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UNA PECCATRICE ( VERGA GIOVANNI , 1866 )
Narrativa ,
Dirò come mi sia pervenuta questa storia , che convenienze particolari mi obbligano a velare sotto la forma del romanzo . Verso la metà di novembre avevamo progettato una partita di campagna con Consoli e Pietro Abate . Il 14 , con una bella giornata , noi eravamo sulla strada di Aci . Verso Cannizzaro un elegante calesse signorile oltrepassò la nostra modesta carrozza da nolo . Giammai si è tanto umiliati dal contrasto come in simili casi . Consoli , ch ' era forse il più matto della compagnia , gridò al cocchiere : « Dieci lire se passi quel calesse ! » . Il cocchiere frustò a sangue le rozze , che cominciarono a correre disperatamente , facendoci sbalzare in modo da esser sicuri di ribaltare ; e siccome le povere bestie non correvano come egli voleva , Consoli salì in piedi sul sedile dinanzi per togliere le redini e la frusta dalle mani del cocchiere . Allora cominciò un alterco fra quegli che non voleva cederle e Consoli che le voleva ad ogni costo , mentre il legno correva alla meglio . Tutt ' a un tratto i cavalli si arrestarono ; Abate ed io , sorpresi di vederci fermati sì bruscamente , domandammo che c ' era . « Un morto » : fu la risposta laconica del cocchiere . Un convoglio funebre attraversava lentamente lo stradone ; esso era semplicissimo : un prete , un sagrestano che portava la croce , un ragazzo che recava l ' acqua benedetta , e tre o quattro pescatori ; il feretro , coperto di raso bianco e velato di nero , era portato da quattro domestici abbrunati , e una carrozza signorile , in gran lutto , lo seguiva . Quando la carrozza fu a paro della nostra , una testa scoperta si affacciò allo sportello sollevando la tendina di seta nera , e noi riconoscemmo uno dei nostri amici d ' Università , Raimondo Angiolini , laureato in medicina da quasi due anni . Domandammo chi era morto ad un domestico in lutto che seguiva , anch ' egli a piedi , il convoglio , e ci fu risposto : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , esclamammo tutti ad una voce , come se fosse stato impossibile che la morte avesse potuto colpire quella fata , che aveva fatto il fascino di tutti . Non sapevamo spiegarci per quali circostanze la contessa fosse morta in quel luogo e Angiolini ne accompagnasse il feretro ; per un movimento istintivo ed unanime scendemmo da carrozza , e , a capo scoperto , seguimmo il mortorio sino alla chiesetta . Raimondo Angiolini entrando in chiesa venne a stringerci la mano ; i nostri occhi soltanto l ' interrogavano , poiché egli rispose tristemente le stesse parole che ci erano state dette : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , fu ripetuto di nuovo . Raimondo abbassò il capo tristemente . « Morta ... la contessa ! ... morta qui ! » , esclamò Abate . « Sì , ieri l ' altro , alle due del mattino ... una morte orribile . » Rimanemmo un pezzo in silenzio : giammai questo spaventoso mistero del nulla avea colpito siffattamente le noncuranti immaginazioni dei nostri 23 anni . « Sembra un sogno ! » , mormorò Consoli , « saranno appena due mesi ch ' io la vidi al teatro . » « La sua malattia fu brevissima » ; rispose Raimondo , « è morta per Pietro Brusio . » « Per Brusio ! ella ! ... la contessa !...» Anche Brusio era uno dei nostri compagni d ' Università , buon giovanotto , alquanto discolo ; ma , per quanto ci torturassimo il cervello , non arrivammo a comprendere come la Prato , questa Margherita dell ' aristocrazia , fosse giunta ad amarlo , e , quel ch ' è più , a morire d ' amore per lui . Siccome i nostri volti al certo esprimevano tal dubbio , Angiolini riprese : « Nessuno , fuori di me e dell ' amico mio Brusio , e forse egli meno di me , potrà mai arrivare a conoscere per qual concorso straordinario di circostanze questi due esseri » ( Angiolini nella sua qualità di medico diceva esseri ) « si sono incontrati ed hanno finito per assorbire l ' uno la vitalità dell ' altro . Sono di quei misteri , che sembrano troppo reconditi ma troppo ben tracciati nel loro sviluppo per essere casuali , e che fanno supporre quello che il coltello anatomico non ci ha potuto far trovare nelle fibre del cuore umano » . « Vogliamo saperlo allora ! » , saltò su a dire Consoli , « siamo tutti amici di Brusio . » Angiolini , malgrado il suo scetticismo di medico , volse uno sguardo alla bara , posta fra quattro ceri , nel mezzo della chiesa , mentre il prete celebrava la messa . « Comprendete benissimo , amici miei , che questo non è il luogo , né l 'ora.» Ricondotti a quella triste meditazione tutti fissammo a lungo e in silenzio quella cassa coperta di raso e velata di nero , su cui il più allegro sole d ' inverno , che scintillava sui vetri della modesta chiesuola , mandava a posare uno dei suoi raggi . Io non so come ciò avvenga , ma nessuno di noi tre , in quel punto , quando quel bel sole invernale animava quelle spiagge ridenti , con quel mare immenso che si vedeva luccicare attraverso la porta , fra tutto quel sorriso di cielo e la vita che sentivamo rigogliosa , fidente , espansiva , con il canto allegro dei pescatori che lavoravano sul lido e il cinguettare dei passeri sul tetto della chiesa , a cui faceva un triste contrapposto il silenzio funereo di quel recinto , interrotto solo dal mormorare del prete che officiava , e la luce velata della chiesetta colle pallide fiammelle di quelle torce , nessuno di noi tre , dicevo , poteva credere intieramente che quelle quattro tavole racchiudessero quel corpo , meraviglia di grazia e di eleganza , che , pochi giorni innanzi , quando si vedeva passare al trotto del suo brillante equipaggio , faceva voltare tante teste . Lo ripeto : giammai la morte ci era sembrata più imponente e più possibile nello stesso tempo prima d ' allora . Quando uscimmo di chiesa dissi a Raimondo : « Hai bisogno di noi ? » . « No , grazie . » « E Brusio ? » , domandò Abate . « È là » ; rispose Angiolini additandoci una graziosa casina . A quelle sole parole scorgemmo tutto l ' abisso che dovea separare Brusio dalla società , in quel momento in cui lo immaginammo solo e annientato in quelle camere ancora profumate da lei , ancora stillanti di quell ' amore che inebriandoli aveva ucciso il più fragile dei due esseri ; ora solo , perduto nell ' immensità di quel dolore profondo che sbalordisce come il fulmine . Sentimmo che nulla potevamo fare per lui in quel momento . « Addio ! » , dissi ad Angiolini stendendogli la mano . « Ci vedremo ? » , aggiunse Abate . « Chi sa ? ... fra un mese o due forse ... » « E ci narrerai questa storia ? » , disse Consoli . « Tu la scriverai ? » , rispose Raimondo rivolto a me . «Forse.» « In tal caso bisogna che Pietro me ne dia prima il permesso . Addio . » Tre mesi dopo rividi Angiolini al Caffè di Sicilia . Gli domandai di Brusio : era ritornato a Siracusa , sua patria ; gli rammentai la promessa , ed egli mi narrò le parti principali di quella storia di cui noi avevamo assistito alla triste catastrofe ; però pei dettagli mi promise di comunicarmeli minuziosi e precisi , dopo che avrebbe consultato certe lettere che aveva ricevuto da Brusio e dalla contessa . Un mese più tardi ricevei dalla Posta un grosso plico col bollo di Napoli ; vi erano i dettagli e le lettere che mi aveva promesso Angiolini , due o tre fotografie rappresentanti diverse località di una casa abitata in Napoli da Pietro Brusio , e finalmente la preghiera , che Raimondo mi faceva , se mai mi decidessi un giorno a pubblicare questa storia dell ' amore onnipotente , di salvare rigorosamente le apparenze , in modo che neanche gli amici di Brusio potessero penetrarne il segreto . Dal canto mio non ho fatto che coordinare i fatti , cambiando i nomi qualche volta , ed anche contentandomi di accennare le iniziali , quando , anche conosciuto il nome , le circostanze per le quali è ricordato non sono compromettenti ; rapportandomi spesso alla nuda narrazione di Angiolini e alle lettere che questi mi rimise ; aggiungendovi del mio soltanto la tinta uniforme , che può chiamarsi la vernice del romanzo . I In una bella sera degli ultimi di maggio , due giovanotti , tenendosi a braccetto , passeggiavano pel gran viale del Laberinto che dovea trasmutarsi in Villa Pubblica , con quella oziosità noncurante che forma il carattere degli studenti e dei giovanotti che non hanno ancora le pretensioni di dandys . Passeggiavano da quasi cinque minuti in silenzio , quando una signora , abbigliata con gusto squisito , appoggiandosi con il molle e voluttuoso abbandono che posseggono solo le innamorate o le spose nella luna di miele , al braccio di un uomo , anch ' esso molto elegante , passò loro dinanzi ; e lo strascico della sua lunghissima veste sfiorò i calzoni del giovane alto e bruno che stava a diritta , il quale non sembrò accorgersene . « La bella donna ! » , esclamò il suo compagno , un giovane biondo , come per rompere quel silenzio , che durava da un pezzo . L ' altro , istintivamente , alzò il capo e guardò la signora , che , o naturalmente , o per l ' istinto della donna , avea volto a metà il viso verso di loro , parlando con l ' uomo che l ' accompagnava . Il bruno sembrò esaminarla di un lungo sguardo dalla piuma del suo cappellino , che scherzava coi ricci dei suoi magnifici capelli cadenti sin quasi sulle sopracciglia , alla punta del suo piccolo piede , chiuso in stivaletti di seta nera , che allora , forse per la più squisita civetteria , l ' ampia guarnizione della veste lasciava scoperto sino al basso di una gamba sottile e ben modellata . « Sì , molto bella ! » , diss ' egli , come rispondendo a se stesso . E , malgrado che tentasse immergersi di nuovo nei pensieri che lo tenevano sì preoccupato un momento innanzi , due o tre volte alzò gli occhi a fissare la veste , che ancora strisciava lontana sulla sabbia del viale . Alla porta ella montò nella carrozza che l ' aspettava , e partì . « Ella non dev ' essere siciliana » ; ripigliò il bruno , che si chiamava Piero . « Chi te lo dice ? » « Tutto : il suo genere d ' eleganza , la sua andatura ... il modo stesso con cui accolse la tua esclamazione . » « L ' ha udito dunque ! » , mormorò il biondo , arrossendo come un collegiale . « Raimondo , amico mio , sarai sempre un ragazzetto su questo argomento . Credi dunque che quando una bella donna ti passa dinanzi badi ad ascoltare le sciocchezze che le sussurra un imbecille qualunque sotto il naso ? » « Ma quest ' imbecille può anche essere un amante ... e allora ... » « E allora ragion dippiù per ascoltare ciò che si dice di lei , quale impressione desta passando , per poi fare un presente all ' innamorato delle tue osservazioni ( se sono favorevoli però , bada ! ) sotto il pretesto di riderne ; presente che deve rendere innamorato quel povero allocco per dieci gradi dippiù . » Raimondo rise dell ' osservazione ; e ambedue proseguirono a passeggiare in silenzio . All ' ingresso del giardino si separarono , colla tacita promessa , data nella più tacita stretta di mano , di rivedersi l ' indomani . Noi cercheremo di delineare questi due personaggi , dei quali uno è destinato ad avere la maggior parte negli avvenimenti che verranno in seguito . Pietro Brusio , l ' uno dei due ( ricorriamo al pseudonimo per questo come per quasi tutti i nostri personaggi , viventi ancora la maggior parte e molto conosciuti ) è , come abbiamo accennato , un giovanotto alto ; di circa 25 anni ; alquanto magro , ciò che non impedisce che abbia delle belle forme , le quali sarebbero più eleganti , se avesse il segreto , come l ' hanno molti , di saperle fare spiccare ; ha i capelli assai radi , di un castagno molto più chiaro di quello dei suoi pizzi e dei baffi ; pelle bruna ; occhi piccoli e vivissimi ; labbra alquanto grosse e sensuali ; narici larghe e dilatantisi sempre più alla minima aspirazione del suo carattere impetuoso ; piedi e mani piccolissime , in rapporto alla sua statura . Nell ' assieme figura energica e maschia , che può avere anche i suoi riflessi di bellezza , messa sul suo piedistallo , nella sua giusta luce , al suo posto insomma . È un giovane quale se ne incontrano molti in Sicilia : sangue arabo in vene andaluse : orgoglioso come un Cid egli non dissumula menomamente le sue pretensioni di superiorità , che nulla sembra autorizzare nel suo esteriore . Vivo ed impetuoso come tutti i meridionali , egli scenderebbe sino alla lotta di piazza pel minimo sguardo un po ' dubbio che s ' incrociasse col suo . Natura generosa del resto , elevata , con molte aspirazioni al superiore , troppo nobile forse per trovarsi in contatto colla società del giorno senza risentirne gli urti , egli passa colla maggior facilità dall ' estrema confidenza nella sua stella , nel suo avvenire ( poiché egli avea dato due o tre drammi al teatro di Siracusa , dei quali si era parlato il giorno dopo soltanto , o non si era parlato affatto ) allo scoraggiamento massimo , alla disillusione più completa di tutti quei sogni rosati , che pur riempiono un gran vuoto , rispondono ad un gran bisogno di quell ' età in cui il cuore e l ' immaginazione vivono anch ' essi la loro vita . Il compagno che gli passeggiava allato è molto più piccolo ; biondo , piuttosto grasso ; uno di quei caratteri che non servono sovente ad altro che a far spiccare una individualità superiore a cui si accompagnano , di cui sentono e subiscono l ' influenza come un satellite . Raimondo , il biondo , ha però il merito di essere come il compimento del carattere infiammabile , sovente del soverchio , del suo amico . Egli non ha la superiorità d ' ingegno di lui , ma molta maturità di giudizio , ciò che lo fa ragionare calmo ed assennato , ed impedisce a Pietro di commettere mille pazzie , poiché Raimondo ha la voce dolce ed insinuante ed il carattere conciliativo ; sembra infine che l ' ardente carattere dell ' amico suo subisca a sua volta l ' influenza della pacata indole di lui . Entrambi appartengono a due buone famiglie di Siracusa . Raimondo è già laureato in medicina da quasi un anno , e Pietro studia legge per studiare qualche cosa che non gli renda soltanto strette di mano dei comici , che per altro si misuravano dal numero dei rinfreschi offerti e mai rifiutati , e qualche applauso , assai freddo , della platea , che avea il valore di un biglietto gratis . Abbiamo insistito , forse di soverchio , su questi dettagli fisici e morali , d ' uso per alcuni , per noi resi indispensabili dalla necessità , che abbiamo peculiare , di far sentire , diremmo , i caratteri che presentiamo prima di agitarli nelle scene di un racconto intimo . Scopriamo sin dal principio il meccanismo , per non attirarci la taccia , poscia , di aver fatto agire delle marionette , da chi non ne vedesse il filo motore ch ' è il cuore . Cinque giorni dopo , all ' ora solita , noi incontriamo i due amici , che passeggiano , colla stessa sbadataggine , sotto gli alberi del Rinazzo ; l ' uno , il biondo , chiacchierando quasi sempre solo ; il suo compagno col capo basso e le mani dietro le reni . « Mio caro » , diceva il biondo , guardando l ' amico negli occhi in aria di malizia , « risponderai almeno questa volta a quella piccina ? » « Io ? » , rispose bruscamente Pietro , come destandosi di soprassalto , « e perché fare ? » « Bella risposta ! che pure non avrebbe avuto l ' opportunità di venir fuori oggi , se tu l ' avessi data a te stesso il giorno , o piuttosto la sera , che ti venne in mente di accalappiare colle tue commedie quella poveretta . » « Credo che tu abbi ragione in quanto alla risposta ; e che tu dica una bestialità , ciò che fai spessissimo , in quanto a quello che mi vai cantando di accalappiamenti e di poverette ... » «Pietro...» « Lasciami tranquillo , ti dico ! ... Ci credi sul serio dunque che a quest ' ora Maddalena , la piccina , come la chiami , pianga e si disperi perché non le scrivo più , perché la sera , onde aspettarla sotto il verone , non rischio più di farmi gettare delle immondezze sul capo da qualche serva maligna , che finga di non vedermi , e perché non do più lo spettacolo ai vicini , che si mettono ad origliare dietro le imposte , di quelle freddure che si ricantano sempre sullo stesso tuono : buona sera ; come stai ? mi ami sempre ? non quanto me ... ecc . ecc . , poiché le varianti sono pochissime ? ! In fede mia che ne ho abbastanza di tali amori da quindici anni ! ! ... Se mi avesse permesso di salire un momento sulle scale ... pazienza !...» « Sì , pazienza per altri otto giorni ! La sarebbe finita come tutte le altre ... Eppure ti assicuro che se tu l ' avessi veduta piangere come io l ' ho veduta ; se ella ti avesse abbracciato i ginocchi come li ha abbracciati a me , per indurti ad andarla a vedere , a scriverle almeno ... se tu avessi udito le parole ch ' ella mi diceva !...» « Parola d ' onore ! » , esclamò sghignazzando Pietro , « che tu ne sei innamorato cotto . Va , Raimondo , amico mio , tu farai il tuo cammino , coi tuoi ventidue anni , i tuoi capelli biondi , e il tuo volto fresco e roseo . » Il biondo prese quegli scherzi come li prendeva sempre , dalla parte che lasciano ad un uomo di spirito , ch ' è quella di riderne pel primo , e riprese : « Se così fosse , confessa che mi saresti molto obbligato di averti sbarazzato di una noia , senza i ritornelli soliti di traditore , Iddio è giusto , ecc . » . Pietro ne rise esso pure , e strinse con effusione la mano del suo amico . « Sentimi , caro Raimondo » ; diss ' egli alquanto gravemente ; « io non son di quelli che dicono : fo così perché così fanno gli altri . Mi sento troppo superiore a questi altri per seguirne l ' esempio . A diciott ' anni è permesso credere ancora all ' amore , alla fedeltà , alla donna tipo eroina , come impastocchiano gli sfa [ c ] cendati nei romanzi ... A ventiquattro ( è desolante quello che dico , ma non è men vero ) si è scettici come lo scetticismo , quando cento volte si sono ascoltate le più appassionate proteste , fatte colle lagrime agli occhi , dalla donna che ha in saccoccia la lettera del rivale ... » « È curiosa ! » , interruppe Raimondo . « Che cosa ? » « Come ti hanno guastato i romanzi di Sue ; tu , accanito avversario dell ' esagerazione della scuola francese , e che ora mi copii sì bravamente l ' uomo stufo a ventun ' anni , lo Scipione del Martino il Trovatello ... » « Non copio io ! » , disse Pietro quasi con asprezza ; « ti dico soltanto quello che penso . Ti dico anche che darei qualche cosa del mio avvenire per possedere ancora le illusioni sì care de ' miei diciassette anni ... Tu conosci la mia vita , Raimondo ! ... Ti ricordi di una giovanetta che amai alla follia ... Che fece quella giovanetta , per la quale avevo pianto , ... ne ho vergogna anche a pensarci ... pianto dinanzi a te ... come un fanciullo ... come un vile ? ! ... Ella m ' ingannò per un mercante ; poi per un nobile , per un uomo ammogliato ... E questa donna , che avea dato appuntamento per la sera al suo amico , che ascoltava tremando le ore che segnava l ' orologio del salotto , poiché temeva ch ' io m ' incontrassi con lui , abbracciava i miei ginocchi , come ieri Maddalena abbracciava i tuoi ; mi supplicava colle lagrime più ardenti , colle carezze più tenere , cogli accenti più deliranti di non lasciarla sì tosto , di non lasciarla in collera , poiché s ' era accorta ch ' io avevo sospetto di quello che dovevo vedere mezz ' ora più tardi ... Dopo amai una maritata ; credei che una signora che rischia di romperla colla società , e colla sua felicità istessa , dovesse molto sentire , quest ' affetto , al quale sacrifica il suo decoro , la pace domestica , e , presso di noi , fors ' anche la vita ... Quindici giorni dopo , a caso , in una festa da ballo , seppi , da uno di quegli amici che s ' incontrano dappertutto , che da tre giorni egli era in relazione con quella signora ... e le espressioni appassionate di lei , ch ' egli mi citò , erano le stesse di quelle che aveva impiegato per farmi credere al suo amore ... In seguito amai una fanciulla ... pura siccome un angiolo , come direbbe il signor Germont nella Traviata ; ella aveva tutto ciò che può far credere alla purità del cuore : distinzione d ' educazione , coltura d ' ingegno , bontà di sentimenti ... Io l ' amai come un pazzo , quella fanciulla dal viso pallido e dagli occhi cerulei ... Scesi persino alle puerilità del collegiale , ... passare sotto i suoi veroni , seguitarla al passeggio e in chiesa ... Quella giovanetta rispose finalmente alle mie lettere , mi promise amore e fedeltà , nell ' istesso tenore , suppongo , in cui l ' aveva promesso sei mesi prima ad un giovane che sposò alcune settimane appresso ... E dopo questo , dopo innumerevoli esempî , che ogni giorno cadono sott ' occhio , credi che si possa più aver fede nell ' amore propriamente detto , in quest ' amore chiesto e giurato spesso col rituale alla mano , senza passare almeno per uno scolaro di primo anno ? » « Ti rispondo colle tuo parole : Credo che abbi ragione almeno per metà ; ma confessa che per l ' altra tu esageri un pochino , lasciandoti trasportare , al solito , dalla tua immaginazione . » « Può essere anche questo » ; rispose sorridendo il giovane ; « del resto colla Maddalena l ' ho rotta tranquillamente o diplomaticamente , come vuoi meglio . Infine vuoi una parabola per convincerti ? » « Fuori la parabola ! » « Ecco ! » , e Pietro trasse dal suo portasigari , che avea trasformato anche in portafogli e portamonete , un bigliettino in carta profumata ed involto in una sopracoperta piccolissima color rosa ; colla stessa flemma ne prese un sigaro ed un fiammifero . Acceso il foglietto , cominciò ad accendere tranquillamente il sigaro . Raimondo ebbe il tempo di leggere le ultime frasi assai tenere del bigliettino , scritto con quel carattere minuto ed uguale che sembra particolare alle signorine distinte , firmato in basso colle sole iniziali . « Hai veduto ? » , gli domandò Pietro trionfante , buffandogli in faccia il fumo azzurrognolo del sigaro . « Ho guardato ma non ho visto , come il cieco della Bibbia . » « È semplicissimo : vi è un detto celebre : Fumo di gloria non val fumo di pipa : ciò che in parentesi dimostrerebbe che le mie più belle produzioni - erba non valgono il fumo delizioso di questo regalia ; io ne faccio un altro : Amor di donna , e d ' uomo , se si vuole , non dura più di cenere di carta , o biglietto amoroso ... o sigaro regalia . Spero di farmi nome almeno coi proverbi ... giacché non l ' ho potuto con opere di maggior lena ... Ma guarda laggiù , imbecille !...» « Che c ' è ? » « Cospetto ! ... la signora che incontrammo l ' altra volta alla Villa ! » « È vero . » « Che donna ... Perdio !...» « Non è poi quella maraviglia che mi vai cantando ... » « Non ho parlato di maraviglie . Ti dico semplicemente che a Catania , e in tutta Sicilia anche , son poche le donne che sappiano recare così bene il loro perdessus reine - blanche , e che sappiano appoggiarsi con tanta grazia al braccio di quel briccone in guanti paglia e pincenez che ha la fortuna di premere quel polsino contro le sue costole . » Essi passarono quasi rasente a quella donna , che questa volta non li vide o fece le viste di non vederli , e che sorrideva del suo riso incantevole al suo cavaliere , mentre gli parlava . « Hai udito che bella voce ! » , esclamò Pietro , premendo il braccio del suo compagno ; « all ' accento mi parve torinese ... Io adoro tutto il Piemonte in questo momento ... » « Eppure veduta dappresso non è bella ... » « È adorabile , se non è bella ! Essa non ha la bellezza regolare , compassata , che direi statuaria , e che non invidio ai modelli dei pittori ; ma ha occhio che affascina , e sorriso che seduce carezzando , quando questo fascino ci può fare atterrire coi suoi brividi troppo potenti . Questa donna alta e sottile , di cui le forme voluttuosamente eleganti sembrano ondeggiare lente e indecise sotto la scelta toletta che le riproduce con tutta l ' attrattiva vaporosa delle mezze tinte , ha tutte le perfezioni per poter coprire ed anche far ammirare come pregi altre imperfezioni ; questa donna che ha bisogno di tutta la delicatezza e la bellezza di contorno del suo collo da inglese per non far troppo spiccare la piccolezza della sua testa da bambina ; di tutta la flessibilità della sua vita per far dimenticare l ' estrema sottigliezza del suo corpo ; di tutta l ' abbagliante bianchezza dei suoi denti per fare una bellezza della sua bocca alquanto grande , con cui ella sorride sì dolce che sarebbe a desiderarsi di vederla sempre sorridere ; che si serve di tutte le ombre , di tutti i riflessi più lucidi , più belli , più azzurrognoli dei suoi magnifici capelli neri per nascondere che la sua fronte è alquanto larga ed alta del soverchio ; di tutta la limpidità dello sguardo dei suoi occhi , infine , per farne ammirare la pupilla di un riflesso molto chiaro ; questa donna mi colpisce mille volte dippiù coll ' effetto direi strano , sorprendente , poiché rubato a Dio , della sua beltà ... Io non potrei giammai esprimerti l ' effetto che mi fa questa bellezza , che non è tale che quasi per un miracolo , poiché non ha nulla per esserlo , ed in cui tutto sembra formare un assieme di grazia e d ' incanto ; questa bellezza che ha bisogno di tutte le risorse della toletta , di tutte le seduzioni dei modi e dell ' accento , di tutto l ' incanto dello sguardo e del sorriso , per circondarsi di questo vapore trasparente ... illusorio , lo confesso , che la fa bella però , che la fa adorabile , poiché sembra non farla vedere che in nube , attraverso l ' incenso e l ' orpello ; questa bellezza che vuol essere tale a dispetto della natura che l ' avea fatta comune ; questa figura plastica che non ha di bello che gli elementi , direi , per divenir tale , e lo spirito creatore che fa nascere tutte le grazie di cui si circonda ; che si mette allo specchio donna per sortirne silfide ... maga ... sirena ... » « To ... to ... to ! ... Pietro , amico mio , ne saresti innamorato ?...» « Io ! » , rispose il giovane scrollando le spalle , come cadendo dalla sua esaltazione , « sei pazzo ! » « Eppure tutti i pregi di costei non valgono un solo di Maddalena . Venti ancor più belle di lei non farebbero un angioletto così bello e perfetto qual è la piccina , come mi piace chiamarla ; che pure hai abbandonato senza un pensiero . » Pietro fissò uno sguardo sull ' amico , poi un altro sulla signora ch ' era già molto lontano , e rispose semplicemente , abbassando il capo : « Maddalena non sa neanche annodarsi il nastro del cappellino come colei » . « È graziosa ! » , esclamò Raimondo . « Dunque ameresti dippiù una donna che avesse bisogno , per essere amata , d ' impiegare prima due ore allo specchio ? » « Sì , lo confesso ... Chiamala anche civetteria , o ciò che vuoi ; nella donna che dovrei amare io vorrei tutte queste cure minute , tutte queste precauzioni delicate , tutte le perfezioni dello spirito e le squisitezze dell ' educazione , tutti questi dettagli dell ' assieme , insomma , che servirebbero a formarmi l ' aureola della donna che dovrei avvicinare colla riverenza e il delirio dei sensi , che tal prestigio dovrebbe recarmi , poiché la riverenza del cuore io non l ' ho più . Io amo nella donna i velluti , i veli , i diamanti , il profumo , la mezza luce , il lusso ... tutto ciò che brilla ed affascina , tutto ciò che seduce e addormenta ... tutto ciò che può farmi credere , per mezzo dei sensi , che questo fiore delicato , del cui odore m ' inebbrio , che mi trastullo fra le mani , non nasconde un verme ; che quest ' essere non è , come il mio , debole e creta ... E allora io l ' amerei ... un giorno , un ' ora , ma l ' amerei ... Quanto alle altre donne , le amerò allorché scoprirò un cuore nella donna . » Pietro , dopo questa scappata , rimase muto alcuni altri secondi , aspirando voluttuosamente , colle narici dilatate , il fumo del sigaro , come se attraverso quella nube cenerognola volesse discernere le forme indecise del tipo che avea ornato di tale incanto nella sua immaginazione . Poscia , come arrossendo del suo trasporto , si mise a ridere fragorosamente , esclamando : « Che ne dici della mia tirata , Pilade ? » . « Non è cosa nuova in te . Dimentichi troppo spesso che sei scritto sul ruolo degli studenti di terzo anno in legge , per trasportarti ai tempi in cui impiastricciavi carta . » « Hai ragione ; bisogna dimenticare quei tempi ... » , disse il giovane con una forzata allegria , che pure avea una leggiera tinta d ' amarezza . « Destino ! ecco la gran parola che gli uomini non sanno proferire più spesso , ma nella quale io son credente come un maomettano ... Io , povero sciocco , che m ' ero fitto in capo di salire le scale del Campidoglio , e raccogliervi una corona qualunque ... eccomi destinato probabilmente a logorare quelle dei tribunali , e di corone non si parla più ... fossero anche di cavoli . Se gli uomini sapessero far valere questa parola quanto essa lo merita , l ' incolpabilità delle azioni umane rimarrebbe sugli scritti dei penalisti : ecco che , almeno una volta , parlo da saggio ... » « Ed anche il merito delle azioni umane , in tal caso ... E tu sei superstizioso in quest ' idea ? » « Al fanatismo ! » « Ma se tu fossi destinato ad amare quella donna , che non hai veduto che due volte , in passando ?...» Pietro cominciò dallo scrollare le spalle , al [ suo ] solito ; indi rimase alcuni minuti in silenzio , e disse tristamente , come se quell ' idea gli facesse pena o paura : « Chi lo sa !?...» . II Venti giorni sono scorsi da quello in cui incontrammo i due amici al Rinazzo . Siamo nei lunghi giorni del giugno . Pietro studia assiduamente da mattina a sera le sue tesi , poiché si approssimano gli esami ; ed esce assai di rado . La sera di un giovedì Raimondo venne a trovarlo nel suo stanzino da studio , nella casa che abitava insieme a sua madre e alle sue due sorelle , in via Vittoria . « Che vuoi ? » , domandò Pietro bruscamente , celando , al suo solito , la viva amicizia che nutriva pel suo compagno sotto quell ' apparenza di ruvidità . « Vengo per condurti meco al passeggio . » « Ne ho forse il tempo ? Sai bene che gli esami sono vicini , e non ho ore da sprecare andando a spasso ; sai pure che col professore Crisafulli non c ' è da scherzare . » La signora Brusio , ch ' era entrata con Raimondo nello stanzino di suo figlio , e si era appoggiata , con quell ' atteggiamento ineffabile d ' amore delle madri , alla spalliera della sua seggiola , unì le sue istanze a quelle di Raimondo per indurre suo figlio a prendere un po ' d ' aria . « Stassera c ' è musica alla Marina » , disse Raimondo . « Va pure , figlio mio » ; disse la madre , « da quasi venti giorni tu non esci più , e ciò ti farà ammalare invece di farti proseguire i tuoi studî . Prendi qualche ora di riposo ; ne hai bisogno . » Pietro amava sua madre d ' immenso affetto . Pel suo carattere impetuoso ed insofferente quella dolce voce di donna , quella mano pallida e affilata che carezzava i suoi capelli , erano irresistibili . « Giacché siete congiurati , e volete così !...», diss ' egli sorridendo , « aspettami cinque minuti , Raimondo ; il tempo di vestirmi . » E passò nella sua camera . « Fatelo divertire , signor Angiolini » ; disse al giovane medico la signora Brusio , « ha tanto bisogno di distrazione il mio povero Pietro ! È tanto tempo che non fa altro che studiare ! ... e mi sembra che sia divenuto più pallido ... Mi atterisce l ' idea che abbia ad ammalare ! » « Non pensi a queste cose , signora » ; interruppe Raimondo ; « Pietro è forte come un toro , e quest ' eccesso di lavoro non può durare che altri otto o dieci giorni . Terminati gli esami abbiamo stabilito di andare a passare una settimana alla campagna . » « Grazie , grazie , Raimondo ! » , disse la madre , stringendo la mano del giovane , « voi siete il degno amico del mio Pietro ... Ve lo raccomando ! ... Siamo tre donne che non abbiamo più che lui ... » Vestito che fu Pietro i due amici andarono alla Marina . I viali erano affollatissimi ; la musica eseguiva le più appassionate melodie di Bellini e di Verdi ; un bel lume di luna si mischiava alle vivide fiammelle dei lampioncini , sospesi in festoni agli alberi , che illuminavano i viali . Era una di quelle sere incantate che si passano su queste spiaggie del Mediterraneo , in cui lo specchio terso ed immenso del mare , che riflette tremolante il raggio dolce e pacato della luna , sembra servire di cornice al quadro allegro , vivace , animato , che formicola colle sue mille seduzioni sotto gli alberi . Pietro si sentì come allargare il cuore e fu grato all ' amico di quella piacevole sensazione ; essi passeggiavano per uno dei viali più appartati . « Non m ' inganno ! » , esclamò Pietro tutt ' a un tratto , come di soprassalto , stringendo vivamente il braccio dell ' amico contro il suo ; « è lei ! ... là ! ... in mezzo a quei due uomini ! » In fondo al viale quasi deserto , perché troppo lontano dalla musica , spiccava infatti , e per la solitudine del luogo , e per una certa originalità elegante di abbigliamento e di andatura , la signora che aveva recato tale impressione in Pietro Brusio . Vestiva un semplicissimo abito di tarlatane a quadretti bianchi e bleu , tessuto di una freschezza e leggerezza quasi vaporosa ; uno scialle nero , fermato sul petto da uno spillone d ' oro ; ed un cappellino grigio ornato cerise . Nulla però varrebbe a riprodurre l ' eleganza suprema , la molle e quasi ingenua civetteria , con la quale ella rialzava la veste sino a metà della sottoveste ricchissima e si appoggiava al braccio di un uomo di quasi 30 anni , assai bruno , con volto ombrato da una folta barba nera , che avrebbe fatto invidia ad un guastatore , e vestito con ricercatezza alquanto leccata . Dall ' altro lato era accompagnata da un signore di mezza età , alto , quasi biondo , freddo , e che parlava con una bella pronunzia toscana . I due giovani , passeggiando , s ' incrociarono con essi che venivano loro di contro . Questa volta uno sguardo della signora , incerto , quasi negligente , si fissò indolentemente , ma a lungo negli occhi ardenti di Pietro che la divoravano . Due o tre volte ancora i due amici l ' incontrarono di faccia ; e ciascuna volta quello sguardo limpido , chiaro , noncurante , si fissò sul giovane che la guardava a lungo ; e ciascuna volta il cuore di Pietro batteva stranamente in modo più forte ; e le sue guancie pallide e brune si facevano ancor più pallide ; e il suo occhio sfavillava più ardente ; ed egli affrettavasi , trascinava quasi il suo compagno per giungere a quest ' attimo in cui quella silfide dovea passargli dinanzi , in cui quella veste doveva sfiorarlo , in cui quegli occhi dalla pupilla trasparente dovevano fissarsi sui suoi , sebbene come non vedendolo . Una o due volte che Brusio non incontrò quello sguardo , fu triste , e quasi dispettoso di se medesimo . Una volta , l ' ultima , in cui gli parve accorgersi che , lui oltrepassato di uno o due passi , ella , parlando all ' uomo a cui dava il braccio , verso di cui si piegava sorridendo con una grazia affascinante , avesse rivolto a metà il viso verso di lui e che un lampo partito da quegli occhi lo cercasse , egli fu ebbro ... felice di una sensazione nuova , strana , che non sapea definire , della quale avea quasi paura , poiché non poteva giustificarla . Ritornando per lo stesso viale la cercò invano cogli occhi da lungi ... Giunse in capo al viale : era deserto ... La cercò per tutta la Marina , come se in quella folla elegante ed animatissima avesse dovuto discernere in mezzo a mille colei al solo riflesso azzurrognolo dei ricci che ombreggiavano la sua fronte fin quasi sulle sopracciglia , al solo movimento della sua piccola testa che sembrava inchinarsi come un giunco sul collo sottile e ben modellato ; era partita ... Che voleva egli ? Che cercava da quella donna , di cui il lusso , il corteggio , l ' adulazione era l ' atmosfera in cui viveva ; che gli uomini più ricchi , più eleganti , più nobili si fermavano ad ammirare , senza che ella mostrasse avvedersene ; che tre o quattro volte l ' avea guardato come si guarda un fanciullo , un albero , un oggetto qualunque che s ' incontri ? ... Nemmeno egli lo sapeva in quel punto ; egli avrebbe arrossito di confessarsi la premura che prendeva per colei che dovea essere sempre un ' estranea per lui . Cinque minuti dopo riprese il braccio di Raimondo , dicendogli : « Andiamo via ! » . « Così presto ? » « Non ti annoi a morte qui stassera ? ... Non c ' è alcuno ! » Raimondo guardò attorno , come trasognato , perché giammai la Marina di Catania avea offerto una riunione più bella ; e domandò ingenuamente : « Sei pazzo ? ... Tu stesso un quarto d ' ora fa mi dicevi esser deliziosa questa serata ... qui ... » . « Sarà vero anche ciò , come è vero che ora mi annoio ... e se vuoi rimanere ti dico addio . » E gli stese la mano come per congedarsi . « Un momento ... ecco ! giunge in quel viale a sinistra Maddalena . Guardala almeno una volta . » « Che m ' importa di Maddalena a me ! ... Guardala tu , se vuoi ... Addio ! » E dopo quella brusca separazione partì di buon passo e si diresse verso la sua abitazione per via Garibaldi . Però giunto alla crocevia della Vittoria sembrò esitare un momento , e proseguì a camminare sin fuori Porta Garibaldi . La notte era magnifica , Pietro sedette sul sedile di pietra circolare che limita la gran piazza . « È strano » , mormorò egli , « come stasera non ho voglia né d ' andare a casa , né di rimettermi alle mie tesi !...» E rimase altri cinque minuti in silenzio , collo sguardo fosco e fisso sui ciottoli del marciapiede . « Andiamo ! » , esclamò quindi levandosi , e come facendosi forza , « devono essere le undici , e mia madre a quest ' ora mi attende . » Guardò il suo orologio e si diresse lentamente verso la sua abitazione . La signora Brusio , coll ' occhio della madre , osservò che il suo Pietro , quella sera , era più pallido e distratto del solito ; e che , invece di rimettersi a studiare , si ritirò , appena giunto , nella sua camera . L ' indomani Raimondo , verso le undici , si disponeva ad uscire , quando Pietro entrò da lui nella camera che occupava all ' Albergo di Francia . « Buon vento ! » , esclamò Raimondo sorpreso da quella visita che non si aspettava più da un mese ; « ci son novità stamattina ? » « Quali novità vuoi mai che ci sieno ? » « Per bacco ! ti credeva sui digesti a quest ' ora ; ed eccoti già a correre per le strade come uno sfaccendato . » « È che lo sono . Avrò sempre il tempo di finire le mie tesi , ed ero una gran bestia a prenderla tanto sul criminale ; infine ne vengono approvati tanti più asini di me ! ... Usciamo . » « Usciamo pure . Hai fatto colazione ? » « Non ci penso ; mi sento in vena di passeggiare . » « Con il caldo che fa non è la miglior cosa . » « Andiamo alla Villa . » « Sia per la Villa . » E i due amici uscirono , tenendosi , al solito , a braccetto . « A proposito della Villa , sai dove abita quella signora piemontese tanto distinta che abbiamo incontrato qualche volta ? » « No ... dove ? » « In quella bella casa sulla stada Etnea : della quale i veroni si vedono dal Laberinto . » « Dici davvero ? ! » , esclamò Brusio animandosi quasi suo malgrado , e fermandosi in mezzo alla strada . «Verissimo.» « E tu l ' hai veduta ? » « Io stesso . » « Proprio lei ?...» « Proprio lei ! ... Ma che diavolo ! ... Ne saresti innamorato ?...» « Mi credi forse pazzo da legare ? » , rispose Pietro con un sorriso che dissimulava appena la contrarietà che gli arrecava quella domanda . « Perché poi ? » « Perché amarla io , sarebbe una disgrazia : amarmi ella , assurdo . » « Mi piace questa modestia da venticinque soldi . » « È modestia che vale amor proprio » ; rispose Pietro piccato , « prendila come vuoi . » « Eppure , vediamo » : insisté Raimondo attaccandosi al braccio del suo amico , « immaginiamoci che per un capriccio , una fantasia , un destino , secondo te , questa donna si innamori di te ; immaginiamoci ch ' ella te lo dica , come lo dicono le donne quando vogliono , facendotelo comprendere , cioè , cogli occhi , col gesto , coll ' atteggiamento ... Ebbene ! allora saresti il Catone del momento ?...» « Impossibile ! » , esclamò il giovane tristamente , come se avesse creduto un momento a quel sogno e si fosse poi accorto ch ' esso era troppo bello e insieme penoso per lui . « Perché ? » « Perché colei è vana , orgogliosa , come lo dimostra il fasto di cui si circonda . Soltanto potrebbe impressionarla la bellezza , l ' eleganza , la nobiltà , la ricchezza , il lusso ... cose tutte che non posseggo . Dunque o costei è maritata , e non amerà giammai un Don Giovanni in ventiquattresimo che si chiama semplicemente Pietro Brusio ; o è mantenuta , e non possederò mai abbastanza per pagare i suoi fiori per un anno ; o è zitella , e non sposerebbe certamente l ' uomo oscuro , comune , che non ha tanto da farla vivere in quel lusso nel quale vive , e che le è necessario , indispensabile per essere quella che è . In tutti questi casi io dovrei dunque essere vile per amarla , o dovrei comprare il suo amore a prezzo di qualche infamia . » « Ben pensato e ben ragionato ! ciò che , in parentesi , ti avviene assai di rado . Vogliamo far colazione al Caffè di Parigi ? » « No ; andiamo al Laberinto . » Raimondo guardò il suo amico di uno sguardo scrutatore e quasi beffardo . « Ti fo riflettere che non ho ancor fatto colazione ; abbi dunque la bontà di concedermi dieci minuti . » I due amici entrarono dai Fratelli Guerrera . Mezz ' ora dopo erano alla Villa . Faceva molto caldo . Il Laberinto era delizioso colle sue ombre profumate di fior d ' arancio . I due sedettero all ' ombra , e quasi contemporaneamente alzarono gli occhi sui veroni della casa , sebbene alquanto distante , che Raimondo avea indicato come l ' abitazione della Piemontese . Le tende di giunco erano abbassate sulle ringhiere , quantunque il sole non vi giungesse ancora , forse per dare alquanto più d ' ombra agli appartamenti ; e dietro una di quelle si vedeva una figura di donna , vestita di bianco , quasi coricata su di una poltroncina con tutto il languente e voluttuoso abbandono di una sultana ; a quella vista il cuore di Pietro batté forte , come la sera innanzi . « È dessa ! » , disse Raimondo , « vedi che non t 'ingannavo!...» Pietro non rispose , tenendo sempre fissi gli occhi sul verone . Ella si toglieva soltanto a lunghi intervalli da quella positura per recarsi agli occhi un binocolo che teneva sui ginocchi e col quale guardava nella strada o verso la Villa ; ed indi , come stanca di quello sforzo , lasciava ricadere mollemente la testa sulla spalliera , e sembrava assorbirsi in quell ' inerzia contemplativa che gli orientali cercano nell ' oppio . Un uomo , seduto accanto a lei su di una seggiola assai bassa , le leggeva qualche cosa di un giornale che teneva fra le mani , e che ella udiva sbadatamente ; e s ' interrompeva di tratto in tratto per prendere una mano di lei , che gliela abbandonava con la stessa languida indifferenza , e che lo ringraziava col suo sorriso seduttore , e col suo sguardo che faceva scorrere un ' onda di voluttà in quell ' uomo , quand ' egli si recava alle labbra la sua mano . Allora solamente la sua leggiadra testolina , coronata da quei ricci magnifici , si volgeva lentamente verso di lui . Qualche volta , con un movimento tutto infantile , quella manina bianca ed affilata si appoggiava alla ringhiera , e sopra vi appoggiava la fronte ; quasi quel bellissimo collo fosse troppo debole per sostenere quella piccola testa . « Con questa donna ci sarebbe da impazzire ! » , esclamò Pietro reprimendo un fremito , dopo averla divorata a lungo dello sguardo . « Credi che sieno marito e moglie ? » , domandò l ' altro . « È il mistero che questa donna sa rendere impenetrabile colle sue mille indefinibili gradazioni di fisonomia , d ' espressione , di gesto , che fanno spesso dimenticare la sirena nella vergine , e viceversa . Se lo sono , è da poco tempo : a meno che costei non senta ancor ella sì a lungo , come deve far sentire a tutti quelli che l 'avvicinano.» Parecchie volte , forse a caso , l ' occhialetto dell ' incognita si rivolse verso il banco di pietra sul quale erano seduti i due amici . « Ti guarda ! » , disse Raimondo sorridendo . « O guarda i passeri che saltellano fra le fronde . Credi sul serio ch ' io ne sia innamorato ? » « Ne parli tanto !...» « Diffida sempre di quegli amori di cui ti si parla a lungo e sì leggermente : è segno certo che si vuol ridere alle tue spalle ... Io l ' amo come un bel personaggio da dramma o da romanzo , come un bel fiore ... come una bella donna prima venuta insomma ... che sa recare con grazia il velo sul cappellino e sollevare con disinvoltura lo strascico della veste ... e nient ' altro ... In fede di che , se vuoi , andiamocene ; sono le due meno dieci minuti » , aggiunse dopo aver consultato l ' orologio . « Sì , è troppo tardi ; siamo qui da più di due ore » , rispose il biondo alzandosi . Egli sorprese lo sguardo del suo amico , che ancora restava fissato sul verone . « Vuoi venire , o no ? » « Un momento ... restiamo altri dieci minuti e partiremo alle due precise ... » « Non amo gli inglesi colla loro metodicità regolata sul quadrante di un orologio ... Hai detto d 'andarcene...» « Hai ragione » ; rispose Brusio ridendo , «partiamo.» Due o tre volte , prima di uscire dal giardino , si volse a guardare il verone , sul quale non poteva più vedere che la tenda abbassata . « Bella donna ! » , ripeteva egli di tempo in tempo , con un entusiasmo ch ' era troppo allegro per non essere affettato , e troppo affettato per non nascondere una preoccupazione : « quanto io t ' amo ! » . III Il dopopranzo , e l ' indomani , e tutti i giorni in seguito , la Villa divenne la passeggiata preferita di Pietro , che vi conduceva il suo amico , il quale protestava sempre e finiva sempre col cedere . Allo stesso verone , quasi ogni volta nella stessa positura e vestita di bianco , essi vedevano la Piemontese , come l ' aveva sopranominata Raimondo , che vi restava da mezzogiorno spesso sino alle 3 e dalle 7 alle 8 . Una sera l ' incontrarono che andava al Caffè di Sicilia , accompagnata dal signore biondo . « Se andassimo al caffè ?...», disse Pietro , come per esservi incoraggiato dal suo amico . Dalla soglia la videro seduta ad un tavolino , al fianco del suo compagno , mentre due ufficiali dei Cavalleggieri Alessandria le prodigavano tutte le delicate attenzioni di chi vuol fare la corte ad una signora . Ella sembrava appena badarvi ; ma rispondeva qualche volta col suo solito sorriso grazioso , che mostrava i suoi bellissimi denti di perle . Il giovane dalla barba nera , che Pietro avea veduto una volta con lei alla Marina , veniva dall ' altra sala del caffè , e fermandosi dinanzi al tavolino dov ' era ella si levò il cappello , aspettando d ' esser salutato . Siccome nessuno gli badava , egli girò con tutta flemma sui talloni ed uscì . Pietro prese il braccio del suo amico , e lo trascinò via , mormorando : « È meglio che non entriamo !...» . « Dove andiamo ? » , domandò qualche minuto dopo , come se cercasse una distrazione . « Dove ti piace . A proposito ... potremmo approffittare dell ' invito dei signori A * * * , che abbiamo per stassera . » « Vi si balla ? » «Sì.» « Andiamo , in tal caso ! M ' immaginerò di ballare colla mia bella Piemontese » ; aggiunse Brusio , forzando le labbra ad un sorriso . Essi furono accolti con festa dall ' allegra brigata che era radunata nel salone . Pietro sedette al pianoforte e suonò un valtzer , che otto o dieci coppie ballarono . « Vi lasciaste molto aspettare , signorini ! » , disse in tuono di scherzevole rimprovero una graziosa giovanetta , figlia del padrone di casa e maritata ad un cugino di Raimondo , appena Pietro andò a raggiungere sul divano il suo amico , ch ' era seduto vicino alla signora . « È che Pietro , qui presente , è innamorato cotto ; e abbiamo fatto la ronda alla bella » ; disse Angiolini ridendo . « Davvero ! ... Non mi sorprende in lei , signorino , questa novità [ Si sa che bel modello !...] E chi sarebbe questa sventurata ?...» « Parola d ' onore , signora , che lo sventurato son io , almeno sta volta » ; rispose Pietro . « Lei ? ! ... È da ridere ! ... E di chi sarebbe innamorato , s ' è lecito ? » « Molto lecito , al contrario ! Giacché non ho il bene di conoscerne neanche il nome ... » « Ed ella conosce lei , almeno ? » «No.» La signora diede in uno scoppio di risa . « E l ' ama , a quanto dice ? » « Come un pazzo ! » « Dove l ' incontra ? » « Qualche volta al passeggio , o alla Marina ... E poi so dove trovarla ... » « Dove ? » « A casa sua ... » « Dunque va in casa ? » « No ; dal verone . » « Ah ! è amore da verone ! » , esclamò la giovane ridendo sempre più come una folle ; « e dove abita questa meraviglia ? » « Al Rinazzo , vicino il Laberinto . » « Nella casa * * * ? » «Precisamente.» « Una giovane alta , sottile , molto elegante ... non tanto bella in verità ? » « Può essere ... ciò è relativo ... » « È forestiera ? » « Forestiera . Credo sia piemontese . » « La conosco . » « Sul serio ? » « So il suo nome , almeno potrò insegnarglielo e non farle fare più la figura dell ' amante della luna . » « Come si chiama ? » « Si chiama Narcisa Valderi . » « Narcisa ! ... bel nome ; si direbbe averlo ricevuto a vent ' anni ! E la conosce molto ? » « Cioè ... non molto . Sono stata in sua casa due o tre volte . » « Mi parli di lei ... a lungo !...» « Ella finge di scherzare , signorino , ma ha lo sguardo troppo acceso per dissimulare che quello che dice lo sente davvero . » « Sì , è vero ! ... Ma se le giuro che l ' adoro , colei !...» « L ' ha veduta da vicino ? » , domandò in tuono quasi derisorio la giovane . «Sì.» « È tutta toletta !...» « Io amo appunto in lei questa toletta , questo lusso , questo apparato brillante e vaporoso in cui la farfalla mi fa dimenticare il bruco . » « Via , via ... vedo bene che scherza ... » « Dica dunque ... » « Ella si alza alle dieci o alle dieci e mezzo ; prende un bagno di cui i profumi costano ciascun giorno otto o nove lire ; e poi si mette allo specchio , ove impiega da un ' ora e mezzo a due ore per l ' abbigliamento della mattina , da due a tre per quello della sera , e da tre a tre e mezzo e spesso sino a quattro per la toletta da ballo o da teatro ... È sorprendente ... miracoloso , come una donna possa star tanto ad appuntarsi gli spilli !...» « Ammirabile ! ... Avanti . » « Dopo la toletta viene la colazione : ella ha l ' affettazione di mangiare pochissimo , ma i suoi cibi costano un occhio del capo , in compenso ; indi si mette al pianoforte , o al verone , sdraiata su di una poltroncina , e vi resta , spesso dormendo , sino all ' ora di pranzo . Suo marito ... » « Un uomo di quasi 38 anni , alto e biondo ? » « Sì , il conte di Prato ; lo conosce ? » « Me l 'immagino.» « Suo marito l ' ama alla follia ; passa i giorni al suo fianco , scherzando coi suoi capelli , e guardandola coll ' occhialetto faccia a faccia . » « Ed ella ?...» « Ella gli sorride ... e chiude gli occhi come se temesse di fargli perdere la testa seguitando a guardarlo com ' ella fa . » « In fede mia ! ... credo che n ' abbia ben ragione !...» « Questi dettagli li ho risaputi da una mia amica che abita dirimpetto alla casa della contessa ... » « En place pour la quadrille ! » , fu gridato . Pietro si alzò e prese il cappello . « Se ne va , così presto ! » « Sì ; devo andare a finire le tesi ... » « O a passare una mezz ' ora sotto le finestre della bella ?...» « Sarebbe agire da stolido , almeno , dopo quanto ella mi ha detto . » Ed il giovane sorrise del suo sorriso che si sforzava di rendere allegro mentre era amaro . Per andare a casa sua prese la strada che a lui parve la più corta , passando cioè dal Rinazzo . Nella casa della contessa non c ' era lume . Pietro si fermò a guardare in silenzio quei veroni oscuri , poscia chinò la testa sul petto con un sospiro , mormorando : « Stassera al teatro si dà un dramma molto in voga ... È al teatro certamente ... ella ... » . Indi , come vergognandosi di questo monologo , scrollò le spalle con dispetto ed affrettò il passo . « Andiamo a teatro stassera ? » , disse a Raimondo l ' indomani appena furono assieme . « Andiamoci , se così ti piace . E le tesi ? » « Dormiranno anche stassera . Avrò sempre il tempo di finirle . » Alla piazza della Cattedrale incontrarono un amico che si fermò a discorrere con loro . « Andrete a teatro stassera ? » , domandò egli . « Perché questa domanda ? » « Perché si darà una bellissima commedia nuova e ci verrà tutta Catania . » « Ci sarò allora ... poiché in tal caso verrà anche la mia bella » ; disse Pietro scherzando . « Ah ! ... Ah ! ... la tua bella di numero ... Non so più a qual numero sii ... buona lana ! » « Sul serio ; sono innamorato come uno stolido . » « E di chi ? » « Di una signora ch ' è una maga ... involta fra i merletti e i velluti ... , della quale so il nome da ieri soltanto . » « La contessa di Prato ? » « La conosci ? » « Per bacco ! Al ritratto che ne fai ... non c ' è altra qui che possa appropriarselo . » « È veritiero però questo ritratto ? » « Perdio ! ... E tu l ' ami , costei ?!...» « Non so quello che farei per una parola di quella donna ... » « Non ci sarebbe bisogno di far tante cose ; basterebbe farti amico con suo marito ... ed anche col suo amante ; ed uno di questi due ti presenterebbe ... il resto verrebbe da sé . » « Amante ! » , esclamò Pietro impallidendo suo malgrado mentre cercava di sorridere ; « ah ! c ' è dunque un amante ? » . « Pel momento però ... bada ! ... A Napoli sembra che sieno stati più d ' uno ; ciò che diede luogo a molti scandali , che finirono con un duello in cui il marito ruppe , con una sciabola , il braccio ad uno dei più indiscreti . » « E ciò non è bastato ? » « Ella fa quello che vuole di quest ' uomo che comanda col gesto del suo dito mignolo ; e che ha il coraggio di andare a battersi in duello mentre non osa fare la minima rimostranza alla moglie . È la storia di molti mariti . » « E quel giovane bruno , dalla barba nera , che l ' accompagna spesso ?...» « È l ' amante di cui ti parlavo . » « Che peccato ! » , esclamò Pietro fatto pensieroso . « Fatti presentare » , insisté Antonino . «Io!...», esclamò , con un accento indefinibile di stupore , Pietro . « Sì ; tu sarai il secondo dei suoi adoratori presenti , senza calcolare gli assenti ... Perdio ! perché ti fai triste ? ... ne saresti innamorato sul serio ?...» « Sei tanto ingenuo da crederlo ? » « Fatti presentare allora . » « Sarebbe inutile . » « Chi lo sa ! » « La mia condizione mi proibisce di averla a prezzo di una viltà , e non ho danari bastanti per mettermi nel numero di questi signori che le fanno la corte ... Del resto sento che non son fatto sul loro stampo ... poiché non saprei amarla in comune , com ' essi fanno ... » « Dimenticala dunque . » « Non ci ho mai pensato che come uno scherzo . » « A rivederci stassera . » «Addio.» Alle nove e mezzo i due inseparabili amici erano alla porta del teatro , in mezzo alla folla dei giovanotti che fumando stavano ad osservare le signore che scendevano dalle carrozze . La recita era cominciata da cinque minuti . I giovanotti erano entrati a prender posto . Raimondo strepitava , tentando di trascinare l ' amico , poiché protestava di non voler perdere la prima scena . L ' ultima carrozza avea deposto l ' ultima signora sul marciapiede , e Brusio non si muoveva ancora . Raimondo finalmente perdé la pazienza e lo lasciò solo per entrare in platea . Poco dopo le dieci si udì il rumore di una carrozza che si avvicinava ; ed il solo orecchio di Pietro poté distinguere che il passo dei cavalli non avea l ' uniforme regolarità di quello dei cavalli signorili . « Una carrozza da nolo ... è la sua ! » , mormorò egli appoggiandosi alla porta . La carrozza si fermò infatti alla prima porta , ov ' egli si trovava , ed un uomo , nel quale Pietro riconobbe il conte , saltò il primo a terra , per dare la mano alla signora che accompagnava . Brusio istintivamente fece un passo in avanti . La contessa appoggiò appena alla mano del signor di Prato la sua mano da ragazzina coperta dal guanto bianco ; mise lentamente il piede , che sembrava appena accennato nel suo stivalettino di raso , sul predellino , e saltò sul marciapiede . Con una perfezione di grazia assai distinta , ella tirò con sé il lungo strascico della sua veste di seta granadine , per impedire che , rialzandosi nello scendere , scoprisse più del basso della sua gamba sottile e ben modellata . Soltanto , non potendo , nel tempo istesso , raccorre il bóurnous che le copriva le spalle , questo , nel momento in cui curvava fuori dello sportello la sua testolina ornata di fiori , le scivolò per le spalle e per gli omeri nudi di un ' abbagliante bianchezza . Quell ' uomo che , solo e fermo sull ' ingresso , dimostrava chiaramente di attendere qualcheduno , mentre tutti erano dentro il teatro , le recò forse sopresa , poiché , passando dinanzi a lui , mentre raccoglieva le pieghe della sua veste perché non lo sfiorassero , ella alzò un momento gli occhi su di lui . Indi , come infastidita da quello sguardo scintillante che s ' incrociava col suo e che sembrava assorbirne tutto il fluido , ella si volse un istante verso il conte , che dava alcuni ordini al cocchiere , prima di salire le scale del corridoio . Vi fu un momento , quando un lembo del leggerissimo tessuto di quella veste strisciò sui suoi abiti , che le gambe di Pietro tremarono . Pochi minuti dopo egli si diresse lentamente verso la platea . Entrando , il riflesso dei cristalli di un occhialetto fisso sulla porta colpì i suoi sguardi . Alzò gli occhi su quel palchetto della prima fila da dove partiva quel raggio , e vide la contessa che abbassava lentamente l ' occhialetto , appoggiandolo , col braccio disteso , sul velluto del parapetto , mentre lo fissava ancora ad occhio nudo , quasi con curiosità : aveva voluto conoscere certamente , per una bizzarrìa da donna elegante , quest ' uomo che aspettava sull ' ingresso , tre quarti d ' ora dopo alzata la tela . Pietro cercò il suo posto e sedette quasi dirimpetto alla loggia della contessa . La commedia fu applauditissima ; ma Pietro non applaudì giammai , poiché soltanto alcuni squarci attrassero la sua attenzione ; e in quegli squarci , quando il suo cuore provava potentemente quello che aveva sentito l ' autore , egli rivolgevasi , senza accorgersene anche , verso il palchetto di Narcisa , e cercava negli occhi di lei l ' eco di quello che egli provava nel suo cuore . La contessa voltava le spalle alla scena ; e solo di tratto in tratto , in quei momenti che avevano il potere di strappare Pietro alle sue frequenti preoccupazioni , ella volgeva i suoi limpidi occhi verso gli attori . Del resto ella discorreva qualche volta con i numerosi visitatori che occupavano successivamente le seggiole del suo palchetto ; e pochissime volte si servì dell ' occhialetto per esaminare le tolette delle signore . Giammai però l ' abbassò verso la platea . Nel suo sguardo , nel suo gesto , nella sua attitudine , fin nel modo in cui parlava e sorrideva qualche volta con quei signori che le tenevano compagnia , c ' era un ' indefinibile espressione di stanchezza e di noia , che si traduceva in sfumature molli , in pose voluttuosamente accidiose . L ' occhialetto di Pietro stava quasi sempre fissato su quella loggia . Due o tre volte , ella , sorpresa di quella molesta assiduità , volse gli occhi verso quel binocolo che aveva l ' indiscretezza di guardarla sì a lungo dalla platea . Una volta infine alzò lentamente il suo , e bruscamente , senza quelle transazioni che sono assai comuni in teatro per mascherare il vero scopo , ella lo fissò di contro a quello del giovane che si abbassò subito . Ella rimase alcuni secondi in quella positura ; indi lasciò quasi cadere sul parapetto il binocolo , e fece un leggiero movimento di spalle d ' impazienza . Prima che terminasse la recita Brusio lasciò il suo posto e si recò sul corridoio . Il suo occhio era acceso e brillante ; le sue gote , abitualmente pallide , si coloravano di un rossigno febbrile . Pochi minuti dopo , prima ancora che il sipario fosse abbassato , udì aprire la porta di un palchetto sul corridoio , e dei passi che si avvicinavano , mischiandosi al fruscio di una veste . La contessa gli passò dinanzi , questa volta allegra e ridente , al braccio di uno di coloro ch ' erano stati nel suo palchetto . Pietro in quel momento avrebbe dato dieci anni della sua vita per uno sguardo di quella donna . Le sue vesti lo toccarono senza che ella mostrasse di avvedersi di lui . Solo il conte si volse a fissarlo con occhio assai cupo e sospettoso . Il giovane scese le scale quasi insieme a lei ; la vide montare in carrozza col conte , dopo aver dato la mano agli altri , e partire . Egli rimase immobile sul limitare . « Non vai a casa ? » , gli disse alle spalle la voce di Raimondo . « Sì ... ti aspettavo per dirti addio ... » « A domani , non è vero ? » « Non lo so ... Avrò forse da studiare tutto il giorno ... » E s ' incamminò lentamente per la Marina . A due ore del mattino Raimondo si disponeva tranquillamente ad andare a letto , quando fu bussato con furia alla sua porta . « Chi può esser a quest ' ora ? » , disse fra sé il giovane sorpreso andando ad aprire . « Son io , Raimondo ... son io ! Aprite , di grazia ! » , udì la voce della signora Brusio , quasi delirante dietro la porta . « Che c ' è , signora ? ... Dio mio ! ... ella mi spaventa ! » , esclamò il giovane introducendo la madre del suo amico nella sua camera . « Pietro ! ... Dov ' è Pietro ? Dov ' è mio figlio , signor Angiolini ? » , disse la povera madre colle lagrime agli occhi . « Pietro non è in casa ? » , domandò Raimondo vieppiù sorpreso . « Son due ore del mattino e mio figlio non si è ancora ritirato ... Ho mandato il domestico a cercarlo al teatro , e ritornò dicendo che il teatro era chiuso da un pezzo , ma che sulla porta era avvenuta una rissa fra alcuni giovanotti ; che vi erano stati dei feriti e degli arrestati ... Mio Dio ! ... gli sarà accaduta qualche disgrazia ! ... Dove lo lasciaste voi ?...» « Ci separammo all ' ingresso del teatro , e mi disse che andava subito a casa ... Ma io non so nulla di risse ... » « Dio ! ... Dio mio !...», singhiozzò la madre torcendosi le braccia , « come farò , Dio mio , come farò ! ... Son sola , signor Angiolini , son sola ! ... Mio figlio ! ... chi sa cosa n ' è di mio figlio ! ... Aiutatemi ; corriamo all ' ufficio di Questura a prendere informazioni ... » « Non si disperi , signora ; spero ricondurle Pietro al più presto , senza alcun accidente . Abbia la bontà di aspettarmi qui . » Raimondo , indossato in fretta un abito , prese il cappello ed uscì . Dando campo ad un sospetto che gli era balenato in mente mentre la signora Brusio si disperava per l ' inusitata e straordinaria tardanza del figlio suo , e per la notizia che il domestico le avea rapportato , egli si diresse per la strada Stesicorea ed indi per quella Etnea , verso la casa ove abitava la contessa di Prato . Giungendo sotto i veroni , sul marciapiede di faccia , gli sembrò di vedere qualche cosa di nero immobile sul lastrico . Si avvicinò esitante e lo chiamò per nome a bassa voce . « Che vuoi ? » , rispose una voce rauca e ancora tremante , come se inghiottisse delle lagrime , che Raimondo avrebbe stentato a riconoscere , nel suo accento duro e quasi cupo , se gli fosse stato meno famigliare . Si appressò ancora , e vide il suo amico seduto sullo scaglione del marciapiede , coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani . « Tu qui ! ... a quest ' ora ! » , esclamò Raimondo . « Che vuoi , ti dico ? ! » , replicò con maggiore asprezza Pietro . « Non son forse più padrone di fare quello che mi piace ?!...» Raimondo capì che quello non era il momento di parlare al suo amico ; e sospirando tristemente , poiché allora soltanto scoperse lo spaventoso abisso del precipizio su cui egli si cullava , sedette silenzioso al suo fianco . Pietro rimase muto , come non avvedendosene , cogli occhi di una sorprendente lucidità , fissi sul lume che brillava dietro le tende di seta del verone . Qualche volta , a lunghi intervalli , egli trasaliva , ed una gocciola , come di sudore , che partiva dall ' orbita , luccicava un momento solcando le sue guance . Ad un tratto egli afferrò con violenza il braccio di Raimondo ! « Guarda ! ... guarda anche tu ! » , diss ' egli con la voce stridente ed interrotta del delirante o del pazzo . E si alzò , come se avesse voluto elevarsi sino al verone per meglio osservare . « Io non vedo niente » , mormorò Raimondo che si fregava gli occhi inutilmente . Pietro , senza rispondergli , gli porse la busta del suo occhialetto che trasse dalla saccoccia del soprabito . « Guarda , ti dico ! ... c ' è da diventar pazzo ! » Coll ' aiuto dell ' occhialetto Raimondo vide la contessa , presso le tende del verone , di cui le invetriate erano aperte , sdraiata , nella sua favorita posizione languida e voluttuosa , su di una poltrona , ancora colla veste del teatro , coi capelli ancora intrecciati di fiori ; ed un uomo , il conte , ritto dietro la spalliera della poltrona , che si chinava verso di lei , e le divideva coi baci i ricci da sulla fronte . Ella gli sorrideva del suo riso da sirena ; e di quando in quando , allorché il conte rimaneva come stordito nel fascino di quelle seduzioni mirabili di voluttà , ella gli prendeva le mani colle sue manine affilate e bianchissime , e se ne lisciava la fronte , e le nascondeva fra il setoso volume dei suoi capelli , e se le posava sugli occhi e sulle labbra , ma lentamente , con quel suo abbandono ch ' era irresistibile , come se avesse voluto dare il tempo a tutte le emanazioni inebbrianti che scaturivano dai suoi pori di penetrare in lui sino al midollo delle ossa . Raimondo , quasi spaventato , pel suo amico , da quella vista , fu scosso dai singhiozzi di lui che prorompevano soffocati come singulti ; e , riponendo tristamente nell ' astuccio l ' occhialetto , disse col tuono di chi prende una risoluzione : « Via , Pietro , è tempo di partire ! Tua madre ti attende a casa mia ! » . « Mia madre !...», esclamò il giovane con un sussulto che dimostrava come quella corda vibrasse ancora potentemente nel suo cuore , mentre tutte le altre erano allentate e sconvolte . « Sì , tua madre , spaventata dalla tua estraordinaria tardanza , che ti cerca da me come una pazza . » « È tanto tardi dunque ? » , domandò egli come parlando in sogno . « Son le tre fra poco . » « Non credevo fosse sì tardi ... Hai ragione , andiamo via ... bisogna essere uomini ! » Poscia si fermò in mezzo alla strada , quasi non avesse avuto la forza di staccarsi da quel punto . « Ben dicesti : bisogna essere uomini e non fanciulli ! » , replicò Raimondo , dando al suo accento la possibile espressione e trascinandolo in qualche modo per forza , mentre Pietro si lasciava condurre a capo chino come un ragazzo . IV Quando entrarono nell ' Albergo di Francia , dove li aspettava la signora Brusio , questa corse ad abbracciare suo figlio con tutta l ' effusione di un cuore di madre ; ma rimase senza osarlo , colle braccia aperte , dinanzi allo sguardo fosco e alla fisonomia cupa ed irritata del figlio suo . « Credevo » , disse questi aspramente , « di non essere più all ' età di uno scolaretto che si manda a cercare se ha fatto tardi nel ritornare da scuola ... » La madre fu dolorosamente colpita da quelle parole , le sole che avesse udite in tal modo da quel figlio che l ' idolatrava . L ' istinto materno fu atterrito dallo stato di quel giovanetto che in un ' ora avea potuto dimenticare siffattamente il culto che nutriva della madre , e risponderle in tal guisa . « Andiamo , figlio mio , le tue sorelle ci aspettano ... » , diss ' ella tristamente , ma evitando di inasprirlo ; « grazie , signor Angiolini !...» S ' incamminarono verso casa ; e la madre osservò sospirando che il figliuolo non le offriva il braccio , e camminava cupo , ed anche indispettito al suo fianco . Sulla scala corsero ad incontrarli le due sorelline ancora pallide e singhiozzanti , che gridavano : « Mamma ! mamma ! ... L ' hai trovato ? ... È qui il nostro Pietro ?!...» . Le loro festanti esclamazioni furono interrotte dalla voce dura del fratello . « Per l ' avvenire » , esclamò questi , cercando di dare la possibile moderazione alla sua voce tremante d ' irritazione , « spero che le mie tardanze non daranno più luogo a simili scene da teatro ... che mi costringerebbero a cercare altrove la pace e la libertà di cui ho bisogno ... che son deciso ad avere ... Datemi la doppia chiave della porta , onde non dia più occasione ad attendermi domani , e facciamola finita !...» E senza neanche prendere il lume , si chiuse nella sua camera , sbattendone l ' uscio con impeto . « Povero figlio mio ! » , singhiozzò la desolata madre , abbracciando piangente le sue figlie : « ecco le prime lagrime che mi fai versare ! » . Pietro passeggiò per la camera alcuni minuti , agitato e smanioso ; poscia si fece al verone . La calma serena di quella notte d ' estate , il fresco venticciuolo che gli asciugava il sudore sulla fronte lo calmarono alquanto ; egli pensò alle lagrime di sua madre ed odiò se stesso come giammai aveva odiato . « Son vile ! ... sì , son vile !...», esclamò strappandosi i capelli . « Oh ! la testa ... Dio mio !...» Aprì l ' uscio della sua camera senza far rumore , e camminando leggero leggero andò ad origliare dietro la bussola della camera di sua madre , onde vedere se dormiva . La signora Brusio era ancora in piedi quando suo figlio aveva aperto l ' uscio , ascoltando ansiosamente il più lieve rumore ch ' egli facesse , e che potesse farle indovinare lo stato del cuore di lui ; appena udì che si avvicinava capì , con l ' istinto materno , che suo figlio pentito veniva a vedere se ella dormisse ; e l ' istinto materno le suggerì anche che l ' unico perdono che egli poteva desiderare nel suo pentimento era che sua madre riposasse . Ella si gettò sul letto , e finse di dormire . Pietro ascoltò , dietro il paravento , il respiro alquanto accentuato di sua madre ; credette che dormisse davvero , e non poté frenare le lagrime che gli scorrevano ardenti sulle guance : lagrime di pentimento , di rabbia contro se stesso , di terrore dell ' avvenire ( che allora soltanto intravedeva ) per ciò che provava . « Povera madre ! » , esclamò singhiozzando ; « povera madre mia ! » . E la madre udì quei singhiozzi , e soffocò i suoi fra i guanciali . Pietro si ritirò in punta di piedi , com ' era venuto ; e si rimise al verone . Colla fronte fra le mani , ed i gomiti appoggiati alla ringhiera , egli si assopì in quel vortice luminoso e turbolento che il cuore e l ' imaginazione gli creavano , e dove vedeva un ' ombra , dove una figura , ora vestita di bianco , ora quale l ' avea veduta poche ore innanzi ... carezzantesi la fronte ed i capelli con le mani di quell ' uomo ... Quando , abbarbagliato da una luce vivissima , egli alzò gli occhi , si avvide con sorpresa che il primo raggio di sole facea scintillare i vetri . « Diggià ! » , mormorò egli : « il giorno vien presto al presente !...» . Sua madre , entrando la mattina nella camera di lui , osservò con dolore che il letto era intatto , come era stato acconciato la sera innanzi . « Madre mia ! » , le disse il giovane prendendole una mano , in tuono di pentimento del passato ma risoluto ad ottenere quello che domandava , « ti chiedo perdono di quello che ho detto e fatto ieri ... Ma ti prego di lasciarmi per l ' avvenire alquanto più di libertà , che l ' età mia ora richiede ... » . « Fa come vuoi , figlio mio ... » , rispose la madre abbracciandolo . « Io non temo che tu ne possa abusare , poiché sei figlio di un uomo onesto e manterrai onorato il nome che ti diede . In quanto a me ... » , e la povera donna sospirava tentando di sorridere , « in quanto a me cercherò di vincere le mie sciocche paure ... » « Grazie , grazie , buona madre !...», esclamò Pietro facendo uno sforzo per non bagnare di lagrime quella mano che baciava . Però ogni sera quella madre , che numerava coi battiti del suo cuore i minuti che suo figlio tardava a venire , aspettava , sino alle due , e spesso sino alle tre , che il noto passo le annunziasse da lungi , nel silenzio della strada , ch ' era lui che veniva ; e piangeva sovente , quando , invece di mettersi a letto , lo udiva passeggiare per la camera , o farsi al verone ; e l ' indomani , dopo avere interrogato sospirando il letto , spesso colle lenzuola ancora rimboccate , cercava negli occhi smarriti del figlio e nei suoi lineamenti pallidi e sbattuti la risposta ai vaghi timori che l ' agitavano . Pietro , che ogni mattina pel passato soleva informarsi della salute di sua madre , non s ' accorgeva nemmeno del pallore di lei e della sua cera malaticcia . Raimondo non lo vedeva quasi più . Brusio passava i giorni al Laberinto , la sera seguendo la donna che gli aveva ispirato questa folle passione o cercando d ' incontrarla al passeggio , ( dove lo sguardo di lei qualche volta lo fissava con quel raggio pacato e snervante della sua pupilla cerulea , ciò che faceva delirare il povero giovane , e gli faceva seguire , coll ' occhio ardente e le membra convulse , quella veste fluttuante che armonizzavasi sì mirabilmente ai movimenti pieni di seduzione del corpo da fata ) o al teatro dove la vedeva splendere di tutto il prestigio del suo lusso , profumata da quel vapore inebbriante che recano la bellezza , la giovinezza , la ricchezza ; facendo scintillare la luce del suo sguardo insieme al riflesso dei suoi diamanti ; armonizzando la bianchezza vellutata e purissima della sua pelle alla bianchezza pallida delle perle che le cingevano il collo bellissimo ; spesso allegra e ridente cogli uomini più eleganti e più alla moda , appartenenti alla migliore società , che si contendevano un posto nel suo palchetto ; spesso a metà nascosta nell ' angolo più oscuro della loggia , colla testolina ricciuta e coronata di fiori e di gemme rovesciata all ' indietro sulla parete , con quell ' attitudine abbandonata cui ella sapeva dare tutto quanto vi ha d ' attraente nella mollezza , d ' irresistibile nel languore ; e vi stava ad occhi chiusi , come dormendo ed assorbendo con maggior squisitezza di voluttà le armonie della musica che avevano il potere di commuoverla dippiù . Egli passava la notte sotto i veroni di lei , coll ' occhio fisso su quel lume che rischiarava la sua stanza ; aspirando , con terribile voluttà di passione ( ch ' era tanto potente da sembrare angoscia qualche volta ) di gelosia , ed anche di dolore , tutti i rumori più insensibili del suo passo , del fruscio della sua veste , tutte le emanazioni della donna amata , i minimi suoni del suo pianoforte e della sua voce , che spesso parlava al conte di quelle parole , cui rispondeva , come un ' eco , un singhiozzo dalla strada . Egli sapeva l ' ora del suo levarsi , della sua toletta , del suo pranzo , della sua passeggiata ; conosceva il modo d ' ondeggiare delle tende quando ella vi stava dietro , il rumore delle carrucole della poltroncina che la sua mano indolente tirava a sé . Era un martirio spaventevole che s ' imponeva senza saperlo ; che l ' attraeva però col fascino del precipizio ; che alimentava il parossismo febbrile , il quale divorava le sue forze e la sua vita , colle sue triste gioie , coi suoi acri godimenti , coi suoi sogni febbricitanti . Alcune volte , ritirandosi ella dopo la mezzanotte , a piedi , accompagnata [ dal conte e ] da due o tre giovanotti eleganti che la corteggiavano , si era rivolta verso quell ' uomo , seduto sul marciapiede , che si sarebbe scambiato con un mucchio di cenci ; ed il conte avea rallentato il passo per meglio osservarlo . Quando ella si ritirava in carrozza , Pietro osservava , qualche volta , al riverbero dei lampioni della carrozza , che ella , mentre scendeva dal montatoio , si volgeva con curiosità verso l ' angolo ove sapeva di dover trovare quello strano personaggio che la prima volta avea supposto un mendico ; e che il conte si fermava innanzi al portone qualche minuto per guardarlo . Una notte , negli ultimi di settembre , verso le due del mattino , Pietro aspettava da un pezzo la contessa che era andata alla serata del prefetto . Il rumore di una carrozza , che si avvicinava al gran trotto , si fece udire da molto lontano per le strade deserte , e poco dopo il legno passò dinanzi al nostro protagonista fermo al suo solito posto . Narcisa ne scese più lentamente del solito , e scomparve quasi subito insieme al conte . La carrozza ripartì . Pietro udì il passo leggero di lei che saliva le scale , accompagnato dal passo più pesante dell ' uomo che la seguiva ; udì la porta che si apriva a riceverli e si rinchiuse poco dopo ; vide che nel salotto ove abitualmente dimorava la contessa , venivano accresciuti i lumi . Poco dopo la dolce voce di Narcisa , col suo accento molle ed armonioso d ' indefinibile espressione , fece battere fortemente il cuore del povero giovane . « Mio Dio ! ... che buio ! ... Ma dormono tutti in questa casa stassera !...» Indi alcuni suoni , tratti così a caso dal pianoforte , quasi le dita cercassero le note di una fantastica melodia , che si stancarono presto a riprodurre e che diede luogo al terzetto finale d ' Ernani , anch ' esso poco dopo interrotto , colla stessa capricciosa volubilità , per un valtzer allora in gran voga : Il Bacio , di Arditi . Però sembrava che un ' attitudine estraordinaria facesse , in chi suonava , supplire a tutte le lievi imperfezioni di esecuzione , che venivano dalle difficoltà che incontrava , con una espressione molto rara , che traeva degli impeti e dei fremiti di delirio festevole dalle note del valtzer e faceva piangere con quelle del melodramma . Giammai a Pietro parve di avere udito armonia come quella che le mani della donna adorata creavano sui tasti d ' avorio , nel silenzio profondo di quella notte , profumata dal vicino Laberinto e rischiarata dalla luna . Tutt ' a un tratto anche il valtzer fu interrotto , ed il giovane udì i passi di lei che si avvicinava al verone , e vide la sua ombra che intercettava il lume che ne rischiarava il vano . Ella si appoggiò all ' inferriata del verone , colla testa fra le mani , perdendo il suo sguardo nell ' orizzonte . La luna , allora nel suo più alto emisfero , la circondava quasi in un trasparente vapore . Un ' altra ombra si avanzò e le si mise al fianco . « Perdio ! » , disse una voce secca ed orgogliosa , con accento toscano , che Pietro riconobbe per quella del conte , « non mi leverò mai d ' addosso quest ' accidente ! » Brusio sentì che quelle parole erano al suo indirizzo , e il sangue gli montò al viso . « Che dite ? » , rispose la fresca voce della contessa , sebbene parlasse pianissimo . « Parlo di quell ' importuno che sta a farci la spia da mane a sera ; che non ci lascia un ' ora di pace ... e che credo , in fede mia , sia pazzo di voi ... » La contessa alzò le spalle con un moto sprezzante d ' indifferenza ; indi mormorò sbadatamente , colla sua voce più bella e più calma , e colla più completa noncuranza , lasciando il verone : « E che ci ho da fare io se quest ' uomo e pazzo ?...» . Pietro si alzò , lento , come se le gambe gli si piegassero sotto , sentendo agghiacciarglisi il sudore sulla fronte , coi denti sbattenti di convulsione . Di giorno il conte sarebbe rimasto atterrito dal pallore e dall ' alterazione dei lineamenti di lui , e dal sinistro splendore dei suoi occhi ardenti . Egli rimase un momento immobile , annichilato , come se quella bellissima voce di donna avesse di un sol colpo reciso i muscoli più vitali del suo cuore . Il solo rumore che si udiva era quello dei suoi denti che battevano gli uni contro gli altri . « Questa donna ha ragione ! » , mormorò egli quindi colla voce rauca , stentando a proferire le parole : « io son pazzo ! ... son pazzo ! ... Sono stato vile anche !...» . E partì lentamente , quasi strascinandosi . Non avea fatto dieci passi che udì le note allegre e cristalline del valtzer che risuonavano di nuovo . Si fermò in mezzo alla strada , a guardare un ' ultima volta , con un ' ineffabile espressione di disperata amarezza , quel lume che splendeva chiarissimo in quella stanza riboccante d ' armonia ; si levò il cappello , con un moto istintivo , lento , quasi solenne , esclamando , cogli occhi umidi di lagrime infuocate : « Addio , signora ! ... Addio ! » . Camminò tentoni , barcollando com un ubbriaco , fino a quando stramazzò , privo di forze , singhiozzante , su di un sedile di marmo sotto gli alberi del Rinazzo . « Oh ! questo valtzer ! questo valtzer ! » , gridò egli smaniante , come se quelle note gli percuotessero sul cervello , « Dio ! ... mi pare di diventar matto davvero ... Ah ! ... ma non ha dunque nemmeno un pensiero per l ' uomo ch ' è pazzo per lei , questa donna ?!!...» E partì correndo , come un delirante , fuggendo quei suoni , che sembravano inseguirlo nel silenzio della contrada . Si aggirò quasi tutta la notte per le vie più solitarie e deserte della città ; spesso correndo e singhiozzando disperatamente , spesso lasciandosi cadere a terra , sul canto di una via , quando l ' eccitazione febbrile che l ' agitava gli toglieva le forze che gli aveva dato nel suo parossismo . Non tenteremo di dare un ' idea di quelle lagrime roventi che lasciavano solchi sul suo volto livido ed impastato di polvere e di sudore . La tempesta violenta che mugghiava in quel petto gli faceva emettere voci tronche , gemiti che si articolavano come parole , ma in mezzo ai quali risuonava sempre un grido , or come un singhiozzo , or come un ' invocazione disperata : « Narcisa ! ... Narcisa !...» . E quando le sue arterie battevano in modo da rompersi , egli si afferrava la testa fra le mani , e tornava a correre come un pazzo , fin quando la stanchezza fisica lo istupidiva alla lotta terribile delle sue passioni . Cominciava ad albeggiare ; quell ' incerto crepuscolo gli ferì gli occhi come un riverbero infuocato ; quella vita che si risvegliava nella grande città con tutti i suoi rumori , quella luce che crescendo gli sembrava rischiarasse tutta l ' immensità della sua disperazione , gli parvero odiose ... a lui che cercava il nulla , che non avea pensato al suicidio perché odiava troppo ancora per essere stanco della vita . Aprì la porta di strada di casa sua colla doppia chiave che recava sempre addosso ; si chiuse nella sua camera , così al buio ; e si buttò sul letto , vestito com ' era , lasciando cadere soltanto in un angolo il suo cappello : era annichilato . La stanchezza fisica e la morale l ' avevano vinta fors ' anche sulla sua disperazione ; o almeno , in quel punto , gliela avevano resa meno sensibile . Egli si addormentò poco dopo di un sonno agitato , febbrile ed interrotto . Sua madre , che all ' alba avea lasciato il letto , dopo una notte passata fra le lagrime , e stava nel salotto che precedeva la camera di lui , onde vedere se almeno fosse rientrato , udì a lungo gemiti , singhiozzi , rantoli soffocati , che si mischiavano alla respirazione affannosa e stentata del dormente , e che conturbavano e straziavano il suo cuore . Questa donna , coll ' orecchio fissato sulla toppa dell ' uscio , stette quasi un giorno intiero ascoltando con angosciosa ansietà tutti i minimi rumori di lui e cercando d ' indovinarli . Finalmente , verso le sette di sera , l ' udì levarsi e passeggiare per la camera . Ella ebbe timore , sì , la madre che comprendeva come qualche cosa di terribile passasse nell ' animo del figlio , e lo allontanasse dalle sue consolazioni e fin dalle sue lagrime , la madre ebbe timore che questo figlio adorato , buono un tempo ed affettuoso , che ella non riconosceva più ora allo sguardo fosco e al carattere aspro e violento , non commettesse qualche scena brutale se si fosse accorto di essere stato spiato . Pietro passeggiò un pezzo per la camera , strascinandosi o camminando a salti , a seconda delle istantanee trasformazioni che subiva il corso delle sue idee ; odiando quel filo di luce che trapelava dalle commessure delle imposte e che gli provava che la luce illuminava ancora ; odiando i rumori della strada che gli annunziavano che tutto non era morto o almeno in lutto come il suo cuore ; odiando fin anche il pensiero di esser vicino alla sua famiglia , quella famiglia che avea formato il suo culto e per la quale avrebbe dato altra volta tutto il suo sangue . Poi sedette presso il tavolino , colla testa fra le mani ; e vi stette a lungo ; coll ' occhio arido , lucido , di una straordinaria fissità . Una febbre ardente faceva vibrare con forza le sue pulsazioni ; allorché sentì battere sì violentemente le sue arterie ch ' egli ne udiva quasi il sordo rumore con colpi spessi percossi sul cervello ; allorché sentì sulle palme quel fuoco che ardeva la sua fronte ; allorché , più che mai , intravide dei lucidi bagliori attraversargli la pupilla con un solco luminoso , che nell ' animo tracciava una striscia infuocata fra la tempesta delle sue passioni , dubitò un momento che fosse pazzo davvero . Egli ebbe paura di quest ' idea ... paura di non esser più padrone di sé , della sua vita , nel momento che sentiva averne maggior bisogno , per inebbriarsi di tutta la terribile voluttà di quel dolore che l ' attaccava alla vita istessa ; ebbe paura di abbandonare questa , come in trastullo , agli uomini : egli si fece alcune domande che erano strazianti nella loro calma forzata ; si propose ragionamenti posati che tradivano ancora la convulsione dello sforzo che erano costati , dominando l ' uragano che tempestavagli in cuore con volontà disperata di calma , per convincersi che non era pazzo ... poiché egli avea paura d ' esserlo ... poiché egli odiava ferocemente ... Udì suonare nove ore all ' orologio della stanza contingua . « Vediamo ! » , mormorò egli alzandosi , « a quest ' ora dev ' essere buio ... Ho tutta la mia ragione ancora ! ... Che vale disperarsi per colei ? ... quali diritti ne ho io ? Siamo uomini , perdio ! ... come dice Raimondo ... Ma chi dice questo spesso è segno che teme di non esserlo abbastanza ... Non è vero che son pazzo ! ... Non voglio essere pazzo io ! ... Ebbene ! ... io voglio esser uomo ! ... sì ... ho la testa lucida ! ... comprendo che bisogna annegarne la memoria ... annegarla fra il vino ... le donne ... l 'orgia!...» Aprì le imposte , per vedere s ' era notte davvero : era buio affatto ; raccolse il cappello da terra e se lo calcò sul capo senza nemmeno aggiustarsi i capelli arruffati e appiccicati col sudore sulla fronte , ed uscì , quasi fuggendo la madre che udiva camminare nell ' altra stanza . V Gli parve di respirare più liberamente quando l ' aria aperta lo percosse sul volto , rinfrescando il calore delle sue membra ardenti di febbre : quella dolce sensazione gli parve fargli bene . Per la strada Vittoria scese alla Marina . A misura che l ' influenza di quella bella sera s ' insinuava nel suo organismo , egli sentiva però crescere e giganteggiare un fantasma che voleva scacciare con tutte le forze dell ' essere suo ... che l ' atterriva . Sotto il Seminario , vicino Porta Marina , in una bottega , udì i suoni di alcuni strumenti da fiato e da corda che eseguivano una polka , e i passi saltellanti e vigorosi di coloro che ballavano . « Costoro si divertono » ; diss ' egli , « chi sa se anch ' io vi potrei almeno dimenticare !...» Fece alcuni passi per entrare nella bottega di tabacchi che precede l ' ignobile sala da ballo , ma non ebbe la forza di farlo . L ' istinto , l ' abitudine piuttosto , del giovane bene educato non gli permise di mischiarsi senza transazioni a quanto vi avea d ' impuro e d ' abietto in quella gentaglia , operai d ' infima classe , lustrastivali , borsaiuoli , barcaiuoli e femmine di mala vita , che componevano la società di quel ballo . « Oh ! stordirmi ! stordirmi !...», esclamò egli , con un accento quasi doloroso , fermo in mezzo al viale ove avea incontrato Narcisa e questa l ' avea guardato . E partì di buon passo per la strada Stesicorea ; ai Quattro Cantoni entrò alla Villa di Sicilia . Era la capitolazione del giovane di buona famiglia , che non osava ancora penetrare nella taverna per ubbriacarsi e cercava la taverna elegante . Al garzone , che gli domandava cosa ordinasse , rispose di non saperlo , di recare quel che voleva , come per esempio un ' insalata , purché l ' accompagnasse di una bottiglia di marsala . Il cameriere guardò sorpreso quel giovane che beveva una bottiglia di marsala su di un ' insalata . Pietro fu quasi atterrito , quando , riflessa dirimpetto a lui , su di uno specchio , vide una sinistra figura da spettro , col cappello ammaccato , i capelli incollati e cadenti sul volto di un pallore che sembrava terreo , magro in modo da far luccicare straordinariamente il bagliore che la febbre dava ai suoi occhi , i quali sembravano più grandi ; cogli abiti scomposti ; egli stentò un pezzo a riconoscere se stesso , e finalmente un riso amarissimo errò sulle sue labbra violacee . Il cameriere gli recò quanto avea ordinato ; egli cominciò a bere il vino senza toccare l ' insalata . Allorché sentì i polsi battergli più forte , le gote animarsi , i vapori annebbiare la sua testa , ancora vertiginosa , egli si alzò , dopo aver pagato lo scotto , ed uscì . « Ora andiamo al ballo ! » , mormorò con triste sarcasmo ; « forse anch ' ella , a quest ' ora , è alla sua festa !...» E scacciando un ' ultima volta quest ' immagine che , anche fra i fumi del vino , anche nel momento che si stordiva per non vederla e che la fuggiva nello stravizzo , trovava modo d ' inchiodarglisi ferocemente nel cervello , egli corse alla Marina ; esitò ancora un istante prima di mettere il piede su quella soglia , e finalmente entrò nella bottega che precedeva lo stanzone ove si ballava . Fingendo di dover comprare sigari , domandò a colui che stava al banco se l ' entrata al ballo era libera per tutti , pagando ; colui lo squadrò dal capo alle piante , come sorpreso che un giovane il quale indossava abiti piuttosto eleganti venisse a cercare una tal festa ; poi , alzando le spalle con ruvida indifferenza , gli rispose con un cenno del capo affermativo . Brusio , pagati alla porta i pochi centesimi che davano diritto all ' entrata , passò nella sala da ballo . Era , come abbiamo accennato , una stanza assai grande , illuminata da lampade ad olio , con alcune panche disposte in giro alle pareti , su di una delle quali sedevano un contrabbasso , un violino ed un flauto che facevano saltare col movimento della polka una ventina di ballerini e ballerine . La vista del giovane in cappello a cilindro fece impressione certamente , poiché le danze furono sospese , e tutti si volsero a guardare con curiosità il nuovo venuto ; poco dopo incominciò a farsi udire un mormorio di cattivo augurio contro quell ' importuno che veniva a disturbare il loro passatempo . « Egli viene a ridere di noi ... il signorino ! » , esclamò una delle donne , che si appoggiava alla spalla di un uomo atletico , vestito di velluto e di volto assai caratteristico . « Noi non andiamo a mischiarci alle sue smorfiose ... quando essi si divertono !...», gridò un ' altra . « Non vogliamo seccatori qui ! non vogliamo spie ! » , urlò una terza voce . « Ora vado a prendere per le spalle questo piccino e te lo metto fuori » , disse l ' uomo erculeo alla sua donna . E si avanzò , col cipiglio arrogante , verso il Brusio , il quale ancora esitava ad inoltrarsi . « Che vuoi tu ? » , gli disse colla voce dura dell ' imperio che esercitava sui suoi compagni quando gli fu faccia a faccia , covrendolo quasi col suo largo petto e la sua alta statura . « Non ho da dirlo a te , né a nessuno qui ! » , rispose il giovane , irritato , quantunque avvinazzato , da quella brutale famigliarità , guardandolo fisso negli occhi . « Per Cristo ! non hai da dirlo a me ? » , rispose sghignazzando il colosso . « Ma sai che qui sei in casa mia , e che se ti prendo fra l ' indice ed il pollice ti stritolo ?!...» « S ' è casa tua ci resto ! » , disse Pietro coll ' ostinazione dell ' ubriachezza o del puntiglio giovanile ; « in quanto a stritolarmi , provati ! » E incrocicchiò le braccia sul petto , stendendo un passo in avanti e spostandosi solidamente sulle sue gambe snelle ma nervose , come se aspettasse l ' assalto . L ' altro fece ancora un passo , minacciandolo dello sguardo più che del gesto , con la bravata audace e cinica che dà la coscienza della superiorità fisica in tali uomini ; e mormorò , con voce che cominciava ad essere rauca d ' ira , accostandosi sin quasi a toccarlo col petto : « Vattene ! » . « No ! » , rispose Pietro bruscamente . Il gigante stese le braccia per afferrarlo ; le braccia muscolose del giovane lo ributtarono due o tre passi all ' indietro con un vigore che il bravaccio non avrebbe mai supposto in quel corpo magro e svelto ; allora mise un urlo di rabbia : l ' urlo della iena che ha sentito pungersi mentre scherzava ; e afferrata una sedia la slogò di un sol colpo sul pavimento , tornando quindi verso di Brusio con la sbarra pesante e ruvida fra le mani , che brandiva sulla sua testa come una clava . Pietro , dal canto suo , fu lesto ad impadronirsi del bastone di uno dei suonatori , che si erano salvati dietro le panche , e a pararsi il colpo con quello . Allora cominciò un combattimento accanito e feroce fra l ' uomo atletico , che mugghiava come un toro ferito per la rabbia che non poteva sfogare , rabbia accresciuta dalla inopinata resistenza che incontrava e che gli toglieva il prestigio d ' invincibilità nell ' opinione dei suoi compagni , ed il giovane alto , sottile , pallidissimo , colle grosse labbra chiuse e sdegnose , l ' occhio scintillante , la fronte alquanto calva , altiera ed impassibile , su cui si appiccicavano i capelli arruffati e si schiacciava il suo cappello a cilindro . Per fortuna Pietro aveva studiato la scherma del bastone con maggiore attenzione di quanta ne avesse messa ad ascoltare le lezioni del canonico Russo ; fu perciò col massimo piacere degli spettatori , comprese le femmine , che questi assistettero a quel duello singolare fra i due avversarii degni di starsi a fronte l ' un l ' altro ; essi battevano le mani ai bei colpi , e incoraggiavano con acclamazioni i combattenti . Brusio non era più uno straniero per loro , un signorino , ora che maneggiava sì bene il bastone . L ' uomo vestito di velluto avea il braccio e le reni solidi come bronzo , e molta abilità in questa maniera di scherma , ciò che gli faceva menar colpi che calavano giù rombando terribilmente ; il giovane però , se non avea la forza muscolare del suo avversario , lo vinceva nell ' elasticità e sveltezza dei movimenti e nel sangue freddo inalterabile , che in lui era uno strano effetto della collera , con cui aggiustava i suoi colpi e parava quelli che gli venivano . Tutt ' a un tratto una legnata violenta di Brusio spezzò la spada colla quale il bravaccio parava il colpo alla testa , e si vide quest ' ultimo stramazzare a terra colle braccia stese : avea il cranio spaccato . Successe uno straordinario tafferuglio : alcuni gridavano evviva , altri imprecavano e minacciavano Pietro più seriamente al certo di quanto fosse stato minacciato sino allora , poiché nella mezza luce si vedevano luccicare lame di coltelli affilati . « Silenzio , canaglia ! » , si udì gridare una voce la quale avea tutte le gradazioni fra quella dell ' uomo e quella della donna , « questo giovanotto lo proteggo io ! è dei nostri ! ... Ha cuore e pugno ... Egli vuol essere dei nostri , giacché è venuto ; non è vero ? » « No ! no ! Sì ! sì ! » , urlarono alcune voci avvinazzate : « Non vogliamo cappelli ! non vogliamo signorini !...»; « Viva il signorino ! egli ha il pugno di ferro ; egli ha vinto Nicola ! » . Nulla avrebbe potuto sedare quello schiamazzo , e Pietro avrebbe corso fors ' anche il più grave pericolo , minacciato dalla vendetta degli amici del caduto , quantunque difeso anche dal piccol numero dei suoi ammiratori ; un altro combattimento , in più grandi proporzioni , era almeno imminente , se non fosse entrato in quel punto il padrone dello stabilimento ; il quale , impassibile sin ' allora a quanto era avvenuto , dietro il suo banco della prima camera , accorreva dimostrando nel gesto e nella fisonomia l ' importanza della notizia che recava : « I carabinieri ! » , diss ' egli . « I carabinieri ! » fu gridato da ogni parte . E tosto amici e nemici si fusero in un lodevole accordo a nascondere in uno stanzino il mal capitato Nicola , cui , quantunque fosse rinvenuto e mandasse lamentevoli gemiti , nessuno avea badato , a lavare il pavimento lordo di sangue , e a tirare i suonatori da sotto le panche . « La Fasola ! la Fasola ! » , fu gridato da tutti . Venti braccia soffocarono Pietro in un energico amplesso ; e venti voci , anche di quelle che avevano minacciata la sua vita un momento innanzi , gli susurrarono : « Siamo amici , non è vero ? Sei dei nostri ! ... Vuoi essere dei nostri ? » . « Sì , son dei vostri ! ... amici ! tutti amici ! » , rispose Pietro , urlando tanto forte da cercare di soffocare le stesse parole che proferiva ; stendendo le mani alle venti mani nere e callose che gli venivano stese , onde stordire tutto quello che sentiva d ' ignobile , di ributtante , di vile in quell ' accozzaglia alla quale veniva a domandare le sue distrazioni ; ballando anche lui quella ridda infernale sul sangue versato da poco e ancora tiepido ... Egli , a misura che le acri esalazioni di quei cenci e di quei corpi , e l ' esaltazione avvinazzata di quel tripudio cominciarono ad offuscargli il cervello , come il marsala non aveva potuto fare ; egli , che aveva avuto ribrezzo a toccare la mano di quella femmina , spudorata corifea della festa , ch ' era stata la donna di Nicola , cominciò a saltare più furiosamente degli altri , e stringersi più ebbro quell ' abbietta creatura fra le braccia . Due ore dopo mezzanotte egli usciva stordito , briaco da quell ' orgia ; ancora sbalordito dal baccano che avea fatto il suo cuore ; mormorando come per illudersi anche in quel momento : « Oh ! la vita ! ... Questa è la vita ! ... Donne e vino ! ... Viva l ' allegria ! » . Da quel giorno , o piuttosto da quella notte , Pietro Brusio cominciò una vita indegna ed abbietta , di cui egli cercava occupare tutti gli istanti con gli eccessi più sfrenati , per non darsi il tempo neanche di vedere dov ' era caduto . Egli faceva sforzi sovrumani per annegare nel frastuono , nell ' ubbriachezza , quanto sentiva ancora di elevato e di nobile nel suo cuore , che gli rimproverava come un rimorso la vita che menava , e gli faceva pensare spesso , malgrado la sua disperata volontà , malgrado gli eccessi a cui ricorreva , a quella donna fatale di cui malediva la memoria . Spesso fra le orgie più impure , nell ' ubbriachezza più profonda , egli rimaneva in disparte , muto , pallido , coll ' occhio fisso e pensieroso . Spesso , al contrario , stringendosi una di quelle femmine da trivio fra le braccia egli mormorava un nome cogli occhi umidi di lagrime : ciò che rendeva dapprincipio attoniti , e faceva ridere dappoi i suoi compagni di stravizzo . Egli logorava la giovinezza del suo cuore e del suo corpo in questa vita febbrile , divorante , che s ' era imposta ; fuggiva lo sguardo della madre e delle sorelle come se avesse temuto di contaminarle col suo , come se avesse temuto che la muta eloquenza dell ' occhio umido della madre gli facesse sentire tutta l ' infamia dell ' abbiettezza in cui affogava le sue memorie e il suo amore , che provava ancora rigoglioso e potente . Fuggiva gli amici di una volta , che forse avrebbero potuto rimproverarlo col loro freddo contegno ; [ fuggiva sin anche ] Raimondo , cui non si sentiva bastante coraggio di avvicinare . Siamo al Giovedì Grasso . Brusio ha passato più di quattro mesi di questa vita ; è divenuto il corifeo di questa canaglia composta di femmine da trivio e di uomini perduti ; e in quella sera , tutti mascherati in modo poveramente e orribilmente grottesco , vanno al Teatro a farvi pompa del cinismo del vizio , della brutalità della violenza , della petulanza della miseria colpevole ; occupando la galleria , ove mangiano , bevono , contendono ed urlano anche nel tempo della rappresentazione , malgrado la presenza delle numerose Guardie di Pubblica Sicurezza e dei Reali Carabinieri . Dopo la recita aspettano l ' apertura del ballo mascherato per lanciarsi , coi loro costumi sudici , in mezzo alla platea , per mischiarsi a quella società elegante che non sentonsi in diritto d ' avvicinare coi loro cenci , e per farlo ne cercano il coraggio nell ' ebbrezza , nell ' esaltazione e negli eccessi . Brusio , in prima fila fra di essi , sul proscenio , indossando un travestimento tutto suo , composto di cappuccio , casacca e pantaloni di pelle di montone ( vestito che egli avea denominato da orso ) , si occupava metodicamente a dar fiato ad un enorme corno ad ogni scena nuova ; e le rimostranze delle guardie di Questura erano soffocate dagli urli , dai suoni di trombe e di campane e dai fischi della mascherata numerosa che gli faceva codazzo . Poco prima di mezzanotte fu aperto il ballo . Quella folla ululante irruppe come un torrente limaccioso nella sala . I palchetti erano gremiti di elegantissime dame e di signori mascherati con lusso . Poco dopo si aprì l ' uscio di un palchetto di seconda fila ed entrò la contessa di Prato , mascherata da baccante , accompagnata dal marito e da un bel giovanotto biondo , sottotenente negli Usseri di Piacenza , che le tolse dalle spalle la mantelletta Fatma di peluscio . Giammai la signora aveva brillato di tutta la pompa affascinante delle sue seduzioni irresistibili , come quando si avanzò sul parapetto della loggia colle braccia , le spalle ed il petto nudi nel suo abito diafano di velo , col suo sorriso sulle labbra , con quel piccolo grappolo d ' uva e quell ' unica foglia verde a metà nascosti tra i riflessi cenerognoli de ' suoi capelli neri , che vi si inanellavano attorno alla fronte e le cadevano mollemente sul collo . Pietro non alzò nemmeno gli occhi verso i palchetti . Non osava di farlo , di dissipare forse collo spettacolo di quella profusione di eleganze e di bellezze che ornavano le loggie , il denso vapore avvinazzato e fangoso in cui si avvolgeva ; non osava d ' incontrare un viso ch ' egli non voleva vedere per non avere a dubitare un ' altra volta della sua ragione . L ' orchestra suonava un valtzer ; la folla avea incominciato a ballarlo gesticolando e gridando . Tutt ' a un tratto fu veduta una figura umana , imbacuccata in pelli nere che la facevano mostruosa , montare di un salto sul palcoscenico , e gridare colla sua voce più forte , stendendo il braccio con un gesto imperioso verso l ' orchestra : « Abbasso il valtzer ! Non vogliamo valtzer ! Non vogliamo balli aristocratici ... Vogliamo la Fasola !...» . Quella voce che comandava , quel gesto che imponeva fecero fermare i ballerini che danzavano e i professori che suonavano ; e cominciò un immenso frastuono . Dai palchi partirono alcuni fischi acutissimi , tratti certamente con l ' aiuto delle chiavi . Allora quell ' uomo , quel mostro , alzò la testa orribile a vedersi col suo pallore cadaverico sui suoi lineamenti dimagriti , collo scintillare dei suoi occhi infuocati fra i peli che gli cadevano dal cappuccio sulla fronte ; e quello sguardo che fissò su quei cavalieri giovani , ricchi , eleganti ; su quelle mani in guanti bianchi che si sporgevano fuori dei palchi ad imporgli silenzio ; su quelle signore belle , profumate , splendenti di gemme ; su quella folla dorata che faceva il più vivo contrasto con quella brutta , cinica , briaca , cenciosa , che l ' accompagnava , quello sguardo fu d ' odio immenso , indicibile , e anche di feroce vendetta . « Abbasso gli aristocratici ! » , gridò egli , Pietro , il giovane aristocratico per istinto ; « abbasso i guanti bianchi ! Vogliamo la Fasola ! Suonate la Fasola ! » A quelle parole successe un immenso schiamazzo di urli che applaudivano alle sue parole e chiamavano la Fasola , questa danza popolare . I carabinieri , quantunque avessero spiegato la massima energia nel cercare di calmare l ' effervescenza , erano in troppo piccol numero per imporsi a quella folla resa audace dalla sua istessa insolenza ; finalmente si fece venire il picchetto di Guardia Nazionale ch ' era alla porta . In questa una fischiata solenne e generale , partita dai palchi , sembrò sfidare la collera di quella gentaglia irritata : le mani inguantate di bianco non volevano lasciarsi sopraffare dalle mani nere e callose . Nella platea scoppiò un grido generale di rabbia . Alcune signore svennero allo spettacolo di quella folla urlante che levava braccia nere e facce infuocate e furibonde , come ad imprecare , verso i palchetti , e in mezzo alla quale scintillavano alcuni ferri aguzzi . I carabinieri misero le mani sui revolvers , e la Guardia Nazionale entrò nella sala colle baionette in canna . Rinunziamo a descrivere lo stato d ' esasperazione di Brusio a quella sfida imprudente che l ' aveva percosso come uno schiaffo ; egli saltò in mezzo alla folla gridando : « Ora faccio scendere tutta questa canaglia coi guanti a ballare la Fasola con noi ! Vado a prenderveli per le orecchie ! » . E si fece largo in mezzo alla calca . Nessuno , né carabinieri , né Guardia Nazionale badarono a quell ' uomo che usciva , a quella jena assetata di vendetta , che spingeva in avanti il collo anelante come un animale sitibondo . In due salti egli fu sulla scala del second ' ordine , e si avanzò pel corridoio . Tutt ' a un tratto egli si fermò , come percosso dal fulmine , coll ' occhio smarrito , col volto pallido e convulso : si era trovaro faccia a faccia a Narcisa , che partiva dal Teatro , spaventata di quel frastuono . La contessa aveva messo un grido nel vedere quell ' uomo che correva come un pazzo contro di lei , facendo scintillare nel suo pugno la lama larghissima di un coltello a manico ; quella figura informe ed orrenda sotto le pelli che la coprivano , della quale gli occhi soltanto luccicavano come due carbonchi sul volto che sembrava una maschera di cera gialla . Ella si era stretta contro la parete , aggrappandosi al braccio del conte , come per farsene schermo . Pietro aveva avuto uno sguardo , un solo , per lei ; il coltello gli era caduto di mano ; poi era fuggito , correndo a salti , urlando disperatamente , come l ' animale che voleva figurare . « Oh ! questa donna ! questa donna ! ... questo demonio ! » , gridava egli , correndo all ' impazzata pel Molo . Si fermò sull ' ultimo limite di questo , quando non vide più dinanzi a sé che il mare bruno ed immenso , su cui scintillavano le stelle . Fissò uno sguardo ebete , smarrito su quella superficie che si stendeva a perdita di vista , luccicante di riflessi fosforici ; su quelle stelle che splendevano sulla sua testa ... Due o tre volte avanzò il passo verso quell ' abisso che poteva inghiottire la sua vita coi suoi vortici spumeggianti ; e ciascuna volta egli sentì una forza che l ' afferrava e lo tratteneva ... Finalmente cadde accosciato sul suolo umido e spazzato qualche volta dalle onde , prorompendo in lagrime amare , ardenti , ma non più disperate . Egli pianse a lungo : quel pianto , che non aveva potuto versare da circa cinque mesi , forse lo salvò . « Questa donna ha ragione » , mormorò quando fu calmo , come aveva detto allorquando gli era parso che il suo cuore si fosse spezzato : « quali diritti ho io al suo amore , alla sua attenzione , fin ' anche ? ... Io , Pietro Brusio ! ... Ma io voglio averli , questi diritti che Dio m ' ha dato , che in un istante di scoraggiamento io ho sconosciuto , ho ripudiato , ma che sento in me ... Questa donna anderà superba un giorno dell ' amore di Pietro Brusio ! ! » . E rialzando la testa , quasi lieto ed altiero di quel nuovo indirizzo che dava alla sua vita , di quell ' espiazione che s ' imponeva del passato , della speranza che gli brillava negli occhi ridenti , guardò il cielo quasi calmo , quasi giocondo ora . Si alzò , e con passo fermo s ' incamminò verso la sua casa . Egli andò ad abbracciare la madre nel letto , come per darle la lieta notizia , mescolando le sue lagrime a quelle di gioia di lei , che ritrovava il figlio suo ; e dandole la sola spiegazione della metamorfosi che uno sguardo ed un pensiero avevano potuto operare in lui con queste sole parole : « Perdonami , madre mia ! ... perdonami ! » . Due mesi intieri ebbe la forza di non cercare Narcisa , di non vederla . Usciva di rado , la sera ; e sempre in compagnia di sua madre e delle sue sorelle . L ' aveva dimenticata ? No ! Egli aveva tal forza perché viveva per lei , con lei , in lei ; perché tutta la sua vita era ormai Narcisa . Egli lavorava con un entusiasmo quasi accanito , con una lena che soltanto poteva dargli l ' esaltazione in cui si trovava ; e fece passare tutto il suo cuore nell ' opera sua . Due mesi dopo avea finito un dramma che rileggeva cogli occhi brillanti di sorriso ; del quale era contento ; che amava quasi di una parte dell ' amore di cui amava Narcisa ; che amava come un ' emanazione di lei . Quando egli fu soddisfatto dell ' opera sua , di se stesso ; quand ' egli si sentì più vicino a Narcisa , allora la cercò . La sua casa era deserta e le imposte dei veroni chiuse . La cercò inutilmente otto giorni pei passeggi e al Teatro ; ne domandò agli amici : nessuno l ' avea più veduta . Risoluto di trovarla ad ogni costo andò a far visita in casa A * * * e colla signora condusse il discorso sino alla contessa . « A proposito , che n ' è di lei ? » , domandò . « Credevo che lo sapeste , voi suo amante : è partita . » « Partita ! » « Sì , da venti giorni . » « E per dove ? » « Per Napoli . » « Anderò a Napoli ! » , disse a se stesso Brusio . VI Parecchie settimane dopo , in Napoli , ad una delle serate che dava il barone di Monterosso , noi ritroviamo Narcisa , accompagnata dal marito e dal giovanotto ufficiale di cavalleria negli Usseri , che abbiamo incontrato con lei a Catania . Il sottotenente , che apparteneva ad una delle più nobili famiglie del Napoletano , l ' avea presentata ad una signora di mezza età , la quale recava con tutta disinvoltura gli occhiali sul naso , appartenente anch ' essa alla più alta società e che col suo ingegno si è fatto un nome che comincia ad esser celebre anche fuori d ' Italia . Le due donne , l ' una circondata e adulata pel potere dei suoi vezzi , l ' altra pel prestigio del suo nome , sedevano l ' una presso all ' altra su di un canapè , accerchiate da uno stuolo di cortigiani . Il barone di Monterosso venne a complimentare la signora contessa R * * * , e a dire anche due parole d ' occasione a Narcisa . « Avrò la fortuna , signora contessa » , disse , parlando alla donna matura , « di presentarle stasera un uomo , che , ancora giovanissimo , si è aperta diggià la più brillante carriera nella letteratura drammatica . » « L ' autore di Gilberto forse ? » , domandò la signora . « Lo conosce ? » « No ; ne ho udito semplicemente parlare ; è un dramma che ha incontrato moltissimo , a quel che pare ; e di cui i giornali si sono disputati i meriti con quell ' accanimento che dà sempre della rinomanza all ' autore . È napoletano ? » « È siciliano ; si chiama Pietro Brusio . » « Brusio ? ... Non ho mai udito questo nome ... » « Fra otto giorni questo nome sarà pronunziato come quello di Giacometti e di Gherardi del Testa . » « È una celebrità in erba , dunque ? » « Sì , signora contessa : una celebrità che nasce , ma in mezzo ad una splendida aurora . Il suo dramma è stato replicato quattro volte a richiesta , e domani fu desiderato per la quinta ; l ' impresario glielo ha pagato come non si sogliono pagare quasi mai le produzioni letterarie in ltalia , e l ' ha impegnato a scrivere pei Fiorentini con un appuntamento che lo farà vivere da signore . » « Domani andrò ai Fiorentini » , disse la dama , « stasera mi presenti il suo protetto ; lo pregherò di passare da me le sere in cui ricevo . » Il barone s ' inchinò allontanandosi per dar retta ad altri invitati . Narcisa ballò come una silfide e confessò al suo cavaliere di mai essersi divertita come in quella sera . Verso mezzanotte il barone si avvicinò di nuovo al divano ove sedevano Narcisa e la contessa , accompagnato da un giovane alto e bruno , di cui l ' espressione fredda , altiera e quasi severa era appena temperata dal contegno grazioso che gl ' imponeva l ' atto che andava a compiere . « Mi permetta , signora contessa R * * * » , disse il barone con il garbo di un uomo di società , « che abbia l ' onore di presentarle il signor Pietro Brusio , il giovane autore di cui le feci parola . » Pietro s ' inchinò in silenzio , mentre la dama originale l ' esaminava con tutta flemma , attraverso gli occhiali , dal capo alle piante e gli faceva i complimenti d ' uso . Anche Narcisa esaminava il nuovo arrivato con una curiosità che andò a finire nella maggior sorpresa . Ella stentò a riconoscere il giovane incognito che a Catania incontrava ad ogni passo , divorando degli occhi il suo sguardo , e che passava le notti sul marciapiede dirimpetto alla sua casa , in quel giovane che le stava dinanzi con la fronte nobile , quantunque solcata dalle febbrili emozioni della creazione , e dai delirii sublimi del pensiero ; coi lineamenti sbattuti dalle fatiche del lavoro , dalle lotte ardenti dell ' idea , che aveva sentita immensa , colla forma , che spesso non sentiva abbastanza . Egli avea l ' occhio brillante della confidenza che dà la giovinezza e l ' avvenire , quando si affaccia ridente ; il suo vestito irreprensibile sviluppava la forte e maschia eleganza del corpo ; si presentava con tutta la grazia di un abituato alle più aristocratiche riunioni . Ciò che più di ogni cosa servì a farglielo riconoscere , meglio che l ' altiero portamento della fronte , ch ' egli non avea saputo rendere grazioso in quel momento come il sorriso a cui aveva forzato il suo labbro sdegnoso nel presentarsi alla contessa R * * * , fu questo . La contessa gli parlava con la famigliarità che dà la parentela del genio , e gli stringeva la mano . Il cerchio degli ammiratori di lei gli si affollava d ' attorno , e lo guardava con occhio invidioso . Tutt ' a un tratto ella lo vide diventar pallido come un cadavere , e dirizzarsi sulla persona con un movimento macchinale che non seppe padroneggiare ; e ciò fu quando il barone ( ch ' era rimasto al suo fianco frapponendosi fra di lui e Narcisa ) si allontanò . Pietro aveva veduto la contessa di Prato , alla quale il sottotenente dirigeva un complimento ch ' ella non ascoltava . Brusio rimase un momento immobile , senza poter parlare , cogli occhi , che si erano fatti di una sorprendente lucidità , fissi in quelli di lei , mentre una leggiera convulsione faceva tremare sul suo labbro superiore i baffi castagni . La signora R * * * , che gli parlava in quel momento , fu sorpresa di non avere risposta , e lo guardò con curiosità . Pietro staccò quasi con isforzo gli occhi da quelli di Narcisa , che lo fissavano col loro sguardo limpido e chiaro , per volgerli all ' ufficiale , che anch ' esso lo guardava sorpreso , arricciandosi le basette . Egli fu freddo , distratto , impacciato tutto il tempo che rimase a discorrere colla donna celebre . Quando questa gli parlava dello splendido avvenire che la riuscita della sua produzione l ' autorizzava ad aspettarsi , rispose tristamente : « Forse , signora contessa , giammai in tutta la mia vita potrò compiere un lavoro come quello che scrissi in otto giorni , e al quale il pubblico ha avuto la bontà di fare buon viso » . « È solo modestia che le fa dir ciò ? » « No , signora ; forse è presentimento . » « Bisognerebbe , in tal caso , non ammettere questo dramma come parto del suo ingegno , ma piuttosto ... » « Del cuore ? » , interruppe il giovane ; « sì , signora ! » . « Ella ha ragione : in un momento di passione si possono operar miracoli che parrebbero impossibili a tentarsi un minuto dopo . Pel bene del suo avvenire voglio augurarmi che tale non sia il suo Gilberto . » « Chi lo sa ? » E lo sguardo del giovane , che s ' inchinava per allontanarsi , incontrò quello di Narcisa fisso su di lui con un ' espressione che dimostrava più della semplice curiosità . Si ordinavano le coppie per un valtzer ; e l ' ufficiale venne a presentare il suo braccio a Narcisa , che vi abbandonò il suo corpo flessibile , splendida di tutta la sua strana bellezza ; coi capelli , intrecciati di perle , cadenti sulle spalle bianchissime e vellutate ; col bel seno anelante sotto il velo ed il merletto che lo copriva ; col suo sorriso indefinibile sulle labbra , e gli occhi che , senza esser brillanti , avevano un ' onda di voluttà nei loro raggi . Ella si avanzò lentamente , mollemente , come immedesimandosi al corpo dell ' uomo a cui si accompagnava , con un inimitabile movimento del suo collo da cigno , quasi le perle e i fiori che s ' intrecciavano ai suoi capelli , e il volume di questi , fossero troppo pesanti per quella piccola testa ; presentendo nello sguardo sorridente e scintillante tutto quel torrente d ' impetuose voluttà che il valtzer , questo ballo degli innamorati , dovea darle ; come appoggiando tutti i delicati tesori del suo corpo al braccio del suo cavaliere , per trarne quella foga d ' esaltazione che la musica , l ' eccitamento , il contatto del corpo dell ' uomo elegante doveano darle . Nulla varrà a riprodurre , ad accennare soltanto , l ' impressione voluttuosamente affascinante di quel corpo leggiero da silfide , che librava , direi , le ali coll ' espressione del suo sguardo , per abbandonarsi a tutto il trasporto di quel ballo . Le coppie cominciarono a girare ; la musica eseguiva Il Bacio di Arditi . Dopo il primo giro , quando la contessa si fermò , anelante , come cullandosi al braccio del suo splendido cavaliere , sfiorandogli un ' ultima volta il viso coi suoi capelli ; colle guance accese , il petto anelante , gli occhi umidi di languore e di piacere , incontrò un altro sguardo , umido ancor esso di una indicibile espressione d ' angoscia e quasi di cruccio , che brillava su di una fronte alquanto calva e pallida di una spaventosa pallidezza . Ella fissò un lungo sguardo su quello che si fissava su di lei . « Vogliamo ricominciare ? » , le sussurrò all ' orecchio l ' ufficiale , passandole il braccio attorno alla vita da bajadera . « È inutile ... mi sento stanca ... Non ballo più ... » Ella cercò cogli occhi un ' altra volta quello sguardo supplichevole e nello stesso tempo minaccioso : era scomparso . « Oh ! questo Bacio ! questo Bacio ! ... avrò da sentirlo dappertutto !...», mormorava Pietro delirante scendendo le scale . « Domani ai Fiorentini si darà un dramma che ha fatto furore ; a quanto si dice ; avrete la compiacenza di accompagnarmici ? » , domandò Narcisa al marito . Questi s ' inchinò in silenzio . L ' indomani , infatti , alle 9 e mezzo , la contessa , che non si ricordava di essere entrata in teatro a tal ora , era in un palchetto di seconda fila sul proscenio . Il sipario non era ancora alzato e la sala era affollatissima . La contessa recava in mano un magnifico mazzo di viole bianche che posò sul parapetto insieme all ' occhialetto . Il dramma fu recitato in mezzo ad una di quelle ovazioni che sembrano strappate agli spettatori quando l ' autore ha saputo scuotere tutte le corde dei cuori colla sua mano potente : era una di quelle opere spontanee , tutte di un sol getto , che sono belle perché sono vere , che sono inimitabili perché sono semplici e comuni . Narcisa rivide quel giovanetto che passava le notti sotto i suoi veroni ; lo rivide nel protagonista di quel dramma , con tutti i suoi fremiti d ' amore e i suoi disinganni disperati , ella sentì che quel dramma parlava di lei , era scritto per lei , in tutte quelle sfumature di rimembranze che l ' accennavano ad ogni passo ... L ' ufficiale , che avea battuto le mani quando l ' aristocrazia aveva applaudito , osservò con sorpresa che ella rimaneva indifferente alle sue sollecitudini , tutta assorta in quel Gilberto che ad ogni parola destava in lei una reminescenza e le svelava quale amore quasi sopra [ n ] naturale avea saputo destare . Nel mezzo della scena che l ' avea commossa dippiù , ella , coll ' ispirazione improvvisa e adorabile della donna leggiera e capricciosa , s ' era tolto dal dito un magnifico anello di brillanti e l ' avea legato al nastro del mazzetto . Alla fine del second ' atto l ' autore , chiamato fragorosamente dal pubblico , venne sulla scena . Egli non ebbe che uno sguardo , in mezzo al turbine di quegli applausi frenetici , in mezzo all ' agitazione di quella folla che si levava gridando il suo nome , in mezzo all ' inebbriamento di quell ' ovazione quasi delirante : uno