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UNA PECCATRICE ( VERGA GIOVANNI , 1866 )
Narrativa ,
Dirò come mi sia pervenuta questa storia , che convenienze particolari mi obbligano a velare sotto la forma del romanzo . Verso la metà di novembre avevamo progettato una partita di campagna con Consoli e Pietro Abate . Il 14 , con una bella giornata , noi eravamo sulla strada di Aci . Verso Cannizzaro un elegante calesse signorile oltrepassò la nostra modesta carrozza da nolo . Giammai si è tanto umiliati dal contrasto come in simili casi . Consoli , ch ' era forse il più matto della compagnia , gridò al cocchiere : « Dieci lire se passi quel calesse ! » . Il cocchiere frustò a sangue le rozze , che cominciarono a correre disperatamente , facendoci sbalzare in modo da esser sicuri di ribaltare ; e siccome le povere bestie non correvano come egli voleva , Consoli salì in piedi sul sedile dinanzi per togliere le redini e la frusta dalle mani del cocchiere . Allora cominciò un alterco fra quegli che non voleva cederle e Consoli che le voleva ad ogni costo , mentre il legno correva alla meglio . Tutt ' a un tratto i cavalli si arrestarono ; Abate ed io , sorpresi di vederci fermati sì bruscamente , domandammo che c ' era . « Un morto » : fu la risposta laconica del cocchiere . Un convoglio funebre attraversava lentamente lo stradone ; esso era semplicissimo : un prete , un sagrestano che portava la croce , un ragazzo che recava l ' acqua benedetta , e tre o quattro pescatori ; il feretro , coperto di raso bianco e velato di nero , era portato da quattro domestici abbrunati , e una carrozza signorile , in gran lutto , lo seguiva . Quando la carrozza fu a paro della nostra , una testa scoperta si affacciò allo sportello sollevando la tendina di seta nera , e noi riconoscemmo uno dei nostri amici d ' Università , Raimondo Angiolini , laureato in medicina da quasi due anni . Domandammo chi era morto ad un domestico in lutto che seguiva , anch ' egli a piedi , il convoglio , e ci fu risposto : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , esclamammo tutti ad una voce , come se fosse stato impossibile che la morte avesse potuto colpire quella fata , che aveva fatto il fascino di tutti . Non sapevamo spiegarci per quali circostanze la contessa fosse morta in quel luogo e Angiolini ne accompagnasse il feretro ; per un movimento istintivo ed unanime scendemmo da carrozza , e , a capo scoperto , seguimmo il mortorio sino alla chiesetta . Raimondo Angiolini entrando in chiesa venne a stringerci la mano ; i nostri occhi soltanto l ' interrogavano , poiché egli rispose tristemente le stesse parole che ci erano state dette : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , fu ripetuto di nuovo . Raimondo abbassò il capo tristemente . « Morta ... la contessa ! ... morta qui ! » , esclamò Abate . « Sì , ieri l ' altro , alle due del mattino ... una morte orribile . » Rimanemmo un pezzo in silenzio : giammai questo spaventoso mistero del nulla avea colpito siffattamente le noncuranti immaginazioni dei nostri 23 anni . « Sembra un sogno ! » , mormorò Consoli , « saranno appena due mesi ch ' io la vidi al teatro . » « La sua malattia fu brevissima » ; rispose Raimondo , « è morta per Pietro Brusio . » « Per Brusio ! ella ! ... la contessa !...» Anche Brusio era uno dei nostri compagni d ' Università , buon giovanotto , alquanto discolo ; ma , per quanto ci torturassimo il cervello , non arrivammo a comprendere come la Prato , questa Margherita dell ' aristocrazia , fosse giunta ad amarlo , e , quel ch ' è più , a morire d ' amore per lui . Siccome i nostri volti al certo esprimevano tal dubbio , Angiolini riprese : « Nessuno , fuori di me e dell ' amico mio Brusio , e forse egli meno di me , potrà mai arrivare a conoscere per qual concorso straordinario di circostanze questi due esseri » ( Angiolini nella sua qualità di medico diceva esseri ) « si sono incontrati ed hanno finito per assorbire l ' uno la vitalità dell ' altro . Sono di quei misteri , che sembrano troppo reconditi ma troppo ben tracciati nel loro sviluppo per essere casuali , e che fanno supporre quello che il coltello anatomico non ci ha potuto far trovare nelle fibre del cuore umano » . « Vogliamo saperlo allora ! » , saltò su a dire Consoli , « siamo tutti amici di Brusio . » Angiolini , malgrado il suo scetticismo di medico , volse uno sguardo alla bara , posta fra quattro ceri , nel mezzo della chiesa , mentre il prete celebrava la messa . « Comprendete benissimo , amici miei , che questo non è il luogo , né l 'ora.» Ricondotti a quella triste meditazione tutti fissammo a lungo e in silenzio quella cassa coperta di raso e velata di nero , su cui il più allegro sole d ' inverno , che scintillava sui vetri della modesta chiesuola , mandava a posare uno dei suoi raggi . Io non so come ciò avvenga , ma nessuno di noi tre , in quel punto , quando quel bel sole invernale animava quelle spiagge ridenti , con quel mare immenso che si vedeva luccicare attraverso la porta , fra tutto quel sorriso di cielo e la vita che sentivamo rigogliosa , fidente , espansiva , con il canto allegro dei pescatori che lavoravano sul lido e il cinguettare dei passeri sul tetto della chiesa , a cui faceva un triste contrapposto il silenzio funereo di quel recinto , interrotto solo dal mormorare del prete che officiava , e la luce velata della chiesetta colle pallide fiammelle di quelle torce , nessuno di noi tre , dicevo , poteva credere intieramente che quelle quattro tavole racchiudessero quel corpo , meraviglia di grazia e di eleganza , che , pochi giorni innanzi , quando si vedeva passare al trotto del suo brillante equipaggio , faceva voltare tante teste . Lo ripeto : giammai la morte ci era sembrata più imponente e più possibile nello stesso tempo prima d ' allora . Quando uscimmo di chiesa dissi a Raimondo : « Hai bisogno di noi ? » . « No , grazie . » « E Brusio ? » , domandò Abate . « È là » ; rispose Angiolini additandoci una graziosa casina . A quelle sole parole scorgemmo tutto l ' abisso che dovea separare Brusio dalla società , in quel momento in cui lo immaginammo solo e annientato in quelle camere ancora profumate da lei , ancora stillanti di quell ' amore che inebriandoli aveva ucciso il più fragile dei due esseri ; ora solo , perduto nell ' immensità di quel dolore profondo che sbalordisce come il fulmine . Sentimmo che nulla potevamo fare per lui in quel momento . « Addio ! » , dissi ad Angiolini stendendogli la mano . « Ci vedremo ? » , aggiunse Abate . « Chi sa ? ... fra un mese o due forse ... » « E ci narrerai questa storia ? » , disse Consoli . « Tu la scriverai ? » , rispose Raimondo rivolto a me . «Forse.» « In tal caso bisogna che Pietro me ne dia prima il permesso . Addio . » Tre mesi dopo rividi Angiolini al Caffè di Sicilia . Gli domandai di Brusio : era ritornato a Siracusa , sua patria ; gli rammentai la promessa , ed egli mi narrò le parti principali di quella storia di cui noi avevamo assistito alla triste catastrofe ; però pei dettagli mi promise di comunicarmeli minuziosi e precisi , dopo che avrebbe consultato certe lettere che aveva ricevuto da Brusio e dalla contessa . Un mese più tardi ricevei dalla Posta un grosso plico col bollo di Napoli ; vi erano i dettagli e le lettere che mi aveva promesso Angiolini , due o tre fotografie rappresentanti diverse località di una casa abitata in Napoli da Pietro Brusio , e finalmente la preghiera , che Raimondo mi faceva , se mai mi decidessi un giorno a pubblicare questa storia dell ' amore onnipotente , di salvare rigorosamente le apparenze , in modo che neanche gli amici di Brusio potessero penetrarne il segreto . Dal canto mio non ho fatto che coordinare i fatti , cambiando i nomi qualche volta , ed anche contentandomi di accennare le iniziali , quando , anche conosciuto il nome , le circostanze per le quali è ricordato non sono compromettenti ; rapportandomi spesso alla nuda narrazione di Angiolini e alle lettere che questi mi rimise ; aggiungendovi del mio soltanto la tinta uniforme , che può chiamarsi la vernice del romanzo . I In una bella sera degli ultimi di maggio , due giovanotti , tenendosi a braccetto , passeggiavano pel gran viale del Laberinto che dovea trasmutarsi in Villa Pubblica , con quella oziosità noncurante che forma il carattere degli studenti e dei giovanotti che non hanno ancora le pretensioni di dandys . Passeggiavano da quasi cinque minuti in silenzio , quando una signora , abbigliata con gusto squisito , appoggiandosi con il molle e voluttuoso abbandono che posseggono solo le innamorate o le spose nella luna di miele , al braccio di un uomo , anch ' esso molto elegante , passò loro dinanzi ; e lo strascico della sua lunghissima veste sfiorò i calzoni del giovane alto e bruno che stava a diritta , il quale non sembrò accorgersene . « La bella donna ! » , esclamò il suo compagno , un giovane biondo , come per rompere quel silenzio , che durava da un pezzo . L ' altro , istintivamente , alzò il capo e guardò la signora , che , o naturalmente , o per l ' istinto della donna , avea volto a metà il viso verso di loro , parlando con l ' uomo che l ' accompagnava . Il bruno sembrò esaminarla di un lungo sguardo dalla piuma del suo cappellino , che scherzava coi ricci dei suoi magnifici capelli cadenti sin quasi sulle sopracciglia , alla punta del suo piccolo piede , chiuso in stivaletti di seta nera , che allora , forse per la più squisita civetteria , l ' ampia guarnizione della veste lasciava scoperto sino al basso di una gamba sottile e ben modellata . « Sì , molto bella ! » , diss ' egli , come rispondendo a se stesso . E , malgrado che tentasse immergersi di nuovo nei pensieri che lo tenevano sì preoccupato un momento innanzi , due o tre volte alzò gli occhi a fissare la veste , che ancora strisciava lontana sulla sabbia del viale . Alla porta ella montò nella carrozza che l ' aspettava , e partì . « Ella non dev ' essere siciliana » ; ripigliò il bruno , che si chiamava Piero . « Chi te lo dice ? » « Tutto : il suo genere d ' eleganza , la sua andatura ... il modo stesso con cui accolse la tua esclamazione . » « L ' ha udito dunque ! » , mormorò il biondo , arrossendo come un collegiale . « Raimondo , amico mio , sarai sempre un ragazzetto su questo argomento . Credi dunque che quando una bella donna ti passa dinanzi badi ad ascoltare le sciocchezze che le sussurra un imbecille qualunque sotto il naso ? » « Ma quest ' imbecille può anche essere un amante ... e allora ... » « E allora ragion dippiù per ascoltare ciò che si dice di lei , quale impressione desta passando , per poi fare un presente all ' innamorato delle tue osservazioni ( se sono favorevoli però , bada ! ) sotto il pretesto di riderne ; presente che deve rendere innamorato quel povero allocco per dieci gradi dippiù . » Raimondo rise dell ' osservazione ; e ambedue proseguirono a passeggiare in silenzio . All ' ingresso del giardino si separarono , colla tacita promessa , data nella più tacita stretta di mano , di rivedersi l ' indomani . Noi cercheremo di delineare questi due personaggi , dei quali uno è destinato ad avere la maggior parte negli avvenimenti che verranno in seguito . Pietro Brusio , l ' uno dei due ( ricorriamo al pseudonimo per questo come per quasi tutti i nostri personaggi , viventi ancora la maggior parte e molto conosciuti ) è , come abbiamo accennato , un giovanotto alto ; di circa 25 anni ; alquanto magro , ciò che non impedisce che abbia delle belle forme , le quali sarebbero più eleganti , se avesse il segreto , come l ' hanno molti , di saperle fare spiccare ; ha i capelli assai radi , di un castagno molto più chiaro di quello dei suoi pizzi e dei baffi ; pelle bruna ; occhi piccoli e vivissimi ; labbra alquanto grosse e sensuali ; narici larghe e dilatantisi sempre più alla minima aspirazione del suo carattere impetuoso ; piedi e mani piccolissime , in rapporto alla sua statura . Nell ' assieme figura energica e maschia , che può avere anche i suoi riflessi di bellezza , messa sul suo piedistallo , nella sua giusta luce , al suo posto insomma . È un giovane quale se ne incontrano molti in Sicilia : sangue arabo in vene andaluse : orgoglioso come un Cid egli non dissumula menomamente le sue pretensioni di superiorità , che nulla sembra autorizzare nel suo esteriore . Vivo ed impetuoso come tutti i meridionali , egli scenderebbe sino alla lotta di piazza pel minimo sguardo un po ' dubbio che s ' incrociasse col suo . Natura generosa del resto , elevata , con molte aspirazioni al superiore , troppo nobile forse per trovarsi in contatto colla società del giorno senza risentirne gli urti , egli passa colla maggior facilità dall ' estrema confidenza nella sua stella , nel suo avvenire ( poiché egli avea dato due o tre drammi al teatro di Siracusa , dei quali si era parlato il giorno dopo soltanto , o non si era parlato affatto ) allo scoraggiamento massimo , alla disillusione più completa di tutti quei sogni rosati , che pur riempiono un gran vuoto , rispondono ad un gran bisogno di quell ' età in cui il cuore e l ' immaginazione vivono anch ' essi la loro vita . Il compagno che gli passeggiava allato è molto più piccolo ; biondo , piuttosto grasso ; uno di quei caratteri che non servono sovente ad altro che a far spiccare una individualità superiore a cui si accompagnano , di cui sentono e subiscono l ' influenza come un satellite . Raimondo , il biondo , ha però il merito di essere come il compimento del carattere infiammabile , sovente del soverchio , del suo amico . Egli non ha la superiorità d ' ingegno di lui , ma molta maturità di giudizio , ciò che lo fa ragionare calmo ed assennato , ed impedisce a Pietro di commettere mille pazzie , poiché Raimondo ha la voce dolce ed insinuante ed il carattere conciliativo ; sembra infine che l ' ardente carattere dell ' amico suo subisca a sua volta l ' influenza della pacata indole di lui . Entrambi appartengono a due buone famiglie di Siracusa . Raimondo è già laureato in medicina da quasi un anno , e Pietro studia legge per studiare qualche cosa che non gli renda soltanto strette di mano dei comici , che per altro si misuravano dal numero dei rinfreschi offerti e mai rifiutati , e qualche applauso , assai freddo , della platea , che avea il valore di un biglietto gratis . Abbiamo insistito , forse di soverchio , su questi dettagli fisici e morali , d ' uso per alcuni , per noi resi indispensabili dalla necessità , che abbiamo peculiare , di far sentire , diremmo , i caratteri che presentiamo prima di agitarli nelle scene di un racconto intimo . Scopriamo sin dal principio il meccanismo , per non attirarci la taccia , poscia , di aver fatto agire delle marionette , da chi non ne vedesse il filo motore ch ' è il cuore . Cinque giorni dopo , all ' ora solita , noi incontriamo i due amici , che passeggiano , colla stessa sbadataggine , sotto gli alberi del Rinazzo ; l ' uno , il biondo , chiacchierando quasi sempre solo ; il suo compagno col capo basso e le mani dietro le reni . « Mio caro » , diceva il biondo , guardando l ' amico negli occhi in aria di malizia , « risponderai almeno questa volta a quella piccina ? » « Io ? » , rispose bruscamente Pietro , come destandosi di soprassalto , « e perché fare ? » « Bella risposta ! che pure non avrebbe avuto l ' opportunità di venir fuori oggi , se tu l ' avessi data a te stesso il giorno , o piuttosto la sera , che ti venne in mente di accalappiare colle tue commedie quella poveretta . » « Credo che tu abbi ragione in quanto alla risposta ; e che tu dica una bestialità , ciò che fai spessissimo , in quanto a quello che mi vai cantando di accalappiamenti e di poverette ... » «Pietro...» « Lasciami tranquillo , ti dico ! ... Ci credi sul serio dunque che a quest ' ora Maddalena , la piccina , come la chiami , pianga e si disperi perché non le scrivo più , perché la sera , onde aspettarla sotto il verone , non rischio più di farmi gettare delle immondezze sul capo da qualche serva maligna , che finga di non vedermi , e perché non do più lo spettacolo ai vicini , che si mettono ad origliare dietro le imposte , di quelle freddure che si ricantano sempre sullo stesso tuono : buona sera ; come stai ? mi ami sempre ? non quanto me ... ecc . ecc . , poiché le varianti sono pochissime ? ! In fede mia che ne ho abbastanza di tali amori da quindici anni ! ! ... Se mi avesse permesso di salire un momento sulle scale ... pazienza !...» « Sì , pazienza per altri otto giorni ! La sarebbe finita come tutte le altre ... Eppure ti assicuro che se tu l ' avessi veduta piangere come io l ' ho veduta ; se ella ti avesse abbracciato i ginocchi come li ha abbracciati a me , per indurti ad andarla a vedere , a scriverle almeno ... se tu avessi udito le parole ch ' ella mi diceva !...» « Parola d ' onore ! » , esclamò sghignazzando Pietro , « che tu ne sei innamorato cotto . Va , Raimondo , amico mio , tu farai il tuo cammino , coi tuoi ventidue anni , i tuoi capelli biondi , e il tuo volto fresco e roseo . » Il biondo prese quegli scherzi come li prendeva sempre , dalla parte che lasciano ad un uomo di spirito , ch ' è quella di riderne pel primo , e riprese : « Se così fosse , confessa che mi saresti molto obbligato di averti sbarazzato di una noia , senza i ritornelli soliti di traditore , Iddio è giusto , ecc . » . Pietro ne rise esso pure , e strinse con effusione la mano del suo amico . « Sentimi , caro Raimondo » ; diss ' egli alquanto gravemente ; « io non son di quelli che dicono : fo così perché così fanno gli altri . Mi sento troppo superiore a questi altri per seguirne l ' esempio . A diciott ' anni è permesso credere ancora all ' amore , alla fedeltà , alla donna tipo eroina , come impastocchiano gli sfa [ c ] cendati nei romanzi ... A ventiquattro ( è desolante quello che dico , ma non è men vero ) si è scettici come lo scetticismo , quando cento volte si sono ascoltate le più appassionate proteste , fatte colle lagrime agli occhi , dalla donna che ha in saccoccia la lettera del rivale ... » « È curiosa ! » , interruppe Raimondo . « Che cosa ? » « Come ti hanno guastato i romanzi di Sue ; tu , accanito avversario dell ' esagerazione della scuola francese , e che ora mi copii sì bravamente l ' uomo stufo a ventun ' anni , lo Scipione del Martino il Trovatello ... » « Non copio io ! » , disse Pietro quasi con asprezza ; « ti dico soltanto quello che penso . Ti dico anche che darei qualche cosa del mio avvenire per possedere ancora le illusioni sì care de ' miei diciassette anni ... Tu conosci la mia vita , Raimondo ! ... Ti ricordi di una giovanetta che amai alla follia ... Che fece quella giovanetta , per la quale avevo pianto , ... ne ho vergogna anche a pensarci ... pianto dinanzi a te ... come un fanciullo ... come un vile ? ! ... Ella m ' ingannò per un mercante ; poi per un nobile , per un uomo ammogliato ... E questa donna , che avea dato appuntamento per la sera al suo amico , che ascoltava tremando le ore che segnava l ' orologio del salotto , poiché temeva ch ' io m ' incontrassi con lui , abbracciava i miei ginocchi , come ieri Maddalena abbracciava i tuoi ; mi supplicava colle lagrime più ardenti , colle carezze più tenere , cogli accenti più deliranti di non lasciarla sì tosto , di non lasciarla in collera , poiché s ' era accorta ch ' io avevo sospetto di quello che dovevo vedere mezz ' ora più tardi ... Dopo amai una maritata ; credei che una signora che rischia di romperla colla società , e colla sua felicità istessa , dovesse molto sentire , quest ' affetto , al quale sacrifica il suo decoro , la pace domestica , e , presso di noi , fors ' anche la vita ... Quindici giorni dopo , a caso , in una festa da ballo , seppi , da uno di quegli amici che s ' incontrano dappertutto , che da tre giorni egli era in relazione con quella signora ... e le espressioni appassionate di lei , ch ' egli mi citò , erano le stesse di quelle che aveva impiegato per farmi credere al suo amore ... In seguito amai una fanciulla ... pura siccome un angiolo , come direbbe il signor Germont nella Traviata ; ella aveva tutto ciò che può far credere alla purità del cuore : distinzione d ' educazione , coltura d ' ingegno , bontà di sentimenti ... Io l ' amai come un pazzo , quella fanciulla dal viso pallido e dagli occhi cerulei ... Scesi persino alle puerilità del collegiale , ... passare sotto i suoi veroni , seguitarla al passeggio e in chiesa ... Quella giovanetta rispose finalmente alle mie lettere , mi promise amore e fedeltà , nell ' istesso tenore , suppongo , in cui l ' aveva promesso sei mesi prima ad un giovane che sposò alcune settimane appresso ... E dopo questo , dopo innumerevoli esempî , che ogni giorno cadono sott ' occhio , credi che si possa più aver fede nell ' amore propriamente detto , in quest ' amore chiesto e giurato spesso col rituale alla mano , senza passare almeno per uno scolaro di primo anno ? » « Ti rispondo colle tuo parole : Credo che abbi ragione almeno per metà ; ma confessa che per l ' altra tu esageri un pochino , lasciandoti trasportare , al solito , dalla tua immaginazione . » « Può essere anche questo » ; rispose sorridendo il giovane ; « del resto colla Maddalena l ' ho rotta tranquillamente o diplomaticamente , come vuoi meglio . Infine vuoi una parabola per convincerti ? » « Fuori la parabola ! » « Ecco ! » , e Pietro trasse dal suo portasigari , che avea trasformato anche in portafogli e portamonete , un bigliettino in carta profumata ed involto in una sopracoperta piccolissima color rosa ; colla stessa flemma ne prese un sigaro ed un fiammifero . Acceso il foglietto , cominciò ad accendere tranquillamente il sigaro . Raimondo ebbe il tempo di leggere le ultime frasi assai tenere del bigliettino , scritto con quel carattere minuto ed uguale che sembra particolare alle signorine distinte , firmato in basso colle sole iniziali . « Hai veduto ? » , gli domandò Pietro trionfante , buffandogli in faccia il fumo azzurrognolo del sigaro . « Ho guardato ma non ho visto , come il cieco della Bibbia . » « È semplicissimo : vi è un detto celebre : Fumo di gloria non val fumo di pipa : ciò che in parentesi dimostrerebbe che le mie più belle produzioni - erba non valgono il fumo delizioso di questo regalia ; io ne faccio un altro : Amor di donna , e d ' uomo , se si vuole , non dura più di cenere di carta , o biglietto amoroso ... o sigaro regalia . Spero di farmi nome almeno coi proverbi ... giacché non l ' ho potuto con opere di maggior lena ... Ma guarda laggiù , imbecille !...» « Che c ' è ? » « Cospetto ! ... la signora che incontrammo l ' altra volta alla Villa ! » « È vero . » « Che donna ... Perdio !...» « Non è poi quella maraviglia che mi vai cantando ... » « Non ho parlato di maraviglie . Ti dico semplicemente che a Catania , e in tutta Sicilia anche , son poche le donne che sappiano recare così bene il loro perdessus reine - blanche , e che sappiano appoggiarsi con tanta grazia al braccio di quel briccone in guanti paglia e pincenez che ha la fortuna di premere quel polsino contro le sue costole . » Essi passarono quasi rasente a quella donna , che questa volta non li vide o fece le viste di non vederli , e che sorrideva del suo riso incantevole al suo cavaliere , mentre gli parlava . « Hai udito che bella voce ! » , esclamò Pietro , premendo il braccio del suo compagno ; « all ' accento mi parve torinese ... Io adoro tutto il Piemonte in questo momento ... » « Eppure veduta dappresso non è bella ... » « È adorabile , se non è bella ! Essa non ha la bellezza regolare , compassata , che direi statuaria , e che non invidio ai modelli dei pittori ; ma ha occhio che affascina , e sorriso che seduce carezzando , quando questo fascino ci può fare atterrire coi suoi brividi troppo potenti . Questa donna alta e sottile , di cui le forme voluttuosamente eleganti sembrano ondeggiare lente e indecise sotto la scelta toletta che le riproduce con tutta l ' attrattiva vaporosa delle mezze tinte , ha tutte le perfezioni per poter coprire ed anche far ammirare come pregi altre imperfezioni ; questa donna che ha bisogno di tutta la delicatezza e la bellezza di contorno del suo collo da inglese per non far troppo spiccare la piccolezza della sua testa da bambina ; di tutta la flessibilità della sua vita per far dimenticare l ' estrema sottigliezza del suo corpo ; di tutta l ' abbagliante bianchezza dei suoi denti per fare una bellezza della sua bocca alquanto grande , con cui ella sorride sì dolce che sarebbe a desiderarsi di vederla sempre sorridere ; che si serve di tutte le ombre , di tutti i riflessi più lucidi , più belli , più azzurrognoli dei suoi magnifici capelli neri per nascondere che la sua fronte è alquanto larga ed alta del soverchio ; di tutta la limpidità dello sguardo dei suoi occhi , infine , per farne ammirare la pupilla di un riflesso molto chiaro ; questa donna mi colpisce mille volte dippiù coll ' effetto direi strano , sorprendente , poiché rubato a Dio , della sua beltà ... Io non potrei giammai esprimerti l ' effetto che mi fa questa bellezza , che non è tale che quasi per un miracolo , poiché non ha nulla per esserlo , ed in cui tutto sembra formare un assieme di grazia e d ' incanto ; questa bellezza che ha bisogno di tutte le risorse della toletta , di tutte le seduzioni dei modi e dell ' accento , di tutto l ' incanto dello sguardo e del sorriso , per circondarsi di questo vapore trasparente ... illusorio , lo confesso , che la fa bella però , che la fa adorabile , poiché sembra non farla vedere che in nube , attraverso l ' incenso e l ' orpello ; questa bellezza che vuol essere tale a dispetto della natura che l ' avea fatta comune ; questa figura plastica che non ha di bello che gli elementi , direi , per divenir tale , e lo spirito creatore che fa nascere tutte le grazie di cui si circonda ; che si mette allo specchio donna per sortirne silfide ... maga ... sirena ... » « To ... to ... to ! ... Pietro , amico mio , ne saresti innamorato ?...» « Io ! » , rispose il giovane scrollando le spalle , come cadendo dalla sua esaltazione , « sei pazzo ! » « Eppure tutti i pregi di costei non valgono un solo di Maddalena . Venti ancor più belle di lei non farebbero un angioletto così bello e perfetto qual è la piccina , come mi piace chiamarla ; che pure hai abbandonato senza un pensiero . » Pietro fissò uno sguardo sull ' amico , poi un altro sulla signora ch ' era già molto lontano , e rispose semplicemente , abbassando il capo : « Maddalena non sa neanche annodarsi il nastro del cappellino come colei » . « È graziosa ! » , esclamò Raimondo . « Dunque ameresti dippiù una donna che avesse bisogno , per essere amata , d ' impiegare prima due ore allo specchio ? » « Sì , lo confesso ... Chiamala anche civetteria , o ciò che vuoi ; nella donna che dovrei amare io vorrei tutte queste cure minute , tutte queste precauzioni delicate , tutte le perfezioni dello spirito e le squisitezze dell ' educazione , tutti questi dettagli dell ' assieme , insomma , che servirebbero a formarmi l ' aureola della donna che dovrei avvicinare colla riverenza e il delirio dei sensi , che tal prestigio dovrebbe recarmi , poiché la riverenza del cuore io non l ' ho più . Io amo nella donna i velluti , i veli , i diamanti , il profumo , la mezza luce , il lusso ... tutto ciò che brilla ed affascina , tutto ciò che seduce e addormenta ... tutto ciò che può farmi credere , per mezzo dei sensi , che questo fiore delicato , del cui odore m ' inebbrio , che mi trastullo fra le mani , non nasconde un verme ; che quest ' essere non è , come il mio , debole e creta ... E allora io l ' amerei ... un giorno , un ' ora , ma l ' amerei ... Quanto alle altre donne , le amerò allorché scoprirò un cuore nella donna . » Pietro , dopo questa scappata , rimase muto alcuni altri secondi , aspirando voluttuosamente , colle narici dilatate , il fumo del sigaro , come se attraverso quella nube cenerognola volesse discernere le forme indecise del tipo che avea ornato di tale incanto nella sua immaginazione . Poscia , come arrossendo del suo trasporto , si mise a ridere fragorosamente , esclamando : « Che ne dici della mia tirata , Pilade ? » . « Non è cosa nuova in te . Dimentichi troppo spesso che sei scritto sul ruolo degli studenti di terzo anno in legge , per trasportarti ai tempi in cui impiastricciavi carta . » « Hai ragione ; bisogna dimenticare quei tempi ... » , disse il giovane con una forzata allegria , che pure avea una leggiera tinta d ' amarezza . « Destino ! ecco la gran parola che gli uomini non sanno proferire più spesso , ma nella quale io son credente come un maomettano ... Io , povero sciocco , che m ' ero fitto in capo di salire le scale del Campidoglio , e raccogliervi una corona qualunque ... eccomi destinato probabilmente a logorare quelle dei tribunali , e di corone non si parla più ... fossero anche di cavoli . Se gli uomini sapessero far valere questa parola quanto essa lo merita , l ' incolpabilità delle azioni umane rimarrebbe sugli scritti dei penalisti : ecco che , almeno una volta , parlo da saggio ... » « Ed anche il merito delle azioni umane , in tal caso ... E tu sei superstizioso in quest ' idea ? » « Al fanatismo ! » « Ma se tu fossi destinato ad amare quella donna , che non hai veduto che due volte , in passando ?...» Pietro cominciò dallo scrollare le spalle , al [ suo ] solito ; indi rimase alcuni minuti in silenzio , e disse tristamente , come se quell ' idea gli facesse pena o paura : « Chi lo sa !?...» . II Venti giorni sono scorsi da quello in cui incontrammo i due amici al Rinazzo . Siamo nei lunghi giorni del giugno . Pietro studia assiduamente da mattina a sera le sue tesi , poiché si approssimano gli esami ; ed esce assai di rado . La sera di un giovedì Raimondo venne a trovarlo nel suo stanzino da studio , nella casa che abitava insieme a sua madre e alle sue due sorelle , in via Vittoria . « Che vuoi ? » , domandò Pietro bruscamente , celando , al suo solito , la viva amicizia che nutriva pel suo compagno sotto quell ' apparenza di ruvidità . « Vengo per condurti meco al passeggio . » « Ne ho forse il tempo ? Sai bene che gli esami sono vicini , e non ho ore da sprecare andando a spasso ; sai pure che col professore Crisafulli non c ' è da scherzare . » La signora Brusio , ch ' era entrata con Raimondo nello stanzino di suo figlio , e si era appoggiata , con quell ' atteggiamento ineffabile d ' amore delle madri , alla spalliera della sua seggiola , unì le sue istanze a quelle di Raimondo per indurre suo figlio a prendere un po ' d ' aria . « Stassera c ' è musica alla Marina » , disse Raimondo . « Va pure , figlio mio » ; disse la madre , « da quasi venti giorni tu non esci più , e ciò ti farà ammalare invece di farti proseguire i tuoi studî . Prendi qualche ora di riposo ; ne hai bisogno . » Pietro amava sua madre d ' immenso affetto . Pel suo carattere impetuoso ed insofferente quella dolce voce di donna , quella mano pallida e affilata che carezzava i suoi capelli , erano irresistibili . « Giacché siete congiurati , e volete così !...», diss ' egli sorridendo , « aspettami cinque minuti , Raimondo ; il tempo di vestirmi . » E passò nella sua camera . « Fatelo divertire , signor Angiolini » ; disse al giovane medico la signora Brusio , « ha tanto bisogno di distrazione il mio povero Pietro ! È tanto tempo che non fa altro che studiare ! ... e mi sembra che sia divenuto più pallido ... Mi atterisce l ' idea che abbia ad ammalare ! » « Non pensi a queste cose , signora » ; interruppe Raimondo ; « Pietro è forte come un toro , e quest ' eccesso di lavoro non può durare che altri otto o dieci giorni . Terminati gli esami abbiamo stabilito di andare a passare una settimana alla campagna . » « Grazie , grazie , Raimondo ! » , disse la madre , stringendo la mano del giovane , « voi siete il degno amico del mio Pietro ... Ve lo raccomando ! ... Siamo tre donne che non abbiamo più che lui ... » Vestito che fu Pietro i due amici andarono alla Marina . I viali erano affollatissimi ; la musica eseguiva le più appassionate melodie di Bellini e di Verdi ; un bel lume di luna si mischiava alle vivide fiammelle dei lampioncini , sospesi in festoni agli alberi , che illuminavano i viali . Era una di quelle sere incantate che si passano su queste spiaggie del Mediterraneo , in cui lo specchio terso ed immenso del mare , che riflette tremolante il raggio dolce e pacato della luna , sembra servire di cornice al quadro allegro , vivace , animato , che formicola colle sue mille seduzioni sotto gli alberi . Pietro si sentì come allargare il cuore e fu grato all ' amico di quella piacevole sensazione ; essi passeggiavano per uno dei viali più appartati . « Non m ' inganno ! » , esclamò Pietro tutt ' a un tratto , come di soprassalto , stringendo vivamente il braccio dell ' amico contro il suo ; « è lei ! ... là ! ... in mezzo a quei due uomini ! » In fondo al viale quasi deserto , perché troppo lontano dalla musica , spiccava infatti , e per la solitudine del luogo , e per una certa originalità elegante di abbigliamento e di andatura , la signora che aveva recato tale impressione in Pietro Brusio . Vestiva un semplicissimo abito di tarlatane a quadretti bianchi e bleu , tessuto di una freschezza e leggerezza quasi vaporosa ; uno scialle nero , fermato sul petto da uno spillone d ' oro ; ed un cappellino grigio ornato cerise . Nulla però varrebbe a riprodurre l ' eleganza suprema , la molle e quasi ingenua civetteria , con la quale ella rialzava la veste sino a metà della sottoveste ricchissima e si appoggiava al braccio di un uomo di quasi 30 anni , assai bruno , con volto ombrato da una folta barba nera , che avrebbe fatto invidia ad un guastatore , e vestito con ricercatezza alquanto leccata . Dall ' altro lato era accompagnata da un signore di mezza età , alto , quasi biondo , freddo , e che parlava con una bella pronunzia toscana . I due giovani , passeggiando , s ' incrociarono con essi che venivano loro di contro . Questa volta uno sguardo della signora , incerto , quasi negligente , si fissò indolentemente , ma a lungo negli occhi ardenti di Pietro che la divoravano . Due o tre volte ancora i due amici l ' incontrarono di faccia ; e ciascuna volta quello sguardo limpido , chiaro , noncurante , si fissò sul giovane che la guardava a lungo ; e ciascuna volta il cuore di Pietro batteva stranamente in modo più forte ; e le sue guancie pallide e brune si facevano ancor più pallide ; e il suo occhio sfavillava più ardente ; ed egli affrettavasi , trascinava quasi il suo compagno per giungere a quest ' attimo in cui quella silfide dovea passargli dinanzi , in cui quella veste doveva sfiorarlo , in cui quegli occhi dalla pupilla trasparente dovevano fissarsi sui suoi , sebbene come non vedendolo . Una o due volte che Brusio non incontrò quello sguardo , fu triste , e quasi dispettoso di se medesimo . Una volta , l ' ultima , in cui gli parve accorgersi che , lui oltrepassato di uno o due passi , ella , parlando all ' uomo a cui dava il braccio , verso di cui si piegava sorridendo con una grazia affascinante , avesse rivolto a metà il viso verso di lui e che un lampo partito da quegli occhi lo cercasse , egli fu ebbro ... felice di una sensazione nuova , strana , che non sapea definire , della quale avea quasi paura , poiché non poteva giustificarla . Ritornando per lo stesso viale la cercò invano cogli occhi da lungi ... Giunse in capo al viale : era deserto ... La cercò per tutta la Marina , come se in quella folla elegante ed animatissima avesse dovuto discernere in mezzo a mille colei al solo riflesso azzurrognolo dei ricci che ombreggiavano la sua fronte fin quasi sulle sopracciglia , al solo movimento della sua piccola testa che sembrava inchinarsi come un giunco sul collo sottile e ben modellato ; era partita ... Che voleva egli ? Che cercava da quella donna , di cui il lusso , il corteggio , l ' adulazione era l ' atmosfera in cui viveva ; che gli uomini più ricchi , più eleganti , più nobili si fermavano ad ammirare , senza che ella mostrasse avvedersene ; che tre o quattro volte l ' avea guardato come si guarda un fanciullo , un albero , un oggetto qualunque che s ' incontri ? ... Nemmeno egli lo sapeva in quel punto ; egli avrebbe arrossito di confessarsi la premura che prendeva per colei che dovea essere sempre un ' estranea per lui . Cinque minuti dopo riprese il braccio di Raimondo , dicendogli : « Andiamo via ! » . « Così presto ? » « Non ti annoi a morte qui stassera ? ... Non c ' è alcuno ! » Raimondo guardò attorno , come trasognato , perché giammai la Marina di Catania avea offerto una riunione più bella ; e domandò ingenuamente : « Sei pazzo ? ... Tu stesso un quarto d ' ora fa mi dicevi esser deliziosa questa serata ... qui ... » . « Sarà vero anche ciò , come è vero che ora mi annoio ... e se vuoi rimanere ti dico addio . » E gli stese la mano come per congedarsi . « Un momento ... ecco ! giunge in quel viale a sinistra Maddalena . Guardala almeno una volta . » « Che m ' importa di Maddalena a me ! ... Guardala tu , se vuoi ... Addio ! » E dopo quella brusca separazione partì di buon passo e si diresse verso la sua abitazione per via Garibaldi . Però giunto alla crocevia della Vittoria sembrò esitare un momento , e proseguì a camminare sin fuori Porta Garibaldi . La notte era magnifica , Pietro sedette sul sedile di pietra circolare che limita la gran piazza . « È strano » , mormorò egli , « come stasera non ho voglia né d ' andare a casa , né di rimettermi alle mie tesi !...» E rimase altri cinque minuti in silenzio , collo sguardo fosco e fisso sui ciottoli del marciapiede . « Andiamo ! » , esclamò quindi levandosi , e come facendosi forza , « devono essere le undici , e mia madre a quest ' ora mi attende . » Guardò il suo orologio e si diresse lentamente verso la sua abitazione . La signora Brusio , coll ' occhio della madre , osservò che il suo Pietro , quella sera , era più pallido e distratto del solito ; e che , invece di rimettersi a studiare , si ritirò , appena giunto , nella sua camera . L ' indomani Raimondo , verso le undici , si disponeva ad uscire , quando Pietro entrò da lui nella camera che occupava all ' Albergo di Francia . « Buon vento ! » , esclamò Raimondo sorpreso da quella visita che non si aspettava più da un mese ; « ci son novità stamattina ? » « Quali novità vuoi mai che ci sieno ? » « Per bacco ! ti credeva sui digesti a quest ' ora ; ed eccoti già a correre per le strade come uno sfaccendato . » « È che lo sono . Avrò sempre il tempo di finire le mie tesi , ed ero una gran bestia a prenderla tanto sul criminale ; infine ne vengono approvati tanti più asini di me ! ... Usciamo . » « Usciamo pure . Hai fatto colazione ? » « Non ci penso ; mi sento in vena di passeggiare . » « Con il caldo che fa non è la miglior cosa . » « Andiamo alla Villa . » « Sia per la Villa . » E i due amici uscirono , tenendosi , al solito , a braccetto . « A proposito della Villa , sai dove abita quella signora piemontese tanto distinta che abbiamo incontrato qualche volta ? » « No ... dove ? » « In quella bella casa sulla stada Etnea : della quale i veroni si vedono dal Laberinto . » « Dici davvero ? ! » , esclamò Brusio animandosi quasi suo malgrado , e fermandosi in mezzo alla strada . «Verissimo.» « E tu l ' hai veduta ? » « Io stesso . » « Proprio lei ?...» « Proprio lei ! ... Ma che diavolo ! ... Ne saresti innamorato ?...» « Mi credi forse pazzo da legare ? » , rispose Pietro con un sorriso che dissimulava appena la contrarietà che gli arrecava quella domanda . « Perché poi ? » « Perché amarla io , sarebbe una disgrazia : amarmi ella , assurdo . » « Mi piace questa modestia da venticinque soldi . » « È modestia che vale amor proprio » ; rispose Pietro piccato , « prendila come vuoi . » « Eppure , vediamo » : insisté Raimondo attaccandosi al braccio del suo amico , « immaginiamoci che per un capriccio , una fantasia , un destino , secondo te , questa donna si innamori di te ; immaginiamoci ch ' ella te lo dica , come lo dicono le donne quando vogliono , facendotelo comprendere , cioè , cogli occhi , col gesto , coll ' atteggiamento ... Ebbene ! allora saresti il Catone del momento ?...» « Impossibile ! » , esclamò il giovane tristamente , come se avesse creduto un momento a quel sogno e si fosse poi accorto ch ' esso era troppo bello e insieme penoso per lui . « Perché ? » « Perché colei è vana , orgogliosa , come lo dimostra il fasto di cui si circonda . Soltanto potrebbe impressionarla la bellezza , l ' eleganza , la nobiltà , la ricchezza , il lusso ... cose tutte che non posseggo . Dunque o costei è maritata , e non amerà giammai un Don Giovanni in ventiquattresimo che si chiama semplicemente Pietro Brusio ; o è mantenuta , e non possederò mai abbastanza per pagare i suoi fiori per un anno ; o è zitella , e non sposerebbe certamente l ' uomo oscuro , comune , che non ha tanto da farla vivere in quel lusso nel quale vive , e che le è necessario , indispensabile per essere quella che è . In tutti questi casi io dovrei dunque essere vile per amarla , o dovrei comprare il suo amore a prezzo di qualche infamia . » « Ben pensato e ben ragionato ! ciò che , in parentesi , ti avviene assai di rado . Vogliamo far colazione al Caffè di Parigi ? » « No ; andiamo al Laberinto . » Raimondo guardò il suo amico di uno sguardo scrutatore e quasi beffardo . « Ti fo riflettere che non ho ancor fatto colazione ; abbi dunque la bontà di concedermi dieci minuti . » I due amici entrarono dai Fratelli Guerrera . Mezz ' ora dopo erano alla Villa . Faceva molto caldo . Il Laberinto era delizioso colle sue ombre profumate di fior d ' arancio . I due sedettero all ' ombra , e quasi contemporaneamente alzarono gli occhi sui veroni della casa , sebbene alquanto distante , che Raimondo avea indicato come l ' abitazione della Piemontese . Le tende di giunco erano abbassate sulle ringhiere , quantunque il sole non vi giungesse ancora , forse per dare alquanto più d ' ombra agli appartamenti ; e dietro una di quelle si vedeva una figura di donna , vestita di bianco , quasi coricata su di una poltroncina con tutto il languente e voluttuoso abbandono di una sultana ; a quella vista il cuore di Pietro batté forte , come la sera innanzi . « È dessa ! » , disse Raimondo , « vedi che non t 'ingannavo!...» Pietro non rispose , tenendo sempre fissi gli occhi sul verone . Ella si toglieva soltanto a lunghi intervalli da quella positura per recarsi agli occhi un binocolo che teneva sui ginocchi e col quale guardava nella strada o verso la Villa ; ed indi , come stanca di quello sforzo , lasciava ricadere mollemente la testa sulla spalliera , e sembrava assorbirsi in quell ' inerzia contemplativa che gli orientali cercano nell ' oppio . Un uomo , seduto accanto a lei su di una seggiola assai bassa , le leggeva qualche cosa di un giornale che teneva fra le mani , e che ella udiva sbadatamente ; e s ' interrompeva di tratto in tratto per prendere una mano di lei , che gliela abbandonava con la stessa languida indifferenza , e che lo ringraziava col suo sorriso seduttore , e col suo sguardo che faceva scorrere un ' onda di voluttà in quell ' uomo , quand ' egli si recava alle labbra la sua mano . Allora solamente la sua leggiadra testolina , coronata da quei ricci magnifici , si volgeva lentamente verso di lui . Qualche volta , con un movimento tutto infantile , quella manina bianca ed affilata si appoggiava alla ringhiera , e sopra vi appoggiava la fronte ; quasi quel bellissimo collo fosse troppo debole per sostenere quella piccola testa . « Con questa donna ci sarebbe da impazzire ! » , esclamò Pietro reprimendo un fremito , dopo averla divorata a lungo dello sguardo . « Credi che sieno marito e moglie ? » , domandò l ' altro . « È il mistero che questa donna sa rendere impenetrabile colle sue mille indefinibili gradazioni di fisonomia , d ' espressione , di gesto , che fanno spesso dimenticare la sirena nella vergine , e viceversa . Se lo sono , è da poco tempo : a meno che costei non senta ancor ella sì a lungo , come deve far sentire a tutti quelli che l 'avvicinano.» Parecchie volte , forse a caso , l ' occhialetto dell ' incognita si rivolse verso il banco di pietra sul quale erano seduti i due amici . « Ti guarda ! » , disse Raimondo sorridendo . « O guarda i passeri che saltellano fra le fronde . Credi sul serio ch ' io ne sia innamorato ? » « Ne parli tanto !...» « Diffida sempre di quegli amori di cui ti si parla a lungo e sì leggermente : è segno certo che si vuol ridere alle tue spalle ... Io l ' amo come un bel personaggio da dramma o da romanzo , come un bel fiore ... come una bella donna prima venuta insomma ... che sa recare con grazia il velo sul cappellino e sollevare con disinvoltura lo strascico della veste ... e nient ' altro ... In fede di che , se vuoi , andiamocene ; sono le due meno dieci minuti » , aggiunse dopo aver consultato l ' orologio . « Sì , è troppo tardi ; siamo qui da più di due ore » , rispose il biondo alzandosi . Egli sorprese lo sguardo del suo amico , che ancora restava fissato sul verone . « Vuoi venire , o no ? » « Un momento ... restiamo altri dieci minuti e partiremo alle due precise ... » « Non amo gli inglesi colla loro metodicità regolata sul quadrante di un orologio ... Hai detto d 'andarcene...» « Hai ragione » ; rispose Brusio ridendo , «partiamo.» Due o tre volte , prima di uscire dal giardino , si volse a guardare il verone , sul quale non poteva più vedere che la tenda abbassata . « Bella donna ! » , ripeteva egli di tempo in tempo , con un entusiasmo ch ' era troppo allegro per non essere affettato , e troppo affettato per non nascondere una preoccupazione : « quanto io t ' amo ! » . III Il dopopranzo , e l ' indomani , e tutti i giorni in seguito , la Villa divenne la passeggiata preferita di Pietro , che vi conduceva il suo amico , il quale protestava sempre e finiva sempre col cedere . Allo stesso verone , quasi ogni volta nella stessa positura e vestita di bianco , essi vedevano la Piemontese , come l ' aveva sopranominata Raimondo , che vi restava da mezzogiorno spesso sino alle 3 e dalle 7 alle 8 . Una sera l ' incontrarono che andava al Caffè di Sicilia , accompagnata dal signore biondo . « Se andassimo al caffè ?...», disse Pietro , come per esservi incoraggiato dal suo amico . Dalla soglia la videro seduta ad un tavolino , al fianco del suo compagno , mentre due ufficiali dei Cavalleggieri Alessandria le prodigavano tutte le delicate attenzioni di chi vuol fare la corte ad una signora . Ella sembrava appena badarvi ; ma rispondeva qualche volta col suo solito sorriso grazioso , che mostrava i suoi bellissimi denti di perle . Il giovane dalla barba nera , che Pietro avea veduto una volta con lei alla Marina , veniva dall ' altra sala del caffè , e fermandosi dinanzi al tavolino dov ' era ella si levò il cappello , aspettando d ' esser salutato . Siccome nessuno gli badava , egli girò con tutta flemma sui talloni ed uscì . Pietro prese il braccio del suo amico , e lo trascinò via , mormorando : « È meglio che non entriamo !...» . « Dove andiamo ? » , domandò qualche minuto dopo , come se cercasse una distrazione . « Dove ti piace . A proposito ... potremmo approffittare dell ' invito dei signori A * * * , che abbiamo per stassera . » « Vi si balla ? » «Sì.» « Andiamo , in tal caso ! M ' immaginerò di ballare colla mia bella Piemontese » ; aggiunse Brusio , forzando le labbra ad un sorriso . Essi furono accolti con festa dall ' allegra brigata che era radunata nel salone . Pietro sedette al pianoforte e suonò un valtzer , che otto o dieci coppie ballarono . « Vi lasciaste molto aspettare , signorini ! » , disse in tuono di scherzevole rimprovero una graziosa giovanetta , figlia del padrone di casa e maritata ad un cugino di Raimondo , appena Pietro andò a raggiungere sul divano il suo amico , ch ' era seduto vicino alla signora . « È che Pietro , qui presente , è innamorato cotto ; e abbiamo fatto la ronda alla bella » ; disse Angiolini ridendo . « Davvero ! ... Non mi sorprende in lei , signorino , questa novità [ Si sa che bel modello !...] E chi sarebbe questa sventurata ?...» « Parola d ' onore , signora , che lo sventurato son io , almeno sta volta » ; rispose Pietro . « Lei ? ! ... È da ridere ! ... E di chi sarebbe innamorato , s ' è lecito ? » « Molto lecito , al contrario ! Giacché non ho il bene di conoscerne neanche il nome ... » « Ed ella conosce lei , almeno ? » «No.» La signora diede in uno scoppio di risa . « E l ' ama , a quanto dice ? » « Come un pazzo ! » « Dove l ' incontra ? » « Qualche volta al passeggio , o alla Marina ... E poi so dove trovarla ... » « Dove ? » « A casa sua ... » « Dunque va in casa ? » « No ; dal verone . » « Ah ! è amore da verone ! » , esclamò la giovane ridendo sempre più come una folle ; « e dove abita questa meraviglia ? » « Al Rinazzo , vicino il Laberinto . » « Nella casa * * * ? » «Precisamente.» « Una giovane alta , sottile , molto elegante ... non tanto bella in verità ? » « Può essere ... ciò è relativo ... » « È forestiera ? » « Forestiera . Credo sia piemontese . » « La conosco . » « Sul serio ? » « So il suo nome , almeno potrò insegnarglielo e non farle fare più la figura dell ' amante della luna . » « Come si chiama ? » « Si chiama Narcisa Valderi . » « Narcisa ! ... bel nome ; si direbbe averlo ricevuto a vent ' anni ! E la conosce molto ? » « Cioè ... non molto . Sono stata in sua casa due o tre volte . » « Mi parli di lei ... a lungo !...» « Ella finge di scherzare , signorino , ma ha lo sguardo troppo acceso per dissimulare che quello che dice lo sente davvero . » « Sì , è vero ! ... Ma se le giuro che l ' adoro , colei !...» « L ' ha veduta da vicino ? » , domandò in tuono quasi derisorio la giovane . «Sì.» « È tutta toletta !...» « Io amo appunto in lei questa toletta , questo lusso , questo apparato brillante e vaporoso in cui la farfalla mi fa dimenticare il bruco . » « Via , via ... vedo bene che scherza ... » « Dica dunque ... » « Ella si alza alle dieci o alle dieci e mezzo ; prende un bagno di cui i profumi costano ciascun giorno otto o nove lire ; e poi si mette allo specchio , ove impiega da un ' ora e mezzo a due ore per l ' abbigliamento della mattina , da due a tre per quello della sera , e da tre a tre e mezzo e spesso sino a quattro per la toletta da ballo o da teatro ... È sorprendente ... miracoloso , come una donna possa star tanto ad appuntarsi gli spilli !...» « Ammirabile ! ... Avanti . » « Dopo la toletta viene la colazione : ella ha l ' affettazione di mangiare pochissimo , ma i suoi cibi costano un occhio del capo , in compenso ; indi si mette al pianoforte , o al verone , sdraiata su di una poltroncina , e vi resta , spesso dormendo , sino all ' ora di pranzo . Suo marito ... » « Un uomo di quasi 38 anni , alto e biondo ? » « Sì , il conte di Prato ; lo conosce ? » « Me l 'immagino.» « Suo marito l ' ama alla follia ; passa i giorni al suo fianco , scherzando coi suoi capelli , e guardandola coll ' occhialetto faccia a faccia . » « Ed ella ?...» « Ella gli sorride ... e chiude gli occhi come se temesse di fargli perdere la testa seguitando a guardarlo com ' ella fa . » « In fede mia ! ... credo che n ' abbia ben ragione !...» « Questi dettagli li ho risaputi da una mia amica che abita dirimpetto alla casa della contessa ... » « En place pour la quadrille ! » , fu gridato . Pietro si alzò e prese il cappello . « Se ne va , così presto ! » « Sì ; devo andare a finire le tesi ... » « O a passare una mezz ' ora sotto le finestre della bella ?...» « Sarebbe agire da stolido , almeno , dopo quanto ella mi ha detto . » Ed il giovane sorrise del suo sorriso che si sforzava di rendere allegro mentre era amaro . Per andare a casa sua prese la strada che a lui parve la più corta , passando cioè dal Rinazzo . Nella casa della contessa non c ' era lume . Pietro si fermò a guardare in silenzio quei veroni oscuri , poscia chinò la testa sul petto con un sospiro , mormorando : « Stassera al teatro si dà un dramma molto in voga ... È al teatro certamente ... ella ... » . Indi , come vergognandosi di questo monologo , scrollò le spalle con dispetto ed affrettò il passo . « Andiamo a teatro stassera ? » , disse a Raimondo l ' indomani appena furono assieme . « Andiamoci , se così ti piace . E le tesi ? » « Dormiranno anche stassera . Avrò sempre il tempo di finirle . » Alla piazza della Cattedrale incontrarono un amico che si fermò a discorrere con loro . « Andrete a teatro stassera ? » , domandò egli . « Perché questa domanda ? » « Perché si darà una bellissima commedia nuova e ci verrà tutta Catania . » « Ci sarò allora ... poiché in tal caso verrà anche la mia bella » ; disse Pietro scherzando . « Ah ! ... Ah ! ... la tua bella di numero ... Non so più a qual numero sii ... buona lana ! » « Sul serio ; sono innamorato come uno stolido . » « E di chi ? » « Di una signora ch ' è una maga ... involta fra i merletti e i velluti ... , della quale so il nome da ieri soltanto . » « La contessa di Prato ? » « La conosci ? » « Per bacco ! Al ritratto che ne fai ... non c ' è altra qui che possa appropriarselo . » « È veritiero però questo ritratto ? » « Perdio ! ... E tu l ' ami , costei ?!...» « Non so quello che farei per una parola di quella donna ... » « Non ci sarebbe bisogno di far tante cose ; basterebbe farti amico con suo marito ... ed anche col suo amante ; ed uno di questi due ti presenterebbe ... il resto verrebbe da sé . » « Amante ! » , esclamò Pietro impallidendo suo malgrado mentre cercava di sorridere ; « ah ! c ' è dunque un amante ? » . « Pel momento però ... bada ! ... A Napoli sembra che sieno stati più d ' uno ; ciò che diede luogo a molti scandali , che finirono con un duello in cui il marito ruppe , con una sciabola , il braccio ad uno dei più indiscreti . » « E ciò non è bastato ? » « Ella fa quello che vuole di quest ' uomo che comanda col gesto del suo dito mignolo ; e che ha il coraggio di andare a battersi in duello mentre non osa fare la minima rimostranza alla moglie . È la storia di molti mariti . » « E quel giovane bruno , dalla barba nera , che l ' accompagna spesso ?...» « È l ' amante di cui ti parlavo . » « Che peccato ! » , esclamò Pietro fatto pensieroso . « Fatti presentare » , insisté Antonino . «Io!...», esclamò , con un accento indefinibile di stupore , Pietro . « Sì ; tu sarai il secondo dei suoi adoratori presenti , senza calcolare gli assenti ... Perdio ! perché ti fai triste ? ... ne saresti innamorato sul serio ?...» « Sei tanto ingenuo da crederlo ? » « Fatti presentare allora . » « Sarebbe inutile . » « Chi lo sa ! » « La mia condizione mi proibisce di averla a prezzo di una viltà , e non ho danari bastanti per mettermi nel numero di questi signori che le fanno la corte ... Del resto sento che non son fatto sul loro stampo ... poiché non saprei amarla in comune , com ' essi fanno ... » « Dimenticala dunque . » « Non ci ho mai pensato che come uno scherzo . » « A rivederci stassera . » «Addio.» Alle nove e mezzo i due inseparabili amici erano alla porta del teatro , in mezzo alla folla dei giovanotti che fumando stavano ad osservare le signore che scendevano dalle carrozze . La recita era cominciata da cinque minuti . I giovanotti erano entrati a prender posto . Raimondo strepitava , tentando di trascinare l ' amico , poiché protestava di non voler perdere la prima scena . L ' ultima carrozza avea deposto l ' ultima signora sul marciapiede , e Brusio non si muoveva ancora . Raimondo finalmente perdé la pazienza e lo lasciò solo per entrare in platea . Poco dopo le dieci si udì il rumore di una carrozza che si avvicinava ; ed il solo orecchio di Pietro poté distinguere che il passo dei cavalli non avea l ' uniforme regolarità di quello dei cavalli signorili . « Una carrozza da nolo ... è la sua ! » , mormorò egli appoggiandosi alla porta . La carrozza si fermò infatti alla prima porta , ov ' egli si trovava , ed un uomo , nel quale Pietro riconobbe il conte , saltò il primo a terra , per dare la mano alla signora che accompagnava . Brusio istintivamente fece un passo in avanti . La contessa appoggiò appena alla mano del signor di Prato la sua mano da ragazzina coperta dal guanto bianco ; mise lentamente il piede , che sembrava appena accennato nel suo stivalettino di raso , sul predellino , e saltò sul marciapiede . Con una perfezione di grazia assai distinta , ella tirò con sé il lungo strascico della sua veste di seta granadine , per impedire che , rialzandosi nello scendere , scoprisse più del basso della sua gamba sottile e ben modellata . Soltanto , non potendo , nel tempo istesso , raccorre il bóurnous che le copriva le spalle , questo , nel momento in cui curvava fuori dello sportello la sua testolina ornata di fiori , le scivolò per le spalle e per gli omeri nudi di un ' abbagliante bianchezza . Quell ' uomo che , solo e fermo sull ' ingresso , dimostrava chiaramente di attendere qualcheduno , mentre tutti erano dentro il teatro , le recò forse sopresa , poiché , passando dinanzi a lui , mentre raccoglieva le pieghe della sua veste perché non lo sfiorassero , ella alzò un momento gli occhi su di lui . Indi , come infastidita da quello sguardo scintillante che s ' incrociava col suo e che sembrava assorbirne tutto il fluido , ella si volse un istante verso il conte , che dava alcuni ordini al cocchiere , prima di salire le scale del corridoio . Vi fu un momento , quando un lembo del leggerissimo tessuto di quella veste strisciò sui suoi abiti , che le gambe di Pietro tremarono . Pochi minuti dopo egli si diresse lentamente verso la platea . Entrando , il riflesso dei cristalli di un occhialetto fisso sulla porta colpì i suoi sguardi . Alzò gli occhi su quel palchetto della prima fila da dove partiva quel raggio , e vide la contessa che abbassava lentamente l ' occhialetto , appoggiandolo , col braccio disteso , sul velluto del parapetto , mentre lo fissava ancora ad occhio nudo , quasi con curiosità : aveva voluto conoscere certamente , per una bizzarrìa da donna elegante , quest ' uomo che aspettava sull ' ingresso , tre quarti d ' ora dopo alzata la tela . Pietro cercò il suo posto e sedette quasi dirimpetto alla loggia della contessa . La commedia fu applauditissima ; ma Pietro non applaudì giammai , poiché soltanto alcuni squarci attrassero la sua attenzione ; e in quegli squarci , quando il suo cuore provava potentemente quello che aveva sentito l ' autore , egli rivolgevasi , senza accorgersene anche , verso il palchetto di Narcisa , e cercava negli occhi di lei l ' eco di quello che egli provava nel suo cuore . La contessa voltava le spalle alla scena ; e solo di tratto in tratto , in quei momenti che avevano il potere di strappare Pietro alle sue frequenti preoccupazioni , ella volgeva i suoi limpidi occhi verso gli attori . Del resto ella discorreva qualche volta con i numerosi visitatori che occupavano successivamente le seggiole del suo palchetto ; e pochissime volte si servì dell ' occhialetto per esaminare le tolette delle signore . Giammai però l ' abbassò verso la platea . Nel suo sguardo , nel suo gesto , nella sua attitudine , fin nel modo in cui parlava e sorrideva qualche volta con quei signori che le tenevano compagnia , c ' era un ' indefinibile espressione di stanchezza e di noia , che si traduceva in sfumature molli , in pose voluttuosamente accidiose . L ' occhialetto di Pietro stava quasi sempre fissato su quella loggia . Due o tre volte , ella , sorpresa di quella molesta assiduità , volse gli occhi verso quel binocolo che aveva l ' indiscretezza di guardarla sì a lungo dalla platea . Una volta infine alzò lentamente il suo , e bruscamente , senza quelle transazioni che sono assai comuni in teatro per mascherare il vero scopo , ella lo fissò di contro a quello del giovane che si abbassò subito . Ella rimase alcuni secondi in quella positura ; indi lasciò quasi cadere sul parapetto il binocolo , e fece un leggiero movimento di spalle d ' impazienza . Prima che terminasse la recita Brusio lasciò il suo posto e si recò sul corridoio . Il suo occhio era acceso e brillante ; le sue gote , abitualmente pallide , si coloravano di un rossigno febbrile . Pochi minuti dopo , prima ancora che il sipario fosse abbassato , udì aprire la porta di un palchetto sul corridoio , e dei passi che si avvicinavano , mischiandosi al fruscio di una veste . La contessa gli passò dinanzi , questa volta allegra e ridente , al braccio di uno di coloro ch ' erano stati nel suo palchetto . Pietro in quel momento avrebbe dato dieci anni della sua vita per uno sguardo di quella donna . Le sue vesti lo toccarono senza che ella mostrasse di avvedersi di lui . Solo il conte si volse a fissarlo con occhio assai cupo e sospettoso . Il giovane scese le scale quasi insieme a lei ; la vide montare in carrozza col conte , dopo aver dato la mano agli altri , e partire . Egli rimase immobile sul limitare . « Non vai a casa ? » , gli disse alle spalle la voce di Raimondo . « Sì ... ti aspettavo per dirti addio ... » « A domani , non è vero ? » « Non lo so ... Avrò forse da studiare tutto il giorno ... » E s ' incamminò lentamente per la Marina . A due ore del mattino Raimondo si disponeva tranquillamente ad andare a letto , quando fu bussato con furia alla sua porta . « Chi può esser a quest ' ora ? » , disse fra sé il giovane sorpreso andando ad aprire . « Son io , Raimondo ... son io ! Aprite , di grazia ! » , udì la voce della signora Brusio , quasi delirante dietro la porta . « Che c ' è , signora ? ... Dio mio ! ... ella mi spaventa ! » , esclamò il giovane introducendo la madre del suo amico nella sua camera . « Pietro ! ... Dov ' è Pietro ? Dov ' è mio figlio , signor Angiolini ? » , disse la povera madre colle lagrime agli occhi . « Pietro non è in casa ? » , domandò Raimondo vieppiù sorpreso . « Son due ore del mattino e mio figlio non si è ancora ritirato ... Ho mandato il domestico a cercarlo al teatro , e ritornò dicendo che il teatro era chiuso da un pezzo , ma che sulla porta era avvenuta una rissa fra alcuni giovanotti ; che vi erano stati dei feriti e degli arrestati ... Mio Dio ! ... gli sarà accaduta qualche disgrazia ! ... Dove lo lasciaste voi ?...» « Ci separammo all ' ingresso del teatro , e mi disse che andava subito a casa ... Ma io non so nulla di risse ... » « Dio ! ... Dio mio !...», singhiozzò la madre torcendosi le braccia , « come farò , Dio mio , come farò ! ... Son sola , signor Angiolini , son sola ! ... Mio figlio ! ... chi sa cosa n ' è di mio figlio ! ... Aiutatemi ; corriamo all ' ufficio di Questura a prendere informazioni ... » « Non si disperi , signora ; spero ricondurle Pietro al più presto , senza alcun accidente . Abbia la bontà di aspettarmi qui . » Raimondo , indossato in fretta un abito , prese il cappello ed uscì . Dando campo ad un sospetto che gli era balenato in mente mentre la signora Brusio si disperava per l ' inusitata e straordinaria tardanza del figlio suo , e per la notizia che il domestico le avea rapportato , egli si diresse per la strada Stesicorea ed indi per quella Etnea , verso la casa ove abitava la contessa di Prato . Giungendo sotto i veroni , sul marciapiede di faccia , gli sembrò di vedere qualche cosa di nero immobile sul lastrico . Si avvicinò esitante e lo chiamò per nome a bassa voce . « Che vuoi ? » , rispose una voce rauca e ancora tremante , come se inghiottisse delle lagrime , che Raimondo avrebbe stentato a riconoscere , nel suo accento duro e quasi cupo , se gli fosse stato meno famigliare . Si appressò ancora , e vide il suo amico seduto sullo scaglione del marciapiede , coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani . « Tu qui ! ... a quest ' ora ! » , esclamò Raimondo . « Che vuoi , ti dico ? ! » , replicò con maggiore asprezza Pietro . « Non son forse più padrone di fare quello che mi piace ?!...» Raimondo capì che quello non era il momento di parlare al suo amico ; e sospirando tristemente , poiché allora soltanto scoperse lo spaventoso abisso del precipizio su cui egli si cullava , sedette silenzioso al suo fianco . Pietro rimase muto , come non avvedendosene , cogli occhi di una sorprendente lucidità , fissi sul lume che brillava dietro le tende di seta del verone . Qualche volta , a lunghi intervalli , egli trasaliva , ed una gocciola , come di sudore , che partiva dall ' orbita , luccicava un momento solcando le sue guance . Ad un tratto egli afferrò con violenza il braccio di Raimondo ! « Guarda ! ... guarda anche tu ! » , diss ' egli con la voce stridente ed interrotta del delirante o del pazzo . E si alzò , come se avesse voluto elevarsi sino al verone per meglio osservare . « Io non vedo niente » , mormorò Raimondo che si fregava gli occhi inutilmente . Pietro , senza rispondergli , gli porse la busta del suo occhialetto che trasse dalla saccoccia del soprabito . « Guarda , ti dico ! ... c ' è da diventar pazzo ! » Coll ' aiuto dell ' occhialetto Raimondo vide la contessa , presso le tende del verone , di cui le invetriate erano aperte , sdraiata , nella sua favorita posizione languida e voluttuosa , su di una poltrona , ancora colla veste del teatro , coi capelli ancora intrecciati di fiori ; ed un uomo , il conte , ritto dietro la spalliera della poltrona , che si chinava verso di lei , e le divideva coi baci i ricci da sulla fronte . Ella gli sorrideva del suo riso da sirena ; e di quando in quando , allorché il conte rimaneva come stordito nel fascino di quelle seduzioni mirabili di voluttà , ella gli prendeva le mani colle sue manine affilate e bianchissime , e se ne lisciava la fronte , e le nascondeva fra il setoso volume dei suoi capelli , e se le posava sugli occhi e sulle labbra , ma lentamente , con quel suo abbandono ch ' era irresistibile , come se avesse voluto dare il tempo a tutte le emanazioni inebbrianti che scaturivano dai suoi pori di penetrare in lui sino al midollo delle ossa . Raimondo , quasi spaventato , pel suo amico , da quella vista , fu scosso dai singhiozzi di lui che prorompevano soffocati come singulti ; e , riponendo tristamente nell ' astuccio l ' occhialetto , disse col tuono di chi prende una risoluzione : « Via , Pietro , è tempo di partire ! Tua madre ti attende a casa mia ! » . « Mia madre !...», esclamò il giovane con un sussulto che dimostrava come quella corda vibrasse ancora potentemente nel suo cuore , mentre tutte le altre erano allentate e sconvolte . « Sì , tua madre , spaventata dalla tua estraordinaria tardanza , che ti cerca da me come una pazza . » « È tanto tardi dunque ? » , domandò egli come parlando in sogno . « Son le tre fra poco . » « Non credevo fosse sì tardi ... Hai ragione , andiamo via ... bisogna essere uomini ! » Poscia si fermò in mezzo alla strada , quasi non avesse avuto la forza di staccarsi da quel punto . « Ben dicesti : bisogna essere uomini e non fanciulli ! » , replicò Raimondo , dando al suo accento la possibile espressione e trascinandolo in qualche modo per forza , mentre Pietro si lasciava condurre a capo chino come un ragazzo . IV Quando entrarono nell ' Albergo di Francia , dove li aspettava la signora Brusio , questa corse ad abbracciare suo figlio con tutta l ' effusione di un cuore di madre ; ma rimase senza osarlo , colle braccia aperte , dinanzi allo sguardo fosco e alla fisonomia cupa ed irritata del figlio suo . « Credevo » , disse questi aspramente , « di non essere più all ' età di uno scolaretto che si manda a cercare se ha fatto tardi nel ritornare da scuola ... » La madre fu dolorosamente colpita da quelle parole , le sole che avesse udite in tal modo da quel figlio che l ' idolatrava . L ' istinto materno fu atterrito dallo stato di quel giovanetto che in un ' ora avea potuto dimenticare siffattamente il culto che nutriva della madre , e risponderle in tal guisa . « Andiamo , figlio mio , le tue sorelle ci aspettano ... » , diss ' ella tristamente , ma evitando di inasprirlo ; « grazie , signor Angiolini !...» S ' incamminarono verso casa ; e la madre osservò sospirando che il figliuolo non le offriva il braccio , e camminava cupo , ed anche indispettito al suo fianco . Sulla scala corsero ad incontrarli le due sorelline ancora pallide e singhiozzanti , che gridavano : « Mamma ! mamma ! ... L ' hai trovato ? ... È qui il nostro Pietro ?!...» . Le loro festanti esclamazioni furono interrotte dalla voce dura del fratello . « Per l ' avvenire » , esclamò questi , cercando di dare la possibile moderazione alla sua voce tremante d ' irritazione , « spero che le mie tardanze non daranno più luogo a simili scene da teatro ... che mi costringerebbero a cercare altrove la pace e la libertà di cui ho bisogno ... che son deciso ad avere ... Datemi la doppia chiave della porta , onde non dia più occasione ad attendermi domani , e facciamola finita !...» E senza neanche prendere il lume , si chiuse nella sua camera , sbattendone l ' uscio con impeto . « Povero figlio mio ! » , singhiozzò la desolata madre , abbracciando piangente le sue figlie : « ecco le prime lagrime che mi fai versare ! » . Pietro passeggiò per la camera alcuni minuti , agitato e smanioso ; poscia si fece al verone . La calma serena di quella notte d ' estate , il fresco venticciuolo che gli asciugava il sudore sulla fronte lo calmarono alquanto ; egli pensò alle lagrime di sua madre ed odiò se stesso come giammai aveva odiato . « Son vile ! ... sì , son vile !...», esclamò strappandosi i capelli . « Oh ! la testa ... Dio mio !...» Aprì l ' uscio della sua camera senza far rumore , e camminando leggero leggero andò ad origliare dietro la bussola della camera di sua madre , onde vedere se dormiva . La signora Brusio era ancora in piedi quando suo figlio aveva aperto l ' uscio , ascoltando ansiosamente il più lieve rumore ch ' egli facesse , e che potesse farle indovinare lo stato del cuore di lui ; appena udì che si avvicinava capì , con l ' istinto materno , che suo figlio pentito veniva a vedere se ella dormisse ; e l ' istinto materno le suggerì anche che l ' unico perdono che egli poteva desiderare nel suo pentimento era che sua madre riposasse . Ella si gettò sul letto , e finse di dormire . Pietro ascoltò , dietro il paravento , il respiro alquanto accentuato di sua madre ; credette che dormisse davvero , e non poté frenare le lagrime che gli scorrevano ardenti sulle guance : lagrime di pentimento , di rabbia contro se stesso , di terrore dell ' avvenire ( che allora soltanto intravedeva ) per ciò che provava . « Povera madre ! » , esclamò singhiozzando ; « povera madre mia ! » . E la madre udì quei singhiozzi , e soffocò i suoi fra i guanciali . Pietro si ritirò in punta di piedi , com ' era venuto ; e si rimise al verone . Colla fronte fra le mani , ed i gomiti appoggiati alla ringhiera , egli si assopì in quel vortice luminoso e turbolento che il cuore e l ' imaginazione gli creavano , e dove vedeva un ' ombra , dove una figura , ora vestita di bianco , ora quale l ' avea veduta poche ore innanzi ... carezzantesi la fronte ed i capelli con le mani di quell ' uomo ... Quando , abbarbagliato da una luce vivissima , egli alzò gli occhi , si avvide con sorpresa che il primo raggio di sole facea scintillare i vetri . « Diggià ! » , mormorò egli : « il giorno vien presto al presente !...» . Sua madre , entrando la mattina nella camera di lui , osservò con dolore che il letto era intatto , come era stato acconciato la sera innanzi . « Madre mia ! » , le disse il giovane prendendole una mano , in tuono di pentimento del passato ma risoluto ad ottenere quello che domandava , « ti chiedo perdono di quello che ho detto e fatto ieri ... Ma ti prego di lasciarmi per l ' avvenire alquanto più di libertà , che l ' età mia ora richiede ... » . « Fa come vuoi , figlio mio ... » , rispose la madre abbracciandolo . « Io non temo che tu ne possa abusare , poiché sei figlio di un uomo onesto e manterrai onorato il nome che ti diede . In quanto a me ... » , e la povera donna sospirava tentando di sorridere , « in quanto a me cercherò di vincere le mie sciocche paure ... » « Grazie , grazie , buona madre !...», esclamò Pietro facendo uno sforzo per non bagnare di lagrime quella mano che baciava . Però ogni sera quella madre , che numerava coi battiti del suo cuore i minuti che suo figlio tardava a venire , aspettava , sino alle due , e spesso sino alle tre , che il noto passo le annunziasse da lungi , nel silenzio della strada , ch ' era lui che veniva ; e piangeva sovente , quando , invece di mettersi a letto , lo udiva passeggiare per la camera , o farsi al verone ; e l ' indomani , dopo avere interrogato sospirando il letto , spesso colle lenzuola ancora rimboccate , cercava negli occhi smarriti del figlio e nei suoi lineamenti pallidi e sbattuti la risposta ai vaghi timori che l ' agitavano . Pietro , che ogni mattina pel passato soleva informarsi della salute di sua madre , non s ' accorgeva nemmeno del pallore di lei e della sua cera malaticcia . Raimondo non lo vedeva quasi più . Brusio passava i giorni al Laberinto , la sera seguendo la donna che gli aveva ispirato questa folle passione o cercando d ' incontrarla al passeggio , ( dove lo sguardo di lei qualche volta lo fissava con quel raggio pacato e snervante della sua pupilla cerulea , ciò che faceva delirare il povero giovane , e gli faceva seguire , coll ' occhio ardente e le membra convulse , quella veste fluttuante che armonizzavasi sì mirabilmente ai movimenti pieni di seduzione del corpo da fata ) o al teatro dove la vedeva splendere di tutto il prestigio del suo lusso , profumata da quel vapore inebbriante che recano la bellezza , la giovinezza , la ricchezza ; facendo scintillare la luce del suo sguardo insieme al riflesso dei suoi diamanti ; armonizzando la bianchezza vellutata e purissima della sua pelle alla bianchezza pallida delle perle che le cingevano il collo bellissimo ; spesso allegra e ridente cogli uomini più eleganti e più alla moda , appartenenti alla migliore società , che si contendevano un posto nel suo palchetto ; spesso a metà nascosta nell ' angolo più oscuro della loggia , colla testolina ricciuta e coronata di fiori e di gemme rovesciata all ' indietro sulla parete , con quell ' attitudine abbandonata cui ella sapeva dare tutto quanto vi ha d ' attraente nella mollezza , d ' irresistibile nel languore ; e vi stava ad occhi chiusi , come dormendo ed assorbendo con maggior squisitezza di voluttà le armonie della musica che avevano il potere di commuoverla dippiù . Egli passava la notte sotto i veroni di lei , coll ' occhio fisso su quel lume che rischiarava la sua stanza ; aspirando , con terribile voluttà di passione ( ch ' era tanto potente da sembrare angoscia qualche volta ) di gelosia , ed anche di dolore , tutti i rumori più insensibili del suo passo , del fruscio della sua veste , tutte le emanazioni della donna amata , i minimi suoni del suo pianoforte e della sua voce , che spesso parlava al conte di quelle parole , cui rispondeva , come un ' eco , un singhiozzo dalla strada . Egli sapeva l ' ora del suo levarsi , della sua toletta , del suo pranzo , della sua passeggiata ; conosceva il modo d ' ondeggiare delle tende quando ella vi stava dietro , il rumore delle carrucole della poltroncina che la sua mano indolente tirava a sé . Era un martirio spaventevole che s ' imponeva senza saperlo ; che l ' attraeva però col fascino del precipizio ; che alimentava il parossismo febbrile , il quale divorava le sue forze e la sua vita , colle sue triste gioie , coi suoi acri godimenti , coi suoi sogni febbricitanti . Alcune volte , ritirandosi ella dopo la mezzanotte , a piedi , accompagnata [ dal conte e ] da due o tre giovanotti eleganti che la corteggiavano , si era rivolta verso quell ' uomo , seduto sul marciapiede , che si sarebbe scambiato con un mucchio di cenci ; ed il conte avea rallentato il passo per meglio osservarlo . Quando ella si ritirava in carrozza , Pietro osservava , qualche volta , al riverbero dei lampioni della carrozza , che ella , mentre scendeva dal montatoio , si volgeva con curiosità verso l ' angolo ove sapeva di dover trovare quello strano personaggio che la prima volta avea supposto un mendico ; e che il conte si fermava innanzi al portone qualche minuto per guardarlo . Una notte , negli ultimi di settembre , verso le due del mattino , Pietro aspettava da un pezzo la contessa che era andata alla serata del prefetto . Il rumore di una carrozza , che si avvicinava al gran trotto , si fece udire da molto lontano per le strade deserte , e poco dopo il legno passò dinanzi al nostro protagonista fermo al suo solito posto . Narcisa ne scese più lentamente del solito , e scomparve quasi subito insieme al conte . La carrozza ripartì . Pietro udì il passo leggero di lei che saliva le scale , accompagnato dal passo più pesante dell ' uomo che la seguiva ; udì la porta che si apriva a riceverli e si rinchiuse poco dopo ; vide che nel salotto ove abitualmente dimorava la contessa , venivano accresciuti i lumi . Poco dopo la dolce voce di Narcisa , col suo accento molle ed armonioso d ' indefinibile espressione , fece battere fortemente il cuore del povero giovane . « Mio Dio ! ... che buio ! ... Ma dormono tutti in questa casa stassera !...» Indi alcuni suoni , tratti così a caso dal pianoforte , quasi le dita cercassero le note di una fantastica melodia , che si stancarono presto a riprodurre e che diede luogo al terzetto finale d ' Ernani , anch ' esso poco dopo interrotto , colla stessa capricciosa volubilità , per un valtzer allora in gran voga : Il Bacio , di Arditi . Però sembrava che un ' attitudine estraordinaria facesse , in chi suonava , supplire a tutte le lievi imperfezioni di esecuzione , che venivano dalle difficoltà che incontrava , con una espressione molto rara , che traeva degli impeti e dei fremiti di delirio festevole dalle note del valtzer e faceva piangere con quelle del melodramma . Giammai a Pietro parve di avere udito armonia come quella che le mani della donna adorata creavano sui tasti d ' avorio , nel silenzio profondo di quella notte , profumata dal vicino Laberinto e rischiarata dalla luna . Tutt ' a un tratto anche il valtzer fu interrotto , ed il giovane udì i passi di lei che si avvicinava al verone , e vide la sua ombra che intercettava il lume che ne rischiarava il vano . Ella si appoggiò all ' inferriata del verone , colla testa fra le mani , perdendo il suo sguardo nell ' orizzonte . La luna , allora nel suo più alto emisfero , la circondava quasi in un trasparente vapore . Un ' altra ombra si avanzò e le si mise al fianco . « Perdio ! » , disse una voce secca ed orgogliosa , con accento toscano , che Pietro riconobbe per quella del conte , « non mi leverò mai d ' addosso quest ' accidente ! » Brusio sentì che quelle parole erano al suo indirizzo , e il sangue gli montò al viso . « Che dite ? » , rispose la fresca voce della contessa , sebbene parlasse pianissimo . « Parlo di quell ' importuno che sta a farci la spia da mane a sera ; che non ci lascia un ' ora di pace ... e che credo , in fede mia , sia pazzo di voi ... » La contessa alzò le spalle con un moto sprezzante d ' indifferenza ; indi mormorò sbadatamente , colla sua voce più bella e più calma , e colla più completa noncuranza , lasciando il verone : « E che ci ho da fare io se quest ' uomo e pazzo ?...» . Pietro si alzò , lento , come se le gambe gli si piegassero sotto , sentendo agghiacciarglisi il sudore sulla fronte , coi denti sbattenti di convulsione . Di giorno il conte sarebbe rimasto atterrito dal pallore e dall ' alterazione dei lineamenti di lui , e dal sinistro splendore dei suoi occhi ardenti . Egli rimase un momento immobile , annichilato , come se quella bellissima voce di donna avesse di un sol colpo reciso i muscoli più vitali del suo cuore . Il solo rumore che si udiva era quello dei suoi denti che battevano gli uni contro gli altri . « Questa donna ha ragione ! » , mormorò egli quindi colla voce rauca , stentando a proferire le parole : « io son pazzo ! ... son pazzo ! ... Sono stato vile anche !...» . E partì lentamente , quasi strascinandosi . Non avea fatto dieci passi che udì le note allegre e cristalline del valtzer che risuonavano di nuovo . Si fermò in mezzo alla strada , a guardare un ' ultima volta , con un ' ineffabile espressione di disperata amarezza , quel lume che splendeva chiarissimo in quella stanza riboccante d ' armonia ; si levò il cappello , con un moto istintivo , lento , quasi solenne , esclamando , cogli occhi umidi di lagrime infuocate : « Addio , signora ! ... Addio ! » . Camminò tentoni , barcollando com un ubbriaco , fino a quando stramazzò , privo di forze , singhiozzante , su di un sedile di marmo sotto gli alberi del Rinazzo . « Oh ! questo valtzer ! questo valtzer ! » , gridò egli smaniante , come se quelle note gli percuotessero sul cervello , « Dio ! ... mi pare di diventar matto davvero ... Ah ! ... ma non ha dunque nemmeno un pensiero per l ' uomo ch ' è pazzo per lei , questa donna ?!!...» E partì correndo , come un delirante , fuggendo quei suoni , che sembravano inseguirlo nel silenzio della contrada . Si aggirò quasi tutta la notte per le vie più solitarie e deserte della città ; spesso correndo e singhiozzando disperatamente , spesso lasciandosi cadere a terra , sul canto di una via , quando l ' eccitazione febbrile che l ' agitava gli toglieva le forze che gli aveva dato nel suo parossismo . Non tenteremo di dare un ' idea di quelle lagrime roventi che lasciavano solchi sul suo volto livido ed impastato di polvere e di sudore . La tempesta violenta che mugghiava in quel petto gli faceva emettere voci tronche , gemiti che si articolavano come parole , ma in mezzo ai quali risuonava sempre un grido , or come un singhiozzo , or come un ' invocazione disperata : « Narcisa ! ... Narcisa !...» . E quando le sue arterie battevano in modo da rompersi , egli si afferrava la testa fra le mani , e tornava a correre come un pazzo , fin quando la stanchezza fisica lo istupidiva alla lotta terribile delle sue passioni . Cominciava ad albeggiare ; quell ' incerto crepuscolo gli ferì gli occhi come un riverbero infuocato ; quella vita che si risvegliava nella grande città con tutti i suoi rumori , quella luce che crescendo gli sembrava rischiarasse tutta l ' immensità della sua disperazione , gli parvero odiose ... a lui che cercava il nulla , che non avea pensato al suicidio perché odiava troppo ancora per essere stanco della vita . Aprì la porta di strada di casa sua colla doppia chiave che recava sempre addosso ; si chiuse nella sua camera , così al buio ; e si buttò sul letto , vestito com ' era , lasciando cadere soltanto in un angolo il suo cappello : era annichilato . La stanchezza fisica e la morale l ' avevano vinta fors ' anche sulla sua disperazione ; o almeno , in quel punto , gliela avevano resa meno sensibile . Egli si addormentò poco dopo di un sonno agitato , febbrile ed interrotto . Sua madre , che all ' alba avea lasciato il letto , dopo una notte passata fra le lagrime , e stava nel salotto che precedeva la camera di lui , onde vedere se almeno fosse rientrato , udì a lungo gemiti , singhiozzi , rantoli soffocati , che si mischiavano alla respirazione affannosa e stentata del dormente , e che conturbavano e straziavano il suo cuore . Questa donna , coll ' orecchio fissato sulla toppa dell ' uscio , stette quasi un giorno intiero ascoltando con angosciosa ansietà tutti i minimi rumori di lui e cercando d ' indovinarli . Finalmente , verso le sette di sera , l ' udì levarsi e passeggiare per la camera . Ella ebbe timore , sì , la madre che comprendeva come qualche cosa di terribile passasse nell ' animo del figlio , e lo allontanasse dalle sue consolazioni e fin dalle sue lagrime , la madre ebbe timore che questo figlio adorato , buono un tempo ed affettuoso , che ella non riconosceva più ora allo sguardo fosco e al carattere aspro e violento , non commettesse qualche scena brutale se si fosse accorto di essere stato spiato . Pietro passeggiò un pezzo per la camera , strascinandosi o camminando a salti , a seconda delle istantanee trasformazioni che subiva il corso delle sue idee ; odiando quel filo di luce che trapelava dalle commessure delle imposte e che gli provava che la luce illuminava ancora ; odiando i rumori della strada che gli annunziavano che tutto non era morto o almeno in lutto come il suo cuore ; odiando fin anche il pensiero di esser vicino alla sua famiglia , quella famiglia che avea formato il suo culto e per la quale avrebbe dato altra volta tutto il suo sangue . Poi sedette presso il tavolino , colla testa fra le mani ; e vi stette a lungo ; coll ' occhio arido , lucido , di una straordinaria fissità . Una febbre ardente faceva vibrare con forza le sue pulsazioni ; allorché sentì battere sì violentemente le sue arterie ch ' egli ne udiva quasi il sordo rumore con colpi spessi percossi sul cervello ; allorché sentì sulle palme quel fuoco che ardeva la sua fronte ; allorché , più che mai , intravide dei lucidi bagliori attraversargli la pupilla con un solco luminoso , che nell ' animo tracciava una striscia infuocata fra la tempesta delle sue passioni , dubitò un momento che fosse pazzo davvero . Egli ebbe paura di quest ' idea ... paura di non esser più padrone di sé , della sua vita , nel momento che sentiva averne maggior bisogno , per inebbriarsi di tutta la terribile voluttà di quel dolore che l ' attaccava alla vita istessa ; ebbe paura di abbandonare questa , come in trastullo , agli uomini : egli si fece alcune domande che erano strazianti nella loro calma forzata ; si propose ragionamenti posati che tradivano ancora la convulsione dello sforzo che erano costati , dominando l ' uragano che tempestavagli in cuore con volontà disperata di calma , per convincersi che non era pazzo ... poiché egli avea paura d ' esserlo ... poiché egli odiava ferocemente ... Udì suonare nove ore all ' orologio della stanza contingua . « Vediamo ! » , mormorò egli alzandosi , « a quest ' ora dev ' essere buio ... Ho tutta la mia ragione ancora ! ... Che vale disperarsi per colei ? ... quali diritti ne ho io ? Siamo uomini , perdio ! ... come dice Raimondo ... Ma chi dice questo spesso è segno che teme di non esserlo abbastanza ... Non è vero che son pazzo ! ... Non voglio essere pazzo io ! ... Ebbene ! ... io voglio esser uomo ! ... sì ... ho la testa lucida ! ... comprendo che bisogna annegarne la memoria ... annegarla fra il vino ... le donne ... l 'orgia!...» Aprì le imposte , per vedere s ' era notte davvero : era buio affatto ; raccolse il cappello da terra e se lo calcò sul capo senza nemmeno aggiustarsi i capelli arruffati e appiccicati col sudore sulla fronte , ed uscì , quasi fuggendo la madre che udiva camminare nell ' altra stanza . V Gli parve di respirare più liberamente quando l ' aria aperta lo percosse sul volto , rinfrescando il calore delle sue membra ardenti di febbre : quella dolce sensazione gli parve fargli bene . Per la strada Vittoria scese alla Marina . A misura che l ' influenza di quella bella sera s ' insinuava nel suo organismo , egli sentiva però crescere e giganteggiare un fantasma che voleva scacciare con tutte le forze dell ' essere suo ... che l ' atterriva . Sotto il Seminario , vicino Porta Marina , in una bottega , udì i suoni di alcuni strumenti da fiato e da corda che eseguivano una polka , e i passi saltellanti e vigorosi di coloro che ballavano . « Costoro si divertono » ; diss ' egli , « chi sa se anch ' io vi potrei almeno dimenticare !...» Fece alcuni passi per entrare nella bottega di tabacchi che precede l ' ignobile sala da ballo , ma non ebbe la forza di farlo . L ' istinto , l ' abitudine piuttosto , del giovane bene educato non gli permise di mischiarsi senza transazioni a quanto vi avea d ' impuro e d ' abietto in quella gentaglia , operai d ' infima classe , lustrastivali , borsaiuoli , barcaiuoli e femmine di mala vita , che componevano la società di quel ballo . « Oh ! stordirmi ! stordirmi !...», esclamò egli , con un accento quasi doloroso , fermo in mezzo al viale ove avea incontrato Narcisa e questa l ' avea guardato . E partì di buon passo per la strada Stesicorea ; ai Quattro Cantoni entrò alla Villa di Sicilia . Era la capitolazione del giovane di buona famiglia , che non osava ancora penetrare nella taverna per ubbriacarsi e cercava la taverna elegante . Al garzone , che gli domandava cosa ordinasse , rispose di non saperlo , di recare quel che voleva , come per esempio un ' insalata , purché l ' accompagnasse di una bottiglia di marsala . Il cameriere guardò sorpreso quel giovane che beveva una bottiglia di marsala su di un ' insalata . Pietro fu quasi atterrito , quando , riflessa dirimpetto a lui , su di uno specchio , vide una sinistra figura da spettro , col cappello ammaccato , i capelli incollati e cadenti sul volto di un pallore che sembrava terreo , magro in modo da far luccicare straordinariamente il bagliore che la febbre dava ai suoi occhi , i quali sembravano più grandi ; cogli abiti scomposti ; egli stentò un pezzo a riconoscere se stesso , e finalmente un riso amarissimo errò sulle sue labbra violacee . Il cameriere gli recò quanto avea ordinato ; egli cominciò a bere il vino senza toccare l ' insalata . Allorché sentì i polsi battergli più forte , le gote animarsi , i vapori annebbiare la sua testa , ancora vertiginosa , egli si alzò , dopo aver pagato lo scotto , ed uscì . « Ora andiamo al ballo ! » , mormorò con triste sarcasmo ; « forse anch ' ella , a quest ' ora , è alla sua festa !...» E scacciando un ' ultima volta quest ' immagine che , anche fra i fumi del vino , anche nel momento che si stordiva per non vederla e che la fuggiva nello stravizzo , trovava modo d ' inchiodarglisi ferocemente nel cervello , egli corse alla Marina ; esitò ancora un istante prima di mettere il piede su quella soglia , e finalmente entrò nella bottega che precedeva lo stanzone ove si ballava . Fingendo di dover comprare sigari , domandò a colui che stava al banco se l ' entrata al ballo era libera per tutti , pagando ; colui lo squadrò dal capo alle piante , come sorpreso che un giovane il quale indossava abiti piuttosto eleganti venisse a cercare una tal festa ; poi , alzando le spalle con ruvida indifferenza , gli rispose con un cenno del capo affermativo . Brusio , pagati alla porta i pochi centesimi che davano diritto all ' entrata , passò nella sala da ballo . Era , come abbiamo accennato , una stanza assai grande , illuminata da lampade ad olio , con alcune panche disposte in giro alle pareti , su di una delle quali sedevano un contrabbasso , un violino ed un flauto che facevano saltare col movimento della polka una ventina di ballerini e ballerine . La vista del giovane in cappello a cilindro fece impressione certamente , poiché le danze furono sospese , e tutti si volsero a guardare con curiosità il nuovo venuto ; poco dopo incominciò a farsi udire un mormorio di cattivo augurio contro quell ' importuno che veniva a disturbare il loro passatempo . « Egli viene a ridere di noi ... il signorino ! » , esclamò una delle donne , che si appoggiava alla spalla di un uomo atletico , vestito di velluto e di volto assai caratteristico . « Noi non andiamo a mischiarci alle sue smorfiose ... quando essi si divertono !...», gridò un ' altra . « Non vogliamo seccatori qui ! non vogliamo spie ! » , urlò una terza voce . « Ora vado a prendere per le spalle questo piccino e te lo metto fuori » , disse l ' uomo erculeo alla sua donna . E si avanzò , col cipiglio arrogante , verso il Brusio , il quale ancora esitava ad inoltrarsi . « Che vuoi tu ? » , gli disse colla voce dura dell ' imperio che esercitava sui suoi compagni quando gli fu faccia a faccia , covrendolo quasi col suo largo petto e la sua alta statura . « Non ho da dirlo a te , né a nessuno qui ! » , rispose il giovane , irritato , quantunque avvinazzato , da quella brutale famigliarità , guardandolo fisso negli occhi . « Per Cristo ! non hai da dirlo a me ? » , rispose sghignazzando il colosso . « Ma sai che qui sei in casa mia , e che se ti prendo fra l ' indice ed il pollice ti stritolo ?!...» « S ' è casa tua ci resto ! » , disse Pietro coll ' ostinazione dell ' ubriachezza o del puntiglio giovanile ; « in quanto a stritolarmi , provati ! » E incrocicchiò le braccia sul petto , stendendo un passo in avanti e spostandosi solidamente sulle sue gambe snelle ma nervose , come se aspettasse l ' assalto . L ' altro fece ancora un passo , minacciandolo dello sguardo più che del gesto , con la bravata audace e cinica che dà la coscienza della superiorità fisica in tali uomini ; e mormorò , con voce che cominciava ad essere rauca d ' ira , accostandosi sin quasi a toccarlo col petto : « Vattene ! » . « No ! » , rispose Pietro bruscamente . Il gigante stese le braccia per afferrarlo ; le braccia muscolose del giovane lo ributtarono due o tre passi all ' indietro con un vigore che il bravaccio non avrebbe mai supposto in quel corpo magro e svelto ; allora mise un urlo di rabbia : l ' urlo della iena che ha sentito pungersi mentre scherzava ; e afferrata una sedia la slogò di un sol colpo sul pavimento , tornando quindi verso di Brusio con la sbarra pesante e ruvida fra le mani , che brandiva sulla sua testa come una clava . Pietro , dal canto suo , fu lesto ad impadronirsi del bastone di uno dei suonatori , che si erano salvati dietro le panche , e a pararsi il colpo con quello . Allora cominciò un combattimento accanito e feroce fra l ' uomo atletico , che mugghiava come un toro ferito per la rabbia che non poteva sfogare , rabbia accresciuta dalla inopinata resistenza che incontrava e che gli toglieva il prestigio d ' invincibilità nell ' opinione dei suoi compagni , ed il giovane alto , sottile , pallidissimo , colle grosse labbra chiuse e sdegnose , l ' occhio scintillante , la fronte alquanto calva , altiera ed impassibile , su cui si appiccicavano i capelli arruffati e si schiacciava il suo cappello a cilindro . Per fortuna Pietro aveva studiato la scherma del bastone con maggiore attenzione di quanta ne avesse messa ad ascoltare le lezioni del canonico Russo ; fu perciò col massimo piacere degli spettatori , comprese le femmine , che questi assistettero a quel duello singolare fra i due avversarii degni di starsi a fronte l ' un l ' altro ; essi battevano le mani ai bei colpi , e incoraggiavano con acclamazioni i combattenti . Brusio non era più uno straniero per loro , un signorino , ora che maneggiava sì bene il bastone . L ' uomo vestito di velluto avea il braccio e le reni solidi come bronzo , e molta abilità in questa maniera di scherma , ciò che gli faceva menar colpi che calavano giù rombando terribilmente ; il giovane però , se non avea la forza muscolare del suo avversario , lo vinceva nell ' elasticità e sveltezza dei movimenti e nel sangue freddo inalterabile , che in lui era uno strano effetto della collera , con cui aggiustava i suoi colpi e parava quelli che gli venivano . Tutt ' a un tratto una legnata violenta di Brusio spezzò la spada colla quale il bravaccio parava il colpo alla testa , e si vide quest ' ultimo stramazzare a terra colle braccia stese : avea il cranio spaccato . Successe uno straordinario tafferuglio : alcuni gridavano evviva , altri imprecavano e minacciavano Pietro più seriamente al certo di quanto fosse stato minacciato sino allora , poiché nella mezza luce si vedevano luccicare lame di coltelli affilati . « Silenzio , canaglia ! » , si udì gridare una voce la quale avea tutte le gradazioni fra quella dell ' uomo e quella della donna , « questo giovanotto lo proteggo io ! è dei nostri ! ... Ha cuore e pugno ... Egli vuol essere dei nostri , giacché è venuto ; non è vero ? » « No ! no ! Sì ! sì ! » , urlarono alcune voci avvinazzate : « Non vogliamo cappelli ! non vogliamo signorini !...»; « Viva il signorino ! egli ha il pugno di ferro ; egli ha vinto Nicola ! » . Nulla avrebbe potuto sedare quello schiamazzo , e Pietro avrebbe corso fors ' anche il più grave pericolo , minacciato dalla vendetta degli amici del caduto , quantunque difeso anche dal piccol numero dei suoi ammiratori ; un altro combattimento , in più grandi proporzioni , era almeno imminente , se non fosse entrato in quel punto il padrone dello stabilimento ; il quale , impassibile sin ' allora a quanto era avvenuto , dietro il suo banco della prima camera , accorreva dimostrando nel gesto e nella fisonomia l ' importanza della notizia che recava : « I carabinieri ! » , diss ' egli . « I carabinieri ! » fu gridato da ogni parte . E tosto amici e nemici si fusero in un lodevole accordo a nascondere in uno stanzino il mal capitato Nicola , cui , quantunque fosse rinvenuto e mandasse lamentevoli gemiti , nessuno avea badato , a lavare il pavimento lordo di sangue , e a tirare i suonatori da sotto le panche . « La Fasola ! la Fasola ! » , fu gridato da tutti . Venti braccia soffocarono Pietro in un energico amplesso ; e venti voci , anche di quelle che avevano minacciata la sua vita un momento innanzi , gli susurrarono : « Siamo amici , non è vero ? Sei dei nostri ! ... Vuoi essere dei nostri ? » . « Sì , son dei vostri ! ... amici ! tutti amici ! » , rispose Pietro , urlando tanto forte da cercare di soffocare le stesse parole che proferiva ; stendendo le mani alle venti mani nere e callose che gli venivano stese , onde stordire tutto quello che sentiva d ' ignobile , di ributtante , di vile in quell ' accozzaglia alla quale veniva a domandare le sue distrazioni ; ballando anche lui quella ridda infernale sul sangue versato da poco e ancora tiepido ... Egli , a misura che le acri esalazioni di quei cenci e di quei corpi , e l ' esaltazione avvinazzata di quel tripudio cominciarono ad offuscargli il cervello , come il marsala non aveva potuto fare ; egli , che aveva avuto ribrezzo a toccare la mano di quella femmina , spudorata corifea della festa , ch ' era stata la donna di Nicola , cominciò a saltare più furiosamente degli altri , e stringersi più ebbro quell ' abbietta creatura fra le braccia . Due ore dopo mezzanotte egli usciva stordito , briaco da quell ' orgia ; ancora sbalordito dal baccano che avea fatto il suo cuore ; mormorando come per illudersi anche in quel momento : « Oh ! la vita ! ... Questa è la vita ! ... Donne e vino ! ... Viva l ' allegria ! » . Da quel giorno , o piuttosto da quella notte , Pietro Brusio cominciò una vita indegna ed abbietta , di cui egli cercava occupare tutti gli istanti con gli eccessi più sfrenati , per non darsi il tempo neanche di vedere dov ' era caduto . Egli faceva sforzi sovrumani per annegare nel frastuono , nell ' ubbriachezza , quanto sentiva ancora di elevato e di nobile nel suo cuore , che gli rimproverava come un rimorso la vita che menava , e gli faceva pensare spesso , malgrado la sua disperata volontà , malgrado gli eccessi a cui ricorreva , a quella donna fatale di cui malediva la memoria . Spesso fra le orgie più impure , nell ' ubbriachezza più profonda , egli rimaneva in disparte , muto , pallido , coll ' occhio fisso e pensieroso . Spesso , al contrario , stringendosi una di quelle femmine da trivio fra le braccia egli mormorava un nome cogli occhi umidi di lagrime : ciò che rendeva dapprincipio attoniti , e faceva ridere dappoi i suoi compagni di stravizzo . Egli logorava la giovinezza del suo cuore e del suo corpo in questa vita febbrile , divorante , che s ' era imposta ; fuggiva lo sguardo della madre e delle sorelle come se avesse temuto di contaminarle col suo , come se avesse temuto che la muta eloquenza dell ' occhio umido della madre gli facesse sentire tutta l ' infamia dell ' abbiettezza in cui affogava le sue memorie e il suo amore , che provava ancora rigoglioso e potente . Fuggiva gli amici di una volta , che forse avrebbero potuto rimproverarlo col loro freddo contegno ; [ fuggiva sin anche ] Raimondo , cui non si sentiva bastante coraggio di avvicinare . Siamo al Giovedì Grasso . Brusio ha passato più di quattro mesi di questa vita ; è divenuto il corifeo di questa canaglia composta di femmine da trivio e di uomini perduti ; e in quella sera , tutti mascherati in modo poveramente e orribilmente grottesco , vanno al Teatro a farvi pompa del cinismo del vizio , della brutalità della violenza , della petulanza della miseria colpevole ; occupando la galleria , ove mangiano , bevono , contendono ed urlano anche nel tempo della rappresentazione , malgrado la presenza delle numerose Guardie di Pubblica Sicurezza e dei Reali Carabinieri . Dopo la recita aspettano l ' apertura del ballo mascherato per lanciarsi , coi loro costumi sudici , in mezzo alla platea , per mischiarsi a quella società elegante che non sentonsi in diritto d ' avvicinare coi loro cenci , e per farlo ne cercano il coraggio nell ' ebbrezza , nell ' esaltazione e negli eccessi . Brusio , in prima fila fra di essi , sul proscenio , indossando un travestimento tutto suo , composto di cappuccio , casacca e pantaloni di pelle di montone ( vestito che egli avea denominato da orso ) , si occupava metodicamente a dar fiato ad un enorme corno ad ogni scena nuova ; e le rimostranze delle guardie di Questura erano soffocate dagli urli , dai suoni di trombe e di campane e dai fischi della mascherata numerosa che gli faceva codazzo . Poco prima di mezzanotte fu aperto il ballo . Quella folla ululante irruppe come un torrente limaccioso nella sala . I palchetti erano gremiti di elegantissime dame e di signori mascherati con lusso . Poco dopo si aprì l ' uscio di un palchetto di seconda fila ed entrò la contessa di Prato , mascherata da baccante , accompagnata dal marito e da un bel giovanotto biondo , sottotenente negli Usseri di Piacenza , che le tolse dalle spalle la mantelletta Fatma di peluscio . Giammai la signora aveva brillato di tutta la pompa affascinante delle sue seduzioni irresistibili , come quando si avanzò sul parapetto della loggia colle braccia , le spalle ed il petto nudi nel suo abito diafano di velo , col suo sorriso sulle labbra , con quel piccolo grappolo d ' uva e quell ' unica foglia verde a metà nascosti tra i riflessi cenerognoli de ' suoi capelli neri , che vi si inanellavano attorno alla fronte e le cadevano mollemente sul collo . Pietro non alzò nemmeno gli occhi verso i palchetti . Non osava di farlo , di dissipare forse collo spettacolo di quella profusione di eleganze e di bellezze che ornavano le loggie , il denso vapore avvinazzato e fangoso in cui si avvolgeva ; non osava d ' incontrare un viso ch ' egli non voleva vedere per non avere a dubitare un ' altra volta della sua ragione . L ' orchestra suonava un valtzer ; la folla avea incominciato a ballarlo gesticolando e gridando . Tutt ' a un tratto fu veduta una figura umana , imbacuccata in pelli nere che la facevano mostruosa , montare di un salto sul palcoscenico , e gridare colla sua voce più forte , stendendo il braccio con un gesto imperioso verso l ' orchestra : « Abbasso il valtzer ! Non vogliamo valtzer ! Non vogliamo balli aristocratici ... Vogliamo la Fasola !...» . Quella voce che comandava , quel gesto che imponeva fecero fermare i ballerini che danzavano e i professori che suonavano ; e cominciò un immenso frastuono . Dai palchi partirono alcuni fischi acutissimi , tratti certamente con l ' aiuto delle chiavi . Allora quell ' uomo , quel mostro , alzò la testa orribile a vedersi col suo pallore cadaverico sui suoi lineamenti dimagriti , collo scintillare dei suoi occhi infuocati fra i peli che gli cadevano dal cappuccio sulla fronte ; e quello sguardo che fissò su quei cavalieri giovani , ricchi , eleganti ; su quelle mani in guanti bianchi che si sporgevano fuori dei palchi ad imporgli silenzio ; su quelle signore belle , profumate , splendenti di gemme ; su quella folla dorata che faceva il più vivo contrasto con quella brutta , cinica , briaca , cenciosa , che l ' accompagnava , quello sguardo fu d ' odio immenso , indicibile , e anche di feroce vendetta . « Abbasso gli aristocratici ! » , gridò egli , Pietro , il giovane aristocratico per istinto ; « abbasso i guanti bianchi ! Vogliamo la Fasola ! Suonate la Fasola ! » A quelle parole successe un immenso schiamazzo di urli che applaudivano alle sue parole e chiamavano la Fasola , questa danza popolare . I carabinieri , quantunque avessero spiegato la massima energia nel cercare di calmare l ' effervescenza , erano in troppo piccol numero per imporsi a quella folla resa audace dalla sua istessa insolenza ; finalmente si fece venire il picchetto di Guardia Nazionale ch ' era alla porta . In questa una fischiata solenne e generale , partita dai palchi , sembrò sfidare la collera di quella gentaglia irritata : le mani inguantate di bianco non volevano lasciarsi sopraffare dalle mani nere e callose . Nella platea scoppiò un grido generale di rabbia . Alcune signore svennero allo spettacolo di quella folla urlante che levava braccia nere e facce infuocate e furibonde , come ad imprecare , verso i palchetti , e in mezzo alla quale scintillavano alcuni ferri aguzzi . I carabinieri misero le mani sui revolvers , e la Guardia Nazionale entrò nella sala colle baionette in canna . Rinunziamo a descrivere lo stato d ' esasperazione di Brusio a quella sfida imprudente che l ' aveva percosso come uno schiaffo ; egli saltò in mezzo alla folla gridando : « Ora faccio scendere tutta questa canaglia coi guanti a ballare la Fasola con noi ! Vado a prenderveli per le orecchie ! » . E si fece largo in mezzo alla calca . Nessuno , né carabinieri , né Guardia Nazionale badarono a quell ' uomo che usciva , a quella jena assetata di vendetta , che spingeva in avanti il collo anelante come un animale sitibondo . In due salti egli fu sulla scala del second ' ordine , e si avanzò pel corridoio . Tutt ' a un tratto egli si fermò , come percosso dal fulmine , coll ' occhio smarrito , col volto pallido e convulso : si era trovaro faccia a faccia a Narcisa , che partiva dal Teatro , spaventata di quel frastuono . La contessa aveva messo un grido nel vedere quell ' uomo che correva come un pazzo contro di lei , facendo scintillare nel suo pugno la lama larghissima di un coltello a manico ; quella figura informe ed orrenda sotto le pelli che la coprivano , della quale gli occhi soltanto luccicavano come due carbonchi sul volto che sembrava una maschera di cera gialla . Ella si era stretta contro la parete , aggrappandosi al braccio del conte , come per farsene schermo . Pietro aveva avuto uno sguardo , un solo , per lei ; il coltello gli era caduto di mano ; poi era fuggito , correndo a salti , urlando disperatamente , come l ' animale che voleva figurare . « Oh ! questa donna ! questa donna ! ... questo demonio ! » , gridava egli , correndo all ' impazzata pel Molo . Si fermò sull ' ultimo limite di questo , quando non vide più dinanzi a sé che il mare bruno ed immenso , su cui scintillavano le stelle . Fissò uno sguardo ebete , smarrito su quella superficie che si stendeva a perdita di vista , luccicante di riflessi fosforici ; su quelle stelle che splendevano sulla sua testa ... Due o tre volte avanzò il passo verso quell ' abisso che poteva inghiottire la sua vita coi suoi vortici spumeggianti ; e ciascuna volta egli sentì una forza che l ' afferrava e lo tratteneva ... Finalmente cadde accosciato sul suolo umido e spazzato qualche volta dalle onde , prorompendo in lagrime amare , ardenti , ma non più disperate . Egli pianse a lungo : quel pianto , che non aveva potuto versare da circa cinque mesi , forse lo salvò . « Questa donna ha ragione » , mormorò quando fu calmo , come aveva detto allorquando gli era parso che il suo cuore si fosse spezzato : « quali diritti ho io al suo amore , alla sua attenzione , fin ' anche ? ... Io , Pietro Brusio ! ... Ma io voglio averli , questi diritti che Dio m ' ha dato , che in un istante di scoraggiamento io ho sconosciuto , ho ripudiato , ma che sento in me ... Questa donna anderà superba un giorno dell ' amore di Pietro Brusio ! ! » . E rialzando la testa , quasi lieto ed altiero di quel nuovo indirizzo che dava alla sua vita , di quell ' espiazione che s ' imponeva del passato , della speranza che gli brillava negli occhi ridenti , guardò il cielo quasi calmo , quasi giocondo ora . Si alzò , e con passo fermo s ' incamminò verso la sua casa . Egli andò ad abbracciare la madre nel letto , come per darle la lieta notizia , mescolando le sue lagrime a quelle di gioia di lei , che ritrovava il figlio suo ; e dandole la sola spiegazione della metamorfosi che uno sguardo ed un pensiero avevano potuto operare in lui con queste sole parole : « Perdonami , madre mia ! ... perdonami ! » . Due mesi intieri ebbe la forza di non cercare Narcisa , di non vederla . Usciva di rado , la sera ; e sempre in compagnia di sua madre e delle sue sorelle . L ' aveva dimenticata ? No ! Egli aveva tal forza perché viveva per lei , con lei , in lei ; perché tutta la sua vita era ormai Narcisa . Egli lavorava con un entusiasmo quasi accanito , con una lena che soltanto poteva dargli l ' esaltazione in cui si trovava ; e fece passare tutto il suo cuore nell ' opera sua . Due mesi dopo avea finito un dramma che rileggeva cogli occhi brillanti di sorriso ; del quale era contento ; che amava quasi di una parte dell ' amore di cui amava Narcisa ; che amava come un ' emanazione di lei . Quando egli fu soddisfatto dell ' opera sua , di se stesso ; quand ' egli si sentì più vicino a Narcisa , allora la cercò . La sua casa era deserta e le imposte dei veroni chiuse . La cercò inutilmente otto giorni pei passeggi e al Teatro ; ne domandò agli amici : nessuno l ' avea più veduta . Risoluto di trovarla ad ogni costo andò a far visita in casa A * * * e colla signora condusse il discorso sino alla contessa . « A proposito , che n ' è di lei ? » , domandò . « Credevo che lo sapeste , voi suo amante : è partita . » « Partita ! » « Sì , da venti giorni . » « E per dove ? » « Per Napoli . » « Anderò a Napoli ! » , disse a se stesso Brusio . VI Parecchie settimane dopo , in Napoli , ad una delle serate che dava il barone di Monterosso , noi ritroviamo Narcisa , accompagnata dal marito e dal giovanotto ufficiale di cavalleria negli Usseri , che abbiamo incontrato con lei a Catania . Il sottotenente , che apparteneva ad una delle più nobili famiglie del Napoletano , l ' avea presentata ad una signora di mezza età , la quale recava con tutta disinvoltura gli occhiali sul naso , appartenente anch ' essa alla più alta società e che col suo ingegno si è fatto un nome che comincia ad esser celebre anche fuori d ' Italia . Le due donne , l ' una circondata e adulata pel potere dei suoi vezzi , l ' altra pel prestigio del suo nome , sedevano l ' una presso all ' altra su di un canapè , accerchiate da uno stuolo di cortigiani . Il barone di Monterosso venne a complimentare la signora contessa R * * * , e a dire anche due parole d ' occasione a Narcisa . « Avrò la fortuna , signora contessa » , disse , parlando alla donna matura , « di presentarle stasera un uomo , che , ancora giovanissimo , si è aperta diggià la più brillante carriera nella letteratura drammatica . » « L ' autore di Gilberto forse ? » , domandò la signora . « Lo conosce ? » « No ; ne ho udito semplicemente parlare ; è un dramma che ha incontrato moltissimo , a quel che pare ; e di cui i giornali si sono disputati i meriti con quell ' accanimento che dà sempre della rinomanza all ' autore . È napoletano ? » « È siciliano ; si chiama Pietro Brusio . » « Brusio ? ... Non ho mai udito questo nome ... » « Fra otto giorni questo nome sarà pronunziato come quello di Giacometti e di Gherardi del Testa . » « È una celebrità in erba , dunque ? » « Sì , signora contessa : una celebrità che nasce , ma in mezzo ad una splendida aurora . Il suo dramma è stato replicato quattro volte a richiesta , e domani fu desiderato per la quinta ; l ' impresario glielo ha pagato come non si sogliono pagare quasi mai le produzioni letterarie in ltalia , e l ' ha impegnato a scrivere pei Fiorentini con un appuntamento che lo farà vivere da signore . » « Domani andrò ai Fiorentini » , disse la dama , « stasera mi presenti il suo protetto ; lo pregherò di passare da me le sere in cui ricevo . » Il barone s ' inchinò allontanandosi per dar retta ad altri invitati . Narcisa ballò come una silfide e confessò al suo cavaliere di mai essersi divertita come in quella sera . Verso mezzanotte il barone si avvicinò di nuovo al divano ove sedevano Narcisa e la contessa , accompagnato da un giovane alto e bruno , di cui l ' espressione fredda , altiera e quasi severa era appena temperata dal contegno grazioso che gl ' imponeva l ' atto che andava a compiere . « Mi permetta , signora contessa R * * * » , disse il barone con il garbo di un uomo di società , « che abbia l ' onore di presentarle il signor Pietro Brusio , il giovane autore di cui le feci parola . » Pietro s ' inchinò in silenzio , mentre la dama originale l ' esaminava con tutta flemma , attraverso gli occhiali , dal capo alle piante e gli faceva i complimenti d ' uso . Anche Narcisa esaminava il nuovo arrivato con una curiosità che andò a finire nella maggior sorpresa . Ella stentò a riconoscere il giovane incognito che a Catania incontrava ad ogni passo , divorando degli occhi il suo sguardo , e che passava le notti sul marciapiede dirimpetto alla sua casa , in quel giovane che le stava dinanzi con la fronte nobile , quantunque solcata dalle febbrili emozioni della creazione , e dai delirii sublimi del pensiero ; coi lineamenti sbattuti dalle fatiche del lavoro , dalle lotte ardenti dell ' idea , che aveva sentita immensa , colla forma , che spesso non sentiva abbastanza . Egli avea l ' occhio brillante della confidenza che dà la giovinezza e l ' avvenire , quando si affaccia ridente ; il suo vestito irreprensibile sviluppava la forte e maschia eleganza del corpo ; si presentava con tutta la grazia di un abituato alle più aristocratiche riunioni . Ciò che più di ogni cosa servì a farglielo riconoscere , meglio che l ' altiero portamento della fronte , ch ' egli non avea saputo rendere grazioso in quel momento come il sorriso a cui aveva forzato il suo labbro sdegnoso nel presentarsi alla contessa R * * * , fu questo . La contessa gli parlava con la famigliarità che dà la parentela del genio , e gli stringeva la mano . Il cerchio degli ammiratori di lei gli si affollava d ' attorno , e lo guardava con occhio invidioso . Tutt ' a un tratto ella lo vide diventar pallido come un cadavere , e dirizzarsi sulla persona con un movimento macchinale che non seppe padroneggiare ; e ciò fu quando il barone ( ch ' era rimasto al suo fianco frapponendosi fra di lui e Narcisa ) si allontanò . Pietro aveva veduto la contessa di Prato , alla quale il sottotenente dirigeva un complimento ch ' ella non ascoltava . Brusio rimase un momento immobile , senza poter parlare , cogli occhi , che si erano fatti di una sorprendente lucidità , fissi in quelli di lei , mentre una leggiera convulsione faceva tremare sul suo labbro superiore i baffi castagni . La signora R * * * , che gli parlava in quel momento , fu sorpresa di non avere risposta , e lo guardò con curiosità . Pietro staccò quasi con isforzo gli occhi da quelli di Narcisa , che lo fissavano col loro sguardo limpido e chiaro , per volgerli all ' ufficiale , che anch ' esso lo guardava sorpreso , arricciandosi le basette . Egli fu freddo , distratto , impacciato tutto il tempo che rimase a discorrere colla donna celebre . Quando questa gli parlava dello splendido avvenire che la riuscita della sua produzione l ' autorizzava ad aspettarsi , rispose tristamente : « Forse , signora contessa , giammai in tutta la mia vita potrò compiere un lavoro come quello che scrissi in otto giorni , e al quale il pubblico ha avuto la bontà di fare buon viso » . « È solo modestia che le fa dir ciò ? » « No , signora ; forse è presentimento . » « Bisognerebbe , in tal caso , non ammettere questo dramma come parto del suo ingegno , ma piuttosto ... » « Del cuore ? » , interruppe il giovane ; « sì , signora ! » . « Ella ha ragione : in un momento di passione si possono operar miracoli che parrebbero impossibili a tentarsi un minuto dopo . Pel bene del suo avvenire voglio augurarmi che tale non sia il suo Gilberto . » « Chi lo sa ? » E lo sguardo del giovane , che s ' inchinava per allontanarsi , incontrò quello di Narcisa fisso su di lui con un ' espressione che dimostrava più della semplice curiosità . Si ordinavano le coppie per un valtzer ; e l ' ufficiale venne a presentare il suo braccio a Narcisa , che vi abbandonò il suo corpo flessibile , splendida di tutta la sua strana bellezza ; coi capelli , intrecciati di perle , cadenti sulle spalle bianchissime e vellutate ; col bel seno anelante sotto il velo ed il merletto che lo copriva ; col suo sorriso indefinibile sulle labbra , e gli occhi che , senza esser brillanti , avevano un ' onda di voluttà nei loro raggi . Ella si avanzò lentamente , mollemente , come immedesimandosi al corpo dell ' uomo a cui si accompagnava , con un inimitabile movimento del suo collo da cigno , quasi le perle e i fiori che s ' intrecciavano ai suoi capelli , e il volume di questi , fossero troppo pesanti per quella piccola testa ; presentendo nello sguardo sorridente e scintillante tutto quel torrente d ' impetuose voluttà che il valtzer , questo ballo degli innamorati , dovea darle ; come appoggiando tutti i delicati tesori del suo corpo al braccio del suo cavaliere , per trarne quella foga d ' esaltazione che la musica , l ' eccitamento , il contatto del corpo dell ' uomo elegante doveano darle . Nulla varrà a riprodurre , ad accennare soltanto , l ' impressione voluttuosamente affascinante di quel corpo leggiero da silfide , che librava , direi , le ali coll ' espressione del suo sguardo , per abbandonarsi a tutto il trasporto di quel ballo . Le coppie cominciarono a girare ; la musica eseguiva Il Bacio di Arditi . Dopo il primo giro , quando la contessa si fermò , anelante , come cullandosi al braccio del suo splendido cavaliere , sfiorandogli un ' ultima volta il viso coi suoi capelli ; colle guance accese , il petto anelante , gli occhi umidi di languore e di piacere , incontrò un altro sguardo , umido ancor esso di una indicibile espressione d ' angoscia e quasi di cruccio , che brillava su di una fronte alquanto calva e pallida di una spaventosa pallidezza . Ella fissò un lungo sguardo su quello che si fissava su di lei . « Vogliamo ricominciare ? » , le sussurrò all ' orecchio l ' ufficiale , passandole il braccio attorno alla vita da bajadera . « È inutile ... mi sento stanca ... Non ballo più ... » Ella cercò cogli occhi un ' altra volta quello sguardo supplichevole e nello stesso tempo minaccioso : era scomparso . « Oh ! questo Bacio ! questo Bacio ! ... avrò da sentirlo dappertutto !...», mormorava Pietro delirante scendendo le scale . « Domani ai Fiorentini si darà un dramma che ha fatto furore ; a quanto si dice ; avrete la compiacenza di accompagnarmici ? » , domandò Narcisa al marito . Questi s ' inchinò in silenzio . L ' indomani , infatti , alle 9 e mezzo , la contessa , che non si ricordava di essere entrata in teatro a tal ora , era in un palchetto di seconda fila sul proscenio . Il sipario non era ancora alzato e la sala era affollatissima . La contessa recava in mano un magnifico mazzo di viole bianche che posò sul parapetto insieme all ' occhialetto . Il dramma fu recitato in mezzo ad una di quelle ovazioni che sembrano strappate agli spettatori quando l ' autore ha saputo scuotere tutte le corde dei cuori colla sua mano potente : era una di quelle opere spontanee , tutte di un sol getto , che sono belle perché sono vere , che sono inimitabili perché sono semplici e comuni . Narcisa rivide quel giovanetto che passava le notti sotto i suoi veroni ; lo rivide nel protagonista di quel dramma , con tutti i suoi fremiti d ' amore e i suoi disinganni disperati , ella sentì che quel dramma parlava di lei , era scritto per lei , in tutte quelle sfumature di rimembranze che l ' accennavano ad ogni passo ... L ' ufficiale , che avea battuto le mani quando l ' aristocrazia aveva applaudito , osservò con sorpresa che ella rimaneva indifferente alle sue sollecitudini , tutta assorta in quel Gilberto che ad ogni parola destava in lei una reminescenza e le svelava quale amore quasi sopra [ n ] naturale avea saputo destare . Nel mezzo della scena che l ' avea commossa dippiù , ella , coll ' ispirazione improvvisa e adorabile della donna leggiera e capricciosa , s ' era tolto dal dito un magnifico anello di brillanti e l ' avea legato al nastro del mazzetto . Alla fine del second ' atto l ' autore , chiamato fragorosamente dal pubblico , venne sulla scena . Egli non ebbe che uno sguardo , in mezzo al turbine di quegli applausi frenetici , in mezzo all ' agitazione di quella folla che si levava gridando il suo nome , in mezzo all ' inebbriamento di quell ' ovazione quasi delirante : uno sguardo che andò a posarsi su di un palchetto di un proscenio al second ' ordine . Egli vi vide la contessa ... verso della quale si chinava sorridendo il biondo giovanotto dalla brillante divisa di ufficiale degli Usseri . Pietro dimenticò quegli applausi , quelle corone che gli cadevano ai piedi , quei fiori che lo coprivano come in un nembo , quelle acclamazioni al suo nome ; egli non badò più neanche ad un mazzo di viole bianche che gli era caduto ai piedi dal palchetto di Narcisa e che avea raccolto , per fuggire come un delirante , come un uomo che teme d ' impazzire , poiché tutti questi applausi non potevano dargli quello sguardo ch ' era venuto a cercare sino a Napoli , che avea voluto comprare a prezzo delle ispirazioni del suo genio , e che avea visto rivolto sul giovane sottotenente . La folla chiamò invano replicate volte l ' autore . « Che ne dite del dramma ? » , domandò la contessa all ' ufficiale , dopo l ' ultimo atto , approfittando del tempo in cui il conte era uscito per fare ordinare la carrozza dal jo [ c ] key che aspettava sul corridoio . « Molto bello , in verità ; e anche assai applaudito . » « E dell ' autore ? » « Che volete che ne dica ? ... ch ' è un autore come tutti gli altri » , soggiunse colui con il supremo disprezzo degli uomini di spada . « Eppure quest ' uomo è celebre ! » , aggiunse la contessa avvolgendosi nella sua vespertina di cachemire bianco . « Sarà anche questo . » « Sento che amerei quest ' uomo come una pazza ! » , esclamò Narcisa punta dal freddo motteggio del suo vagheggino , colla viva schiettezza del suo carattere mobile ed impetuoso . « Confessate almeno che questa franchezza è odiosa !...», rispose ridendo il sottotenente , poiché non sapeva se dovesse prendere la cosa sul serio , sebbene l ' espressione affatto nuova della contessa gli desse molto a pensare . « Ha però sempre il merito della franchezza ! » , replicò con tutta flemma Narcisa : « Quest ' uomo io l ' amo ... poiché la sua celebrità è opera mia ! ... opera di cui posso andare superba ! ... Partite per la guerra , signore , a farvi uccidere per me o a ritornare generale d ' armata , e allora ... ma allora soltanto ... forse .... io vi amerò come sento che amo in questo momento quell ' uomo ! » . « Signora ! » , esclamò l ' ufficiale coi denti stretti , facendosi pallido . « Non mi accompagnate sino alla mia carrozza ? » , disse senza scomporsi Narcisa , dandogli la busta dell ' occhialetto da recarle , nel momento che suo marito rientrava nel palchetto . Brusio era ritornato a sua casa agitatissimo , e passò la notte senza dormire . Ella ! Narcisa ! avea assistito al suo trionfo , avea palpitato dei suoi sentimenti , gli avea gettato quel mazzetto che avea fatto appassire a furia di baci ! ... Ma ella non era sola ! ... quell ' uomo , quel soldato , sì giovane , sì bello , sì splendido ! che le parlava sì da presso ... che le sorrideva in quel modo ! ... Tutt ' a un tratto le sue dita incontrarono l ' anello che era legato al mazzo ; un dubbio atroce lo fece impallidire : quei fiori , che la donna adorata avea lasciato cadere su di lui , invece di essere l ' espressione della simpatia , non dimostravano piuttosto uno di quei volgari applausi , uno di quegli splendidi regali con cui si paga l ' abilità di un istrione ? ... Quest ' idea lo martellò a lungo ; e l ' indomani , ancora sotto questa impressione , scrisse il seguente biglietto a Narcisa - sarcasmo pungente ed amaro velato dalla forma più delicata : Signora contessa , Ieri ebbi la fortuna di raccogliere un mazzo che le cadde dal palchetto sulla scena . Se , unita ai fiori che lo compongono , non vi avessi trovato una gemma di qualche valore , io l ' avrei forse conservato come un ricordo dippiù della simpatia di cui mi onorarono gli spettatori ; ma nel dubbio d ' ingannarmi sulla destinazione del suo prezioso regalo , poiché tali sogliono essere le ricompense dei commedianti celebri , mi fo un dovere di rimetterlo alle mani dalle quali è partito . La prego , signora , di gradire la testimonianza della mia più distinta considerazione , ecc . Suggellò il biglietto , dopo averlo firmato , aspettando con impazienza l ' ora convenevole per ricapitarlo . Bisogna dire che il giovane , esagerando la sua suscettibilità , scrivendo quella lettera di orgoglioso rimprovero sotto le frasi gentili , cedeva ad una segreta speranza di mettersi in relazione con Narcisa ; e che egli avea adottato quel mezzo come ne avrebbe adottato un altro , se gli si fosse presentato . A mezzogiorno suonò , e disse al domestico che comparve , consegnandogli la lettera ed il mazzo : « V ' informerete dalla servitù del signor barone di Monterosso dell ' abitazione della signora contessa di Prato , e andrete a recarle questa lettera insieme ai fiori e all ' anello , personalmente » , aggiunse in ultimo , accentuando la parola . «Ascoltate....», disse quindi , mentre il servitore stava per uscire , esitando tuttavia a proferire quelle parole che gli pareva svelassero la sua segreta speranza che cercava dissimulare a se stesso : « se vi dicono esserci risposta aspettatela » . Attese con ansietà febbrile i tre quarti d ' ora che il domestico impiegò a ritornare colla risposta . Finalmente l ' udì sulle scale e andò ad incontrarlo nel salotto , dominandosi a pena . Gli venne recato su di un vassoio da lettere un biglietto da visita ; al di sotto del titolo Conte di Prato in litografia , c ' era scritto a mano : prega il sig . Brusio di far trovare alle 8 due suoi amici al Caffè d ' Europa . « Un duello ! » , esclamò Pietro sorpreso di leggere tutt ' altro di quello che sperava : « confesso che me l ' aspettava pochissimo . Quello che non so comprendere è perché il signor conte spinga la permalosità sino a sfidarmi per un mazzo rimandato ... a meno che ... » . Rimase pensieroso alcuni secondi , senza compire la frase , girandosi il biglietto fra le dita . « Non importa » ; disse quindi riscuotendosi ; « quest ' uomo è destinato ; io l ' ucciderò , com ' è vero che mi chiamo Pietro e che quest ' uomo mi ha insultato a Catania ... » Uscendo per prevenire i testimoni passò dal barone di Monterosso e vi trovò un altro suo amico . « V ' incontro a proposito » ; diss ' egli stringendo le due mani che gli venivano stese , « ho un affare col conte di Prato e venivo a pregarvi della vostra assistenza . » E raccontò ai due amici il fatto della mattina che avea causato la sfida del conte . « Le condizioni ? » , domandò il barone . « Vi dò carta bianca ; l ' appuntamento è per stasera , alle otto , al Caffè d ' Europa . Vi prevengo soltanto che non accetterò accomodamenti . » Alle dieci i due padrini vennero a trovarlo al Teatro S . Carlo per riferirgli le condizioni stabilite . « Diavolo ! » , esclamò il barone , « l ' affare sembra più serio che io non mi fossi immaginato . Il conte è furioso , a quanto pare ; ed ha proposto condizioni d ' inferno : trenta passi , dieci passi liberi per ciascheduno . C ' è da divertirsi con due uomini che possono venire a scaricarsi le pistole sul petto a dieci passi ! » « Accetto ! » , esclamò Pietro col suo accento vivo e brusco . « Caspita ! lo sapevamo ; giacché abbiamo accettato per voi ... Quando c ' entra quel demonio di contessa ... » « La contessa ? » « Eh , via ! ... forse che domani andate a cacciarvi una palla in corpo quasi colle pistole appoggiate sullo stomaco per quel povero mazzo che c ' entra quanto un pretesto ? ! ... Il conte è irritatissimo per l ' assiduità che spiegaste nel far la corte a sua moglie , per cui la seguitaste da Catania a Napoli ; e si è servito di questo pretesto per sfidarvi onde evitare il rumore . » « Vi assicuro che non ho ancora l ' onore di essere conosciuto personalmente da quella signora ... » « Il conte però sembra che vi conosca molto bene ... A domani ! » A mezzanotte Brusio rientrando trovò una lettera che il cameriere gli disse aver recato due ore avanti una giovane assai elegante , che erasi annunciata per la cameriera della contessa di Prato . Egli aprì con febbrile impazienza la lettera profumata , della quale il bellissimo carattere inglese era tracciato con mano incerta , e vi lesse : Signore , Il conte l ' ha sfidato . Le condizioni di questo duello sono orribili : due uomini che si battono alla pistola non si battono per una semplice riparazione ; si battono per uccidersi . Questo duello è un delitto . A Napoli si è molto parlato del suo scontro di un mese fa con un giornalista il quale ancora guarda il letto ; si dice ancora che ella è un terribile tiratore ; il conte anche lui possiede questa sciagurata destrezza ... E questi due uomini , che si odiano a morte , andranno , domani , dope essersi abbigliati freddamente , come al solito , dopo di aver fatto attaccare la carrozza , dopo di essersi salutati civilmente , a mettersi a 15 o 20 passi di distanza colle pistole in mano , mirando col triste sangue freddo che deve dare in mano dell ' uno la vita dell ' altro ... Oh ! signore ! ... lo ripeto : questo è delitto ! ... questo è il più spietato assassinio legale ! ... O il conte resta ucciso ed io avrò il rimorso di essere stata causa della sua morte ... o invece ... Signore ... a Catania conobbi un giovane nobile e generoso ... che mostrava d ' amarmi ... Io invoco questa memoria per scongiurare tale disgrazia ... Questo duello non deve aver luogo ! Si ritratti , signore , il conte accetterà le sue più semplici scuse , e le basterà di fare il primo passo perch ' egli le venga incontro a stringerle la mano . Se ha una madre pensi a questa madre , se ha un ' amante pensi all ' amante , signore ... e farà il più nobile sacrifizio che amor proprio d ' uomo possa fare evitando questo duello . Narcisa Valderi Pietro fu tristamente colpito da quella lettera . Egli si aspettava tutt ' altro , egli credeva di trovare affettuose parole di donna amante , e per contro rinvenne la moglie che supplicava il duellista famoso per la vita del marito ; egli non vide , non seppe scorgere tutto ciò che lasciava [ in ] travedere , che accennava anche quella lettera che parlava delle reminiscenze di Catania ... poiché a quelle reminiscenze non si era data più importanza di quanta se ne dà a sentimenti che non si dividono ; avea riletto due o tre volte una parola , quell ' o invece ... che un momento avea fatto la sua speranza , come se avesse cercato interpretare tutto il senso di quei puntini che la seguivano , e trovarvi quello che il suo cuore voleavi vedere ; ma quei puntini potevano anche nascondere , come spesso , il nulla . Se Narcisa gli avesse scritto semplicemente : Pietro , non uccidete mio marito , ritrattatevi : egli non si sarebbe ritrattato , ma non avrebbe neanche fatto il passo che fece , rimandandole la lettera , come una suprema impertinenza . Sorridendo del suo riso amaro , scrisse , in basso della stessa lettera della contessa , queste sole linee , che gli parve la completassero , e ne fossero la degna risposta , mormorando fra i denti stretti dal sarcasmo : « Ah ! costei ha paura che io le uccida il marito ! ... costei si rivolge al giovane di Catania , e ne accenna la memoria , come si farebbe di un balocco ad un fanciullo ; per ottenere il suo intento ! ... Ma non sa questa donna quali lagrime stillino ancora queste memorie ?!...» . Le due linee dicevano : « Se amassi una donna , come io e nessuno può amare - e questa donna mi chiedesse una viltà - io la negherei a questa donna . - Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo » . Sì , egli l ' amava tanto , colei , malgrado tutto quello che aveva sofferto per lei , e forse a causa di ciò , malgrado i torti che si figurava aver ella verso di lui , da farle il sacrifizio della vita senza neanche pensarci , senza neanche farglielo indovinare ; mentre l ' assicurava della vita di suo marito , ricusandosi nel tempo istesso a far le sue scuse al conte , - ciò che valeva offrirsi come un bersaglio ai colpi di lui . Quest ' uomo che non sapeva se la sera del domani dovesse venire per lui ; quest ' uomo che andava fra poche ore a barattare una vita giovane e ricca d ' avvenire , acclamata , festeggiata , contro un colpo di pistola , dormì tranquillo tutta la notte , poiché si sentiva più vicino a Narcisa , la sirena che gli avrebbe fatto adorare l ' inferno per mezzo delle sue seduzioni . All ' alba era alzato e si vestiva . Nel punto di scendere le scale consegnò al cameriere la lettera della contessa dicendogli : « Recate al suo indirizzo questa lettera , e dite alla contessa di avervela io data nel punto di montare in carrozza . Fate avanzare » . « La carrozza ! » , gridò il cameriere . I briosi cavalli lo trasportarono rapidamente all ' abitazione del barone , nella strada del Pilierò , ove aspettavano i due testimoni . VII Quando giunsero sul terreno , al Vomero , vi trovarono il conte coi suoi due padrini ; tutti si salutarono levandosi i cappelli . « I signori hanno da offrire ritrattazione da parte del loro primo ? » , domandò uno dei testimoni del conte a quelli di Brusio . « No , signore » ; rispose breve il barone . Colui sembrò sorpreso , poiché era forse prevenuto dalla contessa di aspettarsi tutt ' altro , e cominciò a misurare il terreno d ' accordo cogli altri . Situati i duellanti , i padrini misero loro in mano le pistole , e si allontanarono . In questa fatta di duelli , l ' ultimo colpo è scelto a preferenza dal più coraggioso , o dal più arrabbiato , che approfittando dell ' eventuale cattivo esito dell ' avversario , può venire a fare il suo colpo a 15 ed anche a 10 passi di distanza ; ciò che dà molte probabilità di riuscita . I padrini di Brusio videro dunque colla massima sorpresa , che questi , né novizio , né inesperto , fermo al suo posto ( dopo aver mirato un momento con freddezza ) avea tratto il suo colpo , il quale avea spezzato un ramoscello , che sorpassando il muro del giardino , a cui volgeva le spalle il conte , si stendeva sulla testa di quest ' ultimo . Il conte ( che si era fermato dopo tre o quattro passi , facendo l ' atto di chi prende la mira più accuratamente per tirare , onde prevenire il giovane ) rassicurato dal cattivo esito del colpo di lui , fece tranquillamente i suoi dieci passi , mirando sempre colla calma di un tiratore al bersaglio , e fece fuoco a 20 passi ; la palla andò a scalfire il braccio sinistro di Brusio . « L ' onore è salvo ! » , gridarono i padrini . Il conte salutò e andò a rimontare nella carrozza coi suoi due amici . Passando dal Caffè Nuovo offrì una colazione ai testimoni ; dei quali uno , quello che avea fatta la domanda di ritrattazione , si scusò di non potere accettare , accusandone un affare urgentissimo e partì . « In sala c ' è un signore che l ' aspetta da cinque minuti , e che mostrava aver molta fretta di vederla » ; disse il cameriere a Brusio , appena questi fu di ritorno . « Ha detto il suo nome ? » « No , signore . » « Va bene . » Nel salotto infatti aspettava uno dei testimoni del conte , quello che l ' avea lasciato al Caffè Nuovo , vecchietto rubizzo ed elegante . Appena vide Pietro gli stese la mano . « Ero impaziente di stringere la mano dell ' uomo più nobile e generoso ch ' io m ' abbia conosciuto » ; gli disse , « e avrà la bontà di perdonarmi se ho rischiato d ' essere importuno per affrettarmene il piacere . » « Io non capisco , signore » , rispose Brusio freddamente . « Sono l ' interprete dei sentimenti della contessa di Prato . » « La contessa di Prato ! » , esclamò Pietro involontariamente . « Cui ella ha salvato il marito rischiando la vita . » « Io ? No ! sono stato sfortunato : ecco tutto . » « So che a trenta passi ella mette una palla in un anello . Ho assistito al più strano duello ch ' io abbia veduto , ed ho l ' onore d ' assicurarle che me ne intendo un poco di questi giochetti . Tutto questo mi autorizza a creder poco nelle sue parole , in questo momento , e molto nella sua discrezione e nella sua modestia . » « Signore ! » « E che ! ... forse che andiamo in collera perché vengo a recarle i ringraziamenti della contessa ? » « La signora contessa nulla mi deve e nulla ha a ringraziarmi . » « Stamattina , molto prima di partire pel Vomero col conte , ho veduto un biglietto così concepito in sostanza : Io non mi ritratterò , ma posso assicurare la signora di Prato che non le ucciderò il marito . Se la contessa avesse avuto la bontà di cedermi per un quarto d ' ora quel biglietto , come io ne l ' avea pregata , non avrei avuto la sfortuna , a quest ' ora , di esser sì poco creduto . » Brusio arrossì impercettibilmente e chinò la testa . « Ella ha letto questo biglietto ?...», disse esitando . « Letto propriamente no ; poiché è stata la contessa che ha avuto la bontà di leggermelo . » Pietro respirò . « Ebbene ? » « Ebbene ! io so tutto . La contessa istessa mi ha tutto rivelato ! » , aggiunse con enfasi napoletana l ' interlocutore di Brusio . « Ella ? ! » « La prego di credere , prima di farsene le meraviglie , ch ' io ho l ' onore di trovarmi molto innanzi nell ' amicizia della signora contessa di Prato , e che ella ha la bontà di mostrarmi tutta la fiducia ... Non so se ella m 'intende...» « Non molto , veramente . » « Eppure è sì chiaro ! » , aggiunse il vecchietto con un sorriso malizioso . « È adorabile quella contessa ! ... peccato che lei non abbia la fortuna di conoscerla intimamente ... » « Me ne rincresce di cuore . Sicché ?...» « Sicché ho saputo dalla Valderi , ieri sera » , seguitò colui , assumendo completamente l ' aria misteriosa e gonfia del vecchio ganimede che si crede sicuro del fatto suo , « che lei , signore , ha voluto , non so perché , rimandare alla signora un mazzo che questa le avea gettato sul proscenio la sera che si rappresentava il suo Gilberto ; cosa che il conte ha preso in mala parte , per cui n ' è seguito lo scontro di stamattina ... Quello di più delicato , che la contessa non volle , non seppe nascondermi , è che ella stessa avesse fatto pregare lei , signore , di venire ad un accomodamento , onde il sangue non fosse sparso per una causa sì futile ; e le venne risposto con quel biglietto ch ' ella mi lesse . » Pietro sorrise involontariamente nel vedere la pazza persuasione e le galanti pretensioni del vecchietto . « La contessa » , seguitò colui , « ed io stesso non avevamo capito perfettamente quello che volessero dire quelle parole : Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo : e che la sua nobile condotta di stamattina ha spiegato intieramente . Nella mia premura di presentarmi alla Prato con qualche cosa che le fosse gradevole , io son corso a ringraziar lei di cuore , a stringerle la mano per la contessa e per me , essendo sicuro di prevenire il desiderio della signora . » « Mi permetta di farle osservare che questa sicurezza è , per lo meno , molto arrischiata . » « Per bacco ! dopo aver veduto Narcisa agitata , come ieri sera l ' ho veduta ; dopo che stamane , prima ch ' io partissi con suo marito , ella mi fece chiamare misteriosamente ... segretamente , capisce ? ... per scongiurarmi colle più calde preghiere , colle lagrime agli occhi , che facessi di tutto onde venire ad un accomodamento , non c ' è bisogno di gran sale in zucca per capire che la contessa dev ' essere contentissima dell ' esito fortunatissimo di questo affare ( poiché , scusi , ma la sua ferita al braccio non può chiamarsi una disgrazia ) e che io , dopo aver fatto il possibile per venire all ' aggiustamento che ella mi raccomandava , vada ad annunziarle di aver accomodato benone le cose , e aver perfino ringraziato lei . » Sarei dispiacentissimo però , signore , ove ella , senza volerlo , le avesse reso un servigio che sarà male accolto dalla signora . » « Male accolto ! ? ... e perché ? » « Giacché il conte n ' è uscito illeso , cosa deve importare di me , di uno sconosciuto , a quella signora ? E come dovrà accettare che lei vada a dirle : Ho stretto da parte vostra la mano a quell ' uomo che ha avuto la scortesia di rifiutarvi un sommo favore ( poiché non è provato ch ' io abbia risparmiato il conte ) e che è andato a scaricare la sua pistola contro il petto di vostro marito ? » Il vecchietto rimase un momento confuso , come colpito da quella riflessione ; ma poco dopo riprese vivamente , quasi trionfante : « No , no ! son sicuro del fatto mio . Lei non conosce la bell ' anima di Narcisa ; ella sarebbe desolatissima se il minimo accidente le fosse accaduto ... L ' ho udita con questi orecchi esclamare , torcendosi le braccia : Mio Dio ! se quel giovane morisse ... per me ! » . « Ella ha detto questo ? ! » , esclamò Pietro quasi fuori di sé ... « Ma sì ! Diavolo ... che c ' è ? Le reca sorpresa che una donna abbia paura del sangue che potrebbe venire sparso per cagion sua ? » « Al contrario ... È che ... in tal caso ... essendo sicuro ... essendo certo di rendere a lei un servigio ... di farle un buon ufficio presso quella signora ... io le darei un attestato di quanto ella ha fatto per scongiurare il pericolo di questo duello ... di come ella si è adoperato per far piacere alla contessa ... » « Mio amico ! mio caro amico ! » , esclamò colui , abbracciandolo ; « come le ne sarei grato !...» « E se lei crede che due righi potrebbero esserle utili presso la signora di Prato ... » « Ella è la bontà in persona , ed io le sono devotissimo anima e corpo . » Senza aspettare che il suo interlocutore fornisse il compito dei suoi enfatici ringraziamenti Pietro si appressò al tavolino da albums , aprì una cartella che conteneva foglietti da lettere , e scrisse : « Un uomo che ha molto a farsi perdonare dalla signora contessa di Prato sarebbe fortunatissimo ove ella volesse indicargli un ' ora della giornata in cui potesse venire ad implorare questo perdono ai suoi piedi » . Piegò il foglio e fece mostra di rimetterlo così aperto all ' amico della Prato . « Non occorre di suggellarlo , se lei avrà la bontà di ricapitarlo perso - nalmente alla signora contessa . » « Anzi ! anzi ! ... suggelli , suggelli pure ! Voglio fingere di non sapere di che si tratti ... Quest ' attestato del quale sembrerò non essere informato , mi gioverà molto presso la mia cara contessa . Ella sarà contentissima di me ... poiché ... capisce .... ella ha molta bontà per me ... non dico per vantarmi ... » « Non perda tempo adunque ! » , replicò Brusio , spingendolo verso la porta . « Un altro abbraccio , amico carissimo , un altro abbraccio . Lei troverà sempre in me un uomo tutto suo , un amico vero e riconoscente sino alla morte . Tratti d ' amicizia come i suoi , che non si fanno aspettare ... che vengono da sé ... non si dimenticano ... Poiché ella ha avuto la gentilezza d ' indovinare ... che io per quella cara Narcisa ... capisce ? ! » « Addio , caro signore . » « Oh , come mi sarà grata la contessa ! come creperanno d ' invidia , quegli altri giovanotti , quell ' ufficialetto di cavalleria pel primo ! ... Addio , caro amico . » Uscì a ritroso , inchinandosi ; e Pietro , lasciando cadere la portiera dietro di lui , non poté fare a meno di ridere della trista figura che la sciocca presunzione faceva fare a quel seduttore di 58 anni . A mezzogiorno il conte rientrò in casa e domandò della moglie . « La signora contessa è uscita in carrozza » , rispose il suo cameriere . « Uscita diggià ! » , esclamò il conte con qualche sorpresa . « Ed ha lasciato pel signore questo biglietto . » Il conte non dissimulò un movimento di collera , ed esitando ad aprire la lettera , disse bruscamente al domestico : « Va bene ! lasciatemi » . Il biglietto di Narcisa era semplicissimo : « Lascio questa casa perché sento ch ' è impossibile rimanere uniti più oltre . - Sento troppo altamente i motivi che mi spingono a tal passo per nascondervelo . - Non mi cercate adunque : sarebbe inutile . - Vi so troppo ricco e troppo generoso per supporre che possiate far conto della mia dote : vi prego quindi di passare , su questa , 8 o 9 mila lire all ' anno al mio incaricato d ' affari a Torino , signor Treveri . Credo che basteranno » . Era quanto vi ha di incisivo nell ' ardire portato all ' audacia , nella franchezza spinta sino al cinismo , della donna volubile e galante , appassionata ed impetuosa . Quasi nell ' ora istessa un elegante calesse si fermava dinanzi il portone di una graziosa casa a due piani nella Strada Nuova . Un palafreniere , che serviva anche da portinaio , venne ad aprire alla signora abbigliata con distinzione , che era discesa dal calesse , e le additò una scala a sinistra , della quale gli scalini di marmo erano fiancheggiati di vasi di fiori . In fondo alla corte , legati alle sbarre di un cancello che chiudeva un giardino di piacevolissimo aspetto , scalpitavano tre bellissimi cavalli inglesi . Nell ' anticamera , ad un domestico che incontrò , la dama domandò se il signor Pietro Brusio era in casa . « Sì , signora ; ma non è visibile , poiché è nel suo gabinetto di lavoro . » « Ditegli che c ' è una signora che desidera parlargli . » « Domando scusa , signora ; ma la prego di avere la bontà di ripassare verso le sei , o di lasciare il suo biglietto ; poiché quando è nel suo gabinetto il signore non vuol essere disturbato assolutamente . » « Fategli tenere questo biglietto in tal caso » ; insisté la signora con una lieve tinta d ' impazienza , prendendo da un elegante porta - biglietti una carta di visita e piegandola : « ditegli che aspetto . Non vi sgriderà certamente per questo » . Il tuono di sicurezza e di superiorità con cui parlava la bella signora vinse le esitazioni del cameriere , che si decise a fare quanto ella diceva . « Si dia l ' incomodo di seguirmi in sala » , diss ' egli sollevando la portiera di un uscio ; « il signore ci sarà a momenti . » Per giungere al salotto si attraversava una piccola serra a cristalli , che occupava uno dei lati di una terrazza assai vasta , della quale s ' era fatto un giardino pensile , sporgente su quella spiaggia incantata della Marinella , che ha il bel golfo di Napoli per orizzonte , e in fondo Capri e Sorrento . Quella specie di stufa , dove vegetavano le più belle piante esotiche , circoscriveva come in un ' atmosfera separata dalla città clamorosa , il salotto ed il gabinetto da studio che vi era contiguo . I rumori esterni sembravano estinguersi sulla sabbia finissima del viale , come il più lieve alitare di vento moriva sulle grandi foglie di quelle piante immobili nelle loro masse svariate . Il salotto era addobbato con lusso ; ma quel pensiero tutto originale che avea disposto lo stanzone dei fiori prima di giungervi , e il giardino sulla terrazza , sembrava aver presieduto nei minimi dettagli alla situazione di tutti gli oggetti che lo decoravano . Le porte vetrate , che si aprivano sulla terrazza , erano nascoste , alla lettera , da persiane di pianticelle rampicanti ; ciò che unito alle pitture dei vetri , e alle doppie tende di raso e di velo , facevano penetrare soltanto nella sala quella mezza luce , che , col lasciare indistinte le forme degli oggetti , vi crea mille nuove immagini , e ne popola la semioscurità di quei mille sogni incantati , di quelle sfumature voluttuose che tanto piacciono alle signore galanti ; il passo si arrestava sui tappeti vellutati , come se temesse di destare un ' eco che potesse strappare dalla deliziosa preoccupazione che faceva nascere quell ' atmosfera . Il cameriere scomparve senza far rumore per uno degli usci dirimpetto , nascosto dalla stessa tenda di raso celeste . La signora si sprofondò in una delle poltroncine che erano vicine ad un elegante tavolino da albums , piccolo capolavoro nel suo genere ; subendo anch ' essa , senza accorgersene , il fascino che esercitava sui sensi quel luogo ricco di dorature , di sete , di specchi e di profumi : fascino al quale forse ella era disposta . Poco dopo la tenda si aperse , e comparve un uomo , vestito del rigoroso abito nero , come se volesse dare a divedere di apprezzare tutto il valore della visita che riceveva ; ancora pallido , ma di quel pallore che ci fa brillare gli occhi , quando la gioia troppo potente della felicità sembra chiamare al cuore tutto il sangue . Una benda di seta gli teneva al collo il braccio sinistro . Un momento però egli sembrò ondeggiare indeciso , mentre fissava i suoi occhi scintillanti su quel corpo da fata ( che accennava appena le sue seduzioni sotto le linee quasi vaporose delle vesti , voluttuosamente disteso sulla poltroncina ) e su quegli occhi che lo fissavano del loro sguardo più bello , mentre il sorriso più dolce errava sulle labbra di lei . Come se avesse temuto di rompere l ' incanto di quel sogno troppo bello per lui , [ egli ] esclamò , quasi impaziente , verso un testimonio che gli stava vicino , ma che però non si vedeva : « Non ci sono per nessuno . Quando vi voglio suonerò . Andate » . Non si udì sul tappeto , molto spesso , il passo del cameriere che si allontanava . Pietro si avanzò lentamente verso la dama , come se avesse voluto assaporarne , con una voluttuosa economia d ' analisi , tutte le emanazioni inebbrianti . Ella , nella sua positura da sirena , lo fissava sempre senza parlare . Il giovane non pensava neanche a proferire la più semplice formola di civiltà . Una parola sola irruppe spontanea : « Lei ! ... lei , signora ! ... da me ! » . « Che c ' è di strano ? » , rispose ella con un indefinibile sorriso . « Non ha ella rischiata la vita per me , perché io venga a rischiare quelli che il mondo chiama riguardi per lei ?...» Gli stese la destra , dopo essersi tolto il guanto ; egli esitò a prendere quella mano , che , forse per fargli provare in tutta l ' intensità il brivido del suo contatto , gli si metteva nuda fra le sue . « Ho ricevuto il suo biglietto dal signor Briolli . Se lei ha molto a farsi perdonare , io ho molto a ringraziarla ... Ho verso di lei uno di quei doveri di gratitudine dinanzi a cui le convenienze sociali scompaiono ; e son venuta a ringraziarla , signore , della sua azione sì nobile , sì generosa sino al sacrificio !...» Invece di rispondere , Pietro seguitava ad ammirare , come si fa di un oggetto prezioso , quella manina bianca ed affilata che si teneva fra le sue senza osare di stringerla , come se temesse di farne appassire la delicata bellezza . « E questa ferita ! ... Dio mio !...», continuò la contessa commossa vivamente . « Nulla ... una scalfittura . » Narcisa si avvide forse allora della tacita ammirazione con cui il giovane si teneva quella mano sulle palme , e , arrossendo impercettibilmente , fece un movimento per ritirarla . « Oh ! la lasci !...», mormorò egli come un fanciullo che parli in un sogno delizioso . « È cosi bella !...» La contessa , ancor più rossa di prima , ma sorridendo cogli occhi e le labbra del suo sorriso inebbriante , con un movimento rapidissimo e quasi istintivo di grazia squisita , o di sopraffina civetteria , gli porse l ' altra , lasciandole in quelle di lui e guardandolo fisso negli occhi . Pietro volle baciare quelle mani da fata ; ma gli parve un peccato , come gli era sembrato lo stringerle , di sfiorare colle sue labbra quella pelle rasata . Dopo un momento di silenzio la contessa riprese : « Uno dei testimoni di mio marito , il signor Briolli , mi ha fatto conoscere tutta la generosità della sua condotta ... Se io avessi potuto sospettare che alla mia preghiera ella doveva rispondere con tal sacrificio , io avrei inorridito di avanzarla ... come ora ho rimorso ... » . « Non mi parli di ciò !...», interruppe quasi brusco il giovane , come se avesse temuto di destarsi . « Noi abbiamo torti reciproci » , aggiunse Narcisa col suo sorriso ammaliatore ; « siamo franchi in tal caso dall ' una parte e dall ' altra per poterceli perdonare scambievolmente ... » « Reciproci torti ? » , interruppe Pietro come trasognato . « I miei saranno più gravi » , rispose Narcisa ; « ma ho la buona fede di confessarli e la risoluzione di espiarli ... E voi ?...» « Io non me ne trovo che uno ! ... ma sì grande ... che io non oso rammentarlo senza arrossire in faccia a voi ... » « Confessatelo allora ; forse vi verrà perdonato . » «Contessa!...» « È molto grave adunque perché non abbiate il coraggio di questa confessione ? » « Le vostre parole me lo danno ; io ho commesso l ' indegnità d ' insultarvi rimandandovi il mazzo e l ' anello , e poco fa anche il biglietto ... » « Avete avuto torto nell ' ultimo caso , non l ' avevate nel primo ... » « Perché ? » « Perché nel primo caso quello che a voi pare colpa , mi provava piuttosto ... » «Narcisa!...» « Che voi ... » « Che io vi amo come un pazzo ! ... come un uomo che non è più conscio di quello che fa , perché voi gli avete tolto la mente e la ragione , Narcisa !...» Così dicendo Pietro divorava coi baci quelle mani che si teneva fra le sue . « Ora che la vostra confessione è fatta » , diss ' ella , non rispondendo direttamente , « veniamo alla mia . » Pietro si accosciò sul tappeto ai piedi della contessa , tenendo sempre le sue mani . « Vi scrissi di aver conosciuto a Catania un giovanetto generoso sino al sagrifizio , nobile sino all ' eroismo ... Perdonatemi , non m ' interrompete . Allora non sapevo chi fosse , non conoscevo che un giovane come se ne veggono tanti , inferiore fors ' anche a quei giovani eleganti che mi facevano la corte . Anch ' esso mi faceva la corte alla sua maniera , come la fanno i provinciali e gli adolescenti ... Guardai qualche volta costui che incontravo sempre sui miei passi in istrada , sulla porta del Teatro , uscendo e rientrando in casa ... Qualche volta , quando paragonavo il suo stato a quello di coloro che mi amavano come lui ma che potevano dirmelo o almeno provarmelo , aspirare almeno ad un mio sorriso , ad una mia parola ... mentre costui doveva sacrificarsi giorni e notti intieri per vedermi scendere da carrozza o per passarmi d ' accanto al ritorno da un ballo , ebbi un momento di curiosità , ed anche di riconoscenza sì lontana da sfumare nella compassione , per questo giovane che mi amava in tal modo , e mi amava senza speranza ... Poi non ci pensai più ... Poco tempo fa lo rividi in una festa » : riprese la contessa : « era l ' uomo in voga ; l ' alta società avea per lui le più squisite cortesie , le donne più belle e più nobili gli sorridevano ... Un vero trionfo ! Io ammirai quella fronte larga e pallida , e mi sembrò di scorgervi qualche cosa di nobile che non vi avevo prima notato ; mi parve di leggere un mondo intiero nei suoi occhi , sebbene alquanto malinconici . Lo sguardo ch ' egli mi volse mi fece pensare al giovanetto sconosciuto ... e provai una viva commozione a quel pensiero : c ' era trionfo ed orgoglio soltanto , in quel punto . Oh ! io sono schietta , signore , per farmi credere quello che ho da dire in seguito . Quest ' uomo avea fatto un miracolo pel mio amore un miracolo da genio ... Io l ' ho veduto in quell ' opera , come egli non ha veduto che me creandola , prendermi la mano , sorridendo del suo triste sorriso , e farmi passare in rassegna il suo cuore coi suoi palpiti , le sue speranze e le sue lagrime ... e trasportarmi ai giorni delle vaghe aspirazioni e dei sogni ineffabili . Poi mi ha fatto piangere del suo pianto disperato a quelli spasimanti di passione ... e si è arrestato anelante , spossato , colle braccia stese , nel punto in cui sentiva sfuggirsi questo fantasma a cui incatenava la sua esistenza ... Oh , in quel momento , signore ... s ' io avessi veduto dinanzi a me quest ' uomo , come l ' ho veduto nel suo sogno , nel suo dramma ... gli avrei steso le braccia ad incontrare le sue ... » . «Narcisa!...», mormorò soffocato Brusio , sollevandosi sino ad inginocchiarsi . « Qualche volta , quando penso a quest ' amore sì ardente e sì immenso , che non avrei saputo immaginare se non l ' avessi ispirato , io che ho sorriso e folleggiato fra le ancor più folli proteste di mille galanti , io stordita da quest ' incenso d ' adulazioni e di corteggio che gli uomini più eleganti , più ricchi e nobili si affollano a bruciarmi ai piedi ... io ho un movimento d ' incerto terrore ; ... mi pare che debba esser terribile , divorante , questa passione , quando è giunta a tal grado ; ... mi pare ch ' essa debba assorbire la vita in un bacio di fuoco ... ma in un bacio di tale ebbrezza da sembrare troppo piccolo compenso la vita , e troppo corti i giorni per avvelenarsene ... » «Narcisa!!...», ripeté Pietro colle lagrime agli occhi , prendendole le mani con violenza , mentre avea ascoltato sin allora cogli occhi spalancati e fissi , come pazzo di felicità , e coi gomiti appoggiati sulle ginocchia di lei . La fata si curvò mollemente verso di lui , e gli posò le braccia sulle spalle ... poi lo sollevò lentamente , con quell ' abbandono inimitabile e seducente che le era particolare ; e guardandolo sempre col suo sorriso da sirena gli susurrò , quasi sulle labbra , colla sua voce più bella e più carezzevole : « Son venuta a vedere il tuo gabinetto da studio ... Pietro ... » . Quel soffio passò come un vento ghiacciato sul sudore che inondava la fronte di lui , che , impotente a più contenersi , la sollevò , prendendola tra le braccia , come un caro fanciullo , e la divorò di baci , singhiozzando in un sublime delirio : « Tu sei il mio Dio ! ed io non avrò mai forza per amarti come vorrei !!!...» . La portiera ricadde ondeggiante dietro di loro . Pochi giorni dopo , verso il tramonto , due giovani che s ' avvincevano colle braccia allacciate , come le rampicanti che coprivano i fusti dei grandi alberi del giardino pensile , appoggiati alla ringhiera di pietra della terrazza , guardavano il sole che tramontava dietro quel mare azzurro che si stendeva immenso ai loro piedi ed ove si specchiavano Ischia e Procida . Narcisa teneva appoggiata la testa sulla spalla di Pietro , e di quando in quando si aggrappava al collo di lui colle sue candide braccia per passare le sue labbra sulla fronte e gli occhi di lui con mille baci muti della sua bocca tremante che ne formavano un solo . « Che vita ! ... mio Dio ! che vita !!!...», mormorava ella soltanto qualche volta . « Eppure , mio dolce angioletto , quando io bacio questa tua fronte , e mi premo fra le labbra questi capelli , e ti chiudo gli occhi colle mie mani , e mi sento fremere fra le braccia questo tuo corpo da fata ... io non credo , no ... malgrado che io chiuda gli occhi , malgrado che io torturi disperatamente il mio cervello , per crederlo , che ciò che io provo di sì immenso , di sì convulso , di sì spasimante nella voluttà del piacere , nel delirio del godimento , mi viene da te ; ... che tutto ciò non è uno splendido sogno della mia fantasia , come ti sognai nel mio dramma ... e ti sognai delirante , stringendomi la testa infuocata fra le mani , premendomi il cuore che sembrava scoppiarmi , seduto sul marciapiede di faccia ai tuoi veroni ! ... No ... io non posso credere che quella donna che incontravo al passeggio , al braccio di un altro uomo , fra l ' ammirazione di quanti la vedevano , facendo palpitare il mio cuore col fruscio del suo strascico sulle vie ; ... che quella donna che vidi al Teatro ; che mi passò da presso senza guardarmi ; che seguii come un fanciullo , come un cane ; ... che non mi stancai a vedere dalla strada , per due mesi intieri , sotto la sua casa , ascoltando il minimo rumore che mi venisse da lei , che mi accennasse la sua presenza facendomi trasalire ; ... che quella donna che proferì quelle parole ... quella notte ... dal verone ; ... che mi torturò il Cuore colle note strillanti del suo valtzer , quando mi parve che il mio cuore fosse rotto ; ... che quella donna ch ' io non osavo avvicinare per non rompere il cerchio luminoso che la circondava d ' aureola , per non rapirle un atomo di quella atmosfera profumata della quale ci circondava , che faceva il suo prestigio ; ... che quella donna che adorai infine come un pazzo , spaventandomi di adorarla in tal modo , è mia ! ... mi ama ! ... mi è fra le braccia ! ! ... che io posso chiamarla ogni giorno , ad ogni ora , ad ogni minuto ; ... che io ad ogni ora , ad ogni minuto posso udire quella voce che proferì : Quell ' uomo è pazzo : che mi dice che m ' ama ! ... che io posso ad ogni ora , ad ogni minuto vivere la sua vita e suggergliela coi baci delle labbra ... Oh , no ! Narcisa ... per credere a ciò bisogna che noi ritorniamo a Catania , che noi abitiamo quella stessa casa che io guardai con più venerazione della casa di Dio ; che io respiri l ' aria istessa di quelle camere ; che mi metta a quel verone , con te , al posto che occupavi seduta sulla poltrona ; e che io ti legga , seduto accanto alle tue ginocchia , come quell ' uomo ... Bisogna che mi metta con te , di notte , a quell ' ora , a quel verone ; e che tu ripeta quelle parole infami che io annegherei sulle tue labbra coi miei baci ; bisogna che le tue mani ripetano su quel pianoforte le note di quel valtzer che m ' inseguirono spietatamente quando fuggivo delirante come se fuggissi il cuore che sanguinava dirotto ; bisogna che io mi segga su quel marciapiede , colla fronte fra le mani , come allora ; e che io ascolti lo stormire di quegli alberi , il suono di quell ' orologio , il murmure lontano di quel mare , il fruscio della tua veste ; ... e che io vegga il lume che rischiara la tua camera ; ... e che la tua voce soprattutto , la tua voce inebbriante , mi ripeta ad ogni ora , ad ogni minuto , che quello non è un sogno , che io non son pazzo ; ... e che le tue labbra , posandosi sulla mia fronte , mi scaccino questo turbine affannoso che mi sconvolge la mente , che mi fa dubitare della mia felicità .... » « Andiamo a Catania ! » , mormorò Narcisa , dandogli un lungo bacio e bagnandogli la fronte di due lagrime di voluttà . VIII Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Catania , * * * Agosto 186* Amico mio , apro oggi soltanto le lettere che mi son pervenute da due mesi per la posta , delle quali alcune tue e di mia madre sono vecchie da più di 70 giorni . Povera madre ! che avrà pensato di me ? ! ... Eppure se ella avesse potuto conoscere la felicità del figlio suo , se sapesse i godimenti immensi dei quali mi sono inebbriato , ella sarebbe lieta , quella buona madre , del lungo silenzio del figlio , che le proverebbe ch ' egli ha dimenticato tutto onde vivere soltanto per questa vita di cui un ' ora vale un secolo , per immergersi tutto in questo sogno febbricitante , in cui i brividi del piacere sono sì potenti da farlo riscuotere gemendo come di spasimo . Raimondo , se , 15 mesi fa , quando seguitavamo quella sconosciuta , della quale cominciavo a subire il fascino inenarrabile , tu mi avessi detto : « costei , per uno di quei miracoli che provano Dio , avrà una parola , una sola parola per te » ... io non avrei osato lusingarmi di questa speranza ... io avrei temuto di carezzarla . Ed ora , nel momento in cui ti scrivo , questa donna , che di tutto ciò ch ' è leggiadro s ' è fatto un corteggio splendido , questa donna che ha il sorriso ammaliatore , gli sguardi inebbrianti col loro raggio pacato , le promesse più affascinanti nel suo voluttuoso abbandono , questa donna mi ama ! ... me l ' ha detto colle sue labbra posate sulle mie ! ... Questa donna io l ' ho posseduta ; io la possiedo ! ... È mia ! ... Quel cuore del quale mi spaventavo a scandagliare i misteri reconditi , come se gl ' immensi tesori d ' amore che vi si racchiudono avessero dovuto annegarmi nei loro diletti sovrumani , quella vita ch ' è tutta un fremito di voluttà , io l ' ho sentito palpitare fra le mie braccia ... Essa è vissuta sotto il mio tetto ; ha passeggiato al mio braccio ; ... e le sue labbra hanno chiuso i miei occhi la sera , per riaprirmeli l ' indomani ! ... Io ho baciato quei capelli , quella fronte , quegli occhi , quelle labbra ; io mi son cullata quella testolina sui miei ginocchi , ed ho passato le intiere notti fantasticando cogli occhi fissi in quegli occhi , a leggervi tale amore che mai uomo in terra conoscerà . Raimondo , sai tu cos ' è questa donna ? ... È l ' amore con tutti i suoi palpiti più arcani e misteriosi ; è la voluttà con tutti i suoi sussulti più ardenti ; è il delirio con tutti i suoi sogni più febbrili . Io non arriverò mai a farti immaginare qual fremito di piacere si provi quando quella mano da fata , colle sue unghie rosee , colle sue dita affilate , colla sua pelle rasata e candida si posa sulla fronte ; e quando quegli occhi fanno passare nei miei baleni di quest ' amore che al primo urto scintillano come il cozzo di due spade , e che inebbriano come un veleno . Questa donna che vivea pei piaceri , della quale il lusso era il bisogno come l ' aria è il bisogno dell ' uomo , questa donna non esce più quasi mai ; rifiuta tutti gl ' inviti ; si alza all ' alba , per venire ad appoggiare la sua testa sulla mia spalla , mentre io lavoro ; per venire a spargermi il tavolino di fiori ch ' ella ha colti per me ... per dirmi di quelle parole che ella sola sa dire . È una vita straordinaria che noi facciamo : una vita che c ' invidierebbero molti e che molti compiangerebbero come una pazzia . A Napoli noi uscivamo qualche volta , la sera , verso mezzanotte , in carrozza , e andavamo a Mergellina per la Riviera di Chiaia . Io non ti potrei esprimere le sempre nuove sensazioni che costei mi faceva provare , in quell ' ora , seduta accanto a me sui cuscini della carrozza . Noi lasciavamo il calesse per correre , di notte , come fanciulli , tenendoci per la mano , sedendoci a terra quando eravamo stanchi . Il sole ci sorprendeva spesso ancora passeggiando , come nelle prime ore della notte ; e allora noi correvamo a casa per levarci poi alle cinque . Qualche altra volta uscivamo a cavallo . Narcisa cavalca come un ' amazzone , e noi galoppavamo verso Posillipo . Io mi spaventavo nel vedere con quale audacia piena di grazia quel fragile corpo che sembra soltanto armonizzato per le più delicate carezze , quella giovane nervosa che sembra vivere una vita a metà aerea come quella di una farfalla , sfidava i pericoli della corsa , superando gli slanci impetuosi di Arbek , il mio focoso cavallo , con tutta la disinvoltura di un cavallerizzo . Quando ritornavamo , coi cavalli anelanti e coperti di spuma , Narcisa si lasciava cadere nelle mie braccia , avvinghiandomi le sue al collo ; ed io la trasportavo , come una bambina , sulla sua poltrona accanto al pianoforte . La sera facevamo della musica insieme . Ella è di un gusto squisito , quantunque non possegga tutte le facilità di un pianista . Quand ' ella suona io sto seduto al suo fianco , colle braccia allacciate attorno alla sua vita ; ella s ' interrompe per guardarmi , per sorridermi ; ... e quando mi ha guardato un pezzo , com ' ella sola sa guardare , mi chiude gli occhi coi baci . Colle mie mani fra le sue ha voluto ch ' io le narrassi tutta la mia vita , colle più minute particolarità ... Ha sorriso del suo caro sorriso a ciascuna rimembranza delle mie follie di giovinezza , e mi ha detto : « Giammai tu amerai come hai amato me !...» . E come ebbra del suo trionfo mi ha circondato la testa delle sue braccia . Ora , da quaranta giorni , noi siamo a Catania , dove ad ogni passo io provo delle emozioni ineffabili . Spesso rimango delle ore intiere a contemplare l ' oggetto insignificante che mi ricordo aver veduto quando amavo Narcisa di quel terribile amore senza speranza . Io ho salito quella scala , ho passeggiato per quelle stanze , ho dormito sotto quel tetto ... ho veduto la sua camera ... Qual camera ! se la vedessi , Raimondo ! ... Un uomo che non avesse mai conosciuto Narcisa ne immaginerebbe il ritratto fisico e morale quando avesse soltanto veduta la sua camera . Dappertutto velluti e sete ; e , a renderne meno pesante la ricchezza , meno severo e più diafano il colorito , veli dappertutto , e fiori , e un profumo appena sensibile , ma molle , delizioso ; il profumo della sua pelle delicata ... L ' altra notte udii rumore nel suo appartamento ; mi levai anch ' io e la trovai al verone istesso dove io la vedevo qualche volta , cogli occhi fissi sulla strada dove altra volta io passavo parte delle notti . Mi accorsi che aveva pianto . Come mi vide mi gettò le braccia al collo e scoppiò in singhiozzi . « Oh ! è l ' eccesso della felicità che mi fa male ! » , mi disse . E l ' alba ci trovò ancora a quel verone , abbracciati . Raimondo ! ... Ti svelo un gran mistero del mio cuore , che Narcisa non dovrebbe mai conoscere . In mezzo a questi deliranti piaceri , in mezzo a questa felicità che il Paradiso non mi potrebbe mai dare , ho un pensiero che mi è quasi terrore , che mi agghiaccia il bacio sulle labbra ... e ciò quando penso che a forza d ' inebbriarmi a questa coppa fatata , i sensi dell ' uomo , troppo deboli per la piena di tanta felicità , non si istupidiscano nel godimento ; ... che io non possa più assorbire in tutti i più squisiti particolari questa rugiada d ' amore di cui ella mi abbevera ; ... che , infine , ( ho terrore di ripeterlo a me stesso ! ) a forza d ' immedesimarmi nella vita di lei , a forza di assorbirne tutte le emanazioni quando me la stringo fra le braccia , io non giunga a rompere quel velo aereo , direi , di cui Narcisa si circonda , e che comanda quasi la semioscurità , l ' isolamento , per farla meglio ammirare ... Raimondo , se ciò avvenisse , sento che mi farei saltare le cervella . Quando le parlo del suo passato ella mi risponde , inebbriandomi del suo sguardo : « Ciò che io rimpiango sono i giorni che vi ho passato senza di te , e che avrebbero accumulato tesori d ' amori e di ricordi trascorsi al tuo fianco » . Io ti ringrazio , amico mio , delle cure affettuose che prodighi alla mia famiglia . Vicini a te , quei miei cari , io son tranquillo sul loro stato . Dirai a mia madre che non oso scriverle ; e che qualche giorno correrò sino a Siracusa per farmi perdonare il mio lungo silenzio fra le sue braccia . Addio , addio ! Narcisa mi chiama ; domani forse ti scriverò più a lungo . Il tuo Pietro Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Aci - Castello . * * * Novembre 186* Signore , Pietro mi ha parlato sì spesso di lei , che il suo nome è per me quello di un amico . È come a fratello che io scrivo dunque , o signore ... come ad un uomo che è l ' amico del mio Pietro ... E son sola ... e non ho nessuno a cui aprire il mio cuore , per mezzo di cui far pervenire , in queste memorie , i miei ultimi ricordi a lui ! Qual vita ho fatta ! ... Dio ! Dio mio ! ... Mi pareva impazzire dalla felicità ; come ora mi pare impazzire dal dolore , quando penso a quelle ore trascorse come baleni nelle sue braccia , a quei suoi baci che sembravano divorarmi , a quelle sue ferventi parole che mi atterrivano quasi colla violenza della sua passione ... a quei sei mesi tutti d ' amore di cui noi assorbivamo i giorni con disperato anelito di piacere ... Ed ora ... È triste quello che ho a dirle , signore ! ... Oh , è ben triste ! ... Io ho soltanto la forza di scriverne poiché è il solo conforto che mi rimanga , poiché questi versi saranno letti da lui ... che , allora soltanto ... forse ... comprenderà di quale amore l ' ho amato ... ; poiché io , infine , vi provo un penoso godimento , dopo quello che mi resta soltanto ad aspettarmi ... Se dieci mesi addietro , quando ero a Catania , avessi potuto sognarmi la vita che ho fatto con questo giovane , io avrei riso di me come una pazza . Ora piango , signore ... piango lagrime disperate , che cassano le disperate parole che scrivo . A Napoli lo vidi circondato da quell ' aureola che dà la rinomanza dell ' ingegno ; lo vidi festeggiato , messo in moda . Pensai che quest ' uomo , di cui molte duchesse avrebbero fatto il loro amante , aveva passato quattro mesi sotto i miei veroni ; pensai a quest ' uomo cui l ' amore , ch ' io gli aveva ispirato , aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio ... e l ' amai ... l ' amai come mai avevo amato ... come non m ' era parso che si potrebbe amare giammai . Quest ' uomo , questo giovane ch ' io non avevo distinto in mezzo alla folla che lo circondava , recava nel cuore tesori ineffabili di passione , in cui assorbiva tutto il mio essere . Quest ' uomo per sei mesi , sei intieri mesi , mi formò una vita di baci e di carezze . Noi non uscivamo quasi mai . La sera ci recavamo sulla terrazza che guarda il mare e restavamo là spesso sino a giorno ; qualche volta soltanto uscivamo in carrozza o a cavallo , ma sempre assieme . A Catania noi seguitammo ancora due mesi questa vita incantata che per me sarebbe rimasta un mistero senza di lui . E poi ... Alcuni giorni dopo Pietro cominciò ad invitarmi ad uscire ... ad andare in società ... Mio Dio ! mi pareva che avessi dovuto aver rimorso di quel tempo che bisognava rubare al nostro amore . Allora egli mi disse che per lui , che dovea farsi un avvenire , era impossibile seguitare a vivere così ritirato dal mondo , e che quest ' avvenire gli imponeva qualche sacrifizio ; che , infine , per quella sera avea un invito al quale non poteva mancare . Lo pregai di andar solo , soffocando un penoso sentimento che quasi mi faceva piangere d ' angoscia . Nei primi mesi che noi passammo assieme Pietro non avrebbe pensato a ciò . Quel fervente amore di lui cominciava dunque a dar luogo ai calmi pensieri dell ' avvenire ... Non osai gettare uno sguardo su quel baratro che si spalancava lentamente ad inghiottire la mia felicità . Quando venne a stringermi la mano , quando udii il rumore della sua carrozza che si allontanava , non potei frenare le lagrime , e mi misi al pianoforte per distrarmi . Mi venne sotto le mani Il Bacio di Arditi , quel valtzer ch ' egli mi fa ripetere sì spesso marcandone il movimento coi suoi baci sulla mia testa . Quelle note mi parve che piangessero , e chiusi il pianoforte con impazienza . Lo aspettai al verone sino a mezzanotte : non veniva ancora . Ebbi timore di lasciargli scorgere il mio affanno , se mi fossi lasciata trovare aspettandolo , mi ritirai nel mio appartamento . Presi un libro a caso , ma non potei leggerlo . Verso le tre udii finalmente la carrozza che rientrava sotto il portone , e i passi di lui sulla scala . Ma egli non venne a cercarmi . Divorata dall ' impazienza , suonai per domandare di lui . « Il signore è ritornato » ; mi rispose la mia cameriera , « ma è rientrato quasi subito nelle sue stanze . » Non era venuto almeno , come faceva ogni sera , a darmi il bacio della buona notte . Ebbi un istante il pensiero d ' andare da lui , ma lo soffocai , colle mie lagrime , fra i guanciali . L ' indomani , prima ancora dell ' alba , ero levata , poiché non avevo dormito un secondo ; ed andai ad aspettarlo nel salotto , sperando che anch ' egli vi sarebbe venuto . Egli si alzò soltanto verso le undici , e immediatamente venne a cercare di me . « Come sei bella , mia Narcisa ! » , esclamò egli abbracciandomi con effusione ; « mi pare di amarti dippiù ogni volta che ti rivedo ! » Alzai gli occhi , umidi di lagrime , su di lui , atterrita dall ' idea che quelle parole fossero simulate . No ! non era possibile in lui ... nel mio Pietro ! ... il più nobile cuore ch ' io abbia conosciuto : era il suo sguardo ardente di passione , e la sua voce che recava l ' accento del cuore . Singhiozzante gli gettai le braccia al collo , come per non lasciarmelo sfuggire mai più , e nascosi la testa nel suo petto . « Che vuol dire questo pianto ? » , domandò egli asciugandomi gli occhi coi baci ; « son molto colpevole adunque ? » « Oh , no ! no !...», singhiozzai ; « è che ... quello che provo vedendoti ... » Egli mi abbracciò , muto , senza rispondere , quasi pentito . Per otto o dieci giorni non mi lasciò più un minuto . Sentivo che questa felicità sovrumana mi logorava lentamente , e mi dava ogni giorno forze novelle per sopportarne la piena . Il giorno che ci fu recato un invito per una serata che dava C * * * , Pietro mi disse : « Vi anderò soltanto a condizione che ci venga anche tu » . « Perché piuttosto non uscire assieme , a farci una delle nostre passeggiate sì belle ? ! ... Sai bene che per me i godimenti che dà la società , il gran mondo , non hanno più attrattive ... » , gli risposi . « Bisogna forzarti ; non puoi vivere sempre come vivi . Tu sei un angelo di bellezza , ed io sono orgoglioso di te ; voglio godere del tuo trionfo . » « Giacché lo vuoi ... » , gli dissi reprimendo un sospiro . « Una sera » , seguitò egli tenendosi le mie mani fra le sue , « una di quelle sere in cui ti cercavo come smaniante , avevo perduto la speranza d ' incontrarti ; quando vidi passare , al braccio del conte , una donna vestita di bianco , con un semplice bóurnous bianco sulle spalle , di cui il cappuccio era tirato sulla testa : avea il corpo svelto ed elegante , l ' andatura molle ed incantevole , il sorriso affascinante , alcuni ricci neri scappanti dall ' orlo del cappuccio bianco sulla fronte di un candore più puro e direi più rasato . Eri tu ! ... che parlavi a quell ' uomo , che sorridevi a quell ' uomo ... che non potevi sapere quel che provava quell ' incognito che ti passò d ' accanto senza che te ne avvedessi . Sentii stringermi il cuore da una mano di ferro ... Ti seguii trepidante , divorando degli occhi il tuo passo , i tuoi movimenti , il tuo minimo gesto ; reprimendo i battiti del mio cuore per udire l ' insensibile fruscio della tua veste ... Ti seguii senza speranza che tu ti rivolgessi a vedermi ... Andavi da S * * * . Ti aspettai in istrada sino alle tre , ora in cui la tua carrozza venne a prenderti , vedendo passare i fortunati che andavano a quella festa , che dovevano vederti ed esserti vicini ; guardando la luce abbagliante che scaturiva dai veroni aperti , le allegre coppie che si aggiravano per le scale ; ascoltando il suono di quella musica festante . Due o tre volte mi sembrò di vedere la tua figura , l ' ombra tua , che girava fra le vorticose coppie di un valtzer ... e piansi lagrime ardenti , disperate ; ... e passeggiai delirante come un pazzo , sotto quella casa ... Ora voglio che tu ti vesta di quegli abiti , Narcisa ; che quel cappuccio bianco copra i tuoi capelli . Io non posso esprimerti quegli atomi , quelle percezioni di sensazioni ineffabili che provo in queste reminiscenze ; cercando d ' illudermi spesso sino alla realtà del dolore che provai , per sentire più viva l ' ebbrezza della felicità che tu mi dai ora ! » E mi abbracciava , e mi baciava frenetico , ardente . In mezzo a quelle parole che mi facevano piangere di gioia una frase mi era rimasta fitta dolorosamente come una spina nel cuore : egli avea detto : Non puoi vivere sempre come vivi ! ... Quella vita che avea formato il mio paradiso , adunque , quella vita che noi non avevamo vissuto che per amarci , che per comunicarcela l ' un l ' altro coi baci , non poteva sempre durare ... non era stata che la luna di miele ! ... Quando pensai al come vivere un sol giorno senza tal vita , fremetti di terrore , e corsi a vestirmi per nasconderlo a lui . Uscimmo a piedi lungo la cinta esterna della città , per godere di un magnifico lume di luna . Pietro si mostrò sì allegro , sì contento della nostra felicità , che per qualche tempo riuscì a scacciare anche i miei tristi presentimenti . Non seppi nascondergli la penosa impressione che mi avevano lasciato le sue parole : Non puoi vivere sempre come vivi . « Sì , » , mi rispose egli , « i piaceri , le feste , ti sono necessarii , poiché ti fanno brillare come un diamante messo in luce ... sono necessarii al mio istesso amore per provare quello che provavo d ' indefinibile nel fascino che ti faceva abbagliante fra tutte le pompe del tuo lusso . » « Queste parole mi fanno male , Pietro ! » , supplicai stringendomi contro il petto il suo braccio . « Perché ? » , domandò egli sorpreso . « Perché mi provano che tu non potrai amarmi sempre come mi hai amata , come ormai è necessario che tu mi ami perché io viva ! » « Sei pazza ! » , esclamò egli , baciandomi sulla bocca . Rimasi fredda , muta a quel bacio ; fissando i miei occhi nella luna per dissimulare ch ' erano umidi di pianto . Le lagrime che solcarono le mie guancie mi tradirono . « Ma che hai dunque ? » , esclamò Pietro fermandosi , vivamente commosso , e abbracciandomi : « che ti ho fatto , Dio mio ?!...» . « Oh , perdonami ... perdonami ! » , singhiozzai , premendomi le sue mani sulle labbra ; « son io che son folle ! ... perdonami , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con una parola ... Mi ami ancora ? ... mi ami sempre ... come mi amavi ?...» Pietro soffocò quelle parole sulle mie labbra coi baci , suggendo avidamente le mie lagrime . « Oh ! che ti ho fatto io per meritarmi questo ? ! » , mi diss ' egli colla voce tremante , dominando a stento la sua emozione . « Non ti adoro come sei degna di essere adorata ? ! ... Amarti ancora ! ... ma ogni giorno che passa è un affetto nuovo che si aggiunge all ' immenso affetto di cui ti amo !...» « Grazie ! grazie , amico mio ! Tu non sai qual bene mi facciano queste parole ... come io ne avevo bisogno ! ... E ... e ... se qualche giorno .... se mai ... » , ed io stentavo a proferire fra i singhiozzi che mi soffocavano , « tu non mi amassi più , tu non mi amassi come prima , come io voglio essere amata da te ... tu me lo dirai ... dammi parola che me lo dirai ! ... meglio questo che l ' agonia dell ' incertezza . Tu non sai mentire , Pietro ! ... tu me lo dirai !...» «Narcisa!...» « Oh ! fammela questa promessa , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con questa parola ... » « Ma sei pazza ... calmati , amor mio ... » « Oh no ! te lo chiedo ginocchioni ... promettimi ... promettimi che tu mi dirai ... che me lo dirai quando non mi amerai più !...» E le mie ginocchia , senza avvedermene , si piegarono . « Mio Dio ! Narcisa ... Io non so quello che tu abbia stasera ; ma se ciò può farti piacere , quantunque io senta tutta l ' inutilità di tale promessa ... se ciò può servire a calmarti ... ebbene !...io te la do . » « Oh ! grazie , grazie ! » , esclamai baciandolo in fronte , con un doloroso trasporto ; « grazie ! ... Io sarò più tranquilla ! ... potrò almeno godere senza sospetto questi giorni di felicità che puoi darmi ... » « Narcisa ! ... per pietà !...» « Oh , no ... Pietro ! non vedi che son felice , ora ?!...» Egli rimase triste e pensieroso lungo tutta la strada . Io provavo un inenarrabile godimento nell ' appoggiarmi al suo braccio , nel sentire palpitare contro il mio polso quel cuore che ancora palpitava per me . Tre o quattro volte alzai gli occhi su quel volto maschio ed energico che adoravo , che divoravo dello sguardo , come se fossi avara dal bene che possedevo ancora di saziarmene . « Confessiamo » , disse Pietro nel salire le scale della casa ove andavamo , sorridendo ancora con una lieve tinta di mestizia , come per scacciare la penosa preoccupazione che ci aveva invaso ambedue , « confessiamo che siamo pure i gran fanciulli , e che i nostri discorsi sono stati ben singolari per due innamorati che vanno ad una festa da ballo . » Respirai più liberamente quando la carrozza ci trasportava rapidamente verso la nostra abitazione : mi parea d ' essermi levato un gran peso dal cuore col togliermi quella maschera di convenienza che la società esige , e che , quella sera , in mezzo a quella splendida folla , mi era sembrata odiosa . L ' indomani Pietro si rimise a studiare di lena , come non l ' avevo mai veduto lavorare . Io passavo i giorni nel suo gabinetto di studio , disegnando o sfogliando i fiori dei quali era sempre piena la giardiniera che contornava il suo tavolino , e dei quali spargevo le foglie sulla carta in cui egli scriveva ; o , quand ' egli lo voleva , andavo al pianoforte e gli suonavo il pezzo che [ mi ] domandava . Egli usciva sempre la sera per darsi un poco di distrazione , che le occupazioni assidue del giorno gli rendevano necessaria . Qualche volta l ' accompagnavo . Una sera volli rimanere in casa per vedere ciò che avrebbe fatto : uscì solo . Quattro mesi prima sarebbe stato più avaro del tempo che avrebbe potuto passarmi vicino . Di tratto in tratto egli si mostrava preoccupato , quasi triste ... sembrava staccarsi con isforzo alle sue penose meditazioni per prodigarmi ancora quelle sue ferventi carezze , che mi fanno obliare in un bacio tutti i terrori dell ' avvenire . Non potevo esser gelosa ... Alla festa , ove l ' accompagnai , avevo veduto le più eleganti e belle dame sorridergli con quella grazia che dà diritti a sperare , prodigargli le più obbliganti attenzioni , e l ' avevo veduto rimaner freddo e cortese innanzi a quelle attrattive , cercando avidamente il mio sguardo e il mio sorriso . Egli è troppo generoso e nobile per potermi parlare come mi parla e guardarmi come egli lo fa se il rimorso di un altro affetto lo facesse arrossire . No ! il mio Pietro è troppo elevato per scendere sino alla dissimulazione ... egli avrebbe piuttosto la forza brutale di abbandonarmi . Eppure questa certezza , che per molte sarebbe una consolazione , per me è il più crudele disinganno , perché mi toglie persino la speranza dell ' avvenire ... Quello che scrivo mi scotta le mani , come mi brucia il cuore ... Avrei sempre la speranza di riavere il cuore di Pietro che si allontanasse da me per un ' altra donna , poiché egli dovrebbe , tosto o tardi , accorgersi che giammai , giammai donna potrà amarlo come l ' amo io , giammai simile amore potrà suggerire alla donna tutti gli incanti più raffinati per fargli bella la vita , per fargli sentire tutte le infinite percezioni di questo amore colle pulsazioni violente delle sue arterie ... ma Pietro stanco del mio affetto , di me ... Pietro disilluso del prestigio che mi faceva bella ai suoi occhi ... io non l ' avrò più ! ... mai ... mai più ! ... Dio ! Dio mio ! ... la morte ... piuttosto la morte ! ... Alcune notti egli è rientrato assai tardi ... Ho udito che raccomandava di non far rumore per non isvegliarmi ... come se avessi potuto dormire , io ! ... mentre soffocavo i singhiozzi nascosta dietro la portiera dell ' uscio . Oh , egli ha potuto pensarlo ch ' io dormissi ... prima che egli fosse ritornato ! ... È desolante , è spaventevole tutta questa insensibile gradazione che ogni giorno sempre più assopisce nel suo cuore tutte quelle sensazioni minime , delicate , squisite , che la passione suscita e sublima , e che muoiono con essa ... È dunque morto il suo cuore per me ... Dio mio ? ! ... No ! egli mi ha parlato ancora di quelle parole , tenendo la mia mano fra le sue , fissandomi sempre del suo sguardo , che avea tutta l ' espressione d ' allora ... Ma ciò , non è durato sempre ! ... sempre ! ... a dissetarmi di questo bisogno ardente che ne ho ! ... Quando gli parlo della sua tristezza , della sua preoccupazione , della sua freddezza sin ' anche , egli si mostra qualche volta come impaziente , e dissimula appena una lieve tinta del dispetto che prova di non saper meglio nascondere le sue impressioni , lo leggo chiaramente nel suo cuore : egli ha ancora la generosità d ' imporsi per me un sentimento che non prova , di nascondermi quelle illusioni perdute che egli si rimprovera come una colpa sua , colpa che però non ha , di cui il pentimento gli dà la forza di stordirsi nelle mie carezze sino alla febbrile e quasi ebbra eccitazione che può scambiarsi coll ' esaltazione della passione . Un giorno era uscito prima ch ' io fossi levata , e avea mandato a dirmi che , invitato da alcuni amici , avrebbe desinato fuori . La sera non era ancora venuto a vedermi ; verso le 9 feci attaccare , impaziente d ' attendere più oltre , e andai a cercarlo dove sapevo trovarsi ogni sera . Feci fermare il legno dinanzi il Caffè di Sicilia e mandai il piccolo jockey a cercarlo ; egli si alzò subito da un crocchio d ' amici , fra i quali era seduto , e venne a mettersi in carrozza con me . « Ti chiedo mille scuse , mia cara , della noiosa giornata che ti ho fatto passare » , mi diss ' egli ; però distinsi nel suo accento una sfumatura d ' impazienza . Io gli strinsi la mano , poiché ero assai commossa , e non risposi . La carrozza attraversò tutto il corso Vittorio Emanuele e prese la strada d ' Ognina . Fuori l ' abitato volli scendere e prendere il braccio di lui . Il calesse ci seguì ad una cinquantina di passi . Entrambi sentivamo di avere un penoso discorso da intavolare , che non avevamo il coraggio d ' incominciare , e che perciò ci faceva rimanere in silenzio . Provavo il bisogno però di parlargli , di aprirgli il mio cuore ; per averne la forza pensai alle sere istesse passate al fianco di lui ... sere di cui le rimembranze erano ancora palpitanti di piacere , e a misura che il mio pensiero le vedeva più vive , che il mio cuore batteva più forte , che i miei occhi si velavano di lagrime , io mi stringevo al suo braccio come fuori di me , come se avessi voluto con quella stretta attaccarmi a quel passato che idolatravo ; infine non potei più frenare i singhiozzi . Pietro si fermò in mezzo alla strada , commosso profondamente , ma non sorpreso da quella scena che forse si aspettava . « Che hai dunque , Narcisa » , esclamò egli , prendendomi le mani . « Oh , Pietro ! » , esclamai infine , « tu non sei lo stesso di prima ! ... No ! tu non mi ami come prima !...» « Narcisa , tu sei folle coi tuoi dubbî penosi ... Se non ti amassi come prima , potrei fare la vita che faccio ?...» Queste parole , che cercavano di esprimere un pensiero consolante , erano dure per me ; esse parlavano di quella vita che avea fatto la nostra felicità come di un sagrifizio . « È vero dunque » , proseguii , « questa vita ti è penosa ? ! ... tu sei stanco di farla ?!...» « Ascoltami , Narcisa ! » , interruppe egli , stringendomi le mani , quasi avesse voluto infondermi forza per ascoltare quello che aveva a dirmi , e raddolcire quanto vi poteva essere di amaro ; « non si può sempre vivere di questa vita che noi abbiamo fatto , che è la mia più dolce memoria , senza avere delle ricchezze , che io non posseggo , e neanche tu , e le possedessi , io non potrei accettarle da te ; bisogna che io mi faccia una posizione , che risponda alle aspettative che si sono potute basare sul mio primo lavoro , che è bello del tuo riflesso soltanto . Per ciò fare bisogna piegarsi un poco a tutte quelle convenienze che la società esige rigorosamente . Io ho dimenticato tutto per te , sei intieri mesi : gli amici , il mio avvenire , gl ' impegni assunti ; anche una madre che adoravo , la più buona , la più santa fra le madri , che avea pur diritto all ' amore del figlio suo , e che sei intieri mesi non ha avuto una parola da lui , non l ' ha abbracciato una volta ... Oh , credimi , Narcisa ... è colla più viva commozione , colla più profonda riconoscenza anche , che io rammento questi sei mesi d ' amore ... Ma perché quest ' amore istesso duri con tutti i suoi incanti bisogna che esso sia assaporato lentamente : in fondo all ' ebbrezza che stordisce si trova presto la disillusione che uccide l ' amore ... ed io voglio amarti sempre , mia Narcisa ! » Soffocai i miei gemiti col fazzoletto , e rimasi muta , pietrificata dinanzi a lui che mi stringeva ancora le mani , e mi fissava quasi avesse voluto leggere nei miei occhi . Dio mio ! quello che soffersi in quel punto , credo che non potrò soffrirlo mai più ... neanche al momento ... Quand ' ebbi la forza di parlare gli dissi tristamente , divorando tutta l ' estensione del mio dolore per nasconderglielo : « Se mi amassi ancora , come dici , non avresti mai proferito ciò ... » . « Narcisa ! » , replicò egli , tradendo una viva impazienza , « non son uso a mentire ... mi pare ... » « Oh , no ! tu non mentisci ... o piuttosto tu vuoi ingannare te stesso , perché hai pietà di me ... Grazie , Pietro ! » « Io avrei dovuto parlarti da qualche tempo su questo proposito » , mi diss ' egli ; « ho temuto sempre di farti dispiacere , ed ho indugiato . Tentai di lavorare per adempiere in parte agli obblighi impostimi , ma ti confesso che nulla mi è riuscito ... Mia madre mi ha scritto molte volte le più calde preghiere perché io vada ad abbracciarla ... » Egli avea esitato a proferire l ' ultima frase , e l ' avea poscia pronunziata colla precipitazione di colui che prende una risoluzione decisiva . Mi aggrappai al suo braccio , poiché sentivo le gambe piegarmisi sotto . « È giusto » , mormorai quindi a metà soffocata ; « tua madre , ha ragione !...» Ebbi il coraggio supremo di non piangere . Egli rimase muto , facendo sforzi visibili per dominare la sua commozione . « Mi accorderai almeno quindici giorni prima di partire ? » , gli diss ' io , gettandogli le braccia al collo , piangendo in silenzio . « Oh , amor mio ! » , esclamò Pietro quasi con le lagrime agli occhi , « non credevo di essermi meritate tali parole !...» « Ebbene ! ... fra quindici giorni tu partirai per vedere tua madre !...» Volle abbracciarmi , come per ringraziarmi del sagrifizio che gli facevo , ma mi allontanai di un passo , supplicandolo colle mani giunte di non farlo . Temevo di perdere la forza della mia risoluzione in quell ' abbraccio , al quale mi sentivo spinta violentemente da tutte le passioni , suscitate sino al parossismo , che tumultuavano in me . Egli rimase sorpreso e colpito da quell ' apparente freddezza , e m ' accorsi ch ' era anche indispettito . « Grazie ! » , mi rispose fremente . E rimase muto ... E non una parola di più ... come se avesse temuto ch ' io mi pentissi di ciò che gli avevo accordato . Ripresi il suo braccio per continuare a passeggiare , mentre non avevo la forza di trascinarmi . Lo guardavo : era freddo , pensieroso , quasi cupo . « Oh , Pietro !...», gridai quindi singhiozzante , non sapendo più frenarmi , avvinghiandogli le braccia al collo ; « mi ami ? ... mi ami come prima ? ! ... Oh , Pietro ! ... una volta mi promettesti , mi giurasti ... che m ' avresti confessato quando tu non mi avresti amato più ... come prima ... Pietro ! ... confessalo che non mi ami più !...» « Narcisa ! te ne supplico ... queste parole mi fanno male ! » , m ' interruppe egli impallidendo . « Oh , per pietà ! ... per pietà , Pietro ! Me l ' hai promesso ... me l ' hai giurato ! ... Sii uomo ! ... dillo , dillo che non mi ami più !...» Invece di volere questa conferma al mio doloroso sospetto , attendevo , con ansia smaniosa , una parola in contrario , che avesse potuto farmi gettare nelle sue braccia , delirante di passione . Egli esitò ... egli non l ' ebbe ; ... e rimase muto , immobile ... come combattuto da un ' interna tempesta ... « Non ha dunque cuore quest ' uomo ! » , gridai come una pazza , dopo avere invano atteso , in una terribile angoscia , col petto anelante , le mani giunte , le lagrime agli occhi , quella risposta . Non ha cuore per comprendere quello che si passa nel mio , per farmi felice anche con una menzogna ! avevo detto in quelle parole . Quelle parole però mi perdettero . Pietro non capì il vero senso appassionato , addolorato , ansioso , che dava loro il mio cuore in quello stato , proferendole ; egli capì soltanto tutto quello che vi è di duro , di sprezzante , d ' insultante anche - sì , d ' insultante - in queste parole prese alla lettera , che parevano dire : Siete un vile ! mentre avevano detto : Non avete pietà di me ? Egli si levò pallido , coll ' occhio , un momento innanzi umido di lagrime , asciutto e quasi fosco , coi lineamenti duri e severi ; egli ... quest ' uomo ! ebbe la forza di dirmi colla sua voce più calda ed incisiva : « È forse meglio che ci separiamo , Narcisa » . Ebbi paura di lui . Non potrei mai riprodurre tutto quello che vi era di lacerante in quelle fredde parole che soffocavano in lui il risentimento , che fa supporre pur sempre l ' amore , per esprimere la calma ed inflessibile decisione della mente . Mi sentivo morire , e caddi annichilata sul muricciolo accanto alla strada ; Pietro mi diede il braccio , mi sollevò , e mi strascinò quasi sino alla carrozza . Là , inginocchiata sul tappeto , col volto nascosto fra i cuscini , piansi lagrime ardenti , disperate . Ora che ci penso a mente più serena , io non risento tutto il pentimento di quelle parole , delle quali gli chiesi perdono a mani giunte , colle espressioni più umili , e che mi parvero aver deciso la mia condanna ; se Pietro mi avesse amato ancora , egli non avrebbe dato la significazione letterale a quelle parole ; ... se il suo cuore non fosse stato morto per me , egli non avrebbe potuto prendere quella risoluzione . Era finita dunque per me ! ... per sempre ! ... ed io , folle ! ... folle ! ... gli chiedevo ancora quella franca confessione che mi ero fatta promettere in un delirio d ' amore , come se le parole avessero potuto illudermi , quando tutto parlava in lui chiaramente . Passai una notte d ' inferno , lacerando coi denti il merletto dei guanciali inzuppati di lagrime . Quando il chiarore incerto che penetrava dalle tende del verone cominciò ad oscurare il globo d ' alabastro della lampada da notte , mi alzai , ancora vestita degli abiti che indossavo la sera scorsa ... Esitai un istante prima di tirare il cordone del campanello : volevo illudermi ancora su tutta l ' estensione della mia sventura . « È alzato il signore ? » , domandai alla cameriera che veniva a prendere i miei ordini . « Anzi Giuseppe , il suo cameriere , crede che non sia nemmeno andato a letto ; poiché l ' ha udito passeggiare tutta la notte . » Fui commossa profondamente ; dunque anch ' egli avea provato tutta la lotta di quella disperata passione ! Mi acconciai allo specchio , con triste civetteria ; non volevo accrescere il suo dolore colle tracce del mio ; volevo attaccarmi a lui con tutte le risorse di quell ' eleganza che egli avea tanto ammirato in me ; e passai nelle sue stanze . Lo trovai che scriveva , seduto al tavolino nella sua stanza da studio , con un lume ancora acceso dinanzi , sebbene morente . Oh , signor Raimondo , mi perdoni questi dettagli , sui quali insisto con il doloroso piacere che si prova a ritornare sui particolari di care e malinconiche rimembranze . I fiori che ornavano ogni mattina la giardiniera , situata a semicerchio attorno al suo tavolino , quei fiori fra i quali egli s ' immergeva , direi , quando si metteva a scrivere , e che avvolgevano i suoi sensi in un vapore di colori e di profumi , e suscitavano mille indefinite percezioni nella sua mente ; quei fiori dei quali egli avea detto di aver bisogno come dell ' aria per lavorare e per pensare a me , erano appassiti ; le tende delle finestre chiuse , sicché eravi quasi buio nella stanza ; attraverso l ' uscio aperto della sua camera da dormire vidi il letto scomposto , colle lenzuola lacerate e cadenti a terra , ed un cuscino sul tappeto , accanto ad una poltrona rovesciata . Pietro mi voltava le spalle , colla testa appoggiata fra le mani ; avea dinanzi un monte di quaderni e di fogli di carta , dei quali alcuni lacerati ; sul foglio che gli stava sotto la mano era scritta l ' intestazione di una lettera e tre o quattro versi cancellati . Egli non mi udì avvicinare , e si riscosse bruscamente quando mi vide vicino a lui . Poscia si alzò e venne a stringermi la mano , sorridendo tristamente . « Volevo venire a farmi perdonare le mie cattiverie di ieri sera ... però non potevo supporti alzata a quest 'ora.» « Non ho dormito , Pietro ... » , gli risposi colle lagrime agli occhi . Egli volse i suoi in giro per l ' appartamento , quasi avesse voluto nasconderne il disordine ; li abbassò , e rimase muto . Non avea voluto confessarmi che ancor esso avea sofferto ; sentii stringermi il cuore dolorosamente . Venni ad appoggiarmi alla sua spalla , come nei bei giorni in cui sentivo un brivido percorrerlo allo sfiorargli il volto coi miei capelli , e lo guardai in silenzio , spalancando gli occhi per dissimularne le lagrime . Vidi lo sforzo ch ' egli faceva per contenersi , baciandomi sulle labbra ; ma quel bacio commosso non aveva il febbrile trasporto di una volta , che gli avrebbe fatto stringere il mio corpo fra le sue braccia fino a soffocarmi ... Fu solo ... quasi triste ... « Tu scrivi ? » , gli diss ' io con un coraggio di cui non mi sarei creduta mai capace . Come colto in fallo egli abbassò gli occhi sulle carte che gli stavano ammonticchiate dinanzi alla rinfusa , e rispose con un cenno del capo , quasi avesse dubitato di avere la mia forza . « Scrivi a tua madre , Pietro ? ... Le hai detto che fra quindici giorni sarai da lei ?...» Questa volta egli non rispose e si recò la mia mano alle labbra . Mi portai l ' altra al cuore , per comprimere i battiti , dei quali il rumore mi spaventava . Oh , signor Raimondo ... un uomo di ferro avrebbe avuto pietà di quest ' agonia straziante , che mi affascinava però colla forza stessa del dolore , che mi strascinava a misurare tutta l ' estensione della mia disgrazia ... Pietro ! ... egli ! ... non ebbe pietà di quest ' agonia , che pure avrebbe dovuto indovinare dalla calma disperata del mio accento , dal tremito convulso delle mie braccia , che si appoggiavano alla sua spalla , dalla terribile tensione del dolore che inaridiva le lagrime sulla mia orbita ... Egli non ebbe una parola ... una sola ! ... o piuttosto non ne ebbe la forza ... Egli rimase colle labbra fredde e tremanti sulla mia mano , che recava quella percezione al cuore come una stilettata , cercandovi forse la forza di rispondermi . Un impeto cieco , disperato mi spingeva . « Son venuta a chiederti una grazia Pietro » , gli dissi ; « questi ultimi quindici giorni che hai avuto la bontà di concedermi ... io ... io vorrei passarli in Aci - Castello ... su quella bella spiaggia che visitammo sì spesso nelle nostre passeggiate notturne ... Siamo ai 28 di Ottobre , il 13 di Novembre partirai . » Speravo ch ' egli , soffocandomi dei suoi baci , avesse annullata la sua risoluzione della sera ... Non fu nulla di ciò ... « Oggi stesso manderò Giuseppe ad affittarvi un casino » : mi rispose stringendomi le mani e figgendomi gli occhi in volto , come cercandovi la spiegazione di quel desiderio ; « e domani partiremo . Vuoi che usciamo assieme oggi ? » Quella domanda fu il mio colpo di grazia : quando egli mi amava come un pazzo mi avrebbe pregata di non uscire ; in appresso non mi avrebbe fatto quella domanda poiché non si sarebbe potuto supporre che l ' uno di noi potesse uscir solo ... negli ultimi giorni mi amava ancora abbastanza per non propormi una passeggiata come un compenso , come per ringraziarmi del sacrifizio che gli facevo , ciò che equivaleva a dichiararmela una compiacenza , come avea fatto in quel momento . Mi voltai a cogliere un fiore da un vaso di porcellana per recare il fazzoletto alla bocca ... Mi sentivo soffocare ... Ebbi appena la forza di mormorargli : « No ... no ... grazie ... Non uscirò tutta la giornata ... » . Io stessa non udii il suono di quelle parole ... Forse neanche egli le avrà udite ... Uscii barcollando , operando uno sforzo supremo per dominare il mio dolore immenso , aggrappandomi alle tende che incontravo per non cadere ... Nel mio salotto caddi su di una duchesse , annichilata . Pietro passò al mio fianco tutto il giorno . Mi faceva una pena orribile a vedere gli sforzi che faceva per contenere la sua commozione , per combattere la lotta che ferveva in lui , per mantenersi saldo nella risoluzione che parea essersi fissata , e che quei momenti avevano fatto ondeggiare in lui ... Egli fu amoroso con me , come si può esserlo sino ai limiti della commozione , senza il trasporto però della passione , di quell ' amore caldo , cieco , irresistibile , quale egli me l ' avea fatto provare , quale ormai m ' era necessario per vivere , quale avrebbemi fatto dimenticare , almeno per un ' ora , in un bacio , tutta l ' estensione dell ' immensa sventura che mi percuoteva . Egli non ebbe una parola , non una sola parola che alludesse alla nostra separazione ; ma neanche un ' altra che la facesse mettere in dubbio . Un momento mi parve cattivo e spietato quell ' uomo che non mi amava più . Poi gli baciai le mani , delirante , piangendo a calde lagrime ; gli avvinghiai le braccia al collo e lo soffocai quasi fra le mie lagrime e i miei baci , come se avessi voluto farmi perdonare la triste impressione di quel momento . Giammai ! giammai io ho amato Pietro di quest ' amore immenso , frenetico , divorante di cui l ' ho amato in quel punto ... L ' indomani partimmo per Aci - Castello . No ! se anche scrivessi questi versi col sangue che tale tortura ha stillato dal mio cuore , io non potrei arrivare a descrivere tutto lo strazio ineffabile di quest ' agonia immensa che è durata 15 giorni ; in cui ho dovuto divorare le mie lagrime , soffocare gli urli disperati del mio cuore , perché m ' impedivano di vedere , di sentire come ogni ora di più il cuore di lui s ' allontanasse dal mio ; come quelle sensazioni impercettibili , che formavano l ' amore sovrumano di cui quest ' uomo mi adorava , andassero morendo in lui ... Io non potrò esprimere quello che ho provato di orribile in tutta l ' intensità del dolore , quando , con la terribile lucidità che mi dà la mia angoscia , ho letto chiaramente in quel cuore ... troppo chiaramente , per mia sventura ! ... la sorpresa , la tristezza di lui , direi anche il rimorso delle perdute illusioni del suo amore di un tempo che cerca invano ... Io l ' ho veduto , quell ' uomo , quel cuore , chiudere gli occhi , immergersi nel vortice delle più tempestose carezze , soffocarmi coi più febbrili trasporti ... frenetico ... furibondo quasi , cercando quelle illusioni che avea adorato in me ... e nulla ! ! ... nulla ! ! ... e staccarsene pallido , annichilato ... quasi piangendo come un fanciullo , guardandosi attorno come smemorato , come cercando ancora quelle sensazioni che non sa più trovare in me ... e che io ! ! ! ... disgraziata ! ! ... io non posso più dargli ! ! ... Oh , signore ! nessuno ! ... no ! nessuno potrà mai arrivare a comprendere la sublime agonia di quell ' istante ! Dio ! ... Dio mio ! ... se impazzissi ! No ! Dio non è giusto ! No ! Dio non ha pietà di questo dolore sovrumano ! Pietro è triste , malinconico ogni giorno di più ; la pietà istessa che risente di me , di quest ' amore di cui l ' amo , ch ' egli comprende , e del quale non può contraccambiarmi , malgrado tutti i suoi sforzi generosi , questa pietà lo distacca da me , lo fa fuggire , come se temesse di trovare un rimorso nei miei occhi , che , Dio sa con qual coraggio , gli nascondono quello che si passa in me . Egli è sdegnato contro se stesso e dolente della simulazione che deve imporsi per compassione di me , delle menzogne che deve giurarmi col volto cosperso del rossore della vergogna . La notte lo sento passeggiare spesso sino all ' alba , ora in cui parte per la caccia , e non ritorna che a sera , stanco , spossato , come se avesse voluto nella stanchezza dei sensi addormentare il rimorso del suo amore perduto , e trovarvi una pace che la tempesta delle sue passioni non gli accorda giammai . Eppure , dopo queste corse che hanno gonfiato i suoi piedi , che hanno logorato le sue forze sino alla prostrazione , egli non trova sonno nel letto ... egli si stanca ancora a passeggiare per la sua camera ... Qualche volta ho trovato l ' indomani il suo fazzoletto e i suoi guanciali umidi : al sapore acre ho conosciuto che erano lagrime ... Lui ! questo carattere orgoglioso e forte , quest ' uomo di ferro ... ha pianto ! ... ha pianto di dolore , di rimorso , di rabbia , per quest ' amore che gli sfugge , che vorrebbe imporsi . No ! ... tale martirio non può durare per entrambi ... Io sarò forte ! ... sì , quest ' amore istesso me ne darà la forza . Morire , mio Dio ! morire nelle sue braccia almeno ... addormentata dalle sue carezze ! ... Abbiamo passato 13 giorni su questa spiaggia che mi sembra deliziosa , malgrado le ore crudeli che vi ho provate . Si dice che il dolore rende fosche le tinte più brillanti del luogo ove si prova ... Anch ' io ho sentito ciò altravolta ; ma qui , in questi ultimi giorni , questi luoghi io li ho amati nei loro minimi particolari ; forse perché mi è caro anche il dolore di quest ' agonia che posso provare vicino a lui . Nel momento in cui scrivo per parlare di lui , per illudermi con lui ... sola , di notte , nella mia camera da letto ... vedo , attraverso le tende della mia finestra aperta , sbattute dal vento tempestoso di questi ultimi giorni d ' autunno che spoglia gli alberi delle foglie , la massa antica , imponente , severamente e grandemente poetica del vecchio e rovinoso castello che pende da una balza sul mare ; coi suoi muri massicci e screpolati , sui quali stridono i gufi in mezzo alle ginestre che vi germogliano , che disegnano la loro massa bruna su questo cielo trasparente ove risplende la più bella luna del mondo ; con questo mare immenso , lucido , che da questa lontananza sembra calmo e lievemente increspato , e che muggisce colla sua voce potente fra i precipizii dell ' abisso che circonda le fondamenta del castello . L ' altro giorno volli vedere questo castello a metà distrutto , su cui sembra talvolta vedere ancora passeggiare le scolte luccicanti di ferro fra i merli dei torrioni ; che mi fa vivere in mezzo agli uomini d ' una volta che l ' hanno abitato , coi vivi ricordi che tramanda e che sembrano infondersi incancellabilmente alla sua vista . Pietro volle dissuadermene , dicendo che la strada per giungervi era molto pericolosa per una donna . « Non sarai tu con me ? » , gli dissi , come se mi fosse stato impossibile un accidente vicino a lui , o come se quest ' infortunio avessi dovuto amarlo dividendolo con lui . Egli ... costui , cui l ' amore avea dato squisite percezioni , cui avea fatto oprare un miracolo di genio e di sentimento nel suo dramma , capì appena tutto il senso di quelle parole . Mi diede il braccio , come per nascondermi il suo imbarazzo , e mi accompagnò alla salita che precede l ' ingresso della rocca . I muri della torre principale che guardano il paesetto sembrano di un ' altezza smisurata , guardati dal basso , in quel punto , elevati come sono su di un immenso scoglio che dalla parte del mezzogiorno sospende le sue torri sul mare . Due tavoloni di querce sono gettati su di un arco in rovina per traversare l ' abisso orribile che si stende al di sotto , in fondo al quale mormora il mare in un sordo rumore , e che fa venire le vertigini al solo guardarlo . Pietro passò innanzi e mi porse la mano raccomandandomi di non guardare il precipizio per non avere la vertigine ; all ' incontro io provavo un ' affascinante sensazione nel mirare quella gola oscura , a quasi duecento piedi sotto di noi , ove , fra le acute punte degli scogli , biancheggiava la spuma minuta delle onde rotte e imprigionate nella caverna , su cui l ' assito che ci sosteneva si piegava sotto il peso dei nostri corpi scricchiolando . « Se cadessimo qui , abbracciati ! » , esclamai io quasi involontariamente , stringendo la mano di Pietro che mi guidava . Mi pareva più dolce quella morte , e preferibile alle torture che provavo , e che supponevo anche in lui . « Quale pazzia ! » , mormorò egli stringendo il mio braccio , come per prevenire l ' effetto di un capogiro , e accelerando il passo , che avea reso ardito e sicuro , quasi per garentire la mia vita ch ' eragli sospesa . Egli non ha detto : Che cara pazzia ! ... Ha detto semplicemente : Quale pazzia ! ... Ho veduto dalla sommità di quelle torri questo mare azzurro che si confonde con il ceruleo dell ' orizzonte , che si stende nella sua grande immobilità in lontananza e freme e spumeggia ai miei piedi ; ho veduto quelle barche che sembravano giocattoli da quell ' altezza , quel litorale sparso di ville e di paesetti , e Catania ... Catania ove Pietro mi aveva tanto amato .... Vi fissai un lungo sguardo , non avvertendo le lagrime che bagnavano le mie guance . « Che guardi ? » , mi domandò egli , come se mi avesse domandato : Perché piangi ? « Catania ! » , risposi colla voce ancora tremante . Egli sentì forse tutto quanto vi era di passione e di rimembranze in quella parola ; e lo provò anch ' egli fors ' anche in quel momento , poiché soggiunse , come cedendo ad una generosa risoluzione : « Vuoi che ritorniamo a Catania ? » . Non risposi e restai cogli occhi umidi e fissi sul golfo in fondo al quale biancheggiavano le cupole che indicavano la città , appoggiandomi al braccio di lui . Sentivo quanto vi era di nobile sacrifizio in quella proposta ; ciò ch ' escludeva l ' amore , ch ' era quello che mi bisognava . « Dov ' è Siracusa ? » , domandai poscia , come non accorgendomene , cedendo ad un intimo impulso . Pietro mi additò un punto tra mezzogiorno e ponente , dietro il Capo Passero che si vedeva distintamente , ove dovea essere il suo paese natale . « Perché non mi conduci a Siracusa piuttosto ? » , gli dissi gettandogli le braccia al collo , singhiozzando e fissando nei suoi i miei occhi brillanti di lagrime . Egli abbassò gli occhi , baciandomi le mani , e rispose , dopo avere esitato un istante : « Se lo vuoi ... » . « No ! io non lo voglio ... Ciò che io voglio è il tuo amore ! il tuo amore sfrenato , ardente , quale lo sentivi per me , quale cerchi ancora come smanioso e non sai più trovare , quale io spero qualche volta illudendomi , e tento tutte le occasioni per travedere in te ... e non m ' accorgo , pazza , disgraziata ch ' io sono , che tu non lo trovi ... che tu hai la generosità , la nobiltà di fingerlo meco ; ciò di cui senti rimorso ; ... e che tutto ... tutto ! ... perfino le tue carezze , perfino i tuoi sacrifizii mi dimostrano che tu non senti più per me ... » « Partiamo ! » , soggiunsi poco dopo strascinandolo pel braccio , soffocando l ' emozione che sentivo prorompere nell ' eccitazione della corsa , poiché mi sentivo morire . L ' ultimo raggio di sole rischiarava ancora i merli della più alta torre , e nell ' abisso che dovevamo traversare era buio profondo ; e gli echi ne erano mugghianti ; e gli sprazzi di spuma biancheggiavano come giganteschi fantasmi . Un momento mi sembrò che l ' immenso fascino di quello spaventevole abisso attraesse l ' abisso doloroso del mio cuore ; che quei bianchi fantasmi mi stendessero le braccia come a prepararmi un letto eterno che dovesse accogliermi assieme all ' uomo che adoravo tanto più freneticamente quanto più lo vedevo allontanarsi da me ... Un momento il mio piede si stese sul precipizio e la mia mano strinse più forte la sua per allacciarlo in un modo che nulla sarebbe valso a rapirmelo mai più ... « No ! no ! » , gridò il mio cuore gemente , « no ! ... ch ' egli viva ! ch ' egli sia felice ! ... io non potrò mai essergli grata abbastanza dei giorni che mi ha dato , dei sacrifizii che ha avuto la bontà d ' imporsi per me ! ... Ch ' egli sia felice ... anche con un 'altra!...» Un ' altra ! ... Ecco quell ' idea terribile , sanguinosa , che mi ha attraversato il cuore come un ferro infuocato , e alla quale non avrei forse saputo resistere se ci avessi prima pensato ... Mi avvidi , quasi con gioia , come se fossi stata salvata da un immenso pericolo , che camminavamo sul selciato della strada . Una o due volte , in quella notte agitata e febbrile passata al davanzale della mia finestra , ho avuto dei momenti di speranza , d ' illusione ... speranza tale che mi faceva mettere dei gridi di gioia , che mi faceva comprimere le tempie fra le mani , quasi le arterie che battevano di felicità minacciassero di sconvolgermi la ragione ... Egli mi avea proposto di accompagnarmi a Catania ! ... egli aveva avuto forse un istante d ' amore per me ! ... dell ' amore di una volta ! ... Oh ! Dio ! Dio ! ... morire almeno in tal momento ! ... Ieri volli uscire con lui ; volli fare una passeggiata in barca . Egli prese i remi , ed entrambi , soli , ci cullammo nella piccola barchetta da pescatori su quelle onde azzurre come il cielo . Quand ' egli è solo , pensieroso , vicino a me ... provo un momento di dubbio , d ' incertezza ... Mi pare di sperare , mi pare di averlo mio ! tutto mio ! ... e che nulla abbia potenza di strapparlo all ' amplesso frenetico delle mie braccia . Appena fummo al largo egli lasciò i remi e venne a prendere la mia mano . Lo guardai come non l ' avevo mai guardato : sentivo che non potevo amarlo più di quanto io l ' amavo in quel momento ; mi pareva impossibile ch ' egli dovesse lasciarmi il dopodomani . Egli baciava le mie mani , e sostava per guardarle in silenzio , come se avesse temuto di alzare gli occhi nei miei , e per tornare a baciarle ... Le sentii umide delle sue lagrime . « Pietro ! » , esclamai palpitante di una sublime emozione , mentre tutti i pori del mio cuore si dilatavano ad assorbire le inebbrianti emanazioni di una lusinghiera speranza : « ieri ti pregai di condurmi a Siracusa ... con te ... » . Egli non poté più frenare il pianto , e scosse la testa tristamente . « Impossibile ! » , mormorò con un soffio appena intelligibile . «Impossibile?...», ripetei radunando tutte le forze di cui mi sentivo capace ; « e perché , Pietro ?!...» « Oh ! grazia ! grazia , Narcisa ! » , singhiozzò egli stringendomi fra le sue braccia , nascondendo la sua testa nel mio petto ; « grazia ! ... io sono molto vile !!...» Era orribile a vedersi l ' angoscia disperata di quel volto energico , l ' annichilamento completo di quel carattere di bronzo . « Sì , io sono vile ! io son colpevole ! io sono infame !...», seguitò con voce delirante : « oh ! grazia , Narcisa !...» . L ' amavo tanto che non sentii tutto lo spasimo sublime che quelle parole mi facevano provare : ebbi soltanto pietà di lui . Lo abbracciai , piangendo anch ' io , tremando convulsivamente del suo tremito , mischiando le mie labbra alle sue . « Dillo ! Pietro ... dillo ! » , gridai con disperato sforzo di volontà , « tu non mi ami più ! ... tu non mi ami più come prima ! » . Egli rimase abbattuto , in silenzio , sulla panchetta della barca . Quel silenzio durò cinque minuti . Quando risollevò il volto fui atterrita dallo spaventevole pallore che copriva i suoi lineamenti solcati profondamente . « Ascoltami , Narcisa ! » , cominciò egli con voce solenne , quasi calma : « io ho un sacro dovere di gratitudine verso di te ... dovere che mi fanno caro le reminiscenze che non potrò dimenticare giammai , e che formano ora il mio inferno ... Eppure , te lo giuro sul mio onore , io non mi trovo colpevole ... no ! ... che soltanto queste reminiscenze mi restino ora vicino a te ... Tu hai il diritto di disporre di me , in tutto ... Io sacrificherò al dovere quello che avrei sacrificato all ' amore , e farò quanto è possibile all ' uomo per renderti la tua felicità . Ho tanto provato di sì immenso nella voluttà del godimento , nel delirio dell ' esser felice , che forse all ' uomo non è concesso di godere ... e Dio mi punisce , col soffiare su tutte quelle sensazioni che formavano il mio amore ... che cerco invano da due mesi ... e spegnerle per me . Nel tremito ardente delle tue labbra , sul tepore della tua pelle rosata , nelle nervose e convulse pressioni delle tue braccia , nel delirio fervente delle tue carezze , ho cercato invano un atomo , un atomo solo , di quello che provavo d ' arcano , d ' indefinibile , di più che terreno , quando , seduto sul lastrico della strada , ti vedevo al verone , ciò che formava il delirio dei miei sogni ; che nei primi trasporti del possederti , quando mi pareva di divenire folle per la felicità dell ' amor tuo , io provai sino a quel parossismo del godimento che ci annienta , direi , nel godimento istesso , e che ci lascia sbalorditi della sua estensione . Io ho cercato invano questo profumo , questo vapore che ti circondava d ' incenso come gli angeli , e in cui non osavo immergermi per timore di perdervi la ragione o di perdervi l ' illusione ... È duro , è crudele quello che dico ... ma tu hai mente per apprezzarlo e cuore per perdonarmelo ... come mi hai perdonato tutto quello che ti ho fatto soffrire da due mesi , che mi sono rimproverato , e di cui il rimorso mi lacera ... Quello che io piango , Narcisa , è l ' amore che ho provato e che non posso più trovare ... che cerco assetato per inebbriarmene , poiché la sete che ne ho è ardente , divoratrice , e che mi fugge sempre dinanzi come un fuoco fatuo ... Io avrei paura , rimanendoti più a lungo vicino , che la stanchezza dell ' animo non vincesse anche il desiderio ineffabile che ho di questo amore ... e che tutto questo tesoro di diletti che trovasi in te , di cui m ' abbeverai forse sino all ' ebbrietà , non vada perduto dell ' intutto per me ! Oh ! io ho paura di ciò , Narcisa ! ... poiché la speranza di riamarti un giorno come ti ho amato m ' impedisce che mi bruci le cervella , non avendo più nulla a godere sulla terra . Bisogna ch ' io mi allontani da te per qualche tempo , ch ' io torni a dubitare della felicità che ho goduto ... ch ' io dubiti della speranza fin anche di questa felicità , per esser pazzo di te come lo ero quando passavo le notti innanzi la tua casa senza sperare un ' occhiata da te ... bisogna che io ti vegga ancora lontana da me , in mezzo alle pompe del tuo lusso , all ' incanto delle tue seduzioni , per cercarti ansioso , cieco , folle , come allora ; e stendere le braccia , delirante , invocando un altro sorso di questa coppa fatata ... a cui fui tanto stolto da bere troppo ... » . Egli non poté più proseguire , soffocato dalla violenza della sua commozione , tenendosi il petto colle mani increspate da una violenza contrazione , inginocchiato ai miei piedi , coll ' occhio luccicante di una fosca luce sul pallore quasi tetro del suo volto , coi capelli irti sulla fronte madida di freddo sudore . Quest ' addio che quel cuore mi dava era grande , era sublime , come l ' amore di cui m ' aveva amato . Lo sollevai fra le mie braccia ; lo baciai in fronte , sentendomi ancor io fredda di sudore ghiacciato , provando una forte risoluzione che quelle parole infondevanmi , la quale correva al cuore , quasi con gli smarrimenti di una vertigine , insieme al sangue che da tutte le vene vi affluiva . « Addio dunque ! » , gli dissi con una calma nella voce della quale io stessa ero atterrita : « Addio , Pietro !...» . Egli cercò le mie labbra colle sue , fredde , tremanti d ' angoscia e di voluttà . «Addio!...», gli mormorarono ancora le mie labbra palpitanti nelle sue - E svenni fra le sue braccia . 11 Novembre Posdomani egli deve partire . Ho numerato minuto per minuto queste ultime ore che io ho passato vicino a lui ... cercando illudermi spesso per sentirne poi più amaramente tutta la disperazione del disinganno . No ! lo sento ... il suo cuore non può più rinascere per me ! Egli tenta lusingarsi nelle sue speranze ... o piuttosto ha pietà di quello che soffro ... Quand ' egli partirà ! ... Dio ! Dio ! ... Quando non udrò più la sua voce , il rumore dei suoi passi ... ; quando non lo vedrò più e non l ' attenderò più la sera , affacciata alla finestra ! ... Oh ! no ! ... no ! ... è meglio prima ... prima ch ' ei parta ... Riprenderò questa lettera all ' ultimo istante , per farla poi mettere alla Posta a catania ... Domani egli aspetta il suo amico , forse lei stesso , che deve venire a prenderlo ... in tal caso sarebbe forse meglio ... L ' ora non può essere molto lontana : egli parte dopodomani ... Ho peccato ! e Dio mi punisce col mio peccato ! 12 Novembre L ' inverno è sopravvenuto troppo improvvisamente per queste contrade ... Dio mio ! Ho avuto paura di questo mare burrascoso , di questi nuvoloni che fanno nero e triste il cielo , di questo vento che strappa le ultime foglie dagli alberi ... Sì , ho paura di questa natura , pochi giorni fa ancora tanto ridente , e che sembra fuggirmi con la vita ... Ho pianto molto ... sì a lungo che ora sono stanca di piangere . Gli occhi mi bruciano ; mi sembra che il petto si rompa ... Dio ! Dio mio ! Pietro mi sfugge , teme d ' incontrarsi con me ... Che gli ho fatto ? ... Dio mio ! che gli ho fatto ? ! ... 12 Novembre - ore 10 di sera Dio ! Dio ! Pietà ! pietà ! Son pazza , Dio mio ! Mi pare di perdere la ragione ! ... mi pare di morire ! Ho urlato come una tigre ; ho lacerato coi denti le lenzuola , le vesti , il fazzoletto ; mi son rotte le membra urtando contro i mobili come ebbra ... Oh , no ! no ! Dio non è giusto ! Dio è crudele ! ... Quale tortura ! quale tortura orrenda ! ... Dio ! Dio mio ! ... L ' ho udito ! sì , la sua voce ! ... la sua voce istessa ... che ordinava i cavalli per domani ... Oh , quest ' uomo ! ... quest ' uomo ! ... Ma io l ' amo ! ... ma io l ' adoro ... com ' egli si spaventerebbe a provarlo , se lo potesse , quest ' uomo che mi sfugge ! ... che ha il cuore morto per me ! ... Che fare ? ... che fare , Dio mio ? ! ... Se fossi pazza ? ! ... se impazzissi ? ! ... Dio ! ! ! ... No ! Dio non può punirmi del mio delitto ... No ! Dio non può punirmi dell ' opera sua ... perché ... perché io son debole ... perché io son vile dinanzi all ' estensione di questo dolore sovrumano che mi si apre dinanzi ... perché io , da Lui che mi percuote , voglio il sonno ... l ' oblìo almeno ! ... Dio ! Dio ! ... pietà ! pietà ! ... grazia ! ! ! ... IX Un ' ora del mattino suonava lentamente all ' orologio del salotto nel grazioso casino che abitavano i due giovani . Narcisa , pallida del suo delicato pallore di cera , coll ' occhio brillante di un inusitato splendore che avea dei lampi di felicità , vestita di bianco , il suo colore favorito , sebbene la stagione fosse alquanto inoltrata , coi capelli raccolti mollemente dentro una reticella di seta ed arricciantisi sulla fronte quasi sino alle sopra [ c ] ciglia , con quella moda ardita che ricordava le più belle teste delle statue greche , stava seduta abbandonatamente sopra un canapè , accanto a Pietro , nella sua attitudine solita , allacciandogli il collo con le sue belle braccia , figgendo avidamente gli occhi negli occhi di lui , ascoltando le sue parole ; e sembrava deliziarsi nella trasparente e profumata atmosfera che le mille sensazioni di quel momento le creavano . Giammai la donna amante avea sussultato di tale amore fra le braccia dell ' uomo amato ; giammai la sirena si era abbandonata più molle , più languente ; giammai la maliarda avea avuto sguardo più inebbriante da fare oscillare convulsivamente le più intime fibre del cuore di lui . Sembrava che qualche cosa di più che mortale eccitasse in lei tutte le più squisite risorse , le ispirazioni più ardenti della donna affascinante , della donna ebbra anch ' essa di questa voluttà che ispirava e che cercava , per formarne un fascino irresistibile , divorante . L ' occhio di Pietro era raggiante ; la sua parola interrotta a scosse come per delirio ; le sue membra tremanti di sovrumano diletto . Egli suggeva avidamente coi baci per la fronte , pei capelli , per le labbra , per gli occhi , pel collo quelle emanazioni acri e violente di una voluttà insaziabile , che eccitava il godimento sino al delirio ... « Oh ! Narcisa ! Narcisa ! » , esclamava egli come un pazzo , « Narcisa di Napoli ... di Catania ! ... t ' ho trovata alfine ! sì , t ' ho trovata !!...» Tutt ' a un tratto quel corpo affascinante di mille seduzioni ebbe un fremito che non seppe reprimere , e quasi una dolorosa contrazione . Pietro l ' abbracciò più strettamente , come ebbro ... poiché lo scambiò per un fremito di piacere . « Che io ti vegga , Narcisa ! » , esclamò egli colle mani giunte , inginocchiandosi sul tappeto , come se avesse voluto adorarla : « oh ! ch ' io possa vederti ! .. Perché nel tempo istesso che io provo questo godimento supremo , che mi comunico il tuo corpo da fata fra le mie braccia , non posso analizzarti col mio sguardo , ed assorbire quell ' altra ebbrezza sublime di divorare le tue bellezze ?...» . Egli si tacque , sorpreso , allarmato dal pallore che copriva i delicati lineamenti di lei , che tradivano qualche lievissima contrazione spasmodica : e che cominciavano a bagnarsi di fredde stille di sudore a fior di pelle alla radice dei capelli . Narcisa , come per nascondergli quel triste spettacolo inebbriandolo fra le sue carezze , lo attirò fra le sue braccia , baciandolo del suo bacio languido e divorante nella sua molle seduzione ; e posò il suo viso sul volto di lui , mischiando i ricci dei suoi capelli ai suoi ... « Che hai , Narcisa ? » , le gridò Pietro spaventato dal freddo sudore di cui gli inumidiva il volto il contatto di lei . « Oh , nulla ! ... È la felicità ! ... è la gioia suprema che provo ... che sembra farmi svenire ... Oh ! come son felice ! ... Dio mio ! come son felice !...» Mentre quella testolina ricciuta si posava sulla sua , Pietro la sentì farsi più pesante sulla sua spalla . «Narcisa!...» « Oh , qual felicità , Pietro ! ... Mi pare di aver sonno ... di dover sognare questi squisiti diletti ... Avevo tanto sofferto ! ... Adagiami sul canapè ... e suonami qualche cosa sul pianoforte ... Provo delle sfumature sì care ... dei sogni incerti sì belli ! ... Oh , Pietro , se li provassi anche tu ! Mi pare di dover godere di più con quei suoni tratti da te ... » La sua pupilla era prodigiosamente dilatata ; ma lo fissava ancora coi raggi più vivi del suo sguardo . Pietro s ' inginocchiò ai suoi piedi ; ella ebbe il coraggio di cambiare in un sorriso la contrazione di spasimo delle sue labbra . « Suonami il valtzer ... Il Bacio ... fammi contenta ... » Pietro esitava . « Ma che hai ? Dio mio ! sei pallida da far paura ... » « È nulla , ti dico ... è l ' eccesso della gioia , della felicità ... Son tanto felice , mio Pietro ! ... Fammi questo piacere , suona quel valtzer ... che mi domandavi sempre ... » E giunse le mani con atto infantile di preghiera . Pietro cominciò ad eseguire quella musica che faceva la più strana impressione in mezzo al silenzio della notte ( nella mestizia che , suo malgrado , cominciava ad offuscarlo ) , ascoltata da quella donna coricata sul divano , che giungeva le mani ; della quale i tratti , sussultanti di quando in quando , sembravano assorbire le vibrazioni come delle care reminiscenze ; della quale gli occhi si dilatavano colla pupilla di una spaventevole fissità ; della quale infine le labbra si aprivano anelanti come a bever l ' onda di quell ' armonia , in mezzo alle contrazioni spasmodiche che non poteva dissimulare ; nel silenzio quasi lugubre di quel salotto , che cominciava ad esser rotto dall ' anelito affannoso e soffocato della respirazione di lei . Ella si era alzata lentamente , come attratta da quel suono ; cogli occhi come affascinati da immagini che ella sola poteva vedere ... E si era trascinata barcollante , stendendo le mani tentoni , come se non vedesse più , verso il punto dove risuonavano quelle note festanti . Ella vi giunse , anelante di fatica e di piacere , e si aggrappò alla spalla di Pietro per non cadere , gridando con accento indescrivibile : « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... dove sei ?!...» . E cadde inginocchiata . Le sue pupille azzurre , chiare , quasi fosforescenti , si fissavano in volto a lui , senza sguardo , come cercandolo ; e allorquando sembrò ch ' ella non potesse rompere quel velo che le annebbiava la vista , che le impediva di pascersi nelle sembianze di lui , i suoi lineamenti , che cominciavano a contrarsi , espressero l ' angoscia ... un terrore nuovo , incomprensibile . « Oh , Dio ! Dio mio ! » , singhiozzò agitando le labbra convulsivamente , come se stentasse a trarre quei suoni dalla sua gola arida e ad articolarli colle sue labbra tremanti : « Oh ! Dio ! ... sì presto ! sì presto !...» . E quando incontrò gli abiti del giovane , le sue mani increspate cercarono brancolando le mani di lui , che strinsero avidamente , con tenace ostinazione , quasi temessero di lasciarsele sfuggire . La pelle del suo viso si era fatta arida , e le vene cominciavano ad iniettarsi di sangue . Pietro , stordito , spaventato , afferrò il cordone del campanello . « È giunto il signor Angiolini » : disse un domestico sulla soglia . « Presto ! presto ! che corra ... soccorso ! Ella muore ! » , gridò Pietro . Sollevò quel bel corpo , fattosi di un ' inerte pesantezza , fra le sue braccia , stringendovelo con una furibonda tenerezza , e lo coricò sul divano . In tutto quel tempo le mani convulse di lei cercarono ancora le sue ; e quando le trovarono fecero atto di recarsele alle labbra , fissandolo sempre di quella pupilla cerulea , dilatata , senza sguardo . Si udirono dei passi precipitati , e comparve Raimondo , che veniva a prendere Brusio per condurlo da sua madre , come Narcisa ne avea avuto sentore . Con un solo sguardo egli vide di che si trattava , e senza perder tempo in domande inutili , corse da lei , distesa sul divano , e le prese il polso . Le pulsazioni erano deboli , lente , mancanti ; osservò la pelle arida , picch [ i ] ettata in alcuni punti delle braccia di bollicine incolori ; il volto acceso e che cominciava a farsi livido ; gli occhi fissi che operavano uno sforzo prodigioso per non cedere alla pesantezza delle palpebre , onde fissarsi ancora su di Pietro , quantunque non lo vedessero più . Toccò vivamente la regione epigastrica che tradì uno spasimo acuto . « Hai in casa dell ' emetico ? » , domandò vivamente Raimondo al suo amico , rizzandosi con la pronta decisione che dà l ' intuizione al medico di genio , e che lo fa sollevare e dominare in tali momenti . « Oh no ! ... Dio mio !...» « Un momento ! avrete almeno questo » ; e spezzò il cordone del campanello , strappandolo con violenza . « Recate un bicchier d ' acqua e del sapone , e preparate due tazze di caffè molto carico e senza zucchero ; subito ! » , ordinò al cameriere che comparve . « Bisogna che tu passi nell ' altra stanza » ; soggiunse quindi a Brusio che sembrava di sasso . Narcisa , che udì forte e comprese quelle parole , strinse più vivamente le mani del giovane , quasi volesse attaccarsi a lui . « No ! no ! » , singhiozzò Pietro cadendo inginocchiato dinanzi al canapè ; « no ! io non la lascerò un minuto ... Io sarò forte , Raimondo ! » Il medico si strinse con impazienza nelle spalle , e tentò di far bere a Narcisa il bicchier d ' acqua che gli avevano recato ove avea sciolto del sapone . Ella ne inghiottì avidamente due o tre sorsi , afferrando il bicchiere come se avesse voluto aggrapparsi alla vita che sentiva sfuggirle ; provò qualche movimento di vomito , che rimase senza effetto ; e ricadde pesantemente sul canapè mormorando : « Oh ! la vista ! ... Dio mio ! la vista ! ... vederlo almeno !...» . E due lagrime luccicarono sulla sua orbita . I suoi lineamenti erano orribili di questa lotta penosa che cercava vincere e dissimulare con isforzi sovrumani . Raimondo , che avea preso la testa di lei fra le sue braccia , un minuto dopo la lasciò ricadere sul cuscino , resa di una cadaverica pesantezza ; e rimase muto , disanimato . Poco dopo mormorò , come parlando a se stesso : « È l ' oppio in forti dosi ... Ora il delirio ... dopo il coma ... » . « Che sete ! Dio mio , che sete ! » , mormorava Narcisa colla voce secca , stentando a disnodare la lingua , legata da una spaventevole aridità ; « acqua ! per pietà , Pietro ! ... acqua !...» Raimondo le fece inghiottire quasi tre tazze di caffè amaro . « Che fare ? Dio ! ... che fare ? » , gridava Pietro implorando , con l ' accento del cuore , da Raimondo quell ' aiuto che questi non poteva dargli mentre avea chinato la testa sul petto , come se avesse voluto dire : troppo tardi ! La fisionomia di Narcisa si animava come se contemplasse deliziose visioni che il suo occhio sbarrato e fisso poteva vedere soltanto . Ella mormorava frasi interrotte , appena sensibili , in cui spesso le sue labbra si agitavano come per sorridere . Una o due volte sembrò riscuotersi bruscamente , con un senso penoso ... e allora i suoi tratti esprimevano un immenso affanno ... in cui ella mormorava : « Oh , Pietro ! ... il valtzer ! ... il valtzer !...» . Pietro , che aveva soltanto la forza di bagnare di pianto le sue mani che si teneva alle labbra , gridò singhiozzando : « Ma salvala , Raimondo ! ... fratello mio ! ... Non vedi che muore ! ... Bisogna ch ' ella non muoia ! ... Non voglio che ella muoia !...» . Tutt ' a un tratto Raimondo corse al pianoforte , come cedendo ad un ' ultima e subitanea ispirazione ; lo strascinò sulle sue carrucole sino al canapè dov ' era sdraiata l ' agonizzante ; sollevò questa fra le sue braccia , perché le braccia di lei potessero ancora circondare il collo di Pietro che non volevano abbandonare ; e disse a Brusio che sembrava istupidito : « Non c ' è più che un miracolo che possa prevenire il coma , che possa salvarla : bisogna prolungare questo delirio per dare il tempo di operare all ' infuso di caffè ... Suonale quello che vuole ... Ci son dei casi in cui la scienza bisogna che ricorra all ' arte o al caso » . Pietro cominciò a suonare quel valtzer allegro e brillante , di cui le note acquistavano la più triste inflessione sotto le sue dita increspate e tremanti , e che strillavano sinistramente in mezzo al funereo silenzio di quella stanza . Due o tre volte le labbra di Narcisa sorrisero ; i suoi lineamenti perdettero la loro rigida alterazione per esprimere il piacere più intenso che quel suono certamente le procurava o che determinava i sogni deliziosi del suo delirio ... Ella stringeva più fortemente , sebbene con moto convulso , quella testa che abbracciava ; e qualche volta le sue labbra si agitarono come per baciare ; e il suo capo si avanzava tentoni come se avesse voluto incontrare quello di lui ; ... e la sua pupilla appannata , vitrea , fissa , ebbe un lampo , un raggio di uno sguardo in cui balenava tutto l ' ineffabile amore che l ' agonia non poteva assopire in quel cuore . « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... ti vedo !...», gridò esultante ; con un accento indescrivibile che avea più dell ' urlo dello spasimo che del trasporto della gioia ; « m ' ami ? ! ... m ' ami tu ?!!!...» E si rovesciò assieme a lui sul canapè vincendo , con uno sforzo disperato , miracoloso , la difficoltà di proferire , il torpore della mente , l ' inerzia delle forze , l ' agonia insomma . « Pietro , m ' ami ancora ? ! » « Sì ! sì ! t 'adoro!...», singhiozzò egli tentando inumidire l ' aridità di quella pelle coll ' umido delle sue labbra , di scacciare il torpore di quelle membra , la pesantezza di quelle palpebre coll ' impeto dei suoi baci ; cercando trasfondere la vita che sentiva rigogliosa , giovane , potente in lui , nel soffio che alitava fra le labbra di lei violacee , semiaperte e convulse . « E non me lo dici perché hai pietà di me ? ... e non me lo dici perché io muoio ?!...», seguitò ella aggrappandosi al suo collo , nelle convulsioni dell ' agonia , con quel moto incerto e straziante del volto e delle labbra che cercavano il volto di lui per baciarlo . « Oh , no ! ... non ti ho mai amato come t ' amo ! ... Narcisa ! ... Narcisa ! ... non mi abbandonare !...» « Grazie ! ... grazie !...», mormorò la moribonda con un anelito interrotto che la stentata respirazione soffocava nella sua gola ; « grazie ! ... oh ! la vita ! ... dottore , fatemi vivere ... egli mi ama ! ! ... io non voglio morire ! ! ! » , finì con accento straziante . E non poté più proferire , quantunque agitasse ancora penosamente le labbra , e alcuni suoni rochi e interrotti scappassero dalla sua gola arida . Ella rimase come profondamente assopita ; riscossa di tratto in tratto da sussulti convulsivi : rivelando mille impressioni , ora deliziose ora tristi , nella mutabile espressione dei suoi lineamenti , in cui l ' occhio soltanto , colla sua larga e lucida fissità faceva prevedere la morte . Era orribile a vedersi la rapida decomposizione di quella fisonomia . Finalmente sopraggiunse il sonno . Pietro rimaneva , com ' ella l ' aveva attirato rovesciandolo nella sua caduta , ancora avvinghiato a quel corpo per tre quarti cadavere , e che aveva tuttavia i suoi ultimi moti convulsivi , gli estremi sforzi dei suoi rantoli , la disperata tensione della pupilla per lui ; egli era come affascinato da quell ' orribile spettacolo che impietrava le lagrime nel suo occhio ardente e dilatato quasi al pari di quello di lei . « Ma parti , disgraziato ! » , gli gridò Raimondo tentando di strapparlo a quell ' amplesso di morte ; « non vedi che ciò ti uccide ... ! » Pietro non rispose , e abbracciò più strettamente quel corpo inerte , in cui gli parve sentire un ultimo sussulto al suo abbraccio , mentre le mani gli parve lo stringessero più tenacemente , come per ringraziarlo e non lasciarlo . Quell ' agonia fu lunga , penosa , orrenda . A pena il medico , colla mano sul petto di lei a numerare i battiti del cuore , poté discernere il punto in cui il sonno del veleno si mischiò al sonno della morte . Pietro rimase istupidito , come un pazzo ; per un mese intiero . Il secondo rivide sua madre ; poi gli amici . Un anno dopo ricomparve in società ... Chi sa quante volte al giorno pensa a quest ' ora a Narcisa , la donna ch ' è morta d ' amore per lui ? ! ... Le splendide promesse del suo ingegno , che l ' amore di un giorno aveva elevato sino al genio nella sua anima fervente , erano cadute con quest ' amore istesso . Pietro Brusio è meno di una mediocrità , che trascina la vita nel suo paese natale rimando qualche sterile verso per gli onomastici dei suoi parenti , e dissipando il più allegramente possibile lo scarso suo patrimonio . Misteri del cuore !