sguardo che andò a posarsi su di un palchetto di un proscenio al second ' ordine . Egli vi vide la contessa ... verso della quale si chinava sorridendo il biondo giovanotto dalla brillante divisa di ufficiale degli Usseri . Pietro dimenticò quegli applausi , quelle corone che gli cadevano ai piedi , quei fiori che lo coprivano come in un nembo , quelle acclamazioni al suo nome ; egli non badò più neanche ad un mazzo di viole bianche che gli era caduto ai piedi dal palchetto di Narcisa e che avea raccolto , per fuggire come un delirante , come un uomo che teme d ' impazzire , poiché tutti questi applausi non potevano dargli quello sguardo ch ' era venuto a cercare sino a Napoli , che avea voluto comprare a prezzo delle ispirazioni del suo genio , e che avea visto rivolto sul giovane sottotenente . La folla chiamò invano replicate volte l ' autore . « Che ne dite del dramma ? » , domandò la contessa all ' ufficiale , dopo l ' ultimo atto , approfittando del tempo in cui il conte era uscito per fare ordinare la carrozza dal jo [ c ] key che aspettava sul corridoio . « Molto bello , in verità ; e anche assai applaudito . » « E dell ' autore ? » « Che volete che ne dica ? ... ch ' è un autore come tutti gli altri » , soggiunse colui con il supremo disprezzo degli uomini di spada . « Eppure quest ' uomo è celebre ! » , aggiunse la contessa avvolgendosi nella sua vespertina di cachemire bianco . « Sarà anche questo . » « Sento che amerei quest ' uomo come una pazza ! » , esclamò Narcisa punta dal freddo motteggio del suo vagheggino , colla viva schiettezza del suo carattere mobile ed impetuoso . « Confessate almeno che questa franchezza è odiosa !...», rispose ridendo il sottotenente , poiché non sapeva se dovesse prendere la cosa sul serio , sebbene l ' espressione affatto nuova della contessa gli desse molto a pensare . « Ha però sempre il merito della franchezza ! » , replicò con tutta flemma Narcisa : « Quest ' uomo io l ' amo ... poiché la sua celebrità è opera mia ! ... opera di cui posso andare superba ! ... Partite per la guerra , signore , a farvi uccidere per me o a ritornare generale d ' armata , e allora ... ma allora soltanto ... forse .... io vi amerò come sento che amo in questo momento quell ' uomo ! » . « Signora ! » , esclamò l ' ufficiale coi denti stretti , facendosi pallido . « Non mi accompagnate sino alla mia carrozza ? » , disse senza scomporsi Narcisa , dandogli la busta dell ' occhialetto da recarle , nel momento che suo marito rientrava nel palchetto . Brusio era ritornato a sua casa agitatissimo , e passò la notte senza dormire . Ella ! Narcisa ! avea assistito al suo trionfo , avea palpitato dei suoi sentimenti , gli avea gettato quel mazzetto che avea fatto appassire a furia di baci ! ... Ma ella non era sola ! ... quell ' uomo , quel soldato , sì giovane , sì bello , sì splendido ! che le parlava sì da presso ... che le sorrideva in quel modo ! ... Tutt ' a un tratto le sue dita incontrarono l ' anello che era legato al mazzo ; un dubbio atroce lo fece impallidire : quei fiori , che la donna adorata avea lasciato cadere su di lui , invece di essere l ' espressione della simpatia , non dimostravano piuttosto uno di quei volgari applausi , uno di quegli splendidi regali con cui si paga l ' abilità di un istrione ? ... Quest ' idea lo martellò a lungo ; e l ' indomani , ancora sotto questa impressione , scrisse il seguente biglietto a Narcisa - sarcasmo pungente ed amaro velato dalla forma più delicata : Signora contessa , Ieri ebbi la fortuna di raccogliere un mazzo che le cadde dal palchetto sulla scena . Se , unita ai fiori che lo compongono , non vi avessi trovato una gemma di qualche valore , io l ' avrei forse conservato come un ricordo dippiù della simpatia di cui mi onorarono gli spettatori ; ma nel dubbio d ' ingannarmi sulla destinazione del suo prezioso regalo , poiché tali sogliono essere le ricompense dei commedianti celebri , mi fo un dovere di rimetterlo alle mani dalle quali è partito . La prego , signora , di gradire la testimonianza della mia più distinta considerazione , ecc . Suggellò il biglietto , dopo averlo firmato , aspettando con impazienza l ' ora convenevole per ricapitarlo . Bisogna dire che il giovane , esagerando la sua suscettibilità , scrivendo quella lettera di orgoglioso rimprovero sotto le frasi gentili , cedeva ad una segreta speranza di mettersi in relazione con Narcisa ; e che egli avea adottato quel mezzo come ne avrebbe adottato un altro , se gli si fosse presentato . A mezzogiorno suonò , e disse al domestico che comparve , consegnandogli la lettera ed il mazzo : « V ' informerete dalla servitù del signor barone di Monterosso dell ' abitazione della signora contessa di Prato , e andrete a recarle questa lettera insieme ai fiori e all ' anello , personalmente » , aggiunse in ultimo , accentuando la parola . «Ascoltate....», disse quindi , mentre il servitore stava per uscire , esitando tuttavia a proferire quelle parole che gli pareva svelassero la sua segreta speranza che cercava dissimulare a se stesso : « se vi dicono esserci risposta aspettatela » . Attese con ansietà febbrile i tre quarti d ' ora che il domestico impiegò a ritornare colla risposta . Finalmente l ' udì sulle scale e andò ad incontrarlo nel salotto , dominandosi a pena . Gli venne recato su di un vassoio da lettere un biglietto da visita ; al di sotto del titolo Conte di Prato in litografia , c ' era scritto a mano : prega il sig . Brusio di far trovare alle 8 due suoi amici al Caffè d ' Europa . « Un duello ! » , esclamò Pietro sorpreso di leggere tutt ' altro di quello che sperava : « confesso che me l ' aspettava pochissimo . Quello che non so comprendere è perché il signor conte spinga la permalosità sino a sfidarmi per un mazzo rimandato ... a meno che ... » . Rimase pensieroso alcuni secondi , senza compire la frase , girandosi il biglietto fra le dita . « Non importa » ; disse quindi riscuotendosi ; « quest ' uomo è destinato ; io l ' ucciderò , com ' è vero che mi chiamo Pietro e che quest ' uomo mi ha insultato a Catania ... » Uscendo per prevenire i testimoni passò dal barone di Monterosso e vi trovò un altro suo amico . « V ' incontro a proposito » ; diss ' egli stringendo le due mani che gli venivano stese , « ho un affare col conte di Prato e venivo a pregarvi della vostra assistenza . » E raccontò ai due amici il fatto della mattina che avea causato la sfida del conte . « Le condizioni ? » , domandò il barone . « Vi dò carta bianca ; l ' appuntamento è per stasera , alle otto , al Caffè d ' Europa . Vi prevengo soltanto che non accetterò accomodamenti . » Alle dieci i due padrini vennero a trovarlo al Teatro S . Carlo per riferirgli le condizioni stabilite . « Diavolo ! » , esclamò il barone , « l ' affare sembra più serio che io non mi fossi immaginato . Il conte è furioso , a quanto pare ; ed ha proposto condizioni d ' inferno : trenta passi , dieci passi liberi per ciascheduno . C ' è da divertirsi con due uomini che possono venire a scaricarsi le pistole sul petto a dieci passi ! » « Accetto ! » , esclamò Pietro col suo accento vivo e brusco . « Caspita ! lo sapevamo ; giacché abbiamo accettato per voi ... Quando c ' entra quel demonio di contessa ... » « La contessa ? » « Eh , via ! ... forse che domani andate a cacciarvi una palla in corpo quasi colle pistole appoggiate sullo stomaco per quel povero mazzo che c ' entra quanto un pretesto ? ! ... Il conte è irritatissimo per l ' assiduità che spiegaste nel far la corte a sua moglie , per cui la seguitaste da Catania a Napoli ; e si è servito di questo pretesto per sfidarvi onde evitare il rumore . » « Vi assicuro che non ho ancora l ' onore di essere conosciuto personalmente da quella signora ... » « Il conte però sembra che vi conosca molto bene ... A domani ! » A mezzanotte Brusio rientrando trovò una lettera che il cameriere gli disse aver recato due ore avanti una giovane assai elegante , che erasi annunciata per la cameriera della contessa di Prato . Egli aprì con febbrile impazienza la lettera profumata , della quale il bellissimo carattere inglese era tracciato con mano incerta , e vi lesse : Signore , Il conte l ' ha sfidato . Le condizioni di questo duello sono orribili : due uomini che si battono alla pistola non si battono per una semplice riparazione ; si battono per uccidersi . Questo duello è un delitto . A Napoli si è molto parlato del suo scontro di un mese fa con un giornalista il quale ancora guarda il letto ; si dice ancora che ella è un terribile tiratore ; il conte anche lui possiede questa sciagurata destrezza ... E questi due uomini , che si odiano a morte , andranno , domani , dope essersi abbigliati freddamente , come al solito , dopo di aver fatto attaccare la carrozza , dopo di essersi salutati civilmente , a mettersi a 15 o 20 passi di distanza colle pistole in mano , mirando col triste sangue freddo che deve dare in mano dell ' uno la vita dell ' altro ... Oh ! signore ! ... lo ripeto : questo è delitto ! ... questo è il più spietato assassinio legale ! ... O il conte resta ucciso ed io avrò il rimorso di essere stata causa della sua morte ... o invece ... Signore ... a Catania conobbi un giovane nobile e generoso ... che mostrava d ' amarmi ... Io invoco questa memoria per scongiurare tale disgrazia ... Questo duello non deve aver luogo ! Si ritratti , signore , il conte accetterà le sue più semplici scuse , e le basterà di fare il primo passo perch ' egli le venga incontro a stringerle la mano . Se ha una madre pensi a questa madre , se ha un ' amante pensi all ' amante , signore ... e farà il più nobile sacrifizio che amor proprio d ' uomo possa fare evitando questo duello . Narcisa Valderi Pietro fu tristamente colpito da quella lettera . Egli si aspettava tutt ' altro , egli credeva di trovare affettuose parole di donna amante , e per contro rinvenne la moglie che supplicava il duellista famoso per la vita del marito ; egli non vide , non seppe scorgere tutto ciò che lasciava [ in ] travedere , che accennava anche quella lettera che parlava delle reminiscenze di Catania ... poiché a quelle reminiscenze non si era data più importanza di quanta se ne dà a sentimenti che non si dividono ; avea riletto due o tre volte una parola , quell ' o invece ... che un momento avea fatto la sua speranza , come se avesse cercato interpretare tutto il senso di quei puntini che la seguivano , e trovarvi quello che il suo cuore voleavi vedere ; ma quei puntini potevano anche nascondere , come spesso , il nulla . Se Narcisa gli avesse scritto semplicemente : Pietro , non uccidete mio marito , ritrattatevi : egli non si sarebbe ritrattato , ma non avrebbe neanche fatto il passo che fece , rimandandole la lettera , come una suprema impertinenza . Sorridendo del suo riso amaro , scrisse , in basso della stessa lettera della contessa , queste sole linee , che gli parve la completassero , e ne fossero la degna risposta , mormorando fra i denti stretti dal sarcasmo : « Ah ! costei ha paura che io le uccida il marito ! ... costei si rivolge al giovane di Catania , e ne accenna la memoria , come si farebbe di un balocco ad un fanciullo ; per ottenere il suo intento ! ... Ma non sa questa donna quali lagrime stillino ancora queste memorie ?!...» . Le due linee dicevano : « Se amassi una donna , come io e nessuno può amare - e questa donna mi chiedesse una viltà - io la negherei a questa donna . - Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo » . Sì , egli l ' amava tanto , colei , malgrado tutto quello che aveva sofferto per lei , e forse a causa di ciò , malgrado i torti che si figurava aver ella verso di lui , da farle il sacrifizio della vita senza neanche pensarci , senza neanche farglielo indovinare ; mentre l ' assicurava della vita di suo marito , ricusandosi nel tempo istesso a far le sue scuse al conte , - ciò che valeva offrirsi come un bersaglio ai colpi di lui . Quest ' uomo che non sapeva se la sera del domani dovesse venire per lui ; quest ' uomo che andava fra poche ore a barattare una vita giovane e ricca d ' avvenire , acclamata , festeggiata , contro un colpo di pistola , dormì tranquillo tutta la notte , poiché si sentiva più vicino a Narcisa , la sirena che gli avrebbe fatto adorare l ' inferno per mezzo delle sue seduzioni . All ' alba era alzato e si vestiva . Nel punto di scendere le scale consegnò al cameriere la lettera della contessa dicendogli : « Recate al suo indirizzo questa lettera , e dite alla contessa di avervela io data nel punto di montare in carrozza . Fate avanzare » . « La carrozza ! » , gridò il cameriere . I briosi cavalli lo trasportarono rapidamente all ' abitazione del barone , nella strada del Pilierò , ove aspettavano i due testimoni . VII Quando giunsero sul terreno , al Vomero , vi trovarono il conte coi suoi due padrini ; tutti si salutarono levandosi i cappelli . « I signori hanno da offrire ritrattazione da parte del loro primo ? » , domandò uno dei testimoni del conte a quelli di Brusio . « No , signore » ; rispose breve il barone . Colui sembrò sorpreso , poiché era forse prevenuto dalla contessa di aspettarsi tutt ' altro , e cominciò a misurare il terreno d ' accordo cogli altri . Situati i duellanti , i padrini misero loro in mano le pistole , e si allontanarono . In questa fatta di duelli , l ' ultimo colpo è scelto a preferenza dal più coraggioso , o dal più arrabbiato , che approfittando dell ' eventuale cattivo esito dell ' avversario , può venire a fare il suo colpo a 15 ed anche a 10 passi di distanza ; ciò che dà molte probabilità di riuscita . I padrini di Brusio videro dunque colla massima sorpresa , che questi , né novizio , né inesperto , fermo al suo posto ( dopo aver mirato un momento con freddezza ) avea tratto il suo colpo , il quale avea spezzato un ramoscello , che sorpassando il muro del giardino , a cui volgeva le spalle il conte , si stendeva sulla testa di quest ' ultimo . Il conte ( che si era fermato dopo tre o quattro passi , facendo l ' atto di chi prende la mira più accuratamente per tirare , onde prevenire il giovane ) rassicurato dal cattivo esito del colpo di lui , fece tranquillamente i suoi dieci passi , mirando sempre colla calma di un tiratore al bersaglio , e fece fuoco a 20 passi ; la palla andò a scalfire il braccio sinistro di Brusio . « L ' onore è salvo ! » , gridarono i padrini . Il conte salutò e andò a rimontare nella carrozza coi suoi due amici . Passando dal Caffè Nuovo offrì una colazione ai testimoni ; dei quali uno , quello che avea fatta la domanda di ritrattazione , si scusò di non potere accettare , accusandone un affare urgentissimo e partì . « In sala c ' è un signore che l ' aspetta da cinque minuti , e che mostrava aver molta fretta di vederla » ; disse il cameriere a Brusio , appena questi fu di ritorno . « Ha detto il suo nome ? » « No , signore . » « Va bene . » Nel salotto infatti aspettava uno dei testimoni del conte , quello che l ' avea lasciato al Caffè Nuovo , vecchietto rubizzo ed elegante . Appena vide Pietro gli stese la mano . « Ero impaziente di stringere la mano dell ' uomo più nobile e generoso ch ' io m ' abbia conosciuto » ; gli disse , « e avrà la bontà di perdonarmi se ho rischiato d ' essere importuno per affrettarmene il piacere . » « Io non capisco , signore » , rispose Brusio freddamente . « Sono l ' interprete dei sentimenti della contessa di Prato . » « La contessa di Prato ! » , esclamò Pietro involontariamente . « Cui ella ha salvato il marito rischiando la vita . » « Io ? No ! sono stato sfortunato : ecco tutto . » « So che a trenta passi ella mette una palla in un anello . Ho assistito al più strano duello ch ' io abbia veduto , ed ho l ' onore d ' assicurarle che me ne intendo un poco di questi giochetti . Tutto questo mi autorizza a creder poco nelle sue parole , in questo momento , e molto nella sua discrezione e nella sua modestia . » « Signore ! » « E che ! ... forse che andiamo in collera perché vengo a recarle i ringraziamenti della contessa ? » « La signora contessa nulla mi deve e nulla ha a ringraziarmi . » « Stamattina , molto prima di partire pel Vomero col conte , ho veduto un biglietto così concepito in sostanza : Io non mi ritratterò , ma posso assicurare la signora di Prato che non le ucciderò il marito . Se la contessa avesse avuto la bontà di cedermi per un quarto d ' ora quel biglietto , come io ne l ' avea pregata , non avrei avuto la sfortuna , a quest ' ora , di esser sì poco creduto . » Brusio arrossì impercettibilmente e chinò la testa . « Ella ha letto questo biglietto ?...», disse esitando . « Letto propriamente no ; poiché è stata la contessa che ha avuto la bontà di leggermelo . » Pietro respirò . « Ebbene ? » « Ebbene ! io so tutto . La contessa istessa mi ha tutto rivelato ! » , aggiunse con enfasi napoletana l ' interlocutore di Brusio . « Ella ? ! » « La prego di credere , prima di farsene le meraviglie , ch ' io ho l ' onore di trovarmi molto innanzi nell ' amicizia della signora contessa di Prato , e che ella ha la bontà di mostrarmi tutta la fiducia ... Non so se ella m 'intende...» « Non molto , veramente . » « Eppure è sì chiaro ! » , aggiunse il vecchietto con un sorriso malizioso . « È adorabile quella contessa ! ... peccato che lei non abbia la fortuna di conoscerla intimamente ... » « Me ne rincresce di cuore . Sicché ?...» « Sicché ho saputo dalla Valderi , ieri sera » , seguitò colui , assumendo completamente l ' aria misteriosa e gonfia del vecchio ganimede che si crede sicuro del fatto suo , « che lei , signore , ha voluto , non so perché , rimandare alla signora un mazzo che questa le avea gettato sul proscenio la sera che si rappresentava il suo Gilberto ; cosa che il conte ha preso in mala parte , per cui n ' è seguito lo scontro di stamattina ... Quello di più delicato , che la contessa non volle , non seppe nascondermi , è che ella stessa avesse fatto pregare lei , signore , di venire ad un accomodamento , onde il sangue non fosse sparso per una causa sì futile ; e le venne risposto con quel biglietto ch ' ella mi lesse . » Pietro sorrise involontariamente nel vedere la pazza persuasione e le galanti pretensioni del vecchietto . « La contessa » , seguitò colui , « ed io stesso non avevamo capito perfettamente quello che volessero dire quelle parole : Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo : e che la sua nobile condotta di stamattina ha spiegato intieramente . Nella mia premura di presentarmi alla Prato con qualche cosa che le fosse gradevole , io son corso a ringraziar lei di cuore , a stringerle la mano per la contessa e per me , essendo sicuro di prevenire il desiderio della signora . » « Mi permetta di farle osservare che questa sicurezza è , per lo meno , molto arrischiata . » « Per bacco ! dopo aver veduto Narcisa agitata , come ieri sera l ' ho veduta ; dopo che stamane , prima ch ' io partissi con suo marito , ella mi fece chiamare misteriosamente ... segretamente , capisce ? ... per scongiurarmi colle più calde preghiere , colle lagrime agli occhi , che facessi di tutto onde venire ad un accomodamento , non c ' è bisogno di gran sale in zucca per capire che la contessa dev ' essere contentissima dell ' esito fortunatissimo di questo affare ( poiché , scusi , ma la sua ferita al braccio non può chiamarsi una disgrazia ) e che io , dopo aver fatto il possibile per venire all ' aggiustamento che ella mi raccomandava , vada ad annunziarle di aver accomodato benone le cose , e aver perfino ringraziato lei . » Sarei dispiacentissimo però , signore , ove ella , senza volerlo , le avesse reso un servigio che sarà male accolto dalla signora . » « Male accolto ! ? ... e perché ? » « Giacché il conte n ' è uscito illeso , cosa deve importare di me , di uno sconosciuto , a quella signora ? E come dovrà accettare che lei vada a dirle : Ho stretto da parte vostra la mano a quell ' uomo che ha avuto la scortesia di rifiutarvi un sommo favore ( poiché non è provato ch ' io abbia risparmiato il conte ) e che è andato a scaricare la sua pistola contro il petto di vostro marito ? » Il vecchietto rimase un momento confuso , come colpito da quella riflessione ; ma poco dopo riprese vivamente , quasi trionfante : « No , no ! son sicuro del fatto mio . Lei non conosce la bell ' anima di Narcisa ; ella sarebbe desolatissima se il minimo accidente le fosse accaduto ... L ' ho udita con questi orecchi esclamare , torcendosi le braccia : Mio Dio ! se quel giovane morisse ... per me ! » . « Ella ha detto questo ? ! » , esclamò Pietro quasi fuori di sé ... « Ma sì ! Diavolo ... che c ' è ? Le reca sorpresa che una donna abbia paura del sangue che potrebbe venire sparso per cagion sua ? » « Al contrario ... È che ... in tal caso ... essendo sicuro ... essendo certo di rendere a lei un servigio ... di farle un buon ufficio presso quella signora ... io le darei un attestato di quanto ella ha fatto per scongiurare il pericolo di questo duello ... di come ella si è adoperato per far piacere alla contessa ... » « Mio amico ! mio caro amico ! » , esclamò colui , abbracciandolo ; « come le ne sarei grato !...» « E se lei crede che due righi potrebbero esserle utili presso la signora di Prato ... » « Ella è la bontà in persona , ed io le sono devotissimo anima e corpo . » Senza aspettare che il suo interlocutore fornisse il compito dei suoi enfatici ringraziamenti Pietro si appressò al tavolino da albums , aprì una cartella che conteneva foglietti da lettere , e scrisse : « Un uomo che ha molto a farsi perdonare dalla signora contessa di Prato sarebbe fortunatissimo ove ella volesse indicargli un ' ora della giornata in cui potesse venire ad implorare questo perdono ai suoi piedi » . Piegò il foglio e fece mostra di rimetterlo così aperto all ' amico della Prato . « Non occorre di suggellarlo , se lei avrà la bontà di ricapitarlo perso - nalmente alla signora contessa . » « Anzi ! anzi ! ... suggelli , suggelli pure ! Voglio fingere di non sapere di che si tratti ... Quest ' attestato del quale sembrerò non essere informato , mi gioverà molto presso la mia cara contessa . Ella sarà contentissima di me ... poiché ... capisce .... ella ha molta bontà per me ... non dico per vantarmi ... » « Non perda tempo adunque ! » , replicò Brusio , spingendolo verso la porta . « Un altro abbraccio , amico carissimo , un altro abbraccio . Lei troverà sempre in me un uomo tutto suo , un amico vero e riconoscente sino alla morte . Tratti d ' amicizia come i suoi , che non si fanno aspettare ... che vengono da sé ... non si dimenticano ... Poiché ella ha avuto la gentilezza d ' indovinare ... che io per quella cara Narcisa ... capisce ? ! » « Addio , caro signore . » « Oh , come mi sarà grata la contessa ! come creperanno d ' invidia , quegli altri giovanotti , quell ' ufficialetto di cavalleria pel primo ! ... Addio , caro amico . » Uscì a ritroso , inchinandosi ; e Pietro , lasciando cadere la portiera dietro di lui , non poté fare a meno di ridere della trista figura che la sciocca presunzione faceva fare a quel seduttore di 58 anni . A mezzogiorno il conte rientrò in casa e domandò della moglie . « La signora contessa è uscita in carrozza » , rispose il suo cameriere . « Uscita diggià ! » , esclamò il conte con qualche sorpresa . « Ed ha lasciato pel signore questo biglietto . » Il conte non dissimulò un movimento di collera , ed esitando ad aprire la lettera , disse bruscamente al domestico : « Va bene ! lasciatemi » . Il biglietto di Narcisa era semplicissimo : « Lascio questa casa perché sento ch ' è impossibile rimanere uniti più oltre . - Sento troppo altamente i motivi che mi spingono a tal passo per nascondervelo . - Non mi cercate adunque : sarebbe inutile . - Vi so troppo ricco e troppo generoso per supporre che possiate far conto della mia dote : vi prego quindi di passare , su questa , 8 o 9 mila lire all ' anno al mio incaricato d ' affari a Torino , signor Treveri . Credo che basteranno » . Era quanto vi ha di incisivo nell ' ardire portato all ' audacia , nella franchezza spinta sino al cinismo , della donna volubile e galante , appassionata ed impetuosa . Quasi nell ' ora istessa un elegante calesse si fermava dinanzi il portone di una graziosa casa a due piani nella Strada Nuova . Un palafreniere , che serviva anche da portinaio , venne ad aprire alla signora abbigliata con distinzione , che era discesa dal calesse , e le additò una scala a sinistra , della quale gli scalini di marmo erano fiancheggiati di vasi di fiori . In fondo alla corte , legati alle sbarre di un cancello che chiudeva un giardino di piacevolissimo aspetto , scalpitavano tre bellissimi cavalli inglesi . Nell ' anticamera , ad un domestico che incontrò , la dama domandò se il signor Pietro Brusio era in casa . « Sì , signora ; ma non è visibile , poiché è nel suo gabinetto di lavoro . » « Ditegli che c ' è una signora che desidera parlargli . » « Domando scusa , signora ; ma la prego di avere la bontà di ripassare verso le sei , o di lasciare il suo biglietto ; poiché quando è nel suo gabinetto il signore non vuol essere disturbato assolutamente . » « Fategli tenere questo biglietto in tal caso » ; insisté la signora con una lieve tinta d ' impazienza , prendendo da un elegante porta - biglietti una carta di visita e piegandola : « ditegli che aspetto . Non vi sgriderà certamente per questo » . Il tuono di sicurezza e di superiorità con cui parlava la bella signora vinse le esitazioni del cameriere , che si decise a fare quanto ella diceva . « Si dia l ' incomodo di seguirmi in sala » , diss ' egli sollevando la portiera di un uscio ; « il signore ci sarà a momenti . » Per giungere al salotto si attraversava una piccola serra a cristalli , che occupava uno dei lati di una terrazza assai vasta , della quale s ' era fatto un giardino pensile , sporgente su quella spiaggia incantata della Marinella , che ha il bel golfo di Napoli per orizzonte , e in fondo Capri e Sorrento . Quella specie di stufa , dove vegetavano le più belle piante esotiche , circoscriveva come in un ' atmosfera separata dalla città clamorosa , il salotto ed il gabinetto da studio che vi era contiguo . I rumori esterni sembravano estinguersi sulla sabbia finissima del viale , come il più lieve alitare di vento moriva sulle grandi foglie di quelle piante immobili nelle loro masse svariate . Il salotto era addobbato con lusso ; ma quel pensiero tutto originale che avea disposto lo stanzone dei fiori prima di giungervi , e il giardino sulla terrazza , sembrava aver presieduto nei minimi dettagli alla situazione di tutti gli oggetti che lo decoravano . Le porte vetrate , che si aprivano sulla terrazza , erano nascoste , alla lettera , da persiane di pianticelle rampicanti ; ciò che unito alle pitture dei vetri , e alle doppie tende di raso e di velo , facevano penetrare soltanto nella sala quella mezza luce , che , col lasciare indistinte le forme degli oggetti , vi crea mille nuove immagini , e ne popola la semioscurità di quei mille sogni incantati , di quelle sfumature voluttuose che tanto piacciono alle signore galanti ; il passo si arrestava sui tappeti vellutati , come se temesse di destare un ' eco che potesse strappare dalla deliziosa preoccupazione che faceva nascere quell ' atmosfera . Il cameriere scomparve senza far rumore per uno degli usci dirimpetto , nascosto dalla stessa tenda di raso celeste . La signora si sprofondò in una delle poltroncine che erano vicine ad un elegante tavolino da albums , piccolo capolavoro nel suo genere ; subendo anch ' essa , senza accorgersene , il fascino che esercitava sui sensi quel luogo ricco di dorature , di sete , di specchi e di profumi : fascino al quale forse ella era disposta . Poco dopo la tenda si aperse , e comparve un uomo , vestito del rigoroso abito nero , come se volesse dare a divedere di apprezzare tutto il valore della visita che riceveva ; ancora pallido , ma di quel pallore che ci fa brillare gli occhi , quando la gioia troppo potente della felicità sembra chiamare al cuore tutto il sangue . Una benda di seta gli teneva al collo il braccio sinistro . Un momento però egli sembrò ondeggiare indeciso , mentre fissava i suoi occhi scintillanti su quel corpo da fata ( che accennava appena le sue seduzioni sotto le linee quasi vaporose delle vesti , voluttuosamente disteso sulla poltroncina ) e su quegli occhi che lo fissavano del loro sguardo più bello , mentre il sorriso più dolce errava sulle labbra di lei . Come se avesse temuto di rompere l ' incanto di quel sogno troppo bello per lui , [ egli ] esclamò , quasi impaziente , verso un testimonio che gli stava vicino , ma che però non si vedeva : « Non ci sono per nessuno . Quando vi voglio suonerò . Andate » . Non si udì sul tappeto , molto spesso , il passo del cameriere che si allontanava . Pietro si avanzò lentamente verso la dama , come se avesse voluto assaporarne , con una voluttuosa economia d ' analisi , tutte le emanazioni inebbrianti . Ella , nella sua positura da sirena , lo fissava sempre senza parlare . Il giovane non pensava neanche a proferire la più semplice formola di civiltà . Una parola sola irruppe spontanea : « Lei ! ... lei , signora ! ... da me ! » . « Che c ' è di strano ? » , rispose ella con un indefinibile sorriso . « Non ha ella rischiata la vita per me , perché io venga a rischiare quelli che il mondo chiama riguardi per lei ?...» Gli stese la destra , dopo essersi tolto il guanto ; egli esitò a prendere quella mano , che , forse per fargli provare in tutta l ' intensità il brivido del suo contatto , gli si metteva nuda fra le sue . « Ho ricevuto il suo biglietto dal signor Briolli . Se lei ha molto a farsi perdonare , io ho molto a ringraziarla ... Ho verso di lei uno di quei doveri di gratitudine dinanzi a cui le convenienze sociali scompaiono ; e son venuta a ringraziarla , signore , della sua azione sì nobile , sì generosa sino al sacrificio !...» Invece di rispondere , Pietro seguitava ad ammirare , come si fa di un oggetto prezioso , quella manina bianca ed affilata che si teneva fra le sue senza osare di stringerla , come se temesse di farne appassire la delicata bellezza . « E questa ferita ! ... Dio mio !...», continuò la contessa commossa vivamente . « Nulla ... una scalfittura . » Narcisa si avvide forse allora della tacita ammirazione con cui il giovane si teneva quella mano sulle palme , e , arrossendo impercettibilmente , fece un movimento per ritirarla . « Oh ! la lasci !...», mormorò egli come un fanciullo che parli in un sogno delizioso . « È cosi bella !...» La contessa , ancor più rossa di prima , ma sorridendo cogli occhi e le labbra del suo sorriso inebbriante , con un movimento rapidissimo e quasi istintivo di grazia squisita , o di sopraffina civetteria , gli porse l ' altra , lasciandole in quelle di lui e guardandolo fisso negli occhi . Pietro volle baciare quelle mani da fata ; ma gli parve un peccato , come gli era sembrato lo stringerle , di sfiorare colle sue labbra quella pelle rasata . Dopo un momento di silenzio la contessa riprese : « Uno dei testimoni di mio marito , il signor Briolli , mi ha fatto conoscere tutta la generosità della sua condotta ... Se io avessi potuto sospettare che alla mia preghiera ella doveva rispondere con tal sacrificio , io avrei inorridito di avanzarla ... come ora ho rimorso ... » . « Non mi parli di ciò !...», interruppe quasi brusco il giovane , come se avesse temuto di destarsi . « Noi abbiamo torti reciproci » , aggiunse Narcisa col suo sorriso ammaliatore ; « siamo franchi in tal caso dall ' una parte e dall ' altra per poterceli perdonare scambievolmente ... » « Reciproci torti ? » , interruppe Pietro come trasognato . « I miei saranno più gravi » , rispose Narcisa ; « ma ho la buona fede di confessarli e la risoluzione di espiarli ... E voi ?...» « Io non me ne trovo che uno ! ... ma sì grande ... che io non oso rammentarlo senza arrossire in faccia a voi ... » « Confessatelo allora ; forse vi verrà perdonato . » «Contessa!...» « È molto grave adunque perché non abbiate il coraggio di questa confessione ? » « Le vostre parole me lo danno ; io ho commesso l ' indegnità d ' insultarvi rimandandovi il mazzo e l ' anello , e poco fa anche il biglietto ... » « Avete avuto torto nell ' ultimo caso , non l ' avevate nel primo ... » « Perché ? » « Perché nel primo caso quello che a voi pare colpa , mi provava piuttosto ... » «Narcisa!...» « Che voi ... » « Che io vi amo come un pazzo ! ... come un uomo che non è più conscio di quello che fa , perché voi gli avete tolto la mente e la ragione , Narcisa !...» Così dicendo Pietro divorava coi baci quelle mani che si teneva fra le sue . « Ora che la vostra confessione è fatta » , diss ' ella , non rispondendo direttamente , « veniamo alla mia . » Pietro si accosciò sul tappeto ai piedi della contessa , tenendo sempre le sue mani . « Vi scrissi di aver conosciuto a Catania un giovanetto generoso sino al sagrifizio , nobile sino all ' eroismo ... Perdonatemi , non m ' interrompete . Allora non sapevo chi fosse , non conoscevo che un giovane come se ne veggono tanti , inferiore fors ' anche a quei giovani eleganti che mi facevano la corte . Anch ' esso mi faceva la corte alla sua maniera , come la fanno i provinciali e gli adolescenti ... Guardai qualche volta costui che incontravo sempre sui miei passi in istrada , sulla porta del Teatro , uscendo e rientrando in casa ... Qualche volta , quando paragonavo il suo stato a quello di coloro che mi amavano come lui ma che potevano dirmelo o almeno provarmelo , aspirare almeno ad un mio sorriso , ad una mia parola ... mentre costui doveva sacrificarsi giorni e notti intieri per vedermi scendere da carrozza o per passarmi d ' accanto al ritorno da un ballo , ebbi un momento di curiosità , ed anche di riconoscenza sì lontana da sfumare nella compassione , per questo giovane che mi amava in tal modo , e mi amava senza speranza ... Poi non ci pensai più ... Poco tempo fa lo rividi in una festa » : riprese la contessa : « era l ' uomo in voga ; l ' alta società avea per lui le più squisite cortesie , le donne più belle e più nobili gli sorridevano ... Un vero trionfo ! Io ammirai quella fronte larga e pallida , e mi sembrò di scorgervi qualche cosa di nobile che non vi avevo prima notato ; mi parve di leggere un mondo intiero nei suoi occhi , sebbene alquanto malinconici . Lo sguardo ch ' egli mi volse mi fece pensare al giovanetto sconosciuto ... e provai una viva commozione a quel pensiero : c ' era trionfo ed orgoglio soltanto , in quel punto . Oh ! io sono schietta , signore , per farmi credere quello che ho da dire in seguito . Quest ' uomo avea fatto un miracolo pel mio amore un miracolo da genio ... Io l ' ho veduto in quell ' opera , come egli non ha veduto che me creandola , prendermi la mano , sorridendo del suo triste sorriso , e farmi passare in rassegna il suo cuore coi suoi palpiti , le sue speranze e le sue lagrime ... e trasportarmi ai giorni delle vaghe aspirazioni e dei sogni ineffabili . Poi mi ha fatto piangere del suo pianto disperato a quelli spasimanti di passione ... e si è arrestato anelante , spossato , colle braccia stese , nel punto in cui sentiva sfuggirsi questo fantasma a cui incatenava la sua esistenza ... Oh , in quel momento , signore ... s ' io avessi veduto dinanzi a me quest ' uomo , come l ' ho veduto nel suo sogno , nel suo dramma ... gli avrei steso le braccia ad incontrare le sue ... » . «Narcisa!...», mormorò soffocato Brusio , sollevandosi sino ad inginocchiarsi . « Qualche volta , quando penso a quest ' amore sì ardente e sì immenso , che non avrei saputo immaginare se non l ' avessi ispirato , io che ho sorriso e folleggiato fra le ancor più folli proteste di mille galanti , io stordita da quest ' incenso d ' adulazioni e di corteggio che gli uomini più eleganti , più ricchi e nobili si affollano a bruciarmi ai piedi ... io ho un movimento d ' incerto terrore ; ... mi pare che debba esser terribile , divorante , questa passione , quando è giunta a tal grado ; ... mi pare ch ' essa debba assorbire la vita in un bacio di fuoco ... ma in un bacio di tale ebbrezza da sembrare troppo piccolo compenso la vita , e troppo corti i giorni per avvelenarsene ... » «Narcisa!!...», ripeté Pietro colle lagrime agli occhi , prendendole le mani con violenza , mentre avea ascoltato sin allora cogli occhi spalancati e fissi , come pazzo di felicità , e coi gomiti appoggiati sulle ginocchia di lei . La fata si curvò mollemente verso di lui , e gli posò le braccia sulle spalle ... poi lo sollevò lentamente , con quell ' abbandono inimitabile e seducente che le era particolare ; e guardandolo sempre col suo sorriso da sirena gli susurrò , quasi sulle labbra , colla sua voce più bella e più carezzevole : « Son venuta a vedere il tuo gabinetto da studio ... Pietro ... » . Quel soffio passò come un vento ghiacciato sul sudore che inondava la fronte di lui , che , impotente a più contenersi , la sollevò , prendendola tra le braccia , come un caro fanciullo , e la divorò di baci , singhiozzando in un sublime delirio : « Tu sei il mio Dio ! ed io non avrò mai forza per amarti come vorrei !!!...» . La portiera ricadde ondeggiante dietro di loro . Pochi giorni dopo , verso il tramonto , due giovani che s ' avvincevano colle braccia allacciate , come le rampicanti che coprivano i fusti dei grandi alberi del giardino pensile , appoggiati alla ringhiera di pietra della terrazza , guardavano il sole che tramontava dietro quel mare azzurro che si stendeva immenso ai loro piedi ed ove si specchiavano Ischia e Procida . Narcisa teneva appoggiata la testa sulla spalla di Pietro , e di quando in quando si aggrappava al collo di lui colle sue candide braccia per passare le sue labbra sulla fronte e gli occhi di lui con mille baci muti della sua bocca tremante che ne formavano un solo . « Che vita ! ... mio Dio ! che vita !!!...», mormorava ella soltanto qualche volta . « Eppure , mio dolce angioletto , quando io bacio questa tua fronte , e mi premo fra le labbra questi capelli , e ti chiudo gli occhi colle mie mani , e mi sento fremere fra le braccia questo tuo corpo da fata ... io non credo , no ... malgrado che io chiuda gli occhi , malgrado che io torturi disperatamente il mio cervello , per crederlo , che ciò che io provo di sì immenso , di sì convulso , di sì spasimante nella voluttà del piacere , nel delirio del godimento , mi viene da te ; ... che tutto ciò non è uno splendido sogno della mia fantasia , come ti sognai nel mio dramma ... e ti sognai delirante , stringendomi la testa infuocata fra le mani , premendomi il cuore che sembrava scoppiarmi , seduto sul marciapiede di faccia ai tuoi veroni ! ... No ... io non posso credere che quella donna che incontravo al passeggio , al braccio di un altro uomo , fra l ' ammirazione di quanti la vedevano , facendo palpitare il mio cuore col fruscio del suo strascico sulle vie ; ... che quella donna che vidi al Teatro ; che mi passò da presso senza guardarmi ; che seguii come un fanciullo , come un cane ; ... che non mi stancai a vedere dalla strada , per due mesi intieri , sotto la sua casa , ascoltando il minimo rumore che mi venisse da lei , che mi accennasse la sua presenza facendomi trasalire ; ... che quella donna che proferì quelle parole ... quella notte ... dal verone ; ... che mi torturò il Cuore colle note strillanti del suo valtzer , quando mi parve che il mio cuore fosse rotto ; ... che quella donna ch ' io non osavo avvicinare per non rompere il cerchio luminoso che la circondava d ' aureola , per non rapirle un atomo di quella atmosfera profumata della quale ci circondava , che faceva il suo prestigio ; ... che quella donna che adorai infine come un pazzo , spaventandomi di adorarla in tal modo , è mia ! ... mi ama ! ... mi è fra le braccia ! ! ... che io posso chiamarla ogni giorno , ad ogni ora , ad ogni minuto ; ... che io ad ogni ora , ad ogni minuto posso udire quella voce che proferì : Quell ' uomo è pazzo : che mi dice che m ' ama ! ... che io posso ad ogni ora , ad ogni minuto vivere la sua vita e suggergliela coi baci delle labbra ... Oh , no ! Narcisa ... per credere a ciò bisogna che noi ritorniamo a Catania , che noi abitiamo quella stessa casa che io guardai con più venerazione della casa di Dio ; che io respiri l ' aria istessa di quelle camere ; che mi metta a quel verone , con te , al posto che occupavi seduta sulla poltrona ; e che io ti legga , seduto accanto alle tue ginocchia , come quell ' uomo ... Bisogna che mi metta con te , di notte , a quell ' ora , a quel verone ; e che tu ripeta quelle parole infami che io annegherei sulle tue labbra coi miei baci ; bisogna che le tue mani ripetano su quel pianoforte le note di quel valtzer che m ' inseguirono spietatamente quando fuggivo delirante come se fuggissi il cuore che sanguinava dirotto ; bisogna che io mi segga su quel marciapiede , colla fronte fra le mani , come allora ; e che io ascolti lo stormire di quegli alberi , il suono di quell ' orologio , il murmure lontano di quel mare , il fruscio della tua veste ; ... e che io vegga il lume che rischiara la tua camera ; ... e che la tua voce soprattutto , la tua voce inebbriante , mi ripeta ad ogni ora , ad ogni minuto , che quello non è un sogno , che io non son pazzo ; ... e che le tue labbra , posandosi sulla mia fronte , mi scaccino questo turbine affannoso che mi sconvolge la mente , che mi fa dubitare della mia felicità .... » « Andiamo a Catania ! » , mormorò Narcisa , dandogli un lungo bacio e bagnandogli la fronte di due lagrime di voluttà . VIII Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Catania , * * * Agosto 186* Amico mio , apro oggi soltanto le lettere che mi son pervenute da due mesi per la posta , delle quali alcune tue e di mia madre sono vecchie da più di 70 giorni . Povera madre ! che avrà pensato di me ? ! ... Eppure se ella avesse potuto conoscere la felicità del figlio suo , se sapesse i godimenti immensi dei quali mi sono inebbriato , ella sarebbe lieta , quella buona madre , del lungo silenzio del figlio , che le proverebbe ch ' egli ha dimenticato tutto onde vivere soltanto per questa vita di cui un ' ora vale un secolo , per immergersi tutto in questo sogno febbricitante , in cui i brividi del piacere sono sì potenti da farlo riscuotere gemendo come di spasimo . Raimondo , se , 15 mesi fa , quando seguitavamo quella sconosciuta , della quale cominciavo a subire il fascino inenarrabile , tu mi avessi detto : « costei , per uno di quei miracoli che provano Dio , avrà una parola , una sola parola per te » ... io non avrei osato lusingarmi di questa speranza ... io avrei temuto di carezzarla . Ed ora , nel momento in cui ti scrivo , questa donna , che di tutto ciò ch ' è leggiadro s ' è fatto un corteggio splendido , questa donna che ha il sorriso ammaliatore , gli sguardi inebbrianti col loro raggio pacato , le promesse più affascinanti nel suo voluttuoso abbandono , questa donna mi ama ! ... me l ' ha detto colle sue labbra posate sulle mie ! ... Questa donna io l ' ho posseduta ; io la possiedo ! ... È mia ! ... Quel cuore del quale mi spaventavo a scandagliare i misteri reconditi , come se gl ' immensi tesori d ' amore che vi si racchiudono avessero dovuto annegarmi nei loro diletti sovrumani , quella vita ch ' è tutta un fremito di voluttà , io l ' ho sentito palpitare fra le mie braccia ... Essa è vissuta sotto il mio tetto ; ha passeggiato al mio braccio ; ... e le sue labbra hanno chiuso i miei occhi la sera , per riaprirmeli l ' indomani ! ... Io ho baciato quei capelli , quella fronte , quegli occhi , quelle labbra ; io mi son cullata quella testolina sui miei ginocchi , ed ho passato le intiere notti fantasticando cogli occhi fissi in quegli occhi , a leggervi tale amore che mai uomo in terra conoscerà . Raimondo , sai tu cos ' è questa donna ? ... È l ' amore con tutti i suoi palpiti più arcani e misteriosi ; è la voluttà con tutti i suoi sussulti più ardenti ; è il delirio con tutti i suoi sogni più febbrili . Io non arriverò mai a farti immaginare qual fremito di piacere si provi quando quella mano da fata , colle sue unghie rosee , colle sue dita affilate , colla sua pelle rasata e candida si posa sulla fronte ; e quando quegli occhi fanno passare nei miei baleni di quest ' amore che al primo urto scintillano come il cozzo di due spade , e che inebbriano come un veleno . Questa donna che vivea pei piaceri , della quale il lusso era il bisogno come l ' aria è il bisogno dell ' uomo , questa donna non esce più quasi mai ; rifiuta tutti gl ' inviti ; si alza all ' alba , per venire ad appoggiare la sua testa sulla mia spalla , mentre io lavoro ; per venire a spargermi il tavolino di fiori ch ' ella ha colti per me ... per dirmi di quelle parole che ella sola sa dire . È una vita straordinaria che noi facciamo : una vita che c ' invidierebbero molti e che molti compiangerebbero come una pazzia . A Napoli noi uscivamo qualche volta , la sera , verso mezzanotte , in carrozza , e andavamo a Mergellina per la Riviera di Chiaia . Io non ti potrei esprimere le sempre nuove sensazioni che costei mi faceva provare , in quell ' ora , seduta accanto a me sui cuscini della carrozza . Noi lasciavamo il calesse per correre , di notte , come fanciulli , tenendoci per la mano , sedendoci a terra quando eravamo stanchi . Il sole ci sorprendeva spesso ancora passeggiando , come nelle prime ore della notte ; e allora noi correvamo a casa per levarci poi alle cinque . Qualche altra volta uscivamo a cavallo . Narcisa cavalca come un ' amazzone , e noi galoppavamo verso Posillipo . Io mi spaventavo nel vedere con quale audacia piena di grazia quel fragile corpo che sembra soltanto armonizzato per le più delicate carezze , quella giovane nervosa che sembra vivere una vita a metà aerea come quella di una farfalla , sfidava i pericoli della corsa , superando gli slanci impetuosi di Arbek , il mio focoso cavallo , con tutta la disinvoltura di un cavallerizzo . Quando ritornavamo , coi cavalli anelanti e coperti di spuma , Narcisa si lasciava cadere nelle mie braccia , avvinghiandomi le sue al collo ; ed io la trasportavo , come una bambina , sulla sua poltrona accanto al pianoforte . La sera facevamo della musica insieme . Ella è di un gusto squisito , quantunque non possegga tutte le facilità di un pianista . Quand ' ella suona io sto seduto al suo fianco , colle braccia allacciate attorno alla sua vita ; ella s ' interrompe per guardarmi , per sorridermi ; ... e quando mi ha guardato un pezzo , com ' ella sola sa guardare , mi chiude gli occhi coi baci . Colle mie mani fra le sue ha voluto ch ' io le narrassi tutta la mia vita , colle più minute particolarità ... Ha sorriso del suo caro sorriso a ciascuna rimembranza delle mie follie di giovinezza , e mi ha detto : « Giammai tu amerai come hai amato me !...» . E come ebbra del suo trionfo mi ha circondato la testa delle sue braccia . Ora , da quaranta giorni , noi siamo a Catania , dove ad ogni passo io provo delle emozioni ineffabili . Spesso rimango delle ore intiere a contemplare l ' oggetto insignificante che mi ricordo aver veduto quando amavo Narcisa di quel terribile amore senza speranza . Io ho salito quella scala , ho passeggiato per quelle stanze , ho dormito sotto quel tetto ... ho veduto la sua camera ... Qual camera ! se la vedessi , Raimondo ! ... Un uomo che non avesse mai conosciuto Narcisa ne immaginerebbe il ritratto fisico e morale quando avesse soltanto veduta la sua camera . Dappertutto velluti e sete ; e , a renderne meno pesante la ricchezza , meno severo e più diafano il colorito , veli dappertutto , e fiori , e un profumo appena sensibile , ma molle , delizioso ; il profumo della sua pelle delicata ... L ' altra notte udii rumore nel suo appartamento ; mi levai anch ' io e la trovai al verone istesso dove io la vedevo qualche volta , cogli occhi fissi sulla strada dove altra volta io passavo parte delle notti . Mi accorsi che aveva pianto . Come mi vide mi gettò le braccia al collo e scoppiò in singhiozzi . « Oh ! è l ' eccesso della felicità che mi fa male ! » , mi disse . E l ' alba ci trovò ancora a quel verone , abbracciati . Raimondo ! ... Ti svelo un gran mistero del mio cuore , che Narcisa non dovrebbe mai conoscere . In mezzo a questi deliranti piaceri , in mezzo a questa felicità che il Paradiso non mi potrebbe mai dare , ho un pensiero che mi è quasi terrore , che mi agghiaccia il bacio sulle labbra ... e ciò quando penso che a forza d ' inebbriarmi a questa coppa fatata , i sensi dell ' uomo , troppo deboli per la piena di tanta felicità , non si istupidiscano nel godimento ; ... che io non possa più assorbire in tutti i più squisiti particolari questa rugiada d ' amore di cui ella mi abbevera ; ... che , infine , ( ho terrore di ripeterlo a me stesso ! ) a forza d ' immedesimarmi nella vita di lei , a forza di assorbirne tutte le emanazioni quando me la stringo fra le braccia , io non giunga a rompere quel velo aereo , direi , di cui Narcisa si circonda , e che comanda quasi la semioscurità , l ' isolamento , per farla meglio ammirare ... Raimondo , se ciò avvenisse , sento che mi farei saltare le cervella . Quando le parlo del suo passato ella mi risponde , inebbriandomi del suo sguardo : « Ciò che io rimpiango sono i giorni che vi ho passato senza di te , e che avrebbero accumulato tesori d ' amori e di ricordi trascorsi al tuo fianco » . Io ti ringrazio , amico mio , delle cure affettuose che prodighi alla mia famiglia . Vicini a te , quei miei cari , io son tranquillo sul loro stato . Dirai a mia madre che non oso scriverle ; e che qualche giorno correrò sino a Siracusa per farmi perdonare il mio lungo silenzio fra le sue braccia . Addio , addio ! Narcisa mi chiama ; domani forse ti scriverò più a lungo . Il tuo Pietro Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Aci - Castello . * * * Novembre 186* Signore , Pietro mi ha parlato sì spesso di lei , che il suo nome è per me quello di un amico . È come a fratello che io scrivo dunque , o signore ... come ad un uomo che è l ' amico del mio Pietro ... E son sola ... e non ho nessuno a cui aprire il mio cuore , per mezzo di cui far pervenire , in queste memorie , i miei ultimi ricordi a lui ! Qual vita ho fatta ! ... Dio ! Dio mio ! ... Mi pareva impazzire dalla felicità ; come ora mi pare impazzire dal dolore , quando penso a quelle ore trascorse come baleni nelle sue braccia , a quei suoi baci che sembravano divorarmi , a quelle sue ferventi parole che mi atterrivano quasi colla violenza della sua passione ... a quei sei mesi tutti d ' amore di cui noi assorbivamo i giorni con disperato anelito di piacere ... Ed ora ... È triste quello che ho a dirle , signore ! ... Oh , è ben triste ! ... Io ho soltanto la forza di scriverne poiché è il solo conforto che mi rimanga , poiché questi versi saranno letti da lui ... che , allora soltanto ... forse ... comprenderà di quale amore l ' ho amato ... ; poiché io , infine , vi provo un penoso godimento , dopo quello che mi resta soltanto ad aspettarmi ... Se dieci mesi addietro , quando ero a Catania , avessi potuto sognarmi la vita che ho fatto con questo giovane , io avrei riso di me come una pazza . Ora piango , signore ... piango lagrime disperate , che cassano le disperate parole che scrivo . A Napoli lo vidi circondato da quell ' aureola che dà la rinomanza dell ' ingegno ; lo vidi festeggiato , messo in moda . Pensai che quest ' uomo , di cui molte duchesse avrebbero fatto il loro amante , aveva passato quattro mesi sotto i miei veroni ; pensai a quest ' uomo cui l ' amore , ch ' io gli aveva ispirato , aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio ... e l ' amai ... l ' amai come mai avevo amato ... come non m ' era parso che si potrebbe amare giammai . Quest ' uomo , questo giovane ch ' io non avevo distinto in mezzo alla folla che lo circondava , recava nel cuore tesori ineffabili di passione , in cui assorbiva tutto il mio essere . Quest ' uomo per sei mesi , sei intieri mesi , mi formò una vita di baci e di carezze . Noi non uscivamo quasi mai . La sera ci recavamo sulla terrazza che guarda il mare e restavamo là spesso sino a giorno ; qualche volta soltanto uscivamo in carrozza o a cavallo , ma sempre assieme . A Catania noi seguitammo ancora due mesi questa vita incantata che per me sarebbe rimasta un mistero senza di lui . E poi ... Alcuni giorni dopo Pietro cominciò ad invitarmi ad uscire ... ad andare in società ... Mio Dio ! mi pareva che avessi dovuto aver rimorso di quel tempo che bisognava rubare al nostro amore . Allora egli mi disse che per lui , che dovea farsi un avvenire , era impossibile seguitare a vivere così ritirato dal mondo , e che quest ' avvenire gli imponeva qualche sacrifizio ; che , infine , per quella sera avea un invito al quale non poteva mancare . Lo pregai di andar solo , soffocando un penoso sentimento che quasi mi faceva piangere d ' angoscia . Nei primi mesi che noi passammo assieme Pietro non avrebbe pensato a ciò . Quel fervente amore di lui cominciava dunque a dar luogo ai calmi pensieri dell ' avvenire ... Non osai gettare uno sguardo su quel baratro che si spalancava lentamente ad inghiottire la mia felicità . Quando venne a stringermi la mano , quando udii il rumore della sua carrozza che si allontanava , non potei frenare le lagrime , e mi misi al pianoforte per distrarmi . Mi venne sotto le mani Il Bacio di Arditi , quel valtzer ch ' egli mi fa ripetere sì spesso marcandone il movimento coi suoi baci sulla mia testa . Quelle note mi parve che piangessero , e chiusi il pianoforte con impazienza . Lo aspettai al verone sino a mezzanotte : non veniva ancora . Ebbi timore di lasciargli scorgere il mio affanno , se mi fossi lasciata trovare aspettandolo , mi ritirai nel mio appartamento . Presi un libro a caso , ma non potei leggerlo . Verso le tre udii finalmente la carrozza che rientrava sotto il portone , e i passi di lui sulla scala . Ma egli non venne a cercarmi . Divorata dall ' impazienza , suonai per domandare di lui . « Il signore è ritornato » ; mi rispose la mia cameriera , « ma è rientrato quasi subito nelle sue stanze . » Non era venuto almeno , come faceva ogni sera , a darmi il bacio della buona notte . Ebbi un istante il pensiero d ' andare da lui , ma lo soffocai , colle mie lagrime , fra i guanciali . L ' indomani , prima ancora dell ' alba , ero levata , poiché non avevo dormito un secondo ; ed andai ad aspettarlo nel salotto , sperando che anch ' egli vi sarebbe venuto . Egli si alzò soltanto verso le undici , e immediatamente venne a cercare di me . « Come sei bella , mia Narcisa ! » , esclamò egli abbracciandomi con effusione ; « mi pare di amarti dippiù ogni volta che ti rivedo ! » Alzai gli occhi , umidi di lagrime , su di lui , atterrita dall ' idea che quelle parole fossero simulate . No ! non era possibile in lui ... nel mio Pietro ! ... il più nobile cuore ch ' io abbia conosciuto : era il suo sguardo ardente di passione , e la sua voce che recava l ' accento del cuore . Singhiozzante gli gettai le braccia al collo , come per non lasciarmelo sfuggire mai più , e nascosi la testa nel suo petto . « Che vuol dire questo pianto ? » , domandò egli asciugandomi gli occhi coi baci ; « son molto colpevole adunque ? » « Oh , no ! no !...», singhiozzai ; « è che ... quello che provo vedendoti ... » Egli mi abbracciò , muto , senza rispondere , quasi pentito . Per otto o dieci giorni non mi lasciò più un minuto . Sentivo che questa felicità sovrumana mi logorava lentamente , e mi dava ogni giorno forze novelle per sopportarne la piena . Il giorno che ci fu recato un invito per una serata che dava C * * * , Pietro mi disse : « Vi anderò soltanto a condizione che ci venga anche tu » . « Perché piuttosto non uscire assieme , a farci una delle nostre passeggiate sì belle ? ! ... Sai bene che per me i godimenti che dà la società , il gran mondo , non hanno più attrattive ... » , gli risposi . « Bisogna forzarti ; non puoi vivere sempre come vivi . Tu sei un angelo di bellezza , ed io sono orgoglioso di te ; voglio godere del tuo trionfo . » « Giacché lo vuoi ... » , gli dissi reprimendo un sospiro . « Una sera » , seguitò egli tenendosi le mie mani fra le sue , « una di quelle sere in cui ti cercavo come smaniante , avevo perduto la speranza d ' incontrarti ; quando vidi passare , al braccio del conte , una donna vestita di bianco , con un semplice bóurnous bianco sulle spalle , di cui il cappuccio era tirato sulla testa : avea il corpo svelto ed elegante , l ' andatura molle ed incantevole , il sorriso affascinante , alcuni ricci neri scappanti dall ' orlo del cappuccio bianco sulla fronte di un candore più puro e direi più rasato . Eri tu ! ... che parlavi a quell ' uomo , che sorridevi a quell ' uomo ... che non potevi sapere quel che provava quell ' incognito che ti passò d ' accanto senza che te ne avvedessi . Sentii stringermi il cuore da una mano di ferro ... Ti seguii trepidante , divorando degli occhi il tuo passo , i tuoi movimenti , il tuo minimo gesto ; reprimendo i battiti del mio cuore per udire l ' insensibile fruscio della tua veste ... Ti seguii senza speranza che tu ti rivolgessi a vedermi ... Andavi da S * * * . Ti aspettai in istrada sino alle tre , ora in cui la tua carrozza venne a prenderti , vedendo passare i fortunati che andavano a quella festa , che dovevano vederti ed esserti vicini ; guardando la luce abbagliante che scaturiva dai veroni aperti , le allegre coppie che si aggiravano per le scale ; ascoltando il suono di quella musica festante . Due o tre volte mi sembrò di vedere la tua figura , l ' ombra tua , che girava fra le vorticose coppie di un valtzer ... e piansi lagrime ardenti , disperate ; ... e passeggiai delirante come un pazzo , sotto quella casa ... Ora voglio che tu ti vesta di quegli abiti , Narcisa ; che quel cappuccio bianco copra i tuoi capelli . Io non posso esprimerti quegli atomi , quelle percezioni di sensazioni ineffabili che provo in queste reminiscenze ; cercando d ' illudermi spesso sino alla realtà del dolore che provai , per sentire più viva l ' ebbrezza della felicità che tu mi dai ora ! » E mi abbracciava , e mi baciava frenetico , ardente . In mezzo a quelle parole che mi facevano piangere di gioia una frase mi era rimasta fitta dolorosamente come una spina nel cuore : egli avea detto : Non puoi vivere sempre come vivi ! ... Quella vita che avea formato il mio paradiso , adunque , quella vita che noi non avevamo vissuto che per amarci , che per comunicarcela l ' un l ' altro coi baci , non poteva sempre durare ... non era stata che la luna di miele ! ... Quando pensai al come vivere un sol giorno senza tal vita , fremetti di terrore , e corsi a vestirmi per nasconderlo a lui . Uscimmo a piedi lungo la cinta esterna della città , per godere di un magnifico lume di luna . Pietro si mostrò sì allegro , sì contento della nostra felicità , che per qualche tempo riuscì a scacciare anche i miei tristi presentimenti . Non seppi nascondergli la penosa impressione che mi avevano lasciato le sue parole : Non puoi vivere sempre come vivi . « Sì , » , mi rispose egli , « i piaceri , le feste , ti sono necessarii , poiché ti fanno brillare come un diamante messo in luce ... sono necessarii al mio istesso amore per provare quello che provavo d ' indefinibile nel fascino che ti faceva abbagliante fra tutte le pompe del tuo lusso . » « Queste parole mi fanno male , Pietro ! » , supplicai stringendomi contro il petto il suo braccio . « Perché ? » , domandò egli sorpreso . « Perché mi provano che tu non potrai amarmi sempre come mi hai amata , come ormai è necessario che tu mi ami perché io viva ! » « Sei pazza ! » , esclamò egli , baciandomi sulla bocca . Rimasi fredda , muta a quel bacio ; fissando i miei occhi nella luna per dissimulare ch ' erano umidi di pianto . Le lagrime che solcarono le mie guancie mi tradirono . « Ma che hai dunque ? » , esclamò Pietro fermandosi , vivamente commosso , e abbracciandomi : « che ti ho fatto , Dio mio ?!...» . « Oh , perdonami ... perdonami ! » , singhiozzai , premendomi le sue mani sulle labbra ; « son io che son folle ! ... perdonami , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con una parola ... Mi ami ancora ? ... mi ami sempre ... come mi amavi ?...» Pietro soffocò quelle parole sulle mie labbra coi baci , suggendo avidamente le mie lagrime . « Oh ! che ti ho fatto io per meritarmi questo ? ! » , mi diss ' egli colla voce tremante , dominando a stento la sua emozione . « Non ti adoro come sei degna di essere adorata ? ! ... Amarti ancora ! ... ma ogni giorno che passa è un affetto nuovo che si aggiunge all ' immenso affetto di cui ti amo !...» « Grazie ! grazie , amico mio ! Tu non sai qual bene mi facciano queste parole ... come io ne avevo bisogno ! ... E ... e ... se qualche giorno .... se mai ... » , ed io stentavo a proferire fra i singhiozzi che mi soffocavano , « tu non mi amassi più , tu non mi amassi come prima , come io voglio essere amata da te ... tu me lo dirai ... dammi parola che me lo dirai ! ... meglio questo che l ' agonia dell ' incertezza . Tu non sai mentire , Pietro ! ... tu me lo dirai !...» «Narcisa!...» « Oh ! fammela questa promessa , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con questa parola ... » « Ma sei pazza ... calmati , amor mio ... » « Oh no ! te lo chiedo ginocchioni ... promettimi ... promettimi che tu mi dirai ... che me lo dirai quando non mi amerai più !...» E le mie ginocchia , senza avvedermene , si piegarono . « Mio Dio ! Narcisa ... Io non so quello che tu abbia stasera ; ma se ciò può farti piacere , quantunque io senta tutta l ' inutilità di tale promessa ... se ciò può servire a calmarti ... ebbene !...io te la do . » « Oh ! grazie , grazie ! » , esclamai baciandolo in fronte , con un doloroso trasporto ; « grazie ! ... Io sarò più tranquilla ! ... potrò almeno godere senza sospetto questi giorni di felicità che puoi darmi ... » « Narcisa ! ... per pietà !...» « Oh , no ... Pietro ! non vedi che son felice , ora ?!...» Egli rimase triste e pensieroso lungo tutta la strada . Io provavo un inenarrabile godimento nell ' appoggiarmi al suo braccio , nel sentire palpitare contro il mio polso quel cuore che ancora palpitava per me . Tre o quattro volte alzai gli occhi su quel volto maschio ed energico che adoravo , che divoravo dello sguardo , come se fossi avara dal bene che possedevo ancora di saziarmene . « Confessiamo » , disse Pietro nel salire le scale della casa ove andavamo , sorridendo ancora con una lieve tinta di mestizia , come per scacciare la penosa preoccupazione che ci aveva invaso ambedue , « confessiamo che siamo pure i gran fanciulli , e che i nostri discorsi sono stati ben singolari per due innamorati che vanno ad una festa da ballo . » Respirai più liberamente quando la carrozza ci trasportava rapidamente verso la nostra abitazione : mi parea d ' essermi levato un gran peso dal cuore col togliermi quella maschera di convenienza che la società esige , e che , quella sera , in mezzo a quella splendida folla , mi era sembrata odiosa . L ' indomani Pietro si rimise a studiare di lena , come non l ' avevo mai veduto lavorare . Io passavo i giorni nel suo gabinetto di studio , disegnando o sfogliando i fiori dei quali era sempre piena la giardiniera che contornava il suo tavolino , e dei quali spargevo le foglie sulla carta in cui egli scriveva ; o , quand ' egli lo voleva , andavo al pianoforte e gli suonavo il pezzo che [ mi ] domandava . Egli usciva sempre la sera per darsi un poco di distrazione , che le occupazioni assidue del giorno gli rendevano necessaria . Qualche volta l ' accompagnavo . Una sera volli rimanere in casa per vedere ciò che avrebbe fatto : uscì solo . Quattro mesi prima sarebbe stato più avaro del tempo che avrebbe potuto passarmi vicino . Di tratto in tratto egli si mostrava preoccupato , quasi triste ... sembrava staccarsi con isforzo alle sue penose meditazioni per prodigarmi ancora quelle sue ferventi carezze , che mi fanno obliare in un bacio tutti i terrori dell ' avvenire . Non potevo esser gelosa ... Alla festa , ove l ' accompagnai , avevo veduto le più eleganti e belle dame sorridergli con quella grazia che dà diritti a sperare , prodigargli le più obbliganti attenzioni , e l ' avevo veduto rimaner freddo e cortese innanzi a quelle attrattive , cercando avidamente il mio sguardo e il mio sorriso . Egli è troppo generoso e nobile per potermi parlare come mi parla e guardarmi come egli lo fa se il rimorso di un altro affetto lo facesse arrossire . No ! il mio Pietro è troppo elevato per scendere sino alla dissimulazione ... egli avrebbe piuttosto la forza brutale di abbandonarmi . Eppure questa certezza , che per molte sarebbe una consolazione , per me è il più crudele disinganno , perché mi toglie persino la speranza dell ' avvenire ... Quello che scrivo mi scotta le mani , come mi brucia il cuore ... Avrei sempre la speranza di riavere il cuore di Pietro che si allontanasse da me per un ' altra donna , poiché egli dovrebbe , tosto o tardi , accorgersi che giammai , giammai donna potrà amarlo come l ' amo io , giammai simile amore potrà suggerire alla donna tutti gli incanti più raffinati per fargli bella la vita , per fargli sentire tutte le infinite percezioni di questo amore colle pulsazioni violente delle sue arterie ... ma Pietro stanco del mio affetto , di me ... Pietro disilluso del prestigio che mi faceva bella ai suoi occhi ... io non l ' avrò più ! ... mai ... mai più ! ... Dio ! Dio mio ! ... la morte ... piuttosto la morte ! ... Alcune notti egli è rientrato assai tardi ... Ho udito che raccomandava di non far rumore per non isvegliarmi ... come se avessi potuto dormire , io ! ... mentre soffocavo i singhiozzi nascosta dietro la portiera dell ' uscio . Oh , egli ha potuto pensarlo ch ' io dormissi ... prima che egli fosse ritornato ! ... È desolante , è spaventevole tutta questa insensibile gradazione che ogni giorno sempre più assopisce nel suo cuore tutte quelle sensazioni minime , delicate , squisite , che la passione suscita e sublima , e che muoiono con essa ... È dunque morto il suo cuore per me ... Dio mio ? ! ... No ! egli mi ha parlato ancora di quelle parole , tenendo la mia mano fra le sue , fissandomi sempre del suo sguardo , che avea tutta l ' espressione d ' allora ... Ma ciò , non è durato sempre ! ... sempre ! ... a dissetarmi di questo bisogno ardente che ne ho ! ... Quando gli parlo della sua tristezza , della sua preoccupazione , della sua freddezza sin ' anche , egli si mostra qualche volta come impaziente , e dissimula appena una lieve tinta del dispetto che prova di non saper meglio nascondere le sue impressioni , lo leggo chiaramente nel suo cuore : egli ha ancora la generosità d ' imporsi per me un sentimento che non prova , di nascondermi quelle illusioni perdute che egli si rimprovera come una colpa sua , colpa che però non ha , di cui il pentimento gli dà la forza di stordirsi nelle mie carezze sino alla febbrile e quasi ebbra eccitazione che può scambiarsi coll ' esaltazione della passione . Un giorno era uscito prima ch ' io fossi levata , e avea mandato a dirmi che , invitato da alcuni amici , avrebbe desinato fuori . La sera non era ancora venuto a vedermi ; verso le 9 feci attaccare , impaziente d ' attendere più oltre , e andai a cercarlo dove sapevo trovarsi ogni sera . Feci fermare il legno dinanzi il Caffè di Sicilia e mandai il piccolo jockey a cercarlo ; egli si alzò subito da un crocchio d ' amici , fra i quali era seduto , e venne a mettersi in carrozza con me . « Ti chiedo mille scuse , mia cara , della noiosa giornata che ti ho fatto passare » , mi diss ' egli ; però distinsi nel suo accento una sfumatura d ' impazienza . Io gli strinsi la mano , poiché ero assai commossa , e non risposi . La carrozza attraversò tutto il corso Vittorio Emanuele e prese la strada d ' Ognina . Fuori l ' abitato volli scendere e prendere il braccio di lui . Il calesse ci seguì ad una cinquantina di passi . Entrambi sentivamo di avere un penoso discorso da intavolare , che non avevamo il coraggio d ' incominciare , e che perciò ci faceva rimanere in silenzio . Provavo il bisogno però di parlargli , di aprirgli il mio cuore ; per averne la forza pensai alle sere istesse passate al fianco di lui ... sere di cui le rimembranze erano ancora palpitanti di piacere , e a misura che il mio pensiero le vedeva più vive , che il mio cuore batteva più forte , che i miei occhi si velavano di lagrime , io mi stringevo al suo braccio come fuori di me , come se avessi voluto con quella stretta attaccarmi a quel passato che idolatravo ; infine non potei più frenare i singhiozzi . Pietro si fermò in mezzo alla strada , commosso profondamente , ma non sorpreso da quella scena che forse si aspettava . « Che hai dunque , Narcisa » , esclamò egli , prendendomi le mani . « Oh , Pietro ! » , esclamai infine , « tu non sei lo stesso di prima ! ... No ! tu non mi ami come prima !...» « Narcisa , tu sei folle coi tuoi dubbî penosi ... Se non ti amassi come prima , potrei fare la vita che faccio ?...» Queste parole , che cercavano di esprimere un pensiero consolante , erano dure per me ; esse parlavano di quella vita che avea fatto la nostra felicità come di un sagrifizio . « È vero dunque » , proseguii , « questa vita ti è penosa ? ! ... tu sei stanco di farla ?!...» « Ascoltami , Narcisa ! » , interruppe egli , stringendomi le mani , quasi avesse voluto infondermi forza per ascoltare quello che aveva a dirmi , e raddolcire quanto vi poteva essere di amaro ; « non si può sempre vivere di questa vita che noi abbiamo fatto , che è la mia più dolce memoria , senza avere delle ricchezze , che io non posseggo , e neanche tu , e le possedessi , io non potrei accettarle da te ; bisogna che io mi faccia una posizione , che risponda alle aspettative che si sono potute basare sul mio primo lavoro , che è bello del tuo riflesso soltanto . Per ciò fare bisogna piegarsi un poco a tutte quelle convenienze che la società esige rigorosamente . Io ho dimenticato tutto per te , sei intieri mesi : gli amici , il mio avvenire , gl ' impegni assunti ; anche una madre che adoravo , la più buona , la più santa fra le madri , che avea pur diritto all ' amore del figlio suo , e che sei intieri mesi non ha avuto una parola da lui , non l ' ha abbracciato una volta ... Oh , credimi , Narcisa ... è colla più viva commozione , colla più profonda riconoscenza anche , che io rammento questi sei mesi d ' amore ... Ma perché quest ' amore istesso duri con tutti i suoi incanti bisogna che esso sia assaporato lentamente : in fondo all ' ebbrezza che stordisce si trova presto la disillusione che uccide l ' amore ... ed io voglio amarti sempre , mia Narcisa ! » Soffocai i miei gemiti col fazzoletto , e rimasi muta , pietrificata dinanzi a lui che mi stringeva ancora le mani , e mi fissava quasi avesse voluto leggere nei miei occhi . Dio mio ! quello che soffersi in quel punto , credo che non potrò soffrirlo mai più ... neanche al momento ... Quand ' ebbi la forza di parlare gli dissi tristamente , divorando tutta l ' estensione del mio dolore per nasconderglielo : « Se mi amassi ancora , come dici , non avresti mai proferito ciò ... » . « Narcisa ! » , replicò egli , tradendo una viva impazienza , « non son uso a mentire ... mi pare ... » « Oh , no ! tu non mentisci ... o piuttosto tu vuoi ingannare te stesso , perché hai pietà di me ... Grazie , Pietro ! » « Io avrei dovuto parlarti da qualche tempo su questo proposito » , mi diss ' egli ; « ho temuto sempre di farti dispiacere , ed ho indugiato . Tentai di lavorare per adempiere in parte agli obblighi impostimi , ma ti confesso che nulla mi è riuscito ... Mia madre mi ha scritto molte volte le più calde preghiere perché io vada ad abbracciarla ... » Egli avea esitato a proferire l ' ultima frase , e l ' avea poscia pronunziata colla precipitazione di colui che prende una risoluzione decisiva . Mi aggrappai al suo braccio , poiché sentivo le gambe piegarmisi sotto . « È giusto » , mormorai quindi a metà soffocata ; « tua madre , ha ragione !...» Ebbi il coraggio supremo di non piangere . Egli rimase muto , facendo sforzi visibili per dominare la sua commozione . « Mi accorderai almeno quindici giorni prima di partire ? » , gli diss ' io , gettandogli le braccia al collo , piangendo in silenzio . « Oh , amor mio ! » , esclamò Pietro quasi con le lagrime agli occhi , « non credevo di essermi meritate tali parole !...» « Ebbene ! ... fra quindici giorni tu partirai per vedere tua madre !...» Volle abbracciarmi , come per ringraziarmi del sagrifizio che gli facevo , ma mi allontanai di un passo , supplicandolo colle mani giunte di non farlo . Temevo di perdere la forza della mia risoluzione in quell ' abbraccio , al quale mi sentivo spinta violentemente da tutte le passioni , suscitate sino al parossismo , che tumultuavano in me . Egli rimase sorpreso e colpito da quell ' apparente freddezza , e m ' accorsi ch ' era anche indispettito . « Grazie ! » , mi rispose fremente . E rimase muto ... E non una parola di più ... come se avesse temuto ch ' io mi pentissi di ciò che gli avevo accordato . Ripresi il suo braccio per continuare a passeggiare , mentre non avevo la forza di trascinarmi . Lo guardavo : era freddo , pensieroso , quasi cupo . « Oh , Pietro !...», gridai quindi singhiozzante , non sapendo più frenarmi , avvinghiandogli le braccia al collo ; « mi ami ? ... mi ami come prima ? ! ... Oh , Pietro ! ... una volta mi promettesti , mi giurasti ... che m ' avresti confessato quando tu non mi avresti amato più ... come prima ... Pietro ! ... confessalo che non mi ami più !...» « Narcisa ! te ne supplico ... queste parole mi fanno male ! » , m ' interruppe egli impallidendo . « Oh , per pietà ! ... per pietà , Pietro ! Me l ' hai promesso ... me l ' hai giurato ! ... Sii uomo ! ... dillo , dillo che non mi ami più !...» Invece di volere questa conferma al mio doloroso sospetto , attendevo , con ansia smaniosa , una parola in contrario , che avesse potuto farmi gettare nelle sue braccia , delirante di passione . Egli esitò ... egli non l ' ebbe ; ... e rimase muto , immobile ... come combattuto da un ' interna tempesta ... « Non ha dunque cuore quest ' uomo ! » , gridai come una pazza , dopo avere invano atteso , in una terribile angoscia , col petto anelante , le mani giunte , le lagrime agli occhi , quella risposta . Non ha cuore per comprendere quello che si passa nel mio , per farmi felice anche con una menzogna ! avevo detto in quelle parole . Quelle parole però mi perdettero . Pietro non capì il vero senso appassionato , addolorato , ansioso , che dava loro il mio cuore in quello stato , proferendole ; egli capì soltanto tutto quello che vi è di duro , di sprezzante , d ' insultante anche - sì , d ' insultante - in queste parole prese alla lettera , che parevano dire : Siete un vile ! mentre avevano detto : Non avete pietà di me ? Egli si levò pallido , coll ' occhio , un momento innanzi umido di lagrime , asciutto e quasi fosco , coi lineamenti duri e severi ; egli ... quest ' uomo ! ebbe la forza di dirmi colla sua voce più calda ed incisiva : « È forse meglio che ci separiamo , Narcisa » . Ebbi paura di lui . Non potrei mai riprodurre tutto quello che vi era di lacerante in quelle fredde parole che soffocavano in lui il risentimento , che fa supporre pur sempre l ' amore , per esprimere la calma ed inflessibile decisione della mente . Mi sentivo morire , e caddi annichilata sul muricciolo accanto alla strada ; Pietro mi diede il braccio , mi sollevò , e mi strascinò quasi sino alla carrozza . Là , inginocchiata sul tappeto , col volto nascosto fra i cuscini , piansi lagrime ardenti , disperate . Ora che ci penso a mente più serena , io non risento tutto il pentimento di quelle parole , delle quali gli chiesi perdono a mani giunte , colle espressioni più umili , e che mi parvero aver deciso la mia condanna ; se Pietro mi avesse amato ancora , egli non avrebbe dato la significazione letterale a quelle parole ; ... se il suo cuore non fosse stato morto per me , egli non avrebbe potuto prendere quella risoluzione . Era finita dunque per me ! ... per sempre ! ... ed io , folle ! ... folle ! ... gli chiedevo ancora quella franca confessione che mi ero fatta promettere in un delirio d ' amore , come se le parole avessero potuto illudermi , quando tutto parlava in lui chiaramente . Passai una notte d ' inferno , lacerando coi denti il merletto dei guanciali inzuppati di lagrime . Quando il chiarore incerto che penetrava dalle tende del verone cominciò ad oscurare il globo d ' alabastro della lampada da notte , mi alzai , ancora vestita degli abiti che indossavo la sera scorsa ... Esitai un istante prima di tirare il cordone del campanello : volevo illudermi ancora su tutta l ' estensione della mia sventura . « È alzato il signore ? » , domandai alla cameriera che veniva a prendere i miei ordini . « Anzi Giuseppe , il suo cameriere , crede che non sia nemmeno andato a letto ; poiché l ' ha udito passeggiare tutta la notte . » Fui commossa profondamente ; dunque anch ' egli avea provato tutta la lotta di quella disperata passione ! Mi acconciai allo specchio , con triste civetteria ; non volevo accrescere il suo dolore colle tracce del mio ; volevo attaccarmi a lui con tutte le risorse di quell ' eleganza che egli avea tanto ammirato in me ; e passai nelle sue stanze . Lo trovai che scriveva , seduto al tavolino nella sua stanza da studio , con un lume ancora acceso dinanzi , sebbene morente . Oh , signor Raimondo , mi perdoni questi dettagli , sui quali insisto con il doloroso piacere che si prova a ritornare sui particolari di care e malinconiche rimembranze . I fiori che ornavano ogni mattina la giardiniera , situata a semicerchio attorno al suo tavolino , quei fiori fra i quali egli s ' immergeva , direi , quando si metteva a scrivere , e che avvolgevano i suoi sensi in un vapore di colori e di profumi , e suscitavano mille indefinite percezioni nella sua mente ; quei fiori dei quali egli avea detto di aver bisogno come dell ' aria per lavorare e per pensare a me , erano appassiti ; le tende delle finestre chiuse , sicché eravi quasi buio nella stanza ; attraverso l ' uscio aperto della sua camera da dormire vidi il letto scomposto , colle lenzuola lacerate e cadenti a terra , ed un cuscino sul tappeto , accanto ad una poltrona rovesciata . Pietro mi voltava le spalle , colla testa appoggiata fra le mani ; avea dinanzi un monte di quaderni e di fogli di carta , dei quali alcuni lacerati ; sul foglio che gli stava sotto la mano era scritta l ' intestazione di una lettera e tre o quattro versi cancellati . Egli non mi udì avvicinare , e si riscosse bruscamente quando mi vide vicino a lui . Poscia si alzò e venne a stringermi la mano , sorridendo tristamente . « Volevo venire a farmi perdonare le mie cattiverie di ieri sera ... però non potevo supporti alzata a quest 'ora.» « Non ho dormito , Pietro ... » , gli risposi colle lagrime agli occhi . Egli volse i suoi in giro per l ' appartamento , quasi avesse voluto nasconderne il disordine ; li abbassò , e rimase muto . Non avea voluto confessarmi che ancor esso avea sofferto ; sentii stringermi il cuore dolorosamente . Venni ad appoggiarmi alla sua spalla , come nei bei giorni in cui sentivo un brivido percorrerlo allo sfiorargli il volto coi miei capelli , e lo guardai in silenzio , spalancando gli occhi per dissimularne le lagrime . Vidi lo sforzo ch ' egli faceva per contenersi , baciandomi sulle labbra ; ma quel bacio commosso non aveva il febbrile trasporto di una volta , che gli avrebbe fatto stringere il mio corpo fra le sue braccia fino a soffocarmi ... Fu solo ... quasi triste ... « Tu scrivi ? » , gli diss ' io con un coraggio di cui non mi sarei creduta mai capace . Come colto in fallo egli abbassò gli occhi sulle carte che gli stavano ammonticchiate dinanzi alla rinfusa , e rispose con un cenno del capo , quasi avesse dubitato di avere la mia forza . « Scrivi a tua madre , Pietro ? ... Le hai detto che fra quindici giorni sarai da lei ?...» Questa volta egli non rispose e si recò la mia mano alle labbra . Mi portai l ' altra al cuore , per comprimere i battiti , dei quali il rumore mi spaventava . Oh , signor Raimondo ... un uomo di ferro avrebbe avuto pietà di quest ' agonia straziante , che mi affascinava però colla forza stessa del dolore , che mi strascinava a misurare tutta l ' estensione della mia disgrazia ... Pietro ! ... egli ! ... non ebbe pietà di quest ' agonia , che pure avrebbe dovuto indovinare dalla calma disperata del mio accento , dal tremito convulso delle mie braccia , che si appoggiavano alla sua spalla , dalla terribile tensione del dolore che inaridiva le lagrime sulla mia orbita ... Egli non ebbe una parola ... una sola ! ... o piuttosto non ne ebbe la forza ... Egli rimase colle labbra fredde e tremanti sulla mia mano , che recava quella percezione al cuore come una stilettata , cercandovi forse la forza di rispondermi . Un impeto cieco , disperato mi spingeva . « Son venuta a chiederti una grazia Pietro » , gli dissi ; « questi ultimi quindici giorni che hai avuto la bontà di concedermi ... io ... io vorrei passarli in Aci - Castello ... su quella bella spiaggia che visitammo sì spesso nelle nostre passeggiate notturne ... Siamo ai 28 di Ottobre , il 13 di Novembre partirai . » Speravo ch ' egli , soffocandomi dei suoi baci , avesse annullata la sua risoluzione della sera ... Non fu nulla di ciò ... « Oggi stesso manderò Giuseppe ad affittarvi un casino » : mi rispose stringendomi le mani e figgendomi gli occhi in volto , come cercandovi la spiegazione di quel desiderio ; « e domani partiremo . Vuoi che usciamo assieme oggi ? » Quella domanda fu il mio colpo di grazia : quando egli mi amava come un pazzo mi avrebbe pregata di non uscire ; in appresso non mi avrebbe fatto quella domanda poiché non si sarebbe potuto supporre che l ' uno di noi potesse uscir solo ... negli ultimi giorni mi amava ancora abbastanza per non propormi una passeggiata come un compenso , come per ringraziarmi del sacrifizio che gli facevo , ciò che equivaleva a dichiararmela una compiacenza , come avea fatto in quel momento . Mi voltai a cogliere un fiore da un vaso di porcellana per recare il fazzoletto alla bocca ... Mi sentivo soffocare ... Ebbi appena la forza di mormorargli : « No ... no ... grazie ... Non uscirò tutta la giornata ... » . Io stessa non udii il suono di quelle parole ... Forse neanche egli le avrà udite ... Uscii barcollando , operando uno sforzo supremo per dominare il mio dolore immenso , aggrappandomi alle tende che incontravo per non cadere ... Nel mio salotto caddi su di una duchesse , annichilata . Pietro passò al mio fianco tutto il giorno . Mi faceva una pena orribile a vedere gli sforzi che faceva per contenere la sua commozione , per combattere la lotta che ferveva in lui , per mantenersi saldo nella risoluzione che parea essersi fissata , e che quei momenti avevano fatto ondeggiare in lui ... Egli fu amoroso con me , come si può esserlo sino ai limiti della commozione , senza il trasporto però della passione , di quell ' amore caldo , cieco , irresistibile , quale egli me l ' avea fatto provare , quale ormai m ' era necessario per vivere , quale avrebbemi fatto dimenticare , almeno per un ' ora , in un bacio , tutta l ' estensione dell ' immensa sventura che mi percuoteva . Egli non ebbe una parola , non una sola parola che alludesse alla nostra separazione ; ma neanche un ' altra che la facesse mettere in dubbio . Un momento mi parve cattivo e spietato quell ' uomo che non mi amava più . Poi gli baciai le mani , delirante , piangendo a calde lagrime ; gli avvinghiai le braccia al collo e lo soffocai quasi fra le mie lagrime e i miei baci , come se avessi voluto farmi perdonare la triste impressione di quel momento . Giammai ! giammai io ho amato Pietro di quest ' amore immenso , frenetico , divorante di cui l ' ho amato in quel punto ... L ' indomani partimmo per Aci - Castello . No ! se anche scrivessi questi versi col sangue che tale tortura ha stillato dal mio cuore , io non potrei arrivare a descrivere tutto lo strazio ineffabile di quest ' agonia immensa che è durata 15 giorni ; in cui ho dovuto divorare le mie lagrime , soffocare gli urli disperati del mio cuore , perché m ' impedivano di vedere , di sentire come ogni ora di più il cuore di lui s ' allontanasse dal mio ; come quelle sensazioni impercettibili , che formavano l ' amore sovrumano di cui quest ' uomo mi adorava , andassero morendo in lui ... Io non potrò esprimere quello che ho provato di orribile in tutta l ' intensità del dolore , quando , con la terribile lucidità che mi dà la mia angoscia , ho letto chiaramente in quel cuore ... troppo chiaramente , per mia sventura ! ... la sorpresa , la tristezza di lui , direi anche il rimorso delle perdute illusioni del suo amore di un tempo che cerca invano ... Io l ' ho veduto , quell ' uomo , quel cuore , chiudere gli occhi , immergersi nel vortice delle più tempestose carezze , soffocarmi coi più febbrili trasporti ... frenetico ... furibondo quasi , cercando quelle illusioni che avea adorato in me ... e nulla ! ! ... nulla ! ! ... e staccarsene pallido , annichilato ... quasi piangendo come un fanciullo , guardandosi attorno come smemorato , come cercando ancora quelle sensazioni che non sa più trovare in me ... e che io ! ! ! ... disgraziata ! ! ... io non posso più dargli ! ! ... Oh , signore ! nessuno ! ... no ! nessuno potrà mai arrivare a comprendere la sublime agonia di quell ' istante ! Dio ! ... Dio mio ! ... se impazzissi ! No ! Dio non è giusto ! No ! Dio non ha pietà di questo dolore sovrumano ! Pietro è triste , malinconico ogni giorno di più ; la pietà istessa che risente di me , di quest ' amore di cui l ' amo , ch ' egli comprende , e del quale non può contraccambiarmi , malgrado tutti i suoi sforzi generosi , questa pietà lo distacca da me , lo fa fuggire , come se temesse di trovare un rimorso nei miei occhi , che , Dio sa con qual coraggio , gli nascondono quello che si passa in me . Egli è sdegnato contro se stesso e dolente della simulazione che deve imporsi per compassione di me , delle menzogne che deve giurarmi col volto cosperso del rossore della vergogna . La notte lo sento passeggiare spesso sino all ' alba , ora in cui parte per la caccia , e non ritorna che a sera , stanco , spossato , come se avesse voluto nella stanchezza dei sensi addormentare il rimorso del suo amore perduto , e trovarvi una pace che la tempesta delle sue passioni non gli accorda giammai . Eppure , dopo queste corse che hanno gonfiato i suoi piedi , che hanno logorato le sue forze sino alla prostrazione , egli non trova sonno nel letto ... egli si stanca ancora a passeggiare per la sua camera ... Qualche volta ho trovato l ' indomani il suo fazzoletto e i suoi guanciali umidi : al sapore acre ho conosciuto che erano lagrime ... Lui ! questo carattere orgoglioso e forte , quest ' uomo di ferro ... ha pianto ! ... ha pianto di dolore , di rimorso , di rabbia , per quest ' amore che gli sfugge , che vorrebbe imporsi . No ! ... tale martirio non può durare per entrambi ... Io sarò forte ! ... sì , quest ' amore istesso me ne darà la forza . Morire , mio Dio ! morire nelle sue braccia almeno ... addormentata dalle sue carezze ! ... Abbiamo passato 13 giorni su questa spiaggia che mi sembra deliziosa , malgrado le ore crudeli che vi ho provate . Si dice che il dolore rende fosche le tinte più brillanti del luogo ove si prova ... Anch ' io ho sentito ciò altravolta ; ma qui , in questi ultimi giorni , questi luoghi io li ho amati nei loro minimi particolari ; forse perché mi è caro anche il dolore di quest ' agonia che posso provare vicino a lui . Nel momento in cui scrivo per parlare di lui , per illudermi con lui ... sola , di notte , nella mia camera da letto ... vedo , attraverso le tende della mia finestra aperta , sbattute dal vento tempestoso di questi ultimi giorni d ' autunno che spoglia gli alberi delle foglie , la massa antica , imponente , severamente e grandemente poetica del vecchio e rovinoso castello che pende da una balza sul mare ; coi suoi muri massicci e screpolati , sui quali stridono i gufi in mezzo alle ginestre che vi germogliano , che disegnano la loro massa bruna su questo cielo trasparente ove risplende la più bella luna del mondo ; con questo mare immenso , lucido , che da questa lontananza sembra calmo e lievemente increspato , e che muggisce colla sua voce potente fra i precipizii dell ' abisso che circonda le fondamenta del castello . L ' altro giorno volli vedere questo castello a metà distrutto , su cui sembra talvolta vedere ancora passeggiare le scolte luccicanti di ferro fra i merli dei torrioni ; che mi fa vivere in mezzo agli uomini d ' una volta che l ' hanno abitato , coi vivi ricordi che tramanda e che sembrano infondersi incancellabilmente alla sua vista . Pietro volle dissuadermene , dicendo che la strada per giungervi era molto pericolosa per una donna . « Non sarai tu con me ? » , gli dissi , come se mi fosse stato impossibile un accidente vicino a lui , o come se quest ' infortunio avessi dovuto amarlo dividendolo con lui . Egli ... costui , cui l ' amore avea dato squisite percezioni , cui avea fatto oprare un miracolo di genio e di sentimento nel suo dramma , capì appena tutto il senso di quelle parole . Mi diede il braccio , come per nascondermi il suo imbarazzo , e mi accompagnò alla salita che precede l ' ingresso della rocca . I muri della torre principale che guardano il paesetto sembrano di un ' altezza smisurata , guardati dal basso , in quel punto , elevati come sono su di un immenso scoglio che dalla parte del mezzogiorno sospende le sue torri sul mare . Due tavoloni di querce sono gettati su di un arco in rovina per traversare l ' abisso orribile che si stende al di sotto , in fondo al quale mormora il mare in un sordo rumore , e che fa venire le vertigini al solo guardarlo . Pietro passò innanzi e mi porse la mano raccomandandomi di non guardare il precipizio per non avere la vertigine ; all ' incontro io provavo un ' affascinante sensazione nel mirare quella gola oscura , a quasi duecento piedi sotto di noi , ove , fra le acute punte degli scogli , biancheggiava la spuma minuta delle onde rotte e imprigionate nella caverna , su cui l ' assito che ci sosteneva si piegava sotto il peso dei nostri corpi scricchiolando . « Se cadessimo qui , abbracciati ! » , esclamai io quasi involontariamente , stringendo la mano di Pietro che mi guidava . Mi pareva più dolce quella morte , e preferibile alle torture che provavo , e che supponevo anche in lui . « Quale pazzia ! » , mormorò egli stringendo il mio braccio , come per prevenire l ' effetto di un capogiro , e accelerando il passo , che avea reso ardito e sicuro , quasi per garentire la mia vita ch ' eragli sospesa . Egli non ha detto : Che cara pazzia ! ... Ha detto semplicemente : Quale pazzia ! ... Ho veduto dalla sommità di quelle torri questo mare azzurro che si confonde con il ceruleo dell ' orizzonte , che si stende nella sua grande immobilità in lontananza e freme e spumeggia ai miei piedi ; ho veduto quelle barche che sembravano giocattoli da quell ' altezza , quel litorale sparso di ville e di paesetti , e Catania ... Catania ove Pietro mi aveva tanto amato .... Vi fissai un lungo sguardo , non avvertendo le lagrime che bagnavano le mie guance . « Che guardi ? » , mi domandò egli , come se mi avesse domandato : Perché piangi ? « Catania ! » , risposi colla voce ancora tremante . Egli sentì forse tutto quanto vi era di passione e di rimembranze in quella parola ; e lo provò anch ' egli fors ' anche in quel momento , poiché soggiunse , come cedendo ad una generosa risoluzione : « Vuoi che ritorniamo a Catania ? » . Non risposi e restai cogli occhi umidi e fissi sul golfo in fondo al quale biancheggiavano le cupole che indicavano la città , appoggiandomi al braccio di lui . Sentivo quanto vi era di nobile sacrifizio in quella proposta ; ciò ch ' escludeva l ' amore , ch ' era quello che mi bisognava . « Dov ' è Siracusa ? » , domandai poscia , come non accorgendomene , cedendo ad un intimo impulso . Pietro mi additò un punto tra mezzogiorno e ponente , dietro il Capo Passero che si vedeva distintamente , ove dovea essere il suo paese natale . « Perché non mi conduci a Siracusa piuttosto ? » , gli dissi gettandogli le braccia al collo , singhiozzando e fissando nei suoi i miei occhi brillanti di lagrime . Egli abbassò gli occhi , baciandomi le mani , e rispose , dopo avere esitato un istante : « Se lo vuoi ... » . « No ! io non lo voglio ... Ciò che io voglio è il tuo amore ! il tuo amore sfrenato , ardente , quale lo sentivi per me , quale cerchi ancora come smanioso e non sai più trovare , quale io spero qualche volta illudendomi , e tento tutte le occasioni per travedere in te ... e non m ' accorgo , pazza , disgraziata ch ' io sono , che tu non lo trovi ... che tu hai la generosità , la nobiltà di fingerlo meco ; ciò di cui senti rimorso ; ... e che tutto ... tutto ! ... perfino le tue carezze , perfino i tuoi sacrifizii mi dimostrano che tu non senti più per me ... » « Partiamo ! » , soggiunsi poco dopo strascinandolo pel braccio , soffocando l ' emozione che sentivo prorompere nell ' eccitazione della corsa , poiché mi sentivo morire . L ' ultimo raggio di sole rischiarava ancora i merli della più alta torre , e nell ' abisso che dovevamo traversare era buio profondo ; e gli echi ne erano mugghianti ; e gli sprazzi di spuma biancheggiavano come giganteschi fantasmi . Un momento mi sembrò che l ' immenso fascino di quello spaventevole abisso attraesse l ' abisso doloroso del mio cuore ; che quei bianchi fantasmi mi stendessero le braccia come a prepararmi un letto eterno che dovesse accogliermi assieme all ' uomo che adoravo tanto più freneticamente quanto più lo vedevo allontanarsi da me ... Un momento il mio piede si stese sul precipizio e la mia mano strinse più forte la sua per allacciarlo in un modo che nulla sarebbe valso a rapirmelo mai più ... « No ! no ! » , gridò il mio cuore gemente , « no ! ... ch ' egli viva ! ch ' egli sia felice ! ... io non potrò mai essergli grata abbastanza dei giorni che mi ha dato , dei sacrifizii che ha avuto la bontà d ' imporsi per me ! ... Ch ' egli sia felice ... anche con un 'altra!...» Un ' altra ! ... Ecco quell ' idea terribile , sanguinosa , che mi ha attraversato il cuore come un ferro infuocato , e alla quale non avrei forse saputo resistere se ci avessi prima pensato ... Mi avvidi , quasi con gioia , come se fossi stata salvata da un immenso pericolo , che camminavamo sul selciato della strada . Una o due volte , in quella notte agitata e febbrile passata al davanzale della mia finestra , ho avuto dei momenti di speranza , d ' illusione ... speranza tale che mi faceva mettere dei gridi di gioia , che mi faceva comprimere le tempie fra le mani , quasi le arterie che battevano di felicità minacciassero di sconvolgermi la ragione ... Egli mi avea proposto di accompagnarmi a Catania ! ... egli aveva avuto forse un istante d ' amore per me ! ... dell ' amore di una volta ! ... Oh ! Dio ! Dio ! ... morire almeno in tal momento ! ... Ieri volli uscire con lui ; volli fare una passeggiata in barca . Egli prese i remi , ed entrambi , soli , ci cullammo nella piccola barchetta da pescatori su quelle onde azzurre come il cielo . Quand ' egli è solo , pensieroso , vicino a me ... provo un momento di dubbio , d ' incertezza ... Mi pare di sperare , mi pare di averlo mio ! tutto mio ! ... e che nulla abbia potenza di strapparlo all ' amplesso frenetico delle mie braccia . Appena fummo al largo egli lasciò i remi e venne a prendere la mia mano . Lo guardai come non l ' avevo mai guardato : sentivo che non potevo amarlo più di quanto io l ' amavo in quel momento ; mi pareva impossibile ch ' egli dovesse lasciarmi il dopodomani . Egli baciava le mie mani , e sostava per guardarle in silenzio , come se avesse temuto di alzare gli occhi nei miei , e per tornare a baciarle ... Le sentii umide delle sue lagrime . « Pietro ! » , esclamai palpitante di una sublime emozione , mentre tutti i pori del mio cuore si dilatavano ad assorbire le inebbrianti emanazioni di una lusinghiera speranza : « ieri ti pregai di condurmi a Siracusa ... con te ... » . Egli non poté più frenare il pianto , e scosse la testa tristamente . « Impossibile ! » , mormorò con un soffio appena intelligibile . «Impossibile?...», ripetei radunando tutte le forze di cui mi sentivo capace ; « e perché , Pietro ?!...» « Oh ! grazia ! grazia , Narcisa ! » , singhiozzò egli stringendomi fra le sue braccia , nascondendo la sua testa nel mio petto ; « grazia ! ... io sono molto vile !!...» Era orribile a vedersi l ' angoscia disperata di quel volto energico , l ' annichilamento completo di quel carattere di bronzo . « Sì , io sono vile ! io son colpevole ! io sono infame !...», seguitò con voce delirante : « oh ! grazia , Narcisa !...» . L ' amavo tanto che non sentii tutto lo spasimo sublime che quelle parole mi facevano provare : ebbi soltanto pietà di lui . Lo abbracciai , piangendo anch ' io , tremando convulsivamente del suo tremito , mischiando le mie labbra alle sue . « Dillo ! Pietro ... dillo ! » , gridai con disperato sforzo di volontà , « tu non mi ami più ! ... tu non mi ami più come prima ! » . Egli rimase abbattuto , in silenzio , sulla panchetta della barca . Quel silenzio durò cinque minuti . Quando risollevò il volto fui atterrita dallo spaventevole pallore che copriva i suoi lineamenti solcati profondamente . « Ascoltami , Narcisa ! » , cominciò egli con voce solenne , quasi calma : « io ho un sacro dovere di gratitudine verso di te ... dovere che mi fanno caro le reminiscenze che non potrò dimenticare giammai , e che formano ora il mio inferno ... Eppure , te lo giuro sul mio onore , io non mi trovo colpevole ... no ! ... che soltanto queste reminiscenze mi restino ora vicino a te ... Tu hai il diritto di disporre di me , in tutto ... Io sacrificherò al dovere quello che avrei sacrificato all ' amore , e farò quanto è possibile all ' uomo per renderti la tua felicità . Ho tanto provato di sì immenso nella voluttà del godimento , nel delirio dell ' esser felice , che forse all ' uomo non è concesso di godere ... e Dio mi punisce , col soffiare su tutte quelle sensazioni che formavano il mio amore ... che cerco invano da due mesi ... e spegnerle per me . Nel tremito ardente delle tue labbra , sul tepore della tua pelle rosata , nelle nervose e convulse pressioni delle tue braccia , nel delirio fervente delle tue carezze , ho cercato invano un atomo , un atomo solo , di quello che provavo d ' arcano , d ' indefinibile , di più che terreno , quando , seduto sul lastrico della strada , ti vedevo al verone , ciò che formava il delirio dei miei sogni ; che nei primi trasporti del possederti , quando mi pareva di divenire folle per la felicità dell ' amor tuo , io provai sino a quel parossismo del godimento che ci annienta , direi , nel godimento istesso , e che ci lascia sbalorditi della sua estensione . Io ho cercato invano questo profumo , questo vapore che ti circondava d ' incenso come gli angeli , e in cui non osavo immergermi per timore di perdervi la ragione o di perdervi l ' illusione ... È duro , è crudele quello che dico ... ma tu hai mente per apprezzarlo e cuore per perdonarmelo ... come mi hai perdonato tutto quello che ti ho fatto soffrire da due mesi , che mi sono rimproverato , e di cui il rimorso mi lacera ... Quello che io piango , Narcisa , è l ' amore che ho provato e che non posso più trovare ... che cerco assetato per inebbriarmene , poiché la sete che ne ho è ardente , divoratrice , e che mi fugge sempre dinanzi come un fuoco fatuo ... Io avrei paura , rimanendoti più a lungo vicino , che la stanchezza dell ' animo non vincesse anche il desiderio ineffabile che ho di questo amore ... e che tutto questo tesoro di diletti che trovasi in te , di cui m ' abbeverai forse sino all ' ebbrietà , non vada perduto dell ' intutto per me ! Oh ! io ho paura di ciò , Narcisa ! ... poiché la speranza di riamarti un giorno come ti ho amato m ' impedisce che mi bruci le cervella , non avendo più nulla a godere sulla terra . Bisogna ch ' io mi allontani da te per qualche tempo , ch ' io torni a dubitare della felicità che ho goduto ... ch ' io dubiti della speranza fin anche di questa felicità , per esser pazzo di te come lo ero quando passavo le notti innanzi la tua casa senza sperare un ' occhiata da te ... bisogna che io ti vegga ancora lontana da me , in mezzo alle pompe del tuo lusso , all ' incanto delle tue seduzioni , per cercarti ansioso , cieco , folle , come allora ; e stendere le braccia , delirante , invocando un altro sorso di questa coppa fatata ... a cui fui tanto stolto da bere troppo ... » . Egli non poté più proseguire , soffocato dalla violenza della sua commozione , tenendosi il petto colle mani increspate da una violenza contrazione , inginocchiato ai miei piedi , coll ' occhio luccicante di una fosca luce sul pallore quasi tetro del suo volto , coi capelli irti sulla fronte madida di freddo sudore . Quest ' addio che quel cuore mi dava era grande , era sublime , come l ' amore di cui m ' aveva amato . Lo sollevai fra le mie braccia ; lo baciai in fronte , sentendomi ancor io fredda di sudore ghiacciato , provando una forte risoluzione che quelle parole infondevanmi , la quale correva al cuore , quasi con gli smarrimenti di una vertigine , insieme al sangue che da tutte le vene vi affluiva . « Addio dunque ! » , gli dissi con una calma nella voce della quale io stessa ero atterrita : « Addio , Pietro !...» . Egli cercò le mie labbra colle sue , fredde , tremanti d ' angoscia e di voluttà . «Addio!...», gli mormorarono ancora le mie labbra palpitanti nelle sue - E svenni fra le sue braccia . 11 Novembre Posdomani egli deve partire . Ho numerato minuto per minuto queste ultime ore che io ho passato vicino a lui ... cercando illudermi spesso per sentirne poi più amaramente tutta la disperazione del disinganno . No ! lo sento ... il suo cuore non può più rinascere per me ! Egli tenta lusingarsi nelle sue speranze ... o piuttosto ha pietà di quello che soffro ... Quand ' egli partirà ! ... Dio ! Dio ! ... Quando non udrò più la sua voce , il rumore dei suoi passi ... ; quando non lo vedrò più e non l ' attenderò più la sera , affacciata alla finestra ! ... Oh ! no ! ... no ! ... è meglio prima ... prima ch ' ei parta ... Riprenderò questa lettera all ' ultimo istante , per farla poi mettere alla Posta a catania ... Domani egli aspetta il suo amico , forse lei stesso , che deve venire a prenderlo ... in tal caso sarebbe forse meglio ... L ' ora non può essere molto lontana : egli parte dopodomani ... Ho peccato ! e Dio mi punisce col mio peccato ! 12 Novembre L ' inverno è sopravvenuto troppo improvvisamente per queste contrade ... Dio mio ! Ho avuto paura di questo mare burrascoso , di questi nuvoloni che fanno nero e triste il cielo , di questo vento che strappa le ultime foglie dagli alberi ... Sì , ho paura di questa natura , pochi giorni fa ancora tanto ridente , e che sembra fuggirmi con la vita ... Ho pianto molto ... sì a lungo che ora sono stanca di piangere . Gli occhi mi bruciano ; mi sembra che il petto si rompa ... Dio ! Dio mio ! Pietro mi sfugge , teme d ' incontrarsi con me ... Che gli ho fatto ? ... Dio mio ! che gli ho fatto ? ! ... 12 Novembre - ore 10 di sera Dio ! Dio ! Pietà ! pietà ! Son pazza , Dio mio ! Mi pare di perdere la ragione ! ... mi pare di morire ! Ho urlato come una tigre ; ho lacerato coi denti le lenzuola , le vesti , il fazzoletto ; mi son rotte le membra urtando contro i mobili come ebbra ... Oh , no ! no ! Dio non è giusto ! Dio è crudele ! ... Quale tortura ! quale tortura orrenda ! ... Dio ! Dio mio ! ... L ' ho udito ! sì , la sua voce ! ... la sua voce istessa ... che ordinava i cavalli per domani ... Oh , quest ' uomo ! ... quest ' uomo ! ... Ma io l ' amo ! ... ma io l ' adoro ... com ' egli si spaventerebbe a provarlo , se lo potesse , quest ' uomo che mi sfugge ! ... che ha il cuore morto per me ! ... Che fare ? ... che fare , Dio mio ? ! ... Se fossi pazza ? ! ... se impazzissi ? ! ... Dio ! ! ! ... No ! Dio non può punirmi del mio delitto ... No ! Dio non può punirmi dell ' opera sua ... perché ... perché io son debole ... perché io son vile dinanzi all ' estensione di questo dolore sovrumano che mi si apre dinanzi ... perché io , da Lui che mi percuote , voglio il sonno ... l ' oblìo almeno ! ... Dio ! Dio ! ... pietà ! pietà ! ... grazia ! ! ! ... IX Un ' ora del mattino suonava lentamente all ' orologio del salotto nel grazioso casino che abitavano i due giovani . Narcisa , pallida del suo delicato pallore di cera , coll ' occhio brillante di un inusitato splendore che avea dei lampi di felicità , vestita di bianco , il suo colore favorito , sebbene la stagione fosse alquanto inoltrata , coi capelli raccolti mollemente dentro una reticella di seta ed arricciantisi sulla fronte quasi sino alle sopra [ c ] ciglia , con quella moda ardita che ricordava le più belle teste delle statue greche , stava seduta abbandonatamente sopra un canapè , accanto a Pietro , nella sua attitudine solita , allacciandogli il collo con le sue belle braccia , figgendo avidamente gli occhi negli occhi di lui , ascoltando le sue parole ; e sembrava deliziarsi nella trasparente e profumata atmosfera che le mille sensazioni di quel momento le creavano . Giammai la donna amante avea sussultato di tale amore fra le braccia dell ' uomo amato ; giammai la sirena si era abbandonata più molle , più languente ; giammai la maliarda avea avuto sguardo più inebbriante da fare oscillare convulsivamente le più intime fibre del cuore di lui . Sembrava che qualche cosa di più che mortale eccitasse in lei tutte le più squisite risorse , le ispirazioni più ardenti della donna affascinante , della donna ebbra anch ' essa di questa voluttà che ispirava e che cercava , per formarne un fascino irresistibile , divorante . L ' occhio di Pietro era raggiante ; la sua parola interrotta a scosse come per delirio ; le sue membra tremanti di sovrumano diletto . Egli suggeva avidamente coi baci per la fronte , pei capelli , per le labbra , per gli occhi , pel collo quelle emanazioni acri e violente di una voluttà insaziabile , che eccitava il godimento sino al delirio ... « Oh ! Narcisa ! Narcisa ! » , esclamava egli come un pazzo , « Narcisa di Napoli ... di Catania ! ... t ' ho trovata alfine ! sì , t ' ho trovata !!...» Tutt ' a un tratto quel corpo affascinante di mille seduzioni ebbe un fremito che non seppe reprimere , e quasi una dolorosa contrazione . Pietro l ' abbracciò più strettamente , come ebbro ... poiché lo scambiò per un fremito di piacere . « Che io ti vegga , Narcisa ! » , esclamò egli colle mani giunte , inginocchiandosi sul tappeto , come se avesse voluto adorarla : « oh ! ch ' io possa vederti ! .. Perché nel tempo istesso che io provo questo godimento supremo , che mi comunico il tuo corpo da fata fra le mie braccia , non posso analizzarti col mio sguardo , ed assorbire quell ' altra ebbrezza sublime di divorare le tue bellezze ?...» . Egli si tacque , sorpreso , allarmato dal pallore che copriva i delicati lineamenti di lei , che tradivano qualche lievissima contrazione spasmodica : e che cominciavano a bagnarsi di fredde stille di sudore a fior di pelle alla radice dei capelli . Narcisa , come per nascondergli quel triste spettacolo inebbriandolo fra le sue carezze , lo attirò fra le sue braccia , baciandolo del suo bacio languido e divorante nella sua molle seduzione ; e posò il suo viso sul volto di lui , mischiando i ricci dei suoi capelli ai suoi ... « Che hai , Narcisa ? » , le gridò Pietro spaventato dal freddo sudore di cui gli inumidiva il volto il contatto di lei . « Oh , nulla ! ... È la felicità ! ... è la gioia suprema che provo ... che sembra farmi svenire ... Oh ! come son felice ! ... Dio mio ! come son felice !...» Mentre quella testolina ricciuta si posava sulla sua , Pietro la sentì farsi più pesante sulla sua spalla . «Narcisa!...» « Oh , qual felicità , Pietro ! ... Mi pare di aver sonno ... di dover sognare questi squisiti diletti ... Avevo tanto sofferto ! ... Adagiami sul canapè ... e suonami qualche cosa sul pianoforte ... Provo delle sfumature sì care ... dei sogni incerti sì belli ! ... Oh , Pietro , se li provassi anche tu ! Mi pare di dover godere di più con quei suoni tratti da te ... » La sua pupilla era prodigiosamente dilatata ; ma lo fissava ancora coi raggi più vivi del suo sguardo . Pietro s ' inginocchiò ai suoi piedi ; ella ebbe il coraggio di cambiare in un sorriso la contrazione di spasimo delle sue labbra . « Suonami il valtzer ... Il Bacio ... fammi contenta ... » Pietro esitava . « Ma che hai ? Dio mio ! sei pallida da far paura ... » « È nulla , ti dico ... è l ' eccesso della gioia , della felicità ... Son tanto felice , mio Pietro ! ... Fammi questo piacere , suona quel valtzer ... che mi domandavi sempre ... » E giunse le mani con atto infantile di preghiera . Pietro cominciò ad eseguire quella musica che faceva la più strana impressione in mezzo al silenzio della notte ( nella mestizia che , suo malgrado , cominciava ad offuscarlo ) , ascoltata da quella donna coricata sul divano , che giungeva le mani ; della quale i tratti , sussultanti di quando in quando , sembravano assorbire le vibrazioni come delle care reminiscenze ; della quale gli occhi si dilatavano colla pupilla di una spaventevole fissità ; della quale infine le labbra si aprivano anelanti come a bever l ' onda di quell ' armonia , in mezzo alle contrazioni spasmodiche che non poteva dissimulare ; nel silenzio quasi lugubre di quel salotto , che cominciava ad esser rotto dall ' anelito affannoso e soffocato della respirazione di lei . Ella si era alzata lentamente , come attratta da quel suono ; cogli occhi come affascinati da immagini che ella sola poteva vedere ... E si era trascinata barcollante , stendendo le mani tentoni , come se non vedesse più , verso il punto dove risuonavano quelle note festanti . Ella vi giunse , anelante di fatica e di piacere , e si aggrappò alla spalla di Pietro per non cadere , gridando con accento indescrivibile : « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... dove sei ?!...» . E cadde inginocchiata . Le sue pupille azzurre , chiare , quasi fosforescenti , si fissavano in volto a lui , senza sguardo , come cercandolo ; e allorquando sembrò ch ' ella non potesse rompere quel velo che le annebbiava la vista , che le impediva di pascersi nelle sembianze di lui , i suoi lineamenti , che cominciavano a contrarsi , espressero l ' angoscia ... un terrore nuovo , incomprensibile . « Oh , Dio ! Dio mio ! » , singhiozzò agitando le labbra convulsivamente , come se stentasse a trarre quei suoni dalla sua gola arida e ad articolarli colle sue labbra tremanti : « Oh ! Dio ! ... sì presto ! sì presto !...» . E quando incontrò gli abiti del giovane , le sue mani increspate cercarono brancolando le mani di lui , che strinsero avidamente , con tenace ostinazione , quasi temessero di lasciarsele sfuggire . La pelle del suo viso si era fatta arida , e le vene cominciavano ad iniettarsi di sangue . Pietro , stordito , spaventato , afferrò il cordone del campanello . « È giunto il signor Angiolini » : disse un domestico sulla soglia . « Presto ! presto ! che corra ... soccorso ! Ella muore ! » , gridò Pietro . Sollevò quel bel corpo , fattosi di un ' inerte pesantezza , fra le sue braccia , stringendovelo con una furibonda tenerezza , e lo coricò sul divano . In tutto quel tempo le mani convulse di lei cercarono ancora le sue ; e quando le trovarono fecero atto di recarsele alle labbra , fissandolo sempre di quella pupilla cerulea , dilatata , senza sguardo . Si udirono dei passi precipitati , e comparve Raimondo , che veniva a prendere Brusio per condurlo da sua madre , come Narcisa ne avea avuto sentore . Con un solo sguardo egli vide di che si trattava , e senza perder tempo in domande inutili , corse da lei , distesa sul divano , e le prese il polso . Le pulsazioni erano deboli , lente , mancanti ; osservò la pelle arida , picch [ i ] ettata in alcuni punti delle braccia di bollicine incolori ; il volto acceso e che cominciava a farsi livido ; gli occhi fissi che operavano uno sforzo prodigioso per non cedere alla pesantezza delle palpebre , onde fissarsi ancora su di Pietro , quantunque non lo vedessero più . Toccò vivamente la regione epigastrica che tradì uno spasimo acuto . « Hai in casa dell ' emetico ? » , domandò vivamente Raimondo al suo amico , rizzandosi con la pronta decisione che dà l ' intuizione al medico di genio , e che lo fa sollevare e dominare in tali momenti . « Oh no ! ... Dio mio !...» « Un momento ! avrete almeno questo » ; e spezzò il cordone del campanello , strappandolo con violenza . « Recate un bicchier d ' acqua e del sapone , e preparate due tazze di caffè molto carico e senza zucchero ; subito ! » , ordinò al cameriere che comparve . « Bisogna che tu passi nell ' altra stanza » ; soggiunse quindi a Brusio che sembrava di sasso . Narcisa , che udì forte e comprese quelle parole , strinse più vivamente le mani del giovane , quasi volesse attaccarsi a lui . « No ! no ! » , singhiozzò Pietro cadendo inginocchiato dinanzi al canapè ; « no ! io non la lascerò un minuto ... Io sarò forte , Raimondo ! » Il medico si strinse con impazienza nelle spalle , e tentò di far bere a Narcisa il bicchier d ' acqua che gli avevano recato ove avea sciolto del sapone . Ella ne inghiottì avidamente due o tre sorsi , afferrando il bicchiere come se avesse voluto aggrapparsi alla vita che sentiva sfuggirle ; provò qualche movimento di vomito , che rimase senza effetto ; e ricadde pesantemente sul canapè mormorando : « Oh ! la vista ! ... Dio mio ! la vista ! ... vederlo almeno !...» . E due lagrime luccicarono sulla sua orbita . I suoi lineamenti erano orribili di questa lotta penosa che cercava vincere e dissimulare con isforzi sovrumani . Raimondo , che avea preso la testa di lei fra le sue braccia , un minuto dopo la lasciò ricadere sul cuscino , resa di una cadaverica pesantezza ; e rimase muto , disanimato . Poco dopo mormorò , come parlando a se stesso : « È l ' oppio in forti dosi ... Ora il delirio ... dopo il coma ... » . « Che sete ! Dio mio , che sete ! » , mormorava Narcisa colla voce secca , stentando a disnodare la lingua , legata da una spaventevole aridità ; « acqua ! per pietà , Pietro ! ... acqua !...» Raimondo le fece inghiottire quasi tre tazze di caffè amaro . « Che fare ? Dio ! ... che fare ? » , gridava Pietro implorando , con l ' accento del cuore , da Raimondo quell ' aiuto che questi non poteva dargli mentre avea chinato la testa sul petto , come se avesse voluto dire : troppo tardi ! La fisionomia di Narcisa si animava come se contemplasse deliziose visioni che il suo occhio sbarrato e fisso poteva vedere soltanto . Ella mormorava frasi interrotte , appena sensibili , in cui spesso le sue labbra si agitavano come per sorridere . Una o due volte sembrò riscuotersi bruscamente , con un senso penoso ... e allora i suoi tratti esprimevano un immenso affanno ... in cui ella mormorava : « Oh , Pietro ! ... il valtzer ! ... il valtzer !...» . Pietro , che aveva soltanto la forza di bagnare di pianto le sue mani che si teneva alle labbra , gridò singhiozzando : « Ma salvala , Raimondo ! ... fratello mio ! ... Non vedi che muore ! ... Bisogna ch ' ella non muoia ! ... Non voglio che ella muoia !...» . Tutt ' a un tratto Raimondo corse al pianoforte , come cedendo ad un ' ultima e subitanea ispirazione ; lo strascinò sulle sue carrucole sino al canapè dov ' era sdraiata l ' agonizzante ; sollevò questa fra le sue braccia , perché le braccia di lei potessero ancora circondare il collo di Pietro che non volevano abbandonare ; e disse a Brusio che sembrava istupidito : « Non c ' è più che un miracolo che possa prevenire il coma , che possa salvarla : bisogna prolungare questo delirio per dare il tempo di operare all ' infuso di caffè ... Suonale quello che vuole ... Ci son dei casi in cui la scienza bisogna che ricorra all ' arte o al caso » . Pietro cominciò a suonare quel valtzer allegro e brillante , di cui le note acquistavano la più triste inflessione sotto le sue dita increspate e tremanti , e che strillavano sinistramente in mezzo al funereo silenzio di quella stanza . Due o tre volte le labbra di Narcisa sorrisero ; i suoi lineamenti perdettero la loro rigida alterazione per esprimere il piacere più intenso che quel suono certamente le procurava o che determinava i sogni deliziosi del suo delirio ... Ella stringeva più fortemente , sebbene con moto convulso , quella testa che abbracciava ; e qualche volta le sue labbra si agitarono come per baciare ; e il suo capo si avanzava tentoni come se avesse voluto incontrare quello di lui ; ... e la sua pupilla appannata , vitrea , fissa , ebbe un lampo , un raggio di uno sguardo in cui balenava tutto l ' ineffabile amore che l ' agonia non poteva assopire in quel cuore . « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... ti vedo !...», gridò esultante ; con un accento indescrivibile che avea più dell ' urlo dello spasimo che del trasporto della gioia ; « m ' ami ? ! ... m ' ami tu ?!!!...» E si rovesciò assieme a lui sul canapè vincendo , con uno sforzo disperato , miracoloso , la difficoltà di proferire , il torpore della mente , l ' inerzia delle forze , l ' agonia insomma . « Pietro , m ' ami ancora ? ! » « Sì ! sì ! t 'adoro!...», singhiozzò egli tentando inumidire l ' aridità di quella pelle coll ' umido delle sue labbra , di scacciare il torpore di quelle membra , la pesantezza di quelle palpebre coll ' impeto dei suoi baci ; cercando trasfondere la vita che sentiva rigogliosa , giovane , potente in lui , nel soffio che alitava fra le labbra di lei violacee , semiaperte e convulse . « E non me lo dici perché hai pietà di me ? ... e non me lo dici perché io muoio ?!...», seguitò ella aggrappandosi al suo collo , nelle convulsioni dell ' agonia , con quel moto incerto e straziante del volto e delle labbra che cercavano il volto di lui per baciarlo . « Oh , no ! ... non ti ho mai amato come t ' amo ! ... Narcisa ! ... Narcisa ! ... non mi abbandonare !...» « Grazie ! ... grazie !...», mormorò la moribonda con un anelito interrotto che la stentata respirazione soffocava nella sua gola ; « grazie ! ... oh ! la vita ! ... dottore , fatemi vivere ... egli mi ama ! ! ... io non voglio morire ! ! ! » , finì con accento straziante . E non poté più proferire , quantunque agitasse ancora penosamente le labbra , e alcuni suoni rochi e interrotti scappassero dalla sua gola arida . Ella rimase come profondamente assopita ; riscossa di tratto in tratto da sussulti convulsivi : rivelando mille impressioni , ora deliziose ora tristi , nella mutabile espressione dei suoi lineamenti , in cui l ' occhio soltanto , colla sua larga e lucida fissità faceva prevedere la morte . Era orribile a vedersi la rapida decomposizione di quella fisonomia . Finalmente sopraggiunse il sonno . Pietro rimaneva , com ' ella l ' aveva attirato rovesciandolo nella sua caduta , ancora avvinghiato a quel corpo per tre quarti cadavere , e che aveva tuttavia i suoi ultimi moti convulsivi , gli estremi sforzi dei suoi rantoli , la disperata tensione della pupilla per lui ; egli era come affascinato da quell ' orribile spettacolo che impietrava le lagrime nel suo occhio ardente e dilatato quasi al pari di quello di lei . « Ma parti , disgraziato ! » , gli gridò Raimondo tentando di strapparlo a quell ' amplesso di morte ; « non vedi che ciò ti uccide ... ! » Pietro non rispose , e abbracciò più strettamente quel corpo inerte , in cui gli parve sentire un ultimo sussulto al suo abbraccio , mentre le mani gli parve lo stringessero più tenacemente , come per ringraziarlo e non lasciarlo . Quell ' agonia fu lunga , penosa , orrenda . A pena il medico , colla mano sul petto di lei a numerare i battiti del cuore , poté discernere il punto in cui il sonno del veleno si mischiò al sonno della morte . Pietro rimase istupidito , come un pazzo ; per un mese intiero . Il secondo rivide sua madre ; poi gli amici . Un anno dopo ricomparve in società ... Chi sa quante volte al giorno pensa a quest ' ora a Narcisa , la donna ch ' è morta d ' amore per lui ? ! ... Le splendide promesse del suo ingegno , che l ' amore di un giorno aveva elevato sino al genio nella sua anima fervente , erano cadute con quest ' amore istesso . Pietro Brusio è meno di una mediocrità , che trascina la vita nel suo paese natale rimando qualche sterile verso per gli onomastici dei suoi parenti , e dissipando il più allegramente possibile lo scarso suo patrimonio . Misteri del cuore !