GENTE IN ASPROMONTE ( ALVARO CORRADO , 1930 )
Narrativa ,
I Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte , d ' inverno , quando i torbidi torrenti corrono al mare , e la terra sembra navigare sulle acque . I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango , e dormono con gli animali . Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati a una mantelletta triangolare che protegge le spalle , come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale . I torrenti hanno una voce assordante . Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco , le grandi caldaie nere sulla bianca neve , le grandi caldaie dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinforzato d ' erbe selvatiche . Tutti intorno coi neri cappucci , coi vestiti di lana nera , animano i monti cupi e gli alberi stecchiti , mentre la quercia verde gonfia le ghiande pei porci neri . Intorno alla caldaia , ficcano i lunghi cucchiai di legno inciso , e buttano dentro grandi fette di pane . Le tirano su dal siero , fumanti , screziate di bianco purissimo come è il latte sul pane . I pastori cavano fuori i coltelluzzi e lavorano il legno , incidono di cuori fioriti le stecche da busto delle loro promesse spose , cavano dal legno d ' ulivo la figurina da mettere sulla conocchia , e con lo spiedo arroventato fanno buchi al piffero di canna . Stanno accucciati alle soglie delle tane , davanti al bagliore della terra , e aspettano il giorno della discesa al piano , quando appenderanno la giacca e la fiasca all ' albero dolce della pianura . Allora la luna nuova avrà spazzata la pioggia , ed essi scenderanno in paese dove stanno le case di muro , grevi delle chiacchiere e dei sospiri delle donne . Il paese è caldo e denso più di una mandra . Nelle giornate chiare i buoi salgono pel sentiero scosceso come per un presepe , e , ben modellati e bianchi come sono , sembrano più grandi degli alberi , animali preistorici . Arriva di quando in quando la nuova che un bue è precipitato nei burroni , e il paese , come una muta di cani , aspetta l ' animale squartato , appeso in piazza al palo del macellaio , tra i cani che ne fiutano il sangue e le donne che comperano a poco prezzo . Né le pecore né i buoi né i porci neri appartengono al pastore . Sono del pigro signore che aspetta il giorno del mercato , e il mercante baffuto che viene dalla marina . Nella solitudine ventosa della montagna il pastore fuma la crosta della pipa , guarda saltare il figlio come un capriolo , ode i canti spersi dei più giovani , intramezzati dal rumore dell ' acqua nei crepacci , che borbotta come le comari che vanno a far legna . Qualcuno , seduto su un poggio , come su un mondo , dà fiato alla zampogna , e tutti pensano alle donne , al vino , alla casa di muro . Pensano alla domenica nel paese , quando si empiono i vicoli coi lor grossi sospiri , e rispondono a loro , soffiando , i muli nelle stalle e i porci nei covili , e i bambini strillano all ' improvviso come passerotti , e i vecchi che non si possono più muovere fissano l ' ultimo filo di luce , e le vecchie rinfrescano all ' aria il ventre gonfio e affaticato , e le spose sono colombe tranquille . Pensano alla visita che faranno alla casa di qualche signore borghese , dove vedranno la bottiglia del vino splendere tra le mani avare del padrone di casa , e il vino calare nel bicchiere che vuoteranno tutto d ' un fiato , buttando poi con violenza le ultime gocciole in terra . Quel vino se lo ricordano nelle giornate della montagna come un fuoco dissetante , poveri ed eterni poppanti di mandra . Accade talvolta che dalle mandre vicine arrivi qualche stupida pecora e qualche castrato che hanno perduta la strada . Conoscono gli animali come noi gli uomini , e sanno di chi sono , come noi riconosciamo i forestieri . Si affaccia l ' animale interrogativo , e i cani messi in allarme si chetano subito . Zitti e cauti afferrano l ' animale e lo arrostiscono . Uno gli ha ficcato un palo in corpo , un altro lo rivoltola sul fuoco , un altro con un mazzetto d ' erbe selvatiche asperge di grasso l ' animale rosolato , teso , solenne come una vittima prima del sacrifizio , propizia al bere . Bevono acqua e si sentono ubbriachi lo stesso . Ma serate come queste ne capitano una all ' anno , se pure , e la vita è dura . Almeno , a primavera salgono da loro le massaie . Allora , coi primi agnelli che saltano sulla terra , vagiscono sull ' erba le creature dell ' uomo , o si dondolano nelle culle attaccate fra ramo e ramo dove balzano ridesti i ghiri e gli scoiattoli . Poi rinverdiscono perfino le pietre , e la gente comincia a salire la montagna col vento dell ' estate . Cominciano i pellegrini dei santuari a passare da un versante all ' altro cantando e suonando giorno e notte . Il vinattiere costruisce la sua capanna di frasche presso la sorgente dell ' acqua , e la notte , per illuminare la strada si appicca il fuoco agli alberi secchi . Gl ' innamorati girano tra la folla per vedere l ' innamorata ; e cani arrabbiati , vendicatori , devoti , latitanti e ubbriachi che rotolano per i pendii come pietre . Allora vive la montagna , e da tutte le parti il cielo è seminato dei fuochi dei razzi che si levano dai paesi lungo il mare , come segni indicatori che là sono le case , là i santi coi loro volti di popolani che non hanno più da faticare e stanno nel silenzio spazioso delle chiese . Fu appunto in una di queste sere che in montagna accadde una disgrazia . Era la vigilia della festa , e nella capanna di un pastore , l ' Argirò , c ' era silenzio . Il figliolo stava cheto , il pastore suo padre gli diceva scuro : " Antonello , tu verrai con me in paese . Te la senti di camminare ? " " Sì , padre " . " Ci sono sei ore di strada " . " Camminerò " . " C ' è la luna , del resto , e si andrà bene , freschi " . " Camminerò " , disse Antonello , " sono forte , io " . Il ragazzo era serio serio , con quella forma di partecipazione al dolore degli altri per cui i ragazzi diventano pensierosi e ubbidienti ; aveva il costume di pastore , che gli avevano fatto da poco , con la cintura di cuoio alta un palmo intorno alla pancia ; era contento di andare in paese col vestito nuovo , peloso , per la prima volta . Era nato in montagna , e non si sapeva immaginare una casa di muro , come gli dicevano . Siccome sentì che suo padre rimestava qualche cosa nella capanna , saltò su a dire : " Volete aiuto , padre ? " Quello non rispose ; nella capanna bassa dove si entrava carponi , stava mettendo tutto nella bisaccia : la fiasca , la mantelletta da inverno , il sacco . " Portiamo via tutto ? " " Come vuole Dio , figliolo " . Antonello si mise a frugare sotto lo strame delle pareti e tirò fuori il fischietto e un pacchetto di figurine di santi tutte gualcite . " Volete mettere dentro anche queste ? " Il padre le ripose nella bisaccia , e questo rispetto verso le sue cose fece piacere al ragazzo . La bisaccia fu messa sulla soglia della capanna . Il padre si sedette un poco , si terse il sudore , poi si levò , si caricò la bisaccia a tracolla : " Andiamo " . Ma prima di partire chiuse accuratamente la porta di frasche assicurandola con un macigno che vi rotolò davanti . Si vedeva di lontano il mare balenante nell ' ombra serale , che laggiù non era ancora arrivata , e davanti al mare una montagna che pareva un dito teso , e ancora più vicino la striscia bianca del torrente . La sera girava pei monti in silenzio e ripiegava i lunghi raggi del sole . Le ombre cominciavano ad allungarsi per la pianura . " Volete che vi porti un poco la bisaccia , padre ? " Il padre gli accomodò la bisaccia a tracolla , puntandola nel mezzo con un bastone che faceva leva sulla spalla del ragazzo . Il ragazzo era contento di quel peso , e sentiva il bastone che gli faceva un dolce male . Il padre diede un ' ultima occhiata alla capanna . Appena risalito il monte , si volsero . Videro l ' albero magro inclinato sulla capanna , i sassi attorno come bestie che meriggiassero , o come mobili di una casa ; là si erano seduti tante volte . Il grosso cane bianco , accorso come se sapesse che si partiva , li seguì . Valicata l ' altura , videro la strada lungo il ciglio del burrone popolata d ' uomini e di bestie . " Viva Maria ! " gridarono verso di loro . Il padre levò la mano e disse con un filo di voce : " Viva ! " Gridò anche il ragazzo con una voce argentina , lieto di aprir bocca . Si sentiva dietro , sull ' altro versante , partire colpi di fucile , una gragnuola di colpi . La folla si snodava lungo lo stretto sentiero in fila indiana . I bambini piangevano nelle ceste che le donne portavano sulla testa , i muli con qualche signore seduto sopra facevano rotolare a valle i sassi , una signora vestita bene camminava a piedi nudi tenendo le scarpe in mano , per voto . Una donna del popolo andava con le trecce sciolte . Un popolano portava sulla testa un enorme cero che aveva fatto fondere del suo stesso peso , e della lunghezza del suo corpo , per voto . Antonello stava a bocca aperta . Nella valle l ' ombra era alta , e pareva che la riempisse , col rumore di un torrente che si gettava da un salto del monte . La luna si affacciò dalla parte del mare , dietro ai monti , come una guardia . Presso una capanna di frasche il pastore e Antonello si fermarono . L ' uomo che stava dietro al banco tra una fila di bottiglie , presso un bottazzo di vino , appena vide il pastore poggiò le mani al banco , si sporse , e disse : " O compare Argirò , che cosa succede ? " " La mia sfortuna , compare Fermo " . " Che c ' è ? " " Ho perduto il mio bene . I buoi che avevo in custodia dal signor Filippo Mezzatesta , sono precipitati giù nel burrone . È finita . Questa è la rovina della casa mia . O quando ? " " Oggi stesso , dopo mezzogiorno . Bella festa della Madonna che è per me " . " E le avevate a metà le bestie ? " " Sissignore , col signor Filippo Mezzatesta " . " Perché non le comperate voi ? La pelle è buona , la carne è come macellata oggi . Non sono morte di morbo . Con tutta questa gente che passa si vende . Carne di bestia morta , è sempre " . " Come macellata , vi dico . Questa osservazione non me la dovevate fare proprio voi . Tra di noi ... " " Andiamo a vedere ? " " Sono qui sotto al burrone del Monaco " . " Quattro animali , avete detto ? " " Sì ; e c ' era una giovenca che era una bellezza , tenera come il latte " . " Tu aspettami qui " , disse il padre ad Antonello . " Se qualcuno domanda della bottega " , aggiunse il Fermo , " digli che torno subito . Non far toccare niente a nessuno " . " Che rovina della mia vita , compare Fermo ! " Si avviarono . Antonello sedette davanti alla bottega e chiamò il cane a sé tenendolo pel collare . Ma quello gli sfuggì per correre dietro al padrone . Antonello , rimasto solo , aveva paura . Sentiva l ' odore del vino , odore nuovo che gli piaceva , e guardava quelle bottiglie in fila con tanti colori . " Rosolio " : questa parola gli venne alla mente . I pellegrini si facevano più rari ; una comitiva sbucò suonando e sparando in aria . Andava avanti uno con una zampogna , e un altro batteva ora il pugno ora le cinque dita a un tamburello . Altri li seguivano a passo di ballo , per voto , come potevano , uomini e donne . Uomini e donne si davano a tratti , ballando , di gran colpi con le natiche , senza ridere . La luna si faceva più rossa , l ' ombra cadeva come un mantello . Gli alberi , quasi tutti col solco e lo squarcio del fulmine , si ingigantivano nell ' ombra . La compagnia dei suonatori si allontanava . Una ragazza a piedi nudi passava davanti al ragazzo . Egli le vide un filo di sangue che le colava sul piede . " Ragazza " , le gridò ; " quello è sangue " . Ella rise : " Lo so " Un ' altra frotta di pellegrini sbucò coi fucili sulla strada . Avevano accese le fiaccole . Uno si fermò ai piedi di una quercia spaccata in due dal fulmine , gialla e morta , le accostò una fiaccola di resina ai rami : una fiammata avvolse la quercia che divampò tutta come una torcia gigantesca crepitando veloce . Allora il ragazzo chiamò a gran voce : " Fido ! " . Il cane apparve sul ciglio della strada coi suoi occhi stupiti . Dalla folla allora partì un colpo , un grido : " Eccolo il cane arrabbiato ! " . Il cane stramazzò al suolo guardando all ' ingiro che pareva parlasse e domandasse perché . Il ragazzo battendo i denti si accovacciò sulla soglia della bottega . La compagnia era dileguata ridendo . Antonello si toccò la bisaccia , vi si sedette sopra , e non aveva il coraggio di guardarsi intorno . II L ' Argirò col figliolo arrivarono al paese che era l ' alba . Risalito il poggio , le case addossate una all ' altra come una mandra si presentarono ai loro occhi . Da secoli questo paese si era cacciato nella valle , e vi si era addormentato . Intorno , a qualche miglio di distanza gli altri paesi che si vedevano in cima ai cocuzzoli rocciosi si confondevano con la pietra , ne avevano la stessa struttura , lo stesso colore , come la farfalla che si confonde col fiore su cui è posata . Sembra un mondo spento , lunare . Attraverso i letti dei torrenti , i viandanti che tentano di raggiungere le vallate , nel silenzio reso più solitario dal ritmo della cavalcatura , sembrano abitatori di spelonche . Ma a inoltrarsi appena fra gli speroni dei monti , sulla striscia del torrente , si vede la montagna che nasce tra la valle animarsi della sua vita segreta , e sembra di udir le voci di tutte le sorgenti che scaturiscono da essa . Si rivelano i paesi coi loro fiocchi di fumo , le voci disperse , i suoni intermessi , la voce soprana delle campane . È una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla , esserci nati per amarla , tanto è piena , come la contrada , di pietre e di spine . Ora la strada cui lavorano da vent ' anni sta per bruciare all ' arrivo con l ' ultima mina . Già arriva qualche forestiero dove arrivava soltanto qualche carabiniere in occasione di qualche delitto , o il merciaio ambulante che raccatta gli stracci e compera i capelli che le donne nascondono nei buchi dei muri . Ancora i puledri col monello a bisdosso cavalcano pel sentiero secolare , e i buoi portano dall ' alta montagna i tronchi d ' albero legati a una fune trascinandoli in terra senza carro . È un fatto che qui manca la nozione geometrica della ruota . Ma per poco ancora . Come al contatto dell ' aria le antiche mummie si polverizzano , si polverizzerà così questa vita . È una civiltà che scompare , e su di essa non c ' è da piangere , ma bisogna trarre , chi ci è nato , il maggior numero di memorie . La liberazione del reame delle Due Sicilie trovò qui un ordine stabilito da secoli . Il parapiglia che avvenne col riordinamento dei beni demaniali , ingrossò alcune fortune già pingui . Il paese rimase quello che era : un agglomerato di case rustiche composto di una stanza a terreno , colla terra naturale per impiantito , la roccia per sedile e per foco lare , intorno a una sola casa nobile con portici , stalle , cucine , giardini , servi . Il popolo si agitava e si affannava intorno a questa casa che era attigua alla chiesa , e dove era tutta la ricchezza , tutto il bene e il male del paese . Antonello vide questa casa posta in alto , su un poggio , col suo portico che reggeva una loggia . Egli seguiva , saltando , le orme del padre , e non si stupiva delle case di muro . Ad alcuni edifizi il sole baluginante faceva brillare qualche cosa di lucido , come il ghiaccio , che si infocava a mano a mano per poi diventare liscio e chiaro come l ' acqua . Domandò soltanto : " Quale è la casa dove sta la mamma ? " Non si vedeva la casa . Era confusa fra tante , non dissimile da nessuna . Poi i suoi occhi tornarono alla grande casa col portico , e pensò : " Quella dev ' essere la casa dei Mezzatesta " . I galli si mandavano la voce , spersi richiami di donne rompevano il silenzio . Il ragazzo con un bastone si divertiva a fare strage di certi cardi coi fioccosi fiori rossi bruciati dalla grande estate . Tutto gli parve più gentile che in montagna . Raggiunta la prima casa , parve che la terra improvvisamente si restringesse . Usciva dalla porta spalancata un fiato caldo come dalla bocca di un animale . Una donna si pettinava seduta sullo scalino della porta e immergeva il pettine in un catino d ' acqua . Siccome era festa , il paese era quasi deserto e pigro . Le poche persone rimaste stavano sedute sugli spiazzi davanti alle case , o sugli scalini , intente alle faccende loro , a pettinare i ragazzi , a pulire le verdure pel pasto . Certe ragazze , che andavano scalze e col vestitino da festa , portavano appesa al petto , legata a un nastro colorato , la medaglina della Madonna . Una fila di muli sbucò da un vicolo , e davanti la faccia rossa del mercante di pelli . " Che c ' e , Argirò ? " La voce dei quattro buoi precipitati in montagna passò , non si sa come , da porta a porta . A casa trovarono la madre sulla soglia . " Che c ' è , per l ' amor di Dio ? " Argirò le raccontò tutto in quattro parole . Dalle finestre basse le donne si erano affacciate a sentire e si passarono la notizia . Una si presentò con un ' aria maligna e sottomessa , e disse : " O Betta , ce l ' avete un chilo di questa carne per me ? " Nessuno le rispose , ma dall ' interno della casa la voce dell ' Argirò si mise a gridare : " Gente maledetta , che vuoi mangiare della mia rovina , che non aspetti che finiscano le disgrazie per buttartici sopra . L ' ho già venduta tutta , e tutti ne mangeranno meno che questa gente maledetta . Quando a un cristiano capita qualche cosa di male , tutti intorno a volersene profittare come cani ! Misericordia , Signore ! Puah , puah ! " Antonello si era seduto sulla cassa della biancheria e ascoltava quelle parole come una nenia , attentamente . Per la prima volta capiva di essere in mezzo a qualche cosa di ingiusto ; il sentimento della sua condizione gli si affacciò alla mente improvviso e chiaro e si sentiva come un angelo caduto . Guardava fisso l ' immagine di San Luca appesa dietro alla porta . Suo padre si era seduto sul letto . La madre gli diede quattro fichi e un pezzo di pane : " Mangia , figliolo " . Quello sentì le mani di sua madre nelle sue per un attimo , calde come se fossero le sue mani stesse . La stanza era segreta e fresca . Fuori si sentivano voci e rumori quasi in ritmo , come il rumore assiduo della pioggia . Antonello si addormentò col pane nel pugno , sulla cassa . III Non erano le otto quando l ' Argirò entrava nel palazzo dei Mezzatesta . Il portone era aperto . L ' arco del portone , di cinque metri d ' altezza , mostrava la sola pietra lavorata che esistesse in paese , e di cui uno scampolo era servito per lo stipite della chiesa , per i gradini , per le due magre colonne . Palazzo e chiesa addossati , recanti essi soli i materiali nobili del paese , il ferro e la pietra , e la sola forma nobile , la colonna . Dentro quel palazzo , composto di tre edifizi addossati con scale interne ed esterne , che partivano tutte da un ampio cortile , a entrate diverse , sostenuti da contrafforti coi fichi selvatici nella massa del muro , sui bastioni , o come ciuffi sull ' arco del portone , viveva la grande famiglia dei Mezzatesta , con le scuderie a terreno , i magazzini , le cucine piene di servi , e al piano nobile i padroni con le loro donne dal capo incerto e vezzoso agitantesi in ritmo di comando . Essere servi in quella casa era già un privilegio . Le serve che in lunghe file tutto il giorno andavano e tornavano con gli orci e i barili sulla testa ad attingere acqua a tre chilometri dal paese , formavano la cupidigia segreta dei maschi , recando esse , fuori di casa , il sorriso della più giovane padrona nata dalle nozze fra cugini , che annaffiava castamente verso sera il garofano elegante sulla terrazza . Queste serve avevano smesso l ' abito popolare . In queste case pochi penetravano senza un segreto timore . Dovunque ci si voltava era terra di questa casa , dalle foreste sui monti agli orti acquatici presso il mare . Dovunque , comunque . Era loro la terra , loro le ulive che vi cadevano sopra , erano loro le foreste sui monti intorno , loro i campi tosati di luglio quando tutta la terra è gialla e i colli cretosi crepano aridi . Quanti schiaffi volarono sulle facce dei contadini , quanti calci dietro a loro ! Le anticamere rigurgitavano di gente misera che aspettava di essere ricevuta , rovinata per un maiale colpito dal morbo o per un bue precipitato in qualche strapiombo . Qui si discuteva della roba , perché erano di quella casa gli animali che pascolavano e gli alberi che davano frutto . La notte , tappati nelle case , mentre rari passanti si illuminavano la strada con fiaccole e tizzoni , i ragazzi ascoltavano le fiabe immaginando che si svolgessero in quella casa , e in quelle scuderie pensavano che la Cenerentola avesse ballato col Reuccio . I signori , detti anche galantuomini o calzoni lunghi , erano due tipi di aspetto uguale , dai nasi brevi e ricurvi come quelli di certi pappagalli . Le loro ramificazioni nei paesi vicini si conoscevano come le discendenze regali . Venendo l ' età del matrimonio , si decise che uno di essi , Filippo , sposasse una cugina , per non spartire la roba . Costei arrivò dal mare e si seppellì nella grande casa . Teneva le chiavi dei magazzini . Quando apriva le porte sulla strada assolata , era come se si aprisse un paradiso ombroso : il grano vi stava a montagne d ' oro , il granoturco decorava con le sue pannocchie i soffitti , i formaggi in pile stavano sotto i rocchi colanti delle salsicce , le giare dell ' olio e le botti davano sonore intonazioni nella profondità . Solo in quella casa si sentivano le voci risuonare come in chiesa . I monelli si sporgevano alle grate delle scuderie e dei magazzini per gridare " Ah ! " e per sentire il grido diventare cantante nei meandri delle botti . Una grande scalinata di pietra grigia , larga come un fiume , sormontata da quattro colonne , su cui erano gittati tre archi , si aprì davanti all ' Argirò . Salirono tenendosi al muro come per un luogo troppo stretto . Poi , superata la scalinata , una grande porta . Antonello diede la mano al padre . Nell ' andito buio e sonoro si rispondevano segrete più porte . Un odore di strame , di olio , di fieno , invadeva l ' andito su cui si spalancavano le inferriate dei magazzini e delle stalle . Quando , traversato l ' andito e salita un ' altra scala si trovarono su un pianerottolo , la luce di un grande finestrone li investì come un torrente . Piccoli , con un senso di freddo , si trovarono davanti a tre porte chiuse . Una di queste si aprì e una donna attempata si affacciò a vedere . " Ah , siete voi l ' Argirò ! " " Si può parlare col padrone ? " " A quest ' ora ? I signori dormono a quest ' ora " , fece la donna . " Se volete aspettare ... " aggiunse aprendo la porta . Era una cucina vasta e nera . Lungo le pareti erano disposti i sacchi gobbi del grano . Al soffitto era appesa una lunga decorazione di salsicce attorcigliate attorno a una canna . In un angolo era elevato un lettuccio su due trespoli di ferro , coperto d ' un candido lenzuolo sotto il quale s ' indovinavano le forme del pane fresco appena impastato come una teoria di mammelle tagliate a molte sante martiri . Tre donne stavano sedute in terra , e un ' altra , presso il forno che era in uni canto come un mostro familiare , gittava dentro rami secchi che avvampavano subitanei . Una delle ragazze accosciate in terra faceva girare un tubo di ferro su un fornello acceso , e un fumo gentile , greve , inebriante , si sprigionava di là . " Questo è l ' odore del caffè " disse il padre ad Antonello . Antonello stava a guardare , in piedi , accanto a suo padre appoggiato alla porta . Di tratto in tratto la ragazza che tostava il caffè lo guardava di sotto in su per poi abbassare repentinamente gli occhi sui suoi piedi nudi . " È vostro figlio ? " disse la più vecchia . " Sì " . " È solo ? " " Ce n ' è un altro che deve arrivare " . " Salute e pace " Le altre donne sorrisero come per ripetere l ' augurio . " Perché non vi sedete ? " Essi presero posto lungo la panca , e non sapevano dove metter le mani . Antonello cercava di scoprire chi fosse tra quelle donne la padrona . Guardava la donna che introduceva le fascine nel forno , e il ritmo della sua veste che in quel moto continuo si levava e si abbassava sulle sue anche facendo strane figure che storcevano la bocca e il naso . L ' odore del pane che lievitava era tenero come quello del latte e aspretto come il sudore . " Padre , qual ' è la signora Dolores ? " " Non è qui ; queste sono tutte le sue serve " . Allora egli si mise a guardare quella che tostava il caffè e che aveva una medaglina della Madonna puntata sul petto , sopra la mammella sinistra , e gli parve che si avvicinasse a lui come fatta del suo stesso sangue , sentimento vago e nuovo . Una voce tuonò nell ' andito , una voce strascicata e nasale , ma imperiosa : " Annunziata ! " La donna più vecchia si precipitò al fornello gridando : " Subito il caffè " . Parve che si accorresse da tutta la casa verso un punto , come se uno stormo di topi fuggisse . L ' Annunziata uscì col vassoio e le tazze e il bricco e il bianchissimo zucchero . Il forno si era chetato : caldo e dolce , grigio d ' un grigio lontano , simile a un cielo nuvoloso , la sua profondità era segreta e sovrana . L ' odore del pane cominciò a diffondersi mentre a mano a mano la pala infornava , e i pani stavano in quella profondità come creature vive , o come semi nell ' urna d ' un fiore . Una delle donne si accostò al ragazzo e gli mise fra le mani qualcosa di caldo e morbido : " Una ciambella . Mettila in tasca " . Antonello sentiva il calore di quella forargli i panni , posare calda sullo stinco con un senso piacevole e nuovo . " È pane bianco " gli disse il padre tentando di sorridere . Filippo Mezzatesta non era ancora vestito che volle parlare con l ' Argirò . Appoggiandosi alle spalle di due robuste donne , aveva camminato soffiando , sulla punta dei piedi scalzi , in una stanzetta accanto alla camera da letto e si era buttato di schianto su un sofà . Ora poggiava sul tappetino il calcagno nudo , tenendo in alto raggricciate le dita del piede . Era coperto appena della camicia e di un paio di mutande che si allacciavano alla caviglia . " Carmela , Teresa , presto , bagasce , altrimenti piglio un ' infreddatura " andava dicendo . " Oh Dio santo , o Madonna del Carmine ! " Le donne accorrevano di qua e di là , portando gl ' indumenti . Una gl ' infilò le calze mentre quello continuava a soffiare e a inveire . Poi si chetò perché era arrivato all ' esercizio più pericoloso : quello d ' infilarsi i pantaloni . Alto , grosso , enorme , si puntellava con la mano alla testa di una delle due donne come su un bastone , mentre l ' altra lo abbottonava e gli affibbiava la cintura di cuoio . Le sue grosse mani cosparse di peli rossicci sentivano la testa ben pettinata di Carmela coi suoi capelli neri , e la forma del cranio femminile , tondo tondo . L ' altra li aveva impresso nella schiena , nella furia di vestirlo , la forma delle sue dure mammelle . Si buttò di nuovo sul divano mentre gli calzavano le scarpe . " Piano , piano , con garbo ! " Gli stavano infilando la scarpa sinistra ed era intento a soffiare nella tazza del caffè quando entrò l ' Argirò . Poggiò il piede coperto della calzetta rossa in terra , spalancò i piccoli occhi color ciliegia , socchiusi fra le guance grosse e gonfie coperte di peli dorati , e disse : " Che c ' è , Zuccone ? " Antonello , che seguiva il padre come un ' ombra , sentì per la prima volta questo soprannome . Vedeva ora suo padre avanzare a capo chino , ripiegare la berretta nera e mettersela in tasca , stare in piedi con le bracci ciondoloni , appoggiato alla porta come chi sia sul punto di scappare . " Che è successo ? " gridò il signore . " È successo , è successo che io sono rovinato " . Raccontò d ' un fiato il fatto delle bestie , e , come se abbandonasse un animale vivo , mise sulla sedia tre biglietti da cento lire e uno da cinquanta che si muovevano infatti aprendo gli angoli ripiegati , lentamente , come insetti che allunghino le alucce dopo aver finto di essere morti . " Ah birbante ! Ah mascalzone ! Tu lo hai fatto apposta , tu mi vuoi rovinare . Ma ti rovino io , invece " . Gridava e pareva sul punto di soffocare . Si mise a tossire , e ne era tutto scosso e traballante nel corpo gigantesco . Le donne si erano messe in agitazione e gli stavano intorno , e chi gli diceva " buono buono " , e chi gli batteva con la palma della mano la schiena . Si affacciò , senza rumore , attraverso la porta socchiusa , un ragazzo che stette a guardare l ' Antonello . Gli si avvicinò , gli mise una mano in tasca e gli disse : " Hai qualche animalino da darmi , portato dalla montagna ? " Il ragazzo tirò fuori della tasca del pastorello la ciambellina , la guardò , si mise a sbocconcellarla . Antonello divenne rosso che pareva di fuoco e non sapeva dove guardare . " Io dico , signore " , gridava l ' Argirò , " che quando queste cose succedono , è per la disgrazia di noi poveri pastori . I signori se ne infischiano . Essi hanno la tavola pronta sempre . Ma noialtri ... " " Ce ne infischiamo ? " Il Mezzatesta si era piegato a raccattare qualche cosa ma non ci riuscì , impedito com ' era dal suo voluminoso ventre . In un secondo tentativo riuscì ad afferrare la scarpa che gli stava davanti , e la scaraventò contro il pastore . Questi la ricevette in pieno petto , e la vide cadere ai suoi piedi chiodata , gialla , enorme . " Tu dici che ce ne infischiamo ? Perché ? Rubiamo noi forse ? " " Non dico questo . Dico che voi siete il padrone di mezzo paese , il padrone nostro , e della nostra ventura . Ma io che facevo affidamento sulla vendita della fiera per avere la mia parte , per me è un disastro . Io sono rovinato , io , non voi . Che interesse avevo a rovinarmi con le mie mani ? È la mia cattiva stella " . " Nossignore , lo hai fatto apposta . Tu sei una zucca , proprio come ti chiamano . Va ' via , ora , e non mi comparire più davanti " . Dicendo così contava il denaro che quello gli aveva lasciato , e in quell ' atto , col volto chino , parlava , come chi prosegue distrattamente un discorso e pensa ad altro . Le donne stavano lungo la parete con le mani conserte , ed era come non sentissero , perché più volte l ' Argirò , guardandole come per cercare aiuto , aveva veduto i loro occhi lontani e che non volevano vedere . " Ma signore mio io faccio il pastore della vostra casa fin dalla nascita , fin da quando voi eravate ragazzo . Sono come questo ragazzo che vedete , anche lui creatura innocente , pastorello vostro . Questa volta m ' è andata male . Ma come vi ho servito per tanti anni ? " " Oh , sì , bella la vita di montagna senza far nulla . Gli animali mangiano da loro , camminano con le loro zampe . Bello sforzo , bello sforzo , fare il pastore " . " La cosa è andata come è andata . Ma che non potreste darmi da custodire i maiali , per esempio , o le pecore ? La sfortuna non si ostinerà poi sempre contro di me " . " Niente , niente . Va ' via . Io non ti voglio più vedere . Non voglio più aver nulla da fare con te " . " Ma così mi rovinate ! " " Ti rovino " . " Ma questo , ma questo ... " Non sapeva che dire . Si guardò attorno , vide il figlio di quell ' uomo , che sbocconcellava l ' ultimo pezzo di ciambella , che somigliava sputato a suo padre e lo riconobbe odiosamente . Con una sùbita risoluzione aggiunse pacato : " Allora datemi la metà del mio denaro . Quello che mi spetta " . " Quello che ti spetta ? Sfacciato ! Non ti do un soldo , capisci ? E ricorri dal giudice , se vuoi . Fammi la causa , capisci ? " " No , per la montagna ! voi me la darete la parte mia , e se non me la darete la darete a qualcun altro . La darete a Dio ecco , al Signore Iddio che vede questa ingiustizia " . Il Mezzatesta aveva puntellati i pugni sulle ginocchia aperte , sporgeva il capo , tirava fuori gli occhi , apriva la bocca per parlare . Ma l ' Argirò non lo sentì perché usciva dalla stanza , scendeva le scale tirandosi dietro il ragazzo , e sentì che questo gli cercava la mano con la sua manina . Quest ' atto gli fece bene al cuore . Guardò il ragazzo di tralice , e non poté resistere dallo sfiorargli la guancia col dorso della mano . Quando passarono davanti alla cucina , la vecchietta di prima domandò : " Che è successo ? " " Quel che vuole Dio " . E scesero per quelle scale che parevano tanto lunghe . Quando furono sotto l ' arco , l ' Argirò fu preso da una nuova idea . " Andiamo da questa parte " , disse . Traversarono il cortile , affrontarono la scala ripida , che menava al palazzo più basso , il palazzo del fratello di Filippo Mezzatesta , il signor Camillo . IV La porta era aperta , e sulla porta , seduta in terra , stava una donna , immobile , col gomito puntato sul ginocchio , col pugno chiuso sul mento . Intorno a lei lo stridore delle api era continuo , ed ella stentava a tenere gli occhi aperti nel caldo di settembre . Quando levò la testa , due occhi imperiosi e pungenti si puntarono sul visitatore , e la voce di lei , aspra e dura , disse : " Che cosa vuoi ? " " Volevo parlare col signor Camillo Mezzatesta " . " Puoi parlare con me " . " Io sono un pastore , l ' Argirò , quello soprannominato lo Zuccone " . " A servizio di chi stai ? " " Stavo al servizio di Filippo Mezzatesta " . La donna si levò di scatto , traversò la porta e disse : " Entra " . Ora si era levata desta e pronta . Era una bella donna , piena , del colore dell ' alabastro ; i suoi occhi ammiccavano continuamente e sembrava che volessero dire più di quanto non dicesse con la bocca sinuosa e grande . I capelli spartiti in mezzo alla fronte le davano un aspetto docile , ma i suoi occhi focosi e inquieti smentivano subito questa prima impressione . Scalza , con l ' aiuto delle donne del popolo , era difficile scambiarla per una di esse , perché i segni di un ' agiatezza e di una mollezza sconosciute alle altre erano disegnati nella sua figura . Il mento rotondo , le mani fini , che cavava di quando in quando di sotto il grembiule come un ' arma , la dicevano tutt ' altro che comune . Tanto è vero che l ' Argirò si levò la berretta dicendo : " Mi scusi tanto la vostra signoria " . Ella parve lusingata di questo fatto perché sorrise lievemente sollevando gli angoli della bocca . L ' Argirò la guardava incuriosito con lo sguardo dell ' uomo che capisce , ma ella ridivenne fiera e ermetica , e parve che gli dicesse : " Bada con chi hai da fare " . Fu introdotto in una stanza illuminata a malapena da una finestrella volta a mezzogiorno , su cui alcune piante di zenzero e di basilico mettevano una nota fresca di verde , come se di là vi fosse un giardino . Un uomo nel fondo , seduto su una poltrona , stava assorto a guardare in terra con una specie di smarrimento fisso e continuo . Levò appena la testa , e disse con una voce smorzata in cui strascicava le esse : - - " Siete voi , Pirria ? Che cosa c ' è ? " Ma levando il capo apparve un uomo dalla fisionomia lunga e patita , con due baffetti radi e sfilacciosi sul labbro superiore , i fili della barba non rasata da qualche giorno sulle guance di cui sottolineavano il pallore . Portava sulla testa , legata con un filo di cotone rosso , una specie di corona di foglie di limone . Di quando in quando si portava la mano alla fronte per raggiustarsela . La donna disse all ' Argirò : " Ha il mal di testa " . In quest ' atto sorrise appena con un lampo degli occhi . Difatti quello tirava lunghi sospiri . " Parlagli " , aggiunse la donna , " e sbrigati " . L ' Argirò non sapeva più di dove cominciare . Cominciò a dire delle bestie , per poi tornare indietro a raccontare dei suoi primi rapporti col Mezzatesta , e in mezzo vi mescolava sua moglie , suo figlio , i ricordi più lontani e più disparati , fino a che la donna levò la voce per gridargli : " Insomma , che cosa vuoi ? " Allora l ' Argirò , sempre annaspando , si mise a dire : " Capisce bene , vostra eccellenza , che io con una famiglia , così , dico con due persone , e una terza che deve arrivare , e l ' inverno che viene , e io non ho niente ... " Non lo lasciarono finire . La donna gli troncò la parola e gli disse " Noialtri qui non abbiamo niente da darti . Hai capito ? " L ' uomo non sapeva più che fare . Camminando all ' indietro voleva infilare la porta ma urtò contro una sedia . Il signore non aveva aperto bocca , e soltanto aveva guardato di quando in quando ora lui ora la donna , chinando il capo , non si sa se in segno di approvazione o di stanchezza . Solo quando il visitatore stava per infilare la porta fece un cenno con la mano , come per richiamarlo indietro . " Ti vuol dire qualche cosa " disse la donna . L ' Argirò si avvicinò , e quello , con una voce strascicata , lontana , pronunziò : " Tu puoi andare da Ignazio Lisca . Quello che ci ha i denari e li dà in prestito " . Allungò ancora la mano e disse : " Digli che ti ci mando io " . Sorrise debolmente . Poi , con uno strillo inatteso disse : " Ohi , ohi la mia testa ! " Ma la donna non gli diede retta e uscì insieme col visitatore . Questi ringraziava e si metteva la berretta . Sulla porta ritrovò suo figlio seduto sullo scalino , che giocava con una bambina . La bambina era la Saveria , la figlia di Camillo Mezzatesta . Poteva avere la stessa età di Antonello : tonda , nera in viso , con una treccina annodata alla sommità del capo , aveva l ' aria assonnata e materna che distingue le bimbe meridionali . Era su di lei quasi un ' esperienza di razza , e malgrado la sua tenera età aveva le labbra tumide e lo sguardo esperto delle donne grandi , ma innocentemente , e non era colpa sua . E poi queste erano soltanto apparenze , perché a contemplarla mentre faceva i suoi giochi , ci si accorgeva che faceva tutto posatamente , con un raccoglimento infantile . Molte bambine del suo paese erano precoci e quasi portavano in sé le colpe dei loro genitori , malgrado la loro innocenza . Ma Saveria recava in viso le tracce della sua discendenza , e particolarmente la bocca della madre , come se un ' ape cattiva la morsicasse ed ella non riuscisse a scacciarla . Costei giocava col figlio dell ' Argirò che le descriveva la vita della montagna , le pecore , il cane , il lupo . Si era chinato in terra e simulava negli atti gli atteggiamenti di quegli animali . La bambina stava attenta come se fosse vero , e a stento tratteneva le risa , soltanto per non distrarlo dal gioco e per seguitare l ' illusione di quella finzione . Ma quando uscì il padre , Antonello si levò prestamente in piedi come a un comando e gli fu accanto . La bambina gli raccomandava che tornasse . Si avviarono , e quando stettero per svoltare l ' angolo della strada si volsero tutti e due indietro . La madre e la bambina li guardavano ancora . L ' Argirò sorrise mostrando i denti forti e bianchi . - - Caspita che razza di donna ! - - brontolò . La casa d ' Ignazio Lisca consisteva in due stanze basse che davano da una parte sulla strada e dall ' altra guardavano su una casa diroccata sul piano inferiore della strada ; la casa diroccata dovette ai suoi tempi essere un ' abitazione ampia , con qualche ornamento , come si vedeva dalla scanalatura di pietra della porta . Abbandonata non si sa da quanti anni , forse in seguito a un terremoto , il tetto era sprofondato , il terriccio aveva coperto il pavimento , un grosso fico era cresciuto nel mezzo , vasto e dritto . Finestre senza balconi davano su questa rovina . Ignazio viveva con la moglie , una donna vecchia prima del tempo , e con la figlia , una bambina di dieci anni . La sua parentela era molto intricata . Suo padre lo aveva generato da una che non era sua moglie , e che un giorno era fuggita non si sa dove . Rimasto solo , il padre si era dato alle pratiche di pietà , frequentando la chiesa tutti i giorni e cantando con voce di capra accanto all ' organo . Suo figlio si era sposato con una donna nata da un misterioso signore lombardo , che si era ritirato nel paese dopo aver combattuto con Garibaldi , dicevano per causa di un suo disgraziato e non corrisposto amore al suo paese , dove non voleva tornare e dove non tornò . Costui si era tenuta in casa una donna senza volerla mai sposare , e che gli diede questa figlia . Ignazio era tutt ' altr ' uomo da suo padre . Aveva i capelli ricci color rame , ricci come quelli di suo padre che ora portava una ricciuta barba bianca come un vecchio dio pagano . Ma contrariamente al padre , Ignazio era furbo e sottile , come una rivincita contro la sensualità che aveva dominata la sua casa . Si era messo a dare denaro a prestito appena avuti i primi spiccioli . Così allargò il suo commercio e la sua influenza , e ben pochi non erano debitori suoi . Inoltre giocava a carte con chi poteva , dalla mattina alla sera . Giocava anche in quel giorno che era la festa della Madonna . Era suo compagno di gioco il Labbrone , un giovane che , da quando aveva fatto il soldato , aveva smesso il costume da pastore , e siccome aveva imparato a leggere aspirava al posto di fattorino comunale . I due avversari di gioco erano : il Pazzo arrivato in paese con la moglie di uno di Palermo e con tre figli di costei cui aveva aggiunto altri due suoi , e un forestiero , Giovanni Milone . Si vedeva bene che era forestiero . Era di un paese vicino dove la gente aveva fama di essere la più furba della contrada . Una vecchia rivalità fra i due paesi , narrata dalle favole , si dimostrava quel giorno aver fondamento . Un disprezzo reciproco regnava fra il Milone e gli altri tre . Milone , vestito pulitamente , con un odore di saponetta addosso , guardava con disprezzo i tre nei loro abiti sudici e rattoppati , il pelo del petto fuori della camicia sbottonata . Ignazio aveva contato su questo giorno in cui il Milone sarebbe sceso dal Santuario con le tasche piene d ' oro . Milone era un parente del priore del Santuario , e tutti gli anni , alla festa , stava al banco della chiesa . Davanti ai suoi occhi , sul tappetino del banco , i fedeli buttavano anelli e orecchini per voto alla Madonna . Egli aveva veduto , fin da ragazzo , la sera , trasportare quell ' oro in un sacco , un sacco pieno d ' oro . Da due anni , da quando aveva conosciuto donne e carte , si faceva scivolare in tasca qualche cosa di quell ' oro . Poi , compiuta quest ' operazione , si sentiva troppo ricco , e gli pareva che non dovesse finir mai quella ricchezza sacrilega . Sembrava che avesse una gran fretta di liberarsi di quel peso . Ignazio , che sapeva che cosa è il denaro , lo aveva agguantato come un brigante allo svolto di una strada . Rivalità , disprezzo , puntiglio , si erano ben mescolati fra loro . Il fatto che quegli rubasse era pubblico , ormai , e sembrava quasi senza importanza , come una bricconata di ragazzo . " Fa ' vedere , fa ' vedere quello che hai portato quest ' anno - - Non mi seccate - - si difendeva Giovanni Milone . Gli occhi di tutti erano puntati sulle tasche del suo vestito nuovo , non ancora slabbrate dalla frequenza di mettervi le mani . Ma quelli non si davano per vinti . Aspettavano con gli occhi spalancati , e , adocchiandogli un anello al dito , dicevano : " Fa ' vedere " . Ma Milone ammucchiava , senza darsene per inteso , monete davanti a sé e le faceva suonare una contro l ' altra . Ignazio sapeva che quando avrebbe finito il denaro , avrebbe tirato fuori altro . Infatti , quello , perse alcune partite , buttò sul tavolo un paio d ' orecchini . Erano di quegli orecchini ben noti fra le donne del popolo , rappresentanti un intrico di fiorellini d ' oro raggelati nella fonditura , con qualche sbavatura , fiori d ' un ' estate inoltrata . Fiori lontani da quelli che offrono i campi , fiori d ' un giardino artificiale . Due straordinari fiori di smalto splendevano nel mezzo , freschi . Stranamente l ' oro pareva consunto come se gli orecchini si fossero schiacciati durante il sonno , come gli anelli che si consumano alle dita delle spose , durante le faccende domestiche . Il Milone li pesò un poco nel cavo della mano . Ora quelli che gli stavano intorno non ardivano di allungare la mano , ma aspettavano che li facesse valutare . Silenziosamente il Milone , dopo averli soppesati , li passò agli altri . Socchiudendo gli occhi , Ignazio fece lo stesso . " Quanto dici che pesano ? " " Credo che valgano sessanta lire " disse il Milone " Sessanta lire ? " fece Ignazio e glieli ricacciò in mano frettolosamente . Il Labbrone che non era stato consultato li aveva presi fra le dita e li studiava , mentre il Pazzo inghiottiva silenziosamente un po ' di saliva che gli faceva andare su e giù per il magro collo il pomo d ' adamo . " Lascia stare , lascia stare " , fece il Milone togliendoli bruscamente dalle mani del Labbrone con disprezzo . " Non ve li mangio mica " . Si riprese l ' oggetto mettendolo davanti a sé , e lo batteva sul tavolo come per fissargli un posto . Era irritato d ' aver perduto . Guardò Ignazio negli occhi e gli disse : " Vuoi giocare con me da solo a solo questo paio d ' orecchini ? Non valgono sessanta lire , ma li gioco lo stesso " . Si distribuirono le carte , e Milone ne pizzicava gli angoli scoprendo lentamente le figure che gli erano venute in sorte . Perse . Ignazio si prese gli orecchini delicatamente , e se li mise in tasca dopo avere studiato come funzionava la chiusura . Poi , guardando il suo avversario di sotto in su , con gli occhi freddi e fissi , mentre gli tremavano i baffi , diceva accennando con le dita della destra unite : " Qua , qua , tira fuori qualche altra cosa " . Allora cadde sul tavolo una spilla d ' oro della stessa forma degli orecchini , ma con tre piccoli diamantini nel mezzo . " Se hai qualche cosa di più grosso tiralo fuori . Io gioco per qualunque somma " . Allora il Milone ammucchiò sul tavolo davanti a sé , cavandole da tutte le tasche , varie cose : " Ne ho qui per settecento lire almeno ! Le hai settecento lire da giocare ? " Il Labbrone guardava e gli pareva che la camera sprofondasse . Respirava a bocca aperta , con un lieve sibilo . Il Pazzo , inquieto , si ravviava i baffi che gli tremolavano come una grossa farfalla grigia . Ignazio andò nell ' altra stanza , e tornò poco dopo con un pugno di carte - - moneta ben piegate e quasi nuove . Le mostrò davanti , di dietro , in trasparenza : " Io non guardo se la tua roba vale davvero . Ma mi voglio cavare il gusto di vincerti . Queste sono settecento lire " . Il Labbro ne con una voce roca disse : " L ' oro vale più di settecento lire " . Tossì per schiarirsi la voce . Gli avversari si avvicinarono al tavolo premendovi contro il petto . Ognuno si accomodava la sua roba davanti . Si stringevano le carte sul petto , se le accostavano alla bocca . Ignazio scoprì le carte risolutamente : " Ho vinto : è inutile che continui a giocare Seguito a giocare con le carte scoperte , se vuoi " . Milone battè il pugno sul tavolo quando ebbe provato a seguitare la partita , e gridò : " Tu conosci le carte , tu le hai segnate " . " O Milone , tutti gli anni mi fai la stessa storia . Guarda e vedi se sono segnate . È che so giocare meglio di te " . " Ah , questo non lo devi dire " . " Del resto , se non la smetti , io ti denunzio , e dico che hai rubato l ' oro alla Madonna " . Il Milone , pallido , si aggiustava la cintura , si raggiustava la giacca indosso , si ravviava il ciuffo , e diceva : " Bene , non mi vedrai mai più . Ho qui altra roba . Fossi stupido a farmela mangiare da te . Meglio farsela mangiare dalle donne . E io sono un cretino a venire a giocare da te " . Ignazio , intento a guardare quell ' oro che aveva preso nel pugno , replicava : " Intanto ti ho vinto , e farai bene a non giocare più perché di carte non te ne intendi . Gran giocatore che sei ! " " Ah " , replicò Milone , " se dici di nuovo che non so giocare ... " Gli afferrò il polso mentre quello stringeva il pugno pieno d ' oro . Fu a questo punto che una voce nell ' ingresso chiese : " È permesso ? " Giovanni Milone lasciò la presa mentre il Labbrone lo reggeva o fingeva di reggerlo . Il Pazzo , seduto , giungeva le mani e mormorava : " Per l ' amor di Dio , calmatevi , vi volete rovinare ? " " Ma non lo vedete che ha paura ? " diceva il Milone . Poi uscì brontolando : " Me la pagherai ! " V L ' Argirò si era fermato e fingeva di non vedere . Quando quello fu uscito , uscirono tutti gli altri . Il Lisca non aveva mai avuto da fare con l ' Argirò ; stette un po ' a squadrarlo , mentre quello guardava di sotto in su , e faceva girare la berretta fra le dita delle mani congiunte . Poi , risolutamente , gli disse : " Che volete da me ? " Mi ha mandato da voi il signor Camillo . " Bene " . " Ho bisogno del vostro aiuto " . Gli raccontò in poche parole la storia , come erano precipitati i buoi , come lo aveva accolto Filippo Mezzatesta , tutto . Di quando in quando Ignazio lo interrompeva " Ti ha detto che non ti dava nulla ? Ti ha detto di fargli la causa ? Se gli fai la causa la perdi " . Alla fine disse : " Vuoi venticinque lire per la semina ? Vieni , ecco qua " . Gli contò il denaro fra le mani , con un gesto di disprezzo , come se lo cacciasse via . " Me lo restituirai in grano , dopo il raccolto , al prezzo di quest ' anno . Quindi , se il grano costa di più ... " " È vostro " . " Non avresti un ragazzo che potesse venire tutti i giorni da me ad attingermi un orcio d ' acqua alla sorgente ? " " Un ragazzo ? " disse pieno di gratitudine l ' Argirò . " Vi manderò mia moglie " . " Va bene . Dille che venga domani mattina , le do quanto agli altri , per questi servigi . Le do due soldi per ogni viaggio " . " Le date quanto volete . C ' è bisogno di questi patti ? " Così l ' Argirò aveva qualche speranza per l ' avvenire . Egli aveva in mente un pezzo di terra da prendere in fitto dal Comune , presso il torrente , dove il grano sarebbe venuto bello . Il Lisca , dietro le sue spalle , gli chiese mentre usciva : " È vostro questo ragazzo ? " " Sì , è mio " . " Come si chiama ? " " Antonello " . " Senti , Antonello , eccoti i soldi e va ' per il paese a sentire se qualcuno ha uova da vendere . Se no , che mangio stasera ? " Il ragazzo si levò volenteroso , aspettò che quello tirasse fuori del taschino stretto i denari , li strinse nel pugno . " Non li perdere " gli raccomandò il padre . Il ragazzo si mise a correre per le strade e si sentiva la voce sua d ' argento gridare : " Chi ce le ha le uova ? " Era contento . Strillava e saltava , guardando le donne davanti alle porte e alle finestre . Gli piaceva di sentire come gridava . La sua voce si sentiva qua e là per il paese , ora soffocata ora squillante . Poi , quando la sera fu alta , se ne tornò con quattro uova dentro la berretta . La sera era chiara , c ' era la luna . Erano intinti di luna gli alberi e la montagna , il mare lontano . Dopo i grandi calori era come se una lieve rugiada fosse passata sul mondo a inumidirne la sete . Pareva di sentire la voce delle fonti ai piedi dei monti , o dei fiumi risecchiti che si ricordavano del loro boato . Le ombre delle case per le strade strette erano dense e nere , e tagliavano a spicchi e a triangoli le strade , come se vi fosse stato disteso qua e là un panno scuro . Ma non erano voci di fontane quelle che si udivano , erano le voci delle donne . Giungevano dalle soglie delle porte dove stavano raccolte e cantavano lunghe filastrocche in onore della Madonna . Nei momenti di pausa sembrava di udire come si concertavano per la canzone seguente , poi una voce peritosa si levava lenta , si spiegava appena come un razzo a metà del suo cammino , poi si librava sicura in una grande nota tenuta , fino a che , per sorreggerla , sorgevano le voci delle compagne , quasi che quella svenisse sotto il peso di una grande emozione . Poi si riprendeva quella voce , e faceva sentire la sua angoscia tra quella delle compagne , appunto come una sposa quando è accompagnata dalle amiche e dai parenti che le parlano dolce . Antonello , seduto sulla soglia della porta del Lisca , ascoltava e cercava di indovinare di dove partissero quei canti . Gli sembrava che si sarebbe addormentato , e la tenebra delle ombre dense e la luna lo fasciavano di oblio come in un mondo incantato . Mentre stava così , due ragazzi con la berretta calata sulle orecchie , scalzi , tozzi , col vestito a brandelli , gli si fermarono davanti . Si tenevano per mano , e presero un ' aria seria e provocante . " Chi sei tu ? " " Io sono il figlio dell ' Argirò , il pastore " . " Ah , sei pastore ? " I due ragazzi si allontanarono . Poi improvvisamente dall ' angolo di una casa un sasso volò sopra di lui e andò a battere contro la porta del Lisca . Una voce , la voce di uno dei ragazzi , disse : " Dàlli al forese , dàlli al pastore , dàlli al vestito di pelo ! " Egli ora vedeva le due figure acquattate nel vicolo , e ne scorgeva le ombre buttate in terra dalla luna , due grandi berretti come una testa di animale . Si levò e si mise a correre . E quelli a inseguirlo . Ma non lo seguirono fino alle case alte dove dormono i pastori , e dove un ' altra compagnia di ragazzi stava a confabulare sotto la luna . Qui gli domandarono " Chi sei ? " " Il figlio del pastore Argirò " . " Bene , sei dei nostri ! Sta ' qui fermo " . Uno di quelli che aveva parlato aveva sporta la testa , per guardare . Una sassata radente lo sfiorò . Erano tutti figli di pastori , col vestito di lana pelosa , con la cintura di cuoio , per la maggior parte scalzi . " Che cosa è successo ? " chiedeva Antonello . Finalmente uno gli rispose : " Quelli dell ' Università ci vogliono picchiare " . " E chi sono quelli dell ' Università ? " " Quelli che hanno i pantaloni lunghi . I figli dei signori " . Quello che aveva detto così teneva un grosso ciottolo in mano . La compagnia , così com ' era , decise di trasferirsi in una casa diroccata e abbandonata , di cui rimaneva soltanto un muro alto , e il quadrato basso delle mura crollate . Qui un odore acuto di strame li avvolse , e il silenzio , e la luna che viaggiava alta sopra il cielo . Stavano in silenzio ad aspettare . Poi uno , quello col ciottolo in mano , si sporse , tirò il sasso appena vide un ' ombra che si avvicinava . Uno strillo gli rispose . Si guardarono tutti in viso e si dispersero . Ma Antonello non aveva capito . E nello stesso istante una voce lo chiamava : " Antonello ! Antonello ! Olà ! " la voce di sua madre . Ma , mentre pensava di muoversi , si vide aggredito da tre ragazzi , fra cui distinse quei due che aveva incontrati prima . Uno con un sasso gli batteva sulla nuca , e un altro gli teneva ferme le mani , mentre il terzo diceva : " Dài , dài , così impara " . Poi se la diedero a gambe nella notte . Antonello sentiva un gran dolore , e caldo , sulla nuca . Vi passò sopra una mano , se la guardò poi al chiarore della luna . Non c ' era sangue . Ma gli doleva . Zitto zitto prese la strada di casa . Non disse nulla a nessuno , sbocconcellò il pane e le pere che la madre gli diede nel buio , poi si buttò in terra su una tela di sacco distesa , come faceva lassù nella sua capanna , mentre suo padre si era sdraiato al fresco , dietro la porta . Anche attraverso il tetto di tegole senza il riparo del soffitto filtrava la luce lunare . Si vedeva , nella casa , dopo un poco , tutto quello che c ' era : la grande giara dell ' acqua a un canto , il cestone del pane appeso al soffitto , il focolare che faceva nel buio come una macchia grigia , e il letto su cui era stesa sua madre , alto alto . Accanto al focolare , lo sprone della roccia , su cui era costruita la casa , stava come un ' ombra inginocchiata . Egli sentiva respirare forte suo padre , e sua madre s ' indovinava dal sonno tranquillo e immobile come se fosse morta . Dalle case vicine giungevano grossi sospiri , e nelle stalle soffiavano contro gl ' interstizi della porta i maiali e gli asini . Tutte queste voci sentiva Antonello per la prima volta , dopo gli assorti silenzi delle montagne . Il mondo era un ' onda sonora intorno alla sua casa , e il cielo , e le montagne che lo sostengono con le loro cime e i loro alberi , come un baldacchino , ora pesava immenso sul paese e sulla valle . Era come un fiume alto tenuto in un fragile letto , da cui poteva filtrare e rovesciarsi . Ma soprattutto era il continuo chiacchiericcio dell ' abitato che gli faceva sentire d ' avere iniziata una vita nuova . La vita in comune gli sembrava una curiosa invenzione e un accordo fra gente che ha paura . Si addormentò di colpo con un suono di campane nella testa , là dove gli doleva . Siccome il pellegrinaggio e le feste erano finiti , Antonello conobbe altri ragazzi . La gente che era tornata dalla festa portava ancora il vestito nuovo per un paio di giorni , e le medaglie della Madonna coi nastri di seta verdi e rossi e gialli e azzurri , stavano appese al collo delle bambine . Avevano vendemmiato . La terra si riposava . Qualche contadino di buon ' ora aveva già cominciato ad andare pei campi a fare quei gesti folli che sembra facciano i contadini veduti di lontano , quando assaltano la terra come una donna . I pastori avevano ripresa la strada dei monti , ma non il padre di Antonello che si era buttato sul campo tolto in fitto e che si era messo a rivoltolare con la vanga . La madre ora faceva i servigi in casa del Lisca , portava acqua , lavava i panni , andava al mulino per la macinatura del grano . Antonello la seguì per qualche giorno come un cagnolino , e si divertiva a portarle l ' orcio piccolo . Ella entrava col suo passo scalzo nella casa del Lisca , e per un poco si sentiva il suo sospirare trafelato . La signora Lisca , spettinata e sciamannata , la guardava fare . Poi le dava un piattello di roba che era avanzata e la mandava via . Quella riprendeva la strada e aveva trovato da lavorare ancora a portare pietre sulla testa per una fabbrica nuova , la fabbrica del prete che si costruiva una casa . Andavano e tornavano lunghe file di donne al sole , una dietro l ' altra , e non parlavano . Antonello le seguì anche un poco . Gli avevano cambiato il vestito di orbace , ora che non andava più in montagna , e gli avevano messo un paio di pantaloni che non sapeva chi li avesse regalati a suo padre . Andò a cercare i compagni della sera prima , ma li vide che andavano in montagna dal padre , a riprendere la vita delle capanne . Stava seduto dove sua madre cercava le pietre da portare alla fabbrica , in un campo sotto una pianta di mirto , e vide comparire i due figuri di quella sera . Erano vestiti pressappoco come lui , solo che avevano un vecchio berretto da uomo , lacero e sudicio , che copriva loro il capo fino agli occhi . Uno aveva fatto un nodo scorsoio a uno stelo di saggina , e lo aveva posato su un sasso . Là presso una lucertola stava al sole , e sul collo le pullulava come un lieve battito che le gonfiava la pelle cinerina . Un ragazzo si mise a fischiare per incantarla e la lucertola pareva udire , perché rimaneva fissa e ferma , a guardare in alto , forse il sole che rotolava pel cielo raggiante . Ma poi improvvisamente la lucertola fuggì con quello strepito che è la voce dei campi sul meriggio , tutta fatta di fughe e di animali che si nascondono tra le fratte e scivolano fra l ' erba secca e sonora . Antonello guardava quello che facevano i due . Poi sedette su un sasso , tanto per darsi un contegno ruppe un ramo d ' oleandro , e con un coltelluzzo si mise a fare sulla scorza lunghi fregi serpentini con un gran sole al sommo . Ne venne fuori una bella bacchetta . Allora , uno di quei ragazzi , il più grande , lo studiò , gli si piantò davanti , e gli disse : " Dammela , altrimenti ti picchio " . " Te la do volentieri , senza botte " , disse Antonello , " a patto che mi facciate giocare con voi " . I due si guardarono e risero d ' un sorriso furbo , con occhiate adulte . " Bene , giocherai con noi " . La bacchetta passò nelle mani del ragazzo grande . " Come ti chiami ? " " Antonello " . " Io sono il Titta " . Antonello finse di sapere chi fosse il Titta . L ' altro soggiunse : " E io sono Peppino " . Stettero un poco in silenzio e il Titta aveva steso il braccio al collo di Peppino che se ne stava chiotto chiotto . Portavano i berretti di traverso , con un ' aria di sfida . A un certo punto il Titta disse con un sorriso furbo : " Quanti anni hai ? " " Dieci " . " Io ne ho tredici e sono un ladro . Sì , sono un ladro , vuoi vedere ? " Tirò fuori della tasca una cosa che pareva una testa di qualche statuina , dipinta al naturale , che pareva una cosa di favola . " Questa l ' ho rubata in chiesa " aggiunse serio . Ma Peppino che fingeva di ridere aveva paura , e diceva : " C ' è la scomunica " . Sbucò dalla fratta e sedette accanto a loro una bambina scalza , nera , con un visino piccino e patito dove due grandi occhi umidi guardavano fra le ciglia nere . Ella chinava la testa , e si metteva a ridere senza ragione . Titta la guardava con aria di protezione , e le disse bruscamente : " Brava , hai fatto bene a venire " . Ella stava compunta e timida , e voleva sentire quello che dicevano . Si guardava di tratto in tratto dietro le spalle , in alto , sul ciglio del colle dove si scorgevano le case basse . " Mia madre mi cerca " . Una voce difatti gridava : " Lisabetta , Lisabetta ! " " Io non rispondo , altrimenti mi picchia . Io non voglio andare a casa " . " Certo sarebbe bello se scappassimo tutti , col brigante Nino Martino ! " " Non ci sono più i briganti in montagna " replicò convinto Antonello . " E tu che ne sai ? Vivono nelle caverne , e se ci sono non vengono a dirlo a te " . La bambina ascoltava . Ma a sentirsi chiamare di nuovo , Lisabetta , si levò e corse verso la casa dicendo : " Son qui " . Il Titta esclamò : " Ora l ' ammazza di botte " . Difatti si sentì la bambina che gridava : " Basta , basta , non ne voglio più " . " Dov ' eri , disgraziata ? Con quel mascalzone del Titta ? Con quel figlio d ' una buona donna ? Non ti ci voglio più vedere . Se ci vai ancora ti lego mani e piedi " . Il Titta ascoltava e rideva : " Parla di me : ma se la incontro una sera , quella donna , le spacco la testa con una sassata " . Siccome il sole aveva invasa la valletta a perpendicolo , tornarono a casa . Ne scapparono via subito con un pezzo di pane e un pugno di frutta e pranzarono sotto gli archi del loggiato della casa Mezzatesta . VI Stavano in quell ' ombra e discorrevano rado , tra le voci del meriggio , le cicale assordanti , l ' odore grave e arso del mondo che era intorno come la cenere rimasta a un incendio . In breve si formò una comitiva di ragazzi . Il Titta tirò fuori un mazzo di carte , tutte gualcite , e non più di venti , e si mise a distribuirle con sussiego . Più in là un altro gruppo guardava . Distribuite le carte , disse : " Giochiamo " , e ne tirò una . Gli altri fecero lo stesso , ma nessuno sapeva giocare . Allora il Titta si prese le carte che erano state tirate e se le accumulò davanti . " Perché ? " domandò Antonello . " Perché sì " replicò il Titta e non gli diede altra spiegazione . Ma Antonello insorse : " Spiegami perché hai vinto tu " . " Perché sì " . Il dialogo andò così avanti un pezzo . Il Titta , raggiustandosi il berretto davanti agli occhi , si volgeva agli altri compagni e indicava con un ' occhiata d ' intesa l ' avversario . Poi , mettendo la mano avanti , e puntandogliela sul petto , si mise a spingerlo e a dirgli : " Va ' , va ' , va ' ! " Quest ' atto fece ribollire il sangue ad Antonello . Gli altri incitavano i leticanti con grida di ohè , ohè , e mettendosi la mano davanti alla bocca e battendola in modo da fare un grido modulato . Alla fine , quando il Titta si fu assicurato d ' essere spalleggiato , tirò un pugno sul ventre all ' avversario . Questi non gridò né pianse , divenne bianco bianco , si portò la mano al ventre , poi sedette in terra e faceva con la mano il cenno : " Aspetta , aspetta ! " . Un gruppo di ragazzi che aveva assistito di lontano alla scena , si raccolse intorno ad Antonello . Erano dei ragazzi molto più miseri di quegli altri , patiti e pallidi , non erano neppure vestiti del tutto . Attraverso le lacerature dei vestiti si vedevano le loro grosse pance tonde . Uno di essi , soprannominato il Sorcio , disse all ' orecchio di Antonello circondandogli col braccio il collo : " Gridagli figlio di una buona donna , perché lo è " . " Davvero ? " " Non sai chi è sua madre ? " " No , che non lo so " . Tutti intorno si misero ridere . I discorsi che faceva questo secondo gruppo erano molto diversi da quelli degli altri : essi parlavano di donne . Uno descriveva di aver veduto una donna salire una scala a pioli , e tutti ridevano con una specie di oppressione e di soffocazione . Sembrava a tutti di sprofondare in un mare di ovatta . Ma ecco che , accolto da grandi grida , apparve un altro ragazzo che portava legato a un laccio un aquilotto appena piumato . Se ne veniva avanti senza voltarsi , e spesso lo trascinava nella polvere come una ciabatta . Era vestito con un abituccio pulito , a scacchi turchini e neri . Era molto diverso dai suoi compagni . Prima di tutto un color gentile e pallido gli era diffuso nel viso , e due occhi stranamente azzurri erano tristi come certe acque dense nei fossatelli dei campi . L ' aquilotto si fermava di quando in quando a inseguire una lucertola che traversava la strada . Il ragazzo dell ' aquilotto non era evidentemente come tutti gli altri , perché si fermò un poco più alto degli altri su un mucchio di terra . Aveva la vocazione di fare il prete , lo chiamavano il Pretino , ma il suo nome era Andrea . Il Pretino si sedette attorniato dai ragazzi . L ' aquilotto guardava la luce intorno . Gli batteva presso gli occhi come il palpito d ' una vena . Gli occhi li aveva coperti d ' una membrana bianca come se fosse una lieve cenere . Il Pretino si mosse e tutti gli altri gli furono dietro . Il sole declinava , e i ragazzi decisero di fare la processione . Il Pretino teneva l ' aquila al guinzaglio , e andava in testa a tutti con le mani giunte . I ragazzi dietro si erano raggruppati per ordine , e con dei sassi che picchiavano uno contro l ' altro facevano i piatti della banda , mentre altri che con la bocca andavano mugolando " Piripiripirirì " facevano le trombe . Solo il Titta guardava in disparte con un lieve sorriso di compatimento . Antonello si era mescolato alla processione e ne era inebriato . Non sapeva che volesse dire , ma si sentiva trasformato , come alla vigilia di capire cose cui non aveva mai pensato . Anche lui si era messo uno stecco davanti alla bocca e fingeva di suonarvi , mentre il suo vicino aveva trovato da imitare le trombe che arrivano dietro l ' orecchia , con uno storto ramo di fico . La processione sbucò in piazza , passò sotto le case tra gli sguardi annoiati della gente che oziava nelle piazze e sulle soglie delle porte . Poi , un buon tratto fuori del paese , alla sorgente , la processione si sciolse e si cominciò un altro gioco , quello di fare ponti e canali e orti presso il ruscello . I ragazzi si erano dispersi , il Pretino portava il suo aquilotto fra gli alberi e sull ' erba . Antonello stava attento a quei giochi . Antonello era sotto il ponte ed ascoltava la strana musica dei calabroni e delle vespe che lo fasciavano di sonno . Stava per andarsene , quando sulla punta dei piedi scalzi si avvicinò a lui una bambina . Si fermò , lo stette a guardare sotto una frangia fittissima di ciglia . Aveva un viso sottile e tutto rifinito , fermo e breve , col naso che si attaccava dritto alla fronte e che le dava un ' espressione attonita . Egli si mise a fare , sul ruscello che correva sotto il ponte , un ponticello di canne , poi un giardino intorno , poi il recinto d ' una mandra , poi una piccola montagna . Lavorava diligentemente . Alla fine la bambina disse sgranando gli occhi : " Oh , che cos ' è ? " e indicò , tendendo il dito , l ' opera del ragazzo . " Questo è il fiume , questo il giardino , questa è la montagna , questa la mandra " . " Ma non ci sono gli animali " . Allora Antonello prese dei ciottoli levigati , e li sparse qua e là . " Ecco la mandra " . " Oh , non è vero ! " Aveva in braccio una bambola che consisteva in un sasso tondo rinvoltolato in un cencio bianco , come una mazza . Il cencio che ricascava da tutte le parti era la gonnella della bambola che non aveva né occhi né bocca . " E questa che cos ' è ? " disse il ragazzo indicandola . " È la mia bambola " . Ella la teneva gelosa 35mente stretta in grembo , e di quando in quando la guardava fissa allontanandola da sé fra le mani giunte . Poi le si avventava contro e le stampava di quei baci caldi e quasi rabbiosi che sanno dare le madri , con una feroce tenerezza . Antonello la considerò un poco , poi le si accostò . Se la sentiva respirare vicina . Poi si misero a giocare e stabilirono che Antonello era il marito ed ella la moglie . " Come ti chiami , ragazzina ? " " Teresa " , disse ella indifferente come se dicesse il nome d ' una pianta . " Bene , Teresa , adesso io torno a casa " . Allora Teresa fece le viste di aver molto da fare . Stese la bambola in terra , e di quando in quando le diceva : " Zitta , zitta , adesso vengo a darti il latte " . Ma appena ebbe detto questo le venne da ridere , e vergognandosi delle sue parole si nascose con le mani la bocca . Poi si mise a soffiare su un focolare immaginario , buttata in terra . Mentre stavano così apparve il Pretino . " Che fate ? " " Giochiamo " . " Mi fate giocare anche me ? " " Ma tu non sei il Pretino che non gioca ? " " Io posso giocare , chi lo ha detto che non posso giocare ? " " E poi in tre non si può giocare " , disse la bambina : " bisogna essere soli per poter giocare " . Ella diceva queste cose tranquillamente , assorta . " Vuoi vedere come si gioca ? " " Vediamo " . " Ma il Pretino deve andar fuori " " Questa è la mia stanza . Allora io mi corico e tu ti corichi accanto a me " . Il Pretino si scostò un poco fingendo di stare dietro la porta . Invece guardava attento , con gli occhi fissi . Antonello si coricò accanto alla bambina , e guardava il Pretino . Ella gli si stringeva accanto , e sentiva il suo respiro che era come la voce di un insetto nell ' aria . Anch ' ella faceva col respiro un ronzio come se avesse un ' ape nel petto . Antonello scese dopo un poco e non sapeva che dire . " Mi fai provare anche a me ? " disse il Pretino . " Vieni " , disse ella stando sdraiata e agitando le mani . Aveva un ' aria assorta e sofferente . Il Pretino le stette accanto un poco ed ella gli carezzava la testa . Il ragazzo tremava . Ella lo baciò improvvisamente stringendolo fra le sue braccia magre , e rideva . Il ragazzo si mise a gridare che voleva andar via . VII Il Pretino tornò a casa col batticuore . Si mise in un angolo della cucina , accano alla Saveria , che era sua sorella , e stette a guardare il fuoco che si avvolgeva alla pentola nera . Aveva timore di guardare sua sorella , e nello stesso tempo gli veniva da ridere . Ella gli si sedette accanto , ed egli non tardò ad addormentarsi col capo poggiato alla spalla di lei . Nel sonno udiva tornare in casa i fratelli , e la voce già grave e burbera del Titta , e quella maliziosa di Peppino , e quella assennatina di sua sorella . Nel sonno gli pareva che sua madre picchiasse la Teresa , nel sonno vedeva la fontana dove le donne si riunivano a ciarlare , le strida e i gesti di queste donne , mobili e rapidi , e gli occhi lucidi , e gli pareva che fossero intorno a carezzarlo con le loro mani brune e corte , e ne sentiva il respiro come quando era più piccolo . Poi sentì che qualcuno amorevolmente lo spogliava , lo metteva a letto , e istintivamente chiuse le braccia intorno a una testa che respirava sul suo viso un alito dolce e caldo . Era sua madre ; e come sempre gli accadeva nel sonno , ne sentiva il calore della pelle , e la grana fine e quasi un sapore dolciastro . Si addormentò su un ' alta onda di sonno come se il suo letto si fosse levato smisuratamente e toccasse il soffitto . Alla mattina il suo risveglio fu dolce e penoso come dopo una malattia . Aveva l ' impressione , nel dormiveglia mattutino , di avere lasciato alla vigilia un giocattolo che gli piaceva molto , ma ora destandosi non sapeva più quale , e finalmente gli venne alla mente l ' immagine di Teresa e il suo gioco . Avrebbe voluto tornarvi ma non vi voleva pensare , e tremava di un tremito che gli scioglieva il sangue . Quando fu desto e vestito , sua sorella pettinata strettamente e ancora umida d ' acqua fresca , gli disse che la mamma doveva parlargli . Egli si precipitò nella stanza dov ' era di solito il signor Camillo Mezzatesta , il quale ebbe un lampo di gioia negli occhi a vederlo , e un sorriso all ' angolo della bocca , infantile . Era appena rasato . I servi avevano finito di vestirlo , e stavano ai suoi piedi ad allacciargli le scarpe . Egli abbassava di quando in quando gli occhi a guardarli , senza fretta e senza impazienze , come un bambino . Quando l ' operazione fu finita , entrò la Pirria e sedette su una sedia bassa . Attrasse a sé il ragazzo , lo baciò sulla guancia con un bacio schioccante , e gli domandò con più attenzione del solito : " Come state , piccino mio ? " Quando era tenera gli parlava col voi . Il padre lo guardava con attenzione , e sorrideva mentre un filo di saliva gli scendeva dagli angoli della bocca compiaciuta . In quel momento una voce nell ' atrio suonò allegra , la voce del prete . Egli esitò un minuto sulla porta , si levò il cappello precipitosamente , e , tirandosi su le sottane , si mise a sedere accanto al padrone di casa . Gli batté la mano sul ginocchio dicendogli : " Come va ? " Ma , veduto il ragazzo acanto a lui , lo prese sulle ginocchia e carezzandolo gli disse : " Ebbene , che cosa vogliamo fare con questa Comunione ? Prima di partire dovrà pur farla " . " Che ? parto di già ? " chiese il ragazzo con voce smarrita . Era da un pezzo che si parlava di mandarlo al seminario a studiare per diventare prete ; ed egli vi pensava sempre ; ma questa mattina non si sapeva che cosa avesse , perché si mise a piangere e disse : " E i miei fratelli , il Titta e Peppino , che cosa fanno , non vengono con me ? " " Oh , quelli non hanno voglia di studiare " . Scese dalle ginocchia del prete e si rifugiò presso sua madre . Questo prete , il Ceràvolo , era un uomo tozzo e grasso , coi capelli grigi e uno sguardo fugace negli occhi inquieti che non posava mai a lungo in un luogo . " Non volete più andare in seminario , figliolo ? " disse la madre . Il ragazzo , col singhiozzo in gola , annuì con un cenno del capo . " Perché , altrimenti , come farete a diventare vescovo ? " Il ragazzo sorrise . Aprì la bocca il padre , il quale pronunziò con voce strascicata : " Del resto , se non vuole , lasciatelo stare . Noialtri non abbiamo bisogno di nulla " . " Ma che si fa per il bisogno ? Tra i nostri figlioli , se questo ha volontà di studiare facciamolo studiare " , insorse la madre . " Tanto si sa che i suoi fratelli non sono buoni a niente , e che faranno i vagabondi tutta la vita . Almeno questo ... " Camillo Mezzatesta abbassò il capo con un sorriso puerile e disse : " Questo somiglia a me . Questo è il mio figliolo " . E indicava il ragazzo col dito teso . Questa faccenda della somiglianza lo aveva sempre preoccupato di fronte alla gente . Quando era stato più piccolo , il Pretino , si ricordava , le donne lo fermavano e lo guardavano , quando non gli prendevano il viso fra le mani per dire : " Questo sì somiglia a suo padre . Ma gli altri ... " Questo fatto lo aveva messo sempre in una condizione di privilegio e non sapeva perché . Anche in casa , il Titta e il Peppino dormivano in una stanza e lui in un ' altra , e non li vedeva se non quando si trovavano a tavola . Sua madre insorse per dire : " Che cosa volete dire con questa faccenda della somiglianza ? " Era divenuta pallida e fredda , come non era facile vedere . L ' uomo abbassò gli occhi , e vide il ragazzo che guardava fisso ora l ' uno ora l ' altra . Ma brontolò : " Niente : dico che questo ha preso da me " . " Va ' a giocare , figliolo bello , va ' a giocare " , disse la madre rivolta al ragazzo . Il Pretino non se lo fece ripetere due volte e uscì come una saetta . Appena i passi del ragazzo si sentirono in fondo alle scale , la Pirria si levò , e puntando i pugni sui fianchi si mise a dire sottovoce ma con un tono sibilante : " Bisogna finirla con questa vergogna del figlio e non figlio , della somiglianza a me o a voi . Tutto il paese ne è pieno , e quei ragazzi , i figli miei , i figli vostri , vengono tutti i giorni a dirmi che i monelli li insultano come figlioli di una sgualdrina " . Si tappò la bocca con la mano , violentemente , e in quell ' atto era bellissima . I suoi capelli ricciuti oscillavano alla sommità del capo , come teneri serpenti , i suoi occhi splendevano , e il sentimento dei due uomini che assistevano a quella sfuriata era che ella fosse ancora mirabile . Il prete le ruppe la parola sulla bocca per dirle : " Lasciamo andare queste cose , signora Pirria . Lasciate che il paese dica . Ma per questo ragazzo che va agli studi , che entra in un istituto religioso , che deve mettersi al servizio di Dio mi pare che non si possa fare a meno di regolare seriamente la vostra posizione davanti a Dio . Come volete che vi accolgano un figlio che appare come figlio d ' ignoti ? E se lo accogliessero sarebbe una condanna che peserebbe su quel povero innocente per tutta la vita . Fino a che noialtri siamo qui , in questo paese , ci conosciamo , sappiamo chi siete voi , per quanto i malintenzionati e i monelli si facciano giuoco ... " " Questo paese è pieno di bastarderia , ed è tutta dovuta a questi bei campioni dei Mezzatesta " . Il prete arricciò il naso a quest ' uscita . Il Mezzatesta aveva levato il capo e le puntava due occhi insolitamente stupiti . Ella si mise a sedere , e si asciugava le lagrime col grembiule . " Io sono qui " , disse il prete , " a consigliarvi per il bene dei vostri figli che sono vostri figli e non della strada , a chiudere questo capitolo della vostra vita irregolare e a riparare davanti a Dio l ' ingiustizia caduta su questi innocenti . Essi sono vostri figli , riconosceteli , e così riparerete un peccato che può diventare un delitto " . Lo sguardo riconoscente della donna lo distrasse , ed egli smise aspettando la risposta di Camillo Mezzatesta . Quello stava ad ascoltare immobile , fissando il prete come se non dicesse a lui ma parlasse dal pulpito . Ma si scosse , fece un cenno col capo , e diventando più pallido di quanto non fosse , rispose : " Io sono disposto a riconoscere per mio figliolo Andreuccio , perché lui mi appartiene . Perché è mio figlio e ci credo ; ma gli altri no " . Quest ' uscita netta e secca , che egli pronunziò levando gli occhi con un resto di antica nobiltà , come se parlasse dall ' alto di un ritratto , stupì i due ascoltatori e soprattutto la donna che mai nella sua consuetudine con quell ' uomo lo aveva creduto capace di tanto . Levò gli occhi , e lo vide con la testa alta , gli occhi fiammeggianti , la mano nello sparato della giacca , nella stessa posa del ritratto di un suo antenato che si poteva ancora osservare nella stanza da pranzo . Un sentimento di dispetto e nello stesso tempo un ' involontaria ammirazione , mai sentita verso quell ' uomo , la smossero , mentre , sentendosi molto più in basso di quanto la consuetudine con quell ' uomo le aveva fatto credere , perse ogni ritegno : un diluvio di cattive parole e di espressioni oscene uscì dalla sua bocca : " Non vi vergognate , dopo avermi sedotta e portata in questa casa , dopo avermi compromessa agli occhi di tutti , dopo avermi fatto pubblicamente la vostra mantenuta , non vi vergognate di trattarmi così ? Chi sono io ? Infine sono la madre dei vostri figlioli , dico dei vostri figli " . A queste parole il Mezzatesta levò il dito e voleva parlare ; ma ella , temendo il peggio , levò ancora di più la voce . Alla fine , dopo una filastrocca di vituperi , ella ricorse all ' ultima minaccia : - - " Ebbene , signor mio , se proprio non ne volete sapere , io me ne vado " . L ' uomo divenne pallido e piagnucoloso , cominciò a supplicarla che non se ne andasse , ché altrimenti che cosa avrebbe detto la gente ? Allora la donna divenne più dolce , più mite , gli si sedette ai piedi e gli domandò graziosamente : " Siete dunque disposto a compiere il vostro dovere ? " Egli si riprese , assunse l ' aria straniera che aveva usato prima , e pronunziò : " Andreuccio sì , ma gli altri no . Gli altri non meritano il nome dei Mezzatesta " . La donna non riusciva a rendersi conto che proprio quell ' uomo che passava le giornate solo nella sua stanza , quasi senza volontà , senza nessun peso nell ' amministrazione della casa , riuscisse a pronunziare quelle parole . Di scatto uscì , e fece sentire nell ' altra stanza che rimuginava fra le sue robe , come chi voglia partire . Per un attimo fu un silenzio attento . Erano rimasti soli il prete e il Mezzatesta , si offrirono del tabacco e vi fu un annusare riflessivo , per qualche minuto . Poi fu il Mezzatesta a riprendere il discorso . " Ella crede che io sia interamente rimbecillito , ella crede che io non sappia nulla e non mi accorga di nulla . Io so tutto , e so di chi sono quei figlioli . Io so che soltanto Audreuccio è mio . Sono pur sempre un Mezzatesta , sono uno della mia famiglia malgrado tutto . Posso essere caduto in basso , e certo che sono caduto in basso ( il prete fece un gesto come per raccattarlo ) ; sì , sono caduto in basso , lo so ; ma non per questo il mio nome deve essere buttato nel fango . Io sì , ma il nome dei Mezzatesta , no , quello no ! " Aveva pronunziate queste parole con la sua calma abituale e con la sua pronunzia incerta . " Io sono debole e non posso fare a meno di quella donna ; ma il mio nome , quello , quello ... " Parlava con sé , stesso . VIII L ' Argirò non se ne vedeva riescir bene una . Prima provò a coltivare il suo pezzo di terra , ma glielo rovinò il torrente . Poi si mise ad allevare un paio di maiali e glieli schiantò il morbo . Fece molti mestieri fino a quando , essendo venuti certi milanesi per i lavori delle baracche , dopo il terremoto , riuscì a impiegarsi come sorvegliante ai lavori e mise insieme un poco di denaro . Con questo pensò subito a comperare qualche cosa che gli servisse per un suo nuovo mestiere . Comperò una mula e si mise a fare servizio di trasporto fra il paese e il mare , fornendo ai bottegai le merci che comperavano negli empori della marina , e a chiunque servissero . Ora cominciava a respirare e la moglie non andava più a servire di qua e di là . Certo , le donne che una volta erano mandate a carovane per le forniture , in mancanza di bestie , si lagnavano che quella mula avesse tolto loro un mestiere . L ' Argirò fece il passo del viandante e la faccia dell ' uomo che vede paesi diversi . Se ne andava cantando e dicendo proverbi , non parlava che a sentenze , e talvolta diceva pensieri rimati . Faceva tutte le mattine la strada fra il paese e il mare , venti chilometri attraverso i torrenti e i boschi che sono brutti d ' inverno quando scendono improvvise le piene , e i fulmini solcano gli alberi che li aspettano alti levati ; partiva alle quattro del mattino e tornava la sera alle quattro ; dodici ore in cui si intratteneva coi passanti , con la gente delle casupole sparse pei campi , coi lavoratori delle vigne , coi pastori quando scendevano al piano , e di tutti sapeva come andava la vita . Si cacciava innanzi la mula che era la sua compagna vera , le faceva lunghi ragionamenti , le dava avvertenze , interpretava i suoi sentimenti , la informava delle novità . La bestia stava a sentire con quell ' aria attenta delle bestie , che è la stessa di chi ascolta una lingua straniera in cui cerca di afferrare qualche parola . Si chiamava Rosa . Pochi erano i giorni dell ' anno in cui non facesse questo viaggio : nelle grandi feste e quando pioveva tanto che c ' era pericolo di esser portati via dalla piena . Allora sedeva sotto l ' arco della porta , e guardava il paese che era tutto un torrente torbido , e la gente che girava rasente ai muri coi sacchi sulla testa per ripararsi dall ' acqua , e la montagna che aveva messo anch ' essa un cappuccio di nubi . Dov ' era la grande vallata , e il torrente , c ' era la nebbia opaca come il cielo , e il corso dei torrenti si intravedeva lucido come le vie dei fulmini nei cieli nuvolosi . Il mare si indovinava nel grande vuoto dell ' orizzonte . Quando era fermo , valeva meno di qualunque uomo , lui che era abituato a vedere i risvegli lungo la strada , e come andavano i lavori , e come crescevano gli orti , e i danni del torrente giorno per giorno . Arrivava in vista del mare quando il treno passava sul ponte ( ed era tutte le mattine una novità puntuale ) e si piegava come un organetto alle voltate . Si lamentava , quando non poteva andar via . Gli altri due figli , gli erano nati muti , e lui si ostinava a volerne , sperando che quello che avesse parlato dopo di loro avrebbe detto di grandi cose . Quei due , quando erano venuti , avevano articolato quasi per isbaglio le sillabe ma ­ ma . Poi si imbrogliarono , parve , e dicevano suoni che non si erano mai sentiti , ed era finita . Sarà stato perché era sempre stanco . La sera , quando rincasava , gli si stringeva il cuore , e le lagrime gli diventavano cocenti dentro il petto . Da tutte le case si strillava , da tutte le case si piangeva , e in casa sua silenzio , i ragazzi seduti intorno alla madre , che parlava loro con gridi inumani di tratto in tratto , facendo un urlo nella bocca messa a imbuto , che pareva la madre dei gufi . Questi ragazzi erano fuori tutto il giorno , curiosi di vedere e di sapere ; si appiattavano mentre gli altri giocavano , osservando come poveri esclusi dal paradiso , e se c ' era da affrontare qualche fatica , se c ' era da trasportare qualche cosa , se c ' era da fare per gioco da cavalli o da asini , uscivano fuori e si mettevano carponi , contenti , pur di stare in compagnia . Oppure si appiattavano in casa , sotto la scala , ad aspettare non si sa che cosa . Le donne , che generalmente coi figli degli altri non sono buone se non per rispetto ai propri , verso questi poveretti erano tenere , e allungavano loro qualche cosuccia da mangiare , che quelli masticavano senza farsi vedere perché avevano vergogna di mostrarsi . Se arrivava qualcuno in paese essi erano là a guardare , ed entravano nelle case senza che li sentissero . Erano come le ombre , e nessuno li cacciava via , perché non potevano parlare né raccontare quello che vedevano . Era anzi un ' opera di carità lasciarli nei loro nascondigli fino a che non si fossero annoiati o addormentati . Giravano in cerca di fatti , osservando con occhi fissi e attenti in cui , insieme con quello che vedevano , pareva di leggere i ricordi con cui Io raffrontavano per farsene un giudizio . Ridevano strizzando l ' occhio , spandendo intorno una gaiezza irragionevole e innocente come se ridesse un passerotto , cosa innaturale . Le donne dicevano : " C ' è il mutolo " , come se dicessero : " È entrata una farfalla " . Avevano la lingua , in fondo al sorriso malizioso , come un coltello chiuso in fondo a una tasca , e pareva davvero che la balia avesse dimenticato , come dice vano , di tagliar loro il filo di carne rosa che gliela teneva imbrigliata al palato . L ' Argirò , era come se avesse fatta una scommessa . Gliene nacque uno ancora , e lui era convinto che fosse quello buono . IX Antonello aveva preso appena sonno che sentì la voce del padre su di lui : " Guarda che la mamma ti ha fatto un fratellino " . Gli pareva di sognare , e voltandosi dall ' altra parte sentì un odore che lo riportava all ' infanzia prima , come spesso gli accadeva durante il sonno . Poi sentì accanto a sé sul letto , fra le braccia , una forma tenera e rigida nello stesso tempo ; erano le fasce in cui era costretto l ' infante che non poteva muovere mani né piedi , e piangeva con la voce d ' un agnellino . Si svegliò e si sentì due , come se lo avessero tratto dai suoi sogni di ieri ; quel pianto parlava e diceva : " Sono tuo fratello , più piccolo di te , e tu ormai sei grande " . Era azzurro in faccia e sdentato come un vecchino ; somigliava al padre , vecchio e nuovo nello stesso tempo . Ora la casa s ' ingrandiva , Antonello si cacciava sulla sponda del letto per far posto al piccino , il quale pareva sapere qualche cosa di misterioso , che si lamentava di qualche cosa che nessuno riesciva a capire . Antonello gli metteva il dito nel pugno per sentirselo stringere , gli toccava le guance e gli parve che rimanesse , dove aveva posato il dito , il segno d ' una fossetta . Poi venne il padre a riprenderselo e diceva : " Perbacco , di questo ne faremo un dottorone " . Antonello domandò : " Come lo chiameremo ? " " Benedetto " . Questo nome divenne più piccolo e vicino , divenne conosciuto , si rivestì di fasce e di cuffie , come comprato nuovo al mercato . Il nome di Antonello parve disusato e decaduto . Benedetto diveniva un essere privilegiato perché era nuovo , e ad Antonello pareva di esserci sempre stato . Benedetto non rispondeva alle sue domande , ma Antonello lo trattava col voi e gli parlava con molto riguardo . La mamma glielo dava in braccio e gli diceva spesso : " Tienilo per un poco e attento che non ti cada " . Antonello lo sentiva divenire tutti i giorni più pesante , come se lo facesse apposta , e lo guardava piangergli in braccio in modo inconsolabile . Antonello sentiva che forse era colpa sua se piangeva . Eppure il primo sorriso glielo fece a lui un giorno , quando gli mise un dito sul mento per vezzeggiarlo , e quello rise con la bocca sdentata . Antonello se lo portava per le strade in braccio , che pesava assai . Guardava gli altri monelli giocare , e lui seduto in terra col fratellino non si poteva muovere . Certe volte tentava di giocare con Benedetto stesso , quando ne aveva troppa voglia , e faceva ancora dei giochi da ragazzo , mentre i suoi coetanei guardavano già con attenzione le donne . Poi Benedetto cominciò a camminare , le vestine gli si gonfiavano come se volasse , e mise i primi denti col primo vero sorriso . Antonello era già grande e si vergognava dei suoi piedi nudi , troppo lunghi e magri , si metteva a sedere per non mostrare lo strappo dei pantaloni che aveva di dietro , quando passavano le ragazze . Il fratello , piccolo e cocciuto com ' era , cominciò a comandare . Voleva che lo accompagnasse in chiesa dove credeva di cantare e non faceva che un ' esclamazione lunga e roca . Componeva le prime parole , correttamente , senza saltare nessuna lettera . Per un poco si era dibattuto fra tutte le sillabe del mondo scomposte come per un gioco di pazienza , poi imbroccò la via giusta e venne fuori con una infinità di parole che parvero straordinarie , e rideva forse per mostrare che capiva e che non poteva spiegarsi meglio perché era troppo piccolo . " Perbacco ! " disse il padre . " Ne voglio fare un prete predicatore , e che parli per tutta la famiglia messa insieme " . Alla prima parola sconcia che gli sentì dire , il padre rise sgangheratamente come se fosse un segno certo e violento di vita . Siccome Benedetto era nato nell ' età meno matura del padre , aveva in sé qualche cosa di predestinato , col suo colorito pallido e biondastro , gli occhi azzurri . Siccome aveva la memoria pronta , le donne del popolo che cantavano in chiesa lo chiamavano perché ripetesse le parole dei canti imparati . Benedetto vi andava , e le donne lo tenevano con le loro mani calde , e lo stringevano fra le ginocchia perché stesse fermo . Antonello , ora che non aveva più a badargli , si nascondeva dietro la fratta della fontana per vedere le donne attingere acqua , ne sentiva i discorsi e gli strilli , udiva la musica del getto nell ' orcio di creta . Qualche volta si affacciava , quando vedeva la Teresa , divenuta grande , coi rigonfi del corpetto sul seno , e la chiamava : " Schiavina ! Schiavina ! " Era divenuta bruna in faccia , come di cioccolata , e la chiamavano Schiavina di soprannome . Ella si volgeva e diceva levando la mano per ravviarsi i capelli : " Mi avete fatto paura " . " Figuratevi che bugia mi ha raccontato mio padre , perché non vi cerchi : mi ha detto che vi è andato un chicco di grano nell ' orecchia , che vi è rimasto ed ha messe le radici nel cervello , e perciò siete pazza , dice . Ma io non ci credo più . Schiavina , pensate a me qualche volta ? " " Via , via , io ho altro da pensare " . Ma sorrideva , e gli mostrava , mentre si ravviava i capelli , la palma della mano nuda coi suoi geroglifici che non gli riusciva di leggere . Un giorno l ' Argirò disse ad Antonello : " Figliolo , ho bisogno di te . Tu vedi quanto è intelligente tuo fratello , che certo diverrà , se lo facciamo studiare , un grand ' uomo , Mi è venuta quest ' idea , e me la sogno la notte . Se riesco a fare di lui un prete staremo bene tutti , e anche lui . Io ho pochi soldi da parte , e posso cominciare a provvedere . Ma poi questo mio mestiere non mi basterà davvero . Sono capace di indebitarmi fino ai capelli , e di lavorare il doppio . Io sono risparmiatore , lo sai , tant ' è vero che non vado mai a cavallo sulla mula , ma a piedi sempre , perché così mi campa di più . Qui , in questo paese non c ' è scampo per nessuno , con questi mariuoli che comandano . Bella rivincita che sarebbe per me , per noi tutti , che da casa nostra uscisse qualcuno che potesse parlare a voce alta , e li mettesse a posto . Il prete , ci vuole . Tu mi devi aiutare . Comincia a lavorare subito e a guadagnare . Che vuoi fare qui , imparare un mestiere che poi non ti serve ad altro che a farti dannare ? Ho saputo che dalle parti di C ... si lavora a ponti e a strade . C ' è lavoro e tu ci devi andare . Prima fai il manovale , poi fai l ' operaio , poi finisci sorvegliante , chi lo sa ? se il Signore ti aiuta . Mi mandi la metà di quello che guadagni , e il resto te lo spendi per te . Io ci aggiungo il resto , e mettiamo insieme quello che ci vuole per mantenere Benedetto . A questa gente dobbiamo fare un dispetto che se lo ricordino per tutta la vita . Poi viene Benedetto vestito da prete , e gli devono fare l ' inchino . Crepate , miserabili ; zitti , prepotenti . Largo . Calcolo che verso i trentaquattro anni sarai libero di sposarti . Va bene ? Ma intanto sta ' attento alle donne . Non ti invischiare , non t ' innamorare , altrimenti siamo perduti " . Antonello non ebbe nulla da osservare . Scosse il capo dicendo di sì e di sì , non capiva bene quello che prometteva , ma gli venivano le lagrime agli occhi pensando di trovarsi ormai grande e utile , buono per lavorare ; si sentì di colpo pari a suo padre , e tutti intorno gli ebbero riguardi come a un condannato . Nel suo cuore sorse uni sentimento paterno verso quel ragazzo . Fuori , quando si trovò a lavorare tirando una carretta di terriccio alla costruzione di una strada , si ricordava di suo fratello , come circondato da una luce misteriosa , e scriveva raccomandando che parlasse davvero bene italiano se voleva diventare un buon predicatore . Questa cosa evidentemente lo preoccupava , e pareva che non pensasse ad altro , anche quando fu chiamato per soldato e visse nelle città . Poi trovò altro lavoro , in un paese più lontano , e si ricordava , dopo una visita a casa , di aver veduto Benedetto già grande , che si preparava a partire per il seminario , che i fratelli mutoli già gli baciavano la mano per mostrare che lo riverivano , che egli non si poteva muovere per la stanzuccia che essi , dovunque fossero seduti , si levavano per fargli posto ; che certe volte , mentre mordevano un frutto si ricordavano che c ' era lui e gliel ' offrivano staccandoselo dalla bocca , col segno dei denti impresso nella dolce polpa . X Era come una scommessa . Quando Benedetto tornava a casa nei mesi dell ' estate , infagottato nel suo vestitino nero da prete , gli stava intorno la gente a domandargli per sperimentarlo se sapesse Egli parlava calmo e pacato , col tono d ' un adulto , e diceva cose più grandi di lui . Il padre era come ubbriaco e voleva che parlasse sempre , e dicesse tutto quello che sapeva . Il fatto che il figliolo si avviasse al sacerdozio , gli dava diritto a fare delle visite di dovere quando il figliolo arrivava o ripartiva . Allora egli entrava nelle case dei Mezzatesta , e diceva semplicemente : " Siamo venuti a farvi una visita . Lui è arrivato " . Allora quelli , donne e uomini , squadravano il ragazzo da capo a piedi , gli osservavano la fronte se era alta o bassa , e come parlava , e se aveva un difetto di pronunzia . Andreuccio , quello ancora soprannominato il Pretino , che alla fine non erano riusciti a mandare agli studi , perché se ne era tornato dicendo che si mangiava e si comandava meglio a casa sua , e i suoi fratelli il Titta e il Peppino , ora non facevano altro che scorrazzare per le terre del signor Camillo Mezzatesta , e vendere qualche cosa di nascosto per poi andare a spendere nei paesi della Marina . Lo stavano ad ascoltare senza poter vincere un certo imbarazzo . Benedetto diceva cose sensate , e parlava volentieri dei Santi , dei loro miracoli , in modo che le donnicciole che lo sentivano si battevano il petto devotamente . Le bambine , coi loro occhi neri e bianchi , lo guardavano fisso , sedute in terra . Egli chiudeva gli occhi , sbattendo in fretta le palpebre . Una sera venne anche la Schiavina a vederlo , e gli domandò : " Come sta vostro fratello ? " Il padre volle troncare subito quel discorso . L ' Argirò , lo Zuccone , il disprezzato , fu tenuto in una certa considerazione , trovava anche credito . Andava lacero , raccattava dovunque quello che poteva , nei suoi viaggi attraverso gli orti della valle , si contentava di quello che gli davano e trovava modo di render utile ogni cosa ; tant ' è vero che a chi serviva un po ' di carta o una bottiglia vuota o uno spago o un chiodo , non c ' era che da ricorrere a lui che conservava tutto . Si venne a sapere in breve che anche altri contadini e pastori pensavano di mandare i figli agli studi , se l ' Argirò aveva mutato già rapidamente condizione nel concetto delle persone , come se quel figlio fosse un capitale depositato in una banca . La madre di Benedetto era tranquilla soltanto quando il figliolo era fuori . Aveva paura che uscisse di casa , che una donna lo stregasse , che gli soffiassero qualche maledetta polvere addosso , che egli vedesse le donne come erano fatte , che ci vuol poco , nel paese , ad andare di sera per i campi . Certe ragazze di fronte a loro , avevano dormito un pomeriggio d ' estate sul davanzale della finestra , che faceva impressione , e poi lo guardavano coi loro occhi bovini . L ' Argirò si metteva in tasca le lettere di nascosto , e le faceva leggere . Ecco come scriveva il figliolo : " Caro padre , Buon Natale a voi e alla famiglia , ai fratelli , a tutti . Ho ricevuto tutto , e le scarpe anche , e non ero malato . La berretta ce l ' ho e i quaderni anche , e credevo che i piccoli non li avessi e nemmeno i grandi , perché non ho visto nulla nel tavolino . E ora ci ho tutto , e non mi mandate niente più , e fornitevi voi che la sera mangiate pane e ulive per me . E io ho anche le tre sedie , e la volontà di studiare , e di appagare i vostri desideri . La posata è già al rame , e il torrone lo avreste dovuto tenere per voi . I presepi di qui sono belli . Si fingono monti facendo alture , piccole , di pietre , e coprendole con vellutelli . Fanno le strade in mezzo al vellutello , fanno il fiume finto che sembra vero e va a gittarsi in un laghetto finto , dove c ' è un uomo che pesca . Fanno la grotta che sembra vera , la stalla , la fontanella e tante belle cose . La notte di Natale , che gioia , giocammo a tombola fino alle nove della sera . Io ho vinto un soldo ; alle nove andammo a vestirci , e andammo in cattedrale dove si disse la Messa e a mezzanotte precisa si svelò il Bambino che era grande nella sua culla dorata . Alle due andammo a dormire e dormimmo fino alle otto . Spero sentire se Antonello lavora e se il Pretino lo passa . Ih , lavorava Antonello , sai ? Ti mando un fiore , un altro al padre . E la madre e i fratelli Santo e Ciro ? Egli dovrà parlare , e anche Ciro , e vorrò sapere che qualche giorno imparate a parlare . Vorrò sentire all ' onomastico mio che parlano . Tutti siano occupati , e i genitori godano il frutto delle loro fatiche saporitamente . Ci ho una figura di San Benedetto . Vi bacio la mano , bacio Antonello , Ciro , Santo , le zie , lo zio , il nonno , la comare , il compare e auguro a tutti mille e duemila anni di felicità salute e pace . Il vostro Argirò Benedetto . Sancta Maria , prega per me ac familiam meam " . L ' Argirò andava in giro con lettere come queste , che si gualcivano nelle sue tasche . Inoltre , per prepararsi alla venuta del figlio , si mise a frequentare la chiesa quando poteva , e la domenica cantava accanto all ' organo , rinunziando al viaggio . Ma impercettibilmente nessuno lo poté più soffrire . Si trovò solo senza potersi spiegare la ragione , solo e scansato da tutti . Inutilmente cercava di attaccar discorso : lo stavano a sentire un poco , poi ci fischiettano sopra : " sì sì " , e gli voltavano le spalle . Tornò impercettibilmente a un animo fanciullesco , quando ci si vuol rendere conto di tutto quello che si vede . I suoi viaggi diventavano più lunghi perciò : con la lente che si accostava a un occhio si fermava a osservare le novità , la macchina del fotografo ambulante , il fuoco che accende lo zingaro coi due mantici , che muove alternamente con ambe le braccia , come due fisarmoniche da cui non riesce cavare neppure una nota , e gli orci del vasaio e i pesci del mercante , senza comperare mai niente , e sempre ostinatamente attento a chi incontrava e dove si fermava . Salutava tutti i forestieri che incontrava sui muli o nelle piazze perché voleva discorrere , e alla fine faceva sapere che era il padre di un ragazzo che studiava per prete ; non perché lo vedessero così povero . Era come se stesse sempre vicino a quel ragazzo . Le stagioni gli tornavano alla mente e al cuore coi loro giochi , la trottola in autunno , i giochi alle noccioline d ' inverno , i pifferi in febbraio , il gioco degli aliossi in aprile . Le grandi stagioni dei ragazzi . Era capace di girare una giornata per trovare quell ' osso della giuntura della zampa degli agnelli , con cui si gioca dopo averlo annerito bene e lustrato . Glielo avrebbe spedito , perché giocasse . Tutto era divenuto per lui favoloso e immobile come in un ' infanzia : gl ' insetti dei prati , i fiori dell ' anemone e dell ' asfodelo , che vengono su improvvisamente in certi spiazzi dei campi a segnare le impronte della primavera che vi trascorre col passo del vento . Certe volte era preoccupato di trovarsi un flauto di oleandro , e quando veniva il tempo della smielatura poneva da parte un pezzo di cera gialla per metterlo a pallina nel piffero che faceva la voce dell ' usignuolo , alla sua stagione , in dicembre . Solo perché aveva quel figlio stava attento che suonasse la prima zampogna a tempo debito , quando scoppia improvvisamente come una fonte in disgelo nelle notti d ' inverno , e quando i pifferi dei ragazzi suonano insieme tutti a Natale , che pare la foresta dei rosignuoli , una profonda foresta dove si accendono come luci i frutti del corbezzolo . Pensando a Benedetto , aveva fatto un altarino su un ' asse , con certi mozziconi di candela e un ' immagine di carta . La sua casa era come un nido vuoto che si ritrova fra gli alberi , dove è chiaro il lavoro fatto ad averlo messo insieme filo per filo . Si privò di ogni piacere come per una lunga vigilia propiziatrice , attento a quel figliolo che doveva improvvisamente venir fuori a parlare con bocca nuova e dire le cose che fanno tremare il cuore . Decise di andarle a trovare una primavera , senza avvertirlo , portandogli le cose che gli sarebbero piaciute . All ' uso dei pastori mise tutto in una bisaccia che si portò a tracolla , e queste cose erano il suo tesoro e non immaginava che ne esistessero fuori della sua casa e del suo paese . Tutta l ' umanità che si vedeva intorno gli pareva ingannata perché non conosceva le sue pere da inverno che erano tanto tenere , e i suoi dolci duri come il sasso e che poi si sbriciolavano sotto i denti come se alla fine abbandonassero tutti i loro segreti . Egli aveva comperato anche un organetto in una fiera e lo aveva tenuto in serbo . L ' organetto suonava allegro come se gli facesse piacere essere destato dalla sua inerzia ; mettendovi una mano intorno come una cassa armonica faceva un suono profondo , un suono d ' organo . Il metallo nichelato aveva un lieve sapore salato , i fori dell ' organetto erano come una bocca larga , che ride . Dov ' era la città sull ' altura con gli olivi pallidi e con le rocce ferrigne ? Tutto gli parve più ricco e più nuovo fuori del suo paese . Ecco un bel fiume , ecco l ' acqua . Benedetto beve di certo acqua pura e fresca . Qui c ' è le fontane , qui ci sono i boschi , qui c ' è tutto . Beati quelli che stanno nelle città dove invecchiano tardi , perché hanno tanti piaceri . Hanno le case grandi e comperano quello che vogliono perché guadagnano . Ma non hanno le pere da inverno e i pollastri che abbiamo noi . Io vorrei sapere che cosa pensano i superiori e i compagni quando vedono la roba che gli porto io . Un giorno gliela faccio la sorpresa al direttore . Gli mando una cesta di frutta da inverno con un poco del nostro dolce . Si sentiva ricco , così . Era sera . Arrivava in piazza quando scorse una fila di ragazzi vestiti di nero , con le sottane e le fasce dei seminaristi ; erano proprio loro , piccoli con le sottane nere , e in quel nero non si vedevano che gli occhi lucidi e pronti , che guardavano qua e là con occhiate fuggevoli e nostalgiche . Pareva di conoscerne i genitori , e di averli veduti curvi sulla terra , gente del popolo , pescatori e artigiani , come erano stati i primi apostoli . I cappelli erano troppo grandi , le vesti troppo lunghe , era tutto un mondo attonito e sommesso . Uno arrotolava una fascia rossa che gli pendeva dal fianco e la sventolava come una bandiera . Quando furono vicini gli parve di sentire un sussurro e un borbottio , come un gioco improvvisamente sospeso . Ma invece nessuno di loro parlava e non si sapeva perché sembrava che si dicessero fra di loro cose infantili e supreme . Il prete che li accompagnava apparve in fondo alla squadra , con la barba rasata nera nera , gli occhi fissi la faccia di contadino toccato dalla grazia . L ' uomo si fermò : " Se ci fosse Benedetto " . Ma si c ' era , proprio lui , Benedetto , col cappello troppo grande , il colletto di celluloide che gli doveva far male , e camminava con gli altri , col viso bianco , fra tante facce brune , come un essere privilegiato . Lo chiamò : " Benedetto ! " ma non lo sentirono . Allora si mise a tener dietro alla squadra che si avviava fuori della città .. Fuori , per la strada di campagna , il gruppo si sciolse , allora egli sopraggiunse di corsa e si mise a gridare : " Benedetto , Benedetto , figlio mio ! " Benedetto si volse appena , lo guardò , non sorrise , in quel vestito nero che pareva lo cancellasse . " Non mi vedi , Benedetto ? Sono proprio io " . Il ragazzo si volse al prete che li accompagnava e disse con voce chiara e ferma , dove vibrava il tono infantile d ' una volta , ma smorzato come un ricordo : " Reverendo , dica a mio padre che non posso parlargli perché siamo nel periodo della Passione di Nostro Signore , e la regola del seminario ci impone il raccoglimento e il silenzio " . Il prete ripeté all ' Argirò quelle parole . Benedetto guardava come di lontano . " Perbacco ! Io vengo a vedere mio figlio e non gli posso neppur parlare ? Mio figlio è sempre mio figlio " . E si avvicinò tendendo le braccia . Ma il ragazzo tese le sue come per respingerlo dolcemente . Il prete intervenne dicendo : " Lei può ritirare suo figlio anche questa sera , se vuole . Ma fino a che lo lascia fra noi non può dispensarlo dall ' osservanza delle regole . Non vede come è fervente il ragazzo ? " " È fervente ? Sta bene ? Stai bene , Benedetto ? " Ma quello non rispose . Si volse un poco con gli occhi al cielo che veniva voglia di baciarlo . " O perbacco ! Sta ' a vedere ora che non posso salutare mio figlio ! Tu parli bene , Benedetto mio , ma io ho fatto la strada a piedi . Se tu sapessi che cosa ti ho portato parleresti . Ti ho portato le pere da inverno . E ci ho un bel pollastro . E il dolce di miele ti piace sempre ? Una volta ti piaceva . E ho comperato un organetto , di quelli che costano tre lire " . " Reverendo " , disse Benedetto , senza rispondere al padre ; " preghi mio padre di dare queste cose ai poveri , perché io non posso accettarle prima di Pasqua " . " Ah , corpo d ' un cane ! Così mi rispondi , Benedetto ? Sei diventato un santo davvero ? Hai imparato a predicare anche a me che ti conosco ? " La squadra dei ragazzi ora si muoveva e gli volgeva le spalle . " Quello è mio figlio , per la montagna ! e sta ' a vedere che ora non posso neppure parlargli . Padre mio ... padre suo ... datelo ai poveri ... Un corno , ai poveri . Il povero sono io . È la regola . Ma che esiste regola quando uno arriva da lontano ? E io che volevo uscire con lui stasera , a bere un buon bicchiere di quello buono con lui . Di quello mio , perché qui vino buono non devono saper nemmeno che sia . Che imbroglioni che devono essere questi della città . Macché , sono venuto qui a fare la carità , se devo dare questa roba ai poveri ? Io non sono pazzo " . Tornava lentamente in città . " Caspita come sono questi preti , caspita ! Me lo fanno santo sul serio . Hai inteso come predicava ? Reverendo padre mio , non posso accettare , la regola , e sotto , e sopra ... Quello predica come un prete vero . Ti è venuto lo scilinguagnolo , birbante . Ma dimmi almeno buona sera . Fammi sentire come dirai ai Mezzatesta : ladri e birbanti , il vostro regno è finito . Fuori di qui , altrimenti vi prendo a calci ! " Alla porta del seminario non ci fu verso di entrare . Gli dissero che prima di sabato nel pomeriggio era inutile che tentasse . Ancora sei giorni . L ' unica era tornarsene indietro . Cenò in un ' osteria , zitto zitto e solo solo . Disfece i suoi pacchetti , che era un peccato mangiare da solo . Non gli entrava niente in corpo , gli si era chiusa la gola , tutto gli pareva senza sapere . Diede un morso a una pera e vide che era bacata . " Ti ci metti anche tu , adesso " . Si sentiva abbandonato anche da Benedetto , e si preparava a tornarsene indietro perché non voleva spendere i soldi all ' albergo . C ' era una luna di gelo , le finestre del seminario erano tutte chiuse , e gli pareva che una parete , dietro a cui immaginava che dormisse Benedetto , si levasse e si abbassasse come un petto gonfio , alla luce incerta di un lampione . Si mise in viaggio . Il cielo era alto alto , che se il Signore era lassù non lo vedeva neppure , sperso sulla via gialla , piccolo nella notte e nero come pezzo di legno . XI Ma lo aspettava di peggio quando tornò al paese . La moglie gli correva incontro che non poteva più parlare ; poi , quando poté tirare il fiato glielo disse : avevano dato fuoco alla stalla dov ' era la mula , non si sa chi , all ' alba . " E la mula ? " " Bruciata ! Che il morbo bruci chi è stato " . Aveva i capelli grigi sparsi su per le spalle come stoppini di un lume spento ".Questa è la rovina , questa è la fine per davvero " . Chi poteva essere stato ? O non era troppo facile indovinarlo ? Glielo aveva detto tante volte di non menar vanto del figlio e di non gloriarsi dell ' avvenire , perché l ' invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca . Signore Iddio , com ' è fatta la gente ! che non può vedere un po ' di bene a nessuno , e anche se non hanno bisogno di nulla invidiano il pane che si mangia e le speranze che vengono su . Ella se lo immaginava chi poteva essere . Cominciò a darsi dei pugni sulla bocca come per convincersi a stare zitta , perché l ' Andreuccio , il Peppino e il Titta , con quelle facce gialle stavano seduti davanti al municipio con le sedie poggiate al muro , e dondolavano le gambe : che si dondolassero in bocca al diavolo . Sì , che si dondolassero e la madre non li riconoscesse , si dondolassero a una forca , e nessuno ce li volesse staccare . " Volete star zitta , signora mia ? Ché , questa è la fine del mondo ? Ché non ci si può rifare ? Soltanto chi è morto ha finito . Noialtri abbiamo la pelle dura da affilarci il rasoio " . " O che vi accade , Argirò ? " Il Titta aveva un sorriso canzonatorio a fior di labbra , e i fratelli gli si nascondevano dietro le spalle per non ridere . " La Rosa ? La vostra Rosina ? " " Che gliele spargano addosso le rosine il giorno della loro prossima morte a chi è stato " . " Volete star zitta signora moglie ? Questo è il nostro destino , signor Andreuccio " . " Ma voi ce li avete sempre i soldi sotto il mattone , lo giurerei . Voi non vi avvilite per tanto poco " . " Che mettano sotto il mattone chi dico io " . " Zitta , signora moglie . Quanto la fate lunga . È lo stesso che sputare in cielo . Chi vi dà retta ? È modo di pregare questo ? " Voltando le spalle sentirono che davanti alla soglia del municipio si cantava a squarciagola . La sera era brutta e fosca , coi segni del temporale imminente . Prometteva tant ' acqua da sommergere il grano appena verde , il cielo diveniva rosso di fuoco come al mese di settembre . In questo paese anche la pioggia è nemica . O non ci si accosta per mesi o si rovescia da tutte le cateratte . Verso la notte cominciò a piovere , seguitò per più giorni come per dire all ' Argirò che , anche ad avere la mula , i torrenti erano troppo grossi e non si potevano fare viaggi . Pareva che avrebbe piovuto sempre , ed egli non sentiva tanto il suo dolore , attento a guardare come un ebete le righe della pioggia come un carcerato le sbarre della sua prigione . Invece si levò il sipario delle nubi , e la terra apparve fresca , pulita , apparecchiata , che si distinguevano perfino gli stazzi in montagna . Allora si ricordò meglio del male che gli avevano fatto e gli tornò a dolere . Seduta presso la cenere del focolare , che nemmeno aveva fatto il dolce per la Pasqua , la moglie si ricordava come se la assalissero i dolori . Dopo qualche minuto di abbandono e di silenzio tetro si affacciava violentemente alla finestrella come un pettirosso che si ostina a trovare l ' uscita della gabbia e gridava : " Maledizione a chi dico io . Maledizione a chi ha voluto il male di creature innocenti . Che li fascino con l ' allume di rocca , che vadano mendicando per i forni , che non abbiano pace . Che la madre li vada cercando e non li riconosca " . Ma al balcone della Pirria un ' altra voce femminile ribatteva : " Che ricaschino le maledizioni su quella brutta bocca " . Era la Pirria che si scansava come da un fulmine . Allora la moglie dell ' Argirò si buttava in terra e gridava : " Ecco , bacio in terra , bacio in terra . Ho colpito giusto , donnaccia , che ti conoscono tutte le fratte delle campagne , che ti conoscono le stalle " . La Pirria , senza più ritegno , saltò sul balcone coi capelli in mano e il pettine brandito : " Guardate queste straccione che audacia si pigliano . Ma la pagheranno cara " . Allora si videro i figli del signor Camillo Mezzatesta con l ' Andreuccio alla testa che giravano per la piazza simulando i funerali della mula , e uno contraffaceva l ' Argirò piangente . L ' Argirò li vedeva aggirarsi , senza capire , e si lamentava soltanto : " Ohi , ohi che male m ' hanno fatto ! Che cattiveria è questa degli uomini ! " " Ma non la vinceranno ! " si affacciava inviperita la moglie . " Così vi voglio in processione il giorno del mio trionfo . Ora sono io che mi vanto . Io ho fatto figli che si ridono di queste cose . Figli che sanno stare al mondo e che sono forti e duri . Questa pancia li ha fatti , questa pancia ! " E si batteva violentemente sulla pancia ingrossata da una lunga maternità , e pareva battesse un albero carico da cui saltasse fuori da un istante all ' altro un esercito di figli inferocito . " Io sono capace di andarmi a guadagnare il pane traghettando sulle spalle gente per due soldi , al torrente . Come un ' asina . Ma non la vinceranno , quanto è vero Dio . Devono baciare la terra dove sono passata " . Antonello fu informato che il padre non avrebbe potuto per un pezzo provvedere al figliolo : che si stringesse la cintola di un buco ancora , e resistesse se non voleva far ridere i nemici . Poi il padre avrebbe guadagnato anche lui . Per ora si era messo a fare il corriere a piedi , andando da paese a paese , in mancanza di meglio . Antonello rispose che avrebbe fatto quello che poteva , e intanto gli mandava tutto il guadagno dell ' ultima settimana . Si raccomandava soltanto che , se potevano , gli mandassero , quando facevano il pane , un poco di quel pane impastato dalla mamma , che è tanto buono . Poi le notizie di lui si fecero più scarse , poi un giorno comparve a piedi in paese . Lo riconobbero e cominciarono a ronzare in piazza . Egli entrò in casa che nessuno lo aspettava . " Sei tu , figliolo ? Mi hai fatto paura . Che ti succede ? " era pallido , emaciato , e si reggeva appena . " Perdonatemi , padre , perdonatemi , madre , perdonatemi tutti perché sono innocente . Del resto , mi vedete ? " Aprì le braccia sul petto scarno . " Non posso vivere più come vivo e non resisto " . Volle bere nell ' orcio e disse : " Com ' è buona , quest ' acqua ! " Ora gli sembrava di sentirsi meglio e che avrebbe potuto resistere ancora lontano . " Mi hanno licenziato perché non potevo lavorare abbastanza . Non resistevo e stavo sempre malato . Io lo sapevo che cos ' era : debolezza . Sono tanti anni che faccio questa vita . Come può campare di pane solo uno che lavora ? " I ragazzi muti gli stavano attorno . Poi venne la cena . La madre diede anche a lui una fetta di pane , e una manciata di fichi secchi più grossa delle altre . Stavano seduti intorno al focolare freddo e si sentiva come masticavano . Poi , raccattando le molliche fra le pieghe della giacca , l ' Antonello disse : " Come è buono il pane nostro " . Sentiva il giorno crescere e scemare , pensando ognuno in silenzio la vita passata e cercando una strada nell ' avvenire . Poi una voce chiamò l ' Argirò dietro la porta , una voce di donna che pareva quella d ' un angelo venuto improvvisamente a portare un consiglio . XII Era una persona che non si era mai fatta vedere là dentro : la Schiavina . " Ma tu non sei a servizio dell ' Andreuccio ? " " Lo ero , lo ero , comare mia . Lasciatemi dire , e datemi da bere un sorso d ' acqua , per l ' amor di Dio . Sono da un pezzo abbandonata in una baracca fuori del paese e nessuno mi guarda dacché ho lasciata quella casa . Figuratevi che non avevo la forza né il coraggio di andarmi ad attingere un orcio d ' acqua . Volevo morire . Ma poi , lo sapete come succede uno si pente e si difende . Che gente cattiva che c ' è al mondo , e come il mondo cambia . Qualche cosa ha da succedere di certo , perché così è troppo , troppo anche per dei lupi . Mi guardate ? Non mi si riconosce più , non è vero ? Ah , benedetti voi che mi avete dissetata , avete fatta quest ' opera di carità . E ne ho trasportata di acqua fresca nella mia vita ! " Poi si mise a raccontare . ­ Sì . Ella si era messa coll ' Andreuccio , o il Pretino , come lo chiamavano . Prima come serva , poi , in una casa vicino al mulino , dove vivevano insieme . Lei era orfana , fra mille tentazioni , e ci era cascata . Era il meno peggio , e poi gli voleva bene . Qualche volta la picchiava , ma lo sapevano che lui era manesco , e gli uomini certe volte manifestano in questo modo il loro amore . Certe volte la prendeva a per i capelli e tirava , certe volle la graffiava . Che ci volete fare ? Quando uno vuol bene . Poi usciva , inforcava il suo cavallo grigio e si metteva a vagare di qua e di là , come se avesse sette spiriti in corpo . Da quando aveva fatto il soldato e aveva vissuto nelle città era divenuto così strambo . Portava quel gran cappello nero e tondo e sembrava bello . Ma anche lei era stata bella . Non la dovevano guardare questa sera . Del resto se la ricordavano . Lei si metteva a cercarlo di qua e di là , domandando alle donne che passavano se lo avessero veduto , perché aveva paura che commettesse qualche cattiveria e magari ne buscasse . Si metteva a correre per i prati e per i boschi , guardando dappertutto se scorgesse la gran tesa del cappello nero . Ma , nessuno le rispondeva e le valli e i boschi si prendevano gioco di lei fingendo le apparenze di lui , e certe volte i corvi dietro le fratte simulavano il suo cappello nero . Era innamorata . ( Diceva la parola innamorata con un vago accento buffo , come una parola più forte di lei , e che le avesse fatto del male ) . Si metteva a frugare fra gli oleandri del torrente , convinta di scoprirlo come lo scoprì una volta con una donna e si presero per i capelli . No , non era fedele . Ella spiava anche le donne che si avvicinavano al mulino col carico di grano , e certe volte si voleva accertare che non fosse una finta per poter incontrare Andreuccio . Non capiva nulla , e la vita le pareva piena di tradimenti , di appuntamenti segreti , di cose che non capiva . E così le apparivano le fratte e le piante quando agitano le cime come se qualcuno fosse là dietro . Le farfalle si rincorrevano di qua e di là e le sembravano ambasciatrici di qualche appuntamento segreto . Quando lei passava , le donne la fissavano coi loro occhi lucidi e immobili e dicevano parole di fuoco . Allora ella si metteva a inveire e domandava che stessero a fare là e che cosa aspettassero . Certo che anche lei era pazza , perché aveva fatto cose da favole , e peccati . Ma lo faceva perché egli le aveva raccontato di cose che aveva vedute o lette in città . Lo amava . Davanti alla casa c ' era un boschetto folto di rose ed essi vi si rincorrevano quando c ' era la luna . E poi cercavano i luoghi selvatici dove c ' erano piante strane di fiori grossi che sembravano avvelenate , cose d ' un altro regno . Li conoscevano insieme , specialmente a primavera , quando certi spiazzi segreti fioriscono e nessuno lo sa . Egli guardava come un padrone lei che per piacergli si metteva a ballare sopra quei fiori , e diceva che gli pareva di essere in un libro . E poi c ' erano le ombre blu dei boschi , le fonti segrete dove nessuno vi beve , che nascono diverse ad ogni estate , e gli occhi lascivi delle capre , e quelli attoniti dei buoi , e tutto il mondo animale che guardava come se fosse abituato alle apparizioni misteriose e agli spettacoli che nessun sogno riusciva a fingere . La notte calava come una lunga dimenticanza , ma lei si svegliava talvolta all ' improvviso per vedere se lui c ' era ancora . Che non si fa quando si è innamorati ? Ella si presentava a lui nelle albe nuove coi fiori infilati nei capelli , perché queste commedie gli piacevano . Egli parlava delle donne conosciute altrove , ed ella stava ad ascoltare perché voleva imitarle . Poi cominciò a trattarla peggio , e nei momenti di furore più frequenti le diceva : " La mia sorte vuole che io sia l ' ultimo degli uomini , mentre volevo essere il primo di tutti e il migliore . Tutti si danno da fare , e io chi sono ? Un vagabondo , il figlio di una donna come la Pirria e non mi chiamo neppure Mezzatesta , ma mi hanno messo nome Belfiore , un nome inventato . E tutti mi canzonano , lo so , anche se non me lo dicono in faccia " . La sera prima che vi fosse l ' incendio della stalla dell ' Argirò , si presentò l ' Andreuccio in casa del signor Camillo , scortato dai suoi due fratelli , il Titta e il Peppino , che tutti sanno che vagabondi siano e che gente da discordia . " Voi non ci volete riconoscere tutti e tre per vostri figli ? Non uno solo , ma tutti e tre , diciamo , perché siamo figli della stessa madre . Oramai siamo grandi e dobbiamo pensare alla nostra vita . In paese tutti salgono e noi scendiamo , tutti fanno qualche cosa e noi non facciamo nulla . Chi torna coi soldi dall ' America , chi studia , chi si trova un mestiere . Sono finiti i tempi d ' una volta , e fra poco , se non stiamo attenti , siamo lo zimbello di tutti . Volete riconoscere soltanto Andreuccio ? Nossignore , tutti e tre . E a tutti e tre una parte della terra e delle proprietà . A ognuno quello che gli tocca . Decidetevi e finitela una buona volta " . Ma il vecchio , duro , e questa volta era alleata di lui anche la Pirria . Quelli tirarono fuori le rivoltelle , legarono il vecchio alla tavola , fino a che disse di sì , che avrebbe fatto quello che dicevano loro . " Ve ne approfittate perché sono vecchio . Ma il nome dei Mezzatesta ... " Voi lo Sapete che l ' aveva sempre con quel benedetto nome dei Mezzatesta . Alla fine chiamarono il segretario del Comune , furono fatte le carte di legittimazione dei figli , e davanti al notaio furono spartiti i beni . Ma in quel punto saltò fuori il Lisca il quale chiese alla Pirria la restituzione dei denari che le prestava da anni , o in cambio la terra del mulino e il mulino . E che ne aveva fatto la Pirria di quei soldi ? Chi li aveva mai veduti ? Il Lisca voleva essere pagato , perché li aveva prestati alla signora Mezzatesta . Il signor Camillo , con la sua solita voce strascicata disse : " Piano , la Pirria non è mia moglie e non lo sarà mai " . Per chetare il Lisca , gli diedero quella povera innocente della Saveria per moglie , che lui voleva da tanto tempo , da quando era rimasto vedovo , e la poverina piangeva da spaccare il cuore . Ma quando i patti furono conclusi , i tre fratelli divennero tre diavoli dannati . " Ah , sì , finalmente ci avete fatto le carte ! Ora comandiamo noi . Via , signor Camillo Mezzatesta , nel covile , fra i porci " . " Mi cacciate da casa mia ? " " Vi cacciamo dal vostro palazzo . Via nel porcile . E anche tu , Pirria , ringraziaci se ci dimentichiamo di te " . Erano proprio tre diavoli dannati . Il signor Camillo fu davvero cacciato nel porcile e soltanto l ' anima benedetta della Saveria lo ha tolto fuori e se lo tiene in casa , e leticano tutti i giorni , perché il Lisca non vuole che mangi a tavola con loro . Il Signor Camillo , quello che , una volta , quando passava tremavano tutti ! Ma non è il peggiore , ed è più stupido che cattivo . Il suo solo torto è di aver voluto bene a quella donna e di non averne potuto fare a meno . Ma lei una casuccia se la è tenuta da parte in piazza e vi si è rifugiata e grida tutto il giorno . Ecco come cominciavano loro ; dando fuoco alla vostra stalla . Il signor Filippo Mezzatesta , quello grosso , quando lo seppe , si stava , spaccando dal gran ridere . " Ora vedremo che farà lo Zuccone , ha detto " . Ma anche me la sorte ha voluto punire . La Pirria , messa fuori in quel modo , venne giù al giardino , e strappandosi i capelli , disse al figlio : " Tu non mi dai più pace , ma ora ti levo la tua . Anche la Schiavina , la tua amante , è figlia mia . L ' ho fatta col mulattiere che morì cinque anni fa , lo Stanga . Ora sposatela la tua sorellastra " . Io volevo morire e mi buttai ai piedi di Andreuccio dicendogli che mi finisse . Mi disse soltanto : " Va ' , e non ti far più vedere " . La Schiavina sbocconcellava un pezzo di pane , e piangeva silenziosamente , e le lagrime le facevano salato quel pane . XIII Era una notte senza luna , con un debole lume di stelle , piena tuttavia di rumori , di passi , di canti lontani . Le porte si erano chiuse all ' ultimo barlume di luce , e qualcuno stava alla finestra , nel buio , a respirare il fresco che scendeva dai monti . O forse era soltanto l ' orcio dell ' acqua , che pendeva il sereno della notte . Ed ecco che in quel buio si levò una voce , alta e potente , che veniva dalla cima del colle soprastante il paese . Arrivava distinta come quella del banditore , scendeva a larghe spirali su quel buio d ' uomini , e le parole ben sillabate si ricongiungevano in un senso meraviglioso . " O gente ! " diceva quella voce : " O voi tutti che siete poveri , che soffrite e che vi arrabbiate a vivere ! È arrivato il giorno in cui avrete qualche poco d ' allegria . Le vostre miserie le dimenticherete , perché sta arrivando il carnevale , sebbene d ' estate . Ve lo dico io ! Fra poco ci sarà abbondanza e allegria per tutti . Fra poco i vostri padroni vi verranno a pregare , fra poco starete allegri . Riderete . Evviva l ' allegria ! " La voce si tacque , qualche finestra che si era aperta per intendere meglio si chiuse forte . Quella voce non la riconosceva nessuno e quel bando era qualcosa di soprannaturale e di mai ascoltato . Qualcuno s ' ingegnava di riconoscere quella voce , ma senza riuscirvi . Qualcuno credette forse a un miracolo . XIV La mattina seguente un bosco di Filippo Mezzatesta prese fuoco . L ' alba aveva sgomberata la montagna dei vapori notturni , ma una bruma bassa rimaneva come un velo caduto . Poi si vide un luccicore nel sole , come fa il fuoco nella luce , o come quello che con gli occhiali da presbite alcuni accendevano nel tabacco della pipa . Poi un alito pesante e arso che si mescolava al calore del solleone . Il Mezzatesta uscì sulla terrazza a guardare . Gli portarono una sedia , e si mise a osservare come andava il fumo greve , spostato appena da qualche alito di vento , come se fosse troppo denso . Poggiava i pugni grossi sul davanzale e gridava a chiunque passasse : " Aiuto , non lo vedete che brucia lassù ? Quello è il bosco mio , il bosco di Zefiria . Perché non correte a spegnere ? " " La vostra Signoria parla con me ? " rispondeva qualcuno e seguitava per la sua strada . " Gente maledetta da Dio , perché nessuno corre ad aiutare ? Olà , servi , correte a cercar gente . Io pago , pago molto ! " Ma nessuno gli dava retta e i servi più che girare come asini pel paese non potevano fare . Gli sembrava che il paese intero gli volgesse le spalle , e avesse piacere a vederlo disperarsi enorme sulla terrazza dove non appariva mai e a predicare come da un pulpito . Una fila di ragazzi e di donne non perdevano uno solo dei suoi atti e delle sue parole , ed egli irritato cominciò a tirare in basso certi calcinacci che aveva staccato dal parapetto della terrazza . Guardava i progressi del fuoco , come andava sicuro , e con ordine , che pareva ragionasse ; come si accendeva e come sostava , come si alimentava , come superava le barriere dopo essersi raccolto prima del salto , e come gli rispondevano subito gli alberi più lontano prendendo fuoco subitamente , quasi che si rallegrassero e si incendiassero soltanto al pensiero dell ' approssimarsi della fiamma . Alla sera il fuoco aveva sbarrato tutto il crinale del monte . Ci volevano non meno di cinquanta persone a tentare di fermare quell ' ira di Dio . Lui protestava che avrebbe pagato . Ma gli rispondevano : " Poteva pagare prima " . " E che cosa faccio io per i pascoli quest ' anno ? E che do da mangiare alle bestie ? O fuoco che mi brucia , o danno che mi rovina ! " I pastori arrivarono dicendo che avevano potuto salvare il bestiame portandolo dall ' altro versante , che inutilmente si erano opposti al fuoco e che la montagna ardeva come un braciere . Egli , afferrato al parapetto della terrazza , ad ogni lembo di terra che il fuoco invadeva , gridava come se la vedesse sprofondare . Sul crinale del monte i ragazzi videro crollare la processione d ' alberi che si staccavano nel cielo e intorno a cui avevano fantasticato come di giganti . Il Signor Filippo uscì , seguito da pochi servi e pastori , si fece issare su un mulo , e prese la via del bosco . " Lo spengo io ! E me ne ricorderò di quelli che non mi hanno voluto dare aiuto " . Ma a mezza costa il mulo non poté più proseguire , ed egli , in testa ai suoi uomini , affrontò la salita . Si sentiva l ' imminenza delle fiamme come un alito stranamente odoroso . Le foglie degli alberi più lontani si accartocciavano e si mettevano a tremare come creature . Più lontano , tra la foschia de fumo , splendevano verdi e abbaglianti alcune querce come in un teatro , ma improvvisamente avvampavano con uno strepito di fuoco d ' artifizio . I pastori , coi piedi e le mani e il viso coperti di stracci , fra cui solo gli occhi si aprivano un varco , fecero a colpi d ' accetta certe grandi scope di rami verdissimi e cominciarono a battere il fuoco come si batte il grano , cercando di soffocare le fiamme più vicine . Era notte ma ci si vedeva come davanti a un forno . Si sentivano lontani i muggiti e i belati degli armenti in fuga , e fra il crepitio delle fiamme che era come un gran vento impetuoso , le voci dei pastori che gridavano parole incomprensibili . Nuovi rami verdi sostituivano quelli con cui si picchiava il fuoco e che a loro volta minacciavano di incendiarsi , ma i lentischi là in mezzo e i pinastri sembravano segnare punto e daccapo aggiungendo le fiamme loro veloci a tutte le difficoltà del fuoco , come colate d ' olio bollente . La notte era lunga , e il calore accumulato nel giorno faceva correre per l ' orizzonte lunghi lampi . Una voce si avvicinò distintamente e disse : " Duecento pecore sono precipitate in un burrone . Qualcuno ci si è parato davanti e le ha spaventate " . Ora pareva di vedere quell ' individuo agitarsi fra le fiamme con un forcone , saltare come una salamandra . Era invece il Signor Filippo che gridava aiuto , e si era spinto troppo avanti . La Pirria sembrava essersi messa in festa . Aveva cominciata la giornata cicalando con le donne , e invitando le più povere a venirsi a prendere le brode del giorno avanti per i maiali , e le scorze dei fichidindia . " Oggi è la festa mia " diceva . Dopo mezzodì alcune persone con un tamburello e la zampogna si misero a suonare sulla piazza , e ballavano . La Pirria si godeva lo spettacolo dalla finestra . Da una finestra all ' altra le donnicciuole si domandavano che festa fosse , che non ne avevano mai sentito parlare . Ma nessuno le sapeva . Non si sa come , rotolò in mezzo alla piazza un barilotto di vino e correvano i bicchieri da mano a mano . La Pirria verso sera accese il lume a petrolio e lo espose alla finestra , e a quel chiarore la gente si era data convegno , cantando e cicalando . " Non li vedete i fuochi ? È la festa della montagna " . Nella casa del signor Filippo le finestre erano chiuse e senza lume . Solo di quando in quando una testa si affacciava a spiare e la finestra si chiudeva frettolosamente come davanti alla tempesta . La voce di quello che succedeva in montagna si propagava rapidamente , e le donne se lo gridavano a squarciagola . Capre e buoi del signor Filippo non esistevano più , arrivavano perfino i mercanti da fuori a chiedere se c ' era da comperare bestie morte . Segno che la fama era andata molto lontano . Poi altri mercanti scesero dalla montagna menando davanti a sé certe bestie , e a chi domandava dove le avessero comperate rispondevano che gliele aveva vendute un giovane , lassù . " Avete capito che cosa ci aveva ? " strillava la Pirria . " Cinquecento pecore , duecento buoi , e settantacinque porci . Avete capito ? " Ad aumentare la gazzarra apparve qualche cosa di soprannaturale , un uomo che pochi riconobbero per l ' Antonello . Passando fra quella turba magna , su un mulo , buttava di sella certi carichi sanguinolenti : " Ecco , gente , di che sfamarvi . Ecco qui carne di vitella e di pecora fresca macellata . C ' è da mangiare per tutti . Riempitevi la pancia per quello che avete digiunato " . Buttò quella roba in mezzo alla folla e sparì . Una voce là in mezzo gridò : " Anche le bestie del signor Camillo Mezzatesta sono sparite " . Alla scena della gazzarra succedette un ' apparizione di donne coi capelli sciolti , mogli di pastori , che si schierarono davanti alla chiesa facendo gran lamento . Si strappavano i capelli , mentre la gente si rintanava nelle case , e la Pirria ritirava rapidamente il lume , ma non senza gridare : " Ah , gioia mia ! " Ma alcune di quelle donne si ricomponevano e si staccavano da quel quadro , perché un pastore venne a tranquillare le mogli dei piccoli mandriani , che non erano stati toccati : " Soltanto i grossi , si sa ; il fulmine sceglie sempre le grandi altezze " . Immane , al lume di una fiaccola di resina , apparve il Signor Filippo . La piazza era stata sgombrata , e vi si aggiravano soltanto Andreuccio e il Titta che inforcavano i loro cavalli per raggiungere la montagna e far giustizia dei malfattori . Si gridò : " Fate attenzione " . Uno reggeva la fiaccola sul capo del signor Filippo , nero , tutto a brandelli , mentre qualcuno gli strofinava il viso e le mani con una pezza intinta d ' olio . Aveva due righe di sangue sul viso . " Attenti a non urtarlo , scansatevi . Non lo vedete che ha perduto gli occhi ? " XV L ' Antonello stava nella sua capanna di felci e di canne a mezzacosta dell ' Aspromonte . Col fucile in ispalla girava come un guardiano , all ' erta che non arrivasse qualcuno . La capanna era costruita su quattro alberi grossi , su due piani , e al pianterreno aveva un posto per le riserve . Qui belavano chiusi i montoni , e i buoi , che facevano un gran concerto . Qualcuno passava al largo , ma egli lo chiamava con un cenno , e posava il fucile in segno di pace . Voleva che , se andava al paese , portasse qualche piccolo regalo ai suoi amici ; compensava lautamente . Metteva nella bisaccia del passante agnelli vivi e coscie di manzo . Si ricordava dei più poveri del paese , con la memoria dell ' infanzia . Si ricordava dell ' Agata cieca , quella che andava mendicando , e le mandava un agnellino . Si ricordava di tutti . Gli davano anche le notizie . Il signor Filippo era rovinato , rovinati i tre eredi del signor Camillo Mezzatesta . Erano arrivati la notte i carabinieri e si sarebbero messi alla ricerca degl ' incendiari . Credevano che fosse una banda , e l ' Andreuccio e il Titta la andavano cercando . Egli sorrideva orgogliosamente . Intanto era tornato suo fratello , Benedetto , che non poteva più pagare al seminario , e rimaneva vestito da prete . Era un santo , predicava la pace , viveva di pane ed acqua , e le donne lo seguivano e gli baciavano l ' orlo della veste . Giovane com ' era , dava già buoni consigli alla gente che ne chiedeva , e scriveva le lettere per tutti . " E portate " , diceva l ' Antonello , " questi pochi denari alla Schiavina , con questo agnellino . La conoscete la Schiavina ? E questo maialino che lo allevi per il carnevale , alla mia salute . E questi denari a lui , a , mio fratello Benedetto , che potrà così tornare a studiare . E che mi perdoni e preghi per me " . Ora si diceva , nelle leggende che si spargevano sul conto suo , da quelli stessi che lo avevano veduto , che stava su un cumulo di carne macellata e che con un focone davanti alla sua capanna faceva arrostire quarti di bue e bocconi buoni . Egli emanava decreti , e mandò a dire ai piccoli mandriani che potevano star tranquilli , che lui non ce l ' aveva con loro . Si affacciarono dunque le pecore a brucare le erbe sui precipizi , ed egli le sentiva scampanellare e belare , col cuor pieno , come se le avesse create lui . Aspettava la sua sorte . Quando vide i berretti dei carabinieri , e i moschetti puntati su di lui di dietro gli alberi , buttò il fucile e andò loro incontro . " Finalmente " , disse , " potrò parlare con la Giustizia . Ché ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio ! " LA PIGIATRICE D ' UVA Pareva che il tempo si volesse tenere . L ' afa era ancora pesante , il cielo velato di vapori , le cicale arrabbiate ; a oriente , dove il cielo era più sgombro , qualche fiocco di nuvole era spiaccicato come una pennellata . La pioggia doveva essere assai lontana , e si cominciò la vendemmia . Nelle vigne popolate di vespe e di calabroni i grappoli appena punti si disfacevano . Un odore denso era dappertutto , e i pampini erano gelosi come vesti . I grappoli appiattati nell ' ombra divenivano misteriosi come tutti gli esseri umani che si affacciano alla vita , i bianchi parevano di cera e carnali , come le forme delle dita , o dei capezzoli delle capre , i neri serrati e ricciuti come la testa di qualche ragazza . Le donne si sparsero pel campo con le loro ceste sul capo , e si adagiavano sotto le viti , come in una stanza segreta piena d ' inquiete suggestioni . Le dita si appiccicavano legate dai succhi e dalle ragnatele . Nell ' aria ancora squillante per il fresco notturno s ' intonavano canzoni cui si rispondeva da vite a vite , e i peri e i peschi buttavano giù con un tonfo qualche frutto troppo maturo . L ' aria stessa era una matassa di odori vischiosi , all ' ombra delle piante . Poi il giorno ingrandiva , il sole bucava e infocava il cielo disperdendone i vapori , e tutto era chiaro e nudo , meno la nota degli aranci che rimanevano appartati nell ' orto sognando le chiare notti dell ' inverno . Le vespe e le farfalle messe in sospetto volavano più alte , e qualche canto era interrotto da un grido pungente . Verso mezzogiorno il palmento si empì d ' uva e fu il primo convegno delle vespe che salivano stordite alla superficie dei grappoli . L ' aria era divenuta di miele , e l ' aroma delle piante bruciate dal sole si mescolava a quello dolce e inebriante delle uve che non riuscivano più a contenere i succhi e che si disfacevano un grappolo sull ' altro , nel reciproco peso . Mezzogiorno era alto , il sole era un buco lucido nel cielo opaco , la voce delle cicale saliva di tono , si portava in alto tutte le voci dei campi , e , tutta la terra , gridando come un mare , era colma d ' un silenzio assordante . I vendemmiatori si riunirono all ' ombra d ' un pesco brandendo la bottiglia di vino vecchio che si passavano a turno come se suonassero la trombetta della follia . Poi una giovane saltò su , una giovane coi capelli castani striati di biondo , con un viso camuso e ridente . Si guardò intorno , mentre il padrone della vigna allegro e in maniche di camicia apriva le braccia in una specie d ' invito al ballo . Da lei si staccarono due ragazzi che si diedero a inseguirsi per l ' orto , tra i pomodori rossi e le melanzane turchine , le fiammelle dei peperoni , e le zucche sdraiate tutto ventre . Avevano i pugni pieni d ' uva e i mostacci violetti di mosto . Sembrava che la donna li avesse messi al mondo in quell ' istante di lucida follia , mentre il vino vecchio rideva pallido nella bottiglia , e quello nuovo nasceva come un ruscello torbido dal seno di quella montagna d ' uve . La donna era scalza . Sollevò le vesti fino al ginocchio , e reggendosele con le due mani protese tentò di scavalcare il muricciolo del palmento ; ma invece incespicò e stava per cadere , quando un uomo coi pantaloni rimboccati fino al ginocchio la sostenne e per un attimo la tenne fra le braccia ridendo sotto il naso aquilino . Ella fu finalmente nel palmento e affondò il piede fra i grappoli , che fecero un vago rumore di cosa segreta . Sotto il suo passo si sfranse un grappolo nero e greve , mille grappoli la circondarono come una schiuma di un mare rosso e le dipinsero una graziosa scarpetta sulla pelle bruna . Affondava lentamente fino al ginocchio e arrossiva tutta . Cominciò lievemente a muovere i passi e a pestare l ' uva . Al disopra delle ginocchia le sue vene azzurre inseguivano come freschi ruscelli . Abbassò gli occhi impercettibilmente per vedere ; poi , con un moto che pareva di danza , si andava snodando la treccia che le pesava sulla testa . Vi pose sopra un fazzoletto rosso per difendersi dal sole , e in certi angoli delle sue spalle si addensarono ombre azzurre . I vendemmiatori dopo averla osservata come in un momento pericoloso , si sparsero di nuovo pei campi , mentre ella affondava nel rosso elemento come una disperata . Il caldo e i vapori del mosto la stordivano , e i suoi occhi non avevano più sguardo . La caldaia che doveva ricevere il mosto presso il palmento si mise a ribollire : il liquido scendeva come da una ferita troppo larga , e un uomo si mise ad attingervi carponi con una misura di latta , a versarlo nei barili . Il liquido voleva scappare da tutte le parti , già viaggiava nella fantasia degli uomini , empiva facilmente i barili , mentre i muli che dovevano trasportarlo scalpitavano inquieti . L ' uomo era divenuto fosco , e guardava la donna di sotto in su come se la vedesse la prima volta . Ella scorgeva tra foglia e foglia gli uomini al lavoro , e si riparava dall ' arsura delle loro occhiate nei verdi segreti fra vite e vite . Le sembrava di levarsi impazzita e di correre per tutto il colle , per il piano lontano dove le cavalcature e gli armenti mettevano il suono dei loro campani accanto al luccichio delle pietre aride del torrente . Ella non si tergeva neppure il sudore che di quando in quando le diveniva fresco come una pioggia di rugiada . Aveva le mani grondanti mosto . L ' uomo si volse per dirle : " Vuoi che ti asciughi il sudore ? " " Non voglio " , ella rispose con una voce cattiva . " Perché mi rispondi così ? " Ella ora rideva senza ragione , come se lo sforzo di pestare l ' uva la stancasse piacevolmente . L ' uomo , curvo sulla caldaia , mostrava la sua pelle scura e vellosa fra le lacerature del vestito . Con la testa china sul mosto soffocante , cominciò a dire con una voce da ubbriaco : " Io ti ucciderò , un giorno , ti ucciderò " . " Non lo saprai fare " . " Lo vedrai " . " Perché non lo fai adesso ? " " Ora devi finire il tuo lavoro " . " Per questo ? Fallo se hai coraggio " . " Tu mi dovrai chiedere perdono in ginocchio , prima , e poi ... " " Se tu avessi questo coraggio io non ti tradirei " . Diceva così , e muoveva le gambe in un ritmo continuo e uguale come chi debba ballare per scommessa . L ' uomo si levò in ginocchio presso la caldaia , mentre il mosto nei barili schiumava attraverso i tappi fatti con foglie di vite . Ella aggiungeva con la sua voce più aspra : " Io sono stata di chi mi piace , e tu non mi piaci ! Ecco : vedi che non sei buono a uccidermi ? Tu lo sai e stai zitto . Tu non mi farai mai nulla . E allora io faccio quello che mi piace " . All ' ombra del fazzoletto rosso le sue labbra si muovevano con uno straordinario rilievo , come quelle eterne e inflessibili delle statue . " Scendi giù " . le disse l ' uomo . " Se vuoi uccidermi , puoi farlo qui " . La rabbia delle cicale assalì il sonno pesante del pomeriggio , e pareva che un torrente di suoni si versasse sulla terra dai cieli aperti . Le ombre dei monti e degli alberi giravano come le lancette degli orologi , e le vigne lontane avevano assunto da un ' ora all ' altra quell ' aspetto spoglio delle vendemmie , quando le viti annunziano di lontano di essere sgravate dal loro peso . La donna si agitava ora su un cumulo di vinacce torbide , e come un mondo di lubrici insetti esse le si attaccavano alle gambe . Una lunga armonia scrosciante si levò dall ' attiguo campo di lupini che rumoreggiavano secchi nel loro guscio con la voce di mille raganelle , mentre qualcuno le traversava di corsa . Un uomo a cavallo spuntò , si avvicinò ingrandendo a vista d ' occhio come sotto un binocolo , un giovane trafelato e felice precipitò di sella , correva verso il palmento , lo raggiungeva , vi si fermava davanti ; i suoi occhi si ficcavano fra l ' uva mentre il filo del mosto si assottigliava scendendo a trivello nella caldaia . Sembrava che il giovane si meravigliasse di trovarsi tanto alto in confronto del palmento , e , affacciandosi con la cautela con cui si scruta il fondo di un pozzo , fosse deluso di vederlo molto più piccolo di come se lo immaginava . La donna si tolse il fazzoletto dal capo , si legò i capelli di nuovo sulla testa , si asciugò il sudore , e sentì come un odore di foresta selvaggia intorno . Sedette sul muricciolo del palmento , le dita dei piedi le spuntavano fra le vinacce ed ella ve le nascose subito di nuovo come sotto una coltre . L ' uomo curvo a imbottare mosto , col viso quasi tuffato nel liquido come se vi fosse rimasto soffocato , si volse appena . Gli occhi di lei si posarono su quell ' uomo buttato in terra , e videro il suo calcagno magro di camminatore , e la nuca , sotto il cappello di paglia , magra e rientrante e cerea al confronto dei capelli neri come la pece . Il giovane sopraggiunto si curvò sulla caldaia a guardare il mosto come un mare perfidissimo . " Chi siete ? " gli fece l ' uomo diffidente . " Il figlio del padrone ; non mi riconosci ? " Prese il mosto fra le mani giunte e vi bevve avidamente . " Che bellezza , dopo tanti anni che non vedevo la vendemmia ! Tutto mi pareva tanto più grande , ma è bello lo stesso " . L ' uomo seguitava a imbottare senza guardare più . La donna , come per coprire il silenzio ostile disse al suo uomo : " Mi fai bere ? " Egli le porse la misura di latta senza dir parola . Ella beveva guardando il giovane accanto a lei , e si vedeva gli occhi specchiati nel mosto cupo . Il mondo intorno pareva libero e felice , sgombro di non si sa qual vecchiaia , mentre al silenzio immobile del meriggio i rami carichi dei meli e dei peschi cominciavano ad agitarsi animando di sé il paesaggio intorno . Il giovane era impallidito sotto il colpo del vino , e i baffi gli tremavano sul labbro . La donna , stando seduta , ricominciò ad agitare i piedi fra l ' uva . Il giovane fu di nuovo d ' un balzo sul cavallo , era già tra il fracasso dei lupini , già batteva il terreno cretoso , appariva e spariva fra i pioppi , curvo sulla criniera del cavallo . La donna con una voce spenta disse : " Fa caldo " . La voce delle api le ronzava interminabilmente negli orecchi . Sedette coi piedi fuori del palmento . Senza nessuna ragione si mise a piangere , e quando l ' uomo le fu vicino , si diede a gridare come una pazza : " Voglio quell ' uomo , lo voglio andare a cercare . Non voglio più nessuno , nessun altro che lui . Andate via tutti quelli che mi state intorno . Io non sapevo che esistesse quell ' uomo . Perché non me lo hanno mai fatto vedere ? " L ' uomo aveva messa la mano in tasca e si gingillava stupidamente con un coltello . IL RUBINO Le cronache dei giornali registravano uno di quei fatti che per una giornata sommuovono una città e fanno il giro del mondo : un rubino della grossezza d ' una nocciuola , un gioiello celebre che portava un nome famoso , che si diceva di un valore spropositato , era scomparso . Lo portava come ornamento un principe indiano che si trovava in visita in una metropoli dell ' America del Nord . Egli si era accorto di averlo perduto subito dopo un viaggio fatto in un ' auto di piazza , che lo aveva depositato in incognito in un albergo suburbano , sfuggendo alla sorveglianza del suo seguito e della polizia . Furono mobilitati gli agenti investigativi , la città intera si destò la mattina seguente sotto l ' impressione di quella perdita , e fino a mezzogiorno molti s ' illusero di trovare sulla loro strada il famoso gioiello . Cadde sulla città una di quelle ventate di ottimismo e di delirio , quando il senso della ricchezza di uno fa più ricche le speranze di tutti . Il principe , nella deposizione che fece alla polizia , fu reticente , ma escluse che la persona con cui aveva viaggiato potesse essersi resa responsabile di quella perdita . Perciò non doveva essere ricercata . Il conduttore del veicolo si presentò per attestare che aveva accompagnato l ' indiano col suo turbante prezioso in compagnia di una donna , affermando di averli lasciati davanti a un albergo suburbano . Egli affermava che la donna era una bianca , e che la sola cosa che la distingueva era un magnifico brillante , della grandezza di un pisello , che ella portava incastrato alla narice sinistra , secondo la consuetudine di alcune ricche indiane . Questo particolare sviò per un momento l ' attenzione del pubblico dal rubino perduto , aggiungendo curiosità a curiosità . Il conduttore del veicolo , dopo aver visitato accuratamente l ' interno della vettura , fece il calcolo delle persone che aveva accompagnato durante le prime ore di quella mattina : un uomo indaffarato , uno straniero che aveva accompagnato fino al porto e che evidentemente s ' imbarcava per l ' Europa , una donna . Lo straniero , riconoscibile per un italiano , era uscito da una di quelle case dove si uniscono a vita comune gli emigranti ; questa persona portava un paio di pantaloni larghi come amano esagerare gli emigranti , le scarpe gibbose e tozze che si usano ormai soltanto fra gente di quella condizione , un cappello duro su un viso sbarbato , magro , seminato di rughe . Come bagaglio aveva una valigia pesante la cui chiusura era assicurata da una grossa fune , e un altro involto pesantissimo che pareva una scatola di acciaio . Egli era partito il giorno stesso . Ma l ' idea di quest ' individuo si cancellò subito dalle ricerche , perché lo straniero aveva l ' aria di viaggiare per la prima volta in un ' auto di piazza , non sapeva neppure chiudere lo sportello ; e si era tenuto sempre accosto al finestrino davanti , forse per non essere proiettato all ' indietro dalla corsa , e osservava attentamente le strade , come fanno quelli che lasciano una città sapendo di lasciarla forse per sempre . L ' attenzione del conduttore si fissò invece sull ' uomo che , uscendo dall ' alberghetto suburbano , aveva presa la vettura subito dopo il principe , e si era fatto portare nel quartiere dei lavoratori italiani , dove poi lo straniero aveva preso posto . Quel viaggiatore , di cui diede i connotati , e che doveva essere uno della città , fu cercato inutilmente . Del resto , il fatto che egli non si facesse vivo agli appelli dei giornali e alla promessa di una forte mancia , dimostrava a rigor di logica che era stato lui a impadronirsi del famoso gioiello . Ma trattandosi di un oggetto riconoscibilissimo , celebre in tutto il mondo , si sperava che un giorno o l ' altro sarebbe riapparso . L ' emigrante che tornava a casa sua , in un paese dell ' Italia meridionale , dopo cinque anni di assenza , non seppe mai nulla di questa storia . Egli rimpatriava con un bagaglio dei più singolari , per quanto gli emigranti ci abbiano abituati alle cose più strane . Una valigia di cuoio finto , che egli credeva vero , conteneva la sua casacca turchina da fatica , ben pulita e stirata , dodici penne stilografiche che egli si riprometteva di vendere alla gente del suo paese , dimenticando che si trattava di mandriani , e che non più di sei borghesi adoperavano penna e calamaio , inoltre alcune posate con uno stemma , una macchinetta per tosare di cui si era servito per tagliare i capelli ai suoi compagni di lavoro , un oggetto di metallo di cui non conosceva l ' uso e lo scopo , che aveva forma di pistola e non sparava , dodici tappeti di tela cerata e qualche oggetto per far figura e per regalo alla moglie , al figlio , agli amici . Il bagaglio pesante era una cassaforte di acciaio , usata , che si apriva con un meccanismo in cui bisognava comporre una parola di sei lettere e la parola questa volta era : Annina . Quanto a contanti , portava mille dollari , di cui trecento doveva restituirli a chi glieli aveva prestati pel viaggio . In un taschino del gilè portava un pezzo di cristallo rosa , grande come una nocciuola , sfaccettato , trovato per caso nella vettura che lo aveva accompagnato al porto , e di cui non sapeva l ' uso . Lo aveva trovato ficcando le mani dietro il cuscino della vettura . Lo prese per un amuleto della sua vita avvenire , e forse lo avrebbe fatto legare come ciondolo alla catena dell ' orologio . Era strano che non fosse forato , e quindi non poteva essere neppure una delle tante pietre grosse che si adoperano per le collane delle signore nelle città . Quando uno lascia un paese , tutte le cose acquistano prima della partenza un valore straordinario di ricordo , e ci fanno pregustare la lontananza e la nostalgia . Così gli fu caro questo pezzo di cristallo , gelido a toccarlo , abbastanza lucente e limpido , come se fosse vuoto dentro , e vi fosse del rosolio , come nei confetti . Quest ' uomo , intorno agli elementi che possedeva , aveva stabilito il suo negozio . La cassaforte attaccata al muro , il banco per la vendita , le penne stilografiche in una scatola , le posate con lo stemma , i tappeti di tela cerata esposti , quelli dove è raffigurata la statua della Libertà e agli angoli portano i ritratti dei fondatori dell ' indipendenza americana , il tutto a puntini bianchi e azzurri . Tutte queste cose le aveva radunate pazientemente in cinque anni , pensando al suo ritorno , e scegliendo le cose che sarebbero apparse più strane in un paese come il suo , per quanto potesse scegliere fra le occasioni di roba usata che gli si offrivano , proveniente non si sa di dove , ma che fa un gran giro fra le mani degli emigranti . Ora sarebbe divenuto negoziante di generi misti , dopo essere partito bracciante , e la prima idea del negozio gliel ' aveva data la cassaforte . Si sarebbe detto che avesse scelto tale mestiere proprio perché possedeva una cassaforte . Si sentiva quasi ricco , poiché i denari che aveva in tasca erano denari forestieri che col cambio aumentavano . Calcolando mentalmente quanti erano , il suo pensiero si perdeva volentieri in cifre ad ogni minuto diverse . Provava un piacere infantile a toccare nel taschino quel cristallo rosa , e cominciava a crederlo un portafortuna . Era uno di quegli oggetti senza utilità , che rimangono tutta la vita con noi , di cui nessuno ha la forza di disfarsi , e che finiscono a diventare compagni di vite intere se non di intere generazioni . Molte cose importanti si perdono , tenute ben custodite e nascoste , ma questi oggetti non si perdono mai , e qualche volta vi pensiamo . Quest ' oggetto ora , a pochi giorni di distanza , gli ricordava quella giornata di partenza , l ' interno di quella vettura , le strade che si arrotolavano lentamente come scenari dopo una rappresentazione , e diventavano ricordi di cose lontane . Egli mise il negozio in una parte del paese abitata dai contadini e dai mandriani , in alto . Quindici giorni dopo il suo arrivo , il pianterreno di una casupola era mobiliato con un lungo banco , uno scaffale dove avevano trovato posto i pacchi turchini della pasta , la cotonina turchina per le massaie , da un canto un barile di vino su due trespoli e un coppo d ' olio . Accanto al banco era murata la cassaforte , ed egli provava un gran piacere ad aprirla in presenza alla gente . In questa cassaforte era il libro dei conti e lo scartafaccio delle merci vendute a credito , da pagarsi al tempo del raccolto o della vendita delle bestie . Il negozio acquistò lentamente l ' aspetto di tutti i negozi , con l ' odore delle merci , i segni fatti col gesso dalla moglie sulle pareti , per ricordarsi delle cose date a credito , perché non sapeva scrivere . Invece il figliolo , che andava a scuola , cominciò a tracciare sul registro i nomi dei clienti , e qualche volta faceva assennatamente la guardia alla bottega , nei pomeriggi caldi , quando non c ' era altro traffico che quello della neve per i signori che si svegliavano dal sonno pomeridiano . Lentamente le lunghe scarpe americane si erano aggrinzite ai piedi della moglie che aveva acquistata l ' aria soddisfatta e meticolosa delle bottegaie , la stoffa nuova che il marito aveva portato era andata a finire fra gli stracci , e soltanto il cappello duro di lui era quasi nuovo nell ' armadio . I tappeti di tela cerata erano stati dati in regalo alle famiglie importanti , e quanto alle penne stilografiche nessuno le aveva volute . Qualcuno le aveva rotte maneggiandole , e i pezzi stavano nella cassaforte . Il padrone della bottega , aveva , in fondo l ' animo di un ragazzo , perché pensava spesso che i pennini di quelle stilografiche erano d ' oro , e li teneva cari come il ragazzo tien cara la stagnola delle cioccolate . Conservava anche un giornale scritto in inglese , lo aveva sempre risparmiato , anche quando ne aveva avuto bisogno per incartare le merci . Talvolta si metteva a osservarlo , e le figurine delle pagine di pubblicità gli facevano rivedere la gente che fumava le sigarette col bocchino d ' oro , le ragazze , i grammofoni , la vita dei quartieri centrali dove talvolta si avventurava . Quanto alla pallina di cristallo , se ne ricordò un giorno , e la diede al figliolo che ci giocasse coi compagni il giorno di Natale . In quest ' epoca , serve ai ragazzi una nocciolina più pesante per tirare contro i castelli fatti di nocciuole e buttarli giù e vincerli ; di solito se ne prende una un po ' grossa , la si vuota pazientemente attraverso un forellino , poi la si carica con alcuni grani di piombo da caccia . Questa di cristallo andava bene , era pesante , e colpiva nel segno . Un altro giocava con una pallina di vetro di quelle che si trovano nelle boccette delle gazose , che sono tonde ; ma il figlio del negoziante sosteneva che fosse più bella la sua perché veniva dall ' America e perché , era rossa . La teneva molto cara , come fanno i ragazzi , che non perdono mai queste cose . Il padre pensava spesso , vedendo quest ' oggetto che serviva di giocattolo al suo ragazzo , alle sue illusioni di quando viaggiava pel mondo , e il mondo gli pareva pieno di preziose cose perdute che i fortunati ritrovano . Per questo aveva sempre frugato dove gli capitava , sotto i materassi dei lettucci nel vapore , dietro i cuscini di cuoio degli autobus ; non aveva mai trovato nulla . Sì , una volta soltanto , aveva trovato cinque dollari per istrada , e , se lo ricordava sempre , quel giorno pioveva . LA ZINGARA Lo zingaro arriva una mattina in piazza che nessuno se lo aspetta , si mette a sedere in terra , scava una buca , tira fuori due mantici di pelle vellosa , congiunge nella buca i due becchi di latta , si mette a mandar su e giù i mantici come se suonasse un organetto . Nella buca si accende la fiammella azzurra del carbone . Fa questo lavoro con raccoglimento , guardando appena in giro coi suoi occhi bianchi . Quando la fiamma è gialla e sicura , si leva , tira fuori un pane di stagno in cui si specchia abbagliante tutto il sole . Aspetta che gli portino i vasi di rame da stagnare e da saldare . Sembra che sia arrivato solo ; invece si sente un suono come di chi piange piano per non farsi sentire : è lo zingaro più piccolo che gira per richiamo suonando il suo strumento invisibile , una lamina d ' acciaio che si mette sotto la lingua e fa vibrare , variandone i suoni col cavo delle mani disposto a cassa armonica . Poi ne spunta un altro , e le donne silenziose e infide . La gente chiude la porta perché gli zingari sono ladri , e le madri non finiscono di raccomandare alle figlie di non aprire e di non dar retta per quanto dicano . Le zingare lo sanno e stanno ore intere dietro la porta dicendo : " Aprite , vi devo dire una bella cosa , perché ho letto nella vostra fortuna . Aprite , bella stella " . Parlano , insistono , pregano , supplicano . Le ragazze tremano perché , vorrebbero aprire e intanto hanno paura . Stanno dietro la porta e guardano dal buco della serratura : la zingara coi suoi occhi bramosi e là dietro e guarda la porta per lungo e per largo con quel senso di stupore animale proprio dei cani davanti alle porte chiuse . " Io so chi vi vuol bene " , supplica la zingara . " Apritemi e ve lo dico " . Lo zingaro , invece , sta serio serio in piazza . Tutti i trafficanti , quando arrivano , si mettono a gridare per annunziarsi , ma lui no ; basta che si veda da lungi il suo fuocherello , che si senta il grosso respiro dei mantici , perché tutti corrano a vedere , Egli sta attento che non gli rubino nulla i ragazzi . Coi suoi occhi mette in soggezione e sembra che veda da tutte le parti . Ha i cerchietti d ' oro agli orecchi . Suo figlio o suo fratello gira per le porte a cercare lavoro ; i suoi occhi pronti scoprono tutto nella penombra delle case , si ficcano addosso alle belle ragazze . I suoi denti , mentre parla o ride , fanno rabbrividire . Le ragazze si rifugiano in un angolo e tremano di aver aperto . Le pastore e le contadine sono audaci quando arriva l ' orefice o il venditore di orci di creta . Fanno siepe intorno , complici , qualcuna di loro riesce a mettersi sotto il grembiule una cuccuma o una fiasca . Qualcuna è riuscita a trafugare un anello ; tant ' è vero che i venditori , quando arrivano , ora , fanno col bastone un continuo giro per tener indietro la gente . " Paese di celebri ladri ! " esclamano , e nessuno n ' ha per male . Ma la sera , quando va via , il venditore s ' accorge che gli manca qualche cosa . Con gli zingari invece è più difficile . I ragazzi studiano , in disparte , i momenti di distrazione dello zingaro sperando di portargli via il martelletto da stagnare , o un pezzo di stagno . Gli zingari vanno via all ' improvviso come ladroni , e tutti si frugano per vedere se manca qualche cosa . Una volta mancò una ragazza , la Crisolia . La Crisolia molti se la ricordavano ragazzina proprio l ' anno avanti , quando le legavano i capelli ricci in un ciuffo stretto al sommo del capo . Fin da piccina aveva sempre tentato di partire con tutti quelli che partivano , e pareva un capriccio infantile e innocuo . Veniva a sapere che qualcuno andava via ed ella si presentava all ' alba , senza dir motto , alla casa di costui , aspettava pazientemente fuori della porta , e sentiva i rumori dei preparativi alla partenza ; teneva sulle ginocchia il suo bagaglio : una scatola di cartone in cui era la sua vesticciuola rossa delle feste . La gente , quando si accorgeva che ella aspettava , apriva la porta , la invitava a entrare , perché era risaputo che all ' alba di tutte le partenze la Crisolia faceva la sua apparizione . Ella si metteva in un angolo e guardava tutto attentamente , e rideva fra sé e sé . In fretta , prima che chi partiva si muovesse , ella discendeva le scale e si precipitava accanto al mulo legato davanti al mannnello di fieno . Si arrampicava coi piedi scalzi ( la mamma non le aveva messe le scarpe per la partenza ) sulle sporgenze del muro , e aspettava . Poi , quando il viaggiatore scendeva , ella supplicava invano che la portasse con sé , si metteva a corrergli dietro , e piangeva , fino a che non lo vedeva dileguare . Poi si chetava e aspettava di partire con un altro , mai delusa . Ora era partita sul serio dietro allo zingaro . Crisolia non ha il colore della pelle degli zingari , è bianca , non ha rubato mai in piazza , quando arrivavano i mercanti , e non sa rubare neppur ora . Lo zingaro la guarda compassionevolmente , non senza tenerezza , e i compagni gliela guardano con pietà . Ella non sa più perché sta con lui ; guarda spesso l ' uomo che le piacque , che nella sua mente non ha un nome preciso , e si chiama ancora e sempre per lei lo Zingaro . Ella non ha saputo fargli neppure un figlio , e si sa che i ragazzi servono per scorazzare nei paesi , e portano via sempre qualche cosa , nascosta sotto la camicia . Ella non va più da molto tempo al suo paese , ma in tutti i paesi che traversa riconosce le stesse facce del luogo dove è nata ; questo la stupiva un poco dapprima ; a quelle si affeziona e non si azzarda a far male . Tutti conoscono la vecchia bigotta che sta alla Marina . Era ricca e ora non ha che un giardinetto intorno alla casa ; prega tutto il giorno , e quando non prega sta a curare i suoi fiori ; delle volte aspetta una visita promessa , perché nei momenti liberi è in giro a pregare gli amici e i forestieri che vadano a visitare il suo giardino . Bisogna dirle che andrà in Paradiso e che il suo giardino è bello ; allora fissa l ' interlocutore coi suoi occhi di fedele che vede lontano e domanda : " Me lo dite sul serio ? " Poi accompagna il visitatore per il suo giardinetto , guidandolo per ogni pianta come in un mondo . " Questa è la menta , questa è la salvia , questo è il geranio " . Guarda i fiori che spuntano meravigliosamente , e quando è generosa stacca una foglia e la porge al visitatore . Tutti le promettono di andare da lei , e poi magari non vanno perché si annoiano ; ella aspetta ore intere nelle sue stanze dove ha messo tutto in ordine e dove ha preparato il caffè . Lentamente l ' odore inebriante del caffè si disperde , la ciotola diviene fredda , ed ella la tocca di quando in quando come si fa coi febbricitanti . Nessuno arriva , o arriva quando è sera , ed è troppo tardi per vedere il giardino . Allora esce col lume a farglielo vedere , e il giardino è pieno di misteri e di meandri . Quando arrivano le zingare , costei è la sola che apra la porta sicura e che si fidi di loro . Dà loro i trespoli del letto , e il tripode di ferro della catinella perché le facciano un bel lavoro ; le zingare dileguano e non si fanno più vedere . Tutte queste vagabonde lo sanno , perché ogni carovana manda qualcuno a bussare alla sua porta e a supplicare . Le prendono la vecchia mano , l ' aprono , e vi leggono : " Qui è scritto che andrete davvero in Paradiso " . Invece , la Crisolia non sa fare neppur questo . Ella dice , dietro la porta , cose che non la interessano : " Presto " , le dice " riacquisterete le ricchezze perdute ; presto vi verrà una gran novità ; c ' è un giovane che vi vuol male ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " A me dici queste cose ? Chi vuoi che mi voglia bene e che mi protegga ? Tu ti devi essere sbagliata , e non sei una buona zingara " . La vecchia non vuole aprire , perché questa non sa tirar bene la sorte . Ma la Crisolia ha paura di tornare al suo uomo a mani vuote , e insiste , e picchia rabbiosamente contro la porta . La vecchia dice dietro la fessura della chiave : " Tu non sei una vera zingara , tu devi essere una ladra " . Ora la Crisolia trema dietro la porta e supplica : " Apritemi , signora Adelaide , apritemi perché io so ... " " Che cosa sai , se non ti viene in mente che non mi chiamo Adelaide ? " Non c ' è più speranza , e la Crisolia si mette a supplicare tremando e sudando : " Datemi qualche cosa a gloria del Signore , datemi qualche cosa : un pezzo di pane , mi basta . Io non posso tornare a mani vuote . Voi non sapete " . La vecchia non risponde altro che un " sì , sì " canzonatorio , e la Crisolia la vede , attraverso la serratura , che sta seduta con le mani sulle ginocchia , e un ciuffo di capelli stopposi le pende sugli occhi spenti . Batte le mani aperte furiosamente contro la porta : " Datemi almeno un po ' d ' acqua . Neanche un po ' d ' acqua ? " La vecchia alla fine si decide ad aprire e le butta un catino d ' acqua sporca addosso . La Crisolia , come un cane bagnato , si mette a girare per i vicoli , guarda i balconi , spia le entrate delle case , vede che molti chiudono precipitosamente la porta . Se almeno avesse il triangolo di acciaio su cui battere e fare un poco di musica per richiamo , i curiosi si affaccerebbero . Ma così ha l ' aria di essere una forestiera e non una zingara , perché è vestita decentemente e non è scura in faccia . Sulla fronte ha un lieve colore perlaceo e dorato ; le labbra rosse , le guance fiorenti , gli occhi chiari e limpidi . Ed ecco che scorge a un balcone una donna , una ragazza , pare , che si sporge un poco per annaffiare il vaso di menta : si vede il suo gomito aguzzo e infantile . La Crisolia infila le scale , di corsa , arriva davanti alla porta sbarrata , bussa discretamente . Nessuno risponde . Bussa più forte . " Chi è ? " Ella riprende fiato e dice in fretta in fretta come ha sentito dire a molte sue compagne : " Io so che un Peppino vi vuol bene , che una vecchia donna vi vuol male , ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " Ma che Peppino ! " strilla una voce fresca di dentro ; " se io sono sposata , e mio marito si chiama Antonio ! E poi mia suocera mi vuol bene , e quanto al vecchio signore ... " Ella esita . Che non voglia dire che il vecchio signore , suo padre , si deciderebbe a darle quei soldi ? La donna dietro la porta rincalza : " Io vi so dire la buona ventura " . Ma questo rimette in sospetto la padrona di casa la quale non risponde . " Datemi un po ' d ' acqua almeno , mi contento dell ' acqua . La volete la fortuna per un po ' d ' acqua ? " " Se è per l ' acqua , ecco " . La donna ha aperto la porta . È una cucina abbastanza larga , imbiancata da poco , segno che la casa è abitata da gente nuova ; c ' è il fornello acceso , e sopra vi bolle una pentola con un odore e un calore di mattinata familiare . Dalla finestrella entra la luce del meriggio , e la grande voce della campagna supina , e il grappolo sonoro delle cicale . La padrona di casa non è una ragazza come pareva . Può avere diciotto anni , esile , il viso magro da adolescente , e poi un gran ventre su cui posa le mani conserte . Ha l ' aspetto avido delle ragazze e insieme delle donne prossime a diventar madri , e i suoi gesti ripetono nelle faccende familiari quelli fatti per gioco e per ischerzo nell ' infanzia . Su una sedia è un cesto di frutta , ed ella lo guarda di quando in quando come se si trattasse di darne a un suo figlio ideale , a un figlio non nato . Forse per chetarlo prende un pugno di ciliegie e mangia , come se le spartisse in due , fra madre e figlio . " Ecco l ' acqua . Avete dove metterla ? " La osserva da capo a piedi , i piedi nudi , mentre la zingara si e chinata sul fornello e soffia fra le brace . " Dove volete che metta l ' acqua ? " Avidamente si attacca all ' orcio e beve a grandi sorsate l ' acqua fresca ; ora ne sembra tutta irrorata , la pelle le diviene fresca e morbida , la gola le trema mentre beve . L ' acqua le scende sul collo , fresca , mentre posa l ' orcio . Si pulisce con la manica . " Siete sposata da poco ? " " Sei mesi " . sSu un ' altra sedia è una fascia bianca arrotolata . La zingara la prende , la svolge un poco , sorride ; ma la sposa gliela ghermisce e la nasconde in una cassa . La zingara ha seguito la sposa mentre è andata di là , dove è eretto il letto alto . Appoggiata alla sponda del letto la padrona di casa si copre il ventre gelosamente con le due mani , fissa la zingara e le domanda : " Voi non avete avuto figli ? " La zingara dice di no col capo . È facile indovinarlo : le è rimasto un che d ' immaturo , ha la vita stretta come una vespa , i suoi occhi e la sua bocca hanno contorni netti , la sua voce è aspra : dà , insomma , l ' idea di quegli arboscelli matti che crescono sui vecchi muri e non danno frutti , pur fiorendo a primavera , e sembrano forti . " Il Signore non me ne ha voluti dare " . Intorno a lei si fa il silenzio e il vuoto , mentre la padrona di casa si affretta a nascondere tutto quello che ricorda il bambino che deve venire . La zingara se ne accorge e dice : " Io non sono nata zingara , ma mi ci sono fatta " . La sposa s ' interessa subito a questo discorso , si fa raccontare com ' ella è fuggita di notte , come si nascose presso la città prima , come al suo paese ella non va mai , mai più . Ora discorrono tutte e due presso il letto , e la sposa vi si è sdraiata come un animale . Ricordandosene improvvisamente corre in un angolo , trova certe mele acerbe , ancora piccole come mandorle . " Le mandorle non sono buone quest ' anno , sono vuote , ma le mele , anche così acerbe , sono dolci , dolci , provate " . È intenta a mangiare , assorta come una capra , e come una capra leva gli occhi interrogativi intorno . Il frutto sotto i suoi denti sembra divenire più succoso e le irrora le labbra . La zingara dà un morso a un frutto anch ' essa , e si ricorda improvvisamente della sua infanzia . Dice : " Io sapevo fare tante cose , sapevo ricamare , sapevo fare il merletto . Invece eccomi qui " . La sposa domanda tranquillamente : " Vi vuol bene lui , lo zingaro ? " Ella sospira e si stringe nelle spalle . " A me sì , il mio " , dice la sposa . " Quando torna , ora che è la stagione dei frutti , mi porta sempre qualche cosa . Entra senza dir nulla , posa una manata di frutta sulla tavola , appena staccata dall ' albero , e lui dice : " Mangia subito e non ti toccare " . Ha paura che faccia il figlio con una voglia di nespola o di ciliegia " . La zingara dice : " Avete mai mangiato terra e carbone , come fanno tante donne nella vostra condizione ? " La sposa ha una smorfia di disgusto . " A me , perché , le dovete dire certe cose ? " Le sembra che la donna voglia farle del male , la guarda mentre ha preso la scopa per spazzare , gliela strappa di mano , dice : " È tempo che ve ne andiate via " . Mentre dice questo i suoi occhi cadono sulla tovaglia che ella ha ripiegato accuratamente , sui bicchieri che ella ha lavato , sul pavimento spazzato a metà . La Crisolia la guarda supplichevole : " Avete veduto che so fare tutto come una donna civile ? " " Andate via perché se mio marito mi trova con una zingara mi sgrida " . La Crisolia si è avviata alla porta , e prima di uscire dice : " Non mi regalate nulla ? Vi ho servita " . Ma quella fa di no col capo . Allora si mette a supplicare : " Per l ' amore di quello che vi deve nascere , datemi qualche cosa , per non farmi tornare a mani vuote , o mi dicono che non lavoro " . La sposa prende la scopa , la brandisce , minaccia come si fa coi monelli . La Crisolia si precipita in cucina , dove ha veduto un pane , lo afferra , se lo mette sotto il grembiule , e via di corsa per le scale . La sposa si è affacciata alla finestra gridando : " Acchiappatela la zingara che mi ha derubata " . Ora si vede la Crisolia che l ' hanno afferrata chi per i capelli , chi per le orecchie , chi per la veste ; sente che vanno cercando una guardia , e non si può muovere . Il pane è caduto in terra , qualcuno lo raccatta , lo spolvera , lo bacia , perché il pane non si butta in terra . Una donna esclama : " Che miracolo , acchiappare una zingara che ha rubato ! Credo che sia la prima volta che succede " . CORONATA Ella si era messa al collo la medaglina della Madonna , legata con un nastro color giallo che le stava bene , sul petto , e commentava sottilmente il color ocra della sua pelle . Certo , con un nastro verde sarebbe stata meglio , come nell ' anno precedente , se ne ricordava . Ai nodi delle trecce i suoi capelli divenivano gialli ; verdi erano gli spicchi di stoffa che le gonfiavano il corpetto , stranamente celesti i suoi occhi . A guardarla , uno si ricordava del grano , dei campi d ' estate , perché come l ' estate ella era asciutta e abbondante . Improvvisamente si mise a dire che non voleva più andare al santuario , e tremava tutta d ' un tremito inconsulto . Il padre si mise a gridare : che non era modo quello , dopo avere ottenuto la grazia di guarire dalla malattia , di non mantenere il voto che aveva fatto . Doveva fare la strada a piedi , scalza , con un cero in mano , quattro ore di cammino per le montagne . Allora si mise a supplicare che non la costringessero , che si sarebbero accorti che aveva ragione lei a non volerci andare , che aveva fatto cattivi sogni e aveva peggiori presentimenti . Invece ci si aggiunse la signora Domenica , quella che aveva il bambino mutolo , e che voleva fosse lei , la Coronata , a tenerlo fra le braccia davanti all ' altare della Madonna che gli doveva , se voleva , ridare la parola . La Coronata si mise a piangere e si affacciava alla finestra come se aspettasse qualcuno . Passavano suonando pifferi e zampogne i pellegrini , che venivano di lontano , e scaricavano in piazza , in segno di gioia , fucili e pistole caricate a mitraglia . C ' era chi faceva la strada ballando , e chi improvvisava un balletto durante la sosta in piazza , c ' erano le donne coi lattanti caricati nelle ceste che portavano sulla testa , c ' era un gran chiasso che si aggiungeva allo strepito dell ' estate . Uno di quei pellegrini , con un cavallo infiocchettato come se lo portasse per voto , si mise a gridare verso di lei : " Viva la Madonna ! " e ballava furiosamente brandendo un fucile . La Coronata rientrò in casa tremando tutta come una gallina , scarruffata , e si mise a battere col piede nudo : " No , no , e no ! " " Turca , saracina , diavola , eretica ! " le strillavano intorno . Si avviarono , la madre si caricò sul capo la cesta dei viveri , la Coronata prese il cero pesante ornato di nastrini , si mise , sulle trecce , la coroncina di spine intrecciata di fiori di vitalba che sembravano uno stuolo d ' api che le svolassero intorno al viso caldo e maturo , e stava attenta a non pungersi . Si batteva la mano sul petto dicendo : " Madonna mia , che cosa mi sta per succedere ! " Ma nessuno le badava , e il padre la mandava avanti come una vitella . La gente del cavallo era già lontana e cantava a squarciagola . Il mutolo , che si passavano ora l ' una ora l ' altra portandolo in braccio , stava a guardare come tutti gridavano evviva , come agitavano le armi , e , era l ' alba , gli alberi in fiamme che avevano illuminato il cammino tutta la notte . " Oh , lui non sente niente , povero angelo ! " diceva la signora Domenica . Ma il mutolo aveva capito , e agitava le braccine come chi voglia dire qualche cosa . A una fonte della montagna la gente del cavallo si era fermata , mangiava e beveva , e chi non aveva da masticare cantava a squarciagola . Ma non cantavano niente di religioso , tanto che la signora Domenica si lagnava . " Guarda che razza d ' infedeli , che vanno cantando canzonacce alla festa ma perché ci vanno ? " Nessuno sapeva di dove fossero , ma la Coronata lo sapeva : dovevano essere i compratori di pelli e di cera che venivano dall ' altro versante , gente che vive in montagna la metà dell ' anno , e poi scende con le bestie cariche di merce . Come lo sapeva ? Ella si mise a ridire che voleva tornare indietro , che quella era una brutta giornata per lei , che la Madonna le perdonava se tornava a casa . Allora il padre le disse che era capace di persuaderla con le cattive , anche coi suoi diciotto anni quanti ne aveva . L ' alba era ormai schiarita , il sole tentava di penetrare nelle valli fresche e scure , cominciavano sulle vette più alte le cicale a cantare , mentre in basso la voce invernale dei torrenti strepitava come chi non vuole ascoltare . Poi cominciò il paesaggio delle baracche di felci , dove tenevano bottega per i pellegrini i vinai , presso le fonti limpide , e le strade di confluenza dove arrivavano dagli altri paesi le genti ubbriache di canti , di chiasso , di vino e i malati che levavano il viso emaciato dalle barelle , e gli ubbriachi che andavano pencolando sul ciglio delle strade come i muli . Si spalancarono gli abissi delle valli , le gole dei burroni , tra un coro assordante di grida , uno sventolio di cappelli e di fazzoletti , i pazzi colpi dei fucili : apparve il santuario bianco con la sua forma di vescovo mitrato , in fondo alla valle . La Coronata teneva il mutolo in braccio presso la balaustra dell ' altare , e diceva : " Grida , grida , chiama la Madonna " . Lo teneva stretto fra le braccia , gli premeva il capo contro il marmo freddo della ringhiera . Il bambino cacciava fuori urli indistinti , grondante di sudore , coi capelli ritti , la bocca aperta , bianco come la cera . Le candele dell ' altare si storce vano lentamente nel gran caldo di fiati e di sospiri della folla , e di colpo grondavano grosse lagrime di cera sulla tovaglia dell ' altare . La Madonna di pietra colorata , coperta di orecchini e di braccialetti , guardava coi suoi occhi neri dritto alla porta da cui irrompeva la gente , sebbene la chiesa fosse affollata . Ad ogni gruppo di persone che entrava , la folla compatta si contraeva come il corpo di un mostro che digerisca a fatica . Vi penetravano , come in un mistico ovile , le mucche e le capre infiocchettate che i pastori portavano in voto , e che dovevano giungere fino all ' altare . Le donne , attorno al mutolo , lo premevano da tutte le parti , gli gridavano ai sordi orecchi , gli mostravano , per fargli capire , come muovevano le labbra gialle nell ' atto di gridare : " La Madonna ! " . Altre donne , appassionate di quel fatto , si pigiavano intorno , si mettevano a battersi il petto col pugno , a gridare a squarciagola : " Fa ' il miracolo , Madonna santa ! " Pareva che si fosse stabilita una gara invidiosa a chi ottenesse il miracolo . Il mutolo , alto su tutta la folla , si era arrampicato sul marmo della balaustra , e gli pungevano gli occhi tutte quelle candele , le bocche aperte lo stordivano , e le mani intorno che lo reggevano parevano portarlo in alto , in alto , con gli angeli . Aveva capito , e ormai la voce gli usciva dalle labbra come in rantolo . Gli uomini , con fusi tra la folla , pallidi a sentirsi stretti fra le donne , si smarrivano . Di quando in quando , dal banco coperto di tela bianca , su cui i devoti gittavano orecchini e anelli in un impeto , fremendo e gridando : " Madonna bella ! " , il prete levava gli occhi al soffitto , come se vi vedesse volare quella voce divenuta articolata , e quella parola che avrebbe fatto saltare di urli la chiesa . Ma a un tratto la Coronata lasciò andare il ragazzo . Un uomo si era avvicinato a lei circondato da altri visi risoluti . Il mutolo si afflosciò sulla balaustrata , gridò , parve che gridasse distintamente : " Madonna mia ! Mamma mia ! " ; la folla si levò tumultuando e battendosi il petto , mentre un cavallo nero infiocchettato di rosso si faceva strada scalpitando e nitrendo , si avvicinava all ' altare , ed eccolo che invece di accosciarsi come era uso , si voltava verso la porta con una donna in groppa , e sotto i colpi di un giovane fosco , aveva infilato la porta , e via come un ' apparizione . La gente che ballava in piazza non vi aveva fatto caso lì per lì , fino a quando una donna non si precipitò dalla porta della chiesa , coi capelli sciolti , gridando : " Mi hanno rubata mia figlia ! " Altre grida coprirono quella voce : " Ha fatto il miracolo ! " Il cavallo era scomparso non si sa da qual parte del bosco intorno , e aveva mandato all ' aria un gruppo di persone intorno all ' indovina ben data , che rimase sola sulla piazza come se giocasse a moscacieca . Le madri in piazza misero fuori un gran vocio : " O Marianna , o Grazia , o Lucia ! " per assicurarsi che le figliole le vi fossero ancora . Un uomo , col fucile brandito , cominciò a chiedere che gli prestassero un mulo , un asino , per inseguire il ladro , e si videro un uomo e una donna vecchi che spronavano un asino ilare e trotterellante , dietro le tracce del cavallo nero . Le ragazze erano spaventate e sognanti , e sapevano di che paese fosse la ragazza rubata . Nel bosco fu un clamore e un domandare affannoso a chi veniva , se avevano veduta una donna in groppa a un cavallo infiocchettato e un giovane anche lui in groppa . Le voci erano contraddittorie , sembrava che le persone non capissero nulla , che cosa fosse una donna e un cavallo . Forse avevano paura che il ladro fosse un personaggio pericoloso , e indicavano vagamente la strada , in su , in giù , di qua , di là , a casaccio . La madre coi capelli sciolti andava invocando e supplicando tutti i santi . Gridava per le valli : " O Coronata , o Coronata ! Figliola ! " Ma le sue parole erano coperte dalla voce dei fiumi profondi che si cercavano per le valli , e i monti stessi non ripetevano né ampliavano quelle parole , ma facevano una vaga risonanza come se la stessa eco fosse ammutolita . Verso sera parve , in una conca deserta , che sul pendio d ' una montagna si accendesse un fuoco ; parve che nella macchia scura delicati colori di panni di donna risplendessero come un ' apparizione . Il padre si mise sparare all ' impazzata , fino a che si fece largo fra i rami d ' un albero una donna che si mise a parlare . Tutta la valle si mise a sentire , e ad ampliare quella voce che pareva sovrumana , la voce stessa di un ' eco che miracolosamente avesse imparato a inventare parole ; e diceva : " Io ve lo avevo detto che non volevo partire . Lo sapevo che sarebbe finita così , e ormai È inutile starci a pensare . Se qualcuno si muove gli sparo , perché questo è il mio marito , e lo amo " . La voce si spense , si risentì confusamente ripetere due tre volte qualche sillaba di quelle parole dagli echi assorti e lontani , con la loro voce burbera e ironica . Il padre era seduto su un sasso , col viso fra le mani , e sembrava morto in quell ' atto . La madre , coi grigi capelli sciolti , con le lagrime che le bagnavano il viso come un sudore disumano , disse volgendosi a qualcuno : " Ci avrà pensato , quel maledetto , a portarle qualche cosa da mangiare ? Se vi fosse qualcuno che le portasse una pentola e un poco di pasta . Io no , non li voglio più vedere . Per me sono morti " . TERESITA Il Ferro , con le mani dietro la schiena , camminava tutto il giorno su e giù per la stanza come un carcerato . Appariva a tratti alla finestra , dava un ' occhiata fuori , voltava bruscamente le spalle e riprendeva a camminare col suo passo cadenzato come il battito d ' un orologio . I ragazzi , quando lo vedevano , coi capelli bianchi ritti sulla fronte e gli occhi grigi , si nascondevano dietro il grosso macigno che era rotolato dall ' alto della montagna fin sotto alla sua finestra . Le donne di casa , la moglie e due figlie , stavano tutto il giorno in cucina , zitte e scalze , e di loro non si sentiva che qualche sospiro . Lo servivano , gli mettevano le scarpe inginocchiate ai suoi piedi , lo lasciavano mangiare solo , sempre attente che non echeggiasse la sua voce iraconda . Egli chiamava : " Signora Saveria ! " quando chiamava la moglie ; ella accorreva tremante e inchinata , e stava a sentire immobile i suoi ordini e la gragnuola delle sue frasi risentite . Egli aveva in uggia tutto il mondo , e bastava andare a chiedergli un consiglio per tornare umiliati e irritati dalle male parole . Ammetteva alla sua presenza soltanto il figlio più piccolo , quello che gli somigliava di più e che aveva destinato agli studi . Altri due figli più grandi , appena in età di saltare li fece pastori . Il figliolo privilegiato lo stava a guardare ore intere come andava su e giù , facendo a tratti qualche gesto quasi per togliersi di dosso un che di fastidioso . La mattina , chiuso nella sua stanza , sentiva rivivere tutta la casa : era come un fremito che s ' impossessava di tutto , coi vetri che tintinnavano , con le scope che strisciavano a lungo , come se fuori piovesse a scrosci più forti e men forti . Poi sentiva la voce della moglie che svegliava la bambina più piccola , Teresita , con la dolcezza di chi distoglie una persona amata da un ' illusione : era un gorgheggio , un richiamo , un discreto richiamo tra un bosco dove qualcuno si fosse smarrito o nascosto . Tutte le mattine egli notava , era una musica nuova , qualche cosa di bizzarro e di capriccioso che la madre sapeva inventare . Dopo aver fatto il trillo dell ' usignuolo , il miagolio del gatto e il tubare della voce materna , chiamava per nome la bambina : " Teresita , Teresita " , e la distoglieva così dal sonno , fino a che quella balzava su richiamata dal ricordo improvviso e urgente delle cose che aveva lasciate alla veglia . Poi non si udiva più nulla . La piccina faceva una grande fatica a orientarsi ; tutta la casa pendeva sul suo silenzio , e sulle sue prime parole roche , sul suo visino ancora impigliato , nel groviglio del sonno , a un sogno che l ' attraeva ancora come fosse ancora vero . Il padre , il Ferro , aspettava con un segreto piacere : ella si avvicinava alla sua porta , col passo strascicato e incerto , ed era come gli camminasse sul petto . Si vedeva , di sotto l ' interstizio della porta , l ' ombra della piccina assottigliarsi e allungarsi fra l ' alta luce che irrompeva da fuori , e sull ' altalena delle ombre convergenti in cui si trasmutava tutto quello che si moveva nella casa , ella avanzava finalmente , e diceva : " Papà , papà " . Egli la lasciava fare e taceva . Fino a che la piccina cominciava a picchiare , in ritmo sempre più alto come una frase musicale . Ta - - ta - - ta - - ta . Tatatatà . Poi batteva coi piccoli pugni , con la mano aperta , col ginocchio nudo . Il Ferro ascoltava e rideva fra sé e sé . Quella sofferenza e quell ' attesa gli davano un piacere infantile . Apriva la porta , l ' afferrava tra le braccia , se la faceva sedere accanto , sul letto , e le domandava : " Che cosa hai sognato ? Vuoi bene al tuo papà ? " Su questa domanda era solito insistere : " Vuoi bene al tuo papà ? Quanto gli vuoi bene ? Molto ? Quanto ? " " Quanto voglio bene al sole , alla luna " , ella rispondeva , " quanto agli occhi , quanto al pane , quanto al cielo " . Egli non si stancava di ascoltarla , e le faceva ripetere all ' infinito quelle proteste d ' amore , lui che non era abituato a sentirne . Poi si levava , i suoi occhi grigi ridiventavano protervi , la sua bocca riprendeva la piega amara del disprezzo . Teresita tornava piccola piccola con la mamma in cucina , e sapeva che non poteva più mostrarsi perché il padre l ' avrebbe sgridata . Egli voleva soltanto che lo svegliasse la mattina dicendogli che gli voleva bene . Quando la rivedeva vestita , con la treccina stretta al sommo del capo , col visino assorto delle bambine che aspettano qualche cosa , provava lo stesso sentimento che aveva verso le altre figliole una specie di animosità inconscia , come se quelle fossero sogni suoi finiti male . Poi maritò le più grandi mentre la Teresita era ancor piccola , e andava rimuginando a chi l ' avrebbe data : vi pensava , e sentiva che avrebbe odiato il marito di Teresita . Intanto ordinò ai figli più grandi che si trovassero lavoro fuori : uno lo arruolò fra le guardie di finanza , e quello strillava che voleva rimanere in paese a lavorare la terra ; l ' altro scappò di casa una notte e non si seppe più nulla di lui . Una fretta irragionevole lo prese di fronte alla vecchiaia , e non fu contento se non quando la casa fu vuota , quando tutti se ne furono andati chi di qua chi di là , e che però si ricordavano di lui e della sua durezza con una specie di tenero accoramento verso l ' infanzia passata fra tanta inutile severità . Tutti fuori di casa , e lui , solo , inquieto come un vecchio leone . Anche il figlio prediletto , appena avuta una professione , lo abbandonò perché si volle sposare . Questo fu per il vecchio il più gran dolore . Chi gli voleva bene , ormai ? Uscì di casa per ultima , data a un contadino ricco , la Teresita , divenuta una bella ragazza . Gliela diede con rabbia . Rimaser soli , nella casa , lui e la moglie , uno di qua e l ' altra di là , senza mai vedersi o quasi , perché egli seguitava a dormire solo e a mangiar solo . Il giorno dopo le nozze di Teresita , il Ferro aveva finito col vestirsi tardi , irritato e sorpreso di non vedere più , come al solito , la figlia . Alla moglie che lo stava calzando si mise a domandare : " Che ne è della Teresita e di suo marito ? Non viene a salutarmi ? Non vengono a baciarmi la mano per ringraziarmi di averli uniti ? Quel mascalzone crede di potersi dispensare dalle buone usanze ? Che cosa sono divenuto io ? Io sono capace di farlo arrestare . Non mi vuole più bene nessuno ; nessuno mi vuole più bene " . Non c ' era modo di fargli tenere fermo il piede per infilargli la scarpa . " Buono , buono " , diceva la moglie " verranno , verranno certo più tardi a salutarvi e a chiedervi la benedizione " . Arrivarono difatti che il sole era già alto . La Teresita si mise a picchiare disperatamente , ma il Ferro ordinò che non si aprisse , e diceva : " Snaturati ! È questa l ' ora di levarsi ? È questa l ' ora di venire a chiedermi la benedizione ? Non apro , non voglio aprire . Nessuno mi vuole più bene , Teresita " . Ma ebbe il coraggio di lagnarsi fino a che restò chiusa la porta . Quando si decise ad aprire , sedette solennemente su una sedia e vide avanzare lo sposo con la faccia storta e contrariata dietro le spalle di Teresita . Si misero in ginocchio ai suoi piedi ed egli li benedì non senza mettersi poi a leticare col genero : che lasciasse venire da lui tutte le mattine la Teresita a svegliarlo , altrimenti non si sarebbe più levato dal letto . Teresita era bellissima , con gli occhi chiari , e una dolce stanchezza nello sguardo . Egli sospettò che fosse felice e ne ebbe dispetto . Le domandò : " Sei contenta ? " Ella annuì con un gran cenno del capo . Allora egli divenne furibondo : " Dove me la porti questa figliola , mascalzone ! Tu non te la meritavi ; tu sei uno stupido : tu finirai in carcere " . Erano abituati alle sue parole grosse e non vi facevano caso . Tentarono di consolarlo , ed egli non chiedeva di meglio che d ' esser consolato , circondato di premure , sentirli discorrere di lui sottovoce ; domandarsi che cosa potevano somministrargli per calmarlo . Al primo bicchier d ' acqua rinvenne , e li vide che si scostavano lungo le pareti della stanza per lasciarlo passeggiare . Da allora , tutte le mattine Teresita si levava , in fretta e correva come sempre , alle sette , a svegliarlo . Egli risentiva la sua voce e il suo tocco , e questa volta fuori della porta di casa . La lasciava picchiare e si ravvoltolava nelle coperte . Ella cominciava a parlare per persuaderlo ad aprire , per potergli dire buon giorno , per dirgli che gli voleva bene e servirlo . Egli taceva , e gli veniva da ridere , contento , udendo che la voce di lei era sempre quella d ' un tempo , una tenera voce che usciva dal suo petto maturo come di sotto un velo . Alle volte si addormentava di nuovo per pochi minuti , ed era dolce dormire sapendosi vigilato . Sapeva che Teresita sedeva sullo scalino della porta ; di quando in quando metteva le labbra al buco della serratura e chiamava : " Papà , papà " . Quella voce arrivava a lui deformata dalla cavità attraverso cui passava , e lo faceva ridere , come se si trattasse d ' un gioco di ragazzi . Alla fine apriva , ed ella entrava umile e sottomessa . Venne l ' inverno , le strade del paese in pendio divennero torrenti , la neve sulle montagne brillava nuova . Una mattina il Ferro aspettava che Teresita picchiasse alla porta . Pareva che fosse il vento e non era : era lei che batteva e chiamava , come travolta dalla tempesta : " Papà , papà ! Aprite , sono io " . Egli fingeva di non udire , e sentiva la rabbia della pioggia che si allontanava e si avvicinava a seconda del vento , e il brontolio frettoloso del torrente che si rompeva davanti agli argini della porta . " Papà , papà ! " Egli pensava : " Se apro subito , per lei sarà troppo facile . Che picchi ancora . Se mi vuol bene starà sotto la pioggia e aspetterà " . Ella seguitava a battere , disperatamente , e si sentivano le sue nude mani bagnate contro la porta . " No , non aprite " , ammonì egli alla moglie . " Ve lo dico io quando dovete aprire " . Alla fine aprirono . Ella entrò vacillando , bianca come la cenere , col viso umido di pioggia , i piedi rossi . Sedette ai piedi del padre come un povero animale , e si mise a piangere poggiando la guancia alle sue ginocchia . Disse : " Lo sapete che ho fatto un bambino questa notte ? " Un filo di sangue le scorreva sulla caviglia nuda , sul piede nudo . " Ho sonno " , aggiunse , " e mi sento male . Mi avete fatto aspettare tanto , là fuori " . Egli si mise a carezzarle i capelli umidi , come quando era piccola . Ella stravolse gli occhi e disse in un soffio : " Non volevano lasciarmi , ma io per forza sono voluta venire . Sono saltata dal letto di nascosto , quando non mi vedeva nessuno " . Divenne smorta , pesante . Egli le carezzava i capelli e le diceva : " Sì , sì , lo so che vuoi bene al tuo papà " . Ma poi sentì che ella non si muoveva più , come se dormisse . Aveva l ' occhio azzurro spalancato e senza sguardo . Il Ferro allora si mise a gridare come un bambino spaventato , e la scoteva inutilmente : " Chi mi vuole più bene , ora , Teresita , chi mi vuole più bene ? " ROMANTICA La ragazza strillava che voleva giocare sempre col ragazzo con cui l ' avevano sorpresa dietro una fratta . Non era bello che alla sua età , già fatta , corresse pei campi come un puledro ; ma quella non si rassegnava a non essere più una bambina , e la si ritrovava dappertutto , dove i ragazzi si davano convegno . No , non poteva fare a meno di lui , perché lui sapeva raccontare tante cose cui nessuno pensa , voleva discorrere con lui notte e giorno , per tutta la vita . Il padre di questa ragazza era uno dell ' Alta Italia , trapiantatosi nel nostro paese dopo un lungo vagabondaggio attraverso l ' Italia meridionale . Doveva appartenere a una grande famiglia , almeno a quanto diceva il suo nome . Già molto giovane era fuggito per seguire Garibaldi , poi , invece di tornare a casa sua , si ridusse a vivere da noi . Questa prima parte della sua vita era un mistero . Poi , da una donna del luogo ebbe questa figliola , e tuttavia non la sposò . La figliola gli rassomigliava , e nessuno si stupiva che fosse tanto disposta a scorrazzare . Voleva stare insieme col ragazzo ? Che ci stesse . Cominciarono a giocare davanti alla porta di casa , e già tutti e due erano grandi , e s ' involavano qualche volta per i campi ; tornavano trafelati a mezzogiorno , col sentimento che di quest ' ora hanno gli animali domestici e i ragazzi . " Ah , che razza di fidanzati e di sposi ! " diceva la madre che era una povera schiava , sempre a badare all ' uova , ai conigli , alla capra , all ' erbetta , che non sedeva mai su una sedia , che dormiva presso il focolare nella stanza accanto a quella dell ' uomo . I due giovani si sposarono come per gioco ; il marito si mise a lavorare , ma giocavano insieme lo stesso quando avevano tempo , e non era difficile vederli la sera che si accapigliavano per due soldi che giocavano a battimuro . La figliola si presentò in casa una sera per domandare alla madre : " Che storia è questa della figliola non legittima ? È vero che io sono una di queste ? È una cosa di cui mi devo vergognare ? " La madre tremava . Ella seguitò : " Almeno spiegatemi quello che devo sapere " . Fu a questo punto che la ragazza divenne donna . Cominciò a frequentare la casa più spesso e ad aiutare la . madre . " Allora voi non siete sposata con lui ? " " Io ? oh , no ! Egli è di una grande famiglia , e non mi ha mai voluto dare il suo nome . Io mi chiamo sempre Padella " . " Ma vi ha voluto bene ? " " Non lo so , non lo so , io . Chi lo sa che cosa hanno in testa questi uomini ? Da trent ' anni non sa più nulla dei suoi e non cerca di sapere . Io non gli ho mai chiesto nulla . Parla tanto poco " . " Ma bene , ve ne ha voluto ? " " Non lo so . Non si vede più che sono stata bella ? Ma lo sono stata , e bene gliene ho voluto . Il destino ci ha messi insieme e ci siamo rimasti . Ora che tu non ci sei , siamo anche più lontani . Chi dice più una parola ? Egli pensa sempre , non si sa a che " . " E non vi ha mai fatto una carezza ? " La giovine seguitò a dire che col suo sposo era un ' altra faccenda , che erano felici , che anche nel sonno si cercavano senza volerlo . Qualche volta sognavano di giocare e si mettevano a leticare dormendo . La madre diceva : " Ragazzi ! " , ma teneva il viso coperto con le mani , ma pareva che ricordasse qualche cosa che le faceva male . " Io non ho mai saputo come siano queste cose . Quando venne lui così alto , con quegli occhi , con le sue maniere , me ne sono andata con lui . Che importa ? Mi ha trattata come un povero animale . Che importa ? Ah , vi volete bene ? Anche nel sonno ? " Cercava di sorridere . Il vecchio rincasava come al solito , alla solita ora . La figlia : " Che avete fatto di mia madre ? Perché , io non ho mai saputo nulla ? Perché , non siete stato buono con lei ? Perché mia madre non è stata felice ? Io , guardatemi , io sono felice " . Il vecchio guardò la sua donna come se si accorgesse di lei la prima volta , e gli sembrasse impossibile che ella fosse capace di soffrire per qualche cosa . La figlia aggiunse : " Anche lei è una povera creatura di Dio " . La donna , ad occhi asciutti ripeteva fiocamente : " Anch ' io sono una povera creatura di Dio " , come se dicesse a sé sola , ma la stesse ad ascoltare tutto il mondo i morti e i vivi , la gente lontana e il cielo , e divenuta grande lei che si era sempre considerata tanto piccola . " Tutta la vita in silenzio senza dire altro che le frasi d ' ogni giorno . Non abbiamo parlato mai , nessuno mi ha detto mai nulla , come si parla alle persone . Io qualche volta parlavo alle bestie , alle galline e ai conigli , ecco con chi parlavo " . Le disse queste cose o le pensò , e a distanza la sua vita non le parve altro che una lunga alternativa di lavoro e di sonni pesanti , le galline che covavano , i pulcini che saltavano nuovi come i ragazzi , la capra che doveva pascolare e che ella si trascinava dietro per i campi come fosse un cane . E da tutte queste cose dipendeva la loro vita . Per la prima volta ebbe l ' impressione di essere stata infelice senza averlo mai saputo , come succede ai bambini poveri , quando ricevono un poco di bene . Si accorgeva oscuramente come tutta lei stessa si fosse piegata e conformata a seconda dei bisogni e delle faccende quotidiane , e nel fondo della sua memoria non c ' era altro , quando non pensava , che il belare delle capre , il pigolio dei pulcini , le grida delle cicale che la stordivano quando andava a spigolare dietro le orme dei mietitori . Ora le sembrava che sarebbe morta se non le avessero detto una parola buona , ella che non vi aveva mai pensato . " Li sentite " , disse rivolta all ' uomo , " che si abbracciano nel sonno ? Che leticano nel sonno ? Quando si sono mai veduti degli sposi a questa maniera ? " Sorrise ? Voleva sorridere . " Ecco , ecco , dirò ... " cominciò l ' uomo . " Dirò " . Ma esitava . Si tuffò nel passato come in un mare , parlò come se confessasse . Egli non era mai riuscito a togliersi dal cuore una figura di donna che aveva amato , giovinetto , lassù , nella sua città . Questa donna , ora che lo confessava a qualcuno , si accorgeva di non amarla da un pezzo , non si ricordava che poco di come era fatta , si ricordava soltanto il suo nome , forse non amava più che quel nome . Come si chiamava ? Palmira . Non è un bel nome ? Forse non era neppure un bel nome . Ma gli era parso bellissimo , e quando se lo ricordava rivedeva il suo sguardo . Aveva gli occhi neri . Era bionda ? Sì , era bionda . Ma non m ' interrompete con queste domande . L ' aveva amata adolescente poi giovinetto , ed ella per lui era la sua terra . La sua terra era prospera , ricca , con monti e fiumi , boschi e fonti , con città popolose , donne amorose . Era partito volontario con Garibaldi ; tornò , la trovò fidanzata ; ripartì , voleva dimenticarla . Dove andare ? Allora si usava andarsene per dimenticare , e c ' era scritto anche nei romanzi . Aveva compiuto venti anni il giorno in cui passò lo Stretto di Messina col suo Generale . La gioventù non era per lui altro che questa terra , ora , la terra con gli aranceti che aveva davanti , e la veduta dell ' Aspromonte come un gigante che volta irritato le spalle . Non l ' avrebbe più riveduta , aveva fatto proposito . Forse , se non si fosse ostinato a rimanerne lontano , a rivedere quella donna sposata sarebbe guarito . Se ne accorgeva troppo tardi , ma quando se ne accorse non poteva più muoversi , coi suoi vestiti troppo disusati . Averla potuta rivedere , era sicuro che sarebbe guarito . Ora quella figura era scomparsa dalla sua memoria , e di lei non rimaneva che un nome , e il colore dell ' adolescenza . Dapprincipio questo sacrificio gli era piaciuto , e gli era piaciuto annullarsi in questo modo . L ' amava ancora ? Non era possibile . Gli era rimasto come un grande rancore , e la sorpresa di trovarsi alla fine della vita , sì , alla fine , senza accorgersene , per questo risentimento giovanile . Era come se fosse scivolato da una grande altezza e si ritrovasse nel fondo senza memoria del tragitto . E ora ? Ecco come si perde la vita , ecco come ci si dimentica di noi stessi . Egli diceva o borbottava queste cose , seduto , con le mani sulle ginocchia tremanti , come un accusato ; ma non lo capivano , se non quanto bastava per aver pietà dell ' amore . " E ora , andate a riposare . Questa è l ' ora vostra . Ecco la tazza del latte . Andate a dormire " . Ella come sempre gli accese il lume , gli preparò il tetto , gli tolse le scarpe . Ma questa sera , che aria nuova correva il mondo per lei ! Stranamente le ritornava con quest ' estate la memoria di molte estati lontane , e le luci dell ' orizzonte , dove il mare le teneva ancora , erano le luci della sua gioventù . Il mondo le si ripresentava nuovo e intatto , e non era mutato nulla , neppur lei , e i rumori spersi della strada , battere di porte , risate , pianto di bambini , calpestio , richiami , si svolgevano come una musica nota d ' un mondo che comincia per noi . Una impressione di felicità pioveva su tutte le cose . Perché era tanto libera e leggera oggi ? " Disgraziato " , diceva con la sua figliola , " disgraziato , povero infelice . Da noialtri è tutta un ' altra cosa : ama chi t ' ama e rispondi a chi ti chiama " . E a tutte le ragioni per cui riteneva quell ' uomo un essere privilegiato si aggiungeva anche questa . Ormai parlavano di Palmira spesso , come d ' un sogno comune , poiché non avevano altro in comune . Che si poteva dire di essersi amati , incontrarsi un giorno nel bosco , egli col fucile in ispalla , ella intenta a raccogliere ghiande ? Invece Palmira era lontana , era stata bionda , lo era ancora , poiché ella rimaneva giovane e amata nel ricordo . Si era sposata ? Nessuno lo sapeva . Egli non ne aveva avuto più notizie , ed era andato ramingo da paese a paese appunto perché ella ne perdesse le tracce . Forse si ricordava ancora di lui , e pensava che egli si era perduto per lei . O che non avesse creduto che si era trovato un amore migliore ? Fu in questa comunità di discorsi e di pensieri che la donna gli posò il capo sulle ginocchia , ed egli distrattamente le ravviava i capelli grigi . " Anch ' io sono stata bella , non è vero " Egli diceva : " Io non sono più quello di allora . Mi sembra di essere nato una seconda volta qui , e qualche volta mi sembra di sognare . E del resto , perché soffrire ? Chi si accorge che noi soffriamo ? " " Oh , io sono stata felice senza sapere nulla , contenta di servirvi . Ora che so , mi dispiace , ma prima chi pensava a queste cose ? Avevo altro da pensare " . Un giorno arrivò una lettera per il forestiero , cosa straordinaria , perché egli non ne riceveva mai . Doveva aver fatto una lunga strada perché era coperta di bolli , di indicazioni , di correzioni e d ' indirizzi . Sembrava che tutto quello che doveva dire lo portasse scritto sulla busta , e che dentro non vi fosse più nulla , come i pensieri vecchi che finiscono sempre con l ' affiorare e con l ' essere rivelati . Ma il forestiero non era là per riceverla ; non viveva più . Questa lettera rimase molti anni ancora nelle mani della sua donna , come un cimelio . La lettera che si era trascinata tanti anni sulle sue tracce rimaneva ancora chiusa come se non fosse stata scritta . Solo più tardi qualcuno l ' apri e la lesse . Diceva : " Spero che questa lettera arrivi a trovarti . Dove sei ? Non ti ricordi di me ? Rispondi . Ho paura che tu sia troppo lontano . Per carità , rispondimi . Ho da dirti cose decisive per la tua e la mia vita . Se non risponderai vuol dire che sei perduto per sempre . E io che farò ? Palmira " . E sotto la firma : " Vieni , vieni ! " . La calligrafia e l ' inchiostro avevano avuto il tempo d ' invecchiare e d ' ingiallire , la data era divenuta remota : trentacinque anni prima . Del resto , quello che l ' aprì , per caso , non vi capì nulla . LA SIGNORA FLAVIA Fu come se tra il grigio delle case fosse fiorito improvvisamente un giardino . La signora Flavia scendeva in istrada accompagnata dalla domestica che si teneva umilmente un passo indietro , gli occhi bassi sul petto abbondante . La signora , vestita di rosa , sembrava dovesse perdere l ' equilibrio da un momento all ' altro , non essendo abituata alle ineguaglianze della strada . A lei stessa pareva di prender terra dopo una malattia . Si sentiva addosso una gran pienezza , e il petto e i fianchi come se si muovessero troppo . Ma nessuno si accorgeva di queste cose . Piuttosto , sembrava più piccola di quanto di solito la immaginava chi l ' aveva intravista qualche volta alla finestra , o traversante le sue stanze sonore , più piccola , al modo stesso delle statue calate dal loro piedistallo . E allora a qualcuno sembrava più bella e più vicina , e il fatto stesso che era più tozza di quanto si pensava , e di quanto promettevano le sue gambe forti , era una di quelle imperfezioni da artefici popolari , che piacciono al popolo . Ma su quel corpo , si volgeva con un lieve tentennamento la testa piccola , le labbra forti , il naso ricurvo e brevissimo , la fronte diritta e quadrata , come se non vi potessero regnare altro che pensieri ordinati e chiari . Passò attraverso le strade come in processione . La gente si ricomponeva e ammutoliva . Si sentivano soltanto rotolare i ciottoli che urtava con le scarpette . Come per non turbarla , la salutavano a bassa voce . Invece saltò su con una voce sgangherata Serafino che disse : " Sono vostro servo ! " Ella si volse appena , senza guardarlo , e allora il Serafino si accorse di avere i piedi scalzi , e si ricordò di avere uno spacco dietro ai pantaloni . E contava diciassette anni . Si vergognò subito , sedette sul muricciolo , nascondendo un piede dietro l ' altro . La signora aveva rallentato il passo , e si levò la voce nasale della domestica la quale lo avvertì : " Prepara la cavalla bianca per domani mattina . La signora Flavia deve andare al giardino " . Serafino stava seduto sempre ; la donna lo redarguì : " E levati in piedi , quando ti trovi davanti alla signora " . La signora Flavia parve non aver udito . Solo , abbassando gli occhi , vide il dito grosso del piede di lui che si muoveva nervosamente . " Quanto zelo questi servi ! Non sanno che inventare per compiacere i padroni . È certo che se fosse stata lei , la signora , non vi avrebbe fatto caso " . Si era rintanato , e sul suo pagliericcio non riusciva a prender sonno . Egli aveva sentito parlare la signora , qualche sera , stando seduto sotto la finestra di lei , a prendere il fresco con la servitù : le finestre erano aperte , e la voce di lei scendeva lunga e assorta come la voce delle fontane nei boschi . Indovinava anche il sonoro passo di lei . Egli pensava sempre di avere un giorno un vestito nuovo per mostrarsi , ed era sicuro che allora lo avrebbe comandato : " Serafino , va ' a prendermi tre soldi di neve . Serafino , ha detto la signora di andare a comperare questo e questo " . Ma forse era proprio la domestica che non gli dava mai le commissioni , e perciò lui non lo comandavano mai . Egli immaginava che lo avrebbero mandato al paese vicino a portare i regali di Natale e di Pasqua ai parenti di lei ; poi immaginava che sarebbe tornato con un bigliettino di ringraziamento e lo avrebbero fatto passare per darlo personalmente alla signora Flavia . Ma siccome lui badava alla cavalla , queste commissioni le affidavano agli altri servi , quelli che avevano in custodia i muli e le asine . La signora andava a cavallo raramente , quando scendeva al mare pei bagni , e quando andava a trovare i parenti . E lui l ' indomani non avrebbe avuto un vestito nuovo da mettere . Se lo pagavano male non era certo colpa della signora . Era il marito Che gli lesinava i denari , e lui serviva per poter dire che era in casa loro , e pel rispetto che gliene veniva . Si rivoltolava nel lettuccio . Certo che questa gente ha dei vestiti inverosimili . Hai veduto che razza di stoffa portava indosso ? Una stoffa che sembrava pelle . Macché , più delicata della pelle . Aveva un odore di stoffa nuova che si sentiva a un miglio di distanza , come se passasse un mercante con la sua roba uscita fresca dalla fabbrica . Ella è bianchissima in viso . Si capisce , perché , sta sempre chiusa . Ha qualche efelide intorno agli occhi perché , è troppo bianca , troppo bianca , troppo . La sua bocca è un teatro . Che cos ' è un teatro ? Egli non lo ha mai veduto ; ma la bocca di lei è un teatro . A teatro non ci sono le dame vestite di bianco , i cavalieri lucenti , i paladini con le tuniche rosa , e il cavaliere Orlando con la sua spada d ' oro ? Quant ' è vero Dio che la sua bocca è un teatro . E poi le mani . Sembra che debbano a un certo punto allungarsi , e invece si fermano , vengono le unghie appannate , e sembrano le mani brevi delle bambine . I capelli sono ordinati . Si potrebbero contare uno per uno , sono capelli vivi , forti e densi come i giardini ombrosi . Tre soldi di neve , e la neve ha il colore un poco dorato delle sue mani . I suoi denti bianchi fanno venire la sete , come la neve . L ' orcio dell ' acqua è sulla finestra . Vi batte la luna e il sereno , è fresco e rugiadoso , emana un odore di fontana . Giunge di lontano l ' odore dal mirto che ha fatto le bacche rosse come i grani d ' una collana . La signora padrona è impenetrabile come una statua , e nessuno può immaginarsela mentre ride . Invece ride nella sua stanza , e gli angoli ne risuonano . Poi non ride più ; si allontana invero similmente , diviene piccola e triste come una foglia appassita . L ' alba è fredda e fa rabbrividire gli uomini nei loro letti . Non si sa che ora sia . Arriva la luce da lontano forse è la luce che viene dal mare , forse la luce della luna al tramonto . Si sente tossire nelle case basse . Si desta il mondo . Nel sonno la signora è scomparsa dietro una nuvola . Serafino non riesce più a ricordarsela , e gli sembra d ' averla perduta . Forse non è vero che domani deve accompagnarla sulla cavalla bianca . Bisogna levarsi presto per ricucire gli strappi ai pantaloni . Che stupido non averci pensato prima . Ma lui non ha la fidanzata . Il giorno avanza caldo , crucciato , fosco . Poi sembra che debba piovere , giunge a tratti l ' odore del bosco umido , a tratti giunge un odore gonfio di nuvole acquose , e le cime delle piante si mettono a tremare . Ma non piove , invece . Il sole si leva trionfante e asciuga il mondo , le ore cominciano a scandirsi grandi sulla terra . La cavalla ha una criniera lunga e sfrangiata , una criniera da bestia selvatica . Questa mattina sembra pallida , perché ha il muso color cenere , e la criniera sembra ingiallire alle sfrangiature . Questa cavalla è proprio una signorina . È mansueta , aspetta tranquillamente scalpitando come chi cambi posizione nell ' attesa . Ubbidisce alla voce . Improvvisamente , a una buffata di vento , nitrisce superba . Vuole correre , e si sente già il suo trotto attraverso i boschi e gli orti , per la ghiaia e per la terra molle , quando la terra sembra vuota sonora come un petto . La signora vi monta con disinvoltura , vi si accomoda seduta e prende le briglie . " Non volete che tenga io le briglie , e cammini avanti , ché non si adombri ? " No . Egli deve correre dietro la cavalla correre correre , parlarle a voce alta e a voce bassa , chiamarla con tutti i nomi che le ha dato quando erano soli , e la domava scagliandola selvaggia per la valle . Avanti , testarda avanti , colomba ; piano , bandiera , al passo , madama . Si traversa il bosco d ' ulivi , si traversano i ruscelli asciutti , le vallette folte di canne , dominate da un lungo respiro , e il lamento delle fonti che buttano goccia a goccia l ' acqua ricantandola su tutti i toni , e le gore d ' acqua stagnante col loro profumo sfatto e il canto fiacco di una ranocchia che vi è rimasta prigioniera . La signora respira liberamente non si regge più il petto ondeggiante con la mano . Per un poco egli le trotta accanto e le dice con voce mozza : " Se per caso avete bisogno , potete poggiare la mano alla mia testa " . E le offre la testa ricciuta e nera . Ella invece sorride mentre la cavalla la scuote su e giù , e la sua veste fa delle strane smorfie . Egli grida correndo avanti , per frenare il cavallo , ora che il bosco è basso , ed ella potrebbe urtare in qualche ramo : " Che brava cavallerizza che siete ! Questo animale è proprio un cristiano , una creatura come me e come voi , con licenza parlando " . Ella non risponde , e lievemente curva in avanti , di fianco , e le scarpette che ha appaiate da una parte sembrano due colombe pronte a volare . La cavalla nitrisce , le risponde un ' altra voce nel bosco ; qua e là si accendono nel verde cupo i melograni rossi come fiamme nella penombra . Spunta un altro cavallo al trotto . Il cavaliere tiene sulle ginocchia una donna e le stringe col pugno il petto per tenerla ferma ; ella è pallida di paura . Sono passati . " Non l ' avrà mica rubata , quella donna ! " grida Serafino correndo e saltando davanti alla cavalla . Finisce il bosco , sono arrivati in prossimità del fiume che fa sentire la sua voce volubile . Serafino si ferma davanti alla cavalla che si arresta impennandosi . La donna tira le briglie e fa col gomito l ' atto di chi trae la corda d ' un arco per iscoccarne la freccia . Ferma , c ' è il fiume . Qui crescono al fresco i granoturchi , stanno spropositate le zucche , gli alberelli da frutto stanno nani e gonfi di succhi ; qui crescono le erbe grasse sulla terra non dissodata e occupano come lumache vegetali il suolo , i melograni e gli aranci stanno forti e lucidi . La fornace della calce mette il suo color bianco e assetato in quell ' umidore " Andate piano , non la spronate , e se vuole , lasciatela bere . Non guardate l ' acqua , guardate sull ' altra riva , ma non l ' acqua . Fa girare la testa " . La voce di Serafino arriva rotta dal rumore della corrente che fa chiasso sui sassi , fischia e zufola fra le canne , brontola tra le macchie , s ' ingorga cupa qua e là verso la riva , mentre nel mezzo corre il filo della corrente come chi non abbia da perder tempo . Si sente come una lunga armonia da una riva all ' altra , le voci lontane divengono meravigliosamente vicine , spinte dal vento , rotte dalle sillabe dell ' acqua che variano i rumori all ' infinito come gli accordi di una musica . Sono grida di uccelli , e sembrano canti mutevoli , mentre si spande su tutto la voce estatica e misteriosa dei monti popolati di mandre . La cavalla ha saggiato la profondità dell ' acqua con passo prudente . Freme un poco . È in acqua . Serafino si è rimboccati i pantaloni e sta con l ' acqua alle ginocchia . La cavalla dà un balzo e si scrolla . Serafino con un salto è in groppa alla bestia e dice : " Scusatemi , ma l ' acqua è troppo profonda " . La cavalla si rafforza sulle zampe , ha allungato il collo per bere . Sembra ora che soffi alle nuvole specchiate nella corrente e se le beva , bruchi le erbe e i fiori della riva , lambisca le cime delle montagne che vi si riflettono . Fischia nel bosco un uccello , suona una zampogna in montagna , cantano i ranocchi negli stagni , e la corrente del fiume sembra che corra aerea sul mondo , carpisca questi rumori e li trascini nel suo gorgo come pagliuzze . Il collo dell ' animale si allunga , si allunga , diviene una china pericolosa , e l ' acqua intorno vi rumoreggia e si affolla invitando a scendere con le sue mille voci cattive . " Ferma ! " grida Serafino . Ma la signora ha allentate le briglie , a un tratto ha veduto intorno a sé il mondo girare , rovesciarsi sulla terra come imbuti le nuvole , lei essere scagliata nell ' acqua , come nella dimensione del cielo . La cavalla sembra , con l ' acqua alle ginocchia , un rottame di barca . Non succede nulla , nulla ! La signora Flavia si è fatta pallida , si è rovesciata all ' indietro . Serafino afferra le briglie , dà un grido alla cavalla che avanza tremando nell ' acqua , e sente ad ogni passo la certezza del fondo pietroso . Sembra che scivoli , e la corrente ora le gira intorno allegra e maligna . Invece ha raggiunto la riva , e freme per tutta la groppa mentre vi punta le zampe . D ' un salto Serafino è in terra , reggendo con le mani alte la dama svenuta , se la sente scivolare fra le braccia come un segreto , si accorge che stringe con la mano il seno di lei . Qui , alla piegatura del gomito , è un gran solletico . Ha paura di farle male , la vede afflosciarsi in terra come cosa morta . Stanno in una macchia d ' oleandri . Un ramo , soltanto a sfiorarla , le ha fatto arrossire la pelle sulla guancia . Distesa in terra , è come in una buca profonda : si vede il cielo e le nubi , si vede lontano il paese come se fosse diroccato e abbandonato . Sulla terra non c ' è più nessuno , nel cielo gli uccelli sembra debbano precipitare colpiti in volo . Il cavallo scalpita , poi si mette a cercare certi fiorellini azzurri che coglie coi grossi denti bianchi . Il fiume scorre calmo e placato , come se avesse scherzato , s ' insinua nella macchia e diviene lucido e segreto . Un insetto vi si è imbarcato su una pagliuzza e va lontano . Serafino chiama piano piano : " Signora , signora ! " Si mette a sedere ai suoi piedi come un cane , poi fa per toccarle una mano , fa per sbottonarle il corpetto . Tremando , riesce a sciogliere il primo bottone , ritrae le mani . " È tutto molle , molle , molle ! " pensa , all ' infinito . La chiama ancora con voce suadente come se avesse timore di destarla , e volesse assicurarsi davvero che non sente . Ella sospira , gonfia il petto col suo respiro , il suo soffio dipinge il cielo con una nuvoletta piccola piccola , le api le si addensano intorno con la loro musica . Una lucertola vibrante si agita fra l ' erba . INNOCENZA Verso primavera , Biasi , che lavorava alla strada provinciale , come manovale , andò a trovare sua madre . Era distante , ma contava di farcela in una giornata , a piedi . Invece , verso sera si trovò ancora al di qua delle montagne , sempre lungo il mare , tra le agavi e i pali del telegrafo che si confondevano . Allora su quella costa che vedeva distesa all ' infinito , si assegnò un punto dove fermarsi per la notte : le case sparse sul promontorio , sotto la lanterna del faro . Gli faceva piacere pensare che si sarebbe fermato là ; la lanterna già cominciava a tentennare tra accendersi e spegnersi , chiamando invano le navi che filavano illuminate al largo . Sotto la roccia del promontorio le case si acquattavano nella notte , e il bosco di aranci odorava a intermittenza . Quando Biasi vi arrivò , trovò che il droghiere teneva ancora aperto . A dormire sulla riva del mare faceva ancora freddo , e si vedevano le onde spalancate che minacciavano . Allora chiese al droghiere di permettergli che si sedesse . Gli accennarono , senza parole , di sì . Sedette , si appoggiò al banco , la testa gli si posò sulle braccia , si assopì . " Una candela . Un soldo di tabacco . Mezzo litro di vino . Una sigaretta . Chi è questo ? Un viandante . Il barone ha venduto l ' essenza a duecentocinquanta . Contate il resto " . Ecco le voci che Biasi sentiva nel sonno , e entrare e uscire , voci più gravi e femminili , e la vicinanza di qualcuno che tentava di ravvisarlo . Più tardi una voce gli disse all ' orecchio : " Si chiude ! " Si levò di scatto , vide una grossa farfalla che sbatteva dietro il banco , girando intorno al lumino acceso davanti all ' immagine d ' un santo , si trovò sulla strada stordito e intirizzito dal sonno . Il mare faceva un gran fracasso , e come se fosse incatenato , accanendosi contro la luna che lo faceva parere altissimo . Gli alberi si lasciavano incantare pallidi a quel 121rumore e chiarore . Sulla strada non c ' era nessuno . Sedette su un muricciolo davanti a una casipola , e vedeva in terra l ' ombra , netta come un ricamo , di un albero di gaggia che stava davanti alla porta . Ora la notte gli pareva una strana stagione d ' un sole senza più forza . Guardando meglio , si accorse che la porta della casipola era semiaperta e che qualcuno là dentro tossiva . Vi si accostò . Al suo scalpiccìo una voce disse : " Avanti ! " Egli diede una spinta alla porta ed entrò . Disse : " Buona sera . Veramente io non avevo bussato " . Sotto una lampada appesa al soffitto , una figura femminile stava seduta , avvolta in uno scialle che le copriva la testa , e lasciava intravedere soltanto due occhi neri e fissi , due occhi senza età , gli occhi delle donne del popolo . Egli disse subito il fatto suo : " Se mi lasciate dormire , magari in terra , e se permette il padrone . Io posso pagare . Sono in viaggio e vado a trovare mia madre . Sono un operaio " . La donna fece appena un cenno con la testa . Egli aggiunse : " Grazie , se è così mi metto a sedere " . I due occhi neri lo fissavano , e sembravano sorridere d ' un riso involontario . " Quanto è che vi devo ? " disse il giovane sedendosi , e faceva tintinnare i soldi in tasca . " Chiudete la porta " , disse la donna . " Chiudete col chiavistello " . Nell ' atto di levarsi per chiudere , ella poté misurarlo , agile , magro , con una testa ricciuta , un color vivo e bruciato in viso , dove la prima calugine della barba dava una sofferenza sproporzionata a quell ' età . Egli osservava in giro , guardava la coperta distesa a modo di tenda , e che copriva evidentemente un letto . Guardò interrogativamente la donna , e disse : " Allora siete sola ? " Ella accennò di sì ; il giovane rimase sovrappensiero : " Io sono un operaio " . Si mise a raccontare come lavoravano alla strada , e come avevano un caposquadra cattivo . A un certo punto non s ' intese più parlare . Si era addormentato penosamente , lottando per tenersi seduto . Poi si buttò istintivamente in terra come un animale ; l ' idea del cammino percorso gli era addosso , e lo affaticava ancora . Dormiva tenendo il viso contro il braccio piegato . La donna lo guardava e pensava al sonno pesante dei giovani , alle stanchezze felici e leggiere . Come se fosse lei a regalare quel riposo , pensava , e quasi diceva : " Dormi , dormi " . Il giovane , istintivamente teneva una mano nella tasca dei soldi . Si sentì bussare alla porta leggermente . La donna , in piedi sulla sedia , spense il lume , aspettò senza muoversi . Bussavano di nuovo , più forte , e una voce dietro la porta disse : " Apri , Vènera ! " Si sentiva anche il rumore d ' una comitiva , intorno , un suono di armonica subito soffocato , e risa trattenute . Uno si mise a cantare a squarciagola , accompagnato da un tamburello , mentre un altro dava calci alla porta a seconda del ritmo di quel canto . Quel canto diceva : " O fiore amaro , o pecora sperduta ! " Ridevano . Biasi sentiva tutto questo nel sonno , confusamente . Fuori della porta s ' inferocivano , mentre dalle case vicine , come da pollai , correva un lungo brontolare e tossire . " Apri , Vènera , altrimenti , guai a te " . La donna si mise a parlare dietro la porta : " Stasera non posso aprire , andate via , per carità tornate domani sera " . " Ora , ora ! " si misero a gridare . Ridevano , fischiavano , facevano schioccare baci . " Un momento , lasciatemi dire " replicava la donna . " Ho qui un cliente , quasi un ragazzo , che non sa niente . Siate buoni , lasciatemi stare , infelice ch ' io sono ; lasciate stare questa povera orfana " . Le risposero schiamazzando . " Non apro " , disse lei rabbiosamente . " Guai a te , Vènera " , le dicevano . Ma si dispersero . Soltanto uno tornò a supplicare , e chiamarla coi nomi più dolci , con una voce di ragazzo , e si mise a baciare la porta . " Ti brucerò la porta ! " minacciò alla fine . Ma poi non si sentì più nulla , e soltanto il respiro del mare che riempiva ormai la notte e passava sul mondo immerso nella luce fatata della luna . La mattina aveva un colore di festa . Il giovane vedeva la donna affaccendata davanti a un fornello , e questa volta aveva la testa avvolta in una pezzuola azzurra , annodata sotto il mento e il suo pallore diventava color grigio . Egli si trovava , non sapeva come , sul letto : la tenda era sollevata , il sole lucente aveva conficcate le sue lame negli interstizi e nelle fessure della porta e della finestra . Non si ricordava come era salito lassù , vestito com ' era . " E voi dove avete dormito ? " " C ' era posto anche per me " , rispose la donna . " Avete fatto tutto un sonno " ella aggiunse , " e dormivate come un bambino " . Un gatto si pose seduto sulla coda nel mezzo della stanza e lo guardava . Le pareti della stanza erano coperte qua e là da fogli di giornali illustrati ; una fotografia d ' uomo nel mezzo di un ventaglio formato da cartoline illustrate , sembrava trovarsi davanti a un tribunale e a una condanna . Il giovane vide , accanto a sé , l ' impronta di una testa sul cuscino , e sospettosamente , senza darlo a vedere , si frugò le tasche . Erano idee vaghe . Poi domandò : " Mi è sembrato che questa notte facessero chiasso " . " Già , suonavano e portavano serenate alle donne " . Ella gli porgeva il caffè in una tazzina dai fiori dorati , che evidentemente era usata di rado , e in qualche occasione . Sullo specchio opaco di quel liquido , come in un lago notturno , egli vide per un momento riflesso il suo occhio come un regno profondo . Poi cercava le scarpe . La donna gliele porse dopo averle lustrate con la cocca del grembiule , e questo atto gli ricordava sua madre . Quando si fu levato ella si mise a spazzolarlo . Egli sentiva andar su e giù quella spazzola , con un ' impressione d ' infanzia , e di quando in quando , tra un colpo e l ' altro , sentiva di urtare contro qualche cosa di morbido ; lei gli stava vicina a occhi bassi , battendo le ciglia per non esser guardata , mentre compiva diligentemente il suo lavoro . Di nuovo egli si mise la mano in tasca par darsi un contegno : " Come facciamo per questo alloggio ? " Ella rispose : " Volete sempre pagare . Niente , niente . Io sono sola e non ho bisogno di niente . È carità del prossimo " . Intanto aveva preso il pettine e gli ravviava dolcemente i capelli . Vedeva i riccioli stendersi e arrotolarsi di nuovo . " Avete l ' innamorata al paese ? " " No , non ne ho " . " Non avete una donna che amate ? " " Non ne ho . Ho da lavorare " , - - rispose serio e giudizioso . Rideva , poi , con due denti grossi come due mandorle . Ella era divenuta brusca , e col pettine gli tirava i capelli , da fargli male . Seguitava a servirlo , gli versò l ' acqua nel catino , e aspettava reggendogli l ' asciugatoio aperto fra le due mani . Egli disse asciugandosi : " Ora bisognerà che me ne vada " . " E avete da mangiare per la strada ? " " No , arrivo poco dopo mezzogiorno . Vi ringrazio . Voi siete proprio un angelo del Signore . Mi ricorderò di voi e vi verrò a trovare quando passo da queste parti " . Senza dir nulla , ella aveva aperto il fagotto del giovane , sciogliendo con le dita leste i nodi del fazzoletto , e toccava uno per uno gli oggetti avvolti là dentro , come per riordinarli . Poggiò poi una scaletta al muro , per raggiungere il soffitto dove due o tre reticelle appese chiudevano certe mele rosate . E stando lassù era divenuta loquace . " Ora vi do qualche cosa da masticare lungo il viaggio . Voi siete un ragazzo , si può dire , e i ragazzi hanno sempre bisogno di mangiare " . " Ragazzo " , fece egli punto sul vivo , " ragazzo non tanto . Ho diciotto anni , cosa credete ? " La vedeva di sotto in su , con le gonne raccolte fra le ginocchia , e il suo viso lo guardava dall ' alto , lontano come se si fosse involato . " Non tenete la scala " , ella disse arrossendo vergognosa che la guardasse così ; " scostatevi " . La scala tentennò a un suo movimento falso , ella fece un gesto di chi naufraga in aria , mentre i pomi cadevano in terra , riuscì appena ad aggrapparsi a un piuolo , e il giovane fece in tempo a raccoglierla fra le braccia . Si era slacciata la pezzuola turchina che le copriva la testa , venne fuori una chioma castana venata di biondo . Ella corse con le mani alle guance , se le copriva , e guardava fissa il giovane . " Vi siete fatta male ? " Lottando contro di lei le staccò le mani dalle guance , temendo che si fosse fatta male , e vide una cicatrice appena rimarginata , d ' una lunga ferita , di taglio che le sfregiava una guancia dall ' orecchio al mento , come accade di vedere tra le donne perdute , segnate così come da una condanna . Ella non accennava più a coprirsi , stava davanti a lui come una colpevole , e forse per darsi da fare , dopo un poco , riponeva ordinatamente nel fagotto le mele sparse per terra . Aveva finito . Egli le si accostò , le prese la testa fra le mani , la fissò , posò le labbra sulla cicatrice , la baciò forte come se chiamasse a testimoniare la luce del sole , e senza ripugnanza . " Siete buono " , mormorò la donna . Bussarono . Un giovane torvo e pallido , entrò . Aspettò che l ' ospite uscisse , lo squadrò mentre si allontanava , sbattè fragorosamente la porta . Il sole fuori era grandioso e il mare accecante . VOCESANA E PRIMANTE Vocesana e Primante erano nemici . Nel coro della chiesa , Vocesana era il tenore e Primante lo incalzava col controcanto . Le loro voci si levavano al Kyrie come colombe che prendono il volo nello stesso istante . Il canto di Vocesana toccava altezze vertiginose e pareva si dovesse spezzare contro le vetrate ; la voce di Primante si dibatteva sperduta e bassa . Abitavano due case vicine . Primante diceva le preghiere tutte le sere , a voce alta . Subito dopo si sentiva la sua voce iraconda per le stanze . Nei paesi i muri vedono e sentono . Vocesana era buon compagno , faceto , qualche volta caritatevole ; a lui piaceva solennizzare le feste : ammirava la terra e i suoi frutti , e quando ragionava del tempo , anziché riferirsi alle stagioni , prendeva per data le feste che nell ' anno sono varie e portano o maturano un frutto nuovo . Vocesana e Primante avevano pressappoco la stessa età . Avevano due figli maschi ognuno , e tutti e due pensavano di fare un prete del più grande , e del più piccolo un pastore che così non pesava e poi sarebbe stato beneficato dal fratello . Intanto i ragazzi crescevano . Ma mentre il figlio maggiore del Vocesana sembrava il figlio d ' un signore , con la pelle bianca e le vene azzurre alle tempie , come un predestinato , il figlio di Primante era bruno e ottuso . I due uomini frequentavano insieme un solo luogo : la chiesa . Là erano rivali . La loro contesa più aspra , quella che riassumeva tutte le altre contese , l ' avevano per Pasqua . Quando nella processione del Venerdì uno dei fedeli trascina la croce e un altro fa da sbirro , le lotte sono accanite . Tutti vorrebbero fare la parte del crocifero , col camice bianco e la stola , la corona di vitalba intrecciata di spine , che di quei giorni mettono le gemme lungo il livido tronco . Crocifero fu sempre Primante . L ' anno passato , poi , il vecchio parroco non vide la Pasqua . I fedeli , come disse un pastore , rimasero come capre senza campàno ; alcuni cessarono dalle devozioni perché il nuovo parroco era troppo giovane , sbrigava le cerimonie senza solennità , aveva una voce che non arrivava alla volta della chiesa , e pareva che il Cielo non lo udisse . I vecchi fedeli si diradavano , i giovani profittavano per prendere il loro posto nelle processioni , accanto al prete , a reggere i lembi del piviale . Accaddero cose mai viste . Nell ' ultimo Natale due zampognari vennero a lite , e il più vecchio , quello che aveva diritto di suonare a lato dell ' altar maggiore , ebbe l ' otre lacerata da un colpo di trincetto per mano del suo rivale . Vocesana e Primante apparvero nel coro soltanto per le feste solenni . Parvero più grigi del solito . Quando venne la Pasqua , la competizione risorse più accanita . I giovani si affollarono intorno alle cariche della Sacra Rappresentazione . Preparavano novità . Il figlio maggiore della Nidìaca che non lo vollero neppure per Giuda , si preparava a comparire in testa alla processione sotto una campana intrecciata di spine , lunga fino ai piedi . Tutti aspettavano di vederlo . ( In quella benedetta settimana che sulla terra non c ' è frutti , gli spini che circondano i campi verdeggiano , e non si scorge altro e sembra che non esista altro sulla terra ) . Vocesana e Primante tornarono alla lite del Crocifero e dello sbirro . Dopo una settimana di occhiate torve e d ' intrighi , si accordarono di affidarsi alla sorte . Uscì il nome di Vocesana . Era Giovedì . La sera , fino a notte , mentre i pastori alimentavano in piazza il fuoco di Caifasso , il paese risuonava di canti e di supplicazioni , e il canto di Vocesana era alto e acuto come il canto del gallo . La processione del Venerdì uscì dalla chiesa verso sera . Senza suono di campane , sparuta . Il sole era velato . Un po ' di vento sbatteva come vele le coperte che paravano i balconi . Uscì primo , reggendosi appena , l ' uomo con la cappa di spine fino ai piedi . Inciampò sulla scala . Una goccia di sangue gl ' imperlò il petto nudo . Appena fu sulla piazza , reggendosi a fatica , si aggiunse allo sbattimento delle coperte un gridio confuso di gente che chiedeva pietà ricordandosi dei suoi peccati . Parevano le voci sperse su una nave in pericolo . Dieci chierici uscirono reggendo il cero , piccoli , innocenti , coronati di vitalba fiorita . Il secco rumore del legno che sostituiva le campane legate crepitò sulla piazza . Apparve Vocesana vestito del camice bianco , con la stola rossa , curvo sotto il peso della croce . Essa recava tutti i simboli : il gallo vi cantava sulla sommità , le tenaglie e il martello , i chiodi e la lancia , e la spugna sulla canna s ' incrociavano come stemmi sacri . Vocesana appariva compunto e sofferente . La barba che non si era rasa da più giorni rendeva più scabro e più pallido del solito il suo volto su cui pendeva bianchissimo il sudario avvolto alle braccia della croce . I compagni della buonamorte che lo circondavano col cappuccio calato , parvero coperti d ' un casco d ' acciaio . La croce era pesante e si trascinava in terra lasciando un solco come un aratro senza governo . Primante apparve nel riquadro della porta a testa alta : brandiva una corda a doppio , tutta nodi . Sul primo scalino vibrò un colpo al Crocifero guardandosi intorno . Il corteo intonò il Miserere . Vocesana tentò di cantare , ma la voce , curvo com ' era , gli uscì soffocata e distante . Primante brandì la corda e gli vibrò due colpi sul fianco . Questo era il suo uffizio . Vocesana pensò che quel legno pesava . Al secondo colpo dello sbirro scivolò e cadde sui ginocchi . Tentando di risollevarsi urtò col capo contro il legno e una spina della corona gli si conficcò nella fronte . A stento e senza che nessuno lo sorreggesse , riuscì a rizzarsi in piedi , e traballando si raggiustò il peso sulla spalla , tra l ' omero e il collo . Levando il volto rigato di sudore che gli bruciava intorno agli occhi , guardò Primante , ma la figura di lui gli parve altissima , e i suoi occhi arrivarono a posarsi sulla mano che stringeva la corda , quella mano cosparsa di peli neri e folti come la zampa d ' un orso . Quella mano egli la conosceva . Aveva giocato , da ragazzo , con quella mano , e gli si ripresentava ancora come se la ricordava , con l ' anulare storto e il pollice corto . Primante non pareva badare a lui . La processione ebbe un attimo di sosta . Come tirando una corda cui fosse legata una bestia recalcitrante , Primante continuava a cantare , e giacché non gli bastava la voce , faceva risuonare il canto nel suo naso grosso . E col canto trascinava la processione e il Crocifero . Come se avesse letta questa parola su una casa abbandonata , che scorse levando gli occhi , Vocesana pensò alla vecchiaia . Aveva veduto sotto di sé il metro di terra su cui era caduto , coi sassi , i fuscelli , la sporcizia . La terra non l ' aveva veduta da vicino , col suo mondo e i suoi aspetti , da chissà quanti anni . Gli tornò alle narici l ' odor nuovo delle cose , com ' erano quando egli era ragazzo , e si ricordò che in quello stesso luogo dove aveva giocato tante volte , dove era caduto estenuato dai giochi , aveva veduta la terra allo stesso modo : un mondo microscopico dove i ciottoli buttavano l ' ombra d ' una montagna nana . E quello stesso luogo si ricordò spazzato dai balli del Maggio , quando tutti gli spiazzi del paese si macerano come i piedi delle ballerine . Levando gli occhi arsi vide intorno un nereggiare di popolo , e tra l ' afa della folla udì i canti e le grida , e ad ogni sferzata il rimbombo dei petti picchiati dalla pietà dei devoti . Ora stava presso la sua casa . Un pensiero comune e ridicolo , come un pensiero di ragazzo , gli traversò la mente : " Quest ' uomo picchia troppo forte " . Vide , e gli parve altissimo , il suo balcone parato con la coperta gialla che si era distesa sulle sue nozze , e una figura nera inginocchiata come un sacco rovesciato : sua moglie . Chissà dov ' erano i suoi ragazzi . I canti divennero altissimi , acuti , spaventevoli , come se si fossero aperte le porte del Purgatorio . Gli si annebbiarono gli occhi , e il sole parve precipitare spento nel mare . " Quest ' uomo picchia troppo forte " . La nausea lo assalì , un colpo sulla nuca lo gittò in terra . " Troppo forte , troppo forte " . Un solo pensiero gli rimase acceso nella mente , come la sola molecola viva di tutto il suo essere : sua moglie ancora inginocchiata come un sacco rovesciato . Buio . E in quel buio brancolava come in un mare , e brancolando non ritrovava né le braccia né le gambe . Pareva la coda mozza d ' una lucertola . Tutto il suo essere premeva verso quello spiraglio aperto nel suo pensiero : quella donna , barlume di luce nella tenebra . La tenebra si popolò di suoni ; dapprima i canti squillarono , poi divennero un rombo confuso , poi una successione di suoni sempre più acuti , come quando l ' organo cambia registro , e nella nota del fagotto il tremolo zampilla come una vena aperta con un colpo di spillo . La gente che lo attorniava gli parve che gli fosse addosso , diavoli d ' un regno visitato nei terrori dell ' infanzia . Quello spiraglio di luce si spense , ed egli non fu che una impressione , l ' impressione di agitarsi , più che con le membra , col pensiero in un mare denso e difficile . Parve che tutti fossero passati già su di lui . Sentì bruciare le gote e la bocca . Questo gli ridiede il senso di sé stesso . Pensò : " I miei denti " , e tentò di parlare , ma gli parve che gli avessero cancellata la bocca . Aprì gli occhi e rivide il metro di terra sotto di sé e adagiandovisi con tutto il corpo riprese il sentimento della sua vita . E in quell ' istante sentì sopra di sé la voce di Primante e la sferza che gli cadeva ancora sul viso . Riuscì a risollevarsi in piedi . La terra intorno a lui traballava convulsa . Il Crocifero si lanciò sullo sbirro . Sacrilegio inaudito . Primante si rovesciò su se stesso . Fu un gridare , un disperdersi , un battere di porte . Vocesana era rimasto sulla piazza solo . Da una finestra all ' altra si gridava . La sua casa gli parve deserta , e sul pianerottolo della scala esterna una donna chiamava , e avendo i capelli sciolti . Come se si fosse denudato , Vocesana ricompose il camice con una meticolosità assurda . Richiuse attonito il coltello . Non sapeva dove metterlo . Lo posò in terra come se lo avesse raccattato là . I monti intorno erano squallidi e deserti ; gli alberi parevano correre . La sera veloce cadeva . " Scappa , scappa ! " gridavano . All ' alba , fra due carabinieri , Vocesana ricomparve in paese . Tutta la terra era verde . Si stavano per sciogliere le campane , e la Ma donna vestita di nero correva pei campi esultanti , correva come un angelo e come l ' ombra d ' una nube in cerca del figlio risorto . Vocesana , coperto di lividure , sanguinante , legato , s ' imbatté nella Madonna vagante , ed ella non lo conosceva . TEMPORALE D ' AUTUNNO Si sentiva la pioggia risalire frettolosamente i fianchi della montagna , col suo rapido passo su per le foglie dei boschi . I viaggiatori , tirando e spingendo le cavalcature , guardavano la cima ancora sgombra e limpida . Ma intorno gli alberi si agitavano , tremavano le foglie , col fruscio d ' una folla aspettante . Scoccò un fulmine e frantumò il sole incerto in un pulviscolo luminoso . Dietro a questo splendettero le felci verdissime , i tronchi grigi e rossastri di certi alberi , e gli abeti diventavano chiari e gemmanti come alberi di palcoscenico . Si vedeva , dal fondo delle valli , la gente che si affrettava per i fianchi del monte , e i musi delle bestie nere tesi dietro una cavezza invisibile . Ma poi il sole si velò , la montagna si mise a vociare , mentre da ogni piega si buttava giù fragoroso un rivo d ' acqua torbida . L ' acqua si mise a scrosciare interminabile , frustata dai fulmini , ne era piena ogni accidenza della terra . La nuvola larga calata sulla montagna la stacciava furiosamente all ' ingiro , si allungava a sorvegliare il torrente che andava verso il mare , preso da una fretta disperata . Le prospettive false create dai baleni e dagli strappi improvvisi delle nubi simulavano regni lontani e profondi . I viandanti che dovevano risalire il versante , e che erano molti perché tornavano da una festa , non si videro più . Per fortuna ci sono le caverne e i ripari dei pastori erranti in montagna . Un viaggiatore che tirava nella tempesta una mula , apparve su un poggiolo del monte , in un fumoso splendore d ' incendio . Legò a un albero la bestia che si mise a odorare il cielo col muso a imbuto , compagno delle proboscidi lunghe delle nubi su lei . L ' uomo si cacciò in una capanna carponi . Ora sentiva la pioggia sullo strame del ricovero come se si fosse chetata , e anzi con un sentimento di piacevole monotonia . Chiuse la porta di assi imbottite di felci , ma in quel momento scorse nel fondo scuro una forma umana . " Che bella avventura , eh ? " Gracile gli rispose una voce di donna : " Eh già ! " Un vago profumo si sentì nella capanna . " Come ? Come ? Vi siete trovata sola in montagna , con questo tempo ? " " Non sono sola . Sono scappati gli animali che ci portavano me e mio padre ; ora li cercano , ma non so se ritroveranno questo punto o se abbiano riparato altrove . Quando piove non si capisce più niente in montagna " . Ella balbettava queste parole , accovacciata nel fondo , e si sentiva che era assalita da lunghi brividi . L ' uomo si tolse il mantello e gliel ' offrì . La donna tese una mano , lo prese , se lo accomodò addosso . L ' uomo si tirò su i risvolti della giacca . " Speriamo che non duri molto . Del resto è un temporale d ' autunno . Sono due anni che fa così dopo la festa . L ' anno passato ci perse la vita una donna con le sue creature " . " Poveretta ! " Si sentiva ora ostinarsi la pioggia e mutar suono poiché picchiava sul terreno divenuto molle ; così il mondo sembrava essersi rattrappito , e null ' altro che una pozza d ' acqua . Si allontanarono di gran carriera i tuoni e i lampi , come arrugginiti dall ' umidore . La donna guardava coi suoi occhi febbrili fuori del mantello . Calò la sera in un rapido spegnersi , venne la notte . Erano stati zitti , col pensiero teso al rumore dell ' acqua , poi questo fu un ritmo uguale e perpetuo ; allora poterono parlare . Ma quando l ' uomo disse : " Ci toccherà passare la notte qui dentro " , batteva i denti pel freddo . " E quella povera bestia là fuori ! " aggiunse . Le parole gli si allungavano fra i denti , e come una ruota in movimento non riusciva a fermarle . Allora la donna osservò dall ' angolo buio e caldo in cui stava : " Mi dispiace che abbiate a soffrire per me senza mantello " . Pareva che volesse dire di più , ma tacque . Nel buio egli la vedeva come un chiaro alone che immaginava caldo . Poi non vide più nulla , chiuse gli occhi , gli sembrò di galleggiare su un fiume , batteva i denti in un sonno pesante da cui non riusciva a destarsi malgrado ogni sforzo . Poi gli pareva di aggirarsi in una prigione oscura ; gli buttavano secchi d ' acqua sulle gambe ; intorno a lui ridevano , vedeva , da una finestra , danzare e suonare gente , perché , si trovava di nuovo nella festa . Riusciva a evadere dalla prigione , si ritrovava nella chiesa , il caldo della folla lo confortava , sentiva , un odore d ' incenso , stava bene . Questa impressione lo sciolse dal torpore come il gelo al fuoco . Riuscì ad aprire gli occhi , e allora capì che veramente stava caldo ; si trovò coperto da un lembo del mantello , si ricordò , della donna , allungò la mano e sentì un braccio di lei . Gli parve che ella facesse uno sforzo per non ritrarsi , e fingesse di dormire ; si scaldò come a un fuoco solare nella piega del suo braccio , nell ' incontro fra braccio e seno . Si ritrasse . Era cessata la pioggia , si era scatenato da tutti gli antri della montagna il vento , e pareva che i massi e le rocce , che hanno atteggiamenti umani , si lamentassero in coro nella notte in cui si credevano soli . L ' uomo domandò , come si fa coi dormienti , che sembra di interrogarli per carpir loro un segreto : " Dormite ? " Ella rispose di no . " Di dove siete ? " Ella disse il nome d ' un paese . " Anch ' io sono di là . Allora vi devo conoscere ; come vi chiamate ? " " Immacolata " . " Quale Immacolata ? " Ella scandì : " Immacolata Strano " . " Ah ! siete voi ! Io vi ho veduta quando eravate piccola , e poi soltanto intravista . Neanche questa notte vi vedo . Lo sapete che siamo nemici con la vostra famiglia ? Io sono Filippo Ligo " . La donna taceva . " Sono vent ' anni che le nostre famiglie non si parlano . Da quando noi eravamo ragazzi . Che brutta cosa , fra gente dello stesso paese , e quasi parenti , essere nemici così . Non è vero ? " " Io che ne so ? Io sono una donna " . " Ho sentito parlare molto di voi " . " Dove sarà andato mio padre ? " " Con questo vento è impossibile camminare " . " Avete per caso paura di me ? " " Io non ho paura di nessuno " . " Quando si è nemici " aggiunse l ' uomo " si pensa spesso al nemico . Non è vero ? Uno immagina quello che c ' è fra le mura proibite , come un altro mondo " . L ' uomo si ricordava ora di averla toccata , di averne sentito il tepore , con un ' impressione che gli durava come una risonanza . " Siete stata molto gentile , a coprirmi con un lembo del mantello . Credo che sarei morto di freddo . Forse ho dormito per molto tempo . Vi ringrazio " . Ella gli porse il mantello senza replicare . L ' uomo lo sentì fra le mani come una cosa viva ; caldo ancora di lei , d ' un tepore di sonno ; voleva rifiutarlo ma vi si avvolgeva intanto , fino a che gli riuscì di strapparselo di dosso rabbrividendo come uscito da un tiepido bagno . " Fate questo perché siamo nemici ? Tenetelo voi " . Senza volerlo sentì la sua scarpetta fra le mani . Era come se l ' attesa di qualche cosa lo sconvolgesse , e i suoi pensieri si buttavano verso di lei come i fiumi che corrono fatalmente verso il mare " Eppure " aggiunse " quante cose strane capitano al mondo ! " Gli pareva di soffocare , e improvvisamente , come un malato che sente di che ha bisogno per guarire . Batteva dentro di lui il sangue con un ritmo di martello sull ' incudine , e faceva un rumore assordante . Ora sentiva la notte come un profondo ribollire di elementi . Disse : " Ho fatto male a toccarvi , ma non volevo " . La donna si era chiusa in un silenzio di agguato . Come per tranquillarsi , l ' uomo cercò impaziente i fiammiferi , provò ad accenderne uno , bagnati com ' erano . Finalmente vi riuscì . Mentre aveva parlato , gli era parso che la sua voce fosse caduta nella voragine della notte , e non che con qualcuno parlasse , ma con un ' apparizione ; ora , al lume di quel fiammifero , vide gli occhi di lei cupi e gravi , ed ebbe l ' idea irragionevole che quella tenesse un pugnale sotto il giubbetto . Vederla in faccia lo calmò . Il vento cadeva come una vela floscia ; pensarono tutti e due : " Fra poco spunta l ' alba " . Quando ella carponi spalancò la porta , il mondo comparve in un colore cinereo , fra la disperazione degli alberi protesi verso oriente , in attesa della nuova luce . Le stelle ardevano ancora come le ultime braci d ' un fuoco . La donna si preparava a uscire , ma l ' uomo supplicava : " Non andate via . Aspettate ancora " . Ella sedette sulla soglia a torcersi le trecce umide e a riavvolgersele intorno alla testa . L ' uomo , accanto a lei fece : "Sentite..." e si trovarono vicini , si videro negli occhi , non si videro più , si baciavano lentamente col rumore della pioggia che sgronda dai tetti dopo il temporale . Ma per poco che si guardarono , si ritrovarono occhi disperati . Ella cominciò a dare pugni e graffi , l ' uomo rideva stupidamente . La vide correre all ' impazzata con le trecce sulle spalle , fermarsi su un ripiano del monte , alta contro il cielo , e guardarlo . Poi ridiscendeva lentamente : " Ma che devo fare ? Ma che devo fare ? Lasciatemi andar via " . Era divenuta umile e sottomessa . Ora si trovavano legati insieme da un laccio invisibile , volevano fuggirsi e si avvicinavano , eccoli uno accanto all ' altra uguali di statura , ridotti alla più elementare espressione del mondo : un uomo e una donna , e nient ' altro : uno attento all ' altro come se si fossero rubata reciprocamente qualche cosa . Ella disse rabbrividendo : " Se ci vede mio padre ... " Egli aprì le mani : " Vuoi andar via ? Sei ancora in tempo . Va ' " . Ma ella non fuggiva . " È destino " . Si torceva le mani : " Dove andiamo ? " " Sali " egli disse porgendole il braccio per aiutarla a saltargli in grembo , mentre stava a cavalcioni sulla mula . L ' animale risaliva faticosamente la montagna . Il sole lanciò un raggio caldo come un buon liquore . Le loro ombre larghe e rosee si ritagliavano nel colore dell ' alba , viaggiavano stampate sul terreno : sembrava che l ' avesse rubata ; l ' ambio della cavalcatura era monotono come una culla . " Tienti forte e non guardare perché ora si rasenta il precipizio " . Difatti esso si aprì col colore dei dirupi , e il ruscello che correva col suo trito chioccolare nel fondo . Egli , tenendola stretta , giocava con le dita sulla cintura di lei . " Dove andiamo ? Non andremo al paese , certo " . " No , cercheremo un posto lontano " . Non pensavano che si potevano lasciare . Sembrava che qualcuno alle loro spalle li scacciasse da un regno felice , incontro a un dolore sconosciuto , ma che finalmente questa era la felicità . Come per darle valore , ella osservò : " Se mio padre ci trova , ci ammazza " . CATA DORME A diciotto anni , con un mio compagno , per ragioni diverse , decidemmo di evadere dalla città dove ci avevano mandato a studiare , io perché troppo povero , lui perché di famiglia agiata , trovava meno comoda la città che il nostro borgo dove aveva servi e poderi . Scomparire dalla pensione , prendere un biglietto di terza classe , partire con lo stupore di trovare i treni alta stazione , quasi che ci fosse proibito durante l ' anno e ci fosse permesso salire soltanto a esami finiti , fu una cosa pazza più forte di noi . Infilammo a piedi poi la nostra strada , come un pensiero consueto , sentimmo la voce del fiume improvvisa e assidua fra i canneti . Sull ' albero abbattuto a guisa di ponte lo traversammo , ci ritrovammo in prossimità dei giardini , e ci venne l ' idea di cacciarci in uno di essi e di staccare qualche arancio dagli alberi . Stavano , questi , carichi e gonfi nella luce della lana , e quando li staccammo erano come vivi , impressione non provata da un pezzo . Sbucciandoli per istrada ci dicevamo : " Perbacco , queste sono le arance buone e non quelle che ci davano alla pensione " . " Ma insomma , che cosa diremo a chi ci vede tornare ora ? " " Io " , rispose il mio compagno , " dirò che non voglio stare in città perché si sta male , e si mangia male " . " Ma io non posso dire lo stesso perché non sono ricco " , replicai pensieroso . " Posso dire piuttosto che non posso più starci perché mi fa male , perché mi duole la testa , perché a questa vita dei libri non ci sono nato . Perché voglio fare il contadino e la terra mi piace di più " . Ci eravamo dette queste cose un centinaio di volte , e ce le ripetevamo per farci coraggio . Ma a mano a mano che rivedevo gli aspetti noti della mia terra mi mancava l ' animo e facevo uno sforzo a proseguire . A un certo punto suggerii : " Del resto potremmo fare una cosa : rimanere un poco per le campagne , andare a visitare i pastori , vedere gente nei giardini e negli orti , vivere di qua e di là , forse troveremo la fortuna . O magari , dopo esserci svagati , tornare in città " . " Io non voglio più tornare indietro " , disse il mio compagno ostinatamente . Erravamo di qua e di là , proprio come chi non vuole arrivare mai . Dagli orti i contadini si erano ritirati nelle loro case dell ' abitato e non c ' era anima viva intorno . Soltanto un gufo scandiva nell ' aria notturna le sue risposte a qualche interrogatore . Avevamo risalito il poggio , e il paese ci si parò davanti divenuto color d ' argento nella luce lunare . Siccome avevamo gli occhi esercitati , distinguemmo una casa di più , due case , e le nostre case e le nostre finestre , dove ci pareva distinguere l ' ombra della mamma , di quando ci salutava alla nostra partenza . Ecco dunque che ci veniva in mente la mamma . Forse pensavamo la stessa cosa perché andavamo mogi come cani picchiati . Ci sedemmo su un sasso come per riordinare i nostri pensieri . " La questione , è che mio padre mi picchierà . Io con lui non ci posso restare . Mi picchierà tutti i giorni . Se torno a casa così si metterà a ricordarmelo tutti i giorni mentre mangio , e la roba mi va di traverso . Poi mi picchia con tutte e due le mani , e io mi butto in terra sulle mani e sui piedi come un cane . Poi mi picchia con la cinghia di cuoio e mi fa molto male " . Già mi ero spaventato , e non sarei andato più avanti , se non fosse stato per seguire il mio compagno , secondo la parola data . " E poi , aggiunsi " , mia madre non mi difende più come una volta . " Prima mi difendeva sempre , ma ora è anche lei un poco invecchiata , e dà ragione sempre a mio padre , mentre prima non gliela dava mai . Devi figurarti che una volta mio padre mi ha sputato in faccia " . Ancora feci l ' atto di asciugarmi . Avevamo ripreso il cammino . Traversammo un campo verde , di un verde aereo , e io dissi teneramente : " Lo vedi il lino ? " Si vedevano i fiori azzurri , come grigi nella notte . Era il mese di marzo , chiaro e duro come il vetro . " Guido " , mi disse il mio compagno , " tu non hai coraggio " . " Io dico una cosa " , suggerii dopo un poco : " facciamo una sosta in casa della Cata e là decidiamo quello che si ha da fare . Te la ricordi la Cata ? " " Se me la ricordo ! " disse il mio compagno messo di buon umore . " Io credevo che tu non ci avessi mai fatto caso a lei " . " Chi non è stato innamorato della Cata ? " disse tranquillamente e naturalmente il mio compagno . " Tutti , credo , quelli della nostra età , e non soltanto quelli . C ' è chi ci è morto o è andato in carcere per lei . È la più bella donna di qui . E poi non invecchia mai . Io me la ricordo sempre allo stesso modo , con la stessa faccia . È piccola , è giovane , è lucente come una statuina di porcellana " . Da ragazzo io cercavo di sorprenderla sempre e di farle paura , e certe volte le cascavo davanti quando meno se l ' aspettava , saltando giù da un albero , sbucando da una fratta , e le gridavo : " Oh , Cata ! " . Ella rideva ; una volta riuscì ad acchiapparmi e mi baciò . Mi baciò sulla bocca . Io non aspettai neppure che si voltasse perché mi asciugai subito le labbra , anzi me le asciugai anche di dentro , come fosse una cosa disgustosa . Ella si mise a ridere come chi vede un infante assaporare un frutto nuovo per la prima volta , che non sa se gli piace . Mi ricordai poi sempre di questo fatto , quel bacio poi me lo sognai la notte . Uno deve saperle , certe cose , e allora io non sapevo niente . " Una buona idea . Se la Cata ci lascia stare con lei , e ci nasconde per qualche giorno . Si diffonde la voce che siamo scomparsi dalla città , ci cercheranno , e poi noi salteremo fuori e nessuno ci picchierà . Purché la Cata ci lasci " . Con questa donna in mezzo , tutto ci sembrava più facile ; noi saremmo vissuti nella casa al limitare del bosco per qualche giorno , e la nostra avventura prendeva subitamente un ' altra piega impensata . Io domandai : " Ci restiamo tutti e due ? " Il mio compagno rimase un poco sovrappensiero . Un piccolo pensiero che non ci dicevamo , che non riuscivamo neppure a formulare , si frappose in mezzo a noi . Io aggiunsi arrossendo : " Ma forse la Cata riderà di noi perché siamo ancora ragazzi . Gente forte e cattiva ci vuole per lei " . " O perché mai ? " Un cane si mise a uggiolare insistente , ci venne incontro , ci girava intorno . " Qui è la Cata " , dissi io . Mi misi a tossire perché mi batteva forte il cuore . Traversammo il campo seminato badando di non pestare il grano che nella luce lunare era come un ' acqua verde , arrivammo davanti alla sua porta . Era socchiusa , e ci parve naturale , come avevamo spesso pensato nelle nostre fantasticherie intorno a lei . L ' aprimmo con una spinta . La stanza era immersa nella penombra . Un lume ardeva posato in terra , accanto allo stipite della porta , e ne sottolineava gl ' interstizi . Sembrava che non vi fosse nessuno , e per un poco rimanemmo a guardare quello che era nel raggio del lume ; una grossa farfalla picchiava forte contro il soffitto . Fummo stupiti di notare , nella penombra , gli stessi oggetti che sono in tutte le case delle donne del popolo : un arcolaio con una matassa di lana viola , altre matasse di lana tinte da poco e stese ad asciugare , e , disposti lungo la parete , i mazzi gialli del granoturco . L ' orcio di creta , panciuto , mi parve avesse all ' imboccatura una traccia dorata , quella delle sue labbra che vi avevano tante volte bevuto . L ' ombra formava a un certo punto come una barriera , ed era un altro mondo in cui era audace guardare . Qua era un letto grande , disteso pazientemente , e su di esso una forma di donna , come un cammeo su una materia scabrosa , posava prona sul ventre , non del tutto spogliata , come se fosse caduta addormentata mentre si preparava ad andare a letto , in uno di quei colpi di sonno dell ' infanzia . Ci accorgemmo che camminavamo in punta di piedi , e ci soffiammo sorridendo : " Dorme " . Le nostre ombre proiettate dal lume basso si stamparono sulla parete , la luce arrivava al letto di striscio , con una diffusa trasparenza , come di un ' acqua luminosa , e quella parte nella stanza aveva una luce di acquario . Cata dormiva bocconi , con la fronte poggiata a un braccio , che era riuscita ad adattarsi mentre le prendeva il sonno , e con l ' altro braccio sulla schiena , legato al polso ancora un indumento , che evidentemente si stava togliendo , e che ora le faceva da velo . Era ancora con un piede nudo sul pavimento , di traverso sul letto . Ella occupava uno spazio grandissimo nella notte e nella nostra fantasia : volgendoci un poco a guardarci intorno , tutte le cose ci parevano nobilitate , artificiali quasi , simboli della vita di tutti i giorni ; i lini e le stoffe azzurre e rosa erano disposti ai suoi piedi come colori , e fuor di essi si svolgeva il lusso delle sue membra d ' avorio Noi eravamo abituati a considerare la sua bellezza come un viso perfetto su un informe di panni comuni , e ora ci pareva di sorprendere una nobiltà nascosta e vergognosa , nella finezza della linea delle sue spalle , nella posa del braccio , nel lusso dei fianchi . L ' ombra bruna della nuca , fra i capelli che vi si addensavano era la macchia del sole e degli inverni , e degli sguardi degli uomini . Il suo corpo disteso , il silenzio , la notte , la terra senza sospetto nel primo fermento della primavera , erano strani complici , ed ella somigliava nella sua architettura ai prati e ai monti distesi all ' infinito . Istintivamente chiudemmo la porta , e mormorammo quasi per non destarla : " Cata " . Ella avrebbe sollevato il viso , e coi suoi occhi simili a scarabei mi avrebbe guardato ridendo e dicendomi : " Oh , Giulio , come sei cresciuto ! " Mi avvicinavo in punta di piedi , ripetevo il suo nome presso la conchiglia piccola della sua orecchia . Le dissi , come per coprire uno spazio musicale : " Sei stanca ? " Il mio compagno guardava cupidamente , staccò qualche passo ; ma prima che egli si accostasse io mi chinai sul collo della dormiente . Vidi il mio compagno arretrare ; con un movimento istintivo mi portai la mano alle labbra : mi accorsi allora che la donna giaceva su un rivo di sangue , come se lo ascoltasse spicciare lento fuori del suo petto . La luna al tramonto ci accolse sulla strada in un crepuscolo di morte del mondo . Corremmo verso il fiume , io mi lavai le mani e il viso . " È scomparso ? " domandavo al mio compagno che mi scrutava . Non facemmo una parola di Cata , neppure per domandarci chi poteva averla uccisa . Ci pareva che fosse finita coi sogni della nostra infanzia , e che nel borgo natio , dopo la sua scomparsa , non fosse rimasto più nulla di bello . Più tardi , finita la notte , svegliandoci in una capanna : " Peccato " diceva il mio compagno , " peccato ! " " Che cosa ? " " Non aver conosciuto la Cata . Era bellissima " . Riprendemmo la strada dirigendoci verso i paesi della marina . VENTIQUATTR ' ORE Intorno alla città non crescevano l ' erbe che sono tanto buone per chi le ha mangiate da ragazzo ; per esempio il cardo selvatico dal sapore dolceamaro e fibroso ; era tutta un ' erba setolosa , ingiallita ancora dal gelo invernale a ciuffi radi . I tre amici si ricordavano di queste erbe , e non soltanto per averle mangiate da ragazzi , ma per averle trovate anche da soldati , nei riposi delle lunghe marce , in campagna . Tutto era cambiato in terra straniera . La terra intorno alla città bassa in pianura era sconvolta come in prossimità d ' una guerra , e le poche piante che qualcuno vi aveva messo , si vedeva , nei rettangoli di terra smossa , erano gelate e ridotte come vecchie cartacce . Erano tre compagni che andavano a cercar mondo , non sapevano perché : a un certo punto della loro vita si erano trovati su strade che non avevano mai immaginato in paesi non loro , e vi si aggiravano come in un labirinto . Nessuno di loro , credo , era nato per stare lontano dalla sua terra , e tutti e tre si volevano far coraggio ; ma tutti e tre avevano una ragione segreta che non si raccontavano . La ragione generica era quella di cercar fortuna : ma alle origini ve ne doveva essere una assai più profonda , che essi non si dicevano , ma che intuivano , perché a queste cose pensavano continuamente , ed era impossibile che stando insieme non lasciassero trapelare nulla . Di tutto , infatti , parlavano , meno che delle ragioni del loro vagabondare , quando , bene o male , al loro paese , bastava poco per vivere . I loro discorsi erano mal legati uno all ' altro : discorrevano , ma senza mai rispondersi , seguendo ognuno le sue idee , dicendo ognuno quello che gli cuoceva dentro . Abbastanza forte , quadrato , pallido e grigio il più grande di loro , il Ferro , non parlava che di donne . Le scovava dappertutto , le notava lui per primo , e i due compagni non facevano in tempo a posar gli occhi dove lui posava i suoi , ché altre egli ne suscitava soltanto a guardare . L ' altro , il Borriello invece , un giovane magro e scarno , pensava sempre a quello che avrebbe mangiato più volentieri , e descriveva qualche piatto del suo paese con compiacimento . Aveva le labbra molto rosse , il riso bianco , e il viso giovane segnato di molte rughe , specialmente attorno alla bocca . In mezzo a loro , più piccolo di statura , con le mani in tasca , col passo di chi ha camminato troppo nella sua vita , Mandorla , non diceva che rare parole . Ora l ' uno ora l ' altro degli amici gli metteva la mano sul braccio , e camminava un poco al passo con lui . Sebbene il più insignificante della compagnia , il Mandorla rappresentava un oggetto di disputa , perché come accade , ognuno dei due lo voleva amico per sé ; aveva gli occhi sempre un po ' gonfi e rossi : le lagrime gli venivano e gli tornavano indietro come al Borriello la saliva . Il suo pensiero fisso per quanto lo nascondesse , era sempre quello della moglie . " Capisci " , diceva , " che una donna , quando ti tradisce , tu te ne accorgi anche se nessuno ti ha detto nulla . Te ne accorgi da certe cose , per esempio ... " Gli altri due si guardavano malignamente di sopra la sua testa china . Poi uno , con una voce curiosa ma trattenuta , domandava " Per esempio ? " " Ti bacia in un altro modo , e si sente che c ' è qualche cosa di nuovo . Ella gioca come se tu non dovessi capire , e tu hai capito , invece ! E intanto non sai che cosa fare ; che cosa vuoi fare ? La vuoi uccidere ? " " Naturalmente . Ucciderla " . " Ma se l ' hai amata , come la uccidi ? Non ti riesce . Ti dici sempre : e questo domani non viene mai . E poi , io non potrei , perché , penserei sempre di averla uccisa . Tu l ' ammazzi , li stesa , e domandi qualche cosa e non ti può più rispondere . È impossibile " . Ora non poteva più parlare , e guardava in alto , come i bambini quando piangono , e per distrarli si dice loro di guardare l ' uccellino che vola . La città cominciava bassa e sterile , con le sue piazzette , le sue case modeste , i tranvai che vi sbucavano all ' improvviso come se vi arrivassero la prima volta , festosamente . Crepitavano i vetri illuminati delle fabbriche . Stranamente gli edifici enormi sembravano sprofondare in un umo antico , obliquandosi un poco . Gli autobus irrompevano con le loro forme nuove , verniciati di fresco , come se avessero sbagliata la strada , raccattando i passeggeri frettolosi per puro caso . Il Borriello si fermava a leggere , sulla soglia dei ristoranti , la carta delle pietanze . Il Ferro profitta va per dare un ' occhiata , attraverso i vetri , alle donne intente alle faccende , o a quelle che si affacciavano dall ' alto , al terzo e al quarto piano , a scuotere gli strofinacci , mentre il Mandorla , a capo chino , ripeteva : " Sbrighiamoci , sbrighiamoci , che stiamo a fare qui ? " " E che andiamo a fare in un altro posto ? Noi non abbiamo da far nulla né qui né più lontano " . Il Borriello si passava una mano sul labbro inferiore , come se avesse dimenticato qualche cosa nel fondo della memoria , poi si volgeva per domandare : " Ti piacciono i fegatini ? " Tutti e tre riprendevano la strada senza più parole ; solo il Ferro , davanti a una donna piuttosto piena , che passava con la rete della spesa , ripeteva : " Ecco una donna che farebbe per me " . Le strade , dopo il primo affollamento mattutino , diventavano improvvisamente deserte . I fischi delle sirene si destavano di botto , sotto i ponti di ferro delle metropolitane scoppi improvvisi facevano volgere il capo ai passanti e ponevano un punto fermo al movimento che poi riprendeva fluido e felice come dopo un pericolo . La città pareva assestarsi , e intonare i suoi rumori dopo la pausa del sonno : scoppi , scampanellate , fischi , urli di trombe , si rispondevano prima che il rombo della vita piena li riunisse in un solo accordo . Gli uomini guardavano inferociti dall ' alto delle vetture , tesi a quei rumori come cavalli alle frustate . Il Borriello si fermò davanti a un cartellone esposto nella vetrina di un venditore di tabacchi : " Quanto mi è antipatico questo tale . Non lo posso sopportare " . Era l ' immagine di un uomo che fumava con compiacimento un grossissimo sigaro : i baffi bene arricciati , i capelli biondi spartiti sulla fronte , e un vago sorriso di delizia : era l ' immagine di tutti gli uomini della città ridotti a una sola apparenza . Improvvisamente , passato un ponte di ferro su cui un treno fissava l ' immagine infantile d ' una partenza , la città si raccoglieva in un quartiere desolato . All ' asfalto lucido succedeva un acciottolato sconnesso , e i lampioni miseri del gaz ricordavano le notti paurose . Cominciò a soffiare un vento gelido mentre nubi grigie e ovattate si accumulavano pel cielo , e il sole le traversava da un punto all ' altro dell ' orizzonte , rapido , pareva , come una bomba . " E adesso ? " Adesso tornava alla mente di tutti e tre un proposito fatto qualche tempo prima , mai messo in esecuzione , e che li riprendeva tutte le volte che si ritrovavano insieme , e in una condizione come quella . Un uomo tardo e pensieroso , con una borsa sotto il braccio , li rasentò senza far caso a loro : portava larghi pantaloni a scacchi bianchi e neri , un tubino sulla testa che si ampliava sul collo e sulla nuca ; le scarpe grosse avevano una rappezzatura evidente , tutte e due dalla parte piena di ciascun piede . I tre amici si guardarono sorridendo vagamente , come se fossero delusi . " Io dico che certe volte sono proprio queste le persone che hanno i denari . Lo sai come fa la gente in questo paese , che quando va a lavorare non bada come è vestita " , diceva il Borriello . Il Ferro rispose con disprezzo : " Se noialtri aspettiamo che passi di qui la gente ricca , ci staremo un bel pezzo . Chi volete che passi da queste parti ? Bisogna andare dove sta la gente " . " Che ne sai , tu ? Invece io dico che proprio qui c ' è da fare , invece . E poi , perché devi andare a cercare i gran signori ? Quelli vanno in automobile , e acchiappali . Anche per fare queste cose ci vogliono dei denari , potersi presentare , potersi aggirare fra la gente . Chi vuoi invece che dia un soldo di credito a quello là ? " Il Borriello indicava il Mandorla il quale si volse appena con uno sguardo rassegnato , come dire che lo sapeva di essere oggetto di scherno , ma che anche lui aveva il cuore di un uomo . Ma poi non si tenne e disse : " Tu te la prendi con me perché sei un povero imbecille . In generale diventi insolente quando hai mangiato e sei a pancia piena . Invece , oggi ... " Il Borriello arrossì e si grattava la guancia come se avesse ricevuto uno schiaffo . " Eccone una " , disse il Ferro . Una donna veniva avanti , con una grossa borsa in mano , alta e rossa in faccia ; ciocche di capelli grigi le uscivano di sotto il cappello . Quando fu davanti a loro si fermò come presa da un ' idea , aprì la borsa , trasse un piccolo involto che si mise a scartare diligentemente , ne cavò delicatamente un panino e si mise a morderlo , guardandolo di quando in quando come se avesse paura di avergli fatto male . " Stiamo bene , ragazzi , questo è un quartiere di straccioni " . Il Borriello era divenuto improvvisamente triste e muto . Il Mandorla mormorò : " Ma se non lo abbiamo fatto mai di ... perché dobbiamo farlo adesso ? Aspettiamo fino a che non abbiamo trovato lavoro . Tanto non è mestiere nostro , questo " . Ma il Borriello volse di botto il capo verso i suoi compagni , tese il dito , e storcendo la bocca in segno d ' intesa annunziava che c ' era qualche cosa di nuovo . Un prete , abbastanza grave e solenne , di quelli che s ' incontrano nei paesi cattolici , sbucava fra un arco e l ' altro del ponte , reggendosi con la mano destra la sottana , sul ginocchio destro , con un gesto evidentemente abituale . Il suo abito nero di lustrino aveva dei riflessi d ' acciaio che in quella sudiceria di fumo e di polvere , pareva candore addirittura . Ma quello che dava un improvviso senso di lusso alla sua apparizione , erano i fiocchi di seta pavonazza che gli pendevano dal cappello , e , magnifica , come una nota d ' organo in una chiesa deserta , una croce d ' oro gli pendeva sul petto , legata a una catenella anch ' essa d ' oro , che gli scendeva di sugli omeri . " Caspita , un vescovo ! Ragazzi , è quello che ci voleva " . E il Ferro si parò davanti a tutti con la sua persona massiccia . Il prete , come se non guardassero lui , camminava assorto e dritto per la sua strada , e li avrebbe rasentati . Il Ferro mise la mano in tasca come se vi nascondesse un ' arma , e non si scosse a un ' occhiata che il prete gli diede di tralice , probabilmente senza vederlo . Ma in quella che il Ferro allungava un braccio , il Mandorla glielo afferrò gridando : " Fermo , fermo ! " Il prete sorpreso si fermò e guardò or l ' uno or l ' altro dei tre compagni ; il Ferro allungò una gomitata al Mandorla e si accostava al prete che lo guardò con gli occhi di chi capisce di correre un pericolo . Il Mandorla , che era caduto in terra , si mise a gridare come un forsennato : " Non lo toccare perché quello è uno del mio paese . Quello lo conosco , mi conosce , è monsignor Fratta " . Poi , sollevandosi , si mise a dire : " Scusate tanto , monsignore mio , se vi abbiamo fatto paura . Mi riconoscete ? Che state a fare da queste parti ? Guarda un po ' dove ci si ritrova . Vi ricordate di me ? " Il sacerdote mise avanti la mano aperta , con quel gesto familiare con cui i preti accolgono e tengono a distanza le persone , dicendo : " Tu sei ... " " Il Mandorla , sissignore ; come ve ne ricordate ! Come va al paese ? E mia moglie , l ' avete veduta ? Questo è un monsignore del mio paese . Questo lo proteggo io , e non si tocca . I paesani non si toccano . Non è mica un estraneo , lui . Lui è dei nostri . Dateci una benedizione per noialtri tre , monsignore caro , una benedizione per noialtri soli , e che la Madonna bella ci protegga " . Il prete , come davanti a una pratica solita , alzò il palmo della mano per benedirli . Il Mandorla gli volle assolutamente baciare l ' anello , e risentì quella mano morbida che una volta , alla cresima gli aveva sfiorate le guance . Gli altri due stavano ad ascoltare , con le mani nelle tasche , scambiandosi sguardi di delusione , ma alla fine si levarono la berretta e , sorpresi del loro stesso atto , si misero imbarazzati a grattarsi il ciuffo . " Figlioli " , disse il prete con l ' aria più candida del mondo , " figlioli miei , se avete bisogno di qualche cosa io sono qui . Intanto rimarrete a colazione con me oggi , in un luogo dove troverete molta gente delle nostre parti " . " Questi " , disse il Mandorla accennando ai due compagni , " non sono del nostro paese , ma di un paese vicino . Abbiamo fatto amicizia , ed eccoli qui . Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo incontrati in questo modo e da queste parti ? Perché noialtri , siamo qui a cercar lavoro , e non altro . Noialtri volevamo scherzare , questa mattina ; noialtri abbiamo un mestiere , e che il Signore ci aiuti . E voi , monsignore , come mai da queste parti ? " Il prete levò gli occhi al cielo : " Stiamo rifabbricando il Santuario della nostra Madonna , e io sono qui a vedere la gente a lei devota , che è tutta quella della nostra regione , se dà qualche cosa per i lavori , perché abbiamo anche in mente di costruire un asilo per i figlioli degli emigranti . Sono venuto , ho parlato , e parlerò . La Madonna gradisce anche quel poco che le possono dare i più poveri . E poi , per un ' opera come quella dell ' asilo ! Chi non vuol bene ai suoi figli ? " " E in questo quartiere ? Ma questo è il quartiere dei più poveri " . " Profitto per por tare le notizie dei loro cari a quelli della diocesi " . Avevano varcato il ponte e si trovavano in un quartiere squallido dove pareva che l ' inverno finisse più tardi che negli altri luoghi della città . Il Ferro , indicando su un marciapiede uno di quei disegni fatti col gesso su cui i ragazzi giocano saltando su un solo piede , disse : " Ecco il segno che è arrivata la primavera . I ragazzi cominciano a giocare per le strade " . Donne , affacciate alle finestre , avevano facce che pareva di aver conosciuto , perché il Borriello disse : " Sembra di stare al paese " . Poi , in un andito scuro il prete spinse una porta , vi lasciò passare i tre amici ed entrò stringendosi il cappello sul petto . Era uno stanzone sordo , rettangolare , che in fondo si allargava a forma d ' imbuto e prendeva luce da un cortile . Alcune tavole allineate e apparecchiate aspettavano i clienti , e su tutto si spandeva la luce e l ' odore discreto delle ore che precedono i pasti , quando un lieve brontolio di attesa fa la cucina attraverso la porta socchiusa . Un pavimento di legno verniciato compattamente di marrone , al muro un orologio che pareva storto , uno specchio per lungo nel fondo , e al cordone della lampada che pendeva nel mezzo , attorcigliato un lungo nastro bianco rosso e verde , di cui si pensava molto tardi che significasse una bandiera . A poco a poco , come se sorgessero da terra , alcuni uomini occuparono i tavolini , e un cameriere vi si aggirò , che era l ' immagine di due civiltà : sorrideva con una bocca anglosassone rilevata da due denti d ' oro , e guardava con due occhi da italiano . Fu il prete che si levò nel bel mezzo di quella folla intenta a mangiare senza quasi parole , e disse : " Figlioli miei , io vengo dai vostri paesi . C ' è nessuno qui che appartenga alla diocesi di ... ? " Si levarono di scatto una ventina di persone . " Al nostro paese " , aggiunse il prete , " il raccolto promette bene e le vigne pure . Pare che sia un ' annata straordinaria . Aspettano le notizie degli emigranti e vi pensano sempre . Noialtri preghiamo sempre per voi , che torniate sani e salvi e ricchi . Quest ' anno abbiamo avuta la festa del Santo patrono , il glorioso San Luca , che è riuscita più bella che negli altri anni . Abbiamo chiamata la banda provinciale a suonare in piazza , e abbiamo fatto i fuochi artificiali del maestro Carbone . Lo conoscete il maestro Carbone , quello che gli manca un braccio ? Figuratevi che ha fatto in cielo un disegno di fuoco che rappresentava il vapore che vi deve portare tutti al paese . Abbiamo avuto molti voti , e abbiamo veduto appesi fra le dita del Santo , con nastrini di tutti i colori , alcuni biglietti di banca americani , doni vostri , figlioli miei , e io sono qui per ringraziarvi " . Fu un sommovimento , un urlìo , una confusione che copri le parole del prete . Molti avevano lasciati i loro tavoli e si erano accostati per sentirlo meglio , mentre altri , che non erano della regione , rimanevano a guardarlo con la forchetta a mezz ' aria o chinavano il capo pensierosi . Fu un coro di domande e di esclamazioni cui il prete rispondeva attentamente , anzi alla fine tirò fuori una carta , e chiamando uno per uno quegli uomini , diceva : " Tua moglie sta bene . Il tuo ragazzo ha già messo l ' abito da pastore . Tuo padre , coi soldi che hai mandati , ha buttate le fondamenta della casa " . Con le stesse parole rassicurava ognuno , e ciascuno intendeva in quelle parole qualche cosa di diverso , per sé solo . Una porta nel fondo si aprì nel mezzo di questi discorsi , e apparve una donna la quale mosse appena un passo per appoggiarsi alla parete , con le mani dietro la schiena . Improvviso silenzio piombò sull ' adunata . Quelli che erano rimasti ai loro posti si curvarono sul piatto , mangiando affrettatamente , altri nascondeva il volto dietro la mano sinistra ; quelli che si erano accostati al prete si fecero più piccoli , e chi poté raggiunse la sedia libera che si trovò più vicina . Il prete stesso rimase col braccio a mezz ' aria , in un gesto appena abbozzato , corrugò le sopracciglia , puntò gli occhi verso la parete dove campeggiava il volto pallido della donna , in una strana aureola di buio , e disse : " Chi è ? " Non c ' era dubbio che tutto quel trambusto era accaduto per quella donna , la quale fissava gli occhi limpidi su tutta quella folla insieme e pareva guardare da tutte le parti . I tre amici che accompagnavano il prete erano rimasti in piedi accanto a lui , e soltanto quando qualcuno li tirò per la falda della giacca sedettero . " Ma insomma , che accade ? " disse la voce del Ferro . Il cameriere si accostò alla donna e le disse qualche cosa cui ella ubbidì , perché sedette a un tavolo con la testa fra le mani senza più guardare nessuno . Una ciocca di capelli nerissima le traversava la mano piccola e bruna su cui poggiava il capo . L ' assemblea riprese coraggio , ma i discorsi erano sommessi , con un brusio e un chiacchierio discreto in cui si indovinavano mille : chi è , e che cosa è successo . Il prete stesso sedette , come scampato a un pericolo di cui non si era reso conto , e gli fu spiegato di che cosa si trattava . Questa donna , venuta da un paese della Calabria , raminga dietro un suo amore , aveva rivelato una qualità che di sorpresa le tornava in alcuni periodi della sua vita , dicevano ad ogni mutamento di stagione : in tali momenti era presa dai brividi , si sconvolgeva tutta , si copriva di sudor diaccio , si morsicava le mani , i capelli le si levavano sul capo dritti come serpi , i suoi occhi divenivano di vetro ; indicava un uomo in mezzo alla folla , e diceva : " Quello ! " Che cosa accadeva ? La prima volta che fece questa designazione , al suo paese , dopo la fuga del suo amante , l ' uomo che ella aveva indicato morì entro le ventiquattr ' ore . Da allora , lo stesso fatto ebbe a ripetersi alcune volte , ma le dicerie degli uomini aumentavano inverosimilmente il numero di questi avvenimenti . Ella poi , abbandonata da tutti , naturalmente , aveva errato in diverse contrade , cacciata di paese in paese , e in ultimo si decise a passare il mare , per venire dove il suo amante aveva trovato rifugio . Il suo arrivo era stato segnalato nelle lettere di tutti gli emigranti , e dal paese partirono le più paurose raccomandazioni di guardarsi da lei . Ma nessuno aveva il coraggio di cacciarla quando si presentava in qualche luogo , temendo per se stesso , quasi che ella potesse disporre del destino , e come preferiva i luoghi frequentati da persone della sua stessa terra , vi appariva come un castigo , come la grandine nelle campagne e le folgori nei boschi . Era bellissima , di struttura perfetta , dalle spalle ben larghe alle braccia lunghe , al piede sottile e forte . La testa piccola , dal profilo diritto , inverosimilmente piccola e giusta su un corpo tanto complesso , era tutta fissata negli occhi grigi , che le lunghe ciglia circondavano d ' un ' ombra come d ' un velo , fra cui lo smalto bianco dell ' occhio balenava duro e sibillino . La pupilla sembrava staccarsi e roteare come un astro , e i capelli bui e compatti facevano risaltare la pelle dorata della fronte e del viso . Quando il prete ebbe sentite le cose che si dicevano di costei , e ad ogni frase la guardava come per accertarsi che fosse lei , fino a che non guardò più , si batté la mano sulla fronte esclamando : " Ma sì , me la ricordo , la conosco fin da piccola , quando veniva alla dottrina " . Anche gli altri tre amici la sapevano per fama , e si guardarono fra di loro come dire : " In che bel mondo siamo capitati " . Ma il cameriere che su un cenno del prete portò loro una pietanza , li distrasse , ed essi si misero a divorare a gara , tra occhiate di soddisfazione e di timore . Era chiaro che tutti si affrettavano a terminare il pasto senza volersene dar l ' aria , presi alle spalle da un nemico minaccioso , e di fronte il cibo che è così buono a chi ne ha poco . Brevi ondeggiamenti rispondevano ai più piccoli moti di quella donna , mentre verso la porta i tavoli si sgomberavano . Qualcuno che entrava in quel momento , inconscio del pericolo , si guardava attorno ed era guardato , come un attore distratto che nel colmo di un dramma traversi il palcoscenico credendo di aggirarsi ancora fra le quinte . La donna si volse a un tratto , forse richiamata dal silenzio improvviso che si era fatto , si fissò sul gruppo del prete e dei tre amici , disse qualche cosa in un linguaggio che parve a tutti una misteriosa accozzaglia di sillabe , puntò il dito . Il prete e i tre compagni , come colpiti da una fucilata a tradimento , portarono la mano al petto . " A chi ha detto ? " domandò qualcuno . Questa domanda parve tranquillare il prete e i suoi amici . La donna invece si stava accostando con lo sguardo fisso , la mano levata , e un vago sorriso che le storceva l ' angolo della bocca . Come se una bomba fosse scoppiata nel mezzo dell ' adunata , la sala si sgomberò mezza . Uno , tirando per un lembo della veste la donna , le domandò : " A chi avete detto ? " Ma non ebbe risposta . Nella confusione , il gruppo dei tre compagni col prete scomparve , la sala si vuotò in un baleno , si sentì il ticchettio dell ' orologio come se i fosse destato e cercasse di coprire con la sua voce quella solitudine e quel silenzio . La donna si passò la mano sulla fronte e tornò al suo tavolino , intenta a finire la sua pietanza . La luce della finestra la investì a un certo punto del suo tragitto , ed ella apparve enorme , con la sua ombra nera che toccava il soffitto ; la luce sottolineava i solchi che si era fatti con le unghie sulla guancia , paralleli come un tatuaggio . Nella strada la compagnia si disperse ; ma più in là , sull ' altro marciapiede , si formò un gruppo di curiosi intorno al prete e ai tre compagni . Molti passanti credettero trattarsi di persone che avessero rischiato di essere travolti da un automobile . Essi infatti avevano tirati fuori i fazzoletti , e asciugandosi il freddo sudore che li imperlava , pareva che nascondessero una macchia di sangue . Un uomo piccolo e gramo , con due sopracciglia nere e forti intorno agli occhietti socchiusi , domandò : " A chi ha detto di voialtri tre ? " Il Ferro si volse inviperito : " A chi vuoi che abbia detto ? La vuoi smettere , uccello di malaugurio ? La vuoi finire ? Vuoi che ti prenda a pugni ? " Lo aveva preso per i risvolti della giacca e lo scuoteva come un sacco vuoto . L ' altro non opponeva resistenza , solo si tirava un poco indietro , come per toccarlo il meno possibile ; poi , quando il Ferro lo lasciò , l ' omino si rassettò , si allontanò con un vago sorriso canzonatorio che era la sua vendetta . Il Ferro lo seguì con gli occhi fino a che non lo vide svoltare strada , e intanto brontolava che quello non era modo , che la gente a sentir parlare di disgrazie era presa da una curiosità ignobile , che insomma tutti andassero via , via , che li lasciassero soli , al loro destino , via , via , via ! Il gruppo dei curiosi si diradò , qualcuno con le mani nelle tasche rimase per un poco a osservare i quattro condannati dall ' altra parte del marciapiede , e riprese la sua strada soltanto dietro una minaccia del Ferro . Anche il prete scuoteva le mani a destra e a sinistra come per domandare che cosa volessero da lui . " È l ' una " , disse poi il prete guardando l ' orologio . Quando furono soli si guardarono . Il Mandorla era il solo che stava quieto , come se non fosse accaduto nulla , almeno all ' aspetto . Stava col naso fra i risvolti della giacca che si era tirata sul collo , contro il freddo che lo aveva preso più crudo e improvviso , e non fiatava innocente e tranquillo , avvezzo ai colpi della fortuna . Ognuno guardava il vicino come per leggergli in faccia che lui era il predestinato , e fproprio questi sguardi che seminarono in ognuno l ' incertezza e la diffidenza sul destino : si sentivano legati tutti e tre , ormai , fino a che il temuto avvenimento si compisse , e di quando in quando con un ' occhiata si convincevano di essere ciascuno al suo posto , ciascuno ancora in piedi , ciascuno che resisteva allo sforzo , come se la vita la tenessero fortemente in una lotta suprema , e chi avesse avuto meno muscoli avrebbe ceduto ; anche i colpettini di tosse del Mandorla dovevano essere mezzi per sentirsi vivo ; di quando in quando il prete soffiava più forte il suo respiro , come provando la macchina ancora efficiente dei suoi polmoni . Volsero or l ' uno or l ' altro gli occhi al cielo , dove le nuvole si sfrangiavano sotto un vento alto , fredde alla superficie e plumbee , luminose e calde come una coltre agli orli e di sotto . Il sole obliquamente illuminava i palazzi che fiancheggiavano la strada , ne faceva risaltare gli ornamenti , ne traeva i colori fuori dell ' umidità invernale , colori pallidi , cilestrino , verdino , giallino . C ' erano dunque ancora tante belle cose nel mondo ? Gli stessi colori sembrava loro di non averli mai veduti , e si accorgevano del mondo come di una cosa che si stesse inventando sotto i loro occhi . La stessa città , che in fondo era straniera a loro , si legava ai ricordi della loro infanzia e delle terre che amavano , attraverso i colori e la luce , come i temi fondamentali della vita . Si accorsero che gli alberi del viale , da freddi e stecchiti che li avevano veduti nell ' inverno , in quel giorno si ammorbidivano , le foglioline in cima ai rami non pungevano più il cielo che si svelava grande e sereno , fuor delle nubi che sgomberavano , sotto la spinta degli alberi sublimi . Un desiderio pazzo di movimento li aveva presi , e un autobus traballante li raccolse dal marciapiede . In faccia ad ognuno di quelli che stavano loro vicini si studiavano di leggere il destino , e nella testa di uno di loro sorse il pensiero : " Tutti questi non saranno , e l ' umanità non è altro che un carico di materia che viaggia vertiginosamente fino a che non si scarica in qualche luogo . E dov ' è questo luogo ? " Chi pensava così , forse tutti e tre , cercava dove fosse questo luogo , e si ricordava di averne veduto uno , rasentandolo con la ferrovia cittadina , in uno spazio soverchiato dalle case , con la trincea nera della ferrovia da una parte , dall ' altra le strade e le case , e dall ' alto delle finestre doveva apparire come una cava di lastre di pietra . Il muro di cinta con qualche croce spiccava nel cielo rosso di quella sera , e vi si sentiva il ricordo della campagna . " Là mi piacerebbe di stare , perché mi ricorda qualche cosa del mio paese . Ma forse non c ' è più posto " . L ' autobus li sbatteva uno contro l ' altro , ed essi non si volevano toccare . Si lasciavano invece , due di loro , spingere contro una donna , a sentire quella carne viva , quel senso di fragilità e di immortalità che è nelle donne assistite dalla gioventù . Tra il rombo del motore greve e nauseabondo , tutto il rumore della strada si frantumava come di tavole sbattute disordinatamente tra loro , o come un lontano applauso . Le fermate si inseguivano e si succedevano l ' una all ' altra , gente saliva e scendeva ; e il pensiero vano che accompagna chi sta nelle città , " forse non rivedrò più mai questa persona che mi sta accanto " , questo pensiero aveva ora per loro un senso di vero . Finì il viaggio , si aprì la campagna davanti a loro . Su un albero stecchito un uccello si mise a cantare piano piano , smise , come se sapesse di avere sbagliato ora e stagione . Il sole aveva scaldato lievemente la terra . Non si erano rivolta la parola fino a quell ' istante . " Non si sta bene , qui " , cominciò il Mandorla . " Guarda che campagna ! " Non era difatti una bella campagna . Quattro o cinque abeti magri erano raggruppati attorno a uno stagno , ed era quello il solo accidente della pianura che si stendeva a perdita d ' occhio , di un verde bruno uniforme . La città imminente volgeva alla pianura i suoi muri senza finestre . Più vicino , intorno a loro , un muretto crollato , una siepe di filo di ferro , una vecchia traccia d ' aiuola , con vecchie piante morte su cui aveva battuto il sole e poi il gelo , faceva un singolare giardino di fiori secchi , lontano nel tempo . " Da noialtri non è così la campagna . La primavera arriva dappertutto , da noialtri , e perfino i muriccioli mettono quel poco di musco che li adorna . C ' è un buon odore libero che viene dal mare . Si ha sete d ' acqua . L ' acqua spunta ai piedi dei monti e fa un rumore nuovo , specialmente se alla vena ci metti una foglia lunga per farla scorrere bene " . Lontano , sull ' orizzonte , una forma nera si mosse , rompendo l ' ombre dense che vi accumulava la sera in viaggio . " Che cosa è quello laggiù ? " Era , una immensa croce che si agitava sulla linea fra terra e cielo , roteando su sé stessa , ma rimanendo sempre allo stesso punto , e sul cielo e sulla pianura non v ' era altro : la stettero a guardare un pezzo , come saliva e declinava , ora dritta ora obliqua , disposti alle apparizioni meravigliose , fino a che il Ferro esclamò : " Ma se è un mulino ! " Un mulino . Tutti si misero a ridere , forte , dandosi dei colpi sulle spalle e sulle braccia . " Un mulino ! Guarda che razza di mulini ! E chi sa che cosa mi pareva ! " Ma il Mandorla era divenuto triste e assorto , e senza che nessuno sapesse come , aveva gli occhi gonfi di lagrime . " Via , via ! Questo non lo devi fare . Che cosa ti prende ora ? " " Io non avevo mai pensato da ragazzo , che nessuno mi volesse bene . Tu da ragazzo non pensavi che un giorno avresti trovato chi ti avrebbe amato molto ? Io non ho fatto male a nessuno , io sono innocente . Quasi mi dispiace di non aver fatto male , e di essere , ora , come un bambino . C ' è chi nasce così , che non può fare il male e non riceve il bene . Io ho sbagliata tutta la mia vita , e se mi dovessi confessare non saprei che cosa dire . Quando sono lontano da un luogo , so che cosa vi avrei potuto fare ; quando ci sto , non so più , e vorrei tornare là di dove sono partito . Io certe volte penso alle persone che ho incontrato nella mia vita . C ' era una ragazza che forse mi avrebbe voluto bene , ma io non sapevo che cosa dirle . Che cosa credi che fosse questa ragazza ? Io non mi ricordo più se fosse piccola o grande . e vorrei tornare indietro per vederla com ' era . Mi ricordo soltanto come mi guardava . Quando siamo sul posto , non sappiamo mai come sono le cose , e poi da lontano ce ne facciamo un ' idea tutta diversa . Come è la mia casa ? Io me la ricordo grande , e quando ci vado la trovo piccola . Anche mia moglie in casa mi sembra grande e quando la vedo per la strada la trovo piccola . E la strada dove giocavo ? Quando sono in un posto mi dico che me ne voglio ricordare e cerco di mettermi bene nella memoria come stanno le cose . Poi tutto è diverso nel ricordo . Mi sembra di aver sempre sognato . Certe volte mi domando se sono proprio io che vivo di qua e di là , che ieri ero in un posto e oggi in un altro . Certe mattine quando ho dormito poco , mi sembra di essermi lasciato a casa . Non vi succede anche a voi ? E intanto uno cammina , fa qualche cosa , e magari non sa se è sveglio o se è morto " . " Smettila , smettila ! " gridarono a una voce il Borriello e il Ferro cui questa parola era nella mente ma pronunziarla era stato come metterla loro davanti agli occhi . Ecco che intorno a questa parola i loro pensieri ondeggiavano pericolosamente , da un momento all ' altro perdevano l ' equilibrio . " Non vi succede a voialtri " , aggiunse il Mandorla " non vi succede , pensando a qualche cosa della vostra vita , che vi si intromettono persone che non ci hanno niente che fare ? A me in questo momento mi viene in testa uno che gli bruciarono la mula , al mio paese , per dispetto . Gliela bruciarono dando fuoco alla stalla , e lui poveraccio le voleva più bene che a sua moglie . Io lo vedo che passa davanti ai miei occhi , col suo passo incerto e incespicante di uomo che cammina troppo , e mi ricordo , curioso , la sua faccia come la vidi in diversi periodi della sua vita , me lo ricordo distintamente , perché gli vidi cambiare età , proprio cambiare età . Non è vero che è difficile notare questa cosa nelle persone che si vedono tutti i giorni ? Io mi domando se vale la pena di girare tanto , quando poi quello che vediamo è sempre la stessa cosa , quello che vedemmo nell ' infanzia . Io ho veduto come è fatto l ' elefante ; eppure quello che mi ricordo sempre sono le lucertole al sole d ' estate , quando si incantano su una pietra che brucia , e qui sotto la bocca , sul collo biancastro , batte loro qualche cosa come una vena . Io ho traversato il mare e ho vedute tante cose ; eppure mi ricordo precisamente soltanto l ' orto che facevamo da ragazzi , presso il ruscello , e l ' ombra che una piantina di cece appena nata faceva quando vi batteva il sole . Mai cipresso ha fatta tanta ombra come quella , nel mio ricordo " . " Io invece " , disse il Borriello , " mi ricordo soltanto delle donne . Le mani delle donne , per esempio , io me le ricordo una per una distintamente , più della loro fisionomia : quelle un poco fredde e inerti delle troppo giovani , e quelle vive delle donne fatte . Certe volte , quando mi sveglio , mi ricordo improvvisamente di tutte le donne che ho conosciuto ; mi si affacciano alla mente una per una , ognuna col suo nome , con la sua faccia , un poco più pallida , forse , del solito . Mi pare che mi dicano : Ecco siamo qui , quelle di cui non ti sei accorto mai , quella che poteva esser tua . Io sento un amore infinito per le donne , e soltanto quando sto con loro sono interamente vivo . Se ci pensate , è una cosa straordinaria , abbracciare un essere come noi , che ha la bocca e le mani , e intanto è del tutto diverso . Ci sono le donne che noi non avremo mai , quelle che appartengono a un ' altra razza , pare . Quelle alte , per me sono un mistero . Esse lo sanno che io sono d ' un ' altra razza e non mi guardano neppure . Se io ne conoscessi una di queste mi sembrerebbe di entrare in un altro mondo . Quelle alte hanno le gambe che non finiscono mai e sono lunghe come sospiri . Sembrano malate di vertigine . Parlo sul serio . Perché ridete ? Poi ci sono quelle con cui ci s ' intende subito , e vediamo che ce le portano via da tutte le parti , e se le portano via i treni e i tranvai sotto i nostri occhi , e noi vorremmo correr dietro a loro come ragazzi che chiedono l ' elemosina . Certe volte basta niente per entrare nella loro confidenza , e ci sentiamo quasi parenti . Quando un uomo dice una frase un po ' forte , che le allontana e le fa più piccole , si umiliano e diventano sottomesse . Allora mi piacciono e allora vorrei carezzarle . Da principio con le donne si fa a chi è più forte , e una donna non si fida se non sente che siamo noi i più forti . Le donne sono sempre infelici , credo , perché manca sempre a loro qualche cosa . In questi giorni , quando cominciò la primavera , tante donne camminavano per le strade della città come stordite . Credo che bastasse passare il braccio sotto il braccio delle ragazze per portarsele via . Era scirocco , e tutti parevano impazziti " . Discorsi come questi , se non proprio così , facevano nell ' ombra della sera gli amici , e il prete rideva di tratto in tratto e scrollava la testa . Il Ferro interruppe : " Che discorsi stupidi ! Comincia a far freddo e bisognerebbe muoversi . Noialtri non abbiamo denari , e ci penserà monsignore . Per questa sera ... " Il prete che se ne stava pensieroso da una parte con le mani distese sulle ginocchia , disse vagamente di sì . Si scosse anche lui quando gli altri si mossero , e di nuovo le strade li presero nel loro andirivieni . Si erano accesi i lumi e la sera vi contrastava debolmente . La notte poi , fra il cumulo delle case e degli uomini , nacque come dovesse esser perpetua . Non si erano accorti d ' essere male in arnese per il luogo in cui entravano , i tre compagni , col fazzoletto colorato intorno al collo ; sebbene la presenza del prete , con la croce un poco storta sul petto , desse alla comitiva un ' aria di fedeli parrocchiani scortati dal parroco . Essi entrarono risolutamente , e soltanto quando furono nel mezzo della sala si accorsero di avere sbagliato luogo , dalle luci impetuose che lo illuminavano , tra cui distinsero , come in un pulviscolo , alcune donne sedute in abiti da sera accanto ai loro uomini seri e neri . Presero posto subito a una tavola presso la porta , un poco abbagliati sotto gli sguardi dei più vicini che si scambiavano occhiate vaghe e interrogative . Con un aria esigente , un uomo sbarbato accuratamente e l ' abito a coda , si presentò al loro tavolo , e soltanto quando il prete ebbe ordinato : " Una bottiglia di vino " , abbozzò un inchino . I tre compagni parevano rimettersi da un gran freddo , e si ricomponevano senza riuscire a prendere un atteggiamento . Il prete batteva lievemente le dita sulla tavola volgendo gli occhi indifferenti in giro . " E mangiare , niente ? " disse il Borriello . " Potrebbe toccare a me di morire , e meglio sarebbe a pancia piena " . Si era azzardato a formulare questo pensiero ora che stava al caldo , che c ' era una bella luce , che si vedeva uomini e donne discorrere senza pensieri , e la vita pareva riprendere . Il Mandorla disse : " Abbiamo fatto molto bene a venire qua . Ci si sente meglio " . Fu portato da mangiare , e il Borriello ai primi bocconi disse : " Dite quel che volete , ma la vita è bella " . Pareva che quella sera e quelle ore non dovessero mai finire , e forse nessuno di loro si ricordava in quel momento di quanto era accaduto , né di quello che aspettavano , come se tutto fosse un ' illusione . Il prete disse a un certo momento , sovrappensiero : " Sia fatta la volontà di Dio " . Ma poi furono di quell ' umore dei ragazzi che hanno marinata la scuola , quando il pensiero di un castigo possibile , e la gioia di sentirsi liberi , li tengono in una piacevole ansia . Quel luogo , che in un ' altra occasione non avrebbero varcato , o che se avessero varcato avrebbero subito lasciato , non li metteva menomamente in soggezione , anzi li divertiva , ed essi guardavano quel mondo intorno con occhi disinteressati quasi non avessero nulla da perdere al confronto . Il prete , preso da una fretta inconsulta , disse : " Domattina devo andare a dir messa " , e guardò l ' orologio . " Sono appena le undici , c ' è tempo . Fino all ' alba abbiamo sette ore " . " Sette ore " , ripeté qualcuno , e quelle ore parvero lunghe e piccole nello stesso tempo . Il prete mostrava agli occhi di tutti e tre l ' orologio dove la lancetta piccola superava i minuti che le si frapponevano e su cui pareva dovesse storcersi e fermarsi . Il direttore del luogo si presentò nuovamente e con un sorriso convenzionale disse : " Domandano se qualcuno di loro sa cantare " . Un uomo si era messo davanti al pianoforte in fondo alla sala , e cercava con le dita i primi accordi sulla tastiera . Accorgendosi che il pianoforte rispondeva ancora , si volgeva Intorno quasi per chiedere aiuto . " Perché ? " domandò il prete . " Perché questi signori devono essere italiani , e qualcuno domanda se sanno cantare " . Fu il Mandorla che , col coraggio dei timidi , si levò e disse tranquillamente : " Io " . Aggiunse : " Io avevo una bella voce di contralto quando ero più giovane , e adesso vorrei provare " . Traversò la fila dei tavolini , raggiunse il pianoforte , e i suoi compagni lo videro lontano nel fondo , la sua ombra riflessa nel lucido legno nero : pareva che lo vedessero la prima volta , e così , da lontano , sentirono che in fondo gli volevano bene . " Povero Mandorla ! " disse il Borriello . " Perché : povero Mandorla ? " " È il più debole di tutti e il più triste . Che gli resta da fare ? " Una voce dal fondo si levò in quel momento , dietro gli accordi del pianoforte : il Mandorla cantava nascondendosi il volto ; la voce usciva battendo contro la cassa armonica dello strumento , era una voce appannata dapprima , come d ' uno che cantasse nel ricordo , o con una coltre sulla bocca a mano a mano divenne più chiara , gli spazi fra una frase e l ' altra si fecero meno stanchi , e la canzone , una vecchia canzone italiana , si levava intorpidita con le sue gale , i suoi sboffi di seta , il suo corpetto alto , le sue piume di struzzo . Il Mandorla conquistava lentamente i toni più alti come in una pericolosa ascensione , e fu appunto a una delle note più acute che passò un brivido sull ' uditorio , e lo stesso cantore , angosciato , non riusciva a rattenere le lagrime che gli scivolavano fra le dita come i grani di una collana di cui si sia rotto il filo . Da un tavolino , un uomo si levò traballante , pur senza lasciarsi cadere il monocolo dal cavo dell ' occhio e si mise a gridare : " Italia ! Italia ! Napoli ! Capri ! Firenze ! " . Non sapeva dir altro , ma avanzò verso il gruppo del prete con una bottiglia di vino spumante in mano e ne riempì i bicchieri dei tre amici del Mandorla . Una donna , nel fondo , rossa in viso e con gli occhi lucidi , agitava le mani dicendo qualche cosa d ' incomprensibile : poi coi uno scatto raggiunse una sedia presso il pianoforte e si mise ad ascoltare puntando gli occhi febbricitanti sul cantore . Il quale appariva pallido , di un pallore di perla , e trasfigurato . Il Borriello e il Ferro , che avevano vuotato di colpo i loro bicchieri , si accostarono anche loro al compagno e la voce del Mandorla si spartì come un ruscello che si perde qua e là in diversi rami , con rumori diversi , d ' argento , metallici e cupi : la voce del Ferro bassa e ronzante le volò intorno come un moscone , quella acuta del Borriello , sguaiata d ' una sguaiataggine popolare , acuta e sgangherata , ridicola e patetica , volò alta . Fu un coro mai sentito , con le picchiettature e gli strilli selvaggi che improvvisamente venivano alla memoria dei cantori dal loro paese , con le variazioni delle voci di testa e nasali , con gli oh oh oh ! e gli uh uh uh ! gettati alti , come essi buttavano alte le loro berrette che avevano prima agitato col braccio levato ; strilli , grida subitanee , urli rauchi , note alte e sicure come frecciate si inseguivano e non si trovavano mai , e in basso , singhiozzi e versacci e lazzi si alternavano , per bocca degli stessi cantori , come se volessero dileggiare gli appelli più patetici , con una volgarità antica e rudimentale che faceva sorridere tutto il gruppo dei cantori , e lo stesso prete rideva dal suo tavolino , come ritrovasse ora allegri amici perduti . Il canto finì in un coro di grida e di lazzi , in tronco , come se avesse spiccato il volo uscendo fuor della finestra e infrangendone i vetri . I tre cantori stettero zitti di colpo tremanti dietro la nota quasi rischiassero di esserne trascinati in alto , e si asciugavano le guance ; le loro maschere ritornarono alla prima immobilità : quella del Ferro buffa col moto delle labbra ghignanti in su , quella del Mandorla malinconica e funebre , quella del Borriello come colpita da una divina cretineria . L ' uditorio tacque per un poco . Poi , come se passasse una carrozza in mezzo alla sala , scrosciarono gli applausi . La donna , forse ubbriaca , si era accostata al Mandorla e gli domandava qualche cosa cui egli rispondeva tranquillamente senza guardarla . Vicini , il Borriello e il Ferro sentivano il profumo di lei buono come quello del pane caldo . Lo stesso individuo traballante di prima si accostò con tre bicchieri pieni , e i tre bevvero d ' un fiato guardando il mondo intorno a loro trasformato dai vapori del vino . Poi lo stesso individuo cavò fuori un libretto e vi appuntava qualche cosa ; dopo di che proclamò : " Domani sera , cantare da me , al Capitol , grande successo " . Disse queste parole in un gergo misto di francese e di spagnuolo , e nello stesso tempo si mise ad agitare sotto gli occhi dei tre compagni un lungo biglietto di banca . La donna che teneva il Mandorla per il braccio , gli faceva intendere quello che accadeva ; egli sentiva il braccio di lei leggero sul suo , con quell ' impressione di leggerezza ineffabile che dà il braccio d ' una donna , e la lieve lama delle sue unghie sul polso che ella stringeva distrattamente . L ' uomo mostrava ora un foglio bianco , su cui scriveva qualche cosa invitando i tre compagni a firmare . Dopo di che consegnava loro il denaro , sorrideva , e gridava : " Domani sera , domani sera ! " Salutava stando in piedi come se li vedesse infinitamente lontani , e il Ferro gli faceva , un cenno che significava : Tutti e tre ? " E nello stesso costume che indossate stasera " , si raccomandò l ' uomo . Il Borriello si era seduto al tavolino e leggeva con cura la lista delle pietanze , il Ferro , in mancanza di meglio , stava ad ascoltare attentamente quello che cercavano di dirsi la donna e il Mandorla , seduti vicini . Ella stava raccolta accanto a lui , con le mani congiunte sul tavolino , e si passava di quando in quando le dita intorno alla scollatura della veste . Così accosto il Mandorla sentiva che una gamba gli tremava sfiorando la veste di lei . Si parlavano piano piano , come se avessero timore di destarsi ; il Mandorla era intento a fare una inutile piega alla tovaglia bianca , il Ferro gli diceva all ' orecchio , in dialetto , perché ella non capisse : " Le piaci , ti vuole , e un capriccio , dille qualche cosa , se non ci riesci mi ci metto io . È graziosa , tanto graziosa " . Il Mandorla si abbandonava a quella voce , dimenticando di risponderle , e le credeva . Con un gesto distratto le toccò il braccio , si ritrasse subito , perché sentiva che se avesse continuato lo avrebbe assalito una dolce furia . Ella lo guardava . come chi abbia molto tempo davanti a sé , fino a che il Mandorla le disse : " Io questa sera ho bisogno di lei " . Lo disse con un tono di abbandono e di ferocia . La donna sorrise vagamente e rispose : " Perché ? " In quel momento il Borriello si accostò per dire : " Guarda che razza di destino : io ora ho i soldi , voglio mangiare , e non c ' è più niente da mangiare " . Era tardi , il locale si chiudeva , e i tre amici col prete uscirono per ultimi , dietro la donna che si rassettava il mantello indosso come se riordinasse i propri pensieri . Si destavano nella città i rumori dell ' alba , quando lo stesso movimento è come un sogno pesante . Il prete tremava dal freddo , e con un gesto meccanico si tolse la croce d ' oro e se la mise in tasca , non si sa perché . Il Borriello e il Ferro camminavano l ' uno accanto all ' altro , urtandosi di quando in quando e dicevano : " Che razza di sorte è la nostra ! Coi denari in tasca ora che non possiamo spenderli , che non c ' è più da mangiare non ci sono donne . E con del lavoro trovato , ora che non sappiamo se domani saremo vivi o morti " . Il Mandorla discorreva con la donna : " Perché non oggi ? Chissà domani se ci ritroveremo ! È tanto facile perdersi in questa città , e poi non si sa mai che può succedere " . Ma ella gli diede il suo indirizzo col numero del telefono , dicendo : " Domani " . Salì su un autobus che passava in quel momento , sorrise agitando una mano dietro i vetri , scomparve . La notte terminava con un lungo brivido , la prima luce saliva dall ' oriente come superstite da un paese lontano , e le nuvole nere le contrastavano il passo . Il Mandorla prese il biglietto della donna , ne fece una pallottola , lo buttò lontano . Il Ferro corse a raccattarlo , e alla luce di un lampione lesse questo nome : Jenny . " È un bel nome " , aggiunse , se lo ripose in tasca . Senza che si notasse nessun teapasso , il sole con le sue spade d ' oro disperse le nubi e illuminò debolmente le case come un lume troppo alto . I tre amici si trovavano seduti sulla soglia di una chiesa , aspettando che si aprisse , perché il prete voleva dire il suo offizio . " Mi pare , disse il Ferro , lambito da un raggio di sole , che non sia accaduto nulla a nessuno . Forse la profetessa si è sbagliata . Fino a che ora bisogna aspettare per esserne certi ? " " Ventiquattr ' ore . Ancora cinque ore " . " Restituiscimi quel biglietto coll ' indirizzo di Jenny " , disse il Mandorla , " è mio " .
SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade retro , Satana 1 Il prete aveva i gomiti poggiati sul davanzale ; stava immobile , con lo sguardo fisso . Era la prima volta in dieci anni che vedeva dalla canonica del villaggio ( il più alto villaggio del Trentino ) la tempesta sotto i suoi piedi , intanto che il sole , un sole pallido , quasi intimorito , brillava sulle case del paesello e sulle cime delle montagne circostanti . Il giovine prete , a intervalli , tossiva . Il suo collo scoperto era candido e magro ; la sua bella faccia affilata in quel momento sembrava impassibile . Eppure , studiando bene i lineamenti del volto , si avrebbe potuto indovinare il di dentro : tra le narici e gli angoli delle labbra pallide nascevano due solchi dritti ; la fronte alta ed aperta aveva una ruga profonda , che contrastava con la espressione dolce , quasi infantile degli occhi d ' un colore celeste d ' oltremare , simile a quello dell ' acqua nel Lago di Garda . L ' arteria del collo batteva forte ; le mani delicate si stringevano febbrilmente ; i capelli biondi , cacciati indietro dal vento , coprivano la chierica . E intanto le nubi si agglomeravano , s ' aggomitolavano , quali onde di una burrasca fantastica . Era un lago , che , riempiendo tutta l ' ampia vallata , urtava contro la corona dei monti , come se volesse rovesciarne le roccie , i boschi , i ghiacciai per inghiottire ogni cosa nel proprio fondo , nero più d ' una tomba . Si vedeva quel fondo a intervalli qua e là secondo gli scherzi del turbine , quando nei flutti delle nubi s ' apriva uno squarcio ; e allora l ' occhio piombava dentro nella valle , dove lampeggiavano i fulmini , mentre sul dorso ai mucchi bianchi dei densi vapori le saette sembravano appena scintille . Uno dei buchi tenebrosi lasciò indovinare il villaggio di Cogo ; poi quel baratro si chiuse , e se n ' aperse un altro di lontano , che mostrò per un istante la torre del castello di Sanna . E il prete guardava sospirando , sempre coi pugni stretti . Sul davanzale aveva lasciato aperto il Breviario , che il vento si divertiva a scartabellare . Ma il vecchio Menico , il quale stava da un po ' di tempo borbottando dietro il curato , prese il libro con un certo suo gesto dispettoso , lo chiuse e lo depose sulla scrivania . Poi , raccogliendo le carte , che il vento aveva sparpagliate sul suolo , disse ad alta voce : - Un bel gusto davvero , pigliarsi un raffreddore ! Senza niente sul capo , senza un fazzoletto al collo - . E aggiunse un po ' più basso : - La è da matto , proprio da matto - . Uscì di camera sbattendo l ' imposta ; ma poco dopo rientrò , andò a pigliare sul letto il calottino del padrone e , alzandosi in punta di piedi , glielo mise sulla chierica . Il prete si voltò irritato e , agguantato il calottino , lo buttò in terra dinanzi a Menico , gridando : - Ho caldo , vattene via . Tornò a guardare le nuvole ; ma non erano scorsi due minuti che si voltò di nuovo , cercando con gli occhi Menico . Non c ' era ; andò in cucina , non c ' era ; andò nel piano superiore , una specie di soffitta mezzo aperta all ' acqua ed alla neve , non c ' era . Lo trovò a ' piedi della stretta e scricchiolante scala di legno , che dal piano , per così dire , nobile dell ' edificio scendeva esternamente al sagrato della chiesa , dove cinque o sei contadini , ragionando sulla novità del temporale , guardavano ancora con tanto d ' occhi alla valle , in cui le folgori avevano cessato di scoppiare , i lampi avevano smesso di balenare , e le nubi s ' andavano via via diradando . Il prete si accostò al vecchio e , nello stendergli la mano , gli disse in modo che i contadini potessero udire : - Menico , perdonami - . Il vecchio girò il viso dall ' altro lato , alzando le spalle e tenendo le mani in tasca . Era piccolo , magro , sparuto ; aveva la barba meno grigia che bianca , rasa la settimana innanzi , irta come spilli , ma le folte sopracciglia , sugli occhietti piccoli , erano ancora d ' un nero d ' inchiostro . Il sacerdote piegò il corpo alto ed esile , e , umilmente , con voce tranquilla , dolce , ripeteva : - Menico , ti prego di scusarmi - . I contadini ridevano sotto i baffi . A un tratto il vecchio , afferrata la mano del padrone , senza lasciare a questi il tempo di ritrarla , gliela baciò più volte ; e gli occhietti piccoli erano lustri di lagrime . Il prete , ritornato nella sua camera , aveva ripreso il Breviario . Lette appena due facce , seguendo , come vuole la Chiesa , con gli occhi intenti lo scritto e pronunciando sottovoce ogni sillaba , chiuse sconfortato il volume . - Non posso - mormorò - non posso . L ' Officio si deve recitare con attenzione e devozione : Officium recitandum est attente et devote ... Or io sento in tutte le membra una inquietudine di cui non so capire il perché , come se migliaia di formiche girassero e rigirassero sulla mia pelle . Cerco di fissare la mente all ' un pensiero od all ' altro , e la mente scappa dove le garba , compiacendosi in cento nuove immagini strane e puerili . Sarà forse l ' aria , così carica oggi d ' elettricità . Forse la mia consueta febbriciattola va peggiorando - . Si pose all ' inginocchiatoio , davanti ad un Crocifisso allampanato . Vi stette qualche minuto con le mani giunte , il capo chino , bisbigliando preghiere : poi , alzatosi di botto , disse : - Oratio sine attentione interna non est oratio . In quel mentre , spalancando l ' uscio , comparve il cane del curato , un bel cane da caccia , e si mise a saltellare intorno al caro padrone . Questi lo accarezzò distrattamente , e ripeteva tra sé , intanto che con il pugno serrato continuava a picchiarsi forte il petto indolenzito : - Il sacerdote dovrebb ' essere sempre come il sole sereno di poco fa : dovrebbe contemplare la tempesta dall ' alto , quieto , puro , intangibile . Entrò , senza bussare , il medico dei tre villaggi della Val Castra , bene sbarbato e vestito appuntino : - Buon giorno , signor curato . Presto , levi di dosso quella giacchetta , metta il collarino , infili la sua vesta più bella , e venga con me . Il demonio la vuole , reverendo ; ma che caro demonio . M ' ha detto in furia queste precise parole : « Corra subito , mio caro dottore ( ha proprio detto mio caro dottore ) , corra subito dal signor curato ; gli racconti il mio male , aggiunga che ho bisogno di sentire la voce del cielo , che sono una pecorella pronta a rientrare all ' ovile » . E ripeteva : « Voglio il curato , voglio Don Giuseppe » . Il prete diventò bianco e grave . - È in pericolo di morte ? - chiese . Il dottore uscì in uno scoppio di riso : - Ci vuol sotterrare tutti , reverendo . È uno scherzo di nervi : roba di donne galanti . Non ho potuto neanche toccarle il polso . Mi ha cacciato qui senza lasciarmi tempo di fiatare : e noti che venivo dritto , sotto le nubi e i fulmini , da Ledizzo , e sull ' asino . Manco male che avevo l ' ombrello e il pastrano . Insomma , Don Giuseppe , si va o non si va ? - Non vengo - , rispose il prete , a cui la fronte e le gote erano diventate rosse infiammate ; e , alzando i pugni , con voce da far tremare le muraglie , soggiunse : - Quella donna e i suoi drudi sono l ' infamia , e saranno l ' ultima rovina di questa valle . Dio li maledica ! Il dottore , scandolezzato , guardò l ' altro negli occhi , mormorando : - Signor curato , la carità cristiana ! - La carità cristiana ? Io mangio polenta e cacio , qualche volta un po ' di carne di maiale , mentre il mio corpo fragile , estenuato , roso , com ' ella sa , dottore , da una malattia che aspetta ma non risparmia , avrebbe bisogno d ' altri sostentamenti . Io vivo in mezzo al sudiciume di questo paese , alle miserie di questi montanari , a ' quali ho dato quel poco che ho guadagnato in dieci anni . La sera negli otto mesi d ' inverno mi faccio piccolo per insegnare ai bimbi del villaggio ; non c ' è fanciullo o ragazza dai sette anni in su che non sappia leggere e scrivere e distinguere il bene dal male . Al vescovo , che mi voleva parroco nella pianura , ho risposto : « Monsignore , amo oramai la solitudine e la neve , le privazioni e l ' ingratitudine » . Amo infatti queste grandezze della natura selvaggia , nelle quali il mio corpo è rimasto puro e sono vissuto fino ad ora in una cara povertà di spirito . Ho dovuto abbandonare da un po ' di tempo il mio più vivo conforto mondano , la caccia , e rinunciare alle lunghe passeggiate solitarie su per i dorsi dei monti . La mia pelle già ruvida e bruna - e il prete guardava pietosamente le proprie mani - è diventata morbida e bianca , come quella di una donna galante . Dicono che , così magro e così smorto , sembro ringiovanito : ho trent ' anni e ne mostro venti : torno fanciullo . Chi mi ridà la salute e la forza ? - Il dottore sorrise , e il prete continuò : - Un giorno a Trento il vicario del vescovo mi dice con ironia : « Ella , reverendo , è un montanaro d ' Arcadia » . I miei parrocchiani , salvo pochi , mi guardano di traverso . La carità cristiana ! Ecco che in questo paese , il più alto e il più povero del Trentino , dove gli uomini sono attivi , sobrii , leali , e le donne non hanno altra bellezza che la loro virtù , viene a piantarsi una masnada di truffatori e sgualdrine . Inventano delle miniere ; gridano a tutti i venti che nel nostro suolo la natura ha deposto i suoi tesori di ferro ; le Gazzette del Tirolo , della Germania , sono piene di annunzii e di lodi sulla famosa Compagnia siderurgica della valle di Castra ; cinquemila azioni da cinquecento lire ciascuna , interessi , dividendi , almeno il cento per cento ! Troveranno i gonzi , intascheranno i milioni , una parte almeno , e scapperanno , lasciando alle nostre montagne due grotte di più , due buchi . Ma intanto si pianta qui , per alcune settimane , in un palazzo improvvisato , il capo dell ' impresa con la sua ganza ; e servi e operai e donnacce riempiono il villaggio di scandali ; s ' aprono bettole , si balla tutta notte , ci si ubbriaca e peggio . Alle miniere , alle ferrovie ci pensa pincone . Tre famiglie del paese hanno già venduto le loro giovenche per barattarle con le mirifiche azioni siderurgiche : altre seguiranno l ' esempio . Alla rovina materiale si rimedierà , ma l ' abiezione morale sarà senza riparo . Due delle più ingenue paesanelle , l ' una di diciotto , l ' altra di sedici anni , la Giulia di Pietro ... La voce del prete , rauca e fiera , s ' interruppe di botto . Era stato un torrente di parole : sembrava che non dovesse fermarsi più ; non aveva tossito neanche una volta . L ' indignazione bolliva da un pezzo in quello spirito ingenuo , ed era scoppiata ; ma dopo l ' ultima frase Don Giuseppe rimase improvvisamente impacciato , mortificato . Guardò in volto il dottore per ispiare se questi avesse potuto intendere il senso del periodo appena incominciato ; e si confortò un poco , vedendo che teneva la testa bassa , come sbalordito dalla foga del lungo sermone . Il curato girò gli occhi ad un angolo della stanza , li fissò un istante sul Crocifisso , che gli parve più sanguinolento , più addolorato del solito , e recitò un ' orazione interna , breve , ma fervidissima . Un sordo , esercitato a leggere sulle labbra , avrebbe colto dai moti convulsi di quelle del prete alcune voci spezzate : Strictissima obligatio ... inviolabiliter ... sigillum confessionis . Frattanto il dottore sorrideva , pensando alla rusticità del curato . Aveva compiuto egli i suoi studi di scienza medica niente meno che a Vienna , e in quegli otto mesi n ' aveva proprio viste di belline . Le raccontava , adombrate appena di un velo , persino a sua moglie . Sì , signori , per allargarsi la mente , per non lasciarsi afferrare dalle idee storte e sentimentali , per acquistare l ' esperienza del mondo , per imparare i modi garbati , è necessario vivere , almeno un certo tempo , nella capitale . Fra le montagne non si possono educare che gli orsi . Povero curato , il suo massimo viaggio era stato quello di Trento ! - Don Giuseppe , mi permetta di parlarle schietto : ella , scusi , mi sembra un tantino pessimista - . Dette queste parole quasi per tentare il terreno , il medico ristette , aspettando una risposta . La risposta non venne : Don Giuseppe aveva assunto un ' attitudine raccolta e placida . Fattosi coraggio , il dottore continuò : - Può darsi , non lo nego , che le cose previste da lei , reverendo , sieno tutte vangelo , e che una brutta catastrofe sovrasti alla povera valle ; ma potrebbe anche darsi , chi lo sa ? che le faccende andassero lisce . Lavorano negli scavi , hanno fatto gli assaggi ; né sarebbe impossibile che il metallo sbucasse fuori , tanto più che si trovano nei nostri monti le tracce di molte vecchie ferriere . Se l ' impresa andasse bene , quanta ricchezza non ne verrebbe egli a tutti i luoghi qui intorno ? Dall ' altra parte questo signor banchiere e barone , avviato l ' affare e toltosi il ghiribizzo della vita montanina , andrà via con il suo codazzo , lasciando i veri lavoratori , gli onesti operai ; e tutto rientrerà nell ' ordine consueto , con qualche soldo e qualche comodità di più , che ce n ' è di bisogno . - Dio voglia ! - Era un Dio voglia buttato là tanto per mutare discorso . Il curato chiese infatti senza interruzione al dottore : - Mi dica un po ' , come sta oggi la signora Carlina ? - Non c ' è male , grazie . Mangia poco , quasi niente , sebbene io la faccia sgambettare dietro di me il più possibile . - E di umore ? - Così così . Quando esco la mattina o dopo il desinare per le mie passeggiate mediche , potrei dire per i miei viaggi quotidiani , m ' abbraccia e si mette a piangere . Qualche volta , confesso , perdo un po ' la pazienza . - Tolleri , dottore . È una bambina , e le vuol tanto bene . Dirò di più , veda di trattarla con infinita indulgenza , con ogni sorta di amorevolezze e di cure . La tenga come una pianticella tenera , delicata e sottile , trapiantata da tre mesi soltanto , e che vuole essere irrorata d ' affetto . - In fondo non è mai malata . Qualche dolor di capo , nient ' altro ; ma non ingrassa . E poi è tanto rustica : vorrebbe stare sempre sola o con me . Detesta la gente nuova ; anzi , a dirgliela , Don Giuseppe , sono impacciato . La bella baronessa vuole vedere mia moglie a ogni costo . Appena entro nella sua camera grida : « E la sposina ? » . - Per amor della Vergine Maria non gliela conduca . Profanare il candore , il pudore della giovinetta semplice , della colomba di diciott ' anni con l ' alito della donna infame ! - Reverendo , ella dice bene ; ma io ho pur bisogno di tutti . Nato in questa valle , non ho intenzione di morirvi . Per guadagnarmi da vivere devo fare sulle scorciatoie dei monti tre o quattro ore di cammino ogni giorno al rischio di cadere in un precipizio , di gelare l ' inverno in mezzo alla neve o di crepare giovine d ' un vizio di cuore . Risparmio il mulo ed il ciuco , tiranneggio me e anche un poco mia moglie per mettere da parte qualche danaro , che mi permetta di piantarmi in una città , dov ' io possa fare il medico davvero . Cavar sangue , strappar denti , aggiustar ossa a questi villani non è poi un mestiere decente per chi ha studiato nella capitale e s ' è assuefatto a nobili desiderii . - La nobiltà del desiderio consiste , dottore , nella volontà del bene ; e il bene è tanto più difficile a farsi , ma tanto più meritorio quanto è più basso e , aggiungerò , più schifoso l ' oggetto a cui si rivolge . - Ella parla d ' oro , signor curato . Ammiro la virtù sublime , ma tutti non hanno , neanche secondo il Vangelo , l ' obbligo di esser santi . Si può vivere da galantuomini , si può beneficare il prossimo anche nelle città , ed io mi sento nato per la vita civile . Ora veda , Don Giuseppe , quella signora , chiamiamola baronessa o altrimenti , mi dà quattro fiorini per visita e mi chiama quasi ogni giorno . Il mio salvadanaio ne gongola . - Dottore , la signora Carlina non approverebbe questi sentimenti . - E avrebbe torto . Posso io rifiutare a colui che invoca il mio ministero l ' aiuto della mia scienza ? Non ci sono altri medici nella valle ; occorrerebbero sette ore od otto per averne uno : intanto il malato rischia di crepar come un cane . È poi lecito il distinguere un contadino da un signore , una donna onesta da una bagascia , o non si devono soccorrere tutti ugualmente ? Mi dica lei , Don Giuseppe , se un peccatore , se una peccatrice implorasse , anche senza sentirsi in punto di morte , una parola dal ministro di Dio , una parola che potesse confortare , migliorare , illuminare un ' anima sviata , avrebb ' ella il diritto di dir di no ? Stendere la mano al prossimo smarrito o perverso , aiutarlo a ritrovare la via diritta , non è forse il primo , il più sacro dovere del pastor buono ? Queste ultime parole vennero pronunciate con molta enfasi dal dottore , il quale teneva i suoi occhi furbi fissi negli occhi ingenui del prete . Seguì un silenzio , in cui si potevano udire i canti e le risa della gente del villaggio raccolta nella piazzetta della fontana . Il curato meditava . Fece un gesto risoluto , andò a pigliare il collarino nell ' armadio , se lo affibbiò senza guardarsi nello specchietto che , appeso ad un chiodo sul telaio della finestra , gli serviva per radersi la barba , e infilò la sua veste nera , l ' unica che avesse ; poi disse : - Andiamo . In quel punto al baccano sempre crescente dei villani s ' unì un gran frastuono di trombe , di corni , di cornette e d ' altri strumenti d ' ottone , i quali stonavano e scroccavano maledettamente ; e , fuori del paese , sul dorso del monte , rispondevano gli spari dei mortaletti . Era una festa solenne : avevano fatto venire la banda musicale dal capoluogo del circondario , niente meno ; ed il Capo - comune presiedeva alla cerimonia . Si trattava anzi di una vera marcia trionfale . Gli eroi erano due ragazzi in sui dodici anni , l ' uno bruno , l ' altro biondo , incoronati di fiori selvatici , e tirati in uno di quei veicoli , i quali servono in montagna a trasportare il letame , ed hanno , curvi come sono al dinanzi , un certo aspetto d ' antica biga romana . Il carro , tutto a ghirlande e a festoni , era tirato da due maestosi buoi bianchi , ma i due fanciulli , anziché mostrare la baldanza de ' conquistatori , mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra , quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi , di cui sono sparse le tortuose , strette ed erte vie del paesello , o si sprofondavano nelle buche di pantano , da cui schizzava intorno la melma . I due monelli guardavano in giro , confusi di tanto chiasso , desiderosi d ' una cosa soltanto , di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a ' loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch ' essi : Viva , viva ! La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio , venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri , i quali mettono nella malinconia del paesaggio , quando piove , una pennellata allegra . Il caso dunque era stato questo : i due ragazzi , nel principio della passata primavera , andavano a raccogliere sul monte della Malga , quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra , le radici di una certa erba medicinale . È uno dei piccoli guadagni dei montanari , i quali per un grosso peso di arnica , di genziana , di aconito , di lichene , o che so io , racimolati sulle roccie , alla cima dei dirupi , col rischio di rompersi il cranio nella voragine , pigliano qualche soldo . La neve al basso si andava squagliando , ma i due fanciulli , raspandola via via , senza pensare ad altro , salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata . All ' improvviso , sotto ad un pino , che il vento aveva gettato a terra e che su quel lenzuolo candido con il suo tronco ed i suoi rami secchi pareva uno scheletro , odono un fruscìo . Tendono le orecchie ; il fruscìo si rinnova ; s ' avvicinano , ed ecco che sbuca una bestia bruna , simile ad un cane non grande . La bestia scappa e va a nascondersi di nuovo in una macchia di arbusti ; ed i fanciulli dietro . Avevano due bastoni , e si mettono a picchiare con tutta la forza di cui erano capaci , l ' uno di qua , l ' altro di là della macchia di arbusti , la quale , sebbene priva di foglie , era folta . Volevano acchiappare il cane . La bestia , in fatti , spaurita , irritata , esce fuori , ma , invece di fuggire , avventandosi alle braccia di uno dei fanciulli , le addenta e ne fa uscire il sangue , che arrossa la neve ; ma il fanciullo , niente paura , quanto più si sente mordere tanto più tiene saldo . Ed ecco l ' altro che in buon punto dà con la mazza un forte colpo sulla testa dell ' animale , ed un secondo colpo , e l ' accoppa . Il ferito , più allegro che mai , tiene per un poco le braccia nella neve , poi , con il compagno , scende giù a sbalzi portando la sua preda . Erano incerti se fosse un cane o una volpe . Ma , prima di entrare nel villaggio , incontrano un vecchio di ottant ' anni , alto , di corpo asciutto , dritto ancora come un fuso , svelto ancora come un cavriolo , che andava a passeggiare con la sua carabina ad armacollo . La fama di codesto vecchio esce dalla Val della Castra : Trento stessa lo conosce . Nella sua vita ha ucciso venti orsi ; l ' ultimo , dopo sbagliato il colpo del fucile , l ' uccise abbracciandolo , e l ' uomo cacciava all ' orso il coltello nel ventre , e poi , sempre in un amplesso , arrotolarono un pezzo sulla china del monte , finché l ' orso morì , e l ' uomo di ottant ' anni s ' alzò dritto e placido . Ora quel vecchio chiamò i fanciulli , che gli passavano innanzi , e disse : - Figliuoli , dove avete pescato questa bestiola ? - I ragazzi risposero : - L ' abbiamo uccisa noi ; ma è una volpe od un cane ? - È un ' orsacchiotta , fortunati figliuoli : fortunati che non avete trovato la sua madre , e fortunati che vi beccate trentasette fiorini belli d ' argento . Fate l ' istanza al Capitano - . Dette queste parole ripigliò il cammino , guardando i ghiacciai sul cucuzzolo delle montagne . Menico mostrò all ' ombrellaio , tra la folla , un montanaro che soverchiava gli altri di quasi tutto il capo , e che guardava con serietà i due piccoli trionfatori : era il vecchio degli orsi . Per farla breve , i ragazzi avevano potuto dopo qualche mese riscuotere i trentasette fiorini , che il Governo dà quale premio per l ' uccisione di un ' orsa ; e la festa era fatta a commemorazione e a rallegramento del caso . Bisogna aggiungere , per amore di verità , che era stata anche pensata da qualche cervello ingegnoso per avere una nuova scusa di ballar con la banda tutta notte nell ' osteria e di scialacquare in istravizii e bordelli ; e , perché il curato lo sapeva bene , non aveva voluto ingerirsi né con la sua chiesa , né con la sua persona in così fatta commedia . Dall ' altro canto la caccia dell ' orso aveva lasciato nell ' animo del prete un rimorso non piccolo . S ' era imbattuto un inverno anch ' egli fra le nevi in un orsacchino da poppa ; aveva pigliato l ' orsacchino e , picchiandolo un poco , l ' aveva fatto guaire , perché l ' orsa , che non poteva essere lontana , lo udisse . Venne in fatti , e precipitò furibonda , mentre il prete mirava attento e colpiva giusto . L ' orsa , ferita a morte , si trascinò accanto al suo piccino , che continuava a guaire , e lo leccava in atto d ' infinito amore . Il prete tornò a casa pensieroso , lasciando nel bosco la madre morta e l ' orsacchino libero . La sera scartabellò i volumi della sua piccola libreria per conoscere se l ' inganno è innocente quando si volga contro le bestie feroci ; ma non gli riescì di raccapezzar nulla che facesse al suo caso : solo nel secondo volume del Gury , Compendium Theologiae moralis , trovò che al sacerdote è lecita la caccia non clamorosa cum sclopeto et uno cane . Non trovò altro ; ma non poté mai dimenticare la generosa , e sviscerata passione di quella madre morente , e , ripensandovi , sentiva nel cuore uno stringimento . Ripeté ancora al dottore : - Andiamo - ed uscirono , allontanandosi dal frastuono del villaggio in festa . 2 La villa del barone banchiere era sorta all ' improvviso . A un tiro di schioppo fuori del paese si vedeva dianzi una casa costrutta in sasso e in cemento , miracolo in quel villaggio fatto tutto di legno . Era stata alzata dieci anni addietro da un brav ' uomo , il quale , essendo andato per mezzo secolo a lavorare giù per l ' Italia da calderaio , e avendo raggruzzolato molte migliaia di lire , voleva godersele con la famiglia in santa pace nell ' aria pura e nelle lunghe nevi del suo caro luogo natale . Non l ' avesse pensato mai ! Il dì che fu messa la prima pietra , ecco gli muore la figliuola ; appena finito il solaio del primo piano , ecco gli si ammazza giù per una rupe il figliuolo ; appena compiuto il tetto , passa a miglior vita la moglie . Il misero signorotto , solo , disperato , pieno di acciacchi e di paure , camminò un anno nelle stanze vuote , meditando con desiderio ineffabile al tempo della sua miseria , quando la moglie ed i figli , sani e robusti , mangiavano polenta asciutta , ed egli martellava quindici ore della giornata su caldaie e padelle . Morì di settant ' anni lasciando la sua casa al Comune , il quale vi teneva il fieno , giacché , un poco per cagione dell ' uso di abitare in isconquassate catapecchie di legno , un poco per l ' idea che quell ' edificio fosse stregato e recasse sventura , nessuno offriva un quattrino per andarvi a prendere alloggio . I vetri delle finestre non c ' erano più , le imposte cominciavano a sconnettersi ; ma il palazzotto così bianco e alto e regolare , con la sua bella cornice e i suoi balconi sporgenti , rallegrava la vista , in mezzo alle capanne ed ai tugurii neri della valle . S ' aggiunga ch ' era piantato in uno dei più bei siti : sul contrafforte del monte , dove i paeselli della vallata di qua e di là si vedono tutti , e l ' occhio si spinge sino al piano verde ed al castello di Sanna ; e di dietro l ' ombreggiava una folta macchia di larici antichi , mentre dinanzi lo rallegrava una prateria quasi orizzontale , piena di grandi arbusti di sambuco rosso , con i suoi grappoli che sembravano coralli infiammati , e ricca di fiori color di rosa , dondolanti sui gambi altissimi , di fiori gialli , violetti , bianchi , da farne la più gentile e variopinta corona per una vergine sposa . La casa del calderaio , già bella , era diventata un incanto . Sulla fronte , nel piano terreno , sporgeva una nuova loggia , chiusa durante le ore del sole da tende che parevano di splendido drappo persiano ; nei fianchi uscivano fuori due nuove ali in forma di padiglione , da cui quattro gradinate esterne scendevano alla prateria trasformata in giardino , dove non mancavano le zolle simmetriche , l ' ampia vasca circolare con l ' acqua limpida e i pesci d ' oro , né i sedili dondolanti sparsi nei luoghi più misteriosi ed ombrati . Nel lato posteriore dell ' edificio un nuovo portico riparava le cavalcature mentre aspettavano i cavalieri ; la cucina , la scuderia de ' muli , l ' abitazione dei servi ed altri luoghi di basso uso avevano trovato posto in una specie di casa rustica , unita alla palazzina per mezzo di una lunga tettoia , la quale veniva tutta nascosta da piante arrampicanti e da arboscelli trapiantati . Queste nuove fabbriche erano di legno , alzate su in fretta e destinate alla vita di tre mesi : non importava che le prossime nevi ed i geli le sfasciassero tutte . Ai lavori aveva presieduto il vero scopritore , o , per meglio dire , inventore delle miniere , un farabutto matricolato , al paragone del quale il presidente della Società siderurgica , il barone banchiere , poteva dirsi una perla . Lo chiamavano Gregorio Viorz , e si bucinava che fosse stato due volte in carcere per truffa ; gli attribuivano anche un veneficio , commesso per interesse , ma le prove mancavano e la giustizia non se n ' era impacciata . Comunque sia , ad Innsbruck , sua città natale , n ' aveva fatte tante , che non poteva più rimettervi il piede . Dio l ' aveva dotato , per disgrazia degli uomini , di un ingegno feracissimo e di un ' attività senza pari ; tanto che con la metà della fatica e del cervello , ch ' egli impiegava nelle vie torte e buie , avrebbe potuto lungo la strada dritta rendersi ricco e stimato e sicuro della propria fortuna . Ma dall ' animo perverso nascono inevitabilmente certe debolezze fatali , le quali sciupano tutto ; e il Viorz ne aveva due . Prima : assottigliava troppo , sicché , studiando nelle imprese tutti i pericoli e industriandosi di mettere a tutti un anticipato rimedio , creava spesso le difficoltà nell ' atto in cui voleva prevenirle . Seconda : man mano che si avvicinava il momento di raccogliere il frutto delle sue iniquità , la gioia e l ' orgoglio del buon successo gli scemavano la calma , lo inebbriavano , e la prima cautela volpina si trasformava , nella lotta contro gli ultimi intoppi , in violenza brutale . Un così fatto personaggio non poteva dare il suo nome a nessun affare d ' industria o di banca ; anzi si doveva tenere avvolto , almeno sul principio , in un prudente mistero . Aveva dunque bisogno di qualcuno da mettere in mostra : un galantuomo no , perché non si sarebbe prestato a simili birbonate ; un noto birbante no , perché avrebbe , invece di adescarla , fatto scappare la gente . Ci voleva , per esempio , un signore che si fosse mangiato il patrimonio : vizioso e in urgente necessità di quattrini ; d ' intelletto bastevole per capire e secondare le finezze dell ' impresa , ma di poca inventiva , perché non gli saltasse un giorno il ghiribizzo di fare da sé ; di bei modi signorili , con un bel nome e un titolo sonoro . A tutte le indicate qualità bisognava unirne un ' ultima : quella di non essere punto conosciuto nella classe degli uomini di banca , o , meglio , di esservi conosciuto favorevolmente . Questa prerogativa s ' univa alle altre nel barone di Steinach . Era piuttosto un uomo scettico e leggiero , che propriamente perverso . L ' uso della società galante di Vienna e di Parigi l ' aveva rotto ad ogni vizio , senza fargli perdere il garbo delle maniere aristocratiche ed una certa sensibilità di natura . S ' era impacciato tre o quattro volte in affari grossi e romorosi , ma , puntualmente , con indifferenza , aveva pagato le perdite , rimettendoci sino all ' ultimo soldo . Allora , dopo avere conosciuto Gregorio Viorz , che non lo perdette mai più di vista e che lo richiamò in gran fretta , qualche anno appresso , appena avuta la prima ispirazione della Compagnia siderurgica , andò a Monaco al giuoco , facendosi prestare la posta , e guadagnò ; e con quel guadagno , piantatosi a Parigi , cominciò la vita del cavaliere d ' industria . In un modo o in un altro se la campava , sempre abbigliato , benché con un ' ombra di gofferia teutonica , secondo l ' ultima voga , in un quartierino di nobile apparenza e pieno di gingilli artistici , dove regnava questa o quella signora , bruna , bionda , fulva o rossa , ch ' egli ripescava qua o là e rimutava , al più , ogni sei mesi . Così era giunto al sessantesimo anno , robusto ancora e pieno di vita , che pareva un miracolo pensando a ' suoi vizi e disordini ; né l ' età si manifestava in lui altrimenti che in due cose : nella rotondità del ventre , che con il suo consueto panciotto bianco diventava anche più maestoso , e nel serbare com ' egli faceva presso di sé da un anno l ' ultima baronessa , rossa di capelli , senza provare nessun desiderio di sostituirne una nuova . Il curato non aveva aperto bocca nel cammino da casa sua alla villa , sebbene il dottore lo andasse stuzzicando . Pareva distratto ; guardava le nubi strane , che imbiancavano una parte del cielo . Un domestico , in livrea turchina con la pistagna color cremisi e i gran bottoni dorati , fece entrare i due visitatori nella sala , dove il barone faceva il chilo col resto della compagnia , pregandoli di aspettare che la signora baronessa li potesse ricevere . Il barone , che fumava il sigaro immerso in una larga poltrona , s ' alzò , andò incontro al prete , e , stringendogli la mano , gli disse un mondo di belle cose . Aveva bisogno di vederlo , conosceva le sue virtù , desiderava aiutare i poveri del paese , sapeva che la baronessa ne ' primi dì del suo soggiorno in villa era stata alla canonica a portare delle elemosine ; egli voleva fare qualcosa di più durevole , cento idee di carità gli frullavano nel cervello , ma per metterle in atto attendeva il consiglio del savio e sant ' uomo , che lo guidasse , che gl ' insegnasse a fare il bene utilmente . Quei modi cortesi , quel sorriso aperto , sopra tutto quelle liberali profferte , mettevano il povero prete in un terribile impaccio . Già rinasceva nella sua mente la solita tenzone : posso io respingere il danaro del diavolo ? Posso io togliere a ' poverelli i soccorsi di cui hanno tanto bisogno ? Non devo io anzi sollecitare codeste larghezze , qualunque sia la lor causa , lasciando a Dio di entrare nell ' anima dei peccatori ? Il barone continuava a discorrere in piedi , davanti alla finestra , da cui si scorgeva tutta intiera la valle e si vedeva in fondo ad essa il torrente , sinuoso e lucido , come un nastro d ' argento puro , svolazzante al sole . Intanto gli ospiti del barone chiacchieravano intorno ad una tavola rotonda piena di libri e giornali , nell ' angolo opposto della sala . A un tratto il maestro di pianoforte della baronessa , un giovinetto piccolo , con gli occhiali sul naso a ballotta , allievo poco fortunato del Conservatorio di Dresda , tolta la fascia ad uno dei giornali illustrati , guardando la prima pagina , esclama : - Oh bello , magnifico stupendo davvero ! - Poi , fatta vedere l ' incisione agli altri , che s ' accordano negli ah e negli oh ammirativi , sbalza accanto al barone per mostrargli niente meno che la veduta della sua villa . C ' era la loggia con i panneggiamenti ; c ' erano i padiglioni con le quattro gradinate , ma con l ' aggiunta , per verità , di due cupole e di due Fortune sulla cima , rimaste , pare , nella fantasia dell ' architetto restauratore ; c ' erano le fontane con nuovi getti d ' acqua : insomma una reggia . Si leggeva sotto : Residenza del direttore della Compagnia siderurgica nella valle di Castra . Il barone , dopo avere gettato uno sguardo sul disegno , mormorò tra se stesso : - Astuzie di quella volpe del Viorz - e restituì il foglio al maestro di cembalo , il quale si mise a leggere l ' articolo che accompagnava e spiegava l ' incisione . Era un inno alla nuova impresa : le miniere gonfie di metallo ; le ferriere vulcani ; e già le braccia non bastavano più al lavoro , e le richieste del commercio soverchiavano venti volte la produzione dell ' industria ; bisognava praticare dei nuovi squarci nei fianchi del monte miracoloso , moltiplicare le fucine , emettere nuove azioni alla banca . Seguivano la parte artistica e la parte sentimentale : le descrizioni del palazzo e del giardino ; le beneficenze del direttore , vera provvidenza , vero Messia della valle : asili d ' infanzia fondati e già frequentati da trecento bimbi , che , oltre all ' insegnamento , vi ricevevano gratis la colazione e il desinare ; nuove strade in lavoro ; farmacie aperte , eccetera , eccetera : una rigenerazione . Il maestro di pianoforte leggeva ad alta voce , con enfasi , facendo spiccare le più belle frasi ; né badava punto al barone , il quale , interrompendo il suo ragionamento col prete , gridava : - Basta , basta ; leggerete poi - . Ma il prete non porgeva più nessuna attenzione alle lusinghe dell ' altro ; tendeva invece le orecchie per udir la lettura , avvicinandosi anzi passo passo alla tavola tonda . A un certo punto , senz ' aspettare la fine , strappò dalle mani del leggitore il foglio e lo stracciò in più brani , ripetendo : - Sono tutte menzogne , tutte menzogne . Il barone uscì dalla stanza , il medico scomparve . Ci fu un mezzo minuto di silenzio e d ' immobilità generale ; poi si vide alzarsi un ufficiale dei cacciatori , che stava accanto al maestro di pianoforte . S ' accostò al prete e , dopo un formidabile ruggito d ' ira , gridò : - Ringrazii la sua chierica ed il suo collare se questo braccio ... - e alzava il braccio in atto di minaccia . In quel momento il servo in livrea turchina con le mostre cremisi e i gran bottoni dorati entrò e annunziò dall ' uscio : - La signora baronessa prega il reverendo signor curato di passare nella sua camera . Il curato piegò la testa in atto di saluto e , lentamente , uscì dalla sala . 3 Aperto l ' uscio della camera e fatto un profondo inchino , il servo si ritirò , lasciando il prete solo con la donna . Nel primo istante non la vide , perché la camera sembrava un grazioso incendio , e gli occhi restavano abbacinati . Le tappezzerie , i canapè , le poltrone , tutto era di stoffa rossa , d ' un rosso roseo brillante , con certi disegni gialli sinuosi , come a fiamma ; e il sole del tramonto , caldo , vivo , d ' oro , entrava dalle due finestre spalancate , gettando sul rosso e sul giallo della stanza certi lumi incandescenti e certi lustri , che somigliavano a fuochi e a scintille . Un odore di essenze , acuto , inebbriante , si effondeva dalla toletta a trine e a ricami , dove , sotto al baldacchino , tenuto in aria volando da un putto alato , luccicavano dinanzi alla cornice dello specchio , tutta a fiori di vetro , innumerevoli vasetti di metallo bianco e pettiniere e saponiere e ampollette di cristallo terso e ninnoli d ' ogni maniera . Il prete , entrando , si sentì una vampa alla testa : avrebbe voluto fuggire . La donna lo chiamò con voce soave come un liuto lontano . Era sdraiata sopra un sofà nel solo angolo ombroso della stanza , lungo il lato delle finestre , in fondo , lì dove le pieghe delle ampie tende scemavano sui fianchi la luce e lasciavano come una insenatura fra il parato ed il muro . - Si metta qui , signor curato , qui accanto , in questo seggiolone . Mi sento così debole , che appena appena posso parlar sottovoce . Il prete rispose ruvido : - Scusi , ho fretta . Sono venuto perché il medico mi aveva detto ch ' ella era malata e aveva bisogno di me . Posso servirla in qualcosa ? - Sono malata , e come ! Ma quel dottore sventato non capisce nulla . Ella . signor curato , dotto e santo com ' è , può dirmi una parola , che mi conforti , che mi rianimi e , col ridonarmi la fede in me stessa e nelle cose del mondo , tornarmi forse la salute del corpo . Il mio male sta qui - . Si toccò il seno . Era coperta d ' una vesta a fiorami , che lasciava vedere tutto il collo , una parte del petto candido e il principio delle spalle rotonde , sulle quali cadevano , sciolti , i suoi capelli increspati , d ' un biondo rossigno . Principiavano bassi , in riccioletti matti . Il naso appiccicato alla fronte , quasi senza incavo , con un piano vigoroso e largo ; le narici gonfie , da cui la donna sbuffava alle volte al pari d ' una cavalla araba ; le labbra tumide , le gote piene , e il mento rientrante davano a quel viso un non so che di pecorino e lascivo . Il cinabro della bocca era anzi un poco troppo vivace , il roseo delle guance un poco troppo sfumato , e la forma delle brune sopracciglia un poco troppo sottilmente arcuata per poter credere che l ' arte non ci entrasse in nulla . E sotto gli occhi cerulei stava un lividetto , che li faceva sembrare più grandi . Era bella insomma alla sua maniera e carnale . Il prete rimaneva in piedi . Ella si alzò con fatica , andò verso di lui , lo prese per mano e , condottolo due passi innanzi , lo fece sedere nel seggiolone . Poi , guardandolo fisso , come se ella si destasse in quel punto , stirò le braccia , che le maniche larghe lasciarono vedere quasi fino alle ascelle ; e il petto si arrotondò fieramente . Tornò a buttarsi sul sofà , lasciando cadere a terra dal piede destro la pantofola ricamata . Gli occhi cerulei erano diventati di bragia . La voce non aveva più la stanchezza e la dolcezza di prima . Vi dominava un timbro secco , strozzato , rabbioso , quando disse al prete interrottamente : - Mi dica un po ' , Don Giuseppe , perché mi sfugge ? Perché non vuole vedermi più ? Quand ' io passo nel villaggio a cavallo della mia mula , perché mi chiude in faccia le imposte della sua casa ? Dopo avermi ricevuta in principio quattro volte nella canonica , perché ha ora dato l ' ordine di non lasciarmi entrare , nemmeno quando io reco il denaro dei poveri ? Non posso metter piede in sagrestia ; è molto che non mi caccino , come un cane , fuori di chiesa . Mi si rimandano i doni che faccio al tempio . Con qual diritto ? Chi può mai rifiutare le offerte che si porgono a Dio ? - Sbalzò in piedi e si piantò di contro il prete , domandando : - L ' odio , signor curato , è forse una virtù cristiana ? Il curato affermò pacatamente , ma con la voce che tremolava : - L ' odio del male è una virtù cristiana . - Virtù cristiana , reverendo , è l ' amore . Me lo insegnarono da fanciulla , quando andava in chiesa alla dottrina ; me lo hanno ripetuto al confessionale . Poi , divenuta donna , vidi che l ' amor vero mi rialzava l ' anima , mi purificava lo spirito , mi avvicinava al cielo . L ' amor vero passò , e , giuro , senza mia colpa . Allora , abbandonata , povera , gettata in una società piena di seduzioni e di corruzioni , cascai nella finzione dell ' amore . Ma la finzione dell ' amore , non è amore , è odio ; è l ' odio anzi più vile , abbietto , pauroso , straziante che si possa provare . Quest ' odio m ' uccide . Il cuore intanto arde , e cerca da molti anni invano il refrigerio di un affetto violento e sincero . Ho bisogno dell ' amore che brucia . Il prete , afferrando con un supremo sforzo di volontà i pensieri , che svanivano dalla sua testa , mormorò : - Calmatevi , poverina , mettete in pace la fantasia eccitata dalle sventure e dalle colpe della vostra vita . Fate di desiderare una sola cosa , il bene . Uscite da queste sozzure d ' inganni e di vizii , in cui si trascina e imbratta la vostra esistenza . Tornate sola e povera , ma pentita e buona . Allora tutti vi dovranno amare , perché , amando voi , ameranno la virtù . - Anche voi , Don Giuseppe , mi amerete anche voi ? E gli prese la mano , e la strinse , e il prete s ' avvicinò . La donna continuava sommessamente : - Don Giuseppe , guidatemi . Insegnatemi la via , conducetemi dove vi piace . Sarò la vostra schiava . Sarò , se vorrete , la vostra santa . Il vostro cuore dev ' essere grande e nobile , deve specchiare il cielo , come i vostri occhi . Mi piacete perché siete bello , perché siete candido , perché indovino che non avete mai amato , perché voglio essere il vostro primo peccato , il vostro primo rimorso . Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore . La donna , arrovesciata sul sofà , teneva sempre con le due mani la mano del prete , il quale tremava dalla testa ai piedi . Il sole era tramontato ; la camera diventava buia . Ma , mentre la femmina ripeteva le ultime parole , sembrò al curato che d ' improvviso un soffio fresco gli passasse sul fronte ; e di repente gli comparve davanti la figura tetra e sanguinosa del suo Cristo dell ' inginocchiatoio , solo che il volto , anziché piegato e morto , era vivo e guardava minaccioso e fierissimo . Il prete scattò e , prima che la donna potesse pronunziare una sillaba , era uscito dalla stanza . Quando il servo con la livrea turchina e con le mostre cremisi vide scappare il prete dalla villa , quasi correndo , senza voltarsi , come se dietro le spalle lo minacciasse il demonio , sorrise maliziosamente , ponendosi l ' indice della mano destra sulla punta del naso . 4 Il prete girò , senza saperlo , a sinistra , dove la strada sale e s ' interna nella montagna ; passò a ' piedi della chiesetta di San Rocco , posta sul vertice di una rupe acuta , e camminò verso il prato così detto del Lago . Incontrava parecchi di quei carri alpini che , formati delle sole ruote dinanzi e di due lunghissime stanghe , le quali si trascinano per terra con la loro estremità posteriore , servono a portare il carico voluminoso di una erba appena tagliata , olezzante d ' ogni grato profumo e tempestata de ' fiorellini d ' ogni allegro colore . I poveri buoi , scendendo lenti e gravi dall ' erta ripidissima , puntavano vigorosamente le zampe tra i sassi enormi , docili alla parola delle montanine che li guidavano , maestosi e rassegnati , con l ' occhio umido , un poco inquieto e assai mesto . Le donne salutavano , ma il curato non rispondeva . Una volta rischiò di rimanere schiacciato sotto a un carro , che non aveva scansato in tempo . Lasciò la strada ; andò su per i sentieri , su per le roccie nude . La notte era diventata scura , e il prete andava senza sapere dove mettesse i piedi . Si trovò a un tratto sulla riva dell ' alto lago , uno scolo de ' ghiacciai , dove finalmente il rumore di due torrentelli , che precipitavano dalle cime e si frangevano tra i sassi , e il vento rigido delle gole , e la tosse , che gli spezzava il petto , richiamarono in sé il curato , il quale cadde con le ginocchia a terra e , giungendo le mani e fissando gli occhi nella vòlta tutta nera del cielo , ringraziò con una lunga preghiera il figliuolo di Dio . In Menico frattanto crescevano le ansie . L ' orologio della canonica aveva suonato la mezza dopo le dodici , e il padrone non ritornava . Il vecchietto aveva visto spegnersi i lumi nella villa del barone e sapeva bene che non c ' erano moribondi nel paese : dove diamine quella testa sventata era dunque andato a passar la notte ? Non s ' attentava di allontanarsi troppo di casa ; guardava dalle finestre , ma non vedeva altro che tenebre fitte . Se non fosse stato il servo di un sacerdote si sarebbe sfogato assai volentieri con qualche grossa bestemmia . Tendeva le orecchie , un cane aveva abbaiato , nulla ; si sentiva un calpestio lontano , ascoltava , nulla . - O il reverendo l ' avrà da fare con me . Starsene via tutta notte senza neanche avvisare ! Siamo cani ? E poi , col rischio di pigliarsi un nuovo malanno in tali disordini da scomunicati , e con quella maledettissima tosse , che non lo lascia mai stare . Figurarsi , sono ore queste da gironzare per le strade e da tenere alzati i galantuomini ? Gliele voglio cantare secche , ma secche . Farebbe perdere la pazienza a san Luigi Gonzaga - . Tornava a guardare nell ' oscurità e ad origliare ; niente . Alla fine gli parve di udire in su , distante , il passo di un uomo ; era un uomo , certo , che scendeva dalla montagna ; il passo s ' affrettava , rintronava ; i cani abbaiavano : era il passo del curato . Allora il piccolo vecchio si pose dinanzi alla porta con il muso arcigno e gli occhi da cui schizzavano scintille di rabbia ; aveva i pugni piantati sulle anche in atto di sfida , come se volesse impedire al prete l ' ingresso della canonica , e già schiudeva le labbra per cominciare la ramanzina quando , vista la faccia del padrone , ammutolì e lo lasciò passare . Borbottava tra i denti o per meglio dire tra le gengive : - Dio santo , che mutria ! E come ha conciato i panni ! Mi ci vorrà un mese a ricucirli e a rimetterli un po ' in assetto . Bella carità cristiana . Il curato passò il resto della notte all ' inginocchiatoio , davanti al Crocifisso , che lo aveva salvato . L ' alba fece parere più livido , più macilento , più contorto e più sanguinoso quel Cristo in croce , con la sua testa china incoronata di spine . All ' aurora principiò il concerto delle campane . Le suonava Menico , facendosi aiutare durante i suoi servigii di sagrestia e di chiesa , o quando si sentiva le braccia stanche , da un ragazzotto , che per solito era uno dei due monelli trionfatori del giorno innanzi , e propriamente quello bruno , il quale della metà dei trentasette fiorini guadagnati per l ' uccisione dell ' orsacchiotta non aveva visto il becco di un soldo , tanto i suoi parenti erano stati lesti a mangiarli tutti ed a berli . Era la domenica , e la messa del curato doveva principiare alle dieci . Verso le otto un contadino , che veniva dalla valle , consegnò a Menico una lettera per il suo padrone . L ' indirizzo , scritto in calligrafia sottile , snella , elegante , palesava una mano di donna . Il prete pigliò la lettera , la guardò ; le dita gli bruciavano , le mani gli tremavano ; una visione terribilmente allettevole di donna mezza nuda gli passò nella fantasia , e gli parve di udire nelle orecchie l ' eco seducente e paurosa di una voce che bisbigliasse : Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore ! - Il curato voleva ad ogni costo sapere chi avesse mandata la lettera : ma il contadino doveva essere già lontano , né Menico aveva avvertito da che parte fosse andato via . - Del resto , - osservò il vecchietto , alzando le spalle , - apra e vedrà chi scrive - . Il prete stracciò in fatti la busta e spiegò i fogli , ch ' erano parecchi , con un gesto d ' angoscia ; ma tosto si rasserenò , si mise a sedere e a leggere . La lettera era della signora Carlina , la moglie del dottore . « Reverendo signor curato , Ho bisogno di tutta la pazienza , di tutta la indulgenza del suo cuore . Il mio buon Don Giuseppe si è mostrato in questi mesi tanto dolce verso di me , ch ' io non esito ad aprirgli la mia anima intera , con le sue tristezze , i suoi dubbii e le sue paure . Mi pare anche di non agire come dovrei ; ed ella mi rimproveri o mi conforti , ma sopra tutto mi consigli , giacché la mia esperienza è così piccola e la mia natura , pur troppo , così timida , ch ' io non solo non so risolvermi a operare , ma spesso non distinguo bene quale sia il cammino da scegliere . Mi compatisca , signor curato . Ho diciott ' anni compiuti : dovrei essere quasi una matrona : però sino a tre mesi addietro , sino al giorno del mio matrimonio , io era vissuta come una bambina , fra mio padre , ottimo uomo , ma severissimo , e mia madre , donna tutta di casa . Non si vedeva nessuno , io non aveva passione per la lettura ; ricamava , teneva i libri di cucina volentieri , mettendo nell ' arte della cuoca , massime ne ' piattini dolci ( bisogna , Don Giuseppe , ch ' ella venga ad assaggiarne uno il primo giorno che avrà tempo . S ' intenda con Amilcare ) , mettendoci , confesso , un poco d ' ambizione . Del resto dicevano che la mia salute era delicata . Ella , signor curato , mi guarda qualche volta in faccia con un cert ' occhio compassionevole , come se dicesse : poveraccia , è tanto magra , tanto pallida ! Amilcare mi ha , come dice lui , ascoltata più volte : non ha trovato , dice lui , neanche l ' ombra del male . Fatto sta che io non sono mai obbligata a rimanere a letto , e che posso dichiararmi sul serio una grande camminatrice , una vera alpinista . Anzi , a questo proposito , vorrei ch ' ella persuadesse Amilcare a farmi camminare meno . Quand ' egli va nelle montagne alla visita de ' suoi malati , vuole , quasi ogni volta , ch ' io lo accompagni ; ieri mi condusse con quel sole , verso le due , sino a Masine dalle scorciatoie dei viottoli ; un ' ora e mezzo di salita , e che salita , e che sassi ! Giunta nel paese , mi cacciai a sedere in un angolo della chiesa , una chiesa umida e melanconica , dove mi toccò attendere due orette buone che Amilcare avesse finito di dar ricette e di cavar sangue , e intanto mi sentiva tutta intirizzita da un ' aria fredda gelata . Non ho coraggio di dir di no . Amilcare osserva giustamente che il camminare desta l ' appetito , e che io , avendo bisogno di rinvigorirmi , devo mangiare , carne sopra tutto , e bere almeno un bicchiere di vino ; ma il vino proprio mi ripugna , non lo dico per affettazione , e la stanchezza mi toglie anche quella poca voglia di mangiare che aveva dianzi . Signor curato , ella non ignora come fu il caso delle mie nozze . Amilcare è il mio solo cugino ; era , si può dire , il solo giovinotto che , ne ' mesi d ' autunno , frequentasse la nostra casa ; e poi buono , bello , di bei modi cortesi , e con una vivacità di parlare tutta sua ; studiava molto ; a Vienna si faceva onore ; era diventato dottore , e poi medico condotto in questa valle . In somma , quanti sogni io andava mulinando nel mio cervello ! Stava desta la notte per poter continuare le belle fantasie , parendomi che la intera giornata non bastasse a tante care e interminabili meditazioni . Mio padre si mostrava poco contento ; gli piaceva poco ch ' io dovessi sposare un medico ; diceva che i medici sono tutti materialisti , parola ch ' io non capiva bene , ma che non mi piaceva affatto ; e mi dipingeva la vita di questa valle come una specie di sepoltura : otto mesi d ' inverno , la neve alta sei piedi , tredici gradi di freddo , impossibile a una donna l ' uscir di casa , le ansie per il marito , un mondo di guai . Ed io pensavo all ' opposto dentro di me ; l ' inverno sarà il mio paradiso ; due stanzette ben calde , fiori accanto alle stufe , i miei ricami , la mia cucinetta , qualche lettera alla mamma , e poi , anzi prima di tutto , sopra tutto , il mio Amilcare sempre indulgente , sempre grazioso , sempre allegro , e che lunghi discorsi , e come sarà contento di tornare nella sua casina , presso la sua Carluccia , che gli vorrà tanto bene ! Scusi , signor curato : sono una vera sciocca . Dunque ci siamo sposati ; il viaggetto di nozze , un incanto ; il primo mese in questa valle una delizia . A dirgliela però Amilcare fumava un poco troppo anche in principio , e mi appestava la camera . Io non diceva niente ; ma qualche volta mi mancava il respiro , mi sentiva un tantino di mal di stomaco . Cose da nulla . Il mio sposo mi amava ; discorreva sempre del futuro , quando ci pianteremo in una città , e il suo nome diventerà celebre , e guadagnerà tanti quattrini , e gli pioveranno addosso tanti onori , e darà delle grandi feste , nelle quali io dovrò essere acconciata da vera regina . Quest ' ultima parte non mi andava a ' versi ; ho sempre avuta poca inclinazione a figurar nella gente . Certe piccolezze mi davano già ombra , m ' offendevano un poco ; aveva torto . Il male è cominciato quasi ad un tratto , quando venne ad abitare nella villa accanto a lei , signor curato , quella donna che dicono la baronessa , e quando , fino dal primo giorno del suo arrivo , mandò in gran furia a chiamar mio marito . Da quel momento non è stato più lui . Ha cento fumi per la testa ; pare che si vergogni di me ; e non ostante mi sforza a seguirlo nelle sue camminate sui monti , ma non mi guarda , non mi parla , non m ' aiuta nemmeno a salire un ' erta o a passare un ' acqua . Anche in casa , se gli parlo , mi risponde sì o no , o non risponde affatto ; ogni sua parola , quando finalmente la dice , è un rimprovero o , che mi duole ancora più , un sarcasmo : non so più né vestirmi , né pettinarmi , né quasi mettere alla bocca il cucchiaio , né adoperare la forchetta e il coltello . La casa gli sembra piccola ; non gli piace né il desinare né la cena , per quanto io mi lambicchi nell ' indovinare i suoi gusti e nel condire e cuocere le vivande . È andato quattro volte a cenare all ' osteria con i carrettieri , ed anche le altre sere , quando non è alla villa o non esce per i suoi malati , va a bere la genziana , e ne beve ( mi vergogno ) più di un bicchierino di certo . Allora poi ! Mio signor curato , mio buon Don Giuseppe , mi aiuti : io ci perdo la testa e ci muoio . A mio padre , alla mamma non posso dir nulla ; ella , Don Giuseppe , è la sola persona sulla terra che mi sappia compatire e soccorrere . E divento anche cattiva . M ' affatico a stargli intorno con le carezze , con le dolcezze ; mi respinge , ed io torno più mansueta che mai ; ma qualche volta non posso ; sento nascermi dentro come uno spirito fiero di ribellione , nuovissimo , incomprensibile , e ch ' è pure tanto contrario alla pieghevolezza della mia natura . Provo una sensazione che non aveva provata mai : un ' agrezza , un ' amarezza profonda . Oramai conosco il sapore del fiele . Comprendo tante cose di cui prima non capiva nulla : un mondo brutto mi si apre dinanzi . Mi sono guardata bene nello specchio . Sì , sono magra ; sì , sono pallida ; ma i miei occhi mi paiono neri e grandi , la mia fronte , la mia bocca , tutti i miei lineamenti sono regolari , e il mio corpo non è poi uno scheletro . Non ostante , al mio marito di tre mesi , al mio sposo non piaccio più . Cita le bellezze tonde della baronessa . Le ho viste io quelle sfacciate bellezze : è passata tre volte sotto le mie finestre , seguìta da corteggiatori e da servi , sulla sua mula bianca . Le ho piantato gli occhi in faccia e la ho studiata bene : sulle guance ha il rossetto , sulle labbra la polvere di corallo , e le sue magnifiche sopracciglia sono tracciate col pennello . Falsa al di fuori come dev ' essere bugiarda al di dentro . E mi ha rubata la stima , mi ha rubata l ' affezione di Amilcare ! Ora , un ' ultima parola , signor curato . Amilcare vuole che io vada a visitar la sua ganza . Ho detto di no , ed egli insiste , ed io , caschi il mondo , non voglio . Ho ragione ? Ho torto ? Don Giuseppe , mi pigli per la mano . Ella che vede le cose di questo mondo dall ' altezza della sua santa pace ; m ' insegni a uscire dalle bassezze di questi miei nuovi sospetti e dalle viltà di queste mie nuove angoscie . In un mese come è mutata La sua disgraziatissima CARLINA » . Il prete aveva letto la lettera attentamente , sospirando in principio , fremendo alla fine . - Povera santa ! - esclamò ; e scrisse questo polizzino con la sua scrittura larga e affrettata : « Verrò domani . Discorreremo , e vedrà che i suoi dubbii non sono giusti . Pazienza , indulgenza , dolcezza : ecco i rimedii . Preghi la Santissima Vergine Maria , che conosce le debolezze e le ambascie dei mortali . A rivederci domani » . Menico aveva annunziato da un po ' di tempo , che una donna , la Pina del Rosso , ed il vecchio padre di lei chiedevano di parlare al reverendo signor curato . Entrarono con gli occhi pieni di lagrime ; e la donna , singhiozzando , raccontò che il suo marito voleva vendere le giovenche , tutte , una ventina , l ' unica loro ricchezza , per impiegare il denaro nella impresa delle ferriere : - Deve condurre le bestie doman l ' altro al mercato di Malè , e ci andranno con le loro mandre altri cinque o sei di questi indemoniati . Daranno via il bestiame per niente : e poi a tali imprese , che il diavolo se le porti , io non ci credo . Sono trufferie ; lo dice anche mio padre , che sa il vivere del mondo - . E il povero vecchio mezzo paralitico accennava di sì , crollando mestamente il capo . - Non glielo avessi mai detto al mio uomo ! S ' è infuriato , mi ha picchiata ; veda queste lividure - e mostrava le spalle maculate . - Ma io insisteva , e lui giù botte da orbo . Non ho potuto rimuoverlo di un ette . Ci salvi lei , signor curato ; scriva a Trento , scriva all ' imperatore ; impedisca la distruzione del villaggio , per carità . Il prete s ' era alzato e , ascoltando la donna , camminava su e giù per la stanza , in preda ad un ' agitazione vivissima . Ripeteva : - Infami - . Poi disse ad alta voce : Parlerò al Capocomune , m ' intenderò con lui , e qualcosa , se Dio ci aiuta , riusciremo a fare . - Il Capocomune ! Un bel soccorso ! - ripigliò la donna . - È lui che ha fatto impazzir la gente ; è lui che suggerisce a tutti di barattare il bestiame , il quale dà tanti pensieri , come dice , e così poco profitto , con quei fogli di carta che fruttano del bell ' oro solo a guardarli . L ' ho sentito io con le mie orecchie , signor curato . Povero il nostro armento ! E poi ( la ho da dire ? ) a quelli che rispondevano che Don Giuseppe non crede a così fatti miracoli , il Capocomune replicava : « Ah sì ! Quel ... ( la taccio per rispetto ) quel ... lo caccieremo via , e presto . È ora di finirla con quel ... Non vede più là del naso e pretende d ' insegnare alla gente » . Poi , sottovoce , aggiungeva : « Sappiate che durerà poco , una settimana al più ; lo so io , e basta » . Il prete continuava a camminare , invaso dall ' ira : - Ebbene , andrò domani dal capitano a Malè , chiamerò il signor giudice , farò processare tutta questa canaglia - . Ma Menico , dalla soglia della camera , diceva : - Signor curato , sono quasi le dieci : venga a vestirsi per la messa - . Dovette avvicinarsi al padrone e ripeterglielo più volte , tanto il prete era fuori di sé . Don Giuseppe cercò di ricomporsi un poco , salutò la donna e il vecchio contadino , uscì dalla canonica e , traversando il sagrato , entrò dalla porticina esterna in sagrestia , intanto che il ragazzotto uccisore dell ' orsa suonava a distesa l ' ultima chiamata . Mentre Menico s ' affaccendava nell ' aiutare il padrone a vestirsi , questi premeva violentemente il petto con la mano lì dove il cuore pulsa , come se avesse voluto impedirgli di battere , e bisbigliava le preci . Mosse all ' altare con gli occhi a terra , senza veder nessuno ; s ' inchinò dinanzi ai gradini , poi andò a baciare la tavola consacrata ; e nello stesso tempo ch ' egli pronunciava le parole rituali faceva nell ' interno queste giaculatorie : - Io sono indegno di avvicinarmi all ' ara dove stanno le reliquie dei Santi ; io sono indegno di essere ammesso al divin desco dove s ' imbandisce il Santo dei Santi . Fate , oh Signore , ch ' io non vi porga un bacio simile a quello di Giuda . Ah , Signore , salvatemi da tanta nefandità purificando il mio spirito ... Oramus te Domine ... Kyrie eleison ... Oh , dolce Signore , quanti beni avete dato agli uomini , e come questi vi restituiscono il male . Eccovi in faccia il più ingrato , il più colpevole di tutti . Perdonatemi , Signore ; compatite alla mia miseria ; abbiate pietà di me ... Gloria in excelsis Deo ... Il prete , sempre con gli occhi a terra , si voltò verso il popolo ; e mentre con la bocca leggeva l ' Epistola dalla parte destra dell ' altare , mormorava dentro : - Agnello senza colpa , che avete voluto essere calunniato , deriso , offeso per compiere gli oracoli della Scrittura , fate ch ' io possa imitare la vostra innocenza negli atti e la vostra pazienza nelle afflizioni - . Tornò alla sinistra e cominciò la lettura del Vangelo : - Munda cor meum ... Verbo grazioso nella dolcezza e nell ' umiltà , fate che la dolcezza e l ' umiltà non abbandonino mai il mio cuore ... Credo in unum Deum ... Il prete scopre il calice , lo ricopre , si purifica le mani a lato dell ' altare , mostra il volto a ' credenti , e , sempre con lo sguardo basso , dice : - Orates frates - . Alza poi l ' ostia , come immagine di Gesù alzato sulla croce , e , consacrato il vino , solleva il calice . - Oh sangue prezioso , sgorga insino a me quale nuovo battesimo . Oh se potessi versare il mio sangue tutto per te , il mio sangue fino all ' ultima stilla ... per omnia saecula ... Il prete spezza in due parti l ' ostia santa , a similitudine dell ' anima di Gesù che si stacca dal corpo ; mette una parte dell ' ostia nel calice e la consuma picchiandosi il petto : - Domine non sum dignus ... - Indi riceve il sangue prezioso nel calice , e , dopo essersi comunicato , procede alle abluzioni : - Dominus vobiscum ... Nella ineffabile gioia di vedervi salire al cielo , oh Salvatore del mondo , sento la contentezza di possedervi ancora qui in terra ; la mia fede vi adora sul trono del vostro amore nell ' Eucarestia , in quello stesso modo che vi adora sul trono della vostra gloria in Paradiso ... Nel dire : - Ite Missa est - il sacerdote alzò gli occhi e vide dinanzi alla folla , seduta nella prima linea di panche , Olimpia , la baronessa , accanto al maestrino di pianoforte . Il collo di neve ed il principio del seno candido , spiccavano nella mezza oscurità del tempio . Ella sorrideva colle sue labbra tumide e rosse , fissando gli occhi negli occhi di Don Giuseppe , lasciva e sfacciata . Il prete sentì un velo calargli sulle palpebre ; non ci vide più ; traballò ; il sangue gli corse tutto al cuore . Un istante dopo gli corse tutto al cervello , e allora non poté più frenarsi , e cominciò sui gradini stessi dell ' altare , con la voce tonante , con il gesto del Cristo nel Giudizio di Michelangelo , una predica furibonda . - Via dalla casa del Signore i perversi e gli ipocriti . Fuori i profanatori dal tempio . Voglio impugnare lo scudiscio di Gesù per cacciare lontano questi corruttori delle anime , questi ingannatori delle coscienze , questi avidi succhiatori del danaro del povero . E voi , gente illusa , non vedete , orbi che siete , quale precipizio vi si apre sotto ai piedi ? Rovinate il paese , gettate nella miseria i vostri figliuoli , la vostra moglie , i vostri vecchi per correre dietro all ' inganno . Aprite gli occhi , figliuoli . Credete a me , che da dieci anni sono con tutto il cuore vostro padre e fratello , credete a me , che piuttosto di lasciare questa cara montagna morirei cento volte . Ed io vi scongiuro , come pregavo momenti fa il Signore , padrone di tutte quante le cose : ravvedetevi , tornare ai vostri costumi onesti e semplici , alla cura dei vostri armenti , all ' amore di chi vi ama davvero . Avrete la pace in terra , e la gioia in cielo . Rammentatevi i comandamenti di Dio . Nel sesto i Canoni penitenziali gridano anatema contro la femmina che si imbelletta per piacere agli uomini ; nel settimo e nel nono gridano anatema contro colui che ruba con la violenza , con la frode , o con le false lusinghe . Fuggite i peccatori . Dio v ' aiuti e vi ispiri . 5 Il prete , poiché si fu sfogato , rientrò nella sua camera livido in volto , salvo due cerchi rosei nel mezzo delle gote , con la gola arsa , con il petto divorato da fiamme interne , tossendo , sputando nel fazzoletto larghe chiazze di sangue , ma abbastanza calmo , mentre al di fuori invece la tempesta s ' andava addensando contro di lui . In chiesa , nell ' udire la voce terribile rintronar sotto le vòlte , nessuno aveva ardito di fiatare ; ma poi , finita la predica , uscendo all ' aperto , fu un bisbiglio , un interrogarsi , un esclamare , uno scandalizzarsi quasi generale . Chi non aveva bene afferrato il senso delle parole se le faceva spiegar dal compagno . La baronessa era sparita ; il Capocomune era corso a dar l ' ordine che sellassero il mulo , intendendo volare a Trento per ottenere , diceva , che i pazzi furiosi venissero finalmente mandati al manicomio . Il dì seguente , appena giorno , non ostante la febbre , il curato scese a piedi nella valle , e poi da Cogo , montato sopra una carretta di contadini , andò a Malè per vedere il Capitano , il quale , ascoltate le parole del prete con qualche impazienza , gli disse che le sue proprie informazioni risultavano differenti ; non c ' erano pericoli ; non c ' era un perché di pigliarsela tanto calda ; queste cose , del resto , riguardare l ' autorità civile , non l ' ecclesiastica ; stesse quieto dunque e tornasse a casa . Nel ritorno il prete , avvilito , sfinito , si fermò dalla signora Carlina , che era sola . Si rammentò della lettera ricevuta il dì innanzi , e principiò con savie ragioni a tentare di confortarla ; ma , mentre parlava , le lagrime gli rigavano le guance , ed ansava . La buona giovane con bel garbo lo fece tacere , lo sforzò dolcemente a pigliare un poco di brodo , un mezzo bicchier di vino e due bocconcini di una certa torta ch ' ella aveva preparata con le sue bianche mani . Il prete si calmò ; ascoltava la voce tranquilla , soave della poverina , la quale aveva dimenticato i suoi proprii dolori per alleviare quelli del suo caro curato . Non voleva lasciarlo andare , lo pregava a mani giunte che non si rimettesse in cammino ; ma il prete , sospirando , ripeteva : - Compirò il mio dovere . Nell ' uscire da quella casa si sentì più robusto , più leggero e più puro . Prima di avviarsi all ' erta della sua montagna volle tornare indietro una ventina di passi per inginocchiarsi ad una cappelletta . Un lumino rischiarava l ' immagine della Santa , la quale , certo , non era stata dipinta né dal Beato Angelico , né da Raffaello da Urbino . I capelli , fatti a linee ondulate mezze giallognole e mezze rossigne , le cadevano sulle spalle , ed erano circondati da una grande aureola a raggi , simile alle ruote di un carro ; aveva le guance porporine ; aveva la bocca a forma di sgraffa orizzontale d ' un bel colore vermiglio ; e le sopracciglia dovevano essere state tracciate con le seste , prendendo a centro le pupille azzurre , tanto il loro semicerchio appariva netto e preciso . Ma quando il prete , nel fervore della sua orazione , alzò gli occhi a quella figura , gli parve che fosse uno scherzo del diavolo . Credé di vedere un ' atroce caricatura di Olimpia , e subito sentì il cuore martellargli orribilmente , e si alzò disperato . Mille idee ribollivano nel suo cervello ; ma ce n ' era una piccola , la quale si metteva innanzi a ogni tratto , ed era questa : - La donna infame ha sì o no le labbra , le gote e le sopracciglia dipinte ? La signora Carlina aveva visto bene , o l ' innocente gelosia le aveva forse offuscato il giudizio ? - E al sospetto che fossero finzioni , il prete sentiva un certo vago rammarico . Poi si vergognava di quegli indegni pensieri , s ' affaticava a ritrovare il filo della preghiera interrotta ; ma quanto più raccoglieva le sue forze per cacciar via l ' immagine della donna oscena , tanto più quell ' immagine viva , imperiosa , seducente , supremamemte bella , gli si piantava ostinatamente in faccia . Il dì seguente alle cinque del mattino il curato stava seduto nel confessionario ad ascoltare e a perdonare i peccati monotoni delle paesane . Era il dì di San Rocco , e le donne timorate , prima di unirsi con la candela alla processione , che , verso le quattro della sera , doveva avere luogo tra la chiesa del villaggio e l ' oratorio del Santo , volevano mettere la coscienza in pace . Ad ogni assoluzione il prete ripeteva dentro di sé , compunto e devoto , i versetti del cinquantesimo Salmo , e , per vincere la stanchezza e la noia , riandava nella memoria i capitali precetti sul ben confessare , massime quelli dati da sant ' Alfonso dei Liguori , il quale insegnò a rimanere sempre nel giusto mezzo , non declinando neque ad dexteram rigorismi , neque ad sinistram laxitatis . Una ventina di penitenti aveva già ricevuto l ' Ego te absolvo quando il prete sentì un olezzo come di viole , soavissimo , e vide dai bucherelli della fitta grata un ' ombra tutta nera . In quell ' incavo buio del confessionario non si potevano scorgere i lineamenti del volto , ch ' erano , per di più , ricoperti di un velo nero a ricami . Il sacerdote principiò in tono pieno di benevolenza : - Ringraziamo il Signore , figliuola mia , che vi ha condotta quest ' oggi al tribunale della penitenza . Non temete : io non sono altro che il vicario del suo amore , vicarius amoris Christi . Dio vuole consolarvi : fate dunque cuore ; io vi aiuterò . Qualunque cosa vi sia succeduta , col soccorso divino rimedieremo a tutto . Dite dunque con santa confidenza . - Padre , sono io . Il prete scattò e fece per uscire dal confessionario ; ma poi , credendo che fosse una tentazione del demonio , strinse la croce che gli pendeva dal collo e mormorò una preghiera . - Padre , sono io , - ripeteva la voce dell ' ombra nera , - e voglio che mi ascoltiate . Il prete rimase a sedere , pensando che non è lecito respingere un penitente , e balbettò , mentre grosse stille di sudore gli gocciolavano dalla fronte : - Siete pentita ? Propriamente pentita ? Sapete che cosa è la contrizione ? È l ' odio del peccato commesso con la ferma volontà di emendarsi . - Don Giuseppe , vengo a salvarvi . - Si tratta di me soltanto ? - Di voi solo . - Allora questo non è il luogo . Scrivetemi . - Non posso . Quel che vi dirò deve rimanere segreto . - Sotto suggello di confessione ? - Sotto suggello di confessione . - Vi avverto allora che non dovete pronunciare nomi di colpevoli o complici : i Concilii hanno riprovato formalmente queste delazioni . - Dirò una cosa ; tacerò i nomi . Don Giuseppe , siete un ostacolo ; vogliono torvi di mezzo . - Lotterò . - Don Giuseppe , vogliono farvi morire . - Mi difenderò . - Vi avveleneranno domani . Badate all ' ampolla del vino . Chiudete la sagrestia ; mutate il vino ; spezzate l ' ampolla : salvatevi . Addio - . E l ' ombra nera scomparve dalla chiesa , mentre il sole cominciava a indorare la cima del campanile . Il curato ripigliò le sue confessioni con la stessa pazienza , con la identica dolcezza di prima . Tutto il giorno fu affaccendato nella processione , nelle visite dei preti della valle , ai quali dovette offrire del vino , quello ben leggiero e acidetto che aveva , ed in molti altri uffici ed impicci . Diede le disposizioni per la cerimonia della mattina seguente , giacché la immagine di San Rocco , ch ' era stata solennemente portata dall ' oratorio alla chiesa del villaggio , doveva venire di nuovo riportata al suo luogo , e , salutato Menico , si rinchiuse alla fine nella propria camera più morto che vivo , benché la febbre fosse diminuita e la tosse gli avesse lasciato un po ' di tregua . Subito dopo la rivelazione di Olimpia il prete era diventato un altr ' uomo . Le incertezze , le angoscie , il malcontento di sé , le lotte basse , che doveva combattere contro la propria immaginazione , la guerra spietata , che doveva muovere a ' propri sensi , il dubbio di essere già caduto , per causa delle sue debolezze , in qualche grave peccato : tutto ciò lo aveva incurvato della persona e prostrato di spirito . Si era tosto raddrizzato e animato ; aveva tosto assunto un ' aria lieta , quasi baldanzosa . - Morirò - ripeteva - morirò sull ' altare . Uscirò da questo sozzo involucro di carne ; diventerò puro spirito . Non più contrasti , non più rimorsi , la quiete dell ' eternità . Ma , durante il giorno , gli erano nati degli scrupoli . Poteva egli bere senz ' altro ? Non aveva egli l ' obbligo di serbarsi alle miserie mortali per amor del prossimo ? Il segreto della confessione doveva spingersi fino a danneggiare se stesso , quando il salvarsi non poteva creare sospetti verso nessuno ? Cercò nelle decisioni dei Concilii , nel Rituale romano ; guardò il Tractatus de Sacramento Poenitentiae ; consultò gli scritti del cardinale di Lugo , del Coninck sulla Confessione ; esaminò le opere di san Tommaso . In nessun luogo all ' inviolabilità del sigillo erano ammesse eccezioni . Il prete anzi , con sommo sconforto , rinvenne un caso identico al suo , quello del beato padre del Buffalo , fondatore dei Missionarii del Prezioso Sangue , il quale , avvertito che il vino delle ampolle era avvelenato , andò ugualmente a celebrare la messa , si servì di quelle ampolle , di quel vino e morì . Bisogna , in una parola , che il sacerdote ignori , anche per sé , a qualunque costo , sempre , ciò che ha udito nel confessionario . Messo bene in sodo questo punto essenziale , e ringraziato con caldissima effusione il Cristo dell ' inginocchiatoio , il curato si pose a letto , dove trovò , dopo tante tempeste , un sonno lungo e placido . Menico dovette scuotere più volte il corpo delicato del prete prima che questi riescisse a destarsi bene . Buon pro le faccia , signor curato , - disse il vecchio bisbetico . - È ora di alzarsi . Non sente che suonano per la messa ? - Vengo , vengo , buon Menico - . E in venti minuti era già parato in sagrestia , e ripeteva , beato , il Veni Creator . Entrò in chiesa come se entrasse in Paradiso ; aveva gli occhi esultanti ; il suo incesso non era mai stato così maestoso ; la sua persona non era mai stata così superba ; sembrava ch ' egli , raggiando , salisse i gradini del trono di Dio . Introibo ad altare ... Introibo ad altare ... e Menico , che doveva risponder messa , non capitava . Finalmente entrò dalla porticina della sagrestia , recando sul piccolo vassoio le due ampolle di vetro , e s ' affrettò verso l ' altare . Ma , mentre passava , un ' ombra vestita di nero , col velo che le copriva la faccia , s ' alzò , e come se volesse precipitosamente uscire di chiesa , diede di cozzo al vecchietto piccolo , sicché vassoio e ampolle andarono per terra . Si sentì un gran fracasso , e le ampolle si ruppero in cento pezzi . Il vino e l ' acqua formarono due rigagnoletti . Non si può dire la confusione che ne nacque . Chi è stato , chi non è stato ? Una donna . È fuggita . L ' ha fatto apposta ? E quello sciocco di Menico ! Ora come si farà ? Non si dirà più la messa . Bisognerà riconsacrare la chiesa . È una minaccia del cielo . - Andate a pigliare le boccette nell ' oratorio di San Rocco . Questo consiglio fu immediatamente seguito , e , dopo un quarto d ' ora , la messa poté ricominciare . Dopo la messa ebbe luogo la processione , con i relativi stendardi , le solite bambine vestite da angioletti , i soliti incappati di rosso e di verde , ed i consueti brontolii . La statua di San Rocco , in legno colorito , con il suo cappellone a larghe tese , la conchiglia del pellegrino e la mano che mostra le piaghe della gamba , fu rimessa nella nicchia dell ' oratorio , e la cerimonia ebbe fine . Il curato aveva estremo bisogno di rimanere solo . Entrando nella canonica , vide in piedi vicino alla finestra dell ' andito due persone , che lo dovevano certo aspettare . Erano il Capocomune ed un ecclesiastico , appena giunti da Trento . Li pregò di mettersi a sedere ; ma l ' ecclesiastico , in attitudine umile e compunta , porse al curato una grande lettera , suggellata con le armi di Monsignor Vescovo . Il curato , lette le prime righe , impallidì e chiese licenza di ritirarsi per un momento nella sua camera . Appoggiò al muro le spalle e continuò a leggere , poi cadde sulle ginocchia di contro al Cristo sanguinoso e pregò alcuni minuti . La lettera sospendeva il prete dalle sue funzioni di curato , gli ordinava di consegnare immediatamente la chiesa con tutti gli oggetti sacri , e la canonica con tutto ciò che non fosse di proprietà sua personale , all ' ecclesiastico esibitore del foglio , d ' accordo , per ciò che potesse riferirsi alla potestà civile , con il signor Capocomune . Quanto alle ragioni di una ordinanza tanto severa era detto poco . Si citava questo precetto : Parochus debet , in quantum potest , cum debita prudentia scandala de medio tollere ; ora , non solamente il curato aveva mancato di prudenza nel cercare di togliere via gli scandali , ma ne aveva fatto nascere di nuovi e gravissimi , senza volersi fermare alla sua condotta sospetta , o per lo meno incauta anche rispetto alla morale . Perduta oramai ogni autorità nella parrocchia , doveva lasciar ad altri il suo ufficio . - Firmato : GIOVANNI Vescovo . L ' ordine era perentorio ; bisognava ubbidire . Chiamò Menico , pregandolo di fare senza indugio un involto della sua poca biancheria , della veste talare , di un paio di scarpe , di tre o quattro volumi teologici : nient ' altro . Si mise in tasca i ritratti in dagherrotipo del padre e della madre defunti , ed uscì nell ' andito , dicendo : - Sono pronto . Principiamo , se credono , dalla sagrestia . L ' ecclesiastico così subito non voleva ; facesse il comodo suo ; v ' era tempo ; desiderava anzi mostrargli la propria costernazione ; bramava che si sapesse come non avrebbe accettato senza il vincolo della santa ubbidienza . Don Giuseppe insistette , e si principiò la consegna oggetto per oggetto . La faccenda non avrebbe dovuto riuscire lunga , tanto la chiesa era povera e l ' armadio della sagrestia piccolo ; ma il nuovo curato voleva esaminare tutto appuntino , e con voce untuosa , con accento mellifluo notava : - O Dio , com ' è sudicio ! Santa Vergine Maria , com ' è stracciato ! Ne manca un pezzo ! V ' è una macchia d ' olio ! Che pitoccheria ! Che indecenza ! - Vi fu un istante in cui Don Giuseppe guardò nel viso il pretino soave , poi disse con la frase rotta e rapida dell ' impazienza : - Reverendo , la parrocchia è tanto misera ! Ho dato per la chiesa tutto quel poco che avevo , tutto fino all ' ultimo centesimo : non ho saputo far meglio . Compatisca - . L ' altro diventò ancora più zuccherino e ostinato . Nominava in latino gli oggetti e li esaminava uno ad uno meticolosamente : Purificatorium lineum ... è tutto sfilacciato ! Mappa triplex ex lino vel cannabe confecta ... vi sono due buchi , anzi tre , anzi quattro ! Calix et patena ... di ottone , e quante ammaccature ! Missale cum puvillo ... non c ' è un foglio che abbia l ' angolo intiero ! Paramenta albi , rubri , viridis , violacei et nigri coloris ... oh che colori sbiaditi , non si distinguono più l ' uno dall ' altro ! Bursa , velum , manutergium ... roba da buttar via ! Ampullae vitreae ... - Le ampolle non c ' erano ; e qui la faccia del novello pastore assunse una espressione tra lo scandalizzato , il disgustato e il pietoso , chinando il capo a sinistra e giugnendo le mani all ' altezza della bocca . Nella canonica Don Giuseppe disse : - Lascio tutto , eccetto , se permettono , questo fardello - , e mostrava la roba che c ' era dentro . Continuò lesto , come se le parole gli bruciassero le labbra : - Prego il signor Capocomune di accettare in mia memoria questo fucile da caccia ; prego il reverendo signor curato di distribuire ai poveri del paese un poco di danaro , a giudizio suo , in compenso di questi mobili , di tutti questi oggetti , che sono mia proprietà e che abbandono alla canonica - . L ' ecclesiastico , grave e contegnoso , dopo avere ben guardato in ogni angolo della stanza , assentì col capo . La voce di Don Giuseppe ripigliò fioca , strozzata dal dolore : - Mi faccia poi una grazia , reverendo : ai miei ... scusi , ai suoi buoni parrocchiani rechi l ' ultimo addio del povero pastore senza gregge . Li ho tanto amati , e devo partire , dopo dieci anni , senza salutarli con una sola parola d ' affetto , e nell ' andarmene sento l ' anima straziata ed il corpo disfatto , e mi restano pochi giorni di vita , ma in questi pochi giorni pregherò per essi come il padre prega per i suoi cari figliuoli - . Le lagrime spuntarono negli occhi di quel disgraziato . Dalla via che conduce tosto fuori del paese , il prete , in compagnia di Menico , s ' avviò rapido giù per la china ; ma , dopo un centinaio di passi , si fermò come avesse scordato una cosa di suprema importanza . Stette un poco a pensare , poi , dandosi coraggio , tornò indietro e bussò alla canonica . Quando il nuovo curato se lo vide ancora davanti , non poté trattenere un moto di dispetto ; e Don Giuseppe , confuso , pauroso , bisbigliò : - Perdoni , reverendo ; un minuto solo ; abbia pietà del misero prete , ch ' ella non vedrà mai più . Il suo cuore sia generoso , senta , non s ' adiri , mi faccia un dono , il più gran dono ch ' io possa ricevere in questo mondo - . L ' altro aveva negli occhi l ' impazienza , lo sprezzo , l ' avarizia , ma sulle labbra il suo perpetuo sorriso . Don Giuseppe continuò , sempre dalla porta , timidamente , umilmente , al modo di uno che implori l ' elemosina : - Nella camera v ' è un Cristo in croce , il solo conforto mio , e lo ho pregato sempre , e sempre mi ha aiutato , e sempre mi ha salvato dalle tentazioni della carne . Senza quel Cristo non potrei più vivere , né morire . Reverendo , abbia compassione di me , mi regali quel Cristo . Il nuovo curato si avvicinò all ' inginocchiatoio e guardò la figura : l ' intaglio era grossolano , la dipintura goffa , con il rosso grumoso del sangue , che sprizzava dalla fronte incoronata di spine e sgorgava dalle ampie ferite del costato ; e le membra da cadavere si contorcevano tutte ; e la lunga e magra e livida faccia metteva disgusto e terrore . Il degno sacerdote staccò dalla parete il Cristo e lo porse a Don Giuseppe , dicendo : - L ' immagine del Figliuolo di Dio mi piace più benigna e più bella . La religione non dev ' essere uno spauracchio da bimbi e da perversi ; e le anime dolci , come la mia , anelano la dolcezza . Prenda e vada con Dio . Menico aspettava fuori del villaggio , tenendo in mano il fardello , e insistette per portare anche il Cristo , ma Don Giuseppe non volle . Le aveva involto in uno straccio di tela verde , ma lo teneva sotto l ' ascella cautamente , come fosse stato di vetro ; era in fatti di legno tanto tarlato e di pezzi così male incollati insieme che certo , cadendo in terra , non sarebbe rimasto intiero . Padrone e servo si guardavano sovente , senza pronunciare una sillaba . Cominciava a imbrunire e la strada era deserta . Il prete sentiva una spossatezza simile a quella che segue le grandi febbri , e aveva la fronte bagnata di sudore ; si mise a sedere sopra un sasso , quasi in terra , nascondendo la faccia nelle palme delle scarne mani e posando i gomiti sulle ginocchia ; pianse ; poi , rialzando la testa e guardando Menico , disse : - Eppure , Menico , io non sono colpevole . Non ho fatto , ch ' io sappia , niente di male . Ho resistito al demonio ; l ' ho vinto . Ho amato i miei parrocchiani . - E tornò a nascondere il volto ed a piangere . Menico si fece coraggio , e chiese finalmente quel che voleva domandare da un pezzo : - Signor padrone , dove intende di andare ? - Fino a Cogo , per questa sera . - Ma poi ? - Non lo so . - E allora ? - Mi affido alla Provvidenza . - La Provvidenza , va bene ; ma , scusi , signor padrone , ha danari in tasca ? - No . - Già non ne poteva avere . Li consegnava tutti a me , che facevo le spese . Ma se non me ne ricordavo io ... - e porse al padrone un vecchio portamonete , soggiungendo : - Vi sono cento lire . - Cento lire , in che modo ? Io non posso averti consegnato tanto . - Sì , signor padrone . - Dimmi la verità . - Ebbene , c ' è dentro qualche cosa de ' miei risparmi . - Tutti , rispondi il vero . E vuoi restare senza nulla ? - Ho bisogno di poco . - Sei un cuor d ' oro ; ma non voglio . Accetterò venti lire . - Sessanta per lo meno . - No , venti . - Eccone venti sole , - e Menico diceva una bugia . Ne aveva lasciate sessanta . - Ora va , Menico ; è vicina la notte ; pare che voglia far temporale ; dammi il fardello e torna al villaggio . Il vecchietto non voleva a nessun patto ; intendeva scendere almeno sino a Cogo e passarvi la notte : il dì seguente il cielo avrebbe provvisto . Ma in realtà Menico , già stracco motto , camminava zoppicando e inciampando in tutti i sassi della via , sicché per forza si dovette fermare . Allora il prete , dando un bacio sulla fronte al vecchio che piangeva , gli disse addio . Nemmeno il cane da caccia , il quale aveva seguito il suo padrone saltellandogli intorno , voleva tornare indietro ; e Don Giuseppe , mentre lo accarezzava , esaminò nella propria coscienza se gli fosse lecito d ' ora in poi ricevere un qualche conforto dal gaio affetto della bestia fedele , ma concluse dentro di sé vergognandosi del desiderio profano e mormorando : - Per me la terra non deve più avere nessuna consolazione - . Il cane , legato ad una funicella e tirato da Menico , si contentò di rifare con la coda fra le gambe il cammino alle calcagna del vecchio , il quale andava a passi di lumaca ; e la bestia , inquieta , insospettita , mandava degli ululati lunghi , strazianti , che si diffondevano come voci di triste presagio nel silenzio delle montagne . Quando il prete non poté più vederlo , Menico si sdraiò sull ' erba , brontolando : - Gliel ' ho fatta . Egli crede che io ritorni al villaggio ; invece mi riposo un ' oretta , e poi scendo a Cogo a raggiungerlo , e sarà bravo chi mi potrà staccare da lui - . Di tratto in tratto ripeteva : - O che caso , o che brutto caso ! 6 Il prete restò solo . La via piegava in quel luogo , entrando a ghirigoro in un ' altra vallata stretta , dalla quale non si poteva più scorgere il villaggio alpino . Don Giuseppe si voltò per guardare la sua chiesa , il suo monte , e fissare gli occhi ancora una volta sui ghiacciai della cima , che staccavano biancastri sulle nubi nella luce d ' un crepuscolo grigio e monotono . Il pover ' uomo non tossiva , non sentiva nessun bruciore nel petto , non aveva quella febbriciattola e quelle subitanee accensioni da cui era tormentato quasi continuamente : ringraziò il cielo , che gli dava un ' ora di salute il giorno in cui gli aveva tolto ogni altra cosa mortale . Solo provava uno sfinimento di tutte le membra , il quale non era privo di una certa dolcezza , e metteva l ' animo in uno stato di vaga e come sognante ebrietà . Passando dal paesello di Ledizzo , alzò gli occhi alle finestre della casa dove abitava la signora Carlina . Ella che guardava appunto nella via , aspettando il dottore , vide negli ultimi bagliori della sera camminare lentamente il suo buon Don Giuseppe , e lo salutò , e tutta allegra lo pregò di salire . Al prete infelice la voce purissima di quella ingenua creatura parve scendesse dalle alture del cielo . - È l ' angelo buono - mormorò , e questo pensiero gli richiamò nella fantasia con la rapidità del fulmine l ' angelo cattivo , il demonio terribilmente bello : allora , scoperto dal drappo verde sdruscito il volto sanguinoso del Cristo che teneva sotto l ' ascella , gli impresse un bacio disperato , come se invocasse da quel legno la propria salvezza . Ma la signora Carlina insisteva : - Venga su , venga , signor curato ; ho tante cose da dirle - . Il prete non rispose , e tirò di lungo ; ma , dopo venti passi , mentre stava di fianco alla cappelletta , ove s ' era fermato due giorni addietro , non potendo più reggersi sulle gambe , sentendosi vacillare e mancare , vi entrò . Al chiarore incerto del lumino , l ' immagine goffa della santa gli tornò a sembrare il ritratto infernale di Olimpia . Trascorse una mezz ' ora . La signora Carlina , che aveva visto il prete entrare nella cappella , dalla quale si spandeva in un breve spazio di via un fioco barlume , non vedendolo uscire , impensierita cominciando a insospettirsi di qualcosa , scese con la fantesca e andò ella stessa a vedere . Don Giuseppe , accasciato in un angolo , non dava segno di vita : le braccia penzoloni , il capo reclinato all ' indietro , gli occhi spenti , la bocca da morto . Fu chiesto aiuto , e il corpo del povero prete venne sollevato , portato piano piano alla casa del dottore e adagiato sul letto nella camera della signora Carlina , la quale aveva mandato a chiamare in gran furia il marito lì dove poteva essere a quell ' ora , dalla baronessa , nelle osterie . Ella con dita leggiere , trattenendo il respiro , slacciò il goletto del prete , gli sbottonò la sottoveste , e pose la mano sinistra sul petto nudo , spiando le pulsazioni . Le parve di sentire che il cuore battesse ; allora , buttatasi con le ginocchia a terra , ripeté più volte : - Il mio buon Don Giuseppe , oh Dio di misericordia , salvatemi il mio buon Don Giuseppe ! - Poi tornava subito a sentire se proprio il cuore batteva . Il prete mandò un sospiro così lieve che non avrebbe mosso la fiamma di un cerino ; ma la giovine donna che se n ' accorse e sulle labbra della quale spuntava il bel sorriso della speranza , avvicinò una guancia alle labbra livide dell ' infermo per accertarsi se ne uscisse davvero un poco di fiato . L ' infermo respirava , e aprì gli occhi trasognati , ma le membra restarono irrigidite . La prima cosa ch ' egli domandò e che la signora Carlina comprese più dal moto della bocca che non dal suono della parola , fu questa : - Il mio Cristo , il mio Crocifisso - . Lo avevano trovato infatti , adagiato accuratamente sopra il fardello nell ' oratorio , e lo avevano recato in camera . La signora Carlina , alzandosi in punta di piedi , mise la estremità del braccio inferiore della croce sul cassettone e appoggiò il Cristo alla parete , dritto , in faccia alla testiera del letto , sicché il prete , senza muovere il capo , lo potesse guardare . La croce spiccava negra sulla tinta chiara e tersa del muro , in mezzo a due litografie colorate , chiuse tra filetti d ' oro , l ' una delle quali figurava Paolo e Virginia al guado , l ' altra la morte della fanciulla e l ' amante che se ne dispera . Il Cristo sanguinoso e sconquassato sembrava più terribile che mai nella pulitezza linda e leggiadra della camera , dove non c ' era una macchia od un granello di polvere : le tende di bucato a bei fiorami inamidate , i parati del letto bianchi a disegni di rilievo e a merletti usciti dalle dita sapienti della padrona di casa , e ricami a lane di ogni colore sulle poltrone e sulle seggiole , e fiocchi e nappe e passamani condotti da lei pensando , sognando un paradiso ingenuo , modesto , virtuoso , nel quale vagava da un po ' di tempo questo desiderio indistinto , che il suo Amilcare somigliasse al suo buon Don Giuseppe . Don Giuseppe , che non fissava più il Cristo , aveva mutato faccia : sembrava spaventato e nello stesso tempo attratto da una visione ; sbarrava gli occhi verso il soffitto per vedere meglio , e apriva la bocca sporgendo le labbra come per aspirare qualcosa . Bisbigliava con la voce esile , ma ora piena di terrori , ora piena di esaltamenti : - Vade retro , Satana . Lucifero . Bella , bionda e infame , la tua mano è una tenaglia rovente . Nascondi il piede ed il seno . Taci ... Don Giuseppe il tuo amore , voglio il tuo amore ; sono la tua schiava ; un bacio ... Indietro , Lucifero . No , vieni , vieni , tentatrice , in mezzo alle fiamme ; ti abbraccio . Dammi le labbra , lasciamele succhiare ; voglio vedere se le hai colorite di rosso . Guardami con i tuoi occhi celesti ; lasciami esaminare quei lividori lì sotto se sono l ' opera del pennello o l ' opera della lussuria . Sozza e santa , i tuoi capelli brillano di raggi d ' oro , più lucenti d ' un ' aureola , più splendenti di un nimbo . Copriti , per carità . Non posso fissare gli occhi nel tuo collo , nel tuo petto : come i ghiacciai sugli alti vertici delle mie montagne quando il sole di mezzodì li illumina in un caldo giorno di estate , il tuo collo ed il tuo petto mi accecano . Ahi , non istringermi tanto con quelle tue braccia morbide e rosee , che mi fai male . Sì , stringi , soffocami , stritolami , fa ' presto : vedi le fiamme che guizzano intorno a noi e già ci ardono i piedi , le gambe , il cuore , la testa ... La signora Carlina ascoltava con l ' orecchio teso ; aveva le guance rosse di vergogna e gli occhi pieni di lagrime . Ripeteva : - Anche lui , anche lui ! - e si copriva la faccia con le due mani . A troncare il vaneggiamento che le straziava l ' anima , alzò il capo del prete , volgendolo dalla parte del Crocifisso , e gridò : - Guardi , Don Giuseppe , il suo Cristo - . Gli occhi del delirante caddero sulla croce , e a poco a poco una influenza benefica agì dentro di lui ; si andò calmando ; le labbra cominciarono a biascicar preghiere ; il viso bianco si rasserenava , riprendeva la sua tranquilla , dolce , innocente , quasi eterea espressione ; e la signora Carlina , riconfortata , esclamava : - Così siete bello , mio buon Don Giuseppe : adesso il cielo vi si specchia nel volto - ; e il prete respirava più libero , e già poteva stringere con la propria mano la mano della ingenua infermiera . Lenta lenta , ella avvicinò la sua bocca pura alla fronte pura di lui . Don Giuseppe non se n ' accorse : guardava sorridente il suo Cristo . In quell ' istante s ' udì un gran fracasso alla porta di casa , poi un passo incerto e pesante fece scricchiolare la scala di legno , e il dottore , ubbriaco , entrò nella camera sbattendo violentemente sugli stipiti l ' imposta dell ' uscio . A quell ' urto i mobili oscillarono . Allora il Cristo , perduto l ' equilibrio , precipitò a terra , rompendosi in tanti pezzi . La testa rotolò in un angolo della stanza ; le braccia , le gambe , il torso , si sparsero qua e là ; il rosso del sangue pareva sgorgasse dalle membra squartate . Il prete , avendo seguito con lo sguardo quella distruzione , invaso da uno spavento infernale , stravolto , contraffatto , orribile a vedersi , mandò un urlo che gli spezzò il petto . Quando il medico , fetente di acquavite , s ' avvicinò al letto , Don Giuseppe era morto . Macchia grigia Questa macchia grigia , ch ' io vedo dentro ai miei occhi , può essere la cosa più comune della vostra scienza oculistica ; ma mi dà gran fastidio , e vorrei guarire . Esaminerete con i vostri ordigni eleganti , quando verrò costà fra una quindicina di giorni , cornea , pupilla , retina e il resto . Intanto , giacché la vostra amicizia mi sollecita , vi descriverò , come posso , il mio nuovo malanno . In mezzo alla molta luce ho la vista da lupo cerviere . Il giorno nelle vie , la sera in teatro distinguo , cento passi lontano , il neo sulla guancia di una bella donna . Leggo per dieci ore di fila , senza stancarmi , il più minuto caratterino inglese . Non ho mai avuto bisogno di occhiali ; posso anzi imbrancarmi fra quegli animali di sì altera vista , che , come dice il Petrarca , incontro al sol pur si difende . Non ho mai tanto amato il sole , quanto lo amo da due mesi a questa parte : appena comincia l ' aurora , spalanco le finestre e lo benedico . Odio le tenebre . La sera , di mano in mano che cresce l ' oscurità , si fa più intensa di contro a me , proprio nel punto dove fisso gli occhi , una macchia color cenere , mutabile , informe . Durante il crepuscolo o mentre splende la luna , è pallidissima , quasi impercettibile ; ma nella notte diventa enorme . Ora è senza moto , sicché , guardando il cielo nero , sembra uno squarcio chiaro a lembi irregolari , come la carta dei cerchi da saltimbanco quando v ' è passato in mezzo il corpo di pagliaccio ; e si crederebbe di vedere , attraverso a quel buco , un altro brutto cielo di là dalle stelle . Ora s ' agita , s ' alza , s ' abbassa , s ' allarga , s ' allunga , caccia fuori de ' tentacoli da polipo , delle corna da lumaca , delle zampe da rospo , diventa mostruosa , gira a destra , poi rigira a sinistra , e va intorno così delle ore furiosamente innanzi al mio sguardo . Ho accennato a queste immagini tanto per procurare di farmi intendere ; ma veramente non c ' è ombra di forma . In un mese , dacché devo godermi un tale spettacolo , non ho mai potuto afferrare una figura determinata . Quando mi sembra di trovare certe analogie con certi animali , con qualche oggetto , sia pure fantastico , con qualche cosa insomma di definibile , ecco che quel disegno in un attimo si contorce e si rimuta indecifrabilmente . È una cosa laida , una cosa volgare . Se si potesse annasarla , puzzerebbe . Sembra una larga pillacchera di fango ; sembra una chiazza animata , una lacerazione purulenta che viva . È un orrore . Non dico di vederla sempre . La vedo tutte le notti , ma più o meno a lungo , secondo la disposizione , non so se del mio animo o del mio corpo . Spesso , Dio volendo , appena comparsa sparisce . Il terribile è che mi compare davanti all ' improvviso , mentre sto pensando a tutt ' altro . Stringevo al barlume di una lucerna morente la mano di una cara fanciulla , dicendole quel che non si racconta neanche a voi altri medici , ed ecco a un tratto la macchia che le sporca il seno . Mi sentii inorridire . Anche di giorno s ' io entro , mettete , in una chiesa buia , rischio di trovare quella sudiceria sotto l ' ombra fitta dell ' organo , sui vecchi dipinti affumicati , nel finestrello nero del confessionario . La paura di vederla me la fa scorgere più presto . La notte non guardo mai impunemente l ' acqua di un fiume o del mare . Andai giorni addietro a Genova . Era una bella sera , un resto d ' estate . La vòlta del cielo tutta serena , tutta di una tinta appena digradata da ponente a levante con un po ' di giallo , un po ' di verde , un poco di paonazzo , mostrava nondimeno , quasi sull ' orizzonte , una zona isolata di nubi dense . Una striscia sottilissima , limpidissima d ' aria brillava tra le nubi ed il mare . Il sole , che era rimasto nascosto un poco di tempo , da quelle nubi , scendeva dal loro lembo inferiore per tuffarsi nelle onde quiete . Prima il suo oro , quando non si vedeva di esso che il segmento di sotto , parve una lumiera sospesa alle nuvole ; poi il cerchio infiammato toccò con la circonferenza per un minuto nuvole e mare ; poi si cacciò pian piano nell ' acqua , mostrando nel segmento di sopra il fuoco incandescente di una immane bocca da forno . Avevo desinato bene con qualche mio vecchio amico . Si pigliò un battello e si vogò al largo . Dopo lo splendore del tramonto il crepuscolo fu di una dolcezza ineffabile . Cantavamo a mezza voce , sognando . Annottava . L ' acqua d ' un verde scuro scintillava , luccicava . All ' improvviso vidi lontan lontano nuotare la mia macchia grigia ; e ritrassi paurosamente lo sguardo entro il battello , e la mia macchia mi seguì tra le forcole e i remi , e , gelato di ribrezzo , mi ricondusse , compagna lurida , a terra . Certo ( dottore mio , non ridete ) è offesa la retina : v ' è qualche punto cieco , un piccolo spazio paralizzato , uno scotoma insomma . Ho letto come sulla retina , nell ' occhio dei condannati a morte , s ' è trovato , dopo recisa la testa , il ritratto degli ultimi oggetti , in cui i disgraziati avevano ficcato lo sguardo . La retina dunque , non solo rimane fuggevolmente dipinta : in certi casi resta veramente scolpita . Notate poi che , quando chiudo gli occhi per dormire , io sento la mia macchia dentro di me . E allora è un supplizio diverso . La macchia non si aggira più intorno a se stessa , ma cammina , corre . Corre in su , e nel correre tira in su la pupilla ; sicché mi pare che il globo dell ' occhio debba rovesciarsi , arrotolando dentro nell ' orbita . Poi corre in giù , poi corre dalle parti , e il globo dell ' occhio la segue , e i legamenti quasi si schiantano , ed io dopo un poco mi sento dolere , proprio effettivamente dolere gli occhi . La mattina , anche dopo dormito , gli ho indolenziti e un po ' gonfi . Voi altri medici avete la virtù di essere curiosi ; volete penetrare nelle cause , rimontare al seme . Vi dirò dunque in quali circostanze mi si è manifestata la malattia , che dovete guarire . E , abbiate pazienza , lo dirò nei più indifferenti particolari , giacché so come da una di quelle inezie , le quali sfuggono all ' attenzione dei profani , voi scienziati potete cavare la scintilla , che rischiara poi le verità più riposte . * * * Il dì 24 dello scorso ottobre , sul far della sera , passavo dal Ponte dei Re accanto a Garbe per andare sino a Vestone , mia passeggiata consueta del dopo pranzo , come quella della mattina era verso Vobarno , quando non preferivo arrampicarmi sulla schiena dei monti , o fare qualche viaggetto , sempre pedestre , a Bagolino , a Gardone , in Tirolo . Di due mesi e mezzo passati nella Val Sabbia , le prime due settimane furono tutte calme , altre due tutte fuoco , e il rimanente tristezze e terrori . Alle bellezze della natura , che tutti corrono a vedere e che tutti ammirano , avevo preferito la vallata modesta , povera , dove i monti hanno già un certo aspetto selvaggio , e dove non c ' è il pericolo di vedere mai la persona allampanata di un Inglese , e neanche la barba nera di un alpinista italiano . Mangiavo le belle trote rosee del lago d ' Idro , gamberi saporiti , funghi , uccelli , cacini di capra , molte ova , molta polenta . V ' è ad Idro un alberguccio con due stanzine ariose , pulite . Chi non ha rimorsi vive colà nella quiete del paradiso , senza giornali , senza botteghe da caffè , senza pettegolezzi , guardando lo specchio del lago , le giovanotte che vogano , la Rocca d ' Anfo sull ' altra sponda , esercitando più le gambe che il cervello , abbrutendosi anzi a poco a poco nella cara , nella beata libertà del non pensare a nulla e del non far proprio niente . Quando il cielo è popolato di nubi , spinte a gran corsa dal vento , l ' aspetto di quel paese riesce mutabile all ' infinito . I monti che si accavalcano , le rupi che portano muraglie ruinate di castelli o chiesette con il loro campanile bianco , i colli bassi coronati di pini , cangiano di figura ad ogni minuto . Ora le nuvole mettono in ombra il dinanzi del quadro , e il sole brilla nel fondo ; ora il sole splende sul dinanzi , e il fondo rimane buio ; ora invece questa parte o quella del centro stacca nera in mezzo alla luce o luminosa in mezzo all ' oscurità , e s ' accendono e si spengono ad ogni tratto innumerevoli sprazzi di colori vari e vivissimi . Bisogna salire sul monte roccioso , che sta di contro alla chiesetta di San Gottardo , dall ' altra parte del Chiese . Il monte , verso il fiume , scende a perpendicolo . A destra si vede sulla bizzarra collina la chiesa di Sabbio , alta e sottile ; a sinistra si scopre da lontano la Rocca di Nozza , della quale non rimane che qualche pezzo di muro cadente ; sotto a ' piedi s ' apre il vuoto profondo . Ci si tiene con le mani agli arbusti , e si guarda in giù . Il Chiese corre in arco , rompendo le onde rapidissime ai sassi enormi , di cui è sparso il suo letto . Garbe abbasso , un poco a dritta , e più in là , già ben alto sulla montagna , il campanile di Provaglio . Quasi a piombo , benché dall ' altra parte della strettissima valle , che si strozza in quel punto , lasciando appena appena luogo al fiume ed alla strada postale , si vede dall ' alto in basso la chiesetta di San Gottardo , di cui la torre scorcia tanto che diventa nana , e gli archi del piccolo portico sembrano schiacciati . La prima volta poco mancò che non mi venisse il capogiro . Volevo andare più alto , lì dove la rupe nuda , quasi verticale , concede appena il posto per mettere il piede tra le sue strette fessure . Guardai indietro . Il monte , che mi stava alle spalle , tutto ombroso , spiccava sull ' aria celestina . Saranno state le cinque di sera , due settimane dopo il mio arrivo a Garbe . Il sole cominciava a scendere dietro il giogo della montagna ; un vento fresco soffiava dalla gola della vallata , e bisognava tenere il cappello perché non piombasse nel precipizio , quando uno sbuffo impetuoso , mentre coglievo con le due mani non so che strane foglie , lo fece arrotolare un tratto , poi andare a balzelloni dall ' una all ' altra sporgenza delle acutissime roccie . Gli dissi addio , e continuavo a capo nudo le mie osservazioni estetiche sulle piante , allorché , passati appena dieci minuti , mi comparve innanzi all ' improvviso una montanara , la quale , un poco imbarazzata e con rustico garbo , mi porse il disgraziato cappello . La ringraziai di cuore , e la guardai in viso . Poteva avere dai sedici ai diciassette anni : abbronzita , ma sotto la tinta del sole s ' indovinava l ' incarnato fresco ; nella bocca piccola splendevano i denti , ammirabili di regolarità e di bianchezza ; negli occhi v ' era un certo che di selvatico e di curioso , una timidità un poco impertinente . - Bella giovane , siete di Garbe ? - Signor no . Sono di Idro . - E vi fermate qua ? - Parto domani con mio padre , che è lì tra i cespugli insieme con le nostre capre . Lo vede ? Guardi bene , lì in fondo - e m ' indicava il luogo , ma io distinguevo appena di lontano un uomo che aveva la barba bianca . - E ad Idro dove state ? - Fuori del paese circa due miglia , sulla via che conduce al monte Pinello . - E che nome avete , bella fanciulla ? - Teresa , a ' suoi comandi , signore . Si continuò a discorrere . Io la tempestavo di interrogazioni , guardandola negli occhi , i quali ora vagavano di qua e di là impacciati dal mio sguardo , ora mi si ficcavano in volto , anzi addirittura nel cuore . Ad uno sposo non aveva pensato mai : non sapeva , e lo giurava ridendo e spalancando gli occhi sinceri , che cosa fosse amore . Ella non aveva nessuno al mondo , salvo il padre , che l ' adorava , s ' intende , e non l ' aveva mai lasciata un giorno dacché era nata ; ma il buon vecchio doveva andare appunto allora per quindici dì a Gardegno a far valere i proprii diritti sulla successione di un fratello , morto con molto ben di Dio e senza figliuoli . Il vecchio , già caporale sotto l ' Austria , leggeva e scriveva come un notaio , era uomo di conto e per giunta più agile , più vigoroso , più coraggioso di un giovanotto di vent ' anni . La fanciulla , nell ' assenza del padre , rimaneva ad Idro , affidata ad una santola di settant ' anni . Dottore , ve lo immaginate , andai per quindici giorni ad abitare il pulito e solitario alberguccio di Idro . Tutte le mattine e tutte le sere salivo lungo la stradicciuola erta , torta , sparsa di sassi acuti , che conduce a monte Pinello , e mi fermavo alla casa della montanara gentile . Due giorni disse di no ; poi non ci fu angolo erboso di quella scoscesa china su cui non ci si adagiasse a discorrere , di giorno cercando l ' ombra più cupa sulle sponde di un torrentello , entro una grotta naturale , negli ampi interstizii dei massi enormi precipitati Dio sa quando dalle creste del monte ; di sera , durante le prime ore della notte , cercando una zolla morbida sotto il cielo stellato . La Teresa , certo , non somigliava alle ragazze di città : la sua pelle era ruvida , la sua passione quasi ferina . Nei primi giorni amava tre cose : il suo padre , le sue capre e me ; dopo una settimana non parlava più del padre , non badava più alle capre , mi aspettava sull ' uscio del casolare a cominciare dall ' alba , spesso mi veniva incontro sino ad Idro , mi trascinava , mi violentava , mi buttava in terra come se volesse sbranarmi . Certe volte dal suo corpo esalava un odore acre e inebbriante di erbe selvatiche , certe volte un puzzo di capra nauseabondo , e non di rado un fetore di strame , che ammorbava . Insomma invocavo tra me il ritorno del vecchio . Il giorno innanzi al suo arrivo cercai di preparare Teresa alla mia partenza : le dissi che dovevo andare a Brescia e a Milano , ma mi affrettai a soggiungere che sarei tornato presto , dopo due settimane al più , forse dopo una . Ella non piangeva : tremava tutta , ed era diventata del colore del piombo . Ripeteva con voce strozzata : - Lo so che non torni più , lo so che non torni - . Io promettevo , giuravo , ma ella mi continuava a guardare con gli occhi senza lagrime , e , fatta veggente dalla passione , insisteva : - Non torni più ; lo sento qui nel cuore che non torni più - . Non potei cavarle altre parole . Invece di andare a Brescia o a Milano , tornai a Garbe . Avevo l ' anima rósa dal rimorso : tante volte mi sentivo spinto dalla coscienza a correre ad Idro , alla capanna di Teresa ; poi gli abbracciamenti suoi , furiosi e disperati , mi facevano paura , e non di meno io non potevo pensare ad altro che a lei . Non sapevo se l ' amassi , benché l ' immagine sua mi stesse scolpita sempre davanti . Finalmente , dopo una trentina di giorni , la coscienza vinse , forse anche la curiosità . Andai ad Idro , e , traversando i magri prati , arrampicandomi sulle roccie , risalendo il letto di un torrente asciutto , mi trovai di contro al casolare dall ' altra parte della stradicciuola ; gli alberi ed i cespugli mi nascondevano . La fanciulla stava sull ' uscio , immobile , esposta senza riparo ai raggi del sole . Nel primo istante non la riconobbi : la carnagione era diventata d ' un rosso cupo , i capelli le cadevano sulla fronte e sulle spalle a ciocche sconvolte , il viso appariva stranamente smagrito e allungato , il labbro inferiore pendeva in giù , gli occhi spenti fissavano innanzi senza vedere : non so perché , credetti di essere in faccia a un cadavere bruciato . In quell ' istante una voce d ' uomo chiamò dall ' interno del casolare così sinistra e soffocata che pareva uscisse da un sepolcro : - Teresa , Teresa - . La fanciulla non diede segno di avere udito , e la voce continuava tetra e straziante : - Teresa , Teresa . Scappai ; corsi a Brescia , ma il rumore della città mi riescì insopportabile : tornai a Garbe , dove , a forza di ripetere a me stesso , che il tempo rimedia a tutti i mali , anche agli strazii della passione e dell ' abbandono , trovai qualche momento di pace . Non ostante , dormivo poco , tormentato com ' ero da sogni orribili e da inquietudini febbrili ; mangiavo pochissimo ; camminavo molto , sperando nella stanchezza . * * * Vi dicevo dunque , dottore , che il dì 24 dello scorso ottobre passavo sul far della sera dal Ponte dei Re accanto a Garbe . Un uomo , appoggiando i gomiti sul parapetto e il mento sulle palme , guardava molto attentamente l ' acqua del fiume . Uscivano tra le sue dita delle ciocche di barba bianchissima ; la faccia , mezzo nascosta dal cappello tirato sulla fronte , non si vedeva bene . Non era vestito propriamente né da contadino , né da operaio : portava una casacca e de ' larghi calzoni d ' un colore chiaro grigiastro . Passai accanto al vecchio ; non si mosse ; continuò a fissare l ' acqua vicino alla pila del ponte , dove , stringendosi per attraversare le due arcate , gorgoglia impetuosamente . Guardai abbasso anch ' io , credendo che vi fosse qualcosa di curioso a vedere ; non avvertii niente di strano , ma quel gioco di onde , a cui non avevo mai badato , mi piacque . È una lotta formidabile tra l ' acqua che corre e i sassi colossali che tentano di sbarrarle la via . E le onde , incalzate da quelle che sono dietro , e queste cacciate innanzi dalle altre più lontane , a cominciare dai rigagnoli nascenti nelle nubi , quanta fatica , quanta astuzia devono adoperare , e come s ' affannano a spuntarla di proseguire il loro cammino ! Lo spettacolo del contrasto fatale tra il moto e l ' immobilità , eterno e d ' ogni attimo , mette nell ' anima un timido scoramento , e nello stesso tempo fa sorridere di un così cieco impeto nell ' operare e di una così orba caparbietà nel resistere . C ' è dei momenti , in cui le forze opposte della natura somigliano a fanciulli mal educati , l ' uno dei quali gridi voglio , e l ' altro , pestando i piedi , ripeta non voglio . E su quei massi , i quali spuntano fuori dal letto , che non è un letto di pace , vegetano , seminati dal vento in un pugno di terra deposta colà dallo stesso vento a un granello alla volta , de ' virgulti di salici , degli arboscelli di pioppo , i quali canzonano , deboli e flessuosi , la furia che li circonda . La natura , come la vita , è una catena di vani sogghigni . Se il masso non solleva molto la testa , l ' acqua gli corre su , e scende poi in cascate gaie , cercando il piano più basso : è un cristallo terso , curvo , regolare , una campana lucida , un ombrello trasparente , con qualche filetto opaco di vetro di Murano ; e si frange poi a ' piedi in ispruzzi d ' infinite perlette bianche , di quelle che le Muranelle infilano le sere d ' estate , sedute sul gradino della porta di casa , ciarlando di Tita e di Nane . L ' onda è avveduta : sceglie per solito il cammino migliore . Ma qualche volta si trova chiusa tra i sassi , e allora , non potendo aspettare , scatta in uno sprazzo e via ; tal ' altra si caccia distrattamente in un laberinto , e gira e rigira e , se vuole uscirne , le conviene tornare indietro ; finalmente accade che ella si smarrisca in uno spazio dove il caso ha messo un insormontabile sostegno di pietre , e allora si ferma impaurita , perde la bussola , s ' accascia e da turbine diventa specchio . E sotto all ' acqua , che riflette in iride la tinta del cielo o che si trasforma in ispuma d ' argento , v ' ha il vario e brioso colore dei sassi , giallo , rosso , bianco , verde di muschi e di licheni . La gran battaglia si concentrava alla pila del ponte . Le onde combattevano le onde , che cozzavano insieme , si spezzavano , si frantumavano , s ' accavalcavano , s ' ammonticchiavano , diventavano matte di furor bellicoso , mandavano bava in vece di sangue , e gocciole e stille sino al parapetto del ponte , con un romore , con un frastuono da far tremare un eroe . Il vecchio guardava sempre impassibile . Andai per la mia strada , senza curarmi di lui , passo passo fino a Nozza . Il cielo nuvoloso , minaccioso , principiava a oscurarsi , e soffiava un vento assai fresco dalle alte montagne . Rinunciai a proseguire la passeggiata , e tornai indietro . Al Ponte dei Re c ' era sempre il vecchio , nello stesso posto , nella stessa attitudine di prima . Guardava sempre a ' piedi della pila . La cosa mi parve bizzarra ; mi avvicinai al vecchio e gli dissi : - Buon uomo , scusate - . Non si mosse . Continuai : - Scusate se vi disturbo ; ma il cielo è negro , minaccia il temporale e non è lontana la notte . Se abitate discosto , dovreste incamminarvi . Il vecchio si rizzò lento lento , mi guardò in viso come trasognato , e , senza aprir bocca , tornò ad appoggiarsi al parapetto e a contemplare il fiume . Io insistetti : - Avete bisogno di nulla ? - No - , rispose senza voltarsi . Gli diedi la buona notte e m ' avviai verso Garbe . Fatti cento passi mi voltai . Non so se fosse curiosità o compassione : nella faccia di quel vecchio bianco credevo di avere letto un dolore profondo , una sinistra melanconia . Pallido , con gli occhi infossati , con le labbra nericcie , mi aveva fatto pietà e terrore . Mi trovai al suo fianco , portato da una forza quasi involontaria , e gli dissi interrottamente , aspettando una risposta che non veniva : - Scusate di nuovo . Ditemi se posso giovarvi in qualcosa . Vi sentite poco bene ? Vi offro una stanza a Garbe per questa notte . Mi sembrate forestiero . È accaduto anche a me fuor di paese di trovarmi senza danaro : ne avete forse bisogno ? Dopo queste ultime parole il vecchio si voltò gravemente , tentando di muovere le labbra a un sorriso . - Grazie , non mi occorre nulla - , rispose . Poi , messa la mano nella tasca dei calzoni , ne cavò il pugno serrato e , alzatolo sopra il parapetto , l ' aperse . Il vento fece volar via nel fiume , sparpagliati qua e là , forse una ventina di piccoli biglietti . Mentre io , irritato , stavo per rimproverarlo , balbettò con voce strozzata : - Ho sete . - Scendete a bere nel fiume - , esclamai duramente . Il vecchio s ' incamminò alla rampa scoscesa , che va giù a lato di una testata del ponte ; ma , giunto lì , vacillò sulle gambe mal ferme . Corsi ad aiutarlo e , sostenendolo per l ' ascella , lo condussi al fiume . Riempii io stesso il suo cappello di acqua . Bevette a brevi sorsi . - Non vi rimettete subito il cappello bagnato in testa , che non vi faccia male . Abitate lontano ? - No . - Ma non siete di questo paese ? - No . - E dove state di casa ? Vi accompagnerò . - Non importa . Sto vicino . - V ' accompagnerò ad ogni modo . Il vecchio mi guardò dritto negli occhi , e con accento risoluto disse : - Non voglio . Poi , meno seccamente , aggiunse quasi con ripugnanza : - Aspetto qualcuno . - Un figlio forse ? - Non ho figli . - Un parente ? - Non ho parenti . - Un amico ? - Non ho amici . - Chi dunque ? Pensò un poco e rispose : - Il destino . S ' appoggiò di nuovo al parapetto del ponte e tornò a guardare l ' acqua di sotto . - Perdonate alla mia insistenza . Di che paese siete ? - Di un paese dove si muor di dolore . - E andate ? - In un paese che non conosco . Queste risposte misteriose fecero nascere nel mio cervello uno sciocco sospetto . Esclamai con espansione : - Se dovete rimanere nascosto , se la giustizia vi cerca , giuro che non vi tradirò . Il vecchio s ' alzò dritto in piedi , e rispose alteramente : - Non ho nulla da nascondere agli uomini - . Poi , mormorando tra sé : - La mia coscienza è pura . - Gli uomini vi hanno ingannato forse , vi hanno fatto del male ? Avete trovato al mondo molti nemici ? - De ' nemici ? Ne ho avuto uno solo . Quest ' ultima frase venne pronunciata dal vecchio con voce così cupa , il suo occhio era così bieco , ch ' io mi sentii gelare . Gli dissi : - Vi lascio dunque , e Dio vi benedica . - Dio , Dio ! - sentii ripetere parecchie volte ; e la voce sepolcrale del vecchio si perdeva nel muggito del Chiese . * * * Non intendevo di abbandonare il pover ' uomo . In quattro salti fui a Garbe con l ' intenzione di parlare al sindaco , medico valente e cuor d ' oro , e di condurre meco due contadini , i quali facessero la guardia , foss ' anche per tutta la notte , al vecchio strano . Trovai il sindaco sotto il portone della sua casa , una casa antica , murata da un suo antenato , gentiluomo francese , fuggito dalla strage di San Bartolomeo . Il sindaco discorreva con il segretario comunale e con l ' oste di Sabbio , due tipi curiosi . Questi con la faccia tonda , grasso , grosso , il pizzo lungo e folto sotto a due gran baffi neri , le sopracciglia spaventose , la voce tonante , un cappello in testa di larghe tese , a cui non manca altro che la piuma per potersi dire spagnuolo ; famigliare con tutti , spavaldo , buon diavolo , mette la mano in atto di protezione sulla spalla dell ' avvocato , del farmacista , del signor cavaliere , e apre volentieri la larga bocca al riso sguaiato , mentre dice una barzelletta sporca ; una specie d ' idalgo , che versa maestosamente il vino dal boccale nel bicchiere de ' suoi avventori , che tiene il pugno al fianco , maravigliato di non trovarvi la spada , e s ' è mangiato in qualche mese per darsi il gusto di parere un negoziante in grosso il poco suo patrimonio , e spera di portare le ossa in una grande città degna di lui , lontano dalle piccolezze montanare , dove si sente proprio fuori di posto . L ' altro , il segretario comunale , sottile e lungo come il campanile di Garbe : veste da contadino , con la giacchetta e i calzoni di quella certa stoffa lustra color cannella sudicio , ma tiene la giacchetta buttata sulle spalle , mostrando la camicia , che non pare sempre di bucato , e le braccia , e il petto nudi , assai più scuri dell ' abito ; ha letto Dante , scrive da letterato fino , sa a mente tutte le innumerevoli ordinanze , tutte le infinite circolari prefettizie indirizzate al Comune , che è cosa miracolosa ; cita versi e proverbii latini ; non ha casa ; l ' inverno dorme sulla tavola nuda del Consiglio comunale , con una busta dell ' archivio per origliere e per coperta il tappeto verde : l ' estate dorme sotto il piccolo portico di quella chiesa di San Gottardo , della quale ho parlato indietro , poggiando il capo allo scalino di granito , lungo disteso sulle lastre sconnesse del pavimento , godendosi il vento fresco , che soffia senza interruzione dalla stretta gola dei monti ; vive di pane e di cipolle , di polenta e cacio pecorino , ma si compensa con qualche bicchieretto di acquavite , e , quando ne ha bevuto un tantino più del bisogno , vuole abbracciare tutti , l ' ostessa , il reverendo parroco , il sindaco , persino i carabinieri in pattuglia . Questi signori , e tre contadini , che ero andato a scovare nella bettola vicina , s ' avviarono meco al ponte . Si passò dalla chiesa di San Gottardo , palazzo d ' estate del segretario ; ma , quando fui lì , non mi potei trattenere : lasciai che il vecchio sindaco procedesse con il suo passo , che egli , poveretto , cercava di affrettare , ma che mi sembrava ancora troppo lento , e corsi innanzi . Andai su e giù per il ponte , precipitai abbasso dalla rampa del fiume , guardai di qua e di là in quel buio della brutta notte che era già principiata : non si vedeva un ' anima . Gli altri mi raggiunsero ansanti . In un batter d ' occhio diedi le mie istruzioni . Il sindaco doveva fermarsi sul ponte ; l ' idalgo doveva perlustrare un mezzo chilometro della strada di Nozza ; il segretario doveva rimontare il corso del Chiese lungo un viottolo a sinistra ; i tre contadini dovevano salire i meno erti sentieri delle montagne . Quanto alle vie più scoscese non era neanche da pensare che il misero vecchio avesse potuto tentarle . Quartiere generale : il ponte . Io m ' ero serbato le capanne dei carbonai , di là dal Chiese . In quindici minuti salii alla prima casupola . Tutti dormivano ; picchiai forte ; nessuno rispose ; tornai a picchiare con tanta violenza che i colpi rimbombarono nella valle , e udii finalmente delle voci e delle imprecazioni . Dopo un poco di tempo s ' aperse il finestrello e vidi una testa nera , nella quale brillavano due occhi da gatto . - Sapete niente di un vecchio con la barba bianca , lunga , mezzo malato , vestito di panno chiaro , un forestiere che vagava stasera presso il Ponte dei Re ? - Andate all ' inferno . - Domandatene , di grazia , ai vostri compagni . - Andate all ' inferno voi e il vecchio - e chiuse la finestra . Dopo un quarto d ' ora avevo già rifatto il cammino , ed ero salito da un ' altra parte ad un ' altra capanna . Il mio bastone nell ' urtare sul legno del piccolo uscio destò quattro o cinque echi sulle cime dei monti . - Chi è là ? - Un amico . - Il nome ? - Un amico . - Non apro . - Venite alla finestra . - Non mi muovo . - Avete visto un vecchio ? - Non ho visto nessuno . - Un vecchio vestito di chiaro , con la barba lunga e bianca , infermo . - Non ho visto nessuno . - Passeggiava stasera sul Ponte dei Re e nelle strade vicine . - Non ho visto nessuno , vi dico - e tornò a russare . Tre quarti d ' ora dopo eravamo tutti sul ponte . Non s ' era trovato niente , non s ' era saputo niente . Neppure i due carabinieri di Vestone , che l ' idalgo aveva incontrati sulla via e aveva condotti seco , ci poterono aiutare in nulla . Il sindaco giudicò allora , che noi dovevamo andare a dormire . Era , infatti , la sola cosa ragionevole che ci restasse da fare . Vi ho detto , caro dottore , come il mio sindaco sia una perla d ' uomo . Ha un modo suo proprio di curare la difterite , in grazia del quale salva realmente tutti i bambini del Comune . Parla de ' suoi rimedi con entusiasmo giovanile : non fallano ; ad una infiammazione ci vuole il salasso , anzi ogni malanno guasta il sangue , ed il sangue corrotto va tolto via , perché se ne formi del sano . Ora vive senza troppe angustie , badando a ' suoi pochi campi ; ma fu trent ' anni medico condotto , e quando ricorda le fatiche lunghe e mal compensate , il sollione , la neve , il gelo , i turbini sulle montagne , lo fa con tanta dolcezza , che pare quasi un rimpianto . Discorre de ' suoi malati volentieri , con modestia affettuosa , e , se può dire di averli strappati alla morte , due lagrime di compiacenza gli scendono sulle gote . Ha la barba grigia , i capelli appena brizzolati , i denti candidissimi , gli occhi celestini , la fronte da uomo intelligente e virtuoso . Piglia tabacco e lo offre . Dichiara ogni anno che non vuole più essere sindaco ; poi ci ricasca . Non sa dire di no : tutti , anche i cattivi , lo rispettano e gli vogliono bene . Non l ' ho mai sentito pronunciare su nessuno , fosse il più grande scellerato , una parola severa , aspra o pungente : non trova in quella sua anima mite un accento sgarbato nemmeno per l ' omeopatia , ch ' è tutto dire . Narra molto naturalmente i casi semplici della sua vita , quando , studente all ' Università di Padova e ricco di una sola svanzica al giorno , si faceva dare all ' osteria il riso stantìo per pagarlo un soldo meno , e ossi di manzo scarnati , e culi di salame : non beveva mai vino . Un dì , avendo visto nella Piazza dei Signori un giuocatore di bussolotti , gli si fece amico , andò a desinare con lui più volte , finché imparò il segreto della magia , pensando che se la medicina falliva , quest ' altra arte lo avrebbe potuto soccorrere . Racconta una interminabile filza di storielle , parte da stare allegri , parte da spaventare . * * * Bisogna ch ' io entri finalmente nel cuore del mio racconto . Vi siete accorto che mi ripugna ; infatti nello scorrere gli sgorbii buttati sulla carta conosco di avere fatto come colui , al quale duole un dente e va per farselo strappare . Esce lesto , quasi correndo ; ma , di mano in mano che si avvicina alla casa del dentista , rallenta i passi , finché , giunto alla porta , si ferma perplesso , chiedendo a sé medesimo : - Il dente ora mi duole o non mi duole ? - E così torna indietro un buon tratto di via ; e ogni inezia gli serve per tirare in lungo , un avviso sulla cantonata , un cane che abbaia . Poi si vergogna , e sale fino all ' uscio , e quando , risoluto , ha già in mano il cordone del campanello , domanda a se stesso di nuovo : - Me lo devo far cavare sì o no ? Insomma , coraggio . Quella sera , dopo avere dato a ' tre contadini i soldi per bere qualche boccale , dopo avere salutato il sindaco , che rientrava in casa , il segretario , che andava ad augurare la felice notte all ' acquavitaia , e l ' idalgo , che , canterellando con la sua voce di basso , tornava a Sabbio , io non mi sentii nessuna voglia di dormire , e neanche di scrivere , di leggere o di discorrere . Avevo un gran peso alla testa , e provavo il bisogno di aspirare , di cacciar negli ultimi meati dei polmoni l ' aria frizzante . C ' era stata , sere addietro , nell ' osteria una interminabile discussione intorno a questo punto ; se , tra Vestone e Vobarno , le trote si peschino più facilmente sul far della sera , la mattina di buon ' ora , la notte con la luna o la notte buia . Un pescatore giurava che nell ' oscurità profonda ne acchiappava un subisso . Presa la canna e un lanternino andai a piantarmi dall ' altra banda del Chiese , dove certi enormi massi formano una specie di diga . Mi pareva di quando in quando di sentire abboccar l ' amo , e tiravo su ; niente . Stufo , mi posi a sedere sopra una pietra e a guardare intorno . Non si vedeva un bel nulla . Nero il cielo , nera la terra : non una stella , non un lume . Garve , nascosta da un gruppo di alberi , a quell ' ora dormiva . Sul dorso del monte , lì nel sito ove doveva essere Provaglio , apparve un luccichìo , forse una candela accesa al capezzale di un moribondo . Era un sepolcro di tenebre , ma un sepolcro pieno di frastuoni . Il Chiese , battendo contro i sassi , faceva una musica da assordare : c ' erano dentro tutti i toni , tutti gli accordi , e il vento v ' aggiungeva le estreme note acute . A un poco per volta si finiva ad assuefare gli occhi all ' oscurità e a distinguere qualche cosa : i grossi rospi schifosi , per esempio , che sbalzavano di traverso accanto a me , la spuma bianca , anche il verde cupo dell ' acqua . Avevo ripreso la canna per ritentare la sorte , quando vidi correre a precipizio con le onde e fermarsi alla diga una massa grande , biancastra . Non capivo che cosa fosse , e pure un brivido mi corse dalla testa ai piedi . Presi il lanternino , che avevo lasciato sul sentiero ; ma , mentre mi avvicinavo col lume a quell ' oggetto grigio , l ' acqua , che gli aveva fatto intorno un gran lavorìo , lo sollevò e lo portò a venti passi lontano , dove diede di cozzo in una gran pietra che usciva dal fiume . L ' attenzione intensa mi aguzzava la vista . Aiutato dal pallido chiarore della lanterna tentai di guadare il piccolo tratto , mettendo i piedi sulle teste dei sassi : non mi riuscì . Stetti immobile , con gli occhi fissi . Le onde percuotevano la massa informe , schizzando bava , come se fossero adirate , e le giravano intorno , formando un vortice rapidissimo : il Chiese s ' ostinava rabbiosamente nel volere trascinar via la sua preda . La spuntò . L ' oggetto strano fece il giro del sasso e ripigliò il suo cammino , rovesciato in gran furia dal fiume . Allora principiò una lotta terribile tra me , che volevo conoscere il mistero di quella cosa biancastra , e il fiume che me lo voleva nascondere . Conoscevo a passo a passo i viottoli della sponda : in un solo luogo la roccia , che si alza quasi verticale per un centinaio di metri , obbliga a salire e a discendere ; il resto della via , fino a Sabbio , è piano . Ma quella salita e sopra tutto quella discesa non erano senza pericolo nelle viuzze strette , fiancheggiate da un burrone , la notte . Le piogge dei giorni precedenti avevano fatto franare in un punto la terra del viottolo , e bisognava sbalzare sul precipizio . Saltai senza pensarci , non sapendo dove avrei messo i piedi , e mi trovai dall ' altra parte sano e salvo , ma col lumino spento . Continuai la strada da capre nel buio , intoppando negli sterpi , chiuso tra gli arbusti spinosi , scivolando giù dalla china sui ciottoli tondi , che rotolavano al piano . Finalmente giunsi di nuovo alla riva del fiume . Ma , dov ' era andata la massa grigia ? Era corsa innanzi senza intoppi , o gli ostacoli , di cui è pieno il Chiese , l ' avevano trattenuta ? Aspettai un pezzo senza batter le palpebre , con gli occhi inariditi che mi bruciavano . Alla fine passò nella corrente , in un attimo . Ripresi a correre anch ' io su quel margine , dove nascono i salici sottili e le larghe foglie delle ninfee . Più su il prato è verde , smaltato di fiori , e ai pioppi si mischiano i pini , gli olmi , qualche piccola quercia . Lì m ' ero posto a sedere tante volte sopra un tronco abbattuto , studiando le formiche , ammirando gl ' insetti gialli d ' oro , rossi di rubino , verdi di smeraldo , leggendo un bel libro o fantasticando alle cose gaie nella vacuità della vita . Poco lontano , dove il viottolo costeggia un campo di magre pannocchie , m ' ero sdraiato una mattina a guardare per un ' ora di seguito tre giovani donne , che raccoglievano le noci , le quali , scosse da un ragazzo sull ' albero , cadevano nel fiume , e le tre donne , ridendo , mostravano le grosse gambe fin sopra il ginocchio , con le gonne legate ai fianchi . La macchia grigia era andata ad arenarsi sopra un banco di ghiaia , accanto alla riva . Mi tolsi le scarpe e le calze , mi arrotolai i calzoni alle cosce , e camminai tra le onde . Non mi reggevo in piedi . Il fiume mi tirava giù con una violenza invincibile . Sentii la piccolezza dell ' uomo in faccia alla volontà delle cose insensate . In quell ' istante il Chiese dovette chiamare in aiuto tutte le forze de ' suoi abissi : coperse il banco di ghiaia con un ' ondata impetuosa e , avvoltolando l ' orrido oggetto biancastro , lo portò via inesorabilmente . Mi sentii vinto . Rientrando nella mia camera di Garbe ero inzuppato d ' acqua e di sudore , sfinito ; avevo gli occhi gonfi , la testa in fiamme ; i polsi martellavano . Non potei chiudere occhio . Appena giorno mi alzai barcollando , e sulla sinistra del Chiese , lungo la via postale , andai a Sabbio . Ora le mie membra erano tutte ghiacciate , ora dovevo asciugarmi la fronte . A Sabbio , dove spesso andavo a far colazione , l ' idalgo e la sua moglie ostessa m ' accolsero con un mondo di cortesie , chiedendomi venti volte se stavo male . - Non è niente , - rispondevo , - l ' aria fresca , la passeggiata e la colazione mi rimetteranno - . Non mangiai nulla . Guardavo come in sogno il largo portico adorno di ragnateli , le chioccie che venivano a beccheggiare i minuzzoli di polenta per portarli a ' pulcini , la chiesa della Madonna , la quale , alta com ' è sul colle e posta lì proprio accanto , pareva piantata sopra i tetti dell ' osteria . Mentre io stavo immerso in queste visioni , entra uno dei figliuoli dell ' ostessa , Pierino , bel ragazzotto di sette anni , saltando , e si mette a gridare : - Mamma , l ' ho visto , sai ? - Chi ? - L ' uomo che hanno trovato nel fiume stamattina . - È bello ? - No , è tanto brutto . Domandalo alla Nina . La Nina era entrata insieme col fratello , ma s ' era tosto rincantucciata in un angolo del portico , con le mani giunte , mormorando qualcosa sotto voce . Si sentiva a intervalli la parola Requiem , flebile , soffocata . - È giovine o vecchio ? - ripigliò la madre . La Nina non rispose . Rispose Pierino : - È vecchio , ha la barba bianca , lunga lunga . Ha gli occhi stralunati . - Dov ' è ? Voglio vederlo - gridai scattando in piedi . L ' ostessa mi sbirciò , e bisbigliando : - Dio , che gusti ! - ordinò a Pierino di accompagnarmi . In quattro salti fui alla chiesa , quella del paese basso . In una stanza umida annessa alla sagrestia avevano esposto il corpo dell ' annegato . La stanza era piena zeppa di contadini . Uno diceva : - Chi lo deve conoscere ? Si vede bene da ' panni che non è del paese . Un altro soggiungeva : - Io dico che è tedesco . - No , è di Milano . - Indosso non gli hanno trovato niente ? - chiedeva un giovinotto . - Niente : né una carta , né un soldo . - Si sarà affogato per la miseria . - Io dico che è cascato nel fiume . - Io dico che ve l ' hanno gettato . - L ' occhio è da demonio . - Con quella bocca aperta sembra che ci voglia mangiare vivi . Una bambina si nascondeva , tremando , dietro al corpo del padre , e ripeteva : - Ho paura , ho paura ; andiamo via . Il padre intanto esaminava da vicino l ' abito dell ' annegato , lo toccava e sentenziava : - Bel fustagno ! Dev ' essergli costato caro . M ' ero cacciato innanzi tra la folla . Il vecchio del Ponte dei Re fissava gli occhi nel mio volto , sinistri , minacciosi . Sentivo in quello sguardo immobile un supremo rimprovero . Alle orecchie mi ronzava un soffio da tomba , che diceva : - Tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu potevi salvarmi , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu avevi indovinato quel che io stavo per compiere , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Il soffitto della stanza mi crollava sul capo ; la folla mi stritolava . Credevo di essere nell ' inferno , in mezzo ai diavoli , giudicato dalla voce cavernosa e dagli occhi implacabili di un cadavere grigio . Entrò un contadino , che avevo visto a Idro . Guardando l ' annegato , esclamò : - Povero vecchio , le voleva tanto bene ! Due giorni soli ha potuto vivere dopo morta la sua Teresa ! * * * Mi posero a letto con una febbre da cavallo . Le impressioni di quella mattina , le fatiche della sera precedente , i rimorsi , produssero il loro effetto : avevo delle allucinazioni spaventose . Gli occhi infiammati mi dolevano assai . Il mio buon sindaco veniva a visitarmi due volte al giorno , e mi stava accanto delle lunghe ore , porgendomi egli stesso le medicine e raccontandomi piano , quando gli sembravo un po ' quieto , qualche storiella , che non mi faceva sorridere . D ' allora in poi la febbre s ' è mitigata , ma , ad onta del chinino , non m ' ha voluto lasciare . I medici dicono che è di quelle periodiche , le quali si pigliano facilmente con l ' umidità e con gli strapazzi . Io la sopporto in pace ; ma non posso tollerare in nessun modo questa maledetta macchia negli occhi . Appena uscito dai vaneggiamenti , me la son vista dinanzi , e continuo a vederla , come vi ho descritto , ostinata , abbominevole ... Ecco , anche in questo momento uno spettro scialbo e confuso mi balla di contro , ecco che insudicia il foglio bianco . Il sole è già tramontato , e la scrivania rimane in una penombra , che mi basta a gettare sulla carta in furia queste parole , ma che non mi lascerebbe rileggerle . Volevo finire prima di accendere il lume , e la macchia si giova della mezza oscurità per lacerarmi il cervello ... La macchia cresce , la macchia - cosa nuova ! - prende una forma d ' uomo Le spuntano le braccia , le spuntano le gambe , le nasce il capo . È il mio vecchio , il mio terribile vecchio ! Parto stasera ; vi consegnerò io stesso domani questo manoscritto . O guarisco o mi strappo gli occhi . Il collare di Budda Gioacchino aveva certo qualcosa nella fantasia , che gli dava fastidio . Si metteva a sedere , piantando i gomiti sulla tavola e posando le guance scarne sulle mani stecchite , e abbassava le palpebre come se volesse meditare lungamente su qualche grave sciagura ; ma , dopo un minuto , balzava in piedi , andava allo specchio appannato e piccolo che era posto sul cassettone , contemplava la sua triste imagine con lo sguardo stralunato , e vedendosi più giallo del solito ( non aveva chiuso occhio in tutta la notte ) sentiva un brivido scorrergli dalla testa ai piedi . Allora si tastava il polso e gli pareva di aver la febbre . La finestra era spalancata , ma , benché non fossero ancora le sette della mattina , faceva un caldo d ' inferno . Il sole di luglio dardeggiava una luce spietata , che , seguendo in quel momento la direzione della stradicciuola larga un metro o poco più , andava a battere sul lastrico , diventato una striscia di fuoco bianco ; sicché , quando l ' inquieto giovine s ' affacciò alla finestra , gli parve di accecare . A poco a poco , assuefattosi alla luce , fermò lo sguardo all ' estremità della calle , sul ponte storto e su quel caro verde dei rii veneziani , che riposa la vista . Gioacchino trovò infatti un istante di requie nel bel colore di smeraldo oscillante . Giù nella calle , all ' ombra di una tenda rossa a rappezzi , stava seduto Zaccaria , nella bottega del quale si vedeva un paio di scarpe rotte esposte accanto ad un bacile lustro di rame , tutto figure a sbalzo , simile ai piatti enormi che brillano nel negozio ambulante di Zamaria dalle fritole ; accanto ad un paio di calzoni rattoppati e ad uno spiedo arrugginito stava una spada ad elsa dorata , eredità d ' un consigliere aulico dell ' Austria , ed una tabacchiera con certi amorini allegri , miniati un secolo fa da un pittore francese . Gioacchino dal suo quarto piano chiamò : - Zaccaria - . Zaccaria alzò le due punte della barba grigia . Il giovine gli chiese con voce rauca : - C ' è stato nessuno ? - L ' altro si contentò di stringersi nelle spalle , e tornò a guardare per terra . Il giovine , rientrato nella penombra della sua camera , s ' era messo a guardare una specie di pesante monile di metallo bianco , largo quattro dita , sul quale stavano incise in carattere gotico le tre lettere F . A . Q . e con una pezzuola lo andava ripulendo . Gli venne una idea , che lo rallegrò : la collana poteva essere d ' argento . Si vestì in fretta . Il goletto , i polsini posticci , bianchi di bucato , erano appiccati ad una camicia un po ' sudicia ; ma il vestito nero pareva nuovo e fatto apposta per il corpo allampanato del nostro Gioacchino . Solo i calzoni leggeri lasciavano sconciamente intravvedere , appena sotto alle ginocchia , le trombe degli stivali . Certo quegli stivali , ereditati da uno zio , erano larghi per le gambe magre , e nei calori dell ' estate dovevano dare gran noia . Insomma Gioacchino uscì tenendo in mano il monile , e a cento passi dalla sua casa entrò in una botteguccia piccola , bassa , che aveva nella vetrina qualche orologio d ' ottone , qualche enorme cipolla d ' argento , cinque o sei catenelle d ' acciaio e alcune paia di orecchini d ' oro sospetto . Mettendo il piede sulla soglia non ci vide più nulla : bujo pesto . Ma un po ' alla volta cominciò a distinguere le cose . In un angolo , dove entrava un tantino di luce di riflesso pallida , stava un vecchio con gli occhiali sul naso , che guardava , attraverso ad una lente grossissima , la carcassa di un orologio sconquassato . - Oh , signor Gioacchino ! È un pezzo che non la si vede . C ' è qualcosa da comprare ? - No , ho bisogno di un favore . - Eccomi pronto , purché non sieno denari . Potrebbero strapparmi sette denti , come per cavar soldi fece a un ebreo quel re d ' Inghilterra , e all ' ottavo non troverei una lira . È vero che non ne ho sette tra tutte due le mascelle ; e d ' altra parte lei , signor Gioacchino , n ' ha tanti da prestarne a tutti , e denti e quattrini . In che cosa posso servirla ? - Veda questa roba . Il vecchio diede un ' occhiata all ' oggetto di metallo , e disse tosto : - È argento , argento massiccio e puro . - Quanto potrebbe valere ? - Lo vuol vendere ? - No , glie l ' ho detto . - Allora pesiamo . Trenta lire , piuttosto meno che più . L ' ha trovato , questo collare ? - Sì . Pensavo bene io che non fosse il collare d ' un suo cane . I cani - e guardava sardonicamente agli spropositati stivaloni del giovinotto - i cani le piacciono poco , mi pare , come alla buon ' anima di suo zio . Mentre l ' orefice e orologiaio , ridendo a squassi , borbottava queste ultime parole , passava un monello , che gridava con voce argentina : - L ' « Adriatico » , l ' « Adriatico » , col gran fatto accaduto ... Gioacchino disse un grazie rapido al vecchio , e corse dietro al monello per comperare il giornale , poi se lo portò su in camera , salendo a tre a tre gli scalini alti delle branche strettissime . Cercò alla fine della terza pagina , e trovò in carattere grosso l ' avviso , che tutti i fogli del giorno innanzi avevano già pubblicato : « Chi avesse smarrito un collare da cane con tre iniziali , la prima delle quali F , è pregato di recarsi a ricuperarlo il più presto possibile alla bottega portante l ' insegna dello Scudo d ' oro , in calle della Forca , numero 512 . Il collare verrà consegnato sulla indicazione delle altre due lettere , senza esigere nessuna mancia » . V ' erano tre o quattro errori tipografici ; ma , insomma , il testo appariva chiaro . Suonarono le otto . Il giovine tornò ad uscire in gran fretta , spinse forte l ' uscio due o tre volte per essere ben certo che fosse serrato , e , passando vicino alla bottega dello Scudo d ' oro , disse a Zaccaria , il quale stava ancora seduto sotto la tenda rossa : - Siamo intesi : se viene qualcuno a chiedere il collare , mandatelo al cassiere della Banca di Sicurtà commerciale . Va bene ? - Ho capito , ho capito . Me la ricantò ieri cento volte la solfa . - Dunque mi fido . E Zaccaria , nell ' ombra della calletta angusta , dove il sole non batteva più , mormorò tra i denti , sbirciando Gioacchino , che saliva il ponte quasi di corsa : - È curiosa ! Che smania di restituire la roba gli è venuta d ' un tratto . Anche questa s ' ha da vedere ! - Gioacchino dal canto suo pensava : - È d ' argento , correranno a pigliarlo . * * * Bisogna sapere che Gioacchino non era punto avaro ; ma l ' antiquario dello Scudo d ' oro non aveva torto : quella smania riesciva stravagante . Il giovine , come vedremo , spendeva tutto quello che guadagnava . La sua camera non si poteva dir sudicia , benché la moglie borbottona di Zaccaria non togliesse la polvere dal cassettone , dallo specchio , dalle quattro scranne , dalla poltrona zoppa e dalla tavola tarlata se non una volta ogni due settimane . Codesti mobili erano assoluta proprietà di Gioacchino , il quale pagava cinque lire al mese la stanza vuota , e dava mensualmente per il servizio della degna sposa di Zaccaria una lira : molto più di quello che si meritasse . Ora mettiamo il mangiare , il vestire , i divertimenti , e giungeremo alle tre lire al giorno , né più né meno . Gioacchino aveva ereditato dallo zio , un sant ' uomo , centomila lire o giù di lì , e gli affari della cassa alla Banca di Sicurtà gli avevano dato nell ' ultimo bilancio un frutto netto di diecimila lire , che doveva crescere del doppio l ' anno seguente ; ma questo non era guadagno proprio suo , era guadagno del denaro suo : bisogna distinguere . Gioacchino , fra le altre virtù , aveva quella della modestia : valutava poco l ' opera propria ; e il lavoro di tredici ore , dalle otto della mattina alle sei e dalle otto della sera alle undici , gli era sembrato , dopo molti e profondi calcoli , degno di tre lire al giorno soltanto . L ' entrata dunque e l ' uscita si pareggiavano . Anzi , di quando in quando gli veniva il sospetto di essere un cervello sventato ; e allora resecava un po ' sulle spese , sicché del proprio guadagno effettivo aveva messo da parte un centinaio di lire , più qualche centesimo , destinate in casi straordinarii a certi matti dispendii . Non è male che un giovine previdente si prepari così un fondo di cassa disponibile agli ultimi estremi per una qualche pazzia . Il momento della pazzia , una vera ed improvvisa pazzia , era venuto . Sulle donne Gioacchino aveva delle idee molto sentimentali . Non gli piacevano quelle che si fanno pagare ; ma dall ' altra parte a quelle che non si fanno pagare non sembra che Gioacchino piacesse troppo . Con le ragazze ci sono gl ' impegni e spesso le noie de ' fratelli o del padre ; quanto alle donne maritate , la moralità sua lo salvava dal pensarvi , e anche un poco la paura dei mariti bisbetici . Così dunque il nostro giovine , con la sua faccia d ' un pallore giallastro , gli occhietti bigi , le labbra grosse violacee , il pizzo rado , le guance infossate , la testa quasi pelata , magro come uno stecchino , viveva in una castità molto impaziente . Una sera , alle sei e mezzo , in Merceria di San Salvatore , mentre usciva dalla sua Cassa , ecco si imbatte in una fanciulla ammirabile . Alta , snella , con certi occhioni neri da far venire la pelle d ' oca , e i capelli corvini , e la carnagione ( si vedeva un poco più giù del collo ) d ' un bruno caldo , infiammato , che sembrava un riflesso d ' incendio . Gioacchino sentì nel cuore un gran colpo , e , fatti due passi , voltò la testa . In quel punto voltava il capo anche la bella giovane , saettando con gli occhioni neri . Gioacchino incerto , tremante , quando la ragazza fu lontana ebbe il coraggio di seguirla . Alla svolta di una calle od alla discesa di un ponte , se la perdeva di vista , affrettava il passo , correva ; poi , scopertala , si fermava di botto , e s ' ella stava un minuto a guardare dinanzi alla mostra d ' una bottega , egli andava a rifugiarsi vergognosamente in un sottoportico buio . Si studiava di camminare come se non fosse fatto suo , fischiettando , guardando in aria . Passava dalla paura all ' ardire : tre o quattro volte gli venne l ' impeto di accostarsi alla fanciulla ; faceva due passi , e l ' animo gli mancava . Così passarono da San Bartolomeo , poi dal ponte dell ' Olio , poi dalla salizzada di San Giovanni Grisostomo , e finalmente dal campo de ' Santi Apostoli , dove la fanciulla incontrò una vecchia vestita di nero , con il cappellino a fiori color di rosa . Il sole , splendente ancora nella vasta piazza , bruciava . Svoltato l ' angolo della calle del Pistor , nel ramo delle Zotte , in fondo al quale si vedeva brillare il verde dell ' acqua e passare il felse di una gondola nera , la fanciulla e la vecchia sparirono . Per farla breve , cinque giorni dopo , la vecchia piccola , grassa , grinzosa , dal cappellino ornato di rose , aveva già con infinite astuzie cavato quaranta lire dal salvadanaio disponibile del nostro giovine cauto . Irene era propriamente la Dea della seduzione . Quando stava ritta il suo mento ovale soverchiava in altezza il cocuzzolo mezzo pelato di Gioacchino , ma si piegava con tanta grazia ! Nello slanciarsi , nell ' incurvarsi , nell ' ondeggiare aveva della pantera ; aveva del serpente nell ' attorcigliarsi , nell ' aggomitolarsi , nello strisciare . E poi era tanto allegra . Il suo labbro superiore rimaneva naturalmente alzato , massime alle estremità in una curva adorabile , che faceva pensare a non so che di canino , e che lasciava sempre vedere i denti bianchissimi . Gl ' incisivi dovevano essere arrotati come lame di coltello , ed i canini erano certo puntuti come pugnali . Il riso le stava tanto bene : gli occhi scintillavano e mandava un fremito di gaiezza , che pareva selvaggio . Gioacchino aveva perso la testa . Andava in calle delle Zotte subito dopo il desinare e vi restava fino alle sette e tre quarti , l ' ora di tornare alla Cassa . Vi sarebbe andato anche di giorno se avesse potuto scappare , non foss ' altro per dieci minuti , dalla Banca di Sicurtà ; vi sarebbe tornato la sera tardi , se la fanciulla e la vecchia mamma non glielo avessero proibito , dicendo che andavano sempre a dormire innanzi i polli , e che non intendevano mettere a repentaglio nel vicinato il loro nome di donne oneste . Fatto sta che il settimo giorno , a contare dal primo incontro , la vecchia strappò al giovinotto ancora trentacinque lire . Ma Irene gli voleva tanto bene , gli si buttava addosso con tanto furore , che era un incanto ! Aveva anzi il caro costume di morsecchiare ; e Gioacchino , la sera , spogliandosi , guardava con infinita compiacenza le lividure delle proprie carni . Un dopo pranzo ( si conoscevano da nove giorni ) la fanciulla era più gaia e Gioacchino anche più acceso del solito . Irene gridò improvvisamente : - Voglio mostrarti d ' un colpo tutto quanto il mio amore - e si avventò contro di lui e , afferrandolo per le spalle , lo girò , e sotto alla nuca gli diede un gran morso con que ' suoi denti taglienti e puntuti . - Sangue , sangue ! - ripeteva sghignazzando . E Gioacchino , benché gli facesse un poco male , e sopra tutto gli rincrescesse che il goletto e la cravatta avessero ad imbrattarsi , rideva anche lui con quella sua faccia sparuta e squallida , e si asciugava la ferita con la pezzuola . Erano quasi le otto . Uscì felice , toccandosi a brevi intervalli col fazzoletto la nuca , dove le gocce di sangue si rinnovavano ad ogni tratto ; ma , poiché il sangue non voleva stagnare , entrò in una farmacia a farsi mettere sulla ferita un pezzetto di cerotto giallo . Di notte sentì un pizzicore , che lo tenne svegliato . La sera seguente Gioacchino spasimava d ' amore , benché durante la giornata si fosse sentito in tutte le membra una spossatezza grandissima . All ' ora consueta la vecchia lo aspettava sulla porta di strada . Quando Gioacchino la vide bisbigliò : - Ci siamo ! - La vecchia infatti lo tirò nella cucina , dove due pentole , un candelotto , cinque o sei tondi e qualche posata arrugginita ornavano la credenza . Principiò le lamentazioni . Irene non ne sapeva nulla , poveretta ! ma certi impegni urgentissimi , gli ultimi creditori impertinenti da far tacere ; bastavano trenta lire ; era tanto buono , tanto gentile ; non l ' avrebbe seccato mai più , lo giurava sulla immagine di Santa Brigida . Gioacchino teneva duro . Allora la vecchia , piantandosi le mani ai fianchi , smessa la studiata dolcezza del volto grinzoso e la mellifluità della voce fessa , continuò ringhiando . Irene dipendeva da lei ; non c ' è amore che tenga ; gli avrebbe dato un calcio da quella parte , e poi chiusa la porta in faccia in saecula saeculorum , una bella faccia davvero ! Se voleva continuare a veder la ragazza doveva contribuire anche lui alle spese di casa ; e poi una ragazza tutta per lui , così pura , così innocente ; infine si trattava di poche lire ; era una spilorceria , una sordidezza ; o con chi credeva di aver da fare ? le persone si devono apprezzare per quel che meritano , e lei e la figliuola volevano essere tenute in conto di donne dabbene ; l ' aveva intesa sì o no ? Gioacchino diede le ultime venticinque lire . Oramai dei risparmi sull ' onorario , che aveva concesso a sé medesimo , gli restava qualche misero soldo ; ma il giovine si sentiva tanti bollori addosso , che l ' intaccare all ' occorrenza d ' un altro centinaio di lire le ventimila , che il suo danaro doveva in quell ' anno fruttargli , non gli appariva la cosa più atroce di questa terra mortale . Irene stava sdraiata sull ' ottomana . Faceva un caldo grave umido , soffocante . Era vestita d ' una sottana piuttosto corta e d ' un casacchino , dal quale s ' erano strappati quasi tutti i bottoni . Gioacchino , vedendola , si rasserenò : i suoi occhietti si spalancarono , il viso smorto pigliò un bel colore rosato . Bisbigliò nell ' orecchio della fanciulla la eterna parola : - Mi vuoi bene ? L ' altra rispose a voce alta , ridendo : - T ' adoro . - Ami me solo ? Pensi sempre a me ? Io , vedi , darei tutto il mio sangue per la mia cara Irene . E le rimproverò dolcemente il morso della sera innanzi , dicendole che ancora la nuca gli pizzicava forte . Aveva messo il capo sulle ginocchia di lei . Immerso in una specie di sopore beato , guardava , senza pensare , alla polvere densa , che da più mesi non era stata disturbata sotto ai pochi mobili sconquassati , alle sporcizie del pavimento , delle quali si sarebbe scandalezzata persino la degna sposa di Zaccaria , ed alle tendine delle finestre rabescate di lordura . Dal canale quasi asciutto saliva un fetore acre . Qualcosa di bianchiccio , di lustro , dietro ad una delle gambette storte dell ' armadio , fermò lo sguardo di Gioacchino . - Guarda , che cosa c ' è lì sotto ? - chiese ad Irene , e senz ' aspettar la risposta andò a pigliare l ' oggetto . Era un collare col suo fermaglio e le tre lettere F . A . Q . La faccia di Gioacchino diventò livida . - Un cane , c ' è stato un cane in questa casa . Rispondi . Irene rideva , mostrando i denti . - C ' è stato un cane e ha perduto il collare ? Quando ? - Ieri mattina . - Ieri ? - Sì , ieri ; - e la donna ci pensò un attimo , poi soggiunse : - Entrò dall ' uscio della scala , che la mamma con questi caldi tiene sempre aperto . Ma io non ho paura dei cani . Anzi guarda - e mostrò alla polpa della gamba destra due ferite vicine , lunghe , parallele , non ancora rimarginate . - È stato il cane ? - gridò Gioacchino con gli occhi fuori dalla testa . - Sì , il cane . Non me ne rammentavo quasi più . - E non hai fatto bruciare la piaga ? - Fossi matta ! Perché mi restasse il segno tutta la vita . - E il cane dov ' è ? - Lo so io ! Non l ' avevo mai visto . È scappato , e buon viaggio . - Scappato subito ? - Subito , e tanto in furia che pareva arrabbiato . - Arrabbiato , arrabbiato ! - e si toccava la morsicatura della nuca , che da un minuto gli bruciava la carne come un tizzone ardente . Mise in tasca il collare e scappò , precipitando giù dalle scale , correndo nelle calli , sui ponti , lungo le fondamenta , dando degli spintoni a tutti quelli che incontrava , finché giunse all ' Ospedale maggiore , dove chiese del chirurgo di guardia . Voleva farsi medicare col ferro e col fuoco ; ma il chirurgo disse che non si poteva tentare più nulla , giacché la piaga era bell ' e cicatrizzata . Del resto , saputo il caso , affermò dottrinariamente che la rabbia non si trasfonde da uomo ad uomo , eccitò Gioacchino a dormire quindi i suoi sonni tranquilli , e gli voltò le spalle . Gioacchino pensava : - Menzogna , inganno pietoso . Voglio sapere la verità ad ogni costo - e nel correre verso casa , passando innanzi alla Farmacia di Santa Fosca , di cui conosceva il principale , vi entrò difilato . Giunto al banco starnutò . L ' aria impregnata degli odori di droghe , di olii , di mantecche e di elettuarii , gli punzecchiava le papille del naso . La Farmacia di Santa Fosca è celebre . Delle sue pillole miracolose si occupò più volte niente meno che il Gran Consiglio della Repubblica di Venezia . La sala , piuttosto vasta , appare molto solenne ; un resto , perfettamente conservato , dell ' arte barocca : grandi armadii tutt ' intorno in legno massiccio , a pilastri , a cornicioni , a timpani , con riquadri arzigogolati e volute gobbe ; sulla porta di mezzo , in faccia all ' ingresso , il busto di un vecchio sapiente , in atto di consultare un librone enorme di farmacopea ; sulla porta a destra il busto d ' un giovine , che tiene una storta , e sulla porta a sinistra quello di un altro giovine , che pesta nel mortaio ; all ' alto dei frontespizii certe figure allegoriche di donne sdraiate e dorate ; qua e là delfini e caducei . Il soppalco a travi regolari , dipinti in fiorami gialli , non ha una ragnatela ; nelle scansie i vetri di maiolica , bianchi con gli ornati di fogliami celesti e le iscrizioni a lettere gotiche nere , i più grossi e panciuti nel palchetto più alto , in mezzo i mezzani e sotto i piccoli , stanno schierati l ' uno accanto all ' altro con una regolarità , dove s ' indovina la mano avvezza agli scrupoli d ' oncia . Se la discorrevano insieme nella stanza vicina , intorno alla tavola tonda , quattro medici , mentre , dietro al banco , lo speziale attendeva a pesare e ad incartare non si sa quali polveri bianche . Gioacchino , vergognandosi di parlare di sé , principiò a narrare allo speziale il caso di un amico suo , che era stato morsicato da una donna , la quale alla sua volta era stata morsicata da un cane , probabilmente rabbioso . Nell ' andare innanzi , infervoratosi nei particolari della storia , alzò a poco a poco la voce , sicché i medici , dall ' uscio aperto , si posero ad ascoltare . Il punto sul quale Gioacchino voleva essere illuminato era questo : - L ' idrofobia si può trasmettere dall ' uomo all ' uomo ? - Il farmacista non sapeva che cosa rispondere ; ma intanto entrò una vecchietta a chiedere tre once di olio di ricino , e il farmacista , conducendo Gioacchino nella stanza attigua , espose ai medici la domanda di lui , mentre la vecchietta gli tirava la falda dell ' abito perché si sbrigasse a darle quel purgante , il quale doveva servire a guarir dalla colica la sua nuora , un bel pezzo di giovinotta , che aveva mangiato , essendo giorno di magro , un subisso di baccalà . I quattro medici , i quali stavano aspettando invano di essere chiamati da qualche cliente , e intanto non sapevano come ingannare il tempo , giudicarono la quistione bella , ma molto intricata . Uno , il più vecchio , si rammentava di avere letto nello « Sperimentale » di un caso d ' idrofobia comunicata ad un fanciullo dalla morsicatura di una ragazza , innanzi che le si manifestasse la rabbia . Gioacchino allibì . Vero è che la notizia fu poi smentita nello stesso periodico . Gioacchino respirò . Frattanto il secondo dottore , sbarbato , con i capelli biondi e lunghi e gli occhiali sul naso , era andato a frugare nella libreria , che pigliava tre lati della stanza ( la più ricca libreria delle farmacie di Venezia ) e ne aveva cavato il fascicolo del giugno 1880 del « Giornale internazionale delle scienze mediche » . Interrompendo senz ' altro i discorsi dei colleghi si mise a leggere lentamente , gravemente alla pagina 488 questo articoletto : « Sulla trasmissibilità della Rabbia » , pel dottor Raynaud . Fino ad ora si teneva per indiscutibile che l ' uomo rabido non sia atto a trasmettere ad altri la malattia ; oggi pare che tale questione sia entrata in una fase tutt ' altro che rassicurante . Da alcune esperienze è lecito dedurre che il virus rabido dell ' uomo è contagioso . L ' inoculazione fatta nei conigli della saliva o del detrito della glandula salivale di un uomo affetto da rabbia , per morso riportato da animale sospetto , diede luogo ai sintomi rabidi , indi alla morte . Da ciò si deduce la trasmissione della rabbia non solo dall ' uomo agli animali , ma eziandio da uomo ad uomo ; e , ciò ammesso , si comprende come bisogna guardarsi con scrupolosa attenzione così dai morsi degli infermi affetti da rabbia , come anche dalla loro saliva e dagli oggetti che ne fossero imbrattati , specialmente nel caso che nelle mani esista qualche taglio o scalfittura o piaga » . Gioacchino era diventato verde e immobile come un cadavere : soltanto le sue labbra tremavano ; ma i medici , incaloriti nella questione , non gli badavano affatto . Uno di essi , il più giovane de ' quattro , piccoletto , gobbetto , tutto malizia negli occhi e nella bocca , osservò : - L ' articolo non vuol dir nulla . Gli uomini , è vero , somigliano ai conigli nell ' animo , ma non si possono confondere con i conigli nel fisico . Io in questa materia la so lunga , pur troppo ! La mia tesi di laurea ebbe a tema l ' idrofobia : ho dovuto consultare un monte di libri , e sono stato aiutato dal professore Lussana , che ha compiuto delle belle esperienze . Vi ricordate certo di quel povero dottore Agostino Marin , medico condotto di Cervarese Santa Croce , tanto buono , tanto amato da tutti , il quale , morsicato da un cane , sentendosi dopo tre mesi i primi sintomi dell ' idrofobia , montò in carrettella e , guidando da sé , si recò all ' Ospedale di Padova , dove al medico di guardia disse quietamente : - Vengo a finire qui , per non funestare con l ' orrendo spettacolo della mia morte la mia moglie ed i miei figliuoli , che amo tanto - . Morì in fatti qualche giorno appresso ; e il Lussana , avendo avuto un poco di sangue di quel disgraziato , lo iniettò nella vena femorale di due cani . Uno de ' cani poco dopo morì , l ' altro fu ucciso : era stata comunicata a tutti e due la così detta idrofobia lipemaniaca o taciturna . Il medico biondo interruppe : - O dunque , se ai conigli e ai cani , con la saliva e col sangue la rabbia si trasmette , perché non s ' ha a trasmettere all ' uomo ? - Caro dottore , o perché i cavalli , i ciuchi ed i buoi vanno soggetti a malattie diverse da quelle della bestia umana ? Non ci sono forse dei veleni che accoppano certi dati animali , non facendo agli altri né caldo né freddo ? L ' Hertwigx dichiara che solo il quinto degli uomini addentati direttamente da cani idrofobi s ' ammala ; e il Giraud , il Bezard , il Parvisse , il Gauhier , il Vaughan ... - Basta , per carità ! - gridò lo speziale dal suo banco . - ... Il Giraud , il Babington praticarono l ' innesto senza ottenere mai ombra d ' idrofobia . Nessuno dei coraggiosi dissettori che , studiando i cadaveri di idrofobi , s ' erano fatti alle mani o tagli o graffiature , ebbe a soffrire nulla , salvo uno , pare , se si deve credere all ' Andry . - La conclusione è questa - notò il medico vecchio - che non sappiamo nulla ; ma non vorrei , lo confesso , neanche a ricoprirmi d ' oro , sperimentare nella mia carne i denti di un uomo idrofobo . Gioacchino era caduto sopra una seggiola : tendeva l ' orecchio , ma non respirava più . Si fece coraggio , e chiese , balbettando , al medico gobbetto , che gli stava accanto : - La rabbia , scusi , negli uomini e nei cani si può sempre riconoscere dalle loro furie , dagli ululati , dalla bava , da qualche altro segno sicuro ? Il novello Esculapio , lietissimo di poter sciorinare la sua sapienza , rispose : - No . La rabbia non si manifesta con accessi di furore , anzi è una malattia , a prima giunta , di apparenza benigna ; ma fino dal principio la saliva riesce virulenta , cioè contiene il germe inoculabile ; ed il cane , o anche l ' uomo , senza fallo , è allora più pericoloso per le carezze della sua lingua , che non per la tendenza a mordere . La copia della bava non appare un indizio costante : talvolta la gola resta umida , talvolta secca . In una varietà particolare , che si denomina rabbia muta , la mascella inferiore si discosta assai dalla superiore , e si vede sino al fondo la gola nera . Sovente il cane cammina con il passo vacillante , con la coda rilassata , con la testa china e gli occhi spalancati e la lingua pendente fuori della bocca , lunga , azzurrastra . Alza il capo per mordere , e poi subito ripiglia il suo fatale cammino . - E nei rimedii - chiese il medico vecchio , il quale non aveva più voglia di tenere dietro ai progressi dubbiosi della sua scienza - dopo il vano tentativo del curaro , hanno inventato altro ? - La tracheotomia - rispose il gobbetto . - La tracheotomia - brontolò con un soffio di voce Gioacchino . - Che cosa è ? - È un taglio lungo la trachea - e il medico mostrava la gola più giù del colletto . - Il pathos eminens dell ' idrofobia consiste in uno spasmo laringo - faringeo ; non potendo dunque respirare di su , si spacca la gola e si respira più sotto . Gioacchino inorridiva , ma il medico , senza guardarlo , continuava : - Vero è che alla stretta dei conti si muore ugualmente , strozzati , epilettici , furiosi , con la bava e il sangue alla bocca , ballando come nel delirium tremens il più orribile e infernale dei can - can . Il dottore biondo , quello con gli occhiali , mentre i colleghi suoi ragionavano , non aveva fatto altro che togliere dalla libreria dei volumi e scartabellarli e ammonticchiarli sulla tavola . Sfogliandone uno , dopo avere scorso una mezza pagina , si pose a ridere , dicendo : - Sentite , amici , niente meno che l ' Encyclopêdie , quella del Diderot e del d ' Alembert , quella che ha illuminato il mondo . Ecco l ' articolo Rage . Rabbia dunque ce n ' è di sette sorte : quattro hanno rimedio : per le altre v ' ha un riparo soltanto : tuer le chien enragé . E delle medicine questa è amena : « Pigliate il peso di sei scudi di sugo d ' assenzio , il peso di due scudi di polvere d ' aloe , il peso di due scudi di corno di cervo bruciato , due dramme di agarico e il peso di sei scudi di vino bianco : mêlez le tout ensemble , et les faites avaler » . Qui scoppiò una lunga risata ; ma il dottore biondo continuava imperterrito : - Farmaco per impedire che la rabbia si manifesti : « Pigliate del latte di vacca appena munto , mettetegli in fusione della pimpinella selvatica , e fatene bere tutte le mattine per nove giorni » . Lo speziale , messo in curiosità dalle risa dei dottori , era andato ad ascoltare . - Ha inteso ? - disse a Gioacchino - basta bere per nove mattine il latte con la pimpinella . Ma il quarto medico , il quale non aveva mai aperto bocca , e pareva che sonnecchiasse , si alzò e , preso in disparte Gioacchino , gli bisbigliò con molta solennità in un orecchio : - Lasci sbraitare questi signori . Il fatto è questo , che la trasmissione dell ' idrofobia da uomo ad uomo è cosa oramai certissima . Se dunque il cane era idrofobo , l ' amico è spacciato . Il punto sta qui : sapere se il cane era idrofobo ; e , poiché i cani idrofobi non guariscono mai , sapere se il cane è vivo e sano . Se il suo amico o lei o qualche conoscente avessero bisogno di un medico , eccole il mio biglietto da visita . Gioacchino uscì sbalordito , mezzo tramortito , barcollando sulle magre gambe . Sapere se il cane è vivo ! Gioacchino si rammentò del collare che aveva in tasca . Gli venne una grande idea : corse la sera stessa agli uffici de ' giornali che si pubblicano la mattina , e la mattina seguente , per tempo , agli uffici de ' giornali che si pubblicano la sera ; e fece stampare l ' avviso che conosciamo . * * * Lo abbiamo lasciato che andava alla sua Cassa , dove giunse in ritardo , ruminando nel cervello cento storie terribili di cani arrabbiati , d ' uomini morti negli spasimi più tremendi , quando meno se l ' aspettavano , molte settimane , molti mesi , molti anni dopo morsicati . Vivere in tante ambasce ! meglio buttarsi subito nel canale con una pietra al collo . E contava i biglietti di banca con la sicurezza meccanica della consuetudine lunga ; e pensava intanto al suo povero zio , che , vedendo un cane , allibiva , sgattaiolava lungo i muri , si rannicchiava ne ' canti ; al suo povero zio , quel sant ' uomo , che , dopo avere mangiato pane e cipolle tutta la vita , gli aveva lasciato centomila lire , facendogli giurare solennemente di portare sempre gli stivali sino alle ginocchia , poiché i cani hanno l ' usanza di addentare alle polpe . Si presentò allo sportello della Cassa la testa unta di Zaccaria , e in atto di mistero disse : - C ' è quel signore . - Chi ? - Quello del collare . Gioacchino scattò , e gli passò sulla fronte un lampo di gioia . Il proprietario del collare era un bel giovinotto , alto e robusto , tenente di fanteria marina , il quale , dette le due lettere che l ' avviso chiedeva e ringraziato il cassiere , dichiarò di voler pagare , non foss ' altro , le spese delle pubblicazioni ; ma Gioacchino non rispondeva . Guardava intorno , cercando il cane : - E il cane dov ' è ? - Il cane è scappato . - Quando ? - Ier l ' altro . Gioacchino si sentì gelare , e , come parlasse a sé medesimo , con un accento di strazio mortale , bisbigliò : - Il giorno in cui ha morsicato Irene ! - Appunto . È un cane mansueto come un agnello ; ma non bisogna tirargli le orecchie . Irene gliele tirò , ed egli dentro coi denti nelle polpe . Allora gliene diedi tante e tante , che scappò giù dalle scale , e non l ' ho più veduto . Ma tornerà , ne son certo ; mi capiterà tra i piedi o al caffè , o in qualche casa dove ho per costume di andare . Non è la prima volta che mi fa questi scherzi . - Era sano ? - Come un pesce , ma con questi calori non si sa mai . Gioacchino , alzando gli occhi e guardando il volto rotondo e gioviale del tenente , chiese tremando : - Ella conosce Irene ? L ' altro si mise a ridere , come se volesse dire : e chi non la conosce ? - Scusi , ci andò ier l ' altro per caso ? - Sono tre mesi che ci vado tre o quattro volte la settimana e le ho condotto quasi tutti gli ufficiali del battaglione . - Irene in calle delle Zotte , numero 120 , quella ragazza che abita con la madre ? - Una bella madre davvero ! - Ma insomma , Irene ... ? - Non lo sapeva ? Allora soltanto il bel giovine s ' avvide che il disgraziato cassiere non si sentiva bene , e , poiché Gioacchino pregava di essere lasciato solo , il tenente , senza darsi la briga di capire codesto imbroglio , se ne andò via , intendendosela con l ' antiquario dello Scudo d ' oro , perché , quando a quel matto del cassiere fosse piaciuto , gli portasse a casa il collare . Zaccaria s ' inchinò tanto che toccò quasi il suolo con le due punte della barba grigia . - E mi costa cento lire ! - ripeteva Gioacchino , e , mentre contava i danari allo sportello , andava ripensando alla pietra da legarsi al collo e al canale ove affogarsi . Poi esclamava : - Voglio vendicarmi ; voglio uccidere la vecchia prima e la giovane poi - . E tremava di paura . Alle sette di sera , senza sapere quel che si facesse , entrò nel chiassuolo delle Zotte . La porta era aperta , salì e sul pianerottolo si fermò un istante : gli pareva di sentirsi strozzare , non poteva più inghiottir la saliva , aveva il granchio alle mani , il cuore con i suoi gran colpi voleva spezzargli il petto . - Ci siamo - pensò - mi restano poche ore di vita - . Mise il piede sulla soglia della camera d ' Irene . Irene , sdraiata come al solito sull ' ottomana , scherzava con un cane . Gioacchino si voltò per fuggire , ma Irene gli gridò : - Vieni , vieni , guarda com ' è grazioso . Poi , parlando al cane : - Non mi morderai più , non è vero ? Era il cane che Gioacchino cercava , sano , allegro , saltellante . Gioacchino , trasformato , cavò di tasca il collare e s ' avvicinò alla bestia , la quale , sentendo l ' odore della roba sua , sbalzò ai piedi del giovinotto , e ballandogli intorno abbaiava di gioia . Gioacchino affibbiò al cane il collare , poi con un ginocchio a terra , si pose ad accarezzare il suo pelo nero , vellutato , morbido ; e il cane s ' avvoltolava , e con la pancia all ' aria dimenava le zampe . Irene rideva a crepapelle . A un tratto Gioacchino s ' alzò dignitosamente , e cercando di dare alla sua fisonomia squallida , a ' suoi occhietti piccoli e spenti una espressione terribile , disse con la sua voce stridula : - Signora , vi lascio al tenente di fanteria marina ed al suo battaglione ; vi lascio al padrone di questa bestia . So tutto , tutto - e s ' avviò risoluto all ' uscio . L ' ilarità di Irene non ebbe più freno ; si sganasciava , e , battendo le mani , gridava al cane : - Acchiappa , Budda , acchiappa il ladro , acchiappalo - e incitava il cane col gesto . Budda , ringhiando , corse giù per le scale dietro a Gioacchino ; ma questi era stato più lesto e aveva chiuso la porta . La vecchia infame gettò dalla finestra sul cappello del giovine , mentre usciva , una buccia di limone . * * * Il nostro cassiere tornò alla sua vita di prima , regolare e monotona ; non s ' attentò più di seguire nelle vie le belle brune ; si rimise a ' risparmii , e comperò un paio di stivaloni nuovi , per proteggere anche le ginocchia . Santuario 1 Era l ' ultimo giorno dell ' anno , un anno pieno di malinconie e di fastidii . Avevo pagato il conto all ' oste dei Tre Turchi , e m ' ero acconciato nella carrettella , che doveva condurmi al Santuario : una salita di settecento metri , a dir poco . Il sole cadente picchiettava di ombrette e di scintille il fango della strada , il quale , schizzando a destra e a sinistra , pareva borbottasse pettegolo contro le ruote , che ne disturbavano la quiete molle . Su quella mota nerastra , tormentata a lunghi intervalli dai pesanti carri delle ferriere vicine , si distendevano ampie striscie o s ' alzavano grandi cumuli di neve , chiazzata qua e là di brutte macchie di melma e bruna al paragone dei lenzuoli candidi , che coprivano i campi ondeggiati , divisi da fossatelli , e i tetti dei casolari e delle villette sparse sulle alture . Di mano in mano che si andava in su , il fango scompariva per lasciare posto anche sulla strada alla neve , solcata da poche linee profonde ; e , un ' ora prima di giungere al Santuario , i due cavalli , sbuffando , sudando , tendendo faticosamente i muscoli , cacciando le gambe nella neve fino alle ginocchia , riuscivano a malapena a tirare il legnetto , di cui le ruote si sprofondavano quasi fino all ' asse . La temperatura , ch ' era stata assai mite , essendosi fatta freddissima , principiavo a sentirmi i piedi gelati e le mani intirizzite . Battevo i denti quando , verso le sette , al buio , si giunse nel primo cortile dell ' ospizio . Le gradinate magnifiche erano scomparse ; qualche pezzo di balaustro , le cimase , i vasi barocchi , non si vedeva altro . Le immense ali dell ' edificio s ' alzavano tetre , e gli archi aperti del vasto atrio , in quella luce notturna della neve , azzurrognola e pallidissima , sembravano l ' ingresso d ' un cimitero fantastico . Il vento cacciava sotto all ' atrio un pulviscolo ghiacciato , sottile , turbinante , che si faceva strada fra il collo e la pistagna della pelliccia , fra le maniche e i polsi . Un uomo mi venne incontro con la lanterna ; e mentre io gli chiedevo del signor rettore dell ' ospizio , e lo pregavo di condurmi subito al fuoco , ecco che s ' avanza a un tratto fra lui e me una testina bionda di donna : e le sue labbra sorridevano , ma fissò gli occhi ne ' miei con uno sguardo così audace e lungo che io rimasi turbato . Quella sfacciataggine non s ' accordava coi lineamenti soavi del volto , né coll ' abito della bella persona . Aveva il capo chiuso in una specie di cuffia bianca e il vestito di colore azzurro ; un grembiule candido le si annodava alla vita sottile e contornava i fianchi e si alzava a coprire la curva del petto , sulla quale scendeva , appesa ad una fettuccia di velluto nero , una croce d ' argento . Mentre io guardavo la strana fanciulla dalla testa ai piedi , ella , immobile , impassibile , continuava a fissarmi . In quello sguardo dritto e fiero c ' era qualcosa di tanto singolare , ch ' io , che già tremavo dal freddo , mi sentii rabbrividire . Il servo , nel vedere la donna , non si scompose , ma le disse dolcemente : - Signora , piglierà un raffreddore ; venga con me - e , pregandomi di aspettarlo due minuti , la accompagnò lungo il lato destro del portico . Ella lo seguì sommessa , senza voltare il capo . La lanterna che , ad intervalli regolari , spariva per un istante dietro alle colonne delle logge , allontanandosi e diventando sempre più smorta , s ' andò a perdere in una vasta ombra , che mi parve quella d ' una chiesa . E mi sembrò che dall ' ombra cupa uscisse un suono flebile e dolce . Quando il servo tornò , gli domandai : - Cantano in chiesa ? - Le Figlie di Gesù pregano la Madonna . - E pellegrini ce n ' è ? - Neanche uno . Con questo tempo ! bisognerebbe essere matti . Volevo chiedergli qualcosa della fanciulla bizzarra , ma mi trattenni . Il buon uomo , zoppicando un poco , mi rischiarava i gradini dello scalone . 2 La stanza del rettore era un paradisetto . Faceva caldo . Nel camino brillava un gran fuoco , e dinanzi ad esso un uomo lungo e stecchito , una specie di Don Chisciotte prete , si stava scaldando la schiena con le mani dietro . Appena mi vide entrare , innanzi di aprire la lettera ch ' io gli presentavo , mi chiese se avessi fame , se avessi freddo , se fossi stanco , se volessi bere ; e senz ' attendere la risposta , andò alla credenza a cavarne una bottiglia , mi fece sedere nella poltrona accanto al fuoco , e chiamò il servo , ordinandogli di preparare la cena . Bevetti il vermouth , due bicchieri , e il rettore voleva farmi bere il terzo a ogni costo . Lieto come una pasqua , mi pigliava per le mani , mi picchiava famigliarmente sulle ginocchia , sorrideva con un certo ghigno bonario tutto cuore , e diceva : - Ci ho proprio gusto : mi rincresceva davvero di finire l ' anno solo come un eremita . Sia benedetto il cielo : ho trovato un compagno . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , un altro ceppo ben secco . Bada all ' arrosto , che non s ' abbrustolisca troppo . E andava su e giù per la stanza con le sue gambe interminabili , facendo svolazzare la veste ; poi si tornava a piantare ritto innanzi al camino , e allora l ' ombra oscillante de ' suoi stinchi , proiettata dalla fiamma , si distendeva sul pavimento , e il torso si sbatacchiava sulla parete opposta , e il collo e il capo tracciavano la loro forma allungata sul soffitto , sicché la figura nera appariva spezzata in tre lati , e si muoveva ora di qua ora di là , come un pulcinella di legno dislogato da un ragazzo impaziente . Alla fine il rettore lesse la lettera di presentazione , e gli Oh ! e gli Ah ! non terminavano più . - Oh , ah , il figliuolo del mio caro Gigi ! È proprio lei ? Sa che da trent ' anni ... che cosa dico ? da quarant ' anni ... sicuro , fu nel ... non mi rammento bene ... ma in somma sono passati quarant ' anni almeno dacché vidi per l ' ultima volta il mio buon Gigi . E non sapevo che avesse preso moglie , ed ignoravo che avesse un rampollo così grande e grosso , scusi , come lei . È succeduto quel che succede sempre quando ci si vuol bene davvero : non ci si scrive mai . Ma , lo creda , pensavo sempre all ' amico del Liceo e del Ginnasio , e chiedevo a me stesso : Gigi sarà vivo , sarà sano ? Egli ignora forse ch ' io sono canonico , ed io ignoro ... A proposito , a che professione s ' è mai dato suo padre ? Mi pareva che avesse poca voglia di sgobbare a quei tempi . E dove s ' è piantato ? A Venezia ? Ho sempre avuto un gran prurito di andarci ; ma poi , seminario , noviziato , canonicato , rettorato , il diavolo che mi ... E lei da qual parte del mondo mi capita qua ? Oh ! Ah ! Vedi bel caso . Bene , benone , arcibenissimo . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , e la cena presto , e il Grignolino del 1870 , intendi bene ? Non pareva una cena da mille metri sul livello del mare , né da Siberia . Si mangiava , si beveva allegramente . - Pasquale , un ' altra bottiglia . Il Barbera del 1860 . - Grazie , ho bevuto abbastanza . - Via , via , l ' ultima sera dell ' anno ! E per il figliuolo del mio più vecchio amico ! E sta bene Gigi ? Sarà diventato grasso , mi figuro , e grigio . Porta la barba intiera o il pizzo o i soli baffi o ha la faccia pelata come me ? Quarant ' anni fa era una buona pelle quando ci si metteva . Una certa servotta , la Santina : aveva le mani e le guance rosse , e i capelli crespi . Una sera ... Dio me lo perdoni ... E si turava con le due mani la bocca enorme , e sghignazzava . Il naso lungo e adunco , gli occhi piccoli e biancastri , il mento aguzzo e sporgente , la fronte schiacciata e bassa , tutto era in moto in quel volto , su quel collo interminabile , su quella interminabile persona scarnita ; e dimenava le braccia come un mulino a vento . - Pasquale , Pasquale , una bottiglia di Barolo , di quello che Sua Eminenza bevette l ' ultima volta , ma bada di non sbagliare , del più vecchio , c ' è scritto l ' anno 1850 , e non iscuotere la bottiglia , portala adagio adagio come se fosse una reliquia . - Grazie , non posso , ho bevuto troppo . - L ' ultimo dì dell ' anno , mi canzona ! E com ' è stata ch ' è venuto qui a passare l ' ultima notte ? - Ero ai Tre Turchi ... Pasquale annunziò una deputazione . La deputazione si componeva di un solo vecchietto bianco e curvo , che , in nome dei cinque o sei sacerdoti , i quali vivono rannicchiati nelle loro camerette dell ' ospizio anche gli eterni mesi dell ' inverno , era venuto ad augurare il buon anno al signor rettore . Borbottata con impaccio infantile qualche parola , il pretucolo se ne andò via , spaurito del suo gaio e inquietissimo superiore , del forestiero nuovo , e forse degli avanzi della cena sardanapalesca . - Ero ai Tre Turchi da due giorni per certi affari urgenti di mio padre , un fallimento improvviso ; e dovendo partire domani sera ... Pasquale annunziò un ' altra deputazione . Entrarono due donne . L ' una si avanzò placidamente verso il rettore , che prese un aspetto compunto , abbassando gli occhi e giungendo le mani all ' altezza del petto ; l ' altra rimase all ' uscio e mi piantò gli occhi addosso . Era la fanciulla bionda , che avevo vista nell ' atrio . A un tratto si staccò dalla soglia , e con tre o quattro passi leggeri e lenti mi venne accanto ; e sempre mi guardava fisso , come se volesse frugarmi dentro nell ' anima o ricercare un segreto nelle mie viscere profonde . Sentivo sulla mia faccia il suo alito . La sua compagna , che aveva finito il proprio discorsetto , la chiamò due volte , e alla fine , presala dolcemente per un braccio , la condusse fuori . Io restai sopraffatto da un senso arcano , che somigliava alla paura . Anche il rettore era rimasto un poco sopra pensiero . Ci sedemmo al fuoco . Desideravo sapere qualcosa della ragazza bionda ; ma il canonico , rientrato già nel torrente de ' suoi ricordi giovanili , non lasciava posto a intromettervi una parola , e s ' io tentavo di opporre un intoppo alla sua straripante eloquenza , egli lo spazzava via senza neanche darsene per inteso . A un certo punto , giovandomi astutamente di una pausa , dissi : - Reverendo , mi cavi una curiosità . Chi è mai quella fanciulla bionda , ch ' è venuta dianzi ? Il prete alzò lo sguardo al soffitto . - Ha certi occhi , che attraggono e che spaventano . È una suora ? - Fece segno di no , e tacque . - L ' ho vista nell ' atrio sola , in mezzo alla neve . È qui da un pezzo ? - Da tre settimane . Ci vorrebbe un miracolo , e lo invoco con tutta la forza dell ' anima mia . E cominciò allora a parlare dei miracoli della immagine santa . L ' estate scorsa , mentre c ' erano al Santuario quattromila persone , un contadino ricuperò la favella , perduta da quindici anni ; un falegname paralitico si rizzò in piedi , lesto come un daino ; una donna , la quale s ' era fratturata una gamba , in due giorni guarì . Dai prodigi contemporanei risalì via via agli antichissimi , e nel discorrerne assumeva una espressione ispirata , tanta era la schietta fede che traluceva da quegli occhi piccini . Ma interruppe la litania per dire : - Già si sa , ella , caro signor mio , è un poco incredulo . Debolezza dei tempi ! Nella mia gioventù anch ' io avevo , come il buon Gigi , il cervello storto ; ma s ' ella rimanesse alcuni mesi su questo monte , in mezzo alle nubi , accanto alla effigie dipinta da san Luca , e fosse testimonio delle effusioni di mille e mille disgraziati , che dalle valli , dai paesi lontani salgono a piedi a invocare l ' aiuto del cielo , e vedesse le lagrime e udisse i sospiri , e notasse poi la espressione giuliva dei loro volti ; s ' ella sapesse le consolazioni , le santificazioni segrete , e come la fede rammollisce il macigno , purifica le lordure , rialza e nobilita l ' abbiezione più vile , ella , stupito dai miracoli operati sui cuori , crederebbe agevolmente agli altri materiali ed esterni . Salvare un ' anima è cosa mille volte più ardua che racconciare una gamba o ridare il moto ai nervi e ai muscoli di membra intorpidite . Vedesse i voti di cui è piena la chiesa ! Se non fosse questo freddo , vorrei condurvela subito . - Magari ! - Andiamo dunque . 3 Mi gettai la pelliccia sulle spalle , ed uscii dalla stanza col rettore , il quale correva innanzi svelto , senza neanche aspettare che il servo gli facesse lume . S ' andò in fondo alla loggia lunghissima , e poi si scese da una scaletta a chiocciola , rispondente alla sagrestia . Il prete andò a prendere in un angolo un grosso cero , e lo accese alla lanterna di Pasquale . Qua e là nelle cappelle luccicavano i lumini delle lampade . Il tempio era deserto , il silenzio sepolcrale . Innanzi alla immagine del Tabernacolo solenne ardevano due candele ; ma la figura non si vedeva affatto , solo scintillavano su di essa le pietre preziose e brillavano gli ori , posti , s ' indovinava , in forma di diadema , di pendenti , di monili , di spilloni , di catenelle , di braccialetti , e ammonticchiati alla base . Poiché il rettore ebbe detto , in tre minuti al più , fervorosissimamente , le sue giaculatorie , si principiò in fretta la visita dei voti : quadri grandi , mezzani e piccoli , innumerevoli , nei quali appena si distinguevano al fioco lume le pietose istorie di bimbi malati in cuna , di operai precipitati dal tetto , di viandanti assassinati , di carrozze rovesciate , di case fulminate , di navi naufragate , di terribili massacri in battaglia ; cuori d ' argento con la loro fiamma ; corone , croci , grucce , stampelle ; ghirlande e mazzi di fiori artificiali ; nastri di seta con frange inargentate ; bambole e altri ninnoli da ragazzi : in somma , una farragine di roba , che copriva dall ' alto al basso le pareti delle navi e del presbiterio , le facce dei pilastri e i fusti delle colonne . Il vento , soffiando , scuoteva i vetri delle finestre , e vi schiacciava sopra violentemente i larghi fiocchi di neve ; ma nella chiesa si sentiva un tepore grave e umido , con un odore stagnante , nauseabondo d ' incenso . Nell ' uscire si passò a lato di un confessionale , dove , ritto , al posto del confessore , stava immerso nell ' oscurità un fantasima . Era la fanciulla bionda , immobile come una morta . Il rettore le parlò sottovoce , poi la affidò a Pasquale , che la menò pian piano al fondo del portico , dove l ' aveva condotta quando la incontrammo nell ' atrio . Il rettore bisbigliava : - Poveretta , poveretta ! Il momento mi parve buono per tornare alle domande ; ma il prete si contentò di rispondere : - Non fa male a nessuno ; gira da sé dappertutto , quieta , trasognata . Non dorme quasi mai . Il medico dice che bisogna lasciarla fare tutto quel che le garba . Dio la protegga ! La tristezza non s ' addiceva al corpo , alla faccia , alla voce del reverendo : aveva bisogno di agitare le braccia , di scattare , di ciarlare , di ridere . Quando pigliava un ' aria addolorata , il lungo naso mutava contorno , il profilo non era più lo stesso , e , se non fosse stato il corpo a pertica e il collo da struzzo , tali da farlo riconoscere tra un milione di preti , la mestizia avrebbe potuto servirgli di maschera . Il cordoglio , del resto , lo annebbiava per poco . Un sospiro da mantice , uno sguardo al cielo , una scrollatina di testa , ed ecco era tornata , come per incanto , la bontà chiassosa ed arzilla dell ' uomo ingenuo . Si bevette un altro bicchiere , si parlò ancora una mezz ' oretta , o , per meglio dire , egli parlava ed io fantasticavo ; poi , alle undici , m ' accompagnò in camera : niente meno che la camera destinata a monsignor vescovo , quando , ogni cinque anni , si reca a visitare il Santuario . - Buona notte . - Buona notte , e veda di principiare bene il nuovo anno con una santa dormita . Io domattina non potrò venire a salutarla : devo uscire per tempo . Si figuri che morì iersera il barbiere , un ciarlone , un burlone , che Dio l ' abbia in gloria ; ma un fior di galantuomo , e gli volevo bene come a un fratello - e il prete sospirò , mandando dai denti , che aveva radi e cavallini , un fischietto acuto . - Pasquale verrà a portarle il caffè ; faremo colazione assieme un ' ora prima ch ' ella parta , giacché vuole proprio partire ; intanto dorma tranquillo , e felice notte . - Felice notte . 4 La camera , assai grande , era posta in un angolo dell ' immenso edificio ; aveva due finestre piccole , dalle quali si vedeva giù nella notte una zona biancastra e poi uno spazio nero , che si confondeva con le tenebre fitte del cielo . Continuava a nevicare , e tirava vento . Il letto alto e larghissimo aveva l ' ampio padiglione di damasco cremisi a fiorami gialli , con quattro angioletti dorati sulle aste torte ; la coperta , che scendeva sino a terra , era di raso giallo con disegni verdi , orlata di pizzo bianco . Accanto al letto stava l ' inginocchiatoio , e sull ' inginocchiatoio spiccava dal parato del muro un crocifisso d ' ebano . Una delle pareti era ornata di un quadro assai bello , che figurava un santo col bambino Gesù ; nelle altre si vedevano in piccole cornici alquante riproduzioni della sacra Immagine , qua ricamata a fili di seta rossa in raso bianco , lì eseguita a bucherelli e ritagli in cartoncino , o modellata in cera tramezzo a nuvole di cherubini e a ghirlande di frutta e fiori . Nella camera reverendissima stonava la scatola di cerini , che Pasquale aveva lasciato , dove dall ' una parte si vedeva un caporale , che fa la sua brava dichiarazione alla cuoca , e dall ' altra una silfide molto scollacciata e sbracciata . Mi sdraiai nel seggiolone , e m ' occupai un pezzo a guardare le scintille del fuoco , che scoppiettava . Non volevo andare a letto prima che l ' orologio segnasse le dodici . Nell ' animo pieno di una vaga afflizione mi sentii nascere il desiderio acuto dei miei parenti , de ' miei amici , che avevo lasciato pochi giorni addietro , ma che avrei voluto vedere in quell ' ora appunto , nella quale l ' anno vecchio spirava e il novello vedeva la luce . Poi dicevo tra me : - Sono ubbie . Non ci ho pensato fino a questo momento , ed ora perché ci penso ? Che differenza c ' è egli tra l ' una e l ' altra mezzanotte ? Non sono forse tutti uguali i giorni dell ' anno ? - E non ostante provavo dentro un certo stringimento : mi pareva di essere rimasto a un tratto solo in questo mondo , e sentivo un vuoto nuovo nella mia vita , un nuovo e lacerante distacco dagli affetti mortali . Pensavo ad altre prime notti dell ' anno : alle speranze , che si spingevano audaci nei campi allettatori dell ' avvenire , ai rinnovamenti del cuore umano , che , pure invecchiando , crede di ringiovanirsi ; e fra tutte quelle notti , ce n ' era una , una , che mi tornava con tenace insistenza nella memoria , come il ricordo straziante d ' una gran gioia irremissibilmente perduta . Il minuto in cui un anno si connette ad un altro è una pietra miliare nell ' esistenza dell ' uomo , o è la cifra d ' un numero , che si muta ? Guardavo la lancetta ed ascoltavo il tic tac del mio oriuolo nel silenzio profondo . Non si sentì neanche un rintocco , neanche un botto di campana in quell ' ora in cui la immaginazione dei poeti e dei bambini evoca le streghe e gli spettri . Mezzanotte era passata da un po ' di tempo , quando udii un fruscìo , come di persona che si muovesse fuori , ed un bisbiglio , come di voce che parlasse sommessa . Tesi l ' orecchio : il romore continuava . Pigliai allora la candela , e , spalancando l ' uscio della camera , guardai nella vasta , ricca e freddissima sala , che la precedeva . I grandi ritratti appesi alle pareti , nel lume pallido sembravano vivi . Forse quei personaggi che , dopo visitato il Santuario , avevano mandato in larghe cornici dorate le loro gravi immagini , conversavano insieme : erano dame in abito da corte , magistrati in divisa , marescialli in uniformi , principi , due re , tre regine . La porta della sala dava sulla loggia : nella loggia , sullo scalone non c ' era un ' anima . - Oh sta a vedere che ho da far con gli spiriti ! - brontolai fra me stesso . Rientrai nella camera risoluto a lasciare che si sbizzarrissero a loro posta , e , non avendo sonno , mi sdraiai daccapo nel seggiolone . Il fuoco s ' andava spegnendo , e la candela mi lasciava quasi al buio . Buttai nel camino un fascio di legne grosse . Ma ecco che il bisbiglio ed il fruscìo vanno crescendo , e in un angolo della camera s ' apre un uscio a muro , ch ' io non avevo visto , ed entra col lume in mano , parlando tra sé a frasi lente e brevi , la bella bionda . Mi sentii pietrificare . La donna , che doveva essere ben pratica di quella stanza come dell ' intiero ospizio , dove , tutto essendo affidato all ' onestà e alla decenza , gli usci mancavano di serrature , andò dritta alla parete sulla quale stava appeso il quadro , e , posata innanzi ad esso , sopra un tavolino , la lampada con cui era venuta , si mise a guardarlo fissamente con quel suo occhio che trapassava gli oggetti . La tela rappresentava un santo giovane , di volto pallido , delicato , soave ; aveva la barba alla nazarena , i capelli neri , lo sguardo tenero e le labbra socchiuse , come se pronunciasse flebilmente una parola d ' affetto . Accanto , sopra un altare , in mezzo a festoni di allegri fiori , si vedeva il Bambino , tutto nudo , che , alzando i braccini e facendo atto di saltare , pareva volesse uscir di botto dalla cornice per gettarsi nelle braccia di chi lo stava guardando . Era roseo , era paffutello , era gaio , vispo , gentile , carezzevole : un amorino da mangiar di baci . La bella bionda guardava ora il santo , ora il bambino . Al santo diceva : - Ti ricordi , Giovanni , la mattina in cui ci siamo sposati ? La mamma non voleva , il babbo non voleva ; facevano tanti discorsi , che non capivo . Io credeva soltanto a te . Che lieta mattina ! Mi stringevi la mano , e mi dicevi una parola ... Ripetila , te ne scongiuro . La indovino dalla tua bocca . Eravamo in paradiso , seduti l ' uno accanto all ' altra sotto un baldacchino , in mezzo a un prato fiorito , e le fanciulle e i giovinetti ci venivano intorno a cantare , a suonare , a ballare ; ci facevano una riverenza , e noi salivamo nel nostro trono un gradino più in su , poi un altro gradino e un altro gradino ancora : era la scala di Giacobbe . Quando fummo arrivati al più alto di tutti i cieli , mentre ti davo un bacio , una mano di ferro mi buttò giù d ' un colpo , e allora precipitai dalle nuvole a capo fitto , e scendevo , scendevo sempre , e il viaggio non terminava mai . Era un sogno . Ti ho ritrovato ; eppure non somigli a quello di prima . Prima mi parlavi , mi baciavi , mi stringevi fra le tue braccia ; eravamo in festa tutta la settimana ; ora sì , mi vuoi bene , non dico di no , ma sei tutto misteri . Vuoi che aspetti ? Sempre aspettare , sempre . Domani , doman l ' altro , non ti risolvi mai . T ' amo tanto , che mi contento di guardarti , Giovanni , Giovanni . Aveva un sorriso pieno di lagrime ; la sua voce insinuante , rispettosa , timida , avrebbe rammollito una rupe . Continuò a guardare e tacque per un istante ; poi , mutando espressione , si volse al putto : - Bambino mio , anche tu mi dici di attendere . Domani , doman l ' altro ! Sei cattivo . La tua mamma t ' adora , luce degli occhi miei , sangue del mio sangue , carino , diavolino mio ; e tu mi stendi le manine care e ti rivolgi verso di me , ma non t ' affretti a ricadere sul seno che t ' ha nutrito . Non ingannarmi , monello . Dormivi in una cuna ornata di brillanti , e gli angioletti ti cantavano la ninna nanna , e le farfalle con le loro ali di tutti quanti i colori ti svolazzavano intorno ; ma un dì sei scomparso , non t ' ho trovato più , sparito sotto un monte di fiori , sotto un manto ricamato d ' oro e d ' argento , in mezzo ai ceri , ai bimbi , ai canti ... Ora che sei tornato , perché non mi balzi in grembo ? Non l ' ami più questo petto ? - e si sbottonava dinanzi il vestito azzurro , e mostrava al figliuolo il seno ignudo , mentre la immagine dipinta del fanciullo continuava a sogguardarla e a ridere . Un forte scoppiettìo del fuoco , che in quel silenzio da tomba sembrò un fracasso diabolico , le fece voltare il capo , e mi vide . Mi cacciai nel fondo della poltrona , cercando di farmi piccino , di schiacciarmi nella spalliera imbottita , tanto da sfuggire all ' occhio tranquillo e tremendo . Mi si avvicinò piano piano , senza curarsi di allacciare l ' abito ; mi porse le mani piccole e bianche , facendo segno che le dessi le mie : gliele diedi ; allora ella , stringendomele , mi tirò a sé lentamente , ma vigorosamente , sicché mi alzai ritto di contro a lei , confuso e tremante . Mi prese il capo fra le mani , e si pose ad esaminarmi . - I tuoi capelli , - bisbigliava , - sono mutati . Mi sembrano meno neri . Ti sei fatto radere la barba - e passava le mani delicate intorno alle mie guance ed al mento . - I tuoi occhi non brillano più del loro fuoco divoratore . Ma io , Giovanni , t ' amo tanto , tanto ! Aggrottava le ciglia come se tentasse di pensare . Avvicinò le sue labbra alle mie ; io mi ritrassi ; ma ella , che mi stringeva sempre il capo fra le mani , trattenendomi , pose la sua sulla mia bocca . Le labbra erano di ghiaccio , e il respiro di quella larva di donna pareva un lievo soffio gelato . Mormorò : - Dimmi che mi ami . Non sono sempre la tua sposa , la tua cara , la tua bella ? Nello studiarmi di retrocedere quasi insensibilmente e nel tentare di svincolarmi da quella stretta rigida , caddi sulla poltrona . La giovine si mise a sedere sulle mie ginocchia , circondandomi il collo con il braccio sinistro , mentre con l ' altra mano m ' accarezzava il volto . - Senti , ho freddo , - diceva . - Vieni , vieni a scaldarmi - , e mi sussurrava nell ' orecchio delle parole , ch ' io non volevo intendere . Intanto il fuoco illuminava di luce rossa e oscillante quei lunghi capelli d ' oro , la faccia gentile , il collo , i seni nudi e turgidi . Sentivo offuscarmi il cervello , come se il vecchio vino bevuto alla cena mi portasse di colpo tutti i suoi fumi alla testa . Non riescivo a liberarmi dal peso e dall ' abbraccio di lei , che mi fissava sempre con il suo sguardo di donna innamorata in un mondo vano di spettri , e nella quale i segni della passione terrena prendevano l ' aspetto innocente e agghiacciante di una fatalità tutta inconscia . Ripeteva : - Vieni a scaldarmi , vieni , - e m ' obbligava a porle una mano sul petto e a baciarla . Dagli alari cadde sul pavimento un tizzone acceso , che rotolò fino ai piedi della donna . La sollevai di sbalzo e mi precipitai per rimettere con le molle nel focolare il legno ardente , profittando poi subito della confusione per fuggire nella gran sala attigua , senza che la giovane se n ' avvedesse . Ascoltai all ' uscio : non si sentiva più nulla . Dopo qualche minuto , inquieto di quello stesso silenzio , socchiudendo l ' imposta , guardai nella camera . La bionda stava di nuovo immobile rimpetto al quadro , contemplandolo . Non parlava , non sorrideva . Finalmente , sottovoce , ma con accento di fiducia sublime , ripeté più volte : - Tornerò domani , tornerò domani - , e , ripreso il lume , senza guardare intorno , lenta , grave , se n ' andò via dall ' uscio dond ' era entrata . 5 Quel dolore , svanito nelle memorie e nelle speranze , mi aveva straziato l ' anima . M ' accorsi di essere assiderato , e andai a letto , dove , tremando dal freddo tutta la notte , non mi riuscì di chiudere occhio neanche un minuto . Alle nove uscivo dal Santuario per arrampicarmi sul monte . Nel passare dall ' atrio scansai Pasquale , che dianzi , portandomi il caffè , con la gamba destra zoppicante e col muso ingrugnato , non aveva neanche avuto la degnazione di darmi il buon giorno . Vedendomi andare in fretta , mi chiamò : - Scusi , signore , se incontrasse suor Maria la rimandi all ' ospizio . - Suor Maria , chi è ? La chiamiamo così tanto per intenderci . È la signora bionda , vestita con l ' abito delle Figlie di Gesù , ch ' ella vide qui ieri a sera . - È uscita ? - Pur troppo . Non la ho trovata né in chiesa , né in nessun altro luogo . Un contadino dice di aver incontrato alle sette circa una Figlia di Gesù sulla strada delle cappelle . È la prima volta in tre settimane che suor Maria s ' allontana così dall ' ospizio . Dio voglia che non le accada una disgrazia su queste rupi , con questa neve . Lo predicavo io che lasciarla così sola e libera era un ' imprudenza - . Due grosse lagrime scendevano sulle ruvide guance di Pasquale , e sospirava forte . - Sentite , Pasquale , non ha parenti quella poveretta ? - Ha padre e madre ; ma non vogliono veder la figliuola , perché si maritò senza il loro consenso : gente cattiva , malvista da tutto il paese . - E il marito ? - Un poco di buono . Le mangiò quel po ' di dote , e un bel giorno se ne scappò via , in America , pare , piantandola senza un soldo , con un bambino di cinque mesi . - E il bambino ? - Tre giorni dopo fuggito il padre , morì . Allora la disgraziata ... - e Pasquale agitò due volte la mano destra innanzi alla fronte , poi continuò : - Il nostro rettore , sant ' uomo , ch ' era il suo confessore e non voleva fosse consegnata ai cattivi genitori , la fece venire qui , affidandola alle Figlie di Gesù . Per carità , signore , veda se può trovarla sulla china del monte , verso le cappelle . Io non mi posso muovere . - State quieto , buon uomo , cercherò , dappertutto . Ma tornerà senza dubbio da sé . - Dio lo voglia . Ho un brutto presentimento . Mi fermai fuori della cancellata un poco a studiare le orme . Cercavo quelle di due piedi piccoli , e mi parve di trovarle . La neve alta , non essendo gelata alla superficie , serbava le impronte . Scintillava come se fosse tutta cosparsa di brillantini ; raddolciva gli avvallamenti del terreno , i precipizii , i burroni , ma li mascherava , e le tortuosità della viuzza erta , che , tagliata nel masso , conduceva su su alle cappelle , s ' indovinava appena . Non solo aveva smesso di nevicare , ma il cielo , in gran parte sereno , con quel contrasto del bianco della terra , che abbagliava gli occhi , appariva d ' un colore turchino splendido . Camminavo seguendo le peste leggiere , le quali ora , per un buon tratto , si seguivano regolarmente , ora si smarrivano di qua o di là per rientrare poco dopo sulla linea torta della via , e nello stesso tempo guardavo in basso alla valle , alla pianura . Sulla pianura stava , immobile , una massa non interrotta , lunghissima di nubi dense , che si vedevano dall ' alto al basso . Illuminate dal vivo sole parevano candide sul dorso , d ' un candore argenteo , e coperte come di ondulazioni , di vette , di punte strane , che le facevano somigliare a catene di monti nevosi , e sembrava di potervi camminare sopra ; ma di giù erano brune , tenebrose , fracide di folgori e di tempeste , e mettevano in un ' ombra triste e nera i paeselli e i campi della vallata lontana . Sotto a quella coltre , a quella cappa plumbea doveva farci notte . Le traccie si perdevano . A destra , dalla parte del mezzodì , il monte alzandosi a picco sopra la strada , serbava in essa la neve tanto ghiacciata , lustra , sdrucciolevole , che non si poteva reggersi in piedi . Poco appresso le pedate ricomparivano . Giunto a ' piedi della prima cappella , m ' arrampicai più lesto : guardai dentro , non v ' era nessuno , ma si vedeva sul suolo il segno della neve portata di fresco dalle scarpe d ' una persona , la quale era andata fino al cancello , che divide la parte destinata ai preganti dalla parte destinata alle immagini . La scena rappresentava in molte figure grandi al naturale , eseguite in terra cotta e dipinte a briosi colori , la Natività di nostro Signore ; personaggi sacri e personaggi profani , animali e prospettive , tutto sembrava il vero tale e quale , un vero che stupiva e che disgustava . Tornai a camminare con l ' animo sempre più inquieto e con ansia sempre più affannata . Mi asciugavo la fronte , da cui gocciolava il sudore ; sbottonavo la pelliccia ; le ginocchia mi tremavano ; dovetti fermarmi un istante a riprender fiato . In quel mentre si distendeva giù , dal Santuario verso il piccolo cimitero , l ' accompagnamento funebre del barbiere . Innanzi alla bara , portata da quattro contadini , camminavano il sagrestano col crocifisso , il rettore , più dritto , più lungo , più magro della sera innanzi e occupato a tenere in freno le sue gambe interminabili ed impazienti , e due preti vecchi , i quali stropicciavano i piedi sulla neve , temendo di scivolare a ogni passo . Dietro alla bara venivano sei Figlie di Gesù , delle quali le voci limpide , soavemente accordate insieme , destavano gli echi lenti della montagna . Dieci o dodici persone chiudevano il breve corteo , che andava strisciando come un serpe le curve della strada stretta . Intanto io giungevo alla seconda cappella , poi alla terza , alla quarta . Le orme si fermavano alla porta di questa ultima . Esclamai con gioia : - È salva - , e mi precipitai nell ' interno dell ' oratorio . Chiamavo : - Suor Maria , suor Maria . Tutto era sossopra . Una parte del cancello , scassinata a forza , stava rovesciata sul pavimento ; le figure in terra cotta rappresentavano la Strage degli Innocenti . Tutti i bimbi erano stati strappati dalle branche dei carnefici , e deposti regolarmente l ' uno accanto all ' altro sul gradino del parapetto . Ai manigoldi mancavano la testa , le mani o le braccia , e codeste membra si vedevano sparse sul suolo . Erode , circondato dai grandi satrapi e dalle sue cortigiane , guardava impassibile dall ' alto del trono alla bizzarra punizione dei proprii sgherri ; e costoro , in attitudini furiosamente crudeli , mutilati a quel modo , apparivano anche più spaventosi , mentre le donne discinte , disperate , continuavano a trascinarsi alle loro ginocchia , implorando pietà . Mi cacciai per entro alla confusione . Fra quelle sculture , che parevano la verità viva , fra quelle madri nel parossismo del dolore , fra quei fanciulli squartati , vidi finalmente una figura di donna stesa a terra con le mani insanguinate , con le vesti a brandelli , coi capelli biondi , ed un sorriso angelico sulle labbra bianche , e nel volto una espressione di beatitudine soprannaturale . Stringeva al petto uno dei putti di terra cotta , roseo e ricciuto . Era gelata , il suo cuore non batteva più , viveva unicamente nel suo sorriso . La coprii con la mia pelliccia , e corsi fuori per cercare aiuto . Passava giù nella strada del cimitero , quasi a piombo , il funerale del barbiere . Mi posi a gridare con tutta la forza de ' miei polmoni : - Signor rettore , signor rettore , suor Maria è moribonda qui nella cappella ; non c ' è un minuto da perdere ; venga , per carità , venga subito - . Il rettore diede uno sbalzo , piantò lì la bara , e principiò a salire con quelle sue gambe a pertica , saltando sulla neve , facendo passi da gigante , aiutandosi con le ginocchia , con le mani , affrontando senza esitare gli ostacoli , non curando i pericoli , volando . Quando giunse all ' oratorio , la bella bionda , ch ' era morta , sorrideva ancora . Quattr ' ore al lido Schizzo dal vero . L ' acqua era tiepida , il mare uno specchio . Nuotando ora lesto , ora tardo , m ' ero allontanato bene dalla riva , sicché la barca di salvamento mi veniva dietro , e i barcaiuoli gridavano che gli Avvisi proibiscono di scostarsi troppo dai Bagni . Uomo avvisato , mezzo salvato . Vedendo che non davo retta alla legge , i barcaiuoli se ne tornarono indietro , e mi lasciarono solo . Nell ' acqua profonda sentivo di quando in quando una corrente fresca , e mi scorreva sulla pelle un leggiero brivido ; poi tornavo nel tepore quieto e beato . Quella libertà delle membra in mezzo a quella immensità di mare è un conforto ineffabile , un ' allegria sublime . Non un ' onda , non una voce . L ' edificio dei Bagni era diventato piccino . Mi pareva di entrare nell ' infinito . Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano , di una gradazione così delicata , così gentile , che avrei voluto sprofondarmici dentro , sicuro di trovare al fondo del colore smeraldino una sirena bionda . Bevevo l ' acqua salata . Tornavo fuori con la testa , quando mi mancava tutta l ' aria nel petto , e aspiravo in furia , e sbuffavo , e in ogni boccata d ' aria c ' era qualche goccia di sale . Ma l ' istante in cui si esce dall ' incanto del gorgo è terribile . Non si vede più nulla : sembra di entrare , asfitici , nelle tenebre della morte . I capelli si appiccicano sugli occhi , l ' acqua che sgocciola dal fronte impedisce alle palpebre di aprirsi . Si respira con ansia , ma si è ciechi , d ' una cecità spaventosa , che dura meno di un minuto secondo . Quand ' ero un po ' stanco , facevo il morto . Mi coricavo sul mare come sopra il più morbido dei cuscini , immobile , con le braccia aperte e con le gambe unite . Il mare mi dondolava placidamente , cantandomi la ninna nanna . Sull ' orizzonte non vedevo dinanzi a me altro che le punte de ' miei piedi ; ma di contro al mio viso si apriva la grandezza dei cieli . Guardavo le nubi in faccia . Come nelle carrozze della ferrovia accade spesso di credere che si vada in direzione opposta a quella nella quale corre il treno , e si sbalza , e si guarda esterrefatti ; così a me sembrò per un istante di essere in piedi , e di vedere l ' abisso azzurro al di sopra e al di sotto . Mi pareva di stare appoggiato ad una parete verticale interminabile , nel mezzo ad una immensità vertiginosa di colori strani . Lo splendore del tramonto prendeva figura come di fuoco diffuso , di oro liquefatto , di vapore celeste misteriosissimo , di brune macchie minacciose e di bizzarri luccicori d ' argento : l ' atmosfera del sole vista nel sole non può essere diversa . Ma una ondetta , passandomi sul fronte , mi richiamava alla realtà ; e allora io mi gustavo di nuovo la dolcezza di quel giaciglio soffice e fresco . E di botto mi rivoltavo , e coi remi delle braccia e delle gambe , andando rapido , ma in giusta simmetria e senza fatica , vogavo un pezzo ; poi sbattevo le mani e i piedi sull ' acqua , alzando una spuma candida di perlette , che subito si scioglieva nell ' ampio verde . Il verde nel mare è di una varietà , che gl ' impasti dei più raffinati colori e le più sottili velature non possono imitare neanche di lontano . Non parlo delle spiagge e dei mari diversi ; lo stesso mare , la stessa spiaggia nella stessa stagione non ha mai la stessa tinta l ' un giorno e l ' altro . Ad ogni moto dell ' acqua corrisponde una gradazione differente di verde , di azzurro , di tinte neutre , e i moti dell ' acqua sono innumerevoli , dalla impassibile calma ai furori ciechi della tempesta . Anche senza andare fino allo spavento dei cavalloni , il nuotatore lo sa . Conosce le ondette piccole , che , come il passo rapido e breve di una crestaina , si seguono l ' una all ' altra senza romore : sono verdoline con un pizzico di giallo . Conosce le ondette larghe , lente , ancora graziose e leggermente azzurrognole , indizio di una bufera lontana . E poi le onde maestose , quasi direi di stile classico , nelle quali il nuotatore si lascia calare all ' avvallamento e portare al colmo con il viso e con i capelli asciutti , basta premere le mani e incurvare la persona in forma di sirena , mentre il flutto s ' innalza ; e dall ' alto si vedono le creste regolari , allineate delle altre onde , che sembrano i solchi di un immenso campo ; e nel basso si crede di essere caduti al fondo di un fosso , tanto i marosi , che chiudono la vista , somigliano a sponde erbose e ripide . In mare il tempo s ' allunga . L ' allegria o la tristezza , l ' ardire o la paura fermano l ' attimo ; e si pensa in un minuto più e meglio di quel che in terra si penserebbe in un ' ora . E un altro dì ci sono le onde pettegole , che scherzano intorno sgarbate , vi spruzzano , ciarlando , la loro saliva in volto , non vi lasciano respirare , vi tirano di qua , vi premono di là , vi gridano nelle orecchie con un fracasso assordante ed impertinente , come le donne delle Baruffe chioggiotte . Ma Dio vi salvi dalle onde matte , uscite dai manicomii del gorgo , coperte della loro densa bava bianca , nelle quali , a un tratto , vi sentite sommerso , arrovesciato , travolto , e quando finalmente mettete fuori la testa , un ' altra onda vi si sbatte in faccia e vi spezza il respiro ; poi , diventato sospettoso , guardate in giro con tanto d ' occhi , e vi apprestate a ricevere degnamente sul petto una ondata minacciosa , che vedete precipitarsi contro di voi , e già quasi vi seppellisce , ma ecco invece che si spiana e si risolve in nulla ; gli assalti vi vengono vigliaccamente dai fianchi e dalle spalle , senz ' ordine , senza ragione ; vi stancate , vi spossate , cominciate a disperare ; date quasi un addio alla terra , e toccate dopo sovrumani sforzi la riva , uscendo da quell ' acqua sciaguattata da tutti i venti , nera , orlata di certe frange e certi fiocchi d ' argento sudicio , che le dànno aspetto di uno sconfinato drappo funereo . Eppure nel mare quieto o nel mare agitato l ' uomo si sente pieno di vigoria . La sua buona vanità gli fa credere o di dominar la natura , o di essere tanto grande , che Dio , per ischiacciarlo , debba scatenargli contro tutte le furie degli abissi . Svaniscono le noie mortali , il cuore si ritempra , si fa provvisione di coraggio e di forza . Un ' ora in mare è un ' ora bene impiegata : in quella salsedine c ' è un po ' di ferro per l ' anima . Uscendo dall ' acqua si diventa Greci . Dopo essere saliti le lunghe scale di legno , dove sui gradini viscidi s ' arrischia di sdrucciolare e le alghe fanno talvolta dei brevi taglietti ai piedi , si entra nel proprio camerino e si avvolge il corpo nudo in un ampio lenzuolo ; poi si esce così drappeggiati sul ballatoio , che guarda il mare . Alcuni bagnanti stanno ancora in acqua presso la riva , tenendosi - disgraziati ! - alle corde , e piantati sull ' arena , dove passeggiano i granchi . L ' immobilità li intirizzisce , li raggricchia : paiono ranocchie umane . E quant ' è difficile trovare il corpo bello di un uomo ! Nella donna la bellezza delle membra è men rara : basta l ' armonia delle parti , una certa rotondità gentile , una certa bianchezza trasparente e rosea , e forse il desiderio ci fa meno difficili . Ma nell ' uomo la vigoria sana deve accoppiarsi alla snellezza morbida ; le membra sciolte , giuste , né troppo asciutte , né pesanti di polpa ; una espressione generale di ardire elegante . Gli antichi volevano la grazia persino sui campi di battaglia . In Tessaglia la iscrizione di una statua diceva : Ad Elatione , che ben ballò la battaglia , questa statua il popolo . La sproporzione , da noi moderni tollerata con indifferenza , era insopportabile agli antichi . Un dì ad un mimo tarchiato e grasso il pubblico vociò ridendo : Non isfondare il palco ; un altro dì ad un mimo pallido e mingherlino mandò ironicamente questo saluto : Fa di star sano , e un ' altra volta ad uno di troppo alta statura , figurante Capaneo che si avventa alle mura di Tebe , gridò indispettito : Scavalca il muro , non hai bisogno di scale . Sul ballatoio , verso il mare , si atteggiavano dunque dieci o dodici uomini panneggiati di bianco . Avevano messo sul capo l ' asciugamano in forma di Palliolum , e si avvolgevano il corpo con il lenzuolo a modo di Pallium , nelle diverse fogge , che piacevano meglio a quella naturale affettazione , da cui l ' uomo coperto di un gran manto non si sa quasi mai liberare . I Greci avevano venti modi di acconciarsi il pallio : affibbiato sul petto , affibbiato alle spalle , senza ripiegatura , addoppiato , con le mani nascoste , con un braccio fuori dalla spaccatura di destra , con un lembo sopra una spalla corto , con un lembo sopra una spalla lungo , stretto alle anche con pieghettine trite , ondeggiante in gonfi svolazzi o libero di cadere in larghi piani ed in ampie curve . Ogni maniera aveva il suo proprio nome , conveniente ai zerbinotti , ai filosofi , ai viaggiatori , ad ogni classe di persone . Tacito si lagnava già delle vesticciuole misere degli oratori romani , e che le portassero male . Figuratevi noi la bella figura che facciamo , usciti dall ' acqua , in quei pallii bagnati e appiccicaticci ! L ' aria salata e la ginnastica del nuoto mettono in corpo una gran fame . Andai sul terrazzo de ' Bagni , e ordinai da pranzare . L ' edificio , che si distende in una lunghissima linea retta , è tutto di legno e piantato su alte palafitte , le quali lasciano sfogo ai marosi quando il mare è grosso , e quando è tranquillo rompono a ' loro piedi le onde placide , che pure mandano romore a intervalli misurato e grave , quasi battute sorde di un maestro di cappella . Il coro , l ' armonia di quell ' ora non si può descrivere . Tutto si fonde in un accordo pieno e gaio , profondo e vago : arpa eolia dell ' infinito . Il sole baciava quasi l ' orizzonte , e scendeva dalla parte opposta al mare , dietro al Lido , dietro alla laguna , dietro a Venezia . I suoi raggi orizzontali non toccavano più la superficie della marina , che era diventata scura e azzurrastra ; ma andavano a ferire dritti due vele lontane di due barche da pescatori , facendole brillare d ' un colore giallo dorato , fiammelle fantastiche . Il piano immenso del mare nudo ; non uno scoglio , non una lingua di terra per quanto l ' occhio cercasse : pareva di navigare sopra un vascello fatato nell ' Oceano a mille miglia da terra . E le due vele splendevano ; e il cielo pigliava una tinta brunetta ancora cilestra , qua e là rallegrata da qualche nuvola mezza in ombra e mezza in luce , la quale vagava lenta e a poco a poco s ' impiccoliva e svaniva . L ' appetito mi faceva parere squisite le vivande , e la salsedine , che mi restava in bocca , dava al vino una dolcezza inebbriante . Il ventre si confortava , e gli occhi s ' incantavano ; e questi e quello mi riempivano l ' anima di una felicità solenne , la quale porta il riso sulle labbra e le lagrime sul ciglio . V ' era poca gente . La banda cominciò a suonare . A sinistra , intorno ad una tavola , stava un gruppo d ' Inglesi . Una delle signore , vestita di seta cruda con grandi nastri rossi sull ' abito e sul cappello , parlava allegra , faceva mille graziose smorfiette col viso strano e piacente . L ' altra alta di statura , snella , flessuosa , con il collo un po ' lungo , come le Diane antiche , il volto regolare , delicato , d ' un rosa pallido , gli occhi di un fine azzurro marino , le mani troppo affilate , ma nobilissime e dello stesso candore di quel po ' di pelle , che il modesto squarcio dell ' abito lasciava vedere sotto la gola . Si alzava di tratto in tratto per correre dietro ad un bambino di due anni , biondo , paffuto , il quale alla sua volta correva dietro ad un grosso cane nero - un bel cane , che nuotava meglio di me , e che mentre facevo il mio bagno in alto mare , era venuto a salutarmi con molta grazia . La signora vestiva di seta colore perlino , col cappello a larghe tese della medesima stoffa ; e mi ricordo che il tono neutro e chiarissimo faceva , come dicono i pittori , un buco sul cielo , pareva cioè più lontano del fondo . Ma da questo errore di tavolozza veniva nella gentile persona un non so che di aereo , un non so che di ammaliante . Non era una donna : era una fata . E il putto continuava a scapparle ad ogni momento , e voleva vedere tutto , toccare tutto ; sghignazzava di un riso da angioletto , pestava i piedi e batteva le mani ; si metteva a sedere sulle ginocchia della gente , e la mamma andava allora a pigliarlo , dicendogli qualche parola con una severità tutta soave , e carezzandogli con la mano sottile i lunghi ricci d ' oro . Ella era la regina del terrazzo : una regina dolce , sicura di sé , com ' è sicura l ' innocenza , e disinvolta , com ' è disinvolto il pudore . Codesta madre pareva il simbolo della verginità : credetti in quel momento al mistero della Immacolata Concezione . Ma la soave creatura principesca stava in compagnia di un signore , che sembrava vecchio se si badava a ' suoi capelli grigi e alla sua barba mezza bianca , ma che sembrava giovine se si guardava ai lineamenti e all ' espressione del volto . Era il padre , era il marito ? Questo problema mi torturò il cervello per una buona mezz ' ora . Più lontani , sparsi a gruppi di due , di tre , di quattro o solitarii , stavano degli altri forestieri e qualche raro veneziano , la più parte immobili , ascoltando la musica , guardando in giro , o discorrendo sotto voce senza gesticolare . Il mare tranquillo innamora e sgomenta . Quei flutti , che si frangono perennemente alla riva e mandano sempre l ' identico suono ; quell ' aria quieta e fresca , che si aspira con lunga voluttà ; quell ' orizzonte sconfinato , che pare nello stesso tempo una linea retta infinita ed un cerchio infinito : tutto contribuisce a produrre l ' impressione maestosa di un tempio enorme , in cui ci si toglie reverenti il cappello e ci si sprofonda nella propria coscienza . Non ho mai visto nessuno , per quanto fosse povero di fantasia , d ' ingegno e di cuore , il quale nel mettere i piedi sulla soglia di una cattedrale bisantina o gotica non si sentisse invaso da un arcano senso di rispetto , e non interrompesse le parole che stava pronunciando ; ma la vera chiesa di Dio è l ' immensità . Lo stato naturale dell ' uomo in faccia al mare è il silenzio . Quei gruppi di persone staccavano bizzarramente sul campo del cielo , il quale diventava sempre più fosco : erano tinte intiere , senza ombreggiatura , che non trovavano nel tono del fondo nessuna maniera di fusione ; e già i colori perdevano la loro vivacità nell ' oscurarsi crescente della sera , mentre il contorno si distingueva tuttavia preciso e un po ' secco . A destra si muoveva una macchia nera di camerieri , i quali , non sapendo che cosa fare , discorrevano tra loro . Io intanto , assottigliando quanto più potevo la vista , fissavo ancora quelle due vele lontane , le quali , da fiammeggianti che erano quando il sole mandava loro gli ultimi suoi raggi , diventarono grigie , e poi via via più scure , finché si dipinsero nere sull ' aria già lugubre , e a poco a poco mi sfuggivano dallo sguardo . Già si riducevano ad una pennellata quasi impercettibile . Un minuto dopo non si discernevano più . Mi rincrebbe . In ogni veduta v ' è un punto , al quale l ' occhio si ferma con tenace predilezione ; e quando sparisce ci si sente come strappare qualcosa , e si piglia quel caso semplice e inevitabile per un segno di cattivo augurio . In faccia al mare l ' animo si riempie di pregiudizii . I camerieri accendevano le lampade . Il cielo si era lentamente annuvolato : non brillava neanche una fetta di luna , non luccicava neanche una stella . L ' aria e il mare si confondevano nel buio . Solo a guardare giù dal parapetto del terrazzo si scopriva a intervalli un po ' del bianco della spuma sulle onde , le quali mandavano più forte , più frequente e quasi minaccioso il loro muggito . Uscii dallo Stabilimento e , traversando a piedi il breve spazio che divide il mare dalla laguna , sospirai per la prima volta : avrei voluto sentire sul mio braccio il peso leggiero di un altro braccio , e udire accanto , dopo il fruscìo del mare , quello di un vestito di donna . Il vaporetto mandò il suo fischio , e si partì per Venezia . La notte era nera , la laguna era cupa . Non si vedeva altro che il fanale rosso di un piccolo vapore , che veniva , sbuffando , incontro a noi , e lontano i lumi della città , che parevano una costellazione piombata in terra e mezzo spenta . Si passò la punta del Giardino , poi si costeggiò la Riva degli Schiavoni . Il campanile di San Marco usciva dai palazzi che lo circondavano e , illuminato dai fanali della Piazza , si alzava gigante , sfumandosi nella oscurità verso la cima e cacciando la sua punta nelle tenebre delle nubi . La luce della Piazza mi abbagliò . I musaici della chiesa avevano sull ' orlo delle striscie scintillanti . Le finestre spalancate delle Procuratìe Vecchie lasciavano vedere le allegre sale illuminate . La loggia del Palazzo Ducale si perdeva in un ' ombra opaca . Mezz ' ora dopo , la mia madonnina inglese , sorridente , svelta , correva dietro al suo putto biondo fra le seggiole del Caffè Florian . Meno di un giorno La stavo aspettando alla stazione di Treviglio . Ell ' aveva passato il mese di settembre ad Iseo , in villa , presso la sua famiglia , e doveva partire quel giorno , sola , per Milano . Avevamo combinato che ella scrivesse a Milano annunziando il suo arrivo pel dì seguente con la prima corsa . Si doveva stare in compagnia quell ' intervallo di quindici ore : un saggio del paradiso . Mi sentivo dentro le furie indiavolate dell ' impazienza e le prostrazioni delle speranze troppo ripensate . Ora stavo rannicchiato sulla panca della sala d ' aspetto , ora camminavo a gran passi nel piazzale della stazione , dove tre o quattro cocchieri di birocci sbraitavano insieme . Tutt ' a un tratto mi fermavo e giravo gli occhi verso Treviglio , pauroso di vedere avvicinarsi qualcuno che mi conoscesse , che conoscesse lei . Studiavo l ' orario delle ferrovie , alla pagina 26 , Venezia - Milano ; il treno doveva giungere alle quattro ore e quarantasette minuti . Lo sapevo bene , ma tornavo a leggere quei numeri con occhio intento , quasi che ad ogni poco m ' uscissero dalla memoria . Guardavo l ' oriuolo . Questa frase del Re Giovanni : Veglio su voi come il minuto su l ' ora , mi passò nel cervello . L ' idea dell ' eternità , che non si afferra meditando alla lunga serie dei secoli , diventa chiara seguendo il cammino lento della lancetta dei minuti . Il polso batte disuguale , rapido ; una irritazione convulsa invade tutte le membra ; si sente l ' attimo che , impassibile , crea l ' infinito : e la caduta di questa stilla di tempo nel mare senza sponde pare meschina e immensa , ridicola e spaventosa come il picchiettare del tarlo nelle veglie di una lunga notte . Aprivo spesso la cassa dell ' orologio per contemplarne il fondo . Vi stava un bel ritratto di lei . Seguendo i delicati contorni del mento , della guancia , del fronte , dei capelli , avevo ritagliata tempo addietro quella fotografia con attentissima cura , per incollarla sopra un cerchio di cartoncino celeste , corrispondente appunto alla misura del tondo dell ' orologio . Il ritratto dal suo sicuro nascondiglio ogni tanto mi sorrideva ; e avevo mezzo guastata la molla della custodia . La testa occupava quasi tutto lo spazio , sicché il candido collo scoperto , scendendo giù sino al lembo , non lasciava posto neanche al principio del goletto dell ' abito . Sul volume dei capelli castani spiccava piccolo , fine , elegantissimo l ' orecchio . Ella sapeva di averlo bello : non portava orecchini . il fronte era bassetto , e la distanza tra il naso e la bocca lunghetta ; le narici si alzavano in su un tantino , dando alla regolarità perfetta del naso una cert ' aria procace : ma gli occhi cerulei e la bocca sottile e il mento piccolo mischiavano in quel caro volto una gentile melanconia all ' apparenza sensuale delle altre parti . Gli occhi , gli occhi erano tremendi ! Sembravano cerulei , ma in certi momenti diventavano come neri : erano grandi , e giravano lenti , e avevano alle volte uno sguardo , che pareva insieme fisso e vago , scrutatore e distratto . Dopo un lungo bacio io le stringevo le mani , e me le piantavo dinanzi fissandola nelle pupille : ella mi contemplava serena , senza batter palpebra . Mi sentivo allora invaso dall ' ardore della passione e insieme da un misterioso senso di paura ; il cuore mi si serrava , e le chiedevo : - Pensi a me , Matilde ? Era un pezzo che non la vedevo sola , senza timori . Ci avevamo scritto spesso delle lunghe lettere , ma la penna riesciva tarda , ghiacciata , impotente a esprimere il pensiero : avevo un terribile bisogno di dirle a voce tante cose e di farle tante domande . Il treno era in ritardo di due minuti : già cominciavo ad agitarmi in un mar di spaventi , quando squillò la campanella della stazione . Si principiava a sentire il rombo della macchina lontana , e cresceva , cresceva , finché comparve la locomotiva fumante , che io vedevo con ansia ingigantirsi via via , pigra alla mia impazienza , mentre udivo la nota del fischio sempre più acuta e stridente . Il convoglio allentò la corsa . Prima che si fermasse avevo ricercato ad una ad una con rapidissimo sguardo le finestrelle dei vagoni . Niente . Il cuore mi batteva impetuoso ; un dubbio acre mi nasceva nel petto , e mormoravo : - Se avesse avuto paura , se non m ' amasse abbastanza per affrontare tanti pericoli ! Il conduttore aprì finalmente gli sportelli , gridando : - Treviglio - . Da una carrozza di prima classe sbalzò a terra snella , sicura , una donna , coperta il volto da un fittissimo velo nero . Un istante dopo , la sua mano serrava forte la mia , e la sua voce soave diceva : - Quanto sono felice ! - La trassi , senza parlare , beato , ad una timonella , che avevo fermata dianzi ; la feci salire , me la misi accanto e gridai al cocchiere : - A Caravaggio . - Al Santuario ? - No , all ' albergo del Pellegrino . Guardai la mia compagna lungamente . Ella , appena la carrozzetta fu posta in moto , sollevò il velo per sorridermi . - Come sei bella ! - le dissi . - Ti sembro bella davvero ? Ho voluto essere bella per te , per queste nostre quindici ore di paradiso . - Ti sta bene quest ' abito . È anche troppo attillato . - Lo feci fare a Milano prima di partire , e in campagna non lo mettevo mai senza mandarti un sospiro di desiderio . Ho tanto patito , sai , di non poterti vedere questo eterno mese . - E t ' hanno detto bella anche in campagna , non è vero ? - Non lo so . Mi basta sentirlo dire da te . - Eppure , sii schietta , te l ' hanno detto . - O Dio , avresti voluto che paressi proprio la befana ? - Vorrei , confesso , che non ti dessi tanta briga di piacere alla gente . - Sai che non m ' importa di piacere ad altri che a te , a te solo , a te che sei un cattivo egoista . Se ti dicessero che sono brutta o che mi vesto senza garbo dorrebbe pure alla tua vanità . - Certo . - E vorresti che fossi tanto stupida da non avvedermi che non sembro né goffa , né brutta ? - Te n ' avvedi e te ne compiaci . - Dunque sono una civetta - , e ritirò la sua mano dalla mia . - Perdonami , Matilde . Io sono , lo sai , una bestia fastidiosissima . Tu invece sei la più buona , la più angelica creatura di questo mondo . Perdonami : ti amo tanto ! Ella continuava a guardare i campi , stringendo le labbra in atto dispettoso e svincolandosi dal mio braccio , che voleva circondarle il busto . A un tratto mi guardò in faccia ; aveva gli occhi umidi . Mormorò : - Sei pure cattivo , cattivo oggi , nei primi momenti che siamo soli , dopo averlo tanto desiderato , mentre metto in pericolo il mio onore per te , forse la mia vita . La nube , che mi aveva oscurato per un istante il cervello , svanì ; un ' allegria nuova , divina , mi invase tutto , e certo il mio volto dovette trasfigurarsi perché Matilde esclamò raggiante di gioia : - Così mi piaci , così sono beata ! I ciottoli del paesucolo di Caravaggio ci risvegliarono alla vita ; ma quando la timonella si fu fermata all ' albergo del Pellegrino , mettendo il piede a terra e aiutando la mia compagna a scendere , mi parve di barcollare . Ella mi disse infatti con un riso pieno di compiacenza : - Sei ubriaco , bada di non cadere . Due servi e la padrona , vecchietta , grassoccia e sorridente , ci vennero incontro , e chi toglieva lo scialle e la sacchetta alla mia compagna , chi mi liberava dalla spolverina e dall ' ombrello , solleciti , premurosi : s ' indovinava che l ' albergo era vuoto . - Vorremmo desinare , ma bene e presto - dissi alla padrona . Il cuoco , che con il suo grembiule quasi bianco s ' era affacciato all ' uscio della cucina , corse ai fornelli . - Si trattengono la notte ? - chiese la vecchietta con voce insinuante . - Sì , mi raccomando la pulitezza . - Non dubiti . La biancheria è tutta di tela fina , candida come il latte . Precedetti Matilde nella vasta sala da pranzo . Una immensa tavola pigliava tutta la sua lunghezza . Alle pareti ornate di grandi fiorami gialli su fondo verde , dipinti a stampo , pendevano otto quadretti , con certe litografie miniate , rappresentanti otto miracoli della Madonna di Caravaggio . Il soffitto era inghirlandato di ragnatele . Dalle due finestre , che guardavano in una stradicciuola stretta , si vedeva in faccia una casa antica , con la muraglia di mattoni bruni e il cornicione gotico ; non aveva imposte né vetri , e dentro era buia buia : sembrava il palazzo degli spiriti . L ' uscio della sala s ' apriva in un lunghissimo corridoio , occupato anch ' esso da due interminabili tavole di legno greggio , portate da cavalletti e chiazzate di macchie pavonazze . I pellegrini , che vanno la settimana della Madonna a far voti al Santuario , promettono tutto , salvo l ' astinenza ; e l ' albergo nei dì di sagra ( mi diceva il servitore mentre in un angolo dell ' ampia tavola stava apparecchiando due posate ) è così pieno zeppo di penitenti , uomini e donne , che un cantuccio non vi rimane vuoto . Il giuoco della mora s ' alterna alle salmodie ; e queste e quello asciugano la gola . Mentre Matilde entrava , portavano la minestra . Eravamo allegri , mangiavamo , discorrevamo della nostra gioia , di cento cose . Di tratto in tratto per altro si sospirava , si taceva un pezzetto e ci si stringeva le mani . - Due ore e mezzo son già passate ! - mormorò Matilde ; ma poi subito : - E via ! Ce ne restano dodici e mezzo - e tornò tutta gaia . Dopo il desinare ci si avviò lentamente al Santuario , girando intorno alla cittaduzza . Cominciava a imbrunire . I raggi della luna vincevano già la luce del crepuscolo quando entrammo nel grande viale , che , lungo un miglio , fiancheggiato da antichi pini , mena dritto alla chiesa . La strada larghissima era , mezz ' ora dopo , regolarmente listata dalle ombre nere degli alberi , i quali , neri anch ' essi , andavano rimpicciolendosi via via alla vista e convergendo in angolo sotto la cupola del tempio , che a quella distanza , involta nei vapori della notte , pareva enorme . Spiccavano dall ' una parte e dall ' altra a brevi intervalli , candidi sulla tinta fosca del terreno , i sedili di marmo bianco . Matilde , poggiata la mano sulla mia spalla , mentre io la circondavo col braccio alla cintura , camminava tacendo . Io ero immerso in una contemplazione indeterminata : il mio cuore si scioglieva , si evaporava nella beatitudine : sentivo come le molecole volanti della mia anima diffondersi e sparpagliarsi in una immensa parte di terra , in una immensa parte di cielo . Il mio pensiero non afferrava più nulla : invadeva tutto . Guardavamo a ' nostri piedi le ombre . Di quando in quando alzavamo gli occhi per fissarci in viso teneramente : e le nostre labbra si toccavano . Ci trovammo a un tratto in una grande ombra opaca , e udimmo nello stesso tempo un salmeggiare sommesso di voci femminili . Alla sinistra del viale s ' alzava una chiesetta : aveva il portico sostenuto da esili colonnine e coperto da una larga tettoia di legno . La porta spalancata mandava un chiarore fioco fioco . Entrammo . Un frate solenne con la barba d ' argento leggeva le litanie al lume di un cerino aggomitolato , che teneva nella mano tremante , e ad ogni versetto una dozzina di contadine inginocchiate rispondevano cantando . Nelle tenebre della chiesa il moccolo del frate mandava un barlume oscillante sulle teste immobili delle donne , e faceva intravedere non so che bizzarre e lugubri forme . Pareva che nello sfondo della nave s ' aprisse una lunga serie di pesanti arcate , e in fondo luccicassero pallidi due stoppini ; pareva che le muraglie fossero dipinte a bieche figure di santi , di dannati e di mostri ; pareva che il negro soffitto di grosse travature si trasformasse nella cupa scala delle regioni de ' fantasimi . Dalla stretta finestra di una cappella entrava un raggio di luna smorto . Le litanie correvano più spedite e le voci sembravano crescere ed echeggiare , quando in un istante le donne si alzarono e il frate spense il cerino . Tutto entrò nella oscurità , eccetto dove la luna mandava sul pavimento della cappella la lista sottile di luce . Alcune ombre ci passarono innanzi senza vederci . Rimanemmo soli in quel triste silenzio . La chiesetta era diventata d ' una vastità smisurata . Matilde s ' avvinghiò al mio corpo , ed io sentii sulla mia guancia un morso divino . - Mi amerai sempre ? - chiesi a Matilde con un soffio di voce . - Finch ' io vivrò , sempre sempre . - Me lo giuri ? - Sì , te lo giuro . Su tutto ciò che ho di più sacro , in questo luogo , sulla tua vita stessa , te lo giuro . E tu m ' amerai sempre ? - Oh sì , sempre , lo sai - . Poi soggiunsi , esitando un poco : - Giurami che non hai amato altri che me . - Non ho bisogno di giurartelo , caro . - Giuramelo , te ne supplico . - Conosci tutta la mia vita , cattivo : tutta , meglio di me , perché io te la ho svelata intiera , e tu ci ripensi , mentre oramai io me la sono scordata . La mia memoria non mi serve che per te solo . - Ti scongiuro , giuramelo - replicai con un fremito . - Puoi tu pensare che io abbia provato per nessuno ciò che provo per te ? Non si può amare che una volta , una volta sola come io t ' amo . A poco a poco s ' era avvicinata alla porta . Mi trascinò per la mano , dicendomi : - Usciamo . Avevamo fatto quaranta passi sulla strada , quando s ' udì cigolare le imposte della porta della chiesetta . Si continuò la via verso il Santuario . Non passava un ' anima . Ci fermammo qualche minuto nel vasto piazzale del tempio , circondato dai lunghi portici di mattoni , che al lume della luna parevano neri . Le parole di Matilde , invece di confortarmi , mi avevano messo sossopra . Il cuore mi picchiava dentro con battiti furiosi e disuguali ; avevo la gola arida : un fantasima mi camminava a lato , e mi guardava , sogghignando con una certa smorfia di canzonatura spietata , come se dicesse : - L ' ho colto io il fiore di quell ' affetto . Contentati dei resti . La voce non voleva uscirmi dalla strozza . Tacqui un pezzo . Matilde mi spiava di quando in quando con una occhiata rapida , senza aprir bocca . Non volevo toccare lì dove proprio mi doleva ; mi vergognavo verso di lei , verso me stesso ; temevo , sfogandomi , d ' infuriare ciecamente ; sentivo una profonda ripugnanza a funestare con acerbi e vani discorsi quelle ore , le quali dovevano essere tutte destinate alla gioia ; e poi ripetevo a me stesso , senza riescire affatto a persuadermi della buona e semplice ragione : - Che colpa ne ha lei ? In fondo , è suo marito . Alla fine , non mi potendo trattenere , dissi con accento rotto e strozzato , tanto per dire qualcosa di diverso da ciò che mi stava fisso nel cervello : - Senti , Matilde , se io morissi o se ti abbandonassi , e se tuo marito fosse morto , torneresti a maritarti ? Non rispose . Irritato da quel silenzio , insistetti : - Ti prego , dimmelo . Matilde sospirò e tacque ancora ; ma io , ch ' ero entrato in quella nuova ostinazione , ripetei : - Dimmelo , te ne prego . Ella rispose un po ' infastidita : - No , no , non tornerei a maritarmi . - Avresti torto . Già se io ti abbandonassi , quali obblighi serberesti verso di me ? E se morissi , perché dovresti sacrificarti nell ' inutile culto d ' una memoria ? Aggiungi i casi della vita : restare senz ' aiuto con i figliuoli ; le difficoltà dell ' educarli , del dirigerli ; le strettezze economiche . E perché non potresti , fra cinque , fra dieci anni , sbolliti i fumi della fantasia , incontrarti con un uomo attempato , onesto , ricco , che ti amasse e al quale tu volessi bene ? - Sarà sempre impossibile . - Perché ? - ribattevo con tenacità acre e noiosa . - Non foss ' altro perché non potrei rimaritarmi senza svelare al secondo marito di avere tradito il primo . - Certe cose , si dicono ? Mi fissò negli occhi con uno sguardo , che mi fece arrossire ; ma io continuavo a tasteggiare , a stuzzicare . - C ' è dei galantuomini ai quali il passato non preme . La sincerità può accordarsi con l ' utile . Nuovo silenzio lungo , durante il quale si sentivano gracidare in coro le ranocchie dei fossati . Ripigliai : - È singolare ! Può darsi dunque , presto o tardi , che ti accada di innamorarti d ' un altro . Io avevo l ' illusione che la tua vita fosse indissolubilmente legata alla mia . Aspettai in vano una risposta , che avevo onta di sollecitare , tanto le mie proprie parole mi sembravano sciocche e vili . La bile mi suggerì : - Strano ! Unisci la passione dell ' oggi , profonda , infrenabile , per quanto affermi ... - E il fatto lo mostra , mi pare . - ... la unisci con una certa cautela pratica per l ' avvenire . - Non ho detto di volermi rimaritare . Già mio marito vive , e tu mi ami , e io t ' amo tanto , e te lo provo . Non ci affatichiamo a tormentarci senza un perché . Si avventò per darmi un bacio . La respinsi . - Senti , giurami che non ti rimariteresti in nessun caso , mai . - Giuro per il passato , quando so di giurare il vero , ma per l ' avvenire , benché certa , non posso . - Bella certezza ! Conosco dei giuocatori di lotto che sono sicuri di non vincere ; ma la polizza non la buttano via . Tu non vuoi lacerare la polizza del futuro . Del resto , adesso a giurare sarebbe tardi . Sono cose d ' impeto , d ' istinto : il male sta nel doverci pensare . - Abbi pazienza , caro . Quando vuoi ch ' io giuri sulla tua vita io non posso mai farlo senza riandare in me stessa tutte le azioni , tutti i pensieri , tutti i sentimenti , che si riferiscono al giuramento . Un giuramento solenne e tremendo non isvanisce : dura per sempre . Mi accosto ad esso come ad un altare , con la coscienza sicura , ma con la mente turbata . Voglio che , insieme con il cuore , risponda il giudizio . Mi credi ? Ti contenti della mia promessa ? - Credo che ora il solo pensare ad un nuovo legame debba sembrarti cosa abbominevole ; ma poi , quando la nostra relazione dovesse , nell ' un modo o nell ' altro , finire , quando tu fossi libera ... - Mai , mai , non potrei amarti come ti amo se questo affetto non dovesse riempirmi l ' anima sino all ' ultimo istante della vita . - Oggi ti ripugna il pensiero , lo vedo : ma non credi il fatto assolutamente impossibile . - Sì , lo credo impossibile . - E se lo credi impossibile , perché non giuri ? M ' ero allontanato un poco da Matilde ; mi asciugavo con la mano il sudore dalla fronte ; avevo sulle labbra un ' amarezza che voleva schizzar fuori . Matilde mi si avvinghiò stretta stretta , gridando : - Sì giuro , giuro sulla mia vita . - Sulla mia , giuralo . - Sì . - Dillo . - Sì , sulla tua vita lo giuro . Il mio spirito , confuso , pentito , vergognoso , tornò in meno di un quarto d ' ora beato d ' una beatitudine tutta fuoco e tutta fiamme . Matilde si sentiva stanca . Tornando all ' albergo s ' appoggiò forte al mio braccio . La camera grande , bassa , fredda , era quasi vuota . Il letto alto , con una coperta rossa scarlatta , il cassettone ornato di due mazzi di fiori artificiali sotto le polverose campane di vetro , qualche seggiola impagliata , una tavola su cui stava confusamente la nostra roba : ecco tutto . Guardai se gli scuretti delle finestre erano chiusi , ed origliai agli usci laterali per sentire se le camere vicine fossero abitate . Tutto taceva . L ' orologio del corridoio aveva suonato da un po ' di tempo le dodici quando s ' udì un gran fracasso : qualcuno entrava nella camera a destra , e dalle fessure della porta si vide una striscia di luce . Due stivaloni furono gettati sul pavimento , un corpo si buttò sul letto , e , dopo qualche minuto , principiò un russare profondo , continuo . La mattina seguente io provavo un certo inesplicabile stringimento al cuore . Nel cielo d ' un bell ' azzurro dolce veleggiavano poche nuvolette dorate ; ma la luce del giorno mi sembrò melanconica . Doveva esserci nel mio sorriso qualche cosa di strano , perché Matilde , pallida , mi chiese due volte : - Che cos ' hai ? Ti senti poco bene ? Le pigliavo la mano bisbigliando : - Non ho nulla . Ti amo tanto ! Quando la vidi entrare in vagone e , con i begli occhi pieni di lagrime sempre fissi su di me , allontanarsi nel lungo treno e sparire , mi sentii come alleggerito di un peso . Avevo l ' animo vuoto , ma il respiro più libero . Il demonio muto 1 Nipote mio , ho compiuto quest ' oggi i miei novant ' anni , e ho fatto il mio testamento . Lascio quasi tutti i miei soldi , circa un centinaio di mila lire , a tua sorella Maria , che ha sette figliuoli ed è vedova , con il patto di passare tremila lire l ' anno alla mia buona Menica , la quale è troppo vecchia e stanca per attendere agli affari . Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere . Non vuole andare a letto prima di me , per quanto io la preghi e scongiuri ; e mentre scrivo al lume di questa lucerna e ne smoccolo i lucignoli , ecco lì la tua zia , dall ' altra parte di questa tavola , che dorme col gatto nero sulle ginocchia . Da mezzo secolo si fa la stessa vita placida e dolce e tanto rapida che le settimane volano come giorni ; e la mia cara vecchietta tutta linda , con la sua cuffia bianca inamidata , quando si sveglia e , alzando il capo , fissa a un tratto gli occhi ne ' miei , e mi chiama : - Carlo ! - mi fa ribollire nelle vene un sangue da giovinotto . Per conto tuo non hai bisogno di nulla . Sei solo , agiato e non avido . Ma sai che , sebbene io non ti veda troppo di rado in queste montagne , pure ho sempre sentito un grande affetto per te , e lo meriti ; e mi rincrescerebbe che , quando sarò volato via da questa terra , tu non avessi nessuna occasione di rammentarti dell ' antico parente . Da parecchi giorni vado dunque intorno in questa casa mezzo diroccata per trovare un oggetto che possa non dispiacerti . Ma ogni cosa è logora , sbeccucciata , sbiadita , sconnessa : corrisponde insomma ai capelli canuti ed alle rughe dei padroni . Da trent ' anni non sono neanche più andato a Brescia : si può dire ch ' io non abbia più comperato nulla . Le cose più belle in questo polveroso palazzo , dove le finestre mostrano ancora i loro vetri tondi , ondulati dal centro alla periferia , come fa un sasso quando si butta nell ' acqua , dove i pavimenti paiono un mare in burrasca , sono le cose più vecchie . Sai che ho quattro di quelle casse di legno intagliato , che si mettevano a ' piedi del letto degli sposi , tutte a putti che giuocano , ad amorini alati , a ninfe nude ; e vi stanno gli antichi stemmi della nostra famiglia . Poi ho dei seggioloni enormi a grossi fogliami nei bracciuoli e nella spalliera , che punzecchiano le mani e la schiena , e certe lettiere spropositate a colonne ed a timpani , che paiono monumenti sepolcrali . Poi ho quegli otto grandissimi ritratti nelle loro massicce cornici d ' un oro diventato nero : memoria dei nostri augusti antenati , che Dio li abbia in gloria : quei ritratti che , quando da bambino venivi qui a passare i mesi delle vacanze , ora ti facevano ridere ed ora ti mettevano paura . La dama , ti ricordi ? con il guardinfante verdone e con una piramide rossa per acconciatura , che pare una bottiglia sigillata ; il cavaliero con il grande cappellaccio alla spagnuola , il tabarro bruno , la mano sull ' elsa e l ' occhio truce , e poi il Beato Antonio , il santo Missionario , il grande onore della Val Trompia , che ti faceva scappar via . È pallido come un fantasma , magro stecchito , con gli occhi infossati e un sorriso sulle labbra da far ghiacciare il sangue . In mano ha due cilicii spaventosi , l ' uno a scudiscio pieno di terribili punte , l ' altro a ruote dentate . Mi raccontava Giovanni ( sai ? devo avertene parlato , il servitore che in gioventù assisteva il Beato Antonio , quand ' era infermo , e da vecchio aveva cura di me e mi conduceva alla scuola ) Giovanni mi raccontava , ed io tremavo di spavento , che una mattina , essendo entrato all ' improvviso nella nuda camera del Santo , vide in un angolo una camicia , che stava in piedi da sé sola e ch ' era di color pavonazzo . Guarda , tocca : il sangue , di cui appariva inzuppata , raggrumandosi e indurando , aveva ridotto la tela rigida come un legno . Don Antonio aveva le mani così scarne e le dita così slogate , che con le unghie poteva toccar l ' avambraccio . Era un miracolo di eloquenza , un miracolo di abnegazione . Parlava a dodici a quattordicimila persone , che correvano a udirlo dalle valli , dai monti lontani , e si faceva sentire da tutti . Eppure , se tu vai a Brescia , puoi vedere nella chiesa di San Filippo , appesa all ' altare del Santo , una lingua d ' argento , voto di Don Antonio , quando per intercessione di Filippo Neri guarì dalla balbuzie . A Roma , poco prima di morire , predicando nella chiesa del Gesù , fece piangere il Papa . Aveva per consuetudine , ne ' siti dove egli andava , di parlare contro i vizii che più dominavano in paese . A Desenzano tuonò contro l ' ubbriachezza . Il dì dopo tutte le osterie , tutte quante le bettole erano chiuse , e l ' Autorità dovette farne aprire alcune per forza a servizio dei forestieri . All ' ultimo sermone non voleva altro che i miserabili : era la predica sulla Povertà . Dopo avere mostrato la vanità delle ricchezze , dopo avere eccitato gli animi al disprezzo degli agi , chiamava ad uno ad uno i suoi ascoltatori , e divideva con essi tutto intiero il guadagno del Quaresimale e i pochi panni che gli restavano . Senti questa . Giovanni stava dietro al pulpito , mentre Don Antonio predicava un dì sull ' Inferno . Dopo una pausa , il Beato Antonio con voce rimbombante grida : - Pentitevi , figliuoli , tornate nella via della virtù ; giacché per voi , o perversi , che continuate a vivere nel peccato , che state duri nel vizio , i sepolcri - e gridava sempre più alto , come ispirato dal cielo - i sepolcri si spalancheranno , e , precipitando sulle ossa degli antichi scheletri , nella notte e nel gelo , sarete a poco a poco rosicchiati vivi dai vermi - . Allora Giovanni udì come un fruscìo , un muoversi improvviso , ma sordo , lamenti soffocati , singhiozzi repressi . Guarda dal parapetto del pulpito , e vede , cosa strana ! nella chiesa , la quale prima era così zeppa di gente , che una presa di tabacco - diceva Giovanni tabaccone - non avrebbe potuto cadere in terra , vede il pavimento nudo in larghi spazii , vede scoperte di popolo tutte le grandi lapidi delle tombe . La gente , spaventata dalle parole del Missionario , s ' era ritirata dai sepolcri , e , sempre in ginocchio , piangendo e picchiandosi il petto , si pigiava , si schiacciava , si accatastava a gruppi , e implorava sotto voce il perdono di Dio . Di questi ritratti neri e di questi mobili tarlati tu non sapresti che cosa fare . Qui invece stanno bene , così impietriti al loro posto . Dopo tanti anni che le pareti , le masserizie , i quadri si guardano , e forse nel loro linguaggio si parlano sommessamente , lo strappare qualcosa parrebbe un ' amputazione , sarebbe una crudeltà . Quando i figliuoli di tua sorella , diventati forti giovinotti , vorranno passare alcune settimane cacciando sui monti , uccellando nelle valli o pescando le trote rosee nel lago d ' Idro o nel Chiese , troveranno intatta l ' antichità di questo palazzaccio . Si scalderanno al fuoco del caminone di marmo giallo , in cui dodici uomini possono stare comodamente seduti ; guarderanno i soffitti a travature sagomate e dipinte , e cammineranno su e giù nella galleria dove , tra gli stucchi sgretolati , il vento gavazza . Tu sentissi che musiche sa comporre il vento in queste gole alpestri e in queste muraglie rovinose : sono tripudii o spaventi , fischii lieti e trilli e scale e accordi sonori e poi il finimondo , e sempre continua il pedale , come dicono gli organisti , del romore sinistro , che le acque del Chiese fanno nel loro letto sassoso ed erto . 2 Ho trovato , nipote mio , quel che ti devo lasciare . È una cosa che mi salvò quasi la vita . Prima che tu nascessi , i medici di Brescia e di Milano mi avevano spacciato . Una maledetta malattia nervosa del ventricolo s ' era ostinata a volermi spingere al mondo di là , ed ero ridotto , per tutto pasto , a nutrirmi di pezzettini di cacio lodigiano che tenevo in bocca , e di cui a poco a poco succhiavo la sostanza . Pigliai questo malanno , il primo e l ' ultimo della mia vita , cacciando nelle valli , quando , dopo avere mal dormito qualche ora in un casolare , alle tre della notte mi alzavo , camminavo fino alle sei in cerca del miglior sito della palude , con il freschetto del dicembre o del gennaio ed una sottile umidità che entrava nelle ossa , e poi dall ' alba al tramonto mi piantavo immobile nell ' acqua e nella nebbia ad aspettare una folaga , la quale molto spesso non voleva mostrarsi . Mi scordavo di mangiare . Bevevo , io che sono sempre stato mezzo astemio , de ' larghi sorsi di acquavite . Vedi bestia che è l ' uomo ! Amando le montagne e le balze , cacciarsi con tanta fatica e con sì misero fine dentro ai pantani ! Tornavo a casa , dopo qualche giorno , affranto , sfinito . La Menica mi dava brodi , petti di pollo , latte di gallina , vino vecchio e il suo sorriso tutta bontà ; ma io non avevo fame e digerivo male . Pensa che malinconia m ' era venuta addosso ! Non potevo uscire di camera : andavo dal letto al lettuccio . Se per caso giravo gli occhi allo specchio , vedendo un coso allampanato con le guance smunte , gli occhi spenti , il quale non somigliava affatto al mio signor io , non sapevo vincere l ' ombra di un tristissimo sorriso , che mi correva sulle labbra e si trasmutava tosto in due lagrime lente . Da quindici giorni , all ' aprirsi della primavera , mangiavo , non ostante , un pochino di più , dicevo qualche parola volentieri , cavavo qualche accordo flebile con meno stento dalla mia amata chitarra , la quale mi stava accanto sul sofà o sul letto . Quand ' ecco a un tratto , una sera , mi sento esinanire . La Menica si spaventa . Era un gran pezzo ch ' ella non dormiva sotto le coltri , non andava nel brolo a respirare una boccata d ' aria , non faceva altro che starmi intorno sollecita , sempre attenta ad un ' allegria fiduciosa e serena , che non le veniva dal cuore , ma che ella simulava virtuosamente per il suo povero infermo . Ell ' aveva pensato fino allora al mio corpo : pensò in quel punto alla mia anima . Mezz ' ora dopo entrò il curato e , sottovoce , mi chiese s ' io volessi confessarmi . Gli occhi della Menica m ' imploravano . La camera era buia , silenziosa , sepolcrale . Mi confessai a spizzico , quasi senza fiato ; ma non fu cosa lunga , poiché non credo in mia vita di avere mai desiderato male a nessuno . Toccai la mano alla mia buona infermiera , che mi ringraziò con effusione angelica e mi baciò sulla fronte . Mi sentivo sollevato . Il prete stava sempre in piedi a sinistra del letto , duro duro , brontolando le sue preghiere . Negl ' infermi le impressioni son rapide come il lampo . Guardai fisso il volto del prete , e nell ' osservarlo provai dentro un irrefrenabile impeto di riso . Bisogna che tu sappia come quel curato , uomo di mezza età , rubicondo , tarchiato , panciuto , ottimo di cuore , ma un po ' beone e mangiatore insaziabile , era il più gioviale matto di questa terra . Cantava certe canzonette da fare sbellicare dalle risa , faceva certi giuochi di prestigio con i bussolotti da maravigliare un mago , scriveva sonetti buffoneschi , imitava con la sola varietà dei fischi la predica del Vescovo biascicone e con la sola varietà delle inflessioni di voce tutte le lingue , compresa la turca ; faceva dietro una tela bianca le ombre chinesi con le mani , figurando cigni , lepri , porci , elefanti , gatti e una pantomima di burattini , in cui Arlecchino era innamorato di Rosaura e bastonava Pantalone ; finalmente con la faccia rappresentava il temporale , agitando ora lenti , ora impetuosi tutti i muscoli delle gote , del naso , della bocca , del fronte , persino le orecchie , così che pareva proprio di vedere i primi lampi , di sentire il rombo dei primi tuoni , e poi via via crescere la tempesta e scrosciare la pioggia e scoppiare le folgori , finché un po ' alla volta , con qualche ritorno di vento e d ' acqua , la bufera si dileguava e , rinata la calma , tornava a splendere la viva luce del giorno . Tu avessi visto come a questo punto il viso del prete sbocciava , come s ' irradiava , come brillava : era il sole tale e quale . Il gaio curato veniva , prima della mia malattia , tutte le domeniche a desinare da noi , e di quando in quando , bevuta una bottiglia di quel vecchio , ci dava lo spettacolo esilarante del suo temporale . Ora , al vedere il muso tondo , comicamente solenne , a cui neanche l ' aspetto della morte avrebbe potuto cancellare l ' impronta della giovialità , borbottare le orazioni fra i denti agitando le labbra , battendo le ciglia ed increspando la fronte , mi tornò alla memoria il temporale , e scoppiai in una fragorosa e interminabile risata . Il prete , che era lesto di cervello , capì in un attimo la ragione delle mie risa e , scordando il suo ministero , non potendosi più tenere cominciò a sghignazzare a crepapelle . La Menica e la serva , che erano presenti , ci credettero impazziti ; ma , giacché il riso è contagioso ed il prete riesciva tanto bizzarro nei suoi contorcimenti , si misero a ridere anch ' esse . La solennità dell ' olio santo s ' era trasformata così in una farsetta da carnevale . Allora io pigliai da lato la mia chitarra e cominciai gli accordi , e il prete intonò una canzone delle sue più sguaiate ; ed egli cantava con pazza gioia ed io accompagnavo con tanto felice ardore , che mi pareva di essere il dio della contentezza . Ma la saggia Menica mi fece smettere per forza , e mandò via il curato bislacco , che si sentiva ridere ancora sulle scale e in istrada di questo suo penitente mezzo morto , resuscitato . Il dì seguente mi svegliai con un rabbioso appetito . Due giorni dopo giravo tutta la casa ; quattro giorni appresso andavo nel brolo e nel paese , e , passata una settimana , mi arrampicavo sui monti e avrei mangiato i gusci delle ostriche . La mia guarigione fu cominciata dalle smorfie del prete , ma fu compiuta dalla chitarra . Tu non puoi pensare quale beatitudine fosse la mia nel potere di nuovo agitare fieramente le corde di quello strumento , che amo sin da fanciullo , e che mi è sempre stato una grande consolazione nelle traversìe della vita giovanile e ne ' piccoli fastidii della vecchiaia . Tu mi hai sentito suonare . Sono un buon chitarrista , non è vero ? Ho le mie ambizioncelle anch ' io , caro nipote . Quando andavo sotto il balcone della Menica , settant ' anni addietro , e suonavo dolce dolce un minuetto del Monteverde , la gente stava ad ascoltarmi a bocca aperta , e il cuore batteva forte alla mia fidanzata , che mi scoccava dalle imposte socchiuse delle occhiate assassine . Adesso ancora mi diverto a cercare nelle antiche melodie le antiche memorie . Vado nella cappella del palazzo , che è , come tu sai , all ' angolo della galleria , ed ha l ' altare tutto di legno ad angeli paffuti e a cartocci barocchi , i quali mostrano ne ' luoghi più riposti i segni delle scomparse dorature : e vi sono i vetri a figure colorate , qua e là rotti e restaurati con pezzi di vetri bianchi , sicché ad un Santo manca la testa , all ' altro un braccio o una gamba : e non ostante la chiesetta ha qualcosa di severo e di sacro nella sua mezza oscurità . Non c ' è neanche un quadro ; le pareti son nude ; solo da una parte si vede appesa ad un chiodo la mia chitarra , che è quasi una reliquia . Stacco lo strumento , e , salendo dallo scalone interno , quello scalone lungo e diritto , che ha i suoi dugento gradini tutti sconnessi , vado pian piano nel giardino alto , da cui si domina il villaggio e la valle , e mi metto a sedere sui graticci , i quali , servendo solo per i bachi da seta , restano quasi tutto l ' anno accatastati nel padiglione delle feste . Questo magazzino , gioia dei topi e dei ragni , era una piccola reggia tre secoli addietro . I nostri antenati vi godevano le loro orgie , che non invidio : donne , balli , buffoni , cene , le quali non terminavano prima dell ' alba e lasciavano uomini e femmine arrotolati per terra . Col vino scorreva qualche volta il sangue . I muri portano ancora , quasi cancellati dal tempo , i nomi ed i motti di qualcuno dei violenti e gaudenti cavalieri . V ' è , tra le altre , sotto al disegno rozzo di un cuore trafitto , l ' impresa : Dopo il bacio il pugnale . Così , seduto al fresco ne ' bei giorni d ' estate , strappo alle corde i miei vecchi ricordi in questi ultimi anni , che sono i più tranquilli e i più lieti della mia vita . Lascio morire flebilmente le armonie sotto la vòlta della sala , seguendo attentissimo con l ' orecchio le ultime oscillazioni , che si dileguano nel brontolìo lontano del Chiese . Poi , sentendomi ringalluzzito , picchio forte su tutte quante le corde e comincio un allegro amoroso , una gavotta saltellante ; ma pur troppo la mia mano sinistra ha perduto un poco di agilità , e la mia destra è scemata un poco di vigore . Oggi son più valente negli adagi , nelle ariette patetiche : ai vecchi s ' addice meglio il rimpianto . La mia chitarra ha cinque corde doppie ; sale dal la al mi , due ottave e mezzo . È uno strumento ammirabile per la sonorità e l ' eleganza . La rosa , intagliata a minuti intrecci e trafori di cerchi , di triangoli , di foglioline , pare un ' opera in filigrana . Il manico , intarsiato di avorio e di ebano con dei filetti d ' oro , rappresenta una caccia in figure alte un ' oncia : cavalcatori , dame , falconieri , con cani , cavrioli , lepri , cignali e ogni sorta di selvaggina . Al basso della cassa armonica s ' ammira poi una figuretta d ' argento , un Apollo sdraiato che suona la cetra , cosa che più graziosa al mondo non si potrebbe vedere . Oltre a ciò , accomodate in vago ornamento , stanno un centinaio di perle , alcune assai grosse , e così bene incastonate , che sette soltanto si sono rotte o perdute . Insomma questa chitarra magnifica desidero , dopo la mia morte , lasciarla al mio caro nipote . Fors ' è un ' ubbia dello zio quasi rimbambito , ma non vorrei che la chitarra uscisse dalla nostra famiglia . C ' è sotto una storiella . Te la racconterò , prima perché giova che tu la sappia , e poi per amore di me medesimo . Non posso dormire , come accade ai vecchioni , più di due o tre ore la notte , e ho gli occhi sani , e non cavo troppo gusto a leggere libri per cagione della memoria , che mi serve benissimo nelle cose lontane , ma pochissimo nelle vicine , sicché alla fine di un volume rischio di non rammentarmi il principio . Bisogna dunque ch ' io metta un poco di nero sul bianco per occupar la sera in qualcosa , mentre la Menica , tenendo in grembo il suo micio , pisola nel seggiolone . 3 Ti scrivo di giorno all ' ombra dell ' antico padiglione e all ' aria aperta , nel giardino ora tutto intralciato e spinoso , che sta innanzi al padiglione ed è protetto da balaustri spezzati e da pilastri , su cui piantano de ' mozziconi di Ercoli , di Diane e di Veneri ! La roccia scende a perpendicolo dietro il palazzo , del quale da questa altura si dominano i tetti vicini ; più giù , a sinistra , si vede la piazza del paese , e più giù ancora il ponte ed una lunga e sinuosa striscia di fiume . È un ' afa , che non si può respirare . Me ne sto qui da un pezzo a guardare le montagne ed il cielo . Le curve ripide e rotte del monte di San Gottardo alla destra e dell ' altro , che gli sorge di contro , pare si tocchino a ' piedi , tanto è stretta la spaccatura del Chiese . In mezzo a quelle due chine brulle d ' un colore cupo rossastro si vede quasi orizzontalmente il dorso celestino di un monte lontanissimo . Le nubi s ' erano squarciate e , sul largo campo azzurro , da quell ' angolo basso saliva saliva una nuvola bianca , illuminata dal sole . Prima sembrò una corona d ' argento posta sul culmine del monte lontano ; poi si espanse , invase una gran parte del cielo . Pigliò figura di un toro immane , che si avanzasse con la sua testa cornuta . Le corna venivano sino alla metà della vòlta celeste ; una gamba poggiava sopra uno dei monti , l ' altra sull ' altro . Poi , in un minuto , il toro mutò apparenza : la testa da grossa che era si allungò , diventò il grugno di un porco , le corna si accorciarono in orecchie , le gambe si restrinsero a zampini , e la figura , che prima era maestosa , diventò grottesca . Poi la nuvola grande si sciolse in diverse nuvolette candide : qua e là de ' gruppi di punti argentei si raccoglievano come in tanti palloncini aereostatici , i quali vagavano un pezzo innanzi di ridursi al nulla . L ' aria è restata d ' un celeste purissimo , su cui le due montagne vicine tagliano scure , e l ' ultimo monte appena stacca in quasi impercettibile sfumatura . Intanto il Chiese , ingrossato dalle ultime piogge , mugghia più iracondo che mai . Le case , brune , ancora bagnate , hanno de ' bizzarri scintillamenti , e gli alberi sono lustri . Giù nelle strade fangose le capre passano , accompagnate da fanciulli , che portano sul capo immense frasche fronzute di castagno o di quercia , sotto alle quali restano curvati e nascosti . Son piante che camminano ; e quando diciotto o venti di quei ragazzi scendono così dai sentieri delle montagne l ' un dietro all ' altro , pare che un pezzo di bosco si muova , e si pensa - non mi rammento bene , ma qualcosa mi resta nella memoria di spaventoso - a quel re , a cui , dopo la profezia di certe orribili streghe , venne incontro così una foresta minacciante e vendicatrice . Dalla parte di San Gottardo sai che si va a Bagolino , costeggiando il melanconico Lago d ' Idro , passando dalle mura merlate della Rocca d ' Anfo e camminando un pezzo sulla stupenda strada , che lascia ben basso il Caffaro , e dai parapetti della quale si vedono i precipizii vertiginosi , dove nella cupezza del fondo le acque del torrente , col rimbalzare da un masso all ' altro , col piombare in cascate , col frangersi alle roccie , mostrano il luccichìo della loro spuma . In quelle orridezze si rovesciano spesso uomini e cavalli e , senza che la loro caduta mandi il più lieve romore , vanno a seppellirsi nella gran fossa del monte . La via bellissima è sparsa di panporcini e di croci . O quante volte son passato su quella strada cantando , con il mio fucile a pietra sulla spalla , la fiaschetta piena di polvere , la ventriera fasciata alla vita e ben provvista di palle e pallini , e la carniera ad armacollo ! Avevo con me Lampo e Bigio , oppure Livia e Toti . Non c ' è una svolta ch ' io non ricordi , né una cappelletta , né una pietra migliaria . A Nozza , avendo pigliato una scorciatoia , trovai sul viottolo rasente al Chiese due vipere , ed una ne uccisi coi tacchi de ' miei grossi stivali . A Vestone il povero Lampo ebbe un formidabile calcio da un ciuco , e continuò poi a guaire tutta la giornata . Ad Anfo c ' era un ' ostessa gobbetta e zoppa , la quale mi dava il vino bianco e le tinche fritte . Facevo centro a Bagolino , ma poi , partendo all ' alba e spesso non tornando la sera , correvo lontano a cacciare i camosci sulle balze e le starne nei boschi . La prima volta che salii solo alla cittaduzza alpestre , e avevo allora , che ero giovane , un ' aria baldanzosa ed una gran barba nera , un vecchietto mi venne incontro e , togliendosi rispettosamente il cappello e sorridendo con malizia , mi fece segno di seguirlo . Dopo avermi condotto , senz ' aprir bocca , un trecento passi all ' in su e all ' in giù per quelle viuzze sudicie e strette , il vecchietto si ferma e alzando il braccio mi mostra coll ' indice una lapide antica infissa nella rovinosa muraglia di una casa . Vi leggo a stento questi bei versi : Oggi non è il tempo Né la stagione Di stare in questo loco Chi non sta a ragione . Prima che avessi agio di pigliarmela col sardonico vecchietto e chiedergli la causa della sua minaccia , egli se l ' era prudentemente svignata . Lo cercai tutt ' in giro senza poterlo trovare . Desinai all ' osteria del Pavone , e poi , essendo domenica e non avendo sentito messa , m ' arrampicai sulle interminabili gradinate della chiesa ed entrai a pregare . Il sole mandava i suoi raggi quasi orizzontalmente dalle finestre della facciata sino all ' altar maggiore , gettando su questo la luce infiammata del tramonto e facendo scintillare la custodia dorata del ciborio . La chiesa era deserta . Solo si sentiva un leggiero picchio a intervalli regolari ora di qua ora di là . Una vecchia , tanto curva che il suo mento giungeva appena all ' altezza delle panche , passava abbastanza lesta da un altare all ' altro , mettendo innanzi ad ogni passo il suo bastoncino , su cui poggiava il peso del corpo cadente . Mentre uscivo , ell ' era accanto alla pila dell ' acqua santa , le diedi qualche soldo : mi ringraziò tremolando . Il sole scendeva in quel punto dietro le montagne . Non sapendo come passare il tempo , mi posi a sedere sul parapetto del portico e guardai intorno le chine verdi ; ma nell ' abbassare lo sguardo , sopra un quadratello di marmo bianco , incassato nelle lastre scure del pavimento , mi parve di vedere il nome della nostra famiglia . Sentii punzecchiarmi dalla curiosità e guardai bene . Potei leggere , oltre al casato , Don Antonio , e l ' anno MDCCLXX ; ma il testo , tra l ' essere logoro dallo stropiccìo de ' piedi e l ' essere scritto in latino , non mi entrava nel cervello . Stavo così lambiccandomi da dieci minuti , quand ' odo dietro di me una voce fessa e biascicante , la quale brontola , come se ripetesse una lezione imparata a memoria : « Sul sagrato di questa chiesa Don Antonio , maestro di virtù , fece ardere in benefica pira gli strumenti del peccato , e scacciò il Demonio muto dal cuore dei penitenti » . Non capii nulla neanche nella traduzione , e , vincendo il ribrezzo che la vecchia mi metteva addosso , le chiesi s ' ella poteva spiegarmi il mistero dell ' epigrafe . Mi pigliò per il braccio con la sua mano adunca , che pareva un artiglio , e mi trascinò sul piazzale , nel mezzo , tra il portico della chiesa e le gradinate della roccia , le quali scendono al paese ; poi , sempre tenendosi al mio braccio , fece il segno con la punta del suo bastoncino di un largo circolo intorno a noi , e disse : - Qui , proprio qui . Era un gran fuoco . Pareva un incendio . I ragazzi avevano portato le fascine secche ; gli uomini avevano accomodato le legne in una immensa catasta ; le donne con le mani giunte , inginocchiate , pregavano . Poi una si alza e , togliendosi i pendenti dalle orecchie , li getta nelle fiamme ; e , dopo questa , tutte , ad una ad una , o un monile , o un braccialetto , od uno spillone , o quel che hanno di prezioso e di bello gettano nel fuoco . Le litanie si sollevano al cielo : lo scoppiettare e lo stridere del rogo pare un inferno . Si avanzano gli uomini come spiritati . È notte , e le fiamme , tingendo la chiesa e le case di un rosso sanguigno , dànno ai devoti l ' aspetto di demonii . Ecco che volano sul fuoco mandolini , flauti , tamburini , tiorbe . Due alzano una spinetta , e giù sulle brace . Quante chitarre ! Una , fra le altre , di avorio , di ebano , d ' oro , di perle ! Che bellezza ! ... Mi sentii serrare il braccio più forte . La vecchia s ' era interrotta , tremava in tutte le membra , e sulle guance grinzose e terrose sgocciolava qualche lagrima . Si percuoteva il petto col pomo del bastoncino . Durò un pezzo a rimettersi , e poi alzò sopra di me gli occhi così stravolti , che ne ebbi paura . Certo , era matta . Continuò , facendo da sé sola dieci passi indietro e picchiando tre volte col bastoncino in terra : - Qui stava il Santo , immobile , maestoso . Guardava in alto . Qualche volta faceva un gesto con la mano , e allora quelli che gli erano vicini gridavano : Silenzio . E tutti tacevano , e si sentiva , accompagnata dal romore della legna ardente , la voce di lui , che gridava : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio . Quegl ' infami oggetti sono del diavolo . Regalateli a me , ch ' io li dono a Dio . Non più balli , non più suoni , non più gioielli . Via gli eccitamenti alla corruzione , le tentazioni al peccato . Vivete , pensando solamente alla morte ed al cielo » . E di quando in quando si sentiva la stessa voce , che dominava il turbinoso frastuono del popolo , ripetere : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio » . Mi sembrò che i pochi capelli bianchi della vecchia le si rizzassero sul cranio . Dopo una pausa ripigliò : - Io era giovane allora , bella , sana , ricca , empia . Mi scaldavo le mani alla catasta e ridevo . Puoi pensare , nipote mio , se queste parole della strega avevano solleticato la mia voglia di sapere ogni cosa , e se io la tempestassi d ' interrogazioni . Ma ella non rispondeva più niente . Pareva che fantasticasse a qualcosa di là dal mondo . Finalmente , infastidita dalla mia insistenza , mi chiese con ira : - Chi è lei che m ' interroga ? Che cosa importa a lei di queste storie di mezzo secolo addietro ? Non può lasciarmi quieta nelle mie memorie e ne ' miei rimorsi ? Cercai di placarla , e per iscusare la importunità le dissi il mio casato e ch ' io ero pronipote del Beato Antonio . - Nipote ! - gridò , spalancando gli occhi cisposi . - Figlio del figlio d ' un suo fratello . - Figlio del figlio d ' un suo fratello - mormorava la vecchia fra le gengive , come se studiasse questo grado di parentela . Mi guardò nel volto con attenzione minutissima , e invasa da una crescente contentezza : - È lui - esclamò - lui stesso . Ecco il naso aquilino , il fronte alto , le labbra sottili , le folte sopracciglia , gli occhi neri . È lui , lui , proprio lui ! Nel sottopormi a questo esame la vecchia decrepita s ' accostava al mio viso , vicino vicino , giacché il crepuscolo cominciava a imbrunire . Sentivo l ' acre respiro di quel cadavere ischeletrito . - Lo stesso sguardo - continuava - e la stessa voce ! È lui , proprio lui - . E intanto si faceva il segno della croce , e mi baciava il lembo della cacciatora . - Avrei dato - ripigliò - tutta la poca vita che mi resta per trovare un discendente del Santo . Ora posso morire in pace . Restituirò al nipote ciò che ho rubato all ' avo . Venga con me fino al mio casolare , là sulla montagna . Non c ' è tempo da perdere . Potrei morire da un momento all ' altro - e s ' incamminò . Già cominciava a far buio . Il cielo , che s ' era tornato a coprire di nubi , diventava nero . Scendemmo dietro la chiesa un centinaio di passi ; poi , entrati in una viuzza , si principiò a salire . La vecchia ansava . La strada era formata di sassi puntuti e sconnessi , con pozzanghere ad ogni tratto e qualche torrentello . Incespicavo negli sterpi . Dei tronchi d ' albero disseccati sbarravano il sentiero . Udivo de ' fruscii : vidi la coda di un lungo serpe nero guizzare in una buca . La vecchia andava a piccoli sbalzi , picchiando sempre con il suo bastoncino , e voltandosi indietro a guardarmi . Ad una svolta si fermò e si mise a sedere in terra . Sembrava una pallottola . - Ero dunque giovane - disse - e bella . Avevo sposato Angelo il Moro , il sicario . Egli viaggiava per le sue faccende , e quando tornava , dopo tre o quattro mesi , mi portava tanto oro , ch ' io duravo fatica a spenderlo tutto in vesti , in balli , in orgie . Angelo mi regalava i gioielli rapiti alle dame . Una volta mi portò una chitarra , una maraviglia , rubata a una duchessa di Milano . Io , che mi divertivo a suonare quello strumento , ne fui beata ; ma l ' amante mio , che amavo ancora più della chitarra , me la chiese , e gliela diedi . L ' infame mi tradì poco dopo . Da quel fagotto schiacciato al suolo continuava a uscire una voce rauca : - Ero alta di corpo , snella ; avevo gli occhi bruni ed i capelli biondi . Ballavo dal tramonto all ' alba , nuotavo nel lago d ' Idro , facevo all ' amore . Una sera , sentendo che il Beato Antonio , di cui parlavano le valli e i monti , ma che io non avevo ancora veduto , ordinava di bruciare gli strumenti da musica e gli ornamenti delle donne , volli goder lo spettacolo . Alcuni de ' miei corteggiatori s ' erano convertiti alla fede del Santo , altri non si attentarono ad accompagnarmi , uno solo venne con me travestito per non farsi conoscere . Quella sera sentivo dentro un diavolo : ero ubbriaca di peccato . A un tratto vidi il mio amante traditore accanto a me , il quale stava per gettare nel fuoco la mia chitarra . Sentii ribollirmi il sangue . Nel baccano e nella confusione , appena la chitarra fu sul rogo , io , al rischio di bruciarmi le vesti , mi scagliai sulle fiamme e la trassi fuori intatta . Qualche giorno appresso Angelo fu appiccato in Brescia . Mi ammalai : restai povera e sola . La megera si alzò , e continuò il cammino . Era notte scura ; non vedevo dove mettessi i piedi ; sdrucciolavo ; tre o quattro volte fui lì lì per cadere . Il nome del Moro mi rammentava i raccapricci d ' infanzia , quando il mio vecchio servo Giovanni raccontava le prodezze del famoso assassino , il quale , per esperimentare la curiosità d ' una sua fidanzata , le aveva lasciato in deposito un paniere coperto di foglie fresche , proibendole di guardarvi dentro , e dopo un ' ora torna e trova la ragazza in deliquio , perché ella aveva trovato nel paniere una testa d ' uomo tagliata . La vecchia continuava interrottamente , fermandosi ad ogni venti passi : - Mi nacque a poco a poco nel cuore una cosa nuova , il rimorso . Entrai qualche volta in chiesa ; ascoltai qualche messa . Passato un anno , tornò a Bagolino il Beato Antonio . M ' acconciai per il primo sermone accanto al pulpito , e vidi il Santo pallido , smunto , salire faticosamente i gradini . Annunziò con voce fioca l ' argomento della predica : Il Demonio muto . La sua parola era lenta , quasi stentata , ma tanto semplice , tanto chiara , che nasceva negli ascoltatori una certa maraviglia di non avere pensato prima da sé a così naturali discorsi . « Nell ' animo nostro ( egli diceva ) noi nascondiamo quasi sempre , spesso senza volerlo , qualche volta senza saperlo , la memoria o il desiderio di un peccato . Come non lo confessiamo al prete , così non lo confessiamo a noi stessi . E pure quel punto , quella piccola ulcera venefica un po ' alla volta s ' allarga , si estende e incancrenisce via via l ' anima intera . Ci credevamo giusti , ci troviamo iniqui » . E il Santo veniva agli esempii : la moglie , che dal grato ricordo di una stretta di mano scivola alla infedeltà ; il negoziante , che dalla prima menzogna sul prezzo di una merce scende al fallimento bugiardo ; il servo , che ruba prima un soldo sulla spesa , e poi , vedendo come la padrona non se n ' accorge , ne ruba due , dieci , venti , e finisce col rubare nella borsa e nello scrigno ; il giovinotto , che dal primo stravizio precipita all ' ubbriachezza : e così per ognuno quasi degli ascoltatori c ' era una parola che lo toccava dentro . « Nella più remota e angusta cameretta del cuore alloggia il Demonio muto . Egli se ne sta lì accovacciato , arrotolato , silenzioso ; ma poi , quando gli pare che l ' uomo sia più distratto o più fiacco , stende le membra , s ' adagia , s ' impadronisce di una stanza , dell ' altra , e riesce ad occupare tutta quanta la casa della nostra coscienza . La nostra coscienza diventa allora un inferno . Tutto sta dunque nel guardarci dentro e nel trovare il nostro mortale nemico , quand ' egli è ancora quasi impercettibile : tutto sta nel cacciare via subito il piccolo Demonio muto » . Ma il Santo cangiava voce . Da dolce e insinuante ch ' era in principio , diventava aspra , violenta , terribile . Parlava sul Demonio muto delle coscienze già infami : delle donne empie , degli uomini perversi , che occultano un peccato obbrobrioso . Terminò tuonando , sicché la chiesa rimbombava : « Furti , assassinii , inganni , sacrilegii , lordure d ' ogni specie , venite fuori dal petto di voi che m ' ascoltate , entrate nelle mie orecchie ; e salga il vostro rimorso e il vostro pentimento a Dio . Dio è misericordioso ! » . Il popolo si gettava per terra e , piangendo , gridava : « Pietà , pietà ! » . La vecchia , già stanca , sedeva nel mezzo della strada , e ormai l ' oscurità era così fitta , ch ' io appena distinguevo il corpiciattolo bruno . Sembrava che la voce uscisse da sotto terra . Cominciai a sentirmi de ' brividi nelle membra , poiché tirava un vento fresco , il quale faceva stormire le foglie e produceva dei fischi e come degli ululati lamentevoli e strani . Neanche un lume lontano ; neanche una stella . Il suono fesso delle parole della vecchia che ricominciava : - Uscii dalla chiesa , convertita e spaventata . Tornai a casa correndo . Mi prese una febbre , che per dieci giorni tenne il mio corpo in orridi vaneggiamenti . Non ero guarita , quando una mattina scappai dal sito dove abitavo , distante un ' ora , e , portando con me la chitarra , che avevo rubata al rogo del Santo , andai a Bagolino per confessarmi . Il Beato Antonio era già andato a Gardone , assai malato anch ' esso , quasi morente . Presi una carrettella , e , sempre col mio strumento maledetto , partii . Il giorno appresso ero in val Trompia , a Gardone . Corsi tosto alla chiesa , e la vidi tutta parata di nero , tutta a ceri ardenti . L ' infinito popolo singhiozzava e pregava ; i sacerdoti cantavano a morto . Nel mezzo , sopra un immenso catafalco , seduto in un trono maestoso , vestito degli abiti sacri , col calice in mano , stava il Santo , più livido che mai . Era immobile . Aveva gli occhi aperti e fissi . Pareva che guardasse . Il cadavere , certo , mi malediva . La vecchia riprese a camminare assai lenta . Io le andavo dietro senza vedere più nulla . - Siamo lontani ? - le domandai . Non rispose . Si continuò a salire la montagna . La vecchia era diventata taciturna , ma sentivo sempre il picchio del suo bastoncino sui sassi . Finalmente si giunse dinanzi ad un casolare . La vecchia spinse l ' uscio ed entrò . Cercò qualcosa , e poi , battendo con l ' acciarino , fece uscire dalla pietra qualche scintilla ; accese l ' esca e un lumino , il quale rischiarava assai male la miserabile stanza . Un po ' di strame in un angolo , una panca , una ciotola ; il tetto nascosto dai ragnateli ; il pavimento di mota lubrica ; i muri di sassi tutti sconnessi e cadenti . La strega , gettandosi per terra , levò le foglie muffite del suo giaciglio e cominciò a raschiare con le unghie il terreno . Dopo un quarto d ' ora mi fece segno di accostarmele , e vidi il coperchio di una cassa ; aiutai la vecchia a levarlo , ed apparve la famosa chitarra con le sue corde spezzate . Alla luce del lumino fumoso le perle sembravano scintillette scialbe e l ' argento del piccolo Apollo brillava appena . La vecchia mi porse lo strumento con un sorriso che le contorceva la bocca , e disse tra sé : - Morirò più quieta . Salutai la povera donna , ed uscii dal casolare , dove il tanfo cominciava a nausearmi . Solo , nelle tenebre più nere , con la chitarra sotto il braccio e senza rammentarmi il cammino , puoi pensare , nipote mio , se mi sentissi lieto . Mi guidarono le punte dei grossi sassi della via , martoriandomi i piedi . Dio volendo , a mezzanotte bussai alla porta dell ' Albergo , dove tutti dormivano ; e , andato a letto , sognai tutta notte lemuri , fantasmi , diavoli , megere e streghe . Sei mesi dopo tornai a Bagolino per le mie caccie , e volli andare a salutar la mia vecchia . Trovai con grande stento il casolare . Era deserto . Domandai notizie di essa ai contadini della montagna ed allo scaccino della chiesa . Era sparita da un pezzo , proprio come una strega . Nessuno ne ha saputo più nulla . 4 Oggi è stata una magnifica festa , di quelle che lasciano il cuore più sereno e più alto . Si cominciò ier sera con i fuochi sulle montagne . Tu avessi visto com ' era bello quell ' improvviso accendersi , quell ' alternarsi di qua , di là , delle fiamme d ' allegria , alla distanza di più miglia , dall ' una e dall ' altra parte della valle ; e come pareva che le cime dei monti si rispondessero nel gaio linguaggio di fuoco ! Le campane suonavano ora a distesa , ora a rapidi rintocchi , ed ora con una certa ingenua pretensione d ' imitare qualche arietta popolare , senza colpa del campanaro se tre note su sette dovevano restar nel battaglio . Verso le otto , che era ben buio , andai con la mia Menica nel mezzo del ponte , a godermi per una mezz ' oretta questo spettacolo ; e il Chiese , riflettendo i fuochi delle alture , pareva se la godesse anche lui . Stamane poi all ' alba è stato un scoppio di gioia . Mortaletti da tutte le parti , come cannonate d ' una finta battaglia ; la banda musicale di Salò , che soffiava e batteva a tutto andare ; il popolo , che riempiva le piazze e le vie , ilare , chiassoso , vestito da festa , con fazzoletti da collo e scialli d ' un rosso scarlatto . M ' è venuto il ghiribizzo di andare incontro anch ' io al nuovo Curato , che faceva il suo ingresso trionfale . Appena mi ha visto è sceso dalla carrozzetta , dove stava con il Sindaco . Ha voluto per forza che mi appoggiassi al suo braccio , e così a piedi siamo andati insieme fino al piazzale della chiesa , in mezzo a due fitte ale di popolo , che salutava rispettosamente . Il curato rispondeva ai saluti con pronta affabilità . Ha i bei capelli folti tutti d ' argento , che gli circondano il capo come un ' aureola ; gli occhi azzurri limpidi , d ' una soavità da fanciulla ; i denti bianchissimi e perfetti . Veste pulito , quasi accurato . Parla con una dolcezza semplice , profonda , affettuosa , che affascina . È , dicono , il più virtuoso prete della diocesi di Brescia : dà tutto ai poveri : mangia polenta , cacio , latte soltanto ; ma nasconde la sua carità e la sua povertà volontaria sotto un aspetto di persona studiosa e gentile . Mi ha detto : - So ch ' ella , signor Carlo , è il più vecchio e più savio uomo di questi monti . Permetterà ch ' io venga a discorrere spesso con lei e che mi chiami suo amico . Il maestro di scuola si è avanzato per leggere , balbettando , la sua poesia ; una fanciulletta dell ' Asilo ha recitato lesta il suo discorsino ; i preti della Parrocchia hanno presentato al nuovo pastore , con una lunga orazione latina , le chiavi della chiesa , portate sopra un cuscino di seta bianca a frangie ed a nappe d ' oro . Ed è cominciata la processione : stendardi rossi con la Madonna dipinta in mezzo , banderuole , croci , torchi , baldacchini ; fanciulle inghirlandate di fiori e tutte vestite di bianco , le quali portavano in mano con gran compunzione quale un Agnello di carta , quale un Bambino Gesù in fasce , quale una Vergine incoronata ; ragazzi con mitrie o con turbanti , e dietro una coda interminabile di donne e d ' uomini , la quale , vista un poco dall ' alto , sembrava tutta d ' un pezzo , e pareva che così lunga lunga si muovesse flessuosamente secondo l ' avvallarsi , il girare o il rialzarsi della strada . A stare accanto alla chiesa e appartati , come abbiamo fatto la mia buona Menica ed io , che siamo troppo vecchi per cacciarci nella folla , si sentiva l ' organo suonare un ' allegra marcia con tutti i pedali e campanelli e tamburi e piatti , poi le campane suonavano sul nostro capo , poi scoppiavano i mortaletti , che era un frastuono da diventare sordi ; ma quando per caso , in certi momenti , tutti questi romori cessavano , s ' udiva , già lontano , il salmeggiare basso dei sacerdoti della processione e l ' armonia vaga , lunga , angelica della risposta delle donne . * * * La vecchiaia è orrenda . Non ci sono lagrime negli occhi , non ci sono singhiozzi nel petto . La disperazione non si espande nella pietà degli altri , non si getta al di fuori con le parole , con i gesti , con le grida . Lo strazio è solitario . Si guarda al proprio dolore tranquilli , con le ciglia asciutte . È una calma bieca ; è una freddezza spaventosa . Par di uscire da se stessi , e di aggirarsi nel nulla . Non si pensa , non si sente : si vive in una tomba . La mia Menica è morta . Dieci giorni sono , mercoledì sera , si sentiva un po ' stanca , e s ' addormentò , come al solito , nella sua poltrona . Io leggevo . Tutt ' a un tratto , il micio nero sbalza in terra e miagola come impaurito . Non gli bado . Alle dieci mi alzo , e mormoro nell ' orecchio della Menica : - Mia buona , è l ' ora di andare a letto - . Non risponde . Le metto , così per giuoco , le due mani sul fronte . Lo sento di ghiaccio . Era morta . Beata lei , che è morta com ' era vissuta , nella sua santa placidezza ! * * * La casa è deserta , le montagne sono bianche di neve , e gela . A desinare , così solo , non mangio più . La sera non c ' è nessuno che mi dia con affetto la buona notte , e la mattina mi vesto nella camera vuota , intristito dal silenzio fatale . La ragazza , che mi serve da pochi mesi , mi guarda con occhio indifferente , annoiato . Pensa forse che i vecchi stanno meglio nella bara . Ha ragione . Ho un solo conforto , il Curato . È un santo uomo . Parliamo di religione , e la mia vecchia fede si ravviva . Ieri mi diceva : - Signor Carlo , si prepari alla felicità del Paradiso . Si stacchi dalle cose di questa terra . Pensi a Dio . Non ho rimorsi , eppure un certo stringimento di cuore mi dice forse che c ' è una macchia nella mia vita . Quando sono seduto al fuoco nell ' interno del gran camino della sala , e vedo sulla parete di contro il ritratto del Beato Antonio , smorto , severo , minaccioso , mi sembra ch ' egli apra le labbra ed alzi la mano per rimproverarmi qualcosa . Che cosa ? Non ho mai fatto male apposta a nessuno . Ho amato i miei genitori , i miei parenti , la mia Menica . Ho seguito la dottrina e i riti della Chiesa . E non ostante , gli occhi dipinti del ritratto di Don Antonio , che sono vivi , mi scrutano dentro nelle viscere , mi strappano fuori un non so che dall ' anima . È uno scavo nella coscienza . Forse il mio Demonio muto . Chi lo sa ? Forse quell ' oggetto di profano piacere , che io vagheggiavo , e che può avermi distolto spesso dalla contemplazione di Dio ! Sì , quel maledetto strumento , rubato da un sicario e destinato al rogo , poi di nuovo rubato da una femmina iniqua . Certo , a quello sguardo , che scintilla fuor della tela , ci deve essere una profonda cagione . Don Antonio , bisogna ch ' io ti plachi . Interrogai il Curato . Perdonami , nipote mio : ho già provvisto a te nel codicillo del testamento , ma ritiro il dono , che ti avevo fatto . Il buon prete mi consiglia di distruggere quella mia vecchia gioia mondana , che oggi mi è occasione di rimorsi e di paure . * * * Ieri sera nevicava , tirava vento , si sentivano certe voci lugubri a tutte le finestre ad a tutti gli usci . Non avevo dormito da una settimana . Andai nella cappella a staccar la chitarra e la potrai nella sala . Al lume del fuoco le perlette e l ' oro brillavano , e la figuretta di Apollo sorrideva . Il demonio mi tentò e toccai le corde . Un suono rauco e terribile uscì dallo strumento scordato . Allora feci aggiungere molta legna sul fuoco , e quando la vampa toccò la cappa altissima del camino , fatto un supremo sforzo , gettai la chitarra sul rogo , seguendola attentamente con gli occhi . Le corde si contorsero come serpi , mandando un sibilo di dolore ; il legno sottile della cassa armonica diventò nero , si spaccò in più luoghi , e , senza infiammarsi , si ridusse a carbone ; le perlette sparirono ; il manico durò un gran pezzo a bruciare , e le figurette della caccia , staccandosi ad una ad una , caddero nelle brace . Chiamai la serva , che gettasse dell ' altra legna sul fuoco . Tutto fu consumato . Nell ' uscire dalla sala , passando innanzi al ritratto di Don Antonio , mentre le ultime brace ardenti lo irradiavano di una luce oscillante e sanguigna , credetti che lo sguardo del Santo mi seguisse ancora tenace , torvo , implacabile . Gelai tutto e svenni . Mando un addio a te , a tua sorella ed ai suoi figliuoli ; e mi dolgo che siate troppo lontani , perch ' io vi possa vedere mai più . Sono alzato e ti scrivo dal tavolino ; ma sento dentro di me come un presentimento felice . Ho chiamato per questa sera il mio buon Curato . Mi confesserà e mi darà l ' olio santo . Senso Dallo scartafaccio segreto della contessa Livia . Ieri nel mio salotto giallo , mentre l ' avvocatino Gino , con la voce rauca della passione lungamente repressa , mi susurrava nell ' orecchio : - Contessa , abbia compassione di me : mi cacci via , ordini ai servi di non lasciarmi più entrare ; ma , in nome di Dio , mi tolga da una incertezza mortale , mi dica se posso o se non posso sperare - ; mentre il povero giovane mi si gettava ai piedi , io , ritta , impassibile , mi guardavo nello specchio . Esaminava il mio volto per trovarmi una ruga . La mia fronte , su cui scherzano i riccioletti , è liscia e tersa come quella di una bimba ; a ' lati delle mie ampie narici , al di sopra delle mie labbra un po ' grosse e rosse , non si vede una grinza . Non ho mai scoperto un filo bianco ne ' lunghi capelli , i quali , sciolti , cadono in belle onde lucide , neri più dell ' inchiostro , sulle mie spalle candide . Trentanove anni ! ... tremo nello scrivere questa orribile cifra . Diedi un colpetto leggiero con le mie dita affusolate sulla mano calda dell ' avvocatino , la quale brancolava verso di me , e m ' avviai per uscire ; ma , spinta da non so quale sentimento ( certo un sentimento lodevole di compassione e di amicizia ) , voltandomi sulla soglia , bisbigliai , credo , questa parola : - Sperate . Ho bisogno di mortificare la vanità . Alla inquietudine , che rode la mia anima e che lascia quasi intatto il mio corpo , s ' alterna la presunzione della mia bellezza : né trovo altro conforto che questo solo , il mio specchio . Troverò , spero , un altro conforto nello scrivere i miei casi di sedici anni addietro , ai quali vado ripensando con acre voluttà . Lo scartafaccio , chiuso a tre chiavi nel mio scrigno segreto , non potrà essere visto da occhio umano , e , appena compiuto , lo getterò sul fuoco , disperdendone le ceneri ; ma il confidare alla carta i vecchi ricordi deve servire a mitigarne l ' acerbità e la tenacia . Mi resta scolpita in mente ogni azione , ogni parola e sopra tutto ogni vergogna di quell ' affannoso periodo del mio passato ; e tento sempre e ricerco le lacerazioni della piaga non rimarginata ; né so bene se ciò ch ' io provo sia , in fondo , dolore o solletico . O che gioia , confidarsi unicamente a sé , liberi da scrupoli , da ipocrisie , da reticenze , rispettando nella memoria la verità anche in ciò che le stupide affettazioni sociali rendono più difficile a proclamare , le proprie bassezze ! Ho letto di santi anacoreti , i quali vivevano in mezzo ai vermi ed alle putrefazioni ( quelle , certo , erano lordure ) , ma credevano di alzarsi tanto più in su quanto più si avvoltolavano nel fango . Così il mio spirito nell ' umiliarsi si esalta . Sono altera di sentirmi affatto diversa dalle altre donne : il mio sguardo non teme nessuno spettacolo ; c ' è nella mia debolezza una forza audace ; somiglio alle Romane antiche , a quelle che giravano il pollice verso terra , a quelle di cui tocca il Parini in una ode ... non mi rammento bene , ma so che quando la lessi mi sembrava proprio che il poeta alludesse a me . Se non fosse dall ' una parte la febbre delle vive ricordanze , dall ' altra lo spavento della vecchiaia , dovrei essere una donna felice . Mio marito , vecchio , acciaccoso , pieno di fiducia in me , mi lascia spendere quanto voglio e fare quel che mi piace ; sono una delle prime dame di Trento : corteggiatori non mi mancano , e la cara invidia delle mie buone amiche , invece di scemare , si rinfocola sempre più . Di venti anni ero , naturalmente , più bella . Non che le fattezze del mio volto sieno mutate , o che il mio corpo sembri meno svelto e flessuoso ; ma negli occhi miei c ' era una fiamma , che ora pur troppo si va smorzando . Il nero stesso delle pupille mi pare , a guardarlo bene , un poco meno intenso . Dicono che il sommo della filosofia consista nel conoscere se stessi : io mi studio con tanta trepidazione da tanti anni , ora per ora , minuto per minuto , che credo di conoscermi a fondo e di potermi proclamare una filosofessa perfetta . Direi di avere toccato il colmo della mia bellezza ( c ' è sempre nel fiorire della donna un periodo breve di suprema espansione ) quando avevo di poco varcato i ventidue anni , a Venezia . Era il luglio dell ' anno 1865 . Maritata da pochi giorni , facevo il viaggio di nozze . Per mio marito , che avrebbe potuto essere mio nonno , sentivo una indifferenza mista di pietà e disprezzo : portava i suoi sessantadue anni e l ' ampia pancia con apparente energia ; si tingeva i radi capelli e i folti baffi con un unguento puzzolente , il quale lasciava sui guanciali delle larghe macchie giallastre . Del rimanente , buon uomo , pieno , alla sua maniera , di attenzioni per la giovine sposa , inclinato alla crapula , bestemmiatore all ' occorrenza , fumatore instancabile , aristocratico burbanzoso , violento verso i timidi e pauroso in faccia ai violenti , raccontatore vivace di storielle lubriche , che ripeteva a ogni tratto , né avaro , né scialacquatore . Si pavoneggiava nel tenermi al suo braccio , ma guardava le donnette facili , che passeggiavano accanto a noi nella piazza di San Marco , con un sorriso d ' intelligenza lasciva ; ed io da un lato n ' avevo gusto , giacché l ' avrei cacciato volontieri in braccio di chicchessia pure di liberarmene , dall ' altro ne sentivo dispetto . Lo avevo pigliato spontaneamente , anzi lo avevo proprio voluto io . I miei erano contrarii ad un matrimonio così male assortito ; né , bisogna dire la verità , il pover ' uomo ardiva di chiedere la mia mano . Ma io mi sentivo stufa della mia qualità di zitella : volevo avere carrozze mie , brillanti , abiti di velluto , un titolo , e sopra tutto , la mia libertà . Ce ne vollero delle occhiate per accendere il cuore nel gran ventre del conte ; ma , una volta acceso , non provò pace finché non m ' ebbe , né badò alla piccola dote , né pensò all ' avvenire . Io , innanzi al prete , risposi un Sì fermo e sonoro . Ero contenta di quello che avevo fatto , ed oggi , dopo tanti anni , non ne sono pentita . In fondo , non mi pareva di dovermene pentire neanche in quei giorni in cui , aperta l ' anima quasi d ' un tratto , mi sfogavo nel parossismo di una prima passione cieca . Sino ai ventidue anni passati il mio cuore era rimasto chiuso . Le mie amiche , deboli in faccia alle lusinghe dell ' amore sentimentale , m ' invidiavano e mi rispettavano : nella mia freddezza , nella mia sdegnosa noncuranza delle parole tenere e delle occhiate languide vedevano una preminenza di raziocinio e di forza . A sedici anni avevo assodata già la mia fama scherzando con l ' affetto di un bel giovane del mio paese e disprezzandolo poi , sicché il misero tentò di uccidersi e , guarito , scappò da Trento in Piemonte , e si arruolò volontario , e in una delle battaglie del '59 , non mi ricordo quale , morì . Ero troppo giovane allora per sentirne rimorso ; e dall ' altra parte i miei genitori e parenti e conoscenti , tutti affezionati al governo dell ' Austria , che servivano fedelmente quali militari e impiegati , non avevano trovata altra orazione funebre in onore del povero esaltato se non questa : - Gli sta bene . A Venezia rinascevo . La mia bellezza sbocciava intiera . Negli occhi degli uomini brillava , quando mi guardavano , un lampo di desiderio ; sentivo le fiamme degli sguardi rivolti sulla mia persona anche senza vederli . Persino le donne mi fissavano in volto , poi mi ricercavano giù giù sino ai piedi , ammirando . Sorridevo come un regina , come una dea . Diventavo , nella contentezza della mia vanità , buona , indulgente , famigliare , spensierata , spiritosa : la grandezza del mio trionfo mi faceva quasi apparire modesta . Mio marito , ch ' era stato uno dei rappresentanti della nobiltà tirolese nella dieta di Innsbruck , fu invitato con me ai pranzi ed alle conversazioni del Luogotenente imperiale . Quando entravo nella sala con le braccia nude , con il collo e un poco del seno scoperti , con un abito di velo e trine a lunghissima coda , e un grande fiore di rubini a foglie di smeraldi sul capo , sentivo un fremito correre tutt ' intorno . Un rossore di compiacenza mi coloriva il viso ; facevo qualche passo lento , solenne e semplice , senza guardare nessuno ; e , mentre la padrona di casa mi veniva incontro e m ' invitava a sederle accanto , agitavo il ventaglio innanzi alla mia faccia , come per nascondermi pudicamente agli occhi della gente stupita . Ai freschi , alle serenate non mancavo mai . In piazza di San Marco al caffè Quadri avevo intorno un nuvolo di satelliti : ero il sole di un nuovo sistema planetario : ridevo , scherzavo , canzonavo chi voleva pigliarmi con i sospiri o con i versi , mi mostravo una fortezza inespugnata , ma non mi affaticavo poi troppo , per non iscoraggire nessuno , a sembrare proprio inespugnabile . La mia corte si componeva in massima parte di ufficialetti e d ' impiegati tirolesi piuttosto scipiti e assai tronfii , tanto che i più dilettevoli erano i più scapati , quelli che avevano nella scostumatezza acquistato non foss ' altro l ' audacia petulante delle proprie sciocchezze . Tra questi ne conobbi uno , il quale usciva dal mazzo per due ragioni . Alla dissolutezza sbadata , univa , per quanto i suoi stessi amici affermavano , una così cinica immoralità di principii , che niente gli pareva rispettabile in questo mondo , salvo il codice penale e il regolamento militare . Oltre a ciò era veramente bellissimo e straordinariamente vigoroso : un misto di Adone e di Alcide . Bianco e roseo , con i capelli biondi ricciuti , il mento privo di barba , le orecchie tanto minute che sembravano quelle di una fanciulla , gli occhi grandi e inquieti di colore celeste : in tutto il volto una espressione ora dolce , ora violenta , ma di una violenza o dolcezza mitigata dai segni di un ' ironia continua , quasi crudele . La testa piantata superbamente sul collo robusto ; le spalle non erano quadre e massiccie , ma scendevano giù con grazia ; il corpo muscoloso , stretto nella divisa bianca dell ' ufficiale austriaco , s ' indovinava tutto , e rammentava le statue romane dei gladiatori . Questo tenente di linea , il quale aveva solo ventiquattro anni , due più di me , era riuscito a divorarsi la ricca sostanza paterna , e continuando sempre a giuocare , a pagar donne , a scialarla da signore , nessuno oramai sapeva come vivesse ; ma nessuno lo vinceva nel nuoto , nella ginnastica , nella forza del braccio . Non aveva mai avuto occasione di trovarsi in guerra ; non amava i duelli , anzi due ufficialetti mi raccontarono una sera , che , piuttosto che battersi , aveva più volte ingoiato atrocissimi insulti . Forte , bello , perverso , vile , mi piacque . Non glielo lasciavo intendere , perché mi compiacevo nell ' irritare e tormentare quell ' Ercole . Venezia , che non avevo mai vista e che avevo tanto desiderato di vedere , mi parlava più ai sensi che all ' anima ; i suoi monumenti , dei quali non conoscevo la storia e non intendevo la bellezza , m ' importavano meno dell ' acqua verde , del cielo stellato , della luna d ' argento , dei tramonti d ' oro , e sopra tutto della gondola nera , in cui , sdraiata , mi lasciavo andare ai più voluttuosi capricci della immaginazione . Nei calori gravi del luglio , dopo una giornata di fuoco , il ventolino fresco mi accarezzava la fronte andando in barca tra la Piazzetta e l ' isola di Sant ' Elena o , più lontano , verso Santa Elisabetta e San Nicolò del Lido : quello zeffiro , impregnato dell ' acre profumo salso , rianimandomi le membra e lo spirito , pareva che bisbigliasse nelle mie orecchie i misteri fervidi dell ' amor vero . Cacciavo nell ' acqua sino al gomito il braccio nudo , bagnando il merletto che ornava la corta manica ; e guardavo poi cadere una ad una dalle mie unghie le gocciole somiglianti a brillantini purissimi . Una sera tolsi dal dito un anello , dono di mio marito , dove splendeva un grosso diamante , e lo gettai lontano dalla barca in laguna : mi parve di avere sposato il mare . La moglie del Luogotenente volle condurmi un giorno a vedere la galleria dell ' Accademia di belle arti : non ci capii quasi nulla . Poi con i viaggi , con la conversazione dei pittori ( uno , bello come Raffaello Sanzio , voleva ad ogni costo insegnarmi a dipingere ) qualche cosa ho imparato ; ma allora , benché non sapessi niente , quell ' allegrezza di colori , quella sonorità di rossi , di gialli , di verdi e di azzurri e di bianchi , quella musica dipinta con tanto ardore di amor sensuale non mi sembrò un ' arte , mi sembrò una faccia della natura veneziana ; e le canzoni , che avevo udito cantare dal popolo sboccato , mi tornavano nella memoria innanzi alla dorata Assunta di Tiziano , alla Cena pomposa di Paolo , alle figure carnose , carnali e lucenti del Bonifacio . Mio marito fumava , russava , diceva male del Piemonte , comperava cosmetici : io avevo bisogno di amare . Ora ecco in qual modo principiò la mia terribile passione per l ' Alcide , per l ' Adone in assisa bianca , il quale si chiamava con un nome che non m ' andava a ' versi - Remigio . Costumavo tutte le mattine di recarmi al bagno galleggiante di Rima , posto fra il giardinetto del Palazzo Reale e la punta della Dogana . Avevo preso per un ' ora , dalle sette alle otto , una Sirena , cioè una delle due vasche per donne , grande quanto bastava per nuotarvi qualche poco , e la mia cameriera veniva a spogliarmi e a vestirmi ; ma , siccome nessun altro poteva entrare , così non mi davo la briga di mettermi l ' abito da bagno . La vasca , chiusa intorno da pareti di legno e coperta da una tenda cenerognola a larghe zone rosse , aveva il fondo di assi accomodato a tale profondità sott ' acqua che alle signore di piccola statura rimanesse fuori la testa . A me restavano fuori le spalle intiere . Oh la bella acqua smeraldina , ma limpida , sotto alla quale vedevo ondeggiare vagamente le mie forme sino ai piedi sottili ! e qualche pesce piccoletto e argentino mi guizzava intorno . Nuotavo quant ' era lunga la Sirena ; battevo l ' acqua con le mani aperte , finché la spuma candida coprisse il verde diafano ; mi sdraiavo supina , lasciando che si bagnassero i miei lunghi capelli e tentando di rimanere per un istante a galla , immobile ; spruzzavo la cameriera , che fuggiva lontana ; ridevo come una bimba . Molte larghe aperture , appena sotto il livello dell ' acqua , lasciavano entrare e passare l ' acqua liberamente , e le pareti , mal commesse , permettevano , attraverso le fessure , di vedere , applicandovi l ' occhio , qualche cosa al di fuori - il campanile rosso di San Giorgio , una linea di laguna , dove fuggivano leste le barche , una fetta sottile del Bagno militare , che galleggiava a piccola distanza della mia Sirena . Sapevo che tutte le mattine , alle sette , il tenente Remigio vi andava a nuotare . In acqua era un eroe : saltava dall ' alto a capo fitto , ripescava una bottiglia sul fondo , usciva dal recinto attraversando di sotto lo spazio dei camerini . Avrei dato non so che cosa per poterlo vedere , tanto m ' attraevano l ' agilità e la forza . Una mattina , mentre guardavo sulla mia coscia destra una macchietta livida , forse una contusione leggiera , che deturpava un poco la bianchezza rosea della pelle , udii fuori un romore come di persona , la quale nuotasse rapidamente . L ' acqua si agitò , la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra , e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo . Non gridai , non ebbi paura . Mi parve fatto di marmo , tanto era candido e bello ; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo , e i suoi occhi celesti brillavano , e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle . Ritto in piedi , mezzo velato dall ' acqua ancora tremolante , alzò le braccia muscolose e morbide : pareva che ringraziasse i numi e dicesse : - Finalmente ! Così principiò la nostra relazione ; e d ' allora in poi lo vidi ogni giorno o al passeggio , o al caffè , o al ristorante , dove mio marito , che aveva preso a volergli bene , lo invitava sovente . Lo vedevo anche in segreto , anzi via via i nostri colloqui misteriosi diventarono a dirittura quotidiani . Spesso si stava insieme una o due ore da solo a sola , mentre il conte dormiva tra la colazione ed il pranzo o andava a gironzare per la città , poi si passavano due o tre ore in compagnia pubblicamente , dandoci di sfuggita qualche stretta di mano . Talvolta egli premeva di soppiatto con il suo piede il mio , e non di rado mi faceva tanto male che diventavo tutta rossa in volto ; ma quello stesso dolore mi piaceva . Non ero mai parsa tanto bella alla gente e a me stessa , mai tanto sana e allegra e contenta di me , della vita , di tutto e di tutti . La seggiola di paglia su cui mi adagiavo in Piazza San Marco diventava un trono ; credevo che la banda militare , la quale suonava i valzer degli Strauss e le melodie del Meyerbeer innanzi alle Procuratìe vecchie , indirizzasse la sua musica soltanto a me , e mi sembrava che il cielo azzurro e i monumenti antichi godessero della mia contentezza . Il luogo dei nostri ritrovi non era sempre il medesimo . Alle volte Remigio in una gondola chiusa mi aspettava alla riva sudicia di una lunga calletta buia , che riesciva ad un canale stretto , fiancheggiato di casupole tanto gobbe e storpie da parere crollanti , e alle finestre delle quali pendevano cenci di ogni colore ; alle volte , lasciata la prudenza , si entrava in barca da qualche luogo frequentato della città , persino dal Molo innanzi alla Piazzetta . Coperta il viso d ' un denso velo nero , andavo da lui in una casa accanto alla caserma di San Sepolcro , incontrando nell ' ombra fitta delle scale tortuose ufficiali e soldati , che non mi lasciavano passare senza porgermi un segno della loro galanteria . In quella casa , dove il sole non batteva mai , il tanfo della umidità si univa al puzzo nauseabondo del fumo di tabacco , stagnante nelle camere non ventilate . * * * Questo avvocatino Gino mi secca . Guarda con certi occhi stralunati , che spesso mi fanno ridere , ma qualche volta mi fanno gelare ; dice che non può più vivere senza la carità d ' una mia parola d ' affetto ; implora , piange , singhiozza ; mi va ripetendo : - Contessa , si ricorda quel giorno in cui lì sull ' uscio , voltandosi , mi disse con la voce di un angelo : Sperate ? - ed insiste , e torna ad invocare pietà , a singhiozzare ed a piangere . Non ne posso più . Giorni sono gli lasciai la mano : la baciò più volte così forte che mi restarono per un poco delle macchie livide sulla pelle . Insomma , sono stufa . Ieri , persa la pazienza , gli gridai che mi lasciasse in pace , che non si attentasse mai più di rimettere il piede in casa mia , e che se avesse ardito ancora di comparirmi innanzi , l ' avrei fatto cacciare dai servi e avrei raccontato ogni cosa al conte . L ' avvocatino impallidì per modo che i suoi occhi neri parvero due buchi in una faccia di gesso ; s ' alzò dal canapè barcollando ed uscì senza guardarmi . Tornerà , tornerà , scommetto . Ma è un gran dire che a commuovermi l ' anima non ci sia altro verso che il rammentarmi d ' un uomo , nel quale , ad onta della mia furibonda passione , vedevo intiera la bassezza infame . * * * Remigio ogni tanto mi domandava danaro . In principio la pigliava un poco larga : era un debito di giuoco ; era un pranzo che doveva offrire ai compagni per non so quale occasione : avrebbe restituito la somma pochi giorni appresso . Finì col chiedere senza pretesti ora cento fiorini , ora dugento ; una volta mi chiese mille lire . Io davo , e mi faceva piacere di dare . Avevo dei risparmii miei , poi mio marito largheggiava con me , anzi era lieto quando gli domandavo qualcosa ; ma venne un momento in cui gli parve che spendessi troppo . Mi offesi , mi adirai tempestosamente ; egli , bonone per solito e pieghevole , tenne duro una giornata intiera . Quella giornata appunto Remigio aveva bisogno urgente , immediato di dugentocinquanta fiorini : mi accarezzava , mi diceva tante cose belle e con una voce così ardente d ' amore , che mi sentii beata di potergli donare uno spillone di brillanti , il quale costava , se mi rammento bene , quaranta napoleoni d ' oro . Il dì seguente Remigio mancò all ' appuntamento . Dopo avere passeggiato su e giù per certe callette al di là del Ponte di Rialto una ora buona , sicché la gente mi guardava con curiosità e con malizia , ed i motti scherzosi mi scoppiettavano intorno , alla fine , con le guance infiammate dalla vergogna e gli occhi pieni di lagrime d ' ira , disperando oramai d ' incontrare l ' amante , fantasticando Dio sa che sventure , corsi a casa sua trafelata , quasi fuori di senno . La sua ordinanza , che stava lucidando la sciabola , mi disse come il tenente dal giorno innanzi non si fosse veduto . - Tutta la notte fuori ? - domandai , non avendo capito bene . Il soldato , zufolando , fece di sì con la testa . - In nome di Dio , correte , informatevi di lui : gli sarà seguita qualche disgrazia : ferito forse , ucciso ! Il soldato alzò le spalle ghignando . - Ma , rispondete , dov ' è il povero padrone ? - e avevo afferrato per le braccia il soldato mentre continuava a ridere , e lo scuotevo forte . Avvicinò il suo mustacchio al mio viso ; mi gettai indietro , ma ripetevo : - Per carità , rispondete . Brontolò finalmente : - A cena con la Gigia , o la Cate , o la Nana , o con tutte e tre in compagnia . Altro che disgrazie ! Compresi allora che il tenente Remigio era la mia vita . Il sangue mi si gelò , caddi quasi priva di sensi sul letto nella camera buia , e s ' egli non fosse apparso in quell ' istante all ' uscio , il cuore in un parossismo di sospetti e di rabbia mi si sarebbe spezzato . Ero gelosa fino alla pazzia ; avrei potuto diventare all ' occasione gelosa fino al delitto . Mi piaceva in quell ' uomo la stessa viltà . Quando esclamava : - Ti giuro , Livia , non amerò e non abbraccierò mai altra donna che te - io gli credevo ; e , mentre egli mi stava innanzi ginocchioni , lo guardavo adorando , come fosse un Dio . Se mi avessero chiesto : - Vuoi che Remigio diventi Leonida ? - avrei risposto : - No - . Che cosa mi doveva importare dell ' eroe ? Anzi la perfetta virtù mi sarebbe parsa scipita e sprezzabile al paragone de ' suoi vizii ; la sua mancanza di fede , di onestà , di delicatezza , di ritegno mi sembrava il segno di una vigoria arcana , ma potente , sotto alla quale ero lieta , ero orgogliosa di piegarmi da schiava . Quanto più il suo cuore appariva basso , tanto più il suo corpo splendeva bello . Due sole volte e per un solo istante l ' avrei bramato diverso . Passavamo un giorno lungo una fondamenta che guarda la cinta dell ' Arsenale . La mattina era allegra d ' un sole abbagliante ; alla sinistra spiccavano sull ' aria turchina gli alti fumaiuoli a campana capovolta e le cornici candide e i tetti rossi , mentre sulla destra correva il lungo muraglione dei Cantieri , severo e chiuso . Gli occhi abbacinati riposavano in certe ombre cupe , lì dove si affondava un sottoportico o si stringeva una calle ; e l ' acqua brillava di tutti i verdi , rifletteva tutti i colori , si perdeva qua e là in buchi e striscie di un nero denso . Correvano e saltavano sulla fondamenta , la quale dalla parte del canale non aveva nessun riparo , dieci o dodici monelli , vociando a squarciagola . Ve n ' erano di piccini e di grandetti . Uno dei piccoli , quasi nudo , grassotto , con i riccioletti biondi , che gli coronavano la faccia rosea e paffutella , faceva un chiasso da indemoniato , dando scappellotti , pizzicando i compagni e poi scappando via come un fulmine . Mi fermai a guardare , mentre Remigio mi raccontava le sue grandezze passate . A un tratto quel diavoletto di bimbo , non potendo in una corsa precipitosa fermare il piede al ciglio della fondamenta , volò nel canale . S ' udì uno strido ed un tonfo , poi subito intronarono l ' aria le grida di tutti quanti i ragazzi e di tutte quante le donne , le quali prima se la discorrevano nella via o guardavano dalla finestra ; ma in quel clamore dominava lo strillo acuto , disperato , straziante della giovine madre , che , slanciatasi ai piedi di Remigio , unico uomo presente a quella scena , urlava : - Me lo salvi , per carità , me lo salvi ! - Remigio , freddo , ghiacciato , rispose alla donna : - Non so nuotare - . Intanto uno dei fanciulli più grandi s ' era buttato in acqua , aveva pigliato per i ricci biondi il piccino e lo aveva tirato a riva . Fu un attimo . Lo stridìo si mutò in applauso frenetico ; donne e ragazzi piangevano di gioia ; la gente correva da tutte le parti a vedere , e il putto biondo guardava intorno con i suoi occhioni celesti , maravigliato di tanto baccano . Remigio con uno strappo violento mi cavò dalla folla . L ' altra volta che un poco il mio amante mi spiacque fu per questa cagione . S ' era fatto udire nel caffè Quadri , ciarlando in tedesco a voce alta con alcuni impiegati tirolesi , a dir male dei Veneziani . Un signore , che stava in un canto , s ' alzò di sbalzo , e piantandosi di contro a lui , che era in uniforme , gridò : - Vigliacco d ' un militare - e gli buttò in faccia tre o quattro de ' suoi biglietti da visita . Ne nacque un parapiglia . Il dì seguente i padrini dovevano combinare il duello ; ma Remigio , avendo notato che il suo avversario era piccolo , mingherlino e gracilissimo , rifiutò la pistola , rifiutò la spada , e , benché la scelta delle armi spettasse allo sfidato , volle ad ogni costo la sciabola , sicuro com ' egli era della forza del proprio braccio . Il Veneziano si piegò alla prepotenza ; ma , prima del duello , era già in carcere , ed a Remigio veniva trasmesso l ' ordine di andare immediatamente ad una nuova destinazione in Croazia . Quando seppi la cosa mi disperai : senza quell ' uomo io non potevo vivere . Tanto feci presso la moglie del Luogotenente , e tanto si adoperò mio marito , sollecitato da me , presso il Governatore ed i Generali , che Remigio ottenne di venire mandato a Trento , dove io ed il conte dovevamo tornare appunto in quei giorni . Tutto fino allora era andato a seconda della mia cieca passione . * * * Da tre mesi non vedo questo mio scartafaccio . Non mi sono attentata di portarlo in viaggio , e mi doleva , confesso , di averlo lasciato a Trento . Riandando nella memoria i casi di tanti anni or sono , il cuore torna a palpitare e sento un ' aura calda di gioventù , che mi spira d ' intorno . Il manoscritto è rimasto serrato a tripla chiave nel mio scrigno segreto , dietro all ' alcova della mia camera ; e stava chiuso con cinque suggelli in una grande busta , su cui , prima di partire , avevo scritto a grossi caratteri : « Affido all ' onore di mio marito il segreto di queste carte , ch ' egli , dopo la mia morte , brucierà senza dissuggellarle » . Me ne andai tranquillissima : ero certa che il conte , anche sospettando , avrebbe religiosamente adempiuto la volontà di sua moglie . Ho avuto adess ' adesso dalla cameriera una notizia , che mi ha disgustata : l ' avvocatino Gino prende moglie . Ecco la costanza degli uomini , ecco la saldezza delle passioni ! - Contessa Livia , muoio , mi uccido ; la sua immagine sparirà dal mio petto con l ' ultima goccia del mio sangue ; mi calpesti come uno schiavo , ma mi permetta di adorarla come una Dea - . Frasi da melodramma . Pochi mesi , e tutto svanisce . Amore , furore , giuramenti , lagrime , singhiozzi , non c ' è più nulla ! Schifosa natura umana . E a vedere quegli occhi neri in quella faccia smorta si sarebbe detto che vi lampeggiasse la sincerità profonda dell ' anima appassionata . Come balbettavano le labbra e pulsavano le arterie e tremavano le mani e la persona tutta strisciava umile sotto a ' miei piedi . L ' avvocatino scrofoloso e miserabile meritò davvero il calcio che ricevette da me . Bifolco . E chi sposa ? Una scioccherella di diciotto anni , che i suoi parenti non hanno voluto condurre in casa mia , perché la contessa Livia , si sa , è donna troppo galante ; una scipita con due mele ingranate per guance , le mani corte , grasse e rosse , i piedi da stalliere , e un ' aria impertinentina da santarella , che consola . E l ' uomo il quale piglia una tale bamboccia ha osato amarmi e dirmelo ! Sento le brace sul viso ... * * * Il mio ufficiale di sedici anni addietro , se non era un grand ' uomo , era almeno un vero uomo . Mi stringeva alla vita in modo da stritolarmi , e mi mordeva le spalle facendomele sanguinare . Cominciavano a diffondersi delle vaghe voci di guerra , poi le solite notizie contradditorie e le consuete smentite : armano , non armano , sì , no ; intanto un certo movimento insieme febbrile e misterioso si propagava dai militari ai civili , i treni della ferrovia principiavano a ritardare , a portare giù nuovi soldati e cavalli e carriaggi e cannoni , mentre i giornali non ismettevano di negare pur l ' ombra dell ' armamento . Io , senza badare agli occhi miei , credevo ai giornali , tanto il pensiero di una guerra mi spaventava . Temevo per la vita dell ' amante ; ma temevo anche più il distacco lungo , inevitabile , che avrebbe dovuto seguire tra noi due . A Remigio , in fatti , l ' ultimo dì di marzo fu ordinato di recarsi a Verona . Ottenne , innanzi di partire , due giorni di permesso , che passammo insieme , senza lasciarci mai un minuto , nella misera camera di un ' osteria sul laghetto di Cavedine ; ed egli mi giurava di venire presto a vedermi , ed io gli giuravo di andare a Verona quando non avesse potuto muoversi di lì . Nel dargli l ' ultimo abbraccio gli gettai nella tasca un borsellino con cinquanta marenghi . Il conte , ritornando dalla campagna , mi trovò , dieci o dodici giorni dopo la partenza di Remigio , smagrita e pallida . Soffrivo in realtà moltissimo . Di quando in quando sentivo delle accensioni alla testa e mi venivano dei capogiri , tanto che tre o quattro volte , barcollando , dovetti appoggiarmi alla parete o ad un mobile per non cadere . I medici , che mio marito , premuroso ed inquieto , volle consultare , ripetevano , stringendosi nelle spalle : - Affare di nervi - ; mi raccomandarono di far moto , di mangiare , di dormire e di stare allegra . Eravamo alla metà dell ' aprile ed oramai gli apprestamenti si facevano senza maschera : militari d ' ogni sorta ingombravano le vie ; marciavano i battaglioni al suono delle bande e dei tamburi ; volavano sui loro cavalli gli aiutanti di campo ; i vecchi generali , un po ' curvi sulla sella , passavano al trotto seguiti dallo Stato maggiore , baldo , brillante , caracollante . Quei preparativi mi riempivano di paure fantastiche . L ' Italia voleva passare a fil di spada tutti quanti gli Austriaci ; Garibaldi , con le sue orde di demonii rossi , voleva scannare tutti quelli che gli sarebbero capitati in mano : si presagiva un ' ecatombe . Avevo le furie in corpo : da Verona in sei settimane m ' erano capitate quattro lettere sole . La posta si può dire che non esistesse più ; bisognava consegnare , pregando e pagando , i fogli a qualcuno che , disposto ad affrontare gli ostacoli e gli interminabili ritardi del viaggio , avesse necessità e ardire di recarsi da un luogo all ' altro . Io , non potendo più vivere nelle angoscie , in cui mi teneva notte e giorno il silenzio o volontario o innocente di Remigio , m ' ero risoluta di tentare il viaggio ; ma come fare senza che mio marito ne sapesse nulla ? come fare io donna e sola e giovane e bella in mezzo alla brutalità dei soldati , resi più audaci dalla disciplina allentata e dal pensiero degli stessi pericoli a cui andavano incontro ? Una mattina , all ' alba , dopo una eterna notte di smanie , m ' ero addormentata , quando a un tratto un romore mi sveglia ; apro gli occhi e mi vedo accanto Remigio . Mi parve un sogno . L ' aurora illuminava già di luce lieve e rossastra la camera ; scesi con un balzo dal letto per chiudere le tende dell ' alcova , e si cominciò sotto voce a discorrere . Ero inquieta ; il conte , che dormiva a due stanze d ' intervallo , poteva sentire , poteva venire ; i domestici potevano avere visto il mio amante entrare furtivamente a quell ' ora . Egli mi rassicurò con poche parole impazienti : aveva picchiato , come altre volte , ai vetri della finestra terrena , dove la cameriera dormiva ; ella pian piano gli aveva aperto il portone , ed era entrato senza che nessuno sospettasse di nulla . Della cameriera m ' importava poco , giacché sapeva ogni cosa ; ma il peggio stava nell ' uscire : bisognava spicciarsi . Tornai a sbalzare dal letto ; andai ad origliare all ' uscio della stanza di mio marito : russava . - Ti fermi a Trento , non è vero ? - Sei matta . - Qualche giorno almeno ? - È impossibile . - Uno ? - Parto fra un ' ora . Rimasi accasciata ; il mio cuore , pieno un minuto prima di gaie speranze , si riempì d ' affanni e di paure . - E non tentare di trattenermi . In tempo di guerra non si scherza . - Guerra maledetta ! - Maledetta sì . Dovrà essere terribile , a quanto pare . - Senti , non potresti fuggire , non potresti nasconderti ? Ti aiuterò . Non voglio che la tua vita sia messa in pericolo . - Fanciullaggini . Mi scoprirebbero , mi piglierebbero , e sarei fucilato per disertore . - Fucilato ! - Ho bisogno di te . - La mia vita , tutto . - No . Duemilacinquecento fiorini . - Dio , come faccio ? - Vuoi salvarmi ? - Ad ogni costo . - Senti dunque . Con duemilacinquecento fiorini i due medici dell ' ospedale e i due della brigata mi fanno un certificato di malattia , e vengono a visitarmi ogni tanto per confermare presso il Comando una mia infermità qualunque , la quale mi renda inabile affatto al servizio . Non perdo il mio grado , non perdo il mio soldo , scanso ogni pericolo e rimango a casa tranquillo , zoppicando un poco , è vero , per una sciatica maligna o per una lesione all ' osso della gamba , ma quieto e beato . Troverò qualche impiegatuzzo con cui giuocare a briscola ; berrò , mangierò , farò le lunghe dormite ; avrò la noia di stare a casa nel giorno , ma la notte , sempre zoppicando un poco per prudenza , mi potrò sfogare . Ti piace ? - Mi piacerebbe , se tu fossi a Trento . Verrei da te ogni giorno , due volte al giorno . Già quando ti credono malato , stare a Verona o a Trento non è lo stesso ? - No , i regolamenti vogliono che il militare malato stia nella sede del Comando , sotto la continua e coscienziosa vigilanza dei medici . Ma , appena finita la guerra , tornerò qua . La guerra sarà fiera , ma breve . - Mi amerai sempre , mi sarai sempre fedele , non guarderai nessun ' altra donna ? Me lo giuri ? - Sì , sì , te lo giuro ; ma l ' ora passa , e i duemilacinquecento fiorini mi occorrono . - Subito ? - Sicuro , devo portarli con me . - Ma nello scrignetto credo di avere appena una cinquantina di napoleoni d ' oro . Tengo sempre poco denaro . - Insomma , trovali . - Come vuoi ch ' io li trovi ? Posso chiederli a mio marito a quest ' ora , così , con quale pretesto , per darli a chi ? - L ' amore si conosce dai sacrifizii . Non mi ami . - Non ti amo ? io che ti darei volentieri tutto il mio sangue . - Queste sono parole . Se non hai denaro , dammi i gioielli . Non risposi e mi sentii impallidire . Accortosi della impressione che mi avevano fatto le sue ultime parole , Remigio mi serrò tra le braccia di ferro , e mutato tono , ripeté più volte : - Sai che ti amo infinitamente , Livia mia , e ti amerò finché avrò un soffio di vita ; ma questa vita salvamela , te ne scongiuro , salvala per te , se mi vuoi bene . Mi prendeva le mani , e le baciava . Ero già vinta . Andai alla scrivania a prendere le tre piccole chiavi dello scrignetto : temevo di far romore ; camminavo in punta di piedi , benché avessi i piedi nudi . Remigio mi accompagnò nel gabinetto dietro l ' alcova ; serrai l ' uscio , perché il conte non potesse udire , ed aperto lo scrigno con qualche difficoltà , tanto ero agitata , ne trassi un fornimento intiero di brillanti , mormorando : - Ecco , prendi . Costò quasi dodicimila lire . Troverai da venderlo ? Remigio mi tolse di mano l ' astuccio ; guardò i gioielli e disse : - Usurai ce n ' è dappertutto . - Sarebbe un peccato il darlo via per poco . Cerca modo di poterlo ricuperare . Mi piangeva il cuore . Il diadema specialmente mi stava tanto bene . - E i denari me li dai ? - chiese Remigio , - mi farebbero comodo . Cercai nello scrigno i napoleoni d ' oro , che avevo messi in un mucchietto , e , senza contarli , glieli diedi . Mi baciò e , frettolosamente , fece per uscire . Lo trattenni . Con un atto d ' impazienza mi respinse , dicendo : - Se ti preme la mia vita , lasciami andare . - Fa piano , non senti che gli stivali scricchiolano ? E poi , aspetta . Voglio vedere se c ' è la cameriera ; bisogna ch ' ella venga ad accompagnarti . La cameriera , infatti , attendeva in una stanza vicina . - Mi scriverai subito ? - Sì . - Ogni due giorni ? Volevo dare un ultimo bacio all ' amante mio , che amavo tanto : era già sparito . Aperte le invetriate , guardai nella via . Il sole indorava le alte cime dei monti . Innanzi al portone stavano discorrendo fra loro il mozzo di stalla ed il guattero . Alzarono gli occhi e mi videro ; poi videro uscire dal palazzo Remigio , che camminava in fretta con le tasche dell ' abito rigonfie . Tornai a letto e piansi tutto il giorno : l ' energia della mia natura era fiaccata . Il medico la mattina appresso trovò che bruciavo e che avevo una gran febbre ; ordinò il chinino , che non presi : avrei voluto morire . Una settimana intiera dopo la visita di Remigio la cameriera mi portò con la sua solita placidezza una lettera , che , appena vista , le strappai di mano rabbiosamente : avevo indovinato , era di lui , la prima dopo la sua partenza , e mi posi a leggerla con sì furiosa avidità che , giunta alla fine , dovetti ricominciare : non ne avevo capito nulla . Me la ricordo ancora oggi parola per parola , tante volte la lessi e tante volte i casi terribili , che la seguirono , me ne fecero risovvenire : « Livia adorata , M ' hai salvato la vita . Ho venduto l ' astuccio a un Salomone qualunque , per poco , a dire il vero , ma in queste circostanze di trambusti e di spaventi non si poteva esigere di più , duemila fiorini , i quali sono bastati a riempire la vorace pancia dei medici . Prima di dovermi ammalare ho trovato una bella stanza verso l ' Adige in via Santo Stefano al numero 147 ( scrivimi a questo indirizzo ) , grande , pulita , con una anticamera tutta per me , da cui si esce direttamente sulla scala ; mi sono provvisto di tabacco , di rum , di carte da giuoco e di tutti i volumi di Paolo di Koch e di Alessandro Dumas . Non manco di compagnia piacevole , tutti maschi ( non ti agitare ) , tutti scrocconi , e se non fosse che devo parere zoppo e che di giorno non posso uscire di casa , mi direi l ' uomo più felice del mondo . Certo , mi manca una cosa , la tua persona , cara Livia , che adoro e che vorrei avere il dì e la notte fra le mie braccia . Dunque non ti dar pensiero di nulla . Io leggerò le notizie della guerra fumando ; e quanti più Italiani e Austriaci se ne andranno all ' inferno tanto più ci avrò gusto . Amami sempre come io t ' amo ; appena la guerra sarà finita e questi cani di dottori , i quali mi costano un occhio della testa , m ' avranno lasciato in pace , correrà ad abbracciarti , più ardente che mai , il tuo REMIGIO » . La lettera mi lasciò sconcertata e disgustata , così mi parve volgare ; ma poi , nel tornarvi su , a poco a poco mi persuasi che il tono in cui era scritta fosse affettatamente leggiero e gaio , e che l ' amante avesse fatto un crudele , ma nobilissimo sforzo nel contenere l ' impeto del suo cuore , tanto per non gettare nuova esca nella mia passione , che era già un incendio , e per quietarmi un poco l ' animo , ch ' egli sapeva terribilmente ansioso . Ristudiai la lettera in ogni frase , in ogni sillaba . Avevo bruciate tutte le altre quasi appena ricevute ; serbai questa in un taschino del portamonete , per cavarnela spesso quando ero sola , dopo avere serrato a chiave gli usci della stanza . Tutto mi confermava nella mia credenza benevola : quelle espressioni d ' affetto mi apparivano tanto più potenti quanto più erano rapide , e quei periodi grossolani e cinici mi si presentavano alla fantasia sublimi di generoso sacrifizio . Avevo tanto bisogno di credere che la mia smania trovasse una scusa nella smania dell ' altro ; e la viltà di lui mi riempiva il seno d ' entusiasmo , purché io credessi di esserne la cagione . Ma il mio cervello galoppante non si fermava qui . Chi sa , pensavo tra me , chi sa che questa lettera sia tutta un magnanimo inganno ! Forse egli è già partito per il campo , forse egli sta di contro al nemico ; ma , più curante di me che di lui , non volendo farmi morire negli sbigottimenti e nei terrori , m ' addormenta con la menzogna pietosa . Appena un tale pensiero si fece adito nel mio spirito , me ne sentii tutta invasa . Le insonnie , l ' avversione al mangiare , i disturbi fisici contribuivano ad una vera esaltazione mentale . Vivevo quasi nella solitudine . Già la mia società s ' era andata via via restringendo , poiché le famiglie nobili trentine , avverse alle opinioni politiche del conte , avevano da un pezzo lasciato con bel garbo lui e me affatto in disparte ; i giovani , frementi d ' italianismo , ci sfuggivano senza riguardi e ci odiavano ; gl ' impiegati del paese , non sapendo come la guerra sarebbe andata a finire , per non rischiare di compromettersi né in un modo né in un altro , oramai si astenevano dal mettere piede in casa nostra : vedevamo , in somma , qualche nobile austriacante , spiantato e parassita , qualche alto funzionario tirolese , duro , testardo , puzzolente di birra e di cattivo tabacco . I militari non trovavano più l ' agio né la voglia di occuparsi di me . La mia relazione col tenente Remigio , conosciuta da tutti , eccetto che da mio marito , aveva accresciuto il mio isolamento , il quale , del resto , m ' era gradito , anzi necessario nello stato d ' animo in cui da un po ' di tempo vivevo . Remigio , dopo la lettera famosa , non aveva più scritto . Sognavo per lui de ' pericoli , che mi apparivano tanto più orrendi quanto più erano incerti . Avrei potuto sopportare forse la sicurezza dei rischi d ' una battaglia ; ma il non sapere se il mio amante andasse alla guerra o no , era un dubbio che mi faceva impazzire . Scrissi a Verona ad un generale che conoscevo , a due colonnelli , poi a qualcuno di quegli ufficialetti , i quali mi avevano tanto corteggiato a Venezia : nessuno rispose . Tempestavo Remigio di lettere ; niente . Intanto le ostilità principiarono : la vita civile era soppressa ; la ferrovia , le strade non servivano ad altro che ai carriaggi delle munizioni , delle ambulanze , delle proviande , agli squadroni di cavalleria , che passavano in mezzo a nuvoli di polvere , alle batterie , che facevano tremare le case , ai reggimenti di fanteria , che si svolgevano l ' uno dopo l ' altro interminabili , sinuosi , striscianti come un verme , il quale volesse abbracciare nelle sue enormi spire tutta quanta la terra . Una mattina calda , affannosa , il 26 del giugno , capitarono le prime notizie di una battaglia orribile : l ' Austria era disfatta , diecimila morti , ventimila feriti , le bandiere perdute , Verona ancora nostra , ma vicina a cedere , come le altre fortezze , all ' impeto infernale degli Italiani . Mio marito era in villa , e doveva starci una settimana . Suonai con furia ; la cameriera non veniva ; tornai a suonare ; si presentò all ' uscio il domestico . - Dormite tutti ? maledetti poltroni . Fammi venire subito il cocchiere , ma subito , intendi ? Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito , abbottonandosi la livrea . - Da qui a Verona quante miglia ci sono ? Stette un poco a pensare . - Dunque ? - ripresi stizzita . Giacomo faceva i suoi conti : - Da qui a Roveredo circa quattordici ; da Roveredo a Verona dovrebbero essere ... non saprei ... ci si mette con due buoni cavalli dieci ore , poco più , poco meno , senza contare le fermate . - Ci sei mai stato con i cavalli da Trento a Verona ? - No , signora contessa ; andai da Roveredo a Verona . - Fa lo stesso . Da qui a Roveredo so bene anch ' io che occorrono due ore . - Due ore e mezzo , scusi , signora contessa . - Dunque due e dieci fanno dodici in tutto . - Mettiamo tredici , signora contessa , e di buon trotto . - Quanti cavalli ha preso con sé il padrone ? - La sua solita cavallina morella . - Ne restano quattro in scuderia . - Sì , signora padrona : Fanny , Candida , Lampo e lo stallone . - Potresti attaccarli tutti quattro ? - Insieme ? - Sì , insieme . Giacomo sorrise con una cert ' aria di benevola compassione : - Scusi , signora contessa , non è possibile . Lo stallone ... - Ebbene , attacca gli altri tre . - Lampo ha una sciancatura , povero Lampo , non può neanche trascinarsi al passo . - Attacca dunque come al solito Fanny e Candida , in nome di Dio - gridai , pestando i piedi , e soggiunsi : - Domattina alle quattro . - Sarà servita , signora padrona ; e , scusi , per regolarmi nella biada da portar via , dove si va ? - A Verona . - A Verona , misericordia ! In quanti giorni ? - Dalla mattina alla sera . - Signora padrona , scusi , ma questo proprio non si può . - Ed io lo voglio , hai capito ? - replicai con accento così imperioso che il pover ' uomo trovò appena il coraggio di balbettare : - Abbia compassione di me . Accopperemo le due cavalle , e il padrone mi caccerà sulla strada . - La responsabilità è mia . Obbedisci e non pensare ad altro - e gli diedi quattro marenghi . - Ti darò il doppio quando saremo tornati , ad un patto per altro , che tu non dica niente a nessuno . - Per questo non c ' è pericolo ; ma gl ' ingombri della strada , carri , i cannoni , le prepotenze dei soldati , le seccature dei gendarmi ? - Ci penso io . Giacomo piegò il capo , rassegnato , ma non persuaso . - A che ora giungeremo a Verona ? - Quando vorrà il cielo , signora padrona ; e sarà un miracolo se ci arriveremo vivi , lei , signora padrona , io e le due povere bestie . Per me poco importa , ma per lei e per le bestie ! - Bene , alle quattro dunque , e silenzio . Se taci avrai quello che ti ho promesso , se parli ti licenzio sui due piedi e senza salario . Hai inteso ? Bada che tutti , anche la cameriera , devono credere che andiamo a San Michele , dalla marchesa Giulia . Giacomo , rannuvolato , s ' inchinò ed uscì dalla stanza . All ' alba ero in carrozza , e via . Avevo chiuso le tendine degli sportelli , e guardavo da un angolo ai fantaccini trafelati e polverosi , i quali credendo che nel cocchio stesse un qualche gran personaggio , si schieravano lungo i fossati ; alcuni facevano il saluto militare . Di quando in quando bisognava rallentare la corsa con mio fiero dispetto , o a dirittura fermarsi alcuni minuti per aspettare che i pesanti e cigolanti carri avessero lasciato libero il passo : le cose per altro andavano assai meglio di quello che avesse predetto Giacomo . Una pattuglia di gendarmi a cavallo fermò la carrozza , ma il sergente , vedendo che c ' era dentro una signora , si contentò di gridare cavallerescamente : - Buon viaggio - . Più giù di Roveredo , a Pieve , ci si trattenne a rinfrescare un poco ; poi a Borghetto , staccate le giumente , che non ne potevano più , passammo tre ore buone , che mi parvero tre anni , rannicchiata com ' ero nella carrozza , udendo i lamenti e le bestemmie dei soldati , i quali si lasciavano cascare in terra a squadre per pochi istanti vicino all ' osteria , sotto la scarsa ombra degli alberi magri , e mangiavano un tozzo di pagnotta e bevevano un sorso d ' acqua . Avrò chiamato dieci volte Giacomo , il quale veniva allo sportello con tanto di grugno , sforzandosi di parere composto , e si toglieva il cappello , e ripeteva : - Signora contessa , ancora dieci minuti - . Si ripigliò , quando Dio volle , il cammino . L ' Adige , che costeggiavamo , era quasi asciutto , i campi sembravano arsi , la strada brillava d ' un candore abbagliante , non si vedeva una macchia nel cielo azzurro , le pareti della carrozza bruciavano , e in quell ' afa grave , in quella densa polvere , io mi sentivo soffocare . La fronte mi gocciolava e battevo i piedi per l ' impazienza . Non badai alla Chiusa : ascoltavo lo scoppiettìo della frusta di Giacomo . A Pescantina si tornò a rinfrescare : le buone bestie camminavano a stento , e a giungere a Verona ci volevano ancora dieci lunghe miglia . Il sole era scomparso in un nimbo di fuoco . Sempre carri e soldati , ronde di gendarmi , polvere , e a momenti un frastuono assordante e uno stridore acuto di ferramenta , a momenti un mormorio confuso e pauroso , nel quale si distinguevano gemiti e imprecazioni e le strofe di qualche canzonaccia oscena , cantata da voci strozzate . Fino ad ora eravamo scesi con la corrente degli uomini e dei veicoli , ora ci s ' incontrava in qualche vettura d ' ambulanza , in qualche compagnia pedestre di militari leggermente feriti , col braccio al collo , una fasciatura alla testa , verdi in volto , curvi , zoppicanti , laceri . E Remigio , Remigio ! Gridavo a Giacomo di battere le bestie col manico della frusta . Cominciava a far notte . S ' arrivò alle mura di Verona verso le nove ; e tanto era il timor panico , tanto il trambusto , che nessuno badò alla carrozza , e si poté giungere all ' albergo della Torre di Londra senz ' altri intoppi . Non c ' era più una camera , non c ' era un buco dove poter dormire , né in quell ' albergo , né , per quanto mi assicurarono , in nessuna altra locanda della città : tutto era stato requisito per gli ufficiali . I cavalli , morti di stanchezza , vennero legati nel cortile ; Giacomo doveva attendere ad essi ; io finalmente sbalzai a terra . Mi feci accompagnare a piedi da un ragazzaccio nella via Santo Stefano al numero 147 . Si dovette camminare più volte su e giù nella strada , guardando all ' alto delle porte , innanzi di distinguere nel barlume dei rari fanali il numero della casa . Se Remigio c ' era , volevo fargli una improvvisata : le mie membra tremavano tutte d ' impazienza e di desiderio , ma poteva essere a letto , poteva stare in compagnia di qualcuno , e , sebbene volessi ad ogni costo vederlo subito , pure mi sembrò di dover mandare il ragazzo avanti in esplorazione . Era furbo e capì al volo : doveva suonare , chiedere del tenente per una faccenda urgentissima , insistere perché gli aprissero , salire , dirgli una fandonia qualunque , per esempio che un signore , del quale s ' era scordato il nome e che alloggiava all ' albergo della Torre di Londra , bramava , senza ritardo , avere notizie della sua salute . Il fanciullo nel venir fuori aveva da lasciare aperti l ' uscio del quartiere e la porta di strada . Io mi nascosi sul fianco della casa , in un chiassuolo tra la via ed il fiume . Il fanciullo suonò . S ' udì una voce rabbiosa dall ' ultimo piano : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - L ' altro campanello , quello di mezzo : alla malora . Il fanciullo suonò all ' altro campanello . Passò un minuto , che mi sembrò interminabile , e nessuno comparve ; il ragazzo tornò a suonare ; allora dal secondo piano una voce di donna chiese : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - Sì , ma non riceve nessuno . - Ho bisogno di parlargli . - Domattina dopo le nove . - No , questa sera . Hanno paura dei ladri ? Passò un altro minuto e finalmente la porta si aprì . Remigio c ' era ! la gioia mi spezzava il cuore : mi si offuscò la vista e , non potendo reggermi sulle gambe , m ' appoggiai alla muraglia . Poco dopo il fanciullo tornò : s ' era fatto mandare al diavolo , ma aveva potuto lasciare l ' uscio e la porta socchiusi . Mi tornarono le forze , diedi qualche moneta all ' astuto monello , e , strisciando , entrai nella casa . Avevo previsto che mi sarebbero occorsi i fiammiferi ; al pianerottolo del secondo piano v ' erano due usci , sopra uno dei quali stava appiccato il biglietto da visita di Remigio ; spinsi l ' imposta , che cedette , ed entrai senza romore in una stanza quasi buia . Toccavo la cima delle mie speranze , sentivo già le braccia dell ' amante mio , per il quale avrei dato senza esitare tutto quello ch ' io avevo e la mia vita insieme , schiacciarmi impetuosamente sopra il suo largo torace , sentivo i suoi denti incidere la mia pelle , e pregustavo un mondo inenarrabile di allegrezze furiose . La consolazione mi fiaccava : dovetti sedermi sopra una seggiola , che stava accanto all ' ingresso . Udivo e vedevo come se fossi immersa in un sogno : avevo perso il senso della realtà . Ma qualcuno lì d ' appresso rideva rideva : era un riso di donna stridulo , sguaiato , sgangherato , che a poco a poco mi destò . Ascoltai , mi rizzai e , trattenendo il respiro , m ' avvicinai ad un uscio spalancato , dal quale si vedeva in una vasta camera illuminata . Io stavo nell ' ombra , né mi si poteva scorgere . Oh , perché in quel punto Dio non mi accecò ! V ' era una tavola , co ' resti d ' una cena ; v ' era , dietro alla tavola , un largo canapè verde su cui Remigio , sdraiato , faceva per gioco il solletico sotto l ' ascella ad una ragazza , la quale sghignazzava , si sbellicava , si dimenava , si contorceva tutta , sforzandosi invano di svincolarsi dalle mani dell ' uomo , che le dava baci sulle braccia , sul collo , sulla nuca , dove capitava . Io non mi potevo più muovere ; ero inchiodata al mio posto , con gli occhi fissi , le orecchie tese , la gola arsa . L ' uomo , stufo della burla , afferrò alla vita la ragazza , mettendosela a sedere sulle ginocchia . Allora cominciarono i discorsi , interrotti spesso da scherzi e da carezze . Sentivo le parole , il senso mi sfuggiva . A un tratto la donna pronunciò il mio nome . - Mostrami i ritratti della contessa Livia . - Li hai visti tante volte . - Mostrameli , te ne prego . L ' uomo , rimanendo disteso sul canapè , alzò un lembo della tovaglia , aperse il cassetto della tavola e ne cavò delle carte . La ragazza , diventata seria , cercò fra quelle i ritratti e li guardò lungamente , poi : - È bella la contessa Livia ? - Lo vedi . - Non mi capisci : voglio sapere se ti par più bella di me . - Nessuna donna mi può parer più bella di te . - Vedi , in questa fotografia il vestito da ballo lascia scoperte le braccia intiere e le spalle giù giù - e la fanciulla s ' accomodava la camicia , confrontando con il ritratto : - Guarda , ti sembro più bella ? L ' uomo la baciò in mezzo al petto , esclamando : - Mille volte più bella . La fanciulla , accanto alla lucerna , fissando negli occhi l ' uomo , che sorrideva , pigliò ad uno ad uno i quattro ritratti , e lenta lenta li lacerò ciascuno in quattro pezzi ; e lasciava cadere quei brani sulla tavola in mezzo ai tondi e ai bicchieri . L ' uomo continuava a sorridere . - Ma tu , cattivo , le dici pure di volerle bene . - Sai che glielo dico il meno possibile ; ma ho bisogno di lei , e non saremmo qui insieme , cara , se non m ' avesse dato il danaro che sai . Quei maledetti medici me l ' hanno fatta pagar salata la vita . - Quanto t ' è rimasto ? - Cinquecento fiorini , che sono già in parte sfumati . Bisogna scrivere a Trento alla cassa : ogni parola dolce , un marengo . - Eppure - disse la donna con gli occhi pieni di lagrime - eppure mi pesa . L ' uomo se la tirò vicina vicina sul canapè verde , mormorando : - Lagrime non ne voglio . In quel punto il cuore mi si rivoltolò dentro : l ' amore era diventato esecrazione . Mi trovai nella strada . Andavo senza sapere dove ; mi passavano accanto nella oscurità , urtandomi , gruppi di soldati , barelle , da cui venivano gemiti lunghi o strilli di dolore , qualche cittadino frettoloso , qualche contadino spaurito ; nessuno badava a me , che scivolavo lungo i muri delle case ed ero vestita tutta di nero con un fitto velo sul volto . Riescii ad un largo viale piantato di alberi cupi , dove il fiume , corrente alla mia destra , rinfrescava un poco l ' aria affannosa . L ' acqua si perdeva quasi nelle tenebre ; ma non mi venne , neanche per un attimo , la tentazione del suicidio . Era già nato in me , senza ch ' io neppure me ne fossi avveduta , un pensiero bieco , ancora indeterminato , ancora annebbiato , il quale m ' invadeva adagio adagio l ' anima intiera e la mente , il pensiero della vendetta . Avevo offerto tutto a quell ' uomo , ero vissuta per lui , senza di lui m ' ero sentita morire , con lui ero salita in cielo ; ed il suo cuore , i suoi baci egli li dava ad un ' altra ! La scena a cui avevo assistito , mi si dipingeva tutta dinanzi ; vedevo ancora sotto a ' miei occhi quelle lascivie . Infame ! Corro per lui , superando ogni ostacolo , sprezzando ogni pericolo , gettando nel fango il mio nome : corro ad aiutarlo , corro a confortarlo , e lo trovo sano , più bello che mai e nelle braccia di una donna ! E lui , che mi deve tutto , e la sua ganza , calpestano insieme la mia dignità ed il mio affetto e mi scherniscono e mi vituperano . E sono io che pago le loro orgie ; e quella donna bionda si vanta , nuda , di essere più bella di me ; e lui , lui ( m ' era serbato questo supremo obbrobrio ) la proclama lui stesso più bella ! Tante emozioni m ' avevano affranto : l ' ira , che bolliva dentro di me , aveva messo in tutto il mio corpo una febbre ardente , che mi faceva tremare le gambe . Non sapevo dove fossi ; non volevo , né potevo farmi accompagnare da un passante fino all ' albergo per chiudermi di nuovo nella carrozza ; mi posi a sedere sulla sponda del fiume , fissando gli occhi nel cielo nero . Non trovavo requie ; rientrai nelle vie della città ; impazzivo ; cascavo di fatica ; da diciotto ore non avevo mangiato . Mi trovai per caso di contro ad una modesta bottega da caffè , e , dopo avere più volte girato innanzi alla vetrina , parendomi che non ci fosse nessuno , andai a pormi nel canto più lontano e scuro , ordinando qualcosa . Nell ' angolo opposto , sdraiati sullo stesso sofà rosso , che circondava la sala vasta , bassa , umida e mezza buia , stavano due militari , fumando e sbadigliando . Poco dopo entrarono due altri ufficiali ; un giovinetto , che poteva avere diciannove anni , lungo , smilzo , con i baffetti sottili , ed un uomo sui quaranta , tozzo , pesante , con il muso pavonazzo a bitorzoli ed a bernoccoli , le larghe sopracciglia nere come il carbone e due mustacchi sotto il naso grosso così folti ed irti che parevano setole ; aveva in bocca una pipa boema , corta nel cannello , ma enorme nel camino , dalla quale uscivano ampie nubi di fumo , che andavano l ' una dopo l ' altra ad annerire il soppalco . Il giovinetto andò dritto a salutare gli ufficiali nell ' angolo . Sentii che diceva : - Ne ho visti morire quaranta in due ore nella sala delle operazioni sotto i ferri dei chirurghi , i quali buttavano via braccia e gambe come se giuocassero al pallone , e trapanavano e aggiustavano teste ... - Bisognerebbe che aggiustassero quelle dei nostri generali - brontolò il Boemo , ghignando . Nessuno badava a me . Entrò , sola , una ragazza , pareva una crestaia , e si pose a sedere a lato dell ' ufficialetto magro , chiedendogli ad alta voce : - Me lo paghi un caffè ? Dopo alcuni discorsi , ai quali non posi attenzione , uno dei militari sdraiati disse alla ragazza , senza muoversi : - Sai , Costanza , ho visto il tuo tenente Remigio - Quando ? - chiese la femmina . - Oggi . Sono andato da lui . Era insieme con Giustina . La conosci Giustina ? - Sì , quella biondona , che ha tre denti rimessi . - Non me ne sono accorto . - Guardala bene . E come sta Remigio ? - Qualche doloretto alla gamba , che lo fa guaire ogni tanto , e zoppica un poco , ecco tutto . È stata proprio una malattia provvidenziale quella . Gli altri arrischiano la pelle , si logorano nelle fatiche , nei calori d ' inferno , nella fame , in tutte le maledizioni di questa guerra , e lui mangia , beve e sta allegro e trova chi lo mantiene . - Chi vuoi che lo mantenga quel buon mobile ? - Una signora . - Una vecchia bavosa . - No , mia cara , una signora bella , giovane e , per giunta , milionaria e contessa e innamorata matta di lui . - E paga le bellezze del tenente ? - Gli dà del danaro , e molto . - Povera sciocca ! - Remigio la chiama la sua Messalina . Non me ne ha detto il casato , ma mi ha confidato ch ' è di Trento e che ha nome Livia . C ' è nessuno qui che sia pratico di Trento ? L ' ufficialetto smilzo disse : - M ' informerò io e vi riferirò ogni cosa domani a sera , se saremo a Verona . Contessa Silvia , non è vero ? - Contessa Livia , Livia , ricordatelo bene - gridò l ' ufficiale sdraiato . Costanza riprese : - Ma Remigio è malato per davvero ? - Oh per questo poi sì . Capisci bene che non la si dà a bere a quattro medici : uno del reggimento di Remigio , un altro scelto dal generale in un altro reggimento e due dell ' ospedale militare . Ogni tre giorni vanno a visitarlo ; palpano la gamba - e picchiano e tirano e lo fanno strillare . Una volta svenne . Ora sta meglio . - Finita la guerra , guarita la gamba insistette la Costanza . - Non lo dite neanche per ischerzo - osservò il secondo ufficiale sdraiato , il quale fino allora non aveva fatto sentir la sua voce . - Sai che per il solo sospetto di un inganno il tenente ed i medici verrebbero fucilati in ventiquattt ' ore , l ' uno come disertore dal campo di battaglia , gli altri come complici e manutengoli ? - E se la meriterebbero , per Dio - esclamò ruggendo il Boemo senza cavarsi la pipa di bocca . L ' ufficialetto aggiunse : - Il generale Hauptmann non aspetterebbe neanche ventiquattr ' ore . A queste parole l ' idea , che già mi stava in nebbia nel cervello , splendette di vivissima luce ; avevo trovato , avevo risoluto . - Il generale Hauptmann ! - ripetevo tra me . Le vampe , che mi salivano al capo , m ' obbligarono a togliere del tutto il velo dalla faccia ; bruciavo : chiamai perché mi portassero dell ' acqua . Gli ufficiali , che allora s ' accorsero di me , mi furono tutti attorno . - O la bella donna ! - Ha bisogno di qualcosa ? - Vuole un bicchierino di Marsala ? - Possiamo tenerle compagnia ? - Aspetta qualcuno ? - Occhi stupendi ! - Labbra da baci ! - L ' ufficialetto magro mi si era cacciato accanto sul sofà : essendo il più giovane voleva mostrarsi il più ardito . Mi svincolai dalle sue mani e cercai di alzarmi per fuggire , ma due altri mi trattenevano ; il Boemo sudicio guardava e fumava . Mi rivolsi a lui gridando : - Signore , sono una gentildonna , m ' aiuti e mi accompagni a casa , alla Torre di Londra - . Il Boemo si fece largo , dando degli spintoni di qua e di là e mandando quasi con le gambe all ' aria l ' ufficialetto novello ; poi , duro , serio , mettendo in tasca la pipa , m ' offerse il braccio . Uscii con lui . Durante la via , che non era lunga , mi disse poche e rispettose parole . Io gli chiesi chi fosse il generale Hauptmann , dove avesse il suo uffizio e altre notizie , le quali mi premevano per le mie buone ragioni . Seppi come il generale del Comando stesse in Castel San Pietro . Il portone dell ' albergo rimaneva spalancato , benché il tocco dopo mezzanotte fosse suonato da un pezzo : c ' era un grande andirivieni di militari e di borghesi . Ringraziai l ' ufficiale , che puzzava di maledetto tabacco , e m ' accomodai alla meglio sui cuscini della mia carrozza , posta in un angolo del cortile . Stracca morta com ' ero , m ' assopii tosto ; ma mi destò in sussulto il picchiare forte di una mano sullo sportello . La voce rauca e volgare del Boemo ripeteva : - Sono io , signora contessa , io che vorrei dirle , col debito ossequio , una sola parola . Abbassai il cristallo , e l ' ufficiale mi porse qualcosa : era il mio portamonete , dimenticato sulla tavola della bottega da caffè , mentre stavo per pagare e successe il tafferuglio . Lo avevano trovato e riportato i tre compagni di lui , il quale disse con gravità solenne : - Non manca né una carta , né un soldo . - Ma le carte sono state lette ? - e pensavo alla lettera di Remigio , l ' unica serbata da me e che non avrei voluto per cosa al mondo vedermi uscire di mano . - No , signora contessa . Sono stati visti i suoi biglietti da visita e il ritratto del tenente Remigio : niente altro , lo dichiaro sul mio onore . La mattina seguente , prima delle nove , mi feci condurre nella mia carrozza al Comando della fortezza . L ' erta mi pareva interminabile : gridavo a Giacomo di frustare i cavalli . Una folla di militari d ' ogni colore , di feriti , di popolani , ingombrava il piazzale innanzi al Castello ; ma giunsi senza ostacoli all ' anticamera degli uffizii , dove un vecchio invalido pigliò il mio biglietto da visita . Dopo qualche minuto ritornò , dicendomi che il generale Hauptmann mi pregava di passare nel suo quartiere privato , e che appena sbrigati certi affari urgentissimi , sarebbe venuto a presentarmi il suo omaggio . Fui condotta attraverso logge , corridoi e terrazze in una sala , che dominava dalle tre larghe finestre la città intiera . L ' Adige , interrotto da ' suoi ponti , si torceva in una S , avente la prima delle sue pancie a ' piedi del monticello su cui sorge Castel San Pietro , e la seconda a ' piedi di un altro bruno castello merlato ; e sorgevano dalle case i culmini e le torri delle vecchie basiliche ; e in un largo spazio si vedeva l ' ovale enorme dell ' Arena antica . Il sole mattutino rallegrava l ' abitato ed i colli , e dall ' una parte indorava le montagne , dall ' altra gettava una luce placida sulla interminabile pianura verde , sparsa di villaggi bianchi , di case , di chiese , di campanili . Entrarono nella sala con fracasso di risa e salti due bimbe , le quali avevano il volto color di rosa e i capelli biondi paglierini . Vedendomi , di primo botto rimasero impacciate , ma poi subito si fecero coraggio e mi vennero accanto . La più grandicella disse : - Signora , s ' accomodi . Vuole che vada a chiamare la mamma ? - No , fanciulla mia , aspetto il tuo babbo . - Il babbo non l ' abbiamo ancora visto stamane . Ha tanto da fare . - Lo voglio vedere io il babbo - gridò la più piccina . - Gli voglio tanto bene io al babbo . In quella entrò il generale , e le bimbe gli corsero incontro , gli si avviticchiarono alle gambe , tentavano di saltargli sulle spalle ; egli prendeva l ' una e l ' alzava e le dava un bacio , poi prendeva l ' altra ; e le due pazzerelle ridevano , e negli occhi del generale spuntavano due lagrime di tenerezza beate . Si volse a me , dicendo : - Scusi , signora ; s ' ella ha figliuoli mi compatirà - . Si mise a sedere in faccia a me , e soggiunse : - Conosco di nome il signor conte , e sarei lieto se potessi servire in qualcosa la signora contessa . Feci un cenno al generale perché allontanasse le bambine , ed egli disse loro con voce piena di dolcezza : - Andate , figliuole mie , andate , dobbiamo parlare con la signora . Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio ; voltai la testa ; se ne andarono finalmente un poco mortificate . - Generale - mormorai - vengo a compiere un dovere di suddita fedele . - La signora contessa è tedesca ? - No , sono trentina . - Ah , va bene - esclamò , guardandomi con una cert ' aria di stupore e d ' impazienza . - Legga - e gli porsi in atto risoluto la lettera di Remigio , quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete . Il generale , dopo avere letto : - Non capisco ; la lettera è indirizzata a lei ? - Sì , generale . - Dunque l ' uomo che scrive è il suo amante . Non risposi . Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese , s ' alzò da sedere e si pose a camminare su e giù per la sala ; tutt ' a un tratto mi si piantò innanzi e , ficcandomi gli occhi in volto , disse : - Dunque , ho fretta , si sbrighi . - La lettera è di Remigio Ruz , luogotenente del terzo reggimento granatieri . - E poi ? - La lettera parla chiaro . S ' è fatto credere malato , pagando i quattro medici - e aggiunsi con l ' accento rapido dell ' odio : - È disertore dal campo di battaglia . - Ho inteso . Il tenente era l ' amante suo e l ' ha piantata . Ella si vendica facendolo fucilare , e insieme con lui facendo fucilare i medici . È vero ? - Dei medici non m ' importa . Il generale stette un poco meditabondo con le ciglia aggrottate , poi mi stese la lettera , che gli avevo data : - Signora , ci pensi : la delazione è un ' infamia e l ' opera sua è un assassinio . - Signor generale - esclamai , alzando il viso e guardandolo altera - compia il suo dovere . La sera , verso le nove , un soldato portò all ' albergo della Torre di Londra , dove finalmente mi avevano trovato una camera , un biglietto , che diceva così : « Domattina alle quattro e mezzo precise verranno fucilati nel secondo cortile di Castel San Pietro il tenente Remigio Ruz ed il medico del suo reggimento . Questo foglio servirà per assistere alla esecuzione . Il sottoscritto chiede scusa alla signora contessa di non poterle offrire anche lo spettacolo della fucilazione degli altri medici , i quali , per ragioni che qui è inutile riferire , vennero rimandati ad un altro Consiglio di guerra . GENERALE HAUPTMANN » . Alle tre e mezzo nella notte buia uscivo a piedi dall ' albergo , accompagnata da Giacomo . Al basso del colle di Castel San Pietro gli ordinai che mi lasciasse , e cominciai sola a salire la strada erta ; avevo caldo , soffocavo ; non volevo togliermi il velo dalla faccia , bensì , sciolti i primi bottoni dell ' abito , rivoltai i lembi dello scollo al di dentro ; quel po ' d ' aria sul seno mi faceva respirare meglio . Le stelle impallidivano , si diffondeva intorno un albore giallastro . Seguii de ' soldati , che girando il fianco del Castello , entrarono in un cortile chiuso dagli alti e cupi muri di cinta . Vi stavano già schierate due squadre di granatieri , immobili . Nessuno badava a me in quel brulichìo silenzioso di militari e in quelle mezze tenebre . Si sentivano le campane suonare giù nella città , dalla quale salivano mille romori confusi . Cigolò una porta bassa del Castello , e ne uscirono due uomini con le mani legate dietro la schiena ; l ' uno magro , bruno , camminava innanzi ritto , sicuro , con la fronte alta ; l ' altro , fiancheggiato da due soldati , che lo reggevano con molta fatica alle ascelle , si strascinava singhiozzando . Non so che cosa seguisse ; leggevano , credo ; poi udii un gran frastuono , e vidi il giovane bruno cadere , e nello stesso punto mi accorsi che Remigio era nudo fino alla cintura , e quelle braccia , quelle spalle , quel collo , tutte quelle membra , che avevo tanto amato , m ' abbagliarono . Mi volò nella fantasia l ' immagine del mio amante , quando a Venezia , nella Sirena , pieno di ardore e di gioia , m ' aveva stretta per la prima volta fra le sue braccia d ' acciaio . Un secondo frastuono mi scosse : sul torace ancora palpitante e bianco più del marmo s ' era slanciata una donna bionda , cui schizzavano addosso i zampilli di sangue . Alla vista di quella femmina turpe si ridestò in me tutto lo sdegno , e con lo sdegno la dignità e la forza . Avevo la coscienza del mio diritto , m ' avviai per uscire , tranquilla nell ' orgoglio di un difficile dovere compiuto . Alla soglia del cancello mi sentii strappare il velo dal volto ; mi girai e vidi innanzi a me il grugno sporco dell ' ufficiale Boemo . Cavò dalla bocca enorme il cannello della sua pipa , e , avvicinando al mio viso il suo mustacchio , mi sputò sulla guancia ... * * * L ' avevo detto io che l ' avvocatino Gino sarebbe tornato . Bastò una riga : Venite , faremo la pace , perché capitasse a precipizio . Ha piantato quella bamboccia della sua sposa una settimana innanzi al giorno destinato pel matrimonio ; e va ripetendo ogni tanto , stringendomi quasi con la vigoria del tenente Remigio : - Livia , sei un angelo !