GENTE IN ASPROMONTE ( ALVARO CORRADO , 1930 )
Narrativa ,
I Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte , d ' inverno , quando i torbidi torrenti corrono al mare , e la terra sembra navigare sulle acque . I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango , e dormono con gli animali . Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati a una mantelletta triangolare che protegge le spalle , come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale . I torrenti hanno una voce assordante . Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco , le grandi caldaie nere sulla bianca neve , le grandi caldaie dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinforzato d ' erbe selvatiche . Tutti intorno coi neri cappucci , coi vestiti di lana nera , animano i monti cupi e gli alberi stecchiti , mentre la quercia verde gonfia le ghiande pei porci neri . Intorno alla caldaia , ficcano i lunghi cucchiai di legno inciso , e buttano dentro grandi fette di pane . Le tirano su dal siero , fumanti , screziate di bianco purissimo come è il latte sul pane . I pastori cavano fuori i coltelluzzi e lavorano il legno , incidono di cuori fioriti le stecche da busto delle loro promesse spose , cavano dal legno d ' ulivo la figurina da mettere sulla conocchia , e con lo spiedo arroventato fanno buchi al piffero di canna . Stanno accucciati alle soglie delle tane , davanti al bagliore della terra , e aspettano il giorno della discesa al piano , quando appenderanno la giacca e la fiasca all ' albero dolce della pianura . Allora la luna nuova avrà spazzata la pioggia , ed essi scenderanno in paese dove stanno le case di muro , grevi delle chiacchiere e dei sospiri delle donne . Il paese è caldo e denso più di una mandra . Nelle giornate chiare i buoi salgono pel sentiero scosceso come per un presepe , e , ben modellati e bianchi come sono , sembrano più grandi degli alberi , animali preistorici . Arriva di quando in quando la nuova che un bue è precipitato nei burroni , e il paese , come una muta di cani , aspetta l ' animale squartato , appeso in piazza al palo del macellaio , tra i cani che ne fiutano il sangue e le donne che comperano a poco prezzo . Né le pecore né i buoi né i porci neri appartengono al pastore . Sono del pigro signore che aspetta il giorno del mercato , e il mercante baffuto che viene dalla marina . Nella solitudine ventosa della montagna il pastore fuma la crosta della pipa , guarda saltare il figlio come un capriolo , ode i canti spersi dei più giovani , intramezzati dal rumore dell ' acqua nei crepacci , che borbotta come le comari che vanno a far legna . Qualcuno , seduto su un poggio , come su un mondo , dà fiato alla zampogna , e tutti pensano alle donne , al vino , alla casa di muro . Pensano alla domenica nel paese , quando si empiono i vicoli coi lor grossi sospiri , e rispondono a loro , soffiando , i muli nelle stalle e i porci nei covili , e i bambini strillano all ' improvviso come passerotti , e i vecchi che non si possono più muovere fissano l ' ultimo filo di luce , e le vecchie rinfrescano all ' aria il ventre gonfio e affaticato , e le spose sono colombe tranquille . Pensano alla visita che faranno alla casa di qualche signore borghese , dove vedranno la bottiglia del vino splendere tra le mani avare del padrone di casa , e il vino calare nel bicchiere che vuoteranno tutto d ' un fiato , buttando poi con violenza le ultime gocciole in terra . Quel vino se lo ricordano nelle giornate della montagna come un fuoco dissetante , poveri ed eterni poppanti di mandra . Accade talvolta che dalle mandre vicine arrivi qualche stupida pecora e qualche castrato che hanno perduta la strada . Conoscono gli animali come noi gli uomini , e sanno di chi sono , come noi riconosciamo i forestieri . Si affaccia l ' animale interrogativo , e i cani messi in allarme si chetano subito . Zitti e cauti afferrano l ' animale e lo arrostiscono . Uno gli ha ficcato un palo in corpo , un altro lo rivoltola sul fuoco , un altro con un mazzetto d ' erbe selvatiche asperge di grasso l ' animale rosolato , teso , solenne come una vittima prima del sacrifizio , propizia al bere . Bevono acqua e si sentono ubbriachi lo stesso . Ma serate come queste ne capitano una all ' anno , se pure , e la vita è dura . Almeno , a primavera salgono da loro le massaie . Allora , coi primi agnelli che saltano sulla terra , vagiscono sull ' erba le creature dell ' uomo , o si dondolano nelle culle attaccate fra ramo e ramo dove balzano ridesti i ghiri e gli scoiattoli . Poi rinverdiscono perfino le pietre , e la gente comincia a salire la montagna col vento dell ' estate . Cominciano i pellegrini dei santuari a passare da un versante all ' altro cantando e suonando giorno e notte . Il vinattiere costruisce la sua capanna di frasche presso la sorgente dell ' acqua , e la notte , per illuminare la strada si appicca il fuoco agli alberi secchi . Gl ' innamorati girano tra la folla per vedere l ' innamorata ; e cani arrabbiati , vendicatori , devoti , latitanti e ubbriachi che rotolano per i pendii come pietre . Allora vive la montagna , e da tutte le parti il cielo è seminato dei fuochi dei razzi che si levano dai paesi lungo il mare , come segni indicatori che là sono le case , là i santi coi loro volti di popolani che non hanno più da faticare e stanno nel silenzio spazioso delle chiese . Fu appunto in una di queste sere che in montagna accadde una disgrazia . Era la vigilia della festa , e nella capanna di un pastore , l ' Argirò , c ' era silenzio . Il figliolo stava cheto , il pastore suo padre gli diceva scuro : " Antonello , tu verrai con me in paese . Te la senti di camminare ? " " Sì , padre " . " Ci sono sei ore di strada " . " Camminerò " . " C ' è la luna , del resto , e si andrà bene , freschi " . " Camminerò " , disse Antonello , " sono forte , io " . Il ragazzo era serio serio , con quella forma di partecipazione al dolore degli altri per cui i ragazzi diventano pensierosi e ubbidienti ; aveva il costume di pastore , che gli avevano fatto da poco , con la cintura di cuoio alta un palmo intorno alla pancia ; era contento di andare in paese col vestito nuovo , peloso , per la prima volta . Era nato in montagna , e non si sapeva immaginare una casa di muro , come gli dicevano . Siccome sentì che suo padre rimestava qualche cosa nella capanna , saltò su a dire : " Volete aiuto , padre ? " Quello non rispose ; nella capanna bassa dove si entrava carponi , stava mettendo tutto nella bisaccia : la fiasca , la mantelletta da inverno , il sacco . " Portiamo via tutto ? " " Come vuole Dio , figliolo " . Antonello si mise a frugare sotto lo strame delle pareti e tirò fuori il fischietto e un pacchetto di figurine di santi tutte gualcite . " Volete mettere dentro anche queste ? " Il padre le ripose nella bisaccia , e questo rispetto verso le sue cose fece piacere al ragazzo . La bisaccia fu messa sulla soglia della capanna . Il padre si sedette un poco , si terse il sudore , poi si levò , si caricò la bisaccia a tracolla : " Andiamo " . Ma prima di partire chiuse accuratamente la porta di frasche assicurandola con un macigno che vi rotolò davanti . Si vedeva di lontano il mare balenante nell ' ombra serale , che laggiù non era ancora arrivata , e davanti al mare una montagna che pareva un dito teso , e ancora più vicino la striscia bianca del torrente . La sera girava pei monti in silenzio e ripiegava i lunghi raggi del sole . Le ombre cominciavano ad allungarsi per la pianura . " Volete che vi porti un poco la bisaccia , padre ? " Il padre gli accomodò la bisaccia a tracolla , puntandola nel mezzo con un bastone che faceva leva sulla spalla del ragazzo . Il ragazzo era contento di quel peso , e sentiva il bastone che gli faceva un dolce male . Il padre diede un ' ultima occhiata alla capanna . Appena risalito il monte , si volsero . Videro l ' albero magro inclinato sulla capanna , i sassi attorno come bestie che meriggiassero , o come mobili di una casa ; là si erano seduti tante volte . Il grosso cane bianco , accorso come se sapesse che si partiva , li seguì . Valicata l ' altura , videro la strada lungo il ciglio del burrone popolata d ' uomini e di bestie . " Viva Maria ! " gridarono verso di loro . Il padre levò la mano e disse con un filo di voce : " Viva ! " Gridò anche il ragazzo con una voce argentina , lieto di aprir bocca . Si sentiva dietro , sull ' altro versante , partire colpi di fucile , una gragnuola di colpi . La folla si snodava lungo lo stretto sentiero in fila indiana . I bambini piangevano nelle ceste che le donne portavano sulla testa , i muli con qualche signore seduto sopra facevano rotolare a valle i sassi , una signora vestita bene camminava a piedi nudi tenendo le scarpe in mano , per voto . Una donna del popolo andava con le trecce sciolte . Un popolano portava sulla testa un enorme cero che aveva fatto fondere del suo stesso peso , e della lunghezza del suo corpo , per voto . Antonello stava a bocca aperta . Nella valle l ' ombra era alta , e pareva che la riempisse , col rumore di un torrente che si gettava da un salto del monte . La luna si affacciò dalla parte del mare , dietro ai monti , come una guardia . Presso una capanna di frasche il pastore e Antonello si fermarono . L ' uomo che stava dietro al banco tra una fila di bottiglie , presso un bottazzo di vino , appena vide il pastore poggiò le mani al banco , si sporse , e disse : " O compare Argirò , che cosa succede ? " " La mia sfortuna , compare Fermo " . " Che c ' è ? " " Ho perduto il mio bene . I buoi che avevo in custodia dal signor Filippo Mezzatesta , sono precipitati giù nel burrone . È finita . Questa è la rovina della casa mia . O quando ? " " Oggi stesso , dopo mezzogiorno . Bella festa della Madonna che è per me " . " E le avevate a metà le bestie ? " " Sissignore , col signor Filippo Mezzatesta " . " Perché non le comperate voi ? La pelle è buona , la carne è come macellata oggi . Non sono morte di morbo . Con tutta questa gente che passa si vende . Carne di bestia morta , è sempre " . " Come macellata , vi dico . Questa osservazione non me la dovevate fare proprio voi . Tra di noi ... " " Andiamo a vedere ? " " Sono qui sotto al burrone del Monaco " . " Quattro animali , avete detto ? " " Sì ; e c ' era una giovenca che era una bellezza , tenera come il latte " . " Tu aspettami qui " , disse il padre ad Antonello . " Se qualcuno domanda della bottega " , aggiunse il Fermo , " digli che torno subito . Non far toccare niente a nessuno " . " Che rovina della mia vita , compare Fermo ! " Si avviarono . Antonello sedette davanti alla bottega e chiamò il cane a sé tenendolo pel collare . Ma quello gli sfuggì per correre dietro al padrone . Antonello , rimasto solo , aveva paura . Sentiva l ' odore del vino , odore nuovo che gli piaceva , e guardava quelle bottiglie in fila con tanti colori . " Rosolio " : questa parola gli venne alla mente . I pellegrini si facevano più rari ; una comitiva sbucò suonando e sparando in aria . Andava avanti uno con una zampogna , e un altro batteva ora il pugno ora le cinque dita a un tamburello . Altri li seguivano a passo di ballo , per voto , come potevano , uomini e donne . Uomini e donne si davano a tratti , ballando , di gran colpi con le natiche , senza ridere . La luna si faceva più rossa , l ' ombra cadeva come un mantello . Gli alberi , quasi tutti col solco e lo squarcio del fulmine , si ingigantivano nell ' ombra . La compagnia dei suonatori si allontanava . Una ragazza a piedi nudi passava davanti al ragazzo . Egli le vide un filo di sangue che le colava sul piede . " Ragazza " , le gridò ; " quello è sangue " . Ella rise : " Lo so " Un ' altra frotta di pellegrini sbucò coi fucili sulla strada . Avevano accese le fiaccole . Uno si fermò ai piedi di una quercia spaccata in due dal fulmine , gialla e morta , le accostò una fiaccola di resina ai rami : una fiammata avvolse la quercia che divampò tutta come una torcia gigantesca crepitando veloce . Allora il ragazzo chiamò a gran voce : " Fido ! " . Il cane apparve sul ciglio della strada coi suoi occhi stupiti . Dalla folla allora partì un colpo , un grido : " Eccolo il cane arrabbiato ! " . Il cane stramazzò al suolo guardando all ' ingiro che pareva parlasse e domandasse perché . Il ragazzo battendo i denti si accovacciò sulla soglia della bottega . La compagnia era dileguata ridendo . Antonello si toccò la bisaccia , vi si sedette sopra , e non aveva il coraggio di guardarsi intorno . II L ' Argirò col figliolo arrivarono al paese che era l ' alba . Risalito il poggio , le case addossate una all ' altra come una mandra si presentarono ai loro occhi . Da secoli questo paese si era cacciato nella valle , e vi si era addormentato . Intorno , a qualche miglio di distanza gli altri paesi che si vedevano in cima ai cocuzzoli rocciosi si confondevano con la pietra , ne avevano la stessa struttura , lo stesso colore , come la farfalla che si confonde col fiore su cui è posata . Sembra un mondo spento , lunare . Attraverso i letti dei torrenti , i viandanti che tentano di raggiungere le vallate , nel silenzio reso più solitario dal ritmo della cavalcatura , sembrano abitatori di spelonche . Ma a inoltrarsi appena fra gli speroni dei monti , sulla striscia del torrente , si vede la montagna che nasce tra la valle animarsi della sua vita segreta , e sembra di udir le voci di tutte le sorgenti che scaturiscono da essa . Si rivelano i paesi coi loro fiocchi di fumo , le voci disperse , i suoni intermessi , la voce soprana delle campane . È una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla , esserci nati per amarla , tanto è piena , come la contrada , di pietre e di spine . Ora la strada cui lavorano da vent ' anni sta per bruciare all ' arrivo con l ' ultima mina . Già arriva qualche forestiero dove arrivava soltanto qualche carabiniere in occasione di qualche delitto , o il merciaio ambulante che raccatta gli stracci e compera i capelli che le donne nascondono nei buchi dei muri . Ancora i puledri col monello a bisdosso cavalcano pel sentiero secolare , e i buoi portano dall ' alta montagna i tronchi d ' albero legati a una fune trascinandoli in terra senza carro . È un fatto che qui manca la nozione geometrica della ruota . Ma per poco ancora . Come al contatto dell ' aria le antiche mummie si polverizzano , si polverizzerà così questa vita . È una civiltà che scompare , e su di essa non c ' è da piangere , ma bisogna trarre , chi ci è nato , il maggior numero di memorie . La liberazione del reame delle Due Sicilie trovò qui un ordine stabilito da secoli . Il parapiglia che avvenne col riordinamento dei beni demaniali , ingrossò alcune fortune già pingui . Il paese rimase quello che era : un agglomerato di case rustiche composto di una stanza a terreno , colla terra naturale per impiantito , la roccia per sedile e per foco lare , intorno a una sola casa nobile con portici , stalle , cucine , giardini , servi . Il popolo si agitava e si affannava intorno a questa casa che era attigua alla chiesa , e dove era tutta la ricchezza , tutto il bene e il male del paese . Antonello vide questa casa posta in alto , su un poggio , col suo portico che reggeva una loggia . Egli seguiva , saltando , le orme del padre , e non si stupiva delle case di muro . Ad alcuni edifizi il sole baluginante faceva brillare qualche cosa di lucido , come il ghiaccio , che si infocava a mano a mano per poi diventare liscio e chiaro come l ' acqua . Domandò soltanto : " Quale è la casa dove sta la mamma ? " Non si vedeva la casa . Era confusa fra tante , non dissimile da nessuna . Poi i suoi occhi tornarono alla grande casa col portico , e pensò : " Quella dev ' essere la casa dei Mezzatesta " . I galli si mandavano la voce , spersi richiami di donne rompevano il silenzio . Il ragazzo con un bastone si divertiva a fare strage di certi cardi coi fioccosi fiori rossi bruciati dalla grande estate . Tutto gli parve più gentile che in montagna . Raggiunta la prima casa , parve che la terra improvvisamente si restringesse . Usciva dalla porta spalancata un fiato caldo come dalla bocca di un animale . Una donna si pettinava seduta sullo scalino della porta e immergeva il pettine in un catino d ' acqua . Siccome era festa , il paese era quasi deserto e pigro . Le poche persone rimaste stavano sedute sugli spiazzi davanti alle case , o sugli scalini , intente alle faccende loro , a pettinare i ragazzi , a pulire le verdure pel pasto . Certe ragazze , che andavano scalze e col vestitino da festa , portavano appesa al petto , legata a un nastro colorato , la medaglina della Madonna . Una fila di muli sbucò da un vicolo , e davanti la faccia rossa del mercante di pelli . " Che c ' e , Argirò ? " La voce dei quattro buoi precipitati in montagna passò , non si sa come , da porta a porta . A casa trovarono la madre sulla soglia . " Che c ' è , per l ' amor di Dio ? " Argirò le raccontò tutto in quattro parole . Dalle finestre basse le donne si erano affacciate a sentire e si passarono la notizia . Una si presentò con un ' aria maligna e sottomessa , e disse : " O Betta , ce l ' avete un chilo di questa carne per me ? " Nessuno le rispose , ma dall ' interno della casa la voce dell ' Argirò si mise a gridare : " Gente maledetta , che vuoi mangiare della mia rovina , che non aspetti che finiscano le disgrazie per buttartici sopra . L ' ho già venduta tutta , e tutti ne mangeranno meno che questa gente maledetta . Quando a un cristiano capita qualche cosa di male , tutti intorno a volersene profittare come cani ! Misericordia , Signore ! Puah , puah ! " Antonello si era seduto sulla cassa della biancheria e ascoltava quelle parole come una nenia , attentamente . Per la prima volta capiva di essere in mezzo a qualche cosa di ingiusto ; il sentimento della sua condizione gli si affacciò alla mente improvviso e chiaro e si sentiva come un angelo caduto . Guardava fisso l ' immagine di San Luca appesa dietro alla porta . Suo padre si era seduto sul letto . La madre gli diede quattro fichi e un pezzo di pane : " Mangia , figliolo " . Quello sentì le mani di sua madre nelle sue per un attimo , calde come se fossero le sue mani stesse . La stanza era segreta e fresca . Fuori si sentivano voci e rumori quasi in ritmo , come il rumore assiduo della pioggia . Antonello si addormentò col pane nel pugno , sulla cassa . III Non erano le otto quando l ' Argirò entrava nel palazzo dei Mezzatesta . Il portone era aperto . L ' arco del portone , di cinque metri d ' altezza , mostrava la sola pietra lavorata che esistesse in paese , e di cui uno scampolo era servito per lo stipite della chiesa , per i gradini , per le due magre colonne . Palazzo e chiesa addossati , recanti essi soli i materiali nobili del paese , il ferro e la pietra , e la sola forma nobile , la colonna . Dentro quel palazzo , composto di tre edifizi addossati con scale interne ed esterne , che partivano tutte da un ampio cortile , a entrate diverse , sostenuti da contrafforti coi fichi selvatici nella massa del muro , sui bastioni , o come ciuffi sull ' arco del portone , viveva la grande famiglia dei Mezzatesta , con le scuderie a terreno , i magazzini , le cucine piene di servi , e al piano nobile i padroni con le loro donne dal capo incerto e vezzoso agitantesi in ritmo di comando . Essere servi in quella casa era già un privilegio . Le serve che in lunghe file tutto il giorno andavano e tornavano con gli orci e i barili sulla testa ad attingere acqua a tre chilometri dal paese , formavano la cupidigia segreta dei maschi , recando esse , fuori di casa , il sorriso della più giovane padrona nata dalle nozze fra cugini , che annaffiava castamente verso sera il garofano elegante sulla terrazza . Queste serve avevano smesso l ' abito popolare . In queste case pochi penetravano senza un segreto timore . Dovunque ci si voltava era terra di questa casa , dalle foreste sui monti agli orti acquatici presso il mare . Dovunque , comunque . Era loro la terra , loro le ulive che vi cadevano sopra , erano loro le foreste sui monti intorno , loro i campi tosati di luglio quando tutta la terra è gialla e i colli cretosi crepano aridi . Quanti schiaffi volarono sulle facce dei contadini , quanti calci dietro a loro ! Le anticamere rigurgitavano di gente misera che aspettava di essere ricevuta , rovinata per un maiale colpito dal morbo o per un bue precipitato in qualche strapiombo . Qui si discuteva della roba , perché erano di quella casa gli animali che pascolavano e gli alberi che davano frutto . La notte , tappati nelle case , mentre rari passanti si illuminavano la strada con fiaccole e tizzoni , i ragazzi ascoltavano le fiabe immaginando che si svolgessero in quella casa , e in quelle scuderie pensavano che la Cenerentola avesse ballato col Reuccio . I signori , detti anche galantuomini o calzoni lunghi , erano due tipi di aspetto uguale , dai nasi brevi e ricurvi come quelli di certi pappagalli . Le loro ramificazioni nei paesi vicini si conoscevano come le discendenze regali . Venendo l ' età del matrimonio , si decise che uno di essi , Filippo , sposasse una cugina , per non spartire la roba . Costei arrivò dal mare e si seppellì nella grande casa . Teneva le chiavi dei magazzini . Quando apriva le porte sulla strada assolata , era come se si aprisse un paradiso ombroso : il grano vi stava a montagne d ' oro , il granoturco decorava con le sue pannocchie i soffitti , i formaggi in pile stavano sotto i rocchi colanti delle salsicce , le giare dell ' olio e le botti davano sonore intonazioni nella profondità . Solo in quella casa si sentivano le voci risuonare come in chiesa . I monelli si sporgevano alle grate delle scuderie e dei magazzini per gridare " Ah ! " e per sentire il grido diventare cantante nei meandri delle botti . Una grande scalinata di pietra grigia , larga come un fiume , sormontata da quattro colonne , su cui erano gittati tre archi , si aprì davanti all ' Argirò . Salirono tenendosi al muro come per un luogo troppo stretto . Poi , superata la scalinata , una grande porta . Antonello diede la mano al padre . Nell ' andito buio e sonoro si rispondevano segrete più porte . Un odore di strame , di olio , di fieno , invadeva l ' andito su cui si spalancavano le inferriate dei magazzini e delle stalle . Quando , traversato l ' andito e salita un ' altra scala si trovarono su un pianerottolo , la luce di un grande finestrone li investì come un torrente . Piccoli , con un senso di freddo , si trovarono davanti a tre porte chiuse . Una di queste si aprì e una donna attempata si affacciò a vedere . " Ah , siete voi l ' Argirò ! " " Si può parlare col padrone ? " " A quest ' ora ? I signori dormono a quest ' ora " , fece la donna . " Se volete aspettare ... " aggiunse aprendo la porta . Era una cucina vasta e nera . Lungo le pareti erano disposti i sacchi gobbi del grano . Al soffitto era appesa una lunga decorazione di salsicce attorcigliate attorno a una canna . In un angolo era elevato un lettuccio su due trespoli di ferro , coperto d ' un candido lenzuolo sotto il quale s ' indovinavano le forme del pane fresco appena impastato come una teoria di mammelle tagliate a molte sante martiri . Tre donne stavano sedute in terra , e un ' altra , presso il forno che era in uni canto come un mostro familiare , gittava dentro rami secchi che avvampavano subitanei . Una delle ragazze accosciate in terra faceva girare un tubo di ferro su un fornello acceso , e un fumo gentile , greve , inebriante , si sprigionava di là . " Questo è l ' odore del caffè " disse il padre ad Antonello . Antonello stava a guardare , in piedi , accanto a suo padre appoggiato alla porta . Di tratto in tratto la ragazza che tostava il caffè lo guardava di sotto in su per poi abbassare repentinamente gli occhi sui suoi piedi nudi . " È vostro figlio ? " disse la più vecchia . " Sì " . " È solo ? " " Ce n ' è un altro che deve arrivare " . " Salute e pace " Le altre donne sorrisero come per ripetere l ' augurio . " Perché non vi sedete ? " Essi presero posto lungo la panca , e non sapevano dove metter le mani . Antonello cercava di scoprire chi fosse tra quelle donne la padrona . Guardava la donna che introduceva le fascine nel forno , e il ritmo della sua veste che in quel moto continuo si levava e si abbassava sulle sue anche facendo strane figure che storcevano la bocca e il naso . L ' odore del pane che lievitava era tenero come quello del latte e aspretto come il sudore . " Padre , qual ' è la signora Dolores ? " " Non è qui ; queste sono tutte le sue serve " . Allora egli si mise a guardare quella che tostava il caffè e che aveva una medaglina della Madonna puntata sul petto , sopra la mammella sinistra , e gli parve che si avvicinasse a lui come fatta del suo stesso sangue , sentimento vago e nuovo . Una voce tuonò nell ' andito , una voce strascicata e nasale , ma imperiosa : " Annunziata ! " La donna più vecchia si precipitò al fornello gridando : " Subito il caffè " . Parve che si accorresse da tutta la casa verso un punto , come se uno stormo di topi fuggisse . L ' Annunziata uscì col vassoio e le tazze e il bricco e il bianchissimo zucchero . Il forno si era chetato : caldo e dolce , grigio d ' un grigio lontano , simile a un cielo nuvoloso , la sua profondità era segreta e sovrana . L ' odore del pane cominciò a diffondersi mentre a mano a mano la pala infornava , e i pani stavano in quella profondità come creature vive , o come semi nell ' urna d ' un fiore . Una delle donne si accostò al ragazzo e gli mise fra le mani qualcosa di caldo e morbido : " Una ciambella . Mettila in tasca " . Antonello sentiva il calore di quella forargli i panni , posare calda sullo stinco con un senso piacevole e nuovo . " È pane bianco " gli disse il padre tentando di sorridere . Filippo Mezzatesta non era ancora vestito che volle parlare con l ' Argirò . Appoggiandosi alle spalle di due robuste donne , aveva camminato soffiando , sulla punta dei piedi scalzi , in una stanzetta accanto alla camera da letto e si era buttato di schianto su un sofà . Ora poggiava sul tappetino il calcagno nudo , tenendo in alto raggricciate le dita del piede . Era coperto appena della camicia e di un paio di mutande che si allacciavano alla caviglia . " Carmela , Teresa , presto , bagasce , altrimenti piglio un ' infreddatura " andava dicendo . " Oh Dio santo , o Madonna del Carmine ! " Le donne accorrevano di qua e di là , portando gl ' indumenti . Una gl ' infilò le calze mentre quello continuava a soffiare e a inveire . Poi si chetò perché era arrivato all ' esercizio più pericoloso : quello d ' infilarsi i pantaloni . Alto , grosso , enorme , si puntellava con la mano alla testa di una delle due donne come su un bastone , mentre l ' altra lo abbottonava e gli affibbiava la cintura di cuoio . Le sue grosse mani cosparse di peli rossicci sentivano la testa ben pettinata di Carmela coi suoi capelli neri , e la forma del cranio femminile , tondo tondo . L ' altra li aveva impresso nella schiena , nella furia di vestirlo , la forma delle sue dure mammelle . Si buttò di nuovo sul divano mentre gli calzavano le scarpe . " Piano , piano , con garbo ! " Gli stavano infilando la scarpa sinistra ed era intento a soffiare nella tazza del caffè quando entrò l ' Argirò . Poggiò il piede coperto della calzetta rossa in terra , spalancò i piccoli occhi color ciliegia , socchiusi fra le guance grosse e gonfie coperte di peli dorati , e disse : " Che c ' è , Zuccone ? " Antonello , che seguiva il padre come un ' ombra , sentì per la prima volta questo soprannome . Vedeva ora suo padre avanzare a capo chino , ripiegare la berretta nera e mettersela in tasca , stare in piedi con le bracci ciondoloni , appoggiato alla porta come chi sia sul punto di scappare . " Che è successo ? " gridò il signore . " È successo , è successo che io sono rovinato " . Raccontò d ' un fiato il fatto delle bestie , e , come se abbandonasse un animale vivo , mise sulla sedia tre biglietti da cento lire e uno da cinquanta che si muovevano infatti aprendo gli angoli ripiegati , lentamente , come insetti che allunghino le alucce dopo aver finto di essere morti . " Ah birbante ! Ah mascalzone ! Tu lo hai fatto apposta , tu mi vuoi rovinare . Ma ti rovino io , invece " . Gridava e pareva sul punto di soffocare . Si mise a tossire , e ne era tutto scosso e traballante nel corpo gigantesco . Le donne si erano messe in agitazione e gli stavano intorno , e chi gli diceva " buono buono " , e chi gli batteva con la palma della mano la schiena . Si affacciò , senza rumore , attraverso la porta socchiusa , un ragazzo che stette a guardare l ' Antonello . Gli si avvicinò , gli mise una mano in tasca e gli disse : " Hai qualche animalino da darmi , portato dalla montagna ? " Il ragazzo tirò fuori della tasca del pastorello la ciambellina , la guardò , si mise a sbocconcellarla . Antonello divenne rosso che pareva di fuoco e non sapeva dove guardare . " Io dico , signore " , gridava l ' Argirò , " che quando queste cose succedono , è per la disgrazia di noi poveri pastori . I signori se ne infischiano . Essi hanno la tavola pronta sempre . Ma noialtri ... " " Ce ne infischiamo ? " Il Mezzatesta si era piegato a raccattare qualche cosa ma non ci riuscì , impedito com ' era dal suo voluminoso ventre . In un secondo tentativo riuscì ad afferrare la scarpa che gli stava davanti , e la scaraventò contro il pastore . Questi la ricevette in pieno petto , e la vide cadere ai suoi piedi chiodata , gialla , enorme . " Tu dici che ce ne infischiamo ? Perché ? Rubiamo noi forse ? " " Non dico questo . Dico che voi siete il padrone di mezzo paese , il padrone nostro , e della nostra ventura . Ma io che facevo affidamento sulla vendita della fiera per avere la mia parte , per me è un disastro . Io sono rovinato , io , non voi . Che interesse avevo a rovinarmi con le mie mani ? È la mia cattiva stella " . " Nossignore , lo hai fatto apposta . Tu sei una zucca , proprio come ti chiamano . Va ' via , ora , e non mi comparire più davanti " . Dicendo così contava il denaro che quello gli aveva lasciato , e in quell ' atto , col volto chino , parlava , come chi prosegue distrattamente un discorso e pensa ad altro . Le donne stavano lungo la parete con le mani conserte , ed era come non sentissero , perché più volte l ' Argirò , guardandole come per cercare aiuto , aveva veduto i loro occhi lontani e che non volevano vedere . " Ma signore mio io faccio il pastore della vostra casa fin dalla nascita , fin da quando voi eravate ragazzo . Sono come questo ragazzo che vedete , anche lui creatura innocente , pastorello vostro . Questa volta m ' è andata male . Ma come vi ho servito per tanti anni ? " " Oh , sì , bella la vita di montagna senza far nulla . Gli animali mangiano da loro , camminano con le loro zampe . Bello sforzo , bello sforzo , fare il pastore " . " La cosa è andata come è andata . Ma che non potreste darmi da custodire i maiali , per esempio , o le pecore ? La sfortuna non si ostinerà poi sempre contro di me " . " Niente , niente . Va ' via . Io non ti voglio più vedere . Non voglio più aver nulla da fare con te " . " Ma così mi rovinate ! " " Ti rovino " . " Ma questo , ma questo ... " Non sapeva che dire . Si guardò attorno , vide il figlio di quell ' uomo , che sbocconcellava l ' ultimo pezzo di ciambella , che somigliava sputato a suo padre e lo riconobbe odiosamente . Con una sùbita risoluzione aggiunse pacato : " Allora datemi la metà del mio denaro . Quello che mi spetta " . " Quello che ti spetta ? Sfacciato ! Non ti do un soldo , capisci ? E ricorri dal giudice , se vuoi . Fammi la causa , capisci ? " " No , per la montagna ! voi me la darete la parte mia , e se non me la darete la darete a qualcun altro . La darete a Dio ecco , al Signore Iddio che vede questa ingiustizia " . Il Mezzatesta aveva puntellati i pugni sulle ginocchia aperte , sporgeva il capo , tirava fuori gli occhi , apriva la bocca per parlare . Ma l ' Argirò non lo sentì perché usciva dalla stanza , scendeva le scale tirandosi dietro il ragazzo , e sentì che questo gli cercava la mano con la sua manina . Quest ' atto gli fece bene al cuore . Guardò il ragazzo di tralice , e non poté resistere dallo sfiorargli la guancia col dorso della mano . Quando passarono davanti alla cucina , la vecchietta di prima domandò : " Che è successo ? " " Quel che vuole Dio " . E scesero per quelle scale che parevano tanto lunghe . Quando furono sotto l ' arco , l ' Argirò fu preso da una nuova idea . " Andiamo da questa parte " , disse . Traversarono il cortile , affrontarono la scala ripida , che menava al palazzo più basso , il palazzo del fratello di Filippo Mezzatesta , il signor Camillo . IV La porta era aperta , e sulla porta , seduta in terra , stava una donna , immobile , col gomito puntato sul ginocchio , col pugno chiuso sul mento . Intorno a lei lo stridore delle api era continuo , ed ella stentava a tenere gli occhi aperti nel caldo di settembre . Quando levò la testa , due occhi imperiosi e pungenti si puntarono sul visitatore , e la voce di lei , aspra e dura , disse : " Che cosa vuoi ? " " Volevo parlare col signor Camillo Mezzatesta " . " Puoi parlare con me " . " Io sono un pastore , l ' Argirò , quello soprannominato lo Zuccone " . " A servizio di chi stai ? " " Stavo al servizio di Filippo Mezzatesta " . La donna si levò di scatto , traversò la porta e disse : " Entra " . Ora si era levata desta e pronta . Era una bella donna , piena , del colore dell ' alabastro ; i suoi occhi ammiccavano continuamente e sembrava che volessero dire più di quanto non dicesse con la bocca sinuosa e grande . I capelli spartiti in mezzo alla fronte le davano un aspetto docile , ma i suoi occhi focosi e inquieti smentivano subito questa prima impressione . Scalza , con l ' aiuto delle donne del popolo , era difficile scambiarla per una di esse , perché i segni di un ' agiatezza e di una mollezza sconosciute alle altre erano disegnati nella sua figura . Il mento rotondo , le mani fini , che cavava di quando in quando di sotto il grembiule come un ' arma , la dicevano tutt ' altro che comune . Tanto è vero che l ' Argirò si levò la berretta dicendo : " Mi scusi tanto la vostra signoria " . Ella parve lusingata di questo fatto perché sorrise lievemente sollevando gli angoli della bocca . L ' Argirò la guardava incuriosito con lo sguardo dell ' uomo che capisce , ma ella ridivenne fiera e ermetica , e parve che gli dicesse : " Bada con chi hai da fare " . Fu introdotto in una stanza illuminata a malapena da una finestrella volta a mezzogiorno , su cui alcune piante di zenzero e di basilico mettevano una nota fresca di verde , come se di là vi fosse un giardino . Un uomo nel fondo , seduto su una poltrona , stava assorto a guardare in terra con una specie di smarrimento fisso e continuo . Levò appena la testa , e disse con una voce smorzata in cui strascicava le esse : - - " Siete voi , Pirria ? Che cosa c ' è ? " Ma levando il capo apparve un uomo dalla fisionomia lunga e patita , con due baffetti radi e sfilacciosi sul labbro superiore , i fili della barba non rasata da qualche giorno sulle guance di cui sottolineavano il pallore . Portava sulla testa , legata con un filo di cotone rosso , una specie di corona di foglie di limone . Di quando in quando si portava la mano alla fronte per raggiustarsela . La donna disse all ' Argirò : " Ha il mal di testa " . In quest ' atto sorrise appena con un lampo degli occhi . Difatti quello tirava lunghi sospiri . " Parlagli " , aggiunse la donna , " e sbrigati " . L ' Argirò non sapeva più di dove cominciare . Cominciò a dire delle bestie , per poi tornare indietro a raccontare dei suoi primi rapporti col Mezzatesta , e in mezzo vi mescolava sua moglie , suo figlio , i ricordi più lontani e più disparati , fino a che la donna levò la voce per gridargli : " Insomma , che cosa vuoi ? " Allora l ' Argirò , sempre annaspando , si mise a dire : " Capisce bene , vostra eccellenza , che io con una famiglia , così , dico con due persone , e una terza che deve arrivare , e l ' inverno che viene , e io non ho niente ... " Non lo lasciarono finire . La donna gli troncò la parola e gli disse " Noialtri qui non abbiamo niente da darti . Hai capito ? " L ' uomo non sapeva più che fare . Camminando all ' indietro voleva infilare la porta ma urtò contro una sedia . Il signore non aveva aperto bocca , e soltanto aveva guardato di quando in quando ora lui ora la donna , chinando il capo , non si sa se in segno di approvazione o di stanchezza . Solo quando il visitatore stava per infilare la porta fece un cenno con la mano , come per richiamarlo indietro . " Ti vuol dire qualche cosa " disse la donna . L ' Argirò si avvicinò , e quello , con una voce strascicata , lontana , pronunziò : " Tu puoi andare da Ignazio Lisca . Quello che ci ha i denari e li dà in prestito " . Allungò ancora la mano e disse : " Digli che ti ci mando io " . Sorrise debolmente . Poi , con uno strillo inatteso disse : " Ohi , ohi la mia testa ! " Ma la donna non gli diede retta e uscì insieme col visitatore . Questi ringraziava e si metteva la berretta . Sulla porta ritrovò suo figlio seduto sullo scalino , che giocava con una bambina . La bambina era la Saveria , la figlia di Camillo Mezzatesta . Poteva avere la stessa età di Antonello : tonda , nera in viso , con una treccina annodata alla sommità del capo , aveva l ' aria assonnata e materna che distingue le bimbe meridionali . Era su di lei quasi un ' esperienza di razza , e malgrado la sua tenera età aveva le labbra tumide e lo sguardo esperto delle donne grandi , ma innocentemente , e non era colpa sua . E poi queste erano soltanto apparenze , perché a contemplarla mentre faceva i suoi giochi , ci si accorgeva che faceva tutto posatamente , con un raccoglimento infantile . Molte bambine del suo paese erano precoci e quasi portavano in sé le colpe dei loro genitori , malgrado la loro innocenza . Ma Saveria recava in viso le tracce della sua discendenza , e particolarmente la bocca della madre , come se un ' ape cattiva la morsicasse ed ella non riuscisse a scacciarla . Costei giocava col figlio dell ' Argirò che le descriveva la vita della montagna , le pecore , il cane , il lupo . Si era chinato in terra e simulava negli atti gli atteggiamenti di quegli animali . La bambina stava attenta come se fosse vero , e a stento tratteneva le risa , soltanto per non distrarlo dal gioco e per seguitare l ' illusione di quella finzione . Ma quando uscì il padre , Antonello si levò prestamente in piedi come a un comando e gli fu accanto . La bambina gli raccomandava che tornasse . Si avviarono , e quando stettero per svoltare l ' angolo della strada si volsero tutti e due indietro . La madre e la bambina li guardavano ancora . L ' Argirò sorrise mostrando i denti forti e bianchi . - - Caspita che razza di donna ! - - brontolò . La casa d ' Ignazio Lisca consisteva in due stanze basse che davano da una parte sulla strada e dall ' altra guardavano su una casa diroccata sul piano inferiore della strada ; la casa diroccata dovette ai suoi tempi essere un ' abitazione ampia , con qualche ornamento , come si vedeva dalla scanalatura di pietra della porta . Abbandonata non si sa da quanti anni , forse in seguito a un terremoto , il tetto era sprofondato , il terriccio aveva coperto il pavimento , un grosso fico era cresciuto nel mezzo , vasto e dritto . Finestre senza balconi davano su questa rovina . Ignazio viveva con la moglie , una donna vecchia prima del tempo , e con la figlia , una bambina di dieci anni . La sua parentela era molto intricata . Suo padre lo aveva generato da una che non era sua moglie , e che un giorno era fuggita non si sa dove . Rimasto solo , il padre si era dato alle pratiche di pietà , frequentando la chiesa tutti i giorni e cantando con voce di capra accanto all ' organo . Suo figlio si era sposato con una donna nata da un misterioso signore lombardo , che si era ritirato nel paese dopo aver combattuto con Garibaldi , dicevano per causa di un suo disgraziato e non corrisposto amore al suo paese , dove non voleva tornare e dove non tornò . Costui si era tenuta in casa una donna senza volerla mai sposare , e che gli diede questa figlia . Ignazio era tutt ' altr ' uomo da suo padre . Aveva i capelli ricci color rame , ricci come quelli di suo padre che ora portava una ricciuta barba bianca come un vecchio dio pagano . Ma contrariamente al padre , Ignazio era furbo e sottile , come una rivincita contro la sensualità che aveva dominata la sua casa . Si era messo a dare denaro a prestito appena avuti i primi spiccioli . Così allargò il suo commercio e la sua influenza , e ben pochi non erano debitori suoi . Inoltre giocava a carte con chi poteva , dalla mattina alla sera . Giocava anche in quel giorno che era la festa della Madonna . Era suo compagno di gioco il Labbrone , un giovane che , da quando aveva fatto il soldato , aveva smesso il costume da pastore , e siccome aveva imparato a leggere aspirava al posto di fattorino comunale . I due avversari di gioco erano : il Pazzo arrivato in paese con la moglie di uno di Palermo e con tre figli di costei cui aveva aggiunto altri due suoi , e un forestiero , Giovanni Milone . Si vedeva bene che era forestiero . Era di un paese vicino dove la gente aveva fama di essere la più furba della contrada . Una vecchia rivalità fra i due paesi , narrata dalle favole , si dimostrava quel giorno aver fondamento . Un disprezzo reciproco regnava fra il Milone e gli altri tre . Milone , vestito pulitamente , con un odore di saponetta addosso , guardava con disprezzo i tre nei loro abiti sudici e rattoppati , il pelo del petto fuori della camicia sbottonata . Ignazio aveva contato su questo giorno in cui il Milone sarebbe sceso dal Santuario con le tasche piene d ' oro . Milone era un parente del priore del Santuario , e tutti gli anni , alla festa , stava al banco della chiesa . Davanti ai suoi occhi , sul tappetino del banco , i fedeli buttavano anelli e orecchini per voto alla Madonna . Egli aveva veduto , fin da ragazzo , la sera , trasportare quell ' oro in un sacco , un sacco pieno d ' oro . Da due anni , da quando aveva conosciuto donne e carte , si faceva scivolare in tasca qualche cosa di quell ' oro . Poi , compiuta quest ' operazione , si sentiva troppo ricco , e gli pareva che non dovesse finir mai quella ricchezza sacrilega . Sembrava che avesse una gran fretta di liberarsi di quel peso . Ignazio , che sapeva che cosa è il denaro , lo aveva agguantato come un brigante allo svolto di una strada . Rivalità , disprezzo , puntiglio , si erano ben mescolati fra loro . Il fatto che quegli rubasse era pubblico , ormai , e sembrava quasi senza importanza , come una bricconata di ragazzo . " Fa ' vedere , fa ' vedere quello che hai portato quest ' anno - - Non mi seccate - - si difendeva Giovanni Milone . Gli occhi di tutti erano puntati sulle tasche del suo vestito nuovo , non ancora slabbrate dalla frequenza di mettervi le mani . Ma quelli non si davano per vinti . Aspettavano con gli occhi spalancati , e , adocchiandogli un anello al dito , dicevano : " Fa ' vedere " . Ma Milone ammucchiava , senza darsene per inteso , monete davanti a sé e le faceva suonare una contro l ' altra . Ignazio sapeva che quando avrebbe finito il denaro , avrebbe tirato fuori altro . Infatti , quello , perse alcune partite , buttò sul tavolo un paio d ' orecchini . Erano di quegli orecchini ben noti fra le donne del popolo , rappresentanti un intrico di fiorellini d ' oro raggelati nella fonditura , con qualche sbavatura , fiori d ' un ' estate inoltrata . Fiori lontani da quelli che offrono i campi , fiori d ' un giardino artificiale . Due straordinari fiori di smalto splendevano nel mezzo , freschi . Stranamente l ' oro pareva consunto come se gli orecchini si fossero schiacciati durante il sonno , come gli anelli che si consumano alle dita delle spose , durante le faccende domestiche . Il Milone li pesò un poco nel cavo della mano . Ora quelli che gli stavano intorno non ardivano di allungare la mano , ma aspettavano che li facesse valutare . Silenziosamente il Milone , dopo averli soppesati , li passò agli altri . Socchiudendo gli occhi , Ignazio fece lo stesso . " Quanto dici che pesano ? " " Credo che valgano sessanta lire " disse il Milone " Sessanta lire ? " fece Ignazio e glieli ricacciò in mano frettolosamente . Il Labbrone che non era stato consultato li aveva presi fra le dita e li studiava , mentre il Pazzo inghiottiva silenziosamente un po ' di saliva che gli faceva andare su e giù per il magro collo il pomo d ' adamo . " Lascia stare , lascia stare " , fece il Milone togliendoli bruscamente dalle mani del Labbrone con disprezzo . " Non ve li mangio mica " . Si riprese l ' oggetto mettendolo davanti a sé , e lo batteva sul tavolo come per fissargli un posto . Era irritato d ' aver perduto . Guardò Ignazio negli occhi e gli disse : " Vuoi giocare con me da solo a solo questo paio d ' orecchini ? Non valgono sessanta lire , ma li gioco lo stesso " . Si distribuirono le carte , e Milone ne pizzicava gli angoli scoprendo lentamente le figure che gli erano venute in sorte . Perse . Ignazio si prese gli orecchini delicatamente , e se li mise in tasca dopo avere studiato come funzionava la chiusura . Poi , guardando il suo avversario di sotto in su , con gli occhi freddi e fissi , mentre gli tremavano i baffi , diceva accennando con le dita della destra unite : " Qua , qua , tira fuori qualche altra cosa " . Allora cadde sul tavolo una spilla d ' oro della stessa forma degli orecchini , ma con tre piccoli diamantini nel mezzo . " Se hai qualche cosa di più grosso tiralo fuori . Io gioco per qualunque somma " . Allora il Milone ammucchiò sul tavolo davanti a sé , cavandole da tutte le tasche , varie cose : " Ne ho qui per settecento lire almeno ! Le hai settecento lire da giocare ? " Il Labbrone guardava e gli pareva che la camera sprofondasse . Respirava a bocca aperta , con un lieve sibilo . Il Pazzo , inquieto , si ravviava i baffi che gli tremolavano come una grossa farfalla grigia . Ignazio andò nell ' altra stanza , e tornò poco dopo con un pugno di carte - - moneta ben piegate e quasi nuove . Le mostrò davanti , di dietro , in trasparenza : " Io non guardo se la tua roba vale davvero . Ma mi voglio cavare il gusto di vincerti . Queste sono settecento lire " . Il Labbro ne con una voce roca disse : " L ' oro vale più di settecento lire " . Tossì per schiarirsi la voce . Gli avversari si avvicinarono al tavolo premendovi contro il petto . Ognuno si accomodava la sua roba davanti . Si stringevano le carte sul petto , se le accostavano alla bocca . Ignazio scoprì le carte risolutamente : " Ho vinto : è inutile che continui a giocare Seguito a giocare con le carte scoperte , se vuoi " . Milone battè il pugno sul tavolo quando ebbe provato a seguitare la partita , e gridò : " Tu conosci le carte , tu le hai segnate " . " O Milone , tutti gli anni mi fai la stessa storia . Guarda e vedi se sono segnate . È che so giocare meglio di te " . " Ah , questo non lo devi dire " . " Del resto , se non la smetti , io ti denunzio , e dico che hai rubato l ' oro alla Madonna " . Il Milone , pallido , si aggiustava la cintura , si raggiustava la giacca indosso , si ravviava il ciuffo , e diceva : " Bene , non mi vedrai mai più . Ho qui altra roba . Fossi stupido a farmela mangiare da te . Meglio farsela mangiare dalle donne . E io sono un cretino a venire a giocare da te " . Ignazio , intento a guardare quell ' oro che aveva preso nel pugno , replicava : " Intanto ti ho vinto , e farai bene a non giocare più perché di carte non te ne intendi . Gran giocatore che sei ! " " Ah " , replicò Milone , " se dici di nuovo che non so giocare ... " Gli afferrò il polso mentre quello stringeva il pugno pieno d ' oro . Fu a questo punto che una voce nell ' ingresso chiese : " È permesso ? " Giovanni Milone lasciò la presa mentre il Labbrone lo reggeva o fingeva di reggerlo . Il Pazzo , seduto , giungeva le mani e mormorava : " Per l ' amor di Dio , calmatevi , vi volete rovinare ? " " Ma non lo vedete che ha paura ? " diceva il Milone . Poi uscì brontolando : " Me la pagherai ! " V L ' Argirò si era fermato e fingeva di non vedere . Quando quello fu uscito , uscirono tutti gli altri . Il Lisca non aveva mai avuto da fare con l ' Argirò ; stette un po ' a squadrarlo , mentre quello guardava di sotto in su , e faceva girare la berretta fra le dita delle mani congiunte . Poi , risolutamente , gli disse : " Che volete da me ? " Mi ha mandato da voi il signor Camillo . " Bene " . " Ho bisogno del vostro aiuto " . Gli raccontò in poche parole la storia , come erano precipitati i buoi , come lo aveva accolto Filippo Mezzatesta , tutto . Di quando in quando Ignazio lo interrompeva " Ti ha detto che non ti dava nulla ? Ti ha detto di fargli la causa ? Se gli fai la causa la perdi " . Alla fine disse : " Vuoi venticinque lire per la semina ? Vieni , ecco qua " . Gli contò il denaro fra le mani , con un gesto di disprezzo , come se lo cacciasse via . " Me lo restituirai in grano , dopo il raccolto , al prezzo di quest ' anno . Quindi , se il grano costa di più ... " " È vostro " . " Non avresti un ragazzo che potesse venire tutti i giorni da me ad attingermi un orcio d ' acqua alla sorgente ? " " Un ragazzo ? " disse pieno di gratitudine l ' Argirò . " Vi manderò mia moglie " . " Va bene . Dille che venga domani mattina , le do quanto agli altri , per questi servigi . Le do due soldi per ogni viaggio " . " Le date quanto volete . C ' è bisogno di questi patti ? " Così l ' Argirò aveva qualche speranza per l ' avvenire . Egli aveva in mente un pezzo di terra da prendere in fitto dal Comune , presso il torrente , dove il grano sarebbe venuto bello . Il Lisca , dietro le sue spalle , gli chiese mentre usciva : " È vostro questo ragazzo ? " " Sì , è mio " . " Come si chiama ? " " Antonello " . " Senti , Antonello , eccoti i soldi e va ' per il paese a sentire se qualcuno ha uova da vendere . Se no , che mangio stasera ? " Il ragazzo si levò volenteroso , aspettò che quello tirasse fuori del taschino stretto i denari , li strinse nel pugno . " Non li perdere " gli raccomandò il padre . Il ragazzo si mise a correre per le strade e si sentiva la voce sua d ' argento gridare : " Chi ce le ha le uova ? " Era contento . Strillava e saltava , guardando le donne davanti alle porte e alle finestre . Gli piaceva di sentire come gridava . La sua voce si sentiva qua e là per il paese , ora soffocata ora squillante . Poi , quando la sera fu alta , se ne tornò con quattro uova dentro la berretta . La sera era chiara , c ' era la luna . Erano intinti di luna gli alberi e la montagna , il mare lontano . Dopo i grandi calori era come se una lieve rugiada fosse passata sul mondo a inumidirne la sete . Pareva di sentire la voce delle fonti ai piedi dei monti , o dei fiumi risecchiti che si ricordavano del loro boato . Le ombre delle case per le strade strette erano dense e nere , e tagliavano a spicchi e a triangoli le strade , come se vi fosse stato disteso qua e là un panno scuro . Ma non erano voci di fontane quelle che si udivano , erano le voci delle donne . Giungevano dalle soglie delle porte dove stavano raccolte e cantavano lunghe filastrocche in onore della Madonna . Nei momenti di pausa sembrava di udire come si concertavano per la canzone seguente , poi una voce peritosa si levava lenta , si spiegava appena come un razzo a metà del suo cammino , poi si librava sicura in una grande nota tenuta , fino a che , per sorreggerla , sorgevano le voci delle compagne , quasi che quella svenisse sotto il peso di una grande emozione . Poi si riprendeva quella voce , e faceva sentire la sua angoscia tra quella delle compagne , appunto come una sposa quando è accompagnata dalle amiche e dai parenti che le parlano dolce . Antonello , seduto sulla soglia della porta del Lisca , ascoltava e cercava di indovinare di dove partissero quei canti . Gli sembrava che si sarebbe addormentato , e la tenebra delle ombre dense e la luna lo fasciavano di oblio come in un mondo incantato . Mentre stava così , due ragazzi con la berretta calata sulle orecchie , scalzi , tozzi , col vestito a brandelli , gli si fermarono davanti . Si tenevano per mano , e presero un ' aria seria e provocante . " Chi sei tu ? " " Io sono il figlio dell ' Argirò , il pastore " . " Ah , sei pastore ? " I due ragazzi si allontanarono . Poi improvvisamente dall ' angolo di una casa un sasso volò sopra di lui e andò a battere contro la porta del Lisca . Una voce , la voce di uno dei ragazzi , disse : " Dàlli al forese , dàlli al pastore , dàlli al vestito di pelo ! " Egli ora vedeva le due figure acquattate nel vicolo , e ne scorgeva le ombre buttate in terra dalla luna , due grandi berretti come una testa di animale . Si levò e si mise a correre . E quelli a inseguirlo . Ma non lo seguirono fino alle case alte dove dormono i pastori , e dove un ' altra compagnia di ragazzi stava a confabulare sotto la luna . Qui gli domandarono " Chi sei ? " " Il figlio del pastore Argirò " . " Bene , sei dei nostri ! Sta ' qui fermo " . Uno di quelli che aveva parlato aveva sporta la testa , per guardare . Una sassata radente lo sfiorò . Erano tutti figli di pastori , col vestito di lana pelosa , con la cintura di cuoio , per la maggior parte scalzi . " Che cosa è successo ? " chiedeva Antonello . Finalmente uno gli rispose : " Quelli dell ' Università ci vogliono picchiare " . " E chi sono quelli dell ' Università ? " " Quelli che hanno i pantaloni lunghi . I figli dei signori " . Quello che aveva detto così teneva un grosso ciottolo in mano . La compagnia , così com ' era , decise di trasferirsi in una casa diroccata e abbandonata , di cui rimaneva soltanto un muro alto , e il quadrato basso delle mura crollate . Qui un odore acuto di strame li avvolse , e il silenzio , e la luna che viaggiava alta sopra il cielo . Stavano in silenzio ad aspettare . Poi uno , quello col ciottolo in mano , si sporse , tirò il sasso appena vide un ' ombra che si avvicinava . Uno strillo gli rispose . Si guardarono tutti in viso e si dispersero . Ma Antonello non aveva capito . E nello stesso istante una voce lo chiamava : " Antonello ! Antonello ! Olà ! " la voce di sua madre . Ma , mentre pensava di muoversi , si vide aggredito da tre ragazzi , fra cui distinse quei due che aveva incontrati prima . Uno con un sasso gli batteva sulla nuca , e un altro gli teneva ferme le mani , mentre il terzo diceva : " Dài , dài , così impara " . Poi se la diedero a gambe nella notte . Antonello sentiva un gran dolore , e caldo , sulla nuca . Vi passò sopra una mano , se la guardò poi al chiarore della luna . Non c ' era sangue . Ma gli doleva . Zitto zitto prese la strada di casa . Non disse nulla a nessuno , sbocconcellò il pane e le pere che la madre gli diede nel buio , poi si buttò in terra su una tela di sacco distesa , come faceva lassù nella sua capanna , mentre suo padre si era sdraiato al fresco , dietro la porta . Anche attraverso il tetto di tegole senza il riparo del soffitto filtrava la luce lunare . Si vedeva , nella casa , dopo un poco , tutto quello che c ' era : la grande giara dell ' acqua a un canto , il cestone del pane appeso al soffitto , il focolare che faceva nel buio come una macchia grigia , e il letto su cui era stesa sua madre , alto alto . Accanto al focolare , lo sprone della roccia , su cui era costruita la casa , stava come un ' ombra inginocchiata . Egli sentiva respirare forte suo padre , e sua madre s ' indovinava dal sonno tranquillo e immobile come se fosse morta . Dalle case vicine giungevano grossi sospiri , e nelle stalle soffiavano contro gl ' interstizi della porta i maiali e gli asini . Tutte queste voci sentiva Antonello per la prima volta , dopo gli assorti silenzi delle montagne . Il mondo era un ' onda sonora intorno alla sua casa , e il cielo , e le montagne che lo sostengono con le loro cime e i loro alberi , come un baldacchino , ora pesava immenso sul paese e sulla valle . Era come un fiume alto tenuto in un fragile letto , da cui poteva filtrare e rovesciarsi . Ma soprattutto era il continuo chiacchiericcio dell ' abitato che gli faceva sentire d ' avere iniziata una vita nuova . La vita in comune gli sembrava una curiosa invenzione e un accordo fra gente che ha paura . Si addormentò di colpo con un suono di campane nella testa , là dove gli doleva . Siccome il pellegrinaggio e le feste erano finiti , Antonello conobbe altri ragazzi . La gente che era tornata dalla festa portava ancora il vestito nuovo per un paio di giorni , e le medaglie della Madonna coi nastri di seta verdi e rossi e gialli e azzurri , stavano appese al collo delle bambine . Avevano vendemmiato . La terra si riposava . Qualche contadino di buon ' ora aveva già cominciato ad andare pei campi a fare quei gesti folli che sembra facciano i contadini veduti di lontano , quando assaltano la terra come una donna . I pastori avevano ripresa la strada dei monti , ma non il padre di Antonello che si era buttato sul campo tolto in fitto e che si era messo a rivoltolare con la vanga . La madre ora faceva i servigi in casa del Lisca , portava acqua , lavava i panni , andava al mulino per la macinatura del grano . Antonello la seguì per qualche giorno come un cagnolino , e si divertiva a portarle l ' orcio piccolo . Ella entrava col suo passo scalzo nella casa del Lisca , e per un poco si sentiva il suo sospirare trafelato . La signora Lisca , spettinata e sciamannata , la guardava fare . Poi le dava un piattello di roba che era avanzata e la mandava via . Quella riprendeva la strada e aveva trovato da lavorare ancora a portare pietre sulla testa per una fabbrica nuova , la fabbrica del prete che si costruiva una casa . Andavano e tornavano lunghe file di donne al sole , una dietro l ' altra , e non parlavano . Antonello le seguì anche un poco . Gli avevano cambiato il vestito di orbace , ora che non andava più in montagna , e gli avevano messo un paio di pantaloni che non sapeva chi li avesse regalati a suo padre . Andò a cercare i compagni della sera prima , ma li vide che andavano in montagna dal padre , a riprendere la vita delle capanne . Stava seduto dove sua madre cercava le pietre da portare alla fabbrica , in un campo sotto una pianta di mirto , e vide comparire i due figuri di quella sera . Erano vestiti pressappoco come lui , solo che avevano un vecchio berretto da uomo , lacero e sudicio , che copriva loro il capo fino agli occhi . Uno aveva fatto un nodo scorsoio a uno stelo di saggina , e lo aveva posato su un sasso . Là presso una lucertola stava al sole , e sul collo le pullulava come un lieve battito che le gonfiava la pelle cinerina . Un ragazzo si mise a fischiare per incantarla e la lucertola pareva udire , perché rimaneva fissa e ferma , a guardare in alto , forse il sole che rotolava pel cielo raggiante . Ma poi improvvisamente la lucertola fuggì con quello strepito che è la voce dei campi sul meriggio , tutta fatta di fughe e di animali che si nascondono tra le fratte e scivolano fra l ' erba secca e sonora . Antonello guardava quello che facevano i due . Poi sedette su un sasso , tanto per darsi un contegno ruppe un ramo d ' oleandro , e con un coltelluzzo si mise a fare sulla scorza lunghi fregi serpentini con un gran sole al sommo . Ne venne fuori una bella bacchetta . Allora , uno di quei ragazzi , il più grande , lo studiò , gli si piantò davanti , e gli disse : " Dammela , altrimenti ti picchio " . " Te la do volentieri , senza botte " , disse Antonello , " a patto che mi facciate giocare con voi " . I due si guardarono e risero d ' un sorriso furbo , con occhiate adulte . " Bene , giocherai con noi " . La bacchetta passò nelle mani del ragazzo grande . " Come ti chiami ? " " Antonello " . " Io sono il Titta " . Antonello finse di sapere chi fosse il Titta . L ' altro soggiunse : " E io sono Peppino " . Stettero un poco in silenzio e il Titta aveva steso il braccio al collo di Peppino che se ne stava chiotto chiotto . Portavano i berretti di traverso , con un ' aria di sfida . A un certo punto il Titta disse con un sorriso furbo : " Quanti anni hai ? " " Dieci " . " Io ne ho tredici e sono un ladro . Sì , sono un ladro , vuoi vedere ? " Tirò fuori della tasca una cosa che pareva una testa di qualche statuina , dipinta al naturale , che pareva una cosa di favola . " Questa l ' ho rubata in chiesa " aggiunse serio . Ma Peppino che fingeva di ridere aveva paura , e diceva : " C ' è la scomunica " . Sbucò dalla fratta e sedette accanto a loro una bambina scalza , nera , con un visino piccino e patito dove due grandi occhi umidi guardavano fra le ciglia nere . Ella chinava la testa , e si metteva a ridere senza ragione . Titta la guardava con aria di protezione , e le disse bruscamente : " Brava , hai fatto bene a venire " . Ella stava compunta e timida , e voleva sentire quello che dicevano . Si guardava di tratto in tratto dietro le spalle , in alto , sul ciglio del colle dove si scorgevano le case basse . " Mia madre mi cerca " . Una voce difatti gridava : " Lisabetta , Lisabetta ! " " Io non rispondo , altrimenti mi picchia . Io non voglio andare a casa " . " Certo sarebbe bello se scappassimo tutti , col brigante Nino Martino ! " " Non ci sono più i briganti in montagna " replicò convinto Antonello . " E tu che ne sai ? Vivono nelle caverne , e se ci sono non vengono a dirlo a te " . La bambina ascoltava . Ma a sentirsi chiamare di nuovo , Lisabetta , si levò e corse verso la casa dicendo : " Son qui " . Il Titta esclamò : " Ora l ' ammazza di botte " . Difatti si sentì la bambina che gridava : " Basta , basta , non ne voglio più " . " Dov ' eri , disgraziata ? Con quel mascalzone del Titta ? Con quel figlio d ' una buona donna ? Non ti ci voglio più vedere . Se ci vai ancora ti lego mani e piedi " . Il Titta ascoltava e rideva : " Parla di me : ma se la incontro una sera , quella donna , le spacco la testa con una sassata " . Siccome il sole aveva invasa la valletta a perpendicolo , tornarono a casa . Ne scapparono via subito con un pezzo di pane e un pugno di frutta e pranzarono sotto gli archi del loggiato della casa Mezzatesta . VI Stavano in quell ' ombra e discorrevano rado , tra le voci del meriggio , le cicale assordanti , l ' odore grave e arso del mondo che era intorno come la cenere rimasta a un incendio . In breve si formò una comitiva di ragazzi . Il Titta tirò fuori un mazzo di carte , tutte gualcite , e non più di venti , e si mise a distribuirle con sussiego . Più in là un altro gruppo guardava . Distribuite le carte , disse : " Giochiamo " , e ne tirò una . Gli altri fecero lo stesso , ma nessuno sapeva giocare . Allora il Titta si prese le carte che erano state tirate e se le accumulò davanti . " Perché ? " domandò Antonello . " Perché sì " replicò il Titta e non gli diede altra spiegazione . Ma Antonello insorse : " Spiegami perché hai vinto tu " . " Perché sì " . Il dialogo andò così avanti un pezzo . Il Titta , raggiustandosi il berretto davanti agli occhi , si volgeva agli altri compagni e indicava con un ' occhiata d ' intesa l ' avversario . Poi , mettendo la mano avanti , e puntandogliela sul petto , si mise a spingerlo e a dirgli : " Va ' , va ' , va ' ! " Quest ' atto fece ribollire il sangue ad Antonello . Gli altri incitavano i leticanti con grida di ohè , ohè , e mettendosi la mano davanti alla bocca e battendola in modo da fare un grido modulato . Alla fine , quando il Titta si fu assicurato d ' essere spalleggiato , tirò un pugno sul ventre all ' avversario . Questi non gridò né pianse , divenne bianco bianco , si portò la mano al ventre , poi sedette in terra e faceva con la mano il cenno : " Aspetta , aspetta ! " . Un gruppo di ragazzi che aveva assistito di lontano alla scena , si raccolse intorno ad Antonello . Erano dei ragazzi molto più miseri di quegli altri , patiti e pallidi , non erano neppure vestiti del tutto . Attraverso le lacerature dei vestiti si vedevano le loro grosse pance tonde . Uno di essi , soprannominato il Sorcio , disse all ' orecchio di Antonello circondandogli col braccio il collo : " Gridagli figlio di una buona donna , perché lo è " . " Davvero ? " " Non sai chi è sua madre ? " " No , che non lo so " . Tutti intorno si misero ridere . I discorsi che faceva questo secondo gruppo erano molto diversi da quelli degli altri : essi parlavano di donne . Uno descriveva di aver veduto una donna salire una scala a pioli , e tutti ridevano con una specie di oppressione e di soffocazione . Sembrava a tutti di sprofondare in un mare di ovatta . Ma ecco che , accolto da grandi grida , apparve un altro ragazzo che portava legato a un laccio un aquilotto appena piumato . Se ne veniva avanti senza voltarsi , e spesso lo trascinava nella polvere come una ciabatta . Era vestito con un abituccio pulito , a scacchi turchini e neri . Era molto diverso dai suoi compagni . Prima di tutto un color gentile e pallido gli era diffuso nel viso , e due occhi stranamente azzurri erano tristi come certe acque dense nei fossatelli dei campi . L ' aquilotto si fermava di quando in quando a inseguire una lucertola che traversava la strada . Il ragazzo dell ' aquilotto non era evidentemente come tutti gli altri , perché si fermò un poco più alto degli altri su un mucchio di terra . Aveva la vocazione di fare il prete , lo chiamavano il Pretino , ma il suo nome era Andrea . Il Pretino si sedette attorniato dai ragazzi . L ' aquilotto guardava la luce intorno . Gli batteva presso gli occhi come il palpito d ' una vena . Gli occhi li aveva coperti d ' una membrana bianca come se fosse una lieve cenere . Il Pretino si mosse e tutti gli altri gli furono dietro . Il sole declinava , e i ragazzi decisero di fare la processione . Il Pretino teneva l ' aquila al guinzaglio , e andava in testa a tutti con le mani giunte . I ragazzi dietro si erano raggruppati per ordine , e con dei sassi che picchiavano uno contro l ' altro facevano i piatti della banda , mentre altri che con la bocca andavano mugolando " Piripiripirirì " facevano le trombe . Solo il Titta guardava in disparte con un lieve sorriso di compatimento . Antonello si era mescolato alla processione e ne era inebriato . Non sapeva che volesse dire , ma si sentiva trasformato , come alla vigilia di capire cose cui non aveva mai pensato . Anche lui si era messo uno stecco davanti alla bocca e fingeva di suonarvi , mentre il suo vicino aveva trovato da imitare le trombe che arrivano dietro l ' orecchia , con uno storto ramo di fico . La processione sbucò in piazza , passò sotto le case tra gli sguardi annoiati della gente che oziava nelle piazze e sulle soglie delle porte . Poi , un buon tratto fuori del paese , alla sorgente , la processione si sciolse e si cominciò un altro gioco , quello di fare ponti e canali e orti presso il ruscello . I ragazzi si erano dispersi , il Pretino portava il suo aquilotto fra gli alberi e sull ' erba . Antonello stava attento a quei giochi . Antonello era sotto il ponte ed ascoltava la strana musica dei calabroni e delle vespe che lo fasciavano di sonno . Stava per andarsene , quando sulla punta dei piedi scalzi si avvicinò a lui una bambina . Si fermò , lo stette a guardare sotto una frangia fittissima di ciglia . Aveva un viso sottile e tutto rifinito , fermo e breve , col naso che si attaccava dritto alla fronte e che le dava un ' espressione attonita . Egli si mise a fare , sul ruscello che correva sotto il ponte , un ponticello di canne , poi un giardino intorno , poi il recinto d ' una mandra , poi una piccola montagna . Lavorava diligentemente . Alla fine la bambina disse sgranando gli occhi : " Oh , che cos ' è ? " e indicò , tendendo il dito , l ' opera del ragazzo . " Questo è il fiume , questo il giardino , questa è la montagna , questa la mandra " . " Ma non ci sono gli animali " . Allora Antonello prese dei ciottoli levigati , e li sparse qua e là . " Ecco la mandra " . " Oh , non è vero ! " Aveva in braccio una bambola che consisteva in un sasso tondo rinvoltolato in un cencio bianco , come una mazza . Il cencio che ricascava da tutte le parti era la gonnella della bambola che non aveva né occhi né bocca . " E questa che cos ' è ? " disse il ragazzo indicandola . " È la mia bambola " . Ella la teneva gelosa 35mente stretta in grembo , e di quando in quando la guardava fissa allontanandola da sé fra le mani giunte . Poi le si avventava contro e le stampava di quei baci caldi e quasi rabbiosi che sanno dare le madri , con una feroce tenerezza . Antonello la considerò un poco , poi le si accostò . Se la sentiva respirare vicina . Poi si misero a giocare e stabilirono che Antonello era il marito ed ella la moglie . " Come ti chiami , ragazzina ? " " Teresa " , disse ella indifferente come se dicesse il nome d ' una pianta . " Bene , Teresa , adesso io torno a casa " . Allora Teresa fece le viste di aver molto da fare . Stese la bambola in terra , e di quando in quando le diceva : " Zitta , zitta , adesso vengo a darti il latte " . Ma appena ebbe detto questo le venne da ridere , e vergognandosi delle sue parole si nascose con le mani la bocca . Poi si mise a soffiare su un focolare immaginario , buttata in terra . Mentre stavano così apparve il Pretino . " Che fate ? " " Giochiamo " . " Mi fate giocare anche me ? " " Ma tu non sei il Pretino che non gioca ? " " Io posso giocare , chi lo ha detto che non posso giocare ? " " E poi in tre non si può giocare " , disse la bambina : " bisogna essere soli per poter giocare " . Ella diceva queste cose tranquillamente , assorta . " Vuoi vedere come si gioca ? " " Vediamo " . " Ma il Pretino deve andar fuori " " Questa è la mia stanza . Allora io mi corico e tu ti corichi accanto a me " . Il Pretino si scostò un poco fingendo di stare dietro la porta . Invece guardava attento , con gli occhi fissi . Antonello si coricò accanto alla bambina , e guardava il Pretino . Ella gli si stringeva accanto , e sentiva il suo respiro che era come la voce di un insetto nell ' aria . Anch ' ella faceva col respiro un ronzio come se avesse un ' ape nel petto . Antonello scese dopo un poco e non sapeva che dire . " Mi fai provare anche a me ? " disse il Pretino . " Vieni " , disse ella stando sdraiata e agitando le mani . Aveva un ' aria assorta e sofferente . Il Pretino le stette accanto un poco ed ella gli carezzava la testa . Il ragazzo tremava . Ella lo baciò improvvisamente stringendolo fra le sue braccia magre , e rideva . Il ragazzo si mise a gridare che voleva andar via . VII Il Pretino tornò a casa col batticuore . Si mise in un angolo della cucina , accano alla Saveria , che era sua sorella , e stette a guardare il fuoco che si avvolgeva alla pentola nera . Aveva timore di guardare sua sorella , e nello stesso tempo gli veniva da ridere . Ella gli si sedette accanto , ed egli non tardò ad addormentarsi col capo poggiato alla spalla di lei . Nel sonno udiva tornare in casa i fratelli , e la voce già grave e burbera del Titta , e quella maliziosa di Peppino , e quella assennatina di sua sorella . Nel sonno gli pareva che sua madre picchiasse la Teresa , nel sonno vedeva la fontana dove le donne si riunivano a ciarlare , le strida e i gesti di queste donne , mobili e rapidi , e gli occhi lucidi , e gli pareva che fossero intorno a carezzarlo con le loro mani brune e corte , e ne sentiva il respiro come quando era più piccolo . Poi sentì che qualcuno amorevolmente lo spogliava , lo metteva a letto , e istintivamente chiuse le braccia intorno a una testa che respirava sul suo viso un alito dolce e caldo . Era sua madre ; e come sempre gli accadeva nel sonno , ne sentiva il calore della pelle , e la grana fine e quasi un sapore dolciastro . Si addormentò su un ' alta onda di sonno come se il suo letto si fosse levato smisuratamente e toccasse il soffitto . Alla mattina il suo risveglio fu dolce e penoso come dopo una malattia . Aveva l ' impressione , nel dormiveglia mattutino , di avere lasciato alla vigilia un giocattolo che gli piaceva molto , ma ora destandosi non sapeva più quale , e finalmente gli venne alla mente l ' immagine di Teresa e il suo gioco . Avrebbe voluto tornarvi ma non vi voleva pensare , e tremava di un tremito che gli scioglieva il sangue . Quando fu desto e vestito , sua sorella pettinata strettamente e ancora umida d ' acqua fresca , gli disse che la mamma doveva parlargli . Egli si precipitò nella stanza dov ' era di solito il signor Camillo Mezzatesta , il quale ebbe un lampo di gioia negli occhi a vederlo , e un sorriso all ' angolo della bocca , infantile . Era appena rasato . I servi avevano finito di vestirlo , e stavano ai suoi piedi ad allacciargli le scarpe . Egli abbassava di quando in quando gli occhi a guardarli , senza fretta e senza impazienze , come un bambino . Quando l ' operazione fu finita , entrò la Pirria e sedette su una sedia bassa . Attrasse a sé il ragazzo , lo baciò sulla guancia con un bacio schioccante , e gli domandò con più attenzione del solito : " Come state , piccino mio ? " Quando era tenera gli parlava col voi . Il padre lo guardava con attenzione , e sorrideva mentre un filo di saliva gli scendeva dagli angoli della bocca compiaciuta . In quel momento una voce nell ' atrio suonò allegra , la voce del prete . Egli esitò un minuto sulla porta , si levò il cappello precipitosamente , e , tirandosi su le sottane , si mise a sedere accanto al padrone di casa . Gli batté la mano sul ginocchio dicendogli : " Come va ? " Ma , veduto il ragazzo acanto a lui , lo prese sulle ginocchia e carezzandolo gli disse : " Ebbene , che cosa vogliamo fare con questa Comunione ? Prima di partire dovrà pur farla " . " Che ? parto di già ? " chiese il ragazzo con voce smarrita . Era da un pezzo che si parlava di mandarlo al seminario a studiare per diventare prete ; ed egli vi pensava sempre ; ma questa mattina non si sapeva che cosa avesse , perché si mise a piangere e disse : " E i miei fratelli , il Titta e Peppino , che cosa fanno , non vengono con me ? " " Oh , quelli non hanno voglia di studiare " . Scese dalle ginocchia del prete e si rifugiò presso sua madre . Questo prete , il Ceràvolo , era un uomo tozzo e grasso , coi capelli grigi e uno sguardo fugace negli occhi inquieti che non posava mai a lungo in un luogo . " Non volete più andare in seminario , figliolo ? " disse la madre . Il ragazzo , col singhiozzo in gola , annuì con un cenno del capo . " Perché , altrimenti , come farete a diventare vescovo ? " Il ragazzo sorrise . Aprì la bocca il padre , il quale pronunziò con voce strascicata : " Del resto , se non vuole , lasciatelo stare . Noialtri non abbiamo bisogno di nulla " . " Ma che si fa per il bisogno ? Tra i nostri figlioli , se questo ha volontà di studiare facciamolo studiare " , insorse la madre . " Tanto si sa che i suoi fratelli non sono buoni a niente , e che faranno i vagabondi tutta la vita . Almeno questo ... " Camillo Mezzatesta abbassò il capo con un sorriso puerile e disse : " Questo somiglia a me . Questo è il mio figliolo " . E indicava il ragazzo col dito teso . Questa faccenda della somiglianza lo aveva sempre preoccupato di fronte alla gente . Quando era stato più piccolo , il Pretino , si ricordava , le donne lo fermavano e lo guardavano , quando non gli prendevano il viso fra le mani per dire : " Questo sì somiglia a suo padre . Ma gli altri ... " Questo fatto lo aveva messo sempre in una condizione di privilegio e non sapeva perché . Anche in casa , il Titta e il Peppino dormivano in una stanza e lui in un ' altra , e non li vedeva se non quando si trovavano a tavola . Sua madre insorse per dire : " Che cosa volete dire con questa faccenda della somiglianza ? " Era divenuta pallida e fredda , come non era facile vedere . L ' uomo abbassò gli occhi , e vide il ragazzo che guardava fisso ora l ' uno ora l ' altra . Ma brontolò : " Niente : dico che questo ha preso da me " . " Va ' a giocare , figliolo bello , va ' a giocare " , disse la madre rivolta al ragazzo . Il Pretino non se lo fece ripetere due volte e uscì come una saetta . Appena i passi del ragazzo si sentirono in fondo alle scale , la Pirria si levò , e puntando i pugni sui fianchi si mise a dire sottovoce ma con un tono sibilante : " Bisogna finirla con questa vergogna del figlio e non figlio , della somiglianza a me o a voi . Tutto il paese ne è pieno , e quei ragazzi , i figli miei , i figli vostri , vengono tutti i giorni a dirmi che i monelli li insultano come figlioli di una sgualdrina " . Si tappò la bocca con la mano , violentemente , e in quell ' atto era bellissima . I suoi capelli ricciuti oscillavano alla sommità del capo , come teneri serpenti , i suoi occhi splendevano , e il sentimento dei due uomini che assistevano a quella sfuriata era che ella fosse ancora mirabile . Il prete le ruppe la parola sulla bocca per dirle : " Lasciamo andare queste cose , signora Pirria . Lasciate che il paese dica . Ma per questo ragazzo che va agli studi , che entra in un istituto religioso , che deve mettersi al servizio di Dio mi pare che non si possa fare a meno di regolare seriamente la vostra posizione davanti a Dio . Come volete che vi accolgano un figlio che appare come figlio d ' ignoti ? E se lo accogliessero sarebbe una condanna che peserebbe su quel povero innocente per tutta la vita . Fino a che noialtri siamo qui , in questo paese , ci conosciamo , sappiamo chi siete voi , per quanto i malintenzionati e i monelli si facciano giuoco ... " " Questo paese è pieno di bastarderia , ed è tutta dovuta a questi bei campioni dei Mezzatesta " . Il prete arricciò il naso a quest ' uscita . Il Mezzatesta aveva levato il capo e le puntava due occhi insolitamente stupiti . Ella si mise a sedere , e si asciugava le lagrime col grembiule . " Io sono qui " , disse il prete , " a consigliarvi per il bene dei vostri figli che sono vostri figli e non della strada , a chiudere questo capitolo della vostra vita irregolare e a riparare davanti a Dio l ' ingiustizia caduta su questi innocenti . Essi sono vostri figli , riconosceteli , e così riparerete un peccato che può diventare un delitto " . Lo sguardo riconoscente della donna lo distrasse , ed egli smise aspettando la risposta di Camillo Mezzatesta . Quello stava ad ascoltare immobile , fissando il prete come se non dicesse a lui ma parlasse dal pulpito . Ma si scosse , fece un cenno col capo , e diventando più pallido di quanto non fosse , rispose : " Io sono disposto a riconoscere per mio figliolo Andreuccio , perché lui mi appartiene . Perché è mio figlio e ci credo ; ma gli altri no " . Quest ' uscita netta e secca , che egli pronunziò levando gli occhi con un resto di antica nobiltà , come se parlasse dall ' alto di un ritratto , stupì i due ascoltatori e soprattutto la donna che mai nella sua consuetudine con quell ' uomo lo aveva creduto capace di tanto . Levò gli occhi , e lo vide con la testa alta , gli occhi fiammeggianti , la mano nello sparato della giacca , nella stessa posa del ritratto di un suo antenato che si poteva ancora osservare nella stanza da pranzo . Un sentimento di dispetto e nello stesso tempo un ' involontaria ammirazione , mai sentita verso quell ' uomo , la smossero , mentre , sentendosi molto più in basso di quanto la consuetudine con quell ' uomo le aveva fatto credere , perse ogni ritegno : un diluvio di cattive parole e di espressioni oscene uscì dalla sua bocca : " Non vi vergognate , dopo avermi sedotta e portata in questa casa , dopo avermi compromessa agli occhi di tutti , dopo avermi fatto pubblicamente la vostra mantenuta , non vi vergognate di trattarmi così ? Chi sono io ? Infine sono la madre dei vostri figlioli , dico dei vostri figli " . A queste parole il Mezzatesta levò il dito e voleva parlare ; ma ella , temendo il peggio , levò ancora di più la voce . Alla fine , dopo una filastrocca di vituperi , ella ricorse all ' ultima minaccia : - - " Ebbene , signor mio , se proprio non ne volete sapere , io me ne vado " . L ' uomo divenne pallido e piagnucoloso , cominciò a supplicarla che non se ne andasse , ché altrimenti che cosa avrebbe detto la gente ? Allora la donna divenne più dolce , più mite , gli si sedette ai piedi e gli domandò graziosamente : " Siete dunque disposto a compiere il vostro dovere ? " Egli si riprese , assunse l ' aria straniera che aveva usato prima , e pronunziò : " Andreuccio sì , ma gli altri no . Gli altri non meritano il nome dei Mezzatesta " . La donna non riusciva a rendersi conto che proprio quell ' uomo che passava le giornate solo nella sua stanza , quasi senza volontà , senza nessun peso nell ' amministrazione della casa , riuscisse a pronunziare quelle parole . Di scatto uscì , e fece sentire nell ' altra stanza che rimuginava fra le sue robe , come chi voglia partire . Per un attimo fu un silenzio attento . Erano rimasti soli il prete e il Mezzatesta , si offrirono del tabacco e vi fu un annusare riflessivo , per qualche minuto . Poi fu il Mezzatesta a riprendere il discorso . " Ella crede che io sia interamente rimbecillito , ella crede che io non sappia nulla e non mi accorga di nulla . Io so tutto , e so di chi sono quei figlioli . Io so che soltanto Audreuccio è mio . Sono pur sempre un Mezzatesta , sono uno della mia famiglia malgrado tutto . Posso essere caduto in basso , e certo che sono caduto in basso ( il prete fece un gesto come per raccattarlo ) ; sì , sono caduto in basso , lo so ; ma non per questo il mio nome deve essere buttato nel fango . Io sì , ma il nome dei Mezzatesta , no , quello no ! " Aveva pronunziate queste parole con la sua calma abituale e con la sua pronunzia incerta . " Io sono debole e non posso fare a meno di quella donna ; ma il mio nome , quello , quello ... " Parlava con sé , stesso . VIII L ' Argirò non se ne vedeva riescir bene una . Prima provò a coltivare il suo pezzo di terra , ma glielo rovinò il torrente . Poi si mise ad allevare un paio di maiali e glieli schiantò il morbo . Fece molti mestieri fino a quando , essendo venuti certi milanesi per i lavori delle baracche , dopo il terremoto , riuscì a impiegarsi come sorvegliante ai lavori e mise insieme un poco di denaro . Con questo pensò subito a comperare qualche cosa che gli servisse per un suo nuovo mestiere . Comperò una mula e si mise a fare servizio di trasporto fra il paese e il mare , fornendo ai bottegai le merci che comperavano negli empori della marina , e a chiunque servissero . Ora cominciava a respirare e la moglie non andava più a servire di qua e di là . Certo , le donne che una volta erano mandate a carovane per le forniture , in mancanza di bestie , si lagnavano che quella mula avesse tolto loro un mestiere . L ' Argirò fece il passo del viandante e la faccia dell ' uomo che vede paesi diversi . Se ne andava cantando e dicendo proverbi , non parlava che a sentenze , e talvolta diceva pensieri rimati . Faceva tutte le mattine la strada fra il paese e il mare , venti chilometri attraverso i torrenti e i boschi che sono brutti d ' inverno quando scendono improvvise le piene , e i fulmini solcano gli alberi che li aspettano alti levati ; partiva alle quattro del mattino e tornava la sera alle quattro ; dodici ore in cui si intratteneva coi passanti , con la gente delle casupole sparse pei campi , coi lavoratori delle vigne , coi pastori quando scendevano al piano , e di tutti sapeva come andava la vita . Si cacciava innanzi la mula che era la sua compagna vera , le faceva lunghi ragionamenti , le dava avvertenze , interpretava i suoi sentimenti , la informava delle novità . La bestia stava a sentire con quell ' aria attenta delle bestie , che è la stessa di chi ascolta una lingua straniera in cui cerca di afferrare qualche parola . Si chiamava Rosa . Pochi erano i giorni dell ' anno in cui non facesse questo viaggio : nelle grandi feste e quando pioveva tanto che c ' era pericolo di esser portati via dalla piena . Allora sedeva sotto l ' arco della porta , e guardava il paese che era tutto un torrente torbido , e la gente che girava rasente ai muri coi sacchi sulla testa per ripararsi dall ' acqua , e la montagna che aveva messo anch ' essa un cappuccio di nubi . Dov ' era la grande vallata , e il torrente , c ' era la nebbia opaca come il cielo , e il corso dei torrenti si intravedeva lucido come le vie dei fulmini nei cieli nuvolosi . Il mare si indovinava nel grande vuoto dell ' orizzonte . Quando era fermo , valeva meno di qualunque uomo , lui che era abituato a vedere i risvegli lungo la strada , e come andavano i lavori , e come crescevano gli orti , e i danni del torrente giorno per giorno . Arrivava in vista del mare quando il treno passava sul ponte ( ed era tutte le mattine una novità puntuale ) e si piegava come un organetto alle voltate . Si lamentava , quando non poteva andar via . Gli altri due figli , gli erano nati muti , e lui si ostinava a volerne , sperando che quello che avesse parlato dopo di loro avrebbe detto di grandi cose . Quei due , quando erano venuti , avevano articolato quasi per isbaglio le sillabe ma ­ ma . Poi si imbrogliarono , parve , e dicevano suoni che non si erano mai sentiti , ed era finita . Sarà stato perché era sempre stanco . La sera , quando rincasava , gli si stringeva il cuore , e le lagrime gli diventavano cocenti dentro il petto . Da tutte le case si strillava , da tutte le case si piangeva , e in casa sua silenzio , i ragazzi seduti intorno alla madre , che parlava loro con gridi inumani di tratto in tratto , facendo un urlo nella bocca messa a imbuto , che pareva la madre dei gufi . Questi ragazzi erano fuori tutto il giorno , curiosi di vedere e di sapere ; si appiattavano mentre gli altri giocavano , osservando come poveri esclusi dal paradiso , e se c ' era da affrontare qualche fatica , se c ' era da trasportare qualche cosa , se c ' era da fare per gioco da cavalli o da asini , uscivano fuori e si mettevano carponi , contenti , pur di stare in compagnia . Oppure si appiattavano in casa , sotto la scala , ad aspettare non si sa che cosa . Le donne , che generalmente coi figli degli altri non sono buone se non per rispetto ai propri , verso questi poveretti erano tenere , e allungavano loro qualche cosuccia da mangiare , che quelli masticavano senza farsi vedere perché avevano vergogna di mostrarsi . Se arrivava qualcuno in paese essi erano là a guardare , ed entravano nelle case senza che li sentissero . Erano come le ombre , e nessuno li cacciava via , perché non potevano parlare né raccontare quello che vedevano . Era anzi un ' opera di carità lasciarli nei loro nascondigli fino a che non si fossero annoiati o addormentati . Giravano in cerca di fatti , osservando con occhi fissi e attenti in cui , insieme con quello che vedevano , pareva di leggere i ricordi con cui Io raffrontavano per farsene un giudizio . Ridevano strizzando l ' occhio , spandendo intorno una gaiezza irragionevole e innocente come se ridesse un passerotto , cosa innaturale . Le donne dicevano : " C ' è il mutolo " , come se dicessero : " È entrata una farfalla " . Avevano la lingua , in fondo al sorriso malizioso , come un coltello chiuso in fondo a una tasca , e pareva davvero che la balia avesse dimenticato , come dice vano , di tagliar loro il filo di carne rosa che gliela teneva imbrigliata al palato . L ' Argirò , era come se avesse fatta una scommessa . Gliene nacque uno ancora , e lui era convinto che fosse quello buono . IX Antonello aveva preso appena sonno che sentì la voce del padre su di lui : " Guarda che la mamma ti ha fatto un fratellino " . Gli pareva di sognare , e voltandosi dall ' altra parte sentì un odore che lo riportava all ' infanzia prima , come spesso gli accadeva durante il sonno . Poi sentì accanto a sé sul letto , fra le braccia , una forma tenera e rigida nello stesso tempo ; erano le fasce in cui era costretto l ' infante che non poteva muovere mani né piedi , e piangeva con la voce d ' un agnellino . Si svegliò e si sentì due , come se lo avessero tratto dai suoi sogni di ieri ; quel pianto parlava e diceva : " Sono tuo fratello , più piccolo di te , e tu ormai sei grande " . Era azzurro in faccia e sdentato come un vecchino ; somigliava al padre , vecchio e nuovo nello stesso tempo . Ora la casa s ' ingrandiva , Antonello si cacciava sulla sponda del letto per far posto al piccino , il quale pareva sapere qualche cosa di misterioso , che si lamentava di qualche cosa che nessuno riesciva a capire . Antonello gli metteva il dito nel pugno per sentirselo stringere , gli toccava le guance e gli parve che rimanesse , dove aveva posato il dito , il segno d ' una fossetta . Poi venne il padre a riprenderselo e diceva : " Perbacco , di questo ne faremo un dottorone " . Antonello domandò : " Come lo chiameremo ? " " Benedetto " . Questo nome divenne più piccolo e vicino , divenne conosciuto , si rivestì di fasce e di cuffie , come comprato nuovo al mercato . Il nome di Antonello parve disusato e decaduto . Benedetto diveniva un essere privilegiato perché era nuovo , e ad Antonello pareva di esserci sempre stato . Benedetto non rispondeva alle sue domande , ma Antonello lo trattava col voi e gli parlava con molto riguardo . La mamma glielo dava in braccio e gli diceva spesso : " Tienilo per un poco e attento che non ti cada " . Antonello lo sentiva divenire tutti i giorni più pesante , come se lo facesse apposta , e lo guardava piangergli in braccio in modo inconsolabile . Antonello sentiva che forse era colpa sua se piangeva . Eppure il primo sorriso glielo fece a lui un giorno , quando gli mise un dito sul mento per vezzeggiarlo , e quello rise con la bocca sdentata . Antonello se lo portava per le strade in braccio , che pesava assai . Guardava gli altri monelli giocare , e lui seduto in terra col fratellino non si poteva muovere . Certe volte tentava di giocare con Benedetto stesso , quando ne aveva troppa voglia , e faceva ancora dei giochi da ragazzo , mentre i suoi coetanei guardavano già con attenzione le donne . Poi Benedetto cominciò a camminare , le vestine gli si gonfiavano come se volasse , e mise i primi denti col primo vero sorriso . Antonello era già grande e si vergognava dei suoi piedi nudi , troppo lunghi e magri , si metteva a sedere per non mostrare lo strappo dei pantaloni che aveva di dietro , quando passavano le ragazze . Il fratello , piccolo e cocciuto com ' era , cominciò a comandare . Voleva che lo accompagnasse in chiesa dove credeva di cantare e non faceva che un ' esclamazione lunga e roca . Componeva le prime parole , correttamente , senza saltare nessuna lettera . Per un poco si era dibattuto fra tutte le sillabe del mondo scomposte come per un gioco di pazienza , poi imbroccò la via giusta e venne fuori con una infinità di parole che parvero straordinarie , e rideva forse per mostrare che capiva e che non poteva spiegarsi meglio perché era troppo piccolo . " Perbacco ! " disse il padre . " Ne voglio fare un prete predicatore , e che parli per tutta la famiglia messa insieme " . Alla prima parola sconcia che gli sentì dire , il padre rise sgangheratamente come se fosse un segno certo e violento di vita . Siccome Benedetto era nato nell ' età meno matura del padre , aveva in sé qualche cosa di predestinato , col suo colorito pallido e biondastro , gli occhi azzurri . Siccome aveva la memoria pronta , le donne del popolo che cantavano in chiesa lo chiamavano perché ripetesse le parole dei canti imparati . Benedetto vi andava , e le donne lo tenevano con le loro mani calde , e lo stringevano fra le ginocchia perché stesse fermo . Antonello , ora che non aveva più a badargli , si nascondeva dietro la fratta della fontana per vedere le donne attingere acqua , ne sentiva i discorsi e gli strilli , udiva la musica del getto nell ' orcio di creta . Qualche volta si affacciava , quando vedeva la Teresa , divenuta grande , coi rigonfi del corpetto sul seno , e la chiamava : " Schiavina ! Schiavina ! " Era divenuta bruna in faccia , come di cioccolata , e la chiamavano Schiavina di soprannome . Ella si volgeva e diceva levando la mano per ravviarsi i capelli : " Mi avete fatto paura " . " Figuratevi che bugia mi ha raccontato mio padre , perché non vi cerchi : mi ha detto che vi è andato un chicco di grano nell ' orecchia , che vi è rimasto ed ha messe le radici nel cervello , e perciò siete pazza , dice . Ma io non ci credo più . Schiavina , pensate a me qualche volta ? " " Via , via , io ho altro da pensare " . Ma sorrideva , e gli mostrava , mentre si ravviava i capelli , la palma della mano nuda coi suoi geroglifici che non gli riusciva di leggere . Un giorno l ' Argirò disse ad Antonello : " Figliolo , ho bisogno di te . Tu vedi quanto è intelligente tuo fratello , che certo diverrà , se lo facciamo studiare , un grand ' uomo , Mi è venuta quest ' idea , e me la sogno la notte . Se riesco a fare di lui un prete staremo bene tutti , e anche lui . Io ho pochi soldi da parte , e posso cominciare a provvedere . Ma poi questo mio mestiere non mi basterà davvero . Sono capace di indebitarmi fino ai capelli , e di lavorare il doppio . Io sono risparmiatore , lo sai , tant ' è vero che non vado mai a cavallo sulla mula , ma a piedi sempre , perché così mi campa di più . Qui , in questo paese non c ' è scampo per nessuno , con questi mariuoli che comandano . Bella rivincita che sarebbe per me , per noi tutti , che da casa nostra uscisse qualcuno che potesse parlare a voce alta , e li mettesse a posto . Il prete , ci vuole . Tu mi devi aiutare . Comincia a lavorare subito e a guadagnare . Che vuoi fare qui , imparare un mestiere che poi non ti serve ad altro che a farti dannare ? Ho saputo che dalle parti di C ... si lavora a ponti e a strade . C ' è lavoro e tu ci devi andare . Prima fai il manovale , poi fai l ' operaio , poi finisci sorvegliante , chi lo sa ? se il Signore ti aiuta . Mi mandi la metà di quello che guadagni , e il resto te lo spendi per te . Io ci aggiungo il resto , e mettiamo insieme quello che ci vuole per mantenere Benedetto . A questa gente dobbiamo fare un dispetto che se lo ricordino per tutta la vita . Poi viene Benedetto vestito da prete , e gli devono fare l ' inchino . Crepate , miserabili ; zitti , prepotenti . Largo . Calcolo che verso i trentaquattro anni sarai libero di sposarti . Va bene ? Ma intanto sta ' attento alle donne . Non ti invischiare , non t ' innamorare , altrimenti siamo perduti " . Antonello non ebbe nulla da osservare . Scosse il capo dicendo di sì e di sì , non capiva bene quello che prometteva , ma gli venivano le lagrime agli occhi pensando di trovarsi ormai grande e utile , buono per lavorare ; si sentì di colpo pari a suo padre , e tutti intorno gli ebbero riguardi come a un condannato . Nel suo cuore sorse uni sentimento paterno verso quel ragazzo . Fuori , quando si trovò a lavorare tirando una carretta di terriccio alla costruzione di una strada , si ricordava di suo fratello , come circondato da una luce misteriosa , e scriveva raccomandando che parlasse davvero bene italiano se voleva diventare un buon predicatore . Questa cosa evidentemente lo preoccupava , e pareva che non pensasse ad altro , anche quando fu chiamato per soldato e visse nelle città . Poi trovò altro lavoro , in un paese più lontano , e si ricordava , dopo una visita a casa , di aver veduto Benedetto già grande , che si preparava a partire per il seminario , che i fratelli mutoli già gli baciavano la mano per mostrare che lo riverivano , che egli non si poteva muovere per la stanzuccia che essi , dovunque fossero seduti , si levavano per fargli posto ; che certe volte , mentre mordevano un frutto si ricordavano che c ' era lui e gliel ' offrivano staccandoselo dalla bocca , col segno dei denti impresso nella dolce polpa . X Era come una scommessa . Quando Benedetto tornava a casa nei mesi dell ' estate , infagottato nel suo vestitino nero da prete , gli stava intorno la gente a domandargli per sperimentarlo se sapesse Egli parlava calmo e pacato , col tono d ' un adulto , e diceva cose più grandi di lui . Il padre era come ubbriaco e voleva che parlasse sempre , e dicesse tutto quello che sapeva . Il fatto che il figliolo si avviasse al sacerdozio , gli dava diritto a fare delle visite di dovere quando il figliolo arrivava o ripartiva . Allora egli entrava nelle case dei Mezzatesta , e diceva semplicemente : " Siamo venuti a farvi una visita . Lui è arrivato " . Allora quelli , donne e uomini , squadravano il ragazzo da capo a piedi , gli osservavano la fronte se era alta o bassa , e come parlava , e se aveva un difetto di pronunzia . Andreuccio , quello ancora soprannominato il Pretino , che alla fine non erano riusciti a mandare agli studi , perché se ne era tornato dicendo che si mangiava e si comandava meglio a casa sua , e i suoi fratelli il Titta e il Peppino , ora non facevano altro che scorrazzare per le terre del signor Camillo Mezzatesta , e vendere qualche cosa di nascosto per poi andare a spendere nei paesi della Marina . Lo stavano ad ascoltare senza poter vincere un certo imbarazzo . Benedetto diceva cose sensate , e parlava volentieri dei Santi , dei loro miracoli , in modo che le donnicciole che lo sentivano si battevano il petto devotamente . Le bambine , coi loro occhi neri e bianchi , lo guardavano fisso , sedute in terra . Egli chiudeva gli occhi , sbattendo in fretta le palpebre . Una sera venne anche la Schiavina a vederlo , e gli domandò : " Come sta vostro fratello ? " Il padre volle troncare subito quel discorso . L ' Argirò , lo Zuccone , il disprezzato , fu tenuto in una certa considerazione , trovava anche credito . Andava lacero , raccattava dovunque quello che poteva , nei suoi viaggi attraverso gli orti della valle , si contentava di quello che gli davano e trovava modo di render utile ogni cosa ; tant ' è vero che a chi serviva un po ' di carta o una bottiglia vuota o uno spago o un chiodo , non c ' era che da ricorrere a lui che conservava tutto . Si venne a sapere in breve che anche altri contadini e pastori pensavano di mandare i figli agli studi , se l ' Argirò aveva mutato già rapidamente condizione nel concetto delle persone , come se quel figlio fosse un capitale depositato in una banca . La madre di Benedetto era tranquilla soltanto quando il figliolo era fuori . Aveva paura che uscisse di casa , che una donna lo stregasse , che gli soffiassero qualche maledetta polvere addosso , che egli vedesse le donne come erano fatte , che ci vuol poco , nel paese , ad andare di sera per i campi . Certe ragazze di fronte a loro , avevano dormito un pomeriggio d ' estate sul davanzale della finestra , che faceva impressione , e poi lo guardavano coi loro occhi bovini . L ' Argirò si metteva in tasca le lettere di nascosto , e le faceva leggere . Ecco come scriveva il figliolo : " Caro padre , Buon Natale a voi e alla famiglia , ai fratelli , a tutti . Ho ricevuto tutto , e le scarpe anche , e non ero malato . La berretta ce l ' ho e i quaderni anche , e credevo che i piccoli non li avessi e nemmeno i grandi , perché non ho visto nulla nel tavolino . E ora ci ho tutto , e non mi mandate niente più , e fornitevi voi che la sera mangiate pane e ulive per me . E io ho anche le tre sedie , e la volontà di studiare , e di appagare i vostri desideri . La posata è già al rame , e il torrone lo avreste dovuto tenere per voi . I presepi di qui sono belli . Si fingono monti facendo alture , piccole , di pietre , e coprendole con vellutelli . Fanno le strade in mezzo al vellutello , fanno il fiume finto che sembra vero e va a gittarsi in un laghetto finto , dove c ' è un uomo che pesca . Fanno la grotta che sembra vera , la stalla , la fontanella e tante belle cose . La notte di Natale , che gioia , giocammo a tombola fino alle nove della sera . Io ho vinto un soldo ; alle nove andammo a vestirci , e andammo in cattedrale dove si disse la Messa e a mezzanotte precisa si svelò il Bambino che era grande nella sua culla dorata . Alle due andammo a dormire e dormimmo fino alle otto . Spero sentire se Antonello lavora e se il Pretino lo passa . Ih , lavorava Antonello , sai ? Ti mando un fiore , un altro al padre . E la madre e i fratelli Santo e Ciro ? Egli dovrà parlare , e anche Ciro , e vorrò sapere che qualche giorno imparate a parlare . Vorrò sentire all ' onomastico mio che parlano . Tutti siano occupati , e i genitori godano il frutto delle loro fatiche saporitamente . Ci ho una figura di San Benedetto . Vi bacio la mano , bacio Antonello , Ciro , Santo , le zie , lo zio , il nonno , la comare , il compare e auguro a tutti mille e duemila anni di felicità salute e pace . Il vostro Argirò Benedetto . Sancta Maria , prega per me ac familiam meam " . L ' Argirò andava in giro con lettere come queste , che si gualcivano nelle sue tasche . Inoltre , per prepararsi alla venuta del figlio , si mise a frequentare la chiesa quando poteva , e la domenica cantava accanto all ' organo , rinunziando al viaggio . Ma impercettibilmente nessuno lo poté più soffrire . Si trovò solo senza potersi spiegare la ragione , solo e scansato da tutti . Inutilmente cercava di attaccar discorso : lo stavano a sentire un poco , poi ci fischiettano sopra : " sì sì " , e gli voltavano le spalle . Tornò impercettibilmente a un animo fanciullesco , quando ci si vuol rendere conto di tutto quello che si vede . I suoi viaggi diventavano più lunghi perciò : con la lente che si accostava a un occhio si fermava a osservare le novità , la macchina del fotografo ambulante , il fuoco che accende lo zingaro coi due mantici , che muove alternamente con ambe le braccia , come due fisarmoniche da cui non riesce cavare neppure una nota , e gli orci del vasaio e i pesci del mercante , senza comperare mai niente , e sempre ostinatamente attento a chi incontrava e dove si fermava . Salutava tutti i forestieri che incontrava sui muli o nelle piazze perché voleva discorrere , e alla fine faceva sapere che era il padre di un ragazzo che studiava per prete ; non perché lo vedessero così povero . Era come se stesse sempre vicino a quel ragazzo . Le stagioni gli tornavano alla mente e al cuore coi loro giochi , la trottola in autunno , i giochi alle noccioline d ' inverno , i pifferi in febbraio , il gioco degli aliossi in aprile . Le grandi stagioni dei ragazzi . Era capace di girare una giornata per trovare quell ' osso della giuntura della zampa degli agnelli , con cui si gioca dopo averlo annerito bene e lustrato . Glielo avrebbe spedito , perché giocasse . Tutto era divenuto per lui favoloso e immobile come in un ' infanzia : gl ' insetti dei prati , i fiori dell ' anemone e dell ' asfodelo , che vengono su improvvisamente in certi spiazzi dei campi a segnare le impronte della primavera che vi trascorre col passo del vento . Certe volte era preoccupato di trovarsi un flauto di oleandro , e quando veniva il tempo della smielatura poneva da parte un pezzo di cera gialla per metterlo a pallina nel piffero che faceva la voce dell ' usignuolo , alla sua stagione , in dicembre . Solo perché aveva quel figlio stava attento che suonasse la prima zampogna a tempo debito , quando scoppia improvvisamente come una fonte in disgelo nelle notti d ' inverno , e quando i pifferi dei ragazzi suonano insieme tutti a Natale , che pare la foresta dei rosignuoli , una profonda foresta dove si accendono come luci i frutti del corbezzolo . Pensando a Benedetto , aveva fatto un altarino su un ' asse , con certi mozziconi di candela e un ' immagine di carta . La sua casa era come un nido vuoto che si ritrova fra gli alberi , dove è chiaro il lavoro fatto ad averlo messo insieme filo per filo . Si privò di ogni piacere come per una lunga vigilia propiziatrice , attento a quel figliolo che doveva improvvisamente venir fuori a parlare con bocca nuova e dire le cose che fanno tremare il cuore . Decise di andarle a trovare una primavera , senza avvertirlo , portandogli le cose che gli sarebbero piaciute . All ' uso dei pastori mise tutto in una bisaccia che si portò a tracolla , e queste cose erano il suo tesoro e non immaginava che ne esistessero fuori della sua casa e del suo paese . Tutta l ' umanità che si vedeva intorno gli pareva ingannata perché non conosceva le sue pere da inverno che erano tanto tenere , e i suoi dolci duri come il sasso e che poi si sbriciolavano sotto i denti come se alla fine abbandonassero tutti i loro segreti . Egli aveva comperato anche un organetto in una fiera e lo aveva tenuto in serbo . L ' organetto suonava allegro come se gli facesse piacere essere destato dalla sua inerzia ; mettendovi una mano intorno come una cassa armonica faceva un suono profondo , un suono d ' organo . Il metallo nichelato aveva un lieve sapore salato , i fori dell ' organetto erano come una bocca larga , che ride . Dov ' era la città sull ' altura con gli olivi pallidi e con le rocce ferrigne ? Tutto gli parve più ricco e più nuovo fuori del suo paese . Ecco un bel fiume , ecco l ' acqua . Benedetto beve di certo acqua pura e fresca . Qui c ' è le fontane , qui ci sono i boschi , qui c ' è tutto . Beati quelli che stanno nelle città dove invecchiano tardi , perché hanno tanti piaceri . Hanno le case grandi e comperano quello che vogliono perché guadagnano . Ma non hanno le pere da inverno e i pollastri che abbiamo noi . Io vorrei sapere che cosa pensano i superiori e i compagni quando vedono la roba che gli porto io . Un giorno gliela faccio la sorpresa al direttore . Gli mando una cesta di frutta da inverno con un poco del nostro dolce . Si sentiva ricco , così . Era sera . Arrivava in piazza quando scorse una fila di ragazzi vestiti di nero , con le sottane e le fasce dei seminaristi ; erano proprio loro , piccoli con le sottane nere , e in quel nero non si vedevano che gli occhi lucidi e pronti , che guardavano qua e là con occhiate fuggevoli e nostalgiche . Pareva di conoscerne i genitori , e di averli veduti curvi sulla terra , gente del popolo , pescatori e artigiani , come erano stati i primi apostoli . I cappelli erano troppo grandi , le vesti troppo lunghe , era tutto un mondo attonito e sommesso . Uno arrotolava una fascia rossa che gli pendeva dal fianco e la sventolava come una bandiera . Quando furono vicini gli parve di sentire un sussurro e un borbottio , come un gioco improvvisamente sospeso . Ma invece nessuno di loro parlava e non si sapeva perché sembrava che si dicessero fra di loro cose infantili e supreme . Il prete che li accompagnava apparve in fondo alla squadra , con la barba rasata nera nera , gli occhi fissi la faccia di contadino toccato dalla grazia . L ' uomo si fermò : " Se ci fosse Benedetto " . Ma si c ' era , proprio lui , Benedetto , col cappello troppo grande , il colletto di celluloide che gli doveva far male , e camminava con gli altri , col viso bianco , fra tante facce brune , come un essere privilegiato . Lo chiamò : " Benedetto ! " ma non lo sentirono . Allora si mise a tener dietro alla squadra che si avviava fuori della città .. Fuori , per la strada di campagna , il gruppo si sciolse , allora egli sopraggiunse di corsa e si mise a gridare : " Benedetto , Benedetto , figlio mio ! " Benedetto si volse appena , lo guardò , non sorrise , in quel vestito nero che pareva lo cancellasse . " Non mi vedi , Benedetto ? Sono proprio io " . Il ragazzo si volse al prete che li accompagnava e disse con voce chiara e ferma , dove vibrava il tono infantile d ' una volta , ma smorzato come un ricordo : " Reverendo , dica a mio padre che non posso parlargli perché siamo nel periodo della Passione di Nostro Signore , e la regola del seminario ci impone il raccoglimento e il silenzio " . Il prete ripeté all ' Argirò quelle parole . Benedetto guardava come di lontano . " Perbacco ! Io vengo a vedere mio figlio e non gli posso neppur parlare ? Mio figlio è sempre mio figlio " . E si avvicinò tendendo le braccia . Ma il ragazzo tese le sue come per respingerlo dolcemente . Il prete intervenne dicendo : " Lei può ritirare suo figlio anche questa sera , se vuole . Ma fino a che lo lascia fra noi non può dispensarlo dall ' osservanza delle regole . Non vede come è fervente il ragazzo ? " " È fervente ? Sta bene ? Stai bene , Benedetto ? " Ma quello non rispose . Si volse un poco con gli occhi al cielo che veniva voglia di baciarlo . " O perbacco ! Sta ' a vedere ora che non posso salutare mio figlio ! Tu parli bene , Benedetto mio , ma io ho fatto la strada a piedi . Se tu sapessi che cosa ti ho portato parleresti . Ti ho portato le pere da inverno . E ci ho un bel pollastro . E il dolce di miele ti piace sempre ? Una volta ti piaceva . E ho comperato un organetto , di quelli che costano tre lire " . " Reverendo " , disse Benedetto , senza rispondere al padre ; " preghi mio padre di dare queste cose ai poveri , perché io non posso accettarle prima di Pasqua " . " Ah , corpo d ' un cane ! Così mi rispondi , Benedetto ? Sei diventato un santo davvero ? Hai imparato a predicare anche a me che ti conosco ? " La squadra dei ragazzi ora si muoveva e gli volgeva le spalle . " Quello è mio figlio , per la montagna ! e sta ' a vedere che ora non posso neppure parlargli . Padre mio ... padre suo ... datelo ai poveri ... Un corno , ai poveri . Il povero sono io . È la regola . Ma che esiste regola quando uno arriva da lontano ? E io che volevo uscire con lui stasera , a bere un buon bicchiere di quello buono con lui . Di quello mio , perché qui vino buono non devono saper nemmeno che sia . Che imbroglioni che devono essere questi della città . Macché , sono venuto qui a fare la carità , se devo dare questa roba ai poveri ? Io non sono pazzo " . Tornava lentamente in città . " Caspita come sono questi preti , caspita ! Me lo fanno santo sul serio . Hai inteso come predicava ? Reverendo padre mio , non posso accettare , la regola , e sotto , e sopra ... Quello predica come un prete vero . Ti è venuto lo scilinguagnolo , birbante . Ma dimmi almeno buona sera . Fammi sentire come dirai ai Mezzatesta : ladri e birbanti , il vostro regno è finito . Fuori di qui , altrimenti vi prendo a calci ! " Alla porta del seminario non ci fu verso di entrare . Gli dissero che prima di sabato nel pomeriggio era inutile che tentasse . Ancora sei giorni . L ' unica era tornarsene indietro . Cenò in un ' osteria , zitto zitto e solo solo . Disfece i suoi pacchetti , che era un peccato mangiare da solo . Non gli entrava niente in corpo , gli si era chiusa la gola , tutto gli pareva senza sapere . Diede un morso a una pera e vide che era bacata . " Ti ci metti anche tu , adesso " . Si sentiva abbandonato anche da Benedetto , e si preparava a tornarsene indietro perché non voleva spendere i soldi all ' albergo . C ' era una luna di gelo , le finestre del seminario erano tutte chiuse , e gli pareva che una parete , dietro a cui immaginava che dormisse Benedetto , si levasse e si abbassasse come un petto gonfio , alla luce incerta di un lampione . Si mise in viaggio . Il cielo era alto alto , che se il Signore era lassù non lo vedeva neppure , sperso sulla via gialla , piccolo nella notte e nero come pezzo di legno . XI Ma lo aspettava di peggio quando tornò al paese . La moglie gli correva incontro che non poteva più parlare ; poi , quando poté tirare il fiato glielo disse : avevano dato fuoco alla stalla dov ' era la mula , non si sa chi , all ' alba . " E la mula ? " " Bruciata ! Che il morbo bruci chi è stato " . Aveva i capelli grigi sparsi su per le spalle come stoppini di un lume spento ".Questa è la rovina , questa è la fine per davvero " . Chi poteva essere stato ? O non era troppo facile indovinarlo ? Glielo aveva detto tante volte di non menar vanto del figlio e di non gloriarsi dell ' avvenire , perché l ' invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca . Signore Iddio , com ' è fatta la gente ! che non può vedere un po ' di bene a nessuno , e anche se non hanno bisogno di nulla invidiano il pane che si mangia e le speranze che vengono su . Ella se lo immaginava chi poteva essere . Cominciò a darsi dei pugni sulla bocca come per convincersi a stare zitta , perché l ' Andreuccio , il Peppino e il Titta , con quelle facce gialle stavano seduti davanti al municipio con le sedie poggiate al muro , e dondolavano le gambe : che si dondolassero in bocca al diavolo . Sì , che si dondolassero e la madre non li riconoscesse , si dondolassero a una forca , e nessuno ce li volesse staccare . " Volete star zitta , signora mia ? Ché , questa è la fine del mondo ? Ché non ci si può rifare ? Soltanto chi è morto ha finito . Noialtri abbiamo la pelle dura da affilarci il rasoio " . " O che vi accade , Argirò ? " Il Titta aveva un sorriso canzonatorio a fior di labbra , e i fratelli gli si nascondevano dietro le spalle per non ridere . " La Rosa ? La vostra Rosina ? " " Che gliele spargano addosso le rosine il giorno della loro prossima morte a chi è stato " . " Volete star zitta signora moglie ? Questo è il nostro destino , signor Andreuccio " . " Ma voi ce li avete sempre i soldi sotto il mattone , lo giurerei . Voi non vi avvilite per tanto poco " . " Che mettano sotto il mattone chi dico io " . " Zitta , signora moglie . Quanto la fate lunga . È lo stesso che sputare in cielo . Chi vi dà retta ? È modo di pregare questo ? " Voltando le spalle sentirono che davanti alla soglia del municipio si cantava a squarciagola . La sera era brutta e fosca , coi segni del temporale imminente . Prometteva tant ' acqua da sommergere il grano appena verde , il cielo diveniva rosso di fuoco come al mese di settembre . In questo paese anche la pioggia è nemica . O non ci si accosta per mesi o si rovescia da tutte le cateratte . Verso la notte cominciò a piovere , seguitò per più giorni come per dire all ' Argirò che , anche ad avere la mula , i torrenti erano troppo grossi e non si potevano fare viaggi . Pareva che avrebbe piovuto sempre , ed egli non sentiva tanto il suo dolore , attento a guardare come un ebete le righe della pioggia come un carcerato le sbarre della sua prigione . Invece si levò il sipario delle nubi , e la terra apparve fresca , pulita , apparecchiata , che si distinguevano perfino gli stazzi in montagna . Allora si ricordò meglio del male che gli avevano fatto e gli tornò a dolere . Seduta presso la cenere del focolare , che nemmeno aveva fatto il dolce per la Pasqua , la moglie si ricordava come se la assalissero i dolori . Dopo qualche minuto di abbandono e di silenzio tetro si affacciava violentemente alla finestrella come un pettirosso che si ostina a trovare l ' uscita della gabbia e gridava : " Maledizione a chi dico io . Maledizione a chi ha voluto il male di creature innocenti . Che li fascino con l ' allume di rocca , che vadano mendicando per i forni , che non abbiano pace . Che la madre li vada cercando e non li riconosca " . Ma al balcone della Pirria un ' altra voce femminile ribatteva : " Che ricaschino le maledizioni su quella brutta bocca " . Era la Pirria che si scansava come da un fulmine . Allora la moglie dell ' Argirò si buttava in terra e gridava : " Ecco , bacio in terra , bacio in terra . Ho colpito giusto , donnaccia , che ti conoscono tutte le fratte delle campagne , che ti conoscono le stalle " . La Pirria , senza più ritegno , saltò sul balcone coi capelli in mano e il pettine brandito : " Guardate queste straccione che audacia si pigliano . Ma la pagheranno cara " . Allora si videro i figli del signor Camillo Mezzatesta con l ' Andreuccio alla testa che giravano per la piazza simulando i funerali della mula , e uno contraffaceva l ' Argirò piangente . L ' Argirò li vedeva aggirarsi , senza capire , e si lamentava soltanto : " Ohi , ohi che male m ' hanno fatto ! Che cattiveria è questa degli uomini ! " " Ma non la vinceranno ! " si affacciava inviperita la moglie . " Così vi voglio in processione il giorno del mio trionfo . Ora sono io che mi vanto . Io ho fatto figli che si ridono di queste cose . Figli che sanno stare al mondo e che sono forti e duri . Questa pancia li ha fatti , questa pancia ! " E si batteva violentemente sulla pancia ingrossata da una lunga maternità , e pareva battesse un albero carico da cui saltasse fuori da un istante all ' altro un esercito di figli inferocito . " Io sono capace di andarmi a guadagnare il pane traghettando sulle spalle gente per due soldi , al torrente . Come un ' asina . Ma non la vinceranno , quanto è vero Dio . Devono baciare la terra dove sono passata " . Antonello fu informato che il padre non avrebbe potuto per un pezzo provvedere al figliolo : che si stringesse la cintola di un buco ancora , e resistesse se non voleva far ridere i nemici . Poi il padre avrebbe guadagnato anche lui . Per ora si era messo a fare il corriere a piedi , andando da paese a paese , in mancanza di meglio . Antonello rispose che avrebbe fatto quello che poteva , e intanto gli mandava tutto il guadagno dell ' ultima settimana . Si raccomandava soltanto che , se potevano , gli mandassero , quando facevano il pane , un poco di quel pane impastato dalla mamma , che è tanto buono . Poi le notizie di lui si fecero più scarse , poi un giorno comparve a piedi in paese . Lo riconobbero e cominciarono a ronzare in piazza . Egli entrò in casa che nessuno lo aspettava . " Sei tu , figliolo ? Mi hai fatto paura . Che ti succede ? " era pallido , emaciato , e si reggeva appena . " Perdonatemi , padre , perdonatemi , madre , perdonatemi tutti perché sono innocente . Del resto , mi vedete ? " Aprì le braccia sul petto scarno . " Non posso vivere più come vivo e non resisto " . Volle bere nell ' orcio e disse : " Com ' è buona , quest ' acqua ! " Ora gli sembrava di sentirsi meglio e che avrebbe potuto resistere ancora lontano . " Mi hanno licenziato perché non potevo lavorare abbastanza . Non resistevo e stavo sempre malato . Io lo sapevo che cos ' era : debolezza . Sono tanti anni che faccio questa vita . Come può campare di pane solo uno che lavora ? " I ragazzi muti gli stavano attorno . Poi venne la cena . La madre diede anche a lui una fetta di pane , e una manciata di fichi secchi più grossa delle altre . Stavano seduti intorno al focolare freddo e si sentiva come masticavano . Poi , raccattando le molliche fra le pieghe della giacca , l ' Antonello disse : " Come è buono il pane nostro " . Sentiva il giorno crescere e scemare , pensando ognuno in silenzio la vita passata e cercando una strada nell ' avvenire . Poi una voce chiamò l ' Argirò dietro la porta , una voce di donna che pareva quella d ' un angelo venuto improvvisamente a portare un consiglio . XII Era una persona che non si era mai fatta vedere là dentro : la Schiavina . " Ma tu non sei a servizio dell ' Andreuccio ? " " Lo ero , lo ero , comare mia . Lasciatemi dire , e datemi da bere un sorso d ' acqua , per l ' amor di Dio . Sono da un pezzo abbandonata in una baracca fuori del paese e nessuno mi guarda dacché ho lasciata quella casa . Figuratevi che non avevo la forza né il coraggio di andarmi ad attingere un orcio d ' acqua . Volevo morire . Ma poi , lo sapete come succede uno si pente e si difende . Che gente cattiva che c ' è al mondo , e come il mondo cambia . Qualche cosa ha da succedere di certo , perché così è troppo , troppo anche per dei lupi . Mi guardate ? Non mi si riconosce più , non è vero ? Ah , benedetti voi che mi avete dissetata , avete fatta quest ' opera di carità . E ne ho trasportata di acqua fresca nella mia vita ! " Poi si mise a raccontare . ­ Sì . Ella si era messa coll ' Andreuccio , o il Pretino , come lo chiamavano . Prima come serva , poi , in una casa vicino al mulino , dove vivevano insieme . Lei era orfana , fra mille tentazioni , e ci era cascata . Era il meno peggio , e poi gli voleva bene . Qualche volta la picchiava , ma lo sapevano che lui era manesco , e gli uomini certe volte manifestano in questo modo il loro amore . Certe volte la prendeva a per i capelli e tirava , certe volle la graffiava . Che ci volete fare ? Quando uno vuol bene . Poi usciva , inforcava il suo cavallo grigio e si metteva a vagare di qua e di là , come se avesse sette spiriti in corpo . Da quando aveva fatto il soldato e aveva vissuto nelle città era divenuto così strambo . Portava quel gran cappello nero e tondo e sembrava bello . Ma anche lei era stata bella . Non la dovevano guardare questa sera . Del resto se la ricordavano . Lei si metteva a cercarlo di qua e di là , domandando alle donne che passavano se lo avessero veduto , perché aveva paura che commettesse qualche cattiveria e magari ne buscasse . Si metteva a correre per i prati e per i boschi , guardando dappertutto se scorgesse la gran tesa del cappello nero . Ma , nessuno le rispondeva e le valli e i boschi si prendevano gioco di lei fingendo le apparenze di lui , e certe volte i corvi dietro le fratte simulavano il suo cappello nero . Era innamorata . ( Diceva la parola innamorata con un vago accento buffo , come una parola più forte di lei , e che le avesse fatto del male ) . Si metteva a frugare fra gli oleandri del torrente , convinta di scoprirlo come lo scoprì una volta con una donna e si presero per i capelli . No , non era fedele . Ella spiava anche le donne che si avvicinavano al mulino col carico di grano , e certe volte si voleva accertare che non fosse una finta per poter incontrare Andreuccio . Non capiva nulla , e la vita le pareva piena di tradimenti , di appuntamenti segreti , di cose che non capiva . E così le apparivano le fratte e le piante quando agitano le cime come se qualcuno fosse là dietro . Le farfalle si rincorrevano di qua e di là e le sembravano ambasciatrici di qualche appuntamento segreto . Quando lei passava , le donne la fissavano coi loro occhi lucidi e immobili e dicevano parole di fuoco . Allora ella si metteva a inveire e domandava che stessero a fare là e che cosa aspettassero . Certo che anche lei era pazza , perché aveva fatto cose da favole , e peccati . Ma lo faceva perché egli le aveva raccontato di cose che aveva vedute o lette in città . Lo amava . Davanti alla casa c ' era un boschetto folto di rose ed essi vi si rincorrevano quando c ' era la luna . E poi cercavano i luoghi selvatici dove c ' erano piante strane di fiori grossi che sembravano avvelenate , cose d ' un altro regno . Li conoscevano insieme , specialmente a primavera , quando certi spiazzi segreti fioriscono e nessuno lo sa . Egli guardava come un padrone lei che per piacergli si metteva a ballare sopra quei fiori , e diceva che gli pareva di essere in un libro . E poi c ' erano le ombre blu dei boschi , le fonti segrete dove nessuno vi beve , che nascono diverse ad ogni estate , e gli occhi lascivi delle capre , e quelli attoniti dei buoi , e tutto il mondo animale che guardava come se fosse abituato alle apparizioni misteriose e agli spettacoli che nessun sogno riusciva a fingere . La notte calava come una lunga dimenticanza , ma lei si svegliava talvolta all ' improvviso per vedere se lui c ' era ancora . Che non si fa quando si è innamorati ? Ella si presentava a lui nelle albe nuove coi fiori infilati nei capelli , perché queste commedie gli piacevano . Egli parlava delle donne conosciute altrove , ed ella stava ad ascoltare perché voleva imitarle . Poi cominciò a trattarla peggio , e nei momenti di furore più frequenti le diceva : " La mia sorte vuole che io sia l ' ultimo degli uomini , mentre volevo essere il primo di tutti e il migliore . Tutti si danno da fare , e io chi sono ? Un vagabondo , il figlio di una donna come la Pirria e non mi chiamo neppure Mezzatesta , ma mi hanno messo nome Belfiore , un nome inventato . E tutti mi canzonano , lo so , anche se non me lo dicono in faccia " . La sera prima che vi fosse l ' incendio della stalla dell ' Argirò , si presentò l ' Andreuccio in casa del signor Camillo , scortato dai suoi due fratelli , il Titta e il Peppino , che tutti sanno che vagabondi siano e che gente da discordia . " Voi non ci volete riconoscere tutti e tre per vostri figli ? Non uno solo , ma tutti e tre , diciamo , perché siamo figli della stessa madre . Oramai siamo grandi e dobbiamo pensare alla nostra vita . In paese tutti salgono e noi scendiamo , tutti fanno qualche cosa e noi non facciamo nulla . Chi torna coi soldi dall ' America , chi studia , chi si trova un mestiere . Sono finiti i tempi d ' una volta , e fra poco , se non stiamo attenti , siamo lo zimbello di tutti . Volete riconoscere soltanto Andreuccio ? Nossignore , tutti e tre . E a tutti e tre una parte della terra e delle proprietà . A ognuno quello che gli tocca . Decidetevi e finitela una buona volta " . Ma il vecchio , duro , e questa volta era alleata di lui anche la Pirria . Quelli tirarono fuori le rivoltelle , legarono il vecchio alla tavola , fino a che disse di sì , che avrebbe fatto quello che dicevano loro . " Ve ne approfittate perché sono vecchio . Ma il nome dei Mezzatesta ... " Voi lo Sapete che l ' aveva sempre con quel benedetto nome dei Mezzatesta . Alla fine chiamarono il segretario del Comune , furono fatte le carte di legittimazione dei figli , e davanti al notaio furono spartiti i beni . Ma in quel punto saltò fuori il Lisca il quale chiese alla Pirria la restituzione dei denari che le prestava da anni , o in cambio la terra del mulino e il mulino . E che ne aveva fatto la Pirria di quei soldi ? Chi li aveva mai veduti ? Il Lisca voleva essere pagato , perché li aveva prestati alla signora Mezzatesta . Il signor Camillo , con la sua solita voce strascicata disse : " Piano , la Pirria non è mia moglie e non lo sarà mai " . Per chetare il Lisca , gli diedero quella povera innocente della Saveria per moglie , che lui voleva da tanto tempo , da quando era rimasto vedovo , e la poverina piangeva da spaccare il cuore . Ma quando i patti furono conclusi , i tre fratelli divennero tre diavoli dannati . " Ah , sì , finalmente ci avete fatto le carte ! Ora comandiamo noi . Via , signor Camillo Mezzatesta , nel covile , fra i porci " . " Mi cacciate da casa mia ? " " Vi cacciamo dal vostro palazzo . Via nel porcile . E anche tu , Pirria , ringraziaci se ci dimentichiamo di te " . Erano proprio tre diavoli dannati . Il signor Camillo fu davvero cacciato nel porcile e soltanto l ' anima benedetta della Saveria lo ha tolto fuori e se lo tiene in casa , e leticano tutti i giorni , perché il Lisca non vuole che mangi a tavola con loro . Il Signor Camillo , quello che , una volta , quando passava tremavano tutti ! Ma non è il peggiore , ed è più stupido che cattivo . Il suo solo torto è di aver voluto bene a quella donna e di non averne potuto fare a meno . Ma lei una casuccia se la è tenuta da parte in piazza e vi si è rifugiata e grida tutto il giorno . Ecco come cominciavano loro ; dando fuoco alla vostra stalla . Il signor Filippo Mezzatesta , quello grosso , quando lo seppe , si stava , spaccando dal gran ridere . " Ora vedremo che farà lo Zuccone , ha detto " . Ma anche me la sorte ha voluto punire . La Pirria , messa fuori in quel modo , venne giù al giardino , e strappandosi i capelli , disse al figlio : " Tu non mi dai più pace , ma ora ti levo la tua . Anche la Schiavina , la tua amante , è figlia mia . L ' ho fatta col mulattiere che morì cinque anni fa , lo Stanga . Ora sposatela la tua sorellastra " . Io volevo morire e mi buttai ai piedi di Andreuccio dicendogli che mi finisse . Mi disse soltanto : " Va ' , e non ti far più vedere " . La Schiavina sbocconcellava un pezzo di pane , e piangeva silenziosamente , e le lagrime le facevano salato quel pane . XIII Era una notte senza luna , con un debole lume di stelle , piena tuttavia di rumori , di passi , di canti lontani . Le porte si erano chiuse all ' ultimo barlume di luce , e qualcuno stava alla finestra , nel buio , a respirare il fresco che scendeva dai monti . O forse era soltanto l ' orcio dell ' acqua , che pendeva il sereno della notte . Ed ecco che in quel buio si levò una voce , alta e potente , che veniva dalla cima del colle soprastante il paese . Arrivava distinta come quella del banditore , scendeva a larghe spirali su quel buio d ' uomini , e le parole ben sillabate si ricongiungevano in un senso meraviglioso . " O gente ! " diceva quella voce : " O voi tutti che siete poveri , che soffrite e che vi arrabbiate a vivere ! È arrivato il giorno in cui avrete qualche poco d ' allegria . Le vostre miserie le dimenticherete , perché sta arrivando il carnevale , sebbene d ' estate . Ve lo dico io ! Fra poco ci sarà abbondanza e allegria per tutti . Fra poco i vostri padroni vi verranno a pregare , fra poco starete allegri . Riderete . Evviva l ' allegria ! " La voce si tacque , qualche finestra che si era aperta per intendere meglio si chiuse forte . Quella voce non la riconosceva nessuno e quel bando era qualcosa di soprannaturale e di mai ascoltato . Qualcuno s ' ingegnava di riconoscere quella voce , ma senza riuscirvi . Qualcuno credette forse a un miracolo . XIV La mattina seguente un bosco di Filippo Mezzatesta prese fuoco . L ' alba aveva sgomberata la montagna dei vapori notturni , ma una bruma bassa rimaneva come un velo caduto . Poi si vide un luccicore nel sole , come fa il fuoco nella luce , o come quello che con gli occhiali da presbite alcuni accendevano nel tabacco della pipa . Poi un alito pesante e arso che si mescolava al calore del solleone . Il Mezzatesta uscì sulla terrazza a guardare . Gli portarono una sedia , e si mise a osservare come andava il fumo greve , spostato appena da qualche alito di vento , come se fosse troppo denso . Poggiava i pugni grossi sul davanzale e gridava a chiunque passasse : " Aiuto , non lo vedete che brucia lassù ? Quello è il bosco mio , il bosco di Zefiria . Perché non correte a spegnere ? " " La vostra Signoria parla con me ? " rispondeva qualcuno e seguitava per la sua strada . " Gente maledetta da Dio , perché nessuno corre ad aiutare ? Olà , servi , correte a cercar gente . Io pago , pago molto ! " Ma nessuno gli dava retta e i servi più che girare come asini pel paese non potevano fare . Gli sembrava che il paese intero gli volgesse le spalle , e avesse piacere a vederlo disperarsi enorme sulla terrazza dove non appariva mai e a predicare come da un pulpito . Una fila di ragazzi e di donne non perdevano uno solo dei suoi atti e delle sue parole , ed egli irritato cominciò a tirare in basso certi calcinacci che aveva staccato dal parapetto della terrazza . Guardava i progressi del fuoco , come andava sicuro , e con ordine , che pareva ragionasse ; come si accendeva e come sostava , come si alimentava , come superava le barriere dopo essersi raccolto prima del salto , e come gli rispondevano subito gli alberi più lontano prendendo fuoco subitamente , quasi che si rallegrassero e si incendiassero soltanto al pensiero dell ' approssimarsi della fiamma . Alla sera il fuoco aveva sbarrato tutto il crinale del monte . Ci volevano non meno di cinquanta persone a tentare di fermare quell ' ira di Dio . Lui protestava che avrebbe pagato . Ma gli rispondevano : " Poteva pagare prima " . " E che cosa faccio io per i pascoli quest ' anno ? E che do da mangiare alle bestie ? O fuoco che mi brucia , o danno che mi rovina ! " I pastori arrivarono dicendo che avevano potuto salvare il bestiame portandolo dall ' altro versante , che inutilmente si erano opposti al fuoco e che la montagna ardeva come un braciere . Egli , afferrato al parapetto della terrazza , ad ogni lembo di terra che il fuoco invadeva , gridava come se la vedesse sprofondare . Sul crinale del monte i ragazzi videro crollare la processione d ' alberi che si staccavano nel cielo e intorno a cui avevano fantasticato come di giganti . Il Signor Filippo uscì , seguito da pochi servi e pastori , si fece issare su un mulo , e prese la via del bosco . " Lo spengo io ! E me ne ricorderò di quelli che non mi hanno voluto dare aiuto " . Ma a mezza costa il mulo non poté più proseguire , ed egli , in testa ai suoi uomini , affrontò la salita . Si sentiva l ' imminenza delle fiamme come un alito stranamente odoroso . Le foglie degli alberi più lontani si accartocciavano e si mettevano a tremare come creature . Più lontano , tra la foschia de fumo , splendevano verdi e abbaglianti alcune querce come in un teatro , ma improvvisamente avvampavano con uno strepito di fuoco d ' artifizio . I pastori , coi piedi e le mani e il viso coperti di stracci , fra cui solo gli occhi si aprivano un varco , fecero a colpi d ' accetta certe grandi scope di rami verdissimi e cominciarono a battere il fuoco come si batte il grano , cercando di soffocare le fiamme più vicine . Era notte ma ci si vedeva come davanti a un forno . Si sentivano lontani i muggiti e i belati degli armenti in fuga , e fra il crepitio delle fiamme che era come un gran vento impetuoso , le voci dei pastori che gridavano parole incomprensibili . Nuovi rami verdi sostituivano quelli con cui si picchiava il fuoco e che a loro volta minacciavano di incendiarsi , ma i lentischi là in mezzo e i pinastri sembravano segnare punto e daccapo aggiungendo le fiamme loro veloci a tutte le difficoltà del fuoco , come colate d ' olio bollente . La notte era lunga , e il calore accumulato nel giorno faceva correre per l ' orizzonte lunghi lampi . Una voce si avvicinò distintamente e disse : " Duecento pecore sono precipitate in un burrone . Qualcuno ci si è parato davanti e le ha spaventate " . Ora pareva di vedere quell ' individuo agitarsi fra le fiamme con un forcone , saltare come una salamandra . Era invece il Signor Filippo che gridava aiuto , e si era spinto troppo avanti . La Pirria sembrava essersi messa in festa . Aveva cominciata la giornata cicalando con le donne , e invitando le più povere a venirsi a prendere le brode del giorno avanti per i maiali , e le scorze dei fichidindia . " Oggi è la festa mia " diceva . Dopo mezzodì alcune persone con un tamburello e la zampogna si misero a suonare sulla piazza , e ballavano . La Pirria si godeva lo spettacolo dalla finestra . Da una finestra all ' altra le donnicciuole si domandavano che festa fosse , che non ne avevano mai sentito parlare . Ma nessuno le sapeva . Non si sa come , rotolò in mezzo alla piazza un barilotto di vino e correvano i bicchieri da mano a mano . La Pirria verso sera accese il lume a petrolio e lo espose alla finestra , e a quel chiarore la gente si era data convegno , cantando e cicalando . " Non li vedete i fuochi ? È la festa della montagna " . Nella casa del signor Filippo le finestre erano chiuse e senza lume . Solo di quando in quando una testa si affacciava a spiare e la finestra si chiudeva frettolosamente come davanti alla tempesta . La voce di quello che succedeva in montagna si propagava rapidamente , e le donne se lo gridavano a squarciagola . Capre e buoi del signor Filippo non esistevano più , arrivavano perfino i mercanti da fuori a chiedere se c ' era da comperare bestie morte . Segno che la fama era andata molto lontano . Poi altri mercanti scesero dalla montagna menando davanti a sé certe bestie , e a chi domandava dove le avessero comperate rispondevano che gliele aveva vendute un giovane , lassù . " Avete capito che cosa ci aveva ? " strillava la Pirria . " Cinquecento pecore , duecento buoi , e settantacinque porci . Avete capito ? " Ad aumentare la gazzarra apparve qualche cosa di soprannaturale , un uomo che pochi riconobbero per l ' Antonello . Passando fra quella turba magna , su un mulo , buttava di sella certi carichi sanguinolenti : " Ecco , gente , di che sfamarvi . Ecco qui carne di vitella e di pecora fresca macellata . C ' è da mangiare per tutti . Riempitevi la pancia per quello che avete digiunato " . Buttò quella roba in mezzo alla folla e sparì . Una voce là in mezzo gridò : " Anche le bestie del signor Camillo Mezzatesta sono sparite " . Alla scena della gazzarra succedette un ' apparizione di donne coi capelli sciolti , mogli di pastori , che si schierarono davanti alla chiesa facendo gran lamento . Si strappavano i capelli , mentre la gente si rintanava nelle case , e la Pirria ritirava rapidamente il lume , ma non senza gridare : " Ah , gioia mia ! " Ma alcune di quelle donne si ricomponevano e si staccavano da quel quadro , perché un pastore venne a tranquillare le mogli dei piccoli mandriani , che non erano stati toccati : " Soltanto i grossi , si sa ; il fulmine sceglie sempre le grandi altezze " . Immane , al lume di una fiaccola di resina , apparve il Signor Filippo . La piazza era stata sgombrata , e vi si aggiravano soltanto Andreuccio e il Titta che inforcavano i loro cavalli per raggiungere la montagna e far giustizia dei malfattori . Si gridò : " Fate attenzione " . Uno reggeva la fiaccola sul capo del signor Filippo , nero , tutto a brandelli , mentre qualcuno gli strofinava il viso e le mani con una pezza intinta d ' olio . Aveva due righe di sangue sul viso . " Attenti a non urtarlo , scansatevi . Non lo vedete che ha perduto gli occhi ? " XV L ' Antonello stava nella sua capanna di felci e di canne a mezzacosta dell ' Aspromonte . Col fucile in ispalla girava come un guardiano , all ' erta che non arrivasse qualcuno . La capanna era costruita su quattro alberi grossi , su due piani , e al pianterreno aveva un posto per le riserve . Qui belavano chiusi i montoni , e i buoi , che facevano un gran concerto . Qualcuno passava al largo , ma egli lo chiamava con un cenno , e posava il fucile in segno di pace . Voleva che , se andava al paese , portasse qualche piccolo regalo ai suoi amici ; compensava lautamente . Metteva nella bisaccia del passante agnelli vivi e coscie di manzo . Si ricordava dei più poveri del paese , con la memoria dell ' infanzia . Si ricordava dell ' Agata cieca , quella che andava mendicando , e le mandava un agnellino . Si ricordava di tutti . Gli davano anche le notizie . Il signor Filippo era rovinato , rovinati i tre eredi del signor Camillo Mezzatesta . Erano arrivati la notte i carabinieri e si sarebbero messi alla ricerca degl ' incendiari . Credevano che fosse una banda , e l ' Andreuccio e il Titta la andavano cercando . Egli sorrideva orgogliosamente . Intanto era tornato suo fratello , Benedetto , che non poteva più pagare al seminario , e rimaneva vestito da prete . Era un santo , predicava la pace , viveva di pane ed acqua , e le donne lo seguivano e gli baciavano l ' orlo della veste . Giovane com ' era , dava già buoni consigli alla gente che ne chiedeva , e scriveva le lettere per tutti . " E portate " , diceva l ' Antonello , " questi pochi denari alla Schiavina , con questo agnellino . La conoscete la Schiavina ? E questo maialino che lo allevi per il carnevale , alla mia salute . E questi denari a lui , a , mio fratello Benedetto , che potrà così tornare a studiare . E che mi perdoni e preghi per me " . Ora si diceva , nelle leggende che si spargevano sul conto suo , da quelli stessi che lo avevano veduto , che stava su un cumulo di carne macellata e che con un focone davanti alla sua capanna faceva arrostire quarti di bue e bocconi buoni . Egli emanava decreti , e mandò a dire ai piccoli mandriani che potevano star tranquilli , che lui non ce l ' aveva con loro . Si affacciarono dunque le pecore a brucare le erbe sui precipizi , ed egli le sentiva scampanellare e belare , col cuor pieno , come se le avesse create lui . Aspettava la sua sorte . Quando vide i berretti dei carabinieri , e i moschetti puntati su di lui di dietro gli alberi , buttò il fucile e andò loro incontro . " Finalmente " , disse , " potrò parlare con la Giustizia . Ché ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio ! " LA PIGIATRICE D ' UVA Pareva che il tempo si volesse tenere . L ' afa era ancora pesante , il cielo velato di vapori , le cicale arrabbiate ; a oriente , dove il cielo era più sgombro , qualche fiocco di nuvole era spiaccicato come una pennellata . La pioggia doveva essere assai lontana , e si cominciò la vendemmia . Nelle vigne popolate di vespe e di calabroni i grappoli appena punti si disfacevano . Un odore denso era dappertutto , e i pampini erano gelosi come vesti . I grappoli appiattati nell ' ombra divenivano misteriosi come tutti gli esseri umani che si affacciano alla vita , i bianchi parevano di cera e carnali , come le forme delle dita , o dei capezzoli delle capre , i neri serrati e ricciuti come la testa di qualche ragazza . Le donne si sparsero pel campo con le loro ceste sul capo , e si adagiavano sotto le viti , come in una stanza segreta piena d ' inquiete suggestioni . Le dita si appiccicavano legate dai succhi e dalle ragnatele . Nell ' aria ancora squillante per il fresco notturno s ' intonavano canzoni cui si rispondeva da vite a vite , e i peri e i peschi buttavano giù con un tonfo qualche frutto troppo maturo . L ' aria stessa era una matassa di odori vischiosi , all ' ombra delle piante . Poi il giorno ingrandiva , il sole bucava e infocava il cielo disperdendone i vapori , e tutto era chiaro e nudo , meno la nota degli aranci che rimanevano appartati nell ' orto sognando le chiare notti dell ' inverno . Le vespe e le farfalle messe in sospetto volavano più alte , e qualche canto era interrotto da un grido pungente . Verso mezzogiorno il palmento si empì d ' uva e fu il primo convegno delle vespe che salivano stordite alla superficie dei grappoli . L ' aria era divenuta di miele , e l ' aroma delle piante bruciate dal sole si mescolava a quello dolce e inebriante delle uve che non riuscivano più a contenere i succhi e che si disfacevano un grappolo sull ' altro , nel reciproco peso . Mezzogiorno era alto , il sole era un buco lucido nel cielo opaco , la voce delle cicale saliva di tono , si portava in alto tutte le voci dei campi , e , tutta la terra , gridando come un mare , era colma d ' un silenzio assordante . I vendemmiatori si riunirono all ' ombra d ' un pesco brandendo la bottiglia di vino vecchio che si passavano a turno come se suonassero la trombetta della follia . Poi una giovane saltò su , una giovane coi capelli castani striati di biondo , con un viso camuso e ridente . Si guardò intorno , mentre il padrone della vigna allegro e in maniche di camicia apriva le braccia in una specie d ' invito al ballo . Da lei si staccarono due ragazzi che si diedero a inseguirsi per l ' orto , tra i pomodori rossi e le melanzane turchine , le fiammelle dei peperoni , e le zucche sdraiate tutto ventre . Avevano i pugni pieni d ' uva e i mostacci violetti di mosto . Sembrava che la donna li avesse messi al mondo in quell ' istante di lucida follia , mentre il vino vecchio rideva pallido nella bottiglia , e quello nuovo nasceva come un ruscello torbido dal seno di quella montagna d ' uve . La donna era scalza . Sollevò le vesti fino al ginocchio , e reggendosele con le due mani protese tentò di scavalcare il muricciolo del palmento ; ma invece incespicò e stava per cadere , quando un uomo coi pantaloni rimboccati fino al ginocchio la sostenne e per un attimo la tenne fra le braccia ridendo sotto il naso aquilino . Ella fu finalmente nel palmento e affondò il piede fra i grappoli , che fecero un vago rumore di cosa segreta . Sotto il suo passo si sfranse un grappolo nero e greve , mille grappoli la circondarono come una schiuma di un mare rosso e le dipinsero una graziosa scarpetta sulla pelle bruna . Affondava lentamente fino al ginocchio e arrossiva tutta . Cominciò lievemente a muovere i passi e a pestare l ' uva . Al disopra delle ginocchia le sue vene azzurre inseguivano come freschi ruscelli . Abbassò gli occhi impercettibilmente per vedere ; poi , con un moto che pareva di danza , si andava snodando la treccia che le pesava sulla testa . Vi pose sopra un fazzoletto rosso per difendersi dal sole , e in certi angoli delle sue spalle si addensarono ombre azzurre . I vendemmiatori dopo averla osservata come in un momento pericoloso , si sparsero di nuovo pei campi , mentre ella affondava nel rosso elemento come una disperata . Il caldo e i vapori del mosto la stordivano , e i suoi occhi non avevano più sguardo . La caldaia che doveva ricevere il mosto presso il palmento si mise a ribollire : il liquido scendeva come da una ferita troppo larga , e un uomo si mise ad attingervi carponi con una misura di latta , a versarlo nei barili . Il liquido voleva scappare da tutte le parti , già viaggiava nella fantasia degli uomini , empiva facilmente i barili , mentre i muli che dovevano trasportarlo scalpitavano inquieti . L ' uomo era divenuto fosco , e guardava la donna di sotto in su come se la vedesse la prima volta . Ella scorgeva tra foglia e foglia gli uomini al lavoro , e si riparava dall ' arsura delle loro occhiate nei verdi segreti fra vite e vite . Le sembrava di levarsi impazzita e di correre per tutto il colle , per il piano lontano dove le cavalcature e gli armenti mettevano il suono dei loro campani accanto al luccichio delle pietre aride del torrente . Ella non si tergeva neppure il sudore che di quando in quando le diveniva fresco come una pioggia di rugiada . Aveva le mani grondanti mosto . L ' uomo si volse per dirle : " Vuoi che ti asciughi il sudore ? " " Non voglio " , ella rispose con una voce cattiva . " Perché mi rispondi così ? " Ella ora rideva senza ragione , come se lo sforzo di pestare l ' uva la stancasse piacevolmente . L ' uomo , curvo sulla caldaia , mostrava la sua pelle scura e vellosa fra le lacerature del vestito . Con la testa china sul mosto soffocante , cominciò a dire con una voce da ubbriaco : " Io ti ucciderò , un giorno , ti ucciderò " . " Non lo saprai fare " . " Lo vedrai " . " Perché non lo fai adesso ? " " Ora devi finire il tuo lavoro " . " Per questo ? Fallo se hai coraggio " . " Tu mi dovrai chiedere perdono in ginocchio , prima , e poi ... " " Se tu avessi questo coraggio io non ti tradirei " . Diceva così , e muoveva le gambe in un ritmo continuo e uguale come chi debba ballare per scommessa . L ' uomo si levò in ginocchio presso la caldaia , mentre il mosto nei barili schiumava attraverso i tappi fatti con foglie di vite . Ella aggiungeva con la sua voce più aspra : " Io sono stata di chi mi piace , e tu non mi piaci ! Ecco : vedi che non sei buono a uccidermi ? Tu lo sai e stai zitto . Tu non mi farai mai nulla . E allora io faccio quello che mi piace " . All ' ombra del fazzoletto rosso le sue labbra si muovevano con uno straordinario rilievo , come quelle eterne e inflessibili delle statue . " Scendi giù " . le disse l ' uomo . " Se vuoi uccidermi , puoi farlo qui " . La rabbia delle cicale assalì il sonno pesante del pomeriggio , e pareva che un torrente di suoni si versasse sulla terra dai cieli aperti . Le ombre dei monti e degli alberi giravano come le lancette degli orologi , e le vigne lontane avevano assunto da un ' ora all ' altra quell ' aspetto spoglio delle vendemmie , quando le viti annunziano di lontano di essere sgravate dal loro peso . La donna si agitava ora su un cumulo di vinacce torbide , e come un mondo di lubrici insetti esse le si attaccavano alle gambe . Una lunga armonia scrosciante si levò dall ' attiguo campo di lupini che rumoreggiavano secchi nel loro guscio con la voce di mille raganelle , mentre qualcuno le traversava di corsa . Un uomo a cavallo spuntò , si avvicinò ingrandendo a vista d ' occhio come sotto un binocolo , un giovane trafelato e felice precipitò di sella , correva verso il palmento , lo raggiungeva , vi si fermava davanti ; i suoi occhi si ficcavano fra l ' uva mentre il filo del mosto si assottigliava scendendo a trivello nella caldaia . Sembrava che il giovane si meravigliasse di trovarsi tanto alto in confronto del palmento , e , affacciandosi con la cautela con cui si scruta il fondo di un pozzo , fosse deluso di vederlo molto più piccolo di come se lo immaginava . La donna si tolse il fazzoletto dal capo , si legò i capelli di nuovo sulla testa , si asciugò il sudore , e sentì come un odore di foresta selvaggia intorno . Sedette sul muricciolo del palmento , le dita dei piedi le spuntavano fra le vinacce ed ella ve le nascose subito di nuovo come sotto una coltre . L ' uomo curvo a imbottare mosto , col viso quasi tuffato nel liquido come se vi fosse rimasto soffocato , si volse appena . Gli occhi di lei si posarono su quell ' uomo buttato in terra , e videro il suo calcagno magro di camminatore , e la nuca , sotto il cappello di paglia , magra e rientrante e cerea al confronto dei capelli neri come la pece . Il giovane sopraggiunto si curvò sulla caldaia a guardare il mosto come un mare perfidissimo . " Chi siete ? " gli fece l ' uomo diffidente . " Il figlio del padrone ; non mi riconosci ? " Prese il mosto fra le mani giunte e vi bevve avidamente . " Che bellezza , dopo tanti anni che non vedevo la vendemmia ! Tutto mi pareva tanto più grande , ma è bello lo stesso " . L ' uomo seguitava a imbottare senza guardare più . La donna , come per coprire il silenzio ostile disse al suo uomo : " Mi fai bere ? " Egli le porse la misura di latta senza dir parola . Ella beveva guardando il giovane accanto a lei , e si vedeva gli occhi specchiati nel mosto cupo . Il mondo intorno pareva libero e felice , sgombro di non si sa qual vecchiaia , mentre al silenzio immobile del meriggio i rami carichi dei meli e dei peschi cominciavano ad agitarsi animando di sé il paesaggio intorno . Il giovane era impallidito sotto il colpo del vino , e i baffi gli tremavano sul labbro . La donna , stando seduta , ricominciò ad agitare i piedi fra l ' uva . Il giovane fu di nuovo d ' un balzo sul cavallo , era già tra il fracasso dei lupini , già batteva il terreno cretoso , appariva e spariva fra i pioppi , curvo sulla criniera del cavallo . La donna con una voce spenta disse : " Fa caldo " . La voce delle api le ronzava interminabilmente negli orecchi . Sedette coi piedi fuori del palmento . Senza nessuna ragione si mise a piangere , e quando l ' uomo le fu vicino , si diede a gridare come una pazza : " Voglio quell ' uomo , lo voglio andare a cercare . Non voglio più nessuno , nessun altro che lui . Andate via tutti quelli che mi state intorno . Io non sapevo che esistesse quell ' uomo . Perché non me lo hanno mai fatto vedere ? " L ' uomo aveva messa la mano in tasca e si gingillava stupidamente con un coltello . IL RUBINO Le cronache dei giornali registravano uno di quei fatti che per una giornata sommuovono una città e fanno il giro del mondo : un rubino della grossezza d ' una nocciuola , un gioiello celebre che portava un nome famoso , che si diceva di un valore spropositato , era scomparso . Lo portava come ornamento un principe indiano che si trovava in visita in una metropoli dell ' America del Nord . Egli si era accorto di averlo perduto subito dopo un viaggio fatto in un ' auto di piazza , che lo aveva depositato in incognito in un albergo suburbano , sfuggendo alla sorveglianza del suo seguito e della polizia . Furono mobilitati gli agenti investigativi , la città intera si destò la mattina seguente sotto l ' impressione di quella perdita , e fino a mezzogiorno molti s ' illusero di trovare sulla loro strada il famoso gioiello . Cadde sulla città una di quelle ventate di ottimismo e di delirio , quando il senso della ricchezza di uno fa più ricche le speranze di tutti . Il principe , nella deposizione che fece alla polizia , fu reticente , ma escluse che la persona con cui aveva viaggiato potesse essersi resa responsabile di quella perdita . Perciò non doveva essere ricercata . Il conduttore del veicolo si presentò per attestare che aveva accompagnato l ' indiano col suo turbante prezioso in compagnia di una donna , affermando di averli lasciati davanti a un albergo suburbano . Egli affermava che la donna era una bianca , e che la sola cosa che la distingueva era un magnifico brillante , della grandezza di un pisello , che ella portava incastrato alla narice sinistra , secondo la consuetudine di alcune ricche indiane . Questo particolare sviò per un momento l ' attenzione del pubblico dal rubino perduto , aggiungendo curiosità a curiosità . Il conduttore del veicolo , dopo aver visitato accuratamente l ' interno della vettura , fece il calcolo delle persone che aveva accompagnato durante le prime ore di quella mattina : un uomo indaffarato , uno straniero che aveva accompagnato fino al porto e che evidentemente s ' imbarcava per l ' Europa , una donna . Lo straniero , riconoscibile per un italiano , era uscito da una di quelle case dove si uniscono a vita comune gli emigranti ; questa persona portava un paio di pantaloni larghi come amano esagerare gli emigranti , le scarpe gibbose e tozze che si usano ormai soltanto fra gente di quella condizione , un cappello duro su un viso sbarbato , magro , seminato di rughe . Come bagaglio aveva una valigia pesante la cui chiusura era assicurata da una grossa fune , e un altro involto pesantissimo che pareva una scatola di acciaio . Egli era partito il giorno stesso . Ma l ' idea di quest ' individuo si cancellò subito dalle ricerche , perché lo straniero aveva l ' aria di viaggiare per la prima volta in un ' auto di piazza , non sapeva neppure chiudere lo sportello ; e si era tenuto sempre accosto al finestrino davanti , forse per non essere proiettato all ' indietro dalla corsa , e osservava attentamente le strade , come fanno quelli che lasciano una città sapendo di lasciarla forse per sempre . L ' attenzione del conduttore si fissò invece sull ' uomo che , uscendo dall ' alberghetto suburbano , aveva presa la vettura subito dopo il principe , e si era fatto portare nel quartiere dei lavoratori italiani , dove poi lo straniero aveva preso posto . Quel viaggiatore , di cui diede i connotati , e che doveva essere uno della città , fu cercato inutilmente . Del resto , il fatto che egli non si facesse vivo agli appelli dei giornali e alla promessa di una forte mancia , dimostrava a rigor di logica che era stato lui a impadronirsi del famoso gioiello . Ma trattandosi di un oggetto riconoscibilissimo , celebre in tutto il mondo , si sperava che un giorno o l ' altro sarebbe riapparso . L ' emigrante che tornava a casa sua , in un paese dell ' Italia meridionale , dopo cinque anni di assenza , non seppe mai nulla di questa storia . Egli rimpatriava con un bagaglio dei più singolari , per quanto gli emigranti ci abbiano abituati alle cose più strane . Una valigia di cuoio finto , che egli credeva vero , conteneva la sua casacca turchina da fatica , ben pulita e stirata , dodici penne stilografiche che egli si riprometteva di vendere alla gente del suo paese , dimenticando che si trattava di mandriani , e che non più di sei borghesi adoperavano penna e calamaio , inoltre alcune posate con uno stemma , una macchinetta per tosare di cui si era servito per tagliare i capelli ai suoi compagni di lavoro , un oggetto di metallo di cui non conosceva l ' uso e lo scopo , che aveva forma di pistola e non sparava , dodici tappeti di tela cerata e qualche oggetto per far figura e per regalo alla moglie , al figlio , agli amici . Il bagaglio pesante era una cassaforte di acciaio , usata , che si apriva con un meccanismo in cui bisognava comporre una parola di sei lettere e la parola questa volta era : Annina . Quanto a contanti , portava mille dollari , di cui trecento doveva restituirli a chi glieli aveva prestati pel viaggio . In un taschino del gilè portava un pezzo di cristallo rosa , grande come una nocciuola , sfaccettato , trovato per caso nella vettura che lo aveva accompagnato al porto , e di cui non sapeva l ' uso . Lo aveva trovato ficcando le mani dietro il cuscino della vettura . Lo prese per un amuleto della sua vita avvenire , e forse lo avrebbe fatto legare come ciondolo alla catena dell ' orologio . Era strano che non fosse forato , e quindi non poteva essere neppure una delle tante pietre grosse che si adoperano per le collane delle signore nelle città . Quando uno lascia un paese , tutte le cose acquistano prima della partenza un valore straordinario di ricordo , e ci fanno pregustare la lontananza e la nostalgia . Così gli fu caro questo pezzo di cristallo , gelido a toccarlo , abbastanza lucente e limpido , come se fosse vuoto dentro , e vi fosse del rosolio , come nei confetti . Quest ' uomo , intorno agli elementi che possedeva , aveva stabilito il suo negozio . La cassaforte attaccata al muro , il banco per la vendita , le penne stilografiche in una scatola , le posate con lo stemma , i tappeti di tela cerata esposti , quelli dove è raffigurata la statua della Libertà e agli angoli portano i ritratti dei fondatori dell ' indipendenza americana , il tutto a puntini bianchi e azzurri . Tutte queste cose le aveva radunate pazientemente in cinque anni , pensando al suo ritorno , e scegliendo le cose che sarebbero apparse più strane in un paese come il suo , per quanto potesse scegliere fra le occasioni di roba usata che gli si offrivano , proveniente non si sa di dove , ma che fa un gran giro fra le mani degli emigranti . Ora sarebbe divenuto negoziante di generi misti , dopo essere partito bracciante , e la prima idea del negozio gliel ' aveva data la cassaforte . Si sarebbe detto che avesse scelto tale mestiere proprio perché possedeva una cassaforte . Si sentiva quasi ricco , poiché i denari che aveva in tasca erano denari forestieri che col cambio aumentavano . Calcolando mentalmente quanti erano , il suo pensiero si perdeva volentieri in cifre ad ogni minuto diverse . Provava un piacere infantile a toccare nel taschino quel cristallo rosa , e cominciava a crederlo un portafortuna . Era uno di quegli oggetti senza utilità , che rimangono tutta la vita con noi , di cui nessuno ha la forza di disfarsi , e che finiscono a diventare compagni di vite intere se non di intere generazioni . Molte cose importanti si perdono , tenute ben custodite e nascoste , ma questi oggetti non si perdono mai , e qualche volta vi pensiamo . Quest ' oggetto ora , a pochi giorni di distanza , gli ricordava quella giornata di partenza , l ' interno di quella vettura , le strade che si arrotolavano lentamente come scenari dopo una rappresentazione , e diventavano ricordi di cose lontane . Egli mise il negozio in una parte del paese abitata dai contadini e dai mandriani , in alto . Quindici giorni dopo il suo arrivo , il pianterreno di una casupola era mobiliato con un lungo banco , uno scaffale dove avevano trovato posto i pacchi turchini della pasta , la cotonina turchina per le massaie , da un canto un barile di vino su due trespoli e un coppo d ' olio . Accanto al banco era murata la cassaforte , ed egli provava un gran piacere ad aprirla in presenza alla gente . In questa cassaforte era il libro dei conti e lo scartafaccio delle merci vendute a credito , da pagarsi al tempo del raccolto o della vendita delle bestie . Il negozio acquistò lentamente l ' aspetto di tutti i negozi , con l ' odore delle merci , i segni fatti col gesso dalla moglie sulle pareti , per ricordarsi delle cose date a credito , perché non sapeva scrivere . Invece il figliolo , che andava a scuola , cominciò a tracciare sul registro i nomi dei clienti , e qualche volta faceva assennatamente la guardia alla bottega , nei pomeriggi caldi , quando non c ' era altro traffico che quello della neve per i signori che si svegliavano dal sonno pomeridiano . Lentamente le lunghe scarpe americane si erano aggrinzite ai piedi della moglie che aveva acquistata l ' aria soddisfatta e meticolosa delle bottegaie , la stoffa nuova che il marito aveva portato era andata a finire fra gli stracci , e soltanto il cappello duro di lui era quasi nuovo nell ' armadio . I tappeti di tela cerata erano stati dati in regalo alle famiglie importanti , e quanto alle penne stilografiche nessuno le aveva volute . Qualcuno le aveva rotte maneggiandole , e i pezzi stavano nella cassaforte . Il padrone della bottega , aveva , in fondo l ' animo di un ragazzo , perché pensava spesso che i pennini di quelle stilografiche erano d ' oro , e li teneva cari come il ragazzo tien cara la stagnola delle cioccolate . Conservava anche un giornale scritto in inglese , lo aveva sempre risparmiato , anche quando ne aveva avuto bisogno per incartare le merci . Talvolta si metteva a osservarlo , e le figurine delle pagine di pubblicità gli facevano rivedere la gente che fumava le sigarette col bocchino d ' oro , le ragazze , i grammofoni , la vita dei quartieri centrali dove talvolta si avventurava . Quanto alla pallina di cristallo , se ne ricordò un giorno , e la diede al figliolo che ci giocasse coi compagni il giorno di Natale . In quest ' epoca , serve ai ragazzi una nocciolina più pesante per tirare contro i castelli fatti di nocciuole e buttarli giù e vincerli ; di solito se ne prende una un po ' grossa , la si vuota pazientemente attraverso un forellino , poi la si carica con alcuni grani di piombo da caccia . Questa di cristallo andava bene , era pesante , e colpiva nel segno . Un altro giocava con una pallina di vetro di quelle che si trovano nelle boccette delle gazose , che sono tonde ; ma il figlio del negoziante sosteneva che fosse più bella la sua perché veniva dall ' America e perché , era rossa . La teneva molto cara , come fanno i ragazzi , che non perdono mai queste cose . Il padre pensava spesso , vedendo quest ' oggetto che serviva di giocattolo al suo ragazzo , alle sue illusioni di quando viaggiava pel mondo , e il mondo gli pareva pieno di preziose cose perdute che i fortunati ritrovano . Per questo aveva sempre frugato dove gli capitava , sotto i materassi dei lettucci nel vapore , dietro i cuscini di cuoio degli autobus ; non aveva mai trovato nulla . Sì , una volta soltanto , aveva trovato cinque dollari per istrada , e , se lo ricordava sempre , quel giorno pioveva . LA ZINGARA Lo zingaro arriva una mattina in piazza che nessuno se lo aspetta , si mette a sedere in terra , scava una buca , tira fuori due mantici di pelle vellosa , congiunge nella buca i due becchi di latta , si mette a mandar su e giù i mantici come se suonasse un organetto . Nella buca si accende la fiammella azzurra del carbone . Fa questo lavoro con raccoglimento , guardando appena in giro coi suoi occhi bianchi . Quando la fiamma è gialla e sicura , si leva , tira fuori un pane di stagno in cui si specchia abbagliante tutto il sole . Aspetta che gli portino i vasi di rame da stagnare e da saldare . Sembra che sia arrivato solo ; invece si sente un suono come di chi piange piano per non farsi sentire : è lo zingaro più piccolo che gira per richiamo suonando il suo strumento invisibile , una lamina d ' acciaio che si mette sotto la lingua e fa vibrare , variandone i suoni col cavo delle mani disposto a cassa armonica . Poi ne spunta un altro , e le donne silenziose e infide . La gente chiude la porta perché gli zingari sono ladri , e le madri non finiscono di raccomandare alle figlie di non aprire e di non dar retta per quanto dicano . Le zingare lo sanno e stanno ore intere dietro la porta dicendo : " Aprite , vi devo dire una bella cosa , perché ho letto nella vostra fortuna . Aprite , bella stella " . Parlano , insistono , pregano , supplicano . Le ragazze tremano perché , vorrebbero aprire e intanto hanno paura . Stanno dietro la porta e guardano dal buco della serratura : la zingara coi suoi occhi bramosi e là dietro e guarda la porta per lungo e per largo con quel senso di stupore animale proprio dei cani davanti alle porte chiuse . " Io so chi vi vuol bene " , supplica la zingara . " Apritemi e ve lo dico " . Lo zingaro , invece , sta serio serio in piazza . Tutti i trafficanti , quando arrivano , si mettono a gridare per annunziarsi , ma lui no ; basta che si veda da lungi il suo fuocherello , che si senta il grosso respiro dei mantici , perché tutti corrano a vedere , Egli sta attento che non gli rubino nulla i ragazzi . Coi suoi occhi mette in soggezione e sembra che veda da tutte le parti . Ha i cerchietti d ' oro agli orecchi . Suo figlio o suo fratello gira per le porte a cercare lavoro ; i suoi occhi pronti scoprono tutto nella penombra delle case , si ficcano addosso alle belle ragazze . I suoi denti , mentre parla o ride , fanno rabbrividire . Le ragazze si rifugiano in un angolo e tremano di aver aperto . Le pastore e le contadine sono audaci quando arriva l ' orefice o il venditore di orci di creta . Fanno siepe intorno , complici , qualcuna di loro riesce a mettersi sotto il grembiule una cuccuma o una fiasca . Qualcuna è riuscita a trafugare un anello ; tant ' è vero che i venditori , quando arrivano , ora , fanno col bastone un continuo giro per tener indietro la gente . " Paese di celebri ladri ! " esclamano , e nessuno n ' ha per male . Ma la sera , quando va via , il venditore s ' accorge che gli manca qualche cosa . Con gli zingari invece è più difficile . I ragazzi studiano , in disparte , i momenti di distrazione dello zingaro sperando di portargli via il martelletto da stagnare , o un pezzo di stagno . Gli zingari vanno via all ' improvviso come ladroni , e tutti si frugano per vedere se manca qualche cosa . Una volta mancò una ragazza , la Crisolia . La Crisolia molti se la ricordavano ragazzina proprio l ' anno avanti , quando le legavano i capelli ricci in un ciuffo stretto al sommo del capo . Fin da piccina aveva sempre tentato di partire con tutti quelli che partivano , e pareva un capriccio infantile e innocuo . Veniva a sapere che qualcuno andava via ed ella si presentava all ' alba , senza dir motto , alla casa di costui , aspettava pazientemente fuori della porta , e sentiva i rumori dei preparativi alla partenza ; teneva sulle ginocchia il suo bagaglio : una scatola di cartone in cui era la sua vesticciuola rossa delle feste . La gente , quando si accorgeva che ella aspettava , apriva la porta , la invitava a entrare , perché era risaputo che all ' alba di tutte le partenze la Crisolia faceva la sua apparizione . Ella si metteva in un angolo e guardava tutto attentamente , e rideva fra sé e sé . In fretta , prima che chi partiva si muovesse , ella discendeva le scale e si precipitava accanto al mulo legato davanti al mannnello di fieno . Si arrampicava coi piedi scalzi ( la mamma non le aveva messe le scarpe per la partenza ) sulle sporgenze del muro , e aspettava . Poi , quando il viaggiatore scendeva , ella supplicava invano che la portasse con sé , si metteva a corrergli dietro , e piangeva , fino a che non lo vedeva dileguare . Poi si chetava e aspettava di partire con un altro , mai delusa . Ora era partita sul serio dietro allo zingaro . Crisolia non ha il colore della pelle degli zingari , è bianca , non ha rubato mai in piazza , quando arrivavano i mercanti , e non sa rubare neppur ora . Lo zingaro la guarda compassionevolmente , non senza tenerezza , e i compagni gliela guardano con pietà . Ella non sa più perché sta con lui ; guarda spesso l ' uomo che le piacque , che nella sua mente non ha un nome preciso , e si chiama ancora e sempre per lei lo Zingaro . Ella non ha saputo fargli neppure un figlio , e si sa che i ragazzi servono per scorazzare nei paesi , e portano via sempre qualche cosa , nascosta sotto la camicia . Ella non va più da molto tempo al suo paese , ma in tutti i paesi che traversa riconosce le stesse facce del luogo dove è nata ; questo la stupiva un poco dapprima ; a quelle si affeziona e non si azzarda a far male . Tutti conoscono la vecchia bigotta che sta alla Marina . Era ricca e ora non ha che un giardinetto intorno alla casa ; prega tutto il giorno , e quando non prega sta a curare i suoi fiori ; delle volte aspetta una visita promessa , perché nei momenti liberi è in giro a pregare gli amici e i forestieri che vadano a visitare il suo giardino . Bisogna dirle che andrà in Paradiso e che il suo giardino è bello ; allora fissa l ' interlocutore coi suoi occhi di fedele che vede lontano e domanda : " Me lo dite sul serio ? " Poi accompagna il visitatore per il suo giardinetto , guidandolo per ogni pianta come in un mondo . " Questa è la menta , questa è la salvia , questo è il geranio " . Guarda i fiori che spuntano meravigliosamente , e quando è generosa stacca una foglia e la porge al visitatore . Tutti le promettono di andare da lei , e poi magari non vanno perché si annoiano ; ella aspetta ore intere nelle sue stanze dove ha messo tutto in ordine e dove ha preparato il caffè . Lentamente l ' odore inebriante del caffè si disperde , la ciotola diviene fredda , ed ella la tocca di quando in quando come si fa coi febbricitanti . Nessuno arriva , o arriva quando è sera , ed è troppo tardi per vedere il giardino . Allora esce col lume a farglielo vedere , e il giardino è pieno di misteri e di meandri . Quando arrivano le zingare , costei è la sola che apra la porta sicura e che si fidi di loro . Dà loro i trespoli del letto , e il tripode di ferro della catinella perché le facciano un bel lavoro ; le zingare dileguano e non si fanno più vedere . Tutte queste vagabonde lo sanno , perché ogni carovana manda qualcuno a bussare alla sua porta e a supplicare . Le prendono la vecchia mano , l ' aprono , e vi leggono : " Qui è scritto che andrete davvero in Paradiso " . Invece , la Crisolia non sa fare neppur questo . Ella dice , dietro la porta , cose che non la interessano : " Presto " , le dice " riacquisterete le ricchezze perdute ; presto vi verrà una gran novità ; c ' è un giovane che vi vuol male ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " A me dici queste cose ? Chi vuoi che mi voglia bene e che mi protegga ? Tu ti devi essere sbagliata , e non sei una buona zingara " . La vecchia non vuole aprire , perché questa non sa tirar bene la sorte . Ma la Crisolia ha paura di tornare al suo uomo a mani vuote , e insiste , e picchia rabbiosamente contro la porta . La vecchia dice dietro la fessura della chiave : " Tu non sei una vera zingara , tu devi essere una ladra " . Ora la Crisolia trema dietro la porta e supplica : " Apritemi , signora Adelaide , apritemi perché io so ... " " Che cosa sai , se non ti viene in mente che non mi chiamo Adelaide ? " Non c ' è più speranza , e la Crisolia si mette a supplicare tremando e sudando : " Datemi qualche cosa a gloria del Signore , datemi qualche cosa : un pezzo di pane , mi basta . Io non posso tornare a mani vuote . Voi non sapete " . La vecchia non risponde altro che un " sì , sì " canzonatorio , e la Crisolia la vede , attraverso la serratura , che sta seduta con le mani sulle ginocchia , e un ciuffo di capelli stopposi le pende sugli occhi spenti . Batte le mani aperte furiosamente contro la porta : " Datemi almeno un po ' d ' acqua . Neanche un po ' d ' acqua ? " La vecchia alla fine si decide ad aprire e le butta un catino d ' acqua sporca addosso . La Crisolia , come un cane bagnato , si mette a girare per i vicoli , guarda i balconi , spia le entrate delle case , vede che molti chiudono precipitosamente la porta . Se almeno avesse il triangolo di acciaio su cui battere e fare un poco di musica per richiamo , i curiosi si affaccerebbero . Ma così ha l ' aria di essere una forestiera e non una zingara , perché è vestita decentemente e non è scura in faccia . Sulla fronte ha un lieve colore perlaceo e dorato ; le labbra rosse , le guance fiorenti , gli occhi chiari e limpidi . Ed ecco che scorge a un balcone una donna , una ragazza , pare , che si sporge un poco per annaffiare il vaso di menta : si vede il suo gomito aguzzo e infantile . La Crisolia infila le scale , di corsa , arriva davanti alla porta sbarrata , bussa discretamente . Nessuno risponde . Bussa più forte . " Chi è ? " Ella riprende fiato e dice in fretta in fretta come ha sentito dire a molte sue compagne : " Io so che un Peppino vi vuol bene , che una vecchia donna vi vuol male , ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " Ma che Peppino ! " strilla una voce fresca di dentro ; " se io sono sposata , e mio marito si chiama Antonio ! E poi mia suocera mi vuol bene , e quanto al vecchio signore ... " Ella esita . Che non voglia dire che il vecchio signore , suo padre , si deciderebbe a darle quei soldi ? La donna dietro la porta rincalza : " Io vi so dire la buona ventura " . Ma questo rimette in sospetto la padrona di casa la quale non risponde . " Datemi un po ' d ' acqua almeno , mi contento dell ' acqua . La volete la fortuna per un po ' d ' acqua ? " " Se è per l ' acqua , ecco " . La donna ha aperto la porta . È una cucina abbastanza larga , imbiancata da poco , segno che la casa è abitata da gente nuova ; c ' è il fornello acceso , e sopra vi bolle una pentola con un odore e un calore di mattinata familiare . Dalla finestrella entra la luce del meriggio , e la grande voce della campagna supina , e il grappolo sonoro delle cicale . La padrona di casa non è una ragazza come pareva . Può avere diciotto anni , esile , il viso magro da adolescente , e poi un gran ventre su cui posa le mani conserte . Ha l ' aspetto avido delle ragazze e insieme delle donne prossime a diventar madri , e i suoi gesti ripetono nelle faccende familiari quelli fatti per gioco e per ischerzo nell ' infanzia . Su una sedia è un cesto di frutta , ed ella lo guarda di quando in quando come se si trattasse di darne a un suo figlio ideale , a un figlio non nato . Forse per chetarlo prende un pugno di ciliegie e mangia , come se le spartisse in due , fra madre e figlio . " Ecco l ' acqua . Avete dove metterla ? " La osserva da capo a piedi , i piedi nudi , mentre la zingara si e chinata sul fornello e soffia fra le brace . " Dove volete che metta l ' acqua ? " Avidamente si attacca all ' orcio e beve a grandi sorsate l ' acqua fresca ; ora ne sembra tutta irrorata , la pelle le diviene fresca e morbida , la gola le trema mentre beve . L ' acqua le scende sul collo , fresca , mentre posa l ' orcio . Si pulisce con la manica . " Siete sposata da poco ? " " Sei mesi " . sSu un ' altra sedia è una fascia bianca arrotolata . La zingara la prende , la svolge un poco , sorride ; ma la sposa gliela ghermisce e la nasconde in una cassa . La zingara ha seguito la sposa mentre è andata di là , dove è eretto il letto alto . Appoggiata alla sponda del letto la padrona di casa si copre il ventre gelosamente con le due mani , fissa la zingara e le domanda : " Voi non avete avuto figli ? " La zingara dice di no col capo . È facile indovinarlo : le è rimasto un che d ' immaturo , ha la vita stretta come una vespa , i suoi occhi e la sua bocca hanno contorni netti , la sua voce è aspra : dà , insomma , l ' idea di quegli arboscelli matti che crescono sui vecchi muri e non danno frutti , pur fiorendo a primavera , e sembrano forti . " Il Signore non me ne ha voluti dare " . Intorno a lei si fa il silenzio e il vuoto , mentre la padrona di casa si affretta a nascondere tutto quello che ricorda il bambino che deve venire . La zingara se ne accorge e dice : " Io non sono nata zingara , ma mi ci sono fatta " . La sposa s ' interessa subito a questo discorso , si fa raccontare com ' ella è fuggita di notte , come si nascose presso la città prima , come al suo paese ella non va mai , mai più . Ora discorrono tutte e due presso il letto , e la sposa vi si è sdraiata come un animale . Ricordandosene improvvisamente corre in un angolo , trova certe mele acerbe , ancora piccole come mandorle . " Le mandorle non sono buone quest ' anno , sono vuote , ma le mele , anche così acerbe , sono dolci , dolci , provate " . È intenta a mangiare , assorta come una capra , e come una capra leva gli occhi interrogativi intorno . Il frutto sotto i suoi denti sembra divenire più succoso e le irrora le labbra . La zingara dà un morso a un frutto anch ' essa , e si ricorda improvvisamente della sua infanzia . Dice : " Io sapevo fare tante cose , sapevo ricamare , sapevo fare il merletto . Invece eccomi qui " . La sposa domanda tranquillamente : " Vi vuol bene lui , lo zingaro ? " Ella sospira e si stringe nelle spalle . " A me sì , il mio " , dice la sposa . " Quando torna , ora che è la stagione dei frutti , mi porta sempre qualche cosa . Entra senza dir nulla , posa una manata di frutta sulla tavola , appena staccata dall ' albero , e lui dice : " Mangia subito e non ti toccare " . Ha paura che faccia il figlio con una voglia di nespola o di ciliegia " . La zingara dice : " Avete mai mangiato terra e carbone , come fanno tante donne nella vostra condizione ? " La sposa ha una smorfia di disgusto . " A me , perché , le dovete dire certe cose ? " Le sembra che la donna voglia farle del male , la guarda mentre ha preso la scopa per spazzare , gliela strappa di mano , dice : " È tempo che ve ne andiate via " . Mentre dice questo i suoi occhi cadono sulla tovaglia che ella ha ripiegato accuratamente , sui bicchieri che ella ha lavato , sul pavimento spazzato a metà . La Crisolia la guarda supplichevole : " Avete veduto che so fare tutto come una donna civile ? " " Andate via perché se mio marito mi trova con una zingara mi sgrida " . La Crisolia si è avviata alla porta , e prima di uscire dice : " Non mi regalate nulla ? Vi ho servita " . Ma quella fa di no col capo . Allora si mette a supplicare : " Per l ' amore di quello che vi deve nascere , datemi qualche cosa , per non farmi tornare a mani vuote , o mi dicono che non lavoro " . La sposa prende la scopa , la brandisce , minaccia come si fa coi monelli . La Crisolia si precipita in cucina , dove ha veduto un pane , lo afferra , se lo mette sotto il grembiule , e via di corsa per le scale . La sposa si è affacciata alla finestra gridando : " Acchiappatela la zingara che mi ha derubata " . Ora si vede la Crisolia che l ' hanno afferrata chi per i capelli , chi per le orecchie , chi per la veste ; sente che vanno cercando una guardia , e non si può muovere . Il pane è caduto in terra , qualcuno lo raccatta , lo spolvera , lo bacia , perché il pane non si butta in terra . Una donna esclama : " Che miracolo , acchiappare una zingara che ha rubato ! Credo che sia la prima volta che succede " . CORONATA Ella si era messa al collo la medaglina della Madonna , legata con un nastro color giallo che le stava bene , sul petto , e commentava sottilmente il color ocra della sua pelle . Certo , con un nastro verde sarebbe stata meglio , come nell ' anno precedente , se ne ricordava . Ai nodi delle trecce i suoi capelli divenivano gialli ; verdi erano gli spicchi di stoffa che le gonfiavano il corpetto , stranamente celesti i suoi occhi . A guardarla , uno si ricordava del grano , dei campi d ' estate , perché come l ' estate ella era asciutta e abbondante . Improvvisamente si mise a dire che non voleva più andare al santuario , e tremava tutta d ' un tremito inconsulto . Il padre si mise a gridare : che non era modo quello , dopo avere ottenuto la grazia di guarire dalla malattia , di non mantenere il voto che aveva fatto . Doveva fare la strada a piedi , scalza , con un cero in mano , quattro ore di cammino per le montagne . Allora si mise a supplicare che non la costringessero , che si sarebbero accorti che aveva ragione lei a non volerci andare , che aveva fatto cattivi sogni e aveva peggiori presentimenti . Invece ci si aggiunse la signora Domenica , quella che aveva il bambino mutolo , e che voleva fosse lei , la Coronata , a tenerlo fra le braccia davanti all ' altare della Madonna che gli doveva , se voleva , ridare la parola . La Coronata si mise a piangere e si affacciava alla finestra come se aspettasse qualcuno . Passavano suonando pifferi e zampogne i pellegrini , che venivano di lontano , e scaricavano in piazza , in segno di gioia , fucili e pistole caricate a mitraglia . C ' era chi faceva la strada ballando , e chi improvvisava un balletto durante la sosta in piazza , c ' erano le donne coi lattanti caricati nelle ceste che portavano sulla testa , c ' era un gran chiasso che si aggiungeva allo strepito dell ' estate . Uno di quei pellegrini , con un cavallo infiocchettato come se lo portasse per voto , si mise a gridare verso di lei : " Viva la Madonna ! " e ballava furiosamente brandendo un fucile . La Coronata rientrò in casa tremando tutta come una gallina , scarruffata , e si mise a battere col piede nudo : " No , no , e no ! " " Turca , saracina , diavola , eretica ! " le strillavano intorno . Si avviarono , la madre si caricò sul capo la cesta dei viveri , la Coronata prese il cero pesante ornato di nastrini , si mise , sulle trecce , la coroncina di spine intrecciata di fiori di vitalba che sembravano uno stuolo d ' api che le svolassero intorno al viso caldo e maturo , e stava attenta a non pungersi . Si batteva la mano sul petto dicendo : " Madonna mia , che cosa mi sta per succedere ! " Ma nessuno le badava , e il padre la mandava avanti come una vitella . La gente del cavallo era già lontana e cantava a squarciagola . Il mutolo , che si passavano ora l ' una ora l ' altra portandolo in braccio , stava a guardare come tutti gridavano evviva , come agitavano le armi , e , era l ' alba , gli alberi in fiamme che avevano illuminato il cammino tutta la notte . " Oh , lui non sente niente , povero angelo ! " diceva la signora Domenica . Ma il mutolo aveva capito , e agitava le braccine come chi voglia dire qualche cosa . A una fonte della montagna la gente del cavallo si era fermata , mangiava e beveva , e chi non aveva da masticare cantava a squarciagola . Ma non cantavano niente di religioso , tanto che la signora Domenica si lagnava . " Guarda che razza d ' infedeli , che vanno cantando canzonacce alla festa ma perché ci vanno ? " Nessuno sapeva di dove fossero , ma la Coronata lo sapeva : dovevano essere i compratori di pelli e di cera che venivano dall ' altro versante , gente che vive in montagna la metà dell ' anno , e poi scende con le bestie cariche di merce . Come lo sapeva ? Ella si mise a ridire che voleva tornare indietro , che quella era una brutta giornata per lei , che la Madonna le perdonava se tornava a casa . Allora il padre le disse che era capace di persuaderla con le cattive , anche coi suoi diciotto anni quanti ne aveva . L ' alba era ormai schiarita , il sole tentava di penetrare nelle valli fresche e scure , cominciavano sulle vette più alte le cicale a cantare , mentre in basso la voce invernale dei torrenti strepitava come chi non vuole ascoltare . Poi cominciò il paesaggio delle baracche di felci , dove tenevano bottega per i pellegrini i vinai , presso le fonti limpide , e le strade di confluenza dove arrivavano dagli altri paesi le genti ubbriache di canti , di chiasso , di vino e i malati che levavano il viso emaciato dalle barelle , e gli ubbriachi che andavano pencolando sul ciglio delle strade come i muli . Si spalancarono gli abissi delle valli , le gole dei burroni , tra un coro assordante di grida , uno sventolio di cappelli e di fazzoletti , i pazzi colpi dei fucili : apparve il santuario bianco con la sua forma di vescovo mitrato , in fondo alla valle . La Coronata teneva il mutolo in braccio presso la balaustra dell ' altare , e diceva : " Grida , grida , chiama la Madonna " . Lo teneva stretto fra le braccia , gli premeva il capo contro il marmo freddo della ringhiera . Il bambino cacciava fuori urli indistinti , grondante di sudore , coi capelli ritti , la bocca aperta , bianco come la cera . Le candele dell ' altare si storce vano lentamente nel gran caldo di fiati e di sospiri della folla , e di colpo grondavano grosse lagrime di cera sulla tovaglia dell ' altare . La Madonna di pietra colorata , coperta di orecchini e di braccialetti , guardava coi suoi occhi neri dritto alla porta da cui irrompeva la gente , sebbene la chiesa fosse affollata . Ad ogni gruppo di persone che entrava , la folla compatta si contraeva come il corpo di un mostro che digerisca a fatica . Vi penetravano , come in un mistico ovile , le mucche e le capre infiocchettate che i pastori portavano in voto , e che dovevano giungere fino all ' altare . Le donne , attorno al mutolo , lo premevano da tutte le parti , gli gridavano ai sordi orecchi , gli mostravano , per fargli capire , come muovevano le labbra gialle nell ' atto di gridare : " La Madonna ! " . Altre donne , appassionate di quel fatto , si pigiavano intorno , si mettevano a battersi il petto col pugno , a gridare a squarciagola : " Fa ' il miracolo , Madonna santa ! " Pareva che si fosse stabilita una gara invidiosa a chi ottenesse il miracolo . Il mutolo , alto su tutta la folla , si era arrampicato sul marmo della balaustra , e gli pungevano gli occhi tutte quelle candele , le bocche aperte lo stordivano , e le mani intorno che lo reggevano parevano portarlo in alto , in alto , con gli angeli . Aveva capito , e ormai la voce gli usciva dalle labbra come in rantolo . Gli uomini , con fusi tra la folla , pallidi a sentirsi stretti fra le donne , si smarrivano . Di quando in quando , dal banco coperto di tela bianca , su cui i devoti gittavano orecchini e anelli in un impeto , fremendo e gridando : " Madonna bella ! " , il prete levava gli occhi al soffitto , come se vi vedesse volare quella voce divenuta articolata , e quella parola che avrebbe fatto saltare di urli la chiesa . Ma a un tratto la Coronata lasciò andare il ragazzo . Un uomo si era avvicinato a lei circondato da altri visi risoluti . Il mutolo si afflosciò sulla balaustrata , gridò , parve che gridasse distintamente : " Madonna mia ! Mamma mia ! " ; la folla si levò tumultuando e battendosi il petto , mentre un cavallo nero infiocchettato di rosso si faceva strada scalpitando e nitrendo , si avvicinava all ' altare , ed eccolo che invece di accosciarsi come era uso , si voltava verso la porta con una donna in groppa , e sotto i colpi di un giovane fosco , aveva infilato la porta , e via come un ' apparizione . La gente che ballava in piazza non vi aveva fatto caso lì per lì , fino a quando una donna non si precipitò dalla porta della chiesa , coi capelli sciolti , gridando : " Mi hanno rubata mia figlia ! " Altre grida coprirono quella voce : " Ha fatto il miracolo ! " Il cavallo era scomparso non si sa da qual parte del bosco intorno , e aveva mandato all ' aria un gruppo di persone intorno all ' indovina ben data , che rimase sola sulla piazza come se giocasse a moscacieca . Le madri in piazza misero fuori un gran vocio : " O Marianna , o Grazia , o Lucia ! " per assicurarsi che le figliole le vi fossero ancora . Un uomo , col fucile brandito , cominciò a chiedere che gli prestassero un mulo , un asino , per inseguire il ladro , e si videro un uomo e una donna vecchi che spronavano un asino ilare e trotterellante , dietro le tracce del cavallo nero . Le ragazze erano spaventate e sognanti , e sapevano di che paese fosse la ragazza rubata . Nel bosco fu un clamore e un domandare affannoso a chi veniva , se avevano veduta una donna in groppa a un cavallo infiocchettato e un giovane anche lui in groppa . Le voci erano contraddittorie , sembrava che le persone non capissero nulla , che cosa fosse una donna e un cavallo . Forse avevano paura che il ladro fosse un personaggio pericoloso , e indicavano vagamente la strada , in su , in giù , di qua , di là , a casaccio . La madre coi capelli sciolti andava invocando e supplicando tutti i santi . Gridava per le valli : " O Coronata , o Coronata ! Figliola ! " Ma le sue parole erano coperte dalla voce dei fiumi profondi che si cercavano per le valli , e i monti stessi non ripetevano né ampliavano quelle parole , ma facevano una vaga risonanza come se la stessa eco fosse ammutolita . Verso sera parve , in una conca deserta , che sul pendio d ' una montagna si accendesse un fuoco ; parve che nella macchia scura delicati colori di panni di donna risplendessero come un ' apparizione . Il padre si mise sparare all ' impazzata , fino a che si fece largo fra i rami d ' un albero una donna che si mise a parlare . Tutta la valle si mise a sentire , e ad ampliare quella voce che pareva sovrumana , la voce stessa di un ' eco che miracolosamente avesse imparato a inventare parole ; e diceva : " Io ve lo avevo detto che non volevo partire . Lo sapevo che sarebbe finita così , e ormai È inutile starci a pensare . Se qualcuno si muove gli sparo , perché questo è il mio marito , e lo amo " . La voce si spense , si risentì confusamente ripetere due tre volte qualche sillaba di quelle parole dagli echi assorti e lontani , con la loro voce burbera e ironica . Il padre era seduto su un sasso , col viso fra le mani , e sembrava morto in quell ' atto . La madre , coi grigi capelli sciolti , con le lagrime che le bagnavano il viso come un sudore disumano , disse volgendosi a qualcuno : " Ci avrà pensato , quel maledetto , a portarle qualche cosa da mangiare ? Se vi fosse qualcuno che le portasse una pentola e un poco di pasta . Io no , non li voglio più vedere . Per me sono morti " . TERESITA Il Ferro , con le mani dietro la schiena , camminava tutto il giorno su e giù per la stanza come un carcerato . Appariva a tratti alla finestra , dava un ' occhiata fuori , voltava bruscamente le spalle e riprendeva a camminare col suo passo cadenzato come il battito d ' un orologio . I ragazzi , quando lo vedevano , coi capelli bianchi ritti sulla fronte e gli occhi grigi , si nascondevano dietro il grosso macigno che era rotolato dall ' alto della montagna fin sotto alla sua finestra . Le donne di casa , la moglie e due figlie , stavano tutto il giorno in cucina , zitte e scalze , e di loro non si sentiva che qualche sospiro . Lo servivano , gli mettevano le scarpe inginocchiate ai suoi piedi , lo lasciavano mangiare solo , sempre attente che non echeggiasse la sua voce iraconda . Egli chiamava : " Signora Saveria ! " quando chiamava la moglie ; ella accorreva tremante e inchinata , e stava a sentire immobile i suoi ordini e la gragnuola delle sue frasi risentite . Egli aveva in uggia tutto il mondo , e bastava andare a chiedergli un consiglio per tornare umiliati e irritati dalle male parole . Ammetteva alla sua presenza soltanto il figlio più piccolo , quello che gli somigliava di più e che aveva destinato agli studi . Altri due figli più grandi , appena in età di saltare li fece pastori . Il figliolo privilegiato lo stava a guardare ore intere come andava su e giù , facendo a tratti qualche gesto quasi per togliersi di dosso un che di fastidioso . La mattina , chiuso nella sua stanza , sentiva rivivere tutta la casa : era come un fremito che s ' impossessava di tutto , coi vetri che tintinnavano , con le scope che strisciavano a lungo , come se fuori piovesse a scrosci più forti e men forti . Poi sentiva la voce della moglie che svegliava la bambina più piccola , Teresita , con la dolcezza di chi distoglie una persona amata da un ' illusione : era un gorgheggio , un richiamo , un discreto richiamo tra un bosco dove qualcuno si fosse smarrito o nascosto . Tutte le mattine egli notava , era una musica nuova , qualche cosa di bizzarro e di capriccioso che la madre sapeva inventare . Dopo aver fatto il trillo dell ' usignuolo , il miagolio del gatto e il tubare della voce materna , chiamava per nome la bambina : " Teresita , Teresita " , e la distoglieva così dal sonno , fino a che quella balzava su richiamata dal ricordo improvviso e urgente delle cose che aveva lasciate alla veglia . Poi non si udiva più nulla . La piccina faceva una grande fatica a orientarsi ; tutta la casa pendeva sul suo silenzio , e sulle sue prime parole roche , sul suo visino ancora impigliato , nel groviglio del sonno , a un sogno che l ' attraeva ancora come fosse ancora vero . Il padre , il Ferro , aspettava con un segreto piacere : ella si avvicinava alla sua porta , col passo strascicato e incerto , ed era come gli camminasse sul petto . Si vedeva , di sotto l ' interstizio della porta , l ' ombra della piccina assottigliarsi e allungarsi fra l ' alta luce che irrompeva da fuori , e sull ' altalena delle ombre convergenti in cui si trasmutava tutto quello che si moveva nella casa , ella avanzava finalmente , e diceva : " Papà , papà " . Egli la lasciava fare e taceva . Fino a che la piccina cominciava a picchiare , in ritmo sempre più alto come una frase musicale . Ta - - ta - - ta - - ta . Tatatatà . Poi batteva coi piccoli pugni , con la mano aperta , col ginocchio nudo . Il Ferro ascoltava e rideva fra sé e sé . Quella sofferenza e quell ' attesa gli davano un piacere infantile . Apriva la porta , l ' afferrava tra le braccia , se la faceva sedere accanto , sul letto , e le domandava : " Che cosa hai sognato ? Vuoi bene al tuo papà ? " Su questa domanda era solito insistere : " Vuoi bene al tuo papà ? Quanto gli vuoi bene ? Molto ? Quanto ? " " Quanto voglio bene al sole , alla luna " , ella rispondeva , " quanto agli occhi , quanto al pane , quanto al cielo " . Egli non si stancava di ascoltarla , e le faceva ripetere all ' infinito quelle proteste d ' amore , lui che non era abituato a sentirne . Poi si levava , i suoi occhi grigi ridiventavano protervi , la sua bocca riprendeva la piega amara del disprezzo . Teresita tornava piccola piccola con la mamma in cucina , e sapeva che non poteva più mostrarsi perché il padre l ' avrebbe sgridata . Egli voleva soltanto che lo svegliasse la mattina dicendogli che gli voleva bene . Quando la rivedeva vestita , con la treccina stretta al sommo del capo , col visino assorto delle bambine che aspettano qualche cosa , provava lo stesso sentimento che aveva verso le altre figliole una specie di animosità inconscia , come se quelle fossero sogni suoi finiti male . Poi maritò le più grandi mentre la Teresita era ancor piccola , e andava rimuginando a chi l ' avrebbe data : vi pensava , e sentiva che avrebbe odiato il marito di Teresita . Intanto ordinò ai figli più grandi che si trovassero lavoro fuori : uno lo arruolò fra le guardie di finanza , e quello strillava che voleva rimanere in paese a lavorare la terra ; l ' altro scappò di casa una notte e non si seppe più nulla di lui . Una fretta irragionevole lo prese di fronte alla vecchiaia , e non fu contento se non quando la casa fu vuota , quando tutti se ne furono andati chi di qua chi di là , e che però si ricordavano di lui e della sua durezza con una specie di tenero accoramento verso l ' infanzia passata fra tanta inutile severità . Tutti fuori di casa , e lui , solo , inquieto come un vecchio leone . Anche il figlio prediletto , appena avuta una professione , lo abbandonò perché si volle sposare . Questo fu per il vecchio il più gran dolore . Chi gli voleva bene , ormai ? Uscì di casa per ultima , data a un contadino ricco , la Teresita , divenuta una bella ragazza . Gliela diede con rabbia . Rimaser soli , nella casa , lui e la moglie , uno di qua e l ' altra di là , senza mai vedersi o quasi , perché egli seguitava a dormire solo e a mangiar solo . Il giorno dopo le nozze di Teresita , il Ferro aveva finito col vestirsi tardi , irritato e sorpreso di non vedere più , come al solito , la figlia . Alla moglie che lo stava calzando si mise a domandare : " Che ne è della Teresita e di suo marito ? Non viene a salutarmi ? Non vengono a baciarmi la mano per ringraziarmi di averli uniti ? Quel mascalzone crede di potersi dispensare dalle buone usanze ? Che cosa sono divenuto io ? Io sono capace di farlo arrestare . Non mi vuole più bene nessuno ; nessuno mi vuole più bene " . Non c ' era modo di fargli tenere fermo il piede per infilargli la scarpa . " Buono , buono " , diceva la moglie " verranno , verranno certo più tardi a salutarvi e a chiedervi la benedizione " . Arrivarono difatti che il sole era già alto . La Teresita si mise a picchiare disperatamente , ma il Ferro ordinò che non si aprisse , e diceva : " Snaturati ! È questa l ' ora di levarsi ? È questa l ' ora di venire a chiedermi la benedizione ? Non apro , non voglio aprire . Nessuno mi vuole più bene , Teresita " . Ma ebbe il coraggio di lagnarsi fino a che restò chiusa la porta . Quando si decise ad aprire , sedette solennemente su una sedia e vide avanzare lo sposo con la faccia storta e contrariata dietro le spalle di Teresita . Si misero in ginocchio ai suoi piedi ed egli li benedì non senza mettersi poi a leticare col genero : che lasciasse venire da lui tutte le mattine la Teresita a svegliarlo , altrimenti non si sarebbe più levato dal letto . Teresita era bellissima , con gli occhi chiari , e una dolce stanchezza nello sguardo . Egli sospettò che fosse felice e ne ebbe dispetto . Le domandò : " Sei contenta ? " Ella annuì con un gran cenno del capo . Allora egli divenne furibondo : " Dove me la porti questa figliola , mascalzone ! Tu non te la meritavi ; tu sei uno stupido : tu finirai in carcere " . Erano abituati alle sue parole grosse e non vi facevano caso . Tentarono di consolarlo , ed egli non chiedeva di meglio che d ' esser consolato , circondato di premure , sentirli discorrere di lui sottovoce ; domandarsi che cosa potevano somministrargli per calmarlo . Al primo bicchier d ' acqua rinvenne , e li vide che si scostavano lungo le pareti della stanza per lasciarlo passeggiare . Da allora , tutte le mattine Teresita si levava , in fretta e correva come sempre , alle sette , a svegliarlo . Egli risentiva la sua voce e il suo tocco , e questa volta fuori della porta di casa . La lasciava picchiare e si ravvoltolava nelle coperte . Ella cominciava a parlare per persuaderlo ad aprire , per potergli dire buon giorno , per dirgli che gli voleva bene e servirlo . Egli taceva , e gli veniva da ridere , contento , udendo che la voce di lei era sempre quella d ' un tempo , una tenera voce che usciva dal suo petto maturo come di sotto un velo . Alle volte si addormentava di nuovo per pochi minuti , ed era dolce dormire sapendosi vigilato . Sapeva che Teresita sedeva sullo scalino della porta ; di quando in quando metteva le labbra al buco della serratura e chiamava : " Papà , papà " . Quella voce arrivava a lui deformata dalla cavità attraverso cui passava , e lo faceva ridere , come se si trattasse d ' un gioco di ragazzi . Alla fine apriva , ed ella entrava umile e sottomessa . Venne l ' inverno , le strade del paese in pendio divennero torrenti , la neve sulle montagne brillava nuova . Una mattina il Ferro aspettava che Teresita picchiasse alla porta . Pareva che fosse il vento e non era : era lei che batteva e chiamava , come travolta dalla tempesta : " Papà , papà ! Aprite , sono io " . Egli fingeva di non udire , e sentiva la rabbia della pioggia che si allontanava e si avvicinava a seconda del vento , e il brontolio frettoloso del torrente che si rompeva davanti agli argini della porta . " Papà , papà ! " Egli pensava : " Se apro subito , per lei sarà troppo facile . Che picchi ancora . Se mi vuol bene starà sotto la pioggia e aspetterà " . Ella seguitava a battere , disperatamente , e si sentivano le sue nude mani bagnate contro la porta . " No , non aprite " , ammonì egli alla moglie . " Ve lo dico io quando dovete aprire " . Alla fine aprirono . Ella entrò vacillando , bianca come la cenere , col viso umido di pioggia , i piedi rossi . Sedette ai piedi del padre come un povero animale , e si mise a piangere poggiando la guancia alle sue ginocchia . Disse : " Lo sapete che ho fatto un bambino questa notte ? " Un filo di sangue le scorreva sulla caviglia nuda , sul piede nudo . " Ho sonno " , aggiunse , " e mi sento male . Mi avete fatto aspettare tanto , là fuori " . Egli si mise a carezzarle i capelli umidi , come quando era piccola . Ella stravolse gli occhi e disse in un soffio : " Non volevano lasciarmi , ma io per forza sono voluta venire . Sono saltata dal letto di nascosto , quando non mi vedeva nessuno " . Divenne smorta , pesante . Egli le carezzava i capelli e le diceva : " Sì , sì , lo so che vuoi bene al tuo papà " . Ma poi sentì che ella non si muoveva più , come se dormisse . Aveva l ' occhio azzurro spalancato e senza sguardo . Il Ferro allora si mise a gridare come un bambino spaventato , e la scoteva inutilmente : " Chi mi vuole più bene , ora , Teresita , chi mi vuole più bene ? " ROMANTICA La ragazza strillava che voleva giocare sempre col ragazzo con cui l ' avevano sorpresa dietro una fratta . Non era bello che alla sua età , già fatta , corresse pei campi come un puledro ; ma quella non si rassegnava a non essere più una bambina , e la si ritrovava dappertutto , dove i ragazzi si davano convegno . No , non poteva fare a meno di lui , perché lui sapeva raccontare tante cose cui nessuno pensa , voleva discorrere con lui notte e giorno , per tutta la vita . Il padre di questa ragazza era uno dell ' Alta Italia , trapiantatosi nel nostro paese dopo un lungo vagabondaggio attraverso l ' Italia meridionale . Doveva appartenere a una grande famiglia , almeno a quanto diceva il suo nome . Già molto giovane era fuggito per seguire Garibaldi , poi , invece di tornare a casa sua , si ridusse a vivere da noi . Questa prima parte della sua vita era un mistero . Poi , da una donna del luogo ebbe questa figliola , e tuttavia non la sposò . La figliola gli rassomigliava , e nessuno si stupiva che fosse tanto disposta a scorrazzare . Voleva stare insieme col ragazzo ? Che ci stesse . Cominciarono a giocare davanti alla porta di casa , e già tutti e due erano grandi , e s ' involavano qualche volta per i campi ; tornavano trafelati a mezzogiorno , col sentimento che di quest ' ora hanno gli animali domestici e i ragazzi . " Ah , che razza di fidanzati e di sposi ! " diceva la madre che era una povera schiava , sempre a badare all ' uova , ai conigli , alla capra , all ' erbetta , che non sedeva mai su una sedia , che dormiva presso il focolare nella stanza accanto a quella dell ' uomo . I due giovani si sposarono come per gioco ; il marito si mise a lavorare , ma giocavano insieme lo stesso quando avevano tempo , e non era difficile vederli la sera che si accapigliavano per due soldi che giocavano a battimuro . La figliola si presentò in casa una sera per domandare alla madre : " Che storia è questa della figliola non legittima ? È vero che io sono una di queste ? È una cosa di cui mi devo vergognare ? " La madre tremava . Ella seguitò : " Almeno spiegatemi quello che devo sapere " . Fu a questo punto che la ragazza divenne donna . Cominciò a frequentare la casa più spesso e ad aiutare la . madre . " Allora voi non siete sposata con lui ? " " Io ? oh , no ! Egli è di una grande famiglia , e non mi ha mai voluto dare il suo nome . Io mi chiamo sempre Padella " . " Ma vi ha voluto bene ? " " Non lo so , non lo so , io . Chi lo sa che cosa hanno in testa questi uomini ? Da trent ' anni non sa più nulla dei suoi e non cerca di sapere . Io non gli ho mai chiesto nulla . Parla tanto poco " . " Ma bene , ve ne ha voluto ? " " Non lo so . Non si vede più che sono stata bella ? Ma lo sono stata , e bene gliene ho voluto . Il destino ci ha messi insieme e ci siamo rimasti . Ora che tu non ci sei , siamo anche più lontani . Chi dice più una parola ? Egli pensa sempre , non si sa a che " . " E non vi ha mai fatto una carezza ? " La giovine seguitò a dire che col suo sposo era un ' altra faccenda , che erano felici , che anche nel sonno si cercavano senza volerlo . Qualche volta sognavano di giocare e si mettevano a leticare dormendo . La madre diceva : " Ragazzi ! " , ma teneva il viso coperto con le mani , ma pareva che ricordasse qualche cosa che le faceva male . " Io non ho mai saputo come siano queste cose . Quando venne lui così alto , con quegli occhi , con le sue maniere , me ne sono andata con lui . Che importa ? Mi ha trattata come un povero animale . Che importa ? Ah , vi volete bene ? Anche nel sonno ? " Cercava di sorridere . Il vecchio rincasava come al solito , alla solita ora . La figlia : " Che avete fatto di mia madre ? Perché , io non ho mai saputo nulla ? Perché , non siete stato buono con lei ? Perché mia madre non è stata felice ? Io , guardatemi , io sono felice " . Il vecchio guardò la sua donna come se si accorgesse di lei la prima volta , e gli sembrasse impossibile che ella fosse capace di soffrire per qualche cosa . La figlia aggiunse : " Anche lei è una povera creatura di Dio " . La donna , ad occhi asciutti ripeteva fiocamente : " Anch ' io sono una povera creatura di Dio " , come se dicesse a sé sola , ma la stesse ad ascoltare tutto il mondo i morti e i vivi , la gente lontana e il cielo , e divenuta grande lei che si era sempre considerata tanto piccola . " Tutta la vita in silenzio senza dire altro che le frasi d ' ogni giorno . Non abbiamo parlato mai , nessuno mi ha detto mai nulla , come si parla alle persone . Io qualche volta parlavo alle bestie , alle galline e ai conigli , ecco con chi parlavo " . Le disse queste cose o le pensò , e a distanza la sua vita non le parve altro che una lunga alternativa di lavoro e di sonni pesanti , le galline che covavano , i pulcini che saltavano nuovi come i ragazzi , la capra che doveva pascolare e che ella si trascinava dietro per i campi come fosse un cane . E da tutte queste cose dipendeva la loro vita . Per la prima volta ebbe l ' impressione di essere stata infelice senza averlo mai saputo , come succede ai bambini poveri , quando ricevono un poco di bene . Si accorgeva oscuramente come tutta lei stessa si fosse piegata e conformata a seconda dei bisogni e delle faccende quotidiane , e nel fondo della sua memoria non c ' era altro , quando non pensava , che il belare delle capre , il pigolio dei pulcini , le grida delle cicale che la stordivano quando andava a spigolare dietro le orme dei mietitori . Ora le sembrava che sarebbe morta se non le avessero detto una parola buona , ella che non vi aveva mai pensato . " Li sentite " , disse rivolta all ' uomo , " che si abbracciano nel sonno ? Che leticano nel sonno ? Quando si sono mai veduti degli sposi a questa maniera ? " Sorrise ? Voleva sorridere . " Ecco , ecco , dirò ... " cominciò l ' uomo . " Dirò " . Ma esitava . Si tuffò nel passato come in un mare , parlò come se confessasse . Egli non era mai riuscito a togliersi dal cuore una figura di donna che aveva amato , giovinetto , lassù , nella sua città . Questa donna , ora che lo confessava a qualcuno , si accorgeva di non amarla da un pezzo , non si ricordava che poco di come era fatta , si ricordava soltanto il suo nome , forse non amava più che quel nome . Come si chiamava ? Palmira . Non è un bel nome ? Forse non era neppure un bel nome . Ma gli era parso bellissimo , e quando se lo ricordava rivedeva il suo sguardo . Aveva gli occhi neri . Era bionda ? Sì , era bionda . Ma non m ' interrompete con queste domande . L ' aveva amata adolescente poi giovinetto , ed ella per lui era la sua terra . La sua terra era prospera , ricca , con monti e fiumi , boschi e fonti , con città popolose , donne amorose . Era partito volontario con Garibaldi ; tornò , la trovò fidanzata ; ripartì , voleva dimenticarla . Dove andare ? Allora si usava andarsene per dimenticare , e c ' era scritto anche nei romanzi . Aveva compiuto venti anni il giorno in cui passò lo Stretto di Messina col suo Generale . La gioventù non era per lui altro che questa terra , ora , la terra con gli aranceti che aveva davanti , e la veduta dell ' Aspromonte come un gigante che volta irritato le spalle . Non l ' avrebbe più riveduta , aveva fatto proposito . Forse , se non si fosse ostinato a rimanerne lontano , a rivedere quella donna sposata sarebbe guarito . Se ne accorgeva troppo tardi , ma quando se ne accorse non poteva più muoversi , coi suoi vestiti troppo disusati . Averla potuta rivedere , era sicuro che sarebbe guarito . Ora quella figura era scomparsa dalla sua memoria , e di lei non rimaneva che un nome , e il colore dell ' adolescenza . Dapprincipio questo sacrificio gli era piaciuto , e gli era piaciuto annullarsi in questo modo . L ' amava ancora ? Non era possibile . Gli era rimasto come un grande rancore , e la sorpresa di trovarsi alla fine della vita , sì , alla fine , senza accorgersene , per questo risentimento giovanile . Era come se fosse scivolato da una grande altezza e si ritrovasse nel fondo senza memoria del tragitto . E ora ? Ecco come si perde la vita , ecco come ci si dimentica di noi stessi . Egli diceva o borbottava queste cose , seduto , con le mani sulle ginocchia tremanti , come un accusato ; ma non lo capivano , se non quanto bastava per aver pietà dell ' amore . " E ora , andate a riposare . Questa è l ' ora vostra . Ecco la tazza del latte . Andate a dormire " . Ella come sempre gli accese il lume , gli preparò il tetto , gli tolse le scarpe . Ma questa sera , che aria nuova correva il mondo per lei ! Stranamente le ritornava con quest ' estate la memoria di molte estati lontane , e le luci dell ' orizzonte , dove il mare le teneva ancora , erano le luci della sua gioventù . Il mondo le si ripresentava nuovo e intatto , e non era mutato nulla , neppur lei , e i rumori spersi della strada , battere di porte , risate , pianto di bambini , calpestio , richiami , si svolgevano come una musica nota d ' un mondo che comincia per noi . Una impressione di felicità pioveva su tutte le cose . Perché era tanto libera e leggera oggi ? " Disgraziato " , diceva con la sua figliola , " disgraziato , povero infelice . Da noialtri è tutta un ' altra cosa : ama chi t ' ama e rispondi a chi ti chiama " . E a tutte le ragioni per cui riteneva quell ' uomo un essere privilegiato si aggiungeva anche questa . Ormai parlavano di Palmira spesso , come d ' un sogno comune , poiché non avevano altro in comune . Che si poteva dire di essersi amati , incontrarsi un giorno nel bosco , egli col fucile in ispalla , ella intenta a raccogliere ghiande ? Invece Palmira era lontana , era stata bionda , lo era ancora , poiché ella rimaneva giovane e amata nel ricordo . Si era sposata ? Nessuno lo sapeva . Egli non ne aveva avuto più notizie , ed era andato ramingo da paese a paese appunto perché ella ne perdesse le tracce . Forse si ricordava ancora di lui , e pensava che egli si era perduto per lei . O che non avesse creduto che si era trovato un amore migliore ? Fu in questa comunità di discorsi e di pensieri che la donna gli posò il capo sulle ginocchia , ed egli distrattamente le ravviava i capelli grigi . " Anch ' io sono stata bella , non è vero " Egli diceva : " Io non sono più quello di allora . Mi sembra di essere nato una seconda volta qui , e qualche volta mi sembra di sognare . E del resto , perché soffrire ? Chi si accorge che noi soffriamo ? " " Oh , io sono stata felice senza sapere nulla , contenta di servirvi . Ora che so , mi dispiace , ma prima chi pensava a queste cose ? Avevo altro da pensare " . Un giorno arrivò una lettera per il forestiero , cosa straordinaria , perché egli non ne riceveva mai . Doveva aver fatto una lunga strada perché era coperta di bolli , di indicazioni , di correzioni e d ' indirizzi . Sembrava che tutto quello che doveva dire lo portasse scritto sulla busta , e che dentro non vi fosse più nulla , come i pensieri vecchi che finiscono sempre con l ' affiorare e con l ' essere rivelati . Ma il forestiero non era là per riceverla ; non viveva più . Questa lettera rimase molti anni ancora nelle mani della sua donna , come un cimelio . La lettera che si era trascinata tanti anni sulle sue tracce rimaneva ancora chiusa come se non fosse stata scritta . Solo più tardi qualcuno l ' apri e la lesse . Diceva : " Spero che questa lettera arrivi a trovarti . Dove sei ? Non ti ricordi di me ? Rispondi . Ho paura che tu sia troppo lontano . Per carità , rispondimi . Ho da dirti cose decisive per la tua e la mia vita . Se non risponderai vuol dire che sei perduto per sempre . E io che farò ? Palmira " . E sotto la firma : " Vieni , vieni ! " . La calligrafia e l ' inchiostro avevano avuto il tempo d ' invecchiare e d ' ingiallire , la data era divenuta remota : trentacinque anni prima . Del resto , quello che l ' aprì , per caso , non vi capì nulla . LA SIGNORA FLAVIA Fu come se tra il grigio delle case fosse fiorito improvvisamente un giardino . La signora Flavia scendeva in istrada accompagnata dalla domestica che si teneva umilmente un passo indietro , gli occhi bassi sul petto abbondante . La signora , vestita di rosa , sembrava dovesse perdere l ' equilibrio da un momento all ' altro , non essendo abituata alle ineguaglianze della strada . A lei stessa pareva di prender terra dopo una malattia . Si sentiva addosso una gran pienezza , e il petto e i fianchi come se si muovessero troppo . Ma nessuno si accorgeva di queste cose . Piuttosto , sembrava più piccola di quanto di solito la immaginava chi l ' aveva intravista qualche volta alla finestra , o traversante le sue stanze sonore , più piccola , al modo stesso delle statue calate dal loro piedistallo . E allora a qualcuno sembrava più bella e più vicina , e il fatto stesso che era più tozza di quanto si pensava , e di quanto promettevano le sue gambe forti , era una di quelle imperfezioni da artefici popolari , che piacciono al popolo . Ma su quel corpo , si volgeva con un lieve tentennamento la testa piccola , le labbra forti , il naso ricurvo e brevissimo , la fronte diritta e quadrata , come se non vi potessero regnare altro che pensieri ordinati e chiari . Passò attraverso le strade come in processione . La gente si ricomponeva e ammutoliva . Si sentivano soltanto rotolare i ciottoli che urtava con le scarpette . Come per non turbarla , la salutavano a bassa voce . Invece saltò su con una voce sgangherata Serafino che disse : " Sono vostro servo ! " Ella si volse appena , senza guardarlo , e allora il Serafino si accorse di avere i piedi scalzi , e si ricordò di avere uno spacco dietro ai pantaloni . E contava diciassette anni . Si vergognò subito , sedette sul muricciolo , nascondendo un piede dietro l ' altro . La signora aveva rallentato il passo , e si levò la voce nasale della domestica la quale lo avvertì : " Prepara la cavalla bianca per domani mattina . La signora Flavia deve andare al giardino " . Serafino stava seduto sempre ; la donna lo redarguì : " E levati in piedi , quando ti trovi davanti alla signora " . La signora Flavia parve non aver udito . Solo , abbassando gli occhi , vide il dito grosso del piede di lui che si muoveva nervosamente . " Quanto zelo questi servi ! Non sanno che inventare per compiacere i padroni . È certo che se fosse stata lei , la signora , non vi avrebbe fatto caso " . Si era rintanato , e sul suo pagliericcio non riusciva a prender sonno . Egli aveva sentito parlare la signora , qualche sera , stando seduto sotto la finestra di lei , a prendere il fresco con la servitù : le finestre erano aperte , e la voce di lei scendeva lunga e assorta come la voce delle fontane nei boschi . Indovinava anche il sonoro passo di lei . Egli pensava sempre di avere un giorno un vestito nuovo per mostrarsi , ed era sicuro che allora lo avrebbe comandato : " Serafino , va ' a prendermi tre soldi di neve . Serafino , ha detto la signora di andare a comperare questo e questo " . Ma forse era proprio la domestica che non gli dava mai le commissioni , e perciò lui non lo comandavano mai . Egli immaginava che lo avrebbero mandato al paese vicino a portare i regali di Natale e di Pasqua ai parenti di lei ; poi immaginava che sarebbe tornato con un bigliettino di ringraziamento e lo avrebbero fatto passare per darlo personalmente alla signora Flavia . Ma siccome lui badava alla cavalla , queste commissioni le affidavano agli altri servi , quelli che avevano in custodia i muli e le asine . La signora andava a cavallo raramente , quando scendeva al mare pei bagni , e quando andava a trovare i parenti . E lui l ' indomani non avrebbe avuto un vestito nuovo da mettere . Se lo pagavano male non era certo colpa della signora . Era il marito Che gli lesinava i denari , e lui serviva per poter dire che era in casa loro , e pel rispetto che gliene veniva . Si rivoltolava nel lettuccio . Certo che questa gente ha dei vestiti inverosimili . Hai veduto che razza di stoffa portava indosso ? Una stoffa che sembrava pelle . Macché , più delicata della pelle . Aveva un odore di stoffa nuova che si sentiva a un miglio di distanza , come se passasse un mercante con la sua roba uscita fresca dalla fabbrica . Ella è bianchissima in viso . Si capisce , perché , sta sempre chiusa . Ha qualche efelide intorno agli occhi perché , è troppo bianca , troppo bianca , troppo . La sua bocca è un teatro . Che cos ' è un teatro ? Egli non lo ha mai veduto ; ma la bocca di lei è un teatro . A teatro non ci sono le dame vestite di bianco , i cavalieri lucenti , i paladini con le tuniche rosa , e il cavaliere Orlando con la sua spada d ' oro ? Quant ' è vero Dio che la sua bocca è un teatro . E poi le mani . Sembra che debbano a un certo punto allungarsi , e invece si fermano , vengono le unghie appannate , e sembrano le mani brevi delle bambine . I capelli sono ordinati . Si potrebbero contare uno per uno , sono capelli vivi , forti e densi come i giardini ombrosi . Tre soldi di neve , e la neve ha il colore un poco dorato delle sue mani . I suoi denti bianchi fanno venire la sete , come la neve . L ' orcio dell ' acqua è sulla finestra . Vi batte la luna e il sereno , è fresco e rugiadoso , emana un odore di fontana . Giunge di lontano l ' odore dal mirto che ha fatto le bacche rosse come i grani d ' una collana . La signora padrona è impenetrabile come una statua , e nessuno può immaginarsela mentre ride . Invece ride nella sua stanza , e gli angoli ne risuonano . Poi non ride più ; si allontana invero similmente , diviene piccola e triste come una foglia appassita . L ' alba è fredda e fa rabbrividire gli uomini nei loro letti . Non si sa che ora sia . Arriva la luce da lontano forse è la luce che viene dal mare , forse la luce della luna al tramonto . Si sente tossire nelle case basse . Si desta il mondo . Nel sonno la signora è scomparsa dietro una nuvola . Serafino non riesce più a ricordarsela , e gli sembra d ' averla perduta . Forse non è vero che domani deve accompagnarla sulla cavalla bianca . Bisogna levarsi presto per ricucire gli strappi ai pantaloni . Che stupido non averci pensato prima . Ma lui non ha la fidanzata . Il giorno avanza caldo , crucciato , fosco . Poi sembra che debba piovere , giunge a tratti l ' odore del bosco umido , a tratti giunge un odore gonfio di nuvole acquose , e le cime delle piante si mettono a tremare . Ma non piove , invece . Il sole si leva trionfante e asciuga il mondo , le ore cominciano a scandirsi grandi sulla terra . La cavalla ha una criniera lunga e sfrangiata , una criniera da bestia selvatica . Questa mattina sembra pallida , perché ha il muso color cenere , e la criniera sembra ingiallire alle sfrangiature . Questa cavalla è proprio una signorina . È mansueta , aspetta tranquillamente scalpitando come chi cambi posizione nell ' attesa . Ubbidisce alla voce . Improvvisamente , a una buffata di vento , nitrisce superba . Vuole correre , e si sente già il suo trotto attraverso i boschi e gli orti , per la ghiaia e per la terra molle , quando la terra sembra vuota sonora come un petto . La signora vi monta con disinvoltura , vi si accomoda seduta e prende le briglie . " Non volete che tenga io le briglie , e cammini avanti , ché non si adombri ? " No . Egli deve correre dietro la cavalla correre correre , parlarle a voce alta e a voce bassa , chiamarla con tutti i nomi che le ha dato quando erano soli , e la domava scagliandola selvaggia per la valle . Avanti , testarda avanti , colomba ; piano , bandiera , al passo , madama . Si traversa il bosco d ' ulivi , si traversano i ruscelli asciutti , le vallette folte di canne , dominate da un lungo respiro , e il lamento delle fonti che buttano goccia a goccia l ' acqua ricantandola su tutti i toni , e le gore d ' acqua stagnante col loro profumo sfatto e il canto fiacco di una ranocchia che vi è rimasta prigioniera . La signora respira liberamente non si regge più il petto ondeggiante con la mano . Per un poco egli le trotta accanto e le dice con voce mozza : " Se per caso avete bisogno , potete poggiare la mano alla mia testa " . E le offre la testa ricciuta e nera . Ella invece sorride mentre la cavalla la scuote su e giù , e la sua veste fa delle strane smorfie . Egli grida correndo avanti , per frenare il cavallo , ora che il bosco è basso , ed ella potrebbe urtare in qualche ramo : " Che brava cavallerizza che siete ! Questo animale è proprio un cristiano , una creatura come me e come voi , con licenza parlando " . Ella non risponde , e lievemente curva in avanti , di fianco , e le scarpette che ha appaiate da una parte sembrano due colombe pronte a volare . La cavalla nitrisce , le risponde un ' altra voce nel bosco ; qua e là si accendono nel verde cupo i melograni rossi come fiamme nella penombra . Spunta un altro cavallo al trotto . Il cavaliere tiene sulle ginocchia una donna e le stringe col pugno il petto per tenerla ferma ; ella è pallida di paura . Sono passati . " Non l ' avrà mica rubata , quella donna ! " grida Serafino correndo e saltando davanti alla cavalla . Finisce il bosco , sono arrivati in prossimità del fiume che fa sentire la sua voce volubile . Serafino si ferma davanti alla cavalla che si arresta impennandosi . La donna tira le briglie e fa col gomito l ' atto di chi trae la corda d ' un arco per iscoccarne la freccia . Ferma , c ' è il fiume . Qui crescono al fresco i granoturchi , stanno spropositate le zucche , gli alberelli da frutto stanno nani e gonfi di succhi ; qui crescono le erbe grasse sulla terra non dissodata e occupano come lumache vegetali il suolo , i melograni e gli aranci stanno forti e lucidi . La fornace della calce mette il suo color bianco e assetato in quell ' umidore " Andate piano , non la spronate , e se vuole , lasciatela bere . Non guardate l ' acqua , guardate sull ' altra riva , ma non l ' acqua . Fa girare la testa " . La voce di Serafino arriva rotta dal rumore della corrente che fa chiasso sui sassi , fischia e zufola fra le canne , brontola tra le macchie , s ' ingorga cupa qua e là verso la riva , mentre nel mezzo corre il filo della corrente come chi non abbia da perder tempo . Si sente come una lunga armonia da una riva all ' altra , le voci lontane divengono meravigliosamente vicine , spinte dal vento , rotte dalle sillabe dell ' acqua che variano i rumori all ' infinito come gli accordi di una musica . Sono grida di uccelli , e sembrano canti mutevoli , mentre si spande su tutto la voce estatica e misteriosa dei monti popolati di mandre . La cavalla ha saggiato la profondità dell ' acqua con passo prudente . Freme un poco . È in acqua . Serafino si è rimboccati i pantaloni e sta con l ' acqua alle ginocchia . La cavalla dà un balzo e si scrolla . Serafino con un salto è in groppa alla bestia e dice : " Scusatemi , ma l ' acqua è troppo profonda " . La cavalla si rafforza sulle zampe , ha allungato il collo per bere . Sembra ora che soffi alle nuvole specchiate nella corrente e se le beva , bruchi le erbe e i fiori della riva , lambisca le cime delle montagne che vi si riflettono . Fischia nel bosco un uccello , suona una zampogna in montagna , cantano i ranocchi negli stagni , e la corrente del fiume sembra che corra aerea sul mondo , carpisca questi rumori e li trascini nel suo gorgo come pagliuzze . Il collo dell ' animale si allunga , si allunga , diviene una china pericolosa , e l ' acqua intorno vi rumoreggia e si affolla invitando a scendere con le sue mille voci cattive . " Ferma ! " grida Serafino . Ma la signora ha allentate le briglie , a un tratto ha veduto intorno a sé il mondo girare , rovesciarsi sulla terra come imbuti le nuvole , lei essere scagliata nell ' acqua , come nella dimensione del cielo . La cavalla sembra , con l ' acqua alle ginocchia , un rottame di barca . Non succede nulla , nulla ! La signora Flavia si è fatta pallida , si è rovesciata all ' indietro . Serafino afferra le briglie , dà un grido alla cavalla che avanza tremando nell ' acqua , e sente ad ogni passo la certezza del fondo pietroso . Sembra che scivoli , e la corrente ora le gira intorno allegra e maligna . Invece ha raggiunto la riva , e freme per tutta la groppa mentre vi punta le zampe . D ' un salto Serafino è in terra , reggendo con le mani alte la dama svenuta , se la sente scivolare fra le braccia come un segreto , si accorge che stringe con la mano il seno di lei . Qui , alla piegatura del gomito , è un gran solletico . Ha paura di farle male , la vede afflosciarsi in terra come cosa morta . Stanno in una macchia d ' oleandri . Un ramo , soltanto a sfiorarla , le ha fatto arrossire la pelle sulla guancia . Distesa in terra , è come in una buca profonda : si vede il cielo e le nubi , si vede lontano il paese come se fosse diroccato e abbandonato . Sulla terra non c ' è più nessuno , nel cielo gli uccelli sembra debbano precipitare colpiti in volo . Il cavallo scalpita , poi si mette a cercare certi fiorellini azzurri che coglie coi grossi denti bianchi . Il fiume scorre calmo e placato , come se avesse scherzato , s ' insinua nella macchia e diviene lucido e segreto . Un insetto vi si è imbarcato su una pagliuzza e va lontano . Serafino chiama piano piano : " Signora , signora ! " Si mette a sedere ai suoi piedi come un cane , poi fa per toccarle una mano , fa per sbottonarle il corpetto . Tremando , riesce a sciogliere il primo bottone , ritrae le mani . " È tutto molle , molle , molle ! " pensa , all ' infinito . La chiama ancora con voce suadente come se avesse timore di destarla , e volesse assicurarsi davvero che non sente . Ella sospira , gonfia il petto col suo respiro , il suo soffio dipinge il cielo con una nuvoletta piccola piccola , le api le si addensano intorno con la loro musica . Una lucertola vibrante si agita fra l ' erba . INNOCENZA Verso primavera , Biasi , che lavorava alla strada provinciale , come manovale , andò a trovare sua madre . Era distante , ma contava di farcela in una giornata , a piedi . Invece , verso sera si trovò ancora al di qua delle montagne , sempre lungo il mare , tra le agavi e i pali del telegrafo che si confondevano . Allora su quella costa che vedeva distesa all ' infinito , si assegnò un punto dove fermarsi per la notte : le case sparse sul promontorio , sotto la lanterna del faro . Gli faceva piacere pensare che si sarebbe fermato là ; la lanterna già cominciava a tentennare tra accendersi e spegnersi , chiamando invano le navi che filavano illuminate al largo . Sotto la roccia del promontorio le case si acquattavano nella notte , e il bosco di aranci odorava a intermittenza . Quando Biasi vi arrivò , trovò che il droghiere teneva ancora aperto . A dormire sulla riva del mare faceva ancora freddo , e si vedevano le onde spalancate che minacciavano . Allora chiese al droghiere di permettergli che si sedesse . Gli accennarono , senza parole , di sì . Sedette , si appoggiò al banco , la testa gli si posò sulle braccia , si assopì . " Una candela . Un soldo di tabacco . Mezzo litro di vino . Una sigaretta . Chi è questo ? Un viandante . Il barone ha venduto l ' essenza a duecentocinquanta . Contate il resto " . Ecco le voci che Biasi sentiva nel sonno , e entrare e uscire , voci più gravi e femminili , e la vicinanza di qualcuno che tentava di ravvisarlo . Più tardi una voce gli disse all ' orecchio : " Si chiude ! " Si levò di scatto , vide una grossa farfalla che sbatteva dietro il banco , girando intorno al lumino acceso davanti all ' immagine d ' un santo , si trovò sulla strada stordito e intirizzito dal sonno . Il mare faceva un gran fracasso , e come se fosse incatenato , accanendosi contro la luna che lo faceva parere altissimo . Gli alberi si lasciavano incantare pallidi a quel 121rumore e chiarore . Sulla strada non c ' era nessuno . Sedette su un muricciolo davanti a una casipola , e vedeva in terra l ' ombra , netta come un ricamo , di un albero di gaggia che stava davanti alla porta . Ora la notte gli pareva una strana stagione d ' un sole senza più forza . Guardando meglio , si accorse che la porta della casipola era semiaperta e che qualcuno là dentro tossiva . Vi si accostò . Al suo scalpiccìo una voce disse : " Avanti ! " Egli diede una spinta alla porta ed entrò . Disse : " Buona sera . Veramente io non avevo bussato " . Sotto una lampada appesa al soffitto , una figura femminile stava seduta , avvolta in uno scialle che le copriva la testa , e lasciava intravedere soltanto due occhi neri e fissi , due occhi senza età , gli occhi delle donne del popolo . Egli disse subito il fatto suo : " Se mi lasciate dormire , magari in terra , e se permette il padrone . Io posso pagare . Sono in viaggio e vado a trovare mia madre . Sono un operaio " . La donna fece appena un cenno con la testa . Egli aggiunse : " Grazie , se è così mi metto a sedere " . I due occhi neri lo fissavano , e sembravano sorridere d ' un riso involontario . " Quanto è che vi devo ? " disse il giovane sedendosi , e faceva tintinnare i soldi in tasca . " Chiudete la porta " , disse la donna . " Chiudete col chiavistello " . Nell ' atto di levarsi per chiudere , ella poté misurarlo , agile , magro , con una testa ricciuta , un color vivo e bruciato in viso , dove la prima calugine della barba dava una sofferenza sproporzionata a quell ' età . Egli osservava in giro , guardava la coperta distesa a modo di tenda , e che copriva evidentemente un letto . Guardò interrogativamente la donna , e disse : " Allora siete sola ? " Ella accennò di sì ; il giovane rimase sovrappensiero : " Io sono un operaio " . Si mise a raccontare come lavoravano alla strada , e come avevano un caposquadra cattivo . A un certo punto non s ' intese più parlare . Si era addormentato penosamente , lottando per tenersi seduto . Poi si buttò istintivamente in terra come un animale ; l ' idea del cammino percorso gli era addosso , e lo affaticava ancora . Dormiva tenendo il viso contro il braccio piegato . La donna lo guardava e pensava al sonno pesante dei giovani , alle stanchezze felici e leggiere . Come se fosse lei a regalare quel riposo , pensava , e quasi diceva : " Dormi , dormi " . Il giovane , istintivamente teneva una mano nella tasca dei soldi . Si sentì bussare alla porta leggermente . La donna , in piedi sulla sedia , spense il lume , aspettò senza muoversi . Bussavano di nuovo , più forte , e una voce dietro la porta disse : " Apri , Vènera ! " Si sentiva anche il rumore d ' una comitiva , intorno , un suono di armonica subito soffocato , e risa trattenute . Uno si mise a cantare a squarciagola , accompagnato da un tamburello , mentre un altro dava calci alla porta a seconda del ritmo di quel canto . Quel canto diceva : " O fiore amaro , o pecora sperduta ! " Ridevano . Biasi sentiva tutto questo nel sonno , confusamente . Fuori della porta s ' inferocivano , mentre dalle case vicine , come da pollai , correva un lungo brontolare e tossire . " Apri , Vènera , altrimenti , guai a te " . La donna si mise a parlare dietro la porta : " Stasera non posso aprire , andate via , per carità tornate domani sera " . " Ora , ora ! " si misero a gridare . Ridevano , fischiavano , facevano schioccare baci . " Un momento , lasciatemi dire " replicava la donna . " Ho qui un cliente , quasi un ragazzo , che non sa niente . Siate buoni , lasciatemi stare , infelice ch ' io sono ; lasciate stare questa povera orfana " . Le risposero schiamazzando . " Non apro " , disse lei rabbiosamente . " Guai a te , Vènera " , le dicevano . Ma si dispersero . Soltanto uno tornò a supplicare , e chiamarla coi nomi più dolci , con una voce di ragazzo , e si mise a baciare la porta . " Ti brucerò la porta ! " minacciò alla fine . Ma poi non si sentì più nulla , e soltanto il respiro del mare che riempiva ormai la notte e passava sul mondo immerso nella luce fatata della luna . La mattina aveva un colore di festa . Il giovane vedeva la donna affaccendata davanti a un fornello , e questa volta aveva la testa avvolta in una pezzuola azzurra , annodata sotto il mento e il suo pallore diventava color grigio . Egli si trovava , non sapeva come , sul letto : la tenda era sollevata , il sole lucente aveva conficcate le sue lame negli interstizi e nelle fessure della porta e della finestra . Non si ricordava come era salito lassù , vestito com ' era . " E voi dove avete dormito ? " " C ' era posto anche per me " , rispose la donna . " Avete fatto tutto un sonno " ella aggiunse , " e dormivate come un bambino " . Un gatto si pose seduto sulla coda nel mezzo della stanza e lo guardava . Le pareti della stanza erano coperte qua e là da fogli di giornali illustrati ; una fotografia d ' uomo nel mezzo di un ventaglio formato da cartoline illustrate , sembrava trovarsi davanti a un tribunale e a una condanna . Il giovane vide , accanto a sé , l ' impronta di una testa sul cuscino , e sospettosamente , senza darlo a vedere , si frugò le tasche . Erano idee vaghe . Poi domandò : " Mi è sembrato che questa notte facessero chiasso " . " Già , suonavano e portavano serenate alle donne " . Ella gli porgeva il caffè in una tazzina dai fiori dorati , che evidentemente era usata di rado , e in qualche occasione . Sullo specchio opaco di quel liquido , come in un lago notturno , egli vide per un momento riflesso il suo occhio come un regno profondo . Poi cercava le scarpe . La donna gliele porse dopo averle lustrate con la cocca del grembiule , e questo atto gli ricordava sua madre . Quando si fu levato ella si mise a spazzolarlo . Egli sentiva andar su e giù quella spazzola , con un ' impressione d ' infanzia , e di quando in quando , tra un colpo e l ' altro , sentiva di urtare contro qualche cosa di morbido ; lei gli stava vicina a occhi bassi , battendo le ciglia per non esser guardata , mentre compiva diligentemente il suo lavoro . Di nuovo egli si mise la mano in tasca par darsi un contegno : " Come facciamo per questo alloggio ? " Ella rispose : " Volete sempre pagare . Niente , niente . Io sono sola e non ho bisogno di niente . È carità del prossimo " . Intanto aveva preso il pettine e gli ravviava dolcemente i capelli . Vedeva i riccioli stendersi e arrotolarsi di nuovo . " Avete l ' innamorata al paese ? " " No , non ne ho " . " Non avete una donna che amate ? " " Non ne ho . Ho da lavorare " , - - rispose serio e giudizioso . Rideva , poi , con due denti grossi come due mandorle . Ella era divenuta brusca , e col pettine gli tirava i capelli , da fargli male . Seguitava a servirlo , gli versò l ' acqua nel catino , e aspettava reggendogli l ' asciugatoio aperto fra le due mani . Egli disse asciugandosi : " Ora bisognerà che me ne vada " . " E avete da mangiare per la strada ? " " No , arrivo poco dopo mezzogiorno . Vi ringrazio . Voi siete proprio un angelo del Signore . Mi ricorderò di voi e vi verrò a trovare quando passo da queste parti " . Senza dir nulla , ella aveva aperto il fagotto del giovane , sciogliendo con le dita leste i nodi del fazzoletto , e toccava uno per uno gli oggetti avvolti là dentro , come per riordinarli . Poggiò poi una scaletta al muro , per raggiungere il soffitto dove due o tre reticelle appese chiudevano certe mele rosate . E stando lassù era divenuta loquace . " Ora vi do qualche cosa da masticare lungo il viaggio . Voi siete un ragazzo , si può dire , e i ragazzi hanno sempre bisogno di mangiare " . " Ragazzo " , fece egli punto sul vivo , " ragazzo non tanto . Ho diciotto anni , cosa credete ? " La vedeva di sotto in su , con le gonne raccolte fra le ginocchia , e il suo viso lo guardava dall ' alto , lontano come se si fosse involato . " Non tenete la scala " , ella disse arrossendo vergognosa che la guardasse così ; " scostatevi " . La scala tentennò a un suo movimento falso , ella fece un gesto di chi naufraga in aria , mentre i pomi cadevano in terra , riuscì appena ad aggrapparsi a un piuolo , e il giovane fece in tempo a raccoglierla fra le braccia . Si era slacciata la pezzuola turchina che le copriva la testa , venne fuori una chioma castana venata di biondo . Ella corse con le mani alle guance , se le copriva , e guardava fissa il giovane . " Vi siete fatta male ? " Lottando contro di lei le staccò le mani dalle guance , temendo che si fosse fatta male , e vide una cicatrice appena rimarginata , d ' una lunga ferita , di taglio che le sfregiava una guancia dall ' orecchio al mento , come accade di vedere tra le donne perdute , segnate così come da una condanna . Ella non accennava più a coprirsi , stava davanti a lui come una colpevole , e forse per darsi da fare , dopo un poco , riponeva ordinatamente nel fagotto le mele sparse per terra . Aveva finito . Egli le si accostò , le prese la testa fra le mani , la fissò , posò le labbra sulla cicatrice , la baciò forte come se chiamasse a testimoniare la luce del sole , e senza ripugnanza . " Siete buono " , mormorò la donna . Bussarono . Un giovane torvo e pallido , entrò . Aspettò che l ' ospite uscisse , lo squadrò mentre si allontanava , sbattè fragorosamente la porta . Il sole fuori era grandioso e il mare accecante . VOCESANA E PRIMANTE Vocesana e Primante erano nemici . Nel coro della chiesa , Vocesana era il tenore e Primante lo incalzava col controcanto . Le loro voci si levavano al Kyrie come colombe che prendono il volo nello stesso istante . Il canto di Vocesana toccava altezze vertiginose e pareva si dovesse spezzare contro le vetrate ; la voce di Primante si dibatteva sperduta e bassa . Abitavano due case vicine . Primante diceva le preghiere tutte le sere , a voce alta . Subito dopo si sentiva la sua voce iraconda per le stanze . Nei paesi i muri vedono e sentono . Vocesana era buon compagno , faceto , qualche volta caritatevole ; a lui piaceva solennizzare le feste : ammirava la terra e i suoi frutti , e quando ragionava del tempo , anziché riferirsi alle stagioni , prendeva per data le feste che nell ' anno sono varie e portano o maturano un frutto nuovo . Vocesana e Primante avevano pressappoco la stessa età . Avevano due figli maschi ognuno , e tutti e due pensavano di fare un prete del più grande , e del più piccolo un pastore che così non pesava e poi sarebbe stato beneficato dal fratello . Intanto i ragazzi crescevano . Ma mentre il figlio maggiore del Vocesana sembrava il figlio d ' un signore , con la pelle bianca e le vene azzurre alle tempie , come un predestinato , il figlio di Primante era bruno e ottuso . I due uomini frequentavano insieme un solo luogo : la chiesa . Là erano rivali . La loro contesa più aspra , quella che riassumeva tutte le altre contese , l ' avevano per Pasqua . Quando nella processione del Venerdì uno dei fedeli trascina la croce e un altro fa da sbirro , le lotte sono accanite . Tutti vorrebbero fare la parte del crocifero , col camice bianco e la stola , la corona di vitalba intrecciata di spine , che di quei giorni mettono le gemme lungo il livido tronco . Crocifero fu sempre Primante . L ' anno passato , poi , il vecchio parroco non vide la Pasqua . I fedeli , come disse un pastore , rimasero come capre senza campàno ; alcuni cessarono dalle devozioni perché il nuovo parroco era troppo giovane , sbrigava le cerimonie senza solennità , aveva una voce che non arrivava alla volta della chiesa , e pareva che il Cielo non lo udisse . I vecchi fedeli si diradavano , i giovani profittavano per prendere il loro posto nelle processioni , accanto al prete , a reggere i lembi del piviale . Accaddero cose mai viste . Nell ' ultimo Natale due zampognari vennero a lite , e il più vecchio , quello che aveva diritto di suonare a lato dell ' altar maggiore , ebbe l ' otre lacerata da un colpo di trincetto per mano del suo rivale . Vocesana e Primante apparvero nel coro soltanto per le feste solenni . Parvero più grigi del solito . Quando venne la Pasqua , la competizione risorse più accanita . I giovani si affollarono intorno alle cariche della Sacra Rappresentazione . Preparavano novità . Il figlio maggiore della Nidìaca che non lo vollero neppure per Giuda , si preparava a comparire in testa alla processione sotto una campana intrecciata di spine , lunga fino ai piedi . Tutti aspettavano di vederlo . ( In quella benedetta settimana che sulla terra non c ' è frutti , gli spini che circondano i campi verdeggiano , e non si scorge altro e sembra che non esista altro sulla terra ) . Vocesana e Primante tornarono alla lite del Crocifero e dello sbirro . Dopo una settimana di occhiate torve e d ' intrighi , si accordarono di affidarsi alla sorte . Uscì il nome di Vocesana . Era Giovedì . La sera , fino a notte , mentre i pastori alimentavano in piazza il fuoco di Caifasso , il paese risuonava di canti e di supplicazioni , e il canto di Vocesana era alto e acuto come il canto del gallo . La processione del Venerdì uscì dalla chiesa verso sera . Senza suono di campane , sparuta . Il sole era velato . Un po ' di vento sbatteva come vele le coperte che paravano i balconi . Uscì primo , reggendosi appena , l ' uomo con la cappa di spine fino ai piedi . Inciampò sulla scala . Una goccia di sangue gl ' imperlò il petto nudo . Appena fu sulla piazza , reggendosi a fatica , si aggiunse allo sbattimento delle coperte un gridio confuso di gente che chiedeva pietà ricordandosi dei suoi peccati . Parevano le voci sperse su una nave in pericolo . Dieci chierici uscirono reggendo il cero , piccoli , innocenti , coronati di vitalba fiorita . Il secco rumore del legno che sostituiva le campane legate crepitò sulla piazza . Apparve Vocesana vestito del camice bianco , con la stola rossa , curvo sotto il peso della croce . Essa recava tutti i simboli : il gallo vi cantava sulla sommità , le tenaglie e il martello , i chiodi e la lancia , e la spugna sulla canna s ' incrociavano come stemmi sacri . Vocesana appariva compunto e sofferente . La barba che non si era rasa da più giorni rendeva più scabro e più pallido del solito il suo volto su cui pendeva bianchissimo il sudario avvolto alle braccia della croce . I compagni della buonamorte che lo circondavano col cappuccio calato , parvero coperti d ' un casco d ' acciaio . La croce era pesante e si trascinava in terra lasciando un solco come un aratro senza governo . Primante apparve nel riquadro della porta a testa alta : brandiva una corda a doppio , tutta nodi . Sul primo scalino vibrò un colpo al Crocifero guardandosi intorno . Il corteo intonò il Miserere . Vocesana tentò di cantare , ma la voce , curvo com ' era , gli uscì soffocata e distante . Primante brandì la corda e gli vibrò due colpi sul fianco . Questo era il suo uffizio . Vocesana pensò che quel legno pesava . Al secondo colpo dello sbirro scivolò e cadde sui ginocchi . Tentando di risollevarsi urtò col capo contro il legno e una spina della corona gli si conficcò nella fronte . A stento e senza che nessuno lo sorreggesse , riuscì a rizzarsi in piedi , e traballando si raggiustò il peso sulla spalla , tra l ' omero e il collo . Levando il volto rigato di sudore che gli bruciava intorno agli occhi , guardò Primante , ma la figura di lui gli parve altissima , e i suoi occhi arrivarono a posarsi sulla mano che stringeva la corda , quella mano cosparsa di peli neri e folti come la zampa d ' un orso . Quella mano egli la conosceva . Aveva giocato , da ragazzo , con quella mano , e gli si ripresentava ancora come se la ricordava , con l ' anulare storto e il pollice corto . Primante non pareva badare a lui . La processione ebbe un attimo di sosta . Come tirando una corda cui fosse legata una bestia recalcitrante , Primante continuava a cantare , e giacché non gli bastava la voce , faceva risuonare il canto nel suo naso grosso . E col canto trascinava la processione e il Crocifero . Come se avesse letta questa parola su una casa abbandonata , che scorse levando gli occhi , Vocesana pensò alla vecchiaia . Aveva veduto sotto di sé il metro di terra su cui era caduto , coi sassi , i fuscelli , la sporcizia . La terra non l ' aveva veduta da vicino , col suo mondo e i suoi aspetti , da chissà quanti anni . Gli tornò alle narici l ' odor nuovo delle cose , com ' erano quando egli era ragazzo , e si ricordò che in quello stesso luogo dove aveva giocato tante volte , dove era caduto estenuato dai giochi , aveva veduta la terra allo stesso modo : un mondo microscopico dove i ciottoli buttavano l ' ombra d ' una montagna nana . E quello stesso luogo si ricordò spazzato dai balli del Maggio , quando tutti gli spiazzi del paese si macerano come i piedi delle ballerine . Levando gli occhi arsi vide intorno un nereggiare di popolo , e tra l ' afa della folla udì i canti e le grida , e ad ogni sferzata il rimbombo dei petti picchiati dalla pietà dei devoti . Ora stava presso la sua casa . Un pensiero comune e ridicolo , come un pensiero di ragazzo , gli traversò la mente : " Quest ' uomo picchia troppo forte " . Vide , e gli parve altissimo , il suo balcone parato con la coperta gialla che si era distesa sulle sue nozze , e una figura nera inginocchiata come un sacco rovesciato : sua moglie . Chissà dov ' erano i suoi ragazzi . I canti divennero altissimi , acuti , spaventevoli , come se si fossero aperte le porte del Purgatorio . Gli si annebbiarono gli occhi , e il sole parve precipitare spento nel mare . " Quest ' uomo picchia troppo forte " . La nausea lo assalì , un colpo sulla nuca lo gittò in terra . " Troppo forte , troppo forte " . Un solo pensiero gli rimase acceso nella mente , come la sola molecola viva di tutto il suo essere : sua moglie ancora inginocchiata come un sacco rovesciato . Buio . E in quel buio brancolava come in un mare , e brancolando non ritrovava né le braccia né le gambe . Pareva la coda mozza d ' una lucertola . Tutto il suo essere premeva verso quello spiraglio aperto nel suo pensiero : quella donna , barlume di luce nella tenebra . La tenebra si popolò di suoni ; dapprima i canti squillarono , poi divennero un rombo confuso , poi una successione di suoni sempre più acuti , come quando l ' organo cambia registro , e nella nota del fagotto il tremolo zampilla come una vena aperta con un colpo di spillo . La gente che lo attorniava gli parve che gli fosse addosso , diavoli d ' un regno visitato nei terrori dell ' infanzia . Quello spiraglio di luce si spense , ed egli non fu che una impressione , l ' impressione di agitarsi , più che con le membra , col pensiero in un mare denso e difficile . Parve che tutti fossero passati già su di lui . Sentì bruciare le gote e la bocca . Questo gli ridiede il senso di sé stesso . Pensò : " I miei denti " , e tentò di parlare , ma gli parve che gli avessero cancellata la bocca . Aprì gli occhi e rivide il metro di terra sotto di sé e adagiandovisi con tutto il corpo riprese il sentimento della sua vita . E in quell ' istante sentì sopra di sé la voce di Primante e la sferza che gli cadeva ancora sul viso . Riuscì a risollevarsi in piedi . La terra intorno a lui traballava convulsa . Il Crocifero si lanciò sullo sbirro . Sacrilegio inaudito . Primante si rovesciò su se stesso . Fu un gridare , un disperdersi , un battere di porte . Vocesana era rimasto sulla piazza solo . Da una finestra all ' altra si gridava . La sua casa gli parve deserta , e sul pianerottolo della scala esterna una donna chiamava , e avendo i capelli sciolti . Come se si fosse denudato , Vocesana ricompose il camice con una meticolosità assurda . Richiuse attonito il coltello . Non sapeva dove metterlo . Lo posò in terra come se lo avesse raccattato là . I monti intorno erano squallidi e deserti ; gli alberi parevano correre . La sera veloce cadeva . " Scappa , scappa ! " gridavano . All ' alba , fra due carabinieri , Vocesana ricomparve in paese . Tutta la terra era verde . Si stavano per sciogliere le campane , e la Ma donna vestita di nero correva pei campi esultanti , correva come un angelo e come l ' ombra d ' una nube in cerca del figlio risorto . Vocesana , coperto di lividure , sanguinante , legato , s ' imbatté nella Madonna vagante , ed ella non lo conosceva . TEMPORALE D ' AUTUNNO Si sentiva la pioggia risalire frettolosamente i fianchi della montagna , col suo rapido passo su per le foglie dei boschi . I viaggiatori , tirando e spingendo le cavalcature , guardavano la cima ancora sgombra e limpida . Ma intorno gli alberi si agitavano , tremavano le foglie , col fruscio d ' una folla aspettante . Scoccò un fulmine e frantumò il sole incerto in un pulviscolo luminoso . Dietro a questo splendettero le felci verdissime , i tronchi grigi e rossastri di certi alberi , e gli abeti diventavano chiari e gemmanti come alberi di palcoscenico . Si vedeva , dal fondo delle valli , la gente che si affrettava per i fianchi del monte , e i musi delle bestie nere tesi dietro una cavezza invisibile . Ma poi il sole si velò , la montagna si mise a vociare , mentre da ogni piega si buttava giù fragoroso un rivo d ' acqua torbida . L ' acqua si mise a scrosciare interminabile , frustata dai fulmini , ne era piena ogni accidenza della terra . La nuvola larga calata sulla montagna la stacciava furiosamente all ' ingiro , si allungava a sorvegliare il torrente che andava verso il mare , preso da una fretta disperata . Le prospettive false create dai baleni e dagli strappi improvvisi delle nubi simulavano regni lontani e profondi . I viandanti che dovevano risalire il versante , e che erano molti perché tornavano da una festa , non si videro più . Per fortuna ci sono le caverne e i ripari dei pastori erranti in montagna . Un viaggiatore che tirava nella tempesta una mula , apparve su un poggiolo del monte , in un fumoso splendore d ' incendio . Legò a un albero la bestia che si mise a odorare il cielo col muso a imbuto , compagno delle proboscidi lunghe delle nubi su lei . L ' uomo si cacciò in una capanna carponi . Ora sentiva la pioggia sullo strame del ricovero come se si fosse chetata , e anzi con un sentimento di piacevole monotonia . Chiuse la porta di assi imbottite di felci , ma in quel momento scorse nel fondo scuro una forma umana . " Che bella avventura , eh ? " Gracile gli rispose una voce di donna : " Eh già ! " Un vago profumo si sentì nella capanna . " Come ? Come ? Vi siete trovata sola in montagna , con questo tempo ? " " Non sono sola . Sono scappati gli animali che ci portavano me e mio padre ; ora li cercano , ma non so se ritroveranno questo punto o se abbiano riparato altrove . Quando piove non si capisce più niente in montagna " . Ella balbettava queste parole , accovacciata nel fondo , e si sentiva che era assalita da lunghi brividi . L ' uomo si tolse il mantello e gliel ' offrì . La donna tese una mano , lo prese , se lo accomodò addosso . L ' uomo si tirò su i risvolti della giacca . " Speriamo che non duri molto . Del resto è un temporale d ' autunno . Sono due anni che fa così dopo la festa . L ' anno passato ci perse la vita una donna con le sue creature " . " Poveretta ! " Si sentiva ora ostinarsi la pioggia e mutar suono poiché picchiava sul terreno divenuto molle ; così il mondo sembrava essersi rattrappito , e null ' altro che una pozza d ' acqua . Si allontanarono di gran carriera i tuoni e i lampi , come arrugginiti dall ' umidore . La donna guardava coi suoi occhi febbrili fuori del mantello . Calò la sera in un rapido spegnersi , venne la notte . Erano stati zitti , col pensiero teso al rumore dell ' acqua , poi questo fu un ritmo uguale e perpetuo ; allora poterono parlare . Ma quando l ' uomo disse : " Ci toccherà passare la notte qui dentro " , batteva i denti pel freddo . " E quella povera bestia là fuori ! " aggiunse . Le parole gli si allungavano fra i denti , e come una ruota in movimento non riusciva a fermarle . Allora la donna osservò dall ' angolo buio e caldo in cui stava : " Mi dispiace che abbiate a soffrire per me senza mantello " . Pareva che volesse dire di più , ma tacque . Nel buio egli la vedeva come un chiaro alone che immaginava caldo . Poi non vide più nulla , chiuse gli occhi , gli sembrò di galleggiare su un fiume , batteva i denti in un sonno pesante da cui non riusciva a destarsi malgrado ogni sforzo . Poi gli pareva di aggirarsi in una prigione oscura ; gli buttavano secchi d ' acqua sulle gambe ; intorno a lui ridevano , vedeva , da una finestra , danzare e suonare gente , perché , si trovava di nuovo nella festa . Riusciva a evadere dalla prigione , si ritrovava nella chiesa , il caldo della folla lo confortava , sentiva , un odore d ' incenso , stava bene . Questa impressione lo sciolse dal torpore come il gelo al fuoco . Riuscì ad aprire gli occhi , e allora capì che veramente stava caldo ; si trovò coperto da un lembo del mantello , si ricordò , della donna , allungò la mano e sentì un braccio di lei . Gli parve che ella facesse uno sforzo per non ritrarsi , e fingesse di dormire ; si scaldò come a un fuoco solare nella piega del suo braccio , nell ' incontro fra braccio e seno . Si ritrasse . Era cessata la pioggia , si era scatenato da tutti gli antri della montagna il vento , e pareva che i massi e le rocce , che hanno atteggiamenti umani , si lamentassero in coro nella notte in cui si credevano soli . L ' uomo domandò , come si fa coi dormienti , che sembra di interrogarli per carpir loro un segreto : " Dormite ? " Ella rispose di no . " Di dove siete ? " Ella disse il nome d ' un paese . " Anch ' io sono di là . Allora vi devo conoscere ; come vi chiamate ? " " Immacolata " . " Quale Immacolata ? " Ella scandì : " Immacolata Strano " . " Ah ! siete voi ! Io vi ho veduta quando eravate piccola , e poi soltanto intravista . Neanche questa notte vi vedo . Lo sapete che siamo nemici con la vostra famiglia ? Io sono Filippo Ligo " . La donna taceva . " Sono vent ' anni che le nostre famiglie non si parlano . Da quando noi eravamo ragazzi . Che brutta cosa , fra gente dello stesso paese , e quasi parenti , essere nemici così . Non è vero ? " " Io che ne so ? Io sono una donna " . " Ho sentito parlare molto di voi " . " Dove sarà andato mio padre ? " " Con questo vento è impossibile camminare " . " Avete per caso paura di me ? " " Io non ho paura di nessuno " . " Quando si è nemici " aggiunse l ' uomo " si pensa spesso al nemico . Non è vero ? Uno immagina quello che c ' è fra le mura proibite , come un altro mondo " . L ' uomo si ricordava ora di averla toccata , di averne sentito il tepore , con un ' impressione che gli durava come una risonanza . " Siete stata molto gentile , a coprirmi con un lembo del mantello . Credo che sarei morto di freddo . Forse ho dormito per molto tempo . Vi ringrazio " . Ella gli porse il mantello senza replicare . L ' uomo lo sentì fra le mani come una cosa viva ; caldo ancora di lei , d ' un tepore di sonno ; voleva rifiutarlo ma vi si avvolgeva intanto , fino a che gli riuscì di strapparselo di dosso rabbrividendo come uscito da un tiepido bagno . " Fate questo perché siamo nemici ? Tenetelo voi " . Senza volerlo sentì la sua scarpetta fra le mani . Era come se l ' attesa di qualche cosa lo sconvolgesse , e i suoi pensieri si buttavano verso di lei come i fiumi che corrono fatalmente verso il mare " Eppure " aggiunse " quante cose strane capitano al mondo ! " Gli pareva di soffocare , e improvvisamente , come un malato che sente di che ha bisogno per guarire . Batteva dentro di lui il sangue con un ritmo di martello sull ' incudine , e faceva un rumore assordante . Ora sentiva la notte come un profondo ribollire di elementi . Disse : " Ho fatto male a toccarvi , ma non volevo " . La donna si era chiusa in un silenzio di agguato . Come per tranquillarsi , l ' uomo cercò impaziente i fiammiferi , provò ad accenderne uno , bagnati com ' erano . Finalmente vi riuscì . Mentre aveva parlato , gli era parso che la sua voce fosse caduta nella voragine della notte , e non che con qualcuno parlasse , ma con un ' apparizione ; ora , al lume di quel fiammifero , vide gli occhi di lei cupi e gravi , ed ebbe l ' idea irragionevole che quella tenesse un pugnale sotto il giubbetto . Vederla in faccia lo calmò . Il vento cadeva come una vela floscia ; pensarono tutti e due : " Fra poco spunta l ' alba " . Quando ella carponi spalancò la porta , il mondo comparve in un colore cinereo , fra la disperazione degli alberi protesi verso oriente , in attesa della nuova luce . Le stelle ardevano ancora come le ultime braci d ' un fuoco . La donna si preparava a uscire , ma l ' uomo supplicava : " Non andate via . Aspettate ancora " . Ella sedette sulla soglia a torcersi le trecce umide e a riavvolgersele intorno alla testa . L ' uomo , accanto a lei fece : "Sentite..." e si trovarono vicini , si videro negli occhi , non si videro più , si baciavano lentamente col rumore della pioggia che sgronda dai tetti dopo il temporale . Ma per poco che si guardarono , si ritrovarono occhi disperati . Ella cominciò a dare pugni e graffi , l ' uomo rideva stupidamente . La vide correre all ' impazzata con le trecce sulle spalle , fermarsi su un ripiano del monte , alta contro il cielo , e guardarlo . Poi ridiscendeva lentamente : " Ma che devo fare ? Ma che devo fare ? Lasciatemi andar via " . Era divenuta umile e sottomessa . Ora si trovavano legati insieme da un laccio invisibile , volevano fuggirsi e si avvicinavano , eccoli uno accanto all ' altra uguali di statura , ridotti alla più elementare espressione del mondo : un uomo e una donna , e nient ' altro : uno attento all ' altro come se si fossero rubata reciprocamente qualche cosa . Ella disse rabbrividendo : " Se ci vede mio padre ... " Egli aprì le mani : " Vuoi andar via ? Sei ancora in tempo . Va ' " . Ma ella non fuggiva . " È destino " . Si torceva le mani : " Dove andiamo ? " " Sali " egli disse porgendole il braccio per aiutarla a saltargli in grembo , mentre stava a cavalcioni sulla mula . L ' animale risaliva faticosamente la montagna . Il sole lanciò un raggio caldo come un buon liquore . Le loro ombre larghe e rosee si ritagliavano nel colore dell ' alba , viaggiavano stampate sul terreno : sembrava che l ' avesse rubata ; l ' ambio della cavalcatura era monotono come una culla . " Tienti forte e non guardare perché ora si rasenta il precipizio " . Difatti esso si aprì col colore dei dirupi , e il ruscello che correva col suo trito chioccolare nel fondo . Egli , tenendola stretta , giocava con le dita sulla cintura di lei . " Dove andiamo ? Non andremo al paese , certo " . " No , cercheremo un posto lontano " . Non pensavano che si potevano lasciare . Sembrava che qualcuno alle loro spalle li scacciasse da un regno felice , incontro a un dolore sconosciuto , ma che finalmente questa era la felicità . Come per darle valore , ella osservò : " Se mio padre ci trova , ci ammazza " . CATA DORME A diciotto anni , con un mio compagno , per ragioni diverse , decidemmo di evadere dalla città dove ci avevano mandato a studiare , io perché troppo povero , lui perché di famiglia agiata , trovava meno comoda la città che il nostro borgo dove aveva servi e poderi . Scomparire dalla pensione , prendere un biglietto di terza classe , partire con lo stupore di trovare i treni alta stazione , quasi che ci fosse proibito durante l ' anno e ci fosse permesso salire soltanto a esami finiti , fu una cosa pazza più forte di noi . Infilammo a piedi poi la nostra strada , come un pensiero consueto , sentimmo la voce del fiume improvvisa e assidua fra i canneti . Sull ' albero abbattuto a guisa di ponte lo traversammo , ci ritrovammo in prossimità dei giardini , e ci venne l ' idea di cacciarci in uno di essi e di staccare qualche arancio dagli alberi . Stavano , questi , carichi e gonfi nella luce della lana , e quando li staccammo erano come vivi , impressione non provata da un pezzo . Sbucciandoli per istrada ci dicevamo : " Perbacco , queste sono le arance buone e non quelle che ci davano alla pensione " . " Ma insomma , che cosa diremo a chi ci vede tornare ora ? " " Io " , rispose il mio compagno , " dirò che non voglio stare in città perché si sta male , e si mangia male " . " Ma io non posso dire lo stesso perché non sono ricco " , replicai pensieroso . " Posso dire piuttosto che non posso più starci perché mi fa male , perché mi duole la testa , perché a questa vita dei libri non ci sono nato . Perché voglio fare il contadino e la terra mi piace di più " . Ci eravamo dette queste cose un centinaio di volte , e ce le ripetevamo per farci coraggio . Ma a mano a mano che rivedevo gli aspetti noti della mia terra mi mancava l ' animo e facevo uno sforzo a proseguire . A un certo punto suggerii : " Del resto potremmo fare una cosa : rimanere un poco per le campagne , andare a visitare i pastori , vedere gente nei giardini e negli orti , vivere di qua e di là , forse troveremo la fortuna . O magari , dopo esserci svagati , tornare in città " . " Io non voglio più tornare indietro " , disse il mio compagno ostinatamente . Erravamo di qua e di là , proprio come chi non vuole arrivare mai . Dagli orti i contadini si erano ritirati nelle loro case dell ' abitato e non c ' era anima viva intorno . Soltanto un gufo scandiva nell ' aria notturna le sue risposte a qualche interrogatore . Avevamo risalito il poggio , e il paese ci si parò davanti divenuto color d ' argento nella luce lunare . Siccome avevamo gli occhi esercitati , distinguemmo una casa di più , due case , e le nostre case e le nostre finestre , dove ci pareva distinguere l ' ombra della mamma , di quando ci salutava alla nostra partenza . Ecco dunque che ci veniva in mente la mamma . Forse pensavamo la stessa cosa perché andavamo mogi come cani picchiati . Ci sedemmo su un sasso come per riordinare i nostri pensieri . " La questione , è che mio padre mi picchierà . Io con lui non ci posso restare . Mi picchierà tutti i giorni . Se torno a casa così si metterà a ricordarmelo tutti i giorni mentre mangio , e la roba mi va di traverso . Poi mi picchia con tutte e due le mani , e io mi butto in terra sulle mani e sui piedi come un cane . Poi mi picchia con la cinghia di cuoio e mi fa molto male " . Già mi ero spaventato , e non sarei andato più avanti , se non fosse stato per seguire il mio compagno , secondo la parola data . " E poi , aggiunsi " , mia madre non mi difende più come una volta . " Prima mi difendeva sempre , ma ora è anche lei un poco invecchiata , e dà ragione sempre a mio padre , mentre prima non gliela dava mai . Devi figurarti che una volta mio padre mi ha sputato in faccia " . Ancora feci l ' atto di asciugarmi . Avevamo ripreso il cammino . Traversammo un campo verde , di un verde aereo , e io dissi teneramente : " Lo vedi il lino ? " Si vedevano i fiori azzurri , come grigi nella notte . Era il mese di marzo , chiaro e duro come il vetro . " Guido " , mi disse il mio compagno , " tu non hai coraggio " . " Io dico una cosa " , suggerii dopo un poco : " facciamo una sosta in casa della Cata e là decidiamo quello che si ha da fare . Te la ricordi la Cata ? " " Se me la ricordo ! " disse il mio compagno messo di buon umore . " Io credevo che tu non ci avessi mai fatto caso a lei " . " Chi non è stato innamorato della Cata ? " disse tranquillamente e naturalmente il mio compagno . " Tutti , credo , quelli della nostra età , e non soltanto quelli . C ' è chi ci è morto o è andato in carcere per lei . È la più bella donna di qui . E poi non invecchia mai . Io me la ricordo sempre allo stesso modo , con la stessa faccia . È piccola , è giovane , è lucente come una statuina di porcellana " . Da ragazzo io cercavo di sorprenderla sempre e di farle paura , e certe volte le cascavo davanti quando meno se l ' aspettava , saltando giù da un albero , sbucando da una fratta , e le gridavo : " Oh , Cata ! " . Ella rideva ; una volta riuscì ad acchiapparmi e mi baciò . Mi baciò sulla bocca . Io non aspettai neppure che si voltasse perché mi asciugai subito le labbra , anzi me le asciugai anche di dentro , come fosse una cosa disgustosa . Ella si mise a ridere come chi vede un infante assaporare un frutto nuovo per la prima volta , che non sa se gli piace . Mi ricordai poi sempre di questo fatto , quel bacio poi me lo sognai la notte . Uno deve saperle , certe cose , e allora io non sapevo niente . " Una buona idea . Se la Cata ci lascia stare con lei , e ci nasconde per qualche giorno . Si diffonde la voce che siamo scomparsi dalla città , ci cercheranno , e poi noi salteremo fuori e nessuno ci picchierà . Purché la Cata ci lasci " . Con questa donna in mezzo , tutto ci sembrava più facile ; noi saremmo vissuti nella casa al limitare del bosco per qualche giorno , e la nostra avventura prendeva subitamente un ' altra piega impensata . Io domandai : " Ci restiamo tutti e due ? " Il mio compagno rimase un poco sovrappensiero . Un piccolo pensiero che non ci dicevamo , che non riuscivamo neppure a formulare , si frappose in mezzo a noi . Io aggiunsi arrossendo : " Ma forse la Cata riderà di noi perché siamo ancora ragazzi . Gente forte e cattiva ci vuole per lei " . " O perché mai ? " Un cane si mise a uggiolare insistente , ci venne incontro , ci girava intorno . " Qui è la Cata " , dissi io . Mi misi a tossire perché mi batteva forte il cuore . Traversammo il campo seminato badando di non pestare il grano che nella luce lunare era come un ' acqua verde , arrivammo davanti alla sua porta . Era socchiusa , e ci parve naturale , come avevamo spesso pensato nelle nostre fantasticherie intorno a lei . L ' aprimmo con una spinta . La stanza era immersa nella penombra . Un lume ardeva posato in terra , accanto allo stipite della porta , e ne sottolineava gl ' interstizi . Sembrava che non vi fosse nessuno , e per un poco rimanemmo a guardare quello che era nel raggio del lume ; una grossa farfalla picchiava forte contro il soffitto . Fummo stupiti di notare , nella penombra , gli stessi oggetti che sono in tutte le case delle donne del popolo : un arcolaio con una matassa di lana viola , altre matasse di lana tinte da poco e stese ad asciugare , e , disposti lungo la parete , i mazzi gialli del granoturco . L ' orcio di creta , panciuto , mi parve avesse all ' imboccatura una traccia dorata , quella delle sue labbra che vi avevano tante volte bevuto . L ' ombra formava a un certo punto come una barriera , ed era un altro mondo in cui era audace guardare . Qua era un letto grande , disteso pazientemente , e su di esso una forma di donna , come un cammeo su una materia scabrosa , posava prona sul ventre , non del tutto spogliata , come se fosse caduta addormentata mentre si preparava ad andare a letto , in uno di quei colpi di sonno dell ' infanzia . Ci accorgemmo che camminavamo in punta di piedi , e ci soffiammo sorridendo : " Dorme " . Le nostre ombre proiettate dal lume basso si stamparono sulla parete , la luce arrivava al letto di striscio , con una diffusa trasparenza , come di un ' acqua luminosa , e quella parte nella stanza aveva una luce di acquario . Cata dormiva bocconi , con la fronte poggiata a un braccio , che era riuscita ad adattarsi mentre le prendeva il sonno , e con l ' altro braccio sulla schiena , legato al polso ancora un indumento , che evidentemente si stava togliendo , e che ora le faceva da velo . Era ancora con un piede nudo sul pavimento , di traverso sul letto . Ella occupava uno spazio grandissimo nella notte e nella nostra fantasia : volgendoci un poco a guardarci intorno , tutte le cose ci parevano nobilitate , artificiali quasi , simboli della vita di tutti i giorni ; i lini e le stoffe azzurre e rosa erano disposti ai suoi piedi come colori , e fuor di essi si svolgeva il lusso delle sue membra d ' avorio Noi eravamo abituati a considerare la sua bellezza come un viso perfetto su un informe di panni comuni , e ora ci pareva di sorprendere una nobiltà nascosta e vergognosa , nella finezza della linea delle sue spalle , nella posa del braccio , nel lusso dei fianchi . L ' ombra bruna della nuca , fra i capelli che vi si addensavano era la macchia del sole e degli inverni , e degli sguardi degli uomini . Il suo corpo disteso , il silenzio , la notte , la terra senza sospetto nel primo fermento della primavera , erano strani complici , ed ella somigliava nella sua architettura ai prati e ai monti distesi all ' infinito . Istintivamente chiudemmo la porta , e mormorammo quasi per non destarla : " Cata " . Ella avrebbe sollevato il viso , e coi suoi occhi simili a scarabei mi avrebbe guardato ridendo e dicendomi : " Oh , Giulio , come sei cresciuto ! " Mi avvicinavo in punta di piedi , ripetevo il suo nome presso la conchiglia piccola della sua orecchia . Le dissi , come per coprire uno spazio musicale : " Sei stanca ? " Il mio compagno guardava cupidamente , staccò qualche passo ; ma prima che egli si accostasse io mi chinai sul collo della dormiente . Vidi il mio compagno arretrare ; con un movimento istintivo mi portai la mano alle labbra : mi accorsi allora che la donna giaceva su un rivo di sangue , come se lo ascoltasse spicciare lento fuori del suo petto . La luna al tramonto ci accolse sulla strada in un crepuscolo di morte del mondo . Corremmo verso il fiume , io mi lavai le mani e il viso . " È scomparso ? " domandavo al mio compagno che mi scrutava . Non facemmo una parola di Cata , neppure per domandarci chi poteva averla uccisa . Ci pareva che fosse finita coi sogni della nostra infanzia , e che nel borgo natio , dopo la sua scomparsa , non fosse rimasto più nulla di bello . Più tardi , finita la notte , svegliandoci in una capanna : " Peccato " diceva il mio compagno , " peccato ! " " Che cosa ? " " Non aver conosciuto la Cata . Era bellissima " . Riprendemmo la strada dirigendoci verso i paesi della marina . VENTIQUATTR ' ORE Intorno alla città non crescevano l ' erbe che sono tanto buone per chi le ha mangiate da ragazzo ; per esempio il cardo selvatico dal sapore dolceamaro e fibroso ; era tutta un ' erba setolosa , ingiallita ancora dal gelo invernale a ciuffi radi . I tre amici si ricordavano di queste erbe , e non soltanto per averle mangiate da ragazzi , ma per averle trovate anche da soldati , nei riposi delle lunghe marce , in campagna . Tutto era cambiato in terra straniera . La terra intorno alla città bassa in pianura era sconvolta come in prossimità d ' una guerra , e le poche piante che qualcuno vi aveva messo , si vedeva , nei rettangoli di terra smossa , erano gelate e ridotte come vecchie cartacce . Erano tre compagni che andavano a cercar mondo , non sapevano perché : a un certo punto della loro vita si erano trovati su strade che non avevano mai immaginato in paesi non loro , e vi si aggiravano come in un labirinto . Nessuno di loro , credo , era nato per stare lontano dalla sua terra , e tutti e tre si volevano far coraggio ; ma tutti e tre avevano una ragione segreta che non si raccontavano . La ragione generica era quella di cercar fortuna : ma alle origini ve ne doveva essere una assai più profonda , che essi non si dicevano , ma che intuivano , perché a queste cose pensavano continuamente , ed era impossibile che stando insieme non lasciassero trapelare nulla . Di tutto , infatti , parlavano , meno che delle ragioni del loro vagabondare , quando , bene o male , al loro paese , bastava poco per vivere . I loro discorsi erano mal legati uno all ' altro : discorrevano , ma senza mai rispondersi , seguendo ognuno le sue idee , dicendo ognuno quello che gli cuoceva dentro . Abbastanza forte , quadrato , pallido e grigio il più grande di loro , il Ferro , non parlava che di donne . Le scovava dappertutto , le notava lui per primo , e i due compagni non facevano in tempo a posar gli occhi dove lui posava i suoi , ché altre egli ne suscitava soltanto a guardare . L ' altro , il Borriello invece , un giovane magro e scarno , pensava sempre a quello che avrebbe mangiato più volentieri , e descriveva qualche piatto del suo paese con compiacimento . Aveva le labbra molto rosse , il riso bianco , e il viso giovane segnato di molte rughe , specialmente attorno alla bocca . In mezzo a loro , più piccolo di statura , con le mani in tasca , col passo di chi ha camminato troppo nella sua vita , Mandorla , non diceva che rare parole . Ora l ' uno ora l ' altro degli amici gli metteva la mano sul braccio , e camminava un poco al passo con lui . Sebbene il più insignificante della compagnia , il Mandorla rappresentava un oggetto di disputa , perché come accade , ognuno dei due lo voleva amico per sé ; aveva gli occhi sempre un po ' gonfi e rossi : le lagrime gli venivano e gli tornavano indietro come al Borriello la saliva . Il suo pensiero fisso per quanto lo nascondesse , era sempre quello della moglie . " Capisci " , diceva , " che una donna , quando ti tradisce , tu te ne accorgi anche se nessuno ti ha detto nulla . Te ne accorgi da certe cose , per esempio ... " Gli altri due si guardavano malignamente di sopra la sua testa china . Poi uno , con una voce curiosa ma trattenuta , domandava " Per esempio ? " " Ti bacia in un altro modo , e si sente che c ' è qualche cosa di nuovo . Ella gioca come se tu non dovessi capire , e tu hai capito , invece ! E intanto non sai che cosa fare ; che cosa vuoi fare ? La vuoi uccidere ? " " Naturalmente . Ucciderla " . " Ma se l ' hai amata , come la uccidi ? Non ti riesce . Ti dici sempre : e questo domani non viene mai . E poi , io non potrei , perché , penserei sempre di averla uccisa . Tu l ' ammazzi , li stesa , e domandi qualche cosa e non ti può più rispondere . È impossibile " . Ora non poteva più parlare , e guardava in alto , come i bambini quando piangono , e per distrarli si dice loro di guardare l ' uccellino che vola . La città cominciava bassa e sterile , con le sue piazzette , le sue case modeste , i tranvai che vi sbucavano all ' improvviso come se vi arrivassero la prima volta , festosamente . Crepitavano i vetri illuminati delle fabbriche . Stranamente gli edifici enormi sembravano sprofondare in un umo antico , obliquandosi un poco . Gli autobus irrompevano con le loro forme nuove , verniciati di fresco , come se avessero sbagliata la strada , raccattando i passeggeri frettolosi per puro caso . Il Borriello si fermava a leggere , sulla soglia dei ristoranti , la carta delle pietanze . Il Ferro profitta va per dare un ' occhiata , attraverso i vetri , alle donne intente alle faccende , o a quelle che si affacciavano dall ' alto , al terzo e al quarto piano , a scuotere gli strofinacci , mentre il Mandorla , a capo chino , ripeteva : " Sbrighiamoci , sbrighiamoci , che stiamo a fare qui ? " " E che andiamo a fare in un altro posto ? Noi non abbiamo da far nulla né qui né più lontano " . Il Borriello si passava una mano sul labbro inferiore , come se avesse dimenticato qualche cosa nel fondo della memoria , poi si volgeva per domandare : " Ti piacciono i fegatini ? " Tutti e tre riprendevano la strada senza più parole ; solo il Ferro , davanti a una donna piuttosto piena , che passava con la rete della spesa , ripeteva : " Ecco una donna che farebbe per me " . Le strade , dopo il primo affollamento mattutino , diventavano improvvisamente deserte . I fischi delle sirene si destavano di botto , sotto i ponti di ferro delle metropolitane scoppi improvvisi facevano volgere il capo ai passanti e ponevano un punto fermo al movimento che poi riprendeva fluido e felice come dopo un pericolo . La città pareva assestarsi , e intonare i suoi rumori dopo la pausa del sonno : scoppi , scampanellate , fischi , urli di trombe , si rispondevano prima che il rombo della vita piena li riunisse in un solo accordo . Gli uomini guardavano inferociti dall ' alto delle vetture , tesi a quei rumori come cavalli alle frustate . Il Borriello si fermò davanti a un cartellone esposto nella vetrina di un venditore di tabacchi : " Quanto mi è antipatico questo tale . Non lo posso sopportare " . Era l ' immagine di un uomo che fumava con compiacimento un grossissimo sigaro : i baffi bene arricciati , i capelli biondi spartiti sulla fronte , e un vago sorriso di delizia : era l ' immagine di tutti gli uomini della città ridotti a una sola apparenza . Improvvisamente , passato un ponte di ferro su cui un treno fissava l ' immagine infantile d ' una partenza , la città si raccoglieva in un quartiere desolato . All ' asfalto lucido succedeva un acciottolato sconnesso , e i lampioni miseri del gaz ricordavano le notti paurose . Cominciò a soffiare un vento gelido mentre nubi grigie e ovattate si accumulavano pel cielo , e il sole le traversava da un punto all ' altro dell ' orizzonte , rapido , pareva , come una bomba . " E adesso ? " Adesso tornava alla mente di tutti e tre un proposito fatto qualche tempo prima , mai messo in esecuzione , e che li riprendeva tutte le volte che si ritrovavano insieme , e in una condizione come quella . Un uomo tardo e pensieroso , con una borsa sotto il braccio , li rasentò senza far caso a loro : portava larghi pantaloni a scacchi bianchi e neri , un tubino sulla testa che si ampliava sul collo e sulla nuca ; le scarpe grosse avevano una rappezzatura evidente , tutte e due dalla parte piena di ciascun piede . I tre amici si guardarono sorridendo vagamente , come se fossero delusi . " Io dico che certe volte sono proprio queste le persone che hanno i denari . Lo sai come fa la gente in questo paese , che quando va a lavorare non bada come è vestita " , diceva il Borriello . Il Ferro rispose con disprezzo : " Se noialtri aspettiamo che passi di qui la gente ricca , ci staremo un bel pezzo . Chi volete che passi da queste parti ? Bisogna andare dove sta la gente " . " Che ne sai , tu ? Invece io dico che proprio qui c ' è da fare , invece . E poi , perché devi andare a cercare i gran signori ? Quelli vanno in automobile , e acchiappali . Anche per fare queste cose ci vogliono dei denari , potersi presentare , potersi aggirare fra la gente . Chi vuoi invece che dia un soldo di credito a quello là ? " Il Borriello indicava il Mandorla il quale si volse appena con uno sguardo rassegnato , come dire che lo sapeva di essere oggetto di scherno , ma che anche lui aveva il cuore di un uomo . Ma poi non si tenne e disse : " Tu te la prendi con me perché sei un povero imbecille . In generale diventi insolente quando hai mangiato e sei a pancia piena . Invece , oggi ... " Il Borriello arrossì e si grattava la guancia come se avesse ricevuto uno schiaffo . " Eccone una " , disse il Ferro . Una donna veniva avanti , con una grossa borsa in mano , alta e rossa in faccia ; ciocche di capelli grigi le uscivano di sotto il cappello . Quando fu davanti a loro si fermò come presa da un ' idea , aprì la borsa , trasse un piccolo involto che si mise a scartare diligentemente , ne cavò delicatamente un panino e si mise a morderlo , guardandolo di quando in quando come se avesse paura di avergli fatto male . " Stiamo bene , ragazzi , questo è un quartiere di straccioni " . Il Borriello era divenuto improvvisamente triste e muto . Il Mandorla mormorò : " Ma se non lo abbiamo fatto mai di ... perché dobbiamo farlo adesso ? Aspettiamo fino a che non abbiamo trovato lavoro . Tanto non è mestiere nostro , questo " . Ma il Borriello volse di botto il capo verso i suoi compagni , tese il dito , e storcendo la bocca in segno d ' intesa annunziava che c ' era qualche cosa di nuovo . Un prete , abbastanza grave e solenne , di quelli che s ' incontrano nei paesi cattolici , sbucava fra un arco e l ' altro del ponte , reggendosi con la mano destra la sottana , sul ginocchio destro , con un gesto evidentemente abituale . Il suo abito nero di lustrino aveva dei riflessi d ' acciaio che in quella sudiceria di fumo e di polvere , pareva candore addirittura . Ma quello che dava un improvviso senso di lusso alla sua apparizione , erano i fiocchi di seta pavonazza che gli pendevano dal cappello , e , magnifica , come una nota d ' organo in una chiesa deserta , una croce d ' oro gli pendeva sul petto , legata a una catenella anch ' essa d ' oro , che gli scendeva di sugli omeri . " Caspita , un vescovo ! Ragazzi , è quello che ci voleva " . E il Ferro si parò davanti a tutti con la sua persona massiccia . Il prete , come se non guardassero lui , camminava assorto e dritto per la sua strada , e li avrebbe rasentati . Il Ferro mise la mano in tasca come se vi nascondesse un ' arma , e non si scosse a un ' occhiata che il prete gli diede di tralice , probabilmente senza vederlo . Ma in quella che il Ferro allungava un braccio , il Mandorla glielo afferrò gridando : " Fermo , fermo ! " Il prete sorpreso si fermò e guardò or l ' uno or l ' altro dei tre compagni ; il Ferro allungò una gomitata al Mandorla e si accostava al prete che lo guardò con gli occhi di chi capisce di correre un pericolo . Il Mandorla , che era caduto in terra , si mise a gridare come un forsennato : " Non lo toccare perché quello è uno del mio paese . Quello lo conosco , mi conosce , è monsignor Fratta " . Poi , sollevandosi , si mise a dire : " Scusate tanto , monsignore mio , se vi abbiamo fatto paura . Mi riconoscete ? Che state a fare da queste parti ? Guarda un po ' dove ci si ritrova . Vi ricordate di me ? " Il sacerdote mise avanti la mano aperta , con quel gesto familiare con cui i preti accolgono e tengono a distanza le persone , dicendo : " Tu sei ... " " Il Mandorla , sissignore ; come ve ne ricordate ! Come va al paese ? E mia moglie , l ' avete veduta ? Questo è un monsignore del mio paese . Questo lo proteggo io , e non si tocca . I paesani non si toccano . Non è mica un estraneo , lui . Lui è dei nostri . Dateci una benedizione per noialtri tre , monsignore caro , una benedizione per noialtri soli , e che la Madonna bella ci protegga " . Il prete , come davanti a una pratica solita , alzò il palmo della mano per benedirli . Il Mandorla gli volle assolutamente baciare l ' anello , e risentì quella mano morbida che una volta , alla cresima gli aveva sfiorate le guance . Gli altri due stavano ad ascoltare , con le mani nelle tasche , scambiandosi sguardi di delusione , ma alla fine si levarono la berretta e , sorpresi del loro stesso atto , si misero imbarazzati a grattarsi il ciuffo . " Figlioli " , disse il prete con l ' aria più candida del mondo , " figlioli miei , se avete bisogno di qualche cosa io sono qui . Intanto rimarrete a colazione con me oggi , in un luogo dove troverete molta gente delle nostre parti " . " Questi " , disse il Mandorla accennando ai due compagni , " non sono del nostro paese , ma di un paese vicino . Abbiamo fatto amicizia , ed eccoli qui . Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo incontrati in questo modo e da queste parti ? Perché noialtri , siamo qui a cercar lavoro , e non altro . Noialtri volevamo scherzare , questa mattina ; noialtri abbiamo un mestiere , e che il Signore ci aiuti . E voi , monsignore , come mai da queste parti ? " Il prete levò gli occhi al cielo : " Stiamo rifabbricando il Santuario della nostra Madonna , e io sono qui a vedere la gente a lei devota , che è tutta quella della nostra regione , se dà qualche cosa per i lavori , perché abbiamo anche in mente di costruire un asilo per i figlioli degli emigranti . Sono venuto , ho parlato , e parlerò . La Madonna gradisce anche quel poco che le possono dare i più poveri . E poi , per un ' opera come quella dell ' asilo ! Chi non vuol bene ai suoi figli ? " " E in questo quartiere ? Ma questo è il quartiere dei più poveri " . " Profitto per por tare le notizie dei loro cari a quelli della diocesi " . Avevano varcato il ponte e si trovavano in un quartiere squallido dove pareva che l ' inverno finisse più tardi che negli altri luoghi della città . Il Ferro , indicando su un marciapiede uno di quei disegni fatti col gesso su cui i ragazzi giocano saltando su un solo piede , disse : " Ecco il segno che è arrivata la primavera . I ragazzi cominciano a giocare per le strade " . Donne , affacciate alle finestre , avevano facce che pareva di aver conosciuto , perché il Borriello disse : " Sembra di stare al paese " . Poi , in un andito scuro il prete spinse una porta , vi lasciò passare i tre amici ed entrò stringendosi il cappello sul petto . Era uno stanzone sordo , rettangolare , che in fondo si allargava a forma d ' imbuto e prendeva luce da un cortile . Alcune tavole allineate e apparecchiate aspettavano i clienti , e su tutto si spandeva la luce e l ' odore discreto delle ore che precedono i pasti , quando un lieve brontolio di attesa fa la cucina attraverso la porta socchiusa . Un pavimento di legno verniciato compattamente di marrone , al muro un orologio che pareva storto , uno specchio per lungo nel fondo , e al cordone della lampada che pendeva nel mezzo , attorcigliato un lungo nastro bianco rosso e verde , di cui si pensava molto tardi che significasse una bandiera . A poco a poco , come se sorgessero da terra , alcuni uomini occuparono i tavolini , e un cameriere vi si aggirò , che era l ' immagine di due civiltà : sorrideva con una bocca anglosassone rilevata da due denti d ' oro , e guardava con due occhi da italiano . Fu il prete che si levò nel bel mezzo di quella folla intenta a mangiare senza quasi parole , e disse : " Figlioli miei , io vengo dai vostri paesi . C ' è nessuno qui che appartenga alla diocesi di ... ? " Si levarono di scatto una ventina di persone . " Al nostro paese " , aggiunse il prete , " il raccolto promette bene e le vigne pure . Pare che sia un ' annata straordinaria . Aspettano le notizie degli emigranti e vi pensano sempre . Noialtri preghiamo sempre per voi , che torniate sani e salvi e ricchi . Quest ' anno abbiamo avuta la festa del Santo patrono , il glorioso San Luca , che è riuscita più bella che negli altri anni . Abbiamo chiamata la banda provinciale a suonare in piazza , e abbiamo fatto i fuochi artificiali del maestro Carbone . Lo conoscete il maestro Carbone , quello che gli manca un braccio ? Figuratevi che ha fatto in cielo un disegno di fuoco che rappresentava il vapore che vi deve portare tutti al paese . Abbiamo avuto molti voti , e abbiamo veduto appesi fra le dita del Santo , con nastrini di tutti i colori , alcuni biglietti di banca americani , doni vostri , figlioli miei , e io sono qui per ringraziarvi " . Fu un sommovimento , un urlìo , una confusione che copri le parole del prete . Molti avevano lasciati i loro tavoli e si erano accostati per sentirlo meglio , mentre altri , che non erano della regione , rimanevano a guardarlo con la forchetta a mezz ' aria o chinavano il capo pensierosi . Fu un coro di domande e di esclamazioni cui il prete rispondeva attentamente , anzi alla fine tirò fuori una carta , e chiamando uno per uno quegli uomini , diceva : " Tua moglie sta bene . Il tuo ragazzo ha già messo l ' abito da pastore . Tuo padre , coi soldi che hai mandati , ha buttate le fondamenta della casa " . Con le stesse parole rassicurava ognuno , e ciascuno intendeva in quelle parole qualche cosa di diverso , per sé solo . Una porta nel fondo si aprì nel mezzo di questi discorsi , e apparve una donna la quale mosse appena un passo per appoggiarsi alla parete , con le mani dietro la schiena . Improvviso silenzio piombò sull ' adunata . Quelli che erano rimasti ai loro posti si curvarono sul piatto , mangiando affrettatamente , altri nascondeva il volto dietro la mano sinistra ; quelli che si erano accostati al prete si fecero più piccoli , e chi poté raggiunse la sedia libera che si trovò più vicina . Il prete stesso rimase col braccio a mezz ' aria , in un gesto appena abbozzato , corrugò le sopracciglia , puntò gli occhi verso la parete dove campeggiava il volto pallido della donna , in una strana aureola di buio , e disse : " Chi è ? " Non c ' era dubbio che tutto quel trambusto era accaduto per quella donna , la quale fissava gli occhi limpidi su tutta quella folla insieme e pareva guardare da tutte le parti . I tre amici che accompagnavano il prete erano rimasti in piedi accanto a lui , e soltanto quando qualcuno li tirò per la falda della giacca sedettero . " Ma insomma , che accade ? " disse la voce del Ferro . Il cameriere si accostò alla donna e le disse qualche cosa cui ella ubbidì , perché sedette a un tavolo con la testa fra le mani senza più guardare nessuno . Una ciocca di capelli nerissima le traversava la mano piccola e bruna su cui poggiava il capo . L ' assemblea riprese coraggio , ma i discorsi erano sommessi , con un brusio e un chiacchierio discreto in cui si indovinavano mille : chi è , e che cosa è successo . Il prete stesso sedette , come scampato a un pericolo di cui non si era reso conto , e gli fu spiegato di che cosa si trattava . Questa donna , venuta da un paese della Calabria , raminga dietro un suo amore , aveva rivelato una qualità che di sorpresa le tornava in alcuni periodi della sua vita , dicevano ad ogni mutamento di stagione : in tali momenti era presa dai brividi , si sconvolgeva tutta , si copriva di sudor diaccio , si morsicava le mani , i capelli le si levavano sul capo dritti come serpi , i suoi occhi divenivano di vetro ; indicava un uomo in mezzo alla folla , e diceva : " Quello ! " Che cosa accadeva ? La prima volta che fece questa designazione , al suo paese , dopo la fuga del suo amante , l ' uomo che ella aveva indicato morì entro le ventiquattr ' ore . Da allora , lo stesso fatto ebbe a ripetersi alcune volte , ma le dicerie degli uomini aumentavano inverosimilmente il numero di questi avvenimenti . Ella poi , abbandonata da tutti , naturalmente , aveva errato in diverse contrade , cacciata di paese in paese , e in ultimo si decise a passare il mare , per venire dove il suo amante aveva trovato rifugio . Il suo arrivo era stato segnalato nelle lettere di tutti gli emigranti , e dal paese partirono le più paurose raccomandazioni di guardarsi da lei . Ma nessuno aveva il coraggio di cacciarla quando si presentava in qualche luogo , temendo per se stesso , quasi che ella potesse disporre del destino , e come preferiva i luoghi frequentati da persone della sua stessa terra , vi appariva come un castigo , come la grandine nelle campagne e le folgori nei boschi . Era bellissima , di struttura perfetta , dalle spalle ben larghe alle braccia lunghe , al piede sottile e forte . La testa piccola , dal profilo diritto , inverosimilmente piccola e giusta su un corpo tanto complesso , era tutta fissata negli occhi grigi , che le lunghe ciglia circondavano d ' un ' ombra come d ' un velo , fra cui lo smalto bianco dell ' occhio balenava duro e sibillino . La pupilla sembrava staccarsi e roteare come un astro , e i capelli bui e compatti facevano risaltare la pelle dorata della fronte e del viso . Quando il prete ebbe sentite le cose che si dicevano di costei , e ad ogni frase la guardava come per accertarsi che fosse lei , fino a che non guardò più , si batté la mano sulla fronte esclamando : " Ma sì , me la ricordo , la conosco fin da piccola , quando veniva alla dottrina " . Anche gli altri tre amici la sapevano per fama , e si guardarono fra di loro come dire : " In che bel mondo siamo capitati " . Ma il cameriere che su un cenno del prete portò loro una pietanza , li distrasse , ed essi si misero a divorare a gara , tra occhiate di soddisfazione e di timore . Era chiaro che tutti si affrettavano a terminare il pasto senza volersene dar l ' aria , presi alle spalle da un nemico minaccioso , e di fronte il cibo che è così buono a chi ne ha poco . Brevi ondeggiamenti rispondevano ai più piccoli moti di quella donna , mentre verso la porta i tavoli si sgomberavano . Qualcuno che entrava in quel momento , inconscio del pericolo , si guardava attorno ed era guardato , come un attore distratto che nel colmo di un dramma traversi il palcoscenico credendo di aggirarsi ancora fra le quinte . La donna si volse a un tratto , forse richiamata dal silenzio improvviso che si era fatto , si fissò sul gruppo del prete e dei tre amici , disse qualche cosa in un linguaggio che parve a tutti una misteriosa accozzaglia di sillabe , puntò il dito . Il prete e i tre compagni , come colpiti da una fucilata a tradimento , portarono la mano al petto . " A chi ha detto ? " domandò qualcuno . Questa domanda parve tranquillare il prete e i suoi amici . La donna invece si stava accostando con lo sguardo fisso , la mano levata , e un vago sorriso che le storceva l ' angolo della bocca . Come se una bomba fosse scoppiata nel mezzo dell ' adunata , la sala si sgomberò mezza . Uno , tirando per un lembo della veste la donna , le domandò : " A chi avete detto ? " Ma non ebbe risposta . Nella confusione , il gruppo dei tre compagni col prete scomparve , la sala si vuotò in un baleno , si sentì il ticchettio dell ' orologio come se i fosse destato e cercasse di coprire con la sua voce quella solitudine e quel silenzio . La donna si passò la mano sulla fronte e tornò al suo tavolino , intenta a finire la sua pietanza . La luce della finestra la investì a un certo punto del suo tragitto , ed ella apparve enorme , con la sua ombra nera che toccava il soffitto ; la luce sottolineava i solchi che si era fatti con le unghie sulla guancia , paralleli come un tatuaggio . Nella strada la compagnia si disperse ; ma più in là , sull ' altro marciapiede , si formò un gruppo di curiosi intorno al prete e ai tre compagni . Molti passanti credettero trattarsi di persone che avessero rischiato di essere travolti da un automobile . Essi infatti avevano tirati fuori i fazzoletti , e asciugandosi il freddo sudore che li imperlava , pareva che nascondessero una macchia di sangue . Un uomo piccolo e gramo , con due sopracciglia nere e forti intorno agli occhietti socchiusi , domandò : " A chi ha detto di voialtri tre ? " Il Ferro si volse inviperito : " A chi vuoi che abbia detto ? La vuoi smettere , uccello di malaugurio ? La vuoi finire ? Vuoi che ti prenda a pugni ? " Lo aveva preso per i risvolti della giacca e lo scuoteva come un sacco vuoto . L ' altro non opponeva resistenza , solo si tirava un poco indietro , come per toccarlo il meno possibile ; poi , quando il Ferro lo lasciò , l ' omino si rassettò , si allontanò con un vago sorriso canzonatorio che era la sua vendetta . Il Ferro lo seguì con gli occhi fino a che non lo vide svoltare strada , e intanto brontolava che quello non era modo , che la gente a sentir parlare di disgrazie era presa da una curiosità ignobile , che insomma tutti andassero via , via , che li lasciassero soli , al loro destino , via , via , via ! Il gruppo dei curiosi si diradò , qualcuno con le mani nelle tasche rimase per un poco a osservare i quattro condannati dall ' altra parte del marciapiede , e riprese la sua strada soltanto dietro una minaccia del Ferro . Anche il prete scuoteva le mani a destra e a sinistra come per domandare che cosa volessero da lui . " È l ' una " , disse poi il prete guardando l ' orologio . Quando furono soli si guardarono . Il Mandorla era il solo che stava quieto , come se non fosse accaduto nulla , almeno all ' aspetto . Stava col naso fra i risvolti della giacca che si era tirata sul collo , contro il freddo che lo aveva preso più crudo e improvviso , e non fiatava innocente e tranquillo , avvezzo ai colpi della fortuna . Ognuno guardava il vicino come per leggergli in faccia che lui era il predestinato , e fproprio questi sguardi che seminarono in ognuno l ' incertezza e la diffidenza sul destino : si sentivano legati tutti e tre , ormai , fino a che il temuto avvenimento si compisse , e di quando in quando con un ' occhiata si convincevano di essere ciascuno al suo posto , ciascuno ancora in piedi , ciascuno che resisteva allo sforzo , come se la vita la tenessero fortemente in una lotta suprema , e chi avesse avuto meno muscoli avrebbe ceduto ; anche i colpettini di tosse del Mandorla dovevano essere mezzi per sentirsi vivo ; di quando in quando il prete soffiava più forte il suo respiro , come provando la macchina ancora efficiente dei suoi polmoni . Volsero or l ' uno or l ' altro gli occhi al cielo , dove le nuvole si sfrangiavano sotto un vento alto , fredde alla superficie e plumbee , luminose e calde come una coltre agli orli e di sotto . Il sole obliquamente illuminava i palazzi che fiancheggiavano la strada , ne faceva risaltare gli ornamenti , ne traeva i colori fuori dell ' umidità invernale , colori pallidi , cilestrino , verdino , giallino . C ' erano dunque ancora tante belle cose nel mondo ? Gli stessi colori sembrava loro di non averli mai veduti , e si accorgevano del mondo come di una cosa che si stesse inventando sotto i loro occhi . La stessa città , che in fondo era straniera a loro , si legava ai ricordi della loro infanzia e delle terre che amavano , attraverso i colori e la luce , come i temi fondamentali della vita . Si accorsero che gli alberi del viale , da freddi e stecchiti che li avevano veduti nell ' inverno , in quel giorno si ammorbidivano , le foglioline in cima ai rami non pungevano più il cielo che si svelava grande e sereno , fuor delle nubi che sgomberavano , sotto la spinta degli alberi sublimi . Un desiderio pazzo di movimento li aveva presi , e un autobus traballante li raccolse dal marciapiede . In faccia ad ognuno di quelli che stavano loro vicini si studiavano di leggere il destino , e nella testa di uno di loro sorse il pensiero : " Tutti questi non saranno , e l ' umanità non è altro che un carico di materia che viaggia vertiginosamente fino a che non si scarica in qualche luogo . E dov ' è questo luogo ? " Chi pensava così , forse tutti e tre , cercava dove fosse questo luogo , e si ricordava di averne veduto uno , rasentandolo con la ferrovia cittadina , in uno spazio soverchiato dalle case , con la trincea nera della ferrovia da una parte , dall ' altra le strade e le case , e dall ' alto delle finestre doveva apparire come una cava di lastre di pietra . Il muro di cinta con qualche croce spiccava nel cielo rosso di quella sera , e vi si sentiva il ricordo della campagna . " Là mi piacerebbe di stare , perché mi ricorda qualche cosa del mio paese . Ma forse non c ' è più posto " . L ' autobus li sbatteva uno contro l ' altro , ed essi non si volevano toccare . Si lasciavano invece , due di loro , spingere contro una donna , a sentire quella carne viva , quel senso di fragilità e di immortalità che è nelle donne assistite dalla gioventù . Tra il rombo del motore greve e nauseabondo , tutto il rumore della strada si frantumava come di tavole sbattute disordinatamente tra loro , o come un lontano applauso . Le fermate si inseguivano e si succedevano l ' una all ' altra , gente saliva e scendeva ; e il pensiero vano che accompagna chi sta nelle città , " forse non rivedrò più mai questa persona che mi sta accanto " , questo pensiero aveva ora per loro un senso di vero . Finì il viaggio , si aprì la campagna davanti a loro . Su un albero stecchito un uccello si mise a cantare piano piano , smise , come se sapesse di avere sbagliato ora e stagione . Il sole aveva scaldato lievemente la terra . Non si erano rivolta la parola fino a quell ' istante . " Non si sta bene , qui " , cominciò il Mandorla . " Guarda che campagna ! " Non era difatti una bella campagna . Quattro o cinque abeti magri erano raggruppati attorno a uno stagno , ed era quello il solo accidente della pianura che si stendeva a perdita d ' occhio , di un verde bruno uniforme . La città imminente volgeva alla pianura i suoi muri senza finestre . Più vicino , intorno a loro , un muretto crollato , una siepe di filo di ferro , una vecchia traccia d ' aiuola , con vecchie piante morte su cui aveva battuto il sole e poi il gelo , faceva un singolare giardino di fiori secchi , lontano nel tempo . " Da noialtri non è così la campagna . La primavera arriva dappertutto , da noialtri , e perfino i muriccioli mettono quel poco di musco che li adorna . C ' è un buon odore libero che viene dal mare . Si ha sete d ' acqua . L ' acqua spunta ai piedi dei monti e fa un rumore nuovo , specialmente se alla vena ci metti una foglia lunga per farla scorrere bene " . Lontano , sull ' orizzonte , una forma nera si mosse , rompendo l ' ombre dense che vi accumulava la sera in viaggio . " Che cosa è quello laggiù ? " Era , una immensa croce che si agitava sulla linea fra terra e cielo , roteando su sé stessa , ma rimanendo sempre allo stesso punto , e sul cielo e sulla pianura non v ' era altro : la stettero a guardare un pezzo , come saliva e declinava , ora dritta ora obliqua , disposti alle apparizioni meravigliose , fino a che il Ferro esclamò : " Ma se è un mulino ! " Un mulino . Tutti si misero a ridere , forte , dandosi dei colpi sulle spalle e sulle braccia . " Un mulino ! Guarda che razza di mulini ! E chi sa che cosa mi pareva ! " Ma il Mandorla era divenuto triste e assorto , e senza che nessuno sapesse come , aveva gli occhi gonfi di lagrime . " Via , via ! Questo non lo devi fare . Che cosa ti prende ora ? " " Io non avevo mai pensato da ragazzo , che nessuno mi volesse bene . Tu da ragazzo non pensavi che un giorno avresti trovato chi ti avrebbe amato molto ? Io non ho fatto male a nessuno , io sono innocente . Quasi mi dispiace di non aver fatto male , e di essere , ora , come un bambino . C ' è chi nasce così , che non può fare il male e non riceve il bene . Io ho sbagliata tutta la mia vita , e se mi dovessi confessare non saprei che cosa dire . Quando sono lontano da un luogo , so che cosa vi avrei potuto fare ; quando ci sto , non so più , e vorrei tornare là di dove sono partito . Io certe volte penso alle persone che ho incontrato nella mia vita . C ' era una ragazza che forse mi avrebbe voluto bene , ma io non sapevo che cosa dirle . Che cosa credi che fosse questa ragazza ? Io non mi ricordo più se fosse piccola o grande . e vorrei tornare indietro per vederla com ' era . Mi ricordo soltanto come mi guardava . Quando siamo sul posto , non sappiamo mai come sono le cose , e poi da lontano ce ne facciamo un ' idea tutta diversa . Come è la mia casa ? Io me la ricordo grande , e quando ci vado la trovo piccola . Anche mia moglie in casa mi sembra grande e quando la vedo per la strada la trovo piccola . E la strada dove giocavo ? Quando sono in un posto mi dico che me ne voglio ricordare e cerco di mettermi bene nella memoria come stanno le cose . Poi tutto è diverso nel ricordo . Mi sembra di aver sempre sognato . Certe volte mi domando se sono proprio io che vivo di qua e di là , che ieri ero in un posto e oggi in un altro . Certe mattine quando ho dormito poco , mi sembra di essermi lasciato a casa . Non vi succede anche a voi ? E intanto uno cammina , fa qualche cosa , e magari non sa se è sveglio o se è morto " . " Smettila , smettila ! " gridarono a una voce il Borriello e il Ferro cui questa parola era nella mente ma pronunziarla era stato come metterla loro davanti agli occhi . Ecco che intorno a questa parola i loro pensieri ondeggiavano pericolosamente , da un momento all ' altro perdevano l ' equilibrio . " Non vi succede a voialtri " , aggiunse il Mandorla " non vi succede , pensando a qualche cosa della vostra vita , che vi si intromettono persone che non ci hanno niente che fare ? A me in questo momento mi viene in testa uno che gli bruciarono la mula , al mio paese , per dispetto . Gliela bruciarono dando fuoco alla stalla , e lui poveraccio le voleva più bene che a sua moglie . Io lo vedo che passa davanti ai miei occhi , col suo passo incerto e incespicante di uomo che cammina troppo , e mi ricordo , curioso , la sua faccia come la vidi in diversi periodi della sua vita , me lo ricordo distintamente , perché gli vidi cambiare età , proprio cambiare età . Non è vero che è difficile notare questa cosa nelle persone che si vedono tutti i giorni ? Io mi domando se vale la pena di girare tanto , quando poi quello che vediamo è sempre la stessa cosa , quello che vedemmo nell ' infanzia . Io ho veduto come è fatto l ' elefante ; eppure quello che mi ricordo sempre sono le lucertole al sole d ' estate , quando si incantano su una pietra che brucia , e qui sotto la bocca , sul collo biancastro , batte loro qualche cosa come una vena . Io ho traversato il mare e ho vedute tante cose ; eppure mi ricordo precisamente soltanto l ' orto che facevamo da ragazzi , presso il ruscello , e l ' ombra che una piantina di cece appena nata faceva quando vi batteva il sole . Mai cipresso ha fatta tanta ombra come quella , nel mio ricordo " . " Io invece " , disse il Borriello , " mi ricordo soltanto delle donne . Le mani delle donne , per esempio , io me le ricordo una per una distintamente , più della loro fisionomia : quelle un poco fredde e inerti delle troppo giovani , e quelle vive delle donne fatte . Certe volte , quando mi sveglio , mi ricordo improvvisamente di tutte le donne che ho conosciuto ; mi si affacciano alla mente una per una , ognuna col suo nome , con la sua faccia , un poco più pallida , forse , del solito . Mi pare che mi dicano : Ecco siamo qui , quelle di cui non ti sei accorto mai , quella che poteva esser tua . Io sento un amore infinito per le donne , e soltanto quando sto con loro sono interamente vivo . Se ci pensate , è una cosa straordinaria , abbracciare un essere come noi , che ha la bocca e le mani , e intanto è del tutto diverso . Ci sono le donne che noi non avremo mai , quelle che appartengono a un ' altra razza , pare . Quelle alte , per me sono un mistero . Esse lo sanno che io sono d ' un ' altra razza e non mi guardano neppure . Se io ne conoscessi una di queste mi sembrerebbe di entrare in un altro mondo . Quelle alte hanno le gambe che non finiscono mai e sono lunghe come sospiri . Sembrano malate di vertigine . Parlo sul serio . Perché ridete ? Poi ci sono quelle con cui ci s ' intende subito , e vediamo che ce le portano via da tutte le parti , e se le portano via i treni e i tranvai sotto i nostri occhi , e noi vorremmo correr dietro a loro come ragazzi che chiedono l ' elemosina . Certe volte basta niente per entrare nella loro confidenza , e ci sentiamo quasi parenti . Quando un uomo dice una frase un po ' forte , che le allontana e le fa più piccole , si umiliano e diventano sottomesse . Allora mi piacciono e allora vorrei carezzarle . Da principio con le donne si fa a chi è più forte , e una donna non si fida se non sente che siamo noi i più forti . Le donne sono sempre infelici , credo , perché manca sempre a loro qualche cosa . In questi giorni , quando cominciò la primavera , tante donne camminavano per le strade della città come stordite . Credo che bastasse passare il braccio sotto il braccio delle ragazze per portarsele via . Era scirocco , e tutti parevano impazziti " . Discorsi come questi , se non proprio così , facevano nell ' ombra della sera gli amici , e il prete rideva di tratto in tratto e scrollava la testa . Il Ferro interruppe : " Che discorsi stupidi ! Comincia a far freddo e bisognerebbe muoversi . Noialtri non abbiamo denari , e ci penserà monsignore . Per questa sera ... " Il prete che se ne stava pensieroso da una parte con le mani distese sulle ginocchia , disse vagamente di sì . Si scosse anche lui quando gli altri si mossero , e di nuovo le strade li presero nel loro andirivieni . Si erano accesi i lumi e la sera vi contrastava debolmente . La notte poi , fra il cumulo delle case e degli uomini , nacque come dovesse esser perpetua . Non si erano accorti d ' essere male in arnese per il luogo in cui entravano , i tre compagni , col fazzoletto colorato intorno al collo ; sebbene la presenza del prete , con la croce un poco storta sul petto , desse alla comitiva un ' aria di fedeli parrocchiani scortati dal parroco . Essi entrarono risolutamente , e soltanto quando furono nel mezzo della sala si accorsero di avere sbagliato luogo , dalle luci impetuose che lo illuminavano , tra cui distinsero , come in un pulviscolo , alcune donne sedute in abiti da sera accanto ai loro uomini seri e neri . Presero posto subito a una tavola presso la porta , un poco abbagliati sotto gli sguardi dei più vicini che si scambiavano occhiate vaghe e interrogative . Con un aria esigente , un uomo sbarbato accuratamente e l ' abito a coda , si presentò al loro tavolo , e soltanto quando il prete ebbe ordinato : " Una bottiglia di vino " , abbozzò un inchino . I tre compagni parevano rimettersi da un gran freddo , e si ricomponevano senza riuscire a prendere un atteggiamento . Il prete batteva lievemente le dita sulla tavola volgendo gli occhi indifferenti in giro . " E mangiare , niente ? " disse il Borriello . " Potrebbe toccare a me di morire , e meglio sarebbe a pancia piena " . Si era azzardato a formulare questo pensiero ora che stava al caldo , che c ' era una bella luce , che si vedeva uomini e donne discorrere senza pensieri , e la vita pareva riprendere . Il Mandorla disse : " Abbiamo fatto molto bene a venire qua . Ci si sente meglio " . Fu portato da mangiare , e il Borriello ai primi bocconi disse : " Dite quel che volete , ma la vita è bella " . Pareva che quella sera e quelle ore non dovessero mai finire , e forse nessuno di loro si ricordava in quel momento di quanto era accaduto , né di quello che aspettavano , come se tutto fosse un ' illusione . Il prete disse a un certo momento , sovrappensiero : " Sia fatta la volontà di Dio " . Ma poi furono di quell ' umore dei ragazzi che hanno marinata la scuola , quando il pensiero di un castigo possibile , e la gioia di sentirsi liberi , li tengono in una piacevole ansia . Quel luogo , che in un ' altra occasione non avrebbero varcato , o che se avessero varcato avrebbero subito lasciato , non li metteva menomamente in soggezione , anzi li divertiva , ed essi guardavano quel mondo intorno con occhi disinteressati quasi non avessero nulla da perdere al confronto . Il prete , preso da una fretta inconsulta , disse : " Domattina devo andare a dir messa " , e guardò l ' orologio . " Sono appena le undici , c ' è tempo . Fino all ' alba abbiamo sette ore " . " Sette ore " , ripeté qualcuno , e quelle ore parvero lunghe e piccole nello stesso tempo . Il prete mostrava agli occhi di tutti e tre l ' orologio dove la lancetta piccola superava i minuti che le si frapponevano e su cui pareva dovesse storcersi e fermarsi . Il direttore del luogo si presentò nuovamente e con un sorriso convenzionale disse : " Domandano se qualcuno di loro sa cantare " . Un uomo si era messo davanti al pianoforte in fondo alla sala , e cercava con le dita i primi accordi sulla tastiera . Accorgendosi che il pianoforte rispondeva ancora , si volgeva Intorno quasi per chiedere aiuto . " Perché ? " domandò il prete . " Perché questi signori devono essere italiani , e qualcuno domanda se sanno cantare " . Fu il Mandorla che , col coraggio dei timidi , si levò e disse tranquillamente : " Io " . Aggiunse : " Io avevo una bella voce di contralto quando ero più giovane , e adesso vorrei provare " . Traversò la fila dei tavolini , raggiunse il pianoforte , e i suoi compagni lo videro lontano nel fondo , la sua ombra riflessa nel lucido legno nero : pareva che lo vedessero la prima volta , e così , da lontano , sentirono che in fondo gli volevano bene . " Povero Mandorla ! " disse il Borriello . " Perché : povero Mandorla ? " " È il più debole di tutti e il più triste . Che gli resta da fare ? " Una voce dal fondo si levò in quel momento , dietro gli accordi del pianoforte : il Mandorla cantava nascondendosi il volto ; la voce usciva battendo contro la cassa armonica dello strumento , era una voce appannata dapprima , come d ' uno che cantasse nel ricordo , o con una coltre sulla bocca a mano a mano divenne più chiara , gli spazi fra una frase e l ' altra si fecero meno stanchi , e la canzone , una vecchia canzone italiana , si levava intorpidita con le sue gale , i suoi sboffi di seta , il suo corpetto alto , le sue piume di struzzo . Il Mandorla conquistava lentamente i toni più alti come in una pericolosa ascensione , e fu appunto a una delle note più acute che passò un brivido sull ' uditorio , e lo stesso cantore , angosciato , non riusciva a rattenere le lagrime che gli scivolavano fra le dita come i grani di una collana di cui si sia rotto il filo . Da un tavolino , un uomo si levò traballante , pur senza lasciarsi cadere il monocolo dal cavo dell ' occhio e si mise a gridare : " Italia ! Italia ! Napoli ! Capri ! Firenze ! " . Non sapeva dir altro , ma avanzò verso il gruppo del prete con una bottiglia di vino spumante in mano e ne riempì i bicchieri dei tre amici del Mandorla . Una donna , nel fondo , rossa in viso e con gli occhi lucidi , agitava le mani dicendo qualche cosa d ' incomprensibile : poi coi uno scatto raggiunse una sedia presso il pianoforte e si mise ad ascoltare puntando gli occhi febbricitanti sul cantore . Il quale appariva pallido , di un pallore di perla , e trasfigurato . Il Borriello e il Ferro , che avevano vuotato di colpo i loro bicchieri , si accostarono anche loro al compagno e la voce del Mandorla si spartì come un ruscello che si perde qua e là in diversi rami , con rumori diversi , d ' argento , metallici e cupi : la voce del Ferro bassa e ronzante le volò intorno come un moscone , quella acuta del Borriello , sguaiata d ' una sguaiataggine popolare , acuta e sgangherata , ridicola e patetica , volò alta . Fu un coro mai sentito , con le picchiettature e gli strilli selvaggi che improvvisamente venivano alla memoria dei cantori dal loro paese , con le variazioni delle voci di testa e nasali , con gli oh oh oh ! e gli uh uh uh ! gettati alti , come essi buttavano alte le loro berrette che avevano prima agitato col braccio levato ; strilli , grida subitanee , urli rauchi , note alte e sicure come frecciate si inseguivano e non si trovavano mai , e in basso , singhiozzi e versacci e lazzi si alternavano , per bocca degli stessi cantori , come se volessero dileggiare gli appelli più patetici , con una volgarità antica e rudimentale che faceva sorridere tutto il gruppo dei cantori , e lo stesso prete rideva dal suo tavolino , come ritrovasse ora allegri amici perduti . Il canto finì in un coro di grida e di lazzi , in tronco , come se avesse spiccato il volo uscendo fuor della finestra e infrangendone i vetri . I tre cantori stettero zitti di colpo tremanti dietro la nota quasi rischiassero di esserne trascinati in alto , e si asciugavano le guance ; le loro maschere ritornarono alla prima immobilità : quella del Ferro buffa col moto delle labbra ghignanti in su , quella del Mandorla malinconica e funebre , quella del Borriello come colpita da una divina cretineria . L ' uditorio tacque per un poco . Poi , come se passasse una carrozza in mezzo alla sala , scrosciarono gli applausi . La donna , forse ubbriaca , si era accostata al Mandorla e gli domandava qualche cosa cui egli rispondeva tranquillamente senza guardarla . Vicini , il Borriello e il Ferro sentivano il profumo di lei buono come quello del pane caldo . Lo stesso individuo traballante di prima si accostò con tre bicchieri pieni , e i tre bevvero d ' un fiato guardando il mondo intorno a loro trasformato dai vapori del vino . Poi lo stesso individuo cavò fuori un libretto e vi appuntava qualche cosa ; dopo di che proclamò : " Domani sera , cantare da me , al Capitol , grande successo " . Disse queste parole in un gergo misto di francese e di spagnuolo , e nello stesso tempo si mise ad agitare sotto gli occhi dei tre compagni un lungo biglietto di banca . La donna che teneva il Mandorla per il braccio , gli faceva intendere quello che accadeva ; egli sentiva il braccio di lei leggero sul suo , con quell ' impressione di leggerezza ineffabile che dà il braccio d ' una donna , e la lieve lama delle sue unghie sul polso che ella stringeva distrattamente . L ' uomo mostrava ora un foglio bianco , su cui scriveva qualche cosa invitando i tre compagni a firmare . Dopo di che consegnava loro il denaro , sorrideva , e gridava : " Domani sera , domani sera ! " Salutava stando in piedi come se li vedesse infinitamente lontani , e il Ferro gli faceva , un cenno che significava : Tutti e tre ? " E nello stesso costume che indossate stasera " , si raccomandò l ' uomo . Il Borriello si era seduto al tavolino e leggeva con cura la lista delle pietanze , il Ferro , in mancanza di meglio , stava ad ascoltare attentamente quello che cercavano di dirsi la donna e il Mandorla , seduti vicini . Ella stava raccolta accanto a lui , con le mani congiunte sul tavolino , e si passava di quando in quando le dita intorno alla scollatura della veste . Così accosto il Mandorla sentiva che una gamba gli tremava sfiorando la veste di lei . Si parlavano piano piano , come se avessero timore di destarsi ; il Mandorla era intento a fare una inutile piega alla tovaglia bianca , il Ferro gli diceva all ' orecchio , in dialetto , perché ella non capisse : " Le piaci , ti vuole , e un capriccio , dille qualche cosa , se non ci riesci mi ci metto io . È graziosa , tanto graziosa " . Il Mandorla si abbandonava a quella voce , dimenticando di risponderle , e le credeva . Con un gesto distratto le toccò il braccio , si ritrasse subito , perché sentiva che se avesse continuato lo avrebbe assalito una dolce furia . Ella lo guardava . come chi abbia molto tempo davanti a sé , fino a che il Mandorla le disse : " Io questa sera ho bisogno di lei " . Lo disse con un tono di abbandono e di ferocia . La donna sorrise vagamente e rispose : " Perché ? " In quel momento il Borriello si accostò per dire : " Guarda che razza di destino : io ora ho i soldi , voglio mangiare , e non c ' è più niente da mangiare " . Era tardi , il locale si chiudeva , e i tre amici col prete uscirono per ultimi , dietro la donna che si rassettava il mantello indosso come se riordinasse i propri pensieri . Si destavano nella città i rumori dell ' alba , quando lo stesso movimento è come un sogno pesante . Il prete tremava dal freddo , e con un gesto meccanico si tolse la croce d ' oro e se la mise in tasca , non si sa perché . Il Borriello e il Ferro camminavano l ' uno accanto all ' altro , urtandosi di quando in quando e dicevano : " Che razza di sorte è la nostra ! Coi denari in tasca ora che non possiamo spenderli , che non c ' è più da mangiare non ci sono donne . E con del lavoro trovato , ora che non sappiamo se domani saremo vivi o morti " . Il Mandorla discorreva con la donna : " Perché non oggi ? Chissà domani se ci ritroveremo ! È tanto facile perdersi in questa città , e poi non si sa mai che può succedere " . Ma ella gli diede il suo indirizzo col numero del telefono , dicendo : " Domani " . Salì su un autobus che passava in quel momento , sorrise agitando una mano dietro i vetri , scomparve . La notte terminava con un lungo brivido , la prima luce saliva dall ' oriente come superstite da un paese lontano , e le nuvole nere le contrastavano il passo . Il Mandorla prese il biglietto della donna , ne fece una pallottola , lo buttò lontano . Il Ferro corse a raccattarlo , e alla luce di un lampione lesse questo nome : Jenny . " È un bel nome " , aggiunse , se lo ripose in tasca . Senza che si notasse nessun teapasso , il sole con le sue spade d ' oro disperse le nubi e illuminò debolmente le case come un lume troppo alto . I tre amici si trovavano seduti sulla soglia di una chiesa , aspettando che si aprisse , perché il prete voleva dire il suo offizio . " Mi pare , disse il Ferro , lambito da un raggio di sole , che non sia accaduto nulla a nessuno . Forse la profetessa si è sbagliata . Fino a che ora bisogna aspettare per esserne certi ? " " Ventiquattr ' ore . Ancora cinque ore " . " Restituiscimi quel biglietto coll ' indirizzo di Jenny " , disse il Mandorla , " è mio " .
SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade retro , Satana 1 Il prete aveva i gomiti poggiati sul davanzale ; stava immobile , con lo sguardo fisso . Era la prima volta in dieci anni che vedeva dalla canonica del villaggio ( il più alto villaggio del Trentino ) la tempesta sotto i suoi piedi , intanto che il sole , un sole pallido , quasi intimorito , brillava sulle case del paesello e sulle cime delle montagne circostanti . Il giovine prete , a intervalli , tossiva . Il suo collo scoperto era candido e magro ; la sua bella faccia affilata in quel momento sembrava impassibile . Eppure , studiando bene i lineamenti del volto , si avrebbe potuto indovinare il di dentro : tra le narici e gli angoli delle labbra pallide nascevano due solchi dritti ; la fronte alta ed aperta aveva una ruga profonda , che contrastava con la espressione dolce , quasi infantile degli occhi d ' un colore celeste d ' oltremare , simile a quello dell ' acqua nel Lago di Garda . L ' arteria del collo batteva forte ; le mani delicate si stringevano febbrilmente ; i capelli biondi , cacciati indietro dal vento , coprivano la chierica . E intanto le nubi si agglomeravano , s ' aggomitolavano , quali onde di una burrasca fantastica . Era un lago , che , riempiendo tutta l ' ampia vallata , urtava contro la corona dei monti , come se volesse rovesciarne le roccie , i boschi , i ghiacciai per inghiottire ogni cosa nel proprio fondo , nero più d ' una tomba . Si vedeva quel fondo a intervalli qua e là secondo gli scherzi del turbine , quando nei flutti delle nubi s ' apriva uno squarcio ; e allora l ' occhio piombava dentro nella valle , dove lampeggiavano i fulmini , mentre sul dorso ai mucchi bianchi dei densi vapori le saette sembravano appena scintille . Uno dei buchi tenebrosi lasciò indovinare il villaggio di Cogo ; poi quel baratro si chiuse , e se n ' aperse un altro di lontano , che mostrò per un istante la torre del castello di Sanna . E il prete guardava sospirando , sempre coi pugni stretti . Sul davanzale aveva lasciato aperto il Breviario , che il vento si divertiva a scartabellare . Ma il vecchio Menico , il quale stava da un po ' di tempo borbottando dietro il curato , prese il libro con un certo suo gesto dispettoso , lo chiuse e lo depose sulla scrivania . Poi , raccogliendo le carte , che il vento aveva sparpagliate sul suolo , disse ad alta voce : - Un bel gusto davvero , pigliarsi un raffreddore ! Senza niente sul capo , senza un fazzoletto al collo - . E aggiunse un po ' più basso : - La è da matto , proprio da matto - . Uscì di camera sbattendo l ' imposta ; ma poco dopo rientrò , andò a pigliare sul letto il calottino del padrone e , alzandosi in punta di piedi , glielo mise sulla chierica . Il prete si voltò irritato e , agguantato il calottino , lo buttò in terra dinanzi a Menico , gridando : - Ho caldo , vattene via . Tornò a guardare le nuvole ; ma non erano scorsi due minuti che si voltò di nuovo , cercando con gli occhi Menico . Non c ' era ; andò in cucina , non c ' era ; andò nel piano superiore , una specie di soffitta mezzo aperta all ' acqua ed alla neve , non c ' era . Lo trovò a ' piedi della stretta e scricchiolante scala di legno , che dal piano , per così dire , nobile dell ' edificio scendeva esternamente al sagrato della chiesa , dove cinque o sei contadini , ragionando sulla novità del temporale , guardavano ancora con tanto d ' occhi alla valle , in cui le folgori avevano cessato di scoppiare , i lampi avevano smesso di balenare , e le nubi s ' andavano via via diradando . Il prete si accostò al vecchio e , nello stendergli la mano , gli disse in modo che i contadini potessero udire : - Menico , perdonami - . Il vecchio girò il viso dall ' altro lato , alzando le spalle e tenendo le mani in tasca . Era piccolo , magro , sparuto ; aveva la barba meno grigia che bianca , rasa la settimana innanzi , irta come spilli , ma le folte sopracciglia , sugli occhietti piccoli , erano ancora d ' un nero d ' inchiostro . Il sacerdote piegò il corpo alto ed esile , e , umilmente , con voce tranquilla , dolce , ripeteva : - Menico , ti prego di scusarmi - . I contadini ridevano sotto i baffi . A un tratto il vecchio , afferrata la mano del padrone , senza lasciare a questi il tempo di ritrarla , gliela baciò più volte ; e gli occhietti piccoli erano lustri di lagrime . Il prete , ritornato nella sua camera , aveva ripreso il Breviario . Lette appena due facce , seguendo , come vuole la Chiesa , con gli occhi intenti lo scritto e pronunciando sottovoce ogni sillaba , chiuse sconfortato il volume . - Non posso - mormorò - non posso . L ' Officio si deve recitare con attenzione e devozione : Officium recitandum est attente et devote ... Or io sento in tutte le membra una inquietudine di cui non so capire il perché , come se migliaia di formiche girassero e rigirassero sulla mia pelle . Cerco di fissare la mente all ' un pensiero od all ' altro , e la mente scappa dove le garba , compiacendosi in cento nuove immagini strane e puerili . Sarà forse l ' aria , così carica oggi d ' elettricità . Forse la mia consueta febbriciattola va peggiorando - . Si pose all ' inginocchiatoio , davanti ad un Crocifisso allampanato . Vi stette qualche minuto con le mani giunte , il capo chino , bisbigliando preghiere : poi , alzatosi di botto , disse : - Oratio sine attentione interna non est oratio . In quel mentre , spalancando l ' uscio , comparve il cane del curato , un bel cane da caccia , e si mise a saltellare intorno al caro padrone . Questi lo accarezzò distrattamente , e ripeteva tra sé , intanto che con il pugno serrato continuava a picchiarsi forte il petto indolenzito : - Il sacerdote dovrebb ' essere sempre come il sole sereno di poco fa : dovrebbe contemplare la tempesta dall ' alto , quieto , puro , intangibile . Entrò , senza bussare , il medico dei tre villaggi della Val Castra , bene sbarbato e vestito appuntino : - Buon giorno , signor curato . Presto , levi di dosso quella giacchetta , metta il collarino , infili la sua vesta più bella , e venga con me . Il demonio la vuole , reverendo ; ma che caro demonio . M ' ha detto in furia queste precise parole : « Corra subito , mio caro dottore ( ha proprio detto mio caro dottore ) , corra subito dal signor curato ; gli racconti il mio male , aggiunga che ho bisogno di sentire la voce del cielo , che sono una pecorella pronta a rientrare all ' ovile » . E ripeteva : « Voglio il curato , voglio Don Giuseppe » . Il prete diventò bianco e grave . - È in pericolo di morte ? - chiese . Il dottore uscì in uno scoppio di riso : - Ci vuol sotterrare tutti , reverendo . È uno scherzo di nervi : roba di donne galanti . Non ho potuto neanche toccarle il polso . Mi ha cacciato qui senza lasciarmi tempo di fiatare : e noti che venivo dritto , sotto le nubi e i fulmini , da Ledizzo , e sull ' asino . Manco male che avevo l ' ombrello e il pastrano . Insomma , Don Giuseppe , si va o non si va ? - Non vengo - , rispose il prete , a cui la fronte e le gote erano diventate rosse infiammate ; e , alzando i pugni , con voce da far tremare le muraglie , soggiunse : - Quella donna e i suoi drudi sono l ' infamia , e saranno l ' ultima rovina di questa valle . Dio li maledica ! Il dottore , scandolezzato , guardò l ' altro negli occhi , mormorando : - Signor curato , la carità cristiana ! - La carità cristiana ? Io mangio polenta e cacio , qualche volta un po ' di carne di maiale , mentre il mio corpo fragile , estenuato , roso , com ' ella sa , dottore , da una malattia che aspetta ma non risparmia , avrebbe bisogno d ' altri sostentamenti . Io vivo in mezzo al sudiciume di questo paese , alle miserie di questi montanari , a ' quali ho dato quel poco che ho guadagnato in dieci anni . La sera negli otto mesi d ' inverno mi faccio piccolo per insegnare ai bimbi del villaggio ; non c ' è fanciullo o ragazza dai sette anni in su che non sappia leggere e scrivere e distinguere il bene dal male . Al vescovo , che mi voleva parroco nella pianura , ho risposto : « Monsignore , amo oramai la solitudine e la neve , le privazioni e l ' ingratitudine » . Amo infatti queste grandezze della natura selvaggia , nelle quali il mio corpo è rimasto puro e sono vissuto fino ad ora in una cara povertà di spirito . Ho dovuto abbandonare da un po ' di tempo il mio più vivo conforto mondano , la caccia , e rinunciare alle lunghe passeggiate solitarie su per i dorsi dei monti . La mia pelle già ruvida e bruna - e il prete guardava pietosamente le proprie mani - è diventata morbida e bianca , come quella di una donna galante . Dicono che , così magro e così smorto , sembro ringiovanito : ho trent ' anni e ne mostro venti : torno fanciullo . Chi mi ridà la salute e la forza ? - Il dottore sorrise , e il prete continuò : - Un giorno a Trento il vicario del vescovo mi dice con ironia : « Ella , reverendo , è un montanaro d ' Arcadia » . I miei parrocchiani , salvo pochi , mi guardano di traverso . La carità cristiana ! Ecco che in questo paese , il più alto e il più povero del Trentino , dove gli uomini sono attivi , sobrii , leali , e le donne non hanno altra bellezza che la loro virtù , viene a piantarsi una masnada di truffatori e sgualdrine . Inventano delle miniere ; gridano a tutti i venti che nel nostro suolo la natura ha deposto i suoi tesori di ferro ; le Gazzette del Tirolo , della Germania , sono piene di annunzii e di lodi sulla famosa Compagnia siderurgica della valle di Castra ; cinquemila azioni da cinquecento lire ciascuna , interessi , dividendi , almeno il cento per cento ! Troveranno i gonzi , intascheranno i milioni , una parte almeno , e scapperanno , lasciando alle nostre montagne due grotte di più , due buchi . Ma intanto si pianta qui , per alcune settimane , in un palazzo improvvisato , il capo dell ' impresa con la sua ganza ; e servi e operai e donnacce riempiono il villaggio di scandali ; s ' aprono bettole , si balla tutta notte , ci si ubbriaca e peggio . Alle miniere , alle ferrovie ci pensa pincone . Tre famiglie del paese hanno già venduto le loro giovenche per barattarle con le mirifiche azioni siderurgiche : altre seguiranno l ' esempio . Alla rovina materiale si rimedierà , ma l ' abiezione morale sarà senza riparo . Due delle più ingenue paesanelle , l ' una di diciotto , l ' altra di sedici anni , la Giulia di Pietro ... La voce del prete , rauca e fiera , s ' interruppe di botto . Era stato un torrente di parole : sembrava che non dovesse fermarsi più ; non aveva tossito neanche una volta . L ' indignazione bolliva da un pezzo in quello spirito ingenuo , ed era scoppiata ; ma dopo l ' ultima frase Don Giuseppe rimase improvvisamente impacciato , mortificato . Guardò in volto il dottore per ispiare se questi avesse potuto intendere il senso del periodo appena incominciato ; e si confortò un poco , vedendo che teneva la testa bassa , come sbalordito dalla foga del lungo sermone . Il curato girò gli occhi ad un angolo della stanza , li fissò un istante sul Crocifisso , che gli parve più sanguinolento , più addolorato del solito , e recitò un ' orazione interna , breve , ma fervidissima . Un sordo , esercitato a leggere sulle labbra , avrebbe colto dai moti convulsi di quelle del prete alcune voci spezzate : Strictissima obligatio ... inviolabiliter ... sigillum confessionis . Frattanto il dottore sorrideva , pensando alla rusticità del curato . Aveva compiuto egli i suoi studi di scienza medica niente meno che a Vienna , e in quegli otto mesi n ' aveva proprio viste di belline . Le raccontava , adombrate appena di un velo , persino a sua moglie . Sì , signori , per allargarsi la mente , per non lasciarsi afferrare dalle idee storte e sentimentali , per acquistare l ' esperienza del mondo , per imparare i modi garbati , è necessario vivere , almeno un certo tempo , nella capitale . Fra le montagne non si possono educare che gli orsi . Povero curato , il suo massimo viaggio era stato quello di Trento ! - Don Giuseppe , mi permetta di parlarle schietto : ella , scusi , mi sembra un tantino pessimista - . Dette queste parole quasi per tentare il terreno , il medico ristette , aspettando una risposta . La risposta non venne : Don Giuseppe aveva assunto un ' attitudine raccolta e placida . Fattosi coraggio , il dottore continuò : - Può darsi , non lo nego , che le cose previste da lei , reverendo , sieno tutte vangelo , e che una brutta catastrofe sovrasti alla povera valle ; ma potrebbe anche darsi , chi lo sa ? che le faccende andassero lisce . Lavorano negli scavi , hanno fatto gli assaggi ; né sarebbe impossibile che il metallo sbucasse fuori , tanto più che si trovano nei nostri monti le tracce di molte vecchie ferriere . Se l ' impresa andasse bene , quanta ricchezza non ne verrebbe egli a tutti i luoghi qui intorno ? Dall ' altra parte questo signor banchiere e barone , avviato l ' affare e toltosi il ghiribizzo della vita montanina , andrà via con il suo codazzo , lasciando i veri lavoratori , gli onesti operai ; e tutto rientrerà nell ' ordine consueto , con qualche soldo e qualche comodità di più , che ce n ' è di bisogno . - Dio voglia ! - Era un Dio voglia buttato là tanto per mutare discorso . Il curato chiese infatti senza interruzione al dottore : - Mi dica un po ' , come sta oggi la signora Carlina ? - Non c ' è male , grazie . Mangia poco , quasi niente , sebbene io la faccia sgambettare dietro di me il più possibile . - E di umore ? - Così così . Quando esco la mattina o dopo il desinare per le mie passeggiate mediche , potrei dire per i miei viaggi quotidiani , m ' abbraccia e si mette a piangere . Qualche volta , confesso , perdo un po ' la pazienza . - Tolleri , dottore . È una bambina , e le vuol tanto bene . Dirò di più , veda di trattarla con infinita indulgenza , con ogni sorta di amorevolezze e di cure . La tenga come una pianticella tenera , delicata e sottile , trapiantata da tre mesi soltanto , e che vuole essere irrorata d ' affetto . - In fondo non è mai malata . Qualche dolor di capo , nient ' altro ; ma non ingrassa . E poi è tanto rustica : vorrebbe stare sempre sola o con me . Detesta la gente nuova ; anzi , a dirgliela , Don Giuseppe , sono impacciato . La bella baronessa vuole vedere mia moglie a ogni costo . Appena entro nella sua camera grida : « E la sposina ? » . - Per amor della Vergine Maria non gliela conduca . Profanare il candore , il pudore della giovinetta semplice , della colomba di diciott ' anni con l ' alito della donna infame ! - Reverendo , ella dice bene ; ma io ho pur bisogno di tutti . Nato in questa valle , non ho intenzione di morirvi . Per guadagnarmi da vivere devo fare sulle scorciatoie dei monti tre o quattro ore di cammino ogni giorno al rischio di cadere in un precipizio , di gelare l ' inverno in mezzo alla neve o di crepare giovine d ' un vizio di cuore . Risparmio il mulo ed il ciuco , tiranneggio me e anche un poco mia moglie per mettere da parte qualche danaro , che mi permetta di piantarmi in una città , dov ' io possa fare il medico davvero . Cavar sangue , strappar denti , aggiustar ossa a questi villani non è poi un mestiere decente per chi ha studiato nella capitale e s ' è assuefatto a nobili desiderii . - La nobiltà del desiderio consiste , dottore , nella volontà del bene ; e il bene è tanto più difficile a farsi , ma tanto più meritorio quanto è più basso e , aggiungerò , più schifoso l ' oggetto a cui si rivolge . - Ella parla d ' oro , signor curato . Ammiro la virtù sublime , ma tutti non hanno , neanche secondo il Vangelo , l ' obbligo di esser santi . Si può vivere da galantuomini , si può beneficare il prossimo anche nelle città , ed io mi sento nato per la vita civile . Ora veda , Don Giuseppe , quella signora , chiamiamola baronessa o altrimenti , mi dà quattro fiorini per visita e mi chiama quasi ogni giorno . Il mio salvadanaio ne gongola . - Dottore , la signora Carlina non approverebbe questi sentimenti . - E avrebbe torto . Posso io rifiutare a colui che invoca il mio ministero l ' aiuto della mia scienza ? Non ci sono altri medici nella valle ; occorrerebbero sette ore od otto per averne uno : intanto il malato rischia di crepar come un cane . È poi lecito il distinguere un contadino da un signore , una donna onesta da una bagascia , o non si devono soccorrere tutti ugualmente ? Mi dica lei , Don Giuseppe , se un peccatore , se una peccatrice implorasse , anche senza sentirsi in punto di morte , una parola dal ministro di Dio , una parola che potesse confortare , migliorare , illuminare un ' anima sviata , avrebb ' ella il diritto di dir di no ? Stendere la mano al prossimo smarrito o perverso , aiutarlo a ritrovare la via diritta , non è forse il primo , il più sacro dovere del pastor buono ? Queste ultime parole vennero pronunciate con molta enfasi dal dottore , il quale teneva i suoi occhi furbi fissi negli occhi ingenui del prete . Seguì un silenzio , in cui si potevano udire i canti e le risa della gente del villaggio raccolta nella piazzetta della fontana . Il curato meditava . Fece un gesto risoluto , andò a pigliare il collarino nell ' armadio , se lo affibbiò senza guardarsi nello specchietto che , appeso ad un chiodo sul telaio della finestra , gli serviva per radersi la barba , e infilò la sua veste nera , l ' unica che avesse ; poi disse : - Andiamo . In quel punto al baccano sempre crescente dei villani s ' unì un gran frastuono di trombe , di corni , di cornette e d ' altri strumenti d ' ottone , i quali stonavano e scroccavano maledettamente ; e , fuori del paese , sul dorso del monte , rispondevano gli spari dei mortaletti . Era una festa solenne : avevano fatto venire la banda musicale dal capoluogo del circondario , niente meno ; ed il Capo - comune presiedeva alla cerimonia . Si trattava anzi di una vera marcia trionfale . Gli eroi erano due ragazzi in sui dodici anni , l ' uno bruno , l ' altro biondo , incoronati di fiori selvatici , e tirati in uno di quei veicoli , i quali servono in montagna a trasportare il letame , ed hanno , curvi come sono al dinanzi , un certo aspetto d ' antica biga romana . Il carro , tutto a ghirlande e a festoni , era tirato da due maestosi buoi bianchi , ma i due fanciulli , anziché mostrare la baldanza de ' conquistatori , mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra , quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi , di cui sono sparse le tortuose , strette ed erte vie del paesello , o si sprofondavano nelle buche di pantano , da cui schizzava intorno la melma . I due monelli guardavano in giro , confusi di tanto chiasso , desiderosi d ' una cosa soltanto , di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a ' loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch ' essi : Viva , viva ! La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio , venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri , i quali mettono nella malinconia del paesaggio , quando piove , una pennellata allegra . Il caso dunque era stato questo : i due ragazzi , nel principio della passata primavera , andavano a raccogliere sul monte della Malga , quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra , le radici di una certa erba medicinale . È uno dei piccoli guadagni dei montanari , i quali per un grosso peso di arnica , di genziana , di aconito , di lichene , o che so io , racimolati sulle roccie , alla cima dei dirupi , col rischio di rompersi il cranio nella voragine , pigliano qualche soldo . La neve al basso si andava squagliando , ma i due fanciulli , raspandola via via , senza pensare ad altro , salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata . All ' improvviso , sotto ad un pino , che il vento aveva gettato a terra e che su quel lenzuolo candido con il suo tronco ed i suoi rami secchi pareva uno scheletro , odono un fruscìo . Tendono le orecchie ; il fruscìo si rinnova ; s ' avvicinano , ed ecco che sbuca una bestia bruna , simile ad un cane non grande . La bestia scappa e va a nascondersi di nuovo in una macchia di arbusti ; ed i fanciulli dietro . Avevano due bastoni , e si mettono a picchiare con tutta la forza di cui erano capaci , l ' uno di qua , l ' altro di là della macchia di arbusti , la quale , sebbene priva di foglie , era folta . Volevano acchiappare il cane . La bestia , in fatti , spaurita , irritata , esce fuori , ma , invece di fuggire , avventandosi alle braccia di uno dei fanciulli , le addenta e ne fa uscire il sangue , che arrossa la neve ; ma il fanciullo , niente paura , quanto più si sente mordere tanto più tiene saldo . Ed ecco l ' altro che in buon punto dà con la mazza un forte colpo sulla testa dell ' animale , ed un secondo colpo , e l ' accoppa . Il ferito , più allegro che mai , tiene per un poco le braccia nella neve , poi , con il compagno , scende giù a sbalzi portando la sua preda . Erano incerti se fosse un cane o una volpe . Ma , prima di entrare nel villaggio , incontrano un vecchio di ottant ' anni , alto , di corpo asciutto , dritto ancora come un fuso , svelto ancora come un cavriolo , che andava a passeggiare con la sua carabina ad armacollo . La fama di codesto vecchio esce dalla Val della Castra : Trento stessa lo conosce . Nella sua vita ha ucciso venti orsi ; l ' ultimo , dopo sbagliato il colpo del fucile , l ' uccise abbracciandolo , e l ' uomo cacciava all ' orso il coltello nel ventre , e poi , sempre in un amplesso , arrotolarono un pezzo sulla china del monte , finché l ' orso morì , e l ' uomo di ottant ' anni s ' alzò dritto e placido . Ora quel vecchio chiamò i fanciulli , che gli passavano innanzi , e disse : - Figliuoli , dove avete pescato questa bestiola ? - I ragazzi risposero : - L ' abbiamo uccisa noi ; ma è una volpe od un cane ? - È un ' orsacchiotta , fortunati figliuoli : fortunati che non avete trovato la sua madre , e fortunati che vi beccate trentasette fiorini belli d ' argento . Fate l ' istanza al Capitano - . Dette queste parole ripigliò il cammino , guardando i ghiacciai sul cucuzzolo delle montagne . Menico mostrò all ' ombrellaio , tra la folla , un montanaro che soverchiava gli altri di quasi tutto il capo , e che guardava con serietà i due piccoli trionfatori : era il vecchio degli orsi . Per farla breve , i ragazzi avevano potuto dopo qualche mese riscuotere i trentasette fiorini , che il Governo dà quale premio per l ' uccisione di un ' orsa ; e la festa era fatta a commemorazione e a rallegramento del caso . Bisogna aggiungere , per amore di verità , che era stata anche pensata da qualche cervello ingegnoso per avere una nuova scusa di ballar con la banda tutta notte nell ' osteria e di scialacquare in istravizii e bordelli ; e , perché il curato lo sapeva bene , non aveva voluto ingerirsi né con la sua chiesa , né con la sua persona in così fatta commedia . Dall ' altro canto la caccia dell ' orso aveva lasciato nell ' animo del prete un rimorso non piccolo . S ' era imbattuto un inverno anch ' egli fra le nevi in un orsacchino da poppa ; aveva pigliato l ' orsacchino e , picchiandolo un poco , l ' aveva fatto guaire , perché l ' orsa , che non poteva essere lontana , lo udisse . Venne in fatti , e precipitò furibonda , mentre il prete mirava attento e colpiva giusto . L ' orsa , ferita a morte , si trascinò accanto al suo piccino , che continuava a guaire , e lo leccava in atto d ' infinito amore . Il prete tornò a casa pensieroso , lasciando nel bosco la madre morta e l ' orsacchino libero . La sera scartabellò i volumi della sua piccola libreria per conoscere se l ' inganno è innocente quando si volga contro le bestie feroci ; ma non gli riescì di raccapezzar nulla che facesse al suo caso : solo nel secondo volume del Gury , Compendium Theologiae moralis , trovò che al sacerdote è lecita la caccia non clamorosa cum sclopeto et uno cane . Non trovò altro ; ma non poté mai dimenticare la generosa , e sviscerata passione di quella madre morente , e , ripensandovi , sentiva nel cuore uno stringimento . Ripeté ancora al dottore : - Andiamo - ed uscirono , allontanandosi dal frastuono del villaggio in festa . 2 La villa del barone banchiere era sorta all ' improvviso . A un tiro di schioppo fuori del paese si vedeva dianzi una casa costrutta in sasso e in cemento , miracolo in quel villaggio fatto tutto di legno . Era stata alzata dieci anni addietro da un brav ' uomo , il quale , essendo andato per mezzo secolo a lavorare giù per l ' Italia da calderaio , e avendo raggruzzolato molte migliaia di lire , voleva godersele con la famiglia in santa pace nell ' aria pura e nelle lunghe nevi del suo caro luogo natale . Non l ' avesse pensato mai ! Il dì che fu messa la prima pietra , ecco gli muore la figliuola ; appena finito il solaio del primo piano , ecco gli si ammazza giù per una rupe il figliuolo ; appena compiuto il tetto , passa a miglior vita la moglie . Il misero signorotto , solo , disperato , pieno di acciacchi e di paure , camminò un anno nelle stanze vuote , meditando con desiderio ineffabile al tempo della sua miseria , quando la moglie ed i figli , sani e robusti , mangiavano polenta asciutta , ed egli martellava quindici ore della giornata su caldaie e padelle . Morì di settant ' anni lasciando la sua casa al Comune , il quale vi teneva il fieno , giacché , un poco per cagione dell ' uso di abitare in isconquassate catapecchie di legno , un poco per l ' idea che quell ' edificio fosse stregato e recasse sventura , nessuno offriva un quattrino per andarvi a prendere alloggio . I vetri delle finestre non c ' erano più , le imposte cominciavano a sconnettersi ; ma il palazzotto così bianco e alto e regolare , con la sua bella cornice e i suoi balconi sporgenti , rallegrava la vista , in mezzo alle capanne ed ai tugurii neri della valle . S ' aggiunga ch ' era piantato in uno dei più bei siti : sul contrafforte del monte , dove i paeselli della vallata di qua e di là si vedono tutti , e l ' occhio si spinge sino al piano verde ed al castello di Sanna ; e di dietro l ' ombreggiava una folta macchia di larici antichi , mentre dinanzi lo rallegrava una prateria quasi orizzontale , piena di grandi arbusti di sambuco rosso , con i suoi grappoli che sembravano coralli infiammati , e ricca di fiori color di rosa , dondolanti sui gambi altissimi , di fiori gialli , violetti , bianchi , da farne la più gentile e variopinta corona per una vergine sposa . La casa del calderaio , già bella , era diventata un incanto . Sulla fronte , nel piano terreno , sporgeva una nuova loggia , chiusa durante le ore del sole da tende che parevano di splendido drappo persiano ; nei fianchi uscivano fuori due nuove ali in forma di padiglione , da cui quattro gradinate esterne scendevano alla prateria trasformata in giardino , dove non mancavano le zolle simmetriche , l ' ampia vasca circolare con l ' acqua limpida e i pesci d ' oro , né i sedili dondolanti sparsi nei luoghi più misteriosi ed ombrati . Nel lato posteriore dell ' edificio un nuovo portico riparava le cavalcature mentre aspettavano i cavalieri ; la cucina , la scuderia de ' muli , l ' abitazione dei servi ed altri luoghi di basso uso avevano trovato posto in una specie di casa rustica , unita alla palazzina per mezzo di una lunga tettoia , la quale veniva tutta nascosta da piante arrampicanti e da arboscelli trapiantati . Queste nuove fabbriche erano di legno , alzate su in fretta e destinate alla vita di tre mesi : non importava che le prossime nevi ed i geli le sfasciassero tutte . Ai lavori aveva presieduto il vero scopritore , o , per meglio dire , inventore delle miniere , un farabutto matricolato , al paragone del quale il presidente della Società siderurgica , il barone banchiere , poteva dirsi una perla . Lo chiamavano Gregorio Viorz , e si bucinava che fosse stato due volte in carcere per truffa ; gli attribuivano anche un veneficio , commesso per interesse , ma le prove mancavano e la giustizia non se n ' era impacciata . Comunque sia , ad Innsbruck , sua città natale , n ' aveva fatte tante , che non poteva più rimettervi il piede . Dio l ' aveva dotato , per disgrazia degli uomini , di un ingegno feracissimo e di un ' attività senza pari ; tanto che con la metà della fatica e del cervello , ch ' egli impiegava nelle vie torte e buie , avrebbe potuto lungo la strada dritta rendersi ricco e stimato e sicuro della propria fortuna . Ma dall ' animo perverso nascono inevitabilmente certe debolezze fatali , le quali sciupano tutto ; e il Viorz ne aveva due . Prima : assottigliava troppo , sicché , studiando nelle imprese tutti i pericoli e industriandosi di mettere a tutti un anticipato rimedio , creava spesso le difficoltà nell ' atto in cui voleva prevenirle . Seconda : man mano che si avvicinava il momento di raccogliere il frutto delle sue iniquità , la gioia e l ' orgoglio del buon successo gli scemavano la calma , lo inebbriavano , e la prima cautela volpina si trasformava , nella lotta contro gli ultimi intoppi , in violenza brutale . Un così fatto personaggio non poteva dare il suo nome a nessun affare d ' industria o di banca ; anzi si doveva tenere avvolto , almeno sul principio , in un prudente mistero . Aveva dunque bisogno di qualcuno da mettere in mostra : un galantuomo no , perché non si sarebbe prestato a simili birbonate ; un noto birbante no , perché avrebbe , invece di adescarla , fatto scappare la gente . Ci voleva , per esempio , un signore che si fosse mangiato il patrimonio : vizioso e in urgente necessità di quattrini ; d ' intelletto bastevole per capire e secondare le finezze dell ' impresa , ma di poca inventiva , perché non gli saltasse un giorno il ghiribizzo di fare da sé ; di bei modi signorili , con un bel nome e un titolo sonoro . A tutte le indicate qualità bisognava unirne un ' ultima : quella di non essere punto conosciuto nella classe degli uomini di banca , o , meglio , di esservi conosciuto favorevolmente . Questa prerogativa s ' univa alle altre nel barone di Steinach . Era piuttosto un uomo scettico e leggiero , che propriamente perverso . L ' uso della società galante di Vienna e di Parigi l ' aveva rotto ad ogni vizio , senza fargli perdere il garbo delle maniere aristocratiche ed una certa sensibilità di natura . S ' era impacciato tre o quattro volte in affari grossi e romorosi , ma , puntualmente , con indifferenza , aveva pagato le perdite , rimettendoci sino all ' ultimo soldo . Allora , dopo avere conosciuto Gregorio Viorz , che non lo perdette mai più di vista e che lo richiamò in gran fretta , qualche anno appresso , appena avuta la prima ispirazione della Compagnia siderurgica , andò a Monaco al giuoco , facendosi prestare la posta , e guadagnò ; e con quel guadagno , piantatosi a Parigi , cominciò la vita del cavaliere d ' industria . In un modo o in un altro se la campava , sempre abbigliato , benché con un ' ombra di gofferia teutonica , secondo l ' ultima voga , in un quartierino di nobile apparenza e pieno di gingilli artistici , dove regnava questa o quella signora , bruna , bionda , fulva o rossa , ch ' egli ripescava qua o là e rimutava , al più , ogni sei mesi . Così era giunto al sessantesimo anno , robusto ancora e pieno di vita , che pareva un miracolo pensando a ' suoi vizi e disordini ; né l ' età si manifestava in lui altrimenti che in due cose : nella rotondità del ventre , che con il suo consueto panciotto bianco diventava anche più maestoso , e nel serbare com ' egli faceva presso di sé da un anno l ' ultima baronessa , rossa di capelli , senza provare nessun desiderio di sostituirne una nuova . Il curato non aveva aperto bocca nel cammino da casa sua alla villa , sebbene il dottore lo andasse stuzzicando . Pareva distratto ; guardava le nubi strane , che imbiancavano una parte del cielo . Un domestico , in livrea turchina con la pistagna color cremisi e i gran bottoni dorati , fece entrare i due visitatori nella sala , dove il barone faceva il chilo col resto della compagnia , pregandoli di aspettare che la signora baronessa li potesse ricevere . Il barone , che fumava il sigaro immerso in una larga poltrona , s ' alzò , andò incontro al prete , e , stringendogli la mano , gli disse un mondo di belle cose . Aveva bisogno di vederlo , conosceva le sue virtù , desiderava aiutare i poveri del paese , sapeva che la baronessa ne ' primi dì del suo soggiorno in villa era stata alla canonica a portare delle elemosine ; egli voleva fare qualcosa di più durevole , cento idee di carità gli frullavano nel cervello , ma per metterle in atto attendeva il consiglio del savio e sant ' uomo , che lo guidasse , che gl ' insegnasse a fare il bene utilmente . Quei modi cortesi , quel sorriso aperto , sopra tutto quelle liberali profferte , mettevano il povero prete in un terribile impaccio . Già rinasceva nella sua mente la solita tenzone : posso io respingere il danaro del diavolo ? Posso io togliere a ' poverelli i soccorsi di cui hanno tanto bisogno ? Non devo io anzi sollecitare codeste larghezze , qualunque sia la lor causa , lasciando a Dio di entrare nell ' anima dei peccatori ? Il barone continuava a discorrere in piedi , davanti alla finestra , da cui si scorgeva tutta intiera la valle e si vedeva in fondo ad essa il torrente , sinuoso e lucido , come un nastro d ' argento puro , svolazzante al sole . Intanto gli ospiti del barone chiacchieravano intorno ad una tavola rotonda piena di libri e giornali , nell ' angolo opposto della sala . A un tratto il maestro di pianoforte della baronessa , un giovinetto piccolo , con gli occhiali sul naso a ballotta , allievo poco fortunato del Conservatorio di Dresda , tolta la fascia ad uno dei giornali illustrati , guardando la prima pagina , esclama : - Oh bello , magnifico stupendo davvero ! - Poi , fatta vedere l ' incisione agli altri , che s ' accordano negli ah e negli oh ammirativi , sbalza accanto al barone per mostrargli niente meno che la veduta della sua villa . C ' era la loggia con i panneggiamenti ; c ' erano i padiglioni con le quattro gradinate , ma con l ' aggiunta , per verità , di due cupole e di due Fortune sulla cima , rimaste , pare , nella fantasia dell ' architetto restauratore ; c ' erano le fontane con nuovi getti d ' acqua : insomma una reggia . Si leggeva sotto : Residenza del direttore della Compagnia siderurgica nella valle di Castra . Il barone , dopo avere gettato uno sguardo sul disegno , mormorò tra se stesso : - Astuzie di quella volpe del Viorz - e restituì il foglio al maestro di cembalo , il quale si mise a leggere l ' articolo che accompagnava e spiegava l ' incisione . Era un inno alla nuova impresa : le miniere gonfie di metallo ; le ferriere vulcani ; e già le braccia non bastavano più al lavoro , e le richieste del commercio soverchiavano venti volte la produzione dell ' industria ; bisognava praticare dei nuovi squarci nei fianchi del monte miracoloso , moltiplicare le fucine , emettere nuove azioni alla banca . Seguivano la parte artistica e la parte sentimentale : le descrizioni del palazzo e del giardino ; le beneficenze del direttore , vera provvidenza , vero Messia della valle : asili d ' infanzia fondati e già frequentati da trecento bimbi , che , oltre all ' insegnamento , vi ricevevano gratis la colazione e il desinare ; nuove strade in lavoro ; farmacie aperte , eccetera , eccetera : una rigenerazione . Il maestro di pianoforte leggeva ad alta voce , con enfasi , facendo spiccare le più belle frasi ; né badava punto al barone , il quale , interrompendo il suo ragionamento col prete , gridava : - Basta , basta ; leggerete poi - . Ma il prete non porgeva più nessuna attenzione alle lusinghe dell ' altro ; tendeva invece le orecchie per udir la lettura , avvicinandosi anzi passo passo alla tavola tonda . A un certo punto , senz ' aspettare la fine , strappò dalle mani del leggitore il foglio e lo stracciò in più brani , ripetendo : - Sono tutte menzogne , tutte menzogne . Il barone uscì dalla stanza , il medico scomparve . Ci fu un mezzo minuto di silenzio e d ' immobilità generale ; poi si vide alzarsi un ufficiale dei cacciatori , che stava accanto al maestro di pianoforte . S ' accostò al prete e , dopo un formidabile ruggito d ' ira , gridò : - Ringrazii la sua chierica ed il suo collare se questo braccio ... - e alzava il braccio in atto di minaccia . In quel momento il servo in livrea turchina con le mostre cremisi e i gran bottoni dorati entrò e annunziò dall ' uscio : - La signora baronessa prega il reverendo signor curato di passare nella sua camera . Il curato piegò la testa in atto di saluto e , lentamente , uscì dalla sala . 3 Aperto l ' uscio della camera e fatto un profondo inchino , il servo si ritirò , lasciando il prete solo con la donna . Nel primo istante non la vide , perché la camera sembrava un grazioso incendio , e gli occhi restavano abbacinati . Le tappezzerie , i canapè , le poltrone , tutto era di stoffa rossa , d ' un rosso roseo brillante , con certi disegni gialli sinuosi , come a fiamma ; e il sole del tramonto , caldo , vivo , d ' oro , entrava dalle due finestre spalancate , gettando sul rosso e sul giallo della stanza certi lumi incandescenti e certi lustri , che somigliavano a fuochi e a scintille . Un odore di essenze , acuto , inebbriante , si effondeva dalla toletta a trine e a ricami , dove , sotto al baldacchino , tenuto in aria volando da un putto alato , luccicavano dinanzi alla cornice dello specchio , tutta a fiori di vetro , innumerevoli vasetti di metallo bianco e pettiniere e saponiere e ampollette di cristallo terso e ninnoli d ' ogni maniera . Il prete , entrando , si sentì una vampa alla testa : avrebbe voluto fuggire . La donna lo chiamò con voce soave come un liuto lontano . Era sdraiata sopra un sofà nel solo angolo ombroso della stanza , lungo il lato delle finestre , in fondo , lì dove le pieghe delle ampie tende scemavano sui fianchi la luce e lasciavano come una insenatura fra il parato ed il muro . - Si metta qui , signor curato , qui accanto , in questo seggiolone . Mi sento così debole , che appena appena posso parlar sottovoce . Il prete rispose ruvido : - Scusi , ho fretta . Sono venuto perché il medico mi aveva detto ch ' ella era malata e aveva bisogno di me . Posso servirla in qualcosa ? - Sono malata , e come ! Ma quel dottore sventato non capisce nulla . Ella . signor curato , dotto e santo com ' è , può dirmi una parola , che mi conforti , che mi rianimi e , col ridonarmi la fede in me stessa e nelle cose del mondo , tornarmi forse la salute del corpo . Il mio male sta qui - . Si toccò il seno . Era coperta d ' una vesta a fiorami , che lasciava vedere tutto il collo , una parte del petto candido e il principio delle spalle rotonde , sulle quali cadevano , sciolti , i suoi capelli increspati , d ' un biondo rossigno . Principiavano bassi , in riccioletti matti . Il naso appiccicato alla fronte , quasi senza incavo , con un piano vigoroso e largo ; le narici gonfie , da cui la donna sbuffava alle volte al pari d ' una cavalla araba ; le labbra tumide , le gote piene , e il mento rientrante davano a quel viso un non so che di pecorino e lascivo . Il cinabro della bocca era anzi un poco troppo vivace , il roseo delle guance un poco troppo sfumato , e la forma delle brune sopracciglia un poco troppo sottilmente arcuata per poter credere che l ' arte non ci entrasse in nulla . E sotto gli occhi cerulei stava un lividetto , che li faceva sembrare più grandi . Era bella insomma alla sua maniera e carnale . Il prete rimaneva in piedi . Ella si alzò con fatica , andò verso di lui , lo prese per mano e , condottolo due passi innanzi , lo fece sedere nel seggiolone . Poi , guardandolo fisso , come se ella si destasse in quel punto , stirò le braccia , che le maniche larghe lasciarono vedere quasi fino alle ascelle ; e il petto si arrotondò fieramente . Tornò a buttarsi sul sofà , lasciando cadere a terra dal piede destro la pantofola ricamata . Gli occhi cerulei erano diventati di bragia . La voce non aveva più la stanchezza e la dolcezza di prima . Vi dominava un timbro secco , strozzato , rabbioso , quando disse al prete interrottamente : - Mi dica un po ' , Don Giuseppe , perché mi sfugge ? Perché non vuole vedermi più ? Quand ' io passo nel villaggio a cavallo della mia mula , perché mi chiude in faccia le imposte della sua casa ? Dopo avermi ricevuta in principio quattro volte nella canonica , perché ha ora dato l ' ordine di non lasciarmi entrare , nemmeno quando io reco il denaro dei poveri ? Non posso metter piede in sagrestia ; è molto che non mi caccino , come un cane , fuori di chiesa . Mi si rimandano i doni che faccio al tempio . Con qual diritto ? Chi può mai rifiutare le offerte che si porgono a Dio ? - Sbalzò in piedi e si piantò di contro il prete , domandando : - L ' odio , signor curato , è forse una virtù cristiana ? Il curato affermò pacatamente , ma con la voce che tremolava : - L ' odio del male è una virtù cristiana . - Virtù cristiana , reverendo , è l ' amore . Me lo insegnarono da fanciulla , quando andava in chiesa alla dottrina ; me lo hanno ripetuto al confessionale . Poi , divenuta donna , vidi che l ' amor vero mi rialzava l ' anima , mi purificava lo spirito , mi avvicinava al cielo . L ' amor vero passò , e , giuro , senza mia colpa . Allora , abbandonata , povera , gettata in una società piena di seduzioni e di corruzioni , cascai nella finzione dell ' amore . Ma la finzione dell ' amore , non è amore , è odio ; è l ' odio anzi più vile , abbietto , pauroso , straziante che si possa provare . Quest ' odio m ' uccide . Il cuore intanto arde , e cerca da molti anni invano il refrigerio di un affetto violento e sincero . Ho bisogno dell ' amore che brucia . Il prete , afferrando con un supremo sforzo di volontà i pensieri , che svanivano dalla sua testa , mormorò : - Calmatevi , poverina , mettete in pace la fantasia eccitata dalle sventure e dalle colpe della vostra vita . Fate di desiderare una sola cosa , il bene . Uscite da queste sozzure d ' inganni e di vizii , in cui si trascina e imbratta la vostra esistenza . Tornate sola e povera , ma pentita e buona . Allora tutti vi dovranno amare , perché , amando voi , ameranno la virtù . - Anche voi , Don Giuseppe , mi amerete anche voi ? E gli prese la mano , e la strinse , e il prete s ' avvicinò . La donna continuava sommessamente : - Don Giuseppe , guidatemi . Insegnatemi la via , conducetemi dove vi piace . Sarò la vostra schiava . Sarò , se vorrete , la vostra santa . Il vostro cuore dev ' essere grande e nobile , deve specchiare il cielo , come i vostri occhi . Mi piacete perché siete bello , perché siete candido , perché indovino che non avete mai amato , perché voglio essere il vostro primo peccato , il vostro primo rimorso . Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore . La donna , arrovesciata sul sofà , teneva sempre con le due mani la mano del prete , il quale tremava dalla testa ai piedi . Il sole era tramontato ; la camera diventava buia . Ma , mentre la femmina ripeteva le ultime parole , sembrò al curato che d ' improvviso un soffio fresco gli passasse sul fronte ; e di repente gli comparve davanti la figura tetra e sanguinosa del suo Cristo dell ' inginocchiatoio , solo che il volto , anziché piegato e morto , era vivo e guardava minaccioso e fierissimo . Il prete scattò e , prima che la donna potesse pronunziare una sillaba , era uscito dalla stanza . Quando il servo con la livrea turchina e con le mostre cremisi vide scappare il prete dalla villa , quasi correndo , senza voltarsi , come se dietro le spalle lo minacciasse il demonio , sorrise maliziosamente , ponendosi l ' indice della mano destra sulla punta del naso . 4 Il prete girò , senza saperlo , a sinistra , dove la strada sale e s ' interna nella montagna ; passò a ' piedi della chiesetta di San Rocco , posta sul vertice di una rupe acuta , e camminò verso il prato così detto del Lago . Incontrava parecchi di quei carri alpini che , formati delle sole ruote dinanzi e di due lunghissime stanghe , le quali si trascinano per terra con la loro estremità posteriore , servono a portare il carico voluminoso di una erba appena tagliata , olezzante d ' ogni grato profumo e tempestata de ' fiorellini d ' ogni allegro colore . I poveri buoi , scendendo lenti e gravi dall ' erta ripidissima , puntavano vigorosamente le zampe tra i sassi enormi , docili alla parola delle montanine che li guidavano , maestosi e rassegnati , con l ' occhio umido , un poco inquieto e assai mesto . Le donne salutavano , ma il curato non rispondeva . Una volta rischiò di rimanere schiacciato sotto a un carro , che non aveva scansato in tempo . Lasciò la strada ; andò su per i sentieri , su per le roccie nude . La notte era diventata scura , e il prete andava senza sapere dove mettesse i piedi . Si trovò a un tratto sulla riva dell ' alto lago , uno scolo de ' ghiacciai , dove finalmente il rumore di due torrentelli , che precipitavano dalle cime e si frangevano tra i sassi , e il vento rigido delle gole , e la tosse , che gli spezzava il petto , richiamarono in sé il curato , il quale cadde con le ginocchia a terra e , giungendo le mani e fissando gli occhi nella vòlta tutta nera del cielo , ringraziò con una lunga preghiera il figliuolo di Dio . In Menico frattanto crescevano le ansie . L ' orologio della canonica aveva suonato la mezza dopo le dodici , e il padrone non ritornava . Il vecchietto aveva visto spegnersi i lumi nella villa del barone e sapeva bene che non c ' erano moribondi nel paese : dove diamine quella testa sventata era dunque andato a passar la notte ? Non s ' attentava di allontanarsi troppo di casa ; guardava dalle finestre , ma non vedeva altro che tenebre fitte . Se non fosse stato il servo di un sacerdote si sarebbe sfogato assai volentieri con qualche grossa bestemmia . Tendeva le orecchie , un cane aveva abbaiato , nulla ; si sentiva un calpestio lontano , ascoltava , nulla . - O il reverendo l ' avrà da fare con me . Starsene via tutta notte senza neanche avvisare ! Siamo cani ? E poi , col rischio di pigliarsi un nuovo malanno in tali disordini da scomunicati , e con quella maledettissima tosse , che non lo lascia mai stare . Figurarsi , sono ore queste da gironzare per le strade e da tenere alzati i galantuomini ? Gliele voglio cantare secche , ma secche . Farebbe perdere la pazienza a san Luigi Gonzaga - . Tornava a guardare nell ' oscurità e ad origliare ; niente . Alla fine gli parve di udire in su , distante , il passo di un uomo ; era un uomo , certo , che scendeva dalla montagna ; il passo s ' affrettava , rintronava ; i cani abbaiavano : era il passo del curato . Allora il piccolo vecchio si pose dinanzi alla porta con il muso arcigno e gli occhi da cui schizzavano scintille di rabbia ; aveva i pugni piantati sulle anche in atto di sfida , come se volesse impedire al prete l ' ingresso della canonica , e già schiudeva le labbra per cominciare la ramanzina quando , vista la faccia del padrone , ammutolì e lo lasciò passare . Borbottava tra i denti o per meglio dire tra le gengive : - Dio santo , che mutria ! E come ha conciato i panni ! Mi ci vorrà un mese a ricucirli e a rimetterli un po ' in assetto . Bella carità cristiana . Il curato passò il resto della notte all ' inginocchiatoio , davanti al Crocifisso , che lo aveva salvato . L ' alba fece parere più livido , più macilento , più contorto e più sanguinoso quel Cristo in croce , con la sua testa china incoronata di spine . All ' aurora principiò il concerto delle campane . Le suonava Menico , facendosi aiutare durante i suoi servigii di sagrestia e di chiesa , o quando si sentiva le braccia stanche , da un ragazzotto , che per solito era uno dei due monelli trionfatori del giorno innanzi , e propriamente quello bruno , il quale della metà dei trentasette fiorini guadagnati per l ' uccisione dell ' orsacchiotta non aveva visto il becco di un soldo , tanto i suoi parenti erano stati lesti a mangiarli tutti ed a berli . Era la domenica , e la messa del curato doveva principiare alle dieci . Verso le otto un contadino , che veniva dalla valle , consegnò a Menico una lettera per il suo padrone . L ' indirizzo , scritto in calligrafia sottile , snella , elegante , palesava una mano di donna . Il prete pigliò la lettera , la guardò ; le dita gli bruciavano , le mani gli tremavano ; una visione terribilmente allettevole di donna mezza nuda gli passò nella fantasia , e gli parve di udire nelle orecchie l ' eco seducente e paurosa di una voce che bisbigliasse : Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore ! - Il curato voleva ad ogni costo sapere chi avesse mandata la lettera : ma il contadino doveva essere già lontano , né Menico aveva avvertito da che parte fosse andato via . - Del resto , - osservò il vecchietto , alzando le spalle , - apra e vedrà chi scrive - . Il prete stracciò in fatti la busta e spiegò i fogli , ch ' erano parecchi , con un gesto d ' angoscia ; ma tosto si rasserenò , si mise a sedere e a leggere . La lettera era della signora Carlina , la moglie del dottore . « Reverendo signor curato , Ho bisogno di tutta la pazienza , di tutta la indulgenza del suo cuore . Il mio buon Don Giuseppe si è mostrato in questi mesi tanto dolce verso di me , ch ' io non esito ad aprirgli la mia anima intera , con le sue tristezze , i suoi dubbii e le sue paure . Mi pare anche di non agire come dovrei ; ed ella mi rimproveri o mi conforti , ma sopra tutto mi consigli , giacché la mia esperienza è così piccola e la mia natura , pur troppo , così timida , ch ' io non solo non so risolvermi a operare , ma spesso non distinguo bene quale sia il cammino da scegliere . Mi compatisca , signor curato . Ho diciott ' anni compiuti : dovrei essere quasi una matrona : però sino a tre mesi addietro , sino al giorno del mio matrimonio , io era vissuta come una bambina , fra mio padre , ottimo uomo , ma severissimo , e mia madre , donna tutta di casa . Non si vedeva nessuno , io non aveva passione per la lettura ; ricamava , teneva i libri di cucina volentieri , mettendo nell ' arte della cuoca , massime ne ' piattini dolci ( bisogna , Don Giuseppe , ch ' ella venga ad assaggiarne uno il primo giorno che avrà tempo . S ' intenda con Amilcare ) , mettendoci , confesso , un poco d ' ambizione . Del resto dicevano che la mia salute era delicata . Ella , signor curato , mi guarda qualche volta in faccia con un cert ' occhio compassionevole , come se dicesse : poveraccia , è tanto magra , tanto pallida ! Amilcare mi ha , come dice lui , ascoltata più volte : non ha trovato , dice lui , neanche l ' ombra del male . Fatto sta che io non sono mai obbligata a rimanere a letto , e che posso dichiararmi sul serio una grande camminatrice , una vera alpinista . Anzi , a questo proposito , vorrei ch ' ella persuadesse Amilcare a farmi camminare meno . Quand ' egli va nelle montagne alla visita de ' suoi malati , vuole , quasi ogni volta , ch ' io lo accompagni ; ieri mi condusse con quel sole , verso le due , sino a Masine dalle scorciatoie dei viottoli ; un ' ora e mezzo di salita , e che salita , e che sassi ! Giunta nel paese , mi cacciai a sedere in un angolo della chiesa , una chiesa umida e melanconica , dove mi toccò attendere due orette buone che Amilcare avesse finito di dar ricette e di cavar sangue , e intanto mi sentiva tutta intirizzita da un ' aria fredda gelata . Non ho coraggio di dir di no . Amilcare osserva giustamente che il camminare desta l ' appetito , e che io , avendo bisogno di rinvigorirmi , devo mangiare , carne sopra tutto , e bere almeno un bicchiere di vino ; ma il vino proprio mi ripugna , non lo dico per affettazione , e la stanchezza mi toglie anche quella poca voglia di mangiare che aveva dianzi . Signor curato , ella non ignora come fu il caso delle mie nozze . Amilcare è il mio solo cugino ; era , si può dire , il solo giovinotto che , ne ' mesi d ' autunno , frequentasse la nostra casa ; e poi buono , bello , di bei modi cortesi , e con una vivacità di parlare tutta sua ; studiava molto ; a Vienna si faceva onore ; era diventato dottore , e poi medico condotto in questa valle . In somma , quanti sogni io andava mulinando nel mio cervello ! Stava desta la notte per poter continuare le belle fantasie , parendomi che la intera giornata non bastasse a tante care e interminabili meditazioni . Mio padre si mostrava poco contento ; gli piaceva poco ch ' io dovessi sposare un medico ; diceva che i medici sono tutti materialisti , parola ch ' io non capiva bene , ma che non mi piaceva affatto ; e mi dipingeva la vita di questa valle come una specie di sepoltura : otto mesi d ' inverno , la neve alta sei piedi , tredici gradi di freddo , impossibile a una donna l ' uscir di casa , le ansie per il marito , un mondo di guai . Ed io pensavo all ' opposto dentro di me ; l ' inverno sarà il mio paradiso ; due stanzette ben calde , fiori accanto alle stufe , i miei ricami , la mia cucinetta , qualche lettera alla mamma , e poi , anzi prima di tutto , sopra tutto , il mio Amilcare sempre indulgente , sempre grazioso , sempre allegro , e che lunghi discorsi , e come sarà contento di tornare nella sua casina , presso la sua Carluccia , che gli vorrà tanto bene ! Scusi , signor curato : sono una vera sciocca . Dunque ci siamo sposati ; il viaggetto di nozze , un incanto ; il primo mese in questa valle una delizia . A dirgliela però Amilcare fumava un poco troppo anche in principio , e mi appestava la camera . Io non diceva niente ; ma qualche volta mi mancava il respiro , mi sentiva un tantino di mal di stomaco . Cose da nulla . Il mio sposo mi amava ; discorreva sempre del futuro , quando ci pianteremo in una città , e il suo nome diventerà celebre , e guadagnerà tanti quattrini , e gli pioveranno addosso tanti onori , e darà delle grandi feste , nelle quali io dovrò essere acconciata da vera regina . Quest ' ultima parte non mi andava a ' versi ; ho sempre avuta poca inclinazione a figurar nella gente . Certe piccolezze mi davano già ombra , m ' offendevano un poco ; aveva torto . Il male è cominciato quasi ad un tratto , quando venne ad abitare nella villa accanto a lei , signor curato , quella donna che dicono la baronessa , e quando , fino dal primo giorno del suo arrivo , mandò in gran furia a chiamar mio marito . Da quel momento non è stato più lui . Ha cento fumi per la testa ; pare che si vergogni di me ; e non ostante mi sforza a seguirlo nelle sue camminate sui monti , ma non mi guarda , non mi parla , non m ' aiuta nemmeno a salire un ' erta o a passare un ' acqua . Anche in casa , se gli parlo , mi risponde sì o no , o non risponde affatto ; ogni sua parola , quando finalmente la dice , è un rimprovero o , che mi duole ancora più , un sarcasmo : non so più né vestirmi , né pettinarmi , né quasi mettere alla bocca il cucchiaio , né adoperare la forchetta e il coltello . La casa gli sembra piccola ; non gli piace né il desinare né la cena , per quanto io mi lambicchi nell ' indovinare i suoi gusti e nel condire e cuocere le vivande . È andato quattro volte a cenare all ' osteria con i carrettieri , ed anche le altre sere , quando non è alla villa o non esce per i suoi malati , va a bere la genziana , e ne beve ( mi vergogno ) più di un bicchierino di certo . Allora poi ! Mio signor curato , mio buon Don Giuseppe , mi aiuti : io ci perdo la testa e ci muoio . A mio padre , alla mamma non posso dir nulla ; ella , Don Giuseppe , è la sola persona sulla terra che mi sappia compatire e soccorrere . E divento anche cattiva . M ' affatico a stargli intorno con le carezze , con le dolcezze ; mi respinge , ed io torno più mansueta che mai ; ma qualche volta non posso ; sento nascermi dentro come uno spirito fiero di ribellione , nuovissimo , incomprensibile , e ch ' è pure tanto contrario alla pieghevolezza della mia natura . Provo una sensazione che non aveva provata mai : un ' agrezza , un ' amarezza profonda . Oramai conosco il sapore del fiele . Comprendo tante cose di cui prima non capiva nulla : un mondo brutto mi si apre dinanzi . Mi sono guardata bene nello specchio . Sì , sono magra ; sì , sono pallida ; ma i miei occhi mi paiono neri e grandi , la mia fronte , la mia bocca , tutti i miei lineamenti sono regolari , e il mio corpo non è poi uno scheletro . Non ostante , al mio marito di tre mesi , al mio sposo non piaccio più . Cita le bellezze tonde della baronessa . Le ho viste io quelle sfacciate bellezze : è passata tre volte sotto le mie finestre , seguìta da corteggiatori e da servi , sulla sua mula bianca . Le ho piantato gli occhi in faccia e la ho studiata bene : sulle guance ha il rossetto , sulle labbra la polvere di corallo , e le sue magnifiche sopracciglia sono tracciate col pennello . Falsa al di fuori come dev ' essere bugiarda al di dentro . E mi ha rubata la stima , mi ha rubata l ' affezione di Amilcare ! Ora , un ' ultima parola , signor curato . Amilcare vuole che io vada a visitar la sua ganza . Ho detto di no , ed egli insiste , ed io , caschi il mondo , non voglio . Ho ragione ? Ho torto ? Don Giuseppe , mi pigli per la mano . Ella che vede le cose di questo mondo dall ' altezza della sua santa pace ; m ' insegni a uscire dalle bassezze di questi miei nuovi sospetti e dalle viltà di queste mie nuove angoscie . In un mese come è mutata La sua disgraziatissima CARLINA » . Il prete aveva letto la lettera attentamente , sospirando in principio , fremendo alla fine . - Povera santa ! - esclamò ; e scrisse questo polizzino con la sua scrittura larga e affrettata : « Verrò domani . Discorreremo , e vedrà che i suoi dubbii non sono giusti . Pazienza , indulgenza , dolcezza : ecco i rimedii . Preghi la Santissima Vergine Maria , che conosce le debolezze e le ambascie dei mortali . A rivederci domani » . Menico aveva annunziato da un po ' di tempo , che una donna , la Pina del Rosso , ed il vecchio padre di lei chiedevano di parlare al reverendo signor curato . Entrarono con gli occhi pieni di lagrime ; e la donna , singhiozzando , raccontò che il suo marito voleva vendere le giovenche , tutte , una ventina , l ' unica loro ricchezza , per impiegare il denaro nella impresa delle ferriere : - Deve condurre le bestie doman l ' altro al mercato di Malè , e ci andranno con le loro mandre altri cinque o sei di questi indemoniati . Daranno via il bestiame per niente : e poi a tali imprese , che il diavolo se le porti , io non ci credo . Sono trufferie ; lo dice anche mio padre , che sa il vivere del mondo - . E il povero vecchio mezzo paralitico accennava di sì , crollando mestamente il capo . - Non glielo avessi mai detto al mio uomo ! S ' è infuriato , mi ha picchiata ; veda queste lividure - e mostrava le spalle maculate . - Ma io insisteva , e lui giù botte da orbo . Non ho potuto rimuoverlo di un ette . Ci salvi lei , signor curato ; scriva a Trento , scriva all ' imperatore ; impedisca la distruzione del villaggio , per carità . Il prete s ' era alzato e , ascoltando la donna , camminava su e giù per la stanza , in preda ad un ' agitazione vivissima . Ripeteva : - Infami - . Poi disse ad alta voce : Parlerò al Capocomune , m ' intenderò con lui , e qualcosa , se Dio ci aiuta , riusciremo a fare . - Il Capocomune ! Un bel soccorso ! - ripigliò la donna . - È lui che ha fatto impazzir la gente ; è lui che suggerisce a tutti di barattare il bestiame , il quale dà tanti pensieri , come dice , e così poco profitto , con quei fogli di carta che fruttano del bell ' oro solo a guardarli . L ' ho sentito io con le mie orecchie , signor curato . Povero il nostro armento ! E poi ( la ho da dire ? ) a quelli che rispondevano che Don Giuseppe non crede a così fatti miracoli , il Capocomune replicava : « Ah sì ! Quel ... ( la taccio per rispetto ) quel ... lo caccieremo via , e presto . È ora di finirla con quel ... Non vede più là del naso e pretende d ' insegnare alla gente » . Poi , sottovoce , aggiungeva : « Sappiate che durerà poco , una settimana al più ; lo so io , e basta » . Il prete continuava a camminare , invaso dall ' ira : - Ebbene , andrò domani dal capitano a Malè , chiamerò il signor giudice , farò processare tutta questa canaglia - . Ma Menico , dalla soglia della camera , diceva : - Signor curato , sono quasi le dieci : venga a vestirsi per la messa - . Dovette avvicinarsi al padrone e ripeterglielo più volte , tanto il prete era fuori di sé . Don Giuseppe cercò di ricomporsi un poco , salutò la donna e il vecchio contadino , uscì dalla canonica e , traversando il sagrato , entrò dalla porticina esterna in sagrestia , intanto che il ragazzotto uccisore dell ' orsa suonava a distesa l ' ultima chiamata . Mentre Menico s ' affaccendava nell ' aiutare il padrone a vestirsi , questi premeva violentemente il petto con la mano lì dove il cuore pulsa , come se avesse voluto impedirgli di battere , e bisbigliava le preci . Mosse all ' altare con gli occhi a terra , senza veder nessuno ; s ' inchinò dinanzi ai gradini , poi andò a baciare la tavola consacrata ; e nello stesso tempo ch ' egli pronunciava le parole rituali faceva nell ' interno queste giaculatorie : - Io sono indegno di avvicinarmi all ' ara dove stanno le reliquie dei Santi ; io sono indegno di essere ammesso al divin desco dove s ' imbandisce il Santo dei Santi . Fate , oh Signore , ch ' io non vi porga un bacio simile a quello di Giuda . Ah , Signore , salvatemi da tanta nefandità purificando il mio spirito ... Oramus te Domine ... Kyrie eleison ... Oh , dolce Signore , quanti beni avete dato agli uomini , e come questi vi restituiscono il male . Eccovi in faccia il più ingrato , il più colpevole di tutti . Perdonatemi , Signore ; compatite alla mia miseria ; abbiate pietà di me ... Gloria in excelsis Deo ... Il prete , sempre con gli occhi a terra , si voltò verso il popolo ; e mentre con la bocca leggeva l ' Epistola dalla parte destra dell ' altare , mormorava dentro : - Agnello senza colpa , che avete voluto essere calunniato , deriso , offeso per compiere gli oracoli della Scrittura , fate ch ' io possa imitare la vostra innocenza negli atti e la vostra pazienza nelle afflizioni - . Tornò alla sinistra e cominciò la lettura del Vangelo : - Munda cor meum ... Verbo grazioso nella dolcezza e nell ' umiltà , fate che la dolcezza e l ' umiltà non abbandonino mai il mio cuore ... Credo in unum Deum ... Il prete scopre il calice , lo ricopre , si purifica le mani a lato dell ' altare , mostra il volto a ' credenti , e , sempre con lo sguardo basso , dice : - Orates frates - . Alza poi l ' ostia , come immagine di Gesù alzato sulla croce , e , consacrato il vino , solleva il calice . - Oh sangue prezioso , sgorga insino a me quale nuovo battesimo . Oh se potessi versare il mio sangue tutto per te , il mio sangue fino all ' ultima stilla ... per omnia saecula ... Il prete spezza in due parti l ' ostia santa , a similitudine dell ' anima di Gesù che si stacca dal corpo ; mette una parte dell ' ostia nel calice e la consuma picchiandosi il petto : - Domine non sum dignus ... - Indi riceve il sangue prezioso nel calice , e , dopo essersi comunicato , procede alle abluzioni : - Dominus vobiscum ... Nella ineffabile gioia di vedervi salire al cielo , oh Salvatore del mondo , sento la contentezza di possedervi ancora qui in terra ; la mia fede vi adora sul trono del vostro amore nell ' Eucarestia , in quello stesso modo che vi adora sul trono della vostra gloria in Paradiso ... Nel dire : - Ite Missa est - il sacerdote alzò gli occhi e vide dinanzi alla folla , seduta nella prima linea di panche , Olimpia , la baronessa , accanto al maestrino di pianoforte . Il collo di neve ed il principio del seno candido , spiccavano nella mezza oscurità del tempio . Ella sorrideva colle sue labbra tumide e rosse , fissando gli occhi negli occhi di Don Giuseppe , lasciva e sfacciata . Il prete sentì un velo calargli sulle palpebre ; non ci vide più ; traballò ; il sangue gli corse tutto al cuore . Un istante dopo gli corse tutto al cervello , e allora non poté più frenarsi , e cominciò sui gradini stessi dell ' altare , con la voce tonante , con il gesto del Cristo nel Giudizio di Michelangelo , una predica furibonda . - Via dalla casa del Signore i perversi e gli ipocriti . Fuori i profanatori dal tempio . Voglio impugnare lo scudiscio di Gesù per cacciare lontano questi corruttori delle anime , questi ingannatori delle coscienze , questi avidi succhiatori del danaro del povero . E voi , gente illusa , non vedete , orbi che siete , quale precipizio vi si apre sotto ai piedi ? Rovinate il paese , gettate nella miseria i vostri figliuoli , la vostra moglie , i vostri vecchi per correre dietro all ' inganno . Aprite gli occhi , figliuoli . Credete a me , che da dieci anni sono con tutto il cuore vostro padre e fratello , credete a me , che piuttosto di lasciare questa cara montagna morirei cento volte . Ed io vi scongiuro , come pregavo momenti fa il Signore , padrone di tutte quante le cose : ravvedetevi , tornare ai vostri costumi onesti e semplici , alla cura dei vostri armenti , all ' amore di chi vi ama davvero . Avrete la pace in terra , e la gioia in cielo . Rammentatevi i comandamenti di Dio . Nel sesto i Canoni penitenziali gridano anatema contro la femmina che si imbelletta per piacere agli uomini ; nel settimo e nel nono gridano anatema contro colui che ruba con la violenza , con la frode , o con le false lusinghe . Fuggite i peccatori . Dio v ' aiuti e vi ispiri . 5 Il prete , poiché si fu sfogato , rientrò nella sua camera livido in volto , salvo due cerchi rosei nel mezzo delle gote , con la gola arsa , con il petto divorato da fiamme interne , tossendo , sputando nel fazzoletto larghe chiazze di sangue , ma abbastanza calmo , mentre al di fuori invece la tempesta s ' andava addensando contro di lui . In chiesa , nell ' udire la voce terribile rintronar sotto le vòlte , nessuno aveva ardito di fiatare ; ma poi , finita la predica , uscendo all ' aperto , fu un bisbiglio , un interrogarsi , un esclamare , uno scandalizzarsi quasi generale . Chi non aveva bene afferrato il senso delle parole se le faceva spiegar dal compagno . La baronessa era sparita ; il Capocomune era corso a dar l ' ordine che sellassero il mulo , intendendo volare a Trento per ottenere , diceva , che i pazzi furiosi venissero finalmente mandati al manicomio . Il dì seguente , appena giorno , non ostante la febbre , il curato scese a piedi nella valle , e poi da Cogo , montato sopra una carretta di contadini , andò a Malè per vedere il Capitano , il quale , ascoltate le parole del prete con qualche impazienza , gli disse che le sue proprie informazioni risultavano differenti ; non c ' erano pericoli ; non c ' era un perché di pigliarsela tanto calda ; queste cose , del resto , riguardare l ' autorità civile , non l ' ecclesiastica ; stesse quieto dunque e tornasse a casa . Nel ritorno il prete , avvilito , sfinito , si fermò dalla signora Carlina , che era sola . Si rammentò della lettera ricevuta il dì innanzi , e principiò con savie ragioni a tentare di confortarla ; ma , mentre parlava , le lagrime gli rigavano le guance , ed ansava . La buona giovane con bel garbo lo fece tacere , lo sforzò dolcemente a pigliare un poco di brodo , un mezzo bicchier di vino e due bocconcini di una certa torta ch ' ella aveva preparata con le sue bianche mani . Il prete si calmò ; ascoltava la voce tranquilla , soave della poverina , la quale aveva dimenticato i suoi proprii dolori per alleviare quelli del suo caro curato . Non voleva lasciarlo andare , lo pregava a mani giunte che non si rimettesse in cammino ; ma il prete , sospirando , ripeteva : - Compirò il mio dovere . Nell ' uscire da quella casa si sentì più robusto , più leggero e più puro . Prima di avviarsi all ' erta della sua montagna volle tornare indietro una ventina di passi per inginocchiarsi ad una cappelletta . Un lumino rischiarava l ' immagine della Santa , la quale , certo , non era stata dipinta né dal Beato Angelico , né da Raffaello da Urbino . I capelli , fatti a linee ondulate mezze giallognole e mezze rossigne , le cadevano sulle spalle , ed erano circondati da una grande aureola a raggi , simile alle ruote di un carro ; aveva le guance porporine ; aveva la bocca a forma di sgraffa orizzontale d ' un bel colore vermiglio ; e le sopracciglia dovevano essere state tracciate con le seste , prendendo a centro le pupille azzurre , tanto il loro semicerchio appariva netto e preciso . Ma quando il prete , nel fervore della sua orazione , alzò gli occhi a quella figura , gli parve che fosse uno scherzo del diavolo . Credé di vedere un ' atroce caricatura di Olimpia , e subito sentì il cuore martellargli orribilmente , e si alzò disperato . Mille idee ribollivano nel suo cervello ; ma ce n ' era una piccola , la quale si metteva innanzi a ogni tratto , ed era questa : - La donna infame ha sì o no le labbra , le gote e le sopracciglia dipinte ? La signora Carlina aveva visto bene , o l ' innocente gelosia le aveva forse offuscato il giudizio ? - E al sospetto che fossero finzioni , il prete sentiva un certo vago rammarico . Poi si vergognava di quegli indegni pensieri , s ' affaticava a ritrovare il filo della preghiera interrotta ; ma quanto più raccoglieva le sue forze per cacciar via l ' immagine della donna oscena , tanto più quell ' immagine viva , imperiosa , seducente , supremamemte bella , gli si piantava ostinatamente in faccia . Il dì seguente alle cinque del mattino il curato stava seduto nel confessionario ad ascoltare e a perdonare i peccati monotoni delle paesane . Era il dì di San Rocco , e le donne timorate , prima di unirsi con la candela alla processione , che , verso le quattro della sera , doveva avere luogo tra la chiesa del villaggio e l ' oratorio del Santo , volevano mettere la coscienza in pace . Ad ogni assoluzione il prete ripeteva dentro di sé , compunto e devoto , i versetti del cinquantesimo Salmo , e , per vincere la stanchezza e la noia , riandava nella memoria i capitali precetti sul ben confessare , massime quelli dati da sant ' Alfonso dei Liguori , il quale insegnò a rimanere sempre nel giusto mezzo , non declinando neque ad dexteram rigorismi , neque ad sinistram laxitatis . Una ventina di penitenti aveva già ricevuto l ' Ego te absolvo quando il prete sentì un olezzo come di viole , soavissimo , e vide dai bucherelli della fitta grata un ' ombra tutta nera . In quell ' incavo buio del confessionario non si potevano scorgere i lineamenti del volto , ch ' erano , per di più , ricoperti di un velo nero a ricami . Il sacerdote principiò in tono pieno di benevolenza : - Ringraziamo il Signore , figliuola mia , che vi ha condotta quest ' oggi al tribunale della penitenza . Non temete : io non sono altro che il vicario del suo amore , vicarius amoris Christi . Dio vuole consolarvi : fate dunque cuore ; io vi aiuterò . Qualunque cosa vi sia succeduta , col soccorso divino rimedieremo a tutto . Dite dunque con santa confidenza . - Padre , sono io . Il prete scattò e fece per uscire dal confessionario ; ma poi , credendo che fosse una tentazione del demonio , strinse la croce che gli pendeva dal collo e mormorò una preghiera . - Padre , sono io , - ripeteva la voce dell ' ombra nera , - e voglio che mi ascoltiate . Il prete rimase a sedere , pensando che non è lecito respingere un penitente , e balbettò , mentre grosse stille di sudore gli gocciolavano dalla fronte : - Siete pentita ? Propriamente pentita ? Sapete che cosa è la contrizione ? È l ' odio del peccato commesso con la ferma volontà di emendarsi . - Don Giuseppe , vengo a salvarvi . - Si tratta di me soltanto ? - Di voi solo . - Allora questo non è il luogo . Scrivetemi . - Non posso . Quel che vi dirò deve rimanere segreto . - Sotto suggello di confessione ? - Sotto suggello di confessione . - Vi avverto allora che non dovete pronunciare nomi di colpevoli o complici : i Concilii hanno riprovato formalmente queste delazioni . - Dirò una cosa ; tacerò i nomi . Don Giuseppe , siete un ostacolo ; vogliono torvi di mezzo . - Lotterò . - Don Giuseppe , vogliono farvi morire . - Mi difenderò . - Vi avveleneranno domani . Badate all ' ampolla del vino . Chiudete la sagrestia ; mutate il vino ; spezzate l ' ampolla : salvatevi . Addio - . E l ' ombra nera scomparve dalla chiesa , mentre il sole cominciava a indorare la cima del campanile . Il curato ripigliò le sue confessioni con la stessa pazienza , con la identica dolcezza di prima . Tutto il giorno fu affaccendato nella processione , nelle visite dei preti della valle , ai quali dovette offrire del vino , quello ben leggiero e acidetto che aveva , ed in molti altri uffici ed impicci . Diede le disposizioni per la cerimonia della mattina seguente , giacché la immagine di San Rocco , ch ' era stata solennemente portata dall ' oratorio alla chiesa del villaggio , doveva venire di nuovo riportata al suo luogo , e , salutato Menico , si rinchiuse alla fine nella propria camera più morto che vivo , benché la febbre fosse diminuita e la tosse gli avesse lasciato un po ' di tregua . Subito dopo la rivelazione di Olimpia il prete era diventato un altr ' uomo . Le incertezze , le angoscie , il malcontento di sé , le lotte basse , che doveva combattere contro la propria immaginazione , la guerra spietata , che doveva muovere a ' propri sensi , il dubbio di essere già caduto , per causa delle sue debolezze , in qualche grave peccato : tutto ciò lo aveva incurvato della persona e prostrato di spirito . Si era tosto raddrizzato e animato ; aveva tosto assunto un ' aria lieta , quasi baldanzosa . - Morirò - ripeteva - morirò sull ' altare . Uscirò da questo sozzo involucro di carne ; diventerò puro spirito . Non più contrasti , non più rimorsi , la quiete dell ' eternità . Ma , durante il giorno , gli erano nati degli scrupoli . Poteva egli bere senz ' altro ? Non aveva egli l ' obbligo di serbarsi alle miserie mortali per amor del prossimo ? Il segreto della confessione doveva spingersi fino a danneggiare se stesso , quando il salvarsi non poteva creare sospetti verso nessuno ? Cercò nelle decisioni dei Concilii , nel Rituale romano ; guardò il Tractatus de Sacramento Poenitentiae ; consultò gli scritti del cardinale di Lugo , del Coninck sulla Confessione ; esaminò le opere di san Tommaso . In nessun luogo all ' inviolabilità del sigillo erano ammesse eccezioni . Il prete anzi , con sommo sconforto , rinvenne un caso identico al suo , quello del beato padre del Buffalo , fondatore dei Missionarii del Prezioso Sangue , il quale , avvertito che il vino delle ampolle era avvelenato , andò ugualmente a celebrare la messa , si servì di quelle ampolle , di quel vino e morì . Bisogna , in una parola , che il sacerdote ignori , anche per sé , a qualunque costo , sempre , ciò che ha udito nel confessionario . Messo bene in sodo questo punto essenziale , e ringraziato con caldissima effusione il Cristo dell ' inginocchiatoio , il curato si pose a letto , dove trovò , dopo tante tempeste , un sonno lungo e placido . Menico dovette scuotere più volte il corpo delicato del prete prima che questi riescisse a destarsi bene . Buon pro le faccia , signor curato , - disse il vecchio bisbetico . - È ora di alzarsi . Non sente che suonano per la messa ? - Vengo , vengo , buon Menico - . E in venti minuti era già parato in sagrestia , e ripeteva , beato , il Veni Creator . Entrò in chiesa come se entrasse in Paradiso ; aveva gli occhi esultanti ; il suo incesso non era mai stato così maestoso ; la sua persona non era mai stata così superba ; sembrava ch ' egli , raggiando , salisse i gradini del trono di Dio . Introibo ad altare ... Introibo ad altare ... e Menico , che doveva risponder messa , non capitava . Finalmente entrò dalla porticina della sagrestia , recando sul piccolo vassoio le due ampolle di vetro , e s ' affrettò verso l ' altare . Ma , mentre passava , un ' ombra vestita di nero , col velo che le copriva la faccia , s ' alzò , e come se volesse precipitosamente uscire di chiesa , diede di cozzo al vecchietto piccolo , sicché vassoio e ampolle andarono per terra . Si sentì un gran fracasso , e le ampolle si ruppero in cento pezzi . Il vino e l ' acqua formarono due rigagnoletti . Non si può dire la confusione che ne nacque . Chi è stato , chi non è stato ? Una donna . È fuggita . L ' ha fatto apposta ? E quello sciocco di Menico ! Ora come si farà ? Non si dirà più la messa . Bisognerà riconsacrare la chiesa . È una minaccia del cielo . - Andate a pigliare le boccette nell ' oratorio di San Rocco . Questo consiglio fu immediatamente seguito , e , dopo un quarto d ' ora , la messa poté ricominciare . Dopo la messa ebbe luogo la processione , con i relativi stendardi , le solite bambine vestite da angioletti , i soliti incappati di rosso e di verde , ed i consueti brontolii . La statua di San Rocco , in legno colorito , con il suo cappellone a larghe tese , la conchiglia del pellegrino e la mano che mostra le piaghe della gamba , fu rimessa nella nicchia dell ' oratorio , e la cerimonia ebbe fine . Il curato aveva estremo bisogno di rimanere solo . Entrando nella canonica , vide in piedi vicino alla finestra dell ' andito due persone , che lo dovevano certo aspettare . Erano il Capocomune ed un ecclesiastico , appena giunti da Trento . Li pregò di mettersi a sedere ; ma l ' ecclesiastico , in attitudine umile e compunta , porse al curato una grande lettera , suggellata con le armi di Monsignor Vescovo . Il curato , lette le prime righe , impallidì e chiese licenza di ritirarsi per un momento nella sua camera . Appoggiò al muro le spalle e continuò a leggere , poi cadde sulle ginocchia di contro al Cristo sanguinoso e pregò alcuni minuti . La lettera sospendeva il prete dalle sue funzioni di curato , gli ordinava di consegnare immediatamente la chiesa con tutti gli oggetti sacri , e la canonica con tutto ciò che non fosse di proprietà sua personale , all ' ecclesiastico esibitore del foglio , d ' accordo , per ciò che potesse riferirsi alla potestà civile , con il signor Capocomune . Quanto alle ragioni di una ordinanza tanto severa era detto poco . Si citava questo precetto : Parochus debet , in quantum potest , cum debita prudentia scandala de medio tollere ; ora , non solamente il curato aveva mancato di prudenza nel cercare di togliere via gli scandali , ma ne aveva fatto nascere di nuovi e gravissimi , senza volersi fermare alla sua condotta sospetta , o per lo meno incauta anche rispetto alla morale . Perduta oramai ogni autorità nella parrocchia , doveva lasciar ad altri il suo ufficio . - Firmato : GIOVANNI Vescovo . L ' ordine era perentorio ; bisognava ubbidire . Chiamò Menico , pregandolo di fare senza indugio un involto della sua poca biancheria , della veste talare , di un paio di scarpe , di tre o quattro volumi teologici : nient ' altro . Si mise in tasca i ritratti in dagherrotipo del padre e della madre defunti , ed uscì nell ' andito , dicendo : - Sono pronto . Principiamo , se credono , dalla sagrestia . L ' ecclesiastico così subito non voleva ; facesse il comodo suo ; v ' era tempo ; desiderava anzi mostrargli la propria costernazione ; bramava che si sapesse come non avrebbe accettato senza il vincolo della santa ubbidienza . Don Giuseppe insistette , e si principiò la consegna oggetto per oggetto . La faccenda non avrebbe dovuto riuscire lunga , tanto la chiesa era povera e l ' armadio della sagrestia piccolo ; ma il nuovo curato voleva esaminare tutto appuntino , e con voce untuosa , con accento mellifluo notava : - O Dio , com ' è sudicio ! Santa Vergine Maria , com ' è stracciato ! Ne manca un pezzo ! V ' è una macchia d ' olio ! Che pitoccheria ! Che indecenza ! - Vi fu un istante in cui Don Giuseppe guardò nel viso il pretino soave , poi disse con la frase rotta e rapida dell ' impazienza : - Reverendo , la parrocchia è tanto misera ! Ho dato per la chiesa tutto quel poco che avevo , tutto fino all ' ultimo centesimo : non ho saputo far meglio . Compatisca - . L ' altro diventò ancora più zuccherino e ostinato . Nominava in latino gli oggetti e li esaminava uno ad uno meticolosamente : Purificatorium lineum ... è tutto sfilacciato ! Mappa triplex ex lino vel cannabe confecta ... vi sono due buchi , anzi tre , anzi quattro ! Calix et patena ... di ottone , e quante ammaccature ! Missale cum puvillo ... non c ' è un foglio che abbia l ' angolo intiero ! Paramenta albi , rubri , viridis , violacei et nigri coloris ... oh che colori sbiaditi , non si distinguono più l ' uno dall ' altro ! Bursa , velum , manutergium ... roba da buttar via ! Ampullae vitreae ... - Le ampolle non c ' erano ; e qui la faccia del novello pastore assunse una espressione tra lo scandalizzato , il disgustato e il pietoso , chinando il capo a sinistra e giugnendo le mani all ' altezza della bocca . Nella canonica Don Giuseppe disse : - Lascio tutto , eccetto , se permettono , questo fardello - , e mostrava la roba che c ' era dentro . Continuò lesto , come se le parole gli bruciassero le labbra : - Prego il signor Capocomune di accettare in mia memoria questo fucile da caccia ; prego il reverendo signor curato di distribuire ai poveri del paese un poco di danaro , a giudizio suo , in compenso di questi mobili , di tutti questi oggetti , che sono mia proprietà e che abbandono alla canonica - . L ' ecclesiastico , grave e contegnoso , dopo avere ben guardato in ogni angolo della stanza , assentì col capo . La voce di Don Giuseppe ripigliò fioca , strozzata dal dolore : - Mi faccia poi una grazia , reverendo : ai miei ... scusi , ai suoi buoni parrocchiani rechi l ' ultimo addio del povero pastore senza gregge . Li ho tanto amati , e devo partire , dopo dieci anni , senza salutarli con una sola parola d ' affetto , e nell ' andarmene sento l ' anima straziata ed il corpo disfatto , e mi restano pochi giorni di vita , ma in questi pochi giorni pregherò per essi come il padre prega per i suoi cari figliuoli - . Le lagrime spuntarono negli occhi di quel disgraziato . Dalla via che conduce tosto fuori del paese , il prete , in compagnia di Menico , s ' avviò rapido giù per la china ; ma , dopo un centinaio di passi , si fermò come avesse scordato una cosa di suprema importanza . Stette un poco a pensare , poi , dandosi coraggio , tornò indietro e bussò alla canonica . Quando il nuovo curato se lo vide ancora davanti , non poté trattenere un moto di dispetto ; e Don Giuseppe , confuso , pauroso , bisbigliò : - Perdoni , reverendo ; un minuto solo ; abbia pietà del misero prete , ch ' ella non vedrà mai più . Il suo cuore sia generoso , senta , non s ' adiri , mi faccia un dono , il più gran dono ch ' io possa ricevere in questo mondo - . L ' altro aveva negli occhi l ' impazienza , lo sprezzo , l ' avarizia , ma sulle labbra il suo perpetuo sorriso . Don Giuseppe continuò , sempre dalla porta , timidamente , umilmente , al modo di uno che implori l ' elemosina : - Nella camera v ' è un Cristo in croce , il solo conforto mio , e lo ho pregato sempre , e sempre mi ha aiutato , e sempre mi ha salvato dalle tentazioni della carne . Senza quel Cristo non potrei più vivere , né morire . Reverendo , abbia compassione di me , mi regali quel Cristo . Il nuovo curato si avvicinò all ' inginocchiatoio e guardò la figura : l ' intaglio era grossolano , la dipintura goffa , con il rosso grumoso del sangue , che sprizzava dalla fronte incoronata di spine e sgorgava dalle ampie ferite del costato ; e le membra da cadavere si contorcevano tutte ; e la lunga e magra e livida faccia metteva disgusto e terrore . Il degno sacerdote staccò dalla parete il Cristo e lo porse a Don Giuseppe , dicendo : - L ' immagine del Figliuolo di Dio mi piace più benigna e più bella . La religione non dev ' essere uno spauracchio da bimbi e da perversi ; e le anime dolci , come la mia , anelano la dolcezza . Prenda e vada con Dio . Menico aspettava fuori del villaggio , tenendo in mano il fardello , e insistette per portare anche il Cristo , ma Don Giuseppe non volle . Le aveva involto in uno straccio di tela verde , ma lo teneva sotto l ' ascella cautamente , come fosse stato di vetro ; era in fatti di legno tanto tarlato e di pezzi così male incollati insieme che certo , cadendo in terra , non sarebbe rimasto intiero . Padrone e servo si guardavano sovente , senza pronunciare una sillaba . Cominciava a imbrunire e la strada era deserta . Il prete sentiva una spossatezza simile a quella che segue le grandi febbri , e aveva la fronte bagnata di sudore ; si mise a sedere sopra un sasso , quasi in terra , nascondendo la faccia nelle palme delle scarne mani e posando i gomiti sulle ginocchia ; pianse ; poi , rialzando la testa e guardando Menico , disse : - Eppure , Menico , io non sono colpevole . Non ho fatto , ch ' io sappia , niente di male . Ho resistito al demonio ; l ' ho vinto . Ho amato i miei parrocchiani . - E tornò a nascondere il volto ed a piangere . Menico si fece coraggio , e chiese finalmente quel che voleva domandare da un pezzo : - Signor padrone , dove intende di andare ? - Fino a Cogo , per questa sera . - Ma poi ? - Non lo so . - E allora ? - Mi affido alla Provvidenza . - La Provvidenza , va bene ; ma , scusi , signor padrone , ha danari in tasca ? - No . - Già non ne poteva avere . Li consegnava tutti a me , che facevo le spese . Ma se non me ne ricordavo io ... - e porse al padrone un vecchio portamonete , soggiungendo : - Vi sono cento lire . - Cento lire , in che modo ? Io non posso averti consegnato tanto . - Sì , signor padrone . - Dimmi la verità . - Ebbene , c ' è dentro qualche cosa de ' miei risparmi . - Tutti , rispondi il vero . E vuoi restare senza nulla ? - Ho bisogno di poco . - Sei un cuor d ' oro ; ma non voglio . Accetterò venti lire . - Sessanta per lo meno . - No , venti . - Eccone venti sole , - e Menico diceva una bugia . Ne aveva lasciate sessanta . - Ora va , Menico ; è vicina la notte ; pare che voglia far temporale ; dammi il fardello e torna al villaggio . Il vecchietto non voleva a nessun patto ; intendeva scendere almeno sino a Cogo e passarvi la notte : il dì seguente il cielo avrebbe provvisto . Ma in realtà Menico , già stracco motto , camminava zoppicando e inciampando in tutti i sassi della via , sicché per forza si dovette fermare . Allora il prete , dando un bacio sulla fronte al vecchio che piangeva , gli disse addio . Nemmeno il cane da caccia , il quale aveva seguito il suo padrone saltellandogli intorno , voleva tornare indietro ; e Don Giuseppe , mentre lo accarezzava , esaminò nella propria coscienza se gli fosse lecito d ' ora in poi ricevere un qualche conforto dal gaio affetto della bestia fedele , ma concluse dentro di sé vergognandosi del desiderio profano e mormorando : - Per me la terra non deve più avere nessuna consolazione - . Il cane , legato ad una funicella e tirato da Menico , si contentò di rifare con la coda fra le gambe il cammino alle calcagna del vecchio , il quale andava a passi di lumaca ; e la bestia , inquieta , insospettita , mandava degli ululati lunghi , strazianti , che si diffondevano come voci di triste presagio nel silenzio delle montagne . Quando il prete non poté più vederlo , Menico si sdraiò sull ' erba , brontolando : - Gliel ' ho fatta . Egli crede che io ritorni al villaggio ; invece mi riposo un ' oretta , e poi scendo a Cogo a raggiungerlo , e sarà bravo chi mi potrà staccare da lui - . Di tratto in tratto ripeteva : - O che caso , o che brutto caso ! 