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La casa era semplice , ma comoda : due camere per piano , grandi , un po ' basse , coi pianciti e i soffitti di legno ; imbiancate con la calce ; l ' ingresso diviso in mezzo da una parete : a destra la scala , la prima rampata di scalini di granito , il resto di ardesia ; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina . Il portoncino solido , fermato con un grosso gancio di ferro , aveva un battente che picchiava come un martello , e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello . La stanza a sinistra dell ' ingresso era adibita a molti usi , con un letto alto e duro , uno scrittoio , un armadio ampio , di noce , sedie quasi rustiche , impagliate , verniciate allegramente di azzurro : quella a destra era la sala da pranzo , con un tavolo di castagno , sedie come le altre , un camino col pavimento battuto . Null ' altro . Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci , metteva nella cucina . E la cucina era , come in tutte le case ancora patriarcali , l ' ambiente più abitato , più tiepido di vita e d ' intimità . C ' era il camino , ma anche un focolare centrale , segnato da quattro liste di pietra : e sopra , ad altezza d ' uomo , attaccato con quattro corde di pelo , alle grosse travi del soffitto di canne annerite dal fumo , un graticcio di un metro quadrato circa , sul quale stavano quasi sempre , esposte al fumo che le induriva , piccole forme di cacio pecorino , delle quali l ' odore si spandeva tutto intorno . E attaccata a sua volta a uno spigolo del graticcio , pendeva una lucerna primitiva , di ferro nero , a quattro becchi ; una specie di padellina quadrata , nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo che si affacciava a uno dei becchi . Del resto tutto era semplice e antico nella cucina abbastanza grande , alta , bene illuminata da una finestra che dava sull ' orto e da uno sportello mobile dell ' uscio sul cortile . Nell ' angolo vicino alla finestra sorgeva il forno monumentale , col tubo in muratura e tre fornelli sull ' orlo : in un braciere accanto a questi si conservava , giorno e notte accesa e coperta di cenere , un po ' di brace , e sotto l ' acquaio di pietra , presso la finestra , non mancava mai , in una piccola conca di sughero , un po ' di carbone ; ma per lo più le vivande si cucinavano con la fiamma del camino o del focolare , su grossi treppiedi di ferro che potevano servire da sedili . Tutto era grande e solido , nelle masserizie della cucina ; la padella di rame accuratamente stagnate , le sedie basse intorno al camino , le panche , la scansia per le stoviglie , il mortaio di marmo per pestare il sale , la tavola e la mensola sulla quale , oltre alle pentole , stava un recipiente di legno sempre pieno di formaggio grattato , e un canestro di asfodelo col pane d ' orzo e il companatico per i servi . Gli oggetti più caratteristici erano sulla scansia ; ecco una fila di lumi di ottone , e accanto l ' oliera per riempirli , col lungo becco e simile a un arnese di alchimista : e il piccolo orcio di terra con l ' olio buono , e un armamento di caffettiere , e le antiche tazze rosse e gialle , e i piatti di stagno che parevano anch ' essi venuti da qualche scavo delle età preistoriche : e infine il tagliere pastorale , cioè un vassoio di legno , con l ' incavo , in un angolo , per il sale . Altri oggetti paesani davano all ' ambiente un colore inconfondibile : ecco una sella attaccata alla parete accanto alla porta , e accanto un lungo sacco di tessuto grezzo di lana , che serviva da mantello e da coperta al servo : e la bisaccia anch ' essa di lana , sulla quale alla notte dormiva , quando era in paese , lo stesso servo , pastore o contadino che fosse . Sull ' acquaio non mancava mai un paiolino di rame pieno d ' acqua attinta al pozzo del cortile , e su una panca l ' anfora di creta con l ' acqua potabile , faticosamente portata dalla fontana distante dall ' abitato . L ' acqua era allora un problema , e se ne misurava , d ' estate , ogni stilla ; a meno che non sopraggiungesse un buon acquazzone a riempire la tinozza collocata sotto il tubo di scolo dei tetti : eppure la pulizia più diligente , praticata a secco , rendeva piacevole tutta la casa . Dalla finestra , munita d ' inferriata , come tutte le altre del piano terreno , si vedeva il verde dell ' orto ; e fra questo verde il grigio e l ' azzurro dei monti . La porta invece , come si è detto , dava sul cortile triangolare , piuttosto lungo e occupata quasi a metà da una rustica tettoia dalla quale , per un usciolino , si andava nell ' orto . In fondo c ' era il pozzo , e , sotto il muro alto di cinta , una catasta di legna da ardere , rifugio di numerosi gatti e delle galline che vi nascondevano il nido delle uova . Un ' asse appoggiata su due ceppi , accanto al muro laterale della casa , ancora grezzo e sul quale , al primo piano , si apriva una sola finestra ( le finestre erano tutte senza persiane ) , serviva da sedile . E un grande portone fermato anch ' esso da ganci e stanghe , tinto di un color marrone scuro , dava sulla strada . Di giorno era quasi socchiuso , e , più che il portoncino della facciata , serviva per il passaggio degli abitanti e degli amici della casa . A questo portone , una mattina di maggio , si affaccia una bambina bruna , seria , con gli occhi castanei , limpidi e grandi , le mani e i piedi minuscoli , vestita di un grembiale grigiastro con le tasche , con le calze di grosso cotone grezzo e le scarpe rustiche a lacci , più paesana che borghese , e aspetta , dondolandosi , che passi qualcuno o qualcuno si affacci a una finestra di fronte , per comunicare una notizia importante . Ma la strada , stretta e sterrata , in quell ' ora fresca del mattino è ancora deserta come un sentiero di campagna , e nella vecchia casa di contro , anch ' essa con l ' alto muro di un cortile a fianco e un portone rossastro , non si vede nessuno . Questa casa è abitata da un canonico , un lungo e nero asceta taciturno , e da una sua giovane nipote intelligente , che avrebbe voluto farsi suora , ma dopo qualche mese di noviziato è stata rimandata a casa per la sua cagionevole salute . Gente per bene , semplice e austera . Il canonico si lamenta che nessuno , per la strada , lo saluti : è lui , invece , che cammina sempre ad occhi bassi e assorto nelle sue speculazioni religiose : la nipote , visto che Dio non l ' ha voluta in sposa , si compiace della corte discreta di un bel giovane ebanista , decisa però a non sposarlo perché non è un proprietario o un funzionario come converrebbe a lei . La bambina sul portone , sa queste cose , e considera i suoi vicini di casa come personaggi straordinari . Tutto , del resto , è straordinario per lei : pare venuta da un mondo diverso da quello dove vive , e la sua fantasia è piena di ricordi confusi di quel mondo di sogno , mentre la realtà di questo non le dispiace , se la guarda a modo suo , cioè anch ' esso copi colori della sua fantasia . Odori di campagna vengono dal fondo della strada ; il silenzio è profondo , e solo il rintocco delle ore e dei quarti suonati dall ' orologio della cattedrale , lo interrompono . Passano le rondini a volo , sul cielo azzurro denso , un po ' basso come nei paesaggi dei pittori spagnoli , ma anche le rondini sono silenziose . Finalmente una finestra si apre nella casa di fronte , e un viso bruno , coi grandi occhi velati dei miopi , si sporge a guardare qua e là negli sfondi della strada . È la signorina Peppina , la nipote del canonico . La bambina si solleva tutta , afferrandosi allo spigolo del portone per allungarsi meglio , e grida la notizia per lei importantissima : - Signora Peppina , abbiamo un bambino nuovo : un Sebastianino . Risultò poi che era una femmina : ma la bambina desiderava un fratellino ; e se lo era inventato , col nome e tutto . Soddisfatta , rientrò nella cucina e aspettò che la serva finisse di cuocere il latte per la colazione . Bisogna dire due parole di questa serva , che , a ricordarla , sembra anch ' essa una invenzione fuori della realtà . Si chiamava Nanna ; e adesso siede certamente alla destra di Dio , fedele ancora ai suoi padroni , nella schiera dei Patriarchi . Da venti anni era al servizio della casa , altri venti ne doveva trascorrere . Aveva allora trent ' anni ; era venuta bambina , da un tugurio di santi poveri , per badare al primo bambino dei padroni , che era morto dopo pochi mesi dalla nascita , ma lasciando il posto nella culla ad un altro . Primitiva era anche questa culla , come scavata nel tronco d ' un noce , senza veli né ornamenti , e non rimaneva mai vuota . Nanna era ancora una bella donna , con gli occhi castanei di cane buono , un mazzetto di peli all ' angolo destro della bocca , i seni lunghi e bassi delle razze schiave . Schiava non era certo , in quella casa , e tutto le veniva affidato , compresi i bambini , che dormivano con lei , e che lei si trascinava appresso quando andava per le commissioni . Se lavorava giorno e notte lo faceva volontariamente : andava a prendere l ' acqua alla fontana , a lavare i panni lontano , dove si trovasse qualche rigagnolo , puliva la farina e faceva , con la padrona , il pane di frumento e quello di orzo : andava a battere gli olivi nel podere , a cogliere ghiande per il maiale , nel bosco della montagna ; spaccava la legna , dava da mangiare al cavallo ; le toccava anche di spazzare il tratto di strada davanti alla casa , poiché il Comune non se ne incaricava ; e al tempo della vendemmia pigiava l ' uva coi suoi forti piedi nudi rivestiti d ' una pelle che sembrava conciata . E lo stipendio glielo serbava il padrone , che lo metteva a frutto : quando ella aveva avuto venti anni ed era bella e quasi bionda i maligni dicevano che il padrone aveva un debole per lei ; ma erano chiacchiere e il tempo le dissipò . Ecco adesso ella cuoce attenta il latte sul fornello sopra il forno grande : per l ' occasione del parto della padrona si è messa le scarpe , senza calze s ' intende , pronta a tutti gli ordini : una ruga le solca la fronte e le sue orecchie sono tese come quelle delle lepri . La responsabilità della casa è adesso tutta sua , ed ella profitta della sua padronanza solo per sorbirsi qualche tazzina di caffè in più , sola sua passione . I ragazzi vengono uno ad uno a prendere il caffè e latte , che ella versa nelle rotonde tazze di creta gialla e rossa : anche i più grandi , che sono maschi e frequentano già il ginnasio della piccola città . Il maggiore , Santus , è un bel ragazzo col profilo e gli occhi grandi , d ' un grigio celeste , dalla sclerotica azzurra : ha un ' aria pensosa e leale , veste già con qualche ricercatezza , e mentre beve il suo caffè e latte finisce di ripassare la lezione di latino . L ' avvenimento della casa non lo sorprende né lo turba : ne conosce il mistero e lo accetta come una cosa naturale . I suoi sensi sono calmi , quasi freddi : la fantasia misurata . Non ama le donne , non pensa che a studiare , approfondire le cose della vita , ma attraverso i libri . No , non ho fantasia , ma forse anche lui è un po ' visionario , come la sorella piccola , e viene da un mondo lontano dalla cruda realtà . Ha fretta di andare a scuola , coi libri ben legati con una cinghia , e non si preoccupa se l ' altro fratello invece ritarda e forse dorme ancora nella loro camera all ' ultimo piano che ha due finestre , una sulla facciata , l ' altra sui tetti sottostanti della dispensa e della rimessa e di altri ripostigli . E infatti prima di lui scendono le due sorelle maggiori , Enza e Giovanna , che vanno anch ' esse a scuola , piccole di statura , quasi eguali come due gemelle , con gli occhi celesti e i capelli neri stretti stretti in una treccia che finisce con un ricciolo . I loro vestiti sono davvero buffi , con la sottana larga e lunga allacciata alla vita intorno alla camicetta a sprone con le maniche abbondanti : il tutto di un tessuto a striscie colorate : della stessa stoffa è la borsa per i libri : hanno anch ' esse le calze bianche e gli scarponcini coi chiodi ; e in testa fazzoletti di seta che già però esse annodano con civetteria sulla guancia sinistra , lasciando scoperti i capelli fino a metà testa . La piccola , Cosima , che ancora non ha l ' età di andare a scuola , le guarda con ammirazione e invidia , ma anche con un certo timore , poiché esse , specialmente Enza , non solo non giocano volentieri con lei , ma le prodigano pugni , spintoni e bòtte e parolacce : tutta roba imparata dalle compagne di scuola . Più buono , con lei , è il fratello Andrea . Ecco che , quando le due sorelle sono già anch ' esse avviate a scuola , il ragazzo scende , ma disdegna di prendere il caffè e latte ; roba di donnicciuole , dice . Lui mangerebbe già una fetta di carne rossa mezzo cruda , e non essendoci questa si contenta di tirar giù il canestro dei servi e rosicchia coi suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio . Nanna gli va appresso supplichevole , con la tazza colma in mano : poiché questo Andrea è il suo idolo maggiore , il suo affanno e la sua preoccupazione . - Mi sembri un pastore , - dice , mettendogli davanti la tazza . - Prendi questo ; prendi , agnello ; il maestro ti sentirà l ' odore di formaggio . - E lui , chi è ? Io sono un pastore ricco , ma lui è un povero accattone , un ubriacone pidocchioso . Così parla Andrea del suo professore di latino ; e lo dice con convinzione poiché tutta la gente che vive di lavoro intellettuale è per lui più povera dei mandriani e dei manovali . La sua mentalità è davvero da ricco pastore , che fa una vita rude ma ha bestiame , terre e denaro ; e sopra tutto libertà di azione , tanto per il bene come per il male . Anche la sua persona è tozza , squadrata , le vesti trasandate ; ma la testa è caratteristica , possente , tutta capelli nerissimi ; il profilo è camuso , con le labbra sensuali ; gli occhi d ' un grigio dorato , corruscanti come quelli del falco . Non ama lo studio , ed è felice solo quando può scappare di casa , a cavallo , come un centauro adolescente . Nessuno gli ha insegnato a cavalcare : eppure egli monta anche senza sella sui puledri indomiti , e i suoi urli per aizzarli gareggiano coi loro nitriti . Nell ' accorgersi di Cosima , che se ne stava quieta seduta su una seggiolina bassa , con la scodella in grembo , le sorrise e prima di uscire le si avvicinò dicendole sottovoce , con un accento sommesso di complicità : - Domenica ti porterò , a cavallo , al Monte : ma zitta , eh ! I grandi occhi di lei si aprirono , lucenti di gioia e di speranza : e questa promessa del fratello , piena di lusinghe e di visioni straordinarie , si mischiò alle sue fantasticherie , intorno al mistero della creatura nata quella notte in casa , venuta non si sa di dove , come , né perché . Questa nascita , inoltre , portava un certo cambiamento di vita . Le due sorelle maggiori dovevano sistemarsi nella camera alta , per lasciare posto , nel letto di Nanna , a lei Cosima , e alla piccola Beppa che ancora dormiva nella culla in camera dei genitori . Beppa aveva circa tre anni , ma ne dimostrava di meno e ancora non parlava bene perché aveva la cartilagine sotto la lingua più corta del solito : e si parlava di fare un piccolo taglio per sciogliere la lingua dal suo impaccio . Ecco che anche lei fa comparsa in cucina , portata a mano dalla nonna . La nonna non viveva con loro ma aveva passato la notte in casa per assistere , lei , col solo aiuto di Nanna , la figlia partoriente . E tutto era andato bene , senza strepiti , senza disordine . Adesso la puerpera e la bambina riposavano , e anche il padre , che aveva vegliato tutta la notte leggendo o passeggiando silenzioso nella camera attigua a quella della moglie , s ' era addormentato su un vecchio sofà . La nonna invece non sentiva il bisogno di dormire , sebbene fosse una piccolissima donna fragile , quasi nana , con mani e piedi da bambina ; e anche gli occhi color nocciola , con lunghe ciglia nere , erano pieni d ' innocenza , come mai avessero veduto l ' ombra del male . Una cuffietta di panno nero le raccoglieva i capelli già bianchi , ma qualche ricciolo scappava sulla nuca e sulle orecchie , e le dava un ' aria sbarazzina . Le nipotine la consideravano come una loro eguale , mentre avevano suggezione della madre , e Cosima provava uno strano senso di sogno quando la vedeva comparire d ' improvviso . Ma più che di sogno era un senso fisico di ricordo inafferrabile , una lieve vertigine , come un baleno sanguigno , che più tardi ella si spiegò col crederlo un affiorare e subito di nuovo sommergersi di vita anteriore rimasta o rinata nel subcosciente . La nonna , poi , le ricordava , - ma questo un po ' volontariamente , - certe donnine favolose , o piccole fate , buone o cattive secondo l ' occasione , che la leggenda popolare affermava abitassero un tempo in piccole case di pietra , scavate nella roccia , specialmente negli altipiani granitici del luogo . E queste minuscole abitazioni preistoriche esistevano ed esistono ancora , monumenti megalitici che risalgono a epoche remote , chiamati appunto le Case delle piccole Fate . La nonnina prese il caffè , fece mangiare e poi lavò la piccola , e infine mandò la serva a fare la spesa : spesa presto fatta , poiché in casa c ' erano tutte le provviste , compreso il pane , e non si trattava che di comprare la carne per il brodo , o un po ' di pesce , se per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell ' isola . Cosima , con la sua scodella vuota , era incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina , o eseguire un suo progetto . Voleva penetrare nella camera della mamma e vedere la bambina ; profittò quindi del momento in cui la nonna attingeva l ' acqua dal pozzo , per infilarsi nelle scale silenziose . Dopo la prima rampata , tutta di scalini di granito , su un piccolo pianerottolo si apriva l ' uscio di una specie di dispensa , col pavimento di legno e il soffitto , come quello della cucina , di canne che formavano un graticcio solido e fresco . Di solito l ' uscio era chiuso a chiave : questa volta , nella confusione della notte , era stato lasciato aperto . E prima di proseguire verso la sua mèta , Cosima non esitò ad esplorare la grande stanza , che anch ' essa rappresentava per lei un ripostiglio di misteri . E ce n ' era ragione : poiché le cose e gli oggetti più disparati stavano raccolti là dentro , in una vaga luce che penetrava dallo sportello di una finestra tutta d ' un pezzo , aperto su un lontano sfondo di orizzonte montuoso . Mucchi di frumento , di orzo , di mandorle , di patate , occupavano gli angoli , mentre una tavola lunga era sovraccarica di lardo e di salumi , e intorno i cestini di asfodelo pieni di fave , fagiuoli , lenticchie e ceci , facevano corte agli orci di strutto , di conserve , di pomidori secchi e salati . Ma quello che più attirava la bramosia di Cosima erano alcuni grappoli d ' uva e di pere raggrinzite che ancora pendevano da una delle travi di sostegno del soffitto : un ' ape , o una vespa che fosse , vi ronzava intorno beata , mentre a lei non era permesso di toccare un acino : sapeva però che c ' era una canna , spaccata in cima , per staccare il giunco che legava i grappolo e tirarli giù in salvamento : la trovò , dietro l ' uscio , la sollevò come lo scaccino quando accende in alto le candele : l ' ape volò via , un grappolo fu afferrato , ma a metà discesa scappò dei denti della canna , cadde , si sciolse sul pavimento come una collana rotta . Sulle prime ella si sbigottì ; poi pensò che la mamma , la più severa della casa , non poteva accorgersi del piccolo disastro ; e con una pazienza di volontà che lei sola possedeva , raccolse uno per uno gli acini , li mise dentro il suo fazzoletto , fece sparire i raspi e il giunco , ripose la canna , e quando ogni traccia del danno scomparve , pensò che sarebbe anche lei stata buona , come sentiva raccontare dai servi quando ritornavano di campagna , a commettere un furto , un abigeato , e farne sparire le traccie in modo che nessuno avrebbe mai sospettato il vero colpevole . Queste fantasie barbariche non le mancavano nella mente ; ma erano gli stessi servi e gli altri paesani che frequentavano la casa , e spesso anche i borghesi , i parenti , gli amici del babbo , gli ospiti che venivano dai paesi dei monti e delle valli , a seminarle nei fanciulli curiosi e sensibili coi racconti delle avventure brigantesche che allora fiorivano come un residuo di imprese e di guerriglie medioevali , in un raggio di chilometri e chilometri intorno . Con questi fermenti , i ragazzi però venivano su anche coraggiosi , pronti a combattere coi malviventi , e le ragazza , anche se piccole , come Cosima , avevano già istinti di amazzoni . La educazione materna , tutta religione e austerità , smorzava fin che poteva la vivezza interiore dei figli ; e più ancora avrebbe fatto quella paterna , poiché il capo della famiglia , il signor Antonio , era l ' uomo più mite e giusto della regione : ma egli era troppo occupato nei suoi affari , spinto dal bisogno di assicurare una solida agiatezza ai figli , per potersi dedicare anche alla loro ricchezza spirituale . Li mandava a scuola , è vero , e in sua presenza essi , sia per rispetto e affetto naturali verso di lui , sia per ipocrisia , si mostravano buoni e beneducati . Cosima , poi , sentiva per lui un senso sconfinato di confidenza e qualche volta anche di ammirazione . Non si preoccupò , quindi , nel vederlo apparire in alto , sul pianerottolo del primo piano , mentre ella saliva il secondo rampante delle scale . Adesso gli scalini erano di lavagna , bene illuminati dalla finestra del pianerottolo : e questo era grande come una camera , con un armadio a muro ricoperto da una tendina di percalle , la macchina da cucire e alcune sedie ; e vi si aprivano gli usci della camera matrimoniale e di un ' altra che serviva anch ' essa per gli ospiti , quando erano più di uno , il che avveniva spesso . Da questa camera , che era la meglio arredata della casa , con due finestre , una sulla strada l ' altra sul cortile , il sofà e un tavolino rotondo intarsiato di legno bianco , usciva appunto in quel momento il signor Antonio , fermandosi ad origliare all ' uscio della moglie . Nell ' accorgersi della piccola Cosima le accennò di non far rumore : ed ella si fermò appoggiata alla parte della scala , intimidita ma non troppo . Il babbo era sopra di lei ; le sembrava alto , quasi gigantesco , mentre invece era piccolo e un po ' grasso . Ma se le gambe erano corte , il busto era forte , grande , e la testa grossa , calva , con una ghirlandina di ricciolo già grigi che dalle orecchie rosee pendeva intorno alla nuca possente . E anche il viso sembrava a Cosima il più straordinario di tutti quelli che conosceva : un viso in realtà pieno di carattere , con la fronte alta , il naso corto a scarpa , la bocca piccola e stretta fra il grande labbro superiore e il mento quadrato . Glabro ma sempre con un po ' di prepotente peluria sulle guancie larghe , aveva , quel viso semplice di paesano diventato borghese , i segni e i solchi di una intelligenza e di una saggezza non comuni ; e gli occhi grigi o azzurri o verdastri secondo la luce del momento , potevano essere quelli di un santo ma anche quelli di un guerriero . In quel momento erano azzurri , quasi riflettendo il colore del cielo sopra la finestra , e ammiccavano infantilmente verso la bambina appoggiata alla parete ; ma subito si fecero grigi , poiché nella camera si udiva un vagito . Allora accennò a Cosima di salire e aprì l ' uscio . La bambina si sentì battere il cuore . Come faceva il padre a indovinare il suo desiderio ? Si trovò nella camera , dietro di lui , e rivide le note cose : il letto grande con una sopracoperta di percalle a fiori , la consolle di noce , che era il mobile più elegante della casa , i quadri , il caminetto bianco : ma tutto le parve mutato , come se una luce di miracolo avesse dato alle cose un aspetto diverso , d ' incantamento , come quando si vedono riflesse nell ' acqua od anche sui vetro spalancati di una finestra ; e quel riverbero si spandeva da una fonte straordinaria : da un canestro di asfodelo , deposto sulla pietra del camino , e dove , fra cuscini e pannolini , era la neonata . Fasciata con le manine dentro , come allora si usava , aveva la testina coperta da una cuffietta di trina rosa ; e da questa cuffietta il viso rosso , gonfio , con la bocca già spalancata al pianto , dava l ' idea di un boccio che si spacca per fiorire . Per Cosima fu una delusione : poiché ella si era immaginata la nuova sorellina già tutta ricciuta , bionda e levigata come il bambino che nel quadro sopra il letto era tenuto in braccio da un bonario e rossastri san Giuseppe , e da qualunque parte lo si guardasse volgeva gli occhioni celesti come un pargolo vivo . La madre sonnecchiava : lei sola non era cambiata , col suo pallido viso dal naso un po ' aquilino , la bocca già appassita e i capelli già grigi : né giovane né vecchia , come la bambina l ' aveva sempre conosciuta ; né allegra né triste , quasi impassibile e quasi enigmatica . Quando al padre parve che Cosima avesse soddisfatto la sua curiosità , le accennò di andarsene ; ed ella se ne andò , ma profittando sempre dell ' occasione continuò ad esplorare la casa . Visitò la camera dall ' altro lato del pianerottolo ; passò il dito sugli intarsi del vecchio sofà le cui molle si erano abbassate . Le piacevano i mobili diversi dai soliti di casa ; e invero anche le sedie imbottite , di noce e di stoffa verdastra , che completavano l ' arredamento di quella camera quasi signorile , erano interessanti ; poiché il sedile era mobile e si poteva toglierlo dal fondo della sedia per spazzolarlo con comodo . Ecco che ella ne solleva uno piano piano , osservandone l ' imbottitura interna sostenuta da striscie di grossa tela ; e pensa che se avesse qualche cosa da nascondere , quello sarebbe il posto migliore . Nascondere ! Questa , anche , era una delle sue più segrete e forti aspirazioni , e questa , anche , si spiegò più tardi , collegandola all ' istinto degli avi che vivevano sulle montagne e nascondevano le loro cose per sottrarle alla rapina dei nemici . Poi ritornò sulla scala ; altre cose interessanti , per lei , erano una finestrina vuota aperta sulla parete interna fra una rampata e l ' altra , e , affaciandovisi , ella fantasticava un precipizio , una cascata di lava soffermatasi con quei gradini azzurrognolo ; e sopra tutto una finestra più grande , segnata ma non aperta sull ' alto della parere che finiva sul soffitto . Chi aveva segnato quell ' apertura che non si apriva , quel rettangolo scavato sul muro che , se sfondato , avrebbe lasciato vedere un grande orizzonte di cielo e di lontananza ? Forse era stato un capriccio del muratore , forse si pensava a una sopraelevazione della casa , cui sarebbe stata poi utile quell ' apertura : ad ogni modo , Cosima si incantava ogni volta a guardarla ; l ' apriva con la sua fantasia , e mai in vita sua vide un orizzonte più ampio e favoloso di quello che si immaginava nello sfondo di quel segno polveroso e pieno di ragnatele . Però , anche l ' armadio a muro del pianerottolo , era della stessa famiglia ; e poiché nella camera della madre s ' era di nuovo fatto silenzio , ella ridiscese cauta , e sollevò la tendina di percalle a fiori rossi e gialli . Tante cose straordinarie arricchivano le due mensole trasversali : a quella più alta Cosima non poteva arrivarci , e doveva allontanarsi di due passi per vederci bene ; ed era giusto che le cose lassù non dovessero toccarsi , come non si toccano i sacri oggetti dell ' altare . Con l ' altare la mensola aveva qualche rassomiglianza , coi quattro candelabri in fila , due di ottone , due di rame ; e in mezzo un vaso di vetro ; ma l ' oggetto più meraviglioso era un grande piatto di cristallo , finemente inciso come nel diamante appoggiato alla parete di fondo ; Cosima non ricordava di averlo mai veduto adoperare , e neppure aveva un ' idea dell ' uso che poteva farsene ; questo lo rendeva più raro , quasi misterioso : le pareva , vagamente , un simbolo , un piatto sacro , proveniente da antichi tesori , e magari una immagine del sole , della luna , dell ' ostensorio quando il sacerdote lo innalza e lo fa vedere alle folle adoranti . E lei lo adorava davvero quel piatto , alto , intoccabile ; lo adorava , - e questo anche lo capì molto più tardi , - perché rappresentava l ' arte e la bellezza . Nella mensola di sotto c ' erano stoviglie , ampolle , e alcune tazze per caffè , bellissime anch ' esse , dipinte di rose pallide e dorature delicate ; e i relativi cucchiaini di ottone , col manico lavorato ; fin qui il dito di Cosima poteva arrivare , ma solo il dito , per sfiorare una rosellina sul candore della porcellana , come si sfiora una rosa vera che è proibito di cogliere ; poi la tenda ricade , come un sipario , su quell ' altare , su quel giardino ; ed ella ritorna sulla scala , conta i gradini , è sull ' ultimo pianerottolo , quasi eguale a quello di sotto ; ma invece dell ' armadio a muro c ' è qui un ' altra comodità : due fornelli , caso mai si dovesse un giorno servirsi di quell ' ambiente per uso di cucina . E la piccola sognatrice pensa che un giorno dovrà anche lei sposarsi , come la madre , come le zie , e abitare lassù . E in quei fornelli manipolare i cibi per sé e la famiglia . Per adesso le due camere , a destra e a sinistra , coi pavimenti di legno quasi ancora grezzo , sono le più povere della casa ; con lettini di ferro , i paglierecci pieni di foglie crepitanti di granone , una tavola , alcune sedie . Ma in quella dei ragazzi esiste pure una grande ricchezza ; uno scaffale pieno di libri : libri vecchi e libri nuovi , alcuni di scuola , altri comprati da Santus nell ' unica libreria della piccola città . Cosima non sa ancora leggere , ma capisce le figure , e sebbene anche qui sia proibito di toccare , apre piano piano un grande libro di fogli grossi , anzi di cartoni color cilestrino , tutti segnati di punti gialli , ch ' ella sa che cosa sono : sono le stelle , nell ' atlante celeste . Dopo di che non le rimane che guardare dalle finestre aperte ; una sulla strada , l ' altra sullo spazio dell ' orto e poi su degli orti attigui , fin dove questi scendono alla valle invisibile , dalla quale si sollevano i monti : monti grigi vicini , con macchie di boschi , con profili marcati di roccie , con torri di granito : monti più lontani , di calcare azzurrognolo , quasi luminosi al sole di maggio ; e altri monti ancora , più alti , più azzurri , evanescenti , monti di leggenda e di sogno . La finestra che guarda è meno pittoresca , ma anch ' essa interessante e viva . Solo un breve marciapiede corre davanti la casa : il resto della strada è selciato di ciottoli , con una cunetta centrale per lo scolo dell ' acqua piovana . Le case sono abbastanza civili ; appartengono quasi tutte ai parenti del signor Antonio . Quella in fondo è del fratello prete , don Ignazio tabaccone e trasandato ; poi viene quella di zia Paolina , vedova benestante con figli pastori e agricoltore ; poi anche quella di zia Tonia , anche lei benestante , con un figlio che studia per droghiere . Il padre di questo ragazzo è morto , tuttavia zia Tonia non è vedova ; poiché ha preso un secondo marito , ma dopo un mese di matrimonio lo ha cacciato via di casa , e infine si è separata legalmente da lui ; è una donna simpatica , energica , intelligente , e le persone più gioviali del quartiere la visitano giornalmente nelle ore di riposo ; giocano a carte , discutono , combinano burle , mascherate di carnevale , tengono allegro tutto il vicinato . La casa più importante è però quella abitata dal canonico , di fronte : un vero fortilizio , con cortili e giardini interni , uno dei quali , quasi pensile , pieno di rose , di melograni , con un gelso alto carico di piccolo frutti violetti . Di là si stende un panorama di case e casupole che formano il quartiere più caratteristico e popolare della piccola città , e il campanile bianco della chiesa del Rosario emerge sopra i tetti bassi e scuri come un faro tra gli scogli . Adesso il signor Antonio è nella stanza al pianterreno , seduto allo scrittoio , e sbriga la sua corrispondenza , adoperando certi grandi fogli a quadretti che , scritta con la sua nitida e sobria calligrafia la lettera , egli piega in modo da formare una busta e questa ferma e sigilla con certe piccole ostie colorate che sono una delle altre attrazioni di Cosima . La corrispondenza riguarda quasi tutta affari abbastanza ingenti ; una delle lettere è indirizzata a uno spedizioniere della costa , che si occupa di caricare su un battello mercantile partite di carbone vegetale e di cenere spedite dal signor Antonio ; un ' altra per un proprietario che vuol vendere un bosco , appunto per il taglio da ridurre a carbone e cenere ; un ' altra ad un capomacchia dell ' Appennino pistoiese , che deve arrivare con un nucleo di operai sul posto , specializzati per la lavorazione delle carbonaie . Ma c ' è anche una lettera di amicizia , per il signor Francesco , possidente , di un paese distante cinque ore di viaggio a cavallo dalla piccola città . Da tanti anni il signor Antonio e il signor Francesco sono amici , anzi compari , poiché il secondo ha tenuto a battesimo la piccola Cosima ; adesso l ' amico gli scrive per annunziargli la nascita dell ' ultima bambina , e lo invita per la nuova festa battesimale . Poi cominciarono ad arrivare le visite . Dapprima fu don Sebastiano , il fratello della puerpera . In quel tempo i preti sceglievano la loro carriera per non saper che altro fare ; ma lo zio Sebastiano , sebbene di famiglia povera , aveva scelta la sua per vocazione sincera . Era un uomo intelligente e anche colto , che sapeva di lettere e di latino , tanto che una volta , essendo stato a Roma , con un sacerdote polacco che non conosceva l ' italiano si erano perfettamente intesi nella lingua di Cicerone . Al contrario dell ' altro prete di famiglia , don Ignazio , fratello del signor Antonio , egli amava la povertà , era di umore allegro , e l ' unica sua debolezza era di mandar giù , fin dalla mattina , bicchierini di acquavite e di vino buono . Fu Cosima a riceverlo , poiché il padre finiva le sue lettere : egli sedette a gambe aperte , nella stanza da pranzo , tirando su la sottana sui pantaloni neri sui quali pendevano due larghe tasche colme di carte , di libri e di altre cose ; mise il cappello sulla sedia accanto e il suo viso roseo e sodo , col naso corto , s ' illuminò di gioia quando la serva gli portò un calice di vino bianco . Anche la manina piccola gli si era avvicinata con confidenza , e tirava una di quelle tasche misteriose che attiravano a lui i fanciulli come comandava Gesù : anzi , la manina di lei s ' introdusse nella spaccatura di quella specie di bisaccia , e ne trasse un piccolo dolce schiacciato nel suo involucro di carta velina . Cosima volle sgridarla ; le diede un colpettino sulla mano , ma avrebbe voluto frugare anche lei , e più a fondo , nelle tasche dello zio . Egli lasciava fare , ridendo ; poi prese entrambe le bambine fra le sue gambe e le strinse piuttosto forte , mentre traeva dolci , frutta secche e giuggiole dalla profondità delle saccocce . Ne trasse anche due numeri della Unità cattolica , il giornale listato a nero per il lutto del perduto potere temporale del pontefice , e li porse al signor Antonio , entrato in qual momento . Era il solo giornale che essi leggevano , passandoselo uno con l ' altro ; e anche quella mattina discussero l ' articolo di fondo di don Margotti , e poi la critica acerba che si faceva alla moglie di un ministro del Governo usurpatore ; poiché la signora era intervenuta ad una festa da ballo con un vestito che si diceva costasse la favolosa somma di venti mila lire . Poi andarono tutti , comprese le bambine che si attaccavano alla sottana dello zio come a quella di una donna , a vedere la puerpera . Fu , quello , un inverno lungo e crudelissimo , quale mai non s ' era conosciuto . Prima venne una gran neve che seppellì i monti e i paesi ; davanti alla casa si alzò , in una notte , oltre un metro e si dovette praticare una scia , in mezzo , per poter passare senza affondarsi . I ragazzi , sulle prime , erano felici , specialmente quelli che avevano la scusa di non andare a scuola . Andrea fece nell ' orto una grande statua monumentale , con due castagne per pupille e un berretto di pelo in testa : Santus invece tentò di andare a scuola , ma dovette tornare indietro perché le Scuole erano in un antico Convento al limite estremo della cittadina e la neve era così alta che non ci si poteva arrivare . Allora lo studente si chiuse nella camera alta , con un freddo siberiano , e si mise a studiare . Quella che più si divertiva era Cosima . Per la prima volta vedeva la neve in tutta la sua terribile bellezza , e le cose le sembravano infinitamente grandi , trasformate in nuvole . Un altro spettacolo per lei meraviglioso era il fuoco . Tutti i camini erano accesi e anche il focolare centrale della cucina ; pareva che la fiamma scaturisse naturale dal pavimento , piegandosi di qua e di là curiosa e quasi desiderosa di staccarsi e correre intorno ; il fumo saliva verso il soffitto e verso ogni apertura , ma tornava indietro come respinto dal freddo di fuori , e allora si faceva dispettoso e annoiava la gente . Per fortuna un servo era tornato il giorno prima dal seminerio , cioè dai campi ove seminava il grano , e adesso , bloccato dalla neve , restava in casa e si rendeva utile in cento modi : spezzava la legna sotto la tettoia , badava al cavallo confinato nella stalla , al maiale e alle galline rattrappite dal freddo , attizzava il fuoco , attingeva l ' acqua dal pozzo , e infine andò anche in cerca di un po ' di carne per fare il brodo ai padroni . Le altre provviste erano tutte in casa , e non c ' era da aver paura anche se la neve durava per settimane intere . Verso sera infatti ricominciò a cadere , fitta e incessante ; furono chiuse e sprangate porte e finestre , quasi contro un nemico , e nel silenzio profondo le voci della casa vibrarono come in un rifugio di montagna . Nella stanza da pranzo , c ' era anche un braciere intorno al quale sedevano la madre e le bambine : Cosima cercò di prender posto fra le sorelle , ma le due , al solito , la respinsero e la punzecchiarono , nonostante i rimproveri della madre : paziente e silenziosa ella si ritrasse e se ne andò in cucina . Lì si stava forse meglio , sebbene il fumo continuasse a velare l ' ambiente . La serva sedeva davanti al camino e già sonnecchiava , mentre il servo stava lontano dal fuoco , poiché un uomo forte non ha e non deve avere freddo , e , per spirito d ' imitazione , Andrea gli sedeva accanto , entrambi su due seggioline basse . Cosima a sua volta sedette a fianco della serva e le posò la testa sul grembo un po ' grasso e tiepido . Il servo era un uomo dei paesi : si chiamava Proto ; basso e tozzo , con una gran barba rossiccia quadrata e gli occhi verdognoli , aveva un aspetto quasi fratesco ; e infatti era molto religioso e semplice , di una innata bontà francescana ; raccontava sempre storie di Santi , sebbene Andrea e la stessa Cosima preferissero leggende o racconti briganteschi : ma questi egli li lasciava all ' altro servo , che era amico dei latitanti ed anche dei banditi : per contentare i padroncini Proto sceglieva una via di mezzo e narrava certe lunghe favole che sembravano romanzi . - Questa , - diceva quella sera , - non è inventata : è proprio vera , ed è accaduta quando io ero bambino . Al mio paese l ' inverno è più lungo e rigido di questo , perché stiamo sui monti , e i pastori devono scendere con le greggie a svernare in pianura , le donne non escono mai di casa , i mufloni scendono dalle cime in cerca di cibo . - Anche i lupi ? - domanda Andrea . - No , lupi non ce ne sono . Siamo gente buona , noi , e anche le bestie sono buone . Non c ' è animale più dolce del muflone , che è una specie di capra selvatica , ma più bello e agile della capra ; e assolutamente innocuo . I cacciatori che lo prendono , e vengono anche molto di lontano per questo , sono più crudeli del più selvatico di essi . Una volta , dunque , uno di questi buoni animali , spinto dalla fame , scese fino all ' ultima casa del paese e vi si aggirò intorno tutta la notte . Ora dovete sapere che in quella casa viveva una fanciulla il cui fidanzato , ricco pastore di pecore , era un mese avanti partito per i pascoli del sud : ma durante il viaggio si era ammalato , di polmonite , e adesso giaceva in un paese lontano , mentre i suoi servi continuavano il viaggio col gregge . Il dolore più grave opprimeva la ragazza : avrebbe voluto raggiungere il fidanzato , ma i genitori non lo permettevano . Quindi piangeva sempre e alla notte non dormiva . Sentì dunque il lieve fruscìo che il muflone destava intorno alla casa . Sulle prime si spaventò , credendo fossero i ladri ; poi pensò che forse il fidanzato era morto e il suo spirito , ritornato nei luoghi della loro felicità , la cercasse . Allora si alzò e aprì la finestra . La notte era fredda , ma serena e senza neve . La luna illuminava la china del monte , che scendeva fino alla casa : e in quel chiarore la ragazza vide il muflone , che frugava qua e là in cerca di cibo : era una graziosa bestia , col pelo color rame lucidato dal freddo , gli occhi grandi e dolci scintillanti alla luna . Ella pensò : è certamente il suo spirito , che ha preso questa forma e viene a salutarmi prima di andarsene all ' altro mondo . Scese al pian terreno e socchiuse la porta : la bestia , però , fuggì . Allora lei si mise il cappuccio e andò verso una muriccia sotto la china del monte : il muflone non tornava , ed ella si persuase che non era lo spirito . Rientrò in casa , e mise fuori della porta un canestro con fieno ed orzo : e poco dopo sentì il ruminare del muflone affamato . La notte dopo fu la stessa cosa . La terza notte ella lasciò la porta aperta e mise il canestro sulla soglia . Seduta accanto al focolare , vide la bestia avanzarsi , tornare indietro , avanzarsi ancora e mangiare . Alla quarta notte mise il canestro nell ' interno della cucina , accanto alla porta spalancata : e la bestia si fece coraggio ed entrò . Così , un po ' alla volta , divennero amici ; ed ella si affezionò talmente al suo protetto , che provò quasi sollievo alla sua pena . Lo aspettava tutte le notti , come un innamorato , e se esso tardava s ' inquietava per lui . Non raccontava a nessuno l ' avventura , per timore che qualcuno molestasse la bestia : la raccontò solo al fidanzato , quando tornò , guarito , in primavera ; e Alessio , così si chiamava il giovine , divenne stranamente geloso . Ma il muflone , adesso , non scendeva più dai monti : non aveva più fame ; inoltre , nel tempo bello la gente stava fuori e poteva dargli la caccia . La fanciulla credette di non rivederlo più : si sposò in autunno ; e ai primi d ' inverno lo sposo dovette ripartire con la greggia , i servi , i cani . Ed ecco , la notte stessa , freddissima notte di gelo , il muflone ritornò : ella lo sentì battere le corna alla porta e scese ad aprire col cuore che le pulsava come per un appuntamento clandestino . La storia ricominciò : il muflone si aggirava famigliarmente nella cucina , come un cane , si avvicinava al fuoco ; e la sposa gli raccontava sottovoce tutte le sue vicende . Ella non era superstiziosa ; non credeva , come altre donne del paese , che gli spiriti e spesso anche gli uomini vivi si trasformino in bestie , specialmente di notte : ci aveva creduto un momento , al primo apparire del muflone , quando si sentiva infelice per la malattia del fidanzato ; ma adesso che era felice pensava che la bestia per sé stessa era una creatura straordinaria , sì , ma semplicemente bestia , che le voleva bene . E anche lei gliene voleva ; avrebbe voluto tenerselo in casa ; le dispiaceva però tenerlo prigioniero e così , dopo la solita visita , gli riapriva la porta . E adesso viene la cosa importante . Per Natale tornò lo sposo . Ella fu incerta se raccontargli o no la sua avventura : però non nascose una certa inquietudine , e , come nelle prime notti , mise il canestro col fieno e l ' orzo fuori della porta . Il mattino dopo lo trovò intatto : segno che la bestia non era venuta . E non tornò , per tutte le notti che lo sposo restò in paese . Allora un senso di superstizione riprese la giovine donna . Si , certo , il muflone doveva avere qualche cosa di umano : dimostrava troppa intelligenza per essere solamente un animale selvatico . D ' altra parte ella pensava che potevano averlo ucciso , e ne provava un vago dolore . Lo sposo se ne accorgeva , e non sapeva se riderne o irritarsi : poiché qualcuno gli aveva riferito che una voce correva in paese : cioè che la sposa , sebbene da così poche settimane maritata , apriva la notte la porta a un uomo misterioso , venuto di lontano , che correva in modo da non lasciarsi distinguere . Ed ecco il giovane marito riparte ; la casetta rimane di nuovo triste senza di lui ; il paese è coperto di neve . La sposa veglia ; aspetta il suo amico , ma senza troppa speranza di rivederlo . Invece il muflone , come avvertito da un istinto sovrannaturale , ritorna : ella lo accoglie tremante , lo nutre , lo accarezza , lo sente palpitare e ansare , quasi aspetta di sentirlo parlare . E osserva che la bestia , questa volta , non ha fretta di andarsene . E ancora ella è tentata di tenerselo in casa ; che male ci sarebbe ! Finalmente si decide a riaprire la porta , e l ' amico riparte : un minuto , e di dietro dalla muriccia bianca di neve parte un colpo di fucile : la bestia cade ; nel silenzio grande si sentono i cani abbaiare e qualche finestrina si apre : la sposa ha un presentimento ; aspetta che tutto sia di nuovo quieto ; esce ; al chiarore della neve si avanza fino alla muriccia e trova il muflone ucciso , con gli occhioni spalancati che brillano ancora di dolore . Ella lo coprì di neve , con le sue mani ; poi tutta la notte pianse . Non si accennò all ' avventura ; e quando le nevi si sciolsero e fu ritrovata la spoglia del muflone lo si credette morto di fame e di assideramento . Non se ne parlò più ; neppure col marito , quando egli fu di ritorno ; ma una cosa terribile accadde . In settembre nacque alla giovane sposa un bambino : era bello , coi capelli color rame e gli occhi grandi e dolci come quelli del muflone : ma era sordomuto . La storia piacque a Cosima . Col capo appoggiato al grembo della serva , credeva di sognare : vedeva il paese di Proto , con le case coperte di assi annerite dal tempo , e i monti scintillanti di neve e di luna ; ma sopra tutto le destava una impressione profonda , quasi fisica , il mistero della favola , quel silenzio finale , grave di cose davvero grandiose e terribili , il mito di una giustizia sovrannaturale , l ' eterna storia dell ' errore , del castigo , del dolore umano . La neve durò parecchi giorni ; più disastroso fu un periodo di pioggie torrenziali che per quattordici giorni diluviarono ininterrottamente , accompagnate da raffiche di scirocco quasi calde . Adesso il fumo non tentava neppure di uscire dalla cucina ; la pioggia penetrava dalle finestre , sgocciolava dai tetti ; una vera sorgente scaturì dalla cantina e il signor Antonio dovette in fretta far costruire dal fabbro - stagnaio un tubo di ferro e prendere due uomini per scaricare l ' acqua della cantina nella strada . Anche la strada era diventata un torrente ; l ' orto uno stagno : si aveva l ' impressione di essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti . Poi le ragazze si ammalarono : anche Cosima si sentì stringere la gola , fu assalita da una febbre altissima e cominciò a sognare le cose più strane e spaventose . Giaceva nel letto della camera a pian terreno , e nei momenti di lucidità vedeva il viso pallido della madre piegarsi sul suo e ne provava un senso di frescura come se una ninfea umida la sfiorasse : ma un giorno , il giorno di Sant ' Antonio , grosse gocce di rugiada parvero cadere da quel fiore : era ardente , però , quella rugiada ; e Cosima ne sentì anche il sapore salato : il sapore del più grande dolore che possa colpire una donna . Venne una parente , per domandare come stavano le ragazze ; entrando , per non dimostrare inquietudine , domandò con voce allegra : - Oggi è la festa del padrone di casa : farete banchetto : dov ' è il porcellino di latte ? - Il porcellino per la festa è su , in camera delle bambine , - disse la madre , con voce rauca . E la parente andò a vedere : era morta Giovanna , la più bella di tutte le cinque sorelline . Dopo la morte di Giovanna , l ' umore della mamma cambiò . Era stata sempre seria ; adesso diveniva melanconica , taciturna , chiusa in un mondo tutto suo ; badava ai figli e alle cose domestiche , ma con una freddezza quasi meccanica , con scrupoli di un dovere dal quale non si aspetta nessun premio . Era giovane ancora , bella , ben fatta , sebbene di piccola statura ; ma a volte sembrava vecchia , piegata , stanca . Forse il mistero della sua tristezza derivava dal fatto ch ' ella si era sposata senza amore , ad un uomo di venti anni più vecchio di lei , che la circondava di cure , che viveva solo per lei e la famiglia , ma non poteva darle la soddisfazione e il piacere dei quali tutte le donne giovani hanno bisogno . Ed ella non poteva procurarseli fuori del recinto domestico : non poteva , per dovere innato . Aveva una volta amato ? Si diceva che , sì , prima di sposarsi , avesse corrisposto ad un giovine povero : nessuno sapeva però chi era , e forse neppure esisteva . Ci sono mole donne che vivono del ricordo di un amore fantastico ; e l ' amore vero è per esse un mistero grande e inafferrabile come quello della divinità . Inoltre la famiglia della mamma era tutta un po ' strana . Il padre , d ' origine straniera , chi diceva genovese , chi addirittura spagnuolo , aveva fatto un po ' tutti i mestieri : in ultimo , proprietario di una casa e di un piccolo podere nella valle , si era ritirato in questo , in una capanna , e viveva da eremita , coltivando la poca terra e allevando uccelli e gatti selvatici . Eppure i figli erano venuti su bene , perché la loro piccola madre li educava santamente : uno era prete , l ' altro segretario comunale in un paese del circondario : le figlie sposate : ma tutti avevano un carattere diverso da quello degli abitanti del luogo ; mattoidi , li chiamavano , questi altri abitanti beffardi e scrutatori , mentre i figli dell ' eremita erano distratti e sognatori e quando parlavano dicevano sempre parole di tagliente verità . Fra questa gente e in questo ambiente è cresciuta dunque la piccola Cosima : adesso ha sette anni e va anche lei a scuola , con la sorella maggiore che ripete la quarta elementare . Il viaggio , per arrivare al Convento che serve da scuola , è tutto avventuroso per lei : bisogna scendere per strade anguste male selciate , attraverso casette di povera gente , fino alla piazza , dove è il quartiere aristocratico , con case alte , balconi , tende inamidate alle finestre . Siedono per terra , in un lato della piazza , le erbivendole coi loro cestini di verdura : per lo più sono serve , che vendono i prodotti degli orti dei loro padroni , e raccontano i fatti di questi ; a volte c ' è anche un carro che viene dai paesi della costa , carico di pesce , o di cocomeri e di melloni ; allora è un accorrere di compratori golosi , e lo stesso signor Antonio , se gli capita , acquista un chilogramma di cefali o un popone fragrante e lo porta a casa dentro il fazzolettone a scacchi . Dalla piazza lo stradone provinciale , che attraversa il paese , prende il nome di Via Maggiore : c ' è un lungo palazzo signorile , che con le sue logge e i suoi cornicioni forma la meraviglia di Cosima ; c ' è , più giù , il caffè con le porte vetrate e , dentro , gli specchi e i divani , altra meraviglia di Cosima : e qua e là negozi e mercerie , botteghe di panno e botteghe di commestibili : ma quella che più interessa la nostra scolaretta è la libreria del signor Carlino , dove si vendono i quaderni , l ' inchiostro , i pennini ; tutte quelle cose magiche , insomma , con le quali si può tradurre in segni la parola , e più che la parola il pensiero dell ' uomo . Qualcuno di questi segni straordinarii Cosima lo sa già tracciare , perché lo zio Sebastiano glielo ha insegnato ; in modo che ella non va alla prima , ma addirittura alla seconda elementare . Il Convento ha due ingressi , uno per i maschi e l ' altro per le femmine : a questo si sale per una breve scaletta esterna , e si entra in un lungo corridoio chiaro e pulito sul quale si aprono le aule : piccole aule che sanno ancora di odore claustrale , con le finestre munite d ' inferriata , dalle quali però si vede il verde degli orti e si sente il fruscìo dei pioppi e delle canne della valle sottostante . Uccellini verdognoli si posano sui davanzali , le nuvole color di rame dei primi giorni di ottobre passano sul ciclo basso di un azzurro intenso eppure luminoso , e la voce della maestra risona nel silenzio come quella del mandriano che su una china alpestre richiama le caprette sbandate . E delle caprette dai grandi occhi liquidi di un colore azzurrognolo , le ragazzine , una quindicina in tutto , hanno la voglia di evadere dal recinto , ove si pascola l ' erba del sapere , per precipitarsi nei meandri della valle e arrampicarsi sui pioppi lungo il torrentello ancora asciutto . Sono quasi tutte ragazzine un po ' selvatiche , sebbene alcune , come Cosima , di famiglie benestanti e quasi signorili : le sue compagne di banco sono però figlie una di pastori , l ' altra di un fabbro che venuto da un paese lontano sulle prime dovette , per la sua grande povertà , prendere alloggio in una grotta poco distante dal paese , poi a poco a poco fece fortuna e adesso ha una bella casa e un ' officina che lavora giorno e notte . Anche la maestra non è del luogo ; anzi viene di molto lontano , d ' oltre mare , e la chiamano appunto la Continentale : è una donna ancora bella , coi capelli biondi crespi , ma irascibile e nervosa . Cosima sola ha da lei una accoglienza buona e gentile : la bambina però , istintiva , prova subito un senso di diffidenza per quella signora dalla voce grossa e gli occhi vuoti , e rimane ferma , rigida , al suo posto accanto alla finestra . Per nove mesi dell ' anno ella occupò quel posto , profittando delle lezioni più di ogni altra scolaretta ; era una delle più piccole , ma la più brava , e quando veniva l ' ispettore era sempre lei l ' interrogata . E faceva bella figura , sebbene l ' uomo , con una grossa testa carducciana , scuro il viso , le destasse un brivido di spavento : ma anche di ammirazione : poiché egli era l ' arca santa del sapere , colui che davvero poteva interpretare le carte scritte e le pagine stampate come i sacerdoti i libri sacri . E Cosima aveva una gran voglia di sapere : più che i giocattoli l ' attiravano i quaderni ; e la lavagna della classe , con quei segni bianchi che la maestra vi tracciava , e che aveva per lei il fascino di una finestra aperta sull ' azzurro scuro di una notte stellata . Fu promossa senza esame : la maestra le consegno una letterina per il signor Antonio , con la fausta notizia ; ed ella la portò a casa sventolandola ogni tanto come una bandiera di trionfo ; tanto che la sorella maggiore le dava , per il dispetto , pizzicotti e spintoni ; ma quando il padre aprì il messaggio rimase piuttosto freddo , ed anzi un sorriso sarcastico gli strinse le labbra sottili : poiché la signora maestra , il cui marito era un noto ubriacone , e anche lei , si diceva , non sdegnava qualche bicchierotto di vino buono , gli chiedeva denari in prestito . Questa fu una delle prime commediole tragiche della realtà che diede a Cosima una lezione pratica della vita . Gli altri anni di scuola passarono presto : tre in tutto , poiché la quarta classe fu ripetuta , ed ella ebbe facilmente il primo premio , consistente in un libro del Tommaseo con la copertina bianca fregiata di oro . Adesso aveva dieci anni , e la sua precocità gliene accresceva qualcun altro . Due bizzarre famiglie , disordinate e forestiere tutte e due , erano intanto venute ad abitare nel piccolo quartiere ; una era quella di un armaiolo , cacciatore infaticato , che quando era in casa faceva rintronare i dintorni con gli urli contro la moglie e le figlie giovinette . Da queste ragazze , che già avevano girato un bel po ' di mondo , Cosima apprese i misteri che fanno della donna e dell ' uomo un essere solo : non ne fu molto turbata , perché i suoi sensi erano chiusi ancora in un boccio che la vita castissima della sua famiglia non tendeva certo a far fiorire . Ma le cose , specialmente della natura , le apparvero già in un barlume nuovo , come di aurora che segue l ' incerto biancore dell ' alba . Ecco , più che le confidenze a bassa voce delle sue amichette straniere , la colpiscono i diversi profumi del piccolo orto ; quello dei gigli , sopra tutto , e delle rose ; ella chiude gli occhi nel piegare il viso sui fiori appena sbocciati , e quel misterioso senso subcosciente di una vita anteriore , che prova nel vedere la nonnina , la riprende più forte . Già ella ne capiva qualche cosa , e tentava di spiegarsela , vagamente , come si cerca d ' interpretare i sogni . Anche leggendo già di nascosto i libri del fratello maggiore , e quelli che esistevano in casa , pensava a una vita lontana , diversa dalla sua , e che pure le sembrava di aver un giorno conosciuto . Così , a quell ' età , lesse i primi romanzi : uno dei quali era I Martiri di Chateaubriand , che lasciò nella sua fantasia una traccia profonda . Non è detto però che anche nel suo ambiente la vita non cominciasse a mostrarle la faccia della realtà , e gli avvenimenti non prendessero , a volte , colori e movimenti insoliti . Uno dei fatti più impressionanti e dolorosi fu la scoperta fatta un giorno dal padre , di denari che mancavano dal suo cassetto chiuso a chiave . Egli non si ingannò un attimo solo : chiamò il figlio Andrea , che allora aveva sedici anni , e lo interrogò a lungo . Andrea era rimasto un ragazzo basso e robusto , senza voglia di studiare , e frequentava altri ragazzi di famiglie paesane , benestanti e prepotenti . Alcune donne di malaffare , appollaiate in certe casupole del quartiere di San Pietro , il più schiettamente popolare della cittadina , attiravano questi giovanetti esuberanti di vita e abbandonati a se stessi . Il signor Antonio , un po ' tardi , si avvedeva di aver dato anche lui troppa libertà al ragazzo , buono e generoso in fondo , ma con tutti gli istinti di una razza ancora primitiva . Un furore muto , alimentato di rimorso , di paura per l ' avvenire , di propositi di fermezza e di repressione ad ogni costo , lo sostenne nel lungo interrogatorio che fece ad Andrea . Il giovane negava di aver preso i denari : allora il padre lo perquisì ; gli trovò alcune monete e la chiave che apriva il cassetto . Andrea continuava a negare . Allora il signor Antonio prese una corda e la lanciò ad una trave della cucina : chiuse le porte e le finestre , mandò fuori le donne . Disse con calma : - Vedi , Andrea : io stesso farò giustizia immediatamente , se tu non riconosci la tua colpa . Ti impiccherò con le mie mani . E l ' altro confessò . Tutto parve cancellato : eppure un ' ombra rimase sopra la famiglia : poiché padre e figlio erano d ' improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte . La madre si fece ancora più triste : Cosima si piegò come uno dei suoi gigli sciupati dal vento . Ma il giovane parve immediatamente emendarsi . Dichiarò che non voleva proseguire inutilmente gli studi , e desiderava lavorare . Allora il padre pensò di associarlo ai suoi affari : lo mandò a sorvegliare le lavorazioni di carbone e di cenere che aveva sui boschi della montagna , non solo , ma lo fece partire per un viaggio d ' istruzione commerciale , con lettere di presentazione e raccomandazioni ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno . Anche Santus era fuori : già da due anni frequentava il liceo di Cagliari , e prometteva di diventare un bravo dottore in lettere o in medicina . Preferì quest ' ultima , pure non abbandonando i suoi studi e i suoi gusti letterari . Quando tornava per le vacanze era un ampio respiro di nuova vita che animava la casa . Portava libri e regali , ed era vestito con modesta ma accurata eleganza . Ed era bello , col viso fine che sembrava quello di una razza diversa dalla sua , i grandi occhi chiari , trasparenti di intelligenza e di bontà . Non parlava molto , ma parlava bene , e aveva già una cultura larga e profonda , aiutata da una memoria straordinaria . E quello che più stupiva in lui era la serietà , quasi l ' austerità dei costumi : non fumava , non beveva , non guardava le donne : studiava sempre , anche durante le vacanze . Qualche volta veniva a cercarlo un suo compagno di studi ; Antonino , si chiamava , un bellissimo giovane bruno dall ' aria un po ' beffarda , vestito inappuntabilmente alla moda di allora , - cappellino di paglia con nastro di tulle e veletta all ' estate , mantello azzurro d ' inverno , drappeggiato con eleganza dannunziana , - ( almeno così Antonino dava ad intendere , chiamando fraternamente col solo nome di Gabriele il giovanissimo poeta che aveva degnato di una sua visita il paese di Cosima ) . Anche lui , Antonino , apparteneva ad una famiglia mista , fra borghese e paesana : la madre e le sorelle vestivano in costume , mentre lui e i fratelli , tutti studenti , avevano quasi un ' aria aristocratica . Il padre , veramente , era esattore d ' imposte , un uomo rude , taciturno , poco pratico della lingua italiana ( come i maggiori signori del resto ) , di mirabile animo e nobiltà . Ben caratteristica era la loro abitazione , l ' ultima del paese , costituita da fabbricati bassi che davano su un cortile chiuso , e dove , oltre la loro famiglia , vivevano altri parenti , con numerosi ragazzi : una specie di clan , ma di gente incivilita , anzi , intelligentissima . I ragazzi studiavano tutti , ed erano caustici , osservatori , beffardi . Una bella vigna che guardava sulla valle e verso i monti a nord , in dolce pendìo , era attigua alla casa : più tardi il padre di Antonino costruì in un angolo di questa vigna una casina alta , dove lo studente , nelle poche settimane che rimaneva in paese , viveva come in una torre d ' avorio , studiando , o fingendo di studiare . Fu il primo , il lungo amore di Cosima . Quando egli veniva a cercare Santus , ella si nascondeva , presa dal terrore che egli potesse rivolgerle un semplice sguardo . Ma non c ' era pericolo : egli passava accanto a lei e alle altre ragazze anche maggiori e più belle ed esperte di lei , senza neppure vederle ; e se veniva a cercare Santus era perché con lui poteva parlare delle cose e delle persone conosciute nella città dei loro studi ; e perché Santus , poi , lo attirava con la sua singolare intelligenza e la sua originalità . Adesso , poi , il futuro medico , si dedica insolitamente ad altre cose all ' infuori dei suoi studi . Costruisce , per esempio , un pallone volante , come li chiamavano allora , e riesce a meraviglia : nessuno conosce il segreto del suo apparecchio ; ma è certo che il pallone , di carta - seta , per il cui finanziamento Santus è riuscito a farsi dare qualche sussidio dalla madre , un bel giorno sale dal cortile della casa , leggero e colorato come una grande bolla di sapone ; vola sopra il paese , richiamando l ' attenzione e l ' ammirazione di tutti , sparisce , non ritorna . Qualche giorno dopo si seppe che era sceso , senza incendiarsi , in un angolo della montagna . Alcuni piccoli pastori di capre lo avevano veduto librarsi sopra le roccie , illuminato dal tramonto , credendolo una cosa sovrannaturale , e , nel vederlo scendere , si erano inginocchiati presi da terrore superstizioso , gridando : “ È lo Spirito Santo , è lo Spirito Santo ” . Lusingato da questo successo , lo studente ne tentò un altro . Costruì una ruota pirotecnica , che doveva innalzarsi come il pallone e accendersi con fuochi artificiali di sorprendente effetto . Alcuni razzi di prova riuscirono bene : guizzarono in alto , una sera di agosto , si aprirono in meravigliosi getti di fiori incandescenti : ma quando si trattò di issare e far funzionare la ruota , questa s ' incendiò , con grande spavento della famiglia , e il giovine inventore ne ebbe una mano e un braccio gravemente ustionati . L ' insuccesso e il male lo avvilirono : dovette mettersi a letto , e per placargli le sofferenze e farlo dormire , il dottore gli ordinò una miscela alla quale era mescolato del cognac . Egli si addormentò ; ma come se gli avessero propinato una bevanda magica , si svegliò stordito , e quando le sofferenze della sua scottatura lo tormentavano , si preparava la bevanda e ricadeva in sopore . Il suo umore cambiò : divenne irascibile e pigro , trascurò i suoi libri , si assentò per intere giornate da casa senza dire dove andava . Solo la compagnia di Antonino pareva piacergli : si chiudevano per lunghe ore nella camera alta della casa , e se Cosima , con la forza della curiosità e della passione , riusciva a mettersi in ascolto nel pianerottolo li sentiva leggere ad alta voce e commentare e discutere di cose letterarie . Antonino recitava i versi ultimi del suo diletto poeta : una mattina la sua voce risonò più alta del solito , e nell ' umile sereno silenzio della piccola casa patriarcale , si diffuse come una musica che raccontava di città lontane , luminose di fontane , di statue , di giardini , popolate solo di amanti , di donne bellissime , di gente felice . Quante volte , in su ' mattini chiari e tiepidi io l ' aspetto ! Ella ancora ne ' l suo letto ride ai sogni mattutini . Su la piazza Barberini s ' apre il ciel , zaffiro schietto . Il Tritone del Bernini leva il candido suo getto . Intorno a quel tempo morì la nonnina . L ' estate era certamente stagione più felice . C ' erano giornate caldissime , ma era un caldo fermo , quasi lucido , e l ' azzurro del cielo , un po ' basso , sembrava quello dei quadri di Zuloaga . Qualche servo tornava dalla mietitura , abbrustolito come da un incendio , e si buttava , febbricitante di malaria , su una stuoia nell ' angolo della tettoia : in cambio le donne che , all ' ombra del cortile , spezzavano mucchi di mandorle che un incettatore veniva tutti gli anni a comprare , ridevano e cantavano stornelli paesani che facevano un contrasto ben curioso coi rondò preziosissimi recitati da Antonino nella camera di Santus . Erano gridi di passione , profonda e ardente come quel cielo sopra la terra bruciata dal sole : e chi , di quelle donne giovani e brune che non pensavano ad altro che all ' amore , si lamentava di “ vivere in mezzo alle spine , per un solo innamorato ” : chi diceva all ' amante : a cara bellu ja ses , traitore che a Zudas : “ bello di viso , traditore come Giuda ” ; chi invitava un altro a succhiarle il sangue vivo dal cuore ; qualche volta la voce di una donna disillusa si alzava però ad ammonire le appassionate , e allora il coro femminile taceva , con una pausa quasi spaventata . L ' ammonimento diceva : Su sordadu in sa gherra nan chi s ' est , olvidadu ; no s ' ammentat , de Deus . Torrat , su corpus meu , pustis chi es , sepultadu , a sett ' unzas de terra . Il soldato , nella guerra , - dicono che si è dimenticato , - non si ricorda di Dio . - Ritorna il corpo mio , - dopo che è seppellito , - a sette oncie di terra . Verso sera , andate via le donne , raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate , la serva , le ragazze , qualche volta la madre , sedevano al fresco del cortile , sotto le grandi stelle dell ' Orsa le cui ruote viaggiavano verso un paese di sogno . Il servo malarico , riavutosi alquanto , si sollevava e prendeva parte alle chiacchiere famigliari . Era un bel giovine , lontano parente del signor Antonio , olivastro e coi denti bianchissimi : pareva un etiope , ed anche il suo modo di pensare aveva un colore barbarico . Parlava sempre di banditi e delle loro imprese brigantesche . Bisogna dire che , in quel tempo , il banditismo locale aveva ancora un carattere quasi epico . Odî di famiglia , sete di vendetta , pregiudizî di onore erano per lo più l ' origine di questi episodî di sangue che funestavano la vita del paese e di intere contrade . Il giovane servo , poi , abbelliva le avventure dei banditi con la sua fantasia , e lui stesso si lasciava travolgere da una suggestione malefica che lo spingeva a farneticare sogni di libertà , di imprese ove , più che altro , il ribelle alle leggi sociali , ha modo di spiegare il suo coraggio , la sua abilità , la sua forza d ' animo , il disprezzo per il pericolo e la morte . Era , infine , una specie di anarchico , che non potendo eguagliare la sorte degli uomini liberi e svincolarsi dal suo destino di servo , intendeva distruggere il bene degli altri e crearsi una potenza , una regola di vita diversa da quella usuale . In quel tempo , specialmente una banda di uomini armati di tutto punto , decisi a tutto , protetti anche , o per amicizia , o per complicità , o per paura , da una vasta rete di favoreggiatori , infieriva nel Circondario . I capi erano due fratelli , giovanissimi , terribili , si diceva anche feroci : la radice del loro odio contro la società era una ingiustizia da loro subita , una condanna per un reato del quale erano innocenti : condanna alla quale d ' altronde sfuggivano con la loro latitanza . Bisogna dire però che , o per istinto , o esasperati dalla loro mala sorte , non rispettavano la roba altrui ; così che in pochi anni s ' erano fatti un patrimonio : possedevano terre , case , bestiame , servi e pastori . Un giorno , durante quell ' ultima estate , una giovane donna , quasi fanciulla , si presentò di mattina nella casa del signor Antonio e chiese di parlargli . Egli la ricevette nella stanza dove sbrigava i suoi affari , e le domandò benevolmente che cosa desiderava . Ella era vestita in costume : aveva un viso pallido e fine , con due grandi ; occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime , rivelatrici di un carattere forte . Disse , con una certa umiltà : - Lei possiede , sul Monte Orthobene , un bosco di lecci , che tutti gli anni affitta per il pascolo delle ghiande ai porci . Si vorrebbe averlo noi in affitto , questa prossima stagione . - È già affittato - dice il signor Antonio ; - per tre anni lo ha esclusivamente il proprietario di bestiame Elias Porcu . - Elias lo cederà volentieri , se vossignoria lo permette . - Non credo possa cederlo volentieri : ne ha bisogno assoluto . - Se vossignoria glielo impone , Elias lo cederà immediatamente . Calmo e fermo , col piccolo pugno bianco sul tavolo , l ' uomo replica : - Io non ho mai imposto a nessuno cosa che non fosse giusta . - Ma anche adesso sarebbe una cosa giusta . Poiché i miei fratelli hanno bisogno , per il loro branco di suini , di un pascolo di ghiande ; e tutti i proprietari dicono di averli già affittati , mentre non è vero . - Io non so quello che possono dire gli altri proprietari ; ciò che so è che il mio bosco è già affittato : e basta ! - concluse , sollevando il pugno ; ma subito lo riposò sul tavolo senza picchiarvi sopra : i suoi occhi però avevano preso la luce argentea e lucente dell ' acciaio affilato . La ragazza non cedeva : anche i suoi occhi brillarono , tuttavia cupi sotto le tempestose sopracciglia . - Vossignoria sa chi sono i miei fratelli ? - E poiché l ' altro non dimostrava curiosità , aggiunse con fierezza , quasi vantasse una parentela di eroi : - Sono i fratelli ... - e pronunziò un nome . - I banditi . Allora il signor Antonio sorrise . - Fossero pure i sette fratelli della favola , i banditi che diedero il loro nome ai monti sui quali si nascondevano , io non manco di impegno con Elias Porcu . E basta ! - ripeté ; e questa volta batté il pugno , come quando sigillava una lettera con le ostie colorate . La ragazza si alzò : non proferì una minaccia , ma se ne andò senza salutare . Il signor Antonio non disse nulla in famiglia , sebbene tutti si fossero accorti della visita e ne provassero inquietudine . E un fatto strano accadde la sera stessa , a ora tarda , quando tutti erano già a letto , e solo il padrone vegliava ancora nella stanza da pranzo , leggendo un numero arretrato della sua prediletta nerolistata Unità cattolica . D ' un tratto qualcuno bussò lievemente alla porta . Il signor Antonio aprì , e neppure per un attimo si illuse sullo scopo di quella visita insolita . La strada era buia , ma al chiarore che , per il corridoio d ' ingresso , arrivava alla porta , egli vide , nel vano di questa , come in un quadro a fondo scuro , una figura gigantesca , con un ruvido costume nero dalle brache giallastre , che aveva qualche cosa di demoniaco . Il viso color bronzo era circondato da una barba a collare , di un nero corvino , che lasciava scoperte le grosse labbra sanguigne : gli occhi , con le sopracciglia come quelle della sorella dei banditi , ma esageratamente più abbondanti , avevano la pupilla grande e la sclerotica azzurra . “ Sono perduto ” , pensò il signor Antonio , ma non finse neppure di sorridere per nascondere la sua forza . Fece entrare l ' uomo , e notò che costui , nonostante la mole massiccia della sua persona , camminava silenzioso e leggero come un daino : aveva ai grandi piedi calzari di pelle grezza , allacciati sotto le uose di orbace : calzari da uomo che usa correre furtivo e allontanarsi in poche ore dal luogo del suo misfatto , in modo da procurarsi un infallibile alibi . “ Questo , stanotte mi strozza ” , pensa il signor Antonio ; tuttavia lo fa entrare nella stanza ospitale , gli assegna il posto d ' onore davanti alla tavola , ma non si affretta a offrirgli da bere per dimostrargli la sua sicurezza . Anche prima di essere interrogato , l ' uomo comincia a parlare : la sua voce e bassa e quieta ; la parola lenta , prudente . E subito il signor Antonio respira : poiché tutto nell ' uomo , anche l ' occhio , può mentire : mai la voce , anche se egli cerchi di mascherarla . E la voce di quell ' uomo che pareva un ciclope venuto giù dai monti pietrosi per abbattere qualche cosa che non gli andava a genio , era quella di un saggio . L ' argomento era quello : l ' affitto del bosco ghiandifero ai banditi . Egli non disse che era un loro favoreggiatore , anzi un loro complice , ancora a piede libero perché troppo furbo e prudente per lasciarsi scoprire ; narrò che era un loro amico , perché i disgraziati erano pur degni di avere amici , fra tanti nemici che li perseguitavano come i cacciatori i cinghiali , colpevoli solo della loro fiera indipendenza : questi nemici arrivavano al punto di impedire ai due fratelli di far pascolare le loro greggie e i loro branchi di porci in terre di cristiani : onde il signor Antonio era pregato di aver compassione delle bestie e dei loro padroni . - Questo è il denaro : due , trecento scudi ; quello che vuole , signor Antonio . Trasse dal petto un portafogli legato con una correggia , e fece atto di toglierne il denaro : la mano bianca dell ' altro fermò la sua , e non se ne staccò , mentre gli occhi chiari del galantuomo cercavano di penetrare in quelli scuri del colosso come un fanciullo fiducioso che si avanza in un bosco spinoso certo di trovarci un sentiero . Disse : - Amico , voi sapete che la cosa è impossibile . Quel contatto , quello sguardo , sopra tutto la parola “ amico ” pronunziata in quel modo e in quel momento , operarono , come l ' uomo ebbe a dire più tardi , un vero miracolo . Egli rimise il portafogli , ma insisté nella sua richiesta , calcando , forse con sincerità da parte sua , sul bisogno assoluto che i fratelli S . avevano di protezione e di soccorso da parte delle buone persone che conoscevano le loro disavventure . - L ' unico soccorso che io posso suggerire ai due sviati , è che si costituiscano subito alle autorità , - disse il signor Antonio : - prima che sia tardi per loro , ed anche per i loro amici . L ' uomo ha un sogghigno : il suo viso rassomiglia proprio , in quel momento , a quello del diavolo . Ma l ' altro continua : - Noi un giorno ci rivedremo ; e allora mi darete ragione . Quei due giovani sono come due pietruzze staccatesi dalla cima di una roccia : cadono , ne travolgono altre , precipitano sulla china , diventano una valanga , finiscono nell ' abisso . - Certo , se nessuno li aiuta , - brontola il gigante . - È facile parlare così , seduti davanti a una tavola tranquilla , col foglio in mano . Bisogna però trovarsi nel loro covo , nelle loro difficoltà , per pensare in altro modo . E bisognerebbe parlare con loro , non coi loro ambasciatori . - Io sono disposto a parlare con loro , e convincerli a cambiare strada . Procuratemi un abboccamento , dove e quando essi vogliono ; parlerò ai due disgraziati ragazzi come fossi il padre loro . Pensando forse che essi invece , noti anche per la loro loquela impetuosa e appassionata , avrebbero convinto lui , procurandosi in tal modo un nuovo amico e “ protettore ” potente per la sua sola bontà e la fama della sua rettitudine , l ' uomo della montagna si animò insolitamente . Accettò il bicchiere di vino che l ' ospite gli offriva , e sene andò silenzioso , dopo aver promesso di tornare . Tornò , infatti , ma per il colloquio coi S . non si poté concludere nulla . I banditi erano diffidenti , e i discorsi romantici del signor Antonio li facevano ridere . Costituirsi ? Può un guerriero barbaro , che difende la sua libertà e la sua sanguigna fame di vivere , darsi prigioniero al nemico ? Eppure la profezia del signor Antonio si avverò . Di delitto in delitto , di rapina in rapina , essi e la loro banda precipitarono in un abisso . Fra gli illusi da loro travolti , vi fu anche , con dolore del signor Antonio , e di tutta la famiglia , anche il giovane servo , malarico e visionario , Juanniccu , che , senza aver commesso la più lieve colpa , solo per spirito di avventura , si unì negli ultimi tempi alla banda e fu con loro preso . In compenso l ' uomo della montagna tornò spesso dal signor Antonio , e diventò il suo “ pastore porcaro ” . Per lunghi anni fu uno dei dipendenti più fedeli e affezionati al signor Antonio . E confessò che quella notte era venuto con la sinistra intenzione di sopprimerlo , se non si piegava ai voleri dei malvagi . Giusto e buono era il signor Antonio , e tutti lo amavano . Esercitava , senza volerlo , senza accorgersene , un fascino benefico su tutti quelli che lo avvicinavano . Eppure la sua parola era semplice , disadorna ; ma il suono della sua voce che saliva profondo dall ' anima tutta fatta di verità e d ' indulgenza , era come una musica che esprimeva l ' inesprimibile . Del resto egli aveva una certa cultura , ed era , in fondo , un poeta . Aveva studiato a Cagliari , quando ancora si viaggiava da una città all ' altra a cavallo , e aveva portato i suoi libri e le sue provviste entro le bisaccie , come un pastore o un contadino che va a seminare il grano in luoghi lontani . Aveva studiato ciò che in quel tempo si chiamava Rettorica , o preso il diploma di procuratore . A dire il vero non esercitava questa nobile professione , ma molti ricorrevano a lui per consigli e consultazioni legali , profondamente persuasi della sua saggezza e sopra tutto della sua rettitudine . Il commercio lo aveva quasi arricchito . Ma , come un umanista primitivo , egli coltivava anche gli studi poetici : le sue poesie erano dialettali , tuttavia in una forma che si avvicinava alla lingua italiana . Bravo anche come poeta estemporaneo , raccoglieva a volte intorno a sé altri campioni famosi in quelle gare , e competeva coi più bravi e inspirati . E aveva iniziative geniali , anche come proprietario e come agricoltore . Tentò piantagioni di agrumi , di sommaco , di barbabietole : l ' aridità della terra rocciosa , bruciata da lunghe siccità , frustrò i suoi tentativi . Impiantò anche una piccola tipografia e stampò a sue spese un giornaletto , e le poesie sue e dei suoi amici : fallimento completo anche questo . Nelle ore di riposo , alla bella stagione , sedeva all ' ombra della casa , davanti alla porta , leggendo i giornali . Tutti quelli che passavano lo salutavano o si fermavano addirittura a conversare con lui . E se passava una donna bisognosa , egli traeva in silenzio dal taschino una moneta e gliela porgeva , accennandole , col dito sulla bocca , di non fiatare . Così , tutti si allontanavano consolati . Oltre ad Antonino , frequentava la casa un altro giovanissimo studente , già compagno di scuola di Andrea . Era un ragazzo smilzo , dal profilo rapace , gli occhi inquieti e diffidenti , orgoglioso e ambizioso , e di una serietà insolita alla sua età . Ma anche lui apparteneva ad una famiglia mista , che non era borghese ma neppure esclusivamente paesana , che anzi vantava essere di pura e antica razza locale : abitavano in una casa buia , in fondo a un cortile chiuso , quasi murato come una prigione ; e tutti della famiglia , il padre alto e già quasi vecchio , i fratelli , le sorelle , delle quali una bellissima e con rari occhi celesti , erano di una rigidità quasi tragica . Scarso il patrimonio , tanto che quando si trattò di mandare il ragazzo a studiare a Cagliari , si dovette fare sacrifici . Ma Gioanmario , lo studente , dava buone promesse . Durante quelle ultime vacanze , mentre si preparava a partire , le sue visite diventarono più frequenti . Tutte le sere cercava di Andrea , pur sapendo che l ' amico non era in casa , e coglieva tutte le scuse per attardarsi con le ragazze . I suoi discorsi le interessavano : per lo più egli riportava le notizie del paese , i pettegolezzi , le storielle di innocenti amori fra studenti e fanciulle del luogo : Cosima e sopra tutto Enza lo ascoltavano incantate . Enza era già quasi una signorina , un po ' strana , a volte taciturna a volte di una allegria insolente e isterica . Non si tardò ad accorgersi che lei e Gioanmario si erano stretti con un legame d ' amore ; trovarono il modo di vedersi in segreto e l ' opposizione della famiglia di lei , che sperava in un matrimonio più sollecito e solido , aumentò la loro passione . Fu una vera passione , alimentata dal carattere quasi violento dei due ragazzi . Gioanmario si mise a studiare con dura tenacia , e in soli due anni superò gli esami del liceo , inscrivendosi poi alla facoltà di legge . Ma lo studio , le privazioni , l ' orgoglio punto dalla persistente ostilità della famiglia di Enza , lo rendevano cupo e nervoso . A volte i suoi occhi erano venati di rosso , e la voce aspra , le parole amare . Vennero però tristi giorni anche per la famiglia di Cosima : Andrea non andava bene : si diceva che già avesse un figlio , da una bella ragazza del popolo , e che giocasse coi suoi amici scapestrati . Invano il signor Antonio cercava di richiamarlo sulla buona strada : lo mandava a sorvegliare i lavori delle carbonaie , a vigilare i poderi . Andrea obbediva ; era , come si disse , buono e molto generoso , ma anche lui trascinato da istinti di razza , sensuale e impulsivo . E anche l ' altro , il maggiore , si era , dopo la disgrazia dei fuochi artificiali , come incrinato . Incrinato : come s ' incrina ad un urto una tazza di cristallo , un vaso di porcellana . Continuava i suoi studi , all ' Università di Cagliari , mentre Antonino aveva ottenuto , poiché la sua famiglia ne aveva a sufficienza i mezzi , di andare a Roma . Forse anche la lontananza dell ' amico fu per Santus dannosa : egli cominciò a frequentare compagni meno intelligenti e fini , e a domandare denari più del necessario . Anche di lui si seppe che studiava sempre meno , e che beveva . Questo fu un grave dispiacere per tutti . Il signor Antonio divenne pensieroso ; la madre sempre più taciturna e melanconica . Che fare ? La vita segue il suo corso fluviale , inesorabile : vi sono tempi di calma e tempi torbidi , a cui nulla può mettere riparo : e invano si tenta di arginarla , di opporsi anche di traverso nella corrente per impedire che altri venga travolto . Forze occulte . Fatali , spingono l ' uomo al bene o al male ; la natura stessa , che sembra perfetta , è sconvolta dalle violenze di una sorte ineluttabile . Il signor Antonio , e più di lui la signora Francesca , si piegavano sulla china che pareva franasse sotto i piedi dei loro figliuoli : si rimproveravano , ciascuno però per conto proprio , di non aver saputo creare , con l ' educazione , l ' energia , la costanza , il sacrificio di tutte le ore , un terreno più solido e sicuro per il cammino dei loro figli : il signor Antonio aveva loro comprato terreni e greggi , la signora Francesca aveva per loro risparmiato anche il centesimo : che valeva ? Anzi valeva forse dannosamente , perché , senza il benessere e l ' avvenire assicurato , i ragazzi sarebbero stati costretti a lavorare e crearsi da loro una posizione . Fantasie , forse , anche queste : poiché c ' erano intorno esempi di gente povera , o mediocre , che tuttavia era spinta da un destino di dolore e di colpa , molto più triste di quello dei fratelli di Cosima . Se n ' era avuto un caso nel disgraziato Juanniccu . E un altro caso anche più doloroso colpì un cugino , figlio di una sorella del signor Antonio , severa e intelligentissima donna , rimasta vedova in giovine età con parecchi figli da allevare : possedeva , è vero , una certa sostanza , e non le mancava l ' aiuto dell ' altro fratello sacerdote che conviveva con lei ; ma era una donna litigiosa , che per motivi da nulla intentava causa ai suoi vicini e confinanti di terra e di domicilio , e si faceva mangiare buona parte delle sue entrate dagli avvocati e dalle spese di giustizia . Da piccoli proprietari che erano , i figli custodivano personalmente il loro patrimonio ; ma il cugino era sanguigno , ambizioso e violento , e cominciò con l ' appropriarsi di qualche capo di bestiame per aumentare il suo gregge . Scoperto , fu punito . Aveva venticinque anni : era bello , alto , robusto ; in guerra sarebbe stato un ottimo condottiero . Ma la vita , l ' ambiente , il destino , erano così . E anche nella casa di Cosima s ' era introdotto il male , subdolo , velenoso , forse inevitabile , come tutti i mali del mondo . Anche Andrea fu trascinato , una notte , ad una impresa di quelle che certi giovani facevano più per spacconeria che per malvagità . Rubarono galline : ma furono anch ' essi presi . Un lutto più che mortale ottenebrò la famiglia del signor Antonio : egli si accorò talmente che , fatto ogni più grave sforzo per salvare il figliuolo , si accasciò e si ammalò . Furono mesi e mesi di dolore rodente , quasi di disperazione . Finché l ' uomo buono , l ' uomo saggio e giusto , cadde , e la famiglia rimase come l ' umile erba tremante all ' ombra della quercia fulminata . E poiché la famiglia era in questo cerchio d ' ombra , restava rassegnata , in attesa di vederla un giorno diradare . Con la morte del padre , Andrea parve metter giudizio ; prese lui ad amministrare il patrimonio rimasto ancora in comune ; ma ne profittava largamente , in modo che rimaneva appena il tanto per aiutare negli studi l ' altro fratello , e per pagare le tasse . La madre si lamentava sempre , per queste tasse , e se ne preoccupava tanto da non dormire la notte . Per fortuna nella casa c ' era ogni provvista , e le ragazze si contentavano di nulla . Il lutto per il padre fu lungo : per mesi interi le finestre rimasero chiuse e nessuna delle donne , tranne la serva , metteva il piede fuori della porta : ma Enza si consolava scrivendo lettere interminabili al suo Gioanmario e le tre piccole , intelligentissime , leggevano sempre , chiacchierando e anche discutendo fra di loro , in perfetto accordo . Chi non andava bene era Santus . La morte del padre , invece di richiamarlo in sé , parve sprofondarlo di più nella china abissale dove di giorno in giorno precipitava . Studiò fino ad arrivare al quarto anno di medicina : ma beveva . Durante le ultime vacanze fu trascurato anche da Antonino , che non andò più a cercarlo : né lui parve preoccuparsene , chiuso sempre in una sua indifferenza da animale malato . Se ne stava nella sua camera , chiuso a chiave , - poiché Andrea s ' era stabilito in quella che doveva funzionare da salotto , - e non usciva se non per andare a cercare da bere . Del resto era innocuo ; non molestava nessuno ; nelle ore buone scendeva in cortile e fabbricava giocattoli con la ferula , per i bambini del vicinato ; tutti gli volevano bene , ma la sua ombra gravava intorno e accresceva il lutto della madre e delle sorelle . Dopo quelle ultime vacanze , verso ottobre , parve svegliarsi dal suo malefico incantesimo ; preparò i suoi libri , disse che avrebbe fatto ogni sforzo per compiere entro l ' anno scolastico il resto degli studi e laurearsi . L ' arcobaleno della speranza illuminò il grigio orizzonte della famiglia : fu raccolto il gruzzolo necessario per fa sua partenza , e la madre , anzi , gli diede i pochi risparmi che teneva nascosti per riserva , in caso di bisogni impreveduti . Fu una festa , la partenza di lui , e anche un senso di liberazione per la casa ; alla sua camera fu data aria , come a quella di uno che è morto o guarito dopo lunga malattia , e finalmente fu vista la madre sorridere e prender parte alle conversazioni animate delle ragazze . Sei notti dopo la partenza di Santus , fu sentito , sul tardi , qualcuno bussare replicatamente alla porta . Dopo mezzo secolo di vita , Cosima ricorda ancora quel picchiare come di tamburo che annunzia una disgrazia : lo sente ancora rimbombare dentro il suo cuore ; è il suono più terribile che abbia mai udito , più funebre di quello che annunzia la morte , più del suono della campana che chiama a spegnere un incendio . La buona serva si alza ; ma prima di aprire ascolta , con ansia paurosa . Chi può essere ? Un bandito , un ladro , un uomo della giustizia ? Anche un fantasma può essere , un morto che passa nella strada e bussa alle porte per avvertire i viventi che l ' inferno li aspetta . Era qualche cosa di peggio ancora : un morto vivente che annunziava l ' inferno , sì , ma prima della morte , nella vita stessa . Era Santus , con gli occhi azzurri velati , la lingua legata . Per misurare la gravità di queste disgrazie bisogna considerare anche l ' intransigenza malevola dell ' ambiente dove si svolgevano . Tutti si conoscevano , nella piccola città , tutti si giudicavano severamente , e quelli che meno avrebbero dovuto scagliare la prima pietra erano i più inesorabili . Quando si seppe del ritorno e della perdizione di Santus , fu un lungo compiacersi e sogghignare , fra i conoscenti della famiglia ; e i più cattivi erano i parenti . C ' erano due cugine della signora Francesca , due vecchie zitelle che facevano pensione a un canonico , - questo veramente santo , - e stavano sempre in chiesa . Ogni tanto si presentavano nella casa di Cosima , rigide e composte , dure come due mummie ; non parlavano molto , ma ogni loro parola era una frecciata : e di tutto , anche quando le cose andavano egregiamente , trovavano da ridire , persino se le ragazze avevano un abituccio nuovo , o si ornavano di un nastro economico ritagliato magari da un fazzoletto di seta logoro . Piombarono in casa il giorno dopo del ritorno di Santus , e fecero piangere la signora Francesca , addossandole tutta la colpa del disordine famigliare . Tutto , intorno , per loro , era una tragedia ; e lo era , sì , ma forse , almeno per le ragazze , non irreparabile . Irreparabile lo era per le due vecchie zitelle , che , istintivamente , senza precisa cattiveria , riversavano sul destino degli altri il proprio squilibrio . Una carica particolare , quasi non bastasse la prima , fu fatta contro Enza , della quale si conoscevano gli amori segreti e palesi con Gioanmario : per le due acri e sterili zie , che mai avevano conosciuto l ' amore , il romanzo innocente e in fondo melanconico dei due giovani innamorati era tragico e terribile quasi come quello di Isotta la bionda e Tristano , o di Paolo e Francesca . Predissero le cose più sinistre per l ' immorale e sfrontata ragazza , mormorarono che per causa di lei la famiglia e l ' intero parentado erano scherniti e disprezzati da tutta la gente benpensante , e che il disonore ricadeva anche sulle sorelle che mai avrebbero trovato marito . La madre piangeva : che altro poteva fare ? E , certo , neppure lei era contenta per la storia di Enza , sebbene , dopo le ultime disgrazie famigliari , la sua ostilità verso Gioanmario fosse diminuita , e pensasse che un uomo ordinato ed energico , in casa , sarebbe stato di grande aiuto : ma non rispondeva alle insinuazioni vituperose delle cugine , e tale sua quasi accondiscendenza fu quella che più esasperò Enza , la quale naturalmente origliava all ' uscio . D ' un tratto si sentirono alte grida ululanti , e il tonfo d ' un corpo che cade . Era lei , l ' infelice ragazza , presa da un attacco isterico , quasi epilettico . Allora la madre si sollevò , come la cerbiatta alla quale vien ferito il figlio , e trovò l ' energia di cacciar via le donne e di sollevare e confortare la sua bambina . Poiché tutti i figli , per lei , compreso il più traviato , anzi lui forse più degli altri , erano ancora deboli creature che il Signore avrebbe fatto crescere e rinsavire . Il risultato fu che Gioanmario fu riconosciuto come fidanzato di Enza , e si fissarono le nozze per l ' estate seguente , appena egli si fosse laureato . Nozze umili e quasi tristi ; non quali il padre aveva sognate e preparate per le sue figliuole . Ai due giovani sposi fu assegnata una modesta rendita , e concessa per abitazione una vecchia casa che la famiglia possedeva in un quartiere eccentrico della cittadina . Ma era una casa troppo grande , con una scala erta , le camere vaste dai pavimenti di legno , le finestre piccole , le pareti imbiancate con la calce ; Enza ci si immelanconì e si strapazzò a pulirla e renderla abitabile , aiutata solo da una donna a mezzo servizio . Presto cominciarono i guai . Gioanmario , entrato nello studio di un avvocato , vi rimaneva tutto il giorno , e ancora senza compenso . Il dover vivere con la piccola rendita della moglie lo umiliava e lo esasperava . Provocato dal malumore di lei cominciò a rinfacciarle la fretta di essersi voluta sposare : ella rispondeva aspra : litigi violenti scoppiavano fra di loro , seguiti da riconciliazioni che duravano poco , da fughe di lui che rimaneva assente il più possibile . Una triste mattina , la donna che andava da loro per i servizi , corse spaventata a casa dei parenti , dicendo che aveva trovato la piccola padrona stesa a letto senza sensi , fredda come una morta . L ' aveva fatta rinvenire ; ma temeva che la cosa fosse grave . La signora Francesca era sofferente anch ' essa , per un male alle reni , e le ragazze giudicarono di non spaventarla con le notizie di Enza . Cosima , che spesso andava dai giovani sposi ed era al corrente della loro disordinata e dolorosa vita , corse lei con la speranza che si trattasse di uno dei soliti disturbi nervosi della sorella . La trovò insolitamente calma , troppo calma , abbandonata sul letto pallidissima , coi grandi occhi spauriti . Non parlava , non si moveva ; ma un odore sgradevole e caldo esalava dal letto , e quando Cosima , con un coraggio superiore alla sua età , cercò di scoprire il mistero si accorse che l ' infelice Enza giaceva in una pozza di sangue nero . Arrivò il medico e disse che si trattava di un aborto . Alla meglio tentarono di riparare : ma era tardi : prima che il marito tornasse da una seduta al Tribunale , Enza era morta . Morta , senza dolore , senza coscienza , vuota di tutto il suo sangue malato e turbolento : adesso era bianca , bella , purificata , come una statua di marmo scolpita sul suo modello . Prima di avvertire la madre e le sorelle , prima ancora che Gioanmario rientrasse , Cosima , da sola , chiuse i grandi occhi vitrei di Enza , ne lavo il corpo , trasportato in un lettuccio della camera attigua a quella matrimoniale ; lo profumò ; compose i bei capelli castani intorno al viso diafano , e infine la rivestì del modesto abito bianco di sposa e le calzò anche le scarpette di raso . Agiva sotto l ' impulso di una forza quasi sovrannaturale , come in uno stato di ebbrezza . Ebbrezza di dolore , di disinganno , di spavento della vita , che , come tutte le ubriachezze violente , le lasciò un fondo di amarezza , anzi di terrore ; un terrore che non l ' abbandonò mai più , sebbene accuratamente sepolto da lei in fondo al cuore come il segreto di una colpa misteriosa e involontaria : l ' antica colpa dei primi padri , quella che attirò sul mondo il dolore e ricade indistintamente su tutti gli uomini . Adesso Cosima aveva quattordici anni , e conosceva dunque la vita nelle sue più fatali manifestazioni . Ma nonostante quella paura misteriosa della fatalità che si era annidata nel suo cuore , poiché questo cuore era poi fisicamente e moralmente forte , ella aveva ereditato dal padre e dagli avi paterni , quasi tutti agricoltori e pastori , quindi patriarcalmente unici alla terra e alla natura , un fondo di bontà , d ' intelligenza , di filosofia , e sentiva profonda la gioia di vivere . Durante l ' infanzia aveva avuto le malattie comuni a tutti i bambini , ma adesso era , sebbene gracile e magra , sana e relativamente agile e forte . Piccola di statura , con la testa piuttosto grossa , mani e piedi minuscoli , con tutte le caratteristiche fisiche sedentarie delle donne della sua razza , forse d ' origine libica , con lo stesso profilo un po ' camuso , i denti selvaggi e il labbro superiore molto allungato ; aveva però una carnagione chiara e vellutata , bellissimi capelli neri lievemente ondulati e gli occhi grandi , a mandorla , di un nero dorato e a volte verdognolo , con la grande pupilla appunto delle donne di razza camitica , che un poeta latino chiamò “ doppia pupilla ” , di un fascino passionale , irresistibile . Per la morte di Enza fu ripreso il lutto , chiuse ancora le finestre , ripresa una vita veramente claustrale . Ma un lievito di vita , un germogliare di passioni e una fioritura freschissima d ' intelligenza simile a quella dei prati cosparsi di fiori selvatici a volte più belli di quelli dei giardini , univa le tre sorelle in una specie di danza silenziosa piena di grazia e di poesia . Le due piccole , Pina e Coletta , leggevano già anch ' esse avidamente tutto quello che loro capitava in mano , e , quando erano sole con Cosima , si abbandonavano insieme a commenti e discussioni che uscivano dal loro ambiente e dalle ristrettezze della loro vita quotidiana . E Cosima , come costretta da una forza sotterranea , scriveva versi e novelle . Da sua parte Andrea aveva molti difetti , ma era anche generoso e gioviale . Forse troppo : e la sua generosità era alimentata da un po ' di amor proprio , di vanità , di boria : ma spesso era schietta e istintiva : aveva , poi , impeti di vero entusiasmo per cose che agli altri sembravano degne di poco aiuto , se non proprio di essere contrariate ; e allora gli sembrava di fare atto di giustizia mettendosi dalla parte del debole . Così , quando si venne a sapere che la sua sorellina Cosima , quella ragazzina di quattordici anni che ne dimostrava meno e sembrava selvaggia e timida come una piccola cerbiatta , era invece una specie di ribelle a tutte le abitudini , le tradizioni , gli usi della famiglia e anzi della razza , poiché s ' era messa a scrivere versi e novelle , e tutti cominciarono a guardarla con una certa stupita diffidenza , se non pure a sbeffeggiarla e prevedere per lei un quasi losco avvenire , Andrea prese a proteggerla e tentò , in modo invero molto intelligente ed efficace , ad aiutarla . Egli aveva fatto solo il ginnasio , e sebbene avesse appena ventidue anni si occupava adesso dell ' amministrazione dei beni lasciati dal padre , traendone , è vero , molto profitto per sé e per i suoi divertimenti ; ma leggeva , anche , e in certo modo era al corrente degli avvenimenti letterarî . L ' eco di questi era sempre portata alla piccola città da Antonino , lo studente di lettere del più intimo amico di Andrea . Questo fratello si chiamava Salvatore , e aveva anche lui preferito allo studio la vita beata del piccolo proprietario sempre a cavallo per i suoi campi ad aizzare il lavoro dei servi e a divertirsi poi con le belle e ardenti ragazze del paese : e si beffava , pur ammirandolo in segreto , di Antonino , che aveva le mani bianche e affusolate di donna e gli occhi pieni di sogni ; e non era buono neppure a montare sulla giumenta sulla quale balzavano d ' un salto le servette di casa per andare a prender l ' acqua alla fontana : come nei suoi eterni studi , nelle Università più celebri del Continente , spendendo tutti i risparmi della famiglia , non riusciva o non voleva riuscire a prendere la laurea . Ad ogni modo questo bellissimo , questo elegante e quasi principesco studente ( e in quei tempi e in quel luogo la parola studente significava ancora un essere superiore : un uomo al quale potevano essere assegnati i più alti e potenti destini della terra ) portava davvero nella cerchia familiare , primitiva , isolata , quasi condannata a un esilio dal mondo grande , un soffio di quella grandezza tanto più luminosa quanto più lontana . Egli parlava di Re , di Regine , di alti personaggi politici , di artisti e di letterati , come fossero tutti suoi intimi amici . Sulla figura di Gabriele d ' Annunzio , allora in tutto il suo più radioso splendore , circonfusa inoltre dall ' aureola di notizie leggendarie , egli si appoggiava sopra tutto , come il credente si appoggia alla colonna del tempio per riceverne forza e maestà . Le cose raccontate dal buono , dall ' epico Antonino , infiammavano di folli sogni il cuore del rude , ma anche lui a suo modo epico Andrea . Egli cominciò a fantasticare sulla piccola Cosima . Bisognava pertanto aiutarla . La mandò a prendere lezioni d ' italiano , poiché a dire il vero ella scriveva più in dialetto che in lingua , da un professore di ginnasio . Queste lezioni accrebbero il senso di ostilità istintiva che la piccola scrittrice provava per ogni genere di studi libreschi , a meno che non fossero romanzi o poesie . Più efficaci furono le lezioni pratiche che il fratello volonteroso le procurò facendole conoscere tipi di vecchi pastori che raccontavano storie più mirabili di quelle scritte sui libri , e portandola in giro , nei villaggi più caratteristici della contrada , alle feste campestri , agli ovili sparsi nei pascoli solitari e nascosti come nidi nelle conche boscose della montagna . Una di queste gite fu meravigliosa , anche perché fatta in buona compagnia . Oltre al fratello di Antonino , c ' erano altri amici di Andrea , quasi tutti studenti mancati , che ai tormentosi fasti del vocabolario preferivano quelli della fisarmonica e la Odissea , se la creavano da sé prendendosi a pugni per qualche bella giovane paesana e poi riconciliandosi in banchetti ove le ossa degli agnelli arrostiti alla viva fiamma si ammucchiavano ai loro piedi come sotto le mense degli eroi e conti di Re Carlo . Uno di questi banchetti fu apprestato quel giorno , nell ' ovile delle tancas paterne di Andrea e di Cosima . Ai pastori porcari , che avevano finito la loro stagione , erano seguiti quelli di pecore e di capre . Le pecore brucavano l ' asfodelo secco , i cui lunghi steli dorati scrocchiavano fra i denti delle bestie come grissini , e le capre nere , dalle teste diaboliche , si profilavano sulla madreperla delle cime rocciose . Quel giorno Cosima imparò più cose che in dieci lezioni del professore di belle lettere . Imparò a distinguere la foglia dentellata della quercia da quella lanceolata del leccio , e il fiore aromatico del tasso barbasso da quello del vilucchio . E da un castello di macigni sopra i quali volteggiavano i falchi che parevano attirati dal sole come le farfalle notturne dalle lampade , vide una grande spada luccicante messa ai piedi di una scogliera come in segno che l ' isola era stata tagliata dal continente e tale doveva restare per l ' eternità . Era il mare che Cosima vedeva per la prima volta . Certo , fu una giornata indimenticabile , come quella della cresima , quando un fanciullo che crede fermamente in Dio si sente più vicino a lui , lavato del tutto dal peccato originale . Tutto pareva straordinario a Cosima , persino il grido rapace delle ghiandaie e i cardi spinosi fra le pietre arse : ma invece di esaltarsi si sentiva piccola e umile accanto alle rocce che scintillavano come rivestite di scaglie , e ai lecci millenari che sembravano più antichi delle stesse rocce . L ' ombra era fitta , e se qualche nuvoletta solcava il cielo sembrava si afferrasse alle cime più alte , in certi piccoli squarci del bosco , come i fanciulli che guardano in fondo a un pozzo . Ma il banchetto fu servito in una radura , per terra s ' intende , tutta circondata da un colonnato di tronchi come un salone regale : per Cosima Andrea preparò con una sella e una bisaccia una comoda poltrona ; e i migliori bocconi furono per lei : per lei il rognone dell ' agnello , tenero e dolce come una sorba matura ; per lei il cocuzzolo del formaggello arrostito allo spiedo , per lei il più bel grappolo d ' uva primaticcia portata appositamente dal fratello premuroso . Si accorsero , i convitati , di queste gentilezze quasi galanti , e cominciarono a urtarsi coi gomiti ; e come se una parola d ' ordine si trasmettesse fra loro con questo gesto , un bel momento tutti sporsero verso Cosima le loro curiose forchette di stecchi di legno , e ad esse infilati pezzetti di carne , di pane , di cacio , di tutte le vivande che si trovavano sulla mensa . Ella arrossì , ma non pronunziò una parola : non aveva mai aperto bocca , del resto , durante tutto il tempo del banchetto , e pareva una estranea , sulla sua sella ricoperta dal drappo arcaico della bisaccia , coi suoi grandi occhi silenziosi , oscuri del cupo verde dell ' ombra del bosco : come una delle piccole fate ambigue , non sai se buone o cattive , che popolano le grotte del monte e da millennii vi tessono , dentro , nei loro telai d ' oro reti per imprigionare i falchi , i venti , le nuvole , i sogni degli uomini . Era un po ' stizzita , però , che il fratello l ' avesse esposta alla beffa , per quanto rispettosa , dei compagni ; e non toccò più cibo , e , appena sfuggita all ' attenzione dei convitati , si volse di fianco e parve balzare dalla sella come da un cavallo in corsa . Si allontanò rapida tra le felci della radura , sfiorandole con le braccia aperte , come una rondine che vola basso all ' avvicinarsi del temporale , e tornò poi in cima al dirupo donde si vedeva il mare . Il mare : il grande mistero , la landa di cespugli azzurri , con a riva una siepe di biancospini fioriti ; il deserto che la rondine sognava di trasvolare verso le meravigliose regioni del Continente . Se non altro ella avrebbe voluto restare lì sullo spalto dei macigni , come la castellana nel solitario maniero , a guardare l ' orizzonte in attesa che una vela vi apparisse con i segni della speranza , o sulla riva balzasse , vestito dei colori del mare , il Principe dell ' amore . Le grida dei giovani nella radura la richiamavano alla realtà : si udivano anche i fischi dei pastori che radunavano il gregge , e ogni voce , ogni suono vibrava nel grande silenzio con un ' eco limpida come in una casa di cristallo . Il sole calava dalla parte opposta , sopra le montagne di là della pianura , e già le capre , ancora arrampicate sulle vette , avevano gli occhi rossi come quelli dei falchi . Era tempo di ritornare a casa ; e ricordando le sue giornate ancora fanciullesche , rallegrate solo dalle storielle ch ' ella raccontava a sé stessa , ella si sentiva al cospetto del mare e sopra i grandi precipizi rossi di tramonto , come la capretta sulla vetta merlata della roccia , che vorrebbe imitare il volo del falco e invece , al fischio del pastore , deve ritornare allo stabbio . E , invece , un fischio , più acuto e diverso dagli altri , le arrivò come una freccia , seguito da altri che lo imitavano beffardi . Era Andrea che la chiamava , avvertendola che non bisognava abusare della sua indulgenza di guardiano : e l ' irrisione dei compagni le ricordava meglio ancora che le sue scorribande non erano sopportate che una volta sola dalle leggi della comunità dov ' ella era destinata a vivere . Allora ella si alzò , ma scosse di nuovo le braccia , verso il mare , sembrandole di sfiorare le onde come poco prima aveva sfiorato le felci della radura , quale rondine che migra , dopo l ' inverno caldo , sì , ma sterile , degli altipiani libici , verso le terre del sole , i rossi crepuscoli estivi , l ' amore che solo concede il dono dell ' eternità . Questo sogno , da allora , non l ' abbandonò mai più . Quando nelle sere d ' inverno , accanto al braciere e alla luce di due lampadine ad olio ( qualche volta ne accendeva anche tre ) , o nei mattini di primavera , nell ' orticello fiorito di rose e ronzante di mosconi , e poi d ' estate nella camera su in alto col paesaggio sonnolento dei monti alla finestra , poteva aver fra le mani una rivista illustrata , ne studiava a lungo le figure , specialmente le riproduzioni fotografiche di strade , monumenti , palazzi di grandi città . Roma era la sua mèta : lo sentiva . Non sapeva ancora come sarebbe riuscita ad andarci : non c ' era nessuna speranza , nessuna probabilità : non l ' illusione di un matrimonio che l ' avrebbe condotta laggiù : eppure sentiva che ci sarebbe arrivata . Ma non era ambizione mondana , la sua , non pensava a Roma per i suoi splendori : era una specie di città santa , Gerusalemme dell ' arte , il luogo dove si è più vicini a Dio , e alla gloria . Come giungessero fino a lei i giornali illustrati non si sa : forse era Santus , o lo stesso Andrea a procurarli : il fatto è che allora , nella capitale , dopo l ' aristocratico editore Sommaruga , era venuto su , da operaio di tipografia , un editore popolare che fra molte pubblicazioni di cattivo gusto ne aveva buone , quasi fini , e sapeva divulgarle anche nei paesi più lontani della penisola . Arrivavano anche nella casa di Cosima ; erano giornali per ragazzi , riviste agili e bene figurate , giornali di varietà e di moda . Sicuro , l ' Ultima Moda , coi suoi figurini di donna dall ' alta pettinatura imbottita , la vita sottile e il paniere prominente , l ' ombrellino grande a merletti come quello del Santissimo Sacramento , e i ventagli di piume simili a quelli del Sultano , era la gioia , il tormento , la corruzione delle ragazze . Nelle ultime pagine c ' era sempre una novella , scritta bene , spesso con una grande firma : non solo , ma il direttore del giornale era un uomo di gusto , un poeta , un letterato a quei tempi notissimo , della schiera scampata al naufragio del Sommaruga e rifugiatasi in parte nella barcaccia dell ' editore Perino . E dunque alla nostra Cosima salta nella testa chiusa ma ardita di mandare una novella al giornale di mode , con una letterina piena di graziose esibizioni , come , per esempio , la sommaria pittura della sua vita , del suo ambiente , delle sue aspirazioni , e sopra tutto con forti e prodi promesse per il suo avvenire letterario . E forse , più che la composizione letteraria , dove del resto si raccontava di una fanciulla quasi simile a lei , fu questa prima epistola ad aprirle il cuore del buon poeta che presiedeva al mondo femminile artificiosetto del giornale di mode , e con il cuore di lui le porte della fama . Fama che come una bella medaglia aveva il suo rovescio segnato da una croce dolorosa : poiché se il direttore dell ' Ultima Moda , nel pubblicare la novella presentò al mondo dell ' arte , con nobile slancio , la piccola scrittrice , e subito la invitò a mandare altri lavori , in paese la notizia che il nome di lei era apparso stampato sotto due colonne di prosa ingenuamente dialettale , e che , per maggiore scandalo , parlavano di avventure arrischiate , destò una esecrazione unanime e implacabile . Ed ecco le zie , le due vecchie zitelle , che non sapevano leggere e bruciavano i fogli con le figure di peccatori e di donne maledette , precipitarsi nella casa malaugurata , spargendovi il terrore delle loro critiche e delle peggiori profezie . Ne fu scosso persino Andrea : i suoi sogni sull ' avvenire di Cosima si velarono di vaghe paure : ad ogni modo consigliò la sorella di non scrivere più storie d ' amore , tanto più che alla sua età , con la sua poca esperienza in materia , oltre a farla passare per una ragazza precoce e già corrotta , non potevano essere del tutto verosimili . L ' estate era certamente la stagione più bella , per Cosima sopra tutto . Grande era il caldo , a giorni , ma un caldo secco , che alla notte si placava in un senso di straordinaria dolcezza . Arrivavano allora , dalla valle e dai campi mietuti , odori di stoppia , di cespugli aromatici ; e le voci delle donne accoccolate nella strada a godere il fresco risonavano con bassi accordi musicali . Lunghi erano i vesperi , rossi , glauchi , violetti sopra la montagna , e se la luna spuntava sopra le roccie il suo chiarore si fondeva con quello dell ' ultimo giorno in un crepuscolo quasi orientale . E poi era la stagione in cui Antonino tornava per le vacanze . Cosima aspettava questo ritorno come altri aspettano la primavera o il fare del giorno . Quell ' anno , poi , alla sua attesa si mischiava una vaga paura : paura che Antonino avesse saputo la grande novità , che anche lei era diventata una scrittrice , una candidata alla gloria , e che sorridesse di lei , con quel suo ironico sorriso di famiglia , velato però , in lui , da una finissima melanconia , come quella dei grandi , dei veramente grandi e forti , per i piccoli e deboli . In fondo non le importava gran che , ferma nella sua ambiziosa sicurezza di non aver bisogno di forze diverse dalle sue per andar diritta nella strada che Dio stesso le aveva tracciata : e da Antonino non sperava niente , non solo , ma non voleva niente , neppure che egli sospettasse del suo amore per lui . Amore . La parola era finalmente sbocciata , nel cuore e sopra tutto nella coscienza di lei , da quel giorno sulle rocce : come sboccia la rosa rossa e fragrante che basta a illuminare un giardino desolato . Eppure il corpo di Antonino non esisteva per lei ; e neppure il lontano desiderio , neppure per istinto , di un solo bacio di lui , le vibrava nel sangue . Di lui non conosceva che la linea , una linea quasi azzurra , poiché egli vestiva quasi sempre di colore turchino chiaro , quasi soffusa del chiarore della lontananza in cui egli le appariva , anche se in realtà la sua figura spuntava in fondo alla strada solitaria . Egli doveva attraversare per forza quella strada , per scendere dalla sua casa al centro del paese : ella lo sapeva , e lo aspettava alla finestra , ma appena la figura di lui appariva ella si nascondeva . Ma questa volta ella lo vede sotto una luce diversa , su uno sfondo che ha del fantastico . Era andata , con la sorella Pina , a trovare le loro amiche , cugine di Antonino . La serva le ha accompagnate , consegnandole alla signora Lucia , con la promessa che sarebbe andata a riprenderle verso sera . È poco , eppure è una festa per Cosima , che può respirare l ' aria del cortile e della vigna di Antonino . Come si è detto , le case delle quattro famiglie si aprono tutte su questo grande cortile arioso , lastricato bene , con panchine di granito poggiate al muro , accanto alle porte . Quella della signora Lucia è a un solo pianterreno , ma le stanze sono comode , e c ' è anche il salotto , col tavolino rotondo in mezzo , e il sofà con la spalliera ricoperta da una trina all ' uncinetto . Le ragazze vi si raccolgono e cominciano a pigolare : anche l ' amica di Cosima e quella di Pina , della stessa età , sono piccoline , brune , intelligenti e lingue lunghe . Finito di parlar male delle comuni conoscenze , cominciano a punzecchiarsi scambievolmente , con istintive malignità e derisioni . Le due ragazze M . vestono bene , perché il padre è impiegato al Tribunale ed ha una sorella a Sassari , dove spesso le ragazze passano qualche settimana e apprendono le eleganze cittadine . Oggetto della loro beffa sono quindi i goffi vestitini delle altre due , fatti dalla sarta paesana . Giallo , con guarnizioni rosse , quello di Cosima , che parrebbe ridicolo e pure dà risalto al suo viso pallido e ai folti capelli neri . - Sembri una ciliegia che comincia a maturare , - le dice l ' amica Lenedda , e Cosima arrossisce e tace , ma la sorella Pina , squadrando il vestito verde e nero dell ' altra , ribatte : - E tu sembri una vipera . L ' altra ride ; dice : - Non mi ricordavo che ti hanno tagliato il filo della lingua . Infatti era vero : da piccola Pina balbutiva poiché lo scilinguagnolo sotto la sua lingua era eccessivamente corto : e le fu tagliato ; cosa che tutti , per il resto della vita , le rinfacciarono . - A te non occorreva tagliartelo , il filo della lingua : anzi bisognerebbe ricucirlo . Risero , le ragazze , perché in fondo erano allegre e si divertivano delle loro stesse malizie : fu portato il caffè , e si riprese a parlar male delle altre cugine , le sorelle di Antonino , che spiavano dalle finestre di faccia , ma non si degnavano di venire a salutare le piccole borghesi . Poiché esse vestivano in costume , sì , ma in modo sfarzoso , ed erano più ricche delle altre , in modo che la loro madre diceva convinta : - Per le mie figlie occorrono uomini in alto , fieri e potenti . Invece la maggiore , molti anni più tardi , sposò un possidente paesano , e la minore un ricco commerciante . Quel giorno , esse non si unirono alla compagnia delle nostre ragazze neppure quando , verso il tramonto , le quattro amiche uscirono nella vigna attigua alla casa . Bellissimo era il luogo in pendìo sopra la valle , in faccia ai monti arrossati dal sole calante : un muricciuolo lo separava dal sentiero che andava a perdersi verso i pendii di un ' altra valle , a nord , e su questo muricciuolo , di contro uno sfondo di cielo abbagliante come una lamina d ' oro , sedeva , con un giornale in mano , l ' agile Antonino . Quando dal fondo del vialetto della vigna Cosima lo vide , si piegò in avanti come dovesse cadere , chiudendo gli occhi quasi con angoscia . Ella non sapeva che era tornato , come del resto non lo sapevano neppure le cugine di lui , che lo guardarono con curiosità insolente e gli corsero incontro senza salutarlo battendogli i pugni sulle ginocchia . Egli le respinse , preoccupato solo per la piega dei suoi pantaloni , e non avrebbe neppure smesso di leggere senza la presenza delle altre due ragazze . Stentò un po ' a ricordarsi chi erano , ma quando ebbe riconosciuto bene Cosima balzò in piedi e la salutò , con quel suo sorriso dolce , stanco e beffardo che gli sollevava il labbro sopra i denti luminosi . Tutto era luminoso , in lui , in quel momento , e la luce d ' oro del tramonto pareva scaturisse dai suoi occhi , dal suo viso bruno , dai capelli raggianti . Per tutta la sua vita Cosima lo ricordò così : e basta ancora che pensi a lui per sentire una gioia misteriosa , fatta di luce e di angoscia , come si prova soltanto al primo rivelarsi della vita cosciente , anche se l ' immagine della vita sorrida come in quell ' attimo sorrideva Antonino . Eppure , in fondo al suo pensiero rimaneva il ricordo delle sue prime esperienze d ' arte , e aspettava con orgoglio che il giovane accennasse alla sua novella , pronta a difendersi se gliela derideva . Ma pareva ch ' egli non sapesse nulla : o almeno non accennò nulla . Domandò solo di Santus , e disse che sarebbe andato a trovarlo . Cosima arrossì ; egli se ne accorse e non insisté . Poi le due ragazze minori essendosi allontanate , rimasero accanto al muricciuolo le due maggiori , e Lenedda cominciò a stuzzicare Antonino , permettendosi di pigliarlo in giro , per il modo con cui vestiva , e perché i capelli gli lucevano troppo . - Ti sei messo l ' olio di lentischio , come le donne di Oliena . A chi vuoi piacere , in questo paese di selvaggi ? Qui , dame non ce ne sono . Cosima abbassava gli occhi . La speranza ch ' egli volesse rispondere alla cugina , sull ' argomento scottante , le faceva battere il cuore : ma egli non badava a Lenedda più che alle pietre del muro sul quale si appoggiava : però si passava la mano bianca , con le unghie che riflettevano l ' oro del tramonto , sui capelli divisi da un lato da una sottile scriminatura candida , e se li tormentava come per dimostrare che non erano lucidi per artifizio . - E poi , perché non hai il corpetto ? L ' hai perduto ? La tua camicia sembra la camicetta di una donna . Cosima taceva , mortificata e offesa per lui , e provò una gioia cattiva quando egli allungò il giornale e lo sbatté più volte sulla testa della cuginetta insolente : ma non fu tutto : allorché Lenedda , con un piccolo salto felino tentò di tirargli i capelli , egli l ' afferrò per un braccio , la fece girare intorno a sé come una trottola , la spinse costringendola a scendere di precipizio nel vialetto in declino . Ella strillava come una ghiandaia , e lui non rideva , tutt ' altro , anzi stringeva un po ' crudelmente i denti , e continuava ad agitare il giornale , come avesse un gran caldo . Cosima stava lì quasi tramortita , e avrebbe voluto non assistere a quella scena . Poiché il suo idolo si scomponeva alquanto ; eppure se egli avesse fatto su di lei lo scempio toccato alla cugina , ne sarebbe stata paurosamente felice . Egli però le mostrava , pur con la sua indifferenza , il massimo rispetto ; non solo , ma ella aveva l ' impressione che la lezione data a Lenedda fosse in suo omaggio , per non essere diminuito agli occhi di lei . Ad ogni modo ella respirò quando egli , dopo averla salutata con un lieve cenno del capo se ne andò senza far più caso degli strilli della cugina . Ma ella doveva incontrarlo ancora in condizioni più felici , insperate e quasi favolose . Sopra la piccola città , che era già a seicento metri sul livello del mare , sulla cima dell ' Orthobene , sovrastante fra boschi di lecci e rocce di granito , poco distante dalla proprietà della famiglia di Cosima e da dove per la prima volta ella aveva veduto il mare lontano , sorgeva una piccola chiesa detta appunto Madonna del Monte , su uno spiazzo sollevato e recinto di massi . Piccole stanzette erano addossate alla chiesa , sotto lo stesso tetto , e una specie di portichetto si apriva davanti alle due porte , una a mezzodì l ' altra a ponente , con sedili in muratura tutto intorno . Nelle stanzette dimoravano i fedeli , durante il periodo della novena e della festa della piccola Madonna . La leggenda raccontava che un vescovo , forse di Pisa , nel viaggiare per la sua visita pastorale nell ' isola , colto da tempesta , aveva promesso , se il naviglio si salvava , di erigere un santuario sulla prima cima di montagna apparsa all ' orizzonte . E immediatamente il mare si era calmato , e una cima rocciosa era emersa fra le nuvole sopra l ' isola . Lo zio di Cosima , il tabaccoso prete Ignazio , che aveva una parrucca rossa con la chierica , fungeva da cappellano della chiesetta . La sorella Paola lo accompagnava : avevano per loro uso , oltre la piccola sagrestia , nel cui armadietto zia Paola nascondeva i dolci per sottrarli all ' avidità dei ragazzi , una stanzetta pulita per il prete , con una branda e il materasso , e una vasta grezza stanza col pavimento sterrato e tanti piuoli fissi al muro per attaccarvi le robe . In questo primitivo ambiente , che aveva della capanna e della caverna , e riceveva luce solo dalla porticina aperta sul bosco , Cosima quell ' anno , poiché la zia Paola l ' aveva invitata con le sorelle a trascorrere con lei il tempo della novena , passò i giorni più belli della sua vita . Fu proprio un sogno , bello , completo , pieno di cose misteriose , come i veri sogni . Il viaggio , circa due ore di salita per un sentiero appena tracciato fra i dirupi , gli avvallamenti , il basco , fu attraversato a piedi dalle ragazze pazzamente felici ed ebbre di quella meravigliosa mattina di agosto , mentre un carro tirato da buoi e carico di masserizie e provviste , le seguiva traballando sui sassi e gli sterpi . La prima sosta , breve , fatta non per stanchezza ma per divertimento , fu al cominciare del bosco fitto , sotto una strana pietra poggiata su altre e detta la tomba del gigante . Sembrava una grande bara , di granito , coperta da un drappo di musco , solenne nella vasta solitudine del luogo . Un tempo , diceva la leggenda , i giganti abitavano la montagna , e uno di essi , a turno , vigilava l ' ingresso della foresta : l ' ultimo , si stese per morire sulla pietra di confine , che si richiuse su di lui e ancora custodisce il suo corpo . Era davvero , quello , l ' ingresso al mondo degli eroi , dei forti , di quelli che non possono concepire pensieri meschini ; e Cosima toccò il masso , come in altri luoghi , abbelliti di leggende sacre , si tocca la pietra dove si sia riposato qualche santo . Il sogno confuso della fanciulla era già illuminato da un desiderio , oltre che di purezza , di cose grandi , al di sopra delle difficoltà quotidiane : e le sembrava davvero , riprendendo a salire il sentiero tra le felci e le chine già morbide di capelvenere e di sottilissime erbe di montagna , all ' ombra dei grandi elci patriarcali , di evadere dal suo piccolo mondo e ritrovarsi fra i giganti che vivono alti sino quasi al cielo , compagni dei venti , del sole e degli astri . Una seconda tappa fu alla sorgente d ' acqua pura e luminosa come il diamante , che scaturiva in una piccola conca di pietre e si spandeva modesta e quasi furtiva fra l ' erba calpestata e fangosa , in un cerchio di lecci qua e là arrampicati sulle cime azzurre . Già si sentiva il grido delle ghiandaie , e l ' aria sembrava un liquore profumato di menta . Le ragazze s ' inginocchiarono sulla pietra e si protesero a bere nella fontana : e nel piccolo specchio d ' onice dell ' acqua in ombra Cosima vide i suoi occhi che le parvero della stessa miracolosa luce : luce che scaturiva dalla profondità della sua terra e aveva un giorno riflesso davvero l ' anima assetata di divinità dei suoi avi pastori e poeti . La realtà doveva consistere nell ' abitazione che , simile alla capanna scavata fra le rocce dai medesimi avi , aspettava questa nuova tribù di fanciulle che anelavano allo spazio del mondo lontano , alle città affollate e rumorose . E le sorelle di Cosima si rivoltarono , sul principio , nel vedere che il giaciglio , in comune con la zia Paola , era steso per terra , fatto di uno strato di felci , di coperte , cuscini e grosse lenzuola ; che gli armadii erano i piuoli e , per lavarsi , c ' era in un angolo , su una panchina di pietra , accanto alla brocca per bere , un vaso di creta ; e per ribellarsi , ma anche divertirsi , cominciarono a rotolarsi sul giaciglio , scovarono la parrucca dello zio Ignazio , che viveva nella stanzetta accanto , e ne fecero scempio . Ma poi uscirono nel bosco e si confortarono con lo sfarzo del meraviglioso luogo pieno di recessi , di divani coperti di musco , di quadri e broccati mai visti così belli , dei quali erano ricchi gli sfondi . Solo Cosima non era disillusa : anzi l ' interno dell ' abitazione , col suo odore di umido e di felci , coi suoi arnesi trogloditici , con quella porticina coperta dalla tenda sul verdone del bosco , quei sedili di pietra grezza , quell ' anfora di creta e i recipienti pastorali fatti di sughero e di corno , le diedero uno strano senso di ricordanze remote , come quello che provava da bambina incosciente nel veder apparire la piccola nonna materna , - la nonnina che partecipava della natura delle fate nane della tradizione locale , che abitavano nelle casette di granito in mezzo ai monti e sugli altipiani rocciosi : - e prima di raggiungere le sorelle si diede da fare per rendere più abitabile la primordiale dimora . Cominciò con l ' appendere i pochi vestiti suoi e delle sorelle ai piuoli , coprendoli con uno scialle per preservarli dalla polvere e dalla curiosità degli estranei ; stese davanti al giaciglio , dalla parte dove avrebbero dormito loro , a mo ' di tappeto , un lungo sacco di lana che invero ne aveva lo spessore ; nascose le scarpe in un cestino , e infine , con un piccolo specchio e una mensoletta che aveva previdentemente portato da casa sua , preparò la toeletta . Intanto , fuori , il servo di zia Paola costruiva una capanna di frasche , abbastanza alta e larga , che doveva servire da cucina . Avevano portato un fornello a mano e un sacco di carbone ; ma la serva volle dietro la capanna , in un angolo riparato , una specie di focolare di pietre e dichiarò che avrebbe cucinato col fuoco di legna . E queste non mancavano davvero a portata di mano , quali erano e pronte ad accendersi come torcie . Anche alcune sedie e un tavolo erano stati portati sul carro ; e il tavolo avrebbe dovuto servire per i pasti e per scrittoio a prete Ignazio , ma egli non intendeva perdere neppure un minuto per impugnare la penna ; e così il tavolo fu collocato nella stanza grande , accanto alla luce della porta e servi , sì , per i pasti , ma anche da scrittoio a Cosima . Oh , e ben il calamaio ella aveva portato , avvolto in uno straccio nero e ficcato dentro una scarpa perché nel transito non si rovesciasse ; e trovò anche , nella primordiale dimora , una specie di nicchia , che avrebbe dovuto servire per qualche lumino e qualche immagine sacra , e della quale , invece , ella si servì per deporvi il calamaio , la penna , il suo scartafaccio e alcuni libri , formandone così un altarino per i suoi misteri d ' arte . Poi raggiunse le sorelle nel bosco ; e furono ore e poi giorni di appassionata gioia . Non fu tutto un sogno ? Uno di quei sogni che bastano a illuminare una vita , anche negli angoli più ombrosi , come il sole e la luna illuminavano , in quei favolosi giorni di agosto , la boscaglia di elci intorno alla miracolosa chiesetta . Che importava l ' umiltà e la rozza accoglienza della capanna ? Serviva di rifugio solo nella notte , e a Cosima nelle ore delle sue scritture ; il rumorio del bosco la copriva col suo suono di organo , e la luna col suo drappo d ' argento . E le ragazze dormivano cullate da quella musica che non aveva l ' eguale poiché era la musica della fanciullezza che risuona una sola volta nella vita . Ma per Cosima era qualche cosa di più grande e trepido : era tutta una rete di mistero , uno svolgersi di cose sorprendenti , come se ella galleggiasse in un fondo oceanico , circondata , non dal selvaggio bosco di elci e dalle roccie fantastiche , ma da tutte le meraviglie delle foreste sottomarine . E tutto questo , oltre la reale dolcezza del soggiorno , allietato dalla libertà e dallo spazio del luogo , dalla bellezza del paesaggio e delle lontananze e dai semplici svaghi della poca gente che dimorava intorno alla chiesetta , dipendeva dalla presenza , in una delle stanze verso la parte opposta di quella del cappellano , della famiglia di Antonino . Egli non c ' era , ma doveva pure qualche giorno venirci , come tutti gli altri giovani della città , che anche se i loro parenti non erano lassù , combinavano gite e passavano anche la notte nel luogo incantevole , accendendo grandi fuochi , combinando cene e balli , bivaccando sotto gli alberi e facendo la corte alle ragazze ; doveva arrivare ; e la sola speranza di vederlo , anche alla sfuggita , in quello sfondo che era lo sfondo stesso della Poesia , riempiva l ' animo di Cosima di una gioia senza limiti . Ma ella non andava mai dalla parte ove la famiglia di lui abitava , e ne sfuggiva le sorelle come per paura che indovinassero il suo segreto e la sbeffeggiassero , o semplicemente perché il suo segreto era per lei grande e sacro come un tabernacolo che nessuno doveva profanare . Ed ecco egli arriva davvero , un giorno : è solo , a piedi , con una fronda in una mano e il cappello di paglia nell ' altra . Cosima , che vigilava sempre sul sentiero dall ' alto di una roccia , lo vede salire un po ' stanco , frustando le felci con la sua fronda : le sembra scontento e disincantato , e pensa che , certo , il luogo , per quanto pittoresco , non è degno di lui : per lui occorrono i parchi coi viali lisci come il velluto , le scalee e le terrazze delle ville principesche , le fontane e le grotte artificiali dei giardini settecenteschi , come ella li ammirava nelle riviste illustrate . E sentì quasi pietà di lui , decisa a nascondersi per non aumentargli il malumore che doveva provare . Eppure la sola idea che egli era lì , nell ' umile portico dove le sorelle gli servivano il caffè , illuminava ancora di più , se era possibile , il paesaggio intorno : e le felci toccate da lui scintillavano come palme dorate , e il cielo era più vasto e azzurro . Incantesimi della fanciullezza , che nel ricordo dànno un ' idea di quello che debba essere un giorno , per l ' anima che ci crede e lo aspetta in ricompensa degli innumerevoli disinganni della vita , il regno di Dio sulla terra . Adesso Cosima è di nuovo nella sua casa melanconica , dove ogni cosa , dopo il ritorno dalla montagna , ha preso un aspetto più triste , quasi di decadenza , o meglio di appassimento , un colore umido di autunno , un odore funebre di crisantemi . Ella ha freddo , nell ' alta stanza dalla cui finestra si vede il Monte , già anch ' esso coperto di nebbia : il grido dei corvi annunzia l ' inverno . Ma ancora ci sono , per lei , momenti nei quali il cielo torna a spalancarsi , e un tepore primaverile le scalda il sangue . Ella scrive : piegata sul suo scartafaccio , quando le sorelle tengono a bada la madre , e Andrea è fuori in campagna , e Santus dorme uno dei suoi soliti terribili sonni , ella si slancia nel mondo delle sue fantasie , e scrive , scrive , per un bisogno fisico , come altre adolescenti corrono per i viali dei giardini , o vanno a un luogo loro proibito ; se possono , a un convegno d ' amore . Anche lei , nelle sue scritture , combina convegni di amore : è una storia , la sua , dove la protagonista è lei , il mondo è il suo , il sangue dei personaggi , la loro ingenuità , le loro innocenti follie sono le sue . Il titolo del libro non può essere che quello che è : Rosa di macchia . E un giorno , quando è finito , ella lo sente palpitare vivo fra le sue mani fredde , come un uccello che le sguscia fremente fra le dita e vola a batter le ali contro i vetri chiusi della finestra . Ella non esita a cercare il modo di liberarlo , lasciarlo andar via per gli spazi infiniti . Scrive all ' editore della rivista di mode , e l ' uomo , che ha l ' intelligenza istintiva e il cuore grande del lavoratore sbocciato dal popolo , capisce con chi ha da fare . Risponde che gli mandi il manoscritto . Cosima si stacca con dolore ed orgoglio dalla famiglia dei suoi personaggi , e la manda per il vasto mondo . Il plico del manoscritto è accuratamente involto in tela e carta , con una rete di spaghi che deve resistere al lungo viaggio di terra e di mare : ed è anche raccomandato : tutte spese che Cosima non può sopportare col suo scarno bilancio personale composto dai pochi centesimi che la madre le dà ogni domenica . Ma poiché è necessario andare avanti a tutti i costi , ecco che la scrittrice , la poetessa , la creatura delle nuvole , scende in cantina e ruba un litro d ' olio : è facile , questa ladroneria , perché lei e le sorelle , quando la madre e la serva sono occupate in cucina , e qualche donna viene a comprare olio o vino , non sdegnano di servirla . Arriva dunque la donna di servizio della famiglia del cancelliere del Tribunale , che abita da pochi giorni la casa della zia Paola , in fondo alla strada , e compra un fiasco d ' olio : Cosima riceve la somma , in piccole monete di argento da mezza lira l ' una : a lungo , andata via la donna , ella tiene quei semi bianchi entro il pugno , fino a scaldarli ; ha scrupolo , ha paura , anche un po ' di vergogna ; ma poi pensa che un familiare non esita a intascare metà del fitto del bosco e del provento delle mandorle , per sprecarlo col gioco e con le donne , e divide anche lei le monete : metà alla casa , metà alla gloria . È vero che poi rivelò il peccato al confessore , dicendo di aver rubato , senza però riferirne il motivo : e per penitenza digiunò il venerdì e il sabato . Presto arrivarono le bozze di stampa del romanzo . Cosima non sapeva con precisione di che si trattasse : credette che l ' editore le mandasse un campione , e si meravigliò che le pagine fossero lunghe come le colonne di stampa dei giornali . Le tenne lì , trovando buffo e quasi allucinante quel trasformarsi del suo lavoro . Il suo nome , in cima , sovrastante al titolo , le dava quasi soggezione : le pareva fosse troppo esposto alla curiosità del lettore . Non vedendo ritornare le bozze l ' editore scrisse quasi seccato , richiedendole corrette . Allora Cosima si decise a correggere i molti errori di stampa , e sentì la prima tortura di ricercare le doppie lettere sul frusto vocabolario che era appartenuto a suo padre e ancora aveva odore e macchie di tabacco da naso : ma le correzioni ella le fece in un modo nuovo , mai veduto , cioè non sul margine del foglio , sibbene sul corpo stesso delle parole errate ; talché ne germogliò una fioritura selvatica di sgorbi , un groviglio che terrorizzò il tipografo destinato a sbrogliarlo . L ' editore decise di non mandare le ulteriori bozze alla scrittrice , ma le richiese una fotografia da mettere sulla porta del romanzo . Di fotografie Cosima ne possedeva solo una , che era stata anch ' essa una delle prime sue disillusioni personali . S ' era voluta fotografare coi capelli sciolti , col vestito nuovo color viola di mezzo lutto e il fermaglio d ' argento al collo : ne era venuta una immagine torva , corrucciata , con gli occhi selvaggi , la bocca sdegnosa , il petto legnoso ; la prima deformazione della sua personalità spirituale , che sotto le asprezze fisiche dell ' adolescenza ella sentiva invece bella e fina . Era abbastanza vanitosa per non pensar neppure di mandare quel cupo ritratto di sé stessa ad affacciarsi all ' apertura del suo libro di sogni : ma farne un altro era un po ' difficile , ed anche dispendioso . Forza e coraggio , e sopra tutto astuzia : altri mezzi litri di olio e di vino furono sottratti al bilancio domestico : fu combinata una gita ad un orto di proprietà della famiglia , vicino alla casa del fotografo , e tutto , questa volta , riuscì bene : la testa di Cosima emergeva da un grande ventaglio di piume di struzzo nere , ch ' ella aveva con arte aperto sul suo scarno petto : emergeva come da un ' ala , che poteva anche avere un simbolo ; e gli occhi avevano il loro languore orientale , un po ' esagerato , il viso tutto dolce , sornione , un po ' per volontà di lei , un po ' per abilità del fotografo intelligente , che aveva capito a modo suo di che si trattava . Aveva capito che quell ' immagine era destinata a un amatore , a qualcuno che Cosima voleva attirare per passione , ma anche per arte : e questo primo innamorato lontano , ricco come un re e forse anche più potente , era il pubblico dei lettori , specialmente giovani , intelligenti e affini all ' anima e alle fantasie di lei . Il libro invece ebbe un successo femminile : lo lessero le fanciulle , e vi si ritrovarono , coi loro amori più libreschi che reali , coi loro convegni notturni immaginari , con le loro finte ali di struzzo che non possono volare . L ' editore mandò cento copie del volume , per tutto compenso dell ' opera : il valore non superava quello dell ' olio e del vino rubati in cantina ; e il grosso pacco piombò in casa come un bolide sconquassatore . La madre ne fu atterrita , la sera gli girò attorno con la diffidenza spaventata di un cane che vede un animale sconosciuto : per fortuna Cosima ricordò che un suo cugino in terzo grado aveva una bottega di barbiere e spacciava giornali e riviste . Era un intellettuale anche lui , a modo suo , perché mandava la corrispondenza locale al giornale del capoluogo : e la proposta di Cosima , di spacciare qualche copia del romanzo , fu da lui accolta con disinteresse assoluto . Ma per la scrittrice fu un disastro morale completo : non solo le zie inacidite , ma i ben pensanti del paese , e le donne che non sapevano leggere ma consideravano i romanzi come libri proibiti , tutti si rivoltarono contro la fanciulla : fu un rogo di malignità , di supposizioni scandalose , di profezie libertine : la voce del Battista che dalla prigione opaca della sua selvaggia castità urlava contro Erodiade era meno inesorabile . Lo stesso Andrea era scontento : non così aveva sognato la gloria della sorella : della sorella che si vedeva minacciata dal pericolo di non trovare marito . Ma a consolare l ' umiliazione sdegnosa di Cosima arrivarono le prime lettere delle sue ammiratrici , ed anche di qualche giovanissimo ammiratore , cosa che maggiormente la confortò . Uno le mandò , da Roma , - da Roma ! - una piccola poesia d ' amore , musicata , dedicata a lei . Ella aveva già un certo spirito critico per giudicare puerili e sgrammaticati i versi , - non più dei suoi , ma incoraggiò la propria vanità col credere che la musica fosse migliore ; per conto suo non conosceva una nota , e di musica aveva finora sentito quella della chitarra e della fisarmonica e quella dell ' organo della cattedrale : ma quello che più la lusingava e la cullava in una risonanza immaginaria , era il fatto che l ' omaggio veniva da un giovane , forse un ragazzo , un ragazzo che se sapeva comporre musica , oltre a poesia , doveva essere di condizione civile , di gente educata ; forse era un Antonino ancora acerbo , forse anzi in via d ' evoluzione più raffinata di quella dell ' esteta locale ; e aveva su di questi il vantaggio di essere meno indifferente , e di pensare dunque a lei , di essere all ' altra riva del solitario oceano di sogni dov ' ella viveva . Fu il suo primo amore lontano , tutto suo , poiché dell ' ignoto musicista non seppe mai l ' indirizzo , neppure il nome , - e se ne sapeva l ' età e il sesso era perché i versi li svelavano : - ed egli non scrisse , non parlò , non cantò più . Fu come un grido d ' uccello nella notte , un richiamo passeggero di usignuolo , illuso anche lui dal chiarore delle lontananze ; la serenata di un fantasma di trovatore sceso dalla foresta lunare delle pagine di un libro romantico . Questo fatto cominciò a staccarla da Antonino , tanto più che egli non diede il minimo segno di essersi accorto di quello che per lei , certo , era un avvenimento straordinario . Un filo di dispetto si intrecciò ai ricordo di lui , anzi fu come una trama che si rompe , in un tessuto prezioso , e a poco a poco tira le altre , irrimediabilmente . Poi un ' altra cosa accadde : un altro poeta si accorse di lei : e questo era vicino e accostabile : oh , anche troppo , accostabile , poiché egli faceva di tutto per esserlo . Ma , ahimè ! era un ben piccolo e triste e meschino poeta , in tutto . Era zoppo , fin dalla nascita ; non poteva studiare per mancanza di mezzi , non riusciva a trovare un posto decoroso per mancanza di studio : era il figlio illegittimo del cancelliere , quello venuto ad abitare in fondo alla strada , e , si diceva , del cancelliere stesso , che non lo riconosceva ma se lo tirava appresso , lo manteneva , gli faceva fare il copista , e gli permetteva di scrivere versi . Il cancelliere era vedovo : aveva due figlie già anziane , una tutta riccioli neri , tinti e grassi , l ' altra di un biondo di stoppia bruciata , con una guancia pelosa come quella di un gatto . Si volevano tutti bene : le ragazze sognavano un ricco matrimonio per il presunto fratello . Fortunio , si chiamava , ed esse speravano che il nome gli portasse fortuna : ed era anche bello di viso , con due grandi occhi castanei , femminei , i capelli lisci , dello stesso colore , quasi della stessa lucentezza , un non so che di carezzevole e languido in tutta la persona , anche nel modo di trascinare la gamba storta con la scarpa che pareva di ferro . Le sorelle riuscirono a fare amicizia con Cosima ; un ' amicizia un po ' sostenuta e cerimoniosa , però ; mandavano la serva a domandare quando potevano , senza disturbo , far visita , e arrivavano puntuali , coi vestiti nuovi , i cappellini che sembravano spoglie di pappagalli ; e trovavano sempre il modo di parlare di Fortunio : sì , anche Fortunio aveva pubblicato un volumetto di versi ; anche Fortunio scriveva un romanzo ; anche Fortunio riceveva e spediva tante lettere . Ne mandò una anche a lei , con la serva , e istintivamente Cosima la nascose : ma quando l ' aprì rise , un po ' delusa , poiché il collega la pregava di tradurgli in italiano una parola dialettale molto usata nella città , ma della quale egli non sapeva con precisione il significato . Ella rispose : egli scrisse ancora , ringraziando . Le loro lettere avevano le impronte oleose delle dita della serva . Poi l ' amicizia si strinse : Cosima andò con le sorelle a visitare le nuove amiche e osservò che la loro casa era povera , disordinata , quasi sudicia : e quei riccioli neri unti , quella frangia di stoppia che ricadeva fin sugli occhi bianchi della più vecchia delle zitelle , le destarono un senso di diffidenza , quasi di ripugnanza . Che si ingrandì questo senso , quando , non seppe come , le due streghe trovarono il modo di condurre le ragazze più piccole a vedere un vaso di gerani nella loggetta della casa , e nella stanzetta che serviva da pranzo e da ricevere entrò come per caso lo zoppo . Ella che s ' era piegata a guardare sul tavolo coperto da un tappeto fatto con orribili ritagli di scatole di fiammiferi , alcune di quelle immagini con paesaggi , sentì la scarpa di lui come la zampata di un cavallo che si ferma davanti ad un ostacolo : e balzò in piedi rossa e spaventata . A dire il vero anche lui arrossì e le sue labbra tremarono : ma ciò valse a far notare a Cosima che egli aveva una bella bocca , carnosa ma non sensuale , o , se mai , di una sensualità sana e attraente come quella di un frutto maturo . Per la prima volta ella ebbe la sensazione di ciò che doveva essere un bacio , la sensazione fisica ; un bacio carnale , fra due che si desiderano e sono spinti ad attaccarsi l ' uno all ' altro da una terribile forza di natura : e anche la sua bocca tremò , ma come quella di un bambino che sta per piangere e neppur lui sa perché . Fortunio fu certo , almeno in apparenza , fortunato con Cosima . Ma lo fu perché era audace e spinto , in fondo , da un misterioso senso di odio verso di lei e verso tutta la classe boriosa e orgogliosa senza motivo alla quale ella apparteneva . Ella era quasi ricca , quasi nobile , e nonostante le gravi pecche dei fratelli , considerata una ragazza di rango superiore . La sua stessa ambigua qualità di scrittrice le attirava , dopo tutto , l ' attenzione di un intero paese , e di gente più lontana ancora : e Fortunio era abbastanza intelligente per capire ch ' ella giocava una carta : poteva perdere ma poteva anche vincere . Lui sapeva benissimo , meglio di quelli del paese , che un vero artista non manca mai al suo avvenire . E in Cosima egli sentiva l ' artista ; mentre lui era diseredato in tutto , anche nelle sue velleità di intellettuale . La passione che egli cominciò a provare sul serio per lei era in parte sincera , in parte avida e interessata . Le lettere che cominciò arditamente a scriverle , facendogliele pervenire incollate nelle copertine dei libri che si scambiavano apertamente , erano belle , poetiche , sensuali ; forse le cose migliori che egli scrisse in tutta la sua , d ' altronde breve , carriera di scrittore : Cosima se le sorbiva con avidità , e le nascondeva ben bene per il terrore che venissero scoperte da Andrea : se Andrea le avesse scoperte sarebbero successi certamente dei guai . Poiché Fortunio era per lui un essere assolutamente inferiore , socialmente e fisicamente : era peggio di un servo , peggio di un suonatore ambulante , e come tale gli perdonava , anche perché nulla ancora di sospetto gli passava nella mente , le serenate che , con chitarra e relative appassionate canzoni dialettali , il giovane zoppo , con altri suoi amici , si permetteva di eseguire sotto le finestre di casa . Era un uso locale , abbastanza antico sebbene del tutto diverso da quello delle vere serenate popolari composte di cori vocali e di canzoni arcaiche , quello delle serenate diremo borghesi , combinate da studenti e giovanotti della classe non esclusivamente paesana . Canzoni semi - dotte accompagnate dalla musica della chitarra , del mandolino , anche della fisarmonica , facevano sollevare la testa dai loro guanciali quasi monastici , alle fanciulle sognanti : ma era un po ' difficile identificare a chi la voce appassionata che rompeva il silenzio notturno coi suoi richiami d ' amore , era diretta : poiché l ' amatore , per lo più ostacolato nelle sue aspirazioni amorose , per crearsi una specie di impunità non si fermava , con la sua compagnia solo sotto le finestre dell ' amata , ma sotto molte altre dove c ' erano fanciulle : così che il suo sfogo poteva passare per quello di un dilettante di serenate , di uno spirito innamorato del suo universale sogno d ' amore : o anche di un artista in esercizio di canto e di notturne melodie . Cosima non si ingannò un istante quando una notte sentì , dapprima lontana , poi sempre più vicina e quasi tempestosa e tiepida , quasi palpabile , come appunto il levarsi del vento dalle lontananze del mare e poi dalla valle , nelle notti di marzo , il vento che porta dalle terre d ' Oriente l ' annunzio della primavera , la voce di Fortunio . Bisogna dirlo , era una voce potente , calda , un po ' raffreddata come quella di un vero tenore , - e anche su questa le sorelle di Fortunio contavano , sperando di far di lui un cantante ; - ed egli sapeva scegliere , aggiustandole con anelli di sua invenzione , le poesie più adatte a penetrare come in sogno nel letto delle fanciulle , ad avvolgerle con ali d ' angelo sempre più calde , sempre più strette , fino a tramutarsi in un abbraccio umano appassionato . Cosima tenta di reagire : in fondo non è romantica e già , per tante prove crudeli , conosce la vita ; ma la monotonia dei giorni senza speranza di notevole mutamento le gravava intorno come una ingiusta condanna , - antica condanna delle donne della sua stirpe , - e lei ardeva tutta di desideri di volo , di più vasti orizzonti , di vita movimentata . Così diede ascolto alla voce lusingatrice , sebbene Fortunio le destasse diffidenza e quasi disprezzo . Un giorno , in maggio , quando le prime ebbrezze della sua avventura letteraria erano dileguate , per lasciar posto , in lei , ad uno scoraggiamento pesante , per colmo di disdetta , le arriva una lunga critica , manoscritta , della sua povera ma sincera fatica : il romanzo , la novella , persino un timido racconto per bambini pubblicato in una rivistina per ragazzi , tutto e stroncato , e non con debole malizia , ma a vigorosi colpi di accetta : tutto , con logica , con coscienza : tutto ridotto a scheggie , buone , - conclude il critico , - per accendere il fuoco del forno ove la madre di Cosima cuoce il pane . Torni , torni , la piccola grafomane , nel limite dell ' orticello paterno , a coltivare i garofani e la madreselva ; torni a fare la calza , a crescere , ad aspettare un buon marito , a prepararsi ad un avvenire sano di affetti famigliari e di maternità . Cosima piange ; di rabbia , di umiliazione : piange , ma in fondo si sente tutta scossa , ha coscienza di aver sbagliato strada , decide di ritornare davvero al chiuso esilio del suo vero destino . Strappa il foglio di condanna , e riprende i suoi lavori di ricamo , di cucina , le passeggiate con le sorelle , le gite confortevoli nelle belle campagne rallegrate dalla fastosa primavera . Ad una di queste gite presero parte anche le sorelle di Fortunio : anzi furono loro che portarono le provviste per fare una merenda sull ' erba , accanto alla sorgente dell ' acqua che scaturiva da una roccia alle falde del monte . E furono ore di schietta , innocente allegria ; e Cosima poté anche , contemplando il tramonto sulle cime opposte della valle , sopra gli oliveti sognanti , mettere da parte i tenebrosi propositi di abbandonare i suoi sogni di poesia ; la ferita si chiudeva , ed ella provava come una gioia di convalescenza , quando , a stendere un ' ombra sulla luce del suo cuore , - la sola luce ch ' ella sentiva di essere vera , limpida e dissetante come la sorgente della roccia , - apparve , sulla strada sovrastante , la figura di Fortunio . Al solito , pareva che egli fosse sopraggiunto per caso . Dall ' alto del paracarri si affacciò e parlamentò con le sorelle , che lo invitavano ad avvicinarsi , a prender parte alla merenda , con un certo diritto , poiché la roba l ' avevano portata loro : ma egli rifiutò , severo e triste , conscio , anche lui , del posto che gli spettava : affacciato al parapetto dello stradone in modo che la sua gamba storta non si vedesse , e risaltasse la bella testa con gli occhi e le vivide fresche labbra lucenti al riflesso del tramonto , guardava con tristezza lontano , e appoggiava la guancia alla mano fina , dalle unghie che parevano di alabastro rosa . A Cosima pareva una di quelle figure romantiche che le piacevano nelle vignette di qualche antica edizione di Chateaubriand , possedute da Santus ; così , un giovine sventurato , preso da una segreta passione , che si smarrisce nella solitudine di un tramonto campestre e appoggiato al riparo di un precipizio , o seduto sul tronco abbattuto di una quercia , fra tralci d ' edera e rupi coperte dal fiore del muschio , medita sulla sua triste sorte . Triste , certo , era la sorte del giovine Fortunio , e il cuore di Cosima non poteva non accoglierne l ' eco , fra le voci poetiche che le raccontavano l ' eterna poesia del dolore umano : e così , quando la comitiva prese la via del ritorno , lasciando lo sventurato poeta solo appoggiato alla roccia della sorgente , intento a sentirne anche lui il mormorio melanconico , fra le ombre già dorate del crepuscolo , ella si sbandava , a capo chino , mentre le compagne si ricorrevano nello stradone e cantavano e ridevano come figlie di contadini , al ritorno dal lavoro dei campi . Sorge la luna , fra i denti del monte , sopra i macigni che dànno l ' illusione delle rovine di un castello : il suo chiarore lilla si fonde con quello arancione dell ' orizzonte ; l ' odore della vegetazione inumidisce l ' aria tiepida ; canti lontani rispondono a quelli delle fanciulle che accompagnano e trasportano sull ' ala del loro coro la tristezza indistinta di Cosima . Che cosa vuole , Cosima ? Non lo sa bene neppure lei : vorrebbe fermarsi , non tornare nella sua casa soffocante , appoggiarsi anche lei al parapetto dello stradone , sopra la valle piena di mistero , seguire il corso della luna sul cielo sempre più chiaro e luminoso . Le compagne non badavano a lei : le sorelle , stordite dall ' allegria delle amiche , si lasciavano trascinare avanti , e lei rimaneva sola , sperduta , come dimenticata nella strada e nel mondo . Sopraggiungeva qualche carro di contadini , trainato dai buoi sonnolenti , qualche uomo a cavallo , qualche tarda donnicciuola che ritornava dall ' aver lavato i panni al torrente : le ombre si allungavano di traverso sulla strada bianca , le voci e i passi risonavano dolci nell ' aria molle e profumata . Ed ecco un passo diverso dagli altri , con qualche cosa di ambiguo , come il passo di un essere fantastico , uno gnomo , un gigante che tenta di non far rumore , o un Belfagor fatale , o un arcangelo che con un batter d ' ali può trasportarti fra le torri d ' argento e gli spalti lunari della montagna . È Fortunio : sarebbe stato più in carattere con la chitarra a tracolla , come un trovatore sceso appunto dai boschi d ' elci che circondavano gli illusorii castelli dell ' orizzonte : ad ogni buon fine aveva ancora un libro in mano : un libro che biancheggiava alla luna , con le parole magiche che aprono la porta dei sogni . Versi ; versi d ' amore . Raggiunse Cosima e le si mise a fianco , silenzioso . Ella non si stupì : tutto doveva procedere così ; e quando egli le cinse lievemente le spalle col braccio che tremava ella non protestò , non cercò di liberarsi . Tutto doveva procedere così : era una cosa ordita dalle sorelle maliziose di Fortunio , ma pareva anche un incantesimo prodotto dall ' ora , dal luogo , dalla sorte che protegge gl ' innamorati . Anche l ' ombra folta che si stendeva al margine dello stradone , in una svolta ove le rocce scendevano fino al paracarri , parve una tenda di velluto , che avvolse i due giovani poeti e permise ai loro freschi volti di formarne uno solo : il volto dell ' amore . Tutto sembrava proteggerli : il modo facile di scambiarsi le lettere , la strada in comune , la vicinanza dei loro orti . E dell ' orto di Cosima , di notte , quando si sapeva che la madre e le sorelle riposavano , la prima avvolta anche nel sonno dal suo velo di sofferenza e di preghiere , le seconde nei loro sogni ancora bianchi di innocenza , Fortunio riusciva , nonostante la sua infermità , a scavalcare il muricciuolo , e ritrovare , sinceramente ansante e appassionato , all ' ombra di un angolo protettore , la sua piccola amica che sembrava , così sbalordita e silenziosa , il fantasma di sé stessa . Ella si lasciava baciare da lui , ne sentiva il calore della persona , i fremiti e gli ànsiti di eroe incatenato , la violenza impotente con la quale egli avrebbe voluto portarsela via ; ma una fredda , quasi malvagia potenza di analisi la sosteneva in quella specie di lotta dei sensi contro sé stessa e contro l ' altro ; e ne usciva stanca , disgustata , amara di umiliazione e di rimorso . Anche di rimorso : poiché credeva , fra le altre cose , di commettere peccato : ella non avrebbe mai sposato Fortunio . Finché la vicenda non trapelò , destando una nuova ondata di scandalo fra la gente per bene del luogo . Eh ! si capiva ; Cosima sola era capace di quelle avventure , con uno storpio , un bastardo , un rinnegato dalla sorte . E un giorno Andrea disse , in pubblica piazza , che avrebbe fracassato col bastone l ' altra gamba del “ suonatore di chitarra ” ; e a Cosima somministrò una dose di schiaffi e pugni che oltre le membra le pestarono l ' anima come il sale nel mortaio . Anche questa lezione le servì per la scuola della vita ; sentì che ella davvero non rassomigliava e non doveva rassomigliare alle ragazze di “ buona famiglia ” , che commettono incoscienti ma astute i loro peccatucci d ' amore ; che Dio le aveva dato una intelligenza superiore alla comune e sopra tutto una coscienza limpida e profonda come un ' acqua nella quale si vede ogni filo di luce e di ombra , per guidarsi da sola nella strada della verità . Il castigo per il suo capriccio con Fortunio , capriccio di curiosità sentimentale , ma anche sensuale , le parve giusto ; e decise di sorvegliarsi , di vivere con una sua certa religione . Anche il pensiero per Antonino le si svelò , ad un tratto , quasi morboso . Perché perseguire una chimera inutile e , in fondo , per lei , umiliante ? Non si mise più alla finestra , per aspettare il passaggio della meteora : non andò più , con le sorelle , a far visite alle amiche ; si chiuse in un cerchio di silenzio , di rassegnazione , di lavoro . E poi la vita quotidiana incalzava , i giorni si facevano scuri e arcigni come per un inverno che doveva durare a lungo . Una notte si sentì , nella casa uno strano lamento , poi la voce di Andrea che cercava di convincere il fratello Santus a mettersi a letto e calmarsi ; ma il disgraziato si dibatteva , gridando che sotto il suo letto c ' era un uomo nero che voleva strangolarlo ; poi toccava le pareti urlando che erano piene di tarantole e di scolopendre . In un attimo la madre , la serva e le ragazze furono in piedi , circondarono i due fratelli , si avvidero che Santus , pallido , tutto preso da un tremito convulso e con gli occhi grandi , metallici , allucinati , delirava . Ma era un delirio terribile il suo ; peggiore del delirio di un moribondo o di un idrofobo : Andrea lo capiva . Un terrore mai prima conosciuto invase Cosima , come se davvero la casa fosse piena di uomini neri e abbominevoli nascosti e pronti ad ogni crudeltà , e , le pareti brulicassero di rettili velenosi . La madre credette che Santus fosse invaso dallo spirito maligno , e pensò di mandare a chiamare uno dei preti di casa per esorcizzarlo . Ma Andrea sogghignava ; riuscì a far ritornare a letto il fratello , e lo vegliò tutta la notte . Notte di angoscia indimenticabile , durante la quale Cosima conobbe un ' altra pagina del libro terribile della vita . Invece del prete venne il dottore , il quale consigliò che Santus e Andrea , il quale si offrì di sorvegliare il fratello , andassero ad abitare in una casupola che la famiglia possedeva in un orto non molto distante dalla casa . Furono riattate e ammobiliate alla meglio , le povere stanzette terrene , che di buono avevano solo alcune finestrine dalle quali si vedevano i monti lontani : e Santus vi si lasciò condurre docilmente : era buono e mite , in fondo , e il primo ad essere mortalmente triste del suo vizio , che il dottore aveva dichiarato essere null ' altro che una malattia dalla quale il paziente non può , anche con tutta la sua volontà , mai guarire , era lui . Un dolore profondo gli si leggeva negli occhi chiari : di tanto in tanto pareva sollevarsi , smetteva , e tentava di lavorare : ma poi ricadeva , come un virgulto stroncato , non ancora morto nelle radici ma irrimediabilmente inutile a se stesso e dannoso agli altri . Nella casa delle fanciulle ci fu una relativa tranquillità : ma l ' ombra del dolore la velava ; e la madre si fece ancora più silenziosa , pallida , e qualche volta inquieta , di quell ' inquietudine di uno che ha smarrito qualche cosa di prezioso . Cominciò anche a diventare un po ' strana : a volte usciva di casa furtiva , con qualche oggetto o qualche pacco nascosto sotto lo scialle : andava nella casetta dei figli ; a portar loro da mangiare e da vestirsi . Non che ad essi nulla mancasse , anzi , quando l ' altro era tranquillo , Andrea tornava a mangiare con la famiglia , ed entrambi frequentavano giornalmente la casa : ma la madre aveva paura che essi mancassero del necessario : pensava a loro come a bambini smarriti nel bosco , e andava a cercarli , e si smarriva anche lei nelle ombre di una selva pericolosa : quella della disperazione . Attiguo alla casetta dei fratelli , c ' era , anch ' esso di proprietà della famiglia , un frantoio per olive : era un lungo stanzone irregolare , scuro eppure lucido , come scavato in una montagna di schisto : nero , come unto anch ' esso , era il forte cavallo paziente che faceva girare la ruota dentro la vasca rotonda dove venivano pestate le olive : la pasta violacea di queste , versata entro sporte rotonde , la spremeva il torchio di ferro ; ma il torchio , collocato in una specie di nicchia scavata nella parete , erano gli uomini che lo manovravano , con una stanga : il mugnaio o un suo aiutante . L ' olio cadeva nero e grasso entro un grande paiuolo , e le sanse , finita di spremere la pasta , venivano buttate da una larga finestra giù nell ' orto , formando un monticello odoroso che a suo tempo veniva acquistato dallo stesso negoziante che in estate comprava le mandorle della famiglia : ed era una discreta rendita , assieme con quella dell ' olio , che i proprietari delle olive lasciavano in compenso per la manipolazione . Ma bisognava stare molto attenti , perché il mugnaio , un piccolo uomo religioso con due occhi di vero santo , che serviva da anni e anni la famiglia , e le era sinceramente affezionato , rubava a man salva , tanto ai clienti quanto ai padroni . Il luogo era sempre pieno di gente , anche perché in un angolo , tra la finestra e il torchio , ardeva sempre un grande fuoco con su un paiuolo d ' acqua bollente , dove venivano immerse e lavate le sporte : e intorno a questo fuoco si riuniva un gruppo d ' individui che , verso sera specialmente , formavano un quadro degno di Rembrandt . Erano tutti disoccupati e poveri , ma di una strana povertà dovuta più a loro stessi che alla sorte : e venivano lì a riscaldarsi , a confortarsi l ' uno col contatto dell ' altro . Capo fila era un uomo rossiccio , che era stato ricco e aveva dilapidato la sua sostanza con le donne e il vino : poi un vecchione con la barba di patriarca , anche lui decaduto , che faceva il giardiniere a tempo perso e viveva con la caccia dei gatti , dei quali si nutriva ; e altri reietti , che non sdegnavano di unirsi con i bravi contadini e i piccoli proprietari che portavano a macinare le loro olive , e lo stesso padrone del frantoio , Andrea , che capitava ogni tanto per sorvegliare il mugnaio . Santus , poi , non mancava mai , e quando appariva lui tutti si scostavano per fargli posto ; camminava anche lui nella fatale scia dei miserabili compagnoni raccolti intorno al fuoco , ma tutti ancora lo rispettavano , perché ancora la sua famiglia lo sostentava ed egli aveva un rifugio e la protezione del fratello ; anzi , sapendolo generoso , cercavano la sua amicizia per potergli spillare un po ' di quattrini ; ma egli , nonostante la torbida incoscienza in cui spesso affondava , capiva il suo stato , conosceva il cuore del prossimo , e amava solo la compagnia dei rinnegati del frantoio perché appunto si sentiva già loro compagno di fatalità . Non si creda che queste riunioni fossero melanconiche . Tutt ' altro . Quando il fuoco aveva seccato addosso i poveri vestiti , spesso bagnati dalla pioggia , di questa specie di vagabondi , e , per benignità della sorte , essi erano riusciti a bere vino , o meglio ancora acquavite , l ' allegria più infantile regnava fra loro : uno di essi arrivava a cantare pezzi d ' opera , un altro tirava fuori un pane , lo spaccava , si faceva facilmente versare sulla mollica un filo d ' olio , e lo abbrustoliva sulla brace , dividendolo poi fraternamente coi compagni . E Santus mandava a comprare un fiasco di vino , che bevevano alla salute di tutti . Salute e lunghi anni : la vita è di chi si contenta di viverla . Le giornate erano quasi sempre grigie , nel freddo mattino del tardo autunno : ma a poco a poco il cielo si schiariva e si sollevava sopra i monti che prendevano una lucentezza opaca di stagno , e sull ' alto si apriva l ' occhio , bianco prima , poi perlato del sole , come di un dormiente che dopo aver lottato con un triste sogno si sveglia ridente alla dolce realtà . Allora tutto prendeva colore ; il cielo sembrava un mare sparso d ' isolette rocciose , sui rami degli alberi le ultime foglie palpitavano come farfalle d ' oro e i monti riprendevano le loro tinte azzurre e rosee . Quando il tempo era bello capitavano nell ' orto la padrona che non sdegnava di coltivare i cavoli e i carciofi , e le “ bambine ” . Cosima aveva già venti anni ; ma a volte ne dimostrava di meno , a volte di più . Il viso bianco , corrucciato , gli occhi che sembravano selvaggi , la fronte coi capelli tirati su e stretti con la noncuranza delle donne vecchie , si aprivano e illuminavano come il cielo in quelle ambigue mattine , quando il riso schietto le sgorgava dai denti stretti con la violenza d ' un ' acqua sorgiva dalla roccia . Ora , nelle assenze di Andrea , spesso costretto a recarsi in campagna per sorvegliare chi lavorava , sapendo che di Santus il mugnaio poteva , con l ' aiuto diabolico dell ' acquavite , farne quello che voleva , ella penetrava con coraggio nel frantoio , e faceva le sue brave ispezioni . C ' era , anche nella cameruccia di Andrea , un registro dove venivano segnate le “ macinate ” delle olive ; ogni macinata sette quarti di ettolitro di olive ; compenso due litri d ' olio grezzo lasciato nel paiuolo apposito o , se il proprietario preferiva , due lire in contanti . Molti lasciavano correre il tempo , prima di pagare , e allora il conto rimaneva aperto . Ed ecco Cosima , seduta al tavolo dove c ' erano gli avanzi del pane e dei cibi dei fratelli , sfogliare l ' unto registro e segnare in fila i nomi e il numero delle macinate ; era una poesia anche quella , e il sole , che sbaragliava le ultime rocciose nuvolette e splendeva alto sui monti , dorava il foglio dove lei scriveva e lucidava i suoi capelli severi . Così ella veniva a contatto col popolo , col vero popolo , laborioso e mite , che se pure poteva , come il mugnaio , mettere le grinfie sulla piccola roba del prossimo , lo faceva con parsimonia e poi andava a confessarsene . Magari anche la confessione era un po ' fraudolenta , come quella del famoso contadino che tentò d ' ingannare il confessore dicendogli di aver rubato una corda , e alle insistenti inquisizioni dell ' uomo di Dio , finì col dire che alla corda c ' era attaccato un bue : ad ogni modo tutta gente buona : donnine rispettose e sornione , uomini che dovevano combattere con la terra ingrata e solitaria e i venti e gli uccelli e le volpi per strappare il grano e il vino , dei quali si nutrivano come il sacerdote nella Messa . Cosima li osservava , li studiava , ne imparava il linguaggio , le superstizioni , le maledizioni e le preghiere : e dal suo posto di osservazione vedeva anche il quadro e le figure del frantoio : sentiva le storielle che vi si raccontavano , le canzoni dell ' ubriaco , e se le doleva il cuore o piegava la testa umiliata nel vedere Santus , il fratello nato per grandi destini , intagliare carrettini di ferula per i bambini del mugnaio , o spolpare le ossa di un arrosto di gatto con gli altri compagnoni , pensava che solo la pietà può sollevare l ' anima piegata dal male degli altri , e portarla sulle sue ali fino alle altissime soglie di un mondo ove un giorno tutti saremo eguali nella gioia di Dio . Fra un segno e l ' altro del registro i clienti del frantoio le raccontavano i loro guai , i loro drammi : qualcuno la pregava di scrivergli una lettera o una supplica : così le venne lo spunto per un nuovo romanzo ; attinto dal vero : attinto come la pasta nera delle olive dalla vasca del frantoio , che si mutava in olio , in balsamo , in luce : e mise un titolo grigio , che sotto però nascondeva anch ' esso il seme del fuoco : lo intitolò Rami caduti . Questa volta la fortuna le arrise compiuta . Ella tentò presso un editore di una certa notorietà , che non solo accettò e pubblicò il romanzo , ma lo fece accompagnare dalla prefazione di uno scrittore illustre : ed ecco d ' un tratto la figura di Cosima balzò sull ' orizzonte letterario , circonfusa d ' un ' aureola quasi di mistero . Mistero creato dalla lontananza di lei e della sua terra , dalle vaghe notizie sulla sua vita quasi selvatica , ma sopra tutto dalla forza ingenua e nello stesso tempo vigorosa del suo racconto , dalla sua prosa scorretta e primitiva eppure efficace , e dall ' evidenza dei suoi personaggi . D ' un colpo ella diventa celebre : giornali e riviste le domandano novelle : e l ' editore manda denari . Non molti , ma tanti quanti a lei bastano per non frodare più la cantina , e comprarsi un bel vestito di setina nera a puntini d ' oro e un boa di piume di struzzo nere e bianche che ha del serpente e dell ' uccello . Quando apparve , con le sorelle alle quali aveva regalato per confortarle eleganti sciarpe di velo , alla Messa celebrata dal Vescovo , in una brillante mattina di autunno , una schiera di giovanotti , i più intellettuali e spregiudicati del luogo , che andavano in chiesa solo per sbirciare le donne , si allineò fra una navata e l ' altra della bella Cattedrale , e i loro occhi la serrarono in un nutrito fuoco di fila . Anche le donne la guardavano , alle spalle , affascinate , più che altro , dal suo vestito e dal suo boa dai colori di notte stellata , piegata sul suo libro di preghiere . Ella volava : le pareva di essere una rondine ; sentiva voglia di piangere ; era un rigurgito di gioia , di trionfo , ma anche di dolore profondo ; e se sollevava gli occhi umidi e vedeva i finestroni alti sotto la volta della chiesa , azzurri di miraggi quasi marini , pensava allo sfondo della finestra del frantoio e alle povere donne unte di olio nuovo che le raccontavano le loro pene . Allora una lieve vertigine le saliva dalle radici dell ' anima , come quando bambina l ' immagine della nonna le rimescolava nel subcosciente un mondo atavico avventuroso e fiabesco . La cerimonia e la musica accrescevano l ' incanto . Il Vescovo era alto , aristocratico ; ricordava i prelati pittoreschi dei grandi romanzi francesi dell ' Ottocento ; solo la sua voce era un po ' aspra , ma si sperdeva , col fumo dell ' incenso , nel rombare nostalgico dell ' organo , che suonava il coro del Nabucco : “ Va pensiero su l ' ali dorate ” … E tutto , luce , suoni , colori , accresceva la luminosa illusione di Cosima , che si vedeva trasportata in un mondo fantastico . Fu proprio da quei tempo che la sua vita prese un ritmo fiabesco . I giornali parlavano di lei . Arrivò persino , fino alla casa di lei , da una città lontana , un alto , grasso , biondo giornalista , la cui presenza mise in subbuglio tutto il vicinato . In Cosima quella visita suscitò il più alto orgoglio e la più cocente umiliazione . Umiliazione di doverlo ricevere in quella stanza terrena quasi povera , dove nella vecchia libreria si vedevano ancora le carte d ' affari del padre morto ; però , le sorelle avevano steso un ' antica tovaglietta di pizzo sul tavolino dove fu servito il caffè : ella aveva indossato il suo vestito di seta stellata , ma non sapeva che dire , mentre l ' uomo biondo la scrutava coi piccoli occhi verdognoli che , a guardarli di sfuggita , quasi con spavento , a lei ricordavano quelli dei gatti selvatici in agguato contro gli uccellini di primo volo . Egli però fu gentile , e nel suo giornale scrisse che la scrittrice “ pallida , piccola , nervosa , ( nervosa ? non sapeva che cosa questa parola significasse : tuttavia la lusingò ) questa fragile creatura che , senza mai essere uscita dal suo quieto nido , conosce tuttavia , in modo che fa quasi sbalordire , i misteri del cuore umano ” eccetera . ( Oh , grande uomo biondo che vivi nella metropoli , a contatto col mondo più tumultuoso , tu non saprai mai per tua esperienza quello che Cosima conosce attraverso la propria ) . L ' intervista fu commentata , riprodotta , colorita . Il libro di Cosima si vendeva ; altri articoli lo resero quasi di moda . Ella , al solito , nonostante appunto le sue esperienze e i suoi saggi propositi , ricominciò a fantasticare : perché non avrebbe potuto sposare il biondo gigante ? : l ' avrebbe portata nel turbine della vita . Gli scrisse per ringraziarlo ; egli rispose : la chiamava “ piccola grande amica ” parve farle la corte : tanto che un giorno Andrea intercettò una lettera , ma ne fu contento . Ecco uno che finalmente andava bene per la sorellina . E lei passeggiava intorno all ' orticello , come un ' aquiletta catturata , pronta a spiccare il lungo volo appena avesse potuto . L ' orticello era tutto in fiore : rose paesane , gigli e garofani vi spandevano un profumo di altare quando si celebra il mese di Maria . Anche per lei era arrivato il mese della sua gloria . Scrisse finalmente anche quel superbone di Antonino , che continuava a studiare per poter vivere in città : faceva i complimenti e gli auguri a Cosima , e le domandava anche notizie di Santus . Ella non rispose , ma conservò il biglietto di lui fra i ricordi che la seguirono nelle strade della vita . Adesso pensava all ' altro , al grande biondo dagli occhi tigreschi : e dopo una lunga ambigua corrispondenza , egli un giorno le mandò , una lettera strana , dove , fra le altre cose spiacevoli , le diceva che ella gli era sembrata quasi una nana . Pertanto le esperienze di Cosima continuavano . Vi furono giorni di nuovo fulgore . Arrivarono contemporaneamente due lettere : e una veniva di molto lontano , dal castello di un principe tedesco , col sigillo d ' argento e su impressa appunto una corona di principe . Forse era il suo segretario , che aveva letto il romanzo di Cosima e le scriveva ancora turbato , dicendole chiaramente , in ultimo “ fi amo , signorina , fi amo ” . Lo credette il segretario , poiché il nome era comune , e Cosima era corazzata di inguaribile diffidenza : ma perché non poteva esser lui , il principe ? Ella rispose , ringraziando ; ma poi , immaginandoselo anche lui biondo e alto e con gli occhi felini come il crudele giornalista , e per di più principe o granduca , non mandò la lettera . All ' altra invece rispose . Ed era anche questa di un principe di diversa specie ; era di un giovine di ventidue anni , che doveva essere molto ricco perché le scriveva che stava per partire , con mezzi suoi , per una spedizione nell ' America ancora inesplorata ; e le chiedeva il permesso di mettere il suo nome alla regione che egli avrebbe attraversata per il primo : e le dava l ' indirizzo della estrema città dell ' America del Sud ove si sarebbe fermato per formare la carovana . Ah , sì , Cosima adesso risponde , con lettera raccomandata , e non si proibisce di abbandonarsi con la fantasia , come un angelo viaggiante , al seguito dell ' avventuroso suo cavaliere . Le pare di vivere al tempo delle Crociate : egli va , col nome di lei nel cuore , a combattere contro i pagani , i pellirosse , i serpenti , le foreste vergini , le erbe che uccidono . Furono i giorni più belli della vita di Cosima , più belli ancora di quelli passati sul Monte , a respirare l ' aria che respirava Antonino . Era il sogno vivo , adesso , l ' avventura epica , alla quale ella prendeva parte cavalcando sulle nuvole rosse dell ' orizzonte , sui glauchi mari delle sere di luna . Tutto le sembrava grande e luminoso . Nella casa di faccia alla sua , essendo morto il nero canonico medioevale e sposata a un vecchio cugino la nipote , era venuto ad abitare un ricco attempato , ma ancora sanguigno e forte negoziante di scorze d ' albero e di sugheri . Era anche un cacciatore famoso e ogni tanto radunava gli amici per una partita di caccia grossa . Scalpitavano i cavalli , nella strada stupita da tanta animazione quasi guerresca , e i cavalieri , armati di tutto punto , alcuni smilzi e dritti in sella , altri , già anziani , barbuti , grassi e un po ' cascanti , ma col viso duro e deciso come di vetusti razziatori abituati a far preda , aspettavano che il gruppo fosse al completo , mentre i cani s ' incontravano e facevano , fra le zampe dei cavalli , una schermaglia rintronante di guaiti e latrati ; e appena usciva dal portone spalancato il cacciatore rosso dalle coscie possenti e dagli occhi verdi brillanti di gioia beffarda e feroce , sul suo balzano quasi ancora indomito , la comitiva si slanciava al galoppo inondando la strada come un ' orda diretta alla conquista di un luogo nemico : i passi dei cavalli risonavano a lungo , anche quando la strada ritornava deserta , e pareva uno scalpitio di treno che s ' allontanava : Cosima , alla finestra , mentre ritirava , dopo averlo sgrullato , il piccolo soppedaneo del suo lettuccio , s ' incontrava a seguire nell ' aria l ' eco della cavalcata : e pensava al suo esploratore , alla caccia dei selvaggi ; e si sentiva anche lei in corpo una smania di amazzone , un ardore di eroina da avventure audaci ; ma poi le toccava rifare i letti e pulire le camere , e , per risalire a galla da questo stagno di realtà , aspettare almeno il passaggio del portalettere . Era un uomo rude , il portalettere , anche lui rosso di pelo e di pelle ; e quando passava , con le sue grosse scarpe , battendo alle porte dei cittadini e gridando forte : “ posta , posta ” , tutti gli echi intorno si risvegliavano , persino i cani abbaiavano , l ' aria prendeva un colore di inquietudine . Per Cosima rappresentava un personaggio quasi mitologico , apportatore di bene e di male , e quando ne sentiva la voce di lontano tremava come se il destino fosse in cammino verso di lei . Era stato lui , in fatti , a portarle le lettere di gloria e di amore , di umiliazione e di speranza , e il vaglia , e i giornali col suo nome scritto come su lapidi che le parevano eterne . Adesso ella aspettava notizie da un mondo misterioso , lontano , quasi di là dai confini del mondo reale : lettere dell ' esploratore , che a quel suo mondo nuovo voleva mettere il nome di lei . Ma il portalettere passava con la borsa , che faceva un rumorino speciale , sulla cinghia di cuoio , come quello dei carnieri dei cacciatori , e picchiava con violenza il battente della porta del negoziante di scorze , traendo dalla borsa un pacco di lettere e di giornali . E a lei nulla : e la voce aspra dell ' uomo della sorte che si andava affievolendo le pareva si burlasse crudelmente di lei . Così passò la bella stagione : ella non si curava più neppure di Antonino . Di nessuno si curava , tranne che delle sue scritture , illuminate dalla luce di quel sogno che era il più bello dei romanzi che ella avrebbe mai potuto scrivere . In ottobre ci fu , come al solito , la vendemmia . No , non come al solito , poiché la madre , d ' accordo con Andrea , aveva fatto costruire una piccola casa di pietra nella vigna , sotto un pino che vigilava solitario la grande distesa quasi tutta selvaggia come una landa , e dichiarò che la voleva abitare per qualche settimana . Solo la vigna rallegrava coi suoi quadrati verdi e gialli , con qualche filare di grandi fichi bassi , la dolce triste solitudine del luogo : i monti lontani innalzavano una muraglia azzurra intorno all ' orizzonte . Un colono del Continente coltivava , fin dal tempo in cui era vivo il padre di Cosima , la vigna da lui piantata , e un grande orto che godeva di un rivolo d ' acqua raccolto in una vasca ampia come un laghetto , circondata di giunchi , canne e salici selvaggi . Il luogo era bello : una specie di oasi nella desolazione della pianura incolta e pietrosa , saettata , nell ' estate , da un sole implacabile . Ed ecco , adesso , la casetta di pietra lo rendeva più pittoresco ed ospitale : erano appena due stanze , addossate ad un ' altra , piccola , che fino a quel tempo era stata l ' abitazione del solitario colono , il quale non si moveva mai dal posto , rifornito ogni tanto di pane e altri viveri da Andrea , che di ritorno portava a casa i prodotti dell ' orto . Erano per lo più patate , legumi , verze , zucche e insalate , e qualche volta anche poponi e cocomeri . E nella stagione l ' uva , quasi tutta da vino , quel vino leggero ma saporoso che aveva aiutato Cosima a comprar francobolli e spedir manoscritti . Fu dunque mandato un carro di mobili , come si usava per andare al Monte : e Cosima si offrì ad accompagnare la madre , mentre le sorelle , che non volevano neanche sentir parlare di un luogo sperduto come quello , sarebbero rimaste a casa sotto la sorveglianza della serva fedele . Il servo che accompagnava il carro sarebbe rimasto nella vigna , e anche Andrea vi avrebbe passato la notte per maggior sicurezza delle donne . Ma il luogo era tranquillo ; non si era mai sentito parlare di vicende spiacevoli : l ' aperta e nuda pianura non permetteva neppure il passaggio di malviventi , tanto che il colono non aveva un arma , un cane . Ad ogni modo una pattuglia dl carabinieri a cavallo adibita alla sicurezza stradale , percorreva ogni giorno lo stradone comunale che attraversava quella specie di altipiano selvaggio . Cosima e la madre s ' incamminarono , a piedi , lungo lo stradone , dopo aver oltrepassato le ultime case del paese . La giornata era limpida , tiepida : un acquazzone aveva rinfrescato i campi , e gli stessi cespugli e le erbe già inariditi della distesa intorno alla vigna avevano ripreso il verde : le ginestre fiorivano ancora , ancora qualche sambuco nano , dove il terreno era umido , apriva le sue ombrella d ' argento filigranato . Il pino , sopra la casetta che ancora odorava di calce , vibrava tutto di canti d ' uccelli : ce n ' erano di ogni specie , sopra tutto di passeracei , poiché era l ' unico rifugio del luogo , e il loro chiassoso concerto strideva anche di voci di battaglia : tutti però , d ' accordo nello scavare i fichi nella vigna e a piluccare l ' uva , nonostante gli spauracchi drizzati qua e là dall ' ingegnoso colono . Del resto anche lui aveva l ' aspetto di uno spaventapasseri , alto , scarno , dinoccolato , con gli enormi piedi scalzi nodosi , i calzoni logori di fustagno rimboccati sulle caviglie rosse , e altrettanto le maniche sulle braccia che , se egli stringeva i grossi pugni , sembravano clave . Tutto il suo aspetto tra , più che di contadino , di vecchio marinaio , di “ lupo di mare ” , per il viso arso , di terracotta , i capelli irsuti di colore del sale , e come scarmigliati dal vento : ma specialmente per gli occhi piccoli , stretti , dei quali si vedeva quasi solo la pupilla verdognola . Quando arrivarono le padrone egli aiutava il servo a scaricare la roba dal carro , e non rispondeva alle domande e agli scherzi dell ' altro : pareva sordo , anzi anche muto , perché salutò solo con un cenno del capo , e non aprì la lunga bocca rientrante , quasi invisibile . In cambio parlava molto il servo , un giovinotto bruno tutto occhi e denti , che ogni tanto si aggiustava la cintura e rideva per nulla : la sua presenza metteva allegria , e quasi egli piaceva alla signorina : lo trovava per lo meno della sua razza , uno schietto contadino , figlio della stessa terra , mentre il colono , - già per il nome stesso , che gli era stato consacrato dal vecchio padrone , - rappresentava uno straniero , un lavoratore di terre lontane , d ' origine ignota se non quasi misteriosa . Infatti nessuno aveva mai saputo la sua provenienza , anche perché nessuno , dopo il tempo in cui , finita la sorveglianza della polizia , era stato assunto in servizio dal signor Antonio e confinato lì nella vigna solitaria , nessuno se ne era più curato : neppure Andrea , che come il corvo ad Elia , gli portava il pane . E infatti l ' uomo si chiamava Elia . Dopo che ebbero messo a posto , nelle due stanzette , i lettucci , due tavolini , alcune sedie , un attaccapanni e qualche arnese di cucina , i due uomini se ne andarono a lavorare , a togliere i pampini superflui alle viti , perché l ' uva finisse di maturare ; il giovine servo si mise a cantare , e la sua voce sonora ma monodica si sperdeva come nella vastità di una chiesa deserta . Allora Cosima , come già aveva fatto sul Monte , cominciò a riordinare e abbellire quella che , per far sorridere la madre , chiamava la villa . La madre non sorrideva : come sempre era taciturna e chiusa in una tutta sua segreta preoccupazione : ma gli occhi le si erano un po ' illuminati , e il da fare che si diede , per preparare un po ' di cibo nel camino della prima stanzetta , adibita a cucina , sala da pranzo e da ricevere , la distrasse . Si sarebbe potuto usufruire , per gli usi più comuni , della cameretta del colono , dove c ' era un vecchio e grande camino che tirava molto bene ; ma la padrona intendeva rispettare gli antichi privilegi del dipendente , che con la sua sola opera si era costruito quel rifugio da quando aveva assunto servizio nella vigna , e vi teneva i suoi stracci e il suo giaciglio . Cosima d ' altronde ci sentiva odore di selvatico e non le sarebbe piaciuto neppure di guardare dentro se il vecchio non avesse attirato la sua curiosa attenzione , interessata , di osservatrice di tipi fuori del comune , con la nebulosità del suo passato e la sagoma della sua figura . Egli avrebbe forse potuto , ad esplorarlo , a farlo diventare docile e confidente , raccontarle qualche cosa d ' interessante , con un colore diverso dal locale , qualche cosa da mettersi sulla carta e trasformarlo in materia d ' arte . Appena dunque l ' abitazione fu in ordine , ella andò nella vigna , dove i due uomini lavoravano , e diede ascolto ai discorsi del servo paesano , poiché l ' altro conservava il suo assoluto e impassibile mutismo . - Speriamo , - diceva il giovinotto , - che la vostra mutria si cambi in buon umore fra una settimana , quando verranno le ragazze a vendemmiare . Verranno due mie cugine : ma quelle dovete contentarvi di guardarle da lontano e di non toccarle neppure con una canna : le altre , che la padrona sceglierà di suo gusto , ve le lascio liberamente , vecchio cinghiale . Il vecchio cinghiale pareva non lo sentisse neppure : solo , all ' accenno di una donna , una vedova già anziana , che un tempo si diceva avesse avuto relazioni con l ' esiliato , i suoi occhi si allargarono un poco , ed egli scosse il mazzo di foglie di viti che teneva in mano : ma non aprì bocca , non si volse a guardare Cosima che era arrivata in mezzo al filare e lo osservava silenziosa . Né più fruttuosi furono gli altri approcci durante quella prima giornata , sebbene ai due uomini fosse servito un pasto certo per loro insolito , preparato dalla padrona , e anche lei tentasse di attaccare discorso col vecchio taciturno . Egli rispondeva sì e no alle domande di lei , riguardanti l ' orto e la vigna ; nel vederla si alzava e si piegava con segni di un rispetto quasi esagerato : null ' altro . - È un idiota , - disse il servo , quando l ' altro non poteva sentirlo . - Ma è anche malizioso , e la sa lunga . E raccontò della vedova , che un tempo veniva a trovarlo nella vigna , e accennò al lontano passato di lui . Pare che avesse tentato di derubare un suo ricchissimo parente , nelle cui terre lavorava : sebbene il parente avesse rimesso la querela , Elia era stato condannato . Poi la voce cambiava ; il parente diventava un banchiere , o addirittura una banca , che era stata svaligiata da un gruppo di ladri , dopo narcotizzato il custode , e fra i manigoldi era Elia . Disse la padrona : - Se fosse stato così , il mio povero marito non l ' avrebbe assunto al suo servizio . - Oh , il signor Antonio era buono : era un santo , di quelli che non ne nascono più , - disse il servo . Nel pomeriggio arrivò , a cavallo , Andrea . Fra le altre cose portava un giornale e una lettera per Cosima . Una lettera ! Ella la prese , come faceva sempre , trepidando : le pareva , ogni volta , di afferrare un uccello a volo , l ' uccello favoloso della fortuna e della felicità . Ma questa era una semplice lettera d ' invito a mandare i suoi libri a un giornaletto , che prometteva di parlarne ai suoi lettori . Ed ella la lasciò andare , come appunto si lascia andare un uccellino che non serve a niente . Ad ogni modo la giornata finì bene : il tramonto arrossava la vigna , la vasca e i salici scintillavano ; le distese della pianura avevano la calma e melanconica poesia della steppa , come Cosima l ' aveva intraveduta in qualche racconto russo : ma il punto centrale del paesaggio , il più bello , era il pino solitario entro il quale vibravano le fiamme del sole che pareva vi si annidasse come un grande uccello di porpora . E Cosima se ne andò per un sentiero della brughiera dove avrebbe potuto camminare finché voleva , poiché non c ' era pericolo di sperdersi , e dalla vigna potevano sorvegliarla con un solo sguardo . Le erbe sembravano colore di rosa , ogni seme , ogni fiorellino , ogni bacca , aveva come un occhio d ' oro che rispondeva al suo sguardo : e i monti lontani , color d ' acquamarina , svaporavano nel cielo arancione e verde e rosso che a poco a poco trascolorava e cambiava tinta . Una coccinella salì , da un cespuglio , sulla veste di Cosima , come su un cespuglio più alto : andò su , su , tranquilla , fino al braccio di lei , fino alla sua mano . Era un essere meraviglioso e quasi terribile : sul piccolo dorso piatto , d ' un rosso scuro di lacca , era disegnato in nero un viso umano perfetto , con gli occhi , il naso , la bocca , tutti un po ' obliqui come nelle maschere giapponesi : parve a Cosima che quegli occhi la guardassero , con la stessa meraviglia misteriosa con cui lei li guardava . Arrivata all ' estremità del dito medio , sull ' unghia rosea di tramonto , la coccinella aprì due piccole ali iridate e volò via . Cosima avrebbe voluto imitarla , ma i suoi piedi erano legati alla terra , ed ella avrebbe dovuto camminare fino all ' estremità del mondo per potersi slanciare così . Quando il sole sparì , uno stupore quasi infantile parve incantare ogni cosa : il cielo si fece trasparente come l ' acqua , e la stella che apparve sull ' orizzonte vi tremolò come appunto riflessa dal mare . Mai Cosima , neppure sul limite dei boschi e delle roccie del Monte , davanti ai sontuosi tramonti visti dall ' alto , aveva provato una malia simile a questa che l ' avvolgeva in mezzo alla terra incolta , guardata solo da Dio . Invece di sentirsi piccola , e poiché era impotente a volare , le parve di essere alta , alta fino a toccare con la fronte la stella della sera : eppure in quel momento dimenticava tutte le sue ambizioni , i suoi vani sogni , la sua attesa di avvenimenti straordinari . La vita era bella così , anche fra gli umili steli nati da sé , fra le cose create da Dio per la gioia del cuore che è vicino a lui come il cuore del bambino e quello della madre : ed ella ne ebbe quasi la prima rivelazione , e si sentì uno scalino ancora più in alto , nella scala di Giacobbe che doveva essere la sua vita . Così , per nulla : solo perché vedeva la stella della sera brillare sopra i monti non meno e non più meravigliosa della coccinella , e le erbe selvatiche odoravano al suo passaggio . Decise di non aspettare più nulla che le arrivasse dall ' esterno , dal mondo agitato degli uomini ; ma tutto da sé stessa , dal mistero della sua vita interiore . Così , ebbe fine l ' attesa delle notizie dell ' esploratore : e anche lui , del resto , non scrisse più Eppure un fatto che aveva dell ' inverosimile , le avvenne : un fatto che superò tutte le altre vicende accadute fino a quel tempo , che a lei parevano , ma forse non erano , straordinarie . Erano passati tre giorni da che si trovavano nella vigna , tutti e tre eguali , limpidi , sereni . Ella s ' era rimessa a scrivere , sul tavolinetto della camera da letto , davanti alla piccola finestra nel cui vano ronzavano le vespe senza però venire dentro . Inutile , fino a quel momento , intervistare Elia : pareva un uomo meccanico , Elia : si piegava , si sollevava , lavorando , senza muovere un muscolo del viso . E lingua in bocca , - come diceva il servo che chiacchierava per tutti e due , ma per dir frasi , proverbi , canzonette e scempiaggini che non interessavano Cosima . Solo le mani di Elia avevano , a osservarle quando egli non se ne accorgeva , una strana sensibilità : mani scure e nodose , con le falangi coperte di peli , ma piccole , per un uomo così alto e lavoratore , a volte adunche come artigli , a volte aperte e quasi molli , come snodate . Con quelle mani egli era capace ancora di fare qualsiasi lavoro che gli venisse richiesto o che gli fosse necessario . Infatti si cuciva da sé le vesti , lavava , si faceva le scarpe , gli occhiali , gli arnesi di lavoro , preparava la conserva dei pomidori e seccava i fichi , fabbricava , con una certa creta da lui scovata fra i giunchi , vasi e pentole : e lavorava anche da stagnaio e da falegname . La sua stanzetta sembrava un museo archeologico , con una raccolta persino di pietre cercate nella brughiera , che sembravano tartarughe , conchiglie , ossa fossilizzate . E stava zitto , rispondendo solo sì e no alle domande della padrona , che anche lei , del resto , cavava fuori le parole con diffidenza sospettosa , come gemme da uno scrigno . Or dunque , quale non fu la meraviglia di Cosima , quando la sera del terzo giorno , ritornando dalla solita passeggiata , sentì che i due taciturni parlavano fra di loro . Stavano nella prima delle stanzette e la madre cucinava qualche cosa nel camino . La porta era aperta , ed essi non si accorsero della presenza di Cosima , che , ferma fuori , ascoltava . Del resto il discorso era semplice : ma il suo tono amichevole , nella voce di quei due , un po ' lamentoso nella padrona , confortante in quella del servo , sorprese la fanciulla . La madre non le aveva mai parlato in quel modo : e d ' altronde era proprio di lei che si lagnava . Diceva : - Andrea tarda , stasera : speriamo non sia accaduto nulla , laggiù : ho sempre paura . E anche quella stordita che se ne va in giro come una capra . - Non abbia timore , - rispose l ' uomo , con una voce fra roca e dolce , ma anche quasi canora , che la padroncina non gli conosceva ; - c ' è Ippolito che è andato a raccogliere sterpi per il fuoco , e la sorveglia . Poi non si è quasi mai sentito niente , in questi posti . Chi vuole che veda la signorina ? E poi è tanto savia , quella : non c ' è pericolo che abbia dato appuntamento all ' innamorato . - Non si sa mai , insisteva la madre : e Cosima pensò in sua coscienza che realmente , su questo punto , si potevano elevare dubbi . - Le ragazze sono tutte stordite : quella , poi , ha certe idee in testa . Tutte quelle scritture , quei cattivi libri , quelle lettere che riceve . E non è venuto anche , a trovarla , un omaccione rosso come la volpe ? e da lontano , è venuto , e poi ha scritto di lei sui giornali ? La gente mormora . Cosima non troverà mai da sposarsi cristianamente : e anche le sorelle ne risentiranno , perché in famiglia tutto sta a sposar bene la primogenita . È vero che … - giunse con ancora più lamentosa , - ci sono anche i fratelli , che non ci fanno troppo da sostegno : oh , tu lo sai bene , Elia . Egli lo sapeva : eppure aveva una fede cieca , un attaccamento appassionato per il signorino Andrea : ed anche la sua voce tremolò quasi di pianto quando ne parlò . - No , padrona , non si lamenti troppo del signorino Andrea . È buono , posso dire , quasi quanto lo era il signor Antonio : solo , è troppo generoso ; è troppo amico di cattivi amici . Ma del resto bada alla roba , e ama le sorelle in modo particolare . - Bada alla roba ? Sì , ma per pigliarsi lui quasi tutta la rendita : e gioca , e va con le male donne . Questa la chiami bontà ? Lo chiami amore per la famiglia ? Andrea ci lascia appena il tanto per pagare i servi e le tasse . Io non dormo , un giorno o l ' altro l ' esattore verrà in casa a sequestrare : lo vedo in sogno , ne ho paura come del demonio . Oh , oh : Elia ; e tutto questo perché i miei figlioli hanno abbandonato le vie del Signore . - Lei esagera , padrona : ci sono figli peggiori : tutte le famiglie hanno la loro croce . Il signorino Andrea , dopo tutto , bada alla roba e la fa fruttare : è , dirò così , come un fattore , che si piglia la porzione maggiore . Ma poi metterà giudizio . - No , Elia , non lo spero . D ' altronde , che si fa ? Siamo povere donne sole , con quel castigo terribile di Santus : e bisogna pure appoggiarsi ad Andrea . Tante volte penso di dividere il patrimonio : a ciascun figlio il suo : ma sarebbe peggio , poiché il disgraziato Santus in pochi mesi cadrebbe nella miseria , e anche il tuo signorino Andrea si giocherebbe la sua parte . Non c ' è via di uscita : bisogna soffrire . E poi io voglio bene ai miei figli : troppo bene gli voglio ; più sono disgraziati più li amo e li compatisco . Ma quella Cosima ! È quella che più mi dà pensiero . - E invece sarà quella che più le darà consolazioni : vedrà . Ma la madre , mentre rimuginava nella padella le patate che lentamente si arrossavano e spandevano un buon odore , continuava a sospirare . - Non è questo , Elia , io non ho bisogno di consolazione : la mia strada è finita , e nulla esiste più per me tranne il bene dei miei figli . Ma essi non seguono la via giusta , quella che abbiamo percorsa io e il padre loro , benedetto sia . Sarà mia la colpa : sono una donna senza forza e senza volontà ; ma loro dovrebbero capirlo . E se parlo così con te , questa sera , Elia , è perché so che tu solo puoi compatirmi . - Oh , padrona ! - egli esclamò : e una commozione sincera , piena di sorpresa e di gratitudine , gli vibrava nella voce : probabilmente nessuno , da molto tempo , gli aveva parlato così . E intese forse quello che la padrona voleva dirgli , che anche lui aveva peccato e sofferto , ma era rientrato nella giusta via , perché aggiunse : - Le strade del Signore sono tante , ed Egli aiuta sempre i buoni cristiani . - Tu , dunque , credi in Dio ? Io , vedi , a volte , non ci credo più . - Non so : anche io non vado a messa da venti anni . Non so : non so : ma so che ad essere buoni e pazienti ci si guadagna sempre . E , dunque , padrona , coraggio . Tacquero un momento : si sentiva il friggere sommesso della padella sulla fiamma : un odore di gente umile ma rassegnata usciva da quella stanzetta solitaria . Il pino vibrava ancora di fruscii , di pigolii , di vaghi lamenti , e dallo stradone arrivava il rumore di un passo di cavallo : Andrea . Cosima sentiva voglia di appoggiarsi al muro e piangere : in quel momento avrebbe rinunziato a tutti i suoi sogni , pur di consolare la madre : pensò che bisognava almeno darle il conforto della speranza di un buon matrimonio , fra lei e un qualche bravo giovane del luogo , e passò in rassegna tutti i proprietari , i professionisti , gli impiegati di sua conoscenza . Ma essi erano tutti imbevuti del pregiudizio che ella non potesse , con quella sua passione dei libri , diventare una buona moglie : né , d ' altronde , ella voleva più umiliarsi con nessuno . E fu in quel momento che le venne l ' idea di muoversi , di uscire dal ristretto ambiente della piccola città , e andare in cerca di fortuna . Per dare consolazione alla madre . Intanto continuava a scrivere , davanti alla piccola finestra ronzante di vespe . Ma era un po ' disorientata , per le parole della madre e perché non trovava un vivo argomento ai suoi nuovi racconti . La vita le sembrava piatta , incolore , sebbene invece dentro di lei sentisse muoversi un dramma di incertezze , di scrupoli , di melanconia . Le pareva di esser già vecchia , piena di esperienza e col fiore della speranza già appassito fra le dita . Pensava fosse effetto della solitudine , della povertà del luogo e della sua stessa vita : e disperava di poter ritrovare una occasione di guardare la vita altrui , ricca di dolori , di miserie , di esaltazioni e di umanità umile e grande nello stesso tempo , come nel cerchio nero del molino di olive . Non contava più in Elia , e neppure nel movimento della vicina vendemmia , della quale aveva già conosciuto i colori d ' idillio , e li aveva anche già riversati in qualche sua novella . Invece un piccolo accidente accadde , mentre le donne venute apposta per la faccenda , spinte e pizzicate da Ippolito , coglievano l ' uva deponendola in cestini a doppia ansa , che poi trasportavano in due , dondolandoli come culle , versandone i grappoli in un carro apposito , foderato di stuoie , che appena colmo veniva portato in città per la manipolazione del vino . Una di queste donne aveva portato un bambino , che per un po ' s ' era trastullato tra i filari delle viti , poi , scomparso , s ' era ad un tratto sentito piangere e gridare . Tutti si slanciarono a cercarlo , con urli di richiamo e di spavento : solo Elia non aprì bocca , ma andò dritto alla vasca e vi si gettò , vestito , traendo il bambino che scosse e fece sgocciolare come uno straccio bagnato . Fu solo un po ' di paura : ma alla sera il vecchio ebbe qualche brivido di febbre , e si fece più rigido del solito . All ' alba però già era all ' opera nella vigna : finita la vendemmia le donne se ne andarono , ed anche la padrona dichiarò che voleva tornare a casa per presiedere alla pigiatura dell ' uva : senonché Elia s ' era d ' improvviso buttato giù sul suo giaciglio e pareva un cadavere . Non si poteva abbandonarlo così ; anzi si pensò di far venire un dottore , e se il servo si aggravava di portarlo in paese . Queste premure parvero scuoterlo e ravvivarlo . Cosima gli offrì una tazza di caffè , gli aggiustò il giaciglio , rimise in ordine la stanzetta . E ogni tanto lo guardava con occhi pietosi , senza dimostrare ripugnanza per quel lungo corpo ricoperto di stracci maleodoranti come quello di un mendicante , coi grossi piedi scalzi terrosi e tutti tagliuzzati per cicatrici di sterpi e spine , che pareva avessero camminato attraverso interminabili lande per arrivare a quel piccolo rifugio ospitale . Egli stava ad occhi chiusi ; ma d ' improvviso li aprì , un po ' febbrili e lucidi , e la guardò come un cane malato . Uno sguardo , solo , ma Cosima vide un misterioso balenìo in fondo alle pupille che non erano quelle del duro e freddo Elia , ma di un uomo disperato , che aveva paura di morire solo , abbandonato , come un vecchio cane . Gli si avvicinò e disse : - Come vi sentite ? Faremo venire il dottore , o vi porteremo a casa . Egli accennò di no , di no : per quanto solo e malato , non voleva il dottore e non voleva muoversi dalla sua tana : ma l ' occhio gli si era rischiarato , pieno di una dolcezza , quasi di un sorriso infantile . - Andate , andate pure , - disse , - Vadano pure a casa , signorina , lei e la signora padrona : bisogna pigiare l ' uva e metterla nel tino . - Eh , non la pigiamo noi , coi nostri piedi , - disse Cosima , tentando di scherzare . - C ' è poi Andrea , che ci bada : non pensateci . E poi il tempo si cambia : minaccia di piovere . Non vogliamo lasciarti così , zio Elia . Ella lo chiamava così , come si usava con tutti i vecchi servi ; ma era la prima volta che egli si sentiva accomunato agli altri , come fosse nato nella stessa terra e tutto il suo passato sprofondasse quasi in una vita anteriore . Tuttavia non parlò , non dimostrò la sua gratitudine : anzi fece un po ' indispettire la padroncina col rispondere sempre con un cenno negativo del capo a tutte le sue domande premurose . No , egli non voleva il dottore , non voleva muoversi , non voleva che nessuno si disturbasse per lui . Vecchio testardo . Pareva volesse morire solo , come solo era vissuto . Ma le padrone restarono , finché arrivò Andrea che portò del chinino : si discusse però se si doveva o no somministrarlo al malato : e del resto la discussione fu vana , perché egli dichiarò che non avrebbe preso nessuna medicina . Durante la notte si scatenò una forte bufera : la grandine mitragliava la piccola casa , e il pino urlava come un mostro . Dietro gli scurini mal connessi i vetri della finestra parvero spaccarsi e spargersi in frammenti d ' oro e d ' ametista , con un rombo spaventoso . Lampi e tuoni . Non c ' è da nascondere che Cosima aveva paura e la madre tremava come una fronda sbattuta dal vento . Storie spaventose di banditi e malfattori , che in notti simili sbucano come demoni dalla tempesta e assalgono le dimore solitarie , tornavano in mente alle donne : e il fatto che il servo e Andrea erano rimasti sul posto , non le rassicurava . Il vento gridava e piangeva nella pianura come nel mare , e solo il pino pareva potesse combattere con l ' uragano come un eroe inferocito contro un intero esercito . Nel suo giaciglio Elia , con la febbre alta , ricordava come il signor Antonio lo aveva accolto benevolmente quando lui si era presentato in cerca di lavoro , mentre nessun altro dei diffidenti proprietari del luogo aveva accettato la sua offerta ; e il padrone gli aveva affidato la vigna nuova , l ' orto , fa terra intorno . Adesso il vecchio amava questa terra con una passione tenace ; era diventata la sua nuova patria , la sua famiglia ; e il solo pensiero che i padroni giovani avrebbero potuto mandarlo via , come una vecchia bestia che non può più lavorare , lo colmava di tristezza ; non per la probabile ventura povertà , ma per l ' amore alla terra che oramai faceva parte della sua carne e del suo sangue . Ed ecco , invece , la padrona e la signorina , e lo stesso Andrea , si mostravano benevoli , fino al punto di restare vicino a lui in quella notte tempestosa mentre avrebbero potuto già essere nella loro casa tranquilla . E non lo avrebbero cacciato , no : lo sentiva ; lo aveva sentito nella voce di Cosima , e gli sembrava che questa voce fosse l ' unica medicina che potesse guarirlo . E la certezza che un giorno forse avrebbe potuto dimostrarle la sua riconoscenza , già lo alleviava dal male . All ' alba il tempo si calmò , d ' un tratto , dopo un tuono formidabile che parve un ordine militare : la battaglia doveva cessare . Solo il pino continuò in un suo lieve brontolio , quasi pensieroso . Cosima lo sentiva nel sonno lieve del mattino : e le pareva che il pino mormorasse : “ Perché tutto questo ? Si combatte , si soffre , ci si tormenta per nulla : la forza del vento è vana ; tutto è vano e vuoto ; eppure bisogna combattere perché così vuole Dio ” . Poi tacque anche l ' albero ; ma quando Cosima aprì la finestruola vide uno spettacolo indimenticabile : centinaia di uccelli svolazzavano sui rami battuti dal sole , e parevano d ' oro e d ' argento : ogni loro battere d ' ali faceva cadere goccie simili a scintille : e ad ogni ago delle foglie era infilata una perla dai colori dell ' iride . Pareva un albero magico , fatto di uccelli , di rubini , smeraldi e diamanti . E fu certo una giornata di miracolo quella . Tutto sembrava trasformato ; tutto , nell ' orto , nella vigna sebbene spoglia , nella brughiera riarsa , tutto riluceva e sorrideva . Dio era passato con un corteo di tuoni e fulmini , ma trovando gli uomini di buona volontà si placava e ritornava paterno . Andrea ripartì la mattina presto , con la promessa di tornare nel pomeriggio e passare la notte nella casetta , per sorvegliare il malato , mentre la madre e Cosima col servo sarebbero tornati in città . Cosima portò il caffè ad Elia , che si mise a sedere sul giaciglio , e prese la tazza con le mani tremanti . - Che , avete freddo ? - domandò la signorina . - Buon segno : vuol dire che la febbre passa : fatemi sentire . E gli toccò la grande orecchia destra , scura e dura come la facciata di una grotta . Al contatto della piccola mano , egli rabbrividì , come per il solletico : i suoi occhi ebbero di nuovo un balenìo d ' occhi di cane accarezzato . - Siete fresco come rosa , zio Elia : camperete ancora cento anni , quando anche la nostra memoria sarà dispersa . Egli sorbiva il caffè , versò nella tazzina quello che s ' era versato nel piattino e raschiò il residuo dello zucchero , come fanno i bambini : ma anche dopo rimase col viso piegato , guardando il fondo della chicchera come ci vedesse qualche immagine . - Dov ' è la padrona ? - domandò sottovoce . E Cosima ebbe l ' impressione che egli volesse dirle qualche cosa , ma senza pericolo di essere ascoltati . La padrona era affacendata nelle stanzette attigue : ed egli disse : - Si sarà spaventata , stanotte , povera padrona . Per colpa mia : e anche lei . - Ma no , zio Elia : anzi ho avuto quasi piacere : non avevo mai sentito un diavolìo così , e in piena campagna poi . Oh , io non sono paurosa : se in casa sento un rumore , di notte , mi alzo e scendo anche in cantina esplorando se ci sono i ladri . Ma adesso rimettetevi giù e state quieto : vi copro io , perché oggi fa freschetto . Egli si rimise giù , ma sembrava meno quieto e duro del giorno avanti : anche perché si sentiva meglio . Avrebbe voluto alzarsi e tornare al lavoro , ma Ippolito , che gli voleva bene a modo suo , minacciò di negarlo se si moveva . E la padroncina gli servì il brodo , con l ' uovo sbattuto dentro , e anche un bicchiere di vino . Egli però lasciò il bicchiere intatto , con una vespa che vi ronzava attorno incantata . Il sole era caldo ; dal finestrino si vedeva l ' orizzonte , coi monti lontani di un azzurro liquido d ' acquamarina . Una quiete profonda regnava dappertutto e dalla brughiera veniva un odore tiepido di erbe come nei meriggi di primavera . Il servo lavorava nell ' orto e la padrona era andata fino alla vasca a lavare i panni . Cosima pensò di raggiungerla e pregarla di smettere e di portare la roba sporca in paese ; nel passare davanti al finestrino di Elia guardò dentro ; e vide che il vecchio , seduto sul giaciglio , le accennava di entrare , Entrò : si accorse che egli aveva bevuto il vino e aveva il viso lievemente colorito e gli occhi insolitamente bene aperti . - Dov ' è la padrona ? - tornò nuovamente a domandare . Saputo che lavava i panni , parve indispettirsi . - Ecco , è venuta a prendere la mia camicia e la lava lei , non è bene . - Ma sì che è bene , zio Elia : la mamma si diverte : non può restare un momento in ozio , povera mamma . - Povera padrona ; con tutti quei pensieri , - egli disse , piegando la testa come aveva fatto la mattina : e si fece pensieroso . - La mamma esagera , - disse Cosima , quasi per rassicurarlo : - vede sempre nero . Invece la provvidenza non manca mai . - Lei crede alla provvidenza di Dio ? - Io sì , e come ! Allora accadde una cosa strana : egli si alzò , lungo , coi grossi piedi nudi che sembravano ceppi , e andò a chiudere il finestrino . Disse : - Queste vespe ! Via , via . Senta , io le voglio far vedere una cosa : lei però non deve dire nulla a nessuno : me lo promette ? Nulla , mai a nessuno . Ella stette incerta ; poi , più per curiosità che per altro , disse : - Ve lo prometto . Fu tutto . Il vecchio si avvicinò al camino , si piegò , raschiò con la paletta , accumulandoli nell ' angolo , la cenere e gli avanzi dei ceppi , poi con la stessa paletta sollevò il mattone centrale . Apparve , sotto il mattone , una lastra di ferro , una specie di sportellino , chiuso con un lucchetto ; ed egli si trasse dal seno una chiavetta pendente da una catenella nera , e apri il ripostiglio : la lastra si sollevò , in due piccoli battenti , ed egli introdusse la mano nel vuoto , molto in fondo , parve come slegare un sacchetto o un involto che fosse in quel fondo e ne trasse un pugno di monete : le guardò , nel cavo della mano , come si guardano le sementi per assicurarsi che sono buone , poi le fece vedere a Cosima . La sua mano concava ricordò alla fanciulla la mestola con la quale il diavolo trae dalla pentola dei tesori maledetti le monete tentatrici delle anime : si scostò d ' un passo , quasi impaurita , e guardò in viso il vecchio . E invero quel viso scuro , con gli occhi che sembravano due fessure con in fondo un ' acqua verde opaca , e quella bocca chiusa , ermetica , aveva qualche cosa di diabolico : i pensieri più cattivi e paurosi passarono in mente a Cosima : ebbe paura , guardò verso la porticina : la porticina era aperta , ed ella avrebbe potuto subito salvarsi se il vecchio tentasse farle del male . Egli dovette sentire tutte queste cose perché il suo viso cambiò maschera : si fece triste . Mai Cosima aveva veduto un viso così nobilmente triste , accigliato e severo . - Sono buone , - egli disse , tirando su con le dita dell ' altra mano le monete , e lasciandole ricadere nel pugno . Cosima lo vedeva bene : erano monete che sembravano nuove , alcune col profilo melanconico e rapace di Napoleone III , altre col grande gallo piumato della Repubblica francese : monete d ' oro , schiette , moderne , da spendersi , se si voleva , senza difficoltà . Ma non le toccò e il solo pensiero che Elia avrebbe potuto offrirgliele , sia pure per generosità o affetto , le faceva spavento : poiché ricordava le voci misteriose che correvano sul conto di lui , ed era sicura che il tesoro provenisse da una rapina . Ma egli richiuse il pugno , tornò a piegarsi sul vuoto del camino , rimise a posto ogni cosa , riaprì la finestrina , andò a sedersi sul giaciglio , piegò la testa pensieroso . La vespa da lui cacciata tornò a volteggiare e ronzare sullo sfondo d ' acquamarina dei monti lontani . Tutto s ' era svolto in pochi minuti , come in un passaggio di nuvole ; e Cosima si avvicinava alla porticina per andarsene sicura in cuor suo di saper tutto e non volersi immischiare nella pericolosa faccenda , quando il vecchio la richiamò : - Signorina , volevo dirle questo ; quando sarò morto , o anche prima se le occorre , quella roba è sua . Ella avrebbe voluto protestare , dirgli che non voleva una sola di quelle monete , gridargli che sarebbe stato meglio restituirle a chi erano appartenute ; ma vedeva la madre che risaliva dall ' orto con la camicia di Elia attorcigliata fra le mani ancora bagnate , e saltò nello spiazzo con l ' impressione di risvegliarsi da un sogno . La madre stese la camicia su una cordicella attaccata fra due pali , che appunto serviva al vecchio per asciugare i suoi stracci , poi rientrò nella casetta e cominciò a preparare le cose per la partenza . Cosima andò verso il pino e appoggiò la testa alle scaglie rossastre del tronco , come per ascoltare una voce nascosta dentro l ' albero amico , che la consigliasse , la salvasse . Poiché le sembrava di essere coinvolta in un dramma colpevole , di essere complice di un furto , forse anche di un delitto . Che doveva fare ? Accusare il vecchio ? D ' altra parte egli era da più di trent ' anni in paese , e , se reato avesse commesso , esisteva la prescrizione . E delitto di sangue non doveva esservi , se la condanna di lui fra stata solo quella del domicilio coatto . E non poteva aver rinvenuto senza colpa il tesoro ? Giusto in quei giorni i giornali parlavano dei tesoro di oltre un milione , di monete d ' oro , trovato in casa di un antiquario , e di un altro rinvenuto nello scaffale di un medico stravagante e solitario che aveva attirato gente da tutte le parti del mondo con un suo specifico che guariva i dolori reumatici . Durante l ' infanzia , e anche dopo , dai servi , dai contadini , dai pastori , Cosima aveva continuamente assorbito racconti di tesori , trovati nelle rovine dei vecchi castelli , dentro tronchi d ' alberi , in piena terra . Uno pare venisse fuori anche dal vecchio cimitero , dalla tomba scoperta di una giovine dama sepolta dal marito con tutti i suoi gioielli e un ' anfora piena di monete d ' oro . Forse si poteva sapere qualche cosa di più preciso da Elia : ma il solo pensiero di riparlare con lui le destava ripugnanza e quasi terrore . D ' altronde aveva promesso di non parlare con nessuno del segreto : e fermamente decise di non occuparsene più . Potevano anche crederla visionaria , come del resto appariva a molti ; e lei stessa non era sicura di non aver intravveduto una delle sue tante fantasie romanzesche . Ad ogni modo non ebbe occasione di trovarsi più sola , per quel giorno , col vecchio stregone ; il quale era ricaduto nel suo mutismo . Quella notte , nel letto ben riparato della sua camera alta , Cosima sognò la nonnina . La nonnina era viva , tale quale s ' era lasciata vedere l ' ultima volta , col suo bei visino di santa , tutta agghindata piccola come una nana . Come una nana . Anche nel sonno Cosima ricordava l ' offesa ; e ricordava insieme , nitidamente , l ' avventura di quel giorno e i suoi propositi eroici di non profittare mai del tesoro equivoco di Elia . Si vedrebbe se era una nana o una gigantessa . Verso la nonnina Cosima aveva un rimorso . L ' ultima volta che era venuta a far visita in casa , ella non le aveva dato il caffè , non l ' aveva quasi neppure salutata : adesso , nel sogno , si affaccendava a preparare la bevanda prediletta dalla cara vecchina , ma l ' acqua bollente rigurgitava dal cuccuma e spegneva il fuoco . “ Lascia , bambina ” , diceva la nonna , con le manine intrecciate sul grembo , i grandi occhi color nocciola e la piccola bocca circondati da raggiere di rughe ; “ oramai non ho più bisogno di nulla ” . E d ' un tratto , voltandosi , Cosima vide che la nonnina era vestita da sposa con un costume di orbace , scarlatto e broccato : il grembiale era ricamato a vivi colori , sulle punte davanti del corsetto verdeggiavano due foglie di palma . La benda che avvolgeva la piccola testa , bianca e un po ' inamidata , pareva di antico bisso . “ Come sei bella , nonnina ; adesso , sì , sembri davvero una fata ” . Ma perché la vecchina era vestita così ? “ Ho ritrovato il nonno Andrea , e adesso siamo contenti , in Paradiso , sposi in eterno ” . Il nonno Andrea , Cosima non lo aveva conosciuto , ma sapeva che anche lui era un giorno arrivato di lontano , chi diceva da Genova , chi diceva dalla Spagna , e s ' era messo a lavorare la terra ; e , anche dopo sposato , stava sempre in campagna , a lavorare i campi , in una valle aspra piena di macchie e di bestie selvatiche . Anche lui era selvatico , ma tanto buono che gli uccelli gli si posavano sul braccio , le serpi accorrevano al suo fischiare , quando alla sera si riposava davanti alla sua capanna e guardava le stelle , Anche i gatti selvatici gli facevano compagnia . La gente diceva che era un po ' matto ; ma con questo nome la gente spiega il mistero degli uomini diversi dalla normalità . Chissà che cosa vedeva il nonno Andrea , che conosceva altre terre e altri mari , negli occhi dei gatti selvatici , nelle piume iridate delle cornacchie , nella pelle argentata delle biscie che si sollevavano incantate dal suo fischio . Forse gli stessi fantastici riflessi che anche lei vedeva negli occhi degli animali , nelle foglie , nelle pietre . Adesso , nel sogno , si spiegava d ' un tratto molte cose ; lo stesso senso di vertigine , dello spalancarsi e richiudersi rapidissimo di un mondo anteriore , subcosciente , che la vista della nonnina viva le destava , adesso le appariva chiaro : era l ' apparizione dello spirito sognatore del nonno , di cui la vecchina ancora innamorata portava l ' immagine nella pupilla , e che era anche l ' immagine di lei , di Cosima sognatrice . Ma nessuno le aveva mai raccontato chiaramente donde egli era venuto ; pareva che neppure la madre lo sapesse con precisione . E nel sogno confondeva il passato del nonno con quello del vecchie Elia , provandone un ' angoscia paurosa : ma il nonno , questo ella lo sapeva benissimo , era morto povero in canna , lasciando nella sua capanna una famiglia di leprotti addomesticati ; e questo la confortava . Tuttavia volle domandare alla nonnina notizie di lui . “ Tutte fandonie ” , disse la vecchina , senza scomporsi : “ egli non è venuto né da Genova né dalla Spagna : ci saranno venuti i suoi avi , forse , ma lui no . Egli arrivava da un paese di mare , sì , dove la gente è buona , e suo padre era pescatore : Andrea però non amava il mare , perché troppo sovente si cambia in mostro e divora gli uomini vivi : e aveva anche pietà dei pesci che vengono venduti e divorati anch ' essi quasi vivi : certo , era un po ' sempliciotto , ma buono , cristiano e dolce . Giunse dunque qui , in cerca di lavoro , perché amava la terra che non tradisce e dà all ' uomo le erbe e i frutti innocenti . Persino dei fiori egli aveva compassione ; e gli uccelli e tutte le bestioline della valle , persino le bisce , persino gli scorpioni , gli diventavano amici . Questa è la sua vera storia ” . E questa storia , sebbene così semplice e raccontata in sogno , fece a Cosima un ' impressione profonda , quasi come quella che le aveva lasciato il passaggio della coccinella sulla sua persona : più che tutte le storie di tesori , di passioni e di guerre fra i popoli . Spesso si domandava se era religiosa , o superstiziosa , o visionaria e d ' animo debole : ma sentiva in fondo che la sua rettitudine era una cosa superiore a tutte le forze sovrapposte dall ' educazione e dalla crudeltà della vita . Si nasce , con questo dono di Dio , come gli uccelli nascono con la loro potenza di volo : e se ne rallegrava , pur senza leggere gli Evangeli e le laudi al Signore . Quell ' inverno , rigidissimo inverno , la fortuna parve un po ' sorridere alla famiglia così serena in apparenza , così travagliata in realtà . Beppa era allora assai fanciulla : era intelligentissima anche lei spregiudicata , allegra e lingua lunga . Trovava il lato ridicolo di tutti , cominciando da Cosima , e i suoi giudizi sul prossimo erano spietati . La madre le rinfacciava di averle tagliato il filo della lingua . Ma era bella , bianca , i capelli d ' un castaneo dorato e gli occhi azzurri . Dava l ' impressione di un fascio di fiori : rose e gigli , fioralisi e narcisi . E aveva spasimanti più che Cosima : tutti però alla larga , sempre per la triste ragione dei fratelli . Quell ' inverno però le capitò un adoratore più serio degli altri . Era niente meno che il direttore della Scuola Normale , pezzo grosso per la piccola città ; un bell ' uomo alto , roseo , già un po ' calvo ma ancora possente , con una parlantina che incantava anche i più imperterriti attaccabottoni del luogo . Organizzava poi feste da ballo , rappresentazioni , concerti e conferenze , per divertire e istruire i suoi giovani allievi , che lo adoravano . In una di queste riunioni vide Beppa , che vi era andata per un caso straordinario con la madre di uno degli studenti , e ne rimase colpito . Era un tipo diverso dalle altre ragazze del luogo : quasi sembrava della razza di lui , e forse fu questa specie di affinità che lo attiro . D ' un colpo , con una facilità che rasentava la leggerezza , strana in un personaggio che rappresentava l ' educatore , il guidatore dei futuri maestri di scuola , dichiarò a Beppa il suo amore e le chiese se voleva sposarlo . Ella rimase stordita : l ' uomo non le piaceva , anzi le destava quasi ripugnanza così massiccio e carnale com ' era , emanante dal viso , dal petto , dal ventre , già un po ' prominente , un calore animalesco : ma d ' altronde l ' occasione era ottima ; il grande sogno di poter lasciare un giorno la piccola città per una più grande e la vanità di vendicarsi dei malevoli concittadini ; e sopra tutto il pensiero di dare un conforto alla madre sempre melanconica e preoccupata . D ' altronde la fanciulla considerava anche lei la cosa con leggerezza , e senza troppo consultare i parenti accettò la proposta . L ' uomo venne in casa a far visita : portò libri , mandò regali . Lo ricevevano le ragazze , e ridevano quando egli raccontava storie allegre , non troppo adatte per loro . Andrea avrebbe desiderato una domanda ufficiale fatta con regola , magari per mezzo di un autorevole paraninfo , come d ' uso nel luogo ; ma non osava opporsi alla progettata vicenda , e in fondo sperava che tutto andasse bene . Solo minacciava di bastonare le sorelle se per un attimo avessero lasciati soli i curiosi fidanzati . Neppure Cosima era contenta : ma anche lei provava un certo piacere per gli acri commenti delle famiglie del paese , per le invidie , i pettegolezzi , le maldicenze , che la fortuna di Beppa destava nell ' intera contrada . Si cominciò a dir peste del signor Direttore : che era un libertino , che teneva in casa una bella ragazza mora , che la faceva camminare carponi sui pavimenti e l ' aizzava come una bestia : e , infine , che si burlava delle povere signorine che non avevano altra difesa che quella del selvatico fratello . L ' uomo invece pareva innamorato sul serio : faceva regali , complimentava la futura suocera , congedò la cameriera mora per far cessare le chiacchiere , fissò lui stesso la data delle nozze . In ottobre , al ritorno dalle vacanze . E tutta la rendita di quell ' anno , dai pascoli sul Monte all ' olio del frantoio , dalle mandorle al sughero , fu , con volontario sacrifizio di Andrea , dedicata al corredo . Cucivano e ricucivano , le tre sorelle , tessendo sogni candidi come i fiori delle tovaglie e delle lenzuola . Ma un giorno il grosso fidanzato , che passava le vacanze nel suo lontano paese alpino , scrisse che era stato traslocato , che in ottobre non sarebbe tornato , sibbene più tardi , per le nozze . Poi le sue lettere si fecero rade : infine un giorno si presentò alla signora Francesca un avvocato , che era stato in relazione con lui per certi affari della scuola , e domandò a quanto ascendesse la dote di Beppa . Fu un colpo : ma questo era l ' uso dei paesi del fidanzato . E , dopo tutto , la piccola dote che per l ' eredità paterna spettava alla fanciulla , se la sarebbe goduta lei con la sua futura famiglia , Risposta : sarà assegnata a Beppa la sesta , mettiamo pure la quinta parte del patrimonio : circa venticinquemila lire in terreni poco redditizi . Torna , dopo otto giorni di grigiore e d ' attesa , il messaggero flemmatico : il fidanzato si lamenta , dice che la vita è difficile , che non vuol fare cattive figure , né provocare privazioni alla futura sposina : bisogna che la dote sia almeno di cinquantamila lire , non solo , ma che ventimila siano in titoli garantiti . Andrea fu preso da un furore sanguigno . Quel bestione , dunque , quel porco grasso e vile , non era entrato in casa delle sorelle per amore , ma per interesse , e adesso tentava quasi un ricatto , poiché sapeva che il matrimonio andato a monte avrebbe maggiormente screditato le povere ragazze . Parlò di andare a scovarlo , di ammazzarlo con la lesina come un maiale vero ; ma la madre piangeva , e Cosima dichiarò che avrebbe ceduto alla sorella la sua parte di eredità . Si cercò di vendere qualche cosa , ma le offerte erano irrisorie , e d ' altronde non poteva spogliare l ' intera famiglia , già tanto impoverita e quasi bisognosa . Fu allora che Cosima , visto l ' avvilimento della madre e della stessa Beppa che deperiva per l ' umiliazione e la delusione , fu raggirata dal demonio . Pensò al tesoro di Elia , all ' offerta di lui , alla possibilità di accettarla : ma poi il solo pensiero l ' atterrì . Mai , mai : avrebbe voluto flagellarsi per scacciare anche il semplice ricordo del maledetto tesoro . Eppure la tentazione , in fondo , non l ' abbandonava : le diceva : “ Sei una stupida , una che nella vita non avrà mai bene , e mai potrà procurarlo a chi ama . E chi dice , del resto , che i denari del vecchio non siano suoi ? Va , cerca di saper meglio , indaga , cerca , cerca ... ” . Le sembrava di essere aizzata come un cane alla caccia della selvaggina : ma non si moveva , più che mai ferma nel proposito di tener la promessa fatta al vecchio , di non rivelare a nessuno il segreto di lui . Se egli era colpevole , lo era davanti a Dio , e potevano intendersela fra di loro . Per sfuggire meglio alla tentazione , rinunziò anche di andare quell ' anno alla vendemmia : persino la madre , tormentata dai pensieri della triste faccenda , stette appena tre giorni nella vigna . Il fidanzato non scriveva più , l ' avvocato non si faceva vedere : il corredo già pronto venne chiuso in una cassa , come un morto . Andrea era cupo , preoccupato , più che per il dispiacere , per il discredito della famiglia : quando veniva in casa , le sorelle si nascondevano quasi con paura , come colpevoli delle cose accadute . Ai primi di novembre Cosima rivide in sogno la piccola nonna : era sempre vestita da sposa , col rosario di madreperla fra le mani di bambina . E Cosima aveva sempre il rimorso di non averle dato il caffè , l ' ultima volta che era venuta , e si affaccendava a prepararlo : ma la bevanda rigurgitava dalla caffettiera e spegneva il fuoco “ Lascia stare ” , disse la nonnina : “ noi , di lassù non abbiamo bisogno di nulla . Sono venuta solo per un salutino , e ti porto anche i saluti di Francesco ” . Francesco era il nome del fidanzato di Beppa : pareva che la nonnina scherzasse crudelmente ; ma poi si seppe che proprio quella notte , poco prima dell ' ora del sogno di Cosima , il commendator Francesco era morto , dopo appena tre giorni di polmonite . Così secondo la misericordia divina , prendeva anche lui parte alla famiglia : e le cose questo mondo erano appianate . E fu proprio in quei giorni che Dio parve compensare Cosima in altro modo più consolante . Una grande rivista straniera domandava la traduzione del romanzo Rami caduti e offriva una discreta somma . Inoltre desiderava notizie biografiche della scrittrice , perché la traduzione doveva essere preceduta da una nota critica . Ad occhi chiusi sempre con l ' impressione di sognare , Cosima accettò . Aveva persino paura della sua fortuna : non avrebbe dovuto scontarla con altri guai ? Ed ecco arrivare la somma , e alla posta le viene pagata in monete d ' oro , simili e quelle del tesoro di Elia . Ella le guardava quasi spaventata e non osava toccarle ; fece cambiare in biglietti di banca , e parte le depositò in un libretto postale : ma quando la madre vide il denaro lo guardò quasi torva : le sembrava frutto di un peccato mortale . - Ebbene , - disse Cosima , - lo spenderò non voglio mettere più da parte niente ; e i miei guadagni se ne vadano come foglie al vento . Ed ecco l ' occasione presentarsi : una sua ammiratrice , che dirigeva una rivistina letteraria nella città di * * * , sul mare , la invitò ad andare ospite in casa sua : ed ella vi andò , nonostante i terrori della madre ed i brontolii di Andrea , che volle almeno accompagnarla per un tratto del viaggio , in ferrovia , e quando la lasciò gli parve di averla imbarcata sull ' Atlantico . In fondo anche lei si sentiva smarrita . Dove andava ? Che voleva ? Come Cappuccetto Rosso in mezzo al bosco aveva l ' impressione d ' incontrare il lupo ; ma in fondo sperava di cavarsela bene , poiché aveva la coscienza tranquilla , e l ' ombra del male era simile a quelle grandi ombre di nuvole già invernali che salivano dai monti scuri e lambivano le valli solitarie lungo le cui coste correva il trenino che sembrava un giocattolo . Il cielo era grande , di un azzurro carico , e le nuvole correnti , spinte da un caldo vento di scirocco , lo facevano apparire più alto , più turchino A Cosima , affacciata al famigliare ballatoio del treno , sembrava un cielo straniero , inospitale , mentre la terra , sotto di lei , aveva ancora l ' aspetto ma terno , ch ' ella ben conosceva : le stesse chine coperte di erba tremula , le macchie , le pietre , le quercie indurite dal dolore dei secoli e dalla loro resistenza al tempo e agli elementi . I piccoli villaggi neri , accovacciati come cornacchie sui loro nidi di roccie apparivano e sparivano nella luce cangiante della lontananza : qualche pastore con la sua greggia si profilava sull ' orlo verde di un ciglione , e le pecore si spostavano come l ' ombra delle nuvole al passare del treno : e Cosima aveva l ' impressione che tutto il paesaggio si movesse per la sorpresa di veder lei a muoversi ad andare verso una nuova vita . A misura che si scendeva verso le pianure marine il clima mutava completamente : si era ancora ai primi di autunno , laggiù ; il cielo , sgombro di nuvole , si faceva chiaro , verdognolo , e d ' un tratto Cosima lo vide riflesso in uno specchio d ' acqua che le ricordò la vasca della vigna : era uno stagno . Uccelli mai veduti , grandi , con le ali iridate , si sollevarono dallo stagno , come sgorgassero dall ' acqua e disegnarono sul cielo una specie di arcobaleno : forse un miraggio : a lei parve lieto auspicio . E la prima persona che vide , quando il treno si fermò in una stazione che pareva , col suo giardino di palme e in fondo un arco di quel luminoso cielo smeraldino , un ' oasi civilizzata , fu un giovine vestito di un color marrone dorato , con due meravigliosi baffi dello stesso colore e gli occhi lunghi orientali . La guardò come se la conoscesse , e anche a lei parve di averlo già veduto in qualche posto : dove ? non sapeva ; e dopo tanti anni provò ancora quel misterioso senso di vertigine che nell ' infanzia e meno spesso nell ' adolescenza le destava la presenza della nonna . Ma una piccola folla invadeva il marciapiede , e l ' uomo scomparve . Una signora vestita in modo quasi buffo , tutta volanti e frangie , con un cappellino a sghimbescio sui radi capelli gialli , balzò verso la fanciulla , la prese quasi a volo sul predellino del vagone , la strinse al suo petto scarno , le coprì il viso di baci : i suoi occhi di un azzurro di porcellana erano stillanti di lagrime che le colavano sul naso aquilino e si confondevano con la saliva che le schizzava dalla bocca . E con un singhiozzo convulso chiamava a voce alta la fanciulla col suo nome e cognome , tanto che Cosima si vergognò : la gente la guardava , qualcuno doveva già conoscere quel nome e quel cognome , e salutava , fra il rispetto per lei e la beffa per la sua chiassosa ospite . Avrebbe voluto risalire sul treno e tornarsene a casa : ma era destino che quel giorno ella dovesse cominciare a conoscere le tribolazioni della celebrità , perché all ' arrivo nella casa dell ' ospite , - un grazioso palazzo tutto balconi , di fronte a un giardino e a una chiesa , - lungo la scala di marmo con la ringhiera ornata di tralci verdi , vide con mite terrore una fila di bambine e giovinette , quasi tutte vestite di bianco , con mazzolini di fiori in mano . Sembrava la scala del Paradiso , vigilata da angeli senza ali , e mentre il facchino scaricava dalla carrozzella la modesta vecchia valigia di Cosima , reliquia di famiglia , e la stessa donna Maria , l ' ospite palpitante , s ' incaricava di portarla di sopra come un prezioso tesoro , le ragazzine intonarono un coro che pareva insegnato loro da un ' abile maestra . La maestra era stata donna Maria , e gli angioletti erano tutte le fanciulle che abitavano nel palazzo . A questo punto bisognava assolutamente mostrarsi commossa , e , potendolo , fare , dall ' alto della rampata della scala , un discorso di ringraziamento , Cosima si coprì il viso col fazzoletto , ma non poté piangere né parlare . E del coro , composto in suo onore , non le rimase in mente che il motivo monotono e quasi triste , che si confondeva con un rumore lontano , da lei non ancora mai bene inteso , che le pareva quello del pino nella vigna . Era il rumore del mare . Era lì , il mare , in fondo alla larga strada , che costeggiava una fila di case nuove bianche abbaglianti . Cosima aveva sempre più l ' impressione di trovarsi in una città orientale : palmizii , cactus ed altri alberi esotici si movevano pesanti su quel cielo caldo , sullo sfondo turchino del lido . Sui balconi fiorivano i garofani ; un odore di erbe aromatiche scendeva dalla collinetta coperta di pini che chiudeva l ' orizzonte di fronte alla strada . E la gente era tutta fuori , come nelle sere d ' estate ; e canti e suoni di mandolino continuavano , di fuori , il coro in onore di Cosima : così a lei sembrava , ma invece di orgoglio ne provava quasi paura . Dopo averla rimpinzata di dolci e bevande , la sua ospite , che continuava a baciarla e quasi a leccarla come un cane che ha ritrovato il padrone , la lasciò sola nell ' appartamento ov ' ella abitava col paziente marito che era impiegato in un ' azienda privata . Aveva destinato a Cosima la camera più bella , col balcone , quella appunto donde si vedeva il mare : e le lasciava libero anche il salotto , pieno di fiori di carta , di vasi incrinati , di tovagliette , di oggetti di cattivo gusto . - Qui potrai ricevere i tuoi amici , i tuoi ammiratori . Ma Cosima non aveva amici , e si atterriva al solo pensiero di averne uno solo . Di ammiratori , poi , non ne voleva : le pareva di esser già , per lunga esperienza , scottata da loro . Eppure d ' un tratto sentì suonare alla porta dell ' ingresso , e senza pensarci su tanto aprì . Era il garzone di un fioraio , che portava un grande mazzo di rose rosse , avvolte nella carta velina . Per lei ? Proprio per lei : ma non si sapeva da parte di chi . Ella stette a guardarle quasi con la sorpresa paurosa con cui aveva guardato nel pugno di Elia le monete d ' oro : e il profumo quasi violento delle rose , e il loro colore , le parvero vivi , caldi , sanguinanti : più che dal coro delle fanciulle e dal ronzio delle musiche della strada , sentì da quell ' alito quasi carnale venirle incontro la vita : ma quando si decise a prendere il mazzo dalle mani del garzone che la guardava con occhi maliziosi , si sentì pungere da una spina acuminata : e pensò che la vita anche sotto l ' illusione delle cose più belle e ricche , nasconde le unghie inesorabili . Mise le rose in uno dei vasi del salotto , e tornò al balcone : sì , era come d ' estate ; una grande luna rosea saliva dai pini dell ' altura , e il cielo e il mare , fra due palmizi che luccicavano come le palme dorate dalla stagnola , usate per la Pasqua nel paese di Cosima , si confondevano in un colore di smeraldo azzurro . I bambini , nella strada ancora bianca , giocavano al gioco dell ' ambasciatore venuto a domandare una sposa : ed ella si sentiva trasportata nel loro cerchio , come la piccola sposa richiesta dall ' ambasciatore per un misterioso grande personaggio .
Narrativa ,
ÿþCome andò che maestro Ciliegia , falegname , trovò un pezzo di legno , che piangeva e rideva come un bambino . C ' era una volta ... - Un re ! - diranno subito i miei piccoli lettori . No , ragazzi , avete sbagliato . C ' era una volta un pezzo di legno . Non era un legno di lusso , ma un semplice pezzo da catasta , di quelli che d ' inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze . Non so come andasse , ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname , il quale aveva nome mastr ' Antonio , se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia , per via della punta del suo naso , che era sempre lustra e paonazza , come una ciliegia matura . Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno , si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza , borbottò a mezza voce : - Questo legno è capitato a tempo : voglio servirmene per fare una gamba di tavolino . Detto fatto , prese subito l ' ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo , ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata , rimase col braccio sospeso in aria , perché sentì una vocina sottile , che disse raccomandandosi : - Non mi picchiar tanto forte ! Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia ! Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina , e non vide nessuno ! Guardò sotto il banco , e nessuno ; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso , e nessuno ; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura , e nessuno ; apri l ' uscio di bottega per dare un ' occhiata anche sulla strada , e nessuno ! O dunque ? ... - Ho capito ; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca , - si vede che quella vocina me la sono figurata io . Rimettiamoci a lavorare . E ripresa l ' ascia in mano , tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno . - Ohi ! tu m ' hai fatto male ! - gridò rammaricandosi la solita vocina . Questa volta maestro Ciliegia resta di stucco , cogli occhi fuori del capo per la paura , colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento , come un mascherone da fontana . Appena riebbe l ' uso della parola , cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento : - Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi ? ... Eppure qui non c ' è anima viva . Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino ? Io non lo posso credere . Questo legno eccolo qui ; è un pezzo di legno da caminetto , come tutti gli altri , e a buttarlo sul fuoco , c ' è da far bollire una pentola di fagioli ... O dunque ? Che ci sia nascosto dentro qualcuno ? Se c ' è nascosto qualcuno , tanto peggio per lui . Ora l ' accomodo io ! E cosi dicendo , agguantò con tutt ' e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza . Poi si messe in ascolto , per sentire se c ' era qualche vocina che si lamentasse . Aspettò due minuti , e nulla ; cinque minuti , e nulla ; dieci minuti , e nulla ! - Ho capito , - disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca , - si vede che quella vocina che ha detto ohi , me la sono figurata io ! Rimettiamoci a lavorare . E perché gli era entrata addosso una gran paura , si provò a canterellare per farsi un po ' di coraggio . Intanto , posata da una parte l ' ascia , prese in mano la pialla , per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno ; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù , senti la solita vocina che gli disse ridendo : - Smetti ! tu mi fai il pizzicorino sul corpo ! Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato . Quando riaprì gli occhi , si trovò seduto per terra . Il suo viso pareva trasfigurato , e perfino la punta del naso , di paonazza come era quasi sempre , gli era diventata turchina dalla gran paura . Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto , il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare , tirar di scherma e fare i salti mortali . In quel punto fu bussato alla porta . - Passate pure , - disse il falegname , senza aver la forza di rizzarsi in piedi . Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo , il quale aveva nome Geppetto ; ma i ragazzi del vicinato , quando lo volevano far montare su tutte le furie , lo chiamavano col soprannome di Polendina , a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco . Geppetto era bizzosissimo . Guai a chiamarlo Polendina ! Diventava subito una bestia e non c ' era più verso di tenerlo . - Buon giorno , mastr ' Antonio , - disse Geppetto . - Che cosa fate costì per terra ? - Insegno l ' abbaco alle formicole . - Buon pro vi faccia ! - Chi vi ha portato da me , compar Geppetto ? - Le gambe . Sappiate , mastr ' Antonio , che son venuto da voi , per chiedervi un favore . - Eccomi qui , pronto a servirvi , - replicò il falegname , rizzandosi su i ginocchi . - Stamani m ' è piovuta nel cervello un ' idea . - Sentiamola . - Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno ; ma un burattino maraviglioso , che sappia ballare , tirare di scherma e fare i salti mortali . Con questo burattino voglio girare il mondo , per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino ; che ve ne pare ? - Bravo Polendina ! - gridò la solita vocina , che non si capiva di dove uscisse . A sentirsi chiamar Polendina , compar Geppetto diventò rosso come un peperone dalla bizza , e voltandosi verso il falegname , gli disse imbestialito : - Perché mi offendete ? - Chi vi offende ? - Mi avete detto Polendina ! ... - Non sono stato io . - Sta un po ' a vedere che sarò stato io ! Io dico che siete stato voi . - No ! - Si ! - No ! - Si ! E riscaldandosi sempre più , vennero dalle parole ai fatti , e acciuffatisi fra di loro , si graffiarono , si morsero e si sbertucciarono . Finito il combattimento , mastr ' Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto , e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname . - Rendimi la mia parrucca ! - gridò mastr ' Antonio . - E tu rendimi la mia , e rifacciamo la pace . I due vecchietti , dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca , si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita . - Dunque , compar Geppetto , - disse il falegname in segno di pace fatta , - qual è il piacere che volete da me ? - Vorrei un po ' di legno per fabbricare il mio burattino ; me lo date ? Mastr ' Antonio , tutto contento , andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure . Ma quando fu lì per consegnarlo all ' amico , il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani , ando a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto . - Ah ! gli è con questo bel garbo , mastr ' Antonio , che voi regalate la vostra roba ? M ' avete quasi azzoppito ! ... - Vi giuro che non sono stato io ! - Allora sarò stato io ! ... - La colpa è tutta di questo legno ... - Lo so che è del legno : ma siete voi che me l ' avete tirato nelle gambe ! - Io non ve l ' ho tirato ! - Bugiardo ! - Geppetto , non mi offendete ; se no vi chiamo Polendina ! ... - Asino ! - Polendina ! - Somaro ! - Polendina ! - Brutto scimmiotto ! - Polendina ! A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta , Geppetto perse il lume degli occhi , si avvento sul falegname ; e lì se ne dettero un sacco e una sporta . A battaglia finita , mastr ' Antonio si trovo due graffi di piu sul naso , e quell ' altro due bottoni di meno al giubbetto . Pareggiati in questo modo i loro conti , si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita . Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno , e ringraziato mastr ' Antonio , se ne tornò zoppicando a casa . Geppetto , tornato a casa , comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio . prime monellerie del burattino . La casa di Geppetto era una stanzina terrena , che pigliava luce da un sottoscala . La mobilia non poteva essere più semplice : una seggiola cattiva , un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato . Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso ; ma il fuoco era dipinto , e accanto al fuoco c ' era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo , che pareva fumo davvero . Appena entrato in casa , Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino . - Che nome gli metterò ? - disse fra sé e sé . - Lo voglio chiamar Pinocchio . Questo nome gli porterà fortuna . Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi : Pinocchio il padre , Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi , e tutti se la passavano bene . Il più ricco di loro chiedeva l ' elemosina . Quando ebbe trovato il nome al suo burattino , allora cominciò a lavorare a buono , e gli fece subito i capelli , poi la fronte , poi gli occhi . Fatti gli occhi , figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso . Geppetto , vedendosi guardare da quei due occhi di legno , se n ' ebbe quasi per male , e disse con accento risentito : - Occhiacci di legno , perché mi guardate ? Nessuno rispose . Allora , dopo gli occhi , gli fece il naso ; ma il naso , appena fatto , cominciò a crescere : e cresci , cresci , cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai . Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo ; ma più lo ritagliava e lo scorciva , e più quel naso impertinente diventava lungo . Dopo il naso , gli fece la bocca . La bocca non era ancora finita di fare , che cominciò subito a ridere e a canzonarlo . - Smetti di ridere ! - disse Geppetto impermalito ; ma fu come dire al muro . - Smetti di ridere , ti ripeto ! - urlò con voce minacciosa . Allora la bocca smesse di ridere , ma cacciò fuori tutta la lingua . Geppetto , per non guastare i fatti suoi , finse di non avvedersene , e continuò a lavorare . Dopo la bocca , gli fece il mento , poi il collo , le spalle , lo stomaco , le braccia e le mani . Appena finite le mani , Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo . Si voltò in su , e che cosa vide ? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino . - Pinocchio ! ... rendimi subito la mia parrucca ! E Pinocchio , invece di rendergli la parrucca , se la messe in capo per sé , rimanendovi sotto mezzo affogato . A quel garbo insolente e derisorio , Geppetto si fece triste e melanconico , come non era stato mai in vita sua , e voltandosi verso Pinocchio , gli disse : - Birba d ' un figliuolo ! Non sei ancora finito di fare , e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre ! Male , ragazzo mio , male ! E si rasciugò una lacrima . Restavano sempre da fare le gambe e i piedi . Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi , sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso . - Me lo merito ! - disse allora fra sé . - Dovevo pensarci prima ! Ormai è tardi ! Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra , sul pavimento della stanza , per farlo camminare . Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi , e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l ' altro . Quando le gambe gli si furono sgranchite , Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza ; finché , infilata la porta di casa , saltò nella strada e si dette a scappare . E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere , perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre , e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada , faceva un fracasso , come venti paia di zoccoli da contadini . - Piglialo ! piglialo ! - urlava Geppetto ; ma la gente che era per la via , vedendo questo burattino di legno , che correva come un barbero , si fermava incantata a guardarlo , e rideva , rideva e rideva , da non poterselo figurare . Alla fine , e per buona fortuna , capitò un carabiniere , il quale , sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone , si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada , coll ' animo risoluto di fermarlo e di impedire il caso di maggiori disgrazie . Ma Pinocchio , quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada , s ' ingegnò di passargli , per sorpresa , frammezzo alle gambe , e invece fece fiasco . Il carabiniere , senza punto smoversi , lo acciuffò pulitamente per il naso ( era un nasone spropositato , che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri ) , e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto ; il quale , a titolo di correzione , voleva dargli subito una buona tiratina d ' orecchi . Ma figuratevi come rimase quando , nel cercargli gli orecchi , non gli riuscì di poterli trovare : e sapete perché ? Perché , nella furia di scolpirlo , si era dimenticato di farglieli . Allora lo prese per la collottola , e , mentre lo riconduceva indietro , gli disse tentennando minacciosamente il capo : - Andiamo a casa . Quando saremo a casa , non dubitare che faremo i nostri conti ! Pinocchio , a questa antifona , si buttò per terra , e non volle più camminare . Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello . Chi ne diceva una , chi un ' altra . - Povero burattino ! - dicevano alcuni , - ha ragione a non voler tornare a casa ! Chi lo sa come lo picchierebbe quell ' omaccio di Geppetto ! ... E gli altri soggiungevano malignamente : - Quel Geppetto pare un galantuomo ! ma è un vero tiranno coi ragazzi ! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani , è capacissimo di farlo a pezzi ! ... Insomma , tanto dissero e tanto fecero , che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover ' uomo di Geppetto . Il quale , non avendo parole lì per lì per difendersi , piangeva come un vitellino , e nell ' avviarsi verso il carcere , balbettava singhiozzando : - Sciagurato figliuolo ! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene ! Ma mi sta il dovere ! Dovevo pensarci prima ! ... Quello che accadde dopo , è una storia da non potersi credere , e ve la racconterò in quest ' altri capitoli . La storia di Pinocchio col Grillo - parlante , dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro . Vi dirò dunque , ragazzi , che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione , quel monello di Pinocchio , rimasto libero dalle grinfie del carabiniere , se la dava a gambe giù attraverso ai campi , per far più presto a tornarsene a casa ; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi , siepi di pruni e fossi pieni d ' acqua , tale e quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino inseguito dai cacciatori . Giunto dinanzi a casa , trovò l ' uscio di strada socchiuso . Lo spinse , entrò dentro , e appena ebbe messo tanto di paletto , si gettò a sedere per terra , lasciando andare un gran sospirone di contentezza . Ma quella contentezza durò poco , perché sentì nella stanza qualcuno che fece : - Crì - crì - crì ! - Chi è che mi chiama ? - disse Pinocchio tutto impaurito . - Sono io ! Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro . - Dimmi , Grillo : e tu chi sei ? - Io sono il Grillo - parlante , ed abito in questa stanza da più di cent ' anni . - Oggi però questa stanza è mia , - disse il burattino , - e se vuoi farmi un vero piacere , vattene subito , senza nemmeno voltarti indietro . - Io non me ne anderò di qui , - rispose il Grillo , - se prima non ti avrò detto una gran verità . - Dimmela e spicciati . - Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna ! Non avranno mai bene in questo mondo ; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente . - Canta pure , Grillo mio , come ti pare e piace : ma io so che domani , all ' alba , voglio andarmene di qui , perché se rimango qui , avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi , vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare ; e io , a dirtela in confidenza , di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido . - Povero grullerello ! Ma non sai che , facendo così , diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te ? - Chetati . Grillaccio del mal ' augurio ! - gridò Pinocchio . Ma il Grillo , che era paziente e filosofo , invece di aversi a male di questa impertinenza , continuò con lo stesso tono di voce : - E se non ti garba di andare a scuola , perché non impari almeno un mestiere , tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane ? - Vuoi che te lo dica ? - replicò Pinocchio , che cominciava a perdere la pazienza . - Fra tutti i mestieri del mondo non ce n ' è che uno solo , che veramente mi vada a genio . - E questo mestiere sarebbe ? ... - Quello di mangiare , bere , dormire , divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo . - Per tua regola , - disse il Grillo - parlante con la sua solita calma , - tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione . - Bada , Grillaccio del mal ' augurio ! ... se mi monta la bizza , guai a te ! - Povero Pinocchio ! Mi fai proprio compassione ! ... - Perché ti faccio compassione ? - Perché sei un burattino e , quel che è peggio , perché hai la testa di legno . A queste ultime parole , Pinocchio saltò su tutt ' infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo - parlante . Forse non credeva nemmeno di colpirlo : ma disgraziatamente lo colse per l ' appunto nel capo , tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare crì - crì - crì , e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete . Pinocchio ha fame , e cerca un uovo per farsi una frittata ; ma sul più bello , la frittata gli vola via dalla finestra . Intanto cominciò a farsi notte , e Pinocchio , ricordandosi che non aveva mangiato nulla , senti un ' uggiolina allo stomaco , che somigliava moltissimo all ' appetito . Ma l ' appetito nei ragazzi cammina presto ; e di fatti dopo pochi minuti l ' appetito diventò fame , e la fame , dal vedere al non vedere , si converti in una fame da lupi , una fame da tagliarsi col coltello . Il povero Pinocchio corse subito al focolare , dove c ' era una pentola che bolliva e fece l ' atto di scoperchiarla , per vedere che cosa ci fosse dentro , ma la pentola era dipinta sul muro . Figuratevi come restò . Il suo naso , che era già lungo , gli diventò più lungo almeno quattro dita . Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po ' di pane , magari un po ' di pan secco , un crosterello , un osso avanzato al cane , un po ' di polenta muffita , una lisca di pesce , un nocciolo di ciliegia , insomma di qualche cosa da masticare : ma non trovò nulla , il gran nulla , proprio nulla . E intanto la fame cresceva , e cresceva sempre : e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare : e faceva degli sbadigli cosi lunghi , che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi . E dopo avere sbadigliato , sputava , e sentiva che lo stomaco gli andava via . Allora piangendo e disperandosi , diceva : - Il Grillo - parlante aveva ragione . Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa ... Se il mio babbo fosse qui , ora non mi troverei a morire di sbadigli ! Oh ! che brutta malattia che è la fame ! Quand ' ecco gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco , che somigliava tutto a un uovo di gallina . Spiccare un salto e gettarvisi sopra , fu un punto solo . Era un uovo davvero . La gioia del burattino è impossibile descriverla : bisogna sapersela figurare . Credendo quasi che fosse un sogno , si rigirava quest ' uovo fra le mani , e lo toccava e lo baciava , e baciandolo diceva : - E ora come dovrò cuocerlo ? Ne farò una frittata ? ... No , è meglio cuocerlo nel piatto ! ... O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella ? O se invece lo cuocessi a uso uovo da bere ? No , la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino : ho troppa voglia di mangiarmelo ! Detto fatto , pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa : messe nel tegamino , invece d ' olio o di burro , un po ' d ' acqua : e quando l ' acqua principiò a fumare , tac ! ; .. spezzò il guscio dell ' uovo , e fece l ' atto di scodellarvelo dentro . Ma invece della chiara e del torlo , scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso , il quale , facendo una bella riverenza , disse : - Mille grazie , signor Pinocchio , d ' avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio ! Arrivedella , stia bene e tanti saluti a casa ! Ciò detto distese le ali e , infilata la finestra che era aperta , se ne volò via a perdita d ' occhio . Il povero burattino rimase lì , come incantato , cogli occhi fissi , colla bocca aperta e coi gusci delI ' uovo in mano . Riavutosi , peraltro , dal primo sbigottimento , cominciò a piangere , a strillare , a battere i piedi in terra , per la disperazione , e piangendo diceva : - Eppure il Grillo - parlante aveva ragione ! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui , ora non mi troverei a morire di fame ! Oh ! che brutta malattia che è la fame ! ... E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai , e non sapeva come fare a chetarlo , pensò di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino , nella speranza di trovare qualche persona caritatevole che gli avesse fatto l ' elemosina di un po ' di pane . Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano , e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati . Per l ' appunto era una nottataccia d ' inferno . Tuonava forte forte , lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco , e un ventaccio freddo e strapazzone , fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere , faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna . Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi : se non che la fame era più forte della paura : motivo per cui accostò l ' uscio di casa , e presa la carriera , in un centinaio di salti arrivò fino al paese , colla lingua fuori e col fiato grosso , come un cane da caccia . Ma trova tutto buio e tutto deserto . Le botteghe erano chiuse ; le porte di casa chiuse ; le finestre chiuse ; e nella strada nemmeno un cane . Pareva il paese dei morti . Allora Pinocchio , preso dalla disperazione e dalla fame , si attaccò al campanello d ' una casa , e cominciò a suonare a distesa , dicendo dentro di sé : - Qualcuno si affaccierà . Difatti si affacciò un vecchino , col berretto da notte in capo , il quale gridò tutto stizzito : - Che cosa volete a quest ' ora ? - Che mi fareste il piacere di darmi un po ' di pane ? - Aspettami costì che torno subito , - rispose il vecchino , credendo di aver da fare con qualcuno di quei ragazzacci rompicollo che si divertono di notte a suonare i campanelli delle case , per molestare la gente per bene , che se la dorme tranquillamente . Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio : - Fatti sotto e para il cappello . Pinocchio si levò subito il suo cappelluccio ; ma mentre faceva l ' atto di pararlo , sentì pioversi addosso un ' enorme catinellata d ' acqua che lo annaffiò tutto dalla testa ai piedi , come se fosse un vaso di giranio appassito . Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame e perché non aveva più forza di reggersi ritto , si pose a sedere , appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa . E lì si addormentò ; e nel dormire , i piedi che erano di legno , gli presero fuoco e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere . E Pinocchio seguitava a dormire e a russare , come se i suoi piedi fossero quelli d ' un altro . Finalmente sul far del giorno si svegliò , perché qualcuno aveva bussato alla porta . - Chi è ? - domandò sbadigliando e stropicciandosi gli occhi . - Sono io , - rispose una voce . Quella voce era la voce di Geppetto . Geppetto torna a casa , rifà i piedi al burattino e gli dà la colazione che il pover ' uomo aveva portata con sé . Il povero Pinocchio , che aveva sempre gli occhi fra il sonno , non s ' era ancora avvisto dei piedi , che gli si erano tutti bruciati : per cui appena sentì la voce di suo padre , schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto ; ma invece , dopo due o tre traballoni , cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento . E nel battere in terra fece lo stesso rumore , che avrebbe fatto un sacco di mestoli . cascato da un quinto piano . - Aprimi ! - intanto gridava Geppetto dalla strada . - Babbo mio , non posso , - rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra . - Perché non puoi ? - Perché mi hanno mangiato i piedi . - E chi te li ha mangiati ? - Il gatto , - disse Pinocchio , vedendo il gatto che colle zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno . - Aprimi , ti dico ! - ripetè Geppetto , - se no quando vengo in casa , il gatto te lo do io ! - Non posso star ritto , credetelo . O povero me ! povero me che mi toccherà a camminare coi ginocchi per tutta la vita ! ... Geppetto , credendo che tutti questi piagnistei fossero un ' altra monelleria del burattino , pensò bene di farla finita , e arrampicatosi su per il muro , entrò in casa dalla finestra . Da principio voleva dire e voleva fare : ma poi quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero , allora sentì intenerirsi ; e presolo subito in collo , si dette a baciarlo e a fargli mille carezze e mille moine , e , coi luccioloni che gli cascavano giù per le gote , gli disse singhiozzando : - Pinocchiuccio mio ! Com ' è che ti sei bruciato i piedi ? - Non lo so , babbo , ma credetelo che è stata una nottata d ' inferno e me ne ricorderò fin che campo . Tonava , balenava e io avevo una gran fame e allora il Grillo - parlante mi disse : " Ti sta bene ; sei stato cattivo , e te lo meriti " , e io gli dissi : " Bada , Grillo !...", e lui mi disse : " Tu sei un burattino e hai la testa di legno " e io gli tirai un martello di legno , e lui morì ma la colpa fu sua , perché io non volevo ammazzarlo , prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano , ma il pulcino scappò fuori e disse : " Arrivedella ... e tanti saluti a casa " e la fame cresceva sempre , motivo per cui quel vecchino col berretto da notte , affacciandosi alla finestra mi disse : " Fatti sotto e para il cappello " e io con quella catinellata d ' acqua sul capo , perché il chiedere un po ' di pane non è vergogna , non è vero ? me ne tornai subito a casa , e perché avevo sempre una gran fame , messi i piedi sul caldano per rasciugarmi , e voi siete tornato , e me li sono trovati bruciati , e intanto la fame l ' ho sempre e i piedi non li ho più ! Ih ! ... ih ! ... ih ! ... ih ! ... E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte , che lo sentivano da cinque chilometri lontano . Geppetto , che di tutto quel discorso arruffato aveva capito una cosa sola , cioè che il burattino sentiva morirsi dalla gran fame , tirò fuori di tasca tre pere , e porgendogliele , disse : - Queste tre pere erano per la mia colazione : ma io te le do volentieri . Mangiale , e buon pro ti faccia . - Se volete che le mangi , fatemi il piacere di sbucciarle . - Sbucciarle ? - replicò Geppetto meravigliato . - Non avrei mai creduto , ragazzo , mio , che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato . Male ! In questo mondo , fin da bambini , bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto , perché non si sa mai quel che ci può capitare . I casi son tanti ! ... - Voi direte bene , - soggiunse Pinocchio , - ma io non mangerò mai una frutta , che non sia sbucciata . Le bucce non le posso soffrire . E quel buon uomo di Geppetto , cavato fuori un coltellino , e armatosi di santa pazienza , sbucciò le tre pere , e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola . Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera , fece l ' atto di buttar via il torsolo : ma Geppetto gli trattenne il braccio , dicendogli : - Non lo buttar via : tutto in questo mondo può far comodo . - Ma io il torsolo non lo mangio davvero ! ... - gridò il burattino , rivoltandosi come una vipera . - Chi lo sa ! I casi son tanti ! ... - ripetè Geppetto , senza riscaldarsi . Fatto sta che i tre torsoli , invece di essere gettati fuori dalla finestra , vennero posati sull ' angolo della tavola in compagnia delle bucce . Mangiate o , per dir meglio , divorate le tre pere , Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando : - Ho dell ' altra fame ! - Ma io , ragazzo mio , non ho più nulla da darti . - Proprio nulla , nulla ? - Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera . - Pazienza ! - disse Pinocchio , - se non c ' è altro , mangerò una buccia . E cominciò a masticare . Da principio storse un po ' la bocca ; ma poi , una dietro l ' altra , spolverò in un soffio tutte le bucce : e dopo le bucce , anche i torsoli , e quand ' ebbe finito di mangiare ogni cosa , si battè tutto contento le mani sul corpo , e disse gongolando : - Ora sì che sto bene ! - Vedi dunque , - osservò Geppetto , - che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato . Caro mio , non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo . I casi son tanti ! ... Geppetto rifa i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l ' Abbecedario . Il burattino , appena che si fu levata la fame , cominciò subito a bofonchiare e a piangere , perché voleva un paio di piedi nuovi . Ma Geppetto , per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata : poi gli disse : - E perché dovrei rifarti i piedi ? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua ? - Vi prometto , - disse il burattino singhiozzando , - che da oggi in poi sarò buono ... - Tutti i ragazzi , - replicò Geppetto , - quando vogliono ottenere qualcosa , dicono così . - Vi prometto che anderò a scuola , studierò e mi farò onore ... - Tutti i ragazzi , quando vogliono ottenere qualcosa , ripetono la medesima storia . - Ma io non sono come gli altri ragazzi ! Io sono più buono di tutti e dico sempre la verità . Vi prometto , babbo , che imparerò un ' arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia . Geppetto che , sebbene facesse il viso di tiranno , aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione di vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole , non rispose altre parole : ma , presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato , si pose a lavorare di grandissimo impegno . E in meno d ' un ' ora , i piedi erano bell ' e fatti ; due piedini svelti , asciutti e nervosi , come se fossero modellati da un artista di genio . Allora Geppetto disse al burattino : - Chiudi gli occhi e dormi ! E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire . E nel tempo che si fingeva addormentato , Geppetto con un po ' di colla sciolta in un guscio d ' uovo gli appiccicò i due piedi al loro posto , e glieli appiccicò così bene , che non si vedeva nemmeno il segno dell ' attaccatura . Appena il burattino si accorse di avere i piedi , saltò giù dalla tavola dove stava disteso , e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole , come se fosse ammattito dalla gran contentezza . - Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me , - disse Pinocchio al suo babbo , - voglio subito andare a scuola . - Bravo ragazzo ! - Ma per andare a scuola ho bisogno d ' un po ' di vestito . Geppetto , che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo , gli fece allora un vestituccio di carta fiorita , un paio di scarpe di scorza di albero e un berrettino di midolla di pane . Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d ' acqua e rimase così contento di sé , che disse pavoneggiandosi : - Paio proprio un signore ! - Davvero , - replicò Geppetto , - perché , tienlo a mente , non è il vestito bello che fa il signore . ma è piuttosto il vestito pulito . - A proposito , - soggiunse il burattino , - per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa : anzi mi manca il più e il meglio . - Cioè ? - Mi manca l ' Abbecedario . - Hai ragione : ma come si fa per averlo ? - è facilissimo : si va da un libraio e si compra . - E i quattrini ? - Io non ce l ' ho . - Nemmeno io , - soggiunse il buon vecchio , facendosi tristo . E Pinocchio , sebbene fosse un ragazzo allegrissimo , si fece tristo anche lui : perché la miseria , quando è miseria davvero , la intendono tutti : anche i ragazzi . - Pazienza ! - gridò Geppetto tutt ' a un tratto rizzandosi in piedi ; e infilatasi la vecchia casacca di fustagno , tutta toppe e rimendi , uscì correndo di casa . Dopo poco tornò : e quando tornò aveva in mano l ' Abbecedario per il figliuolo , ma la casacca non l ' aveva più . Il pover ' uomo era in maniche di camicia , e fuori nevicava . - E la casacca , babbo ? - L ' ho venduta . - Perché l ' avete venduta ? - Perché mi faceva caldo . Pinocchio capì questa risposta a volo , e non potendo frenare l ' impeto del suo buon cuore , saltò al collo di Geppetto e cominciò a baciarlo per tutto il viso . Pinocchio vende l ' Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini . Smesso che fu di nevicare , Pinocchio col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio , prese la strada che menava alla scuola : e strada facendo , fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria , uno più bello dell ' altro . E discorrendo da sé solo diceva : - Oggi , alla scuola , voglio subito imparare a leggere : domani poi imparerò a scrivere e domani l ' altro imparerò a fare i numeri . Poi , colla mia abilità , guadagnerò molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca , voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno . Ma che dico di panno ? Gliela voglio fare tutta d ' argento e d ' oro , e coi bottoni di brillanti . E quel pover ' uomo se la merita davvero : perché , insomma , per comprarmi i libri e per farmi istruire , è rimasto in maniche di camicia ... a questi freddi ! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi ! ... Mentre tutto commosso diceva così gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di grancassa : pì pì pì zum , zum , zum , zum . Si fermò e stette in ascolto . Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa , che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare . - Che cosa sia questa musica ? Peccato che io debba andare a scuola , se no ... E rimase lì perplesso . A ogni modo , bisognava prendere una risoluzione : o a scuola , o a sentire i pifferi . - Oggi anderò a sentire i pifferi , e domani a scuola : per andare a scuola c ' è sempre tempo , - disse finalmente quel monello facendo una spallucciata . Detto fatto , infilò giù per la strada traversa , e cominciò a correre a gambe . Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa : pì pì pì .. zum , zum , zum , zum . Quand ' ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente , la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori . - Che cos ' è quel baraccone ? - domandò Pinocchio , voltandosi a un ragazzetto che era lì del paese . - Leggi il cartello , che c ' è scritto , e lo saprai . - Lo leggerei volentieri , ma per l ' appunto oggi non so leggere . - Bravo bue ! Allora te lo leggerò io . Sappi dunque che in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c ' è scritto : GRAN TEATRO DEI BURATTINI ... - è molto che è incominciata la commedia ? - Comincia ora . - E quanto si spende per entrare ? - Quattro soldi . Pinocchio , che aveva addosso la febbre della curiosità , perse ogni ritegno , e disse senza vergognarsi al ragazzetto , col quale parlava : - Mi daresti quattro soldi fino a domani ? - Te li darei volentieri , - gli rispose l ' altro canzonandolo , - ma oggi per l ' appunto non te li posso dare . - Per quattro soldi , ti vendo la mia giacchetta , - gli disse allora il burattino . - Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita ? Se ci piove su , non c ' è più verso di cavartela da dosso . - Vuoi comprare le mie scarpe ? - Sono buone per accendere il fuoco . - Quanto mi dai del berretto ? - Bell ' acquisto davvero ! Un berretto di midolla di pane ! C ' è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in capo ! Pinocchio era sulle spine . Stava lì lì per fare un ' ultima offerta : ma non aveva coraggio ; esitava , tentennava , pativa . Alla fine disse : - Vuoi darmi quattro soldi di quest ' Abbecedario nuovo ? - Io sono un ragazzo , e non compro nulla dai ragazzi , - gli rispose il suo piccolo interlocutore , che aveva molto più giudizio di lui . - Per quattro soldi l ' Abbecedario lo prendo io , - gridò un rivenditore di panni usati , che s ' era trovato presente alla conversazione . E il libro fu venduto lì sui due piedi . E pensare che quel pover ' uomo di Geppetto era rimasto a casa , a tremare dal freddo in maniche di camicia , per comprare l ' Abbecedario al figliuolo ! I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa ; ma sul più bello , esce fuori il burattinaio Mangiafoco , e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine . Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette , accadde un fatto che destò mezza rivoluzione . Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata . Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella , che bisticciavano fra di loro e , secondo il solito , minacciavano da un momento all ' altro di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate . La platea , tutta attenta , si mandava a male dalle grandi risate , nel sentire il battibecco di quei due burattini , che gestivano e si trattavano d ' ogni vitupero con tanta verità , come se fossero proprio due animali ragionevoli e due persone di questo mondo . Quando all ' improvviso , che è che non è , Arlecchino smette di recitare , e voltandosi verso il pubblico e accennando colla mano qualcuno in fondo alla platea , comincia a urlare in tono drammatico : - Numi del firmamento ! sogno o son desto ? Eppure quello laggiù è Pinocchio ! ... - è Pinocchio davvero ! - grida Pulcinella . - è : proprio lui ! - strilla la signora Rosaura , facendo capolino di fondo alla scena . - è : Pinocchio ! è Pinocchio ! - urlano in coro tutti i burattini , uscendo a salti fuori delle quinte . è Pinocchio ! è il nostro fratello Pinocchio ! Evviva Pinocchio . - Pinocchio , vieni quassù da me , - grida Arlecchino , - vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno ! A questo affettuoso invito Pinocchio spicca un salto , e di fondo alla platea va nei posti distinti ; poi con un altro salto , dai posti distinti monta sulla testa del direttore d ' orchestra , e di lì schizza sul palcoscenico . è : impossibile figurarsi gli abbracciamenti , gli strizzoni di collo , i pizzicotti dell ' amicizia e le zuccate della vera e sincera fratellanza , che Pinocchio ricevè in mezzo a tanto arruffio dagli attori e dalle attrici di quella compagnia drammatico - vegetale . Questo spettacolo era commovente , non c ' è che dire : ma il pubblico della platea , vedendo che la commedia non andava più avanti , s ' impazientì e prese a gridare : - Vogliamo la commedia , vogliamo la commedia ! Tutto fiato buttato via , perché i burattini , invece di continuare la recita , raddoppiarono il chiasso e le grida , e , postosi Pinocchio sulle spalle , se lo portarono in trionfo davanti ai lumi della ribalta . Allora uscì fuori il burattinaio , un omone così brutto , che metteva paura soltanto a guardarlo . Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d ' inchiostro , e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra : basta dire che , quando camminava , se la pestava coi piedi . La sua bocca era larga come un forno , i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso , col lume acceso di dietro , e con le mani faceva schioccare una grossa frusta , fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme . All ' apparizione inaspettata del burattinaio , ammutolirono tutti : nessuno fiatò più . Si sarebbe sentito volare una mosca . Quei poveri burattini , maschi e femmine , tremavano tutti come tante foglie . - Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro ? - domandò il burattinaio a Pinocchio , con un vocione d ' Orco gravemente infreddato di testa . - La creda , illustrissimo , che la colpa non è stata mia ! ... - Basta cosi ! Stasera faremo i nostri conti . Difatti , finita la recita della commedia , il burattinaio andò in cucina , dov ' egli s ' era preparato per cena un bel montone , che girava lentamente infilato nello spiedo . E perché gli mancavano la legna per finirlo di cuocere e di rosolare , chiamò Arlecchino e Pulcinella e disse loro : - Portatemi di qua quel burattino che troverete attaccato al chiodo . Mi pare un burattino fatto di un legname molto asciutto , e sono sicuro che , a buttarlo sul fuoco , mi darà una bellissima fiammata all ' arrosto . Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono ; ma impauriti da un ' occhiataccia del loro padrone , obbedirono : e dopo poco tornarono in cucina , portando sulle braccia il povero Pinocchio , il quale , divincolandosi come un ' anguilla fuori dell ' acqua , strillava disperatamente : - Babbo mio , salvatemi ! Non voglio morire , non voglio morire ! ... Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio , il quale poi difende dalla morte il suo amico Arlecchino . Il burattinaio Mangiafoco che ( questo era il suo nome ) pareva un uomo spaventoso , non dico di no , specie con quella sua barbaccia nera che , a uso grembiale , gli copriva tutto il petto e tutte le gambe ; ma nel fondo poi non era un cattiv ' uomo . Prova ne sia che quando vide portarsi davanti quel povero Pinocchio , che si dibatteva per ogni verso , urlando " Non voglio morire , non voglio morire ! " , principiò subito a commuoversi e a impietosirsi e , dopo aver resistito un bel pezzo , alla fine non ne poté più , e lasciò andare un sonorissimo starnuto . A quello starnuto , Arlecchino , che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente , si fece tutto allegro in viso , e chinatosi verso Pinocchio , gli bisbigliò sottovoce : - Buone nuove , fratello . Il burattinaio ha starnutito , e questo è segno che s ' è mosso a compassione per te , e oramai sei salvo . Perché bisogna sapere che , mentre tutti gli uomini , quando si sentono impietositi per qualcuno , o piangono o per lo meno fanno finta di rasciugarsi gli occhi , Mangiafoco , invece , ogni volta che s ' inteneriva davvero , aveva il vizio di starnutire . Era un modo come un altro , per dare a conoscere agli altri la sensibilità del suo cuore . Dopo aver starnutito , il burattinaio , seguitando a fare il burbero , gridò a Pinocchio : - Finiscila di piangere ! I tuoi lamenti mi hanno messo un ' uggiolina in fondo allo stomaco ... Sento uno spasimo , che quasi quasi ... Etcì etcì - e fece altri due starnuti . - Felicità ! - disse Pinocchio . - Grazie ! E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi ? - gli domandò Mangiafoco . - Il babbo , sì la mamma non l ' ho mai conosciuta . - Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo vecchio padre , se ora ti facessi gettare fra quei carboni ardenti ! Povero vecchio ! lo compatisco ! .. Etcì etcì etcì - e fece altri tre starnuti . - Felicità ! - disse Pinocchio . - Grazie ! Del resto bisogna compatire anche me , perché , come vedi , non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto , e tu , dico la verità , in questo caso mi avresti fatto un gran comodo ! Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza . Invece di te , metterò a bruciare sotto lo spiedo qualche burattino della mia Compagnia ... Olà , giandarmi ! A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno , lunghi lunghi , secchi secchi , col cappello a lucerna in testa e colla sciabola sfoderata in mano . Allora il burattinaio disse loro con voce rantolosa : - Pigliatemi lì quell ' Arlecchino , legatelo ben bene , e poi gettatelo a bruciare sul fuoco . Io voglio che il mio montone sia arrostito bene ! Figuratevi il povero Arlecchino ! Fu tanto il suo spavento , che le gambe gli si ripiegarono e cadde bocconi per terra . Pinocchio , alla vista di quello spettacolo straziante , andò a gettarsi ai piedi del burattinaio e piangendo dirottamente e bagnandogli di lacrime tutti i peli della lunghissima barba , cominciò a dire con voce supplichevole : - Pietà , signor Mangiafoco ! ... - Qui non ci son signori ! - replicò duramente il burattinaio . - Pietà , signor Cavaliere ! ... - Qui non ci son cavalieri ! - Pietà , signor Commendatore ! ... - Qui non ci son commendatori ! - Pietà , Eccellenza ! ... A sentirsi chiamare Eccellenza il burattinaio fece subito il bocchino tondo , e diventato tutt ' a un tratto più umano e più trattabile , disse a Pinocchio : - Ebbene , che cosa vuoi da me ? - Vi domando grazia per il povero Arlecchino ! ... - Qui non c ' è grazia che tenga . Se ho risparmiato te , bisogna che faccia mettere sul fuoco lui , perché io voglio che il mio montone sia arrostito bene . - In questo caso , - gridò fieramente Pinocchio , rizzandosi e gettando via il suo berretto di midolla di pane , - in questo caso conosco qual è il mio dovere . Avanti , signori giandarmi ! Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme . No , non è giusta che il povero Arlecchino , il vero amico mio , debba morire per me ! ... Queste parole , pronunziate con voce alta e con accento eroico , fecero piangere tutti i burattini che erano presenti a quella scena . Gli stessi giandarmi , sebbene fossero di legno , piangevano come due agnellini di latte . Mangiafoco , sul principio , rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio : ma poi , adagio adagio , cominciò anche lui a commuoversi e a starnutire . E fatti quattro o cinque starnuti , aprì affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio : - Tu sei un gran bravo ragazzo ! Vieni qua da me e dammi un bacio . Pinocchio corse subito , e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio , andò a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso . - Dunque la grazia è fatta ? - domandò il povero Arlecchino , con un fil di voce che si sentiva appena . - La grazia è fatta ! - rispose Mangiafoco : poi soggiunse sospirando e tentennando il capo : - Pazienza ! Per questa sera mi rassegnerò a mangiare il montone mezzo crudo , ma un ' altra volta , guai a chi toccherà ! ... Alla notizia della grazia ottenuta , i burattini corsero tutti sul palcoscenico e , accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala , cominciarono a saltare e a ballare . Era l ' alba e ballavano sempre . Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d ' oro a Pinocchio , perché le porti al suo babbo Geppetto : e Pinocchio , invece , si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro . Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò : - Come si chiama tuo padre ? - Geppetto . - E che mestiere fa ? - Il povero . - Guadagna molto ? - Guadagna tanto , quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca . Si figuri che per comprarmi l ' Abbecedario della scuola dovè vendere l ' unica casacca che aveva addosso : una casacca che , fra toppe e rimendi , era tutta una piaga . - Povero diavolo ! Mi fa quasi compassione . Ecco qui cinque monete d ' oro . Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia . Pinocchio , com ' è facile immaginarselo , ringraziò mille volte il burattinaio , abbracciò , a uno a uno , tutti i burattini della Compagnia , anche i giandarmi : e fuori di sé dalla contentezza , si mise in viaggio per tornarsene a casa sua . Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro , che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt ' e due gli occhi , che se ne andavano là là , aiutandosi fra di loro , da buoni compagni di sventura . La Volpe che era zoppa , camminava appoggiandosi al Gatto : e il Gatto , che era cieco , si lasciava guidare dalla Volpe . - Buon giorno , Pinocchio , - gli disse la Volpe , salutandolo garbatamente . - Com ' è che sai il mio nome ? - domandò il burattino . - Conosco bene il tuo babbo . - Dove l ' hai veduto ? - L ' ho veduto ieri sulla porta di casa sua . - E che cosa faceva ? - Era in maniche di camicia e tremava dal freddo . - Povero babbo ! Ma , se Dio vuole , da oggi in poi non tremerà più ! ... - Perché ? - Perché io sono diventato un gran signore . - Un gran signore tu ? - disse la Volpe , e cominciò a ridere di un riso sguaiato e canzonatore : e il Gatto rideva anche lui , ma per non darlo a vedere , si pettinava i baffi colle zampe davanti . - C ' è poco da ridere , - gridò Pinocchio impermalito . - Mi dispiace davvero di farvi venire l ' acquolina in bocca , ma queste qui , se ve ne intendete , sono cinque bellissime monete d ' oro . E tirò fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco . Al simpatico suono di quelle monete la Volpe , per un moto involontario , allungò la gamba che pareva rattrappita , e il Gatto spalancò tutt ' e due gli occhi , che parvero due lanterne verdi : ma poi li richiuse subito , tant ' è vero che Pinocchio non si accorse di nulla . - E ora , - gli domandò la Volpe , - che cosa vuoi farne di codeste monete ? - Prima di tutto , - rispose il burattino , - voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova , tutta d ' oro e d ' argento e coi bottoni di brillanti : e poi voglio comprare un Abbecedario per me . - Per te ? - Davvero : perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono . - Guarda me ! - disse la Volpe . - Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba . - Guarda me ! - disse il Gatto . - Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi . In quel mentre un Merlo bianco , che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada , fece il solito verso e disse : - Pinocchio , non dar retta ai consigli dei cattivi compagni : se no , te ne pentirai ! Povero Merlo , non l ' avesse mai detto ! Il Gatto , spiccando un gran salto , gli si avventò addosso , e senza dargli nemmeno il tempo di dire ohi se lo mangiò in un boccone , con le penne e tutto . Mangiato che l ' ebbe e ripulitasi la bocca , chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco , come prima . - Povero Merlo ! - disse Pinocchio al Gatto , - perché l ' hai trattato così male ? - Ho fatto per dargli una lezione . Così un ' altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri . Erano giunti più che a mezza strada , quando la Volpe , fermandosi di punto in bianco , disse al burattino : - Vuoi raddoppiare le tue monete d ' oro ? - Cioè ? - Vuoi tu , di cinque miserabili zecchini , farne cento , mille , duemila ? - Magari ! E la maniera ? - La maniera è facilissima . Invece di tornartene a casa tua , dovresti venire con noi . - E dove mi volete condurre ? - Nel paese dei Barbagianni . Pinocchio ci pensò un poco , e poi disse risolutamente : - No , non ci voglio venire . Oramai sono vicino a casa , e voglio andarmene a casa , dove c ' è il mio babbo che m ' aspetta . Chi lo sa , povero vecchio , quanto ha sospirato ieri , a non vedermi tornare . Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo , e il Grillo - parlante aveva ragione quando diceva : " I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo " . E io l ' ho provato a mie spese , Perché mi sono capitate dimolte disgrazie , e anche ieri sera in casa di Mangiafoco , ho corso pericolo ... Brrr ! mi viene i bordoni soltanto a pensarci ! - Dunque , - disse la Volpe , - vuoi proprio andare a casa tua ? Allora vai pure , e tanto peggio per te ! - Tanto peggio per te ! - ripetè il Gatto . - Pensaci bene , Pinocchio , perché tu dai un calcio alla fortuna . - Alla fortuna ! - ripetè il Gatto . - I tuoi cinque zecchini , dall ' oggi al domani sarebbero diventati duemila . - Duemila ! - ripetè il Gatto . - Ma com ' è mai possibile che diventino tanti ? - domandò Pinocchio , restando a bocca aperta dallo stupore . - Te lo spiego subito , - disse la Volpe . - Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c ' è un campo benedetto , chiamato da tutti il Campo dei miracoli . Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d ' oro . Poi ricuopri la buca con un po ' di terra : l ' annaffi con due secchie d ' acqua di fontana , ci getti sopra una presa di sale , e la sera te ne vai tranquillamente a letto . Intanto , durante la notte , lo zecchino germoglia e fiorisce , e la mattina dopo , di levata , ritornando nel campo , che cosa trovi ? Trovi un bell ' albero carico di tanti zecchini d ' oro , quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno . - Sicché dunque , - disse Pinocchio sempre più sbalordito , - se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini , la mattina dopo quanti zecchini ci troverei ? - è un conto facilissimo , - rispose la Volpe , - un conto che puoi farlo sulla punta delle dita . Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini : moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti . - Oh che bella cosa ! - gridò Pinocchio , ballando dall ' allegrezza . - Appena che questi zecchini gli avrò raccolti , ne prenderò per me duemila e gli altri cinquecento di più li darò in regalo a voi altri due . - Un regalo a noi ? - gridò la Volpe sdegnandosi e chiamandosi offesa . - Dio te ne liberi ! - Te ne liberi ! - ripetè il Gatto . - Noi , - riprese la Volpe , - non lavoriamo per il vile interesse : noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri . - Gli altri ! - ripetè il Gatto . - Che brave persone ! - pensò dentro di sé Pinocchio : e dimenticandosi lì sul tamburo , del suo babbo , della casacca nuova , dell ' Abbecedario e di tutti i buoni proponimenti fatti , disse alla Volpe e al Gatto : - Andiamo pure . Io vengo con voi . L ' osteria del Gambero Rosso . Cammina , cammina , cammina , alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all ' osteria del Gambero Rosso . - Fermiamoci un po ' qui , - disse la Volpe , - tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora . A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani , all ' alba , nel Campo dei miracoli . Entrati nell ' osteria , si posero tutti e tre a tavola : ma nessuno di loro aveva appetito . Il povero Gatto , sentendosi gravemente indisposto di stomaco , non poté mangiare altro che trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana : e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza , si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato ! La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei : ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta , così dovè contentarsi di una semplice lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto . Dopo la lepre si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici , di starne , di conigli , di ranocchi , di lucertole e d ' uva paradisa ; e poi non volle altro . Aveva tanta nausea per il cibo , diceva lei , che non poteva accostarsi nulla alla bocca . Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio . Chiese uno spicchio di noce e un cantuccino di pane , e lasciò nel piatto ogni cosa . Il povero figliuolo col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli , aveva preso un ' indigestione anticipata di monete d ' oro . Quand ' ebbero cenato , la Volpe disse all ' oste : - Dateci due buone camere , una per il signor Pinocchio e un ' altra per me e per il mio compagno . Prima di ripartire schiacceremo un sonnellino . Ricordatevi però che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio . - Sissignori , - rispose l ' oste e strizzò l ' occhio alla Volpe e al Gatto , come dire : " Ho mangiata la foglia e ci siamo intesi !..." . Appena che Pinocchio fu entrato nel letto , si addormentò a colpo e principiò a sognare . E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo , e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli , e questi grappoli erano carichi di zecchini d ' oro che , dondolandosi mossi dal vento , facevano zin , zin , zin , quasi volessero dire : " Chi ci vuole venga a prenderci " . Ma quando Pinocchio fu sul più bello , quando , cioè , allungò la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca , si trovò svegliato all ' improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera . Era l ' oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era suonata . - E i miei compagni sono pronti ? - gli domandò il burattino . - Altro che pronti ! Sono partiti due ore fa . - Perché mai tanta fretta ? - Perché il Gatto ha ricevuto un ' imbasciata , che il suo gattino maggiore , malato di geloni ai piedi , stava in pericolo di vita . - E la cena l ' hanno pagata ? - Che vi pare ? Quelle lì sono persone troppo educate perché facciano un affronto simile alla signoria vostra . - Peccato ! Quest ' affronto mi avrebbe fatto tanto piacere ! - disse Pinocchio , grattandosi il capo . Poi domandò : - E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici ? - Al Campo dei miracoli , domattina , allo spuntare del giorno . Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni , e dopo partì . Ma si può dire che partisse a tastoni , perché fuori dell ' osteria c ' era un buio così buio , che non ci si vedeva da qui a lì . Nella campagna all ' intorno non si sentiva alitare una foglia . Solamente alcuni uccellacci notturni , traversando la strada da una siepe all ' altra , venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio , il quale , facendo un salto indietro per la paura , gridava : - Chi va là ? - e l ' eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza : - Chi va là ? chi va là ? chi va là ? Intanto , mentre camminava , vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto che riluceva di una luce pallida e opaca , come un lumino da notte dentro una lampada di porcellana trasparente . - Chi sei ? - gli domandò Pinocchio . - Sono l ' ombra del Grillo - parlante , - rispose l ' animaletto , con una vocina fioca fioca , che pareva venisse dal mondo di là . - Che vuoi da me ? - disse il burattino . - Voglio darti un consiglio . Ritorna indietro e porta i quattro zecchini , che ti sono rimasti , al tuo povero babbo che piange e si dispera per non averti più veduto . - Domani il mio babbo sarà un gran signore , perché questi quattro zecchini diventeranno duemila . - Non ti fidare , ragazzo mio , di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera . Per il solito , o sono matti o imbroglioni ! Dai retta a me , ritorna indietro . - E io , invece , voglio andare avanti . - L ' ora è tarda ! ... - Voglio andare avanti . - La nottata è scura ... - Voglio andare avanti . - La strada è pericolosa ... - Voglio andare avanti . - Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro , prima o poi se ne pentono . - Le solite storie . Buona notte , Grillo . - Buona notte , Pinocchio , e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini ! Appena dette queste ultime parole , il Grillo - parlante si spense a un tratto , come si spenge un lume soffiandoci sopra , e la strada rimase più buia di prima . Pinocchio , per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo - parlante , s ' imbatte negli assassini . - Davvero , - disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio , - come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi ! Tutti ci sgridano , tutti ci ammoniscono , tutti ci danno consigli . A lasciarli dire , tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri ; tutti : anche i Grilli - parlanti . Ecco qui : perché io non ho voluto dar retta a quell ' uggioso di Grillo , chi lo sa quante disgrazie , secondo lui , mi dovrebbero accadere ! Dovrei incontrare anche gli assassini ! Meno male che agli assassini io non ci credo , né ci ho creduto mai . Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi , per far paura ai ragazzi che vogliono andare fuori la notte . E poi se anche li trovassi qui sulla strada , mi darebbero forse soggezione ? Neanche per sogno . Anderei loro sul viso , gridando : " Signori assassini , che cosa vogliono da me ? Si rammentino che con me non si scherza ! Se ne vadano dunque per i fatti loro , e zitti ! " . A questa parlantina fatta sul serio , quei poveri assassini , mi par di vederli , scapperebbero via come il vento . Caso poi fossero tanto ineducati da non voler scappare , allora scapperei io , e così la farei finita ... Ma Pinocchio non poté finire il suo ragionamento , perché in quel punto gli parve di sentire dietro di sé un leggerissimo fruscio di foglie . Si voltò a guardare e vide nel buio due figuracce nere tutte imbacuccate in due sacchi da carbone , le quali correvano dietro a lui a salti e in punta di piedi , come se fossero due fantasmi . - Eccoli davvero ! - disse dentro di sé : e non sapendo dove nascondere i quattro zecchini , se li nascose in bocca e precisamente sotto la lingua . Poi si provò a scappare . Ma non aveva ancor fatto il primo passo , che sentì agguantarsi per le braccia e intese due voci orribili e cavernose , che gli dissero : - O la borsa o la vita ! Pinocchio non potendo rispondere con le parole , a motivo delle monete che aveva in bocca , fece mille salamelecchi e mille pantomime per dare ad intendere a quei due incappati , di cui si vedevano soltanto gli occhi attraverso i buchi dei sacchi , che lui era un povero burattino , e che non aveva in tasca nemmeno un centesimo falso . - Via , via ! Meno ciarle e fuori i denari ! - gridavano minacciosamente i due briganti . E ii burattino fece col capo e colle mani un segno come dire : " Non ne ho " . - Metti fuori i denari o sei morto , - disse l ' assassino più alto di statura . - Morto ! - ripetè l ' altro . - E dopo ammazzato te , ammazzeremo anche tuo padre ! - Anche tuo padre ! - No , no , no , il mio povero babbo no ! - gridò Pinocchio con accento disperato : ma nel gridare così , gli zecchini gli suonarono in bocca . - Ah ! furfante ! Dunque i denari te li sei nascosti sotto la lingua ? Sputali subito ! E Pinocchio , duro ! - Ah ! tu fai il sordo ? Aspetta un poco , che penseremo noi a farteli sputare ! Difatti , uno di loro afferrò il burattino per la punta del naso e quell ' altro lo prese per la bazza , e lì cominciarono a tirare screanzatamente , uno per in qua e l ' altro per in là , tanto da costringerlo a spalancare la bocca : ma non ci fu verso . La bocca del burattino pareva inchiodata e ribadita . Allora l ' assassino più piccolo di statura , cavato fuori un coltellaccio , provò a conficcarglielo , a guisa di leva e di scalpello , fra le labbra : ma Pinocchio , lesto come un lampo , gli azzannò la mano coi denti , e dopo avergliela con un morso staccata di netto , la sputò ; e figuratevi la sua maraviglia quando , invece di una mano , si accorse di aver sputato in terra uno zampetto di gatto . Incoraggiato da questa prima vittoria , si liberò a forza dalle unghie degli assassini e , saltata la siepe della strada , cominciò a fuggire per la campagna . E gli assassini a correre dietro a lui , come due cani dietro una lepre : e quello che aveva perduto uno zampetto correva con una gamba sola , né si è saputo mai come facesse . Dopo una corsa di quindici chilometri , Pinocchio non ne poteva più . Allora , vistosi perso , si arrampicò su per il fusto di un altissimo pino e si pose a sedere in vetta ai rami . Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro , ma giunti a metà del fusto sdrucciolarono e , ricascando a terra , si spellarono le mani e i piedi . Non per questo si dettero per vinti : che anzi , raccolto un fastello di legna secche a piè del pino , vi appiccarono il fuoco . In men che non si dice , il pino cominciò a bruciare e a divampare , come una candela agitata dal vento . Pinocchio , vedendo che le fiamme salivano sempre più , e non volendo far la fine del piccione arrosto , spiccò un bel salto di vetta all ' albero , e via a correre daccapo attraverso ai campi e ai vigneti . E gli assassini dietro , sempre dietro , senza stancarsi mai . Intanto cominciava a baluginare il giorno e si rincorrevano sempre ; quand ' ecco che Pinocchio si trovò sbarrato il passo da un fosso largo e profondissimo , tutto pieno di acquaccia sudicia , color del caffè e latte . Che fare ? " Una , due , tre ! " gridò il burattino , e slanciandosi con una gran rincorsa , saltò dall ' altra parte . E gli assassini saltarono anche loro , ma non avendo preso bene la misura , patatunfete ! ... cascarono giù nel bel mezzo del fosso . Pinocchio che sentì il tonfo e gli schizzi dell ' acqua , urlò ridendo e seguitando a correre : - Buon bagno , signori assassini . E già si figurava che fossero bell ' e affogati , quando invece , voltandosi a guardare , si accorse che gli correvano dietro tutti e due , sempre imbacuccati nei loro sacchi e grondanti acqua come due panieri sfondati . Gli assassini inseguono Pinocchio ; e , dopo averlo raggiunto , lo impiccano a un ramo della Quercia grande . Allora il burattino , perdutosi d ' animo , fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto , quando nel girare gli occhi all ' intorno vide fra mezzo al verde cupo degli alberi biancheggiare in lontananza una casina candida come la neve . - Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa , forse sarei salvo , - disse dentro di sé . E senza indugiare un minuto riprese a correre per il bosco a carriera distesa . E gli assassini sempre dietro . E dopo una corsa disperata di quasi due ore , finalmente tutto trafelato arrivò alla porta di quella casina e bussò . Nessuno rispose . Tornò a bussare con maggior violenza , perché sentiva avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro grosso e affannoso dè suoi persecutori . Lo stesso silenzio . Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla , cominciò per disperazione a dare calci e zuccate nella porta . Allora si affacciò alla finestra una bella bambina , coi capelli turchini e il viso bianco come un ' immagine di cera , gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto , la quale senza muovere punto le labbra , disse con una vocina che pareva venisse dall ' altro mondo : - In questa casa non c ' è nessuno . Sono tutti morti . - Aprimi almeno tu ! - gridò Pinocchio piangendo e raccomandandosi . - Sono morta anch ' io . - Morta ? e allora che cosa fai costì alla finestra ? - Aspetto la bara che venga a portarmi via . Appena detto così , la bambina disparve , e la finestra si richiuse senza far rumore . - O bella bambina dai capelli turchini , - gridava Pinocchio , - aprimi per carità ! Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assass ... Ma non poté finir la parola , perche sentì afferrarsi per il collo , e le solite due vociaccie che gli brontolarono minacciosamente : - Ora non ci scappi più ! Il burattino , vedendosi balenare la morte dinanzi agli occhi , fu preso da un tremito così forte , che nel tremare , gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua . - Dunque ? - gli domandarono gli assassini , - vuoi aprirla la bocca , sì o no ? Ah ! non rispondi ? ... Lascia fare : ché questa volta te la faremo aprir noi ! ... E cavato fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi , zaff ... gli affibbiarono due colpi nel mezzo alle reni . Ma il burattino per sua fortuna era fatto d ' un legno durissimo , motivo per cui le lame , spezzandosi , andarono in mille schegge e gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano , a guardarsi in faccia . - Ho capito , - disse allora uno di loro , - bisogna impiccarlo ! Impicchiamolo ! - Impicchiamolo , - ripetè l ' altro . Detto fatto , gli legarono le mani dietro le spalle e passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola , lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande . Poi si posero là , seduti sull ' erba , aspettando che il burattino facesse l ' ultimo sgambetto : ma il burattino , dopo tre ore , aveva sempre gli occhi aperti , la bocca chiusa e sgambettava più che mai . Annoiati finalmente di aspettare , si voltarono a Pinocchio e gli dissero sghignazzando : - Addio a domani . Quando domani torneremo qui , si spera che ci farai la garbatezza di farti trovare bell ' e morto e con la bocca spalancata . E se ne andarono . Intanto s ' era levato un vento impetuoso di tramontana , che soffiando e mugghiando con rabbia , sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato , facendolo dondolare violentemente come il battaglio di una campana che suona a festa . E quel dondolio gli cagionava acutissimi spasimi , e il nodo scorsoio , stringendosi sempre più alla gola , gli toglieva il respiro . A poco a poco gli occhi gli si appannavano ; e sebbene sentisse avvicinarsi la morte , pure sperava sempre che da un momento all ' altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto . Ma quando , aspetta aspetta , vide che non compariva nessuno , proprio nessuno , allora gli tornò in mente il suo povero babbo ... e balbettò quasi moribondo : - Oh babbo mio ! se tu fossi qui ! ... E non ebbe fiato per dir altro . Chiuse gli occhi , aprì la bocca , stirò le gambe e , dato un grande scrollone , rimase lì come intirizzito . La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino : lo mette a letto , e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto . In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande , pareva oramai più morto che vivo , la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra , e impietositasi alla vista di quell ' infelice che , sospeso per il collo , ballava il trescone alle ventate di tramontana , battè per tre volte le mani insieme , e fece tre piccoli colpi . A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa , e un grosso falco venne a posarsi sul davanzale della finestra . - Che cosa comandate , mia graziosa Fata ? - disse il Falco abbassando il becco in atto di reverenza ( perché bisogna sapere che la Bambina dai capelli turchini non era altro , in fin dei conti , che una buonissima Fata , che da più di mill ' anni abitava nelle vicinanze di quel bosco ) : - Vedi tu quel burattino attaccato penzoloni a un ramo della Quercia grande ? - Lo vedo . - Orbene : vola subito laggiù : rompi col tuo fortissimo becco il nodo che lo tiene sospeso in aria e posalo delicatamente sdraiato sull ' erba a piè della Quercia . Il Falco volò via e dopo due minuti tornò dicendo : - Quel che mi avete comandato , è fatto . - E come l ' hai trovato ? Vivo o morto ? - A vederlo , pareva morto , ma non dev ' essere ancora morto perbene , perché , appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola , ha lasciato andare un sospiro , balbettando a mezza voce : " Ora mi sento meglio ! " . Allora la Fata , battendo le mani insieme , fece due piccoli colpi , e apparve un magnifico Can - barbone , che camminava ritto sulle gambe di dietro , tale e quale come se fosse un uomo . Il Can - barbone era vestito da cocchiere in livrea di gala . Aveva in capo un nicchiettino a tre punte gallonato d ' oro , una parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giù per il collo , una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi che gli regalava a pranzo la padrona , un paio di calzoni corti di velluto cremisi , le calze di seta , gli scarpini scollati , e di dietro una specie di fodera da ombrelli , tutta di raso turchino , per mettervi dentro la coda , quando il tempo cominciava a piovere . - Su da bravo , Medoro ! - disse la Fata al Can - barbone ; - Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco . Arrivato che sarai sotto la Quercia grande , troverai disteso sull ' erba un povero burattino mezzo morto . Raccoglilo con garbo , posalo pari pari su i cuscini della carrozza e portamelo qui . Hai capito ? Il Can - barbone , per fare intendere che aveva capito , dimenò tre o quattro volte la fodera di raso turchino , che aveva dietro , e partì come un barbero . Di lì a poco , si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell ' aria , tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell ' interno di panna montata e di crema coi savoiardi . La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi , e il Can - barbone , seduto a cassetta , schioccava la frusta a destra e a sinistra , come un vetturino quand ' ha paura di aver fatto tardi . Non era ancora passato un quarto d ' ora , che la carrozzina tornò , e la Fata , che stava aspettando sull ' uscio di casa , prese in collo il povero burattino , e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla , mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato . E i medici arrivarono subito , uno dopo l ' altro : arrivò , cioè , un Corvo , una Civetta e un Grillo - parlante . - Vorrei sapere da lor signori , - disse la Fata , rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio , - vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo ! ... A quest ' invito , il Corvo , facendosi avanti per il primo , tastò il polso a Pinocchio : poi gli tastò il naso , poi il dito mignolo dei piedi : e quand ' ebbe tastato ben bene , pronunziò solennemente queste parole : - A mio credere il burattino è bell ' e morto : ma se per disgrazia non fosse morto , allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo ! - Mi dispiace , - disse la Civetta , - di dover contraddire il Corvo , mio illustre amico e collega : per me , invece , il burattino è sempre vivo ; ma se per disgrazia non fosse vivo , allora sarebbe segno che è morto davvero ! - E lei non dice nulla ? - domandò la Fata al Grillo - parlante . - Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice , la miglior cosa che possa fare , è quella di stare zitto . Del resto quel burattino lì non m ' è fisonomia nuova : io lo conosco da un pezzo ! ... Pinocchio , che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno , ebbe una specie di fremito convulso , che fece scuotere tutto il letto . - Quel burattino lì , - seguitò a dire il Grillo - parlante , - è una birba matricolata ... Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito . - è un monellaccio , uno svogliato , un vagabondo . Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli . - Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente , che farà morire di crepacuore il suo povero babbo ! ... A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi . Figuratevi come rimasero tutti , allorché sollevati un poco i lenzuoli , si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio . - Quando il morto piange , è segno che è in via di guarigione , - disse solennemente il Corvo . - Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega , - soggiunse la Civetta , - ma per me , quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire . Pinocchio mangia lo zucchero , ma non vuol purgarsi : Però quando vede i becchini che vengono a portarlo via , allora si purga . Poi dice una bugia e per gastigo gli cresce il naso . Appena i tre medici furono usciti di camera , la Fata si accostò a Pinocchio e , dopo averlo toccato sulla fronte , si accorse che era travagliato da un febbrone da non si dire . Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d ' acqua , e porgendolo al burattino , gli disse amorosamente : - Bevila , e in pochi giorni sarai guarito . Pinocchio guardò il bicchiere , storse un po ' la bocca , e poi dimanda con voce di piagnisteo : - è dolce o amara ? - è amara , ma ti farà bene . - Se è amara , non la voglio . - Dà retta a me : bevila . - A me l ' amaro non mi piace . - Bevila : e quando l ' avrai bevuta , ti darò una pallina di zucchero , per rifarti la bocca . - Dov ' è la pallina di zucchero ? - Eccola qui , - disse la Fata , tirandola fuori da una zuccheriera d ' oro . - Prima voglio la pallina di zucchero , e poi beverò quell ' acquaccia amara ... - Me lo prometti ? - Sì ... La fata gli dette la pallina , e Pinocchio , dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo , disse leccandosi i labbri : - Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina ! ... Mi purgherei tutti i giorni . - Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d ' acqua , che ti renderanno la salute . Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso : poi se l ' accostò alla bocca : poi tornò a ficcarci la punta del naso : finalmente disse : - è troppo amara ! troppo amara ! Io non la posso bere . - Come fai a dirlo se non l ' hai nemmeno assaggiata ? - Me lo figuro ! L ' ho sentita all ' odore . Voglio prima un ' altra pallina di zucchero ... e poi la beverò ! ... Allora la Fata , con tutta la pazienza di una buona mamma , gli pose in bocca un altro po ' di zucchero ; e dopo gli presentò daccapo il bicchiere . - Così non la posso bere ! - disse il burattino , facendo mille smorfie . - Perché ? - Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi . La Fata gli levò il guanciale . - è inutile ! Nemmeno così la posso bere ... - Che cos ' altro ti dà noia ? - Mi dà noia l ' uscio di camera , che è mezzo aperto . La Fata andò e chiuse l ' uscio di camera . - Insomma , - gridò Pinocchio , dando in uno scoppio di pianto , - quest ' acquaccia amara , non la voglio bere , no , no , no ! ... - Ragazzo mio , te ne pentirai ... - Non me n ' importa ... - La tua malattia è grave ... - Non me n ' importa ... - La febbre ti porterà in poche ore all ' altro mondo ... - Non me n ' importa ... - Non hai paura della morte ? - Punto paura ! ... Piuttosto morire , che bevere quella medicina cattiva . A questo punto , la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l ' inchiostro , che portavano sulle spalle una piccola bara da morto . - Che cosa volete da me ? - gridò Pinocchio , rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto . - Siamo venuti a prenderti , - rispose il coniglio più grosso . - A prendermi ? ... Ma io non sono ancora morto ! ... - Ancora no : ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina , che ti avrebbe guarito dalla febbre ! ... - O Fata , o Fata mia , - cominciò allora a strillare il burattino , - datemi subito quel bicchiere . Spicciatevi , per carità , perché non voglio morire no ... non voglio morire ... E preso il bicchiere con tutt ' e due le mani , lo votò in un fiato . - Pazienza ! - dissero i conigli . - Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo . E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle , uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti . Fatto sta che di lì a pochi minuti , Pinocchio saltò giù dal letto , bell ' e guarito ; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo . E la Fata , vedendolo correre e ruzzare per la camera , vispo e allegro come un gallettino di primo canto , gli disse : - Dunque la mia medicina t ' ha fatto bene davvero ? - Altro che bene ! Mi ha rimesso al mondo ! ... - E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla ? - Egli è che noi ragazzi siamo tutti così ! Abbiamo più paura delle medicine che del male . - Vergogna ! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors ' anche dalla morte ... - Oh ! ma un ' altra volta non mi farò tanto pregare ! Mi rammenterò di quei conigli neri , colla bara sulle spalle ... e allora piglierò subito il bicchiere in mano , e giù ! ... - Ora vieni un po ' qui da me e raccontami come andò che ti trovasti fra le mani degli assassini . - Gli andò che il burattinaio Mangiafoco mi dette alcune monete d ' oro , e mi disse : " Tò , portale al tuo babbo ! " e io , invece , per la strada trovai una Volpe e un Gatto , due persone molto per bene , che mi dissero : " Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila ? Vieni con noi , e ti condurremo al Campo dei Miracoli " . E io dissi : " Andiamo " ; e loro dissero : " Fermiamoci qui all ' osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo " . Ed io , quando mi svegliai , loro non c ' erano più , perché erano partiti . Allora io cominciai a camminare di notte , che era un buio che pareva impossibile , per cui trovai per la strada due assassini dentro due sacchi da carbone , che mi dissero : " Metti fuori i quattrini " ; e io dissi : " Non ce n ' ho " ; perché le quattro monete d ' oro me l ' ero nascoste in bocca , e uno degli assassini si provò a mettermi le mani in bocca , e io con un morso gli staccai la mano e poi la sputai , ma invece di una mano sputai uno zampetto di gatto . E gli assassini a corrermi dietro e , io corri che ti corro , finché mi raggiunsero , e mi legarono per il collo a un albero di questo bosco , col dire : " Domani torneremo qui , e allora sarai morto e colla bocca aperta , e così ti porteremo via le monete d ' oro che hai nascoste sotto la lingua " . - E ora le quattro monete dove le hai messe ? - gli domandò la Fata . - Le ho perdute ! - rispose Pinocchio ; ma disse una bugia , perché invece le aveva in tasca . Appena detta la bugia , il suo naso , che era già lungo , gli crebbe subito due dita di più . - E dove le hai perdute ? - Nel bosco qui vicino . A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere . - Se le hai perdute nel bosco vicino , - disse la Fata , - le cercheremo e le ritroveremo : perché tutto quello che si perde nel vicino bosco , si ritrova sempre . - Ah ! ora che mi rammento bene , - replicò il burattino , imbrogliandosi , - le quattro monete non le ho perdute , ma senza avvedermene le ho inghiottite mentre bevevo la vostra medicina . A questa terza bugia , il naso gli si allungò in un modo così straordinario , che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte . Se si voltava di qui batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra , se si voltava di là , lo batteva nelle pareti o nella porta di camera , se alzava un po ' di più il capo , correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata . E la Fata lo guardava e rideva . - Perché ridete ? - gli domandò il burattino , tutto confuso e impensierito di quel suo naso che cresceva a occhiate . - Rido della bugia che hai detto . - Come mai sapete che ho detto una bugia ? - Le bugie , ragazzo mio , si riconoscono subito ! perché ve ne sono di due specie : vi sono le bugie che hanno le gambe corte , e le bugie che hanno il naso lungo : la tua per l ' appunto è di quelle che hanno il naso lungo . Pinocchio , non sapendo più dove nascondersi per la vergogna , si provò a fuggire di camera ; ma non gli riuscì . Il suo naso era cresciuto tanto , che non passava più dalla porta . Pinocchio ritrova la Volpe e il Gatto , e va con loro a seminare le quattro monete nel Campo dè Miracoli . Come potete immaginarvelo , la Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz ' ora , a motivo di quel suo naso che non passava più dalla porta di camera ; e lo fece per dargli una severa lezione perché si correggesse dal brutto vizio di dire le bugie , il più brutto vizio che possa avere un ragazzo . Ma quando lo vide trasfigurato e cogli occhi fuori della testa dalla gran disperazione , allora , mossa a pietà , battè le mani insieme , e a quel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamati Picchi , i quali , posatisi tutti sul naso di Pinocchio , cominciarono a beccarglielo tanto e poi tanto , che in pochi minuti quel naso enorme e spropositato si trovò ridotto alla sua grandezza naturale . - Quanto siete buona , Fata mia , - disse il burattino , asciugandosi gli occhi , - e quanto bene vi voglio ! - Ti voglio bene anch ' io , - rispose la Fata , - e se tu vuoi rimanere con me , tu sarai il mio fratellino e io la tua buona sorellina ... - Io resterei volentieri ... ma il mio povero babbo ? - Ho pensato a tutto . Il tuo babbo è stato digià avvertito : e prima che faccia notte , sarà qui . - Davvero ? ... - gridò Pinocchio , saltando dall ' allegrezza . - Allora , Fatina mia , se vi contentate , vorrei andargli incontro ! Non vedo l ' ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio , che ha sofferto tanto per me ! - Vai pure , ma bada di non ti sperdere . Prendi la via del bosco , e sono sicurissima che lo incontrerai . Pinocchio partì : e appena entrato nel bosco , cominciò a correre come un capriolo . Ma quando fu arrivato a un certo punto , quasi in faccia alla Quercia grande , si fermò , perché gli parve di aver sentito gente fra mezzo alle frasche . Difatti vide apparire sulla strada , indovinate chi ? ... la Volpe e il Gatto , ossia i due compagni di viaggio , coi quali aveva cenato all ' osteria del Gambero Rosso . - Ecco il nostro caro Pinocchio ! - gridò la Volpe , abbracciandolo e baciandolo . - Come mai sei qui ? - Come mai sei qui ? - ripetè il Gatto . - è una storia lunga , - disse il burattino , - e ve la racconterò a comodo . Sappiate però che l ' altra notte , quando mi avete lasciato solo nell ' osteria , ho trovato gli assassini per la strada ... - Gli assassini ? ... O povero amico ! E che cosa volevano ? - Mi volevano rubare le monete d ' oro . - Infami ! ... - disse la Volpe . - Infamissimi ! - ripetè il Gatto . - Ma io cominciai a scappare , - continuò a dire il burattino , - e loro sempre dietro : finché mi raggiunsero e m ' impiccarono a un ramo di quella quercia . E Pinocchio accennò la Quercia grande , che era lì a due passi . - Si può sentir di peggio ? - disse la Volpe . - In che mondo siamo condannati a vivere ? Dove troveremo un rifugio sicuro noi altri galantuomini ? ... Nel tempo che parlavano così , Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti , perché gli mancava in fondo tutto lo zampetto cogli unghioli : per cui gli domandò : - Che cosa hai fatto del tuo zampetto ? Il Gatto voleva rispondere qualche cosa , ma s ' imbrogliò . Allora la Volpe disse subito : - Il mio amico è troppo modesto , - e per questo non risponde . Risponderò io per lui . Sappi dunque che un ' ora fa abbiamo incontrato sulla strada un vecchio lupo , quasi svenuto dalla fame , che ci ha chiesto un po ' d ' elemosina . Non avendo noi da dargli nemmeno una lisca di pesce , che cosa ha fatto l ' amico mio , che ha davvero un cuore di Cesare ? ... Si è staccato coi denti uno zampetto delle sue gambe davanti e l ' ha gettato a quella povera bestia , perché potesse sdigiunarsi . E la Volpe nel dir così , si asciugò una lacrima . Pinocchio , commosso anche lui , si avvicinò al Gatto , sussurrandogli negli orecchi : - Se tutti i gatti ti somigliassero , fortunati i topi ! ... - E ora che cosa fai in questi luoghi ? - domandò la Volpe al burattino . - Aspetto il mio babbo , che deve arrivare qui di momento in momento . - E le tue monete d ' oro ? - Le ho sempre in tasca , meno una che la spesi all ' osteria del Gambero Rosso . - E pensare che , invece di quattro monete , potrebbero diventare domani mille e duemila ! Perché non dai retta al mio consiglio ? Perché non vai a seminarle nel Campo dei miracoli ? - Oggi è impossibile : vi anderò un altro giorno . - Un altro giorno sarà tardi , - disse la Volpe . - Perché ? - Perché quel campo è stato comprato da un gran signore e da domani in là non sarà più permesso a nessuno di seminarvi i denari . - Quant ' è distante di qui il Campo dei miracoli ? - Due chilometri appena . Vuoi venire con noi ? Fra mezz ' ora sei là : semini subito le quattro monete : dopo pochi minuti ne raccogli duemila e stasera ritorni qui colle tasche piene . Vuoi venire con noi ? Pinocchio esitò un poco a rispondere , perché gli tornò in mente la buona Fata , il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del Grillo - parlante ; ma poi finì col fare come fanno tutti i ragazzi senza un fil di giudizio e senza cuore ; finì , cioè , col dare una scrollatina di capo , e disse alla Volpe e al Gatto : - Andiamo pure : io vengo con voi . E partirono . Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome " Acchiappa - citrulli " . Appena entrato in città , Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati , che sbadigliavano dall ' appetito , di pecore tosate che tremavano dal freddo , di galline rimaste senza cresta e senza bargigli , che chiedevano l ' elemosina d ' un chicco di granturco , di grosse farfalle , che non potevano più volare , perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite , di pavoni tutti scodati , che si vergognavano a farsi vedere , e di fagiani che zampettavano cheti cheti , rimpiangendo le loro scintillanti penne d ' oro e d ' argento , oramai perdute per sempre . In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe , o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina . - E il Campo dei miracoli dov ' è ? - domandò Pinocchio . - è qui a due passi . Detto fatto traversarono la città e , usciti fuori dalle mura , si fermarono in un campo solitario che , su per giù , somigliava a tutti gli altri campi . - Eccoci giunti , - disse la Volpe al burattino . - Ora chinati giù a terra , scava con le mani una piccola buca nel campo e mettici dentro le monete d ' oro . Pinocchio ubbidì . Scavò la buca , ci pose le quattro monete d ' oro che gli erano rimaste : e dopo ricoprì la buca con un po ' di terra . - Ora poi , - disse la Volpe , - vai alla gora qui vicina , prendi una secchia d ' acqua e annaffia il terreno dove hai seminato . Pinocchio andò alla gora , e perché non aveva lì per lì una secchia , si levò di piedi una ciabatta e , riempitala d ' acqua , annaffiò la terra che copriva la buca . Poi domandò : - C ' è altro da fare ? - Nient ' altro , - rispose la Volpe . - Ora possiamo andar via . Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti e troverai l ' arboscello già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete . Il povero burattino , fuori di sé dalla contentezza , ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto , e promise loro un bellissimo regalo . - Noi non vogliamo regali , - risposero quei due malanni . - A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica , e siamo contenti come pasque . Ciò detto salutarono Pinocchio , e augurandogli una buona raccolta , se ne andarono per i fatti loro . Pinocchio è derubato delle sue monete d ' oro e , per gastigo , si busca quattro mesi di prigione . Il burattino , ritornato in città , cominciò a contare i minuti a uno a uno ; e , quando gli parve che fosse l ' ora , riprese subito la strada che menava al Campo dei miracoli . E mentre camminava con passo frettoloso , il cuore gli batteva forte e gli faceva tic , tac , tic , tac , come un orologio da sala , quando corre davvero . E intanto pensava dentro di sé : - E se invece di mille monete , ne trovassi su i rami dell ' albero duemila ? ... E se invece di duemila , ne trovassi cinquemila ? ... E se invece di cinquemila ne trovassi centomila ? Oh che bel signore , allora , che diventerei ! ... Vorrei avere un bel palazzo , mille cavallini di legno e mille scuderie , per potermi baloccare , una cantina di rosoli e di alchermes , e una libreria tutta piena di canditi , di torte , di panettoni , di mandorlati e di cialdoni colla panna . Così fantasticando , giunse in vicinanza del campo , e lì si fermò a guardare se per caso avesse potuto scorgere qualche albero coi rami carichi di monete : ma non vide nulla . Fece altri cento passi in avanti , e nulla : entrò sul campo ... andò proprio su quella piccola buca , dove aveva sotterrato i suoi zecchini , e nulla . Allora diventò pensieroso e , dimenticando le regole del Galateo e della buona creanza , tirò fuori una mano di tasca e si dette una lunghissima grattatina di capo . In quel mentre sentì fischiare negli orecchi una gran risata : e voltatosi in su , vide sopra un albero un grosso pappagallo che si spollinava le poche penne che aveva addosso . - Perché ridi ? - gli domandò Pinocchio con voce di bizza . - Rido , perché nello spollinarmi mi son fatto il solletico sotto le ali . Il burattino non rispose . Andò alla gora e riempita d ' acqua la solita ciabatta , si pose nuovamente ad annaffiare la terra che ricuopriva le monete d ' oro . Quand ' ecco che un ' altra risata , anche più impertinente della prima , si fece sentire nella solitudine silenziosa di quel campo . - Insomma , - gridò Pinocchio , arrabbiandosi , - si può sapere , Pappagallo mal educato , di che cosa ridi ? - Rido di quei barbagianni , che credono a tutte le scioccherie e che si lasciano trappolare da chi è più furbo di loro . - Parli forse di me ? - Sì , parlo di te , povero Pinocchio , di te che sei così dolce di sale , da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi , come si seminano i fagioli e le zucche . Anch ' io l ' ho creduto una volta , e oggi ne porto le pene . Oggi ( ma troppo tardi ! ) mi son dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente pochi soldi , bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll ' ingegno della propria testa . - Non ti capisco , - disse il burattino , che già cominciava a tremare dalla paura . - Pazienza ! Mi spiegherò meglio , - soggiunse il Pappagallo . - Sappi dunque che , mentre tu eri in città , la Volpe e il Gatto sono tornati in questo campo : hanno preso le monete d ' oro sotterrate , e poi sono fuggiti come il vento . E ora chi li raggiunge , è bravo ! Pinocchio restò a bocca aperta , e non volendo credere alle parole del Pappagallo , cominciò colle mani e colle unghie a scavare il terreno che aveva annaffiato . E scava , scava , scava , fece una buca così profonda , che ci sarebbe entrato per ritto un pagliaio : ma le monete non ci erano più . Allora , preso dalla disperazione , tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale , per denunziare al giudice i due malandrini , che lo avevano derubato . Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla : un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età , per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d ' oro , senza vetri , che era costretto a portare continuamente , a motivo di una flussione d ' occhi , che lo tormentava da parecchi anni . Pinocchio , alla presenza del giudice , raccontò per filo e per segno l ' iniqua frode , di cui era stato vittima ; dette il nome , il cognome e i connotati dei malandrini , e finì col chiedere giustizia . Il giudice lo ascoltò con molta benignità : prese vivissima arte al racconto : s ' intenerì , si commosse : e quando il burattino non ebbe più nulla da dire , allungò la mano e suonò il campanello . A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi . Allora il giudice , accennando Pinocchio ai giandarmi , disse loro : - Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d ' oro : pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione . Il burattino , sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo , rimase di princisbecco e voleva protestare : ma i giandarmi , a scanso di perditempi inutili , gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia . E lì v ' ebbe a rimanere quattro mesi : quattro lunghissimi mesi : e vi sarebbe rimasto anche di più , se non si fosse dato un caso fortunatissimo . Perché bisogna sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappa - citrulli , avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici , ordinò grandi feste pubbliche , luminarie , fuochi artificiali , corse di barberi e velocipedi , e in segno di maggiore esultanza , volle che fossero aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini . - Se escono di prigione gli altri , voglio uscire anch ' io , - disse Pinocchio al carceriere . - Voi no , - rispose il carceriere , - perché voi non siete del bel numero ... - Domando scusa , - replicò Pinocchio , - sono un malandrino anch ' io . - In questo caso avete mille ragioni , - disse il carceriere ; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo , gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare . Liberato dalla prigione , si avvia per tornare a casa della Fata ; ma lungo la strada trova un serpente orribile , e poi rimane preso alla tagliuola . Figuratevi l ' allegrezza di Pinocchio , quando si sentì libero . Senza stare a dire che è e che non è , uscì subito fuori della città e riprese la strada che doveva ricondurlo alla Casina della Fata . A motivo del tempo piovigginoso , la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba . Ma il burattino non se ne dava per inteso . Tormentato dalla passione di rivedere il suo babbo e la sua sorellina dai capelli turchini , correva a salti come un cane levriero , e nel correre le pillacchere gli schizzavano fin sopra il berretto . Intanto andava dicendo fra sé e sé : - Quante disgrazie mi sono accadute ... E me le merito ! perché io sono un burattino testardo e piccoso ... e voglio far sempre tutte le cose a modo mio , senza dar retta a quelli che mi voglion bene e che hanno mille volte più giudizio di me ! ... Ma da questa volta in là , faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente ... Tanto ormai ho bell ' e visto che i ragazzi , a essere disubbidienti , ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il sù verso . E il mio babbo mi avrà aspettato ? ... Ce lo troverò a casa della Fata ? è tanto tempo , pover ' uomo , che non lo vedo più , che mi struggo di fargli mille carezze e di finirlo dai baci ! E la Fata mi perdonerà la brutta azione che le ho fatto ? ... E pensare che ho ricevuto da lei tante attenzioni e tante cure amorose ... e pensare che se oggi son sempre vivo , lo debbo a lei ! Ma si può dare un ragazzo più ingrato e più senza cuore di me ? ... Nel tempo che diceva così , si fermò tutt ' a un tratto spaventato e fece quattro passi indietro . Che cosa aveva veduto ? ... Aveva veduto un grosso Serpente , disteso attraverso alla strada , che aveva la pelle verde , gli occhi di fuoco e la coda appuntuta , che gli fumava come una cappa di camino . Impossibile immaginarsi la paura del burattino : il quale , allontanatosi più di mezzo chilometro , si mise a sedere sopra un monticello di sassi , aspettando che il Serpente se ne andasse una buona volta per i fatti suoi e lasciasse libero il passo della strada . Aspettò un ' ora ; due ore ; tre ore ; ma il Serpente era sempre là , e , anche di lontano , si vedeva il rosseggiare dè suoi occhi di fuoco e la colonna di fumo che gli usciva dalla punta della coda . Allora Pinocchio , figurandosi di aver coraggio , si avvicinò a pochi passi di distanza , e facendo una vocina dolce , insinuante e sottile , disse al Serpente : - Scusi , signor Serpente , che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte , tanto da lasciarmi passare ? Fu lo stesso che dire al muro . Nessuno si mosse . Allora riprese colla solita vocina : - Deve sapere , signor Serpente , che io vado a casa , dove c ' è il mio babbo che mi aspetta e che è tanto tempo che non lo vedo più ! ... Si contenta dunque che io seguiti per la mia strada ? Aspettò un segno di risposta a quella dimanda : ma la risposta non venne : anzi il Serpente , che fin allora pareva arzillo e pieno di vita , diventò immobile e quasi irrigidito . Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare . - Che sia morto davvero ? ... - disse Pinocchio , dandosi una fregatina di mani dalla gran contentezza : e senza mettere tempo in mezzo , fece l ' atto di scavalcarlo , per passare dall ' altra parte della strada . Ma non aveva ancora finito di alzare la gamba , che il Serpente si rizzò all ' improvviso , come una molla scattata : e il burattino , nel tirarsi indietro , spaventato , inciampò e cadde per terra . E per l ' appunto cadde così male , che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria . Alla vista di quel burattino , che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa , che ridi , ridi , ridi , alla fine , dallo sforzo del troppo ridere , gli si strappò una vena sul petto : e quella volta morì davvero . Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio . Ma lungo la strada non potendo più reggere ai morsi terribili della fame , saltò in un campo coll ' intenzione di cogliere poche ciocche d ' uva moscadella . Non l ' avesse mai fatto ! Appena giunto sotto la vite , crac ... sentì stringersi le gambe da due ferri taglienti , che gli fecero vedere quante stelle c ' erano in cielo . Il povero burattino era rimasto preso da una tagliuola appostata là da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine , che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato . Pinocchio è preso da un contadino , il quale lo costringe a far da can da guardia a un pollaio . Pinocchio , come potete figurarvelo , si dette a piangere , a strillare , a raccomandarsi : ma erano pianti e grida inutili , perché lì all ' intorno non si vedevano case , e dalla strada non passava anima viva . Intanto si fece notte . Un po ' per lo spasimo della tagliuola , che gli segava gli stinchi , e un po ' per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi , il burattino principiava quasi a svenirsi ; quando a un tratto vedendosi passare una Lucciola di sul capo , la chiamò e le disse : - O Lucciolina , mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio ? ... - Povero figliuolo ! - replicò la Lucciola , fermandosi impietosita a guardarlo . - Come mai sei rimasto colle gambe attanagliate fra codesti ferri arrotati ? - Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest ' uva moscadella , e ... - Ma l ' uva era tua ? - No ... - E allora chi t ' ha insegnato a portar via la roba degli altri ? ... - Avevo fame ... - La fame , ragazzo mio , non è una buona ragione per potere appropriarsi la roba che non è nostra ... - è vero , è vero ! - gridò Pinocchio piangendo , - ma un ' altra volta non lo farò più . A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi , che si avvicinavano . Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine , che mangiavano di nottetempo i polli , fosse rimasta al trabocchetto della tagliuola . E la sua maraviglia fu grandissima quando , tirata fuori la lanterna di sotto il pastrano , s ' accorse che , invece di una faina , c ' era rimasto preso un ragazzo . - Ah , ladracchiolo ! - disse il contadino incollerito , - dunque sei tu che mi porti via le galline ? - Io no , io no ! - gridò Pinocchio , singhiozzando . - Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d ' uva ! ... - Chi ruba l ' uva è capacissimo di rubare anche i polli . Lascia fare a me , che ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo . E aperta la tagliuola , afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa , come si porterebbe un agnellino di latte . Arrivato che fu sull ' aia dinanzi alla casa , lo scaraventò in terra : e tenendogli un piede sul collo , gli disse : - Oramai è tardi e voglio andare a letto . I nostri conti li aggiusteremo domani . Intanto , siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte , tu prenderai subito il suo posto . Tu mi farai da cane di guardia . Detto fatto , gl ' infilò al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone , e glielo strinse in modo da non poterselo levare passandoci la testa dentro . Al collare c ' era attaccata una lunga catenella di ferro : e la catenella era fissata nel muro . - Se questa notte , - disse il contadino , - cominciasse a piovere , tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno , dove c ' è sempre la paglia che ha servito di letto per quattr ' anni al mio povero cane . E se per disgrazia venissero i ladri , ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare . Dopo quest ' ultimo avvertimento , il contadino entrò in casa chiudendo la porta con tanto di catenaccio : e il povero Pinocchio rimase accovacciato sull ' aia , più morto che vivo , a motivo del freddo , della fame e della paura . E di tanto in tanto , cacciandosi rabbiosamente le mani dentro al collare , che gli serrava la gola , diceva piangendo : - Mi sta bene ! ... Pur troppo mi sta bene ! Ho voluto fare lo svogliato , il vagabondo ... ho voluto dar retta ai cattivi compagni , e per questo la sfortuna mi perseguita sempre . Se fossi stato un ragazzino per bene , come ce n ' è tanti , se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare , se fossi rimasto in casa col mio povero babbo , a quest ' ora non mi troverei qui , in mezzo ai campi , a fare il cane di guardia alla casa d ' un contadino . Oh , se potessi rinascere un ' altra volta ! ... Ma oramai è tardi , e ci vuol pazienza ! Fatto questo piccolo sfogo , che gli venne proprio dal cuore , entrò dentro il casotto e si addormentò . Pinocchio scuopre i ladri e , in ricompensa di essere stato fedele , vien posto in libertà . Ed era già più di due ore che dormiva saporitamente ; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi - pissi di vocine strane , che gli parve di sentire nell ' aia . Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto , vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro , che parevano gatti . Ma non erano gatti : erano faine , animaletti carnivori , ghiottissimi specialmente di uova e di pollastrine giovani . Una di queste faine , staccandosi dalle sue compagne , andò alla buca del casotto e disse sottovoce : - Buona sera , Melampo . - Io non mi chiamo Melampo , - rispose il burattino . - O dunque chi sei ? - Io sono Pinocchio . - E che cosa fai costì ? - Faccio il cane di guardia . - O Melampo dov ' è ? dov ' è il vecchio cane , che stava in questo casotto ? - è morto questa mattina . - Morto ? Povera bestia ! Era tanto buono ! ... Ma giudicandoti alla fisonomia , anche te mi sembri un cane di garbo . - Domando scusa , io non sono un cane ! ... - O chi sei ? - Io sono un burattino . - E fai da cane di guardia ? - Purtroppo : per mia punizione ! ... - Ebbene , io ti propongo gli stessi patti , che avevo col defunto Melampo : e sarai contento . - E questi patti sarebbero ? - Noi verremo una volta la settimana , come per il passato , a visitare di notte questo pollaio , e porteremo via otto galline . Di queste galline , sette le mangeremo noi , e una la daremo a te , a condizione , s ' intende bene , che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l ' estro di abbaiare e di svegliare il contadino . - E Melampo faceva proprio così ? - domandò Pinocchio . - Faceva così , e fra noi e lui siamo andati sempre d ' accordo . Dormi dunque tranquillamente , e stai sicuro che prima di partire di qui , ti lasceremo sul casotto una gallina bell ' e pelata , per la colazione di domani . Ci siamo intesi bene ? - Anche troppo bene ! ... - rispose Pinocchio : e tentennò il capo in un certo modo minaccioso , come se avesse voluto dire : " Fra poco ci riparleremo ! " . Quando le quattro faine si credettero sicure del fatto loro , andarono difilato al pollaio , che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane , e aperta a furia di denti e di unghioli la porticina di legno , che ne chiudeva l ' entratina , vi sgusciarono dentro , una dopo l ' altra . Ma non erano ancora finite d ' entrare , che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza . Quello che l ' aveva richiusa era Pinocchio ; il quale , non contento di averla richiusa , vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra , a guisa di puntello . E poi cominciò ad abbaiare : e , abbaiando proprio come se fosse un cane di guardia , faceva colla voce bu - bu - bu - bu . A quell ' abbaiata , il contadino saltò dal letto e , preso ii fucile e affacciatosi alla finestra , domandò : - Che c ' è di nuovo ? - Ci sono i ladri ! - rispose Pinocchio . - Dove sono ? - Nel pollaio . - Ora scendo subito . E infatti , in men che non si dice amen , il contadino scese : entrò di corsa nel pollaio e , dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine , disse loro con accento di vera contentezza : - Alla fine siete cascate nelle mie mani ! Potrei punirvi , ma sì vil non sono ! Mi contenterò , invece , di portarvi domani all ' oste del vicino paese , il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte . E ' un onore che non vi meritate , ma gli uomini generosi come me non badano a queste piccolezze ! ... Quindi , avvicinatosi a Pinocchio , cominciò a fargli molte carezze , e , fra le altre cose , gli domandò : - Com ' hai fatto a scuoprire il complotto di queste quattro ladroncelle ? E dire che Melampo , il mio fido Melampo , non s ' era mai accorto di nulla ... Il burattino , allora , avrebbe potuto raccontare quel che sapeva : avrebbe potuto , cioè , raccontare i patti vergognosi che passavano fra il cane e le faine : ma ricordatosi che il cane era morto , pensò subito dentro di sé : - A che serve accusare i morti ? ... I morti son morti , e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace ! ... - All ' arrivo delle faine sull ' aia , eri sveglio o dormivi ? - continuò a chiedergli il contadino . - Dormivo , - rispose Pinocchio , - ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci , e una è venuta fin qui al casotto per dirmi : " Se prometti di non abbaiare e di non svegliare il padrone , noi ti regaleremo una pollastra bell ' e pelata !..." . Capite , eh ? Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta ! Perché bisogna sapere che io sono un burattino , che avrò tutti i difetti di questo mondo : ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco alla gente disonesta ! - Bravo ragazzo ! - gridò il contadino , battendogli sur una spalla . - Cotesti sentimenti ti fanno onore : e per provarti la mia grande soddisfazione , ti lascio libero fin d ' ora di tornare a casa . E gli levò il collare da cane . Pinocchio piange la morte della bella Bambina dai capelli turchini : poi trova un Colombo che lo porta sulla riva del mare , e lì si getta nell ' acqua per andare in aiuto del suo babbo Geppetto . Appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo , si pose a scappare attraverso i campi , e non si fermò un solo minuto , finché non ebbe raggiunta la strada maestra , che doveva ricondurlo alla Casina della Fata . Arrivato sulla strada maestra , si voltò in giù a guardare nella sottoposta pianura , e vide benissimo a occhio nudo il bosco , dove disgraziatamente aveva incontrato la Volpe e il Gatto : vide , fra mezzo agli alberi , inalzarsi la cima di quella Quercia grande , alla quale era stato appeso ciondoloni per il collo : ma guarda di qua , guarda di là , non gli fu possibile di vedere la piccola casa della bella Bambina dai capelli turchini . Allora ebbe una specie di tristo presentimento e datosi a correre con quanta forza gli rimaneva nelle gambe , si trovò in pochi minuti sul prato , dove sorgeva una volta la Casina bianca . Ma la Casina bianca non c ' era più . C ' era , invece , una piccola pietra di marmo sulla quale si leggevano in carattere stampatello queste dolorose parole : QUI GIACE LA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI MORTA DI DOLORE PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO FRATELLINO PINOCCHIO Come rimanesse il burattino , quand ' ebbe compitate alla peggio quelle parole , lo lascio pensare a voi . Cadde bocconi a terra e coprendo di mille baci quel marmo mortuario , dette in un grande scoppio di pianto . Pianse tutta la notte , e la mattina dopo , sul far del giorno , piangeva sempre , sebbene negli occhi non avesse più lacrime : e le sue grida e i suoi lamenti erano così strazianti e acuti , che tutte le colline all ' intorno ne ripetevano l ' eco . E piangendo diceva : - O Fatina mia , perché sei morta ? ... perché , invece di te , non sono morto io , che sono tanto cattivo , mentre tu eri tanto buona ? ... E il mio babbo , dove sarà ? O Fatina mia , dimmi dove posso trovarlo , che voglio stare sempre con lui , e non lasciarlo più ! più ! più ! ... O Fatina mia , dimmi che non è vero che sei morta ! ... Se davvero mi vuoi bene ... se vuoi bene al tuo fratellino , rivivisci ... ritorna viva come prima ! ... Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti ? Se arrivano gli assassini . mi attaccheranno daccapo al ramo dell ' albero ... e allora morirò per sempre . Che vuoi che faccia qui , solo in questo mondo ? Ora che ho perduto te e il mio babbo , chi mi darà da mangiare ? Dove anderò a dormire la notte ? Chi mi farà la giacchettina nuova ? Oh ! sarebbe meglio , cento volte meglio , che morissi anch ' io ! Sì , voglio morire ! ... ih ! ih ! ih ! ... E mentre si disperava a questo modo , fece l ' atto di volersi strappare i capelli : ma i suoi capelli , essendo di legno , non poté nemmeno levarsi il gusto di ficcarci dentro le dita . Intanto passò su per aria un grosso Colombo , il quale soffermatosi , a ali distese , gli gridò da una grande altezza : - Dimmi , bambino , che cosa fai costaggiù ? - Non lo vedi ? piango ! - disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce e strofinandosi gli occhi colla manica della giacchetta . - Dimmi , - soggiunse allora il Colombo - non conosci per caso fra i tuoi compagni , un burattino , che ha nome Pinocchio ? - Pinocchio ? ... Hai detto Pinocchio ? - ripetè il burattino saltando subito in piedi . - Pinocchio sono io ! Il Colombo , a questa risposta , si calò velocemente e venne a posarsi a terra . Era più grosso di un tacchino . - Conoscerai dunque anche Geppetto ? - domandò al burattino . - Se lo conosco ? E ' il mio povero babbo ! Ti ha forse parlato di me ? Mi conduci da lui ? Ma è sempre vivo ? Rispondimi per carità : è sempre vivo ? - L ' ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare . - Che cosa faceva ? - Si fabbricava da sé una piccola barchetta per traversare l ' Oceano . Quel pover ' uomo sono più di quattro mesi che gira per il mondo in cerca di te : e non avendoti potuto trovare , ora si è messo in capo di cercarti nei paesi lontani del nuovo mondo . - Quanto c ' è di qui alla spiaggia ? - domandò Pinocchio con ansia affannosa . - Più di mille chilometri . - Mille chilometri ? O Colombo mio , che bella cosa potessi avere le tue ali ! ... - Se vuoi venire , ti ci porto io . - Come ? - A cavallo sulla mia groppa . Sei peso di molto ? ... - Peso ? tutt ' altro ! Son leggiero come una foglia . E lì , senza stare a dir altro , Pinocchio saltò sulla groppa al Colombo e messa una gamba di qua e l ' altra di là , come fanno i cavallerizzi , gridò tutto contento : - Galoppa , galoppa , cavallino , ché mi preme di arrivar presto ! ... Il Colombo prese l ' aire e in pochi minuti arrivò col volo tanto in alto , che toccava quasi le nuvole . Giunto a quell ' altezza straordinaria , il burattino ebbe la curiosità di voltarsi in giù a guardare : e fu preso da tanta paura e da tali giracapi che , per evitare il pericolo di venir disotto , si avviticchiò colle braccia , stretto stretto , al collo della sua piumata cavalcatura . Volarono tutto il giorno . Sul far della sera , il Colombo disse : - Ho una gran sete ! - E io una gran fame ! - soggiunse Pinocchio . - Fermiamoci a questa colombaia pochi minuti ; e dopo ci rimetteremo in viaggio , per essere domattina all ' alba sulla spiaggia del mare . Entrarono in una colombaia deserta , dove c ' era soltanto una catinella piena d ' acqua e un cestino ricolmo di veccie . Il burattino , in tempo di vita sua , non aveva mai potuto patire le veccie : a sentir lui , gli facevano nausea , gli rivoltavano lo stomaco : ma quella sera ne mangiò a strippapelle , e quando l ' ebbe quasi finite , si voltò al Colombo e gli disse : - Non avrei mai creduto che le veccie fossero così buone ! - Bisogna persuadersi , ragazzo mio , - replicò il Colombo , - che quando la fame dice davvero e non c ' è altro da mangiare , anche le veccie diventano squisite ! La fame non ha capricci né ghiottonerie ! Fatto alla svelta un piccolo spuntino , si riposero in viaggio , e via ! La mattina dopo arrivarono sulla spiaggia del mare . Il Colombo posò a terra Pinocchio , e non volendo nemmeno la seccatura di sentirsi ringraziare per aver fatto una buona azione , riprese subito il volo e sparì . La spiaggia era piena di gente che urlava e gesticolava guardando il mare . - Che cos ' è accaduto ? - domandò Pinocchio a una vecchina . - Gli è accaduto che un povero babbo , avendo perduto il figliolo , gli è voluto entrare in una barchetta per andare a cercarlo di là dal mare ; e il mare oggi è molto cattivo e la barchetta sta per andare sott ' acqua ... - Dov ' è la barchetta ? - Eccola laggiù , diritta al mio dito , - disse la vecchia , accennando una piccola barca che , veduta in quella distanza , pareva un guscio di noce con dentro un omino piccino piccino . Pinocchio appuntò gli occhi da quella parte , e dopo aver guardato attentamente , cacciò un urlo acutissimo gridando : - Gli è il mì babbo ! gli è il mì babbo ! Intanto la barchetta , sbattuta dall ' infuriare dell ' onde , ora spariva fra i grossi cavalloni , ora tornava a galleggiare : e Pinocchio ritto sulla punta di un alto scoglio non finiva più dal chiamare il suo babbo per nome e dal fargli molti segnali colle mani e col moccichino da naso e perfino col berretto che aveva in capo . E parve che Geppetto , sebbene fosse molto lontano dalla spiaggia , riconoscesse il figliuolo , perché si levò il berretto anche lui e lo salutò e , a furia di gesti , gli fece capire che sarebbe tornato volentieri indietro , ma il mare era tanto grosso , che gl ' impediva di lavorare col remo e di potersi avvicinare alla terra . Tutt ' a un tratto , venne una terribile ondata , e la barca sparì . Aspettarono che la barca tornasse a galla : ma la barca non si vide più tornare . - Pover ' omo ! - dissero allora i pescatori , che erano raccolti sulla spiaggia : e brontolando sottovoce una preghiera si mossero per tornarsene alle loro case . Quand ' ecco che udirono un urlo disperato , e , voltandosi indietro , videro un ragazzetto che , di vetta a uno scoglio , si gettava in mare gridando : - Voglio salvare il mio babbo ! Pinocchio , essendo tutto di legno , galleggiava facilmente e nuotava come un pesce . Ora si vedeva sparire sott ' acqua , portato dall ' impeto dei flutti , ora riappariva fuori con una gamba o con un braccio , a grandissima distanza dalla terra . Alla fine lo persero d ' occhio e non lo videro più . - Povero ragazzo ! - dissero alIora i pescatori , che erano raccolti sulla spiaggia : e brontolando sottovoce una preghiera tornarono alle loro case . Pinocchio arriva all ' isola delle Api industriose e ritrova la Fata . Pinocchio , animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo povero babbo , nuotò tutta quanta la notte . E che orribile nottata fu quella ! Diluviò , grandinò , tuonò spaventosamente , e con certi lampi che pareva di giorno . Sul far del mattino , gli riuscì di vedere poco distante una lunga striscia di terra . Era un ' isola in mezzo al mare . Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia : ma inutilmente . Le onde , rincorrendosi e accavallandosi , se lo abballottavano fra di loro , come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia . Alla fine , e per sua buona fortuna , venne un ' ondata tanto prepotente e impetuosa , che lo scaraventò di peso sulla rena del lido . Il colpo fu così forte che , battendo in terra , gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture : ma si consolò subito col dire : - Anche per questa volta l ' ho proprio scampata bella ! Intanto a poco a poco il cielo si rasserenò ; il sole apparve fuori in tutto il suo splendore e il mare diventò tranquillissimo e buono come un olio . Allora il burattino distese i suoi panni al sole per rasciugarli e si pose a guardare di qua e di là se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata d ' acqua una piccola barchetta con un omino dentro . Ma dopo aver guardato ben bene , non vide altro dinanzi a sé che cielo , mare e qualche vela di bastimento , ma cosi lontana , che pareva una mosca . - Sapessi almeno come si chiama quest ' isola ! - andava dicendo . - Sapessi almeno se quest ' isola è abitata da gente di garbo , voglio dire da gente che non abbia il vizio di attaccare i ragazzi ai rami degli alberi ; ma a chi mai posso domandarlo ? A chi , se non c ' è nessuno ? ... Quest ' idea di trovarsi solo , solo , solo in mezzo a quel gran paese disabitato , gli messe addosso tanta malinconia , che stava lì lì per piangere ; quando tutt ' a un tratto vide passare , a poca distanza dalla riva , un grosso pesce , che se ne andava tranquillamente per i fatti suoi , con tutta la testa fuori dell ' acqua . Non sapendo come chiamarlo per nome , il burattino gli gridò a voce alta , per farsi sentire : - Ehi , signor pesce , che mi permetterebbe una parola ? - Anche due , - rispose il pesce , il quale era un Delfino così garbato , come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo . - Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest ' isola vi sono dei paesi dove si possa mangiare , senza pericolo d ' esser mangiati ? - Ve ne sono sicuro , - rispose il Delfino . - Anzi , ne troverai uno poco lontano di qui . - E che strada si fa per andarvi ? - Devi prendere quella viottola là , a mancina , e camminare sempre diritto al naso . Non puoi sbagliare . - Mi dica un ' altra cosa . Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare , non avrebbe incontrato per caso una piccola barchettina con dentro il mì babbo ? - E chi è il tuo babbo ? - Gli è il babbo più buono del mondo , come io sono il figliuolo più cattivo che si possa dare . - Colla burrasca che ha fatto questa notte , - rispose il delfino , - la barchettina sarà andata sott ' acqua . - E il mio babbo ? - A quest ' ora l ' avrà inghiottito il terribile Pesce - cane , che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque . - Che è grosso di molto questo Pesce - cane ? - domandò Pinocchio , che digià cominciava a tremare dalla paura . - Se gli è grosso ! ... - replicò il Delfino . - Perché tu possa fartene un ' idea , ti dirò che è più grosso di un casamento di cinque piani , ed ha una boccaccia così larga e profonda , che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa . - Mamma mia ! - gridò spaventato il burattino : e rivestitosi in fretta e furia , si voltò al delfino e gli disse : - Arrivedella , signor pesce : scusi tanto l ' incomodo e mille grazie della sua garbatezza . Detto ciò , prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto ; tanto svelto , che pareva quasi che corresse . E a ogni più piccolo rumore che sentiva , si voltava subito a guardare indietro , per la paura di vedersi inseguire da quel terribile pesce - cane grosso come una casa di cinque piani e con un treno della strada ferrata in bocca . Dopo mezz ' ora di strada , arrivò a un piccolo paese detto " Il paese delle Api industriose " . Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende : tutti lavoravano , tutti avevano qualche cosa da fare . Non si trovava un ozioso o un vagabondo nemmeno a cercarlo col lumicino . - Ho capito , - disse subito quello svogliato di Pinocchio , - questo paese non è fatto per me ! Io non son nato per lavorare ! Intanto la fame lo tormentava , perché erano oramai passate ventiquattr ' ore che non aveva mangiato più nulla ; nemmeno una pietanza di veccie . Che fare ? Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare : o chiedere un po ' di lavoro , o chiedere in elemosina un soldo o un boccone di pane . A chiedere l ' elemosina si vergognava : perché il suo babbo gli aveva predicato sempre che l ' elemosina hanno il diritto di chiederla solamente i vecchi e gl ' infermi . I veri poveri , in questo mondo , meritevoli di assistenza e di compassione , non sono altro che quelli che , per ragione d ' età o di malattia , si trovano condannati a non potersi più guadagnare il pane col lavoro delle proprie mani . Tutti gli altri hanno l ' obbligo di lavorare : e se non lavorano e patiscono la fame , tanto peggio per loro . In quel frattempo , passò per la strada un uomo tutto sudato e trafelato , il quale da sé tirava con gran fatica due carretti carichi di carbone . Pinocchio , giudicandolo dalla fisonomia per un buon uomo , gli si accostò e , abbassando gli occhi dalla vergogna , gli disse sottovoce : - Mi fareste la carità di darmi un soldo , perché mi sento morir dalla fame ? - Non un soldo solo , - rispose il carbonaio , - ma te ne do quattro , a patto che tu m ' aiuti a tirare fino a casa questi due carretti di carbone . - Mi meraviglio ! - rispose il burattino quasi offeso , - per vostra regola io non ho fatto mai il somaro : io non ho mai tirato il carretto ! ... - Meglio per te ! - rispose il carbonaio . - Allora , ragazzo mio , se ti senti davvero morir dalla fame , mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendere un ' indigestione . Dopo pochi minuti passò per la via un muratore , che portava sulle spalle un corbello di calcina . - Fareste , galantuomo , la carità d ' un soldo a un povero ragazzo , che sbadiglia dall ' appetito ? - Volentieri ; vieni con me a portar calcina , - rispose il muratore , - e invece d ' un soldo , te ne darò cinque . - Ma la calcina è pesa , - replicò Pinocchio , - e io non voglio durar fatica . - Se non vuoi durar fatica , allora , ragazzo mio , - divertiti a sbadigliare , e buon pro ti faccia . In men di mezz ' ora passarono altre venti persone , e a tutte Pinocchio chiese un po ' d ' elemosina , ma tutte gli risposero : - Non ti vergogni ? Invece di fare il bighellone per la strada , và piuttosto a cercarti un po ' di lavoro , e impara a guadagnarti il pane ! Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d ' acqua . - Vi contentate , buona donna , che io beva una sorsata d ' acqua alla vostra brocca ? - disse Pinocchio , che bruciava dall ' arsione della sete . - Bevi pure , ragazzo mio ! - disse la donnina , posando le due brocche in terra . Quando Pinocchio ebbe bevuto come una spugna , borbottò a mezza voce , asciugandosi la bocca : - La sete me la sono levata ! Così mi potessi levar la fame ! ... La buona donnina , sentendo queste parole , soggiunse subito : - Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche d ' acqua , ti darò un bel pezzo di pane . Pinocchio guardò la brocca , e non rispose né sì né no . - E insieme col pane ti darò un bel piatto di cavolfiore condito coll ' olio e coll ' aceto , - soggiunse la buona donna . Pinocchio dette un ' altra occhiata alla brocca , e non rispose né sì né no . - E dopo il cavolfiore ti darò un bel confetto ripieno di rosolio . - Alle seduzioni di quest ' ultima ghiottoneria , Pinocchio non seppe più resistere e , fatto un animo risoluto , disse : - Pazienza ! Vi porterò la brocca fino a casa ! La brocca era molto pesa , e il burattino , non avendo forza da portarla colle mani , si rassegnò a portarla in capo . Arrivati a casa , la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane , il cavolfiore condito e il confetto . Pinocchio non mangiò , ma diluviò . Il suo stomaco pareva un quartiere rimasto vuoto e disabitato da cinque mesi . Calmati a poco a poco i morsi rabbiosi della fame , allora alzò il capo per ringraziare la sua benefattrice ; ma non aveva ancora finito di fissarla in volto , che cacciò un lunghissimo ohhh ! ... di maraviglia e rimase là incantato , cogli occhi spalancati , colla forchetta per aria e colla bocca piena di pane e di cavolfiore . - Che cos ' è mai tutta questa maraviglia ? - disse ridendo la buona donna . - Egli è ... - rispose balbettando Pinocchio , - egli è ... egli è ... che voi somigliate ... voi mi rammentate ... sì , sì , sì , la stessa voce ... gli stessi occhi .. gli stessi capelli ... sì , sì , sì ... anche voi avete i capelli turchini ... come lei ! ... O Fatina mia ! ... O Fatina mia ! ... ditemi che siete voi , proprio voi ! ... Non mi fate più piangere ! Se sapeste ! ... Ho pianto tanto , ho patito tanto .. E nel dir così , Pinocchio piangeva dirottamente , e gettandosi ginocchioni per terra , abbracciava i ginocchi di quella donnina misteriosa . Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare , perché è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo . In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini : ma poi , vedendosi oramai scoperta e non volendo mandare più a lungo la commedia , fini col farsi riconoscere , e disse a Pinocchio : - Birba d ' un burattino ! Come mai ti sei accorto che ero io ? - Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l ' ha detto . - Ti ricordi ? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna ; tanto donna , che potrei quasi farti da mamma . - L ' ho caro dimolto , perché così , invece di sorellina , vi chiamerò la mia mamma . Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi ! ... Ma come avete fatto a crescere cosi presto ? - è un segreto . - Insegnatemelo : vorrei crescere un poco anch ' io . Non lo vedete ? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio . - Ma tu non puoi crescere , - replicò la Fata . - Perché ? - Perché i burattini non crescono mai . Nascono burattini , vivono burattini e muoiono burattini . - Oh ! sono stufo di far sempre il burattino ! - gridò Pinocchio , dandosi uno scappellotto . - Sarebbe ora che diventassi anch ' io un uomo come tutti gli altri . - E lo diventerai , se saprai meritartelo ... - Davvero ? E che posso fare per meritarmelo ? - Una cosa facilissima : avvezzarti a essere un ragazzino perbene . - O che forse non sono ? - Tutt ' altro ! I ragazzi perbene sono ubbidienti , e tu invece ... - E io non ubbidisco mai . - I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro , e tu ... - E io , invece , faccio il bighellone e il vagabondo tutto l ' anno . - I ragazzi perbene dicono sempre la verità ... - E io sempre le bugie . - I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola ... - E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo . Ma da oggi in poi voglio mutar vita . - Me lo prometti ? - Lo prometto . Voglio diventare un ragazzino perbene e voglio essere la consolazione del mio babbo ... Dove sarà il mio povero babbo a quest ' ora ? - Non lo so . - Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare ? - Credo di sì : anzi ne sono sicura . A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio , che prese le mani alla Fata e cominciò a baciargliele con tanta foga , che pareva quasi fuori di sé . Poi , alzando il viso e guardandola amorosamente , le domandò : - Dimmi , mammina : dunque non è vero che tu sia morta ? - Par di no , - rispose sorridendo la Fata . - Se tu sapessi , che dolore e che serratura alla gola che provai , quando lessi qui giace ... - Lo so : ed è per questo che ti ho perdonato . La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono : e dai ragazzi buoni di cuore , anche se sono un po ' monelli e avvezzati male , c ' è sempre da sperar qualcosa : ossia , c ' è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada . Ecco perché son venuta a cercarti fin qui . Io sarò la tua mamma ... - Oh ! che bella cosa ! - gridò Pinocchio saltando dall ' allegrezza . - Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io . - Volentieri , volentieri , volentieri ! - Fino da domani , - soggiunse la Fata , - tu comincerai coll ' andare a scuola . Pinocchio diventò subito un po ' meno allegro . - Poi sceglierai a tuo piacere un ' arte o un mestiere ... Pinocchio diventò serio . - Che cosa brontoli fra i denti ? - domandò la Fata con accento risentito . - Dicevo ... - mugolò il burattino a mezza voce , - che oramai per andare a scuola mi pare un po ' tardi ... - Nossignore . Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi . - Ma io non voglio fare né arti né mestieri ... - Perché ? - Perché a lavorare mi par fatica . - Ragazzo mio , - disse la Fata , - quelli che dicono cosi , finiscono quasi sempre o in carcere o all ' ospedale . L ' uomo , per tua regola , nasca ricco o povero , è obbligato in questo mondo a far qualcosa , a occuparsi , a lavorare . Guai a lasciarsi prendere dall ' ozio ! L ' ozio è una bruttissima malattia , e bisogna guarirla subito , fin da ragazzi : se no , quando siamo grandi , non si guarisce più . Queste parole toccarono l ' animo di Pinocchio , il quale rialzando vivacemente la testa disse alla Fata : - Io studierò , io lavorerò , io farò tutto quello che mi dirai , perché , insomma , la vita del burattino mi è venuta a noia , e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi . Me l ' hai promesso , non è vero ? - Te l ' ho promesso , e ora dipende da te . Pinocchio va cò suoi compagni di scuola in riva al mare , per vedere il terribile Pescecane . Il giorno dopo Pinocchio andò alla scuola comunale . Figuratevi quelle birbe di ragazzi , quando videro entrare nella loro scuola un burattino ! Fu una risata , che non finiva più . Chi gli faceva uno scherzo , chi un altro ; chi gli levava il berretto di mano ; chi gli tirava il giubbettino di dietro ; chi si provava a fargli coll ' inchiostro due grandi baffi sotto il naso ; e chi si attentava perfino a legargli dei fili ai piedi e alle mani per farlo ballare . Per un poco Pinocchio usò disinvoltura e tirò via ; ma finalmente , sentendosi scappar la pazienza , si rivolse a quelli , che più lo tafanavano e si pigliavano gioco di lui , e disse loro a muso duro : - Badate , ragazzi : io non son venuto qui per essere il vostro buffone . Io rispetto gli altri e voglio essere rispettato . - Bravo berlicche ! Hai parlato come un libro stampato ! - urlarono quei monelli , buttandosi via dalle matte risate : e uno di loro , più impertinente degli altri allungò la mano coll ' idea di prendere il burattino per la punta del naso . Ma non fece a tempo : perché Pinocchio stese la gamba sotto la tavola e gli consegnò una pedata negli stinchi . - Ohi ! che piedi duri ! - urlò il ragazzo stropicciandosi il livido che gli aveva fatto il burattino . - E che gomiti ! ... anche più duri dei piedi ! - disse un altro che , per i suoi scherzi sguaiati , s ' era beccata una gomitata nello stomaco . Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola : e tutti gli facevano mille carezze e tutti gli volevano un bene dell ' anima . E anche il maestro se ne lodava , perché lo vedeva attento , studioso , intelligente , sempre il primo a entrare nella scuola , sempre l ' ultimo a rizzarsi in piedi , a scuola finita . Il solo difetto che avesse era quello di bazzicare troppi compagni : e fra questi , c ' erano molti monelli conosciutissimi per la loro poca voglia di studiare e di farsi onore . Il maestro lo avvertiva tutti i giorni , e anche la buona Fata non mancava di dirgli e di ripetergli più volte : - Bada , Pinocchio ! Quei tuoi compagnacci di scuola finiranno prima o poi col farti perdere l ' amore allo studio e , forse forse , col tirarti addosso qualche grossa disgrazia . - Non c ' è pericolo ! - rispondeva il burattino , facendo una spallucciata e toccandosi coll ' indice in mezzo alla fronte , come per dire : " C ' è tanto giudizio qui dentro ! " . Ora avvenne che un bel giorno , mentre camminava verso scuola , incontrò un branco dei soliti compagni , che andandogli incontro , gli dissero : - Sai la gran notizia ? - No . - Qui nel mare vicino è arrivato un Pesce - cane , grosso come una montagna . - Davvero ? ... Che sia quel medesimo Pesce - cane di quando affogò il mio povero babbo ? - Noi andiamo alla spiaggia per vederlo . Vieni anche tu ? - Io , no : voglio andare a scuola . - Che t ' importa della scuola ? Alla scuola ci anderemo domani . Con una lezione di più o con una di meno , si rimane sempre gli stessi somari . - E il maestro che dirà ? - Il maestro si lascia dire . E ' pagato apposta per brontolare tutto il giorno . - E la mia mamma ? ... - Le mamme non sanno mai nulla , - risposero quei malanni . - Sapete che cosa farò ? - disse Pinocchio . - Il Pesce - cane voglio vederlo per certe mie ragioni ... ma anderò a vederlo dopo la scuola . - Povero giucco ! - ribattè uno del branco . - Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo ? Appena s ' è annoiato , piglia il dirizzone per un ' altra parte , e allora chi s ' è visto s ' è visto . - Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia ? - domandò il burattino . - Fra un ' ora , siamo bell ' e andati e tornati . - Dunque , via ! e chi più corre , è più bravo ! - gridò Pinocchio . Dato cosi il segnale della partenza , quel branco di monelli , coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio , si messero a correre attraverso ai campi ; e Pinocchio era sempre avanti a tutti : pareva che avesse le ali ai piedi . Di tanto in tanto , voltandosi indietro , canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza , e nel vederli , ansanti , trafelati , polverosi e con tanto di lingua fuori , se la rideva proprio di cuore . Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro ! ... Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni : uno dè quali essendo rimasto ferito , Pinocchio viene arrestato dai carabinieri . Giunto che fu sulla spiaggia , Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare ; ma non vide nessun Pesce - cane . Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio . - O il Pesce - cane dov ' è ? - domandò , voltandosi ai compagni . - Sarà andato a far colazione , - rispose uno di loro , ridendo . - O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino , - soggiunse un altro , ridendo più forte che mai . Da quelle risposte sconclusionate e da quelle risatacce grulle , Pinocchio capì che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia , dandogli ad intendere una cosa che non era vera ; e pigliandosela a male , disse a loro con voce di bizza : - E ora ? Che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pesce - cane ? - Il sugo c ' è sicuro ! ... - risposero in coro quei monelli . - E sarebbe ? ... - Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi . Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e cosi diligente alle lezioni ? Non ti vergogni a studiar tanto , come fai ? - E se io studio , che cosa ve ne importa ? - A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro ... - Perché ? - Perché gli scolari che studiano fanno sempre scomparire quelli , come noi , che non hanno voglia di studiare . E noi non vogliamo scomparire ! Anche noi abbiamo il nostro amor proprio ! ... - E allora che cosa devo fare per contentarvi ? - Devi prendere a noia , anche tu , la scuola , la lezione e il maestro , che sono i nostri tre grandi nemici . - E se io volessi seguitare a studiare ? - Noi non ti guarderemo più in faccia , e alla prima occasione ce la pagherai ! ... - In verità mi fate quasi ridere , - disse il burattino con una scrollatina di capo . - Ehi , Pinocchio ! - gridò allora il più grande di quei ragazzi , andandogli sul viso . - Non venir qui a fare lo smargiasso : non venir qui a far tanto il galletto ! ... Perché se tu non hai paura di noi , noi non abbiamo paura di te ! Ricordati che tu sei solo e noi siamo in sette . - Sette come i peccati mortali , - disse Pinocchio con una gran risata . - Avete sentito ? Ci ha insultati tutti ! Ci ha chiamati col nome di peccati mortali ! ... - Pinocchio ! chiedici scusa dell ' offesa ... se no , guai a te ! ... - Cucù ! - fece il burattino , battendosi coll ' indice sulla punta del naso , in segno di canzonatura . - Pinocchio ! la finisce male ! ... - Cucù ! - Ne toccherai quanto un somaro ! ... - Cucù ! - Ritornerai a casa col naso rotto ! ... - Cucù ! - Ora il cucù te lo darò io ! - gridò il più ardito di quei monelli . - Prendi intanto quest ' acconto e serbalo per la cena di stasera . E nel dir così gli appiccicò un pugno sul capo . Ma fu , come si suol dire , botta e risposta ; perché il burattino , come c ' era da aspettarselo , rispose con un altro pugno : e lì , da un momento all ' altro , il combattimento diventò generale e accanito . Pinocchio , sebbene fosse solo , si difendeva come un eroe . Con quei suoi piedi di legno durissimo lavorava così bene , da tener sempre i suoi nemici a rispettosa distanza . Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare , ci lasciavano sempre un livido per ricordo . Allora i ragazzi , indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo , pensarono bene di metter mano ai proiettili , e sciolti i fagotti dè loro libri di scuola , cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari , le Grammatiche , i Giannettini , i Minuzzoli , i Racconti del Thouar , il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici : ma il burattino , che era d ' occhio svelto e ammalizzito , faceva sempre civetta a tempo , sicché i volumi , passandogli di sopra al capo , andavano tutti a cascare nel mare . Figuratevi i pesci ! I pesci , credendo che quei libri fossero roba da mangiare , correvano a frotte a fior d ' acqua ; ma dopo avere abboccata qualche pagina o qualche frontespizio , la risputavano subito facendo con la bocca una certa smorfia , che pareva volesse dire : " Non è roba per noi : noi siamo avvezzi a cibarci molto meglio ! " Intanto il combattimento s ' inferociva sempre più , quand ' ecco che un grosso Granchio , che era uscito fuori dell ' acqua e s ' era adagio adagio arrampicato fin sulla spiaggia , gridò con una vociaccia di trombone infreddato : - Smettetela , birichini che non siete altro ! Queste guerre manesche fra ragazzi e ragazzi raramente vanno a finir bene . Qualche disgrazia accade sempre ! ... Povero Granchio ! Fu lo stesso che avesse predicato al vento . Anzi quella birba di Pinocchio , voltandosi indietro a guardarlo in cagnesco , gli disse sgarbatamente : - Chetati , Granchio dell ' uggia ! ... Faresti meglio a succiare due pasticche di lichene per guarire da codesta infreddatura di gola . Vai piuttosto a letto e cerca di sudare ! In quel frattempo i ragazzi , che avevano finito oramai di tirare tutti i loro libri , occhiarono lì a poca distanza il fagotto dei libri del burattino , e se ne impadronirono in men che non si dice . Fra questi libri , v ' era un volume rilegato in cartoncino grosso , colla costola e colle punte di cartapecora . Era un Trattato di Aritmetica . Vi lascio immaginare se era peso dimolto ! Uno di quei monelli agguantò quel volume e , presa di mira la testa di Pinocchio , lo scagliò con quanta forza aveva nel braccio : ma invece di cogliere il burattino , colse nella testa uno dei compagni ; il quale diventò bianco come un panno lavato , e non disse altro che queste parole : - O mamma mia , aiutatemi ... perché muoio ! Poi cadde disteso sulla rena del lido . Alla vista di quel morticino , i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe e in pochi minuti non si videro più . Ma Pinocchio rimase lì , e sebbene per il dolore e per lo spavento , anche lui fosse più morto che vivo , nondimeno corse a inzuppare il suo fazzoletto nell ' acqua del mare e si pose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola . E intanto piangendo dirottamente e disperandosi , lo chiamava per nome e gli diceva : - Eugenio ! ... povero Eugenio mio ! ... apri gli occhi , e guardami ! ... Perché non mi rispondi ? Non sono stato io , sai , che ti ho fatto tanto male ! Credilo , non sono stato io ! ... Apri gli occhi , Eugenio ... Se tieni gli occhi chiusi , mi farai morire anche me ... O Dio mio ! come farò ora a tornare a casa ? ... Con che coraggio potrò presentarmi alla mia buona mamma ? Che sarà di me ? ... Dove fuggirò ? ... Dove andrò a nascondermi ? ... Oh ! quant ' era meglio , mille volte meglio che fossi andato a scuola ! ... Perche ho dato retta a questi compagni , che sono la mia dannazione ? ... E il maestro me l ' aveva detto ! ... e la mia mamma me lo aveva ripetuto : " Guardati dai cattivi compagni ! " - . Ma io sono un testardo ... un caparbiaccio ... lascio dir tutti , e poi fo sempre a modo mio ! ... E dopo mi tocca a scontarle ... E così , da che sono al mondo , non ho mai avuto un quarto d ' ora di bene . Dio mio ! Che sarà di me , che sarà di me , che sarà di me ? ... E Pinocchio continuava a piangere , e berciare , a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio : quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano . Si voltò : erano due carabinieri - Che cosa fai così sdraiato per terra ? - domandarono a Pinocchio . - Assisto questo mio compagno di scuola . - Che gli è venuto male ? - Par di sì ! .. - Altro che male ! - disse uno dei carabinieri , chinandosi e osservando Eugenio da vicino . - Questo ragazzo è stato ferito in una tempia : chi è che l ' ha ferito ? - Io no , - balbettò il burattino che non aveva più fiato in corpo . - Se non sei stato tu , chi è stato dunque che l ' ha ferito ? - Io no , - ripetè Pinocchio . - E con che cosa è stato ferito ? - Con questo libro . - E il burattino raccattò di terra il Trattato di Aritmetica , rilegato in cartone e cartapecora , per mostrarlo al carabiniere . - E questo libro di chi è ? - Mio . - Basta così : non occorre altro . Rizzati subito e vieni via con noi . - Ma io ... - Via con noi ! - Ma io sono innocente ... - Via con noi ! Prima di partire , i carabinieri chiamarono alcuni pescatori , che in quel momento passavano per l ' appunto colla loro barca vicino alla spiaggia , e dissero loro : - Vi affidiamo questo ragazzetto ferito nel capo . Portatelo a casa vostra e assistetelo . Domani torneremo a vederlo . Quindi si volsero a Pinocchio , e dopo averlo messo in mezzo a loro due , gl ' intimarono con accento soldatesco : - Avanti ! e cammina spedito ! se no , peggio per te ! Senza farselo ripetere , il burattino cominciò a camminare per quella viottola , che conduceva al paese . Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse . Gli pareva di sognare , e che brutto sogno ! Era fuori di sé . I suoi occhi vedevano tutto doppio : le gambe gli tremavano : la lingua gli era rimasta attaccata al palato e non poteva più spiccicare una sola parola . Eppure , in mezzo a quella specie di stupidità e di rintontimento , una spina acutissima gli bucava il cuore : il pensiero , cioè , di dover passare sotto le finestre di casa della sua buona Fata , in mezzo ai carabinieri . Avrebbe preferito piuttosto di morire . Erano già arrivati e stavano per entrare in paese , quando una folata di vento strapazzone levò di testa a Pinocchio il berretto , portandoglielo lontano una decina di passi . - Si contentano , - disse il burattino ai carabinieri , - che vada a riprendere il mio berretto ? - Vai pure : ma facciamo una cosa lesta . Il burattino andò , raccattò il berretto ... ma invece di metterselo in capo , se lo mise in bocca fra i denti , e poi cominciò a correre di gran carriera verso la spiaggia del mare . Andava via come una palla di fucile . I carabinieri , giudicando che fosse difficile raggiungerlo , gli aizzarono dietro un grosso cane mastino , che aveva guadagnato il primo premio in tutte le corse dei cani . Pinocchio correva , e il cane correva più di lui : per cui tutta la gente si affacciava alle finestre e si affollava in mezzo alla strada , ansiosa di veder la fine di questo palio feroce . Ma non poté levarsi questa voglia , perché il cane mastino e Pinocchio sollevarono lungo la strada un tal polverone , che dopo pochi minuti non fu più possibile di veder nulla . Pinocchio corre pericolo di essere fritto in padella come un pesce . Durante quella corsa disperata , vi fu un momento terribile , un momento in cui Pinocchio si credé perduto : perché bisogna sapere che Alidoro ( era questo il nome del can - mastino ) a furia di correre e correre , l ' aveva quasi raggiunto . Basti dire che il burattino sentiva dietro di sé , alla distanza d ' un palmo , l ' ansare affannoso di quella bestiaccia e ne sentiva perfino la vampa calda delle fiatate . Per buona fortuna la spiaggia era oramai vicina e il mare si vedeva lì a pochi passi . Appena fu sulla spiaggia , il burattino spiccò un bellissimo salto , come avrebbe potuto fare un ranocchio , e andò a cascare in mezzo all ' acqua . Alidoro invece voleva fermarsi ; ma trasportato dall ' impeto della corsa , entrò nell ' acqua anche lui . E quel disgraziato non sapeva nuotare ; per cui cominciò subito ad annaspare colle zampe per reggersi a galla : ma più annaspava e più andava col capo sott ' acqua . Quando torno a rimettere il capo fuori , il povero cane aveva gli occhi impauriti e stralunati , e , abbaiando , gridava . - Affogo ! Affogo ! - Crepa ! - gli rispose Pinocchio da lontano , il quale si vedeva oramai sicuro da ogni pericolo . - Aiutami , Pinocchio mio ! ... salvami dalla morte ! ... A quelle grida strazianti , il burattino , che in fondo aveva un cuore eccellente , si mosse a compassione , e voltosi al cane gli disse : - Ma se io ti aiuto a salvarti , mi prometti di non darmi più noia e di non corrermi dietro ? - Te lo prometto ! Te lo prometto ! Spicciati per carità , perché se indugi un altro mezzo minuto , son bell ' e morto . Pinocchio esitò un poco : ma poi ricordandosi che il suo babbo gli aveva detto tante volte che a fare una buona azione non ci si scapita mai , andò nuotando a raggiungere Alidoro , e , presolo per la coda con tutte e due le mani , lo portò sano e salvo sulla rena asciutta del lido . Il povero cane non si reggeva più in piedi . Aveva bevuto , senza volerlo , tant ' acqua salata , che era gonfiato come un pallone . Per altro il burattino , non volendo fare a fidarsi troppo , stimò cosa prudente di gettarsi novamente in mare ; e , allontanandosi dalla spiaggia , gridò all ' amico salvato : - Addio , Alidoro , fai buon viaggio e tanti saluti a casa . - Addio , Pinocchio , - rispose il cane ; - mille grazie di avermi liberato dalla morte . Tu mi hai fatto un gran servizio : e in questo mondo quel che è fatto è reso . Se capita l ' occasione , ci riparleremo . Pinocchio seguitò a nuotare , tenendosi sempre vicino alla terra . Finalmente gli parve di esser giunto in un luogo sicuro ; e dando un ' occhiata alla spiaggia , vide sugli scogli una specie di grotta , dalla quale usciva un lunghissimo pennacchio di fumo . - In quella grotta , - disse allora fra sé , - ci deve essere del fuoco . Tanto meglio ! Anderò a rasciugarmi e a riscaldarmi , e poi ? ... E poi sarà quel che sarà . Presa questa risoluzione , si avvicinò alla scogliera ; ma quando fu lì per arrampicarsi , sentì qualche cosa sotto l ' acqua che saliva , saliva , saliva e lo portava per aria . Tentò subito di fuggire , ma oramai era tardi , perché con sua grandissima maraviglia si trovò rinchiuso dentro a una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d ' ogni forma e grandezza , che scodinzolando si dibattevano come tant ' anime disperate . E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto , ma tanto brutto , che pareva un mostro marino . Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde ; verde era la pelle del suo corpo , verdi gli occhi , verde la barba lunghissima , che gli scendeva fin quaggiù . Pareva un grosso ramarro ritto su i piedi di dietro . Quando il pescatore ebbe tirata fuori la rete dal mare , gridò tutto contento : - Provvidenza benedetta ! Anch ' oggi potrò fare una bella scorpacciata di pesce ! - Manco male , che io non sono un pesce ! - disse Pinocchio dentro di sé , ripigliando un po ' di coraggio . La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta , una grotta buia e affumicata , in mezzo alla quale friggeva una gran padella d ' olio , che mandava un odorino di moccolaia da mozzare il respiro . - Ora vediamo un po ' che pesci abbiamo presi ! - disse il pescatore verde ; e ficcando nella rete una manona così spropositata , che pareva una pala da fornai , tirò fuori una manciata di triglie . - Buone queste triglie ! - disse , guardandole e annusandole con compiacenza . E dopo averle annusate , le scaraventò in una conca senz ' acqua . Poi ripetè più volte la solita operazione ; e via via che cavava fuori gli altri pesci , sentiva venirsi l ' acquolina in bocca e gongolando diceva : - Buoni questi naselli ! ... - Squisiti questi muggini ! ... - Deliziose queste sogliole ! ... - Prelibati questi ragnotti ! ... - Carine queste acciughe col capo ! ... Come potete immaginarvelo , i naselli , i muggini , le sogliole , i ragnotti e le acciughe , andarono tutti alla rinfusa nella conca , a tener compagnia alle triglie . L ' ultimo che restò nella rete fu Pinocchio . Appena il pescatore l ' ebbe cavato fuori , sgranò dalla maraviglia i suoi occhioni verdi , gridando quasi impaurito : - Che razza di pesce è questo ? Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mai mangiati ! E tornò a guardarlo attentamente , e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso , finì col dire : - Ho già capito : dev ' essere un granchio di mare . Allora Pinocchio mortificato di sentirsi scambiare per un granchio , disse con accento risentito : - Ma che granchio e non granchio ? Guardi come lei mi tratta ! Io per sua regola sono un burattino . - Un burattino ? - replicò il pescatore . - Dico la verità , il pesce burattino è per me un pesce nuovo ! Meglio così ! Ti mangerò più volentieri . - Mangiarmi ? Ma la vuol capire che io non sono un pesce ? O non sente che parlo , e ragiono come lei ? - è verissimo , - soggiunse il pescatore , - e siccome vedo che sei un pesce , che hai la fortuna di parlare e di ragionare , come me , così voglio usarti anch ' io i dovuti riguardi . - E questi riguardi sarebbero ? ... - In segno di amicizia e di stima particolare , lascerò a te la scelta del come vuoi essere cucinato . Desideri essere fritto in padella , oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomidoro ? - A dir la verità , - rispose Pinocchio , - se io debbo scegliere , preferisco piuttosto di essere lasciato libero , per potermene tornare a casa mia . - Tu scherzi ? Ti pare che io voglia perdere l ' occasione di assaggiare un pesce cosi raro ? Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari . Lascia fare a me : ti friggerò in padella assieme a tutti gli altri pesci , e te ne troverai contento . L ' esser fritto in compagnia è sempre una consolazione . L ' infelice Pinocchio , a quest ' antifona , cominciò a piangere , a strillare , a raccomandarsi e piangendo diceva : - Quant ' era meglio , che fossi andato a scuola ! ... Ho voluto dar retta ai compagni , e ora la pago ! Ih ! ... Ih ! ... Ih ! ... E perché si divincolava come un anguilla e faceva sforzi incredibili , per isgusciare dalle grinfie del pescatore verde , questi prese una bella buccia di giunco , e dopo averlo legato per le mani e per i piedi , come un salame , lo gettò in fondo alla conca cogli altri . Poi , tirato fuori un vassoiaccio di legno , pieno di farina , si dette a infarinare tutti quei pesci ; e man mano che li aveva infarinati , li buttava a friggere dentro la padella . I primi a ballare nell ' olio bollente furono i poveri naselli : poi toccò ai ragnotti , poi ai muggini , poi alle sogliole e alle acciughe , e poi venne la volta di Pinocchio . Il quale a vedersi così vicino alla morte ( e che brutta morte ! ) fu preso da tanto tremito e da tanto spavento , che non aveva più né voce né fiato per raccomandarsi . Il povero figliuolo si raccomandava cogli occhi ! Ma il pescatore verde , senza badarlo neppure , lo avvoltolò cinque o sei volte nella farina , infarinandolo così bene dal capo ai piedi , che pareva diventato un burattino di gesso . Poi lo prese per il capo , e ... Ritorna a casa della Fata , la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino , ma diventerà un ragazzo . Gran colazione di caffè - e - latte per festeggiare questo grande avvenimento . Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar Pinocchio nella padella , entrò nella grotta un grosso cane condotto là dall ' odore acutissimo e ghiotto della frittura . - Passa via ! - gli gridò il pescatore minacciandolo e tenendo sempre in mano il burattino infarinato . Ma il povero cane aveva una fame per quattro , e mugolando e dimenando la coda , pareva che dicesse : " Dammi un boccon di frittura e ti lascio in pace " . - Passa via , ti dico ! - gli ripetè il pescatore ; e allungò la gamba per tirargli una pedata . Allora il cane che , quando aveva fame davvero , non era avvezzo a lasciarsi posar mosche sul naso , si rivoltò ringhioso al pescatore , mostrandogli le sue terribili zanne . In quel mentre si udì nella grotta una vocina fioca fioca , che disse : - Salvami , Alidoro ! ... Se non mi salvi , son fritto ! Il cane riconobbe subito la voce di Pinocchio e si accorse con sua grandissima maraviglia che la vocina era uscita da quel fagotto infarinato che il pescatore teneva in mano . Allora che cosa fa ? Spicca un gran lancio da terra , abbocca quel fagotto infarinato e tenendolo leggermente coi denti , esce correndo dalla grotta , e via come un baleno ! Il pescatore , arrabbiatissimo di vedersi strappar di mano un pesce , che egli avrebbe mangiato tanto volentieri , si provò a rincorrere il cane ; ma fatti pochi passi , gli venne un nodo di tosse e dovè tornarsene indietro . Intanto Alidoro , ritrovata che ebbe la viottola che conduceva al paese , si fermò e posò delicatamente in terra l ' amico Pinocchio . - Quanto ti debbo ringraziare ! - disse il burattino . - Non c ' è bisogno , - replicò il cane . - Tu salvasti me , e quel che è fatto , è reso . Si sa : in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l ' uno coll ' altro . - Ma come mai sei capitato in quella grotta ? - Ero sempre qui disteso sulla spiaggia più morto che vivo , quando il vento mi ha portato da lontano un odorino di frittura . Quell ' odorino mi ha stuzzicato l ' appetito , e io gli sono andato dietro . Se arrivavo un minuto più tardi ! ... - Non me lo dire ! - urlò Pinocchio che tremava ancora dalla paura . - Non me lo dire ! Se tu arrivavi un minuto più tardi , a quest ' ora io ero bell ' e fritto , mangiato e digerito . Brrr ! ... mi vengono i brividi soltanto a pensarvi ! ... Alidoro , ridendo , stese la zampa destra verso il burattino , il quale gliela strinse forte forte in segno di grande amicizia : e dopo si lasciarono . Il cane riprese la strada di casa : e Pinocchio , rimasto solo , andò a una capanna lì poco distante , e domandò a un vecchietto che stava sulla porta a scaldarsi al sole : - Dite , galantuomo , sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che si chiamava Eugenio ? ... - Il ragazzo è stato portato da alcuni pescatori in questa capanna , e ora ... Ora sarà morto ! ... - interruppe Pinocchio con gran dolore . - No : ora è vivo , ed è già ritornato a casa sua . - Davvero , davvero ? - gridò il burattino , saltando dall ' allegrezza . - Dunque la ferita non era grave ? - Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale , - rispose il vecchietto , - perché gli tirarono sul capo un grosso libro rilegato in cartone . - E chi glielo tirò ? - Un suo compagno di scuola : un certo Pinocchio ... - E chi è questo Pinocchio ? - domandò il burattino facendo lo gnorri . - Dicono che sia un ragazzaccio , un vagabondo , un vero rompicollo ... - Calunnie ! Tutte calunnie ! - Lo conosci tu questo Pinocchio ? - Di vista ! - rispose il burattino . - E tu che concetto ne hai ? - gli chiese il vecchietto . - A me mi pare un gran buon figliuolo , pieno di voglia di studiare , ubbidiente , affezionato al suo babbo e alla sua famiglia ... Mentre il burattino sfilava a faccia fresca tutte queste bugie , si toccò il naso e si accorse che il naso gli s ' era allungato più d ' un palmo . Allora tutto impaurito cominciò a gridare : - Non date retta , galantuomo , a tutto il bene che ve ne ho detto : perché conosco benissimo Pinocchio e posso assicurarvi anch ' io che è davvero un ragazzaccio , un disubbidiente e uno svogliato , che invece di andare a scuola , va coi compagni a fare lo sbarazzino ! Appena ebbe pronunziate queste parole , il suo naso raccorcì e tornò della grandezza naturale , come era prima . - E perché sei tutto bianco a codesto modo ? - gli domandò a un tratto il vecchietto . - Vi dirò ... senza avvedermene , mi sono strofinato a un muro , che era imbiancato di fresco , - rispose il burattino , vergognandosi a confessare che lo avevano infarinato come un pesce , per poi friggerlo in padella . - O della tua giacchetta , dè tuoi calzoncini e del tuo berretto che cosa ne hai fatto ? - Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato . Dite , buon vecchio , non avreste per caso da darmi un po ' di vestituccio , tanto perché io possa ritornare a casa ? - Ragazzo mio , in fatto di vestiti , io non ho che un piccolo sacchetto , dove ci tengo i lupini . Se vuoi , piglialo : eccolo là . E Pinocchio non se lo fece dire due volte : prese subito il sacchetto dei lupini che era vuoto , e dopo averci fatto colle forbici una piccola buca nel fondo e due buche dalle parti , se lo infilò a uso camicia . E vestito leggerino a quel modo , si avviò verso il paese . Ma , lungo la strada , non si sentiva punto tranquillo ; tant ' è vero che faceva un passo avanti e uno indietro e , discorrendo da se solo , andava dicendo : - Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina ? Che dirà quando mi vedrà ? ... Vorrà perdonarmi questa seconda birichinata ? ... Scommetto che non me la perdona ! ... Oh ! Non me la perdona di certo ... E mi sta il dovere : perché io sono un monello che prometto sempre di correggermi , e non mantengo mai ! ... Arrivò al paese che era già notte buia , e perché faceva tempaccio e l ' acqua veniva giù a catinelle , andò diritto diritto alla casa della Fata coll ' animo risoluto di bussare alla porta e di farsi aprire . Ma , quando fu lì , sentì mancarsi il coraggio , e invece di bussare si allontanò , correndo , una ventina di passi . Si avvicinò una seconda volta alla porta , e non concluse nulla : si avvicinò una terza volta , e nulla : la quarta volta prese , tremando , il battente di ferro in mano , e bussò un piccolo colpettino . Aspetta , aspetta , finalmente dopo mezz ' ora si aprì una finestra dell ' ultimo piano ( la casa era di quattro piani ) e Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca , che aveva un lumicino acceso sul capo , la quale disse : - Chi è a quest ' ora ? - La Fata è in casa ? - domandò il burattino . - La Fata dorme e non vuol essere svegliata : ma tu chi sei ? - Sono io ! - Chi io ? - Pinocchio . - Chi Pinocchio ? - Il burattino , quello che sta in casa colla Fata . - Ah ! ho capito , - disse la Lumaca . - Aspettami costì , che ora scendo giù e ti apro subito . - Spicciatevi , per carità , perché io muoio dal freddo . - Ragazzo mio , io sono una lumaca , e le lumache non hanno mai fretta . Intanto passò un ' ora , ne passarono due , e la porta non si apriva : per cui Pinocchio , che tremava dal freddo , dalla paura e dall ' acqua che aveva addosso , si fece cuore e bussò una seconda volta , e bussò più forte . A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca . - Lumachina bella , - gridò Pinocchio dalla strada , - sono due ore che aspetto ! E due ore , a questa serataccia , diventano più lunghe di due anni . Spicciatevi , per carità . - Ragazzo mio - gli rispose dalla finestra quella bestiola tutta pace e tutta flemma , - ragazzo mio , io sono una lumaca , e le lumache non hanno mai fretta . E la finestra si richiuse . Di lì a poco suonò la mezzanotte : poi il tocco , poi le due dopo mezzanotte , e la porta era sempre chiusa . Allora Pinocchio , perduta la pazienza , afferrò con rabbia il battente della porta per bussare un gran colpo da far rintronare tutto il casamento : ma il battente che era di ferro , diventò a un tratto un ' anguilla viva , che sgusciandogli dalle mani sparì nel rigagnolo d ' acqua in mezzo alla strada . - Ah , sì ? - gridò Pinocchio sempre più accecato dalla collera . - Se il battente è sparito , io seguiterò a bussare a furia di calci . E tiratosi un poco indietro , lasciò andare una solennissima pedata nell ' uscio della casa . Il colpo fu così forte , che il piede penetrò nel legno fino a mezzo : e quando il burattino si provò a ricavarlo fuori , fu tutta fatica inutile : perché il piede c ' era rimasto conficcato dentro , come un chiodo ribadito . Figuratevi il povero Pinocchio ! Dovè passare tutto il resto della notte con un piede in terra e con quell ' altro per aria . La mattina , sul far del giorno , finalmente la porta si aprì . Quella brava bestiola della Lumaca , a scendere dal quarto piano fino all ' uscio di strada , ci aveva messo solamente nove ore . Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata ! - Che cosa fate con codesto piede conficcato nell ' uscio ? - domandò ridendo al burattino . - E ' stata una disgrazia . Vedete un po ' , Lumachina bella , se vi riesce di liberarmi da questo supplizio . - Ragazzo mio , così ci vuole un legnaiolo , e io non ho mai fatto la legnaiola . - Pregate la Fata da parte mia ! ... - La Fata dorme e non vuol essere svegliata . - Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta ? - Divertiti a contare le formicole che passano per la strada . - Portatemi almeno qualche cosa da mangiare , perché mi sento rifinito . - Subito ! - disse la Lumaca . Difatti dopo tre ore e mezzo Pinocchio la vide tornare con un vassoio d ' argento in capo . Nel vassoio c ' era un pane , un pollastro arrosto e quattro albicocche mature . - Ecco la colazione che vi manda la Fata , - disse la Lumaca . Alla vista di quella grazia di Dio , il burattino sentì consolarsi tutto . Ma quale fu il suo disinganno , quando incominciando a mangiare , si dovè accorgere che il pane era di gesso , il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro , colorite al naturale . Voleva piangere , voleva darsi alla disperazione , voleva buttar via il vassoio e quel che c ' era dentro : ma invece , o fosse il gran dolore o la gran languidezza di stomaco , fatto sta che cadde svenuto . Quando si riebbe , si trovò disteso sopra un sofà , e la Fata era accanto a lui . - Anche per questa volta ti perdono , - gli disse la Fata , - ma guai a te se me ne fai un ' altra delle tue ! ... Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato , e che si sarebbe condotto sempre bene . E mantenne la parola per tutto il resto dell ' anno . Difatti , agli esami delle vacanze , ebbe l ' onore di essere il più bravo della scuola ; e i suoi portamenti , in generale , furono giudicati così lodevoli e soddisfacenti , che la Fata , tutta contenta , gli disse : - Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato ! - Cioè ? - Domani finirai di essere un burattino di legno , e diventerai un ragazzo perbene . Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio , a questa notizia tanto sospirata , non potrà mai figurarsela . Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata , per festeggiare insieme il grande avvenimento : e la Fata aveva fatto preparare dugento tazze di caffè - e - latte e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra . Quella giornata prometteva d ' essere molto bella e molto allegra , ma ... Disgraziatamente , nella vita dei burattini c ' è sempre un ma , che sciupa ogni cosa . Pinocchio , invece di diventare un ragazzo , parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi . Com ' è naturale , Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti : e la Fata gli disse : - Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani : ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte . Hai capito ? - Fra un ' ora prometto di essere bell ' e ritornato , - replicò il burattino . - Bada , Pinocchio ! I ragazzi fanno presto a promettere : ma il più delle volte , fanno tardi a mantenere . - Ma io non sono come gli altri : io , quando dico una cosa , la mantengo . - Vedremo . Caso poi tu disubbidissi , tanto peggio per te . - Perché ? - Perché i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa più di loro , vanno sempre incontro a qualche disgrazia . - E io l ' ho provato ! - disse Pinocchio . - Ma ora non ci ricasco più ! - Vedremo se dici il vero . Senza aggiungere altre parole , il burattino salutò la sua buona Fata , che era per lui una specie di mamma , e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa . In poco più d ' un ' ora , tutti i suoi amici furono invitati . Alcuni accettarono subito e di gran cuore : altri da principio si fecero un po ' pregare ; ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè - e - latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori , finirono tutti col dire : " Verremo anche noi , per farti piacere " . Ora bisogna sapere che Pinocchio , fra i suoi amici e compagni di scuola , ne aveva uno prediletto e carissimo , il quale si chiamava di nome Romeo : ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo , per via del suo personalino asciutto , secco e allampanato , tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte . Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola : ma Pinocchio gli voleva un gran bene . Difatti andò subito a cercarlo a casa , per invitarlo alla colazione , e non lo trovò : tornò una seconda volta , e Lucignolo non c ' era : tornò una terza volta , e fece la strada invano . Dove poterlo ripescare ? Cerca di qua , cerca di là , finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini . - Che cosa fai costì ? - gli domandò Pinocchio , avvicinandosi . - Aspetto la mezzanotte , per partire ... - Dove vai ? - Lontano , lontano , lontano ! - E io che son venuto a cercarti a casa tre volte ! ... - Che cosa volevi da me ? - Non sai il grande avvenimento ? Non sai la fortuna che mi è toccata ? - Quale ? - Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te , e come tutti gli altri . - Buon pro ti faccia . - Domani , dunque , ti aspetto a colazione a casa mia . - Ma se ti dico che parto questa sera . - A che ora ? - Fra poco . - E dove vai ? - Vado ad abitare in un paese ... che è il più bel paese di questo mondo : una vera cuccagna ! ... - E come si chiama ? - Si chiama il Paese dei Balocchi . Perché non vieni anche tu ? - Io ? no davvero ! - Hai torto , Pinocchio ! Credilo a me che , se non vieni , te ne pentirai . Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi ? Lì non vi sono scuole : lì non vi sono maestri : lì non vi sono libri . In quel paese benedetto non si studia mai . Il giovedì non si fa scuola : e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica . Figurati che le vacanze dell ' autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll ' ultimo di dicembre . Ecco un paese , come piace veramente a me ! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili ! ... - Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi ? - Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera . La sera poi si va a letto , e la mattina dopo si ricomincia daccapo . Che te ne pare ? - Uhm ! ... - fece Pinocchio : e tentennò leggermente il capo , come dire : " è una vita che farei volentieri anch ' io ! " . - Dunque , vuoi partire con me ? Sì o no ? Risolviti . - No , no , no e poi no . Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene , e voglio mantenere la promessa . Anzi , siccome vedo che il sole va sotto , così ti lascio subito e scappo via . Dunque addio e buon viaggio . - Dove corri con tanta furia ? - A casa . La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte . - Aspetta altri due minuti . - Faccio troppo tardi . - Due minuti soli . - E se poi la Fata mi grida ? - Lasciala gridare . Quando avrà gridato ben bene , si cheterà , - disse quella birba di Lucignolo . - E come fai ? Parti solo o in compagnia ? - Solo ? Saremo più di cento ragazzi . - E il viaggio lo fate a piedi ? - A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese . - Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte ! ... - Perché ? - Per vedervi partire tutti insieme . - Rimani qui un altro poco e ci vedrai . - No , no : voglio ritornare a casa . - Aspetta altri due minuti . - Ho indugiato anche troppo . La Fata starà in pensiero per me . - Povera Fata ! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli ? - Ma dunque , - soggiunse Pinocchio , - tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole ? ... - Neanche l ' ombra . - E nemmeno maestri ? ... - Nemmen ' uno . - E non c ' è mai l ' obbligo di studiare ? - Mai , mai , mai ! - Che bel paese ! - disse Pinocchio , sentendo venirsi l ' acquolina in bocca . - Che bel paese ! Io non ci sono stato mai , ma me lo figuro ! ... - Perché non vieni anche tu ? - E inutile che tu mi tenti ! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio , e non voglio mancare alla parola . - Dunque addio , e salutami tanto le scuole ginnasiali ! ... E anche quelle liceali , se le incontri per la strada . - Addio , Lucignolo : fai buon viaggio , divertiti e rammentati qualche volta degli amici . Ciò detto , il burattino fece due passi in atto di andarsene : ma poi , fermandosi e voltandosi all ' amico , gli domandò : - Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedì e di una domenica ? - Sicurissimo . - Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll ' ultimo di dicembre ? - Di certissimo ! - Che bel paese ! - ripetè Pinocchio , sputando dalla soverchia consolazione . Poi , fatto un animo risoluto , soggiunse in fretta e furia : - Dunque , addio davvero : e buon viaggio . - Addio . - Fra quanto partirete ? - Fra due ore ! - Peccato ! Se alla partenza mancasse un ' ora sola , sarei quasi quasi capace di aspettare . - E la Fata ? ... - Oramai ho fatto tardi ! ... E tornare a casa un ' ora prima o un ' ora dopo , è lo stesso . - Povero Pinocchio ! E se la Fata ti grida ? - Pazienza ! La lascerò gridare . Quando avrà gridato ben bene , si cheterà . Intanto si era già fatta notte e notte buia : quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino ... e sentirono un suono di bubboli e uno squillo di trombetta , così piccolino e soffocato , che pareva il sibilo di una zanzara ! - Eccolo ! - gridò Lucignolo , rizzandosi in piedi . - Chi è ? - domandò sottovoce Pinocchio . - E ' il carro che viene a prendermi . Dunque , vuoi venire , sì o no ? - Ma è proprio vero , - domandò il burattino , - che in quel paese i ragazzi non hanno mai l ' obbligo di studiare ? - Mai , mai , mai ! - Che bel paese ! ... che bel paese ! ... che bel paese ! ... Dopo cinque mesi di cuccagna , Pinocchio , con sua grande maraviglia , sente spuntarsi un bel paio d ' orecchie asinine e diventa un ciuchino , con la coda e tutto . Finalmente il carro arrivò : e arrivò senza fare il più piccolo rumore , perché le sue ruote erano fasciate di stoppa e di cenci . Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini , tutti della medesima grandezza , ma di diverso pelame . Alcuni erano bigi , altri bianchi , altri brizzolati a uso pepe e sale , e altri rigati a grandi strisce gialle e turchine . Ma la cosa più singolare era questa : che quelle dodici pariglie , ossia quei ventiquattro ciuchini , invece di essere ferrati come tutti le altre bestie da tiro o da soma , avevano ai piedi degli stivali da uomo di vacchetta bianca . E il conduttore del carro ? ... Figuratevi un omino più largo che lungo , tenero e untuoso come una palla di burro , con un visino di melarosa , una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole , come quella d ' un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa . Tutti i ragazzi , appena lo vedevano , ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro , per essere condotti da lui in quella vera cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di Paese dei Balocchi . Difatti il carro era già tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni , ammonticchiati gli uni sugli altri , come tante acciughe nella salamoia . Stavano male , stavano pigiati , non potevano quasi respirare : ma nessuno diceva ohi ! , nessuno si lamentava . La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese , dove non c ' erano né libri , né scuole , né maestri , li rendeva così contenti e rassegnati , che non sentivano né i disagi , né gli strapazzi , né la fame , né la sete , né il sonno . Appena che il carro si fu fermato , l ' omino si volse a Lucignolo e con mille smorfie e mille manierine , gli domandò sorridendo : - Dimmi , mio bel ragazzo , vuoi venire anche tu in quel fortunato paese ? - Sicuro che ci voglio venire . - Ma ti avverto , carino mio , che nel carro non c ' è più posto . Come vedi , è tutto pieno ! ... - Pazienza ! - replicò Lucignolo , - se non c ' è posto dentro , io mi adatterò a star seduto sulle stanghe del carro . E spiccato un salto , montò a cavalcioni sulle stanghe . - E tu , amor mio ? ... - disse l ' omino volgendosi tutto complimentoso a Pinocchio . - Che intendi fare ? Vieni con noi , o rimani ? ... - Io rimango , - rispose Pinocchio . - Io voglio tornarmene a casa mia : voglio studiare e voglio farmi onore alla scuola , come fanno tutti i ragazzi perbene . - Buon pro ti faccia ! - Pinocchio ! - disse allora Lucignolo . - Dai retta a me : vieni via con noi e staremo allegri . - No , no , no ! - Vieni via con noi e staremo allegri , - gridarono altre quattro voci di dentro al carro . - Vieni via con noi e staremo allegri , - urlarono tutte insieme un centinaio di voci di dentro al carro . - E se vengo con voi , che cosa dirà la mia buona Fata ? - disse il burattino che cominciava a intenerirsi e a ciurlar nel manico . - Non ti fasciare il capo con tante melanconie . Pensa che andiamo in un paese dove saremo padroni di fare il chiasso dalla mattina alla sera ! Pinocchio non rispose : ma fece un sospiro : poi fece un altro sospiro : poi un terzo sospiro ; finalmente disse : - Fatemi un po ' di posto : voglio venire anch ' io ! ... - I posti son tutti pieni , - replicò l ' omino , - ma per mostrarti quanto sei gradito , posso cederti il mio posto a cassetta ... - E voi ? ... - E io farò la strada a piedi . - No , davvero , che non lo permetto . Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini ! - gridò Pinocchio . Detto fatto , si avvicinò al ciuchino manritto della prima pariglia e fece l ' atto di volerlo cavalcare : ma la bestiola , voltandosi a secco , gli dette una gran musata nello stomaco e lo gettò a gambe all ' aria . Figuratevi la risatona impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti alla scena . Ma l ' omino non rise . Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle , e , facendo finta di dargli un bacio , gli staccò con un morso la metà dell ' orecchio destro . Intanto Pinocchio , rizzatosi da terra tutto infuriato , schizzò con un salto sulla groppa di quel povero animale . E il salto fu così bello , che i ragazzi , smesso di ridere , cominciarono a urlare : " Viva Pinocchio ! " e a fare una smanacciata di applausi , che non finivano più . Quand ' ecco che all ' improvviso il ciuchino alzò tutt ' e due le gambe di dietro , e dando una fortissima sgropponata , scaraventò il povero burattino in mezzo alla strada sopra un monte di ghiaia . Allora grandi risate daccapo : ma l ' omino , invece di ridere , si sentì preso da tanto amore per quell ' irrequieto asinello , che , con un bacio , gli portò via di netto la metà di quell ' altro orecchio . Poi disse al burattino : - Rimonta pure a cavallo e non aver paura . Quel ciuchino aveva qualche grillo per il capo : ma io gli ho detto due paroline negli orecchi e spero di averlo reso mansueto e ragionevole . Pinocchio montò : e il carro cominciò a muoversi : ma nel tempo che i ciuchini galoppavano e che il carro correva sui ciotoli della via maestra , gli parve al burattino di sentire una voce sommessa e appena intelligibile , che gli disse : - Povero gonzo ! Hai voluto fare a modo tuo , ma te ne pentirai ! Pinocchio , quasi impaurito , guardò di qua e di là , per conoscere da qual parte venissero queste parole ; ma non vide nessuno : i ciuchini galoppavano , il carro correva , i ragazzi dentro al carro dormivano , Lucignolo russava come un ghiro e l ' omino seduto a cassetta , canterellava fra i denti : Tutti la notte dormono E io non dormo mai ... Fatto un altro mezzo chilometro , Pinocchio sentì la solita vocina fioca che gli disse : - Tienlo a mente , grullerello ! I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri , alle scuole e ai maestri , per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti , non possono far altro che una fine disgraziata ! ... Io lo so per prova ! ... E te lo posso dire ! Verrà un giorno che piangerai anche tu , come oggi piango io ... ma allora sarà tardi ! ... A queste parole bisbigliate sommessamente , il burattino , spaventato più che mai , saltò giù dalla groppa della cavalcatura e andò a prendere il suo ciuchino per il muso . E immaginatevi come restò , quando s ' accorse che il suo ciuchino piangeva ... e piangeva proprio come un ragazzo ! - Ehi , signor omino , - gridò allora Pinocchio al padrone del carro , - sapete che cosa c ' è di nuovo ? Questo ciuchino piange . - Lascialo piangere : riderà quando sarà sposo - Ma che forse gli avete insegnato anche a parlare ? - No : ha imparato da sé a borbottare qualche parola , essendo stato tre anni in una compagnia di cani ammaestrati . - Povera bestia ! ... - Via , via , - disse l ' omino , - non perdiamo il nostro tempo a veder piangere un ciuco . Rimonta a cavallo , e andiamo : la notte è fresca e la strada è lunga . Pinocchio obbedì senza rifiatare . Il carro riprese la sua corsa : e la mattina , sul far dell ' alba , arrivarono felicemente nel Paese dei Balocchi . Questo paese non somigliava a nessun altro paese del mondo . La sua popolazione era tutta composta di ragazzi . I più vecchi avevano quattordici anni : i più giovani ne avevano otto appena . Nelle strade , un ' allegria , un chiasso , uno strillio da levar di cervello ! Branchi di monelli dappertutto . Chi giocava alle noci , chi alle piastrelle , chi alla palla , chi andava in velocipede , chi sopra a un cavallino di legno ; questi facevano a mosca - cieca , quegli altri si rincorrevano ; altri , vestiti da pagliacci , mangiavano la stoppa accesa : chi recitava , chi cantava , chi faceva i salti mortali , chi si divertiva a camminare colle mani in terra e colle gambe in aria ; chi mandava il cerchio , chi passeggiava vestito da generale coll ' elmo di foglio e lo squadrone di cartapesta ; chi rideva , chi urlava , chi chiamava , chi batteva le mani , chi fischiava , chi rifaceva il verso alla gallina quando ha fatto l ' ovo ; insomma un tal pandemonio , un tal passeraio , un tal baccano indiavolato , da doversi mettere il cotone negli orecchi per non rimanere assorditi . Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela , affollati di ragazzi dalla mattina alla sera , e su tutti i muri delle case si leggevano scritte col carbone delle bellissime cose come queste : Viva i balocci ( invece di balocchi ) : non voglamo più schole ( invece di non vogliamo più scuole ) : abbasso Larin Metica ( invece di l ' aritmetica ) e altri fiori consimili . Pinocchio , Lucignolo e tutti gli altri ragazzi , che avevano fatto il viaggio coll ' omino , appena ebbero messo il piede dentro la città , si ficcarono subito in mezzo alla gran baraonda , e in pochi minuti , come è facile immaginarselo , diventarono gli amici di tutti . Chi più felice , chi più contento di loro ? In mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti , le ore , i giorni , le settimane , passavano come tanti baleni . - Oh ! che bella vita ! - diceva Pinocchio tutte le volte che per caso s ' imbatteva in Lucignolo . - Vedi , dunque , se avevo ragione ? ... - ripigliava quest ' ultimo . - E dire che tu non volevi partire ! E pensare che t ' eri messo in capo di tornartene a casa dalla tua Fata , per perdere il tempo a studiare ! .... Se oggi ti sei liberato dalla noia dei libri e delle scuole , lo devi a me , ai miei consigli , alle mie premure , ne convieni ? Non vi sono che i veri amici che sappiano rendere di questi grandi favori . - E ' vero , Lucignolo ! Se oggi io sono un ragazzo veramente contento , è tutto merito tuo . E il maestro , invece , sai che cosa mi diceva , parlando di te ? Mi diceva sempre : " Non praticare quella birba di Lucignolo perché Lucignolo è un cattivo compagno e non può consigliarti altro che a far del male !..." . - Povero maestro ! - replicò l ' altro tentennando il capo . - Lo so purtroppo che mi aveva a noia e che si divertiva sempre a calunniarmi , ma io sono generoso e gli perdono ! - Anima grande ! - disse Pinocchio , abbracciando affettuosamente l ' amico e dandogli un bacio in mezzo agli occhi . Intanto era già da cinque mesi che durava questa bella cuccagna di baloccarsi e di divertirsi le giornate intere , senza mai vedere in faccia né un libro , né una scuola , quando una mattina Pinocchio , svegliandosi , ebbe , come si suol dire , una gran brutta sorpresa che lo messe proprio di malumore . A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco , e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare . E questa sorpresa quale fu ? Ve lo dirò io , miei cari e piccoli lettori : la sorpresa fu che Pinocchio , svegliandosi , gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo ; e nel grattarsi il capo si accorse ... Indovinate un po ' di che cosa si accorse ? Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d ' un palmo . Voi sapete che il burattino , fin dalla nascita , aveva gli orecchi piccini piccini : tanto piccini che , a occhio nudo , non si vedevano neppure ! Immaginatevi dunque come restò , quando si poté scorgere che i suoi orecchi , durante la notte , erano così allungati , che parevano due spazzole di padule . Andò subito in cerca di uno specchio , per potersi vedere : ma non trovando uno specchio , empì d ' acqua la catinella del lavamano , e specchiandovisi dentro , vide quel che non avrebbe mai voluto vedere : vide , cioè , la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini . Lascio pensare a voi il dolore , la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio ! Cominciò a piangere , a strillare , a battere la testa nel muro : ma quanto più si disperava , e più i suoi orecchi crescevano , crescevano e diventavano pelosi verso la cima . Al rumore di quelle grida acutissime , entrò nella stanza una bella Marmottina , che abitava il piano di sopra : la quale , vedendo il burattino in così grandi smanie , gli domandò premurosamente : - Che cos ' hai , mio caro casigliano ? - Sono malato , Marmottina mia , molto malato ... e malato d ' una malattia che mi fa paura ! Te ne intendi tu del polso ? - Un pochino . - Senti dunque se per caso avessi la febbre . La Marmottina alzò la zampa destra davanti : e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando : - Amico mio , mi dispiace doverti dare una cattiva notizia ! ... - Cioè ? - Tu hai una gran brutta febbre ! ... - E che febbre sarebbe ? - E ' la febbre del somaro . - Non la capisco questa febbre ! - rispose il burattino , che l ' aveva pur troppo capita . - Allora te la spiegherò io , - soggiunse la Marmottina . - Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino , né un ragazzo ... - E che cosa sarò ? - Fra due o tre ore , tu diventerai un ciuchino vero e proprio , come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l ' insalata al mercato . - Oh ! Povero me ! Povero me ! - gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt ' e due gli orecchi , e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente , come se fossero gli orecchi di un altro . - Caro mio , - replicò la Marmottina per consolarlo , - che cosa ci vuoi tu fare ? Oramai è destino . Oramai è scritto nei decreti della sapienza , che tutti quei ragazzi svogliati che , pigliando a noia i libri , le scuole e i maestri , passano le loro giornate in balocchi , in giochi e in divertimenti , debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari . - Ma davvero è proprio così ? - domandò singhiozzando il burattino . - Purtroppo è cosi ! E ora i pianti sono inutili . Bisognava pensarci prima ! - Ma la colpa non è mia : la colpa , credilo , Marmottina , è tutta di Lucignolo ! ... - E chi è questo Lucignolo ! ... - Un mio compagno di scuola . Io volevo tornare a casa : io volevo essere ubbidiente : io volevo seguitare a studiare e a farmi onore ... ma Lucignolo mi disse : " Perché vuoi annoiarti a studiare ? Perché vuoi andare alla scuola ? Vieni piuttosto con me , nel Paese dei Balocchi : lì non studieremo più : lì ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri " . - E perché seguisti il consiglio di quel falso amico ? di quel cattivo compagno ? - Perché ? ... Perché , Marmottina mia , io sono un burattino senza giudizio ... e senza cuore . Oh ! se avessi avuto un zinzino di cuore , non avrei mai abbandonato quella buona Fata , che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me ! ... E a quest ' ora non sarei più un burattino ... ma sarei invece un ragazzino a modo , come ce n ' è tanti ! Oh ! ... ma se incontro Lucignolo , guai a lui ! Gliene voglio dire un sacco e una sporta ! E fece l ' atto di volere uscire . Ma quando fu sulla porta , si ricordò che aveva gli orecchi d ' asino , e vergognandosi di mostrarli al pubblico , che cosa inventò ? ... Prese un gran berretto di cotone , e , ficcatoselo in testa , se lo ingozzò fin sotto la punta del naso . Poi uscì : e si dette a cercar Lucignolo dappertutto . Lo cercò nelle strade , nelle piazze , nei teatrini , in ogni luogo : ma non lo trovò . Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via , ma nessuno l ' aveva veduto . Allora andò a cercarlo a casa : e arrivato alla porta bussò . - Chi è ? - domandò Lucignolo di dentro . - Sono io ! - rispose il burattino . - Aspetta un poco , e ti aprirò . Dopo mezz ' ora la porta si aprì : e figuratevi come restò Pinocchio quando , entrando nella stanza , vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa , che gli scendeva fin sotto il naso . Alla vista di quel berretto , Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé : " Che l ' amico sia malato della mia medesima malattia ? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino ?..." E facendo finta di non essersi accorto di nulla , gli domandò sorridendo : - Come stai , mio caro Lucignolo ? - Benissimo : come un topo in una forma di cacio parmigiano . - Lo dici proprio sul serio ? - E perché dovrei dirti una bugia ? - Scusami , amico : e allora perché tieni in capo codesto berretto di cotone che ti cuopre tutti gli orecchi ? - Me l ' ha ordinato il medico , perché mi sono fatto male a questo ginocchio . E tu , caro burattino , perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso ? - Me l ' ha ordinato il medico , perche mi sono sbucciato un piede . - Oh ! povero Pinocchio ! ... - Oh ! povero Lucignolo ! ... A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio , durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura . Finalmente il burattino , con una vocina melliflua e flautata , disse al suo compagno : - Levami una curiosità , mio caro Lucignolo : hai mai sofferto di malattia agli orecchi ? - Mai ! ... E tu ? - Mai ! Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio , che mi fa spasimare . - Ho lo stesso male anch ' io . - Anche tu ? ... E qual è l ' orecchio che ti duole ? - Tutt ' e due . E tu ? - Tutt ' e due . Che sia la medesima malattia ? - Ho paura di sì ? - Vuoi farmi un piacere , Lucignolo ? - Volentieri ! Con tutto il cuore . - Mi fai vedere i tuoi orecchi ? - Perché no ? Ma prima voglio vedere i tuoi , caro Pinocchio . - No : il primo devi essere tu . - No , carino ! Prima tu , e dopo io ! - Ebbene , - disse allora il burattino , - facciamo un patto da buoni amici . - Sentiamo il patto . - Leviamoci tutt ' e due il berretto nello stesso tempo : accetti ? - Accetto . - Dunque attenti ! E Pinocchio cominciò a contare a voce alta : - Uno ! Due ! Tre ! Alla parola tre ! i due ragazzi presero i loro berretti di capo e li gettarono in aria . E allora avvenne una scena , che parrebbe incredibile , se non fosse vera . Avvenne , cioè , che Pinocchio e Lucignolo , quando si videro colpiti tutt ' e due dalla medesima disgrazia , invece di restar mortificati e dolenti , cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi smisuratamente cresciuti , e dopo mille sguaiataggini finirono col dare in una bella risata . E risero , risero , risero da doversi reggere il corpo : se non che , sul più bello del ridere , Lucignolo tutt ' a un tratto si chetò , e barcollando e cambiando colore , disse all ' amico : - Aiuto , aiuto , Pinocchio ! - Che cos ' hai ? - Ohimè . Non mi riesce più di star ritto sulle gambe . - Non mi riesce più neanche a me , - gridò Pinocchio , piangendo e traballando . E mentre dicevano così , si piegarono tutt ' e due carponi a terra e , camminando con le mani e coi piedi , cominciarono a girare e a correre per la stanza . E intanto che correvano , i loro bracci diventarono zampe , i loro visi si allungarono e diventarono musi e le loro schiene si coprirono di un pelame grigiolino chiaro , brizzolato di nero . Ma il momento più brutto per què due sciagurati sapete quando fu ? Il momento più brutto e più umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda . Vinti allora dalla vergogna e dal dolore , si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino . Non l ' avessero mai fatto ! Invece di gemiti e di lamenti , mandavano fuori dei ragli asinini : e ragliando sonoramente , facevano tutt ' e due coro : j - a , j - a , j - a . In quel frattempo fu bussato alla porta , e una voce di fuori disse : - Aprite ! Sono l ' Omino , sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese . Aprite subito , o guai a voi ! Diventato un ciuchino vero , è portato a vendere , e lo compra il direttore di una compagnia di pagliacci per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi ; ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro , per far con la sua pelle un tamburo . Vedendo che la porta non si apriva , l ' Omino la spalancò con un violentissimo calcio : ed entrato che fu nella stanza , disse col suo solito risolino a Pinocchio e a Lucignolo : - Bravi ragazzi ! Avete ragliato bene , e io vi ho subito riconosciuti alla voce . E per questo eccomi qui . A tali parole , i due ciuchini rimasero mogi mogi , colla testa giù , con gli orecchi bassi e con la coda fra le gambe . Da principio l ' Omino li lisciò , li accarezzò , li palpeggiò : poi , tirata fuori la striglia , cominciò a strigliarli perbene . E quando a furia di strigliarli , li ebbe fatti lustri come due specchi , allora messe loro la cavezza e li condusse sulla piazza del mercato , con la speranza di venderli e di beccarsi un discreto guadagno . E i compratori , difatti , non si fecero aspettare . Lucignolo fu comprato da un contadino , a cui era morto il somaro il giorno avanti , e Pinocchio fu venduto al direttore di una compagnia di pagliacci e di saltatori di corda , il quale lo comprò per ammaestrarlo e per farlo poi saltare e ballare insieme con le altre bestie della compagnia . E ora avete capito , miei piccoli lettori , qual era il bel mestiere che faceva l ' Omino ? Questo brutto mostriciattolo , che aveva una fisionomia tutta latte e miele , andava di tanto in tanto con un carro a girare per il mondo : strada facendo raccoglieva con promesse e con moine tutti i ragazzi svogliati , che avevano a noia i libri e le scuole : e dopo averli caricati sul suo carro , li conduceva nel Paese dei Balocchi , perché passassero tutto il loro tempo in giochi , in chiassate e in divertimenti . Quando poi quei poveri ragazzi illusi , a furia di baloccarsi sempre e di non studiare mai , diventavano tanti ciuchini , allora tutto allegro e contento s ' impadroniva di loro e li portava a vendere sulle fiere e sui mercati . E così in pochi anni aveva fatto fior di quattrini ed era diventato milionario . Quel che accadesse di Lucignolo , non lo so : so , per altro , che Pinocchio andò incontro fin dai primi giorni a una vita durissima e strapazzata . Quando fu condotto nella stalla , il nuovo padrone gli empì la greppia di paglia : ma Pinocchio , dopo averne assaggiata una boccata , la risputò . Allora il padrone , brontolando , gli empì la greppia di fieno : ma neppure il fieno gli piacque . - Ah ! non ti piace neppure il fieno ? - gridò il padrone imbizzito . - Lascia fare , ciuchino bello , che se hai dei capricci per il capo , penserò io a levarteli ! ... E a titolo di correzione , gli affibbiò subito una frustata nelle gambe . Pinocchio dal gran dolore , cominciò a piangere e a ragliare , e ragliando , disse : - J - a , j - a , la paglia non la posso digerire ! ... - Allora mangia il fieno ! - replicò il padrone che intendeva benissimo il dialetto asinino . - J - a , j - a , il fieno mi fa dolere il corpo ! ... - Pretenderesti , dunque , che un somaro , par tuo , lo dovessi mantenere a petti di pollo e cappone in galantina ? - soggiunse il padrone arrabbiandosi sempre più e affibbiandogli una seconda frustata . A quella seconda frustata Pinocchio , per prudenza , si chetò subito e non disse altro . Intanto la stalla fu chiusa e Pinocchio rimase solo : e perché erano molte ore che non aveva mangiato cominciò a sbadigliare dal grande appetito . E , sbadigliando , spalancava una bocca che pareva un forno . Alla fine , non trovando altro nella greppia , si rassegnò a masticare un po ' di fieno : e dopo averlo masticato ben bene , chiuse gli occhi e lo tirò giù . - Questo fieno non è cattivo , - poi disse dentro di sé , - ma quanto sarebbe stato meglio che avessi continuato a studiare ! ... A quest ' ora , invece di fieno , potrei mangiare un cantuccio di pan fresco e una bella fetta di salame ! ... Pazienza ! La mattina dopo , svegliandosi , cercò subito nella greppia un altro po ' di fieno ; ma non lo trovò perché l ' aveva mangiato tutto nella notte . Allora prese una boccata di paglia tritata : ma in quel mentre che la masticava si dovè accorgere che il sapore della paglia tritata non somigliava punto né al risotto alla milanese né ai maccheroni alla napoletana . - Pazienza ! - ripetè , continuando a masticare . - Che almeno la mia disgrazia possa servire di lezione a tutti i ragazzi disobbedienti e che non hanno voglia di studiare . Pazienza ! ... pazienza ! - Pazienza un corno ! - urlò il padrone , entrando in quel momento nella stalla . - Credi forse , mio bel ciuchino , ch ' io ti abbia comprato unicamente per darti da bere e da mangiare ? Io ti ho comprato perché tu lavori e perché tu mi faccia guadagnare molti quattrini . Su , dunque , da bravo ! Vieni con me nel Circo , e là ti insegnerà a saltare i cerchi , a rompere col capo le botti di foglio e a ballaré il valzer e la polca , stando ritto sulle gambe di dietro . Il povero Pinocchio , per amore o per forza , dovè imparare tutte queste bellissime cose ; ma , per impararle , gli ci vollero tre mesi di lezioni , e molte frustate da levare il pelo . Venne finalmente il giorno , in cui il suo padrone poté annunziare uno spettacolo veramente straordinario . I cartelloni di vario colore , attaccati alle cantonate delle strade , dicevano cosi : Quella sera , come potete figurarvelo , un ' ora prima che cominciasse lo spettacolo , il teatro era pieno stipato . Non si trovava più né un posto distinto , né un palco , nemmeno a pagarlo a peso d ' oro . Le gradinate del Circo formicolavano di bambini , di bambine e di ragazzi di tutte le età , che avevano la febbre addosso per la smania di veder ballare il famoso ciuchino Pinocchio . Finita la prima parte dello spettacolo , il direttore della compagnia , vestito in giubba nera , calzoni bianchi a coscia e stivaloni di pelle fin sopra ai ginocchi , si presentò all ' affollatissimo pubblico , e , fatto un grande inchino , recitò con molta solennità il seguente spropositato discorso : " Rispettabile pubblico , cavalieri e dame ! L ' umile sottoscritto essendo di passaggio per questa illustre metropolitana , ho voluto procrearmi l ' onore nonché il piacere di presentare a questo intelligente e cospicuo uditorio un celebre ciuchino , che ebbe già l ' onore di ballare al cospetto di Sua Maestà l ' Imperatore di tutte le Corti principali d ' Europa . " E col ringraziandoli , aiutateci della vostra animatrice presenza e compatiteci ! " Questo discorso fu accolto da molte risate e da molti applausi : ma gli applausi raddoppiarono e diventarono una specie di uragano alla comparsa del ciuchino Pinocchio in mezzo al Circo . Egli era tutto agghindato a festa . Aveva una briglia nuova di pelle lustra , con fibbie e borchie d ' ottone ; due camelie bianche agli orecchi ; la criniera divisa in tanti riccioli legati con fiocchettini d ' argento attraverso alla vita , e la coda tutta intrecciata con nastri di velluto amaranto e celeste . Era , insomma , un ciuchino da innamorare ! Il direttore , nel presentarlo al pubblico , aggiunse queste parole : " Miei rispettabili auditori ! Non starò qui a farvi menzogne delle grandi difficoltà da me soppressate per comprendere e soggiogare questo mammifero , mentre pascolava liberamente di montagna in montagna nelle pianure della zona torrida . Osservate , vi prego , quanta selvaggina trasudi dà suoi occhi , conciossiaché essendo riusciti vanitosi tutti i mezzi per addomesticarlo al vivere dei quadrupedi civili , ho dovuto più volte ricorrere all ' affabile dialetto della frusta . Ma ogni mia gentilezza invece di farmi da lui benvolere , me ne ha maggiormente cattivato l ' animo . Io però , seguendo il sistema di Galles , trovai nel suo cranio una piccola cartagine ossea che la stessa Facoltà Medicea di Parigi riconobbe essere quello il bulbo rigeneratore dei capelli e della danza pirrica . E per questo io lo volli ammaestrare nel ballo nonché nei relativi salti dei cerchi e delle botti foderate di foglio . Ammiratelo , e poi giudicatelo ! Prima però di prendere cognato da voi , permettete , o signori , che io v ' inviti al diurno spettacolo di domani sera : ma nell ' apoteosi che il tempo piovoso minacciasse acqua , allora lo spettacolo invece di domani sera , sarà posticipato a domattina , alle ore undici antimeridiane del pomeriggio " . E qui il direttore fece un ' altra profondissima riverenza : quindi rivolgendosi a Pinocchio , gli disse : - Animo , Pinocchio ! ... Avanti di dar principio ai vostri esercizi , salutate questo rispettabile pubblico , cavalieri , dame e ragazzi ! Pinocchio , ubbidiente , piegò subito i due ginocchi davanti , fino a terra , e rimase inginocchiato fino a tanto che il direttore , schioccando la frusta , non gli gridò : - Al passo ! Allora il ciuchino si rizzò sulle quattro gambe , e cominciò a girare intorno al Circo , camminando sempre di passo . Dopo un poco il direttore grido : - Al trotto ! - e Pinocchio , ubbidiente al comando , cambiò il passo in trotto . - Al galoppo ! ... - e Pinocchio staccò il galoppo . - Alla carriera ! - e Pinocchio si dette a correre di gran carriera . Ma in quella che correva come un barbero , il direttore , alzando il braccio in aria , scaricò un colpo di pistola . A quel colpo il ciuchino , fingendosi ferito , cadde disteso nel Circo , come se fosse moribondo davvero . Rizzatosi da terra , in mezzo a uno scoppio di applausi , d ' urli e di battimani , che andavano alle stelle , gli venne naturalmente di alzare la testa e di guardare in su ... e guardando , vide in un palco una bella signora , che aveva al collo una grossa collana d ' oro , dalla quale pendeva un medaglione . Nel medaglione c ' era dipinto il ritratto d ' un burattino . - Quel ritratto è il mio ! ... quella signora è la Fata ! - disse dentro di sé Pinocchio , riconoscendola subito : e lasciandosi vincere dalla gran contentezza , si provò a gridare : - Oh Fatina mia ! oh Fatina mia ! Ma invece di queste parole , gli uscì dalla gola un raglio cosi sonoro e prolungato , che fece ridere tutti gli spettatori , e segnatamente tutti i ragazzi che erano in teatro . Allora il direttore , per insegnargli e per fargli intendere che non è buona creanza mettersi a ragliare in faccia al pubblico , gli diè col manico della frusta una bacchettata sul naso . Il povero ciuchino , tirato fuori un palmo di lingua , durò a leccarsi il naso almeno cinque minuti , credendo forse così di rasciugarsi il dolore che aveva sentito . Ma quale fu la sua disperazione quando , voltandosi in su una seconda volta , vide che il palco era vuoto e che la Fata era sparita ! ... Si sentì come morire : gli occhi gli si empirono di lacrime e cominciò a piangere dirottamente . Nessuno però se ne accorse e , meno degli altri , il direttore , il quale , anzi , schioccando la frusta , gridò : - Da bravo , Pinocchio ! Ora farete vedere a questi signori con quanta grazia sapete saltare i cerchi . Pinocchio si provò due o tre volte : ma ogni volta che arrivava davanti al cerchio , invece di attraversarlo , ci passava più comodamente di sotto . Alla fine spiccò un salto e l ' attraversò : ma le gambe di dietro gli rimasero disgraziatamente impigliate nel cerchio : motivo per cui ricadde in terra dall ' altra parte tutto in un fascio . Quando si rizzò , era azzoppito , e a malapena poté ritornare alla scuderia . - Fuori Pinocchio ! Vogliamo il ciuchino ! Fuori il ciuchino ! - gridavano i ragazzi dalla platea , impietositi e commossi al tristissimo caso . Ma il ciuchino per quella sera non si fece rivedere . La mattina dopo il veterinario , ossia il medico delle bestie , quando l ' ebbe visitato , dichiarò che sarebbe rimasto zoppo per tutta la vita . Allora il direttore disse al suo garzone di stalla : - Che vuoi tu che mi faccia d ' un somaro zoppo ? Sarebbe un mangiapane a ufo . Portalo dunque in piazza e rivendilo . Arrivati in piazza , trovarono subito il compratore , il quale domandò al garzone di stalla : - Quanto vuoi di cotesto ciuchino zoppo ? - Venti lire . - Io ti do venti soldi . Non credere che io lo compri per servirmene : lo compro unicamente per la sua pelle . Vedo che ha la pelle molto dura , e con la sua pelle voglio fare un tamburo per la banda musicale del mio paese . Lascio pensare a voi , ragazzi , il bel piacere che fu per il povero Pinocchio , quando sentì che era destinato a diventare un tamburo ! Fatto sta che il compratore , appena pagati i venti soldi , condusse il ciuchino sopra uno scoglio ch ' era sulla riva del mare ; e messogli un sasso al collo e legatolo per una zampa con una fune che teneva in mano , gli diè improvvisamente uno spintone e lo gettò nell ' acqua . Pinocchio , con quel macigno al collo , andò subito a fondo ; e il compratore , tenendo sempre stretta in mano la fune , si pose a sedere sullo scoglio , aspettando che il ciuchino avesse tutto il tempo di morire affogato , per poi levargli la pelle . Pinocchio , gettato in mare , è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima ; ma mentre nuota per salvarsi , è ingoiato dal terribile Pesce - cane . Dopo cinquanta minuti che il ciuchino era sott ' acqua , il compratore disse , discorrendo da sé solo : - A quest ' ora il mio povero ciuchino zoppo deve essere bell ' affogato . Ritiriamolo dunque su , e facciamo con la sua pelle questo bel tamburo . E cominciò a tirare la fune , con la quale lo aveva legato per una gamba : e tira , tira , tira , alla fine vide apparire a fior d ' acqua ... indovinate ? Invece di un ciuchino morto , vide apparire a fior d ' acqua un burattino vivo che scodinzolava come un ' anguilla . Vedendo quel burattino di legno , il pover ' uomo credé di sognare e rimase lì intontito , a bocca aperta e con gli occhi fuori della testa . Riavutosi un poco dal suo primo stupore , disse piangendo e balbettando : - E il ciuchino che ho gettato in mare dov ' è ? - Quel ciuchino son io ! - rispose il burattino , ridendo . - Tu ? - Io . - Ah ! mariuolo ! Pretenderesti forse burlarti di me ? - Burlarmi di voi ? Tutt ' altro , caro padrone : io vi parlo sul serio . - Ma come mai tu , che poco fa eri un ciuchino , ora , stando nell ' acqua sei diventato un burattino di legno ? ... - Sarà effetto dell ' acqua del mare . Il mare ne fa di questi scherzi . - Bada , burattino , bada ! ... Non credere di divertirti alle mie spalle . Guai a te , se mi scappa la pazienza . - Ebbene , padrone : volete sapere tutta la vera storia ? Scioglietemi questa gamba e io ve la racconterò . Quel buon pasticcione del compratore , curioso di conoscere la vera storia , gli sciolse subito il nodo della fune , che lo teneva legato : e allora Pinocchio , trovandosi libero come un uccello nell ' aria prese a dirgli così : - Sappiate dunque che io ero un burattino di legno come sono oggi : ma mi trovavo a tocco e non tocco di diventare un ragazzo , come in questo mondo ce n ' è tanti : se non che per la mia poca voglia di studiare e per dar retta ai cattivi compagni , scappai di casa ... e un bel giorno , svegliandomi , mi trovai cambiato in un somaro con tanto di orecchi ... e con tanto di coda ! ... Che vergogna fu quella per me ! ... Una vergogna , caro padrone , che Sant ' Antonio benedetto non la faccia provare neppure a voi ! Portato a vendere sul mercato degli asini , fui comprato dal Direttore di una compagnia equestre , il quale si messe in capo di far di me un gran ballerino e un gran saltatore di cerchi ; ma una sera durante lo spettacolo , feci in teatro una brutta cascata , e rimasi zoppo da tutt ' e due le gambe . Allora il direttore non sapendo che cosa farsi d ' un asino zoppo , mi mandò a rivendere , e voi mi avete comprato ! - Pur troppo ! E ti ho pagato venti soldi . E ora chi mi rende i miei poveri venti soldi ? - E perché mi avete comprato ? Voi mi avete comprato per fare con la mia pelle un tamburo ! ... un tamburo ! ... - Pur troppo ! ... E ora dove troverò un ' altra pelle ? - Non vi date alla disperazione , padrone . Dei ciuchini ce n ' è tanti , in questo mondo ! - Dimmi , monello impertinente : e la tua storia finisce qui ? - No , - rispose il burattino , - ci sono altre due parole , e poi è finita . Dopo avermi comprato , mi avete condotto in questo luogo per uccidermi ; ma poi , cedendo a un sentimento pietoso d ' umanità , avete preferito di legarmi un sasso al collo e di gettarmi in fondo al mare . Questo sentimento di delicatezza vi onora moltissimo , e io ve ne serberò eterna riconoscenza . Per altro , caro padrone , questa volta avete fatto i vostri conti senza la Fata ... - E chi è questa Fata ? - E la mia mamma , la quale somiglia a tutte quelle buone mamme , che vogliono un gran bene ai loro ragazzi e non li perdono mai d ' occhio , e li assistono amorosamente in ogni disgrazia , anche quando questi ragazzi , per le loro scapataggini e per i loro cattivi portamenti , meriterebbero di essere abbandonati e lasciati in balia a se stessi . Dicevo , dunque , che la buona Fata , appena mi vide in pericolo di affogare , mandò subito intorno a me un branco infinito di pesci , i quali credendomi davvero un ciuchino bell ' e morto , cominciarono a mangiarmi ! E che bocconi che facevano ! Non avrei mai creduto che i pesci fossero più ghiotti anche dei ragazzi ! Chi mi mangiò gli orecchi , chi mi mangiò il muso , chi il collo e la criniera , chi la pelle delle zampe , chi la pelliccia della schiena ... e fra gli altri , vi fu un pesciolino cosi garbato , che si degnò perfino di mangiarmi la coda . - Da oggi in poi , - disse il compratore inorridito , - faccio giuro di non assaggiar più carne di pesce . Mi dispiacerebbe troppo di aprire una triglia o un nasello fritto e di trovargli in corpo una coda di ciuco ! - Io la penso come voi , - replicò il burattino , ridendo . - Del resto , dovete sapere che quando i pesci ebbero finito di mangiarmi tutta quella buccia asinina , che mi copriva dalla testa ai piedi , arrivarono , - com ' è naturale , all ' osso ... o per dir meglio , arrivarono al legno , perché , come vedete , io son fatto di legno durissimo . Ma dopo dati i primi morsi , quei pesci ghiottoni si accorsero subito che il legno non era ciccia per i loro denti , e nauseati da questo cibo indigesto se ne andarono chi in qua chi in là , senza voltarsi nemmeno a dirmi grazie ... Ed eccovi raccontato come qualmente voi , tirando su la fune , avete trovato un burattino vivo , invece d ' un ciuchino morto . - Io mi rido della tua storia , - gridò il compratore imbestialito . - Io so che ho speso venti soldi per comprarti , e rivoglio i miei quattrini . Sai che cosa farò ? Ti porterò daccapo al mercato , e ti rivenderò a peso di legno stagionato per accendere il fuoco nel caminetto . - Rivendetemi pure : io sono contento , - disse Pinocchio . Ma nel dir cosi , fece un bel salto e schizzò in mezzo all ' acqua . E nuotando allegramente e allontanandosi dalla spiaggia , gridava al povero compratore : - Addio , padrone ; se avete bisogno di una pelle per fare un tamburo , ricordatevi di me . E poi rideva e seguitava a nuotare : e dopo un poco , rivoltandosi indietro , urlava più forte : - Addio , padrone : se avete bisogno di un po ' di legno stagionato , per accendere il caminetto , ricordatevi di me . Fatto sta che in un batter d ' occhio si era tanto allontanato , che non si vedeva quasi più : ossia , si vedeva solamente sulla superficie del mare un puntolino nero , che di tanto in tanto rizzava le gambe fuori dell ' acqua e faceva capriole e salti , come un delfino in vena di buonumore . Intanto che Pinocchio nuotava alla ventura , vide in mezzo al mare uno scoglio che pareva di marmo bianco : e su in cima allo scoglio , una bella Caprettina che belava amorosamente e gli faceva segno di avvicinarsi . La cosa più singolare era questa : che la lana della Caprettina , invece di esser bianca , o nera , o pallata di due colori , come quella delle altre capre , era invece turchina , ma d ' un color turchino sfolgorante , che rammentava moltissimo i capelli della bella Bambina . Lascio pensare a voi se il cuore del povero Pinocchio cominciò a battere più forte ! Raddoppiando di forza e di energia si diè a nuotare verso lo scoglio bianco : ed era già a mezza strada , quando ecco uscir fuori dall ' acqua e venirgli incontro una orribile testa di mostro marino , con la bocca spalancata , come una voragine , e tre filari di zanne che avrebbero fatto paura anche a vederle dipinte . E sapete chi era quel mostro marino ? Quel mostro marino era né più né meno quel gigantesco Pesce - cane , ricordato più volte in questa storia , e che per le sue stragi e per la sua insaziabile voracità , veniva soprannominato " l ' Attila dei pesci e dei pescatori " . Immaginatevi lo spavento del povero Pinocchio alla vista del mostro . Cerco di scansarlo , di cambiare strada : cercò di fuggire : ma quella immensa bocca spalancata gli veniva sempre incontro con la velocità di una saetta . - Affrettati , Pinocchio , per carità ! - gridava belando la bella Caprettina . E Pinocchio nuotava disperatamente con le braccia , col petto , con le gambe e coi piedi . - Corri , Pinocchio , perché il mostro si avvicina ! E Pinocchio , raccogliendo tutte le sue forze , raddoppiava di lena nella corsa . - Bada , Pinocchio ! ... il mostro ti raggiunge ! ... Eccolo ! ... Eccolo ! ... Affrettati per carità , o sei perduto ! ... E Pinocchio a nuotar più lesto che mai , e via , e via , e via , come andrebbe una palla di fucile . E già era presso lo scoglio , e già la Caprettina , spenzolandosi tutta sul mare , gli porgeva le sue zampine davanti per aiutarlo a uscire dall ' acqua ! Ma oramai era tardi ! Il mostro lo aveva raggiunto : il mostro , tirando il fiato a sé , si bevve il povero burattino , come avrebbe bevuto un uovo di gallina : e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità , che Pinocchio , cascando giù in corpo al Pesce - cane , battè un colpo cosi screanzato , da restarne sbalordito per un quarto d ' ora . Quando ritornò in sé da quello sbigottimento , non sapeva raccapezzarsi , nemmeno lui , in che mondo si fosse . Intorno a sé c ' era da ogni parte un gran buio : ma un buio così nero e profondo , che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d ' inchiostro . Stette in ascolto e non senti nessun rumore : solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento . Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse : ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro . Perché bisogna sapere che il Pesce - cane soffriva moltissimo d ' asma , e quando respirava , pareva proprio che tirasse la tramontana . Pinocchio , sulle prime , s ' ingegnò di farsi un poco di coraggio : ma quand ' ebbe la prova e la riprova di trovarsi chiuso in corpo al mostro marino allora cominciò a piangere e a strillare : e piangendo diceva : - Aiuto ! aiuto ! Oh povero me ! Non c ' è nessuno che venga a salvarmi ? - Chi vuoi che ti salvi , disgraziato ? ... - disse in quel buio una vociaccia fessa di chitarra scordata . - Chi è che parla cosi ? - domandò Pinocchio , sentendosi gelare dallo spavento . - Sono io ! sono un povero Tonno , inghiottito dal Pesce - cane insieme con te . E tu che pesce sei ? - Io non ho che vedere nulla coi pesci . Io sono un burattino . - E allora , se non sei un pesce , perché ti sei fatto inghiottire dal mostro ? - Non son io , che mi son fatto inghiottire : gli è lui che mi ha inghiottito ! Ed ora che cosa dobbiamo fare qui al buio ? ... - Rassegnarsi e aspettare che il Pesce - cane ci abbia digeriti tutt ' e due ! ... - Ma io non voglio esser digerito ! - urlò Pinocchio , ricominciando a piangere . - Neppure io vorrei esser digerito , - soggiunse il Tonno , - ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che , quando si nasce Tonni , c ' è più dignità a morir sott ' acqua che sott ' olio ! ... - Scioccherie ! - gridò Pinocchio . - La mia è un ' opinione , - replicò il Tonno , - e le opinioni , come dicono i Tonni politici , vanno rispettate ! - Insomma ... io voglio andarmene di qui ... io voglio fuggire ... - Fuggi , se ti riesce ! ... - è molto grosso questo Pesce - cane che ci ha inghiottiti ? - domandò il burattino . - Figurati che il suo corpo è più lungo di un chilometro , senza contare la coda . Nel tempo che facevano questa conversazione al buio , parve a Pinocchio di veder lontan lontano una specie di chiarore . - Che cosa sarà mai quel lumicino lontano lontano ? - disse Pinocchio . - Sarà qualche nostro compagno di sventura , che aspetterà come noi il momento di esser digerito ! .... - Voglio andare a trovarlo . Non potrebbe darsi il caso che fosse qualche vecchio pesce capace di insegnarmi la strada per fuggire ? - Io te l ' auguro di cuore , caro burattino . - Addio , Tonno . - Addio , burattino ; e buona fortuna . - Dove ci rivedremo ? ... - Chi lo sa ? ... è meglio non pensarci neppure ! Pinocchio ritrova in corpo al Pesce - cane ... Chi ritrova ? Leggete questo capitolo e lo saprete . Pinocchio , appena che ebbe detto addio al suo buon amico Tonno , si mosse brancolando in mezzo a quel buio , e cominciò a camminare a tastoni dentro il corpo del Pesce - cane , avviandosi un passo dietro l ' altro verso quel piccolo chiarore che vedeva baluginare lontano lontano . E nel camminare sentì che i suoi piedi sguazzavano in una pozzanghera d ' acqua grassa e sdrucciolona , e quell ' acqua sapeva di un odore così acuto di pesce fritto che gli pareva di essere a mezza quaresima . E più andava avanti , e più il chiarore si faceva rilucente e distinto : finché , cammina cammina , alla fine arrivò : e quando fu arrivato ... che cosa trovò ? Ve lo do a indovinare in mille : trovò una piccola tavola apparecchiata , con sopra una candela accesa infilata in una bottiglia di cristallo verde , e seduto a tavola un vecchiettino tutto bianco , come se fosse di neve o di panna montata , il quale se ne stava lì biascicando alcuni pesciolini vivi , ma tanto vivi , che alle volte mentre li mangiava , gli scappavano perfino di bocca . A quella vista il povero Pinocchio ebbe un ' allegrezza così grande e così inaspettata , che ci mancò un ette non cadesse in delirio . Voleva ridere , voleva piangere , voleva dire un monte di cose ; e invece mugolava confusamente e balbettava delle parole tronche e sconclusionate . Finalmente gli riuscì di cacciar fuori un grido di gioia e spalancando le braccia e gettandosi al collo del vecchietto , cominciò a urlare : - Oh ! babbino mio ! finalmente vi ho ritrovato ! Ora poi non vi lascio più , mai più , mai più ! - Dunque gli occhi mi dicono il vero ? - replicò il vecchietto stropicciandosi gli occhi , - Dunque tu sé proprio il mì caro Pinocchio ? - Sì , sì , sono io , proprio io ! E voi mi avete digià perdonato , non è vero ? Oh ! babbino mio , come siete buono ! ... e pensare che io , invece ... Oh ! ma se sapeste quante disgrazie mi son piovute sul capo e quante cose mi son andate per traverso ! Figuratevi che il giorno che voi , povero babbino , col vendere la vostra casacca mi compraste l ' Abbecedario per andare a scuola , io scappai a vedere i burattini , e il burattinaio mi voleva mettere sul fuoco perché gli cocessi il montone arrosto , che fu quello poi che mi dette cinque monete d ' oro , perché le portassi a voi , ma io trovai la Volpe e il Gatto , che mi condussero all ' osteria del Gambero Rosso dove mangiarono come lupi , e partito solo di notte incontrai gli assassini che si messero a corrermi dietro , e io via , e loro dietro , e io via e loro sempre dietro , e io via , finché m ' impiccarono a un ramo della Quercia grande , dovecché la bella Bambina dai capelli turchini mi mandò a prendere con una carrozzina , e i medici , quando m ' ebbero visitato , dissero subito : " Se non è morto , è segno che è sempre vivo " , e allora mi scappò detto una bugia , e il naso cominciò a crescermi e non mi passava più dalla porta di camera , motivo per cui andai con la Volpe e col Gatto a sotterrare le quattro monete d ' oro , che una l ' avevo spesa all ' osteria , e il pappagallo si messe a ridere , e viceversa di duemila monete non trovai più nulla , la quale il giudice quando seppe che ero stato derubato , mi fece subito mettere in prigione , per dare una soddisfazione ai ladri , di dove , col venir via , vidi un bel grappolo d ' uva in un campo , che rimasi preso alla tagliola e il contadino di santa ragione mi messe il collare da cane perché facessi la guardia al pollaio , che riconobbe la mia innocenza e mi lasciò andare , e il Serpente , colla coda che gli fumava , cominciò a ridere e gli si strappò una vena sul petto e cosi ritornai alla Casa della bella Bambina , che era morta , e il Colombo vedendo che piangevo mi disse : " Ho visto il tù babbo che si fabbricava una barchettina per venirti a cercare " , e io gli dissi : " Oh ! se avessi l ' ali anch ' io " , e lui mi disse : " Vuoi venire dal tuo babbo ? " , e io gli dissi : " Magari ! ma chi mi ci porta " , e lui mi disse : " Ti ci porto io " , e io gli dissi : " Come ? " , e lui mi disse : " Montami sulla groppa " , e così abbiamo volato tutta la notte , e poi la mattina tutti i pescatori che guardavano verso il mare mi dissero : " C ' è un pover ' uomo in una barchetta che sta per affogare " , e io da lontano vi riconobbi subito , perché me lo diceva il core , e vi feci cenno di tornare alla spiaggia ... - Ti riconobbi anch ' io , - disse Geppetto , - e sarei volentieri tornato alla spiaggia : ma come fare ? Il mare era grosso e un cavallone m ' arrovesciò la barchetta . Allora un orribile Pesce - cane che era lì vicino , appena m ' ebbe visto nell ' acqua corse subito verso di me , e tirata fuori la lingua , mi prese pari pari , e m ' inghiottì come un tortellino di Bologna . - E quant ' è che siete chiuso qui dentro ? - domandò Pinocchio . - Da quel giorno in poi , saranno oramai due anni : due anni , Pinocchio mio , che mi son parsi due secoli ! - E come avete fatto a campare ? E dove avete trovata la candela ? E i fiammiferi per accenderla , chi ve li ha dati ? - Ora ti racconterò tutto . Devi dunque sapere che quella medesima burrasca , che rovesciò la mia barchetta , fece anche affondare un bastimento mercantile . I marinai si salvarono tutti , ma il bastimento colò a fondo e il solito Pesce - cane , che quel giorno aveva un appetito eccellente , dopo aver inghiottito me , inghiottì anche il bastimento ... - Come ? Lo inghiottì tutto in un boccone ? ... - domandò Pinocchio maravigliato . - Tutto in un boccone : e risputò solamente l ' albero maestro , perché gli era rimasto fra i denti come una lisca . Per mia gran fortuna , quel bastimento era carico di carne conservata in cassette di stagno , di biscotto , ossia di pane abbrostolito , di bottiglie di vino , d ' uva secca , di cacio , di caffè , di zucchero , di candele steariche e di scatole di fiammiferi di cera . Con tutta questa grazia di Dio ho potuto campare due anni : ma oggi sono agli ultimi sgoccioli : oggi nella dispensa non c ' è più nulla , e questa candela , che vedi accesa , è l ' ultima candela che mi sia rimasta ... - E dopo ? ... - E dopo , caro mio , rimarremo tutt ' e due al buio . - Allora , babbino mio , - disse Pinocchio , - non c ' è tempo da perdere . Bisogna pensar subito a fuggire ... - A fuggire ? ... e come ? - Scappando dalla bocca del Pesce - cane e gettandosi a nuoto in mare . - Tu parli bene : ma io , caro Pinocchio , non so nuotare . - E che importa ? ... Voi mi monterete a cavalluccio sulle spalle e io , che sono un buon nuotatore , vi porterò sano e salvo fino alla spiaggia . - Illusioni , ragazzo mio ! - replicò Geppetto , scotendo il capo e sorridendo malinconicamente . - Ti par egli possibile che un burattino , alto appena un metro , come sei tu , possa aver tanta forza da portarmi a nuoto sulle spalle ? - Provatevi e vedrete ! A ogni modo , se sarà scritto in cielo che dobbiamo morire , avremo almeno la gran consolazione di morire abbracciati insieme . E senza dir altro , Pinocchio prese in mano la candela , e andando avanti per far lume , disse al suo babbo : - Venite dietro a me , e non abbiate paura . E così camminarono un bel pezzo , e traversarono tutto il corpo e tutto lo stomaco del Pesce - cane . Ma giunti che furono al punto dove cominciava la gran gola del mostro , pensarono bene di fermarsi per dare un ' occhiata e cogliere il momento opportuno alla fuga . Ora bisogna sapere che il Pesce - cane , essendo molto vecchio e soffrendo d ' asma e di palpitazione di cuore , era costretto a dormir a bocca aperta : per cui Pinocchio , affacciandosi al principio della gola e guardando in su , poté vedere al di fuori di quell ' enorme bocca spalancata un bel pezzo di cielo stellato e un bellissimo lume di luna . - Questo è il vero momento di scappare , - bisbigliò allora voltandosi al suo babbo . - Il Pescecane dorme come un ghiro : il mare è tranquillo e ci si vede come di giorno . Venite dunque , babbino , dietro a me e fra poco saremo salvi . Detto fatto , salirono su per la gola del mostro marino , e arrivati in quell ' immensa bocca cominciarono a camminare in punta di piedi sulla lingua ; una lingua così larga e così lunga , che pareva il viottolone d ' un giardino . E già stavano lì lì per fare il gran salto e per gettarsi a nuoto nel mare , quando , sul più bello , il Pesce - cane starnutì , e nello starnutire , dette uno scossone così violento , che Pinocchio e Geppetto si trovarono rimbalzati all ' indietro e scaraventati novamente in fondo allo stomaco del mostro . Nel grand ' urto della caduta la candela si spense , e padre e figliuolo rimasero al buio . - E ora ? ... - domandò Pinocchio facendosi serio . - Ora ragazzo mio , siamo bell ' e perduti . - Perché perduti ? Datemi la mano , babbino , e badate di non sdrucciolare ! ... - Dove mi conduci ? - Dobbiamo ritentare la fuga . Venite con me e non abbiate paura . Ciò detto , Pinocchio prese il suo babbo per la mano : e camminando sempre in punta di piedi , risalirono insieme su per la gola del mostro : poi traversarono tutta la lingua e scavalcarono i tre filari di denti . Prima però di fare il gran salto , il burattino disse al suo babbo : - Montatemi a cavalluccio sulle spalle e abbracciatemi forte forte . Al resto ci penso io . Appena Geppetto si fu accomodato per bene sulle spalle del figliuolo , Pinocchio , sicurissimo del fatto suo , si gettò nell ' acqua e cominciò a nuotare . Il mare era tranquillo come un olio : la luna splendeva in tutto il suo chiarore e il Pesce - cane seguitava a dormire di un sonno così profondo , che non l ' avrebbe svegliato nemmeno una cannonata . Finalmente Pinocchio cessa d ' essere un burattino e diventa un ragazzo . Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia , si accorse che il suo babbo , il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell ' acqua , tremava fitto fitto , come se al pover ' uomo gli battesse la febbre terzana . Tremava di freddo o di paura ? Chi lo sa ? Forse un po ' dell ' uno e un po ' dell ' altro . Ma Pinocchio , credendo che quel tremito fosse di paura , gli disse per confortarlo : - Coraggio babbo ! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi . - Ma dov ' è questa spiaggia benedetta ? - domandò il vecchietto diventando sempre più inquieto , e appuntando gli occhi , come fanno i sarti quando infilano l ' ago . - Eccomi qui , che guardo da tutte le parti , e non vedo altro che cielo e mare . - Ma io vedo anche la spiaggia , - disse il burattino . - Per vostra regola io sono come i gatti : ci vedo meglio di notte che di giorno . Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore : ma invece ... Invece cominciava a scoraggiarsi : le forze gli scemavano , il suo respiro diventava grosso e affannoso ... insomma non ne poteva più , la spiaggia era sempre lontana . Nuotò finché ebbe fiato : poi si voltò col capo verso Geppetto , e disse con parole interrotte : - Babbo mio , aiutatemi ... perché io muoio ! E il padre e il figliuolo erano oramai sul punto di affogare , quando udirono una voce di chitarra scordata che disse : - Chi è che muore ? - Sono io e il mio povero babbo ! ... - Questa voce la riconosco ! Tu sei Pinocchio ! ... - Preciso : e tu ? - Io sono il Tonno , il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce - cane . - E come hai fatto a scappare ? - Ho imitato il tuo esempio . Tu sei quello che mi hai insegnato la strada , e dopo te , sono fuggito anch ' io . - Tonno mio , tu capiti proprio a tempo ! Ti prego per l ' amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli : aiutaci , o siamo perduti . - Volentieri e con tutto il cuore . Attaccatevi tutt ' e due alla mia coda , e lasciatevi guidare . In quattro minuti vi condurrò alla riva . Geppetto e Pinocchio , come potete immaginarvelo accettarono subito l ' invito : ma invece di attaccarsi alla coda , giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno . - Siamo troppo pesi ? ... - gli domandò Pinocchio . - Pesi ? Neanche per ombra ; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia , - rispose il Tonno , il quale era di una corporatura così grossa e robusta , da parere un vitello di due anni . Giunti alla riva , Pinocchio saltò a terra il primo , per aiutare il suo babbo a fare altrettanto ; poi si voltò al Tonno , e con voce commossa gli disse : - Amico mio , tu hai salvato il mio babbo ! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza ! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna ! ... Il Tonno cacciò il muso fuori dall ' acqua , e Pinocchio , piegandosi coi ginocchi a terra , gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca . A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza , il povero Tonno , che non c ' era avvezzo , si sentì talmente commosso , che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino , ricacciò il capo sott ' acqua e sparì . Intanto s ' era fatto giorno . Allora Pinocchio , offrendo il suo braccio a Geppetto , che aveva appena il fiato di reggersi in piedi , gli disse : - Appoggiatevi pure al mio braccio , caro babbino , e andiamo . Cammineremo pian pianino come le formicole , e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via . - E dove dobbiamo andare ? - domandò Geppetto . - In cerca di una casa o d ' una capanna , dove ci diano per carità un boccon di pane e un po ' di paglia che ci serva da letto . Non avevano ancora fatti cento passi , che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi , i quali stavano lì in atto di chiedere l ' elemosina . Erano il Gatto e la Volpe : ma non si riconoscevano più da quelli d ' una volta . Figuratevi che il Gatto , a furia di fingersi cieco , aveva finito coll ' accecare davvero : e la Volpe invecchiata , intignata e tutta perduta da una parte , non aveva più nemmeno la coda . Così è . Quella trista ladracchiola , caduta nella più squallida miseria , si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante , che la comprò per farsene uno scacciamosche . - O Pinocchio , - gridò la Volpe con voce di piagnisteo , - fai un po ' di carità a questi due poveri infermi . - Infermi ! - ripetè il Gatto . - Addio , mascherine ! - rispose il burattino . - Mi avete ingannato una volta , e ora non mi ripigliate più . - Credilo , Pinocchio , che oggi siamo poveri e disgraziati davvero ! - Davvero ! - ripetè il Gatto . - Se siete poveri , ve lo meritate . Ricordatevi del proverbio che dice : " I quattrini rubati non fanno mai frutto " . Addio , mascherine ! - Abbi compassione di noi ! ... - Di noi ! ... - Addio , mascherine ! Ricordatevi del proverbio che dice : " La farina del diavolo va tutta in crusca " . - Non ci abbandonare ! ... - ... are ! - ripetè il Gatto . - Addio , mascherine ! Ricordatevi del proverbio che dice : " Chi ruba il mantello al suo prossimo , per il solito muore senza camicia " . E così dicendo , Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada : finché , fatti altri cento passi , videro in fondo a una viottola in mezzo ai campi una bella capanna tutta di paglia , e col tetto coperto d ' embrici e di mattoni . - Quella capanna dev ' essere abitata da qualcuno , - disse Pinocchio . - Andiamo là e bussiamo . Difatti andarono , e bussarono alla porta . - Chi è ? - disse una vocina di dentro . - Siamo un povero babbo e un povero figliuolo , senza pane e senza tetto , - rispose il burattino . - Girate la chiave , e la porta si aprirà , - disse la solita vocina . Pinocchio girò la chiave , e la porta si apri . Appena entrati dentro , guardarono di qua , guardarono di là , e non videro nessuno . - O il padrone della capanna dov ' è ? - disse Pinocchio maravigliato . - Eccomi quassù ! Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto , e videro sopra un travicello il Grillo - parlante : - Oh ! mio caro Grillino , - disse Pinocchio salutandolo garbatamente . - Ora mi chiami il " tuo caro Grillino " , non è vero ? Ma ti rammenti di quando , per scacciarmi di casa tua , mi tirasti un martello di legno ? ... - Hai ragione , Grillino ! Scaccia anche me ... tira anche a me un martello di legno : ma abbi pietà del mio povero babbo ... - Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo : ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto , per insegnarti che in questo mondo , quando si può , bisogna mostrarsi cortesi con tutti , se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno . - Hai ragione , Grillino , hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data . Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna ? - Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra , che aveva la lana d ' un bellissimo colore turchino . - E la capra dov ' è andata ? - - Non lo so . - E quando ritornerà ? ... - domandò Pinocchio , con vivissima curiosità . - Non ritornerà mai . Ieri è partita tutta afflitta , e , belando , pareva che dicesse : " Povero Pinocchio ... oramai non lo rivedrò più ... il Pesce - cane a quest ' ora l ' avrà bell ' e divorato !..." . - Ha detto proprio così ? ... Dunque era lei ! ... Era lei ! ... era la mia cara Fatina ! ... - cominciò a urlare Pinocchio , singhiozzando e piangendo dirottamente . Quand ' ebbe pianto ben bene , si rasciugò gli occhi e , preparato un buon lettino di paglia , vi distese sopra il vecchio Geppetto . Poi domandò al Grillo - parlante : - Dimmi , Grillino : dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo ? - Tre campi distante di qui c ' è l ' ortolano Giangio , che tiene le mucche . Và da lui e troverai il latte , che cerchi . Pinocchio andò di corsa a casa dell ' ortolano Giangio ; ma l ' ortoiano gli disse : - Quanto ne vuoi del latte ? - Ne voglio un bicchiere pieno . - Un bicchiere di latte costa un soldo . Comincia intanto dal darmi il soldo . - Non ho nemmeno un centesimo , - rispose Pinocchio tutto mortificato e dolente . - Male , burattino mio , - replicò l ' ortolano . - Se tu non hai nemmeno un centesimo , io non ho nemmeno un dito di latte . - Pazienza ! - disse Pinocchio e fece l ' atto di andarsene . - Aspetta un po ' , - disse Giangio . - Fra te e me ci possiamo accomodare . Vuoi adattarti a girare il bindolo ? - Che cos ' è il bindolo ? - Gli è quell ' ordigno di legno , che serve a tirar su l ' acqua dalla cisterna , per annaffiare gli ortaggi . - Mi proverò ... - Dunque , tirami su cento secchie d ' acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte . - Sta bene . Giangio condusse il burattino nell ' orto e gl ' insegnò la maniera di girare il bindolo . Pinocchio si pose subito al lavoro ; ma prima di aver tirato su le cento secchie d ' acqua , era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi . Una fatica a quel modo non l ' aveva durata mai . - Finora questa fatica di girare il bindolo , - disse l ' ortolano , - l ' ho fatta fare al mio ciuchino : ma oggi quel povero animale è in fin di vita . - Mi menate a vederlo ? - disse Pinocchio . - Volentieri . Appena che Pinocchio fu entrato nella stalla vide un bel ciuchino disteso sulla paglia , rifinito dalla fame e dal troppo lavoro . Quando l ' ebbe guardato fisso fisso , disse dentro di sé , turbandosi : - Eppure quel ciuchino lo conosco ! Non mi è fisonomia nuova ! E chinatosi fino a lui , gli domandò in dialetto asinino : - Chi sei ? A questa domanda , il ciuchino apri gli occhi moribondi , e rispose balbettando nel medesimo dialetto : - Sono Lu ... ci ... gno ... lo . E dopo richiuse gli occhi e spirò . - Oh ! povero Lucignolo ! - disse Pinocchio a mezza voce : e presa una manciata di paglia , si rasciugò una lacrima che gli colava giù per il viso . - Ti commovi tanto per un asino che non ti costa nulla ? - disse l ' ortolano . - Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti ? - Vi dirò ... era un mio amico ! ... - Tuo amico ? - Un mio compagno di scuola ! ... - Come ? ! - urlò Giangio dando in una gran risata . - Come ? ! avevi dei somari per compagni di scuola ! ... Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto ! ... Il burattino , sentendosi mortificato da quelle parole , non rispose : ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo , e se ne tornò alla capanna . E da quel giorno in poi , continuò più di cinque mesi a levarsi ogni mattina , prima dell ' alba , per andare a girare il bindolo , e guadagnare così quel bicchiere di latte , che faceva tanto bene alla salute cagionosa del suo babbo . Né si contentò di questo : perché a tempo avanzato , imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco : e coi quattrini che ne ricavava , provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere . Fra le altre cose , costruì da sé stesso un elegante carrettino per condurre a spasso il suo babbo alle belle giornate , e per fargli prendere una boccata d ' aria . Nelle veglie poi della sera , si esercitava a leggere e a scrivere . Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro , al quale mancavano il frontespizio e l ' indice , e con quello faceva la sua lettura . Quanto allo scrivere , si serviva di un fuscello temperato a uso penna ; e non avendo né calamaio né inchiostro , lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e di ciliege . Fatto sta , che con la sua buona volontà d ' ingegnarsi , di lavorare e di tirarsi avanti , non solo era riuscito a mantenere quasi agiatamente il suo genitore sempre malaticcio , ma per di più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo . Una mattina disse a suo padre : - Vado qui al mercato vicino , a comprarmi una giacchettina , un berrettino e un paio di scarpe . Quando tornerò a casa , - soggiunse ridendo , - sarò vestito così bene , che mi scambierete per un gran signore . E uscito di casa , cominciò a correre tutto allegro e contento . Quando a un tratto sentì chiamarsi per nome : e voltandosi , vide una bella Lumaca che sbucava fuori della siepe . - Non mi riconosci ? - disse la Lumaca . - Mi pare e non mi pare ... - Non ti ricordi di quella Lumaca , che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini ? Non ti rammenti di quella volta , quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell ' uscio di casa ? - Mi rammento di tutto , - gridò Pinocchio . - Rispondimi subito , Lumachina bella : dove hai lasciato la mia buona Fata ? Che fa ? Mi ha perdonato ? Si ricorda sempre di me ? Mi vuol sempre bene ? E ' molto lontana da qui ? Potrei andare a trovarla ? A tutte queste domande fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato , la Lumaca rispose con la sua solita flemma : - Pinocchio mio ! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale ! ... - Allo spedale ? ... - Pur troppo ! Colpita da mille disgrazie , si è gravemente ammalata e non ha più da comprarsi un boccon di pane . - Davvero ? ... Oh ! Che gran dolore che mi hai dato ! Oh ! povera Fatina ! Povera Fatina ! Povera Fatina ! ... Se avessi un milione , correrei a portarglielo ... Ma io non ho che quaranta soldi ... eccoli qui : andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo . Prendili , Lumaca , e và a portarli subito alla mia buona Fata . - E il tuo vestito nuovo ? ... - Che m ' importa del vestito nuovo ? Venderei anche questi cenci che ho addosso , per poterla aiutare ! Và , Lumaca , spicciati : e fra due giorni ritorna qui , che spero di poterti dare qualche altro soldo . Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo : da oggi in là , lavorerò cinque ore di più per mantenere anche la mia buona mamma . Addio , Lumaca , e fra due giorni ti aspetto . La Lumaca , contro il suo costume , cominciò a correre come una lucertola nei grandi solleoni d ' agosto . Quando Pinocchio tornò a casa , il suo babbo gli domandò : - E il vestito nuovo ? - Non m ' è stato possibile di trovarne uno che mi tornasse bene . Pazienza ! ... Lo comprerò un ' altra volta . Quella sera Pinocchio , invece di vegliare fino alle dieci , vegliò fino alla mezzanotte suonata ; e invece di far otto canestre di giunco ne fece sedici . Poi andò a letto e si addormentò . E nel dormire , gli parve di vedere in sogno la Fata , tutta bella e sorridente , la quale , dopo avergli dato un bacio , gli disse così . - Bravo Pinocchio ! In grazia del tuo buon cuore , io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi . I ragazzi che assistono amorosamente i propri genitori nelle loro miserie e nelle loro infermità , meritano sempre gran lode e grande affetto , anche se non possono esser citati come modelli d ' ubbidienza e di buona condotta . Metti giudizio per l ' avvenire , e sarai felice . A questo punto il sogno finì , e Pinocchio si svegliò con tanto d ' occhi spalancati . Ora immaginatevi voi quale fu la sua maraviglia quando , svegliandosi , si accorse che non era più un burattino di legno : ma che era diventato , invece , un ragazzo come tutti gli altri . Dette un ' occhiata all ' intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna , vide una bella camerina ammobiliata e agghindata con una semplicità quasi elegante . Saltando giù dal letto , trovò preparato un bel vestiario nuovo , un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle , che gli tornavano una vera pittura . Appena si fu vestito gli venne fatto naturalmente di mettere la mani nelle tasche e tirò fuori un piccolo portamonete d ' avorio , sul quale erano scritte queste parole : " La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore " . Aperto il portamonete , invece dei quaranta soldi di rame , vi luccicavano quaranta zecchini d ' oro , tutti nuovi di zecca . Dopo andò a guardarsi allo specchio , e gli parve d ' essere un altro . Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno , ma vide l ' immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni , cogli occhi celesti e con un ' aria allegra e festosa come una pasqua di rose . In mezzo a tutte queste meraviglie , che si succedevano le une alle altre , Pinocchio non sapeva più nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti . - E il mio babbo dov ' è ? - gridò tutt ' a un tratto : ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano , arzillo e di buonumore , come una volta , il quale , avendo ripreso subito la sua professione d ' intagliatore in legno , stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami , di fiori e di testine di diversi animali . - Levatemi una curiosità , babbino : ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso ? - gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci . - Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo , - disse Geppetto . - Perché merito mio ? ... - Perché quando i ragazzi , di cattivi diventano buoni , hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all ' interno delle loro famiglie . - E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto ? - Eccolo là , - rispose Geppetto ; e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola , col capo girato sur una parte , con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo , da parere un miracolo se stava ritto . Pinocchio si voltò a guardarlo ; e dopo che l ' ebbe guardato un poco , disse dentro di sé con grandissima compiacenza : - Com ' ero buffo , quand ' ero un burattino ! ... e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene ! ...