6 Il prete restò solo . La via piegava in quel luogo , entrando a ghirigoro in un ' altra vallata stretta , dalla quale non si poteva più scorgere il villaggio alpino . Don Giuseppe si voltò per guardare la sua chiesa , il suo monte , e fissare gli occhi ancora una volta sui ghiacciai della cima , che staccavano biancastri sulle nubi nella luce d ' un crepuscolo grigio e monotono . Il pover ' uomo non tossiva , non sentiva nessun bruciore nel petto , non aveva quella febbriciattola e quelle subitanee accensioni da cui era tormentato quasi continuamente : ringraziò il cielo , che gli dava un ' ora di salute il giorno in cui gli aveva tolto ogni altra cosa mortale . Solo provava uno sfinimento di tutte le membra , il quale non era privo di una certa dolcezza , e metteva l ' animo in uno stato di vaga e come sognante ebrietà . Passando dal paesello di Ledizzo , alzò gli occhi alle finestre della casa dove abitava la signora Carlina . Ella che guardava appunto nella via , aspettando il dottore , vide negli ultimi bagliori della sera camminare lentamente il suo buon Don Giuseppe , e lo salutò , e tutta allegra lo pregò di salire . Al prete infelice la voce purissima di quella ingenua creatura parve scendesse dalle alture del cielo . - È l ' angelo buono - mormorò , e questo pensiero gli richiamò nella fantasia con la rapidità del fulmine l ' angelo cattivo , il demonio terribilmente bello : allora , scoperto dal drappo verde sdruscito il volto sanguinoso del Cristo che teneva sotto l ' ascella , gli impresse un bacio disperato , come se invocasse da quel legno la propria salvezza . Ma la signora Carlina insisteva : - Venga su , venga , signor curato ; ho tante cose da dirle - . Il prete non rispose , e tirò di lungo ; ma , dopo venti passi , mentre stava di fianco alla cappelletta , ove s ' era fermato due giorni addietro , non potendo più reggersi sulle gambe , sentendosi vacillare e mancare , vi entrò . Al chiarore incerto del lumino , l ' immagine goffa della santa gli tornò a sembrare il ritratto infernale di Olimpia . Trascorse una mezz ' ora . La signora Carlina , che aveva visto il prete entrare nella cappella , dalla quale si spandeva in un breve spazio di via un fioco barlume , non vedendolo uscire , impensierita cominciando a insospettirsi di qualcosa , scese con la fantesca e andò ella stessa a vedere . Don Giuseppe , accasciato in un angolo , non dava segno di vita : le braccia penzoloni , il capo reclinato all ' indietro , gli occhi spenti , la bocca da morto . Fu chiesto aiuto , e il corpo del povero prete venne sollevato , portato piano piano alla casa del dottore e adagiato sul letto nella camera della signora Carlina , la quale aveva mandato a chiamare in gran furia il marito lì dove poteva essere a quell ' ora , dalla baronessa , nelle osterie . Ella con dita leggiere , trattenendo il respiro , slacciò il goletto del prete , gli sbottonò la sottoveste , e pose la mano sinistra sul petto nudo , spiando le pulsazioni . Le parve di sentire che il cuore battesse ; allora , buttatasi con le ginocchia a terra , ripeté più volte : - Il mio buon Don Giuseppe , oh Dio di misericordia , salvatemi il mio buon Don Giuseppe ! - Poi tornava subito a sentire se proprio il cuore batteva . Il prete mandò un sospiro così lieve che non avrebbe mosso la fiamma di un cerino ; ma la giovine donna che se n ' accorse e sulle labbra della quale spuntava il bel sorriso della speranza , avvicinò una guancia alle labbra livide dell ' infermo per accertarsi se ne uscisse davvero un poco di fiato . L ' infermo respirava , e aprì gli occhi trasognati , ma le membra restarono irrigidite . La prima cosa ch ' egli domandò e che la signora Carlina comprese più dal moto della bocca che non dal suono della parola , fu questa : - Il mio Cristo , il mio Crocifisso - . Lo avevano trovato infatti , adagiato accuratamente sopra il fardello nell ' oratorio , e lo avevano recato in camera . La signora Carlina , alzandosi in punta di piedi , mise la estremità del braccio inferiore della croce sul cassettone e appoggiò il Cristo alla parete , dritto , in faccia alla testiera del letto , sicché il prete , senza muovere il capo , lo potesse guardare . La croce spiccava negra sulla tinta chiara e tersa del muro , in mezzo a due litografie colorate , chiuse tra filetti d ' oro , l ' una delle quali figurava Paolo e Virginia al guado , l ' altra la morte della fanciulla e l ' amante che se ne dispera . Il Cristo sanguinoso e sconquassato sembrava più terribile che mai nella pulitezza linda e leggiadra della camera , dove non c ' era una macchia od un granello di polvere : le tende di bucato a bei fiorami inamidate , i parati del letto bianchi a disegni di rilievo e a merletti usciti dalle dita sapienti della padrona di casa , e ricami a lane di ogni colore sulle poltrone e sulle seggiole , e fiocchi e nappe e passamani condotti da lei pensando , sognando un paradiso ingenuo , modesto , virtuoso , nel quale vagava da un po ' di tempo questo desiderio indistinto , che il suo Amilcare somigliasse al suo buon Don Giuseppe . Don Giuseppe , che non fissava più il Cristo , aveva mutato faccia : sembrava spaventato e nello stesso tempo attratto da una visione ; sbarrava gli occhi verso il soffitto per vedere meglio , e apriva la bocca sporgendo le labbra come per aspirare qualcosa . Bisbigliava con la voce esile , ma ora piena di terrori , ora piena di esaltamenti : - Vade retro , Satana . Lucifero . Bella , bionda e infame , la tua mano è una tenaglia rovente . Nascondi il piede ed il seno . Taci ... Don Giuseppe il tuo amore , voglio il tuo amore ; sono la tua schiava ; un bacio ... Indietro , Lucifero . No , vieni , vieni , tentatrice , in mezzo alle fiamme ; ti abbraccio . Dammi le labbra , lasciamele succhiare ; voglio vedere se le hai colorite di rosso . Guardami con i tuoi occhi celesti ; lasciami esaminare quei lividori lì sotto se sono l ' opera del pennello o l ' opera della lussuria . Sozza e santa , i tuoi capelli brillano di raggi d ' oro , più lucenti d ' un ' aureola , più splendenti di un nimbo . Copriti , per carità . Non posso fissare gli occhi nel tuo collo , nel tuo petto : come i ghiacciai sugli alti vertici delle mie montagne quando il sole di mezzodì li illumina in un caldo giorno di estate , il tuo collo ed il tuo petto mi accecano . Ahi , non istringermi tanto con quelle tue braccia morbide e rosee , che mi fai male . Sì , stringi , soffocami , stritolami , fa ' presto : vedi le fiamme che guizzano intorno a noi e già ci ardono i piedi , le gambe , il cuore , la testa ... La signora Carlina ascoltava con l ' orecchio teso ; aveva le guance rosse di vergogna e gli occhi pieni di lagrime . Ripeteva : - Anche lui , anche lui ! - e si copriva la faccia con le due mani . A troncare il vaneggiamento che le straziava l ' anima , alzò il capo del prete , volgendolo dalla parte del Crocifisso , e gridò : - Guardi , Don Giuseppe , il suo Cristo - . Gli occhi del delirante caddero sulla croce , e a poco a poco una influenza benefica agì dentro di lui ; si andò calmando ; le labbra cominciarono a biascicar preghiere ; il viso bianco si rasserenava , riprendeva la sua tranquilla , dolce , innocente , quasi eterea espressione ; e la signora Carlina , riconfortata , esclamava : - Così siete bello , mio buon Don Giuseppe : adesso il cielo vi si specchia nel volto - ; e il prete respirava più libero , e già poteva stringere con la propria mano la mano della ingenua infermiera . Lenta lenta , ella avvicinò la sua bocca pura alla fronte pura di lui . Don Giuseppe non se n ' accorse : guardava sorridente il suo Cristo . In quell ' istante s ' udì un gran fracasso alla porta di casa , poi un passo incerto e pesante fece scricchiolare la scala di legno , e il dottore , ubbriaco , entrò nella camera sbattendo violentemente sugli stipiti l ' imposta dell ' uscio . A quell ' urto i mobili oscillarono . Allora il Cristo , perduto l ' equilibrio , precipitò a terra , rompendosi in tanti pezzi . La testa rotolò in un angolo della stanza ; le braccia , le gambe , il torso , si sparsero qua e là ; il rosso del sangue pareva sgorgasse dalle membra squartate . Il prete , avendo seguito con lo sguardo quella distruzione , invaso da uno spavento infernale , stravolto , contraffatto , orribile a vedersi , mandò un urlo che gli spezzò il petto . Quando il medico , fetente di acquavite , s ' avvicinò al letto , Don Giuseppe era morto . Macchia grigia Questa macchia grigia , ch ' io vedo dentro ai miei occhi , può essere la cosa più comune della vostra scienza oculistica ; ma mi dà gran fastidio , e vorrei guarire . Esaminerete con i vostri ordigni eleganti , quando verrò costà fra una quindicina di giorni , cornea , pupilla , retina e il resto . Intanto , giacché la vostra amicizia mi sollecita , vi descriverò , come posso , il mio nuovo malanno . In mezzo alla molta luce ho la vista da lupo cerviere . Il giorno nelle vie , la sera in teatro distinguo , cento passi lontano , il neo sulla guancia di una bella donna . Leggo per dieci ore di fila , senza stancarmi , il più minuto caratterino inglese . Non ho mai avuto bisogno di occhiali ; posso anzi imbrancarmi fra quegli animali di sì altera vista , che , come dice il Petrarca , incontro al sol pur si difende . Non ho mai tanto amato il sole , quanto lo amo da due mesi a questa parte : appena comincia l ' aurora , spalanco le finestre e lo benedico . Odio le tenebre . La sera , di mano in mano che cresce l ' oscurità , si fa più intensa di contro a me , proprio nel punto dove fisso gli occhi , una macchia color cenere , mutabile , informe . Durante il crepuscolo o mentre splende la luna , è pallidissima , quasi impercettibile ; ma nella notte diventa enorme . Ora è senza moto , sicché , guardando il cielo nero , sembra uno squarcio chiaro a lembi irregolari , come la carta dei cerchi da saltimbanco quando v ' è passato in mezzo il corpo di pagliaccio ; e si crederebbe di vedere , attraverso a quel buco , un altro brutto cielo di là dalle stelle . Ora s ' agita , s ' alza , s ' abbassa , s ' allarga , s ' allunga , caccia fuori de ' tentacoli da polipo , delle corna da lumaca , delle zampe da rospo , diventa mostruosa , gira a destra , poi rigira a sinistra , e va intorno così delle ore furiosamente innanzi al mio sguardo . Ho accennato a queste immagini tanto per procurare di farmi intendere ; ma veramente non c ' è ombra di forma . In un mese , dacché devo godermi un tale spettacolo , non ho mai potuto afferrare una figura determinata . Quando mi sembra di trovare certe analogie con certi animali , con qualche oggetto , sia pure fantastico , con qualche cosa insomma di definibile , ecco che quel disegno in un attimo si contorce e si rimuta indecifrabilmente . È una cosa laida , una cosa volgare . Se si potesse annasarla , puzzerebbe . Sembra una larga pillacchera di fango ; sembra una chiazza animata , una lacerazione purulenta che viva . È un orrore . Non dico di vederla sempre . La vedo tutte le notti , ma più o meno a lungo , secondo la disposizione , non so se del mio animo o del mio corpo . Spesso , Dio volendo , appena comparsa sparisce . Il terribile è che mi compare davanti all ' improvviso , mentre sto pensando a tutt ' altro . Stringevo al barlume di una lucerna morente la mano di una cara fanciulla , dicendole quel che non si racconta neanche a voi altri medici , ed ecco a un tratto la macchia che le sporca il seno . Mi sentii inorridire . Anche di giorno s ' io entro , mettete , in una chiesa buia , rischio di trovare quella sudiceria sotto l ' ombra fitta dell ' organo , sui vecchi dipinti affumicati , nel finestrello nero del confessionario . La paura di vederla me la fa scorgere più presto . La notte non guardo mai impunemente l ' acqua di un fiume o del mare . Andai giorni addietro a Genova . Era una bella sera , un resto d ' estate . La vòlta del cielo tutta serena , tutta di una tinta appena digradata da ponente a levante con un po ' di giallo , un po ' di verde , un poco di paonazzo , mostrava nondimeno , quasi sull ' orizzonte , una zona isolata di nubi dense . Una striscia sottilissima , limpidissima d ' aria brillava tra le nubi ed il mare . Il sole , che era rimasto nascosto un poco di tempo , da quelle nubi , scendeva dal loro lembo inferiore per tuffarsi nelle onde quiete . Prima il suo oro , quando non si vedeva di esso che il segmento di sotto , parve una lumiera sospesa alle nuvole ; poi il cerchio infiammato toccò con la circonferenza per un minuto nuvole e mare ; poi si cacciò pian piano nell ' acqua , mostrando nel segmento di sopra il fuoco incandescente di una immane bocca da forno . Avevo desinato bene con qualche mio vecchio amico . Si pigliò un battello e si vogò al largo . Dopo lo splendore del tramonto il crepuscolo fu di una dolcezza ineffabile . Cantavamo a mezza voce , sognando . Annottava . L ' acqua d ' un verde scuro scintillava , luccicava . All ' improvviso vidi lontan lontano nuotare la mia macchia grigia ; e ritrassi paurosamente lo sguardo entro il battello , e la mia macchia mi seguì tra le forcole e i remi , e , gelato di ribrezzo , mi ricondusse , compagna lurida , a terra . Certo ( dottore mio , non ridete ) è offesa la retina : v ' è qualche punto cieco , un piccolo spazio paralizzato , uno scotoma insomma . Ho letto come sulla retina , nell ' occhio dei condannati a morte , s ' è trovato , dopo recisa la testa , il ritratto degli ultimi oggetti , in cui i disgraziati avevano ficcato lo sguardo . La retina dunque , non solo rimane fuggevolmente dipinta : in certi casi resta veramente scolpita . Notate poi che , quando chiudo gli occhi per dormire , io sento la mia macchia dentro di me . E allora è un supplizio diverso . La macchia non si aggira più intorno a se stessa , ma cammina , corre . Corre in su , e nel correre tira in su la pupilla ; sicché mi pare che il globo dell ' occhio debba rovesciarsi , arrotolando dentro nell ' orbita . Poi corre in giù , poi corre dalle parti , e il globo dell ' occhio la segue , e i legamenti quasi si schiantano , ed io dopo un poco mi sento dolere , proprio effettivamente dolere gli occhi . La mattina , anche dopo dormito , gli ho indolenziti e un po ' gonfi . Voi altri medici avete la virtù di essere curiosi ; volete penetrare nelle cause , rimontare al seme . Vi dirò dunque in quali circostanze mi si è manifestata la malattia , che dovete guarire . E , abbiate pazienza , lo dirò nei più indifferenti particolari , giacché so come da una di quelle inezie , le quali sfuggono all ' attenzione dei profani , voi scienziati potete cavare la scintilla , che rischiara poi le verità più riposte . * * * Il dì 24 dello scorso ottobre , sul far della sera , passavo dal Ponte dei Re accanto a Garbe per andare sino a Vestone , mia passeggiata consueta del dopo pranzo , come quella della mattina era verso Vobarno , quando non preferivo arrampicarmi sulla schiena dei monti , o fare qualche viaggetto , sempre pedestre , a Bagolino , a Gardone , in Tirolo . Di due mesi e mezzo passati nella Val Sabbia , le prime due settimane furono tutte calme , altre due tutte fuoco , e il rimanente tristezze e terrori . Alle bellezze della natura , che tutti corrono a vedere e che tutti ammirano , avevo preferito la vallata modesta , povera , dove i monti hanno già un certo aspetto selvaggio , e dove non c ' è il pericolo di vedere mai la persona allampanata di un Inglese , e neanche la barba nera di un alpinista italiano . Mangiavo le belle trote rosee del lago d ' Idro , gamberi saporiti , funghi , uccelli , cacini di capra , molte ova , molta polenta . V ' è ad Idro un alberguccio con due stanzine ariose , pulite . Chi non ha rimorsi vive colà nella quiete del paradiso , senza giornali , senza botteghe da caffè , senza pettegolezzi , guardando lo specchio del lago , le giovanotte che vogano , la Rocca d ' Anfo sull ' altra sponda , esercitando più le gambe che il cervello , abbrutendosi anzi a poco a poco nella cara , nella beata libertà del non pensare a nulla e del non far proprio niente . Quando il cielo è popolato di nubi , spinte a gran corsa dal vento , l ' aspetto di quel paese riesce mutabile all ' infinito . I monti che si accavalcano , le rupi che portano muraglie ruinate di castelli o chiesette con il loro campanile bianco , i colli bassi coronati di pini , cangiano di figura ad ogni minuto . Ora le nuvole mettono in ombra il dinanzi del quadro , e il sole brilla nel fondo ; ora il sole splende sul dinanzi , e il fondo rimane buio ; ora invece questa parte o quella del centro stacca nera in mezzo alla luce o luminosa in mezzo all ' oscurità , e s ' accendono e si spengono ad ogni tratto innumerevoli sprazzi di colori vari e vivissimi . Bisogna salire sul monte roccioso , che sta di contro alla chiesetta di San Gottardo , dall ' altra parte del Chiese . Il monte , verso il fiume , scende a perpendicolo . A destra si vede sulla bizzarra collina la chiesa di Sabbio , alta e sottile ; a sinistra si scopre da lontano la Rocca di Nozza , della quale non rimane che qualche pezzo di muro cadente ; sotto a ' piedi s ' apre il vuoto profondo . Ci si tiene con le mani agli arbusti , e si guarda in giù . Il Chiese corre in arco , rompendo le onde rapidissime ai sassi enormi , di cui è sparso il suo letto . Garbe abbasso , un poco a dritta , e più in là , già ben alto sulla montagna , il campanile di Provaglio . Quasi a piombo , benché dall ' altra parte della strettissima valle , che si strozza in quel punto , lasciando appena appena luogo al fiume ed alla strada postale , si vede dall ' alto in basso la chiesetta di San Gottardo , di cui la torre scorcia tanto che diventa nana , e gli archi del piccolo portico sembrano schiacciati . La prima volta poco mancò che non mi venisse il capogiro . Volevo andare più alto , lì dove la rupe nuda , quasi verticale , concede appena il posto per mettere il piede tra le sue strette fessure . Guardai indietro . Il monte , che mi stava alle spalle , tutto ombroso , spiccava sull ' aria celestina . Saranno state le cinque di sera , due settimane dopo il mio arrivo a Garbe . Il sole cominciava a scendere dietro il giogo della montagna ; un vento fresco soffiava dalla gola della vallata , e bisognava tenere il cappello perché non piombasse nel precipizio , quando uno sbuffo impetuoso , mentre coglievo con le due mani non so che strane foglie , lo fece arrotolare un tratto , poi andare a balzelloni dall ' una all ' altra sporgenza delle acutissime roccie . Gli dissi addio , e continuavo a capo nudo le mie osservazioni estetiche sulle piante , allorché , passati appena dieci minuti , mi comparve innanzi all ' improvviso una montanara , la quale , un poco imbarazzata e con rustico garbo , mi porse il disgraziato cappello . La ringraziai di cuore , e la guardai in viso . Poteva avere dai sedici ai diciassette anni : abbronzita , ma sotto la tinta del sole s ' indovinava l ' incarnato fresco ; nella bocca piccola splendevano i denti , ammirabili di regolarità e di bianchezza ; negli occhi v ' era un certo che di selvatico e di curioso , una timidità un poco impertinente . - Bella giovane , siete di Garbe ? - Signor no . Sono di Idro . - E vi fermate qua ? - Parto domani con mio padre , che è lì tra i cespugli insieme con le nostre capre . Lo vede ? Guardi bene , lì in fondo - e m ' indicava il luogo , ma io distinguevo appena di lontano un uomo che aveva la barba bianca . - E ad Idro dove state ? - Fuori del paese circa due miglia , sulla via che conduce al monte Pinello . - E che nome avete , bella fanciulla ? - Teresa , a ' suoi comandi , signore . Si continuò a discorrere . Io la tempestavo di interrogazioni , guardandola negli occhi , i quali ora vagavano di qua e di là impacciati dal mio sguardo , ora mi si ficcavano in volto , anzi addirittura nel cuore . Ad uno sposo non aveva pensato mai : non sapeva , e lo giurava ridendo e spalancando gli occhi sinceri , che cosa fosse amore . Ella non aveva nessuno al mondo , salvo il padre , che l ' adorava , s ' intende , e non l ' aveva mai lasciata un giorno dacché era nata ; ma il buon vecchio doveva andare appunto allora per quindici dì a Gardegno a far valere i proprii diritti sulla successione di un fratello , morto con molto ben di Dio e senza figliuoli . Il vecchio , già caporale sotto l ' Austria , leggeva e scriveva come un notaio , era uomo di conto e per giunta più agile , più vigoroso , più coraggioso di un giovanotto di vent ' anni . La fanciulla , nell ' assenza del padre , rimaneva ad Idro , affidata ad una santola di settant ' anni . Dottore , ve lo immaginate , andai per quindici giorni ad abitare il pulito e solitario alberguccio di Idro . Tutte le mattine e tutte le sere salivo lungo la stradicciuola erta , torta , sparsa di sassi acuti , che conduce a monte Pinello , e mi fermavo alla casa della montanara gentile . Due giorni disse di no ; poi non ci fu angolo erboso di quella scoscesa china su cui non ci si adagiasse a discorrere , di giorno cercando l ' ombra più cupa sulle sponde di un torrentello , entro una grotta naturale , negli ampi interstizii dei massi enormi precipitati Dio sa quando dalle creste del monte ; di sera , durante le prime ore della notte , cercando una zolla morbida sotto il cielo stellato . La Teresa , certo , non somigliava alle ragazze di città : la sua pelle era ruvida , la sua passione quasi ferina . Nei primi giorni amava tre cose : il suo padre , le sue capre e me ; dopo una settimana non parlava più del padre , non badava più alle capre , mi aspettava sull ' uscio del casolare a cominciare dall ' alba , spesso mi veniva incontro sino ad Idro , mi trascinava , mi violentava , mi buttava in terra come se volesse sbranarmi . Certe volte dal suo corpo esalava un odore acre e inebbriante di erbe selvatiche , certe volte un puzzo di capra nauseabondo , e non di rado un fetore di strame , che ammorbava . Insomma invocavo tra me il ritorno del vecchio . Il giorno innanzi al suo arrivo cercai di preparare Teresa alla mia partenza : le dissi che dovevo andare a Brescia e a Milano , ma mi affrettai a soggiungere che sarei tornato presto , dopo due settimane al più , forse dopo una . Ella non piangeva : tremava tutta , ed era diventata del colore del piombo . Ripeteva con voce strozzata : - Lo so che non torni più , lo so che non torni - . Io promettevo , giuravo , ma ella mi continuava a guardare con gli occhi senza lagrime , e , fatta veggente dalla passione , insisteva : - Non torni più ; lo sento qui nel cuore che non torni più - . Non potei cavarle altre parole . Invece di andare a Brescia o a Milano , tornai a Garbe . Avevo l ' anima rósa dal rimorso : tante volte mi sentivo spinto dalla coscienza a correre ad Idro , alla capanna di Teresa ; poi gli abbracciamenti suoi , furiosi e disperati , mi facevano paura , e non di meno io non potevo pensare ad altro che a lei . Non sapevo se l ' amassi , benché l ' immagine sua mi stesse scolpita sempre davanti . Finalmente , dopo una trentina di giorni , la coscienza vinse , forse anche la curiosità . Andai ad Idro , e , traversando i magri prati , arrampicandomi sulle roccie , risalendo il letto di un torrente asciutto , mi trovai di contro al casolare dall ' altra parte della stradicciuola ; gli alberi ed i cespugli mi nascondevano . La fanciulla stava sull ' uscio , immobile , esposta senza riparo ai raggi del sole . Nel primo istante non la riconobbi : la carnagione era diventata d ' un rosso cupo , i capelli le cadevano sulla fronte e sulle spalle a ciocche sconvolte , il viso appariva stranamente smagrito e allungato , il labbro inferiore pendeva in giù , gli occhi spenti fissavano innanzi senza vedere : non so perché , credetti di essere in faccia a un cadavere bruciato . In quell ' istante una voce d ' uomo chiamò dall ' interno del casolare così sinistra e soffocata che pareva uscisse da un sepolcro : - Teresa , Teresa - . La fanciulla non diede segno di avere udito , e la voce continuava tetra e straziante : - Teresa , Teresa . Scappai ; corsi a Brescia , ma il rumore della città mi riescì insopportabile : tornai a Garbe , dove , a forza di ripetere a me stesso , che il tempo rimedia a tutti i mali , anche agli strazii della passione e dell ' abbandono , trovai qualche momento di pace . Non ostante , dormivo poco , tormentato com ' ero da sogni orribili e da inquietudini febbrili ; mangiavo pochissimo ; camminavo molto , sperando nella stanchezza . * * * Vi dicevo dunque , dottore , che il dì 24 dello scorso ottobre passavo sul far della sera dal Ponte dei Re accanto a Garbe . Un uomo , appoggiando i gomiti sul parapetto e il mento sulle palme , guardava molto attentamente l ' acqua del fiume . Uscivano tra le sue dita delle ciocche di barba bianchissima ; la faccia , mezzo nascosta dal cappello tirato sulla fronte , non si vedeva bene . Non era vestito propriamente né da contadino , né da operaio : portava una casacca e de ' larghi calzoni d ' un colore chiaro grigiastro . Passai accanto al vecchio ; non si mosse ; continuò a fissare l ' acqua vicino alla pila del ponte , dove , stringendosi per attraversare le due arcate , gorgoglia impetuosamente . Guardai abbasso anch ' io , credendo che vi fosse qualcosa di curioso a vedere ; non avvertii niente di strano , ma quel gioco di onde , a cui non avevo mai badato , mi piacque . È una lotta formidabile tra l ' acqua che corre e i sassi colossali che tentano di sbarrarle la via . E le onde , incalzate da quelle che sono dietro , e queste cacciate innanzi dalle altre più lontane , a cominciare dai rigagnoli nascenti nelle nubi , quanta fatica , quanta astuzia devono adoperare , e come s ' affannano a spuntarla di proseguire il loro cammino ! Lo spettacolo del contrasto fatale tra il moto e l ' immobilità , eterno e d ' ogni attimo , mette nell ' anima un timido scoramento , e nello stesso tempo fa sorridere di un così cieco impeto nell ' operare e di una così orba caparbietà nel resistere . C ' è dei momenti , in cui le forze opposte della natura somigliano a fanciulli mal educati , l ' uno dei quali gridi voglio , e l ' altro , pestando i piedi , ripeta non voglio . E su quei massi , i quali spuntano fuori dal letto , che non è un letto di pace , vegetano , seminati dal vento in un pugno di terra deposta colà dallo stesso vento a un granello alla volta , de ' virgulti di salici , degli arboscelli di pioppo , i quali canzonano , deboli e flessuosi , la furia che li circonda . La natura , come la vita , è una catena di vani sogghigni . Se il masso non solleva molto la testa , l ' acqua gli corre su , e scende poi in cascate gaie , cercando il piano più basso : è un cristallo terso , curvo , regolare , una campana lucida , un ombrello trasparente , con qualche filetto opaco di vetro di Murano ; e si frange poi a ' piedi in ispruzzi d ' infinite perlette bianche , di quelle che le Muranelle infilano le sere d ' estate , sedute sul gradino della porta di casa , ciarlando di Tita e di Nane . L ' onda è avveduta : sceglie per solito il cammino migliore . Ma qualche volta si trova chiusa tra i sassi , e allora , non potendo aspettare , scatta in uno sprazzo e via ; tal ' altra si caccia distrattamente in un laberinto , e gira e rigira e , se vuole uscirne , le conviene tornare indietro ; finalmente accade che ella si smarrisca in uno spazio dove il caso ha messo un insormontabile sostegno di pietre , e allora si ferma impaurita , perde la bussola , s ' accascia e da turbine diventa specchio . E sotto all ' acqua , che riflette in iride la tinta del cielo o che si trasforma in ispuma d ' argento , v ' ha il vario e brioso colore dei sassi , giallo , rosso , bianco , verde di muschi e di licheni . La gran battaglia si concentrava alla pila del ponte . Le onde combattevano le onde , che cozzavano insieme , si spezzavano , si frantumavano , s ' accavalcavano , s ' ammonticchiavano , diventavano matte di furor bellicoso , mandavano bava in vece di sangue , e gocciole e stille sino al parapetto del ponte , con un romore , con un frastuono da far tremare un eroe . Il vecchio guardava sempre impassibile . Andai per la mia strada , senza curarmi di lui , passo passo fino a Nozza . Il cielo nuvoloso , minaccioso , principiava a oscurarsi , e soffiava un vento assai fresco dalle alte montagne . Rinunciai a proseguire la passeggiata , e tornai indietro . Al Ponte dei Re c ' era sempre il vecchio , nello stesso posto , nella stessa attitudine di prima . Guardava sempre a ' piedi della pila . La cosa mi parve bizzarra ; mi avvicinai al vecchio e gli dissi : - Buon uomo , scusate - . Non si mosse . Continuai : - Scusate se vi disturbo ; ma il cielo è negro , minaccia il temporale e non è lontana la notte . Se abitate discosto , dovreste incamminarvi . Il vecchio si rizzò lento lento , mi guardò in viso come trasognato , e , senza aprir bocca , tornò ad appoggiarsi al parapetto e a contemplare il fiume . Io insistetti : - Avete bisogno di nulla ? - No - , rispose senza voltarsi . Gli diedi la buona notte e m ' avviai verso Garbe . Fatti cento passi mi voltai . Non so se fosse curiosità o compassione : nella faccia di quel vecchio bianco credevo di avere letto un dolore profondo , una sinistra melanconia . Pallido , con gli occhi infossati , con le labbra nericcie , mi aveva fatto pietà e terrore . Mi trovai al suo fianco , portato da una forza quasi involontaria , e gli dissi interrottamente , aspettando una risposta che non veniva : - Scusate di nuovo . Ditemi se posso giovarvi in qualcosa . Vi sentite poco bene ? Vi offro una stanza a Garbe per questa notte . Mi sembrate forestiero . È accaduto anche a me fuor di paese di trovarmi senza danaro : ne avete forse bisogno ? Dopo queste ultime parole il vecchio si voltò gravemente , tentando di muovere le labbra a un sorriso . - Grazie , non mi occorre nulla - , rispose . Poi , messa la mano nella tasca dei calzoni , ne cavò il pugno serrato e , alzatolo sopra il parapetto , l ' aperse . Il vento fece volar via nel fiume , sparpagliati qua e là , forse una ventina di piccoli biglietti . Mentre io , irritato , stavo per rimproverarlo , balbettò con voce strozzata : - Ho sete . - Scendete a bere nel fiume - , esclamai duramente . Il vecchio s ' incamminò alla rampa scoscesa , che va giù a lato di una testata del ponte ; ma , giunto lì , vacillò sulle gambe mal ferme . Corsi ad aiutarlo e , sostenendolo per l ' ascella , lo condussi al fiume . Riempii io stesso il suo cappello di acqua . Bevette a brevi sorsi . - Non vi rimettete subito il cappello bagnato in testa , che non vi faccia male . Abitate lontano ? - No . - Ma non siete di questo paese ? - No . - E dove state di casa ? Vi accompagnerò . - Non importa . Sto vicino . - V ' accompagnerò ad ogni modo . Il vecchio mi guardò dritto negli occhi , e con accento risoluto disse : - Non voglio . Poi , meno seccamente , aggiunse quasi con ripugnanza : - Aspetto qualcuno . - Un figlio forse ? - Non ho figli . - Un parente ? - Non ho parenti . - Un amico ? - Non ho amici . - Chi dunque ? Pensò un poco e rispose : - Il destino . S ' appoggiò di nuovo al parapetto del ponte e tornò a guardare l ' acqua di sotto . - Perdonate alla mia insistenza . Di che paese siete ? - Di un paese dove si muor di dolore . - E andate ? - In un paese che non conosco . Queste risposte misteriose fecero nascere nel mio cervello uno sciocco sospetto . Esclamai con espansione : - Se dovete rimanere nascosto , se la giustizia vi cerca , giuro che non vi tradirò . Il vecchio s ' alzò dritto in piedi , e rispose alteramente : - Non ho nulla da nascondere agli uomini - . Poi , mormorando tra sé : - La mia coscienza è pura . - Gli uomini vi hanno ingannato forse , vi hanno fatto del male ? Avete trovato al mondo molti nemici ? - De ' nemici ? Ne ho avuto uno solo . Quest ' ultima frase venne pronunciata dal vecchio con voce così cupa , il suo occhio era così bieco , ch ' io mi sentii gelare . Gli dissi : - Vi lascio dunque , e Dio vi benedica . - Dio , Dio ! - sentii ripetere parecchie volte ; e la voce sepolcrale del vecchio si perdeva nel muggito del Chiese . * * * Non intendevo di abbandonare il pover ' uomo . In quattro salti fui a Garbe con l ' intenzione di parlare al sindaco , medico valente e cuor d ' oro , e di condurre meco due contadini , i quali facessero la guardia , foss ' anche per tutta la notte , al vecchio strano . Trovai il sindaco sotto il portone della sua casa , una casa antica , murata da un suo antenato , gentiluomo francese , fuggito dalla strage di San Bartolomeo . Il sindaco discorreva con il segretario comunale e con l ' oste di Sabbio , due tipi curiosi . Questi con la faccia tonda , grasso , grosso , il pizzo lungo e folto sotto a due gran baffi neri , le sopracciglia spaventose , la voce tonante , un cappello in testa di larghe tese , a cui non manca altro che la piuma per potersi dire spagnuolo ; famigliare con tutti , spavaldo , buon diavolo , mette la mano in atto di protezione sulla spalla dell ' avvocato , del farmacista , del signor cavaliere , e apre volentieri la larga bocca al riso sguaiato , mentre dice una barzelletta sporca ; una specie d ' idalgo , che versa maestosamente il vino dal boccale nel bicchiere de ' suoi avventori , che tiene il pugno al fianco , maravigliato di non trovarvi la spada , e s ' è mangiato in qualche mese per darsi il gusto di parere un negoziante in grosso il poco suo patrimonio , e spera di portare le ossa in una grande città degna di lui , lontano dalle piccolezze montanare , dove si sente proprio fuori di posto . L ' altro , il segretario comunale , sottile e lungo come il campanile di Garbe : veste da contadino , con la giacchetta e i calzoni di quella certa stoffa lustra color cannella sudicio , ma tiene la giacchetta buttata sulle spalle , mostrando la camicia , che non pare sempre di bucato , e le braccia , e il petto nudi , assai più scuri dell ' abito ; ha letto Dante , scrive da letterato fino , sa a mente tutte le innumerevoli ordinanze , tutte le infinite circolari prefettizie indirizzate al Comune , che è cosa miracolosa ; cita versi e proverbii latini ; non ha casa ; l ' inverno dorme sulla tavola nuda del Consiglio comunale , con una busta dell ' archivio per origliere e per coperta il tappeto verde : l ' estate dorme sotto il piccolo portico di quella chiesa di San Gottardo , della quale ho parlato indietro , poggiando il capo allo scalino di granito , lungo disteso sulle lastre sconnesse del pavimento , godendosi il vento fresco , che soffia senza interruzione dalla stretta gola dei monti ; vive di pane e di cipolle , di polenta e cacio pecorino , ma si compensa con qualche bicchieretto di acquavite , e , quando ne ha bevuto un tantino più del bisogno , vuole abbracciare tutti , l ' ostessa , il reverendo parroco , il sindaco , persino i carabinieri in pattuglia . Questi signori , e tre contadini , che ero andato a scovare nella bettola vicina , s ' avviarono meco al ponte . Si passò dalla chiesa di San Gottardo , palazzo d ' estate del segretario ; ma , quando fui lì , non mi potei trattenere : lasciai che il vecchio sindaco procedesse con il suo passo , che egli , poveretto , cercava di affrettare , ma che mi sembrava ancora troppo lento , e corsi innanzi . Andai su e giù per il ponte , precipitai abbasso dalla rampa del fiume , guardai di qua e di là in quel buio della brutta notte che era già principiata : non si vedeva un ' anima . Gli altri mi raggiunsero ansanti . In un batter d ' occhio diedi le mie istruzioni . Il sindaco doveva fermarsi sul ponte ; l ' idalgo doveva perlustrare un mezzo chilometro della strada di Nozza ; il segretario doveva rimontare il corso del Chiese lungo un viottolo a sinistra ; i tre contadini dovevano salire i meno erti sentieri delle montagne . Quanto alle vie più scoscese non era neanche da pensare che il misero vecchio avesse potuto tentarle . Quartiere generale : il ponte . Io m ' ero serbato le capanne dei carbonai , di là dal Chiese . In quindici minuti salii alla prima casupola . Tutti dormivano ; picchiai forte ; nessuno rispose ; tornai a picchiare con tanta violenza che i colpi rimbombarono nella valle , e udii finalmente delle voci e delle imprecazioni . Dopo un poco di tempo s ' aperse il finestrello e vidi una testa nera , nella quale brillavano due occhi da gatto . - Sapete niente di un vecchio con la barba bianca , lunga , mezzo malato , vestito di panno chiaro , un forestiere che vagava stasera presso il Ponte dei Re ? - Andate all ' inferno . - Domandatene , di grazia , ai vostri compagni . - Andate all ' inferno voi e il vecchio - e chiuse la finestra . Dopo un quarto d ' ora avevo già rifatto il cammino , ed ero salito da un ' altra parte ad un ' altra capanna . Il mio bastone nell ' urtare sul legno del piccolo uscio destò quattro o cinque echi sulle cime dei monti . - Chi è là ? - Un amico . - Il nome ? - Un amico . - Non apro . - Venite alla finestra . - Non mi muovo . - Avete visto un vecchio ? - Non ho visto nessuno . - Un vecchio vestito di chiaro , con la barba lunga e bianca , infermo . - Non ho visto nessuno . - Passeggiava stasera sul Ponte dei Re e nelle strade vicine . - Non ho visto nessuno , vi dico - e tornò a russare . Tre quarti d ' ora dopo eravamo tutti sul ponte . Non s ' era trovato niente , non s ' era saputo niente . Neppure i due carabinieri di Vestone , che l ' idalgo aveva incontrati sulla via e aveva condotti seco , ci poterono aiutare in nulla . Il sindaco giudicò allora , che noi dovevamo andare a dormire . Era , infatti , la sola cosa ragionevole che ci restasse da fare . Vi ho detto , caro dottore , come il mio sindaco sia una perla d ' uomo . Ha un modo suo proprio di curare la difterite , in grazia del quale salva realmente tutti i bambini del Comune . Parla de ' suoi rimedi con entusiasmo giovanile : non fallano ; ad una infiammazione ci vuole il salasso , anzi ogni malanno guasta il sangue , ed il sangue corrotto va tolto via , perché se ne formi del sano . Ora vive senza troppe angustie , badando a ' suoi pochi campi ; ma fu trent ' anni medico condotto , e quando ricorda le fatiche lunghe e mal compensate , il sollione , la neve , il gelo , i turbini sulle montagne , lo fa con tanta dolcezza , che pare quasi un rimpianto . Discorre de ' suoi malati volentieri , con modestia affettuosa , e , se può dire di averli strappati alla morte , due lagrime di compiacenza gli scendono sulle gote . Ha la barba grigia , i capelli appena brizzolati , i denti candidissimi , gli occhi celestini , la fronte da uomo intelligente e virtuoso . Piglia tabacco e lo offre . Dichiara ogni anno che non vuole più essere sindaco ; poi ci ricasca . Non sa dire di no : tutti , anche i cattivi , lo rispettano e gli vogliono bene . Non l ' ho mai sentito pronunciare su nessuno , fosse il più grande scellerato , una parola severa , aspra o pungente : non trova in quella sua anima mite un accento sgarbato nemmeno per l ' omeopatia , ch ' è tutto dire . Narra molto naturalmente i casi semplici della sua vita , quando , studente all ' Università di Padova e ricco di una sola svanzica al giorno , si faceva dare all ' osteria il riso stantìo per pagarlo un soldo meno , e ossi di manzo scarnati , e culi di salame : non beveva mai vino . Un dì , avendo visto nella Piazza dei Signori un giuocatore di bussolotti , gli si fece amico , andò a desinare con lui più volte , finché imparò il segreto della magia , pensando che se la medicina falliva , quest ' altra arte lo avrebbe potuto soccorrere . Racconta una interminabile filza di storielle , parte da stare allegri , parte da spaventare . * * * Bisogna ch ' io entri finalmente nel cuore del mio racconto . Vi siete accorto che mi ripugna ; infatti nello scorrere gli sgorbii buttati sulla carta conosco di avere fatto come colui , al quale duole un dente e va per farselo strappare . Esce lesto , quasi correndo ; ma , di mano in mano che si avvicina alla casa del dentista , rallenta i passi , finché , giunto alla porta , si ferma perplesso , chiedendo a sé medesimo : - Il dente ora mi duole o non mi duole ? - E così torna indietro un buon tratto di via ; e ogni inezia gli serve per tirare in lungo , un avviso sulla cantonata , un cane che abbaia . Poi si vergogna , e sale fino all ' uscio , e quando , risoluto , ha già in mano il cordone del campanello , domanda a se stesso di nuovo : - Me lo devo far cavare sì o no ? Insomma , coraggio . Quella sera , dopo avere dato a ' tre contadini i soldi per bere qualche boccale , dopo avere salutato il sindaco , che rientrava in casa , il segretario , che andava ad augurare la felice notte all ' acquavitaia , e l ' idalgo , che , canterellando con la sua voce di basso , tornava a Sabbio , io non mi sentii nessuna voglia di dormire , e neanche di scrivere , di leggere o di discorrere . Avevo un gran peso alla testa , e provavo il bisogno di aspirare , di cacciar negli ultimi meati dei polmoni l ' aria frizzante . C ' era stata , sere addietro , nell ' osteria una interminabile discussione intorno a questo punto ; se , tra Vestone e Vobarno , le trote si peschino più facilmente sul far della sera , la mattina di buon ' ora , la notte con la luna o la notte buia . Un pescatore giurava che nell ' oscurità profonda ne acchiappava un subisso . Presa la canna e un lanternino andai a piantarmi dall ' altra banda del Chiese , dove certi enormi massi formano una specie di diga . Mi pareva di quando in quando di sentire abboccar l ' amo , e tiravo su ; niente . Stufo , mi posi a sedere sopra una pietra e a guardare intorno . Non si vedeva un bel nulla . Nero il cielo , nera la terra : non una stella , non un lume . Garve , nascosta da un gruppo di alberi , a quell ' ora dormiva . Sul dorso del monte , lì nel sito ove doveva essere Provaglio , apparve un luccichìo , forse una candela accesa al capezzale di un moribondo . Era un sepolcro di tenebre , ma un sepolcro pieno di frastuoni . Il Chiese , battendo contro i sassi , faceva una musica da assordare : c ' erano dentro tutti i toni , tutti gli accordi , e il vento v ' aggiungeva le estreme note acute . A un poco per volta si finiva ad assuefare gli occhi all ' oscurità e a distinguere qualche cosa : i grossi rospi schifosi , per esempio , che sbalzavano di traverso accanto a me , la spuma bianca , anche il verde cupo dell ' acqua . Avevo ripreso la canna per ritentare la sorte , quando vidi correre a precipizio con le onde e fermarsi alla diga una massa grande , biancastra . Non capivo che cosa fosse , e pure un brivido mi corse dalla testa ai piedi . Presi il lanternino , che avevo lasciato sul sentiero ; ma , mentre mi avvicinavo col lume a quell ' oggetto grigio , l ' acqua , che gli aveva fatto intorno un gran lavorìo , lo sollevò e lo portò a venti passi lontano , dove diede di cozzo in una gran pietra che usciva dal fiume . L ' attenzione intensa mi aguzzava la vista . Aiutato dal pallido chiarore della lanterna tentai di guadare il piccolo tratto , mettendo i piedi sulle teste dei sassi : non mi riuscì . Stetti immobile , con gli occhi fissi . Le onde percuotevano la massa informe , schizzando bava , come se fossero adirate , e le giravano intorno , formando un vortice rapidissimo : il Chiese s ' ostinava rabbiosamente nel volere trascinar via la sua preda . La spuntò . L ' oggetto strano fece il giro del sasso e ripigliò il suo cammino , rovesciato in gran furia dal fiume . Allora principiò una lotta terribile tra me , che volevo conoscere il mistero di quella cosa biancastra , e il fiume che me lo voleva nascondere . Conoscevo a passo a passo i viottoli della sponda : in un solo luogo la roccia , che si alza quasi verticale per un centinaio di metri , obbliga a salire e a discendere ; il resto della via , fino a Sabbio , è piano . Ma quella salita e sopra tutto quella discesa non erano senza pericolo nelle viuzze strette , fiancheggiate da un burrone , la notte . Le piogge dei giorni precedenti avevano fatto franare in un punto la terra del viottolo , e bisognava sbalzare sul precipizio . Saltai senza pensarci , non sapendo dove avrei messo i piedi , e mi trovai dall ' altra parte sano e salvo , ma col lumino spento . Continuai la strada da capre nel buio , intoppando negli sterpi , chiuso tra gli arbusti spinosi , scivolando giù dalla china sui ciottoli tondi , che rotolavano al piano . Finalmente giunsi di nuovo alla riva del fiume . Ma , dov ' era andata la massa grigia ? Era corsa innanzi senza intoppi , o gli ostacoli , di cui è pieno il Chiese , l ' avevano trattenuta ? Aspettai un pezzo senza batter le palpebre , con gli occhi inariditi che mi bruciavano . Alla fine passò nella corrente , in un attimo . Ripresi a correre anch ' io su quel margine , dove nascono i salici sottili e le larghe foglie delle ninfee . Più su il prato è verde , smaltato di fiori , e ai pioppi si mischiano i pini , gli olmi , qualche piccola quercia . Lì m ' ero posto a sedere tante volte sopra un tronco abbattuto , studiando le formiche , ammirando gl ' insetti gialli d ' oro , rossi di rubino , verdi di smeraldo , leggendo un bel libro o fantasticando alle cose gaie nella vacuità della vita . Poco lontano , dove il viottolo costeggia un campo di magre pannocchie , m ' ero sdraiato una mattina a guardare per un ' ora di seguito tre giovani donne , che raccoglievano le noci , le quali , scosse da un ragazzo sull ' albero , cadevano nel fiume , e le tre donne , ridendo , mostravano le grosse gambe fin sopra il ginocchio , con le gonne legate ai fianchi . La macchia grigia era andata ad arenarsi sopra un banco di ghiaia , accanto alla riva . Mi tolsi le scarpe e le calze , mi arrotolai i calzoni alle cosce , e camminai tra le onde . Non mi reggevo in piedi . Il fiume mi tirava giù con una violenza invincibile . Sentii la piccolezza dell ' uomo in faccia alla volontà delle cose insensate . In quell ' istante il Chiese dovette chiamare in aiuto tutte le forze de ' suoi abissi : coperse il banco di ghiaia con un ' ondata impetuosa e , avvoltolando l ' orrido oggetto biancastro , lo portò via inesorabilmente . Mi sentii vinto . Rientrando nella mia camera di Garbe ero inzuppato d ' acqua e di sudore , sfinito ; avevo gli occhi gonfi , la testa in fiamme ; i polsi martellavano . Non potei chiudere occhio . Appena giorno mi alzai barcollando , e sulla sinistra del Chiese , lungo la via postale , andai a Sabbio . Ora le mie membra erano tutte ghiacciate , ora dovevo asciugarmi la fronte . A Sabbio , dove spesso andavo a far colazione , l ' idalgo e la sua moglie ostessa m ' accolsero con un mondo di cortesie , chiedendomi venti volte se stavo male . - Non è niente , - rispondevo , - l ' aria fresca , la passeggiata e la colazione mi rimetteranno - . Non mangiai nulla . Guardavo come in sogno il largo portico adorno di ragnateli , le chioccie che venivano a beccheggiare i minuzzoli di polenta per portarli a ' pulcini , la chiesa della Madonna , la quale , alta com ' è sul colle e posta lì proprio accanto , pareva piantata sopra i tetti dell ' osteria . Mentre io stavo immerso in queste visioni , entra uno dei figliuoli dell ' ostessa , Pierino , bel ragazzotto di sette anni , saltando , e si mette a gridare : - Mamma , l ' ho visto , sai ? - Chi ? - L ' uomo che hanno trovato nel fiume stamattina . - È bello ? - No , è tanto brutto . Domandalo alla Nina . La Nina era entrata insieme col fratello , ma s ' era tosto rincantucciata in un angolo del portico , con le mani giunte , mormorando qualcosa sotto voce . Si sentiva a intervalli la parola Requiem , flebile , soffocata . - È giovine o vecchio ? - ripigliò la madre . La Nina non rispose . Rispose Pierino : - È vecchio , ha la barba bianca , lunga lunga . Ha gli occhi stralunati . - Dov ' è ? Voglio vederlo - gridai scattando in piedi . L ' ostessa mi sbirciò , e bisbigliando : - Dio , che gusti ! - ordinò a Pierino di accompagnarmi . In quattro salti fui alla chiesa , quella del paese basso . In una stanza umida annessa alla sagrestia avevano esposto il corpo dell ' annegato . La stanza era piena zeppa di contadini . Uno diceva : - Chi lo deve conoscere ? Si vede bene da ' panni che non è del paese . Un altro soggiungeva : - Io dico che è tedesco . - No , è di Milano . - Indosso non gli hanno trovato niente ? - chiedeva un giovinotto . - Niente : né una carta , né un soldo . - Si sarà affogato per la miseria . - Io dico che è cascato nel fiume . - Io dico che ve l ' hanno gettato . - L ' occhio è da demonio . - Con quella bocca aperta sembra che ci voglia mangiare vivi . Una bambina si nascondeva , tremando , dietro al corpo del padre , e ripeteva : - Ho paura , ho paura ; andiamo via . Il padre intanto esaminava da vicino l ' abito dell ' annegato , lo toccava e sentenziava : - Bel fustagno ! Dev ' essergli costato caro . M ' ero cacciato innanzi tra la folla . Il vecchio del Ponte dei Re fissava gli occhi nel mio volto , sinistri , minacciosi . Sentivo in quello sguardo immobile un supremo rimprovero . Alle orecchie mi ronzava un soffio da tomba , che diceva : - Tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu potevi salvarmi , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu avevi indovinato quel che io stavo per compiere , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Il soffitto della stanza mi crollava sul capo ; la folla mi stritolava . Credevo di essere nell ' inferno , in mezzo ai diavoli , giudicato dalla voce cavernosa e dagli occhi implacabili di un cadavere grigio . Entrò un contadino , che avevo visto a Idro . Guardando l ' annegato , esclamò : - Povero vecchio , le voleva tanto bene ! Due giorni soli ha potuto vivere dopo morta la sua Teresa ! * * * Mi posero a letto con una febbre da cavallo . Le impressioni di quella mattina , le fatiche della sera precedente , i rimorsi , produssero il loro effetto : avevo delle allucinazioni spaventose . Gli occhi infiammati mi dolevano assai . Il mio buon sindaco veniva a visitarmi due volte al giorno , e mi stava accanto delle lunghe ore , porgendomi egli stesso le medicine e raccontandomi piano , quando gli sembravo un po ' quieto , qualche storiella , che non mi faceva sorridere . D ' allora in poi la febbre s ' è mitigata , ma , ad onta del chinino , non m ' ha voluto lasciare . I medici dicono che è di quelle periodiche , le quali si pigliano facilmente con l ' umidità e con gli strapazzi . Io la sopporto in pace ; ma non posso tollerare in nessun modo questa maledetta macchia negli occhi . Appena uscito dai vaneggiamenti , me la son vista dinanzi , e continuo a vederla , come vi ho descritto , ostinata , abbominevole ... Ecco , anche in questo momento uno spettro scialbo e confuso mi balla di contro , ecco che insudicia il foglio bianco . Il sole è già tramontato , e la scrivania rimane in una penombra , che mi basta a gettare sulla carta in furia queste parole , ma che non mi lascerebbe rileggerle . Volevo finire prima di accendere il lume , e la macchia si giova della mezza oscurità per lacerarmi il cervello ... La macchia cresce , la macchia - cosa nuova ! - prende una forma d ' uomo Le spuntano le braccia , le spuntano le gambe , le nasce il capo . È il mio vecchio , il mio terribile vecchio ! Parto stasera ; vi consegnerò io stesso domani questo manoscritto . O guarisco o mi strappo gli occhi . Il collare di Budda Gioacchino aveva certo qualcosa nella fantasia , che gli dava fastidio . Si metteva a sedere , piantando i gomiti sulla tavola e posando le guance scarne sulle mani stecchite , e abbassava le palpebre come se volesse meditare lungamente su qualche grave sciagura ; ma , dopo un minuto , balzava in piedi , andava allo specchio appannato e piccolo che era posto sul cassettone , contemplava la sua triste imagine con lo sguardo stralunato , e vedendosi più giallo del solito ( non aveva chiuso occhio in tutta la notte ) sentiva un brivido scorrergli dalla testa ai piedi . Allora si tastava il polso e gli pareva di aver la febbre . La finestra era spalancata , ma , benché non fossero ancora le sette della mattina , faceva un caldo d ' inferno . Il sole di luglio dardeggiava una luce spietata , che , seguendo in quel momento la direzione della stradicciuola larga un metro o poco più , andava a battere sul lastrico , diventato una striscia di fuoco bianco ; sicché , quando l ' inquieto giovine s ' affacciò alla finestra , gli parve di accecare . A poco a poco , assuefattosi alla luce , fermò lo sguardo all ' estremità della calle , sul ponte storto e su quel caro verde dei rii veneziani , che riposa la vista . Gioacchino trovò infatti un istante di requie nel bel colore di smeraldo oscillante . Giù nella calle , all ' ombra di una tenda rossa a rappezzi , stava seduto Zaccaria , nella bottega del quale si vedeva un paio di scarpe rotte esposte accanto ad un bacile lustro di rame , tutto figure a sbalzo , simile ai piatti enormi che brillano nel negozio ambulante di Zamaria dalle fritole ; accanto ad un paio di calzoni rattoppati e ad uno spiedo arrugginito stava una spada ad elsa dorata , eredità d ' un consigliere aulico dell ' Austria , ed una tabacchiera con certi amorini allegri , miniati un secolo fa da un pittore francese . Gioacchino dal suo quarto piano chiamò : - Zaccaria - . Zaccaria alzò le due punte della barba grigia . Il giovine gli chiese con voce rauca : - C ' è stato nessuno ? - L ' altro si contentò di stringersi nelle spalle , e tornò a guardare per terra . Il giovine , rientrato nella penombra della sua camera , s ' era messo a guardare una specie di pesante monile di metallo bianco , largo quattro dita , sul quale stavano incise in carattere gotico le tre lettere F . A . Q . e con una pezzuola lo andava ripulendo . Gli venne una idea , che lo rallegrò : la collana poteva essere d ' argento . Si vestì in fretta . Il goletto , i polsini posticci , bianchi di bucato , erano appiccati ad una camicia un po ' sudicia ; ma il vestito nero pareva nuovo e fatto apposta per il corpo allampanato del nostro Gioacchino . Solo i calzoni leggeri lasciavano sconciamente intravvedere , appena sotto alle ginocchia , le trombe degli stivali . Certo quegli stivali , ereditati da uno zio , erano larghi per le gambe magre , e nei calori dell ' estate dovevano dare gran noia . Insomma Gioacchino uscì tenendo in mano il monile , e a cento passi dalla sua casa entrò in una botteguccia piccola , bassa , che aveva nella vetrina qualche orologio d ' ottone , qualche enorme cipolla d ' argento , cinque o sei catenelle d ' acciaio e alcune paia di orecchini d ' oro sospetto . Mettendo il piede sulla soglia non ci vide più nulla : bujo pesto . Ma un po ' alla volta cominciò a distinguere le cose . In un angolo , dove entrava un tantino di luce di riflesso pallida , stava un vecchio con gli occhiali sul naso , che guardava , attraverso ad una lente grossissima , la carcassa di un orologio sconquassato . - Oh , signor Gioacchino ! È un pezzo che non la si vede . C ' è qualcosa da comprare ? - No , ho bisogno di un favore . - Eccomi pronto , purché non sieno denari . Potrebbero strapparmi sette denti , come per cavar soldi fece a un ebreo quel re d ' Inghilterra , e all ' ottavo non troverei una lira . È vero che non ne ho sette tra tutte due le mascelle ; e d ' altra parte lei , signor Gioacchino , n ' ha tanti da prestarne a tutti , e denti e quattrini . In che cosa posso servirla ? - Veda questa roba . Il vecchio diede un ' occhiata all ' oggetto di metallo , e disse tosto : - È argento , argento massiccio e puro . - Quanto potrebbe valere ? - Lo vuol vendere ? - No , glie l ' ho detto . - Allora pesiamo . Trenta lire , piuttosto meno che più . L ' ha trovato , questo collare ? - Sì . Pensavo bene io che non fosse il collare d ' un suo cane . I cani - e guardava sardonicamente agli spropositati stivaloni del giovinotto - i cani le piacciono poco , mi pare , come alla buon ' anima di suo zio . Mentre l ' orefice e orologiaio , ridendo a squassi , borbottava queste ultime parole , passava un monello , che gridava con voce argentina : - L ' « Adriatico » , l ' « Adriatico » , col gran fatto accaduto ... Gioacchino disse un grazie rapido al vecchio , e corse dietro al monello per comperare il giornale , poi se lo portò su in camera , salendo a tre a tre gli scalini alti delle branche strettissime . Cercò alla fine della terza pagina , e trovò in carattere grosso l ' avviso , che tutti i fogli del giorno innanzi avevano già pubblicato : « Chi avesse smarrito un collare da cane con tre iniziali , la prima delle quali F , è pregato di recarsi a ricuperarlo il più presto possibile alla bottega portante l ' insegna dello Scudo d ' oro , in calle della Forca , numero 512 . Il collare verrà consegnato sulla indicazione delle altre due lettere , senza esigere nessuna mancia » . V ' erano tre o quattro errori tipografici ; ma , insomma , il testo appariva chiaro . Suonarono le otto . Il giovine tornò ad uscire in gran fretta , spinse forte l ' uscio due o tre volte per essere ben certo che fosse serrato , e , passando vicino alla bottega dello Scudo d ' oro , disse a Zaccaria , il quale stava ancora seduto sotto la tenda rossa : - Siamo intesi : se viene qualcuno a chiedere il collare , mandatelo al cassiere della Banca di Sicurtà commerciale . Va bene ? - Ho capito , ho capito . Me la ricantò ieri cento volte la solfa . - Dunque mi fido . E Zaccaria , nell ' ombra della calletta angusta , dove il sole non batteva più , mormorò tra i denti , sbirciando Gioacchino , che saliva il ponte quasi di corsa : - È curiosa ! Che smania di restituire la roba gli è venuta d ' un tratto . Anche questa s ' ha da vedere ! - Gioacchino dal canto suo pensava : - È d ' argento , correranno a pigliarlo . * * * Bisogna sapere che Gioacchino non era punto avaro ; ma l ' antiquario dello Scudo d ' oro non aveva torto : quella smania riesciva stravagante . Il giovine , come vedremo , spendeva tutto quello che guadagnava . La sua camera non si poteva dir sudicia , benché la moglie borbottona di Zaccaria non togliesse la polvere dal cassettone , dallo specchio , dalle quattro scranne , dalla poltrona zoppa e dalla tavola tarlata se non una volta ogni due settimane . Codesti mobili erano assoluta proprietà di Gioacchino , il quale pagava cinque lire al mese la stanza vuota , e dava mensualmente per il servizio della degna sposa di Zaccaria una lira : molto più di quello che si meritasse . Ora mettiamo il mangiare , il vestire , i divertimenti , e giungeremo alle tre lire al giorno , né più né meno . Gioacchino aveva ereditato dallo zio , un sant ' uomo , centomila lire o giù di lì , e gli affari della cassa alla Banca di Sicurtà gli avevano dato nell ' ultimo bilancio un frutto netto di diecimila lire , che doveva crescere del doppio l ' anno seguente ; ma questo non era guadagno proprio suo , era guadagno del denaro suo : bisogna distinguere . Gioacchino , fra le altre virtù , aveva quella della modestia : valutava poco l ' opera propria ; e il lavoro di tredici ore , dalle otto della mattina alle sei e dalle otto della sera alle undici , gli era sembrato , dopo molti e profondi calcoli , degno di tre lire al giorno soltanto . L ' entrata dunque e l ' uscita si pareggiavano . Anzi , di quando in quando gli veniva il sospetto di essere un cervello sventato ; e allora resecava un po ' sulle spese , sicché del proprio guadagno effettivo aveva messo da parte un centinaio di lire , più qualche centesimo , destinate in casi straordinarii a certi matti dispendii . Non è male che un giovine previdente si prepari così un fondo di cassa disponibile agli ultimi estremi per una qualche pazzia . Il momento della pazzia , una vera ed improvvisa pazzia , era venuto . Sulle donne Gioacchino aveva delle idee molto sentimentali . Non gli piacevano quelle che si fanno pagare ; ma dall ' altra parte a quelle che non si fanno pagare non sembra che Gioacchino piacesse troppo . Con le ragazze ci sono gl ' impegni e spesso le noie de ' fratelli o del padre ; quanto alle donne maritate , la moralità sua lo salvava dal pensarvi , e anche un poco la paura dei mariti bisbetici . Così dunque il nostro giovine , con la sua faccia d ' un pallore giallastro , gli occhietti bigi , le labbra grosse violacee , il pizzo rado , le guance infossate , la testa quasi pelata , magro come uno stecchino , viveva in una castità molto impaziente . Una sera , alle sei e mezzo , in Merceria di San Salvatore , mentre usciva dalla sua Cassa , ecco si imbatte in una fanciulla ammirabile . Alta , snella , con certi occhioni neri da far venire la pelle d ' oca , e i capelli corvini , e la carnagione ( si vedeva un poco più giù del collo ) d ' un bruno caldo , infiammato , che sembrava un riflesso d ' incendio . Gioacchino sentì nel cuore un gran colpo , e , fatti due passi , voltò la testa . In quel punto voltava il capo anche la bella giovane , saettando con gli occhioni neri . Gioacchino incerto , tremante , quando la ragazza fu lontana ebbe il coraggio di seguirla . Alla svolta di una calle od alla discesa di un ponte , se la perdeva di vista , affrettava il passo , correva ; poi , scopertala , si fermava di botto , e s ' ella stava un minuto a guardare dinanzi alla mostra d ' una bottega , egli andava a rifugiarsi vergognosamente in un sottoportico buio . Si studiava di camminare come se non fosse fatto suo , fischiettando , guardando in aria . Passava dalla paura all ' ardire : tre o quattro volte gli venne l ' impeto di accostarsi alla fanciulla ; faceva due passi , e l ' animo gli mancava . Così passarono da San Bartolomeo , poi dal ponte dell ' Olio , poi dalla salizzada di San Giovanni Grisostomo , e finalmente dal campo de ' Santi Apostoli , dove la fanciulla incontrò una vecchia vestita di nero , con il cappellino a fiori color di rosa . Il sole , splendente ancora nella vasta piazza , bruciava . Svoltato l ' angolo della calle del Pistor , nel ramo delle Zotte , in fondo al quale si vedeva brillare il verde dell ' acqua e passare il felse di una gondola nera , la fanciulla e la vecchia sparirono . Per farla breve , cinque giorni dopo , la vecchia piccola , grassa , grinzosa , dal cappellino ornato di rose , aveva già con infinite astuzie cavato quaranta lire dal salvadanaio disponibile del nostro giovine cauto . Irene era propriamente la Dea della seduzione . Quando stava ritta il suo mento ovale soverchiava in altezza il cocuzzolo mezzo pelato di Gioacchino , ma si piegava con tanta grazia ! Nello slanciarsi , nell ' incurvarsi , nell ' ondeggiare aveva della pantera ; aveva del serpente nell ' attorcigliarsi , nell ' aggomitolarsi , nello strisciare . E poi era tanto allegra . Il suo labbro superiore rimaneva naturalmente alzato , massime alle estremità in una curva adorabile , che faceva pensare a non so che di canino , e che lasciava sempre vedere i denti bianchissimi . Gl ' incisivi dovevano essere arrotati come lame di coltello , ed i canini erano certo puntuti come pugnali . Il riso le stava tanto bene : gli occhi scintillavano e mandava un fremito di gaiezza , che pareva selvaggio . Gioacchino aveva perso la testa . Andava in calle delle Zotte subito dopo il desinare e vi restava fino alle sette e tre quarti , l ' ora di tornare alla Cassa . Vi sarebbe andato anche di giorno se avesse potuto scappare , non foss ' altro per dieci minuti , dalla Banca di Sicurtà ; vi sarebbe tornato la sera tardi , se la fanciulla e la vecchia mamma non glielo avessero proibito , dicendo che andavano sempre a dormire innanzi i polli , e che non intendevano mettere a repentaglio nel vicinato il loro nome di donne oneste . Fatto sta che il settimo giorno , a contare dal primo incontro , la vecchia strappò al giovinotto ancora trentacinque lire . Ma Irene gli voleva tanto bene , gli si buttava addosso con tanto furore , che era un incanto ! Aveva anzi il caro costume di morsecchiare ; e Gioacchino , la sera , spogliandosi , guardava con infinita compiacenza le lividure delle proprie carni . Un dopo pranzo ( si conoscevano da nove giorni ) la fanciulla era più gaia e Gioacchino anche più acceso del solito . Irene gridò improvvisamente : - Voglio mostrarti d ' un colpo tutto quanto il mio amore - e si avventò contro di lui e , afferrandolo per le spalle , lo girò , e sotto alla nuca gli diede un gran morso con que ' suoi denti taglienti e puntuti . - Sangue , sangue ! - ripeteva sghignazzando . E Gioacchino , benché gli facesse un poco male , e sopra tutto gli rincrescesse che il goletto e la cravatta avessero ad imbrattarsi , rideva anche lui con quella sua faccia sparuta e squallida , e si asciugava la ferita con la pezzuola . Erano quasi le otto . Uscì felice , toccandosi a brevi intervalli col fazzoletto la nuca , dove le gocce di sangue si rinnovavano ad ogni tratto ; ma , poiché il sangue non voleva stagnare , entrò in una farmacia a farsi mettere sulla ferita un pezzetto di cerotto giallo . Di notte sentì un pizzicore , che lo tenne svegliato . La sera seguente Gioacchino spasimava d ' amore , benché durante la giornata si fosse sentito in tutte le membra una spossatezza grandissima . All ' ora consueta la vecchia lo aspettava sulla porta di strada . Quando Gioacchino la vide bisbigliò : - Ci siamo ! - La vecchia infatti lo tirò nella cucina , dove due pentole , un candelotto , cinque o sei tondi e qualche posata arrugginita ornavano la credenza . Principiò le lamentazioni . Irene non ne sapeva nulla , poveretta ! ma certi impegni urgentissimi , gli ultimi creditori impertinenti da far tacere ; bastavano trenta lire ; era tanto buono , tanto gentile ; non l ' avrebbe seccato mai più , lo giurava sulla immagine di Santa Brigida . Gioacchino teneva duro . Allora la vecchia , piantandosi le mani ai fianchi , smessa la studiata dolcezza del volto grinzoso e la mellifluità della voce fessa , continuò ringhiando . Irene dipendeva da lei ; non c ' è amore che tenga ; gli avrebbe dato un calcio da quella parte , e poi chiusa la porta in faccia in saecula saeculorum , una bella faccia davvero ! Se voleva continuare a veder la ragazza doveva contribuire anche lui alle spese di casa ; e poi una ragazza tutta per lui , così pura , così innocente ; infine si trattava di poche lire ; era una spilorceria , una sordidezza ; o con chi credeva di aver da fare ? le persone si devono apprezzare per quel che meritano , e lei e la figliuola volevano essere tenute in conto di donne dabbene ; l ' aveva intesa sì o no ? Gioacchino diede le ultime venticinque lire . Oramai dei risparmi sull ' onorario , che aveva concesso a sé medesimo , gli restava qualche misero soldo ; ma il giovine si sentiva tanti bollori addosso , che l ' intaccare all ' occorrenza d ' un altro centinaio di lire le ventimila , che il suo danaro doveva in quell ' anno fruttargli , non gli appariva la cosa più atroce di questa terra mortale . Irene stava sdraiata sull ' ottomana . Faceva un caldo grave umido , soffocante . Era vestita d ' una sottana piuttosto corta e d ' un casacchino , dal quale s ' erano strappati quasi tutti i bottoni . Gioacchino , vedendola , si rasserenò : i suoi occhietti si spalancarono , il viso smorto pigliò un bel colore rosato . Bisbigliò nell ' orecchio della fanciulla la eterna parola : - Mi vuoi bene ? L ' altra rispose a voce alta , ridendo : - T ' adoro . - Ami me solo ? Pensi sempre a me ? Io , vedi , darei tutto il mio sangue per la mia cara Irene . E le rimproverò dolcemente il morso della sera innanzi , dicendole che ancora la nuca gli pizzicava forte . Aveva messo il capo sulle ginocchia di lei . Immerso in una specie di sopore beato , guardava , senza pensare , alla polvere densa , che da più mesi non era stata disturbata sotto ai pochi mobili sconquassati , alle sporcizie del pavimento , delle quali si sarebbe scandalezzata persino la degna sposa di Zaccaria , ed alle tendine delle finestre rabescate di lordura . Dal canale quasi asciutto saliva un fetore acre . Qualcosa di bianchiccio , di lustro , dietro ad una delle gambette storte dell ' armadio , fermò lo sguardo di Gioacchino . - Guarda , che cosa c ' è lì sotto ? - chiese ad Irene , e senz ' aspettar la risposta andò a pigliare l ' oggetto . Era un collare col suo fermaglio e le tre lettere F . A . Q . La faccia di Gioacchino diventò livida . - Un cane , c ' è stato un cane in questa casa . Rispondi . Irene rideva , mostrando i denti . - C ' è stato un cane e ha perduto il collare ? Quando ? - Ieri mattina . - Ieri ? - Sì , ieri ; - e la donna ci pensò un attimo , poi soggiunse : - Entrò dall ' uscio della scala , che la mamma con questi caldi tiene sempre aperto . Ma io non ho paura dei cani . Anzi guarda - e mostrò alla polpa della gamba destra due ferite vicine , lunghe , parallele , non ancora rimarginate . - È stato il cane ? - gridò Gioacchino con gli occhi fuori dalla testa . - Sì , il cane . Non me ne rammentavo quasi più . - E non hai fatto bruciare la piaga ? - Fossi matta ! Perché mi restasse il segno tutta la vita . - E il cane dov ' è ? - Lo so io ! Non l ' avevo mai visto . È scappato , e buon viaggio . - Scappato subito ? - Subito , e tanto in furia che pareva arrabbiato . - Arrabbiato , arrabbiato ! - e si toccava la morsicatura della nuca , che da un minuto gli bruciava la carne come un tizzone ardente . Mise in tasca il collare e scappò , precipitando giù dalle scale , correndo nelle calli , sui ponti , lungo le fondamenta , dando degli spintoni a tutti quelli che incontrava , finché giunse all ' Ospedale maggiore , dove chiese del chirurgo di guardia . Voleva farsi medicare col ferro e col fuoco ; ma il chirurgo disse che non si poteva tentare più nulla , giacché la piaga era bell ' e cicatrizzata . Del resto , saputo il caso , affermò dottrinariamente che la rabbia non si trasfonde da uomo ad uomo , eccitò Gioacchino a dormire quindi i suoi sonni tranquilli , e gli voltò le spalle . Gioacchino pensava : - Menzogna , inganno pietoso . Voglio sapere la verità ad ogni costo - e nel correre verso casa , passando innanzi alla Farmacia di Santa Fosca , di cui conosceva il principale , vi entrò difilato . Giunto al banco starnutò . L ' aria impregnata degli odori di droghe , di olii , di mantecche e di elettuarii , gli punzecchiava le papille del naso . La Farmacia di Santa Fosca è celebre . Delle sue pillole miracolose si occupò più volte niente meno che il Gran Consiglio della Repubblica di Venezia . La sala , piuttosto vasta , appare molto solenne ; un resto , perfettamente conservato , dell ' arte barocca : grandi armadii tutt ' intorno in legno massiccio , a pilastri , a cornicioni , a timpani , con riquadri arzigogolati e volute gobbe ; sulla porta di mezzo , in faccia all ' ingresso , il busto di un vecchio sapiente , in atto di consultare un librone enorme di farmacopea ; sulla porta a destra il busto d ' un giovine , che tiene una storta , e sulla porta a sinistra quello di un altro giovine , che pesta nel mortaio ; all ' alto dei frontespizii certe figure allegoriche di donne sdraiate e dorate ; qua e là delfini e caducei . Il soppalco a travi regolari , dipinti in fiorami gialli , non ha una ragnatela ; nelle scansie i vetri di maiolica , bianchi con gli ornati di fogliami celesti e le iscrizioni a lettere gotiche nere , i più grossi e panciuti nel palchetto più alto , in mezzo i mezzani e sotto i piccoli , stanno schierati l ' uno accanto all ' altro con una regolarità , dove s ' indovina la mano avvezza agli scrupoli d ' oncia . Se la discorrevano insieme nella stanza vicina , intorno alla tavola tonda , quattro medici , mentre , dietro al banco , lo speziale attendeva a pesare e ad incartare non si sa quali polveri bianche . Gioacchino , vergognandosi di parlare di sé , principiò a narrare allo speziale il caso di un amico suo , che era stato morsicato da una donna , la quale alla sua volta era stata morsicata da un cane , probabilmente rabbioso . Nell ' andare innanzi , infervoratosi nei particolari della storia , alzò a poco a poco la voce , sicché i medici , dall ' uscio aperto , si posero ad ascoltare . Il punto sul quale Gioacchino voleva essere illuminato era questo : - L ' idrofobia si può trasmettere dall ' uomo all ' uomo ? - Il farmacista non sapeva che cosa rispondere ; ma intanto entrò una vecchietta a chiedere tre once di olio di ricino , e il farmacista , conducendo Gioacchino nella stanza attigua , espose ai medici la domanda di lui , mentre la vecchietta gli tirava la falda dell ' abito perché si sbrigasse a darle quel purgante , il quale doveva servire a guarir dalla colica la sua nuora , un bel pezzo di giovinotta , che aveva mangiato , essendo giorno di magro , un subisso di baccalà . I quattro medici , i quali stavano aspettando invano di essere chiamati da qualche cliente , e intanto non sapevano come ingannare il tempo , giudicarono la quistione bella , ma molto intricata . Uno , il più vecchio , si rammentava di avere letto nello « Sperimentale » di un caso d ' idrofobia comunicata ad un fanciullo dalla morsicatura di una ragazza , innanzi che le si manifestasse la rabbia . Gioacchino allibì . Vero è che la notizia fu poi smentita nello stesso periodico . Gioacchino respirò . Frattanto il secondo dottore , sbarbato , con i capelli biondi e lunghi e gli occhiali sul naso , era andato a frugare nella libreria , che pigliava tre lati della stanza ( la più ricca libreria delle farmacie di Venezia ) e ne aveva cavato il fascicolo del giugno 1880 del « Giornale internazionale delle scienze mediche » . Interrompendo senz ' altro i discorsi dei colleghi si mise a leggere lentamente , gravemente alla pagina 488 questo articoletto : « Sulla trasmissibilità della Rabbia » , pel dottor Raynaud . Fino ad ora si teneva per indiscutibile che l ' uomo rabido non sia atto a trasmettere ad altri la malattia ; oggi pare che tale questione sia entrata in una fase tutt ' altro che rassicurante . Da alcune esperienze è lecito dedurre che il virus rabido dell ' uomo è contagioso . L ' inoculazione fatta nei conigli della saliva o del detrito della glandula salivale di un uomo affetto da rabbia , per morso riportato da animale sospetto , diede luogo ai sintomi rabidi , indi alla morte . Da ciò si deduce la trasmissione della rabbia non solo dall ' uomo agli animali , ma eziandio da uomo ad uomo ; e , ciò ammesso , si comprende come bisogna guardarsi con scrupolosa attenzione così dai morsi degli infermi affetti da rabbia , come anche dalla loro saliva e dagli oggetti che ne fossero imbrattati , specialmente nel caso che nelle mani esista qualche taglio o scalfittura o piaga » . Gioacchino era diventato verde e immobile come un cadavere : soltanto le sue labbra tremavano ; ma i medici , incaloriti nella questione , non gli badavano affatto . Uno di essi , il più giovane de ' quattro , piccoletto , gobbetto , tutto malizia negli occhi e nella bocca , osservò : - L ' articolo non vuol dir nulla . Gli uomini , è vero , somigliano ai conigli nell ' animo , ma non si possono confondere con i conigli nel fisico . Io in questa materia la so lunga , pur troppo ! La mia tesi di laurea ebbe a tema l ' idrofobia : ho dovuto consultare un monte di libri , e sono stato aiutato dal professore Lussana , che ha compiuto delle belle esperienze . Vi ricordate certo di quel povero dottore Agostino Marin , medico condotto di Cervarese Santa Croce , tanto buono , tanto amato da tutti , il quale , morsicato da un cane , sentendosi dopo tre mesi i primi sintomi dell ' idrofobia , montò in carrettella e , guidando da sé , si recò all ' Ospedale di Padova , dove al medico di guardia disse quietamente : - Vengo a finire qui , per non funestare con l ' orrendo spettacolo della mia morte la mia moglie ed i miei figliuoli , che amo tanto - . Morì in fatti qualche giorno appresso ; e il Lussana , avendo avuto un poco di sangue di quel disgraziato , lo iniettò nella vena femorale di due cani . Uno de ' cani poco dopo morì , l ' altro fu ucciso : era stata comunicata a tutti e due la così detta idrofobia lipemaniaca o taciturna . Il medico biondo interruppe : - O dunque , se ai conigli e ai cani , con la saliva e col sangue la rabbia si trasmette , perché non s ' ha a trasmettere all ' uomo ? - Caro dottore , o perché i cavalli , i ciuchi ed i buoi vanno soggetti a malattie diverse da quelle della bestia umana ? Non ci sono forse dei veleni che accoppano certi dati animali , non facendo agli altri né caldo né freddo ? L ' Hertwigx dichiara che solo il quinto degli uomini addentati direttamente da cani idrofobi s ' ammala ; e il Giraud , il Bezard , il Parvisse , il Gauhier , il Vaughan ... - Basta , per carità ! - gridò lo speziale dal suo banco . - ... Il Giraud , il Babington praticarono l ' innesto senza ottenere mai ombra d ' idrofobia . Nessuno dei coraggiosi dissettori che , studiando i cadaveri di idrofobi , s ' erano fatti alle mani o tagli o graffiature , ebbe a soffrire nulla , salvo uno , pare , se si deve credere all ' Andry . - La conclusione è questa - notò il medico vecchio - che non sappiamo nulla ; ma non vorrei , lo confesso , neanche a ricoprirmi d ' oro , sperimentare nella mia carne i denti di un uomo idrofobo . Gioacchino era caduto sopra una seggiola : tendeva l ' orecchio , ma non respirava più . Si fece coraggio , e chiese , balbettando , al medico gobbetto , che gli stava accanto : - La rabbia , scusi , negli uomini e nei cani si può sempre riconoscere dalle loro furie , dagli ululati , dalla bava , da qualche altro segno sicuro ? Il novello Esculapio , lietissimo di poter sciorinare la sua sapienza , rispose : - No . La rabbia non si manifesta con accessi di furore , anzi è una malattia , a prima giunta , di apparenza benigna ; ma fino dal principio la saliva riesce virulenta , cioè contiene il germe inoculabile ; ed il cane , o anche l ' uomo , senza fallo , è allora più pericoloso per le carezze della sua lingua , che non per la tendenza a mordere . La copia della bava non appare un indizio costante : talvolta la gola resta umida , talvolta secca . In una varietà particolare , che si denomina rabbia muta , la mascella inferiore si discosta assai dalla superiore , e si vede sino al fondo la gola nera . Sovente il cane cammina con il passo vacillante , con la coda rilassata , con la testa china e gli occhi spalancati e la lingua pendente fuori della bocca , lunga , azzurrastra . Alza il capo per mordere , e poi subito ripiglia il suo fatale cammino . - E nei rimedii - chiese il medico vecchio , il quale non aveva più voglia di tenere dietro ai progressi dubbiosi della sua scienza - dopo il vano tentativo del curaro , hanno inventato altro ? - La tracheotomia - rispose il gobbetto . - La tracheotomia - brontolò con un soffio di voce Gioacchino . - Che cosa è ? - È un taglio lungo la trachea - e il medico mostrava la gola più giù del colletto . - Il pathos eminens dell ' idrofobia consiste in uno spasmo laringo - faringeo ; non potendo dunque respirare di su , si spacca la gola e si respira più sotto . Gioacchino inorridiva , ma il medico , senza guardarlo , continuava : - Vero è che alla stretta dei conti si muore ugualmente , strozzati , epilettici , furiosi , con la bava e il sangue alla bocca , ballando come nel delirium tremens il più orribile e infernale dei can - can . Il dottore biondo , quello con gli occhiali , mentre i colleghi suoi ragionavano , non aveva fatto altro che togliere dalla libreria dei volumi e scartabellarli e ammonticchiarli sulla tavola . Sfogliandone uno , dopo avere scorso una mezza pagina , si pose a ridere , dicendo : - Sentite , amici , niente meno che l ' Encyclopêdie , quella del Diderot e del d ' Alembert , quella che ha illuminato il mondo . Ecco l ' articolo Rage . Rabbia dunque ce n ' è di sette sorte : quattro hanno rimedio : per le altre v ' ha un riparo soltanto : tuer le chien enragé . E delle medicine questa è amena : « Pigliate il peso di sei scudi di sugo d ' assenzio , il peso di due scudi di polvere d ' aloe , il peso di due scudi di corno di cervo bruciato , due dramme di agarico e il peso di sei scudi di vino bianco : mêlez le tout ensemble , et les faites avaler » . Qui scoppiò una lunga risata ; ma il dottore biondo continuava imperterrito : - Farmaco per impedire che la rabbia si manifesti : « Pigliate del latte di vacca appena munto , mettetegli in fusione della pimpinella selvatica , e fatene bere tutte le mattine per nove giorni » . Lo speziale , messo in curiosità dalle risa dei dottori , era andato ad ascoltare . - Ha inteso ? - disse a Gioacchino - basta bere per nove mattine il latte con la pimpinella . Ma il quarto medico , il quale non aveva mai aperto bocca , e pareva che sonnecchiasse , si alzò e , preso in disparte Gioacchino , gli bisbigliò con molta solennità in un orecchio : - Lasci sbraitare questi signori . Il fatto è questo , che la trasmissione dell ' idrofobia da uomo ad uomo è cosa oramai certissima . Se dunque il cane era idrofobo , l ' amico è spacciato . Il punto sta qui : sapere se il cane era idrofobo ; e , poiché i cani idrofobi non guariscono mai , sapere se il cane è vivo e sano . Se il suo amico o lei o qualche conoscente avessero bisogno di un medico , eccole il mio biglietto da visita . Gioacchino uscì sbalordito , mezzo tramortito , barcollando sulle magre gambe . Sapere se il cane è vivo ! Gioacchino si rammentò del collare che aveva in tasca . Gli venne una grande idea : corse la sera stessa agli uffici de ' giornali che si pubblicano la mattina , e la mattina seguente , per tempo , agli uffici de ' giornali che si pubblicano la sera ; e fece stampare l ' avviso che conosciamo . * * * Lo abbiamo lasciato che andava alla sua Cassa , dove giunse in ritardo , ruminando nel cervello cento storie terribili di cani arrabbiati , d ' uomini morti negli spasimi più tremendi , quando meno se l ' aspettavano , molte settimane , molti mesi , molti anni dopo morsicati . Vivere in tante ambasce ! meglio buttarsi subito nel canale con una pietra al collo . E contava i biglietti di banca con la sicurezza meccanica della consuetudine lunga ; e pensava intanto al suo povero zio , che , vedendo un cane , allibiva , sgattaiolava lungo i muri , si rannicchiava ne ' canti ; al suo povero zio , quel sant ' uomo , che , dopo avere mangiato pane e cipolle tutta la vita , gli aveva lasciato centomila lire , facendogli giurare solennemente di portare sempre gli stivali sino alle ginocchia , poiché i cani hanno l ' usanza di addentare alle polpe . Si presentò allo sportello della Cassa la testa unta di Zaccaria , e in atto di mistero disse : - C ' è quel signore . - Chi ? - Quello del collare . Gioacchino scattò , e gli passò sulla fronte un lampo di gioia . Il proprietario del collare era un bel giovinotto , alto e robusto , tenente di fanteria marina , il quale , dette le due lettere che l ' avviso chiedeva e ringraziato il cassiere , dichiarò di voler pagare , non foss ' altro , le spese delle pubblicazioni ; ma Gioacchino non rispondeva . Guardava intorno , cercando il cane : - E il cane dov ' è ? - Il cane è scappato . - Quando ? - Ier l ' altro . Gioacchino si sentì gelare , e , come parlasse a sé medesimo , con un accento di strazio mortale , bisbigliò : - Il giorno in cui ha morsicato Irene ! - Appunto . È un cane mansueto come un agnello ; ma non bisogna tirargli le orecchie . Irene gliele tirò , ed egli dentro coi denti nelle polpe . Allora gliene diedi tante e tante , che scappò giù dalle scale , e non l ' ho più veduto . Ma tornerà , ne son certo ; mi capiterà tra i piedi o al caffè , o in qualche casa dove ho per costume di andare . Non è la prima volta che mi fa questi scherzi . - Era sano ? - Come un pesce , ma con questi calori non si sa mai . Gioacchino , alzando gli occhi e guardando il volto rotondo e gioviale del tenente , chiese tremando : - Ella conosce Irene ? L ' altro si mise a ridere , come se volesse dire : e chi non la conosce ? - Scusi , ci andò ier l ' altro per caso ? - Sono tre mesi che ci vado tre o quattro volte la settimana e le ho condotto quasi tutti gli ufficiali del battaglione . - Irene in calle delle Zotte , numero 120 , quella ragazza che abita con la madre ? - Una bella madre davvero ! - Ma insomma , Irene ... ? - Non lo sapeva ? Allora soltanto il bel giovine s ' avvide che il disgraziato cassiere non si sentiva bene , e , poiché Gioacchino pregava di essere lasciato solo , il tenente , senza darsi la briga di capire codesto imbroglio , se ne andò via , intendendosela con l ' antiquario dello Scudo d ' oro , perché , quando a quel matto del cassiere fosse piaciuto , gli portasse a casa il collare . Zaccaria s ' inchinò tanto che toccò quasi il suolo con le due punte della barba grigia . - E mi costa cento lire ! - ripeteva Gioacchino , e , mentre contava i danari allo sportello , andava ripensando alla pietra da legarsi al collo e al canale ove affogarsi . Poi esclamava : - Voglio vendicarmi ; voglio uccidere la vecchia prima e la giovane poi - . E tremava di paura . Alle sette di sera , senza sapere quel che si facesse , entrò nel chiassuolo delle Zotte . La porta era aperta , salì e sul pianerottolo si fermò un istante : gli pareva di sentirsi strozzare , non poteva più inghiottir la saliva , aveva il granchio alle mani , il cuore con i suoi gran colpi voleva spezzargli il petto . - Ci siamo - pensò - mi restano poche ore di vita - . Mise il piede sulla soglia della camera d ' Irene . Irene , sdraiata come al solito sull ' ottomana , scherzava con un cane . Gioacchino si voltò per fuggire , ma Irene gli gridò : - Vieni , vieni , guarda com ' è grazioso . Poi , parlando al cane : - Non mi morderai più , non è vero ? Era il cane che Gioacchino cercava , sano , allegro , saltellante . Gioacchino , trasformato , cavò di tasca il collare e s ' avvicinò alla bestia , la quale , sentendo l ' odore della roba sua , sbalzò ai piedi del giovinotto , e ballandogli intorno abbaiava di gioia . Gioacchino affibbiò al cane il collare , poi con un ginocchio a terra , si pose ad accarezzare il suo pelo nero , vellutato , morbido ; e il cane s ' avvoltolava , e con la pancia all ' aria dimenava le zampe . Irene rideva a crepapelle . A un tratto Gioacchino s ' alzò dignitosamente , e cercando di dare alla sua fisonomia squallida , a ' suoi occhietti piccoli e spenti una espressione terribile , disse con la sua voce stridula : - Signora , vi lascio al tenente di fanteria marina ed al suo battaglione ; vi lascio al padrone di questa bestia . So tutto , tutto - e s ' avviò risoluto all ' uscio . L ' ilarità di Irene non ebbe più freno ; si sganasciava , e , battendo le mani , gridava al cane : - Acchiappa , Budda , acchiappa il ladro , acchiappalo - e incitava il cane col gesto . Budda , ringhiando , corse giù per le scale dietro a Gioacchino ; ma questi era stato più lesto e aveva chiuso la porta . La vecchia infame gettò dalla finestra sul cappello del giovine , mentre usciva , una buccia di limone . * * * Il nostro cassiere tornò alla sua vita di prima , regolare e monotona ; non s ' attentò più di seguire nelle vie le belle brune ; si rimise a ' risparmii , e comperò un paio di stivaloni nuovi , per proteggere anche le ginocchia . Santuario 1 Era l ' ultimo giorno dell ' anno , un anno pieno di malinconie e di fastidii . Avevo pagato il conto all ' oste dei Tre Turchi , e m ' ero acconciato nella carrettella , che doveva condurmi al Santuario : una salita di settecento metri , a dir poco . Il sole cadente picchiettava di ombrette e di scintille il fango della strada , il quale , schizzando a destra e a sinistra , pareva borbottasse pettegolo contro le ruote , che ne disturbavano la quiete molle . Su quella mota nerastra , tormentata a lunghi intervalli dai pesanti carri delle ferriere vicine , si distendevano ampie striscie o s ' alzavano grandi cumuli di neve , chiazzata qua e là di brutte macchie di melma e bruna al paragone dei lenzuoli candidi , che coprivano i campi ondeggiati , divisi da fossatelli , e i tetti dei casolari e delle villette sparse sulle alture . Di mano in mano che si andava in su , il fango scompariva per lasciare posto anche sulla strada alla neve , solcata da poche linee profonde ; e , un ' ora prima di giungere al Santuario , i due cavalli , sbuffando , sudando , tendendo faticosamente i muscoli , cacciando le gambe nella neve fino alle ginocchia , riuscivano a malapena a tirare il legnetto , di cui le ruote si sprofondavano quasi fino all ' asse . La temperatura , ch ' era stata assai mite , essendosi fatta freddissima , principiavo a sentirmi i piedi gelati e le mani intirizzite . Battevo i denti quando , verso le sette , al buio , si giunse nel primo cortile dell ' ospizio . Le gradinate magnifiche erano scomparse ; qualche pezzo di balaustro , le cimase , i vasi barocchi , non si vedeva altro . Le immense ali dell ' edificio s ' alzavano tetre , e gli archi aperti del vasto atrio , in quella luce notturna della neve , azzurrognola e pallidissima , sembravano l ' ingresso d ' un cimitero fantastico . Il vento cacciava sotto all ' atrio un pulviscolo ghiacciato , sottile , turbinante , che si faceva strada fra il collo e la pistagna della pelliccia , fra le maniche e i polsi . Un uomo mi venne incontro con la lanterna ; e mentre io gli chiedevo del signor rettore dell ' ospizio , e lo pregavo di condurmi subito al fuoco , ecco che s ' avanza a un tratto fra lui e me una testina bionda di donna : e le sue labbra sorridevano , ma fissò gli occhi ne ' miei con uno sguardo così audace e lungo che io rimasi turbato . Quella sfacciataggine non s ' accordava coi lineamenti soavi del volto , né coll ' abito della bella persona . Aveva il capo chiuso in una specie di cuffia bianca e il vestito di colore azzurro ; un grembiule candido le si annodava alla vita sottile e contornava i fianchi e si alzava a coprire la curva del petto , sulla quale scendeva , appesa ad una fettuccia di velluto nero , una croce d ' argento . Mentre io guardavo la strana fanciulla dalla testa ai piedi , ella , immobile , impassibile , continuava a fissarmi . In quello sguardo dritto e fiero c ' era qualcosa di tanto singolare , ch ' io , che già tremavo dal freddo , mi sentii rabbrividire . Il servo , nel vedere la donna , non si scompose , ma le disse dolcemente : - Signora , piglierà un raffreddore ; venga con me - e , pregandomi di aspettarlo due minuti , la accompagnò lungo il lato destro del portico . Ella lo seguì sommessa , senza voltare il capo . La lanterna che , ad intervalli regolari , spariva per un istante dietro alle colonne delle logge , allontanandosi e diventando sempre più smorta , s ' andò a perdere in una vasta ombra , che mi parve quella d ' una chiesa . E mi sembrò che dall ' ombra cupa uscisse un suono flebile e dolce . Quando il servo tornò , gli domandai : - Cantano in chiesa ? - Le Figlie di Gesù pregano la Madonna . - E pellegrini ce n ' è ? - Neanche uno . Con questo tempo ! bisognerebbe essere matti . Volevo chiedergli qualcosa della fanciulla bizzarra , ma mi trattenni . Il buon uomo , zoppicando un poco , mi rischiarava i gradini dello scalone . 2 La stanza del rettore era un paradisetto . Faceva caldo . Nel camino brillava un gran fuoco , e dinanzi ad esso un uomo lungo e stecchito , una specie di Don Chisciotte prete , si stava scaldando la schiena con le mani dietro . Appena mi vide entrare , innanzi di aprire la lettera ch ' io gli presentavo , mi chiese se avessi fame , se avessi freddo , se fossi stanco , se volessi bere ; e senz ' attendere la risposta , andò alla credenza a cavarne una bottiglia , mi fece sedere nella poltrona accanto al fuoco , e chiamò il servo , ordinandogli di preparare la cena . Bevetti il vermouth , due bicchieri , e il rettore voleva farmi bere il terzo a ogni costo . Lieto come una pasqua , mi pigliava per le mani , mi picchiava famigliarmente sulle ginocchia , sorrideva con un certo ghigno bonario tutto cuore , e diceva : - Ci ho proprio gusto : mi rincresceva davvero di finire l ' anno solo come un eremita . Sia benedetto il cielo : ho trovato un compagno . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , un altro ceppo ben secco . Bada all ' arrosto , che non s ' abbrustolisca troppo . E andava su e giù per la stanza con le sue gambe interminabili , facendo svolazzare la veste ; poi si tornava a piantare ritto innanzi al camino , e allora l ' ombra oscillante de ' suoi stinchi , proiettata dalla fiamma , si distendeva sul pavimento , e il torso si sbatacchiava sulla parete opposta , e il collo e il capo tracciavano la loro forma allungata sul soffitto , sicché la figura nera appariva spezzata in tre lati , e si muoveva ora di qua ora di là , come un pulcinella di legno dislogato da un ragazzo impaziente . Alla fine il rettore lesse la lettera di presentazione , e gli Oh ! e gli Ah ! non terminavano più . - Oh , ah , il figliuolo del mio caro Gigi ! È proprio lei ? Sa che da trent ' anni ... che cosa dico ? da quarant ' anni ... sicuro , fu nel ... non mi rammento bene ... ma in somma sono passati quarant ' anni almeno dacché vidi per l ' ultima volta il mio buon Gigi . E non sapevo che avesse preso moglie , ed ignoravo che avesse un rampollo così grande e grosso , scusi , come lei . È succeduto quel che succede sempre quando ci si vuol bene davvero : non ci si scrive mai . Ma , lo creda , pensavo sempre all ' amico del Liceo e del Ginnasio , e chiedevo a me stesso : Gigi sarà vivo , sarà sano ? Egli ignora forse ch ' io sono canonico , ed io ignoro ... A proposito , a che professione s ' è mai dato suo padre ? Mi pareva che avesse poca voglia di sgobbare a quei tempi . E dove s ' è piantato ? A Venezia ? Ho sempre avuto un gran prurito di andarci ; ma poi , seminario , noviziato , canonicato , rettorato , il diavolo che mi ... E lei da qual parte del mondo mi capita qua ? Oh ! Ah ! Vedi bel caso . Bene , benone , arcibenissimo . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , e la cena presto , e il Grignolino del 1870 , intendi bene ? Non pareva una cena da mille metri sul livello del mare , né da Siberia . Si mangiava , si beveva allegramente . - Pasquale , un ' altra bottiglia . Il Barbera del 1860 . - Grazie , ho bevuto abbastanza . - Via , via , l ' ultima sera dell ' anno ! E per il figliuolo del mio più vecchio amico ! E sta bene Gigi ? Sarà diventato grasso , mi figuro , e grigio . Porta la barba intiera o il pizzo o i soli baffi o ha la faccia pelata come me ? Quarant ' anni fa era una buona pelle quando ci si metteva . Una certa servotta , la Santina : aveva le mani e le guance rosse , e i capelli crespi . Una sera ... Dio me lo perdoni ... E si turava con le due mani la bocca enorme , e sghignazzava . Il naso lungo e adunco , gli occhi piccoli e biancastri , il mento aguzzo e sporgente , la fronte schiacciata e bassa , tutto era in moto in quel volto , su quel collo interminabile , su quella interminabile persona scarnita ; e dimenava le braccia come un mulino a vento . - Pasquale , Pasquale , una bottiglia di Barolo , di quello che Sua Eminenza bevette l ' ultima volta , ma bada di non sbagliare , del più vecchio , c ' è scritto l ' anno 1850 , e non iscuotere la bottiglia , portala adagio adagio come se fosse una reliquia . - Grazie , non posso , ho bevuto troppo . - L ' ultimo dì dell ' anno , mi canzona ! E com ' è stata ch ' è venuto qui a passare l ' ultima notte ? - Ero ai Tre Turchi ... Pasquale annunziò una deputazione . La deputazione si componeva di un solo vecchietto bianco e curvo , che , in nome dei cinque o sei sacerdoti , i quali vivono rannicchiati nelle loro camerette dell ' ospizio anche gli eterni mesi dell ' inverno , era venuto ad augurare il buon anno al signor rettore . Borbottata con impaccio infantile qualche parola , il pretucolo se ne andò via , spaurito del suo gaio e inquietissimo superiore , del forestiero nuovo , e forse degli avanzi della cena sardanapalesca . - Ero ai Tre Turchi da due giorni per certi affari urgenti di mio padre , un fallimento improvviso ; e dovendo partire domani sera ... Pasquale annunziò un ' altra deputazione . Entrarono due donne . L ' una si avanzò placidamente verso il rettore , che prese un aspetto compunto , abbassando gli occhi e giungendo le mani all ' altezza del petto ; l ' altra rimase all ' uscio e mi piantò gli occhi addosso . Era la fanciulla bionda , che avevo vista nell ' atrio . A un tratto si staccò dalla soglia , e con tre o quattro passi leggeri e lenti mi venne accanto ; e sempre mi guardava fisso , come se volesse frugarmi dentro nell ' anima o ricercare un segreto nelle mie viscere profonde . Sentivo sulla mia faccia il suo alito . La sua compagna , che aveva finito il proprio discorsetto , la chiamò due volte , e alla fine , presala dolcemente per un braccio , la condusse fuori . Io restai sopraffatto da un senso arcano , che somigliava alla paura . Anche il rettore era rimasto un poco sopra pensiero . Ci sedemmo al fuoco . Desideravo sapere qualcosa della ragazza bionda ; ma il canonico , rientrato già nel torrente de ' suoi ricordi giovanili , non lasciava posto a intromettervi una parola , e s ' io tentavo di opporre un intoppo alla sua straripante eloquenza , egli lo spazzava via senza neanche darsene per inteso . A un certo punto , giovandomi astutamente di una pausa , dissi : - Reverendo , mi cavi una curiosità . Chi è mai quella fanciulla bionda , ch ' è venuta dianzi ? Il prete alzò lo sguardo al soffitto . - Ha certi occhi , che attraggono e che spaventano . È una suora ? - Fece segno di no , e tacque . - L ' ho vista nell ' atrio sola , in mezzo alla neve . È qui da un pezzo ? - Da tre settimane . Ci vorrebbe un miracolo , e lo invoco con tutta la forza dell ' anima mia . E cominciò allora a parlare dei miracoli della immagine santa . L ' estate scorsa , mentre c ' erano al Santuario quattromila persone , un contadino ricuperò la favella , perduta da quindici anni ; un falegname paralitico si rizzò in piedi , lesto come un daino ; una donna , la quale s ' era fratturata una gamba , in due giorni guarì . Dai prodigi contemporanei risalì via via agli antichissimi , e nel discorrerne assumeva una espressione ispirata , tanta era la schietta fede che traluceva da quegli occhi piccini . Ma interruppe la litania per dire : - Già si sa , ella , caro signor mio , è un poco incredulo . Debolezza dei tempi ! Nella mia gioventù anch ' io avevo , come il buon Gigi , il cervello storto ; ma s ' ella rimanesse alcuni mesi su questo monte , in mezzo alle nubi , accanto alla effigie dipinta da san Luca , e fosse testimonio delle effusioni di mille e mille disgraziati , che dalle valli , dai paesi lontani salgono a piedi a invocare l ' aiuto del cielo , e vedesse le lagrime e udisse i sospiri , e notasse poi la espressione giuliva dei loro volti ; s ' ella sapesse le consolazioni , le santificazioni segrete , e come la fede rammollisce il macigno , purifica le lordure , rialza e nobilita l ' abbiezione più vile , ella , stupito dai miracoli operati sui cuori , crederebbe agevolmente agli altri materiali ed esterni . Salvare un ' anima è cosa mille volte più ardua che racconciare una gamba o ridare il moto ai nervi e ai muscoli di membra intorpidite . Vedesse i voti di cui è piena la chiesa ! Se non fosse questo freddo , vorrei condurvela subito . - Magari ! - Andiamo dunque . 3 Mi gettai la pelliccia sulle spalle , ed uscii dalla stanza col rettore , il quale correva innanzi svelto , senza neanche aspettare che il servo gli facesse lume . S ' andò in fondo alla loggia lunghissima , e poi si scese da una scaletta a chiocciola , rispondente alla sagrestia . Il prete andò a prendere in un angolo un grosso cero , e lo accese alla lanterna di Pasquale . Qua e là nelle cappelle luccicavano i lumini delle lampade . Il tempio era deserto , il silenzio sepolcrale . Innanzi alla immagine del Tabernacolo solenne ardevano due candele ; ma la figura non si vedeva affatto , solo scintillavano su di essa le pietre preziose e brillavano gli ori , posti , s ' indovinava , in forma di diadema , di pendenti , di monili , di spilloni , di catenelle , di braccialetti , e ammonticchiati alla base . Poiché il rettore ebbe detto , in tre minuti al più , fervorosissimamente , le sue giaculatorie , si principiò in fretta la visita dei voti : quadri grandi , mezzani e piccoli , innumerevoli , nei quali appena si distinguevano al fioco lume le pietose istorie di bimbi malati in cuna , di operai precipitati dal tetto , di viandanti assassinati , di carrozze rovesciate , di case fulminate , di navi naufragate , di terribili massacri in battaglia ; cuori d ' argento con la loro fiamma ; corone , croci , grucce , stampelle ; ghirlande e mazzi di fiori artificiali ; nastri di seta con frange inargentate ; bambole e altri ninnoli da ragazzi : in somma , una farragine di roba , che copriva dall ' alto al basso le pareti delle navi e del presbiterio , le facce dei pilastri e i fusti delle colonne . Il vento , soffiando , scuoteva i vetri delle finestre , e vi schiacciava sopra violentemente i larghi fiocchi di neve ; ma nella chiesa si sentiva un tepore grave e umido , con un odore stagnante , nauseabondo d ' incenso . Nell ' uscire si passò a lato di un confessionale , dove , ritto , al posto del confessore , stava immerso nell ' oscurità un fantasima . Era la fanciulla bionda , immobile come una morta . Il rettore le parlò sottovoce , poi la affidò a Pasquale , che la menò pian piano al fondo del portico , dove l ' aveva condotta quando la incontrammo nell ' atrio . Il rettore bisbigliava : - Poveretta , poveretta ! Il momento mi parve buono per tornare alle domande ; ma il prete si contentò di rispondere : - Non fa male a nessuno ; gira da sé dappertutto , quieta , trasognata . Non dorme quasi mai . Il medico dice che bisogna lasciarla fare tutto quel che le garba . Dio la protegga ! La tristezza non s ' addiceva al corpo , alla faccia , alla voce del reverendo : aveva bisogno di agitare le braccia , di scattare , di ciarlare , di ridere . Quando pigliava un ' aria addolorata , il lungo naso mutava contorno , il profilo non era più lo stesso , e , se non fosse stato il corpo a pertica e il collo da struzzo , tali da farlo riconoscere tra un milione di preti , la mestizia avrebbe potuto servirgli di maschera . Il cordoglio , del resto , lo annebbiava per poco . Un sospiro da mantice , uno sguardo al cielo , una scrollatina di testa , ed ecco era tornata , come per incanto , la bontà chiassosa ed arzilla dell ' uomo ingenuo . Si bevette un altro bicchiere , si parlò ancora una mezz ' oretta , o , per meglio dire , egli parlava ed io fantasticavo ; poi , alle undici , m ' accompagnò in camera : niente meno che la camera destinata a monsignor vescovo , quando , ogni cinque anni , si reca a visitare il Santuario . - Buona notte . - Buona notte , e veda di principiare bene il nuovo anno con una santa dormita . Io domattina non potrò venire a salutarla : devo uscire per tempo . Si figuri che morì iersera il barbiere , un ciarlone , un burlone , che Dio l ' abbia in gloria ; ma un fior di galantuomo , e gli volevo bene come a un fratello - e il prete sospirò , mandando dai denti , che aveva radi e cavallini , un fischietto acuto . - Pasquale verrà a portarle il caffè ; faremo colazione assieme un ' ora prima ch ' ella parta , giacché vuole proprio partire ; intanto dorma tranquillo , e felice notte . - Felice notte . 4 La camera , assai grande , era posta in un angolo dell ' immenso edificio ; aveva due finestre piccole , dalle quali si vedeva giù nella notte una zona biancastra e poi uno spazio nero , che si confondeva con le tenebre fitte del cielo . Continuava a nevicare , e tirava vento . Il letto alto e larghissimo aveva l ' ampio padiglione di damasco cremisi a fiorami gialli , con quattro angioletti dorati sulle aste torte ; la coperta , che scendeva sino a terra , era di raso giallo con disegni verdi , orlata di pizzo bianco . Accanto al letto stava l ' inginocchiatoio , e sull ' inginocchiatoio spiccava dal parato del muro un crocifisso d ' ebano . Una delle pareti era ornata di un quadro assai bello , che figurava un santo col bambino Gesù ; nelle altre si vedevano in piccole cornici alquante riproduzioni della sacra Immagine , qua ricamata a fili di seta rossa in raso bianco , lì eseguita a bucherelli e ritagli in cartoncino , o modellata in cera tramezzo a nuvole di cherubini e a ghirlande di frutta e fiori . Nella camera reverendissima stonava la scatola di cerini , che Pasquale aveva lasciato , dove dall ' una parte si vedeva un caporale , che fa la sua brava dichiarazione alla cuoca , e dall ' altra una silfide molto scollacciata e sbracciata . Mi sdraiai nel seggiolone , e m ' occupai un pezzo a guardare le scintille del fuoco , che scoppiettava . Non volevo andare a letto prima che l ' orologio segnasse le dodici . Nell ' animo pieno di una vaga afflizione mi sentii nascere il desiderio acuto dei miei parenti , de ' miei amici , che avevo lasciato pochi giorni addietro , ma che avrei voluto vedere in quell ' ora appunto , nella quale l ' anno vecchio spirava e il novello vedeva la luce . Poi dicevo tra me : - Sono ubbie . Non ci ho pensato fino a questo momento , ed ora perché ci penso ? Che differenza c ' è egli tra l ' una e l ' altra mezzanotte ? Non sono forse tutti uguali i giorni dell ' anno ? - E non ostante provavo dentro un certo stringimento : mi pareva di essere rimasto a un tratto solo in questo mondo , e sentivo un vuoto nuovo nella mia vita , un nuovo e lacerante distacco dagli affetti mortali . Pensavo ad altre prime notti dell ' anno : alle speranze , che si spingevano audaci nei campi allettatori dell ' avvenire , ai rinnovamenti del cuore umano , che , pure invecchiando , crede di ringiovanirsi ; e fra tutte quelle notti , ce n ' era una , una , che mi tornava con tenace insistenza nella memoria , come il ricordo straziante d ' una gran gioia irremissibilmente perduta . Il minuto in cui un anno si connette ad un altro è una pietra miliare nell ' esistenza dell ' uomo , o è la cifra d ' un numero , che si muta ? Guardavo la lancetta ed ascoltavo il tic tac del mio oriuolo nel silenzio profondo . Non si sentì neanche un rintocco , neanche un botto di campana in quell ' ora in cui la immaginazione dei poeti e dei bambini evoca le streghe e gli spettri . Mezzanotte era passata da un po ' di tempo , quando udii un fruscìo , come di persona che si muovesse fuori , ed un bisbiglio , come di voce che parlasse sommessa . Tesi l ' orecchio : il romore continuava . Pigliai allora la candela , e , spalancando l ' uscio della camera , guardai nella vasta , ricca e freddissima sala , che la precedeva . I grandi ritratti appesi alle pareti , nel lume pallido sembravano vivi . Forse quei personaggi che , dopo visitato il Santuario , avevano mandato in larghe cornici dorate le loro gravi immagini , conversavano insieme : erano dame in abito da corte , magistrati in divisa , marescialli in uniformi , principi , due re , tre regine . La porta della sala dava sulla loggia : nella loggia , sullo scalone non c ' era un ' anima . - Oh sta a vedere che ho da far con gli spiriti ! - brontolai fra me stesso . Rientrai nella camera risoluto a lasciare che si sbizzarrissero a loro posta , e , non avendo sonno , mi sdraiai daccapo nel seggiolone . Il fuoco s ' andava spegnendo , e la candela mi lasciava quasi al buio . Buttai nel camino un fascio di legne grosse . Ma ecco che il bisbiglio ed il fruscìo vanno crescendo , e in un angolo della camera s ' apre un uscio a muro , ch ' io non avevo visto , ed entra col lume in mano , parlando tra sé a frasi lente e brevi , la bella bionda . Mi sentii pietrificare . La donna , che doveva essere ben pratica di quella stanza come dell ' intiero ospizio , dove , tutto essendo affidato all ' onestà e alla decenza , gli usci mancavano di serrature , andò dritta alla parete sulla quale stava appeso il quadro , e , posata innanzi ad esso , sopra un tavolino , la lampada con cui era venuta , si mise a guardarlo fissamente con quel suo occhio che trapassava gli oggetti . La tela rappresentava un santo giovane , di volto pallido , delicato , soave ; aveva la barba alla nazarena , i capelli neri , lo sguardo tenero e le labbra socchiuse , come se pronunciasse flebilmente una parola d ' affetto . Accanto , sopra un altare , in mezzo a festoni di allegri fiori , si vedeva il Bambino , tutto nudo , che , alzando i braccini e facendo atto di saltare , pareva volesse uscir di botto dalla cornice per gettarsi nelle braccia di chi lo stava guardando . Era roseo , era paffutello , era gaio , vispo , gentile , carezzevole : un amorino da mangiar di baci . La bella bionda guardava ora il santo , ora il bambino . Al santo diceva : - Ti ricordi , Giovanni , la mattina in cui ci siamo sposati ? La mamma non voleva , il babbo non voleva ; facevano tanti discorsi , che non capivo . Io credeva soltanto a te . Che lieta mattina ! Mi stringevi la mano , e mi dicevi una parola ... Ripetila , te ne scongiuro . La indovino dalla tua bocca . Eravamo in paradiso , seduti l ' uno accanto all ' altra sotto un baldacchino , in mezzo a un prato fiorito , e le fanciulle e i giovinetti ci venivano intorno a cantare , a suonare , a ballare ; ci facevano una riverenza , e noi salivamo nel nostro trono un gradino più in su , poi un altro gradino e un altro gradino ancora : era la scala di Giacobbe . Quando fummo arrivati al più alto di tutti i cieli , mentre ti davo un bacio , una mano di ferro mi buttò giù d ' un colpo , e allora precipitai dalle nuvole a capo fitto , e scendevo , scendevo sempre , e il viaggio non terminava mai . Era un sogno . Ti ho ritrovato ; eppure non somigli a quello di prima . Prima mi parlavi , mi baciavi , mi stringevi fra le tue braccia ; eravamo in festa tutta la settimana ; ora sì , mi vuoi bene , non dico di no , ma sei tutto misteri . Vuoi che aspetti ? Sempre aspettare , sempre . Domani , doman l ' altro , non ti risolvi mai . T ' amo tanto , che mi contento di guardarti , Giovanni , Giovanni . Aveva un sorriso pieno di lagrime ; la sua voce insinuante , rispettosa , timida , avrebbe rammollito una rupe . Continuò a guardare e tacque per un istante ; poi , mutando espressione , si volse al putto : - Bambino mio , anche tu mi dici di attendere . Domani , doman l ' altro ! Sei cattivo . La tua mamma t ' adora , luce degli occhi miei , sangue del mio sangue , carino , diavolino mio ; e tu mi stendi le manine care e ti rivolgi verso di me , ma non t ' affretti a ricadere sul seno che t ' ha nutrito . Non ingannarmi , monello . Dormivi in una cuna ornata di brillanti , e gli angioletti ti cantavano la ninna nanna , e le farfalle con le loro ali di tutti quanti i colori ti svolazzavano intorno ; ma un dì sei scomparso , non t ' ho trovato più , sparito sotto un monte di fiori , sotto un manto ricamato d ' oro e d ' argento , in mezzo ai ceri , ai bimbi , ai canti ... Ora che sei tornato , perché non mi balzi in grembo ? Non l ' ami più questo petto ? - e si sbottonava dinanzi il vestito azzurro , e mostrava al figliuolo il seno ignudo , mentre la immagine dipinta del fanciullo continuava a sogguardarla e a ridere . Un forte scoppiettìo del fuoco , che in quel silenzio da tomba sembrò un fracasso diabolico , le fece voltare il capo , e mi vide . Mi cacciai nel fondo della poltrona , cercando di farmi piccino , di schiacciarmi nella spalliera imbottita , tanto da sfuggire all ' occhio tranquillo e tremendo . Mi si avvicinò piano piano , senza curarsi di allacciare l ' abito ; mi porse le mani piccole e bianche , facendo segno che le dessi le mie : gliele diedi ; allora ella , stringendomele , mi tirò a sé lentamente , ma vigorosamente , sicché mi alzai ritto di contro a lei , confuso e tremante . Mi prese il capo fra le mani , e si pose ad esaminarmi . - I tuoi capelli , - bisbigliava , - sono mutati . Mi sembrano meno neri . Ti sei fatto radere la barba - e passava le mani delicate intorno alle mie guance ed al mento . - I tuoi occhi non brillano più del loro fuoco divoratore . Ma io , Giovanni , t ' amo tanto , tanto ! Aggrottava le ciglia come se tentasse di pensare . Avvicinò le sue labbra alle mie ; io mi ritrassi ; ma ella , che mi stringeva sempre il capo fra le mani , trattenendomi , pose la sua sulla mia bocca . Le labbra erano di ghiaccio , e il respiro di quella larva di donna pareva un lievo soffio gelato . Mormorò : - Dimmi che mi ami . Non sono sempre la tua sposa , la tua cara , la tua bella ? Nello studiarmi di retrocedere quasi insensibilmente e nel tentare di svincolarmi da quella stretta rigida , caddi sulla poltrona . La giovine si mise a sedere sulle mie ginocchia , circondandomi il collo con il braccio sinistro , mentre con l ' altra mano m ' accarezzava il volto . - Senti , ho freddo , - diceva . - Vieni , vieni a scaldarmi - , e mi sussurrava nell ' orecchio delle parole , ch ' io non volevo intendere . Intanto il fuoco illuminava di luce rossa e oscillante quei lunghi capelli d ' oro , la faccia gentile , il collo , i seni nudi e turgidi . Sentivo offuscarmi il cervello , come se il vecchio vino bevuto alla cena mi portasse di colpo tutti i suoi fumi alla testa . Non riescivo a liberarmi dal peso e dall ' abbraccio di lei , che mi fissava sempre con il suo sguardo di donna innamorata in un mondo vano di spettri , e nella quale i segni della passione terrena prendevano l ' aspetto innocente e agghiacciante di una fatalità tutta inconscia . Ripeteva : - Vieni a scaldarmi , vieni , - e m ' obbligava a porle una mano sul petto e a baciarla . Dagli alari cadde sul pavimento un tizzone acceso , che rotolò fino ai piedi della donna . La sollevai di sbalzo e mi precipitai per rimettere con le molle nel focolare il legno ardente , profittando poi subito della confusione per fuggire nella gran sala attigua , senza che la giovane se n ' avvedesse . Ascoltai all ' uscio : non si sentiva più nulla . Dopo qualche minuto , inquieto di quello stesso silenzio , socchiudendo l ' imposta , guardai nella camera . La bionda stava di nuovo immobile rimpetto al quadro , contemplandolo . Non parlava , non sorrideva . Finalmente , sottovoce , ma con accento di fiducia sublime , ripeté più volte : - Tornerò domani , tornerò domani - , e , ripreso il lume , senza guardare intorno , lenta , grave , se n ' andò via dall ' uscio dond ' era entrata . 5 Quel dolore , svanito nelle memorie e nelle speranze , mi aveva straziato l ' anima . M ' accorsi di essere assiderato , e andai a letto , dove , tremando dal freddo tutta la notte , non mi riuscì di chiudere occhio neanche un minuto . Alle nove uscivo dal Santuario per arrampicarmi sul monte . Nel passare dall ' atrio scansai Pasquale , che dianzi , portandomi il caffè , con la gamba destra zoppicante e col muso ingrugnato , non aveva neanche avuto la degnazione di darmi il buon giorno . Vedendomi andare in fretta , mi chiamò : - Scusi , signore , se incontrasse suor Maria la rimandi all ' ospizio . - Suor Maria , chi è ? La chiamiamo così tanto per intenderci . È la signora bionda , vestita con l ' abito delle Figlie di Gesù , ch ' ella vide qui ieri a sera . - È uscita ? - Pur troppo . Non la ho trovata né in chiesa , né in nessun altro luogo . Un contadino dice di aver incontrato alle sette circa una Figlia di Gesù sulla strada delle cappelle . È la prima volta in tre settimane che suor Maria s ' allontana così dall ' ospizio . Dio voglia che non le accada una disgrazia su queste rupi , con questa neve . Lo predicavo io che lasciarla così sola e libera era un ' imprudenza - . Due grosse lagrime scendevano sulle ruvide guance di Pasquale , e sospirava forte . - Sentite , Pasquale , non ha parenti quella poveretta ? - Ha padre e madre ; ma non vogliono veder la figliuola , perché si maritò senza il loro consenso : gente cattiva , malvista da tutto il paese . - E il marito ? - Un poco di buono . Le mangiò quel po ' di dote , e un bel giorno se ne scappò via , in America , pare , piantandola senza un soldo , con un bambino di cinque mesi . - E il bambino ? - Tre giorni dopo fuggito il padre , morì . Allora la disgraziata ... - e Pasquale agitò due volte la mano destra innanzi alla fronte , poi continuò : - Il nostro rettore , sant ' uomo , ch ' era il suo confessore e non voleva fosse consegnata ai cattivi genitori , la fece venire qui , affidandola alle Figlie di Gesù . Per carità , signore , veda se può trovarla sulla china del monte , verso le cappelle . Io non mi posso muovere . - State quieto , buon uomo , cercherò , dappertutto . Ma tornerà senza dubbio da sé . - Dio lo voglia . Ho un brutto presentimento . Mi fermai fuori della cancellata un poco a studiare le orme . Cercavo quelle di due piedi piccoli , e mi parve di trovarle . La neve alta , non essendo gelata alla superficie , serbava le impronte . Scintillava come se fosse tutta cosparsa di brillantini ; raddolciva gli avvallamenti del terreno , i precipizii , i burroni , ma li mascherava , e le tortuosità della viuzza erta , che , tagliata nel masso , conduceva su su alle cappelle , s ' indovinava appena . Non solo aveva smesso di nevicare , ma il cielo , in gran parte sereno , con quel contrasto del bianco della terra , che abbagliava gli occhi , appariva d ' un colore turchino splendido . Camminavo seguendo le peste leggiere , le quali ora , per un buon tratto , si seguivano regolarmente , ora si smarrivano di qua o di là per rientrare poco dopo sulla linea torta della via , e nello stesso tempo guardavo in basso alla valle , alla pianura . Sulla pianura stava , immobile , una massa non interrotta , lunghissima di nubi dense , che si vedevano dall ' alto al basso . Illuminate dal vivo sole parevano candide sul dorso , d ' un candore argenteo , e coperte come di ondulazioni , di vette , di punte strane , che le facevano somigliare a catene di monti nevosi , e sembrava di potervi camminare sopra ; ma di giù erano brune , tenebrose , fracide di folgori e di tempeste , e mettevano in un ' ombra triste e nera i paeselli e i campi della vallata lontana . Sotto a quella coltre , a quella cappa plumbea doveva farci notte . Le traccie si perdevano . A destra , dalla parte del mezzodì , il monte alzandosi a picco sopra la strada , serbava in essa la neve tanto ghiacciata , lustra , sdrucciolevole , che non si poteva reggersi in piedi . Poco appresso le pedate ricomparivano . Giunto a ' piedi della prima cappella , m ' arrampicai più lesto : guardai dentro , non v ' era nessuno , ma si vedeva sul suolo il segno della neve portata di fresco dalle scarpe d ' una persona , la quale era andata fino al cancello , che divide la parte destinata ai preganti dalla parte destinata alle immagini . La scena rappresentava in molte figure grandi al naturale , eseguite in terra cotta e dipinte a briosi colori , la Natività di nostro Signore ; personaggi sacri e personaggi profani , animali e prospettive , tutto sembrava il vero tale e quale , un vero che stupiva e che disgustava . Tornai a camminare con l ' animo sempre più inquieto e con ansia sempre più affannata . Mi asciugavo la fronte , da cui gocciolava il sudore ; sbottonavo la pelliccia ; le ginocchia mi tremavano ; dovetti fermarmi un istante a riprender fiato . In quel mentre si distendeva giù , dal Santuario verso il piccolo cimitero , l ' accompagnamento funebre del barbiere . Innanzi alla bara , portata da quattro contadini , camminavano il sagrestano col crocifisso , il rettore , più dritto , più lungo , più magro della sera innanzi e occupato a tenere in freno le sue gambe interminabili ed impazienti , e due preti vecchi , i quali stropicciavano i piedi sulla neve , temendo di scivolare a ogni passo . Dietro alla bara venivano sei Figlie di Gesù , delle quali le voci limpide , soavemente accordate insieme , destavano gli echi lenti della montagna . Dieci o dodici persone chiudevano il breve corteo , che andava strisciando come un serpe le curve della strada stretta . Intanto io giungevo alla seconda cappella , poi alla terza , alla quarta . Le orme si fermavano alla porta di questa ultima . Esclamai con gioia : - È salva - , e mi precipitai nell ' interno dell ' oratorio . Chiamavo : - Suor Maria , suor Maria . Tutto era sossopra . Una parte del cancello , scassinata a forza , stava rovesciata sul pavimento ; le figure in terra cotta rappresentavano la Strage degli Innocenti . Tutti i bimbi erano stati strappati dalle branche dei carnefici , e deposti regolarmente l ' uno accanto all ' altro sul gradino del parapetto . Ai manigoldi mancavano la testa , le mani o le braccia , e codeste membra si vedevano sparse sul suolo . Erode , circondato dai grandi satrapi e dalle sue cortigiane , guardava impassibile dall ' alto del trono alla bizzarra punizione dei proprii sgherri ; e costoro , in attitudini furiosamente crudeli , mutilati a quel modo , apparivano anche più spaventosi , mentre le donne discinte , disperate , continuavano a trascinarsi alle loro ginocchia , implorando pietà . Mi cacciai per entro alla confusione . Fra quelle sculture , che parevano la verità viva , fra quelle madri nel parossismo del dolore , fra quei fanciulli squartati , vidi finalmente una figura di donna stesa a terra con le mani insanguinate , con le vesti a brandelli , coi capelli biondi , ed un sorriso angelico sulle labbra bianche , e nel volto una espressione di beatitudine soprannaturale . Stringeva al petto uno dei putti di terra cotta , roseo e ricciuto . Era gelata , il suo cuore non batteva più , viveva unicamente nel suo sorriso . La coprii con la mia pelliccia , e corsi fuori per cercare aiuto . Passava giù nella strada del cimitero , quasi a piombo , il funerale del barbiere . Mi posi a gridare con tutta la forza de ' miei polmoni : - Signor rettore , signor rettore , suor Maria è moribonda qui nella cappella ; non c ' è un minuto da perdere ; venga , per carità , venga subito - . Il rettore diede uno sbalzo , piantò lì la bara , e principiò a salire con quelle sue gambe a pertica , saltando sulla neve , facendo passi da gigante , aiutandosi con le ginocchia , con le mani , affrontando senza esitare gli ostacoli , non curando i pericoli , volando . Quando giunse all ' oratorio , la bella bionda , ch ' era morta , sorrideva ancora . Quattr ' ore al lido Schizzo dal vero . L ' acqua era tiepida , il mare uno specchio . Nuotando ora lesto , ora tardo , m ' ero allontanato bene dalla riva , sicché la barca di salvamento mi veniva dietro , e i barcaiuoli gridavano che gli Avvisi proibiscono di scostarsi troppo dai Bagni . Uomo avvisato , mezzo salvato . Vedendo che non davo retta alla legge , i barcaiuoli se ne tornarono indietro , e mi lasciarono solo . Nell ' acqua profonda sentivo di quando in quando una corrente fresca , e mi scorreva sulla pelle un leggiero brivido ; poi tornavo nel tepore quieto e beato . Quella libertà delle membra in mezzo a quella immensità di mare è un conforto ineffabile , un ' allegria sublime . Non un ' onda , non una voce . L ' edificio dei Bagni era diventato piccino . Mi pareva di entrare nell ' infinito . Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano , di una gradazione così delicata , così gentile , che avrei voluto sprofondarmici dentro , sicuro di trovare al fondo del colore smeraldino una sirena bionda . Bevevo l ' acqua salata . Tornavo fuori con la testa , quando mi mancava tutta l ' aria nel petto , e aspiravo in furia , e sbuffavo , e in ogni boccata d ' aria c ' era qualche goccia di sale . Ma l ' istante in cui si esce dall ' incanto del gorgo è terribile . Non si vede più nulla : sembra di entrare , asfitici , nelle tenebre della morte . I capelli si appiccicano sugli occhi , l ' acqua che sgocciola dal fronte impedisce alle palpebre di aprirsi . Si respira con ansia , ma si è ciechi , d ' una cecità spaventosa , che dura meno di un minuto secondo . Quand ' ero un po ' stanco , facevo il morto . Mi coricavo sul mare come sopra il più morbido dei cuscini , immobile , con le braccia aperte e con le gambe unite . Il mare mi dondolava placidamente , cantandomi la ninna nanna . Sull ' orizzonte non vedevo dinanzi a me altro che le punte de ' miei piedi ; ma di contro al mio viso si apriva la grandezza dei cieli . Guardavo le nubi in faccia . Come nelle carrozze della ferrovia accade spesso di credere che si vada in direzione opposta a quella nella quale corre il treno , e si sbalza , e si guarda esterrefatti ; così a me sembrò per un istante di essere in piedi , e di vedere l ' abisso azzurro al di sopra e al di sotto . Mi pareva di stare appoggiato ad una parete verticale interminabile , nel mezzo ad una immensità vertiginosa di colori strani . Lo splendore del tramonto prendeva figura come di fuoco diffuso , di oro liquefatto , di vapore celeste misteriosissimo , di brune macchie minacciose e di bizzarri luccicori d ' argento : l ' atmosfera del sole vista nel sole non può essere diversa . Ma una ondetta , passandomi sul fronte , mi richiamava alla realtà ; e allora io mi gustavo di nuovo la dolcezza di quel giaciglio soffice e fresco . E di botto mi rivoltavo , e coi remi delle braccia e delle gambe , andando rapido , ma in giusta simmetria e senza fatica , vogavo un pezzo ; poi sbattevo le mani e i piedi sull ' acqua , alzando una spuma candida di perlette , che subito si scioglieva nell ' ampio verde . Il verde nel mare è di una varietà , che gl ' impasti dei più raffinati colori e le più sottili velature non possono imitare neanche di lontano . Non parlo delle spiagge e dei mari diversi ; lo stesso mare , la stessa spiaggia nella stessa stagione non ha mai la stessa tinta l ' un giorno e l ' altro . Ad ogni moto dell ' acqua corrisponde una gradazione differente di verde , di azzurro , di tinte neutre , e i moti dell ' acqua sono innumerevoli , dalla impassibile calma ai furori ciechi della tempesta . Anche senza andare fino allo spavento dei cavalloni , il nuotatore lo sa . Conosce le ondette piccole , che , come il passo rapido e breve di una crestaina , si seguono l ' una all ' altra senza romore : sono verdoline con un pizzico di giallo . Conosce le ondette larghe , lente , ancora graziose e leggermente azzurrognole , indizio di una bufera lontana . E poi le onde maestose , quasi direi di stile classico , nelle quali il nuotatore si lascia calare all ' avvallamento e portare al colmo con il viso e con i capelli asciutti , basta premere le mani e incurvare la persona in forma di sirena , mentre il flutto s ' innalza ; e dall ' alto si vedono le creste regolari , allineate delle altre onde , che sembrano i solchi di un immenso campo ; e nel basso si crede di essere caduti al fondo di un fosso , tanto i marosi , che chiudono la vista , somigliano a sponde erbose e ripide . In mare il tempo s ' allunga . L ' allegria o la tristezza , l ' ardire o la paura fermano l ' attimo ; e si pensa in un minuto più e meglio di quel che in terra si penserebbe in un ' ora . E un altro dì ci sono le onde pettegole , che scherzano intorno sgarbate , vi spruzzano , ciarlando , la loro saliva in volto , non vi lasciano respirare , vi tirano di qua , vi premono di là , vi gridano nelle orecchie con un fracasso assordante ed impertinente , come le donne delle Baruffe chioggiotte . Ma Dio vi salvi dalle onde matte , uscite dai manicomii del gorgo , coperte della loro densa bava bianca , nelle quali , a un tratto , vi sentite sommerso , arrovesciato , travolto , e quando finalmente mettete fuori la testa , un ' altra onda vi si sbatte in faccia e vi spezza il respiro ; poi , diventato sospettoso , guardate in giro con tanto d ' occhi , e vi apprestate a ricevere degnamente sul petto una ondata minacciosa , che vedete precipitarsi contro di voi , e già quasi vi seppellisce , ma ecco invece che si spiana e si risolve in nulla ; gli assalti vi vengono vigliaccamente dai fianchi e dalle spalle , senz ' ordine , senza ragione ; vi stancate , vi spossate , cominciate a disperare ; date quasi un addio alla terra , e toccate dopo sovrumani sforzi la riva , uscendo da quell ' acqua sciaguattata da tutti i venti , nera , orlata di certe frange e certi fiocchi d ' argento sudicio , che le dànno aspetto di uno sconfinato drappo funereo . Eppure nel mare quieto o nel mare agitato l ' uomo si sente pieno di vigoria . La sua buona vanità gli fa credere o di dominar la natura , o di essere tanto grande , che Dio , per ischiacciarlo , debba scatenargli contro tutte le furie degli abissi . Svaniscono le noie mortali , il cuore si ritempra , si fa provvisione di coraggio e di forza . Un ' ora in mare è un ' ora bene impiegata : in quella salsedine c ' è un po ' di ferro per l ' anima . Uscendo dall ' acqua si diventa Greci . Dopo essere saliti le lunghe scale di legno , dove sui gradini viscidi s ' arrischia di sdrucciolare e le alghe fanno talvolta dei brevi taglietti ai piedi , si entra nel proprio camerino e si avvolge il corpo nudo in un ampio lenzuolo ; poi si esce così drappeggiati sul ballatoio , che guarda il mare . Alcuni bagnanti stanno ancora in acqua presso la riva , tenendosi - disgraziati ! - alle corde , e piantati sull ' arena , dove passeggiano i granchi . L ' immobilità li intirizzisce , li raggricchia : paiono ranocchie umane . E quant ' è difficile trovare il corpo bello di un uomo ! Nella donna la bellezza delle membra è men rara : basta l ' armonia delle parti , una certa rotondità gentile , una certa bianchezza trasparente e rosea , e forse il desiderio ci fa meno difficili . Ma nell ' uomo la vigoria sana deve accoppiarsi alla snellezza morbida ; le membra sciolte , giuste , né troppo asciutte , né pesanti di polpa ; una espressione generale di ardire elegante . Gli antichi volevano la grazia persino sui campi di battaglia . In Tessaglia la iscrizione di una statua diceva : Ad Elatione , che ben ballò la battaglia , questa statua il popolo . La sproporzione , da noi moderni tollerata con indifferenza , era insopportabile agli antichi . Un dì ad un mimo tarchiato e grasso il pubblico vociò ridendo : Non isfondare il palco ; un altro dì ad un mimo pallido e mingherlino mandò ironicamente questo saluto : Fa di star sano , e un ' altra volta ad uno di troppo alta statura , figurante Capaneo che si avventa alle mura di Tebe , gridò indispettito : Scavalca il muro , non hai bisogno di scale . Sul ballatoio , verso il mare , si atteggiavano dunque dieci o dodici uomini panneggiati di bianco . Avevano messo sul capo l ' asciugamano in forma di Palliolum , e si avvolgevano il corpo con il lenzuolo a modo di Pallium , nelle diverse fogge , che piacevano meglio a quella naturale affettazione , da cui l ' uomo coperto di un gran manto non si sa quasi mai liberare . I Greci avevano venti modi di acconciarsi il pallio : affibbiato sul petto , affibbiato alle spalle , senza ripiegatura , addoppiato , con le mani nascoste , con un braccio fuori dalla spaccatura di destra , con un lembo sopra una spalla corto , con un lembo sopra una spalla lungo , stretto alle anche con pieghettine trite , ondeggiante in gonfi svolazzi o libero di cadere in larghi piani ed in ampie curve . Ogni maniera aveva il suo proprio nome , conveniente ai zerbinotti , ai filosofi , ai viaggiatori , ad ogni classe di persone . Tacito si lagnava già delle vesticciuole misere degli oratori romani , e che le portassero male . Figuratevi noi la bella figura che facciamo , usciti dall ' acqua , in quei pallii bagnati e appiccicaticci ! L ' aria salata e la ginnastica del nuoto mettono in corpo una gran fame . Andai sul terrazzo de ' Bagni , e ordinai da pranzare . L ' edificio , che si distende in una lunghissima linea retta , è tutto di legno e piantato su alte palafitte , le quali lasciano sfogo ai marosi quando il mare è grosso , e quando è tranquillo rompono a ' loro piedi le onde placide , che pure mandano romore a intervalli misurato e grave , quasi battute sorde di un maestro di cappella . Il coro , l ' armonia di quell ' ora non si può descrivere . Tutto si fonde in un accordo pieno e gaio , profondo e vago : arpa eolia dell ' infinito . Il sole baciava quasi l ' orizzonte , e scendeva dalla parte opposta al mare , dietro al Lido , dietro alla laguna , dietro a Venezia . I suoi raggi orizzontali non toccavano più la superficie della marina , che era diventata scura e azzurrastra ; ma andavano a ferire dritti due vele lontane di due barche da pescatori , facendole brillare d ' un colore giallo dorato , fiammelle fantastiche . Il piano immenso del mare nudo ; non uno scoglio , non una lingua di terra per quanto l ' occhio cercasse : pareva di navigare sopra un vascello fatato nell ' Oceano a mille miglia da terra . E le due vele splendevano ; e il cielo pigliava una tinta brunetta ancora cilestra , qua e là rallegrata da qualche nuvola mezza in ombra e mezza in luce , la quale vagava lenta e a poco a poco s ' impiccoliva e svaniva . L ' appetito mi faceva parere squisite le vivande , e la salsedine , che mi restava in bocca , dava al vino una dolcezza inebbriante . Il ventre si confortava , e gli occhi s ' incantavano ; e questi e quello mi riempivano l ' anima di una felicità solenne , la quale porta il riso sulle labbra e le lagrime sul ciglio . V ' era poca gente . La banda cominciò a suonare . A sinistra , intorno ad una tavola , stava un gruppo d ' Inglesi . Una delle signore , vestita di seta cruda con grandi nastri rossi sull ' abito e sul cappello , parlava allegra , faceva mille graziose smorfiette col viso strano e piacente . L ' altra alta di statura , snella , flessuosa , con il collo un po ' lungo , come le Diane antiche , il volto regolare , delicato , d ' un rosa pallido , gli occhi di un fine azzurro marino , le mani troppo affilate , ma nobilissime e dello stesso candore di quel po ' di pelle , che il modesto squarcio dell ' abito lasciava vedere sotto la gola . Si alzava di tratto in tratto per correre dietro ad un bambino di due anni , biondo , paffuto , il quale alla sua volta correva dietro ad un grosso cane nero - un bel cane , che nuotava meglio di me , e che mentre facevo il mio bagno in alto mare , era venuto a salutarmi con molta grazia . La signora vestiva di seta colore perlino , col cappello a larghe tese della medesima stoffa ; e mi ricordo che il tono neutro e chiarissimo faceva , come dicono i pittori , un buco sul cielo , pareva cioè più lontano del fondo . Ma da questo errore di tavolozza veniva nella gentile persona un non so che di aereo , un non so che di ammaliante . Non era una donna : era una fata . E il putto continuava a scapparle ad ogni momento , e voleva vedere tutto , toccare tutto ; sghignazzava di un riso da angioletto , pestava i piedi e batteva le mani ; si metteva a sedere sulle ginocchia della gente , e la mamma andava allora a pigliarlo , dicendogli qualche parola con una severità tutta soave , e carezzandogli con la mano sottile i lunghi ricci d ' oro . Ella era la regina del terrazzo : una regina dolce , sicura di sé , com ' è sicura l ' innocenza , e disinvolta , com ' è disinvolto il pudore . Codesta madre pareva il simbolo della verginità : credetti in quel momento al mistero della Immacolata Concezione . Ma la soave creatura principesca stava in compagnia di un signore , che sembrava vecchio se si badava a ' suoi capelli grigi e alla sua barba mezza bianca , ma che sembrava giovine se si guardava ai lineamenti e all ' espressione del volto . Era il padre , era il marito ? Questo problema mi torturò il cervello per una buona mezz ' ora . Più lontani , sparsi a gruppi di due , di tre , di quattro o solitarii , stavano degli altri forestieri e qualche raro veneziano , la più parte immobili , ascoltando la musica , guardando in giro , o discorrendo sotto voce senza gesticolare . Il mare tranquillo innamora e sgomenta . Quei flutti , che si frangono perennemente alla riva e mandano sempre l ' identico suono ; quell ' aria quieta e fresca , che si aspira con lunga voluttà ; quell ' orizzonte sconfinato , che pare nello stesso tempo una linea retta infinita ed un cerchio infinito : tutto contribuisce a produrre l ' impressione maestosa di un tempio enorme , in cui ci si toglie reverenti il cappello e ci si sprofonda nella propria coscienza . Non ho mai visto nessuno , per quanto fosse povero di fantasia , d ' ingegno e di cuore , il quale nel mettere i piedi sulla soglia di una cattedrale bisantina o gotica non si sentisse invaso da un arcano senso di rispetto , e non interrompesse le parole che stava pronunciando ; ma la vera chiesa di Dio è l ' immensità . Lo stato naturale dell ' uomo in faccia al mare è il silenzio . Quei gruppi di persone staccavano bizzarramente sul campo del cielo , il quale diventava sempre più fosco : erano tinte intiere , senza ombreggiatura , che non trovavano nel tono del fondo nessuna maniera di fusione ; e già i colori perdevano la loro vivacità nell ' oscurarsi crescente della sera , mentre il contorno si distingueva tuttavia preciso e un po ' secco . A destra si muoveva una macchia nera di camerieri , i quali , non sapendo che cosa fare , discorrevano tra loro . Io intanto , assottigliando quanto più potevo la vista , fissavo ancora quelle due vele lontane , le quali , da fiammeggianti che erano quando il sole mandava loro gli ultimi suoi raggi , diventarono grigie , e poi via via più scure , finché si dipinsero nere sull ' aria già lugubre , e a poco a poco mi sfuggivano dallo sguardo . Già si riducevano ad una pennellata quasi impercettibile . Un minuto dopo non si discernevano più . Mi rincrebbe . In ogni veduta v ' è un punto , al quale l ' occhio si ferma con tenace predilezione ; e quando sparisce ci si sente come strappare qualcosa , e si piglia quel caso semplice e inevitabile per un segno di cattivo augurio . In faccia al mare l ' animo si riempie di pregiudizii . I camerieri accendevano le lampade . Il cielo si era lentamente annuvolato : non brillava neanche una fetta di luna , non luccicava neanche una stella . L ' aria e il mare si confondevano nel buio . Solo a guardare giù dal parapetto del terrazzo si scopriva a intervalli un po ' del bianco della spuma sulle onde , le quali mandavano più forte , più frequente e quasi minaccioso il loro muggito . Uscii dallo Stabilimento e , traversando a piedi il breve spazio che divide il mare dalla laguna , sospirai per la prima volta : avrei voluto sentire sul mio braccio il peso leggiero di un altro braccio , e udire accanto , dopo il fruscìo del mare , quello di un vestito di donna . Il vaporetto mandò il suo fischio , e si partì per Venezia . La notte era nera , la laguna era cupa . Non si vedeva altro che il fanale rosso di un piccolo vapore , che veniva , sbuffando , incontro a noi , e lontano i lumi della città , che parevano una costellazione piombata in terra e mezzo spenta . Si passò la punta del Giardino , poi si costeggiò la Riva degli Schiavoni . Il campanile di San Marco usciva dai palazzi che lo circondavano e , illuminato dai fanali della Piazza , si alzava gigante , sfumandosi nella oscurità verso la cima e cacciando la sua punta nelle tenebre delle nubi . La luce della Piazza mi abbagliò . I musaici della chiesa avevano sull ' orlo delle striscie scintillanti . Le finestre spalancate delle Procuratìe Vecchie lasciavano vedere le allegre sale illuminate . La loggia del Palazzo Ducale si perdeva in un ' ombra opaca . Mezz ' ora dopo , la mia madonnina inglese , sorridente , svelta , correva dietro al suo putto biondo fra le seggiole del Caffè Florian . Meno di un giorno La stavo aspettando alla stazione di Treviglio . Ell ' aveva passato il mese di settembre ad Iseo , in villa , presso la sua famiglia , e doveva partire quel giorno , sola , per Milano . Avevamo combinato che ella scrivesse a Milano annunziando il suo arrivo pel dì seguente con la prima corsa . Si doveva stare in compagnia quell ' intervallo di quindici ore : un saggio del paradiso . Mi sentivo dentro le furie indiavolate dell ' impazienza e le prostrazioni delle speranze troppo ripensate . Ora stavo rannicchiato sulla panca della sala d ' aspetto , ora camminavo a gran passi nel piazzale della stazione , dove tre o quattro cocchieri di birocci sbraitavano insieme . Tutt ' a un tratto mi fermavo e giravo gli occhi verso Treviglio , pauroso di vedere avvicinarsi qualcuno che mi conoscesse , che conoscesse lei . Studiavo l ' orario delle ferrovie , alla pagina 26 , Venezia - Milano ; il treno doveva giungere alle quattro ore e quarantasette minuti . Lo sapevo bene , ma tornavo a leggere quei numeri con occhio intento , quasi che ad ogni poco m ' uscissero dalla memoria . Guardavo l ' oriuolo . Questa frase del Re Giovanni : Veglio su voi come il minuto su l ' ora , mi passò nel cervello . L ' idea dell ' eternità , che non si afferra meditando alla lunga serie dei secoli , diventa chiara seguendo il cammino lento della lancetta dei minuti . Il polso batte disuguale , rapido ; una irritazione convulsa invade tutte le membra ; si sente l ' attimo che , impassibile , crea l ' infinito : e la caduta di questa stilla di tempo nel mare senza sponde pare meschina e immensa , ridicola e spaventosa come il picchiettare del tarlo nelle veglie di una lunga notte . Aprivo spesso la cassa dell ' orologio per contemplarne il fondo . Vi stava un bel ritratto di lei . Seguendo i delicati contorni del mento , della guancia , del fronte , dei capelli , avevo ritagliata tempo addietro quella fotografia con attentissima cura , per incollarla sopra un cerchio di cartoncino celeste , corrispondente appunto alla misura del tondo dell ' orologio . Il ritratto dal suo sicuro nascondiglio ogni tanto mi sorrideva ; e avevo mezzo guastata la molla della custodia . La testa occupava quasi tutto lo spazio , sicché il candido collo scoperto , scendendo giù sino al lembo , non lasciava posto neanche al principio del goletto dell ' abito . Sul volume dei capelli castani spiccava piccolo , fine , elegantissimo l ' orecchio . Ella sapeva di averlo bello : non portava orecchini . il fronte era bassetto , e la distanza tra il naso e la bocca lunghetta ; le narici si alzavano in su un tantino , dando alla regolarità perfetta del naso una cert ' aria procace : ma gli occhi cerulei e la bocca sottile e il mento piccolo mischiavano in quel caro volto una gentile melanconia all ' apparenza sensuale delle altre parti . Gli occhi , gli occhi erano tremendi ! Sembravano cerulei , ma in certi momenti diventavano come neri : erano grandi , e giravano lenti , e avevano alle volte uno sguardo , che pareva insieme fisso e vago , scrutatore e distratto . Dopo un lungo bacio io le stringevo le mani , e me le piantavo dinanzi fissandola nelle pupille : ella mi contemplava serena , senza batter palpebra . Mi sentivo allora invaso dall ' ardore della passione e insieme da un misterioso senso di paura ; il cuore mi si serrava , e le chiedevo : - Pensi a me , Matilde ? Era un pezzo che non la vedevo sola , senza timori . Ci avevamo scritto spesso delle lunghe lettere , ma la penna riesciva tarda , ghiacciata , impotente a esprimere il pensiero : avevo un terribile bisogno di dirle a voce tante cose e di farle tante domande . Il treno era in ritardo di due minuti : già cominciavo ad agitarmi in un mar di spaventi , quando squillò la campanella della stazione . Si principiava a sentire il rombo della macchina lontana , e cresceva , cresceva , finché comparve la locomotiva fumante , che io vedevo con ansia ingigantirsi via via , pigra alla mia impazienza , mentre udivo la nota del fischio sempre più acuta e stridente . Il convoglio allentò la corsa . Prima che si fermasse avevo ricercato ad una ad una con rapidissimo sguardo le finestrelle dei vagoni . Niente . Il cuore mi batteva impetuoso ; un dubbio acre mi nasceva nel petto , e mormoravo : - Se avesse avuto paura , se non m ' amasse abbastanza per affrontare tanti pericoli ! Il conduttore aprì finalmente gli sportelli , gridando : - Treviglio - . Da una carrozza di prima classe sbalzò a terra snella , sicura , una donna , coperta il volto da un fittissimo velo nero . Un istante dopo , la sua mano serrava forte la mia , e la sua voce soave diceva : - Quanto sono felice ! - La trassi , senza parlare , beato , ad una timonella , che avevo fermata dianzi ; la feci salire , me la misi accanto e gridai al cocchiere : - A Caravaggio . - Al Santuario ? - No , all ' albergo del Pellegrino . Guardai la mia compagna lungamente . Ella , appena la carrozzetta fu posta in moto , sollevò il velo per sorridermi . - Come sei bella ! - le dissi . - Ti sembro bella davvero ? Ho voluto essere bella per te , per queste nostre quindici ore di paradiso . - Ti sta bene quest ' abito . È anche troppo attillato . - Lo feci fare a Milano prima di partire , e in campagna non lo mettevo mai senza mandarti un sospiro di desiderio . Ho tanto patito , sai , di non poterti vedere questo eterno mese . - E t ' hanno detto bella anche in campagna , non è vero ? - Non lo so . Mi basta sentirlo dire da te . - Eppure , sii schietta , te l ' hanno detto . - O Dio , avresti voluto che paressi proprio la befana ? - Vorrei , confesso , che non ti dessi tanta briga di piacere alla gente . - Sai che non m ' importa di piacere ad altri che a te , a te solo , a te che sei un cattivo egoista . Se ti dicessero che sono brutta o che mi vesto senza garbo dorrebbe pure alla tua vanità . - Certo . - E vorresti che fossi tanto stupida da non avvedermi che non sembro né goffa , né brutta ? - Te n ' avvedi e te ne compiaci . - Dunque sono una civetta - , e ritirò la sua mano dalla mia . - Perdonami , Matilde . Io sono , lo sai , una bestia fastidiosissima . Tu invece sei la più buona , la più angelica creatura di questo mondo . Perdonami : ti amo tanto ! Ella continuava a guardare i campi , stringendo le labbra in atto dispettoso e svincolandosi dal mio braccio , che voleva circondarle il busto . A un tratto mi guardò in faccia ; aveva gli occhi umidi . Mormorò : - Sei pure cattivo , cattivo oggi , nei primi momenti che siamo soli , dopo averlo tanto desiderato , mentre metto in pericolo il mio onore per te , forse la mia vita . La nube , che mi aveva oscurato per un istante il cervello , svanì ; un ' allegria nuova , divina , mi invase tutto , e certo il mio volto dovette trasfigurarsi perché Matilde esclamò raggiante di gioia : - Così mi piaci , così sono beata ! I ciottoli del paesucolo di Caravaggio ci risvegliarono alla vita ; ma quando la timonella si fu fermata all ' albergo del Pellegrino , mettendo il piede a terra e aiutando la mia compagna a scendere , mi parve di barcollare . Ella mi disse infatti con un riso pieno di compiacenza : - Sei ubriaco , bada di non cadere . Due servi e la padrona , vecchietta , grassoccia e sorridente , ci vennero incontro , e chi toglieva lo scialle e la sacchetta alla mia compagna , chi mi liberava dalla spolverina e dall ' ombrello , solleciti , premurosi : s ' indovinava che l ' albergo era vuoto . - Vorremmo desinare , ma bene e presto - dissi alla padrona . Il cuoco , che con il suo grembiule quasi bianco s ' era affacciato all ' uscio della cucina , corse ai fornelli . - Si trattengono la notte ? - chiese la vecchietta con voce insinuante . - Sì , mi raccomando la pulitezza . - Non dubiti . La biancheria è tutta di tela fina , candida come il latte . Precedetti Matilde nella vasta sala da pranzo . Una immensa tavola pigliava tutta la sua lunghezza . Alle pareti ornate di grandi fiorami gialli su fondo verde , dipinti a stampo , pendevano otto quadretti , con certe litografie miniate , rappresentanti otto miracoli della Madonna di Caravaggio . Il soffitto era inghirlandato di ragnatele . Dalle due finestre , che guardavano in una stradicciuola stretta , si vedeva in faccia una casa antica , con la muraglia di mattoni bruni e il cornicione gotico ; non aveva imposte né vetri , e dentro era buia buia : sembrava il palazzo degli spiriti . L ' uscio della sala s ' apriva in un lunghissimo corridoio , occupato anch ' esso da due interminabili tavole di legno greggio , portate da cavalletti e chiazzate di macchie pavonazze . I pellegrini , che vanno la settimana della Madonna a far voti al Santuario , promettono tutto , salvo l ' astinenza ; e l ' albergo nei dì di sagra ( mi diceva il servitore mentre in un angolo dell ' ampia tavola stava apparecchiando due posate ) è così pieno zeppo di penitenti , uomini e donne , che un cantuccio non vi rimane vuoto . Il giuoco della mora s ' alterna alle salmodie ; e queste e quello asciugano la gola . Mentre Matilde entrava , portavano la minestra . Eravamo allegri , mangiavamo , discorrevamo della nostra gioia , di cento cose . Di tratto in tratto per altro si sospirava , si taceva un pezzetto e ci si stringeva le mani . - Due ore e mezzo son già passate ! - mormorò Matilde ; ma poi subito : - E via ! Ce ne restano dodici e mezzo - e tornò tutta gaia . Dopo il desinare ci si avviò lentamente al Santuario , girando intorno alla cittaduzza . Cominciava a imbrunire . I raggi della luna vincevano già la luce del crepuscolo quando entrammo nel grande viale , che , lungo un miglio , fiancheggiato da antichi pini , mena dritto alla chiesa . La strada larghissima era , mezz ' ora dopo , regolarmente listata dalle ombre nere degli alberi , i quali , neri anch ' essi , andavano rimpicciolendosi via via alla vista e convergendo in angolo sotto la cupola del tempio , che a quella distanza , involta nei vapori della notte , pareva enorme . Spiccavano dall ' una parte e dall ' altra a brevi intervalli , candidi sulla tinta fosca del terreno , i sedili di marmo bianco . Matilde , poggiata la mano sulla mia spalla , mentre io la circondavo col braccio alla cintura , camminava tacendo . Io ero immerso in una contemplazione indeterminata : il mio cuore si scioglieva , si evaporava nella beatitudine : sentivo come le molecole volanti della mia anima diffondersi e sparpagliarsi in una immensa parte di terra , in una immensa parte di cielo . Il mio pensiero non afferrava più nulla : invadeva tutto . Guardavamo a ' nostri piedi le ombre . Di quando in quando alzavamo gli occhi per fissarci in viso teneramente : e le nostre labbra si toccavano . Ci trovammo a un tratto in una grande ombra opaca , e udimmo nello stesso tempo un salmeggiare sommesso di voci femminili . Alla sinistra del viale s ' alzava una chiesetta : aveva il portico sostenuto da esili colonnine e coperto da una larga tettoia di legno . La porta spalancata mandava un chiarore fioco fioco . Entrammo . Un frate solenne con la barba d ' argento leggeva le litanie al lume di un cerino aggomitolato , che teneva nella mano tremante , e ad ogni versetto una dozzina di contadine inginocchiate rispondevano cantando . Nelle tenebre della chiesa il moccolo del frate mandava un barlume oscillante sulle teste immobili delle donne , e faceva intravedere non so che bizzarre e lugubri forme . Pareva che nello sfondo della nave s ' aprisse una lunga serie di pesanti arcate , e in fondo luccicassero pallidi due stoppini ; pareva che le muraglie fossero dipinte a bieche figure di santi , di dannati e di mostri ; pareva che il negro soffitto di grosse travature si trasformasse nella cupa scala delle regioni de ' fantasimi . Dalla stretta finestra di una cappella entrava un raggio di luna smorto . Le litanie correvano più spedite e le voci sembravano crescere ed echeggiare , quando in un istante le donne si alzarono e il frate spense il cerino . Tutto entrò nella oscurità , eccetto dove la luna mandava sul pavimento della cappella la lista sottile di luce . Alcune ombre ci passarono innanzi senza vederci . Rimanemmo soli in quel triste silenzio . La chiesetta era diventata d ' una vastità smisurata . Matilde s ' avvinghiò al mio corpo , ed io sentii sulla mia guancia un morso divino . - Mi amerai sempre ? - chiesi a Matilde con un soffio di voce . - Finch ' io vivrò , sempre sempre . - Me lo giuri ? - Sì , te lo giuro . Su tutto ciò che ho di più sacro , in questo luogo , sulla tua vita stessa , te lo giuro . E tu m ' amerai sempre ? - Oh sì , sempre , lo sai - . Poi soggiunsi , esitando un poco : - Giurami che non hai amato altri che me . - Non ho bisogno di giurartelo , caro . - Giuramelo , te ne supplico . - Conosci tutta la mia vita , cattivo : tutta , meglio di me , perché io te la ho svelata intiera , e tu ci ripensi , mentre oramai io me la sono scordata . La mia memoria non mi serve che per te solo . - Ti scongiuro , giuramelo - replicai con un fremito . - Puoi tu pensare che io abbia provato per nessuno ciò che provo per te ? Non si può amare che una volta , una volta sola come io t ' amo . A poco a poco s ' era avvicinata alla porta . Mi trascinò per la mano , dicendomi : - Usciamo . Avevamo fatto quaranta passi sulla strada , quando s ' udì cigolare le imposte della porta della chiesetta . Si continuò la via verso il Santuario . Non passava un ' anima . Ci fermammo qualche minuto nel vasto piazzale del tempio , circondato dai lunghi portici di mattoni , che al lume della luna parevano neri . Le parole di Matilde , invece di confortarmi , mi avevano messo sossopra . Il cuore mi picchiava dentro con battiti furiosi e disuguali ; avevo la gola arida : un fantasima mi camminava a lato , e mi guardava , sogghignando con una certa smorfia di canzonatura spietata , come se dicesse : - L ' ho colto io il fiore di quell ' affetto . Contentati dei resti . La voce non voleva uscirmi dalla strozza . Tacqui un pezzo . Matilde mi spiava di quando in quando con una occhiata rapida , senza aprir bocca . Non volevo toccare lì dove proprio mi doleva ; mi vergognavo verso di lei , verso me stesso ; temevo , sfogandomi , d ' infuriare ciecamente ; sentivo una profonda ripugnanza a funestare con acerbi e vani discorsi quelle ore , le quali dovevano essere tutte destinate alla gioia ; e poi ripetevo a me stesso , senza riescire affatto a persuadermi della buona e semplice ragione : - Che colpa ne ha lei ? In fondo , è suo marito . Alla fine , non mi potendo trattenere , dissi con accento rotto e strozzato , tanto per dire qualcosa di diverso da ciò che mi stava fisso nel cervello : - Senti , Matilde , se io morissi o se ti abbandonassi , e se tuo marito fosse morto , torneresti a maritarti ? Non rispose . Irritato da quel silenzio , insistetti : - Ti prego , dimmelo . Matilde sospirò e tacque ancora ; ma io , ch ' ero entrato in quella nuova ostinazione , ripetei : - Dimmelo , te ne prego . Ella rispose un po ' infastidita : - No , no , non tornerei a maritarmi . - Avresti torto . Già se io ti abbandonassi , quali obblighi serberesti verso di me ? E se morissi , perché dovresti sacrificarti nell ' inutile culto d ' una memoria ? Aggiungi i casi della vita : restare senz ' aiuto con i figliuoli ; le difficoltà dell ' educarli , del dirigerli ; le strettezze economiche . E perché non potresti , fra cinque , fra dieci anni , sbolliti i fumi della fantasia , incontrarti con un uomo attempato , onesto , ricco , che ti amasse e al quale tu volessi bene ? - Sarà sempre impossibile . - Perché ? - ribattevo con tenacità acre e noiosa . - Non foss ' altro perché non potrei rimaritarmi senza svelare al secondo marito di avere tradito il primo . - Certe cose , si dicono ? Mi fissò negli occhi con uno sguardo , che mi fece arrossire ; ma io continuavo a tasteggiare , a stuzzicare . - C ' è dei galantuomini ai quali il passato non preme . La sincerità può accordarsi con l ' utile . Nuovo silenzio lungo , durante il quale si sentivano gracidare in coro le ranocchie dei fossati . Ripigliai : - È singolare ! Può darsi dunque , presto o tardi , che ti accada di innamorarti d ' un altro . Io avevo l ' illusione che la tua vita fosse indissolubilmente legata alla mia . Aspettai in vano una risposta , che avevo onta di sollecitare , tanto le mie proprie parole mi sembravano sciocche e vili . La bile mi suggerì : - Strano ! Unisci la passione dell ' oggi , profonda , infrenabile , per quanto affermi ... - E il fatto lo mostra , mi pare . - ... la unisci con una certa cautela pratica per l ' avvenire . - Non ho detto di volermi rimaritare . Già mio marito vive , e tu mi ami , e io t ' amo tanto , e te lo provo . Non ci affatichiamo a tormentarci senza un perché . Si avventò per darmi un bacio . La respinsi . - Senti , giurami che non ti rimariteresti in nessun caso , mai . - Giuro per il passato , quando so di giurare il vero , ma per l ' avvenire , benché certa , non posso . - Bella certezza ! Conosco dei giuocatori di lotto che sono sicuri di non vincere ; ma la polizza non la buttano via . Tu non vuoi lacerare la polizza del futuro . Del resto , adesso a giurare sarebbe tardi . Sono cose d ' impeto , d ' istinto : il male sta nel doverci pensare . - Abbi pazienza , caro . Quando vuoi ch ' io giuri sulla tua vita io non posso mai farlo senza riandare in me stessa tutte le azioni , tutti i pensieri , tutti i sentimenti , che si riferiscono al giuramento . Un giuramento solenne e tremendo non isvanisce : dura per sempre . Mi accosto ad esso come ad un altare , con la coscienza sicura , ma con la mente turbata . Voglio che , insieme con il cuore , risponda il giudizio . Mi credi ? Ti contenti della mia promessa ? - Credo che ora il solo pensare ad un nuovo legame debba sembrarti cosa abbominevole ; ma poi , quando la nostra relazione dovesse , nell ' un modo o nell ' altro , finire , quando tu fossi libera ... - Mai , mai , non potrei amarti come ti amo se questo affetto non dovesse riempirmi l ' anima sino all ' ultimo istante della vita . - Oggi ti ripugna il pensiero , lo vedo : ma non credi il fatto assolutamente impossibile . - Sì , lo credo impossibile . - E se lo credi impossibile , perché non giuri ? M ' ero allontanato un poco da Matilde ; mi asciugavo con la mano il sudore dalla fronte ; avevo sulle labbra un ' amarezza che voleva schizzar fuori . Matilde mi si avvinghiò stretta stretta , gridando : - Sì giuro , giuro sulla mia vita . - Sulla mia , giuralo . - Sì . - Dillo . - Sì , sulla tua vita lo giuro . Il mio spirito , confuso , pentito , vergognoso , tornò in meno di un quarto d ' ora beato d ' una beatitudine tutta fuoco e tutta fiamme . Matilde si sentiva stanca . Tornando all ' albergo s ' appoggiò forte al mio braccio . La camera grande , bassa , fredda , era quasi vuota . Il letto alto , con una coperta rossa scarlatta , il cassettone ornato di due mazzi di fiori artificiali sotto le polverose campane di vetro , qualche seggiola impagliata , una tavola su cui stava confusamente la nostra roba : ecco tutto . Guardai se gli scuretti delle finestre erano chiusi , ed origliai agli usci laterali per sentire se le camere vicine fossero abitate . Tutto taceva . L ' orologio del corridoio aveva suonato da un po ' di tempo le dodici quando s ' udì un gran fracasso : qualcuno entrava nella camera a destra , e dalle fessure della porta si vide una striscia di luce . Due stivaloni furono gettati sul pavimento , un corpo si buttò sul letto , e , dopo qualche minuto , principiò un russare profondo , continuo . La mattina seguente io provavo un certo inesplicabile stringimento al cuore . Nel cielo d ' un bell ' azzurro dolce veleggiavano poche nuvolette dorate ; ma la luce del giorno mi sembrò melanconica . Doveva esserci nel mio sorriso qualche cosa di strano , perché Matilde , pallida , mi chiese due volte : - Che cos ' hai ? Ti senti poco bene ? Le pigliavo la mano bisbigliando : - Non ho nulla . Ti amo tanto ! Quando la vidi entrare in vagone e , con i begli occhi pieni di lagrime sempre fissi su di me , allontanarsi nel lungo treno e sparire , mi sentii come alleggerito di un peso . Avevo l ' animo vuoto , ma il respiro più libero . Il demonio muto 1 Nipote mio , ho compiuto quest ' oggi i miei novant ' anni , e ho fatto il mio testamento . Lascio quasi tutti i miei soldi , circa un centinaio di mila lire , a tua sorella Maria , che ha sette figliuoli ed è vedova , con il patto di passare tremila lire l ' anno alla mia buona Menica , la quale è troppo vecchia e stanca per attendere agli affari . Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere . Non vuole andare a letto prima di me , per quanto io la preghi e scongiuri ; e mentre scrivo al lume di questa lucerna e ne smoccolo i lucignoli , ecco lì la tua zia , dall ' altra parte di questa tavola , che dorme col gatto nero sulle ginocchia . Da mezzo secolo si fa la stessa vita placida e dolce e tanto rapida che le settimane volano come giorni ; e la mia cara vecchietta tutta linda , con la sua cuffia bianca inamidata , quando si sveglia e , alzando il capo , fissa a un tratto gli occhi ne ' miei , e mi chiama : - Carlo ! - mi fa ribollire nelle vene un sangue da giovinotto . Per conto tuo non hai bisogno di nulla . Sei solo , agiato e non avido . Ma sai che , sebbene io non ti veda troppo di rado in queste montagne , pure ho sempre sentito un grande affetto per te , e lo meriti ; e mi rincrescerebbe che , quando sarò volato via da questa terra , tu non avessi nessuna occasione di rammentarti dell ' antico parente . Da parecchi giorni vado dunque intorno in questa casa mezzo diroccata per trovare un oggetto che possa non dispiacerti . Ma ogni cosa è logora , sbeccucciata , sbiadita , sconnessa : corrisponde insomma ai capelli canuti ed alle rughe dei padroni . Da trent ' anni non sono neanche più andato a Brescia : si può dire ch ' io non abbia più comperato nulla . Le cose più belle in questo polveroso palazzo , dove le finestre mostrano ancora i loro vetri tondi , ondulati dal centro alla periferia , come fa un sasso quando si butta nell ' acqua , dove i pavimenti paiono un mare in burrasca , sono le cose più vecchie . Sai che ho quattro di quelle casse di legno intagliato , che si mettevano a ' piedi del letto degli sposi , tutte a putti che giuocano , ad amorini alati , a ninfe nude ; e vi stanno gli antichi stemmi della nostra famiglia . Poi ho dei seggioloni enormi a grossi fogliami nei bracciuoli e nella spalliera , che punzecchiano le mani e la schiena , e certe lettiere spropositate a colonne ed a timpani , che paiono monumenti sepolcrali . Poi ho quegli otto grandissimi ritratti nelle loro massicce cornici d ' un oro diventato nero : memoria dei nostri augusti antenati , che Dio li abbia in gloria : quei ritratti che , quando da bambino venivi qui a passare i mesi delle vacanze , ora ti facevano ridere ed ora ti mettevano paura . La dama , ti ricordi ? con il guardinfante verdone e con una piramide rossa per acconciatura , che pare una bottiglia sigillata ; il cavaliero con il grande cappellaccio alla spagnuola , il tabarro bruno , la mano sull ' elsa e l ' occhio truce , e poi il Beato Antonio , il santo Missionario , il grande onore della Val Trompia , che ti faceva scappar via . È pallido come un fantasma , magro stecchito , con gli occhi infossati e un sorriso sulle labbra da far ghiacciare il sangue . In mano ha due cilicii spaventosi , l ' uno a scudiscio pieno di terribili punte , l ' altro a ruote dentate . Mi raccontava Giovanni ( sai ? devo avertene parlato , il servitore che in gioventù assisteva il Beato Antonio , quand ' era infermo , e da vecchio aveva cura di me e mi conduceva alla scuola ) Giovanni mi raccontava , ed io tremavo di spavento , che una mattina , essendo entrato all ' improvviso nella nuda camera del Santo , vide in un angolo una camicia , che stava in piedi da sé sola e ch ' era di color pavonazzo . Guarda , tocca : il sangue , di cui appariva inzuppata , raggrumandosi e indurando , aveva ridotto la tela rigida come un legno . Don Antonio aveva le mani così scarne e le dita così slogate , che con le unghie poteva toccar l ' avambraccio . Era un miracolo di eloquenza , un miracolo di abnegazione . Parlava a dodici a quattordicimila persone , che correvano a udirlo dalle valli , dai monti lontani , e si faceva sentire da tutti . Eppure , se tu vai a Brescia , puoi vedere nella chiesa di San Filippo , appesa all ' altare del Santo , una lingua d ' argento , voto di Don Antonio , quando per intercessione di Filippo Neri guarì dalla balbuzie . A Roma , poco prima di morire , predicando nella chiesa del Gesù , fece piangere il Papa . Aveva per consuetudine , ne ' siti dove egli andava , di parlare contro i vizii che più dominavano in paese . A Desenzano tuonò contro l ' ubbriachezza . Il dì dopo tutte le osterie , tutte quante le bettole erano chiuse , e l ' Autorità dovette farne aprire alcune per forza a servizio dei forestieri . All ' ultimo sermone non voleva altro che i miserabili : era la predica sulla Povertà . Dopo avere mostrato la vanità delle ricchezze , dopo avere eccitato gli animi al disprezzo degli agi , chiamava ad uno ad uno i suoi ascoltatori , e divideva con essi tutto intiero il guadagno del Quaresimale e i pochi panni che gli restavano . Senti questa . Giovanni stava dietro al pulpito , mentre Don Antonio predicava un dì sull ' Inferno . Dopo una pausa , il Beato Antonio con voce rimbombante grida : - Pentitevi , figliuoli , tornate nella via della virtù ; giacché per voi , o perversi , che continuate a vivere nel peccato , che state duri nel vizio , i sepolcri - e gridava sempre più alto , come ispirato dal cielo - i sepolcri si spalancheranno , e , precipitando sulle ossa degli antichi scheletri , nella notte e nel gelo , sarete a poco a poco rosicchiati vivi dai vermi - . Allora Giovanni udì come un fruscìo , un muoversi improvviso , ma sordo , lamenti soffocati , singhiozzi repressi . Guarda dal parapetto del pulpito , e vede , cosa strana ! nella chiesa , la quale prima era così zeppa di gente , che una presa di tabacco - diceva Giovanni tabaccone - non avrebbe potuto cadere in terra , vede il pavimento nudo in larghi spazii , vede scoperte di popolo tutte le grandi lapidi delle tombe . La gente , spaventata dalle parole del Missionario , s ' era ritirata dai sepolcri , e , sempre in ginocchio , piangendo e picchiandosi il petto , si pigiava , si schiacciava , si accatastava a gruppi , e implorava sotto voce il perdono di Dio . Di questi ritratti neri e di questi mobili tarlati tu non sapresti che cosa fare . Qui invece stanno bene , così impietriti al loro posto . Dopo tanti anni che le pareti , le masserizie , i quadri si guardano , e forse nel loro linguaggio si parlano sommessamente , lo strappare qualcosa parrebbe un ' amputazione , sarebbe una crudeltà . Quando i figliuoli di tua sorella , diventati forti giovinotti , vorranno passare alcune settimane cacciando sui monti , uccellando nelle valli o pescando le trote rosee nel lago d ' Idro o nel Chiese , troveranno intatta l ' antichità di questo palazzaccio . Si scalderanno al fuoco del caminone di marmo giallo , in cui dodici uomini possono stare comodamente seduti ; guarderanno i soffitti a travature sagomate e dipinte , e cammineranno su e giù nella galleria dove , tra gli stucchi sgretolati , il vento gavazza . Tu sentissi che musiche sa comporre il vento in queste gole alpestri e in queste muraglie rovinose : sono tripudii o spaventi , fischii lieti e trilli e scale e accordi sonori e poi il finimondo , e sempre continua il pedale , come dicono gli organisti , del romore sinistro , che le acque del Chiese fanno nel loro letto sassoso ed erto . 2 Ho trovato , nipote mio , quel che ti devo lasciare . È una cosa che mi salvò quasi la vita . Prima che tu nascessi , i medici di Brescia e di Milano mi avevano spacciato . Una maledetta malattia nervosa del ventricolo s ' era ostinata a volermi spingere al mondo di là , ed ero ridotto , per tutto pasto , a nutrirmi di pezzettini di cacio lodigiano che tenevo in bocca , e di cui a poco a poco succhiavo la sostanza . Pigliai questo malanno , il primo e l ' ultimo della mia vita , cacciando nelle valli , quando , dopo avere mal dormito qualche ora in un casolare , alle tre della notte mi alzavo , camminavo fino alle sei in cerca del miglior sito della palude , con il freschetto del dicembre o del gennaio ed una sottile umidità che entrava nelle ossa , e poi dall ' alba al tramonto mi piantavo immobile nell ' acqua e nella nebbia ad aspettare una folaga , la quale molto spesso non voleva mostrarsi . Mi scordavo di mangiare . Bevevo , io che sono sempre stato mezzo astemio , de ' larghi sorsi di acquavite . Vedi bestia che è l ' uomo ! Amando le montagne e le balze , cacciarsi con tanta fatica e con sì misero fine dentro ai pantani ! Tornavo a casa , dopo qualche giorno , affranto , sfinito . La Menica mi dava brodi , petti di pollo , latte di gallina , vino vecchio e il suo sorriso tutta bontà ; ma io non avevo fame e digerivo male . Pensa che malinconia m ' era venuta addosso ! Non potevo uscire di camera : andavo dal letto al lettuccio . Se per caso giravo gli occhi allo specchio , vedendo un coso allampanato con le guance smunte , gli occhi spenti , il quale non somigliava affatto al mio signor io , non sapevo vincere l ' ombra di un tristissimo sorriso , che mi correva sulle labbra e si trasmutava tosto in due lagrime lente . Da quindici giorni , all ' aprirsi della primavera , mangiavo , non ostante , un pochino di più , dicevo qualche parola volentieri , cavavo qualche accordo flebile con meno stento dalla mia amata chitarra , la quale mi stava accanto sul sofà o sul letto . Quand ' ecco a un tratto , una sera , mi sento esinanire . La Menica si spaventa . Era un gran pezzo ch ' ella non dormiva sotto le coltri , non andava nel brolo a respirare una boccata d ' aria , non faceva altro che starmi intorno sollecita , sempre attenta ad un ' allegria fiduciosa e serena , che non le veniva dal cuore , ma che ella simulava virtuosamente per il suo povero infermo . Ell ' aveva pensato fino allora al mio corpo : pensò in quel punto alla mia anima . Mezz ' ora dopo entrò il curato e , sottovoce , mi chiese s ' io volessi confessarmi . Gli occhi della Menica m ' imploravano . La camera era buia , silenziosa , sepolcrale . Mi confessai a spizzico , quasi senza fiato ; ma non fu cosa lunga , poiché non credo in mia vita di avere mai desiderato male a nessuno . Toccai la mano alla mia buona infermiera , che mi ringraziò con effusione angelica e mi baciò sulla fronte . Mi sentivo sollevato . Il prete stava sempre in piedi a sinistra del letto , duro duro , brontolando le sue preghiere . Negl ' infermi le impressioni son rapide come il lampo . Guardai fisso il volto del prete , e nell ' osservarlo provai dentro un irrefrenabile impeto di riso . Bisogna che tu sappia come quel curato , uomo di mezza età , rubicondo , tarchiato , panciuto , ottimo di cuore , ma un po ' beone e mangiatore insaziabile , era il più gioviale matto di questa terra . Cantava certe canzonette da fare sbellicare dalle risa , faceva certi giuochi di prestigio con i bussolotti da maravigliare un mago , scriveva sonetti buffoneschi , imitava con la sola varietà dei fischi la predica del Vescovo biascicone e con la sola varietà delle inflessioni di voce tutte le lingue , compresa la turca ; faceva dietro una tela bianca le ombre chinesi con le mani , figurando cigni , lepri , porci , elefanti , gatti e una pantomima di burattini , in cui Arlecchino era innamorato di Rosaura e bastonava Pantalone ; finalmente con la faccia rappresentava il temporale , agitando ora lenti , ora impetuosi tutti i muscoli delle gote , del naso , della bocca , del fronte , persino le orecchie , così che pareva proprio di vedere i primi lampi , di sentire il rombo dei primi tuoni , e poi via via crescere la tempesta e scrosciare la pioggia e scoppiare le folgori , finché un po ' alla volta , con qualche ritorno di vento e d ' acqua , la bufera si dileguava e , rinata la calma , tornava a splendere la viva luce del giorno . Tu avessi visto come a questo punto il viso del prete sbocciava , come s ' irradiava , come brillava : era il sole tale e quale . Il gaio curato veniva , prima della mia malattia , tutte le domeniche a desinare da noi , e di quando in quando , bevuta una bottiglia di quel vecchio , ci dava lo spettacolo esilarante del suo temporale . Ora , al vedere il muso tondo , comicamente solenne , a cui neanche l ' aspetto della morte avrebbe potuto cancellare l ' impronta della giovialità , borbottare le orazioni fra i denti agitando le labbra , battendo le ciglia ed increspando la fronte , mi tornò alla memoria il temporale , e scoppiai in una fragorosa e interminabile risata . Il prete , che era lesto di cervello , capì in un attimo la ragione delle mie risa e , scordando il suo ministero , non potendosi più tenere cominciò a sghignazzare a crepapelle . La Menica e la serva , che erano presenti , ci credettero impazziti ; ma , giacché il riso è contagioso ed il prete riesciva tanto bizzarro nei suoi contorcimenti , si misero a ridere anch ' esse . La solennità dell ' olio santo s ' era trasformata così in una farsetta da carnevale . Allora io pigliai da lato la mia chitarra e cominciai gli accordi , e il prete intonò una canzone delle sue più sguaiate ; ed egli cantava con pazza gioia ed io accompagnavo con tanto felice ardore , che mi pareva di essere il dio della contentezza . Ma la saggia Menica mi fece smettere per forza , e mandò via il curato bislacco , che si sentiva ridere ancora sulle scale e in istrada di questo suo penitente mezzo morto , resuscitato . Il dì seguente mi svegliai con un rabbioso appetito . Due giorni dopo giravo tutta la casa ; quattro giorni appresso andavo nel brolo e nel paese , e , passata una settimana , mi arrampicavo sui monti e avrei mangiato i gusci delle ostriche . La mia guarigione fu cominciata dalle smorfie del prete , ma fu compiuta dalla chitarra . Tu non puoi pensare quale beatitudine fosse la mia nel potere di nuovo agitare fieramente le corde di quello strumento , che amo sin da fanciullo , e che mi è sempre stato una grande consolazione nelle traversìe della vita giovanile e ne ' piccoli fastidii della vecchiaia . Tu mi hai sentito suonare . Sono un buon chitarrista , non è vero ? Ho le mie ambizioncelle anch ' io , caro nipote . Quando andavo sotto il balcone della Menica , settant ' anni addietro , e suonavo dolce dolce un minuetto del Monteverde , la gente stava ad ascoltarmi a bocca aperta , e il cuore batteva forte alla mia fidanzata , che mi scoccava dalle imposte socchiuse delle occhiate assassine . Adesso ancora mi diverto a cercare nelle antiche melodie le antiche memorie . Vado nella cappella del palazzo , che è , come tu sai , all ' angolo della galleria , ed ha l ' altare tutto di legno ad angeli paffuti e a cartocci barocchi , i quali mostrano ne ' luoghi più riposti i segni delle scomparse dorature : e vi sono i vetri a figure colorate , qua e là rotti e restaurati con pezzi di vetri bianchi , sicché ad un Santo manca la testa , all ' altro un braccio o una gamba : e non ostante la chiesetta ha qualcosa di severo e di sacro nella sua mezza oscurità . Non c ' è neanche un quadro ; le pareti son nude ; solo da una parte si vede appesa ad un chiodo la mia chitarra , che è quasi una reliquia . Stacco lo strumento , e , salendo dallo scalone interno , quello scalone lungo e diritto , che ha i suoi dugento gradini tutti sconnessi , vado pian piano nel giardino alto , da cui si domina il villaggio e la valle , e mi metto a sedere sui graticci , i quali , servendo solo per i bachi da seta , restano quasi tutto l ' anno accatastati nel padiglione delle feste . Questo magazzino , gioia dei topi e dei ragni , era una piccola reggia tre secoli addietro . I nostri antenati vi godevano le loro orgie , che non invidio : donne , balli , buffoni , cene , le quali non terminavano prima dell ' alba e lasciavano uomini e femmine arrotolati per terra . Col vino scorreva qualche volta il sangue . I muri portano ancora , quasi cancellati dal tempo , i nomi ed i motti di qualcuno dei violenti e gaudenti cavalieri . V ' è , tra le altre , sotto al disegno rozzo di un cuore trafitto , l ' impresa : Dopo il bacio il pugnale . Così , seduto al fresco ne ' bei giorni d ' estate , strappo alle corde i miei vecchi ricordi in questi ultimi anni , che sono i più tranquilli e i più lieti della mia vita . Lascio morire flebilmente le armonie sotto la vòlta della sala , seguendo attentissimo con l ' orecchio le ultime oscillazioni , che si dileguano nel brontolìo lontano del Chiese . Poi , sentendomi ringalluzzito , picchio forte su tutte quante le corde e comincio un allegro amoroso , una gavotta saltellante ; ma pur troppo la mia mano sinistra ha perduto un poco di agilità , e la mia destra è scemata un poco di vigore . Oggi son più valente negli adagi , nelle ariette patetiche : ai vecchi s ' addice meglio il rimpianto . La mia chitarra ha cinque corde doppie ; sale dal la al mi , due ottave e mezzo . È uno strumento ammirabile per la sonorità e l ' eleganza . La rosa , intagliata a minuti intrecci e trafori di cerchi , di triangoli , di foglioline , pare un ' opera in filigrana . Il manico , intarsiato di avorio e di ebano con dei filetti d ' oro , rappresenta una caccia in figure alte un ' oncia : cavalcatori , dame , falconieri , con cani , cavrioli , lepri , cignali e ogni sorta di selvaggina . Al basso della cassa armonica s ' ammira poi una figuretta d ' argento , un Apollo sdraiato che suona la cetra , cosa che più graziosa al mondo non si potrebbe vedere . Oltre a ciò , accomodate in vago ornamento , stanno un centinaio di perle , alcune assai grosse , e così bene incastonate , che sette soltanto si sono rotte o perdute . Insomma questa chitarra magnifica desidero , dopo la mia morte , lasciarla al mio caro nipote . Fors ' è un ' ubbia dello zio quasi rimbambito , ma non vorrei che la chitarra uscisse dalla nostra famiglia . C ' è sotto una storiella . Te la racconterò , prima perché giova che tu la sappia , e poi per amore di me medesimo . Non posso dormire , come accade ai vecchioni , più di due o tre ore la notte , e ho gli occhi sani , e non cavo troppo gusto a leggere libri per cagione della memoria , che mi serve benissimo nelle cose lontane , ma pochissimo nelle vicine , sicché alla fine di un volume rischio di non rammentarmi il principio . Bisogna dunque ch ' io metta un poco di nero sul bianco per occupar la sera in qualcosa , mentre la Menica , tenendo in grembo il suo micio , pisola nel seggiolone . 3 Ti scrivo di giorno all ' ombra dell ' antico padiglione e all ' aria aperta , nel giardino ora tutto intralciato e spinoso , che sta innanzi al padiglione ed è protetto da balaustri spezzati e da pilastri , su cui piantano de ' mozziconi di Ercoli , di Diane e di Veneri ! La roccia scende a perpendicolo dietro il palazzo , del quale da questa altura si dominano i tetti vicini ; più giù , a sinistra , si vede la piazza del paese , e più giù ancora il ponte ed una lunga e sinuosa striscia di fiume . È un ' afa , che non si può respirare . Me ne sto qui da un pezzo a guardare le montagne ed il cielo . Le curve ripide e rotte del monte di San Gottardo alla destra e dell ' altro , che gli sorge di contro , pare si tocchino a ' piedi , tanto è stretta la spaccatura del Chiese . In mezzo a quelle due chine brulle d ' un colore cupo rossastro si vede quasi orizzontalmente il dorso celestino di un monte lontanissimo . Le nubi s ' erano squarciate e , sul largo campo azzurro , da quell ' angolo basso saliva saliva una nuvola bianca , illuminata dal sole . Prima sembrò una corona d ' argento posta sul culmine del monte lontano ; poi si espanse , invase una gran parte del cielo . Pigliò figura di un toro immane , che si avanzasse con la sua testa cornuta . Le corna venivano sino alla metà della vòlta celeste ; una gamba poggiava sopra uno dei monti , l ' altra sull ' altro . Poi , in un minuto , il toro mutò apparenza : la testa da grossa che era si allungò , diventò il grugno di un porco , le corna si accorciarono in orecchie , le gambe si restrinsero a zampini , e la figura , che prima era maestosa , diventò grottesca . Poi la nuvola grande si sciolse in diverse nuvolette candide : qua e là de ' gruppi di punti argentei si raccoglievano come in tanti palloncini aereostatici , i quali vagavano un pezzo innanzi di ridursi al nulla . L ' aria è restata d ' un celeste purissimo , su cui le due montagne vicine tagliano scure , e l ' ultimo monte appena stacca in quasi impercettibile sfumatura . Intanto il Chiese , ingrossato dalle ultime piogge , mugghia più iracondo che mai . Le case , brune , ancora bagnate , hanno de ' bizzarri scintillamenti , e gli alberi sono lustri . Giù nelle strade fangose le capre passano , accompagnate da fanciulli , che portano sul capo immense frasche fronzute di castagno o di quercia , sotto alle quali restano curvati e nascosti . Son piante che camminano ; e quando diciotto o venti di quei ragazzi scendono così dai sentieri delle montagne l ' un dietro all ' altro , pare che un pezzo di bosco si muova , e si pensa - non mi rammento bene , ma qualcosa mi resta nella memoria di spaventoso - a quel re , a cui , dopo la profezia di certe orribili streghe , venne incontro così una foresta minacciante e vendicatrice . Dalla parte di San Gottardo sai che si va a Bagolino , costeggiando il melanconico Lago d ' Idro , passando dalle mura merlate della Rocca d ' Anfo e camminando un pezzo sulla stupenda strada , che lascia ben basso il Caffaro , e dai parapetti della quale si vedono i precipizii vertiginosi , dove nella cupezza del fondo le acque del torrente , col rimbalzare da un masso all ' altro , col piombare in cascate , col frangersi alle roccie , mostrano il luccichìo della loro spuma . In quelle orridezze si rovesciano spesso uomini e cavalli e , senza che la loro caduta mandi il più lieve romore , vanno a seppellirsi nella gran fossa del monte . La via bellissima è sparsa di panporcini e di croci . O quante volte son passato su quella strada cantando , con il mio fucile a pietra sulla spalla , la fiaschetta piena di polvere , la ventriera fasciata alla vita e ben provvista di palle e pallini , e la carniera ad armacollo ! Avevo con me Lampo e Bigio , oppure Livia e Toti . Non c ' è una svolta ch ' io non ricordi , né una cappelletta , né una pietra migliaria . A Nozza , avendo pigliato una scorciatoia , trovai sul viottolo rasente al Chiese due vipere , ed una ne uccisi coi tacchi de ' miei grossi stivali . A Vestone il povero Lampo ebbe un formidabile calcio da un ciuco , e continuò poi a guaire tutta la giornata . Ad Anfo c ' era un ' ostessa gobbetta e zoppa , la quale mi dava il vino bianco e le tinche fritte . Facevo centro a Bagolino , ma poi , partendo all ' alba e spesso non tornando la sera , correvo lontano a cacciare i camosci sulle balze e le starne nei boschi . La prima volta che salii solo alla cittaduzza alpestre , e avevo allora , che ero giovane , un ' aria baldanzosa ed una gran barba nera , un vecchietto mi venne incontro e , togliendosi rispettosamente il cappello e sorridendo con malizia , mi fece segno di seguirlo . Dopo avermi condotto , senz ' aprir bocca , un trecento passi all ' in su e all ' in giù per quelle viuzze sudicie e strette , il vecchietto si ferma e alzando il braccio mi mostra coll ' indice una lapide antica infissa nella rovinosa muraglia di una casa . Vi leggo a stento questi bei versi : Oggi non è il tempo Né la stagione Di stare in questo loco Chi non sta a ragione . Prima che avessi agio di pigliarmela col sardonico vecchietto e chiedergli la causa della sua minaccia , egli se l ' era prudentemente svignata . Lo cercai tutt ' in giro senza poterlo trovare . Desinai all ' osteria del Pavone , e poi , essendo domenica e non avendo sentito messa , m ' arrampicai sulle interminabili gradinate della chiesa ed entrai a pregare . Il sole mandava i suoi raggi quasi orizzontalmente dalle finestre della facciata sino all ' altar maggiore , gettando su questo la luce infiammata del tramonto e facendo scintillare la custodia dorata del ciborio . La chiesa era deserta . Solo si sentiva un leggiero picchio a intervalli regolari ora di qua ora di là . Una vecchia , tanto curva che il suo mento giungeva appena all ' altezza delle panche , passava abbastanza lesta da un altare all ' altro , mettendo innanzi ad ogni passo il suo bastoncino , su cui poggiava il peso del corpo cadente . Mentre uscivo , ell ' era accanto alla pila dell ' acqua santa , le diedi qualche soldo : mi ringraziò tremolando . Il sole scendeva in quel punto dietro le montagne . Non sapendo come passare il tempo , mi posi a sedere sul parapetto del portico e guardai intorno le chine verdi ; ma nell ' abbassare lo sguardo , sopra un quadratello di marmo bianco , incassato nelle lastre scure del pavimento , mi parve di vedere il nome della nostra famiglia . Sentii punzecchiarmi dalla curiosità e guardai bene . Potei leggere , oltre al casato , Don Antonio , e l ' anno MDCCLXX ; ma il testo , tra l ' essere logoro dallo stropiccìo de ' piedi e l ' essere scritto in latino , non mi entrava nel cervello . Stavo così lambiccandomi da dieci minuti , quand ' odo dietro di me una voce fessa e biascicante , la quale brontola , come se ripetesse una lezione imparata a memoria : « Sul sagrato di questa chiesa Don Antonio , maestro di virtù , fece ardere in benefica pira gli strumenti del peccato , e scacciò il Demonio muto dal cuore dei penitenti » . Non capii nulla neanche nella traduzione , e , vincendo il ribrezzo che la vecchia mi metteva addosso , le chiesi s ' ella poteva spiegarmi il mistero dell ' epigrafe . Mi pigliò per il braccio con la sua mano adunca , che pareva un artiglio , e mi trascinò sul piazzale , nel mezzo , tra il portico della chiesa e le gradinate della roccia , le quali scendono al paese ; poi , sempre tenendosi al mio braccio , fece il segno con la punta del suo bastoncino di un largo circolo intorno a noi , e disse : - Qui , proprio qui . Era un gran fuoco . Pareva un incendio . I ragazzi avevano portato le fascine secche ; gli uomini avevano accomodato le legne in una immensa catasta ; le donne con le mani giunte , inginocchiate , pregavano . Poi una si alza e , togliendosi i pendenti dalle orecchie , li getta nelle fiamme ; e , dopo questa , tutte , ad una ad una , o un monile , o un braccialetto , od uno spillone , o quel che hanno di prezioso e di bello gettano nel fuoco . Le litanie si sollevano al cielo : lo scoppiettare e lo stridere del rogo pare un inferno . Si avanzano gli uomini come spiritati . È notte , e le fiamme , tingendo la chiesa e le case di un rosso sanguigno , dànno ai devoti l ' aspetto di demonii . Ecco che volano sul fuoco mandolini , flauti , tamburini , tiorbe . Due alzano una spinetta , e giù sulle brace . Quante chitarre ! Una , fra le altre , di avorio , di ebano , d ' oro , di perle ! Che bellezza ! ... Mi sentii serrare il braccio più forte . La vecchia s ' era interrotta , tremava in tutte le membra , e sulle guance grinzose e terrose sgocciolava qualche lagrima . Si percuoteva il petto col pomo del bastoncino . Durò un pezzo a rimettersi , e poi alzò sopra di me gli occhi così stravolti , che ne ebbi paura . Certo , era matta . Continuò , facendo da sé sola dieci passi indietro e picchiando tre volte col bastoncino in terra : - Qui stava il Santo , immobile , maestoso . Guardava in alto . Qualche volta faceva un gesto con la mano , e allora quelli che gli erano vicini gridavano : Silenzio . E tutti tacevano , e si sentiva , accompagnata dal romore della legna ardente , la voce di lui , che gridava : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio . Quegl ' infami oggetti sono del diavolo . Regalateli a me , ch ' io li dono a Dio . Non più balli , non più suoni , non più gioielli . Via gli eccitamenti alla corruzione , le tentazioni al peccato . Vivete , pensando solamente alla morte ed al cielo » . E di quando in quando si sentiva la stessa voce , che dominava il turbinoso frastuono del popolo , ripetere : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio » . Mi sembrò che i pochi capelli bianchi della vecchia le si rizzassero sul cranio . Dopo una pausa ripigliò : - Io era giovane allora , bella , sana , ricca , empia . Mi scaldavo le mani alla catasta e ridevo . Puoi pensare , nipote mio , se queste parole della strega avevano solleticato la mia voglia di sapere ogni cosa , e se io la tempestassi d ' interrogazioni . Ma ella non rispondeva più niente . Pareva che fantasticasse a qualcosa di là dal mondo . Finalmente , infastidita dalla mia insistenza , mi chiese con ira : - Chi è lei che m ' interroga ? Che cosa importa a lei di queste storie di mezzo secolo addietro ? Non può lasciarmi quieta nelle mie memorie e ne ' miei rimorsi ? Cercai di placarla , e per iscusare la importunità le dissi il mio casato e ch ' io ero pronipote del Beato Antonio . - Nipote ! - gridò , spalancando gli occhi cisposi . - Figlio del figlio d ' un suo fratello . - Figlio del figlio d ' un suo fratello - mormorava la vecchia fra le gengive , come se studiasse questo grado di parentela . Mi guardò nel volto con attenzione minutissima , e invasa da una crescente contentezza : - È lui - esclamò - lui stesso . Ecco il naso aquilino , il fronte alto , le labbra sottili , le folte sopracciglia , gli occhi neri . È lui , lui , proprio lui ! Nel sottopormi a questo esame la vecchia decrepita s ' accostava al mio viso , vicino vicino , giacché il crepuscolo cominciava a imbrunire . Sentivo l ' acre respiro di quel cadavere ischeletrito . - Lo stesso sguardo - continuava - e la stessa voce ! È lui , proprio lui - . E intanto si faceva il segno della croce , e mi baciava il lembo della cacciatora . - Avrei dato - ripigliò - tutta la poca vita che mi resta per trovare un discendente del Santo . Ora posso morire in pace . Restituirò al nipote ciò che ho rubato all ' avo . Venga con me fino al mio casolare , là sulla montagna . Non c ' è tempo da perdere . Potrei morire da un momento all ' altro - e s ' incamminò . Già cominciava a far buio . Il cielo , che s ' era tornato a coprire di nubi , diventava nero . Scendemmo dietro la chiesa un centinaio di passi ; poi , entrati in una viuzza , si principiò a salire . La vecchia ansava . La strada era formata di sassi puntuti e sconnessi , con pozzanghere ad ogni tratto e qualche torrentello . Incespicavo negli sterpi . Dei tronchi d ' albero disseccati sbarravano il sentiero . Udivo de ' fruscii : vidi la coda di un lungo serpe nero guizzare in una buca . La vecchia andava a piccoli sbalzi , picchiando sempre con il suo bastoncino , e voltandosi indietro a guardarmi . Ad una svolta si fermò e si mise a sedere in terra . Sembrava una pallottola . - Ero dunque giovane - disse - e bella . Avevo sposato Angelo il Moro , il sicario . Egli viaggiava per le sue faccende , e quando tornava , dopo tre o quattro mesi , mi portava tanto oro , ch ' io duravo fatica a spenderlo tutto in vesti , in balli , in orgie . Angelo mi regalava i gioielli rapiti alle dame . Una volta mi portò una chitarra , una maraviglia , rubata a una duchessa di Milano . Io , che mi divertivo a suonare quello strumento , ne fui beata ; ma l ' amante mio , che amavo ancora più della chitarra , me la chiese , e gliela diedi . L ' infame mi tradì poco dopo . Da quel fagotto schiacciato al suolo continuava a uscire una voce rauca : - Ero alta di corpo , snella ; avevo gli occhi bruni ed i capelli biondi . Ballavo dal tramonto all ' alba , nuotavo nel lago d ' Idro , facevo all ' amore . Una sera , sentendo che il Beato Antonio , di cui parlavano le valli e i monti , ma che io non avevo ancora veduto , ordinava di bruciare gli strumenti da musica e gli ornamenti delle donne , volli goder lo spettacolo . Alcuni de ' miei corteggiatori s ' erano convertiti alla fede del Santo , altri non si attentarono ad accompagnarmi , uno solo venne con me travestito per non farsi conoscere . Quella sera sentivo dentro un diavolo : ero ubbriaca di peccato . A un tratto vidi il mio amante traditore accanto a me , il quale stava per gettare nel fuoco la mia chitarra . Sentii ribollirmi il sangue . Nel baccano e nella confusione , appena la chitarra fu sul rogo , io , al rischio di bruciarmi le vesti , mi scagliai sulle fiamme e la trassi fuori intatta . Qualche giorno appresso Angelo fu appiccato in Brescia . Mi ammalai : restai povera e sola . La megera si alzò , e continuò il cammino . Era notte scura ; non vedevo dove mettessi i piedi ; sdrucciolavo ; tre o quattro volte fui lì lì per cadere . Il nome del Moro mi rammentava i raccapricci d ' infanzia , quando il mio vecchio servo Giovanni raccontava le prodezze del famoso assassino , il quale , per esperimentare la curiosità d ' una sua fidanzata , le aveva lasciato in deposito un paniere coperto di foglie fresche , proibendole di guardarvi dentro , e dopo un ' ora torna e trova la ragazza in deliquio , perché ella aveva trovato nel paniere una testa d ' uomo tagliata . La vecchia continuava interrottamente , fermandosi ad ogni venti passi : - Mi nacque a poco a poco nel cuore una cosa nuova , il rimorso . Entrai qualche volta in chiesa ; ascoltai qualche messa . Passato un anno , tornò a Bagolino il Beato Antonio . M ' acconciai per il primo sermone accanto al pulpito , e vidi il Santo pallido , smunto , salire faticosamente i gradini . Annunziò con voce fioca l ' argomento della predica : Il Demonio muto . La sua parola era lenta , quasi stentata , ma tanto semplice , tanto chiara , che nasceva negli ascoltatori una certa maraviglia di non avere pensato prima da sé a così naturali discorsi . « Nell ' animo nostro ( egli diceva ) noi nascondiamo quasi sempre , spesso senza volerlo , qualche volta senza saperlo , la memoria o il desiderio di un peccato . Come non lo confessiamo al prete , così non lo confessiamo a noi stessi . E pure quel punto , quella piccola ulcera venefica un po ' alla volta s ' allarga , si estende e incancrenisce via via l ' anima intera . Ci credevamo giusti , ci troviamo iniqui » . E il Santo veniva agli esempii : la moglie , che dal grato ricordo di una stretta di mano scivola alla infedeltà ; il negoziante , che dalla prima menzogna sul prezzo di una merce scende al fallimento bugiardo ; il servo , che ruba prima un soldo sulla spesa , e poi , vedendo come la padrona non se n ' accorge , ne ruba due , dieci , venti , e finisce col rubare nella borsa e nello scrigno ; il giovinotto , che dal primo stravizio precipita all ' ubbriachezza : e così per ognuno quasi degli ascoltatori c ' era una parola che lo toccava dentro . « Nella più remota e angusta cameretta del cuore alloggia il Demonio muto . Egli se ne sta lì accovacciato , arrotolato , silenzioso ; ma poi , quando gli pare che l ' uomo sia più distratto o più fiacco , stende le membra , s ' adagia , s ' impadronisce di una stanza , dell ' altra , e riesce ad occupare tutta quanta la casa della nostra coscienza . La nostra coscienza diventa allora un inferno . Tutto sta dunque nel guardarci dentro e nel trovare il nostro mortale nemico , quand ' egli è ancora quasi impercettibile : tutto sta nel cacciare via subito il piccolo Demonio muto » . Ma il Santo cangiava voce . Da dolce e insinuante ch ' era in principio , diventava aspra , violenta , terribile . Parlava sul Demonio muto delle coscienze già infami : delle donne empie , degli uomini perversi , che occultano un peccato obbrobrioso . Terminò tuonando , sicché la chiesa rimbombava : « Furti , assassinii , inganni , sacrilegii , lordure d ' ogni specie , venite fuori dal petto di voi che m ' ascoltate , entrate nelle mie orecchie ; e salga il vostro rimorso e il vostro pentimento a Dio . Dio è misericordioso ! » . Il popolo si gettava per terra e , piangendo , gridava : « Pietà , pietà ! » . La vecchia , già stanca , sedeva nel mezzo della strada , e ormai l ' oscurità era così fitta , ch ' io appena distinguevo il corpiciattolo bruno . Sembrava che la voce uscisse da sotto terra . Cominciai a sentirmi de ' brividi nelle membra , poiché tirava un vento fresco , il quale faceva stormire le foglie e produceva dei fischi e come degli ululati lamentevoli e strani . Neanche un lume lontano ; neanche una stella . Il suono fesso delle parole della vecchia che ricominciava : - Uscii dalla chiesa , convertita e spaventata . Tornai a casa correndo . Mi prese una febbre , che per dieci giorni tenne il mio corpo in orridi vaneggiamenti . Non ero guarita , quando una mattina scappai dal sito dove abitavo , distante un ' ora , e , portando con me la chitarra , che avevo rubata al rogo del Santo , andai a Bagolino per confessarmi . Il Beato Antonio era già andato a Gardone , assai malato anch ' esso , quasi morente . Presi una carrettella , e , sempre col mio strumento maledetto , partii . Il giorno appresso ero in val Trompia , a Gardone . Corsi tosto alla chiesa , e la vidi tutta parata di nero , tutta a ceri ardenti . L ' infinito popolo singhiozzava e pregava ; i sacerdoti cantavano a morto . Nel mezzo , sopra un immenso catafalco , seduto in un trono maestoso , vestito degli abiti sacri , col calice in mano , stava il Santo , più livido che mai . Era immobile . Aveva gli occhi aperti e fissi . Pareva che guardasse . Il cadavere , certo , mi malediva . La vecchia riprese a camminare assai lenta . Io le andavo dietro senza vedere più nulla . - Siamo lontani ? - le domandai . Non rispose . Si continuò a salire la montagna . La vecchia era diventata taciturna , ma sentivo sempre il picchio del suo bastoncino sui sassi . Finalmente si giunse dinanzi ad un casolare . La vecchia spinse l ' uscio ed entrò . Cercò qualcosa , e poi , battendo con l ' acciarino , fece uscire dalla pietra qualche scintilla ; accese l ' esca e un lumino , il quale rischiarava assai male la miserabile stanza . Un po ' di strame in un angolo , una panca , una ciotola ; il tetto nascosto dai ragnateli ; il pavimento di mota lubrica ; i muri di sassi tutti sconnessi e cadenti . La strega , gettandosi per terra , levò le foglie muffite del suo giaciglio e cominciò a raschiare con le unghie il terreno . Dopo un quarto d ' ora mi fece segno di accostarmele , e vidi il coperchio di una cassa ; aiutai la vecchia a levarlo , ed apparve la famosa chitarra con le sue corde spezzate . Alla luce del lumino fumoso le perle sembravano scintillette scialbe e l ' argento del piccolo Apollo brillava appena . La vecchia mi porse lo strumento con un sorriso che le contorceva la bocca , e disse tra sé : - Morirò più quieta . Salutai la povera donna , ed uscii dal casolare , dove il tanfo cominciava a nausearmi . Solo , nelle tenebre più nere , con la chitarra sotto il braccio e senza rammentarmi il cammino , puoi pensare , nipote mio , se mi sentissi lieto . Mi guidarono le punte dei grossi sassi della via , martoriandomi i piedi . Dio volendo , a mezzanotte bussai alla porta dell ' Albergo , dove tutti dormivano ; e , andato a letto , sognai tutta notte lemuri , fantasmi , diavoli , megere e streghe . Sei mesi dopo tornai a Bagolino per le mie caccie , e volli andare a salutar la mia vecchia . Trovai con grande stento il casolare . Era deserto . Domandai notizie di essa ai contadini della montagna ed allo scaccino della chiesa . Era sparita da un pezzo , proprio come una strega . Nessuno ne ha saputo più nulla . 4 Oggi è stata una magnifica festa , di quelle che lasciano il cuore più sereno e più alto . Si cominciò ier sera con i fuochi sulle montagne . Tu avessi visto com ' era bello quell ' improvviso accendersi , quell ' alternarsi di qua , di là , delle fiamme d ' allegria , alla distanza di più miglia , dall ' una e dall ' altra parte della valle ; e come pareva che le cime dei monti si rispondessero nel gaio linguaggio di fuoco ! Le campane suonavano ora a distesa , ora a rapidi rintocchi , ed ora con una certa ingenua pretensione d ' imitare qualche arietta popolare , senza colpa del campanaro se tre note su sette dovevano restar nel battaglio . Verso le otto , che era ben buio , andai con la mia Menica nel mezzo del ponte , a godermi per una mezz ' oretta questo spettacolo ; e il Chiese , riflettendo i fuochi delle alture , pareva se la godesse anche lui . Stamane poi all ' alba è stato un scoppio di gioia . Mortaletti da tutte le parti , come cannonate d ' una finta battaglia ; la banda musicale di Salò , che soffiava e batteva a tutto andare ; il popolo , che riempiva le piazze e le vie , ilare , chiassoso , vestito da festa , con fazzoletti da collo e scialli d ' un rosso scarlatto . M ' è venuto il ghiribizzo di andare incontro anch ' io al nuovo Curato , che faceva il suo ingresso trionfale . Appena mi ha visto è sceso dalla carrozzetta , dove stava con il Sindaco . Ha voluto per forza che mi appoggiassi al suo braccio , e così a piedi siamo andati insieme fino al piazzale della chiesa , in mezzo a due fitte ale di popolo , che salutava rispettosamente . Il curato rispondeva ai saluti con pronta affabilità . Ha i bei capelli folti tutti d ' argento , che gli circondano il capo come un ' aureola ; gli occhi azzurri limpidi , d ' una soavità da fanciulla ; i denti bianchissimi e perfetti . Veste pulito , quasi accurato . Parla con una dolcezza semplice , profonda , affettuosa , che affascina . È , dicono , il più virtuoso prete della diocesi di Brescia : dà tutto ai poveri : mangia polenta , cacio , latte soltanto ; ma nasconde la sua carità e la sua povertà volontaria sotto un aspetto di persona studiosa e gentile . Mi ha detto : - So ch ' ella , signor Carlo , è il più vecchio e più savio uomo di questi monti . Permetterà ch ' io venga a discorrere spesso con lei e che mi chiami suo amico . Il maestro di scuola si è avanzato per leggere , balbettando , la sua poesia ; una fanciulletta dell ' Asilo ha recitato lesta il suo discorsino ; i preti della Parrocchia hanno presentato al nuovo pastore , con una lunga orazione latina , le chiavi della chiesa , portate sopra un cuscino di seta bianca a frangie ed a nappe d ' oro . Ed è cominciata la processione : stendardi rossi con la Madonna dipinta in mezzo , banderuole , croci , torchi , baldacchini ; fanciulle inghirlandate di fiori e tutte vestite di bianco , le quali portavano in mano con gran compunzione quale un Agnello di carta , quale un Bambino Gesù in fasce , quale una Vergine incoronata ; ragazzi con mitrie o con turbanti , e dietro una coda interminabile di donne e d ' uomini , la quale , vista un poco dall ' alto , sembrava tutta d ' un pezzo , e pareva che così lunga lunga si muovesse flessuosamente secondo l ' avvallarsi , il girare o il rialzarsi della strada . A stare accanto alla chiesa e appartati , come abbiamo fatto la mia buona Menica ed io , che siamo troppo vecchi per cacciarci nella folla , si sentiva l ' organo suonare un ' allegra marcia con tutti i pedali e campanelli e tamburi e piatti , poi le campane suonavano sul nostro capo , poi scoppiavano i mortaletti , che era un frastuono da diventare sordi ; ma quando per caso , in certi momenti , tutti questi romori cessavano , s ' udiva , già lontano , il salmeggiare basso dei sacerdoti della processione e l ' armonia vaga , lunga , angelica della risposta delle donne . * * * La vecchiaia è orrenda . Non ci sono lagrime negli occhi , non ci sono singhiozzi nel petto . La disperazione non si espande nella pietà degli altri , non si getta al di fuori con le parole , con i gesti , con le grida . Lo strazio è solitario . Si guarda al proprio dolore tranquilli , con le ciglia asciutte . È una calma bieca ; è una freddezza spaventosa . Par di uscire da se stessi , e di aggirarsi nel nulla . Non si pensa , non si sente : si vive in una tomba . La mia Menica è morta . Dieci giorni sono , mercoledì sera , si sentiva un po ' stanca , e s ' addormentò , come al solito , nella sua poltrona . Io leggevo . Tutt ' a un tratto , il micio nero sbalza in terra e miagola come impaurito . Non gli bado . Alle dieci mi alzo , e mormoro nell ' orecchio della Menica : - Mia buona , è l ' ora di andare a letto - . Non risponde . Le metto , così per giuoco , le due mani sul fronte . Lo sento di ghiaccio . Era morta . Beata lei , che è morta com ' era vissuta , nella sua santa placidezza ! * * * La casa è deserta , le montagne sono bianche di neve , e gela . A desinare , così solo , non mangio più . La sera non c ' è nessuno che mi dia con affetto la buona notte , e la mattina mi vesto nella camera vuota , intristito dal silenzio fatale . La ragazza , che mi serve da pochi mesi , mi guarda con occhio indifferente , annoiato . Pensa forse che i vecchi stanno meglio nella bara . Ha ragione . Ho un solo conforto , il Curato . È un santo uomo . Parliamo di religione , e la mia vecchia fede si ravviva . Ieri mi diceva : - Signor Carlo , si prepari alla felicità del Paradiso . Si stacchi dalle cose di questa terra . Pensi a Dio . Non ho rimorsi , eppure un certo stringimento di cuore mi dice forse che c ' è una macchia nella mia vita . Quando sono seduto al fuoco nell ' interno del gran camino della sala , e vedo sulla parete di contro il ritratto del Beato Antonio , smorto , severo , minaccioso , mi sembra ch ' egli apra le labbra ed alzi la mano per rimproverarmi qualcosa . Che cosa ? Non ho mai fatto male apposta a nessuno . Ho amato i miei genitori , i miei parenti , la mia Menica . Ho seguito la dottrina e i riti della Chiesa . E non ostante , gli occhi dipinti del ritratto di Don Antonio , che sono vivi , mi scrutano dentro nelle viscere , mi strappano fuori un non so che dall ' anima . È uno scavo nella coscienza . Forse il mio Demonio muto . Chi lo sa ? Forse quell ' oggetto di profano piacere , che io vagheggiavo , e che può avermi distolto spesso dalla contemplazione di Dio ! Sì , quel maledetto strumento , rubato da un sicario e destinato al rogo , poi di nuovo rubato da una femmina iniqua . Certo , a quello sguardo , che scintilla fuor della tela , ci deve essere una profonda cagione . Don Antonio , bisogna ch ' io ti plachi . Interrogai il Curato . Perdonami , nipote mio : ho già provvisto a te nel codicillo del testamento , ma ritiro il dono , che ti avevo fatto . Il buon prete mi consiglia di distruggere quella mia vecchia gioia mondana , che oggi mi è occasione di rimorsi e di paure . * * * Ieri sera nevicava , tirava vento , si sentivano certe voci lugubri a tutte le finestre ad a tutti gli usci . Non avevo dormito da una settimana . Andai nella cappella a staccar la chitarra e la potrai nella sala . Al lume del fuoco le perlette e l ' oro brillavano , e la figuretta di Apollo sorrideva . Il demonio mi tentò e toccai le corde . Un suono rauco e terribile uscì dallo strumento scordato . Allora feci aggiungere molta legna sul fuoco , e quando la vampa toccò la cappa altissima del camino , fatto un supremo sforzo , gettai la chitarra sul rogo , seguendola attentamente con gli occhi . Le corde si contorsero come serpi , mandando un sibilo di dolore ; il legno sottile della cassa armonica diventò nero , si spaccò in più luoghi , e , senza infiammarsi , si ridusse a carbone ; le perlette sparirono ; il manico durò un gran pezzo a bruciare , e le figurette della caccia , staccandosi ad una ad una , caddero nelle brace . Chiamai la serva , che gettasse dell ' altra legna sul fuoco . Tutto fu consumato . Nell ' uscire dalla sala , passando innanzi al ritratto di Don Antonio , mentre le ultime brace ardenti lo irradiavano di una luce oscillante e sanguigna , credetti che lo sguardo del Santo mi seguisse ancora tenace , torvo , implacabile . Gelai tutto e svenni . Mando un addio a te , a tua sorella ed ai suoi figliuoli ; e mi dolgo che siate troppo lontani , perch ' io vi possa vedere mai più . Sono alzato e ti scrivo dal tavolino ; ma sento dentro di me come un presentimento felice . Ho chiamato per questa sera il mio buon Curato . Mi confesserà e mi darà l ' olio santo . Senso Dallo scartafaccio segreto della contessa Livia . Ieri nel mio salotto giallo , mentre l ' avvocatino Gino , con la voce rauca della passione lungamente repressa , mi susurrava nell ' orecchio : - Contessa , abbia compassione di me : mi cacci via , ordini ai servi di non lasciarmi più entrare ; ma , in nome di Dio , mi tolga da una incertezza mortale , mi dica se posso o se non posso sperare - ; mentre il povero giovane mi si gettava ai piedi , io , ritta , impassibile , mi guardavo nello specchio . Esaminava il mio volto per trovarmi una ruga . La mia fronte , su cui scherzano i riccioletti , è liscia e tersa come quella di una bimba ; a ' lati delle mie ampie narici , al di sopra delle mie labbra un po ' grosse e rosse , non si vede una grinza . Non ho mai scoperto un filo bianco ne ' lunghi capelli , i quali , sciolti , cadono in belle onde lucide , neri più dell ' inchiostro , sulle mie spalle candide . Trentanove anni ! ... tremo nello scrivere questa orribile cifra . Diedi un colpetto leggiero con le mie dita affusolate sulla mano calda dell ' avvocatino , la quale brancolava verso di me , e m ' avviai per uscire ; ma , spinta da non so quale sentimento ( certo un sentimento lodevole di compassione e di amicizia ) , voltandomi sulla soglia , bisbigliai , credo , questa parola : - Sperate . Ho bisogno di mortificare la vanità . Alla inquietudine , che rode la mia anima e che lascia quasi intatto il mio corpo , s ' alterna la presunzione della mia bellezza : né trovo altro conforto che questo solo , il mio specchio . Troverò , spero , un altro conforto nello scrivere i miei casi di sedici anni addietro , ai quali vado ripensando con acre voluttà . Lo scartafaccio , chiuso a tre chiavi nel mio scrigno segreto , non potrà essere visto da occhio umano , e , appena compiuto , lo getterò sul fuoco , disperdendone le ceneri ; ma il confidare alla carta i vecchi ricordi deve servire a mitigarne l ' acerbità e la tenacia . Mi resta scolpita in mente ogni azione , ogni parola e sopra tutto ogni vergogna di quell ' affannoso periodo del mio passato ; e tento sempre e ricerco le lacerazioni della piaga non rimarginata ; né so bene se ciò ch ' io provo sia , in fondo , dolore o solletico . O che gioia , confidarsi unicamente a sé , liberi da scrupoli , da ipocrisie , da reticenze , rispettando nella memoria la verità anche in ciò che le stupide affettazioni sociali rendono più difficile a proclamare , le proprie bassezze ! Ho letto di santi anacoreti , i quali vivevano in mezzo ai vermi ed alle putrefazioni ( quelle , certo , erano lordure ) , ma credevano di alzarsi tanto più in su quanto più si avvoltolavano nel fango . Così il mio spirito nell ' umiliarsi si esalta . Sono altera di sentirmi affatto diversa dalle altre donne : il mio sguardo non teme nessuno spettacolo ; c ' è nella mia debolezza una forza audace ; somiglio alle Romane antiche , a quelle che giravano il pollice verso terra , a quelle di cui tocca il Parini in una ode ... non mi rammento bene , ma so che quando la lessi mi sembrava proprio che il poeta alludesse a me . Se non fosse dall ' una parte la febbre delle vive ricordanze , dall ' altra lo spavento della vecchiaia , dovrei essere una donna felice . Mio marito , vecchio , acciaccoso , pieno di fiducia in me , mi lascia spendere quanto voglio e fare quel che mi piace ; sono una delle prime dame di Trento : corteggiatori non mi mancano , e la cara invidia delle mie buone amiche , invece di scemare , si rinfocola sempre più . Di venti anni ero , naturalmente , più bella . Non che le fattezze del mio volto sieno mutate , o che il mio corpo sembri meno svelto e flessuoso ; ma negli occhi miei c ' era una fiamma , che ora pur troppo si va smorzando . Il nero stesso delle pupille mi pare , a guardarlo bene , un poco meno intenso . Dicono che il sommo della filosofia consista nel conoscere se stessi : io mi studio con tanta trepidazione da tanti anni , ora per ora , minuto per minuto , che credo di conoscermi a fondo e di potermi proclamare una filosofessa perfetta . Direi di avere toccato il colmo della mia bellezza ( c ' è sempre nel fiorire della donna un periodo breve di suprema espansione ) quando avevo di poco varcato i ventidue anni , a Venezia . Era il luglio dell ' anno 1865 . Maritata da pochi giorni , facevo il viaggio di nozze . Per mio marito , che avrebbe potuto essere mio nonno , sentivo una indifferenza mista di pietà e disprezzo : portava i suoi sessantadue anni e l ' ampia pancia con apparente energia ; si tingeva i radi capelli e i folti baffi con un unguento puzzolente , il quale lasciava sui guanciali delle larghe macchie giallastre . Del rimanente , buon uomo , pieno , alla sua maniera , di attenzioni per la giovine sposa , inclinato alla crapula , bestemmiatore all ' occorrenza , fumatore instancabile , aristocratico burbanzoso , violento verso i timidi e pauroso in faccia ai violenti , raccontatore vivace di storielle lubriche , che ripeteva a ogni tratto , né avaro , né scialacquatore . Si pavoneggiava nel tenermi al suo braccio , ma guardava le donnette facili , che passeggiavano accanto a noi nella piazza di San Marco , con un sorriso d ' intelligenza lasciva ; ed io da un lato n ' avevo gusto , giacché l ' avrei cacciato volontieri in braccio di chicchessia pure di liberarmene , dall ' altro ne sentivo dispetto . Lo avevo pigliato spontaneamente , anzi lo avevo proprio voluto io . I miei erano contrarii ad un matrimonio così male assortito ; né , bisogna dire la verità , il pover ' uomo ardiva di chiedere la mia mano . Ma io mi sentivo stufa della mia qualità di zitella : volevo avere carrozze mie , brillanti , abiti di velluto , un titolo , e sopra tutto , la mia libertà . Ce ne vollero delle occhiate per accendere il cuore nel gran ventre del conte ; ma , una volta acceso , non provò pace finché non m ' ebbe , né badò alla piccola dote , né pensò all ' avvenire . Io , innanzi al prete , risposi un Sì fermo e sonoro . Ero contenta di quello che avevo fatto , ed oggi , dopo tanti anni , non ne sono pentita . In fondo , non mi pareva di dovermene pentire neanche in quei giorni in cui , aperta l ' anima quasi d ' un tratto , mi sfogavo nel parossismo di una prima passione cieca . Sino ai ventidue anni passati il mio cuore era rimasto chiuso . Le mie amiche , deboli in faccia alle lusinghe dell ' amore sentimentale , m ' invidiavano e mi rispettavano : nella mia freddezza , nella mia sdegnosa noncuranza delle parole tenere e delle occhiate languide vedevano una preminenza di raziocinio e di forza . A sedici anni avevo assodata già la mia fama scherzando con l ' affetto di un bel giovane del mio paese e disprezzandolo poi , sicché il misero tentò di uccidersi e , guarito , scappò da Trento in Piemonte , e si arruolò volontario , e in una delle battaglie del '59 , non mi ricordo quale , morì . Ero troppo giovane allora per sentirne rimorso ; e dall ' altra parte i miei genitori e parenti e conoscenti , tutti affezionati al governo dell ' Austria , che servivano fedelmente quali militari e impiegati , non avevano trovata altra orazione funebre in onore del povero esaltato se non questa : - Gli sta bene . A Venezia rinascevo . La mia bellezza sbocciava intiera . Negli occhi degli uomini brillava , quando mi guardavano , un lampo di desiderio ; sentivo le fiamme degli sguardi rivolti sulla mia persona anche senza vederli . Persino le donne mi fissavano in volto , poi mi ricercavano giù giù sino ai piedi , ammirando . Sorridevo come un regina , come una dea . Diventavo , nella contentezza della mia vanità , buona , indulgente , famigliare , spensierata , spiritosa : la grandezza del mio trionfo mi faceva quasi apparire modesta . Mio marito , ch ' era stato uno dei rappresentanti della nobiltà tirolese nella dieta di Innsbruck , fu invitato con me ai pranzi ed alle conversazioni del Luogotenente imperiale . Quando entravo nella sala con le braccia nude , con il collo e un poco del seno scoperti , con un abito di velo e trine a lunghissima coda , e un grande fiore di rubini a foglie di smeraldi sul capo , sentivo un fremito correre tutt ' intorno . Un rossore di compiacenza mi coloriva il viso ; facevo qualche passo lento , solenne e semplice , senza guardare nessuno ; e , mentre la padrona di casa mi veniva incontro e m ' invitava a sederle accanto , agitavo il ventaglio innanzi alla mia faccia , come per nascondermi pudicamente agli occhi della gente stupita . Ai freschi , alle serenate non mancavo mai . In piazza di San Marco al caffè Quadri avevo intorno un nuvolo di satelliti : ero il sole di un nuovo sistema planetario : ridevo , scherzavo , canzonavo chi voleva pigliarmi con i sospiri o con i versi , mi mostravo una fortezza inespugnata , ma non mi affaticavo poi troppo , per non iscoraggire nessuno , a sembrare proprio inespugnabile . La mia corte si componeva in massima parte di ufficialetti e d ' impiegati tirolesi piuttosto scipiti e assai tronfii , tanto che i più dilettevoli erano i più scapati , quelli che avevano nella scostumatezza acquistato non foss ' altro l ' audacia petulante delle proprie sciocchezze . Tra questi ne conobbi uno , il quale usciva dal mazzo per due ragioni . Alla dissolutezza sbadata , univa , per quanto i suoi stessi amici affermavano , una così cinica immoralità di principii , che niente gli pareva rispettabile in questo mondo , salvo il codice penale e il regolamento militare . Oltre a ciò era veramente bellissimo e straordinariamente vigoroso : un misto di Adone e di Alcide . Bianco e roseo , con i capelli biondi ricciuti , il mento privo di barba , le orecchie tanto minute che sembravano quelle di una fanciulla , gli occhi grandi e inquieti di colore celeste : in tutto il volto una espressione ora dolce , ora violenta , ma di una violenza o dolcezza mitigata dai segni di un ' ironia continua , quasi crudele . La testa piantata superbamente sul collo robusto ; le spalle non erano quadre e massiccie , ma scendevano giù con grazia ; il corpo muscoloso , stretto nella divisa bianca dell ' ufficiale austriaco , s ' indovinava tutto , e rammentava le statue romane dei gladiatori . Questo tenente di linea , il quale aveva solo ventiquattro anni , due più di me , era riuscito a divorarsi la ricca sostanza paterna , e continuando sempre a giuocare , a pagar donne , a scialarla da signore , nessuno oramai sapeva come vivesse ; ma nessuno lo vinceva nel nuoto , nella ginnastica , nella forza del braccio . Non aveva mai avuto occasione di trovarsi in guerra ; non amava i duelli , anzi due ufficialetti mi raccontarono una sera , che , piuttosto che battersi , aveva più volte ingoiato atrocissimi insulti . Forte , bello , perverso , vile , mi piacque . Non glielo lasciavo intendere , perché mi compiacevo nell ' irritare e tormentare quell ' Ercole . Venezia , che non avevo mai vista e che avevo tanto desiderato di vedere , mi parlava più ai sensi che all ' anima ; i suoi monumenti , dei quali non conoscevo la storia e non intendevo la bellezza , m ' importavano meno dell ' acqua verde , del cielo stellato , della luna d ' argento , dei tramonti d ' oro , e sopra tutto della gondola nera , in cui , sdraiata , mi lasciavo andare ai più voluttuosi capricci della immaginazione . Nei calori gravi del luglio , dopo una giornata di fuoco , il ventolino fresco mi accarezzava la fronte andando in barca tra la Piazzetta e l ' isola di Sant ' Elena o , più lontano , verso Santa Elisabetta e San Nicolò del Lido : quello zeffiro , impregnato dell ' acre profumo salso , rianimandomi le membra e lo spirito , pareva che bisbigliasse nelle mie orecchie i misteri fervidi dell ' amor vero . Cacciavo nell ' acqua sino al gomito il braccio nudo , bagnando il merletto che ornava la corta manica ; e guardavo poi cadere una ad una dalle mie unghie le gocciole somiglianti a brillantini purissimi . Una sera tolsi dal dito un anello , dono di mio marito , dove splendeva un grosso diamante , e lo gettai lontano dalla barca in laguna : mi parve di avere sposato il mare . La moglie del Luogotenente volle condurmi un giorno a vedere la galleria dell ' Accademia di belle arti : non ci capii quasi nulla . Poi con i viaggi , con la conversazione dei pittori ( uno , bello come Raffaello Sanzio , voleva ad ogni costo insegnarmi a dipingere ) qualche cosa ho imparato ; ma allora , benché non sapessi niente , quell ' allegrezza di colori , quella sonorità di rossi , di gialli , di verdi e di azzurri e di bianchi , quella musica dipinta con tanto ardore di amor sensuale non mi sembrò un ' arte , mi sembrò una faccia della natura veneziana ; e le canzoni , che avevo udito cantare dal popolo sboccato , mi tornavano nella memoria innanzi alla dorata Assunta di Tiziano , alla Cena pomposa di Paolo , alle figure carnose , carnali e lucenti del Bonifacio . Mio marito fumava , russava , diceva male del Piemonte , comperava cosmetici : io avevo bisogno di amare . Ora ecco in qual modo principiò la mia terribile passione per l ' Alcide , per l ' Adone in assisa bianca , il quale si chiamava con un nome che non m ' andava a ' versi - Remigio . Costumavo tutte le mattine di recarmi al bagno galleggiante di Rima , posto fra il giardinetto del Palazzo Reale e la punta della Dogana . Avevo preso per un ' ora , dalle sette alle otto , una Sirena , cioè una delle due vasche per donne , grande quanto bastava per nuotarvi qualche poco , e la mia cameriera veniva a spogliarmi e a vestirmi ; ma , siccome nessun altro poteva entrare , così non mi davo la briga di mettermi l ' abito da bagno . La vasca , chiusa intorno da pareti di legno e coperta da una tenda cenerognola a larghe zone rosse , aveva il fondo di assi accomodato a tale profondità sott ' acqua che alle signore di piccola statura rimanesse fuori la testa . A me restavano fuori le spalle intiere . Oh la bella acqua smeraldina , ma limpida , sotto alla quale vedevo ondeggiare vagamente le mie forme sino ai piedi sottili ! e qualche pesce piccoletto e argentino mi guizzava intorno . Nuotavo quant ' era lunga la Sirena ; battevo l ' acqua con le mani aperte , finché la spuma candida coprisse il verde diafano ; mi sdraiavo supina , lasciando che si bagnassero i miei lunghi capelli e tentando di rimanere per un istante a galla , immobile ; spruzzavo la cameriera , che fuggiva lontana ; ridevo come una bimba . Molte larghe aperture , appena sotto il livello dell ' acqua , lasciavano entrare e passare l ' acqua liberamente , e le pareti , mal commesse , permettevano , attraverso le fessure , di vedere , applicandovi l ' occhio , qualche cosa al di fuori - il campanile rosso di San Giorgio , una linea di laguna , dove fuggivano leste le barche , una fetta sottile del Bagno militare , che galleggiava a piccola distanza della mia Sirena . Sapevo che tutte le mattine , alle sette , il tenente Remigio vi andava a nuotare . In acqua era un eroe : saltava dall ' alto a capo fitto , ripescava una bottiglia sul fondo , usciva dal recinto attraversando di sotto lo spazio dei camerini . Avrei dato non so che cosa per poterlo vedere , tanto m ' attraevano l ' agilità e la forza . Una mattina , mentre guardavo sulla mia coscia destra una macchietta livida , forse una contusione leggiera , che deturpava un poco la bianchezza rosea della pelle , udii fuori un romore come di persona , la quale nuotasse rapidamente . L ' acqua si agitò , la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra , e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo . Non gridai , non ebbi paura . Mi parve fatto di marmo , tanto era candido e bello ; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo , e i suoi occhi celesti brillavano , e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle . Ritto in piedi , mezzo velato dall ' acqua ancora tremolante , alzò le braccia muscolose e morbide : pareva che ringraziasse i numi e dicesse : - Finalmente ! Così principiò la nostra relazione ; e d ' allora in poi lo vidi ogni giorno o al passeggio , o al caffè , o al ristorante , dove mio marito , che aveva preso a volergli bene , lo invitava sovente . Lo vedevo anche in segreto , anzi via via i nostri colloqui misteriosi diventarono a dirittura quotidiani . Spesso si stava insieme una o due ore da solo a sola , mentre il conte dormiva tra la colazione ed il pranzo o andava a gironzare per la città , poi si passavano due o tre ore in compagnia pubblicamente , dandoci di sfuggita qualche stretta di mano . Talvolta egli premeva di soppiatto con il suo piede il mio , e non di rado mi faceva tanto male che diventavo tutta rossa in volto ; ma quello stesso dolore mi piaceva . Non ero mai parsa tanto bella alla gente e a me stessa , mai tanto sana e allegra e contenta di me , della vita , di tutto e di tutti . La seggiola di paglia su cui mi adagiavo in Piazza San Marco diventava un trono ; credevo che la banda militare , la quale suonava i valzer degli Strauss e le melodie del Meyerbeer innanzi alle Procuratìe vecchie , indirizzasse la sua musica soltanto a me , e mi sembrava che il cielo azzurro e i monumenti antichi godessero della mia contentezza . Il luogo dei nostri ritrovi non era sempre il medesimo . Alle volte Remigio in una gondola chiusa mi aspettava alla riva sudicia di una lunga calletta buia , che riesciva ad un canale stretto , fiancheggiato di casupole tanto gobbe e storpie da parere crollanti , e alle finestre delle quali pendevano cenci di ogni colore ; alle volte , lasciata la prudenza , si entrava in barca da qualche luogo frequentato della città , persino dal Molo innanzi alla Piazzetta . Coperta il viso d ' un denso velo nero , andavo da lui in una casa accanto alla caserma di San Sepolcro , incontrando nell ' ombra fitta delle scale tortuose ufficiali e soldati , che non mi lasciavano passare senza porgermi un segno della loro galanteria . In quella casa , dove il sole non batteva mai , il tanfo della umidità si univa al puzzo nauseabondo del fumo di tabacco , stagnante nelle camere non ventilate . * * * Questo avvocatino Gino mi secca . Guarda con certi occhi stralunati , che spesso mi fanno ridere , ma qualche volta mi fanno gelare ; dice che non può più vivere senza la carità d ' una mia parola d ' affetto ; implora , piange , singhiozza ; mi va ripetendo : - Contessa , si ricorda quel giorno in cui lì sull ' uscio , voltandosi , mi disse con la voce di un angelo : Sperate ? - ed insiste , e torna ad invocare pietà , a singhiozzare ed a piangere . Non ne posso più . Giorni sono gli lasciai la mano : la baciò più volte così forte che mi restarono per un poco delle macchie livide sulla pelle . Insomma , sono stufa . Ieri , persa la pazienza , gli gridai che mi lasciasse in pace , che non si attentasse mai più di rimettere il piede in casa mia , e che se avesse ardito ancora di comparirmi innanzi , l ' avrei fatto cacciare dai servi e avrei raccontato ogni cosa al conte . L ' avvocatino impallidì per modo che i suoi occhi neri parvero due buchi in una faccia di gesso ; s ' alzò dal canapè barcollando ed uscì senza guardarmi . Tornerà , tornerà , scommetto . Ma è un gran dire che a commuovermi l ' anima non ci sia altro verso che il rammentarmi d ' un uomo , nel quale , ad onta della mia furibonda passione , vedevo intiera la bassezza infame . * * * Remigio ogni tanto mi domandava danaro . In principio la pigliava un poco larga : era un debito di giuoco ; era un pranzo che doveva offrire ai compagni per non so quale occasione : avrebbe restituito la somma pochi giorni appresso . Finì col chiedere senza pretesti ora cento fiorini , ora dugento ; una volta mi chiese mille lire . Io davo , e mi faceva piacere di dare . Avevo dei risparmii miei , poi mio marito largheggiava con me , anzi era lieto quando gli domandavo qualcosa ; ma venne un momento in cui gli parve che spendessi troppo . Mi offesi , mi adirai tempestosamente ; egli , bonone per solito e pieghevole , tenne duro una giornata intiera . Quella giornata appunto Remigio aveva bisogno urgente , immediato di dugentocinquanta fiorini : mi accarezzava , mi diceva tante cose belle e con una voce così ardente d ' amore , che mi sentii beata di potergli donare uno spillone di brillanti , il quale costava , se mi rammento bene , quaranta napoleoni d ' oro . Il dì seguente Remigio mancò all ' appuntamento . Dopo avere passeggiato su e giù per certe callette al di là del Ponte di Rialto una ora buona , sicché la gente mi guardava con curiosità e con malizia , ed i motti scherzosi mi scoppiettavano intorno , alla fine , con le guance infiammate dalla vergogna e gli occhi pieni di lagrime d ' ira , disperando oramai d ' incontrare l ' amante , fantasticando Dio sa che sventure , corsi a casa sua trafelata , quasi fuori di senno . La sua ordinanza , che stava lucidando la sciabola , mi disse come il tenente dal giorno innanzi non si fosse veduto . - Tutta la notte fuori ? - domandai , non avendo capito bene . Il soldato , zufolando , fece di sì con la testa . - In nome di Dio , correte , informatevi di lui : gli sarà seguita qualche disgrazia : ferito forse , ucciso ! Il soldato alzò le spalle ghignando . - Ma , rispondete , dov ' è il povero padrone ? - e avevo afferrato per le braccia il soldato mentre continuava a ridere , e lo scuotevo forte . Avvicinò il suo mustacchio al mio viso ; mi gettai indietro , ma ripetevo : - Per carità , rispondete . Brontolò finalmente : - A cena con la Gigia , o la Cate , o la Nana , o con tutte e tre in compagnia . Altro che disgrazie ! Compresi allora che il tenente Remigio era la mia vita . Il sangue mi si gelò , caddi quasi priva di sensi sul letto nella camera buia , e s ' egli non fosse apparso in quell ' istante all ' uscio , il cuore in un parossismo di sospetti e di rabbia mi si sarebbe spezzato . Ero gelosa fino alla pazzia ; avrei potuto diventare all ' occasione gelosa fino al delitto . Mi piaceva in quell ' uomo la stessa viltà . Quando esclamava : - Ti giuro , Livia , non amerò e non abbraccierò mai altra donna che te - io gli credevo ; e , mentre egli mi stava innanzi ginocchioni , lo guardavo adorando , come fosse un Dio . Se mi avessero chiesto : - Vuoi che Remigio diventi Leonida ? - avrei risposto : - No - . Che cosa mi doveva importare dell ' eroe ? Anzi la perfetta virtù mi sarebbe parsa scipita e sprezzabile al paragone de ' suoi vizii ; la sua mancanza di fede , di onestà , di delicatezza , di ritegno mi sembrava il segno di una vigoria arcana , ma potente , sotto alla quale ero lieta , ero orgogliosa di piegarmi da schiava . Quanto più il suo cuore appariva basso , tanto più il suo corpo splendeva bello . Due sole volte e per un solo istante l ' avrei bramato diverso . Passavamo un giorno lungo una fondamenta che guarda la cinta dell ' Arsenale . La mattina era allegra d ' un sole abbagliante ; alla sinistra spiccavano sull ' aria turchina gli alti fumaiuoli a campana capovolta e le cornici candide e i tetti rossi , mentre sulla destra correva il lungo muraglione dei Cantieri , severo e chiuso . Gli occhi abbacinati riposavano in certe ombre cupe , lì dove si affondava un sottoportico o si stringeva una calle ; e l ' acqua brillava di tutti i verdi , rifletteva tutti i colori , si perdeva qua e là in buchi e striscie di un nero denso . Correvano e saltavano sulla fondamenta , la quale dalla parte del canale non aveva nessun riparo , dieci o dodici monelli , vociando a squarciagola . Ve n ' erano di piccini e di grandetti . Uno dei piccoli , quasi nudo , grassotto , con i riccioletti biondi , che gli coronavano la faccia rosea e paffutella , faceva un chiasso da indemoniato , dando scappellotti , pizzicando i compagni e poi scappando via come un fulmine . Mi fermai a guardare , mentre Remigio mi raccontava le sue grandezze passate . A un tratto quel diavoletto di bimbo , non potendo in una corsa precipitosa fermare il piede al ciglio della fondamenta , volò nel canale . S ' udì uno strido ed un tonfo , poi subito intronarono l ' aria le grida di tutti quanti i ragazzi e di tutte quante le donne , le quali prima se la discorrevano nella via o guardavano dalla finestra ; ma in quel clamore dominava lo strillo acuto , disperato , straziante della giovine madre , che , slanciatasi ai piedi di Remigio , unico uomo presente a quella scena , urlava : - Me lo salvi , per carità , me lo salvi ! - Remigio , freddo , ghiacciato , rispose alla donna : - Non so nuotare - . Intanto uno dei fanciulli più grandi s ' era buttato in acqua , aveva pigliato per i ricci biondi il piccino e lo aveva tirato a riva . Fu un attimo . Lo stridìo si mutò in applauso frenetico ; donne e ragazzi piangevano di gioia ; la gente correva da tutte le parti a vedere , e il putto biondo guardava intorno con i suoi occhioni celesti , maravigliato di tanto baccano . Remigio con uno strappo violento mi cavò dalla folla . L ' altra volta che un poco il mio amante mi spiacque fu per questa cagione . S ' era fatto udire nel caffè Quadri , ciarlando in tedesco a voce alta con alcuni impiegati tirolesi , a dir male dei Veneziani . Un signore , che stava in un canto , s ' alzò di sbalzo , e piantandosi di contro a lui , che era in uniforme , gridò : - Vigliacco d ' un militare - e gli buttò in faccia tre o quattro de ' suoi biglietti da visita . Ne nacque un parapiglia . Il dì seguente i padrini dovevano combinare il duello ; ma Remigio , avendo notato che il suo avversario era piccolo , mingherlino e gracilissimo , rifiutò la pistola , rifiutò la spada , e , benché la scelta delle armi spettasse allo sfidato , volle ad ogni costo la sciabola , sicuro com ' egli era della forza del proprio braccio . Il Veneziano si piegò alla prepotenza ; ma , prima del duello , era già in carcere , ed a Remigio veniva trasmesso l ' ordine di andare immediatamente ad una nuova destinazione in Croazia . Quando seppi la cosa mi disperai : senza quell ' uomo io non potevo vivere . Tanto feci presso la moglie del Luogotenente , e tanto si adoperò mio marito , sollecitato da me , presso il Governatore ed i Generali , che Remigio ottenne di venire mandato a Trento , dove io ed il conte dovevamo tornare appunto in quei giorni . Tutto fino allora era andato a seconda della mia cieca passione . * * * Da tre mesi non vedo questo mio scartafaccio . Non mi sono attentata di portarlo in viaggio , e mi doleva , confesso , di averlo lasciato a Trento . Riandando nella memoria i casi di tanti anni or sono , il cuore torna a palpitare e sento un ' aura calda di gioventù , che mi spira d ' intorno . Il manoscritto è rimasto serrato a tripla chiave nel mio scrigno segreto , dietro all ' alcova della mia camera ; e stava chiuso con cinque suggelli in una grande busta , su cui , prima di partire , avevo scritto a grossi caratteri : « Affido all ' onore di mio marito il segreto di queste carte , ch ' egli , dopo la mia morte , brucierà senza dissuggellarle » . Me ne andai tranquillissima : ero certa che il conte , anche sospettando , avrebbe religiosamente adempiuto la volontà di sua moglie . Ho avuto adess ' adesso dalla cameriera una notizia , che mi ha disgustata : l ' avvocatino Gino prende moglie . Ecco la costanza degli uomini , ecco la saldezza delle passioni ! - Contessa Livia , muoio , mi uccido ; la sua immagine sparirà dal mio petto con l ' ultima goccia del mio sangue ; mi calpesti come uno schiavo , ma mi permetta di adorarla come una Dea - . Frasi da melodramma . Pochi mesi , e tutto svanisce . Amore , furore , giuramenti , lagrime , singhiozzi , non c ' è più nulla ! Schifosa natura umana . E a vedere quegli occhi neri in quella faccia smorta si sarebbe detto che vi lampeggiasse la sincerità profonda dell ' anima appassionata . Come balbettavano le labbra e pulsavano le arterie e tremavano le mani e la persona tutta strisciava umile sotto a ' miei piedi . L ' avvocatino scrofoloso e miserabile meritò davvero il calcio che ricevette da me . Bifolco . E chi sposa ? Una scioccherella di diciotto anni , che i suoi parenti non hanno voluto condurre in casa mia , perché la contessa Livia , si sa , è donna troppo galante ; una scipita con due mele ingranate per guance , le mani corte , grasse e rosse , i piedi da stalliere , e un ' aria impertinentina da santarella , che consola . E l ' uomo il quale piglia una tale bamboccia ha osato amarmi e dirmelo ! Sento le brace sul viso ... * * * Il mio ufficiale di sedici anni addietro , se non era un grand ' uomo , era almeno un vero uomo . Mi stringeva alla vita in modo da stritolarmi , e mi mordeva le spalle facendomele sanguinare . Cominciavano a diffondersi delle vaghe voci di guerra , poi le solite notizie contradditorie e le consuete smentite : armano , non armano , sì , no ; intanto un certo movimento insieme febbrile e misterioso si propagava dai militari ai civili , i treni della ferrovia principiavano a ritardare , a portare giù nuovi soldati e cavalli e carriaggi e cannoni , mentre i giornali non ismettevano di negare pur l ' ombra dell ' armamento . Io , senza badare agli occhi miei , credevo ai giornali , tanto il pensiero di una guerra mi spaventava . Temevo per la vita dell ' amante ; ma temevo anche più il distacco lungo , inevitabile , che avrebbe dovuto seguire tra noi due . A Remigio , in fatti , l ' ultimo dì di marzo fu ordinato di recarsi a Verona . Ottenne , innanzi di partire , due giorni di permesso , che passammo insieme , senza lasciarci mai un minuto , nella misera camera di un ' osteria sul laghetto di Cavedine ; ed egli mi giurava di venire presto a vedermi , ed io gli giuravo di andare a Verona quando non avesse potuto muoversi di lì . Nel dargli l ' ultimo abbraccio gli gettai nella tasca un borsellino con cinquanta marenghi . Il conte , ritornando dalla campagna , mi trovò , dieci o dodici giorni dopo la partenza di Remigio , smagrita e pallida . Soffrivo in realtà moltissimo . Di quando in quando sentivo delle accensioni alla testa e mi venivano dei capogiri , tanto che tre o quattro volte , barcollando , dovetti appoggiarmi alla parete o ad un mobile per non cadere . I medici , che mio marito , premuroso ed inquieto , volle consultare , ripetevano , stringendosi nelle spalle : - Affare di nervi - ; mi raccomandarono di far moto , di mangiare , di dormire e di stare allegra . Eravamo alla metà dell ' aprile ed oramai gli apprestamenti si facevano senza maschera : militari d ' ogni sorta ingombravano le vie ; marciavano i battaglioni al suono delle bande e dei tamburi ; volavano sui loro cavalli gli aiutanti di campo ; i vecchi generali , un po ' curvi sulla sella , passavano al trotto seguiti dallo Stato maggiore , baldo , brillante , caracollante . Quei preparativi mi riempivano di paure fantastiche . L ' Italia voleva passare a fil di spada tutti quanti gli Austriaci ; Garibaldi , con le sue orde di demonii rossi , voleva scannare tutti quelli che gli sarebbero capitati in mano : si presagiva un ' ecatombe . Avevo le furie in corpo : da Verona in sei settimane m ' erano capitate quattro lettere sole . La posta si può dire che non esistesse più ; bisognava consegnare , pregando e pagando , i fogli a qualcuno che , disposto ad affrontare gli ostacoli e gli interminabili ritardi del viaggio , avesse necessità e ardire di recarsi da un luogo all ' altro . Io , non potendo più vivere nelle angoscie , in cui mi teneva notte e giorno il silenzio o volontario o innocente di Remigio , m ' ero risoluta di tentare il viaggio ; ma come fare senza che mio marito ne sapesse nulla ? come fare io donna e sola e giovane e bella in mezzo alla brutalità dei soldati , resi più audaci dalla disciplina allentata e dal pensiero degli stessi pericoli a cui andavano incontro ? Una mattina , all ' alba , dopo una eterna notte di smanie , m ' ero addormentata , quando a un tratto un romore mi sveglia ; apro gli occhi e mi vedo accanto Remigio . Mi parve un sogno . L ' aurora illuminava già di luce lieve e rossastra la camera ; scesi con un balzo dal letto per chiudere le tende dell ' alcova , e si cominciò sotto voce a discorrere . Ero inquieta ; il conte , che dormiva a due stanze d ' intervallo , poteva sentire , poteva venire ; i domestici potevano avere visto il mio amante entrare furtivamente a quell ' ora . Egli mi rassicurò con poche parole impazienti : aveva picchiato , come altre volte , ai vetri della finestra terrena , dove la cameriera dormiva ; ella pian piano gli aveva aperto il portone , ed era entrato senza che nessuno sospettasse di nulla . Della cameriera m ' importava poco , giacché sapeva ogni cosa ; ma il peggio stava nell ' uscire : bisognava spicciarsi . Tornai a sbalzare dal letto ; andai ad origliare all ' uscio della stanza di mio marito : russava . - Ti fermi a Trento , non è vero ? - Sei matta . - Qualche giorno almeno ? - È impossibile . - Uno ? - Parto fra un ' ora . Rimasi accasciata ; il mio cuore , pieno un minuto prima di gaie speranze , si riempì d ' affanni e di paure . - E non tentare di trattenermi . In tempo di guerra non si scherza . - Guerra maledetta ! - Maledetta sì . Dovrà essere terribile , a quanto pare . - Senti , non potresti fuggire , non potresti nasconderti ? Ti aiuterò . Non voglio che la tua vita sia messa in pericolo . - Fanciullaggini . Mi scoprirebbero , mi piglierebbero , e sarei fucilato per disertore . - Fucilato ! - Ho bisogno di te . - La mia vita , tutto . - No . Duemilacinquecento fiorini . - Dio , come faccio ? - Vuoi salvarmi ? - Ad ogni costo . - Senti dunque . Con duemilacinquecento fiorini i due medici dell ' ospedale e i due della brigata mi fanno un certificato di malattia , e vengono a visitarmi ogni tanto per confermare presso il Comando una mia infermità qualunque , la quale mi renda inabile affatto al servizio . Non perdo il mio grado , non perdo il mio soldo , scanso ogni pericolo e rimango a casa tranquillo , zoppicando un poco , è vero , per una sciatica maligna o per una lesione all ' osso della gamba , ma quieto e beato . Troverò qualche impiegatuzzo con cui giuocare a briscola ; berrò , mangierò , farò le lunghe dormite ; avrò la noia di stare a casa nel giorno , ma la notte , sempre zoppicando un poco per prudenza , mi potrò sfogare . Ti piace ? - Mi piacerebbe , se tu fossi a Trento . Verrei da te ogni giorno , due volte al giorno . Già quando ti credono malato , stare a Verona o a Trento non è lo stesso ? - No , i regolamenti vogliono che il militare malato stia nella sede del Comando , sotto la continua e coscienziosa vigilanza dei medici . Ma , appena finita la guerra , tornerò qua . La guerra sarà fiera , ma breve . - Mi amerai sempre , mi sarai sempre fedele , non guarderai nessun ' altra donna ? Me lo giuri ? - Sì , sì , te lo giuro ; ma l ' ora passa , e i duemilacinquecento fiorini mi occorrono . - Subito ? - Sicuro , devo portarli con me . - Ma nello scrignetto credo di avere appena una cinquantina di napoleoni d ' oro . Tengo sempre poco denaro . - Insomma , trovali . - Come vuoi ch ' io li trovi ? Posso chiederli a mio marito a quest ' ora , così , con quale pretesto , per darli a chi ? - L ' amore si conosce dai sacrifizii . Non mi ami . - Non ti amo ? io che ti darei volentieri tutto il mio sangue . - Queste sono parole . Se non hai denaro , dammi i gioielli . Non risposi e mi sentii impallidire . Accortosi della impressione che mi avevano fatto le sue ultime parole , Remigio mi serrò tra le braccia di ferro , e mutato tono , ripeté più volte : - Sai che ti amo infinitamente , Livia mia , e ti amerò finché avrò un soffio di vita ; ma questa vita salvamela , te ne scongiuro , salvala per te , se mi vuoi bene . Mi prendeva le mani , e le baciava . Ero già vinta . Andai alla scrivania a prendere le tre piccole chiavi dello scrignetto : temevo di far romore ; camminavo in punta di piedi , benché avessi i piedi nudi . Remigio mi accompagnò nel gabinetto dietro l ' alcova ; serrai l ' uscio , perché il conte non potesse udire , ed aperto lo scrigno con qualche difficoltà , tanto ero agitata , ne trassi un fornimento intiero di brillanti , mormorando : - Ecco , prendi . Costò quasi dodicimila lire . Troverai da venderlo ? Remigio mi tolse di mano l ' astuccio ; guardò i gioielli e disse : - Usurai ce n ' è dappertutto . - Sarebbe un peccato il darlo via per poco . Cerca modo di poterlo ricuperare . Mi piangeva il cuore . Il diadema specialmente mi stava tanto bene . - E i denari me li dai ? - chiese Remigio , - mi farebbero comodo . Cercai nello scrigno i napoleoni d ' oro , che avevo messi in un mucchietto , e , senza contarli , glieli diedi . Mi baciò e , frettolosamente , fece per uscire . Lo trattenni . Con un atto d ' impazienza mi respinse , dicendo : - Se ti preme la mia vita , lasciami andare . - Fa piano , non senti che gli stivali scricchiolano ? E poi , aspetta . Voglio vedere se c ' è la cameriera ; bisogna ch ' ella venga ad accompagnarti . La cameriera , infatti , attendeva in una stanza vicina . - Mi scriverai subito ? - Sì . - Ogni due giorni ? Volevo dare un ultimo bacio all ' amante mio , che amavo tanto : era già sparito . Aperte le invetriate , guardai nella via . Il sole indorava le alte cime dei monti . Innanzi al portone stavano discorrendo fra loro il mozzo di stalla ed il guattero . Alzarono gli occhi e mi videro ; poi videro uscire dal palazzo Remigio , che camminava in fretta con le tasche dell ' abito rigonfie . Tornai a letto e piansi tutto il giorno : l ' energia della mia natura era fiaccata . Il medico la mattina appresso trovò che bruciavo e che avevo una gran febbre ; ordinò il chinino , che non presi : avrei voluto morire . Una settimana intiera dopo la visita di Remigio la cameriera mi portò con la sua solita placidezza una lettera , che , appena vista , le strappai di mano rabbiosamente : avevo indovinato , era di lui , la prima dopo la sua partenza , e mi posi a leggerla con sì furiosa avidità che , giunta alla fine , dovetti ricominciare : non ne avevo capito nulla . Me la ricordo ancora oggi parola per parola , tante volte la lessi e tante volte i casi terribili , che la seguirono , me ne fecero risovvenire : « Livia adorata , M ' hai salvato la vita . Ho venduto l ' astuccio a un Salomone qualunque , per poco , a dire il vero , ma in queste circostanze di trambusti e di spaventi non si poteva esigere di più , duemila fiorini , i quali sono bastati a riempire la vorace pancia dei medici . Prima di dovermi ammalare ho trovato una bella stanza verso l ' Adige in via Santo Stefano al numero 147 ( scrivimi a questo indirizzo ) , grande , pulita , con una anticamera tutta per me , da cui si esce direttamente sulla scala ; mi sono provvisto di tabacco , di rum , di carte da giuoco e di tutti i volumi di Paolo di Koch e di Alessandro Dumas . Non manco di compagnia piacevole , tutti maschi ( non ti agitare ) , tutti scrocconi , e se non fosse che devo parere zoppo e che di giorno non posso uscire di casa , mi direi l ' uomo più felice del mondo . Certo , mi manca una cosa , la tua persona , cara Livia , che adoro e che vorrei avere il dì e la notte fra le mie braccia . Dunque non ti dar pensiero di nulla . Io leggerò le notizie della guerra fumando ; e quanti più Italiani e Austriaci se ne andranno all ' inferno tanto più ci avrò gusto . Amami sempre come io t ' amo ; appena la guerra sarà finita e questi cani di dottori , i quali mi costano un occhio della testa , m ' avranno lasciato in pace , correrà ad abbracciarti , più ardente che mai , il tuo REMIGIO » . La lettera mi lasciò sconcertata e disgustata , così mi parve volgare ; ma poi , nel tornarvi su , a poco a poco mi persuasi che il tono in cui era scritta fosse affettatamente leggiero e gaio , e che l ' amante avesse fatto un crudele , ma nobilissimo sforzo nel contenere l ' impeto del suo cuore , tanto per non gettare nuova esca nella mia passione , che era già un incendio , e per quietarmi un poco l ' animo , ch ' egli sapeva terribilmente ansioso . Ristudiai la lettera in ogni frase , in ogni sillaba . Avevo bruciate tutte le altre quasi appena ricevute ; serbai questa in un taschino del portamonete , per cavarnela spesso quando ero sola , dopo avere serrato a chiave gli usci della stanza . Tutto mi confermava nella mia credenza benevola : quelle espressioni d ' affetto mi apparivano tanto più potenti quanto più erano rapide , e quei periodi grossolani e cinici mi si presentavano alla fantasia sublimi di generoso sacrifizio . Avevo tanto bisogno di credere che la mia smania trovasse una scusa nella smania dell ' altro ; e la viltà di lui mi riempiva il seno d ' entusiasmo , purché io credessi di esserne la cagione . Ma il mio cervello galoppante non si fermava qui . Chi sa , pensavo tra me , chi sa che questa lettera sia tutta un magnanimo inganno ! Forse egli è già partito per il campo , forse egli sta di contro al nemico ; ma , più curante di me che di lui , non volendo farmi morire negli sbigottimenti e nei terrori , m ' addormenta con la menzogna pietosa . Appena un tale pensiero si fece adito nel mio spirito , me ne sentii tutta invasa . Le insonnie , l ' avversione al mangiare , i disturbi fisici contribuivano ad una vera esaltazione mentale . Vivevo quasi nella solitudine . Già la mia società s ' era andata via via restringendo , poiché le famiglie nobili trentine , avverse alle opinioni politiche del conte , avevano da un pezzo lasciato con bel garbo lui e me affatto in disparte ; i giovani , frementi d ' italianismo , ci sfuggivano senza riguardi e ci odiavano ; gl ' impiegati del paese , non sapendo come la guerra sarebbe andata a finire , per non rischiare di compromettersi né in un modo né in un altro , oramai si astenevano dal mettere piede in casa nostra : vedevamo , in somma , qualche nobile austriacante , spiantato e parassita , qualche alto funzionario tirolese , duro , testardo , puzzolente di birra e di cattivo tabacco . I militari non trovavano più l ' agio né la voglia di occuparsi di me . La mia relazione col tenente Remigio , conosciuta da tutti , eccetto che da mio marito , aveva accresciuto il mio isolamento , il quale , del resto , m ' era gradito , anzi necessario nello stato d ' animo in cui da un po ' di tempo vivevo . Remigio , dopo la lettera famosa , non aveva più scritto . Sognavo per lui de ' pericoli , che mi apparivano tanto più orrendi quanto più erano incerti . Avrei potuto sopportare forse la sicurezza dei rischi d ' una battaglia ; ma il non sapere se il mio amante andasse alla guerra o no , era un dubbio che mi faceva impazzire . Scrissi a Verona ad un generale che conoscevo , a due colonnelli , poi a qualcuno di quegli ufficialetti , i quali mi avevano tanto corteggiato a Venezia : nessuno rispose . Tempestavo Remigio di lettere ; niente . Intanto le ostilità principiarono : la vita civile era soppressa ; la ferrovia , le strade non servivano ad altro che ai carriaggi delle munizioni , delle ambulanze , delle proviande , agli squadroni di cavalleria , che passavano in mezzo a nuvoli di polvere , alle batterie , che facevano tremare le case , ai reggimenti di fanteria , che si svolgevano l ' uno dopo l ' altro interminabili , sinuosi , striscianti come un verme , il quale volesse abbracciare nelle sue enormi spire tutta quanta la terra . Una mattina calda , affannosa , il 26 del giugno , capitarono le prime notizie di una battaglia orribile : l ' Austria era disfatta , diecimila morti , ventimila feriti , le bandiere perdute , Verona ancora nostra , ma vicina a cedere , come le altre fortezze , all ' impeto infernale degli Italiani . Mio marito era in villa , e doveva starci una settimana . Suonai con furia ; la cameriera non veniva ; tornai a suonare ; si presentò all ' uscio il domestico . - Dormite tutti ? maledetti poltroni . Fammi venire subito il cocchiere , ma subito , intendi ? Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito , abbottonandosi la livrea . - Da qui a Verona quante miglia ci sono ? Stette un poco a pensare . - Dunque ? - ripresi stizzita . Giacomo faceva i suoi conti : - Da qui a Roveredo circa quattordici ; da Roveredo a Verona dovrebbero essere ... non saprei ... ci si mette con due buoni cavalli dieci ore , poco più , poco meno , senza contare le fermate . - Ci sei mai stato con i cavalli da Trento a Verona ? - No , signora contessa ; andai da Roveredo a Verona . - Fa lo stesso . Da qui a Roveredo so bene anch ' io che occorrono due ore . - Due ore e mezzo , scusi , signora contessa . - Dunque due e dieci fanno dodici in tutto . - Mettiamo tredici , signora contessa , e di buon trotto . - Quanti cavalli ha preso con sé il padrone ? - La sua solita cavallina morella . - Ne restano quattro in scuderia . - Sì , signora padrona : Fanny , Candida , Lampo e lo stallone . - Potresti attaccarli tutti quattro ? - Insieme ? - Sì , insieme . Giacomo sorrise con una cert ' aria di benevola compassione : - Scusi , signora contessa , non è possibile . Lo stallone ... - Ebbene , attacca gli altri tre . - Lampo ha una sciancatura , povero Lampo , non può neanche trascinarsi al passo . - Attacca dunque come al solito Fanny e Candida , in nome di Dio - gridai , pestando i piedi , e soggiunsi : - Domattina alle quattro . - Sarà servita , signora padrona ; e , scusi , per regolarmi nella biada da portar via , dove si va ? - A Verona . - A Verona , misericordia ! In quanti giorni ? - Dalla mattina alla sera . - Signora padrona , scusi , ma questo proprio non si può . - Ed io lo voglio , hai capito ? - replicai con accento così imperioso che il pover ' uomo trovò appena il coraggio di balbettare : - Abbia compassione di me . Accopperemo le due cavalle , e il padrone mi caccerà sulla strada . - La responsabilità è mia . Obbedisci e non pensare ad altro - e gli diedi quattro marenghi . - Ti darò il doppio quando saremo tornati , ad un patto per altro , che tu non dica niente a nessuno . - Per questo non c ' è pericolo ; ma gl ' ingombri della strada , carri , i cannoni , le prepotenze dei soldati , le seccature dei gendarmi ? - Ci penso io . Giacomo piegò il capo , rassegnato , ma non persuaso . - A che ora giungeremo a Verona ? - Quando vorrà il cielo , signora padrona ; e sarà un miracolo se ci arriveremo vivi , lei , signora padrona , io e le due povere bestie . Per me poco importa , ma per lei e per le bestie ! - Bene , alle quattro dunque , e silenzio . Se taci avrai quello che ti ho promesso , se parli ti licenzio sui due piedi e senza salario . Hai inteso ? Bada che tutti , anche la cameriera , devono credere che andiamo a San Michele , dalla marchesa Giulia . Giacomo , rannuvolato , s ' inchinò ed uscì dalla stanza . All ' alba ero in carrozza , e via . Avevo chiuso le tendine degli sportelli , e guardavo da un angolo ai fantaccini trafelati e polverosi , i quali credendo che nel cocchio stesse un qualche gran personaggio , si schieravano lungo i fossati ; alcuni facevano il saluto militare . Di quando in quando bisognava rallentare la corsa con mio fiero dispetto , o a dirittura fermarsi alcuni minuti per aspettare che i pesanti e cigolanti carri avessero lasciato libero il passo : le cose per altro andavano assai meglio di quello che avesse predetto Giacomo . Una pattuglia di gendarmi a cavallo fermò la carrozza , ma il sergente , vedendo che c ' era dentro una signora , si contentò di gridare cavallerescamente : - Buon viaggio - . Più giù di Roveredo , a Pieve , ci si trattenne a rinfrescare un poco ; poi a Borghetto , staccate le giumente , che non ne potevano più , passammo tre ore buone , che mi parvero tre anni , rannicchiata com ' ero nella carrozza , udendo i lamenti e le bestemmie dei soldati , i quali si lasciavano cascare in terra a squadre per pochi istanti vicino all ' osteria , sotto la scarsa ombra degli alberi magri , e mangiavano un tozzo di pagnotta e bevevano un sorso d ' acqua . Avrò chiamato dieci volte Giacomo , il quale veniva allo sportello con tanto di grugno , sforzandosi di parere composto , e si toglieva il cappello , e ripeteva : - Signora contessa , ancora dieci minuti - . Si ripigliò , quando Dio volle , il cammino . L ' Adige , che costeggiavamo , era quasi asciutto , i campi sembravano arsi , la strada brillava d ' un candore abbagliante , non si vedeva una macchia nel cielo azzurro , le pareti della carrozza bruciavano , e in quell ' afa grave , in quella densa polvere , io mi sentivo soffocare . La fronte mi gocciolava e battevo i piedi per l ' impazienza . Non badai alla Chiusa : ascoltavo lo scoppiettìo della frusta di Giacomo . A Pescantina si tornò a rinfrescare : le buone bestie camminavano a stento , e a giungere a Verona ci volevano ancora dieci lunghe miglia . Il sole era scomparso in un nimbo di fuoco . Sempre carri e soldati , ronde di gendarmi , polvere , e a momenti un frastuono assordante e uno stridore acuto di ferramenta , a momenti un mormorio confuso e pauroso , nel quale si distinguevano gemiti e imprecazioni e le strofe di qualche canzonaccia oscena , cantata da voci strozzate . Fino ad ora eravamo scesi con la corrente degli uomini e dei veicoli , ora ci s ' incontrava in qualche vettura d ' ambulanza , in qualche compagnia pedestre di militari leggermente feriti , col braccio al collo , una fasciatura alla testa , verdi in volto , curvi , zoppicanti , laceri . E Remigio , Remigio ! Gridavo a Giacomo di battere le bestie col manico della frusta . Cominciava a far notte . S ' arrivò alle mura di Verona verso le nove ; e tanto era il timor panico , tanto il trambusto , che nessuno badò alla carrozza , e si poté giungere all ' albergo della Torre di Londra senz ' altri intoppi . Non c ' era più una camera , non c ' era un buco dove poter dormire , né in quell ' albergo , né , per quanto mi assicurarono , in nessuna altra locanda della città : tutto era stato requisito per gli ufficiali . I cavalli , morti di stanchezza , vennero legati nel cortile ; Giacomo doveva attendere ad essi ; io finalmente sbalzai a terra . Mi feci accompagnare a piedi da un ragazzaccio nella via Santo Stefano al numero 147 . Si dovette camminare più volte su e giù nella strada , guardando all ' alto delle porte , innanzi di distinguere nel barlume dei rari fanali il numero della casa . Se Remigio c ' era , volevo fargli una improvvisata : le mie membra tremavano tutte d ' impazienza e di desiderio , ma poteva essere a letto , poteva stare in compagnia di qualcuno , e , sebbene volessi ad ogni costo vederlo subito , pure mi sembrò di dover mandare il ragazzo avanti in esplorazione . Era furbo e capì al volo : doveva suonare , chiedere del tenente per una faccenda urgentissima , insistere perché gli aprissero , salire , dirgli una fandonia qualunque , per esempio che un signore , del quale s ' era scordato il nome e che alloggiava all ' albergo della Torre di Londra , bramava , senza ritardo , avere notizie della sua salute . Il fanciullo nel venir fuori aveva da lasciare aperti l ' uscio del quartiere e la porta di strada . Io mi nascosi sul fianco della casa , in un chiassuolo tra la via ed il fiume . Il fanciullo suonò . S ' udì una voce rabbiosa dall ' ultimo piano : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - L ' altro campanello , quello di mezzo : alla malora . Il fanciullo suonò all ' altro campanello . Passò un minuto , che mi sembrò interminabile , e nessuno comparve ; il ragazzo tornò a suonare ; allora dal secondo piano una voce di donna chiese : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - Sì , ma non riceve nessuno . - Ho bisogno di parlargli . - Domattina dopo le nove . - No , questa sera . Hanno paura dei ladri ? Passò un altro minuto e finalmente la porta si aprì . Remigio c ' era ! la gioia mi spezzava il cuore : mi si offuscò la vista e , non potendo reggermi sulle gambe , m ' appoggiai alla muraglia . Poco dopo il fanciullo tornò : s ' era fatto mandare al diavolo , ma aveva potuto lasciare l ' uscio e la porta socchiusi . Mi tornarono le forze , diedi qualche moneta all ' astuto monello , e , strisciando , entrai nella casa . Avevo previsto che mi sarebbero occorsi i fiammiferi ; al pianerottolo del secondo piano v ' erano due usci , sopra uno dei quali stava appiccato il biglietto da visita di Remigio ; spinsi l ' imposta , che cedette , ed entrai senza romore in una stanza quasi buia . Toccavo la cima delle mie speranze , sentivo già le braccia dell ' amante mio , per il quale avrei dato senza esitare tutto quello ch ' io avevo e la mia vita insieme , schiacciarmi impetuosamente sopra il suo largo torace , sentivo i suoi denti incidere la mia pelle , e pregustavo un mondo inenarrabile di allegrezze furiose . La consolazione mi fiaccava : dovetti sedermi sopra una seggiola , che stava accanto all ' ingresso . Udivo e vedevo come se fossi immersa in un sogno : avevo perso il senso della realtà . Ma qualcuno lì d ' appresso rideva rideva : era un riso di donna stridulo , sguaiato , sgangherato , che a poco a poco mi destò . Ascoltai , mi rizzai e , trattenendo il respiro , m ' avvicinai ad un uscio spalancato , dal quale si vedeva in una vasta camera illuminata . Io stavo nell ' ombra , né mi si poteva scorgere . Oh , perché in quel punto Dio non mi accecò ! V ' era una tavola , co ' resti d ' una cena ; v ' era , dietro alla tavola , un largo canapè verde su cui Remigio , sdraiato , faceva per gioco il solletico sotto l ' ascella ad una ragazza , la quale sghignazzava , si sbellicava , si dimenava , si contorceva tutta , sforzandosi invano di svincolarsi dalle mani dell ' uomo , che le dava baci sulle braccia , sul collo , sulla nuca , dove capitava . Io non mi potevo più muovere ; ero inchiodata al mio posto , con gli occhi fissi , le orecchie tese , la gola arsa . L ' uomo , stufo della burla , afferrò alla vita la ragazza , mettendosela a sedere sulle ginocchia . Allora cominciarono i discorsi , interrotti spesso da scherzi e da carezze . Sentivo le parole , il senso mi sfuggiva . A un tratto la donna pronunciò il mio nome . - Mostrami i ritratti della contessa Livia . - Li hai visti tante volte . - Mostrameli , te ne prego . L ' uomo , rimanendo disteso sul canapè , alzò un lembo della tovaglia , aperse il cassetto della tavola e ne cavò delle carte . La ragazza , diventata seria , cercò fra quelle i ritratti e li guardò lungamente , poi : - È bella la contessa Livia ? - Lo vedi . - Non mi capisci : voglio sapere se ti par più bella di me . - Nessuna donna mi può parer più bella di te . - Vedi , in questa fotografia il vestito da ballo lascia scoperte le braccia intiere e le spalle giù giù - e la fanciulla s ' accomodava la camicia , confrontando con il ritratto : - Guarda , ti sembro più bella ? L ' uomo la baciò in mezzo al petto , esclamando : - Mille volte più bella . La fanciulla , accanto alla lucerna , fissando negli occhi l ' uomo , che sorrideva , pigliò ad uno ad uno i quattro ritratti , e lenta lenta li lacerò ciascuno in quattro pezzi ; e lasciava cadere quei brani sulla tavola in mezzo ai tondi e ai bicchieri . L ' uomo continuava a sorridere . - Ma tu , cattivo , le dici pure di volerle bene . - Sai che glielo dico il meno possibile ; ma ho bisogno di lei , e non saremmo qui insieme , cara , se non m ' avesse dato il danaro che sai . Quei maledetti medici me l ' hanno fatta pagar salata la vita . - Quanto t ' è rimasto ? - Cinquecento fiorini , che sono già in parte sfumati . Bisogna scrivere a Trento alla cassa : ogni parola dolce , un marengo . - Eppure - disse la donna con gli occhi pieni di lagrime - eppure mi pesa . L ' uomo se la tirò vicina vicina sul canapè verde , mormorando : - Lagrime non ne voglio . In quel punto il cuore mi si rivoltolò dentro : l ' amore era diventato esecrazione . Mi trovai nella strada . Andavo senza sapere dove ; mi passavano accanto nella oscurità , urtandomi , gruppi di soldati , barelle , da cui venivano gemiti lunghi o strilli di dolore , qualche cittadino frettoloso , qualche contadino spaurito ; nessuno badava a me , che scivolavo lungo i muri delle case ed ero vestita tutta di nero con un fitto velo sul volto . Riescii ad un largo viale piantato di alberi cupi , dove il fiume , corrente alla mia destra , rinfrescava un poco l ' aria affannosa . L ' acqua si perdeva quasi nelle tenebre ; ma non mi venne , neanche per un attimo , la tentazione del suicidio . Era già nato in me , senza ch ' io neppure me ne fossi avveduta , un pensiero bieco , ancora indeterminato , ancora annebbiato , il quale m ' invadeva adagio adagio l ' anima intiera e la mente , il pensiero della vendetta . Avevo offerto tutto a quell ' uomo , ero vissuta per lui , senza di lui m ' ero sentita morire , con lui ero salita in cielo ; ed il suo cuore , i suoi baci egli li dava ad un ' altra ! La scena a cui avevo assistito , mi si dipingeva tutta dinanzi ; vedevo ancora sotto a ' miei occhi quelle lascivie . Infame ! Corro per lui , superando ogni ostacolo , sprezzando ogni pericolo , gettando nel fango il mio nome : corro ad aiutarlo , corro a confortarlo , e lo trovo sano , più bello che mai e nelle braccia di una donna ! E lui , che mi deve tutto , e la sua ganza , calpestano insieme la mia dignità ed il mio affetto e mi scherniscono e mi vituperano . E sono io che pago le loro orgie ; e quella donna bionda si vanta , nuda , di essere più bella di me ; e lui , lui ( m ' era serbato questo supremo obbrobrio ) la proclama lui stesso più bella ! Tante emozioni m ' avevano affranto : l ' ira , che bolliva dentro di me , aveva messo in tutto il mio corpo una febbre ardente , che mi faceva tremare le gambe . Non sapevo dove fossi ; non volevo , né potevo farmi accompagnare da un passante fino all ' albergo per chiudermi di nuovo nella carrozza ; mi posi a sedere sulla sponda del fiume , fissando gli occhi nel cielo nero . Non trovavo requie ; rientrai nelle vie della città ; impazzivo ; cascavo di fatica ; da diciotto ore non avevo mangiato . Mi trovai per caso di contro ad una modesta bottega da caffè , e , dopo avere più volte girato innanzi alla vetrina , parendomi che non ci fosse nessuno , andai a pormi nel canto più lontano e scuro , ordinando qualcosa . Nell ' angolo opposto , sdraiati sullo stesso sofà rosso , che circondava la sala vasta , bassa , umida e mezza buia , stavano due militari , fumando e sbadigliando . Poco dopo entrarono due altri ufficiali ; un giovinetto , che poteva avere diciannove anni , lungo , smilzo , con i baffetti sottili , ed un uomo sui quaranta , tozzo , pesante , con il muso pavonazzo a bitorzoli ed a bernoccoli , le larghe sopracciglia nere come il carbone e due mustacchi sotto il naso grosso così folti ed irti che parevano setole ; aveva in bocca una pipa boema , corta nel cannello , ma enorme nel camino , dalla quale uscivano ampie nubi di fumo , che andavano l ' una dopo l ' altra ad annerire il soppalco . Il giovinetto andò dritto a salutare gli ufficiali nell ' angolo . Sentii che diceva : - Ne ho visti morire quaranta in due ore nella sala delle operazioni sotto i ferri dei chirurghi , i quali buttavano via braccia e gambe come se giuocassero al pallone , e trapanavano e aggiustavano teste ... - Bisognerebbe che aggiustassero quelle dei nostri generali - brontolò il Boemo , ghignando . Nessuno badava a me . Entrò , sola , una ragazza , pareva una crestaia , e si pose a sedere a lato dell ' ufficialetto magro , chiedendogli ad alta voce : - Me lo paghi un caffè ? Dopo alcuni discorsi , ai quali non posi attenzione , uno dei militari sdraiati disse alla ragazza , senza muoversi : - Sai , Costanza , ho visto il tuo tenente Remigio - Quando ? - chiese la femmina . - Oggi . Sono andato da lui . Era insieme con Giustina . La conosci Giustina ? - Sì , quella biondona , che ha tre denti rimessi . - Non me ne sono accorto . - Guardala bene . E come sta Remigio ? - Qualche doloretto alla gamba , che lo fa guaire ogni tanto , e zoppica un poco , ecco tutto . È stata proprio una malattia provvidenziale quella . Gli altri arrischiano la pelle , si logorano nelle fatiche , nei calori d ' inferno , nella fame , in tutte le maledizioni di questa guerra , e lui mangia , beve e sta allegro e trova chi lo mantiene . - Chi vuoi che lo mantenga quel buon mobile ? - Una signora . - Una vecchia bavosa . - No , mia cara , una signora bella , giovane e , per giunta , milionaria e contessa e innamorata matta di lui . - E paga le bellezze del tenente ? - Gli dà del danaro , e molto . - Povera sciocca ! - Remigio la chiama la sua Messalina . Non me ne ha detto il casato , ma mi ha confidato ch ' è di Trento e che ha nome Livia . C ' è nessuno qui che sia pratico di Trento ? L ' ufficialetto smilzo disse : - M ' informerò io e vi riferirò ogni cosa domani a sera , se saremo a Verona . Contessa Silvia , non è vero ? - Contessa Livia , Livia , ricordatelo bene - gridò l ' ufficiale sdraiato . Costanza riprese : - Ma Remigio è malato per davvero ? - Oh per questo poi sì . Capisci bene che non la si dà a bere a quattro medici : uno del reggimento di Remigio , un altro scelto dal generale in un altro reggimento e due dell ' ospedale militare . Ogni tre giorni vanno a visitarlo ; palpano la gamba - e picchiano e tirano e lo fanno strillare . Una volta svenne . Ora sta meglio . - Finita la guerra , guarita la gamba insistette la Costanza . - Non lo dite neanche per ischerzo - osservò il secondo ufficiale sdraiato , il quale fino allora non aveva fatto sentir la sua voce . - Sai che per il solo sospetto di un inganno il tenente ed i medici verrebbero fucilati in ventiquattt ' ore , l ' uno come disertore dal campo di battaglia , gli altri come complici e manutengoli ? - E se la meriterebbero , per Dio - esclamò ruggendo il Boemo senza cavarsi la pipa di bocca . L ' ufficialetto aggiunse : - Il generale Hauptmann non aspetterebbe neanche ventiquattr ' ore . A queste parole l ' idea , che già mi stava in nebbia nel cervello , splendette di vivissima luce ; avevo trovato , avevo risoluto . - Il generale Hauptmann ! - ripetevo tra me . Le vampe , che mi salivano al capo , m ' obbligarono a togliere del tutto il velo dalla faccia ; bruciavo : chiamai perché mi portassero dell ' acqua . Gli ufficiali , che allora s ' accorsero di me , mi furono tutti attorno . - O la bella donna ! - Ha bisogno di qualcosa ? - Vuole un bicchierino di Marsala ? - Possiamo tenerle compagnia ? - Aspetta qualcuno ? - Occhi stupendi ! - Labbra da baci ! - L ' ufficialetto magro mi si era cacciato accanto sul sofà : essendo il più giovane voleva mostrarsi il più ardito . Mi svincolai dalle sue mani e cercai di alzarmi per fuggire , ma due altri mi trattenevano ; il Boemo sudicio guardava e fumava . Mi rivolsi a lui gridando : - Signore , sono una gentildonna , m ' aiuti e mi accompagni a casa , alla Torre di Londra - . Il Boemo si fece largo , dando degli spintoni di qua e di là e mandando quasi con le gambe all ' aria l ' ufficialetto novello ; poi , duro , serio , mettendo in tasca la pipa , m ' offerse il braccio . Uscii con lui . Durante la via , che non era lunga , mi disse poche e rispettose parole . Io gli chiesi chi fosse il generale Hauptmann , dove avesse il suo uffizio e altre notizie , le quali mi premevano per le mie buone ragioni . Seppi come il generale del Comando stesse in Castel San Pietro . Il portone dell ' albergo rimaneva spalancato , benché il tocco dopo mezzanotte fosse suonato da un pezzo : c ' era un grande andirivieni di militari e di borghesi . Ringraziai l ' ufficiale , che puzzava di maledetto tabacco , e m ' accomodai alla meglio sui cuscini della mia carrozza , posta in un angolo del cortile . Stracca morta com ' ero , m ' assopii tosto ; ma mi destò in sussulto il picchiare forte di una mano sullo sportello . La voce rauca e volgare del Boemo ripeteva : - Sono io , signora contessa , io che vorrei dirle , col debito ossequio , una sola parola . Abbassai il cristallo , e l ' ufficiale mi porse qualcosa : era il mio portamonete , dimenticato sulla tavola della bottega da caffè , mentre stavo per pagare e successe il tafferuglio . Lo avevano trovato e riportato i tre compagni di lui , il quale disse con gravità solenne : - Non manca né una carta , né un soldo . - Ma le carte sono state lette ? - e pensavo alla lettera di Remigio , l ' unica serbata da me e che non avrei voluto per cosa al mondo vedermi uscire di mano . - No , signora contessa . Sono stati visti i suoi biglietti da visita e il ritratto del tenente Remigio : niente altro , lo dichiaro sul mio onore . La mattina seguente , prima delle nove , mi feci condurre nella mia carrozza al Comando della fortezza . L ' erta mi pareva interminabile : gridavo a Giacomo di frustare i cavalli . Una folla di militari d ' ogni colore , di feriti , di popolani , ingombrava il piazzale innanzi al Castello ; ma giunsi senza ostacoli all ' anticamera degli uffizii , dove un vecchio invalido pigliò il mio biglietto da visita . Dopo qualche minuto ritornò , dicendomi che il generale Hauptmann mi pregava di passare nel suo quartiere privato , e che appena sbrigati certi affari urgentissimi , sarebbe venuto a presentarmi il suo omaggio . Fui condotta attraverso logge , corridoi e terrazze in una sala , che dominava dalle tre larghe finestre la città intiera . L ' Adige , interrotto da ' suoi ponti , si torceva in una S , avente la prima delle sue pancie a ' piedi del monticello su cui sorge Castel San Pietro , e la seconda a ' piedi di un altro bruno castello merlato ; e sorgevano dalle case i culmini e le torri delle vecchie basiliche ; e in un largo spazio si vedeva l ' ovale enorme dell ' Arena antica . Il sole mattutino rallegrava l ' abitato ed i colli , e dall ' una parte indorava le montagne , dall ' altra gettava una luce placida sulla interminabile pianura verde , sparsa di villaggi bianchi , di case , di chiese , di campanili . Entrarono nella sala con fracasso di risa e salti due bimbe , le quali avevano il volto color di rosa e i capelli biondi paglierini . Vedendomi , di primo botto rimasero impacciate , ma poi subito si fecero coraggio e mi vennero accanto . La più grandicella disse : - Signora , s ' accomodi . Vuole che vada a chiamare la mamma ? - No , fanciulla mia , aspetto il tuo babbo . - Il babbo non l ' abbiamo ancora visto stamane . Ha tanto da fare . - Lo voglio vedere io il babbo - gridò la più piccina . - Gli voglio tanto bene io al babbo . In quella entrò il generale , e le bimbe gli corsero incontro , gli si avviticchiarono alle gambe , tentavano di saltargli sulle spalle ; egli prendeva l ' una e l ' alzava e le dava un bacio , poi prendeva l ' altra ; e le due pazzerelle ridevano , e negli occhi del generale spuntavano due lagrime di tenerezza beate . Si volse a me , dicendo : - Scusi , signora ; s ' ella ha figliuoli mi compatirà - . Si mise a sedere in faccia a me , e soggiunse : - Conosco di nome il signor conte , e sarei lieto se potessi servire in qualcosa la signora contessa . Feci un cenno al generale perché allontanasse le bambine , ed egli disse loro con voce piena di dolcezza : - Andate , figliuole mie , andate , dobbiamo parlare con la signora . Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio ; voltai la testa ; se ne andarono finalmente un poco mortificate . - Generale - mormorai - vengo a compiere un dovere di suddita fedele . - La signora contessa è tedesca ? - No , sono trentina . - Ah , va bene - esclamò , guardandomi con una cert ' aria di stupore e d ' impazienza . - Legga - e gli porsi in atto risoluto la lettera di Remigio , quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete . Il generale , dopo avere letto : - Non capisco ; la lettera è indirizzata a lei ? - Sì , generale . - Dunque l ' uomo che scrive è il suo amante . Non risposi . Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese , s ' alzò da sedere e si pose a camminare su e giù per la sala ; tutt ' a un tratto mi si piantò innanzi e , ficcandomi gli occhi in volto , disse : - Dunque , ho fretta , si sbrighi . - La lettera è di Remigio Ruz , luogotenente del terzo reggimento granatieri . - E poi ? - La lettera parla chiaro . S ' è fatto credere malato , pagando i quattro medici - e aggiunsi con l ' accento rapido dell ' odio : - È disertore dal campo di battaglia . - Ho inteso . Il tenente era l ' amante suo e l ' ha piantata . Ella si vendica facendolo fucilare , e insieme con lui facendo fucilare i medici . È vero ? - Dei medici non m ' importa . Il generale stette un poco meditabondo con le ciglia aggrottate , poi mi stese la lettera , che gli avevo data : - Signora , ci pensi : la delazione è un ' infamia e l ' opera sua è un assassinio . - Signor generale - esclamai , alzando il viso e guardandolo altera - compia il suo dovere . La sera , verso le nove , un soldato portò all ' albergo della Torre di Londra , dove finalmente mi avevano trovato una camera , un biglietto , che diceva così : « Domattina alle quattro e mezzo precise verranno fucilati nel secondo cortile di Castel San Pietro il tenente Remigio Ruz ed il medico del suo reggimento . Questo foglio servirà per assistere alla esecuzione . Il sottoscritto chiede scusa alla signora contessa di non poterle offrire anche lo spettacolo della fucilazione degli altri medici , i quali , per ragioni che qui è inutile riferire , vennero rimandati ad un altro Consiglio di guerra . GENERALE HAUPTMANN » . Alle tre e mezzo nella notte buia uscivo a piedi dall ' albergo , accompagnata da Giacomo . Al basso del colle di Castel San Pietro gli ordinai che mi lasciasse , e cominciai sola a salire la strada erta ; avevo caldo , soffocavo ; non volevo togliermi il velo dalla faccia , bensì , sciolti i primi bottoni dell ' abito , rivoltai i lembi dello scollo al di dentro ; quel po ' d ' aria sul seno mi faceva respirare meglio . Le stelle impallidivano , si diffondeva intorno un albore giallastro . Seguii de ' soldati , che girando il fianco del Castello , entrarono in un cortile chiuso dagli alti e cupi muri di cinta . Vi stavano già schierate due squadre di granatieri , immobili . Nessuno badava a me in quel brulichìo silenzioso di militari e in quelle mezze tenebre . Si sentivano le campane suonare giù nella città , dalla quale salivano mille romori confusi . Cigolò una porta bassa del Castello , e ne uscirono due uomini con le mani legate dietro la schiena ; l ' uno magro , bruno , camminava innanzi ritto , sicuro , con la fronte alta ; l ' altro , fiancheggiato da due soldati , che lo reggevano con molta fatica alle ascelle , si strascinava singhiozzando . Non so che cosa seguisse ; leggevano , credo ; poi udii un gran frastuono , e vidi il giovane bruno cadere , e nello stesso punto mi accorsi che Remigio era nudo fino alla cintura , e quelle braccia , quelle spalle , quel collo , tutte quelle membra , che avevo tanto amato , m ' abbagliarono . Mi volò nella fantasia l ' immagine del mio amante , quando a Venezia , nella Sirena , pieno di ardore e di gioia , m ' aveva stretta per la prima volta fra le sue braccia d ' acciaio . Un secondo frastuono mi scosse : sul torace ancora palpitante e bianco più del marmo s ' era slanciata una donna bionda , cui schizzavano addosso i zampilli di sangue . Alla vista di quella femmina turpe si ridestò in me tutto lo sdegno , e con lo sdegno la dignità e la forza . Avevo la coscienza del mio diritto , m ' avviai per uscire , tranquilla nell ' orgoglio di un difficile dovere compiuto . Alla soglia del cancello mi sentii strappare il velo dal volto ; mi girai e vidi innanzi a me il grugno sporco dell ' ufficiale Boemo . Cavò dalla bocca enorme il cannello della sua pipa , e , avvicinando al mio viso il suo mustacchio , mi sputò sulla guancia ... * * * L ' avevo detto io che l ' avvocatino Gino sarebbe tornato . Bastò una riga : Venite , faremo la pace , perché capitasse a precipizio . Ha piantato quella bamboccia della sua sposa una settimana innanzi al giorno destinato pel matrimonio ; e va ripetendo ogni tanto , stringendomi quasi con la vigoria del tenente Remigio : - Livia , sei un angelo !