ABRAKADABRA. STORIA DELL'AVVENIRE ( GHISLANZONI ANTONIO , 1884 )
Narrativa ,
ÿþAl mio ottimo amico Professore Angelo Vecchio . Tu lo volesti , ed io ho compiuto l ' « Abrakadabra » . Lo dedico a te , che mai non cessasti di insistere perché io conducessi a termine questo bizzarro lavoro , tante volte ripreso e sospeso . - Ecco un libro , che ai più sembrerà una stravaganza , fors ' anche una insensatezza Tu , arguto e gentile , scoprirai in esso qualche seria intenzione , qualche tema sociale e politico degno di meditazione e di studi . Io ho pagato il mio debito a te ed ai pochi dei quali ho ambito la stima e l ' affetto . Questo mi stava a cuore ; del pubblico superficiale e svogliato poco mi preme . Ti ringrazio del bene che mi hai fatto incessantemente , spronandomi al lavoro e combattendo le mie diffidenze . Ricordami sempre quale uno de ' tuoi amici più affezionati . A . GHISLANZONI Caprino Bergamasco , 28 novembre 1883 . PROLOGO CAPITOLO I . Perchè quell ' uomo si chiamasse " Abrakadabra " . Nell ' aprile dell ' anno 1860 , un eccentrico personaggio venne ad abitare l ' alpestre paesello di C .... Era un uomo sui cinquant ' anni , magro , sparuto , dagli occhi incavati ed immobili , dal sorriso amorevole , tratto tratto mefistofelico . La foggia del suo soprabito nero , ampio , abbottonato fino al mento e lungo fino al tallone ; la callotta di tela ch ' egli portava , a guisa di turbante , involta a più riprese da una fascia azzurra ; tutto il suo abbigliamento formava una strana figura di prete e di pascià , che lungi dal riuscire ridicola , ispirava simpatia e rispetto . Quell ' eccentrico personaggio aveva preso in affitto una casa di rustiche apparenze , ma comoda e decente . Tutti lo sapevano ricco e di gran cuore . I poveri del paesello dicevano che quel forestiere era stato mandato in paese dalla Provvidenza . Nei primi tempi lo chiamavano il signore . Erano con lui due domestici ed un medico . Questi gli stava sempre a lato . Rare volte parlavano assieme . Quando uscivano al passeggio , il medico leggeva o fumava ; l ' altro a giudicarne dalla immobilità dello sguardo , pareva assorto in una sola , irremovibile idea . In paese correva voce che il signore fosse malato di cervello per eccessiva applicazione agli studi , e avesse appunto abbandonata la città per ritemprarsi nella buon ' aria dei monti . In fatti , dopo un mese di vita campestre , a dire dei paesani , il signore aveva fatto una ciera più lustra . I suoi denti di alabastro brillavano più spesso nel sorriso dell ' amorevolezza che non in quello della ironia mefistofelica . Usciva più sovente al passeggio . Si intratteneva sulla piazzetta a udire i colloqui dei contadini , a veder giuocare i fanciulli . Riceveva qualche visita alla sera . Il curato , il sindaco ed il farmacista erano divenuti assidui nella sua sala , ed egli stava le lunghe ore ad ascoltare le loro polemiche religiose e politiche . Il curato , il sindaco e il farmacista di C ... per lui rappresentavano i tre partiti , la eterna invariabile trinità del pensiero umano , che a suo credere , era cominciata nella mente dei tre primi abitatori dell ' universo . Il curato rappresentava il non possumus , la forza reazionaria ; Il sindaco il liberale moderato o moderatore ; Il farmacista l ' uomo del progresso ad ogni costo , l ' utopista rivoluzionario , che non ammette intervallo tra il pensiero e l ' azione . Questi tre principii , come ognuno può immaginare , si detestavano cordialmente ; e il loro attrito era scabro e sfavillante come quello dell ' acciaio colla pietra . Ciò nullameno , il curato , il sindaco e il farmacista venivano ogni sera ad occupare nella sala del signore tre lati di un tavolo coperto di ricco tappeto . Nel centro di quel tavolo , quegli spiriti eterogenei , intolleranti , irreconciliabili , avevano trovato un punto di coincidenza simpatica . Era un ' immane bottiglia , un ' anfora imponente e generosa , il cui sugo inesauribile produceva nei tre antagonisti il doppio effetto di rifiammare gli ardori politici e di ammorbidire le gole . Il curato , il sindaco e il farmacista pigliavano un gusto matto a bisticciarsi e a contraddirsi in quel tiepido ambiente dove la più gustosa delle bevande era sempre là per estinguere ogni ardore di sete e di entusiasmo . Essi amavano il buon vino con esemplare concordia ; e siccome il buon vino non corre le bettole e le cantine del volgo , così la loro ripulsione politica si era mutata in attrazione pel fascino di un barolo squisito . Il curato si scusava : - Forse che alla chiesa non conveniamo tutti , uomini dabbene e peccatori , papisti e scomunicati , intorno all ' altare del Dio uno e vero ? E il farmacista rifletteva : - Dinanzi alla malattia non conosco avversarii politici ; io prodigo i miei medicinali anche ai vili moderati che vorrei avvelenare di arsenico . La malattia e la sete stanno al di sopra di ogni rancore di partito . Il sindaco , nella sua qualità di moderato , credeva dar prova di sublime tolleranza , trincando coi due partiti estremi . Di qual modo si erano introdotti nella casa dell ' eccentrico signore tre individui di opinioni così avverse ? Il signore li aveva conquistati nei primi tempi del suo soggiorno in paese . Ciascuno alla sua volta , il curato , il sindaco e il farmacista , avevano ricevuto dal forestiere una carta di visita ed un autografo accompagnato da un biglietto a stampa di effetto miracoloso . Sulle carte di visita era impresso uno stemma gentilizio sovrapposto ad una parola enigmatica , che i tre sapienti del villaggio non avevano osato interpretare : Abrakadabra . I biglietti a stampa erano altrettanti boni della banca nazionale del valore di cinquecento franchi cadauno . Le tre lettere determinavano lo scopo e l ' indirizzo dell ' oblazione . La prima , al curato , per l ' obolo di San Pietro ; La seconda , al sindaco , pel monumento a Vittorio Emanuele ; La terza , al farmacista , da suddividersi fra le due collette promosse da Garibaldi e da Mazzini pel milione di fucili ... e pel soccorso alla libera stampa . Il curato , il sindaco e il farmacista , nell ' aprire quell ' inatteso dispaccio , nel constatare le intenzioni del generoso oblatore , si erano fregati le mani a versarne sangue , esclamando con enfasi da partigiani : il signore è dei nostri ! Ed ecco per quale impulso i tre avversari politici del paesello si erano recati a visitare il signore , coincidendo intorno alla grossa bottiglia , che poi doveva riavvicinarli quotidianamente a discutere i grandi problemi lulla politica mondiale . Durante la polemica , il contegno del signore era sempre enigmatico . Taceva con disperante costanza . La sua fronte spaziosa a volte si corrugava : i suoi occhi profondi vibravano lampi ; le labbra tumide e sorridenti si contraevano , e i denti si serravano con sinistro cigolio . Pareva ch ' egli facesse uno sforzo violento contro gli impeti della propria volontà , per reprimere un torrente di idee e di parole che tentavano prorompere . Quelle crisi erano passeggiere , ma atterrivano gli oratori , e imponevano agli entusiasmi della loro facondia . Un silenzio solenne regnava per qualche tempo nella sala . « Che razza d ' uomo ! - pensava il curato - credo ch ' egli abbia il diavolo in corpo ! » E gli occhi dei tre antagonisti si incontravano nell ' espressione di un sentimento comune ; vattel ' a pesca come la pensi costui ! Queste pause della politica erano ordinariamente impiegate nelle libazioni più generose . Tutti vuotavano il bicchiere , e si affrettavano a riempirlo come soldati che si preparino a nuovi attacchi . Brevi uragani . Si scioglievano senza rumore e senza danno . La fronte del signore riprendeva la sua calma severa - l ' occhio si dileguava nelle palpebre folte , e il labbro si ricomponeva al più mite sorriso , nell ' articolazione di una parola misteriosa : Abrakadabra . Quella parola era il terrore del curato , il quale la riteneva diabolica . Il farmacista , cui le spiegazioni del dizionario di scienze mediche l ' avevano resa incomprensibile , sorrideva con aria sapiente e faceva lo sbadato . Qualche volta , per soccorrere alla intelligenza dei suoi ospiti , il signore traduceva l ' Abrakadabra nel motto latino : ibis , redibis . Poi accennava ad essi di ripigliare la discussione - e in mezzo al frastuono delle voci mormorava fra i denti un fiat lux , che pareva il gemito di un Epulone assetato di luce » Abrakadabra , che non cessava di essere un enigma per tutti , era divenuto dopo alcuni mesi il soprannome del signore . CAPITOLO II . Il discorso del farmacista . Una sera i tre antagonisti di C ... si erano infervorati più che mai nella discussione politica . Le finestre della sala erano aperte , e parecchi paesani attratti dalle grida , sporgevano dai parapetti le bocche spalancate . La Camera del signore aveva le sue tribune . Quella sera l ' assemblea era completa . Il medico e i due domestici sedevano a poca distanza dal signore . Il farmacista aveva la parola : « - No ! ... colle mezze misure non si otterranno che deplorabili risultati - e fra poco le idee liberali dovranno soccombere , a meno che sull ' apatia universale non prevalgano gli uomini del nostro partito . « I moderati sono la peste delle rivoluzioni . L ' oppio è il più esiziale dei narcotici , in quanto esso uccida cogli allettamenti di un sopore delizioso . « Questa nostra società , corrotta dal despotismo , incadaverita dall ' inazione e dal servaggio , domanda rimedii eroici - fuoco , sangue , terrore . Di tal guisa si rigenerano le nazioni . « Tronchiamo le membra guaste , e il corpo sorgerà vivificato ! Dovunque elevasi un campanile , si pianti una ghigliottina ! I nemici del progresso sono i sicarii della umanità , la negazione di Dio . Esterminiamoli ! La voce del popolo li ha colpiti del suo tremendo anatema . « Gli schiavi , gli oppressi , i sofferenti , sono la maggioranza , Questa maggioranza ... è onnipotente . Già da secoli le ossa di quel misero Laocoonte che è il popolo , stridono nell ' improbo amplesso di pochi rettili coronati - il Briareo dalle cento braccia si lascia stritolare senza gemiti , come un gramo fanciullo nelle fascie . « Riscuotiti , o gigante ! Strappa a ' tuoi carnefici quelle squame dorate che finora ti abbagliarono la vista . Schiaccia sotto il forte tallone le teste dell ' idra . - Sperdi nel fango le bave velenose ! ... Guai se una sola testa uscirà intatta dall ' eccidio ! Ella andrà a rintanarsi fino a quando non abbia ricuperate le sue spire e il suo veleno . Al primo intiepidirsi della stagione , spiccherà un salto per morderti alla carotide e succhiare il tuo sangue . « Che abbiamo fatto noi ? che facciamo , colla nostra rivoluzione tanto vantata e tanto infruttuosa ? ... Abbiamo atterrito il dispotismo col tuono di una cannonata - abbiamo lanciato una bomba di carta in mezzo a questo intrigo di rettili . Ma i rettili si ritrassero nelle loro tane sibilando minaccia , e aspettando gli eventi . « Poi misero fuori la cresta , e si sparsero fra il popolo coll ' aria mansueta del primo serpente . E noi li vediamo , li incontriamo nelle nostre vie - li accogliamo nelle nostre case - li riscaldiamo nel nostro grembo - e istupiditi dall ' oppio , non sentiamo le nuove trafitture . Oh la bella , la grande rivoluzione ! « Metà dell ' Italia è schiava degli stranieri . I moderati ci promettono il compimento dell ' opera , predicando la rassegnazione e la pazienza . - Noi ci prepariamo ! - gridano essi . - O che ? Forse i tedeschi , i clericali , i nemici nostri non profittano anch ' essi della tregua per prepararsi alla lor volta ? ... « Aspettiamo ! diamo tempo alla reazione di completare la sua trama ! Così , il giorno in cui i soldati d ' Italia dovranno schierarsi sul Mincio per attaccare i tedeschi , ovvero spingersi a Roma alla conquista di una capitale , nel volgere il capo dietro i loro passi , vedranno sventolare sulle aguglie delle nostre cattedrali i colori abborriti ! « Stolti ! avete perdonato ai despoti quando essi giacevano nel fango ai vostri piedi ! Liberi per un quarto d ' ora , tremaste della libertà conquistata più che delle vinte tirannidi . Adulaste gli oppressori caduti , confermando nei vostri Parlamenti le leggi dell ' oppressione . Temeste di mostrarvi troppo liberali , e vi lusingaste , col rispetto di un abbominevole passato , conciliarvi le simpatie di chi non potrà in nessun modo allearsi con voi . « Perseguitaste gli uomini della luce , per allearvi , inconsapevoli o colpevoli , agli uomini delle tenebre . Impotenti o malvagi , ritiratevi ! Il popolo non è con voi , non può essere con voi . « Guai , se svegliandosi da quel sonno artifiziale che è il prodotto dei vostri narcotici , il popolo si accorgerà di esser tradito ! Allora il vostro sangue correrà nelle vie a torrenti ; allora tutti gli alberi e tutti i metalli si convertiranno in ghigliottine , in istrumenti di morte , pel vostro completo esterminio . « I Robespierre , i Danton , i Marat sorgeranno a migliaia dalle officine pensanti . E questa volta non sarà l ' ottantanove della Francia , ma quello di tutta l ' Europa liberale , coalizzata contro i tiranni . Voi vi troverete accerchiati da un milione di baionette , minacciati da un milione di mannaie - e la libertà , come aurora boreale , splenderà sull ' universo imporporata di sangue ... « E badate , che i vostri giorni sono contati ; che la pazienza è prossima a mutarsi in furore ... In quel giorno , i clericali e i moderati , gli uomini delle tenebre e gli uomini del crepuscolo , saranno travolti dal medesimo turbine . Coloro che si oppongono al progresso come quelli che pretendono moderarlo , rimarranno stritolati sotto le sue ruote prepotenti » . Il terribile oratore pose fine alla sua arringa per essiccamento di fauci , e sedette nel cupo silenzio de ' suoi ascoltatori . La fronte del signore annunciava un intimo turbamento , sebbene più volte egli avesse dato segno di adesione con un leggero movimento del capo . Il curato , durante il discorso dell ' implacabile demagogo , non aveva cessato di interromperlo con delle esclamazioni che parevano giaculatorie . Poichè il farmacista ebbe finito di parlare , il buon prete giunse le mani in atto di orrore , ed ai paesani , che ascoltavano dalla finestra , fece un gesto come dicesse : non vi scandalizzate di tante bestemmie ! Il Sindaco aveva ascoltato con moderazione , meditando un ' eloquente risposta . CAPITOLO III . Il discorso del Sindaco . - L ' ottantanove ! ... sempre l ' ottantanove ! - cominciò il sindaco levandosi in piedi dopo aver vuotato il bicchiere . - Robespierre ! Danton ! Marat ! ... Ecco il vostro ritornello , la vostra eterna minaccia , o infelici rimestatori di un passato che non può rinnovarsi . « Tutto il progresso della civiltà europea , le poche franchigie , le poche libertà acquisite dal popolo da quell ' epoca di sangue infino ad oggi , sono , a vostro dire , il frutto della rivoluzione . E sta bene , se col nome di rivoluzione voi intendiate designare il genio innovatore , la ribellione intellettuale del gran secolo che ci ha preceduti , Buffon , Beaumarchais , Voltaire , Diderot , Rousseau , D ' Alembert , Volney , tutti i grandi pensatori di un ' epoca luminosa - ecco la vera rivoluzione , la rivoluzione irresistibile , indomabile , soverchiatrice di ogni ostacolo . « Chi ha ritardata l ' opera della filosofia ? quali furono i nemici più esiziali dell ' idea ? - quelli che allora rappresentavano il partito di azione , i demagoghi , i tiranni dal berretto frigio . Via ! cessate una volta dall ' adulare la ghigliottina , attribuendo all ' istrumento feroce che ha mietuto tante nobili intelligenze la facoltà di rigenerare la terra e di fecondarvi il progresso ! « La filosofia è luce di verità . Dessa si espande libera e vivace nell ' atmosfera tranquilla , ma rifugge dai cieli procellosi . I pensatori di quel secolo di luce , colla logica stringente dei diritti naturali , col sarcasmo demolitore , colla satira , coll ' inno di libertà , avevano già compiuta la grande rivoluzione dell ' ottantanove , prima che la ghigliottina si arrogasse il vanto di averla iniziata colle sue orgie di sangue . « Quanti anni sono trascorsi dacchè Rousseau inaugorava l ' epoca di redenzione col suo Contratto sociale ; dacchè Voltaire , denudando le vergogne della terra e del cielo le esponeva alla berlina dello scherno popolare ! Nondimeno , quante tirannie , quanti pregiudizii nella nostra Europa di oggigiorno ! Se la ghigliottina e le stragi napoleoniche non avessero interposto un torrente di sangue fra le idee degli enciclopedisti e le indefinite aspirazioni delle moltitudini ignare ; non credete voi che ci troveremmo più avanzati nel progresso ? « Che avete fatto voi , o cannibali del liberalismo ? Voi diffidaste della verità . La vostra impazienza sanguinaria non sofferse gli indugi . In luogo di aspettare la convinzione , presumeste violentarla col terrore . Per voi fu delitto l ' esitanza . Agli attoniti , ai perplessi , che consultavano la propria ragione e la propria coscienza per ammettere le nuove dottrine ; ai timorosi , agli onesti che discutevano , voi gridaste con efferata baldanza : o seguirci o morire ! « Che avvenne ? I girondini , i moderati di allora , votarono la morte della monarchia rinnegando una convinzione ; ma il re li precedette di pochi mesi al patibolo . Da Luigi XVI a Robespierre , tutte le teste più illustri della Francia caddero inesorabilmente troncate . Il berretto frigio non impose alla ferocia briaca più del diadema reale . E qual rimase la Francia dopo quelle orgie di sangue ? Una bottega da macello piena di terrore , esalante ribrezzo . Dopo ciò , meditate quella istoria , e comprenderete come l ' orrore delle stragi e del sangue potesse più tardi ispirare l ' avversione alle idee . « Ma non tutte le idee , non tutti i principii dell ' ottantanove soccombettero ai massacri della ghigliottina . Un genio fatale , sorto dalla rivoluzione , ne impose all ' Europa quel tanto che essa era in grado di comportarne . Napoleone , il despota dei nuovi tempi , coi lampi e le folgori della sua potenza , parve precludere il ritorno al despotismo passato ; il codice di Napoleone fu il solo , il positivo risultato della grande rivoluzione francese . « Qual fu la riconoscenza dell ' Europa verso quel grande ? La gloria di cento vittorie , il fascino del genio , l ' apoteosi del trono , tutti i prodigi operati da lui nel più meraviglioso decennio della storia contemporanea , non bastarono ad invertire gli istinti della umanità . I macelli del cannone fecero inorridire l ' Europa come i macelli della ghigliottina - e il mondo dissanguato domandò pace ad ogni prezzo , anche a costo di capitolare cogli antichi tiranni . « Quando il leone dell ' Elba scosse le catene per ritornare in campo a ricominciare la lotta , i popoli , scorati o ribelli , lo rinnegarono , lo consegnarono al nemico , l ' obbliarono - o , peggio ancora , ricordarono lui vivo e sofferente a Sant ' Elena come una sublime figura istorica già scomparsa dal mondo . « Non serve falsare il passato . I trattati del 1815 , che ribadirono i chiodi dell ' antico servaggio , perciò solo che significavano tregua dal sangue , furono accolti dai nostri padri come una benedizione del cielo . Nel 1815 , una buona metà dell ' Europa - e dico poco - intuonò il Te Deum con sincera compunzione per quell ' indegno mercato di popoli . « Ho risuscitate queste memorie perchè desse , a mio credere , ritardarono di vent ' anni la seconda riscossa , e arrestarono il corso delle nobili idee colla vergogna e col rimorso di atroci misfatti . Il terrore della anarchia repubblicana e di una conflagrazione universale , anche oggigiorno rende sterile il voto ed il lamento di tante nazionalità conculcate . La minaccia di una guerra Europea impone alle aspirazioni generose dei principi e dei popoli . La Polonia , segno di tante simpatie , di tanti voti , dovrà forse soccombere a questa minaccia . « La guerra ! sublime spettacolo nelle epopee di Omero e di Ossian ! Quando nel 1859 , il cannone degli invalidi annunziò alla Francia la grande battaglia , la grande vittoria di Solferino , tutta la nazione si scosse di entusiasmo . Le contrade pavesate di drappi tricolori , le luminarie , i fuochi di gioia salutarono il fausto avvenimento . Ma sotto quella superficie festante , nella retroscena di quei splendidi entusiasmi , quante lacrime , quanti terrori ! « Quarantamila morti ! In verità il bullettino non poteva essere più splendido . Chi non ha gustato l ' epico entusiasmo di quel grandioso massacro ? L ' avete voi veduto un campo di battaglia , una pianura di Solferino , dopo una grande vittoria ? Quarantamila cadaveri o frammenti di carne umana , orribilmente pestati , confusi , ingrommati di caligine e di sangue ? ... « Rifuggiamo dall ' orribile spettacolo ! Voi , filosofi della umanità , voi protettori del povero popolo , che nell ' eccesso di una sensibilità altamente benefica , cadete in deliquio , e più sovente imprecate alla società tutta intera se la ruota incolpevole di una carrozza signorile offende lo strascico di una povera donna pedestre - voi che vi intenerite alla vista di un spazzacamino senza scarpe - voi , che gridate al delitto di lesa umanità , se il poliziotto non si mette i guanti per arrestare il cavaborse - voi , che tutte le mattine versate una lagrima sulla paziente schiavitù del somaro , e sulla fine miseranda del montone che vi fornisce il gigot - voi morireste di raccapriccio alla vista di quarantamila cadaveri umani ! - Copriamoli di terra e di oblio , e ricominciamo i massacri ! ... « Pur troppo ! è la storia di tutti i tempi ! è la condanna tremenda della razza ragionevole ! - La guerra è un disastro inevitabile . - Tutte le riforme politiche e sociali , tutti i progressi della libertà domandano il loro tributo di sangue ! Rispetterò questa barbara convinzione , sebbene io vi potrei rammentare la più grande delle rivoluzioni umane , la rivoluzione di Cristo , operata dagli inermi pescatori di Galilea col pacifico mezzo della predicazione - potrei mostrarvi le immense legioni del paganesimo , debellate da poche parabole ripiene di verità e di sapienza - potrei altresì ricordarvi che il codice di un vangelo altamente umanitario , allora soltanto cominciò ad ispirare diffidenza ed avversione , quando i successori dei primi apostoli si arrogarono di imporlo colle spade e coi roghi . « Forse che l ' Europa del 1864 si troverebbe meno avanzata nel progresso delle idee liberali , ove gli anni degli eccidii e del terrore fossero stati impiegati nella educazione del popolo , nella diffusione dei lumi ? Vi par egli che un secolo padrone della stampa , del telegrafo , del vapore , abbia proprio bisogno dei massacri per civilizzarsi , per ottenere ciò che desidera ? ... « Ma l ' Europa liberalissima vuole affrettarsi . Un indugio di trent ' anni , di mezzo secolo , sarebbe troppo grave alla impazienza dei dittatori umanitarii . - Povero popolo ! ... bisogna far presto a redimerlo , a patto che egli paghi il suo riscatto con un miliardo di vittime . « Ebbene ! accettiamo il barbaro assurdo ! Ammettiamo che l ' animale ragionevole non ceda che alla logica delle bombe . Dichiariamoci antropofagi , e rinunziamo ad ogni speranza di convertire il mondo alle pacifiche utopie . - Ma almeno - poichè la carneficina dovrà aver luogo , procuriamo di assicurarne i risultati a benefizio delle nostre idee ; non prodighiamo le vittime ; non avventuriamo ad un improvvido azzardo il passato , il presente e l ' avvenire . I moderati non chiedono altro . Facciamo che questa lotta sia breve , sia decisiva , e sopratutto vittoriosa . « Mentre voi , uomini dell ' azione , urlate nelle piazze i vostri entusiasmi ; noi nei nostri gabinetti calcoliamo i mezzi di riuscita - voi fidate nell ' intervento di Dio : noi numeriamo i nostri cannoni e le nostre navi corazzate - voi dite : popolo , come direste venti milioni di combattenti ; noi passiamo in rassegna l ' esercito , e contiamo trecentomila soldati - voi sperate nell ' alleanza di tutti gli oppressi , di tutti i malcontenti di Europa ; noi domandiamo l ' appoggio o la neutralità di potenti nazioni - voi minacciate e sfidate , noi destreggiamo perchè ci lascino fare - voi vi fate beffe della diplomazia ; noi ci facciamo diplomatici per ischermircene . « Ecco perché ci chiamate moderati , uomini della paura ! Moderati ? Oh sì ! noi lo siamo ... La moderazione è da esseri ragionevoli - i bruti , i selvaggi non la conoscono . Paura ? Se la passione non vi impedisse di renderci giustizia , voi la chiamereste prudenza . Una sola cosa noi temiamo : perdere il frutto del sangue versato a prezzo di nuovo sangue . « Gridateci codardi , impotenti , traditori ! Abbiamo fatto il callo alle vostre invettive ! Noi aspetteremo fino a quando la convinzione del poter fare non ci gridi : avanti ! « Frattanto , i giorni della attesa non saranno sprecati per opera nostra . Noi non turberemo la fede del popolo con suggestioni nefande ; predicheremo la concordia e il compatimento - insegneremo la libertà , esercizio di equi diritti e legge di sacri doveri . Mentre l ' esercito si agguerrisce , impareremo a divenire nazione . « Non è malva , non è oppio quello che noi spargiamo nei circoli , nelle associazioni degli operai , nelle scuole gratuite da noi favorite e protette . Noi insegniamo la libertà ogni qualvolta voi non ci interrompiate per obbligarci a combattere la licenza e la violazione delle leggi . « Più che altro ci sta a cuore di riconciliare alle idee di civiltà e di progresso i molti che finora le guardarono con isgomento . Noi vogliamo persuadere gli onesti di tutte le classi che libertà è ordine assoluto , che rivoluzione non è sinonimo di anarchia e di ghigliottina . La nostra moderazione ha già risolto molte esitanze , conquistato molte simpatie . Procediamo a questo intento ! È a sperarsi che il nostro metodo riesca completamente . È a sperarsi che i pertinaci fautori del passato , i più accaniti nemici delle nostre idee , gli stessi clericali , si accostino un giorno al banchetto delle nazionalità redente , e vengano con noi a celebrare la Pasqua di riconciliazione . Non è vero , signor curato revendissimo ? » CAPITOLO IV . Non possumus ! La inattesa perorazione del sindaco produsse un effetto galvanico sul curato , il quale nella sua canonica riservatezza , avrebbe voluto astenersi da quella vivace polemica . Tacere , dopo una interpellanza così diretta , era lo stesso che approvare o dichiararsi convinto . E quale scandalo per le tribune dei villani ! quale sconfitta per il principio ! Tutti gli occhi erano fissi in lui . Il signore col suo sguardo severo pareva esigere una spiegazione . Il curato si levò in piedi , e volgendosi all ' uditorio con un gesto da dominus vobiscum , replicò a tutta voce due parole latine , il motto inesorabile , nel quale si riassume tutto il programma religioso e politico della setta clericale : « Non possumus ! « Non possiamo ! non possiamo ! proseguì a tutta voce l ' onorevole interpellato , traducendo il suo testo per adattarsi alla intelligenza delle tribune idiote . « Il papa e i prelati della sacra venerabile curia romana , i grandi dottori della Chiesa vi manderebbero a spasso con questo semplice motto , che è il corollario di un coscienzioso e meditato sistema . Ma io non sono prelato , nè dottore della chiesa ; io sono un povero curato , l ' ultimo fra gli ultimi nella gerarchia ecclesiastica ; e voi potreste supporre che io ripeta da papagallo il testo consacrato dalla Curia senza aver studiata la questione . « Voi vi ingannereste , o signori . Io sono pienamente convinto del mio non possumus , più che voi non lo siate delle vostre utopie liberali , umanitarie . Io le ho studiate le vostre utopie , le ho discusse - ho fatto di più - mi sono provato ad applicarle mentalmente alla vita pratica , e sono riuscito a concludere che tutte le vostre riforme , le vostre innovazioni , ciò che voi chiamate civiltà , libertà , progresso , non sono che larve ingannevoli , assunte dallo spirito malefico per insinuarsi nel mondo a moltiplicarvi la miseria e la corruzione . « Ah ! voi predicate la scienza universale ; volete che tutti apprendano a leggere , a scrivere , a ragionare , a filosofare ! E siete voi che spacciate queste felici teorie ! ... voi proprietario di seicento pertiche di terreno , e padrone di un vasto opifizio dove lavorano ogni giorno da oltre sessanta operai ! « Avete mai riflettuto cosa avverrà dei vostri campi e dei vostri meccanismi il giorno in cui la educazione universale avrà cessato di essere una brillante utopia per tradursi in una realtà deplorabile ? « Quando voi , beatamente sdraiato nel vostro birroccio , lo zigaro in bocca , la punta del naso fiammante di vino , percorrete la strada che attraversa i vostri poderi , i contadini che non san leggere , si levano rispettosamente il cappello , col sorriso e col cuore vi danno il buon giorno , e ansanti , sudanti , raddoppiano la lena della vanga . « Essi dicono : il padrone è ricco , e noi siamo poveretti - egli è il nostro benefattore - egli ci mantiene , ci dà la polenta - lavoriamo per lui ! - è nostro dovere ! senza di lui come potremmo vivere ? « Così gli idioti contadini , che non sanno leggere , nè ragionare . Vedete qual logica balorda ! Come si illudono grossolanamente i poveretti sulla legittimità dei vostri diritti di proprietario , e sulla necessità del loro servaggio ! Sono ignoranti , sono zotici i vostri paesani ! ! ! « Via , signor sindaco ! ... bisogna soccorrere all ' idiotismo di questi infelici . Affrettiamoci ad educarli ! Poniamo loro in mano l ' abbecedario , poi la grammatica , poi l ' istradamento al comporre , la prosodia , se volete - qualche libro di amena letteratura - e da ultimo , abboniamoli ai giornali politici ! « Tutto sta che i maestri ci si mettano di zelo ; e in meno di cinque o sei anni , i vostri contadini , signor sindaco , ne sapranno quanto voi , o per lo meno quanto il vostro segretario . « Ecco là un ' assemblea di scienziati , un areopago di filosofi ... Via ! battete le mani , signor sindaco presidente ! Il grande miracolo è compiuto ! I vostri villani erano bruti ed ora sono diventati uomini - erano schiavi , ed hanno infranto le catene - nuotavano nelle tenebre , ed oggi aspirano alla luce . Tanto ciò è vero che essi hanno gettata la vanga e la gerla , e non vogliono più saperne di fecondare coi loro sudori la gleba del tiranno . « E sapete cosa è la gleba , signor sindaco ? - è il vostro campo . Sapete chi è il tiranno ? - Il tiranno siete voi . Consolatevi ! questa scoperta è dovuta al vostro sistema di educazione universale . Il risultato poteva esser più pronto e più soddisfacente ? « Ma io ho forse abordato con soverchia leggerezza una quistione molto seria , che racchiude il germe di sanguinosi avvenimenti . Il nostro non possumus data da secoli , e mette capo a quel libro divino , a cui non vorrete negare qualche autorità - parlo del vangelo . I pericoli e i danni della scienza universale sono prevenuti in quel codice santo , dove la povertà dello spirito e l ' umiltà del cuore stabiliscono la base di una morale feconda di beatitudine . « Attenendoci ai consigli della sapienza divina , noi abbiamo tremato di ogni nuova istituzione che tendesse a traviare l ' umanità pel cammino dell ' orgoglio e del disordine . « Fummo avversi alla stampa , presaghi delle sue abbominazioni infrenabili ; perseguitammo Galileo ; ponemmo ostacolo per quanto era da noi alle temerarie pellegrinazioni di Colombo - abbiamo negato il vapore , contrastato il telegrafo , imprecato a tutti gli abusi della ragione , alla filosofia , all ' esame critico , ai sacrileghi attentati della chimica e del magnetismo , due scienze di terribile avvenire ! ... « Se il genio del male fu più potente di noi - se la stampa e il vapore , i più fieri nemici dell ' umanità , si scatenarono sulla faccia dell ' universo - noi non cesseremo , per quanto i nostri mezzi ce lo permettono , di opporre un freno allo spirito ed alla materia ribelle . Se non ci è dato impedire , noi ritarderemo . Verrà giorno in cui , meditando il nostro non possumus , quegli stessi che oggi ci accusano quali nemici della umanità , ci proclameranno ispirati da Dio . « Poco dianzi , parlandovi dei contadini e degli effetti immediati che dovranno prodursi in questa categoria sociale dal benefizio dell ' istruzione , io vi faceva presentire la terribile minaccia : « badate ! l ' uomo che sa leggere e ragionare non può adattarsi a trascinare l 'aratro.» In questa verità stanno i germi della più micidiale , della più orribile rivoluzione che mai abbia insanguinata la superficie della terra . « Come riuscirete a sedarla ? quale sarà il mezzo della tregua ? il componimento finale ? - Via ! confessatelo , signori progressisti umanitarii - su questo punto della questione voi non siete più avanzati di noi . « Basta ! a suo tempo ci penseremo - non è vero ? tale è la vostra filosofia ; ed io mi congratulo di vedervi sorvolare con tanta leggerezza agli scrupoli dell ' avvenire . Ma vi è nel presente qualche cosa di più grave , di più contradditorio , a cui forse non avete ancora badato . I vostri progressi non sono solamente una minaccia che gravita sui vostri contemporanei . Tutte le scoperte che soccorrono ad un bisogno , ad un comodo , o ad un diletto della vita umana - ogni nuovo passo dello spirito inventivo , che , a vostro dire , segna una nuova fase di civilizzazione , moltiplica necessariamente sulla terra il numero degli schiavi , e inchioda più aspramente alla catena quei milioni di paria che voi pretendereste redimere . « Voi scuotete il capo , signor farmacista ! Ciò vi sembra un paradosso ... Vi spiegherò il pensiero cogli esempi ... Compiacetevi di abbandonare le astrazioni , e di scendere con me sul terreno della vita reale , a cui , se non mi inganno , voi altri liberali vi dimenticate troppo spesso di appartenere . « Il primo uomo che , camminando per una foresta di vergini piante , corse dietro ad un candido fiocco staccatosi da un ramo , e strofinandolo leggermente fra le dita , concepì il pensiero di ridurlo a filo per tramarne dei tessuti - il primo uomo che si propose coltivare il cotone per farne dei drappi ; quell ' uomo , nell ' ingenua compiacenza di recare un immenso vantaggio alla umanità , segnò la condanna di milioni e milioni di negri - fu l ' innocente iniziatore di una mostruosa barbarie , che anche oggigiorno fa inorridire la terra . « Volgetevi intorno - una occhiata alla vostra mensa - alla vostra guardaroba - ai vostri mobili - ai meccanismi che vi rendono agiata l ' esistenza ! ... « Dacchè il sale divenne una necessità dei palati istupiditi , parecchi milioni di uomini furono condannati a intisichire onde apprestarvelo . Per variare i vostri foraggi , il riso fu introdotto sulle mense - non importa che migliaia di infelici paghino della loro vita questo capriccio di ghiottoneria . Il paria delle risaie lombarde , dopo aver lottato venticinque anni colle terzane , a trent ' anni è vecchio , a quaranta è decrepito , a quarantacinque anni è cadavere . « I cristalli che vi splendono sulla tavola , i colori brillanti delle vostre tappezzerie , i metalli che servono agli usi più comuni , la luce artifiziale della notte ; tutto il lusso , tutti gli agi che vi circondano , narrano la istoria dei vostri progressi con gemiti e strida disperate . « La locomotiva che attraversa la terra come un conquistatore inebriato di fumo e di possanza ; questo sorprendente meccanismo che accelera il moto dell ' uomo e la diffusione delle idee - non ha forse relegati nelle cave di carbon fossile migliaia e migliaia di sciagurati , perchè muoiano nelle impure esalazioni a benefizio del progresso che cammina ? Esaminatelo attentamente il grande ordigno civilizzatore - studiatelo in ogni sua parte , in ogni suo accessorio - poi fate bene il vostro computo , e ditemi quanti milioni di schiavi sieno necessariamente aggiogati e stritolati alle ruote di questo carro emancipatore ! « Ed ora vediamo un po ' come la intendiate ! Questi paria , questi schiavi della civiltà , che dovranno necessariamente moltiplicarsi per servire ai nuovi bisogni , ai nuovi comodi del secolo - impareranno anch ' essi a leggere , a filosofare con voi ? E qual sarà la catena per vincolarli alle cave tenebrose , al maglio rodente delle officine ? Forse la coscienza del dovere ? - Io credo , signor sindaco , che il vostro cenno affermativo sia un amaro sarcasmo . La coscienza dei propri diritti farà dire a questi paria conculcati : È oramai tempo che i felici del mondo prendano il nostro posto ! « Una volta - ai tempi dell ' ignoranza e della superstizione - quando il paesano vegetava nella sua atmosfera più omogenea , quando l ' operaio non si era ancora associato all ' esaltazione ed all ' ateismo - bastava un versetto del vangelo o una parola del curato per mantenere in questo povero popolo la fede del lavoro , e la rassegnazione alla miseria . « Noi ripetevamo al villano : i ricchi godono la loro porzione di felicità in questo mondo , ma voi ne avrete a ridoppio nell ' altro - beati coloro che soffrono , perocchè saranno consolati ! - più soffrirete quaggiù , e più grande sarà la vostra esaltazione in paradiso . « Gli scorati , i dubbiosi avevano fede nella parola del curato ; tornavano ai campi , alle officine - lavoravano , soffrivano ... e morivano nella speranza . « Ah ! voi credete utile e morale istillare la diffidenza e il sospetto in quei semplici cuori ! Che faranno i vostri libri ? Distruggeranno la fede e la rassegnazione sotto pretesto di combattere il pregiudizio . La vostra educazione griderà agli schiavi : « tutti gli uomini hanno uguali diritti » , non è giusto che i milioni lavorino nel pianto perchè i pochi tripudiino nell ' abbondanza e nel potere - animo , dunque ! insorgete ! domandate la porzione che vi spetta ! ... « E sapete voi quale sarà la vostra porzione ? ( proseguì il prete volgendosi ai contadini delle tribune ) . Dopo avervi rapito il maggior di ogni bene , la fede : dopo avervi spogliati della vostra semplicità , dopo aver mutato la vostra operosa pazienza in disperata ribellione - il giorno in cui domanderete il compenso di una libertà tante volte promessa , sarete appiccati ai gelsi delle vostre campagne , o ricacciati nelle officine a furore di mitraglia . « No ! figliuoli delle officine e dei campi ! Non vi lasciate adescare dai falsi apostoli della scienza . La scienza , come il pomo del paradiso terrestre , ci insegna il bene , ma ci riempie di mali . « Ciò che vi si promette è un inganno . Credete al vostro curato . I ministri di una religione , che ha per codice il Vangelo , non potranno mai farsi complici di quest ' opera abbominevole . Non possumus ! non possumus ! sarà la nostra insegna , la nostra invariabile protesta , quando anche tutte le ire e le violenze del secolo si rovesciassero sopra di noi ! CAPITOLO V . Rassegna delle idee . I contadini si inginocchiarono come alla perorazione del Passio , e il curato impartì ad essi la benedizione . Il sindaco e il farmacista non osarono far repliche . Tutti gli occhi eran fissi nel signore , aspettando che egli gettasse in mezzo alla quistione una parola decisiva come la spada di Brenno . Il signore si levò in piedi , e girò intorno una occhiata che fece abbassare tutte le ciglia . Il medico e i domestici accorsero a lui , come infermieri al primo delirio di un malato . Regnava nella sala un silenzio solenne . - Abrakadabra ! Abrakadabra ! Abrakadabra ! tuonò la voce del signore . E portò la mano alla fronte , rimanendo nella attitudine dell ' abbarbagliato che invoca dalle tenebre una luce più veritiera . Ma quella sera l ' Abrakadabra non doveva essere l ' ultima parola del signore . Trascorsi pochi minuti , egli ritrasse la mano dalla fronte , e volgendosi ai tre antagonisti in sembiante più calmo : « Grazie ! mille grazie a voi tutti ! - esclamò - se la vostra polemica , non mi ha dato l ' ultimo verbo della idea , ha però versato molta luce sul caos . Io sento che le acque si separano dalla terra , che l ' aria ed il fuoco prendono il loro posto . Fra poco raccoglierò i miei pensieri per ordinarli sotto questo raggio di luce , e forse domani potrò gridare eureka ! » Ciò detto , il signore fece un gesto di congedo , al quale tutti obbedirono . Il medico e i domestici , che parevano esitare , dovettero uscire dalla sala fulminati da un ' occhiata inesorabile . Poichè tutti furono usciti , il signore sedette , appoggiò i gomiti alla tavola , e , raccolta la testa fra le mani , si fece a passare in rassegna le proprie idee , adunandole per ordinarle o respingerle , come farebbe un generale con un esercito di sconfitti . « - Ragione ? forse che tutti non hanno ragione ? ... e non sarebbe più logico il dire che tutti hanno torto ? ... Il triangolo è necessario , perfetto . Ciascun lato presenta la medesima superficie . Leggete per diritto , leggete per rovescio , capovolgete - le cifre non si mutano , la figura non si scompone - Abrakadabra ! - Perchè adunque tanto strepito di polemiche ? ... Acquietamoci una volta ! Conveniamo che il moto non viene da noi , che l ' uomo è uno strumento , un meccanismo subordinato all ' intelligenza mondiale . La regola è stabilita , nè può mutarsi . Tutto ciò che pensiamo , tutto ciò che tentiamo è perfettamente logico , perchè necessario . Ciò che si chiama errore , contraddizione , inganno , è una necessità sapientissima nell ' ordine , nell ' armonia universale . « Perchè si dice progresso ? ... Moto è la parola . Se l ' umanità progredisse nel meglio ; quanto sarebbero da compiangere i nostri antenati , che vissero seimila anni prima di noi ! Pure anch ' essi lavoravano per la medesima illusione ... e si affannavano in questo moto d ' idee e di tentativi che non dà requie allo spirito umano . - Seimila anni di corsa ; e dove siamo arrivati ? ... - Al punto di partenza . Valeva la pena di mettersi in cammino ? ... « Eppure , tutti i giorni si parte , e si corre ... Non vi è dunque una meta ? ... Il farmacista , nel limite delle sue idee politiche , vi dirà che la sua meta è la repubblica universale . Il sindaco non vuol andare così lontano - egli si arresterebbe alla unificazione completa dell ' Italia , con un voto di simpatia per le nazionalità oppresse . Tutto ciò può avverarsi . Ma quando il sindaco e il farmacista saranno arrivati ? ... Da capo , signori ! L ' umanità non può arrestarsi - bisogna riprendere la corsa , lasciarsi rimorchiare ... o farsi stritolare , che è peggio ! « Chi rallenta , chi si fa rimorchiare è moderato - chi si ferma e pretende arrestare , è reazionario . - Convenzioni ! Moda ! - Quest ' ultima parola mi chiarisce l ' idea . « La moda è prepotente ; o tosto o tardi , tutti dobbiamo uniformarci al figurino dell ' epoca . Gli ultimi che adottarono la coda , appendice delle teste rivoluzionarie di un ' epoca liberalissima , furono gli ultimi a tagliarsela . Per averla portata fuori di tempo , il mondo li chiamò reazionarii , e il codinismo passò in proverbio . « I primi che mettono fuori il figurino di una idea , son chiamati liberali . La moda viene accettata , si propaga , si allarga - a lungo andare , tutti debbono svestire l ' abito vecchio , per adottare la nuova foggia . Ma dopo alcuni anni comparisce un altro figurino , un figurino che alla sua volta si chiama progresso , civiltà , democrazia , socialismo , ciò che meglio vi piace . Gli iniziatori della moda precedente , i liberali di un ' altra epoca , vorrebbero resistere e persistere . Essi gridano il non possumus del curato , e in rapporto ai nuovi tempi divengono reazionarii . « Abrakadabra ! ibis ! redibis ! Ciò che ieri era il bene , oggi rappresenta il male ; ciò che pei nostri predecessori era la meta , per noi diviene il punto di partenza . Sarebbero dunque , anche il bene ed il male , una illusione del convenzionalismo ? Il principio delle nazionalità , che rappresenta il non plus ultra del liberalismo contemporaneo , come dovrà apparire meschino e puerile fra un secolo , quando nel pensiero della comunanza di origine e della fratellanza naturale , l ' uomo si dirà cosmopolita ; quando le frontiere delle Alpi , dei fiumi e dei mari , scompariranno , insieme ai pregiudizii di razza ; e l ' umanità , che oggi pone il suo vanto nel suddividersi in cento frazioni nemiche , si riunirà tutta per formare una sola famiglia ! « Bene , male ! ... per disingannarci di codeste distinzioni che non hanno senso , rimontiamo alla origine delle cose , a Dio . « Dio non è una parola - è una idea innata , congenita all ' uomo , trasfusa in tutto il creato . Dio è l ' essere , la luce , il moto del pensiero . Dio è la perfezione - tutto che emana da lui è perfetto . « Orbene , a che discutere il torto e la ragione , il bene ed il male ? - parole ! Poichè l ' universo riflette la perfezione di Dio , le leggi che lo governano e gli atomi che lo compongono debbono considerarsi irriprovevoli . Potete voi concepire la perfezione del tutto , escludendo la perfezione delle parti ? « L ' uomo , nella sua vanità provvidenziale , facendosi centro della creazione , credette che quest ' opera gigantesca e inconcepibile non avesse altro scopo che il di lui individuale vantaggio . Tale è il nostro peccato di origine , la superbia incarnata , da cui si genera il dolore , l ' impotente desiderio del meglio . « Tutto per noi ! ecco la strana illusione ! - Cerca , prova , rimescola , agita , va , torna , edifica , dissolvi ; tutto questo moto , questa operosità incessante dell ' uomo non può migliorare di un solo grado la di lui condizione . L ' illuso egoista non vuol persuadersi che il suo moto intelligente e appassionato è diretto ad uno scopo più universale , cui è interessata tutta la creazione . « Se l ' umanità potesse raggiungere il meglio a cui tende , allora la sua esistenza diverrebbe un assurdo , il moto cesserebbe , e il mondo intero sarebbe disorganizzato . « Il vos non vobis è la legge di tutti gli elementi mondiali . - Forse che il sole percorre ogni anno il suo giro indeclinabile a benefizio della propria individualità ? Il moto è una legge di sacrifizio per lui come per gli altri pianeti , parimenti subordinati a reciproci rapporti , ad inevitabili dipendenze . Tutto per il cosmos , nulla per noi ; ecco la legge di tutte le intelligenze organizzate che si agitano nel creato . « E l ' atomo vanitoso che si classifica ragionevole presumerebbe emanciparsi dalla legge universale ! Non deridiamo , non insultiamo ! Questa pretesa dell ' istinto umano costituisce appunto il motore della sua efficienza . Illuso , inconsapevole , l ' uomo segue il suo corso di rotazione . Cercando il meglio nell ' esclusivo interesse della propria individualità , il suo moto , la sua azione diviene , come quella delle altre intelligenze mondiali , un perpetuo sacrifizio al bene dell ' universo . « Misterioso , imponente , pieno di sublime poesia è questo sacrifizio di tutti per il tutto . Il sole , questa grande intelligenza luminosa , che non può uscire dalle sue rotaie inesorabili , che non può arrestarsi , che non può svestirsi della sua immensa luce , nè temperare gli ardori della sua combustione perenne - la terra che si affatica nel rapido movimento di ogni giorno , roteante fra i nembi e le folgori , sospinta e ribalzata da più potenti pianeti - la belva che ruggisce per fame , il montone che dev ' essere divorato , l ' augello che canta per dolore , l ' uomo che ride per impotenza , la pianta che piange e geme negli sforzi della vegetazione , la materia e l ' intelligenza che si accoppiano per dissolversi nella corruzione - tutto ciò che vediamo o immaginiamo , tutto ciò che si nasconde ai nostri sensi , ma si rivela al nostro spirito - tutto rappresenta l ' individualità che si sacrifica all ' ordine dell ' universo . « Una volta riconosciuta questa legge , una volta stabilita questa fede , che risulta lucidissima ai sensi , tanto che la mente più pregiudicata non oserebbe rinegarla ; è egli più possibile di prender sul serio queste miserabili questioni di parole e di formole , le quali non sono che il risultato di un errore vanitoso , per cui l ' uomo vorrebbe disconoscere , adempiendola , la propria missione ? « Non fanno pietà queste gare mal definite tra il passato e il presente ? queste lotte di principii ugualmente erronei ? queste verità dell ' oggi che domani si trasmuteranno in menzogne ? queste riforme che scaturiscono dall ' antico e sono da uomini antichi respinte come nuove ? queste sillabe accozzate che vorrebbero dar corpo ad una larva ? queste larve che si decompongono e svaniscono il giorno in cui prendono corpo ? queste scoperte della scienza che accusano la stoltezza dei nostri predecessori e fra un secolo accuseranno la nostra ? questi trovati dell ' arte e dell ' industria che forniscono un diletto creando mille bisogni ? queste rivoluzioni che massacrano le moltitudini per istabilire una idea ? queste idee che aspettano di essere accettate e tradotte nell ' azione pratica per divenire intollerabili ed esecrate ? « E quanto ardore nelle polemiche ! quanto entusiasmo negli assurdi ! ... qual cecità nelle contraddizioni ! - Un dabben farmacista crede di aver inventato il liberalismo perchè osa dire : ammazziamo chi vorrebbe soperchiarci ! Questa politica era già nella mente solitaria di Caino , il figliuolo primogenito dell ' uomo . Ma la storia è troppo antica - non è meraviglia che il farmacista l ' abbia dimenticata . « E il curato , che pretende egli col suo non possumus ? Arrestare il movimento ? Uccidere l ' idea ? - Non ha egli appreso dalla istoria che una idea , antica o nuova non importa , purchè lusinghi questo istintivo desiderio del meglio che è il principio motore della umanità , deve fare il suo cammino , svolgersi e completarsi nella esperienza fino a quando l ' esperienza non la riprovi ? Non si avvede egli , il buon curato , che il suo non possumus sta al moto delle idee come la zavorra alle navi - invece di sommergere , equilibra ed assicura ? « E il sindaco , ignora egli che le violenze e le stragi sono del pari una necessità del movimento ? che , per dar passo alla locomotiva , il ferro e la polvere debbono prepararle il cammino , distruggendo la vegetazione , appianando la montagna , divergendo il torrente ? « Non è questa la istoria inevitabile del movimento umano ? ... Ma chi bada alla storia ? Chi la comprende ? L ' uomo è sempre nuovo sulla terra . L ' esperienza de ' suoi predecessori non è lezione per lui se non in quanto lo ammonisca che essi nulla hanno fatto di bene , che tutto bisogna rifare . « Oh ! se l ' uomo potesse leggere l ' avvenire ! Forse riconoscerebbe la sua vera missione , l ' inanità de ' suoi sforzi per migliorare la condizione propria , e la sua divina efficacia nel cooperare all ' equilibrio ed allo sviluppo del cosmos ! Ove ciò avvenisse , un nobile orgoglio potrebbe egli sostituire alla vanità disillusa dell ' io , e dire con più soda convinzione : io sono una leva della intelligenza di Dio - agisco per lui e con lui - tutto che produco è perfetto - e forse , l ' atomo perduto nell ' universo , compiuto il sacrificio del dolore operoso , si riunirà , si identificherà in quell ' Essere Uno , che è la Causa e l ' Effetto dei mondi . « Scriviamo la storia dell ' avvenire . Dessa troverà fede più che la storia del passato . Per essa la vanità e la follia si acquieteranno in un concetto filosofico e morale ... ! « Per scrivere questa storia , non è mestieri di profonda dottrina , nè di penose investigazioni , nè di lunghi e meditati raffronti . La logica naturale può dettarla . Raccogliamo le idee dei nostri tempi , i principii innovatori che oggi si presentano in germe ; seguiamo il loro movimento , il loro sviluppo - completiamo tutte le aspirazioni dell ' epoca nostra traducendole in fatti ; l ' avvenire non avrà più segreti per noi . La nostra istoria potrà ingannarsi nelle date . - Cosa sono le date ? - Una divisione convenzionale del tempo indivisibile . Che importa se gli avvenimenti non sieno numerizzati e disposti a rubriche come le cartelle del notaio ? Non basta il saperli veri , necessariamente esatti come il prodotto di una addizione , come la logica di un calcolo algebrico ? « Osiamo dunque ! ... Poichè la definizione mi sfugge ; poichè il verbo si rifiuta ad esprimere l ' idea - sforziamoci di tradurla in una serie di fatti ! « Che è mai l ' Abrakadabra se non il programma , lo scheletro di tutta la istoria umana ? Completiamolo - riempiamo le lacune , vestiamolo di muscoli e di nervi ! Ch ' egli si muova , si agiti , precorra gli spazii dell ' avvenire ! ... Tutti lo riconosceranno , lo comprenderanno , e l ' umanità dovrà arrendersi all ' evidenza del suo concetto ... » CAPITOLO VI Eureka ! Il signore aveva trovato . Snodò le mani dalla fronte , prese un gran foglio di carta , e in mezzo a quello disegnò con la penna la figura cabalistica del suo concetto : A B R A K A D A B R A A B R A K A D A B R A B R A K A D A B A B R A K A D A A B R A K A D A B R A K A A B R A K A B R A A B R A B A La mente del signore non era punto affaticata dal cozzo di tante idee , di tante ipotesi mal definite e peggio coordinate . Quella rassegna aveva portato il suo frutto . Gli aveva suggerito il modo più ovvio per esprimersi . Egli non cercava di meglio . Vegliò tutta la notte sull ' Abrakadabra . Quando il medico e i domestici entrarono , al mattino , nella sala , trovarono il signore seduto al tavolo , cogli occhi fissi alla figura cabalistica , intorno alla quale avea disegnato un laberinto di lineette e di segni misteriosi , un intreccio di circoli e di triangoli bizzarramente collegati ; e in quello sfondo egiziano , inverosimili accoppiamenti d ' uomini e di belve , di alberi e di case , una nuova generazione di animali e di vegetali sospesi o inchiodati alla periferia di un mondo impossibile . Il medico , che era entrato in punta di piedi , si pose dietro le spalle del signore , e contemplava quegli sgorbi con espressione di pietà . - Non sarebbe tempo di prendere un po ' di riposo ? - disse il medico a mezza voce , come temesse di produrre una scossa troppo violenta sui nervi dell ' amico . Il signore , colpito da quella voce , tracciò rapidamente sul margine superiore del foglio alcune lineette ondeggiate , e volgendosi al medico col sorriso più sereno : « Grazie del buon suggerimento , gli disse ! ora che il lavoro è compiuto , posso mettermi a letto col cuore tranquillo . Da dieci mesi non ho mai gustato il bisogno del sonno come in questo momento » . Il medico , come era usato di fare ogni mattina , portò la mano al polso del signore , e parve molto sorpreso di trovarlo in piena calma . - Sono guarito ! - disse il signore levandosi in piedi - l ' Abrakadabra è spiegato ... Esso è qui ... su questo foglio , e quando mi piaccia , io potrò leggerlo all ' universo e farlo comprendere a tutti . - Che ! ... queste linee ? ... questi geroglifici ? ... - Sono la storia dell ' avvenire , sono la soluzione del grande problema mondiale - disse il signore coll ' accento della convinzione più serena . - A rivederci ... domani ... volevo dire ... stassera ... ! ... fa di invitare tutti i nostri conoscenti ... Che tutti prendano parte alla festa ! ... Io sono guarito ! ... perfettamente guarito ! Il signore piegò il foglio , se lo pose in tasca , ed uscì per avviarsi alla sua camera da letto . Il medico e i due domestici stettero parecchi minuti a guardarsi in faccia ; né potevano riaversi dalla sorpresa . - Ch ' egli sia guarito davvero ? - pensò il medico . - Tanto meglio ! Io avrò guadagnato della celebrità a buon mercato ... e in pochi anni potrò avere il mio posto alla direzione della Senavra ! ... Così va il mondo , e bisogna lasciarlo andare così per il meglio di tutti ! Il nostro medico aveva assorbito il sistema filosofico dell ' Abrakadabra senz ' avvedersene . Per tutta la giornata il signore fu invisibile . I domestici , inquieti , più volte avevano spiato all ' uscio della sua camera da letto - nessun rumore , nessun movimento . Il medico , verso tre ore , entrò nella camera . Il signore dormiva profondamente . Gli ordini erano stati eseguiti . Fu preparato un copioso desinare . Il sindaco , il farmacista , il curato , il marescalco , il barbiere ed altri notabili del paese furono invitati . Nessuno mancò all ' appello . A sei ore tutti si trovavano nella sala . Il signore entrò festevolmente , strinse la mano di tutti , e accennò ai commensali di sedere . Inesplicabile cangiamento ! ... La fisonomia del signore non era più quella del giorno precedente . Pareva ringiovanito . Un raggio di benessere , di felicità , brillava nel suo sguardo , nella candidezza vivace della sua fronte . La callotta turchesca era scomparsa , e i capelli abbondanti e crespi si espandevano intorno alle tempia d ' alabastro , scolpite di intelligenza e di bontà . L ' abbigliamento era semplice nella sua eleganza . Il soprabito , aperto sul petto , metteva in evidenza il candore irreprovevole dei lini leggermente ombreggiati da una barba tizianesca . Al principiare del pranzo , nessuno parlava . Lo stupore imponeva alle lingue . Ma il signore , con una disinvoltura , con una spigliatezza ammirabile , aperse la conversazione e ridonò la loquela ai commensali . Parlava di tutto . Sfiorava gli argomenti più serii con una leggerezza che toccava l ' affettazione . Il curato non poteva darsi pace in udirlo celiare sul tema delle scomuniche e sulle strategie bellicose di monsignore De - Merode . Il farmacista più volte dovette fremere nel vedere il suo Garibaldi degradato al confronto di Cavour , e la reggia di Torino ritenuta più modesta della reggia di Caprera . Il sindaco , che credeva passarsela netta dagli attacchi , sull ' ultimo dovette trasalire per una terribile sentenza : i moderati , per trovarsi nel centro dei due partiti estremi , non hanno altro vantaggio che di essere più prossimi alla ghigliottina di questi ed alla forca di quelli . Il signore si divertiva a tormentare i suoi commensali politici con una sequela di proposte contradittorie , di domande equivoche , di sarcasmi , di sofismi provocanti . Egli sorrideva trionfalmente del loro imbarazzo , e tratto tratto lanciava una ironica occhiata al marescalco ed al barbiere , i quali , senza comprendere , aderivano a tutto . - « Essi mangiano e approvano - pensava egli - ecco la maggioranza , il coro di tutti i drammi sociali , il fondo massiccio di tutte le storie » . In sul finire del pranzo , per un gusto di rappresaglia naturalissimo a chi si sente umiliato da una eloquenza intrattabile , il curato fece una sortita veramente pretesca , dove il malumore e la stizza spiccavano in tutta buona fede . « A dire il vero ... signor mio - e voi non vi meraviglierete , nè v ' offenderete d ' una cosa cotanto naturale - c ' erano molti in paese ... e anch ' io fra questi - vi parlo schiettamente - c ' erano molti , che a giudicarvi dalle apparenze esteriori e sopratutto dalla vostra taciturnità ... vi credevano ... - Pazzo ... non è vero ? ... - Io non avrei osato dir tanto - proseguì il curato - ma , poiché la signoria vostra ha voluto buttarla fuori netta e schietta - credo inutile temperare l ' espressione con dei sinonimi , che presso a poco si equivarrebbero ... - A meraviglia ! ... La verità , bisogna aver il coraggio di dirla per intero ... Io fui pazzo - ed il mio ottimo medico potrebbe attestarlo meglio di chicchessia - io fui pazzo pel corso di oltre dieci mesi ; e la mia guarigione non data che da poche ore . Io mi era smarrito in un immenso laberinto di idee ; io mi esauriva in uno sforzo del pari tormentoso che impotente per trovare ad esse una formola precisa ed evidente all ' altrui intelligenza . Io cercava questa formola nelle vostre polemiche , nelle vostre interminabili discussioni . Era il mio torto . Seguendo questo sistema , io non faceva che alimentare la mia pazzia coi riflessi della vostra . Ah ! perchè io ricuperassi la mia ragione , perchè io potessi rassicurare la mia coscienza e il mio intelletto , era necessario che l ' Abrakadabra si convertisse in un ' avvenimento storico - e che io - sull ' appoggio di questo avvenimento - potessi dirvi : i pazzi siete voi ! - Ma in nome di Dio ! - sorse a dire il curato - ci spiegherete voi alla fine cosa sia questo vostro Abrakadabra ? ... - L ' Abrakadabra - rispose il signore - è la storia perenne del movimento umano riflessa in un ' epoca sconosciuta all ' universale , in un ' epoca avvenire . - Ah ! sarei ben curioso di sapere in qual libro voi l ' abbiate trovata codesta istoria dell ' avvenire ! Deve essere un libro raro e preziossimo ... ed io mi terrei ben felice che qualcuno me lo prestasse ... tanto da sbizzarrirmi una mezz ' ora nei mondi sconosciuti ! - Il libro non è raro , signor curato , ma non cessa di essere prezioso . La natura lo ha impresso nella mente di tutti ; sebbene noi abbiamo il torto di leggerlo a rovescio . L ' istoria del passato e del presente sono una conseguenza logica dell ' istinto umano , che non può mutarsi . Studiate in voi stessi le leggi di questo istinto , e avrete la istoria dell ' avvenire . - E voi ... credete ... di conoscere questa storia ... ? - Tanto che , se voi non sapeste leggerla nel vostro libro , potrei prestarvi il mio , perfettamente trascritto e corredato di commenti . Il signore parlava con una calma , con una convinzione , che eccitava all ' ultimo grado la curiosità de ' suoi uditori . Il curato era perplesso . Non ardiva manifestare il suo desiderio ... Temeva per sè , per la fede degli altri ... Un segreto presentimento lo avvertiva che la storia del signore doveva portare un terribile crollo al sistema del non possumus e ad altre teorie venerande . La curiosità del sindaco non era scevra di terrore . La ghigliottina o la forca si affacciavano alla sua imaginazione come un terribile dilemma ... La mano ignota dell ' avvenire lo stringeva alla gola come un capestro ... Il farmacista era più fidente . Un uomo di idee tanto avanzate credeva di non aver nulla a temere dal progresso . Nella storia dell ' avvenire egli si vedeva riservata la parte più brillante . Il signore attraverso alle esitanze ed ai terrori , indovinò il desiderio della sua piccola assemblea . Si levò di tasca il foglio cabalistico che noi conosciamo , lo spiegò sulla tavola , e si fece a narrare la sua istoria . E poichè la storia dell ' Abrakadabra vuol essere molto lunga , e , osiamo sperarlo , molto interessante , noi la riporteremo tutta di seguito senza avvertire le pause , le objezioni , le piccole controversie suscitate dai fatti , e quegli accidenti di tempo e di luogo che non hanno da fare coll ' azione . Il signore narrò la sua istoria in diverse riprese . La sua fisonomia mutava espressione a seconda degli avvenimenti , o piuttosto a seconda delle momentanee disposizioni dell ' animo . A volte grave e severo , a volte scherzoso e beffardo . I suoi entusiasmi erano brevi , intermittenti - si ammorzavano d ' improvviso come se un lampo di incredulità gli attraversasse la mente . Rideva nel dipingere una scena di desolazione - declamava tragicamente una inezia . Quando i suoi ascoltatori parevano profondamente impressionati , egli si affrettava a distrarli con una digressione faceta , con un episodio puerile . Non sempre riusciva all ' intento . Col procedere della narrazione , collo svilupparsi degli avvenimenti , egli prendeva pe ' suoi personaggi immaginarii , un reale interesse . Finiva coll ' amarli - e da ultimo , come il Dio della Genesi , si pentiva di averli creati . Comprendete voi quest ' uomo singolare ? ... Lo vedete ? ... Ascoltate la sua istoria come egli ve la narra - meditando e ridendo . CAPITOLO VII . Dove conduce il principio di nazionalità . A quell ' epoca - parlo del 1977 - l ' Unione Europea ( ) era un fatto compiuto . Quante transazioni di idee e di principii , quante lotte della intelligenza e della materia , quanti dolori , quanti sacrifizii , quanto sangue , per riuscire al patto federativo di tutti i popoli di Europa ! Non per questo dobbiamo ritenere illogici gli sforzi del secolo precedente per determinare e circoscrivere le nazioni entro i confini segnati dalla natura ( ) e dalla tradizione storica . A prima giunta parrà assurdo . Ma l ' idea di costituire l ' Europa in una sola e grande nazione non avrebbe potuto sorgere nella mente dei popoli se il principio di separazione non si fosse preventivamente concretato . La mente umana procede a gradi , ma non si diparte mai dalla linea retta . Un po ' di storia retrospettiva per intenderci meglio . Vi fu tempo - quando le aspirazioni , che più tardi si chiamarono nazionali , si agitavano in embrione nella mente di pochissimi - vi fu tempo in cui l ' Italia era patria ignorata per la massima parte degli Italiani . - Ciò che per l ' Italia , ripetasi per la Francia , per la Spagna , per tutte le altre nazioni . Da noi si diceva : milanesi , bergamaschi , lucchesi , aretini , faentini e via via . Ci vedevamo di rado . Poco ci conoscevamo : disgiunti da naturali barriere , da pregiudizii ereditati , ci detestavamo per tradizione . Si aprirono delle strade - le comunicazioni si resero più facili - il commercio mise a contatto queste popolazioni limitrofe , che per molti secoli si credettero antipode . - Oh che ? ... non siamo tutti fratelli ? ... Non si parla tutti la medesima lingua ? E dopo una tale domanda , in un giorno di buon umore o di comune pericolo , i cittadini di Lodi e quelli di Bergamo , i cittadini di Arezzo e i Pistoiesi , i cittadini di Faenza e quei di Ferrara , si fusero in una denominazione più collettiva - Lombardi , Toscani , Romagnoli . Il Municipio si eclissò nella provincia - più tardi le grosse provincie assorbirono le minori - le mille divisioni si restrinsero a cento - e quando le cento divennero dieci , la parola italiani uscì finalmente dallo spirito del popolo , e da quel giorno l ' Italia fu fatta . Più tardi - ( le proporzioni si dilatano , ma il processo è sempre uguale ) - italiani , francesi , spagnuoli , portoghesi , quattro nazioni di indole omogenea e strettamente collegate da reciproci interessi , un bel giorno si accorgono di aver comune l ' origine . - Chi siamo ? d ' onde veniamo ? Meraviglia ! stupore ! ... E dire che per tanti secoli ci siamo guardati in cagnesco , chiamandoci stranieri con reciproca diffidenza ed abborrimento ! Noi siamo latini ! - La parola è trovata . - Una razza distinta dai germani e dagli slavi - una razza che deve fare da sè , che deve fondersi , serrarsi in vincolo dissolubile ... - Latini , tedeschi , slavi - ecco la nuova divisione che deve fondare il nuovo principio separatore , che deve condurci alla unità europea . Le strade di ferro , il compiuto traforo del Cenisio , il telegrafo parlante , le locomotive aeree , ed altre facilitazioni di contatto fra popoli e popoli , affrettano necessariamente l ' applicazione del nuovo principio . Dal 1884 al 1890 la questione di razza tiene agitata l ' Europa , come trenta anni prima la questione di nazionalità . Non intendo farvi attraversare tutta la storia di un secolo ; ma l ' incidente che venne a determinare questo nuovo progresso verso la fratellanza universale vuol essere accennato come una terribile minaccia alla diplomazia incongruente ed egoista . I popoli latini erano prossimi a fondersi . Convenuti i patti , accettati in massima dalle singole parti . L ' iniziativa latina doveva necessariamente seguirsi dai tedeschi e dagli slavi , informati al nuovo principio . Che si tarda ? ... Come si spiega questa lunga esitazione ? Dal 1888 al 1890 , pel corso di due anni , eterni , fastidiosi , rovinosi , le tre razze si guardano , diffidenti e non osano fare il passo decisivo . Che farà l ' Inghilterra ? - ecco la domanda che tutti si ripetono . Da qual parte vorrà mettersi l ' Inghilterra ? - Rimanere neutrale ? ... isolarsi ? - non è possibile - Unirsi ai latini ? - Gli antichi pregiudizii vi si oppongono . - Mettersi cogli slavi ? - C ' è troppa ruggine colla Russia . - Farsi tedesca ? - Non c ' è il suo tornaconto . L ' Inghilterra diplomatizza .... . minaccia interventi ... piega a destra ... piega a sinistra ... giuoca di ministeri e di note contraddittorie ... oggi parla latino ... domani sbuffa degli off tanto lunghi o si prova a belare degli oschi ... ! A forza di svolgere , di invertire , di avviluppare la questione , l ' Inghilterra perde la bussola ... non riconosce più la propria razza ... minaccia di dichiararsi calmucca ... Tutta Europa rimane per due anni sospesa , aggirata dal vecchio manubrio di lord Palmerston ... Finalmente ... la mattina del 20 agosto 1890 ... un dispaccio dell ' Agenzia Stefani leva i popoli dall ' ansietà , l ' Europa dall ' immenso fastidio ... Il dispaccio annunzia un terribile cataclisma già preveduto fino dal secolo precedente ... La grande isola Britannica , a forza di proteggere e di mantenere l ' equilibrio di Europa , ha finito col perdere ella stessa il proprio equilibrio , e si è capovolta ... , sommersa nell ' Oceano ! I bastimenti a vapore partiti quella mattina dall ' Havre per approdare alle foci del Tamigi , dopo breve tratto di mare , furono attratti da un flusso irresistibile e condotti a naufragare sovra un informe ammasso di carbon fossile e di balle di cotone , che il giorno innanzi si chiamava Inghilterra . Questo avvenimento storico era troppo grave perchè io potessi pretermetterlo . E debbo aggiungere - a vergogna dell ' umanità - che il raccapriccio dell ' orribile cataclisma non fu espresso dall ' Europa colla desiderabile ipocrisia . A Parigi e a Pietroburgo si fecero luminarie e fuochi di artifizio . La questione di razza era sciolta , e nel novembre 1890 divenne un fatto compiuto . Che manca ora all ' unificazione completa di Europa ? - Un breve passo dell ' idea . Cessate di chiamarvi latini , tedeschi e slavi ! - non siete tutti Europei ? Perchè fantasticare una differenza di origine ? Una è la terra che vi ha generati ; identici i costumi , pari la civiltà . Per una vicenda di tristissimi secoli , invasori ed invasi , persecutori e perseguitati , rimescolati da cupidigie prepotenti , da odii ed amori nefasti , qual ' è di voi che porti nel volto e nello spirito i caratteri originali della propria razza ? La Provvidenza vi ha resi bastardi perchè un giorno abbiate ad abbracciarvi e chiamarvi fratelli . Qual marchio vi distingue gli uni dagli altri ? ... Come potete riconoscervi ? - Al diverso linguaggio ? - Ebbene : perchè mai questo epilogo di razze non potrà parlare la medesima lingua ? ... Si stabilisca una lingua per tutti - la lingua universale , la lingua cosmica ! - e tutte le differenze spariranno . Credereste ? - l ' idea della unificazione di Europa fu appena enunziata dai pensatori , che subito venne sancita dall ' universale consenso . Parimenti ben accetto fu il pensiero di creare una lingua cosmica ; ma la scelta di questa lingua diede origine a fatali dissensioni . I vecchi pregiudizii tornarono a galla - i puntigli si inviperirono - la lotta fu lunga e piena di fastidi . - Inventeremo una nuova lingua ? - A che pro , mentre tante ne abbiamo ? Perchè incomodare tutto il mondo allo studio di un nuovo dizionario ? Non è meglio servirci di una lingua già usata ... , della francese , per esempio , nota alla maggioranza degli Europei ? La questione fu deferita ad un congresso di filologi , i quali si adunarono a Berlino , e dopo tre anni di discussione , convennero nel proposito di creare la nuova lingua incominciando dal riformare l ' alfabeto . Quella decisione fu accolta in Europa con poco favore . Ma l ' assemblea dei filologi stette dura ! Erano molti , circa duemila , e caparbii . Si accinsero in buona fede all ' arduo lavoro . Si accapigliarono per ben cinque anni prima di decidere se il nuovo alfabeto avesse a cominciare coll ' o piuttosto che coll ' a . Millenovecentonovantanove oratori avevano parlato pro e contro . Quando l ' ultimo inscritto si alzò per parlare in merito , una grossa bomba venne a cadere sul tavolo del presidente , e scoppiò con orribile fracasso . Fuggirono tutti . Que ' buoni filologi , nel calore della polemica , non si erano accorti che la razza latina e la razza tedesca trattavamo da due anni la medesima questione cogli argomenti delle bombe e delle cannonate . I latini entrarono in Berlino la mattina del 10 gennaio 1925 , e occuparono la città malgrado le proteste e le minacce di tutta la Confederazione germanica . Era fissato che quella occupazione militare affrettasse l ' effettuazione delle nuove idee . I preliminari della unione federativa delle tre razze furono stesi a Berlino . Quei preliminari , due anni dopo , nel 1930 , ebbero conferma di un trattato definitivo , che fu steso a Parigi e firmato da duemila rappresentanti del popolo europeo eletti per suffragio universale . I latini , preponderanti di autorità per le recenti vittorie delle armi , ottennero di far accettare la francese come lingua cosmica . Singolare è l ' articolo che si riferisce a questa legge . La lingua francese viene accettata a condizione che , per l ' uso universale , essa venga traslocata dal naso alla bocca , e purgata dalla blague . La grande Unione non poteva costituirsi che sopra un sistema di discentramento amministrativo molto frazionato e molto libero . L ' Europa si divise in ventiquattro dipartimenti . L ' Italia , suddivisa in quindici comuni di primo ordine o centrali , e centoventidue di secondo ordine , nel 1957 era considerata il più popoloso e il più civile dipartimento della Unione . Chi mai avrebbe immaginato che un sì rapido sviluppo di intelligenza e di moralità , dovesse emergere da un impeto di collera popolare , da un avvenimento barbaro in apparenza , e con tal titolo riprovato dagli storici contemporanei ? Questo avvenimento - poichè ci accadde accennarlo - fu l ' incendio e la distruzione di Roma , decretata da quel popolo stesso che pochi anni prima aveva eletta la città dei Cesari e dei papi a capitale del nuovo regno italiano . Istallarsi in Roma , consenziente la Curia , benevolo il papa , voleva dire per il governo italiano abdicazione di ogni idea liberale , di ogni principio di moralità . Tardi ma in tempo lo compresero gli italiani . Quando ai banali entusiasmi della piazza , alimentati dal baiocco papalino ; quando al sacrilego connubio delle mascherate e delle processioni , delle riviste e dei tridui , sottentrò la calma normale di una nazione che grande si crede , allora i disinganni cominciarono , il pericolo si annunziò minaccioso , il tradimento della Curia esalò putrido e nero dalle sentine cardinalizie . Il Parlamento invaso da canonici - il Senato una congrega di cardinali e di cappuccini corpulenti - le riforme del Codice affidate ad una Commissione di Domenicani ! L ' Italia , più che mai aggravata dalla cappa di piombo simboleggiata ; dall ' Alighieri , dopo tanti fastidi e tante guerre per la conquista della capitale , ricominciò a cospirare per disfarsene . La nuova cospirazione affrontò senza esitanza e senza scrupoli il dogma religioso . Rénan preso il posto di Mazzini . La Vita di Gesù Cristo divenne la Giovine Italia dell ' epoca nuova . Pio X vide gonfiarsi la marea della rivoluzione anticattolica , e tremò di esser l ' ultimo dei papi . Assediato dalle riforme fin dentro le mura del Vaticano , mal trincerato negli antichi sofismi e inesorabilmente aggredito dalla logica universale , stolidamente pertinace , pertinacemente crudele , si avvisò di sommergere la idea in un oceano di sangue umano . E il Nerone dei papi non ebbe raccapriccio a pensare che , per riuscire nel suo immane proposito , l ' eccidio di tutti gli italiani , di trentadue milioni di italiani , non avrebbe rappresentato che un impercettibile episodio dell ' universale macello . Ad esempio di un suo predecessore , del pari insensato ma meno cannibale , Pio X fuggì da Roma con poco seguito , lasciando dietro i suoi passi benedizioni e scomuniche derise . Ma fuori dell ' Italia , segnatamente in Francia e nel Belgio , il gonzume cattolico prestò al pontefice un contingente di armati abbastanza numeroso . Tutto il pantano , tutta la feccia del sanfedismo fermentò per la nuova crociata . Ricondurre il papa a Roma fu l ' ultimo grido della setta impotente . Questo supremo attentato dei papi contro il progresso , quest ' ultimo sforzo per estinguere nella umanità la ragione , il soffio di Dio , allarmò gli Italiani , e convertì la pazienza di lunghi secoli in furore disperato . Si distrugga Roma ! - fu il grido di tutta Italia . - E l ' Italia , stanca di preti e di atroci pregiudizii , era pronta ad incenerire le sue cento città , a suicidarsi in un ammasso di ceneri . La città dei Cesari , la sentina dei preti , la capitale di un nuovissimo regno , il giorno 24 settembre 1888 , non era più che un mucchio di macerie e di carboni . Due idolatrie , la pagana e la cattolica , furono sepolte in quell ' incendio per non lasciare alcuna traccia della loro esistenza . Gli ultimi torsi di Apollo e di Vesta si rovesciarono nell ' amplesso degli scheletri santificati , delle carogne adorate . Le due superstizioni sprofondarono nell ' immenso rogo , irridendosi , imprecandosi . Da quell ' incendio una gran luce si diffuse per tutta la Italia , la luce della riforma . Al vangelo dei papi sottentrò il vangelo che grida all ' umanità : siate fratelli ! Che poteva la reazione dopo una protesta sì imponente ? - I crociati si perdettero d ' animo . Pio X , vedendo la sua causa disperata , domandò asilo alla Francia . Voleva morire nel castello di Avignone . Ma la città che altre volte aveva assaggiato la mala gramigna , non volle saperne di calze rosse nè di chieriche . E certo avrebbe accolto a sassate il venerando corteo , se il papa ed i suoi , con opportuno consiglio , non si fossero arrestati in una città meno guasta . L ' ultimo papa finì i suoi giorni a Carpentras , come un vecchio mobile obliato nel solaio . Nell ' anno 1890 il governo italiano trasferì la sua sede a Napoli , che ebbe titolo di capitale del Regno . Ciò avvenne con grande soddisfazione di tutti . Un conte Ricciardi , che dietro un tal esito avrebbe consentito ad accettare il portafogli degli interni , morì per esuberanza di gioia . Questa digressione sulle cose di Roma mi ha preso il tempo che io intendeva consacrare ad un quadro statistico di tutti i dipartimenti e dei principali Comuni della Unione Europea , nell ' anno 1977 . Io vi prego dispensarmi da tale fatica . A chiarire gli avvenimenti che sto per narrare sarà più opportuno un rapido cenno delle leggi che formano la base della nuova Costituzione , delle istituzioni , delle opinioni politiche e religiose dell ' epoca , degli usi introdotti nella vita pubblica e privata , delle condizioni morali e fisiche della nuova società , considerata nell ' individuo e nelle masse . Tutto ciò occuperà lo spazio di un breve capitolo . CAPITOLO VIII . L ' avvenire comincia a beffarsi del presente . Conciliare la più ampia libertà individuale colle maggiori guarentigie di sicurezza e di ordine pubblico , ecco il principio a cui si informano tutte le istituzioni politiche e sociali dell ' Unione Europea . Il secolo precedente disputava di forme . Monarchia costituzionale o Repubblica , tale il dilemma rappresentato da due frazioni ugualmente ispirate da liberalismo . Le moltitudini si lasciavano imporre dalla parola senza badare all ' essenza . Ignare di storia o dimentiche , non comprendevano che la tirannia può prendere tutti i nomi e inalberare tutte le bandiere . Si discuteva , si pugnava per le apparenze , per le etichette , per il timbro delle carte pubbliche . L ' Unione Europea riflette quegli antichi assurdi nei mirabili risultati della sua tolleranza . I capi dei dipartimenti , e perfino i capi dei comuni si chiamano capricciosamente Gran Proposti , Sindaci , Presidi , Re , Imperatori , Capo - famiglie , Padri , Czarri , Sultani , Borgomastri , Consoli , Dogi , Centurioni , Pretori , Custodi , Moderatori , Gonfalonieri , Istromenti , Bani , Governatori , Commissarii , ecc . , ecc . Tanto è vero che la nuova civiltà non fa caso dei nomi . Le attribuzioni di questi Capi , comunque si chiamino , sono perfettamente identiche . Vittorio Emanuele III re del comune Dora , Berretta III gran proposto dell ' Olona , Manin Il doge di Venezia , Libeny Il governatore di Vienna , Camillo Ugo presidente di Parigi , Carlo Bixio borgomastro di Genova , non sono che mandatarii del popolo , eletti per voto universale , incaricati di presiedere il Consesso degli Anziani o Padri di famiglia nelle adunanze Comunali . Vittorio Emanuele III , con titolo di Re , rappresenta il capo del dipartimento Italia , sebbene i proposti dei singoli comuni sieno affatto indipendenti da lui . Tutti i proposti ( usiamo questo titolo per intenderci ) sono anche rappresentanti del comune nelle assemblee del dipartimento e nei congressi generali della Unione . Le assemblee parziali del dipartimento , per l ' Italia , si tengono a Napoli nell ' ultimo giorno di ciascun mese . I congressi generali si adunano a Berlino due volte all ' anno , alla fine di ciascun semestre . I rappresentanti del popolo Europeo sommavano , nel 1976 , a duemilasettecento quattordici . Lo statuto della Unione ha per base la santificazione di un diritto naturale che l ' umanità per lunghi secoli disconobbe ; il diritto di esistenza . Ciascun cittadino di Europa , dal giorno della nascita fino al giorno dell ' estinzione , è alloggiato , vestito , nutrito a spese del comune . Questo comune , che noi chiameremo Famiglia per conformarci al linguaggio dei tempi , diviene necessariamente l ' esclusivo proprietario delle terre , l ' amministratore della sostanza pubblica . Tutti i cittadini della Unione sono guarentiti dalla miseria , e l ' educazione si estende a tutte le classi del popolo . - Ed ora , chi vorrà consacrarsi alle manuali fatiche ? Chi vorrà sottomettersi ai disagi , alla servitù dei lavori agricoli ? I canapi e le officine rimarranno deserte ... I terrori del nostro parroco reverendissimo si sono realizzati da oltre venti anni . La rivoluzione del 1935 ha tolto di mezzo le ultime tirannie sociali . Il mondo ha dovuto convincersi che disuguaglianza di condizioni non può esistere dove tutti abbiano raggiunto l ' uguale sviluppo di civiltà . L ' uomo che pensa non può essere il volontario dell ' aratro . La scienza conquistava gli intelletti , le braccia disertavano dal campo . La reazione del 1835 si provò di respingere alla gleba gli spiriti ribelli , ma si riconobbe impotente . I paria si emanciparono . L ' Europa tremò del futuro - l ' umanità tutta intera ebbe a dubitare della propria conservazione . L ' agricoltura è una necessità della esistenza umana - l ' agricoltura è dunque un dovere di ciascun uomo . Questo assioma sociale arresterà il disastro minacciato . La coscrizione agraria prenderà il posto della coscrizione militare . Dai venti ai venticinque anni , per legge del nuovo Statuto , ciascun individuo della Unione sarà coltivatore . Vanno esenti dalla coscrizione gli impotenti ai lavori manuali , e gli Eletti dell ' intelligenza . A questi ultimi , di numero assai limitato , lo Statuto accorda l ' esenzione per rispetto ai privilegi del genio . Godremo più tardi l ' imponente e giocondo spettacolo di un campo di coscritti . Vedremo come la vegetazione si avvantaggi da questa nuova coltura operata da braccia vigorose e intelligenti . I cinque anni di agraria sono pei contadini dell ' Unione , i più felici , i più caramente ricordati nella vita . Qual differenza fra l ' antica e la nuova circoscrizione ! Questa destinata a fecondare la terra , a portarvi la salute e il ben ' essere ; quell ' altra condannata a distruggersi distruggendo , al soldo di una idea non compresa o ripugnante ! I lavori campestri sono un esercizio riparatore pel giovane estenuato dalle lunghe fatiche della mente . Lo Statuto dell ' Unione , accordando a tutti i cittadini i mezzi di esistenza a patto che lavorino , pretende altresì che tutti sappiano . Ma il sapere non è facile conquista - non lo fu mai - oggi meno che mai . Eccovi , brevemente tracciato , il programma degli studi obbligatorii a ciascun individuo dell ' Unione . La lingua cosmica è la sola adottata nel pubblico insegnamento . Fra pochi anni lo studio di questa lingua sarà molto semplificato . Purchè i padri e le madri si facciano scrupolo di parlarla in famiglia a tutto rigore di grammatica e di stile , i figliuoli la apprenderanno naturalmente , si risparmierà il tempo e la noia degli esercizii scolastici . Ma i padri e le madri , nel 1977 , risentono un poco dell ' antica barbarie . La lingua cosmica non ha peranco distrutti gli antichi dialetti , e a Milano si odono ancora dei vecchi sessagenarii ricambiarsi il loro meneghino con qualche pretesa di municipalismo . Lo studio della lingua cosmica fa dunque parte del programma scolastico . Il fanciullo l ' apprende dai cinque ai sette anni . A otto anni egli ne sa quanto basta per comporre i suoi temi in prosa ed in versi , e sostenere un dibattimento improvvisato dalla cattedra di eloquenza . Poichè tutta Europa parla in lingua cosmica , ne viene di conseguenza che lo studio d ' altre lingue si rende superfluo . Se l ' Asia o l ' America vorranno intendersela coll ' Unione converrà bene che apprendano a parlare come noi . Questa massima vanitosamente praticata dai francesi in epoca più remota , oggi è all ' ordine del giorno in Europa . Ciò fa sperare che fra un altro mezzo secolo la lingua cosmica diverrà praticamente la lingua di tutti . Dagli otto ai quindici anni - il tempo che i barbari del secolo precedente sprecavano nel latino e nel greco - oggi viene impiegato negli studi matematici e filosofici , nella storia , nella fisica , nella astronomia , nella geologia , e nella spiritodossia , di cui fa parte il magnetismo , il galvanismo animale , e l ' ipoteticonia . Grulli , grullissimi i nostri nonni , che si ebetizzavano dieci anni a imparare una lingua morta , per non averne più traccia cinque anni dopo ! Ma venti volte più grulli , e pazzamente spietati , quando alla povera vittima del Ginnasio e del Liceo , inesperta dei propri talenti , della propria individualità , imponevano la scelta indeclinabile delle quattro professioni universitarie - la medicina , la farmacia , le matematiche , o il diritto ! Forse che ciascun uomo non è tenuto a conoscere le leggi del proprio paese , i diritti e gli obblighi che gli insegnino a governarsi , a tutelare i propri interessi ? E la scienza della economia animale , dell ' organismo umano , non è forse un bisogno di tutti ? Come può l ' uomo provvedere alla propria conservazione , alla igiene propria , esercitare la beneficenza e l ' amore verso i congiunti e le persone più care , quando non sia in grado di applicare opportunamente i pochi trovati dell ' arte farmaceutica ? ... E la matematica ? Potete voi reggervi sulla persona , camminare , muovere un passo - che dico ? - affidarvi ad un consiglio della ragione , se questa scienza non vi presti il suo appoggio e la sua logica ? Or bene : dopo un corso regolare nella Università della Unione , all ' età di venti anni , ciascun cittadino è giurisperito , medico , farmacista , ingegnere , architetto e magnetizzatore . Vale a dire : egli conosce delle singole scienze quanto può occorrergli per l ' uso proprio e pel servigio altrui . Le Università della Unione vi danno l ' uomo completo , l ' uomo che basta a sè stesso , che a tutti può giovare . Nel secolo gaglioffo del latino e del greco , chi avesse osato proporre un tale programma di studii universitarii si sarebbe buscato dell ' utopista , del matto ! Eppure , a quei tempi , uno studente , purchè si ricordasse di sfogliare il suo testo una settimana innanzi all ' esame , apprendeva in poche ore tutta la scienza medica o legale di un intero anno scolastico . Che vuol dir ciò ? Vuol dire che i professori di quell ' epoca diluivano in otto mesi di insegnamento la scienza aquisibile in poche ore . Vi pare inverosimile che , dopo cinque mesi di studi patologici e chimici e dopo altrettanti mesi di clinica pratica , un giovane di buona volontà sappia conoscere le febbri al moto del polso , e sia in grado di comporre una purga , di forare la vena per un salasso , di strappare un molare o una mascella ? Eppure , i grandi dottori del secolo precedente non erano più illuminati nè più pratici . Ma il massimo torto dei metodi antichi era di insegnare le scienze ab origine , discutendo i vari sistemi , raffrontando , eliminando , riproducendo tutte le ipotesi e tutti gli assurdi , pel gusto di confutarli e di agglomerare nei cervelli una erudizione , al meno danno , superflua . Che m ' importa di Giustiziano e delle Pandette ? - fatemi conoscere il mio codice , i miei doveri e i miei diritti ! ne saprò abbastanza per l ' uso mio , ed anche un poco per l ' uso degli altri . - In medicina , riepilogate il buono degli antichi , e i risultati positivi delle esperienze più recenti . In una parola : dateci la scienza dei tempi nostri , la sua ultima parola . Più tardi , per lusso , per capriccio di erudizione , consulterò le Pandette , o leggerò il vecchio Ippocrate . Così ragiona il secolo nuovo - su questa logica si basa il nuovo programma degli studi universitari . I giovani , che in un ramo speciale della quadrupla scienza , dimostreranno una attitudine fuori della comune ; gli Eletti della Intelligenza godranno la esenzione dalla legge agraria , e a spese della Famiglia verranno mantenuti per altri cinque anni in qualche Ateneo di perfezionamento . Ivi , sotto la scorta dei più illustri Primati si applicheranno al più ampio svolgimento della scienza preferita , per divenire più tardi Medici consulenti , Legali di ricorso , o Ingegneri di miracolo . Meno questi pochi eletti , tutti gli altri escono dalla Università per divenire coscritti dell ' agro . Ivi si completano con esercizii corporali molto favorevoli alla salute ed alla vigoria . Mi sono un po ' dilungato sul metodo di educazione , perchè da quello vi sarà facile argomentare il grado di civiltà generale . Come vedete , i carichi della Famiglia sono gravi e dispendiosi , ma i proventi , le rendite sono enormi . Oltre ai prodotti naturali delle terre , che esclusivamente le appartengono , la Famiglia percepisce le imposte sul lusso , le multe criminali , e gli accidenti ereditarii . Le multe criminali costituiscono per la famiglia una sorgente di reddito importantissimo . Desse furono sostituite , nel nuovo codice , alla pena di reclusione . Una volta abolita la pena di morte , dietro il principio che l ' uomo non ha diritto per qualsivoglia ragione di togliere la vita al proprio simile ; come potreste mantenere l ' inumana condanna della carcerazione , per cui il cittadino è privato della libertà , diritto sacro del pari e forse più inviolabile del diritto di esistenza ? Alla morte civile , supremo castigo dei grandi delinquenti , nel Codice di redenzione si coordinano gradatamente le multe criminali . Per comprendere queste multe è mestieri ricorrere alle leggi che provvedono al diritto di esistenza . Ciascun cittadino della Unione , nato da legale matrimonio , viene , dal giorno di sua nascita , iscritto nel libro di famiglia , e da questa iscrizione ha principio l ' assegno di vita . I genitori , o chi per essi , ritirano l ' assegno fino a quando il fanciullo abbia toccato l ' età gestiente , vale a dire ch ' egli sia in grado di governarsi . Raggiunta questa età - dodici anni - l ' adulto percepisce direttamente il proprio assegno . La Famiglia gli fornisce l ' alloggio , il mantenimento , l ' uniforme , e una somma di cento lussi ( franchi ) all ' anno , fino al compimento del corso universitario . La posta lettere , le strade ferrate , i vapori di mare , tutti i mezzi di trasporto sono gratuiti , ad eccezione dei palloni aereostatici , delle navi sottomarine , e delle locomotive a ribalzo . Il popolo ha libero accesso in tutti i teatri di prosa , direttamente amministrati e sorvegliati dal Consiglio di Famiglia . Sospendete questi provvedimenti , queste agevolezze , questi comodi , questi piaceri al cittadino che ha mancato a ' suoi doveri verso la società - ecco un eccellente codice di punizione ! Cento lussi ! ... Ah ! voi non potete apprezzare il valore di cento lussi per un nullatenente , per un povero diavolo che non abbia risorse fuori della piccola pensione che gli viene pagata dalla famiglia ! Figuratevi la disperazione di un borsaiuolo , quando , alla scadenza del suo premio , udrà la voce del pubblico tesoriere gridargli alla coscienza : - il tribunale ha posto il veto su ' tuoi cento lussi per il battizza che hai fatto sparire , per la catena che ti sei appropriato ! Procedete dai minori ai maggiori delitti , applicate le pene in proporzione . Sospendete il premio de ' cento lussi , vietate l ' ingresso ai teatri , negate il trasporto sulle ferrovie , su tutti i veicoli della Unione , diminuite l ' assegno necessario , salite di grado in grado alla più terribile delle punizioni , alla morte civile . Voi avrete una idea generica , ma precisa del nuovo codice criminale . Però anche in queste leggi tanto provvide e benefiche , apparisce , a chi ben le consideri , lo stigmate inevitabile della umana imperfezione . Perchè esclusi dal benefizio di esistenza i nati da unione illegittima ? Forse hanno colpa i miserelli della loro origine meno legale ? Non hanno diritto alla vita ? I dottori dell ' epoca vi rispondono : - la eccezione si è fatta per ristabilire e generalizzare il matrimonio , orribilmente screditato nel secolo precedente . Sotto questo aspetto , è mestieri confessarlo , legge più efficace non potevasi ideare . E perchè l ' uniforme obbligatoria agli adulti che percepiscono l ' assegno di famiglia ? - Una misura economica basata sull ' orgoglio umano . Non accordandosi l ' assegno agli adulti che a patto di indossare la uniforme del nullatenente , molti si asterranno per vergogna , e penseranno a guadagnarsi l ' esistenza col lavoro . Ma i poveretti che moriranno di inedia piuttosto che far mostra della loro miseria ? E i ricchi sfrontati che indosseranno la livrea per vivere a spese altrui ? - Meno male che la Legge ereditaria restringerà , fino a renderlo impercettibile , il numero degli accumulatori e degli usurai . Ma di questa legge , e d ' altre importantissime , come di tutti i progressi giganteschi delle scienze , delle arti e delle industrie , si vedranno manifestamente gli effetti , quando al breve accenno delle istituzioni seguiranno le storie del fatto . L ' anno 1977 , da cui appunto principiano queste storie , presenterebbe l ' apogeo del moto saliente dell ' epoca . L ' ordine pubblico , la pace , la moralità , il sentimento umanitario e religioso diffuso in tutte le classi e perfettamente armonizzante colla intelligenza e col sapere , il rapido succedersi delle scoperte , la pronta effettuazione di ogni idea veramente utile , gli incredibili ardimenti del genio , e l ' impotente cooperazione di tutte le forze animate e materiali che si associano per tradurli in fatto , ci obbligherebbero a chiamar questo il vero secolo d ' oro , l ' era preconizzata della felicità universale , se ... Questo se è il punto nero di tutti i tempi , di tutte le storie umane . Noi lo vedremo disegnarsi , prender corpo , agitarsi nella nuova epoca , mischiarsi a tutte le sue aspirazioni , a tutte le sue feste , a ' suoi trionfi , per gridarle eternamente : « il secolo peggiore e il secolo migliore per l ' umanità non esistono ! » Ma prima che si rivelino i dolori latenti , illudiamoci ancora un istante su questa superficie di bene . CAPITOLO IX . Il prete e la donna . Il secolo ventesimo è eminentemente spiritualista . Un secolo di temperamento nervoso , di umore ipocondriaco - sentimentale fino alla affettazione . Un secolo che abusa di fantasia , che stravizza nello studio e nella operosità , che si strugge dietro l ' ideale di una perfezione impossibile . Un secolo che delira di ascetismo e di amore . Il prete e la donna , come nel medio evo , rappresentano le figure predominanti di questa nuova società , che intenderebbe sublimarsi emancipandosi da ogni istinto materiale . Dopo la riforma religiosa , che ebbe principio colla distruzione di Roma , due foggie di preti , il bianco ed il nero , simboleggiarono distintamente la chiesa novella e la antica , le superstizioni del passato e la fede dell ' avvenire . I preti della chiesa riformata vestirono la tunica bianca come gli antichi leviti . I settarii del non possumus mantennero il loro abito nero , fatto più sudicio e più lugubre . Poco ci occuperemo degli avanzi sdrusciti della Curia romana , sopravvissuti all ' ultimo papa di Carpentras , all ' ultimo Lamoricière della Vandea . Nell ' anno 1977 le statistiche del Monde e dell ' Union si gloriavano di poterne contare venticinque in tutta Europa . Il prete riformato , il prete bianco , era l ' incarnazione più pura del progresso del secolo . Per lui l ' Europa si era unificata anche nel pensiero religioso . Il Cristianesimo contava sulla terra settecento milioni di credenti . Un vangelo che si riassume nel sublime precetto : non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi , perdonate , amate , non poteva tradursi nell ' osservanza generale che in un ' epoca molto civile e illuminata . I secoli ignoranti inneggiarono a Cristo senza comprenderlo . La superstizione , l ' idolatria , il fanatismo tennero luogo del culto morale . Era tempo che il cristianesimo riprendesse la sua alta missione libera e umanitaria . Era tempo che una convinzione illuminata si sostituisse al cieco entusiasmo , per proclamare questa verità incontestabile - che un Dio sapiente e benefico non potrebbe dare alla umanità un codice più santo del vangelo . Il prete bianco divenne apostolo , fratello , consolatore della umanità . I templi , consacrati esclusivamente alla predicazione ed alle assemblee , rinunciarono alle pompe idolatre . Le cerimonie del culto si celebrarono a porte chiuse . I sacri bronzi , annunziando la preghiera del levita , trasmettevano al popolo la benedizione , del Dio che è dappertutto . I leviti erano pochi , ma esemplari di moralità e di abnegazione . Non era ammesso al sacerdozio chi non avesse compiuti i trent ' anni . Il matrimonio spirituale era permesso ai leviti . Si associavano alla donna per avere in essa una ispiratrice , un ' emula di virtù e di sacrifizio , per adoperarla nelle missioni più dilicate e più ardue di carità e di consolazione . Ma voi non conoscete la donna dei nuovi tempi ! Voi non potete figurarvi questo angelico tipo dell ' Eva redenta , che tanto più si sublima quanto più i nostri padri la vollero degradata ! La sorveglianza tiranna è abolita . - E tu pure , o vivace farfalla dalle candide ali , esci dalla tua prigionia secolare ; percorri liberamente il giardino del creato ; inebbriati di luce e di profumi , raccogli il fiore che ti sorride , e , santificato da ' tuoi baci , chiudilo nel tuo seno palpitante ! Povera fanciulla ! - Aspettare , desiderare , morire ... ! tale la legge infame degli uomini antichi , de ' tuoi oppressori brutali . Per sottrarti a quella legge , a te non si apriva che una via , una via disperata , tremenda - gettarti nell ' abisso delle colpe , annegarti nel materialismo e nell ' onta . Tu non potevi esprimere al giovane amato le forti concitazioni de ' tuoi sensi . La tua giovinezza si consumava in disperati desiderii . Venivano cinque ... venivano venti ... ma egli non veniva ! ... Che fare ? ... Morire senza amore , o prostituirti al libertinaggio o , peggio ancora , immolarti in connubii legittimi e nefandi . Oggi , colle tue note più vergini , tu canti l ' amore alla gran luce del sole . Nessuno ti terrà disonorata ! Le scienze e le arti hanno cessato di respingerti . Al contrario , esse ti invocano . Le infermità reclamano la tua mano leggera ed amorosa , i tuoi farmachi ispirati . Il dolore domanda i tuoi sorrisi , i tuoi pianti . La colpa aspetta l ' assoluzione della sacerdotessa immolata ! Due vie ti schiude la bellezza , non avventurose del pari , ma ugualmente onorevoli e benefiche . - L ' uomo o l ' umanità , l ' amore o il sacrifizio . Quale sarà la tua scelta ? ... A tale domanda io mi sento invadere da un dubbio affannoso ... Via ! rispondiamo una volta a tutte queste ansie , a queste perplessità dello spirito ! Lo scenario è compiuto - le tinte locali son date - la ribalta è abbastanza illuminata - il coro ha recitato il suo prologo . È tempo che i personaggi principali si mettano in azione . CAPITOLO X . Una sentenza di morte civile . Trasportiamoci sulla piazza della cattedrale di Milano , nel giorno 15 agosto dell ' anno 1977 . Da soli tre mesi fu ridotta a compimento la magnifica facciata del tempio ; da soli tre mesi , nella vastissima piazza , larga tre miglia quadrate , auspice il Proposto Terzo Berretta , la famiglia dell ' Olona ha solennizzata la Nuova Pasqua delle genti . Ed oggi il funebre squillo della campana di Giustizia richiama i cittadini nella piazza per assistere ad una cerimonia lugubre , alla condanna di un gran delinquente , cui giusta il Codice di redenzione è riservata la pena della morte civile . Allo scoccare dell ' ora sesta , una folla di duecentomila persone si estende dalla gradinata del tempio fino alla estremità della contrada Santo è il Lavoro , che termina all ' Arco della Pace . Non una donna fra tanta moltitudine . Questa elettissima parte dell ' umana famiglia è dispensata dall ' intervenire alla triste cerimonia . - Nell ' anno 1977 , una donna che spontanea assistesse a tale spettacolo sarebbe disonorata . La creatura nata per amare , benedire e compiangere , non deve assistere ai sacrifizii inesorabili della legge . Ma silenzio ... ! L ' ora giuridica è suonata ... L ' esecutore della legge ha tolte le cortine che coprivano il palco d ' infamia elevato a poca distanza dalla cattedrale ... Il colpevole , vestito di gramaglia , le ginocchia strette di catene e il volto velato ... deve udire la sentenza ... I magistrati , i savii , gli anziani del popolo , che seggono nelle tribune laterali , si levano in piedi , si scoprono il capo ... Le porte del tempio si spalancano . I sacerdoti preceduti dal gran Levita si schierano sulla gradinata , giungendo le mani in atto di preghiera . Un colpo di cannone annunzia ai presenti ed ai lontani fratelli dell ' Olona che il banditore della giustizia è salito sulla torre e sta per proferire la sentenza ... La coscienza del dovere ha imposto silenzio alla folla ... Duecentomila persone ammutoliscono ... al primo cenno della legge . Qual è dunque la voce potente , che si propaga dall ' un capo all ' altro della città , come eco di tuono ? Il banditore della giustizia parla dalla tromba elettroeufonica , che ha facoltà di centuplicare il volume dei suoni ... L ' Angelo dell ' Apocalisse potrebbe servirsi di quella tromba per evocare i morti al giudizio finale . Ascoltiamo la voce del banditore : « A me , Federico Manfredi , banditore del Tribunale di Giustizia nella famiglia centrale dell ' Olona , incombe il triste ufficio di partecipare ai presenti ed ai lontani , ai cittadini d ' Italia e di tutta la Unione Europea , nonché agli abitatori delle altre parti del globo che a noi si legarono o fecero solenne adesione ai nuovi patti sociali e politici dell ' Era di Redenzione , qualmente all ' adulto fratello Secondo Albani , reo , confesso e convinto di parricidio , dietro sentenza concorde dei trecento consiglieri giurati , e il voto dei savii e degli anziani del popolo , sia decretata la condanna suprema della morte civile . « Le sagge riforme del Codice , le benefiche istituzioni civili e i tanti provvedimenti umanitarii introdotti nella famiglia sociale , resero il delitto meno frequente . Da quattro anni il nostro Tribunale di Giustizia non ebbe a giudicare alcun individuo imputato di assassinio . Ma pur troppo alle leggi e alle savie istituzioni sociali non è concesso mutare la natura dell ' uomo . Il progresso ha temperato gli istinti , raddolciti i costumi ; ma il germe del male , inerente alla creta viziata , non può a meno di svilupparsi in qualche individuo , e produrre il misfatto . « Finalmente , oggi abbiamo a deplorare una anomalia di tal genere . Secondo Albani , l ' adulto ventenne , che oggi vediamo relegato sul palco dell ' infamia , sospinto da una passione indomata , acciecato dall ' ira , trafisse di propria mano l ' autore de ' suoi giorni . Le circostanze del fatto constatate e determinate da giudici incorruttibili , stanno scritte nel resoconto che da tre giorni venne sottoposto al pubblico sindacato nel Diario del dipartimento . Nessun difensore essendosi presentato innanzi l ' ora prefissa dalla legge , è ritenuto che la coscienza pubblica abbia facoltà di confermare la sentenza del Tribunale . Da questo momento la condanna di Secondo Albani è divenuta irrevocabile . « Ed ora mi rivolgo a te , fratello reietto ; e bada che la mia voce è la voce di tutta l ' umanità che grida anatema sul tuo capo . « In epoca non lontana che con stolida jattanza intitolossi civile , l ' assassino era condannato a morire per mano del carnefice sulla piazza , al cospetto di un popolo , che assisteva a quella scena di sangue come a spettacolo giocondo . Il delitto punito col delitto , in luogo di moralizzare le masse , le abituava al ribrezzo dell ' orribile vista . Il popolo fu veduto ammirare ed applaudire al cinismo del condannato . - Sul palco di morte il delitto parve circondarsi di un ' aureola gloriosa - la vittima fu compianta , il boia imprecato . - E nondimeno , a quell ' epoca , molti eminenti legisti facevano l ' apologia della forca . I più miti , riconoscendo l ' immoralità del supplizio , lo dissero terrore indispensabile a reprimere istinti feroci . - Non avrei evocate le memorie dei barbari tempi , se non fosse rarissimo il caso in cui il Tribunale di Giustizia debba applicare ad un grande colpevole gli estremi rigori del Codice di redenzione . - È necessario che al fratello del reietto , e a tutta la famiglia che mi ascolta , io ricordi in che consista la pena della morte civile , e come debbasi applicare , e quali sieno quindi innanzi i soli rapporti possibili fra il condannato e la società che lo respinge dal suo grembo . « A te dunque , Secondo Albani , da questo momento è tolto il diritto di portare il nome de ' tuoi avi e dei tuoi congiunti di sangue , perocché non è giusto che tu abbia cosa veruna di comune con uomini onesti e rispettati . « Il titolo di Secondo , a te conferito nel giorno dell ' adolescenza , per stimolarti all ' emulazione di un padre benemerito della umanità , verrà trasmesso fra due giorni al minore fratello , cui rimarrà il privilegio di portarlo e trasmetterlo al figlio primogenito . « Per cinque anni e un giorno dovrà cessare ogni comunicazione fra te e il resto della umana famiglia . Non potrai soggiornare oltre ventiquattro ore in una città o circondario , né penetrare nelle case dei fratelli che ti hanno reietto , né assiderti alla mensa de ' tuoi simili , né profittare di alcun istituto pubblico , né viaggiare coi veicoli della Unione , né servirti di cosa veruna che appartenga alla Comunità degli uomini . « I tuoi fratelli , a qualunque famiglia appartengano o circondario o dipartimento della grande Unione Europea e delle altre comunità che adottarono il Nuovo Codice , non ricambieranno con te un saluto né una parola quando ti incontrino pel loro cammino . Passerai fra le genti come un ' ombra invisibile , come larva di un uomo che ha cessato di esistere . « E perché tutti ti riconoscano , e nessuno per inscienza o inavvertenza possa opporsi ai voti della legge , l ' Esecutore della Giustizia ti imporrà il collare di riprovazione , che tu porterai al collo per cinque anni ed un giorno fino ad espiazione compiuta . l ' esecutore di Giustizia sarà tenuto a conservare la chiave di detto collare , che egli stesso discioglierà in questo luogo medesimo , al cospetto dei magistrati e del popolo , quando , esaurlta la condanna , tornerai all ' amplesso dei fratelli . « Trascorsi i cinque anni ed un giorno , se , per malattia , o per altre circostanze indipendenti dal tuo libero arbitrio , tu non fossi in grado di tornare in questo luogo stesso per ricevere l ' assoluzione della famiglia ; in qualunque Dipartimento , o Circondario della Unione Europea , avrai diritto di invocare la risurrezione morale , che ti verrà prontamente accordata , in dipendenza al messaggio telegrafico che oggi si trasmette a tutti i Tribunali di Europa determinante il tempo e la durata della tua condanna . « Trascorsi i cinque anni ed un giorno , dacché l ' esecutore della Giustizia ti abbia levato il collare di riprovazione e i fratelli ti abbian reso l ' amplesso del perdono e dell ' oblio , tu riprenderai il tuo nome di casato , sopprimendo il titolo onorifico che ad altri venne trasmesso . Da quel momento verrai riammesso al libero esercizio di tutti i diritti - tu sarai puro ed onorato al cospetto degli uomini come al giorno della tua nascita . Noi confidiamo nella saviezza del popolo , perché i voti della legge vengano esauditi . Quegli stessi che oggi si allontanano dal condannato , troncando ogni rapporto con lui , e cooperando per tal modo alla espiazione della orribile colpa , fra cinque anni saranno i primi ad abbracciare il redento e ad accoglierlo come fratello . « Ed ora , o parricida , la tua espiazione incomincia . L ' esecutore del Tribunale faccia l ' opera sua . Al terzo squillo di tromba , la piazza sia sgombrata dal popolo - sulla Via della Misericordia , che il condannato dovrà percorrere per uscire dalla città , non veggasi persona ; - tutte le finestre e le porte dei palazzi si chiudano . - Giorno di lutto è codesto , e gravissimo lutto per l ' umanità ! Un fratello è morto alla vita civile ! » Le parole del Banditore furono obbedite . Appena le trombe mandarono il terzo squillo , i cittadini silenziosi e commossi abbandonarono la piazza . Era triste spettacolo . - Le tribune e le logge nello spazio di pochi minuti rimasero vuote . - I magistrati , i savii e gli anziani erano scomparsi ... I cittadini pei larghi sbocchi delle vie si disperdevano , affrettando il passo come a fuggire un luogo di desolazione . Sulla piazza deserta , poco lungi dal tempio , non rimaneva che un solo essere vivente - e questi , curvato , immobile , incatenato al palco di infamia , dominava la vasta solitudine , simile ad uno di quei neri fantocci che i contadini pongono a guardia dei campi . L ' Albani , durante la tremenda cerimonia , aveva provato tutti gli spasimi dell ' agonia morale . Atterrito dal silenzio e dalla solitudine , il condannato fece uno sforzo per sollevare la fronte ... aperse gli occhi ... Poi , ricurvando la testa , ruggì coll ' accento della disperazione : « Tutti dunque mi hanno abbandonato ! » - Non tutti ! - rispose una voce melodiosa e soave come la voce di un angelo . - Non tutti ! Gli uomini hanno sentenziato nella giustizia , ma Dio viene a te nella misericordia ! E l ' uomo che parlava di tal guisa , posò la mano sulla spalla del condannato : e questi rianimandosi , levò di nuovo lo sguardo , e vide un giovane levita , coperto di bianche vesti , che con affettuosa pazienza si adoperava a rimuovergli le catene . - Coraggio , fratello mio ! - proseguì il sacerdote ... - Voi mi chiamate fratello ? - mormorò l ' Albani ricurvando la testa . - Io solo ho questo diritto ; è un santo diritto , che mi accorda l ' altare , che il tribunale degli uomini non potrebbe contendermi . Al condannato , al reietto dalla umana famiglia , la Chiesa accorda un fratello , un compagno di pellegrinaggio , perchè sostenga il paziente sul cammino della espiazione . Questo incarico di sublime pietà venne a me accordato dal grande Levita , ed io gli resi grazie - e il mio cuore esulta di trovarmi teco . - Sorgi dunque ! sorgi , cristiano fratello , appoggiati al mio braccio - noi procederemo insieme o insieme cadremo . L ' Albani si levò macchinalmente , e discese i gradini del palco sorreggendosi al braccio del giovane sacerdote . Attraversarono a lenti passi la Via della Misericordia . Il bianco levita , colla bisaccia sulle spalle , un largo cappello in testa , e un bastone di giunco alla mano , era costretto di soffermarsi ad ogni tratto perchè il compagno riprendesse lena . La lunga via era affatto deserta , le finestre e le porte serrate , la solitudine resa più tetra dalle ombre crepuscolari . Dopo un ' ora di cammino , i due pellegrini si trovarono lunge dalle case , all ' aperta campagna . Le ombre si eran fatte più dense - la Stella d ' Amore spuntava nel firmamento . I due viandanti udirono uno squillo lontano - entrambi si fermarono . - Fratello ! - disse il levita - è l ' ora di benedizione ! Questo suono tu devi conoscerlo . In questo punto tutti i tuoi fratelli piegano il ginocchio , e ringraziano Dio colla preghiera del cuore che in parole non si traduce . Il gran levita dalla torre del tempio inaccessibile , stende la mano a benedire tutti i figli della terra ... Inginocchiati , o fratello ! L ' Albani piegò le ginocchia - un tremito convulso gli scosse le membra - indi proruppe in uno sfogo di lacrime . Quand ' egli levossi per riprendere il cammino : - Ho sentito la voce di Dio ! - esclamò l ' Albani con accento rassegnato : - io avrò forza per compiere il duro pellegrinaggio ... Espierò la mia colpa ... rivivrò nella stima e nell ' amore dei fratelli ... purchè voi non mi abbandoniate ! - Abbandonarti ! - esclamò il levita colla sua voce d ' angelo - qual altra missione può avere il sacerdote di Cristo fuori quella di portare la croce degli infelici , di perdonare e di redimere ? I due viandanti si abbracciarono , e di nuovo si posero in cammino . FINE DEL PROLOGO . IL DRAMMA STORICO CAPITOLO I . Cinque anni dopo . La notte del quattro settembre 1982 , da un magnifico palazzo posto nelle vicinanze dell ' Antico giardino uscivano tre giovani donne - Luce , Viola e Fidelia - tre tipi di quell ' angelica bellezza , che l ' amore cosmopolita aveva creato da pochi anni rigenerando la specie umana . - Oh ! finalmente si respira ! - esclamò Fidelia , la più giovane delle tre . - Se l ' ora non fosse tanto avanzata , io proporrei di fare una gita fino al Larietto per vedere gli apparecchi della gran macchina . - Non sono che dieci ore e mezzo - disse la Viola . - Affrettiamo il passo . - Oh sì ! andiamo ! - soggiunse Luce . - Ho proprio bisogno di correre un poco su questi tappeti d ' erba . La seduta di questa sera fu lunga fino alla noia ... Figuratevi ch ' io sono entrata al Circolo delle sorelle prima delle quattro ! In verità , io non credeva di aver tanto coraggio civile da reggere ad una discussione di sei ore e mezzo . - Dunque ? - Dunque ! spieghiamo le ali ... e via ! Hai tu uno zigaretto , mia buona Fidelia ? - Io ne tengo dei famosi , a me regalati da Speranza , mia sorella d ' amore . - Zigari alla Rosa ? - Meglio ! - Alla vaniglia ! - Meglio ancora ! - Al gelsomino ? - Fatene la prova , e giudicate . E Fidelia si levò dalla tasca un astuccio elegante , dal quale estrasse alcuni zigari bianchi come avorio , che distribuì alle compagne . Non appena le donne ebbero appressata alle labbra la foglia profumata e sciolto con legger tocco dell ' ugna il nodo fiammifero , proruppero in una specie di ovazione . - Delizioso ! - Inebbriante ! - Tutti i sapori dell ' ananasso ! - Tutti gli aromi della terra benedetta ! - Questi zigari - disse Fidelia - si fabbricano alle Canarie colla foglia della Fragola vergine , detta arbusto del paradiso . Il Parlamento della Confederazione ha deciso che in tutti i dipartimenti di Europa venga piantato quell ' arbusto , ed ha votato una somma ragguardevole per incoraggiare i coltivatori , accordando la privativa di smerciare i nuovi zigari a duemila società anonime . Lo zigaro della fragola vergine è dotato di speciali prerogative , ed esercita un ' azione benefica sul cuore , moderandone i trasporti . A quanto pare , esso verrà adottato negli stabilimenti di educazione femminile , a preferenza della rosa e della vaniglia , che pure hanno tanto giovato a raddolcire gli istinti . - E chi è l ' inventore ? - Franco Dolosias , un giovane di circa ventisette anni , del Dipartimento di Portogallo . Luce cavò di tasca un portafogli , e soffermandosi al piede di una stella elettrica , scrisse il nome del giovane , dicendo alle compagne : - L ' inventore di questo zigaro deve avere un ' anima gentile . - Nelle antiche poesie di Prati Secondo ho letto che la donna allora soltanto potrà dirsi rigenerata , quand ' ella avrà succhiato tutti i profumi dei fiori . - Il Prati ha dimenticato di qualificare i suoi fiori . Pur troppo ve n ' hanno di velenosi che rappresentano la essenza del male . - Hai ragione , Viola ; ma il poeta ha forse omessa la distinzione per necessità del verso e della rima . Prati Secondo ha vissuto in un ' epoca , che avea ridotta la poesia ad un frivolo giuoco di accenti e di echi . Pure il suo concetto è abbastanza trasparente . Iddio ha posto nel mondo animato gli elementi del male e del bene , spargendoli in tutti gli oggetti visibili ed invisibili , nell ' aria , nelle piante , in seno alle onde , perfino nelle intime viscere della terra . Che ha fatto la creatura ragionevole , in luogo di seguire gli istinti che la conducono verso l ' utile e il buono ? Passando da errore in errore , da abisso in abisso , ella si ridusse al punto da imprecare al Creatore , e da affrettare co ' suoi voti il cataclisma . Un branco di scellerati divenne padrone dell ' umanità imbecillita , e per dominarla eternamente , la governò colla legge del male fabbricando su quella il despotismo , che durò molti secoli . Quando io penso che il despotismo ha inventato la galera e la forca prima di stabilire il Diritto all ' esistenza , debbo credere che le generazioni precedenti alla nostra non fossero al mondo che per espiare un delitto . Possiamo noi leggere le storie del passato , senza provare una specie di ribrezzo per coloro che ci hanno preceduti ? Eppure noi vediamo che i pochi fautori dell ' era antica , coloro che in giovane età succhiarono la corruzione , oggi non sono in grado di comprendere il bene . Essi hanno nel sangue il veleno , ereditato dai loro antenati . La loro essenza non è la nostra - e il Codice di redenzione fu ispirato da somma giustizia quando stabilì maggior mitezza di pena pei delinquenti nati prima del 1925 . - Vero ! vero purtroppo ! - esclamò Fidelia con voce commossa , - I nostri padri sono molto diversi di noi ! Bisogna compatirli e rispettarli nei loro pregiudizi , pensando che essi ci hanno preceduti sul cammino della libertà , ch ' essi hanno fatto sforzi da giganti per rimuovere quella diga secolare che stava fra le due grandi epoche dell ' umanità . - Ciò che io trovo inconcepibile - proseguì Luce è che molti dell ' Era vecchia , mentre riconoscono i grandi progressi di questi ultimi tempi , la saggezza delle nuove istituzioni , la squisitezza dei nuovi trovati , non solo rimpiangono sovente il passato , ma non possono interamente rinunziare alle orribili abitudini contratte nella loro gioventù . Mio nonno , cui sono riuscita colle dolci violenze della persuasione e dell ' amore a rendere graditi gli zigari alla rosa , che egli per molti anni trovò detestabili , ogni mese riceve dalle Antille una cassetta di zigari alla foglia di tabacco fabbricati da una società anonima di Ottentotti . Dippiù egli ha pagato dodicimila lussi per avere mille pacchi di certi fuscellini neri e puzzolenti , di cui si trovarono alcune casse negli scavi dell ' antico Foro Bonaparte . - Mio nonno si fuma ogni giorno uno di quegli orribili fuscellini , e li trova deliziosi , e dice che noi abbiamo torto di fuggire di casa quando egli ci ammorba di quella puzza insopportabile . - Oh ! pur troppo li ho conosciuti anch ' io i fuscellini di tuo nonno ! Fortunatamente mio padre ha esaurito la sua provvista , e n ' è disperato . - Ogni qualvolta io sento dire che in città vien proposta la demolizione di qualche antico monumento , pensando al pericolo di vederne uscire quella peste , mi viene la pelle d ' oca ! - Eppure quelli erano i famosi zigari Virginia , croce e delizia del secolo passato ! - Ora giudicate se la natura umana doveva essere viziata a quei tempi ! - L ' altra sera , conversando con maestro Umbold quarto , io gli ho proposto la questione se sia presumibile che nel secolo passato i fiori avessero colori , fragranza od altra proprietà che in oggi non hanno ; non potendo io concepire come i nostri avi abbiano potuto deliziarsi nel fetore dei loro tabacchi ! - Le leggi di natura sono immutabili - mi rispose il maestro - perché sono perfette . Ai nostri padri come a noi la primavera offeriva ogni anno le sue rose olezzanti , i ligustri , le viole , i gelsomini ... Il profumo del bene esalava dai campi , si spandeva nell ' aria e penetrava nelle cose dell ' uomo , per adescarlo a seguire il buon cammino - e l ' uomo aspirava l ' infezione del tabacco , e si avvelenava il sangue e l ' intelletto coll ' absinzio e coll ' acquavite . - E credi tu , Viola , che a quei tempi esistesse la santa virtù che si chiama l ' amore ? - Io credo che l ' amore abbia sempre esistito nel mondo - e che a lui si debba ogni sviluppo delle umane perfezioni . Io mi sento orgogliosa di essere donna - perché ritengo che , nei barbari tempi dell ' abbrutimento universale , la donna abbia sempre conservata e alimentata la favilla della carità . Quando tutte le case erano ammorbate di tabacco , e tutti gli uomini imbestialiti nella crapula , o peggio ancora , mummificati dall ' egoismo , o fatti macchina dalla cupidigia dell ' oro - tutta la poesia del creato si rifugiava nel cuore di poche donne , angioli predestinati al martirio , che viveano per amare e morivano per aver troppo amato . - Oh ! io non avrei potuto amare quei rozzi e balordi animali d ' allora - disse Fidelia ridendo . - Ti giuro , o sorella , che se io fossi vissuta nel secolo scorso , piuttosto che lasciarmi baciare da un uomo ... Che orrore ! Uomini che all ' età di trent ' anni non avevano più denti in bocca , né capelli sulla nuca ! Questa ingenua sortita di Fidelia portava la conversazione sopra un tema favorito . Ragionando di quella misteriosa e gentile aspirazione dei giovani cuori , di quel bisogno imperioso dei sensi che è l ' amore , le tre donne divennero eloquenti . CAPITOLO II . Amore . La notte era limpida e serena - il cielo sfavillante di stelle - l ' aria imbalsamata . Mille augelletti canori , da poco tempo climatizzati in Europa , svolazzavano tra gli alberi odorosi , tolti alle vergini foreste americane e trapiantati nell ' ampio giardino . I vivaci colibrì dalle ali di fuoco precedevano le tre donne , formando sul loro capo una nuvoletta dorata . Tutta la poesia del creato si rifletteva in quei giovani cuori , fecondando i germogli della più sublime , della più santa passione . La voce , la parola , l ' accento di quella conversazione era una musica divina , nella quale si fondevano tutte le armonie misteriose della natura . Presso l ' Arco della Pace le tre donne fecero sosta . Il lago era a poca distanza , e i gruppi dei lavoratori e dei passeggieri che si dirigevano a quella volta , divenivano frequenti . - Mutiamo argomento - disse la Viola , trattenendo le compagne . - Qualche profano dell ' antica razza potrebbe udirci e burlarsi di noi . Non esponiamo le cose sante al ludibrio dei pervertiti . - Noi ci siamo slanciati per una via di fiori ; abbiamo discusse le illusioni , i sogni gentili della vita , ma nulla abbiamo concluso . - La sola conclusione possibile - disse la Viola - è che nell ' era antica l ' amore fu riguardato come un piacere , mentre il piacere non è nell ' amore che un modo di manifestazione ed un complemento . - Io credo che nessuno sia in grado di definire l ' amore - disse la Viola - o piuttosto che ciascuna donna lo senta diversamente , secondo l ' indole propria e l ' educazione degli eventi . Per me l ' amore è desiderio . - L ' amore è sacrifizio ! - soggiunse Luce . - L ' amore è perdono ! - sospirò Fidelia . E in quel punto una voce vibrata e sonora ripetè le parole della fanciulla , e un giovane di bellissimo aspetto uscì da un cespo di dalie , e mosse incontro a Fidelia stendendole la mano . Le tre donne trasalirono di sorpresa . Ma gli occhi di Fidelia furono attratti da forza magnetica verso lo sconosciuto - le due mani s ' incontrarono - e un fremito di voluttà corse rapidamente dall ' uno all ' altro cuore . Quel fremito era la parola misteriosa dell ' amore , il muto linguaggio delle anime , che l ' una all ' altra si rivelano . - Adulto ! - disse la Viola allo sconosciuto - noi non possiamo intrattenerci o camminare in vostra compagnia , se prima non abbiate adempiuto alla legge di ricognizione . - Dispensatemi dal palesare il mio nome - rispose il giovane . - Una sola di voi ha il diritto di conoscerlo ... ella che diceva poco dianzi : l ' amore è perdono . - Quanto alle mie qualifiche , vi basti sapere che io sono l ' inventore della nuova macchina per la pioggia artificiale che domani verrà esperimentata al cospetto dell ' universo . - Voi ... il nuovo benefattore dell ' umanità ! - sclamò Fidelia con entusiasmo . - Voi , l ' inventore della macchina che ha destato la meraviglia del mondo ! - Pur troppo io sono quello sventurato ! - rispose il giovane con voce commossa . E in quel punto il volto del giovane si coperse di pallore , e una ruga gl ' increspò leggermente la fronte . Luce e Viola si ricambiarono una occhiata significante , poi rivolgendosi a Fidelia : - Vanne , - le dissero , - la pietà accompagni il dolore . Quest ' uomo aveva bisogno della confessione , e Dio gli ha mandato il suo angelo ! Fidelia baciò in fronte le amiche , e preso per mano il giovane addolorato , si diresse con lui verso la spiaggia del lago . - Chi lo crederebbe ? - disse Viola alla Luce , seguendo con lo sguardo i due che si allontanavano . - Quest ' uomo da oltre venti giorni riempie il mondo della sua fama ; domani , per assistere all ' esperimento de ' suoi meravigliosi meccanismi , dai confini più remoti della terra converranno a Milano tutti i primati dell ' intelligenza . Più di tremila areostati sono già scesi quest ' oggi all ' arsenale di Corsico - la Casa di ospitalità dell ' antico Foro ha già ricoverato ventimila forestieri , - domani prima di mezzogiorno arriveranno i tre palloni smisurati del dipartimento Russia , e la grande arca Americana della forza di cinquecento aquile ... Tutti i veicoli della Unione saranno in moto per trasportare passeggieri - le viscere della terra fremeranno per elettrico impulso negli scambi della grande novella ... Ed ecco : l ' uomo che ha dominato gli elementi , che ha sconvolto l ' ordine della natura fisica ; l ' uomo che domani sarà idoleggiato da tutta la famiglia umana , non può emanciparsi dalla tirannia del dolore , non può con tutti gli sforzi della sua volontà e della sua intelligenza sospendere anche per un momento il battito delle proprie passioni . Sarebbe mai vero il paradosso propugnato dalla nuova setta dei Ginevrini , che l ' umanità progredisce a scapito degli individui ? ... Per giungere al lago , Fidelia e il suo giovane compagno avevano attraversato una folta selva di pini . Uscendo all ' aperta , uno spettacolo meraviglioso si presentò al loro sguardo , spettacolo affatto nuovo per la giovinetta , che arrestossi sospesa sulla punta dei piedi , immobile come la statua dell ' ammirazione . Le acque erano sparite - una immensa lastra di metallo ne copriva la superficie , formando sovr ' esse una cupola lucente , dal cui centro usciva una piramide colossale , gigantesca , immensurabile , la cui estremità superiore si perdeva negli oscuri spazi della notte . La torre di Babele è dunque riedificata ? E Iddio ha permesso agli uomini del ventesimo secolo di stabilire una comunicazione fra la terra ed il cielo ? E perché non ha egli punito , come in altri tempi , questo sacrilego attentato della superbia umana ? La favola di Babele non è certo la meno immorale delle tante immoralità delle Genesi . - Iddio non può punire quel provvidenziale istinto della azione che è nella mente della umanità . Oggimai nessuno può disconoscere questo vero immutabile . Rimescolare la materia , agitarla , trasformarla , tale è la missione dell ' uomo . Orgoglioso , superbo fino a credersi onnipotente , l ' uomo non cesserà mai da questa lotta gigantesca che aspira al perfezionamento e forse conduce alla dissoluzione . Il Titano schiacciato non cesserà di agitare i suoi massi , di accumulare i macigni per salire fino a Dio - perché egli sente di aver qualche cosa di comune con Dio : l ' intelligenza e lo spirito creatore ! CAPITOLO III . I terrori del genio , - Giovinetta - disse l ' adulto coll ' accento dell ' entusiasmo - l ' estasi del vostro volto , l ' eloquenza del vostro silenzio mi compensano di cinque anni di patimenti ! - Perdonate al mio egoismo - disse Fidelia , riavendosi dallo stupore . - Ammirando la vostra opera , ho dimenticato i vostri dolori . - E anch ' io li dimentico in questo momento , e siete voi che me li fate obliare ! - Prima che l ' uomo vi confidi le pene del cuore , permettete che l ' artista profitti di questo breve entusiasmo , per rivelarvi le creazioni del suo genio . Questo grande meccanismo che domani verrà posto in azione , io l ' ho concepito da oltre cinque anni , nell ' estate del 1976 , quando una siccità desolante avea costretti buona parte dei cittadini ad emigrare in paesi lontani . Un avvenimento terribile ... mi vietò di presentare il mio progetto alla Commissione dei Primati dell ' intelligenza ... E forse fu pel meglio ... E l ' uomo , che a quei tempi mi sconsigliava dal tentare il voto della Commissione , era forse ispirato dalla saggezza e dall ' amore . Ma rifuggiamo da queste ricordanze ... Pur troppo esse non danno mai tregua al mio spirito , e fra poco io sarò costretto a dividerne con voi l ' amarezza . Cinque anni di aspettazione e di meditazione modificarono in diverse guise il mio progetto , finché , ridotto e semplificato col soccorso di nuove scoperte , riuscì tale da venire ammesso all ' esperimento con milleseicento voti favorevoli e quattrocento contrari . La più grande difficoltà del meccanismo stava nel produrre l ' ebollizione del lago - ed io spero averla superata , risparmiando le materie combustibili , e derivando il calorico dal sole cogli specchi ustorii di Archimede , riprodotti e perfezionati dal secondo Volta . Questo immenso coperchio di metallo , che si estende alla superficie del lago , chiudendo ermeticamente le acque , non ha che un solo sfogo , la torre gigantesca del centro , dalla quale usciranno i vapori condensati dalla ebollizione sospinti da forza violentissima all ' altezza di tremila metri . Gli specchi ustorii verranno posti in attività verso le undici antimeridiane - ho calcolato che , in meno di tre ore , passando pei duecento conduttori che si elevano dalla circonferenza del lago , il calorico si propagherà alle acque , producendo l ' ebollizione . Oh quanto mi tarda di udire il brontolìo delle onde commosse ! ... di vedere una bianca nuvoletta spuntare dalla piccola valvola , e sfumare leggera leggera nell ' orizzonte ! ... Perocchè - lo dico a voi , o fanciulla , a voi sola che avete un ' anima per comprendere i dolori e i terrori della vita - io non sono pienamente rassicurato sull ' esito dell ' opera mia ... Io temo che qualche ostacolo impreveduto , qualche fatale combinazione atmosferica , qualche forza fisica da me obliata si interponga fra il concepimento e l ' effetto ... Temo altresì che la giustizia di Dio mi attenda al varco fatale per intercettare colla sua mano onnipotente l ' opera del peccatore ! ... - Oh ! non dubitate ! - esclamò Fidelia coll ' accento della convinzione . - Il genio emana da lui , ed egli non lo dona perché vada sprecato . La vostra opera fu concetta nel desiderio del bene , e ciò che è buono è benedetto da Dio ! Ormai non ho bisogno di altre spiegazioni . Contemplando da questo luogo i meravigliosi apparecchi , io già mi figuro il grande spettacolo che deve aver luogo domani . Le acque ribollono come per incanto ... I vapori si concentrano nel vasto serbatoio ... Al cadere del sole , voi aprite le grandi valvole - una densa colonna di fumo , sospinta dalle trombe pneumatiche , si slancia verso l ' orizzonte che in pochi minuti sì copre di nubi ... Dalla città si leva un grido di ammirazione , e i vapori agglomerati e rinfrescati nelle alte regioni dello spazio , si sciolgono in pioggia abbondante ! ... - L ' angelo ha parlato ; io non posso più dubitare dell ' opera mia ; - disse il giovane cadendo in ginocchio dinanzi a Fidelia , e baciandole un lembo della tunica verginale . - Ora che avete confermata la fede dell ' artista , aggiungete , o fanciulla , un miracolo , rendete all ' uomo la pace che egli ha perduto da molti anni ! - Alzatevi ! - sclamò Fidelia quasi atterrita . - La pace viene da Dio , che la promette e la dona agli uomini di buona volontà . - La voce della donna è la voce di Dio - proseguì il giovane coll ' entusiasmo dell ' ispirazione . - Io non leverò le mie ginocchia dalla terra , prima che voi abbiate risposto ad una domanda . Credete voi che un uomo , il quale un tempo si chiamava Secondo Albani , possa aspirare all ' amore di una donna ? - Quale strana domanda ! - sclamò la giovinetta , fissando gli occhi smarriti nel volto dello sconosciuto . Poi , non potendo indovinare il senso delle misteriose parole , stese la mano al genuflesso , e con voce commossa : - Sorgete - gli disse ; - il nome che avete pronunziato è un suono affatto nuovo al mio orecchio ; ma se voi siete l ' uomo a cui desso appartiene , io lo scolpirò nel mio cuore per non dimenticarlo mai più . - Voi dunque ignorate la triste storia del mio passato ! ... - proruppe il giovane levandosi da terra e premendo al cuore la mano di Fidelia . - Gli uomini sono migliori che io non credeva , poiché obbediscono alla Legge di redenzione ! Ebbene , poiché le vostre parole mi hanno dimostrato che i fratelli non obliarono il dovere , anch ' io avrò il coraggio di prevalermi de ' miei diritti . A voi sola , per cui l ' amore è perdono , a voi ho rivelato il nome fatale ch ' io desiderava nascondere a a tutti . L ' inventore della pioggia artifiziale , domani , dopo l ' esperimento voleva allontanarsi per sempre da questa città che gli diè vita , per isfuggire ad una amara ricordanza , per involarsi ad una gloria che avrebbe ridestato nei fratelli un ' eco di riprovazione . Ebbene , io rimarrò - io sfiderò i pericoli della celebrità - il mio nome allo spuntare dell ' alba , verrà proclamato dai banditori - dirigerò io stesso , alla prima luce del sole , i meccanismi preparati nelle tenebre ... Voi non potete comprendere quanto vi sia di terribile nella mia risoluzione ... Nulla oso dirvi in questo momento ; ma domani a notte avanzata , quando tutto vi sarà noto , io sarò qui , tra gli spasimi del terrore e della speranza , tremante , convulso , ad aspettarvi sotto questo platano stesso , dove mi avete detto che il nome di Secondo Albani rimarrà eternamente scolpito nel vostro cuore . Se prima di mezzanotte voi tornerete a me per ripetermi le sante parole , allora avrò il coraggio alla mia volta di chiedervi qual nome abbia imposto il Signore all ' angelo di redenzione . In quel punto , dalla torre Garibaldi squillò il richiamo delle vergini . Era la prima volta , dacché Fidelia avea compiuta l ' età dell ' emancipazione , che quel suono la sorprendeva fuori della casa paterna . La giovinetta in quella notte avea sorbiti i profumi inebbrianti dell ' amore . Ma il tempo inesorabile e pedante non ha riguardo né pietà per le anime innamorate . Lo squillo del richiamo troncò sul labbro di Fidelia una risposta che il giovane avrebbe pagato a prezzo di sangue . CAPITOLO IV . Il despotismo della legge naturale . - Che ho mai fatto ! - esclamò la giovinetta riscuotendosi , e volgendo intorno lo sguardo smarrito . - Mio padre ! Che dirà egli , mio padre , nel vedermi rientrare sì tardi ? - Tu sarai nella tua cameretta all ' ora legale - disse una voce ben nota alla fanciulla . - Oh ! voi ... mie buone sorelle ! - Presto ! a venti passi dall ' Arco c ' è una stazione di gondole volanti - disse Viola , dando il braccio alla giovane amica ... - In meno di tre minuti , prima che la campana abbia cessato di suonare , noi scenderemo alla porta del tuo palazzo . L ' agitazione di Fidelia , sopratutto l ' accento di terrore ond ' ella proferì il nome del padre , agghiacciarono il cuore del giovane innamorato . Non osò muover passo , non proferire una parola . Ma prima di allontanarsi , Fidelia volse a lui uno sguardo ed un addio , che equivalevano ad una promessa . - E mentre le tre donne si dileguavano per l ' ampio viale , l ' Albani sentiva nell ' anima una voce soave ripetergli in mille toni melodiosi : io ti amo ! Presso l ' Arco della Pace , le tre donne salirono in una gondola volante , che elevandosi rapidamente all ' altezza di cento metri , si diresse verso la città con moto velocissimo . Luce , Fidelia e Viola , adagiate nella aerea navicella , sorvolavano alle piante ed alle abitazioni , come tre cherubini portati da una nuvoletta . La campana del richiamo vibrava gli ultimi squilli , allorquando Fidelia , salutate le amiche , entrava negli atrii del palazzo paterno . Corse alla sedia ascendente , toccò il bottone dorato , e tosto , pel rapido agitarsi delle carrucole , tra il fremito armonioso delle corde vellutate , ella trovossi negli appartamenti superiori . Le prime sensazioni dell ' amore , i moti involontari dell ' anima che sente la seconda vita , riflettonsi nel volto di giovane donna . Le guance di Fidelia erano bianche siccome l ' alabastro , l ' occhio radiante di nuova luce , le labbra voluttuosamente socchiuse . Un insolito abbandono , una melanconica rilassatezza in tutta la persona . - L ' amore , che più tardi rinvigorisce e rigenera la donna , in sulle prime si annunzia coi sintomi della febbre . Al leggero cigolio delle carrucole , che annunziava l ' ascensione di Fidelia negli appartamenti superiori , due gravi personaggi mossero ad incontrarla nella galleria . Non appena la sedia ristette , l ' un d ' essi stese la mano alla fanciulla per aiutarla a discendere - l ' altro , il più vecchio , arrestandosi a pochi passi dalla porta d ' onde era uscito - figliuola mia , disse con voce severa , tu sai che io non amo di saperti in volta ... ad ora sì tarda della notte ... Fidelia non rispose . - È l ' ora legale - disse il più giovane dei personaggi ... - Il richiamo dello vergini suona tuttavìa ... - Sempre da capo con queste vostre teorie della legalità ! - proruppe il vecchio con accento di stizza ... - Io rispetto le leggi , e mi adopero con tutto lo zelo per farle rispettare dalla famiglia ; ma fra un padre ed una figlia i doveri ed i diritti non vanno misurati alle norme del codice . L ' amore che io porto a Fidelia mi impone di ricordarle che l ' aria della notte è nociva alla salute , e quand ' anche non vi fossero per lei altri pericoli andando in volta ad ora sì tarda , questo solo basterebbe perché ella dovesse piegarsi a ' miei desiderii . - Eravamo uscite un po ' tardi dal circolo ... Luce e Viola mi hanno invitata ad accompagnarle fino al Larietto per vedere gli apparecchi della macchina ... Fidelia articolava a stento le parole . Ella appoggiò il suo braccio a quello del padre , e tutti insieme entrarono nella sala . - Figliuola mia - disse il vecchio assestandosi in un pieritto ( ) , mentre Fidelia si coricava sovra un divano di velluto - non vorrei che queste scappatelle notturne si rinnovassero troppo spesso ... So che tu mi vuoi bene ... Spero che la voce dell ' affetto figliale in avvenire preverrà di due o tre ore il richiamo delle campane ... Vedete , Gran Prestinaio ; non vi pare che mia figlia abbia un viso da febbre terzana ? - Più pallida , più estenuata ... difatti ... - Immaginate , cittadino Rolland , che sono stata ritta più di un ' ora al medesimo posto , per udire la spiegazione dei meravigliosi meccanismi che devono produrre la pioggia artiflziale ... - E chi ebbe la fortuna di svelare i misteri della scienza ad un ' allieva sì docile e sì gentile ? - chiese Rolland a Fidelia . - Oh ! la fortuna fu tutta mia - rispose la giovinetta arrossendo - io non sperava d ' incontrare sulla riva del lago un maestro tanto istruito e sapiente . Figuratevi che la spiegazione della meravigliosa macchina io l ' ebbi dall ' inventore ... - Tu hai parlato con quell ' uomo ! - esclamò il padre di Fidelia , balzando dal pieritto . - Tu dici d ' aver parlato coll ' inventore della macchina ... ! - ripetè il vecchio con voce corrucciata . - Gran Proposto : - disse Rolland levandosi in piedi - moderate quei vostri trasporti dinanzi ad una fanciulla ... Non vedete ? voi la fate tremare ! - Fidelia ! mia buona Fidelia ! - riprese il vecchio dopo breve silenzio , accostandosi alla figlia e stringendole la mano con tenerezza . - Rispondi sinceramente al tuo vecchio padre : conosci tu il nome del giovine artista , col quale ti sei intrattenuta a conversare ? T ' ha egli nulla rivelato delle sue vicende ... delle sue ... sventure ? - Io non conosco la menzogna - riprese Fidelia con voce commossa . - L ' inventore della pioggia artifiziale mi ha rivelato il proprio nome coll ' accento straziante di chi confessa una colpa . Questo nome , che domani non sarà più un segreto per alcuno , io non ho difficoltà di ripeterlo a voi ... Il giovane artista si chiama Secondo Albani ... - Egli ti ha ingannata , figliuola mia ! - proruppe il vecchio con ira . - Colui non ha più diritto di chiamarsi Secondo , dacché la legge lo ha condannato ... Ma il vecchio non potè compiere la frase ... perocché il Rolland , balzando in piedi , e intromettendosi fra il padre e la figlia : - Gran Proposto ! - disse con voce autorevole ; - in nome di quella legge che tu , primo magistrato della famiglia Olona , devi affermare coll ' esempio , io ti ammonisco che tu mancheresti al più sacro dovere di fraternità , accusando ed infamando un cittadino , che oggi è puro ed onorabile come al giorno della sua nascita . - Io sono in casa mia , mastro Rolland . Nella libera cerchia del santuario domestico , fra un padre ed una figlia , ve lo ripeto , non può esservi altro codice che quello dell ' amore . - Con autorità di fratello vi ho ricordato un dovere - proseguì Rolland - ed ora fate ciò che la coscienza v ' ispira . Badate che questa legge che voi chiamate di amore , non sia piuttosto un avanzo di pregiudizi ereditati . Queste parole turbarono la fronte al vecchio Proposto . Rolland gli strinse la mano , uscì dalla comune , e abbandonandosi al pendio della glissante ( ) , scivolò sino agli atrii inferiori . Il Gran Proposto fece uno sforzo violento sopra sé stesso . Per quella sera egli non proferse altre parole . Prese per mano la figlia , e , accompagnandola fin presso la stanza delle rose , prese commiato da lei col bacio del buon sogno . Fidelia era vivamente commossa . Gli sdegni del padre , le parole concitate e interrotte , le strane proteste di Rolland , tutta la scena cui poco dianzi aveva assistito le riempirono il cuore di tristi presagi . Prima di coricarsi , ella si assise al cembalo magnetico e scorrendo colle dita sovra la tastiera di avorio , parlò alla sorella d ' amore . - Vegli , o Speranza ? - Veglio . - Finalmente le rose diedero fragranza , ma le spine sono cresciute . - Narrami la storia del tuo cuore - io chino l ' orecchio sul cembalo per udire il melodioso canto della vergine innamorata . La casa di Fidelia e la casa di Speranza erano disgiunte da tre lunghe contrade - ma le due donne conversarono fino all ' alba colle oscillazioni del telegrafo . Per comunicare agli avorii le magnetiche parole , Fidelia raccoglieva tutte le forze dell ' anima sospingendole colla volontà verso l ' estremo delle dita . Gli occhi della giovinetta mandavano fiamme ; le labbra oscillavano ; i polsi tremavano convulsi per la pressione del fluido sospinto ... E quando Fidelia , stanca da quegli sforzi violenti , reclinava la testa sul timpano sonoro , una musica soavissima le parlava allo spirito - una musica di consigli , di speranze e di benedizioni - la musica di un ' anima sorella . - Il telegrafo magnetico di Terzo Bonelli riparava ai tanti peccati dei telegrafi antichi - traduttore fedele dell ' anima , esso non poteva in verun modo trasmettere la menzogna . CAPITOLO V . Meneghini puro sangue . Da tempo immemorabile , alla vasta città dell ' Olona non erano affluiti tanti forestieri da tutte parti del mondo . Nella casa di ospitalità dell ' antico Lazzaretto , ove , fino dal giorno antecedente , han preso alloggio trentamila persone - nei quattrocento palazzi di ferro che gli Anziani della famiglia hanno fatto collocare nel Campo Ausiliario , non trovasi più una sola camera disponibile . - Tutti gli alberghi di lusso , tutti gli asili gratuiti riboccano di gente . E dire che siamo appena al mezzogiorno , e dalle cinque ferrovie giungono ad ogni tratto nuovi convogli - e innumerevoli aerostati , immense arche natanti negli spazi del cielo , si librano a trecento metri di altezza sovra il porto Corsico , attendendo il segnale della calata . I tardi arrivati , disperando di trovare alloggio , si accalcano nelle vie , o nelle sale da rinfresco . Il grande Caffè Centrale della Associazione Gnocchi , verso un ' ora pomeridiana ribocca di uomini , donne e bestie d ' ogni paese . - Gran bel Milano ! - esclama uno dei vecchi abituati del Caffè , il quale da cinque ore sta seduto in compagnia di alcuni buontemponi sulla porta di Occidente . - Gran bel Milano ! Per me , ho giurato di non uscir mai dalla mia città quand ' anche a due miglia di distanza piovessero beccafichi arrostiti , come ai tempi di Mosè . - Via ! per una pioggia di beccafichi si potrebbe fare il sacrifizio di una piccola corsa in vapore ! - dice un altro milanese . - Voi mi avete capito , caro Pirotta - in vapore ! - Che ! tu ! un uomo che possiede trentamila lussi di rendita ... viaggi ancora coi veicoli gratuiti della Unione ? - Io amo di andare all ' antica , mio caro Perelli ; con questi malcreati palloni io lascio viaggiare i matti , che han voglia di rompersi il collo precipitando dall ' altezza di due o trecento metri sulla cupola di qualche campanile ! - Non hai torto , mio caro Pestalozza ! E pazienza se quei matti , che pretendono viaggiare nell ' aria , rischiassero soltanto la propria vita ! ... Ma pur troppo la loro imprudenza è un continuo attentato alla sicurezza altrui . Anche ieri , causa quei maledetti palloni ; avvennero quattro o cinque disastri nella nostra Milano ... Il Guardapolli del giardino Balzaretti , mentre stava sulla porta della piccionaia distribuendo il grano alle bestie , ricevette sul ghigno il complimento di un lungo cannocchiale che uno dei viaggiatori si lasciò scappare di mano . Sulla piazza del Duomo , mentre la folla dei nullabbienti si accalcava presso la porta della decima Dispensa per ricevere il pane , venne a cadere una pioggia di grosse ostriche , le quali , ti giuro , non resero il miglior servizio alle nuche pelate di alcuni poveretti ... - Perciò .. , viva sempre il cilindro ! E dicano pure i balordi che noi siamo antiquari , retrogradi , codini , cappelloni , torrioni ... Ma un buon cappello a cilindro ... - Della fabbrica Ponzone ... - Bravo ! della fabbrica Ponzone ! Da centoventisette anni la mia famiglia si serve in quel negozio ! Oh ! ... vedi quanta gente vien su dalla strada dei medici ! .... Forestieri arrivati di fresco ! - Se non m ' inganno , debbon essere scienziati ! - Primati dell ' intelligenza , si deve dire ... - Scienziati o primati fa lo stesso ... Chiamali come ti pare meglio , sono e saranno sempre sinonimi di gabbamondo . - Dove andrà ad alloggiare tutta questa gente ? - Con tutta la loro scienza , i signori primati dovranno rassegnarsi , e far di necessità virtù , dormendo a cielo scoperto . - È proprio una vergogna che il municipio ... cioè ... volevo dire ... come lo chiamano ora ? ... - Il Consiglio di famiglia ... - C ' è da perder la testa a imparare queste nuove denominazioni ! Che ne dici , caro Perelli ? ... Hanno fatto un gran sfoggio di belle parole , ma nel fatto non si è punto avvantaggiato ! Fra le nostre Giunte municipali e i moderni Consigli di famiglia non veggo gran differenza ... - Io direi piuttosto che siamo andati di male in peggio . - Figurati se in una giornata come questa non si doveva pensare a far venire da Bergamo o da Como duecento o trecento case di ferro ! ... Signori no ! ha detto il Sindaco ... o Gran Proposto ... come ora lo chiamano ... Milano non deve ricorrere alle famiglie minori - non deve disturbare i vicini - Milano deve fare da sè ! - Ed ecco ... corpo di mille diavoli ! ... che per voler fare da sé , il Municipio ... non ha saputo far nulla ... e il decoro della città è compromesso ! ... - Questo nostro Sindaco ... o Gran Proposto ... vuol durar poco nella sua carica ! ... Ho sentito certe campane ... - Parliamo a voce bassa ... Voi sapete che io vado a pranzo da lui due volte la settimana ... E non vorrei ... - Eh ! non siamo più ai tempi della repubblica rossa ! Ora si può parlare liberamente ! ... - Non si sa mai ... quello che può accadere ... Io non ho dimenticato il precetto di mio nonno : delle autorità , dei magistrati , dei funzionari pubblici - fin quando sono in carica - bisogna dirne bene , salvo a lapidarli quando sieno caduti ... - Io poi , non ho tanti scrupoli , caro Perelli ... Anche ai tempi della repubblica era permesso dir male dei sindaci e delle Giunte ... Toglieteci il piacere di parlare contro il Municipio , e in verità non sapremmo come passare la vita ... Volete che io ve la dica schietta e netta come la sento in cuore ? ... anche in codesta faccenda della pioggia artificiale io ci veggo del marcio ... - Sicuro che c ' è del marcio ! - sciamano in coro i circostanti . - Qui sotto c ' è qualche imbroglio , qualche brutto intrigo dei signori anziani ... - E aggiungete pure del Gran Proposto ! ... - Quando si pensa che Parigi , Berlino , Lucerna , Varsavia , infine le principali città della Unione respinsero la proposta dell ' esperimento ! ... - Ciò significa che il meccanismo è difettoso ... - Io dubito piuttosto che una pioggia artifiziale possa recare gravi danni all ' igiene pubblica , suscitando dalla terra evaporazioni pestifere ... Questa dev ' essere la vera ragione per cui i Municipii delle capitali più illuminate non vollero tentare la prova ... Oh ! vedrete ! vedrete ! ... Grazie alla intelligenza ed al senno del nostro Municipio , avremo fra pochi giorni a Milano la petecchiale o la febbre gialla ... - Quanto a me , nessuno mi leva dalla mente che avremo una pioggia di acqua calda , la quale cremerà in poche ore tutta la vegetazione ... - Voi parlate di danni probabili e possibili ; ma nessuno di voi ha avvertito il danno certo , reale , inevitabile .... la morte di tutti i pesci del lago ... - E tu credi , Pirotta , che tutti i pesci ? ... - Oh , veh l ' ingenua domanda ! Poiché il lago deve bollire , ne viene di conseguenza ... - Sicuro ! ne viene di conseguenza che i pesci si cuoceranno .. , - Ora comprendo ! - grida il Perelli , levandosi in piedi , e spalancando tanto d ' occhi ... - E quando i pesci saran cotti ... - Allora ... ! - I signori del Municipio ... - Il Gran Proposto ... - Gli anziani ... - Una buona mangiata fra loro ... alla barba dei gonzi , che hanno fatto le spese della pioggia ! ... La strana conclusione dell ' ultimo oratore fu accolta con una esplosione di viva , di applausi e di risa sguaiate . L ' idea che il Gran Proposto e gli anziani del Consiglio avessero approvato l ' esperimento della pioggia artificiale al solo scopo di fare un lauto pranzo con pesci del lago , percorse i crocchi vicini , ma venne respinta ben tosto e soffocata dai sarcasmi delle persone intelligenti . Un secolo addietro , quella assurdità grossolana e maligna avrebbe trovato eco nelle masse , e venti o trenta pappagalli del giornalismo l ' avrebbero stampata per edificazione del popolo . CAPITOLO VI . Le pillole alimentari di Raspali Ma lasciamo il vestibolo , e spingiamo lo sguardo nelle sale interne , ove stanno adunate più di duemila persone giunte da lontani paesi . Duecento garzoni ed altrettante donzelle vanno , vengono , si incontrano , si urtano presso la Rotonda centrale , per levare le imbandigioni da distribuirsi nei ventiquattro emicicli . Ad ogni tratto nuovi forestieri sopraggiungono . Dappertutto è un ricambiarsi di saluti , di augurii , di strette di mano . Amici e conoscenti , che vivono disgiunti da immensurabili spazi di terra e di mare : uomini che senza essersi veduti mai , per mezzo di un filo miracoloso si ricambiarono per molti anni le aspirazioni e le idee - eccoli riuniti in una sola città , in un sol punto del globo , per assistere ad un nuovo prodigio dell ' intelligenza . In uno dei più vasti emicicli , conversavano a voce alta due personaggi , che al vestito ed al distintivo di nobiltà ond ' erano fregiati , mostravano appartenere alla onorata congregazione dei Primati . - Povera umanità - diceva l ' un d ' essi , volgendo uno sguardo di commiserazione alla folla . - Povera umanità ! Studia ! lavora ! inventa pure il miracolo onde migliorare la tua condizione , tu starai sempre a disagio nel mondo . La scienza non può soccorrere a ' tuoi bisogni senza crearne dei nuovi . La noia , il desiderio , il dolore aggraveranno eternamente il fardello della vita ! ... Questa città nel breve corso di un secolo si è estesa di oltre venti miglia in circonferenza . Le più belle , le più utili istituzioni furono qui favorite dalla ricchezza e dalla generosità de ' cittadini . Un migliaio di stabilimenti pubblici e privati si eressero come per incanto nell ' ultimo decennio ; le case di ospitalità , gli alberghi , i palazzi mobili possono dar ricetto a seicentomila forestieri : nondimeno , ecco venire un giorno in cui il concorso strabocchevole dimostra l ' insufficienza dei provvedimenti umani , e i disordini rinascono , la confusione si rinnova , e da ogni parte sorgono grida di malcontento ! Nel primo caffè di Milano , fornito di venti fornelli e servito da oltre quattrocento volonterosi , io veggo dei poveri diavoli che attendono da due ore la colazione ! - Tu hai sempre il tuo umor nero , amico Rousseau ; - disse un giovane di circa venticinque anni , che portava sulla fronte il doppio distintivo della nobiltà ( ) . - Convengo che il dipartimento Italia , e sopratutto la famiglia dell ' Olona , han molto progredito nella civiltà in quest ' ultimo decennio ; ma rispetto agli altri dipartimenti di Europa , qui trovo ancora un barbarismo deplorabile . Il progresso , come tu dici , crea dei nuovi bisogni , e guai se ciò non avvenisse ! l ' uomo diverrebbe stazionario , ovvero camminerebbe retrogrado . Una invenzione , una scoperta qualunque , producendo nuovi bisogni , trae seco di conseguenza altre invenzioni ed altre scoperte - e così l ' uomo procede gradatamente a quell ' apice di perfezione , che è il fine supremo della vita . Guai allo sciagurato che si arresta a mezzo del cammino ! Guai tre volte a colui , che si adagia sul presente , rifiutando i benefizi quotidiani della intelligenza ! Quest ' oggi parecchie migliaia di persone si trovano a Milano senza albergo e senza vitto - ciò non avverrebbe a Parigi , nè a Napoli , nè a Berlino , quand ' anche , in un sol giorno , tutti gli abitatori dall ' universo si adunassero in quei centri popolosi . In occasione dell ' ultima esposizione , a Parigi v ' era un ' affluenza quotidiana di circa otto milioni di forestieri , ma in meno di due giorni sui tetti delle case vennero elevati cinque o sei piani di piccole camere in guttaperca , e gli alloggi furono quadruplicati . Quanto alla bisogna del vitto , il provvedimento è ancora più facile . Se a Milano i proprietari degli Alberghi e dei Caffè si fossero provveduti di midollo concentrato di leone , tutti quei poveretti che attendono la colazione da due ore , con una sola pillola potrebbero nutrirsi per l ' intera giornata . - Bella invenzione davvero , le vostre pillole di midollo concentrato ! - disse Rousseau , crollando la testa . - I Milanesi non diedero mai prova di tanto buon senso , quanto nel rifiutare questo nuovo metodo di alimentazione , che debilita lo stomaco e priva l ' uomo de ' più squisiti piaceri . - E credi tu , che se in questo momento giungesse a Milano uno speculatore , il quale mettesse in vendita due o tre barili delle mie pillole , non sarebbe un gran benefizio per gli stomachi digiuni ? ... Un sorriso di dubbio , quasi di scherno , increspò leggermente il labbro di Rousseau . E già stava per rispondere una amara parola , quando una ondata di giovincelli bizzarramente vestiti irruppe nella sala . Erano i piccoli banditori del commercio e della industria , venditori di giornali , di zigaretti e fotografie , porta voci di notizie , anticamente denominati barabini , ed ora distinti col titolo espressivo di demonietti di città . Abbigliati di una semplice blouse di seta color scarlatto , la fronte protetta da un elegante berettino di velluto azzurro , i capelli lunghi e scendenti sulle spalle , la gamba ignuda fino al ginocchio , il piede serrato in uno stivaletto rosso colle calze riverse , di una candidezza incensurabile ; snelli , petulanti , loquaci , attraversavano la folla senza toccarla , filtravano nei crocchi , strillavano , sparivano come esseri fantastici . Il grido di quei piccoli demoni pose fine alla quistione dei due scienziati . Un pallone da commercio giunto da Parigi in quel punto aveva recato a Milano quattromila case di guttaperca e parecchi barili di pillole Raspail preparate col midollo di leone . All ' annunzio inaspettato , tutte le sale furono in moto . I forestieri , che già da parecchie ore languivano a stomaco digiuno , e che non avevano trovato alloggio nella città , assediano la sporta dei piccoli venditori , i quali strillano a tutta gola : - avanti , fratelli ! - Una camera per cinque lussi ! - Un pranzo in una pillola ! - Midollo concentrato di leone ! Un vaso di trenta pillole Raspail per sessanta lussi ! - Non più fame per un mese ! - Non più osti ! Palazzi di guttaperca con mobili e senza mobili ! ! ! - Che il diavolo vi porti ! - brontola Rousseau , levandosi impetuosamente dal sedile . E salutando con aria dispettosa il collega scienziato : - amico - gli dice - io non posso reggere a questi orribili spettacoli della umana follia . Le tue pillole di midollo affrettano di due secoli il suicidio totale dell ' umanità . - Il tempo farà ragione delle nostre differenze - rispose l ' altro scienziato , il quale era appunto l ' illustre Raspail III , inventore dell ' alimento omeopatico . - Ma i tuoi sofismi non possono distruggere nel mio cuore la compiacenza che io provo in questo momento ! In meno di un quarto d ' ora , i ragazzi aveano infatti esaurita la loro provvisione di pillole ; e buona parte dei forestieri , confortato lo stomaco dai sughi efficaci , erano usciti dal Caffè , ciascuno col suo rotolo di guttaperca sotto braccio , che doveva trasformarsi in camera o in palazzo ammobigliato . CAPITOLO VII . L ' uomo alato di Fourrier . Mentre Rousseau usciva dall ' emiciclo , entravano dalla porta Orientale tre nuovi personaggi , i quali dopo breve ricambio di saluti , sedettero presso Raspail . Erano tre primati del dipartimento francese : Virey , Michelet e Fourrier , celebri innovatori o piuttosto trasformatori della scienza zoologica . Michelet era seguito da due magnifiche tigri , sommesse e docili come cani di Terranuova . Le due fiere dell ' africano deserto , ammansate da quella forza simpatico - magnetica che Dio ha dato all ' uomo quando lo istituì signore del creato , si sdraiarono sul pavimento facendo sgabello del dorso ai piedi del potente domatore . Alla vista delle ammirabili belve , quanti sedevano nell ' emiciclo si alzarono mandando un grido di sorpresa . Da oltre dieci anni , i leoni , le iene , gli orsi ed altri animali , che ai tempi andati si chiamavano feroci , soggiogati dal magnetismo e raddolciti dalla educazione , viveano famigliarmente coll ' uomo . La sola tigre avea resistito alla potenza dell ' elettrico animale , sfidando il coraggio e l ' imperiosa volontà dei più temerari . Immaginate la meraviglia dei circostanti in vedere lo scienziato distendere sbadatamente le gambe sui cuscini della pelle contratta , e solleticare colla punta dello stivaletto gli irti mustacchi della belva ! Se non che , a scemare l ' impressione terribile di quella scena , un altro fatto meno sorprendente , perché constatato da altre esperienze , ma sempre interessante e giocondo , distrasse l ' attenzione dei curiosi . Un centinaio di augelletti d ' ogni specie e d ' ogni colore aveano invasa la sala , e svolazzavano dai capitelli alle cornici , dai ventilatori ai lampadari , cinguettando festosamente . Fourrier levò lo sguardo , e sorrise coll ' espressione di chi risponde ad un cortese saluto con animo profondamente addolorato . Poi trasse dalla bisaccia una elegante scatoletta ripiena di semi odorosi - e gli augelletti a discendere tosto , beccare il loro granello , e di nuovo sparpagliarsi nelle regioni più elevate . Sulla fronte dello scienziato era una nube di tristezza . Raspail se ne avvide , gli stese la mano , e coll ' affetto dello sguardo gli chiese il segreto de ' suoi dolori . - Il mio dolore non è più un segreto pei miei compagni di viaggio - prese a dire Fourrier coll ' accento della più viva commozione , e accennava a Virey e a Michelet . - Pure io ripeterò la confessione , perocché la mia anima ha bisogno di rivelarsi . Nella sala si fece un silenzio solenne . Gli augelli ristettero e cessarono dal canto . - Colleghi , amici , fratelli - riprese Fourrier - la scienza genera la superbia , e la superbia genera l ' errore . Questa antica sentenza oggi mi ricorre al pensiero nella sua verità più terribile . Seguendo le orme d ' un mio illustre antenato , io mi era prefisso di concorrere alla rigenerazione della umana famiglia perfezionando l ' organizzazione fisica dell ' uomo , facendo violenza alle leggi istesse della natura . Ho consumata la giovinezza in lunghi e pazienti studi , in esperienze terribili , che più volte mi costarono dei rimorsi ; ma l ' idea fissa , irremovibile , l ' idea dominatrice di tutti i miei pensieri era quella di dare all ' uomo una nuova facoltà , la facoltà di volare come l ' aquila delle Alpi , come il Condoro delle Indie . Io mi ero detto : finché l ' uomo non potrà elevarsi negli spazi infiniti dell ' aere , solo , per suo proprio impulso , senza dipendere da meccanismi che richieggono il concorso di altri uomini ; indipendenza e libertà saranno aspirazioni vane , parole vuote di senso . I palloni aerostatici , i vagoni delle ferrovie , i fili telegrafici , le navi sottomarine , saranno mai sempre subordinati a quel dispotismo sociale , che niuna legge può distruggere . Ove altro non esistesse , rimarrebbe la tirannia del denaro , principio e fomite di schiavitù . - Per compiere il volo di Dedalo , si vorrebbe denaro a provvedere la cera e le piume ; ali non si avrebbero senza il soccorso di meccanismi costosi . Non sarà dunque possibile modificare la conformazione fisica dell ' uomo in guisa da fargli spuntare in sulle spalle questo nuovo organo , che deve aprirgli le libere vie del firmamento ? Nel 1940 , proposi il quesito ad una assemblea di scienziati americani , - ed ebbi lo scherno per sola risposta . Due anni dopo , passeggiando nel podere di un industre colono di Strasburgo , questi mi fece notare una magnifica pianta , sulla quale maturavano dieci qualità di frutti differenti , sicché dall ' un ramo pendevano le più belle pesche , dall ' altro fichi prelibati , qui grappoli d ' uva , più in alto pere , e mandorle , e noci ; e tutta questa varietà di frutta era cresciuta sullo stesso tronco per effetto di innesto ... - Comprendo , - interruppe Raspail ; - l ' innesto dei vegetali ti ha suggerito l ' idea ... di tentare l ' ugual prova nei regno animato . - E l ' idea era troppo logica perché io non mi affrettassi a realizzarla ; io , che da tanti anni non vagheggiava che una sola speranza al mondo ! ... Prima di tentare la prova nell ' animale ragionevole , feci parecchie esperienze sui bruti , le quali riuscirono a meraviglia . Nell ' anno 1945 non restandomi più alcun dubbio sul risultato delle mie operazioni , presi in alloggio una villa a poca distanza da Lima , e quivi , col soccorso di pochi amici e la benedizione di Dio , produssi per la prima volta il grande fenomeno dell ' uomo alato . Due gentili bambini , che oggi amo con cuore di padre , sottoposero le tenere membra al ferro incisore ... Le lacrime ch ' essi versarono in quel giorno doveano essere compensate ad usura dal benefizio della libertà . Incisi le tenere carni all ' estremità della scapola , v ' innestai prontamente le ali ancora palpitanti di una colomba ... Chiusi la cicatrice con cera vergine ed aromi glutinosi . I due bimbi , nutriti di sughi animatori , per tre giorni rimasero in fasce ... Nel quarto giorno , al levarsi dei lini , io vidi le ali agitarsi di novella vitalità ... Il ramo innestato non poteva deperire ... Le due piccole creature , che mi stavano dinanzi , avevano le forme dell ' angelo immaginato dai cristiani . Il tuono di una cannonata interruppe la conversazione di Fourrier . - Era il primo segnale della pioggia . - Due minuti ancora , e le valvole della gran macchina dovevano aprirsi ... Tutti quanti si levarono per uscire dalla sala . Fourrier , dando il braccio a Raspail e seguito dai colleghi , si condusse sulla porta di occidente , proseguendo a narrare la sua istoria ... I quattro scienziati , affacciandosi alla grande apertura che dominava la piazza del Duomo , ristettero meravigliati . Il terreno , i balconi , le muraglie , i tetti e gli orti superiori delle case erano spariti . Da qualunque parte volgessero lo sguardo , non incontravano che una folta selva di gente . A un tratto la folla parve agitarsi come l ' onda dell ' Oceano ai primi soffi della bufera . - Tutte le teste si levarono verso il firmamento , le braccia e le mani accennarono - un milione di cannocchiali si volsero a due corpi bianchi che nuotavano nello spazio con moto discendente . A quella vista Fourrier non potè trattenere un grido di gioia . - Son dessi ! - esclamò lo scienziato . - Le mie creature ! ... Rondine e Lucarino , i miei figli di adozione ! ... Oh ! mi perdoni il Signore la colpevole diffidenza ! - Miracolo della scienza ! - esclamò Raspail seguendo con estatico sguardo i due giovani alati , che calavano rapidamente sovra la maggiore aguglia del Duomo ... - Io non aveva calcolato le ore del riposo - soggiunse Fourrier ... - Questa fu la sola causa del loro ritardo ! ... - Ma donde vengono essi ? Qual fu il loro viaggio ? - chiesero ad una voce i circostanti ... - Presero il volo da Filadelfia ieri notte , due ore prima che io partissi coll ' aerostata La Hoeu ... Ma ecco ! ... Vedete ! han raccolte le ali ! ... Essi precipitano come due frecce ! ... Un grido si levò dalla folla ... Poi successe il silenzio terribile dell ' ansia repressa ... Fourrier con moto involontario appoggiò la mano convulsa sulla spalla dell ' amico , e levossi sulla punta dei piedi ... Il terrore fu breve ... I due pellegrini dell ' aria , dopo una discesa precipitosa di oltre mille metri , improvvisamente distesero le immense ali ... e scherzando con leggerissimo volo intorno alla cupola del Duomo , ristettero abbracciati sulla testa dorata della Madonna ... In quel punto il cannone della gran torre diede il secondo segnale , che annunziava l ' apertura delle valvole ! ... CAPITOLO VIII . La pioggia artifiziale , I cinquanta subalterni , che fino a quel momento erano rimasti a guardia dei tubi ustorii , si diressero verso il centro della cupola , e concentrando le loro forze intorno ai manubrii , fecero scattare il coperchio della gran torre . Allora fu udito un rumore simile al ruggito di mille Leoni ; e una densa colonna di vapore lanciossi verso il firmamento ; e il limpido azzurro si coperse di nuvole opache , divenne torbido e fremente come un lago all ' irrompere di torrente impetuoso . Io non vi saprei descrivere l ' effetto meraviglioso di quella scena , e molto meno ritrarre le agitazioni , le impazienze , i terrori del giovane Albani , il quale da una gabbia sporgente dalla gran torre , aveva dirette le operazioni del pericoloso meccanismo ; ed ora , avvolto da una nuvola ardente , fra lo scroscio spaventevole del vapore , somigliava ad Elia profeta , sospeso fra il cielo e la terra sul carro di fuoco . L ' Albani combatteva l ' ultima crisi di quella febbre che uccide il genio col disinganno , o lo ravviva col successo . Ma l ' eruzione è cessata - le sorgenti inaridite - il cielo plumbeo , opaco , minaccioso - gli augelli sorpresi dalla improvvisa caligine , si smarriscono per l ' aere mandando strida lamentose ... La città si è dunque mutata in deserto ? - Ma no - le vie , i balconi , i tetti , le torri , gli alberi sono scomparsi sotto quest ' onda di popolo , che dall ' agitazione rumorosa è passato d ' un tratto all ' immobilità , al silenzio più solenne . Si direbbe che , a punire questa titanica ribellione contro l ' ordine della natura , Iddio abbia pietrificato di uno sguardo l ' umanità tutta intera . Dopo dieci minuti di attesa terribile , l ' Albani sentì piovere sulla fronte uno gocciola refrigerante . Era la stilla invocata dal dannato Epulone ... Il giovine levò al cielo uno sguardo più eloquente di ogni parola ... e quello sguardo era l ' inno di riconoscenza , era l ' omaggio dell ' intelligenza subordinata , che rimonta alla sorgente divina da cui emana e dipende . Tutti i calcoli dell ' Albani si erano avverati . Una pioggia lenta , fresca , abbondante , simile in tutto alla pioggia naturale , scendeva sulla terra a vivificare gli animali , le piante , i campi e le onde . L ' artista non potè contenere un grido di soddisfazione ; ma quel grido andò perduto negli applausi , nell ' urlo di dieci milioni di spettatori . Quando l ' Albani abbassò lo sguardo con sublime compiacenza per leggere su quella immensa superficie di teste l ' ammirazione dell ' opera sua , le teste erano già sparite sotto uno sterminato padiglione di ombrelli , ed egli potè sorridere , come Dio , sulla umana debolezza . Due ore dopo , per mezzo dei fili telegrafici , la riuscita del nuovo meccanismo era annunziata agli estremi confini dell ' universo , e l ' artefice prendeva il suo posto fra i primati dell ' intelligenza col nome di primo Albani . CAPITOLO IX La Confessione . Al cader della notte , era cessata per l ' Albani l ' ebbrezza del trionfo . La sua fronte si era nuovamente increspata di una ruga profonda . Le memorie del passato , le trepidanze dell ' avvenire riprendevano imperiosamente il loro posto nell ' anima del giovine . Prevedendo il pericolo di una ovazione popolare , l ' Albani salì in una gondola volante onde uscire liberamente dalla folla . Per due ore , il giovane artista si aggirò negli spazi dell ' aere , in preda a ' suoi cupi pensieri . Il tempo era lento per lui . Le ore per lui si svolgevano lente e terribili , come quelle del delinquente che aspetta il giudizio degli uomini . Ma in quella meditazione , fosca e lugubre come l ' inferno , traluceva di quando in quando un raggio di paradiso . La sua anima travolta nelle tenebre si riscuoteva al suono di una voce melodiosa che gli diceva : l ' amore di una donna è il santo riflesso del perdono di Dio ; per esso si cancellano tutti i peccati e tutti i rimorsi dell ' uomo . - Bada di non iscostarti troppo dalla città - disse l ' Albani al conduttore della gondola . - A undici ore io debbo trovarmi sulla riva del lago , presso l ' antico Arco della Pace . - Il gran faro cittadino segna le dieci e cinque minuti - rispose il gondoliere dell ' aere , volgendo gli occhi ad un immenso globo di luce che sorgeva a poca distanza dalla cattedrale . - Colla mia gondola potrei condurvi fino a Bergamo , e restituirvi alla spiaggia per l ' ora indicata - Due ore di attesa ! ... ancora due ore di incertezza ... di terribile agonia ! - mormorò l ' Albani . - No , io non potrei reggere più a lungo a questa lotta . Poi , volgendosi di nuovo al gondoliere - ritorniamo alla città - disse ad alta voce - alla contrada di Riparazione , numero zero . Mentre la gondola drizzava rapidamente il rostro verso il faro cittadino , la fronte dell ' Albani si andava rasserenando , riflettendo le intime compiacenze di un ' anima che crede aver trovato il farmaco a ' suoi dolori . - Oh ! troppo tardi mi è venuta questa ispirazione - pensava egli . - Nelle perplessità , nei pericoli della vita , non mi ha egli pregato di ricorrere a lui ? Ed io ho potuto dimenticare le ultime parole del mesto congedo , le promesse che ci siamo ricambiate nel bacio dell ' addio ? Non fu egli il solo compagno , l ' amico mio , nel lungo pellegrinaggio di cinque anni ? Quando gli uomini scagliarono sul mio capo l ' anatema e la morte , le sue parole furono amore e speranza . Ogni volta che , estenuato dai patimenti , dalla vergogna e dal rimorso , io cadeva a terra , invocando la fine di una insopportabile esistenza , la sua mano mi rialzava dolcemente , ed io sentiva rinascere le forze smarrite , io riprendeva il coraggio al suono di quella voce santa che mi diceva : Prosegui , l ' espiazione cancella la colpa ! Mentre l ' Albani era assorto in tali pensieri , la gondola , oltrepassato il Faro cittadino , sostava all ' altezza di duecento metri sopra il Quartiere di Misericordia . Il gondoliere , per riconoscere la contrada sulla quale doveva calarsi , si pose agli occhi una chatvue ( ) , e dopo alcuni minuti di esplorazione , diede moto a ' suoi meccanismi , e scese rapidamente nella via di Riparazione , toccando terra presso la casa che gli era stata indicata . Il giovane balzò dai cuscini , ed entrò nella casa senza dir motto al conduttore . Questi riprese l ' alto colla sua gondola , e ristette sopra la porta ad aspettare che quegli uscisse . L ' Albani attraversò rapidamente la galleria terrena , o piuttosto un viale di rose d ' ogni colore e fragranza , rischiarato da una luce artifiziale , in cui parevano fondersi il raggio melanconico della luna e il vivace candore del mattino . Ad incontrarlo mosse una donna vestita di tunica bianca , le chiome raccolte in una reticella di perle e di topazi , splendenti come foglie irrorate dal mattino . La tunica , chiusa sul petto da una croce di diamanti , scendeva con ricca onda di pieghe fino all ' estremo dello stivaletto . Senza cintura , senza ornamenti . Lo splendore dello sguardo , il vermiglio delle labbra , l ' ebano delle chiome , rivelavano la donna sotto la effige dell ' angelo . - Che cercate , o fratello , nella casa di benedizione ? - chiese la donna all ' Albani con soavissimo accento . - Io cerco - rispose il giovane con voce commossa . - io cerco il predicatore dell ' evangelo , che fra i ministri porta il nome di fratello consolatore . - Il ministro è assente - disse la donna - ma egli sarà di ritorno fra poco . Noi dobbiamo uscire insieme per assistere ad una cerimonia nuziale , che deve compiersi prima di mezzanotte in un quartiere alquanto discosto dal nostro . - Una cerimonia nuziale prima di mezzanotte ! - esclamò il giovane radiante di gioia ... - Dunque ... sarebbe vero ?...Fidelia avrebbe acconsentito ? ... - Fidelia ! ... Il nome che voi profferite - disse la donna - mi dà a conoscere il vostro ... Voi siete l ' Albani ... il fidanzato della mia sorella d 'amore!...Venite! ... Affrettiamo gl ' istanti della consolazione , perocché sulla terra i dolori sono sempre imminenti ... La vostra fidanzata è là , nell ' intimo sacrario del ministro , ad attendere quell ' ora che voi avete prevenuta coll ' impaziente desiderio . Così parlando , la sposa del ministro prese per mano l ' Albani e lo introdusse in una rotonda scolpita nell ' alabastro , dove , sovra un divano coperto di bianchi drappi , sedeva la figlia del Gran Proposto . L ' Albani , al primo vederla , la credette una statua . Ma le candide forme erano animate , la statua levossi in piedi , e sciolse la voce : - Amico ! fratello ! - esclamò Fidelia coll ' accento della più viva commozione . - E tu pure hai indovinato la strada più breve per toccare la meta ! I nostri cuori si attraggono ! L ' Albani non potè profferire parola , e cadde alle ginocchia di Fidelia . - Poiché l ' istinto del bene vi ha qui riuniti innanzi l ' ora prefissa - parlò la sposa del ministro - noi compiremo la cerimonia in questo luogo . Fratello Consolatore sarà qui fra pochi minuti ; ma i minuti dell ' uomo benefico sono preziosi agli infelici , e noi che respiriamo la gioia , non dobbiamo usurpare i diritti del dolore . Prima che il ministro ritorni , noi possiamo dar passo ai preliminari della vostra unione spirituale . Innanzi tutto , voi dovete adempiere al dovere di confessione , a quel sacro dovere , che ora non vuolsi più considerare , come ai tempi del pervertimento curiale , una formalità ripugnante ed assurda , ma sibbene un attestato di reciproca fiducia necessaria a guarentire la vostra pace avvenire ; io vi lascio , o figliuoli ! Quando la vostra confessione sarà compiuta , io verrò qui , col ministro , a benedire i vostri legami di spirito ! La sacerdotessa pose la mano di Fidelia in quella del suo giovane fidanzato , e uscì dalla rotonda . Allora l ' Albani , rimanendo genuflesso , la mano di Fidelia stretta alle labbra , cominciò la sua confessione : - Oh sì ! Una santa istituzione è codesta , che ci obbliga a rivelare tutte le nostre debolezze , tutte le nostre colpe , prima che il giuramento d ' amore sia profferito . Due cuori non possono amarsi davvero se prima non si conoscano . Miserabile quell ' uomo che pretende affermare la fede della sua compagna colla dissimulazione e coll ' inganno ! Ed era la mia una immensa stoltezza di affidarmi ai rigori delle leggi umane perché tu avessi ad ignorare il triste mistero del mio passato . A te dunque , o giovinetta , che mi rivelasti il divino istinto del perdono ; a te , che assumendo la missione dell ' angelo , hai steso la mano al caduto per redimerlo dalla vergogna e dai rimorsi , io narrerò quella orribile istoria ... - No ! ... basta ! - interruppe Fidelia con un leggiero brivido di terrore - la confessione non è obbligatoria . Io posso dispensarti dall ' accusare le tue colpe , prevenendoti col mio perdono . La donna che si consacra ad un uomo per tutta la vita , non solo deve assolvere il di lui passato , ma anche il di lui avvenire . In ciò la donna è più sublime di Dio ! Così parlando , Fidelia chinò le labbra sulla fronte infuocata , dell ' Albani , e vi ristette con un lungo bacio . Poi ella fece un movimento per levarsi in piedi e cedere il suo posto al giovane , che tuttavia rimaneva inginocchiato . - Mio fidanzato , mio fratello d ' amore - riprese Fidelia con dolcissimo accento - dispensandoti dalla confessione io mi sono prevalsa di un mio diritto , ma non intendo perciò esonerarmi da ' miei doveri . Al contrario , io ti prego di acconsentirmi questo sfogo dell ' anima che la legge mi impone , perocché io sappia che l ' uomo non può gustare , nelle braccia di una donna , tutta intera la voluttà dell ' amore , quand ' egli non sia ben certo che questa donna non abbia mai appartenuto ad alcuno ... - E potrei io dubitare della tua illibatezza ? - esclamò l ' Albani trattenendo la giovinetta con dolce violenza . - Tutta la tua vita si riflette nel tuo purissimo sguardo . Nella freschezza delle tue mani , nella fragranza del tuo alito , nelle caste pieghe dei lini che disegnano le tue membra , io respiro la vergine , indovino una limpida fonte , a cui nessuno ha mai portato le labbra ! La legge mi comanda di proferire a mia volta la parola perdono ; ed io , per obbedire a questa legge , ti perdono la sola colpa che in te riconosco , quella di aver amato un uomo immeritevole di possederti . I due fidanzati , nell ' estasi di un lungo abbracciamento , non si accorsero che la porta si era aperta , che non erano più soli . Speranza e fratello Consolatore entrarono nella rotonda . Il ministro si accostò al due amanti per compiere la cerimonia dell ' unione spirituale colla formola prescritta dai canoni religiosi . - Io ti amo e ti amerò sempre ! - disse l ' Albani - mentre il sacerdote univa la sua mano a quella di Fidelia . La giovinetta replicò la promessa con tremula voce . E mentre il ministro baciava in fronte i due sposi , dalla torre Garibaldi partirono i primi squilli del richiamo delle vergini . La cerimonia era compiuta . I due giovani si levarono in piedi . La sposa del ministro offerse il braccio a Fidelia , e tutti quanti uscirono dal sacrario . Appena sboccati nella via , l ' Albani scosse la funicella che pendeva dalla sua gondola , e il conduttore , svegliandosi al suono dell ' organetto acustico ( ) , calò a terra presso la porta . CAPITOLO X . Petizione civile . La cerimonia religiosa era compiuta ; l ' Albani e Fidelia erano sposi dinanzi a Dio ; la benedizione del sacerdote aveva santificato il loro amore , affermati i desiderii e le promesse con vincolo indissolubile ; ma essi non potevano convivere sotto il medesimo tetto prima di aver adempiuto alla formalità del contratto civile , Il matrimonio delle anime non imponeva che alle coscienze - il matrimonio civile stabiliva i doveri e i diritti dei coniugi , legittimava la prole , si faceva riconoscere e rispettare dalla famiglia . - Ed ora , mia dolce Fidelia - parlava l ' Albani alla sua donna durante il tragitto aereo - bisogna affrettare il compimento della nostra felicità ... Purché tu mi assecondi , purché non insorgano ostacoli d ' altra parte , fra un mese e tre giorni , lo squillo di richiamo non avrà più forza di separarci ... - Non è dunque compiuta la nostra felicità ? - domandò Fidelia con ingenua sorpresa . - Che altro ci resta a desiderare ? sono amata , e ti amo ! Questa sortita di Fidelia portò un leggiero turbamento nell ' anima del giovane . - Tu sai bene , sorella mia - affrettossi a dire l ' Albani - che noi non abbiamo diritto di chiamarci sposi dinanzi alla società , fino a quando la nostra unione non sia riconosciuta dalla famiglia . - È vero ! - mormorò Fidelia , e la sua parola parve un gemito . L ' Albani sentì crescere le ansietà . - Che ? ... tu dunque non dividi il mio desiderio ? - Poss ' io desiderare altra cosa fuor quello che tu desideri ? ... Pure ... non aveva pensato ... non credeva che sì presto ... - Spero di comprenderti , Fidelia ! Io so bene che , fra giovani amanti , il matrimonio spirituale quasi sempre suol precedere di parecchi anni la unione civile . A diciotto , a venti anni , si stringono i legami religiosi fra due cuori che si amano , ma difficilmente un cittadino della Confederazione Europea si trova in grado di passare alla conferma coniugale , prima di aver compiuto gli studi universitari e gli esercizi dell ' agro . Le fanciulle si compiacciono di questi ritardi , ed è orgoglio per esse poter dire : il mio è stato fedele per tanti anni senz ' avere altri vincoli che quelli della propria coscienza ! E tu forse , mia buona Fidelia , tu vagheggiavi questa prova di sentimento , che ha pure le sue dolcezze sublimi ! - Tu non riesci a comprendere perché io voglia sì presto rinunziare a questa ineffabile voluttà che deriva dall ' amore di una vergine . - Se tu non mi avessi generosamente dispensato dal confessarti le mie colpe , ora non avrei mestieri di spiegarti le mie impazienze . Ti basti sapere che la mia giovinezza non trascorse . come quella dei fratelli , nel severo esercizio degli studi , nell ' operoso lavoro dei campi . Io fui esentato dalla coscrizione agraria , per una eventualità dolorosa ... che ormai debbo tacerti , poiché tu bramasti di ignorarla . Quei cinque anni per me furono lunghi , segnati di incredibili angosce ; all ' agro , il cittadino corrobora la sua giovinezza ; io , precorrendo le esperienze della vita , ho abbreviato il mio avvenire . Che è mai l ' esistenza di un uomo ai tempi nostri ? Per chi non esca dalla strada comune , la vita finisce a ventisei anni , o a trenta , al più tardi . Per me , trascinato dalla sventura in una carriera eccezionale , il mondo non ha più attrattive fuor quelle della solitudine e dell ' amore . « In meno di dieci anni , noi apprendiamo tutta la scienza vera - in meno di due mesi , per mezzo dei palloni aerei , noi vediamo tutto il globo nella sua vasta circonferenza , noi conosciamo i costumi di tutti i popoli ; nulla più ci resta a sapere . Io aspirava alla gloria , alla ricchezza - ed ecco , mi chiamano primate dell ' intelligenza , e l ' invenzione del mio meccanismo per la pioggia artificiale mi verrà pagata oltre dieci milioni . Tu vedi bene , o Fidelia , che io non ho quindi più nulla a desiderare ... fuori di te - che tu sola puoi riempiere l ' immenso vuoto della mia esistenza avvenire ; che nel tuo aspetto soltanto io potrò leggere la ragione della mia vita . - Sovvengati , o Fidelia ! ... - e così parlando la voce dell ' Albani mutò improvvisamente di tono - che se mai un ostacolo insorgesse fra noi , se qualche anima sleale ... - Ma ciò non può essere , amico mio ! - interruppe Fidelia atterrita . - Poiché tu vuoi ... poiché io sono pronta a secondarti ... poiché Iddio ci ha già uniti di un vincolo che vuolsi ritenere il più sacro , il più indissolubile ... - Ebbene ... domani vedrai pubblicata la mia domanda ... Per un mese e tre giorni noi vivremo disgiunti , come impongono le leggi di petizione . Fra noi ogni comunicazione sarà sospesa ... E quand ' io tornerò a Milano ... - Quando tornerai a Milano ... la tua Fidelia avrà risposto alla domanda come il tuo cuore desidera , come io pure desidero in questo momento . Il conduttore aveva fermata la sua gondola sopra la Cupola maggiore del Piccolo Campidoglio . - Erano cessati gli squilli del richiamo . - Presto ! scendiamo ! ... a sinistra ... alla casa del gran Proposto . I due giovani si abbracciarono , ripetendosi mille giuramenti . Fidelia discese a terra , e l ' Albani si elevò di bel nuovo colla sua gondola , ordinando al conduttore di dirigersi al Palazzo di Famiglia . Quivi giunto , l ' Albani entrò nella sala d ' amore , e richiesto agli anziani di guardia il libro di petizione pubblica , vi scrisse le parole seguenti : « Io , Redento Albani , adulto , costruttore della macchina per la pioggia artificiale , figlio di Primo Albani , inventore delle stufe cittadine ( ) chieggo legittimare con la cerimonia civile il matrimonio religioso da me precedentemente contratto con la adulta Fidelia Berretta , figlia di Terzo Berretta , Gran Proposto di Milano . » CAPITOLO XI . Due personaggi di tutti i tempi . Quella mattina , il funzionario Torresani , Capo di Sorveglianza della Famiglia Olona , fu svegliato innanzi tempo da dodici squilli della campana elettrica . - Caspita ! - esclamò il vecchio balzando dal letto - il Gran Proposto mi chiama di buon ' ora ... Qualche cosa di serio ! ... E il Capo di Sorveglianza si gettò sulle spalle un mantello grigio , si pose in testa un alto cilindro , poi , discese con passo celere la Cava ( ) , e fece levare un espresso per recarsi al Piccolo Campidoglio . Il Torresani era un uomo di circa sessantacinque anni , un po ' ricurvo , ma ancora vigoroso . La sua faccia ossea , bernoccoluta , dura , affettava una giovialità poco rassicurante . I suoi occhi grigi vibravano dai solchi profondi delle guance una luce sinistra - due occhi , che tratto tratto si eclissavano , rintanandosi nelle palpebre come due teste da serpente . Cento anni addietro , quel pubblico funzionario si sarebbe chiamato Commissario superiore di polizia , ovvero Questore . Nel 1982 , il titolo era mutato , ma le funzioni erano identiche . La Polizia , la Questura , l ' Uffizio di sorveglianza furono e saranno una necessità di tutti i tempi . Quando l ' espresso venne a fermarsi presso la porta intima del Piccolo Campidoglio , il Gran Proposto Berretta stava sulla soglia ad attenderlo . I due funzionari si salutarono con un cenno democratico della mano , cui il Torresani aggiunse un leggiero inchino della schiena . I due pubblici funzionari entrarono in un gabinetto terreno . E siccome un vecchio commissario di Sorveglianza ( di polizia , se meglio vi piace ) non ha bisogno della vista magnetica per leggere in quel viscere opaco che si chiama il cuore umano , al Torresani bastò una rapida occhiata , un ' occhiata da basilisco , per indovinare il turbamento del suo superiore . Il Gran Proposto si era tuffato con tutta la persona in una sedia liquida ( ) i cui cilindri congelatori girarono con moto rapidissimi . Egli stringeva nella mano una ampolletta di argento , la quale a giudicarne dal timbro , doveva contenere il famoso elisire di ambra distillata , il più potente moderatore degli sdegni umani . Quelle due circostanze non isfuggirono allo sguardo maligno del Capo di Sorveglianza , il quale non era mai tanto felice come quando poteva accertarsi che alcuno de ' suoi superiori versasse in gravi imbarazzi . Il Torresani era stoffa da impiegato . Per dissimulare le proprie impressioni , egli si studiava di prendere un ' aria di bonomia che faceva a pugni col suo grugno sinistro . Teneva gli occhi bassi - il labbro semiaperto - e preparava in sua mente dei concettini , delle arguzie , delle banalità umoristiche , tanto da prolungare un colloquio , dal quale prevedeva ottimi risultati . Il Torresani voleva divertirsi a spese del Gran Proposto , e cavare da ' suoi imbarazzi il maggior profitto che per lui si potesse . - Mio caro Torresani ... noi viviamo in tempi difficili ! - cominciò il Gran Proposto , dopo aver sorbito due o tre gocciole dell ' elisire moderatore . - In verità - rispose l ' altro - i tempi non sono facili ... I due interlocutori si sbirciarono di traverso - e ciascuno aspettava che l ' altro riprendesse il dialogo . Il Gran Proposto , dopo breve pausa , dovette intuonare una seconda volta : - Viviamo in tempi ... nefasti ! ... - Voi parlate come un giornale dell ' opposizione , eccellentissimo signor Proposto . - Moderate le vostre parole , ovvero sarò costretto a registrare il vostro nome fra quelli dei malcontenti , dei pregiudicati politici , dei settari , dei nemici dell ' ordine , di quei sciagurati che cospirano contro il migliore dei Governi ... contro il Governo attuale ... - Voi non mi avete compreso , ottimo collega - ed io mi affretterò a chiarirvi il mio concetto ; altrimenti , da quel fiero e zelante impiegato ch ' io vi conosco , voi sareste capace di farmi arrestare al primo tumulto di popolo . I tempi sono difficili - intendiamoci bene - difficili per noi , alti dignitari dello Stato , rappresentanti della legge , e moderatori dell ' ordine pubblico ! ... - Senza far torto alle sapientissime e ossequiatissime istituzioni della serenissima Confederazione Europea , mi sia permesso di soggiungere che , in ogni tempo , sotto qualsivoglia Governo , gl ' impiegati pubblici furono retribuiti meschinamente ... Eppure ... come si fa ? ... Bisogna stare col Governo ! ... sostenere il Governo ! ... E guai se avessimo ad allentare le redini ... alla canaglia ! ... Nelle rivoluzioni , i primi martiri siamo noi ... Meglio la mezza pensione del Governo , che non il congedo assoluto dei popoli ! ... Basta ! ... Lasciamo andare questo lugubre argomento ... e tiriamo innanzi alle mercé di Dio ... e dei nostri superiori ! Nel proferire quest ' ultima parola , la voce del Torresani era divenuta fioca e rantolosa , come quella di un infermo accattone . - Vero ... verissimo ... quanto voi asserite - riprese il Gran Proposto - i nemici naturali dei governanti sono i popoli governati . Le leggi , per quanto eque e liberali esse sieno - non cesseranno mai di rappresentare , nel giudizio del popolo , altrettanti vincoli di schiavitù . Noi , che ne siamo gli interpreti e gli esecutori , dobbiamo necessariamente subire l ' odio delle moltitudini ignoranti e depravate ... I popoli troveranno sempre dei pretesti per cospirare contro il principio di autorità che si incarna nei pubblici funzionari ... - Negli uomini più eminenti della Nazione ... - Dunque ... come voi dicevate poco dianzi ... noi dobbiamo fare a gara nel sostenerci ... nel prestarci mano ... nel renderci scambievoli servigi ... dobbiam stringere una alleanza compatta ... - E solida ... - Usare di tutti i mezzi ... - Solidi ... - Che sono in nostro potere , onde far fronte a questa incessante reazione di popolo , che minaccia la nostra sicurezza personale , i nostri averi , i nostri titoli , e perfino la nostra tranquillità ... la nostra pace domestica ... - Gran Proposto - interruppe il Torresani con una animazione artificiale che somigliava ad un impeto di zelo - se dal mio infimo gradino io posso qualche cosa per voi che sedete al più alto vertice della Gerarchia Governativa , non avete che a proferire una parola , ad emettere un ordine , perché anima e corpo , io mi adoperi a vostro vantaggio ... Non dico per vantarmi , ma credo , nel disimpegno delle mie attribuzioni , di avervi sempre dato prova di intelligenza , di abilità e sopratutto di molto zelo . - Voi portate gloriosamente il nome del Torresani - rispose il Gran Proposto con accento solenne - epperò nelle emergenze difficili , io ebbi sempre ricorso a voi , ed oggi più che mai faccio assegnamento sul vostro ingegno , sulla vostra esattezza ... Il Torresani si levò in piedi e portò la mano al cuore esprimendo la più rispettosa divozione . Poi , ricomponendosi nel pieritto , fissò in volto il Proposto con tutta la malizia dei suoi due occhi da serpente . Il Gran Proposto portò alle labbra l ' ampolla dell ' elisire , la sorbì fino all ' ultima stilla - indi riprese con calma : - Voi siete padre di famiglia , mio caro Torresani ... - Colle istituzioni attuali , ciò non porta imbarazzi ... I miei dodici figli sono mantenuti a spese del Comune ... - Fino a quando la prole fu a carico dei genitori , gli affetti erano meno vivi , meno intensi ... - E i figli più scarsi di numero ... - La vostra osservazione è profonda , ma non serve al caso mio - rispose il Gran Proposto alquanto turbato . - Iddio non ha voluto gratificarmi di una prole numerosa quanto la vostra . Ebbi una sola figlia , e tutti i miei affetti , tutte le mie speranze si concentrarono in essa . Voi la conoscete - mia figlia , che all ' ultimo Concorso di Napoli ( ) ha ottenuto il secondo premio di bellezza - una figlia amorosa , buona , che tutti i padri m ' invidiano . - Voi sapete ancora che da molti anni ho perduto la moglie ; che io non ho sulla terra altro bene , altro conforto ai vecchi giorni fuori della mia Fidelia ... - Se non m ' inganno , la vostra Fidelia deve aver compiuto i diciannove anni ... Ella è nata nel 1963 , all ' epoca in cui ebbi anch ' io una figlia ... una figlia che si chiamava Stella ... no ... mi inganno ... Giacinta ... o piuttosto Camelia ... Questi tre nomi c ' erano nella famiglia ... e so di averli iscritti ne ' miei registri ... Ah ! voi siete un padre fortunato , signor Proposto ... Avete potuto tenere presso di voi una figlia per diciannove anni , mentre a me , de ' miei dodici , non ne rimane più uno . Le mie ragazze , quale a sedici anni , quale a dodici , quale a dieci , se ne andarono al quinto cielo coi palloni a vapore ; e quando una ragazza abbia fatto la sua prima corsa in pallone , domando io chi può fermarla ! Il Gran Proposto si fece pallido in viso . L ' altro , che già cominciava a comprendere il segreto del suo turbamento , riprese , nel sembiante e nelle parole , il suo fare più ingenuo . - Il vostro esordio , onorevolissimo Gran Proposto , mi darebbe a credere che voi pure abbiate dei gravi dispiaceri nella vostra famiglia privata . - Tanto gravi , che quelli della famiglia pubblica , e sono pure ingentissimi , al paragone mi sembrano inezie . - Se ciò è , mi spiace , onorevolissimo Gran Proposto , che io non sarò in grado di giovarvi come avrei desiderato . - Al contrario ... Non solamente voi siete in grado di prestarmi aiuto , ma fuori di voi , non avvi persona al mondo sulla quale io possa contare nel terribile frangente in cui mi trovo . Il furbo Torresani sapeva già tutto , ma proseguiva a fare l ' attonito . - Voi ... senza dubbio ... avrete letto i giornali di ieri sera - disse il Gran Proposto con un largo sospiro - voi saprete la notizia pubblicata dal Figaro , organo uffiziale dei matrimoni , la notizia ... che oggi corre sulle labbra di tutti ... - Ah ! ... To ! ... Veh ! ... La gran testa d ' oca ch ' io sono ... ! E dire che io mi era già scordato ... Vedete se la politica ci rende imbecilli ... ! Perdonate se io non mi sono affrettato a rivolgervi le mie congratulazioni . - Grazie , onorevole collega ! ... Grazie ! Non è il caso di farmi delle congratulazioni , ma piuttosto di condolervi ... - Che ? ... vediamo un poco se ci intendiamo ! - proseguì il Torresani abbandonandosi ad una loquacità che escludeva ogni interruzione . - Io voleva alludere alla petizione di matrimonio inoltrata dal cittadino Redento Albani , dal celebre inventore della pioggia artifiziale , in favore di vostra figlia ... Figuratevi , Gran Proposto , qual fu la mia sorpresa ieri sera ... sì ... ieri sera ... al teatro degli Automi ... voi sapete ... a quel vecchio teatro che un tempo si chiamava della Scala , e che oggi serve agli spettacoli automeccanici delle grandi marionette . Io vado ogni sera a quel teatro , vi ero abbonato da ragazzo , fino dai tempi in cui vi si rappresentava l ' opera in musica ... Che volete ... ? Siamo milanesi ... e quindi ... per indole ... per educazione ... fors ' anche per influenza di clima ... un po ' abitudinari . Una sera , invece dei soliti cantanti , delle solite ballerine , ci hanno dato le marionette ... Io , e i miei coetanei , piuttosto che abbandonare la nostra sedia fissa , il nostro palco di quarta fila ... piuttosto che allontanarci dal nostro vecchio centro , ci siamo accontentati di quel nuovo spettacolo ... e vi assicuro ... Gran Proposto ... che ci si diverte di cuore , e che la vecchia Scala è tuttora il primo teatro del mondo . Il Gran Proposto sbuffava , ma non ardiva interrompere quella foga di parole . Il vecchio Torresani tirava innanzi con una facondia inesorabile . - Or bene - voi conoscete il nuovo sistema dei sipari adottati recentemente nei grandi teatri - voglio parlare del sipario - giornale , che suol calarsi dopo il secondo atto della rappresentazione . Su quella vasta tela sono stampati , a grandi caratteri , i dispacci più importanti della giornata e buona parte delle notizie cittadine . Figuratevi dunque la mia sorpresa ... la mia commozione ... la mia gioia ... quando , ieri sera , volgendo il mio binoccolo al sipario - giornale , potei leggere la petizione del cittadino Albani , riprodotta testualmente dal foglio uffiziale dei matrimoni . Oh ! vi assicuro io , onorandissimo Gran Proposto , che quelle poche linee produssero una viva sensazione in tutta la sala ... Tutti si compiacevano della vostra buona fortuna ... Tutti dicevano che un partito migliore non poteva presentarsi a quella cara , a quella buona , a quella adorabile figliuola ... - Basta così ! basta , Torresani ! - proruppe il Berretta balzando dalla sedia liquida - ciò che voi narrate è troppo inverosimile ... ! Io non posso credere che voi , che un uomo qualunque dotato di sana ragione possa congratularsi meco di un tale avvenimento con sincerità di cuore . Il Torresani portò le mani al petto e stravolse gli occhi , come uomo che chiegga perdono di un fallo involontario . Nel fondo dell ' anima egli tripudiava di aver prodotta nel suo superiore quella impetuosa irritazione . - Torresani ... mio vecchio collega ! - riprese il Gran Proposto con accento più moderato - mettete una mano sul vostro cuore di padre ... e poi rispondetemi ciò che esso vi detta . Dareste voi in moglie la figlia vostra , l ' unica vostra figlia , ad uomo come ... lui ? ... - In verità .. , giudicando dietro i calcoli dell ' interesse ... un primate dell ' intelligenza ... un uomo che può guadagnarsi dieci o quindici milioni di lussi colla sua invenzione ... - Torresani ... - Sentiamo ... dunque ... - Parliamoci da buoni colleghi ... - Da fratelli ... se vi piace ... - Come si poteva parlare ... ai nostri buoni tempi ... ai tempi dell ' Unione latina ... Il Gran Proposto parlava con voce commossa , con accento supplichevole : - Conoscete voi tutta intera la biografia di questo uomo ... che osa chiedere in moglie la mia Fidelia ... ? - Nella mia qualità di Capo di Sorveglianza , io dovrei conoscere tutti i cittadini che entrano nel circuito del mio Dipartimento ; ma pure , dopo l ' attivazione di quella malaugurata locomotiva dell ' aria , vi confesso , onorevole Proposto , che mi riesce oltremodo difficile assumere su tutti delle informazioni complete ... - Non vi ricorda come or fanno cinque anni e pochi mesi , un giovane , che a quell ' epoca si chiamava Secondo Albani , fosse implicato in un processo ... in un processo ... che fece inorridire la città tutta intera ... ? io spero che voi m ' intendiate ... che non vorrete obbligarmi ad esporre certi fatti ... - Fatti ... orribili ... atroci ... - Voi dunque ... vi sovvenite ... ? - In verità ... nella mia qualità di cittadino ... io dovrei ... - Comprendo i vostri scrupoli , mio eccellentissimo ... - Un capo di Sorveglianza ... - Deve necessariamente tener nota di certe precedenze ... - Le quali , in caso di recidiva , o di sospetto ... - Potrebbero fornire ... argomenti ... - E servire come prove o titoli aggravanti ... - A meraviglia ... ! Io vedo che non occorrono altri discorsi ... Voi siete una perla d 'impiegato.! ... - Gran Proposto , voi mi onorate di troppo ! I due funzionari si alzarono come due automi , si ricambiarono un profondo inchino , poi ripresero il loro posto . Dopo breve silenzio , il Berretta uscì fuori con una domanda risoluta , colla quale egli sperava abbreviare quel disgustoso colloquio . - Torresani ! ... Io farei torto al vostro acume , alla vostra perspicacia , e , aggiungiamolo pure , alla vostra provata amicizia , se mostrassi dubitare che voi non abbiate ancora indovinato ciò che io bramo da voi . Siete voi disposto ad assecondarmi ? ... - Quanto all ' assecondarvi - rispose il Capo di Sorveglianza con un accento di sommissione che fece rabbrividire il Gran Proposto - voi sapete che un misero impiegato di seconda classe , quale io mi sono , deve necessariamente subordinare la sua volontà a quella degli alti dignitari dello Stato ... Vi ho già detto che , su questo punto , fra noi non può esistere difficoltà di sorta ... Tutto sta che io abbia realmente compresa la situazione vostra , e in conseguenza le vostre intenzioni ... Io non vorrei offendere la vostra delicatezza di cittadino ... parlandovi con soverchia libertà ... Il Gran Proposto arrossì leggermente . L ' altro proseguiva : - Basta ! Nel caso mi fossi ingannato ... oso sperare che non vorrete prendere in mala parte le mie supposizioni . , e vorrete perdonarle come effetto di zelo soverchio . Il Torresani fissava le sue grigie pupille nel volto del Gran Proposto , e tirava innanzi con voce asmatica : - Eccovi dunque come io la intendo , onorandissimo e colendissimo cittadino Proposto . Voi non bramate che vostra figlia , la vostra unica figlia , si unisca in matrimonio a quell ' emerito cittadino , oggi Primate d ' intelligenza , che porta il nome di Albani Redento , e ciò per la ragione , un po ' illegale , se vogliamo , ma pure assai potente sul cuore di un padre , che quel cittadino , quel Primate , l ' Albani in una parola , in epoca non remota , pose ... la famiglia tutta intera ... e quindi anche voi ... noi ... tutti quanti ... nella necessità di dover dimenticare certe sue azioni ... Basta ! ... Tanto io che voi , onorandissimo e sempre colendissimo Proposto , siamo troppo fedeli osservatori della legge per insistere su quest ' ombra di reminiscenza ! - Bravo ! - L ' essenziale è di impedire il matrimonio , opponendo alla petizione del giovane , ed al probabile assenso di vostra figlia , il veto paterno , che le leggi rendono inesorabile ogni qualvolta sia appoggiato da gravi ragioni , e convalidato dal voto degli Anziani . - Voi leggete nel mio cuore , o nobile amico . - La lettura è un po ' difficile , ma le vostre lodi mi incoraggiano . Non potendo motivare il nostro veto su quelle tali precedenze che tanto io ... come voi ... abbiamo dimenticato ... - E dimentichiamo ... - Sta bene ! ... Convien frugare nella vita più recente del nostro uomo , vedere se dopo l ' epoca di Redenzione egli non siasi per avventura macchiato ... - Torresani ! ... Voi siete un sublime Questore ... ! - Capo di sorveglianza - se vi piace ! ... - Perdonate ! - la parola mi è sfuggita in un impeto di entusiasmo ... È un lapsus linguæ che vi onora ... Torniamo al nostro ... uomo . - Fra la petizione e il contratto finale di matrimonio , giusta le vigenti leggi ( capitolo centosettanta , paragrafo novantotto ) deve trascorrere un mese ed un giorno , nel qual tempo i due futuri devono vivere separati da una distanza di sessanta miglia , né avere fra loro comunicazione di sorta . - È una dilazione di prova che impone dei rigorosi doveri ... - Dei doveri che molto spesso vengono obliati dall ' una parte o dall ' altra , nella quasi certezza che nessuno ne tenga conto ... - Si esigerebbe dunque ... per parte nostra ... un po ' di sorveglianza ... - Molta sorveglianza ... - Una sorveglianza perenne , insistente , minuziosa ... - Importuna ... - Irritante ... - Accanita ... - Accanita ! ... Ecco la vera parola , onorandissimo signor prefetto ... - Gran Proposto ... se vi piace ! ... - I lapsus linguæ son contagiosi ... Vi chieggo mille perdoni ! ... - In un mese ... anche l ' uomo più onesto può commettere delle azioni ... - Nefande ! ... Il giusto pecca sette volte all ' ora , dicono i preti riformati , i preti della vecchia portavano la cifra a settanta volte sette ! ... - Voi dunque credete ? ... - Io credo che in due linee di scritto si trovino sempre dieci capi di accusa per far condannare un imbecille , così l ' uomo il più astuto , e diciamolo pure , il più onesto , dopo un mese di sorveglianza fatta a dovere ... - Fatta da voi , mio buon Torresani ... - O da ' miei incaricati ... - È un uomo posto fuori dalla legge ... - Un uomo ... impossibile ! Il Gran Proposto e il Capo di Sorveglianza si levarono in piedi con moto simultaneo , e si strinsero la mano come due cospiratori . - Io sono orgoglioso di avervi perfettamente indovinato - disse il Torresani con affettata compunzione . - Ormai ogni altra parola sarebbe superflua ; convien mettersi in moto e agire prontamente ... Il nostro uomo è partito per Costantinopoli ; di là , fra una settimana , dovrà recarsi a Pietroburgo ... Prima ch ' egli ci sfugga , bisogna mettergli a fianco due dei nostri ... due buoni bracchi dei meglio addestrati a simili imprese ... Scriverò privatamente a tutti i Capi di Sorveglianza dei principali Dipartimenti della Confederazione ... Insomma , non risparmieremo né cura ... né danaro ... - A proposito ... Io mi scordava dell ' essenziale - disse il Gran Proposto , trattenendo Torresani che prendeva le mosse per andarsene . - Per compiere il vostro piano , vi abbisogneranno senza dubbio dei mezzi straordinari ... Via ! che serve ? ... Facciamo le cose a dovere ... No ! io non vi lascio partire ... se prima ... non dichiarate ... - Ma se vi dico che sono inezie ! Trattandosi di voi ... della vostra famiglia ... a cui mi legano tante obbligazioni ... - No ! ... no ! ... I fondi segreti debbono servire a qualche cosa ... Ed è appunto in tali emergenze straordinarie ... - Basta ! poichè voi ... lo esigete ... - Duecentomila lussi ... Che vi pare , Torresani ?., . Tanto da cominciare le operazioni ... - Io direi , poichè vi sta tanto a cuore la buona riuscita dell ' impresa , io direi che , seguendo l ' antico proverbio : omne trinum ! ... - Trecentomila lussi ! ... Ma voi siete troppo discreto , mio vecchio collega ! Trattandosi , come dicevate poc ' anzi , di rendere un immenso servigio ... - Al Governo ... Il Gran Proposto si sentì trafitto da quest ' ultimo sarcasmo . Prese la penna con mano tremante , sottoscrisse un bono di trecentomila lussi , e lo porse al Torresani , senza aggiunger parola . Questi chiuse il viglietto nel portafoglio , e , fatto un inchino grottesco , uscì dal gabinetto . Quella sera , nell ' Unità mondiale , altro dei fogli dell ' opposizione , leggevasi la seguente notizia cittadina : « Stamane , fra il proconsole Terzo Berretta e il famigerato poliziotto Torresani ebbe luogo un lungo conciliabolo a porte chiuse , in seguito a importanti dispacci venuti da Berlino , e da altri capoluoghi della Unione . Noi sappiamo da fonte sicura che il partito governativo ( il partito coda ) sta tramando un orribile complotto contro la libertà dei popoli . Il colpo di Stato , già tante volte preconizzato da noi , è tanto imminente , che può dirsi un fatto compiuto . All ' erta cittadini ! ... Popoli dell ' Unione preparatevi ad agire !...» CAPITOLO XII . Strategie di un Capo di Sorveglianza . Il Torresani , dopo il suo abboccamento col Gran Proposto , si recò all ' Uffizio di Sorveglianza per procedere senza ritardo alle operazioni richieste dal caso . Il suo zelo fu adeguato alla importanza della missione ; ma forse egli non sarebbe riuscito ad appagare pienamente i desideri del suo superiore , se la fortuna non lo avesse singolarmente favorito . Erano trascorsi quindici giorni dacché l ' Albani aveva lasciato Milano per recarsi a Costantinopoli e quindi a Pietroburgo , e il Torresani , che aveva mandato sulle sue tracce una mezza dozzina de ' suoi segugi più fidati per spiare ogni sua azione , ogni suo movimento , non aveva ancora ricevuto alcun dispaccio soddisfacente . Il vecchio Capo di Sorveglianza già cominciava a dubitare della buona riuscita del suo piano strategico , quando un incidente , che a prima giunta non pareva avere alcun rapporto coll ' affare che tanto gli stava a cuore , venne inaspettatamente in suo soccorso . Una mattina , mentre il Torresani se ne stava , come al solito , nel suo gabinetto , a decifrare i dispacci arrivati nella notte , un esploratore di alto cielo ( ) venne a riferirgli che una volante di terzo ordine già da parecchi giorni stazionava al disopra della città , mantenendosi ancorata ad una elevatezza molto sospetta . Quella volante , a dire dell ' esploratore , presentava una struttura singolarissima . Il gran pallone , di colore azzurrognolo , diafano , terso come cristallo , rifletteva siffattamente la tinta atmosferica , che in quella si fondeva , si smarriva , rendendosi quasi impercettibile . La navicella era chiusa , immobili le ruote , la coda timoniera costantemente abbassata ; non sibilo , non fumo , nessun indizio che il cavo contenesse degli abitatori . Più volte l ' esploratore aveva veduto una gondola cittadina elevarsi in quella direzione , e poi disparire , come se il grande veicolo l ' avesse assorbita . Queste ascensioni erano avvenute ad ora molto avanzata della notte , e la gondola cittadina , in onta alle prescrizioni , si era slanciata nell ' aria a fanali spenti . L ' esploratore due o tre volte si era provato ad inseguirla , ma al momento di raggiungerla , improvvisamente il suo chatvue si era annebbiato , e le ruotelle del suo brik aveano preso a girare in senso retrogrado . Il vecchio Torresani ascoltò la relazione del suo subalterno senza dar segno di meraviglia . Uscì dal gabinetto , accennò all ' altro di seguirlo , e tutti due salirono sulla gran torre che dominava l ' intera città . Quivi giunti , il Capo di Sorveglianza avvicinossi ad un immenso aereoscopio ( ) , e volgendosi all ' esploratore : - sai tu indicarmi - gli disse - in qual punto stazioni la nave sospetta ? - Tirate una retta fra Venere e Marte ; dividetela in otto sezioni perfettamente uguali ; alla quinta metà dell ' ultima sezione d ' ovest , abbassate un triangolo , e al lato a , b , c . troverete la nave . - Sta bene ! - mormorò il Torresani incurvato sotto il poderoso cannocchiale . In quel momento il vecchio Capo di Sorveglianza somigliava ad un ragno , e parlava con voce chioccia , com ' egli temesse di essere udito al di sopra delle nuvole . - Ecco ! appunto una nave di terzo ordine a distanza di mille e novecento metri ... Presto ! ... Applichiamo alla lente la nostra camera oscura ... fotografiamo ! ... Ah ! La nave si muove ... ! Mutano di posto ... ! se ne vanno ! ... Via ! non serve correr tanto , signori miei ! Vi ho conosciuti , vi conosco ... - Che ! ... a tanta distanza , voi avete potuto riconoscere le persone che sono là dentro ! - esclamò il subalterno spalancando due grossi occhi da imbecille . Il Torresani gettò su lui uno sguardo pieno di sarcasmo e di commiserazione . - E tu , imbecille , non hai ancora capito che razza di gente sia quella , che mostra tanta paura del nostro cannocchiale ? - Gente sospetta ... capisco anch ' io ... - balbettò il subalterno colla persuasione d ' aver fatto una grande scoperta . - Ah ! quei signori tu li chiami gente sospetta , imbecille ! Di ' piuttosto canaglia della peggior specie , furfanti , bricconi , ladri , barattieri , e ignoranti , presuntuosi , che credono sottrarsi al rigore della legge ... che pretendono corbellare il vecchio Torresani !.., Presto ! ... Scendiamo abbasso , lumacone ! ... Lascia in pace quel l ' ordigno maledetto ... Dire che i primati dell ' ottica non hanno ancora trovato il modo di fornirci un aereoscopio , che si possa nascondere fra i polpastrelli delle dita ... Non importa ! Abbiamo altre risorse ... I birboni della scienza favoriscono le ladrerie e le truffe : ma fortunatamente ci porgono mille mezzi per discoprirle e punirle ... C ' è progresso da ambe le parti , signori garbatissimi ! Peccato che gli statuti dell ' Unione non ci permettano di violentare i cittadini ! ... Le manette , la prigione , la forca , quelli erano espedienti efficacissimi per tutelare l ' ordine pubblico ! ... Nondimeno , parola da Torresani , fra pochi minuti io farò vedere a quei pirati di alto cielo , che anche noi siamo in grado di far rispettare le leggi e di imporre alla canaglia ! ... Così parlando , il Capo di Sorveglianza giunse nella sala di diramazione , dove , appena entrato , fece scattare una molla , la quale , per varii fili elettrici , era in comunicazione coi principali dipartimenti del palazzo . Le pareti oscillarono , e dopo alcuni minuti , si apersero nei quattro lati della sala parecchie porticelle numerizzate , e a ciascuna porticella affacciossi un individuo , portante la divisa dei subalterni di sorveglianza . Il Torresani salì sovra un pulpito e prese a diramare i suoi ordini . - Numero uno : convocare i duecento nella sala di magnetismo , e arrestare nel termine di dieci minuti la nave sospetta . - Numero due : recarsi da Duroni , e far ritrarre la nave in ventiquattro copie , dodici a fotografia colorata , dodici a fotografia ponderabile ( ) . - Numero tre : riferire il numero preciso delle gondole stazionate nei diversi quartieri , e di quelle che tengono l ' alto . - Numero quattro : esaminare i tesseri dei singoli padroni di gondole , portanti le note giornaliere dal dieci settembre fino a questo giorno , e riferire l ' itinerario di ciascun conduttore . Ciascun subalterno , appena scoccato l ' ordine , scompariva come fantasma , gli altri rimanevano in sentinella alle porte ad attendere i cenni del Capo . Dopo un quarto d ' ora di attesa , il numero due entrò nella sala , e depose sul pulpito del Torresani ventiquattro cartoni , sui quali era disegnata la nave volante . Il Capo di Sorveglianza gettò una rapida occhiata sulle fotografie , indi rispose : - Numero cinque : prendete una copia di questo disegno , e compite sollecitamente l ' ispezione di raffronto . - Numero sei : portate quest ' altra copia nella sala di chimica onde sia ponderata e decomposta . - Numero sette : a voi quest ' altro cartone ! fate l ' inventario dei mobili , degli attrezzi , degli accessorii che appariscono alla superficie della nave . - Numero otto : verificate se da qualche finestra o pertugio apparisce alcun frammento di figura umana , una testa , un naso , un orecchio , una gamba , non importa ! riportatemi quei frammenti centuplicati di proporzioni . Per alcuni minuti , fu nella sala un andirivieni di subalterni . Il Torresani , dall ' alto del suo pulpito , non cessava di impartire ordini a questi e a quelli . I suoi occhi grigi mandavano faville . In termine di mezz ' ora , i documenti più essenziali erano raccolti . Il Torresani li esaminava , li confrontava con feroce compiacenza . Le sue labbra , frattanto , non cessavano di brontolare una specie di monologo , dal quale spiccavano tratto tratto degli ordini , delle interrogazioni , e più spesso dei grugniti di piacere . - Voi dicevate , subalterno numero uno , che i vostri duecento magnetizzatori hanno durato molta fatica a trattenere la nave per dieci minuti , vuol dire che abbiamo delle volontà deboli , fors ' anche dei contrari , dei traditori , che mangiano la pensione del Governo e servono ai cospiratori ... Non importa ... I cinque minuti hanno bastato al Duroni per darmi delle buone fotografie ... La nave è di costruzione americana , porta il numero 2724 , probabilmente un numero falso ... Nel gran catalogo delle navi volanti ne abbiamo trovato una perfettamente identica a questa ... Lo stesso disegno ... la stessa forza ... lo stesso peso ... non c ' è dubbio ... Ah ! ah ! ... Questa nave fu fabbricata a Rio Janeiro dagli industriali Thompson e Stefany ... tre anni sono , e fu venduta al Primate Michelet , il quale a sua volta la cedette al Bonafous pel servizio della retta fra Milano e Pietroburgo . Ah ! ... comprendo ... ! I Bonafous , due anni sono , la cedettero ai Calzado , fabbricatori di carte da giuoco a Madrid , poi ... poi ... Dacché i Calzado vennero sfrattati dalla Unione , la nave scomparve per due mesi , quindi fu riveduta e segnalata da parecchi aereoscopi , dapprima a Torino , poi a Napoli , quindi a Parigi , più tardi a Pietroburgo , a Berlino , a Lucerna . Confrontiamo le date di queste apparizioni colla Cronaca criminale delle città nominate ... Ci siamo ... ! Ecco ... ! Sta bene ! ... L ' avrei indovinato ; a Torino una sorpresa notturna alle guardie del tesoro reale ; a Napoli una sottrazione di monete antiche al pubblico Museo ; a Parigi vincite considerevoli al maccao per parte di un truffatore ; a Pietroburgo , a Vienna , a Lucerna altri fatti dell ' egual genere ... Dapertutto , l ' apparizione di questa nave ha portato la truffa , l ' aggressione , il delitto ... Dunque io non mi era ingannato ... Là dentro c ' era un nido di briganti , di barattieri , fors ' anche di assassini ... E voi , signori uffiziali di magnetismo , non avete avuto forza di trattenerli una mezz ' ora , tanto che io potessi ottenere un mandato di arresto eccezionale ... Basta ! ... C ' è ancora una speranza ... Non tutti quei bricconi saranno partiti colla nave ... può darsi che qualcuno sia rimasto fra noi ... Il Lissoni , proprietario di gondole al quartiere del Macello pubblico , riferisce che uno dei suoi conduttori , il nominato Bigino , per cinque notti consecutive fece delle ascensioni fuori di torno , a fanali spenti . Eh ! di là ! Numero quattordici ! conducetemi tosto il Bigino ! Egli è disceso stamattina prima dell ' albeggiare ; non è improbabile che la sua gondola abbia portato abbasso uno di quei gabbamondo ... E noi lo conosceremo ... perdio ! E s ' io riesco a pigliar in mano un filo della matassa ... giuro districarla in pochi giorni ... e vi prometto che quella galera di birboni non farà , quindi innanzi , un lungo viaggio ! ... Il Torresani accennò col dito a diversi subalterni , i quali immediatamente gli si fecero appresso , per ricevere alcuni ordini segreti . Poco dopo , entrò nella sala il Bigino , conduttore di gondole . CAPITOLO XIII . Un settario che osserva la legge . - Bigino ... fatti innanzi ! ... più innanzi ! - cominciò con voce alquanto aspra il Torresani . - Sul tuo tessero veggo notate quattro trasgressioni dal primo d ' anno a tutt ' oggi ... Un ' altra ancora , e saremo autorizzati a levarti la patente di conduttore ... Ciò dipende da noi ... dal nostro beneplacito ... Bada ora dunque a rispondere con sincerità alle nostre interrogazioni ; a tale patto soltanto noi potremo usarti qualche indulgenza . Per tre notti consecutive , contrariamente alle prescrizioni dell ' Ufficio di Sorveglianza , tu ti sei permesso di esercitare il servizio fuori di torno , e di prendere l ' alto senza accendere i fanali ... Il Bigino , che posava dinanzi al pulpito in un ' attitudine da cinico petulante , crollò leggermente le spalle , e fissando i suoi occhi avvinazzati in quelli del Torresani : - Signor Questore - rispose - il servizio fuori di torno ... com ' ella può bene imaginare ... qualche volta diviene obbligatorio ... sopratutto ... se gli altri colleghi di professione ( ciò che accade sovente ... ) dopo essersi sbarazzati del soffietto acustico , si addormentano della quinta , e caschi il mondo , non scendono al richiamo . Quanto poi alla questione dei lumi , la colpa non è mia , dacché ai fanali della gondola mancano quattro vetri , ed ella sa meglio di me , signor Questore onorevolissimo ... - Io non mi chiamo Questore , ma Capo di Sorveglianza ... - La perdoni ... ! Noi altri milanesi siamo un po ' duri a imparare le parole nuove ... sopratutto se queste parole non esprimano che idee antichissime ... e rappresentino delle istituzioni altrimenti qualificate nei tempi addietro . Gli è già molto se abbiamo potuto abituarci a denominare Questura ciò che nel secolo scorso si chiamava Polizia ... - Lasciamo andare queste inezie - rispose il Torresani con un suo sorrisetto che aspirava ad essere ingenuo . - Bigino ! ... Io so bene che malgrado le tue irregolarità nell ' esercizio della tua professione , tu sei un buon figliuolo , un buon cittadino , ed all ' Università passavi anche per uno spirito pronto e illuminato ... Tu conosci le leggi dello Stato e ne comprendi lo spirito e le intenzioni . Tu sai che in un Governo ben ordinato , libero , popolare , dove tutti hanno uguali diritti e uguali doveri , ciascun cittadino che non renda testimonianza del vero contro i malfattori ... che non cooperi ... - Non serve studiare le frasi - interruppe il Bigino col suo fare più bislacco . - In un governo ben ordinato , libero , popolare ... tutti siamo in dovere di fare la spia ... ! - Tu profferisci una parola che in verità ... suona alquanto sinistra ed antipatica alle masse ... ma pure ... ne convengo ... - Via ! parliamo giù alla meneghina ! Rendere testimonianza e fare la spia ... sono due frasi che si equivalgono perfettamente ... Ma via ! Non sgomentatevi , signor Questore . Io amo alquanto bisticciare sulla elasticità del linguaggio umano e sulle consuetudini dei tempi . Dopo aver compiuto il corso completo nelle Università della Unione , anche a noi conduttori di gondole è permesso di filosofare un pochetto . Del resto io vi dichiaro , signor Questore , che fra i tanti doveri che opprimono i liberi cittadini della Unione , questo di rendere testimonianza per effetto di legge lo ritengo il più sacro . Per incoraggiarvi , dirò di più . Io appartengo a quella setta di politici , i quali si accordano nel principio che il mondo non sarà mai perfettamente governato , fino a quando il potere esecutivo non sarà nelle mani di tutti ! Il Torresani fece una smorfia sinistra . Le ultime parole del conduttore di gondole rimescolavano nella sua mente una terribile idea , una idea che era il tormento delle sue ore inoperose , l ' incubo delle sue notti più insonni . Commissari di polizia , questori , capi di sorveglianza , non sacrifichereste voi una metà del vostro stipendio per allontanare questo orribile fantasma che vi grida eternamente con un milione di voci : rivoluzione ! ... mutamento di Governo ! anarchia ! ? ... Ma il vecchio Torresani riprese ben tosto la sua calma , e fingendo di non aver compreso la minaccia del suo interlocutore : - Bigino ! - gli disse - poiché ti veggo sì ben disposto a secondare l ' autorità , nella quale , per ora , si concentrano i poteri necessarii alla tutela dell ' ordine pubblico , non dubito che tu vorrai rispondermi con tutta schiettezza . Nelle tue ascensioni fuori di torno , tu hai condotto delle persone sospette alla volante stazionata da circa dieci giorni al disopra della città , portante abusivamente il numero 2724 . - Persone sospette ! ... Ecco delle parole molto elastiche e molto abusate dagli antichi e dai nuovi rappresentanti dell ' autorità governativa . Sarebbe ormai tempo di sopprimerle , onorevolissimo Questore . Il sospetto è il nemico più naturale della equità , ed è quasi sempre il precursore della ingiustizia . Basta ! A suo tempo muteremo il frasario ... Io vi ho detto , onorevole Torresani , che intendo adempiere al dovere di testimonianza con iscrupolosa sincerità . Risparmiatevi dunque la pena delle subdole interrogazioni , e lasciate che io esponga i fatti nella schiettezza dell ' animo mio . Il vostro metodo di inquisizione potrebbe irritarmi , ed io sarei tentato di reagire con quelle medesime armi che voi siete soliti adoperare in tali occasioni . Il Torresani si morse le labbra , e ripensò ai tempi beati , quando una osservazione di tal genere , indirizzata ad un Commissario di Polizia , avrebbe valso all ' inquisito due o tre mesi di arresto . Il Bigino , senza attendere altro cenno , si fece a narrare la sua istoria : - La sera dell ' otto corrente , verso nove ore , uno sconosciuto venne a patteggiare la mia gondola per una ascensione diretta , eccedente l ' elevatezza legale . Per altri mi sarei rifiutato ; ma l ' individuo mi si diede a conoscere per un graduato della setta equilibrista , ed io dovetti obbedire . Salimmo rapidamente , i lumi si spensero , il mio uomo non fece parola durante l ' ascensione ; egli governava il timone per dirigere la gondola , e frattanto girava rapidamente il suo chatvue per esplorare gli spazi tenebrosi . Giunti alla nave ancorata , egli stesso volle gettare gli uncini di presa , e dopo avermi generosamente regalato , mi pregò di attendere alcuni minuti . Poco dopo , quattro individui discesero nella mia gondola , staccarono gli uncini , e mi ordinarono di calare verso gli orti Balzaretti . Nell ' atto di pagarmi , gli sconosciuti mi imposero di tornare la sera appresso in quel medesimo luogo , donde sarebbero ripartiti per l ' alto colla mia gondola . Promisi e tenni parola . A dieci ore della notte , io presi l ' alto co ' miei quattro individui per risalire alla volante ancorata . Essi entrarono nella nave ; io , dietro loro richiesta , patteggiai di risalire la notte seguente per tenermi pronto ad ogni cenno . Si fecero parecchi viaggi ... - Basta ! - interruppe il Torresani , il quale durante l ' esposizione del Conduttore non aveva cessato mai di sfogliare i documenti che erano ammassati nel suo pulpito - so quante volte sei asceso , quante volte sei calato , e con quanti individui , e in quali circostanze . Lodo la tua schiettezza , Bigino . Ma ora , per abbreviare le formalità dell ' esame , io ti prego rispondere alle poche domande che sono per indirizzarti : Nell ' ultima tua calata , hai tu deposto in Milano qualcuno degli abitatori della Nave ? - Uno . - Il primo , forse , lo stesso che , la sera dell ' otto , venne a noleggiare la tua gondola , dandosi a conoscere per un graduato della setta equilibrista ... ? - Un altro ... - Uno dei quattro ... ? - Un individuo , che io non aveva mai visto , una persona molto seria , molto interessante . - E questa persona ... molto seria ... molto interessante ... ti ha fatto promettere di tornare colla tua gondola ... a rilevarlo ... ? - Al contrario , gusta volta io fui licenziato , e congedato formalmente . - Bigino ! ... Un ultimo favore , poi ti lascio andare pei fatti tuoi , senz ' altra molestia : ti prego di salire un istante sul mio pulpito ... Il conduttore si avanzò verso il pulpito colle mani in saccoccia , e giunto presso i gradini , si fermò come un ciuco restìo . - Salite , dunque , cittadino fratello ! ... - Cittadino questore , io non amo i luoghi alti ... - Tu ! un conduttore di gondole volanti ! ... - Le gondole si elevano nell ' aria libera ; ma qui ... più si va in alto ... e più manca il respiro ... - Dunque , cittadino Bigino , tu vuoi proprio che il vecchio Torresani discenda ? ... - Chi è salito discenda , chi è caduto si rialzi , tale è il motto degli Equilibristi . Il Torresani scese dal pulpito , e accostandosi al Bigino con affabilità carezzante , gli pose sottocchio un ritratto fotografico . - Conosci tu questa figura ? - È lui ! ... quegli che la sera dell ' otto richiese pel primo la mia gondola ... - Sta bene ! Ed ora , sfogliamo rapidamente l ' Album dei pregiudicati ; e vediamo se fra questi duecento ritratti tu puoi riconoscere anche l ' altro individuo che hai deposto in città nell ' ultima tua calata . Il Bigino sfogliò rapidamente il gran libro , e poi crollò la testa in segno negativo . - Dunque egli non è qui ? Osserva bene ! Non v ' è alcun figuro qua dentro di tua conoscenza ? - Ho detto di no ! - Bigino ! ... Tu hai parlato di una persona seria ... interessante ... Non sapresti fornirmi altri connotati di quell ' uomo ? ... Aspetta ... Bigino ! ... Una idea ! ... Colui è iscritto tra gli affigliati alla setta degli Equilibristi ! ... Vediamo un po ' ! ... Così parlando , il Torresani spiccò un salto verso il suo pulpito , aperse un cassettino , ne levò un ritratto in fotografia , e tornando presso il conduttore di gondole , glielo pose sotto gli occhi . Il Bigino guardò fissamente l ' effigie , poi il vecchio Capo di Sorveglianza che sorrideva maliziosamente , e obbedì alla voce del dovere , che gli imponeva la testimonianza legale : - È lui ! ... - Lui ! ! ! - esclamò il Torresani - lui ... a Milano ! ... Ma il Capo di Sorveglianza non lasciò intravedere che un lampo della immensa sua gioia . Immediatamente egli congedò il conduttore , salì di nuovo in bigoncia , e adunati intorno a sé tutti i subalterni che durante l ' interrogatorio erano rimasti sulle porticelle come altrettante cariatidi , riassunse con voce convulsa le sue deduzioni : - Nella volante incriminata si trova il famigerato Antonio Casanova , altro dei graduati della setta di Equilibrio , ladro , falsario , truffatore , barattiere da giuoco , già processato in contumacia in due dipartimenti della Unione , privato d ' ogni diritto di famiglia , e oggimai posto fuori della legge . Gli agenti di Sorveglianza hanno dunque sulla nave e sull ' individuo il diritto di cattura e di esterminio , del quale possono prevalersi in ogni tempo e in qualsivoglia circostanza senza obbligo di intimazione . Il Compartimento di complicità è incaricato di segnalare la detta nave a tutti gli Uffizii dello Stato , trasmettendo a ciascun Uffizio una copia fotografica del veicolo , col ritratto del reo inassolvibile . Quanto poi all ' altro individuo , parimenti affigliato alla setta degli equilibristi secondo ogni probabilità residente ora in Milano , noi possiamo constatare essere questi un celebre industriale da pochi giorni elevato al rango dei Primati dell ' intelligenza , l ' inventore della macchina per la pioggia artificiale , noto attualmente sotto il nome di Albani Redento . Non risulta dai nostri cataloghi verun delitto a di lui carico , ed essendo l ' Albani nel suo pieno diritto di percorrere ed abitare a suo beneplacito tutti i dipartimenti della Unione , noi non ci terremo obbligati ad esercitare su lui una speciale sorveglianza . Pure , considerata la circostanza pregiudiziale di aver egli viaggiato in un veicolo sospetto e in compagnia di uomini riprovati e processati e condannati a tutto rigore di legge , credo opportuno e prudente far seguire le sue tracce , e far sindacare le sue azioni da quattro uffiziali di prevenzione , i quali verranno scelti fra i più cauti e manierosi del compartimento . Questi quattro uffiziali si pongano immediatamente sulle peste . L ' Albani è proprietario di una villa suntuosa , sulle sponde del canale Lariano , a venti miglia dalla città . I nostri bracchi fiutino per quella parte , e troveranno il loro uomo . Prudenza , discrezione , alacrità , rapporti celeri e immediati ! - Abbiamo inteso ? Il processo è esaurito ! ... Il Torresani , dopo queste parole , toccò la molla di congedo , i subalterni sparirono com ' erano venuti , le porticelle si chiusero , e la sala rimase deserta . Poco dopo , il vecchio Capo di Sorveglianza spediva a Pietroburgo un telegramma : « Bolza , - sei un imbecille ! - Albani è a Milano da otto giorni , e tu l ' hai veduto ieri a Pietroburgo ; da questo momento ti metto in disponibilità con un quarto di stipendio » . E subito da Pietroburgo un telegramma di risposta : « Albani è qui ; ho fatto colazione con lui stamattina al Caffè Kertzel . Mettendomi in disponibilità commettereste un abuso di potere , e la vedremo ! « Bolza » . Il Torresani , letto il dispaccio , rimase alcuni minuti sopra pensiero . I suoi occhi erano quelli del gatto che vede levarsi a volo una allodola sfuggitagli dall ' ugna . - Non importa ! - esclamò poco dopo - le deposizioni del Bigino varranno a qualche cosa , se non altro a convincere il Gran Proposto della nostra buona volontà . CAPITOLO XIV . Antonio Casanova ( ) . La strategia dell ' astuto Torresani , tuttoché abilissima , questa volta non giunse a salvarlo dalle mistificazioni del più scaltrito industriante dell ' epoca . Questo industriante , o meglio cavaliere di industria , chiamasi Antonio Casanova . Per discoprire i suoi ingegnosi stratagemmi ci converrà salire nelle regioni dell ' aria , all ' altezza di mille e novecento metri , per introdurci nella sua cabina riservata . La sua nave si era ancorata al disopra di Milano fino dal 4 settembre , sebbene gli esploratori dell ' alto cielo non l ' avessero avvertita che tre giorni più tardi . Antonio Casanova aveva scelto il suo tempo per venire a Milano . La straordinaria affluenza di veicoli aerei e terrestri che portavano alla famiglia dell ' Olona tante migliaia di forestieri attratti dal nuovo spettacolo della pioggia artifiziale , era una circostanza molto propizia a ' suoi disegni . I cavalieri di industria corrono dov ' è la folla . La biografia del nostro barattiere fornirebbe un romanzo poco edificante , ma pieno di interesse . Io mi limiterò ad accennarne alcuni tratti , nei quali si scorge come il progresso delle scienze , delle arti e delle industrie si possa facilmente usufruttare dai birboni al maggior danno della società . Le prime scene del mio racconto splendevano di poesia , di amore e di felicità ; io mi compiaceva di spaziare nella luce di questo secolo avanzato e meraviglioso , che io godeva raffigurarmi tanto diverso dal nostro nel più completo sviluppo di ogni idea liberale e umanitaria , nella soddisfazione di tutti i desideri più nobili e più audaci . Ed eccoci , troppo presto , intricati in quel labirinto di miserie , di bassezze , di fatuità , di stravaganze , di delitti , che costituiscono il fondo reale e positivo di tutta la istoria umana ! La nostra fantasia può ben colorire di rose tutta un ' epoca , e abbellirla di un prestigio incantevole ; può rappresentarsi la perfezione ideale dello spiritualismo e della virtù , incarnata nei suoi molteplici personaggi ; ma essa non può mentire a sé medesima al punto da rinnegare uno dei due elementi che costituiscono la natura dell ' uomo . Esageriamo il bene a comodo nostro , e noi vedremo , sulle orme di quello , insorgere il male in proporzioni gigantesche . Estraete il fuoco dalla silice ; e mentre gli assiderati ne ritrarranno la vita , il prete si trarrà in disparte a meditare l ' orrendo supplizio dei roghi . Mentre voi benedite l ' acciaio che vi fornisce il vomere a coltura dei campi , il boia imaginerà la mannaia . Quale è la scienza , quale l ' industria , che possa vantarsi innocente di corruzione e di calamità ? La stampa , che diffonde la luce , moltiplica i pregiudizi ! , il telegrafo accelera il moto del pensiero , e serve alla menzogna dei despoti , alle frodi della Borsa . Dappertutto i due elementi dell ' uomo si rivelano : il bene ed il male camminano di pari passo . Il secolo d ' oro è inconcepibile . Perdonate la digressione , e proseguiamo il racconto . Antonio Casanova di poco oltrepassava i trent ' anni , e già il suo nome era tristamente famoso nella Cronaca criminale dell ' epoca . Questo insigne barattiere avea già posto in allarme tutti gli uffizi di sorveglianza dei Dipartimenti della Unione , le Questure e le Polizie dell ' altre parti del mondo . Dotato di una forza fisica sorprendente , magnetizzatore di prima potenza , il Casanova aveva incominciate le sue prodezze nelle case da giuoco . La sua volontà efficiente si esercitava con mirabile effetto sulle carte e sulle palle da bigliardo . Aveva viaggiato parecchi anni con una stecca di sua invenzione , nel cui legno perforato scorreva un zampillo di mercurio iniettato in una vena capillare di nervi umani . Quel tubo era un inalterabile conduttore della volontà . Il Casanova , lanciando la sua biglia , non aveva che a prescriverle il corso nella sua mente , perché quella obbedisse al suo volere come un corpo intelligente . La palla descriveva sul verde tappeto delle curve , dei circoli inverosimili . La colla , il salto degli uomini , la carambola , nessuna difficoltà di giuoco imbarazzava quell ' avorio prudente e sicuro , il quale trionfava di ogni ostacolo , e pareva schernire la trepidazione dei circostanti . Il Casanova , usando della sua stecca , poteva dare venti punti al più abile giuocatore ... Al macao , al lanzichenecchi , all ' ecarté , le istesse risorse magnetiche . Il Casanova , purché avesse le carte nelle mani , col semplice tocco delle dita , mutava i picche in fiori , i cuori in quadri , sostituiva un fante ad un asso , creava il suo giuoco . Egli vinceva colla volontà , portando ne ' suoi competitori il turbamento e la disperazione . Guadagnava tesori . Ma questa professione del giuoco era troppo monotona per uno spirito insofferente e fantastico . Il Casanova ne fu presto annoiato . La sua natura era perversa . Più che l ' utile proprio egli amava il danno d ' altrui . Il giuoco non gli offriva che delle vittime volontarie , uscite per la più parte dai ranghi più screditati della società ; egli aveva bisogno di portare il male nelle famiglie oneste , nelle classi più stimate e , a suo vedere , più felici . Sopratutto egli si compiaceva di truffare gli uomini altolocati , i funzionar ! del Governo , i primati dell ' intelligenza . Tutto ciò che era talento , illustrazione , rappresentanza di moralità e d ' ordine pubblico , per lui , anima di Caino , era oggetto di odio e di persecuzione . Affigliato alla setta degli Equilibristi propugnatori della anarchia universale , in breve era salito ai primi gradi dell ' ordine . Gli Equilibristi domandavano la perfetta uguaglianza sociale , ma fra essi era già stabilita la gerarchla . I settarii di buona fede cooperavano , inconscii od illusi , alle sue ladrerie . Nelle città più importanti della Unione e d ' altre parti del mondo , il Casanova poteva impiegare al servizio de ' propri disegni una camorra potente . Rubava , e divideva co ' suoi correligionarii il quinto dei redditi . Il resto spendeva in gozzoviglie , ovvero in procacciarsi nuovi mezzi a compiere le sue imprese temerarie . Ed ora , dopo questi brevi cenni , vediamo il nostro uomo nell ' azione che direttamente si riferisce alla nostra istoria . CAPITOLO XV . I misteri della nave 2724 . Antonio Casanova , venendo a Milano , aveva già fissata la sua vittima . Riportiamoci alla data del sei settembre . Al sorgere del mattino , tutti i forastieri venuti a Milano per assistere all ' esperimento della pioggia artifiziale , ripartivano per diverse direzioni . L ' aria era ingombra di palloni ; le locomotive volanti si staccavano dalla terra come bolidi opachi , lanciandosi negli spazii . Una popolazione di oltre cinquecentomila viaggiatori salutava la città ospitale dall ' altezza di ottocento metri cogli spari delle bombe fraterne , le quali , scoppiando , sviluppavano una pioggia di confetti e di fiori . La nave 2724 , profittando della concorrenza , si era abbassata al livello del Duomo ; tanto che il timoniere , lanciando una corda di sospensione , potè attirarvi il Casanova , che fino all ' alba stava spiando i movimenti del suo legno dalla cupola maggiore . Quella operazione si compiva in un lampo . Appena il Casanova fu a bordo della sua nave , questa prese a salire rapidamente in linea diretta , e scomparve tra le nuvole . Durante quella giornata il nostro cavaliere di industria si tenne chiuso nella sua cabina . Verso mezzanotte fece chiamare quattro uomini di fiducia per concertare con essi il suo piano strategico . - Io l ' ho veduto - cominciò il Casanova - l ' ho veduto ieri , di pieno giorno , sulla gabbia della torre centrale che dominava la sua macchina , mentre egli dirigeva le operazioni . Dippiù , l ' ho udito parlare , onde io mi tengo sicuro di poter imitare perfettamente la sua voce e le sue inflessioni . L ' Albani ha , presso a poco , la mia statura . La sua testa è enorme , la sua corporatura più sviluppata della mia ; in una parola , quell ' uomo mi va come un guanto . Oramai non mi resta che discendere un ' ultima volta per spiare l ' entità e la deposizione dei morto ( ) ; voi mi capite ! È un ' operazione delicata e difficile , per la quale si richiedono tutto il mio accorgimento e la mia potenza di volontà . Questa notte io mi lascierò cadere su Milano , e spero , se il diavolo mi assiste , scoprire nello spazio di due giorni quanto mi abbisogna . Ad ogni modo , io sarò di ritorno posdomani verso le nove e mezzo di notte . Verrò con una gondola ; voi tenetevi pronti a discendere immediatamente , perocchè , nel caso nostro , la rapidità è la condizione più essenziale per ottenere il successo . - Io non credo prudente - osservò uno dei quattro - che voi , per tornare alla nave , vi serviate d ' una gondola cittadina . Questi sorveglianti di gondole sono altrettante spie della Sorveglianza , e noi rischieremmo di venir segnalati a quel vecchio birbone di Torresani ... - Non ti prenda pensiero - rispose il Casanova coll ' accento della più ferma sicurezza - io so scegliere i miei uomini . Noi abbiamo degli equilibristi perfino tra gli agenti della Polizia . - E se mai , durante la vostra assenza , ci vedessimo esplorati ... inseguiti ? - Reagite colla volontà ! - Noi siamo pochi di numero ... - Ma concordi ... e potenti ... ! - Il vecchio Torresani tiene a ' suoi ordini duecento magnetisti ... - E fra questi , sessantaquattro spiriti avversi . Alla distanza di mille e ottocento metri , venti volontà compatte e risolute possono tener fronte a cento magnetisti discordi e spossati . In ogni modo , i poliziotti non potranno agire sulla nave oltre cinque minuti , - e se mai , durante il fermo , voi vedeste avvicinarsi qualche brik del Torresani , - scaricate le pile contro esso , e avvenga che può . Una volta liberati dall ' attrazione , manovrate per l ' alto in linea diretta . Nel nostro serbatoio c ' è tanta aria respirabile pel consumo di quattro giorni ! I quattro uffiziali non mossero altre obiezioni . Il Casanova uscì dalla cabina , venne fuori all ' aperto , esplorò la posizione da un immenso chatvue collocato all ' estremità della nave , indi , spiegato l ' ombrello di salvezza , spiccò un salto dal ponte . In meno di due minuti , il Casanova toccava terra nel mezzo dell ' anfiteatro dell ' Arena . Le testimonianze prodotte dal Bigino dinanzi al Tribunale del Torresani erano state veritiere . Antonio Casanova , la sera dell ' otto ottobre , fece ritorno alla sua nave colla gondola del conduttore settario . Il nostro industriante avea studiato il terreno e fissato il suo piano strategico . Appena fu a bordo della nave , egli adunò nuovamente nella cabina i suoi quattro confidenti per metterli al fatto di quanto egli aveva operato , ed impartire ad essi degli ordini . - Oramai io so tutto quanto mi giovava sapere , non restano che alcuni particolari di niun conto dei quali voi dovrete incaricarvi . Com ' io aveva preveduto , all ' indomani dell ' esperimento per la pioggia artifiziale , il Consiglio di Milano ha decretato all ' Albani un sussidio di due milioni di lussi , elevandolo in pari tempo alla dignità di Primate . L ' Albani è un apostata vile , che per orgoglio ha disertato dalla nostra setta ; l ' Albani è ricco e potente , e fa parte di quelle caste privilegiate che noi dobbiamo perseguitare e distruggere . I suoi milioni ci appartengono ; noi abbiamo il diritto di confiscarli a benefizio della nostra idea . Fratelli : io voglio sperare che voi converrete pienamente nelle mie vedute , e vi adoprerete a secondarle con tutte le vostre forze , con tutto il vostro zelo . - Da Omega ad Alfa ! - risposero i quattro alzando la mano . - Sta bene ! Una circostanza molto favorevole ai nostri disegni la è questa , che l ' Albani , in seguito alla sua petizione di matrimonio ha dovuto assentarsi da Milano per consumare , a distanza legale , il mese di dilazione imposto dalle leggi . Noi dunque potremo agire con sicurezza . L ' Albani , prima di partire , ha comperato una deliziosa villa , la villa Paradiso , sorgente sulla sponda destra del Canale Lariano a poca distanza di Camerlata . Egli ha dato trecentomila lussi all ' architetto mobiliare Perroni perché provveda a decorare quell ' incantevole albergo durante la sua assenza . Il resto dei due milioni venno depositato presso il Custode della Villa . La sommetta è appetibile alla nostra cassa , un po ' esausta , quel denaro può servire . Io mi incarico di far volare il marsupio alle alte regioni del firmamento , purché voi mi aiutiate fedelmente . Scendete tutti e quattro su Milano , nella gondola che ho espressamente trattenuta . Uno di voi si rechi alla Villa per informarsi se l ' Albani vi abbia messo di guardia qualcuno dei suoi leoni . Un altro vada domattina allo Stabilimento Rota a levare il ritratto fotoplastico da me ordinato , badando di confrontarlo colla prima copia per veriflcare se sia veramente identico . Presentando alla Dama di commercio la mia carta di visita che porta il nome di Don Fernando Blaga Gran Torreadore di Saragozza , il ritratto vi sarà consegnato . Un terzo raccolga i diversi vestimenti da me ordinati ai cinquanta sarti dei quali vi trasmetto la nota . E il quarto finalmente , si tenga in comunicazione cogli Agenti di Sorveglianza affigliati alla setta , per avvertirmi in tempo utile se mai il Torresani venisse a fiutare le orme nostre . Il Casanova aggiunse a questi ordini non poche ammonizioni di lieve importanza ; poi stretta la mano a ' suoi quattro colleghi , li accompagnò sul ponte della nave . Il Bigino era là ad attenderli . I quattro calarono nella gondola , e immediatamente sprofondarono nelle tenebre . All ' indomani tutti gli ordini del Casanova erano stati eseguiti . I quattro si ricondussero alla nave , portando un ritratto fotoplastico dell ' Albani di perfettissima somiglianza , due canestri ripieni di vestiti , ed altri piccoli attrezzi necessari alle strategie di tal genere . Il Casanova fece recare quegli oggetti nella sua cabina , e quivi si rinchiuse per alcune ore in compagnia di un giovane napolitano , certo Anselmo Furlay , abilissimo metamorfo . Parrà inverosimile quanto io sto per narrare , e voi che mi udite , farete delle esclamazioni di meraviglia , forse anche crollerete il capo da increduli . Voi non riescirete a concepire questi nuovi perfezionamenti della acconciatura , dove la guttaperca è chiamata ad operare delle trasformazioni prodigiose . Ma io non avrò certo la pazienza di spiegarvi tutto un processo , che d ' altronde può essere facilmente indovinato dagli spiriti arguti . A me basta accennare il fatto , a me basta di porre in rilievo i mezzi che concorrono a crearlo . La maschera ritratto non è una invenzione del secolo ventesimo ; se avete letto i Cento anni di Rovani , vi sovverrete degli orribili scandali che ebbero a prodursi a Milano fino dal secolo precedente , per questo trovata della menzogna e della frode . Ma a quei tempi non si conoscevano le meravigliose proprietà della guttaperca , si ignoravano quegli altri mezzi chimici , che ora , nel ventesimo secolo , concorrono a trasformar completamente un profilo , una fisonomia , riproducendo in un individuo le sembianze di un altro . Nella cabina del settario equilibrista venne dunque ad operarsi una di codeste meravigliose trasformazioni . Uno strato di guttaperca modellato al ritratto fotoplastico dell ' Albani , iniettato di cera rosea e di liquido vitale , trasformò il Casanova completamente . Il metamorfo Furlay questa volta fu sublime di trovati , fu vero artista . Egli riprodusse l ' originale nella maschera con insuperabile precisione . E non solo nei contorni del viso e del collo , ma nel colorito delle guance e delle labbra il Casanova rappresentava così fattamente l ' Albani , che quegli , mirandosi nello specchio , provò un fremito di terrore , quasiché l ' imagine riflessa dovesse accusarlo e svelare l ' inganno . Il Casanova , parlando dell ' Albani a ' suoi colleghi , aveva detto : quell ' uomo mi va come un guanto ! Il capo degli Equilibristi aveva calcolato perfettamente . Ed ora che abbiamo veduto abbigliarsi dietro la scena questo nuovo attore del nostro dramma , precediamolo di poche ore sul teatro dell ' azione ; scendiamo prima di lui nei penetrali della Villa Paradiso . CAPITOLO XVI . Alla Villa Paradiso . Erano venute in lieta comitiva a visitare quel piccolo Eden , quel meraviglioso , elegantissimo palazzo , fabbricato da uno dei più celebri architetti di amore . Un palazzo , che , a vederlo da lontano , pareva un tempio di alabastro galleggiante sulle onde o sospeso in una nuvola di fiori . Erano venute in sull ' ora del tramonto , Fidelia , Speranza , Viola , Luce ed altre sorelle del circolo delle vergini , tutte legate di tenera amicizia alla figlia del Gran proposto ... Si erano slanciate nei viali come uno stormo di cigni - si erano perdute in quel vasto labirinto di alberi e di colonne , dopo aver fissato , per punto di ritrovo , la sala terrena del palazzo . L ' Albani aveva comperata e fatta riabbellire la Villa Paradiso per quivi ritirarsi colla eletta del suo cuore a gioire , fra gli incanti della natura e dell ' arte , i primi tripudii di un amore ricambiato . Ed ora l ' appassionata Fidelia veniva a pregustare le gioie benedette , a inebbriarsi nei sogni prediletti dell ' avvenire . Era una piccola festa di fanciulle . Le amiche della fidanzata , giusta il costume dell ' epoca , avevano portato il loro dono di nozze . Quei doni misteriosi , di cui ciascuna guardava scrupolosamente il segreto , dovevano riuscire altrettante sorprese alla giovane sposa , il giorno in cui ella avrebbe passeggiato per la prima volta a braccio del consorte negli intimi viali del giardino . E noi rispetteremo il segreto di quelle fantastiche fanciulle ; noi ci guarderemo dall ' esplorare col nostro occhio profano gl ' ingegnosi stratagemmi dell ' amicizia , i gentili trovati di quelle anime vergini di donna . Fidelia non aveva voluto staccarsi dalla sua sorella di amore . Ella appoggiava il braccio a quello di Speranza , e senza divagare dal grande viale che metteva al palazzo , camminava a passo lento in quella direzione , e parlava all ' amica con angelico abbandono : - Dieci giorni ancora ! ... sai che sono lunghi ... dieci giorni ! - Cosa sarebbe l ' amore , cosa sarebbe la gioia - esclamava Speranza con accento ispirato - senza i giorni del desiderio e della aspettazione ! Io credo che Viola avesse perfettamente ragione , quand ' ella , nel circolo , ha dato dell ' amore quella sublime definizione così poco apprezzata dalle sorelle . L ' amore è desiderio . - L ' amore è perdono ! - mormorò Fidelia con un sospiro . E questo concetto era per lei una soave reminiscenza , queste parole erano una melodia sommessa che le inebbriava tutti i sensi . Giunsero al palazzo . Le porte erano abbassate , e la sala terrena sfarzosamente addobbata splendeva di fantastica luce . Una tavola oblunga , sfolgorante di preziose suppellettili e imbandita di vivande vespertine attendeva la gioconda comitiva delle ospiti fanciulle . All ' entrare di Fidelia , l ' anziana del palazzo e le quattro volonterose che stavano a guardia della sala , spruzzarono di faville i vasi purificatori , e da questi subitamente elevossi una nuvola bianco - rosata che , dissipandosi nel vano , imbalsamava l ' atmosfera di atomi odorosi . - Fra un ' ora saranno qui tutte ! - disse Fidelia alle donne . - Frattanto io e la mia buona sorella di amore visiteremo gli appartamenti . - Non vi sono appartamenti in questo palazzo - disse sorridendo l ' anziana - o piuttosto ve ne sono tanti , quanti ne può ideare la umana fantasia ; ma voi potete vederli tutti senza uscire da questa sala . Fidelia e Speranza si ricambiarono una occhiata di sorpresa . - Ebbene - domandò l ' anziana . - Volete voi godere il meraviglioso spettacolo ? Compiacetevi di sedere su quel piccolo divano di muschio satinato , e noi vi mostreremo una ventina di appartamenti , vi offriremo allo sguardo tale varietà di mobilie e di addobbi quale non saprebbe ideare la mente più ingegnosa . Io credo che la moderna architettura non abbia ancora prodotto un palazzo più sorprendente di questo in nessuna città della Unione Europea . Fidelia e Speranza , tenendosi per mano , quasi impaurite , andarono a collocarsi sopra il divano loro assegnato . E tosto , per un cenno dell ' anziana , le quattro volonterose corsero ad occupare i quattro angoli della sala , e toccando ciascuna un bottone sporgente dalla muraglia , produssero uno di quei cambiamenti di scena che in teatro producono tanto effetto . La parete di fondo scomparve ... Ciò vi sembra prodigioso , non è vero ? Orbene : eccovi in due parole la spiegazione del miracolo . Quella parete non era che un grandioso ventaglio di taffetà americano , il quale , disteso , formava un abbagliante sipario azzurro dorato come il lapislazzulì . Le quattro volonterose , premendo i bottoni che lo tenevano dispiegato , ottennero che immediatamente si contraesse , formando di tal modo una colonna quadrata per cui la vasta scena veniva a dividersi in due grandi scompartimenti . Al di là di quella colonna si apriva un mondo incantevole , che offriva allo sguardo tutte le seduzioni della natura , e non era di fatto che un meraviglioso accordo di tutte le industrie , di tutte le arti umane . Fidelia e Speranza rimasero alcun tempo assorte nella contemplazione di quel nuovo spettacolo , mentre l ' anziana con affettuosa compiacenza descriveva alle due fanciulle le bellezze del quadro . - Da quella parte ... al lato destro - accennava l ' anziana - voi vedete una collina di facile pendìo , dei praticelli , delle grotte , dei chioschi , dei cespugli di fiori . Sono altrettante camere , altrettanti ricoveri copiati fedelmente dalla natura . L ' architetto , nel costruire quei nidi di velluto , quei chioschi di bambagia , quelle nuvole di guttaperga , era ispirato dall ' amore , come il Dio della Genesi nella creazione del paradiso terrestre . Il primo palazzo di Eva , ideato dall ' architetto divino , non poteva essere più confortevole e più delizioso . Voi stupite , o gentile Fidelia ! ... Voi non credevate che un pensatore di case potesse elevarsi a tanta sublimità di concetti ... Quella nuvola che vedete agitarsi mollemente al di sopra della collina è la stanza che deve accogliervi fanciulla per iniziarvi ai misteri deliziosi dell ' amore ... Osservate quella grotta ! ... Da quelle stalattiti bianche trasudano gli unguenti più odorosi , i balsami più delicati . È il vostro gabinetto di acconciatura . Attraversandolo , ne uscirete profumata e vivificata . A poca distanza da quella grotta , una magnolia gigantesca distende i suoi rami di un bel verde opaco ... Quella è la vostra biblioteca . I libri stanno raccolti nel tronco dell ' albero , e le eleganti legature formano intorno a quel tronco una corteccia di oro e di gemme . Abbassate lo sguardo a quella pianura lucente ... a sinistra della colonna ! Non vi sembra che quel tappeto imiti perfettamente le onde tremolanti di un lago ? È un tappeto di mercurio bianco imprigionato in una tela di vetro elastico . Voi sentite il mercurio agitarsi sotto il vostro piede , e la illusione di passeggiare sulle acque è tanto verosimile , che quasi vi meravigliate di poterne uscire a piede asciutto . Come vedete , due gondole eleganti galleggiano su quel piccolo lago artifiziale . Una di quelle gondole è destinata ad essere il vostro gabinetto musicale . Noi vi abbiamo collocato un pianoforte a corde di cigno , ed un ' arpa magnetica . Assisa al pianoforte , per la rifrazione dei vari specchi mirabilmente congegnati , vi parrà di trovarvi isolata in mezzo ad un lago senza confini . I vostri canti , i vostri suoni si ispireranno nella poesia della solitudine e delle onde ... Quel pianoforte ha due pedali , per cui potrete modificare a grado vostro la calma e le procelle del piccolo oceano . Il tappeto mercuriale , sotto la pressione del vostro piede , potrà fingere tutti i commovimenti della marina . L ' altra gondola è una sala di refezione ; e questa , a piacere dei naviganti , può scivolare fino alla estremità della pianura , dove , per una porticiuola che da questo luogo non si scorge , essa uscirà dal lago artifiziale per islanciarsi nel lago vero . Qual sorpresa per voi , qual gioconda sensazione , al finire di una cena iniziata nel palazzo fra le carezze ed i baci dello sposo , uscire sulla prora della gondola , e veder sfilare le cento ville del Lario , una meravigliosa fantasmagoria di palazzi e di giardini emergenti dalle onde ! Ma basti ! ... Gli è un vero peccato quello che io sto commettendo , un peccato di indiscrezione che il vostro sposo non saprebbe perdonarmi . A che buono svelarvi tutti i misteri di questo meraviglioso palazzo ? ... Che altro è la gioia se non la sorpresa del nuovo , dell ' inaspettato ? ... Ma pure io mi ravvedo in tempo ... Io non vi ho palesato che la millesima parte delle delizie che qui vi attendono . L ' ho fatto a fine di bene ; per serenare l ' animo vostro , per alleviare colle promesse dell ' avvenire le crudeli impazienze del presente . Ho tracciato il cammino alla vostra fantasia di fanciulla e di amante . Se in questi giorni di dilazione che ancora vi rimangono , il vostro spirito verrà a spaziare su questi prati di seta , fra questi alberi a foglie di piume che stillano rugiade di diamante , fra queste onde di metallo animato ; voi troverete una distrazione soave alle cure che vi opprimono . Io però mi tengo sicuro che voi non riescirete mai ad indovinare la centesima parte delle meraviglie qui adunate da quei due creatori sublimi di poesia che sono il vostro Albani e Regolo Mengoni pensatori di edifizii . Poiché l ' anziana ebbe finito di parlare , la fidanzata dell ' Albani , nell ' ingenuità della sua anima innamorata , si lasciò sfuggire una esclamazione che rivelava tutto il suo cuore : - Ma egli ! ... il mio sposo ! ... - Comprendo il vostro pensiero - affrettossi a dire l ' anziana . - Egli ... il vostro Albani non verrà a dimorare in questa villa , che tutta vi appartiene . Vi spiegherò il suo concetto come io credo di averlo compreso . Dell ' Albani voi non dovete conoscere che l ' amante e lo sposo . Egli verrà in questo luogo per portarvi il suo amore , per cogliervi il vostro , per godere dei vostri tripudii , per consolare le vostre afflizioni , per chiedere a sua volta il diletto e la forza a sostenere i dolori della vita . I vostri rapporti , in una parola , non devon essere che rapporti d ' amore . Perché riesca feconda di bene , l ' unione coniugale vuol essere circondata di poesia . In altri tempi , quando era obbligatorio agli sposi convivere sotto il medesimo tetto , vedersi a tutte l ' ore del giorno e della notte , dividere le cure disaggradevoli e qualche volta un po ' volgari del regime di famiglia , avveniva sovente una rilassatezza di affetti , che a lungo andare degenerava in fastidio , in avversione . C ' è molta differenza fra il vedersi spesso e il vedersi sempre . L ' augello che rinnova così frequenti i trasporti dell ' amore , si allontana dalla sua compagna dopo l ' ebbrezza vivace del connubio , e si perde negli spazi finché quella non lo richiami co ' suoi gorgheggi , finché quella non gli dica coi suoi gemiti melodiosi : ritorna ! ho bisogno delle tue carezze , dei tuoi baci ! Desideriamoci , se vogliamo amarci eternamente ! Il vostro Albani , ispirandosi a questo concetto , verrà in questa casa come un ospite . Egli vi apparirà inaspettato - egli giungerà fino a voi per cento vie misteriose . Lo vedrete uscire da questa gondola , lo troverete adagiato in quella grotta , udrete la sua voce carezzante rispondervi da quella nube , Quando i vostri due cuori si chiameranno per quella voce arcana che esala dall ' amore , vi sentirete allacciati da soavissimo amplesso . Io credo , Fidelia , che il vostro animo gentile avrà compreso il delicato pensiero che io ho tentato di esprimervi . Lo sguardo di Fidelia splendeva di angelica luce . Quell ' anima giovane era inebbriata di felicità . Si levò in piedi , e con timida voce , qual di fanciullo che non osa manifestare un capriccio per paura di vedersi contrariato , disse all ' anziana : - Vi par egli che io sia troppo indiscreta nel domandarvi una concessione ? ... Amerei di attraversare quel lago ... di salire in quella gondola ... di provare , sull ' istromento che dovrà essere l ' interprete dei miei pensieri , una canzone che ho composta per ... lui ! Sarà la canzone di richiamo . E tu , mia buona Speranza , tu l ' ascolterai da questo luogo , e mi dirai qual effetto essa avrà prodotto sull ' animo tuo ! ... E poi ! ... ho in mente un pensiero ... Mi pare che i suoni di quel cembalo debbano attraversare gli spazii immensi ... e giungere fino a lui . - Non vi è ragione perché io mi opponga a così onesto desiderio - rispose l ' anziana - venite ! La fanciulla , dopo essersi congedata con un bacio dalla sorella di amore , sorvolò con piede leggerissimo al mobile tappeto , salì nella gondola , e disparve colla sua guida . L ' anziana , per un sentimento di deferenza e di rispetto che erale imposto dalla sua condizione , non si intrattenne con Fidelia nel piccolo gabinetto . D ' altronde , ella aveva l ' obbligo di far gli onori del palazzo , e in quel momento suonava l ' ora di refezione , e le amiche della fidanzata , giusta il patto convenuto , entravano nel vestibolo . - Rilasciate il gran ventaglio ! rilevate le mense ! - ordinò l ' anziana alle volonterose - prima che le ospiti fanciulle fossero entrate nella sala . E subito la scena mutò di aspetto , e l ' incantevole panorama scomparve dietro il velario ondulato , che formava una muraglia di lapislazzulì . Nel momento in cui le fanciulle entravano nella sala , dalla sua gondola invisibile Fidelia sciolse la voce . Speranza portò il dito alle labbra , e le fanciulle ristettero ad ascoltare coll ' estasi in volto . Erano le più dolci note che mai si modulassero pel labbro di una vergine innamorata . Quelle note , attraversando l ' azzurro padiglione , parevano il canto di un cherubino smarrito negli spazii del firmamento . E davvero Fidelia aveva dimenticato la terra . Ella si sentiva isolata nel suo piccolo gabinetto come una sirena sugli scogli dell ' oceano . Immersa negli elementi più vergini del creato , nell ' aria e nelle acque , la sua anima possedeva le ali bianche e il melodioso sospiro del cigno . Le parole della sua canzone esprimevano questi pensieri gentili : « Iddio ha creato la terra , ma l ' amore soltanto ha creato il paradiso . « No ! questo non è il paradiso , dacché , aggirandomi fra i miracoli della creazione , io sento che il creatore è lontano . « Quando il creatore sarà tornato , quando l ' aria di questo giardino sarà l ' alito della sua bocca o il dolce fremito del suo cuore , allora io potrò dire : egli mi ha riportato il mio paradiso . « Oh venga presto colui che può creare il paradiso , perché il paradiso è in lui , soltanto in lui ! » Il canto di Fidelia era una estasi voluttuosa . Mentre il labbro scioglieva le note , mentre il cuore modulava gli accenti , lo sguardo della fanciulla errava nelle illusioni di un mondo fantastico . Questo mondo fantastico si creava dinnanzi a lei per una combinazione di specchi metallici , i quali ritraevano perfettamente un cielo di zaffiro , un lago placido e sereno . Gli occhi di Fidelia aspettavano che quella solitudine di spazio e di acque si animasse improvvisamente di una figura umana , di una figura che per lei , per la fanciulla innamorata , avrebbe rappresentato il Dio animatore . Era delirio ? ... Era sogno ? ... La fanciulla sentì mancarle le forze , la sua voce si spense , un tremito le invase tutte le membra ... Quella vasta solitudine si era davvero animata : l ' uomo dell ' amore , il Dio era comparso ... Fidelia non osava li volgere il capo , ma lo specchio inesorabile che le stava dinanzi riproduceva una figura umana , riproduceva un essere vagheggiato e invocato , che per lei aveva nome di Redento Albani . Quell ' uomo , ritto ed immobile dietro il seggio della fanciulla , pareva assorto nel contemplare le forme perfette di lei . La fronte di quell ' uomo era calma ; i tratti del volto non rivelavano veruna commozione ; ma l ' occhio irrequieto , iniettato di viva luce , aveva una espressione quasi sinistra . Fidelia ne fu atterrita più che sorpresa . Dalla sua fronte sgocciolava il sudore a grosse stille , pure non aveva forza di portarvi la mano ad asciugarle . Come si spiega questo terrore della fanciulla alla vista di un amante , di un fidanzato , di lui che era l ' oggetto de ' suoi ardenti desiderii , delle sue invocazioni ? Se quell ' uomo fosse stato l ' Albani , Fidelia non avrebbe esitato un momento a levarsi dal seggio , ad avvincerlo tra le sue braccia , a inondarlo di baci . Ella esitava ... tremava ... Erano le sembianze ben note ; la sua statura , i suoi capelli ondeggianti e fosforici , il suo labbro perfettamente delineato , i suoi denti pieni di sorriso . Ma pure , qualche cosa mancava a quell ' uomo per essere l ' amante , il fidanzato di Fidelia . Mancava la magnetica corrente che si espande dai cuori innamorati , il flusso che non si può suscitare dai nervi e dal sangue , se questi nervi , se questo sangue non sieno agitati da una vera passione . La fanciulla non poteva penetrare l ' orribile inganno di quella apparizione . Ella fissava quella larva con occhio attonito ; meditava quelle sembianze come si medita un sinistro problema . Quella contemplazione , quella meditazione angosciosa doveva risolversi per lei in un giudizio altrettanto erroneo che tremendo : « Egli è ben desso , ma egli ha cessato di amarmi » . Era la logica più naturale che il cuore della fanciulla innamorata potesse seguire , la sola spiegazione che ella potesse ammettere dello strano turbamento che l ' invadeva . A sì triste convincimento , Fidelia nascose il volto fra le mani e proruppe in dirotto pianto . Ma il Casanova ( noi gli daremo il suo vero nome ) non era uomo da smarrirsi di coraggio per quella fredda accoglienza . Magnetista di prima potenza , egli contava sulla forza del proprio volere per dominare quella gracile fanciulla estenuata dalle commozioni dell ' amore e della paura . Egli stese la mano sul capo di Fidelia , e accarezzando le chiome odorose per innondarle del suo fluido irresistibile , parlò con accento animato : - Fidelia ! ... mia buona ... mia bella Fidelia ! ... non era mestieri che tu mi chiamassi .... Sarei venuto ugualmente .... Anch ' io numerava i giorni e le ore . Avevo bisogno di vederti . Un bacio , un solo tuo bacio potrà darmi la forza per reggere a questi ultimi giorni di prova .... Fidelia ! ... I momenti sono contati . Nessuno mi ha veduto entrare , nessuno mi vedrà uscire da questo luogo .... Non c ' è a temere di nulla ! ... Oh ! la mia bella Fidelia ! Abbandonati agli istinti del cuore .... Poichè mi ami ... poichè hai giurato di esser mia .... Mia sorella ... mia sposa .... Tu mi ami : Io sapeva bene che tu non avresti negato questa gioia ! ... Le tue fibre sono commosse .... Allacciami il collo colle tue braccia di neve .... Che io respiri il fresco alito della tua bocca ! ... Le mie labbra erano arse , e la sete di amore mi avrebbe consumato , senza il refrigerio di un tuo ... bacio divino ! Così parlando , il Casanova si era impadronito della fanciulla attraendola al proprio petto colla potenza affascinante della volontà . Fidelia , inebbriata da quelle parole , da quelle carezze , si abbandonò a lui come un corpo morto . I dubbi , i terrori erano svaniti . La sua faccia inondata di lacrime era divenuta radiante . In quel momento di suprema illusione , la fanciulla sognava il paradiso . Quel sogno fu un lampo . Nell ' amplesso di quella larva adorata , Fidelia si attendeva una inondazione di delizie . Ma appena le labbra dell ' avventuriero ebbero sfiorate le sue , la fanciulla arretrò con ribrezzo , mandò dal petto un grido affannoso , e cadde al suolo tramortita . Il bacio di quell ' uomo , o piuttosto di quella maschera umana , le era sembrato gelido come il bacio di un morto . Tutta questa scena era passata rapidamente , mentre le sorelle del Circolo , nel compartimento anteriore del palazzo , attendevano che Fidelia ripigliasse la canzone , ovvero ritornasse nella sala per prendere parte al convito . Il grido della fanciulla destò lo sgomento nella piccola comitiva . L ' anziana fece allentare il gran ventaglio , e le amiche di Fidelia accorsero tutte verso la gondola . Quand ' esse posero il piede nel gabinetto musicale , il Casanova era già scomparso ; nessun indizio , nessuna traccia di lui . Fidelia giaceva a terra coll ' abbandono della morte . Le sue chiome , le sue vesti scomposte davano a supporre che ella avesse dovuto soccombere ad un assalto violento . Le fanciulle non si perdettero in vane esclamazioni . Improvvisarono una catena magnetica , e scaricando il loro fluido sulla giacente , in men che non si pensi , la ridonarono alla vita . Fidelia si levò in piedi , girò intorno gli occhi smarriti come chi , risvegliandosi da un orribile sogno , tremi di rivedere una larva . Poi sorrise alle amiche , e appoggiandosi al braccio di Speranza uscì con quella dal gabinetto . - Domani ti dirò tutto - disse Fidelia alla sua prediletta . E per quella serata non si tenne più parola del misterioso avvenimento . Durante la cena , le fanciulle ripresero insensibilmente la loro abituale gaiezza . Fidelia sorrideva alle amiche , e pareva dividere i loro ingenui tripudii . Di tratto in tratto ella trasaliva , portava la mano agli occhi come a rimuovere un velo , a dissipare una nube . E subito , dopo quel gesto , la sua fronte tornava serena , e l ' occhio riacquistava la sua luce . Ai primi squilli del richiamo delle vergini , quella gioconda comitiva uscì dalla villa Paradiso per disperdersi nei varii compartimenti della città . Fidelia baciò le amiche ad una ad una , e salita in una gondola volante , si fece ricondurre al palazzo di famiglia . Quella sera , il Gran Proposto era di umore assai lieto . Quell ' inesorabile partigiano delle antiche discipline , che non poteva tollerare nella propria famiglia ciò che egli chiamava insubordinazione legale agli ordini della natura ; quel padre severo che non aveva mai perdonato a Fidelia le lunghe assenze notturne , mosse ad incontrarla con volto radiante , l ' accolse con insolita profusione di amorevolezze . C ' era qualche cosa di misterioso , qualche cosa di sinistro nella bonomia di quel vecchio . Le sue carezze parvero a Fidelia una affettazione di cattivo augurio , ond ' ella , per sottrarsi a quell ' impeto di tenerezza paterna , pose in campo un pretesto e ritirossi nel suo appartamento . Il Gran Proposto , dopo averla accompagnata com ' era suo costume , e salutata col bacio del buon sogno , rientrò nel suo gabinetto . Sullo scrittoio del primo funzionario dell ' Olona stava spiegato un dispaccio portante il timbro del Ministero di Sorveglianza pubblica . Erano poche linee di scrittura , ma il vecchio non si saziava di rileggerle , e pareva che da quel foglio uscisse un riflesso di beatitudine ad irradiargli tutto il volto . Il dispaccio era così concepito : « Onorevole Gran Proposto , « Ho la soddisfazione di annunziarvi che il nostro zelo , le nostre sollecitudini , la nostra pertinacia hanno trionfato di ogni difficoltà . Redento Albani ha violato la legge di dilazione . Questa notte egli era a Milano , ha visitato la Villa Paradiso , si è intrattenuto col Custode - direttore , ed ebbe anche un segreto colloquio con vostra figlia nel piccolo gabinetto musicale addetto alla villa stessa . Non è mestieri che io vi aggiunga altre parole ; vostra onorevolezza sa troppo bene ciò che le resta a fare . Aggradite , onorandissimo Gran Proposto , gli umili ossequi del vostro subordinato devotissimo , e comandatemi in ogni occasione . « Dato dal primo gabinetto di Sorveglianza pubblica la notte del ventisette settembre 19 ... « TORRESANI DEGLI EX -BARONI.» CAPITOLO XVII . Il veto del Gran Proposto . Velocissima è la corsa del tempo , anche per gli addolorati e per gli amanti , cui le ore sembrano secoli . E l ' Albani , compiuto il mese di dilazione , superata la terribile prova della lontananza e dell ' isolamento , tornava a Milano più innamorato che mai , coll ' anima piena di entusiasmi e di terrori . In quel mese egli aveva percorse le principali città dell ' Unione , soffermandosi di preferenza a Berlino , a Pietroburgo , a Parigi , a Pest , dove era stato chiamato per dirigervi i suoi sorprendenti meccanismi . Negli ultimi giorni di dilazione , egli aveva provate quella febbre tormentosa della impazienza che , all ' avvicinarsi di una catastrofe desiderata , sviluppa nei temperamenti irritabili i sintomi della follia . Per illudere sè stesso , per placare quelle ansie affannose , egli aveva anticipata di ventiquattro ore la sua partenza da Pest , servendosi di quei mezzi di trasporto che erano i meno veloci , e come tali , accordati gratuitamente dagli statuti della Unione alla classe dei nullabbienti . Era venuto da Pest a Parigi colla ferrovia a pressione atmosferica ; da Parigi a Saint Jean de Maurienne colla Messaggeria pneumatica dei Bonafous ; e da ultimo aveva sorpassato il Cenisio colla locomotiva ertoascendente della Società Goudar e Blondeau , una locomotiva che aveva fatto obliare il meraviglioso traforo praticato fino dal secolo precedente nelle viscere del monte . ( ) L ' Albani giunse in Milano verso le nove della sera . Prima di oltrepassare la cinta balsamica ( ) , egli si fermò un istante per consultare il suo orologio calamitato , poi , come uomo che tema di essere veduto o riconosciuto , sbottonò dalle spalline il berretto succursale per riporselo in capo , rialzando al tempo stesso i due paraventi acustici ( ) fino al disopra dell ' orecchio . Se un agente della pubblica sorveglianza lo avesse sorpreso in quell ' atto , avrebbe creduto di mancare al proprio debito omettendo di segnalare i di lui connotati sul tessero dei forestieri sospetti . Quella esitanza , quelle precauzioni , non erano per parte dell ' Albani che uno scrupolo eccessivo di legalità . Egli aveva notato che mancavano ancora dieci minuti al termine assegnato dalle leggi per la prova di dilazione . - Conviene ch ' io sia rigoroso fino all ' eccesso ! - pensava egli . - Il bene cui vado incontro è così grande , e d ' altra parte sono così grandi i pericoli che mi circondano , che io mi riterrei uno scellerato quando dovessi imputare alla mia trascuratezza od alla mia imprudenza un disastro qualunque . Come ognun vede , quell ' anima ardente ed onesta era sempre agitata dal dubbio e dai presentimenti sinistri . Per comprendere il cuore dell ' Albani e le lotte tremende del suo spirito , è mestieri che noi ricordiamo sempre ciò che egli non poteva mai dimenticare , il suo terribile passato . Quest ' uomo si era macchiato di un orrendo delitto , aveva subito una pubblica condanna , per cinque anni morto alla società , egli non era mai riuscito a persuadersi che questa avesse realmente obliato e perdonato . Nella rettitudine della sua coscienza , egli si giudicava inferiore a tutti gli incolpevoli . E quando la voce della coscienza parea placarsi , un ' altra voce più lugubre gli rintronava nell ' anima , quella del pubblico banditore , che dall ' alto suo pergamo , in mezzo ad una piazza gremita di popolo e muta non di meno come una tomba , veniva ad intimargli la morte civile . Gli accadeva sovente di fermarsi col pensiero in questa meditazione angosciosa ... Lo spirito della legge gli appariva eccellente . La condanna della morte civile , dopo i cinque anni di espiazione , prometteva l ' oblìo del delitto , e la riabilitazione completa . Tutto ciò era scritto nei codici , tutto ciò era articolo di legge . Ma i codici , gli statuti , le leggi sono un contratto sociale , che non può mutare la essenza , la natura dell ' uomo , quand ' anche quest ' uomo apparisca grandemente modificato dalla così detta civilizzazione . - I sofismi sono vani . - No ! io non posso arrendermi a codesto assurdo del convenzionalismo contemporaneo - gridava l ' Albani con accento disperato ogni qualvolta gli avveniva di soffermarsi in questo doloroso argomento . - Io non cesserò mai di essere un morto ; la società tutta intera non cesserà mai di considerarmi come tale , sebbene ella debba , in forza di una legge , accogliermi come un essere vivente . Mentiranno . Taluni vorranno anche prodigarmi delle speciali amorevolezze ... Ma questo sentimento , questo atto di carità , o peggio di compassione , accuserà il non senso della legge . Mentre io non ho mai potuto , né potrò mai cancellare dalla mia mente le terribili impressioni di quella condanna ; potranno essi obbliarle ? essi ! ... Gli uomini ! ... gli spettatori del lugubre palco , che hanno inorridito del mio misfatto e del mio nome ? Ma in questa procella di pensieri che turbava incessantemente lo spirito dell ' Albani , un astro solitario brillava di luce perenne - la fanciulla dell ' amore e del perdono - Fidelia ! La fede dell ' Albani era tutta in quel punto luminoso , che egli vedeva brillare attraverso alle nuvole opache ; in quella vergine bianca e diafana , che in una notte di supreme angosce posando una mano di neve sulla sua fronte inaridita , aveva dato dell ' amore quella sola definizione in cui egli poteva aver fede . L ' avvenire dell ' Albani era Fidelia . Il cuore di Fidelia era un mondo , che gli offriva un rifugio , un paradiso dov ' egli sperava di obliare sé stesso e di farsi obliare . Ed ora , ritornando dopo l ' assenza di un mese , dopo la prova di una legge , per la quale era vietata qualunque comunicazione fra due amanti fidanzati , l ' Albani riportava a Milano tutto il suo amore e tutta la sua fede nella donna che già gli era sposa nel vincolo religioso ; ma i suoi dubbi , le sue diffidenze , i suoi terrori non potevano dissiparsi completamente fino a quando , sul libro di petizione pubblica , non avesse letto l ' adesione formale di Fidelia , e ciò che egli tremava di vedersi negato , lo assenso del Gran Proposto . Ma l ' ora , che doveva risolvere i suoi dubbi , che doveva metter fine a quelle ansie febbrili , era giunta . I dieci minuti trascorsero . Il termine legale di dilazione era spirato , e l ' Albani poteva entrare liberamente nella città . Salito in una gondola volante , ordinò al conduttore di prendere la via del Palazzo di Famiglia , laddove un mese prima , quasi alla medesima ora , egli era entrato coll ' anima inebbriata di amore , per iscrivere la sua domanda di legittimazione civile al matrimonio religioso da lui precedentemente contratto colla figlia del Gran Proposto . La volata fu breve . Disceso dalla gondola , l ' Albani precipitò nel palazzo , corse alla sala di amore , si fece portare il gran libro , e dopo averlo sfogliato , arrestò gli occhi sulla pagina che portava la sua petizione . Sotto i caratteri , una mano di donna , la mano gentile di Fidelia , avea tracciato queste poche linee , che l ' Albani lesse avidamente , « Io Fidelia , adulta , figlia di Terzo Berretta Gran Proposto di Milano , attestandosi unita dall ' indissolubile vincolo religioso all ' adulto Redento Albani qui sopra iscritto , aderisco di cuore , per quanto a me spetta , alla petizione di civile matrimonio formolata da lui salvo sempre il rispetto del veto paterno , come di legge , e l ' adempimento delle cerimonie obbligatorie » . L ' adesione di Fidelia era esplicita , senza condizioni , quale l ' Albani l ' aspettava , quale egli aveva il diritto di attenderla . Ma al piè di quelle cifre così gentilmente tracciate dall ' amore , spiccavano due linee di carattere diverso , due linee improntate da altra mano , difformi , contorte , quasi illegibili . All ' occhio , al cuore dell ' Albani , quelle due linee produssero l ' impressione di un rettile nero , raggruppato sotto un cespo di rose . Gli occhi dell ' Albani si iniettarono di sangue . A lui non era mestieri di leggere quello scritto per accertarsi della propria sciagura , per riconoscere avverati i suoi presentimenti sinistri , E nondimeno portò la mano alla fronte e fece un gesto come a rimuovere un velo che gli offuscasse la vista . Le sue pupille avide e truci sibilavano le parole , - e ciascuna di quelle sillabe gli sgocciolava sul cuore come una stilla di piombo infuocato . Il veto del Gran Proposto portava una data recente , ad era formulato nei termini più assoluti . « Io sottoscritto , appoggiandomi ai miei diritti di paternità , e rassicurato in questi diritti da gravi ragioni che io farò valere , dietro reclamo delle parti interessate , dinanzi al Consiglio inappellabile degli Anziani di famiglia ; credo di opporre il mio veto alla petizione di matrimonio civile inoltrata dall ' inscritto Redento Albani in favore dell ' accettante Fidelia Berretta , mia figlia adulta . TERZO BERRETTA Gran Proposto della famiglia Olona » . Sotto il peso di un ' accusa inaspettata e terribile , avviene che l ' uomo più incolpevole provi il bisogno di scandagliare la propria coscienza , non foss ' altro per attingervi il coraggio e la forza di respingere gli attacchi . Ma l ' Albani era troppo sicuro di sè stesso per discendere a questo esame . Il veto del Gran Proposto , per tutt ' altri che per lui , poteva essere considerato un atto di accusa ; ma egli , per quella logica di sospetti e di diffidenze che era stata il supplizio de ' suoi giorni di esilio , per quella divinazione del presentimento che rare volte fallisce , per gl ' impeti sdegnosi del suo nobile cuore , non rimase perplesso un istante . Quelle linee fatali scritte dal Gran Proposto erano la dissimulazione del codardo , la calunnia , il tradimento , il principio di un assassinio legale . I pugni serrati alla sbarra del leggio , le labbra livide e spumanti , l ' Albani rimase alcun tempo nella immobilità contratta del forte che vuoi resistere agli impeti della passione . Orribili disegni gli attraversavano la mente . I truci lampi del suo sguardo rivelavano l ' anelito della vendetta . Quell ' uomo era il nembo che si condensa per esplodere terribilmente . E forse , nell ' impeto , della disperazione , l ' Albani avrebbe tutto dimenticato , il suo amore , la sua donna , i suoi doveri verso la società , i mezzi più pronti e più validi che la legge istessa gli offriva per ottenere giustizia ; se a scuoterlo dal cupo letargo non fosse intervenuta una voce piena di dolcezza , una voce santa come le aspirazioni di Dio , cui quel carattere indomito e procelloso non aveva mai resistito . Era la voce del suo compagno di espiazione , di lui che lo aveva sorretto per cinque anni sul cammino del dolore ; del giovine levita che portava il nome di Fratello Consolatore . La parola , l ' aspetto di quell ' amico produssero nell ' anima dell ' Albani una reazione benefica . - Tu qui , fratello ! - esclamò l ' Albani volgendosi al Levita , e gettandogli al collo le braccia . - Io ! ... E poteva essere altrove in questo momento ? ... L ' ora del tuo ritorno era scritta nel mio cuore , ed io sapeva che i tuoi primi passi sarebbero diretti a questo luogo , e che qui ... avresti avuto bisogno di conforti e di consigli . - Io ti ringrazio , fratello ! - rispose l ' Albani , dopo aver sfogato sul petto del levita la piena delle lagrime - io ti ringrazio ! ... Ebbene ! ... Vediamo ; quali conforti , quali consigli puoi tu offrirmi ? Vedi ! ... Io mi era affidato alle tue promesse ... Io aveva contato sulla giustizia di Dio ... ed anche un poco sulla giustizia de gli uomini ! ... - E troppo presto hai cominciato a disperare soggiunse amorevolmente il levita . - I conforti che io ti posso offrire derivano sempre della medesima sorgente , dalla fede nello spirito del bene ; i consigli saranno ora come sempre quelli della ragione e della legalità . Non hai tu nulla da rimproverare a te stesso ? Sei tu disceso nella tua coscienza per investigarne le pieghe più occulte ? Hai chiamato a rassegna le tue azioni dal giorno in cui la umanità ti aperse le braccia rendendoti il bacio del perdono e dell ' oblio ? Or bene : poiché nessuna ricordanza di colpe viene ora ad affliggere il tuo spirito ; poiché a nessun dovere hai mancato verso la patria , verso la società e verso le leggi , non è mestieri che io ti insegni ciò che ti resta a fare . Quel libro sul quale è registrata l ' accusa , ti aprirà le vie della giustizia , ti accorderà tutti i mezzi della discolpa . Se ti preme l ' amore della tua donna , se ti è cara la tua onoratezza , se non hai ripudiata quella fede religiosa che grida alla coscienza : esser dovere dell ' uomo cooperare incessantemente sulla terra al trionfo del bene , tu guarderai in faccia alla verità , e la sfiderai al cospetto dell ' universo ! L ' Albani stette alcun tempo senza proferir parola . Poi , coll ' accento dell ' incredulo che sì piega ad una convinzione autorevole : - Amico ... fratello - disse al levita - fino dal primo momento che mi occorse agli occhi quel veto , ho riconosciuto che esso racchiudeva una calunnia , una trama inqualificabile , contro la quale io sarò impotente a lottare . Essi ... gli infami ... avranno calcolato tutte le evenienze possibili ... Egli che occupa un posto tanto eminente nella società , non potrebbe lanciare un tal colpo , se prima non fosse ben sicuro che non avesse a ricadergli sul capo . Io ti giuro , fratello , che il mio cuore non ha più fede nella giustizia degli uomini . Nondimeno voglio cedere ancora una volta a ' tuoi amichevoli consigli che mi furono legge negli anni più desolati della mia esistenza . Ma , bada ! questa è la mia ultima prova ! Se dessa non riesce quale tu me la prometti , quale dovrebbe riuscire perché io riconosca il tuo Dio , allora tu stesso dovrai assolvermi dall ' obbedire alle leggi del male , ed io diverrò quello che fui nei primi tempi della mia giovinezza : un vindice della umanità conculcata , un fulmine dei soperchiatori e dei despoti . Ciò detto , l ' Albani si accostò di nuovo al leggio , prese una penna , e sotto il veto del Gran Proposto scrisse le due linee seguenti : « Io domando che , a termine di legge , entro le ventiquattro ore prescritte , il Gran Proposto Terzo Berretta mi renda ragione del suo veto dinanzi al Consiglio degli Anziani . « REDENTO ALBANI » . Compiuta quella formalità , i due amici si separarono . L ' Albani salì nella sua gondola e ordinò al conduttore di calarlo alla Villa Paradiso . Giunto alla Villa , il fidanzato di Fidelia diede il segnale perché si aprissero i cancelli . Entrò senza volger parola al Custode che era mosso ad incontrarlo . Attraversò i viali a passo concitato ; congedò bruscamente le volonterose che lo attendevano negli atrî , ordinando che fosse tolta la luce al palazzo . Rimasto solo in quel vasto salone reso tetro dall ' oscurità come una grotta popolata di immobili spettri , l ' Albani si sdraiò sul tappeto ruggendo : - Guai a loro ! guai a tutti ... se domani io dovessi portare le fiamme dell ' inferno in questo paradiso creato dall ' amore ! CAPITOLO XVIII . Catastrofe impreveduta , Se quella notte fu lunga ed angosciosa per l ' Albani , ciascuno di leggieri comprende che anche il Gran Proposto Berretta e il Capo di Sorveglianza Torresani non dormirono sovra un letto di rose . Quanto alla buona e sensibile Fidelia , basti sapere ch ' ella vegliò fino all ' alba in lacrime e preghiere . Chi all ' indomani apparve più rassicurato e fidente , fu l ' Albani . Nella propria coscienza egli aveva attinto il coraggio ; se qualche cosa gli rimaneva ancora a temere dalla malvagità degli uomini o dalla soperchieria dei potenti , pur si sentiva agguerrito alla lotta dalla propria rettitudine e dalla inesorabilità della legge . Serena la fronte e l ' occhio infiammato di febbrile impazienza , egli uscì dalla villa , e dopo aver errato alcun tempo nei quartieri più popolosi della città , si diresse verso il palazzo di Giustizia Civile . La sala del Consiglio si apriva nelle ore pomeridiane , al principiare dei crepuscoli . Quando l ' Albani comparve alla piccola Tribuna degli appellanti , i trecento anziani già occupavano le scranne dell ' Emiciclo . I cinque Seniori , ai quali spettava esclusivamente il diritto di interrogare e di discutere , già avevano compiuto l ' esame dei molti documenti ammucchiati sulla tavola . Il Gran Proposto Berretta , calmo in apparenza , ma in cuore vivamente preoccupato , era assiso , colla testa raccolta fra le mani , alla tribuna di ragione . All ' apparire dell ' Albani , si riscosse , alzò gli occhi , ma non ardì sostenere il lampo di uno sguardo che pareva sfidarlo . I quattro compartimenti dell ' anfiteatro superiore frattanto si inondavano di una folla di curiosi , avida di emozioni . Un dibattimento nel quale dovevano trovarsi di fronte due grandi notabilità della famiglia , il Proposto Terzo Berretta e il celebre inventore della pioggia artifiziale Redento Albani doveva naturalmente destare nella moltitudine il più vivo interesse . La vertenza offriva altresì una speciale attrattiva ai malcontenti di tutte le classi , ai nullabbienti , ai federati dei partiti estremi , nemici naturali di ogni autorità costituita , bramosi di scandali e impazienti di lotte . Allo scoccare dell ' ora settima , il Presidente temporaneo degli Anziani annunziò l ' apertura del dibattimento . Tutti i labbri ammutirono . Tutti gli sguardi si volgerò al Seniore Inquirente che dal suo seggio elevato ripetè quattro volte il nome del Gran Proposto . Questi a sua volta si levò in piedi . - Cittadino Berretta - tuonò la voce dell ' Inquirente - la legge ti interroga , la famiglia ti ascolta e Dio ti vede nel cuore ( ) . Perchè hai tu posto il veto alla petizione di matrimonio civile inoltrata dal fratello Primo Albani in favore di Fidelia tua figlia ? - Nella mia qualità di Supremo Magistrato dell ' Olona - risponde il Gran Proposto con voce commossa - sento che la più rigida osservanza delle leggi mi è sacro dovere . L ' Albani ha violato la legge di dilazione ; nella notte del 27 settembre , egli venne a Milano furtivamente e si intrattenne parecchie ore nei giardini della Villa Paradiso . - È falso ! - urlò l ' Albani balzando in piedi coll ' impeto del suo ardente carattere . E quel grido dell ' anima concitata destò nella sala un eco tumultuoso . Il Gran Proposto si fece pallido in viso . - Cittadino Albani - riprese l ' Anziano Inquirente - moderate i vostri impeti che a nulla giovano , se non forse a pregiudicarvi , quando in vostro favore non intercedano le irresistibili prove del fatto . Il cittadino Berretta ha recato sul banco della giustizia dei gravi documenti che appoggiano la sua asserzione , e noi , col vostro beneplacito , ne daremo contezza a quanti ci ascoltano . - Si leggano i documenti ! - rispose l ' Albani assidendosi e chinando la testa fra le mani . Al cominciare della lettura , l ' attesa del pubblico era solenne e imponente il silenzio ; ma appena il nome dell ' ex barone Torresani autore del rapporto segreto risuonò nella sala , insorse da ogni parte un mormorio sinistro e provocante . Un Capo di sorveglianza pubblica non era meno detestato sotto il fraterno regime della Unione , che nol fossero un secolo addietro un prefetto di polizia od un questore . L ' Albani , che ascoltava con angoscia impaziente , appena fu esaurita la lettura di quel primo documento , si rialzò dal suo seggio , e tutti notarono con meraviglia come il di lui volto , poco dianzi allibito dalla collera , esprimesse calma e fiducia . - Onorevoli Seniori , onorevoli Anziani , onorevolissimi cittadini e fratelli - parlò l ' Albani con ferma voce - i voti del mio cuore sono appagati , ciò che io ardentemente desiderava si è avverato ; il rapporto del cittadino Torresani mi apre l ' unica via sulla quale mi sarà dato di raccogliere a mia giustificazione delle prove assolute . In detto rapporto si afferma che nei giardini della Villa Paradiso io mi trattenni colla figlia del Gran Proposto , Orbene : se il padre di Fidelia acconsente , io eleggo a termine impreteribile di assoluzione o di condanna , la pubblica testimonianza di quell ' angelo di luce e di bontà , di quella santa creatura , inaccessibile alla menzogna , che porta il nome di Fidelia ... Il suo verdetto mi sarà sacro , ed io mi appresto ad ascoltarlo col sorriso nel volto e colla fede nel cuore . L ' Albani guardava fissamente il Gran Proposto , ma nessun segno di turbamento o di esitazione appariva su quella fronte marmorea . Quel vecchio non poteva aver scrupoli né rimorsi in presenza de ' suoi istinti di padre ; quel magistrato si sentiva agguerrito dalla coscienza del vero . Prima che l ' Anziano Inquirente gli ripetesse , come d ' uso , la proposta dell ' avversario civile , il Berretta si levò in piedi profferendo queste due semplici parole : « accetto la testimonianza di mia figlia come termine impreteribile ; venga Fidelia ! » La figlia del Gran Proposto non era lungi . Gli Anziani , prevedendo l ' incidente , l ' avevano chiamata al giudizio , e la giovinetta , circondata dalle amiche , attendeva l ' appello della matrona legale nella sala di aspetto riservata alle fanciulle . Nel di lei volto non appariva alcun segno delle interne agitazioni : ma quella calma sgomentava le amiche , e la buona Speranza ne era siffattamente allarmata che a stento reprimeva i singulti . Al primo appello della matrona , Fidelia si levò in piedi e appoggiata al braccio delle amiche , la persona castamente avvolta nel peplo mattutino , si diresse verso la porticella che metteva alla tribuna . Quella apparizione destò nella sala un mormorio di simpatia . I Seniori e gli Anziani si scopersero il capo , Il Gran Proposto e l ' Albani rimasero al loro posto come impietriti . Sì l ' uno che l ' altro furono investiti da un tremito che pareva un presagio . Gli occhi di Fidelia . eretti al cielo , si irradiavano tratto tratto di una luce fosforescente . - Abbassate la reticella vitrea ! ( ) - ordina il Presidente Temporaneo degli Anziani ai meccanici di legge ; - il risultato della testimonianza vuol essere decisivo ; è necessario che la verità non venga pregiudicata da influssi magnetici o da altri poteri occulti . - È vano ! - rispose dalla tribuna la voce di Fidelia ; - nessuna volontà umana potrebbe violentare il mio libero arbitrio . L ' anima di mia madre è con me , e la menzogna non può uscire dal mio labbro . Così parlando , la giovinetta sviluppò dal peplo il suo candido braccio , e alzando la destra fece brillare allo sguardo degli assembrati un bellissimo carbonchio umano ( ) sfavillante come l ' astro di Venere . L ' emozione degli astanti toccava il parossismo . L ' inquirente , dopo breve attesa , raccolse dalla mano del Presidente il quesito finale già formulato e riveduto dagli Anziani e dai Seniori ; indi , nel silenzio più opaco della assemblea , si volse a Fidelia : - Adulta Fidelia Berretta : la legge ti interroga , la famiglia ti ascolta e Dio ti vede nel cuore . Puoi tu asserire che nella notte dal ventisette al ventotto settembre dell ' anno corrente , l ' adulto Redento o Primo Albani siasi intrattenuto teco a colloquio in Milano , e precisamente nella sua villa detta del Paradiso ? ... - Sì ! - rispose Fidelia senza esitare un istante . L ' Albani , che durante la interpellanza si era levato in sulla punta dei piedi , col labbro ansante e l ' occhio iniettato di una luce che era fede e certezza , ricadde sulla seggiola mettendo un grido . Ma un altro grido uscito da molti cuori di donne in quel medesimo punto , distrasse dall ' Albani l ' attenzione degli astanti per portarla sovra la figlia del Gran Proposto . Il monosillabo affermativo partito dalla tribuna delle vergini era stato l ' ultimo sospiro vitale di Fidelia . La giovinetta , nel profferirlo , era caduta nelle braccia delle amiche come un giglio reciso . - Morta ! morta ! - gridavano le donne . - Uccisa dalla menzogna ! - ruggì l ' Albani insorgendo e accennando al Gran Proposto . - La prova galvanica ! la prova galvanica ! - urlarono mille voci dall ' emiciclo . Il Presidente degli Anziani sollevò la mazza di primo ammonito per sedare il tumulto . E frattanto , in men che io nol dica , quattro matrone di ufficio trasportarono il corpo di Fidelia nel centro della sala , e il chirurgo primate del tribunale le applicò il pungiglione galvanico all ' occipite . La folla irruppe dalle sbarre . Seniori , Anziani , bidelli , subalterni , spettatori , si pressarono compatti intorno al banco di risurrezione . L ' Albani stringeva nelle sue la mano di Fidelia . Il Gran Proposto piangeva desolato ai piedi della figlia . Al tumulto scapigliato era succeduto come per incanto il silenzio della riverenza e della aspettazione . La puntura galvanica non tardò molto ad agire . Fidelia si riscosse ... - Discendi in te stessa - disse il primate di chirurgia parlandole all ' orecchio ; - visita il tuo cuore e i tuoi visceri , e dimmi qual fu la sincope che ti ha colpita . Le labbra di Fidelia si agitarono e proffersero la parola morte . Il primate le applicò il pungiglione galvanico alla fronte . - Puoi tu asserire - domandò l ' inquirente - che Primo Albani abbia avuto teco un colloquio nella notte dal ventisette al ventotto settembre ? - No ! - rispose la morta . - In quella notte l ' Albani era ben lungi ... ben lungi ... da Milano . - Perché dunque - riprese l ' Inquirente - hai tu voluto , quando eri in vita , affermare un fatto che ora sei costretta a smentire ? ... - Perché desso ... perché colui ... - Parla ! ... una sola voce ! ... una parola ... ancora ! - gridò l ' Albani ! - È vano ! - disse il primate ritirando il pungiglione dalla fronte dell ' estinta e riponendolo nell ' astuccio . - Il galvanismo non ha più azione su lei : la materia animale è ottusa . Ciò che avvenne in quel punto nella sala non può descriversi a parole . Caliamo la tela su questa scena di desolazione e di tumulto . CAPITOLO XIX . Le dimissioni . Due giorni sono , trascorsi I cittadini dell ' Olona si affollano intorno a due proclami apparsi dallo spuntare del giorno sulle muraglie di affissione . L ' un d ' essi porta la firma del Gran Proposto , l ' altro è segnato Torresani . Soffermiamoci dinanzi al primo proclama , e leggiamo : « Ai presenti ed ai lontani salute e buon senso ! « Duemila telegrammi partiti dai centri esecutivi della Unione domandano che io mi dimetta dalla carica di Gran Proposto dell ' Olona . « Lo stesso voto esprimono le seicentomila cartoline postali che oggi pervennero al mio domicilio . Dinanzi a questa e ad altre manifestazioni imponenti dell ' autorità pubblica , io non posso indugiare un istante a svestirmi di un potere più illusorio che reale e punto invidiabile . « Ma i motivi che contro me provocarono questa unanime protesta della opinione pubblica sono di tal natura che mi terrei disonorato affermandoli col mio silenzio . Né moralmente , né civilmente , io so di aver mancato al dovere ; e ne faccio solenne giuramento sulle ceneri tuttora fumanti di mia figlia , testé raccolte dal funebre amianto . Nessun altro tesoro all ' infuori di queste e di altre ceneri care , io esporterò dal piccolo Campidoglio ove per venti anni tenni il governo della pubblica amministrazione . « Tanto mi tengo in debito di affermare ai presenti ed ai lontani , e non dubito punto che le mie parole abbiano a trovar fede presso gli onesti di qualunque partito . L ' EX PROPOSTO BERRETTA » . - Nobili parole , degne del suo gran cuore ! - esclama , tergendosi le lagrime , un meneghino , che il giorno innanzi avea spedita al Gran Proposto la sua cartolina di ostracismo . Volgiamoci all ' altro proclama , e vediamo con quali formole il Capo di Sorveglianza annunzii la propria dimissione : « Cittadini ladri , truffatori , manutengoli , barattieri , furfanti d ' ogni specie che costituite la maggioranza della Società umana : « Esultate ! Ciò che era nei vostri voti si è compiuto ; la dimissione di sua Eccellenza Riveritissima il Gran Proposto Terzo Berretta implica necessariamente la mia . « Il benemerito dicastero di sorveglianza pubblica rimarrà per uno o più giorni senza capo . « Cittadini ladri , truffatori e furfanti di ogni specie , esultate ! ve lo ripeto . E frattanto , i pochi galantuomini - se è pur vero che ve ne abbiano , ciò che a me non consta positivamente - badino alle loro tasche ed alle serrature dei loro forzieri ! « Il mio successore , entrando in carica , vedrà che durante la mia gestione tutto ha proceduto con ordine e con giustizia . Con quale accortezza e tenacità io abbia lottato per oltre venti anni contro la ribalderia umana , apparirà evidentemente dai registri e dai tesseri che io lasciai negli uffizii . Se non che - lo confesso con immenso rammarico - in questi ultimi tempi la mia e l ' attività indomabile de ' miei subalterni riuscì in molti casi impotente . Già da oltre mezzo secolo , quei nostri famigerati utopisti che ripetevano la frequenza dei crimini dall ' analfabetismo delle masse , hanno dovuto convincersi che l ' istruzione universale ha quadruplicato il numero dei falsarii e dei ricattatori . Più tardi , la scienza medica e farmaceutica appresa a tutti indistintamente i cittadini della Unione , moltiplicò gli avvelenatori e gli assassinî domestici . Le locomotive aeree agevolarono le contumacie dei bricconi e favorirono la impunità . La sistemazione e applicazione pratica delle forze magnetiche produsse abbominazioni che fanno inorridire . « A questi , sempre crescenti ausiliarii della iniquità e della corruzione , i governi opposero una resistenza in fino ad oggi abbastanza efficace . Nelle nostre mani le nuove armi fornite dal progresso alla depravazione ed alla colpa divennero una forza riparatrice . La nostra sorveglianza dalla terra e dal mare si estese alle amplissime regioni dell ' aria . Abbiamo non pochi esempi di grandi ed audacissimi malfattori , catturati dai nostri agenti a poca distanza dalla luna . « Ma qual pro ' da questa caccia affannosa e piena di pericoli ? Noi inseguiamo il calabrone malefico , lo afferriamo , lo rechiamo trionfanti , esultanti , sul banco della giustizia , acciò questa si prenda il bel spasso di aprirci il pugno per ridonare il captivo al libero esercizio de ' suoi perfidi talenti . « Tante grazie , signori riformatori del Codice penale ! ... Ma non vi par tempo di finirla con questa buffoneria che si chiama il Ministero di Sorveglianza pubblica ? A che serve lo inseguire , il catturare dei delinquenti , mentre alla giustizia più non rimane alcun serio mezzo di punizione ? « Nei secoli addietro , allorquando a migliaia a migliaia i galantuomini , o dirò meglio , gli impregiudicati , morivano di fame , un cotal Beccaria finse di intenerirsi sulla sorte degli assassini appiccati alla forca . Tutti i filosofi dell ' epoca fecero eco alla nenia , e la canaglia ( ciò si comprende ) proclamò il Beccaria altamente benemerito della Società umana . « La pena di morte venne col tempo abolita ; tanto è vero che tutte le idee , anche le più strane e più esiziali , seguono il loro corso di rotazione e a lungo andare si traducono in fatto . I briganti , gli aggressori di strada , gli avvelenatori , i parricidi arsero dei ceri alla statua grottesta di Beccaria ( ) . « Più tardi , questi signori umanitarii progressisti che mai non seppero formulare un concetto benefico in favore dei così detti galantuomini , si accorsero che negli ergastoli e nelle galere i birbaccioni non godevano le maggiori agiatezze della vita . « Lugete , Veneres , cupidinesque ! « E mano alle riforme carcerarie ! ... Le case di pena si tramutino in altrettanti cenobii di fannulloni ben vestiti , meglio pasciuti e confortati , a spese del comune , da ogni sorta di ricreamento . « È troppo giusto che il vizio ed il crimine dormano sovra un soffice letto , mentre i contadini pusillanimi che rispettano la legge debbon coricarsi a digiuno sulla paglia ammorbata . « Non basta ancora , non basta , perdio ! La reclusione è una infamia ... L ' uomo è nato libero ... La libertà è un inviolabile diritto di tutti . Chi si attenta , sotto qualsivoglia pretesto , di vincolare questo istinto sovrano della umanità , commette un mostruoso fratricidio . « Si atterrino le case ... di riposo ! ... Uscite , o sfortunati ! La società vi riapre le braccia ; cittadini ladri , cittadini assassini , i fratelli vi reclamano . La famiglia Europea offrirà a tutti il pane e l ' alloggio gratuito ; voi sarete vestiti e nutriti a spese del Comune ; potrete viaggiare gratuitamente sulle ferrovie e sui piroscafi : alla sera , nelle grandi città , avrete libero accesso ai teatri . La famiglia non è abbastanza ricca per offrirvi dei lauti sussidii in denaro . Un lusso al giorno ! ... è poca cosa , ne conveniamo . Ma alle spese delle gozzoviglie , dei capricci galanti , delle corse aeree , provvederanno i vostri talenti . « E infatti ... si è veduto : « Non appena questo bel trovato dell ' amnistia generale ebbe scatenati sulle famiglie della Unione i trentamila fratelli detenuti , a tutte le porte delle abitazioni fu mestieri applicare la serratura a revolver . Il grande avvenimento venne festeggiato nelle principali città di Europa con luminarie e banchetti , ma tutti ricordano quali immediate prove di ravvedimento abbian fornito ai loro concittadini questi antichi martiri del cenobbio . Dalle finestre sparirono i candelabri , dalle mense le posate e le tovaglie . « Voi avete supposto che le multe , la denunziazione pubblica , la nota di infamia e la morte civile potessero costituire , in un secolo illuminato , dei validi freni al delitto . Che faranno i ladri per soddisfare alle multe ? La risposta è troppo ovvia : ruberanno . Le denunzie , le note di infamia potranno ancora far breccia , in quelle anime incallite al misfatto ? Il più enorme dei vostri supplizi ! , la morte civile , ucciderà nel delinquente ogni senso di moralità ; e voi lo vedrete , dopo i cinque anni di espiazione , ritornare al consorzio dei fratelli coll ' odio di Caino nel cuore e con propositi atroci . I pochissimi rigenerati dalla espiazione , disperando dell ' oblio promesso , soccomberanno alla lenta agonia del rimorso e della vergogna , o affretteranno il loro fine in una piscina dissolvente ( ) . « A tale è giunta la Società umana , dopo tante fasi di rinnovamenti e di progressi . « E guai se io sollevassi il velo che ricopre il mondo latente ! « Unico freno alla esplosione della completa anarchia rimane il terrore dell ' ignoto e , diciamolo pure , quella provvidenziale dissidenza di partiti , che noi abbiamo abilmente e con ogni mezzo mantenuta . Ma allorquando una delle tante sette politico - sociali - religiose che fremono nelle viscere corrose della Unione , riuscirà ad ottenere una prevalenza assoluta ; allora , o signori , aspettatevi il diluvio ... la pioggia di fuoco , l 'inferno...! I primi furori della spaventevole rivolta si rovescieranno , come di uso , sui Proposti , sugli Imperatori , sugli Czarri , sui Capi di Sorveglianza , sui tiranni che lottarono per scongiurare il cataclisma ... In seguito ... lasciate fare agli equilibristi ... ! Vi prometto io , che in pochi giorni l ' equilibrio sarà perfetto . « Prima di finirla , vorrei dire due parole sul fatto speciale che ha provocata la dimissione del Gran Proposto e la mia . Nel rapporto che io presentai ai Tribunali relativo alla violazione della legge di « dilazione per parte dell ' Albani , io so di non aver peccato contro il dovere di primate legale . L ' Albani fu realmente veduto dai miei agenti nella notte dal 27 al 28 settembre entrare nella Villa Paradiso e quivi intrattenersi colla figlia del Gran Proposto . Ma i due verdetti contradittorii della prima e non mai abbastanza deplorata vittima dell ' infausto processo , mi hanno dato a riflettere ... « Io non mi accuso di aver mancato per negligenza o mal volere , ma temo che l ' impotenza assoluta a lottare contro uno dei più abbominevoli trovati della industria moderna abbia tradito i miei calcoli . « Che qualche furfante , abusando della maschera - ritratto , a tanto sia riuscito da ingannare la mia accortezza non solo , ma anche quell ' istinto di gentile penetrazione , quella direi quasi intuizione divina che è propria delle donne innamorate ? ... Una tale ipotesi spiegherebbe molte cose ; ed io non dispero che , profittando delle molte note da me tracciate in argomento , il mio successore riesca a scoprire la verità e a porgermi i mezzi di una giustificazione più completa . « E dopo questo , cittadini ladri , manutengoli , ecc . ecc . , io rientro nella vita privata , ringraziando voi e la provvidenza , di avermi aperta , a svignarmela sano e salvo dal palazzo di Sorveglianza , una uscita abbastanza sicura , quale difficilmente vorrà offrirsi al mio successore . « L ' EX BARONE TORRESANI » Quella sera al teatro Scalvoni e Barbetta si rappresentava una grandiosa tragedia - ballo in venti atti e sessantotto quadri , intitolata la Caduta di un Gran Proposto , ossia il tremendo verdetto della Giustizia divina per opera d ' uno specillo galvanico . Verso le ore sette , una ondata di oltre cinquantamila spettatori irrompeva nel gran teatro popolare . La impazienza e la concitazione del pubblico si rivelava dagli atroci latrati dei binoccoli canini ( ) . All ' alzarsi del sipario , tutti i palchi erano stipati di spettatori . Solo il palco al numero sette di prima fila si vedeva coperto dal riparatore ( ) , ed era ovvio , il supporre che dietro quello si nascondeva la cinica figura dell ' ex - capo di Sorveglianza . Il dramma non era che una indigesta e gaglioffa parodia dell ' avvenimento della giornata , colle solite invettive ai consorti , ai tiranni , agli uomini della reazione . Abilmente riprodotti a mezzo delle maschere guttaperche , sfilavano sulla scena i principali attori del dramma cittadino . Il Gran Proposto e il Barone Torresani ricomparivano in ogni atto per raccogliere le invettive del palco scenico , e quelle più irriverenti e chiassose della platea . La produzione sortì l ' esito che era da attendersi : fanatismo completo ... Ma al momento in cui gli autori comparivano per la ducentesima volta al proscenio , il velario riparatore che copriva il palco numero sette si alzò improvvisamente , mettendo allo scoperto la sarcastica figura del Torresani . - Signori e signore ! - gridò il barone colla sua voce rantolosa e vibrata ; - abbiate la compiacenza di fermarvi un istante per ascoltare la protesta di un libero cittadino ! Tutti gli sguardi si volsero al palco di prima fila , e i cinquantamila spettatori ammutirono come un sol muto . - Signori e signore - riprese il Torresani nel generale silenzio ; - nella mia qualità di ex - ministro di Sorveglianza pubblica io non poteva attendermi dagli autori del nuovo dramma delle allusioni o delle apostrofi gentili . A queste non intendo rispondere ; io le ho ascoltate con indicibile compiacenza , le ho raccolte come un glorioso attestato di onoratezza . L ' onore di un Capo di Sorveglianza , o altrimenti Questore , è posto sotto la salvaguardia dell ' odio generale , ed io mi glorio di essere esecrato . Ciò che mi preme rettificare è una circostanza storica del dramma , la quale , se fosse accolta come veritiera , mi pregiudicherebbe grandemente sotto l ' aspetto finanziario . Nell ' ultimo atto , l ' autore si è piaciuto di farmi appiccare ad un fico . Come vedete , io non mi sono appiccato , e vi giuro che non intendo appiccarmi . Ma in quella vece aprirò domani un grandioso negozio di salumeria in via dei Ghiotti al numero 10 . Colgo questa occasione per fare un po ' di réclame al mio Stabilimento , e augurando a tutti il miglior appetito , vi abbasso le mie salutazioni più affettuose . - No ! no ! - grida una voce dalla platea ; - nessun cittadino onesto metterà il piede nel tuo negozio ; nessun onesto mangerà il salame della questura ! - Mi importa assai degli onesti ! - mormora il Torresani riabbassando il velario riparatore . - Purché i ladri onorino la mia bottega , in due mesi diverrò milionario . Così parlando , il sarcastico vecchietto sovrappose al proprio volto una maschera - guttaperca al sembiante del drammaturgo Scalvoni , e lanciandosi destramente nell ' atrio , si fece largo tra la folla plaudente fino alla volante che lo attendeva sulla piazza . Lasciamo che egli se ne vada pe ' fatti suoi , e poniamoci sulle orme di altri personaggi più meritevoli e simpatici . CAPITOLO XX . Il chiodo fantastico . In una delle più intime stanze della Villa Paradiso , disteso sovra un candido letto , il pallido volto abbandonato ai guanciali , giace l ' amante di Fidelia assopito da un letargo affannoso . Al lato dell ' infermo , in atteggiamento di profonda mestizia , sta assiso il Levita che porta il nome di fratello Consolatore . Il suo sguardo e il suo pensiero sembrano assorti in un fascicolo di carte manoscritte . Un lieve rumore di passi ha riscosso il Levita . La porta si apre , e il vecchio custode della villa introduce nella stanza l ' illustre primate di medicina Secondo Virey , seguito da due praticanti specialisti , incaricati di esercitare l ' azione magnetica sull ' infermo . Fratello Consolatore ha ceduto il posto al Primate . I due praticanti distendono le braccia , e il Virey non tarda un istante ad iniziare l ' esplorazione . - Sei tu in grado di osservare ? - Lo sono - risponde il malato agitando lievemente la testa . - Hai tu compiuto il tuo corso di scienza medica ? ... - Io dovetti interromperlo per forza di legge , ma non vi è arcano della scienza che a me sia sconosciuto , - Vedi tu nulla di anormale nel colore del tuo sangue arterioso ? - Nulla , - Al cuore ? ... - Una leggiera enfiagione al lato destro . - Al cervello ? - Delle parziali alterazioni negli organi inferiori ; disparizione quasi completa della stearina , e prevalenza di fosforo . - Sei tu ben sicuro di quanto asserisci circa la prevalenza del fosforo ? Il malato chiude gli occhi , e dopo breve silenzio risponde affermativamente . Ad un cenno del Virey , i due praticanti magnetisti abbassarono le braccia , e la testa del malato , abbandonata dal fluido possente , ricadde assopita sui guanciali . Il Virey rivolse la parola al fratello Consolatore . - Credo esser nel vero affermando che l ' illustre infermo rappresenta una delle tante vittime dello spiritualismo esagerato dell ' epoca nostro . Porgetemi la biografia di questo sventurato ... Fratello Consolatore si fece innanzi e consegnò il manoscritto al Primate . - Le alterazioni del sistema arterioso - riprese quest ' ultimo con calma solenne - derivano da grandi sofferenze morali accoppiate ad una violenta attività del cervello . Questa attività ha potuto assorbire , distraendola dal cuore , una delle grandi cause efficienti della malattia . Senza questa circostanza , l ' aneurisma avrebbe già prodotto le sue conseguenze mortali . Ma la biografia del malato chiarirà meglio la mia diagnosi . Potete voi giurare , o fratello Levita , che in queste pagine non vi abbia parola la quale non sia ispirata dalla verità ? . Fratello Consolatore portò la mano al petto e rispose : - Pel corso di cinque anni ho diviso tutte le angosce dell ' uomo che ci sta dinanzi : la sua anima si è completamente rivelata alla mia e voi la vedrete riflessa in quelle carte ... - Voi fortunati ! - esclamò il Virey con un sorriso di sdegnosa ironia - voi che avete il privilegio di scorgere l ' anima attraverso le molecole organiche dalle quali risulta la vitalità ... La scienza di noi profani non giunge a tanto . Vedete voi la vostra anima , fratello Levita ? - Non la vedo , ma la sento - rispose fratello Consolatore con umile voce . - E siete proprio persuaso che il battito delle arterie , il respiro dei polmoni , la facoltà di pensare e di agire dipendano da una potenza misteriosa che non ha da fare colla materia ? - Il giorno in cui in me cessasse una tale convinzione , arrossirei di esser uomo e invocherei di morire . - Mentre io mi occuperò a leggere queste note biografiche - disse il Virey allontanandosi - voi potrete , o fratello , esercitare le vostre pratiche salutari sull ' anima dell ' infermo . Più tardi , se i vostri rimedi non avranno giovato , io mi permetterò di tentare qualche prova sulla massa corporea . Vi prometto che il vostro metodo di cura non ne rimarrà pregiudicato . Così parlando , il Virey si ritirò nel vicino gabinetto . Fratello Consolatore cadde in ginocchio presso il letto dell ' infermo mormorando una preghiera . Trascorsa un ' ora , il Primate di medicina rientrò nella stanza . Ai due praticanti magnetisti che lo accompagnavano si era aggiunto un numeroso drappello di giovani studenti , intervenuti spontaneamente al consulto per erudirsi nella dotta e faconda parola dell ' illustre scienziato . Il Virey da più mesi non era venuto a Milano ; tutti si attendevano che al letto degli infermi egli avrebbe solennemente proclamate e spiegate le sue grandi teorie innovatrici . L ' aspettativa non fu delusa . I giovani si schierarono silenziosi intorno al letto , e il Primate con accento solenne prese a parlare : « L ' esplorazione magnetica non mi aveva ingannato ; la biografia dell ' infermo , e più che altro la storia delle sue ultime peripezie ha confermato i miei criterii sulla natura del male che reclama i nostri soccorsi . « La scienza medica ha fatto , nella prima metà del corrente secolo , dei progressi meravigliosi . Oggimai non vi è legge dell ' organismo umano che a noi sia ignota , non vi è forza della natura che abbia potuto sottrarsi alle nostre investigazioni ed al dominio delle nostre esperienze . Ogni mistero si è rivelato ; l ' organismo umano non ha più segreti per noi ; la chimica ha messo a nostra disposizione tutte le sostanze vitali disperse negli elementi , tutti i reagenti salutari che rispondono alle umane fralezze . « Possiamo noi inorgoglirci degli stupendi risultati ? « Possiamo noi esultare dei nostri trionfi , mentre gettando uno sguardo sulla umanità ci è forza di constatare il suo incessante deperimento ? « I nostri legislatori si mostrano sgomentati della frequenza , per verità spaventevole , dei suicidii individuali ; eppure - strano a pensarsi - assistono spettatori indifferenti ed improvvidi al suicidio di tutta la specie umana ! « Se fosse lecito dubitare della perfezione matematica dell ' universo , che implica necessariamente la perfezione dei singoli elementi cosmici , in verità noi dovremmo chiamare assurda ed improvvida questa grande sproporzione che si manifesta tra la facoltà immaginativa e la forza puramente meccanica dell ' uomo . Tutte le malattie , tutte le passioni e le ansie che ci contristano la vita ripetono la loro origine e la loro causa efficiente da questo fenomeno implacabile . Il progressivo sviluppo e la conseguente attività delle forze morali segna nell ' organismo dell ' uomo le fasi del deperimento che conduce alla morte . Questo attrito incessante fra l ' uomo intelligente e l ' uomo bruto risponderebbe per avventura ad una misteriosa esigenza dell ' ordine universale ? Questa legge , così assurda nelle apparenze , costituirebbe forse il principio demolitore , o meglio , la potenza trasformatrice della umanità ? La razza umana sarebbe mai destinata a scomparire dopo un lasso di secoli , per vivere e riprendere sotto nuovi aspetti la sua attività cooperativa in un mondo ringiovanito ? Ammessa una tale ipotesi , per la quale verrebbero ad eliminarsi molti assurdi concetti , volgendo uno sguardo alle condizioni attuali della umanità , ed ai gravissimi indizi di prostrazione che in ogni parte si manifestano , non possiamo astenerci dall ' emettere un grido di allarme - l ' agonia della nostra specie è cominciata . Il fuoco della nostra intelligenza ha raggiunto il massimo grado della incandescenza ; questo fuoco sta per estinguersi . « Noi siamo all ' ultimo atto della grande tragedia umana . Il Titano intelligente si elevò ad una altezza non mai raggiunta , ma la sua caduta sarà irreparabile . « Abbiamo spogliate le foreste , abbiamo traforate e abbattute le montagne , abbiamo aperte delle voragini per rapire alla terra le materie combustibili e gazose ; abbiamo deviate le correnti elettriche ; dapertutto la mano dell ' uomo ha portato lo scompiglio e lo sfacelo . « Che più ci resta a tentare ? Dopo aver dominato la terra e le acque , ecco le nostre locomotive ci sollevano ai cieli ... Non basta ? Fourrier , coll ' innesto delle ali , ci comunica una nuova facoltà , ci promette una trasformazione ... « Affrettiamoci , signori ! Ciò che abbiamo fatto per suicidarci è poca cosa ... Voliamo alle regioni dove spaziano le aquile ! ... Voliamo colà dove per l ' uomo si respira la morte ... « E i sintomi mortali si scorgono dapertutto . L ' attività febbrile che nello scorso decennio ha operato dei prodigi , oggi accenna ad estenuarsi ; la luce della intelligenza umana è quella del lucignolo prossimo a spegnersi . « E frattanto , qual forza ci soccorre ? La terra , nostra madre , e nudrice , è ormai stanca delle nostre violenze . Essa comincia a ribellarsi . I cereali intisichiscono , la vite non dà più grappoli ; gli animali che più abbondante e vigoroso ci fornivano l ' alimento , si ammorbano e periscono sui pascoli insteriliti . « E già i governi mandano un grido di allarme ; e il diritto alla esistenza sancito dalle nuove leggi diverrà fra poco una derisione ... Ma a ciò provveda chi deve . « Il nostro compito , o signori , è quello di affermare , per quanto è da noi , la vita individuale , mentre le masse precipitano nella morte . « L ' umanità è colpita là dove ha molto peccato . La prevalenza del succo nerveo ha paralizzato le forze del sangue ; l ' equilibrio degli elementi vitali è cessato ; l ' uomo vegetale , l ' uomo bruto fu invaso dell ' uomo pensante . « Dalle cattedre , dai libri , dai giornali noi abbiamo reagito costantemente contro l ' invadenza di uno spiritualismo micidiale . Ma la superbia umana ha sordo l ' orecchio alle verità che la umiliano . « La religione riformata , accarezzando l ' orgoglio dell ' uomo e l ' idealismo irrazionale della donna , ha messo il colino alla esaltazione . In ogni paese , in ogni tempo , l ' ascetismo fu nemico della nostra scienza ; ma a nessuna epoca mai come alla nostra , il prete ed il poeta , questi eterni falsarii della legge naturale , questi allucinati o coscienti mistificatori delle plebi umane , esercitarono più micidiale il loro predominio . I fanatici del nuovo culto impazziscono a migliaia . Parigi , la superba città che era nello scorso secolo denominata il cervello del mondo , Parigi non rappresenta oggigiorno che un vasto manicomio . « Ma questi signori vi diranno : ciò che a noi importa è la salute delle anime ! Orbene ! ( e così parlando il Virey si volse a fratello Consolatore ) non vi par tempo che noi interveniamo ? « Vorrete poi permetterci di tentare qualche esperienza profana sugli atomi vitali che per avventura serpeggiano tuttavia in questo corpo estenuato ?...» Fratello Consolatore non rispose e chinò la testa mestamente . Il Virey , per un istante disarmato dall ' umile atteggiamento del Levita , riprese la parola con intonazione più dimessa : « La malattia che ha colpito quest ' uomo è una delle più comuni oggidì : la lassitudine nervosa complicata e aggravata da un chiodo fantastico . « Lo sfinimento dell ' apparato nervoso ripete la sua origine da troppo intense e prolungate esercitazioni della macchina cerebrale ; il chiodo fantastico è frutto di una troppo costante e inesaudita surreccitazione dei globuli simpatici . Il bagno fosforico e le fasciature elettro - magnetiche applicate con prudente moderazione potrebbero in breve tempo rinvigorire il sistema pregiudicato ; ma un tal metodo di cura aggraverebbe la crisi dell ' organo più compromesso . « Signori ! ... occhio al cervello ! ... occhio al padrone , al governatore , al tiranno della casa vitale ! Abbiate per fermo che nessuna malattia è mortale quando l ' organo tiranno che siede là dentro conservi piena ed intatta la sua forza di volere . « Affrettiamoci dunque ! Il nostro primo compito sia quello di ristabilire l ' equilibrio fra i globi cerebrali . Ottenuto l ' equilibrio , quando il malato sarà in grado di pensare e di volere , in pochi giorni la resurrezione delle fibre sarà completa . « Riassumiamoci . La biografia del paziente ci ha rivelato che un intenso desiderio di possessione riportato sovra una donna fu causa della anomalia . L ' idealismo ! sempre l ' idealismo ! fomite di ogni follia , di ogni disordine , per non dire di ogni umana scelleratezza . Questo uomo , credendo di amare , ha fatto violenza alle leggi della natura e si è reso impotente . Io vorrei bene , o signori ( e qui la parola del medico riprese una intonazione più vibrata ) , io vorrei bene , se la situazione del malato non esigesse tutte le nostre sollecitudini , sbizzarrirmi alcun poco nella diagnosi di questa vacuità a cui le moltitudini danno il nome di amore ! ... Oh ! chi scriverà la storia dell ' amore ? Chi vorrà riprodurre nella sua spaventevole ampiezza la cronaca delle follie e dei delitti derivati da questo equivoco , da questa fatale illusione della superbia umana ? E fino a quando proseguiremo noi ad insultare la natura , a pervertirci , a suicidarci , per la mania di idealizzare a mezzo di una insensata parola l ' attrazione simpatica dei sessi , comune a tutti gli enti , a tutte le molecole della creazione ? « Ma torniamo al malato . La prevalenza del fosforo , rivelata dalla esplorazione , mi è di buon augurio ; l ' assenza della febbre mi allarma . Provochiamo la febbre ! provochiamo questa benefica agitazione del sangue che tende ad espellere dall ' organismo gli atomi eterogenei , « Soffiamo in questa bonaccia ! suscitiamo la tempesta riparatrice ! ... « E non perdiamo un istante ( proseguì il medico , ritraendo la mano dalla fronte del malato ) ; si chiami tosto ... Ma , no ! ... io stesso sceglierò l ' individuo da applicarsi ... « Vi è qui alcuno che possegga un ritratto della donna che questo infelice ha creduto di amare ?...» Fratello Consolatore si levò in piedi , levò dal portafoglio una fotografia e la porse al primato . - Sta bene ! ... Conducetemi tosto ad una casa di Immolate ... Là troveremo l ' individuo simpatico che ci abbisogna . E volgendosi ai giovani studenti che in silenzio lo avevano ascoltato : - Spero - disse - che mi avete compreso . L ' estirpazione del chiodo fantastico allora si effettuerà spontaneamente , quando si ottenga che quest ' uomo abbia a credere in un ' altra forma di donna ... Se a tanto può giungere il talento e la volontà di una Immolata , è indubitabile che lo sviluppo istantaneo della febbre ricondurrà l ' equilibrio nelle forze mentali , e allora il cervello potrà gridare a ' suoi satelliti : sorgete e obbeditemi ! » Ciò detto , il Virey riconsegnò a fratello Consolatore la fotografia dell ' Albani , dopo averne spiccato uno dei tanti ritratti fotografici che vi erano intercalati . - Levita ! - riprese il Primate nell ' atto di congedarsi - voi perdonerete alla vivacità di alcune mie espressioni che per avventura possono aver irritate le vostre suscettibilità - la scienza medica non fu mai troppo scrupolosa nella pratica del galateo . - Dopo tutto , se i nostri principii e le nostre credenze si avversano , ciò non impedisce che noi ci chiamiamo fratelli . - Fratelli ! - ripetè il Levita stringendo al cuore la mano che aveva cercato la sua - è pur consolante l ' udir profferire questa parola da un uomo che nega l ' amore e non crede all ' esistenza dell ' anima ... Il Virey , irritabile come tutti gli scienziati , stava per riprendere la sua polemica , ma un sospiro affannoso del malato gli ricordò che i minuti erano contati . Egli volse al Levita un ' ultima occhiata piena di ironia e uscì dalla stanza seguito dagli alunni . Giunto nella via , il Virey fece salire nella sua volante il custode della Villa , e scambiate sommessamente alcune parole con lui , ordinò al conduttore di dirigersi alla piazza dell ' antica cattedrale . CAPITOLO XXI . Una casa di Immolate La gondola volante prese terra presso il vestibolo principale di quel superbo edifizio ideato dall ' illustre Mengoni che un tempo si chiamava la Galleria Vittorio Emanuele . Dopo l ' attivazione dei velarii trasparenti e delle stufe cittadine , quel passaggio coperto di cristalli ha cessato di rappresentare un rifugio ed un luogo di convegno per le avventuriere e pei fannulloni eleganti . Le contrade principali di Milano , meglio riparate dalle intemperie e dai geli , riscaldate nell ' inverno dalle stufe o rinfrescate nella calda stagione dai ventilatori roteanti , attraggono di preferenza i passeggieri . Fin dal 1958 , gli Anziani di famiglia hanno deliberato di utilizzare la galleria derelitta , convertendola in una casa di Immolate . Quattro porte di bronzo dorato chiudono gli accessi , già complici nel secolo precedente di tante stragi reumatiche . Quelle porte , superbamente cesellate , narrano ai risguardanti tutta la storia dei sacrifizi di beltà consumati dall ' eroismo femminile attraverso le barbarie dei secoli . Non arrestiamoci a contemplare questi quadri , che rappresentano altrettanti capolavori . Il Virey ha sorpassato il vestibolo e già si è introdotto nel gabinetto di informazione occupato dalle emerite . Le vecchie matrone seggono gravemente agli scrittoi . Donna Transita , là direttrice , sta per assiderai ad una piccola mensa in compagnia di un Commesso di bellezza arrivato in quel punto dalle Isole Mormoniche ( ) . All ' apparire del Virey , che portava sospeso al collo le insegne del suo ordine accademico , donna Transita fece un leggiero cenno di saluto gridando con voce secca alle emerite : - Attenzione a questo ... Czarre !...( ) . Il Virey espose brevemente la sua richiesta . - Si tratta di un caso urgentissimo ... Io domando un mandato di estradizione momentanea per una delle vostre alunne . - Un mandato di estradizione ! - ringhiò nuovamente la Direttrice ; - veramente ... all ' ora della refezione ... non dovrei ... non potrei ... - Si tratta di un uomo che sta per morire - disse il Virey bruscamente - e a termini di legge ... - Non è il caso ... non è il caso - interruppe donna Transita ; - il nostro stabilimento , nol dico per vantarmene , può esser preso a modello di ordine e di disciplina ... La carità delle nostre alunne non ha mai esitato dinanzi al sacrifizio ... E volgendosi ad una delle emerite : « A te , Miracolosa ! Sia fatto il beneplacito del postulante ! Trecento lussi all ' ora per la martire ... e le buone grazie dello czarre pel nostro incomodo » . Donna Transita , alla vista di una pernice truffata apparsa sulla mensa , piombò sulla scranna con tutto il peso della sua formidabile corporatura e non disse più motto . L ' emerita che portava il nome di Miracolosa stese rapidamente il mandato ; e il Virey , dopo aver depositata la somma di lussi novecento , venne introdotto nella galleria Quel grandioso ed elegante quadrivio coperto di cristalli offre un colpo d ' occhio stupendo . Tutto è disposto per la refezione delle suore . Sulla grande via lastricata di marmi dove in altre tempi si affollavano i passeggieri , ora si estendono le mense coperte di candidi lini . I candelabri , i fiori , il vasellame d ' argento rivelano il gusto artistico e il sensualismo raffinato dell ' epoca . La illuminazione è abbagliante . La cupola gigantesca dell ' ottagono sfolgora come un sole . Duecento serpentelli di bronzo stillano dalle fauci una pioggia fosforescente ; lagrime di fuoco , che cadendo nella sottoposta piscina , formano l ' onda letale destinata a dissolvere il suicida ( ) . Al momento in cui il Virey entrava nella galleria , le immolate scendevano dai loro appartamenti per assidersi alle mense . Immaginate l ' effetto di ottocento donne , splendenti di gioventù , abbigliate con quella elegante semplicità che rivelando tutti i contorni della persona , non cessa di irritare il desiderio . Le vesti hanno il colore e la trasparenza dell ' ambra . Le capigliature lussureggianti riflettono i bagliori della luce artifiziale come nuvole baciate dal sole . Ciascuna si è assisa al suo posto . Un ' onda vaporosa di suoni esce dai sotterranei per confondersi ai bisbigli delle donne , ai sussurri delle vesti , al giocondo tintinnio delle suppellettili . Le leggi dell ' Istituto esigono che all ' ora della refezione il sesso forte si tenga in disparte . Ma vi hanno alle finestre ed ai balconi degli spettatori , che fumando il loro fragola ( ) , contemplano dall ' alto il lieto spettacolo , lanciando motti e sorrisi alle belle commensali . Il divieto di scendere al piano - terra durante la refezione delle suore , non poteva estendersi ai visitatori premuniti di un mandato legale . Al momento in cui le ancelle si accingevano ad esportare dalle mense il desiderium ( ) , l ' illustre Virey avea quasi compiuta la sua rassegna di donne . Raffrontando col ritratto fotografico di Fidelia le svariate sembianze che si offrivano al suo sguardo , egli procedeva esitante e turbato . In quel giardino di bellezze viventi non vi era dunque una forma che riproducesse i divini contorni della estinta fidanzata dell ' Albani ? ... Ma un lampo di gioia irradia improvvisamente la fronte dello scienziato . Il tipo che egli va cercando gli sta dinanzi : ecco la realtà che potrà surrogare una idea ; ecco la donna meglio adatta per sostituirsi ad una larva ... Il Virey fece il giro della tavola , e in un batter di ciglio fu presso alla immolata . - Sorella di amore - disse lo scienziato all ' orecchio della bella - sono dolentissimo di dovervi importunare in tal momento ... Vi è un malato ... un morente ... che reclama i vostri soccorsi ... La sua vita dipende da voi ... Abbandonate la mensa e seguitemi ! ... - La preferenza che voi mi accordate - rispose la donna con amabile accento - mi colmerebbe di troppa gioia , se in questo istante la mia vanità femminile non fosse dominata da un istinto più volgare . Gli stimoli del desiderium mi hanno surreccitate le papille nervee a tal segno , che il mio appetito di vivande si è reso feroce , e voi converrete meco che questi ninnoli non potranno ottenere altro effetto fuor quello di irritare davvantaggio la rabbia de ' miei denti . Così parlando , la bella portò al labbro un elegante spillone d ' argento , sulla cui estremità stavano infisse due lingue di usignuolo affumicate . - Il nostro collega Raspail ha provveduto a tali urgenze - disse il Virey traendo da una scatoletta due pillole di midollo concentrato di leone . - Questi due globuletti racchiudono gli atomi sostanziali di due pranzi lautissimi . - Sia fatta la vostra volontà ! - rispose con tristezza la donna inghiottendo le pillole ; - ma un buon pranzo è una grande consolazione dei sensi , mentre invece questi surrogati della scienza ... Poi , mutando improvvisamente di tono : - Ditemi , Primate , è egli bello il vostro malato ? - Giudicatene ! - rispose il Virey . E in così dire , pose innanzi alla donna una fotografia colorata che ritraeva l ' Albani in tutto il fulgore della sua bellezza giovanile . Che è stato ? perché mai al vedere quelle sembianze l ' Immolata trasalisce e balza dalla seggiola con febbrile agitazione ? - Presto ! che tardiamo ? non si perda un istante ! - esclama la donna con voce affannata , appoggiandosi al braccio del medico . E già entrambi muovevano per uscire , quando un uomo , o piuttosto un mostro della specie umana sbucò improvvisamente da una delle porte che mettevano agli appartamenti superiori , e chiuse il passo alla donna esclamando con terribile voce : - Fermatevi ! voi obbliate le vostre promesse ! ... L ' Immolata si strinse al braccio del Virey , tremante e spaurita come una capinera in presenza dell ' aspide . CAPITOLO XXII . Cardano . Chi era quel personaggio ... terribile ? Lo sapremo più tardi ; vediamo ora qual fosse nell ' aspetto . La sua testa era enorme . Figuratevi la materia organica di quattro teste , impiegata a formarne una sola . Al vederlo , il Virey provò un fremito di ribrezzo e si arrestò come impietrito . - Non è dunque una favola la testa di Medusa ? Se alla capacità di questo cranio - pensò lo scienziato - corrisponde il volume del midollo cerebrale , qual genio portentoso ... qual grande scellerato dev ' essere costui ! ... Indubbiamente quell ' uomo era un mostro ; pure , alla immane testa non poteva rimproverarsi altro difetto fuor quello di essere sproporzionata al restante della persona . Spiccate il capo al Mosé di Michelangelo e ponetelo sulle spalle di un nano , voi avrete una immagine approssimativa dello strano personaggio . I suoi grandi occhi bovini , coronati da grandi sopracciglia e iniettati di sangue , rivelavano una straordinaria potenza di percezione . L ' espressione del suo sguardo era tetra , non sinistra . Le grosse labbra , perfettamente delineate , dinotavano la energia e il sensualismo di un carattere ardente . Era una testa che a primo tratto eccitava lo sgomento e il ribrezzo , ma l ' occhio che sovr ' essa osava arrestarsi un istante , ne rimaneva abbagliato . La corporatura , comparativamente tozza e deforme , si faceva ammirare per lo spiccato rilievo dei contorni . Sotto la elegante sopraveste del nano si indovinavano un torace di granito , due braccia di acciaio e una muscolatura da atleta . Il Virey , dopo aver contemplato in silenzio i singoli tratti di quel fenomeno vivente , prese animo a parlargli : - Potete voi affermare dei diritti legali sulla suora che io intendo esportare per opera di carità umana ? ... In tal caso soltanto ... - Dessa mi appartiene ! - interruppe il nano vivamente . - Interrogatela ! ... Non posso supporre che ella abbia obliati gli impegni con me presi or fanno pochi minuti . - Noi apparteniamo alla umanità tutta intera - rispose l ' Immolata sospirando ; - ma quelli che soffrono , quelli che partono dalla terra hanno su noi dei diritti più urgenti . Così parlando , la donna guardava il nano fissamente , colla espressione supplichevole e mesta del delinquente che chiede grazia all ' arbitro de ' suoi giorni . E vedendo che quegli non accennava ad arrendersi , la trepida donna rivolse la parola all ' uomo che le dava di braccio , invitandolo a mostrare il mandato di estradizione di cui era munito . Il Virey non esitò un istante a porgere il foglio . Il nano lo percorse rapidamente coll ' occhio , e parve disarmato . - Intorno a questa mensa - riprese lo strano personaggio volgendo la parola al Virey con intonazione più mite - vi hanno ottocento suore disposte a prestarvi i loro servizi ; non sareste voi abbastanza cortese per riferire la vostra scelta sovra una di quelle ? - Ragioni di scienza me lo vietano - rispose il Virey gravemente . - L ' illustre malato reclama l ' applicazione di un assorbente eminentemente simpatico , e in questa donna soltanto ho potuto scorgere le facoltà che al mio caso si confanno . Il nano aggrottò le ciglia , le sue labbra impallidirono e parvero minacciare una violenta esplosione di collera . Girò una occhiata d ' intorno , un ' occhiata bieca , sospettosa , tremenda ; ma scorgendo due ufficiali di sorveglianza che si avanzavano alla sua volta , coll ' accento cupo di chi si reprime , disse : - Sia fatta la volontà della legge ! Noi ci vedremo più tardi ... Il Virey fece un saluto del capo , e la donna , cui erano state dirette le ultime parole del nano , rispose con una intraducibile occhiata piena di angoscia e di sommissione . Poco dopo , la volante che stazionava sulla piazza della cattedrale , accoglieva nel suo grembo il Primate e la suora , e dirigevasi con moto rapidissimo verso la villa Paradiso . Durante il tragitto , l ' Immolata appariva turbata . - Quest ' uomo - le disse il Virey - ha prodotto sui vostri nervi una impressione dolorosa . Procurate di ricomporvi e di obliare . Per la missione che ora andate a compiere si esige molta calma e molta energia di volere . - Se voi conosceste quel mostro ! - esclamò l ' Immolata rabbrividendo . - Egli è dunque di una specie ben trista , se voi tremate e vi coprite di pallore al ricordarlo ? ... - Egli è un mistero più buio della notte e più profondo del mare . - Voi dunque ignorate affatto chi egli sia ? - Se ogni sua parola non è una menzogna , debbo credere che egli si chiami Cardano , e ch ' egli sia ricco e potente come un re . - E viene spesso in cerca di voi ? - Mi ama ! - sospirò la donna con un gesto di orrore . - Se sapeste quale tremenda cosa sia per noi il dover subire di tali amori ! ... Uno scoppio di lacrime troncò le parole della donna . Il medico accerchiò la bellissima testa col braccio e premendola al petto esclamò mestamente : - La società moderna , designandovi col titolo di Immolate , ha reso giustizia al vostro eroismo . - No ! no ! - riprendeva la desolata singhiozzando . - La mente dell ' uomo non riuscirà mai a concepire le atrocità del nostro martirio . Uno dei più orrendi supplizii ideati dalla scelleraggine antica fu quello di legare ad un vivo il corpo di un estinto per seppellirli abbracciati nella medesima tomba . Orbene : nelle prepotenze a cui la Immolata si assoggetta vi è qualche cosa che assomiglia all ' accoppiamento di un morto e di un vivo ... Essere amata da quel mostro , dover subire i suoi amplessi , dover fingere al segno , ch ' egli talvolta possa illudersi di essere amato ! ... È orribile ... è spaventoso ! ... - Da quanto tempo conoscete quell ' uomo ? - domandò il Virey . - Da sei o sette mesi . Dal giorno in cui a Milano ebbe luogo l ' esperimento della pioggia artifiziale ideata dal celebre Albani . Non potrò mai obliare le tremende parole ch ' io lo intesi profferire in quella occasione . Al cadere delle prime stille , mentre dalla città si alzava un grido di sorpresa e di plauso , l ' esplosione di un ghigno satanico mi trasse a rivolgere il capo . I miei occhi si incontrarono per la prima volta in quelli del basilisco . Ed egli , senza smettere il suo ghigno beffardo , e guardandomi fissamente : « applaudite ! applaudite ! - ringhiava colla sua voce cavernosa ; - questo meccanismo , migliorato , corretto e opportunamente applicato , al meno danno potrà fra pochi mesi riprodurre il diluvio ! » Il Virey prestava la massima attenzione alle parole della Immolata e a sua volta diveniva tetro . Il moto discendente della gondola avvertì lo scienziato che era tempo di avviare la conversazione sovra altro tema . - Adunate le vostre forze - diss ' egli ; - cacciate dalla mente ogni avversa preoccupazione ; il nuovo sacrificio a cui andate incontro darà la vita ad un fratello che ha resi i più segnalati servigi alla umanità . Poco dianzi avete nominato l ' Albani , l ' inventore della pioggia artifiziale . Orbene , sappiatelo : gli è appunto quell ' insigne cittadino che reclama le vostre cure . Poco fa , nel gettar gli occhi sulla di lui effigie , le vostre guance si animarono di un vivo rossore , e se io non mi sono ingannato , i vostri nervi furono scossi da un elettrismo simpatico . - Primate ! - esclamò la donna rianimandosi improvvisamente - gli è che quella effigie ... quelle sembianze ... - Ebbene ! - esclamò il medico colla impaziente curiosità di chi sta per afferrare l ' ultima parola di un enigma . - Ebbene ! - sospirò l ' Immolata - quella effigie e quelle sembianze mi hanno ricordato ciò che una donna della mia condizione ha l ' obbligo di obliare , che anch ' io sulla terra ho amato una volta , e molto , e intensamente amato pel solo diletto di amare . Su queste parole della Immolata la gondola toccò terra . Il Virey offerse il braccio alla donna , e si inoltrò con essa nella galleria che metteva alla stanza del malato . - Nessun sintomo allarmante ? - chiese il medico entrando . - Nessuno - rispose fratello Consolatore . - Lasciamo con lui questa suora e ritiriamoci . Ciò che importa - soggiunse il medico volgendosi alla Immolata - è che quest ' uomo creda in voi prima che siano trascorse due ore . Tutti uscirono dalla stanza ad eccezione della donna . Questa si appressò tremando al letto dell ' infermo . La luce melanconica della lampada azzurra , rischiarando il pallido volto , lo abbelliva di una tristezza funerea . L ' Immolata , al vedere quelle sembianze , potè a stento reprimere un grido . Si gettò su quel corpo assiderato coll ' impeto di una madre selvaggia che trova il proprio figlio ucciso da una serpe . Le sue braccia , incrociandosi tra le chiome dell ' infermo , sollevarono dai guanciali il capo estenuato ; le sue labbra tumide di sangue , esuberanti di ardore , corsero avidamente a baciare una bocca , dove la morte già delineava il suo glaciale sorriso . Quel bacio poteva essere eterno . L ' Immolata , affiggendo le sue labbra a quelle dell ' Albani , dovea trasmettere la vita o assorbire la dissoluzione . Ma i presagi del Virey non tardarono ad avverarsi . L ' infermo dopo alcuni istanti aprì gli occhi . - Che è stato ? - domandò con fioca voce . L ' Immolata trasalì , e cadendo in ginocchio presso il letto del malato , gli mormorò all ' orecchio una parola che parve rianimarlo . - Il vostro nome ! il vostro nome ! - ripeteva l ' Albani , guardandola fissamente . E allora , con un accento pieno di soavità e di tristezza , la genuflessa prese a parlare di tal guisa : CAPITOLO XXIII . Sogno di una notte di estate . - Lassù , al paese , dove le figliuole non hanno cessato di portare con orgoglio i nomi delle loro madri , mi chiamavano Maria . Più tardi , mutando dimora e condizione , io presi il nome di Glicinia ... - La Glicinia è un pallido fiore - mormorò l ' Albani . - Se voi non vi chiamate Fidelia , come accade ch ' io vi vegga inginocchiata davanti al mio letto ? - È il posto che mi spetta ; e non credo che altra persona al mondo più di me ci avrebbe dritto . Noi donne siamo portate ad amare con istinto materno coloro ai quali abbiamo dato la vita , e quando una di queste vite è in pericolo , noi sappiamo che per salvarla nessuna potenza umana uguaglierebbe la nostra ! - Mia madre è morta ! - sospirò l ' Albani ; - le sue carezze e i suoi baci mancarono alla mia giovinezza . - Nè vi resta il sovvenire di altre carezze , di altri baci , più impetuosi , più ardenti , che in una notte di spasimi atroci , in un ' ora di tremenda agonia vi fecero esclamare : la giustizia degli uomini mi avea ucciso e l ' amore di un angelo mi richiama alla vita ? ... L ' Albani si rizzò sui guanciali , ma tosto , vinto dalla spossatezza , piegò il capo su quello della Immolata esclamando : parlami ! - Parlami ancora ! la tua voce mi fa bene al cuore . - Or fanno cinque anni - riprese la donna - al cadere del giorno , io sedeva con mia madre fuor della casetta tutta coperta di edera e di glicinie , posta sul declivio di una collina . Il sole tramontava dietro un padiglione di nuvole ardenti , i cui riflessi di porpora rischiaravano il villaggio come vampa di Incendio . Si respirava un ' aria di fuoco . Regnava intorno a noi quel silenzio lugubre che sembra presagire l ' uragano . Allo svolto del sentiero che metteva alla nostra abitazione apparve un viandante affannato . Si appoggiò al muricciuolo , e scuotendosi la polvere dagli abiti , pareva cercare collo sguardo una persona a cui chiedere soccorso . Vestiva la tunica bianca del prete riformato , e sotto il suo largo cappello da pellegrinaggio si disegnavano i contorni di un bellissimo viso . Mia madre si alzò . Quel movimento attrasse a noi gli sguardi del Levita , che tosto si diresse alla nostra volta esclamando una parola di benedizione . - La volontà di Dio e la saggezza degli uomini - proseguì egli colla sua voce piena di angelica dolcezza - mi hanno imposto di accompagnare pel duro calle della espiazione uno sventurato , che oggimai non ha più il diritto di coabitare coi fratelli . Ma la pietà di Dio impone dei temperamenti alla giustizia della società , e l ' arbitro di questi temperamenti suoi essere il sacerdote . Ora , ecco un caso nel quale io posso di tutta coscienza invocare pel mio martire la tregua dei rigori legali . Il reietto è là ... giacente sul terreno ... affranto dalla stanchezza e dalla febbre ... L ' uragano è imminente ... Io non debbo permettere che quell ' infelice muoia sulla via maledicendo agli uomini ed al cielo . Consentireste voi a dargli asilo per questa notte ? Mia madre ed io ci ricambiammo uno sguardo , e introducemmo il Levita nel cortiletto . Benedette le case dei nostri padri ! - esclamò il prete ; - questi porticati erano una ispirazione della carità ! qui le rondini fabbricavano i loro nidi , e qui dormivano nella sicurezza i perseguitati e i mendichi . Non volete salire agli appartamenti superiori ? - chiese mia madre al Levita . - No ! ... l ' infrazione della legge eccederebbe i limiti che mi sono prescritti . Si stabilì di collocare un pagliericcio al piede della scala . Mia madre ed io ci affrettammo ad apprestare quel povero letto , corredandolo di un guanciale e di una coltre . Noi stendemmo fra le colonne del portico una tenda di riparo : una scranna , un ' anfora d ' acqua , un lavacro ed una lampada elettrica completarono il mobilio di quell ' andito terreno , dove la pietà , sposandosi all ' infortunio , doveva in quella notte tramutarsi in un amore infinito . « Frattanto , il sacerdote era uscito con due famigli per soccorrere il caduto e sorreggerlo fino alla porta della nostra casa . Il vergine cuore di una fanciulla ha dei presentimenti divini . Ciò che noi proviamo all ' appressarsi di quel lui ignorato che dovrà essere il sole della nostra esistenza è qualche cosa che simiglia ad un ' aurora . La nostra anima si rischiara , i nostri sensi tripudiano ; noi ci sentiamo inondate di una beatitudine rivelatrice ... Nella attonita fantasia il mistero prende forma , ed è una forma indeterminata , volubile , che ad ogni tratto svanisce per ricomporsi , per rassodarsi , per isfuggirci di nuovo , fino a quando , all ' apparire di un essere reale , il cuore non ci gridi con un sussulto : eccolo ! è lui ! Ho cercato di esprimere le ansie della attesa , ma invano tenterei dipingere a parole la emozione che provai nel vedermi innanzi ... quello sventurato . Egli era bello della tua bellezza ; egli era pallido come tu lo sei ; egli soffriva come tu soffri ... I due famigli , sorreggendolo , lo accompagnarono fino al letto . Mi passò accanto , levò gli occhi , e il suo sguardo - poiché la parola gli era contesa dal dovere - esprimeva un ringraziamento affettuoso . « I miei occhi non si affissarono che un istante su lui , ma la sua imagine rimase avvinta al mio cuore per non più dipartirsene . Mia madre , all ' atto di allontanarsi , chiese al Levita se di nulla abbisognasse . « Troverò il mio posto per riposarmi - riprese quegli , e accennando al compagno che si appoggiava alla muraglia per sorreggersi , ci fece comprendere che la nostra presenza cominciava a divenire importuna . Ci avviammo per salire agli appartamenti superiori . Io non proffersi parola ; le lacrime agglomerate sul cuore facevano intoppo alla voce . Prima che noi fossimo entrate nelle nostre stanze , uno scoppio fragoroso di tuono annunziò lo scatenarsi dell ' uragano » . L ' Immolata si interruppe . Il tremito convulso onde l ' infermo era assalito lo avvertiva che i dettagli spaventevoli di quella scena potevano ucciderlo . La crisi fu passeggiera . Il sembiante dell ' Albani si ricompose , una leggiera tinta di rossore traspirò dalle pallide guance , gli occhi si animarono di viva luce . L ' Immolata raccolse tra le braccia il bel capo che per un istante si era scostato da lei , e riprese a parlare di tal guisa : - Le grandi commozioni della natura non durano a lungo . Di là a pochi istanti , la tempesta era cessata , e il cielo raggiante di stelle , gli alberi ed i fiori rinfrescati dalla pioggia si scambiavano un saluto di luce e di profumi . La notte riprendeva la sua calma solenne , e tutto il creato pareva gioire . Ciò che non poteva placarsi era il turbamento , l ' agitazione , la febbre del mio povero cuore . Io non mi era coricata . Durante l ' uragano , io non aveva cessato di pregare , di piangere , di baciare col desiderio della pietà e dell ' amore il bel volto dell ' ospite infelice . L ' atmosfera della stanzetta mi soffocava . Apersi la finestra ; la dolce frescura e le esalazioni del giardino non valsero a confortarmi . Sotto la finestra che sovrastava al porticato , io vedevo al soffio dell ' aere agitarsi una tenda . Dei singulti affannosi giungevano al mio orecchio , e penetrandomi nel cuore , parevano tradursi in richiami e rimproveri . Sorpassando quel debole riparo di tela , il mio pensiero penetrava nell ' andito lugubre , ove un bello , un giovane uomo , reietto dalla società , implorava nei tremiti della febbre quella stilla ravvivatrice che è una parola di perdono e di amore . E mentre nell ' animo mio si dibattevano le esitanze e i desiderii ; mentre i pregiudizii contrastavano a quegli istinti di pietà e di sacrifizio che fanno santa la donna , io aveva sorpassata la soglia della stanzetta ; ero discesa al piano terreno , ero caduta in ginocchio presso il giaciglio di un infelice ... - E quegli ? - domandò l ' Albani con voce animata . - Sollevò il capo e mi stese le braccia , profferendo la parola del Cristo morente ... « ho sete ! » - Gli sventurati hanno sete di pietà e di amore - interruppe l ' Albani . - Infatti - proseguì l ' Immolata - l ' acqua che io gli porsi non valse a dissetarlo ... - Oh ! mi sovvengo - riprese l ' Albani contemplando con espressione di viva riconoscenza e di affetto il bel volto della donna ; mi sovvengo di tutto ... Eppure , in quella notte gli ardori del mio labbro furono ammorzati ! ... - Ti rammenti di qual maniera ? - chiese Glicinia sollevandosi e affiggendo amorosamente la bocca a quella dell ' infermo . - Tu mi attiravi al tuo petto esclamando : « io ti ringrazio ... io ti benedico ... I tuoi baci mi daranno la forza di vivere ... e di soffrire . » La reminiscenza di una ebbrezza sovrumana , ravvivata dall ' aspetto , dalla voce , dalle ardenti carezze di una donna incomparabilmente leggiadra , operarono il miracolo . Ripetendo con voce sussultante le parole della enfatica narratrice , l ' Albani aveva ripreso , colle illusioni del passato , tutta la energia del suo temperamento giovanile . Quel lungo duetto di amore si chiuse con una cabaletta che il gusto musicale dell ' epoca nostra ci impone di sopprimere . L ' impeto della passione non poteva durare a lungo nella fibra estenuata dell ' infermo . Quando il Virey e fratello Consolatore rientrarono poco dopo nella stanza , l ' Albani era ricaduto nel letargo ; ma il pallido volto supino ai guanciali pareva tuttavia irradiato di felicità , e il labbro atteggiato al sorriso rivelava la calma serena degli organi intelligenti . Il Primate si accostò al letto . Posò la mano sul cuore dell ' infermo , e guardando fissamente la donna , colla espressione di chi si attende una risposta affermativa , le chiese a bassa voce : « ha creduto ? » - Ha creduto - rispose l ' Immolata . E la porpora delle guance , lo splendore degli occhi , l ' ansia del petto , prestavano alla pudica parola il più espressivo dei commenti . - Voi potete ritirarvi - disse il medico all ' Immolata ; - la vostra missione è compiuta ; dopo il breve letargo , avremo la reazione febbrile , e in seguito a quella potremo operare sul sangue con sicurezza di riuscita . In quel punto entravano nella stanza gli alunni e alcuni subalterni della villa . - Ho l ' onore di annunziarvi - proseguì il Virey solennemente - che fra dodici giorni l ' illustre Albani avrà ricuperata l ' integrità del suo essere , e potrà presentarsi alla Assemblea elettorale del nobile Dipartimento che intende elevarlo alla carica di Gran Proposto . L ' Immolata esitava ad uscire . Fratello Consolatore la prese per mano e traendola in disparte : - Sorella - le disse all ' orecchio ; - al sacerdote e all ' Immolata non è mai permesso di obliare che la vita è un sacrifizio . - No ! no ! - rispose la donna colla vivacità di un fanciullo contrariato ; - noi viviamo di amore , e ogni voto , ogni legge sociale che si oppone a questo sovrano istinto della natura , è una mostruosità di cui Dio deve inorridire . Io amo quest ' uomo ! ... Egli mi ha insegnato i più intensi piaceri e i dolori più tremendi della vita .. » per lui divenni madre ! ... Il Levita levò gli occhi nel bellissimo volto soffuso di lacrime , e quello sguardo gli ravvivò nel pensiero mille memorie assopite . E traendo seco la donna oltre il vestibolo per passare nel giardino : - Non era dunque - esclamava - un sogno di inferma fantasia ciò che il mio povero compagno di viaggio ebbe a rivelarmi dopo quella notte angosciosa che noi passammo a Losanna . Ma voi ... ? Come avviene che io debba rivedervi fra le Immolate , dopo che Iddio vi aveva fatta santa col maggiore de ' suoi benefizii , rendendovi madre ? ... - Io perdetti mio figlio - rispose la donna con un sospiro . - Morto ? ... - Rapito in età di due mesi . Fratello Consolatore giunse le mani esclamando : - E Iddio vorrà permettere che duri eternamente impunita questa tratta misteriosa di neonati per cui piangono tante madri ! ... Duemila e cinquecento bimbi scomparsi dall ' Europa in meno di tre anni ... e nessun indizio ... nessuna traccia ... - Tacete ! ... - interruppe la donna rabbrividendo . - Che è stato ? ... - Vedete ... quell ' uomo ? ... - Un orribile uomo ! - disse il Levita , guardando verso la cancellata del giardino . - Ebbene ... quel terribile nano ... quel mostro ... in un momento di esaltazione amorosa ... mi avrebbe promesso ... - Vi avrebbe promesso ? ... - Di restituirmi la mia creatura a patto che io infranga i miei voti , a patto ch ' io mi sacrifichi a lui per tutto il resto de ' miei giorni . Fratello Consolatore alzò gli occhi al cielo e dopo breve silenzio esclamò con fatidico accento : - È necessario che il sacrificio si compia ; i figli sono la redenzione dei padri . Così parlando , il sacerdote e la donna erano giunti alla porta maestra del gran parco . - Sorella di amore ! - ringhiò il nano che stava ad attenderli oltre il cancello - i termini della estradizione sono spirati - vorrete voi permettere , o bella fra le belle , che io vi riconduca all ' ovile nella mia gondola ? ... L ' Immolata si ritrasse con ribrezzo ; ma appena il sacerdote le ebbe mormorato all ' orecchio una misteriosa parola , abbandonando il suo braccio a quello del mostro , ella salì con lui nella gondola e disparve . CAPITOLO XXIV . Al Caffè Merlo . Usciamo dalle alcove ! Uno splendido sole ravviva le contrade della bella e popolosa Milano . Questo ente collettivo , che rappresenta lo spirito e l ' attività di una fra le più illustri famiglie della Unione , si prepara ad eleggere il Gran Proposto che dovrà succedere al dimissionario Berretta . La lotta elettorale , a norma di Legge , dovrà chiudersi nel termine di dodici giorni , onde il nuovo titolato possa intervenire al Congresso dipartimentale di Napoli e di là trasferirsi a Berlino dove l ' Assemblea sovrana suole adunarsi alla fine d ' anno . Il proclama politico del Torresani , la diagnosi dell ' umano deperimento e i tremendi pronostici enunziati dal Virey , nonchè i tetri e complicati episodii a cui abbiamo assistito , ci avvertono che , malgrado l ' apparente benessere dell ' Europa , gli individui vi si muovono a disagio e non paiono troppo soddisfatti dell ' ordinamento politico e sociale che li regge . - Vi è un motto che sempre fu mormorato dalle masse all ' indomani di ogni conquista , di ogni progresso liberale : si stava meglio quando si stava peggio . Dovremo noi meravigliarci se l ' assurda querimonia si va tuttavia ripetendo in un ' epoca , nella quale si veggono realizzate le più audaci utopie dei secoli precedenti ? ... La natura dell ' uomo non si muta e il moto delle aspirazioni è infinito . Fatto è che il Governo della Unione ( come tutti i governi che furono e che saranno ) ha per base ... un vulcano . Duecento sessanta quattro Comuni , oltre quello di Milano , sono chiamati a nominare il loro Capo e rappresentante . Il fervore , l ' agitazione , l ' entusiasmo degli elettori , nonchè l ' apparato delle macchine e la complicazione delle manovre dimostrano la straordinaria importanza della lotta . Non dipartiamoci dalla città che fu il teatro degli avvenimenti fin qui riferiti . Lo spettacolo che oggi vorrà offrirci Milano non sarà molto dissimile da quello che potremmo scorgere altrove . Come ho detto , la giornata è abbellita da uno splendido sole . Gli Apparatori pubblici hanno allentati i velarli riparatori e l ' estate di S . Martino penetra allegramente nelle vie a cacciarne le poco salubri esalazioni delle stufe . Dai balconi e dalle finestre svolazzano bandiere e girandole di mille colori , e al suono delle fanfare a migliaia i subalterni di ogni classe sì spandono nella città per affiggere i proclami di concorso . Chi potrà reggere alla rassegna di quelle tappezzerie stampate e dipinte ? - Si vuole che i pretendenti alla Propostura dell ' Olona siano diecimila . - vorreste voi leggere altrettanti proclami ? Attendiamo ! Quelle dicerie verranno riprodotte dai giornali : ed ecco appunto una processione di Portavvisi si diparte dal Piccolo Campidoglio per attraversare quella grande arteria cittadina che si intitola il Corso Ossobuco . Poniamoci a sedere sotto il Padiglione del Caffè Merlo , dove la processione dovrà passare e dove per avventura ci sarà dato raccogliere dalle conversazioni animatissime dei cittadini qualche sintomo della pubblica opinione . Affrettiamoci . V ' è ancora un tavolino libero , e poco lungi da quello , seggono , con alcuni milanesi di nostra antica conoscenza , due Primati dalla fisonomia grave ma altrettanto simpatica . - Ci siamo , caro Pestalozza ! - La è proprio così , caro Pirotta ! E i due milanesi , scambiandosi un risolino più ebete che sarcastico , tuffano il loro chiffer nel caffè e pannera ed esclamano : - Prepariamoci alla lotta ! - Rinforziamo la macchina ! Esaurita la colazione , i due amici riprendono il discorso . - Hai fissato il tuo ... individuo ? - Non ancora ; ma io voterò colla maggioranza de ' miei colleghi politici . - Tu appartieni a qualche circolo ? - Al Circolo dei Droghieri indipendenti . - Il vostro programma ? - Vogliamo che il governo adotti il caffè igienico fico - patata pei Coscritti dell ' Agro . - Come afferma il vecchio Pungolo , tutte le opinioni politiche sono rispettabili quando si ispirino , al pari delle vostre , ai grandi interessi della patria . Quanto a me , intendo portare il mio voto sul Primate Albani ... - Vedremo il suo manifesto ... Pur che vi abbia qualche allusione in favore dell ' anzidetto caffè igienico , io vedrò di appoggiarlo . - L ' elezione dell ' Albani farebbe scoppiare dalla bile quel bel mobile dell ' ex proposto Berretta con tutti i satelliti della infame Consorteria . - S ' io fossi certo di veder crepare l ' ex proposto ... - Quel ludro ! - Quel ladro , dico io ! - E che ladro ! Si vuole che tutti gli anni mandasse secretamente a Madera un miliardo di lussi ! ... - E i buoni Milanesi l ' han lasciato partire ... - Oh ! la morte del Prina ! ... - E noi due a far la parte del cavallo ... Ma ecco un compare che sarà del nostro avviso . - Che vuol dire quell ' aria affannata ? Il brugnone Perelli si accosta al tavolino con un giornale alla mano , esclamando : - Avete letto ? cose da far piangere i sassi ! ... - Che è stato ? - È morto l ' ex - proposto Berretta . - Morto ! Oh , disgrazia ! Ma quando ? Ma come ? - Leggete !...sentite! « La mano ci trema ... le lagrime ci fan velo agli occhi ... il cuore ci si spezza nel trascrivere l ' infausta novella ... Quell ' ottimo patriota , quell ' illustre pubblicista , quell ' integro amministratore della cosa pubblica , quel solerte funzionario al cui genio , alla cui operosità Milano va debitrice dei tanti abbellimenti edilizii , dei tanti provvedimenti economici e filantropici che in pochi anni la elevarono al rango di città capitalissima - l ' illustre , il benemerito , il grande , l ' immortale nostro concittadino Berretta non è più ! Al momento di abbandonare per sempre la sua diletta Milano , quel nobile cuore si è spezzato ... di angoscia » . - Povero Berretta ! - esclama il Pestalozza ; - vero galantuomo !...vero patriota ! ... - E una testa ! - soggiunge il Pirotta , - una di quelle teste ... - E galantuomo , perdio ! - Uomini che non dovrebbero morir mai ! - Ma Milano farà il suo dovere . - Apriamo subito una sottoscrizione per erigergli un monumento ... - Approvato ! - gridarono molte voci . - Io proporrei ... - Sentiamo ! tu proporresti ? ... - Che i Milanesi facessero pubblica e solenne riparazione dei loro torti verso l ' illustre estinto , rieleggendolo alla carica di Gran Proposto . - Sarebbe una dimostrazione degna di noi . L ' illustre estinto aveva troppo buon senso per opporsi alla adottazione del caffè igienico fico - patata ... Proporrò la nomina al Circolo dei droghieri ... - Frattanto sottoscriviamo ! Olà ! penna , calamaio ! e avanti a chi tocca ! I circostanti si affollano intorno al Pirotta , e mentre , inneggiando al defunto , tutti gareggiano nell ' offrir denaro pel monumento , i due Primati prendono a parlare fra loro sommessamente . - Ecco un altro cittadino benemerito , a cui verrà resa giustizia quando i suoi compatrioti non vedranno più in lui che un uomo di Pietra ! - mormora il giovane Foscolo . - Il volgo fu sempre volgo - risponde il Primate Alfieri , e l ' istruzione universale ha cretinizzato le masse completamente . Se il governo non mette un freno alla stampa ... - E tu osi profferire questo voto liberticida ? ... - Esso formerà la base del mio programma elettorale . La libertà di stampa fu utile e buona ai tempi in cui l ' istruzione era privilegio di pochi . A quell ' epoca , l ' audacia dello scrivere quasi sempre andava accompagnata alla coscienza del sapere . La falange degli scrittori pessimi non era tanto compatta da chiudere il varco agli intelligenti ed agli onesti , e la voce solitaria del genio poteva ancora soverchiare il raglio collettivo delle plebi . Ma oggi ? Tutti leggono , tutti scrivono . La statistica libraria ci afferma che nella Unione Europea vengono in luce da venti a trentamila volumi ogni giorno . Altrettanti , e forse più , ne produce l ' America ; e non parliamo delle altre province già invase e corrotte dalla nostra civiltà . A leggere tutti i volumi che si pubblicano in un giorno , appena basterebbe la vita di un uomo ! Qual criterio può ora guidare le nostre preferenze ? E chi ci addita il buon libro ? Chi vorrà sommergersi in questo oceano di insensatezze stampate , colla incerta lusinga di scoprire quando che sia , per favore del caso , qualche perla sepolta fra le alghe ? Ammesso che alla espansività dell ' idiotismo che scrive non si voglia mettere un freno , qual sarà l ' avvenire della nostra letteratura ? L ' asfissia del senso comune , e un contagio di asinità irreparabile . Uomini di genio , appiccatevi ! Il mondo non ha più orecchio per voi , dacché la stampa è in balia dell ' ebete maggioranza . - I parrucchieri ! i parrucchieri ! ( ) gridano a tal punto molte voci . Gli assembrati si levano come un sol uomo , e iportabandiere del giornalismo cominciano a sfilare dinanzi al padiglione . - Sai tu - chiede a Foscolo l ' Alfieri - a quanti ascendano i nuovi organi di mistificazione che oggi si istituirono a Milano per la bisogna delle elezioni ? ... - Da seicento ad ottocento , salvo errore . - Non meno di duemila ... Ma il rullo dei tamburi , il fragore delle tube egizie , e gli urli dei banditori di giornalismo ingrossati dai saxo - pelitti ( ) coprono la conversazione dei due Primati di letteratura . Qual discussione sensata potrebbe reggere a tanto frastuono ? Le arti della réclame oggimai costituiscono un caos . Chi leggerà quei duemila giornali quotidiani , proiettati sugli elettori dai carri luminarii e dalle gondole volanti ? È una grandine di carta stampata , un nembo di parole che ottenebra l ' aria . In questa gara di candidati , che abusano di ogni trovato della industria moderna per ischiacciare i competitori , le idee ed i principii si sommergono , trascinando all ' aberrazione anche i criteri più retti . Quand ' anche , mercé un accozzo di elocubrazioni inaudite , riuscisse a me di descrivere la babelica scena , qual mente umana potrebbe oggi comprendermi ? Lasciamo che passi la volontà del paese , vale a dire la volontà dei mistificatori più audaci ; e frattanto , mentre dura nella città il baccanale politico , usciamo a vedere ciò che si passa in un agro , sotto i limpidi raggi del sole di ottobre , all ' epoca del più giocondo ricolto . In questa escursione campestre avremo a compagni due nostri conoscenti , l ' Albani ed il Virey , sì l ' uno che l ' altro indicati agli elettori di Milano quali successori al Berretta nella carica di Gran Proposto . CAPITOLO XXV . Vendemmia . La raccolta delle uve non era abbondante ; ma i coscritti dell ' agro celebravano allegramente la loro vendemmia . Per molti veniva a spirare il termine delle obligatorie fatiche rurali ; fatiche gradevoli e corroboranti , ma , a lungo andare , incresciose . Il più simpatico degli esercizi viene a noia quando sia imposto rigida mente dalla legge . Il compartimento agrario dove a noi piace introdurci è uno dei più ubertosi , dei meglio coltivati e ordinati . Esso si estende pel colli e sulle pianure circostanti a Stradella , già fertilissimi di uve nel secolo precedente . Ora , la coltivazione della vite ha preso un esclusivo predominio su quei terreni , e mercé l ' applicazione dei nuovi concimi fosforo - alcalini , i sapienti coltivatori hanno veduto ringagliardirsi in pochi anni gli arbusti viniferi , già sterminati dalle filossere devastatrici e dalla progressiva viziatura dell ' humo . Le due avventurose città di Stradella e di Broni , ove stettero accasermati durante l ' anno più di ottomila coscritti , diventano all ' epoca vendemmiale , due luoghi di convegno pel mondo dovizioso che in esse viene a versarsi dai compartimenti lombardi . Le feste bacchiche organizzate e celebrate dai coscritti per la chiusura della stagione costituiscono una solleticante attrattiva pei gaudenti d ' ambo i sessi ; e la pigiatura delle uve , ritenuta oggimai uno dei mezzi terapeutici più efficaci per combattere l ' anemia e il nervosismo , fa accorrere i convalescenti alle piscine del mosto corroborante . Pigiare ! Ecco l ' ultima parola della scienza e della moda . Diecimila lussi per pigiatura , un patrimonio per la cura completa di quindici o venti attriti di grappoli , ecco una nuova risorsa della speculazione , che non cesserà mai di lucrare sulla infermità e sulla miseria . L ' Albani , dietro consiglio dell ' illustre suo medico , si era appunto recato a Stradella per attingere vigore dai bagni effervescenti . I due primati si vedevano ogni giorno , si comunicavano ogni giorno le loro idee , discutevano . Qualche volta nel calore della disputa si irritavano . Ma erano impeti fuggitivi , ai quali succedeva bentosto una limpida calma . Il Virey , scienziato profondo , sempre logico ed eloquente nel derivare le sue deduzioni dalle leggi fisiche che governano l ' uomo ed il cosmos , si adoperava a sventare le fantastiche utopie del suo antagonista con fervore da apostolo . L ' altro , al finire di ogni controversia , esausto di argomenti , chinava il capo in silenzio , nell ' atteggiamento di un convertito , di un discepolo ossequioso e convinto . Quali erano le teorie del gran medico ? Noi le conosciamo . Al letto dell ' Albani , in quella sapiente diagnosi sulla origine , la natura e gli sviluppi del chiodo fantastico , il Virey aveva ampiamente spiegato il suo programma . Di tutte le calamità pubbliche e private , dell ' incessante deperimento della razza umana , del disordine sociale sempre più minaccioso , della infelicità di ogni vivente origine sola la prevalenza dello spiritualismo . Ricostruiamo l ' uomo antico , l ' uomo primitivo , l ' uomo della natura ! Imponiamo un limite alle aspirazioni inconcludenti ; ripudiamo i bisogni fittizii , per donare alle necessità assolute la più ampia , la più libera soddisfazione . Corpo sano e vigoroso , ecco ciò che si esige a costituire il benessere . Riempite l ' universo di meraviglie industriali ; create , a mezzo dell ' elettricità o della condensazione radiale , una luce abbagliante che faccia impallidire il sole ; inventate dei mezzi di locomozione più rapidi del baleno , ecc . , ecc . , qual grado di felicità potrà attendersi da tali parvenze di bene l ' uomo estenuato , l ' uomo deperito e quasi consunto da ' suoi abusi vitali ? Non vi ha godimento possibile quando non sussistano in noi le condizioni che ci rendano atti a godere . L ' individuo malato non gode ; ed oggimai l ' umanità tutta intera è peggio che malata , è quasi agonizzante . Tali erano le teorie del Virey , e su queste si aggiravano incessantemente le vivaci polemiche dei due primati . Frattanto nell ' agro regnava una grande agitazione . Da una parte , i preparativi per l ' ultima solennità bacchica , la quale doveva vincere in sontuosità e sfrenatezza tutte le feste antecedenti ; dall ' altra , i tumulti della lotta elettorale , omai prossima a chiudersi . I mistificatori della città erano venuti a inondare l ' agro di proclami e di giornali . Tutti si accaloravano nella discussione ; la maggioranza dei coscritti parteggiava pei candidati equilibristi , i quali miravano a distruggere ogni supremazia , fosse pur quella delle alte facoltà intellettuali e morali . Fra questi ed i naturalisti caldeggiati dal Virey esistevano delle affinità ; ma gli uni dissentivano dagli altri nella scelta dei mezzi . Gli equilibristi volevano la rivoluzione immediata , micidiale , inesorabile ; i naturalisti miravano a combattere gli abusi della intelligenza e della attività umana colla abolizione progressiva di ogni legge derivata dallo spiritualismo . Questi pretendevano di riformare l ' umanità riconducendola ai principii naturali ed agli esercizii moderati della energia organica ; quelli , allucinati ancora da un fatuo idealismo , si illudevano di poter raggiungere il benessere pubblico colla esagerazione delle utopie più fallaci . Sì gli uni che gli altri si vantavano progressisti . Gli equilibristi procedevano sulla via dell ' errore ! i naturalisti recedevano verso il bene . Quale era il più savio dei partiti ? In sull ' albeggiare del 18 ottobre , un grande strepito di tube egizie destò gli abitatori dell ' agro . Era il giorno della grande , dell ' ultima solennità bacchica . Al tripudio che ordinariamente si produce in un centro popoloso dall ' aspettazione di grandiosi spettacoli , si univano questa volta le inquietudini e le ansie più che mai eccitate della passione politica . La lotta era finita il giorno precedente ; si attendevano da un ' ora all ' altra i telegrammi annunzianti i nomi degli eletti . L ' impazienza era febbrile . Milano , al quarto ed ultimo scrutinio generale , aveva eletto la sua triade definitiva rappresentata dall ' Albani ( spiritualista ) , dal Virey ( naturalista ) e da Antonio Casanova ( equilibrista ) . A quale dei tre verrà deliberata la carica di Gran Proposto dell ' Olona ? Gli è ciò che i telegrammi annunzieranno fra poche ore . Le belle pigianti al levar del sole son balzate dai loro letti di piume di cigno per gettarsi nella folla chiassosa che invade tutte le aree di spettacolo . Fanfare da trecento , da quattrocento e più suonatori irrompono dalle colline , riempiendo l ' aria di musiche esilaranti . Dapertutto si erigono baracche , si improvvisano eleganti casupole di guttaperca per dar alloggio ai forestieri , avidi di sollazzo e di baccano . I ciarlatani sostano coi loro carri sulle piazze d ' industria , mettendo in mostra i loro apparati chirurgici . Ohimè ! Non vi sono più denti da estirpare , ma in compenso , quanto lavoro , e qual lauto guadagno dalla applicazione dei denti , delle chiome , dalle sferoidi posticce ! Commetteremo noi l ' indiscretezza di rivelare un segreto che accusa inesorabilmente la donna del secolo decorrente ? A che gioverebbe il nostro silenzio ? I ciarlatani lo vanno gridando sulle pubbliche vie dalle loro bigonce rotabili . La donna del secolo ventesimo ha quasi cessato di appartenere alla classe zoologica dei mammiferi . Le pillole Raspail ed altri surrogati di allattamento insensibilmente hanno quasi atrofizzato ciò che costituiva nell ' organismo del sesso muliebre un soave agente della maternità , ed un gentile , attraentissimo accessorio della bellezza . Cento anni prima , il gran Darvin avea lasciato sospettare questo pericolo , ma pur troppo le divinazioni della scienza passano in ogni tempo inavvertite . Ciò che attirava sull ' area massima la più gran folla dei curiosi era un mostruoso cartellone stampato a lettere cubitali . Il Virey e l ' Albani , che passeggiavano in mezzo alla moltitudine irrequieta , calmi e sereni , poco o nulla preoccupati del voto che in quel giorno poteva elevare l ' uno o l ' altro ad uno dei più onorifici seggi della rappresentanza europea , si soffermavano dinanzi a quello strano reclamo . - Mo ' ! vedete dove si arriva ! - sclamò il Virey ; - e in verità non v ' è ragione da stupirne ! Io stesso , nella mia prima giovinezza avevo concepito la possibilità di costruire l ' uomo . L ' Albani leggeva come trasognato , facendo spiccare le sillabe : \ _ « Elettori , Coscritti , Pigianti d ' ambo i sessi : « Leggete ! ! ! \ = « Vi si annunzia che oggi , alle ore 6 pomeridiane , il sottoscritto Primate di Scienza Naturale , esporrà alla ammirazione del rispettabile pubblico il suo Gigante chimico - automatico - animalesco , da lui costruito coll ' impiego di tutte le sostanze omogenee all ' organismo umano sin qui conosciute . Sarà un Uomo dieci volte più grande del comune , perfettamente costituito e dotato di vitalità a mezzo di una immissione adeguata di sangue taurino . Chi bramasse assistere a quest ' ultima operazione della trasmissione del sangue vivo e dell ' applicazione delle pile animatrici , potrà , mediante sborso di trentamila lussi , accedere al Padiglione numero 10 , via De - Pretis , dove il sottoscritto da oltre venti anni sta elaborando alla confezione dello stupendo meccanismo . Ai serii cultori della scienza , ai veri amici del progresso non parrà soverchio lo spendere trentamila lussi per rendersi edotti di tutti i congegni imaginati e messi in opera ad ottenere un fenomeno che fra poche ore farà stupire l ' universo . Il padiglione sarà aperto a mezzodì . \ _ SECONDO PIRIA Primate di Scienze naturali Professore di chimica applicata e di Antropologia » . \ = - E tu credi - esclamò l ' Albani volgendosi al Virey - che questo signor Piria non sia un matto o un ciarlatano ? - Perdona - rispose il Virey con severità ; - or fanno pochi mesi , parecchi scienziati di Europa si facevano la stessa domanda all ' udire che un Albani si riprometteva di produrre la pioggia artificiale . Vi è del pazzo in ogni uomo di genio ; e tutte le audacie dello spirito inventivo provocarono in ogni tempo , prima del fatto compiuto , diffidenza e derisione . L ' Albani arrossì leggermente . - Io ritengo - proseguì l ' altro mutando intonazione di voce , - che il gigante del Primate Piria riuscirà ad agitarsi , a camminare , a compiere fors ' anche le funzioni più essenziali alla vitalità , non mai a pensare e ad agire con riflessione . - Dobbiamo noi - domandò l ' Albani colla sua impazienza generosa da scienziato , - spendere bravamente i nostri trentamila lussi per entrare nel Padiglione ? - Serbiamo i nostri capitali per miglior impiego - rispose il Virey . - A sei ore , constateremo l ' effetto ; a più tardi la diagnosi delle cause . CAPITOLO XXVI Clara Michel . La conversazione dei due scienziati fu interrotta dallo squillo simultaneo di un centinaio di trombe . Una folla di gente irruppe sull ' area massima . Mille voci gridarono : « largo alle emancipate ! largo alle sapienti della Senna ! » E urtandosi , pigiandosi , accavallandosi , i cittadini facevano del loro meglio per dar libero passo ad un pelottone di cavalcatrici , le quali a bandiera spiegata scendevano dalla collina . Chi erano ? Che volevano ? Dove andavano quelle cento donne quasi nude , graziosamente atteggiate sulle candide selle ? Erano le rappresentanti del circolo Michel , venute da Parigi per propagare nei dipartimenti italiani le libere idee della emancipazione del sesso femminile . Giovani , belle , vigorose , le chiome ondeggianti sui seni di alabastro , l ' occhio radiante , la mente esaltata da ardenti entusiasmi , esse sfilavano sull ' area tra le acclamazioni della moltitudine come altrettante amazzoni trionfatrici . Sostarono sotto un grande baldacchino , eretto il giorno innanzi dalle consorelle del Circolo Olona ; e l ' onda della folla , momentaneamente divisa dal loro passaggio , si riunì compatta , numerosa , per precipitarsi verso le sbarre che circondavano il padiglione . Di lì a poco , quell ' immenso frastuono di grida , quell ' urto impetuoso di popolo , si mutarono in un silenzio di sepolcro , in un ' immobilità di acqua stagnante . Clara Michel , la capitana delle emancipatrici , si discostò un breve tratto dalle sorelle , e avanzandosi a cavallo verso quella selva di gente , con voce vibrata e sonora da contralto , parlò in tal guisa : « È a voi , consorelle del sesso avvilito , che io dirigo la parola . I bruti che vi premono i fianchi col titolo di mariti , di padri , di fratelli o di amanti , furono sordi in ogni tempo ai nostri legittimi reclami ; né io pretendo che essi mi prestino orecchio benigno . « Il nostro maschio è inaccessibile ad ogni sentimento di delicatezza . Dominarci , tiranneggiarci , abbrutirci , ecco il suo statuto sessuale . Fummo chiamate sesso debole ; e noi , atterrite dai grossi vocioni , ci lasciammo sottomettere . Parlo della generalità ; poiché in epoche poco remote da noi , come oggi , troviamo esempi luminosi di donne emancipate . Quelle emerite si chiamarono etère , cortigiane , cocottes ; erano semplicemente delle audaci ribelli . Sentivano di essere forti , e spregiando gli assurdi pregiudizii , schiacciavano chi si arrogava il diritto di dominarle . La gelosia dei contemporanei , l ' ipocrisia delle pusille , più tardi la stupida pedanteria degli storici e dei poeti , si piacquero stigmatizzarle come creature viziate ed infami ; ma esse , cionnullameno , vissero da regine , e verrà giorno , quando noi avrem vinto la non ardua battaglia , verrà giorno , ripeto , in cui quelle generose iniziatrici della rivolta saran collocate sugli altari . Ciò che noi vogliamo è noto , la nostra unica aspirazione è quella di esser messe a pari col maschio . Non si pretende a supremazia ; si esige l ' uguaglianza . Uguaglianza di diritti , uguaglianza di posizione sociale , uguaglianza di trattamenti . Noi siamo elettrici ; ma quante restrizioni a nostro disfavore ! Noi paghiamo il nostro diritto di votare con sacrifizii , i quali talvolta ci costano la vita . La elettrice nubile dev ' essere una vergine ; la elettrice coniugata deve presentare un certificato di fedeltà segnato dal marito ; le figlie del libero amore , assurdamente dichiarate illegittime , non hanno diritto di civile rappresentanza . Sempre la stessa disuguaglianza , la stessa tirannia da parte dell ' uomo , e identici i risultati . Si è ottenuto , a forza di restrizioni , che la donna rappresenti una minoranza quasi impercettibile ; in ogni lotta legale noi ci troviamo deboli , quasi impotenti ; le nostre aspirazioni più legittime sono soffocate dalla violenza grossolana , brutale , dispotica , del sesso dominatore . Da che proviene tutto questo ? Via ! Non esageriamo di troppo i torti del maschio ; l ' ambizione del dominio è in lui naturalissima ; ciò che fa meraviglia , ciò che rende inescusabile il nostro sesso , è la nostra sommissione volontaria , la nostra condiscendenza codarda . Noi siamo più forti di lui ! Tale la coscienza , tale la convinzione delle Frinì , delle Aspasie , delle Dubarry , delle Montes , di tutte le illustri etére che dominarono il maschio nei tempi più difficili . Noi possediamo la forza della bellezza , delle attrazioni affascinanti , delle carezze che inebbriano . Ogni donna , che senta la propria possanza , può governare un migliaio di questi bruti camuffati da eroi o da legislatori , i quali cospirano alla nostra infelicità . Abbiate fede nelle vostre forze , e vincerete . Non si tratta di scendere in campo a mano armata , di sfidare la mitraglia , di guadagnare la posizione con sacrifizi di sangue . Faremmo al maschio troppo buon giuoco ; egli si è serbato in ogni tempo , e serba ancora esclusivamente il monopolio delle mitragliatrici e degli altri stromenti micidiali . La nostra lotta deve compendiarsi in un monosillabo , in un No assoluto e irrevocabile . Ciò che noi propugniamo , ciò che voi , consorelle , dovete esigere , è l ' abolizione del matrimonio . Dal matrimonio hanno origine tutte le schiavitù , tutte le miserie , tutte le nefandità umane . Abbasso l ' unione forzosa ! evviva il libero amore ! viva la selezione ! Ottenuta l ' abolizione del matrimonio , noi potremo rallegrarci di aver raggiunto il massimo grado di felicità alla quale miriamo ; la nostra emancipazione non potrà dirsi completa , ma sarà spezzato il più solido anello della nostra catena . Non si tratta , consorelle amatissime , di redigere vane proteste . Conviene tradurre in azione l ' idea . Il matrimonio , nelle forzose repressioni degli istinti più simpatici , era per noi l ' unica valvola di salvezza . Gli uomini legislatori ci avevano imposta la dura condizione di non poter amare se non a patto di costringere i nostri affetti in un vincolo assurdo . Essi han gridato ad ogni coppia di amanti : Voi non avete diritto di amarvi oggi , se prima non vi obbligate ad amarvi sempre . Illusoria parola il sempre degli innamorati ; ma , via ! tanto dolce a profferirsi ! Che due innamorati credano alla eternità delle reciproche simpatie , è naturale , è conforme alle esigenze della fantasia sovreccitata dal desiderio . Ciò che è mostruoso , abbominevole , nefando , è che la forza delle leggi intervenga per istabilire , sulla vanità di un ' illusione , un contratto indissolubile . Una coppia di amanti ! quale spettacolo più bello , più giocondo , più degno di rispetto e di ammirazione ? Nel ricambio di uno sguardo , di un sorriso , di una stretta di mano , si è sviluppato da due esseri simpatici il fluido dell ' attrazione . I cuori sussultano , le labbra inumidite anelano di baciarsi , il sangue sì agita , i due corpi vorrebbero confondersi . Alto là ! grida un bramino , un levita , un sindaco od un assessore del palazzo di petizione : le vostre estasi deliziose sono un abbominio , se io bramino , se io prete , se io sindaco , non intervengo a legittimarle con una cerimonia religiosa , con un atto notarile . Siete voi disposti ad impegnare la vostra fede per sempre , a rendere obbligatoria fra voi la convivenza fino a quando la morte dell ' uno o dell ' altra non abbia sciolto il vostro patto ? - Sì ! Sì ! rispondono ad una voce i due illusi . Sotto l ' impero della passione , quei due si lancierebbero abbracciati tra le fiamme di un rogo . Orbene : quel sì , strappato dal prete o dal sindaco a due creature innamorate , incoscienti dell ' avvenire , non segna forse , nella più parte dei casi , una condanna peggiore dei lavori forzati a vita ? Cosa accadrà ? Ciò che deve necessariamente accadere . Converrebbe disconoscere le leggi di evoluzione che governano il cosmos ed ogni atomo vivente , per contare su altri risultati . Ammettiamo pure , a consolazione degli ipocriti e dei casisti , qualche eccezione ; ma il fatto più costante sarà sempre codesto . Dopo un lustro , dopo un anno , dopo un mese ; qualche volta , più spesso che non si creda , dopo una notte di godimenti coniugali , la deliziosa attrazione reciproca andrà svanita . Comincieranno le svogliatezze , più tardi le ripugnanze insormontabili . Via ! dissimulate ! fatevi animo ! Siete marito e moglie ; a termini di legge , dovete ricoricarvi sul talamo e ricambiarvi delle carezze . Che importa se non vi amate ? Forse più tardi vi abborrirete ; la vostra conversazione diverrà un ricambio di ingiurie e di minacce ; godetevela ! è la porzione di felicità domestica che vi siete assicurata per la vita segnando il grazioso contratto . L ' amore vi ha illusi , la legge vi ha gabbati ; in nome della giustizia e della moralità , voi dovete alla notte accoppiarvi detestandovi , per trascinare durante il giorno la catena del forzato , imprecandovi con tutte le energie della disperazione . Ma , questi matrimonii creati dall ' amore furono rari in ogni tempo . La fanciulla vessata dalle leggi , dalle ipocrisie sociali , dalle volgari cupidigie dei parenti , dalle imperiose necessità dell ' esistenza , dalla astinenza sessuale imposta alle nubili , si abbandonò , per un errore di calcolo , alla china dell ' abisso . Ella accettò il matrimonio vagheggiando l ' adulterio ; si fece moglie per esercitare con minor pericolo i suoi diritti di amante . Doveva essa , la martire derelitta , abdicare completamente a ' suoi istinti più imperiosi e geniali ? Ed ecco il sopravvento dei matrimonii di menzogna , ecco il primo passo della schiava verso l ' emancipazione : ingannare un uomo per conquistare l ' impunità nell ' amore , ripararsi dietro un ' istituzione balorda e vessatoria , dalle ipocrisie sociali ugualmente stolide e spietate . Vi sembra morale ? Noi stesse ne conveniamo : è abbominevole . Può mai scaturire da una impura sorgente la limpida linfa ? Lapidiamo l ' adultera ! gridarono i feroci legislatori . Ma , sciagurati ! non siete voi , non è ancora la barbara proscrizione dell ' amor libero , che ci ha trascinato su questa via obliqua dello spergiuro e dell ' inganno ? Ci avete imposto di segnare un contratto ripugnante alla umana natura , e poi fingeste inorridire ogni qual volta noi fummo indotte a violarlo . Ma , infine , quali erano le vostre pretese ? Credevate schiacciarci rincarendo sulla nostra colpabilità ; otteneste , a forza di cavilli e di sofismi , di stabilire una diversa misura di responsabilità fra le vostre turpitudini e i nostri irresistibili bisogni . Mentre noi , trascinate dall ' amore , ansanti , inquiete , trepide del pericolo , correvamo furtivamente , col velo sugli occhi , al convegno desiderato di chi potea darci l ' amore ; che facevate voi , allora , o grotteschi Otelli da commedia , per affermare la legittimità dei vostri furori gelosi , delle vostre tiranniche rappresaglie ? Ciò che voi facevate è scritto nelle statistiche delle antiche e delle nuove Questure . Voi fornivate alle case di tolleranza ed alle alcove delle Immolate il più grosso contingente ; voi spendevate dei patrimoni per alimentare il lusso delle etére che vi sputavano in viso . Avete mai dato prova di comprendere l ' amore ? La tirannia che esercitate su noi non è che stupido orgoglio . Non permettete che si rechi onta al vostro nome , e frattanto oltraggiate ogni giorno la donna che deve portarlo , posponendola alle più vili meretrici . La società non vi disprezza per questo . A voi è lecito menar vanto della vostra abbiettezza ; vi terreste piuttosto disonorati , temereste di apparire ridicoli dichiarandovi fedeli al contratto coniugale . Ma non è tutto . Quali furono , nel secolo scorso , quali sono oggi i criteri che vi dirigono nella scelta di una sposa ? Le attrattive della gioventù , della bellezza , dello spirito , della bontà , non esercitano verun fascino sui vostri sensi e sul vostro intelletto . Signorina : a quanto ammonta la vostra dote ? Mi occorrono trecentomila lussi per riparare a ' miei dissesti : li avete ? In caso affermativo , mi onorerò di darvi il mio nome , obbligandomi con atto notarile ad amarvi per la vita . - Non li avete ! Darò il mio nome ad un ' altra qualsiasi , meglio fornita di numerario , imponendomi di abbracciarla con trasporto ad ogni scadenza di cambiale . È questa la santità del vincolo indissolubile ? Voi pagate le prostitute , e vi fate pagare dalla moglie ; questo si chiama pareggio ! Meravigliatevi poi se avviene che qualche povera fanciulla , uscita dalle famiglie nullabbienti , riesca ad accalappiare un ricco merlo , e a farsi pagare da lui tutte le agiatezze della vita , l ' amante compreso ! Sotto qualunque aspetto lo si consideri , il matrimonio è un ' assurdità , un ' ingiustizia , un fomite di corruzione , un incentivo al delitto . Dalla disperazione non può generarsi che il male , e la disperazione è in ogni casa dove convivono un marito ed una moglie . I meno ottusi alla percezione del vero definirono il matrimonio una calamità necessaria alla tutela della prole . Un sofisma per giustificare una assurdità ! Non sono i figli abbastanza protetti da quella forza di amore che la natura ha posto nel cuore dei parenti ? Non è questa forza d ' amore , il più nobile istinto di ogni essere animato ? Se la femmina dell ' uomo ha mostrato talvolta di ribellarsi , le ragioni del fatto mostruoso convien ripeterle dal matrimonio . Ogni violazione della legge naturale genera un mostro ; i genitori che abbandonano i figli , che li odiano , che gioiscono nel tormentarli , sono le orribili anomalie prodotte dall ' orribile istituzione . La madre che insevisce contro il nato dalle sue viscere , è , nella più parte dei casi , una schiava ribelle , la quale disfoga sul debole le sue rappresaglie contro il forte che la opprime . Ella percuote il figlio , perché non le è dato di sbranare il marito . Tutti gli affetti svaniscono , tutti i nobili istinti si corrompono in quell ' ambiente di tedio e di avversioni che si suol formare nel così detto santuario domestico . Qui abbiamo le vendette della madre legittima , come altrove , fuori dal consorzio coniugale , si hanno gli infanticidii perpetrati , in un accesso di disperazione o di demenza , dalle scomunicate , dalle maledette , le quali osarono concepire senza autorizzazione del prete o del sindaco . Ma , via ! oggimai ogni scrupolo è soverchio . Non ci hanno più diseredati , nè derelitti , sotto le leggi che ci governano . Il diritto all ' esistenza è sancito dai nuovi codici ; dal giorno della nascita sino all ' ora di estinzione ogni cittadino dell ' Unione è nutrito , alloggiato , vestito a spese del Comune . Se oggidì esistessero dei genitori capaci di abbandonare la prole , il governo , questo padre legittimo di tutti , provvederebbe . Che più si tarda ? Affermiamo i nostri diritti , realizziamo il nostro splendido programma ! Non più riti religiosi ! via le formalità che intorpidiscono i sensi e mettono il ghiaccio nei cuori ! Il Dio è in noi quando amiamo ; non è più mestieri di invocarlo . Fra due che si amano nessuno ha diritto di intervenire . Cosa significa questa legge di dilazione , che ci obbliga a discostarci quando il torrente della passione irrompe da noi coll ' impeto massimo ? Ogni unione generata dal libero amore è legittima ; fuori di là , tutto è prostituzione e delitto . Viva l ' amore che giustifica ogni audacia , che santifica ogni lussuria ! Abbasso il matrimonio , che contrista , che abbrutisce ! Opponiamo ad ogni petizione civile un assoluto diniego . Sciolte dalla servitù coniugale , qual freno potrà ancora trattenerci dal marciare rapidamente alla meta ? L ' uguaglianza morale e civile sarà in breve raggiunta dalla donna ; chi oserà resisterci ? Accarezzato dall ' amore spontaneo , il nostro maschio diverrà arrendevole e mite , quanto ostinato e crudele fin qui lo avean reso le nostre riluttanze di moglie e i nostri abborrimenti da schiava . Egli dovrà comprendere che la infelicità da lui imposta al nostro sesso si è mai sempre riflessa su lui . Questo insensato , che dopo aver trascorsa metà della vita nel corrompere fanciulle , nell ' irridere ad ogni virtù d ' amore , pretendeva , esausto e abbrutito , di sposare una vergine per farne una schiava , dovrà alfine riconoscere i propri torti . Egli griderà con meraviglia e dolore : noi fummo stolti , noi fummo barbari ! abbiamo creduto vincolare la fedeltà , e abbiamo scatenato l ' adulterio , ci siamo illusi di poter combattere la natura con quattro articoli del codice ; ma la natura si è vendicata delle nostre repressioni , immergendoci in un abisso di tenebre e di miserie ; benediciamo al libero amore , che ci ha rigenerati ! » Alla fine della calorosa allocuzione , un uragano di applausi insorse dalla folla . I giovani coscritti e le donne gridarono ad una voce : - Viva Clara Michel ! Viva la selezione ! Viva l ' uguaglianza morale e civile ! - No ! No ! - rispondeva una debole minoranza di oppositori : - Abbasso la cortigiana ! Rispetto alle istituzioni ! Viva il matrimonio ! - Ah ! vi sono ancora - riprese con impeto la bella presidentessa delle emancipate ; - vi sono ancora degli zotici , dei bruti , che ardiscono ribellarsi alla evidenza della verità ? Vediamoli un poco alla prova della tentazione , questi falsi apostoli della fedeltà obbligatoria e del vincolo santo ! Alzate gli occhi , o mamalucchi , e guardatemi bene ! Così parlando , la Michel aveva dato un balzo , e levandosi in piedi sulla sella , aveva esposto all ' attonita folla tutte le formosità delle sue membra rigogliose , leggermente accarezzate da un velo trasparentissìmo . Un urlo di entusiasmo maschile si sollevò dall ' area . Tutte le pupille si dilatarono per tuffarsi in quel bagliore di bellezza . - Orbene - ripigliò la Michel sempre più animata ; - mi vedete ? vi paio bella ? Io mi dono a quello di voi , che essendo stretto ad una donna dal vincolo coniugale , nullameno salirà in groppa del mio cavallo , e riuscirà pel primo a baciarmi la punta d ' uno stivaletto ! In un attimo quella immensa moltitudine di gente fu veduta agitarsi come un mare in tempesta . Gli uomini si spingevano innanzi , urlando , manovrando coi pugni e coi bastoni , dilaniandosi l ' un l ' altro i vestimenti e le carni . Le sbarre che difendevano il padiglione caddero rovesciate ed infrante in quell ' impeto erotico di maschio calore . L ' eroina del congresso , sgomentata , diede l ' allarme alle compagne ; i cavalli nitrirono scalpitando ... Ma ... ecco ... il ruggito della folla echeggia più gagliardo e minaccioso . Cos ' è avvenuto ? Un uomo contuso , sanguinolento è riuscito a farsi innanzi ... ha sorpassato la barriera frantumata ... si è spinto fino al proscenio del padiglione ... e salito sul destriero della vezzosa cavalcatrice ... ha stretto al labbro il profilato piedino ch ' ella ha vibrato nell ' aria ... Clara Michel dà il segnale della partenza ; la comitiva equestre si slancia a briglia sciolta sullo stradone sportheno ( ) che conduce alla capitale dell ' Olona ... Il padiglione rimane sgombro . Di là a pochi minuti , nell ' agro circolava la notizia che il fortunato quanto audace mortale , trascinato in groppa dalla famosa emancipatrice , era un tal Settimio Crispani , già processato per bigamia , padre di quattordici figli di ignota dimora . CAPITOLO XXVII Disordine anarchico . Non era cessata sull ' area massima l ' agitazione suscitata dalla Michel , quando una volante di alto cielo seguita da un centinaio di gondolette venne ad attraversare gli spazii sovrastanti all ' agro . Un fragore come di tuono rimbombò nell ' aria . Tutti gli occhi si levarono al cielo , tutte le braccia si distesero . Il rombo delle mitragliatrici pacifiche annunziava una scarica di telegrammi . Chi poteva dubitarne ? Quei cartoncini pioventi dalle regioni eteree erano altrettanti elenchi di nomi , e quei nomi rappresentavano il risultato delle ultime elezioni . Il silenzio e l ' immobilità regnavano nell ' agro . Tutti leggevano con ansia , avidamente , come si trattasse per ognuno di un proprio , individuale interesse . I duecentosessantacinque Comuni dell ' Unione si erano pronunziati . Il partito degli spiritualisti aveva subito uno scacco completo ; i naturalisti avevano guadagnato sessanta voti ; duecento cinque eletti rappresentavano la schiacciante prevalenza del partito equilibrista . I primi commenti della folla furono un mormorio di approvazione . I coscritti dell ' agro tripudiavano . In ogni tempo i giovani si lasciarono inconsideratamente trascinare dalle utopie esagerate . Recava però meraviglia , anche a molti dei più enfatici aderenti al programma degli equilibristi , che la colta ed onesta famiglia di Milano avesse scelto a suo reggitore e rappresentante uno degli uomini più scandalosamente famigerati della Confederazione . Per succedere al compianto Berretta nella carica di Gran Proposto i milanesi avevano eletto Antonio Casanova . Il ragionamento degli elettori equilibristi era stato codesto : « Casanova è un furfante , Casanova è un falsario , Casanova è un barattiere da gioco ; ma egli è il solo della triade che professi i nostri principii , e noi dobbiamo concordi e compatti votare per lui . Al disopra di tutto e di tutti , il trionfo del partito ! » L ' Albani si sentiva umiliato . - Se tu fossi riuscito - disse l ' ingenuo quanto orgoglioso Primate stendendo la mano al Virey - avrei provato una grande soddisfazione . Tu sei migliore di me ; nella tua elezione avrei ammirato il senno de ' miei concittadini e applaudito al trionfo della giustizia . Ma lui ! ... quel furfante ! quel ladro ! ... Il Virey crollò la testa sorridendo . - Ladro ! furfante ! Chi tien conto di queste inezie ? Il candidato non rappresenta che il congegno d ' una locomotiva politica ; che importa se questo congegno sia di vile metallo e lordato da ogni bruttura ? Purché agisca sulle rotaie del partito , non si chiede di più . Accordando una specie di impunità agli eletti della nazione , i nostri sapienti legislatori hanno mostrato di saper interpretare lo spirito delle masse . Credilo , amico : le masse , analfabete od erudite , barbare o civili , saranno sempre cretine ; correranno sempre dietro il carro del ciarlatano che batterà più forte la gran cassa . Ti fa meraviglia che un Antonio Casanova abbia trionfato di noi ? Mentre i due primati discorrevano nel frastuono dei commenti generali succeduti alla tacita sorpresa , da una torre di sorveglianza partì un razzo color porpora . Era un segnale di allarme . Tutti gli uffiziali e gli agenti di sicurezza pubblica si chiamarono a raccolta a mezzo dei soffietti acustici , e riunendosi in pelottone , si posero in marcia dirigendosi verso Broni . Una ciurma di equilibristi impaziente e fatta audace dall ' esito delle elezioni , minacciava di realizzare immediatamente le utopie del partito , invadendo e saccheggiando le case degli abbienti privilegiati . Uno dei più reputati stabilimenti di pigiatura , occupato dai convalescenti più doviziosi e dalle etère più famigerate , era preso di assalto . I sopraintendenti e i subalterni resistevano debolmente ; le belle pigianti si sbandavano ignude e rosseggianti di mosto pei vasti corridoi , invocando soccorso . Uno dei capi della rivolta , entrato per la finestra di una cabina di pigiatura , si dibatteva furiosamente sulla scaletta di una piscina uvaria colla bella moglie di uno czarre , la quale con ceffate e con graffi da pantera tentava di schermirsi . Frattanto , al vedere gli agenti di sicurezza attrupparsi per marciare verso il centro della sommossa , in altri punti dell ' agro si formavano degli assembramenti minacciosi . I coscritti , affigliati per la più parte alle sètte anarchiche , affiggevano ai berettoni solari le coccarde riottose . L ' uragano della sommossa si annunciava terribile e spietato . Le botteghe si chiudevano ; i merciaiuoli smontavano le baracche ; le madri paurose traevano i bambini fuor della folla ; altre più audaci , invase da un ardore di ribellione , coi pargoli in sulle braccia , animavano all ' azione i giovani esitanti . Ciò che accadeva in quel momento nei due agri collegati di Stradella e di Broni non era che un minimo episodio della grande rivoluzione , suscitata per naturale coincidenza di passioni politiche , in ogni quartiere popolato dei dipartimenti dell ' Unione . - Che si fa ? - chiese il Virey all ' Albani , traendosi in disparte per dar passo ad un pelettone di sorveglianti i quali si avanzavano intimando l ' ammonito ad un gruppo di rivoltosi . - Io sarei d ' avviso che ci imbarcassimo bravamente in una volante , e ci facessimo condurre a Milano , senza preoccuparci dei nostri bagagli , i quali , c ' è da scommetterlo , a quest ' ora devono aver già assaggiate le garbatezze dei nostri futuri governanti . - Credi tu che a Milano si abbia a godere maggior sicurezza ? ... Ma , via ! Si può tentare ... Forse giungeremo in tempo da poter assistere al saccheggio della mia villa . Vorrei che di quell ' edifizio maledetto , nel quale ho sommerso tutti i milioni da me guadagnati coll ' invenzione della pioggia artifiziale , non rimanesse più vestigio . Oggimai è penetrata nel mio animo questa convinzione , che ogni attentato violento fatto alla natura è opera da pazzo , per non dire da scellerato , e che io , al par di altri orgogliosi della mia specie , colla mia superba invenzione mi sono reso complice dei più grandi disastri che affliggono il mondo . - Tu , dunque , vorrai essere dei nostri ? - chiese il Virey radiante di gioia . - Sì ! per la vita dell ' umanità ! - rispose l ' Albani con ardore entusiastico . - Torniamo alla natura ! Il vostro programma quindi innanzi sarà il mio . - Dunque ? ... A Milano ? ... - A Milano ! ... - Presto ! Facciamo calare una volante ! ... Ecco là una aerea da due posti , che pare fatta per noi . Diamo il segnale ! Il conduttore della volante , all ' udire il fischio , lasciò calare il veicolo a quattro metri dalla testa dei reclamanti . - Più basso ! - gridò il Virey ; - si vuol partire immediatamente . - Più basso ? - esclamò l ' auriga di cielo in tono più beffardo . - Io son disceso di quattro metri , ora spetta a voi di salire altrettanto . Siamo , o non siamo equilibristi ? Animo , dunque ! Salite ! - Bella pretesa davvero ! - sclamò l ' Albani irritato . - Via ! non son momenti di celie codeste ! Vien giù ! ... Sarai pagato lautamente . - Non potete salire ? peggio per voi - rispose l ' auriga di cielo ; - e nemmen io posso scendere . Sono uomo di principii . Il vostro denaro non mi tenta ... Chi più ha , meno ha diritto di avere . Il Bigino ha l ' onore di augurarvi la buona notte . Viva Antonio Casanova e l ' abolizione della moneta ! Viva l ' equilibrio sociale ! E cantando una gaia ballata , l ' auriga fece risalire la volante , che andò a smarrirsi nelle brume vespertine . Il tumulto cresceva nell ' agro . Ai ribelli si aggiungevano i curiosi ; pochi atti di violenza si commettevano , ma lo strepito saliva alle stelle . I rappresentanti del governo legale ripetevano indarno le ammonizioni . Plochiù , il generale comandante della spedizione eletta a sedare la rivolta , prima di ricorrere ai mezzi estremi , esitava , temporeggiava , attendendo rinforzi . Verso le cinque pomeridiane , in luogo delle truppe arrivò un telegramma . Il generale lo lesse esprimendo cogli accenni del capo la più viva soddisfazione : Assemblea generale in seduta permanente delibera ed ordina nessuna resistenza movimento anarchico generale - passi la volontà del paese - passerà presto . Dato a Berlino , ore quattro . - A meraviglia ! Lasciamo che si arrabattino fra loro . Se la godano un paio di giorni la loro anarchia ! Nessuno dei militi volonterosi da me dipendenti rischierà una scalfittura per mettere al dovere questi pazzi ! Di là a pochi minuti , i rappresentanti del potere legale si ritiravano dai centri tumultuosi . Una grande aerostata governativa e duemila volanti di seconda mole ancoravano alla stazione centrale per accogliere e trasportare i ben pensanti . Un razzo fosforescente proiettò sull ' agro una luce azzurrognola , che subito si spense . Era un segnale ben noto ai ribelli ; un segnale che voleva dire : il governo si dichiara nolente o impotente a resistere : si salvi chi può ! L ' Albani e il Virey si gettarono nella corrente dei fuggenti , incalzati dagli urli , o piuttosto dai ruggiti di quella belva capace di tutti gli orrori , che è un popolo scatenato . A Stradella ed a Broni si saccheggiava impunemente , e , diciamolo ad onore del vero , con ordine , con garbatezza , coi più delicati riguardi alle suscettibilità dei saccheggiati . Sulle aree , la ripartizione e l ' equilibrio dei beni faceva le sue prime prove gaiamente . Ad un cittadino che aveva nel portafoglio diecimila lussi , si accosta un nullabbiente per esigere la metà del suo avere . - Presto fatto ! Eccovi cinquemila lussi , e buona notte ... per ora ! La ripartizione amichevole è approvata dall ' applauso popolare ; ma ecco i due equilibristi son presi in mezzo da altri equilibristi che esigono la metà della metà toccata a ciascuno . - È troppo giusto . A ciascuno duemila e cinquecento lussi - siete soddisfatti ? - Ma non è finita , convien ripartire anche i duemila cinquecento ; e così via , via . di ripartizione in ripartizione , i capitali vanno siffattamente assottigliandosi , che all ' ultima fase dell ' equilibrio generale ciascuno risulta possessore di circa dieci centesimi . Ci vorrebbero dei volumi per riprodurre gli episodi tragi - comici di quel breve trabordo di anarchiche utopie . Basti dire che ad un lacero nullabbiente il quale si era fatto cedere il paletot dal droghiere Pirotta , toccò indi a poco di dover dividere le sue spoglie con un correligionario sprovveduto di giubba . E ciascuno dovette andarsene mezzo vestito , con un solo braccio insaccato in una manica e un frammento di bavero attorno al collo . Malgrado le irritazioni inevitabili in ogni attrito di popolo , la giornata prometteva di chiudersi con un allegro chiasso di canti e di balli . Un fratellevole accordo si produceva dalla comunanza degli interessi ; dall ' uguaglianza nella miseria tutti si attendevano l ' età dell ' oro ; dal deprezzamento delle intelligenze , l ' uniformità del sapere e lo schianto di ogni supremazia . Ma sul far della notte , le cose mutarono aspetto . I caporioni della sommossa , che pei primi si erano slanciati all ' assalto degli stabilimenti di pigiatura , non riflettendo al pericolo , dopo essersi immersi nel mosto fino alla gola e aver tracannato a larghe fauci il licore effervescente , avean levate le spine alle botti . Il vino inondava gli appartamenti e scorreva a rigagnoli per le scale . L ' esalazione alcoolica saliva ai cervelli ; i bevitori quasi asfissiati si avvoltolavano come giumenti in una melma rossiccia ; i meno briachi , per uscire da quell ' afa irrespirabile , si aprivano il varco rompendo la folla coi pugni . Frattanto , irrompevano altri bevitori . I fanciulli camminavano carponi leccando i pavimenti ; le donne succhiavano dalle spine le ultime sgocciolature . Nelle cantine dei ricchi proprietari , i coscritti stappavano bottiglie di vecchio barbera ; decapitavano l ' Asti spumoso e trincavano senza freno . La fede equilibrista era scossa ; non vi era più alcuno in Stradella ed in Broni che fosse in grado di tenersi in equilibrio . Si vedevano dei vecchi avvinazzati strappar le gonnelle alle donne , affermando il diritto all ' uguaglianza dei sessi ; le donne , a loro volta , pretendevano all ' onore dei calzoni . Rotolavano come botti , sul pendio dello stradone curricolare , delle coppie di ubbriachi , strettamente collegate . L ' agro era invaso dalla follia contagiosa ; abbracciamenti e ceffate , lacrime di tenerezza e invettive , danze a suono di calci , baci e morsi di lussuria impotente , tutte le maniere di amplessi imaginate dall ' Aretino e dal Carnicci ; l ' orgia del sabbato antico coi raffinamenti e gli orrori della sensualità alcoolizzata . Chi porrà fine a questo orrendo scompiglio ? ... Udite ! Udite ! Un muggito reboante , che par quello di cento tori riuniti , ha percosso l ' aria con spaventose vibrazioni . Dalla via De - Pretis è uscito un gran fragore di terremoto ; un padiglione è crollato , è un fuggi fuggi di gente che urla come fosse pigiata . Cos ' è avvenuto ? Pressoché nulla : un leggerissimo errore di calcolo nella mente di un grande scienziato . Chi farà la storia delle infinite sciagure derivate alla famiglia umana dalle lievi abberrazioni dei forti intelletti ! L ' illustre primate Piria avea perfettamente costruito il suo gigante automatico - chimico - vitale . La macchina umana era riuscita ; tutti gli elementi essenziali che la chimica poteva prestare alla formazione dell ' ossatura , dei muscoli , dei condotti , delle parti viscerali , dei glutini nervei , erano stati da Piria impiegati e coordinati sapientemente . Un gigante dell ' altezza di trenta metri , proporzionatamente sviluppato nelle singole membra , giaceva disteso nel padiglione di via De - Pretis . Verso le cinque pomeridiane , in presenza di un centinaio di spettatori , l ' illustre scienziato aveva operato la trasmissione del sangue e del movimento . Incisa la carotide del mostro inanimato e messala in comunicazione , a mezzo di un tubo elastico , con quella di un toro parimenti svenato , l ' illustre creatore dell ' uomo colossale avea veduto realizzarsi con rapidità l ' assorbimento e la dejezione . Si volle il sangue di dieci tori per fornire al vasto cuore ed ai grandi condotti arteriosi del gigante il liquido vitale occorrente . L ' azione simultanea di due pile elettriche di quadrupla potenza diede impulso alla circolazione , suscitò l ' irritazione nervosa e il movimento dei muscoli . La materia inerte si scosse ... Due grandi occhi si spalancarono assorbendo la luce , le nari si gonfiarono , il petto parve scoppiare pei forti aneliti di aria ossigenata , le braccia si agitarono , le mani si distesero per afferrare l ' ignoto ; e finalmente ... Chi poteva prevedere un tal impeto di vita ? Dalle fauci del gigante elettrizzato proruppe un muggito spaventoso . L ' immane corpo si sollevò , atterrò con un calcio poderoso l ' enorme banco sul quale stava adagiato , e lanciandosi colla violenza di un toro inferocito verso la porta di uscita , si diede a percorrere la via , sorpassando ogni barriera . Trecento baracche di merciaiuoli andarono capovolte ; quattro olmi secolari , urtati da lui , si rovesciarono sradicati . Egli cozzava , rompeva , abbatteva ogni ostacolo , impiegando a tal uopo , con istinto taurino , la catapulta di un cranio resistente ad ogni urto . Imaginate il terrore di quella apparizione , in una folla esaltata dagli entusiasmi politici e dai fumi del vino ! Dove la gente non era lesta a sgombrare , il gigante si faceva largo coll ' impeto della persona , colle irruzioni del capo , colla violenza dei calci . I più accorti tentavano schermirsi da lui passandogli fra le cosce o saltandogli sul capo per scivolare al suolo tra le curve della schiena interminabile ; ma i fortunati ai quali riusciva di salvarsi , se la davano poi a gambe esterrefatti , annunziando il finimondo e la comparsa dell ' anticristo . Quello sgomento generale aveva fatto passare la generale ubbriacatura ; in meno d ' un ' ora il vasto agro di Stradella e di Broni si era mutato in un deserto . La popolazione che prendeva il largo , sbandandosi pei vigneti e cercando rifugio nei letti dei fiumi , verso le otto della sera fu colpita da un nuovo terrore . Nell ' impeto bestiale della corsa , il gigante aveva dato il capo in un campanile , quattro metri più alto di lui . La torre era crollata , ma anche il grosso cranio , con tanta sapienza di mezzi chimici confezionato dal Piria . si era spezzato nell ' urto . Slanciando il suo uomo chimico - meccanico , il dabben Piria non aveva riflettuto che in ogni essere animato la percezione sensuale non può svilupparsi che gradatamente . Per la conservazione di quel mostruoso fenomeno vitale si esigeva un trattamento di neonato ; supponendo in lui ingenita quella facoltà di discernimento che può formarsi soltanto nell ' adulto per una successione di esperienze , l ' illustre primate vide sfasciarsi in un attimo la più ardita creazione che mai fosse concepita e realizzata dal genio umano . Coll ' ultimo muggito del gigante chimico - meccanico , e col fragore di un campanile in rovina , a Stradella ed a Broni ebbe fine in quella notte il baccanale rivoluzionario degli equilibristi . A dieci ore l ' ordine più perfetto regnava nell ' acro . CAPITOLO XXVIII , Malthus . Negli altri dipartimenti dell ' Unione la rivolta assumeva proporzioni spaventevoli , ma i rappresentanti governativi adunati in permanenza a Berlino non si davano la pena di prendere verun provvedimento . Gli equilibristi , inferociti da parziali resistenze , avevano perpetrato in parecchi comuni le più feroci rappresaglie contro i facoltosi , abbattendo e incendiando edifizii , violentando persone . Negli ultimi bollettini del 22 ottobre , il numero delle vittime si faceva ascendere a due milioni cinquemila e ottocento . Il Presidente temporario del Consiglio , nel rilevare questa cifra , si fregò le mani esclamando : « Il nostro sistema di non repressione ha dato ottimi risultati . Lasciar passare la volontà dei pazzi è il migliore stratagemma per ricondurre alla ragione le maggioranze . La violenza e l ' eccesso generano mai sempre la reazione . Fra una ventina di giorni il partito equilibrista sarà schiacciato , nè si udrà più riparlarne in Europa , nè anche a Manicopoli . Le previsioni dell ' arguto presidente si avverarono . Di là ad un mese , quel moto rivoluzionario che aveva scompigliato tante proprietà e distrutte tante vite , era appena ricordato come una sfuriata ridicola di pochi imbecilli . I nuovi rappresentanti della nazione protestarono contro gli abberramenti dei loro elettori ; e lo stesso Casanova , l ' Acclamato di Milano , il Redentore del popolo , il Messia dell ' uguaglianza universale , nella adunanza del 30 Novembre dichiarava in pieno Parlamento che i suoi elettori , prendendo sul serio il programma da lui pubblicato per scroccare un milione di voti , aveano mostrato di essere una mandra di ciuchi . Un secolo addietro , i ciarlatani della politica non giudicavano altrimenti il criterio dei pecoroni che si affidavano alle loro ciance ; ma non eran abbastanza civilizzati per dichiarare alla Camera i loro apprezzamenti . Mentre il fascio degli equilibristi si andava scomponendo , i naturalisti guadagnavano aderenti . Nei centri più popolosi e più illuminati si aprivano nuovi Circoli . I recenti affigliati si prestavano con fervore da neofiti alla propaganda del principio . Nelle alte sfere governative , questa diversione dello spirito pubblico verso una riforma comparativamente retriva , era veduta di buon occhio . Pel giorno quindici dicembre i naturalisti furono invitati ad un solenne comizio nella capitale della gioia ( ) . L ' importanza di quel convegno era rilevata dai giornali coi più strani commenti . Non uno degli illustri capi del partito sarebbe mancato all ' appello ; si trattava di deliberare intorno al modo ed al tempo dell ' azione , si volevano discutere le controversie dei dissidenti , stabilire il credo unico ed universale della prossima rigenerazione europea . Si parlava di un misterioso personaggio , di un antico profeta e legislatore che sarebbe uscito prodigiosamente dalla tomba per affermare nel comizio i principii divini , per dissipare molte erronee credenze relative agli istinti dell ' uomo ed alle leggi dell ' universo . I cronisti meglio informati pretendevano sapere che quell ' uomo straordinario era vissuto cinquant ' anni sulla sommità di una montagna coperta di gelo , orando e meditando ; che la parola di Dio era scesa nel suo spirito ; che , infine , le più sublimi rivelazioni erano da attendersi da lui . L ' Albani , recentemente convertito alla fede naturalista e già iscritto negli ordini superiori del partito non poteva mancare all ' appello . Nel giorno fissato per la solenne adunanza , egli giunse a Napoli in compagnia del Virey , e all ' ora di mezzodì , indicata per l ' apertura del comizio , andò col collega a prender posto in una galleria del teatro massimo . Non si è ancora perduta a quest ' epoca la consuetudine di adunare il popolo a discutere di politica nei luoghi ordinariamente destinati agli spettacoli dell ' opera e della commedia ; vi è sempre qualche cosa di teatrale , di spettacoloso e di comico in ogni assembramento di politicanti ; l ' ambiente , in ogni caso , risponde al carattere dei personaggi e consuona coll ' enfasi dei discorsi . La folla si pigiava nella platea ; gli uomini del governo , i rappresentanti della nazione , i primati , le etére , le dame di capriccio , le Immolate , le mogli emerite prendevan posto nelle sedie riservate o salivano ad occupare le logge . Una impazienza febbrile agitava quel pubblico di trentamila persone . Quando la sfera del grande orologio elettrico sovrastante al palco scenico toccò il mezzodì , il sipario si alzò rapidamente e gli occhi della folla furon paghi . Un applauso fragoroso ma breve salutò i capi della assemblea , assisi in atteggiamento grave attorno ad un tavolo coperto di nero tappeto . Il presidente si levò in piedi , diè una scossa al campanello e parlò nel generale silenzio : « Io vi ammonisco , o cittadini , che le sorti del nostro partito , l ' avvenire della umanità , il coronamento del benessere pubblico al quale mirarono sempre i nostri studii e le opere nostre , dipendono dal presente comizio . Aspettatevi delle grandi sorprese ; preparatevi gli orecchi e la mente a rivelazioni inaudite . Le indiscrezioni della stampa vi hanno prevenuti , ma ciò che qui vedrete , ciò che udrete fra pochi istanti , sorpasserà ogni esigenza della vostra aspettativa . Non è il caso di ripigliare le viete questioni , sulle quali tutti gli argomenti vennero già esauriti . Oggimai i criterii fondamentali sono stabiliti ; ulteriori ciance a nulla approderebbero . Noi ci troviamo in presenza di un grande mistero ; dobbiamo constatare un fatto nuovo , quasi inverosimile , ed avvisare al miglior partito che da noi si possa trarne a benefizio dell ' umanità e ad onore dei nostri principii . I dilettanti di rettorica inutile si tengano per questa volta in disparte ; l ' avvenimento che qui vedranno compiersi porgerà ad essi materia di cicalare per dieci anni . Ciò detto , il Presidente si volse ad uno dei volonterosi di cappa magna e gli ordinò di introdurre il Venerando Fabbristol . L ' apparizione del nuovo personaggio fu salutata da triplice acclamazione . Il Venerando si avanzò fino al proscenio , sedette sopra il tripode di onore , e con voce sonora espose la seguente relazione : - Io mi chiamo Arnaldo Fabbristol ; ho fatto da parecchi anni adesione al vangelo dei naturalisti , e , grazie alle circostanze che ora sto per esporvi , venni dal Consiglio supremo dell ' ordine incaricato di una delle più importanti missioni che ad uomo fosse mai dato di compiere . « Or fanno cinquant ' anni vivea sulla terra un grande scienziato , un uomo di forte intelletto e di straordinaria energia morale , chiamato Malthus . Era nipote di un altro filosofo vissuto in epoca avversa ad ogni lume di verità , un banditore di sapienti teorie mal comprese e peggio apprezzate da ' suoi contemporanei . « Quelle teorie racchiudevano i germi dei principii indiscutibili che formano oggi la base della nostra fede politica . Il Malthus che oggi ricomparisce sulla scena del mondo , avendo raccolta e fatta sua la splendida eredità di idee lasciate dallo zio , pensò di istituire un ' associazione la quale si incaricasse di diffonderle . Gli apostoli delle dottrine Malthusiane si prestarono allo scopo con zelo entusiastico , ma incontrarono un ' opposizione accanita e pertinace . I tempi non erano maturi . La nuova generazione , invasa da un fervido spiritualismo , chiudeva l ' orecchio alle nostre dottrine . Il prete riformato , poetizzando gli antichi dogmi , avea riconquistata la donna , questo essere volubile e fantastico , sempre mai allettato dalle parvenze , sempre facile ad esaltarsi per ogni sentimentalismo insensato . Tutte le nuove istituzioni , tutte le leggi dello stato si ispiravano alle tendenze dell ' epoca ; nei nostri codici si riflessero tutte le stravaganze e le follie di un popolo abberrato . Correva l ' anno 1932 . Il nostro Malthus , che allora toccava appena i trent ' anni , si lasciò prendere dallo scoramento , e disperando di riuscire ne ' suoi alti disegni , un bel giorno , adunati i suoi apostoli più fedeli , annunziò ad essi il suo proposito di abbandonare la vita . Sì : quel grand ' uomo voleva morire nel fiore dell ' età ; voleva fuggire da un mondo che , a suo vedere , non sarebbe mai stato capace di comprenderlo . Perdoniamo al genio un istante di debolezza ; le più alte intelligenze , le nature più energiche subiscono delle prostrazioni inesplicabili . Le esortazioni , i conforti , le preghiere degli amici , nulla valeva a smuovere quello scorato dalla nefasta risoluzione . Se non che , all ' ordine naturale del cosmos era necessaria quella esistenza . Malthus e il trionfo delle sue teorie non potevano esimersi dall ' entrare e dal compiere la loro parabola ascendente nel moto provvidenziale di rotazione imposto dalla legge fisica universale , « Fra gli apostoli del principio che in quel giorno stavano adunati intorno al Capo , c ' era uno scienziato , o , come allora si diceva , un utopista di zoologia , chiamato Gorini , discendente per linea indiretta da quell ' illustre diseredato che già aveva fatto nel secolo precedente delle meravigliose scoperte sulla origine del mondo , e riuniti gli elementi chimici più atti alla pietrificazione dei cadaveri . Al momento in cui Malthus , nel suo implacabile desiderio di finirla , colla vita , portava alla bocca una pillola asfissiante , un grido imperioso risuonò nell ' aula : fermate ! Malthus guardò fissamente l ' apostolo che si era alzato per accorrere a lui ; l ' altro con piglio più assoluto , ripetè l ' intimazione : fermate ! In quel grido c ' era una potenza irresistibile . - Che hai tu a dire ad un moribondo ? - domandò Malthus , trattenendo la pillola sospesa fra l ' indice e il pollice . - Due logiche e serie parole - rispose il Gorini : - voi volete morire , perché avete riconosciuto , come noi riconosciamo , non essere l ' epoca attuale matura alla realizzazione delle nostre sublimi teorie . Orbene , se qualcuno venisse a proporvi di sostituire alla morte un lunghissimo sonno , un sonno di dieci , di vent ' anni , di mezzo secolo , persistereste voi ancora nel proposito disperato ? - Ho piena fede nell ' avvenire - rispose Malthus ; - ma un mezzo secolo dovrà trascorrere prima che l ' umanità riconosca erroneo e rovinoso il principio da cui oggi è trascinata , - Ebbene ! - replicò il Gorini ; - dormite per mezzo secolo , e il vostro risveglio segnerà l ' epoca delle nostre vittorie . Voi mi guardate con stupore , come se le mie parole uscissero dalla bocca di un pazzo . No ! io non sono pazzo , io non posso ingannarmi ne ' miei calcoli ; mi tengo sicuro della riuscita . Quello che nella rigida stagione avviene dei serpenti e d ' altri animali soggetti al torpore , deve necessariamente riprodursi nell ' uomo a mezzo di una ben praticata assiderazione . Nell ' uomo assiderato la vitalità può durare parecchi secoli , fino a quando , per una accidentale combinazione o per effetto del volere altrui , non venga ad operarsi il disgelo . Volete voi , illustre pontefice dell ' avvenire , sottomettervi alla prova ? Io vi ho additata la via ; io metterò a vostra disposizione i miei trovati scientifici . Voi prescriverete la durata ed il termine del vostro assopimento . Nel giorno e nell ' ora da voi prefissi , i discepoli , istruiti per tradizione dei vostri voleri , verranno a ridestarvi dal lungo sonno , e voi potrete , uomo antico e precursore dell ' evo felice , gioire delle mondiali acclamazioni e dirigere l ' umanità verso la meta altissima infino ad oggi inutilmente vagheggiata da voi . « All ' udire tale risposta , Malthus stette un istante silenzioso ; ma i suoi occhi sfavillanti esprimevano soddisfazione ed assenso . I due scienziati si erano compresi . Di là a quattro ore , il Malthus , il Gorini e gli apostoli seniori , a mezzo della ferrovia funicolare Agudio , salivano alle alture nevose del Moncenisio . Inutile che vi riferisca e descriva di qual maniera si compiesse lassù , per opera dell ' immaginoso zoologo , la prova non mai tentata dell ' assideramento umano . Ciò che importa sapere , ciò che io sono impaziente di annunziarvi , è che il Malthus , il sapiente Malthus , il divino Malthus , il nostro legislatore , il nostro profeta , or fanno tre giorni , dopo mezzo secolo di torpore , si è ridestato alla vita attiva . La volontà dell ' illustre sopito è compiuta . I depositarii della tradizione Malthusiana , consapevoli di ogni patto , penetrarono , nel giorno e nell ' ora stabilita , dentro la cavità granitica , dove il profeta dormiva da cinquant ' anni in una temperatura di sessanta gradi sotto zero . Seguendo le istruzioni lasciate dal Gorini , in meno di due ore quei prudenti operatori ottennero gradatamente il disgelo : il corpo irrigidito si riscosse , si riapersero gli occhi , la favella si sciolse ... Gli apostoli si gettarono a terra adorando , inneggiando al redivivo . - Sospendete , o fratelli , quei plausi ; imponete al vostro entusiasmo ! Serbate gli osanna a lui solo . Fra pochi istanti , allo squillar dei due tocchi pomeridiani , il gran Malthus sarà qui . Egli lo ha promesso , egli mi ha incaricato di recarvi la buona novella . Sì , fra dieci minuti ... egli sarà in mezzo a noi ... Egli avrà preso il mio posto su questa tribuna per rivelarvi l ' ultimo verbo del suo genio divino . Che se mai ... - Da Manicopoli ! - gridò un volonteroso di alto grado , avanzandosi verso il proscenio e presentando un dispaccio al Presidente del Comizio . - Leggete ! leggete ! - gridarono dal teatro trentamila voci . Il Presidente sciolse il piego , gettò uno sguardo sulle cifre , e pallido , con voce tremante , lesse quanto segue : « Malthus redivivo suicidatosi ignote cause , attendonsi schiarimenti . « Il seniore SAFFUS » . - Impossibile ! assurdo ! - urlò il Relatore con accento irritato ; maledetta la Stefani ! - Maledetta la Stefani ! - rispose la folla con sdegno . - Silenzio ! ... Un secondo telegramma ! Il Presidente si fece innanzi , e lesse : « Suicidio Malthus avvenuto nel palazzo marchesa Sara Jobart sua antica amante . Giornali pubblicano lettera autografa . Pare che forti disinganni spingessero illustre uomo a procacciarsi sonno più duro . « Seniore KEMPIS » . - Assurdità ! assurdità ! - si mormorava da ogni parte ; - attendiamo una formale smentita . Ma ecco , nel mormorio generale , spiccano delle grida più acute ; i folletti di città guizzano tra le panche , saltano sui parapetti dei palchi , inondano il teatro di giornali . Di là a pochi minuti , in un tetro silenzio , quelle trentamila persone adunate pel Comizio leggevano la lettera lasciate da Malthus : « Correligionarii e fratelli , « È stato un errore ; tanto più illogico e imperdonabile a noi , che , professando i principii del naturalismo , pur nullameno abbiamo tentato di violentare la natura . Quando io mi sottoposi alla prova dell ' assideramento , mi ero lasciato vincere da un orgoglio insensato . Ho creduto che la mia esistenza fosse necessaria al bene comune ; non ho riflettuto che l ' individuo conta per nulla , che i progressi della umanità si compiono pel concorso simultaneo di tutte le forze viventi . È necessario , perché ognuno mi comprenda , che io esponga la diagnosi delle mie impressioni . Lo farò sinceramente e colla maggior brevità possibile . Quando i fratelli , esecutori fedeli del patto tradizionale , vennero or fanno tre giorni a risvegliarmi dall ' assopimento , al mio primo risveglio io provai un senso di melanconica sorpresa . Mi si affollarono nella mente le idee colle quali mi ero addormentato mezzo secolo addietro ; mi meravigliai grandemente nel vedere intorno al mio letto di granito delle figure a me ignote ; domandai che fosse avvenuto dei fratelli i quali la sera innanzi mi avevano aiutato a coricarmi . « - Avete dormito cinquant ' anni , - risposero ad una voce gli astanti . « - È vero ! è vero ! - risposi io raccapezzando le confuse memorie : - infatti ... quella sera ... i fratelli ... gli apostoli ... Ma , voi ! voi , chi siete ? Perché quegli altri non sono al mio fianco ? « - Quegli altri - mi risposero - sono morti ; e noi , eredi della tradizione , li abbiamo sostituiti . « Io guardava con meraviglia e tristezza quei sembianti sconosciuti . Essi mi parlavano dei grandi progressi sociali avvenuti nel corso di mezzo secolo , mi annunziavano il prossimo trionfo della riforma naturalista , mi promettevano ovazioni , glorificazioni , quali nessun orgoglio umano avrebbe osato sognare . Io li ascoltava attonito , quasi svogliato . Portai la mano sul petto e ne trassi un medaglione sul quale era impressa l ' effigie di una giovane marchesa da me adorata . Mi sovvenni che gli antichi fratelli si erano opposti al mio desiderio di metter a parte quella impareggiabile donna della misteriosa operazione che doveva per tanti anni tenermi disgiunto da lei . Si voleva che il segreto della mia assiderazione rimanesse esclusivamente affidato ai pochi apostoli ; temevano che ella , per impeto di dolore e di amore , potesse tradirci . Con quali palpiti di gioia ribaciai quel ritratto ! « - Orbene ! - esclamai ; - prima di rientrare nel campo delle agitazioni politiche , prima di abbandonarmi alle glorificazioni da voi promesse , io mi debbo a colei che occupava tanto posto nel mio cuore , che forse mi avrà pianto per morto , che forse non avrà mai cessato di attendermi . Sapete voi se esista ancora a Parigi quel portento di bellezza , di grazia e di spirito , che si chiamava la marchesa Sara Jobard ? « Gli apostoli si scambiarono uno sguardo di sorpresa e per poco non scoppiarono in una risata . Uno dei seniori , che penava molto a serbarsi serio , si volse ai fratelli dicendo : « - È giusto che ogni sua volontà venga da noi soddisfatta ; rimanderemo il Comizio a sabato prossimo , e frattanto accompagneremo a Parigi l ' illustre redivivo , e lo aiuteremo a raccogliere le informazioni che tanto lo preoccupano . « Ciò convenuto , uscimmo dalla cava granitica , e ci trovammo dinanzi ad una carrozza sormontata da un pallone aereostatico . « - Cos ' è questo ? - domandai . « - Una volante di seconda portata , il veicolo che in meno di un ' ora ci condurrà sulla piazza massima di Parigi . « - E voi pretendereste che io salissi in quel cassone ? - esclamai arretrando ; - ma dunque ... non vi son più ferrovie ? ... non vi sono locomotive elettriche ? « - Tali mezzi di trasporto - rispose il seniore , scambiando cogli altri apostoli un ' occhiata di meraviglia - oggimai fanno esclusivamente il servizio pei nullabbienti . « - Ebbene ! trattatemi pure da nullabbiente , - gridai io - ma in quella baracca sospesa nell ' aria , io , Malthus , vi prometto che non sarò mai per ficcarci il mio nobile individuo . « - Con tutto il rispetto che da noi si professa al vostro nobile individuo - rispose il seniore dopo essersi consultato coi fratelli , - noi non possiamo dimenticare il mandato perentorio del Gran Maestro dell ' ordine ; le ore sono contate , il tempo vuol essere misurato ; vi abbiamo accordato una proroga di tre giorni ; ora conviene affrettarsi . « E prima che io potessi muovere due passi per discostarmi , quattro fratelli mi afferrarono pel torso , mi sollevarono , mi immersero nella cabina della volante . « Che dirvi di quel viaggio ? Non impiegammo che un ' ora per tragittare dal Moncenisio a Parigi , ma quell ' ora è bastata a svelarmi l ' orrore della mia situazione . Il linguaggio di quegli apostoli che mi parlavano dei loro disegni , che mi interrogavano , per prender consiglio , il più delle volte mi riusciva incomprensibile . Basta dunque un mezzo secolo a corrompere ogni idioma , ad alterare perfino le inflessioni della pronunzia ? Essi accennavano ad istituzioni , alludevano ad avvenimenti a me ignoti ; nominavano scrittori e scienziati vissuti nell ' ultima metà del secolo ; citavano libri usciti recentemente e già quasi obliati da ' contemporanei , e parevano meravigliati ad ogni tratto della mia ignoranza , d ' altronde naturalissima in chi aveva dormito pel corso di cinquant ' anni . Quand ' io ricordava i miei tempi , essi sbadigliavano o sorridevano con ironia . Dopo avermi quasi idolatrato , erano , in meno di un ' ora , passati dalla adorazione all ' indifferenza sprezzante . Arrivando a Parigi , al momento in cui si scendeva dalla volante , uno dei seniori disse all ' altro sommessamente : « - Mi pare che l ' assideramento abbia imbecillito il Profeta . « E l ' altro : « - È a credere che egli già fosse imbecille prima di intorpidirsi ; a que ' tempi la fama di illustre si acquistava a buon mercato . « Quanti disinganni mi attendevano a Parigi ! Invano io cercava nella folla dei balovardi qualche sembianza nota . In quella città ch ' era stata il teatro dei miei primi trionfi ; in quella vasta metropoli , dove un tempo ero additato e salutato da tutti , io non vedeva che sconosciuti , non incontrava che occhiate indifferenti o beffarde . Il mio modo di parlare , il mio contegno imbarazzato attiravano l ' attenzione e provocavano le risa . Nuovo agli usi della società moderna , attonito , sbalordito , io somigliava ad uno di quei gaglioffi montanari , che dopo aver vissuto quarant ' anni fra le capre , si trovano balzati in una splendida capitale , nel faragginoso brulichio della attività cittadina . Urtava nella gente ; mi pareva strana ogni foggia di vestito ; mi arrestava istupidito dinanzi alle statue che rappresentavano personaggi divenuti famosi negli ultimi tempi . Gli edifizii recenti , gli spazii aperti dalle demolizioni , i nuovi nomi delle vie sostituiti agli antichi , mi imbarazzavano siffattamente , che io mi stringevo colla mano alla zimarra dei colleghi per paura di smarrirmi . Fui condotto ad un albergo . I fratelli incaricandosi di andare al palazzo di città per attingere informazioni sul conto della marchesa , mi lasciarono solo . Allora io trassi dal petto l ' effige della mia Sara , e contemplando , ribaciando mille volte le angeliche sembianze di quella tanto cara , diedi in uno scoppio di lacrime . - Avrò io la consolazione di rivederti , o creatura adorata ? - E dopo questo , mi sentii assalito da una tetra melanconia . Le più amare riflessioni si succedevano nel mio spirito . - Perché son venuti a ridestarmi ? Di qual modo potrò io riannodare la mia alla esistenza di questa generazione ? Non si vive bene che fra i contemporanei ; la gente che ora mi brulica dattorno rappresenta la mia posterità . Nulla oggimai vi può essere di comune fra me e costoro . Io non li comprendo ; essi dovranno deridermi . In un mezzo secolo si rinnovano le idee , le tendenze , le istituzioni . Chi non ha preso parte alla graduale metamorfosi , non può essere capace di apprezzarla . « Che diverrò io il giorno in cui mi toccherà presentarmi al Comizio per dichiarare la mia dottrina ? Potrò io dire cosa che già non sia stata le mille volte ripetuta , con linguaggio più eletto , dai miei correligionarii ? Non ho veduto i miei dieci apostoli sogghignare sotto i baffi ogni volta che io dirigeva ad essi una domanda ? Io era un dotto , io era un illustre or fanno Cinquant ' anni , nell ' ambiente formato da me e dai miei contemporanei . Trasferito nel nuovo ambiente , in una epoca sulla quale è trascorso lo spirito e l ' attività di due generazioni , io debbo necessariamente rappresentare la figura dell ' idiota . - Dio ... Che vedo ? Due figure umane che volano rasenti ai tetti del palazzo di faccia ! Sta a vedere che è comparsa nel mondo una specie di uomini alati ! « I fratelli non rientrarono all ' albergo quella notte , nè a me diè l ' animo d ' uscire . All ' indomani , verso le 10 del mattino , li vidi entrare nella mia stanza e salutarmi con espressione sì beffarda che fui sul punto di prenderli a schiaffi . Mi annunziarono che la marchesa Sara era in vita , che abitava un sontuoso palazzo in via dei Lunatici , ch ' essi l ' avevano prevenuta della mia prossima visita . Balzai dal letto : come il cuore mi batteva ! Di là a pochi minuti , io saliva le scale del palazzo indicato ; i miei apostoli erano rimasti ad attendermi in un salotto al piano terreno . Una giovane e bella cameriera m ' introdusse in un gabinetto elegantissimo , mi pregò di sedere e corse ad avvertire la signora . « Imaginate con quali ansie io invocava l ' amplesso di quella donna , che già si era data a me coi voluttuosi abbandoni dell ' amante ! Sventurato ! Io dimenticava di aver dormito mezzo secolo , poiché quel mezzo secolo per me era stato breve come una notte . Potevo io figurarmi quella donna altrimenti , che vestita delle sue forme giovanili , della sua splendida bellezza ? « La porticella del gabinetto si dischiuse . Il fruscio di una veste di seta mi annunziò che ella entrava . « - Angelo mio ! - gridai gettandomi a terra per abbracciarle la tunica che sporgeva dai cortinaggi . « - Tu ! il mio caro Eugenietto ! - rispose una voce rantolosa da vecchia decrepita ; - qua dunque un bel bacio ! Dio ! come sei ben conservato ! ... Lascia dunque ... « E mentre al mio orecchio ringhiava quella voce da nonna , due labbra di cartapecora si imposero con violenza alle mie , e mi inchiodarono sulla lingua un paio di denti posticci ... Io balzai in piedi esterrefatto ... Sputai sul pavimento i due corpi eterogenei ... e dopo aver guardato fissamente quella scarna figura di ottuagenaria , mi lasciai cadere sul divano come tramortito . « Era dessa - era proprio dessa - la mia Sara - la mia marchesa - quella che un mezzo secolo addietro mi aveva dato un paradiso di ebbrezze ! ... Non riferirò tutto quello che avvenne in appresso fra me e quella donna . Noi conversammo due buone ore senza mai comprenderci ; quello strano dialogo terminò con una scarica di singhiozzi . Allora la pregai perché mi fornisse l ' occorrente per scrivere . E mentre io , dopo aver scritto poche linee , tornava a lei per congedarmi con un supremo e disperato addio , mi accorsi , all ' immobilità del suo corpo , al pallore del suo volto , alla rigidezza della sua mano , ch ' ella era morta di sincope ... « La cameriera , che entrerà fra poco nel gabinetto , troverà qui due cadaveri . A lei commetto l ' incarico di consegnare ai fratelli il mio ultimo autografo , perché venga letto al Comizio . Un uomo , per quanto nobile e grande , non ha più il diritto di vivere , dacchè il suo spirito , il suo cuore , la sua esperienza son diventati un anacronismo . « MALTHUS » . - Che ne dite ? - chiese l ' Albani al Virey , dopo aver letto . - Io dico che quell ' uomo ha dato , togliendosi la vita , una prova di gran senno . Il suicidio è una delle manifestazioni più evidenti della superiorità dell ' intelligenza umana . È nullameno deplorabile che la nostra razza sia tanto percossa dalla infelicità che in molti casi ci convenga invocare la morte quale unico rimedio alle angosce della nostra travagliata esistenza . Il teatro si andava spopolando , e la gente si disperdeva lentamente , in preda ad una profonda mestizia . L ' Albani , svolgendo il giornale per gettare gli occhi sulla quarta pagina , nella rubrica dei Reclami privati lesse le seguenti righe a lui indirizzate : « In nome della umanità e della religione divina , il Primate Redento Albani è invitato a recarsi immediatamente a Milano nella casa a lui ben nota del sottoscritto per ricevere comunicazione di un importante avvenimento che lo riguarda . « FRATELLO CONSOLATORE » . - Perché così turbato ? - chiese il Virey al fratello . - Io parto per Milano - rispose l ' Albani ; - volete profittare della mia volante e tenermi compagnia ? - Impossibile . Devo trovarmi a Pietroburgo questa sera per prender parte ad un Consulto finale ( ) al letto dello Czarre , gravemente tormentato dai calcoli . Con dolore mi separo dai voi . - Ci rivedremo ? - Ne dubito . Ho l ' anima percossa da sinistri presentimenti . La lettera dello sfortunato Malthus ha scosso la mia fede ... Temo che ogni sforzo della scienza per migliorare le sorti dell ' umanità sia opera vana . Forse provvederà la ... natura . I due primati si separarano , e ciascuno prese la sua via negli spazii dell ' aria . CAPITOLO XXIX . Il segreto di Cardano . - Eccomi a te - disse l ' Albani entrando nel vestibolo dove lo attendeva il compagno de ' suoi giorni di espiazione . Fratello Consolatore gli stese la mano e lo introdusse nel parlatorio . - Dio ti riconduce - disse il Levita ; - Dio vuol darti un ' altra prova della sua misericordia infinita ... - Mettiamo da parte questo tuo fantasima invisibile , creato dall ' immaginazione , fors ' anco dalla furfanteria umana - interruppe l ' Albani con impazienza ; - da oltre un mese ho abbracciato la religione dei naturalisti . Il vostro Dio non lo comprendo ; io credo nella natura . - Dio e natura sono due potenze del pari inesplicabili ... - Mi hai tu richiamato per farmi subire una lezione di catechismo ? - No , fratello . Io debbo comunicarti delle notizie importanti . Vedi tu là ( e così parlando il Levita accennava ad un letticciuolo ) , vedi tu là quel bambino di cinque anni che sporge dalle coltrici bianche la sua testolina coronata di ricci biondi ? - Bello come un amore ... - Bello , dovresti dire , come tutti i bimbi generati da una forza di carità sublime . Ah ! tu lo abbracci ... lo accarezzi ... ed egli ti sorride ... vorrebbe parlarti ... E a sua madre non sarà dunque più concesso di baciarlo ! - Orfano ... forse ? - Non può chiamarsi orfano un bimbo che gioisce nelle carezze d ' un padre ... - Mio figlio ... - Sì : tuo figlio , nato da quella santa , che un tempo , nel suo umile paesello , si chiamava Maria ; nato da colei , che or fanno sei anni , co ' suoi vergini baci ... - Maria ! - esclamò l ' Albani coll ' accento della più viva commozione ; - ma tu ... poco dianzi ... dicevi ... - Calmati , fratello ! coll ' aiuto di Dio e colla forza dell ' amore è da sperarsi che noi riusciamo a salvarla . Leggi questo scritto ch ' ella ti ha indirizzato . In altra lettera a me diretta quella infelice aggiunge delle spiegazioni che io non tralascerò di comunicarti , se ciò mi parrà utile ... L ' Albani spiegò il foglio , lo scorse rapidamente coll ' occhio ; poi , ricoricato il bimbo sul letticciuolo , esclamava : - In nome del tuo Dio , in nome della natura , del Padre Eterno , di tutti i diavoli ... dell ' antecristo ... qui bisogna agire ... bisogna accorrere ... dar l ' avviso ai Capi di Sorveglianza ... mandar sul luogo dei militi ... - Non affannarti - disse il Levita trattenendo il desolato che correva dall ' un all ' altro capo della stanza come uscito di senno ; - il Consiglio di sorveglianza è informato , i militi sono in marcia . Quello stesso messaggiero che ieri a notte mi consegnò il bambino e le lettere , si è incaricato di far appello agli esecutori di giustizia e di comunicare ai giornali la notizia di un fatto al quale si annodano tanti interessi . Mentre il Levita parlava , si udì nel vestibolo un rumore somigliante a quello di due grandi parapioggia che si chiudono . - Eccoli di ritorno ! - esclamò con gioia fratello Consolatore . E uscito per un istante , rientrò nell ' aula in compagnia di due gentili figure di giovinetto e di fanciulla , entrambi ravvolti in due grandi ali , che proteggevano , a guisa di manto , le rosee delicatezze dei corpi leggiadri . Quelle due figure , che in forma plastica e vivente traducevano l ' angelo dei cristiani , si chiamavano Rondine e Lucarino . Noi abbiam veduto questi due alati portentosi scendere a volo e sostare sulla guglia maggiore della cattedrale di Milano , il giorno in cui l ' Albani produceva il miracolo della pioggia artificiale . L ' opera di Fourrier , perfettamente riuscita , consolidata dall ' esercizio , prometteva alla specie umana una trasformazione stupenda . - I due che ti stanno dinanzi - disse il Levita presentando all ' Albani quella coppia di alati , - potranno informarti di ciò che ora si sta operando in favore della buona Maria . Dopo averti restituito il figlio , è giusto che essi ti riferiscano sulle sorti della madre . Lucarino prese la parola : - Ieri , al cader del giorno , noi traversavamo di volo gli spazii sovrastanti a quel monte gigantesco , sempre coperto di nevi , che si chiama il Gottardo . Essendoci di molto abbassati per sottrarci alle punture dell ' aria rigidissima , giunsero al nostro orecchio dei suoni che parevano strida da pappagalli , misti ad ululati da jena . « Sostammo , e raccogliendo il volo sovra una superficie lucente , che da lungi ci era parsa un enorme ammasso di ghiaccio , il nostro piede avvertì una gradita esalazione di tepore . Immaginate la nostra meraviglia ! Noi passeggiavamo sovra una tettoia di cristallo leggermente riscaldato , e sotto i nostri piedi si sprofondavano le muraglie di un vasto palazzo popolato di esseri viventi . Che mistero è codesto ? quali saranno gli abitatori di questo immenso edilizio fabbricato sulle alture di una montagna oggimai divenuta inaccessibile ? « Aggirandoci intorno al quadrilatero , osservando , ascoltando , ci avvenne di scorgere una giovane donna che correva , invocando soccorso , fra gli scoscendimenti di una valle poco discosta . Quel grido ci trafisse l ' anima ; accorremmo , e in meno ch ' io ve lo dico , ci trovammo al fianco di quella donna . « - Se voi siete due angeli - esclamò ella con accento desolato - prendete sotto la vostra custodia questa mia creatura innocente ; è un figlio dell ' amore , del primo , dell ' unico amore che abbia fatto trasalire le mie viscere . « Così parlando , la tapina ci sporse un paniere , dove tra bianchi pannilini giacea sopito il grazioso bimbo che ora posa su quel letto . « - Io sono inseguita - riprese ella con terrore ; - inseguita da un uomo potente e feroce . Presto ! esaudite il voto di una povera madre . Prendete quel fanciullo , dirigetevi su Milano e fate di scendere alla casa di quel santo che si chiama il fratello Consolatore . Nel paniere vi hanno due lettere , dirette l ' una al buon Levita , l ' altra a colui : .. « Ma la tapina non potè proseguire , sgomentata da uno strepito di passi . « Chi avrebbe esitato ? Noi afferrammo il paniere dai due lati , e ansanti , desolati di non poter alla misera donna giovare altrimenti , con rapido volo ci allontanammo dal luogo nefasto . - Povera Maria ! - sciamò l ' Albani ; - quel Cardano ... quel mostro ... l ' avrà uccisa . - Egli l ' amava troppo per ucciderla - disse il Levita . - Fui io stesso , che consigliai alla povera immolata il più grande dei sacrifizi , inducendola a seguire quell ' uomo . Ed ecco , per mezzo di lei , alla provvidenza è piaciuto svelarmi l ' autore della misteriosa disparizione di tanti neonati . Sì ; avete ragione ; Cardano è un mostro ; ma egli è uno di quei mostri generati dall ' orgoglio e della manìa di sapere , che in tanta copia si producono all ' età nostra . Volendo conoscere le prime espressioni della favella umana e studiare gli istinti ingeniti della nostra specie , quello scienziato abbominevole esercitava la tratta dei neonati . Le piccole creature rapite alle madri venivano accolte e allattate da mute nutrici nel vasto edifizio destinato alle atroci esperienze . Parecchie centinaia di fanciulli d ' ambo i sessi erano là da parecchi anni a stridere , ad ululare come animali selvaggi , avvoltolandosi nella terra , commettendo tutte le stranezze e gli abbominii suggeriti dall ' istinto sfrenato ... - Orrore ! orrore ! - gridava l ' Albani percorrendo la stanza a passi concitati . - Il dolore delle madri è salito al cielo ! - disse il Levita . - E la giustizia umana compirà l ' opera sua - soggiunse Lucarino . - Il fatto è segnalato . A quest ' ora , sulle alture del Gottardo , migliaia e migliaia di cuori gridano : morte a Cardano . - E noi siamo ancora qui ? Ciò detto , l ' Albani con ardore paterno baciò in fronte il bambino , e ricoricatolo sul letticciuolo , uscì a passi precipitati dalla casa del Levita . CAPITOLO XXX . Deladromo . In quel giorno all ' Assemblea della Unione si discutevano dei nuovi articoli di legge . Una sensibile trasformazione di partiti si era prodotta nella Camera elettiva , in seguito ai moti anarchici avvenuti recentemente . Gli equilibristi transigevano , e una notevole maggioranza si dichiarava favorevole ad ogni proposta del partito naturalista . I seguenti ordini del giorno erano stati approvati per acclamazione : I . Considerando che le esagerazioni della viabilità hanno negli Stati d ' Europa usurpato all ' agricoltura tanta superficie di terreno quanta basterebbe ad alimentare annualmente due milioni di famiglie ; visto che al trasporto delle derrate e delle merci possono oggidì largamente provvedere le navi aereostatiche e le volanti di cielo ; il Governo decreta la immediata soppressione di un milione e ottocentomila chilometri di ferrovia , di strade rotabili e sphortene ; ordinando al medesimo tempo una leva straordinaria di trecentomila coscritti agricoli , acciò le dette aree improduttive vengano , nel termine di un anno , ridotte a coltivazione ; II . Considerando che al cane ed all ' uomo occorrono per sostentarsi degli identici alimenti ; visto che ad alimentare ogni individuo canino si richiede la spesa di mezzo lusso al giorno ; visto che negli Stati d ' Europa esistono attualmente sessanta milioni di cani , il cui mantenimento esige una spesa quotidiana di trenta milioni all ' incirca e un relativo consumo di commestibili , evidentemente detratti alla nutrizione della famiglia umana ; il Governo decreta l ' immediata e totale distruzione della razza canina , da effettuarsi e compirsi spontaneamente dai singoli cittadini , o altrimenti , con ogni mezzo coercitivo , dagli agenti di ordine pubblico . Perché un Governo ricorra a tali misure è d ' uopo che il malessere generale sia giunto al colmo . E già il rappresentante Cavalloni sorgeva a protestare contro il secondo articolo di legge , dichiarandolo pericoloso alla sicurezza dei cantanti , quando dalla valvula di salute pubblica venne ad irrompere sulla testa del presidente una pioggia di foglietti . - Dio ci scampi ! - esclamò il Presidente ; - abbiamo duemila telegrammi . Leggiamo il primo che ci viene tra le mani ; degli altri si incaricheranno i posteri : « Assembramento minaccioso sulle alture del Gottardo , grande avvenimento politico - scientifico , imminente guerra civile » . - È tempo di finirla ! - grida il Casanova levandosi in piedi ; - il Governo , colla sua longanimità , non ha fatto che incoraggiare l ' anarchia . Io propongo di nominare una Commissione di inchiesta . - Una Commissione ! Una Commissione ! - risposero mille voci . - L ' onorevole Casanova , si incarichi di comporla e si rechi immediatamente con quella sul campo del disordine . In meno ch ' io ve lo dica , la Commissione era costituita , e gli onorevoli potevano , di là a pochi istanti , contemplare da una volante di prima classe , uno spettacolo non più veduto ; il più vasto ondulamento di massi nevosi che immaginare si possa , popolato e stipato di gente come nol fu mai un teatro di capitale in una serata di prima rappresentazione . Perché si era adunata quella gente ? Di qua si gridava : morte a Cardano ! morte al rapitore di faciulli ! Di là si muggiva : viva Cardano ! viva la libera scienza ! Chi sviscera i gruppi , chi riproduce gli episodi di quella scena tumultuosa e fantastica ? Ciò che a noi preme , è di raggiungere i principali personaggi del nostro dramma e di assistere alle estreme peripezie ( ohimè ! estreme per essi e per tutti ) della loro travagliata esistenza . Eccoli ! L ' Albani giungendo sul luogo , è riuscito , seguendo le indicazioni di Rondine e Lucarino , a calare sulla tettoia del palazzo di cristallo . Altri padri , esasperati dalla disparizione de ' figli , erano accorsi ad abbattere con martelli e picconi l ' infame edilizio . Una breccia era aperta ... Cardano , vedendosi perduto , si disponeva a fuggire traendo seco l ' immolata . Quell ' uomo amava Glicinia disperatamente , come il mostro soltanto può amare ciò che è bello e perfetto . Mentre egli stava per sciogliere la slitta , dove aveva collocata la sua donna , l ' Albani gli fu sopra , gli spaccò il cranio con un colpo di mazza , e stesa la mano a Glicinia , se la attirò al petto per abbracciarla e coprirla di baci . Sul corpo quasi esanime di Cardano si curvò un uomo esclamando : sventura ! sventura ! il martello della vendetta ha spezzato un cranio che racchiudeva i più importanti segreti della scienza . Io spenderò un milione di lussi per possedere questa meravigliosa scatola di intelligenza e di sapere . Quegli che così parlava era il Virey . Frattanto , l ' Albani colla sua donna al braccio tentava allontanarsi da quel luogo facendosi largo colla voce e col manico della mazza . Il palazzo di cristallo era quasi demolito . Un migliaio di essere umani si agitavano ignudi fra le rovine di quel piccolo mondo sotterraneo , spauriti dalla folla , rifuggenti da ogni carezza , emettendo grida selvaggie . Taluni , i più adulti , mordevano i pietosi che a loro si accostavano . Si vedevano delle ignude fanciulle ancora impuberi avvinghiarsi ai garzonetti parimenti nudi , invocando protezione con gemiti strazianti , con gesticolazioni che parevano licenziose ed erano ingenue . Il monte era letteralmente coperto di persone . I curiosi serrati in battaglione urtavano la massa degli inerti . Tutti miravano ad un punto , anelavano di vedere l ' ignoto . Le grida di viva e di morte formavano un tal frastuono che le creste del monte ne oscillavano . Le nevi smosse precipitavano dai culmini più elevati , formando delle valanghe . Nessuno parea preoccuparsi di un singolare fenomeno atmosferico che si andava sviluppando ; nessuno pareva accorgersi che il cielo si copriva di nuvole sinistre , che l ' aria tratto tratto era scossa da nn cupo rombo di tuono . Eppure lo scioglimento era prossimo , e quale ! ... Una voce che parlava da un immane tubo saxopelitto echeggiò improvvisamente di vetta in vetta . - Deladromo ! Deladromo ! - gridò la folla convergendosi ad una delle creste più elevate del monte , dov ' era apparso un personaggio a tutti noto . A quel grido di moltitudine succedette un silenzio da deserto . Deladromo ( poiché era ben desso , il celebre primate di astronomia , l ' uomo acclamato dalla moltitudine ) tuffò la bocca nello stromento fonico che centuplicava la sonorità della sua voce , e parlò di tal guisa : - Mentecatti , buffoni e bricconi della razza superiore , alla quale non mi son mai gloriato di appartenere , ascoltate bene ciò che sta per dirvi chi non vi ha mai ingannati . Questa mattina , alle ore sette antimeridiane precise , il pianeta Osiride ha cominciato la sua corsa di precipitazione verso il nostro globo . Questa corsa periodica , che suole effettuarsi ad ogni scadenza di diecimila anni , si compie inevitabilmente nello spazio di quindici giorni . La qual cosa significa , badate bene , o mamalucchi , che allo spirare di quindici giorni , tutta la superficie del nostro globo sarà sconvolta e rinnovata dalle acque . Io vi annunzio il fenomeno ; voi , se le forze vi bastano , provvedete ! Ohimè ! le vostre forze non basteranno . La superficie terrestre esige di rinnovarsi ad epoche fisse ; ciò è nell ' ordine indeclinabile della natura . Quali trasformazioni subirà la razza umana nella nuova genesi che sta per iniziarsi ? Mistero . Questo solo apparisce evidente , che l ' umanità vissuta sin qui , perisce nella completa ignoranza della sua missione fisica ed intellettuale , perisce attestando la sua incapacità a migliorarsi . Tutti i nostri sforzi per giungere al meglio hanno sempre abortito ; qualche cosa di abberrato era in noi per condurci costantemente sul cammino dell ' errore e della infelicità . Consoliamoci ! Fra quindici giorni la nostra generazione sarà spenta , e i nostri successori dovranno ignorare che noi abbiamo esistito , come noi ignorammo la vita delle epoche a noi precedenti . E sarà pel loro meglio ; poiché almeno i venturi non erediteranno i nostri errori , le nostre follie , e forse ... Ma una scossa di terremoto che fece traballare il gran monte , impose un termine alle parole dell ' astronomo . Degli enormi crepacci si apersero come voragini sotto i piedi degli uditori . Alcune vette crollarono . Dio ! quante grida di dolore e di imprecazione ! E quanti vuoti in quella folla poco dianzi sì compatta ! I superstiti non osavano più muoversi , e l ' uno all ' altro si addossavano per sorreggersi . L ' Albani , uscito incolume da quella scossa , nella slitta del Cardano scivolava dal monte , abbracciato a Glicinia tramortita di spavento . Fratello Consolatore predicava da un masso : « Cristiani ! maceratevi le membra ! cingetevi i lombi di cilizii ! invocate l ' Altissimo ! Egli solo è grande ... egli è buono » . - Tante grazie della bontà sua ! - bestemmiavano i naturalisti . Antonio Casanova , nella sua gondola aerea vertiginosamente sbattuta dal vento , esilarava , ebbro di sciampagna , i membri infrolliti della Commissione di inchiesta , esponendo la sincera diagnosi della sua vita . « Dal canto mio ho sempre pigliato il mondo come vuol essere preso da ogni persona che abbia senno : ho sempre mangiato e bevuto lautamente ; ho goduto quanto si può godere , ho gabbato il prossimo quanto il prossìmo avrebbe voluto gabbarmi ; ho vissuto da gran signore rasentando la galera ; e i miei concittadini mandandomi alla camera elettiva , hanno dichiarato che ero degno di rappresentarli . Viva dunque il pianeta Osiride ! Era ben tempo di farla finita con questa generazione di imbecilli ! » Di là a quindici giorni , giusta la profezia del Deladromo , la superficie del globo terrestre era sparita sotto uno strato di acque . E al sedicesimo giorno , il pianeta Osiride ricominciò il suo moto ascendente , e le piogge cessarono , e uno splendido sole sfolgorò sulla muta solitudine . E in appresso spuntarono dalle acque le cime dei nuovi monti ; e due esseri umani , forniti di ali , uscendo dall ' ultimo battello di scampo , dove l ' Albani , fratello Consolatore e Glicinia erano periti , drizzarono il volo ad uno scoglio ... E su quello scoglio , i due alati , che si chiamavano Rondine e Lucarino , con assicelle e fogliami depositati dalle acque edificarono la loro capanna e vissero parecchi mesi di pescagione . E Rondine , di là a un anno , concepì ... E Lucarino si rallegrava pensando : nostro figlio avrà le ali come noi , e così sarà dei nostri discendenti , E il figlio di Rondine nacque senza ali , perché l ' uomo alato sarebbe un mostro ; e Lucarino , turbato da gravi sospetti , pianse amaramente . E in seguito , Rondine e Lucarino ebbero degli altri figliuoli d ' ambo i sessi , i quali crebbero e si moltiplicarono sulla faccia della terra , per rinnovare le stravaganze e le follie delle generazioni ignorate che li avevano preceduti . FINE .
MIA ( MEMINI , 1884 )
Narrativa ,
ÿþI . Di provincia , questo sì , ma una casa colossale e delle ricchezze degne della storica nobiltà del nome ; una casa come ce ne son poche ormai , mercè la sacra e rovinosa giustizia , cui dobbiamo l ' abolizione dei privilegi di primogenitura . E ( incredibile ma vero ) l ' attuale capo della casa , Sua Eccellenza il signor Principe d ' Astianello , un bell ' uomo sui quarantacinque anni , vedovo , con una sola bambina , non voleva saperne di rimaritarsi . Non già che gli fossero mancati suggerimenti in proposito . Amici , parenti , chi aveva diritto a dar parere e chi non l ' aveva , tutti battevan quella solfa . Gli parlavano continuamente di visetti adorabili , di doti cospicue , di educazioni finitissime , di alleanze sovrane . Egli non diceva di no , non sfuggiva la visuale dei visetti adorabili , non sprezzava le doti cospicue , lodava le finite educazioni , onorava le quintessenze di sangue bleu ... ma , ecco qua : non sposava ! E però egli era severamente giudicato da un venerabile sinodo di nonne , di mamme e di zie , cui teneva bordone un coro , più timido ma non meno malcontento , d ' interessanti vedovelle . Egli non parlava mai della defunta Duchessa ; non pareva , nè era infelice . Era quasi sempre gioviale e di buon umore . Non era per nulla un santo padre del deserto , godeva largamente e pacificamente dell ' esistenza . Non s ' occupava di politica , ma se se ne fosse occupato sarebbe stato un conservatore feroce e un implacabile codino . Lo era bensì per conto proprio ed in casa sua , dove serbava gelosamente inalterate le costumanze e le tradizioni della famiglia . In casa d ' Astianello c ' eran sempre state le razze di cavalli ; orbene , egli continuava quell ' abitudine , le razze ci sarebbero sempre , per l ' appunto . L ' estesa dei pascoli era immensa e colà nitrivano e sgambettavano i puledri delle cavalle ch ' egli aveva ereditate puledre dal padre suo . Le razze di casa d ' Astianello erano antiche e pregiate e costituivano una questione di dare ed avere non indifferente nonchè una delle più apprezzate vanaglorie della famiglia . Il Principe , a dirla qui fra noi , non se ne intendeva più che tanto , ma altri della casa se ne intendeva per lui e qualchevolta i suoi cavalli , buscavano il premio alle esposizioni ippiche . E allora che baldoria nella tenuta ! Il Principe amava parlare dei suoi cavalli . Specialmente quando qualche imprudente e zelante amico tentava intavolare , anche alla lontana , quel benedetto argomento del matrimonio . Allora sì che entrava in campo la scienza ippica . Il Principe prendeva a sfoderare le sue cognizioni in fatto d ' allevamento . Apriti cielo .... S ' intende piova , ma non tempesta . Ed era invece tempesta , ma così fatta , a chicchi così grossi , così innumerevoli che il povero interlocutore seccato a morte , stordito , assordato , non vedeva l ' ora di battersela e alla prima interruzione , se la batteva senz ' altro . Il Principe rideva e continuava ... a non sposare . Da qualche anno in qua il nerbo degli amici cospiratori aveva mutato sistema . Avevano detto : lasciamo fare al tempo . Ma il tempo passava senza recare sulle sue decrepite ali una seconda principessa d ' Astianello . Eppure il Principe aveva , a modo suo , amata moltissimo la sua povera moglie . E forse appunto per questo egli era ora così fedele alla memoria di lei e alla propria libertà . Oltre a queste due sante cose , il Principe amava molto la sua bambina e il pensiero di darle una matrigna gli tornava odioso . Non già che vivesse molto con lei o che attendesse egli stesso alla sua educazione . Ma gli era caro veder bazzicare per l ' ampio dei grandi saloni quel nonnulla di bambina , quella cosuccia bianca , delicata , soave , che non voleva saperne di crescere , che nello studio non faceva grandi progressi e non era nè impertinente nè spiritosa , ma che veniva su adagino , lentamente come uno dei fiorellini esotici della serra e che voleva tanto bene a lui . Gli era caro , quando saliva a cassetta per condurre il tiro a quattro , veder la ragazzina andare in estasi e contemplarlo rapita , come avrebbe contemplato un re , seduto in trono . Una sola cosa gli dispiaceva ; che la sua Camilla ( Milla per amore di brevità ) fosse così timida e paurosa . E il bello è che essa non diceva mai : ho paura . Ma come diventava smorta quando cominciava il temporale come tremava quando suo padre parlava di metterla in sella ; che sgomento nei suoi occhioni amorosi quando egli aveva la crudeltà di pretendere ch ' ella assistesse in giardino ad un esercizio di tiro colla carabina Flaubert ! Decisamente Camilla non aveva in sè la stoffa di un ' amazzone . E il Principe , dopo essersene un po ' stizzito , finiva collo scusarla , considerando che già .... veramente era un po ' delicatina . Ora anzi stava meglio di prima a furia di cure e d ' aria d ' Astianello , ma non era proprio il caso di tormentarla nè per l ' ardire , nè per l ' amore allo studio . Tutte cose che verrebbero poi a tempo debito . E se non verrebbero ... nemmen più tardi ... poco male ! Il Principe , un po ' per gusto proprio , un po ' per la bambina , passava buona parte dell ' anno ad Astianello . Quella gran libertà della campagna , la sovranità assoluta ch ' egli vi esercitava , si confacevano al suo carattere di feudatario benigno . Si sa ; ogni tanto una scappatina o a Parigi o a Torino , o a Firenze per rifarsi un po ' della solitudine . Bene spesso un ' invasione d ' amici alla villa ; qualche grande caccia che vi riuniva delle gaie brigate , occasioni gradite d ' esercitare una ospitalità larga , franca , veramente opulenta nella stessa sua semplicità . Nessun cerimoniale , s ' intende , nessun sussiego , tutto schietto , alla mano , un po ' all ' antica , abbondanza eccessiva , una buona dose di sperperi e d ' abusi , ma lieta anche questa , quasi consacrata dall ' abitudine e dalla gratitudine . Una moltitudine di persone di servizio , per far poco o nulla , ma per scialare allegramente alle spalle del padrone che ignorava molto e tollerava assai , ed era oggetto , da parte di quanti se la godevano alle sue spese , d ' una specie di culto , grossolano forse , ma se non altro sincero . La villa era bellissima , vecchia , ma d ' un ' architettura già emancipata dallo stile greve e freddamente monumentale del più delle sue contemporanee . S ' alzava in mezzo al giardino su un rialzo di terreno che componeva una vasta spianata tutta coltivata a fiori . Di fronte alla facciata principale , si stendeva un viale di antichi ipocastani che facevan capo ad un ' ampia cancellata e all ' entrata della villa . Il viale costeggiava a destra il vastissimo fabbricato delle scuderie , a sinistra il giardino . I fabbricati rustici dipendenti dalla villa , rimanevan colati dietro un folto boschetto di cipressi e celavano alla lor volta l ' immediata vicinanza delle prime case del villaggio . Ond ' è che bene spesso , un contadino , di ritorno dai campi o che avesse premura , si metteva francamente pel viale e passava rasente alla villa senza che nessuno ne facesse caso . Il cancello d ' entrata era sempre aperto durante il giorno . Il giardino era , come dissi , ricchissimo di fiori . Sulla spianata , a ridosso della facciata principale , una doppia gradinata , bipartendosi lateralmente da una fontanina , saliva , sino alla terrazzina del primo piano , mettendolo così in comunicazione diretta col giardino . Quelle due scalinate avevano una fisonomia gentilmente teatrale d ' idillio , colle loro barocche ringhiere ammantate da fitte diramazioni di rosai , di serenelle , di caprifoglie ; era come un ' invasione di fiori , intenti a dar la scalata alla casa . Peccato che la finestra del terrazzino fosse sempre chiusa ! Dietro c ' era una bellissima stanza da letto , tutta parata in raso celeste . Quella era la camera matrimoniale del Principe e la Milla v ' era nata ma egli non ci metteva mai piede , nè permetteva che alcuno l ' abitasse . Milla dimorava in un ' altr ' ala della casa . Aveva anch ' essa uno stanzone grande e ricco e il suo piccolo lettuccio pareva ancor più piccolo in quella severa vastità d ' ambiente . Ma , come a correggere l ' esiguità di quel lettuccio di bimba , accanto a questo s ' accampava maestoso l ' ampio letto ove stendevansi pudicamente ogni sera , l ' ossea carcassa e le forme allampanate della rispettabile Miss Rhoda Spring , la governante inglese della Principessina . A dire vero , Miss _ Spring _ non faceva grande onore al suo poetico nome . La primavera di quella degna signora era da più anni compiuta ed era difficile persino il ricordo delle mammolette e del ritorno delle rondini davanti a quella formidabile persona , così maestosamente , così intrepidamente brutta . Con tutto questo Miss Spring era un angiolo insulare di zitellona , buona , ingenua , candidissima ; ma nel villagio e nella tenuta non godeva le simpatie dell ' universale . Abituati a stimare altamente le razze di cavalli inglesi e a pregiare sovra ogni altra , le puledre venuto dall ' Irlanda , quella brava gente non poteva capacitarsi come una compaesana , per esempio , di Lady Rowena ( quella famosa morellona che aveva portato via il premio all ' Esposizione di Roma ) potesse essere così brutta , e avere dei piedi cosiffatti , e una faccia smorta , che pareva il muso d ' una cavalletta . Il male era che , per l ' appunto , il Principe aveva scritto a un suo amico a Dublino di mandargli una cavalla così e così . Infatti avevano viaggiato , si può dire , di conserva , ma , giungendo , non avevano incontrato per nulla lo stesso aggradimento . Il che non vuol dire però , che non avessero entrambe fatta , ciascuna a modo suo , eccellente riescita : Rowena era l ' idolo della scuderia , e Miss Spring era l ' idolo di Camilla . A dirla schietta , non ci voleva poi gran che per diventare l ' idolo della Milla . Il suo cuoricino di bimba aveva un grande bisogno di voler bene . E in quella baraonda di casa , fra quell ' andirivieni di gente , esclusivamente occupata di cavalli e dove l ' elemento femminile non era rappresentato che dalle guardarobiere o dalle mogli dei fattori e dei palafrenieri , una donna che si occupasse della bambina , che le usasse certe cure , doveva , senza fallo , occupare un posto importante nell ' animo suo . Milla poi aveva un benedetto carattere .... Si affezionava presto , con un grande ardore , che durava , nutrendosi del proprio elemento , esaltandosi , raffinandosi , facendosi sempre più scevro d ' egoismo . Oh ! come aveva amata quella zoticona della sua balia , rimastale vicino sino a che ella avesse raggiunto il settimo anno ! Che pianti , che disperazione quando dovette lasciarla ! E ora , ecco , il suo amore era Miss Spring ! Certo ; Miss Spring era proprio una buona donna , e anch ' essa s ' era affezionata assai alla Milla .... Credeva in piena buona fede di far l ' educazione di quella creatura .... _ darling _ Milla ! Ma in realtà _ darling _ Milla si educava da sè sola , colla dolcezza infinita , soave del suo carattere , col suo ardente bisogno di voler bene . Non faceva immensi progressi nello studio , era molto timida , e non era punto furba ; ma questo cosa importava ? .... Il signor Principe aveva raccomandato di non seccarla troppo , povera piccina , con tutte le storie in _ia_...; non si curava affatto d ' aver una bambina prodigio , e d ' altronde era di parere che una donna ne sà sempre abbastanza . Ond ' è che Milla passava sole poche ore del giorno nel salotto così detto di studio , e quando il tempo lo permetteva , lei e Miss Spring vivevano all ' aria aperta , a passeggio o in giardino . Anche il medico aveva suggerito di far così ; e realmente , nulla poteva tornar più giovevole alla salute della bambina . Miss Spring prediligeva l ' ombra fitta e fresca degli ipocastani ; a mezzo il viale , dal lato del giardino , il Principe aveva fatta fabbricare una specie di capanna rustica con dei banchi e qualche seggiola , e questo era il quartier generale della governante e dell ' allieva . A destra , a capo al viale , la casa ; a sinistra , in fondo al viale , il cancello sempre aperto ; dietro il giardino ; davanti , il muro basso , rossiccio , interminabile delle scuderie . Quanta gente ci viveva su quel lusso delle scuderie ! L ' allevamento era una fonte continua di prosperità e di guadagni per la popolazione di Astianello , e quasi tutte le braccia valide vi trovavano sicuro impiego . E come andavano superbi di appartenere alla tenuta del signor Principe ! I cavallanti , poi , in ispecie formavano quasi una corporazione privilegiata , dove la successione si trasmetteva di padre in figlio . Avevano la riputazione d ' essere esperti , arditissimi , anche un po ' temerari , se si vuole . Li chiamavano i diavoli d ' Astianello , ed essi erano lusingatissimi della loro denominazione e si sforzavano di farle onore , cavalcando sempre di carriera , portando il berretto in un modo speciale e usando un certo linguaggio , pittoresco all ' estremo , che strappava degl ' innumeri _ shocking _ ! dalle labbra smorte di Miss Spring . Ma i cavallanti , forse perchè non capivano il pudico valore di quella parola , non ristavano dall ' infiorare i loro discorsi di quelle energiche locuzioni . Era un ' abitudine , un vezzo come un altro ; probabilmente essi eran persuasi che ciò contribuisse assai al _ chic _ della professione . I più giovani naturalmente esageravano questa pretesa ; tra i ragazzi poi , i cavallantini in erba , era una cosa terribile . Bisognava sentir Drollino , per esempio ! Era per l ' appunto il ragazzo più taciturno della tenuta ; ma le poche parole che diceva eran tutte moccoli .... proprio tutte ! Che tipo curioso quel Drollino ! Veramente si chiamava Pietro , ed era figlio d ' uno dei più bravi cavallanti della tenuta . Le consuetudini del dialetto della provincia avevano alterato il suo nome , allungandolo : ne avevan fatto , Pedrolo . Senonchè , per distinguerlo dai molti altri Pedroli e dal padre stesso , che si chiamava pur egli così , il nostro Pedrolo diventò Pedrollino ; poi , per abbreviare , si disse Drollino . Egli portava bene quel nome spiccio . Era un ragazzeto sui dieci anni , magrissimo , con una faccia fina , piccola , espressiva , abbronzata dal sole ardente dei pascoli . Sua madre era morta nel darlo alla luce , ed egli , che non amava la matrigna , non voleva saperne di stare in casa ... era sempre a zonzo pei pascoli , col padre suo o solo . A scuola non ci voleva andare ; veniva su alla libera , ignorante come un ciuco , di tutto ciò che non fosse cavalli . Con questi , si sa , pane e cacio ; ed egli preferiva assai trovarsi in mezzo ai puledri che coi compagni suoi . Cavalcava già , con destrezza mirabile . Il male era che s ' affezionava tenacemente agl ' individui della razza , e , se accadeva la vendita di qualche pariglia o di qualche allievo del quale egli si fosse personalmente occupato , considerava quella misura quasi come un insulto personale , digrignava i denti , bestemmiando come un Turco e per più giorni batteva la pianura come un zingaro . Poi l ' amore pei cavalli lo vinceva e la pecorella tornava all ' ovile . Ragazzo com ' era aveva già una salda esperienza del suo mestiere ; ne sapeva quasi tutte le malizie ; ciò che piace ai cavalli e ciò che dà loro ai nervi . Era un po ' prepotente e quando imbizzarriva , tirava calci e mordeva . - - Mi spiace a dirlo , ma temo che Drollino non avesse sulle parole _ tuo _ e _ mio _ delle nozioni d ' una precisione matematica . Il frutteto riceveva spesso qualche sua visita notturna e il giardiniere trovava sempre mancanti all ' appello certi limoni acerbi ch ' egli contava spesso con una cura piena di speranze . E Drollino amava molto i limoni acerbi ... Ma non si lasciava mai cogliere sul fatto . Con tutto ciò era un ragazzo simpatico ... aveva certe qualità indicatissime pel suo mestiere . Oltre ai cavalli adorava il suo padrone . Gli rubava i limoni è vero , ma per lui si sarebbe fatto ammazzare , quando occorresse . Per Drollino il possessore di tutti quei cavalli , di quella tenuta immensa non poteva essere un uomo come gli altri . Era maestà infinita , senza pari . E quando pensava che , se il padrone non si rimaritava , tutta la tenuta , la villa , lo spazio immenso delle campagne apparterrebbero un giorno a quella creaturina vestita di bianco che giocava nel viale , la bambina assumeva ai suoi occhi un aspetto fantastico ; diventava un essere straordinario anche lei , come una specie di deità , destinata a uno splendore incomparabile di avvenire . In quello , al povero Pedrolo , il padre di Drollino , accadde un brutto caso . Un puledro mal domo , ch ' egli stava governando , gli sferrò un calcio terribile nella coscia . Il poveretto ebbe a restare coricato per quaranta giorni e quando s ' alzò s ' avvide con immenso dolore d ' essere ormai irrimediabilmente sciancato ! Si trattava dunque di rinunziare ai cavalli . Che colpo per il povero cavallante .... non poteva crederci , non sapeva rassegnarsi ! Ma il Principe impietosito seppe assicurargli un posto che , da un lato almeno , tornava consono alla vocazione del ferito e alle sue attuali condizioni di salute . Lo fece portinaio delle scuderie coll ' alloggio accanto a queste . Pedrolo non governava più i cavalli liberi , ma vedeva gli altri , li udiva , poteva passeggiar tutto il giorno arrancando colla sua gamba storpia nei pressi della scuderia . Drollino naturalmente aveva seguito il padre nella sua nuova dimora . Ma con quanto dispiacere ! Scappava laggiù ai pascoli tutte le volte che poteva ; ma pure ogni tanto gli toccava star in casa ! Almeno se avesse potuto lavorare in scuderia ! Ma i palafrenieri e i cocchieri non eran punto teneri pei cavallanti ; ed i mozzi erano in continua lite con quel ragazzotto insolente , facevano apposta a non lasciarlo giungere sino ai cavalli , lo canzonavano quando egli pretendeva dar pareri . Drollino si rodeva ( forte dei suoi bricioli di esperienza ) , del suo acuto istinto d ' osservazione . Pensava a fuggire definitivamente . Aveva un certo progettino ; voleva , un giorno o l ' altro , rubare un cavallo e poi scappare , andarsene nella pianura illimitata . Capiterebbe Dio sa dove , ma intanto avrebbe un cavallo suo , proprio suo , tutto suo ! Cristo ! ... che cosa ! .... avere un cavallo suo ! Quando Drollino non ardiva allontanarsi soverchiamente dalla casa nuova gironzava pel giardino e bene spesso scavalcando un muricciuolo , capitava nel viale . E così fu che s ' imbattè varie volte colla Milla occupata ad ammonticchiare le castagne d ' India , cadute dagli alti piantoni . Dapprima , sgomentato , fuggiva come se vedesse la versiera ; poi s ' era fermato a guardare , poi un sorriso della Milla gli aveva dato il coraggio di fare un passo avanti , poi avevano scambiata qualche parola e avevano finito col mettersi a giocare assieme . Miss Spring sulle prime aveva mossa qualche obiezione ; poi , vedendo che il ragazzo si conduceva bene e che le sue letture riescivano meno interrotte dacchè Milla aveva un compagno , finì per permettere che il _ fiery boy _ giocasse colla padroncina . Essa lo chiamava così : « ragazzo ardito » ; e in fondo non le dispiaceva . D ' altronde , come il più delle sue connazionali , aveva nel sangue un po ' di manìa di proselitismo e le era balenato nell ' animo che in quel ragazzo indomito ci fosse qualche cosa di convertibile . E se Milla , come quell ' angelica Evelina della _ Capanna dello zio Tom _ , fosse destinata a ricondurre sulla buona strada il _ fiery boy _ e farne per lo meno un _ tetotaller _ ? ... I _ tetotaller _ .... erano il sogno di Miss Spring . Essa aveva molta fede , molta immaginazione e i moccoli di Drollino nascevano così fitti , così smozzicati fra i denti , che la credula governante , udendoli , non li capiva e sorrideva benevolmente osservando quanto i nostri differenziano dai dialetti della sua nativa natura e verde Erinni . Certo è che i moccoli di Drollino erano d ' una specie affatto particolare . Li pronunciava a mezza voce , con un tono secco , stridente , come se masticasse dei bottoni di porcellana . La Milla però li capiva e se Miss Spring non era vicina lo sgridava . - - Ah ! Drollino ! non sta bene ! - - diceva con un ' aria patetica di rimprovero . E Drollino a furia di sentire quella vocina dire che i moccoli non stanno bene cominciò ad arrossire ogni volta che , per caso , gliene sfuggiva detto uno . Non già che non fosse stato mosso qualche appunto al suo linguaggio , anche prima ; ma chi gli faceva queste osservazioni gliele faceva a suon di ceffoni e di tirate d ' orecchio ed egli trovava più comprensibile il linguaggio di Milla . Erano bimbi affatto e giocavano di gran cuore . Egli le usava certe attenzioni , delle quali nessuno l ' avrebbe creduto capace . Le compose un ' altalena , e le rimproverò la sua dappocaggine e la sua paura dei cavalli . Le portava degli uccellini semivivi , dei gatti d ' una magrezza incredibile ; una volta le portò persino una marmotta , ancor mezzo addormentata . Essa serbava spesso per lui qualche dolce del desinare . Allora Drollino , che era fiero e non voleva mangiare i dolci a ufo , le recava delle pesche stupende rubate per lei con somma maestria e non lieve pericolo , dal frutteto stesso della villa . La bambina , complice innocente , mangiava con piacere le frutta proibite ! Invertita , ma pur sempre la scena eterna di Adamo ed Eva ! Il Principe aveva visto più volte sul viale i due piccoli compagni di gioco , ma la cosa non gli fece la minima impressione . Trovò anzi che era naturalissimo . E lo era infatti , col sistema e le abitudini quel tempo in cui egli pure era stato bambino ! Drollino giocava molto e parlava poco . Ma ora che era proprio in confidenza colla Milla gli veniva fatto ogni tanto di accennare alla sua grande , indomabile passione , i cavalli . Oh come rimpiangeva l ' epoca anteriore alla disgrazia di suo padre ! - - Oh se sapessi , Milla .... cos 'è!...--S'animava narrando le gioie della vita libera , le voluttà delle corse sfrenate in groppa ai puledri vellosi ! Oh ! se l ' avesse lui .... un cavallo ! Ma lo avrebbe voluto piccolo , appena nato , per poterlo domare , educare .... Suo ! suo ! suo ! ... gli occhi gli scintillavano d ' entusiasmo . Un giorno capitò sul viale come un uragano . - - Oh Milla ! se sapessi ! è nata or ora .... lì in scuderia .... da Rowena . --Chi?...--chiese innocentemente la bambina . - - Una puledrina ! ... Se la vedessi ! dicono che sarà una meraviglia . È grande così , guarda , come Lupo , il mastino di guardia ! Se fosse mia , ah Cris .... Si fermò perchè Milla faceva un visino scandalizzato .... Alzò le spalle , con un atto sprezzante poi , di volo , ritornò verso la scuderia . Ci stette tardi , sin che potè .... sinchè il mozzo di guardia non lo mandò via minacciandolo d ' una pedata . Implorò di poter passare la notte , lì sulla paglia , accanto alla neonata . Ma invano . In scuderia , passate le dieci , non potevano rimanere se non le persone addette al servizio notturno . Uscì agitatissimo , con un desiderio febbrile di tornare là dentro . Non poteva spiccarsi dai pressi della scuderia . Ronzava continuamente attorno all ' uscio serrato , correva di qua e di là , assorto nel pensiero che tutto lo dominava ; aspettando impazientemente l ' alba che gli avrebbe agevolata l ' occasione di tornare in quel paradiso perduto e di cacciarsi in un cantuccio . Oh ! non importa dove , pur che fosse là , vicino al _ box _ , dove Rowena collo sguardo stanco memore del male sofferto e fatta ancor più intelligente dalla recente maternità , fissava la piccola bestiolina pelosa che ancora non sapeva reggersi in piedi . Così venne la mezzanotte . Era un tempaccio tempestoso : una luna color di sangue acceso battagliava con una irosa schiera di nuvoloni plumbei , che la volevano affogare . Lontano lontano , in un denso nereggiamento dell ' orizzonte , si susseguivano , con un brontolìo cupo e prolungato , tre o quattro voci di tuoni , intesi a soperchiarsi l ' un l ' altro . A un tratto , in mezzo a una folata di vento che passava , soffocata rasente al suolo , Drollino sentì poco lungi un certo fischio sommesso , che col vento non aveva nulla a che fare . - - Cosa sarà ? - - disse il ragazzo insospettito ma senza paura . Era già nell ' ombra ; vi rimase , anzi s ' ingolfò meglio nel buio , passando dietro una gran macchia di ortensie e coll ' acutissimo sguardo prese a indagare , per quanto gli riesciva , il vasto sfondo del viale . Non andò guari che un secondo fischio , ma stavolta appena percettibile all ' udito , gli giunse da quella direzione . Poi vide confusamente un gruppo di due o tre persone camminare lente , con somma cautela , verso il fianco settentrionale della villa .... dove per l ' appunto si trovavano le dispense e i tinelli della servitù . Drollino indovinò che quella silenziosa comitiva erano ladri . Non si sgomentò , non smarrì nessuna delle sue facoltà . Senti un ' acre gioia di averli veduti , di potere sventar i loro progetti . - - Ah ! birbanti ! - - pensò con trasporto .... - - or ora vi servo io ! ... Svoltò l ' angolo della villa , si mise pel fossatello , e , scivolando come una serpe per l ' erba agitata dal vento , fu in un lampo alla corte rustica . Svegliò il fattore , un vecchio animoso , che alla sua volta destò e fece armare frettolosamente cinque o sei dei più arditi famigli . Guidata da Drollino , la piccola comitiva avviata a sorprendere i malviventi si recò nel luogo accennato dal fanciullo . Allorchè vi giunse , i ladri , che non si erano ancor avveduti di nulla , erano già intenti a smovere l ' inferriata d ' una delle finestre a terreno , in faccia ad un corritoio che metteva capo al tinello , dove alla sera si rinserrava l ' argenteria . Drollino capitanò la schiera dei famigli sino al riparo d ' una vicina macchia d ' oleandri ; poi si spinse solo , strisciando come un rettile , finchè giunse quasi accanto ai ladri . Allora si voltò , accennando ai suoi di farsi avanti . Ma in quel momento volle fatalità che la luna , liberandosi inaspettatamente dalle nubi , piovesse sul mistero muto di quella scena una viva striscia di luce mercè la quale il viso da zingaro di Drollino e la sua mano alzata a far cenno , riusciron visibili ai ladri . Questi , lasciata sul momento l ' inferriata , si diedero a fuggire precipitosamente . Allora , nel silenzio della notte , si sentì , acuta , stridula , rapida come lo scoppio d ' un razzo , la voce di Drollino che mandava il grido d ' allarme « Ai ladri ! » E gridando , s ' era lanciato su quello dei malfattori che gli stava più vicino e gli si era appeso ad un braccio facendosi , nella fuga precipitosa di colui , trascinare come un peso morto . Il cane di guardia abbaiava a squarciagola , i contadini inseguivano correndo ; s ' era alzato un baccano incredibile . A un tratto si vide un lampo , s ' udì uno sparo , cui tenne dietro un grido acutissimo . I fuggitivi erano incalzati da vicino , ma due di questi riescirono a porsi in salvo ; il terzo , quello a cui s ' era avvinghiato Drollino , e che per isbarazzarsene gli aveva sparato addosso un colpo di pistola , fu preso . Ma il fanciullo giaceva inerte sul terreno . Non morto però , nè moribondo . La palla s ' era acquartierata in un polpaccio rispettando le ossa . Gli venne estratta la notte stessa ed egli rimase l ' eroe incontrastato dell ' avventura . Il Principe venne a trovarlo nello stanzino del portinaio ; s ' accostò al letto , disse un sonoro « bravo » , e cacciò la mano sotto il lenzuolo per sentire il parere del polso . C ' era un po ' di febbre , naturalmente , ma nulla di grave . L ' eroe era debole assai , ma grato , superbo di aver meritato tanti onori e sopratutto una visita del Principe . Al padre che gli chiedeva più tardi se nel momento terribile non avesse avuto paura , rispose coscienziosamente di no . - - Cioè - - corresse un momento dopo - - ho avuto paura di due cose : che mettessero fuoco alle scuderie e che destassero la signorina Milla ! Rimase a letto per una ventina di giorni . Il Principe non s ' era accontentato dell ' elogio fattogli in quella notte memorabile . Mandava ogni giorno a prender sue notizie e volle che fosse per tutto il tempo della malattia nutrito a spese della casa . Poi un bel mattino , quando seppe che era proprio guarito , lo mandò a chiamare . Drollino venne subito accompagnato da suo padre . Era ancora assai debole ; il sangue perso e quei venti giorni di letto l ' avevano infiacchito assai ; era magrissimo e aveva le labbra smorte . Il cuore gli batteva forte e le gambe gli tremavano un poco mentre attraversava la lunga infilata delle sale a terreno . Il Principe stava ad aspettarli nel salotto chinese e vicino a lui c ' era Milla vestita di bianco come al solito , coi begli occhioni azzurri spalancati , per contemplar meglio l ' eroe di quella misteriosa nottata . A dir vero , siccome essa dormiva placidamente quand ' era accaduto tutto quel tramestìo , non sapeva bene cosa fosse stato ; ma dai discorsi di Miss Spring , entusiasta del _ fiery boy _ , s ' era capacitata che Drollino aveva fatto qualche cosa di straordinario . E perciò lo guardava ammirata , un po ' impaurita forse da quella magrezza e da quel pallore eccessivo . Il ragazzo non era punto vanaglorioso in quel momento ; tremava e avrebbe voluto essere altrove ; il Principe gli faceva animo parlando in tono scherzoso del fatto ; chiedendo particolari . Ogni , tanto il padre metteva bocca anche lui e Milla guardava , guardava . - - Milla - - disse a un tratto il Principe , con una serietà affettata , - - e tu non dici nulla a questo tuo compagno che è stato così coraggioso ? Orsù , fagli i tuoi mirallegro . Pare che i mirallegro non fossero il forte della bambina ; stava lì attenta , immobile , senza parlare . Poi , a un tratto , stese timidamente una manina , che Drollino non accennava per nulla di prendere . - - Ho capito - - disse il Principe , ridendo . - - Tu , Drollino , vieni qua e tu , Milla , falla finita e dagli un bacio . Drollino , il coraggioso ! non era più pallido ; era rosso rosso , e non si moveva . Fu dessa a moversi , ad andargli incontro sorridendo , cercando , colle labbruzze strette , riunite all ' insù , le labbra pallide del fanciullo , che , vergognandosi , si schermiva . Le trine del candido abitino di mussola si gualcivano al contatto della rude fustagnina di Drollino . Miss Spring , presente a quella scena , stava perplessa fra uno _ shocking _ e un _ darling _ ; ma il Principe rideva di gran cuore . E il bacio , un po ' per amore , un po ' per forza , fu ricambiato . - - Oh ! - - disse il Principe - - così va bene . Ma ora è giusto che abbi , oltre a questo , un compenso più duraturo . E voglio lasciarne la scelta a te . Dì su , ragazzo , cosa vuoi ? Sulle prime Drollino parve non capire . Poi , quand ' ebbe afferrato il senso della frase , quando capì che forse potrebbe ardire , ardire assai , si fece di bragia , gli occhi gli scintillarono in fronte , sulla sua mobile fisonomia si dipinse l ' ansia d ' un supremo desiderio . Ma non seppe parlare . Non gli riesciva .... l ' idea della sua ambizione lo atterriva .... No , no .... era impossibile .... era impossibile .... era troppo . Il padre , cogli sguardi , col gesto , gli faceva animo ; ma egli non guardava suo padre e respirava a stento . - - Orsù , disse il Principe impazientito - - hai capito di parlare ? vuoi farmi star qui tutta la mattina ? Drollino non aveva certo una così perversa intenzione ; si sforzava , poveretto , a parlare ; ma la parola strozzata dall ' inquietudine , gli moriva in gola . - - Papà - - disse timida , ma pronta , la bambina , tirando la manica della giacchetta indossata dal padre - - vuoi che te lo dica io ... cosa desidera Drollino ? Il Principe si mise a ridere . - - Tu ? ... ma cosa vuoi sapere tu , pettegolina che sei ? Essa non si offese . Insistette , armeggiando in siffatto modo colle manine che il Principe dovette chinarsi e ascoltare le sue sommesse parole . - - Vuole la puledrina di Rowena , quella che era appena nata quando successe la storia .... - - Oh ! - - rispose forte il Principe , alzandosi e squadrando Drollino con un fare canzonatorio ... - - Vuole la puledrina di Rowena , eh ! questo monello ! Drollino tremava come una foglia . Ecco che l ' avevan tradito ! E ora .... lo caccerebbero di casa , naturalmente , per punirlo di aver osato tanto . Ma il Principe non parlò di scacciarlo . Trovava quell ' ambizione un po ' audace , ma giusta . Non si adirò per nulla , e , dopo essersi divertito un momento delle visibili angoscie del ragazzo , le troncò d ' improvviso , dicendo che avrebbe dati lui stesso gli ordini necessari perchè la puledrina gli fosse consegnata . - - Ma - - soggiunse - - ci hai pensato bene ? Non vorrei poi che nelle tue mani quella povera bestia .... Non finì ; s ' avvide che ogni raccomandazione era superflua . La faccia di Drollino sfolgorava . Egli non seppe ringraziare nè il padrone , nè la Milla ; ma da questa a quello scoccò rapidamente uno sguardo impetuoso , esaltato . Volle bensì parlare , ma proprio non gli venne fatto . E il Principe rimase contento , e disse a Milla ch ' era una cara pettegolina , e che , giacchè sapeva indovinar così bene , più tardi sarebbe riuscita a condurre suo marito pel naso . La Milla non capiva bene la profondità di questa frase , ma non ardì chiedere altro . Rimase contenta anch ' essa , benchè le toccasse d ' avvedersi , fra non molto , di non averci punto guadagnato personalmente , colla sua intercessione fortunata . Drollino , dacchè aveva la puledra , trascurava Milla indegnamente , era sempre in scuderia , e non scappava più a giocare sul viale , all ' ombra degli ipocastani . - - Che bestia ! - - disse , la sera dopo , un vecchio stalliere ad un camerata . - - Chiedere una puledra , mentre avrebbe potuto farsi una sorte ! Ma già , è sempre stato un disperato colui ! E ora , cosa fa ? - - Oh ! - - rispose l ' altro , mutando quartiere alla sua cicca - - è in scuderia , da ier sera . Non è uscito neppur pel desinare , e seguita a ripetere : « È mia , è mia ! » - - Dovrebbe chiamarla Mia ! - - disse burlando lo stalliere . - - Domani glielo dico . - - Perchè no ? - - rispose fieramente Drollino , quando udì quella proposta , fatta in tono di scherno . - - È mia ! sapete ? - - È matto , - - dissero ridendo i mozzi e gli stallieri . - - Ma la puledrina aveva un nome ormai . E , prima per chiasso , poi sul serio , venne chiamata così . La neve cominciò presto quell ' anno , e Astianello prese un ' aria malinconica , nella campagna , fatta brulla dal verno . Le caccie eran finite , le brigate disperse ; i cavalli dovevano esser ferrati a ghiaccio , il casone non era guari riparato dal freddo , e il Principe si annoiava . Ma , benchè si annoiasse seriamente , non gli passò neppur pel capo di prender moglie . Bensì gli venne in mente d ' andare a passar l ' inverno a Parigi . D ' altra parte , era ormai tempo di mettere la Milla in collegio . E il collegio c ' era , bell ' e pronto . Un austero convento , celebre come educandato , e dove delle monache aristocratiche insegnavano un monte di belle cose a una falange non meno aristocratica di signorine . Il convento era a Torino , e quella santa regina di Maria Adelaide , quand ' era viva , ci andava di frequente . La superiora era una cugina in secondo grado del Principe . Milla non poteva esser meglio raccomandata , nè completare , sotto auspici più favorevoli , l ' educazione iniziata dalla povera Miss Spring . Affrettiamoci a dire che Miss Spring aveva in vista , per consolarsi del dolore di quella separazione , l ' immediato avvicinarsi d ' una : _ sacra alleanza _ con un coraggioso , ma non estetico , ministro della chiesa anglicana . L ' intrepido brittanno , a 65 anni , sposava Miss Spring . Ma la Milla , che non era provveduta di siffatte prospettive consolanti , non si poteva dar pace di dover lasciare il padre , Astianello e il suo amore irlandese . Di tutto le rincresceva , persino di Drollino . Era proprio sconsolata , quando ci pensava . E ci pensava spesso ... così bambina com ' era .... E in paese , che dispiacere per tutti ... I padroni andavano via ... davvero ? ... Il Principe sarebbe tornato a primavera , ma la bimba no ; andava in un convento lontano , e non sarebbe tornata che dopo varii anni . La fattora lagrimava , la giardiniera anche lei , la guardarobiera aveva gli occhi rossi ... tutti dicevano : « Va via la _ nostra _ signorina , » con un ' aria triste , sinceramente triste .... Bisognava vedere quanta gente s ' era riunita in corte , sotto il portico , appiè dello scalone , la mattina della partenza , mentre in scuderia si rivestivano dei finimenti i cavalli che stavan per essere attaccati al _ landau _ . E la piccina , avvolta nel suo mantellone foderato di pelliccia , col visino mezzo smarrito nella felpa bianca della cappottina da viaggio , coll ' aria confusa , cogli occhi rossi , riceveva con affettuosa gratitudine quei saluti , quegli omaggi , e andava ripetendo : « Addio , arrivederci , grazie , » colla voce proprio commossa . A un tratto le si fece davanti il suo compagno di gioco , Drollino ! Anch ' egli aveva la faccia malinconica . Sulle prime pareva che volesse dir tante cose ; ma poi si morse le labbra , e disse solamente : « Buon viaggio . » - - Addio , - - disse affettuosamente la Milla . E togliendo dal guantino una manina , microscopica nel suo guanto di flanella bianca , gliela porse . Egli non la baciò ; la prese un momento fra le sue ; poi non si ricordò neppure che avrebbe potuto stringerla , e la lasciò andare . I due bambini si guardarono un momento in silenzio , con una certa voglia di piangere ; soli , avrebbero pianto ... forse ... - - Ricordati ! - - disse subitamente Milla . Egli si fece rosso , e scosse energicamente il capo . No , non le avrebbe dette più quelle brutte parole . Si compresero , e sorrisero . - - Salutami Mia ... - - continuò gravemente la bimba . - - Vieni Milla , - - chiamò il Principe . - - È attaccato . Drollino si mise a correre disperatamente lungo il viale . Giunse al cancello , trafelato , ma in tempo per vedere a passar la carrozza ... per gettare nell ' interno di questa uno sguardo profondo . Dietro il cristallo alzato , si vide per un secondo una manina bianca che salutava . L ' agente , che era anch ' esso venuto sin lì , prese per sè quel saluto , e scappellò profondamente . Era molto lusingato , e Drollino , accanto a lui , teneva dietro collo sguardo alla carrozza , che si faceva già piccina piccina sulla neve della strada . Stavolta gli onori e i rimpianti della partenza erano stati tutti quanti per Milla , che non sarebbe tornata più per tanti anni . Il Principe aveva detto gaiamente : « Arrivederci questa primavera , » e nessuno s ' era creduto in obbligo di commuoversi per lui . Pure l ' assenza sua doveva essere ben più lunga di quella di Milla , doveva prolungarsi sinchè i mesi diventassero anni , gli anni secoli , e i secoli eternità . I suoi agenti , i suoi cocchieri , i suoi cavallanti l ' avevano veduto per l ' ultima volta . Morì a Parigi , sul finire dell ' inverno , d ' un malore acutissimo , mentre la Milla , nel suo grandioso e signorile convento , cominciava ad abituarsi a quella vita di reclusa , a farsi adorare dalle sue compagne , e a innamorarsi perdutamente della superiora , di sette suore , di due converse e di quattordici compagne , e parlava di farsi monaca per star sempre con loro . E così avvenne che , per otto anni seguiti , la grandiosa villa rimase chiusa . Invano , nel giardino ridente , i fiori olezzarono instancabili ; invano nella serra maturarono gli ananassi ; invano l ' allevamento equino diede lietissimi risultati . Nessuno venne ad abitare quelle camere , sempre chiuse , coll ' atmosfera greve d ' un odore di muffa e di tarlo . Gli agenti soltanto andavano e venivano per conto dell ' attuale proprietaria di tutte quelle immense ricchezze ; e questa era un ' educanda umile ed affettuosa , che non sapeva nulla del mondo e della vita , e aveva un cuore grande grande , grande , e una statura piccina , piccina , piccina .... II . - - Ouff ! - - disse il Duca Giuliano , uscendo dal _ boudoir _ di velluto color pesca a garofani di raso granata - - ouff ! ... La signora di Rèmusat , nelle sue agro - dolci _ Memorie del primo Impero _ , ci narra come Napoleone si divertisse un giorno a mistificare crudelmente alcuni dei suoi più intimi cortigiani , chiedendo loro cosa direbbe il mondo s ' egli , l ' Imperatore , avesse a scomparire d ' un tratto . E nell ' imbarazzo generale che susseguì a quella domanda , la risposta suonò repentina , dalla bocca stessa che aveva posata la questione : - - Sapete cosa direbbe il mondo ? ... direbbe : ouff ! ... Ora , date le debite proporzioni fra l ' impero di un Bonaparte e quello di una brillante Baronessa , può essere che l ' ouff di Giuliano rappresentasse del pari un sospirone di sollievo . Può essere che egli avesse preventivamente desiderato di lanciarlo così ai quattro venti ; può essere che , entrando schiavo in quel tepido gabinetto , egli avesse in animo d ' uscirne libero ; può essere che la perifrasi gentile , destinata a velare l ' odiosità d ' un « basta , » fosse stata detta da lui e non da lei ... A malgrado però di tutte queste supposizioni , è cosa positiva che il duca Giuliano si fermò un momento nell ' andito - serra , e rimase immobile accanto a un grande _ arum _ . Si fermò coll ' orecchio teso , coll ' occhio attento , come aspettando . Un minuto completo , non la parte di un minuto . Ma non udì nulla . Non voce angosciosa che chiamasse , non rumore sommesso di singhiozzi , non strepito di seggiole smosse , non tonfo di caduta ... Nemmeno una scampanellata ... per chiamar la cameriera col _ flacon _ del sale volatile . Si voltò anche a guardare la porta ch ' egli aveva testè serrata , ma , dietro ai vetri , non passò la più lieve ombra . Allora Giuliano diede un ' energica crollata di spalle , si mise con passo risoluto per la lunga infilata delle sale , raggiunse l ' anticamera , e scese allegro la scala di marmo , salutando beffardamente il paffuto angiolo di stucco bianco che , recando sempre fra le mani il tulipano di vetro del lume a gas , s ' era tante e tante volte veduto passare davanti quel bellissimo giovane . La novella , la grande novella del giorno , fu pronta a percorrere tutta Torino . In capo a qualche ora , nessuno dell ' _ high life _ cittadina ignorava che il Duca Giuliano Lantieri aveva riacquistata la sua libertà . Allo spettacolo del Regio , quella sera , ci fu nei palchetti e nelle poltrone un po ' d ' irrequietezza . Molti cannocchiali erano appuntati , non già verso il palco scenico , dove _ Mignon _ chiedeva dolcemente in italiano , col pensiero di Goethe e colla musica di Thomas : _ Kennst du das Land ? _ ; ma bensì verso un palco in seconda fila , occupato da una splendida figura di donna non più giovanissima , ma di quelle che hanno il privilegio di percorrere nella vita due o tre giovinezze consecutive . La Baronessa Olga , benchè russa , era bruna di capelli . Era vigorosa , non molto grande , con delle forme splendide , e una fisonomia affatto straniera , non bella forse , ma ricca d ' un certo fascino irritante . Aveva il naso piccolo , un po ' camuso , una bocca quasi da mora , grande , sana , ridente , con dei denti che parevano quasi fulgidi nella loro bianchezza di smalto e all ' ombra di quelle labbra tumide , violenti di forma , di colorito , d ' espressione . Dirimpetto a lei , al posto spesso occupato da Giuliano , brillava l ' insipida figura d ' un Viscontino francese . Furono osservate varie cose : primo , che la Baronessa Olga era più bella che mai ; secondo , che aveva una _ toilette _ nuova ; terzo , che serbava quella tal aria serena , di buon umore , che la rendeva adorabile ; quarto , che aveva precisamente i modi , la maniera di guardare delle altre sere ; quinto , che il suo palco fu affollatissimo . Giuliano , quella sera , venne in teatro , s ' adagiò nella sua poltrona , andò a far visite nei palchi delle signore di sua conoscenza . Non andò nel palco della Baronessa , ecco tutto . Ma al _ Fiorio _ , dopo il teatro , quante se ne dissero ! ... Tutti sapevano il perchè di quella rottura ... era un motivo frivolo , dietro il quale si celava forse un reciproco senso di stanchezza . Generalmente , si approvava Giuliano e la sua ribellione . La Baronessa aveva qualche anno più di lui , e , a dir vero , viaggiava troppo . Un signore , autorità vecchia , ma incontestata , di quel formidabile palazzo di giustizia , fu il solo a sostenere che Giuliano aveva fatto uno sproposito , enorme . Gli altri insistevano : diavolo ! si sapeva positivamente che la Baronessa aveva 6 o 7 anni più di Giuliano . Ma il vecchio si ostinava . Ne avesse dieci o quindici di più ! era pur sempre la sola donna che Giuliano _ potesse _ amare . - - Perchè , perchè ? - - chiesero tutti a una voce . - - Ah ! - - rispose il vecchio con uno di quei sorrisi brevi , che alla lunga dovrebbero corrodere le labbra che li recano , tanto sono acri , incisivi , mordaci . - - Povero Giuliano ! - - disse qualcuno - - cosa farà ora ? E fu la fine . Giuliano non fece nulla di straordinario per celebrare l ' era della sua riacquistata indipendenza . Si vide più festeggiato , più accolto , più ben voluto che mai . Passò un carnevale delizioso , si divertì , fu amabile , evitò ogni laccio , si congratulò molto con sè stesso , e accompagnò a teatro due o tre volte la sua vecchia mamma . Un giorno , un ' idea bizzarra gli passò per la mente : « Se prendessi moglie ? » Ma la scacciò subito subito , come una tentazione . Ora aveva la sua libertà e voleva goderla . Goderla , ma come ? Se avesse avuta una gran fortuna , ecco , sarebbe andato a Parigi ! E invece suo padre gli aveva lasciato un patrimonio discreto , ma nulla più , e lui stesso , sicuro , un po ' aveva speso ... si sa . Divini quei tre anni nei lacci della baronessa Olga ! ma era proprio una cosa curiosa il vedere quanto alla Baronessa Olga piacessero i dolci , le statuine di Saxe , le tazze di _ vieux Vienne _ , le rose durante l ' inverno , le camelie in estate , i viaggi in primavera e in autunno , e le gite in tutte le stagioni . Eh ! non c ' era che dire , in quel patrimonio s ' era fatto una gran buca ! Come colmarla ? E qui l ' idea della dote tornò in campo ; odiosa , a dir vero , nella sua arcigna fisionomia d ' espediente . Il Duca la mandò via risoluto ; ma quella passò soltanto l ' uscio , e si celò dietro un battente , aspettando . La libertà ... celeste cosa ! Ma , un giorno , Giuliano andò sulle furie con sè stesso , perchè uscendo alla sera , senz ' avvedersene s ' era messo per la via che conduceva alla dimora della Baronessa . Provò un gran dispetto , imbizzì colla forza cieca dell ' abitudine . No .... diavolo , no .... E in quel giorno fu del parere del marchese Colombi , che le accademie si fanno o non si fanno . Ma , passata la prima gioia della sua liberazione , questa cominciò a parergli uno strano arnese , come una foggia troppo attillata d ' abito o di cappello , in cui egli si sentisse un po ' a disagio . Certe ore gli parevano lente assai . Il disordine sistematico lo seccava alla lunga , e non si trovava abbastanza ricco per organizzare attorno a sè un lusso di vizio quale l ' avrebbe inteso , in omaggio ai suoi gusti raffinati e dispendiosi . Ricominciare ancora , tornare nella stessa direzione , mettendosi per altro sentiero ? ... Chè .... non valeva la spesa ; allora , tanto valeva continuare a quell ' altro modo . Tornar da capo è noioso , e non tutte le belle signore hanno un marito dotato di un carattere buono e conciliante , quale la Provvidenza l ' aveva impartito al barone Dornelli . E quel benedetto tirocinio .... che cosa seccante ! Prendersi un ' altra volta la briga d ' innamorarsi ! Già , egli non si sentiva fatto per le difficili fasi d ' una grande passione ; per lui ci voleva proprio l ' amore d ' oggigiorno , piano , senza complicazioni , ben educato . Era tanto pigro , tanto indolente quel Giuliano ! Anzi , era uno dei suoi pregi , dei suoi mezzi di seduzione quella sua indolenza languida , dolce , gentile , che si tradiva nei suoi modi , nella sua voce , fin nei suoi sguardi , che dava alla sua sana bellezza bionda un carattere speciale . La Baronessa lo chiamava creolo ... , e quella disinvoltura che aveva l ' arte di ridurre tutto a un ' espressione placida , facile , elementare , schiva - fatica , armonizzava , forse per forza di contrasto , colla tempra insolentemente energica di quella donna . Però l ' aveva voluto e serbato schiavo sino al momento in cui gli aveva concesso di ribellarsi . Le era parso che qualcun altro l ' avrebbe meglio , o solo altrimenti , divertita . E ora , egli non ci voleva tornare laggiù in quel gabinetto color pesca a fiori di granata , non ci voleva tornare . E non ci tornò . Siccome era creolo , così accadeva qualche volta che la sua stupenda vesta da camera orientale avvolgesse tuttora le sue forme da Apollo impinguato , in quell ' ora privilegiata durante la quale la gente per bene esce di casa e popola i Portici , via di Po e il Corso . Allora accendeva un _ chibouk _ e sfogliazzava un romanzo . Ma tant ' è eran lunghette quelle ore . Il suo salotto era un mezzo museo , e la povera mamma gli aveva dati i suoi due _ cachemires _ turchi , perch ' egli ne facesse delle portiere ; ma dalla finestra di fianco si vedeva l ' angolo d ' un ' ala del palazzo , molto deteriorata , molto ... ; e Giuliano si ricordava che anche lo scalone era in cattivissimo stato , e che il portinaio aveva un abito bleu , sdruscito in un modo orribile . E la vecchia duchessa s ' era adattata a star lassù , al terzo piano .... per poter affittare i quartieri migliori .... Bisognava trottare a piedi ora ... ; nelle scuderie c ' era un pigionante falegname ; invece del nitrito , dello scalpitìo dei cavalli , si sentiva continuamente lo stridere della sega , lo scorrere della pialla , il rantolo quasi catarroso del torno . Parve a Giuliano che allora soltanto tutto ciò si rivelasse a lui con un aspetto e un accento insopportabilmente nuovi . E mentre , disgustato , annoiato , pensava quanto il destino gli fosse avverso , malevolo , l ' idea ch ' egli aveva così sgarbatamente messa alla porta alcuni giorni prima , si riaffacciava adagino adagino , insinuandosi silenziosamente , strisciando lungo le pareti , giungendo mezzo inavvertita , sino a lui ; s ' insinuava nei suoi pensieri , si confondeva nel profumo orientale delle volute di fumo che , attorcigliandosi in alto , allungandosi , assottigliandosi , parevano quasi assumere una femminilità indecisa di contorni , disegnare nell ' aria una mossa pudica di fanciulla , una semplicità fresca e schietta , di gesto e di sguardo . - - Puh ! - - osservò il Duca , socchiudendo i suoi begli occhi azzurri , d ' un azzurro carico di porcellana , come si fanno alle bambole . - - Dopo tutto .... Sì , veramente .... dopo tutto .... Si addormentò un momento , come se quel pensiero gli avesse cantato la _ ninna nanna _ , scotendo ritmicamente la lunga poltrona americana sulla quale egli giaceva . Si svegliò di botto , spaventato . L ' idea della scelta torturava già la sua pigrizia . Simile a quel sibarita che sudava vedendo uno schiavo occupato a spaccar legna , egli si asciugava la fronte pensando alle venture perplessità del suo spirito quando si tratterebbe di decidersi . Già , prima di tutto , egli non aveva mai potuto soffrire le signorine , quelle modeste cifre incognite , quegli insipidi indovinelli ammantati di bianco , di celeste , di rosa , presso alle quali bisognava stare attenti alle proprie parole e agli occhi formidabili delle mamme . Ah ! che cosa opprimente ! Un momento pensò a una vedova . Ma poi scosse la sua bella zazzera bionda . Ah ! no , una vedova ! Ci sarebbe da lottare col .... fu .... poveretto . E poi .... sciocchezze , se vogliamo , ma per lui ci voleva il dominio completo , assoluto , primo . Ragazza , dunque , molto giovane , s ' intende , appunto per poterla avvezzare a modo suo ; denari molti , cosa indispensabile . Ma dove trovarla .... dove ? Ci pensò un poco . - - Che seccatura - - conchiuse sbadigliando - - ne parlerò a mia madre . E la sua mente riposò in quest ' idea . Avevano finito di desinare , e la vecchia signora guardava di sottecchi Giuliano , il quale teneva fra le sua belle dita paffute una sigaretta di Salonicco , senza decidersi ad accenderla . La Duchessa Lantieri non era stata bella . Attualmente era molto santa , d ' una santità sagace e che vedeva abbastanza lontano . La vecchia dama stava bene , comodamente , in quell ' atmosfera d ' una devozione che armonizzava colla sua fine e provata scienza del mondo . Senza avere molto spirito , la Duchessa aveva quello della sua età ; adorava suo figlio , non lo seccava mai ; viveva in una stretta , ma decorosa economia . Era modesta , umile , semplice assai nei modi , di quella semplicità queta e in fondo orgogliosissima , del più delle dame piemontesi . Giorno e notte pensava al maggior bene di Giuliano . Aveva avuto un immenso dispiacere , ed era quello di vederlo avvinto nei lacci di quella sirena del Nord . S ' era consolata un pochino , però , pensando che quella sconsigliata , priva del divino aiuto , era una Zorodoff , figlia d ' un ciambellano alla Corte imperiale di Russia , e aveva sposato un barone Dornelli di S . Maurizio . Giacchè , pur troppo .... si sa .... la gioventù eh !...--qui la Duchessa metteva un gran sospiro . - - Meglio così , insomma , che peggio ancora , ecco . E Dio l ' avrebbe esaudita certamente un giorno o l ' altro , facendo cessare quella triste cosa , e ispirando a Giuliano il pensiero di prender moglie . E pregava di cuore ; il che non le impediva di darsi d ' attorno perchè , nel caso d ' un pronto esaudimento , non si sa mai , la buona volontà di Giuliano non avesse a cogliere lei sprovveduta . Giuliano era sopra pensiero . Le cose non andavano a modo suo , e l ' intendente di casa gli aveva presentato un certo quadro , il cui ricordo non lo ricreava punto . Era stato al corso , e aveva veduta la Baronessa in un _ landau _ nuovo , stupendo , con una _ toilette _ splendida , e un mezzo sorriso amabile , che gli aveva fatto un certo effetto molto stizzoso . Egli era bensì andato a fare una lunga sosta alla portiera della contessa Zeta , ma la contessa Zeta l ' aveva annoiato un pochino , e a fianco del _ landau _ della Baronessa , aveva veduto il Viscontino a cavallo .... Poi , come se non bastasse , lì nel salottino c ' era un odore di baccalà , che lo irritava al sommo . - - Che profumo ! - - disse languidamente a sua madre , recandosi alle nari il fazzoletto coll ' orlo ricamato a colori vivaci . - - È venerdì ! - - osservò umilmente la contessa . Il male era che la cucina in quel quartierino ristretto si trovava a due passi dalla sala . E in corte , nello scuderie vuote , profanate , la sega andava in su o in giù stridendo allegramente . Giuliano contemplò a lungo la pietra del suo anello , un occhio di gatto cinto da nitidissimi brillantini . La Duchessa pareva contare i punti del suo lavoro in lana , ma il cuore , presago , le batteva , e le sue labbra fino sussurravano qualche cosa all ' indirizzo di _ Nossgnôr _ ! Giuliano accese la sigaretta e disse placidamente : - - Dov ' è ? ... La Duchessa attonita alzò gli occhi . - - Cosa ? - - E poi , siccome un animo l ' avvertiva , soggiunse sorridendo : - - Chi ? - - Chi ? ( che orrore di sigaretta ! ) Dico ; questa sposina , quando capita ? La Duchessa sentì un gran rimescolìo . Ma frenò la sua gioia . Sapeva che Giuliano non amava nè le scene , nè le spiegazioni . Con voce un po ' tremante , con un pensiero d ' accesa gratitudine verso Dio , rispose soltanto ; - - C ' è .... - - Uhm ! - - borbottò Giuliano . E siccome era un magnanimo gentiluomo , chiese anzitutto : - - Bella ? La Duchessa ebbe un sorriso contento , e chinò il capo . - - Ricca ? La Duchessa alzò il capo . - - Tre milioni - - susurrò poi con dolcezza infinita , assaporando lentamente la frase . Giuliano guardò sua madre sul serio . L ' aveva sempre stimata , ma ora una specie di languida venerazione sorgeva nel suo animo . - - Ah ! ho capito . La figlia d ' un banchiere ebreo . Diceva così per celia , sapendo a che punto sua madre fosse inesorabile per tutto ciò che avrebbe potuto urtare le loro tradizioni , l ' alterigia calma e serena che un lungo ordine di antenati aveva loro trasmessa . La Duchessa ebbe una frase laconica : - - Corona chiusa ! Giuliano si gingillò un poco , curiosando nella scatola da lavoro . - - Mia cara mamma , tu possiedi dello forbici impossibili .... Quanti anni abbiamo ? - - Diciotto ; ed è tuttora in convento . - - Un ' educazione da farsi , nevvero ? Ingenua molto ? A meno che .... qualche volta sono sveglie , sai , queste educande , sveglie davvero . Mi ricordo , anni fa , in un convento di monachine .... - - Oh ! Giuliano , - - interruppe la vecchia , - - che discorsi ! Invece di ringraziar Dio ! - - Sì .... proprio ! ... credi che sia un gran divertimento il prender moglie , rinunziare alla propria libertà per sposare una sciocchina qualunque , che non ha mai visto niente in vita sua e alla quale bisogna far da precettore .... mentre .... è così facile .... - - Trovar qualcuno che insegni a noi .... nevvero , Giuliano ? La Duchessa aveva qualche volta , colla sua aria umile , di queste e simili sortite . Giudiano ebbe per un momento l ' idea di montar sulle furie .... ma così , dopo desinare , non andava fatto . Sorrise soltanto , e senza guardar sua madre : - - Già .... continuò .... quasi quasi ... : è più facile e più piacevole .... Dunque ? La Duchessa si sgomentò e bruciò le sue navi . - - Quando la vuoi vedere ? - - Chi ? - - Lei . - - La mia maestra ? - - Giuliano ! - - mormorò angosciosamente la Duchessa , colla voce piena di lagrime . Egli si mise a ridere .... dondolandosi sulla seggiola .... E la Duchessa cominciò a ragionare .... a pregare .... a spiegare . - - Sarei così contenta .... chiuderei gli occhi in pace ! - - La povera donna era quasi eloquente . E l ' odor di baccalà intanto penetrava , intollerabile , nel salotto . « Il primo piano per lei , » pensava pacatamente Giuliano ; « la mia _ garçonnière _ , al secondo .... la mamma avrebbe per sè sola questo appartamento . » - - Oh Giuliano - - continuava la madre .... - - credimi , fuori dell ' ordine morale non esiste vera felicità .... Ed è orfana , per cui , capisci .... il capitale subito , e una gran tenuta in Lombardia . Un carattere adorabile , ti assicuro . Ci sono anche i brillanti di casa . E pensa un poco , figlio mio , quando sarai vecchio , che consolazione aver la tua famiglia ! - - Già , un monte di biricchini che non vogliono studiare , o di ragazzacci che fanno debiti . Era veramente perplesso . Gli seccava di prendersi la briga di decidere . Abbasso in corte , la sega canzonava , col suo aspro gemito irritante . La sala diventava buia nel tramonto primaverile . La pendola suonò le otto con una voce strana uggiosa , colla voce di una pendola che non è più di moda . L ' ultimo raggio del sole entrava di sbieco dalla finestra , e cadeva sul velluto scolorito , ammaccato d ' una poltrona zoppa . Giuliano mise un sospiro lungo lungo , il sospiro d ' un uomo che fa una fatica enorme . - - Per farti piacere .... - - disse poi dolcemente a sua madre . - - Ma sai che amo le cose spiccie . La Duchessa trattenne un grido di trionfo , e s 'alzò.--Oh! Giuliano , Giuliano . - - Non voleva piangere , ma si mise a piangere , ciò non ostante . Le vecchie hanno facile il pianto e la Duchessa evitava con ogni possa di tradire sè stessa in quel modo , davanti a Giuliano , che in questi casi soleva prendere con aria grave il suo cappello e si ritirava un tantino più frettolosamente del solito . Ma stavolta .... ah stavolta non seppe proprio trattenersi . Ecco , era la Madonna della Consolata , lei per l ' appunto . Certo , un cuor d ' oro .... lo comanderebbe subito .... a Canavero . Giuliano non se ne andò . Ora che aveva fatto quell ' immane sforzo , era contento . Sì ! era contento di fare una fine ; e poi era contento anche di sè stesso per aver data quella consolazione alla sua povera mamma . Oh ! per lei lo faceva volentieri quel sagrifizio , e per la vecchia casa , che aveva tanto bisogno di esser riattata . La Baronessa forse non se l ' aspettava così subito ; era una cosa divertente il pensare che probabilmente , anzi inevitabilmente , un certo dispetto l ' avrebbe provato . Questo le insegnerebbe a inaugurare dei Viscontini francesi , il giorno dopo la rottura con lui . Certo , il matrimonio doveva farsi presto .... Egli sperava che sua moglie avesse delle belle mani .... era una cosa alla quale teneva assolutamente . E se non sapeva vestirsi , un inverno a Parigi avrebbe rimediato . Si sentì virtuoso ; eminentemente morale . Gli spuntò nell ' anima una bizzarra e affettuosa stima per sè stesso . Egli , così bello , così signore , così gentiluomo , si adattava a prender moglie prima dell ' êra della parrucca , dell ' obesità , dei denti finti , delle cambiali al 50 per cento . Sorrise placidamente , sorrise al futuro , e complimentò sua madre . - - Brava mamma ! e me l ' hai tenuta in conserva per tutto questo tempo , a malgrado .... Le vizze gote della Duchessa assunsero una tinta quasi giovanile . - - Aspettavo - - disse semplicemente . - - Ora , sì , che sarai felice ! - - Credi ? Ebbene , tanto meglio . Già , una fine bisognava farla , un giorno o l ' altro . La sega taceva , e l ' odore del baccalà veniva meno nella brezza vespertina ch ' era entrata da una finestra apertasi adagino adagino , senza che nessuno se n ' avvedesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . « _ Alla signora Rhoda Lawson Spring - - Lawson ' s cottage S .... shire _ « Mi scuserà se questa volta non le scrivo in inglese ; ma ho da dirle tante cose , cose serie e importanti e di confidenza , che bisogna proprio che gliele dica a modo mio . Non creda però che trascuri i miei esercizi o i miei temi ... ; cioè , adesso veramente .... ma però in avvenire .... Ohimè , vede come m ' ingarbuglio ? ... Insomma , le prometto di non trascurare l ' inglese , perchè è tanto bello , e perchè so che lei desidera ch ' io non dimentichi ciò ch ' ella ha avuto la bontà d ' insegnarmi . E la prego di non far attenzione se questa lettera non è scritta bene , neppure in italiano , perchè la scrivo di nascosto , e senz ' avere il tempo di pensare alla sintassi ed a quelle altre birberie così difficili della grammatica . Oh , cara signora Rhoda ! se sapesse quante cose sono accadute da che le scrissi l ' ultima volta , e che novità ci sono per la sua Milla ! « Certi momenti , mi par di sognare , e ho paura di svegliarmi ; e certi altri momenti , non so da che parola cominciare per ringraziar il Signore . Mi accade , specialmente quando chiudo gli occhi , di figurarmi che l ' aria , dove sono , sia diventata azzurra , come nel cielo che è in alto ; è una stranissima cosa , che farà , ne son certa , meravigliare anche lei . Con tutto ciò , non creda che faccia delle follie ; anzi , sono molto quieta , perchè vedo che il Signore ha voluto aprire davanti a me una bella strada verde , con tanto sole e dei fiori a bizzeffe . Insomma , mi proverò a dirle tutto quanto ; e non so proprio perchè , essendo così felice e contenta , provo come una specie di timore nel dirle tutte queste cose .... guardi che sciocchezza ! « Si ricorda , quando le scrissi che volevo farmi monaca ? ... Per fortuna che la mia cara Madre Superiora mi consigliò di aspettare per provarmi la vocazione ! Ora m ' avvedo che avrei fatto un grande sbaglio ! Ma allora m ' era venuta quest ' idea perchè avevo visto a morire la mia povera compagna Giulia Ferranito ( ah ! che dolore fu quello per me ) , e la mia cara amica Teresa Reccadei era uscita di collegio , e avevamo avuta in convento la vestizione di Maria San Fermo ; cerimonia che mi aveva fatto un grandissimo effetto . A dir vero , avevo anche un altro motivo , ma quello non l ' ho mai detto . M ' era venuta una gran malinconia , perchè al giovedì tutte le altre allieve eran chiamate in parlatorio , e per me non veniva mai nessuno , mai nessuno ! In quel giorno non facevo altro che piangere , e quando le mie compagne tornavano dalla grata e venivano , allegre , contente , a raccontarmi certe novità , io mi sforzavo a parere d ' esser contenta anch ' io , per non far loro dispiacere . Le monache erano , e son sempre state , buonissime per me ; ma quel tal dolore della mamma che non c ' è , è inutile , non si rimedia ! Dunque ( pensavo fra me ) cosa andrei a fare io sola in quel mondo terribile , pieno di pericoli , di pene e di dolori , se non ho nessuno che si prenda cura di me e mi voglia bene , e m ' insegni le cose che vanno fatte ? ... E per questo avevo in animo di farmi monaca , e di restar sempre qui con queste buone suore . Ma adesso .... oh Dio .... è tutto cambiato .... il mio destino , il mondo , tutto quanto ! « Lei saprà senza dubbio .... già glielo scrissi tante volte .... come la nostra Madre Superiora , madre Maria della Croce , sia una santa donna , che tutti venerano e onorano . « Siccome prima di farsi monaca era Contessa di Ronano , così ha serbato ancora nel mondo molte amiche , che vengono spesso a vederla per tener con lei delle conversazioni edificanti e chiederle dei buoni consigli . Una di queste sue amiche è una Duchessa Lantieri , una signora grande , magra , che ispirerebbe molta soggezione , se non avesse una voce dolce e delle maniere che , invece , fanno innamorare . Un giorno , la Superiora mi disse di accompagnarla alla grata . Può immaginare che caso per me . Tremavo come una foglia , ma poi mi rassicurai , quando , alla grata , vidi una signora che mi fece un mondo di feste , e mi disse che un suo nipote era cugino del cognato d ' una grande amica della mia povera mamma ! Si figuri ! ... sentirmi a parlare della mia povera mamma .... mi vennero le lagrime agli occhi ! ... La Duchessa ( era lei ) mi consolò .... mi disse tante belle cose , e promise che sarebbe tornata a trovarmi . Infatti , quasi tutte le settimane anch ' io andavo in parlatorio , e la buona Duchessa mi portava quasi sempre dei regalini , delle immagini sacre , belle , che non avevo mai viste le uguali , e dei libri devoti che formavano la mia felicità e l ' ammirazione delle compagne . Poi mi chiedeva dei miei studii , mi domandava cento particolari sulla nostra vita di convento ; insomma io mi intenerivo pensando alla sua bontà per me , e non vedevo l ' ora che tornasse il giovedì per parlare ancora colla zia del cugino del cognato dell ' amica di mia madre ! « Ecco che un bel giorno , eravamo soltanto al martedì , la Superiora mi manda a chiamare , mi accomoda la mantellina , mi fa mettere i guanti , perchè avevo ancora un poco di geloni , e mi conduce lei stessa in parlatorio . E lì , dietro alla grata , vedo subito la mia cara Duchessa , accompagnata da un signore giovane , grande , biondo . Può immaginare come rimasi ... ; credo che non seppi neppur salutare .... Ma la Duchessa non se l ' ebbe per male ; mi fece ancora più festa del solito ; disse che quel signore era suo figlio , il quale era tornato da un viaggio a Roma e veniva a portare alla reverendissima Madre Superiora un rosario montato in argento , che il Santo Padre aveva benedetto per lei . Io ero molto edificata , e ascoltavo quel signore , il quale diceva tante belle cose con una voce che pareva una musica , e ogni tanto si rivolgeva anche a me ; ma io ero così intimidita che non trovavo il coraggio di dire una parola . Quando furono per andar via , egli mi fece un saluto cortesissimo , e disse che si raccomandava alle mie orazioni . Infatti , io pregai proprio di cuore , pensando a quella visita che non mi sarei mai aspettata , e all ' ingiunzione fattami dalla Superiora di non parlarne alle mie compagne , mulinando con una grande curiosità se la signora tornerebbe il giovedì venturo , e se sarebbe tornata sola . « Ma , quella sera stessa , madre Maria della Croce mi mandò a chiamare , e mi domandò cosa mi pareva di quel signore . Io dissi che mi pareva buono come la sua mamma . Allora la Superiora mi fece un gran discorso sulla volontà del Signore , e poi mi disse che il Duca Lantieri , sapendo che avevo ricevuta una così buona educazione in quel convento , mi chiedeva in isposa . « Può immaginare , signora Rhoda , come rimasi . Mi pareva come se m ' avessero data una gran botta al cuore .... non sapevo più in che mondo mi fossi ! Ma la Superiora mi fece animo , dicendomi che non dovevo turbarmi , ma invece ringraziare il Signore che aveva voluto evitarmi i pericoli che una giovane trova infallibilmente nel mondo , facendomi subito trovare una così fortunata occasione di abbracciare uno stato che , per quanto imperfetto , per quanto inferiore allo stato religioso , era pure quello che la Provvidenza aveva destinato al più delle ragazze . Mi fece l ' elogio del Duca , della nobiltà della sua casa , e mi dimostrò quanto dovevo essergli grato d ' aver pensato a un ' umile educanda , mentre avrebbe potuto fare una scelta molto più brillante . Dopo di che , mi disse che ci pensassi per tre giorni , facendo una _ retraite _ e implorando l ' aiuto speciale del Signore , della Madonna e di tutti i Santi , perchè illuminassero la mia mente e mi rivelassero la volontà della divina Provvidenza . « Allora fui subito più quieta , e a furia d ' interrogare il Signore , la Madonna e i Santi , mi parve proprio che rispondessero di sì , e che facevo bene ad accettare . Anche il mio confessore fu dello stesso parere , e io in capo ai tre giorni dissi alla Superiora che accettavo . La Duchessa venne subito , mi chiamò la sua cara figliuola , e mi colmò di regali stupendi , che fanno andare in estasi le mie compagne . Il mio fidanzato tornò pure parecchie volte , e io adesso non capisco più come ci sia scritto nella dottrina che la moglie ha _ l ' obbligo _ di amare suo marito ! Bell ' obbligo , bell ' impresa ! « Io , per dire vero , capisco di parere una stupida , perchè non so mai trovare il coraggio di parlare , e sono anzi più contenta di star lì quieta , dietro alla grata , a sentirlo parlare con una voce dolce come , oh no , molto più dolce di quella della sua mamma , e a vederlo al di là della grata appoggiare sulle sbarre la fronte bianca e la sua barba bionda che par d ' oro . Mi sono accorta che ha gli occhi celesti . Poi ha delle mani bianche bianche , con un anello che getta certi lampi ! Mi dice delle cose .... delle cose .... Per esempio , si figuri , che aveva sentito tanto a parlar di me , e che mi voleva bene anche prima di conoscermi . Si vede proprio ch ' è il dito di Dio che ci ha fatti incontrare . Dice che farà di tutto per rendermi contenta , che esaudirà i miei più piccoli desideri ; anzi , per farmi piacere , è stato fissato che , subito dopo il matrimonio , partiremo per Astianello . Ah , pensi , il mio povero Astianello , che non rivedo da dieci anni ! Sarà certo un gran dolore lasciare il convento , e queste buone suore , e le mie compagne , ma pure , benchè senta tanto dispiacere ( sarà forse una cattiveria ? ) , sono contenta lo stesso , e mi pare , come le ho detto , di essere in un altro mondo . Le mie amiche ammirano la mia felicità , le suore sono contentissime , benchè ogni tanto parlino delle croci del matrimonio ; ma io credo che un pochino dicano così perchè non sanno bene come sia . A me pare che non mi farei proprio monaca per tutto l ' oro del mondo , e che il Signore è stato troppo buono per me . « Mi scusi quest ' orrore di lettera . Si figuri poi se avessi scritto in inglese con quell ' impiccio di _ should _ e _ would _ ! Le scriverò per dirle quando si farà il matrimonio . Chi sa che non ci possiamo trovare ancora ad Astianello ! Pensi ! Ad Astianello , in primavera , con lui .... volevo dire con mio marito . Che parola curiosa , nevvero ? Non dimentichi il nome : Giuliano .... Duca Giuliano Lantieri .... Io però l ' ho sempre chiamato signor Duca sino ad ora , e lui mi dice signorina . Chissà come farà per dire Milla ! ... « Ieri ho pianto tanto pensando alla mia povera mamma , che non ho mai conosciuta , e al mio papà , che ho perduto così presto ! Oh ! come saranno contenti lassù in Paradiso ! .... « Ecco che mi tornano le lagrime agli occhi . Mi scusi questa lettera , chissà quanti errori ci sono ! Mi scriva presto , e mi creda la sua beata , felicissima allieva . « Torino , convento dell .... « MILLA D ' ASTIANELLO . «_PS._ Non si scordi il nome .... Giuliano . » III . Ad Astianello la notizia giunse improvvisa , in una lunga lettera d ' affari , scritta dal tutore all ' agente . Il matrimonio sarebbe celebrato a Torino , il giorno tal dei tali , e , dopo un viaggio di sei ore , gli sposi giungerebbero alla stazione ferroviaria di * * * , dove troverebbero le carrozze di casa per recarsi alla villa . I viali inghiaiati , dar aria all ' appartemento celeste , quello della stanza da letto che dava sul terrazzino , e prepararlo per gli sposi . Il desinare per due , alle sette . Fu una gran cosa , quell ' annunzio inaspettato , quel vento di padrone nuovo , che si era levato così repentino nell ' atmosfera . Chi era ? com ' era lo sposo della signorina ? ... questo essere privilegiato che aveva incontrata una fortuna di quella sorte ? ... Le informazioni giunsero poche e alla spicciolata , ma qualche cosa si seppe di questo benedetto sposo . Era un Duca ... un nobilone anche lui , che sino ad allora aveva fatta la bella vita ... e di quattrini non glie n ' eran rimasti molti . Si diceva però ch ' era bellissimo , e la signorina si era innamorata di lui in convento ... anche perchè una mamma avveduta aveva saputo metter le mani in pasta . Siccome il loro quartiere non era pronto , venivano ad Astianello . La curiosità era grande fra quella buona gente , e l ' incertezza pure . Come l ' andrebbe con questo padrone nuovo ? Chi comanderebbe , lui o lei ? E le razze ? Se ne intendeva colui ? Avrebbe saputo mantenerle bene ? ... Nei pascoli non si parlava d ' altro . E , a misura che s ' avvicinava il giorno dell ' arrivo , una trepidazione più affettuosa , meno egoista , teneva agitati i dipendenti della tenuta , e questo era il pensiero del marito della signorina . Finalmente il gran giorno spuntò . Un bel giorno degli ultimi d ' aprile , tiepido , sereno ; un vero giorno di nozze . L ' agente diede ordini precisi . Alla stazione , alle 4 pom . , il _ landau _ , con quattro cavalli , e un cacciatore a cavallo per seguire la carrozza : Drollino per l ' appunto , ch ' era il cavalcatore più destro e più appariscente che ci fosse in tutta la tenuta . Veramente , nello spazio di questi otto anni , Drollino s ' era fatto bellissimo . Era cresciuto rapidamente ; snello e gagliardo come un antico discobulo . L ' indole sua non aveva subito grandi mutazioni ; egli aveva serbato una grande indipendenza di carattere , non era nè allegro , nè socievole , e non bazzicava coi suoi compagni più di quanto lo comportassero le esigenze del comune mestiere . Stava sempre in mezzo ai cavalli , in scuderia e ai pascoli , errava continuamente per tutta la vasta zona dell ' allevamento . Ora non bestemmiava quasi più , ma continuava nel suo sistema di parlar poco . Era ormai presso ai venti anni , e , se avesse voluto , avrebbe potuto destare grandi passioni fra le ragazze del paese ; ma era così poco gentile con loro , se ne occupava così poco , che le simpatie , scoraggiate , si smorzavano presto . In complesso , ispirava più soggezione che simpatia . Ma nella tenuta si faceva molto calcolo di Drollino . Intollerante d ' ogni lezione , aveva imparato solo , a furia di volontà tenace , le più ardite prodezze del suo mestiere . Era il primo domatore che vantasse casa d ' Astianello . Ahimè ! non più d ' Astianello ... Lantieri ! Aveva un metodo tutto suo per venire a capo delle bestie più ribelli , un metodo ch ' egli non insegnava ad altri , che aveva appreso , si diceva , da un certo mandriano di tori , mezzo stregone , mezzo zingaro , un pochino contrabbandiere . Può essere che non fosse tutta arte naturale . Si dubitava d ' un segreto ; d ' una specie di malìa . Egli , per non essere seccato , lasciava che questa diceria si perpetuasse nella tenuta ; forse lui stesso ignorava come gli venisse fatto di dominare a quel modo , con una specie di forza magnetica , i cavalli più indocili . Voleva ! ecco tutto . Era sempre serio , benchè non si potesse accusarlo di tetraggine o di malumore . E meglio che coi compagni , meglio che colle rusticane beltà della tenuta , egli pareva trovarsi contento nelle solitudini grandiose del piano , dove la sua compagna , quasi inseparabile , era Mia ! Mia era diventata una stupenda giumenta , celebre per la bellezza eccezionale delle sue forme , e per le qualità dell ' indole propria . Quando Drollino attraversava i pascoli , cavalcando Mia anche a dorso nudo , i palafrenieri ed i cavallanti interrompevano le loro faccende , per fermarsi ad ammirare quel gruppo magnifico . La riputazione di Mia aveva oltrepassati i limiti della tenuta e vistosissime offerte di compra erano giunte sino a Drollino , ma il giovane rispondeva con un no così brusco e reciso che ormai nessuno più s ' attentava a intavolar trattative . Mia era l ' orgoglio , la passione di Drollino . Non aveva mai permesso a nessuno di cavalcarla nè di governarla ed era istancabile nell ' usarle infinite e delicatissime cure . Qualche volta le andava mormorando all ' orecchio qualche parola , come se ella potesse intenderlo ... dargli retta . Si faceva ubbidire senza mai batterla , l ' aveva avvezzata ad una straordinaria sensibilità di bocca ... Il suo sogno di bambino era esaudito ; quella cavalla , era sua , sempre , veramente sua .... No ! non sempre . Un caso esisteva , solo , ma esisteva , in cui la voce di Drollino perdeva ogni prestigio per l ' orecchio di Mia . In _ quel _ caso , Mia si ribellava . Nulla poteva vincere quella ribellione , non cure , non richiami , non castighi violenti nè scudisciate crudeli . Mia aveva paura dello sparo di un ' arme da fuoco . Una paura insana , delirante , che determinava in lei come l ' accesso d ' un pazzo orgasmo . Appena udito lo sparo essa partiva a gran carriera , colle nari al vento , con un acuto nitrito di dolore . E per non esser balzati di sella o dal legnetto leggero a cui Drollino soleva talvolta attaccare la sua cavalla , bisognava proprio esser lui , coi suoi garretti ed i suoi polsi d ' acciaio . Drollino aveva fatto il fattibile per guarire la povera bestia da quella suscettibilità nervosa dell ' udito ; ma non era venuto a capo di nulla e Mia in quei momenti , diventava anche per lui una cavalla pericolosa . Nella tenuta si sapeva di quest ' unico difetto di Mia ; ma nessuno ardiva tenerne parola a Drollino , da poi che un mozzo malaccorto , per avergli rimproverata con scherno quella codardia della cavalla , s ' era buscata ... Dio ! che tempesta di pugni s ' era buscata colui ! * * * * * Davanti alla piccola stazione pochi contadini attoniti e sbalorditi guardano lo splendido _ landeau _ che un cocchiere imponente , guidando quattro massicci cavalli meklemburghesi , fa passeggiare al passo sulla spianata . Un po ' in disparte , un palafreniere in gran livrea frena a stento lo scalpicciare inquieto di una superba giumenta , Mia . Ogni tanto Drollino la lascia sbizzarrire un po ' , osservando con occhio malizioso il prudente _ dietro front _ del sig . Damelli , agente della casa , ch ' è venuto anch ' egli ad ossequiare gli sposi e che non pare troppo smanioso di proseguire la sua passeggiata in vicinanza della cavalla . Ma udendo il treno rumoreggiare in lontananza Drollino si mette in guardia e raccoglie le briglie . Il _ landeau _ si ferma proprio dirimpetto alla stazione , la locomotiva è visibile e le teste si protendono , curiose . Un nereggiamento rumoroso s ' avvicina velocissimo , traendosi dietro un gran pennacchio di fumo bianco . Si sente una scampanellata , si vede sventolare una bandiera rossa . Mia s ' inquieta , sbuffa , accenna ad impennarsi , ma il suo cavaliere le stringe i fianchi come in una morsa di acciaio , mentre colla mano guantata in pelle di daino , accarezza il collo della cavalla , battendo leggermente sulla criniera . Mia si rassegna ed aspetta , ma colle orecchie tese , coi garretti frementi . Un lungo fischio risuona oltre i cancelli , il treno si ferma e riparte un minuto dopo , ed in mezzo ad un po ' di ressa , emerge dalla porta della stazione avanzandosi verso il _ landeau _ , una giovane e bellissima coppia . Son dessi ! ... Gli sposi di otto ore prima . Drollino la vede subito , la guarda , come trasognato ! Si , è lei ... la signorina . Ingrandita , di certo , ma non tanto e sempre quel visino dolcissimo . Com ' è pallida ! ... Ma ora , con quel sorriso sulle labbra , par tal e quale la Milla di otto anni fa ! Porta un gran cappellone , tutto velluto nero e piume nere , un abito inglese , attillato e scuro . Gira attorno uno sguardo , ch ' è a un tempo commosso , sgomentato e felice . L ' intendente si fa innanzi ad ossequiarla . Essa s 'intenerisce.--Ah! signor Damelli , nevvero ! ... il mio povero Papà ... - - Sulle palpebre castane spunta una lagrima . Poi la sposa si scuote , sorride , arrossisce , e presenta il signor Damelli a Giuliano ... il duca ... mio marito . È la prima volta che dice così : « mio marito . » Il qual marito è senza dubbio un bellissimo giovane , non molto grande , grassotto , con una barba d ' oro alla nazzarena . I tratti signorili all ' estremo , tondi , tendenti al floscio . È amabilissimo col signor Damelli , d ' una amabilità languida , che , se si avesse il tempo di studiarla , parrebbe un pochino sprezzante . Ha un non so che di seccato che consola ; nel suo sorriso fisso , nell ' azzurro acceso dei suoi occhi , si legge una premura insolente d ' essere a casa . Drollino , immobile , snello sulla sua bella cavallona , lo guarda attentamente , scrutando quella nuova faccia di padrone , che non lo soddisfa . Però , con una riflessione degna del suo senno pratico , pensa che per giudicare infallibilmente d ' un uomo bisogna prima averlo veduto in sella . Mentre si caricano i bauli , Milla si guarda attorno per ritrovare quel noto paesaggio . E in questo paesaggio vede la macchietta immobile di un palafreniere a cavallo . Guarda , le pare , non le pare , vede due occhi scintillanti , una faccia bruna : - - Oh ! - - dice sorridendo , commossa . - - Drollino ! Drollino s ' inchina profondamente , mentre una fiamma impetuosa arrossa la tinta bruna del suo viso . Milla avvicinandosi , gli dice : - - Oh , Drollino ! come ti sei fatto grande ! Poi si ricorda di Mia , e gli chiede di Mia . - - Eccola - - dice Drollino , accennando la sua cavalcatura . Milla stende la mano come per accarezzar Mia , ed entrambi , palafreniere e Duchessa , sorridendo , si ricordano . Ma i bauli sono caricati , e il Duca s ' è sbarazzato del signor Damelli . - - Milla ! chiama con impazienza . Essa dimentica Drollino , dimentica Mia , li lascia sui due piedi senza salutare , e si avvicina a sua marito , che le offre il braccio , per aiutarla a entrare in carrozza . - - Avanti , - - ordina il Duca ; e sulla strada polverosa , stretta , fiancheggiata dai vasti campi del grano ancor verde , i quattro cavalli trottano rapidi e pomposi . Drollino è rimasto dietro la carrozza , aspettando che una maggior larghezza della via gli permetta di oltrepassar l ' attacco . Il _ landeau _ è aperto ; ed egli vede il cappellone di piume nero e l ' elegante berretto scozzese da viaggio farsi vicini uno all ' altro , chinandosi , come se volessero intavolare loro la conversazione ... , vede delle larghe spalle irrequiete e delle spalluccie fine che tremano un poco .... vedo dei profili in moto , delle labbra che parlano e sorridono . Ma , ad un tratto , il cappellone nero , come se avvertise un pericolo , si tira in là ... bruscamente . Allora il Duca , con un movimento d ' impazienza quasi brutale , si volta . - - Passa avanti , - - dice ruvidamente a Drollino . Mia si sente a figgere gli sproni nei fiacchi , si sente spinta in un passaggio strettissimo , che corre fra la carrozza ed i campi , a sinistra della via . Passa rapida come un lampo , e Drollino non vede la mano del Duca correre sotto l ' ala del cappellone nero e posarsi , imperiosamente morbida , sulla spalla della Duchessa . Il personale della tenuta era quasi tutto riunito al cancello del viale d ' ipocastani . La balia di Milla e la fattoressa piagnucolavano , affettuosamente , parlando della loro piccina che tornava , ed era sposa ! Era un sussurrìo continuo di osservazioni , di ricordi , di pronostici .... e il coro non faceva sosta se non quando s ' udiva da lungi sulla via il rumore d ' un veicolo . Allora le parole si facevano tronche ... sommesse ... Ora viene ... è lei ... a momenti ... è qui . Ma non era mai lei , e intanto annottava . Finalmente s ' udì un galoppo continuo , concitato ... Sono loro di certo . E tutti ritti in punta di piedi , per veder meglio e prima . Ma no ... era Drollino . Lui a briglia sciolta , coi capelli al vento , pareva un indemoniato . Mia era tutta bianca di schiuma . Con due sbalzi , cavalla e cavaliere oltrepassarono il cancello fra le due ali di folla che davanti a quell ' arrivo precipitoso s ' erano ritirate gridando . Drollino non si fermò a dar spiegazioni , corse via sempre di carriera , e scomparve quasi subito nella direzione dei pascoli . La carrozza coi quattro cavalli non giunse che venti minuti dopo . IV . Alla torre bruna del campanile , l ' orologio , serio e grave , annunziava le dieci e mezzo . Il desinare degli sposi era finito da non molto , ed il Duca , parlando languidamente della stanchezza dei viaggio , aveva subito condotto Milla di sopra , della loro stanza .... E la camere illuminate e silenziose , la fuga delle sale a terreno avevano veduto passare quella coppia , taciturna ormai .... sui passi del domestico , che spalancava gli usci . Poi gli usci s ' erano chiusi , e non si sentiva rumore di sorta . Il chiasso e l ' allegria s ' eran concentrati nel tinello della servitù .... dove e vino e motti festosi correvano senza posa in mezzo alle libere risate e alle libere frasi . Ma quella gazzarra schietta e grossolana moriva lì , tra le pareti crudamente bianche di quel locale . La casa era immersa in un silenzio religioso , come addormentata , nella serenità luminosa della notte . Biancheggiava alta , chiusa , signorile , nel vivo chiaro di luna che , piovendo senza riparo sulla facciata , pareva rivestirla d ' un ' immensa frescura d ' argento . L ' ombra della villa spiccava di fianco nerissima , sul verde umido del giardino . In quella luce dolce , senza bagliori , tutto pareva acquistare un forte risalto di contorni , ed il fogliame scuro del viale pareva staccarsi , cesellato , sullo sfondo dell ' aria serena , tinta d ' un cupo azzurro grigiastro . Una pace infinita . Attorno al laghetto , nel canneto , qualche breve sussurro di giunchi dondolati da una subita bava di vento notturno ; dalla parte del viale , qualche nota smarrita di rosignuolo .... L ' aria era pregna d ' un odore forte e grato di serenella .... e ve n ' era infatti una gran macchia , tutta in fiore , poco discosto .... In mezzo a quella pace e a quel silenzio , una ombra mascolina or s ' allungava , or si faceva più corta sulla ghiaia del giardino , a seconda della direzione del corpo che la proiettava . Era l ' ombra di Drollino . Il giovane palafreniere s ' era trovato lì senza sapere come , nè perchè .... Quel fracasso infernale del tinello l ' aveva stordito ; era uscito per respirare un po ' d ' aria fresca , e camminava in su e in giù sulla grande spianata . Si fermò un momento dietro alla macchia delle serenelle , guardando come trasognato la doppia scalinata che sale sulla facciata della villa e fa capo alla terrazzina del primo piano . Sapeva esser quello l ' appartamento destinato agli sposi . La brezza notturna si mette improvvisamente in moto . Allora tutto quell ' arruffio di piante arrampicanti , avvinghiate alla balaustra , s ' agita , freme , i fiori oscillano , rizzano le pendule teste sui rami curvati ad arco . Anche loro vogliono vedere : come lui .... Perchè ? ... Cosa importa ai fiori delle fatali ore umane ? E cosa importa a lui , a quel giovane ineducato , mezzo zingaro , mezzo selvaggio , che se la dice e sta coi cavalli più volentieri che coi pari suoi ? La finestra s ' aprì impetuosamente . Milla apparve .... lassù sul terrazzino . Non aveva più il suo elegante vestito da viaggio ; la sua personcina , minuta , snella , era avvolta in un ' ampia _ douillette _ di casimirra bianca . E subito , alle spalle di Milla , ecco il Duca .... Milla voltò il visino smarrito verso la luna .... quella vecchia amica di tutte le gioventù ! Ma egli no , non lo guardò neppure quel disco pallido e muto . Parlava , e il vento portava le sue parole , brevi , tronche , come soffocate : - - Ma che idea ! vieni , amor mio .... vieni . Essa rideva , appoggiata , stretta alla balaustra , come una rondine che , in tempo di bufera , si stringe alla gronda . - - Vieni , vieni ! - - ripeteva il Duca , null ' altro che : «vieni.» Ma quella parola vibrava .... ardente .... nell ' aria fresca . Milla lo pregava d ' aspettare un momento . - - Oh ! Giuliano .... no .... aspetta un momento .... ti prego .... guarda .... com ' è bello ! Era smarrita , ansante ; guardava quella gran pace di luce smorta , quella divina poesia notturna , che nell ' ora suprema della sua esistenza metteva un minuto di suprema poesia d ' amore . Ma il Duca , in quel momento , non aveva nessuna voglia di contemplare la luna , la trovava anzi molto inutile ... ; non disse più : « vieni , » ma , avanzandosi rapidamente verso Milla , la recinse con un braccio alla vita . Essa non lottò , lasciò andare il capo all ' indietro , sinchè lo sentì appoggiato sul petto di lui , ed alzò gli occhi a guardar Giuliano . Allora egli chinò il volto , e le baciò la bocca dando un passo addietro . E così , adagino adagino , con quel metodo , camminando a ritroso , a furia di baci , di sconnesse parole , la ricondusse sulla soglia . Poi sciogliendosi per un momento si voltò repentino a serrar le gelosie , i vetri , le imposte e quanto diavolo c ' era . Di fuori , rimase il lume di luna , così perentoriamente messo alla porta . E nel lume di luna , la faccia turbata , quasi stravolta di Drollino ! Sua ! mormorò il giovane .... E digrignò i denti .... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Si guardò attorno . Era precisamente in quel lato del giardino dove , otto anni prima , aveva avvertito l ' avvicinarsi dei malfattori . Rivide , colla memoria , quelle tre faccie sinistre sbucanti cautamente dall ' oscurità del viale ! ... Ma ora , la pace era completa . La facciata della villa taceva nella molle bianchezza che l ' illuminava . Un subito pensiero scosse Drollino . Provò un impulso .... quello di destare ancora , tutti con un grido d ' allarme : al ladro . Ma si trattenne , con uno sforzo violento che gli fece provare come un senso di stringimento alle fauci .... Ah Cris .... Ma non potè finir quella parola ... neppur quella ... Allora , come se lo avesse colpito un subito spavento , fuggì rapidamente pel viale e scomparve nell ' ombra , sforacchiata dai cerchiolini argentei che piovevano a terra , sotto il traforo del fogliame . * * * * * Pochi giorni dopo , il Duca e la Duchessa vennero , in carrozza s ' intende , a visitare i pascoli . Le puledrine erravano , sgambettando attorno alle madri , che posatamente pascevano , alzando ogni tanto le teste per guardare , con quei loro occhi calmi e profondi , l ' orizzonte sereno del piano . Qualche gaio nitrito echeggiava qua e là nelle mandrie e le grandi biche del fieno maggengo profumavano l ' atmosfera , accanto ai casolari . Drollino , osservava con piena soddisfazione l ' equipaggio , una leggiadra _ vittoria _ attaccata a due nervosi cavalli ungaresi . Stava un po ' in disparte , di fianco alla carrozza . Che cosa curiosa era mai quella Duchessa ! La sua piccola persona scompariva quasi nell ' ampiezza della vittoria e nell ' intricata vicenda di trine bianche e _ thibel _ grigio tenero della sua stupenda _ toilette _ di primavera , ma la bianchezza dell ' incarnato , la delicatezza squisita dell ' ovale e la grazia soave della fisonomia componevano nello sfondo roseo dell ' ombrellino aperto , un quadretto supremamente gentile . Essa non aveva più l ' aria sgomentata ; era un po ' pallida , ma su quel passeggiero abbattimento dei tratti , che dolcezza infinita di contento , che luce ridente , quanto raggio di gioia , d ' un orgoglio nuovo , appassionato ! Un sorriso lievemente estatico le posava sulle labbra ed ella riusciva a gran stento a strappare ogni tanto dal volto del Duca il suo sguardo , invincibilmente affascinato . Il Duca , quieto , ilare e molto bello , nel suo elegante _ tout de même _ inglese , rispondeva ad intervalli alla involontaria fissità degli sguardi di lei , con certe rapide e molli carezze dell ' occhio . E con una compiacenza , non meno paga e sincera , guardava pure i cavalli che il capo di scuderia gli andava accennando e che i mozzi della tenuta facevano passeggiare avanti e indietro a fianco della _ vittoria _ . Egli li esaminava , socchiudendo per vederci meglio , uno dei suoi splendidi occhi azzurri . Faceva il possibile onde persuadere gli astanti d ' essere al fatto di quanto costituisce la difficile arte dell ' allevamento equino , ma le sue cognizioni in proposito , limitate al dispendioso sì , ma ristretto _ dilettantismo _ dei più dei giovanotti eleganti , non impedivano che ogni tanto gli scappassero detti certi maestosi strafalcioni , che la Duchessa aveva per vangelo , ma che sortivano un ben altro effetto presso gli altri . Qualche sorrisetto spuntava qua e là sui volti abbronzati ; mozzi e palafrenieri scambiavano certi sguardi , ch ' erano vere salve di canzonatura . Il Duca non se ne accorse , e incoraggiato da un intimo sentimento della propria disinvoltura , volle scendere , per scegliere un cavallo da sella , ch ' egli destinerebbe al suo uso particolare . Ne provò parecchi e dei migliori , ma su tutti trovò a ridire . Questo aveva la bocca dura , quello il trotto ineguale .... quell ' altro l ' andatura sgarbata .... Alla lunga , s ' impazientì . A lui non piacevano .... ecco ! ... era abituato a ben altri _ soggetti _ .... Già ; con queste benedette razze italiane , è inutile , ci sarebbero sempre degli inconvenienti ! E anche le mandre , i riparti , i pascoli lasciavano molto a desiderare .... Penserebbe , provvederebbe lui ; ci voleva un altro impianto ; ecco cosa ci voleva ! A un tratto gli venne veduta , un po ' in lontananza una cavalla alta , di stupende forme , con una testa fina , delle gambe sottili e nervose , un collo elegantissimo , sul quale i turgidi meandri delle vene spiccavano in nitido risalto . La cavalla stava immobile , in una posa felicissima e atta a far valere la classica bellezza delle sue linee . - - To ! pensò il Duca ! ecco il caso mio . Si voltò verso l ' intendente e gli disse accennando quella cavalla : - - Ecco un discreto prodotto ; come si chiama ? - - Mia ! - - rispose dietro alla _ vittoria _ una voce giovane e vibrata . Il Duca si voltò e vide che chi aveva detto quel nome era uno dei cavallari . Per cui , senza rispondere a colui , si rivolse nuovamente all ' agente : - - Che nome ridicolo .... Dev ' essere una buona bestia .... Amerei vederla in moto . D ' un salto , e benchè Mia non fosse sellata , Drollino le fu in groppa . Sciolse la cavezza , e si mise in moto . Con due o tre monosillabi fece prendere successivamente alla cavalla il trotto , il galoppo , saltar una barriera , fermarsi repentina , poi tornare scambiettando al sito donde avea prese le mosse . E tutto questo fu compiuto in un momento , con una maestria , una sveltezza , una _ bravura _ ammirabili . - - Bravo , Drollino ! - - sclamò la Duchessa con entusiasmo e guardando suo marito per vedere l ' _ effetto _ che sortiva in lui lo spettacolo della valentìa di Drollino . Ma il Duca non si degnò di esprimere la sua soddisfazione . Ordinò che sellassero la cavalla ; voleva provarla . L ' intendente rimase un po ' imbarazzato . - - Veramente .... signor Duca .... - - Cosa ? - - chiese brusco il padrone . - - Ecco .... signor Duca .... certamente ... , si figuri .... ma vede , quella cavalla .... sicuro .... è bensì un prodotto della tenuta , ma non appartiene propriamente alla tenuta . - - No ? e di chi è ? ... - - Mia ! - - disse tranquillamente Drollino , che , disceso di sella , stava ritto accanto alla cavalla , guardando fisso il Duca . - - Ah ! - - rispose questi con suprema indifferenza . Risalì in carrozza e si rivolse di nuovo al signor Damelli : - - Come mai si permette a un addetto alla tenuta di tener cavalli proprii ? ... Damelli tentò una specie di giustificazione . - - Era stato il fu signor Principe , in ricompensa d ' un importante servigio .... - - Queste sono irregolarità - - interruppe il Duca - - cose che non dovrebbero accadere . Mi avvedo che ci sono varie riforme da fare in questa tenuta . Provvederemo , provvederemo . Il signor Damelli , più ossequioso che mai , si affrettava a scappellare , vedendo che il Duca si disponeva a dar l ' ordine di partenza . Ma i fastidi del buon intendente non eran finiti . Il Duca gli fè segno d ' accostarsi , e gli disse abbassando la voce : - - Caro signor Damelli , ella ha l ' incarico di pagare a quel ragazzo il valore della cavalla e di farla condurre stasera in scuderia . - - Avanti - - ordinò poscia al cocchiere ; e la carrozza si mosse in mezzo ai saluti ossequiosi dei dipendenti . Ma , appena rizzate , quasi tutte le teste ebbero un dondolìo : il nuovo padrone non era riescito simpatico a nessuno , e lo si giudicava severamente . Che boria ! che fare sprezzante ! E che bel modo di stare in sella ! com ' era sgarbato a cavallo ! che personale tozzo , che corporatura floscia , molle ! A loro non pareva neppur bello di viso con quella faccia bianca e grassa , quegli occhi di vetro celeste , e quel barbone biondo ! La Duchessa , quella sì ... ; a lei , ch ' era una donna , stava bene il visino bianco . E com ' era contenta , come sorrideva , come conosceva tutti ! S ' era ricordata persino d ' un vecchio mozzo che una volta , quand ' essa era piccina , le aveva fatto fare il giro del giardino sulla carretta del fieno ! Ah ! che povera idea aveva avuta la signorina d ' innamorarsi di quel biondone spiantato che non sapeva far altro che criticare a diritto e a rovescio . - - Eppure - - concluse un Pedrolo osservatore - - si capisce ch ' essa gli è _ morta addietro _ ! Morta addietro ? Sì certamente ; quel Pedrolo non andava errato . Milla s ' era completamente smarrita nella repentina rivelazione d ' un amore ch ' essa non aveva avuto il tempo di prevenire , studiandolo o immaginandolo . Il cuore della bambina s ' era improvvisato cuor di donna , e la scossa subitanea di quella trasformazione era stata più forte di lei . La prima goccia della tazza era bastata per inebbriare Milla ; essa era ebbra d ' amore , pazza d ' amore . E su di lei era piombata quella strana , malaugurata specie di passione che invade facilmente le anime pure e ignoranti , la passione più innocente e più pericolosa , più sublime e più sciocca fra tutte , quella che non calcola , che spende , spande , sperpera scioccamente tesori di tenerezza senza mai fermarsi a noverare quanto ha dato , o a chiedere quanto ha ricevuto . Passione sitibonda di schiavitù , che nell ' oggetto del suo culto crea infallibilmente il tiranno dell ' oggi e forse l ' annoiato del domani . Alla sera di quel giorno memorabile , il signor Damelli , terribilmente imbrogliato e coll ' aria d ' un cane che ha lasciata scappar la lepre , si presentò al cospetto del signor Duca . - - Ebbene ? - - gli chiese questo imperiosamente . Il sig . Damelli non sapeva da che parte rifarsi . Ma finalmente , con molti giri e rigiri di frasi , finì col confessare che aveva fatto un buco nell ' acqua . - - Oh ! Eccellenza , si figuri , è proprio riconoscentissimo quel giovane , anzi mi ha detto di ringraziarla della sua generosa offerta .... Ma creda .... che non .... insomma sarebbe per lui una vera disgrazia .... Egli adora quella cavalla .... non vuole .... insomma non può separarsene ! - - No ? - - disse il Duca . - - Com ' è ingenuo , caro signor Damelli . Non vede che quel ragazzaccio voleva far salire l ' offerta ? - - L ' ho fatta salire , l ' ho fatta salire - - s ' affrettò a rispondere l ' intendente ; - - ho promesso una somma enorme , ho detto che il prezzo lo fissasse lui . Ma nulla .... l ' ostinazione di quel giovane fu invincibile . Pare ch ' egli abbia una specie di _ arlia _ per quella bestia .... Fu un attestato di riconoscenza del povero Principe , per un import .... - - Basta ! - - disse il Duca , rosso come un galletto .... Congedò bruscamente il signor Damelli , e passò nella camera della Duchessa . Milla era occupatissima a provarsi un paio di scarpettine ricamate ; ma vedendo entrare Giuliano con quel viso rabbioso , si spaventò . S ' alzò , e , camminando con un piedino calzato e l ' altro no , venne a incontrar suo marito . - - Oh Dio ! Giuliano ! cos ' è accaduto ? - - È accaduto - - sbuffò il Duca , - - è accaduto che questa casa è una Babilonia , e che c ' è bisogno di riforme più del pane . Hai dei bei tipi , sai , fra questi tuoi dipendenti ! Ma lo manderò via quel biricchino , lui e la sua rozza .... per insegnargli .... E le raccontò la storia , a quel modo , con delle minaccie rabbiose di fare , di disfare , di metter tutto all ' aria . La Duchessa trovò ch ' era un abbominio , e che Drollino avrebbe dovuto stimarsi ben fortunato di cedere , non una , ma cento Mie a Giuliano . Ma , mentre condannava Drollino , sorrideva a Giuliano con una soavità biricchina di donna felice . - - Oh ! che sciocco è mai colui .... E tu , Giuliano , non te ne curare .... Per una cavalla ! non son tutte tue quelle dei pascoli e delle scuderie ? ... E se vuoi , falle venir da Londra , là , dove dici che son così belle .... Non pensar più a colui . È una cosa da nulla .... - - E per quella cosa da nulla prodigava baci , carezze , soavità di sguardi e di parole da bastare alla felicità di tutta un ' esistenza . Giuliano era disarmato , e il suo terrore delle scene , la sua pigrizia naturale finirono di placarlo . Tralasciò di borbottare , e fu lui che calzò l ' altra pantofolina celeste sul piede rosa ( grande come un biscottino di Novara ) della sua Milla .... Ma la collera non era completamente passata ; gli rimase una certa uggia verso Drollino . Quel monello , che cavalcava come un cavallerizzo , che si permetteva d ' aver una cavalla propria , che aveva avuto l ' ardire di rifiutarsi a cedergliela , gli dava sui nervi . Tanto , che ne parlò addirittura coll ' agente . - - Non le pare che sarebbe bene mandarlo a spasso ... , per dare una prova di energia ... ? per incutere negli altri una salutare idea della disciplina indispensabile ? eh ! ... Ma l ' agente , con infiniti riguardi , espose varie buone ragioni . Veramente , faceva osservare che , proprio , gli estremi non c ' erano . Avrebbe fatto più dispiacere che effetto a tutti quanti , il vedere scacciato quel ragazzo . Sua Eccellenza sapeva senza dubbio il servizio da lui reso , tempo addietro , alla casa . E poi , bisognava riconoscere che aveva un ' abilità straordinaria come allevatore e domatore .... e nel resto teneva una condotta irreprensibile . Giuliano capì il latino . L ' ira gli era sbollita ormai , ed egli , annoiato da quella prolissa difesa , si sentiva tornare addosso la serena indifferenza del creolo . In cuor suo cominciava a trovare che proprio non valeva la pena ! Per cui finì coll ' esser magnanimo , e perdonò senz ' altro a Drollino , col patto però che colui non avesse più a capitargli fra i piedi . Colui , dal canto suo , non aveva nessuna smania di capitar tra i piedi di quell ' eccelso signore . La faccia del Duca non gli tornava punto simpatica . Trovava che rassomigliava a certi musi di cavalli traditori , sparmiafatica , che non ci pensano punto a tirare un calcio anche a chi li governa e riempie la mangiatoia davanti a loro . La sua maniera di stare in sella lo esasperava , ed egli si compiaceva di far osservare ai compagni il modo indegno col quale il Duca guidando , rovinava la bocca alle bestie . No .... a lui non pareva proprio che la signorina avesse fatta una scelta ammodo . Perchè mo ' aveva avuta tanta fortuna quella botte d ' uomo con quella barba pettinata ! perchè l ' aveva sposata , lei .... il loro orgoglio , quella specie di madonnina bianca .... Almeno fosse sempre lì in ginocchio davanti a lei ! ... Ma no , era sempre la signora che faceva a modo suo , che godeva a vederlo spadroneggiare nella tenuta , nella villa . E lui , con quell ' aria placida , sicuro del fatto suo , che si lasciava adorare , che criticava tutto ! Eppure non c ' è Cristi , il padrone ora era lui ! La villa , la terra , i cavalli erano suoi .... Anche Milla era sua .... E non gli era bastata .... Anche Mia avrebbe voluto ! ... - - Mia ! ah no ! ... piuttosto .... Cristo ! ... Stava più che poteva nella pianura dei pascoli . Gli era accaduto qualche volta , capitando per tempo alla villa , di vedere in giardino la veste bianca di Milla , e attorno alla vita di Milla una gran macchia scura , cioè il braccio del Duca . Aveva sentito di sfuggita , passando , qualche sussurro di parole amorose . Come rideva , Drollino , di quelle sciocchezze ! Gli parevan così buffe che , quando poteva , evitava di vederle e di udirle . Egli non capiva .... da loro non si usava far all ' amore così .... Pure , certe volte un ' acre curiosità lo tormentava ! Come aveva fatto quel biondo antipatico a farsi voler bene .... così ? Ecco , quando la Duchessa era sola e passava lì accanto , la cosa mutava affatto . Non gli rincresceva allora di procedere franco , di farle un saluto profondo ... ; non era forse lei la sua vera padrona , la signora d ' Astianello ? La cosa era assolutamente diversa . Milla , quando vedeva Drollino , rispondeva cortesemente al suo saluto , ma non gli parlava . Gli serbava un po ' di rancore , per essere stato così ostinato e per non aver voluto ceder Mia al _ suo _ Giuliano . Un giorno , però , s ' incontrarono nel viale . La Duchessa rispose con un sorriso al saluto di Drollino . Poi si fermò , e gli chiese se stesse sempre nella casetta della scuderia . Drollino rispose di no . Dopo la morte di suo padre , era tornato laggiù .... nei pascoli . Ora stava in una cascina .... Sa bene .... la Favorita . - - Mi ricordo - - disse Milla . - - Ci sta la suocera della mia sorella di latte .... E ti piace a star lì ? - - Sì , rispose Drollino . - - È come al tempo antico .... quando c ' era il signor Principe . Negli occhi di Milla venne un luccicore umido . - - Oh ! papà .... povero papà .... Com ' era buono .... nevvero ? - - Tanto ! - - disse con forza Drollino . E l ' accento era così sentito che Milla provò una specie di gratitudine . - - Ecco , anche lui si ricordava .... Oh ! se il suo povero papà potesse vederla ora .... così felice , così beata ! - - E subito il pensiero di Giuliano tornò ad afferrarle l ' anima , a sbandirne il passato , a immergerla di nuovo nell ' estasi delirante del suo presente . L ' occhio di Milla era ancora velato , ma aveva cessato di guardar l ' orizzonte e di veder Drollino .... essa pensava che Giuliano poteva già essere sceso in sala da pranzo ad aspettarla . Disse in fretta ; - - Addio , Drollino - - e voltò strada , dirigendosi verso la villa . Drollino , naturalmente , non capì , nè indovinò . Andò via lentamente , pensando alla vecchia camera , all ' entrata della scuderia , a un muricciuolo facile a scavalcare , e a certe pigne di castagne d ' India , che per un soffio , per un sassolino diroccavano giù , ruzzolando in tutte le direzioni sulla sabbia di quel viale , quello per l ' appunto . Drollino incontrò un ' altra volta la Duchessa , e fu contento di vederla , perchè aveva udito dire che la signora non stava tanto bene . Si buccinava anzi che ci fossero delle speranze ... , certe speranze soavi , che si concretano nei preparativi d ' una piccola culla .... La Duchessa aveva infatti l ' aria un po ' patita e Drollino , vedendola passare lentamente sul sentiero soleggiato del giardino , con una mossa stranamente dolce e stanca , rimase un momento come trasognato . Com ' era bella ! .... le altre donne ch ' egli vedeva lì e in città non le somigliavano punto . Così piccola , minuta , com ' era , rappresentava per lui la gloria , la potenza , il pregio di casa d ' Astianello . E per questo egli la guardava così .... con quello sguardo devoto che ammirava . Anche stavolta fu lei a fermarsi e a rivolgergli la parola . - - Buon giorno , Drollino . Drollino trovò il coraggio di chiederle come stesse . Essa arrossì profondamente con un pudore giocondo . E rispose :--Bene.--Ma rispose in fretta , colta da un conscio imbarazzo davanti alla semplice , ossequiosa domanda d ' un palafreniere qualunque . E subito ; per cambiare argomento : - - Drollino , sai che andiamo via ? Egli non sapeva nulla , e disse : - - Come mai ? così presto .... due mesi soltanto .... E sbarrò gli occhi con un ' espressione curiosa a vedersi , difficile a definire . - - Sicuro .... si va via .... la settimana ventura . Io starei ancora qui tanto volentieri , ma il Duca dice che bisogna andare ai bagni . Diceva queste cose con rammarico , ma anche con una segreta gioia di poter ardere questo rammarico , come un granello d ' incenso , sull ' altare del suo nume . Il Duca aveva parlato dei bagni , li aveva vantati come giovevoli alla sua salute ; non aveva detto positivamente « andiamo , » ma diceva a Milla , con quella sua voce lenta e melodica , che il caldo ad Astianello minacciava di farsi eccessivo , e che anche per lei , anzi , ben inteso per lei , sarebbe stato meglio un po ' d ' aria di mare , un po ' di svago .... Quando Milla udì quella parola : svago , guardò per un momento Giuliano , coll ' aria incerta d ' una persona che non capisce . Svago .... per lei ? ... - - Oh , Giuliano , Giuliano , come puoi credere ? - - disse finalmente , ridendo . Ma capì meglio un ' altra volta , quando le venne udito , in pieno giorno , senza ombra di causa apparente , un breve sbadiglio di Giuliano . Un ' idea terribile le trapassò , come una spada , la mente . Giuliano .... forse si annoiava ? Senza forse , povera Milla ! il primo mese era stato incantevole pel Duca , il suo nuovo amore e i suoi nuovi splendori avevano occupato egregiamente il secondo ; ma il terzo .... il terzo .... Erano soli , molto soli ad Astianello : e le ville vicine non sarebbero occupate che durante l ' autunno . Quell ' eterno argomento dell ' allevamento lo interessava sino ad un certo punto ! Milla era un angiolo , oh questo sì , ed egli era il più felice degli uomini ; ma quella luna di miele così prolungata , così esclusiva , prendeva delle proporzioni allarmanti . Giuliano trovava che non bisogna abusar di nulla , nemmeno della felicità . E Milla , che aveva fatto conto di rimaner lì celata , rannicchiata nella suprema estasi del suo amore sino al Natale per lo meno .... Pure , un giorno , disse soavemente a Giuliano : - - Quando partiamo ? - - Quando vuoi - - rispose languidamente il Duca . Ma come fu caro in quel giorno , e adorabilmente affettuoso per la sua Milla ! V . Tornarono sullo scorcio del settembre , nella molle e tiepida stagione in cui l ' anno , come un saggio epicureo , si riposa e dice : godiamo , prima di prepararci a morire . La Duchessa aveva lasciata ai bagni la sua celeste speranza . Aveva abortito , chi diceva per una passeggiata troppo faticosa , chi per un accidente , chi per uno spavento , chi per una grande emozione . Qualcuno parlò di una scena avvenuta fra lei e Giuliano per certe gelosie , senza capo , nè coda . Poi era successa una riconciliazione , e tutto era finito : gli sposi tornavano e felicissimi . Il Duca era ingrassato un altro po ' ; Milla invece era dimagrata . E più ancora di prima , era pazzamente innamorata di suo marito . Nel suo amore c ' erano due elementi nuovi , la gelosia e il timore . Ecco com ' era venuta la gelosia . Ai bagni a Viareggio , avevano trovata molta gente . Vecchie conoscenze di Giuliano , che naturalmente non s ' erano potute scansare . L ' isolamento , in un luogo così frequentato , sarebbe stato assolutamente ridicolo . Almeno Giuliano diceva così , e Milla era troppo ragionevole per non capire che Giuliano , sino a un certo punto , non aveva torto . L ' intimità dunque era finita . Bisognò unirsi a quei gruppi chiassosi di bagnanti , prender parte a delle allegre gite , cenare a ora tarda al Nettuno , fare scampagnate alla Pineta , a Massa , a Lucca . Dio ! che tormento ! Erano tutte buone , gentili quelle signore , e facevano un mondo di feste alla sposina ; e i signori , quelli poi gentilissimi , al punto di farla rimanere un po ' impacciata , qualche volta : ma che stordimento , che noia in quel chiasso , in quel divertimento che pareva tanto piacere a Giuliano ! Egli ci si trovava come nel suo elemento , ed ella invece .... Uno sciaguratissimo giorno , era capitata da Livorno , con un vaporetto della Marina , una compagnia elettissima .... oh si , proprio eletta .... di signore e di signori . Eran venute a fare una gita di piacere a Viareggio . Fra quelle signore ce n ' era una bellissima , vestita con impareggiabile eleganza che a un tratto , aveva detto a Giuliano , passandogli accanto - - Oh caro Duca ! lei qui ?...--con una piacevolezza , una disinvoltura infinita . Giuliano sulle prime era rimasto lì come un po ' impacciato ; poi s ' era messo a ridere . E aveva risposto : - - Ma .... pare .... Baronessa .... - - Olga ! - - aveva chiamata un ' amica della signora , e la signora s ' era fatta accompagnare in là da Giuliano . Quindici minuti dopo , le due società s ' erano fuse in una sola , e la signora , che Giuliano aveva presentata a sua moglie , le usava mille gentilezze , le presentava alla sua volta i cavalieri del suo gruppo , e assicurava a tutti , con un sorriso singolarmente gentile , che la Duchessa Lantieri era proprio un ' adorabile donnina ! ... Milla non aveva mai visto Giuliano così animato . Si divertiva immensamente , fu brillantissimo , prodigò mille attenzioni alle numerose signore della brigata . Nella cena , che coronò splendidamente quella giornata campale , il Duca fu spiritosissimo , i suoi occhi azzurri ebbero certi strani lampi , come di sfida . La signora elegantissima rideva molto , eran tutti di buon umore , e lo sarebbe stata anche Milla , se non avesse afferrata al volo un frammento del colloquio imprudente di due vicini . - - Caso ? ... davvero ? - - aveva chiesto un signore accennando , con un lievissimo moto del mento , Giuliano e la signora elegantissima . --Speriamo....--aveva risposto l ' altro . E s ' erano guardati , ridendo , con una cert ' aria , ammiccando . Poi uno degli interlocutori aveva fatto , accorgendosi ch ' ella era vicina .--St..., come per avvisar l ' altro . E avevan cambiato discorso , con grande prontezza . Allora essa sentì , per la prima volta , di non esser felice , sentì che fra quella donna e Giuliano c ' era _ forse _ qualche cosa .... Ebbe un momento d ' angoscia terribile , l ' angoscia dell ' incertezza .... Oh ! quella cena terribile , lunga , così gaia per gli altri , così tremenda per lei .... Non disse nulla , sentì la suprema necessità della dissimulazione . Ma non potè impedirsi di osservare ! E nell ' osservazione , rimase astratta , confusa , quasi istupidita . Li guardava come incantata : erano abbastanza lontani da lei perchè la fissità del suo sguardo non paresse rivolta soltanto a loro .... Essi erano allegri entrambi , allegrissimi ; quella signora lo trattava con una certa cordialità serena , indulgente . Egli aveva l ' aria contenta , molto contenta ; essa da lontano le mandò un sorrisetto amichevole , festoso , a cui la Duchessa tentò rispondere con uno sforzo che le parve faticosissimo . Il mare , sotto all ' impalcato , diceva , nell ' eccitamento ondoso della notte sopraggiunta , delle cose gravi e severe , che nessuno ascoltava . I tappi delle bottiglie volavano ad ogni momento , oltre le balaustre di legno , e andavano a posarsi sui dorsi e sulle irrequietudini delle spume candide , nel buio . Finalmente , quell ' angoscia crudele ebbe fine . La Baronessa e la sua comitiva s ' imbarcarono per Livorno . Ma non prima d ' aver combinato coi bagnanti della Spezia una seconda gita . C ' erano le regate a Genova ; s ' andrebbe tutti assieme alle regate . Milla si sentì morire .... E mentre il vaporetto illuminato s ' allontanava rapidamente sul mare , bianco di raggi lunari , essa diceva a sè stessa : - - Stanotte gli domanderò .... Giuliano era di cattivo umore tornando a casa . Lo sciampagna non valeva nulla , disse a sua moglie . E non aveva sonno . Era quasi impensierito . Non triste , un po ' irritato . Pure , a Milla , pareva più affascinante che mai . E irritata anch ' essa , malaccorta , impetuosa , entrò bruscamente a interrogare : - - Perchè quei due avevan detto così ? ... Giuliano s ' alzò di botto , e sul viso stravolto di sua moglie lesse l ' avvicinarsi d ' una scena . S ' alzò , s ' inchinò lievemente e passò nella camera vicina . E Milla rimase col martellamento della gelosia , col dubbio d ' essere stata una gran sciocca , col terrore d ' aver offeso Giuliano . Era la prima volta che le accadeva tutto ciò . All ' indomani , al Nettuno la Duchessa parve a tutti molto pallida . Giuliano era più piacevole che mai , invece . Ma la povera sposa soffriva così visibilmente che , alla sera , non potè uscir di casa .... E due giorni dopo , un ' animuccia , disgustata , sgomentata , tornava dond ' era venuta , senza aver pagato all ' eternità lo scotto d ' un ' umana esistenza . Nel momento del pericolo , mentre si sentiva oscillare fra la vita e la morte , Milla ebbe una bizzarra parola . Disse a Giuliano : - - Perdonami . Il Duca , nell ' angoscia stessa ond ' era compreso , ebbe un istante di maraviglia . Poi capì . Più tardi , quando La Duchessa , ancora pallidissima nella sua veste da camera bianca , gli sorrideva , beata di sentirsi a rivivere e di vederlo tornato suo , egli le disse dolcemente : - - Cattiva ! Ella chinò il capo , arrossendo . Oh ! sì era stata tanto cattiva .... Aveva avuto certi pensieri .... Ma aveva sentito . E gli disse cosa aveva sentito . Egli prese un ' aria seria , quasi paterna . - - Ah ! se la sua Milla non fosse stata così bambina da dar retta a delle assurdità . Certamente , un tempo c ' era stato qualche cosa . Ma .... - - Ah ! c ' era stato ?...--osservò Milla , mentre sulle sue gote pallide passava un rossore di fiamma . Il Duca alzò le spalle e si mise a ridere . - - Certo - - disse placidamente - - ero un po ' scapato ai miei tempi . E per farmi far giudizio ci volevi proprio tu .... Essa arrossì ancora , ma d ' orgoglio questa volta , d ' un orgoglio delizioso di donna amata ! ... E , col cuore pieno di gioia e di rimorso , tese la mano a suo marito . Egli la prese , e Milla capì a qual punto era stata sciocca e bambina ! Oh , sì ! egli l ' amava come essa amava lui , esclusivamente , e per sempre .... Il passato non esisteva più .... era un sogno svanito . Tornarono ad Astianello , prima del tempo fissato . Milla stava attenta , molto attenta ! Giuliano sbadiglierebbe ancora ? No . Giuliano non sbadigliava .... almeno in presenza di Milla . Ma , certe volte , aveva un ' aria un po ' svogliata e , passeggiando sotto il viale a passi strascicati , tormentava colla punta degli stivalini lucidi certi poveri fiorellini , che proprio non ne avevan colpa . Un giorno , Milla scese a colazione con una novità . Era una piccola matita elegantissima , tolta ad un _ carnet _ da ballo . E strettala fra le ditine cominciò a tracciare sul margine del giornale , che Giuliano aveva finito di leggere , qualche nome . La manina tremava un po ' , ma le parole eran tracciate bene . - - Che fai ? - - chiese languidamente Giuliano . Essa ristette dallo scrivere , con una mossa improvvisa , come d ' una bambina colta in fallo . Poi , con una dolcezza infinita , disse : - - Penso che , dopo tutto , per l ' ottobre si potrebbe invitar qualcuno . E lo guardava , lo guardava , studiando la sua fisonomia , aspettando forse ch ' egli le dicesse di no . Ma egli non disse di no . Disse soltanto - - Ma cara Milla , tu sei un angiolo ! - - E più tardi , quando s ' alzarono di tavola , le diede il braccio , guardandola e sorridendole quasi coma l ' aveva guardata e le aveva sorriso nei primi giorni del suo matrimonio . E Milla , povera bambina , ebbe un momento di suprema gioia . Ecco ! l ' aveva trovato il modo .... Contentarlo nelle piccole cose . Ah ! ora sapeva ! Milla era felice . Il suo Giuliano era tornato di buon umore . Si divertiva un mezzo mondo mettendo la villa a soqquadro , rinnovando gli addobbi delle sale , il mobiglio delle camere , rimodernando da capo a fondo gli appartamenti . Aveva certo _ trovate _ artistiche tutte sue , sapeva combinare meravigliosamente quanto , oltre alla ricchezza , rivela in un appartamento , il carattere e l ' immaginazione signorile di chi lo abita . Una vera legione d ' operai s ' era stabilita alla villa , e , con una rapidità quasi magica , l ' interno della casa andava assumendo un nuovo e più brillante aspetto . Il creolo sapeva dar gli ordini necessari , e Milla , ch ' egli non consultava mai , era in uno stato di continua ammirazione . Eppure , certe volte , in mezzo al suo entusiasmo pel talento di Giuliano , un pensiero malinconico le si levava in cuore : ecco , le vecchie cose se ne andavano tutte , una per volta . Errava , con passo lento , quasi timido , in mezzo a tutta quella novità fresca di ricchezze e d ' eleganza , che per lei non avevano nessun ricordo , nessuna attrattiva di segreta intesa . Astianello si mutava ; era una bella cosa , senza dubbio , ed era giusto che , dal momento ch ' essa aveva acconsentito a ricevere , i suoi ospiti avessero a trovare in casa sua tutto ciò che probabilmente avevano in casa propria ; ma tant ' è .... E un giorno , in cui Giuliano le chiese ridendo dove andrebbero a far dimora durante gli otto giorni indispensabili per rinnovare quella loro antiquata camera da letto , Milla si sentì una gran stretta al cuore . Abbassò il capo .... sentiva due lagrime sull ' orlo delle palpebre . Giuliano alzò le spalle . Ma non insistette ; e Milla gli fu indicibilmente grata di quel sacrifizio . Il suo amore , sempre più cieco , sempre più assoluto , diventava idolatria . In esso smarriva ogni equo giudizio delle rispettive loro posizioni , ogni idea dei suoi diritti ; non afferrava neppur per ombra , col pensiero , l ' assieme reale delle proprie circostanze . Adorava suo marito , aveva riunite , per versarle su di lui , tutte le tenerezze ond ' era capace l ' assurda potenza dal suo cuore ; l ' amava come e quanto avrebbe amato suo padre , sua madre , i fratelli , le sorelle , con tutta la somma degli affetti che il passato non aveva mai esatti dal suo cuore , e che vi si eran sempre celati inoperosi . Essenzialmente donna , nel sano rigoglio della sua imperiosa gioventù , ella subiva il fascino di quell ' uomo bellissimo , che all ' ignoranza sacra della sua profonda verginità morale aveva rivelato il Dio ignoto , quel Dio che alle anime veramente pure si rivela anche con un mistico e singolare corteo di purezze indicibili , di suprema poesia . Milla si sentiva completamente travolta , assorbita nella vita nuova . La Duchessa amava a modo suo , non a modo della prudenza e dell ' antiveggenza . Amava coll ' inconscia forza di una volontà disarmata , con una doppia cecità di istinti , quella del cuore e .... l ' altra . Non era punto santa , e sopratutto non era punto avveduta . Non chiedeva mai a sè stessa : « faccio bene o faccio male ad amare così ? » Non chiedeva altro a Dio , se non che continuasse così ... , e che ella potesse sempre far felice Giuliano ! Certi amori , onesti , virtuosi hanno un carattere bizzarro , bene spesso . Si ha torto di non studiarli ; sono anch ' essi una curiosa varietà psicologica , hanno profonde e stranissime forme . Si è detto per molto tempo che il matrimonio è la tomba dell ' amore ; ma quando , per caso , n ' è la culla ? E peggio ancora , quando è tomba da un lato e culla dall ' altro ? ... quando sulla verde sterilità del cipresso s ' innesta un ramo di rosa nel pieno fermento dei suoi primi germogli ? ... Il Duca si compiaceva assai , specialmente sulle prime , di quell ' adorazione costante , quasi insana . Il suo amor proprio era soddisfatto ; qualche volta , in cuor suo , n ' era leggermente commosso . Eppure .... accadeva , ogni tanto , ch ' egli sentisse uno strano moto d ' impazienza . Dio ! com ' era mai bambina quella cara Milla . Aveva certe fanciullaggini ! Il lato sublime di quelle fanciullaggini gli sfuggiva .... non era stato abituato _così_...; le fantasticherie di sua moglie , certe _ esagerazioni _ poetiche del suo amore per lui gli riescivano , ahimè , alquanto stucchevoli ! Gli toccava , certe volte , di fingere di capire ciò che Milla gli diceva e questa per il creolo , era una fatica improba ! La sua lunga esperienza della donna gli tornava vana di fronte al carattere bizzarramente affettuoso di Milla , davanti a quel completo oblio di sè stessa , che in lei semplificava tutto , ad un punto eccessivo . Ora , la semplicità nella donna , era cosa affatto nuova per Giuliano ; egli la confondeva facilmente colla povertà e mentre trovava che l ' amore d ' una cara e ingenua donnina era pur qualcosa di terribilmente elementare , non gli veniva mai la voglia o la curiosità di studiare le profondità possibili e i probabili congegni di questo sentimento elementare . Egli aveva certamente la pretesa di raffazzonare sua moglie a modo suo , in tutto e per tutto , per questo soltanto l ' aveva sposata così giovane e tolta da un convento , ma educare per lui non era sinonimo di studiare ed egli non si sentiva affatto di far la parte odiosa del pedagogo . Egli aveva per principio che colle donne non si discute mai . E però non discuteva neppur con Milla . Le diceva spesso ch ' essa era bellina e , qualche volta , che le voleva molto bene . E per una di quelle : qualche volta , per una delle eleganti frasi di affetto ch ' egli si lasciava di quando in quando cader dalle labbra , Milla si sarebbe gettata nel fuoco ! La sua premura di fargli piacere , assumeva talvolta le preoccupazioni d ' un ' angoscia . L ' aveva fatto arbitro assoluto d ' ogni aver suo , padrone di casa , nel più stretto senso della frase ; essa non dava un ordine senza chiedere il suo consenso e provava un acuto senso di gioia , quando le accadeva di poter fare , _ per lui _ un sacrificio qualsiasi . E siccome il Duca , con una generosità senza pari , non aveva più parlato dei progettati mutamenti nella famosa camera celeste , Milla , in mezzo alla sua stessa soddisfazione , cominciò a provare la puntura di certi rimorsi . Com ' era stata scompiacente , egoista ! Ecco che obbligava suo marito a stare in una camera così male arredata , mentr ' egli , con quel suo buon gusto così squisito avrebbe fatto chi sa che meraviglie per procacciare a lei il piacere di avere una stupenda camera da letto . Dio ! com ' era bello Giuliano ! Cento volte più di lei .... s ' intende ! E com ' era buono ! che nobile fiducia aveva per lei , non guardava mai nel suo scrittoio , come facevano le monache , laggiù in convento , non leggeva mai le lettere delle sue amiche .... Mentre essa invece , da quell ' egoista ch ' ell ' era l ' avrebbe voluto segregar lì , in campagna e quella volta .... là ; a Viareggio ! ... Il ricordo della scena di Viareggio era per Milla una vera trafittura . Oh ! com ' era stata sciocca , imprudente , cattiva ! Per una parola , per un nonnulla aveva fatto a Giuliano quella malaugurata scena ! ... Come se Giuliano fosse stato capace .... Non perdonava a sè stessa l ' ingiustizia cieca di quel dubbio .... le pareva che ormai le corresse l ' obbligo , per tutta la vita , di farselo perdonare . Chissà quanto ne aveva sofferto , povero Giuliano , senza dirne nulla ! E un giorno , nell ' assurdità incredibile del suo povero cuoricino di moglie innamorata , nacque un pensiero . Fu respinto sulle prime , e rinnegato aspramente , tollerato più tardi e finalmente adottato . Milla aveva ogni tanto il terrore di non essere all ' altezza di Giuliano . Egli trattandola sempre coll ' indulgenza più o meno paziente che si ha verso una bambina l ' aveva facilmente persuasa d ' esser tale . E quell ' animuccia ardente ed appassionata ne soffriva . Provava ogni tanto un segreto senso d ' umiliazione , aveva delle calde aspirazioni verso una posatezza , un ' assennatezza da gran dama , da signora calma e sicura del fatto suo .... Diventare come Giuliano , per esempio ; egli non s ' alterava mai .... Ah ! ma quanto era lontana da questo ideale colla sua ignoranza , colle sue sciocche timidità , colle sue continue e tormentose esitanze ! Un giorno , le capitò , a caso , fra le mani , un romanzo inglese . In esso , due coniugi , nati uno per l ' altro , fatti per essere costantemente virtuosi e felici , vedevano invece minacciata la loro felicità da un triste malinteso . Un ' antica fiamma del marito faceva capolino nel loro presente , e per un momento le cose s ' avviavano maluccio . Ma la moglie , col suo senno , colla sua presenza di spirito , con una fortunata audacia di confronti , avvedutamente cercati , con un ' illimitata fiducia , dimostrata al marito , riesciva a scongiurare il pericolo , mentre il marito , subito ravveduto , avvertiva in quella lotta stessa e per la prima volta il valore morale di sua moglie . La rivale , vinta e schernita , s ' allontanava , e il trionfo della moglie e della morale si affermava incontrastato . Tutto questo era molto gentilmente descritto nella calma sassone d ' un nitido volume della _ Tauchnitz edition _ . A vent ' anni ( tanti ne aveva Milla , Duchessa Lantieri ) , un libro è bene spesso una voce autorevole , una specie di suggeritore intimo , col quale l ' immaginazione fervida non tarda a mettersi in rapporto . Nella sua ingenua ammirazione per l ' eroina del libro , la nostra Milla attinse un ' ispirazione che le parve un ' ammirabile misura preventiva . Nel terrore d ' un pericolo , che pure non esisteva al momento , essa trovò il coraggio strano , inverosimile di scendere deliberatamente a incontrarlo . Con un ' audacia imprudente , in un accesso di temerario ardire , cagionato da un timore intenso , essa volle , con un colpo solo , tagliar tutte le teste possibili d ' una Medusa avvenire , volle conquistare intiero il futuro , improvvisarsi grande , prudente , generosa e invincibile . Volle far vedere a Giuliano che la bambina era una donna . Gli propose d ' invitare ad Astianello la Baronessa Olga Dornelli .... la signora della cena di Viareggio . Giuliano cascò dalle nuvole : - - La Baronessa Olga ? ... dici sul serio ? ... la Baronessa Olga ? La voce di Milla non tremava punto mentre essa rispondeva bravamente : - - Sì , la Baronessa Olga . Giuliano si mise a ridere . - - Non sei più gelosa , dunque ? - - Gelosa , io ? ... ma ti pare .... sono le sciocche , le bambine che sono gelose .... io .... so bene , sai , che tu .... che tu mi ami . Egli la guardò coll ' aria maravigliata di chi si trova a fronte d ' un problema divertente e nuovo . - - Cosa ti salta in capo ? - - le chiese poscia . Milla era scontenta ; avrebbe voluto veder la sua offerta accolta altrimenti . - - Dico sul serio , sai . È una signora gentile .... elegante .... E .... le scriverei oggi stesso .... a meno che tu non voglia .... Si fermò aspettando .... guardandolo negli occhi . - - Io ? rispose il Duca .... - - anzi , figurati .... sono affatto indifferente ... ; ma ... la conosci così poco .... - - Non meno delle altre signore che abbiamo invitate .... - - rispose Milla . Ma aveva il cuore pieno di malinconia ; ... ecco .... egli non s ' accorgeva nemmeno .... - - Uhm ! - - disse il Duca , - - sai ch ' è un ' idea curiosa la tua ? - - Non vuoi ? - - chiese impetuosamente Milla . E con un ' imprudenza sublime , piena di passione , domandò : - - Hai paura ? Egli prese a dondolarsi tranquillamente sulla seggiola . - - Bambina ! - - rispose quasi subito , - - non vedi che non me ne importa nulla ? Ella gettò un grido di gioia . - - Giuliano ! ... ah ! Giuliano ! Nel silenzio del salotto suonò il rumore dolce d ' un bacio . Poi ella scappò via dicendo : - - Vado a scrivere . Egli s ' alzò per tenerle dietro , per dirle : lascia stare , non voglio .... Poi rimase irresoluto , sopra pensiero . - - Puh ! - - disse poscia , tornando lentamente indietro , - - lasciamo correre .... Come la prenderà lei ? ... Non verrà .... forse .... anzi certo .... non verrà . Accese un sigaro . - - Sarei curioso , pensò , di vedere cosa dirà .... Dopo tutto , era impossibile che non c ' incontrassimo quest ' inverno .... E se viene ? ... Ebbene , vedrà come sono le cose , e che non ho perso nulla .... lasciandola . Il sigaro non si voleva accendere . - - Curioso - - continuò il Duca , parlando sempre tra sè . - - Curioso davvero .... Che idea da stordita ha avuta Milla ! ... Imparerà a vestirsi , ciò le gioverà .... E se non venisse , quell ' altra ? ... Diavolo d ' un sigaro , non vuol saperne d ' accendersi .... _ Tout passe , tout casse , tout lasse ! _ Chi sarà ora ? ... Ancora il Viscontino ? ... Eh ! sapremo ! ... Quando si dice il caso ! Per fortuna che son sicuro di me stesso e che .... Non finì il pensiero . Lo sigaro s ' era acceso , ed egli fumava coll ' intima delizia d ' un esperto . - - Non verrà ! - - disse risolutamente al fumo azzurro del suo sigaro . - - Non verrà ! - - Ecco - - pensava , dal canto suo , Milla con una specie di gaiezza nervosa . - - Ecco l ' avvenire sicuro .... - - Ma nella gioia del suo trionfo era stanca , agitata . Oh Milla ! se tu avessi avuto tua madre ! ... VI . Quando la disdetta ci si mette , è inutile , non si può vincerla , nè impattarla . La casa era in ordine , gli appartamenti in pieno assetto . Ma il capo di scuderia , quell ' inglese antipatico , aveva , laconicamente sì , ma colla più testarda ostinazione , chiesti i suoi otto giorni . Proprio in quell ' epoca ! Andava via all ' ultimo di settembre , e verso i due o i tre d ' ottobre capitavano i conti Garbi , i primi fra gli invitati . Giuliano era sulle spine . Come supplire lì per lì ? E per l ' appunto gli premeva immensamente d ' avere in quei giorni un servizio elegante , inappuntabile di scuderia . Voleva telegrafare a Parigi , a Londra , a Napoli . Ma il signor Damelli gli diede un suggerimento più pratico : - - Provi Drollino . - - Drollino ! - - disse il Duca , attonito e scontento . - - Drollino ! Poi , ripensandoci , cominciò a persuadersi .... Dopo tutto .... aveva un personale adatto , quel monello ! E , ormai , della sua valentìa non poteva più dubitare .... tutti lo designavano pel più intelligente ed elegante fra i direttori della tenuta .... È vero che era un caratteraccio caparbio , insolente ... , ma .... per la circostanza poteva tornar utile ; e il Duca non pensava certamente a nutrire rancori verso un palafreniere che per ignoranza , senza dubbio , era stato disobbediente ed ostinato . Non disse nulla , però , al signor Damelli . Si rivolse invece alla Duchessa . Milla , lietissima , ringraziò con effusione Giuliano .... per quel pensiero così delicato . E subito mandò a chiamar Drollino . Quando se lo vide davanti serio , quasi cupo nel sembiante , rimase per un momento imbarazzata , e l ' esito della commissione non le parve facile come le era parso un momento prima . Non gli diede l ' ordine di venire - - Milla non sapeva dar ordini ; - - gli spiegò la cosa e il bisogno che avevano di lui , in un modo gentile , esitante ... , pregandolo d ' accettare , per far piacere al Duca , che aveva sentito a dir tanto bene di lui . Conviene supporre che l ' espressione del viso di Drollino fosse poco incoraggiante , perchè Milla si sentì intimidita , e seguitò , con una voce mite mite , a dar spiegazioni , ad accatastar motivi . Tutto ciò , in fondo , era ridicolo ; ma Milla l ' aveva proprio quel mal vezzo di profondere con chicchessia quelle sue squisite delicatezze di riguardi . Temeva sempre di urtare qualche suscettibilità , di ferire qualche recondita sensibilità di fibra .... Drollino , sulle prime , ebbe la decisa intenzione di rifiutare . Lui .... al servizio del Duca ! ... ah ! ... no , mai ! Ma egli non poteva spiegare a sè stesso cosa accadeva nel segreto dell ' animo suo ; la resistenza a quel desiderio di Milla pareva farsi sempre più difficile . Rimase stranamente perplesso per un minuto ; ascoltando la voce di Milla , udendo quella sua frase gentile : « e anche a me , sai , farebbe tanto piacere , » ebbe la coscienza d ' un potere arcano che lo attirava invincibilmente . Si fece triste , e guardò a lungo , con una espressione quasi smarrita , i fiori variopinti del tappeto . Poi alzò gli occhi e , di sfuggita , guardò lei . --Verrò....--disse lentamente , con isforzo , come se una possa arcana , alla quale egli obbediva a malincuore , gli imponesse quella parola d ' adesione . - - Oh ! bravo , bravo - - disse Milla , picchiando le manine una contro l 'altra.--Bravo, Drollino , così va bene . Vieni subito . Ora , abbiamo gente - - continuò animandosi - - e il signor Duca sarà contento . Egli , freddissimo , s ' inchinò ed uscì . Appena fu sotto al portico , si fermò ; subitamente pentito . Cos ' aveva fatto ? Aveva accettata una nuova forma di schiavitù ; ora non potrebbe più battere la pianura in libertà , diventava anch ' egli un servitore come gli altri , un servitore del signor Duca . Sentì un impeto d ' ira gonfiargli il cuore , e si voltò per tornare indietro , per andar a dire alla Duchessa che , assolutamente , non poteva . Ma quella strada da rifare gli parve difficile , troppo difficile . Fece un gesto d ' ira , contro sè stesso . Giunto a casa sua , sellò Mia , e per molte ore del pomeriggio nelle più lontane distese dal pascolo , suonò concitato un galoppo che non s ' allentava mai . Era venuto l ' ottobre , e con lui gli ospiti attesi . Astianello diventava una villeggiatura alla moda . Tutti i giorni qualche gita , qualche divertimento ; la servitù era sempre in moto , naturalmente . - - Ecco - - disse Battista , il cameriere del Duca , accennando una signora a Drollino dalla finestra del tinello - - è quella là ! - - Ah ! - - disse Drollino semplicemente . - - Bella donna , perdio ! - - continuò Battista . - - Sett ' anni , capisci ! Ora naturalmente è finita , ma è curiosa però che sia venuta anche lei , eh ? - - Curiosa - - ripetè Drollino . - - È una bella donna , infatti . Era una bella donna veramente , sana , forte , attraente . In vece di dignità , la sua fisonomia possedeva un certo fascino pronto , ricco d ' infiniti sottintesi d ' espressione . Era eccessivamente , fatalmente donna , e sapeva anche esser signora senza pregiudizio d ' ogni altra sua prerogativa . Accanto alla semplicità delicata di Milla , pareva ancor più pomposa e stranamente elegante . Nella sua ardita acconciatura da mattino ; la sua freschezza matura somigliava alla fioritura opulenta d ' un fiore esotico , dal profumo irritante . Aveva una chioma splendidamente fulva , una bocca grande , e un riso sonoro , che scopriva una dentatura irregolare , ma d ' un bianco lucente , quasi di smalto . Olga Dornelli Zorodoff era stata alquanto maravigliata dell ' invito di Milla , e l ' aveva accettato unicamente perchè l ' aveva interpretato come una sfida di Giuliano . Aveva deciso suo marito ad accompagnarla , ed eran venuti . Dopo tutto , erano parenti di casa Lantieri , e la visita poteva assumere una apparenza di plausibità . Ed ora ella si compiaceva di esser venuta . Trovava che Milla non era punto male . Aveva capito subito che l ' invito era stato una di quelle sublimi assurdità , delle quali non può esser capace se non la più ignara delle inesperienze , e l ' idea d ' un cordiale ammaestramento era penetrato nella mente ben disposta della ex - rivale . Il suo programma era benevolo : guadagnare l ' animo di quella bambina , indurla a pienamente tradirsi , ridere un poco con lei , e dirle : - - Bada , bimba ; non va fatto così . Bisogna cangiar tattica . - - Ordinariamente ; queste educazioni fra donne sono una cosa molto spiccia . Olga seppe ad Astianello guadagnare tutte le simpatie . Sin dal primo giorno , ebbe gli uomini dalla sua . E le donne , naturalmente , tennero dietro . Ma la Duchessa no . Milla aveva subito provata per la Baronessa una specie di avversione istintiva . La trovava più formidabile di quanto l ' entusiasmo della sua determinazione gliel ' avesse rappresentata . Vedendola , aveva subito imparata una crudele lezione . Non la temeva precisamente ; essa era sicura di Giuliano , oh ! sicurissima ; ma , nel segreto dell ' animo suo , avrebbe dato dieci , vent ' anni della sua vita per poter cancellare dal suo passato quel momento d ' insana temerità ch ' essa , appena compito , aveva cessato di spiegare a sè stessa . Non già che colla Baronessa fosse sgarbata , o mancasse come che sia ai suoi doveri di padrona di casa . Oh , no ; era inappuntabile nel suo contegno , nella sua cortesia . Ma si sforzava ad esserlo , e talvolta , in quell ' esattezza così rigorosa , lo sforzo era visibile . Olga cercava invano d ' accaparrarsi quell ' animuccia di ex - educanda , di cui voleva , moralissimamente , farsi un trastullo , poichè aveva generosamente rinunziato ad un altro genere di divertimento . Ma il suo fascino non la serviva bene in questa occasione . Milla non le era ostile ; le era soltanto aliena . S ' era bensì provata a trattarla altrimenti , come una amica ; non le riusciva . Mentre la Russa l ' avvolgeva , con un tatto infinito , nelle apparenze di un ' intimità cordiale ed affettuosa , essa invece rifuggiva , quasi per istinto , da ogni dimostrazione d ' intrinsichezza . Non sapeva , colla schiettezza ignara dell ' animo suo prestarsi ad una commedia che non la persuadeva . Ond ' è che agli ospiti in generale , Milla , con quella sua contegnosità enigmatica , riesciva meno simpatica di quella allegra Baronessa , sempre e così schiettamente cordiale . E Olga cominciava a trovare più facili , più piani i rapporti col Duca . Il loro passato non li imbarazzava punto . Olga , colla sua semplicità sapiente , con quella sua inalterabile uguaglianza d ' umore , l ' aveva abolito . Con una manovra , d ' un ' audacia senza pari , aveva fatto punto e da capo . Era convenuto che fra lei e Giuliano non esisteva più se non l ' amicizia . Il Barone , dopo aver accompagnato sua moglie ad Astianello , era partito per certe caccie maremmane , ma promettendo di tornare per riprenderla e condurla poscia nel Mezzogiorno . Anche quello era un matrimonio che andava benissimo . * * * * * Si aspettava la colazione in giardino . Olga , seduta in una poltrona americana , si dondolava con una mossa pigra , che le stava bene . Milla , appoggiata alla balaustra del terrazzo , coglieva dei gelsomini ; accanto a lei , la Contessa Garbi tentava con molto , ma vano buon volere un acquerello infelice . Più in là , due o tre signore si ostinavano al _ croket _ , col concorso degli uomini della brigata . Giuliano solo , postosi dietro la Contessa Garbi , guardava l ' acquerello progredire , e pareva approvarne caldamente l ' esecuzione ; ma ogni tanto il suo grande occhio azzurro si distraeva . - - Mia cara Milla , tu disegni , nevvero ? - - chiese dolcemente la Baronessa . - - Avevo principiato , ma ora non disegno più , dacchè ho visto quanto è difficile per noi donne . - - Ma col tuo talento .... - - fu pronta ad aggiungere la Russa . - - Perchè hai un bel negarlo , cara mammoletta , tu hai proprio del talento , e per tutto .... - - Trovi ? - - chiese Milla impetuosamente , dando , senza saper bene perchè , un accento di ironia a quella parola . La Baronessa ebbe un sorriso indulgente , quasi materno . - - E tu non trovi ? - - chiese in tono sommesso . Un silenzio , freddino assai , successe a quella domanda . - - Stupendo , - - osservò Giuliano , alludendo al quadretto . Ma il suo sguardo inquieto errava da Milla alla Baronessa . - - Non so , - - rispose Milla quasi distrattamente . Vedeva sul viso di Giuliano una specie di malcontento nuovo ; e vedeva sul volto di lei un sorriso dolce , pieno di benevolenza , che la turbava profondamente . Ah ! ... perchè l ' aveva fatta venir lì quella donna così calma , della quale Giuliano ammirava tanto _ les toilettes _ ! Olga aveva fatto una confidenza a Milla . Quelle sue famose _ toilettes _ non erano mica di Worth ! Gliele mandava una sarta modestissima , un vero genio dell ' arte , ancora ignoto . Ella sola l ' aveva indovinata , e si guarderebbe bene di dar l ' indirizzo di quella sua scoperta ad un ' altra signora . Per lei però , per Milla , sì , avrebbe fatta una eccezione . Ma Milla , adducendo a scusa l ' affezione da lei serbata alla sua vecchia sarta , aveva rifiutato : - - No , grazie . - - Ah ! - - pensò Olga ; E quando udì quel « Trovi ? » lo mise da parte assieme al « No , grazie . » La Garbi s ' era alzata per andar a cercare più in disparte un gruppo d ' alberi meno difficili a copiare . Milla si vide sola fra suo marito e la Baronessa . Essi tacevano . La Duchessa provò un timore strano , che tacessero per causa sua . Un orgoglio intimo le morse il cuore , e di subito , cedendo all ' impulso primo , che ancor non sapeva nè scrutare , nè dominare , s ' allontanò . I due però continuarono a tacere . - - Mio caro - - disse finalmente Olga , - - voi siete l ' uomo il più fortunato di questo mondo . Vostra moglie è .... - - Un angelo , - - interruppe placidamente Giuliano . - - Ah ! - - continuò Olga non meno placidamente - - lo sapete ? - - Ma l ' avete detto tante volte .... sfido io . - - Non mai abbastanza , mio caro . Quando si hanno delle fortune di questa entità , bisogna capacitarsene . Egli alzò le spalle sorridendo . - - Creolo ! - - disse la Baronessa . Giuliano si fe ' serio . Non rispose . Guardava laggiù , in fondo , nelle brume della pianura . Milla camminava diritta pel viale , senza voltarsi . Olga disse ancora a Giuliano ch ' egli aveva una moglie adorabile ; glielo disse sei giorni dopo a cena . Ordinariamente , non si cenava alla villa . Quel giorno , però , una gita lunga e divertentissima aveva ricondotto la comitiva ad ora tarda e s ' era sentita la necessità di un gaio : _ souper _ . Alle frutta la Baronessa tornò sull ' argomento . - - Adorabile ! Guardate come le sta bene quel costume pifferaro ... ; ecco .... avrebbe bisogno di esser sempre così .... contenta e animata . È di carattere molto calmo , nevvero ? ... - - Sì , - - rispose Giuliano . E soggiunse : - - Un poco di champagne , Baronessa ? - - No , basta ; grazie . Voi ne avete già bevuti cinque bicchieri ... Veramente , questo è eccellente . - - Non c ' è male , infatti ; io però preferisco .... - - Il _ Tokay _ , - - suggerì prontamente la Baronessa . Poi , in modo che si vedesse bene , si morse le labbra . Ah ! le era sfuggito .... Egli depose il bicchiere e la guardò .... Ah ! si ricordava ! Sorrise e bevette . Dopo tutto , che male c ' era ? Essa cominciò subito a parlar di tutt ' altro . Poi , come se cercasse un rifugio più definitivo , tornò sull ' argomento di Milla . - - Vi assicuro che è simpaticissima . Giuliano si mise a ridere . - - Proprio ? - - chiese . E , con quell ' eterno vezzo che hanno tanti a questo mondo di mostrare o di fingere lo sprezzo di tutto ciò che loro appartiene , soggiunse : - - Puh ! una buona ragazzetta ! - - Oh , Giuliano ! - - insistè la Russa . - - Orsù , datemi retta ; ascoltate il parere d ' una vecchia amica . - - Vecchia ? ! - - interruppe Giuliano , guardando cogli occhi lustri quel viso fresco , forte , sodo , dove la vita rigogliosa imperava . Si guardarono sorridendo . Essa era sicura del pensiero che quella parola gli andava suscitando nella mente , sicura della parola che avrebbe tenuto dietro a quel pensiero . E nella fiacca , pigra facilità dell ' animo di Giuliano , nella vigliaccheria di quel momento , stranamente foggiato dai ricordi ravvivati dallo sciampagna , quella parola uscì lenta , strascicata sulle sue labbra : - - Vecchia , cioè prima ! - - Oh ! - - rispose lietamente Olga - - c ' è qualche cosa di meglio dell ' esser la prima . - - Cioè ? - - chiese languidamente Giuliano . - - Esser l ' ultima , per esempio . Egli non rimase soddisfatto . Fece una smorfia bizzarra , grottesca , e questa esprimeva un tale ammasso di contraddizioni intime , involontarie forse , ma così patenti , che la Baronessa non potè trattenere un gaio scoppio di risa . - - Quante sciocchezze !--rispose.--Ora datemi un mandarino , e state zitto . Mentre sbucciava il mandarino , mandò di sbieco una lunga occhiata verso Milla , che calma , dignitosa , ma un po ' pallida , guardava ogni tanto laggiù , verso loro . « Perchè non hai voluto venir con me nel _ drag _ ? » pensava la Baronessa . « Guarda ora ! » E si voltò verso Giuliano : - - Vi prego , fatemi fresco . Gli porse il suo ventaglione di piume d ' aquila , ed egli cominciò coscienziosamente a farle fresco . - - Il caffè .... - - ordinò bruscamente la Duchessa , - - di là .... in sala ! * * * * * Drollino era capo di scuderia , disponeva e preparava gli attacchi , assegnava il posto ai cocchieri e ai palafrenieri . Egli non saliva mai a cassetto . Pure una volta gli accadde di farlo . E fu così . La Duchessa voleva andare , sola , ad un certo santuario distante quasi tre miglia da Astianello . Accanto a quel santuario , in un vecchio convento , pochi frati agostiniani esaurivano quietamente l ' esistenza propria e quella della casa . Fra essi si trovava il confessore della Duchessa , il buon sacerdote a cui era toccato il facile còmpito di guidare quell ' anima innocente e soave . Essa andava a trovarlo ogni tanto , facendosi per lo più accompagnare da una vecchia cameriera . Suo marito , compiacente qual ' era , le permetteva queste debolezze , col patto , ben inteso , di non farsene complice . In quella notte , nella stanza coi parati celesti c ' era stato un gran silenzio . Giuliano e Milla , turbati entrambi , avevano finto ognuno un sonno straordinario . Milla stava immota , tutta raccolta al suo posto , cogli occhi spalancati nel buio , colle mani strette tenacemente sul petto . Ora che nessuno poteva vederla , si mordeva le labbra .... Oh , com ' era stata imprudente ! Non accusava nessuno , no .... ma perchè soffriva tanto .... perchè il ricordo di tanti episodi di quella gita le riesciva intollerabile ? .... perchè si rammentava ora tante piccole , piccolissime cose ? ... perchè le recavano un fastidio così intollerabile ? ... La sera precedente a quella notte s ' era fatta tardi ballando nel gran salone illuminato .... ella li aveva visti più volte assieme ... stretti nei giri molli d ' una mazurka di Chopin .... Le altre coppie non ballavano a quel modo , pallidi , in silenzio .... Oh ! come la martellava quel ricordo così recente ! che ansie senza nome le destava in cuore ! Si sentì quasi infelice . E pensò alla necessità d ' un consiglio .... al conforto d ' una parola intima , segreta di consolazione .... Sì , andrebbe al convento da padre Loria , ci andrebbe subito , di gran mattino , mentre le altre signore , stanche , dormirebbero ancora mentre lui .... Giuliano .... sarebbe tuttora addormentato . Il suo dolore senza nome , cullato da quella risoluzione , s ' acquietò in una malinconia spossata , che le procurò un po ' di sonno . Giuliano dormì pure assai poco , durante quella notte . Era anch ' egli profondamente turbato ; nei sensi , nella mente , in quel po ' di animo che Dio gli aveva consentito . Sentiva d ' essere su una via pericolosa , di subire un fascino che non era meno potente di prima , benchè lo fosse altrimenti . Egli avvertiva bene , in quella specie di falsa amicizia che aveva , senz ' avvedersene , stretta colla Baronessa , il fermento dell ' antica passione , sentiva l ' impero di quella donna ch ' egli aveva creduto un momento di poter punire , mortificare , presentandosele in tutta la pompa della sua felicità . E ora , che suono bizzarro aveva quella parola in bocca sua ! ... Ebbe anch ' egli una brusca , strana consolazione . In fin dei conti , Milla non aveva _ diritto _ di lagnarsi di nulla . Egli era tuttora un marito .... fedele .... E lo sarebbe .... diavolo .... non c ' era pericolo del contrario .... Ma non si poteva negare che Olga .... perdio , che donna di spirito ! E il Viscontino ! non era vero niente .... gliel ' aveva assicurato lei , positivamente . * * * * * La Duchessa s ' alzò di buonissima ora , dopo avere , nell ' incerta luce del mattino che penetrava dalla porta socchiusa , gettato uno sguardo triste e appassionato verso Giuliano . Egli dormiva ora , bellissimo nella sua attitudine riposata e serena . Essa richiuse la porta , procurando di non far rumore , per non destarlo . Mentre si pettinava , mandò giù la Carolina , la sua cameriera prediletta , ad avvisare che attaccassero subito la _ vittoria _ . La ragazza , una bella e franca giovanotta , fece la commissione a Drollino . Questi chiese laconicamente : - - Sola ? - - Eh ! certo ! - - rispose la giovane , che trovava Drollino un originale _ mica antipatico _ - - chi vuol l ' accompagni al convento a quest ' ora ? il signor Duca ? ... forse ? ... Quel « forse » biricchino , e illustrato da un sorriso maliziosetto , avrebbe potuto essere un programma di conversazione ; ma il capo di scuderia non lo considerò sotto quest ' aspetto . Fece un cenno col capo , e s ' allontanò . --Stupido!...--pensò la ragazza mentre , leggermente indispettita , teneva dietro collo sguardo a quell ' originale . Questi se ne andò a dar gli ordini . Ma non accennò al cocchiere che avrebbe dovuto guidare la _ vittoria _ . Quando tutto fu pronto , egli stesso salì in serpino . La Duchessa scese verso le otto , vestita semplicissimamente , e seguita dalla Tonia , la vecchia guardarobiera . Il legno aspettava davanti alla scalinata dell ' atrio . A cassetta , a fianco del domestico , stava Drollino , colle redini in mano , bellissimo nel suo _ raglan _ bianco . Si misero in via , con un tempaccio malinconico . Una nebbia grigia serrava la campagna circostante , circuendo gli orizzonti in una sfumatura umida e greve . Giunsero finalmente , e la carrozza si fermò sul piazzale del Santuario . La Duchessa scese , e la sua delicata personcina scomparve dietro il portone , ingolfandosi nell ' ombra mite e tiepida della chiesa . Drollino , facendo muovere lentamente i cavalli , aspettò un ' ora all ' incirca sul piazzale deserto , ornato da due filari di tisiche acacie , sulle quali il cadere continuo e minuto della pioggia produceva un lieve strepito cadenzato e susurrante . Finalmente Milla riapparve . Si fermò un istante sulla soglia , guardando il tempo . Si vedeva che aveva pianto molto , e con quell ' effusione ardente che , nei dolori delle anime giovani , diventa bene spesso un trasporto delirante . E doveva aver pregato con una fede intensa , piena di passione e d ' angoscia . Il visino aveva pallidissimo , gli occhi gonfi e sbattuti , con un gran cerchio livido . Il labbro serbava ancora un po ' di tremito , la mano stringeva sul petto il libro di preghiere , come quella d ' un guerriero che preme l ' elsa della spada consueta , nel giorno della battaglia . Drollino vide tutto ciò . Sentì uno strano rimescolìo .... Ah ! la padroncina piangeva .... la padroncina pregava .... Ed egli sapeva perchè .... Battista , il cameriere del Duca , aveva detto un giorno , tra due bicchierini di cognac : - - La signora ha paura della Russa .... - - E aveva ammiccato , in modo che si sapesse , che si capisse , perchè la padrona aveva paura della Russa .... Drollino fece avanzare i cavalli sino a che la _ vittoria _ fosse proprio di fianco alla porta ; poi , gettate le redini fra le mani del domestico attonito , fu d ' un balzo a terra . Rialzò il mantice e abbassò il grembiale di cuoio ; porse quindi rispettosamente il gomito alla Duchessa per aiutarla a salire . Allora soltanto Milla lo ravvisò . Sul suo visino stravolto passò il mesto sforzo d ' un sorriso .... essa aveva ancora tanta voglia di piangere ! ... Ma nel suo sguardo stanco c ' era come una inconscia preghiera , un ignaro appello alla compassione e alla simpatia . Essa era tuttora agitatissima ; calda ancora del recente slancio religioso , aveva il cuore pieno di quell ' entusiasmo profondo della preghiera che , di tutto , fa anima e fraternità ! Ci voleva ben poco per maggiormente commoverla . Infatti , la vista di quella persona , ch ' ella sapeva essere affezionata a lei , alla memoria del padre suo , le fece in quello strano momento un effetto non meno strano . Nel dolore delle sue inquietudini , del suo isolamento morale , Drollino le parve quasi un amico . Lo guardò con una dolcezza ignara , ma affettuosa , e per un momento , senza saperlo , come una persona stanca che cerchi un appoggio , trattenne la sua mano nuda , tremante , su quella , guantata di camoscio , che Drollino teneva pronta per aiutarla a salire . Un brivido forte , ma tosto represso , agitò per un secondo la magra persona di Drollino . Un lampo , subito smorzato , passò nei suoi occhi neri ; poi egli chinò la testa come un colpevole , e , sorreggendo Milla colla forza del suo pugno d ' acciaio , l ' aiutò a salire in carrozza . Essa non s ' accorse per nulla dell ' impressione violenta che Drollino aveva risentito in tutte le fibre dell ' esser suo . Drollino fu d ' un salto a cassetta , e via , di trotto serrato , per la strada fangosa . La Duchessa , rannicchiata nel suo _ plaid _ , immersa in uno di quegli assoluti abbattimenti d ' animo e di corpo che susseguono quasi sempre all ' ardore d ' un sincero sfogo della mente o del cuore , si abbandonava al rapido moto della carrozza . Il suo sguardo inerte si smarriva nella nebbiosità malinconica , velata di piova , della campagna . E Drollino faceva volare i cavalli . Li sferzava continuamente , eccitandoli con certi _ ehp ! _ stridenti , che parevano metter loro il diavolo in corpo . Il domestico , intimorito , lo guardava ogni tanto , senza ardire d ' interrogarlo . Nell ' interno della _ vittoria _ la vecchia guardarobiera , sgomentata , ripeteva sommessamente delle innumeri _ Ave Marie _ . La Duchessa non avvertiva nulla di quelle preghiere , nè di quel timore . Calcolava quanti giorni dovevano passare , prima che spuntasse quello della partenza di Olga . Giunsero a casa senza inconvenienti . Milla , nello scendere , s ' accorse che a mala pena si reggeva in piedi . Si ricordò che non aveva ancor preso nulla ; e perciò , invece di dirigersi verso il proprio appartamento , pensò di fermarsi un momento in sala da pranzo . Questa si trovava in un ' altr ' ala della villa , dove il rumore della carrozza che giungeva poteva benissimo non essere stato avvertito . La tavola per la colazione comune non era ancora preparata ; ma , in un cantuccio appartato nel vano d ' una finestra , un tavolino elegantissimamente apparecchiato , faceva testimonianza di un allegro asciolvere , testè compiuto da due persone . Infatti , il Duca e la Baronessa Olga avevano allora finito di prendere il caffè . Erano soli ; nè ospiti , nè servi . Nella stanza vicina però risuonava incessante il _ clic clac _ delle palle da bigliardo , urtantisi continuamente sul panno verde , e un incrociarsi non meno insistente di voci mascoline . Olga era avvolta in un ' ampia veste da camera di _ cachemir _ rosso cupo , e il suo collo spariva nelle pieghe intralciate d ' una grande sciarpa di trina fiamminga . L ' energia slava della testa spiccava maravigliosamente su quel piedestallo di trapunto e sullo sfondo di cuoio cesellato della tappezzeria . La Baronessa sedeva , molto allungata , su una poltrona , con un braccio penzolone . Fumava una sigaretta di tabacco orientale ed un molle sorriso sfiorava , tra le fresche gote carnose , le tumide e rosse sue labbra . Giuliano le era seduto vicino , a cavalcioni su una sedia , e teneva posata una mano sulla spalliera della poltrona . Aveva chinata la sua faccia , così bionda e regolare , verso di lei , tuffando con visibile piacere il naso armato di _ pince - nez _ , nel fumo acremente profumato della sigaretta . Poi d ' un tratto , arretrando il naso colla mossa d ' un fanciullo che s ' allontana dal frutto proibito , mandò un sospiro tra mesto e comico . - - Ahimè ! - - disse poscia con un accento che anch ' esso aveva un po ' del burlevole , un po ' del patetico . - - Sapete cosa mi figuro in questo momento ? Ella lo sapeva benissimo , e non si diede la pena di chiedere cosa fosse . Ed egli , per non lasciar morire il discorso , finì la frase così : - - Mi figuro , il vostro _ boudoir _ granata e rosa . - - Sciocchezze .... mio caro ; quel ch ' è stato è stato . Non è egli convenuto che voi siete per l ' appunto il più felice degli uomini ? E se mai , in vita vostra , avete fatto delle corbellerie , è giusto .... - - Ch ' io le sconti , nevvero ? - - chiese Giuliano con un ' amarezza d ' accento che voleva esser patetica . Ella ebbe un maligno sorriso : - - Ma , mio caro creolo , voi siete sempre stato molto indipendente , e avete voluto .... - - No .... non fui io , a volerlo - - rispose stizzosamente - - è stata mia madre . - - Ah ! - - diss ' ella . E lo guardò sorridendo , con quel sorriso che scopriva tutto quanto il lucido avorio dei suoi denti . In quella giornata grigia , piovosa , nella atmosfera cupa dell ' antica sala da pranzo , il suo volto aveva una formidabile espressione di vita , di moto , che aizzava il sangue .... Giuliano si sentiva diventar vile , vile .... vile .... Essa si mise a ridere , ma , nella direzione di quell ' occhio azzurro , languido che la guardava ricordando , mandò un po ' di fumo , che somigliava a un sospiro inebriante .... - - Olga - - disse il Duca senza curarsi d ' abbassare la voce - - ditemi , oh ditemi che non tutte le corbellerie sono irreparabili , e che quella immensa , mastodontica ch ' io commisi nel prender moglie .... Olga , con uno dei suoi più chiassosi scoppi di risa , gli troncò la parola in bocca . Aveva veduta la Duchessa , rigida , immobile sulla soglia , di fronte a loro . Aveva udito ? Giudicando dal suo aspetto , c ' era poca speranza d ' una risposta negativa . Ma Olga pensò che la fortuna arride agli audaci , e con un gesto appena percettibile avvertì Giuliano . Poi , con una disinvoltura superiore ad ogni plauso , s ' alzò , e , col più amabile , col più cordiale dei suoi sorrisi , andò ad incontrar la Duchessa . - - Buon giorno , cara , come stai ? Sono scesa di buon ' ora , nevvero ? Le altre dormono ancora .... che pigrone ! E così , com ' è andata la tua gita misteriosa ? Milla non rispondeva , nè accennava di udire . Ansimava , e , con un gesto nervoso e macchinale , tentava di togliersi i guanti . - - Poverina ! - - continuava Olga , sempre più premurosa , - - si vede che sei molto stanca . Lo credo .... con questo tempaccio .... Stavo appunto dicendo a tuo marito .... - - Sicuro .... sicuro - - interruppe Giuliano , per secondare la Baronessa . - - Giusto .... mi diceva , e io rispondeva che tu facevi malissimo , ch ' era una delle tue ubbie solite , e che io permettendolo avevo fatto una corbel .... Ma la Baronessa , che studiava attentamente il viso di Milla , troncò con uno sguardo la trovata del Duca . - - Ti senti male ? - - chiese alla Duchessa , con un mirabile crescendo di gentilezza . Milla non rispose ; si sentiva la gola serrata da uno spasimo isterico . Eppure voleva parlare .... voleva dirla una parola atta ad esprimere il senso d ' indignazione che la padroneggiava . Ma l ' agitazione nervosa che scuoteva tutta la sua povera personcina fu più forte di lei . Milla si sentiva smarrire , non ci vedeva quasi più , sentiva nelle orecchie uno scampanio stridente . Vacillava , e , per non cadere , s ' appoggiò con ambe le mani a un tavolino lì presso . Olga le corse vicino , e volle sostenerla . Milla , nel suo smarrimento , avvertì il pericolo di quel contatto , e provò un sentimento così violento di ripulsione e d ' orgoglio che per un istante si riebbe , galvanizzata .... Si rizzò , diede un passo addietro , e dalle labbra smorte le uscì un « No » vibrato .... pieno d ' odio e di ribellione . Nella vasta sala da pranzo ci fu un momento di silenzio .... poco piacevole . Poi , a un tratto , la Duchessa svenne . VII . Eran tutte nel salotto rosso , un po ' agitate , un po ' inquiete . - - Veramente .... Milla si era sentita male ? ... Oh ! poveretta ! Ma come .... perchè ? ... Forse , la stanchezza del ballo .... - - Già - - osservò la Garbi , - - si vedeva , sulla fine , ch ' era un po ' abbattuta . - - No , - - sentenziò una vecchia signora . - - Sarà qualche cosa , qualche novità . - - Magari ! - - risposero in coro il più delle signore , con qualche sorrisetto .... --Davvero?...