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La casa era semplice , ma comoda : due camere per piano , grandi , un po ' basse , coi pianciti e i soffitti di legno ; imbiancate con la calce ; l ' ingresso diviso in mezzo da una parete : a destra la scala , la prima rampata di scalini di granito , il resto di ardesia ; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina . Il portoncino solido , fermato con un grosso gancio di ferro , aveva un battente che picchiava come un martello , e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello . La stanza a sinistra dell ' ingresso era adibita a molti usi , con un letto alto e duro , uno scrittoio , un armadio ampio , di noce , sedie quasi rustiche , impagliate , verniciate allegramente di azzurro : quella a destra era la sala da pranzo , con un tavolo di castagno , sedie come le altre , un camino col pavimento battuto . Null ' altro . Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci , metteva nella cucina . E la cucina era , come in tutte le case ancora patriarcali , l ' ambiente più abitato , più tiepido di vita e d ' intimità . C ' era il camino , ma anche un focolare centrale , segnato da quattro liste di pietra : e sopra , ad altezza d ' uomo , attaccato con quattro corde di pelo , alle grosse travi del soffitto di canne annerite dal fumo , un graticcio di un metro quadrato circa , sul quale stavano quasi sempre , esposte al fumo che le induriva , piccole forme di cacio pecorino , delle quali l ' odore si spandeva tutto intorno . E attaccata a sua volta a uno spigolo del graticcio , pendeva una lucerna primitiva , di ferro nero , a quattro becchi ; una specie di padellina quadrata , nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo che si affacciava a uno dei becchi . Del resto tutto era semplice e antico nella cucina abbastanza grande , alta , bene illuminata da una finestra che dava sull ' orto e da uno sportello mobile dell ' uscio sul cortile . Nell ' angolo vicino alla finestra sorgeva il forno monumentale , col tubo in muratura e tre fornelli sull ' orlo : in un braciere accanto a questi si conservava , giorno e notte accesa e coperta di cenere , un po ' di brace , e sotto l ' acquaio di pietra , presso la finestra , non mancava mai , in una piccola conca di sughero , un po ' di carbone ; ma per lo più le vivande si cucinavano con la fiamma del camino o del focolare , su grossi treppiedi di ferro che potevano servire da sedili . Tutto era grande e solido , nelle masserizie della cucina ; la padella di rame accuratamente stagnate , le sedie basse intorno al camino , le panche , la scansia per le stoviglie , il mortaio di marmo per pestare il sale , la tavola e la mensola sulla quale , oltre alle pentole , stava un recipiente di legno sempre pieno di formaggio grattato , e un canestro di asfodelo col pane d ' orzo e il companatico per i servi . Gli oggetti più caratteristici erano sulla scansia ; ecco una fila di lumi di ottone , e accanto l ' oliera per riempirli , col lungo becco e simile a un arnese di alchimista : e il piccolo orcio di terra con l ' olio buono , e un armamento di caffettiere , e le antiche tazze rosse e gialle , e i piatti di stagno che parevano anch ' essi venuti da qualche scavo delle età preistoriche : e infine il tagliere pastorale , cioè un vassoio di legno , con l ' incavo , in un angolo , per il sale . Altri oggetti paesani davano all ' ambiente un colore inconfondibile : ecco una sella attaccata alla parete accanto alla porta , e accanto un lungo sacco di tessuto grezzo di lana , che serviva da mantello e da coperta al servo : e la bisaccia anch ' essa di lana , sulla quale alla notte dormiva , quando era in paese , lo stesso servo , pastore o contadino che fosse . Sull ' acquaio non mancava mai un paiolino di rame pieno d ' acqua attinta al pozzo del cortile , e su una panca l ' anfora di creta con l ' acqua potabile , faticosamente portata dalla fontana distante dall ' abitato . L ' acqua era allora un problema , e se ne misurava , d ' estate , ogni stilla ; a meno che non sopraggiungesse un buon acquazzone a riempire la tinozza collocata sotto il tubo di scolo dei tetti : eppure la pulizia più diligente , praticata a secco , rendeva piacevole tutta la casa . Dalla finestra , munita d ' inferriata , come tutte le altre del piano terreno , si vedeva il verde dell ' orto ; e fra questo verde il grigio e l ' azzurro dei monti . La porta invece , come si è detto , dava sul cortile triangolare , piuttosto lungo e occupata quasi a metà da una rustica tettoia dalla quale , per un usciolino , si andava nell ' orto . In fondo c ' era il pozzo , e , sotto il muro alto di cinta , una catasta di legna da ardere , rifugio di numerosi gatti e delle galline che vi nascondevano il nido delle uova . Un ' asse appoggiata su due ceppi , accanto al muro laterale della casa , ancora grezzo e sul quale , al primo piano , si apriva una sola finestra ( le finestre erano tutte senza persiane ) , serviva da sedile . E un grande portone fermato anch ' esso da ganci e stanghe , tinto di un color marrone scuro , dava sulla strada . Di giorno era quasi socchiuso , e , più che il portoncino della facciata , serviva per il passaggio degli abitanti e degli amici della casa . A questo portone , una mattina di maggio , si affaccia una bambina bruna , seria , con gli occhi castanei , limpidi e grandi , le mani e i piedi minuscoli , vestita di un grembiale grigiastro con le tasche , con le calze di grosso cotone grezzo e le scarpe rustiche a lacci , più paesana che borghese , e aspetta , dondolandosi , che passi qualcuno o qualcuno si affacci a una finestra di fronte , per comunicare una notizia importante . Ma la strada , stretta e sterrata , in quell ' ora fresca del mattino è ancora deserta come un sentiero di campagna , e nella vecchia casa di contro , anch ' essa con l ' alto muro di un cortile a fianco e un portone rossastro , non si vede nessuno . Questa casa è abitata da un canonico , un lungo e nero asceta taciturno , e da una sua giovane nipote intelligente , che avrebbe voluto farsi suora , ma dopo qualche mese di noviziato è stata rimandata a casa per la sua cagionevole salute . Gente per bene , semplice e austera . Il canonico si lamenta che nessuno , per la strada , lo saluti : è lui , invece , che cammina sempre ad occhi bassi e assorto nelle sue speculazioni religiose : la nipote , visto che Dio non l ' ha voluta in sposa , si compiace della corte discreta di un bel giovane ebanista , decisa però a non sposarlo perché non è un proprietario o un funzionario come converrebbe a lei . La bambina sul portone , sa queste cose , e considera i suoi vicini di casa come personaggi straordinari . Tutto , del resto , è straordinario per lei : pare venuta da un mondo diverso da quello dove vive , e la sua fantasia è piena di ricordi confusi di quel mondo di sogno , mentre la realtà di questo non le dispiace , se la guarda a modo suo , cioè anch ' esso copi colori della sua fantasia . Odori di campagna vengono dal fondo della strada ; il silenzio è profondo , e solo il rintocco delle ore e dei quarti suonati dall ' orologio della cattedrale , lo interrompono . Passano le rondini a volo , sul cielo azzurro denso , un po ' basso come nei paesaggi dei pittori spagnoli , ma anche le rondini sono silenziose . Finalmente una finestra si apre nella casa di fronte , e un viso bruno , coi grandi occhi velati dei miopi , si sporge a guardare qua e là negli sfondi della strada . È la signorina Peppina , la nipote del canonico . La bambina si solleva tutta , afferrandosi allo spigolo del portone per allungarsi meglio , e grida la notizia per lei importantissima : - Signora Peppina , abbiamo un bambino nuovo : un Sebastianino . Risultò poi che era una femmina : ma la bambina desiderava un fratellino ; e se lo era inventato , col nome e tutto . Soddisfatta , rientrò nella cucina e aspettò che la serva finisse di cuocere il latte per la colazione . Bisogna dire due parole di questa serva , che , a ricordarla , sembra anch ' essa una invenzione fuori della realtà . Si chiamava Nanna ; e adesso siede certamente alla destra di Dio , fedele ancora ai suoi padroni , nella schiera dei Patriarchi . Da venti anni era al servizio della casa , altri venti ne doveva trascorrere . Aveva allora trent ' anni ; era venuta bambina , da un tugurio di santi poveri , per badare al primo bambino dei padroni , che era morto dopo pochi mesi dalla nascita , ma lasciando il posto nella culla ad un altro . Primitiva era anche questa culla , come scavata nel tronco d ' un noce , senza veli né ornamenti , e non rimaneva mai vuota . Nanna era ancora una bella donna , con gli occhi castanei di cane buono , un mazzetto di peli all ' angolo destro della bocca , i seni lunghi e bassi delle razze schiave . Schiava non era certo , in quella casa , e tutto le veniva affidato , compresi i bambini , che dormivano con lei , e che lei si trascinava appresso quando andava per le commissioni . Se lavorava giorno e notte lo faceva volontariamente : andava a prendere l ' acqua alla fontana , a lavare i panni lontano , dove si trovasse qualche rigagnolo , puliva la farina e faceva , con la padrona , il pane di frumento e quello di orzo : andava a battere gli olivi nel podere , a cogliere ghiande per il maiale , nel bosco della montagna ; spaccava la legna , dava da mangiare al cavallo ; le toccava anche di spazzare il tratto di strada davanti alla casa , poiché il Comune non se ne incaricava ; e al tempo della vendemmia pigiava l ' uva coi suoi forti piedi nudi rivestiti d ' una pelle che sembrava conciata . E lo stipendio glielo serbava il padrone , che lo metteva a frutto : quando ella aveva avuto venti anni ed era bella e quasi bionda i maligni dicevano che il padrone aveva un debole per lei ; ma erano chiacchiere e il tempo le dissipò . Ecco adesso ella cuoce attenta il latte sul fornello sopra il forno grande : per l ' occasione del parto della padrona si è messa le scarpe , senza calze s ' intende , pronta a tutti gli ordini : una ruga le solca la fronte e le sue orecchie sono tese come quelle delle lepri . La responsabilità della casa è adesso tutta sua , ed ella profitta della sua padronanza solo per sorbirsi qualche tazzina di caffè in più , sola sua passione . I ragazzi vengono uno ad uno a prendere il caffè e latte , che ella versa nelle rotonde tazze di creta gialla e rossa : anche i più grandi , che sono maschi e frequentano già il ginnasio della piccola città . Il maggiore , Santus , è un bel ragazzo col profilo e gli occhi grandi , d ' un grigio celeste , dalla sclerotica azzurra : ha un ' aria pensosa e leale , veste già con qualche ricercatezza , e mentre beve il suo caffè e latte finisce di ripassare la lezione di latino . L ' avvenimento della casa non lo sorprende né lo turba : ne conosce il mistero e lo accetta come una cosa naturale . I suoi sensi sono calmi , quasi freddi : la fantasia misurata . Non ama le donne , non pensa che a studiare , approfondire le cose della vita , ma attraverso i libri . No , non ho fantasia , ma forse anche lui è un po ' visionario , come la sorella piccola , e viene da un mondo lontano dalla cruda realtà . Ha fretta di andare a scuola , coi libri ben legati con una cinghia , e non si preoccupa se l ' altro fratello invece ritarda e forse dorme ancora nella loro camera all ' ultimo piano che ha due finestre , una sulla facciata , l ' altra sui tetti sottostanti della dispensa e della rimessa e di altri ripostigli . E infatti prima di lui scendono le due sorelle maggiori , Enza e Giovanna , che vanno anch ' esse a scuola , piccole di statura , quasi eguali come due gemelle , con gli occhi celesti e i capelli neri stretti stretti in una treccia che finisce con un ricciolo . I loro vestiti sono davvero buffi , con la sottana larga e lunga allacciata alla vita intorno alla camicetta a sprone con le maniche abbondanti : il tutto di un tessuto a striscie colorate : della stessa stoffa è la borsa per i libri : hanno anch ' esse le calze bianche e gli scarponcini coi chiodi ; e in testa fazzoletti di seta che già però esse annodano con civetteria sulla guancia sinistra , lasciando scoperti i capelli fino a metà testa . La piccola , Cosima , che ancora non ha l ' età di andare a scuola , le guarda con ammirazione e invidia , ma anche con un certo timore , poiché esse , specialmente Enza , non solo non giocano volentieri con lei , ma le prodigano pugni , spintoni e bòtte e parolacce : tutta roba imparata dalle compagne di scuola . Più buono , con lei , è il fratello Andrea . Ecco che , quando le due sorelle sono già anch ' esse avviate a scuola , il ragazzo scende , ma disdegna di prendere il caffè e latte ; roba di donnicciuole , dice . Lui mangerebbe già una fetta di carne rossa mezzo cruda , e non essendoci questa si contenta di tirar giù il canestro dei servi e rosicchia coi suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio . Nanna gli va appresso supplichevole , con la tazza colma in mano : poiché questo Andrea è il suo idolo maggiore , il suo affanno e la sua preoccupazione . - Mi sembri un pastore , - dice , mettendogli davanti la tazza . - Prendi questo ; prendi , agnello ; il maestro ti sentirà l ' odore di formaggio . - E lui , chi è ? Io sono un pastore ricco , ma lui è un povero accattone , un ubriacone pidocchioso . Così parla Andrea del suo professore di latino ; e lo dice con convinzione poiché tutta la gente che vive di lavoro intellettuale è per lui più povera dei mandriani e dei manovali . La sua mentalità è davvero da ricco pastore , che fa una vita rude ma ha bestiame , terre e denaro ; e sopra tutto libertà di azione , tanto per il bene come per il male . Anche la sua persona è tozza , squadrata , le vesti trasandate ; ma la testa è caratteristica , possente , tutta capelli nerissimi ; il profilo è camuso , con le labbra sensuali ; gli occhi d ' un grigio dorato , corruscanti come quelli del falco . Non ama lo studio , ed è felice solo quando può scappare di casa , a cavallo , come un centauro adolescente . Nessuno gli ha insegnato a cavalcare : eppure egli monta anche senza sella sui puledri indomiti , e i suoi urli per aizzarli gareggiano coi loro nitriti . Nell ' accorgersi di Cosima , che se ne stava quieta seduta su una seggiolina bassa , con la scodella in grembo , le sorrise e prima di uscire le si avvicinò dicendole sottovoce , con un accento sommesso di complicità : - Domenica ti porterò , a cavallo , al Monte : ma zitta , eh ! I grandi occhi di lei si aprirono , lucenti di gioia e di speranza : e questa promessa del fratello , piena di lusinghe e di visioni straordinarie , si mischiò alle sue fantasticherie , intorno al mistero della creatura nata quella notte in casa , venuta non si sa di dove , come , né perché . Questa nascita , inoltre , portava un certo cambiamento di vita . Le due sorelle maggiori dovevano sistemarsi nella camera alta , per lasciare posto , nel letto di Nanna , a lei Cosima , e alla piccola Beppa che ancora dormiva nella culla in camera dei genitori . Beppa aveva circa tre anni , ma ne dimostrava di meno e ancora non parlava bene perché aveva la cartilagine sotto la lingua più corta del solito : e si parlava di fare un piccolo taglio per sciogliere la lingua dal suo impaccio . Ecco che anche lei fa comparsa in cucina , portata a mano dalla nonna . La nonna non viveva con loro ma aveva passato la notte in casa per assistere , lei , col solo aiuto di Nanna , la figlia partoriente . E tutto era andato bene , senza strepiti , senza disordine . Adesso la puerpera e la bambina riposavano , e anche il padre , che aveva vegliato tutta la notte leggendo o passeggiando silenzioso nella camera attigua a quella della moglie , s ' era addormentato su un vecchio sofà . La nonna invece non sentiva il bisogno di dormire , sebbene fosse una piccolissima donna fragile , quasi nana , con mani e piedi da bambina ; e anche gli occhi color nocciola , con lunghe ciglia nere , erano pieni d ' innocenza , come mai avessero veduto l ' ombra del male . Una cuffietta di panno nero le raccoglieva i capelli già bianchi , ma qualche ricciolo scappava sulla nuca e sulle orecchie , e le dava un ' aria sbarazzina . Le nipotine la consideravano come una loro eguale , mentre avevano suggezione della madre , e Cosima provava uno strano senso di sogno quando la vedeva comparire d ' improvviso . Ma più che di sogno era un senso fisico di ricordo inafferrabile , una lieve vertigine , come un baleno sanguigno , che più tardi ella si spiegò col crederlo un affiorare e subito di nuovo sommergersi di vita anteriore rimasta o rinata nel subcosciente . La nonna , poi , le ricordava , - ma questo un po ' volontariamente , - certe donnine favolose , o piccole fate , buone o cattive secondo l ' occasione , che la leggenda popolare affermava abitassero un tempo in piccole case di pietra , scavate nella roccia , specialmente negli altipiani granitici del luogo . E queste minuscole abitazioni preistoriche esistevano ed esistono ancora , monumenti megalitici che risalgono a epoche remote , chiamati appunto le Case delle piccole Fate . La nonnina prese il caffè , fece mangiare e poi lavò la piccola , e infine mandò la serva a fare la spesa : spesa presto fatta , poiché in casa c ' erano tutte le provviste , compreso il pane , e non si trattava che di comprare la carne per il brodo , o un po ' di pesce , se per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell ' isola . Cosima , con la sua scodella vuota , era incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina , o eseguire un suo progetto . Voleva penetrare nella camera della mamma e vedere la bambina ; profittò quindi del momento in cui la nonna attingeva l ' acqua dal pozzo , per infilarsi nelle scale silenziose . Dopo la prima rampata , tutta di scalini di granito , su un piccolo pianerottolo si apriva l ' uscio di una specie di dispensa , col pavimento di legno e il soffitto , come quello della cucina , di canne che formavano un graticcio solido e fresco . Di solito l ' uscio era chiuso a chiave : questa volta , nella confusione della notte , era stato lasciato aperto . E prima di proseguire verso la sua mèta , Cosima non esitò ad esplorare la grande stanza , che anch ' essa rappresentava per lei un ripostiglio di misteri . E ce n ' era ragione : poiché le cose e gli oggetti più disparati stavano raccolti là dentro , in una vaga luce che penetrava dallo sportello di una finestra tutta d ' un pezzo , aperto su un lontano sfondo di orizzonte montuoso . Mucchi di frumento , di orzo , di mandorle , di patate , occupavano gli angoli , mentre una tavola lunga era sovraccarica di lardo e di salumi , e intorno i cestini di asfodelo pieni di fave , fagiuoli , lenticchie e ceci , facevano corte agli orci di strutto , di conserve , di pomidori secchi e salati . Ma quello che più attirava la bramosia di Cosima erano alcuni grappoli d ' uva e di pere raggrinzite che ancora pendevano da una delle travi di sostegno del soffitto : un ' ape , o una vespa che fosse , vi ronzava intorno beata , mentre a lei non era permesso di toccare un acino : sapeva però che c ' era una canna , spaccata in cima , per staccare il giunco che legava i grappolo e tirarli giù in salvamento : la trovò , dietro l ' uscio , la sollevò come lo scaccino quando accende in alto le candele : l ' ape volò via , un grappolo fu afferrato , ma a metà discesa scappò dei denti della canna , cadde , si sciolse sul pavimento come una collana rotta . Sulle prime ella si sbigottì ; poi pensò che la mamma , la più severa della casa , non poteva accorgersi del piccolo disastro ; e con una pazienza di volontà che lei sola possedeva , raccolse uno per uno gli acini , li mise dentro il suo fazzoletto , fece sparire i raspi e il giunco , ripose la canna , e quando ogni traccia del danno scomparve , pensò che sarebbe anche lei stata buona , come sentiva raccontare dai servi quando ritornavano di campagna , a commettere un furto , un abigeato , e farne sparire le traccie in modo che nessuno avrebbe mai sospettato il vero colpevole . Queste fantasie barbariche non le mancavano nella mente ; ma erano gli stessi servi e gli altri paesani che frequentavano la casa , e spesso anche i borghesi , i parenti , gli amici del babbo , gli ospiti che venivano dai paesi dei monti e delle valli , a seminarle nei fanciulli curiosi e sensibili coi racconti delle avventure brigantesche che allora fiorivano come un residuo di imprese e di guerriglie medioevali , in un raggio di chilometri e chilometri intorno . Con questi fermenti , i ragazzi però venivano su anche coraggiosi , pronti a combattere coi malviventi , e le ragazza , anche se piccole , come Cosima , avevano già istinti di amazzoni . La educazione materna , tutta religione e austerità , smorzava fin che poteva la vivezza interiore dei figli ; e più ancora avrebbe fatto quella paterna , poiché il capo della famiglia , il signor Antonio , era l ' uomo più mite e giusto della regione : ma egli era troppo occupato nei suoi affari , spinto dal bisogno di assicurare una solida agiatezza ai figli , per potersi dedicare anche alla loro ricchezza spirituale . Li mandava a scuola , è vero , e in sua presenza essi , sia per rispetto e affetto naturali verso di lui , sia per ipocrisia , si mostravano buoni e beneducati . Cosima , poi , sentiva per lui un senso sconfinato di confidenza e qualche volta anche di ammirazione . Non si preoccupò , quindi , nel vederlo apparire in alto , sul pianerottolo del primo piano , mentre ella saliva il secondo rampante delle scale . Adesso gli scalini erano di lavagna , bene illuminati dalla finestra del pianerottolo : e questo era grande come una camera , con un armadio a muro ricoperto da una tendina di percalle , la macchina da cucire e alcune sedie ; e vi si aprivano gli usci della camera matrimoniale e di un ' altra che serviva anch ' essa per gli ospiti , quando erano più di uno , il che avveniva spesso . Da questa camera , che era la meglio arredata della casa , con due finestre , una sulla strada l ' altra sul cortile , il sofà e un tavolino rotondo intarsiato di legno bianco , usciva appunto in quel momento il signor Antonio , fermandosi ad origliare all ' uscio della moglie . Nell ' accorgersi della piccola Cosima le accennò di non far rumore : ed ella si fermò appoggiata alla parte della scala , intimidita ma non troppo . Il babbo era sopra di lei ; le sembrava alto , quasi gigantesco , mentre invece era piccolo e un po ' grasso . Ma se le gambe erano corte , il busto era forte , grande , e la testa grossa , calva , con una ghirlandina di ricciolo già grigi che dalle orecchie rosee pendeva intorno alla nuca possente . E anche il viso sembrava a Cosima il più straordinario di tutti quelli che conosceva : un viso in realtà pieno di carattere , con la fronte alta , il naso corto a scarpa , la bocca piccola e stretta fra il grande labbro superiore e il mento quadrato . Glabro ma sempre con un po ' di prepotente peluria sulle guancie larghe , aveva , quel viso semplice di paesano diventato borghese , i segni e i solchi di una intelligenza e di una saggezza non comuni ; e gli occhi grigi o azzurri o verdastri secondo la luce del momento , potevano essere quelli di un santo ma anche quelli di un guerriero . In quel momento erano azzurri , quasi riflettendo il colore del cielo sopra la finestra , e ammiccavano infantilmente verso la bambina appoggiata alla parete ; ma subito si fecero grigi , poiché nella camera si udiva un vagito . Allora accennò a Cosima di salire e aprì l ' uscio . La bambina si sentì battere il cuore . Come faceva il padre a indovinare il suo desiderio ? Si trovò nella camera , dietro di lui , e rivide le note cose : il letto grande con una sopracoperta di percalle a fiori , la consolle di noce , che era il mobile più elegante della casa , i quadri , il caminetto bianco : ma tutto le parve mutato , come se una luce di miracolo avesse dato alle cose un aspetto diverso , d ' incantamento , come quando si vedono riflesse nell ' acqua od anche sui vetro spalancati di una finestra ; e quel riverbero si spandeva da una fonte straordinaria : da un canestro di asfodelo , deposto sulla pietra del camino , e dove , fra cuscini e pannolini , era la neonata . Fasciata con le manine dentro , come allora si usava , aveva la testina coperta da una cuffietta di trina rosa ; e da questa cuffietta il viso rosso , gonfio , con la bocca già spalancata al pianto , dava l ' idea di un boccio che si spacca per fiorire . Per Cosima fu una delusione : poiché ella si era immaginata la nuova sorellina già tutta ricciuta , bionda e levigata come il bambino che nel quadro sopra il letto era tenuto in braccio da un bonario e rossastri san Giuseppe , e da qualunque parte lo si guardasse volgeva gli occhioni celesti come un pargolo vivo . La madre sonnecchiava : lei sola non era cambiata , col suo pallido viso dal naso un po ' aquilino , la bocca già appassita e i capelli già grigi : né giovane né vecchia , come la bambina l ' aveva sempre conosciuta ; né allegra né triste , quasi impassibile e quasi enigmatica . Quando al padre parve che Cosima avesse soddisfatto la sua curiosità , le accennò di andarsene ; ed ella se ne andò , ma profittando sempre dell ' occasione continuò ad esplorare la casa . Visitò la camera dall ' altro lato del pianerottolo ; passò il dito sugli intarsi del vecchio sofà le cui molle si erano abbassate . Le piacevano i mobili diversi dai soliti di casa ; e invero anche le sedie imbottite , di noce e di stoffa verdastra , che completavano l ' arredamento di quella camera quasi signorile , erano interessanti ; poiché il sedile era mobile e si poteva toglierlo dal fondo della sedia per spazzolarlo con comodo . Ecco che ella ne solleva uno piano piano , osservandone l ' imbottitura interna sostenuta da striscie di grossa tela ; e pensa che se avesse qualche cosa da nascondere , quello sarebbe il posto migliore . Nascondere ! Questa , anche , era una delle sue più segrete e forti aspirazioni , e questa , anche , si spiegò più tardi , collegandola all ' istinto degli avi che vivevano sulle montagne e nascondevano le loro cose per sottrarle alla rapina dei nemici . Poi ritornò sulla scala ; altre cose interessanti , per lei , erano una finestrina vuota aperta sulla parete interna fra una rampata e l ' altra , e , affaciandovisi , ella fantasticava un precipizio , una cascata di lava soffermatasi con quei gradini azzurrognolo ; e sopra tutto una finestra più grande , segnata ma non aperta sull ' alto della parere che finiva sul soffitto . Chi aveva segnato quell ' apertura che non si apriva , quel rettangolo scavato sul muro che , se sfondato , avrebbe lasciato vedere un grande orizzonte di cielo e di lontananza ? Forse era stato un capriccio del muratore , forse si pensava a una sopraelevazione della casa , cui sarebbe stata poi utile quell ' apertura : ad ogni modo , Cosima si incantava ogni volta a guardarla ; l ' apriva con la sua fantasia , e mai in vita sua vide un orizzonte più ampio e favoloso di quello che si immaginava nello sfondo di quel segno polveroso e pieno di ragnatele . Però , anche l ' armadio a muro del pianerottolo , era della stessa famiglia ; e poiché nella camera della madre s ' era di nuovo fatto silenzio , ella ridiscese cauta , e sollevò la tendina di percalle a fiori rossi e gialli . Tante cose straordinarie arricchivano le due mensole trasversali : a quella più alta Cosima non poteva arrivarci , e doveva allontanarsi di due passi per vederci bene ; ed era giusto che le cose lassù non dovessero toccarsi , come non si toccano i sacri oggetti dell ' altare . Con l ' altare la mensola aveva qualche rassomiglianza , coi quattro candelabri in fila , due di ottone , due di rame ; e in mezzo un vaso di vetro ; ma l ' oggetto più meraviglioso era un grande piatto di cristallo , finemente inciso come nel diamante appoggiato alla parete di fondo ; Cosima non ricordava di averlo mai veduto adoperare , e neppure aveva un ' idea dell ' uso che poteva farsene ; questo lo rendeva più raro , quasi misterioso : le pareva , vagamente , un simbolo , un piatto sacro , proveniente da antichi tesori , e magari una immagine del sole , della luna , dell ' ostensorio quando il sacerdote lo innalza e lo fa vedere alle folle adoranti . E lei lo adorava davvero quel piatto , alto , intoccabile ; lo adorava , - e questo anche lo capì molto più tardi , - perché rappresentava l ' arte e la bellezza . Nella mensola di sotto c ' erano stoviglie , ampolle , e alcune tazze per caffè , bellissime anch ' esse , dipinte di rose pallide e dorature delicate ; e i relativi cucchiaini di ottone , col manico lavorato ; fin qui il dito di Cosima poteva arrivare , ma solo il dito , per sfiorare una rosellina sul candore della porcellana , come si sfiora una rosa vera che è proibito di cogliere ; poi la tenda ricade , come un sipario , su quell ' altare , su quel giardino ; ed ella ritorna sulla scala , conta i gradini , è sull ' ultimo pianerottolo , quasi eguale a quello di sotto ; ma invece dell ' armadio a muro c ' è qui un ' altra comodità : due fornelli , caso mai si dovesse un giorno servirsi di quell ' ambiente per uso di cucina . E la piccola sognatrice pensa che un giorno dovrà anche lei sposarsi , come la madre , come le zie , e abitare lassù . E in quei fornelli manipolare i cibi per sé e la famiglia . Per adesso le due camere , a destra e a sinistra , coi pavimenti di legno quasi ancora grezzo , sono le più povere della casa ; con lettini di ferro , i paglierecci pieni di foglie crepitanti di granone , una tavola , alcune sedie . Ma in quella dei ragazzi esiste pure una grande ricchezza ; uno scaffale pieno di libri : libri vecchi e libri nuovi , alcuni di scuola , altri comprati da Santus nell ' unica libreria della piccola città . Cosima non sa ancora leggere , ma capisce le figure , e sebbene anche qui sia proibito di toccare , apre piano piano un grande libro di fogli grossi , anzi di cartoni color cilestrino , tutti segnati di punti gialli , ch ' ella sa che cosa sono : sono le stelle , nell ' atlante celeste . Dopo di che non le rimane che guardare dalle finestre aperte ; una sulla strada , l ' altra sullo spazio dell ' orto e poi su degli orti attigui , fin dove questi scendono alla valle invisibile , dalla quale si sollevano i monti : monti grigi vicini , con macchie di boschi , con profili marcati di roccie , con torri di granito : monti più lontani , di calcare azzurrognolo , quasi luminosi al sole di maggio ; e altri monti ancora , più alti , più azzurri , evanescenti , monti di leggenda e di sogno . La finestra che guarda è meno pittoresca , ma anch ' essa interessante e viva . Solo un breve marciapiede corre davanti la casa : il resto della strada è selciato di ciottoli , con una cunetta centrale per lo scolo dell ' acqua piovana . Le case sono abbastanza civili ; appartengono quasi tutte ai parenti del signor Antonio . Quella in fondo è del fratello prete , don Ignazio tabaccone e trasandato ; poi viene quella di zia Paolina , vedova benestante con figli pastori e agricoltore ; poi anche quella di zia Tonia , anche lei benestante , con un figlio che studia per droghiere . Il padre di questo ragazzo è morto , tuttavia zia Tonia non è vedova ; poiché ha preso un secondo marito , ma dopo un mese di matrimonio lo ha cacciato via di casa , e infine si è separata legalmente da lui ; è una donna simpatica , energica , intelligente , e le persone più gioviali del quartiere la visitano giornalmente nelle ore di riposo ; giocano a carte , discutono , combinano burle , mascherate di carnevale , tengono allegro tutto il vicinato . La casa più importante è però quella abitata dal canonico , di fronte : un vero fortilizio , con cortili e giardini interni , uno dei quali , quasi pensile , pieno di rose , di melograni , con un gelso alto carico di piccolo frutti violetti . Di là si stende un panorama di case e casupole che formano il quartiere più caratteristico e popolare della piccola città , e il campanile bianco della chiesa del Rosario emerge sopra i tetti bassi e scuri come un faro tra gli scogli . Adesso il signor Antonio è nella stanza al pianterreno , seduto allo scrittoio , e sbriga la sua corrispondenza , adoperando certi grandi fogli a quadretti che , scritta con la sua nitida e sobria calligrafia la lettera , egli piega in modo da formare una busta e questa ferma e sigilla con certe piccole ostie colorate che sono una delle altre attrazioni di Cosima . La corrispondenza riguarda quasi tutta affari abbastanza ingenti ; una delle lettere è indirizzata a uno spedizioniere della costa , che si occupa di caricare su un battello mercantile partite di carbone vegetale e di cenere spedite dal signor Antonio ; un ' altra per un proprietario che vuol vendere un bosco , appunto per il taglio da ridurre a carbone e cenere ; un ' altra ad un capomacchia dell ' Appennino pistoiese , che deve arrivare con un nucleo di operai sul posto , specializzati per la lavorazione delle carbonaie . Ma c ' è anche una lettera di amicizia , per il signor Francesco , possidente , di un paese distante cinque ore di viaggio a cavallo dalla piccola città . Da tanti anni il signor Antonio e il signor Francesco sono amici , anzi compari , poiché il secondo ha tenuto a battesimo la piccola Cosima ; adesso l ' amico gli scrive per annunziargli la nascita dell ' ultima bambina , e lo invita per la nuova festa battesimale . Poi cominciarono ad arrivare le visite . Dapprima fu don Sebastiano , il fratello della puerpera . In quel tempo i preti sceglievano la loro carriera per non saper che altro fare ; ma lo zio Sebastiano , sebbene di famiglia povera , aveva scelta la sua per vocazione sincera . Era un uomo intelligente e anche colto , che sapeva di lettere e di latino , tanto che una volta , essendo stato a Roma , con un sacerdote polacco che non conosceva l ' italiano si erano perfettamente intesi nella lingua di Cicerone . Al contrario dell ' altro prete di famiglia , don Ignazio , fratello del signor Antonio , egli amava la povertà , era di umore allegro , e l ' unica sua debolezza era di mandar giù , fin dalla mattina , bicchierini di acquavite e di vino buono . Fu Cosima a riceverlo , poiché il padre finiva le sue lettere : egli sedette a gambe aperte , nella stanza da pranzo , tirando su la sottana sui pantaloni neri sui quali pendevano due larghe tasche colme di carte , di libri e di altre cose ; mise il cappello sulla sedia accanto e il suo viso roseo e sodo , col naso corto , s ' illuminò di gioia quando la serva gli portò un calice di vino bianco . Anche la manina piccola gli si era avvicinata con confidenza , e tirava una di quelle tasche misteriose che attiravano a lui i fanciulli come comandava Gesù : anzi , la manina di lei s ' introdusse nella spaccatura di quella specie di bisaccia , e ne trasse un piccolo dolce schiacciato nel suo involucro di carta velina . Cosima volle sgridarla ; le diede un colpettino sulla mano , ma avrebbe voluto frugare anche lei , e più a fondo , nelle tasche dello zio . Egli lasciava fare , ridendo ; poi prese entrambe le bambine fra le sue gambe e le strinse piuttosto forte , mentre traeva dolci , frutta secche e giuggiole dalla profondità delle saccocce . Ne trasse anche due numeri della Unità cattolica , il giornale listato a nero per il lutto del perduto potere temporale del pontefice , e li porse al signor Antonio , entrato in qual momento . Era il solo giornale che essi leggevano , passandoselo uno con l ' altro ; e anche quella mattina discussero l ' articolo di fondo di don Margotti , e poi la critica acerba che si faceva alla moglie di un ministro del Governo usurpatore ; poiché la signora era intervenuta ad una festa da ballo con un vestito che si diceva costasse la favolosa somma di venti mila lire . Poi andarono tutti , comprese le bambine che si attaccavano alla sottana dello zio come a quella di una donna , a vedere la puerpera . Fu , quello , un inverno lungo e crudelissimo , quale mai non s ' era conosciuto . Prima venne una gran neve che seppellì i monti e i paesi ; davanti alla casa si alzò , in una notte , oltre un metro e si dovette praticare una scia , in mezzo , per poter passare senza affondarsi . I ragazzi , sulle prime , erano felici , specialmente quelli che avevano la scusa di non andare a scuola . Andrea fece nell ' orto una grande statua monumentale , con due castagne per pupille e un berretto di pelo in testa : Santus invece tentò di andare a scuola , ma dovette tornare indietro perché le Scuole erano in un antico Convento al limite estremo della cittadina e la neve era così alta che non ci si poteva arrivare . Allora lo studente si chiuse nella camera alta , con un freddo siberiano , e si mise a studiare . Quella che più si divertiva era Cosima . Per la prima volta vedeva la neve in tutta la sua terribile bellezza , e le cose le sembravano infinitamente grandi , trasformate in nuvole . Un altro spettacolo per lei meraviglioso era il fuoco . Tutti i camini erano accesi e anche il focolare centrale della cucina ; pareva che la fiamma scaturisse naturale dal pavimento , piegandosi di qua e di là curiosa e quasi desiderosa di staccarsi e correre intorno ; il fumo saliva verso il soffitto e verso ogni apertura , ma tornava indietro come respinto dal freddo di fuori , e allora si faceva dispettoso e annoiava la gente . Per fortuna un servo era tornato il giorno prima dal seminerio , cioè dai campi ove seminava il grano , e adesso , bloccato dalla neve , restava in casa e si rendeva utile in cento modi : spezzava la legna sotto la tettoia , badava al cavallo confinato nella stalla , al maiale e alle galline rattrappite dal freddo , attizzava il fuoco , attingeva l ' acqua dal pozzo , e infine andò anche in cerca di un po ' di carne per fare il brodo ai padroni . Le altre provviste erano tutte in casa , e non c ' era da aver paura anche se la neve durava per settimane intere . Verso sera infatti ricominciò a cadere , fitta e incessante ; furono chiuse e sprangate porte e finestre , quasi contro un nemico , e nel silenzio profondo le voci della casa vibrarono come in un rifugio di montagna . Nella stanza da pranzo , c ' era anche un braciere intorno al quale sedevano la madre e le bambine : Cosima cercò di prender posto fra le sorelle , ma le due , al solito , la respinsero e la punzecchiarono , nonostante i rimproveri della madre : paziente e silenziosa ella si ritrasse e se ne andò in cucina . Lì si stava forse meglio , sebbene il fumo continuasse a velare l ' ambiente . La serva sedeva davanti al camino e già sonnecchiava , mentre il servo stava lontano dal fuoco , poiché un uomo forte non ha e non deve avere freddo , e , per spirito d ' imitazione , Andrea gli sedeva accanto , entrambi su due seggioline basse . Cosima a sua volta sedette a fianco della serva e le posò la testa sul grembo un po ' grasso e tiepido . Il servo era un uomo dei paesi : si chiamava Proto ; basso e tozzo , con una gran barba rossiccia quadrata e gli occhi verdognoli , aveva un aspetto quasi fratesco ; e infatti era molto religioso e semplice , di una innata bontà francescana ; raccontava sempre storie di Santi , sebbene Andrea e la stessa Cosima preferissero leggende o racconti briganteschi : ma questi egli li lasciava all ' altro servo , che era amico dei latitanti ed anche dei banditi : per contentare i padroncini Proto sceglieva una via di mezzo e narrava certe lunghe favole che sembravano romanzi . - Questa , - diceva quella sera , - non è inventata : è proprio vera , ed è accaduta quando io ero bambino . Al mio paese l ' inverno è più lungo e rigido di questo , perché stiamo sui monti , e i pastori devono scendere con le greggie a svernare in pianura , le donne non escono mai di casa , i mufloni scendono dalle cime in cerca di cibo . - Anche i lupi ? - domanda Andrea . - No , lupi non ce ne sono . Siamo gente buona , noi , e anche le bestie sono buone . Non c ' è animale più dolce del muflone , che è una specie di capra selvatica , ma più bello e agile della capra ; e assolutamente innocuo . I cacciatori che lo prendono , e vengono anche molto di lontano per questo , sono più crudeli del più selvatico di essi . Una volta , dunque , uno di questi buoni animali , spinto dalla fame , scese fino all ' ultima casa del paese e vi si aggirò intorno tutta la notte . Ora dovete sapere che in quella casa viveva una fanciulla il cui fidanzato , ricco pastore di pecore , era un mese avanti partito per i pascoli del sud : ma durante il viaggio si era ammalato , di polmonite , e adesso giaceva in un paese lontano , mentre i suoi servi continuavano il viaggio col gregge . Il dolore più grave opprimeva la ragazza : avrebbe voluto raggiungere il fidanzato , ma i genitori non lo permettevano . Quindi piangeva sempre e alla notte non dormiva . Sentì dunque il lieve fruscìo che il muflone destava intorno alla casa . Sulle prime si spaventò , credendo fossero i ladri ; poi pensò che forse il fidanzato era morto e il suo spirito , ritornato nei luoghi della loro felicità , la cercasse . Allora si alzò e aprì la finestra . La notte era fredda , ma serena e senza neve . La luna illuminava la china del monte , che scendeva fino alla casa : e in quel chiarore la ragazza vide il muflone , che frugava qua e là in cerca di cibo : era una graziosa bestia , col pelo color rame lucidato dal freddo , gli occhi grandi e dolci scintillanti alla luna . Ella pensò : è certamente il suo spirito , che ha preso questa forma e viene a salutarmi prima di andarsene all ' altro mondo . Scese al pian terreno e socchiuse la porta : la bestia , però , fuggì . Allora lei si mise il cappuccio e andò verso una muriccia sotto la china del monte : il muflone non tornava , ed ella si persuase che non era lo spirito . Rientrò in casa , e mise fuori della porta un canestro con fieno ed orzo : e poco dopo sentì il ruminare del muflone affamato . La notte dopo fu la stessa cosa . La terza notte ella lasciò la porta aperta e mise il canestro sulla soglia . Seduta accanto al focolare , vide la bestia avanzarsi , tornare indietro , avanzarsi ancora e mangiare . Alla quarta notte mise il canestro nell ' interno della cucina , accanto alla porta spalancata : e la bestia si fece coraggio ed entrò . Così , un po ' alla volta , divennero amici ; ed ella si affezionò talmente al suo protetto , che provò quasi sollievo alla sua pena . Lo aspettava tutte le notti , come un innamorato , e se esso tardava s ' inquietava per lui . Non raccontava a nessuno l ' avventura , per timore che qualcuno molestasse la bestia : la raccontò solo al fidanzato , quando tornò , guarito , in primavera ; e Alessio , così si chiamava il giovine , divenne stranamente geloso . Ma il muflone , adesso , non scendeva più dai monti : non aveva più fame ; inoltre , nel tempo bello la gente stava fuori e poteva dargli la caccia . La fanciulla credette di non rivederlo più : si sposò in autunno ; e ai primi d ' inverno lo sposo dovette ripartire con la greggia , i servi , i cani . Ed ecco , la notte stessa , freddissima notte di gelo , il muflone ritornò : ella lo sentì battere le corna alla porta e scese ad aprire col cuore che le pulsava come per un appuntamento clandestino . La storia ricominciò : il muflone si aggirava famigliarmente nella cucina , come un cane , si avvicinava al fuoco ; e la sposa gli raccontava sottovoce tutte le sue vicende . Ella non era superstiziosa ; non credeva , come altre donne del paese , che gli spiriti e spesso anche gli uomini vivi si trasformino in bestie , specialmente di notte : ci aveva creduto un momento , al primo apparire del muflone , quando si sentiva infelice per la malattia del fidanzato ; ma adesso che era felice pensava che la bestia per sé stessa era una creatura straordinaria , sì , ma semplicemente bestia , che le voleva bene . E anche lei gliene voleva ; avrebbe voluto tenerselo in casa ; le dispiaceva però tenerlo prigioniero e così , dopo la solita visita , gli riapriva la porta . E adesso viene la cosa importante . Per Natale tornò lo sposo . Ella fu incerta se raccontargli o no la sua avventura : però non nascose una certa inquietudine , e , come nelle prime notti , mise il canestro col fieno e l ' orzo fuori della porta . Il mattino dopo lo trovò intatto : segno che la bestia non era venuta . E non tornò , per tutte le notti che lo sposo restò in paese . Allora un senso di superstizione riprese la giovine donna . Si , certo , il muflone doveva avere qualche cosa di umano : dimostrava troppa intelligenza per essere solamente un animale selvatico . D ' altra parte ella pensava che potevano averlo ucciso , e ne provava un vago dolore . Lo sposo se ne accorgeva , e non sapeva se riderne o irritarsi : poiché qualcuno gli aveva riferito che una voce correva in paese : cioè che la sposa , sebbene da così poche settimane maritata , apriva la notte la porta a un uomo misterioso , venuto di lontano , che correva in modo da non lasciarsi distinguere . Ed ecco il giovane marito riparte ; la casetta rimane di nuovo triste senza di lui ; il paese è coperto di neve . La sposa veglia ; aspetta il suo amico , ma senza troppa speranza di rivederlo . Invece il muflone , come avvertito da un istinto sovrannaturale , ritorna : ella lo accoglie tremante , lo nutre , lo accarezza , lo sente palpitare e ansare , quasi aspetta di sentirlo parlare . E osserva che la bestia , questa volta , non ha fretta di andarsene . E ancora ella è tentata di tenerselo in casa ; che male ci sarebbe ! Finalmente si decide a riaprire la porta , e l ' amico riparte : un minuto , e di dietro dalla muriccia bianca di neve parte un colpo di fucile : la bestia cade ; nel silenzio grande si sentono i cani abbaiare e qualche finestrina si apre : la sposa ha un presentimento ; aspetta che tutto sia di nuovo quieto ; esce ; al chiarore della neve si avanza fino alla muriccia e trova il muflone ucciso , con gli occhioni spalancati che brillano ancora di dolore . Ella lo coprì di neve , con le sue mani ; poi tutta la notte pianse . Non si accennò all ' avventura ; e quando le nevi si sciolsero e fu ritrovata la spoglia del muflone lo si credette morto di fame e di assideramento . Non se ne parlò più ; neppure col marito , quando egli fu di ritorno ; ma una cosa terribile accadde . In settembre nacque alla giovane sposa un bambino : era bello , coi capelli color rame e gli occhi grandi e dolci come quelli del muflone : ma era sordomuto . La storia piacque a Cosima . Col capo appoggiato al grembo della serva , credeva di sognare : vedeva il paese di Proto , con le case coperte di assi annerite dal tempo , e i monti scintillanti di neve e di luna ; ma sopra tutto le destava una impressione profonda , quasi fisica , il mistero della favola , quel silenzio finale , grave di cose davvero grandiose e terribili , il mito di una giustizia sovrannaturale , l ' eterna storia dell ' errore , del castigo , del dolore umano . La neve durò parecchi giorni ; più disastroso fu un periodo di pioggie torrenziali che per quattordici giorni diluviarono ininterrottamente , accompagnate da raffiche di scirocco quasi calde . Adesso il fumo non tentava neppure di uscire dalla cucina ; la pioggia penetrava dalle finestre , sgocciolava dai tetti ; una vera sorgente scaturì dalla cantina e il signor Antonio dovette in fretta far costruire dal fabbro - stagnaio un tubo di ferro e prendere due uomini per scaricare l ' acqua della cantina nella strada . Anche la strada era diventata un torrente ; l ' orto uno stagno : si aveva l ' impressione di essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti . Poi le ragazze si ammalarono : anche Cosima si sentì stringere la gola , fu assalita da una febbre altissima e cominciò a sognare le cose più strane e spaventose . Giaceva nel letto della camera a pian terreno , e nei momenti di lucidità vedeva il viso pallido della madre piegarsi sul suo e ne provava un senso di frescura come se una ninfea umida la sfiorasse : ma un giorno , il giorno di Sant ' Antonio , grosse gocce di rugiada parvero cadere da quel fiore : era ardente , però , quella rugiada ; e Cosima ne sentì anche il sapore salato : il sapore del più grande dolore che possa colpire una donna . Venne una parente , per domandare come stavano le ragazze ; entrando , per non dimostrare inquietudine , domandò con voce allegra : - Oggi è la festa del padrone di casa : farete banchetto : dov ' è il porcellino di latte ? - Il porcellino per la festa è su , in camera delle bambine , - disse la madre , con voce rauca . E la parente andò a vedere : era morta Giovanna , la più bella di tutte le cinque sorelline . Dopo la morte di Giovanna , l ' umore della mamma cambiò . Era stata sempre seria ; adesso diveniva melanconica , taciturna , chiusa in un mondo tutto suo ; badava ai figli e alle cose domestiche , ma con una freddezza quasi meccanica , con scrupoli di un dovere dal quale non si aspetta nessun premio . Era giovane ancora , bella , ben fatta , sebbene di piccola statura ; ma a volte sembrava vecchia , piegata , stanca . Forse il mistero della sua tristezza derivava dal fatto ch ' ella si era sposata senza amore , ad un uomo di venti anni più vecchio di lei , che la circondava di cure , che viveva solo per lei e la famiglia , ma non poteva darle la soddisfazione e il piacere dei quali tutte le donne giovani hanno bisogno . Ed ella non poteva procurarseli fuori del recinto domestico : non poteva , per dovere innato . Aveva una volta amato ? Si diceva che , sì , prima di sposarsi , avesse corrisposto ad un giovine povero : nessuno sapeva però chi era , e forse neppure esisteva . Ci sono mole donne che vivono del ricordo di un amore fantastico ; e l ' amore vero è per esse un mistero grande e inafferrabile come quello della divinità . Inoltre la famiglia della mamma era tutta un po ' strana . Il padre , d ' origine straniera , chi diceva genovese , chi addirittura spagnuolo , aveva fatto un po ' tutti i mestieri : in ultimo , proprietario di una casa e di un piccolo podere nella valle , si era ritirato in questo , in una capanna , e viveva da eremita , coltivando la poca terra e allevando uccelli e gatti selvatici . Eppure i figli erano venuti su bene , perché la loro piccola madre li educava santamente : uno era prete , l ' altro segretario comunale in un paese del circondario : le figlie sposate : ma tutti avevano un carattere diverso da quello degli abitanti del luogo ; mattoidi , li chiamavano , questi altri abitanti beffardi e scrutatori , mentre i figli dell ' eremita erano distratti e sognatori e quando parlavano dicevano sempre parole di tagliente verità . Fra questa gente e in questo ambiente è cresciuta dunque la piccola Cosima : adesso ha sette anni e va anche lei a scuola , con la sorella maggiore che ripete la quarta elementare . Il viaggio , per arrivare al Convento che serve da scuola , è tutto avventuroso per lei : bisogna scendere per strade anguste male selciate , attraverso casette di povera gente , fino alla piazza , dove è il quartiere aristocratico , con case alte , balconi , tende inamidate alle finestre . Siedono per terra , in un lato della piazza , le erbivendole coi loro cestini di verdura : per lo più sono serve , che vendono i prodotti degli orti dei loro padroni , e raccontano i fatti di questi ; a volte c ' è anche un carro che viene dai paesi della costa , carico di pesce , o di cocomeri e di melloni ; allora è un accorrere di compratori golosi , e lo stesso signor Antonio , se gli capita , acquista un chilogramma di cefali o un popone fragrante e lo porta a casa dentro il fazzolettone a scacchi . Dalla piazza lo stradone provinciale , che attraversa il paese , prende il nome di Via Maggiore : c ' è un lungo palazzo signorile , che con le sue logge e i suoi cornicioni forma la meraviglia di Cosima ; c ' è , più giù , il caffè con le porte vetrate e , dentro , gli specchi e i divani , altra meraviglia di Cosima : e qua e là negozi e mercerie , botteghe di panno e botteghe di commestibili : ma quella che più interessa la nostra scolaretta è la libreria del signor Carlino , dove si vendono i quaderni , l ' inchiostro , i pennini ; tutte quelle cose magiche , insomma , con le quali si può tradurre in segni la parola , e più che la parola il pensiero dell ' uomo . Qualcuno di questi segni straordinarii Cosima lo sa già tracciare , perché lo zio Sebastiano glielo ha insegnato ; in modo che ella non va alla prima , ma addirittura alla seconda elementare . Il Convento ha due ingressi , uno per i maschi e l ' altro per le femmine : a questo si sale per una breve scaletta esterna , e si entra in un lungo corridoio chiaro e pulito sul quale si aprono le aule : piccole aule che sanno ancora di odore claustrale , con le finestre munite d ' inferriata , dalle quali però si vede il verde degli orti e si sente il fruscìo dei pioppi e delle canne della valle sottostante . Uccellini verdognoli si posano sui davanzali , le nuvole color di rame dei primi giorni di ottobre passano sul ciclo basso di un azzurro intenso eppure luminoso , e la voce della maestra risona nel silenzio come quella del mandriano che su una china alpestre richiama le caprette sbandate . E delle caprette dai grandi occhi liquidi di un colore azzurrognolo , le ragazzine , una quindicina in tutto , hanno la voglia di evadere dal recinto , ove si pascola l ' erba del sapere , per precipitarsi nei meandri della valle e arrampicarsi sui pioppi lungo il torrentello ancora asciutto . Sono quasi tutte ragazzine un po ' selvatiche , sebbene alcune , come Cosima , di famiglie benestanti e quasi signorili : le sue compagne di banco sono però figlie una di pastori , l ' altra di un fabbro che venuto da un paese lontano sulle prime dovette , per la sua grande povertà , prendere alloggio in una grotta poco distante dal paese , poi a poco a poco fece fortuna e adesso ha una bella casa e un ' officina che lavora giorno e notte . Anche la maestra non è del luogo ; anzi viene di molto lontano , d ' oltre mare , e la chiamano appunto la Continentale : è una donna ancora bella , coi capelli biondi crespi , ma irascibile e nervosa . Cosima sola ha da lei una accoglienza buona e gentile : la bambina però , istintiva , prova subito un senso di diffidenza per quella signora dalla voce grossa e gli occhi vuoti , e rimane ferma , rigida , al suo posto accanto alla finestra . Per nove mesi dell ' anno ella occupò quel posto , profittando delle lezioni più di ogni altra scolaretta ; era una delle più piccole , ma la più brava , e quando veniva l ' ispettore era sempre lei l ' interrogata . E faceva bella figura , sebbene l ' uomo , con una grossa testa carducciana , scuro il viso , le destasse un brivido di spavento : ma anche di ammirazione : poiché egli era l ' arca santa del sapere , colui che davvero poteva interpretare le carte scritte e le pagine stampate come i sacerdoti i libri sacri . E Cosima aveva una gran voglia di sapere : più che i giocattoli l ' attiravano i quaderni ; e la lavagna della classe , con quei segni bianchi che la maestra vi tracciava , e che aveva per lei il fascino di una finestra aperta sull ' azzurro scuro di una notte stellata . Fu promossa senza esame : la maestra le consegno una letterina per il signor Antonio , con la fausta notizia ; ed ella la portò a casa sventolandola ogni tanto come una bandiera di trionfo ; tanto che la sorella maggiore le dava , per il dispetto , pizzicotti e spintoni ; ma quando il padre aprì il messaggio rimase piuttosto freddo , ed anzi un sorriso sarcastico gli strinse le labbra sottili : poiché la signora maestra , il cui marito era un noto ubriacone , e anche lei , si diceva , non sdegnava qualche bicchierotto di vino buono , gli chiedeva denari in prestito . Questa fu una delle prime commediole tragiche della realtà che diede a Cosima una lezione pratica della vita . Gli altri anni di scuola passarono presto : tre in tutto , poiché la quarta classe fu ripetuta , ed ella ebbe facilmente il primo premio , consistente in un libro del Tommaseo con la copertina bianca fregiata di oro . Adesso aveva dieci anni , e la sua precocità gliene accresceva qualcun altro . Due bizzarre famiglie , disordinate e forestiere tutte e due , erano intanto venute ad abitare nel piccolo quartiere ; una era quella di un armaiolo , cacciatore infaticato , che quando era in casa faceva rintronare i dintorni con gli urli contro la moglie e le figlie giovinette . Da queste ragazze , che già avevano girato un bel po ' di mondo , Cosima apprese i misteri che fanno della donna e dell ' uomo un essere solo : non ne fu molto turbata , perché i suoi sensi erano chiusi ancora in un boccio che la vita castissima della sua famiglia non tendeva certo a far fiorire . Ma le cose , specialmente della natura , le apparvero già in un barlume nuovo , come di aurora che segue l ' incerto biancore dell ' alba . Ecco , più che le confidenze a bassa voce delle sue amichette straniere , la colpiscono i diversi profumi del piccolo orto ; quello dei gigli , sopra tutto , e delle rose ; ella chiude gli occhi nel piegare il viso sui fiori appena sbocciati , e quel misterioso senso subcosciente di una vita anteriore , che prova nel vedere la nonnina , la riprende più forte . Già ella ne capiva qualche cosa , e tentava di spiegarsela , vagamente , come si cerca d ' interpretare i sogni . Anche leggendo già di nascosto i libri del fratello maggiore , e quelli che esistevano in casa , pensava a una vita lontana , diversa dalla sua , e che pure le sembrava di aver un giorno conosciuto . Così , a quell ' età , lesse i primi romanzi : uno dei quali era I Martiri di Chateaubriand , che lasciò nella sua fantasia una traccia profonda . Non è detto però che anche nel suo ambiente la vita non cominciasse a mostrarle la faccia della realtà , e gli avvenimenti non prendessero , a volte , colori e movimenti insoliti . Uno dei fatti più impressionanti e dolorosi fu la scoperta fatta un giorno dal padre , di denari che mancavano dal suo cassetto chiuso a chiave . Egli non si ingannò un attimo solo : chiamò il figlio Andrea , che allora aveva sedici anni , e lo interrogò a lungo . Andrea era rimasto un ragazzo basso e robusto , senza voglia di studiare , e frequentava altri ragazzi di famiglie paesane , benestanti e prepotenti . Alcune donne di malaffare , appollaiate in certe casupole del quartiere di San Pietro , il più schiettamente popolare della cittadina , attiravano questi giovanetti esuberanti di vita e abbandonati a se stessi . Il signor Antonio , un po ' tardi , si avvedeva di aver dato anche lui troppa libertà al ragazzo , buono e generoso in fondo , ma con tutti gli istinti di una razza ancora primitiva . Un furore muto , alimentato di rimorso , di paura per l ' avvenire , di propositi di fermezza e di repressione ad ogni costo , lo sostenne nel lungo interrogatorio che fece ad Andrea . Il giovane negava di aver preso i denari : allora il padre lo perquisì ; gli trovò alcune monete e la chiave che apriva il cassetto . Andrea continuava a negare . Allora il signor Antonio prese una corda e la lanciò ad una trave della cucina : chiuse le porte e le finestre , mandò fuori le donne . Disse con calma : - Vedi , Andrea : io stesso farò giustizia immediatamente , se tu non riconosci la tua colpa . Ti impiccherò con le mie mani . E l ' altro confessò . Tutto parve cancellato : eppure un ' ombra rimase sopra la famiglia : poiché padre e figlio erano d ' improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte . La madre si fece ancora più triste : Cosima si piegò come uno dei suoi gigli sciupati dal vento . Ma il giovane parve immediatamente emendarsi . Dichiarò che non voleva proseguire inutilmente gli studi , e desiderava lavorare . Allora il padre pensò di associarlo ai suoi affari : lo mandò a sorvegliare le lavorazioni di carbone e di cenere che aveva sui boschi della montagna , non solo , ma lo fece partire per un viaggio d ' istruzione commerciale , con lettere di presentazione e raccomandazioni ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno . Anche Santus era fuori : già da due anni frequentava il liceo di Cagliari , e prometteva di diventare un bravo dottore in lettere o in medicina . Preferì quest ' ultima , pure non abbandonando i suoi studi e i suoi gusti letterari . Quando tornava per le vacanze era un ampio respiro di nuova vita che animava la casa . Portava libri e regali , ed era vestito con modesta ma accurata eleganza . Ed era bello , col viso fine che sembrava quello di una razza diversa dalla sua , i grandi occhi chiari , trasparenti di intelligenza e di bontà . Non parlava molto , ma parlava bene , e aveva già una cultura larga e profonda , aiutata da una memoria straordinaria . E quello che più stupiva in lui era la serietà , quasi l ' austerità dei costumi : non fumava , non beveva , non guardava le donne : studiava sempre , anche durante le vacanze . Qualche volta veniva a cercarlo un suo compagno di studi ; Antonino , si chiamava , un bellissimo giovane bruno dall ' aria un po ' beffarda , vestito inappuntabilmente alla moda di allora , - cappellino di paglia con nastro di tulle e veletta all ' estate , mantello azzurro d ' inverno , drappeggiato con eleganza dannunziana , - ( almeno così Antonino dava ad intendere , chiamando fraternamente col solo nome di Gabriele il giovanissimo poeta che aveva degnato di una sua visita il paese di Cosima ) . Anche lui , Antonino , apparteneva ad una famiglia mista , fra borghese e paesana : la madre e le sorelle vestivano in costume , mentre lui e i fratelli , tutti studenti , avevano quasi un ' aria aristocratica . Il padre , veramente , era esattore d ' imposte , un uomo rude , taciturno , poco pratico della lingua italiana ( come i maggiori signori del resto ) , di mirabile animo e nobiltà . Ben caratteristica era la loro abitazione , l ' ultima del paese , costituita da fabbricati bassi che davano su un cortile chiuso , e dove , oltre la loro famiglia , vivevano altri parenti , con numerosi ragazzi : una specie di clan , ma di gente incivilita , anzi , intelligentissima . I ragazzi studiavano tutti , ed erano caustici , osservatori , beffardi . Una bella vigna che guardava sulla valle e verso i monti a nord , in dolce pendìo , era attigua alla casa : più tardi il padre di Antonino costruì in un angolo di questa vigna una casina alta , dove lo studente , nelle poche settimane che rimaneva in paese , viveva come in una torre d ' avorio , studiando , o fingendo di studiare . Fu il primo , il lungo amore di Cosima . Quando egli veniva a cercare Santus , ella si nascondeva , presa dal terrore che egli potesse rivolgerle un semplice sguardo . Ma non c ' era pericolo : egli passava accanto a lei e alle altre ragazze anche maggiori e più belle ed esperte di lei , senza neppure vederle ; e se veniva a cercare Santus era perché con lui poteva parlare delle cose e delle persone conosciute nella città dei loro studi ; e perché Santus , poi , lo attirava con la sua singolare intelligenza e la sua originalità . Adesso , poi , il futuro medico , si dedica insolitamente ad altre cose all ' infuori dei suoi studi . Costruisce , per esempio , un pallone volante , come li chiamavano allora , e riesce a meraviglia : nessuno conosce il segreto del suo apparecchio ; ma è certo che il pallone , di carta - seta , per il cui finanziamento Santus è riuscito a farsi dare qualche sussidio dalla madre , un bel giorno sale dal cortile della casa , leggero e colorato come una grande bolla di sapone ; vola sopra il paese , richiamando l ' attenzione e l ' ammirazione di tutti , sparisce , non ritorna . Qualche giorno dopo si seppe che era sceso , senza incendiarsi , in un angolo della montagna . Alcuni piccoli pastori di capre lo avevano veduto librarsi sopra le roccie , illuminato dal tramonto , credendolo una cosa sovrannaturale , e , nel vederlo scendere , si erano inginocchiati presi da terrore superstizioso , gridando : “ È lo Spirito Santo , è lo Spirito Santo ” . Lusingato da questo successo , lo studente ne tentò un altro . Costruì una ruota pirotecnica , che doveva innalzarsi come il pallone e accendersi con fuochi artificiali di sorprendente effetto . Alcuni razzi di prova riuscirono bene : guizzarono in alto , una sera di agosto , si aprirono in meravigliosi getti di fiori incandescenti : ma quando si trattò di issare e far funzionare la ruota , questa s ' incendiò , con grande spavento della famiglia , e il giovine inventore ne ebbe una mano e un braccio gravemente ustionati . L ' insuccesso e il male lo avvilirono : dovette mettersi a letto , e per placargli le sofferenze e farlo dormire , il dottore gli ordinò una miscela alla quale era mescolato del cognac . Egli si addormentò ; ma come se gli avessero propinato una bevanda magica , si svegliò stordito , e quando le sofferenze della sua scottatura lo tormentavano , si preparava la bevanda e ricadeva in sopore . Il suo umore cambiò : divenne irascibile e pigro , trascurò i suoi libri , si assentò per intere giornate da casa senza dire dove andava . Solo la compagnia di Antonino pareva piacergli : si chiudevano per lunghe ore nella camera alta della casa , e se Cosima , con la forza della curiosità e della passione , riusciva a mettersi in ascolto nel pianerottolo li sentiva leggere ad alta voce e commentare e discutere di cose letterarie . Antonino recitava i versi ultimi del suo diletto poeta : una mattina la sua voce risonò più alta del solito , e nell ' umile sereno silenzio della piccola casa patriarcale , si diffuse come una musica che raccontava di città lontane , luminose di fontane , di statue , di giardini , popolate solo di amanti , di donne bellissime , di gente felice . Quante volte , in su ' mattini chiari e tiepidi io l ' aspetto ! Ella ancora ne ' l suo letto ride ai sogni mattutini . Su la piazza Barberini s ' apre il ciel , zaffiro schietto . Il Tritone del Bernini leva il candido suo getto . Intorno a quel tempo morì la nonnina . L ' estate era certamente stagione più felice . C ' erano giornate caldissime , ma era un caldo fermo , quasi lucido , e l ' azzurro del cielo , un po ' basso , sembrava quello dei quadri di Zuloaga . Qualche servo tornava dalla mietitura , abbrustolito come da un incendio , e si buttava , febbricitante di malaria , su una stuoia nell ' angolo della tettoia : in cambio le donne che , all ' ombra del cortile , spezzavano mucchi di mandorle che un incettatore veniva tutti gli anni a comprare , ridevano e cantavano stornelli paesani che facevano un contrasto ben curioso coi rondò preziosissimi recitati da Antonino nella camera di Santus . Erano gridi di passione , profonda e ardente come quel cielo sopra la terra bruciata dal sole : e chi , di quelle donne giovani e brune che non pensavano ad altro che all ' amore , si lamentava di “ vivere in mezzo alle spine , per un solo innamorato ” : chi diceva all ' amante : a cara bellu ja ses , traitore che a Zudas : “ bello di viso , traditore come Giuda ” ; chi invitava un altro a succhiarle il sangue vivo dal cuore ; qualche volta la voce di una donna disillusa si alzava però ad ammonire le appassionate , e allora il coro femminile taceva , con una pausa quasi spaventata . L ' ammonimento diceva : Su sordadu in sa gherra nan chi s ' est , olvidadu ; no s ' ammentat , de Deus . Torrat , su corpus meu , pustis chi es , sepultadu , a sett ' unzas de terra . Il soldato , nella guerra , - dicono che si è dimenticato , - non si ricorda di Dio . - Ritorna il corpo mio , - dopo che è seppellito , - a sette oncie di terra . Verso sera , andate via le donne , raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate , la serva , le ragazze , qualche volta la madre , sedevano al fresco del cortile , sotto le grandi stelle dell ' Orsa le cui ruote viaggiavano verso un paese di sogno . Il servo malarico , riavutosi alquanto , si sollevava e prendeva parte alle chiacchiere famigliari . Era un bel giovine , lontano parente del signor Antonio , olivastro e coi denti bianchissimi : pareva un etiope , ed anche il suo modo di pensare aveva un colore barbarico . Parlava sempre di banditi e delle loro imprese brigantesche . Bisogna dire che , in quel tempo , il banditismo locale aveva ancora un carattere quasi epico . Odî di famiglia , sete di vendetta , pregiudizî di onore erano per lo più l ' origine di questi episodî di sangue che funestavano la vita del paese e di intere contrade . Il giovane servo , poi , abbelliva le avventure dei banditi con la sua fantasia , e lui stesso si lasciava travolgere da una suggestione malefica che lo spingeva a farneticare sogni di libertà , di imprese ove , più che altro , il ribelle alle leggi sociali , ha modo di spiegare il suo coraggio , la sua abilità , la sua forza d ' animo , il disprezzo per il pericolo e la morte . Era , infine , una specie di anarchico , che non potendo eguagliare la sorte degli uomini liberi e svincolarsi dal suo destino di servo , intendeva distruggere il bene degli altri e crearsi una potenza , una regola di vita diversa da quella usuale . In quel tempo , specialmente una banda di uomini armati di tutto punto , decisi a tutto , protetti anche , o per amicizia , o per complicità , o per paura , da una vasta rete di favoreggiatori , infieriva nel Circondario . I capi erano due fratelli , giovanissimi , terribili , si diceva anche feroci : la radice del loro odio contro la società era una ingiustizia da loro subita , una condanna per un reato del quale erano innocenti : condanna alla quale d ' altronde sfuggivano con la loro latitanza . Bisogna dire però che , o per istinto , o esasperati dalla loro mala sorte , non rispettavano la roba altrui ; così che in pochi anni s ' erano fatti un patrimonio : possedevano terre , case , bestiame , servi e pastori . Un giorno , durante quell ' ultima estate , una giovane donna , quasi fanciulla , si presentò di mattina nella casa del signor Antonio e chiese di parlargli . Egli la ricevette nella stanza dove sbrigava i suoi affari , e le domandò benevolmente che cosa desiderava . Ella era vestita in costume : aveva un viso pallido e fine , con due grandi ; occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime , rivelatrici di un carattere forte . Disse , con una certa umiltà : - Lei possiede , sul Monte Orthobene , un bosco di lecci , che tutti gli anni affitta per il pascolo delle ghiande ai porci . Si vorrebbe averlo noi in affitto , questa prossima stagione . - È già affittato - dice il signor Antonio ; - per tre anni lo ha esclusivamente il proprietario di bestiame Elias Porcu . - Elias lo cederà volentieri , se vossignoria lo permette . - Non credo possa cederlo volentieri : ne ha bisogno assoluto . - Se vossignoria glielo impone , Elias lo cederà immediatamente . Calmo e fermo , col piccolo pugno bianco sul tavolo , l ' uomo replica : - Io non ho mai imposto a nessuno cosa che non fosse giusta . - Ma anche adesso sarebbe una cosa giusta . Poiché i miei fratelli hanno bisogno , per il loro branco di suini , di un pascolo di ghiande ; e tutti i proprietari dicono di averli già affittati , mentre non è vero . - Io non so quello che possono dire gli altri proprietari ; ciò che so è che il mio bosco è già affittato : e basta ! - concluse , sollevando il pugno ; ma subito lo riposò sul tavolo senza picchiarvi sopra : i suoi occhi però avevano preso la luce argentea e lucente dell ' acciaio affilato . La ragazza non cedeva : anche i suoi occhi brillarono , tuttavia cupi sotto le tempestose sopracciglia . - Vossignoria sa chi sono i miei fratelli ? - E poiché l ' altro non dimostrava curiosità , aggiunse con fierezza , quasi vantasse una parentela di eroi : - Sono i fratelli ... - e pronunziò un nome . - I banditi . Allora il signor Antonio sorrise . - Fossero pure i sette fratelli della favola , i banditi che diedero il loro nome ai monti sui quali si nascondevano , io non manco di impegno con Elias Porcu . E basta ! - ripeté ; e questa volta batté il pugno , come quando sigillava una lettera con le ostie colorate . La ragazza si alzò : non proferì una minaccia , ma se ne andò senza salutare . Il signor Antonio non disse nulla in famiglia , sebbene tutti si fossero accorti della visita e ne provassero inquietudine . E un fatto strano accadde la sera stessa , a ora tarda , quando tutti erano già a letto , e solo il padrone vegliava ancora nella stanza da pranzo , leggendo un numero arretrato della sua prediletta nerolistata Unità cattolica . D ' un tratto qualcuno bussò lievemente alla porta . Il signor Antonio aprì , e neppure per un attimo si illuse sullo scopo di quella visita insolita . La strada era buia , ma al chiarore che , per il corridoio d ' ingresso , arrivava alla porta , egli vide , nel vano di questa , come in un quadro a fondo scuro , una figura gigantesca , con un ruvido costume nero dalle brache giallastre , che aveva qualche cosa di demoniaco . Il viso color bronzo era circondato da una barba a collare , di un nero corvino , che lasciava scoperte le grosse labbra sanguigne : gli occhi , con le sopracciglia come quelle della sorella dei banditi , ma esageratamente più abbondanti , avevano la pupilla grande e la sclerotica azzurra . “ Sono perduto ” , pensò il signor Antonio , ma non finse neppure di sorridere per nascondere la sua forza . Fece entrare l ' uomo , e notò che costui , nonostante la mole massiccia della sua persona , camminava silenzioso e leggero come un daino : aveva ai grandi piedi calzari di pelle grezza , allacciati sotto le uose di orbace : calzari da uomo che usa correre furtivo e allontanarsi in poche ore dal luogo del suo misfatto , in modo da procurarsi un infallibile alibi . “ Questo , stanotte mi strozza ” , pensa il signor Antonio ; tuttavia lo fa entrare nella stanza ospitale , gli assegna il posto d ' onore davanti alla tavola , ma non si affretta a offrirgli da bere per dimostrargli la sua sicurezza . Anche prima di essere interrogato , l ' uomo comincia a parlare : la sua voce e bassa e quieta ; la parola lenta , prudente . E subito il signor Antonio respira : poiché tutto nell ' uomo , anche l ' occhio , può mentire : mai la voce , anche se egli cerchi di mascherarla . E la voce di quell ' uomo che pareva un ciclope venuto giù dai monti pietrosi per abbattere qualche cosa che non gli andava a genio , era quella di un saggio . L ' argomento era quello : l ' affitto del bosco ghiandifero ai banditi . Egli non disse che era un loro favoreggiatore , anzi un loro complice , ancora a piede libero perché troppo furbo e prudente per lasciarsi scoprire ; narrò che era un loro amico , perché i disgraziati erano pur degni di avere amici , fra tanti nemici che li perseguitavano come i cacciatori i cinghiali , colpevoli solo della loro fiera indipendenza : questi nemici arrivavano al punto di impedire ai due fratelli di far pascolare le loro greggie e i loro branchi di porci in terre di cristiani : onde il signor Antonio era pregato di aver compassione delle bestie e dei loro padroni . - Questo è il denaro : due , trecento scudi ; quello che vuole , signor Antonio . Trasse dal petto un portafogli legato con una correggia , e fece atto di toglierne il denaro : la mano bianca dell ' altro fermò la sua , e non se ne staccò , mentre gli occhi chiari del galantuomo cercavano di penetrare in quelli scuri del colosso come un fanciullo fiducioso che si avanza in un bosco spinoso certo di trovarci un sentiero . Disse : - Amico , voi sapete che la cosa è impossibile . Quel contatto , quello sguardo , sopra tutto la parola “ amico ” pronunziata in quel modo e in quel momento , operarono , come l ' uomo ebbe a dire più tardi , un vero miracolo . Egli rimise il portafogli , ma insisté nella sua richiesta , calcando , forse con sincerità da parte sua , sul bisogno assoluto che i fratelli S . avevano di protezione e di soccorso da parte delle buone persone che conoscevano le loro disavventure . - L ' unico soccorso che io posso suggerire ai due sviati , è che si costituiscano subito alle autorità , - disse il signor Antonio : - prima che sia tardi per loro , ed anche per i loro amici . L ' uomo ha un sogghigno : il suo viso rassomiglia proprio , in quel momento , a quello del diavolo . Ma l ' altro continua : - Noi un giorno ci rivedremo ; e allora mi darete ragione . Quei due giovani sono come due pietruzze staccatesi dalla cima di una roccia : cadono , ne travolgono altre , precipitano sulla china , diventano una valanga , finiscono nell ' abisso . - Certo , se nessuno li aiuta , - brontola il gigante . - È facile parlare così , seduti davanti a una tavola tranquilla , col foglio in mano . Bisogna però trovarsi nel loro covo , nelle loro difficoltà , per pensare in altro modo . E bisognerebbe parlare con loro , non coi loro ambasciatori . - Io sono disposto a parlare con loro , e convincerli a cambiare strada . Procuratemi un abboccamento , dove e quando essi vogliono ; parlerò ai due disgraziati ragazzi come fossi il padre loro . Pensando forse che essi invece , noti anche per la loro loquela impetuosa e appassionata , avrebbero convinto lui , procurandosi in tal modo un nuovo amico e “ protettore ” potente per la sua sola bontà e la fama della sua rettitudine , l ' uomo della montagna si animò insolitamente . Accettò il bicchiere di vino che l ' ospite gli offriva , e sene andò silenzioso , dopo aver promesso di tornare . Tornò , infatti , ma per il colloquio coi S . non si poté concludere nulla . I banditi erano diffidenti , e i discorsi romantici del signor Antonio li facevano ridere . Costituirsi ? Può un guerriero barbaro , che difende la sua libertà e la sua sanguigna fame di vivere , darsi prigioniero al nemico ? Eppure la profezia del signor Antonio si avverò . Di delitto in delitto , di rapina in rapina , essi e la loro banda precipitarono in un abisso . Fra gli illusi da loro travolti , vi fu anche , con dolore del signor Antonio , e di tutta la famiglia , anche il giovane servo , malarico e visionario , Juanniccu , che , senza aver commesso la più lieve colpa , solo per spirito di avventura , si unì negli ultimi tempi alla banda e fu con loro preso . In compenso l ' uomo della montagna tornò spesso dal signor Antonio , e diventò il suo “ pastore porcaro ” . Per lunghi anni fu uno dei dipendenti più fedeli e affezionati al signor Antonio . E confessò che quella notte era venuto con la sinistra intenzione di sopprimerlo , se non si piegava ai voleri dei malvagi . Giusto e buono era il signor Antonio , e tutti lo amavano . Esercitava , senza volerlo , senza accorgersene , un fascino benefico su tutti quelli che lo avvicinavano . Eppure la sua parola era semplice , disadorna ; ma il suono della sua voce che saliva profondo dall ' anima tutta fatta di verità e d ' indulgenza , era come una musica che esprimeva l ' inesprimibile . Del resto egli aveva una certa cultura , ed era , in fondo , un poeta . Aveva studiato a Cagliari , quando ancora si viaggiava da una città all ' altra a cavallo , e aveva portato i suoi libri e le sue provviste entro le bisaccie , come un pastore o un contadino che va a seminare il grano in luoghi lontani . Aveva studiato ciò che in quel tempo si chiamava Rettorica , o preso il diploma di procuratore . A dire il vero non esercitava questa nobile professione , ma molti ricorrevano a lui per consigli e consultazioni legali , profondamente persuasi della sua saggezza e sopra tutto della sua rettitudine . Il commercio lo aveva quasi arricchito . Ma , come un umanista primitivo , egli coltivava anche gli studi poetici : le sue poesie erano dialettali , tuttavia in una forma che si avvicinava alla lingua italiana . Bravo anche come poeta estemporaneo , raccoglieva a volte intorno a sé altri campioni famosi in quelle gare , e competeva coi più bravi e inspirati . E aveva iniziative geniali , anche come proprietario e come agricoltore . Tentò piantagioni di agrumi , di sommaco , di barbabietole : l ' aridità della terra rocciosa , bruciata da lunghe siccità , frustrò i suoi tentativi . Impiantò anche una piccola tipografia e stampò a sue spese un giornaletto , e le poesie sue e dei suoi amici : fallimento completo anche questo . Nelle ore di riposo , alla bella stagione , sedeva all ' ombra della casa , davanti alla porta , leggendo i giornali . Tutti quelli che passavano lo salutavano o si fermavano addirittura a conversare con lui . E se passava una donna bisognosa , egli traeva in silenzio dal taschino una moneta e gliela porgeva , accennandole , col dito sulla bocca , di non fiatare . Così , tutti si allontanavano consolati . Oltre ad Antonino , frequentava la casa un altro giovanissimo studente , già compagno di scuola di Andrea . Era un ragazzo smilzo , dal profilo rapace , gli occhi inquieti e diffidenti , orgoglioso e ambizioso , e di una serietà insolita alla sua età . Ma anche lui apparteneva ad una famiglia mista , che non era borghese ma neppure esclusivamente paesana , che anzi vantava essere di pura e antica razza locale : abitavano in una casa buia , in fondo a un cortile chiuso , quasi murato come una prigione ; e tutti della famiglia , il padre alto e già quasi vecchio , i fratelli , le sorelle , delle quali una bellissima e con rari occhi celesti , erano di una rigidità quasi tragica . Scarso il patrimonio , tanto che quando si trattò di mandare il ragazzo a studiare a Cagliari , si dovette fare sacrifici . Ma Gioanmario , lo studente , dava buone promesse . Durante quelle ultime vacanze , mentre si preparava a partire , le sue visite diventarono più frequenti . Tutte le sere cercava di Andrea , pur sapendo che l ' amico non era in casa , e coglieva tutte le scuse per attardarsi con le ragazze . I suoi discorsi le interessavano : per lo più egli riportava le notizie del paese , i pettegolezzi , le storielle di innocenti amori fra studenti e fanciulle del luogo : Cosima e sopra tutto Enza lo ascoltavano incantate . Enza era già quasi una signorina , un po ' strana , a volte taciturna a volte di una allegria insolente e isterica . Non si tardò ad accorgersi che lei e Gioanmario si erano stretti con un legame d ' amore ; trovarono il modo di vedersi in segreto e l ' opposizione della famiglia di lei , che sperava in un matrimonio più sollecito e solido , aumentò la loro passione . Fu una vera passione , alimentata dal carattere quasi violento dei due ragazzi . Gioanmario si mise a studiare con dura tenacia , e in soli due anni superò gli esami del liceo , inscrivendosi poi alla facoltà di legge . Ma lo studio , le privazioni , l ' orgoglio punto dalla persistente ostilità della famiglia di Enza , lo rendevano cupo e nervoso . A volte i suoi occhi erano venati di rosso , e la voce aspra , le parole amare . Vennero però tristi giorni anche per la famiglia di Cosima : Andrea non andava bene : si diceva che già avesse un figlio , da una bella ragazza del popolo , e che giocasse coi suoi amici scapestrati . Invano il signor Antonio cercava di richiamarlo sulla buona strada : lo mandava a sorvegliare i lavori delle carbonaie , a vigilare i poderi . Andrea obbediva ; era , come si disse , buono e molto generoso , ma anche lui trascinato da istinti di razza , sensuale e impulsivo . E anche l ' altro , il maggiore , si era , dopo la disgrazia dei fuochi artificiali , come incrinato . Incrinato : come s ' incrina ad un urto una tazza di cristallo , un vaso di porcellana . Continuava i suoi studi , all ' Università di Cagliari , mentre Antonino aveva ottenuto , poiché la sua famiglia ne aveva a sufficienza i mezzi , di andare a Roma . Forse anche la lontananza dell ' amico fu per Santus dannosa : egli cominciò a frequentare compagni meno intelligenti e fini , e a domandare denari più del necessario . Anche di lui si seppe che studiava sempre meno , e che beveva . Questo fu un grave dispiacere per tutti . Il signor Antonio divenne pensieroso ; la madre sempre più taciturna e melanconica . Che fare ? La vita segue il suo corso fluviale , inesorabile : vi sono tempi di calma e tempi torbidi , a cui nulla può mettere riparo : e invano si tenta di arginarla , di opporsi anche di traverso nella corrente per impedire che altri venga travolto . Forze occulte . Fatali , spingono l ' uomo al bene o al male ; la natura stessa , che sembra perfetta , è sconvolta dalle violenze di una sorte ineluttabile . Il signor Antonio , e più di lui la signora Francesca , si piegavano sulla china che pareva franasse sotto i piedi dei loro figliuoli : si rimproveravano , ciascuno però per conto proprio , di non aver saputo creare , con l ' educazione , l ' energia , la costanza , il sacrificio di tutte le ore , un terreno più solido e sicuro per il cammino dei loro figli : il signor Antonio aveva loro comprato terreni e greggi , la signora Francesca aveva per loro risparmiato anche il centesimo : che valeva ? Anzi valeva forse dannosamente , perché , senza il benessere e l ' avvenire assicurato , i ragazzi sarebbero stati costretti a lavorare e crearsi da loro una posizione . Fantasie , forse , anche queste : poiché c ' erano intorno esempi di gente povera , o mediocre , che tuttavia era spinta da un destino di dolore e di colpa , molto più triste di quello dei fratelli di Cosima . Se n ' era avuto un caso nel disgraziato Juanniccu . E un altro caso anche più doloroso colpì un cugino , figlio di una sorella del signor Antonio , severa e intelligentissima donna , rimasta vedova in giovine età con parecchi figli da allevare : possedeva , è vero , una certa sostanza , e non le mancava l ' aiuto dell ' altro fratello sacerdote che conviveva con lei ; ma era una donna litigiosa , che per motivi da nulla intentava causa ai suoi vicini e confinanti di terra e di domicilio , e si faceva mangiare buona parte delle sue entrate dagli avvocati e dalle spese di giustizia . Da piccoli proprietari che erano , i figli custodivano personalmente il loro patrimonio ; ma il cugino era sanguigno , ambizioso e violento , e cominciò con l ' appropriarsi di qualche capo di bestiame per aumentare il suo gregge . Scoperto , fu punito . Aveva venticinque anni : era bello , alto , robusto ; in guerra sarebbe stato un ottimo condottiero . Ma la vita , l ' ambiente , il destino , erano così . E anche nella casa di Cosima s ' era introdotto il male , subdolo , velenoso , forse inevitabile , come tutti i mali del mondo . Anche Andrea fu trascinato , una notte , ad una impresa di quelle che certi giovani facevano più per spacconeria che per malvagità . Rubarono galline : ma furono anch ' essi presi . Un lutto più che mortale ottenebrò la famiglia del signor Antonio : egli si accorò talmente che , fatto ogni più grave sforzo per salvare il figliuolo , si accasciò e si ammalò . Furono mesi e mesi di dolore rodente , quasi di disperazione . Finché l ' uomo buono , l ' uomo saggio e giusto , cadde , e la famiglia rimase come l ' umile erba tremante all ' ombra della quercia fulminata . E poiché la famiglia era in questo cerchio d ' ombra , restava rassegnata , in attesa di vederla un giorno diradare . Con la morte del padre , Andrea parve metter giudizio ; prese lui ad amministrare il patrimonio rimasto ancora in comune ; ma ne profittava largamente , in modo che rimaneva appena il tanto per aiutare negli studi l ' altro fratello , e per pagare le tasse . La madre si lamentava sempre , per queste tasse , e se ne preoccupava tanto da non dormire la notte . Per fortuna nella casa c ' era ogni provvista , e le ragazze si contentavano di nulla . Il lutto per il padre fu lungo : per mesi interi le finestre rimasero chiuse e nessuna delle donne , tranne la serva , metteva il piede fuori della porta : ma Enza si consolava scrivendo lettere interminabili al suo Gioanmario e le tre piccole , intelligentissime , leggevano sempre , chiacchierando e anche discutendo fra di loro , in perfetto accordo . Chi non andava bene era Santus . La morte del padre , invece di richiamarlo in sé , parve sprofondarlo di più nella china abissale dove di giorno in giorno precipitava . Studiò fino ad arrivare al quarto anno di medicina : ma beveva . Durante le ultime vacanze fu trascurato anche da Antonino , che non andò più a cercarlo : né lui parve preoccuparsene , chiuso sempre in una sua indifferenza da animale malato . Se ne stava nella sua camera , chiuso a chiave , - poiché Andrea s ' era stabilito in quella che doveva funzionare da salotto , - e non usciva se non per andare a cercare da bere . Del resto era innocuo ; non molestava nessuno ; nelle ore buone scendeva in cortile e fabbricava giocattoli con la ferula , per i bambini del vicinato ; tutti gli volevano bene , ma la sua ombra gravava intorno e accresceva il lutto della madre e delle sorelle . Dopo quelle ultime vacanze , verso ottobre , parve svegliarsi dal suo malefico incantesimo ; preparò i suoi libri , disse che avrebbe fatto ogni sforzo per compiere entro l ' anno scolastico il resto degli studi e laurearsi . L ' arcobaleno della speranza illuminò il grigio orizzonte della famiglia : fu raccolto il gruzzolo necessario per fa sua partenza , e la madre , anzi , gli diede i pochi risparmi che teneva nascosti per riserva , in caso di bisogni impreveduti . Fu una festa , la partenza di lui , e anche un senso di liberazione per la casa ; alla sua camera fu data aria , come a quella di uno che è morto o guarito dopo lunga malattia , e finalmente fu vista la madre sorridere e prender parte alle conversazioni animate delle ragazze . Sei notti dopo la partenza di Santus , fu sentito , sul tardi , qualcuno bussare replicatamente alla porta . Dopo mezzo secolo di vita , Cosima ricorda ancora quel picchiare come di tamburo che annunzia una disgrazia : lo sente ancora rimbombare dentro il suo cuore ; è il suono più terribile che abbia mai udito , più funebre di quello che annunzia la morte , più del suono della campana che chiama a spegnere un incendio . La buona serva si alza ; ma prima di aprire ascolta , con ansia paurosa . Chi può essere ? Un bandito , un ladro , un uomo della giustizia ? Anche un fantasma può essere , un morto che passa nella strada e bussa alle porte per avvertire i viventi che l ' inferno li aspetta . Era qualche cosa di peggio ancora : un morto vivente che annunziava l ' inferno , sì , ma prima della morte , nella vita stessa . Era Santus , con gli occhi azzurri velati , la lingua legata . Per misurare la gravità di queste disgrazie bisogna considerare anche l ' intransigenza malevola dell ' ambiente dove si svolgevano . Tutti si conoscevano , nella piccola città , tutti si giudicavano severamente , e quelli che meno avrebbero dovuto scagliare la prima pietra erano i più inesorabili . Quando si seppe del ritorno e della perdizione di Santus , fu un lungo compiacersi e sogghignare , fra i conoscenti della famiglia ; e i più cattivi erano i parenti . C ' erano due cugine della signora Francesca , due vecchie zitelle che facevano pensione a un canonico , - questo veramente santo , - e stavano sempre in chiesa . Ogni tanto si presentavano nella casa di Cosima , rigide e composte , dure come due mummie ; non parlavano molto , ma ogni loro parola era una frecciata : e di tutto , anche quando le cose andavano egregiamente , trovavano da ridire , persino se le ragazze avevano un abituccio nuovo , o si ornavano di un nastro economico ritagliato magari da un fazzoletto di seta logoro . Piombarono in casa il giorno dopo del ritorno di Santus , e fecero piangere la signora Francesca , addossandole tutta la colpa del disordine famigliare . Tutto , intorno , per loro , era una tragedia ; e lo era , sì , ma forse , almeno per le ragazze , non irreparabile . Irreparabile lo era per le due vecchie zitelle , che , istintivamente , senza precisa cattiveria , riversavano sul destino degli altri il proprio squilibrio . Una carica particolare , quasi non bastasse la prima , fu fatta contro Enza , della quale si conoscevano gli amori segreti e palesi con Gioanmario : per le due acri e sterili zie , che mai avevano conosciuto l ' amore , il romanzo innocente e in fondo melanconico dei due giovani innamorati era tragico e terribile quasi come quello di Isotta la bionda e Tristano , o di Paolo e Francesca . Predissero le cose più sinistre per l ' immorale e sfrontata ragazza , mormorarono che per causa di lei la famiglia e l ' intero parentado erano scherniti e disprezzati da tutta la gente benpensante , e che il disonore ricadeva anche sulle sorelle che mai avrebbero trovato marito . La madre piangeva : che altro poteva fare ? E , certo , neppure lei era contenta per la storia di Enza , sebbene , dopo le ultime disgrazie famigliari , la sua ostilità verso Gioanmario fosse diminuita , e pensasse che un uomo ordinato ed energico , in casa , sarebbe stato di grande aiuto : ma non rispondeva alle insinuazioni vituperose delle cugine , e tale sua quasi accondiscendenza fu quella che più esasperò Enza , la quale naturalmente origliava all ' uscio . D ' un tratto si sentirono alte grida ululanti , e il tonfo d ' un corpo che cade . Era lei , l ' infelice ragazza , presa da un attacco isterico , quasi epilettico . Allora la madre si sollevò , come la cerbiatta alla quale vien ferito il figlio , e trovò l ' energia di cacciar via le donne e di sollevare e confortare la sua bambina . Poiché tutti i figli , per lei , compreso il più traviato , anzi lui forse più degli altri , erano ancora deboli creature che il Signore avrebbe fatto crescere e rinsavire . Il risultato fu che Gioanmario fu riconosciuto come fidanzato di Enza , e si fissarono le nozze per l ' estate seguente , appena egli si fosse laureato . Nozze umili e quasi tristi ; non quali il padre aveva sognate e preparate per le sue figliuole . Ai due giovani sposi fu assegnata una modesta rendita , e concessa per abitazione una vecchia casa che la famiglia possedeva in un quartiere eccentrico della cittadina . Ma era una casa troppo grande , con una scala erta , le camere vaste dai pavimenti di legno , le finestre piccole , le pareti imbiancate con la calce ; Enza ci si immelanconì e si strapazzò a pulirla e renderla abitabile , aiutata solo da una donna a mezzo servizio . Presto cominciarono i guai . Gioanmario , entrato nello studio di un avvocato , vi rimaneva tutto il giorno , e ancora senza compenso . Il dover vivere con la piccola rendita della moglie lo umiliava e lo esasperava . Provocato dal malumore di lei cominciò a rinfacciarle la fretta di essersi voluta sposare : ella rispondeva aspra : litigi violenti scoppiavano fra di loro , seguiti da riconciliazioni che duravano poco , da fughe di lui che rimaneva assente il più possibile . Una triste mattina , la donna che andava da loro per i servizi , corse spaventata a casa dei parenti , dicendo che aveva trovato la piccola padrona stesa a letto senza sensi , fredda come una morta . L ' aveva fatta rinvenire ; ma temeva che la cosa fosse grave . La signora Francesca era sofferente anch ' essa , per un male alle reni , e le ragazze giudicarono di non spaventarla con le notizie di Enza . Cosima , che spesso andava dai giovani sposi ed era al corrente della loro disordinata e dolorosa vita , corse lei con la speranza che si trattasse di uno dei soliti disturbi nervosi della sorella . La trovò insolitamente calma , troppo calma , abbandonata sul letto pallidissima , coi grandi occhi spauriti . Non parlava , non si moveva ; ma un odore sgradevole e caldo esalava dal letto , e quando Cosima , con un coraggio superiore alla sua età , cercò di scoprire il mistero si accorse che l ' infelice Enza giaceva in una pozza di sangue nero . Arrivò il medico e disse che si trattava di un aborto . Alla meglio tentarono di riparare : ma era tardi : prima che il marito tornasse da una seduta al Tribunale , Enza era morta . Morta , senza dolore , senza coscienza , vuota di tutto il suo sangue malato e turbolento : adesso era bianca , bella , purificata , come una statua di marmo scolpita sul suo modello . Prima di avvertire la madre e le sorelle , prima ancora che Gioanmario rientrasse , Cosima , da sola , chiuse i grandi occhi vitrei di Enza , ne lavo il corpo , trasportato in un lettuccio della camera attigua a quella matrimoniale ; lo profumò ; compose i bei capelli castani intorno al viso diafano , e infine la rivestì del modesto abito bianco di sposa e le calzò anche le scarpette di raso . Agiva sotto l ' impulso di una forza quasi sovrannaturale , come in uno stato di ebbrezza . Ebbrezza di dolore , di disinganno , di spavento della vita , che , come tutte le ubriachezze violente , le lasciò un fondo di amarezza , anzi di terrore ; un terrore che non l ' abbandonò mai più , sebbene accuratamente sepolto da lei in fondo al cuore come il segreto di una colpa misteriosa e involontaria : l ' antica colpa dei primi padri , quella che attirò sul mondo il dolore e ricade indistintamente su tutti gli uomini . Adesso Cosima aveva quattordici anni , e conosceva dunque la vita nelle sue più fatali manifestazioni . Ma nonostante quella paura misteriosa della fatalità che si era annidata nel suo cuore , poiché questo cuore era poi fisicamente e moralmente forte , ella aveva ereditato dal padre e dagli avi paterni , quasi tutti agricoltori e pastori , quindi patriarcalmente unici alla terra e alla natura , un fondo di bontà , d ' intelligenza , di filosofia , e sentiva profonda la gioia di vivere . Durante l ' infanzia aveva avuto le malattie comuni a tutti i bambini , ma adesso era , sebbene gracile e magra , sana e relativamente agile e forte . Piccola di statura , con la testa piuttosto grossa , mani e piedi minuscoli , con tutte le caratteristiche fisiche sedentarie delle donne della sua razza , forse d ' origine libica , con lo stesso profilo un po ' camuso , i denti selvaggi e il labbro superiore molto allungato ; aveva però una carnagione chiara e vellutata , bellissimi capelli neri lievemente ondulati e gli occhi grandi , a mandorla , di un nero dorato e a volte verdognolo , con la grande pupilla appunto delle donne di razza camitica , che un poeta latino chiamò “ doppia pupilla ” , di un fascino passionale , irresistibile . Per la morte di Enza fu ripreso il lutto , chiuse ancora le finestre , ripresa una vita veramente claustrale . Ma un lievito di vita , un germogliare di passioni e una fioritura freschissima d ' intelligenza simile a quella dei prati cosparsi di fiori selvatici a volte più belli di quelli dei giardini , univa le tre sorelle in una specie di danza silenziosa piena di grazia e di poesia . Le due piccole , Pina e Coletta , leggevano già anch ' esse avidamente tutto quello che loro capitava in mano , e , quando erano sole con Cosima , si abbandonavano insieme a commenti e discussioni che uscivano dal loro ambiente e dalle ristrettezze della loro vita quotidiana . E Cosima , come costretta da una forza sotterranea , scriveva versi e novelle . Da sua parte Andrea aveva molti difetti , ma era anche generoso e gioviale . Forse troppo : e la sua generosità era alimentata da un po ' di amor proprio , di vanità , di boria : ma spesso era schietta e istintiva : aveva , poi , impeti di vero entusiasmo per cose che agli altri sembravano degne di poco aiuto , se non proprio di essere contrariate ; e allora gli sembrava di fare atto di giustizia mettendosi dalla parte del debole . Così , quando si venne a sapere che la sua sorellina Cosima , quella ragazzina di quattordici anni che ne dimostrava meno e sembrava selvaggia e timida come una piccola cerbiatta , era invece una specie di ribelle a tutte le abitudini , le tradizioni , gli usi della famiglia e anzi della razza , poiché s ' era messa a scrivere versi e novelle , e tutti cominciarono a guardarla con una certa stupita diffidenza , se non pure a sbeffeggiarla e prevedere per lei un quasi losco avvenire , Andrea prese a proteggerla e tentò , in modo invero molto intelligente ed efficace , ad aiutarla . Egli aveva fatto solo il ginnasio , e sebbene avesse appena ventidue anni si occupava adesso dell ' amministrazione dei beni lasciati dal padre , traendone , è vero , molto profitto per sé e per i suoi divertimenti ; ma leggeva , anche , e in certo modo era al corrente degli avvenimenti letterarî . L ' eco di questi era sempre portata alla piccola città da Antonino , lo studente di lettere del più intimo amico di Andrea . Questo fratello si chiamava Salvatore , e aveva anche lui preferito allo studio la vita beata del piccolo proprietario sempre a cavallo per i suoi campi ad aizzare il lavoro dei servi e a divertirsi poi con le belle e ardenti ragazze del paese : e si beffava , pur ammirandolo in segreto , di Antonino , che aveva le mani bianche e affusolate di donna e gli occhi pieni di sogni ; e non era buono neppure a montare sulla giumenta sulla quale balzavano d ' un salto le servette di casa per andare a prender l ' acqua alla fontana : come nei suoi eterni studi , nelle Università più celebri del Continente , spendendo tutti i risparmi della famiglia , non riusciva o non voleva riuscire a prendere la laurea . Ad ogni modo questo bellissimo , questo elegante e quasi principesco studente ( e in quei tempi e in quel luogo la parola studente significava ancora un essere superiore : un uomo al quale potevano essere assegnati i più alti e potenti destini della terra ) portava davvero nella cerchia familiare , primitiva , isolata , quasi condannata a un esilio dal mondo grande , un soffio di quella grandezza tanto più luminosa quanto più lontana . Egli parlava di Re , di Regine , di alti personaggi politici , di artisti e di letterati , come fossero tutti suoi intimi amici . Sulla figura di Gabriele d ' Annunzio , allora in tutto il suo più radioso splendore , circonfusa inoltre dall ' aureola di notizie leggendarie , egli si appoggiava sopra tutto , come il credente si appoggia alla colonna del tempio per riceverne forza e maestà . Le cose raccontate dal buono , dall ' epico Antonino , infiammavano di folli sogni il cuore del rude , ma anche lui a suo modo epico Andrea . Egli cominciò a fantasticare sulla piccola Cosima . Bisognava pertanto aiutarla . La mandò a prendere lezioni d ' italiano , poiché a dire il vero ella scriveva più in dialetto che in lingua , da un professore di ginnasio . Queste lezioni accrebbero il senso di ostilità istintiva che la piccola scrittrice provava per ogni genere di studi libreschi , a meno che non fossero romanzi o poesie . Più efficaci furono le lezioni pratiche che il fratello volonteroso le procurò facendole conoscere tipi di vecchi pastori che raccontavano storie più mirabili di quelle scritte sui libri , e portandola in giro , nei villaggi più caratteristici della contrada , alle feste campestri , agli ovili sparsi nei pascoli solitari e nascosti come nidi nelle conche boscose della montagna . Una di queste gite fu meravigliosa , anche perché fatta in buona compagnia . Oltre al fratello di Antonino , c ' erano altri amici di Andrea , quasi tutti studenti mancati , che ai tormentosi fasti del vocabolario preferivano quelli della fisarmonica e la Odissea , se la creavano da sé prendendosi a pugni per qualche bella giovane paesana e poi riconciliandosi in banchetti ove le ossa degli agnelli arrostiti alla viva fiamma si ammucchiavano ai loro piedi come sotto le mense degli eroi e conti di Re Carlo . Uno di questi banchetti fu apprestato quel giorno , nell ' ovile delle tancas paterne di Andrea e di Cosima . Ai pastori porcari , che avevano finito la loro stagione , erano seguiti quelli di pecore e di capre . Le pecore brucavano l ' asfodelo secco , i cui lunghi steli do