--osservò Olga , ch ' era entrata in quel momento . - - Che bella cosa sarebbe , che felicità per entrambi ! ... - - Tu eri in sala , nevvero .... quando quella poveretta si sentì male ? - - chiese la contessina Ghisneri . - - Per l ' appunto , mia cara , n ' ebbi uno spavento grandissimo . Io ero scesa a _ déjeuner _ .... A un tratto , Milla comparisce sulla soglia , pallida come uno spettro . Era stata , Dio sa dove , a far la meditazione .... che so io .... a confessarsi . Sapete , poverina , quanto è pia , quanto è buona ! Convien dire che l ' umido le avesse fatto male , che si fosse strapazzata .... Poi , è delicatina , nevvero ? ... Insomma , la vidi annaspare , poi svenne .... lì .... sui due piedi . Corsi subito a sostenerla , gridai .... chiamai ; per fortuna , c ' era gente nella sala del bigliardo .... Venne subito anche il Duca .... scesero le cameriere ; la portammo su .... Si riebbe a poco a poco , e l ' ho lasciata or ora , che stava meglio . - - Anderò su a vedere - - disse la vecchia dama . - - Se vi fossero novità .... scriverei subito alla Duchessa Margherita . - - Dov ' è ora quella cara signora ? - - chiese Olga . - - Oh ! sempre a Torino . E come dicevo .... - - Mia cara Marchesa , - - osservò Olga con voce sommessa e carezzevole - - rammento ora che Milla stava per addormentarsi ; forse un po ' di sonno le gioverebbe meglio d ' ogni altro rimedio . In quella entrò Giuliano , e tutti gli furon d ' attorno a chiederle notizie di sua moglie . Oh , era una cosa da nulla .... uno sconcerto passeggiero , cagionato dal freddo .... dalla stanchezza . Milla si era riavuta subito .... mandava a salutare le sue buone amiche ; dormirebbe per qualche ora , e scenderebbe senza dubbio a desinare . Giuliano in cuor suo era di cattivissimo umore . Che bestia era stato ! uno scolaretto non ci sarebbe cascato più scioccamente .... E in complesso ... per .... nulla . E ora chi sa che scena gli toccherebbe , quanti rimproveri gli rivolgerebbe Milla ! Senonchè , con sua grande sorpresa , Milla non gli aveva rivolti rimproveri di sorta . Quand ' egli entrò in camera , prima del pranzo , per chiedere sue notizie , la trovò ancora coricata , immobile . Ella parve non avvertirlo ; chiuse gli occhi . Giuliano esitò un momento ; poi chiamò dolcemente : - - Milla ! - - Essa aprì gli occhi , con un amarissimo sforzo di sorriso , poi , lentamente , li richiuse . - - Milla ! - - disse ancora Giuliano . Ella non rispose ... ; serrò gli occhi più forte , perchè non lasciassero adito ad una lagrima . Giuliano aspettò un momento , poi se ne andò ; adagio e inquieto . Forse avrebbe preferita la scena . Condusse le signore a fare una trottata . Tornando , si seppe che la Duchessa non scenderebbe neppure a desinare . Le era sopraggiunta un po ' di febbre . Gli ospiti espressero naturalmente il loro rammarico ; dopo di che , ognuno andò in camera sua a vestirsi pel pranzo . Ma in quella mezz ' ora affaccendata di pettinature riedificate , di vitine assestate alle persone , di _ fichus _ drappeggiati sulle spalle , di baffi incerati ed unghie brillantate , una piccante notizia s ' insinuò fra una stanza e l ' altra , venne scambiata in fretta nella penombra dei corridoi . Dal tinello dei domestici , d ' onde aveva prese le mosse , una frase fece rapidamente il giro del primo piano . Quando suonò la prima campana del pranzo , tutti ( meno gl ' interessati , s ' intende ) sapevano il vero motivo dello svenimento di Milla . Certo .... era capitata inattesa , e aveva veduto .... aveva udito .... Cosa ? ... Questo non si diceva , prima perchè non si sapeva bene , e poi perchè nella reticenza c ' era un delizioso sottinteso , un ampio orizzonte di supposizioni . L ' avvenimento aveva avuto un testimone inavvertito , il domestico che aveva aperta , per la Duchessa , la porta della sala da pranzo . Naturalmente , le primizie dei commenti ebbero luogo in cucina . Il passato di Olga e di Giuliano non era mai stato un mistero per la servitù ; la rinnovata infatuazione del Duca non era certo sfuggita a nessuno di quegli arghi implacabili che si chiamano : i nostri domestici . Si parlava dell ' accaduto , senza ombra di reticenza . I più compativano Milla , e fra questi erano , naturalmente , i dipendenti nati della casa . Ma un certo nucleo si ostinava a proteggere Olga , una bella donna , perdio , e che , quando montava a cavallo , mostrava d ' avere un gran coraggio e un polso d ' acciaio ! Qualcuno interpellò Drollino : - - Che te ne pare , eh ? ... Ma egli non rispose ; disse che aveva altro pel capo .... un certo puledro che gli pareva tendere ad azzoppare . Prese il berretto ed uscì , benchè piovesse che Dio la mandava . Olga scese a desinare , bellissima nel velluto verde - oliva della sua ricca _ toilette _ . Ma alle _ entrées _ cominciò a sospettare qualcosa . Sorprese qualche sorrisetto bizzarro , qualche occhiata curiosa , che si fermava un momento addosso a lei e poi fuggiva rapidissimamente . All ' arrosto , era quasi certa ; al caffè , non serbava ombra di dubbio . Qualcuna si rivolse a lei per chiederle , con una strana inflessione di voce , le notizie di quella _ cara _ Milla . Olga non si scompose per nulla . Celò a meraviglia la sua viva irritazione , fu più serena , più affettuosa , più amabile che mai . Rispose sempre a tuono , ignorando i sorrisi , ostinandosi a non afferrare nulla più del senso letterale delle varie interrogazioni che le venivano rivolte . Ma , in fondo al cuore , era furibonda . Con Milla , ben inteso . Cos ' era venuto in mente a quella sciocchina d ' invitarla ad Astianello per farle poi di quelle scene mute da vittima ? E il bello era che lei non se ne curava per nulla di quello stolido di Giuliano , ed era animata delle migliori intenzioni . Lui , si sa , sfido io ! Olga aveva voluto provare , divertirsi un poco , nulla più . L ' avevano invitata per far vedere che non la temevano ; è naturale ch ' essa desse loro una piccola lezione . Ma ora Milla , colle sue imprudenze , la metteva in una posizione falsa , seccante ... , e quasi quasi meritava davvero .... Durante tutta la sera , quella valente schermitrice fu impareggiabile . Si mostrò così gentile , così naturalmente calma , seppe talmente manovrare , celando l ' apparenza d ' ogni manovra , che a poco a poco i più creduli cominciarono a dubitare . E giunta l ' ora di separarsi pel riposo notturno , alcune fra le signore chiedevano a sè stesse : - - E se non fosse vero ? - - Molti aspettavano l ' indomani per decidere . Bisognava vederle di fronte .... Milla e la Baronessa . Davvero , sarebbe interessante . A domani , dunque . Intanto non ci si annoiava ad Astianello . Ma l ' indomani non fu apportatore della scena desiderata . Milla non si era alzata e la febbriciattola perdurava . Giuliano era crudelmente imbarazzato . I suoi doveri di padrone di casa lo assorbivano in parte , occupavano buona parte del giorno ; ma ogni tanto bisognava pure che salisse a tener compagnia a sua moglie , e quelle brevi soste nella camera azzurra non riescivano punto piacevoli . Eppure Milla continuava ad astenersi dalle scene ; essa non gli rivolgeva mai la parola , non lo guardava . Era sfinita , non provava che un immenso disgusto , un imperioso bisogno di assopirsi , d ' annientarsi nell ' oblio . Oh ! se avesse avuto sua madre ! Se avesse potuto chinare sul seno d ' una vera amica la sua povera testa così greve ed ardente e narrare , piangendo , la sua sventura ! Ella , che aveva tanto d ' uopo d ' amore , di simpatia ! Si sentiva , per la prima volta in vita sua , supremamente offesa .... Quando vedeva Giuliano , il suo orgoglio di donna onesta si ribellava , imponeva silenzio all ' amore . Essa non poteva parlargli , non poteva guardarlo .... La forza della volontà aveva e serbava alzata una barriera che pareva di ghiaccio . Ma dietro a quella barriera , il povero cuore di donna sanguinava lentamente , in silenzio ! ... Il giorno dopo , fu chiamato il medico del villaggio . Era un buon diavolo , onesto e capace . Giudicò , colla sua semplice esperienza , che la Duchessa avesse , più che altro , bisogno di riposo ; e , vedendo che le circostanze , il tramestìo degli ospiti non si prestavano guari all ' attuazione di questo desiderio , pensò di parlarne francamente al Duca . Ma il caso aveva disposto altrimenti . Nello scender le scale , s ' imbattè in una vecchia signora , la quale prese a informarsi minutamente della salute di Milla , e finì coll ' alludere discretamente alla possibilità d ' uno stato interessante . Povera contessa Nemi , ci teneva allo stato interessante di Milla ! Ai suoi tempi , era il solo male che patissero le spose , ed essa non ne intendeva altri . Rimase dunque attonita e quasi scandalizzata quando udì che si trattava invece d ' una febbre continua . Oh Dio .... ella che aveva tanta paura delle febbri .... Ma di che sorta di febbre si trattava ? ... Sperava bene che non fosse infiammatoria .... non attaccaticcia .... - - Eh ! eh ! - - disse il dottore , cogliendo la palla al balzo - - non so , spero che non sia .... non si può precisar nulla per ora ... , ma non vorrei .... che .... certi lontani indizi di tifoidea .... Dio guardi , potrebbero far capolino da un momento all ' altro .... La contessa Nemi strisciò frettolosamente una semi - riverenza , e scappò via . Il medico s ' allontanò ridendo , senza nessun rimorso pel suo stratagemma . I medici di campagna hanno talvolta delle benefiche audacie di questo genere . La sera stessa , la Contessa riceveva una lettera del suo notaio , che , per un affare urgentissimo , la richiamava a casa . E , caso singolare , la Garbi aveva notizie non troppo buone di sua madre . Due partenze furono dunque annunziate per l ' indomani . Le signore chiedevano col più vivo affetto notizie di Milla , ma nessuna insistè , come avevan fatto tanto gentilmente nei primi tempi , nell ' offrirsi a tenerle compagnia . E in capo a due giorni Olga pensò bene di ricevere un telegramma di suo marito , il quale le chiedeva di venire a raggiungerlo , scusandosi di non poter egli stesso recarsi a riprenderla , per affari molto intricati , della cancelleria , s ' intende . Giuliano , quando seppe di questo telegramma , ebbe un momento di viva irritazione . Ecco che se ne andavano tutti e lo lasciavano lì solo .... in faccia a quella donnina smorta , che non gli faceva scene , ma non voleva saperne di alzarsi , nè di guardarlo in viso . Poi ebbe un sentimento di soddisfazione . Eh , eh ... , la cosa prendeva un certo aspetto .... Meglio così .... forse la posizione avrebbe potuto farsi critica , ed egli era tanto .... creolo ! * * * * * Olga prese a tempo la decisione di partire . Dubbi o non dubbi , la sua fermata ad Astianello non era più indicata : le altre signore formavano un formidabile areopago . La simpatia per Milla era tornata , alla lontana sì , ma viva assai , avvalorata dall ' invidia che , alla lunga , Olga doveva pur destare in un circolo femminile . L ' invidia non ha molta strada da fare per diventar censura , e la Russa conosceva molto bene ciò ch ' era atto a giovarle , o a recarle danno . Aveva saputo sino ad allora farsi perdonar molto , e non compromettere in nessuna delle sue varie vicende di .... cuore l ' invidiabile posto che occupava nella società . C ' era rimasta , imponendosi o altrimenti , anche a dispetto della sua lunga avventura con Giuliano ... , ma essa sapeva benissimo sino a che punto si può gettare impunemente della polvere negli ocelli . Trovò dunque un effetto di partenza felicissimo ; l ' onore della ritirata era più che salvo ! ... Ma in fondo era indispettita , e , all ' ultimo momento , un dubbio l ' aveva inquietata . Forse la malattia di Milla era un ' astuzia di guerra .... la Duchessa si liberava così di lei e delle sue apprensioni .... E , sotto l ' impressione di quel sospetto , morse per un secondo le bellissime labbra . Di Giuliano non le importava affatto ; pure seppe così bene simulare presso di lui che , nell ' animo di questi , quel po ' di rimorso relativo che s ' era andato formando a fatica , tacque subitamente per dar luogo ad una specie di vigliacco dispetto ! Olga se ne avvide , e , mentre saliva nel legno che doveva condurla alla stazione , mandò in su uno sguardo rapido , ma strano , verso la finestra chiusa della camera di Milla . E lasciò per lei i più affettuosi , i più cordiali saluti , certa di rivederla presto , perfettamente guarita , fresca come una rosa . E frattanto ella stessa era bellissima , forte e formidabile nella pienezza vigorosa delle forme . Era molto attraente così , in abito da viaggio . Le sue pelliccie non l ' infagottavano punto come infagottano il più delle signore ; parevano avvolgerla come il manto d ' una regina selvaggia . E Giuliano rimase solo coll ' ammalata . Non già un ' ammalata grave . Di tifoidea nessun indizio ; la febbriciattola non cresceva , e veniva solo ogni tanto . Milla s ' era alzata per salutare la vecchia signora , amica di sua suocera , e anche per assicurarla che ora stava propriamente benino . Ma , dopo la partenza degli ultimi ospiti , era tornata a star così così . Non usciva più di camera , mangiava poco o nulla , e ogni tanto si metteva a piangere in silenzio . Con Giuliano non scambiava che qualche rara e indifferente parola . Era esausta di forze , ma resisteva , e in quella lotta , che nessuno avvertiva , la sua energia si consumava . Il suo era uno di quei graduati sfinimenti a cui certi temperamenti femminili si prestano fatalmente . Questo bizzarro genere di malattia non è punto mortale in sè stesso , si può benissimo guarire , solo però quando lo si voglia assolutamente . Se no , si muore , commettendo innocentemente un insensato e crudele suicidio . Due settimane passarono così . Giuliano incominciava a impensierirsi , e il medico del villaggio a non saper più che dire . Un giorno , uscì a proporre che si chiamasse un altro dottore .... per avere un parere di più . - - Ah ! - - disse Giuliano . Si sgomentò . E se veramente la povera Milla .... fosse proprio così malata .... per aver udito quello sciagurato colloquio ! Che stupido era mai stato ! E Olga lo aveva canzonato bellamente ; dopo tutto ! .... Mentre invece Milla l ' adorava , povera creatura ! Oh ! sì ! ... ci voleva proprio un bravo medico , una celebrità . E la celebrità , chiamata telegraficamente da Giuliano , capitò pochi giorni dopo ad Astianello . Non disse gran cosa , in complesso . Parlò di nervi , di gran simpatico , d ' anemia , di debolezza . E mentre faceva queste osservazioni e teneva fra le mani il polso bianco e magro di Milla , guardava attentamente ora Giuliano , ora la faccia rigida della Duchessa . Finì dunque coll ' assicurare che non c ' era nulla di grave ; ordinò marziali , accennò alla necessità d ' una vita molto quieta ; e suggerì di passar l ' invernata nel Mezzogiorno . Poi se ne andò , certo in cuor suo che quella donna soffriva crudelmente , senza concedersi uno sfogo . Il celebre dottore non era soltanto celebre , era vecchio , conosceva del pari la donna e la vita . Nell ' andarsene , ebbe una sorpresa . Giungendo alla stazione , vi trovò ad attenderlo un giovinotto bruno , magro , con due occhi assai vivi e profondi , il quale , qualificandosi per un addetto della tenuta d ' Astianello , gli chiese semplicemente , ma in modo abbastanza categorico , se la Duchessa fosse ammalata molto , molto ? ... Il medico non ricusò di rispondere , ma non si curò di dare al giovanotto nulla più d ' una di quelle elementari risposte , ch ' egli giudicava sufficienti a soddisfare la curiosità o l ' attaccamento ai padroni , da parte d ' una persona di servizio . Ma Drollino non si contentò . - - Potrebbe morire ? chiese colla massima calma . La celebrità medica , impazientita alzò le spalle . - - Caro mio , che andate chiedendo ? Perchè dovrebbe morire ? Ha un buon temperamento , è giovane . Ha bisogno di quiete e che la lascino stare in pace , ecco tutto . - - Già , disse Drollino .... Ma se invece .... Rimase in silenzio , con un ' espressione bizzarra e cupamente inquieta . - - Che ci siano ancora dei servitori affezionati ? chiese a sè stesso il celebre medico mentre saliva sul treno , in una bella carrozza di prima classe . * * * * * - - Ecco qua , borbottava in guardaroba , la vecchia Tonia , è la terza volta che viene oggi , colla scusa di prender le notizie della signora Duchessa . - - Eh , eh ! rispose la Teresa , la guardarobiera in secondo , non ha poi tutti i torti ; non è il diavolo la Carolina . E lui ha un bel salario ora , e sono tutti e due della tenuta . Sarebbe un bel matrimonio . La Carolina entrò all ' improvviso . - - Che c ' è ? chiese stizzosa , indovinando che la sua venuta aveva troncato un discorso . - - Niente , niente . Si diceva soltanto di .... Drollino . - - Miracolo ! ribattè la giovane .... E sarà per dirne del male , mi figuro ! tutti ce l ' hanno amara con quel poveretto . E io invece sostengo che .... - - Eh ! si sa , si sa .... - - Cosa si sa ? ... Non è vero niente , a me non me ne importa niente affatto di colui , non mi dispiace , no , perchè è un buon figliuolo , affezionato alla signora . - - Sfido io , saltò su a dire la Teresa , sono stati beneficati tutti dalla casa , quando c ' era il padrone vecchio . - - Bene , bene .... Oh gli altri non sono forse stati beneficati anche loro ? ... Eppure .... guardate se si rammentano di venire a vedere se la padrona è viva o morta . - - Caspita ! susurrò la Tonia , non hanno mica le ragioni che può avere Drollino di venire in guardaroba . La Carolina arrossì e tentò una smorfia . - - No , no ve l ' assicuro , viene proprio soltanto per sapere .... - - Ma lo diceva mollemente , con un mezzo sorriso biricchino e un po ' ipocrita . - - Non è vero che sia cattivo , proseguì , anzi , ha buonissime maniere . Vien su adagino .... per non far strepito e sta a sentire tutto quello che gli dico . E gliene diceva , quella buona ragazza .... Si rifaceva con lui delle lunghe ore silenziose che le toccava passare in camera della Duchessa . Gli narrava in disteso come la padrona divenisse ogni giorno più pallida e più magra , e come ella la ritrovasse sempre immobile , cogli occhi chiusi e con certi lagrimoni tanto fatti , sulle guancie . No , no , alla Carolina non la davano a bere e i medici potevano dir nomacci latini quanti ne volevano , ma il male di quella signora era tutta passione , ecco cos ' era , le gelosie e le pene che le aveva fatte passare il Duca per quella strega grassa , per quella Russa che rideva sempre . Drollino ascoltava attentamente questi sfoghi della Carolina , senza dir nulla , senz ' avvedersi che la cameriera belloccia e garbata avrebbe forse parlato anche di qualcos ' altro . Egli aveva ben poco da fare in quei giorni e però ammazzava il tempo a furia di lunghe , faticose cavalcate , al ritorno delle quali Mia era bene spesso tutta bianca di schiuma . Qualche volta , in casa o pel viale Drollino si imbatteva col Duca . Giuliano non s ' accorgeva sempre della presenza del giovane , ma Drollino avvertiva ogni volta , con una specie d ' intuizione , l ' appressarsi del padrone e se n ' aveva il tempo , evitava l ' incontro . Sentiva , vedendolo , uno strano brivido nel sangue , involontariamente digrignava i denti , gli veniva come un ' insana voglia d ' essere insolente verso quell ' uomo , di ribellarsi a lui . Un ' acre bestemmia pareva destarglisi in bocca . Ma allora gli veniva in mente la Duchessa , a cui le bestemmie spiacevano tanto , e non ardiva proferirne .... Eppure con quale piacere egli le avrebbe scaraventate in faccia al Duca . Lo odiava profondamente .... senza scrupoli di sorta . Egli non era persuaso di essere al suo servizio . La sua padrona era Milla . E ora Milla .... forse morrebbe per colui ! Una volta Drollino , capitando in scuderia , ci trovò il Duca , che a passo lento e a capo chino traversava l ' andito . Gli tenne dietro con uno sguardo torvo , e un ' idea confusa , ma terribile , gli balenò nella mente . E per salvarsi da quel pensiero , ne evocò un altro , non mai completamente abbandonato per l ' addietro , un pensiero che l ' aveva agitato sin da bambino , quello di fuggire con Mia , d ' andar lontano lontano . Così non saprebbe nulla , non vedrebbe nulla se .... caso mai ! ... Lasciò la scuderia , e si diresse verso il suo antico alloggio . Era una piccola cascina , addossata ad un vasto fabbricato ad uso fienile , e stava proprio dirimpetto alla grande estesa del piano . Un vecchio guardiano dei pascoli vi faceva dimora colla famiglia . L ' alloggio di Drollino consisteva in una ex - cucina a terreno ; egli vi aveva lasciato il suo letto , due seggiole e una vecchia cassapanca , dove serbava , alla rinfusa , i pochi panni ereditati dal padre , i suoi , non quelli di livrea , e qualche cianfrusaglia . Era un pezzo che non capitava laggiù . La massaia aveva approfittato della sua assenza per ammonticchiare in un canto della stanza l ' ultima raccolta delle patate ; ampie ragnatele si erano acquartierate fra le travi del soffitto , e l ' unica finestrina aveva i vetri rotti . Aprì la cassapanca , e prese a rovistare nei vecchi panni . A un tratto s ' arrestò . Gli era capitato sotto le dita un oggetto pesante , freddo . Con un gesto vivace l ' estrasse . Era una vecchia pistola a due canne , ed egli riconobbe subito la solita arma di guardia di suo padre . L ' esaminò a lungo ; era ancora in discreto stato ; cercando bene , trovò pure in un angolo della cassapanca lo scatolino delle cariche . Drollino non pensò a rimettere in ordine i panni . Guardava fisso fisso , come magnetizzato , quell ' arma vecchia , cogli acciai un poco irrugginiti . Lentamente prese a pulirla , la rimise in assetto , poi la caricò , pensando : - - Servirà pel viaggio . Ma quando la vide lucida , forbita , pronta , col grilletto obbediente , si fermò di nuovo . Aveva il volto acceso , le tempia gli martellavano ; ed egli alzava , riabbassava , trattenendolo , il cane , con un gesto che aveva qualcosa di convulso , come se si dibattesse nello stretto di un ' intima , formidabile lotta . Finalmente , su quella faccia stravolta passò il lampo d ' un pensiero che vinceva . Drollino cacciò la pistola nella tasca interna della giacca che indossava , poi ricacciò tutti assieme e confusamente i panni nell ' interno della cassapanca . Giunto a casa , chiese della Duchessa . La febbre era aumentata . L ' indomani , cadde la prima neve e seppellì nel bianco silenzio invernale gli orizzonti della splendida villa . Una grande malinconia invase al casa . Il Duca non si vedeva quasi più , e Milla , da più giorni non si alzava . Il freddo capitato così improvvisamente , le aveva fatto male . Non già che soffrisse molto ; anzi , s ' era come adagiata in una grande quiete funesta , le pareva di sentirsi cullata nella progressione lenta , molle d ' un ' atonia che l ' assopiva dolcemente . E se a capo di questa progressione ci fosse anche la fine .... ebbene .... tanto meglio ! ... Così non si poteva vivere . Umiliarsi , ella ? ... tanto offesa .... dimenticare ? Ah no ! ... piuttosto morire , morire .... Giuliano era , dal canto suo , profondamente agitato . Un rimorso grave turbava quell ' anima impotente . Egli provava il sincero desiderio di salvare quella donna , che alla sconfinata vanità di lui offriva l ' olocausto della propria vita . Lungi dall ' immediato dominio di Olga , egli tornava in sè , si pentiva d ' averla amata ancora , gli pareva d ' abborrirla . S ' inteneriva sulla sorte di sua moglie , piangeva spesso , uscendo dalla camera azzurra . Avrebbe pur voluto ( egli che detestava le scene ) cadere ai piedi di Milla , dirle che però , in fondo , non era colpevole come forse ella lo credeva .... implorare cionnullameno il suo perdono ... giurarle , e mantenerle poi , una fede sincera e .... assoluta . Tentò due o tre volte una spiegazione . Ma essa lo guardò con un ' alterigia così profonda , così glaciale , ch ' egli interruppe subito i preliminari e rimise la spiegazione a .... più tardi . Un giorno , la Carolina annunziò a Drollino una cosa che le faceva molta pena . La Duchessa aveva mandato a chiamare il padre Loria . Drollino non disse nulla più che il suo solito « Ah ! » ma lo disse con un accento rauco , quasi gutturale . Allora la Carolina volle rassicurarlo . Oh ! oh ! ... non era già perchè proprio si fosse a questi estremi ; ma la signora Duchessa era tanto pia , e poi .... forse .... Drollino rimase serio , cupo , cogli occhi fissi sul tavolone dove si stirava . Nevicava fitto fitto , a grandi falde , lente e sfioccate , e il padre Loria giunse sotto l ' atrio in uno stato proprio compassionevole . Mentre si asciugava davanti al fuoco acceso nel gran camino della stanza da pranzo , il duca venne a incontrarlo . Il colloquio fu breve , riuscì freddo , quasi come la giornata . Il prete e il padrone di casa si studiavano a vicenda , e a vicenda diffidavano l ' uno dell ' altro . Giuliano ebbe due o tre frasi un po ' contorte ; raccomandava di non stancare la Duchessa , già piuttosto deboluccia , poveretta . Il padre Loria ebbe due o tre mosse del capo , che non rassicurarono al tutto il Duca . Ma questo dovette pure mormorare un cortese : - - S ' accomodi , - - sulla soglia della camera azzurra , e ritirarsi adagino , mentre la dolce figura paterna del sacerdote s ' accostava lentamente al letto di Milla . Il padre Loria non fece certamente apposta a inquietare e a stancare la Duchessa Milla , ma certo è che la inquietò e la stancò orribilmente , e il loro colloquio riuscì critico e tempestoso . Fu un vero duello tra l ' autorità e la ribellione . Milla gli narrò ogni cosa con uno sfogo febbrile , con tutto l ' impeto del suo risentimento , col bisogno di simpatia che la torturava . Gli narrò , con subita energia , il suo amore pel marito , e il dolore che sentiva roderle la vita , come il verme rode la radice d ' un fiore . Oh ! essa l ' aveva amato tanto .... così ardentemente .... No , la sua mitezza non era stata vigliaccheria , la sua docilità , tenera , inesauribile non era la debolezza d ' un ' anima inetta al dominio ; era stato un volere ragionato , era la sua interpretazione dell ' amore , era una insaziabile necessità di sacrifizio , una manìa innamorata di abnegazione ! Essa si era fidata .... aveva voluto fargli vedere che si fidava ! ... Voleva a tutti i costi bastare al cuore di quell ' uomo ! E tutto ciò non era valso a nulla . Era caduto un ' altra volta ai piedi di quella .... E ora ? Il padre Loria la lasciò dire . Ma , quando essa ebbe finito , quando , ancor tutta fremente del suo sfogo , si lasciò ricadere sui guanciali con un gesto risoluto , egli prese a parlare . Non fece discorsi lunghi . - - La comprendo e la compatisco , - - mormorò dolcemente . Poi , mentr ' ella lo guardava smarrita cogli occhi grondanti lacrime , ingiunse pacatamente : - - Ora bisogna far due cose . La prima : perdonare . Essa ebbe un lungo brivido . - - E poi ? - - chiese con un ' appassionata ironia . - - Bisogna vivere .... - - rispose semplicemente il padre Loria . Un ' ora dopo , quando il vecchio prete uscì dalla camera della Duchessa , s ' imbattè subito col Duca , il quale , impaziente ed inquieto per il lungo protrarsi del colloquio , camminava a gran passi in su ed in giù nel corritoio . Confessore e marito scambiarono un saluto cortesissimo .... ancor più cortese di quello dell ' arrivo .... ma non meno diffidente e pieno di mutua avversione . Giuliano sentiva qualche cosa nell ' aria . La minaccia , per esempio , d ' una spiegazione , che ora , suggerita dal prete , gli pareva di nuovo formidabile ad incontrarsi . E fu per lui un vero sollievo quando udì dalla cameriera che la signora , stanchissima , aveva raccomandato la lasciassero riposare . Milla aveva riposato ... ; ma ora era spossata .... Quel riposo era stato in realtà una delle più aspre battaglie intime del suo povero cuore offeso e innamorato a un tempo . La religione aveva dato un consiglio ; e la natura e la gioventù l ' avevano avvalorato , con un assenso segreto ... ; ma l ' orgoglio aveva avuto anch ' esso la sua ribelle parola . Il crepuscolo invernale , prolungato dal bianco riflesso della neve caduta e da quella tuttora cadente , scendeva lento , in una mezza luce grigiastra . Nella progressione graduata della penombra , il letto ampio , coi parati di raso sbiadito spiccava netto . La bianchezza del visino di Milla si confondeva col morbido bianco dei guanciali , pareva quasi assumere l ' area sfumatura di contorni d ' una larva . - - Comanda la lucerna ? - - chiese a bassa voce la cameriera . - - No , - - rispose Milla , con voce stranamente affievolita . Va pure .... voglio riposare . La giovane uscì , in punta di piedi . Il silenzio della stanza era grave e solenne . Giuliano provava un ' angoscia inesplicabile , guardava , come affascinato il candore opaco del letto , tentava d ' afferrar nettamente , collo sguardo , l ' incerto contorno di quel corpicino femminile che giaceva , spossato , sotto alle lenzuola e pareva quasi farsi di nebbia , illanguidire nell ' ombra cupa che andava invadendo la stanza . Avrebbe voluto parlare a Milla , udire la sua voce , ne sentiva come un bisogno angoscioso . E mentre pensava come potrebbe rivolgere a Milla una domanda anche indifferente , ma che la obbligasse a rispondere , ecco che per l ' appunto quella povera e debole vocetta s ' alzò in seno al silenzio pesante e misterioso , pronunziando una parola , che , da tempo non s ' era sprigionata dalle labbra di Milla . - - Giuliano ! Egli trasalì e si chinò sul letto , premurosamente , con un terrore indistinto di quell ' ora e di quell ' accento . Ella gli porse la sua manina tanto smagrita . --Giuliano....--ripetè lentamente , non debbo .... non bisogna che io me ne vada . E per ciò .... sai .... Oh ! non la sapeva recitare quella lezione ; così sublime e così crudele . Tremava .... si confondeva . --Sai....--proseguì con uno sforzo eroico , volevo dirti che .... che io non mi ricorderò più di niente . Ma bisogna che anche tu ... se vuoi ch ' io .... Egli non la lasciò finire . Si gettò in ginocchio , le afferrò le mani , le chiese perdono , con accento rotto , appassionato , le giurò ch ' egli l ' adorava , che non era realmente colpevole , che ciò ch ' ella aveva udito non era stato che l ' espressione d ' un momento di delirio passeggero .... un capriccio passeggero , senza base , senza conseguenze .... E iterava proteste , ardenti e sincere , com ' era in quel momento , ardente e sincero il suo ravvedimento . E in quella tempestosa reazione , in quel subito rinnovarsi del suo amore per la donna ch ' egli temeva di perdere ; Giuliano riesciva eloquentissimo e si presentava sotto un aspetto nuovo , l ' aspetto cioè ch ' egli , nella placida sicurezza del suo dominio su Milla , non si era mai curato d ' assumere per lei . - - Ma tu m ' ami , dunque , tu m ' ami ? - - chiese l ' ammalata , balzata in quel momento in una calda e rapida transazione del suo amore , che le faceva ancora scusare , perdonare , scordar tutto , che la consegnava cieca , sorda , smemorata , in braccio ad una più potente , ad una più salda illusione . Egli la copriva di baci . Oh ! se l ' amava ! Se aveva sofferto .... Oh la sua Milla ! la sua Milla adorata ! Non era punto : creolo .... in quel momento ! Allora Milla ebbe un subito e febbrile risveglio delle forze . S ' alzò a sedere sul letto , s ' avvinghiò colle braccia scarne al collo di Giuliano e gli si strinse convulsa sul petto , con un grido supremo di trionfo e di desiderio : Vivere ! ... vivere ! ... * * * * * La villa era ancor tutta sottosopra . Poche ore prima il Duca e la Duchessa erano partiti per Napoli , dove li avrebbe raggiunti la vecchia Duchessa Lantieri . La partenza era recente e l ' ardore dei commenti non era pur anche venuto meno . Veramente la signora non era al tutto ristabilita ; stava però assai meglio . Ma ne aveva patito del male , poveretta ! E che festa per tutti , quando , era scesa a desinare per la prima volta ! Non la scorderebbero così presto , quella sera . Il pranzo era stato preparato , non già nel salone grande , ma in un salottino caldo , caldo , ornato delle più belle camelie della serra ! Finito il desinare , la Duchessa , appoggiata al braccio di suo marito , era venuta un momento sotto il portico , per ringraziare quella brava gente che aveva tanto gridato : Evviva ! Aveva parlato quasi a tutti , aveva riconosciuta la vecchia portinaia , salutata la fattora , poi aveva osservato che ci erano due guardiani dei pascoli e persino Drollino , il quale , da quel selvaticone che sarebbe sempre , se ne stava mezzo nascosto , dietro uno dei pilastri . Anzi , lo fece chiamare . - - Ho saputo - - gli disse soavemente - - che tu pure venivi spesso a chieder mie nuove . Ti ringrazio . Egli la guardava fisso .... come incantato . Com ' era bella e pallida .... e com ' era diversa dalle altre ! Giuliano , che aveva bevuto del _ Johannisberg _ molto vecchio in onore della Duchessa , era di lietissimo umore ! --Certo....--sclamò benignamente - - veniva ogni giorno a chiedere alla Carolina .... eh ! ... eh ! ... guarda .... Drollino ! Drollino guardò infatti il Duca , e in modo siffatto che questi , pur continuando a ridere , non proseguì a toccar quel tasto . E un momento dopo , temendo che Milla fosse stanca , la condusse via . Milla non si oppose ; senz ' avvedersene , ricadeva invincibilmente nella obbedienza cieca e fiduciosa dell ' amor suo . Partirono adunque sui primi di dicembre , contenti , felici , e in perfetta armonia . In casa rimaneva tuttora parte della servitù , quella che avrebbe più tardi raggiunti i padroni a Napoli , e quella fissa per tutto l ' anno ad Astianello . La sera stessa si trovarono riuniti in cucina , attorno all ' allegra fiammata del caminone . Drollino ci andò pure un momento , prima di recarsi a letto . Nel crocchio si discutevano , naturalmente , gli ultimi avvenimenti di quella fortunosa villeggiatura . - - E la Russa ? - - chiese a un tratto il paggetto . Il capo cuoco alzò una mano a livello del mento , e con una vivace smorfia soffiò rapidamente sul palmo . - - Andata ! - - soggiunse con un ' espressione comicissima , come un prestidigitatore che fa scomparire una pallina di sughero . E fu una risata generale . Ma il paggetto maligno insistè : - - Per sempre ? ... Il cocchiere alzò le spalle con un ' aria da filosofo . - - Caro mio , chi sa l ' avvenire ? ... Speriamo di sì ! Certo è che , in grazia di quella diavolessa , la nostra povera signora è stata a un brutto rischio . - - Io dico che se le capita un ' altra volta .... - - prese a sentenziare il maggiordomo . - - Muore , eh , muore davvero ? - - interrogo premurosamente il paggetto . - - Al diavolo i monelli - - rispose stizzosamente il maggiordomo ; - - che c ' entri tu , bardassa , a far cotesti discorsi ? E per fargli vedere che non c ' entrava proprio , accennò ad allungargli una pedata . Ma non l ' allungò , e si mise a ridere . Drollino uscì dalla cucina senza che nessuno se ne accorgesse , e si recò in scuderia . In quell ' ambiente vasto , l ' atmosfera aveva un tepore dolce , e l ' occhio si riposava in una semioscurità , rotta ad intervalli dal chiarore di certe lampadine appese alle arcate della volta . In fondo , presso alta porta d ' uscita , un piccolo lume ad olio ardeva vacillando davanti ad un quadretto di Sant ' Antonio e socio . In un _ box _ aperto e disoccupato , il sorvegliante di servizio , coricato su di una branda ed avvolto nel suo bigio mantellone , russava saporitamente . In scuderia non c ' erano in quei giorni più di una quindicina di cavalli . Stavano quieti . I più dormivano , alcuni si movevano ogni tanto , con un lieve scalpitìo , accusando le proprie mosse col rumore delle palle di legno appese alle _ cavezze _ .... che si urtavano contro le pareti esterne delle mangiatoie . Mia era ultima nel compartimento di destra , e dormiva stesa di fianco sulla paglia ; ma quando Drollino , avvicinandosi , la chiamò sommessamente per nome , la povera bestia , destandosi , si rizzò impetuosamente , con quel moto così rapido proprio del cavallo fino che non si vuol lasciar sorprendere in una posa d ' inazione . Voltò la testina intelligente , e fissò il padrone coi grandi occhi espressivi . - - Mia ! - - disse Drollino col tono monotono di chi parla in sogno , e accarezzando la lucida groppa della cavalla . - - Mia ! ... è partita ! ... Il riverbero del lumicino di Sant ' Antonio accendeva un punto luminoso nella pupilla attenta di Mia . - - Mia ! - - continuò Drollino collo stesso accento - - se lei fosse morta .... io l ' avrei ammazzato .... sai ? ... Uno dei cavalli vicini diè un forte strappo alla corda , e la palla picchiò rumorosamente contro la barriera . - - Ohe ! - - borbottò il mozzo , fra il sonno e la veglia . Una gran quiete regnò in scuderia . VIII . Maggio e i suoi fiori , maggio e il suo cielo sereno , le sue nuvole passeggere e i suoi tepori precoci ! Maggio che sorride alla villa d ' Astianello , e Milla che sorride alle rose di maggio e d ' Astianello . In giardino ce n ' è un ' infinità , di tutte le qualità , di tutti i colori ; ce n ' è persino una tutta verde , che non è punto bella , e il cui arbusto costa un occhio del capo . È una rarità , s ' intende . Quella onesta varietà della specie avrebbe il buon senso di non voler nascere a casa nostra , ben sapendo quanto sfiguri in mezzo alle sue splendide sorelline . Ma noi , anzichè saperle grado del suo accorgimento estetico e della sua ritrosia , ne la castighiamo sforzandola invece a crescere stentatamente e a fiorire di mala voglia nei nostri giardini . Milla è stata china , a guardar la macchia , per un po ' di tempo . Finalmente si rizza , e , voltandosi , chiama : - - Giuliano ! Ogni traccia di malattia è scomparsa dal suo visino il quale è ormai più tondeggiante e suffuso d ' un lieve incarnato . La personcina è sempre snella e minuta , ma le angolosità d ' un tempo si vedono più . Milla veste un ' elegantissima _ matinèe _ di mussola bianca ricamata , adorna d ' un profluvio di fiocchi azzurri e fiorellini rosa .... Sta veramente benino quella gentile creatura ; il vento fresco del mattino le ha alquanto scomposta la capigliatura , ed i capelli biondi piovono alla rinfusa sulla fronte , adombrando quei cari occhi castani , pieni di luce , di gioia e d ' amore . - - Giuliano ! - - ripetè a voce più alta , voltandosi verso la finestra d ' un salottino a terreno . Giuliano , obbedendo a quel gaio appello , comparve finalmente nel vano interno della finestra . Il suo busto emergeva nello sfondo bruno del vuoto , e la sua faccia campeggiava bene , così bianca , e con tanto oro di capelli e di barba . Guardandolo , però , pareva un poco invecchiato , e , sotto ai suoi begli occhi azzurri , alcune rughette , appena percettibili , s ' eran dato convegno . Aveva anch ' egli un ' espressione ilare e soddisfatta , ed il profumo del suo biondo sigaro d ' Avana giungeva sino alla macchia delle rose , mischiandosi in istrana guisa coi loro forti e vari olezzi . Milla lasciò la macchia e s ' accostò al davanzale . Colla destra teneva sola la famosa rosa verde , colla sinistra serrava un mazzo di stupende rose _ Gloire de Dijon _ . - - Sai , Giuliano , non mi piace ! - - Cosa ? - - Questa rosa . - - E perchè non ti piace ? - - Perchè non è una rosa schietta come le altre ; ha voluto far l ' originale , e ciò non va bene . - - No ? ... - - No ! bisogna aver buon senso , e fare ciò che fanno gli altri . E di ciò son tanto persuasa , che non voglio predicar bene e razzolar male . Non voglio essere come la rosa verde . Dunque , a giugno , andremo ai bagni ! - - Ma , mia cara , che bisogno c ' è di andare ai bagni , se non ne hai voglia ? Potremmo benissimo rimanere qui . - - Sì , che ne ho voglia ! E poi è giusto ; so che , a lungo andare , la campagna ti annoia . Andremo ai bagni .... dove vorrai tu , ben inteso , e poi .... torneremo qui ! Ah , qui si sta così bene , non è vero ? - - Certo ! - - disse allegramente Giuliano ; ma un ' ombra fuggitiva gli passò sulla fronte . - - Dunque - - ricominciò Milla - - dove andiamo ? a San Moritz ? - - Eh ! vada per San Moritz . - - O a Recoaro , Lucca , Sorrento , Villa d ' Este ? Basta , decideremo poi . Già , abbiamo tutto il mese per pensarvi . E quest ' inverno , per un mese o due , torneremo a Napoli ? - - Certo , dove vuoi ! Ammenochè gli affari .... - - Oh ! gli affari ! - - disse Milla con un ' adorabile smorfietta . - - Sai che sei insoffribile con questi affari ! Dacchè ti sei messo in capo di rivendicare quei possessi nel Genovesato , ti sei cacciato a capo fitto , nei litigi , nei processi , nei consulti d ' avvocati , tanto che mi diventi tu pure un vero leguleio . Rideva , così dicendo , e cercava invano d ' assumere un ' aria indispettita ; ma in cuor suo era tutt ' altro che avversa alle occupazioni di Giuliano . Le avevan detto , e s ' era persuasa , che una occupazione indefessa , accaparrante poteva benissimo riescire una salvaguardia . - - Orsù - - continuò con una soave ipocrisia di pazienza - - speriamo che si _ possa _ andare a Napoli . Ti ricordi di Napoli ? - - Sì - - diss ' egli lietamente , rimovendo la cenere dall ' estremità dello sigaro . - - Oppure , andremo a Nizza . E di Nizza ti rammenti ? - - Sì - - disse ancora Giuliano , ma non lo disse lietamente . - - Oh ! io mi ricordo , sai ! La passeggiata degli Inglesi , il Circolo della _ Méditerranée _ , et la _ place Massena _ , e il _ Restaurant français _ , dove abbiam fatta quella famosa colazione . E il _ Vallon obscur _ ? E Cannes ? E Montecarlo ? A proposito , bada che , se andiamo a Nizza , stavolta voglio proprio venire anch ' io a Montecarlo . Egli aggrottò le ciglia e parve scontento . - - Oh , bella ! - - continuò Milla , sempre più infervorata nei suoi progetti . - - Ci vanno tutti , ci voglio andare anch ' io . E voglio vedere a giocare ; chissà che non m ' arrischi io pure ; sapessi quanto mi rincrebbe di non poter venir con te il giorno in cui ci andasti ! Ti ricordi di quel giorno ? Non mi sentivo bene , e rimasi a casa . Non volevo far parere , ma mi struggevo di venir anch ' io a Monaco ! Giuliano fece una strana smorfia , e balbettò fra i denti qualche parola . - - Ma stavolta - - continuò Milla - - questo capriccio me lo voglio levare . Sissignore , giocherò anch ' io , e vedremo se la perdita di qualche migliaio di lire farà venire , a me pure , la faccia da scomunicato che avevi tu , la sera , quando tornasti . Le venne voglia di ridere , e rise infatti , celando il visino nella profumata bianchezza delle rose . Egli s ' era voltato bruscamente ; per buttar via lo sigaro . Una brezza freschina passava di lì , suscitando nell ' erba un tremolìo di amoerro , e facendo dimenar le cime alle rose , come se fossero tante testine di piccole fate dubbiose . Milla alzò di nuovo il viso , aspirando con gioia la frescura di quell ' arietta . Girò attorno lo sguardo , vide quella bella villa signorile , così idilica , colla sua verde cintura di arrampicanti . Vide il giardino ridente e il piano maestoso e i colli vicini , e tutto ciò le parve bellissimo . Allora pensò che Giuliano , il suo fedele Giuliano , era pure molto bello . E la vita dunque non era forse bellissima anch ' essa ? ... Chiuse gli occhi , e , paga , col cuore riboccante di gratitudine e di dolcezza gioconda , mormorò sommessamente : - - Oh Giuliano ! come sono felice ! Rimase per un istante come raccolta nel pensiero della sua felicità , mentre Giuliano , pallido , tormentava fra le dita paffute , i ciondoli del suo orologio . Milla schiuse gli occhi e diede un sospiro . - - Che peccato che tu debba sempre andar laggiù , a Genova a conferire con quell ' avvocato ! Non potrebbe venir qui lui ogni tanto ? ... - - Impossibile ! - - rispose recisamente Giuliano , mordendosi le labbra . - - Ma sarò assente per pochi giorni , te lo prometto . - - E penserai a me ? - - chiese timidamente Milla , ridendo , e colla vaga intuizione di dire una gran sciocchezza . - - E tu , penserai a me ? - - rispose Giuliano , colla coscienza di dir cinque parole orribilmente vane e stonate . - - Uhm ! - - rispose Milla - - secondo .... se avrò tempo . Perchè , - - soggiunse con un fare soavemente biricchino - - se tu hai delle occupazioni .... può darsi che ne abbia anch ' io .... e che siano importanti come le tue . Egli la guardò , con un ' espressione indefinibile . --Come?...--mormorò--che intendi dire ? ... - - Sei curioso , eh ? Ci ho gusto . Oh bella ! perchè non avrei anch ' io i miei affari .... come li hai tu ? ... --Perchè....--ripetè Giuliano - - perchè ? ... - - Via , via , non far quegli occhiacci . Sai pure che di affari , propriamente detti , non posso sentir a parlare per cinque minuti consecutivi , senza addormentarmi . Ho piena coscienza che , se me ne immischiassi , non sarei nulla più d ' una guastamestieri ; e poi non sei forse tu che te ne occupi , che pensi e provvedi a tutto onde risparmiarmi ogni briga ? Un profondo ed amaro turbamento si dipinse per un secondo sul volto di Giuliano . - - Cara Milla !...--sussurrò quasi involontariamente , con voce soffocata . - - Zitto là , Giuliano , e torniamo a bomba . Dicevo dunque che le mie occupazioni , le ho anch ' io . Ammetto che non somiglino alle tue , ma ciò non scema la loro importanza , e un giorno o l ' altro .... forse .... ne vedrai il risultato . - - Oh ! oh ! - - disse Giuliano , ch ' era tornato a rasserenarsi , - - e non si può saper niente ora ? - - Niente affatto . È una sorpresa ; resterai con tanto di naso . E rideva , allegra come una bambina , assaporando anticipatamente la sorpresa e la soddisfazione di suo marito . Questi le afferrò una mano , abbandonata sul davanzale . - - Milla ! - - chiese con accento rotto ed angoscioso - - Milla ! sei felice , nevvero ? Milla tralasciò di ridere . Sporgendosi colla persona oltre il davanzale , chinò il capo sulla spalla di lui . Egli sentiva il battere concitato di quel vero cuor di donna e il calore di quella fronte , ove piovevano scomposti i ricciolini d ' oro . Drelin , drelin , drelin .... la campanella della colazione ! Si divisero ridendo , movendosi entrambi , l ' una al di qua , l ' altro al di là della finestra , e riuscirono ad incontrarsi sotto il portico . - - A proposito , - - disse Milla a suo marito , - - ricordati stavolta , di portarmi il _ pan douce _ e i canditi . E quando avrai finiti i tuoi affari , andremo ai bagni . - - Non voglio essere la rosa verde , - - soggiunse ridendo e appuntandosi sul petto una delle rose bianche . * * * * * Giuliano partì il giorno susseguente . Milla tenne dietro , sino oltre il cancello del viale all ' elegante _ phaèton _ che , guidato dal Duca stesso , s ' avviava verso la stazione . Poi tornò indietro , asciugandosi gli occhi un po ' rossi . Si fermò a terreno e mandò a chiamar Drollino . - - Senti , Drollino , - - gli disse appena se lo vide davanti , serio e muto come al solito , - - di devi fare un piacere . Sceglimi in scuderia una bestia buona , sicura , proprio quieta . - - Ci sarebbe Calif , - - rispose Drollino , dopo aver pensato alquanto . Calif , ai suoi giorni , era stato un fiero corridore , ma ora era vecchietto assai e aveva smesso ogni baldanza . - - Bravo ! Calif ; per l ' appunto . Sai cosa voglio fare ? ... Voglio montare a cavallo . - - Lei ! - - disse Drollino attonito . Era noto a tutti , nella tenuta , che quell ' angiolo della Duchessa aveva sempre avuto una paura terribile dei cavalli . --Sicuro....--continuò Milla . - - Il Duca avrebbe tanto caro che imparassi . E ora , capisci , approfittando delle sue assenze , voglio fargli questa sorpresa . Drollino represse una specie d ' amaro sorriso , e stette immobile , ascoltando . - - A Nizza avevamo provato , in maneggio ; ma sai , non vi riuscivo bene . Ho paura di non esser molto coraggiosa .... Oppure non sapevano insegnarmi . Ma ora , m ' insegnerai tu , nevvero ? - - Io ? - - disse impetuosamente , quasi spaventato , Drollino . - - Tu , sì .... - - rispose Milla ridendo - - cominciando da oggi . Ho la sella e tutto l ' occorrente . Va a far sellare Calif , e aspettami in maneggio . Io mi vestirò frattanto , e fra mezz ' ora scenderò . E così accadde che Drollino divenne _ ipso facto _ maestro di equitazione della Duchessa . Sulle prime , la cosa durò fatica ad avviarsi . Milla era terribilmente impacciata nella sua lunghissima gonnella di amazzone , e non sapeva raccapezzarsi in nulla . Era molto bellina però , e nell ' ampiezza del maneggio la sua figurina delicata , acquistava una nuova leggiadria . Il collo pareva veramente finissimo , quasi esile , così stretto nel collettino ritto , fortemente insaldato , o compito alla chiusura da un nodo di cravatta color verde cupo . Il visino tanto giovane e fresco , coi capelli , strettamente raccolti sulla nuca , e adombrato dalla breve falda d ' un _ pioppino _ inglese , pareva quello d ' un giovanotto di primo pelo . Drollino durava fatica talvolta a non distrarsi , guardandola in quell ' aspetto nuovo , che tanto armonizzava colle aspirazioni della sua irresistibile vocazione . E per due ore al giorno , sinchè fu assento il Duca , egli si trovò colla Duchessa , così vestita e affidata completamente a lui . Toccò a lui a metterla in sella , a insegnarle il maneggio delle redini , le chiamate , le attitudini . Milla trovava la cosa ancor più seria di quanto s ' era immaginata ; non andava avanti che a furia di buona volontà , facendo sforzi eroici per vincere la paura . Ma questa ogni tanto ritornava , invincibile , e Milla , nei suoi sgomenti irragionevoli , temendo sempre di cadere , smarrita , soffocando la voglia di gridare , afferrava con mano convulsa il braccio di Drollino . Questi sentiva alla sua volta uno strano rimescolìo , un intimo turbamento lo sconvolgeva tutto . Ma senza fermarsi a chiedere cosa fosse , lo dominava , e , calmo egli stesso , rassicurava la Duchessa , ripetendole , col suo accento vibrato , di non temere , di fidarsi di lui . Le faceva animo ; con un sorriso che aveva qualcosa d ' imperioso e di supplichevole ad un tempo , con qualche raro : - - Brava ! - - Milla si fidava , e ciò le giovava immensamente . Persisteva nella sua impresa , sostenuta dal pensiero che tutte queste difficoltà le incontrava per Giuliano , per procurargli il piacere di una sorpresa . E nei momenti critici , quando le pareva proprio di non poter più reggersi in sella , guardava intensamente Drollino , attingendo il sangue freddo nella calma scintillante di quello sguardo , certa che , in ogni caso , la mano di lui l ' avrebbe sorretta . Ah , sì , Drollino era proprio un buon maestro ! Siccome il tempo era limitato , le lezioni si ripetevano ogni giorno , benchè , a dir vero , quell ' esercizio violento , al quale non era abituata , stancasse non poco la Duchessa . Quando scendeva di sella , a mala pena si reggeva in piedi , e bene spesso , per uscir dal maneggio , doveva appoggiarsi al braccio di Drollino . Oh , com ' era stanca .... tanto , che s ' abbandonava quasi , così spossata com ' era , sul saldo braccio del giovane maestro . Il ritorno del Duca pose fine al primo periodo delle lezioni . Egli era pallido , sbattuto ; ma ne accagionò presso Milla la stanchezza della nottata , trascorsa in ferrovia . Era un po ' nervoso , un po ' inquieto ; gli affari si complicavano , ma egli voleva spuntarla ad ogni costo , e però gli toccherebbe d ' assentarsi ancora , forse , più volte . Portò , oltre ai _ pandouce _ ed ai canditi , una splendida collana di corallo e una ventina di gingilli in filagrana . Milla ne fu così lieta che si mise a piangere di contentezza , e non rifiniva di ringraziare suo marito . Ma Giuliano non pareva gustare moltissimo quella sfuriata di ringraziamenti , e forse per interromperli chiese d ' un tratto : - - E la sorpresa ? - - Non ancora - - rispose Milla ridendo - - sarà per quest ' altra volta . Ma non fu nemmeno per « quest ' altra volta , » benchè , appena ripartito Giuliano , la Duchessa ricominciasse di gran lena le lezioni con Drollino . Quando il Duca tornò , non s ' era per anco usciti dal maneggio . Stavolta le portò in regalo un anello in brillanti , ma non chiese della sorpresa . E , in capo a quindici giorni , ricevette delle lettere d ' affari che l ' obbligarono a ripartire . Milla , che sulle prime , e per la ragione che sappiamo , aveva fatto buon viso alle nuove occupazioni di Giuliano , cominciava a trovarle ora un tantino indiscrete . Ora per l ' appunto , quando egli era diventato così dolce , così compiacente , così premuroso per lei , glielo portavano sempre via .... sempre .... quei benedetti affari ! Milla era veramente felice , dimenticava il passato come si dimentica un brutto sogno . Giuliano s ' era completamente ravveduto da quella sciagurata sorpresa dello scorso autunno . In fin dei conti , un po ' di colpa ce l ' aveva avuta anche lei , colla sua imprudenza . No , ora capiva bene com ' è l ' esistenza . Bisogna esser prudente , fuggire le occasioni , non mettere la paglia accanto al fuoco ! Ora non c ' era più pericolo di sorta , ed ella ormai era sicura di nuovo , meglio anzi di prima , del cuore di Giuliano ! Il giorno dopo la terza partenza di suo marito , Milla , nello scendere in maneggio , ebbe una sorpresa . Invece di Calif , trovò ad aspettarla Mia , già insellata e tenuta a mano da Drollino . Esitò un momento , guardando il giovane . Egli arrossì , ma disse dolcemente : - - Salga , signora Duchessa . E quando l ' ebbe bene adagiata sulla sella , soggiunse a bassa voce : - - Ho pensato che adesso , coi progressi che abbiamo fatto , sarebbe bene di provare un cavallo nuovo . - - Ma non ti rincresce ? - - chiese Milla ridendo . - - No - - rispose Drollino - - e lei ci avrà più piacere a cavalcare Mia . Infatti , era tutt ' altra cosa ! Mia aveva il boccato straordinariamente fino , le mosse pronte e leggere . Milla a poco a poco smetteva la paura , e prendeva a gustare l ' indicibile soddisfazione del cavalcare . Cominciava a tenersi bene in sella , ad acquistare destrezza e disinvoltura ; e Drollino provava un grande orgoglio quando vedeva la leggiadra amazzone , franca ormai e sicura , sul dorso di Mia . Gli parevano tutt ' e due , nella bellezza aristocratica delle rispettive loro razze , creature privilegiate , incomparabilmente pregevoli . Entrambe in quel momento gli erano soggette , entrambe egli guidava colla voce , col gesto , collo sguardo ; sentiva per entrambe come una bizzarra analogia di ammirazione appassionata ; per Milla come per Mia , sarebbe stato capace di tutti i sacrifizi . L ' ora della lezione era diventata per lui la più bella ora del giorno ; l ' aspettava ansiosamente , ma pure non senza un certo vago , nuovo timore , che a lui , così impavido , riesciva inesplicabile . Se a Milla , per esempio , succedesse qualcosa ? ... se cadesse ? ... se si facesse male ? ... Gli accadeva , certe volte , di dover frenare un tremito quasi doloroso , quando serrava sullo stivaletto inglese della Duchessa la fibbia della staffa , o quando , dandole la briglia , le sua dita s ' impigliavano fra quelle della signora . Certe volte , gli venivano delle strane idee ; nella sua mente si combinavano certe insensate ipotesi . Se , per esempio , i loro cavalli , prendendo subitamente il morso fra i denti , fuggissero di conserva , e così a rompicollo li portassero lontano lontano .... in un sito d ' onde non si potesse far ritorno ... ; se Mia s ' impennasse , ed egli potesse salvare la Duchessa .... magari anche , morendo per lei ! ... Ma tutta queste vacue immaginazioni frullavano solo per un momento , e di rado , in quella testa di 22 anni , o meglio la sfioravano appena , e subito svanivano , di fronte alla logica semplicissima della realtà . Il bello fu quando si cominciò ad uscire dal maneggio ! La lezione allora aveva luogo per lo spazio infinito dei pascoli . Drollino , nella sua qualità di maestro , cavalcava a pari della Duchessa ; e questa , che non era mai stata altiera co ' suoi dipendenti , non sdegnava di rivolgergli la parola , parlandogli alla buona , e facendolo parlare , come quando erano bambini . Drollino era fiero di poter condurre la signora per l ' ampio verde dei pascoli che le appartenevano ; faceva sfilare le mandre davanti a lei , le spiegava le consuetudini dell ' allevamento , le insegnava a discernere le qualità che costituivano il pregio dei prodotti . Le impartiva alcune fra le immense cognizioni ch ' egli possedeva sull ' allevamento , e sapeva porgerle in un modo che non era nè pedante , nè grossolano . Si infervorava , parlandole di quelle cose che per lui erano intimamente collegate alla forza , all ' ardore della sua vocazione ; i suoi accenti assumevano una specie di schietta e virile energia , in cui vibrava come un ' eco lontana di passione invincibile .... La scena era bella , infinita , davanti a loro . Milla respirava a pieni polmoni l ' aria calma e libera della pianura , e si compiaceva d ' interrogare Drollino su quanto le cadeva sott ' occhio .... Altre volte invece la Duchessa non si sentiva disposta a parlare , ed essi percorrevano in silenzio lunghi tratti di via , al galoppo , mentre lo scalpitìo dei loro cavalli risuonava così unito , così uguale sul terreno da parere il ritmo affrettato d ' un ritornello senza fine . Milla aveva preso a voler bene a Mia ; le portava dello zuccaro e l ' accarezzava di frequente . E a Drollino succedeva qualche volta , dopo aver ricondotta la cavalla in scuderia , di rimanere per lungo tempo immobile , collo sguardo fisso , colla mano posata sulla lucente criniera di Mia , precisamente al posto dov ' era scesa per un istante la carezza lieve della Duchessa . * * * * * Quando il Duca era in villa , le cose mutavano affatto , e Drollino evitava con ogni sua possa di trovarsi coi padroni . Stava molto in scuderia , e lo si trovava ordinariamente vicino al _ box _ di Mia . In casa era tornato il tempo lieto . Quello delle scene era passato : il padrone s ' era radicalmente corretto ... , la malattia della Duchessa aveva fatto miracoli . Egli non pensava neppur per idea a lagnarsi della solitudine , non pareva sentir bisogno alcuno di svago , era affettuosissimo per Milla , e le portava ogni volta bellissimi regali . Tutti dicevano ch ' era una vera consolazione , e che ormai la signora Duchessa era proprio felice . E per persuadersene non bastava forse vedere il Viso illuminato , raggiante di Milla ? Essa metteva in opera certe raffinatezze , certe civetterie a cui per l ' addietro non avrebbe certo pensato . Ogni tanto giungevano da Parigi delle _ toilettes _ elegantissime , che la giovane signora sfoggiava ad ogni ritorno di Giuliano . Era sempre in moto per casa , nel giardino s ' udiva di frequente la sua esile , ma graziosa vocetta tentare qualche strofa di gentili romanze . Era più che mai soave ed affabile , profondeva ai poveri vistose elemosine , avrebbe voluto poter sollevare tutte le miserie che la cadevano sott ' occhio . Colmava costantemente di fiori gl ' innumeri vasetti del suo salotto , e si cullava per ore ed ore nell ' _ hamac _ , sognando , mezza desta , colle labbra semiaperte , in una dolcezza quasi estatica di sorriso . Ma un giorno chiese impazientemente a Drollino : - - Ora posso andare sola col Duca ? Drollino rimase un momento in silenzio , come se non avesse afferrato bene il senso di quella domanda , ch ' era pur tanto semplice : - - Dico - - insistè la Duchessa - - se posso andare per conto mio .... senza maestro , insomma ? Egli esitò un poco poi , con voce fioca , disse : - - Non ancora . Milla , scontenta , tormentava la punta del suo frustino . - - Ha ancora bisogno d ' impratichirsi un poco .... - - soggiunse Drollino dolcemente . - - Ma presto potrà andar sola .... Essa fece un gesto annoiato . - - Sola ! non ho nessuna idea di andar sola .... Va pure - - disse poi distrattamente a Drollino . Drollino s ' inchinò e tornò in scuderia . Camminava a passo lento , a capo chino .... come un uomo che ha ricevuto sul collo un colpo di bastone . Certo .... la cosa era semplicissima ; tanto semplice ch ' egli chiedeva a sè stesso come mai non l ' avesse avuta sempre davanti agli occhi . Sicuro ! quella era la conseguenza immediata del suo zelo nell ' insegnar l ' equitazione alla Duchessa .... metterla in grado d ' accompagnare .... anche a cavallo , suo marito . Ancora qualche giorno , e le lezioni sarebbero finite .... ed egli diventava inutile a Milla . Ebbene .... tanto meglio ! ... Egli era stanco di quella vita , ne sentiva talvolta come una specie d ' uggia dolorosa , provava da qualche tempo in qua un ' irritazione latente , ma incessante . Sentiva , così ad intervalli , un desiderio febbrile d ' allontanarsi di lì , di mutar vita .... d ' imbattersi in qualche distrazione nuova , potente , che lo togliesse alla vita stupida , inerte che avrebbe condotto ad Astianello quando fossero finite le lezioni dell ' arte ch ' egli idolatrava ! ... L ' antica tentazione riprese il suo impero sul cuore di quel giovane impetuoso . Egli si sentiva spostato ad Astianello , sapeva che i suoi compagni non l ' avevano caro . In quanto ai padroni .... Del Duca , in fondo , non si poteva lagnare . Perchè , dunque , continuava ad odiarlo ? ... perchè , quando lo vedeva giungere bello , placido , colla barba d ' oro così ben pettinata , si sentiva fremere e ribollire il sangue ? Oh , no ! non s ' era mai potuto avvezzare a vederlo , a saperlo padrone , quell ' intruso , quel gaudente , che tutto doveva all ' amore d ' una donna , e che , per rimeritarla , l ' aveva un tempo resa infelice , l ' aveva quasi condotta sull ' orlo della tomba ! ... Drollino taceva , mordendosi le labbra , quando sentiva dai suoi compagni , o dai contadini , vantare l ' attuale condotta di Giuliano ; e quando lo vedeva accanto alla Duchessa , gli venivano degl ' impeti violentissimi d ' avversione . La diffidenza continuava , acre , spietata , nutrendosi del proprio elemento . Ora che non aveva più una ragione positiva di odiare quell ' uomo , Drollino capiva d ' odiarlo maggiormente . C ' era dei momenti in cui gli veniva come un insano rammarico che Giuliano avesse lasciata la Russa . Pure egli avrebbe data la vita perchè Milla fosse felice .... Cos ' era dunque questa contraddizione strana .... questa sensazione ? Rimaneva come sbigottito da questa lotta interna , ch ' egli non sapeva spiegare a sè stesso , e che lo tormentava . E un bel giorno , così all ' improvviso , Drollino prese una decisione . * * * * * - - Impossibile ! - - sclamò la Duchessa , quando l ' agente venne ad informarla che il capo di scuderia s ' era congedato per la fine del mese . - - Impossibile ! - - ripetè , con vero dispiacere , - - Ma perchè vuol andar via Drollino ? cos ' è accaduto ? ... che ragioni dà ? - - Ragioni , a dir vero , non ne dà nessune , signora Duchessa . È venuto nello studio stamane e ha detto che se n ' andava , ecco tutto ! Milla non poteva capacitarsi . - - Provi a mandarlo da me , chissà che io non venga a capo di scoprir qualcosa . Dev ' essere un malinteso . E lei , signor Damelli , non ha proprio nessun sentore dei motivi , delle intenzioni di quel giovane ? - - Nessuno , signora Duchessa . - - A meno che ... non so .... m ' hanno detto ch ' egli avrebbe l ' idea di farsi soldato . - - Soldato ? ... ripetè Milla . Soldato ? Il signor Damelli si congedò e di lì a cinque minuti capitò Drollino . La Duchessa si trovava in quel tal salotto chinese dove tanti anni addietro , aveva saputo ottenere per Drollino , il dono di Mia e dove aveva dato a questo , per forza , quel memorabile bacio . Milla avrebbe voluto ora far della diplomazia con Drollino . Ma la diplomazia non era mai stato il forte di quella cara donnina . Si limitò dunque a chiedere impetuosamente al giovane , il quale stava muto , grave dinanzi a lei : - - Oh Drollino ! è vero che vuoi andar via ? - - È vero , signora Duchessa . - - Ma perchè .... che idea ! ... ma ti pare ? ... Ti hanno fatto qualche torto , qualche soverchieria ? - - No .... signora Duchessa . - - Di ' la verità .... Hai qualche motivo ? - - Nessun motivo , signora Duchessa . È così .... una mia idea . - - Vuoi che ti faccia aumentare il salario ? vuoi tornare alla tenuta ? Se desideri qualcosa , dillo francamente . Lo sai che sono sempre contenta di te e che t ' ho sempre voluto bene . - - Lo so , rispose Drollino con voce tremante . E una specie di sorriso , stranamente triste passò sul volto dei giovane . - - E anche mio marito , - - proseguì Milla , anche lui , adesso , ti vuol bene . Il sorriso scomparve in un baleno dal volto di Drollino e gli succedette una lieve contrazione nervosa . - - Sicuro , - - continuò Milla , con soave insistenza , avevamo anche fissato di mandarti a Londra , perchè accompagnassi qui i cavalli nuovi , pel tiro a quattro . Ma la Duchessa dovette accorgersi , studiando la fisonomia inflessibile di Drollino , che neppure quella splendida suggestione , valeva a farlo recedere dal suo proposito . Non insistette . Quell ' ostinazione invincibile la offendeva . - - Allora , - - disse con subita alterigia , quand ' è così , va pure . Ma un momento dopo , sentì una lagrima spuntarle sul ciglio . Ella voleva bene ai suoi ; a quelli di casa sua . E ne rimanevano pochi ormai ad Astianello . I nuovi servitori , scelti dal Duca , avevano a poco a poco , accaparrati i posti migliori . E ora .... anche Drollino . Era un altro lembo del passato che scompariva . Egli vide quella lagrima e rimase inchiodato al suo posto pallido , atterrito . - - Signora Duchessa , - - disse con voce tremante ; creda .... anch ' io .... mi perdoni .... - - Oh Drollino ! sclamò Milla , smettendo subito il fare risentito , perchè mi dai questo dispiacere ? Egli fece un passo avanti . - - Oh no .... non dica così .... signora Duchessa .... creda .... anzi .... che io .... - - Ti assicuro - - proseguì Milla , che faresti tanto dispiacere anche al Duca . Drollino diè un passo indietro , volle parlare , ma non gli venne fatto .... - - È impossibile ! disse finalmente - - _ bisogna _ che vada . Ma il suo viso aveva un ' espressione così turbata , che Milla non seppe più adirarsi . - - Dimmi almeno il perchè ? - - chiese mestamente . Il giovane scosse il capo . - - Che vuole - - signora Duchessa , m ' è venuto un desiderio , che so io , una smania di girare il mondo , di veder degli altri siti , delle altre tenute . Ma mi ricorderò sempre sa , di lei .... della sua bontà per me . E forse , di qui a un po ' di anni .... chissà che non torni .... già .... a cercare ancora .... i miei cavalli .... qui a Astianello . Drollino non sapeva più quel che dicesse . Milla , invece , cominciava a persuadersi . - - Ah ! Drollino ! ... mi rincresce tanto . Avevo certe idee .... certi progetti .... Pensa .... andar via ora , dopo che m ' avevi insegnato a montar a cavallo . Il giovane si morse le labbra . --Sicuro....--rispose--così adesso si divertirà .... Adesso che può andar sola .... Un momento di silenzio regnò nella sala . Poi Drollino disse timidamente , con uno sforzo terribile : - - Signora Duchessa , vuol tenere Mia ? --Mia!...--esclamò la Duchessa , maravigliata e commossa . - - Sì , signora ... ; scuserà se mi prendo questa libertà , ma ho visto che vanno così bene loro due .... e son persuaso che la tratterà sempre bene , nevvero ? ... e così forse .... si ricorderanno qualche volta di me .... - - Oh ! Drollino - - disse intenerita la Duchessa - - vuoi proprio lasciarmi Mia ? ... Ma non ti rincresce .... davvero ? - - No , no .... non mi rincresce .... Tanto , non saprei come fare a condurla ora .... e poi è giusto .... perchè , si ricorda ? ... è stata lei che me l ' ha fatta avere .... Gli pareva di compiere un doloroso atto di giustizia . Aveva la mente e gli occhi pieni del ricordo della scena accaduta lì .... in quella stessa sala , tanti anni prima . Si vedeva , bambino , debole , agitato , sentiva ancora sulle labbra un ' impressione che gli pareva quella d ' un ferro rovente , l ' impressione d ' un bacio di bambina . Milla , con un atto inconsulto , gli stese la mano .... Ma subito , memore che non andava fatto , la ritrasse . Ma era indicibilmente commossa , mormorò : - - Oh Drollino , oh Drollino !...--con un accento di gratitudine che valutava e compensava tutto il sacrificio di quel povero ragazzo . Egli tremava lievemente , e teneva il capo chino come un colpevole . In quel bizzarro colloquio successe una pausa bizzarra anch ' essa .... piena per entrambi d ' indefinibili incertezze . - - Senti , Drollino - - disse finalmente la padrona - - vedo che tu .... hai proprio fissato di andar via .... Ma non farmi il dispiacere di farlo ora , mentre siamo qui . Tanto , fra poco , andiamo ai bagni . - - Sperava che in quel tempo si ravvedesse , chi lo sa , che rinunziasse a quel suo assurdo progetto . Egli rimase scontento , combattuto . Avrebbe preferito andarsene subito . Un segreto istinto gli suggeriva di rifiutare , di lasciare Astianello al più presto . Ma gli occhi castani di Milla , ancora umidi di _ quella _ lagrima , erano alzati a guardarlo , senza alterigia di sorta , pieni di benevolenza e di dolcezza . Egli non seppe dir di no .... Fece un cenno d ' adesione , e chinò ancora il capo . - - In quanto a Mia - - disse Milla affettuosamente - - ti ringrazio .... la terrò sempre cara , e non ti dimenticherò mai . Egli se ne andò colle labbra strette strette , cogli occhi semi - chiusi . Il Duca , quando riseppe la cosa , non mostrò , a dir vero , tutto il rincrescimento che Milla gli aveva generosamente attribuito . Non gli faceva nè caldo , nè freddo , ora che non c ' erano ospiti in villa . Non perdette però quell ' occasione di canzonare Milla , pei gusti vagabondi dei suoi protetti . Non si commosse nemmeno pel dono di Mia . Chiese solo a sua moglie quanto aveva avuta la dabbenaggine di pagargliela a colui . - - Pagarla .... sclamò Milla - - che cascava dalle nuvole .... pagarla ? ... Ma t ' accerto che non è stato nulla di simile .... Non abbiamo scambiata una parola , su questo proposito . - - Eh ! lo so anch ' io che con te , non avrà parlato di prezzo . Ma te ne avvedrai quando farai i conti col signor Damelli . - - Credi .... proprio ? ... E io che m ' ero commossa ! ... Ma pure .... - - Per bacco , mia cara , è chiara come il giorno . Voleva liberarsene ; non sapeva come , e te l ' ha affibbiata ; ecco tutto ! Ora poi sarei curioso di sapere ciò che pretendi fare di quella bestia , tu che non hai mai voluto saperne di cavalcare . - - Ah ! - - rispose Milla , lieta del suo mistero . - - Non importa , lascia fare a me ! ... L ' attaccherò alla _ giardiniera _ , e imparerò a guidare . - - Uhm ! - - disse il Duca - - è troppo forte per la _ giardiniera _ , andrebbe meglio col _ phaèton _ . È ancora una buona cavalla . Quasi quasi , ora che non è più di quel biricchino , avrei una mezza idea di provarla io stesso . Domani forse .... * * * * * Drollino era fermo sulla soglia del cancello di fronte al viale . E quivi per l ' appunto vide Mia , la sua Mia , attaccata al _ phaèton _ e guidata dal Duca . Non molto ben guidata , a dir vero ; Giuliano la conduceva come un dilettante conduce , per lo più , un cavallo che sta provando . Alquanto a casaccio , cioè , tirando indiscretamente i filetti ora a destra , ora a sinistra , tormentandole il morso in bocca , spingendola , con certe mosse intempestive delle redini che dovevano torturare la povera bestia , abituata alla mano salda , mirabilmente esperta , di Drollino . Questi divenne livido , sentì nell ' interno dell ' animo come uno schianto . Cogli occhi spalancati , immoto , come impietrito , guardò quello spettacolo , che lo straziava . Il Duca non s ' avvide di lui . S ' indispettiva contro Mia che non voleva ubbidirlo , e , in difetto di più persuasivi argomenti , le rovesciò addosso una furia di scudisciate . Drollino trattenne un grido . Ah ! quelle scudisciate ! gli parve d ' averle ricevute lui , attraverso alla vita ! Ebbe un impulso violento e prepotente di spiccare un salto , di precipitarsi verso il _ phaèton _ , d ' afferrare lui lo scudiscio e di .... Ma si contenne . Si morse a sangue le labbra , e torse lo sguardo . Mia si avviava con un trotto incerto , rotto , pesante , mentre il Duca , con una aria avvezza , dimenava trionfalmente la frusta . Drollino s ' accorse d ' esser tutto sudato . Un pensiero crudele gli passò pel capo : - - Oh ! se Mia potesse impennarsi in quel momento , far cadere colui .... fargli rompere il collo .... Oh , se avesse saputo .... se avesse potuto prevedere .... Egli , che aveva fatto quel supremo sacrifizio per lei .... per la Duchessa .... perchè avesse una buona cavalla e un motivo di ricordarsi .... del passato . Oh ! se avesse saputo .... Mia .... la sua Mia ! Un ' onda di torbide fantasie gli sconvolse per un momento il cervello ; gli parve di smarrire ogni idea che non fosse dolore , ira , rabbia impotente . No , non poteva far nulla .... ormai .... Certo .... egli era stato un grande imbecille ; la colpa era sua . Doveva pur saperlo ciò che il Duca era per Milla . Un idolo a cui tutto era dovuto , persino l ' omaggio ultimo .... il dono lasciato a lei , per lei da un povero cavallaro che se ne andava . Non ebbe un pensiero di rimprovero per Milla . Ma la sua avversione per Giuliano prese da quel punto le proporzioni d ' una passione tormentosa . Se ne andò verso il pascolo , e non tornò alla villa se non tre giorni dopo , quando seppe che Giuliano era andato di nuovo per la quarta volta a Genova , onde conferire con quella celebrità d ' avvocato che trattava i suoi affari . * * * * * Non si doveva risapere , eppure si riseppe . Fu per tutti una gran maraviglia , e se ne parlò molto , sottovoce , con una vera grandine di commenti . Va via per questo , per quest ' altro . Non si poteva adottare la versione nuda e semplice dell ' affare : un capriccio di Drollino . Ci doveva esser qualche motivo segreto , qualche grossa magagna scoperta di recente . - - Eh ! - - osservò sghignazzando Battista in un conciliabolo tenuto allo scopo di discutere la questione - - avranno scoperto qualche cosa di questo genere . - - E fece colle dite aperto il gesto come di chi pizzica le corde dell 'arpa.--E siccome è uno della casa , e lo proteggono a spada tratta , avranno accomodato le cose alla chetichella .... e fanno figurare che .... - - Non è vero , non è vero niente - - urlò inviperita la Carolina , prendendo le difese di Drollino con un calore , con una energia che le valsero addirittura un subisso di allusioni più o meno riguardose ; ma tutte dirette a constatare lo stato veramente anormale del suo cuore . Tanto che , sentendosi così accanitamente attaccata , la giovane battè una pronta ritirata , e si rifugiò nei solinghi recessi della guardaroba a piangere le sue speranze perdute , e a disperarsi della partenza di Drollino e dell ' insolenza di Battista . Anche il conciliabolo ebbe un ' eco , mentre sarebbe stato assai più desiderabile che non l ' avesse avuto . E fu la Carolina stessa che , vantandosi apertamente della sua difesa , disse a Drollino cos ' aveva detto di lui quel birbante di Battista . Drollino l ' ascoltò in pace , non le fece nè ringraziamenti , nè scuse . Non si indignò delle accuse del cameriere ; ebbe un ' ombra strana , pallida di sorriso . Forse non si maravigliò ; certo è che non accennò d ' esser maravigliato . La Carolina rimase scontenta e perplessa . Aveva sperato , senza confessarlo a sè stessa , che Drollino sarebbe rimasto più colpito dal suo generoso intervento e avrebbe data maggior importanza alla sua rivelazione . Ma invece se ne andrebbe quietamente , senza rompere il muso a quella canaglia di Battista . Poichè , è d ' uopo confessarlo , il cameriere del signor Duca non godeva affatto le simpatie dei suoi colleghi . Non si poteva negare la sua valentìa , egli possedeva in tutto e per tutto l ' arte del suo mestiere . Ma la sua onestà non era neppur più problematica ed egli , da qualche tempo in qua , si trascurava non poco . Battista era bene spesso ubbriaco , e s ' andava ingolfando in certe avventure rustiche , tutt ' altro che perdonabili e pur sempre , se non perdonate , ignorate dall ' inesauribile indulgenza del Duca . Ora poi , in assenza del padrone , Battista abusava assolutamente della sua libertà .... al punto di passare quasi tutta la giornata , nonchè parecchie ore della sera , in una botteguccia con spaccio di liquori , situata alla estremità del paese e dove trovava del rhum più forte di quello della dispensa , un ' ostessa tarchiata e tre o quattro buoni compagni , ai quali egli insegnava dei bellissimi giuochi di carte di una facilità maravigliosa , e che ogni persona che si rispetta deve aver famigliari . I buoni compagni avevano un ' ammirazione illimitata per quel personaggio così ben vestito e colle tasche così ben guarnite . Drollino non aveva certamente fatto gran caso del riferto della Carolina . Ma nella sua mente , così logica e risoluta , invece della gratitudine , si levava per l ' appunto una specie di rammarico e l ' idea che la cameriera avesse fatto male a dirgli come fosse andata la cosa . Ora , tornava proprio indispensabile , prima ch ' egli lasciasse Astianello , ch ' egli si prendesse la briga di cacciar quattro denti in gola , a quella canaglia . Lasciò passar qualche giorno ; poi si decise . Già .... non lo aveva mai potuto soffrire colui ; quel protetto del signor Duca ! Andò a cercarlo la sera stessa , nel noto botteghino . Laggiù si giocava molto e sicuri , dietro la complice ombra d ' una cortina di cotone verde che separava dalla bottega propriamente un bugigattolo scuro , stretto , sucidissimo . La rustica sirena era andata ad una sagra vicina e in vece sua stava al banco un ragazzotto mezzo addormentato . Drollino non penetrò nell ' antro dove si giocava , stette in bottega aspettando , paziente ed immobile , davanti ad un bicchierino d ' anisette . Dietro la cortina verde , si sentiva un vocìo assordante ed un continuo moto di bicchieri , e ogni tanto lo squillo d ' una moneta che risonava sul tavolo . Allora soltanto il ragazzo si riscoteva , destandosi come al suono d ' una musica gradita e collo sguardo stupido , ma già vizioso , ammiccava confidenzialmente Drollino . - - È il signor Battista ! disse alfine e con voce misteriosa . È proprio lui .... se sapesse .... quanti ! ... - - Quanti ? ... Che ? ... rispose Drollino distrattamente . - - Oh bella ? denari . Non sa che _ lui _ perde sempre ; e sempre paga . Il bello della cosa , pel ragazzo , era per l ' appunto che il perdente pagasse . Drollino invece non esternò nessuna meraviglia . Ma con un susseguirsi , macchinalmente ragionato , di pensieri , egli finiva col chiedere a sè stesso : Come fa ? ... Battista aveva un forte salario ; questo si sapeva . Ma si sapeva pure che aveva dei vizi , anzi molti vizi , e che a mantenerli tutti , non sarebbero bastate tre di quelle splendide paghe . E ora giocava così rovinosamente e pagava .... pagava .... Di là , si sentivano correre le monete sul tavolo ma eran gli avversari che vincevano . Era facile , ascoltando , tener dietro alle varie fasi del giuoco . - - Come mai ? chiedeva ostinatamente Drollino a sè stesso . Finalmente ebbe termine la partita , ed i giocatori entrarono tutti nel botteghino , che si riempì subito d ' un denso fumo di pipe , e dell ' eco di grossolane esclamazioni , di parolaccie , di sguaiati scoppi di risa . I vincitori facevano gazzarra , ma il vinto era anch ' esso di buonissimo umore e rideva , più rumorosamente degli altri . Anzi volle pagare ancora un bicchiere di vino bianco alla compagnia . - - Diavolo ! - - urlò al ragazzotto che vedendoli già alticci , esitava a servirli , hai capito di stappare ? Hai paura , forse , che non ti si paghi ? Sappi , brutta faccia di pagnotta , che dove c ' è Battista , la miseria non ci può stare e che a casa mia quando non ce n ' è più , ce n ' è ancora . Scoccava già la mezzanotte , quando la comitiva si sciolse . Battista uscì ultimo , e Drollino , il quale lo aveva sempre aspettato in silenzio e senza unirsi ai buoni compagni , gli tenne dietro . Lo lasciò andare avanti finchè non ebbe oltrepassato il villaggio . Non voleva provocar chiassi e baruffe in vicinanza dell ' abitato . Le ragioni che aveva da dirgli gliele direbbe all ' aperto , sulla strada maestra . Senonchè , quando furono usciti dall ' ombra delle case , egli s ' accorse che colui aveva un modo bizzarro di camminare , tutto a sbalzi e a zig - zag . - - Ho capito , pensò Drollino ; è ubbriaco . Non volle profittare di quella circostanza , cimentandosi con un uomo che non avrebbe potuto tenergli testa . - - Sarà per un ' altra volta ! mormorò fra sè e sè . E si pose a camminare frettolosamente , senza altro intendimento che di far pronto ritorno alla villa . Ma , oltrepassando il cameriere , s ' avvide che questi era affatto incapace di raccapezzare dove metteva i piedi . Era uno sconcio spettacolo quell ' uomo che camminava barcollando sulla strada , battuta dal lume di luna , in vicinanza della villa ... Bell ' onore per la casa .... se qualcuno lo vedeva . E , sotto l ' impero di questo timore , Drollino risolse di ricondurre egli stesso Battista per evitare , se si poteva , ogni scandalo . Gli s ' accostò e lo chiamò forte per nome . - - Ah ! - - rispose l ' altro fermandosi .... - - sei tu , Drollino ? ... Bel nome davvero .... E un bel giovanotto , anche .... ma allegro come un martôro . E dunque eh ! ho sentito che te ne vai .... Fai bene , perdio .... Si vegeta in questa baracca , in questo nido di .... colombini . E strizzava gli occhi sorridendo sguaiatamente , con un ' espressione che tentava d ' essere ironica . - - Bisogna vedere il mondo .... ragazzo mio .... Andare di qua , di là ... , a Parigi .... a Londra .... fare come ho fatto io col signor Duca .... Ah ! allora però .... non erano i tempi buoni come adesso ! ... Denari , ora , denari come terra .... Il signor Duca .... non dice mai di no .... quel briccone ! Sfido io , sfi .... Ora si trattava di mettersi pel viale , e c ' era da passare la porticina . Fu una vera impresa che Drollino condusse a buon fine , impiegandovi però più d ' un quarto d ' ora . Poi dovette aiutare colui a percorrere il viale , evitando di urtare i tronchi degl ' ippocastani , in quell ' ombra fitta che Battista faceva risonare delle sue frasi sempre più sconnesse d ' ubbriaco di buon umore . Ma , come Dio volle , giunsero sulla spianata . Erano scoccate le dodici ; la villa dormiva quietamente , con tutte le finestre chiuse , nel silenzio della notte . Battista continuava a parlare , consigliando fervorosamente Drollino a imitarlo , a star allegro , ad assicurarsi .... le bontà del padrone . Gl ' insegnava che i padroni vanno tenuti per il collo , vanno ! E non bisognava star ingrognati , bisognava essere come lui , allegri , sollazzevoli . E subito , colla voce avvinazzata , si pose improvvisamente a cantare le prime strofe d ' una canzonaccia . - - Cristo ! - - sclamò a bassa voce Drollino , tappandogli la bocca colle mani , - - taci , mascalzone ; potresti destar la signora Duchessa ! - - Ah ! - - rispose impermalito l ' ubbriaco - - che maniere ! ... va al diavolo tu e la Duchessa ! ... Me ne importa tanto di quella faccia di carta ! Ma di subito cangiò parere . - - A proposito , - - disse con somma confidenza a Drollino - - se vuoi venir qui .... ho una cosa da dirle .... alla signora Duchessa . Ho da dirle .... E alzava la voce . Drollino , fremendo , lo interrompeva , cercava di condurlo via in fretta , ma Battista , incaponito in un ' ideaccia tutta sua , non voleva muoversi , e seguitava a parlar forte . Drollino stava per afferrarlo alla vita , portarlo via a forza , e quindi gettarlo in un angolo remoto del giardino a smaltire il suo vino ; ma invece rimase immobile come impietrito , guardando l ' ubbriaco con uno sguardo spaventato . Una , fra le insensate frasi dello sciagurato cameriere l ' aveva colpito . - - Valla a chiamare .... voglio dirle la verità .... di Genova e del signor Duca . - - Il signor Duca ?...--chiese cautamente Drollino , chinandosi verso Battista . - - Genova ? .. - - Sì , sì - - ripeteva con voce gorgogliante l ' ubbriaco - - tanto bisogna che lo sappia .... un giorno o l ' altro .... che la Russa .... E l ' avvocato .... ah ! l ' avvocato ! ... L ' occhio di Drollino ebbe un lampo di feroce ansietà . Egli si chinò ancora di più sull ' ubbriaco , che seguitava : - - L ' avvocato ! l ' ho visto io , l ' avvocato ! ... Eh uno strascico lungo lungo di seta e tanti bei ricciolini , e quelle spalle bianche . Per Dio , ha ragione il Duca .... è bella quella Russa .... Di subito l ' ubbriaco si fece malinconico . - - Poverina ! - - disse , tentando di accennare le finestre della facciata - - poverina , povera donnina , mi fa pena .... se sapesse ? ... E si mise a piagnucolare : l ' ubbriachezza in lui si faceva tenera , sentimentale ! E nell ' iterarsi di grotteschi singhiozzi , in quel lagrimare ributtante , le frasi riuscivano smozzicate , e le parole , rotte , non avevan più senso . Drollino rimase un momento in forse : - - Vino o verità ? - - chiese angosciosamente a sè stesso , guardando Battista , che , colpito improvvisamente dal sonno plumbeo dell ' ebbrezza , s ' era buttato sull ' erba e pareva già addormentato . - - Bisogna saperlo .... ad ogni costo - - mormorò sotto voce Drollino . - - E se è vero ! ... Nel vivo lume della luna , una mano bruna , nervosa si protese con un gesto di minaccia implacabile . Poi Drollino afferrò l ' ubbriaco , inetto ormai ad opporgli la minima resistenza ; se lo cacciò sulle spalle come un sacco di biada , e , passando dalla scala interna di servizio , lo portò nella propria cameretta , quella che occupava attualmente al terzo piano della villa . Lo gettò sul letto in modo abbastanza ruvido ; ma il sonno dell ' ubbriaco era ormai così profondo ch ' egli non se ne risentì per nulla . Drollino sedette appiè del letto , e rimase desto per tutta la notte , vegliando Battista . Era giorno fatto quando il cameriere si risentì ; girò attorno gli sguardi , attonito di trovarsi lì , in camera di Drollino . - - Cosa diamine ? - - chiese . - - Nulla , mio caro .... Ti ho trovato per via e t ' ho portato qui . - - Oh ! - - rispose Battista confuso , ma tentando un risolino . - - Ho capito . Eh , son traditori questi vostri vinetti leggieri ; e poi un po ' di rhum .... sicuro . Non era più brillo , ma aveva ancora la testa balorda , lo stomaco sconvolto , o parlava con un fare melenso . - - Sicchè - - continuò , alquanto impacciato - - m ' hai proprio trovato per via ? Sarà , sarà .... non mi ricordo più ! E dormivo , eh ? - - No , allora non dormivi ; non facevi che strillare e chiacchierare . - - Ah ! sì , chiacchieravo ? - - E divenuto subitamente inquieto , soggiunse in tono negligente : - - Oh bella , chiacchieravo ? e , così per curiosità .... cosa dicevo ? Drollino alzò le spalle , e si sforzò a sorridere . L ' altro non ardiva insistere , ma lo guardava , dubbioso . - - Mio caro - - continuò Drollino - - sta tranquillo . Hai detto un monte di bestialità . Per fortuna che c ' ero soltanto io a udirti , e ciò che tu dicevi lo sapevo da un pezzo . --Tu...!--sclamò Battista con vivo malcontento . - - Sapevi già .... cosa ? - - Ma certo ! - - continuò freddamente Drollino . - - Credevi d ' esser tu solo a possedere il segreto del signor Duca ? - - Ma come diavolo hai fatto a sapere ? - - Ch ' egli si reca là a Genova .... - - ed esitò ammiccando . - - Sì , per trovarsi con lei ! - - finì brutalmente Battista - - con la Russa . Capirai , tutte questo reticenze , che sugo hanno adesso ? Il diavolo ci porti . - - Questo - - rispose pacatamente Drollino - - è affar mio e non ti riguarda . - - Ma , allora , perchè non me ne hai mai parlato ? - - Perchè ? Perchè non m ' accomodava . Cosa c ' entro io con questo cose ? Io me ne vado fra poco , e buona notte . E può essere che , per tacere , avessi anch ' io delle buone ragioni come le hai tu . Battista non arrossì , e si pose vivamente le mani in tasca . - - Non ce n ' è quasi più - - disse , facendo ballare fra le dita due o tre monete . - - Io però le godo e sto allegro , e fo star allegri gli altri , mentre tu .... Che bocca amara m ' è rimasta ! ... A dir vero , il Duca fa le cose bene .... da gran signore , non è vero ? Drollino assentì . Certo ; il Duca pagava bene il loro silenzio . - - Eh ! - - continuò Battista con una risata maligna - - non gli conviene a far diversamente . Davvero , si troverebbe in un bell ' impiccio se a me saltasse il ticchio .... Perchè , capisci , l ' andrà ; finchè mi pare , ma se un bel giorno colui mi rompesse proprio le tasche , io vado da lei , e le rifiato tutto quanto ; capisci ? - - Ah ! le rifiati tutto quanto .... Andiamo , via , non sei capace ! - - Io non son capace ! ... L ' avresti a vedere . Vado là , franco come uno schioppo , e le conto la storia . Signora Duchessa ; succede così e così . Il suo signor marito va a Genova per abboccarsi coll ' avvocato .... E l ' avvocato , Dio mi danni , è la Russa .... quella Baronessa che .... se l ' è tornato a prendere per vendetta . - - Per vendetta ? - - chiese tranquillamente Drollino , stendendo appiè del letto la sua snella persona . - - Sicuro - - continuò Battista , che , passato il primo momento di dispetto , trovava ora un certo gusto a potere finalmente parlar con qualcuno di quella cosa così gustosa e proficua . - - Ce l ' aveva amara con la Duchessa , perchè qui erano accadute quelle scene , ti ricordi ? Bene , dunque , quando noi fummo a Napoli , essa scrisse al padrone . Ma questi aveva ancora la paura che gli morisse la moglie , e non rispose . Allora quella s ' impuntigliò , e gli tenne dietro a Nizza . La signora era un po ' indisposta e usciva di rado . Un giorno , lui se ne va a Montecarlo , e ci trova la Russa . Stette ancora un poco sul tentennare , poi ci ricascò .... meglio di prima . Ecco qua .... la sapevi tu com ' era andata ? - - No - - confessò umilmente Drollino - - non la sapevo così lunga . Sapevo solo che ora .... si ritrovavano a Genova , colla scusa dell ' avvocato . Mi figuro che sarà sempre una cosa in grande . Ha cavalli , lei ? - - chiese poscia con una subita premura di professione . - - No , rimessa . - - Ah ! e lui ? - - Niente , carrozza d ' albergo . Lei sta in un villino , laggiù verso via Carignano . La sera sul tardi escono assieme , vanno all ' Acquasola . Qui diede in un riso sguaiato . - - Una bella coppia .... sai .... - - Certo - - rispose Drollino , - - una bella coppia .... - - E la Duchessa ? - - continuò Battista - - se lo sapesse ! ... Io dico che se lo sa stavolta , gli riprende tutti i soldi che gli ha dato e lo manda al diavolo .... ammenochè .... non si consoli . - - Come ? ... - - Eh , diamine ! facendo altrettanto . Drollino si drizzò d ' un salto , cogli occhi iniettati di sangue , pallido come un morto , e per un momento guardò l ' ex - ubbriaco in un modo molto bizzarro e poco rassicurante . Ma subito si calmò , e si mise a ridere . Si sarebbe detto che , a furia di star sempre così serio , avesse dimenticato come si fa a ridere ; certo che il suo ridere non somigliava a quello di nessun altro . - - Ah ! vorresti provare .... dici ? ... - - Sì .... per curiosità . Vorrei provare come la piglia . Certe volte , quando la vedo allegra , contenta , mi viene come una rabbia , una smania di dire la verità a quella povera donna . Almeno non farebbe più la figura d ' una bambina , e non si struggerebbe più dietro a quella perla di marito , che va a Genova .... coi denari di sua moglie , beninteso . E a te - - domandò ancora Battista con un rimasuglio d ' inquietudine - - questa voglia non ti vien mai ? ... dico ... , non vorrei che tu m ' avessi a prevenire .... sai , perchè potrebbe darsi che lei , per saper bene .... - - E fece il gesto di chi snocciola denari . - - No - - disse Drollino .... - - io non ho nessuna idea di parlare . E ora me ne vado , per cui .... Tanto , questa storia finirà presto .... - - soggiunse con molta calma . - - Finirà ? - - chiese l ' altro sbadigliando - - credi che finirà ? ... Per bacco , mi dispiacerebbe .... è un provento che mi garba .... E perchè finirebbe ? ... sono innamorati cotti ! La Russa gli comanda a bacchetta , lo tratta come un imbecille , e lui .... contentone . Perchè avrebbe a finire ? - - Perchè finirà - - disse con gran pacatezza Drollino . E scese lentamente ; era l ' ora del primo pasto dei cavalli . Battista , rassicurato , si ricacciò sotto le coltri per finir di riposarsi ; tanto , lui non aveva nulla da fare .... in casa ora c ' era la cuccagna ! Dopo il mezzodì , Drollino si presentò all ' agente e gli chiese due giorni di permesso . Voleva andar a vedere i puledri di casa Canossa , prima che partissero per l ' Esposizione ippica . L ' agente accordò il congedo . Drollino se ne andò la sera stessa ; e in capo a due giorni era di ritorno . Tutti gli furono attorno a chieder dei puledri . Ma non ne disse gran che , non ne fece maraviglie . Erano così così , come gli altri .... Non era stato alla tenuta Canossa ; era stato a Genova e all ' Acquasola . Celato dietro una macchia , aveva visto passare , in una carrozza di rimessa , il Duca e la Baronessa .... Era saltato in legnetto di piazza e aveva tenuto dietro al loro equipaggio sino alle prime case di via Carignano . Nei giorni seguenti diede ancora due o tre lezioni alla Duchessa , e rinunciò a dare la progettata lezione a Battista . Drollino era quieto , calmo assai .... La sera dopo , mentre si distribuiva l ' ultima razione di biada , il signor Damelli capitò in scuderia , e diede precisamente quest ' ordine : - - Domattina alle dieci l ' _ americana _ ad un cavallo per andare alla stazione a prendere il signor Duca . Drollino ch ' era poco lungi , udì quell ' ordine . Alzò bruscamente il capo , e appoggiò per un secondo la mano sul muro , come se si sentisse minacciato da una vertigine . Poi disse rispettosamente : - - Sì signore .... ci penso io . * * * * * L ' indomani , il tempo era splendido . Suonavano le otto del mattino , e sulla spianata della rimessa Drollino si teneva ritto davanti a Mia , già attaccata al _ phaèton _ e che , impaziente dell ' indugio , allungava ogni tanto il collo e colla lunga coda flagellava i suoi nobili fianchi . Battista , già in livrea , ma colla tunica ancora sbottonata , lisciava col gomito il pelo del cappello a coccarda . Un vecchio mozzo , col capo coperto da una berretta scozzese e colla pipa in bocca , stava poco lungi dal legno e guardava con ammirazione la cavalla che , annoiata dalle mosche , or coll ' una e or coll ' altra zampa tormentava il terreno . - - Ci siamo ? - - chiese il cocchiere , infilando i guanti di pelle rossa . - - Un momento , - - rispose Drollino , mentre colla mano tremante disponeva sul frontale una ciocca della criniera di Mia . Il cocchiere salì a cassetta ed afferrò le redini . Nella corte rustica , vicino alla rimessa , s ' udì l ' ululato cupo di un cane . - - Cattivo segno , - - osservò il mozzo , togliendosi la pipa di bocca . - - Pedrolo .... badate un po ' ai fatti vostri . Il cocchiere si mise a ridere , agitando festosamente la frusta . - - Quante bestialità ! - - rispose con gaio sprezzo . Era contento di guidar Mia , quella famosa Mia , che per tanto tempo era stata così esclusivamente custodita da Drollino . Drollino passò ancora una volta , con una carezza prolungata e tremante , la mano sulla criniera di Mia .... la guardò per un secondo , con una intensità disperata .... Poi si ritrasse , e senza parlare , con un piccolo gesto , avvisò il cocchiere che poteva partire . S ' udì in breve la sabbia del viale scricchiolare sotto le ruote del leggero equipaggio , mentre il rumore del trotto elegante di Mia si perdeva nella lontananza . Drollino stava sempre immobile , fissando come trasognato lo spazio dove Mia , un momento prima , aveva alzata , verso lui , la sua fina testina . - - Per bacco ! - - disse il mozzo con molta simpatia professionale - - capisco , sapete . Non c ' è che dire , una bestia che non ha l ' uguale . Vi rincrescerà , eh ? Drollino diede un guizzo coma se una serpe gli avesse morso il tallone .... Poi chiese impetuosamente : - - Cosa ? ... - - Oh bella ! ... che ve l ' abbiano portata via . È una cosa curiosa , sapete , che ve ne siate stancato così , mentre , non c ' è che dire , è ancora un fior di cavalla ! E l ' avete proprio voluta cedere al Duca ! ... Chissà , eh .... che buon affare ? ... Uno spasimo passò sulla faccia di Drollino , ma egli rimase muto . - - Eh ! si capisce . Se vi è venuto questo capriccio di girar il mondo , vi gioveranno più i denari che la cavalla . E a dirla schietta - - continuò il mozzo , che s ' era proprio messo in mente di voler consolar Drollino ad ogni costo - - la Mia era ormai un po ' _ sul tempo _ anche lei , come me ! E poi il suo piccolo difetto ce l ' aveva pure .... quello di non voler sentire gli spari .... E non s ' è mai voluta correggere .... eh ? ... - - No - - stridette Drollino - - no ! Il vecchio mozzo si mise a ridere . - - Via , via ! ... non v ' arrabbiate a questo modo . Si sa che avete fatto di tutto per toglierle quel vizio . È inutile .... ho provato anch ' io . Una volta nella tenuta c ' era un alzano che .... Ma la storia dell ' alzano non progredì . Drollino , il quale era stato per un momento come sprofondato nelle sue riflessioni , si scosse bruscamente e s ' allontanò a rapidi passi . Il mozzo rimase lì , in asso . - - Cosa diavolo gli piglia a colui ? - - disse tenendo dietro collo sguardo a Drollino , il quale pareva quasi fuggire , tanto correva , nella direzione della tenuta . Non eran cinque minuti che Drollino era scomparso , quando Vincenzo , il cameriere della Duchessa , si presentò sulla spianata . - - Drollino - - chiamò - - Drollino ! - - È andato via or ora - - rispose il vecchio mozzo . - - Cosa c ' è ? - - Subito , subito , insellare Mia per la signora Duchessa , e Drollino si prepara ad accompagnarla . Il mozzo s ' alzò . - - Mi dispiace - - disse - - ma in quanto a Mia la signora è bell ' e servita . La cavalla è stata attaccata all ' _ americana _ ed è già a mezza strada della stazione . E Drollino è andato via per i pascoli , a zonzo .... Dio sa dove ! ... Il domestico scomparve , ma tornò subito , dopo cinque minuti , trafelato . - - Sellare Calif ; subito al momento , e chiamare Toni per andar dietro alla signora . Toni era in scuderia e fu subito avvisato . Dodici minuti dopo , Milla , con un nuovo abito da amazzone , giuntole il giorno avanti da Torino , col volto splendido della gioia misteriosa e biricchina della sua sorpresa , s ' avviava al trotto , seguita da Toni , per la strada che dalla villa conduce alla stazione . Drollino invece si dirigeva verso la sua antica dimora , nel grande cascinale . Camminava a passi concitati stringendo le palme , barcollando ogni tanto come sotto l ' influenza d ' un principio d ' ubbriachezza . Un momento , sentì che non stava più in piedi .... e cercò di reggersi , brancolando , come se fosse al buio . Un grido soffocato gli uscì dal petto : - - Mia ! povera Mia ! Sulle sue gote brune , schizzò una lagrima . Ma subito , come sotto un soffio ardente , asciugò . Si gettò bocconi sull ' erba . Era appena fuori del giardino . La villa era bellissima a vedersi , ancora immersa nel bacio mattiniero del sole , cinta di verdura , colle lucide persiane inverniciate di recente . Egli mordeva l ' erba , digrignando i denti furiosamente . Ma a un tratto si calmò . Il suo sguardo fisso , teso , si spingeva nell ' interno della camera della Duchessa . La finestra del terrazzino era aperta , si vedevano passare pel vano le teste delle cameriere in faccende . La brezza entrava curiosa , molle , agitando le vecchie frangie degli addobbi della finestra , enfiando , come fossero lembi di vele , i tessuti leggeri dei cortinaggi , le bianche cortine del letto . Drollino si fece calmo . Guardò a lungo lassù , come se quella vista gli facesse bene , rinnovasse in lui l ' energia dello spirito . - - Per lei ! - - disse finalmente a bassa voce , agitando la mano nel vuoto , con un gesto pazzo ed appassionato di saluto . S ' alzò rinfrancato , ed in breve fu alla sua antica stanzetta . Vi rimase circa un quarto d ' ora . N ' uscì senza che nessuno l ' avvertisse , vestito dei panni suoi , bianco come un cencio lavato , e colla destra stretta al petto , sopra la tasca del lato ministro . Si mise pei campi , in salita , evitando di por piede sulla strada maestra , e pur costeggiandola . * * * * * Egli stava immobile , accasciato dietro il muricciuolo del cimitero , che in un dato punto , rasenta la strada maestra fra Astianello e la stazione . Era un cimitero piccolissimo , brutto , una vera miseria di cimitero . Apparteneva a un paesucolo vicino , il quale non era nulla più che una frazione di Astianello . Il luogo era molto triste anche nella giocondità dell ' ora mattutina . Aveva un non so che di abbandonato , che dava alla malinconia naturale del sito un carattere speciale .... pareva la dimora dell ' oblìo . Quelle povere tombe recavano patenti le traccie dell ' intemperie ; sulla cappelletta di mezzo una misera immagine a fresco del Redentore , arrossata dal gelo , si scrostava lentamente , trascinando nella sua rovina l ' intonaco , che si andava quasi sfarinando . Nel lato settentrionale del recinto l ' erba era umidissima , e la rugiada si ostinava a serbar lucido lo zoccolo di pietra dell ' unico monumentino che vantasse il cimitero . Qualche aristocratica croce di ferro si notava ancora in quel lembo riservato , ma era tuttora nell ' ombra . Nel lato soleggiato era la fossa comune , quella dei poverissimi del comune . Al centro s ' alzava una buona croce di legno , forte e poderosa , e bastava per tutti i morti di quella classe . La porticina pareva chiusa . Drollino , nell ' entrare , aveva avuta la precauzione d ' accostarla . Non si moveva punto .... Stava rannicchiato appiè del muricciolo , silenzioso , immobile come le tombe senza nome che lo attorniavano .... Era livido in volto e teneva gli occhi sbarrati , ma sui tratti così alterati , recava , come incisa , l ' espressione immutabile d ' una selvaggia determinazione . A un tratto s ' alzò , e d ' un salto , aggrappandosi alle tegole , sollevò il capo oltre il livello del muricciolo .... scrutando collo sguardo l ' aperta campagna . Aveva scelto bene il suo posto di agguato . La strada maestra passava , scendendo , davanti al piccolo cimitero . Oltrepassandolo d ' un trar di sassi , faceva un gomito con una brusca voltata . Dall ' altro lato della via , il terreno si rompeva in uno scoscendimento ripido , terminando in un burrone ghiaioso , che ai tempi di piova si mutava in un torrentello . Quello era forse il solo punto della via che richiedesse un po ' d ' attenzione in chi transitava di là . Anni addietro , un carrettiere ubbriaco s ' era ucciso , precipitando col suo mulo da quell ' erta traditora . Occhio ci voleva , e stare attenti , specialmente allo svolto . L ' orologio d ' un campanile poco lontano suonò le dieci . - - Ancora mezz ' ora ! - - pensò Drollino . Scese , si terse il sudore che gli rigava le tempie , estrasse di tasca la pistola , la osservò attentamente , e la depose sul terreno accanto a sè , a portata della sua mano destra . Nella macchia vicina i passeri spionciavano senza fine , in lontananza il picchio ripeteva a misurati intervalli la sua barocca canzone , nell ' erba del cimitero gl ' insetti si movevano , saltavano , si facevano strada , fra gli steli . Attorno alla croce comune , due farfalle , d ' un bel giallo chiaro , si inseguivano amorosamente . Drollino non guardava attorno a sè . Teneva fisso al suolo quel terribile sguardo interno , che l ' occhio trova soltanto nei momenti supremi della vita . Ogni tanto , quando sulla strada sottostante udiva avvicinarsi il rumore d ' una carrozza , Drollino illividiva , s ' alzava , stava in ascolto un momento , poi guardava in giù . - - Non è lui - - diceva ogni volta , quasi ad alta voce . E con una terribile pazienza , tornava a sedere , celato dal muricciuolo . S ' era alzato un po ' di vento ; l ' erbe grasse , ben nutrite del cimitero , ebbero un moto , quasi un fremito di conscio ribrezzo . * * * * * Il treno era giunto , in ritardo però di quasi un quarto d ' ora , e il Duca Giuliano usciva frettolosamente dalla stazione , cercando qua e là collo sguardo il legno che doveva trovarsi ad aspettare . E non solo vide il legno , la graziosa _ americana _ , alla quale era attaccata Mia , ma vide altresì una elegantissima amazzone , che , seguita da un _ groom _ in livrea , si avanzava alla sua volta . - - Giuliano ! Giuliano ! - - disse l ' amazzone , accostandosi e ridendo lietamente . Egli rimase di princisbecco .... quando ravvisò sua moglie ; e - - Milla ! - - sclamò con accento schiettamente ammirativo . - - È la mia sorpresa , - - continuò Milla , beata del successo del suo segreto . - - Sapevo che lo desideravi , e , mentre eri assente , ho imparato . Non te lo dissi che avevo anch ' io i miei affari ? Il Duca la contemplava muto e pallido . - - Milla ! - - esclamò involontariamente , - - tu sei un angiolo e io sono un .... - - Si fermò un momento , poi finì la frase : - - un marito veramente fortunato . E subito le fece mille complimenti , lodò il suo pensiero , il suo buon gusto . Quell ' abito le stava a pennello .... come aveva scelto bene il colore verde bottiglia , e che felice idea quella di quei bottoni larghi , dorati della giacchetta ! E che amore di _ tuba _ .... Era veramente un ' amazzone classica ! Ora sì che era contento .... ora andrebbero assieme alla mattina a far delle trottate lunghe , piacevolissime . Ma che brava Milla ! - - Ora andiamo a casa , - - disse finalmente il Duca ; - - vuoi che t ' accompagni a cavallo ? - - Veramente , - - rispose Milla - - ora che ho fatta la mia figura , preferirei quasi di venir teco . Sono un poco stanca . - - Benissimo ! - - disse il Duca - - Battista e Toni condurranno a casa i cavalli , e io ti farò da automedonte , se non sdegni il mio legnetto da giovanotto . Milla scosse il capo , scese da cavallo , e salì prontamente sull ' _ americana _ a fianco del marito . Era lietissima ! - - Quanto mi diverte - - disse - - oh come me la godo .... dobbiamo far la figura di due scapestrati , nevvero , di due scappati da casa ! Quell ' idea la divertiva immensamente . Si figurava che i passeri delle siepi l ' avrebbero presa per una perversa creatura , in piena rivoluzione contro le convenienze . Diceva mille gentili pazzie , col volto acceso dal piacere , ed era veramente carina sotto l ' ombra di quel cappello mascolino . E Giuliano , guidando Mia , che in quel giorno pareva straordinariamente docile e savia , guardava con vero piacere la Duchessa , che gli pareva molto più bellina del solito , con quel non so che di nuovo , di biricchino , di piccante che s ' era messo addosso , in un colla foggia ardita , quasi mascolina , del suo acconciamento . E allora , nell ' animo vigliacco del creolo , un ' ignobile contentezza si diffuse . Il rimorso si ritrasse davanti alla segreta soddisfazione d ' aver così bene organizzato il libro mastro , in partita doppia , della sua esistenza . Ora cominciava ad apprezzar Milla .... si proponeva di crearle un ' esistenza veramente beata . Non era forse uno squisito contrasto quello che l ' aspettava di piè fermo , ad ogni suo ritorno da Genova ? Nella placida , profonda corruzione dell ' animo suo , il gentiluomo aveva poste le basi del _ modus vivendi _ per l ' avvenire , e si congratulava ignobilmente con sè stesso . Marito ed amante fortunato , egli godeva contemporaneamente gli orgasmi febbrili d ' un antico ardore , ravvivato nell ' attrattiva suprema d ' un secondo adulterio , e le pure , soavi soddisfazioni d ' un affetto ingenuo , delicato , gentile .... quasi abbastanza attraente per dare una certa poesia persino alla noiosa prosa dell ' amore legittimo . Egli pensava così , e sul suo capo il cielo azzurreggiava intensamente , il sole irradiava la sua strada , la campagna amena , sorridente lo accompagnava colle sue verdi , infinite giocondità . Per un po ' quei due scappati da casa chiacchierarono allegramente . Ma , quando furono al principio della discesa , Giuliano disse a Milla : - - Ora , carina , fammi il piacere di star quieta per un momento ; siamo vicini ad una certa voltata alla quale bisogna star attenti . Ci vuol occhio e un cavallo sodo . - - Oh ! Mia è una perla - - rispose Milla , crogiolandosi nel suo cantuccio e imitando scherzosamente la posa classica d ' un _ groom _ a cassetto . Giuliano serrò il freno della meccanica , e , benchè la discesa non fosse ancora principiata , mise Mia al passo . Drollino , dietro al muro del cimitero , aveva udito da lungi il passo di Mia . Oh ! quel passo della sua cavalla ! ... l ' avrebbe riconosciuto fra mille . Sentì nel cuore un gran schianto , una ribellione tremenda . Ma non cedette . Solo per esser più sicuro , guardò ancora una volta oltre il sommo del muricciuolo . No , non s ' era ingannato . Sulla strada il sole batteva splendidamente suscitando dei riflessi abbaglianti nei cristalli dei fanali . Ma ciò non gli impedì di ravvisare Mia , l ' _ americana _ , la barba bionda del Duca , e accanto a lui l ' uniforme verde coi bottoni dorati di Battista . Ecco , il momento era venuto . Scese , armò il cane della pistola , e , nicchiato dietro il muro , aspettò che la carrozza passasse precisamente di lì . Mormorò due nomi : - - Mia e Milla ! - - Sì , egli liberava entrambe da un ignobile giogo ! Esse non lo sapevano , ma egli le vendicava in un punto solo , Mia e Milla ! No ! la Duchessa non _ doveva _ correre il rischio delle rivelazioni d ' un mascalzone ! E se moriva anche lui , questo mascalzone ; ebbene , meglio così , il segreto che , svelato , _ potrebbe _ uccidere la Duchessa , _ morrebbe _ con lui e col Duca , laggiù , in quel burrone . Mia giungeva in quel momento , al passo , davanti al muro del cimitero . Drollino cessò di pensare . Sorrise , alzò la pistola e sparò . Fu un tonfo terribile . Subito , in strada , s ' udì un galoppo sfrenato , poi un grido di donna disperato , acutissimo . Drollino balzò in piedi , s ' avventò al vertice del muricciuolo e guardò in giù . Mia , furente , fuggiva a precipizio per la discesa con degli sbalzi violentissimi . Il Duca , stravolto in viso , tirava le redini a dritta e a sinistra con tutta la forza dei polsi ; accanto a lui , invece di Battista , c ' era una donna . Teneva il capo rovesciato all ' indietro , il cappello le era caduto , e Drollino ravvisò la Duchessa . Rimase un secondo come fulminato . Poi urlò - - Cristo ! - - s ' avventò all ' altro lato del muricciuolo , spiccò un salto e cadde sulla via . Si rizzò colle mani insanguinate . Mia , in preda al suo parossismo di terrore , precipitando per la china giungeva in quel momento . Faceva scarti violenti che sconquassavano l ' _ americana _ , aveva la criniera al vento , le nari fumanti . Il Duca , cogli occhi smisuratamente aperti , gridava : aiuto ! Era pazzo di terrore , fissava il burrone verso cui si sentiva irresistibilmente trascinato . Gettò un urlo e chiuse gli occhi . Milla era svenuta . Drollino , con un salto da pantera , s ' era gettato sulla cavalla , avvinghiandosele al morso , opponendo all ' impeto delirante della corsa sfrenata la forza d ' una resistenza quasi sovrumana . L ' uomo ed il cavallo lottarono un momento , poi s ' udì un nitrito di dolore , uno schianto di legnami che si spezzano , poi , in un nuvolo di polvere , si vide a pochi passi dal ciglio del burrone un informe gruppo di membra umane e cavalline , che dibattendosi e rotolando , cadevano assieme . La carrozza , con un ultimo violento sobbalzo , si fermò , mentre quell ' ammasso s ' agitava sul terreno con una serie di moti convulsi , che s ' andarono gradatamente quietando . Tutto ciò era accaduto in pochi secondi . Il Duca aprì gli occhi , si vide salvo , e vide che Milla era soltanto svenuta . La sollevò fra le braccia e l ' adagiò sull ' erba , al sicuro . Poi si accostò di nuovo al legno spezzato . Vide Mia , distesa per terra , che dava gli ultimi tratti , e , sotto al fianco palpitante della cavalla , vide colui che con atto di audacia disperata era giunto in suo aiuto , in quel supremo istante di pericolo . Si chinò a guardare , e in quell ' uomo , immobile , morto forse o privo di sensi , ravvisò Drollino . Il rimbombo dello sparo aveva chiamata gente . La Duchessa , che cominciava a riaversi , fu sopra una barella improvvisata ricondotta alla villa . Il Duca , rassicurato sul conto di sua moglie , volle tornare sul luogo del disastro dove i sopraggiunti finivano allora allora di liberare Drollino . L ' infelice giovane era ancor vivo , ma il suo stato metteva raccapriccio . Nella sua lotta disperata colla cavalla aveva ricevuto da questa un violento calcio nel petto ; un braccio era spezzato , e al disopra dell ' occhio destro il sangue generoso del giovane , spicciava abbondante da una ampia ferita . Il medico del villaggio , chiamato in fretta e furia , visitò sul luogo stesso Drollino , che i contadini avevano adagiato sui cuscini della carrozza . Pareva ancora svenuto . Il dottore , dopo averlo attentamente esaminato , si lasciò sfuggire un _ ehm _ che non prometteva nulla di buono . Il Duca lo interrogò ansiosamente . - - Mi spiace - - rispose il dottore , - - ma temo che i polmoni siano in isconquasso . È un uomo andato .... questione di giorni ... , capisce ? Drollino ebbe un moto ed un gemito . Era tornato in sè .... aveva udita la sua condanna ? Chi potrebbe dirlo ? Sul suo volto macchiato di sangue e di polvere l ' espressione era illeggibile . Lo trasportarono , semivivo , nella sua antica stanzetta della cascina , al limitare dei pascoli . * * * * * La Duchessa s ' era addormentata , e Giuliano , ritto a piè del letto , guardava la bella testina serena , adagiata mollemente sul guanciale . Egli aveva voluto , per eccesso di precauzione , che Milla rimanesse a letto durante i primi tre giorni susseguiti al terribile avvenimento . Ma la giovane signora s ' era prontamente riavuta . D ' altronde , la scossa non era stata eccessiva , neppur per il suo delicato organismo . Svenuta sui primordii del pericolo , ella non aveva assistito a tutte le fasi del disastro : ritrovatasi incolume a casa , e vedendo illeso Giuliano , non aveva pensato che a ringraziare fervorosamente Iddio . Le avevan detto che la carrozza s ' era fermata a tempo . Il Duca , per non arrecarle dispiacere , aveva espressamente proibito che le si parlasse di Drollino . Milla ignorava quella coraggiosa intervenzione e le sue fatali conseguenze . Sempre allo scopo di non affliggerla , non le tennero neppur parola della morte di Mia . Giuliano le asseverò essere lo sparo fatale , che tanto aveva spaventata la cavalla , nulla più che l ' opera d ' un cacciatore di passere . Milla accettò , senza discuterla , la versione di Giuliano ; si calmò gradatamente , tornò lieta e serena . Non era forse Giuliano il suo profeta infallibile e adorato ? perchè non gli crederebbe quando per l ' appunto egli diceva così ? Ecco , per esempio , egli le aveva detto or ora : - - Sii buona , e provati a dormire , hai bisogno davvero d ' una dormitina . - - Ella non sentiva affatto il bisogno della dormitina ; pure , a furia di star quieta e immobile , il sonno era venuto . Dormiva ora placidamente , con un abbandono dolce e sicuro , con una mano ancora serrata fra quelle di Giuliano . E così noi , nella calma fiduciosa del suo sonno sereno , vediamo per l ' ultima volta la nostra eroina , la Duchessa Milla Lantieri dei Principi d ' Astianello . Giuliano districò pianamente le proprie dita dalle dita di sua moglie , depose con delicata cura la mano di Milla sulla rimboccatura del lenzuolo , poi quasi furtivamente , in punta di piedi , uscì dalla stanza . Era profondamente turbato .... il corso pericolo , quel vedersi , sentirsi di fronte a una morte terribile , e , diciamo pure , anche il pensiero della sorte che aveva minacciata la Duchessa , avevano lasciato nell ' animo suo un ' impressione grave . Il creolo era stato fortemente scosso ; non poteva sopportare il ricordo di quel momento , ma il ricordo implacabile non lo abbandonava mai . La sua riconoscenza per Drollino era infinita , e l ' idea che quell ' infelice morisse , così , per loro , gli era penosissima . E , come se non bastasse , gli era giunta all ' orecchio una strana diceria , che aboliva intieramente il cacciatore di passere , ed evocava in sua vece un nemico ignoto , implacabile , il quale , edotto del difetto di Mia , ne aveva calcolate le conseguenze , e s ' era valso d ' un mezzo che non lasciava traccie , e avrebbe infallibilmente sortito i più funesti effetti , se Drollino , per un ' inesplicabile , quasi miracolosa circostanza del caso , non si fosse trovato lì per l ' appunto in quell ' istante fatale . Ma come scoprirlo questo strano nemico , come garantirsene in avvenire .... a chi chiedere ? ... Drollino solo forse avrebbe potuto dir qualche cosa . Ma Drollino , poveretto , non era certo in grado di fornir ragguagli : le lesioni interne erano così gravi da non lasciar la benchè minima speranza : s ' indeboliva gradatamente , aveva continui sbocchi di sangue , ed ogni parola che pronunziasse equivaleva ad un agitare della clessidra , quando gli ultimi granelli di sabbia stanno per cadere lungo la strettissima gola del cristallo . In villa e per tutta quanta la tenuta la relazione dell ' avvenimento aveva suscitate forti emozioni , ammirazione illimitata per Drollino , e dubbi gravi assai . Da tutti si compiangeva il giovane capo di scuderia , si vantava il suo atto eroico di abnegazione , gli si perdonava ora , in grazia dell ' accaduto , il suo carattere aspro e orgoglioso , le bizze , l ' indipendenza un po ' selvatica del suo passato . Il primo giorno , alla cascina , c ' era stata una vera processione dei camerati della tenuta ; ma ora il medico , d ' accordo con Drollino stesso , aveva rigorosamente proibite le visite ; eccettuate , ben inteso , quelle del Duca . Il Duca si mostrava angustiato dallo stato di Drollino . Veniva spesso a vederlo , e inquieto del rapido progresso del male , si recava alla cascina ogni qualvolta poteva allontanarsi dalla villa senza dar sospetto a sua moglie . E anche stavolta , non appena vide Milla addormentata , uscì in fretta , dirigendosi verso la cascina . Nel cortile , all ' ombra d ' un vecchio fico , stava riunito un gruppo di contadini , inquilini del cascinale . Al giunger del Duca , s ' alzaron tutti , salutando rispettosamente . Giuliano si fermò a chieder loro notizie dell ' ammalato . Un vecchietto rubizzo rispose subito e per tutti : - - Male , male assai , signor padrone . Stamane è venuto il prevosto , e gli ha fatto fare le sue divozioni ; e il dottore ha detto che sarà un miracolo se passa la notte . Il Duca mise un sospiro profondo e sincero . - - Vuole andar su ? - - chiese premurosamente una donnetta attempata , ch ' era allora allora sbucata da una prossima cucina . - - Vedrà che cosa da far pena ! Son io che lo veglio , quel poveretto , e da tre notti non chiudo occhio . E così parlando , precedeva il Duca su una scaletta di legno , e poscia per un andito scuro che faceva capo alla camera di Drollino . Entrarono entrambi in punta di piedi . La stanza era pulita ; le patate c ' eran tuttora , ma ammonticchiate accuratamente in un canto , e non davan noia . La finestrina era chiusa , e alla rottura dei vetri s ' era riparato apponendo sulla intelaiatura qualche spesso foglio di carta , attraverso il quale giungeva affiochita la luce dall ' esterno . Drollino sedeva sul letto , appoggiandosi ad un ammasso di cuscini , e si sentiva sin dall ' uscio lo sforzo penoso del suo alitare . Il braccio rotto stava inerte e stecchito nella sua fasciatura appeso al collo con un _ foulard _ rosso , colla mano libera ; il giovane portava ogni tanto alle labbra un fazzoletto bianco , e lo ritraeva quindi macchiato di sangue . Una benda bianca gli serrava di sbieco la fronte , e lasciava vedere soltanto l ' occhio sinistro stranamente quieto e profondo , d ' una luminosità quasi paurosa . Qualche chiazza di sangue qua e là sulle lenzuola . Il Duca , col cuore stretto da un ' angoscia profonda , sedette appiè del letto , su una seggiola che la vecchia gli aveva premurosamente recata . Salutò l ' ammalato , e cercò d ' intavolare qualche frase di conforto e di speranza . Ma non proseguì . L ' occhio di Drollino s ' era repentinamente fissato su di lui con una forza così intensa di divieto che il Duca smarrì il filo del discorso , e tacque . Drollino alzò la mano che reggeva il fazzoletto , guardò la vecchia , e , con quel cencio insanguinato , le accennò la porta . La vecchia allibì , rimase un momento in forse ; poi , completamente dominata , uscì senza far rumore . Al Duca parve che nella camera fosse piombata in quell ' istante un ' ombra nuova ed arcana . E stava fermo , inchiodato sulla seggiola da una possa misteriosa , ch ' egli subiva suo malgrado . Drollino continuava a fissarlo col suo occhio da ciclope , acceso dall ' ardor della febbre . Il silenzio continuava oppressivo , pesante . Finalmente il Duca , tormentato , chiese a Drollino se avesse qualche cosa da dirgli . - - Sì , - - rispose Drollino . La voce di Drollino era orribile a udirsi : roca , sibilante , con un suono alterato , gutturale , come il congegno d ' una macchina che , spazzata , stride sotto la mano di chi lo tenta . Il Duca dominò un brivido , e continuò : - - Forse , nevvero , vuoi parlarmi dell ' accidente in cui la tua generosa audacia .... Sapresti .... potresti dirmi chi ? ... Si dice che sia stato un attentato . E tu sai ... ? - - Lo so ! - - Oh , te se prego .... parla .... Capisci bene , è necessario .... perchè possa premunirmi .... per l ' avvenire . Drollino ebbe una specie di sorriso , e le sue labbra si contrassero con un ' espressione d ' ironia . - - Non c ' è più bisogno di precauzioni ! egli non può più farle del male . Guardi .... E col fazzoletto indicò sè stesso . Giuliano non poteva , non voleva capire . Gettò un grido . - - Tu ? - - disse finalmente , balzando indietro e tremando . - - Io . - - Tu .... sciagurato ! ... apposta ? ... apposta ? ... perchè rimanessimo uccisi ? Drollino scosse il capo . - - Non loro due .... io non sapevo che ci fosse anche la signora .... Volevo .... solamente lei .... Sulle tempie del Duca scorrevano grosse goccie di sudore . - - Tu - - sclamò ancora - - tu ? ma perchè ? cosa t ' ho fatto ? - - A me .... nulla - - rispose Drollino fra due sibili . - - Ma perchè guidava Mia ? e perchè voleva far morire la nostra .... signora ? - - Io ? - - gridò inorridito il Duca ; - - ma tu sei impazzito ? - - No , - - rispose Drollino , - - l ' ha detto il dottore .... e non era giusto ch ' ella morisse .... per causa sua .... Si ricordi .... l ' autunno scorso .... Il Duca cominciava a capire . Si fece pallidissimo ; cercò invano , con uno sforzo disperato , una parola di diniego , di scusa da gettare in faccia a quel morente . Ma non la trovò , e non poteva mentire davanti a quell ' occhio unico che lo guardava immobile . Drollino gli accennò d ' avvicinarsi . - - Non abbia paura , - - continuò , serbando sempre quel funebre simulacro di sorriso - - ora , ora .... vede bene .... è finita . Si fermò , la voce gli venne meno in uno schianto di tosse , che gli empi la bocca d ' una salivazione sanguigna . Giuliano aspettò , tremando verga a verga ; poi : - - Ma ora .... ora .... - - tentò di mormorare . --Ora....--rispose con uno stridore soffocato Drollino . E avventò , ergendo il capo , una sola parola : - - Genova ! Atterrito , annientato , il Duca chinò la testa . Vacillava come un giunco mosso dal vento . Drollino , passato l ' accesso , continuava : - - Ora , sarebbe morta , forse .... quando lo avesse saputo .... E lei , signor Duca .... ha preso Mia .... Allora mi sono ricordato , e volevo che Mia fosse la causa .... Ma ho visto la Duchessa , e sono venuto .... Non potè proseguire ; un secondo impeto di tosse gli mozzava quell ' aspro filo di voce . Allora , nell ' accesso stesso sbattuto dallo sforzo dello schianto rantoloso della tosse , ma tenendo sempre Giuliano sotto il fascino spietato del suo sguardo , Drollino lasciò andare il fazzoletto , e sollevando la mano , come un giudice che condanna inesorabilmente , alzò un dito . Nel silenzio della stanza si sentiva l ' affanno ormai , quasi parimenti angoscioso , di due aliti oppressi . Un gorgoglio s ' affoltò nella gola di Drollino . Ma egli , con uno sforzo supremo , mormorò ancora una parola : - - Si ricordi ! ... Poi tacque , cessò di guardar Giuliano , e adagiò il capo sui guanciali . Passò un minuto prima che il Duca trovasse la forza di uscire . Sulla soglia della cascina s ' imbattè col dottore . - - Sta male , eh ! quel poveraccio ? - - chiese il medico , vedendo il viso alterato di Giuliano . --Sì....--balbettò il Duca - - temo che .... - - Per bacco ! ... l ' ho detto subito che era affar di pochi giorni . Ma lei non ci venga più qui . Vada via , che questi non sono spettacoli per lor signori ; e tanto , ormai è finita . Vada via , le dico , e mi cambi subito quella brutta cera , che , se no , son capace di farle un salasso qui sui due piedi . Giuliano rispose con un tentativo di sorriso agli scherzi e ai consigli del medico ; poi s ' allontanò adagio adagio , perchè dal cascinale non si avvedessero ch ' egli si reggeva a stento sulle gambe . E solo quando fu lontano sulla via , lungi da ogni sguardo , nell ' ombra discreta d ' una macchia , allora soltanto si lasciò andare . Cadde a sedere su un tronco d ' albero .... brancolando .... cercando un appoggio , come una donna che vien meno . Il Duca era vinto .... la scena era stata troppo forte per lui . Sulla sua fronte pallida il sudore si rinnovava ogni momento . Balbettava sconnesse parole .... batteva i denti .... rabbrividiva , smentendo , nel codardo abbandono di quel momento , tutta la sua calma di gentiluomo , la sua placidità di uomo forte , la sua stupenda indifferenza di creolo . Ebbe uno scoppio di pianto nervoso , quasi isterico , e non cercò di frenarlo : chi lo vedeva colà , chi lo udiva ? ... Milla non era in presenza del suo idolo . Olga era a Genova , lungi dal suo schiavo gran signore ! E i passeri della macchia non si curavano punto di quel Duca in lagrime , buttato là come un cencio .... scosso da quei singhiozzi spasmodici .... che non erano forse nè tutta paura , nè tutto rimorso ! ... * * * * * La camera di Drollino era quasi buia . Per terra , in un angolo , ardeva un lumicino d ' olio , e la sua poca luce era attenuata da una specie di paralume improvvisato . Dietro ai vetri e alla carta della finestrina , s ' urtava un raggio di luna che cercava d ' insinuarsi all ' interno disegnando sull ' ammattonato e sulle pareti lunghe striscie bianche , d ' uno splendore freddo ed immobile . Nel camino ardevano lentamente alcuni rimasugli di legna umida , e una vecchietta , adagiata in un rustico seggiolone impagliato , lottava ostinatamente col sonno . Un gentile odore d ' erba secca veniva dal vicino fienile , e nel silenzio della stanza giungeva ancora dal prossimo piano uno stridore ritmico e incessante di grilli , cui teneva bordone una voce più immediata , uscita dal focolare stesso del camino . E , a lunghi intervalli , qualche nitrito affievolito dalla distanza .... qualche lontano interrotto canto di rossignolo .... le voci solitarie dei pascoli , che si stendevano addormentati ora e ravvolti nell ' ombra notturna e infinita del piano . La donna non ne poteva più . Lo aveva detto al Duca ; eran tre notti che non chiudeva gli occhi ! E ora quei poveri occhi stanchi si chiudevano irresistibilmente . Il rumore affannoso , sibilante che Drollino faceva respirando , non bastava più a tenerla desta . E i grilli , nell ' interminabile monotonia del loro coro , non parevano modulare che una sola parola : dormire , dormire ! A dir vero , Drollino pareva molto più quieto adesso ; il rumore dei suoi rantoli affaticati pareva diminuire . Ora invece vaneggiava . Sulle prime , essa aveva voluto dar retta alle parole , alle frasi interrotte di quel quieto delirio . Ma poi se n ' era stancata ; eran tutte frasi del suo mestiere , e non si capiva nulla . Piuttosto , per tenersi desta , ricorse al rosario . Ma nemmen questo valeva : essa pronunciava affatto macchinalmente quelle note e sacre parole ; la mente le si intorpidiva nel sonno . - - Mia ! sta quieta , - - diceva dolcemente Drollino . - - No , no , non va bene così ! più ritta .... Avanzi il ginocchio .... ora terrò la staffa .... tiri a destra . La vecchia provò a cambiare . _ Salve regina , vita dulcedo , spes nostra _ .... Drollino continuava sempre più sommessamente : - - Volti , ora ; aspetti .... poggi sul fianco , niente paura ... , più alta la briglia . Non abbia paura ... , non si farà male .... son qua io .... In quegli accenti spezzati si sentiva una modulazione quasi carezzevole , qualche cosa di indicibilmente sentito e profondo . La vecchia si destò con un sobbalzo , e continuò : _ in hac .... lacrimarum valle _ .... Di repente sul volto di Drollino si operò un mutamento . I tratti s ' affilarono , informandosi sulle ossa , che parvero avanzarsi sotto la pelle e sporgersi con un più marcato rilievo . Il volto assunse una tinta grigiastra , d ' una trasparenza perlacea , e sotto alla quale s ' accusava , sotto un lividore quasi violaceo , il colore di un frutto troppo maturo che , toccato , si ammacca . La vecchia s ' era addormentata . Russava ora ella stessa , colla corona abbandonata sulle scarne nocche delle dita . La lucernetta , in cui l ' olio veniva meno , mandava una luce vacillante , che si esauriva lottando ad un tempo contro l ' ombra della stanza e il chiarore incerto del lume di luna . Allora , nell ' agonia solitaria di Drollino , cominciò la splendida gloria d ' un sogno . L ' ordine della sua esistenza si capovolse negli ultimi sforzi della memoria : presso alla fine , egli rivisse , l ' estasi suprema di un ' ora della sua prima gioventù . - - Dagli un bacio , - - diceva il Principe ridendo . E la testolina bruna della bambina si chinava verso di lui ; due labbruzze strette , allungate cercavano le sue ; una vocina festosa ripeteva : - - Prendi , Drollino , prendi ! Egli non si tirò in là , non ricusò . Mosso il braccio , brancolando nel buio , come se volesse stringere .... afferrare . Poi , con un ' ospressione di supremo trionfo , gridò : - - Mia ! La vecchia si destò di botto .... Gesù Maria ! ... parlava sempre quel poveretto , non si chetava mai ! Ecco che adesso chiamava la sua cavalla . * * * * * Stette ancora in ascolto , ma non sentì più nulla . Le parve anzi che il rantolo fosse cessato .... a un tratto . Inquieta , s ' alzò , attizzò il lucignolo della lucerna e s ' accostò al letto ! E subito , spaventata , si ritrasse per chiamar gente . La camera s ' empì in breve di contadini . Ma nessuno ormai , nulla al mondo poteva turbare l ' ultimo sogno di Drollino . Lo spirito , all ' estremo , s ' era rifugiato in quel sogno , e aveva varcato il confine . FINE .
CUORE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1886 )
Narrativa ,
ÿþQuesto libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari , i quali sono tra i nove e i tredici anni , e si potrebbe intitolare : Storia d ' un anno scolastico , scritta da un alunno di terza d ' una scuola municipale d ' Italia . - Dicendo scritta da un alunno di terza , non voglio dire che l ' abbia scritta propriamente lui , tal qual è stampata . Egli notava man mano in un quaderno , come sapeva , quello che aveva visto , sentito , pensato , nella scuola e fuori ; e suo padre , in fin d ' anno , scrisse queste pagine su quelle note , studiandosi di non alterare il pensiero , e di conservare , quanto fosse possibile , le parole del figliuolo . Il quale poi , quattro anni dopo , essendo già nel Ginnasio , rilesse il manoscritto e v ' aggiunse qualcosa di suo , valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose . Ora leggete questo libro , ragazzi : io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene . OTTOBRE Il primo giorno di scuola 17 , lunedì Oggi primo giorno di scuola . Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna ! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi inscrivere per la terza elementare : io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia . Tutte le strade brulicavano di ragazzi ; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini , cartelle e quaderni , e davanti alla scuola s ' accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta . Vicino alla porta , mi sentii toccare una spalla : era il mio maestro della seconda , sempre allegro , coi suoi capelli rossi arruffati , che mi disse : - Dunque , Enrico , siamo separati per sempre ? - Io lo sapevo bene ; eppure mi fecero pena quelle parole . Entrammo a stento . Signore , signori , donne del popolo , operai , ufficiali , nonne , serve , tutti coi ragazzi per una mano e i libretti di promozione nell ' altra , empivan la stanza d ' entrata e le scale , facendo un ronzio che pareva d ' entrare in un teatro . Lo rividi con piacere quel grande camerone a terreno , con le porte delle sette classi , dove passai per tre anni quasi tutti i giorni . C ' era folla , le maestre andavano e venivano . La mia maestra della prima superiore mi salutò di sulla porta della classe e mi disse : - Enrico , tu vai al piano di sopra , quest ' anno ; non ti vedrò nemmen più passare ! - e mi guardò con tristezza . Il Direttore aveva intorno delle donne tutte affannate perché non c ' era più posto per i loro figliuoli , e mi parve ch ' egli avesse la barba un poco più bianca che l ' anno passato . Trovai dei ragazzi cresciuti , ingrassati . Al pian terreno , dove s ' eran già fatte le ripartizioni , c ' erano dei bambini delle prime inferiori che non volevano entrare nella classe e s ' impuntavano come somarelli , bisognava che li tirassero dentro a forza ; e alcuni scappavano dai banchi ; altri , al veder andar via i parenti , si mettevano a piangere , e questi dovevan tornare indietro a consolarli o a ripigliarseli , e le maestre si disperavano . Il mio piccolo fratello fu messo nella classe della maestra Delcati ; io dal maestro Perboni , su al primo piano . Alle dieci eravamo tutti in classe : cinquantaquattro : appena quindici o sedici dei miei compagni della seconda , fra i quali Derossi , quello che ha sempre il primo premio . Mi parve così piccola e triste la scuola pensando ai boschi , alle montagne dove passai l ' estate ! Anche ripensavo al mio maestro di seconda , così buono , che rideva sempre con noi , e piccolo , che pareva un nostro compagno , e mi rincresceva di non vederlo più là , coi suoi capelli rossi arruffati . Il nostro maestro è alto , senza barba coi capelli grigi e lunghi , e ha una ruga diritta sulla fronte ; ha la voce grossa , e ci guarda tutti fisso , l ' un dopo l ' altro , come per leggerci dentro ; e non ride mai . Io dicevo tra me : - Ecco il primo giorno . Ancora nove mesi . Quanti lavori , quanti esami mensili , quante fatiche ! - Avevo proprio bisogno di trovar mia madre all ' uscita e corsi a baciarle la mano . Essa mi disse : - Coraggio Enrico ! Studieremo insieme . - E tornai a casa contento . Ma non ho più il mio maestro , con quel sorriso buono e allegro , e non mi par più bella come prima la scuola . Il nostro maestro 18 , martedì Anche il mio nuovo maestro mi piace , dopo questa mattina . Durante l ' entrata , mentre egli era già seduto al suo posto , s ' affacciava di tanto in tanto alla porta della classe qualcuno dei suoi scolari dell ' anno scorso , per salutarlo ; s ' affacciavano , passando , e lo salutavano : - Buongiorno , signor maestro . - Buon giorno , signor Perboni ; - alcuni entravano , gli toccavan la mano e scappavano . Si vedeva che gli volevan bene e che avrebbero voluto tornare con lui . Egli rispondeva : - Buon giorno , - stringeva le mani che gli porgevano ; ma non guardava nessuno , ad ogni saluto rimaneva serio , con la sua ruga diritta sulla fronte , voltato verso la finestra , e guardava il tetto della casa di faccia , e invece di rallegrarsi di quei saluti , pareva che ne soffrisse . Poi guardava noi , l ' uno dopo l ' altro , attento . Dettando , discese a passeggiare in mezzo ai banchi , e visto un ragazzo che aveva il viso tutto rosso di bollicine , smise di dettare , gli prese il viso fra le mani e lo guardò ; poi gli domandò che cos ' aveva e gli posò una mano sulla fronte per sentir s ' era calda . In quel mentre , un ragazzo dietro di lui si rizzò sul banco e si mise a fare la marionetta . Egli si voltò tutt ' a un tratto ; il ragazzo risedette d ' un colpo , e restò lì , col capo basso , ad aspettare il castigo . Il maestro gli pose una mano sul capo e gli disse : - Non lo far più . - Nient ' altro . Tornò al tavolino e finì di dettare . Finito di dettare , ci guardò un momento in silenzio ; poi disse adagio adagio , con la sua voce grossa , ma buona : - Sentite . Abbiamo un anno da passare insieme . Vediamo di passarlo bene . Studiate e siate buoni . Io non ho famiglia . La mia famiglia siete voi . Avevo ancora mia madre l ' anno scorso : mi è morta . Son rimasto solo . Non ho più che voi al mondo , non ho più altro affetto , altro pensiero che voi . Voi dovete essere i miei figliuoli . Io vi voglio bene , bisogna che vogliate bene a me . Non voglio aver da punire nessuno . Mostratemi che siete ragazzi di cuore ; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza . Non vi domando una promessa a parole ; son certo che , nel vostro cuore , m ' avete già detto di sì . E vi ringrazio . - In quel punto entrò il bidello a dare il finis . Uscimmo tutti dai banchi zitti zitti . Il ragazzo che s ' era rizzato sul banco s ' accostò al maestro , e gli disse con voce tremante : - Signor maestro , mi perdoni . - Il maestro lo baciò in fronte e gli disse : - Va ' , figliuol mio . Una disgrazia 21 , venerdì L ' anno è cominciato con una disgrazia . Andando alla scuola , questa mattina , io ripetevo a mio padre quelle parole del maestro , quando vedemmo la strada piena di gente , che si serrava davanti alla porta della Sezione . Mio padre disse subito : - Una disgrazia ! L ' anno comincia male ! - Entrammo a gran fatica . Il grande camerone era affollato di parenti e di ragazzi , che i maestri non riuscivano a tirar nelle classi , e tutti eran rivolti verso la stanza del Direttore , e s ' udiva dire : - Povero ragazzo ! Povero Robetti ! - Al disopra delle teste , in fondo alla stanza piena di gente , si vedeva l ' elmetto d ' una guardia civica e la testa calva del Direttore : poi entrò un signore col cappello alto , e tutti dissero : - È il medico . - Mio padre domandò a un maestro : - Cos ' è stato ? - Gli è passata la ruota sul piede , - rispose . - Gli ha rotto il piede , - disse un altro . Era un ragazzo della seconda , che venendo a scuola per via Dora Grossa e vedendo un bimbo della prima inferiore , sfuggito a sua madre , cadere in mezzo alla strada , a pochi passi da un omnibus che gli veniva addosso , era accorso arditamente , l ' aveva afferrato e messo in salvo ; ma non essendo stato lesto a ritirare il piede , la ruota dell ' omnibus gli era passata su . È figliuolo d ' un capitano d ' artiglieria . Mentre ci raccontavano questo , una signora entrò nel camerone come una pazza , rompendo la folla : era la madre di Robetti , che avevan mandato a chiamare ; un ' altra signora le corse incontro , e le gettò le braccia al collo , singhiozzando : era la madre del bambino salvato . Tutt ' e due si slanciarono nella stanza , e s ' udì un grido disperato : - Oh Giulio mio ! Bambino mio ! - In quel momento si fermò una carrozza davanti alla porta , e poco dopo comparve il Direttore col ragazzo in braccio , che appoggiava il capo sulla sua spalla , col viso bianco e gli occhi chiusi . Tutti stettero zitti : si sentivano i singhiozzi della madre . Il Direttore si arrestò un momento , pallido , e sollevò un poco il ragazzo con tutt ' e due le braccia per mostrarlo alla gente . E allora maestri , maestre , parenti , ragazzi , mormorarono tutti insieme : - Bravo , Robetti ! - Bravo , povero bambino ! - e gli mandavano dei baci ; le maestre e i ragazzi che gli erano intorno , gli baciaron le mani e le braccia . Egli aperse gli occhi , e disse : - La mia cartella ! - La madre del piccino salvato gliela mostrò piangendo e gli disse : - Te la porto io , caro angiolo , te la porto io . - E intanto sorreggeva la madre del ferito , che si copriva il viso con le mani . Uscirono , adagiarono il ragazzo nella carrozza , la carrozza partì . E allora rientrammo tutti nella scuola , in silenzio . Il ragazzo calabrese 22 , sabato Ieri sera , mentre il maestro ci dava notizie del povero Robetti , che dovrà camminare con le stampelle , entrò il Direttore con un nuovo iscritto , un ragazzo di viso molto bruno , coi capelli neri , con gli occhi grandi e neri , con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte , tutto vestito di scuro , con una cintura di marocchino nero intorno alla vita . Il Direttore , dopo aver parlato nell ' orecchio al maestro , se ne uscì , lasciandogli accanto il ragazzo , che guardava noi con quegli occhioni neri , come spaurito . Allora il maestro gli prese una mano , e disse alla classe : - Voi dovete essere contenti . Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria , a più di cinquecento miglia di qua . Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano . Egli è nato in una terra gloriosa , che diede all ' Italia degli uomini illustri , e le dà dei forti lavoratori e dei bravi soldati ; in una delle più belle terre della nostra patria , dove son grandi foreste e grandi montagne , abitate da un popolo pieno d ' ingegno , di coraggio . Vogliategli bene , in maniera che non s ' accorga di esser lontano dalla città dove è nato ; fategli vedere che un ragazzo italiano , in qualunque scuola italiana metta il piede , ci trova dei fratelli . Detto questo s ' alzò e segnò sulla carta murale d ' Italia il punto dov ' è Reggio di Calabria . Poi chiamò forte : - Ernesto Derossi ! - quello che ha sempre il primo premio . Derossi s ' alzò . - Vieni qua , - disse il maestro . Derossi uscì dal banco e s ' andò a mettere accanto al tavolino , in faccia al calabrese . - Come primo della scuola , - gli disse il maestro , - dà l ' abbraccio del benvenuto , in nome di tutta la classe , al nuovo compagno ; l ' abbraccio dei figliuoli del Piemonte al figliuolo della Calabria . - Derossi abbracciò il calabrese , dicendo con la sua voce chiara : - Benvenuto ! - e questi baciò lui sulle due guancie , con impeto . Tutti batterono le mani . - Silenzio ! - gridò il maestro , - non si batton le mani in iscuola ! - Ma si vedeva che era contento . Anche il calabrese era contento . Il maestro gli assegnò il posto e lo accompagnò al banco . Poi disse ancora : - Ricordatevi bene di quello che vi dico . Perché questo fatto potesse accadere , che un ragazzo calabrese fosse come in casa sua a Torino e che un ragazzo di Torino fosse come a casa propria a Reggio di Calabria , il nostro paese lottò per cinquant ' anni e trentamila italiani morirono . Voi dovete rispettarvi , amarvi tutti fra voi ; ma chi di voi offendesse questo compagno perché non è nato nella nostra provincia , si renderebbe indegno di alzare mai più gli occhi da terra quando passa una bandiera tricolore . - Appena il calabrese fu seduto al posto , i suoi vicini gli regalarono delle penne e una stampa , e un altro ragazzo , dall ' ultimo banco , gli mandò un francobollo di Svezia . I miei compagni 25 , martedì Il ragazzo che mandò il francobollo al calabrese è quello che mi piace più di tutti , si chiama Garrone , è il più grande della classe ha quasi quattordici anni , la testa grossa , le spalle larghe ; è buono , si vede quando sorride ; ma pare che pensi sempre , come un uomo . Ora ne conosco già molti dei miei compagni . Un altro mi piace pure , che ha nome Coretti , e porta una maglia color cioccolata e un berretto di pelo di gatto : sempre allegro , figliuolo d ' un rivenditore di legna , che è stato soldato nella guerra del 66 , nel quadrato del principe Umberto , e dicono che ha tre medaglie . C ' è il piccolo Nelli , un povero gobbino , gracile e col viso smunto . C ' è uno molto ben vestito , che si leva sempre i peluzzi dai panni , e si chiama Votini . Nel banco davanti al mio c ' è un ragazzo che chiamano il muratorino , perché suo padre è muratore ; una faccia tonda come una mela con un naso a pallottola : egli ha un ' abilità particolare , sa fare il muso di lepre , e tutti gli fanno fare il muso di lepre , e ridono ; porta un piccolo cappello a cencio che tiene appallottolato in tasca come un fazzoletto . Accanto al muratorino c ' è Garoffi , un coso lungo e magro col naso a becco di civetta e gli occhi molto piccoli , che traffica sempre con pennini , immagini e scatole di fiammiferi , e si scrive la lezione sulle unghie , per leggerla di nascosto . C ' è poi un signorino , Carlo Nobis , che sembra molto superbo , ed è in mezzo a due ragazzi che mi son simpatici : il figliuolo d ' un fabbro ferraio , insaccato in una giacchetta che gli arriva al ginocchio , pallido che par malato e ha sempre l ' aria spaventata e non ride mai ; e uno coi capelli rossi , che ha un braccio morto , e lo porta appeso al collo : suo padre è andato in America e sua madre va attorno a vendere erbaggi . È anche un tipo curioso il mio vicino di sinistra , - Stardi , - piccolo e tozzo , senza collo , un grugnone che non parla con nessuno , e pare che capisca poco , ma sta attento al maestro senza batter palpebra , con la fronte corrugata e coi denti stretti : e se lo interrogano quando il maestro parla , la prima e la seconda volta non risponde , la terza volta tira un calcio . E ha daccanto una faccia tosta e trista , uno che si chiama Franti , che fu già espulso da un ' altra Sezione . Ci sono anche due fratelli , vestiti eguali , che si somigliano a pennello , e portano tutti e due un cappello alla calabrese , con una penna di fagiano . Ma il più bello di tutti , quello che ha più ingegno , che sarà il primo di sicuro anche quest ' anno , è Derossi ; e il maestro , che l ' ha già capito lo interroga sempre . Io però voglio bene a Precossi , il figliuolo del fabbro ferraio , quello della giacchetta lunga , che pare un malatino ; dicono che suo padre lo batte ; è molto timido , e ogni volta che interroga o tocca qualcuno dice : - Scusami , - e guarda con gli occhi buoni e tristi . Ma Garrone è il più grande e il più buono . Un tratto generoso 26 , mercoledì E si diede a conoscere appunto questa mattina , Garrone . Quando entrai nella scuola , - un poco tardi , ché m ' avea fermato la maestra di prima superiore per domandarmi a che ora poteva venir a casa a trovarci , - il maestro non c ' era ancora , e tre o quattro ragazzi tormentavano il povero Crossi , quello coi capelli rossi , che ha un braccio morto , e sua madre vende erbaggi . Lo stuzzicavano colle righe , gli buttavano in faccia delle scorze di castagne , e gli davan dello storpio e del mostro , contraffacendolo , col suo braccio al collo . Ed egli tutto solo in fondo al banco , smorto , stava a sentire , guardando ora l ' uno ora l ' altro con gli occhi supplichevoli , perché lo lasciassero stare . Ma gli altri sempre più lo sbeffavano , ed egli cominciò a tremare e a farsi rosso dalla rabbia . A un tratto Franti , quella brutta faccia , salì sur un banco , e facendo mostra di portar due cesti sulle braccia , scimmiottò la mamma di Crossi , quando veniva a aspettare il figliuolo alla porta , perché ora è malata . Molti si misero a ridere forte . Allora Crossi perse la testa e afferrato un calamaio glie lo scaraventò al capo di tutta forza , ma Franti fece civetta , e il calamaio andò a colpire nel petto il maestro che entrava . Tutti scapparono al posto , e fecero silenzio , impauriti . Il maestro , pallido , salì al tavolino , e con voce alterata domandò : - Chi è stato ? Nessuno rispose . Il maestro gridò un ' altra volta , alzando ancora la voce : - Chi è ? Allora Garrone , mosso a pietà del povero Crossi , si alzò di scatto , e disse risolutamente : - Son io . Il maestro lo guardò , guardò gli scolari stupiti ; poi disse con voce tranquilla : - Non sei tu . E dopo un momento : - Il colpevole non sarà punito . S ' alzi ! Il Crossi s ' alzò , e disse piangendo : - Mi picchiavano e m ' insultavano , io ho perso la testa , ho tirato ... - Siedi , - disse il maestro . - S ' alzino quelli che lo han provocato . Quattro s ' alzarono col capo chino . - Voi , - disse il maestro , - avete insultato un compagno che non vi provocava , schernito un disgraziato , percosso un debole che non si può difendere . Avete commesso una delle azioni più basse , più vergognose di cui si possa macchiare una creatura umana . Vigliacchi ! Detto questo , scese tra i banchi , mise una mano sotto il mento a Garrone , che stava col viso basso , e fattogli alzare il viso , lo fissò negli occhi , e gli disse : - Tu sei un ' anima nobile . Garrone , colto il momento , mormorò non so che parole nell ' orecchio al maestro , e questi , voltatosi verso i quattro colpevoli , disse bruscamente : - Vi perdono . La mia maestra di prima superiore 27 , giovedì La mia maestra ha mantenuto la promessa , è venuta oggi a casa , nel momento che stavo per uscire con mia madre , per portar biancheria a una donna povera , raccomandata dalla Gazzetta . Era un anno che non l ' avevamo più vista in casa nostra . Tutti le abbiamo fatto festa . È sempre quella , piccola , col suo velo verde intorno al cappello , vestita alla buona e pettinata male , ché non ha tempo di rilisciarsi ; ma un poco più scolorita che l ' anno passato , con qualche capello bianco , e tosse sempre . Mia madre glie l ' ha detto : - E la salute , cara maestra ? Lei non si riguarda abbastanza ! - Eh , non importa , - ha risposto , col suo sorriso allegro insieme e malinconico . - Lei parla troppo forte , - ha soggiunto mia madre , - si affanna troppo coi suoi ragazzi . - È vero ; si sente sempre la sua voce , mi ricordo di quando andavo a scuola da lei : parla sempre , parla perché i ragazzi non si distraggano , e non sta un momento seduta . N ' ero ben sicuro che sarebbe venuta , perché non si scorda mai dei suoi scolari ; ne rammenta i nomi per anni ; i giorni d ' esame mensile , corre a domandar al Direttore che punti hanno avuto ; li aspetta all ' uscita , e si fa mostrar le composizioni per vedere se hanno fatto progressi ; e molti vengono ancora a trovarla dal Ginnasio , che han già i calzoni lunghi e l ' orologio . Quest ' oggi tornava tutta affannata dalla Pinacoteca , dove aveva condotto i suoi ragazzi come gli anni passati , che ogni giovedì li conduceva tutti a un museo , e spiegava ogni cosa . Povera maestra , è ancora dimagrita . Ma è sempre viva , s ' accalora sempre quando parla della sua scuola . Ha voluto rivedere il letto dove mi vide molto malato due anni fa , e che ora è di mio fratello , lo ha guardato un pezzo e non poteva parlare . Ha dovuto scappar presto per andar a visitare un ragazzo della sua classe , figliuolo d ' un sellaio , malato di rosolia ; e aveva per di più un pacco di pagine da correggere , tutta la serata da lavorare , e doveva ancor dare una lezione privata d ' aritmetica a una bottegaia , prima di notte . - Ebbene , Enrico , - m ' ha detto , andandosene , - vuoi ancora bene alla tua maestra ora che risolvi i problemi difficili e fai le composizioni lunghe ? - M ' ha baciato , m ' ha ancora detto d ' in fondo alla scala : - Non mi scordare , sai , Enrico ! - O mia buona maestra , mai , mai non ti scorderò . Anche quando sarò grande , mi ricorderò ancora di te e andrò a trovarti fra i tuoi ragazzi ; e ogni volta che passerò vicino a una scuola e sentirò la voce d ' una maestra , mi parrà di sentir la tua voce , e ripenserò ai due anni che passai nella scuola tua , dove imparai tante cose , dove ti vidi tante volte malata e stanca , ma sempre premurosa , sempre indulgente disperata quando uno pigliava un mal vezzo delle dita a scrivere , tremante quando gli ispettori c ' interrogavano , felice quando facevamo buona figura , buona sempre e amorosa come una madre . Mai , mai non mi scorderò di te , maestra mia . In una soffitta 28 , venerdì Ieri sera con mia madre e con mia sorella Silvia andammo a portar la biancheria alla donna povera raccomandata dal giornale : io portai il pacco , Silvia aveva il giornale , con le iniziali del nome e l ' indirizzo . Salimmo fin sotto il tetto d ' una casa alta , in un corridoio lungo , dov ' erano molti usci . Mi madre picchiò all ' ultimo : ci aperse una donna ancora giovane , bionda e macilenta , che subito mi parve d ' aver già visto altre volte , con quel medesimo fazzoletto turchino che aveva in capo . - Siete voi quella del giornale , così e così ? - domandò mia madre . - Sì , signora , son io . - Ebbene , v ' abbiamo portato un poco di biancheria . - E quella a ringraziare e a benedire , che non finiva più . Io intanto vidi in un angolo della stanza nuda e scura un ragazzo inginocchiato davanti a una seggiola , con la schiena volta verso di noi , che parea che scrivesse : e proprio scriveva , con la carta sopra la seggiola , e aveva il calamaio sul pavimento . Come faceva a scrivere così al buio ? Mentre dicevo questo tra me , ecco a un tratto che riconosco i capelli rossi e la giacchetta di frustagno di Crossi , il figliuolo dell ' erbivendolo , quello del braccio morto . Io lo dissi piano a mia madre , mentre la donna riponeva la roba . - Zitto ! - rispose mia madre , - può esser che si vergogni a vederti , che fai la carità alla sua mamma , non lo chiamare - . Ma in quel momento Crossi si voltò , io rimasi imbarazzato , egli sorrise , e allora mia madre mi diede una spinta perché corressi a abbracciarlo . Io l ' abbracciai , egli s ' alzò e mi prese per mano . - Eccomi qui , - diceva in quel mentre sua madre alla mia , - sola con questo ragazzo , il marito in America da sei anni , ed io per giunta malata , che non posso più andare in giro con la verdura a guadagnare quei pochi soldi . Non ci è rimasto nemmeno un tavolino per il mio povero Luigino , da farci il lavoro . Quando ci avevo il banco giù nel portone , almeno poteva scrivere sul banco ; ora me l ' han levato . Nemmeno un poco di lume da studiare senza rovinarsi gli occhi . È grazia se lo posso mandar a scuola , ché il municipio gli dà i libri e i quaderni . Povero Luigino , che studierebbe tanto volentieri ! Povera donna che sono ! - Mia madre le diede tutto quello che aveva nella borsa , baciò il ragazzo , e quasi piangeva , quando uscimmo . E aveva ben ragione di dirmi : - Guarda quel povero ragazzo , com ' è costretto a lavorare , tu che hai tutti i tuoi comodi , e pure ti par duro lo studio ! Ah ! Enrico mio , c ' è più merito nel suo lavoro d ' un giorno che nel tuo lavoro d ' un anno . A quelli lì dovrebbero dare i primi premi ! La scuola 28 , venerdì Sì , caro Enrico , lo studio ti è duro , come ti dice tua madre , non ti vedo ancora andare alla scuola con quell ' animo risoluto e con quel viso ridente , ch ' io vorrei . Tu fai ancora il restìo . Ma senti : pensa un po ' che misera , spregevole cosa sarebbe la tua giornata se tu non andassi a scuola ! A mani giunte , a capo a una settimana , domanderesti di ritornarci , roso dalla noia e dalla vergogna , stomacato dei tuoi trastulli e della tua esistenza . Tutti , tutti studiano ora , Enrico mio . Pensa agli operai che vanno a scuola la sera dopo aver faticato tutta la giornata , alle donne , alle ragazze del popolo che vanno a scuola la domenica , dopo aver lavorato tutta la settimana , ai soldati che metton mano ai libri e ai quaderni quando tornano spossati dagli esercizi , pensa ai ragazzi muti e ciechi , che pure studiano , e fino ai prigionieri , che anch ' essi imparano a leggere e a scrivere . Pensa , la mattina quando esci ; che in quello stesso momento , nella tua stessa città , altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare . Ma che ! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell ' ora vanno a scuola in tutti i paesi , vedili con l ' immaginazione , che vanno , vanno , per i vicoli dei villaggi quieti , per le strade delle città rumorose , lungo le rive dei mari e dei laghi , dove sotto un sole ardente , dove tra le nebbie , in barca nei paesi intersecati da canali , a cavallo per le grandi pianure , in slitta sopra le nevi , per valli e per colline , a traverso a boschi e a torrenti , su per sentier solitari delle montagne , soli , a coppie , a gruppi , a lunghe file , tutti coi libri sotto il braccio , vestiti in mille modi , parlanti in mille lingue , dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell ' Arabia ombreggiate dalle palme , milioni e milioni , tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose , immagina questo vastissimo formicolìo di ragazzi di cento popoli , questo movimento immenso di cui fai parte , e pensa : - Se questo movimento cessasse , l ' umanità ricadrebbe nella barbarie , questo movimento è il progresso , la speranza , la gloria del mondo . - Coraggio dunque , piccolo soldato dell ' immenso esercito . I tuoi libri son le tue armi , la tua classe è la tua squadra , il campo di battaglia è la terra intera , e la vittoria è la civiltà umana . Non essere un soldato codardo , Enrico mio . TUO PADRE Il piccolo patriotta padovano Racconto mensile 29 , sabato Non sarò un soldato codardo , no ; ma ci andrei molto più volentieri alla scuola , se il maestro ci facesse ogni giorno un racconto come quello di questa mattina . Ogni mese , disse , ce ne farà uno , ce lo darà scritto , e sarà sempre il racconto d ' un atto bello e vero , compiuto da un ragazzo . Il piccolo patriotta padovano s ' intitola questo . Ecco il fatto . Un piroscafo francese partì da Barcellona , città della Spagna , per Genova , e c ' erano a bordo francesi , italiani , spagnuoli , svizzeri . C ' era , fra gli altri , un ragazzo di undici anni , mal vestito , solo , che se ne stava sempre in disparte , come un animale selvatico , guardando tutti con l ' occhio torvo . E aveva ben ragione di guardare tutti con l ' occhio torvo . Due anni prima , suo padre e sua madre , contadini nei dintorni di Padova , l ' avevano venduto al capo d ' una compagnia di saltimbanchi ; il quale , dopo avergli insegnato a fare i giochi a furia di pugni , di calci e di digiuni , se l ' era portato a traverso alla Francia e alla Spagna , picchiandolo sempre e non sfamandolo mai . Arrivato a Barcellona , non potendo più reggere alle percosse e alla fame , ridotto in uno stato da far pietà , era fuggito dal suo aguzzino , e corso a chieder protezione al Console d ' Italia , il quale , impietosito , l ' aveva imbarcato su quel piroscafo , dandogli una lettera per il Questore di Genova , che doveva rimandarlo ai suoi parenti ; ai parenti che l ' avevan venduto come una bestia . Il povero ragazzo era lacero e malaticcio . Gli avevan dato una cabina nella seconda classe . Tutti lo guardavano ; qualcuno lo interrogava : ma egli non rispondeva , e pareva che odiasse e disprezzasse tutti , tanto l ' avevano inasprito e intristito le privazioni e le busse . Tre viaggiatori , non di meno , a forza d ' insistere con le domande , riuscirono a fargli snodare la lingua , e in poche parole rozze , miste di veneto , di spagnuolo e di francese , egli raccontò la sua storia . Non erano italiani quei tre viaggiatori ; ma capirono , e un poco per compassione , un poco perché eccitati dal vino , gli diedero dei soldi , celiando e stuzzicandolo perché raccontasse altre cose ; ed essendo entrate nella sala , in quel momento , alcune signore , tutti e tre per farsi vedere , gli diedero ancora del denaro , gridando : - Piglia questo ! - Piglia quest ' altro ! - e facendo sonar le monete sulla tavola . Il ragazzo intascò ogni cosa , ringraziando a mezza voce , col suo fare burbero , ma con uno sguardo per la prima volta sorridente e affettuoso . Poi s ' arrampicò nella sua cabina , tirò la tenda , e stette queto , pensando ai fatti suoi . Con quei danari poteva assaggiare qualche buon boccone a bordo , dopo due anni che stentava il pane ; poteva comprarsi una giacchetta , appena sbarcato a Genova , dopo due anni che andava vestito di cenci ; e poteva anche , portandoli a casa , farsi accogliere da suo padre e da sua madre un poco più umanamente che non l ' avrebbero accolto se fosse arrivato con le tasche vuote . Erano una piccola fortuna per lui quei denari . E a questo egli pensava , racconsolato , dietro la tenda della sua cabina , mentre i tre viaggiatori discorrevano , seduti alla tavola da pranzo , in mezzo alla sala della seconda classe . Bevevano e discorrevano dei loro viaggi e dei paesi che avevan veduti , e di discorso in discorso , vennero a ragionare dell ' Italia . Cominciò uno a lagnarsi degli alberghi , un altro delle strade ferrate , e poi tutti insieme , infervorandosi , presero a dir male d ' ogni cosa . Uno avrebbe preferito di viaggiare in Lapponia ; un altro diceva di non aver trovato in Italia che truffatori e briganti ; il terzo , che gl ' impiegati italiani non sanno leggere . - Un popolo ignorante , - ripete il primo . - Sudicio , - aggiunse il secondo . - La ... - esclamò il terzo ; e voleva dir ladro , ma non poté finir la parola : una tempesta di soldi e di mezze lire si rovesciò sulle loro teste e sulle loro spalle , e saltellò sul tavolo e sull ' impiantito con un fracasso d ' inferno . Tutti e tre s ' alzarono furiosi , guardando all ' in su , e ricevettero ancora una manata di soldi in faccia . - Ripigliatevi i vostri soldi , - disse con disprezzo il ragazzo , affacciato fuor della tenda della cuccetta ; - io non accetto l ' elemosina da chi insulta il mio paese . NOVEMBRE Lo spazzacamino 1 , martedì Ieri sera andai alla Sezione femminile , accanto alla nostra , per dare il racconto del ragazzo padovano alla maestra di Silvia , che lo voleva leggere . Settecento ragazze ci sono ! Quando arrivai cominciavano a uscire , tutte allegre per le vacanze d ' Ognissanti e dei morti ; ed ecco una bella cosa che vidi . Di fronte alla porta della scuola , dall ' altra parte della via , stava con un braccio appoggiato al muro e colla fronte contro il braccio , uno spazzacamino , molto piccolo , tutto nero in viso , col suo sacco e il suo raschiatoio , e piangeva dirottamente , singhiozzando . Due o tre ragazze della seconda gli s ' avvicinarono e gli dissero : - Che hai che piangi a quella maniera ? - Ma egli non rispose , e continuava a piangere . - Ma di ' che cos ' hai , perché piangi ? - gli ripeterono le ragazze . E allora egli levò il viso dal braccio , - un viso di bambino , - e disse piangendo che era stato in varie case a spazzare , dove s ' era guadagnato trenta soldi , e li aveva persi , gli erano scappati per la sdrucitura d ' una tasca , - e faceva veder la sdrucitura , - e non osava più tornare a casa senza i soldi . - Il padrone mi bastona , - disse singhiozzando , e riabbandonò il capo sul braccio , come un disperato . Le bambine stettero a guardarlo , tutte serie . Intanto s ' erano avvicinate altre ragazze grandi e piccole , povere e signorine , con le loro cartelle sotto il braccio , e una grande , che aveva una penna azzurra sul cappello , cavò di tasca due soldi , e disse : - Io non ho che due soldi : facciamo la colletta . - Anch ' io ho due soldi , - disse un ' altra vestita di rosso ; - ne troveremo ben trenta fra tutte . - E allora cominciarono a chiamarsi : - Amalia ! - Luigia ! - Annina ! - Un soldo . - Chi ha dei soldi ? - Qua i soldi ! - Parecchie avevan dei soldi per comprarsi fiori o quaderni , e li portarono , alcune più piccole diedero dei centesimi ; quella della penna azzurra raccoglieva tutto , e contava a voce alta : - Otto , dieci , quindici ! - Ma ci voleva altro . Allora comparve una più grande di tutte , che pareva quasi una maestrina , e diede mezza lira , e tutte a farle festa . Mancavano ancora cinque soldi . - Ora vengono quelle della quarta che ne hanno , - disse una . Quelle della quarta vennero e i soldi fioccarono . Tutte s ' affollavano . Ed era bello a vedere quel povero spazzacamino in mezzo a tutte quelle vestine di tanti colori , a tutto quel rigirìo di penne , di nastrini , di riccioli . I trenta soldi c ' erano già , e ne venivano ancora , e le più piccine che non avevan denaro , si facevan largo tra le grandi porgendo i loro mazzetti di fiori , tanto per dar qualche cosa . Tutt ' a un tratto arrivò la portinaia gridando : - La signora Direttrice ! - Le ragazze scapparono da tutte le parti come uno stormo di passeri . E allora si vide il piccolo spazzacamino , solo in mezzo alla via , che s ' asciugava gli occhi , tutto contento , con le mani piene di denari , e aveva nell ' abbottonatura della giacchetta , nelle tasche , nel cappello tanti mazzetti di fiori , e c ' erano anche dei fiori per terra , ai suoi piedi . Il giorno dei morti 2 , mercoledì Questo giorno è consacrato alla commemorazione dei morti . Sai , Enrico , a quali morti dovreste tutti dedicare un pensiero in questo giorno , voi altri ragazzi ? A quelli che morirono per voi , per i ragazzi , per i bambini . Quanti ne morirono , e quanti ne muoiono di continuo ! Pensasti mai a quanti padri si logoraron la vita al lavoro , a quante madri discesero nella fossa innanzi tempo , consumate dalle privazioni a cui si condannarono per sostentare i loro figliuoli ? Sai quanti uomini si piantarono un coltello nel cuore per la disperazione di vedere i propri ragazzi nella miseria , e quante donne s ' annegarono o moriron di dolore o impazzirono per aver perduto un bambino ? Pensa a tutti quei morti , in questo giorno , Enrico . Pensa alle tante maestre che son morte giovani , intisichite dalle fatiche della scuola , per amore dei bambini , da cui non ebbero cuore di separarsi , pensa ai medici che morirono di malattie attaccaticcie , sfidate coraggiosamente per curar dei fanciulli ; pensa a tutti coloro che nei naufragi , negli incendi , nelle carestie , in un momento di supremo pericolo , cedettero all ' infanzia l ' ultimo tozzo di pane , l ' ultima tavola di salvamento , l ' ultima fune per scampare alle fiamme , e spirarono contenti del loro sacrificio , che serbava in vita un piccolo innocente . Sono innumerevoli , Enrico , questi morti ; ogni cimitero ne racchiude centinaia di queste sante creature , che se potessero levarsi un momento dalla fossa griderebbero il nome d ' un fanciullo , al quale sacrificarono i piaceri della gioventù , la pace della vecchiaia , gli affetti , l ' intelligenza , la vita : spose di vent ' anni , uomini nel fior delle forze , vecchie ottuagenarie , giovinetti , - martiri eroici e oscuri dell ' infanzia , - così grandi e così gentili , che non fa tanti fiori la terra , quanti ne dovremmo dare ai loro sepolcri . Tanto siete amati , o fanciulli ! Pensa oggi a quei morti con gratitudine , e sarai più buono e più affettuoso con tutti quelli che ti voglion bene e che fatican per te , caro figliuol mio fortunato , che nel giorno dei morti non hai ancora da piangere nessuno ! TUA MADRE Il mio amico Garrone 4 , venerdì Non furon che due giorni di vacanza e mi parve di star tanto tempo senza rivedere Garrone . Quanto più lo conosco , tanto più gli voglio bene , e così segue a tutti gli altri , fuorché ai prepotenti , che con lui non se la dicono , perché egli non lascia far prepotenze . Ogni volta che uno grande alza la mano su di uno piccolo , il piccolo grida : - Garrone ! - e il grande non picchia più . Suo padre è macchinista della strada ferrata ; egli cominciò tardi le scuole perché fu malato due anni . È il più alto e il più forte della classe , alza un banco con una mano , mangia sempre , è buono . Qualunque cosa gli domandino , matita , gomma , carta , temperino , impresta o dà tutto ; e non parla e non ride in iscuola : se ne sta sempre immobile nel banco troppo stretto per lui , con la schiena arrotondata e il testone dentro le spalle ; e quando lo guardo , mi fa un sorriso con gli occhi socchiusi come per dirmi : - Ebbene , Enrico , siamo amici ? - Ma fa ridere , grande e grosso com ' è , che ha giacchetta , calzoni , maniche , tutto troppo stretto e troppo corto , un cappello che non gli sta in capo , il capo rapato , le scarpe grosse , e una cravatta sempre attorcigliata come una corda . Caro Garrone , basta guardarlo in viso una volta per prendergli affetto . Tutti i più piccoli gli vorrebbero essere vicini di banco . Sa bene l ' aritmetica . Porta i libri a castellina , legati con una cigna di cuoio rosso . Ha un coltello col manico di madreperla che trovò l ' anno passato in piazza d ' armi , e un giorno si tagliò un dito fino all ' osso , ma nessuno in iscuola se n ' avvide , e a casa non rifiatò per non spaventare i parenti . Qualunque cosa si lascia dire per celia e mai non se n ' ha per male ; ma guai se gli dicono : - Non è vero , - quando afferma una cosa : getta fuoco dagli occhi allora , e martella pugni da spaccare il banco . Sabato mattina diede un soldo a uno della prima superiore , che piangeva in mezzo alla strada , perché gli avevan preso il suo , e non poteva più comprare il quaderno . Ora sono tre giorni che sta lavorando attorno a una lettera di otto pagine con ornati a penna nei margini per l ' onomastico di sua madre , che spesso viene a prenderlo , ed è alta e grossa come lui , e simpatica . Il maestro lo guarda sempre , e ogni volta che gli passa accanto gli batte la mano sul collo come a un buon torello tranquillo . Io gli voglio bene . Son contento quando stringo nella mia la sua grossa mano , che par la mano d ' un uomo . Sono così certo che rischierebbe la vita per salvare un compagno , che si farebbe anche ammazzare per difenderlo , si vede così chiaro nei suoi occhi ; e benché paia sempre che brontoli con quel vocione , è una voce che viene da un cor gentile , si sente . Il carbonaio e il signore 7 , lunedì Non l ' avrebbe mai detta Garrone , sicuramente , quella parola che disse ieri mattina Carlo Nobis a Betti . Carlo Nobis è superbo perché suo padre è un gran signore : un signore alto , con tutta la barba nera , molto serio , che viene quasi ogni giorno ad accompagnare il figliuolo . Ieri mattina Nobis si bisticciò con Betti , uno dei più piccoli , figliuolo d ' un carbonaio , e non sapendo più che rispondergli , perché aveva torto , gli disse forte : - Tuo padre è uno straccione . - Betti arrossì fino ai capelli , e non disse nulla , ma gli vennero le lacrime agli occhi , e tornato a casa ripeté la parola a suo padre ; ed ecco il carbonaio , un piccolo uomo tutto nero , che compare alla lezione del dopopranzo col ragazzo per mano , a fare le lagnanze al maestro . Mentre faceva le sue lagnanze al maestro , e tutti tacevano , il padre di Nobis , che levava il mantello al figliuolo , come al solito , sulla soglia dell ' uscio , udendo pronunciare il suo nome , entrò , e domandò spiegazione . - È quest ' operaio , - rispose il maestro , - che è venuto a lagnarsi perché il suo figliuolo Carlo disse al suo ragazzo : Tuo padre è uno straccione . Il padre di Nobis corrugò la fronte e arrossì leggermente . Poi domandò al figliuolo : - Hai detto quella parola ? Il figliuolo , - ritto in mezzo alla scuola , col capo basso , davanti al piccolo Betti , - non rispose . Allora il padre lo prese per un braccio e lo spinse più avanti in faccia a Betti , che quasi si toccavano , e gli disse : - Domandagli scusa . Il carbonaio volle interporsi , dicendo : - No , no . - Ma il signore non gli badò , e ripeté al figliuolo : - Domandagli scusa . Ripeti le mie parole . Io ti domando scusa della parola ingiuriosa , insensata , ignobile che dissi contro tuo padre , al quale il mio ... si tiene onorato di stringere la mano . Il carbonaio fece un gesto risoluto , come a dire : Non voglio . Il signore non gli diè retta , e il suo figliuolo disse lentamente , con un fil di voce , senza alzar gli occhi da terra : - Io ti domando scusa ... della parola ingiuriosa ... insensata ... ignobile , che dissi contro tuo padre , al quale il mio ... si tiene onorato di stringer la mano . Allora il signore porse la mano al carbonaio , il quale gliela strinse con forza , e poi subito con una spinta gettò il suo ragazzo fra le braccia di Carlo Nobis . - Mi faccia il favore di metterli vicini , - disse il signore al maestro . - Il maestro mise Betti nel banco di Nobis . Quando furono al posto , il padre di Nobis fece un saluto ed uscì . Il carbonaio rimase qualche momento sopra pensiero , guardando i due ragazzi vicini ; poi s ' avvicinò al banco , e fissò Nobis , con espressione d ' affetto e di rammarico , come se volesse dirgli qualcosa ; ma non disse nulla ; allungò la mano per fargli una carezza , ma neppure osò , e gli strisciò soltanto la fronte con le sue grosse dita . Poi s ' avviò all ' uscio , e voltatosi ancora una volta a guardarlo , sparì . - Ricordatevi bene di quel che avete visto , ragazzi , - disse il maestro , - questa è la più bella lezione dell ' anno . La maestra di mio fratello 10 , giovedì Il figliuolo del carbonaio fu scolaro della maestra Delcati che è venuta oggi a trovar mio fratello malaticcio , e ci ha fatto ridere a raccontarci che la mamma di quel ragazzo , due anni fa , le portò a casa una grande grembialata di carbone , per ringraziarla , che aveva dato la medaglia al figliuolo ; e s ' ostinava , povera donna , non voleva riportarsi il carbone a casa , e piangeva quasi , quando dovette tornarsene col grembiale pieno . Anche d ' un ' altra buona donna , ci ha detto , che le portò un mazzetto di fiori molto pesante , e c ' era dentro un gruzzoletto di soldi . Ci siamo molto divertiti a sentirla , e così mio fratello trangugiò la medicina , che prima non voleva . Quanta pazienza debbono avere con quei ragazzi della prima inferiore , tutti sdentati come vecchietti , che non pronunziano l ' erre e l ' esse , e uno tosse , l ' altro fila sangue dal naso , chi perde gli zoccoli sotto il banco , e chi bela perché s ' è punto con la penna , e chi piange perché ha comprato un quaderno numero due invece di numero uno . Cinquanta in una classe , che non san nulla , con quei manini di burro , e dover insegnare a scrivere a tutti ! Essi portano in tasca dei pezzi di regolizia , dei bottoni , dei turaccioli di boccetta , del mattone tritato , ogni specie di cose minuscole , e bisogna che la maestra li frughi ; ma nascondon gli oggetti fin nelle scarpe . E non stanno attenti : un moscone che entra per la finestra , mette tutti sottosopra , e l ' estate portano in iscuola dell ' erba e dei maggiolini , che volano in giro o cascano nei calamai e poi rigano i quaderni d ' inchiostro . La maestra deve far la mamma con loro , aiutarli a vestirsi , fasciare le dita punte , raccattare i berretti che cascano , badare che non si scambino i cappotti , se no poi gnaulano e strillano . Povere maestre ! E ancora vengono le mamme a lagnarsi : come va , signorina , che il mio bambino ha perso la penna ? com ' è che il mio non impara niente ? perché non dà la menzione al mio , che sa tanto ? perché non fa levar quel chiodo dal banco che ha stracciato i calzoni al mio Piero ? Qualche volta s ' arrabbia coi ragazzi la maestra di mio fratello , e quando non ne può più , si morde un dito , per non lasciar andare una pacca ; perde la pazienza , ma poi si pente , e carezza il bimbo che ha sgridato ; scaccia un monello di scuola , ma si ribeve le lacrime , e va in collera coi parenti che fan digiunare i bimbi per castigo . È giovane e grande la maestra Delcati , e vestita bene , bruna e irrequieta , che fa tutto a scatto di molla , e per un nulla si commove , e allora parla con grande tenerezza . - Ma almeno i bimbi le si affezionano ? - le ha detto mia madre . - Molti sì , - ha risposto , - ma poi , finito l ' anno , la maggior parte non ci guardan più . Quando sono coi maestri , si vergognano quasi d ' essere stati da noi , da una maestra . Dopo due anni di cure , dopo che s ' è amato tanto un bambino , ci fa tristezza separarci da lui , ma si dice : - Oh di quello lì son sicura ; quello lì mi vorrà bene . - Ma passano le vacanze , si rientra alla scuola , gli corriamo incontro : - O bambino , bambino mio ! - E lui volta il capo da un ' altra parte . - Qui la maestra s ' è interrotta . - Ma tu non farai così piccino ? - ha detto poi , alzandosi con gli occhi umidi , e baciando mio fratello , - tu non la volterai la testa dall ' altra parte , non è vero ? non la rinnegherai la tua povera amica . Mia madre 10 , giovedì In presenza della maestra di tuo fratello tu mancasti di rispetto a tua madre ! Che questo non avvenga mai più , Enrico , mai più ! La tua parola irriverente m ' è entrata nel cuore come una punta d ' acciaio . Io pensai a tua madre quando , anni sono , stette chinata tutta una notte sul tuo piccolo letto , a misurare il tuo respiro , piangendo sangue dall ' angoscia e battendo i denti dal terrore , ché credeva di perderti , ed io temevo che smarrisse la ragione ; e a quel pensiero provai un senso di ribrezzo per te . Tu , offender tua madre ! tua madre che darebbe un anno di felicità per risparmiarti un ' ora di dolore , che mendicherebbe per te , che si farebbe uccidere per salvarti la vita ! Senti , Enrico . Fissati bene in mente questo pensiero . Immagina pure che ti siano destinati nella vita molti giorni terribili ; il più terribile di tutti sarà il giorno in cui perderai tua madre . Mille volte , Enrico , quando già sarai uomo , forte , provato a tutte le lotte , tu la invocherai , oppresso da un desiderio immenso di risentire un momento la sua voce e di rivedere le sue braccia aperte per gettarviti singhiozzando , come un povero fanciullo senza protezione e senza conforto . Come ti ricorderai allora d ' ogni amarezza che le avrai cagionato , e con che rimorsi le sconterai tutte , infelice ! Non sperar serenità nella tua vita , se avrai contristato tua madre . Tu sarai pentito , le domanderai perdono , venererai la sua memoria ; - inutilmente , - la coscienza non ti darà pace , quella immagine dolce e buona avrà sempre per te un ' espressione di tristezza e di rimprovero che ti metterà l ' anima alla tortura . O Enrico , bada : questo è il più sacro degli affetti umani , disgraziato chi lo calpesta . L ' assassino che rispetta sua madre ha ancora qualcosa di onesto e di gentile nel cuore , il più glorioso degli uomini , che l ' addolori e l ' offenda , non è che una vile creatura . Che non t ' esca mai più dalla bocca una dura parola per colei che ti diede la vita . E se una ancora te ne sfuggisse , non sia il timore di tuo padre , sia l ' impulso dell ' anima che ti getti ai suoi piedi , a supplicarla che col bacio del perdono ti cancelli dalla fronte il marchio dell ' ingratitudine . Io t ' amo , figliuol mio , tu sei la speranza più cara della mia vita ; ma vorrei piuttosto vederti morto che ingrato a tua madre . Va ' , e per un po ' di tempo non portarmi più la tua carezza ; non te la potrei ricambiare col cuore . TUO PADRE Il mio compagno Coretti 13 , domenica Mio padre mi perdonò ; ma io rimasi un poco triste , e allora mia madre mi mandò col figliuolo grande del portinaio a fare una passeggiata sul corso . A metà circa del corso , passando vicino a un carro fermo davanti a una bottega , mi sento chiamare per nome , mi volto : era Coretti , il mio compagno di scuola , con la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pelo di gatto tutto sudato e allegro , che aveva un gran carico di legna sulle spalle . Un uomo ritto sul carro gli porgeva una bracciata di legna per volta , egli le pigliava e le portava nella bottega di suo padre , dove in fretta e in furia le accatastava . - Che fai , Coretti ? - gli domandai . - Non vedi ? - rispose , tendendo le braccia per pigliare il carico , - ripasso la lezione . Io risi . Ma egli parlava sul serio , e presa la bracciata di legna , cominciò a dire correndo : - Chiamansi accidenti del verbo ... le sue variazioni secondo il numero ... secondo il numero e la persona ... E poi , buttando giù la legna e accatastandola : - secondo il tempo ... secondo il tempo a cui si riferisce l ' azione ... E tornando verso il carro a prendere un ' altra bracciata : - secondo il modo in cui l ' azione è enunciata . Era la nostra lezione di grammatica per il giorno dopo . - Che vuoi , - mi disse , - metto il tempo a profitto . Mio padre è andato via col garzone per una faccenda . Mia madre è malata . Tocca a me a scaricare . Intanto ripasso la grammatica . È una lezione difficile oggi . Non riesco a pestarmela nella testa . Mio padre ha detto che sarà qui alle sette per darvi i soldi , - disse poi all ' uomo del carro . Il carro partì . - Vieni un momento in bottega , - mi disse Coretti . Entrai : era uno stanzone pieno di cataste di legna e di fascine , con una stadera da una parte . - Oggi è giorno di sgobbo , te lo accerto io , - ripigliò Coretti ; - debbo fare il lavoro a pezzi e a bocconi . Stavo scrivendo le proposizioni , è venuta gente a comprare . Mi son rimesso a scrivere , eccoti il carro . Questa mattina ho già fatto due corse al mercato delle legna in piazza Venezia . Non mi sento più le gambe e ho le mani gonfie . Starei fresco se avessi il lavoro di disegno ! - E intanto dava un colpo di scopa alle foglie secche e ai fuscelli che coprivano l ' ammattonato . - Ma dove lo fai il lavoro , Coretti ? - gli domandai . - Non qui di certo , - riprese ; - vieni a vedere ; - e mi condusse in uno stanzino dietro la bottega , che serve da cucina e da stanza da mangiare , con un tavolo in un canto , dove ci aveva i libri e i quaderni , e il lavoro incominciato . - Giusto appunto , disse , - ho lasciato la seconda risposta per aria : col cuoio si fanno le calzature , le cinghie ... Ora ci aggiungo le valigie . - E presa la penna , si mise a scrivere con la sua bella calligrafia . - C ' è nessuno ? - s ' udì gridare in quel momento dalla bottega . Era una donna che veniva a comprar fascinotti . - Eccomi , - rispose Coretti ; e saltò di là , pesò i fascinotti , prese i soldi , corse in un angolo a segnar la vendita in uno scartafaccio e ritornò al suo lavoro , dicendo : - Vediamo un po ' se mi riesce di finire il periodo . - E scrisse : le borse da viaggio , gli zaini per i soldati . - Ah il mio povero caffè che scappa via ! - gridò all ' improvviso e corse al fornello a levare la caffettiera dal fuoco . - È il caffè per la mamma , - disse ; - bisognò bene che imparassi a farlo . Aspetta un po ' che glie lo portiamo ; così ti vedrà , le farà piacere . Son sette giorni che è a letto ... Accidenti del verbo ! Mi scotto sempre le dita con questa caffettiera . Che cosa ho da aggiungere dopo gli zaini per i soldati ? Ci vuole qualche altra cosa e non la trovo . Vieni dalla mamma . Aperse un uscio , entrammo in un ' altra camera piccola : c ' era la mamma di Coretti in un letto grande , con un fazzoletto bianco intorno al capo . - Ecco il caffè , mamma , - disse Coretti porgendo la tazza ; - questo è un mio compagno di scuola . - Ah ! bravo il signorino , - mi disse la donna ; - viene a far visita ai malati , non è vero ? Intanto Coretti accomodava i guanciali dietro alle spalle di sua madre , raggiustava le coperte del letto , riattizzava il fuoco , cacciava il gatto dal cassettone . - Vi occorre altro , mamma ? - domandò poi , ripigliando la tazza . - Li avete presi i due cucchiaini di siroppo ? Quando non ce ne sarà più darò una scappata dallo speziale . Le legna sono scaricate . Alle quattro metterò la carne al fuoco , come avete detto , e quando passerà la donna del burro le darò quegli otto soldi . Tutto andrà bene , non vi date pensiero . - Grazie , figliuolo , - rispose la donna ; - povero figliuolo , va ' ! Egli pensa a tutto . Volle che pigliassi un pezzo di zucchero , e poi Coretti mi mostrò un quadretto , il ritratto in fotografia di suo padre , vestito da soldato , con la medaglia al valore , che guadagnò nel '66 , nel quadrato del principe Umberto ; lo stesso viso del figliuolo , con quegli occhi vivi e quel sorriso così allegro . Tornammo nella cucina . - Ho trovato la cosa , - disse Coretti , e aggiunse sul quaderno : si fanno anche i finimenti dei cavalli . - Il resto lo farò stasera , starò levato fino a più tardi . Felice te che hai tutto il tempo per studiare e puoi ancora andare a passeggio ! E sempre gaio e lesto , rientrato in bottega , cominciò a mettere dei pezzi di legno sul cavalletto e a segarli per mezzo , e diceva : - Questa è ginnastica ! Altro che la spinta delle braccia avanti . Voglio che mio padre trovi tutte queste legna segate quando torna a casa : sarà contento . Il male è che dopo aver segato faccio dei t e degli l , che paion serpenti , come dice il maestro . Che ci ho da fare ? Gli dirò che ho dovuto menar le braccia . Quello che importa è che la mamma guarisca presto , questo sì . Oggi sta meglio , grazie al cielo . La grammatica la studierò domattina al canto del gallo . Oh ! ecco la carretta coi ceppi ! Al lavoro . Una carretta carica di ceppi si fermò davanti alla bottega . Coretti corse fuori a parlar con l ' uomo poi tornò . - Ora non posso più tenerti compagnia , - mi disse ; - a rivederci domani . Hai fatto bene a venirmi a trovare . Buona passeggiata ! Felice te . E strettami la mano , corse a pigliar il primo ceppo , e ricominciò a trottare fra il carro e la bottega , col viso fresco come una rosa sotto al suo berretto di pel di gatto , e vispo che metteva allegrezza a vederlo Felice te ! egli mi disse . Ah no , Coretti , no : sei tu il più felice , tu perché studi e lavori di più , perché sei più utile a tuo padre e a tua madre , perché sei più buono , cento volte più buono e più bravo di me , caro compagno mio . Il Direttore 18 , venerdì Coretti era contento questa mattina perché è venuto ad assistere al lavoro d ' esame mensile il suo maestro di seconda , Coatti , un omone con una grande capigliatura crespa , una gran barba nera , due grandi occhi scuri , e una voce da bombarda ; il quale minaccia sempre i ragazzi di farli a pezzi e di portarli per il collo in Questura , e fa ogni specie di facce spaventevoli ; ma non castiga mai nessuno , anzi sorride sempre dentro la barba , senza farsi scorgere . Otto sono , con Coatti , i maestri , compreso un supplente piccolo e senza barba , che pare un giovinetto . C ' è un maestro di quarta , zoppo , imbacuccato in una grande cravatta di lana , sempre tutto pieno di dolori , e si prese quei dolori quando era maestro rurale , in una scuola umida dove i muri gocciolavano . Un altro maestro di quarta è vecchio e tutto bianco ed è stato maestro dei ciechi . Ce n ' è uno ben vestito , con gli occhiali , e due baffetti biondi , che chiamavano l ' avvocatino , perché facendo il maestro studiò da avvocato e prese la laurea , e fece anche un libro per insegnare a scriver le lettere . Invece quello che c ' insegna la ginnastica è un tipo di soldato , è stato con Garibaldi , e ha sul collo la cicatrice d ' una ferita di sciabola toccata alla battaglia di Milazzo . Poi c ' è il Direttore , alto , calvo con gli occhiali d ' oro , con la barba grigia che gli vien sul petto , tutto vestito di nero e sempre abbottonato fin sotto il mento ; così buono coi ragazzi , che quando entrano tutti tremanti in Direzione , chiamati per un rimprovero , non li sgrida , ma li piglia per le mani , e dice tante ragioni , che non dovevan far così , e che bisogna che si pentano , e che promettano d ' esser buoni , e parla con tanta buona maniera e con una voce così dolce che tutti escono con gli occhi rossi , più confusi che se li avesse puniti . Povero Direttore , egli è sempre il primo al suo posto , la mattina , a aspettare gli scolari e a dar retta ai parenti , e quando i maestri son già avviati verso casa , gira ancora intorno alla scuola a vedere che i ragazzi non si caccino sotto le carrozze , o non si trattengan per le strade a far querciola , o a empir gli zaini di sabbia o di sassi ; e ogni volta che appare a una cantonata , così alto e nero , stormi di ragazzi scappano da tutte le parti , piantando lì il giuoco dei pennini e delle biglie , ed egli li minaccia con l ' indice da lontano , con la sua aria amorevole e triste . Nessuno l ' ha più visto ridere , dice mia madre , dopo che gli è morto il figliuolo ch ' era volontario nell ' esercito ; ed egli ha sempre il suo ritratto davanti agli occhi , sul tavolino della Direzione . E se ne voleva andare dopo quella disgrazia ; aveva già fatto la sua domanda di riposo al Municipio , e la teneva sempre sul tavolino , aspettando di giorno in giorno a mandarla , perché gli rincresceva di lasciare i fanciulli . Ma l ' altro giorno pareva deciso , e mio padre ch ' era con lui nella Direzione , gli diceva : - Che peccato che se ne vada , signor Direttore ! - quando entrò un uomo a fare iscrivere un ragazzo , che passava da un ' altra sezione alla nostra perché aveva cambiato di casa . A veder quel ragazzo il Direttore fece un atto di meraviglia , - lo guardò un pezzo , guardò il ritratto che tien sul tavolino e tornò a guardare il ragazzo , tirandoselo fra le ginocchia e facendogli alzare il viso . Quel ragazzo somigliava tutto al suo figliuolo morto . Il Direttore disse : - Va bene ; - fece l ' iscrizione , congedò padre e figlio , e restò pensieroso . - Che peccato che se ne vada ! - ripeté mio padre . E allora il Direttore prese la sua domanda di riposo , la fece in due pezzi e disse : - Rimango . I soldati 22 , martedì Il suo figliuolo era volontario nell ' esercito quando morì : per questo il Direttore va sempre sul corso a veder passare i soldati , quando usciamo dalla scuola . Ieri passava un reggimento di fanteria , e cinquanta ragazzi si misero a saltellare intorno alla banda musicale , cantando e battendo il tempo colle righe sugli zaini e sulle cartelle . Noi stavamo in un gruppo , sul marciapiede a guardare : Garrone , strizzato nei suoi vestiti troppo stretti , che addentava un gran pezzo di pane ; Votini , quello ben vestito , che si leva sempre i peluzzi dai panni ; Precossi , il figliuolo del fabbro , con la giacchetta di suo padre , e il calabrese , e il muratorino , e Crossi con la sua testa rossa , e Franti con la sua faccia tosta , e anche Robetti , il figliuolo del capitano d ' artiglieria , quello che salvò un bambino dall ' omnibus , e che ora cammina con le stampelle . Franti fece una risata in faccia a un soldato che zoppicava . Ma subito si sentì la mano d ' un uomo sulla spalla : si voltò : era il Direttore . - Bada , - gli disse il Direttore ; - schernire un soldato quand ' è nelle file , che non può né vendicarsi né rispondere , è come insultare un uomo legato : è una viltà . - Franti scomparve . I soldati passavano a quattro a quattro , sudati e coperti di polvere , e i fucili scintillavano al sole . Il Direttore disse : - Voi dovete voler bene ai soldati , ragazzi . Sono i nostri difensori , quelli che andrebbero a farsi uccidere per noi , se domani un esercito straniero minacciasse il nostro paese . Sono ragazzi anch ' essi , hanno pochi anni più di voi ; e anch ' essi vanno a scuola ; e ci sono poveri e signori , fra loro , come fra voi , e vengono da tutte le parti d ' Italia . Vedete , si posson quasi riconoscere al viso : passano dei Siciliani , dei Sardi , dei Napoletani , dei Lombardi . Questo poi è un reggimento vecchio , di quelli che hanno combattuto nel 1848 . I soldati non son più quelli , ma la bandiera è sempre la stessa . Quanti erano già morti per il nostro paese intorno a quella bandiera venti anni prima che voi nasceste ! - Eccola qui , - disse Garrone . E infatti si vedeva poco lontano la bandiera , che veniva innanzi , al di sopra delle teste dei soldati . - Fate una cosa , figliuoli , - disse il Direttore , - fate il vostro saluto di scolari , con la mano alla fronte , quando passano i tre colori . - La bandiera , portata da un ufficiale , ci passò davanti , tutta lacera e stinta , con le medaglie appese all ' asta . Noi mettemmo la mano alla fronte , tutt ' insieme . L ' ufficiale ci guardò , sorridendo , e ci restituì il saluto con la mano . - Bravi , ragazzi , - disse uno dietro di noi . Ci voltammo a guardare : era un vecchio che aveva all ' occhiello del vestito il nastrino azzurro della campagna di Crimea : un ufficiale pensionato . - Bravi , - disse , - avete fatto una cosa bella . - Intanto la banda del reggimento svoltava in fondo al corso , circondata da una turba di ragazzi , e cento grida allegre accompagnavan gli squilli delle trombe come un canto di guerra . - Bravi , - ripeté il vecchio ufficiale , guardandoci ; - chi rispetta la bandiera da piccolo la saprà difender da grande . Il protettore di Nelli 23 , mercoledì Anche Nelli , ieri , guardava i soldati , povero gobbino , ma con un ' aria così , come se pensasse : - Io non potrò esser mai un soldato ! - Egli è buono , studia ; ma è così magrino e smorto , e respira a fatica . Porta sempre un lungo grembiale di tela nera lucida . Sua madre è una signora piccola a bionda , vestita di nero , e vien sempre a prenderlo al finis , perché non esca nella confusione , con gli altri ; e lo accarezza . I primi giorni , perché ha quella disgrazia d ' esser gobbo , molti ragazzi lo beffavano e gli picchiavan sulla schiena con gli zaini ; ma egli non si rivoltava mai , e non diceva mai nulla a sua madre , per non darle quel dolore di sapere che suo figlio era lo zimbello dei compagni ; lo schernivano , ed egli piangeva e taceva , appoggiando la fronte sul banco . Ma una mattina saltò su Garrone e disse : - Il primo che tocca Nelli gli do uno scapaccione che gli faccio far tre giravolte ! - Franti non gli badò , lo scapaccione partì , l ' amico fece le tre giravolte , e dopo d ' allora nessuno toccò più Nelli . Il maestro gli mise Garrone vicino , nello stesso banco . Si sono fatti amici . Nelli s ' è affezionato molto a Garrone . Appena entra nella scuola , cerca subito se c ' è Garrone . Non va mai via senza dire : - Addio , Garrone . - E così fa Garrone con lui . Quando Nelli lascia cascar la penna o un libro sotto il banco , subito , perché non faccia fatica a chinarsi , Garrone si china e gli porge il libro o la penna ; e poi l ' aiuta a rimetter la roba nello zaino , e a infilarsi il cappotto . Per questo Nelli gli vuol bene , e lo guarda sempre , e quando il maestro lo loda è contento , come se lodasse lui . Ora bisogna che Nelli , finalmente , abbia detto tutto a sua madre , e degli scherni dei primi giorni e di quello che gli facevan patire , e poi del compagno che lo difese e che gli ha posto affetto , perché , ecco quello che accadde questa mattina . Il maestro mi mandò a portare al Direttore il programma della lezione , mezz ' ora prima del finis , ed io ero nell ' ufficio quando entrò una signora bionda e vestita di nero , la mamma di Nelli , la quale disse : - Signor Direttore , c ' è nella classe del mio figliuolo un ragazzo che si chiama Garrone ? - C ' è , - rispose il Direttore . - Vuol aver la bontà di farlo venire un momento qui , che gli ho da dire una parola ? - Il Direttore chiamò il bidello e lo mandò in iscuola , e dopo un minuto ecco lì Garrone sull ' uscio con la sua testa grossa e rapata , tutto stupito . Appena lo vide , la signora gli corse incontro , gli gettò le mani sulle spalle e gli diede tanti baci sulla testa dicendo : - Sei tu , Garrone , l ' amico del mio figliuolo , il protettore del mio povero bambino , sei tu , caro , bravo ragazzo , sei tu ! - Poi frugò in furia nelle tasche e nella borsa , e non trovando nulla , si staccò dal collo una catenella con una crocina , e la mise al collo di Garrone , sotto la cravatta , e gli disse : - Prendila , portala per mia memoria , caro ragazzo , per memoria della mamma di Nelli , che ti ringrazia e ti benedice . Il primo della classe 25 , venerdì Garrone s ' attira l ' affetto di tutti ; Derossi , l ' ammirazione . Ha preso la prima medaglia , sarà sempre il primo anche quest ' anno , nessuno può competer con lui , tutti riconoscono la sua superiorità in tutte le materie . È il primo in aritmetica , in grammatica , in composizione , in disegno , capisce ogni cosa al volo , ha una memoria meravigliosa , riesce in tutto senza sforzo , pare che lo studio sia un gioco per lui ... Il maestro gli disse ieri : - Hai avuto dei grandi doni da Dio , non hai altro da fare che non sciuparli . - E per di più è grande , bello , con una gran corona di riccioli biondi , lesto che salta un banco appoggiandovi una mano su ; e sa già tirare di scherma . Ha dodici anni , è figliuolo d ' un negoziante , va sempre vestito di turchino con dei bottoni dorati , sempre vivo , allegro , grazioso con tutti , e aiuta quanti può all ' esame , e nessuno ha mai osato fargli uno sgarbo o dirgli una brutta parola . Nobis e Franti soltanto lo guardano per traverso e Votini schizza invidia dagli occhi ; ma egli non se n ' accorge neppure . Tutti gli sorridono e lo pigliano per una mano o per un braccio quando va attorno a raccogliere i lavori , con quella sua maniera graziosa . Egli regala dei giornali illustrati , dei disegni , tutto quello che a casa regalano a lui , ha fatto per il calabrese una piccola carta geografica delle Calabrie ; e dà tutto ridendo , senza badarci , come un gran signore , senza predilezioni per alcuno . È impossibile non invidiarlo , non sentirsi da meno di lui in ogni cosa . Ah ! io pure , come Votini , l ' invidio . E provo un ' amarezza , quasi un certo dispetto contro di lui , qualche volta , quando stento a fare il lavoro a casa , e penso che a quell ' ora egli l ' ha già fatto , benissimo e senza fatica . Ma poi , quando torno alla scuola , a vederlo così bello , ridente , trionfante , a sentir come risponde alle interrogazioni del maestro franco e sicuro , e com ' è cortese e come tutti gli voglion bene , allora ogni amarezza , ogni dispetto mi va via dal cuore , e mi vergogno d ' aver provato quei sentimenti . Vorrei essergli sempre vicino allora ; vorrei poter fare tutte le scuole con lui ; la sua presenza , la sua voce mi mette coraggio , voglia di lavorare , allegrezza , piacere . Il maestro gli ha dato da copiare il racconto mensile che leggerà domani : La piccola vedetta lombarda ; egli lo copiava questa mattina , ed era commosso da quel fatto eroico , tutto acceso nel viso , cogli occhi umidi e con la bocca tremante ; e io lo guardavo , com ' era bello e nobile ! Con che piacere gli avrei detto sul viso , francamente : - Derossi , tu vali in tutto più di me ! Tu sei un uomo a confronto mio ! Io ti rispetto e ti ammiro ! La piccola vedetta lombarda Racconto mensile 26 , sabato Nel 1859 , durante la guerra per la liberazione della Lombardia , pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino , vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci , in una bella mattinata del mese di giugno , un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo andava di lento passo , per un sentiero solitario , verso il nemico , esplorando attentamente la campagna . Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente , e tutti guardavano lontano , davanti a sé , con occhio fisso , muti , preparati a veder da un momento all ' altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici . Arrivarono così a una casetta rustica , circondata di frassini , davanti alla quale se ne stava tutto solo un ragazzo d ' una dozzina d ' anni , che scortecciava un piccolo ramo con un coltello , per farsene un bastoncino ; da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore ; dentro non c ' era nessuno : i contadini , messa fuori la bandiera , erano scappati , per paura degli Austriaci . Appena visti i cavalleggieri , il ragazzo buttò via il bastone e si levò il berretto . Era un bel ragazzo , di viso ardito , con gli occhi grandi e celesti , coi capelli biondi e lunghi ; era in maniche di camicia , e mostrava il petto nudo . - Che fai qui ? - gli domandò l ' ufficiale , fermando il cavallo . - Perché non sei fuggito con la tua famiglia ? - Io non ho famiglia , - rispose il ragazzo . - Sono un trovatello . Lavoro un po ' per tutti . Son rimasto qui per veder la guerra . - Hai visto passare degli Austriaci ? - No , da tre giorni . L ' ufficiale stette un poco pensando ; poi saltò giù da cavallo , e lasciati i soldati lì , rivolti verso il nemico , entrò nella casa e salì sul tetto ... La casa era bassa ; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna . - Bisogna salir sugli alberi , - disse l ' ufficiale , e discese . Proprio davanti all ' aia si drizzava un frassino altissimo e sottile , che dondolava la vetta nell ' azzurro . L ' ufficiale rimase un po ' sopra pensiero , guardando ora l ' albero ora i soldati ; poi tutt ' a un tratto domandò al ragazzo : - Hai buona vista , tu , monello ? - Io ? - rispose il ragazzo . - Io vedo un passerotto lontano un miglio . - Saresti buono a salire in cima a quell ' albero ? - In cima a quell ' albero ? io ? In mezzo minuto ci salgo . - E sapresti dirmi quello che vedi di lassù , se c ' è soldati austriaci da quella parte , nuvoli di polvere , fucili che luccicano , cavalli ? - Sicuro che saprei . - Che cosa vuoi per farmi questo servizio ? - Che cosa voglio ? - disse il ragazzo sorridendo . - Niente . Bella cosa ! E poi ... se fosse per i tedeschi , a nessun patto ; ma per i nostri ! Io sono lombardo . - Bene . Va su dunque . - Un momento , che mi levi le scarpe . Si levò le scarpe , si strinse la cinghia dei calzoni , buttò nell ' erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino - Ma bada ... - esclamò l ' ufficiale , facendo l ' atto di trattenerlo , come preso da un timore improvviso . Il ragazzo si voltò a guardarlo , coi suoi begli occhi celesti , in atto interrogativo . - Niente , - disse l ' ufficiale ; - va su . Il ragazzo andò su , come un gatto . - Guardate davanti a voi , - gridò l ' ufficiale ai soldati . In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell ' albero , avviticchiato al fusto , con le gambe fra le foglie , ma col busto scoperto , e il sole gli batteva sul capo biondo , che pareva d ' oro . L ' ufficiale lo vedeva appena , tanto era piccino lassù . - Guarda dritto e lontano , - gridò l ' ufficiale . Il ragazzo , per veder meglio , staccò la mano destra dall ' albero e se la mise alla fronte . - Che cosa vedi ? - domandò l ' ufficiale . Il ragazzo chinò il viso verso di lui , e facendosi portavoce della mano , rispose : - Due uomini a cavallo , sulla strada bianca . - A che distanza di qui ? - Mezzo miglio . - Movono ? - Son fermi . - Che altro vedi ? - domandò l ' ufficiale , dopo un momento di silenzio . - Guarda a destra . Il ragazzo guardò a destra . Poi disse : - Vicino al cimitero , tra gli alberi , c ' è qualche cosa che luccica . Paiono baionette . - Vedi gente ? - No . Saran nascosti nel grano . In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l ' aria e andò a morire lontano dietro alla casa . - Scendi , ragazzo ! - gridò l ' ufficiale . - T ' han visto . Non voglio altro . Vien giù . - Io non ho paura , - rispose il ragazzo . - Scendi ... - ripeté l ' ufficiale , - che altro vedi , a sinistra ? - A sinistra ? - Sì , a sinistra Il ragazzo sporse il capo a sinistra ; in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l ' aria . Il ragazzo si riscosse tutto . - Accidenti ! - esclamò . - L ' hanno proprio con me ! - La palla gli era passata poco lontano . - Scendi ! - gridò l ' ufficiale , imperioso e irritato . - Scendo subito , - rispose il ragazzo . - Ma l ' albero mi ripara , non dubiti . A sinistra , vuole sapere ? - A sinistra , - rispose l ' ufficiale ; - ma scendi . - A sinistra , - gridò il ragazzo , sporgendo il busto da quella parte , - dove c ' è una cappella , mi par di veder ... Un terzo fischio rabbioso passò in alto , e quasi ad un punto si vide il ragazzo venir giù , trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami , e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte . - Maledizione ! - gridò l ' ufficiale , accorrendo . Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe , supino ; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto , a sinistra . Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo ; l ' ufficiale si chinò e gli aprì la camicia : la palla gli era entrata nel polmone sinistro . - È morto ! - esclamò l ' ufficiale . - No , vive ! - rispose il sergente . - Ah ! povero ragazzo ! bravo ragazzo ! - gridò l ' ufficiale ; - coraggio ! coraggio ! - Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita , il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo : era morto . L ' ufficiale impallidì , e lo guardò fisso per un momento ; poi lo adagiò col capo sull ' erba ; s ' alzò , e stette a guardarlo ; anche il sergente e i due soldati , immobili , lo guardavano : gli altri stavan rivolti verso il nemico . - Povero ragazzo ! - ripeté tristemente l ' ufficiale . - Povero e bravo ragazzo ! Poi s ' avvicinò alla casa , levò dalla finestra la bandiera tricolore , e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto , lasciandogli il viso scoperto . Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe , il berretto , il bastoncino e il coltello . Stettero ancora un momento silenziosi ; poi l ' ufficiale si rivolse al sergente e gli disse : - Lo manderemo a pigliare dall ' ambulanza ; è morto da soldato : lo seppelliranno i soldati . - Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano , e gridò : - A cavallo . - Tutti balzarono in sella , il drappello si riunì e riprese il suo cammino . E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra . Al tramontar del sole , tutta la linea degli avamposti italiani s ' avanzava verso il nemico , e per lo stesso cammino percorso la mattina dal drappello di cavalleria , procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri , il quale , pochi giorni innanzi , aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino . La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti . Il sentiero , fiancheggiato da un rigagnolo , passava a pochi passi di distanza dalla casa . Quando i primi ufficiali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore , lo salutarono con la sciabola ; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo , ch ' era tutta fiorita , strappò due fiori e glieli gettò . Allora tutti i bersaglieri , via via che passavano , strapparono dei fiori e li gettarono al morto . In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori , e ufficiali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando : - Bravo , piccolo lombardo ! - Addio , ragazzo ! - A te , biondino ! - Evviva ! - Gloria ! - Addio ! - Un ufficiale gli gettò la sua medaglia al valore , un altro andò a baciargli la fronte . E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi , sul petto insanguinato , sul capo biondo . Ed egli se ne dormiva là nell ' erba , ravvolto nella sua bandiera , col viso bianco e quasi sorridente , povero ragazzo , come se sentisse quei saluti , e fosse contento d ' aver dato la vita per la sua Lombardia . I poveri 29 , martedì Dare la vita per il proprio paese , come il ragazzo lombardo , è una grande virtù , ma tu non trascurare le virtù piccole , figliuolo . Questa mattina , camminando davanti a me quando tornavamo dalla scuola , passasti accanto a una povera , che teneva fra le ginocchia un bambino stentito e smorto , e che ti domandò l ' elemosina . Tu la guardasti e non le desti nulla , e pure ci avevi dei soldi in tasca . Senti , figliuolo . Non abituarti a passare indifferente davanti alla miseria che tende la mano , e tanto meno davanti a una madre che chiede un soldo per il suo bambino . Pensa che forse quel bambino aveva fame ! pensa allo strazio di quella povera donna . Te lo immagini il singhiozzo disperato di tua madre , quando un giorno ti dovesse dire . - Enrico , oggi non posso darti nemmen del pane ? - Quand ' io do un soldo a un mendico , ed egli mi dice . - Dio conservi la salute a lei e alle sue creature ! - tu non puoi comprendere la dolcezza che mi danno al cuore quelle parole , la gratitudine che sento per quel povero . Mi par davvero che quel buon augurio debba conservarsi in buona salute per molto tempo , e ritorno a casa contento . e penso : Oh ! quel povero m ' ha reso assai più di quanto gli ho dato ! Ebbene , fa ch ' io senta qualche volta quel buon augurio provocato , meritato da te , togli tratto tratto un soldo dalla tua piccola borsa per lasciarlo cadere nella mano d ' un vecchio senza sostegno , d ' una madre senza pane , d ' un bimbo senza madre . I poveri amano l ' elemosina dei ragazzi perché non li umilia , e perché i ragazzi , che han bisogno di tutti , somigliano a loro . vedi che ce n ' è sempre intorno alle scuole , dei poveri . L ' elemosina d ' un uomo è un atto di carità , ma quella d ' un fanciullo è insieme un atto di carità e una carezza , capisci ? È come se dalla sua mano cadessero insieme un soldo e un fiore . Pensa che a te non manca nulla , ma che a loro manca tutto ; che mentre tu vuoi esser felice , a loro basta di non morire . Pensa che è un orrore che in mezzo a tanti palazzi , per le vie dove passan carrozze e bambini vestiti di velluto , ci siano delle donne , dei bimbi che non hanno da mangiare . Non aver da mangiare , Dio mio ! Dei ragazzi come te , buoni come te , intelligenti come te , che in mezzo a una grande città non han da mangiare , come belve perdute in un deserto ! Oh mai più , Enrico , non passare mai più davanti a una madre che méndica senza metterle un soldo nella mano ! TUA MADRE DICEMBRE Il trafficante 1 , giovedì Mio padre vuole che ogni giorno di vacanza io mi faccia venire a casa uno de ' miei compagni , o che vada a trovarlo , per farmi a poco a poco amico di tutti . Domenica andrò a passeggiare con Votini , quello ben vestito , che si liscia sempre , e che ha tanta invidia di Derossi . Oggi intanto è venuto a casa Garoffi , quello lungo e magro , col naso a becco di civetta e gli occhi piccoli e furbi , che par che frughino per tutto . È figliuolo d ' un droghiere . È un bell ' originale . Egli conta sempre i soldi che ha in tasca , conta sulle dita lesto lesto , e fa qualunque moltiplicazione senza tavola pitagorica . E rammucchia , ha già un libretto della Cassa scolastica di risparmio . Sfido , non spende mai un soldo , e se gli casca un centesimo sotto i banchi , è capace di cercarlo per una settimana . Fa come le gazze , dice Derossi . Tutto quello che trova , penne logore , francobolli usati , spilli , colaticci di candele , tutto raccatta . Son già più di due anni che raccoglie francobolli , e n ' ha già delle centinaia d ' ogni paese , in un grande album , che venderà poi al libraio , quando sarà tutto pieno . Intanto il libraio gli dà i quaderni gratis perché egli conduce molti ragazzi alla sua bottega . In iscuola traffica sempre , fa ogni giorno vendite d ' oggetti , lotterie , baratti ; poi si pente del baratto e rivuole la sua roba ; compra per due e smercia per quattro ; gioca ai pennini e non perde mai ; rivende giornali vecchi al tabaccaio , e ha un quadernino dove nota i suoi affari , tutto pieno di somme e di sottrazioni . Alla scuola non studia che l ' aritmetica , e se desidera la medaglia non è che per aver l ' entrata gratis al teatro delle marionette . A me piace , mi diverte . Abbiamo giocato a fare il mercato , coi pesi e le bilancie : egli sa il prezzo giusto di tutte le cose , conosce i pesi e fa dei bei cartocci spedito , come i bottegai . Dice che appena finite le scuole metterà su un negozio , un commercio nuovo , che ha inventato lui . È stato tutto contento ché gli ho dato dei francobolli esteri , e m ' ha detto appuntino quando si rivende ciascuno per le collezioni . Mio padre , fingendo di legger la gazzetta , lo stava a sentire , e si divertiva . Egli ha sempre le tasche gonfie delle sue piccole mercanzie , che ricopre con un lungo mantello nero , e par continuamente sopra pensiero e affaccendato , come un negoziante . Ma quello che gli sta più a cuore è la sua collezione di francobolli : questa è il suo tesoro , e ne parla sempre , come se dovesse cavarne una fortuna . I compagni gli danno dell ' avaraccio , dell ' usuraio . Io non so . Gli voglio bene , m ' insegna molte cose , mi sembra un uomo . Coretti , il figliuolo del rivenditore di legna , dice ch ' egli non darebbe i suoi francobolli neanche per salvar la vita a sua madre . Mio padre non lo crede . - Aspetta ancora a giudicarlo , - m ' ha detto ; - egli ha quella passione ; ma ha cuore . Vanità 5 , lunedì Ieri andai a far la passeggiata per il viale di Rivoli con Votini e suo padre . Passando per via Dora Grossa , vedemmo Stardi , quello che tira calci ai disturbatori , fermo impalato davanti a una vetrina di librario , cogli occhi fissi sopra una carta geografica ; e chi sa da quanto tempo era là , perché egli studia anche per la strada : ci rese a mala pena il saluto , quel rusticone . Votini era vestito bene , anche troppo : aveva gli stivali di marocchino trapunti di rosso , un vestito con ricami e nappine di seta , un cappello di castoro bianco e l ' orologio . E si pavoneggiava . Ma la sua vanità doveva capitar male questa volta . Dopo aver corso un bel pezzo su per il viale , lasciandoci molto addietro suo padre , che andava adagio , ci fermammo a un sedile di pietra , accanto a un ragazzo vestito modestamente , che pareva stanco , e pensava , col capo basso . Un uomo , che doveva essere suo padre , andava e veniva sotto gli alberi , leggendo la gazzetta . Ci sedemmo . Votini si mise tra me e il ragazzo . E subito si ricordò d ' essere vestito bene , e volle farsi ammirare e invidiare dal suo vicino . Alzò un piede e mi disse : - Hai visto i miei stivali da ufficiale ? - Lo disse per farli guardar da quell ' altro . Ma quegli non gli badò . Allora abbassò il piede , e mi mostrò le sue nappine di seta , e mi disse , guardando di sott ' occhio il ragazzo , che quelle nappine di seta non gli piacevano , e che le volea far cambiare in bottoni d ' argento . Ma il ragazzo non guardò neppure le nappine . Votini allora si mise a far girare sulla punta dell ' indice il suo bellissimo cappello di castoro bianco . Ma il ragazzo , pareva che lo facesse per punto , non degnò d ' uno sguardo nemmeno il cappello . Votini , che si cominciava a stizzire , tirò fuori l ' orologio l ' aperse , mi fece veder le rote . Ma quegli non voltò la testa . - È d ' argento dorato ? - gli domandai . - No , - rispose , - è d ' oro . - Ma non sarà tutto d ' oro , - dissi , - ci sarà anche dell ' argento . - Ma no ! - egli ribatté ; - e per costringere il ragazzo a guardare gli mise l ' orologio davanti al viso e gli disse : - Di ' tu , guarda , non è vero che è tutto d ' oro ? Il ragazzo rispose secco : - Non lo so . - Oh ! oh ! - esclamò Votini , pien di rabbia , - che superbia ! Mentre diceva questo , sopraggiunse suo padre , che sentì : guardò un momento fisso quel ragazzo , poi disse bruscamente al figliuolo : - Taci ; - e chinatosi al suo orecchio soggiunse : - È cieco . Votini balzò in piedi , con un fremito , e guardò il ragazzo nel viso . Aveva le pupille vitree , senza espressione , senza sguardo . Votini rimase avvilito , senza parola , con gli occhi a terra . Poi balbettò : - Mi rincresce ... non lo sapevo . Ma il cieco , che aveva capito tutto , disse con un sorriso buono e malinconico : - Oh ! non fa nulla . Ebbene , è vano ; ma non ha mica cattivo cuore Votini . Per tutta la passeggiata non rise più . La prima nevicata 10 , sabato Addio passeggiate a Rivoli . Ecco la bella amica dei ragazzi ! Ecco la prima neve ! Fin da ieri sera vien giù a fiocchi fitti e larghi come fiori di gelsomino . Era un piacere questa mattina alla scuola vederla venire contro le vetrate e ammontarsi sui davanzali ; anche il maestro guardava e si fregava le mani , e tutti eran contenti pensando a fare alle palle , e al ghiaccio che verrà dopo , e al focolino di casa . Non c ' era che Stardi che non ci badasse , tutto assorto nella lezione , coi pugni stretti alle tempie . Che bellezza , che festa fu all ' uscita ! tutti a scavallar per la strada , gridando e sbracciando , e a pigliar manate di neve e a zampettarci dentro come cagnolini nell ' acqua . I parenti che aspettavan fuori avevano gli ombrelli bianchi , la guardia civica aveva l ' elmetto bianco , tutti i nostri zaini in pochi momenti furon bianchi . Tutti parevan fuor di sé dall ' allegrezza , perfino Precossi , il figliuolo del fabbro , quello pallidino che non ride mai , e Robetti , quello che salvò il bimbo dall ' omnibus , poverino , che saltellava con le sue stampelle . Il calabrese , che non aveva mai toccato neve , se ne fece una pallottola e si mise a mangiarla come una pesca ; Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , se n ' empì lo zaino ; e il muratorino ci fece scoppiar da ridere , quando mio padre lo invitò a venir domani a casa nostra : egli aveva la bocca piena di neve , e non osando né sputarla né mandarla giù , stava lì ingozzato a guardarci , e non rispondeva . Anche le maestre uscivan dalla scuola di corsa , ridendo ; anche la mia maestra di prima superiore , poveretta , correva a traverso al nevischio , riparandosi il viso col suo velo verde , e tossiva . E intanto centinaia di ragazze della sezione vicina passavano strillando e galoppando su quel tappeto candido , e i maestri e i bidelli e la guardia gridavano : - A casa ! A casa ! - ingoiando fiocchi di neve e imbiancandosi i baffi e la barba . Ma anch ' essi ridevano di quella baldoria di scolari che festeggiavan l ' inverno ... - Voi festeggiate l ' inverno ... Ma ci son dei ragazzi che non hanno né panni , né scarpe , né fuoco . Ce ne son migliaia i quali scendono ai villaggi , con un lungo cammino , portando nelle mani sanguinanti dai geloni un pezzo di legno per riscaldare la scuola . Ci sono centinaia di scuole quasi sepolte fra la neve , nude e tetre come spelonche , dove i ragazzi soffocano dal fumo o battono i denti dal freddo , guardando con terrore i fiocchi bianchi che scendono senza fine , che s ' ammucchiano senza posa sulle loro capanne lontane , minacciate dalle valanghe . Voi festeggiate l ' inverno , ragazzi . Pensate alle migliaia di creature a cui l ' inverno porta la miseria e la morte . TUO PADRE Il muratorino 11 , domenica Il « muratorino » è venuto oggi , in cacciatora , tutto vestito di roba smessa di suo padre , ancora bianca di calcina e di gesso . Mio padre lo desiderava anche più di me che venisse . Come ci fece piacere ! Appena entrato , si levò il cappello a cencio ch ' era tutto bagnato di neve e se lo ficcò in un taschino ; poi venne innanzi , con quella sua andatura trascurata d ' operaio stanco , rivolgendo qua e là il visetto tondo come una mela , col suo naso a pallottola ; e quando fu nella sala da desinare , data un ' occhiata in giro ai mobili , e fissati gli occhi sur un quadretto che rappresenta Rigoletto , un buffone gobbo , fece il « muso di lepre » . È impossibile trattenersi dal ridere a vedergli fare il muso di lepre . Ci mettemmo a giocare coi legnetti : egli ha un ' abilità straordinaria a far torri e ponti , che par che stian su per miracolo , e ci lavora tutto serio , con la pazienza di un uomo . Fra una torre e l ' altra , mi disse della sua famiglia : stanno in una soffitta , suo padre va alle scuole serali a imparar a leggere , sua madre è biellese . E gli debbono voler bene , si capisce , perché è vestito così da povero figliuolo , ma ben riparato dal freddo , coi panni ben rammendati , con la cravatta annodata bene dalla mano di sua madre . Suo padre , mi disse , è un pezzo d ' uomo , un gigante , che stenta a passar per le porte ; ma buono , e chiama sempre il figliuolo « muso di lepre » ; il figliuolo , invece , è piccolino . Alle quattro si fece merenda insieme con pane e zebibbo , seduti sul sofà , e quando ci alzammo , non so perché , mio padre non volle che ripulissi la spalliera che il muratorino aveva macchiata di bianco con la sua giacchetta : mi trattenne la mano e ripulì poi lui , di nascosto . Giocando , il muratorino perdette un bottone della cacciatora , e mia madre glie l ' attaccò , ed egli si fece rosso e stette a vederla cucire tutto meravigliato e confuso , trattenendo il respiro . Poi gli diedi a vedere degli album di caricature ed egli , senz ' avvedersene , imitava le smorfie di quelle facce , così bene , che anche mio padre rideva . Era tanto contento quando andò via , che dimenticò di rimettersi in capo il berretto a cencio , e arrivato sul pianerottolo , per mostrarmi la sua gratitudine mi fece ancora una volta il muso di lepre . Egli si chiama Antonio Rabucco , e ha otto anni e otto mesi ... - Lo sai , figliuolo , perché non volli che ripulissi il sofà ? Perché ripulirlo , mentre il tuo compagno vedeva , era quasi un fargli rimprovero d ' averlo insudiciato . E questo non stava bene , prima perché non l ' aveva fatto apposta , e poi perché l ' aveva fatto coi panni di suo padre , il quale se li è ingessati lavorando ; e quello che si fa lavorando non è sudiciume : è polvere , è calce , è vernice , è tutto quello che vuoi , ma non sudiciume . Il lavoro non insudicia . Non dir mai d ' un operaio che vien dal lavoro : - È sporco . - Devi dire : - Ha sui panni i segni , le tracce del suo lavoro . Ricordatene . E vogli bene al muratorino , prima perché è tuo compagno , poi perché è figliuolo d ' un operaio . TUO PADRE Una palla di neve 16 , venerdì E sempre nevica , nevica . Seguì un brutto caso , questa mattina , con la neve , all ' uscir dalla scuola . Un branco di ragazzi , appena sboccati sul Corso , si misero a tirar palle , con quella neve acquosa , che fa le palle sode e pesanti come pietre . Molta gente passava sul marciapiedi . Un signore gridò : - Smettete , monelli ! - e proprio in quel punto si udì un grido acuto dall ' altra parte della strada , e si vide un vecchio che aveva perduto il cappello e barcollava , coprendosi il viso con le mani , e accanto a lui un ragazzo che gridava : - Aiuto ! Aiuto ! - Subito accorse gente da ogni parte . Era stato colpito da una palla in un occhio . Tutti i ragazzi si sbandarono fuggendo come saette . Io stavo davanti alla bottega del libraio , dov ' era entrato mio padre , e vidi arrivar di corsa parecchi miei compagni che si mescolarono fra gli altri vicini a me , e finsero di guardar le vetrine : c ' era Garrone , con la sua solita pagnotta in tasca , Coretti , il muratorino , e Garoffi , quello dei francobolli . Intanto s ' era fatta folla intorno al vecchio , e una guardia ed altri correvano qua e là minacciando e domandando : - Chi è ? chi è stato ? Sei tu ? Dite chi è stato ! - e guardavan le mani ai ragazzi , se le avevan bagnate di neve . Garoffi era accanto a me : m ' accorsi che tremava tutto , e che avea il viso bianco come un morto . - Chi è ? Chi è stato ? - continuava a gridare la gente . - Allora intesi Garrone che disse piano a Garoffi : - Su , vatti a presentare ; sarebbe una vigliaccheria lasciar agguantare qualcun altro . - Ma io non l ' ho fatto apposta ! - rispose Garoffi , tremando come una foglia . - Non importa fa il tuo dovere , - ripeté Garrone . - Ma io non ho coraggio ! - Fatti coraggio , t ' accompagno io . - E la guardia e gli altri gridavan sempre più forte : - Chi è ? Chi è stato ? Un occhiale in un occhio gli han fatto entrare ! L ' hanno accecato ! Briganti ! - Io credetti che Garoffi cascasse in terra . - Vieni , - gli disse risolutamente Garrone , - io ti difendo , - e afferratolo per un braccio lo spinse avanti , sostenendolo , come un malato . La gente vide e capì subito , e parecchi accorsero coi pugni alzati . Ma Garrone si fece in mezzo , gridando : - Vi mettete in dieci uomini contro un ragazzo ? - Allora quelli ristettero , e una guardia civica pigliò Garoffi per mano e lo condusse , aprendo la folla , a una bottega di pastaio , dove avevano ricoverato il ferito . Vedendolo , riconobbi subito il vecchio impiegato , che sta al quarto piano di casa nostra , col suo nipotino . Era adagiato sur una seggiola , con un fazzoletto sugli occhi . - Non l ' ho fatto apposta ! - diceva singhiozzando Garoffi , mezzo morto dalla paura , - non l ' ho fatto apposta ! - Due o tre persone lo spinsero violentemente nella bottega , gridando : - La fronte a terra ! Domanda perdono ! - e lo gettarono a terra . Ma subito due braccia vigorose lo rimisero in piedi e una voce risoluta disse : - No , signori ! - Era il nostro Direttore , che avea visto tutto . - Poiché ha avuto il coraggio di presentarsi , - soggiunse - nessuno ha il diritto di avvilirlo . Tutti stettero zitti . - Domanda perdono , - disse il Direttore a Garoffi . Garoffi , scoppiando in pianto , abbracciò le ginocchia del vecchio , e questi , cercata con la mano la testa di lui , gli carezzò i capelli . Allora tutti dissero : - Va ' , ragazzo , va ' , torna a casa ! - E mio padre mi tirò fuori della folla e mi disse strada facendo : - Enrico , in un caso simile , avresti il coraggio di fare il tuo dovere , di andar a confessare la tua colpa ? - Io gli risposi di sì . Ed egli : - Dammi la tua parola di ragazzo di cuore e d ' onore che lo faresti . - Ti do la mia parola , padre mio ! Le maestre 17 , sabato Garoffi stava tutto pauroso , quest ' oggi , ad aspettare una grande risciacquata del maestro ; ma il maestro non è comparso , e poiché mancava anche il supplente , è venuta a far scuola la signora Cromi , la più attempata delle maestre , che ha due figliuoli grandi e ha insegnato a leggere e a scrivere a parecchie signore che ora vengono ad accompagnare i loro ragazzi alla Sezione Baretti . Era triste , oggi , perché ha un figliuolo malato . Appena che la videro , cominciarono a fare il chiasso . Ma essa con voce lenta e tranquilla disse : - Rispettate i miei capelli bianchi : io non sono soltanto una maestra , sono una madre ; - e allora nessuno osò più di parlare , neanche quella faccia di bronzo di Franti , che si contentò di farle le beffe di nascosto . Nella classe della Cromi fu mandata la Delcati , maestra di mio fratello , e al posto della Delcati , quella che chiamano « la monachina » , perché è sempre vestita di scuro , con un grembiale nero , e ha un viso piccolo e bianco , i capelli sempre lisci gli occhi chiari chiari , e una voce sottile , che par sempre che mormori preghiere . E non si capisce , dice mia madre : è così mite e timida , con quel filo di voce sempre eguale , che appena si sente , e non grida , non s ' adira mai : eppure tiene i ragazzi quieti che non si sentono , i più monelli chinano il capo solo che li ammonisca col dito , pare una chiesa la sua scuola , e per questo anche chiamano lei la monachina . Ma ce n ' è un ' altra che mi piace pure : la maestrina della prima inferiore numero 3 , quella giovane col viso color di rosa , che ha due belle pozzette nelle guancie , e porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta di vetro giallo appesa al collo . È sempre allegra , tien la classe allegra , sorride sempre , grida sempre con la sua voce argentina che par che canti , picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per impor silenzio ; poi quando escono , corre come una bambina dietro all ' uno e all ' altro , per rimetterli in fila ; e a questo tira su il bavero , a quell ' altro abbottona il cappotto perché non infreddino , li segue fin nella strada perché non s ' accapiglino , supplica i parenti che non li castighino a casa , porta delle pastiglie a quei che han la tosse , impresta il suo manicotto a quelli che han freddo ; ed è tormentata continuamente dai più piccoli che le fanno carezze e le chiedon dei baci tirandola pel velo e per la mantiglia ; ma essa li lascia fare e li bacia tutti , ridendo , e ogni giorno ritorna a casa arruffata e sgolata , tutta ansante e tutta contenta , con le sue belle pozzette e la sua penna rossa . È anche maestra di disegno delle ragazze , e mantiene col proprio lavoro sua madre e suo fratello . In casa del ferito 18 , domenica È con la maestra dalla penna rossa il nipotino del vecchio impiegato che fu colpito all ' occhio dalla palla di neve di Garoffi : lo abbiamo visto oggi , in casa di suo zio , che lo tiene come un figliuolo . Io avevo terminato di scrivere il racconto mensile per la settimana ventura , Il piccolo scrivano fiorentino , che il maestro mi diede a copiare ; e mio padre mi ha detto : - Andiamo su al quarto piano , a veder come sta dell ' occhio quel signore . - Siamo entrati in una camera quasi buia , dov ' era il vecchio a letto , seduto , con molti cuscini dietro le spalle ; accanto al capezzale sedeva sua moglie , e c ' era in un canto il nipotino che si baloccava . Il vecchio aveva l ' occhio bendato . È stato molto contento di veder mio padre , ci ha fatto sedere e ha detto che stava meglio , che l ' occhio non era perduto , non solo , ma che a capo di pochi giorni sarebbe guarito . - Fu una disgrazia , - ha soggiunto ; - mi duole dello spavento che deve aver avuto quel povero ragazzo . - Poi ci ha parlato del medico , che doveva venir a quell ' ora , a curarlo . Proprio in quel punto , suona il campanello . - È il medico , - dice la signora . La porta s ' apre ... E chi vedo ? Garoffi col suo mantello lungo , ritto sulla soglia , col capo chino , che non aveva coraggio di entrare . - Chi è ? - domanda il malato . - È il ragazzo che tirò la palla , - dice mio padre . - E il vecchio allora : - O povero ragazzo ! vieni avanti ; sei venuto a domandar notizie del ferito , non è vero ? Ma va meglio , sta tranquillo , va meglio , son quasi guarito . Vieni qua . - Garoffi , confuso che non ci vedeva più , s ' è avvicinato al letto , forzandosi per non piangere , e il vecchio l ' ha carezzato , ma egli non poteva parlare . - Grazie , ha detto il vecchio , - va pure a dire a tuo padre e a tua madre che tutto va bene , che non si dian più pensiero . - Ma Garoffi non si moveva , pareva che avesse qualcosa da dire , ma non osava . - Che mi hai da dire ? che cosa vuoi dire ? - Io ... nulla . - Ebbene , addio , a rivederci , ragazzo ; vattene pure col cuore in pace . Garoffi è andato fino alla porta , ma là s ' è fermato , e s ' è volto indietro verso il nipotino , che lo seguitava , e lo guardava curiosamente . Tutt ' a un tratto , cavato di sotto al mantello un oggetto , lo mette in mano al ragazzo , dicendogli in fretta : - È per te , - e via come un lampo . Il ragazzo porta l ' oggetto allo zio ; vedono che c ' è scritto su : Ti regalo questo ; guardan dentro , e fanno un ' esclamazione di stupore . Era l ' album famoso , con la sua collezione di francobolli , che il povero Garoffi aveva portato , la collezione di cui parlava sempre , su cui aveva fondato tante speranze , e che gli era costata tante fatiche ; era il suo tesoro , povero ragazzo , era metà del suo sangue , che in cambio del perdono egli regalava ! Il piccolo scrivano fiorentino Racconto mensile Faceva la quarta elementare . Era un grazioso fiorentino di dodici anni , nero di capelli e bianco di viso , figliuolo maggiore d ' un impiegato delle strade ferrate , il quale , avendo molta famiglia e poco stipendio , viveva nelle strettezze . Suo padre lo amava ed era assai buono e indulgente con lui : indulgente in tutto fuorché in quello che toccava la scuola : in questo pretendeva molto e si mostrava severo perché il figliuolo doveva mettersi in grado di ottener presto un impiego per aiutar la famiglia ; e per valer presto qualche cosa gli bisognava faticar molto in poco tempo . E benché il ragazzo studiasse , il padre lo esortava sempre a studiare . Era già avanzato negli anni , il padre , e il troppo lavoro l ' aveva anche invecchiato prima del tempo . Non di meno , per provvedere ai bisogni della famiglia , oltre al molto lavoro che gl ' imponeva il suo impiego , pigliava ancora qua e là dei lavori straordinari di copista , e passava una buona parte della notte a tavolino . Da ultimo aveva preso da una Casa editrice , che pubblicava giornali e libri a dispense , l ' incarico di scriver sulle fasce il nome e l ' indirizzo degli abbonati e guadagnava tre lire per ogni cinquecento di quelle strisciole di carta , scritte in caratteri grandi e regolari . Ma questo lavoro lo stancava , ed egli se ne lagnava spesso con la famiglia , a desinare . - I miei occhi se ne vanno , - diceva , - questo lavoro di notte mi finisce . - Il figliuolo gli disse un giorno : - Babbo , fammi lavorare in vece tua ; tu sai che scrivo come te , tale e quale . - Ma il padre gli rispose : - No figliuolo ; tu devi studiare ; la tua scuola è una cosa molto più importante delle mie fasce ; avrei rimorsi di rubarti un ' ora ; ti ringrazio , ma non voglio , e non parlarmene più . Il figliuolo sapeva che con suo padre , in quelle cose , era inutile insistere , e non insistette . Ma ecco che cosa fece . Egli sapeva che a mezzanotte in punto suo padre smetteva di scrivere , e usciva dal suo stanzino da lavoro per andare nella camera da letto . Qualche volta l ' aveva sentito : scoccati i dodici colpi al pendolo , aveva sentito immediatamente il rumore della seggiola smossa e il passo lento di suo padre . Una notte aspettò ch ' egli fosse a letto , si vestì piano piano , andò a tentoni nello stanzino , riaccese il lume a petrolio , sedette alla scrivania , dov ' era un mucchio di fasce bianche e l ' elenco degli indirizzi , e cominciò a scrivere , rifacendo appuntino la scrittura di suo padre . E scriveva di buona voglia , contento , con un po ' di paura , e le fasce s ' ammontavano , e tratto tratto egli smetteva la penna per fregarsi le mani , e poi ricominciava con più alacrità , tendendo l ' orecchio , e sorrideva . Centosessanta ne scrisse : una lira ! Allora si fermò , rimise la penna dove l ' aveva presa , spense il lume , e tornò a letto , in punta di piedi . Quel giorno , a mezzodì , il padre sedette a tavola di buon umore . Non s ' era accorto di nulla . Faceva quel lavoro meccanicamente , misurandolo a ore e pensando ad altro , e non contava le fasce scritte che il giorno dopo . Sedette a tavola di buonumore , e battendo una mano sulla spalla al figliuolo : - Eh , Giulio , - disse , - è ancora un buon lavoratore tuo padre , che tu credessi ! In due ore ho fatto un buon terzo di lavoro più del solito , ieri sera . La mano è ancora lesta , e gli occhi fanno ancora il loro dovere . - E Giulio , contento , muto , diceva tra sé : « Povero babbo , oltre al guadagno , io gli dò ancora questa soddisfazione , di credersi ringiovanito . Ebbene , coraggio » . Incoraggiato dalla buona riuscita , la notte appresso , battute le dodici , su un ' altra volta , e al lavoro . E così fece per varie notti . E suo padre non s ' accorgeva di nulla . Solo una volta , a cena , uscì in quest ' esclamazione : - È strano , quanto petrolio va in questa casa da un po ' di tempo ! Giulio ebbe una scossa ; ma il discorso si fermò lì . E il lavoro notturno andò innanzi . Senonché , a rompersi così il sonno ogni notte , Giulio non riposava abbastanza , la mattina si levava stanco , e la sera , facendo il lavoro di scuola , stentava a tener gli occhi aperti . Una sera , - per la prima volta in vita sua , - s ' addormentò sul quaderno . - Animo ! animo ! - gli gridò suo padre , battendo le mani , - al lavoro ! - Egli si riscosse e si rimise al lavoro . Ma la sera dopo , e i giorni seguenti , fu la cosa medesima , e peggio : sonnecchiava sui libri , si levava più tardi del solito , studiava la lezione alla stracca , pareva svogliato dello studio . Suo padre cominciò a osservarlo , poi a impensierirsi , e in fine a fargli dei rimproveri . Non glie ne aveva mai dovuto fare ! - Giulio , - gli disse una mattina , - tu mi ciurli nel manico , tu non sei più quel d ' una volta . Non mi va questo . Bada , tutte le speranze della famiglia riposano su di te . Io son malcontento , capisci ! - A questo rimprovero , il primo veramente severo ch ' ei ricevesse , il ragazzo si turbò . E « sì , - disse tra sé , - è vero ; così non si può continuare ; bisogna che l ' inganno finisca » . Ma la sera di quello stesso giorno , a desinare , suo padre uscì a dire con molta allegrezza : - Sapete che in questo mese ho guadagnato trentadue lire di più che nel mese scorso , a far fasce ! - e dicendo questo , tirò di sotto alla tavola un cartoccio di dolci , che aveva comprati per festeggiare coi suoi figliuoli il guadagno straordinario , e che tutti accolsero battendo le mani . E allora Giulio riprese animo , e disse in cuor suo : « No , povero babbo , io non cesserò d ' ingannarti ; io farò degli sforzi più grandi per studiar lungo il giorno ; ma continuerò a lavorare di notte per te e per tutti gli altri » . E il padre soggiunse : - Trentadue lire di più ! Son contento ... Ma è quello là , - e indicò Giulio , - che mi dà dei dispiaceri . - E Giulio ricevé il rimprovero in silenzio , ricacciando dentro due lagrime che volevano uscire ; ma sentendo ad un tempo nel cuore una grande dolcezza . E seguitò a lavorare di forza . Ma la fatica accumulandosi alla fatica , gli riusciva sempre più difficile di resistervi . La cosa durava da due mesi . Il padre continuava a rimbrottare il figliuolo e a guardarlo con occhio sempre più corrucciato . Un giorno andò a chiedere informazioni al maestro , e il maestro gli chiese : - Sì , fa , fa , perché ha intelligenza . Ma non ha più la voglia di prima . Sonnecchia , sbadiglia , è distratto . Fa delle composizioni corte , buttate giù in fretta , in cattivo carattere . Oh ! potrebbe far molto , ma molto di più . - Quella sera il padre prese il ragazzo in disparte e gli disse parole più gravi di quante ei ne avesse mai intese . - Giulio , tu vedi ch ' io lavoro , ch ' io mi logoro la vita per la famiglia . Tu non mi assecondi . Tu non hai cuore per me , né per i tuoi fratelli , né per tua madre ! - Ah no ! non lo dire , babbo ! - gridò il figliuolo scoppiando in pianto , e aprì la bocca per confessare ogni cosa . Ma suo padre l ' interruppe , dicendo : - Tu conosci le condizioni della famiglia ; sai se c ' è bisogno di buon volere e di sacrifici da parte di tutti . Io stesso , vedi , dovrei raddoppiare il mio lavoro . Io contavo questo mese sopra una gratificazione di cento lire alle strade ferrate , e ho saputo stamani che non avrò nulla ! - A quella notizia , Giulio ricacciò dentro subito la confessione che gli stava per fuggire dall ' anima , e ripeté risolutamente a sé stesso : « No , babbo , io non ti dirò nulla ; io custodirò il segreto per poter lavorare per te ; del dolore di cui ti son cagione , ti compenso altrimenti ; per la scuola studierò sempre abbastanza da esser promosso ; quello che importa è di aiutarti a guadagnar la vita , e di alleggerirti la fatica che t ' uccide » . E tirò avanti , e furono altri due mesi di lavoro di notte e di spossatezza di giorno , di sforzi disperati del figliuolo e di rimproveri amari del padre . Ma il peggio era che questi s ' andava via via raffreddando col ragazzo , non gli parlava più che di rado , come se fosse un figliuolo intristito , da cui non restasse più nulla a sperare , e sfuggiva quasi d ' incontrare il suo sguardo . E Giulio se n ' avvedeva , e ne soffriva , e quando suo padre voltava le spalle , gli mandava un bacio furtivamente , sporgendo il viso , con un sentimento di tenerezza pietosa e triste ; e tra per il dolore e per la fatica , dimagrava e scoloriva , e sempre più era costretto a trasandare i suoi studi . E capiva bene che avrebbe dovuto finirla un giorno , e ogni sera si diceva : - Questa notte non mi leverò più ; - ma allo scoccare delle dodici , nel momento in cui avrebbe dovuto riaffermare vigorosamente il suo proposito , provava un rimorso , gli pareva , rimanendo a letto , di mancare a un dovere , di rubare una lira a suo padre e alla sua famiglia . E si levava , pensando che una qualche notte suo padre si sarebbe svegliato e l ' avrebbe sorpreso , o che pure si sarebbe accorto dell ' inganno per caso , contando le fasce due volte ; e allora tutto sarebbe finito naturalmente , senza un atto della sua volontà , ch ' egli non si sentiva il coraggio di compiere . E così continuava . Ma una sera , a desinare , il padre pronunciò una parola che fu decisiva per lui . Sua madre lo guardò , e parendole di vederlo più malandato e più smorto del solito , gli disse : - Giulio , tu sei malato . - E poi , voltandosi al padre , ansiosamente : - Giulio è malato . Guarda com ' è pallido ! Giulio mio , cosa ti senti ? - Il padre gli diede uno sguardo di sfuggita , e disse : - È la cattiva coscienza che fa la cattiva salute . Egli non era così quando era uno scolaro studioso e un figliuolo di cuore . - Ma egli sta male ! - esclamò la mamma . - Non me ne importa più ! - rispose il padre . Quella parola fu una coltellata al cuore per il povero ragazzo . Ah ! non glie ne importava più . Suo padre che tremava , una volta , solamente a sentirlo tossire ! Non l ' amava più dunque , non c ' era più dubbio ora , egli era morto nel cuore di suo padre ... « Ah ! no , padre mio , - disse tra sé il ragazzo , col cuore stretto dall ' angoscia , - ora è finita davvero , io senza il tuo affetto non posso vivere , lo rivoglio intero , ti dirò tutto , non t ' ingannerò più , studierò come prima ; nasca quel che nasca , purché tu torni a volermi bene , povero padre mio ! Oh questa volta son ben sicuro della mia risoluzione ! » Ciò non di meno , quella notte si levò ancora , per forza d ' abitudine , più che per altro ; e quando fu levato , volle andare a salutare , a riveder per qualche minuto , nella quiete della notte , per l ' ultima volta , quello stanzino dove aveva tanto lavorato segretamente , col cuore pieno di soddisfazione e di tenerezza . E quando si ritrovò al tavolino , col lume acceso , e vide quelle fasce bianche , su cui non avrebbe scritto mai più quei nomi di città e di persone che oramai sapeva a memoria , fu preso da una grande tristezza , e con un atto impetuoso ripigliò la penna , per ricominciare il lavoro consueto . Ma nello stender la mano urtò un libro , e il libro cadde . Il sangue gli diede un tuffo . Se suo padre si svegliava ! Certo non l ' avrebbe sorpreso a commettere una cattiva azione , egli stesso aveva ben deciso di dirgli tutto ; eppure ... il sentir quel passo avvicinarsi , nell ' oscurità ; - l ' esser sorpreso a quell ' ora , in quel silenzio ; - sua madre che si sarebbe svegliata e spaventata , - e il pensar per la prima volta che suo padre avrebbe forse provato un ' umiliazione in faccia sua , scoprendo ogni cosa ... tutto questo lo atterriva , quasi . - Egli tese l ' orecchio , col respiro sospeso ... Non sentì rumore . Origliò alla serratura dell ' uscio che aveva alle spalle : nulla . Tutta la casa dormiva . Suo padre non aveva inteso . Si tranquillò . E ricominciò a scrivere . E le fasce s ' ammontavano sulle fasce . Egli sentì il passo cadenzato delle guardie civiche giù nella strada deserta ; poi un rumore di carrozza che cessò tutt ' a un tratto ; poi , dopo un pezzo , lo strepito d ' una fila di carri che passavano lentamente ; poi un silenzio profondo , rotto a quando a quando dal latrato lontano d ' un cane . E scriveva , scriveva . E intanto suo padre era dietro di lui : egli s ' era levato udendo cadere il libro , ed era rimasto aspettando il buon punto ; lo strepito dei carri aveva coperto il fruscio dei suoi passi e il cigolio leggiero delle imposte dell ' uscio ; ed era là , - con la sua testa bianca sopra la testina nera di Giulio , - e aveva visto correr la penna sulle fasce , - e in un momento aveva tutto indovinato , tutto ricordato , tutto compreso , e un pentimento disperato , una tenerezza immensa , gli aveva invaso l ' anima , e lo teneva inchiodato , soffocato là , dietro al suo bimbo . All ' improvviso , Giulio diè un grido acuto , - due braccia convulse gli avevan serrata la testa . - O babbo ! babbo , perdonami ! perdonami ! - gridò , riconoscendo suo padre al pianto . - Tu , perdonami ! - rispose il padre , singhiozzando e coprendogli la fronte di baci , - ho capito tutto , so tutto , son io , son io che ti domando perdono , santa creatura mia , vieni , vieni con me ! - E lo sospinse , o piuttosto se lo portò al letto di sua madre , svegliata , e glielo gettò tra le braccia e le disse : - Bacia quest ' angiolo di figliuolo che da tre mesi non dorme e lavora per me , e io gli contristo il cuore , a lui che ci guadagna il pane ! - La madre se lo strinse e se lo tenne sul petto , senza poter raccoglier la voce ; poi disse : - A dormire , subito , bambino mio , va ' a dormire , a riposare ! Portalo a letto ! - Il padre lo pigliò fra le braccia , lo portò nella sua camera , lo mise a letto , sempre ansando e carezzandolo , e gli accomodò i cuscini e le coperte . - Grazie , babbo , - andava ripetendo il figliuolo , - grazie ; ma va ' a letto tu ora ; io sono contento ; va ' a letto , babbo . - Ma suo padre voleva vederlo addormentato , sedette accanto al letto , gli prese la mano e gli disse : - Dormi , dormi figliuol mio ! - E Giulio , spossato , s ' addormentò finalmente , e dormì molte ore , godendo per la prima volta , dopo vari mesi , d ' un sonno tranquillo , rallegrato da sogni ridenti ; e quando aprì gli occhi , che splendeva già il sole da un pezzo , sentì prima , e poi si vide accosto al petto , appoggiata sulla sponda del letticciolo , la testa bianca del padre , che aveva passata la notte così , e dormiva ancora , con la fronte contro il suo cuore . La volontà 28 , mercoledì C ' è Stardi , nella mia classe , che avrebbe la forza di fare quello che fece il piccolo fiorentino . Questa mattina ci furono due avvenimenti alla scuola : Garoffi , matto dalla contentezza , perché gli han restituito il suo album , con l ' aggiunta di tre francobolli della repubblica di Guatemala , ch ' egli cercava da tre mesi ; e Stardi che ebbe la seconda medaglia . Stardi , primo della classe dopo Derossi ! Tutti ne rimasero meravigliati . Chi l ' avrebbe mai detto , in ottobre , quando suo padre lo condusse a scuola rinfagottato in quel cappottone verde , e disse al maestro , in faccia a tutti : - Ci abbia molta pazienza perché è molto duro di comprendonio ! - Tutti gli davan della testa di legno da principio . Ma egli disse : - O schiatto , o riesco , - e si mise per morto a studiare , di giorno , di notte , a casa , in iscuola , a passeggio , coi denti stretti e coi pugni chiusi , paziente come un bove , ostinato come un mulo , e così , a furia di pestare , non curando le canzonature e tirando calci ai disturbatori , è passato innanzi agli altri , quel testone . Non capiva un ' acca di aritmetica , empiva di spropositi la composizione , non riesciva a tener a mente un periodo , e ora risolve i problemi , scrive corretto e canta la lezione come un artista . E s ' indovina la sua volontà di ferro a veder com ' è fatto , così tozzo , col capo quadro e senza collo , con le mani corte e grosse e con quella voce rozza . Egli studia perfin nei brani di giornale e negli avvisi dei teatri , e ogni volta che ha dieci soldi si compera un libro : s ' è già messo insieme una piccola biblioteca , e in un momento di buon umore si lasciò scappar di bocca che mi condurrà a casa a vederla . Non parla a nessuno , non gioca con nessuno , è sempre lì al banco coi pugni alle tempie , fermo come un masso , a sentire il maestro . Quanto deve aver faticato , povero Stardi ! Il maestro glielo disse questa mattina , benché fosse impaziente e di malumore , quando diede le medaglie : - Bravo Stardi ; chi la dura la vince . - Ma egli non parve affatto inorgoglito , non sorrise , e appena tornato al banco con la sua medaglia , ripiantò i due pugni alle tempie e stette più immobile e più attento di prima . Ma il più bello fu all ' uscita , che c ' era a aspettarlo suo padre , - un flebotomo , - grosso e tozzo come lui , con un faccione e un vocione . Egli non se l ' aspettava quella medaglia , e non ci voleva credere , bisognò che il maestro lo assicurasse , e allora si mise a ridere di gusto , e diede una manata sulla nuca al figliuolo , dicendo forte : - Ma bravo , ma bene , caro zuccone mio , va ' ! - e lo guardava stupito , sorridendo . E tutti i ragazzi intorno sorridevano , eccettuato Stardi . Egli ruminava già nella cappadoccia la lezione di domani mattina . Gratitudine 31 , sabato Il tuo compagno Stardi non si lamenta mai del suo maestro , ne son certo . - Il maestro era di malumore , era impaziente ; - tu lo dici in tono di risentimento . Pensa un po ' quante volte fai degli atti d ' impazienza tu , e con chi ? con tuo padre e con tua madre , coi quali la tua impazienza è un delitto . Ha ben ragione il tuo maestro di essere qualche volta impaziente ! Pensa che da tanti anni fatica per i ragazzi ; e che se n ' ebbe molti affettuosi e gentili , ne trovò pure moltissimi ingrati , i quali abusarono della sua bontà , e disconobbero le sue fatiche ; e che pur troppo , fra tutti , gli date più amarezze che soddisfazioni . Pensa che il più santo uomo della terra , messo al suo posto , si lascerebbe vincere qualche volta dall ' ira . E poi , se sapessi quante volte il maestro va a far lezione malato , solo perché non ha un male grave abbastanza da farsi dispensar dalla scuola , ed è impaziente perché soffre , e gli è un grande dolore il vedere che voi altri non ve n ' accorgete o ne abusate ! Rispetta , ama il tuo maestro , figliuolo . Amalo perché tuo padre lo ama e lo rispetta ; perché egli consacra la vita al bene di tanti ragazzi che lo dimenticheranno , amalo perché ti apre e t ' illumina l ' intelligenza e ti educa l ' animo ; perché un giorno , quando sarai uomo , e non saremo più al mondo né io né lui , la sua immagine ti si presenterà spesso alla mente accanto alla mia , e allora , vedi , certe espressioni di dolore e di stanchezza del suo buon viso di galantuomo , alle quali ora non badi , te le ricorderai , e ti faranno pena , anche dopo trent ' anni ; e ti vergognerai , proverai tristezza di non avergli voluto bene , d ' esserti portato male con lui . Ama il tuo maestro , perché appartiene a quella grande famiglia di cinquantamila insegnanti elementari , sparsi per tutta Italia , i quali sono come i padri intellettuali dei milioni di ragazzi che crescon con te , i lavoratori mal riconosciuti e mal ricompensati , che preparano al nostro paese un popolo migliore del presente . Io non son contento dell ' affetto che hai per me , se non ne hai pure per tutti coloro che ti fanno del bene , e fra questi il tuo maestro è il primo , dopo i tuoi parenti . Amalo come ameresti un mio fratello , amalo quando ti accarezza e quando ti rimprovera , quando è giusto e quando ti par che sia ingiusto , amalo quando è allegro e affabile , e amalo anche di più quando lo vedi triste . Amalo sempre . E pronuncia sempre con riverenza questo nome - maestro - che dopo quello di padre , è il più nobile , il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo . TUO PADRE GENNAIO Il maestro supplente 4 , mercoledì Aveva ragione mio padre : il maestro era di malumore perché non stava bene , e da tre giorni , infatti , viene in sua vece il supplente , quello piccolo e senza barba , che pare un giovinetto . Una brutta cosa accadde questa mattina . Già il primo e il secondo giorno avevan fatto chiasso nella scuola , perché il supplente ha una gran pazienza , e non fa che dire : - State zitti , state zitti , vi prego . - Ma questa mattina si passò la misura . Si faceva un ronzìo che non si sentivan più le sue parole , ed egli ammoniva , pregava : ma era fiato sprecato . Due volte il Direttore s ' affacciò all ' uscio e guardò . Ma via lui , il sussurro cresceva , come in un mercato . Avevano un bel voltarsi Garrone e Derossi a far dei cenni ai compagni che stessero buoni , che era una vergogna . Nessuno ci badava . Non c ' era che Stardi che stesse quieto , coi gomiti sul banco e i pugni alle tempie , pensando forse alla sua famosa libreria , e Garoffi , quello del naso a uncino e dei francobolli , che era tutto occupato a far l ' elenco dei sottoscrittori a due centesimi per la lotteria d ' un calamaio da tasca . Gli altri cicalavano e ridevano , sonavano con punte di pennini piantate nei banchi e si tiravano dei biascicotti di carta con gli elastici delle calze . Il supplente afferrava per un braccio ora l ' uno ora l ' altro , e li scrollava , e ne mise uno contro il muro : tempo perso . Non sapeva più a che santo votarsi , pregava : - Ma perché fate in codesto modo ? volete farmi rimproverare per forza ? - Poi batteva il pugno sul tavolino , e gridava con voce di rabbia e di pianto : - Silenzio ! Silenzio ! Silenzio ! - Faceva pena a sentirlo . Ma il rumore cresceva sempre . Franti gli tirò una frecciuola di carta , alcuni facevan la voce del gatto , altri si scappellottavano ; era un sottosopra da non descriversi ; quando improvvisamente entrò il bidello e disse : - Signor maestro , il Direttore la chiama . - Il maestro s ' alzò e uscì in fretta , facendo un atto disperato . Allora il baccano ricominciò più forte . Ma tutt ' a un tratto Garrone saltò su col viso stravolto e coi pugni stretti , e gridò con la voce strozzata dall ' ira : - Finitela . Siete bestie . Abusate perché è buono . Se vi pestasse le ossa stareste mogi come cani . Siete un branco di vigliacchi . Il primo che gli fa ancora uno scherno lo aspetto fuori e gli rompo i denti , lo giuro , anche sotto gli occhi di suo padre ! - Tutti tacquero . Ah ! Com ' era bello a vedere , Garrone , con gli occhi che mandavan fiamme ! Un leoncello furioso , pareva . Guardò uno per uno i più arditi , e tutti chinaron la testa . Quando il supplente rientrò , con gli occhi rossi , non si sentiva più un alito . - Egli rimase stupito . Ma poi , vedendo Garrone ancora tutto acceso e fremente , capì , e gli disse con l ' accento d ' un grande affetto , come avrebbe detto a un fratello : - Ti ringrazio , Garrone . La libreria di Stardi Sono andato da Stardi , che sta di casa in faccia alla scuola , e ho provato invidia davvero a veder la sua libreria . Non è mica ricco , non può comprar molti libri ; ma egli conserva con gran cura i suoi libri di scuola , e quelli che gli regalano i parenti , e tutti i soldi che gli danno , li mette da parte e li spende dal libraio : in questo modo s ' è già messo insieme una piccola biblioteca , e quando suo padre s ' è accorto che aveva quella passione , gli ha comperato un bello scaffale di noce con la tendina verde , e gli ha fatto legare quasi tutti i volumi coi colori che piacevano a lui . Così ora egli tira un cordoncino , la tenda verde scorre via e si vedono tre file di libri d ' ogni colore , tutti in ordine , lucidi , coi titoli dorati sulle coste ; dei libri di racconti , di viaggi e di poesie ; e anche illustrati . Ed egli sa combinar bene i colori , mette i volumi bianchi accanto ai rossi , i gialli accanto ai neri , gli azzurri accanto ai bianchi , in maniera che si vedan di lontano e facciano bella figura ; e si diverte poi a variare le combinazioni . S ' è fatto il suo catalogo . È come un bibliotecario . Sempre sta attorno ai suoi libri , a spolverarli , a sfogliarli , a esaminare le legature ; bisogna vedere con che cura gli apre , con quelle sue mani corte e grosse , soffiando tra le pagine : paiono ancora tutti nuovi . Io che ho sciupato tutti i miei ! Per lui , ad ogni nuovo libro che compera , è una festa a lisciarlo , a metterlo al posto e a riprenderlo per guardarlo per tutti i versi e a covarselo come un tesoro . Non m ' ha fatto veder altro in un ' ora . Aveva male agli occhi dal gran leggere . A un certo momento passò nella stanza suo padre , che è grosso e tozzo come lui , con un testone come il suo , e gli diede due o tre manate sulla nuca , dicendomi con quel vocione : - Che ne dici , eh , di questa testaccia di bronzo ? E una testaccia che riuscirà a qualcosa , te lo assicuro io ! - E Stardi socchiudeva gli occhi sotto quelle ruvide carezze come un grosso cane da caccia . Io non so ; non osavo scherzare con lui ; non mi pareva vero che avesse solamente un anno più di me , e quando mi disse - A rivederci - sull ' uscio , con quella faccia che par sempre imbronciata , poco mancò che gli rispondessi : - La riverisco - come a un uomo . Io lo dissi poi a mio padre , a casa : - Non capisco , Stardi non ha ingegno , non ha belle maniere , è una figura quasi buffa ; eppure mi mette soggezione . - E mio padre rispose : - È perché ha carattere . - Ed io soggiunsi : - In un ' ora che son stato con lui non ha pronunciato cinquanta parole , non m ' ha mostrato un giocattolo , non ha riso una volta ; eppure ci son stato volentieri . - E mio padre rispose : - È perché lo stimi . Il figliuolo del fabbro ferraio Sì , ma anche Precossi io stimo , ed è troppo poco il dire che lo stimo . Precossi , il figliuolo del fabbro ferraio , quello piccolo , smorto , che ha gli occhi buoni e tristi , e un ' aria di spaventato così timido , che dice a tutti : scusami ; sempre malaticcio , e che pure studia tanto . Suo padre rientra in casa ubriaco d ' acquavite , e lo batte senza un perché al mondo , gli butta in aria i libri e i quaderni con un rovescione ; ed egli viene a scuola coi lividi sul viso , qualche volta col viso tutto gonfio e gli occhi infiammati dal gran piangere . Ma mai , mai che gli si possa far dire che suo padre l ' ha battuto . - È tuo padre che t ' ha battuto ! - gli dicono i compagni . Ed egli grida subito : - Non è vero ! Non è vero ! - per non far disonore a suo padre . - Questo foglio non l ' hai bruciato tu , - gli dice il maestro , mostrandogli il lavoro mezzo bruciato . - Sì , - risponde lui , con la voce tremante ; - son io che l ' ho lasciato cadere sul fuoco . - Eppure noi lo sappiamo bene che è suo padre briaco che ha rovesciato tavolo e lume con una pedata , mentr ' egli faceva il suo lavoro . Egli sta in una soffitta della nostra casa , dall ' altra scala , la portinaia racconta tutto a mia madre ; mia sorella Silvia lo sentì gridare dal terrazzo un giorno che suo padre gli fece far la scala a capitomboli perché gli aveva chiesto dei soldi da comperare la Grammatica . Suo padre beve , non lavora , e la famiglia patisce la fame . Quante volte il povero Precossi viene a scuola digiuno , e rosicchia di nascosto un panino che gli dà Garrone , o una mela che gli porta la maestrina della penna rossa , che fu sua maestra di prima inferiore ! Ma mai ch ' egli dica : - Ho fame , mio padre non mi dà da mangiare . - Suo padre vien qualche volta a prenderlo , quando passa per caso davanti alla scuola , pallido , malfermo sulle gambe , con la faccia torva , coi capelli sugli occhi e il berretto per traverso ; e il povero ragazzo trema tutto quando lo vede nella strada ; ma tanto gli corre incontro sorridendo , e suo padre par che non lo veda e pensi ad altro . Povero Precossi ! Egli si ricuce i quaderni stracciati , si fa imprestare i libri per studiare la lezione , si riattacca i brindelli della camicia con degli spilli , ed è una pietà a vederlo far la ginnastica con quelli scarponi che ci sguazza dentro , con quei calzoni che strascicano , e quel giacchettone troppo lungo , con le maniche rimboccate sino ai gomiti . E studia , s ' impegna ; sarebbe uno dei primi se potesse lavorare a casa tranquillo . Questa mattina è venuto alla scuola col segno d ' un ' unghiata sopra una gota , e tutti a dirgli : - È stato tuo padre , non lo puoi negare sta volta , è tuo padre che t ' ha fatto quello . Dillo al Direttore , che lo faccia chiamare in questura . - Ma egli s ' alzò tutto rosso con la voce che tremava dallo sdegno : - Non è vero ! Non è vero ! Mio padre non mi batte mai ! - Ma poi , durante la lezione , gli cascavan le lacrime sul banco , e quando qualcuno lo guardava , si sforzava di sorridere , per non parere . Povero Precossi ! Domani verranno a casa mia Derossi , Coretti e Nelli ; lo voglio dire anche a lui , che venga . E voglio fargli far merenda con me , regalargli dei libri , metter sossopra la casa per divertirlo e empirgli le tasche di frutte , per vederlo una volta contento , povero Precossi , che è tanto buono e ha tanto coraggio ! Una bella visita 12 , giovedì Ecco uno dei giovedì più belli dell ' anno , per me . Alle due in punto vennero a casa Derossi e Coretti , con Nelli , il gobbino ; Precossi , suo padre non lo lasciò venire . Derossi e Coretti ridevano ancora ché avevano incontrato per strada Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , - quello del braccio morto e dei capelli rossi , - che portava a vendere un grossissimo cavolo , e col soldo del cavolo doveva poi andar a comperare una penna ; ed era tutto contento perché suo padre ha scritto dall ' America che lo aspettassero di giorno in giorno . Oh le belle due ore che abbiamo passate insieme ! Sono i due più allegri della classe Derossi e Coretti ; mio padre ne rimase innamorato . Coretti aveva la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pel di gatto . È un diavolo , che sempre vorrebbe fare , rimestare , sfaccendare . Aveva già portato sulle spalle una mezza carrata di legna , la mattina presto ; eppure galoppò per tutta la casa , osservando tutto e parlando sempre , arzillo e lesto come uno scoiattolo , e passando in cucina domandò alla cuoca quanto ci fanno pagare le legna il miriagramma , ché suo padre le dà a quarantacinque centesimi . Sempre parla di suo padre , di quando fu soldato nel 49° reggimento , alla battaglia di Custoza , dove si trovò nel quadrato del principe Umberto ; ed è così gentile di maniere ! Non importa che sia nato e cresciuto fra le legna : egli l ' ha nel sangue , nel cuore la gentilezza , come dice mio padre . E Derossi ci divertì molto : egli sa la geografia come un maestro : chiudeva gli occhi e diceva : - Ecco , io vedo tutta l ' Italia , gli Appennini che s ' allungano sino al Mar Jonio , i fiumi che corrono di qua e di là , le città bianche , i golfi , i seni azzurri , le isole verdi ; - e diceva i nomi giusti , per ordine , rapidissimamente , come se leggesse sulla carta ; e a vederlo così con quella testa alta , tutta riccioli biondi , con gli occhi chiusi , tutto vestito di turchino coi bottoni dorati , diritto e bello come una statua , tutti stavamo in ammirazione . In un ' ora egli aveva imparato a mente quasi tre pagine che deve recitare dopo domani , per l ' anniversario dei funerali di re Vittorio . E anche Nelli lo guardava con meraviglia e con affetto , stropicciando la falda del suo grembialone di tela nero , e sorridendo con quegli occhi chiari e melanconici . Mi fece un grande piacere quella visita , mi lasciò qualche cosa , come delle scintille , nella mente e nel cuore . E anche mi piacque , quando se n ' andarono , vedere il povero Nelli in mezzo agli altri due , grandi e forti , che lo portavano a casa a braccetto , facendolo ridere come non l ' ho visto ridere mai . Rientrando nella stanza da mangiare , m ' accorsi che non c ' era più il quadro che rappresenta Rigoletto , il buffone gobbo . L ' aveva levato mio padre perché Nelli non lo vedesse . I funerali di Vittorio Emanuele 17 , martedì Quest ' oggi alle due , appena entrato nella scuola , il maestro chiamò Derossi , il quale s ' andò a mettere accanto al tavolino , in faccia a noi , e cominciò a dire col suo accento vibrato , alzando via via la voce limpida e colorandosi in viso : - Quattro anni sono , in questo giorno , a quest ' ora , giungeva davanti al Pantheon , a Roma , il carro funebre che portava il cadavere di Vittorio Emanuele II , primo re d ' Italia , morto dopo ventinove anni di regno , durante i quali la grande patria italiana , spezzata in sette Stati e oppressa da stranieri e da tiranni , era risorta in uno Stato solo , indipendente e libero , dopo un regno di ventinove anni , ch ' egli aveva fatto illustre e benefico col valore , con la lealtà , con l ' ardimento nei pericoli , con la saggezza nei trionfi , con la costanza nelle sventure . Giungeva il carro funebre , carico di corone , dopo aver percorso Roma sotto una pioggia di fiori , tra il silenzio di una immensa moltitudine addolorata , accorsa da ogni parte d ' Italia , preceduto da una legione di generali e da una folla di ministri e di principi , seguito da un corteo di mutilati , da una selva di bandiere , dagli inviati di trecento città , da tutto ciò che rappresenta la potenza e la gloria d ' un popolo , giungeva dinanzi al tempio augusto dove l ' aspettava la tomba . In questo momento dodici corazzieri levavano il feretro dal carro . In questo momento l ' Italia dava l ' ultimo addio al suo re morto , al suo vecchio re , che l ' aveva tanto amata , l ' ultimo addio al suo soldato , al padre suo , ai ventinove anni più fortunati e più benedetti della sua storia . Fu un momento grande e solenne . Lo sguardo , l ' anima di tutti trepidava tra il feretro e le bandiere abbrunate degli ottanta reggimenti dell ' esercito d ' Italia , portate da ottanta ufficiali , schierati sul suo passaggio ; poiché l ' Italia era là , in quegli ottanta segnacoli , che ricordavano le migliaia di morti , i torrenti di sangue , le nostre più sacre glorie , i nostri più santi sacrifici , i nostri più tremendi dolori . Il feretro , portato dai corazzieri , passò , e allora si chinarono tutte insieme in atto di saluto , le bandiere dei nuovi reggimenti , le vecchie bandiere lacere di Goito , di Pastrengo , di Santa Lucia , di Novara , di Crimea , di Palestro , di San Martino , di Castelfidardo , ottanta veli neri caddero , cento medaglie urtarono contro la cassa , e quello strepito sonoro e confuso , che rimescolò il sangue di tutti , fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme : - Addio , buon re , prode re , leale re ! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché splenderà il sole sopra l ' Italia . - Dopo di che le bandiere si rialzarono alteramente verso il cielo , e re Vittorio entrò nella gloria immortale della tomba . Franti , cacciato dalla scuola 21 , sabato Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re , e Franti rise . Io detesto costui . È malvagio . Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo , egli ne gode ; quando uno piange , egli ride . Trema davanti a Garrone , e picchia il muratorino perché è piccolo ; tormenta Crossi perché ha il braccio morto ; schernisce Precossi , che tutti rispettano ; burla perfino Robetti , quello della seconda , che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino . Provoca tutti i più deboli di lui , e quando fa a pugni , s ' inferocisce e tira a far male . Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa , in quegli occhi torbidi , che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata . Non teme nulla , ride in faccia al maestro , ruba quando può , nega con una faccia invetriata , è sempre in lite con qualcheduno , si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini , si strappa i bottoni dalla giacchetta , e ne strappa agli altri , e li gioca , e ha cartella , quaderni , libro , tutto sgualcito , stracciato , sporco , la riga dentellata , la penna mangiata , le unghie rose , i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse . Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch ' egli le dà , e che suo padre lo cacciò di casa tre volte ; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo . Egli odia la scuola , odia i compagni odia il maestro . Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate , ed egli fa peggio . Provò a pigliarlo con le buone , ed egli se ne fece beffe . Gli disse delle parole terribili , ed egli si coprì il viso con le mani , come se piangesse , e rideva . Fu sospeso dalla scuola per tre giorni , e tornò più tristo e più insolente di prima . Derossi gli disse un giorno : - Ma finiscila , vedi che il maestro ci soffre troppo , - ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre . Ma questa mattina , finalmente , si fece scacciare come un cane . Mentre il maestro dava a Garrone la brutta copia del Tamburino sardo , il racconto mensile di gennaio , da trascrivere , egli gittò sul pavimento un petardo che scoppiò facendo rintronar la scuola come una fucilata . Tutta la classe ebbe un riscossone . Il maestro balzò in piedi e gridò : - Franti ! fuori di scuola ! - Egli rispose : - Non son io ! - Ma rideva . Il maestro ripeté : - Va ' fuori ! - Non mi muovo , - rispose . Allora il maestro perdette i lumi , gli si lanciò addosso , lo afferrò per le braccia , lo strappò dal banco . Egli si dibatteva , digrignava i denti ; si fece trascinar fuori di viva forza . Il maestro lo portò quasi di peso dal Direttore , e poi tornò in classe solo e sedette al tavolino , pigliandosi il capo fra le mani , affannato , con un ' espressione così stanca e afflitta , che faceva male a vederlo . - Dopo trent ' anni che faccio scuola ! - esclamò tristamente , crollando il capo . Nessuno fiatava . Le mani gli tremavano dall ' ira , e la ruga diritta che ha in mezzo alla fronte , era così profonda , che pareva una ferita . Povero maestro ! Tutti ne pativano . Derossi s ' alzò e disse : - Signor maestro , non si affligga . Noi le vogliamo bene . - E allora egli si rasserenò un poco e disse : - Riprendiamo la lezione , ragazzi . Il tamburino sardo Racconto mensile Nella prima giornata della battaglia di Custoza , il 24 luglio del 1848 , una sessantina di soldati d ' un reggimento di fanteria del nostro esercito , mandati sopra un ' altura a occupare una casa solitaria , si trovarono improvvisamente assaliti da due compagnie di soldati austriaci , che tempestandoli di fucilate da varie parti , appena diedero loro il tempo di rifugiarsi nella casa e di sbarrare precipitosamente le porte , dopo aver lasciato alcuni morti e feriti pei campi . Sbarrate le porte , i nostri accorsero a furia alle finestre del pian terreno e del primo piano , e cominciarono a fare un fuoco fitto sopra gli assalitori , i quali , avvicinandosi a grado a grado , disposti in forma di semicerchio , rispondevano vigorosamente . Ai sessanta soldati italiani comandavano due ufficiali subalterni e un capitano , un vecchio alto , secco e austero , coi capelli e i baffi bianchi ; e c ' era con essi un tamburino sardo , un ragazzo di poco più di quattordici anni , che ne dimostrava dodici scarsi , piccolo , di viso bruno olivastro , con due occhietti neri e profondi , che scintillavano . Il capitano , da una stanza del primo piano , dirigeva la difesa , lanciando dei comandi che parean colpi di pistola , e non si vedeva sulla sua faccia ferrea nessun segno di commozione . Il tamburino , un po ' pallido , ma saldo sulle gambe , salito sopra un tavolino , allungava il collo , trattenendosi alla parete , per guardar fuori dalle finestre ; e vedeva a traverso al fumo , pei campi , le divise bianche degli Austriaci , che venivano avanti lentamente . La casa era posta sulla sommità d ' una china ripida , e non aveva dalla parte della china che un solo finestrino alto , rispondente in una stanza a tetto ; perciò gli Austriaci non minacciavan la casa da quella parte , e la china era sgombra : il fuoco non batteva che la facciata e i due fianchi . Ma era un fuoco d ' inferno , una grandine di palle di piombo che di fuori screpolava i muri e sbriciolava i tegoli , e dentro fracassava soffitti , mobili , imposte , battenti , buttando per aria schegge di legno e nuvoli di calcinacci e frantumi di stoviglie e di vetri , sibilando , rimbalzando , schiantando ogni cosa con un fragore da fendere il cranio . Di tratto in tratto uno dei soldati che tiravan dalle finestre stramazzava indietro sul pavimento ed era trascinato in disparte . Alcuni barcollavano di stanza in stanza , premendosi le mani sopra le ferite . Nella cucina c ' era già un morto , con la fronte spaccata . Il semicerchio dei nemici si stringeva . A un certo punto fu visto il capitano , fino allora impassibile , fare un segno d ' inquietudine , e uscir a grandi passi dalla stanza , seguito da un sergente . Dopo tre minuti ritornò di corsa il sergente e chiamò il tamburino , facendogli cenno che lo seguisse . Il ragazzo lo seguì correndo su per una scala di legno ed entrò con lui in una soffitta nuda , dove vide il capitano , che scriveva con una matita sopra un foglio , appoggiandosi al finestrino , e ai suoi piedi , sul pavimento , c ' era una corda da pozzo . Il capitano ripiegò il foglio e disse bruscamente , fissando negli occhi al ragazzo le sue pupille grigie e fredde , davanti a cui tutti i soldati tremavano : - Tamburino ! Il tamburino si mise la mano alla visiera . Il capitano disse : - Tu hai del fegato Gli occhi del ragazzo lampeggiarono . - Sì , signor capitano , - rispose . - Guarda laggiù , - disse il capitano , spingendolo al finestrino , - nel piano , vicino alle case di Villafranca , dove c ' è un luccichìo di baionette . Là ci sono i nostri , immobili . Tu prendi questo biglietto , t ' afferri alla corda , scendi dal finestrino , divori la china , pigli pei campi , arrivi fra i nostri , e dai il biglietto al primo ufficiale che vedi . Butta via il cinturino e lo zaino . Il tamburino si levò il cinturino e lo zaino , e si mise il biglietto nella tasca del petto ; il sergente gettò la corda e ne tenne afferrato con due mani l ' uno dei capi ; il capitano aiutò il ragazzo a passare per il finestrino , con la schiena rivolta verso la campagna . - Bada , - gli disse , - la salvezza del distaccamento è nel tuo coraggio e nelle tue gambe . - Si fidi di me , signor capitano - rispose il tamburino , spenzolandosi fuori . - Cùrvati nella discesa , - disse ancora il capitano , afferrando la corda insieme al sergente - Non dubiti . - Dio t ' aiuti . In pochi momenti il tamburino fu a terra ; il sergente tirò su la corda e disparve ; il capitano s ' affacciò impetuosamente al finestrino , e vide il ragazzo che volava giù per la china . Sperava già che fosse riuscito a fuggire inosservato quando cinque o sei piccoli nuvoli di polvere che si sollevarono da terra davanti e dietro al ragazzo , l ' avvertirono che era stato visto dagli Austriaci , i quali gli tiravano addosso dalla sommità dell ' altura : quei piccoli nuvoli eran terra buttata in aria dalle palle . Ma il tamburino continuava a correre a rompicollo . A un tratto , stramazzò . - Ucciso ! - ruggì il capitano , addentandosi il pugno . Ma non aveva anche detto la parola , che vide il tamburino rialzarsi . - Ah ! una caduta soltanto ! - disse tra sé , e respirò . Il tamburino , infatti , riprese a correre di tutta forza ; ma zoppicava . - Un torcipiede , - pensò il capitano . Qualche nuvoletto di polvere si levò ancora qua e là intorno al ragazzo , ma sempre più lontano . Egli era in salvo . Il capitano mise un ' esclamazione di trionfo . Ma seguitò ad accompagnarlo con gli occhi , trepidando , perché era un affar di minuti : se non arrivava laggiù il più presto possibile col biglietto che chiedeva immediato soccorso , o tutti i suoi soldati cadevano uccisi , o egli doveva arrendersi e darsi prigioniero con loro . Il ragazzo correva rapido un tratto , poi rallentava il passo zoppicando , poi ripigliava la corsa , ma sempre più affaticato , e ogni tanto incespicava , si soffermava . - Lo ha forse colto una palla di striscio , pensò il capitano , e notava tutti i suoi movimenti , fremendo , e lo eccitava , gli parlava , come se quegli avesse potuto sentirlo ; misurava senza posa , con l ' occhio ardente , lo spazio interposto fra il ragazzo fuggente e quel luccichìo d ' armi che vedeva laggiù nella pianura in mezzo ai campi di frumento dorati dal sole . E intanto sentiva i sibili e il fracasso delle palle nelle stanze di sotto , le grida imperiose e rabbiose degli ufficiali e dei sergenti , i lamenti acuti dei feriti , il rovinìo dei mobili e dei calcinacci . - Su ! Coraggio ! - gridava , seguitando con lo sguardo il tamburino lontano , - avanti ! corri ! Si ferma , maledetto ! Ah ! riprende la corsa . - Un ufficiale venne a dirgli ansando che i nemici , senza interrompere il fuoco , sventolavano un panno bianco per intimare la resa . - Non si risponda ! - egli gridò , senza staccar lo sguardo dal ragazzo , che già era nel piano , ma che più non correva , e parea che si trascinasse stentatamente . - Ma va ' ! ma corri ! - diceva il capitano stringendo i denti e i pugni ; - ammazzati , muori , scellerato , ma va ' ! - Poi gettò un ' orribile imprecazione . - Ah ! l ' infame poltrone , s ' è seduto ! - Il ragazzo , infatti , di cui fino allora egli aveva visto sporgere il capo al disopra d ' un campo di frumento , era scomparso , come se fosse caduto . Ma dopo un momento , la sua testa venne fuori daccapo ; infine si perdette dietro alle siepi , e il capitano non lo vide più . Allora discese impetuosamente ; le palle tempestavano ; le stanze erano ingombre di feriti , alcuni dei quali giravano su sé stessi come briachi , aggrappandosi ai mobili ; le pareti e il pavimento erano chiazzati di sangue ; dei cadaveri giacevano a traverso alle porte ; il luogotenente aveva il braccio destro spezzato da una palla ; il fumo e il polverio avvolgevano ogni cosa . - Coraggio ! Arrivan soccorsi ! Ancora un po ' di coraggio ! - Gli Austriaci s ' erano avvicinati ancora ; si vedevano giù tra il fumo i loro visi stravolti , si sentiva tra lo strepito delle fucilate le loro grida selvagge , che insultavano , intimavan la resa , minacciavan l ' eccidio . Qualche soldato , impaurito , si ritraeva dalle finestre ; i sergenti lo ricacciavano avanti . Ma il fuoco della difesa infiacchiva , lo scoraggiamento appariva su tutti i visi , non era più possibile protrarre la resistenza . A un dato momento , i colpi degli Austriaci rallentarono , e una voce tonante gridò prima in tedesco , poi in italiano : - Arrendetevi ! - No ! - urlò il capitano da una finestra . E il fuoco ricominciò più fitto e più rabbioso dalle due parti . Altri soldati caddero . Già più d ' una finestra era senza difensori . Il momento fatale era imminente . Il capitano gridava con voce smozzicata fra i denti : - Non vengono ! Non vengono ! - e correva intorno furioso , torcendo la sciabola con la mano convulsa , risoluto a morire . Quando un sergente , scendendo dalla soffitta , gettò un grido altissimo : - Arrivano ! - Arrivano ! - ripeté con un grido di gioia il capitano . - A quel grido tutti , sani , feriti , sergenti , ufficiali si slanciarono alle finestre , e la resistenza inferocì un ' altra volta . Di lì a pochi momenti , si notò come un ' incertezza e un principio di disordine fra i nemici . Subito , in furia , il capitano radunò un drappello nella stanza a terreno , per far impeto fuori , con le baionette inastate . - Poi rivolò di sopra . Era appena arrivato , che sentirono uno scalpitìo precipitoso , accompagnato da un urrà formidabile , e videro dalle finestre venir innanzi tra il fumo i cappelli a due punte dei carabinieri italiani , uno squadrone lanciato ventre a terra , e un balenìo fulmineo di lame mulinate per aria , calate sui capi , sulle spalle , sui dorsi ; - allora il drappello irruppe a baionette basse fuor della porta ; - i nemici vacillarono , si scompigliarono , diedero di volta , il terreno rimase sgombro , la casa fu libera , e poco dopo due battaglioni di fanteria italiana e due cannoni occupavan l ' altura . Il capitano , coi soldati che gli rimanevano , si ricongiunse al suo reggimento , combatté ancora , e fu leggermente ferito alla mano sinistra da una palla rimbalzante , nell ' ultimo assalto alla baionetta . La giornata finì con la vittoria dei nostri . Ma il giorno dopo , essendosi ricominciato a combattere , gli italiani furono oppressi , malgrado la valorosa resistenza , dal numero soverchiante degli Austriaci , e la mattina del ventisei dovettero prender tristamente la via della ritirata , verso il Mincio . Il capitano , benché ferito , fece il cammino a piedi coi suoi soldati , stanchi e silenziosi , e arrivato sul cader del giorno a Goito , sul Mincio , cercò subito del suo luogotenente , che era stato raccolto col braccio spezzato dalla nostra Ambulanza , e doveva esser giunto là prima di lui . Gli fu indicata una chiesa , dov ' era stato installato affrettatamente un ospedale da campo . Egli v ' andò . La chiesa era piena di feriti , adagiati su due file di letti e di materassi distesi sul pavimento ; due medici e vari inservienti andavano e venivano , affannati ; e s ' udivan delle grida soffocate e dei gemiti . Appena entrato , il capitano si fermò , e girò lo sguardo all ' intorno , in cerca del suo ufficiale . In quel punto si sentì chiamare da una voce fioca , vicinissima : - Signor capitano ! Si voltò : era il tamburino Era disteso sopra un letto a cavalletti , - coperto fino al petto da una rozza tenda da finestra , a quadretti rossi e bianchi , - con le braccia fuori ; pallido e smagrito , ma sempre coi suoi occhi scintillanti , come due gemme nere . - Sei qui , tu ? - gli domandò il capitano , stupito ma brusco . - Bravo . Hai fatto il tuo dovere . - Ho fatto il mio possibile , - rispose il tamburino . - Sei stato ferito , - disse il capitano , cercando con gli occhi il suo ufficiale nei letti vicini . - Che vuole ! - disse il ragazzo , a cui dava coraggio a parlare la compiacenza altiera d ' esser per la prima volta ferito , senza di che non avrebbe osato d ' aprir bocca in faccia a quel capitano ; - ho avuto un bel correre gobbo , m ' han visto subito . Arrivavo venti minuti prima se non mi coglievano . Per fortuna che ho trovato subito un capitano di Stato Maggiore da consegnargli il biglietto . Ma è stato un brutto discendere dopo quella carezza ! Morivo dalla sete , temevo di non arrivare più , piangevo dalla rabbia a pensare che ad ogni minuto di ritardo se n ' andava uno all ' altro mondo , lassù . Basta , ho fatto quello che ho potuto . Son contento . Ma guardi lei , con licenza , signor capitano , che perde sangue . Infatti dalla palma mal fasciata del capitano colava giù per le dita qualche goccia di sangue . - Vuol che le dia una stretta io alla fascia , signor capitano ? Porga un momento . Il capitano porse la mano sinistra , e allungò la destra per aiutare il ragazzo a sciogliere il nodo e a rifarlo ; ma il ragazzo , sollevatosi appena dal cuscino , impallidì , e dovette riappoggiare la testa . - Basta , basta , - disse il capitano , guardandolo , e ritirando la mano fasciata , che quegli volea ritenere : - bada ai fatti tuoi , invece di pensare agli altri , ché anche le cose leggiere , a trascurarle , possono farsi gravi . Il tamburino scosse il capo . - Ma tu , - gli disse il capitano , guardandolo attentamente , - devi aver perso molto sangue , tu , per esser debole a quel modo . - Perso molto sangue ? - rispose il ragazzo , con un sorriso . - Altro che sangue . Guardi . E tirò via d ' un colpo la coperta . Il capitano diè un passo indietro , inorridito . Il ragazzo non aveva più che una gamba : la gamba sinistra gli era stata amputata al di sopra del ginocchio : il troncone era fasciato di panni insanguinati . In quel momento passò un medico militare , piccolo e grasso , in maniche di camicia . - Ah ! signor capitano , disse rapidamente , accennandogli il tamburino , - ecco un caso disgraziato ; una gamba che si sarebbe salvata con niente s ' egli non l ' avesse forzata in quella pazza maniera ; un ' infiammazione maledetta ; bisognò tagliar lì per lì . Oh , ma ... un bravo ragazzo , gliel ' assicuro io ; non ha dato una lacrima , non un grido ! Ero superbo che fosse un ragazzo italiano , mentre l ' operavo , in parola d ' onore . Quello è di buona razza , perdio ! E se n ' andò di corsa . Il capitano corrugò le grandi sopracciglia bianche , e guardò fisso il tamburino , ristendendogli addosso la coperta ; poi , lentamente , quasi non avvedendosene , e fissandolo sempre , alzò la mano al capo e si levò il cheppì . - Signor capitano ! - esclamò il ragazzo meravigliato . - Cosa fa , signor capitano ? Per me ! E allora quel rozzo soldato che non aveva mai detto una parola mite ad un suo inferiore , rispose con una voce indicibilmente affettuosa e dolce : - Io non sono che un capitano ; tu sei un eroe . Poi si gettò con le braccia aperte sul tamburino , e lo baciò tre volte sul cuore . L ' amor di patria 24 , martedì Poiché il racconto del Tamburino t ' ha scosso il cuore ti doveva esser facile , questa mattina , far bene il componimento d ' esame : - Perché amate l ' Italia . Perché amo l ' Italia ? Non ti si son presentate subito cento risposte ? Io amo l ' Italia perché mia madre è italiana , perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera , perché la città dove son nato , la lingua che parlo , i libri che m ' educano , perché mio fratello , mia sorella , i miei compagni , e il grande popolo in mezzo a cui vivo , e la bella natura che mi circonda , e tutto ciò che vedo , che amo , che studio , che ammiro , è italiano . Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest ' affetto . Lo sentirai quando sarai un uomo , quando ritornando da un viaggio lungo , dopo una lunga assenza , e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento , vedrai all ' orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese ; lo sentirai allora nell ' onda impetuosa di tenerezza che t ' empirà gli occhi di lagrime e ti strapperà un grido dal cuore . Lo sentirai in qualche grande città lontana , nell ' impulso dell ' anima che ti spingerà fra la folla sconosciuta verso un operaio sconosciuto dal quale avrai inteso passandogli accanto , una parola della tua lingua . Lo sentirai nello sdegno doloroso e superbo che ti getterà il sangue alla fronte , quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca d ' uno straniero . Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia d ' un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria , e vedrai fremere armi d ' ogni parte , i giovani accorrere a legioni , i padri baciare i figli , dicendo : - Coraggio ! - e le madri dire addio ai giovinetti , gridando : - Vincete ! - Lo sentirai come una gioia divina se avrai la fortuna di veder rientrare nella tua città i reggimenti diradati , stanchi , cenciosi , terribili , con lo splendore della vittoria negli occhi e le bandiere lacerate dalle palle , seguiti da un convoglio sterminato di valorosi che leveranno in alto le teste bendate e i moncherini , in mezzo a una folla pazza che li coprirà di fiori , di benedizioni e di baci . Tu comprenderai allora l ' amor di patria , sentirai la patria allora , Enrico . Ella è una così grande e sacra cosa , che se un giorno io vedessi te tornar salvo da una battaglia combattuta per essa , salvo te , che sei la carne e l ' anima mia , e sapessi che hai conservato la vita perché ti sei nascosto alla morte , io tuo padre , che t ' accolgo con un grido di gioia quando torni dalla scuola , io t ' accoglierei con un singhiozzo d ' angoscia , e non potrei amarti mai più , e morirei con quel pugnale nel cuore . TUO PADRE Invidia 25 , mercoledì Anche il componimento sulla patria chi l ' ha fatto meglio di tutti è Derossi . E Votini che si teneva sicuro della prima medaglia ! Io gli vorrei bene a Votini , benché sia un po ' vanesio e si rilisci troppo ; ma mi fa dispetto , ora che gli son vicino di banco , veder com ' è invidioso di Derossi . E vorrebbe gareggiare con lui , studia ; ma non ce ne può , in nessuna maniera , ché l ' altro lo rivende dieci volte in tutte le materie ; e Votini si morde le dita . Anche Carlo Nobis lo invidia ; ma ha tanta superbia in corpo che , appunto per superbia , non si fa scorgere . Votini invece si tradisce , si lamenta dei punti a casa sua , e dice che il maestro fa delle ingiustizie ; e quando Derossi risponde alle interrogazioni così pronto e bene , come fa sempre , egli si rannuvola , china la testa , finge di non sentire , o si sforza di ridere , ma ride verde . E siccome tutti lo sanno , così quando il maestro loda Derossi tutti si voltano a guardar Votini , che mastica veleno , e il muratorino gli fa il muso di lepre . Stamani , per esempio , l ' ha fatta bigia . Il maestro entra nella scuola e annunzia il risultato dell ' esame : - Derossi , dieci decimi e la prima medaglia . - Votini fece un grande starnuto . Il maestro lo guardò : ci voleva poco a capire . - Votini , - gli disse , - non vi lasciate entrare in corpo il serpe dell ' invidia : è un serpe che rode il cervello e corrompe il cuore . - Tutti lo guardarono , fuorché Derossi ; Votini volle rispondere , non poté ; restò come impietrato , col viso bianco . Poi , mentre il maestro faceva lezione , si mise a scrivere a grossi caratteri sopra un foglietto : - Io non sono invidioso di quelli che guadagnano la prima medaglia con le protezioni e le ingiustizie . - Era un biglietto che voleva mandare a Derossi . Ma intanto vedevo che i vicini di Derossi macchinavano fra loro , parlandosi all ' orecchio , e uno ritagliava col temperino una gran medaglia di carta , su cui avevan disegnato un serpe nero . E Votini pure se ne accorse . Il maestro uscì per pochi minuti . Subito i vicini di Derossi s ' alzarono per uscir dal banco e venire a presentar solennemente la medaglia di carta a Votini . Tutta la classe si preparava a una scenata . Votini tremava già tutto . Derossi gridò : - Datela a me ! - Sì , meglio , - quelli risposero , - sei tu che gliela devi portare . Derossi pigliò la medaglia e la fece in tanti pezzetti . In quel punto il maestro rientrò , e riprese la lezione . Io tenni d ' occhio Votini ; - era diventato rosso di bragia ; - prese il foglietto adagio adagio , come se facesse per distrazione , lo appallottolò di nascosto , se lo mise in bocca , lo masticò per un poco , e poi lo sputò sotto il banco ... Nell ' uscir dalla scuola passando davanti a Derossi , Votini ch ' era un po ' confuso , lasciò cascar la carta asciugante . Derossi , gentile , la raccattò e gliela mise nello zaino e l ' aiutò ad agganciare la cinghia . Votini non osò alzare la fronte . La madre di Franti 28 , sabato Ma Votini è incorreggibile . Ieri , alla lezione di religione , in presenza del Direttore , il maestro domandò a Derossi se sapeva a mente quelle due strofette del libro di lettura : Dovunque il guardo io giro , immenso Iddio ti vedo . - Derossi rispose di no , e Votini subito : - Io le so ! - con un sorriso come per fare una picca a Derossi . Ma fu piccato lui , invece , che non poté recitare la poesia , perché entrò tutt ' a un tratto nella scuola la madre di Franti , affannata , coi capelli grigi arruffati , tutta fradicia di neve , spingendo avanti il figliuolo che è stato sospeso dalla scuola per otto giorni . Che triste scena ci toccò di vedere ! La povera donna si gettò quasi in ginocchio davanti al Direttore giungendo le mani , e supplicando : - Oh signor Direttore , mi faccia la grazia , riammetta il ragazzo alla scuola ! Son tre giorni che è a casa , l ' ho tenuto nascosto , ma Dio ne guardi se suo padre scopre la cosa , lo ammazza ; abbia pietà , che non so più come fare ! mi raccomando con tutta l ' anima mia ! - Il Direttore cercò di condurla fuori ; ma essa resistette , sempre pregando e piangendo . - Oh ! se sapesse le pene che m ' ha dato questo figliuolo avrebbe compassione ! Mi faccia la grazia ! Io spero che cambierà . Io già non vivrò più un pezzo , signor Direttore , ho la morte qui , ma vorrei vederlo cambiato prima di morire perché ... - e diede in uno scoppio di pianto , - è il mio figliuolo , gli voglio bene , morirei disperata ; me lo riprenda ancora una volta , signor Direttore , perché non segua una disgrazia in famiglia , lo faccia per pietà d ' una povera donna ! - E si coperse il viso con le mani singhiozzando . Franti teneva il viso basso , impassibile . Il Direttore lo guardò , stette un po ' pensando , poi disse : - Franti , va ' al tuo posto . - Allora la donna levò le mani dal viso , tutta racconsolata , e cominciò a dir grazie , grazie , senza lasciar parlare il Direttore , e s ' avviò verso l ' uscio , asciugandosi gli occhi , e dicendo affollatamente : - Figliuol mio , mi raccomando . Abbiano pazienza tutti . Grazie , signor Direttore , che ha fatto un ' opera di carità . Buono , sai figliuolo . Buon giorno , ragazzi . Grazie , a rivederlo , signor maestro . E scusino tanto , una povera mamma . - E data ancora di sull ' uscio un ' occhiata supplichevole a suo figlio , se n ' andò , raccogliendo lo scialle che strascicava , pallida , incurvata , con la testa tremante , e la sentimmo ancor tossire giù per le scale . Il Direttore guardò fisso Franti , in mezzo al silenzio della classe , e gli disse con un accento da far tremare : - Franti , tu uccidi tua madre ! - Tutti si voltarono a guardar Franti . E quell ' infame sorrise . Speranza 29 , domenica Bello Enrico lo slancio con cui ti sei gettato sul cuore di tua madre tornando dalla scuola di religione . Si , t ' ha detto delle cose grandi e consolanti il maestro . Dio che ci ha gettati l ' uno nelle braccia dell ' altro , non ci separerà per sempre ; quando io morirò , quando tuo padre morrà , non ce le diremo quelle tremende e disperate parole : - mamma , babbo , Enrico , non ti vedrò mai più ! - Noi ci rivedremo in un ' altra vita , dove chi ha molto sofferto in questa sarà compensato , dove chi ha molto amato sulla terra ritroverà le anime che ha amate , in un mondo senza colpe , senza pianto e senza morte . Ma dobbiamo rendercene degni , tutti , di quell ' altra vita . Senti , figliuolo : ogni tua azione buona , ogni tuo moto d ' affetto per coloro che ti amano , ogni tuo atto cortese per i tuoi compagni , ogni tuo pensiero gentile è come uno slancio in alto verso quel mondo . E anche ti solleva verso quel mondo ogni disgrazia , ogni dolore , perché ogni dolore è l ' espiazione d ' una colpa , ogni lacrima cancella una macchia . Proponiti oggi giorno di essere più buono e più amoroso che il giorno innanzi . Di ' ogni mattina : oggi voglio far qualche cosa di cui la coscienza mi lodi e mio padre sia contento ; qualche cosa che mi faccia voler bene da questo o da quel compagno , dal maestro , da mio fratello , o da altri . E domanda a Dio che ti dia la forza di mettere in atto il tuo proposito . Signore , io voglio essere buono , nobile , coraggioso gentile , sincero , aiutatemi , fate che ogni sera , quando mia madre mi dà l ' ultimo saluto , io possa dirle . Tu baci questa sera un fanciullo più onesto e più degno di quello che baciasti ieri . Abbi sempre nel tuo pensiero quell ' altro Enrico sovrumano e felice , che tu potrai essere dopo questa vita . E prega . Tu non puoi immaginare che dolcezza provi , quanto si senta migliore una madre quando vede il suo fanciullo con le mani giunte . Quando io vedo te che preghi mi pare impossibile che non ci sia nessuno che ti guardi e ti ascolti . Io credo allora più fermamente che c ' è una bontà suprema e una pietà infinita , io t ' amo di più , lavoro con più ardore , soffro con più forza , perdono con tutta l ' anima e penso alla morte serenamente . Oh Dio grande e buono ! Risentir dopo morte la voce di mia madre , ritrovare i miei bambini , rivedere il mio Enrico , il mio Enrico benedetto e immortale , e stringerlo in un abbraccio che non si scioglierà mai più , mai più in eterno ! Oh prega , preghiamo , amiamoci , siamo buoni , portiamo quella celeste speranza nell ' anima , adorato fanciullo mio . TUA MADRE FEBBRAIO Una medaglia ben data 4 , sabato Questa mattina venne a dar le medaglie il Sovrintendente scolastico , un signore con la barba bianca , vestito di nero . Entrò col Direttore , poco prima del finis , e sedette accanto al maestro . Interrogò parecchi , poi diede la prima medaglia a Derossi , e prima di dar la seconda , stette qualche momento a sentire il maestro e il Direttore , che gli parlavano a voce bassa . Tutti domandavano : - A chi darà la seconda ? - Il Sovrintendente disse a voce alta : - La seconda medaglia l ' ha meritata questa settimana l ' alunno Pietro Precossi : meritata per i lavori di casa , per le lezioni , per la calligrafia , per la condotta , per tutto . - Tutti si voltarono a guardar Precossi , si vedeva che ci avevan tutti piacere . Precossi s ' alzò , confuso che non sapeva più dove fosse . - Vieni qua , - disse il Sovrintendente . Precossi saltò giù dal banco e andò accanto al tavolino del maestro . Il sovrintendente guardò con attenzione quel visino color di cera , quel piccolo corpo insaccato in quei panni rimboccati e disadatti , quegli occhi buoni e tristi , che sfuggivano i suoi , ma che lasciavano indovinare una storia di patimenti , poi gli disse con voce piena di affetto , attaccandogli la medaglia alla spalla : - Precossi , ti dò la medaglia . Nessuno è più degno di te di portarla . Non la dò soltanto alla tua intelligenza e al tuo buon volere , la dò al tuo cuore , la dò al tuo coraggio , al tuo carattere di bravo e buon figliuolo . Non è vero , - soggiunse , voltandosi verso la classe , - che egli la merita anche per questo ? - Sì , sì , - risposero tutti a una voce . Precossi fece un movimento del collo come per inghiottire qualche cosa , e girò sui banchi uno sguardo dolcissimo , che esprimeva una gratitudine immensa . - Va ' , dunque , gli disse il Sovrintendente , - caro ragazzo ! E Dio ti protegga ! - Era l ' ora d ' uscire . La nostra classe uscì avanti le altre . Appena siamo fuori dell ' uscio ... chi vediamo lì nel camerone , proprio sull ' entrata ? Il padre di Precossi , il fabbro ferraio , pallido , come al solito , col viso torvo , coi capelli negli occhi , col berretto per traverso , malfermo sulle gambe . Il maestro lo vide subito e parlò nell ' orecchio al Sovrintendente ; questi cercò Precossi in fretta e , presolo per mano , lo condusse da suo padre . Il ragazzo tremava . Anche il maestro e il Direttore s ' avvicinarono , molti ragazzi si fecero intorno . - Lei è il padre di questo ragazzo , è vero ? - domandò il Sovrintendente al fabbro , con fare allegro , come se fossero amici . E senz ' aspettar la risposta : - Mi rallegro con lei . Guardi : egli ha guadagnato la seconda medaglia , sopra cinquantaquattro compagni ; l ' ha meritata nella composizione , nell ' aritmetica , in tutto . È un ragazzo pieno d ' intelligenza e di buona volontà , che farà molto cammino : un bravo ragazzo , che ha l ' affezione e la stima di tutti ; lei ne può andar superbo , gliel ' assicuro . - Il fabbro , che era stato a sentire con la bocca aperta , guardò fisso il Sovrintendente e il Direttore , e poi fissò il suo figliuolo , che gli stava davanti , con gli occhi bassi , tremando ; e come se ricordasse e capisse allora per la prima volta tutto quello che aveva fatto soffrire a quel povero piccino , e tutta la bontà , tutta la costanza eroica con cui egli aveva sofferto , mostrò a un tratto nel viso una certa meraviglia stupida , poi un dolore accigliato , infine una tenerezza violenta e triste , e con un rapido gesto afferrò il ragazzo per il capo e se lo strinse sul petto . Noi gli passammo tutti davanti ; io l ' invitai a venir a casa giovedì , con Garrone e Crossi ; altri lo salutarono ; chi gli faceva una carezza , chi gli toccava la medaglia , tutti gli dissero qualche cosa . E il padre guardava stupito , tenendosi sempre serrato al petto il capo del figliuolo , che singhiozzava . Buoni propositi 5 , domenica M ' ha destato un rimorso quella medaglia data a Precossi . Io che non ne ho ancora guadagnata una ! Io da un po ' di tempo non studio , e sono scontento di me , e il maestro , mio padre e mia madre sono scontenti . Non provo più neppure il piacere di prima a divertirmi , quando lavoravo di voglia , e poi saltavo su dal tavolino e correvo ai miei giochi pieno d ' allegrezza , come se non avessi più giocato da un mese . Neanche a tavola coi miei non mi siedo più con la contentezza d ' una volta . Sempre ho come un ' ombra nell ' animo , una voce dentro che mi dice continuamente : - non va , non va . - Vedo la sera passar per la piazza tanti ragazzi che tornan dal lavoro , in mezzo a gruppi d ' operai tutti stanchi ma allegri , che allungano il passo , impazienti di arrivar a casa a mangiare , e parlano forte , ridendo , e battendosi sulle spalle le mani nere di carbone o bianche di calce , e penso che hanno lavorato dallo spuntar dell ' alba fino a quell ' ora ; e con quelli tanti altri anche più piccoli , che tutto il giorno son stati sulle cime dei tetti , davanti alle fornaci , in mezzo alle macchine , e dentro all ' acqua , e sotto terra , non mangiando che un po ' di pane ; e provo quasi vergogna , io che in tutto quel tempo non ho fatto che scarabocchiare di mala voglia quattro paginuccie . Ah sono scontento , scontento ! Io vedo bene che mio padre è di malumore , e vorrebbe dirmelo , ma gli rincresce , e aspetta ancora ; caro padre mio , che lavori tanto ! Tutto è tuo , tutto quello che mi vedo intorno in casa , tutto quello che tocco , tutto quello che mi veste e che mi ciba , tutto quello che mi ammaestra e mi diverte , tutto è frutto del tuo lavoro , ed io non lavoro , tutto t ' è costato pensieri , privazioni , dispiaceri , fatiche , e io non fatico ! Ah no , è troppo ingiusto e mi fa troppa pena . Io voglio cominciare da oggi , voglio mettermi a studiare , come Stardi , coi pugni serrati e coi denti stretti , mettermici con tutte le forze della mia volontà e del mio cuore ; voglio vincere il sonno la sera , saltar giù presto la mattina , martellarmi il cervello senza riposo , sferzare la pigrizia senza pietà , faticare , soffrire anche , ammalarmi ; ma finire una volta di trascinare questa vitaccia fiacca e svogliata che avvilisce me e rattrista gli altri . Animo , al lavoro ! Al lavoro con tutta l ' anima e con tutti i nervi ! Al lavoro che mi renderà il riposo dolce , i giochi piacevoli , il desinare allegro ; al lavoro che mi ridarà il buon sorriso del mio maestro e il bacio benedetto di mio padre . Il vaporino 10 , venerdì Precossi venne a casa ieri , con Garrone . Io credo che se fossero stati due figliuoli di principi non sarebbero stati accolti con più festa . Garrone era la prima volta che veniva , perché è un po ' orso , e poi si vergogna di lasciarsi vedere , che è così grande e fa ancora la terza . Andammo tutti ad aprir la porta , quando suonarono . Crossi non venne perché gli è finalmente arrivato il padre dall ' America , dopo sei anni . Mia madre baciò subito Precossi mio padre le presentò Garrone , dicendo : - Ecco qui ; questo non è solamente un buon ragazzo ; questo è un galantuomo e un gentiluomo . - Ed egli abbassò la sua grossa testa rapata , sorridendo di nascosto con me . Precossi aveva la sua medaglia , ed era contento perché suo padre s ' è rimesso a lavorare , e son cinque giorni che non beve più , lo vuol sempre nell ' officina a tenergli compagnia , e pare un altro . Ci mettemmo a giocare , io tirai fuori tutte le cose mie ; Precossi rimase incantato davanti al treno della strada ferrata , con la macchina che va da sé , a darle la corda ; non n ' aveva visto mai ; divorava con gli occhi quei vagoncini rossi e gialli . Io gli diedi la chiavetta perché giocasse , egli s ' inginocchiò a giocare , e non levò più la testa . Non l ' avevo mai visto contento così . Sempre diceva : - Scusami , scusami , - a ogni proposito , facendoci in là con le mani , perché non fermassimo la macchina , e poi pigliava e rimetteva i vagoncini con mille riguardi , come se fossero di vetro , aveva paura di appannarli col fiato , e li ripuliva , guardandoli di sotto e di sopra , e sorridendo da sé . Noi , tutti in piedi , lo guardavamo ; guardavamo quel collo sottile , quelle povere orecchine che un giorno io avevo visto sanguinare , quel giacchettone con le maniche rimboccate , da cui uscivano due braccini di malato , che s ' erano alzati tante volte per difendere il viso dalle percosse ... Oh ! in quel momento io gli avrei gettato ai piedi tutti i miei giocattoli e tutti i miei libri , mi sarei strappato di bocca l ' ultimo pezzo di pane per darlo a lui , mi sarei spogliato per vestirlo , mi sarei buttato in ginocchio per baciargli le mani - Almeno il treno glielo voglio dare , - pensai ; ma bisognava chiedere il permesso a mio padre . In quel momento mi sentii mettere un pezzetto di carta in una mano ; guardai : era scritto da mio padre col lapis ; diceva : - A Precossi piace il tuo treno . Egli non ha giocattoli . Non ti suggerisce nulla il tuo cuore ? - Subito io afferrai a due mani la macchina e i vagoni e gli misi ogni cosa sulle braccia dicendogli : - Prendilo , è tuo . - Egli mi guardò , non capiva . - È tuo , - dissi , - te lo regalo . - Allora egli guardò mio padre e mia madre , ancora più stupito , e mi domandò : - Ma perché ? - Mio padre gli disse : - Te lo regala Enrico perché è tuo amico , perché ti vuol bene ... per festeggiare la tua medaglia . - Precossi domandò timidamente : - Debbo portarlo via ... a casa ? - Ma sicuro ! - rispondemmo tutti . Era già sull ' uscio , e non osava ancora andarsene . Era felice ! Domandava scusa , con la bocca che tremava e rideva . Garrone lo aiutò a rinvoltare il treno nel fazzoletto , e chinandosi , fece crocchiare i grissini che gli empivan le tasche . - Un giorno , - mi disse Precossi , - verrai all ' officina a veder mio padre a lavorare . Ti darò dei chiodi . - Mia madre mise un mazzettino nell ' occhiello della giacchetta a Garrone perché lo portasse alla mamma in nome suo . Garrone le disse col suo vocione : - Grazie , - senza alzare il mento dal petto . Ma gli splendeva tutta negli occhi l ' anima nobile e buona . Superbia 11 , sabato E dire che Carlo Nobis si pulisce la manica con affettazione quando Precossi lo tocca , passando ! Costui è la superbia incarnata perché suo padre è un riccone . Ma anche il padre di Derossi è ricco ! Egli vorrebbe avere un banco per sé solo , ha paura che tutti lo insudicino , guarda tutti dall ' alto al basso , ha sempre un sorriso sprezzante sulle labbra : guai a urtargli un piede quando s ' esce in fila a due a due ! Per un nulla butta in viso una parola ingiuriosa o minaccia di far venire alla scuola suo padre . E sì che suo padre gli ha dato la sua brava polpetta quando trattò da straccione il figliuolo del carbonaio ! Io non ho mai visto una muffa compagna ! Nessuno gli parla , nessuno gli dice addio quando s ' esce , non c ' è un cane che gli suggerisce quando non sa la lezione . E lui non può patir nessuno , e finge di disprezzar sopra tutti Derossi , perché è il primo , e Garrone perché tutti gli voglion bene . Ma Derossi non lo guarda neppure quant ' è lungo , e Garrone , quando gli riportarono che Nobis sparlava di lui , rispose : - Ha una superbia così stupida che non merita nemmeno i miei scapaccioni . - Coretti pure , un giorno ch ' egli sorrideva con disprezzo del suo berretto di pel di gatto , gli disse : - Va ' un poco da Derossi a imparare a far il signore ! - Ieri si lamentò col maestro perché il calabrese gli toccò una gamba col piede . Il maestro domandò al calabrese : - L ' hai fatto apposta ? - No , signore , - rispose franco . E il maestro : - Siete troppo permaloso , Nobis . - E Nobis , con quella sua aria : - Lo dirò a mio padre . - Allora il maestro andò in collera : - Vostro padre vi darà torto , come fece altre volte . E poi non c ' è che il maestro , in iscuola , che giudichi e punisca . - Poi soggiunse con dolcezza : - Andiamo , Nobis , cambiate modi , siate buono e cortese coi vostri compagni . Vedete , ci sono dei figliuoli d ' operai e di signori , dei ricchi e dei poveri , e tutti si voglion bene , si trattan da fratelli , come sono . Perché non fate anche voi come gli altri ? Vi costerebbe così poco farvi benvolere da tutti , e sareste tanto più contento voi pure ! ... Ebbene , non avete nulla da rispondermi ? - Nobis , ch ' era stato a sentire col suo solito sorriso sprezzante , rispose freddamente : - No , signore . - Sedete , - gli disse il maestro . - Vi compiango . Siete un ragazzo senza cuore . - Tutto pareva finito così ; ma il muratorino , che è nel primo banco , voltò la sua faccia tonda verso Nobis , che è nell ' ultimo , e gli fece un muso di lepre così bello e così buffo , che tutta la classe diede in una sonora risata . Il maestro lo sgridò ; ma fu costretto a mettersi una mano sulla bocca per nascondere il riso . E Nobis pure fece un riso ; ma di quello che non si cuoce . I feriti del lavoro 13 , lunedì Nobis può fare il paio con Franti : non si commossero né l ' uno né l ' altro , questa mattina , davanti allo spettacolo terribile che ci passò sotto gli occhi . Uscito dalla scuola , stavo con mio padre a guardar certi birbaccioni della seconda , che si buttavan ginocchioni per terra a strofinare il ghiaccio con le mantelline e con le berrette , per far gli sdruccioloni più lesti , quando vedemmo venir d ' in fondo alla strada una folla di gente , a passo affrettato , tutti seri e come spaventati , che parlavano a voce bassa . Nel mezzo c ' erano tre guardie municipali , dietro alle guardie , due uomini che portavano una barella . I ragazzi accorsero da ogni parte . La folla s ' avanzava verso di noi . Sulla barella c ' era disteso un uomo , bianco come un cadavere , con la testa ripiegata sopra una spalla , coi capelli arruffati e insanguinati , che perdeva sangue dalla bocca e dalle orecchie ; e accanto alla barella camminava una donna con un bimbo in braccio che pareva pazza e gridava di tratto in tratto : - È morto ! È morto ! È morto ! - Dietro alla donna veniva un ragazzo , che aveva la cartella sotto il braccio , e singhiozzava . - Cos ' è stato ? - domandò mio padre . Un vicino rispose che era un muratore , caduto da un quarto piano , mentre lavorava . I portatori della barella si soffermarono un momento . Molti torsero il viso inorriditi . Vidi la maestrina della penna rossa che sorreggeva la mia maestra di prima superiore quasi svenuta . Nello stesso tempo mi sentii urtare nel gomito : era il muratorino , pallido , che tremava da capo a piedi . Egli pensava a suo padre , certo . Anch ' io ci pensai . Io sto con l ' animo in pace , almeno , quando sono a scuola , io so che mio padre è a casa , seduto a tavolino , lontano da ogni pericolo ; ma quanti miei compagni pensano che i loro padri lavorano sopra un ponte altissimo o vicino alle ruote d ' una macchina , e che un gesto , un passo falso può costar loro la vita ! Sono come tanti figliuoli di soldati , che abbiano i loro padri in battaglia . Il muratorino guardava , guardava , e tremava sempre più forte , e mio padre se n ' accorse e gli disse : - Vattene a casa , ragazzo , va subito da tuo padre , che lo troverai sano e tranquillo ; va ' ! - Il muratorino se n ' andò voltandosi indietro a ogni passo . E intanto la folla si rimise in moto , e la donna gridava , da straziar l ' anima : - È morto ! È morto ! È morto ! - No , no , non è morto , - le dicevan da tutte la parti . Ma essa non ci badava e si strappava i capelli . Quando sentii una voce sdegnata che disse : - Tu ridi ! - e vidi nello stesso tempo un uomo barbuto che guardava in faccia Franti , il quale sorrideva ancora . Allora l ' uomo gli cacciò in terra il berretto con un ceffone , dicendo : - Scopriti il capo , malnato , quando passa un ferito del lavoro ! - La folla era già passata tutta , e si vedeva in mezzo alla strada una lunga striscia di sangue . Il prigioniero 17 , venerdì Ah ! questo è certamente il caso più strano di tutto l ' anno ! Mio padre mi condusse ieri mattina nei dintorni di Moncalieri , a vedere una villa da prendere a pigione per l ' estate prossima , perché quest ' anno non andiamo più a Chieri ; e si trovò che chi aveva le chiavi era un maestro , il quale fa da segretario al padrone . Egli ci fece vedere la casa , e poi ci condusse nella sua camera , dove ci diede da bere . C ' era sul tavolino , in mezzo ai bicchieri , un calamaio di legno , di forma conica , scolpito in una maniera singolare . Vedendo che mio padre lo guardava , il maestro gli disse : - Quel calamaio lì mi è prezioso : se sapesse , signore , la storia di quel calamaio ! - E la raccontò : Anni sono , egli era maestro a Torino , e andò per tutto un inverno a far lezione ai prigionieri , nelle Carceri giudiziarie . Faceva lezione nella chiesa delle carceri , che è un edificio rotondo , e tutt ' intorno , nel muri alti e nudi , ci son tanti finestrini quadrati , chiusi da due sbarre di ferro incrociate , a ciascuno dei quali corrisponde di dentro una piccolissima cella . Egli faceva lezione passeggiando per la chiesa fredda e buia , e i suoi scolari stavano affacciati a quelle buche , coi quaderni contro le inferriate , non mostrando altro che i visi nell ' ombra , dei visi sparuti e accigliati , delle barbe arruffate e grigie , degli occhi fissi d ' omicidi e di ladri . Ce n ' era uno , fra gli altri , al numero 78 , che stava più attento di tutti , e studiava molto , e guardava il maestro con gli occhi pieni di rispetto e di gratitudine . Era un giovane con la barba nera , più disgraziato che malvagio , un ebanista , il quale , in un impeto di collera , aveva scagliato una pialla contro il suo padrone , che da un pezzo lo perseguitava , e l ' aveva ferito mortalmente al capo ; e per questo era stato condannato a vari anni di reclusione . In tre mesi egli aveva imparato a leggere e a scrivere , e leggeva continuamente , e quanto più imparava , tanto più pareva che diventasse buono e che fosse pentito del suo delitto . Un giorno , sul finire della lezione , egli fece cenno al maestro che s ' avvicinasse al finestrino , e gli annunziò , con tristezza , che la mattina dopo sarebbe partito da Torino , per andare a scontare la sua pena nelle carceri di Venezia ; e dettogli addio , lo pregò con voce umile e commossa che si lasciasse toccare la mano . Il maestro ritirò la mano : era bagnata di lacrime . Dopo d ' allora non lo vide più . Passarono sei anni . - « Io pensavo a tutt ' altro che a quel disgraziato , - disse il maestro , - quando ieri l ' altro mattina mi vedo capitare a casa uno sconosciuto , con una gran barba nera , già un po ' brizzolata , vestito malamente ; il quale mi dice : - È lei signore , il maestro tale dei tali ? - Chi siete ? - gli domando io - Sono il carcerato del numero 78 , - mi riponde ; - m ' ha insegnato lei a leggere e a scrivere , sei anni fa : se si rammenta , all ' ultima lezione m ' ha dato la mano : ora ho scontato la mia pena e son qui ... a pregarla che mi faccia la grazia d ' accettare un mio ricordo , una cosuccia che ho lavorato in prigione . La vuol accettare per mia memoria , signor maestro ? - Io rimasi lì , senza parola . Egli credette che non volessi accettare , e mi guardò , come per dire : - Sei anni di patimenti non sono dunque bastati a purgarmi le mani ! - ma con espressione così viva di dolore mi guardò , che tesi subito la mano e presi l ' oggetto . Eccolo qui . » Guardammo attentamente il calamaio : pareva stato lavorato con la punta d ' un chiodo , con lunghissima pazienza ; c ' era su scolpita una penna a traverso a un quaderno , e scritto intorno : « Al mio maestro . - Ricordo del numero 78 - Sei anni » - E sotto , in piccoli caratteri : - « Studio e speranza ... » . Il maestro non disse altro ; ce n ' andammo . Ma per tutto il tragitto da Moncalieri a Torino , io non potei più levarmi dal capo quel prigionero affacciato al finestrino , quell ' addio al maestro , quel povero calamaio lavorato in carcere , che diceva tante cose , e lo sognai la notte , e ci pensavo ancora questa mattina ... quanto lontano dall ' immaginare la sorpresa che m ' aspettava alla scuola ! Entrato appena nel mio nuovo banco , accanto a Derossi , e scritto il problema d ' aritmetica dell ' esame mensile , raccontai al mio compagno tutta la storia del prigioniero e del calamaio e come il calamaio era fatto , con la penna a traverso al quaderno , e quell ' iscrizione intorno : - Sei anni ! - Derossi scattò a quelle parole , e cominciò a guardare ora me ora Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , che era nel banco davanti , con la schiena rivolta a noi , tutto assorto nel suo problema . - Zitto ! - disse poi , a bassa voce , pigliandomi per un braccio . - Non sai ? Crossi mi disse avant ' ieri d ' aver visto di sfuggita un calamaio di legno tra le mani di suo padre ritornato dall ' America : un calamaio conico , lavorato a mano , con un quaderno e una penna : - è quello ; - sei anni ! - egli diceva che suo padre era in America : - era invece in prigione ; - Crossi era piccolo al tempo del delitto , non si ricorda , sua madre lo ingannò , egli non sa nulla ; non ci sfugga una sillaba di questo ! - Io rimasi senza parola , con gli occhi fissi su Crossi . E allora Derossi risolvette il problema e lo passò sotto il banco a Crossi ; gli diede un foglio di carta ; gli levò di mano L ' Infermiere di Tata , il racconto mensile , che il maestro gli aveva dato a ricopiare , per ricopiarlo lui in sua vece ; gli regalò dei pennini , gli accarezzò la spalla , mi fece promettere sul mio onore che non avrei detto nulla a nessuno ; e quando uscimmo dalla scuola mi disse in fretta : - Ieri suo padre è venuto a prenderlo , ci sarà anche questa mattina : fa come faccio io . Uscimmo nella strada , il padre di Crossi era là , un po ' in disparte : un uomo con la barba nera , già un po ' brizzolata , vestito malamente , con un viso scolorito e pensieroso . Derossi strinse la mano a Crossi ; in modo da farsi vedere , e gli disse forte : - A riverderci , Crossi , - e gli passò la mano sotto mento , io feci lo stesso . Ma facendo quello , Derossi diventò color di porpora , io pure ; e il padre di Crossi ci guardò attentamente , con uno sguardo benevolo ; ma in cui traluceva un ' espressione d ' inquietudine e di sospetto , che ci mise freddo nel cuore . L ' infermiere di Tata Racconto mensile La mattina d ' un giorno piovoso di marzo , un ragazzo vestito da campagnuolo , tutto inzuppato d ' acqua e infangato , con un involto di panni sotto il braccio , si presentava al portinaio dell ' Ospedale maggiore di Napoli e domandava di suo padre , presentando una lettera . Aveva un bel viso ovale d ' un bruno pallido , gli occhi pensierosi e due grosse labbra semiaperte , che lasciavan vedere i denti bianchissimi . Veniva da un villaggio dei dintorni di Napoli . Suo padre , partito di casa l ' anno addietro per andare a cercar lavoro in Francia , era tornato in Italia e sbarcato pochi dì prima a Napoli , dove , ammalatosi improvvisamente , aveva appena fatto in tempo a scrivere un rigo alla famiglia per annunziarle il suo arrivo e dirle che entrava all ' ospedale . Sua moglie , desolata di quella notizia , non potendo moversi di casa perché aveva una bimba inferma e un ' altra al seno , aveva mandato a Napoli il figliuolo maggiore , con qualche soldo , ad assistere suo padre , il suo Tata , come là si dice ; il ragazzo aveva fatto dieci miglia di cammino . Il portinaio , data un ' occhiata alla lettera , chiamò un infermiere e gli disse che conducesse il ragazzo dal padre . - Che padre ? - domandò l ' infermiere . Il ragazzo , tremante per il timore d ' una trista notizia , disse il nome . L ' infermiere non si rammentava quel nome . - Un vecchio operaio venuto di fuori ? - domandò . - Operaio sì , - rispose il ragazzo , sempre più ansioso ; non tanto vecchio . Venuto di fuori , sì . - Entrato all ' ospedale quando ? - domandò l ' infermiere . Il ragazzo diede uno sguardo alla lettera . - Cinque giorni fa , credo . L ' infermiere stette un po ' pensando ; poi , come ricordandosi a un tratto : - Ah ! - disse , - il quarto camerone , il letto in fondo . - È malato molto ? Come sta ? - domandò affannosamente il ragazzo . L ' infermiere lo guardò , senza rispondere . Poi disse : - Vieni con me . Salirono due branche di scale , andarono in fondo a un largo corridoio e si trovarono in faccia alla porta aperta d ' un camerone , dove s ' allungavano due file di letti . - Vieni , - ripeté l ' infermiere , entrando . Il ragazzo si fece animo e lo seguitò , gettando sguardi paurosi a destra e a sinistra , sui visi bianchi e smunti dei malati , alcuni dei quali avevan gli occhi chiusi , e parevano morti , altri guardavan per aria con gli occhi grandi e fissi , come spaventati . Parecchi gemevano , come bambini . Il camerone era oscuro , l ' aria impregnata d ' un odore acuto di medicinali . Due suore di carità andavano attorno con delle boccette in mano . Arrivato in fondo al camerone , l ' infermiere si fermò al capezzale d ' un letto , aperse le tendine e disse : - Ecco tuo padre . Il ragazzo diede in uno scoppio di pianto , e lasciato cadere l ' involto , abbandonò la testa sulla spalla del malato , afferrandogli con una mano il braccio che teneva disteso immobile sopra la coperta . Il malato non si scosse . Il ragazzo si rialzò e guardò il padre , e ruppe in pianto un ' altra volta . Allora il malato gli rivolse uno sguardo lungo e parve che lo riconoscesse . Ma le sue labbra non si muovevano . Povero Tata , quanto era mutato ! Il figliuolo non l ' avrebbe mai riconosciuto . Gli s ' erano imbiancati i capelli , gli era cresciuta la barba , aveva il viso gonfio , d ' un color rosso carico , con la pelle tesa e luccicante , gli occhi rimpiccioliti , le labbra ingrossate , la fisionomia tutta alterata : non aveva più di suo che la fronte e l ' arco delle sopracciglia . Respirava con affanno . - Tata , tata mio ! - disse il ragazzo . - Son io , non mi riconoscete ? Sono Cicillo , il vostro Cicillo , venuto dal paese , che m ' ha mandato la mamma . Guardatemi bene , non mi riconoscete ? Ditemi una parola . Ma il malato , dopo averlo guardato attentamente , chiuse gli occhi . - Tata ! Tata ! che avete ? Sono il vostro figliuolo , Cicillo vostro . Il malato non si mosse più , e continuò a respirare affannosamente . Allora , piangendo , il ragazzo prese una seggiola , sedette e stette aspettando , senza levar gli occhi dal viso di suo padre . - Un medico passerà bene a far la visita , - pensava . - Egli mi dirà qualche cosa . - E s ' immerse ne ' suoi pensieri tristi , ricordando tante cose del suo buon padre , il giorno della partenza , quando gli aveva dato l ' ultimo addio sul bastimento , le speranze che aveva fondato la famiglia su quel suo viaggio , la desolazione di sua madre all ' arrivo della lettera ; e pensò alla morte , vide suo padre morto , sua madre vestita di nero , la famiglia nella miseria . E stette molto tempo così . Quando una mano leggiera gli toccò una spalla , ed ei si riscosse : era una monaca . - Che cos ' ha mio padre ? - le domandò subito . - È tuo padre ? - disse la suora , dolcemente . - Sì , è mio padre , son venuto . Che cos ' ha ? - Coraggio , ragazzo , - rispose la suora ; - ora verrà il medico . - E s ' allontanò , senza dir altro . Dopo mezz ' ora , sentì il tocco d ' una campanella , e vide entrare in fondo al camerone il medico , accompagnato da un assistente ; la suora e un infermiere li seguivano . Cominciaron la visita , fermandosi a ogni letto . Quell ' aspettazione pareva eterna al ragazzo , e ad ogni passo del medico gli cresceva l ' affanno . Finalmente arrivò al letto vicino . Il medico era un vecchio alto e curvo , col viso grave . Prima ch ' egli si staccasse dal letto vicino , il ragazzo si levò in piedi , e quando gli s ' avvicinò , si mise a piangere . Il medico lo guardò . - È il figliuolo del malato - disse la suora ; - è arrivato questa mattina dal suo paese . Il medico gli posò una mano sulla spalla , poi si chinò sul malato , gli tastò il polso , gli toccò la fronte , e fece qualche domanda alla suora , la quale rispose : - nulla di nuovo . Rimase un po ' pensieroso , poi disse : - Continuate come prima . Allora il ragazzo si fece coraggio e domandò con voce di pianto : - Che cos ' ha mio padre ? - Fatti animo , figliuolo , - rispose il medico , rimettendogli una mano sulla spalla . - Ha una risipola facciale . È grave , ma c ' è ancora speranza . Assistilo . La tua presenza gli può far del bene . - Ma non mi riconosce ! - esclamò il ragazzo in tuono desolato . - Ti riconoscerà ... domani , forse . Speriamo bene , fatti coraggio . Il ragazzo avrebbe voluto domandar altro ; ma non osò . Il medico passò oltre . E allora egli cominciò la sua vita d ' infermiere . Non potendo far altro accomodava le coperte al malato , gli toccava ogni tanto la mano , gli cacciava i moscerini , si chinava su di lui ad ogni gemito , e quando la suora portava da bere , le levava di mano il bicchiere o il cucchiaio , e lo porgeva in sua vece . Il malato lo guardava qualche volta ; ma non dava segno di riconoscerlo . Senonché il suo sguardo si arrestava sempre più a lungo sopra di lui , specialmente quando si metteva agli occhi il fazzoletto . E così passò il primo giorno . La notte il ragazzo dormì sopra due seggiole , in un angolo del camerone , e la mattina riprese il suo ufficio pietoso . Quel giorno parve che gli occhi del malato rivelassero un principio di coscienza . Alla voce carezzevole del ragazzo pareva che un ' espressione vaga di gratitudine gli brillasse un momento nelle pupille , e una volta mosse un poco le labbra come se volesse dir qualche cosa . Dopo ogni breve assopimento , riaprendo gli occhi , sembrava che cercasse il suo piccolo infermiere . Il medico , ripassato due volte , notò un poco di miglioramento . Verso sera , avvicinandogli il bicchiere alle labbra , il ragazzo credette di veder guizzare sulle sue labbra gonfie un leggerissimo sorriso . E allora cominciò a riconfortarsi , a sperare . E con la speranza d ' essere inteso , almeno confusamente , gli parlava , gli parlava a lungo , della mamma , delle sorelle piccole , del ritorno a casa , e lo esortava a farsi animo , con parole calde e amorose . E benché dubitasse sovente di non esser capito , pure parlava , perché gli pareva che , anche non comprendendo , il malato ascoltasse con un certo piacere la sua voce , quell ' intonazione insolita di affetto e di tristezza . E in quella maniera passò il secondo giorno , e il terzo , e il quarto , in una vicenda di miglioramenti leggieri e di peggioramenti improvvisi ; e il ragazzo era così tutto assorto nelle sue cure , che appena sbocconcellava due volte al giorno un po ' di pane e un po ' di formaggio , che gli portava la suora , e non vedeva quasi quel che seguiva intorno a lui , i malati moribondi , l ' accorrere improvviso delle suore di notte , i pianti e gli atti di desolazione dei visitatori che uscivano senza speranza , tutte quelle scene dolorose e lugubri della vita d ' un ospedale , che in qualunque altra occasione l ' avrebbero sbalordito e atterrito . Le ore , i giorni passavano , ed egli era sempre là col suo Tata , attento , premuroso , palpitante ad ogni suo sospiro e ad ogni suo sguardo , agitato senza riposo tra una speranza che gli allargava l ' anima e uno sconforto che gli agghiacciava il cuore . Il quinto giorno , improvvisamente , il malato peggiorò . Il medico , interrogato , scrollò il capo , come per dire che era finita , e il ragazzo s ' abbandonò sulla seggiola , rompendo in singhiozzi . Eppure una cosa lo consolava . Malgrado che peggiorasse , a lui sembrava che il malato andasse riacquistando lentamente un poco d ' intelligenza . Egli guardava il ragazzo sempre più fissamente e con un ' espressione crescente di dolcezza , non voleva più prender bevanda o medicina che da lui , e sempre più spesso faceva quel movimento forzato delle labbra , come se volesse pronunciare una parola ; e lo faceva così spiccato qualche volta , che il figliuolo gli afferrava il braccio con violenza , sollevato da una speranza improvvisa , e gli diceva con accento quasi di gioia : - Coraggio , coraggio , Tata , guarirai , ce n ' andremo , torneremo a casa con la mamma , ancora un po ' di coraggio ! Erano le quattro della sera , e allora appunto il ragazzo s ' era abbandonato a uno di quegli impeti di tenerezza e di speranza , quando di là dalla porta più vicina del camerone udì un rumore di passi , e poi una voce forte , due sole parole : - Arrivederci , suora ! - che lo fecero balzare in piedi , con un grido strozzato nella gola . Nello stesso momento entrò nel camerone un uomo , con un grosso involto alla mano , seguito da una suora . Il ragazzo gettò un grido acuto e rimase inchiodato al suo posto . L ' uomo si voltò , lo guardò un momento , gittò un grido anch ' egli : - Cicillo ! - e si slanciò verso di lui . Il ragazzo cadde fra le braccia di suo padre , soffocato . Le suore , gl ' infermieri , l ' assistente accorsero , e rimasero lì , pieni di stupore . Il ragazzo non poteva raccogliere la voce . - Oh Cicillo mio ! - esclamò il padre , dopo aver fissato uno sguardo attento sul malato , baciando e ribaciando il ragazzo . - Cicillo , figliuol mio , come va questo ? T ' hanno condotto al letto d ' un altro . E io che mi disperavo di non vederti , dopo che mamma scrisse : l ' ho mandato . Povero Cicillo ! Da quanti giorni sei qui ? Com ' è andato questo imbroglio ? Io me la son cavata con poco . Sto bene in gamba , sai ! E la mamma ? E Concettella ? E ' u nennillo , come vanno ? Io me n ' esco dall ' ospedale . Andiamo dunque . O signore Iddio ! Chi l ' avrebbe mai detto ! Il ragazzo stentò a spiccicar quattro parole per dar notizie della famiglia . - Oh come sono contento ! - balbettò . - Come sono contento ! Che brutti giorni ho passati ! E non rifiniva di baciar suo padre . Ma non si muoveva . - Vieni dunque - gli disse il padre . - Arriveremo ancora a casa stasera . Andiamo . - E lo tirò a sé . Il ragazzo si voltò a guardare il suo malato . - Ma ... vieni o non vieni ? - gli domandò il padre , stupito . Il ragazzo diede ancora uno sguardo al malato , il quale , in quel momento , aperse gli occhi e lo guardò fissamente . Allora gli sgorgò dall ' anima un torrente di parole . - No , Tata , aspetta ... ecco ... non posso . C ' è quel vecchio . Da cinque giorni son qui . Mi guarda sempre . Credevo che fossi tu . Gli volevo bene . Mi guarda , io gli do da bere , mi vuol sempre accanto , ora sta molto male , abbi pazienza , non ho coraggio , non so , mi fa troppo pena , tornerò a casa domani , lasciami star qui un altro po ' , non va mica bene che lo lasci , vedi in che maniera mi guarda , io non so chi sia , ma mi vuole , morirebbe solo , lasciami star qui , caro Tata ! - Bravo , piccerello ! - gridò l ' assistente . Il padre rimase perplesso , guardando il ragazzo ; poi guardò il malato . - Chi è ? - domandò . - Un contadino come voi - rispose l ' assistente , - venuto di fuori , entrato all ' ospedale lo stesso giorno che c ' entraste voi . Lo portaron qui ch ' era fuor di senso , e non poté dir nulla . Forse ha una famiglia lontana , dei figliuoli . Crederà che sia un dei suoi , il vostro . Il malato guardava sempre il ragazzo . Il padre disse a Cicillo : - Resta . - Non ha più da restar che per poco , - mormorò l ' assistente . - Resta - , ripeté il padre . - Tu hai cuore . Io vado subito a casa a levar di pena la mamma . Ecco uno scudo pei tuoi bisogni . Addio , bravo figliuolo mio . A rivederci . Lo abbracciò , lo guardò fisso , lo ribaciò in fronte , e partì . Il ragazzo tornò accanto al letto , e l ' infermo parve racconsolato . E Cicillo ricominciò a far l ' infermiere , non piangendo più , ma con la stessa premura , con la stessa pazienza di prima ; ricominciò a dargli da bere , ad accomodargli le coperte , a carezzargli la mano , a parlargli dolcemente , per fargli coraggio . Lo assistette tutto quel giorno , lo assistette tutta la notte , gli restò ancora accanto il giorno seguente . Ma il malato s ' andava sempre aggravando ; il suo viso diventava color violaceo , il suo respiro ingrossava , gli cresceva l ' agitazione , gli sfuggivan dalla bocca delle grida inarticolate , l ' enfiagione si faceva mostruosa . Alla visita della sera , il medico disse che non avrebbe passata la notte . E allora Cicillo raddoppiò le sue cure e non lo perdette più d ' occhio un minuto . E il malato lo guardava , lo guardava , e muoveva ancora le labbra , tratto tratto , con un grande sforzo , come se volesse dir qualche cosa , e un ' espressione di dolcezza straordinaria passava a quando a quando nei suoi occhi , che sempre più si rimpiccolivano e s ' andavano velando . E quella notte il ragazzo lo vegliò fin che vide biancheggiare alle finestre il primo barlume di giorno , e comparire la suora . La suora s ' avvicinò al letto , diede un ' occhiata al malato e andò via a rapidi passi . Pochi momenti dopo ricomparve col medico assistente e con un infermiere , che portava una lanterna . - È all ' ultimo momento , - disse il medico . Il ragazzo afferrò la mano del malato . Questi aprì gli occhi , lo fissò , e li richiuse . In quel punto parve al ragazzo di sentirsi stringere la mano . - M ' ha stretta la mano ! - esclamò . Il medico rimase un momento chino sul malato , poi s ' alzò . La suora staccò un crocifisso dalla parte . - E morto ! - gridò il ragazzo . - Va ' , figliuolo , - disse il medico . - La tua santa opera è compiuta . Va ' e abbi fortuna , che la meriti . Dio ti proteggerà . Addio . La suora che s ' era allontanata un momento , tornò con un mazzettino di viole , tolte da un bicchiere sulla finestra , e lo porse al ragazzo , dicendo : - Non ho altro da darti . Tieni questo per memoria dell ' ospedale . - Grazie , - rispose il ragazzo , - pigliando il mazzetto con una mano e asciugandosi gli occhi con l ' altra ; - ma ho tanta strada da fare a piedi ... lo sciuperei . - E sciolto il mazzolino sparpagliò le viole sul letto , dicendo : - Le lascio per ricordo al mio povero morto . Grazie , sorella . Grazie , signor dottore . - Poi , rivolgendosi al morto : - Addio ... - E mentre cercava un nome da dargli , gli rivenne dal cuore alle labbra il dolce nome che gli aveva dato per cinque giorni : - Addio , povero Tata ! Detto questo , si mise sotto il braccio il suo involtino di panni , e a lenti passi , rotto dalla stanchezza , se n ' andò . L ' alba spuntava . L ' officina 18 , sabato Precossi venne ieri sera a rammentarmi che andassi a vedere la sua officina , che è sotto nella strada , e questa mattina , uscendo con mio padre , mi ci feci condurre un momento . Mentre noi ci avvicinavamo all ' officina , ne usciva di corsa Garoffi , con un pacco in mano , facendo svolazzare il suo gran mantello , che copre le mercanzie . Ah ! ora lo so dove va a raspare la limatura di ferro , che vende per dei giornali vecchi , quel trafficone di Garoffi ! Affacciandoci alla porta , vedemmo Precossi , seduto sur una torricella di mattoni , che studiava la lezione , col libro sulle ginocchia . S ' alzò subito e ci fece entrare : era uno stanzone pien di polvere di carbone , colle pareti tutte irte di martelli , di tanaglie , di spranghe , di ferracci d ' ogni forma , e in un angolo ardeva il fuoco d ' un fornello , in cui soffiava un mantice , tirato da un ragazzo . Precossi padre era vicino all ' incudine , e un garzone teneva una spranga di ferro nel fuoco . - Ah ! eccolo qui , - disse il fabbro appena ci vide , levandosi la berretta , - il bravo ragazzo che regala i treni delle strade ferrate ! È venuto a vedere un po ' lavorare , non è vero ? Eccolo servito sul momento . - E dicendo questo sorrideva , non aveva più quella faccia torva , quegli occhi biechi dell ' altre volte . Il garzone gli porse una lunga spranga di ferro arroventata da un capo , e il fabbro l ' appoggiò sull ' incudine . Faceva una di quelle spranghe a voluta per le ringhiere a gabbia dei terrazzini . Alzò un grosso martello e cominciò a picchiare , spingendo la parte rovente ora di qua ora di là tra una punta dell ' incudine e il mezzo , e rigirandola in vari modi , ed era una meraviglia a vedere come sotto ai colpi rapidi e precisi del martello il ferro s ' incurvava , s ' attorceva , pigliava via via la forma graziosa della foglia arricciata d ' un fiore , come un cannello di pasta , ch ' egli avesse modellato con le mani . E intanto il suo figliuolo ci guardava , con una cert ' aria altera , come per dire : - Vedete come lavora mio padre ! - Ha visto come si fa , il signorino ? - mi domandò il fabbro , quand ' ebbe finito , mettendomi davanti la spranga , che pareva il pastorale d ' un vescovo . Poi la mise in disparte e ne ficcò un ' altra nel fuoco . - Ben fatto davvero , - gli disse mio padre . E soggiunse : - Dunque ... si lavora , eh ? La buona voglia è tornata . - È tornata , sì - rispose l ' operaio , asciugandosi il sudore , e arrossendo un poco . - E sa chi me l ' ha fatta tornare ? - Mio padre finse di non capire . - Quel bravo ragazzo , - disse il fabbro , accennando il figliuolo col dito , - quel bravo figliuolo là , che studiava e faceva onore a suo padre mentre suo padre ... faceva baldoria e lo trattava come una bestia . Quando ho visto quella medaglia ... Ah ! il piccinetto mio , alto come un soldo di cacio , vieni un po ' qua che ti guardi bene nel muso ! - Il ragazzo corse subito , il fabbro lo prese e lo mise diritto sull ' incudine , tenendolo sotto le ascelle , e gli disse : - Pulite un poco il frontespizio a questo bestione di babbo . - E allora Precossi coprì di baci il viso nero di suo padre fin che fu anche lui tutto nero . - Così va bene , - disse il fabbro , e lo rimise in terra . - Così va bene davvero , Precossi ! - esclamò mio padre , contento . E detto a rivederci al fabbro e al figliuolo , mi condusse fuori . Mentre uscivo , Precossino mi disse : - Scusami , - e mi cacciò in tasca un pacchetto di chiodi ; io l ' invitai a venir a vedere il carnevale da casa mia . - Tu gli hai regalato il tuo treno di strada ferrata , - mi disse mio padre per la strada ; - ma se fosse stato d ' oro e pieno di perle , sarebbe stato ancora un piccolo regalo per quel santo figliuolo che ha rifatto il cuore a suo padre . Il piccolo pagliaccio 20 , lunedì Tutta la città è in ribollimento per il carnevale , che è sul finire , in ogni piazza si rizzan baracche di saltimbanchi e giostre , e noi abbiamo sotto le finestre un circo di tela , dove dà spettacolo una piccola compagnia veneziana , con cinque cavalli . Il circo è nel mezzo della piazza , e in un angolo ci son tre carrozzoni grandi , dove i saltimbanchi dormono e si travestono ; tre casette con le ruote , coi loro finestrini e un caminetto ciascuna , che fuma sempre ; e tra finestrino e finestrino sono stese delle fasce da bambini . C ' è una donna che allatta un putto , fa da mangiare e balla sulla corda . Povera gente ! Si dice saltimbanco come un ' ingiuria ; eppure si guadagnano il pane onestamente , divertendo tutti ; e come faticano ! Tutto il giorno corrono tra il circo e i carrozzoni , in maglia , con questi freddi ; mangian due bocconi a scappa e fuggi , in piedi , tra una rappresentazione e l ' altra , e a volte , quando hanno già il circo affollato , si leva un vento che strappa le tele e spegne i lumi , e addio spettacolo ! debbon rendere i denari e lavorar tutta la sera a rimetter su la baracca . Ci hanno due ragazzi che lavorano ; e mio padre riconobbe il più piccolo mentre attraversava la piazza : è il figliuolo del padrone lo stesso che vedemmo fare i giochi a cavallo l ' anno passato , in un circo di piazza Vittorio Emanuele . È cresciuto , avrà otto anni , è un bel ragazzo , un bel visetto rotondo e bruno di monello , con tanti riccioli neri che gli scappan fuori dal cappello a cono . È vestito da pagliaccio , ficcato dentro a una specie di saccone con le maniche , bianco ricamato di nero , e ha le scarpette di tela . È un diavoletto . Piace a tutti . Fa di tutto . Lo vediamo ravvolto in uno scialle , la mattina presto , che porta il latte alla sua casetta di legno ; poi va a prendere i cavalli alla rimessa di via Bertola ; tiene in braccio il bimbo piccolo ; trasporta cerchi cavalletti , sbarre , corde ; pulisce i carrozzoni , accende il fuoco , e nei momenti di riposo è sempre appiccicato a sua madre . Mio padre lo guarda sempre dalla finestra , e non fa che parlar di lui e dei suoi , che han l ' aria di buona gente , e di voler bene ai figliuoli . Una sera ci siamo andati , al circo ; faceva freddo , non c ' era quasi nessuno ; ma tanto il pagliaccino si dava un gran moto per tener allegra quella po ' di gente : faceva dei salti mortali , s ' attaccava alla coda dei cavalli , camminava con le gambe per aria , tutto solo , e cantava , sempre sorridente , col suo visetto bello e bruno ; e suo padre che aveva un vestito rosso e i calzoni bianchi , con gli stivali alti e la frusta in mano , lo guardava ; ma era triste . Mio padre n ' ebbe compassione , e ne parlò il dì dopo col pittore Delis , che venne a trovarci . Quella povera gente s ' ammazza a lavorare e fa così cattivi affari ! Quel ragazzino gli piaceva tanto ! Che cosa si poteva fare per loro ? Il pittore ebbe un ' idea . - Scrivi un bell ' articolo sulla Gazzetta , - gli disse , - tu che sai scrivere : tu racconti i miracoli del piccolo pagliaccio e io faccio il suo ritratto ; la Gazzetta la leggon tutti , e almeno per una volta accorrerà gente . - E così fecero . Mio padre scrisse un articolo , bello e pieno di scherzi , che diceva tutto quello che noi vediamo dalla finestra , e metteva voglia di conoscere e di carezzare il piccolo artista ; e il pittore schizzò un ritrattino somigliante e grazioso , che fu pubblicato sabato sera . Ed ecco , alla rappresentazione di domenica , una gran folla che accorre al circo . Era annunziato : Rappresentazione a beneficio del pagliaccino ; del pagliaccino , com ' era chiamato nella Gazzetta . Mio padre mi condusse nei primi posti . Accanto all ' entrata avevano affisso la Gazzetta . Il circo era stipato ; molti spettatori avevano la Gazzetta in mano , e la mostravano al pagliaccino , che rideva e correva or dall ' uno or dall ' altro , tutto felice . Anche il padrone era contento . Figurarsi ! Nessun giornale gli aveva mai fatto tanto onore , e la cassetta dei soldi era piena . Mi padre sedette accanto a me . Tra gli spettatori trovammo delle persone di conoscenza . C ' era vicino all ' entrata dei cavalli , in piedi , il maestro di Ginnastica , quello che è stato con Garibaldi ; e in faccia a noi , nei secondi posti , il muratorino , col suo visetto tondo , seduto accanto a quel gigante di suo padre ... e appena mi vide , mi fece il muso di lepre . Un po ' più in là vidi Garoffi , che contava gli spettatori , calcolando sulle dita quanto potesse aver incassato la Compagnia . C ' era anche nelle seggiole dei primi posti , poco lontano da noi , il povero Robetti , quello che salvò il bimbo dall ' omnibus , con le sue stampelle fra le ginocchia , stretto al fianco di suo padre , capitano d ' artiglieria , che gli teneva una mano sulla spalla . La rappresentazione cominciò . Il pagliaccino fece meraviglie sul cavallo , sul trapezio e sulla corda , e ogni volta che saltava giù , tutti gli battevan le mani e molti gli tiravano i riccioli . Poi fecero gli esercizi vari altri , funamboli , giocolieri e cavallerizzi , vestiti di cenci e scintillanti d ' argento . Ma quando non c ' era il ragazzo , pareva che la gente si seccasse . A un certo punto vidi il maestro di ginnastica , fermo all ' entrata dei cavalli , che parlò nell ' orecchio del padrone del circo , e questi subito girò lo sguardo sugli spettatori , come se cercasse qualcuno . Il suo sguardo si fermò su di noi . Mio padre se ne accorse , capì che il maestro aveva detto ch ' era lui l ' autor dell ' articolo , e per non esser ringraziato se ne scappò via , dicendomi : - Resta , Enrico ; io t ' aspetto fuori . - Il pagliaccino , dopo aver scambiato qualche parola col suo babbo , fece ancora un esercizio : ritto sul cavallo che galoppava , si travestì quattro volte , da pellegrino , da marinaio , da soldato , da acrobata , e ogni volta che mi passava vicino , mi guardava . Poi , quando scese , cominciò a fare il giro del circo col cappello da pagliaccio tra le mani , e tutti ci gettavan dentro soldi e confetti . Io tenni pronti due soldi ; ma quando fu in faccia a me , invece di porgere il cappello , lo tirò indietro , mi guardò e passò avanti . Rimasi mortificato . Perché m ' aveva fatto quello sgarbo ? La rappresentazione terminò , il padrone ringraziò il pubblico , e tutta la gente s ' alzò , affollandosi verso l ' uscita . Io ero confuso tra la folla , e stavo già per uscire , quando mi sentii toccare una mano . Mi voltai : era il pagliaccino , col suo bel visetto bruno e i suoi riccioli neri , che mi sorrideva : aveva le mani piene di confetti . Allora capii . - Voresistu - mi disse - agradir sti confeti del pagiazzeto ? - Io accennai di sì , e ne presi tre o quattro . - Alora , - soggiunse - ciapa anca un baso . - Dammene due - , risposi , e gli porsi il viso . Egli si pulì con la manica la faccia infarinata , mi pose un braccio intorno al collo , e mi stampò due baci sulle guance , dicendomi : - Tò , e portighene uno a to pare . L ' ultimo giorno di carnevale 21 , martedì Che triste scena vedemmo oggi al corso delle maschere ! Finì bene ; ma poteva seguire una grande disgrazia . In piazza San Carlo , tutta decorata di festoni gialli , rossi e bianchi , s ' accalcava una grande moltitudine ; giravan maschere d ' ogni colore ; passavano carri dorati e imbandierati , della forma di padiglioni di teatrini e di barche , pieni d ' arlecchini e di guerrieri , di cuochi , di marinai e di pastorelle ; era una confusione da non saper dove guardare ; un frastuono di trombette , di corni e di piatti turchi che lacerava le orecchie ; e le maschere dei carri trincavano e cantavano , apostrofando la gente a piedi e la gente alle finestre , che rispondevano a squarciagola , e si tiravano a furia arancie e confetti ; e al di sopra delle carrozze e della calca , fin dove arrivava l ' occhio , si vedevano sventolar bandierine , scintillar caschi , tremolare pennacchi , agitarsi testoni di cartapesta , gigantesche cuffie , tube enormi , armi stravaganti , tamburelli , crotali , berrettini rossi e bottiglie : parevan tutti pazzi . Quando la nostra carrozza entrò nella piazza , andava dinanzi a noi un carro magnifico , tirato da quattro cavalli coperti di gualdrappe ricamate d ' oro , e tutto inghirlandato di rose finte , sul quale c ' erano quattordici o quindici signori , mascherati da gentiluomini della corte di Francia , tutti luccicanti di seta , col parruccone bianco , un cappello piumato sotto il braccio e lo spadino , e un arruffio di nastri e di trine sul petto : bellissimi . Cantavano tutti insieme una canzonetta francese , e gettavan dolci alla gente , e la gente batteva le mani e gridava . Quando a un tratto , sulla nostra sinistra , vedemmo un uomo sollevare sopra le teste della folla una bambina di cinque o sei anni , una poverella che piangeva disperatamente , agitando le braccia , come presa dalle convulsioni . L ' uomo si fece largo verso il carro dei signori , uno di questi si chinò , e quell ' altro disse forte : - Prenda questa bimba , ha perduto sua madre nella folla , la tenga in braccio ; la madre non può essere lontana , e la vedrà , non c ' è altra maniera . - Il signore prese la bimba in braccio ; tutti gli altri cessarono di cantare , la bimba urlava e si dibatteva , il signore si tolse la maschera ; il carro continuò a andare lentamente . In quel mentre , come ci fu detto poi , all ' estremità opposta della piazza , una povera donna mezzo impazzita rompeva la calca a gomitate e a spintoni , urlando : - Maria ! Maria ! Maria ! Ho perduto la mia figliuola ! Me l ' hanno rubata ! Mi hanno soffocato la mia bambina ! - E da un quarto d ' ora smaniava , si disperava a quel modo , andando un po ' di qua e un po ' di là , oppressa dalla folla , che stentava ad aprirle il passo . Il signore del carro , intanto , si teneva la bimba stretta contro i nastri e le trine del petto , girando lo sguardo per la piazza , e cercando di quietare la povera creatura , che si copriva il viso con le mani , non sapendo dove fosse , e singhiozzava da schiantarsi il cuore . Il signore era commosso , si vedeva che quelle grida gli andavano all ' anima ; tutti gli altri offrivano alla bimba arancie e confetti ; ma quella respingeva tutto , sempre più spaventata e convulsa . - Cercate la madre ! gridava il signore alla folla , - cercate la madre ! - E tutti si voltavano a destra e a sinistra ; ma la madre non si trovava . Finalmente , a pochi passi dall ' imboccatura di via Roma , si vide una donna slanciarsi verso il carro ... Ah ! mai più la dimenticherò ! Non pareva più una creatura umana , aveva i capelli sciolti , la faccia sformata , le vesti lacere , si slanciò avanti mettendo un rantolo che non si capì se fosse di gioia , d ' angoscia o di rabbia , e avventò le mani come due artigli per afferrar la figliuola . Il carro si fermò . - Eccola qui - , disse il signore , porgendo la bimba , dopo averla baciata , e la mise tra le braccia di sua madre , che se la strinse al seno come una furia ... Ma una delle due manine restò un minuto secondo tra le mani del signore , e questi strappatosi dalla destra un anello d ' oro con un grosso diamante , e infilatolo con un rapido movimento in un dito della piccina : - Prendi , - le disse , - sarà la tua dote di sposa . - La madre restò lì come incantata , la folla proruppe in applausi , il signore si rimise la maschera , i suoi compagni ripresero il canto , e il carro ripartì lentamente in mezzo a una tempesta di battimani e d ' evviva . I ragazzi ciechi 23 , giovedì Il maestro è molto malato e mandarono in vece sua quello della quarta , che è stato maestro nell ' Istituto dei ciechi ; il più vecchio di tutti , così bianco che par che abbia in capo una parrucca di cotone , e parla in un certo modo , come se cantasse una canzone malinconica ; ma bene , e sa molto . Appena entrato nella scuola , vedendo un ragazzo con un occhio bendato , s ' avvicinò al banco e gli domandò che cos ' aveva . - Bada agli occhi , ragazzo , - gli disse . - E allora Derossi gli domandò : - È vero , signor maestro , che è stato maestro dei ciechi ? - Sì , per vari anni , - rispose . E Derossi disse a mezza voce : - Ci dica qualche cosa . Il maestro s ' andò a sedere a tavolino . Coretti disse forte : - L ' istituto dei ciechi è in via Nizza . - Voi dite ciechi , ciechi , - disse il maestro , - così , come direste malati e poveri o che so io . Ma capite bene il significato di quella parola ? Pensateci un poco . Ciechi ! Non veder nulla , mai ! Non distinguere il giorno dalla notte , non veder né il cielo né il sole né i propri parenti , nulla di tutto quello che s ' ha intorno e che si tocca ; essere immersi in una oscurità perpetua , e come sepolti nelle viscere della terra ! Provate un poco a chiudere gli occhi e a pensare di dover rimanere per sempre così : subito vi prende un affanno , un terrore , vi pare che vi sarebbe impossibile di resistere , che vi mettereste a gridare , che impazzireste o morireste . Eppure ... poveri ragazzi , quando s ' entra per la prima volta nell ' Istituto dei ciechi , durante la ricreazione , a sentirli suonar violini e flauti da tutte le parti , e parlar forte e ridere , salendo e scendendo le scale a passi lesti , e girando liberamente per i corridoi e pei dormitori , non si direbbe mai che son quegli sventurati che sono . Bisogna osservarli bene . C ' è dei giovani di sedici o diciott ' anni , robusti e allegri , che portano la cecità con una certa disinvoltura , con una certa baldanza quasi ; ma si capisce dall ' espressione risentita e fiera dei visi , che debbono aver sofferto tremendamente prima di rassegnarsi a quella sventura . Ce n ' è altri , dei visi pallidi e dolci , in cui si vede una grande rassegnazione ; ma triste , e si capisce che qualche volta , in segreto , debbono piangere ancora . Ah ! figliuoli miei . Pensate che alcuni di essi hanno perduto la vista in pochi giorni , che altri l ' han perduta dopo anni di martirio , e molte operazioni chirurgiche terribili , e che molti son nati così , nati in una notte che non ebbe mai alba per loro , entrati nel mondo come in una tomba immensa , e che non sanno come sia fatto il volto umano ! Immaginate quanto debbono aver sofferto e quanto debbono soffrire quando pensano così , confusamente , alla differenza tremenda che passa fra loro e quelli che ci vedono , e domandano a sé medesimi : - Perché questa differenza se non abbiamo alcuna colpa ? - Io che son stato vari anni fra loro , quando mi ricordo quella classe , tutti quegli occhi suggellati per sempre , tutte quelle pupille senza sguardo e senza vita , e poi guardo voi altri ... mi pare impossibile che non siate tutti felici . Pensate : ci sono circa ventisei mila ciechi in Italia ! Ventisei mila persone che non vedono luce , capite ; un esercito che c ' impiegherebbe quattro ore a sfilare sotto le nostre finestre ! Il maestro tacque ; non si sentiva un alito nella scuola . Derossi domandò se era vero che i ciechi hanno il tatto più fino di noi . Il maestro disse : - È vero . Tutti gli altri sensi si raffinano in loro , appunto perché , dovendo supplire fra tutti a quello della vista , sono più e meglio esercitati di quello che non siano da chi ci vede . La mattina , nei dormitori , l ' uno domanda all ' altro : - C ' è il sole ? - e chi è più lesto a vestirsi scappa subito nel cortile ad agitar le mani per aria , per sentire se c ' è il tepore del sole , e corre a dar la buona notizia : - C ' è il sole ! - Dalla voce d ' una persona si fanno un ' idea della statura ; noi giudichiamo l ' animo d ' un uomo dall ' occhio , essi dalla voce ; ricordano le intonazioni e gli accenti per anni . S ' accorgono se in una stanza c ' è più d ' una persona , anche se una sola parla , e le altre restano immobili . Al tatto s ' accorgono se un cucchiaio è poco o molto pulito . Le bimbe distinguono la lana tinta da quella di color naturale . Passando a due a due per le strade , riconoscono quasi tutte le botteghe all ' odore , anche quelle in cui noi non sentiamo odori . Tirano la trottola , e a sentire il ronzìo che fa girando , vanno diritti a pigliarla senza sbagliare . Fanno correre il cerchio , giocano ai birilli , saltano con la funicella , fabbricano casette coi sassi , colgono le viole come se le vedessero , fanno stuoie e canestrini intrecciando paglia di vari colori , speditamente e bene ; tanto hanno il tatto esercitato ! Il tatto è la loro vista , è uno dei più grandi piaceri per loro quello di toccare , di stringere , d ' indovinare la forma delle cose tastandole . È commovente vederli , quando li conducono al museo industriale , dove li lascian toccare quello che vogliono , veder con che festa si gettano sui corpi geometrici , sui modellini di case , sugli strumenti , con che gioia palpano , stropicciano , rivoltano fra le mani tutte le cose , per vedere come son fatte . Essi dicono vedere ! Garoffi interruppe il maestro per domandargli se era vero che i ragazzi ciechi imparano a far di conto meglio degli altri . Il maestro rispose : - È vero . Imparano a far di conto e a leggere . Hanno dei libri fatti apposta , coi caratteri rilevati ; ci passano le dita sopra , riconoscon le lettere , e dicon le parole ; leggono corrente . E bisogna vedere , poveretti , come arrossiscono quando commettono uno sbaglio . E scrivono pure , senza inchiostro . Scrivono sur una carta spessa e dura con un punteruolo di metallo che fa tanti punticini incavati e aggrappati secondo un alfabeto speciale ; i quali punticini riescono in rilievo sul rovescio della carta per modo che voltando il foglio e strisciando le dita su quei rilievi , essi possono leggere quello che hanno scritto , ed anche la scrittura d ' altri , e così fanno delle composizioni , e si scrivono delle lettere fra loro . Nella stessa maniera scrivono i numeri e fanno i calcoli . E calcolano a mente con una facilità incredibile , non essendo divagati dalla vista delle cose , come siamo noi . E se vedeste come sono appassionati per sentir leggere , come stanno attenti , come ricordano tutto , come discutono fra loro , anche i piccoli , di cose di storia e di lingua , seduti quattro o cinque sulla stessa panca , senza voltarsi l ' un verso l ' altro , e conversando il primo col terzo , il secondo col quarto , ad alta voce e tutti insieme , senza perdere una sola parola , da tanto che han l ' orecchio acuto e pronto ! E danno più importanza di voi altri agli esami , ve lo assicuro , e s ' affezionano di più ai loro maestri . Riconoscono il maestro al passo e all ' odore ; s ' accorgono se è di buono o cattivo umore , se sta bene o male , nient ' altro che dal suono d ' una sua parola ; vogliono che il maestro li tocchi , quando gli incoraggia e li loda , e gli palpan le mani e le braccia per esprimergli la loro gratitudine . E si voglion bene anche fra loro , sono buoni compagni . Nel tempo della ricreazione sono quasi sempre insieme quei soliti . Nella sezione delle ragazze , per esempio , formano tanti gruppi , secondo lo strumento che suonano , le violiniste , le pianiste , le suonatrici di flauto , e non si scompagnano mai . Quando hanno posto affetto a uno , è difficile che se ne stacchino . Trovano un gran conforto nell ' amicizia . Si giudicano rettamente , fra loro . Hanno un concetto chiaro e profondo del bene e del male . Nessuno s ' esalta come loro al racconto d ' un ' azione generosa o d ' un fatto grande . Votini domandò se suonano bene . - Amano la musica ardentemente , - rispose il maestro . - È la loro gioia , è la loro vita la musica . Dei ciechi bambini , appena entrati nell ' Istituto , son capaci di star tre ore immobili in piedi a sentir sonare . Imparano facilmente , suonano con passione . Quando il maestro dice a uno che non ha disposizione alla musica , quegli ne prova un grande dolore , ma si mette a studiare disperatamente . Ah ! se udiste la musica là dentro se li vedeste quando suonano colla fronte alta col sorriso sulle labbra , accesi nel viso , tremanti dalla commozione , estatici quasi ad ascoltar quell ' armonia che rispandono nell ' oscurità infinita che li circonda , come sentireste che è una consolazione divina la musica ! E giubilano , brillano di felicità quando un maestro dice loro : - Tu diventerai un artista . - Per essi il primo nella musica , quello che riesce meglio di tutti al pianoforte o al violino , è come un re ; lo amano , lo venerano . Se nasce un litigio fra due di loro , vanno da lui ; se due amici si guastano , è lui che li riconcilia . I più piccini , a cui egli insegna a sonare , lo tengono come un padre . Prima d ' andare a dormire , vanno tutti a dargli la buona notte . E parlano continuamente di musica . Sono già a letto , la sera tardi , quasi tutti stanchi dallo studio e dal lavoro , e mezzo insonniti ; e ancora discorrono a bassa voce di opere , di maestri , di strumenti , d ' orchestre . Ed è un castigo così grande per essi l ' esser privati della lettura o della lezione di musica , ne soffrono tanto dolore , che non s ' ha quasi mai il coraggio di castigarli in quel modo . Quello che la luce è per i nostri occhi , la musica è per il loro cuore . Derossi domandò se non si poteva andarli a vedere . - Si può , - rispose il maestro ; - ma voi , ragazzi , non ci dovete andare per ora . Ci andrete più tardi , quando sarete in grado di capire tutta la grandezza di quella sventura , e di sentire tutta la pietà che essa merita . È uno spettacolo triste , figliuoli . Voi vedete là qualche volta dei ragazzi seduti di contro a una finestra spalancata , a godere l ' aria fresca , col viso immobile , che par che guardino la grande pianura verde e le belle montagne azzurre che vedete voi ... ; e a pensare che non vedon nulla , che non vedranno mai nulla di tutta quella immensa bellezza , vi si stringe l ' anima come se fossero diventati ciechi in quel punto . E ancora i ciechi nati , che non avendo mai visto il mondo , non rimpiangono nulla , perché hanno l ' immagine d ' alcuna cosa , fanno meno compassione . Ma c ' è dei ragazzi ciechi da pochi mesi , che si ricordano ancora di tutto , che comprendono bene tutto quello che han perduto , e questi hanno di più il dolore di sentirsi oscurare nella mente , un poco ogni giorno , le immagini più care , di sentirsi come morire nella memoria le persone più amate . Uno di questi ragazzi mi diceva un giorno con una tristezza inesprimibile : - Vorrei ancora aver la vista d ' una volta , appena un momento , per rivedere il viso della mamma , che non lo ricordo più - E quando la mamma va a trovarli , le mettono le mani sul viso , la toccano bene dalla fronte al mento e alle orecchie , per sentir com ' è fatta , e quasi non si persuadono di non poterla vedere , e la chiamano per nome molte volte come per pregarla che si lasci , che si faccia vedere una volta . Quanti escono di là piangendo , anche uomini di cuor duro ! E quando s ' esce , ci pare un ' eccezione la nostra , un privilegio quasi non meritato di veder la gente , le case , il cielo . Oh ! non c ' è nessuno di voi , ne son certo , che uscendo di là non sarebbe disposto a privarsi d ' un po ' della propria vista per darne un barlume almeno a tutti quei poveri fanciulli , per i quali il sole non ha luce e la madre non ha viso ! Il maestro malato 25 , sabato Ieri sera , uscendo dalla scuola , andai a visitare il mio maestro malato . Dal troppo lavorare s ' è ammalato . Cinque ore di lezione al giorno , poi un ' ora di ginnastica , poi altre due ore di scuola serale , che vuol dire dormir poco , mangiare di scappata e sfiatarsi dalla mattina alla sera : s ' è rovinata la salute . Così dice mia madre . Mia madre m ' aspettò sotto il portone , io salii solo , e incontrai per le scale il maestro della barbaccia nera , - Coatti , - quello che spaventa tutti e non punisce nessuno , egli mi guardò con gli occhi larghi e fece la voce del leone , per celia , ma senza ridere . Io ridevo ancora tirando il campanello , al quarto piano ; ma rimasi male subito , quando la serva mi fece entrare in una povera camera , mezz ' oscura , dove era coricato il mio maestro . Era in un piccolo letto di ferro , aveva la barba lunga . Si mise una mano alla fronte , per vederci meglio , ed esclamò con la sua voce affettuosa : - Oh Enrico ! - Io m ' avvicinai al letto , egli mi pose una mano sulla spalla , e disse : - Bravo , figliuolo . Hai fatto bene a venir a trovare il tuo povero maestro . Son ridotto a mal partito , come vedi , caro il mio Enrico . E come va la scuola ? come vanno i compagni ? Tutto bene , eh ? anche senza di me . Ne fate di meno benissimo , è vero ? del vostro vecchio maestro . - Io volevo dir di no ; egli m ' interruppe : - Via , via , lo so che non mi volete male . - E mise un sospiro . Io guardavo certe fotografie attaccate alla parete . - Vedi ? - egli mi disse . - Son tutti ragazzi che m ' han dato i loro ritratti , da più di vent ' anni in qua . Dei buoni ragazzi , son le mie memorie quelle . Quando morirò , l ' ultima occhiata la darò lì , a tutti quei monelli , fra cui ho passata la vita . Mi darai il ritratto tu pure , non è vero , quando avrai finito le elementari ? Poi prese un ' arancia sul tavolino da notte e me la mise in mano . - Non ho altro da darti , - disse , - è un regalo da malato . - Io lo guardavo e avevo il cuor triste , non so perché . - Bada eh ... - riprese a dire - io spero di cavarmela ; ma se non guarissi più ... vedi di fortificarti nell ' aritmetica , che è il tuo debole ; fa ' uno sforzo ! non si tratta che d ' un primo sforzo perché , alle volte , non è mancanza di attitudine , è un preconcetto , è come chi dicesse una fissazione . - Ma intanto respirava forte , si vedeva che soffriva . - Ho una febbraccia , - sospirò , - son mezz ' andato . Mi raccomando , dunque . Battere sull ' aritmetica , sui problemi . Non riesce alla prima ? Si riposa un po ' e poi si ritenta . Non riesce ancora ? Un altro po ' di riposo e poi daccapo . E avanti , ma tranquillamente , senza affannarsi , senza montarsi la testa . Va ' . Saluta la mamma . E non rifar più le scale , ci rivedremo alla scuola . E se non ci rivedremo , ricordati qualche volta del tuo maestro di terza , che t ' ha voluto bene . - A quelle parole mi venne da piangere . - China la testa , - egli mi disse . Io chinai la testa sul cappezzale ; egli mi baciò sui capelli . Poi mi disse : - Va ' , - e voltò il viso verso il muro . E io volai giù per le scale perché avevo bisogno d ' abbracciar mia madre . La strada 25 , sabato Io t ' osservavo dalla finestra , questa sera , quando tornavi da casa del maestro , tu hai urtato una donna . Bada meglio a come cammini per la strada . Anche lì ci sono dei doveri . Se misuri i tuoi passi e i tuoi gesti in una casa privata , perché non dovresti far lo stesso nella strada , che è la casa di tutti ? Ricordati , Enrico . Tutte le volte che incontri un vecchio cadente , un povero , un donna con un bimbo in braccio , uno storpio con le stampelle , un uomo curvo sotto un carico , una famiglia vestita a lutto , cedile il passo con rispetto : noi dobbiamo rispettare la vecchiaia , la miseria , l ' amor materno , l ' infermità , la fatica , la morte . Ogni volta che vedi una persona a cui arriva addosso una carrozza , tiralo via , se è un fanciullo , avvertilo , se è un uomo ; domanda sempre che cos ' ha al bambino che piange , raccogli il bastone al vecchio che l ' ha lasciato cadere . Se due fanciulli rissano , dividili , se son due uomini allontànati , non assistere allo spettacolo della violenza brutale , che offende e indurisce il cuore . E quando passa un uomo legato fra due guardie , non aggiungere la tua alla curiosità crudele della folla : egli può essere un innocente . Cessa di parlar col tuo compagno e di sorridere quando incontri una lettiga d ' ospedale , che porta forse un moribondo , o un convoglio mortuario , ché ne potrebbe uscir uno domani di casa tua . Guarda con riverenza tutti quei ragazzi degli istituti che passano a due a due : i cechi , i muti , i rachitici , gli orfani , i fanciulli abbandonati : pensa che è la sventura e la carità umana che passa . Fingi sempre di non vedere chi ha una deformità ripugnante o ridicola . Spegni sempre ogni fiammifero acceso che tu trovi sui tuoi passi , che potrebbe costar la vita a qualcuno . Rispondi sempre con gentilezza al passeggiero che ti domanda la via . Non guardar nessuno ridendo , non correre senza bisogno , non gridare . Rispetta la strada . L ' educazione d ' un popolo si giudica innanzi tutto dal contegno ch ' egli tien per la strada . Dove troverai la villania per le strade , troverai la villania nelle case . E studiale , le strade , studia la città dove vivi ; se domani tu ne fossi sbalestrato lontano , saresti lieto d ' averla presente bene alla memoria , di poterla ripercorrere tutta col pensiero , - la tua città , la tua piccola patria , - quella che è stata per tanti anni il tuo mondo , - dove hai fatto i primi passi al fianco di tua madre , provato le prime commozioni , aperto la mente alle prime idee , trovato i primi amici . Essa è stata una madre per te : t ' ha istruito , dilettato , protetto . Studiala nelle sue strade e nella sua gente , - ed amala , - e quando la senti ingiuriare , difendila . TUO PADRE MARZO Le scuole serali 2 , giovedì Mio padre mi condusse ieri a vedere le scuole serali della nostra sezione Baretti , che eran già tutte illuminate , e gli operai cominciavano ad entrare . Arrivando , trovammo il Direttore e i maestri in gran collera perché poco prima era stato rotto da una sassata il vetro d ' una finestra : il bidello , saltato fuori , aveva acciuffato un ragazzo che passava ; ma allora s ' era presentato Stardi , che sta di casa in faccia alla scuola , e aveva detto : - Non è costui , ho visto coi miei occhi : è Franti che ha tirato , e m ' ha detto : - Guai se tu parli ! - ma io non ho paura . E il Direttore disse che Franti sarà scacciato per sempre . Intanto badava agli operai che entravano a due a tre insieme , e n ' eran già entrati più di duecento . Non avevo mai visto come è bella una scuola serale ! C ' eran dei ragazzi da dodici anni in su , e degli uomini con la barba , che tornavano dal lavoro , portando libri e quaderni ; c ' eran dei falegnami , dei fochisti con la faccia nera , dei muratori con le mani bianche di calcina , dei garzoni fornai coi capelli infarinati e si sentiva odor di vernice , di coiami , di pece , d ' olio , odori di tutti i mestieri . Entrò anche una squadra d ' operai d ' artiglieria vestiti da soldati , condotti da un caporale . S ' infilavano tutti lesti nei banchi , levavan l ' assicella di sotto , dove noi mettiamo i piedi , e subito chinavan la testa sul lavoro . Alcuni andavan dai maestri a chieder spiegazioni coi quaderni aperti . Vidi quel maestro giovane e ben vestito - « l ' avvocatino » - che aveva tre o quattro operai intorno al tavolino , e faceva delle correzioni con la penna ; e anche quello zoppo , il quale rideva con un tintore che gli aveva portato un quaderno tutto conciato di tintura rossa e turchina . C ' era pure il mio maestro , guarito , che domani tornerà alla scuola . Le porte delle classi erano aperte . Rimasi meravigliato , quando cominciarono le lezioni , a vedere come tutti stavano attenti , con gli occhi fissi . Eppure la più parte , diceva il Direttore , per non arrivar troppo tardi , non eran nemmeno passati a casa a mangiare un boccone di cena , e avevano fame . I piccoli , però , dopo mezz ' ora di scuola cascavan dal sonno , qualcuno anche s ' addormentava col capo sul banco ; e il maestro lo svegliava , stuzzicandogli un orecchio con la penna . Ma i grandi no , stavano svegli , con la bocca aperta , a sentir la lezione , senza batter palpebra ; e mi faceva specie veder nei nostri banchi tutti quei barboni . Salimmo anche al piano di sopra , e io corsi alla porta della mia classe , e vidi al mio posto un uomo con due grandi baffi e una mano fasciata , che forse s ' era fatto male attorno a una macchina ; eppure s ' ingegnava di scrivere , adagio adagio . Ma quel che mi piacque di più fu di vedere al posto del muratorino , proprio nello stesso banco e nello stesso cantuccio , suo padre , quel muratore grande come un gigante , che se ne stava là stretto aggomitolato , col mento sui pugni e gli occhi sul libro , attento che non rifiatava . E non fu mica un caso , è lui proprio che la prima sera che venne alla scuola disse al Direttore : - Signor Direttore , mi faccia il piacere di mettermi al posto del mio muso di lepre ; - perché sempre chiama il suo figliuolo a quel modo ... Mio padre mi trattenne là fino alla fine , e vedemmo nella strada molte donne coi bambini in collo che aspettavano i mariti , e all ' uscita facevano il cambio : gli operai pigliavano in braccio i bambini , le donne si facevan dare i libri e i quaderni , e andavano a casa così . La strada fu per qualche momento piena di gente e di rumore . Poi tutto tacque e non vedemmo più che la figura lunga e stanca del Direttore che s ' allontanava . La lotta 5 , domenica Era da aspettarsela : Franti , cacciato dal Direttore volle vendicarsi , e aspettò Stardi a una cantonata , dopo l ' uscita della scuola , quand ' egli passa con sua sorella , che va a prendere ogni giorno a un istituto di via Dora Grossa . Mia sorella Silvia , uscendo dalla sua sezione , vide tutto e tornò a casa piena di spavento . Ecco quello che accadde . Franti , col suo berretto di tela cerata schiacciato sur un orecchio , corse in punta di piedi dietro di Stardi , e per provocarlo , diede una strappata alla treccia di sua sorella , una strappata così forte che quasi la gittò in terra riversa . La ragazzina mise un grido , suo fratello si voltò . Franti , che è molto più alto e più forte di Stardi pensava : - O non rifiaterà , o gli darò le croste . - Ma Stardi non stette a pensare , e così piccolo e tozzo com ' è , si lanciò d ' un salto su quel grandiglione , e cominciò a mescergli fior di pugni . Non ce ne poteva però , e ne toccava più di quel che ne desse . Nella strada non c ' eran che ragazze , nessuno poteva separarli . Franti lo buttò in terra ; ma quegli su subito , e addosso daccapo , e Franti picchia come sur un uscio : in un momento gli strappò mezz ' orecchia , gli ammaccò un occhio , gli fece uscir sangue dal naso . Ma Stardi duro ; ruggiva : - M ' ammazzerai , ma te la fò pagare . - E Franti giù , calci e ceffoni , e Stardi sotto , a capate e a pedate . Una donna gridò dalla finestra : - Bravo il piccolo ! - Altre dicevano : - È un ragazzo che difende sua sorella . - Coraggio ! Dagliele sode . - E gridavano a Franti : - Prepotente , vigliaccone . - Ma Franti pure s ' era inferocito , fece gambetta , Stardi cadde , ed egli addosso : - Arrenditi ! - No ! - Arrenditi ! - No ! - e d ' un guizzo Stardi si rimise in piedi , avvinghiò Franti alla vita e con uno sforzo furioso lo stramazzò sul selciato e gli cascò con un ginocchio sul petto . - Ah ! l ' infame che ha il coltello ! - gridò un uomo accorrendo per disarmare Franti . Ma già Stardi , fuori di sé , gli aveva afferrato il braccio con due mani e dato al pugno un tal morso , che il coltello gli era cascato , e la mano gli sanguinava . Altri intanto erano accorsi , li divisero , li rialzarono ; Franti se la dette a gambe , malconcio ; e Stardi rimase là , graffiato in viso , con l ' occhio pesto , - ma vincitore , - accanto alla sorella che piangeva , mentre alcune ragazze raccoglievano i libri e i quaderni sparpagliati per la strada . - Bravo il piccolo , - dicevano intorno , - che ha difeso sua sorella ! - Ma Stardi , che si dava più pensiero del suo zaino che della sua vittoria , si mise subito a esaminare uno per uno i libri e i quaderni , se non c ' era nulla di mancante o di guasto , li ripulì con la manica , guardò il pennino , rimise a posto ogni cosa , e poi , tranquillo e serio come sempre , disse a sua sorella : - Andiamo presto , che ci ho un problema di quattro operazioni . I parenti dei ragazzi Lunedì , 6 Questa mattina c ' era il grosso Stardi padre a aspettare il figliuolo , per paura che incontrasse Franti un ' altra volta , ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all ' Ergastolo . C ' eran molti parenti questa mattina . C ' era fra gli altri il rivenditore di legna , il padre di Coretti , tutto il ritratto del suo figliuolo , svelto , allegro , coi suoi baffetti aguzzi e un nastrino di due colori all ' occhiello della giacchetta . Io li conosco già quasi tutti i parenti dei ragazzi , a vederli sempre lì . C ' è una nonna curva , con la cuffia bianca , che piova o nevichi o tempesti , viene quattro volte al giorno a accompagnare e a prendere un suo nipotino di prima superiore , e gli leva il cappotto , glie lo infila , gli accomoda la cravatta , lo spolvera , lo riliscia , gli guarda i quaderni : si capisce che non ha altro pensiero , che non vede nulla di più bello al mondo . Anche viene spesso il capitano d ' artiglieria , padre di Robetti , quello delle stampelle , che salvò un bimbo dall ' omnibus ; e siccome tutti i compagni del suo figliuolo , passandogli davanti , gli fanno una carezza , egli a tutti rende la carezza o il saluto , non c ' è caso che ne scordi uno , su tutti si china , e quanto più son poveri e vestiti male , e più pare contento , e li ringrazia . Alle volte , pure , si vedono delle cose tristi : un signore che non veniva più da un mese perché gli era morto un figliuolo , e mandava a prender l ' altro dalla fantesca , tornando ieri per la prima volta , e rivedendo la classe , i compagni del suo piccino morto , andò in un canto e ruppe in singhiozzi con tutt ' e due le mani sul viso , e il Direttore lo pigliò per un braccio e lo condusse nel suo ufficio . Ci son dei padri e delle madri che conoscono per nome tutti i compagni dei loro figliuoli . Ci son delle ragazze della scuola vicina , degli scolari del ginnasio che vengono a aspettare i fratelli . C ' è un signore vecchio , che era colonnello , e che quando un ragazzo lascia cascare un quaderno o una penna in mezzo alla strada , glie la raccoglie . Si vedono anche delle signore ben vestite che discorrono delle cose della scuola con le altre , che hanno il fazzoletto in capo e la cesta al braccio , e dicono : - Ah ! è stato terribile questa volta il problema ! - C ' era una lezione di grammatica che non finiva più questa mattina ! - E quando c ' è un malato in una classe , tutte lo sanno ; quando un malato sta meglio , tutte si rallegrano . E appunto questa mattina c ' erano otto o dieci , signore e operai , che stavano attorno alla madre di Crossi , l ' erbivendola , a domandarle notizie d ' un povero bimbo della classe di mio fratello , che sta di casa nel suo cortile , ed è in pericolo di vita . Pare che li faccia tutti eguali e tutti amici la scuola . Il numero 78 8 , mercoledì Vidi una scena commovente ieri sera . Eran vari giorni che l ' erbivendola , ogni volta che passava accanto a Derossi , lo guardava , lo guardava con una espressione di grande affetto ; perché Derossi , dopo che ha fatto quella scoperta del calamaio e del prigioniero numero 78 , ha preso a benvolere il suo figliuolo Crossi , quello dei capelli rossi e del braccio morto , e l ' aiuta a fare il lavoro in iscuola , gli suggerisce le risposte , gli dà carta pennini , lapis : insomma , gli fa come a un fratello , quasi per compensarlo di quella disgrazia di suo padre , che gli è toccata , e ch ' egli non sa . Eran vari giorni che l ' erbivendola guardava Derossi , e pareva gli volesse lasciar gli occhi addosso , perché è una buona donna , che vive tutta per il suo ragazzo ; e Derossi che glie l ' aiuta e gli fa far bella figura , Derossi che è un signore e il primo della scuola , le pare un re , un santo a lei . Lo guardava sempre e pareva che volesse dirgli qualcosa , e si vergognasse . Ma ieri mattina , finalmente , si fece coraggio e lo fermò davanti a un portone e gli disse : - Scusi tanto lei , signorino , che è così buono , che vuol tanto bene al mio figlio , mi faccia la grazia d ' accettare questo piccolo ricordo d ' una povera mamma ; - e tirò fuori dalla cesta degli erbaggi una scatoletta di cartoncino bianco e dorato . Derossi arrossì tutto , e rifiutò , dicendo risolutamente : - La dia al suo figliuolo ; io non accetto nulla . - La donna rimase mortificata e domandò scusa , balbettando : - Non pensavo mica d ' offenderlo ... non sono che caramelle . - Ma Derossi ridisse di no , scrollando il capo . - E allora , timidamente , essa levò dalla cesta un mazzetto di ravanelli , e disse : - Accetti almeno questi che son freschi , da portarli alla sua mamma . - Derossi sorrise , e rispose : - No , grazie , non voglio nulla ; farò sempre quello che posso per Crossi , ma non posso accettar nulla ; grazie lo stesso . - Ma non è mica offeso ? - domandò la donna , ansiosamente . Derossi le disse no , no , sorridendo , e se ne andò , mentre essa esclamava tutta contenta : - Oh che buon ragazzo ! Non ho mai visto un bravo e bel ragazzo così ! - E pareva finita . Ma eccoti la sera alle quattro , che invece della mamma di Crossi , s ' avvicina il padre , con quel viso smorto e malinconico . Fermò Derossi , e dal modo come lo guardò capii subito ch ' egli sospettava che Derossi conoscesse il suo segreto ; lo guardò fisso e gli disse con voce triste e affettuosa : - Lei vuol bene al mio figliuolo ... Perché gli vuole così bene ? - Derossi si fece color di fuoco nel viso . Egli avrebbe voluto rispondere : - Gli voglio bene perché è stato disgraziato ; perché anche voi , suo padre , siete stato più disgraziato che colpevole , e avete espiato nobilmente il vostro delitto , e siete un uomo di cuore . - Ma gli mancò l ' animo di dirlo perché , in fondo , egli provava ancora timore , e quasi ribrezzo davanti a quell ' uomo che aveva sparso il sangue d ' un altro , ed era stato sei anni in prigione . Ma quegli indovinò tutto , e abbassando la voce , disse nell ' orecchio a Derossi , quasi tremando : - Vuoi bene al figliuolo ; ma non vuoi mica male ... non disprezzi mica il padre , non è vero ? - Ah no ! no ! Tutto al contrario ! - esclamò Derossi Con uno slancio dell ' anima . E allora l ' uomo fece un atto impetuoso come per mettergli un braccio intorno al collo ; ma non osò , e invece gli prese con due dita uno dei riccioli biondi , lo allungò e lo lasciò andare ; poi si mise la mano sulla bocca e si baciò la palma guardando Derossi con gli occhi umidi , come per dirgli che quel bacio era per lui . Poi prese il figliuolo per mano e se n ' andò a passi lesti . Un piccolo morto 13 , lunedì Il bimbo che sta nel cortile dell ' erbivendola , quello della prima superiore , compagno di mio fratello , è morto . La maestra Delcati venne sabato sera , tutta afflitta , a dar la notizia al maestro ; e subito Garrone e Coretti si offersero di aiutare a portar la cassa . Era un bravo ragazzino , aveva guadagnato la medaglia la settimana scorsa ; voleva bene a mio fratello , e gli aveva regalato un salvadanaio rotto , mia madre lo carezzava sempre , quando lo incontrava . Portava un berretto con due strisce di panno rosso . Suo padre è facchino alla strada ferrata . Ieri sera , domenica , alle quattro e mezzo siano andati a casa sua , per far l ' accompagnamento alla chiesa . Stanno al pian terreno . Nel cortile c ' eran già molti ragazzi della prima superiore , con le loro madri , e con le candele ; cinque o sei maestre , alcuni vicini . La maestra della penna rossa e la Delcati erano entrate dietro , e le vedevamo da una finestra aperta , che piangevano : si sentiva la mamma del bimbo che singhiozzava forte . Due signore , madri di due compagni di scuola del morto , avevano portato due ghirlande di fiori . Alle cinque in punto ci mettemmo in cammino . Andava innanzi un ragazzo che portava la croce , poi un prete , poi la cassa , una cassa piccola piccola , povero bimbo ! coperta d ' un panno nero , e c ' erano strette intorno le ghirlande di fiori delle due signore . Al panno nero , da una parte , ci avevano attaccato la medaglia , e tre menzioni onorevoli , che il ragazzino s ' era guadagnate lungo l ' anno . Portavan la cassa Garrone , Coretti e due ragazzi del cortile . Dietro la cassa veniva prima la Delcati , che piangeva come se il morticino fosse suo ; dietro di lei le altre maestre ; e dietro alle maestre , i ragazzi , alcuni fra i quali molto piccoli , che avevan dei mazzetti di viole in una mano , e guardavano il feretro , stupiti , dando l ' altra mano alle madri , che portavan le candele per loro . Sentii uno che diceva : - E adesso non verrà più alla scuola ? - Quando la cassa uscì dal cortile , si sentì un grido disperato dalla finestra : era la mamma del bimbo , ma subito la fecero rientrar nelle stanze . Arrivati nella strada , incontrammo i ragazzi d ' un collegio , che passavano in doppia fila , e visto il feretro con la medaglia e le maestre , si levaron tutti il berretto . Povero piccino , egli se n ' andò a dormire per sempre con la sua medaglia . Non lo vedremo mai più il suo berrettino rosso . Stava bene ; in quattro giorni morì . L ' ultimo si sforzò ancora di levarsi per fare il suo lavorino di nomenclatura , e volle tener la sua medaglia sul letto , per paura che glie la pigliassero . Nessuno te la piglierà più , povero ragazzo ! Addio , addio . Ci ricorderemo sempre di te alla Sezione Baretti . Dormi in pace , bambino . La vigilia del 14 marzo Oggi è stata una giornata più allegra di ieri . Tredici marzo ! Vigilia della distribuzione dei premi al teatro Vittorio Emanuele , la festa grande e bella di tutti gli anni . Ma questa volta non sono più presi a caso i ragazzi che debbono andar sul palcoscenico a presentar gli attestati dei premi ai signori che li distribuiscono . Il Direttore venne questa mattina al finis , e disse : - Ragazzi , una bella notizia . - Poi chiamò : - Coraci ! - il calabrese . Il calabrese s ' alzò . - Vuoi essere di quelli che portano gli attestati dei premi alle Autorità , domani al teatro ? - Il calabrese rispose di sì . - Sta bene , - disse il Direttore ; - così ci sarà anche un rappresentante della Calabria . E sarà una bella cosa . Il municipio , quest ' anno , ha voluto che i dieci o dodici ragazzi che porgono i premi siano ragazzi di tutte le parti d ' Italia , presi nelle varie sezioni delle scuole pubbliche . Abbiamo venti sezioni con cinque succursali : settemila alunni : in un numero così grande non si stentò a trovare un ragazzo per ciascuna regione italiana . Si trovarono nella sezione Torquato Tasso due rappresentanti delle isole : un sardo e un siciliano , la scuola Boncompagni diede un piccolo fiorentino , figliuolo d ' uno scultore in legno ; c ' era un romano , nativo di Roma , nella sezione Tommaseo , veneti , lombardi , romagnoli se ne trovarono parecchi ; un napoletano ce lo dà la sezione Monviso , figliuolo d ' un ufficiale ; noi diamo un genovese e un calabrese , te , Coraci . Col piemontese , saranno dodici . È bello , non vi pare ? Saranno i vostri fratelli di tutte le parti d ' Italia che vi daranno i premi . Badate : compariranno sul palcoscenico tutti e dodici insieme . Accoglieteli con un grande applauso . Sono ragazzi ; ma rappresentano il paese come se fossero uomini : una piccola bandiera tricolore è simbolo dell ' Italia altrettanto che una grande bandiera , non è vero ? Applauditeli calorosamente , dunque . Fate vedere che anche i vostri piccoli cuori s ' accendono , che anche le vostre anime di dieci anni s ' esaltano dinanzi alla santa immagine della patria . - Ciò detto , se n ' andò , e il maestro disse sorridendo : - Dunque , Coraci , tu sei il deputato della Calabria . - E allora tutti batterono le mani , ridendo , e quando fummo nella strada , circondarono Coraci , lo presero per le gambe , lo levaron su , e cominciarono a portarlo in trionfo , gridando : - Viva il deputato della Calabria ! - così , per chiasso , s ' intende , ma non mica per ischerno , tutt ' altro , anzi per fargli festa , di cuore , ché è un ragazzo che piace a tutti ; ed egli sorrideva . E lo portaron così fino alla cantonata dove s ' imbatterono in un signore con la barba nera , che si mise a ridere . Il calabrese disse : - È mio padre . - E allora i ragazzi gli misero il figliuolo tra le braccia e scapparono da tutte le parti . La distribuzione dei premi 14 , marzo Verso le due il teatro grandissimo era affollato ; platea , galleria , palchetti , palcoscenico , tutto pieno gremito , migliaia di visi , ragazzi , signore , maestri , operai , donne del popolo , bambini era un agitarsi di teste e di mani , un tremolio di penne , di nastri e di riccioli , un mormorio fitto e festoso , che metteva allegrezza . Il teatro era tutto addobbato a festoni di panno rosso , bianco e verde . Nella platea avevan fatto due scalette : una a destra , per la quale i premiati dovevan salire sul palcoscenico ; l ' altra a sinistra , per cui dovevan discendere , dopo aver ricevuto il premio . Sul davanti del palco c ' era una fila di seggioloni rossi , e dalla spalliera di quel di mezzo pendevano due coroncine d ' alloro ; in fondo al palco , un trofeo di bandiere ; da una parte un tavolino verde , con su tutti gli attestati di premio legati coi nastrini tricolori . La banda musicale stava in platea , sotto il palco ; i maestri e le maestre riempivano tutta una metà della prima galleria , che era stata riservata a loro ; i banchi e le corsie della platea erano stipati di centinaia di ragazzi , che dovevan cantare , e avevan la musica scritta tra le mani . In fondo e tutto intorno si vedevano andare e venire maestri e maestre che mettevano in fila i premiati , e c ' era pieno di parenti che davan loro l ' ultima ravviata ai capelli e l ' ultimo tocco alle cravattine . Appena entrato coi miei nel palchetto , vidi in un palchetto di fronte la maestrina della penna rossa , che rideva , con le sue belle pozzette nelle guancie , e con lei la maestra di mio fratello , e la « monachina » tutta vestita di nero , e la mia buona maestra di prima superiore ; ma così pallida , poveretta e tossiva così forte , che si sentiva da una parte all ' altra del teatro . In platea trovai subito quel caro faccione di Garrone e il piccolo capo biondo di Nelli , che stava stretto contro la sua spalla . Un po ' più in là vidi Garoffi , col suo naso a becco di civetta , che si dava un gran moto per raccogliere gli elenchi stampati dei premiandi , e n ' aveva già un grosso fascio , per farne qualche suo traffico ... che sapremo domani . Vicino alla porta c ' era il venditor di legna con sua moglie , vestiti a festa , insieme al loro ragazzo , che ha un terzo premio di seconda : rimasi stupito a non vedergli più il berretto di pel di gatto e la maglia color cioccolata : questa volta era vestito come un signorino . In una galleria vidi per un momento Votini , con un gran colletto di trina ; poi disparve . C ' era in un palchetto del proscenio , pieno di gente , il capitano d ' artiglieria , il padre di Robetti , quello delle stampelle , che salvò un bambino dall ' omnibus . Allo scoccar delle due la banda sonò , e salirono nello stesso tempo per la scaletta di destra il sindaco , il prefetto , l ' assessore , il provveditore , e molti altri signori , tutti vestiti di nero , che s ' andarono a sedere sui seggioloni rossi , sul davanti del palcoscenico . La banda cessò di suonare . S ' avanzò il Direttore delle scuole di canto con una bacchetta in mano . A un suo cenno , tutti i ragazzi della platea s ' alzarono in piedi ; a un altro cenno , cominciarono a cantare . Erano settecento che cantavano una canzone bellissima , settecento voci di ragazzi che cantano insieme , com ' è bello ! Tutti ascoltavano , immobili : era un canto dolce , limpido , lento , che pareva un canto di chiesa . Quando tacquero , tutti applaudirono : poi tutti zitti . La distribuzione dei premi stava per cominciare . Già s ' era fatto innanzi sul palco il mio piccolo maestro di seconda , col suo capo rosso e i suoi occhi vispi , che doveva leggere i nomi dei premiati . S ' aspettava che entrassero i dodici ragazzi per porgere gli attestati . I giornali l ' avevan già detto che sarebbero stati ragazzi di tutte le provincie d ' Italia . Tutti lo sapevano e li aspettavano , guardando curiosamente dalla parte donde dovevano entrare , anche il sindaco , e gli altri signori , e il teatro intero taceva ... Tutt ' a un tratto arrivarono di corsa fin sul proscenio , e rimasero schierati lì , tutti e dodici , sorridenti . Tutto il teatro , tremila persone , saltaron su , d ' un colpo , prorompendo in un applauso che parve uno scoppio di tuono . I ragazzi restarono un momento come sconcertati . - Ecco l ' Italia ! - disse una voce sul palco . Riconobbi subito Coraci , il calabrese , vestito di nero , come sempre . Un signore del municipio , ch ' era con noi , e li conosceva tutti , li indicava a mia madre : - Quel piccolo biondo è il rappresentante di Venezia . Il romano è quello alto e ricciuto . - Ce n ' eran due o tre vestiti da signori ; gli altri eran figliuoli d ' operai , ma tutti messi bene e puliti . Il fiorentino , ch ' era il più piccolo , aveva una sciarpa azzurra intorno alla vita . Passarono tutti davanti al sindaco , che li baciò in fronte uno per uno , mentre un signore accanto a lui gli diceva piano e sorridendo i nomi delle città : - Firenze , Napoli , Bologna , Palermo ... - e a ognuno che passava , tutto il teatro batteva le mani . Poi corsero tutti al tavolino verde a pigliar gli attestati , il maestro cominciò a leggere l ' elenco , dicendo le sezioni , le classi e i nomi , e i premiandi principiarono a salire e a sfilare . Erano appena saliti i primi , quando si sentì di dietro alle scene una musica leggiera leggiera di violini , che non cessò più per tutta la durata dello sfilamento , un ' aria gentile e sempre eguale , che pareva un mormorìo di molte voci sommesse , le voci di tutte le madri e di tutti i maestri e le maestre , che tutti insieme dessero dei consigli e pregassero e facessero dei rimproveri amorevoli . E intanto i premiati passavano l ' un dopo l ' altro davanti a quei signori seduti , che porgevano gli attestati , e a ciascuno dicevano una parola o facevano una carezza . Dalla platea e dalle gallerie i ragazzi applaudivano ogni volta che passava uno molto piccolo , o uno che dai vestiti paresse povero , e anche quelli che avevano delle gran capigliature ricciolute o eran vestiti di rosso o di bianco . Ne passavano di quelli di prima superiore che arrivati là , si confondevano e non sapevano più dove voltarsi , e tutto il teatro rideva . Ne passò uno alto tre palmi , con un gran nodo di nastro rosa sulla schiena , che a mala pena camminava , e incespicò nel tappeto , cadde , il Prefetto lo rimise in piedi , e tutti risero e batteron le mani . Un altro ruzzolò giù per la scaletta , ridiscendendo in platea ; si sentiron delle grida ; ma non s ' era fatto male . Ne passaron d ' ogni sorta , dei visi di birichini , dei visi di spaventati , di quelli rossi in viso come ciliegie , dei piccini buffi , che ridevano in faccia a tutti quanti , e appena ridiscesi in platea erano acchiappati dai babbi e dalle mamme che se li portavano via . Quando venne la volta della nostra sezione , allora sì che mi divertii ! Passarono molti che conoscevo . Passò Coretti , vestito di nuovo da capo a piedi , col suo bel sorriso allegro , che mostrava tutti i denti bianchi : eppure chi sa quanti miriagrammi di legna aveva già portati la mattina ! Il sindaco , nel dargli l ' attestato , gli domandò che cos ' era un segno rosso che aveva sulla fronte , e intanto gli teneva una mano sopra una spalla : io cercai in platea suo padre e sua madre , e vidi che ridevano , coprendosi la bocca con una mano . Poi passò Derossi , tutto vestito di turchino , coi bottoni luccicanti , con tutti quei riccioli d ' oro , svelto , disinvolto , con la fronte alta , così bello , così simpatico , che gli avrei mandato un bacio , e tutti quei signori gli vollero parlare e stringer le mani . Poi il maestro gridò : - Giulio Robetti ! - e si vide venire innanzi il figliuolo del capitano d ' artiglieria , con le stampelle . Centinaia di ragazzi sapevano il fatto , la voce si sparse in un attimo scoppiò una salva d ' applausi e di grida che fece tremare il teatro , gli uomini s ' alzarono in piedi , le signore si misero a sventolare i fazzoletti , e il povero ragazzo si fermò in mezzo al palcoscenico , sbalordito e tremante ... Il Sindaco lo tirò a sé , gli diede il premio e un bacio , e staccata dalla spalliera del seggiolone la coroncina d ' alloro che v ' era appesa , glie la infilò nella traversina d ' una stampella ... Poi lo accompagnò fino al palchetto del proscenio , dov ' era il capitano suo padre , e questi lo sollevò di peso e lo mise dentro , in mezzo a un gridìo di bravo e d ' evviva . E intanto continuava quella musica leggiera e gentile di violini , e i ragazzi seguitavano a passare : quelli della Sezione della Consolata , quasi tutti figli di mercatini ; quelli della Sezione di Vanchiglia , figliuoli d ' operai ; quelli della Sezione Boncompagni , di cui molti son figliuoli di contadini ; quelli della scuola Raineri , che fu l ' ultima . Appena finito , i settecento ragazzi della platea cantarono un ' altra canzone bellissima , poi parlò il Sindaco , e dopo di lui l ' assessore , che terminò il suo discorso dicendo ai ragazzi : - ... Ma non uscite di qui senza mandare un saluto a quelli che faticano tanto per voi , che hanno consacrato a voi tutte le forze della loro intelligenza e del loro cuore , che vivono e muoiono per voi . Eccoli là ! - E segnò la galleria dei maestri . E allora dalle gallerie , dai palchi , dalla platea tutti i ragazzi s ' alzarono e tesero le braccia gridando verso le maestre e i maestri , i quali risposero agitando le mani , i cappelli , i fazzoletti , tutti ritti in piedi e commossi . Dopo di che la banda sonò ancora una volta e il pubblico mandò un ultimo saluto fragoroso ai dodici ragazzi di tutte le provincie d ' Italia , che si presentarono al proscenio schierati , con le mani intrecciate , sotto una pioggia di mazzetti di fiori . Litigio 20 , lunedì Eppure , no , non fu per invidia ch ' egli abbia avuto il premio ed io no , che mi bisticciai con Coretti questa mattina . Non fu per invidia . Ma ebbi torto . Il maestro l ' aveva messo accanto a me , io scrivevo sul mio quaderno di calligrafia : egli mi urtò col gomito e mi fece fare uno sgorbio e macchiare anche il racconto mensile , Sangue romagnolo , che dovevo copiare per il « muratorino » che è malato . Io m ' arrabbiai e gli dissi una parolaccia . Egli mi rispose sorridendo : - Non l ' ho fatto apposta . - Avrei dovuto credergli perché lo conosco ; ma mi spiacque che sorridesse , e pensai : - Oh ! adesso che ha avuto il premio , sarà montato in superbia ! - e poco dopo , per vendicarmi , gli diedi un urtone che gli fece sciupare la pagina . Allora , tutto rosso dalla rabbia : - Tu sì che l ' hai fatto apposta ! - mi disse , e alzò la mano , - il maestro vide , - la ritirò . Ma soggiunse : - T ' aspetto fuori ! - Io rimasi male , la rabbia mi sbollì , mi pentii . No , Coretti non poteva averlo fatto apposta . È buono , pensai . Mi ricordai di quando l ' avevo visto in casa sua , come lavorava , come assisteva sua madre malata , e poi che festa gli avevo fatto in casa mia , e come era piaciuto a mio padre . Quanto avrei dato per non avergli detto quella parola , per non avergli fatto quella villania ! E pensavo al consiglio che m ' avrebbe dato mio padre . - Hai torto ? - Sì . - E allora domandagli scusa . - Ma questo io non osavo di farlo , avevo vergogna d ' umiliarmi . Lo guardavo di sott ' occhio , vedevo la sua maglia scucita alla spalla , forse perché aveva portato troppe legna , e sentivo che gli volevo bene , e mi dicevo : - Coraggio ! - ma la parola - scusami - mi restava nella gola . Egli mi guardava di traverso , di tanto in tanto , e mi pareva più addolorato che arrabbiato . Ma allora anch ' io lo guardavo bieco , per mostrargli che non avevo paura . Egli mi ripeté : - Ci rivedremo fuori ! - Ed io : - Ci rivedremo fuori ! - Ma pensavo a quello che mio padre m ' aveva detto una volta : - Se hai torto difenditi ; ma non battere ! - Ed io dicevo tra me : - mi difenderò , ma non batterò . - Ma ero scontento , triste , non sentivo più il maestro . Infine , arrivò il momento d ' uscire . Quando fui solo nella strada , vidi ch ' egli mi seguitava . Mi fermai , e lo aspettai con la riga in mano . Egli s ' avvicinò , io alzai la riga . - No , Enrico , - disse egli , col suo buon sorriso , facendo in là la riga con la mano , - torniamo amici come prima . - Io rimasi stupito un momento , e poi sentii come una mano che mi desse uno spintone nelle spalle , e mi trovai tra le sue braccia . Egli mi baciò e disse : - Mai più baruffe tra di noi , non è vero ? - Mai più ! mai più ! - risposi . E ci separammo , contenti . Ma quando arrivai a casa e raccontai tutto a mio padre , credendo di fargli piacere , egli si rabbruscò e disse : - Dovevi esser tu il primo a tendergli la mano , poiché avevi torto . - Poi soggiunse : - Non dovevi alzar la riga sopra un compagno migliore di te , sopra il figliuolo d ' un soldato ! - E strappatami la riga di mano , la fece in due pezzi e la sbatté nel muro . Mia sorella 24 , venerdì Perché , Enrico , dopo che nostro padre t ' aveva già rimproverato d ' esserti portato male con Coretti , hai fatto ancora quello sgarbo a me ? Tu non immagini la pena che n ' ho provata . Non sai che quand ' eri bambino ti stavo per ore e ore accanto alla culla , invece di divertirmi con le mie compagne , e che quand ' eri malato scendevo da letto ogni notte per sentire se ti bruciava la fronte ? Non lo sai , tu che offendi tua sorella , che se una sventura tremenda ci colpisse , ti farei da madre io , e ti vorrei bene come a un figliuolo ? Non sai che quando nostro padre e nostra madre non ai saranno più , sarò io la tua migliore amica , la sola con cui potrai parlare dei nostri morti e della tua infanzia , e che se ci fosse bisogno lavorerei per te , Enrico , per guadagnarti il pane e farti studiare , e che ti amerò sempre quando sarai grande , che ti seguirò col mio pensiero quando andrai lontano , sempre , perché siamo cresciuti insieme e abbiamo lo stesso sangue ? O Enrico , stanne pur sicuro , quando sarai un uomo , se t ' accadrà una disgrazia , se sarai solo , sta pur sicuro che mi cercherai , che verrai da me a dirmi : - Silvia , sorella , lasciami stare con te , parliamo di quando eravamo felici , ti ricordi ? parliamo di nostra madre , della nostra casa , di quei bei giorni tanto lontani . - O Enrico , tu troverai sempre tua sorella con le braccia aperte . Sì , caro Enrico , e perdonami anche il rimprovero che ti faccio ora . Io non mi ricorderò di alcun torto tuo , e se anche tu mi dessi altri dispiaceri , che m ' importa ? Tu sarai sempre mio fratello lo stesso , io non mi ricorderò mai d ' altro che d ' averti tenuto in braccio bambino , d ' aver amato padre e madre con te , d ' averti visto crescere , d ' essere stata per tanti anni la tua più fida compagna . Ma tu scrivimi una buona parola sopra questo stesso quaderno e io ripasserò a leggerla prima di sera . Intanto , per mostrarti che non sono in collera con te , vedendo che eri stanco , ho copiato per te il racconto mensile Sangue romagnolo , che tu dovevi copiare per il muratorino malato : cercalo nel cassetto di sinistra del tuo tavolino . L ' ho scritto tutto questa notte mentre dormivi . Scrivimi una buona parola , Enrico , te ne prego . TUA SORELLA SILVIA Non sono degno di baciarti le mani . ENRICO Sangue romagnolo Racconto mensile Quella sera la casa di Ferruccio era più quieta del solito . Il padre , che teneva una piccola bottega di merciaiolo , era andato a Forlì a far delle compere , e sua moglie l ' aveva accompagnato con Luigina , una bimba , per portarla da un medico , che doveva operarle un occhio malato ; e non dovevano ritornare che la mattina dopo . Mancava poco alla mezzanotte . La donna che veniva a far dei servizi di giorno se n ' era andata sull ' imbrunire . In casa non rimaneva che la nonna , paralitica delle gambe , e Ferruccio , un ragazzo di tredici anni . Era una casetta col solo piano terreno , posta sullo stradone , a un tiro di fucile da un villaggio , poco lontano da Forlì , città di Romagna ; e non aveva accanto che una casa disabitata , rovinata due mesi innanzi da un incendio , sulla quale si vedeva ancora l ' insegna d ' un ' osteria . Dietro la casetta c ' era un piccolo orto circondato da una siepe , sul quale dava una porticina rustica ; la porta della bottega , che serviva anche da porta di casa , s ' apriva sullo stradone . Tutt ' intorno si stendeva la campagna solitaria , vasti campi lavorati , piantati di gelsi . Mancava poco alla mezzanotte , pioveva , tirava vento . Ferruccio e la nonna , ancora levati , stavano nella stanza da mangiare , tra la quale e l ' orto c ' era uno stanzino ingombro di mobili vecchi . Ferruccio non era rientrato in casa che alle undici , dopo una scappata di molte ore , e la nonna l ' aveva aspettato a occhi aperti , piena d ' ansietà , inchiodata sopra un largo seggiolone a bracciuoli , sul quale soleva passar tutta la giornata , e spesso anche l ' intera notte , poiché un ' oppressione di respiro non la lasciava star coricata . Pioveva e il vento sbatteva la pioggia contro le vetrate : la notte era oscurissima . Ferruccio era rientrato stanco , infangato , con la giacchetta lacera , e col livido d ' una sassata sulla fronte ; aveva fatto la sassaiola coi compagni , eran venuti alle mani , secondo il solito ; e per giunta aveva giocato e perduto tutti i suoi soldi , e lasciato il berretto in un fosso . Benché la cucina non fosse rischiarata che da una piccola lucerna a olio , posta sull ' angolo d ' un tavolo , accanto al seggiolone , pure la povera nonna aveva visto subito in che stato miserando si trovava il nipote , e in parte aveva indovinato , in parte gli aveva fatto confessare le sue scapestrerie . Essa amava con tutta l ' anima quel ragazzo . Quando seppe ogni cosa , si mise a piangere . - Ah ! no , - disse poi , dopo un lungo silenzio ; - tu non hai cuore per la tua povera nonna . Non hai cuore a profittare in codesto modo dell ' assenza di tuo padre e di tua madre per darmi dei dolori . Tutto il giorno m ' hai lasciata sola ! Non hai avuto un po ' di compassione . Bada , Ferruccio ! Tu ti metti per una cattiva strada che ti condurrà a una triste fine . Ne ho visti degli altri cominciar come te e andar a finir male . Si comincia a scappar di casa , a attaccar lite cogli altri ragazzi , a perdere i soldi ; poi , a poco a poco , dalle sassate si passa alle coltellate , dal gioco agli altri vizi , e dai vizi ... al furto . Ferruccio stava a ascoltare , ritto a tre passi di distanza , appoggiato a una dispensa , col mento sul petto , con le sopracciglia aggrottate , ancora tutto caldo dell ' ira della rissa . Aveva una ciocca di bei capelli castagni a traverso alla fronte e gli occhi azzurri immobili . - Dal gioco al furto , - ripeté la nonna , continuando a piangere . - Pensaci , Ferruccio . Pensa a quel malanno qui del paese , a quel Vito Mozzoni , che ora è in città a fare il vagabondo ; che a ventiquattr ' anni è stato due volte in prigione , e ha fatto morir di crepacuore quella povera donna di sua madre , che io conoscevo , e suo padre è fuggito in Svizzera per disperazione . Pensa a quel tristo soggetto , che tuo padre si vergogna di rendergli il saluto , sempre in giro con dei scellerati peggio di lui , fino al giorno che cascherà in galera . Ebbene , io l ' ho conosciuto ragazzo , ha cominciato come te . Pensa che ridurrai tuo padre e tua madre a far la stessa fine dei suoi . Ferruccio taceva . Egli non era mica tristo di cuore , tutt ' altro ; la sua scapestrataggine derivava piuttosto da sovrabbondanza di vita e d ' audacia che da mal animo ; e suo padre l ' aveva avvezzato male appunto per questo , che ritenendolo capace , in fondo , dei sentimenti più belli , ed anche , messo a una prova , d ' un ' azione forte e generosa gli lasciava la briglia sul collo e aspettava che mettesse giudizio da sé . Buono era , piuttosto che tristo ; ma caparbio , e difficile molto , anche quando aveva il cuore stretto dal pentimento , a lasciarsi sfuggire dalla bocca quelle buone parole che ci fanno perdonare : - Sì , ho torto , non lo farò più , te lo prometto , perdonami . - Aveva l ' anima piena di tenerezza alle volte ; ma l ' orgoglio non la lasciava uscire . - Ah Ferruccio ! - continuò la nonna , vedendolo così muto . - Non una parola di pentimento mi dici ! Tu vedi in che stato mi trovo ridotta , che mi potrebbero sotterrare . Non dovresti aver cuore di farmi soffrire , di far piangere la mamma della tua mamma , così vecchia , vicina al suo ultimo giorno ; la tua povera nonna , che t ' ha sempre voluto tanto bene ; che ti cullava per notti e notti intere quand ' eri bimbo di pochi mesi , e che non mangiava per baloccarti , tu non lo sai ! Io dicevo sempre : - Questo sarà la mia consolazione ! - E ora tu mi fai morire ! Io darei volentieri questo po ' di vita che mi resta , per vederti tornar buono , obbediente come a quei giorni ... quando ti conducevo al Santuario , ti ricordi , Ferruccio ? che mi empivi le tasche di sassolini e d ' erbe , e io ti riportavo a casa in braccio , addormentato ? Allora volevi bene alla tua povera nonna . E ora che sono paralitica e che avrei bisogno della tua affezione come dell ' aria per respirare , perché non ho più altro al mondo , povera donna mezza morta che sono , Dio mio ! ... Ferruccio stava per lanciarsi verso la nonna , vinto dalla commozione , quando gli parve di sentire un rumor leggiero , uno scricchiolìo nello stanzino accanto , quello che dava sull ' orto . Ma non capì se fossero le imposte scosse dal vento , o altro . Tese l ' orecchio . La pioggia scrosciava . Il rumore si ripeté . La nonna lo sentì pure . - Cos ' è ? - domandò la nonna dopo un momento , turbata . - La pioggia , - mormorò il ragazzo . - Dunque , Ferruccio , - disse la vecchia , asciugandosi gli occhi , - me lo prometti che sarai buono , che non farai mai più piangere la tua povera nonna ... Un nuovo rumor leggiero la interruppe . - Ma non mi pare la pioggia ! - esclamò , impallidendo - ... va ' a vedere ! Ma soggiunse subito : - No , resta qui ! - e afferrò Ferruccio per la mano . Rimasero tutti e due col respiro sospeso . Non sentivan che il rumore dell ' acqua . Poi tutti e due ebbero un brivido . All ' uno e all ' altra era parso di sentire uno stropiccìo di piedi nello stanzino . - Chi c ' è ? - domandò il ragazzo , raccogliendo il fiato a fatica . Nessuno rispose . - Chi c ' è ? - ridomandò Ferruccio , agghiacciato dalla paura . Ma aveva appena pronunciato quelle parole , che tutt ' e due gettarono un grido di terrore . Due uomini erano balzati nella stanza ; l ' uno afferrò il ragazzo e gli cacciò una mano sulla bocca ; l ' altro strinse la vecchia alla gola ; il primo disse : - Zitto , se non vuoi morire ! - il secondo : - Taci ! - e levò un coltello . L ' uno e l ' altro avevano una pezzuola scura sul viso , con due buchi davanti agli occhi . Per un momento non si sentì altro che il respiro affannoso di tutti e quattro e lo scrosciar della pioggia ; la vecchia metteva dei rantoli fitti , e aveva gli occhi fuor del capo . Quello che teneva il ragazzo , gli disse nell ' orecchio : - Dove tiene i danari tuo padre ? Il ragazzo rispose con un fil di voce , battendo i denti : - Di là ... nell ' armadio . - Vieni con me , - disse l ' uomo . E lo trascinò nello stanzino , tenendolo stretto alla gola . Là c ' era una lanterna cieca , sul pavimento . - Dov ' è l ' armadio ? - domandò . Il ragazzo , soffocato , accennò l ' armadio . Allora , per esser sicuro del ragazzo , l ' uomo lo gittò in ginocchio , davanti all ' armadio , e serrandogli forte il collo fra le proprie gambe , in modo da poterlo strozzare se urlava , e tenendo il coltello fra i denti e la lanterna da una mano , cavò di tasca con l ' altra un ferro acuminato , lo ficcò nella serratura , frugò , ruppe , spalancò i battenti , rimescolò in furia ogni cosa , s ' empì le tasche , richiuse , tornò ad aprire , rifrugò : poi riafferrò il ragazzo alla strozza , e lo risospinse di là , dove l ' altro teneva ancora agguantata la vecchia , convulsa , col capo arrovesciato e la bocca aperta . Costui domandò a bassa voce : - Trovato ? Il compagno rispose : - Trovato . E soggiunse : - Guarda all ' uscio . Quello che teneva la vecchia corse alla porta dell ' orto a vedere se c ' era nessuno , e disse dallo stanzino , con una voce che parve un fischio : - Vieni . Quello che era rimasto , e che teneva ancora Ferruccio mostrò il coltello al ragazzo e alla vecchia che riapriva gli occhi , e disse : - Non una voce , o torno indietro e vi sgozzo ! E li fisso un momento tutti e due . In quel punto si sentì lontano , per lo stradone , un canto di molte voci . Il ladro voltò rapidamente il capo verso l ' uscio , e in quel moto violento gli cadde la pezzuola dal viso . La vecchia gettò un urlo : - Mozzoni ! - Maledetta ! - ruggì il ladro , riconosciuto . - Devi morire ! E si avventò a coltello alzato contro la vecchia , che svenne sull ' atto . L ' assassino menò il colpo . Ma con un movimento rapidissimo , gettando un grido disperato , Ferruccio s ' era lanciato sulla nonna , e l ' aveva coperta col proprio corpo . L ' assassino fuggì urtando il tavolo e rovesciando il lume , che si spense . Il ragazzo scivolò lentamente di sopra alla nonna , e cadde in ginocchio , e rimase in quell ' atteggiamento , con le braccia intorno alla vita di lei e il capo sul suo seno . Qualche momento passò ; era buio fitto ; il canto dei contadini s ' andava allontanando per la campagna . La vecchia rinvenne . - Ferruccio ! - chiamò con voce appena intelligibile , battendo i denti . - Nonna , - rispose il ragazzo . La vecchia fece uno sforzo per parlare ; ma il terrore le paralizzava la lingua . Stette un pezzo in silenzio , tremando violentemente . Poi riuscì a domandare : - Non ci son più ? - No . - Non m ' hanno uccisa , - mormorò la vecchia con voce soffocata . - No ... siete salva , - disse Ferruccio , con voce fioca . - Siete salva , cara nonna . Hanno portato via dei denari . Ma il babbo ... aveva preso quasi tutto con sé . La nonna mise un respiro . - Nonna , - disse Ferruccio , sempre in ginocchio , stringendola alla vita , - cara nonna ... mi volete bene , non è vero ? - Oh Ferruccio ! povero figliuol mio ! - rispose quella , mettendogli le mani sul capo , - che spavento devi aver avuto ! Oh Signore Iddio misericordioso ! Accendi un po ' di lume ... No , restiamo al buio , ho ancora paura . - Nonna , - riprese il ragazzo , - io v ' ho sempre dato dei dispiaceri ... - No , Ferruccio , non dir queste cose ; io non ci penso più , ho scordato tutto , ti voglio tanto bene ! - V ' ho sempre dato dei dispiaceri , - continuò Ferruccio , a stento , con la voce tremola ; - ma ... vi ho sempre voluto bene . Mi perdonate ? ... Perdonatemi , nonna - Sì , figliuolo , ti perdono , ti perdono con tutto il cuore . Pensa un po ' se non ti perdono . Levati d ' in ginocchio , bambino mio . Non ti sgriderò mai più . Sei buono , sei tanto buono ! Accendiamo il lume . Facciamoci un po ' di coraggio . Alzati , Ferruccio . - Grazie , nonna , - disse il ragazzo , con la voce sempre più debole . - Ora ... sono contento . Vi ricorderete di me , nonna ... non è vero ? vi ricorderete sempre di me ... del vostro Ferruccio . - Ferruccio mio ! - esclamò la nonna , stupita e inquieta , mettendogli le mani sulle spalle e chinando il capo , come per guardarlo nel viso . - Ricordatevi di me , - mormorò ancora il ragazzo con una voce che pareva un soffio . - Date un bacio a mia madre ... a mio padre ... a Luigina ... Addio , nonna ... - In nome del cielo , cos ' hai ! - gridò la vecchia palpando affannosamente il capo del ragazzo che le si era abbandonato sulle ginocchia ; e poi con quanta voce avea in gola disperatamente : - Ferruccio ! Ferruccio ! Ferruccio ! Bambino mio ! Amor mio ! Angeli del paradiso , aiutatemi ! Ma Ferruccio non rispose più . Il piccolo eroe , il salvatore della madre di sua madre , colpito d ' una coltellata nel dorso , aveva reso la bella e ardita anima a Dio . Il muratorino moribondo 18 , martedì Il povero muratorino è malato grave ; il maestro ci disse d ' andarlo a vedere , e combinammo d ' andarci insieme Garrone , Derossi ed io . Stardi pure sarebbe venuto , ma siccome il maestro ci diede per lavoro la descrizione del Monumento a Cavour , egli ci disse che doveva andar a vedere il monumento , per far la descrizione più esatta . Così per prova invitammo anche quel gonfionaccio di Nobis , che ci rispose : - No , - senz ' altro . Votini pure si scusò , forse per paura di macchiarsi il vestito di calcina . Ci andammo all ' uscita delle quattro . Pioveva a catinelle . Per la strada Garrone si fermò e disse con la bocca piena di pane : - Cosa si compera ? - e faceva sonare due soldi nella tasca . Mettemmo due soldi ciascuno e comperammo tre arancie grosse . Salimmo alla soffitta . Davanti all ' uscio Derossi si levò la medaglia e se la mise in tasca : gli domandai perché : - Non so , rispose , - per non aver l ' aria ... mi par più delicato entrare senza medaglia . - Picchiammo , ci aperse il padre , quell ' omone che pare un gigante : aveva la faccia stravolta che pareva spaventato . - Chi siete ? - domandò . - Garrone rispose : - Siamo compagni di scuola d ' Antonio , che gli portiamo tre arancie . - Ah ! povero Tonino , - esclamò il muratore scotendo il capo , - ho paura che non le mangerà più le vostre arancie ! - e si asciugò gli occhi col rovescio della mano . Ci fece andar avanti : entrammo in una camera a tetto , dove vedemmo il « muratorino » che dormiva in un piccolo letto di ferro : sua madre stava abbandonata sul letto col viso nelle mani , e si voltò appena a guardarci : da una parte pendevan dei pennelli , un piccone e un crivello da calcina ; sui piedi del malato era distesa la giacchetta del muratore , bianca di gesso . Il povero ragazzo era smagrito , bianco bianco , col naso affilato , e respirava corto . O caro Tonino , tanto buono e allegro , piccolo compagno mio , come mi fece pena , quanto avrei dato per rivedergli fare il muso di lepre , povero muratorino ! Garrone gli mise un ' arancia sul cuscino , accanto al viso : l ' odore lo svegliò , la pigliò subito , ma poi la lasciò andare , e guardò fisso Garrone . - Son io , - disse questi , - Garrone : mi conosci ? - Egli fece un sorriso che si vide appena , e levò a stento dal letto la sua mano corta e la porse a Garrone , che la prese fra le sue e vi appoggiò sopra la guancia dicendo : - Coraggio , coraggio , muratorino ; tu guarirai presto e tornerai alla scuola e il maestro ti metterà vicino a me , sei contento ? - Ma il muratorino non rispose . La madre scoppiò in singhiozzi : - Oh il mio povero Tonino ! il mio povero Tonino ! Così bravo e buono , e Dio che ce lo vuol prendere ! - Chétati ! - le gridò il muratore , disperato , - chetati per amor di Dio , o perdo la testa ! - Poi disse a noi affannosamente : - Andate , andate , ragazzi ; grazie ; andate ; che volete far qui ? Grazie ; andatevene a casa . - Il ragazzo aveva richiuso gli occhi e pareva morto . - Ha bisogno di qualche servizio ? - domandò Garrone . - No , buon figliuolo , grazie , rispose il muratore ; - andatevene a casa . - E così dicendo ci spinse sul pianerottolo e richiuse l ' uscio . Ma non eravamo a metà delle scale , che lo sentimmo gridare : - Garrone ! Garrone ! - Risalimmo in fretta tutti e tre . - Garrone ! - gridò il muratore col viso mutato , - t ' ha chiamato per nome , due giorni che non parlava , t ' ha chiamato due volte , vuole te , vieni subito . Ah santo Iddio , se fosse un buon segno ! - A rivederci , - disse Garrone a noi , - io rimango , - e si lanciò in casa col padre . Derossi aveva gli occhi pieni di lacrime . Io gli dissi : - Piangi per il muratorino ? Egli ha parlato , guarirà . - Lo credo , - rispose Derossi ; - ma non pensavo a lui ... Pensavo com ' è buono , che anima bella è Garrone ! Il conte Cavour 29 , mercoledì È la descrizione del monumento al conte Cavour che tu devi fare . Puoi farla . Ma chi sia stato il conte Cavour non lo puoi capire per ora . Per ora sappi questo soltanto . egli fu per molti anni il primo ministro del Piemonte , è lui che mandò l ' esercito piemontese in Crimea a rialzare con la vittoria della Cernaia la nostra gloria militare caduta con la sconfitta di Novara ; è lui che fece calare dalle Alpi centocinquantamila Francesi a cacciar gli Austriaci dalla Lombardia , è lui che governò l ' Italia nel periodo più solenne della nostra rivoluzione , che diede in quegli anni il più potente impulso alla santa impresa dell ' unificazione della patria , lui con l ' ingegno luminoso , con la costanza invincibile , con l ' operosità più che umana . Molti generali passarono ore terribili sul campo di battaglia ; ma egli ne passò di più terribili nel suo gabinetto quando l ' enorme opera sua poteva rovinare di momento in momento come un fragile edifizio a un crollo di terremoto , ore , notti di lotta e d ' angoscia passò , da uscirne con la ragione stravolta o con la morte nel cuore . E fu questo gigantesco e tempestoso lavoro che gli accorciò di vent ' anni la vita . Eppure , divorato dalla febbre che lo doveva gettar nella fossa , egli lottava ancora disperatamente con la malattia , per far qualche cosa per il suo paese . - È strano , diceva con dolore dal suo letto di morte , - non so più leggere , non posso più leggere . - Mentre gli cavavan sangue e la febbre aumentava , pensava alla sua patria , diceva imperiosamente : - Guaritemi , la mia mente s ' oscura , ho bisogno di tutte le mie facoltà per trattare dei gravi affari . - Quando era già ridotto agli estremi , e tutta la città s ' agitava , e il Re stava al suo capezzale , egli diceva con affanno . - Ho molte cose da dirvi , Sire , molte cose da farvi vedere ; ma son malato , non posso , non posso ; - e si desolava . E sempre il suo pensiero febbrile rivolava allo Stato , alle nuove provincie italiane che s ' erano unite a noi ; alle tante cose che rimanevan da farsi . Quando lo prese il delirio . - Educate l ' infanzia , - esclamava fra gli aneliti , - educate l ' infanzia e la gioventù ... governate con la libertà . - Il delirio cresceva , la morte gli era sopra , ed egli invocava con parole ardenti il generale Garibaldi , col quale aveva avuto dei dissensi , e Venezia e Roma che non erano ancor libere , aveva delle vaste visioni dell ' avvenire d ' Italia e d ' Europa , sognava un ' invasione straniera , domandava dove fossero i corpi dell ' esercito e i generali , trepidava ancora per noi , per il suo popolo . Il suo grande dolore , capisci , non era di sentirsi mancare la vita , era di vedersi sfuggire la patria , che aveva ancora bisogno di lui , e per la quale aveva logorato in pochi anni le forze smisurate del suo miracoloso organismo . Morì col grido della battaglia nella gola , e la sua morte fu grande come la sua vita . Ora pensa un poco , Enrico , che cosa è il nostro lavoro , che pure ci pesa tanto , che cosa sono i nostri dolori , la nostra morte stessa , a confronto delle fatiche , degli affanni formidabili , delle agonie tremende di quegli uomini ; a cui pesa un mondo sul cuore ! Pensa a questo , figliuolo , quando passi davanti a quell ' immagine di marmo , e dille : - Gloria ! - in cuor tuo . TUO PADRE APRILE Primavera 1 , sabato Primo d ' aprile ! Tre soli mesi ancora . Questa è stata una delle più belle mattinate dell ' anno . Io ero contento , nella scuola , perché Coretti m ' aveva detto d ' andar dopo domani a veder arrivare il Re , insieme con suo padre che lo conosce ; e perché mia madre m ' avea promesso di condurmi lo stesso giorno a visitar l ' Asilo infantile di Corso Valdocco . Anche ero contento perché il « muratorino » sta meglio , e perché ieri sera , passando , il maestro disse a mio padre : - Va bene , va bene . - E poi era una bella mattinata di primavera . Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro , gli alberi del giardino tutti coperti di germogli , e le finestre delle case spalancate , colle cassette e i vasi già verdeggianti . Il maestro non rideva , perché non ride mai , ma era di buon umore , tanto che non gli appariva quasi più quella ruga diritta in mezzo alla fronte ; e spiegava un problema sulla lavagna , celiando . E si vedeva che provava piacere a respirar l ' aria del giardino che veniva per le finestre aperte , piena d ' un buon odor fresco di terra e di foglie , che faceva pensare alle passeggiate in campagna . Mentre egli spiegava , si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull ' incudine , e nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino : lontano , nella caserma della Cernaia , suonavano le trombe . Tutti parevano contenti , persino Stardi . A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte , la donna a cantar più alto . Il maestro s ' interruppe e prestò l ' orecchio . Poi disse lentamente guardando per la finestra : - Il cielo che sorride , una madre che canta , un galantuomo che lavora , dei ragazzi che studiano ... ecco delle cose belle . - Quando uscimmo dalla classe , vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri ; tutti camminavano in fila pestando i piedi forte e canticchiando , come alla vigilia d ' una vacanza di quattro giorni ; le maestre scherzavano ; quella della penna rossa saltellava dietro i suoi bimbi come una scolaretta ; i parenti dei ragazzi discorrevano fra loro ridendo , e la madre di Crossi , l ' erbaiola , ci aveva nelle ceste tanti mazzi di violette , che empivano di profumo tutto il camerone . Io non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava nella strada . E glielo dissi andandole incontro : - Sono contento : cos ' è mai che mi fa così contento questa mattina ? - E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza . Re Umberto 3 , lunedì Alle dieci in punto mio padre vide dalla finestra Coretti , il rivenditore di legna , e il figliuolo , che m ' aspettavano sulla piazza , e mi disse : - Eccoli , Enrico ; va ' a vedere il tuo re . Io andai giù lesto come un razzo . Padre e figliuolo erano anche più vispi del solito e non mi parve mai che si somigliassero tanto l ' uno all ' altro come questa mattina : il padre aveva alla giacchetta la medaglia al valore in mezzo alle due commemorative , e i baffetti arricciati e aguzzi come due spilli . Ci mettemmo subito in cammino verso la stazione della strada ferrata , dove il re doveva arrivare alle dieci e mezzo . Coretti padre fumava la pipa e si fregava le mani . - Sapete , - diceva - che non l ' ho più visto dalla guerra del sessantasei ? La bagatella di quindici anni e sei mesi . Prima tre anni in Francia , poi a Mondovì ; e qui che l ' avrei potuto vedere , non s ' è mai dato il maledetto caso che mi trovassi in città quando egli veniva . Quando si dice le combinazioni . Egli chiamava il re : - Umberto - come un camerata . - Umberto comandava la 16a divisione , Umberto aveva ventidue anni e tanti giorni , Umberto montava a cavallo così e così . - Quindici anni ! - diceva forte , allungando il passo . - Ho proprio desiderio di rivederlo . L ' ho lasciato principe , lo rivedo re . E anch ' io ho cambiato : son passato da soldato a rivenditor di legna . - E rideva . Il figliuolo gli domandò : - Se vi vedesse , vi riconoscerebbe ? Egli si mise a ridere . - Tu sei matto , - rispose . - Ci vorrebbe altro . Lui , Umberto , era uno solo ; noi eravamo come le mosche . E poi sì che ci stette a guardare uno per uno . Sboccammo sul corso Vittorio Emanuele ; c ' era molta gente che s ' avviava alla stazione . Passava una compagnia d ' Alpini , con le trombe . Passarono due carabinieri a cavallo , di galoppo . Era un sereno che smagliava . - Sì ! - esclamò Coretti padre , animandosi ; - mi fa proprio piacere di rivederlo , il mio generale di divisione . Ah ! come sono invecchiato presto ! Mi pare l ' altro giorno che avevo lo zaino sulle spalle e il fucile tra le mani in mezzo a quel tramestio , la mattina del 24 giugno , quando s ' era per venire ai ferri . Umberto andava e veniva coi suoi ufficiali , mentre tonava il cannone , lontano ; e tutti lo guardavano e dicevano : - Purché non ci sia una palla anche per lui ! - Ero a mille miglia dal pensare che di lì a poco me gli sarei trovato tanto vicino , davanti alle lance degli ulani austriaci ; ma proprio a quattro passi l ' un dall ' altro , figliuoli . Era una bella giornata , il cielo come uno specchio , ma un caldo ! Vediamo se si può entrare . Eravamo arrivati alla stazione ; c ' era una gran folla , carrozze , guardie , carabinieri , società con bandiere . La banda d ' un reggimento suonava . Coretti padre tentò di entrare sotto il porticato ; ma gli fu impedito . Allora pensò di cacciarsi in prima fila nella folla che facea ala all ' uscita , e aprendosi il passo coi gomiti , riuscì a spingere innanzi anche noi . Ma la folla , ondeggiando , ci sbalzava un po ' di qua e un po ' di là . Il venditor di legna adocchiava il primo pilastro del porticato , dove le guardie non lasciavano stare nessuno . - Venite con me , - disse a un tratto , e tirandoci per le mani , attraversò in due salti lo spazio vuoto e s ' andò a piantar là , con le spalle al muro . Accorse subito un brigadiere di Polizia e gli disse : - Qui non si può stare . - Son del quarto battaglione del '49 , - rispose Coretti , toccandosi la medaglia . Il brigadiere lo guardò e disse : - Restate . - Ma se lo dico io ! - esclamò Coretti trionfante ; - è una parola magica quel quarto del quarantanove ! Non ho diritto di vederlo un po ' a mio comodo il mio generale , io che son stato nel quadrato ! Se l ' ho visto da vicino allora , mi par giusto di vederlo da vicino adesso . E dico generale ! È stato mio comandante di battaglione , per una buona mezz ' ora , perché in quei momenti lo comandava lui il battaglione , mentre c ' era in mezzo , e non il maggiore Ubrich , sagrestia ! Intanto si vedeva nel salone dell ' arrivo e fuori un gran rimescolio di signori e d ' ufficiali , e davanti alla porta si schieravano le carrozze , coi servitori vestiti di rosso . Coretti domandò a suo padre se il principe Umberto aveva la sciabola in mano quand ' era nel quadrato . - Avrà ben avuto la sciabola in mano , - rispose , - per parare una lanciata , che poteva toccare a lui come a un altro . Ah ! i demoni scatenati ! Ci vennero addosso come l ' ira di Dio , ci vennero . Giravano tra i gruppi , i quadrati , i cannoni , che parevan mulinati da un uragano , sfondando ogni cosa . Era una confusione di cavalleggeri d ' Alessandria , di lancieri di Foggia , di fanteria , di ulani , di bersaglieri , un inferno che non se ne capiva più niente . Io intesi gridare : - Altezza ! Altezza ! - vidi venir le lancie calate , scaricammo i fucili , un nuvolo di polvere nascose tutto ... Poi la polvere si diradò ... La terra era coperta di cavalli e di ulani feriti e morti . Io mi voltai indietro , e vidi in mezzo a noi Umberto , a cavallo , che guardava intorno , tranquillo , con l ' aria di domandare : - C ' è nessuno graffiato dei miei ragazzi ? - E noi gli gridammo : - Evviva ! - sulla faccia , come matti . Sacro Dio che momento ! ... Ecco il treno che arriva . La banda suonò , gli ufficiali accorsero , la folla s ' alzò in punta di piedi . - Eh , non esce mica subito , - disse una guardia ; - ora gli fanno un discorso . Coretti padre non stava più nella pelle . - Ah ! quando ci penso , - disse , - io lo vedo sempre là . Sta bene tra i colerosi e i terremoti e che so altro : anche là è stato bravo ; ma io l ' ho sempre in mente come l ' ho visto allora , in mezzo a noi , con quella faccia tranquilla . E son sicuro che se ne ricorda anche lui del quarto del '49 , anche adesso che è re , e che gli farebbe piacere di averci una volta a tavola tutti insieme , quelli che s ' è visto intorno in quei momenti . Adesso ci ha generali e signoroni e galloni ; allora non ci aveva che dei poveri soldati . Se ci potessi un po ' barattare quattro parole , a quattr ' occhi ! Il nostro generale di ventidue anni , il nostro principe , che era affidato alle nostre baionette ... Quindici anni che non lo vedo ... Il nostro Umberto , va ' . Ah ! questa musica mi rimescola il sangue , parola d ' onore . Uno scoppio di grida l ' interruppe , migliaia di cappelli s ' alzarono in aria , quattro signori vestiti di nero salirono nella prima carrozza - È lui ! - gridò Coretti , e rimase come incantato . Poi disse piano : - Madonna mia , come s ' è fatto grigio ! - Tutti e tre ci scoprimmo il capo : la carrozza veniva innanzi lentamente , in mezzo alla folla che gridava e agitava i cappelli . Io guardai Coretti padre . Mi parve un altro : pareva diventato più alto , serio , un po ' pallido , ritto appiccicato contro il pilastro . La carrozza arrivò davanti a noi , a un passo dal pilastro . - Evviva ! - gridarono molte voci . - Evviva ! - gridò Coretti , dopo gli altri . Il re lo guardò in viso e arrestò un momento lo sguardo sulle tre medaglie . Allora Coretti perdé la testa e urlò : - Quarto battaglione del quarantanove ! Il re , che s ' era già voltato da un ' altra parte , si rivoltò verso di noi , e fissando Coretti negli occhi , stese la mano fuor della carrozza . Coretti fece un salto avanti e gliela strinse . La carrozza passò , la folla irruppe e ci divise , perdemmo di vista Coretti padre . Ma fu un momento . Subito lo ritrovammo , ansante , con gli occhi umidi , che chiamava per nome il figliuolo , tenendo la mano in alto . Il figliuolo si slanciò verso di lui , ed egli gridò : - Qua , piccino , che ho ancora calda la mano ! - e gli passò la mano intorno al viso , dicendo : - Questa è una carezza del re . E rimase lì come trasognato , con gli occhi fissi sulla carrozza lontana , sorridendo , con la pipa tra le mani , in mezzo a un gruppo di curiosi che lo guardavano . - È uno del quadrato del '49 , - dicevano . - È un soldato che conosce il re . - È il re che l ' ha riconosciuto . - È lui che gli ha teso la mano . - Ha dato una supplica al re , - disse uno più forte . - No , - rispose Coretti , voltandosi bruscamente ; - non gli ho dato nessuna supplica , io . Un ' altra cosa gli darei , se me la domandasse ... Tutti lo guardarono . Ed egli disse semplicemente : - Il mio sangue . L ' asilo infantile 4 , martedì Mia madre , come m ' aveva promesso , mi condusse ieri dopo colazione all ' asilo infantile di Corso Valdocco , per raccomandare alla direttrice una sorella piccola di Precossi . Io non avevo mai visto un asilo . Quanto mi divertirono ! Duecento c ' erano tra bimbi e bimbe , così piccoli , che i nostri della prima inferiore sono uomini appetto a quelli . Arrivammo appunto che entravano in fila nel refettorio , dove erano due tavole lunghissime con tante buche rotonde , e in ogni buca una scodella nera , piena di riso e fagioli , e un cucchiaio di stagno accanto . Entrando alcuni piantavano un melo , e restavan lì sul pavimento , fin che accorrevan le maestre a tirarli su . Molti si fermavano davanti a una scodella , credendo che fosse quello il loro posto , e ingollavano subito una cucchiaiata , quando arrivava una maestra e diceva : - Avanti ! - e quelli avanti tre o quattro passi e giù un ' altra cucchiaiata , e avanti ancora , fin che arrivavano al proprio posto , dopo aver beccato a scrocco una mezza minestrina . Finalmente , a furia di spingere , di gridare : - Sbrigatevi ! Sbrigatevi ! - li misero in ordine tutti , e cominciarono la preghiera . Ma tutti quelli delle file di dentro , i quali per pregare dovevan voltar la schiena alla scodella , torcevano il capo indietro per tenerla d ' occhio , che nessuno ci pescasse , e poi pregavano così , con le mani giunte e con gli occhi al cielo , ma col cuore alla pappa . Poi si misero a mangiare . Ah che ameno spettacolo ! Uno mangiava con due cucchiai , l ' altro s ' ingozzava con le mani , molti levavano i fagioli un per uno e se li ficcavano in tasca ; altri invece li rinvoltavano stretti nel grembiulino e ci picchiavan su , per far la pasta . Ce n ' erano anche che non mangiavano per veder volar le mosche , e alcuni tossivano e spandevano una pioggia di riso tutto intorno . Un pollaio , pareva . Ma era grazioso . Facevano una bella figura le due file delle bambine , tutte coi capelli legati sul cocuzzolo con tanti nastrini rossi , verdi , azzurri . Una maestra domandò a una fila di otto bambine : - Dove nasce il riso ? Tutte otto spalancaron la bocca piena di minestra , e risposero tutte insieme cantando : - Na - sce nel - l ' ac - qua , - Poi la maestra comandò : - Le mani in alto ! - E allora fu bello vedere scattar su tutti quei braccini , che mesi fa erano ancor nelle fascie , e agitarsi tutte quelle mani piccole , che parevan tante farfalle bianche e rosate . Poi andarono alla ricreazione ; ma prima presero tutti i loro panierini con dentro la colazione , che erano appesi ai muri . Uscirono nel giardino e si sparpagliarono , tirando fuori le loro provvigioni : pane , prune cotte , un pezzettino di formaggio , un ovo sodo , delle mele piccole , una pugnata di ceci lessi , un ' ala di pollo . In un momento tutto il giardino fu coperto di bricioline come se ci avessero sparso del becchime per uno stormo d ' uccelli . Mangiavano in tutte le più strane maniere , come i conigli , i topi , i gatti , rosicchiando , leccando , succhiando . C ' era un bimbo che si teneva appuntato un grissino sul petto e lo andava ungendo con una nespola , come se lustrasse una sciabola . Delle bambine spiaccicavano nel pugno delle formaggiole molli , che colavano fra le dita , come latte , e filavan giù dentro alle maniche ; ed esse non se n ' accorgevano mica . Correvano e s ' inseguivano con le mele e i panini attaccati ai denti , come i cani . Ne vidi tre che scavavano con un fuscello dentro a un ovo sodo credendo di scoprirvi dei tesori , e lo spandean mezzo per terra , e poi lo raccoglievano briciolo per briciolo , con grande pazienza , come se fossero perle . E a quelli che avevan qualcosa di straordinario , c ' erano intorno otto o dieci col capo chino a guardar nel paniere , come avrebber guardato la luna nel pozzo . Ci saranno stati venti intorno a un batuffoletto alto così , che aveva in mano un cartoccino di zucchero , tutti a fargli cerimonie per aver il permesso d ' intingere il pane , e lui a certi lo dava , ed ad altri , pregato bene , non imprestava che il dito da succhiare . Intanto mia madre era venuta nel giardino e accarezzava ora l ' uno ora l ' altro . Molti le andavano intorno , anzi addosso , a chiederle un bacio col viso in su , come se guardassero a un terzo piano , aprendo e chiudendo la bocca , come per domandare la cioccia . Uno le offerse uno spicchio d ' arancia morsicchiato , un altro una crostina di pane , una bimba le diede una foglia ; un ' altra bimba le mostrò con grande serietà la punta dell ' indice dove , a guardar bene , si vedeva un gonfiettino microscopico , che s ' era fatto il giorno prima toccando la fiammella della candela . Le mettevan sotto gli occhi , come grandi meraviglie , degl ' insetti piccolissimi , che non so come facessero a vederli e a raccoglierli , dei mezzi tappi di sughero , dei bottoncini di camicia , dei fiorellini strappati dai vasi . Un bambino con la testa fasciata , che voleva esser sentito a ogni costo , le tartagliò non so che storia d ' un capitombolo , che non se ne capì una parola ; - un altro volle che mia madre si chinasse , e le disse nell ' orecchio : - Mio padre fa le spazzole . - E in quel frattempo accadevano qua e là mille disgrazie , che facevano accorrere le maestre : bambine che piangevano perché non potevano disfare un nodo del fazzoletto , altre che si disputavano a unghiate e a strilli due semi di mela , un bimbo che era caduto bocconi sopra un panchettino rovesciato , e singhiozzava su quella rovina , senza potersi rialzare . Prima d ' andar via , mia madre ne prese in braccio tre o quattro , e allora accorsero da tutte le parti per farsi pigliare , coi visi tinti di torlo d ' ovo e di sugo d ' arancia , e chi a afferrarle le mani , chi a prenderle un dito per veder l ' anello , l ' uno a tirarle la catenella dell ' orologio , l ' altro a volerla acchiappare per le trecce . - Badi , - dicevano le maestre , - che le sciupan tutto il vestito . - Ma a mia madre non importava nulla del vestito , e continuò a baciarli , e quelli sempre più a serrarlesi addosso , i primi con le braccia tese come se volessero arrampicarsi , i lontani cercando di farsi innanzi tra la calca , e tutti gridando : - Addio ! Addio ! Addio ! - infine le riuscì di scappar dal giardino . E allora corsero tutti a mettere il viso tra i ferri della cancellata , per vederla passare , e a cacciar le braccia fuori per salutarla , offrendo ancora tozzi di pane , bocconcini di nespola e croste di formaggio , e gridando tutti insieme : - Addio ! Addio ! Addio ! Ritorna domani ! Vieni un ' altra volta ! - Mia madre , scappando , fece ancora scorrere una mano su quelle cento manine tese , come sopra una ghirlanda di rose vive , e finalmente riuscì in salvo sulla strada , tutta coperta di briciole e di macchie , sgualcita e scarmigliata , con una mano piena di fiori e gli occhi gonfi di lacrime , contenta , come se fosse uscita da una festa . E si sentiva ancora il vocìo di dentro , come un gran pispigliare d ' uccelli , che dicevano : - Addio ! Addio ! Vieni un ' altra volta , madama ! Alla ginnastica 5 , mercoledì Il tempo continuando bellissimo , ci hanno fatto passare dalla ginnastica del camerone a quella degli attrezzi , in giardino . Garrone era ieri nell ' ufficio del Direttore quando venne la madre di Nelli , quella signora bionda e vestita di nero , per far dispensare il figliuolo dai nuovi esercizi . Ogni parola le costava uno sforzo , e parlava tenendo una mano sul capo del suo ragazzo . - Egli non può ... - disse al Direttore . Ma Nelli si mostrò così addolorato di essere escluso dagli attrezzi , d ' aver quella umiliazione di più ... - Vedrai , mamma , - diceva , - che farò come gli altri . - Sua madre lo guardava , in silenzio , con un ' aria di pietà e di affetto . Poi osservò con esitazione : - Temo dei suoi compagni . - Voleva dire : - Temo che lo burlino . - Ma Nelli rispose : - Non mi fa nulla ... e poi c ' è Garrone . Mi basta che ci sia lui che non rida . - E allora lo lasciaron venire . Il maestro , quello della ferita al collo , che è stato con Garibaldi , ci condusse subito alle sbarre verticali , che sono alte molto , e bisognava arrampicarsi fino in cima , e mettersi ritti sull ' asse trasversale . Derossi e Coretti andaron su come due bertucce ; anche il piccolo Precossi salì svelto , benché impacciato da quel giacchettone che gli dà alle ginocchia , e per farlo ridere , mentre saliva tutti gli ripeteano il suo intercalare : - Scusami , scusami ! - Stardi sbuffava , diventava rosso come un tacchino , stringeva i denti che pareva un cane arrabbiato ; ma anche a costo di scoppiare sarebbe arrivato in cima , e ci arrivò infatti ; e Nobis pure , e quando fu lassù prese un ' impostatura da imperatore , ma Votini sdrucciolò due volte , nonostante il suo bel vestito nuovo a righette azzurre , fatto apposta per la ginnastica . Per salir più facile s ' eran tutti impiastrati le mani di pece greca , colofonia , come la chiamano ; e si sa che è quel trafficone di Garoffi che la provvede a tutti , in polvere , vendendola un soldo al cartoccio e guadagnandoci un tanto . Poi toccò a Garrone , che salì masticando pane , come se niente fosse , e credo che sarebbe stato capace di portar su un di noi sulle spalle , da tanto ch ' è tarchiato e forte , quel toretto . Dopo Garrone , ecco Nelli . Appena lo videro attaccarsi alla sbarra con quelle mani lunghe e sottili molti cominciarono a ridere e a canzonare ; ma Garrone incrociò le sue grosse braccia sul petto , e saettò intorno un ' occhiata così espressiva , fece intender così chiaro che avrebbe allungato subito quattro briscole anche in presenza del maestro , che tutti smisero di ridere sul momento . Nelli cominciò a arrampicarsi stentava , poverino , faceva il viso pavonazzo , respirava forte , gli colava il sudore dalla fronte . Il maestro disse : - Vieni giù . - Ma egli no , si sforzava , s ' ostinava : io m ' aspettavo da un momento all ' altro di vederlo ruzzolar giù mezzo morto . Povero Nelli ! Pensavo se fossi stato come lui e m ' avesse visto mia madre , come n ' avrebbe sofferto , povera mia madre , e pensando a questo , gli volevo così bene a Nelli , avrei dato non so che perché riuscisse a salire , per poterlo sospinger io per di sotto , senz ' esser veduto . Intanto Garrone , Derossi , Coretti dicevano : - Su , su , Nelli , forza , ancora un tratto , coraggio ! - E Nelli fece ancora uno sforzo violento , mettendo un gemito , e si trovò a due palmi dall ' asse . - Bravo ! - gridarono gli altri . - Coraggio ! Ancora una spinta ! - Ed ecco Nelli afferrato all ' asse . Tutti batteron le mani . - Bravo ! - disse il maestro , - ma ora basta ; scendi pure . - Ma Nelli volle salir fino in cima come gli altri , e dopo un po ' di stento riuscì a mettere i gomiti sull ' asse , poi le ginocchia , poi i piedi : infine si levò ritto , e ansando e sorridendo , ci guardò . Noi tornammo a batter le mani , e allora egli guardò nella strada . Io mi voltai da quella parte , e a traverso alle piante che copron la cancellata del giardino , vidi sua madre che passeggiava sul marciapiede , senz ' osar di guardare . Nelli discese e tutti gli fecero festa : era eccitato , roseo , gli splendevan gli occhi , non pareva più quello . Poi , all ' uscita , quando sua madre gli venne incontro e gli domandò un po ' inquieta , abbracciandolo : - Ebbene , povero figliuolo , com ' è andata ? com ' è andata ? - tutti i compagni risposero insieme : - Ha fatto bene ! - È salito come noi . - È forte , sa . - È lesto . - Fa tale e quale come gli altri . - Bisognò vederla , allora , la gioia di quella signora ! Ci volle ringraziare e non poté , strinse la mano a tre o quattro , fece una carezza a Garrone , si portò via il figliuolo , e li vedemmo per un pezzo camminare in fretta , discorrendo e gestendo fra loro , tutti e due contenti , come non li avea mai visti nessuno . Il maestro di mio padre 11 , martedì Che bella gita feci ieri con mio padre ! Ecco come . Ieri l ' altro , a desinare , leggendo il giornale , mio padre uscì tutt ' a un tratto in una esclamazione di meraviglia . Poi disse : - E io che lo credevo morto da vent ' anni ! Sapete che è ancora vivo il mio primo maestro elementare , Vincenzo Crosetti , che ha ottantaquattro anni ? Vedo qui che il Ministero gli ha dato la medaglia di benemerenza per sessant ' anni d ' insegnamento . Ses - san - t ' an - ni , capite ? E non son che due anni che ha smesso di far scuola . Povero Crosetti ! Sta a un ' ora di strada ferrata di qui , a Condove , nel paese della nostra antica giardiniera della villa di Chieri . - E soggiunse : - Enrico , noi andremo a vederlo . - E per tutta la sera non parlò più che di lui . Il nome del suo maestro elementare gli richiamava alla memoria mille cose di quand ' era ragazzo , dei suoi primi compagni , della sua mamma morta . - Crosetti ! - esclamava . - Aveva quarant ' anni quando ero con lui . Mi pare ancor di vederlo . Un ometto già un po ' curvo , cogli occhi chiari , col viso sempre sbarbato . Severo , ma di buone maniere , che ci voleva bene come un padre e non ce ne perdonava una . Era venuto su da contadino , a furia di studio e di privazioni . Un galantuomo . Mia madre gli era affezionata e mio padre lo trattava come un amico . Com ' è andato a finire a Condove , da Torino ? Non mi riconoscerà più , certamente . Non importa , io riconoscerò lui . Quarantaquattro anni son passati . Quarantaquattro anni , Enrico , andremo a vederlo domani . E ieri mattina alle nove eravamo alla stazione della strada ferrata di Susa . Io avrei voluto che venisse anche Garrone ; ma egli non poté perché ha la mamma malata . Era una bella giornata di primavera . Il treno correva fra i prati verdi e le siepi in fiore , e si sentiva un ' aria odorosa . Mio padre era contento , e ogni tanto mi metteva un braccio intorno al collo , e mi parlava come a un amico , guardando la campagna . - Povero Crosetti ! - diceva . - È lui il primo uomo che mi volle bene e che mi fece del bene dopo mio padre . Non li ho mai più dimenticati certi suoi buoni consigli , e anche certi rimproveri secchi , che mi facevan tornare a casa con la gola stretta . Aveva certe mani grosse e corte . Lo vedo ancora quando entrava nella scuola , che metteva la canna in un canto e appendeva il mantello all ' attaccapanni , sempre con quello stesso gesto . E tutti i giorni il medesimo umore , sempre coscienzioso , pieno di buon volere e attento , come se ogni giorno facesse scuola per la prima volta . Lo ricordo come lo sentissi adesso quando mi gridava : - Bottini , eh , Bottini ! L ' indice e il medio su quella penna ! - Sarà molto cambiato , dopo quarantaquattro anni . Appena arrivati a Condove , andammo a cercare la nostra antica giardiniera di Chieri , che ha una botteguccia , in un vicolo . La trovammo coi suoi ragazzi , ci fece molta festa , ci diede notizie di suo marito , che deve tornare dalla Grecia , dov ' è a lavorare da tre anni , e della sua prima figliuola , che è nell ' Istituto dei sordomuti a Torino . Poi c ' insegnò la strada per andar dal maestro , che è conosciuto da tutti . Uscimmo dal paese , e pigliammo per una viottola in salita , fiancheggiata di siepi fiorite . Mio padre non parlava più , pareva tutto assorto nei suoi ricordi , e ogni tanto sorrideva e poi scoteva la testa . All ' improvviso si fermò , e disse : - Eccolo . Scommetto che è lui . Veniva giù verso di noi , per la viottola , un vecchio piccolo , con la barba bianca , con un cappello largo , appoggiandosi a un bastone : strascicava i piedi e gli tremavan le mani . - È lui , - ripeté mio padre , affrettando il passo . Quando gli fummo vicini , ci fermammo . Il vecchio pure si fermò , e guardò mio padre . Aveva il viso ancora fresco , e gli occhi chiari e vivi . - È lei - domandò mio padre , levandosi il cappello , - il maestro Vincenzo Crosetti ? Il vecchio pure si levò il cappello e rispose : - Son io , - con una voce un po ' tremola , ma piena . - Ebbene , - disse mio padre , pigliandogli una mano , - permetta a un suo antico scolaro di stringerle la mano e di domandarle come sta . Io son venuto da Torino per vederla . Il vecchio lo guardò stupito . Poi disse : - Mi fa troppo onore ... non so ... Quando , mio scolaro ? mi scusi . Il suo nome , per piacere . Mio padre disse il suo nome , Alberto Bottini , e l ' anno che era stato a scuola da lui , e dove ; e soggiunse : - Lei non si ricorderà di me , è naturale . Ma io riconosco lei così bene ! Il maestro chinò il capo e guardò in terra , pensando , e mormorò due o tre volte il nome di mio padre ; il quale , intanto , lo guardava con gli occhi fissi e sorridenti . A un tratto il vecchio alzò il viso , con gli occhi spalancati , e disse lentamente : - Alberto Bottini ? il figliuolo dell ' ingegnere Bottini ? quello che stava in piazza della Consolata ? - Quello , - rispose mio padre , tendendo le mani . - Allora ... - disse il vecchio , - mi permetta , caro signore , mi permetta , - e fattosi innanzi , abbracciò mio padre : la sua testa bianca gli arrivava appena alla spalla . Mio padre appoggiò la guancia sulla sua fronte . - Abbiate la bontà di venir con me , - disse il maestro . E senza parlare , si voltò e riprese il cammino verso casa sua . In pochi minuti arrivammo a un ' aia , davanti a una piccola casa con due usci , intorno a uno dei quali c ' era un po ' di muro imbiancato . Il maestro aperse il secondo , e ci fece entrare in una stanza . Eran quattro pareti bianche : in un canto un letto a cavalletti con una coperta a quadretti bianchi e turchini , in un altro un tavolino con una piccola libreria ; quattro seggiole e una vecchia carta geografica inchiodata a una parete : si sentiva un buon odore di mele . Sedemmo tutti e tre . Mio padre e il maestro si guardarono per qualche momento , in silenzio . - Bottini ! - esclamò poi il maestro , fissando gli occhi sul pavimento a mattoni , dove il sole faceva uno scacchiere . - Oh ! mi ricordo bene . La sua signora madre era una così buona signora ! Lei , il primo anno , è stato per un pezzo nel primo banco a sinistra , vicino alla finestra . Guardi un po ' se mi ricordo . Vedo ancora la sua testa ricciuta . - Poi stette un po ' pensando . - Era un ragazzo vivo , eh ? molto . Il secondo anno è stato malato di crup . Mi ricordo quando lo riportarono alla scuola , dimagrato , ravvolto in uno scialle . Son passati quarant ' anni , non è vero ? È stato buono tanto a ricordarsi del suo povero maestro . E ne vennero degli altri , sa , gli anni addietro , a trovarmi qui , dei miei antichi scolari : un colonnello , dei sacerdoti , vari signori . - Domandò a mio padre qual ' era la sua professione . Poi disse : - Mi rallegro , mi rallegro di cuore . La ringrazio . Ora poi era un pezzo che non vedevo più nessuno . E ho ben paura che lei sia l ' ultimo , caro signore . - Che dice mai ! - esclamò mio padre . - Lei sta bene , è ancora vegeto . Non deve dir questo . - Eh no , - rispose il maestro , - vede questo tremito ? - e mostrò le mani . - Questo è un cattivo segno . Mi prese tre anni fa , quando facevo ancora scuola . Da principio non ci badai ; credevo che sarebbe passato . Ma invece restò , e andò crescendo . Venne un giorno che non potei più scrivere . Ah ! quel giorno , quella prima volta che feci uno sgorbio sul quaderno d ' un mio scolaro , fu un colpo al cuore per me , caro signore . Tirai bene ancora avanti per un po ' di tempo ; ma poi non potei più . Dopo sessant ' anni d ' insegnamento dovetti dare un addio alla scuola , agli scolari , al lavoro . E fu dura , sa , fu dura . L ' ultima volta che feci lezione mi accompagnarono tutti a casa , mi fecero festa ; ma io ero triste , capivo che la mia vita era finita . Già l ' anno prima avevo perso mia moglie e il mio figliuolo unico . Non restai che con due nipoti contadini . Ora vivo di qualche centinaio di lire di pensione . Non faccio più nulla ; le giornate mi par che non finiscano mai . La mia sola occupazione , vede , è di sfogliare i miei vecchi libri di scuola , delle raccolte di giornali scolastici , qualche libro che mi hanno regalato . Ecco lì , - disse accennando la piccola libreria ; - lì ci sono i miei ricordi , tutto il mio passato ... Non mi resta altro al mondo . Poi in tono improvvisamente allegro : - Io le voglio fare una sorpresa , caro signor Bottini . S ' alzò , e avvicinatosi al tavolino , aperse un cassetto lungo che conteneva molti piccoli pacchi tutti legati con un cordoncino , e su ciascuno c ' era scritta una data di quattro cifre . Dopo aver cercato un poco . ne aperse uno , sfogliò molte carte , tirò fuori un foglio ingiallito e lo porse a mio padre . Era un suo lavoro di scuola di quarant ' anni fa ! C ' era scritto in testa : Alberto Bottini . Dettato . 3 Aprile 1838 . Mio padre riconobbe subito la sua grossa scrittura di ragazzo , e si mise a leggere , sorridendo . Ma a un tratto gli si inumidirono gli occhi . Io m ' alzai , domandandogli che cos ' aveva . Egli mi passò un braccio intorno alla vita e stringendomi al suo fianco mi disse : - Guarda questo foglio . Vedi ? Queste sono le correzioni della mia povera madre . Essa mi rinforzava sempre gli elle e i ti . E le ultime righe son tutte sue . Aveva imparato a imitare i miei caratteri , e quando io ero stanco e avevo sonno , terminava il lavoro per me . Santa madre mia ! E baciò la pagina . - Ecco , - disse il maestro , mostrando gli altri pacchi , - le mie memorie . Ogni anno io ho messo da parte un lavoro di ciascuno dei miei scolari , e son tutti qui ordinati e numerati . Alle volte li sfoglio , così , e leggo una riga qua e una là , e mi tornano in mente mille cose , mi par di rivivere nel tempo andato . Quanti ne son passati , caro signore ! Io chiudo gli occhi , e vedo visi dietro visi , classi dietro classi , centinaia e centinaia di ragazzi , che chi sa quanti sono già morti . Di molti mi ricordo bene . Mi ricordo bene dei più buoni e dei più cattivi , di quelli che m ' han dato molte soddisfazioni e di quelli che m ' han fatto passare dei momenti tristi ; perché ci ho avuto anche dei serpenti , si sa , in un così gran numero ! Ma oramai , lei capisce è come se fossi già nel mondo di là , e voglio bene a tutti egualmente . Si rimise a sedere e prese una delle mie mani fra le sue . - E di me , - domandò mio padre sorridendo , - non si ricorda nessuna monelleria ? - Di lei , signore ? - rispose il vecchio , sorridendo pure . - No , per il momento . Ma questo non vuol mica dire che non me n ' abbia fatte . Lei però aveva giudizio , era serio per l ' età sua . Mi ricordo la grande affezione che le aveva la sua signora madre ... Ma è stato ben buono , ben gentile a venirmi a trovare ! Come ha potuto lasciare le sue occupazioni per venire da un povero vecchio maestro ? - Senta , signor Crosetti , - rispose mio padre , vivamente . - Io mi ricordo la prima volta che la mia povera madre m ' accompagnò alla sua scuola . Era la prima volta che doveva separarsi da me per due ore , e lasciarmi fuori di casa , in altre mani che quelle di mio padre ; nelle mani d ' una persona sconosciuta , insomma . Per quella buona creatura la mia entrata nella scuola era come l ' entrata nel mondo , la prima di una lunga serie di separazioni necessarie e dolorose : era la società che le strappava per la prima volta il figliuolo , per non renderglielo mai più tutto intero . Era commossa , ed io pure . Mi raccomandò a lei con la voce che le tremava , e poi , andandosene , mi salutò ancora per lo spiraglio dell ' uscio , con gli occhi pieni di lacrime . E proprio in quel punto lei fece un atto con una mano , mettendosi l ' altra sul petto come per dirle : « Signora , si fidi di me . » Ebbene , quel suo atto , quel suo sguardo , da cui mi accorsi che lei aveva capito tutti i sentimenti , tutti i pensieri di mia madre , quello sguardo che voleva dire : « Coraggio ! » quell ' atto che era un ' onesta promessa di protezione , d ' affetto , d ' indulgenza , io non l ' ho mai scordato m ' è rimasto scolpito nel cuore per sempre ; ed è quel ricordo che m ' ha fatto partir da Torino . Ed eccomi qui , dopo quarantaquattro anni , a dirle : Grazie , caro maestro . Il maestro non rispose : mi accarezzava i capelli con la mano , e la sua mano tremava , tremava , mi saltava dai capelli sulla fronte , dalla fronte sulla spalla . Intanto mio padre guardava quei muri nudi , quel povero letto , un pezzo di pane e un ' ampollina d ' olio ch ' eran sulla finestra , e pareva che volesse dire : - Povero maestro , dopo sessant ' anni di lavoro , è questo tutto il tuo premio ? Ma il buon vecchio era contento e ricominciò a parlare con vivacità della nostra famiglia , di altri maestri di quegli anni , e dei compagni di scuola di mio padre ; il quale di alcuni si ricordava e di altri no , e l ' uno dava all ' altro delle notizie di questo e di quello ; quando mio padre ruppe la conversazione per pregare il maestro di scendere in paese a far colazione con noi . Egli rispose con espansione : - La ringrazio , la ringrazio ; - ma pareva incerto . Mio padre gli prese tutt ' e due le mani e lo ripregò . - Ma come farò a mangiare , - disse il maestro - con queste povere mani che ballano in questa maniera ? È una penitenza anche per gli altri ! - Noi l ' aiuteremo , maestro - disse mio padre . E allora accettò , tentennando il capo e sorridendo . - Una bella giornata questa , - disse chiudendo l ' uscio di fuori , - una bella giornata , caro signor Bottini ! Le accerto che me ne ricorderò fin che avrò vita . Mio padre diede il braccio al maestro , questi prese per mano me , e discendemmo per la viottola . Incontrammo due ragazzine scalze che conducevan le vacche , e un ragazzo che passò correndo , con un gran carico di paglia sulle spalle . Il maestro ci disse che eran due scolare e uno scolaro di seconda , che la mattina menavan le bestie a pasturare e lavoravan nei campi a piedi nudi , e la sera si mettevano le scarpe e andavano a scuola . Era quasi mezzogiorno . Non incontrammo nessun altro . In pochi minuti arrivammo all ' albergo , ci sedemmo a una gran tavola , mettendo in mezzo il maestro , e cominciammo subito a far colazione . L ' albergo era silenzioso come un convento . Il maestro era molto allegro , e la commozione gli accresceva il tremito ; non poteva quasi mangiare . Ma mio padre gli tagliava la carne , gli rompeva il pane , gli metteva il sale nel tondo . Per bere bisognava che tenesse il bicchiere con due mani , e ancora gli batteva nei denti . Ma discorreva fitto , con calore , dei libri di lettura di quando era giovane , degli orari d ' allora , degli elogi che gli avevan fatto i superiori , dei regolamenti di quest ' ultimi anni , sempre con quel viso sereno , un poco più rosso di prima , e con una voce gaia , e il riso quasi d ' un giovane . E mio padre lo guardava , lo guardava , con la stessa espressione con cui lo sorprendo qualche volta a guardar me , in casa , quando pensa e sorride da sé , col viso inclinato da una parte . Il maestro si lasciò andar del vino sul petto ; mio padre s ' alzò e lo ripulì col tovagliolo . - Ma no , signore , non permetto ! - egli disse , e rideva . Diceva delle parole in latino . E in fine alzò il bicchiere , che gli ballava in mano , e disse serio serio : - Alla sua salute , dunque , caro signor ingegnere , ai suoi figliuoli , alla memoria della sua buona madre ! - Alla vostra , mio buon maestro ! - rispose mio padre , stringendogli la mano . E in fondo alla stanza c ' era l ' albergatore ed altri , che guardavano , e sorridevano in una maniera , come se fossero contenti di quella festa che si faceva al maestro del loro paese . Alle due passate uscimmo e il maestro ci volle accompagnare alla stazione . Mio padre gli diede di nuovo il braccio ed egli mi riprese per la mano : io gli portai il bastone . La gente si soffermava a guardare , perché tutti lo conoscevano , alcuni lo salutavano . A un certo punto della strada sentimmo da una finestra molte voci di ragazzi , che leggevano insieme , compitando . Il vecchio si fermò e parve che si rattristasse . - Ecco , caro signor Bottini , - disse , - quello che mi fa pena . È sentir la voce dei ragazzi nella scuola , e non esserci più , pensare che c ' è un altro . L ' ho sentita per sessant ' anni questa musica , e ci avevo fatto il cuore ... Ora son senza famiglia . Non ho più figliuoli . - No , maestro , - gli disse mio padre , ripigliando il cammino , - lei ce n ' ha ancora molti figliuoli , sparsi per il mondo , che si ricordano di lei , come io me ne son sempre ricordato . - No , no , - rispose il maestro , con tristezza , - non ho più scuola , non ho più figliuoli . E senza figliuoli non vivrò più un pezzo . Ha da sonar presto la mia ora . - Non lo dica , maestro , non lo pensi , - disse mio padre . - In ogni modo , lei ha fatto tanto bene ! Ha impiegato la vita così nobilmente ! Il vecchio maestro inclinò un momento la testa bianca sopra la spalla di mio padre , e mi diede una stretta alla mano . Eravamo entrati nella stazione . Il treno stava per partire . - Addio , maestro ! - disse mio padre , baciandolo sulle due guancie . - Addio , grazie , addio , - rispose il maestro , prendendo con le sue mani tremanti una mano di mio padre , e stringendosela sul cuore . Poi lo baciai io , e gli sentii il viso bagnato . Mio padre mi spinse nel vagone , e al momento di salire levò rapidamente il rozzo bastone di mano al maestro , e gli mise invece la sua bella canna col pomo d ' argento e le sue iniziali , dicendogli : - La conservi per mia memoria . Il vecchio tentò di renderla e di riprender la sua ; ma mio padre era già dentro , e aveva richiuso lo sportello . - Addio , mio buon maestro ! - Addio , figliuolo , - rispose il maestro , mentre il treno si moveva , - e Dio la benedica per la consolazione che ha portato a un povero vecchio . - A rivederci ! - gridò mio padre , con voce commossa . Ma il maestro crollò il capo come per dire : - Non ci rivedremo più . - Sì , sì , - ripeté mio padre , - a rivederci . E quegli rispose alzando la mano tremola al cielo : - Lassù . E disparve al nostro sguardo così , con la mano in alto . Convalescenza 20 , giovedì Chi m ' avrebbe detto quando tornavo così allegro da quella bella gita con mio padre che per dieci giorni non avrei più visto né campagna né cielo ! Son stato molto malato , in pericolo di vita . Ho sentito mia madre singhiozzare , ho visto mio padre pallido pallido , che mi guardava fisso , e mia sorella Silvia e mio fratello che discorrevano a bassa voce , e il medico , con gli occhiali , che era ogni momento lì , e mi diceva delle cose che non capivo . Proprio , son stato a un punto dal dare un addio a tutti . Ah povera mia madre ! Son passati almeno tre o quattro giorni di cui non mi ricordo quasi nulla , come se avessi fatto un sogno imbrogliato e oscuro . Mi sembra d ' aver visto accanto al mio letto la mia buona maestra di prima superiore che si sforzava di soffocar la tosse col fazzoletto , per non disturbarmi ; ricordo così in confuso il mio maestro che si chinò a baciarmi e mi punse un poco il viso con la barba ; e ho visto passare come in una nebbia la testa rossa di Crossi , i riccioli biondi di Derossi , il calabrese vestito di nero , e Garrone che mi portò un mandarino con le foglie e scappò subito perché sua madre stava male . Poi mi destai come da un sonno lunghissimo , e capii che stavo meglio vedendo mio padre e mia madre che sorridevano , e sentendo Silvia che canterellava . Oh che triste sogno è stato ! Poi ho cominciato a migliorare ogni giorno . È venuto il « muratorino » che m ' ha rifatto ridere per la prima volta col suo muso lepre ; e come lo fa bene ora che gli s ' è allungato un po ' il viso per la malattia , poveretto ! È venuto Coretti , è venuto Garoffi a regalarmi due biglietti della sua nuova lotteria per « un temperino a cinque sorprese » che comprò da un rigattiere di via Bertola . Ieri poi , mentre dormivo , è venuto Precossi , e ha messo la guancia sopra la mia mano , senza svegliarmi , e come veniva dall ' officina di suo padre col viso impolverato di carbone , mi lasciò l ' impronta nera sulla manica , che mi ha fatto un gran piacere a vederla , quando mi sono svegliato . Come son diventati verdi gli alberi in questi pochi giorni ! E che invidia mi fanno i ragazzi che vedo correre alla scuola coi loro libri , quando mio padre mi porta alla finestra ! Ma fra poco ci tornerò io pure . Sono tanto impaziente di rivedere tutti quei ragazzi , il mio banco , il giardino , quelle strade ; di sapere tutto quello che è accaduto in questo tempo ; di rimettermi ai miei libri e ai miei quaderni , che mi pare un anno che non li vedo più ! Povera mia madre , com ' è dimagrata e impallidita . Povero padre mio , come ha l ' aria stanca . E i miei buoni compagni , che son venuti a trovarmi e camminavano in punta di piedi e mi baciavano in fronte ! Mi fa tristezza ora a pensare che un giorno ci separeremo . Con Derossi , con qualche altro , continueremo a far gli studi insieme , forse ; ma tutti gli altri ? Una volta finita la quarta , addio ; non ci vedremo più ; non li vedrò più accanto al mio letto quando sarò malato ; Garrone , Precossi , Coretti , tanti bravi ragazzi , tanti buoni e cari compagni , mai più ! Gli amici operai 20 , giovedì Perché , Enrico , mai più ? Questo dipenderà da te . Finita la quarta , tu andrai al Ginnasio ed essi faranno gli operai , ma rimarrete nella stessa città , forse per molti anni . E perché , allora , non v ' avrete più a rivedere ? Quando tu sarai all ' Università o al Liceo , li andrai a cercare nelle loro botteghe o nelle loro officine , e ti sarà un grande piacere il ritrovare i tuoi compagni d ' infanzia , - uomini , - al lavoro . Vorrei vedere che tu non andassi a cercar Coretti e Precossi ; dovunque fossero . Tu ci andrai , e passerai delle ore in loro compagnia , e vedrai , studiando la vita e il mondo , quante cose potrai imparare da loro , che nessun altri ti saprà insegnare , e sulle loro arti e sulla loro società e sul tuo paese . E bada che se non conserverai queste amicizie , sarà ben difficile che tu ne acquisti altre simili in avvenire , delle amicizie , voglio dire , fuori della classe a cui appartieni ; e così vivrai in una classe sola , e l ' uomo che pratica una sola classe sociale , è come lo studioso che non legge altro che un libro . Proponiti quindi fin d ' ora di conservarti quei buoni amici anche dopo che sarete divisi ; e coltivali fin d ' ora di preferenza , appunto perché son figliuoli d ' operai . Vedi : gli uomini delle classi superiori sono gli ufficiali , e gli operai sono i soldati del lavoro , ma così nella società come nell ' esercito , non solo il soldato non è men nobile dell ' ufficiale , perché la nobiltà sta nel lavoro e non nel guadagno , nel valore e non nel grado , ma se c ' è una superiorità di merito è dalla parte del soldato , dell ' operaio , i quali ricavan dall ' opera propria minor profitto . Ama dunque , rispetta sopra tutti , fra i tuoi compagni , i figliuoli dei soldati del lavoro ; onora in essi le fatiche e i sacrifici dei loro parenti ; disprezza le differenze di fortuna e di classe , sulle quali i vili soltanto regolano i sentimenti e la cortesia ; pensa che uscì quasi tutto dalle vene dei lavoratori delle officine e dei campi il sangue benedetto che ci ha redento la patria , ama Garrone , ama Precossi , ama Coretti , ama il tuo « muratorino » che nei loro petti di piccoli operai chiudono dei cuori di principi , e giura a te medesimo che nessun cangiamento di fortuna potrà mai strappare queste sante amicizie infantili dall ' anima tua . Giura che se fra quarant ' anni ; passando in una stazione di strada ferrata , riconoscerai nei panni d ' un macchinista il tuo vecchio Garrone col viso nero ... ah , non m ' occorre che tu lo giuri : son sicuro che salterai sulla macchina e che gli getterai le braccia al collo , fossi anche Senatore del Regno . TUO PADRE La madre di Garrone 29 , sabato Tornato alla scuola , subito una triste notizia . Da vari giorni Garrone non veniva più perché sua madre era malata grave . Sabato sera è morta . Ieri mattina , appena entrato nella scuola , il maestro ci disse : - Al povero Garrone è toccata la più grande disgrazia che possa colpire un fanciullo . Gli è morta la madre . Domani egli ritornerà in classe . Vi prego fin d ' ora , ragazzi : rispettate il terribile dolore che gli strazia l ' anima . Quando entrerà , salutatelo con affetto , e seri : nessuno scherzi , nessuno rida con lui , mi raccomando . - E questa mattina , un po ' più tardi degli altri , entrò il povero Garrone . Mi sentii un colpo al cuore a vederlo . Era smorto in viso , aveva gli occhi rossi , e si reggeva male sulle gambe : pareva che fosse stato un mese malato : quasi non si riconosceva più : era vestito tutto di nero : faceva compassione . Nessuno fiatò ; tutti lo guardarono . Appena entrato , al primo riveder quella scuola , dove sua madre era venuta a prenderlo quasi ogni giorno , quel banco sul quale s ' era tante volte chinata i giorni d ' esame a fargli l ' ultima raccomandazione , e dove egli aveva tante volte pensato a lei , impaziente d ' uscire per correrle incontro , diede in uno scoppio di pianto disperato . Il maestro lo tirò vicino a sé , se lo strinse al petto e gli disse : - Piangi , piangi pure , povero ragazzo ; ma fatti coraggio . Tua madre non è più qua , ma ti vede , t ' ama ancora , vive ancora accanto a te , e un giorno tu la rivedrai , perché sei un ' anima buona e onesta come lei . Fatti coraggio . - Detto questo , l ' accompagnò al banco , vicino a me . Io non osavo di guardarlo . Egli tirò fuori i suoi quaderni e i suoi libri che non aveva aperti da molti giorni ; e aprendo il libro di lettura dove c ' è una vignetta che rappresenta una madre col figliuolo per mano , scoppiò in pianto un ' altra volta , e chinò la testa sul banco . Il maestro ci fece segno di lasciarlo stare così , e cominciò la lezione . Io avrei voluto dirgli qualche cosa , ma non sapevo . Gli misi una mano sul braccio e gli dissi all ' orecchio : - Non piangere , Garrone . - Egli non rispose , e senz ' alzar la testa dal banco , mise la sua mano nella mia e ve la tenne un pezzo . All ' uscita nessuno gli parlò tutti gli girarono intorno , con rispetto , e in silenzio . Io vidi mia madre che m ' aspettava e corsi ad abbracciarla , ma essa mi respinse , e guardava Garrone . Subito non capii perché , ma poi m ' accorsi che Garrone , solo in disparte , guardava me ; e mi guardava con uno sguardo d ' inesprimibile tristezza , che voleva dire : - Tu abbracci tua madre , e io non l ' abbraccerò più ! Tu hai ancora tua madre , e la mia è morta ! - E allora capii perché mia madre m ' aveva respinto e uscii senza darle la mano . Giuseppe Mazzini 29 , sabato Anche questa mattina Garrone venne alla scuola pallido e con gli occhi gonfi di pianto ; e diede appena un ' occhiata ai piccoli regali che gli avevamo messi sul banco per consolarlo . Ma il maestro aveva portato una pagina d ' un libro , da leggergli , per fargli animo . Prima ci avvertì che andassimo tutti domani al tocco al Municipio a veder dare la medaglia del valor civile a un ragazzo che ha salvato un bambino dal Po , e che lunedì egli ci avrebbe dettato la descrizione della festa , in luogo del racconto mensile . Poi , rivoltosi a Garrone , che stava col capo basso , gli disse : - Garrone , fa uno sforzo , e scrivi anche tu quello che io detto . - Tutti pigliammo la penna . Il maestro dettò . « Giuseppe Mazzini , nato a Genova nel 1805 , morto a Pisa nel 1872 , grande anima di patriotta , grande ingegno di scrittore , ispiratore ed apostolo primo della rivoluzione italiana ; il quale per amore della patria visse quarant ' anni povero , esule , perseguitato , ramingo , eroicamente immobile nei suoi principii e nei suoi propositi ; Giuseppe Mazzini che adorava sua madre , e che aveva attinto da lei quanto nella sua anima fortissima e gentile v ' era di più alto e di più puro , così scriveva a un suo fedele amico , per consolarlo della più grande delle sventure . Son presso a poco le sue parole : " Amico , tu non vedrai mai più tua madre su questa terra . Questa è la tremenda verità . Io non mi reco a vederti , perché il tuo è uno di quei dolori solenni e santi che bisogna soffrire e vincere da sé soli . Comprendi ciò che voglio dire con queste parole : - Bisogna vincere il dolore ? - Vincere quello che il dolore ha di meno santo , di meno purificatore ; quello che , invece di migliorare l ' anima , la indebolisce e l ' abbassa . Ma l ' altra parte del dolore , la parte nobile , quella che ingrandisce e innalza l ' anima , quella deve rimanere con te , non lasciarti più mai . Quaggiù nulla si sostituisce a una buona madre . Nei dolori , nelle consolazioni che la vita può darti ancora , tu non la dimenticherai mai più . Ma tu devi ricordarla , amarla , rattristarti della sua morte in un modo degno di lei . O amico , ascoltami . La morte non esiste , non è nulla . Non si può nemmeno comprendere . La vita è vita , e segue la legge della vita : il progresso . Tu avevi ieri una madre in terra : oggi hai un angelo altrove . Tutto ciò che è bene sopravvive , cresciuto di potenza , alla vita terrena . Quindi anche l ' amore di tua madre . Essa t ' ama ora più che mai . E tu sei responsabile delle tue azioni a Lei più di prima . Dipende da te , dalle opere tue d ' incontrarla , di rivederla in un ' altra esistenza . Tu devi dunque , per amore e riverenza a tua madre , diventar migliore e darle gioia di te . Tu dovrai d ' ora innanzi , ad ogni atto tuo , dire a te stesso : - Lo approverebbe mia madre ? - La sua trasformazione ha messo per te nel mondo un angelo custode al quale devi riferire ogni cosa tua . Sii forte e buono ; resisti al dolore disperato e volgare ; abbi la tranquillità dei grandi patimenti nelle grandi anime : è ciò che essa vuole . » - Garrone ! - soggiunse il maestro : - sii forte e tranquillo , è ciò che essa vuole . Intendi ? Garrone accennò di sì col capo , e intanto gli cadevan delle lacrime grosse e fitte sulle mani , sul quaderno , sul banco . Valor civile Racconto mensile Al tocco eravamo col maestro davanti al Palazzo di città per veder dare la medaglia del valor civile al ragazzo che salvò il suo compagno dal Po . Sul terrazzo della facciata sventolava una grande bandiera tricolore . Entrammo nel cortile del Palazzo . Era già pieno di gente . Si vedeva in fondo un tavolo col tappeto rosso , e delle carte sopra , e dietro una fila di seggioloni dorati per il Sindaco e per la Giunta : c ' erano gli uscieri del Municipio con la sottoveste azzurra e le calze bianche . A destra del cortile stava schierato un drappello di guardie civiche , che avevano molte medaglie , e accanto a loro un drappello di guardie daziarie ; dall ' altra parte i pompieri , in divisa festiva , e molti soldati senz ' ordine , venuti là per vedere : soldati di cavalleria , bersaglieri , artiglieri . Poi tutt ' intorno dei signori , dei popolani , alcuni ufficiali , e donne e ragazzi , che si accalcavano . Noi ci stringemmo in un angolo dov ' erano già affollati molti alunni d ' altre sezioni , coi loro maestri , e c ' era vicino a noi un gruppo di ragazzi del popolo , tra i dieci e i diciott ' anni , che ridevano e parlavan forte , e si capiva ch ' erano tutti di Borgo Po , compagni o conoscenti di quello che doveva aver la medaglia . Su , a tutte le finestre , c ' erano affacciati degli impiegati del Municipio ; la loggia della biblioteca pure era piena di gente , che si premeva contro la balaustrata ; e in quella del lato opposto , che è sopra il portone d ' entrata , stavano pigiate un gran numero di ragazze delle scuole pubbliche , e molte ragazze militari , coi loro bei veli celesti . Pareva un teatro . Tutti discorrevano allegri , guardando a ogni tratto dalla parte del tavolo rosso , se comparisse nessuno . La banda musicale suonava piano in fondo al portico . Sui muri alti batteva il sole . Era bello . All ' improvviso tutti si misero a batter le mani dal cortile , dalle logge , dalle finestre . Io m ' alzai in punta di piedi per vedere . La folla che stava dietro al tavolo rosso s ' era aperta , ed eran venuti avanti un uomo e una donna . L ' uomo teneva per mano un ragazzo . Era quello che aveva salvato il compagno . L ' uomo era suo padre , un muratore , vestito a festa . La donna , - sua madre , - piccola e bionda , aveva una veste nera . Il ragazzo , anche biondo e piccolo , aveva una giacchetta grigia . A veder tutta quella gente e a sentir quello strepito d ' applausi , rimasero lì tutti e tre , che non osavano più né guardare né muoversi . Un usciere municipale li spinse accanto al tavolo , a destra . Tutti stettero zitti un momento , e poi un ' altra volta scoppiarono gli applausi da tutte le parti . Il ragazzo guardò su alle finestre e poi alla loggia delle Figlie dei militari ; teneva il cappello fra le mani , sembrava che non capisse bene dove fosse . Mi parve che somigliasse un poco a Coretti , nel viso ; ma più rosso . Suo padre e sua madre tenevan gli occhi fissi sul tavolo . Intanto tutti i ragazzi di borgo Po , che eran vicini a noi , si sporgevano avanti , facevano dei gesti verso il loro compagno per farsi vedere , chiamandolo a voce bassa : - Pin ! Pin ! Pinot ! - A furia di chiamarlo si fecero sentire . Il ragazzo li guardò , e nascose il sorriso dietro il cappello . A un dato punto tutte le guardie si misero sull ' attenti . Entrò il Sindaco , accompagnato da molti signori . Il Sindaco , tutto bianco , con una gran sciarpa tricolore , si mise al tavolino , in piedi ; tutti gli altri dietro e dai lati . La banda cessò di suonare , il Sindaco fece un cenno , tutti tacquero . Cominciò a parlare . Le prime parole non le intesi bene ; ma capii che raccontava il fatto del ragazzo . Poi la sua voce s ' alzò , e si sparse così chiara e sonora per tutto il cortile , che non perdetti più una parola . - ... Quando vide dalla sponda il compagno che si dibatteva nel fiume , già preso dal terrore della morte , egli si strappò i panni di dosso e accorse senza titubare un momento . Gli gridarono : - T ' anneghi ! , - non rispose ; lo afferrarono , si svincolò ; lo chiamaron per nome , era già nell ' acqua . Il fiume era gonfio , il rischio terribile , anche per un uomo . Ma egli si slanciò contro la morte con tutta la forza del suo piccolo corpo e del suo grande cuore ; raggiunse e afferrò in tempo il disgraziato , che già era sott ' acqua , e lo tirò a galla ; lottò furiosamente con l ' onda che li volea travolgere , col compagno che tentava d ' avvinghiarlo ; e più volte sparì sotto e rivenne fuori con uno sforzo disperato ; ostinato , invitto nel suo santo proposito , non come un ragazzo che voglia salvare un altro ragazzo , ma come un uomo , come un padre che lotti per salvare un figliuolo , che è la sua speranza e la sua vita . Infine , Dio non permise che una così generosa prodezza fosse inutile . Il nuotatore fanciullo strappò la vittima al fiume gigante , e la recò a terra , e le diè ancora , con altri , i primi conforti ; dopo di che se ne tornò a casa solo e tranquillo , a raccontare ingenuamente l ' atto suo . Signori ! Bello , venerabile è l ' eroismo nell ' uomo . Ma nel fanciullo , in cui nessuna mira d ' ambizione o d ' altro interesse è ancor possibile ; nel fanciullo che tanto deve aver più d ' ardimento quanto ha meno di forza ; nel fanciullo a cui nulla domandiamo , che a nulla è tenuto , che ci pare già tanto nobile e amabile , non quando compia , ma solo quando comprenda e riconosca il sacrificio altrui ; l ' eroismo nel fanciullo è divino . Non dirò altro , signori . Non voglio ornar di lodi superflue una così semplice grandezza . Eccolo qui davanti a voi il salvatore valoroso e gentile . Soldati , salutatelo come un fratello ; madri , beneditelo come un figliuolo ; fanciulli , ricordatevi il suo nome , stampatevi nella mente il suo viso , ch ' egli non si cancelli mai più dalla vostra memoria e dal vostro cuore . Avvicinati , ragazzo . In nome del Re d ' Italia , io ti do la medaglia al valor civile . Un evviva altissimo , lanciato insieme da molte voci , fece echeggiare il palazzo . Il Sindaco prese sul tavolo la medaglia e l ' attaccò al petto del ragazzo . Poi lo abbracciò e lo baciò . La madre si mise una mano sugli occhi , il padre teneva il mento sul petto . Il Sindaco strinse la mano a tutti e due , e preso il decreto della decorazione , legato con un nastro , lo porse alla donna . Poi si rivolse al ragazzo e disse : - Che il ricordo di questo giorno così glorioso per te , così felice per tuo padre e per tua madre , ti mantenga per tutta la vita sulla via della virtù e dell ' onore . Addio ! Il Sindaco uscì , la banda sonò e tutto parea finito , quando il drappello dei pompieri s ' aperse , e un ragazzo di otto o nove anni , spinto innanzi da una donna che subito si nascose , si slanciò verso il decorato e gli cascò fra le braccia . Un altro scoppio d ' evviva e d ' applausi fece rintronare il cortile ; tutti avevan capito alla prima : quello era il ragazzo stato salvato dal Po , che veniva a ringraziare il suo salvatore . Dopo averlo baciato , gli si attaccò a un braccio per accompagnarlo fuori . Essi due primi , e il padre e la madre dietro , s ' avviarono verso l ' uscita , passando a stento fra la gente che faceva ala al loro passaggio , guardie , ragazzi , soldati , donne , alla rinfusa . Tutti si spingevano avanti e s ' alzavano in punta di piedi per vedere il ragazzo . Quelli che eran sul passaggio gli toccavan la mano . Quando passò davanti ai ragazzi delle scuole , tutti agitarono i berretti per aria . Quelli di borgo Po fecero un grande schiamazzo , tirandolo per le braccia e per la giacchetta , e gridando : - Pin , viva Pin ! Bravo Pinot ! - Io lo vidi passar proprio vicino . Era tutto acceso nel viso , contento : la medaglia aveva il nastro bianco , rosso e verde . Sua madre piangeva e rideva ; suo padre si torceva un baffo con una mano , che gli tremava forte , come se avesse la febbre . E su dalle finestre e dalle logge seguitavano a sporgersi fuori e ad applaudire . Tutt ' a un tratto , quando furono per entrar sotto il portico , venne giù dalla loggia delle Figlie dei militari una vera pioggia di pensieri , di mazzettini di viole e di margherite , che caddero sulla testa del ragazzo , del padre , della madre , e si sparsero in terra . Molti si misero a raccoglierli in fretta e li porgevano alla madre . E la banda in fondo al cortile sonava piano piano un ' aria bellissima , che pareva il canto di tante voci argentine che s ' allontanassero lente giù per le rive d ' un fiume . MAGGIO I bambini rachitici 5 , venerdì Oggi ho fatto vacanza perché non stavo bene , e mia madre m ' ha condotto con sé all ' istituto dei ragazzi rachitici , dov ' è andata a raccomandare una bimba del portinaio ; ma non mi ha lasciato entrar nella scuola ... Non hai capito perché , Enrico , non ti lasciai entrare ? Per non mettere davanti a quei disgraziati , lì nel mezzo della scuola , quasi come in mostra , un ragazzo sano e robusto : troppe occasioni hanno già di trovarsi a dei paragoni dolorosi . Che triste cosa ! Mi venne su il pianto dal cuore a entrar là dentro . Erano una sessantina , tra bambini e bambine ... Povere ossa torturate ! Povere mani , poveri piedini rattrappiti e scontorti ! Poveri corpicini contraffatti ! Subito osservai molti visi graziosi ; degli occhi pieni d ' intelligenza e di affetto : c ' era un visetto di bimba , col naso affilato e il mento aguzzo , che pareva una vecchietta , ma aveva un sorriso d ' una soavità celeste . Alcuni , visti davanti , son belli , e paion senza difetti , ma si voltano ... e vi danno una stretta all ' anima . C ' era il medico , che li visitava . Li metteva ritti sui banchi , e alzava i vestitini per toccare i ventri enfiati e le giunture grosse , ma non si vergognavano punto , povere creature ; si vedeva ch ' eran bambini assuefatti a essere svestiti , esaminati , rivoltati per tutti i versi . E pensare che ora son nel periodo migliore della loro malattia , ché quasi non soffron più . Ma chi può dire quello che soffrirono durante il primo deformarsi del corpo , quando col crescere della loro infermità , vedevano diminuire l ' affetto intorno a sé , poveri bambini , lasciati soli per ore ed ore nell ' angolo d ' una stanza o d ' un cortile , mal nutriti , e a volte anche scherniti , o tormentati per mesi da bendaggi e da apparecchi ortopedici inutili ! Ora però , grazie alle cure , alla buona alimentazione e alla ginnastica , molti migliorano . La maestra fece fare la ginnastica . Era una pietà , a certi comandi , vederli distender sotto i banchi tutte quelle gambe fasciate , strette fra le stecche , nocchierute , sformate , delle gambe che si sarebbero coperte di baci ! Parecchi non potevano alzarsi dal banco , e rimanevan lì , col capo ripiegato sul braccio , accarezzando le stampelle con la mano ; altri , facendo la spinta delle braccia , si sentivan mancare il respiro , e ricascavano a sedere , pallidi , ma sorridevano , per dissimulare l ' affanno . Ah ! Enrico , voi altri che non pregiate la salute , e vi sembra così poca cosa lo star bene ! Io pensavo ai bei ragazzi forti e fiorenti , che le madri portano in giro come in trionfo , superbe della loro bellezza , e mi sarei prese tutte quelle povere teste , me le sarei strette tutte sul cuore , disperatamente , avrei detto , se fossi stata sola : non mi movo più di qui ; voglio consacrare la vita a voi , servirvi , farvi da madre a tutti fino al mio ultimo giorno ... E intanto cantavano , cantavano con certe vocine esili , dolci , tristi , che andavano all ' anima , e la maestra avendoli lodati , si mostraron contenti ; e mentre passava tra i banchi , le baciavano le mani e le braccia , perché senton tanta gratitudine per chi li benefica , e sono molto affettuosi . E anche hanno ingegno , quegli angioletti ; e studiano , mi disse la maestra . Una maestra giovane e gentile , che ha sul viso pieno di bontà una certa espressione di mestizia , come un riflesso delle sventure che essa accarezza e consola . Cara ragazza ! Fra tutte le creature umane che si guadagnan la vita col lavoro , non ce n ' è una che se la guadagni più santamente di te , figliuola mia . TUA MADRE Sacrificio . 9 , martedì Mia madre è buona , e mia sorella Silvia è come lei , ha lo stesso cuore grande e gentile . Io stavo copiando ieri sera una parte del racconto mensile Dagli Appennini alle Ande , che il maestro ci ha dato a copiare un poco a tutti , tanto è lungo ; quando Silvia entrò in punta di piedi e mi disse in fretta e piano : - Vieni con me dalla mamma . Li ho sentiti stamani che discorrevano : al babbo è andato male un affare , era addolorato , la mamma gli faceva coraggio ; siamo nelle strettezze , capisci ? non ci sono più denari . Il babbo diceva che bisognerà fare dei sacrifici per rimettersi . Ora bisogna che ne facciamo anche noi dei sacrifici , non è vero ? Sei pronto ? Bene , parlo alla mamma , e tu accenna di sì e promettile sul tuo onore che farai tutto quello che dirò io . Detto questo , mi prese per mano , e mi condusse da nostra madre , che stava cucendo , tutta pensierosa ; io sedetti da una parte del sofà , Silvia sedette dall ' altra , e subito disse : - Senti , mamma , ho da parlarti . Abbiamo da parlarti tutti e due . - La mamma ci guardò meravigliata . E Silvia cominciò : - Il babbo è senza denari , è vero ? - Che dici ? - rispose la mamma arrossendo , - Non è vero ! Che ne sai tu ? Chi te l ' ha detto ? - Lo so , disse Silvia , risoluta . - Ebbene , senti , mamma ; dobbiamo fare dei sacrifici anche noi . Tu m ' avevi promesso un ventaglio per la fin di maggio , e Enrico aspettava la sua scatola di colori ; non vogliamo più nulla ; non vogliamo che si sprechino i soldi ; saremo contenti lo stesso , hai capito ? - La mamma tentò di parlare , ma Silvia disse : - No , sarà così . Abbiamo deciso . E fin che il babbo non avrà dei denari , non vogliamo più né frutta né altre cose ; ci basterà la minestra , e la mattina a colazione mangeremo del pane ; così si spenderà meno a tavola , ché già spendiamo troppo , e noi ti promettiamo che ci vedrai sempre contenti ad un modo . Non è vero , Enrico ? - Io risposi di sì . - Sempre contenti ad un modo , - ripeté Silvia , chiudendo la bocca alla mamma con una mano ; - e se c ' è altri sacrifici da fare , o nel vestire , o in altro , noi li faremo volentieri , e vendiamo anche i nostri regali : io do tutte le mie cose , ti servo io di cameriera , non daremo più nulla a fare fuor di casa , lavorerò con te tutto il giorno , farò tutto quello che vorrai , sono disposta a tutto ! A tutto ! - esclamò gettando le braccia al collo a mia madre ; - pur che il babbo e la mamma non abbian più dispiaceri , pur ch ' io torni a vedervi tutti e due tranquilli , di buon umore come prima , in mezzo alla vostra Silvia e al vostro Enrico , che vi vogliono tanto bene , che darebbero la loro vita per voi ! - Ah ! io non vidi mai mia madre così contenta come a sentir quelle parole ; non ci baciò mai in fronte a quel modo , piangendo e ridendo , senza poter parlare . E poi assicurò Silvia che aveva capito male , che non eravamo mica ridotti come essa credeva , per fortuna , e cento volte ci disse grazie , e fu allegra tutta la sera , fin che rientrò mio padre , a cui disse tutto . Egli non aperse bocca , povero padre mio ! Ma questa mattina sedendo a tavola ... provai insieme un gran piacere e una gran tristezza : io trovai sotto il tovagliolo la mia scatola , e Silvia ci trovò il suo ventaglio . L ' incendio 11 , giovedì Questa mattina io avevo finito di copiare la mia parte del racconto Dagli Appennini alle Ande , e stavo cercando un tema per la composizione libera che ci diede da fare il maestro , quando udii un vocìo insolito per le scale , e poco dopo entrarono in casa due pompieri , i quali domandarono a mio padre il permesso di visitar le stufe e i camini , perché bruciava un fumaiolo sui tetti , e non si capiva di chi fosse . Mio padre disse : - Facciano pure , - e benché non avessimo fuoco acceso da nessuna parte , essi cominciarono a girar per le stanze e a metter l ' orecchio alle pareti , per sentire se rumoreggiasse il foco dentro alle gole che vanno su agli altri piani della casa . E mio padre mi disse , mentre giravan per le stanze : - Enrico , ecco un tema per la tua composizione : i pompieri . Provati un po ' a scrivere quello che ti racconto . Io li vidi all ' opera due anni fa , una sera che uscivo dal teatro Balbo , a notte avanzata . Entrando in via Roma , vidi una luce insolita , e un ' onda di gente che accorreva : una casa era in fuoco : lingue di fiamma e nuvoli di fumo rompevan dalle finestre e dal tetto ; uomini e donne apparivano ai davanzali e sparivano , gettando grida disperate , c ' era gran tumulto davanti al portone ; la folla gridava : - Brucian vivi ! Soccorso ! I pompieri ! - Arrivò in quel punto una carrozza , ne saltaron fuori quattro pompieri , i primi che s ' eran trovati al Municipio , e si slanciarono dentro alla casa . Erano appena entrati , che si vide una cosa orrenda : una donna s ' affacciò urlando a una finestra del terzo piano , s ' afferrò alla ringhiera , la scavalcò , e rimase afferrata così , quasi sospesa nel vuoto , con la schiena in fuori , curva sotto il fumo e le fiamme che fuggendo dalla stanza le lambivan quasi la testa . La folla gettò un grido di raccapriccio . I pompieri , arrestati per isbaglio al secondo piano dagli inquilini atterriti , avevan già sfondato un muro e s ' eran precipitati in una camera ; quando cento grida li avvertirono : - Al terzo piano ! Al terzo piano ! - Volarono al terzo piano . Qui era un rovinio d ' inferno , travi di tetto che crollavano , corridoi pieni di fiamme , un fumo che soffocava . Per arrivare alle stanze dov ' eran gl ' inquilini rinchiusi , non restava altra via che passar pel tetto . Si lanciaron subito su , e un minuto dopo si vide come un fantasma nero saltar sui coppi , tra il fumo . Era il caporale , arrivato il primo . Ma per andare dalla parte del tetto che corrispondeva al quartierino chiuso dal fuoco , gli bisognava passare sopra un ristrettissimo spazio compreso tra un abbaino e la grondaia ; tutto il resto fiammeggiava , e quel piccolo tratto era coperto di neve e di ghiaccio , e non c ' era dove aggrapparsi . - È impossibile che passi ! - gridava la folla di sotto . Il caporale s ' avanzò sull ' orlo del tetto : - tutti rabbrividirono , e stettero a guardar col respiro sospeso : - passò : - un immenso evviva salì al cielo . Il caporale riprese la corsa , e arrivato al punto minacciato , cominciò a spezzare furiosamente a colpi d ' accetta coppi , travi , correntini , per aprirsi una buca da scender dentro . Intanto la donna era sempre sospesa fuor della finestra , il fuoco le infuriava sul capo , un minuto ancora , e sarebbe precipitata nella via . La buca fu aperta : si vide il caporale levarsi la tracolla e calarsi giù ; gli altri pompieri , sopraggiunti , lo seguirono . Nello stesso momento un ' altissima scala Porta , arrivata allora , s ' appoggiò al cornicione della casa , davanti alle finestre da cui uscivano fiamme e urli da pazzi . Ma si credeva che fosse tardi . - Nessuno si salva più , - gridavano . - I pompieri bruciano . - È finita . - Son morti . - All ' improvviso si vide apparire alla finestra della ringhiera la figura nera del caporale , illuminata di sopra in giù dalle fiamme , - la donna gli si avvinghiò al collo ; - egli l ' afferrò alla vita con tutt ' e due le braccia , la tirò su , la depose dentro alla stanza . La folla mise un grido di mille voci , che coprì il fracasso dell ' incendio . Ma e gli altri ? e discendere ? La scala , appoggiata al tetto davanti a un ' altra finestra , distava dal davanzale un buon tratto . Come avrebbero potuto attaccarvisi ? Mentre questo si diceva , uno dei pompieri si fece fuori della finestra , mise il piede destro sul davanzale e il sinistro sulla scala , e così ritto per aria , abbracciati ad uno ad uno gli inquilini , che gli altri gli porgevan di dentro , li porse a un compagno , ch ' era salito su dalla via , e che , attaccatili bene ai pioli , li fece scendere , l ' un dopo l ' altro , aiutati da altri pompieri di sotto . Passò prima la donna della ringhiera , poi una bimba , un ' altra donna , un vecchio . Tutti eran salvi . Dopo il vecchio , scesero i pompieri rimasti dentro ; ultimo a scendere fu il caporale , che era stato il primo ad accorrere . La folla li accolse tutti con uno scoppio d ' applausi ; ma quando comparve l ' ultimo , l ' avanguardia dei salvatori , quello che aveva affrontato innanzi agli altri l ' abisso , quello che sarebbe morto , se uno avesse dovuto morire , la folla lo salutò come un trionfatore , gridando e stendendo le braccia con uno slancio affettuoso d ' ammirazione e di gratitudine , e in pochi momenti il suo nome oscuro - Giuseppe Robbino - suonò su mille bocche ... Hai capito ? Quello è coraggio , il coraggio del cuore , che non ragiona , che non vacilla , che va diritto cieco fulmineo dove sente il grido di chi muore . Io ti condurrò un giorno agli esercizi dei pompieri , e ti farò vedere il caporale Robbino ; perché saresti molto contento di conoscerlo , non è vero ? Risposi di sì . - Eccolo qua , - disse mio padre . Io mi voltai di scatto . I due pompieri , terminata la visita , attraversavan la stanza per uscire . Mio padre m ' accennò il più piccolo , che aveva i galloni , e mi disse : - Stringi la mano al caporale Robbino . Il caporale si fermò e mi porse la mano , sorridendo : io gliela strinsi ; egli mi fece un saluto ed uscì . - E ricordatene bene , - disse mio padre , - perché delle migliaia di mani che stringerai nella vita , non ce ne saranno forse dieci che valgono la sua . Dagli Appennini alle Ande Racconto mensile Molti anni fa un ragazzo genovese di tredici anni , figliuolo d ' un operaio , andò da Genova in America , da solo , per cercare sua madre . Sua madre era andata due anni prima a Buenos Aires , città capitale della Repubblica Argentina , per mettersi al servizio di qualche casa ricca , e guadagnar così in poco tempo tanto da rialzare la famiglia , la quale , per effetto di varie disgrazie , era caduta nella povertà e nei debiti . Non sono poche le donne coraggiose che fanno un così lungo viaggio per quello scopo , e che grazie alle grandi paghe che trova laggiù la gente di servizio , ritornano in patria a capo di pochi anni con qualche migliaio di lire . La povera madre aveva pianto lacrime di sangue al separarsi dai suoi figliuoli , l ' uno di diciott ' anni e l ' altro di undici ; ma era partita con coraggio , e piena di speranza . Il viaggio era stato felice : arrivata appena a Buenos Aires , aveva trovato subito , per mezzo d ' un bottegaio genovese , cugino di suo marito , stabilito là da molto tempo , una buona famiglia argentina , che la pagava molto e la trattava bene . E per un po ' di tempo aveva mantenuto coi suoi una corrispondenza regolare . Com ' era stato convenuto fra loro , il marito dirigeva le lettere al cugino , che le recapitava alla donna , e questa rimetteva le risposte a lui , che le spediva a Genova , aggiungendovi qualche riga di suo . Guadagnando ottanta lire al mese e non spendendo nulla per sé , mandava a casa ogni tre mesi una bella somma , con la quale il marito , che era galantuomo , andava pagando via via i debiti più urgenti , e riguadagnando così la sua buona reputazione . E intanto lavorava ed era contento dei fatti suoi , anche per la speranza che la moglie sarebbe ritornata fra non molto tempo , perché la casa pareva vuota senza di lei , e il figliuolo minore in special modo , che amava moltissimo sua madre , si rattristava , non si poteva rassegnare alla sua lontananza . Ma trascorso un anno dalla partenza , dopo una lettera breve nella quale essa diceva di star poco bene di salute , non ne ricevettero più . Scrissero due volte al cugino ; il cugino non rispose . Scrissero alla famiglia argentina , dove la donna era a servire ; ma non essendo forse arrivata la lettera perché avean storpiato il nome sull ' indirizzo , non ebbero risposta . Temendo d ' una disgrazia , scrissero al Consolato italiano di Buenos Aires , che facesse fare delle ricerche ; e dopo tre mesi fu risposto loro dal Console che , nonostante l ' avviso fatto pubblicare dai giornali , nessuno s ' era presentato , neppure a dare notizie . E non poteva accadere altrimenti , oltre che per altre ragioni , anche per questa : Che con l ' idea di salvare il decoro dei suoi , ché le pareva di macchiarlo a far la serva , la buona donna non aveva dato alla famiglia argentina il suo vero nome . Altri mesi passarono , nessuna notizia . Padre e figliuolo erano costernati ; il più piccolo , oppresso da una tristezza che non poteva vincere . Che fare ? A chi ricorrere ? La prima idea del padre era stata di partire , d ' andare a cercare sua moglie in America . Ma e il lavoro ? Chi avrebbe mantenuto i suoi figliuoli ? E neppure avrebbe potuto partire il figliuol maggiore , che cominciava appunto allora a guadagnar qualche cosa , ed era necessario alla famiglia . E in questo affanno vivevano , ripetendo ogni giorno gli stessi discorsi dolorosi , o guardandosi l ' un l ' altro , in silenzio . Quando una sera Marco , il più piccolo , uscì a dire risolutamente : - Ci vado io in America a cercar mia madre . - Il padre crollò il capo , con tristezza , e non rispose . Era un pensiero affettuoso , ma una cosa impossibile . A tredici anni , solo , fare un viaggio in America , che ci voleva un mese per andarci ! Ma il ragazzi insistette , pazientemente . Insistette quel giorno , il giorno dopo , tutti i giorni con una grande pacatezza , ragionando col buon senso d ' un uomo . - Altri ci sono andati , - diceva - e più piccoli di me . Una volta che son sul bastimento , arrivo là come un altro . Arrivato là , non ho che a cercare la bottega del cugino . Ci sono tanti italiani , qualcheduno m ' insegnerà la strada . Trovato il cugino , e trovata mia madre , se non trovo lui vado dal Console , cercherò la famiglia argentina . Qualunque cosa accada , laggiù c ' è del lavoro per tutti ; troverò del lavoro anch ' io , almeno per guadagnar tanto da ritornare a casa . - E così , a poco a poco , riuscì quasi a persuadere suo padre . Suo padre lo stimava , sapeva che aveva giudizio e coraggio , che era assuefatto alle privazioni e ai sacrifici , e che tutte queste buone qualità avrebbero preso doppia forza nel suo cuore per quel santo scopo di trovar sua madre , ch ' egli adorava . Si aggiunse pure che un Comandante di piroscafo , amico d ' un suo conoscente , avendo inteso parlar della cosa , s ' impegnò di fargli aver gratis un biglietto di terza classe per l ' Argentina . E allora , dopo un altro po ' di esitazione , il padre acconsentì , il viaggio fu deciso . Gli empirono una sacca di panni , gli misero in tasca qualche scudo , gli diedero l ' indirizzo del cugino , e una bella sera del mese di aprile lo imbarcarono . - Figliuolo , Marco mio , - gli disse il padre dandogli l ' ultimo bacio , con le lacrime agli occhi , sopra la scala del piroscafo che stava per partire : - fatti coraggio . Parti per un santo fine e Dio t ' aiuterà . Povero Marco ! Egli aveva il cuor forte e preparato alle più dure prove per quel viaggio ; ma quando vide sparire all ' orizzonte la sua bella Genova , e si trovò in alto mare , su quel grande piroscafo affollato di contadini emigranti , solo , non conosciuto da alcuno , con quella piccola sacca che racchiudeva tutta la sua fortuna , un improvviso scoraggiamento lo assalì . Per due giorni stette accucciato come un cane a prua , non mangiando quasi , oppresso da un gran bisogno di piangere . Ogni sorta di tristi pensieri gli passava per la mente , e il più triste , il più terribile era il più ostinato a tornare : il pensiero che sua madre fosse morta . Nei suoi sogni rotti e pensosi egli vedeva sempre la faccia d ' uno sconosciuto che lo guardava in aria di compassione e poi gli diceva all ' orecchio : - Tua madre è morta . - E allora si svegliava soffocando un grido . Nondimeno , passato lo stretto di Gibilterra , alla prima vista dell ' Oceano Atlantico , riprese un poco d ' animo e di speranza . Ma fu un breve sollievo . Quell ' immenso mare sempre eguale , il calore crescente , la tristezza di tutta quella povera gente che lo circondava , il sentimento della propria solitudine tornarono a buttarlo giù . I giorni , che si succedevano vuoti e monotoni , gli si confondevano nella memoria , come accade ai malati . Gli parve d ' esser in mare da un anno . E ogni mattina , svegliandosi , provava un nuovo stupore di esser là solo , in mezzo a quell ' immensità d ' acqua , in viaggio per l ' America . I bei pesci volanti che venivano ogni tanto a cascare sul bastimento , quei meravigliosi tramonti dei tropici , con quelle enormi nuvole color di bragia e di sangue , e quelle fosforescenze notturne che fanno parer l ' Oceano tutto acceso come un mare di lava , non gli facevan l ' effetto di cose reali , ma di prodigi veduti in sogno . Ebbe delle giornate di cattivo tempo , durante le quali restò chiuso continuamente nel dormitorio , dove tutto ballava e rovinava , in mezzo a un coro spaventevole di lamenti e d ' imprecazioni ; e credette che fosse giunta la sua ultima ora . Ebbe altre giornate di mare quieto e giallastro , di caldura insopportabile , di noia infinita ; ore interminabili e sinistre , durante le quali i passeggeri spossati , distesi immobili sulle tavole , parevan tutti morti . E il viaggio non finiva mai : mare e cielo , cielo e mare , oggi come ieri , domani come oggi , - ancora , - sempre , eternamente . Ed egli per lunghe ore stava appoggiato al parapetto a guardar quel mare senza fine , sbalordito , pensando vagamente a sua madre , fin che gli occhi gli si chiudevano e il capo gli cascava dal sonno ; e allora rivedeva quella faccia sconosciuta che lo guardava in aria di pietà , e gli ripeteva all ' orecchio : - Tua madre è morta ! - e a quella voce si risvegliava in sussulto , per ricominciare a sognare a occhi aperti e a guardar l ' orizzonte immutato . Ventisette giorni durò il viaggio ! Ma gli ultimi furono i migliori . Il tempo era bello e l ' aria fresca . Egli aveva fatto conoscenza con un buon vecchio lombardo , che andava in America a trovare il figliuolo , coltivatore di terra vicino alla città di Rosario ; gli aveva detto tutto di casa sua , e il vecchio gli ripeteva ogni tanto , battendogli una mano sulla nuca : - Coraggio , bagai , tu troverai tua madre sana e contenta . - Quella compagnia lo riconfortava , i suoi presentimenti s ' erano fatti di tristi lieti . Seduto a prua , accanto al vecchio contadino che fumava la pipa , sotto un bel cielo stellato , in mezzo a gruppi d ' emigranti che cantavano , egli si rappresentava cento volte al pensiero il suo arrivo a Buenos Aires , si vedeva in quella certa strada , trovava la bottega , si lanciava incontro al cugino : - Come sta mia madre ? Dov ' è ? Andiamo subito ! - Andiamo subito ; - correvano insieme , salivano una scala , s ' apriva una porta ... E qui il suo soliloquio muto s ' arrestava , la sua immaginazione si perdeva in un sentimento d ' inesprimibile tenerezza , che gli faceva tirar fuori di nascosto una piccola medaglia che portava al collo , e mormorare , baciandola , le sue orazioni . Il ventisettesimo giorno dopo quello della partenza , arrivarono . Era una bella aurora rossa di maggio quando il piroscafo gittava l ' àncora nell ' immenso fiume della Plata , sopra una riva del quale si stende la vasta città di Buenos Aires , capitale della Repubblica Argentina . Quel tempo splendido gli parve di buon augurio . Era fuor di sé dalla gioia e dall ' impazienza . Sua madre era a poche miglia di distanza da lui ! Tra poche ore l ' avrebbe veduta ! Ed egli si trovava in America , nel nuovo mondo , e aveva avuto l ' ardimento di venirci so ] o ! Tutto quel lunghissimo viaggio gli pareva allora che fosse passato in un nulla . Gli pareva d ' aver volato , sognando , e di essersi svegliato in quel punto . Ed era così felice , che quasi non si stupì né si afflisse , quando si frugò nelle tasche , e non ci trovò più uno dei due gruzzoli in cui aveva diviso il suo piccolo tesoro , per esser più sicuro di non perdere tutto . Gliel ' avevan rubato , non gli restavan più che poche lire ; ma che gli importava , ora ch ' era vicino a sua madre . Con la sua sacca alla mano scese insieme a molti altri italiani in un vaporino che li portò fino a poca distanza dalla riva , calò dal vaporino in una barca che portava il nome di Andrea Doria , fu sbarcato al molo , salutò il suo vecchio amico lombardo , e s ' avviò a lunghi passi verso la città . Arrivato all ' imboccatura della prima via fermò un uomo che passava e lo pregò di indicargli da che parte dovesse prendere per andar in via de los Artes . Aveva fermato per l ' appunto un operaio italiano . Questi lo guardò con curiosità e gli domandò se sapeva leggere . Il ragazzo accennò di sì . - Ebbene , - gli disse l ' operaio , indicandogli la via da cui egli usciva ; - va su sempre diritto , leggendo i nomi delle vie a tutte le cantonate ; finirai con trovare la tua . - Il ragazzo lo ringraziò e infilò la via che gli s ' apriva davanti . Era una via diritta e sterminata , ma stretta ; fiancheggiata da case basse e bianche , che pareva tanti villini ; piena di gente , di carrozze , di grandi carri , che facevano uno strepito assordante ; e qua e là spenzolavano enormi bandiere di vari colori , con su scritto a grossi caratteri l ' annunzio di partenze di piroscafi per città sconosciute . A ogni tratto di cammino , voltandosi a destra e a sinistra , egli vedeva due altre vie che fuggivano diritte a perdita d ' occhio , fiancheggiate pure da case basse e bianche , e piene di gente e di carri , e tagliate in fondo dalla linea diritta della sconfinata pianura americana , simile all ' orizzonte del mare . La città gli pareva infinita ; gli pareva che si potesse camminar per giornate e per settimane vedendo sempre di qua e di là altre vie come quelle , e che tutta l ' America ne dovesse esser coperta . Guardava attentamente i nomi delle vie : dei nomi strani che stentava a leggere . A ogni nuova via , si sentiva battere il cuore , pensando che fosse la sua . Guardava tutte le donne con l ' idea di incontrare sua madre . Ne vide una davanti a sé , che gli diede una scossa al sangue : la raggiunse , la guardò : era una negra . E andava , andava , affrettando il passo . Arrivò a un crocicchio , lesse , e restò come inchiodato sul marciapiede Era la vita delle Arti . Svoltò , vide il numero 117 dovette fermarsi per riprender respiro . E disse tra sé : - O madre mia ! madre mia ! È proprio vero che ti vedrò a momenti ! - Corse innanzi , arrivò a una piccola bottega di merciaio . Era quella . S ' affacciò . Vide una donna coi capelli grigi e gli occhiali . - Che volete , ragazzo ? - gli domandò quella , in spagnuolo . - Non è questa , - disse , stentando a metter fuori la voce , - la bottega di Francesco Merelli ? - Francesco Merelli è morto , - rispose la donna in italiano . Il ragazzo ebbe l ' impressione d ' una percossa nel petto . - Quando morto ? - Eh , da un pezzo , - rispose la donna ; - da mesi . Fece cattivi affari , scappò . Dicono che sia andato a Bahia Blanca , molto lontano di qui . E morì appena arrivato . La bottega è mia . Il ragazzo impallidì . Poi disse rapidamente : - Merelli conosceva mia madre , mia madre era qua a servire dal signor Mequinez . Egli solo poteva dirmi dov ' era . Io sono venuto in America a cercar mia madre . Merelli le mandava le lettere . Io ho bisogno di trovar mia madre . - Povero figliuolo , - rispose la donna , - io non so . Posso domandare al ragazzo del cortile . Egli conosceva il giovane che faceva commissioni per Merelli . Può darsi che sappia dir qualche cosa . Andò in fondo alla bottega e chiamò il ragazzo , che venne subito . - Dimmi un poco , - gli domandò la bottegaia ; - ti ricordi che il giovane di Merelli andasse qualche volta a portar delle lettere a una donna di servizio , in casa di figli del paese ? - Dal signor Mequinez , - rispose il ragazzo , sì signora , qualche volta . In fondo a via delle Arti . - Ah , signora , grazie ! - gridò Marco . - Mi dica il numero ... non lo sa ? Mi faccia accompagnare , - accompagnami tu subito , ragazzo ; - io ho ancora dei soldi . E disse questo con tanto calore , che senz ' aspettar la preghiera della donna , il ragazzo rispose : - andiamo ; - e uscì pel primo a passi lesti . Quasi correndo , senza dire una parola , andarono fino in fondo alla via lunghissima , infilarono l ' andito d ' entrata d ' una piccola casa bianca , e si fermarono davanti a un bel cancello di ferro , da cui si vedeva un cortiletto , pieno di vasi di fiori . Marco diede una strappata al campanello . Comparve una signorina . - Qui sta la famiglia Mequinez , non è vero ? - domandò ansiosamente il ragazzo . - Ci stava , - rispose la signorina , pronunziando l ' italiano alla spagnuola . - Ora ci stiamo noi , Zeballos . - E dove sono andati i Mequinez ? - domandò Marco , col batticuore . - Sono andati a Cordova . - Cordova ! - esclamò Marco . - Dov ' è Cordova ? E la persona di servizio che avevano ? la donna , mia madre ! La donna di servizio era mia madre ! Hanno condotto via anche mia madre ? La signorina lo guardò e disse : - Non so . Lo saprà forse mio padre , che li ha conosciuti quando partirono . Aspettate un momento . Scappò e tornò poco dopo con suo padre , un signore alto , con la barba grigia . Questi guardò fisso un momento quel tipo simpatico di piccolo marinaio genovese , coi capelli biondi e il naso aquilino , e gli domandò in cattivo italiano : - Tua madre è genovese ? Marco rispose di sì . - Ebbene la donna di servizio genovese è andata con loro , lo so di certo . - Dove sono andati ? - A Cordova , una città . Il ragazzo mise un sospiro ; poi disse con rassegnazione : - Allora ... andrò a Cordova . - Ah pobre Niño ! - esclamò il signore , guardandolo in aria di pietà . - Povero ragazzo ! È a centinaia di miglia di qua , Cordova . Marco diventò pallido come un morto , e s ' appoggiò con una mano alla cancellata . - Vediamo , vediamo , - disse allora il signore , mosso a compassione , aprendo la porta , - vieni dentro un momento , vediamo un po ' se si può far qualche cosa . - Sedette , gli diè da sedere , gli fece raccontar la sua storia , lo stette a sentire molto attento , rimase un pezzo pensieroso ; poi gli disse risolutamente : - Tu non hai denari , non è vero ? - Ho ancora ... poco , - rispose Marco . Il signore pensò altri cinque minuti , poi si mise a un tavolino , scrisse una lettera , la chiuse , e porgendola al ragazzo , gli disse : - Senti , italianito . Va ' con questa lettera alla Boca . È una piccola città mezza genovese , a due ore di strada di qua . Tutti ti sapranno indicare il cammino . Va ' là e cerca di questo signore , a cui è diretta la lettera , e che è conosciuto da tutti . Portagli questa lettera . Egli ti farà partire domani per la città di Rosario , e ti raccomanderà a qualcuno lassù , che penserà a farti proseguire il viaggio fino a Cordova , dove troverai la famiglia Mequinez e tua madre . Intanto , piglia questo . - E gli mise in mano qualche lira . - Va ' , e fatti coraggio ; qui hai da per tutto dei compaesani , non rimarrai abbandonato . Adios . Il ragazzo gli disse : - Grazie , - senza trovar altre parole , uscì con la sua sacca , e congedatosi dalla sua piccola guida , si mise lentamente in cammino verso la Boca , pieno di tristezza e di stupore , a traverso alla grande città rumorosa . Tutto quello che gli accadde da quel momento fino alla sera del giorno appresso gli rimase poi nella memoria confuso ed incerto come una fantasticheria di febbricitante , tanto egli era stanco , sconturbato , avvilito . E il giorno appresso , all ' imbrunire , dopo aver dormito la notte in una stanzuccia d ' una casa della Boca , accanto a un facchino del porto , - dopo aver passata quasi tutta la giornata , seduto sopra un mucchio di travi , e come trasognato , in faccia a migliaia di bastimenti , di barconi e di vaporini , - si trovava a poppa d ' una grossa barca a vela , carica di frutte , che partiva per la città di Rosario , condotta da tre robusti genovesi abbronzati dal sole ; la voce dei quali , e il dialetto amato che parlavano gli rimise un po ' di conforto nel cuore . Partirono , e il viaggio durò tre giorni e quattro notti , e fu uno stupore continuo per il piccolo viaggiatore . Tre giorni e quattro notti su per quel meraviglioso fiume Paranà , rispetto al quale il nostro grande Po non è che un rigagnolo , e la lunghezza dell ' Italia , quadruplicata , non raggiunge quella del suo corso . Il barcone andava lentamente a ritroso di quella massa d ' acqua smisurata . Passava in mezzo a lunghe isole , già nidi di serpenti e di tigri , coperte d ' aranci e di salici , simili a boschi galleggianti ; e ora infilava stretti canali , da cui pareva che non potesse più uscire ; ora sboccava in vaste distese d ' acque , dell ' aspetto di grandi laghi tranquilli ; poi daccapo fra le isole , per i canali intricati d ' un arcipelago , in mezzo a mucchi enormi di vegetazione . Regnava un silenzio profondo . Per lunghi tratti , le rive e le acque solitarie e vastissime davan l ' immagine d ' un fiume sconosciuto , in cui quella povera vela fosse la prima al mondo ad avventurarsi . Quanto più s ' avanzavano , e tanto più quel mostruoso fiume lo sgomentava . Egli immaginava che sua madre si trovasse alle sorgenti , e che la navigazione dovesse durare degli anni . Due volte al giorno mangiava un po ' di pane e di carne salata coi barcaioli , i quali , vedendolo triste , non gli rivolgevan mai la parola . La notte dormiva sopra coperta , e si svegliava ogni tanto , bruscamente , stupito della luce limpidissima della luna che imbiancava le acque immense e le rive lontane ; e allora il cuore gli si serrava . - Cordova ! - Egli ripeteva quel nome : - Cordova ! - come il nome d ' una di quelle città misteriose , delle quali aveva inteso parlare nelle favole . Ma poi pensava : - Mia madre è passata di qui , ha visto queste isole , quelle rive , - e allora non gli parevan più tanto strani e solitari quei luoghi in cui lo sguardo di sua madre s ' era posato ... La notte , uno dei barcaiuoli cantava . Quella voce gli rammentava le canzoni di sua madre , quando l ' addormentava bambino . L ' ultima notte , all ' udir quel canto , singhiozzò . Il barcaiuolo s ' interruppe . Poi gli gridò : - Animo , animo , figioeu ! Che diavolo ! Un genovese che piange perché è lontano da casa ! I genovesi girano il mondo gloriosi e trionfanti ! - E a quelle parole egli si riscosse , sentì la voce del sangue genovese , e rialzò la fronte con alterezza , battendo il pugno sul timone . - Ebbene , si - disse tra sé , - dovessi anch ' io girare tutto il mondo , viaggiare ancora per anni e anni , e fare delle centinaia di miglia a piedi , io andrò avanti , fin che troverò mia madre . Dovessi arrivare moribondo , e cascar morto ai suoi piedi ! Pur che io la riveda una volta ! Coraggio ! - E con quest ' animo arrivò allo spuntar d ' un mattino rosato e freddo di fronte alla città di Rosario , posta sulla riva alta del Paranà , dove si specchiavan nelle acque le antenne imbandierate di cento bastimenti d ' ogni paese . Poco dopo sbarcato , salì alla città , con la sua sacca alla mano , a cercare un signore argentino per cui il suo protettore della Boca gli aveva rimesso un biglietto di visita con qualche parola di raccomandazione . Entrando in Rosario gli parve d ' entrare in una città già conosciuta . Erano quelle vie interminabili , diritte , fiancheggiate di case basse e bianche , attraversate in tutte le direzioni , al disopra dei tetti , da grandi fasci di fili telegrafici e telefonici , che parevano enormi ragnateli ; e un gran trepestio di gente , di cavalli , di carri . La testa gli si confondeva : credette quasi di rientrare a Buenos Aires , e di dover cercare un ' altra volta il cugino . Andò attorno per quasi un ' ora , svoltando e risvoltando , e sembrandogli sempre di tornar nella medesima via ; e a furia di domandare , trovò la casa del suo nuovo protettore . Tirò il campanello . S ' affacciò alla porta un grosso uomo biondo , arcigno , che aveva l ' aria d ' un fattore , e che gli domandò sgarbatamente , con pronunzia straniera : - Che vuoi ? Il ragazzo disse il nome del padrone . - Il padrone , - rispose il fattore , - è partito ieri sera per Buenos Aires con tutta la sua famiglia . Il ragazzo restò senza parola . Poi balbettò : - Ma io ... non ho nessuno qui ! Sono solo ! - E porse il biglietto . Il fattore lo prese , lo lesse e disse burberamente : - Non so che farci . Glielo darò fra un mese , quando ritornerà . - Ma io , io son solo ! io ho bisogno ! - esclamò il ragazzo , con voce di preghiera . - Eh ! andiamo , - disse l ' altro ; - non ce n ' è ancora abbastanza della gramigna del tuo paese a Rosario ! Vattene un po ' a mendicare in Italia . - E gli chiuse il cancello sulla faccia . Il ragazzo restò là come impietrato . Poi riprese lentamente la sua sacca , ed uscì , col cuore angosciato , con la mente in tumulto , assalito a un tratto da mille pensieri affannosi . Che fare ? dove andare ? Da Rosario a Cordova c ' era una giornata di strada ferrata . Egli non aveva più che poche lire . Levato quello che gli occorreva di spendere quel giorno , non gli sarebbe rimasto quasi nulla . Dove trovare i denari per pagarsi il viaggio ? Poteva lavorare . Ma come , a chi domandar lavoro ? Chieder l ' elemosina ! Ah ! no , essere respinto , insultato , umiliato come poc ' anzi , no , mai , mai più , piuttosto morire ! - E a quell ' idea , e al riveder davanti a sé la lunghissima via che si perdeva lontano nella pianura sconfinata , si sentì fuggire un ' altra volta il coraggio , gettò la sacca sul marciapiede , vi sedette su con le spalle al muro , e chinò il viso tra le mani , senza pianto , in un atteggiamento desolato . La gente l ' urtava coi piedi passando ; i carri empivan la via di rumore ; alcuni ragazzi si fermarono a guardarlo . Egli rimase un pezzo così . Quando fu scosso da una voce che gli disse tra in italiano e in lombardo : - Che cos ' hai , ragazzetto ? Alzò il viso a quelle parole , e subito balzò in piedi gettando un ' esclamazione di meraviglia : - Voi qui ! Era il vecchio contadino lombardo , col quale aveva fatto amicizia nel viaggio . La meraviglia del contadino non fu minore della sua . Ma il ragazzo non gli lasciò il tempo d ' interrogarlo , e gli raccontò rapidamente i casi suoi . - Ora son senza soldi , ecco ; bisogna che lavori ; trovatemi voi del lavoro da poter mettere insieme qualche lira ; io faccio qualunque cosa ; porto roba , spazzo le strade , posso far commissioni , anche lavorare in campagna ; mi contento di campare di pan nero ; ma che possa partir presto , che possa trovare una volta mia madre , fatemi questa carità , del lavoro , trovatemi voi del lavoro , per amor di Dio , che non ne posso più ! - Diamine , diamine , - disse il contadino , guardandosi attorno e grattandosi il mento . - Che storia è questa ! ... Lavorare ... è presto detto . Vediamo un po ' . Che non ci sia mezzo di trovar trenta lire fra tanti patriotti ? Il ragazzo lo guardava , confortato da un raggio di speranza . - Vieni con me , - gli disse il contadino . - Dove ? - domandò il ragazzo , ripigliando la sacca . - Vieni con me . Il contadino si mosse , Marco lo seguì , fecero un lungo tratto di strada insieme , senza parlare . Il contadino si fermò alla porta d ' un ' osteria che aveva per insegna una stella e scritto sotto : - La estrella de Italia ; - mise il viso dentro e voltandosi verso il ragazzo disse allegramente : - Arriviamo in buon punto . - Entrarono in uno stanzone , dov ' eran varie tavole , e molti uomini seduti , che bevevano , parlando forte . Il vecchio lombardo s ' avvicinò alla prima tavola , e dal modo come salutò i sei avventori che ci stavano intorno , si capiva ch ' era stato in loro compagnia fino a poco innanzi . Erano rossi in viso e facevan sonare bicchieri , vociando e ridendo . - Camerati , - disse senz ' altro il lombardo , restando in piedi , e presentando Marco ; - c ' è qui un povero ragazzo nostro patriotta , che è venuto solo da Genova a Buenos Aires a cercare sua madre . A Buenos Aires gli dissero : - Qui non c ' è , è a Cordova . - Viene in barca a Rosario , tre dì e tre notti , con due righe di raccomandazione ; presenta la carta : gli fanno una figuraccia . Non ha la croce d ' un centesimo . È qui solo come un disperato . È un bagai pieno di cuore . Vediamo un poco . Non ha da trovar tanto da pagare il biglietto per andare a Cordova a trovar sua madre ? L ' abbiamo da lasciar qui come un cane ? - Mai al mondo , perdio ! - Mai non sarà detto questo ! - gridarono tutti insieme , battendo il pugno sul tavolo . - Un patriotta nostro ! - Vieni qua , piccolino . - Ci siamo noi , gli emigranti ! - Guarda che bel monello . - Fuori dei quattrini , camerati . - Bravo ! Venuto solo ! Hai del fegato ! - Bevi un sorso , patriotta . - Ti manderemo da tua madre , non pensare . - E uno gli dava un pizzicotto alla guancia , un altro gli batteva la mano sulla spalla , un terzo lo liberava dalla sacca ; altri emigranti s ' alzarono dalle tavole vicine e s ' avvicinarono ; la storia del ragazzo fece il giro dell ' osteria ; accorsero dalla stanza accanto tre avventori argentini ; e in meno di dieci minuti il contadino lombardo che porgeva il cappello , ci ebbe dentro quarantadue lire . - Hai Visto , - disse allora , voltandosi verso il ragazzo , - come si fa presto in America ? - Bevi - gli gridò un altro , porgendogli un bicchiere di vino : - Alla salute di tua madre ! - Tutti alzarono i bicchieri . - E Marco ripeté : - Alla salute di mia ... - Ma un singhiozzo di gioia gli chiuse la gola , e rimesso il bicchiere sulla tavola , si gettò al collo del suo vecchio . La mattina seguente , allo spuntare del giorno , egli era già partito per Cordova , ardito e ridente , pieno di presentimenti felici . Ma non c ' è allegrezza che regga a lungo davanti a certi aspetti sinistri della natura . Il tempo era chiuso e grigio ; il treno , presso che vuoto , correva a traverso a un ' immensa pianura priva d ' ogni segno d ' abitazione . Egli si trovava solo in un vagone lunghissimo , che somigliava a quelli dei treni per i feriti . Guardava a destra , guardava a sinistra , e non vedeva che una solitudine senza fine , sparsa di piccoli alberi deformi , dai tronchi e dai rami scontorti , in atteggiamenti non mai veduti , quasi d ' ira e d ' angoscia ; una vegetazione scura , rada e triste , che dava alla pianura l ' apparenza d ' uno sterminato cimitero . Sonnecchiava mezz ' ora , tornava a guardare : era sempre lo stesso spettacolo . Le stazioni della strada ferrata eran solitarie , come case di eremiti ; e quando il treno si fermava , non si sentiva una voce ; gli pareva di trovarsi solo in un treno , perduto , abbandonato in mezzo a un deserto . Gli sembrava che ogni stazione dovesse essere l ' ultima , e che s ' entrasse dopo quella nelle terre misteriose e spaurevoli dei selvaggi . Una brezza gelata gli mordeva il viso . Imbarcandolo a Genova sul finir d ' aprile , i suoi non avevan pensato che in America egli avrebbe trovato l ' inverno , e l ' avevan vestito da estate . Dopo alcune ore , incominciò a soffrire il freddo , e col freddo , la stanchezza dei giorni passati , pieni di commozioni violente , e delle notti insonni e travagliate . Si addormentò , dormì lungo tempo , si svegliò intirizzito ; si sentiva male . E allora gli prese un vago terrore di cader malato e di morir per viaggio , e d ' esser buttato là in mezzo a quella pianura desolata , dove il suo cadavere sarebbe stato dilaniato dai cani e dagli uccelli di rapina , come certi corpi di cavalli e di vacche che vedeva tratto tratto accanto alla strada , e da cui torceva lo sguardo con ribrezzo . In quel malessere inquieto , in mezzo a quel silenzio tetro della natura , la sua immaginazione s ' eccitava e volgeva al nero . Era poi ben sicuro di trovarla , a Cordova , sua madre ? E se non ci fosse stata ? Se quel signore di via delle Arti avesse sbagliato ? E se fosse morta ? In questi pensieri si riaddormentò , sognò d ' essere a Cordova di notte , e di sentirsi gridare da tutte le porte e da tutte le finestre : - Non c ' è ! Non c ' è ! Non c ' è ! - si risvegliò di sobbalzo , atterrito , e vide in fondo al vagone tre uomini barbuti , ravvolti in scialli di vari colori , che lo guardavano , parlando basso tra di loro ; e gli balenò il sospetto che fossero assassini e lo volessero uccidere , per rubargli la sacca . Al freddo , al malessere gli s ' aggiunse la paura ; la fantasia già turbata gli si stravolse ; - i tre uomini lo fissavano sempre , - uno di essi mosse verso di lui ; - allora egli smarrì la ragione , e correndogli incontro con le braccia aperte , gridò : - Non ho nulla . Sono un povero ragazzo . Vengo dall ' Italia vo a cercar mia madre , son solo ; non mi fate del male ! - Quelli capirono subito , n ' ebbero pietà , lo carezzarono e lo racquetarono , dicendogli molte parole che non intendeva ; e vedendo che batteva i denti dal freddo , gli misero addosso uno dei loro scialli , e lo fecero risedere perché dormisse . E si riaddormentò , che imbruniva . Quando lo svegliarono , era a Cordova . Ah ! che buon respiro tirò , e con che impeto si cacciò fuori del vagone ! Domandò a un impiegato della stazione dove stesse di casa l ' ingegner Mequinez : quegli disse il nome d ' una chiesa : - la casa era accanto alla chiesa ; - il ragazzo scappò via . Era notte . Entrò in città . E gli parve d ' entrare in Rosario un ' altra volta , al veder quelle strade diritte , fiancheggiate di piccole case bianche , e tagliate da altre strade diritte e lunghissime . Ma c ' era poca gente , e al chiarore dei rari lampioni incontrava delle facce strane , d ' un colore sconosciuto , tra nerastro e verdognolo , e alzando il viso a quando a quando , vedeva delle chiese d ' architettura bizzarra che si disegnavano enormi e nere sul firmamento . La città era oscura e silenziosa ; ma dopo aver attraversato quell ' immenso deserto , gli pareva allegra . Interrogò un prete , trovò presto la chiesa e la casa , tirò il campanello con una mano tremante , e si premette l ' altra sul petto per comprimere i battiti del cuore , che gli saltava alla gola . Una vecchia venne ad aprire , con un lume in mano . Il ragazzo non poté parlar subito . - Chi cerchi ? - domandò quella , in spagnuolo . - L ' ingegnere Mequinez , - disse Marco . La vecchia fece l ' atto d ' incrociar le braccia sul seno , e rispose dondolando il capo . - Anche tu , dunque , l ' hai con l ' ingegnere Mequinez ! E mi pare che sarebbe tempo di finirla . Son tre mesi oramai , che ci seccano . Non basta che l ' abbiano detto i giornali . Bisognerà farlo stampare sulle cantonate che il signor Mequinez è andato a stare a Tucuman ! Il ragazzo fece un gesto di disperazione . Poi diede in uno scoppio di rabbia . - È una maledizione dunque ! Io dovrò morire per la strada senza trovare mia madre ! Io divento matto , m ' ammazzo ! Dio mio ! Come si chiama quel paese ? Dov ' è ? A che distanza è ? - Eh , povero ragazzo , - rispose la vecchia , impietosita , - una bagattella ! Saranno quattrocento o cinquecento miglia , a metter poco . Il ragazzo si coprì il viso con le mani ; poi domandò con un singhiozzo : - E ora ... come faccio ? - Che vuoi che ti dica , povero figliuolo , - rispose la donna ; - io non so . Ma subito le balenò un ' idea e soggiunse in fretta : - Senti , ora che ci penso . Fa una cosa . Svolta a destra per la via , troverai alla terza parte un cortile ; c ' è un capataz , un commerciante , che parte domattina per Tucuman con le sue carretas e i suoi bovi ; va a vedere se ti vuol prendere , offrendogli i tuoi servizi ; ti darà forse un posto sur un carro ; va ' subito . Il ragazzo afferrò la sacca , ringraziò scappando , e dopo due minuti si trovò in un vasto cortile rischiarato da lanterne , dove vari uomini lavoravano a caricar sacchi di frumento sopra certi carri enormi , simili a case mobili di saltimbanchi , col tetto rotondo e le ruote altissime ; ed un uomo alto e baffuto , ravvolto in una specie di mantello a quadretti bianchi e neri , con due grandi stivali , dirigeva il lavoro . Il ragazzo s ' avvicinò a questo , e gli fece timidamente la sua domanda , dicendo che veniva dall ' Italia e che andava a cercare sua madre . Il capataz , che vuol dir capo ( il capo conduttore di quel convoglio di carri ) , gli diede un ' occhiata da capo a piedi , e rispose seccamente : - Non ci ho posto . - Io ho quindici lire , - rispose il ragazzo , supplichevole , - do le mie quindici lire . Per viaggio lavorerò . Andrò a pigliar l ' acqua e la biada per le bestie , farò tutti i servizi . Un poco di pane mi basta . Mi faccia un po ' di posto , signore ! Il capataz tornò a guardarlo , e rispose con miglior garbo : - Non c ' è posto ... e poi ... noi non andiamo a Tucuman , andiamo a un ' altra città , Santiago dell ' Estero . A un certo punto ti dovremmo lasciare , e avresti ancora un gran tratto da far a piedi . - Ah ! io ne farei il doppio ! - esclamò Marco ; - io camminerò , non ci pensi ; arriverò in ogni maniera , mi faccia un po ' di posto , signore , per carità , per carità non mi lasci qui solo ! - Bada che è un viaggio di venti giorni ! - Non importa . - È un viaggio duro ! - Sopporterò tutto - Dovrai viaggiar solo ! - Non ho paura di nulla . Purché ritrovi mia madre . Abbia compassione ! Il capataz gli accostò al viso una lanterna e lo guardò . Poi disse : - Sta bene . Il ragazzo gli baciò la mano . - Stanotte dormirai in un carro , - soggiunse il capataz , lasciandolo ; - domattina alle quattro ti sveglierò . Buenas noches . La mattina alle quattro , al lume delle stelle , la lunga fila dei carri Si mise in movimento con grande strepitio : ciascun carro tirato da sei bovi , seguiti tutti da un gran numero di animali di ricambio . Il ragazzo , svegliato e messo dentro a un dei carri , sui sacchi , si raddormentò subito , profondamente . Quando si svegliò , il convoglio era fermo in un luogo solitario , sotto il sole , e tutti gli uomini - i peones - stavan seduti in cerchio intorno a un quarto di vitello , che arrostiva all ' aria aperta , infilato in una specie di spadone piantato in terra , accanto a un gran foco agitato dal vento . Mangiarono tutti insieme , dormirono e poi ripartirono ; e così il viaggio continuò , regolato come una marcia di soldati . Ogni mattina si mettevano in cammino alle cinque , si fermavano alle nove , ripartivano alle cinque della sera , tornavano a fermarsi alle dieci . I peones andavano a cavallo e stimolavano i buoi con lunghe canne . Il ragazzo accendeva il fuoco per l ' arrosto , dava da mangiare alle bestie , ripuliva le lanterne , portava l ' acqua da bere . Il paese gli passava davanti come una visione indistinta : vasti boschi di piccoli alberi bruni ; villaggi di poche case sparse , con le facciate rosse e merlate ; vastissimi spazi , forse antichi letti di grandi laghi salati , biancheggianti di sale fin dove arrivava la vista ; e da ogni parte e sempre , pianura , solitudine , silenzio . Rarissimamente incontravano due o tre viaggiatori a cavallo , seguiti da un branco di cavalli sciolti , che passavano di galoppo , come un turbine . I giorni eran tutti eguali , come sul mare ; uggiosi e interminabili . Ma il tempo era bello . Senonché i peones , come se il ragazzo fosse stato il loro servitore obbligato , diventavano di giorno in giorno più esigenti : alcuni lo trattavano brutalmente , con minacce ; tutti si facevan servire senza riguardi ; gli facevan portare carichi enormi di foraggi ; lo mandavan a pigliar acqua a grandi distanze ; ed egli , rotto dalla fatica , non poteva neanche dormire la notte , scosso continuamente dai sobbalzi violenti del carro e dallo scricchiolìo assordante delle ruote e delle sale di legno . E per giunta , essendosi levato il vento , una terra fina , rossiccia e grassa , che avvolgeva ogni cosa , penetrava nel carro , gli entrava sotto i panni , gli empiva gli occhi e la bocca , gli toglieva la vista e il respiro , continua , opprimente , insopportabile . Sfinito dalle fatiche e dall ' insonnia , ridotto lacero e sudicio , rimbrottato e malmenato dalla mattina alla sera , il povero ragazzo s ' avviliva ogni giorno di più , e si sarebbe perduto d ' animo affatto se il capataz non gli avesse rivolto di tratto in tratto qualche buona parola . Spesso , in un cantuccio del carro , non veduto , piangeva col viso contro la sua sacca , la quale non conteneva più che dei cenci . Ogni mattina si levava più debole e più scoraggiato , e guardando la campagna , vedendo sempre quella pianura sconfinata e implacabile , come un oceano di terra , diceva tra sé : - Oh ! fino a questa sera non arrivo , fino a questa sera non arrivo ! Quest ' oggi muoio per la strada ! - E le fatiche crescevano , i mali trattamenti raddoppiavano . Una mattina , perché aveva tardato a portar l ' acqua , in assenza del capataz , uno degli uomini lo percosse . E allora cominciarono a farlo per vezzo , quando gli davano un ordine , a misurargli uno scapaccione , dicendo : - Insacca questo , vagabondo ! - Porta questo a tua madre ! - Il cuore gli scoppiava ; ammalò ; - stette tre giorni nel carro , con una coperta addosso , battendo la febbre , e non vedendo nessuno , fuori che il capataz , che veniva a dargli da bere e a toccargli il polso . E allora Si credette perduto , e invocava disperatamente sua madre , chiamandola cento volte per nome : - Oh mia madre ! madre mia ! Aiutami ! Vienmi incontro che muoio ! Oh povera madre mia , che non ti vedrò mai più ! Povera madre mia , che mi troverai morto per la strada ! - E giungeva le mani sul petto e pregava . Poi miglioro , grazie alle cure del capataz , e guarì ; ma con la guarigione sopraggiunse il giorno più terribile del suo viaggio , il giorno in cui doveva rimaner solo . Da più di due settimane erano in cammino . Quando arrivarono al punto dove dalla strada di Tucuman si stacca quella che va a Santiago dell ' Estero , il capataz gli annunciò che dovevano separarsi . Gli diede qualche indicazione intorno al cammino , gli legò la sacca sulle spalle in modo che non gli desse noia a camminare , e tagliando corto , come se temesse di commuoversi , lo salutò . Il ragazzo fece appena in tempo a baciargli un braccio . Anche gli altri uomini , che lo avevano maltrattato così duramente , parve che provassero un po ' di pietà a vederlo rimaner così solo , e gli fecero un cenno d ' addio , allontanandosi . Ed egli restituì il saluto con la mano , stette a guardar il convoglio fin che si perdette nel polverìo rosso della campagna , e poi si mise in cammino , tristamente . Una cosa , per altro , lo riconfortò un poco , fin da principio . Dopo tanti giorni di viaggio a traverso a quella pianura sterminata e sempre eguale egli vedeva davanti a sé una catena di montagne altissime , azzurre , con le cime bianche , che gli rammentavano le Alpi , e gli davan come un senso di ravvicinamento al suo paese . Erano le Ande , la spina dorsale del continente Americano , la catena immensa che si stende dalla Terra del fuoco fino al mare glaciale del polo artico per cento e dieci gradi di latitudine . Ed anche lo confortava il sentire che l ' aria si veniva facendo sempre più calda ; e questo avveniva perché , risalendo verso settentrione , egli si andava avvicinando alle regioni tropicali . A grandi distanze trovava dei piccoli gruppi di case , con una botteguccia ; e comprava qualche cosa da mangiare . Incontrava degli uomini a cavallo ; vedeva ogni tanto delle donne e dei ragazzi seduti in terra , immobili e gravi , delle faccie nuove affatto per lui , color di terra , con gli occhi obbliqui , con l ' ossa delle guance sporgenti ; i quali lo guardavano fisso , e lo accompagnavano con lo sguardo , girando il capo lentamente , come automi . Erano Indiani . Il primo giorno camminò fin che gli ressero le forze , e dormì sotto un albero . Il secondo giorno camminò assai meno , e con minor animo . Aveva le scarpe rotte , i piedi spellati , lo stomaco indebolito dalla cattiva nutrizione . Verso sera s ' incominciava a impaurire . Aveva inteso dire in Italia che in quei paesi c ' eran dei serpenti : credeva di sentirli strisciare , s ' arrestava , pigliava la corsa , gli correvan dei brividi nelle ossa . A volte lo prendeva una grande compassione di sé , e piangeva in silenzio , camminando . Poi pensava : - Oh quanto soffrirebbe mia madre se sapesse che ho tanta paura ! - e questo pensiero gli ridava coraggio . Poi , per distrarsi dalla paura , pensava a tante cose di lei , si richiamava alla mente le sue parole di quand ' era partita da Genova , e l ' atto con cui soleva accomodargli le coperte sotto il mento , quando era a letto , e quando era bambino , che alle volte se lo pigliava fra le braccia , dicendogli : - Sta ' un po ' qui con me , - e stava così molto tempo , col capo appoggiato sul suo , pensando , pensando . E le diceva tra sé : - Ti rivedrò un giorno , cara madre ? Arriverò alla fine del mio viaggio , madre mia ? - E camminava , camminava , in mezzo ad alberi sconosciuti , a vaste piantagioni di canne da zucchero , a praterie senza fine , sempre con quelle grandi montagne azzurre davanti , che tagliavano il cielo sereno coi loro altissimi coni . Quattro giorni - cinque - una settimana passò . Le forze gli andavan rapidamente scemando , i piedi gli sanguinavano . Finalmente , una sera al cader del sole , gli dissero : - Tucuman è a cinque miglia di qui . - Egli gittò un grido di gioia , e affrettò il passo , come se avesse riacquistato in un punto tutto il vigore perduto . Ma fu una breve illusione . Le forze lo abbandonarono a un tratto , e cadde sull ' orlo d ' un fosso , sfinito . Ma il cuore gli batteva dalla contentezza . Il cielo , fitto di stelle splendidissime , non gli era mai parso così bello . Egli le contemplava , adagiato sull ' erba per dormire , e pensava che forse nello stesso tempo anche sua madre le guardava . E diceva : - O madre mia , dove sei ? che cosa fai in questo momento ? Pensi al tuo figliuolo ? Pensi al tuo Marco , che ti è tanto vicino ? Povero Marco , s ' egli avesse potuto vedere in quale stato si trovava sua madre in quel punto , avrebbe fatto uno sforzo sovrumano per camminare ancora , e arrivar da lei qualche ora prima . Era malata , a letto , in una camera a terreno d ' una casetta signorile , dove abitava tutta la famiglia Mequinez ; la quale le aveva posto molto affetto e le faceva grande assistenza . La povera donna era già malaticcia quando l ' ingegnere Mequinez aveva dovuto partire improvvisamente da Buenos Aires , e non s ' era punto rimessa colla buon ' aria di Cordova . Ma poi , il non aver più ricevuto risposta alle sue lettere né dal marito né dal cugino , il presentimento sempre vivo di qualche grande disgrazia , l ' ansietà continua in cui era vissuta , incerta tra il partire e il restare , aspettando ogni giorno una notizia funesta , l ' avevano fatta peggiorare fuor di modo . Da ultimo , le s ' era manifestata una malattia gravissima : un ' ernia intestinale strozzata . Da quindici giorni non s ' alzava da letto . Era necessaria un ' operazione chirurgica per salvarle la vita . E in quel momento appunto , mentre il suo Marco la invocava , stavano accanto al suo letto il padrone e la padrona di casa , a ragionarla con molta dolcezza perché si lasciasse operare , ed essa persisteva nel rifiuto , piangendo . Un bravo medico di Tucuman era già venuto la settimana prima , inutilmente . - No , cari signori - essa diceva , - non mette conto ; non ho più forza di resistere ; morirei sotto i ferri del chirurgo . È meglio che mi lascino morir così . Non ci tengo più alla vita oramai . Tutto è finito per me . È meglio che muoia prima di sapere cos ' è accaduto alla mia famiglia . - E i padroni a dirle di no , che si facesse coraggio , che alle ultime lettere mandate a Genova direttamente avrebbe ricevuto risposta , che si lasciasse operare , che lo facesse per i suoi figliuoli . Ma quel pensiero dei suoi figliuoli non faceva che aggravare di maggior ansia lo scoraggiamento profondo che la prostrava da lungo tempo . A quelle parole scoppiava in un pianto . - Oh , i miei figliuoli ! i miei figliuoli ! - esclamava , giungendo le mani ; - forse non ci sono più ! È meglio che muoia anch ' io . Li ringrazio , buoni signori , li ringrazio di cuore . Ma è meglio che muoia . Tanto non guarirei neanche con l ' operazione , ne sono sicura . Grazie di tante cure , buoni signori . È inutile che dopo domani torni il medico . Voglio morire . È destino ch ' io muoia qui . Ho deciso . - E quelli ancora a consolarla , a ripeterle : - No , non dite questo ; - e a pigliarla per le mani e a pregarla . Ma essa allora chiudeva gli occhi , sfinita , e cadeva in un assopimento , che pareva morta . E i padroni restavano lì un po ' di tempo , alla luce fioca d ' un lumicino , a guardare con grande pietà quella madre ammirabile , che per salvare la sua famiglia era venuta a morire a sei mila miglia dalla sua patria , a morire dopo aver tanto penato , povera donna , così onesta , così buona , così sventurata . Il giorno dopo , di buon mattino , con la sua sacca sulle spalle , curvo e zoppicante , ma pieno d ' animo , Marco entrava nella città di Tucuman , una delle più giovani e delle più floride città della Repubblica Argentina . Gli parve di rivedere Cordova , Rosario , Buenos Aires : erano quelle stesse vie diritte e lunghissime , e quelle case basse e bianche ; ma da ogni parte una vegetazione nuova e magnifica , un ' aria profumata , una luce meravigliosa , un cielo limpido e profondo , come egli non l ' aveva mai visto , neppure in Italia . Andando innanzi per le vie , riprovò l ' agitazione febbrile che lo aveva preso a Buenos Aires ; guardava le finestre e le porte di tutte le case ; guardava tutte le donne che passavano , con una speranza affannosa di incontrar sua madre ; avrebbe voluto interrogar tutti , e non osava fermar nessuno . Tutti di sugli usci , si voltavano a guardar quel povero ragazzo stracciato e polveroso , che mostrava di venir di tanto lontano . Ed egli cercava fra la gente un viso che gl ' ispirasse fiducia , per rivolgergli quella tremenda domanda , quando gli caddero gli occhi sopra un insegna di bottega , su cui era scritto un nome italiano . C ' era dentro un uomo con gli occhiali e due donne . Egli s ' avvicinò lentamente alla porta , e fatto un animo risoluto , domandò : - Mi saprebbe dire , signore , dove sta la famiglia Mequinez ? - Dell ' ingeniero Mequinez ? - domandò il bottegaio alla sua volta . - Dell ' ingegnere Mequinez , - rispose il ragazzo , con un fil di voce . - La famiglia Mequinez , - disse il bottegaio , - non è a Tucuman . Un grido di disperato dolore , come d ' una persona pugnalata , fece eco a quelle parole . Il bottegaio e le donne s ' alzarono , alcuni vicini accorsero . - Che c ' è ? che hai , ragazzo ? - disse il bottegaio , tirandolo nella bottega e facendolo sedere ; - non c ' è da disperarsi , che diavolo ! I Mequinez non sono qui , ma poco lontano , a poche ore da Tucuman ! - Dove ? dove ? - gridò Marco , saltando su come un resuscitato . - A una quindicina di miglia di qua , - continuò l ' uomo , - in riva al Saladillo , in un luogo dove stanno costruendo una grande fabbrica da zucchero , un gruppo di case , c ' è la casa del signor Mequinez , tutti lo sanno , ci arriverai in poche ore . - Ci son stato io un mese fa , - disse un giovane che era accorso al grido . Marco lo guardò con gli occhi grandi e gli domandò precipitosamente , impallidendo : - Avete visto la donna di servizio del signor Mequinez , l ' italiana ? - La jenovesa ? L ' ho vista . Marco ruppe in un singhiozzo convulso , tra di riso e di pianto . Poi con un impeto di risoluzione violenta : - Dove si passa , presto , la strada , parto subito , insegnatemi la strada ! - Ma c ' è una giornata di marcia , - gli dissero tutti insieme , - sei stanco , devi riposare , partirai domattina . - Impossibile ! Impossibile ! - rispose il ragazzo . - Ditemi dove si passa , non aspetto più un momento , parto subito , dovessi morire per via ! Vistolo irremovibile , non s ' opposero più . - Dio t ' accompagni , - gli dissero . - Bada alla via per la foresta . - Buon viaggio , italianito . - Un uomo l ' accompagnò fuori di città , gli indicò il cammino , gli diede qualche consiglio e stette a vederlo partire . In capo a pochi minuti , il ragazzo scomparve , zoppicando , con la sua sacca sulle spalle , dietro agli alberi folti che fiancheggiavan la strada . Quella notte fu tremenda per la povera inferma . Essa aveva dei dolori atroci che le strappavan degli urli da rompersi le vene , e le davan dei momenti di delirio . Le donne che l ' assistevano , perdevan la testa . La padrona accorreva di tratto in tratto , sgomentata . Tutti cominciarono a temere che , se anche si fosse decisa a lasciarsi operare , il medico che doveva venire la mattina dopo , sarebbe arrivato troppo tardi . Nei momenti che non delirava , però , si capiva che il suo più terribile strazio non erano i dolori del corpo , ma il pensiero della famiglia lontana . Smorta , disfatta , col viso mutato , si cacciava le mani nei capelli con un atto di disperazione che passava l ' anima , e gridava : - Dio mio ! Dio mio ! Morire tanto lontana , morire senza rivederli ! I miei poveri figliuoli , che rimangono senza madre , le mie creature , il povero sangue mio ! Il mio Marco , che è ancora così piccolo , alto così , tanto buono e affettuoso ! Voi non sapete che ragazzo era ! Signora , se sapesse ! Non me lo potevo staccare dal collo quando son partita , singhiozzava da far compassione , singhiozzava ; pareva che lo sapesse che non avrebbe mai più rivisto sua madre , povero Marco , povero bambino mio ! Credevo che mi scoppiasse il cuore ! Ah se fossi morta allora , morta mentre mi diceva addio ! morta fulminata fossi ! Senza madre , povero bambino , lui che m ' amava tanto , che aveva tanto bisogno di me , senza madre , nella miseria , dovrà andare accattando , lui , Marco , Marco mio , che tenderà la mano , affamato ! Oh ! Dio eterno ! No ! Non voglio morire ! Il medico ! Chiamatelo subito ! Venga , mi tagli , mi squarci il seno , mi faccia impazzire , ma mi salvi la vita ! Voglio guarire , voglio vivere , partire , fuggire , domani , subito ! Il medico ! Aiuto ! Aiuto ! - E le donne le afferavan le mani , la palpavano , pregando , la facevano tornare in sé a poco a poco , e le parlavan di Dio e di speranza . E allora essa ricadeva in un abbattimento mortale , piangeva , con le mani nei capelli grigi , gemeva come una bambina , mettendo un lamento prolungato , e mormorando di tratto in tratto : - Oh la mia Genova ! La mia casa ! Tutto quel mare ! ... Oh Marco mio , il mio povero Marco ! Dove sarà ora , la povera creatura mia ! Era mezzanotte ; e il suo povero Marco , dopo aver passato molte ore sulla sponda d ' un fosso , stremato di forze , camminava allora attraverso a una foresta vastissima di alberi giganteschi , mostri della vegetazione , dai fusti smisurati , simili a pilastri di cattedrali , che intrecciavano a un ' altezza meravigliosa le loro enormi chiome inargentate dalla luna . Vagamente , in quella mezza oscurità , egli vedeva miriadi di tronchi di tutte le forme , ritti , inclinati , scontorti , incrociati in atteggiamenti strani di minaccia e di lotta ; alcuni rovesciati a terra , come torri cadute tutte d ' un pezzo , e coperti d ' una vegetazione fitta e confusa , che pareva una folla furente che se li disputasse a palmo a palmo ; altri raccolti in grandi gruppi , verticali e serrati come fasci di lancie titaniche , di cui la punta toccasse le nubi ; una grandezza superba , un disordine prodigioso di forme colossali , lo spettacolo più maestosamente terribile che gli avesse mai offerto la natura vegetale . A momenti lo prendeva un grande stupore . Ma subito l ' anima sua si rilanciava verso sua madre . Ed era sfinito , coi piedi che facevan sangue , solo in mezzo a quella formidabile foresta , dove non vedeva che a lunghi intervalli delle piccole abitazioni umane , che ai piedi di quegli alberi parevan nidi di formiche , e qualche bufalo addormentato lungo la via ; era sfinito , ma non sentiva la stanchezza ; era solo , e non aveva paura . La grandezza della foresta ingrandiva l ' anima sua ; la vicinanza di sua madre gli dava la forza e la baldanza d ' un uomo ; la ricordanza dell ' oceano , degli sgomenti , dei dolori sofferti e vinti , delle fatiche durate , della ferrea costanza spiegata , gli facea , alzare la fronte ; tutto il suo forte e nobile sangue genovese gli rifluiva al cuore in un ' onda ardente d ' alterezza e d ' audacia . E una cosa nuova seguiva in lui : che mentre fino allora aveva portata nella mente un ' immagine della madre oscurata e sbiadita un poco da quei due anni di lontananza , in quei momenti quell ' immagine gli si chiariva ; egli rivedeva il suo viso intero e netto come da lungo tempo non l ' aveva visto più ; lo rivedeva vicino , illuminato , parlante ; rivedeva i movimenti più sfuggevoli dei suoi occhi e delle sue labbra , tutti i suoi atteggiamenti , tutti i suoi gesti , tutte le ombre dei suoi pensieri ; e sospinto da quei ricordi incalzanti , affrettava il passo ; e un nuovo affetto , una tenerezza indicibile gli cresceva , gli cresceva nel cuore , facendogli correre giù pel viso delle lacrime dolci e quiete ; e andando avanti nelle tenebre , le parlava , le diceva le parole che le avrebbe mormorate all ' orecchio tra poco : - Son qui , madre mia , eccomi qui , non ti lascerò mai più ; torneremo a casa insieme , e io ti starò sempre accanto sul bastimento , stretto a te , e nessuno mi staccherà mai più da te , nessuno , mai più , fin che avrai vita ! - E non s ' accorgeva intanto che sulle cime degli alberi giganteschi andava morendo la luce argentina della luna nella bianchezza delicata dell ' alba . Alle otto di quella mattina il medico di Tucuman , - un giovane argentino - era già al letto della malata , in compagnia d ' un assistente , a tentare per l ' ultima volta di persuaderla a lasciarsi operare ; e con lui ripetevano le più calde istanze l ' ingegnere Mequinez e la sua signora . Ma tutto era inutile . La donna , sentendosi esausta di forze , non aveva più fede nell ' operazione ; essa era certissima o di morire sull ' atto o di non sopravvivere che poche ore , dopo d ' aver sofferto invano dei dolori più atroci di quelli che la dovevano uccidere naturalmente . Il medico badava a ridirle : - Ma l ' operazione è sicura , ma la vostra salvezza è certa , purché ci mettiate un po ' di coraggio ! Ed è egualmente certa la vostra morte se vi rifiutate ! - Eran parole buttate via . - No , - essa rispondeva , con la voce fioca , - ho ancora coraggio per morire ; ma non ne ho più per soffrire inutilmente . Grazie , signor dottore . È destinato così . Mi lasci morir tranquilla . - Il medico , scoraggiato , desistette . Nessuno parlò più . Allora la donna voltò il viso verso la padrona , e le fece con voce di moribonda le sue ultime preghiere . - Cara , buona signora , - disse a gran fatica , singhiozzando , - lei manderà quei pochi denari e le mie povere robe alla mia famiglia ... per mezzo del signor Console . Io spero che sian tutti vivi . Il cuore mi predice bene in questi ultimi momenti . Mi farà la grazia di scrivere ... che ho sempre pensato a loro , che ho sempre lavorato per loro ... per i miei figliuoli ... e che il mio solo dolore fu di non rivederli più ... ma che son morta con coraggio ... rassegnata ... benedicendoli ; e che raccomando a mio marito ... e al mio figliuolo maggiore ... il più piccolo , il mio povero Marco ... che l ' ho avuto in cuore fino all ' ultimo momento ... - Ed esaltandosi tutt ' a un tratto , gridò giungendo le mani : - Il mio Marco ! Il mio bambino ! La vita mia ! ... - Ma girando gli occhi pieni di pianto , vide che la padrona non c ' era più : eran venuti a chiamarla furtivamente . Cercò il padrone : era sparito . Non restavan più che le due infermiere e l ' assistente . Si sentiva nella stanza vicina un rumore affrettato di passi , un mormorio di voci rapide e sommesse , e d ' esclamazioni rattenute . La malata fissò sull ' uscio gli occhi velati , aspettando . Dopo alcuni minuti vide comparire il medico , con un viso insolito ; poi la padrona e il padrone , anch ' essi col viso alterato . Tutti e tre la guardarono con un ' espressione singolare , e si scambiarono alcune parole a bassa voce . Le parve che il medico dicesse alla signora : - Meglio subito . - La malata non capiva . - Josefa , - le disse la padrona con la voce tremante . - Ho una buona notizia da darvi . Preparate il cuore a una buona notizia . La donna la guardò attentamente . - Una notizia , - continuò la signora , sempre più agitata , - che vi darà una grande gioia . La malata dilatò gli occhi . - Preparatevi , - proseguì la padrona , - a vedere una persona ... a cui volete molto bene . La donna alzò il capo con un scatto vigoroso , e cominciò a guardare rapidamente ora la signora ora l ' uscio , con gli occhi sfolgoranti . - Una persona , - soggiunse la signora , impallidendo , - arrivata or ora ... inaspettatamente . - Chi è ? - gridò la donna con una voce strozzata e strana , come di persona spaventata . Un istante dopo gittò un grido altissimo , balzando a sedere sul letto , e rimase immobile , con gli occhi spalancati e con le mani alle tempie , come davanti a un ' apparizione sovrumana . Marco , lacero e polveroso , era là ritto sulla soglia , trattenuto per un braccio dal dottore . La donna urlò tre volte : - Dio ! Dio ! Dio mio ! Marco si slanciò avanti , essa protese le braccia scarne , e serrandolo al seno con la forza d ' una tigre , scoppiò in un riso violento , rotto da profondi singhiozzi senza lagrime , che la fecero ricader soffocata sul cuscino . Ma si riprese subito e gridò pazza di gioia , tempestandogli il capo di baci : - Come sei qui ? Perché ? Sei tu ? Come sei cresciuto ! Chi t ' ha condotto ? Sei solo ? Non sei malato ? Sei tu , Marco ! Non è un sogno ! Dio mio ! Parlami ! - Poi cambiando tono improvvisamente : - No ! Taci ! Aspetta ! - E voltandosi verso il medico , a precipizio : - Presto , subito , dottore . Voglio guarire . Son pronta . Non perda un momento . Conducete via Marco che non senta . Marco mio , non è nulla . Mi racconterai . Ancora un bacio . Va . Eccomi qui , dottore . Marco fu portato via . I padroni e le donne uscirono in fretta ; rimasero il chirurgo e l ' assistente , che chiusero la porta . Il signor Mequinez tentò di tirar Marco in una stanza lontana ; ma fu impossibile ; egli parea inchiodato al pavimento . - Cosa c ' è ? - domandò . - Cos ' ha mia madre ? Cosa le fanno ? E allora il Mequinez , piano , tentando sempre di condurlo via : - Ecco . Senti . Ora ti dirò . Tua madre è malata , bisogna farle una piccola operazione , ti spiegherò tutto , vieni con me . - No , - rispose il ragazzo , impuntandosi , - voglio star qui . Mi spieghi qui . L ' ingegnere ammontava parole su parole , tirandolo : il ragazzo cominciava a spaventarsi e a tremare . A un tratto un grido acutissimo , come il grido d ' un ferito a morte , risonò in tutta la casa . Il ragazzo rispose con un altro grido disperato : - Mia madre è morta ! Il medico comparve sull ' uscio e disse : - Tua madre è salva . Il ragazzo lo guardò un momento e poi si gettò ai suoi piedi singhiozzando : - Grazie dottore ! Ma il dottore lo rialzò d ' un gesto , dicendo : - Levati ! ... Sei tu , eroico fanciullo , che hai salvato tua madre . Estate 24 , mercoledì Marco il genovese è il penultimo piccolo eroe di cui facciamo conoscenza quest ' anno : non ne resta che uno per il mese di giugno . Non ci son più che due esami mensili , ventisei giorni di lezione , sei giovedì e cinque domeniche . Si sente già l ' aria della fine dell ' anno . Gli alberi del giardino , fronzuti e fioriti , fanno una bell ' ombra sugli attrezzi della ginnastica . Gli scolari son già vestiti da estate . È bello ora veder l ' uscita delle classi , com ' è tutto diverso dai mesi scorsi . Le capigliature che toccavan le spalle sono andate giù : tutte le teste sono rapate ; si vedono gambe nude e colli nudi ; cappellini di paglia d ' ogni forma , con dei nastri che scendon fin sulle schiene ; camicie e cravattine di tutti i colori ; tutti i più piccoli con qualche cosa addosso di rosso o d ' azzurro , una mostra , un orlo , una nappina , un cencino di color vivo appiccicato pur che sia dalla mamma , perché faccia figura , anche i più poveri , e molti vengono alla scuola senza cappello , come scappati di casa . Alcuni portano il vestito bianco della ginnastica . C ' è un ragazzo della maestra Delcati che è tutto rosso da capo a piedi , come un gambero cotto . Parecchi sono vestiti da marinai . Ma il più bello è il muratorino che ha messo su un cappellone di paglia , che gli dà l ' aria d ' una mezza candela col paralume ; ed è un ridere a vedergli fare il muso di lepre là sotto . Coretti anche ha smesso il suo berretto di pel di gatto e porta un vecchio berretto di seta grigia da viaggiatore . Votini ha una specie di vestimento alla scozzese , tutto attillato ; Crossi mostra il petto nudo ; Precossi sguazza dentro a un camiciotto turchino da fabbro ferraio . E Garoffi ? Ora che ha dovuto lasciare il mantellone , che nascondeva il suo commercio , gli rimangono scoperte bene tutte le tasche gonfie d ' ogni sorta di carabattole da rigattiere , e gli spuntan fuori le liste delle lotterie . Ora tutti lascian vedere quello che portano : dei ventagli fatti con mezza gazzetta , dei bocciuoli di canna , delle freccie da tirare agli uccelli , dell ' erba , dei maggiolini che sbucano fuor delle tasche e vanno su pian piano per le giacchette . Molti di quei piccoli portano dei mazzetti di fiori alle maestre . Anche le maestre son tutte vestite da estate , di colori allegri ; fuorché la « monachina » che è sempre nera , e la maestrina della penna rossa ha sempre la sua penna rossa , e un nodo di nastri rosa al collo , tutti sgualciti dalle zampette dei suoi scolari , che la fanno sempre ridere e correre . È la stagione delle ciliegie , delle farfalle , delle musiche sui viali e delle passeggiate in campagna ; molti di quarta scappano già a bagnarsi nel Po ; tutti hanno già il cuore alle vacanze ; ogni giorno si esce dalla scuola più impazienti e contenti del giorno innanzi . Soltanto mi fa pena di veder Garrone col lutto , e la mia povera maestra di prima che è sempre più smunta e più bianca e tosse sempre più forte . Cammina curva ora , e mi fa un saluto così triste ! Poesia 26 , venerdì Tu cominci a comprendere la poesia della scuola , Enrico ; ma la scuola , per ora , non la vedi che di dentro : ti parrà molto più bella e più poetica fra trent ' anni , quando ci verrai a accompagnare i tuoi figliuoli , e la vedrai di fuori , come io la vedo . Aspettando l ' uscita , io giro per le strade silenziose , intorno all ' edifizio , e porgo l ' orecchio alle finestre del pian terreno , chiuse dalle persiane . Da una finestra sento la voce d ' una maestra che dice - Ah ! quel taglio di t ! Non va , figliuol mio . Che ne direbbe tuo padre ? ... - Alla finestra vicina è la grossa voce d ' un maestro che detta lentamente . - Comperò cinquanta metri di stoffa ... a lire quattro e cinquanta il metro ... li rivendette ... - Più in là è la maestrina della penna rossa che legge ad alta voce : - Allora Pietro Micca con la miccia accesa ... - Dalla classe vicina esce come un cinguettio di cento uccelli , che vuol dir che il maestro è andato fuori un momento . Vo innanzi , e alla svoltata del canto sento uno scolaro che piange , e la voce della maestra che lo rimprovera o lo consola . Da altre finestre vengono fuori dei versi , dei nomi d ' uomini grandi e buoni , dei frammenti di sentenze che consiglian la virtù , l ' amor di patria , il coraggio . Poi seguono dei momenti di silenzio , in cui si direbbe che l ' edifizio è vuoto , e non par possibile che ci sian dentro settecento ragazzi , poi si senton degli scoppi rumorosi d ' ilarità , provocati dallo scherzo d ' un maestro di buon umore ... E la gente che passa si sofferma a ascoltare , e tutti rivolgono uno sguardo di simpatia a quell ' edificio gentile , che racchiude tanta giovinezza e tante speranze . Poi si ode un improvviso strepito sordo , un batter di libri e di cartelle , uno stropiccio di piedi , un ronzìo che si propaga di classe in classe e dal basso all ' alto , come al diffondersi improvviso d ' una buona notizia : è il bidello che gira ad annunziare il finis . E a quel rumore una folla di donne , d ' uomini , di ragazze e di giovanetti , si stringono di qua e di là dalla porta , a aspettare i figliuoli , i fratelli , i nipotino , mentre dagli usci delle classi schizzan fuori come zampillando nel camerone i ragazzi piccoli , a pigliar cappottini e cappelli , facendone un arruffìo sul pavimento , e ballettando tutt ' in giro , fin che il bidello li ricaccia dentro a uno a uno . E finalmente escono , in lunghe file , battendo i piedi . E allora da tutti i parenti comincia la pioggia delle domande : - Hai saputo la lezione ? Quanto t ' ha dato del lavoro ? Che cos ' avete per domani ? Quand ' è l ' esame mensile ? - E anche le povere madri che non sanno leggere , aprono i quaderni , guardano i problemi , domandano i punti : - Solamente otto ? - Dieci con lode ? - Nove di lezione ? - E s ' inquietano e si rallegrano e interrogano i maestri e parlan di programmi e d ' esami . Com ' è bello tutto questo , com ' è grande , e che immensa promessa è pel mondo ! TUO PADRE La sordomuta 28 , domenica Non potevo finirlo meglio che con la visita di questa mattina il mese di maggio . Udiamo una scampanellata , corriamo tutti . Sento mio padre che dice in tuono di meraviglia : - Voi qui , Giorgio ? - Era Giorgio , il nostro giardiniere di Chieri , che ora ha la famiglia a Condove , arrivato allora allora da Genova , dov ' era sbarcato il giorno avanti , di ritorno dalla Grecia , dopo tre anni che lavorava alle strade ferrate . Aveva un grosso fagotto fra le braccia . È un po ' invecchiato , ma sempre rosso in viso e gioviale . Mio padre voleva che entrasse ; ma egli disse di no , e domandò subito , facendo il viso serio : - Come va la mia famiglia ? Come sta Gigia ? - Bene fino a pochi giorni fa , - rispose mia madre . Giorgio tirò un gran sospiro : - Oh ! Sia lodato Iddio ! Non avevo il coraggio di presentarmi ai Sordomuti senz ' aver notizie da lei . Io lascio qui il fagotto e scappo a pigliarla . Tre anni che non la vedo la mia povera figliuola ! Tre anni che non vedo nessuno dei miei ! Mio padre mi disse : - Accompagnalo . - Ancora una parola , mi scusi , - disse il giardiniere sul pianerottolo . Ma mio padre l ' interruppe : - E gli affari ? - Bene , - rispose , - grazie a Dio . Qualche soldo l ' ho portato . Ma volevo domandare . Come va l ' istruzione della mutina , dica un po ' . Io l ' ho lasciata che era come un povero animaletto , povera creatura . Io ci credo poco , già , a questi collegi . Ha imparato a fare i segni ? Mia moglie mi scriveva bene : - Impara a parlare , fa progressi . - Ma , dicevo io , che cosa vale che impari a parlare lei se io i segni non li so fare ? Come faremo a intenderci , povera piccina ? Quello è buono per capirsi fra loro , un disgraziato con l ' altro . Come va , dunque ? Come va ? Mio padre sorrise , e rispose : - Non vi dico nulla ; vedrete voi ; andate , andate ; non le rubate un minuto di più . Uscimmo ; l ' istituto è vicino . Strada facendo , a grandi passi , il giardiniere mi parlava , rattristandosi . - Ah ! la mia povera Gigia ! Nascere con quella disgrazia ! Dire che non mi son mai sentito chiamar padre da lei , che lei non s ' è mai sentita chiamar figliuola da me , che mai non ha detto né inteso una parola al mondo ! E grazia che s ' è trovato un signore caritatevole che ha fatto le spese dell ' istituto . Ma tanto ... prima degli otto anni non c ' è potuta andare . Son tre anni che non è in casa . Va per gli undici , adesso . È cresciuta , mi dica un po ' , è cresciuta ? È di buon umore ? - Ora vedrete , ora vedrete , - gli risposi affrettando il passo . - Ma dov ' è quest ' istituto ? - domandò . - Mia moglie ce l ' accompagnò ch ' ero già partito . Mi pare che debba essere da queste parti . Eravamo appunto arrivati . Entrammo subito nel parlatorio . Ci venne incontro un custode . - Sono il padre di Gigia Voggi , disse il giardiniere ; - la mia figliuola subito subito . - Sono in ricreazione , - rispose il custode , - vado a avvertir la maestra . - E scappò . Il giardiniere non poteva più né parlare , né star fermo ; guardava i quadri alle pareti , senza veder nulla . La porta s ' aperse : entrò una maestra , vestita di nero , con una ragazza per mano . Padre e figliuola si guardarono un momento e poi si slanciarono l ' uno nelle braccia dell ' altro , mettendo un grido . La ragazza era vestita di rigatino bianco e rossiccio , con un grembiale grigio . È più alta di me . Piangeva e teneva suo padre stretto al collo con tutt ' e due le braccia . Suo padre si svincolò , e si mise a guardarla da capo a piedi , coi lucciconi agli occhi , ansando come se avesse fatto una gran corsa ; e sclamò : - Ah ! com ' è cresciuta ! come s ' è fatta bella ! Oh la mia cara , la mia povera Gigia ! La mia povera mutina ! È lei , signora , la maestra ? Le dica un po ' che mi faccia pure i suoi segni , che qualche cosa capirò , e poi imparerò a poco a poco . Le dica che mi faccia capire qualche cosa , coi gesti . La maestra sorrise e disse a bassa voce alla ragazza : - Chi è quest ' uomo che t ' è venuto a trovare ? E la ragazza , con una voce grossa , strana , stuonata come quella d ' un selvaggio che parlasse per la prima volta la nostra lingua , ma pronunciando chiaro , e sorridendo , rispose : - È mi - o pa - dre . Il giardiniere diede un passo indietro e gridò come un matto : - Parla ! Ma è possibile ! Ma è possibile ! Parla ? Ma tu parli , bambina mia , parli ? dimmi un poco : parli ? - E di nuovo l ' abbracciò e la baciò sulla fronte tre volte . - Ma non è coi gesti che parlano , signora maestra , non è con le dita , così ? Ma cosa è questo ? - No , signor Voggi , - rispose la maestra , - non è coi gesti . Quello era il metodo antico . Qui s ' insegna col metodo nuovo , col metodo orale . Come non lo sapevate ? - Ma io non sapevo niente ! - rispose il giardiniere , trasecolato . - Tre anni che son fuori ! O me l ' avranno scritto e non l ' ho capito . Sono una testa di legno , io . O figliuola mia , tu mi capisci , dunque ? Senti la mia voce ? Rispondi un poco : mi senti ? Senti quello che ti dico ? - Ma no , buon uomo , - disse la maestra , - la voce non la sente , perché è sorda . Essa capisce dai movimenti della vostra bocca quali sono le parole che voi dite ; ecco la cosa ; ma non sente le vostre parole e neppure quello che essa dice a voi ; le pronuncia perché le abbiamo insegnato , lettera per lettera , come deve atteggiar le labbra e muover la lingua , e che sforzo deve far col petto e con la gola , per metter fuori la voce . Il giardiniere non capì , e stette a bocca aperta . Non ci credeva ancora . - Dimmi , Gigia , - domandò alla figliuola , parlandole all ' orecchio , - sei contenta che tuo padre sia ritornato ? - E rialzato il viso , stette a aspettar la risposta . La ragazza lo guardò , pensierosa , e non disse nulla . Il padre rimase turbato . La maestra rise . Poi disse : - Buon uomo , non vi risponde perché non ha visto i movimenti delle vostre labbra : le avete parlato all ' orecchio ! Ripetete la domanda tenendo bene il vostro viso davanti al suo . Il padre , guardandola bene in faccia , ripeté : - Sei contenta che tuo padre sia ritornato ? che non se ne vada più via ? La ragazza , che gli aveva guardato attenta le labbra , cercando anche di vedergli dentro alla bocca , rispose francamente : - Sì , so - no contenta , che sei tor - na - to , che non vai via ... mai più . Il padre l ' abbracciò impetuosamente , e poi in fretta e in furia , per accertarsi meglio , la affollò di domande . - Come si chiama la mamma ? - An - tonia . - Come si chiama la tua sorella piccola ? - A - de - laide . - Come si chiama questo collegio ? - Dei sor - do - muti . - Quanto fa due volte dieci ? - Venti . Mentre credevamo che ridesse di gioia , tutt ' a un tratto si mise a piangere . Ma era gioia anche quella . - Animo , - gli disse la maestra , - avete motivo di rallegrarvi , non di piangere . Vedete che fate piangere anche la vostra figliuola . Siete contento , dunque ? Il giardiniere afferrò la mano alla maestra e gliela baciò due o tre volte dicendo : - Grazie , grazie , cento volte grazie , mille volte grazie , cara signora maestra ! E mi perdoni che non le so dir altro ! - Ma non solo parla , - gli disse la maestra ; - la vostra figliuola sa scrivere . Sa far di conto . Conosce il nome di tutti gli oggetti usuali . Sa un poco di storia e di geografia . Ora è nella classe normale . Quando avrà fatte le altre due classi , saprà molto , molto di più . Uscirà di qui che sarà in grado di prendere una professione . Ci abbiamo già dei sordomuti che stanno nelle botteghe a servir gli avventori , e fanno i loro affari come gli altri . Il giardiniere rimase stupito daccapo . Pareva che gli si confondessero le idee un ' altra volta . Guardò la figliuola e si grattò la fronte . Il suo viso domandava ancora una spiegazione . Allora la maestra si voltò al custode e gli disse : - Chiamatemi una bimba della classe preparatoria . Il custode tornò poco dopo con una sordomuta di otto o nove anni , entrata da pochi giorni nell ' istituto . - Questa , - disse la maestra , - è una di quelle a cui insegniamo i primi elementi . Ecco come si fa . Voglio farle dire e . State attento . - La maestra aperse la bocca , come si apre per pronunciare la vocale e , e accennò alla bimba che aprisse la bocca nella stessa maniera . La bimba obbedì . Allora la maestra le fece cenno che mettesse fuori la voce . Quella mise fuori la voce , ma invece di e , pronunziò o . - No , - disse la maestra , - non è questo . - E pigliate le due mani della bimba , se ne mise una aperta sulla gola e l ' altra sul petto , e ripeté : - e . - La bimba , sentito con le mani il movimento della gola e del petto della maestra , riaperse la bocca come prima , e pronunziò benissimo : - e . - Nello stesso modo la maestra le fece dire c e d , sempre tenendosi le due piccole mani sul petto e sulla gola . - Avete capito ora ? - domandò . Il padre aveva capito ; ma pareva più meravigliato di quando non capiva . - E insegnano a parlare in quella maniera ? - domandò , dopo un minuto di riflessione , guardando la maestra . - Hanno la pazienza d ' insegnare a parlare a quella maniera , a poco a poco , a tutti quanti ? a uno a uno ? ... per anni e anni ? ... Ma loro sono santi , sono ! Ma loro sono angeli del paradiso ! Ma non c ' è al mondo una ricompensa , per loro ! Che cosa ho da dire ? ... Ah ! mi lascino un poco con la mia figliuola , ora . Me la lascino cinque minuti per me solo . E tiratala a sedere in disparte cominciò a interrogarla , e quella a rispondere , ed egli rideva con gli occhi lustri , battendosi i pugni sulle ginocchia , e pigliava la figliuola con le mani , guardandola , fuor di sé dalla contentezza a sentirla , come se fosse una voce che venisse dal cielo ; poi domandò alla maestra : - Il signor Direttore , sarebbe permesso di ringraziarlo ? - Il Direttore non c ' è , - rispose la maestra . - Ma c ' è un ' altra persona che dovreste ringraziare . Qui ogni ragazza piccola è data in cura a una compagna più grande , che le fa da sorella , da madre . La vostra è affidata a una sordomuta di diciassette anni , figliuola d ' un fornaio , che è buona e le vuol bene molto : da due anni va a aiutarla a vestirsi ogni mattina , la pettina , le insegna a cucire , le accomoda la roba , le tien buona compagnia . Luigia , come si chiama la tua mamma dell ' istituto ? La ragazza sorrise e rispose : - Cate - rina Gior - dano . - Poi disse a suo padre : - Mol - to , mol - to buona . Il custode , uscito a un cenno della maestra , ritornò quasi subito con una sordomuta bionda , robusta di viso allegro , vestita anch ' essa di rigatino rossiccio col grembiale grigio ; la quale si arrestò sull ' uscio e arrossì ; poi chinò la testa , ridendo . Aveva il corpo d ' una donna , e pareva una bambina . La figliuola di Giorgio le corse subito incontro , la prese per un braccio come una bimba e la tirò davanti a suo padre , dicendo con la sua grossa voce : - Ca - te - rina Gior - dano . - Ah ! la brava ragazza ! - esclamò il padre , e allungò la mano per carezzarla , ma la tirò indietro , e ripeté : - Ah ! la buona ragazza , che Dio la benedica , che le dia tutte le fortune , tutte le consolazioni , che la faccia sempre felice lei e tutti i suoi , una buona ragazza così , povera la mia Gigia , è un onesto operaio , un povero padre di famiglia che glielo augura di tutto cuore ! La ragazza grande accarezzava la piccola , sempre tenendo il viso basso e sorridendo ; e il giardiniere continuava a guardarla , come una madonna . - Oggi vi potete pigliar con voi la vostra figliuola , - disse la maestra . - Se me la piglio ! - rispose il giardiniere . - Me la conduco a Condove e la riporto domani mattina . Si figuri un po ' se non me la piglio ! - La figliuola scappò a vestirsi . - Dopo tre anni che non la vedo ! - riprese il giardiniere . - Ora che parla ! A Condove subito me la porto . Ma prima voglio far un giro per Torino con la mia mutina a braccetto , che tutti la vedano , e condurla dalle mie quattro conoscenze , che la sentano ! Ah ! la bella giornata ! Questa si chiama una consolazione . ! Qua il braccio a tuo padre , Gigia mia ! - La ragazza , ch ' era tornata con una mantellina e una cuffietta , gli diede il braccio . - E grazie a tutti ! - disse il padre di sull ' uscio . - Grazie a tutti con tutta l ' anima mia ! Tornerò ancora una volta a ringraziar tutti ! Rimase un momento sopra pensiero , poi si staccò bruscamente dalla ragazza , tornò indietro frugandosi con una mano nella sottoveste , e gridò come un furioso : - Ebbene , sono un povero diavolo , ma ecco qui , lascio venti lire per l ' istituto , un marengo d ' oro bell ' e nuovo . E dando un gran colpo sul tavolino , vi lasciò il marengo . - No , no , brav ' uomo , - disse la maestra commossa . - Ripigliatevi il vostro denaro . Io non lo posso accettare . Ripigliatevelo . Non tocca a me . Verrete quando ci sarà il Direttore . Ma non accetterà nemmeno lui , statene sicuro . Avete faticato troppo per guadagnarveli , pover ' uomo . Vi saremo tutti grati lo stesso . - No , io lo lascio , - rispose il giardiniere , intestato ; - e poi ... si vedrà . Ma la maestra gli rimise la moneta in tasca senza lasciargli il tempo di respingerla . E allora egli si rassegnò , crollando il capo ; e poi , rapidamente , mandato un bacio con la mano alla maestra e alla ragazza grande , e ripreso il braccio della sua figliuola , si slanciò con lei fuor della porta dicendo : - Vieni , vieni , figliuola mia , povera mutina mia , mio tesoro ! E la figliuola esclamò con la sua voce grossa : - Oh - che - bel - sole ! GIUGNO Garibaldi 3 , sabato . Domani è la festa nazionale Oggi è un lutto nazionale . Ieri sera è morto Garibaldi . Sai chi era ? È quello che affrancò dieci milioni d ' Italiani dalla tirannia dei Borboni . È morto a settantacinque anni . Era nato a Nizza , figliuolo d ' un capitano di bastimento . A otto anni salvò la vita a una donna , a tredici , tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano , a ventisette , trasse dall ' acque di Marsiglia un giovanetto che s ' annegava , a quarant ' uno scampò un bastimento dall ' incendio sull ' Oceano . Egli combatté dieci anni in America per la libertà d ' un popolo straniero , combatté in tre guerre contro gli Austriaci per la liberazione della Lombardia e del Trentino difese Roma dai Francesi nel 1849 , liberò Palermo e Napoli nel 1860 , ricombatté per Roma nel '67 , lottò nel 1870 contro i Tedeschi in difesa della Francia . Egli aveva la fiamma dell ' eroismo e il genio della guerra . Combatté in quaranta combattimenti e ne vinse trentasette . Quando non combatté , lavorò per vivere o si chiuse in un ' isola solitaria a coltivare la terra . Egli fu maestro marinaio , operaio , negoziante , soldato , generale , dittatore . Era grande , semplice e buono . Odiava tutti gli oppressori ; amava tutti i popoli ; proteggeva tutti i deboli ; non aveva altra aspirazione che il bene , rifiutava gli onori ; disprezzava la morte , adorava l ' Italia . Quando gettava un grido di guerra , legioni di valorosi accorrevano a lui da ogni parte . signori lasciavano i palazzi ; operai le officine , giovanetti le scuole per andar a combattere al sole della sua gloria . In guerra portava una camicia rossa . Era forte , biondo , bello . Sui campi di battaglia era un fulmine , negli affetti un fanciullo , nei dolori un santo . Mille Italiani son morti per la patria , felici morendo di vederlo passar di lontano vittorioso migliaia si sarebbero fatti uccidere per lui ; milioni lo benedissero e lo benediranno . È morto . Il mondo intero lo piange . Tu non lo comprendi per ora . Ma leggerai le sue gesta , udrai parlar di lui continuamente nella vita ; e via via che crescerai , la sua immagine crescerà pure davanti a te ; quando sarai un uomo , lo vedrai gigante , e quando non sarai più al mondo tu , quando non vivranno più i figli dei tuoi figli , e quelli che saran nati da loro , ancora le generazioni vedranno in alto la sua testa luminosa di rendentore di popoli coronata dai nomi delle sue vittorie come da un cerchio di stelle , e ad ogni italiano risplenderà la fronte e l ' anima pronunziando il suo nome . TUO PADRE L ' esercito 11 , domenica . Festa nazionale . Ritardata di sette giorni per la morte di Garibaldi Siamo andati in piazza Castello a veder la rassegna dei soldati , che sfilarono davanti al Comandante del Corpo d ' esercito , in mezzo a due grandi ali di popolo . Via via che sfilavano , al suono delle fanfare e delle bande , mio padre mi accennava i Corpi e le glorie delle bandiere . Primi gli allievi dell ' Accademia , quelli che saranno ufficiali del Genio e dell ' Artiglieria , circa trecento , vestiti di nero , passarono , con una eleganza ardita e sciolta di soldati e di studenti . Dopo di loro sfilò la fanteria : la brigata Aosta che combatté a Goito e a San Martino , e la brigata Bergamo che combatté a Castelfidardo , quattro reggimenti , compagnie dietro compagnie , migliaia di nappine rosse , che parevan tante doppie ghirlande lunghissime di fiori color di sangue , tese e scosse pei due capi , e portate a traverso alla folla . Dopo la fanteria s ' avanzarono i soldati del Genio , gli operai della guerra , coi pennacchi di crini neri e i galloni cremisini ; e mentre questi sfilavano , si vedevano venire innanzi dietro di loro centinaia di lunghe penne diritte , che sorpassavano le teste degli spettatori : erano gli alpini , i difensori delle porte d ' Italia , tutti alti , rosei e forti , coi capelli alla calabrese e le mostre di un bel verde vivo , color dell ' erba delle loro montagne . Sfilavano ancor gli alpini , che corse un fremito nella folla , e i bersaglieri , l ' antico dodicesimo battaglione , i primi che entrarono in Roma per la breccia di Porta Pia , bruni , lesti , vivi , coi pennacchi sventolanti , passarono come un ' ondata d ' un torrente nero , facendo echeggiare la piazza di squilli acuti di tromba che sembravan grida d ' allegrezza . Ma la loro fanfara fu coperta da uno strepito rotto e cupo che annunziò l ' artiglieria di campagna ; e allora passarono superbamente , seduti sugli alti cassoni , tirati da trecento coppie di cavalli impetuosi i bei soldati dai cordoni gialli e i lunghi cannoni di bronzo e d ' acciaio , scintillanti sugli affusti leggieri , che saltavano e risonavano , e ne tremava la terra . E poi venne su lenta , grave , bella nella sua apparenza faticosa e rude , coi suoi grandi soldati , coi suoi muli potenti , l ' artiglieria di montagna , che porta lo sgomento e la morte fin dove sale il piede dell ' uomo . E infine passò di galoppo , con gli elmi al sole con le lancie erette , con le bandiere al vento , sfavillando d ' argento e d ' oro , empiendo l ' aria di tintinni e di nitriti , il bel reggimento Genova cavalleria , che turbinò su dieci campi di battaglia , da Santa Lucia a Villafranca . - Come è bello ! - io esclamai . Ma mio padre mi fece quasi un rimprovero di quella parola , e mi disse : - Non considerare l ' esercito come un bello spettacolo . Tutti questi giovani pieni di forza e di speranze possono da un giorno all ' altro esser chiamati a difendere il nostro paese , e in poche ore cader sfracellati tutti dalle palle e dalla mitraglia . Ogni volta che senti gridare in una festa : Viva l ' esercito , viva l ' Italia , raffigurati , di là dai reggimenti che passano , una campagna coperta di cadaveri e allagata di sangue , e allora l ' evviva all ' esercito t ' escirà più dal profondo del cuore , e l ' immagine dell ' Italia t ' apparirà più severa e più grande . Italia 14 , martedì Salutala così la patria , nei giorni delle sue feste : - Italia , patria mia , nobile e cara terra , dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti , dove io spero di vivere e di morire , dove i miei figli cresceranno e morranno ; bella Italia , grande e gloriosa da molti secoli ; unita e libera da pochi anni ; che spargesti tanta luce d ' intelletti divini sul mondo , e per cui tanti valorosi moriron sui campi e tanti eroi sui patiboli ; madre augusta di trecento città e di trenta milioni di figli , io , fanciullo , che ancora non ti comprendo e non ti conosco intera , io ti venero e t ' amo con tutta l ' anima mia , e sono altero d ' esser nato da te , e di chiamarmi figliuol tuo . Amo i tuoi mari splendidi e le tue Alpi sublimi , amo i tuoi monumenti solenni e le tue memorie immortali ; amo la tua gloria e la tua bellezza ; t ' amo e ti venero tutta come quella parte diletta di te , dove per la prima volta vidi il sole e intesi il tuo nome . V ' amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine , Torino valorosa , Genova superba , dotta Bologna , Venezia incantevole , Milano possente ; v ' amo con egual reverenza di figlio , Firenze gentile e Palermo terribile . Napoli immensa e bella , Roma meravigliosa ed eterna . T ' amo , patria sacra ! E ti giuro che amerò tutti i figli tuoi come fratelli ; che onorerò sempre in cuor mio i tuoi grandi vivi e i tuoi grandi morti ; che sarò un cittadino operoso ed onesto , inteso costantemente a nobilitarmi , per rendermi degno di te , per giovare con le mie minime forze a far sì che spariscano un giorno dalla tua faccia la miseria , l ' ignoranza , l ' ingiustizia , il delitto , e che tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del tuo diritto e della tua forza . Giuro che ti servirò , come mi sarà concesso , con l ' ingegno , col braccio , col cuore , umilmente e arditamente ; e che se verrà giorno in cui dovrò dare per te il mio sangue e la mia vita , darò il mio sangue e morrò , gridando al cielo il tuo santo nome e mandando l ' ultimo mio bacio alla tua bandiera benedetta . TUO PADRE 32 gradi Venerdì , 16 In cinque giorni che passarono dalla festa nazionale il caldo è cresciuto di tre gradi . Ora siamo in piena estate , tutti cominciano a essere stanchi , hanno tutti perduto i bei colori rosati della primavera ; i colli e le gambe s ' assottigliano , le teste ciondolano e gli occhi si chiudono . Il povero Nelli , che patisce molto il caldo e ha fatto un viso di cera , s ' addormenta qualche volta profondamente , col capo sul quaderno ; ma Garrone sta sempre attento a mettergli davanti un libro aperto e ritto perché il maestro non lo veda . Crossi appoggia la sua zucca rossa sul banco in un certo modo , che par distaccata dal busto e messa lì . Nobis si lamenta che ci siamo troppi e che gli guastiamo l ' aria . Ah ! che forza bisogna farsi ora per istudiare ! Io guardo dalle finestre di casa quei begli alberi che fanno un ' ombra così scura , dove andrei a correre tanto volentieri , e mi vien tristezza e rabbia di dovermi andar a chiudere tra i banchi . Ma poi mi fo animo a veder la mia buona madre che mi guarda sempre , quando esco dalla scuola per veder se son pallido ; e mi dice a ogni pagina di lavoro : - Ti senti ancora ? - e ogni mattina alle sei , svegliandomi per la lezione : - Coraggio ! Non ci son più che tanti giorni : poi sarai libero e riposerai , andrai all ' ombra dei viali . - Sì , essa ha ben ragione a rammentarmi i ragazzi che lavoran nei campi sotto la sferza del sole , o tra le ghiaie bianche dei fiumi , che accecano e scottano , e quelli delle fabbriche di vetro , che stanno tutto il giorno immobili , col viso chinato sopra una fiamma di gas ; e si levan tutti più presto di noi , e non hanno vacanze . Coraggio , dunque ! E anche in questo è il primo di tutti Derossi , che non soffre né caldo né sonno , vivo sempre , allegro coi suoi riccioli biondi , com ' era d ' inverno , e studia senza fatica , e tien desti tutti intorno a sé , come se rinfrescasse l ' aria con la sua voce . E ci sono due altri pure , sempre svegli e attenti : quel cocciuto di Stardi , che si punge il muso per non addormentarsi , e quanto più è stanco e fa caldo , e tanto più stringe i denti e spalanca gli occhi , che par che si voglia mangiare il maestro ; e quel trafficone di Garoffi tutto affaccendato a fabbricare ventagli di carta rossa ornati con figurine di scatole di fiammiferi , che vende a due centesimi l ' uno . Ma il più bravo è Coretti ; povero Coretti che si leva alle cinque per aiutare suo padre a portar legna ! Alle undici , nella scuola , non può più tenere gli occhi aperti , e gli casca il capo sul petto . E nondimeno si riscuote , si dà delle manate nella nuca , domanda il permesso d ' uscire per lavarsi il viso , si fa scrollare e pizzicottare dai vicini . Ma tanto questa mattina non poté reggere e s ' addormentò d ' un sonno di piombo . Il maestro lo chiamò forte : - Coretti ! - Egli non sentì . Il maestro , irritato , ripeté : - Coretti ! - Allora il figliuolo del carbonaio che gli sta accanto di casa , s ' alzò e disse : - Ha lavorato dalle cinque alle sette a portar fascine . - Il maestro lo lasciò dormire , e continuò a far lezione per una mezz ' ora . Poi andò al banco da Coretti e piano piano , soffiandogli nel viso , lo svegliò . A vedersi davanti il maestro , si fece indietro impaurito . Ma il maestro gli prese il capo fra le mani e gli disse baciandolo sui capelli : - Non ti rimprovero , figliuol mio . Non è mica il sonno della pigrizia il tuo ; è il sonno della fatica . Mio padre Sabato , 17 Non certo il tuo compagno Coretti , né Garrone , risponderebbero mai al loro padre come tu hai risposto al tuo questa sera . Enrico ! Come è possibile ? Tu mi devi giurare che questo non accadrà mai più , fin ch ' io viva . Ogni volta che a un rimprovero di tuo padre ti correrà una cattiva risposta alle labbra , pensa a quel giorno , che verrà immancabilmente , quando egli ti chiamerà al suo letto per dirti - Enrico , io ti lascio . - O figliuol mio , quando sentirai la sua voce per l ' ultima volta , e anche molto tempo dopo , quando piangerai solo nella sua stanza abbandonata , in mezzo a quei libri ch ' egli non aprirà mai più , allora , ricordandoti d ' avergli mancato qualche volta di rispetto , ti domanderai tu pure : - Com ' è possibile ? - Allora capirai che egli è sempre stato il tuo migliore amico , che quando era costretto a punirti , ne soffriva più di te , e che non t ' ha mai fatto piangere che per farti del bene ; e allora ti pentirai , e bacierai piangendo quel tavolino su cui ha tanto lavorato , su cui s ' è logorata la vita per i suoi figliuoli . Ora non capisci : egli ti nasconde tutto di sé fuorché la sua bontà e il suo amore . Tu non lo sai che qualche volta egli è così affranto dalla fatica che crede di non aver più che pochi giorni da vivere , e che in quei momenti non parla che di te , non ha altro affanno in cuore che quello di lasciarti povero e senza protezione ! E quante volte , pensando a questo , entra nella tua camera mentre dormi ; e sta là col lume in mano a guardarti , e poi fa uno sforzo , e stanco e triste com ' è , torna al lavoro ! E neppure sai che spesso egli ti cerca e sta con te , perché ha un ' amarezza nel cuore , dei dispiaceri che a tutti gli uomini toccano nel mondo , e cerca te come un amico , per confortarsi e dimenticare , e ha bisogno di rifugiarsi nel tuo affetto , per ritrovare la serenità e il coraggio . Pensa dunque che dolore dev ' esser per lui quando invece di trovar affetto in te , trova freddezza e irriverenza ! Non macchiarti mai più di questa orribile ingratitudine ! Pensa che se anche fossi buono come un santo , non potresti mai compensarlo abbastanza di quello che ha fatto e fa continuamente per te . E pensa anche : sulla vita non si può contare : una disgrazia ti potrebbe toglier tuo padre mentre sei ancora ragazzo , fra due anni , fra tre mesi ; domani . Ah ! povero Enrico mio , come vedresti cambiar tutto intorno a te , allora , come ti parrebbe vuota , desolata la casa , con la tua povera madre vestita di nero ! Va ' , figliuolo ; va ' da tuo padre : egli è nella sua stanza che lavora : va ' in punta di piedi , che non ti senta entrare , va ' a metter la fronte sulle sue ginocchia e a dirgli che ti perdoni e ti benedica . TUA MADRE In campagna 19 , lunedì Il mio buon padre mi perdonò , anche questa volta , e mi lasciò andare alla scampagnata che si era combinata mercoledì col padre di Coretti , il rivenditor di legna . Ne avevamo tutti bisogno d ' una boccata d ' aria di collina . Fu una festa . Ci trovammo ieri alle due in piazza dello Statuto , Derossi , Garrone , Garoffi , Precossi , padre e figlio Coretti , ed io , con le nostre provviste di frutte , di salsicciotti e d ' ova sode : avevamo anche delle barchette di cuoio e dei bicchieri di latta : Garrone portava una zucca con dentro del vino bianco ; Coretti , la fiaschetta da soldato di suo padre , piena di vino nero ; e il piccolo Precossi , col suo camiciotto di fabbro ferraio , teneva sotto il braccio una pagnotta di due chilogrammi . S ' andò in omnibus fino alla Gran Madre di Dio , e poi su , alla lesta , per i colli . C ' era un verde , un ' ombra , un fresco ! Andavamo rivoltoloni nell ' erba , mettevamo il viso nei rigagnoli , saltavamo a traverso alle siepi . Coretti padre ci seguitava di lontano , con la giacchetta sulle spalle , fumando con la sua pipa di gesso , e di tanto in tanto ci minacciava con la mano , che non ci facessimo delle buche nei calzoni . Precossi zufolava , non l ' avevo mai sentito zufolare . Coretti figlio faceva di tutto , strada facendo ; sa far di tutto , quell ' ometto lì , col suo coltelluccio a cricco , lungo un dito : delle rotine da mulino , delle forchette , degli schizzatoi ; e voleva portar la roba degli altri , era carico che grondava sudore ; ma sempre svelto come un capriolo . Derossi si fermava ogni momento a dirci i nomi delle piante e degli insetti : io non so come faccia a saper tante cose . E Garrone mangiava del pane , in silenzio ; ma non ci attacca mica più quei morsi allegri d ' una volta , povero Garrone , dopo che ha perduto sua madre . È sempre lui , però , buono come il pane : quando uno di noi pigliava la rincorsa per saltare un fosso , egli correva dall ' altra parte e tendergli le mani ; e perché Precossi aveva paura delle vacche , ché da piccolo è stato cozzato , ogni volta che ne passava una , Garrone gli si parava davanti . Andammo su fino a Santa Margherita , e poi giù per le chine a salti , a rotoloni , a scortica ... mele . Precossi , inciampando in un cespuglio , si fece uno strappo al camiciotto , e restò lì vergognoso col suo brindello ciondoloni ; ma Garoffi che ha sempre degli spilli nella giacchetta , glielo appuntò che non si vedeva , mentre quegli badava a dirgli : - Scusami , scusami ; - e poi ricominciò a correre . Garoffi non perdeva il suo tempo , per via : coglieva delle erbe da insalata , delle lumache , e ogni pietra che luccicasse un po ' , se la metteva in tasca , pensando che ci fosse dentro dell ' oro o dell ' argento . E avanti a correre , a ruzzolare , a rampicarsi , all ' ombra e al sole , su e giù per tutti i rialti e le scorciatoie , fin che arrivammo scalmanati e sfiatati sulla cima d ' una collina , dove ci sedemmo a far merenda , sull ' erba . Si vedeva una pianura immensa , e tutte le Alpi azzurre con le cime bianche . Morivamo tutti di fame , il pane pareva che fondesse . Coretti padre ci porgeva le porzioni di salsicciotto su delle foglie di zucca . E allora cominciammo a parlare tutti insieme , dei maestri , dei compagni che non avevan potuto venire , e degli esami . Precossi si vergognava un poco a mangiare e Garrone gli ficcava in bocca il meglio della sua parte , di viva forza . Coretti era seduto accanto a suo padre , con le gambe incrociate : parevan piuttosto due fratelli , che padre e figlio , a vederli così vicini , tutti e due rossi e sorridenti , con quei denti bianchi . Il padre trincava con gusto , vuotava anche le barchette e i bicchieri che noi lasciavamo ammezzati , e diceva : - A voi altri che studiate , il vino vi fa male ; sono i rivenditori di legna che n ' han bisogno ! - Poi pigliava e scoteva per il naso il figliuolo , dicendoci : - Ragazzi , vogliate bene a questo qui , che è un fior di galantuomo , son io che ve lo dico ! - E tutti ridevano , fuorché Garrone . Ed egli seguitava , trincando : - Peccato , eh ! Ora siete tutti insieme , da bravi camerati ; e fra qualche anno , chi sa , Enrico e Derossi saranno avvocati e professori , o che so io , e voi altri quattro in bottega o a un mestiere , o chi sa diavolo dove . E allora buona notte , camerati . - Che ! - rispose Derossi , - per me , Garrone sarà sempre Garrone , Precossi sarà sempre Precossi , e gli altri lo stesso , diventassi imperatore delle Russie ; dove saranno loro , andrò io . - Benedetto ! - esclamò Coretti padre , alzando la fiaschetta ; - così si parla , sagrestia ! Toccate qua ! Viva i bravi compagni , e viva anche la scuola , che vi fa una sola famiglia , quelli che ne hanno e quelli che non ne hanno ! Noi toccammo tutti la sua fiaschetta con le barchette e i bicchieri , e bevemmo l ' ultima volta . E lui : - Viva il quadrato del '49 ! gridò , levandosi in piedi , e cacciando giù l ' ultimo sorso ; - e se avrete da far dei quadrati anche voi , badate di tener duro come noi altri , ragazzi ! - Era già tardi : scendemmo correndo e cantando , e camminando per lunghi tratti tutti a braccetto , e arrivammo sul Po che imbruniva , e volavano migliaia di lucciole . E non ci separammo che in piazza dello Statuto , dopo aver combinato di trovarci tutti insieme domenica per andare al Vittorio Emanuele , a veder la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole serali . Che bella giornata ! Come sarei rientrato in casa contento se non avessi incontrato la mia povera maestra ! La incontrai che scendeva le scale di casa nostra , quasi al buio , e appena mi riconobbe mi prese per tutt ' e due le mani e mi disse all ' orecchio : - Addio , Enrico , ricordati di me ! - M ' accorsi che piangeva . Salii , e lo dissi a mia madre : - Ho incontrato la mia maestra . Andava a mettersi a letto , - rispose mia madre , che avea gli occhi rossi . E poi soggiunse con grande tristezza , guardandomi fisso : - La tua povera maestra ... sta molto male . La distribuzione dei premi agli operai 25 , domenica Come avevano convenuto , andammo tutti insieme al Teatro Vittorio Emanuele , a veder la distribuzione dei premi agli operai . Il teatro era addobbato come il 14 marzo , e affollato , ma quasi tutto di famiglie d ' operai , e la platea occupata dagli allievi e dalle allieve della scuola di canto corale ; i quali cantarono un inno ai soldati morti in Crimea , così bello , che quando fu finito tutti s ' alzarono battendo le mani e gridando , e lo dovettero cantare da capo . E subito dopo cominciarono a sfilare i premiati davanti al sindaco , al prefetto e a molti altri , che davano libri libretti della cassa di risparmio , diplomi e medaglie . In un canto della platea vidi il muratorino , seduto accanto a sua madre , e da un ' altra parte c ' era il Direttore , e dietro di lui la testa rossa del mio maestro di seconda . Sfilarono pei primi gli alunni delle scuole serali di disegno , orefici , scalpellini , litografi , e anche dei falegnami e dei muratori ; poi quelli della scuola di commercio ; poi quelli del Liceo musicale , fra cui parecchie ragazze , delle operaie , tutte vestite in gala , che furono salutate con un grande applauso , e ridevano . Infine vennero gli alunni delle scuole serali elementari , e allora cominciò a esser bello a vedere . Di tutte le età ne passavano , di tutti i mestieri , e vestiti in tutti i modi ; uomini coi capelli grigi , ragazzi degli opifici , operai con grandi barbe nere . I piccoli eran disinvolti , gli uomini un po ' imbarazzati ; la gente batteva le mani ai più vecchi e ai più giovani . Ma nessuno rideva tra gli spettatori , come facevano alla nostra festa : si vedevano tutti i visi attenti e seri . Molti dei premiati avevan la moglie e i figliuoli in platea , e c ' eran dei bambini che quando vedevan passare il padre sul palco scenico , lo chiamavan per nome ad alta voce e lo segnavan con la mano , ridendo forte . Passarono dei contadini , dei facchini : questi erano della scuola Buoncompagni . Della scuola della Cittadella , passò un lustrascarpe , che mio padre conosce , e il Prefetto gli diede un diploma . Dopo di lui vedo venire un uomo grande come un gigante , che mi pareva d ' aver già veduto altre volte ... Era il padre del muratorino , che prendeva il secondo premio ! Mi ricordai di quando l ' avevo visto nella soffitta , al letto del figliuolo malato , e cercai subito il figliuolo in platea : povero muratorino ! Egli guardava sua padre cogli occhi luccicanti , e per nasconder la commozione , faceva il muso di lepre . In quel momento sentii uno scoppio d ' applausi , guardai sul palco : c ' era un piccolo spazzacamino , col viso lavato , ma coi suoi panni da lavoro , e il Sindaco gli parlava tenendolo per una mano . Dopo lo spazzacamino venne un cuoco . Poi passò a prender la medaglia uno spazzino municipale , della scuola Raineri . Io mi sentivo non so che cosa nel cuore , come un grande affetto e un grande rispetto , a pensare quanto eran costati quei premi a tutti quei lavoratori , padri di famiglia , pieni di pensieri , quante fatiche aggiunte alle loro fatiche , quante ore tolte al sonno , di cui hanno tanto bisogno , e anche quanti sforzi dell ' intelligenza non abituata allo studio e delle mani grosse , intozzite dal lavoro ! Passò un ragazzo d ' officina , a cui si vedeva che suo padre aveva imprestata la giacchetta per quell ' occasione , e gli spenzolavan le maniche , tanto che se le dovette rimboccare lì sul palco per poter prendere il suo premio ; e molti risero ; ma il riso fu subito soffocato dai battimani . Dopo venne un vecchio con la testa calva e la barba bianca . Passarono dei soldati d ' artiglieria , di quelli che venivano alla scuola serale nella nostra Sezione ; poi delle guardie daziarie , delle guardie municipali , di quelle che fan la guardia alle nostre scuole . Infine gli allievi della scuola serale cantarono ancora l ' inno ai morti in Crimea , ma con tanto slancio , questa volta , con una forza d ' affetto che veniva così schietta dal cuore , che la gente non applaudì quasi più , e usciron tutti commossi , lentamente e senza far chiasso . In pochi momenti tutta la via fu affollata . Davanti alla porta del Teatro c ' era lo spazzacamino , col suo libro di premio legato in rosso , e tutt ' intorno dei signori che gli parlavano . Molti si salutavano da una parte all ' altra della strada , operai , ragazzi , guardie , maestri . Il mio maestro di seconda uscì in mezzo a due soldati d ' artiglieria . E si vedevano delle mogli d ' operai coi bambini in braccio , i quali tenevano nelle manine il diploma del padre , e lo mostravano alla gente , superbi . La mia maestra morta Martedì , 27 Mentre noi eravamo al Teatro Vittorio Emanuele , la mia povera maestra moriva . È morta alle due , sette giorni dopo ch ' era stata a trovar mia madre . Il Direttore venne ieri mattina a darcene l ' annunzio nella scuola . E disse : - Quelli di voi che furono suoi alunni , sanno quanto era buona , come voleva bene ai ragazzi : era una madre , per loro . Ora non c ' è più . Una malattia terribile la consumava da molto tempo . Se non avesse avuto da lavorare per guadagnarsi il pane , avrebbe potuto curarsi , e forse guarire ; si sarebbe almeno prolungata la vita di qualche mese , se avesse preso un congedo . Ma essa volle stare fra i suoi ragazzi fino all ' ultimo giorno . La sera di sabato , 17 , s ' accomiatò da loro , con la certezza di non rivederli più , diede ancora dei buoni consigli , li baciò tutti , e se n ' andò singhiozzando . Ora nessuno la rivedrà mai più . Ricordatevi di lei , figliuoli . - Il piccolo Precossi , che era stato suo scolaro nella prima superiore , chinò la testa sul banco e si mise a piangere . Ieri sera , dopo la scuola , andammo tutti insieme alla casa della morta , per accompagnarla alla chiesa . C ' era già nella strada un carro mortuario con due cavalli , e molta gente che aspettava , parlando a bassa voce . C ' era il Direttore , tutti i maestri e le maestre della nostra scuola , e anche d ' altre sezioni , dove essa aveva insegnato anni addietro ; c ' erano quasi tutti i bambini della sua classe , condotti per mano dalle madri , che portavan le torcie ; e moltissimi d ' altre classi , e una cinquantina d ' alunne della sezione Baretti , chi con corone in mano , chi con mazzetti di rose . Molti mazzi di fiori li avevan già messi sul carro , al quale era appesa una corona grande di gaggìe con su scritto in caratteri neri : - Alla loro maestra le antiche alunne di quarta . E sotto la corona grande , ce n ' era appesa una piccola , che avevan portata i suoi bambini . Si vedevano tra la folla molte donne di servizio , mandate dalle padrone , con le candele , e anche due servitori in livrea , con una torcia accesa ; e un signore ricco , padre d ' uno scolaro della maestra , aveva fatto venire la sua carrozza , foderata di seta azzurra . Tutti s ' accalcavano davanti alla porta . C ' eran parecchie ragazze che s ' asciugavan le lacrime . Aspettammo un pezzo , in silenzio . Finalmente portaron giù la cassa . Quando videro infilar la cassa dentro al carro , alcuni bambini si misero a pianger forte , e uno cominciò a gridare , come se capisse soltanto allora che la sua maestra era morta , e gli prese un singhiozzo così convulso , che dovettero portarlo via . La processione si mise in ordine lentamente , e si mosse . Andavan prime le figlie del Ritiro della Concezione , vestite di verde ; poi le figlie di Maria , tutte bianche , con un nastro azzurro poi i preti ; e dietro al carro i maestri e le maestre , gli scolaretti della la superiore , e tutti gli altri , e in fine la folla . La gente s ' affacciava alle finestre e sugli usci , e a vedere tutti quei ragazzi e la corona , dicevano : - È una maestra . - Anche delle signore che accompagnavano i più piccoli , ce n ' erano alcune che piangevano . Arrivati che furono alla chiesa , levaron la cassa dal carro e la portarono in mezzo alla navata , davanti all ' altar maggiore : le maestre ci misero su le corone , i bambini la copersero di fiori , e la gente tutt ' intorno , con le candele accese , cominciò a cantare le preghiere , nella chiesa grande e oscura . Poi , tutt ' a un tratto quando il prete disse l ' ultimo Amen , le candele si spensero e tutti uscirono in fretta e la maestra rimase sola . Povera maestra , tanto buona con me , che aveva tanta pazienza , che aveva faticato per tanti anni ! Essa ha lasciato i suoi pochi libri ai suoi scolari , a uno un calamaio , a un altro un quadernetto , tutto quello che possedeva ; e due giorni prima di morire disse al Direttore che non ci lasciasse andare i più piccoli al suo accompagnamento , perché non voleva che piangessero . Ha fatto del bene , ha sofferto , è morta . Povera maestra , rimasta sola nella chiesa oscura ! Addio ! Addio per sempre , mia buona amica , dolce e triste ricordo della mia infanzia ! Grazie 28 , mercoledì Ha voluto finire il suo anno di scuola la mia povera maestra : se n ' è andata tre soli giorni prima che terminassero le lezioni . Dopo domani andremo ancora una volta in classe a sentir leggere l ' ultimo racconto mensile : Naufragio , e poi ... finito . Sabato , primo di luglio , gli esami . Un altro anno dunque , il quarto , è passato ! E se non fosse morta la mia maestra , sarebbe passato bene . - Io ripenso a quello che sapevo l ' ottobre scorso , e mi par di sapere assai di più : ci ho tante cose nuove nella mente ; riesco a dire e a scrivere meglio d ' allora quello che penso ; potrei anche fare di conto per molti grandi che non sanno , e aiutarli nei loro affari : e capisco molto di più , capisco quasi tutto quello che leggo . Sono contento ... Ma quanti m ' hanno spinto e aiutato a imparare , chi in un modo chi in un altro , a casa , alla scuola , per la strada , da per tutto dove sono andato e dove ho visto qualche cosa ! Ed io ringrazio tutti ora . Ringrazio te per il primo , mio buon maestro , che sei stato così indulgente e affettuoso con me , e per cui fu una fatica ogni cognizione nuova di cui ora mi rallegro e mi vanto . Ringrazio te , Derossi , mio ammirabile compagno , che con le tue spiegazioni pronte e gentili m ' hai fatto capire tante volte delle cose difficili e superare degli intoppi agli esami ; e te pure Stardi , bravo e forte , che m ' hai mostrato come una volontà di ferro riesca a tutto , e te , Garrone , buono e generoso , che fai generosi e buoni tutti quelli che ti conoscono e anche voi Precossi e Coretti , che m ' avete sempre dato l ' esempio del coraggio nei pentimenti e della serenità nel lavoro ; dico grazie a voi , dico grazie a tutti gli altri . Ma sopra tutti ringrazio te , padre mio , te mio primo maestro , mio primo amico , che m ' hai dato tanti buoni consigli e insegnato tante cose , mentre lavoravi per me , nascondendomi sempre le tue tristezze , e cercando in tutte le maniere di rendermi lo studio facile e la vita bella ; e te , dolce madre mia , angelo custode amato e benedetto , che hai goduto di tutte le mie gioie e sofferto di tutte le mie amarezze , che hai studiato , faticato , pianto con me , carezzandomi con una mano la fronte e coll ' altra indicandomi il cielo . Io m ' inginocchio davanti a voi , come quando ero bambino , e vi ringrazio , vi ringrazio con tutta la tenerezza che mi avete messo nell ' anima in dodici anni di sacrificio e d ' amore . Naufragio Ultimo racconto mensile Parecchi anni or sono , una mattina del mese di dicembre , salpava dal porto di Liverpool un grande bastimento a vapore , che portava a bordo più di duecento persone , fra le quali settanta uomini d ' equipaggio . Il capitano e quasi tutti i marinai erano inglesi . Fra i passeggeri si trovavano vari italiani : tre signore , un prete , una compagnia di suonatori . Il bastimento doveva andare all ' isola di Malta . Il tempo era oscuro . In mezzo ai viaggiatori della terza classe , a prua , c ' era un ragazzo italiano d ' una dozzina d ' anni , piccolo per l ' età sua , ma robusto ; un bel viso ardimentoso e severo di siciliano . Se ne stava solo vicino all ' albero di trinchetto , seduto sopra un mucchio di corde , accanto a una valigia logora , che conteneva la sua roba , e su cui teneva una mano . Aveva il viso bruno e i capelli neri e ondulati che gli scendevan quasi sulle spalle . Era vestito meschinamente , con una coperta lacera sopra le spalle e una vecchia borsa di cuoio a tracolla . Guardava intorno a sé , pensieroso , i passeggieri , il bastimento , i marinai che passavan correndo , e il mare inquieto . Avea l ' aspetto d ' un ragazzo uscito di fresco da una grande disgrazia di famiglia : il viso d ' un fanciullo , l ' espressione d ' un uomo . Poco dopo la partenza , uno dei marinai del bastimento , un italiano , coi capelli grigi , comparve a prua conducendo per mano una ragazzina , e fermatosi davanti al piccolo siciliano , gli disse : - Eccoti una compagna di viaggio , Mario . Poi se n ' andò . La ragazza sedette sul mucchio di corde , accanto al ragazzo . Si guardarono . - Dove vai ? - le domandò il siciliano . La ragazza rispose : - A Malta , per Napoli . Poi soggiunse : - Vado a ritrovar mio padre e mia madre , che m ' aspettano . Io mi chiamo Giulietta Faggiani . Il ragazzo non disse nulla . Dopo alcuni minuti tirò fuori dalla borsa del pane e delle frutte secche ; la ragazza aveva dei biscotti ; mangiarono - Allegri ! - gridò il marinaio italiano passando rapidamente . - Ora si comincia un balletto ! Il vento andava crescendo , il bastimento rullava fortemente . Ma i due ragazzi , che non pativano il mal di mare , non ci badavano . La ragazzina sorrideva . Aveva presso a poco l ' età del suo compagno , ma era assai più alta : bruna di viso , sottile , un po ' patita , e vestita più che modestamente . Aveva i capelli tagliati corti e ricciuti , un fazzoletto rosso intorno al capo e due cerchiolini d ' argento alle orecchie . Mangiando , si raccontarono i fatti loro . Il ragazzo non aveva più né padre né madre . Il padre , operaio , gli era morto a Liverpool pochi dì prima , lasciandolo solo , e il console italiano aveva rimandato lui al suo paese , a Palermo , dove gli restavan dei parenti lontani . La ragazzina era stata condotta a Londra , l ' anno avanti , da una zia vedova , che l ' amava molto , e a cui i suoi parenti , - poveri , - l ' avevan concessa per qualche tempo , fidando nella promessa d ' un ' eredità ; ma pochi mesi dopo la zia era morta schiacciata da un omnibus , senza lasciare un centesimo ; e allora anch ' essa era ricorsa al Console , che l ' aveva imbarcata per l ' Italia . Tutti e due erano stati raccomandati al marinaio italiano . - Così , - concluse la bambina , - mio padre e mia madre credevano che ritornassi ricca , e invece ritorno povera . Ma tanto mi voglion bene lo stesso . E i miei fratelli pure . Quattro ne ho , tutti piccoli . Io son la prima di casa . Li vesto . Faranno molta festa a vedermi . Entrerò in punta di piedi ... Il mare è brutto . Poi domandò al ragazzo : - E tu vai a stare coi tuoi parenti ? - Sì ... se mi vorranno , - rispose . - Non ti vogliono bene ? - Non lo so . - Io compisco tredici anni a Natale , - disse la ragazza . Dopo cominciarono a discorrere del mare e della gente che avevano intorno . Per tutta la giornata stettero vicini , barattando tratto tratto qualche parola . I passeggieri , li credevano fratello e sorella . La bambina faceva la calza , il ragazzo pensava , il mare andava sempre ingrossando . La sera , al momento di separarsi per andar a dormire , la bambina disse a Mario : - Dormi bene . - Nessuno dormirà bene , poveri figliuoli - esclamò il marinaio italiano passando di corsa , chiamando il capitano . Il ragazzo stava per rispondere alla sua amica : - Buona notte , - quando uno spruzzo d ' acqua inaspettato lo investì con violenza e lo sbatté contro un sedile . - Mamma mia , che fa sangue ! - gridò la ragazza gettandosi sopra di lui . I passeggieri che scappavano sotto , non ci badarono . La bimba s ' inginocchiò accanto a Mario , ch ' era rimasto sbalordito dal colpo , gli pulì la fronte che sanguinava , e levatosi il fazzoletto rosso dai capelli glie lo girò intorno al capo , poi si strinse il capo sul petto per annodare le cocche , e così si fece una macchia di sangue sul vestito giallo , sopra la cintura . Mario si riscosse , si rialzò . - Ti senti meglio ? - domandò la ragazza . - Non ho più nulla , - rispose . - Dormi bene , disse Giulietta . - Buona notte - rispose Mario . - E discesero per due scalette vicine nei loro dormitori . Il marinaio aveva predetto giusto . Non erano ancora addormentati , che si scatenò una tempesta spaventosa . Fu come un assalto improvviso di cavalloni furiosi che in pochi momenti spezzarono un albero , e portaron via come foglie tre delle barche sospese alle gru e quattro bovi ch ' erano a prua . Nell ' interno del bastimento nacque una confusione e uno spavento , un rovinìo , un frastuono di grida , di pianti e di preghiere , da far rizzare i capelli . La tempesta andò crescendo di furia tutta la notte . Allo spuntar del giorno crebbe ancora . Le onde formidabili , flagellando il piroscafo per traverso , irrompevano sopra coperta , e sfracellavano , spazzavano , travolgevano nel mare ogni cosa . La piattaforma che copriva la macchina fu sfondata , e l ' acqua precipitò dentro con un fracasso terribile , i fuochi si spensero , i macchinisti fuggirono ; grossi rigagnoli impetuosi penetrarono da ogni parte . Una voce tonante gridò : - Alle pompe ! - Era la voce del capitano . I marinai si slanciarono alle pompe . Ma un colpo di mare subitaneo , percotendo il bastimento per di dietro , sfasciò parapetti e portelli , e cacciò dentro un torrente . Tutti i passeggieri , più morti che vivi , s ' erano rifugiati nella sala grande . A un certo punto comparve il capitano . - Capitano ! Capitano ! - gridarono tutti insieme . - Che si fa ? Come stiamo ? C ' è speranza ? Ci salvi ! Il capitano aspettò che tutti tacessero , e disse freddamente : - Rassegniamoci . Una sola donna gettò un grido : - Pietà ! - Nessun altro poté metter fuori la voce . Il terrore li aveva agghiacciati tutti . Molto tempo passò così , in un silenzio di sepolcro . Tutti si guardavano , coi visi bianchi . Il mare infuriava sempre , orrendo . Il bastimento rullava pesantemente . A un dato momento il capitano tentò di lanciare in mare una barca di salvamento : cinque marinai v ' entrarono , la barca calò ; ma l ' onda la travolse , e due dei marinai s ' annegarono , fra i quali l ' italiano : gli altri a stento riuscirono a riafferrarsi alle corde e a risalire . Dopo questo i marinai medesimi perdettero ogni coraggio . Due ore dopo , il bastimento era già immerso nell ' acqua fino all ' altezza dei parasartie . Uno spettacolo tremendo si presentava intanto sopra coperta . Le madri si stringevano disperatamente al seno i figliuoli , gli amici si abbracciavano e si dicevano addio : alcuni scendevan sotto nelle cabine , per morire senza vedere il mare . Un viaggiatore si tirò un colpo di pistola al capo , e stramazzò bocconi sulla scala del dormitorio , dove spirò . Molti s ' avvinghiavano freneticamente gli uni agli altri , delle donne si scontorcevano in convulsioni orrende . Parecchi stavano inginocchiati intorno al prete . S ' udiva un coro di singhiozzi , di lamenti infantili , di voci acute e strane , e si vedevan qua e là delle persone immobili come statue , istupidite , con gli occhi dilatati e senza sguardo , delle facce di cadaveri e di pazzi . I due ragazzi , Mario e Giulietta , avviticchiati a un albero del bastimento , guardavano il mare con gli occhi fissi , come insensati . Il mare s ' era quetato un poco ; ma il bastimento continuava a affondare , lentamente . Non rimanevan più che pochi minuti . - La scialuppa a mare ! - gridò il capitano . Una scialuppa , l ' ultima che restava , fu gettata all ' acqua , e quattordici marinai , con tre passeggieri , vi scesero . Il capitano rimase a bordo . - Discenda con noi ! - gridarono di sotto . - Io debbo morire al mio posto , - rispose il capitano . - Incontreremo un bastimento , - gli gridarono i marinai , - ci salveremo . Discenda . Lei è perduto . - Io rimango . - C ' è ancora un posto ! - gridarono allora i marinai , rivolgendosi agli altri passeggieri . - Una donna ! Una donna s ' avanzò , sorretta dal capitano ; ma vista la distanza a cui si trovava la scialuppa , non si sentì il coraggio di spiccare il salto , e ricadde sopra coperta . Le altre donne eran quasi tutte già svenute e come moribonde . - Un ragazzo ! - gridarono i marinai . A quel grido , il ragazzo siciliano e la sua compagna , ch ' eran rimasti fino allora come pietrificati da uno stupore sovrumano , ridestati improvvisamente dal violento istinto della vita , si staccarono a un punto solo dall ' albero e si slanciarono all ' orlo del bastimento , urlando a una voce : - A me ! - e cercando di cacciarsi indietro a vicenda , come due belve furiose . - Il più piccolo ! - gridarono i marinai . - La barca è sopraccarica ! Il più piccolo ! All ' udir quella parola , la ragazza , come fulminata , lasciò cascare le braccia , e rimase immobile , guardando Mario con gli occhi morti . Mario guardò lei un momento , - le vide la macchia di sangue sul petto , - si ricordò , - il lampo di un ' idea divina gli passò sul viso . - Il più piccolo ! - gridarono in coro i marinai , con imperiosa impazienza . - Noi partiamo ! E allora Mario , con una voce che non parea più la sua , gridò : - Lei è più leggiera . A te , Giulietta ! Tu hai padre e madre ! Io son solo ! Ti do il mio posto ! Va giù ! - Gettala in mare ! - gridarono i marinai . Mario afferrò Giulietta alla vita e la gettò in mare . La ragazza mise un grido e fece un tonfo ; un marinaio l ' afferrò per un braccio e la tirò su nella barca . Il ragazzo rimase ritto sull ' orlo del bastimento , con la fronte alta , coi capelli al vento , immobile , tranquillo , sublime . La barca si mosse , e fece appena in tempo a scampare dal movimento vorticoso delle acque prodotto dal bastimento che andava sotto , e che minacciò di travolgerla . Allora la ragazza , rimasta fino a quel momento quasi fuori di senso , alzò gli occhi verso il fanciullo e diede in uno scroscio di pianto . - Addio , Mario ! - gli gridò fra i singhiozzi , con le braccia tese verso di lui . - Addio ! Addio ! Addio ! - Addio ! - rispose il ragazzo , levando la mano in alto . La barca s ' allontanava velocemente sopra il mare agitato , sotto il cielo tetro . Nessuno gridava più sul bastimento . L ' acqua lambiva già gli orli della coperta . A un tratto il ragazzo cadde in ginocchio con le mani giunte e cogli occhi al cielo . La ragazza si coperse il viso . Quando rialzò il capo , girò uno sguardo sul mare : il bastimento non c ' era più . LUGLIO L ' ultima pagina di mia madre 1 , sabato L ' anno è finito dunque , Enrico , ed è bello che ti rimanga come ricordo dell ' ultimo giorno l ' immagine del fanciullo sublime , che diede la vita per la sua amica . Ora tu stai per separarti dai tuoi maestri e dai tuoi compagni ; e io debbo darti una notizia triste . La separazione non durerà soltanto tre mesi , ma sempre . Tuo padre , per ragioni della sua professione , deve andar via da Torino , e noi tutti con lui . Ce n ' andremo il prossimo autunno . Dovrai entrare in una scuola nuova . Questo ti rincresce , non è vero ? perché son certa che tu l ' ami la tua vecchia scuola , dove per quattro anni ; due volte al giorno , hai provato la gioia d ' aver lavorato , dove hai visto per tanto tempo , a quelle date ore , gli stessi ragazzi ; gli stessi maestri , gli stessi parenti , e tuo padre o tua madre che t ' aspettavano sorridendo , la tua vecchia scuola , dove ti s ' è aperto l ' ingegno , dove hai trovato tanti buoni compagni , dove ogni parola che hai inteso dire aveva per iscopo il tuo bene , e non hai provato un dispiacere che non ti sia stato utile ! Porta dunque quest ' affetto con te , e dà un addio dal cuore a tutti quei ragazzi . Alcuni avranno delle disgrazie , perderanno presto il padre e la madre ; altri moriranno giovani ; altri forse verseranno nobilmente il loro sangue nelle battaglie , molti saranno bravi e onesti operai , padri di famiglie operose e oneste come loro , e chi sa che non ce ne sia qualcuno pure , che renderà dei grandi servigi al suo paese e farà il suo nome glorioso . Separati dunque da loro affettuosamente : lasciaci un poco dell ' anima tua in quella grande famiglia , nella quale sei entrato bambino , e da cui esci giovinetto , e che tuo padre e tua madre amano tanto perché tu ci fosti tanto amato . La scuola è una madre , Enrico mio : essa ti levò dalle mie braccia che parlavi appena , e ora mi ti rende grande , forte , buono , studioso : sia benedetta , e tu non dimenticarla mai più , figliuolo . Oh ! è impossibile che tu la dimentichi . Ti farai uomo , girerai il mondo , vedrai delle città immense e dei monumenti maravigliosi ; e ti scorderai anche di molti fra questi ; ma quel modesto edifizio bianco , con quelle persiane chiuse , e quel piccolo giardino , dove sbocciò il primo fiore della tua intelligenza , tu lo vedrai fino all ' ultimo giorno della tua vita come io vedrò la casa in cui sentii la tua voce per la prima volta . TUA MADRE Gli esami 4 , martedì Eccoci finalmente agli esami . Per le vie intorno alla scuola non si sente parlar d ' altro , da ragazzi , da padri , da madri , perfino dalle governanti : esami , punti , tema , media , rimandato , promosso tutti dicono le stesse parole . Ieri mattina ci fu la composizione , questa mattina l ' aritmetica . Era commovente veder tutti i parenti che conducevano i ragazzi alla scuola , dando gli ultimi consigli per la strada , e molte madri che accompagnavano i figliuoli fin nei banchi , per guardare se c ' era inchiostro nel calamaio e per provare la penna , e si voltavano ancora di sull ' uscio a dire : - Coraggio ! Attenzione ! Mi raccomando ! - Il nostro maestro assistente era Coatti , quello con la barbaccia nera , che fa la voce del leone , e non castiga mai nessuno . C ' erano dei ragazzi bianchi dalla paura . Quando il maestro dissuggellò la lettera del Municipio , e tirò fuori il problema , non si sentiva un respiro . Dettò il problema forte , guardandoci ora l ' uno ora l ' altro con certi occhi terribili ; ma si capiva che se avesse potuto dettare anche la soluzione , per farci promovere tutti , ci avrebbe avuto un grande piacere . Dopo un ' ora di lavoro , molti cominciavano a affannarsi perché il problema era difficile . Uno piangeva . Crossi si dava dei pugni nel capo . E non ci hanno mica colpa molti , di non sapere , poveri ragazzi , che non hanno avuto molto tempo da studiare , e son stati trascurati dai parenti . Ma c ' era la provvidenza . Bisognava vedere Derossi che moto si dava per aiutarli , come s ' ingegnava per far passare una cifra e per suggerire un ' operazione , senza farsi scorgere , premuroso per tutti , che pareva lui il nostro maestro . Anche Garrone , che è forte in aritmetica , aiutava chi poteva , e aiutò perfin Nobis , che trovandosi negli imbrogli , era tutto gentile . Stardi stette per più d ' un ' ora immobile , con gli occhi sul problema e coi pugni alle tempie , e poi fece tutto in cinque minuti . Il maestro girava tra i banchi dicendo : - Calma ! Calma ! Vi raccomando la calma ! - E quando vedeva qualcuno scoraggiato , per farlo ridere , e mettergli animo spalancava la bocca come per divorarlo , imitando il leone . Verso le undici , guardando giù a traverso alle persiane , vidi molti parenti che andavano e venivano per la strada , impazienti ; c ' era il padre di Precossi , col suo camiciotto turchino , scappato allora dall ' officina , ancora tutto nero nel viso . C ' era la madre di Crossi , l ' erbaiola ; la madre di Nelli , vestita di nero , che non poteva star ferma . Poco prima di mezzogiorno arrivò mio padre e alzò gli occhi alla mia finestra : caro padre mio ! A mezzo giorno tutti avevamo finito . E fu uno spettacolo all ' uscita . Tutti incontro ai ragazzi a domandare , a sfogliare i quaderni , a confrontare coi lavori dei compagni . - Quante operazioni ? - Cos ' è il totale ? - E la sottrazione ? - E la risposta ? - E la virgola dei decimali ? - Tutti i maestri andavano qua e là , chiamati da cento parti . Mio padre mi levò di mano subito la brutta copia , guardò e disse : - Va bene . - Accanto a noi c ' era il fabbro Precossi che guardava pure il lavoro del suo figliuolo , un po ' inquieto , e non si raccapezzava . Si rivolse a mio padre : - Mi vorrebbe favorire il totale ? Mio padre lesse la cifra . Quegli guardò : combinava . - Bravo , piccino ! - esclamò , tutto contento ; e mio padre e lui si guardarono un momento , con un buon sorriso , come due amici ; mio padre gli tese la mano , egli la strinse . E si separarono dicendo : - Al verbale . - Al verbale . - Fatti pochi passi , udimmo una voce in falsetto che ci fece voltare il capo : era il fabbro ferraio che cantava . L ' ultimo esame 7 , venerdì Questa mattina ci diedero gli esami verbali . Alle otto eravamo tutti in classe , e alle otto e un quarto cominciarono a chiamarci quattro alla volta nel camerone , dove c ' era un gran tavolo coperto d ' un tappeto verde , e intorno il Direttore e quattro maestri , fra i quali il nostro . Io fui uno dei primi chiamati . Povero maestro ! Come m ' accorsi che ci vuol bene davvero , questa mattina . Mentre c ' interrogavano gli altri , egli non aveva occhi che per noi ; Si turbava quando eravamo incerti a rispondere , si rasserenava quando davamo una bella risposta , sentiva tutto , e ci faceva mille cenni con le mani e col capo per dire : - bene , - no , - sta attento , - più adagio , - coraggio . - Ci avrebbe suggerito ogni cosa se avesse potuto parlare . Se al posto suo ci fossero stati l ' un dopo l ' altro i padri di tutti gli alunni , non avrebbero fatto di più . Gli avrei gridato : - Grazie ! - dieci volte , in faccia a tutti . E quando gli altri maestri mi dissero : - Sta bene ; va pure , - gli scintillarono gli occhi dalla contentezza . Io tornai subito in classe ad aspettare mio padre . C ' erano ancora quasi tutti . Mi sedetti accanto a Garrone . Non ero allegro , punto . Pensavo che era l ' ultima volta che stavamo un ' ora vicini ! Non glielo avevo ancor detto a Garrone che non avrei più fatta la quarta con lui , che dovevo andar via da Torino con mio padre : egli non sapeva nulla . E se ne stava lì piegato in due , con la sua grossa testa china sul banco , a fare degli ornati intorno a una fotografia di suo padre , vestito da macchinista , che è un uomo grande e grosso , con un collo di toro , e ha un ' aria seria e onesta , come lui . E mentre stava così curvo , con la camicia un poco aperta davanti , io gli vedevo sul petto nudo e robusto la crocina d ' oro che gli regalò la madre di Nelli , quando seppe che proteggeva il suo figliuolo . Ma bisognava pure che glielo dicessi una volta che dovevo andar via . Glielo dissi : - Garrone , quest ' autunno mio padre andrà via da Torino , per sempre . - Egli mi domandò se andavo via anch ' io ; gli risposi di sì . - Non farai più la quarta con noi ? - mi disse . Risposi di no . E allora egli stette un po ' senza parlare , continuando il suo disegno . Poi domandò senz ' alzare il capo : - Ti ricorderai poi dei tuoi compagni di terza ? - Sì , - gli dissi , - di tutti ; ma di te ... più che di tutti . Chi si può scordare di te ? - Egli mi guardò fisso e serio con uno sguardo che diceva mille cose ; e non disse nulla , solo mi porse la mano sinistra , fingendo di continuare a disegnare con l ' altra , ed io la strinsi tra le mie , quella mano forte e leale . In quel momento entrò in fretta il maestro col viso rosso , e disse a bassa voce e presto , con la voce allegra : - Bravi , finora va tutto bene , tirino avanti così quelli che restano ; bravi , ragazzi ! Coraggio ! Sono molto contento . - E per mostrarci la sua contentezza ed esilararci , uscendo in fretta , fece mostra d ' inciampare e di trattenersi al muro per non cadere : lui , che non l ' avevamo mai visto ridere ! La cosa parve così strana , che invece di ridere , tutti rimasero stupiti ; tutti sorrisero , nessuno rise . Ebbene , non so , mi fece pena e tenerezza insieme quell ' atto di allegrezza da fanciullo . Era tutto il suo premio quel momento d ' allegrezza , era il compenso di nove mesi di bontà , di pazienza ed anche di dispiaceri ! Per quello aveva faticato tanto tempo , ed era venuto tante volte a far lezione malato , povero maestro ! Quello , e non altro , egli domandava a noi in ricambio di tanto affetto e di tante cure ! E ora mi pare che lo rivedrò sempre così in quell ' atto , quando mi ricorderò di lui , per molti anni ; e se quando sarò un uomo , egli vivrà ancora , e c ' incontreremo , glielo dirò , di quell ' atto che mi toccò il cuore ; e gli darò un bacio sulla testa . Addio 10 , lunedì Al tocco ci ritrovammo tutti per l ' ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione . La strada era affollata di parenti , che avevano invaso anche il camerone , e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro : nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi . C ' era il padre di Garrone , la madre di Derossi , il fabbro Precossi , Coretti , la signora Nelli , l ' erbaiola , il padre del muratorino , il padre di Stardi , molti altri che non avevo mai visti ; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio , un brulichìo , che pareva d ' essere in una piazza . Entrò il maestro : si fece un grande silenzio . Aveva in mano l ' elenco , e cominciò a leggere subito . - Abatucci , promosso , sessanta settantesimi , Archini , promosso , cinquantacinque settantesimi . Il muratorino promosso , Crossi promosso . Poi lesse forte : - Derossi Ernesto promosso , settanta settantesimi , e il primo premio . - Tutti i parenti ch ' eran lì , che lo conoscevan tutti , dissero : - Bravo , bravo , Derossi ! - ed egli diede una scrollata ai suoi riccioli biondi , col suo sorriso disinvolto e bello , guardando sua madre , che gli fece un saluto con la mano . Garoffi , Garrone , il calabrese , promossi . Poi tre o quattro di seguito rimandati , e uno si mise a piangere perché suo padre ch ' era sull ' uscio , gli fece un gesto di minaccia . Ma il maestro disse al padre : - No , signore , mi scusi ; non è sempre colpa , è sfortuna molte volte . E questo è il caso . - Poi lesse : - Nelli , promosso , sessantadue settantesimi . - Sua madre gli mandò un bacio col ventaglio . Stardi promosso con sessantasette settantesimi ; ma a sentire quel bel voto , egli non sorrise neppure , e non staccò i pugni dalle tempie . L ' ultimo fu Votini , che era venuto tutto ben vestito e pettinato : promosso . Letto l ' ultimo , il maestro si alzò e disse : - Ragazzi , questa è l ' ultima volta che ci troviamo riuniti . Siamo stati insieme un anno , e ora ci lasciamo buoni amici , non è vero ? Mi rincresce di separarmi da voi , cari figliuoli . - S ' interruppe ; poi ripigliò : - Se qualche volta m ' è scappata la pazienza , se qualche volta , senza volerlo , sono stato ingiusto , troppo severo , scusatemi . - No , no , - dissero i parenti e molti scolari , - no , signor maestro , mai . - Scusatemi , - ripeté il maestro , - e vogliatemi bene . L ' anno venturo non sarete più con me , ma vi rivedrò , e rimarrete sempre nel mio cuore . A rivederci , ragazzi ! - Detto questo , venne avanti in mezzo a noi , e tutti gli tesero le mani , rizzandosi sui banchi , lo presero per le braccia e per le falde del vestito ; molti lo baciarono , cinquanta voci insieme dissero : - A rivederlo , maestro ! - Grazie , signor maestro ! - Stia bene ! - Si ricordi di noi ! - Quando uscì , pareva oppresso dalla commozione . Uscimmo tutti , alla rinfusa . Da tutte le altre classi uscivan pure . Era un rimescolamento , un gran chiasso di ragazzi e di parenti che dicevano addio ai maestri e alle maestre e si salutavan fra loro . La maestra della penna rossa aveva quattro o cinque bambini addosso e una ventina attorno , che le legavano il fiato ; e alla « monachina » avevan mezzo strappato il cappello , e ficcato una dozzina di mazzetti tra i bottoni del vestito nero e nelle tasche . Molti facevano festa a Robetti che proprio quel giorno aveva smesso per la prima volta le stampelle . Si sentiva dire da tutte le parti . - Al nuovo anno ! - Ai venti d ' ottobre ! - A rivederci ai Santi ! - Noi pure ci salutammo . Ah ! come si dimenticavano tutti i dissapori in quel momento ! Votini , che era sempre stato così geloso di Derossi , fu il primo a gettarglisi incontro con le braccia aperte . Io salutai il muratorino e lo baciai proprio nel momento che mi faceva il suo ultimo muso di lepre , caro ragazzo ! Salutai Precossi , salutai Garoffi , che mi annunziò la vincita alla sua ultima lotteria e mi diede un piccolo calcafogli di maiolica , rotto da un canto , dissi addio a tutti gli altri . Fu bello vedere il povero Nelli , come s ' avviticchiò a Garrone , che non lo potevan più staccare . Tutti s ' affollarono intorno a Garrone , e addio Garrone , addio , a rivederci , e lì a toccarlo , a stringerlo , a fargli festa , a quel bravo , santo ragazzo ; e c ' era suo padre tutto meravigliato , che guardava e sorrideva . Garrone fu l ' ultimo che abbracciai , nella strada , e soffocai un singhiozzo contro il suo petto : egli mi baciò sulla fronte . Poi corsi da mio padre e da mia madre . Mio padre mi domandò : - Hai salutati tutti i tuoi compagni ? - Dissi di sì . - Se c ' è qualcuno a cui tu abbia fatto un torto , vagli a dire che ti perdoni e che lo dimentichi . C ' è nessuno ? - Nessuno , - risposi . - E allora addio ! - disse mio padre , con la voce commossa , dando un ultimo sguardo alla scuola . E mia madre ripeté : - addio ! - E io non potei dir nulla .
UN ANNO SULL'ALTIPIANO ( LUSSU EMILIO , 1945 )
Narrativa ,
Il lettore non troverà , in questo libro , né il romanzo , né la storia . Sono ricordi personali , riordinati alla meglio e limitati ad un anno , fra i quattro di guerra ai quali ho preso parte . Io non ho raccontato che quello che ho visto e mi ha maggiormente colpito . Non alla fantasia ho fatto appello , ma alla mia memoria ; e i miei compagni d ' arme , anche attraverso qualche nome trasformato , riconosceranno facilmente uomini e fatti . Io mi sono spogliato anche della mia esperienza successiva e ho rievocato la guerra così come noi l ' abbiamo realmente vissuta , con le idee e i sentimenti d ' allora . Non si tratta quindi di un lavoro a tesi : esso vuole essere solo una testimonianza italiana della grande guerra . Non esistono , in Italia , come in Francia , in Germania o in Inghilterra , libri sulla guerra . E anche questo non sarebbe stato mai scritto , senza un periodo di riposo forzato . Clavadel ­ Davos , Aprile 1937 . J ' ai plus de souvenirs que si j ' avais mille ans . Baudelaire I Alla fine maggio 1916 , la mia Brigata - reggimenti 399° e 400° - stava ancora sul Carso . Sin dall ' inizio della guerra , essa aveva combattuto solo su quel fronte . Per noi , era ormai diventato insopportabile . Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto . Non avevamo fatto altro che conquistare trincee , trincee e trincee . Dopo quella dei " gatti rossi " , era venuta quella dei " gatti neri " , poi quella dei " gatti verdi " . Ma la situazione era sempre la stessa . Presa una trincea , bisognava conquistarne un ' altra . Trieste era sempre là , di fronte al golfo , alla stessa distanza , stanca . La nostra artiglieria non vi aveva voluto tirare un sol colpo . Il duca d ' Aosta , nostro comandante d ' armata , la citava ogni volta , negli ordini del giorno e nei discorsi , per animare i combattenti . Il principe aveva scarse capacità militari , ma grande passione letteraria . Egli e il suo capo di stato maggiore si completavano . Uno scriveva i discorsi e l ' altro li parlava . Il duca li imparava a memoria e li recitava , in forma oratoria da romano antico , con dizione impeccabile . Le grandi cerimonie piuttosto frequenti , erano espressamente preparate per queste dimostrazioni oratorie . Disgraziatamente , il capo di stato maggiore non era uno scrittore . Sicché , malgrado tutto , nella stima dell ' armata , guadagnava più la memoria del generale nel recitare i discorsi che il talento del suo capo di stato maggiore nello scriverli . Il generale aveva anche una bella voce . A parte questo , egli era abbastanza impopolare . In un pomeriggio di maggio , ci arrivò la notizia che il duca aveva disposto , in premio di tanti sacrifici sofferti dalla brigata , di mandarci a riposo , nelle retrovie , per alcuni mesi . E poiché la notizia era stata seguita dall ' ordine di tenerci pronti per ricevere il cambio da un ' altra brigata , essa non poteva essere che vera . I soldati l ' accolsero con tripudio e acclamarono al duca . Essi s ' accorgevano finalmente che vi era qualche vantaggio ad avere per comandante d ' armata un principe di casa reale . Solo lui avrebbe potuto concedere un riposo così lungo e lontano dal fronte . Fino ad allora , i turni di riposo li avevano passati a pochi chilometri dalle trincee , sotto il tiro delle artiglierie nemiche . Il cuoco del comandante la divisione aveva detto all ' attendente del colonnello , e la voce si era diffusa in un baleno , che il duca voleva che il riposo lo si passasse in una città . Per la prima volta , durante tutta la guerra , egli cominciava a diventare popolare . Le voci più simpatiche corsero subito su di lui , e la notizia ch ' egli si fosse seriamente disputato con il generale Cadorna , per difendere la nostra brigata , fece , accreditata , il giro dei reparti . La brigata ricevette il cambio e , la notte stessa , scendemmo in pianura . In due tappe fummo ad Aiello , piccola cittadina , non lontana dalle vecchie frontiere . La nostra gioia non aveva limiti . Finalmente , si viveva ! Quanti progetti in testa ! Dopo Aiello , sarebbe venuta la grande città . Udine , chi sa ? Entrammo ad Aiello , all ' ora del primo rancio . In testa , era il mio battaglione , il 3° , che marciava con la 12a compagnia in testa . La 12a era comandata da un ufficiale di cavalleria , il tenente di complemento Grisoni . Egli era stato ufficiale d ' ordinanza del nostro comandante di brigata . Morto questi , in seguito ad una ferita di granata , egli era voluto rimanere nella brigata e prestava servizio nel mio battaglione . Come ufficiale di cavalleria , non poteva essere assegnato ad un reparto di fanteria ; ma il comandante generale della cavalleria gli aveva accordato un ' autorizzazione speciale , con il diritto di conservare ordinanza e cavallo . Egli era conosciuto in tutta la brigata . Il 21 agosto del `15 , con quaranta volontari , aveva attaccato di sorpresa e conquistato " il dente del groviglio " , solida trincea avanzata , difesa da un battaglione di ungheresi . L ' azione era stata di un ' audacia estrema . Ma egli era divenuto celebre per un ' altra impresa . Una sera , mentre stavamo a riposo , dopo aver bevuto e frammischiato , senza eccessiva misura , alcuni vini di Piemonte , a cavallo , era penetrato , egualmente di sorpresa , nella sala di mensa , in cui pranzava il colonnello con gli ufficiali del comando del reggimento . Egli non aveva pronunciato una sola parola , ma il cavallo , che sembrava conoscere perfettamente le gerarchie militari , aveva lungamente caracollato e nitrito attorno al colonnello . Per questo fatto , diversamente apprezzato , poco era mancato che non fosse rimandato alla sua Arma . Il battaglione sfilava , al passo , di fronte alla piazza del municipio . Là , erano il comandante della brigata , il comandante dei reggimento e le autorità civili della città . La compagnia di testa , per quattro , marciava , marziale . I soldati erano infangati , ma quella tenuta da trincea rendeva più solenne la parata . Arrivato all ' altezza delle autorità , il tenente Grisoni si drizzò sulle staffe e , rivolto alla compagnia , comandò : - Attenti a sinistra ! Era il saluto al comandante di Brigata . Ma era anche il segnale convenuto perché il 1° plotone entrasse in azione . Immediatamente , si svelò tutta una fanfara accuratamente organizzata . Una tromba , fatta con una grande caffettiera di latta , squillò il segnale d ' attenti cui rispose l ' accordo degli strumenti più svariati . Erano tutti strumenti improvvisati . Abbondavano quelli che facevano maggior chiasso per accompagnare il passo . I piatti erano rappresentati da coperchi di gavetta . I tamburi erano avanzi di vecchie ghirbe di salmeria , fuori uso , sapientemente adattate . Pistoni , clarini e flauti erano ricavati dai pugni chiusi , in cui gli specialisti , aprendo ora un dito , ora l ' altro , sapevano soffiare nelle forme più efficaci . Ne risultava un insieme mirabile di musicata allegria di guerra . Il comandante di brigata s ' accigliò , ma infine sorrise . Uomo ragionevole , non trovò sconveniente che soldati , vissuti nel fango e nel fuoco tutto l ' anno , si permettessero un simile svago , per quanto non regolamentare . Tutto il reggimento s ' accantonò ad Aiello . Nel pomeriggio , il sindaco offerse , agli ufficiali , una bicchierata ed un discorso . Egli lesse con voce tremante : - Grande onore è per me , ecc . ecc . Nella guerra gloriosa che il popolo italiano combatte sotto il comando geniale ed eroico di Sua Maestà il re ... Alla parola re , come era d ' obbligo , noi ci mettemmo in posizione d ' attenti , con grande e simultaneo strepito di tacchi e di speroni . Nell ' aula municipale , il fulmineo frastuono di quel saluto militare , rimbombò come uno sparo d ' armi da fuoco . Il sindaco , civile profano , non immaginava che quel suo modesto accenno al sovrano potesse provocare una dimostrazione così fragorosa di lealtà costituzionale . Era un uomo distinto e , con preavviso , egli non avrebbe mancato certamente di apprezzare , nella sua giusta misura , un simile atto patriottico . Ma , preso così , alla sprovvista , ebbe un sussulto e spiccò un leggero salto che lo elevò di alcuni centimetri al di sopra della sua statura . Egli si era fatto pallido . Rivolse lo sguardo incerto al gruppo degli ufficiali , immobili , e attese . Il foglio del discorso scritto gli era caduto dalle mani e giaceva , come un colpevole , ai suoi piedi . Il colonnello ebbe un onesto sorriso di compiacimento , soddisfatto di veder marcata , sia pure in modo provvisorio , la superiorità dell ' autorità militare sull ' autorità civile . Con un ' espressione di contenuta fierezza , che invano si sforzerebbe di ostentare chi non abbia avuto , per lungo tempo , comando di truppe , egli portò lo sguardo dal sindaco a noi e da noi al sindaco , e , per quel briciolo di malvagità che serpeggia nel cuore degli uomini più miti , pensò d ' impressionare ancora di più il sindaco . Egli comandò : - Signori ufficiali , viva il re ! - Viva il re ! - ripetemmo noi , urlando la frase come un monosillabo . Contrariamente alla sua aspettativa , il sindaco non batté ciglio e gridò con noi . Il sindaco era uomo di mondo . Ormai padrone di sé , raccolto il foglio , continuava il discorso : - Noi vinceremo , perché ciò è scritto nel libro del destino ... Dove fosse quel libro , certo , nessuno di noi , compreso il sindaco , lo sapeva . E , ancora meno , che cosa fosse scritto in quel libro irreperibile . La frase tuttavia non sollevò particolare reazione . L ' attenzione fu invece notevole per quest ' altro passaggio : - La guerra non è così dura come noi la immaginiamo . Questa mattina , quando ho visto entrare nella città i vostri soldati in festa , accompagnati dal suono della fanfara più gioconda che si possa mai concepire , ho capito , e tutta la popolazione l ' ha capito con me , che la guerra ha le sue belle attrattive ... Il tenente di cavalleria salutò , facendo tintinnare gli speroni , come se il complimento fosse rivolto particolarmente a lui . Il sindaco continuò : - Belle e sublimi attrattive . Infelice colui che non le sente ! Perché , o signori , sì , bello è morire per la patria ... Quest ' accenno non piacque a nessuno , neppure al colonnello . La sentenza era classica , ma il sindaco non era il più indicato per farci apprezzare , letterariamente , la bellezza di una morte , sia pure così gloriosa . La stessa forma , con cui il sindaco aveva accompagnato l ' esclamazione , era stata infelice . Sembrava che egli avesse voluto dire : " Voi siete più belli da morti che da vivi " . Buona parte degli ufficiali tossì e guardò il sindaco con arroganza . Il tenente di cavalleria scosse gli speroni con un gesto di irrequietezza . Capì il sindaco il nostro stato d ' animo ? È probabile , perché s ' affrettò a concludere , inneggiando al re . Egli disse , precisamente : - Viva il nostro glorioso re di stirpe guerriera ! Il tenente di cavalleria era il più vicino ad una grande tavola coperta di coppe di spumante . Rapidamente , ne afferrò una ancora piena , la levò in alto e gridò : - Viva il re di coppe ! Per il colonnello fu un colpo in pieno petto . Guardò il tenente stupito , come se non credesse ai suoi occhi e alle sue orecchie . Guardò gli ufficiali , per fare appello alla loro testimonianza , e disse , più desolato che severo : - Tenente Grisoni , anche oggi lei ha bevuto troppo . Favorisca abbandonare la sala e attendere i miei ordini . Il tenente batté gli speroni , s ' irrigidì sull ' attenti , fece un passo indietro e salutò : - Signor sì ! E uscì , con il frustino sotto il braccio , visibilmente soddisfatto . II Il capo ­ coro intonava : " Quel mazzolin di fiori ... " Il coro della compagnia rispondeva : " Che vien dalla montagna ... " E il canto animava i soldati , affaticati . Eravamo in marcia da tre giorni . L ' immobilità della lunga vita sedentaria sul Carso ci aveva reso incapaci di grandi sforzi . La marcia era penosa per tutti . Ci confortava solo il pensiero che saremmo andati in montagna . Il riposo d ' Aiello non era durato neppure una settimana . Gli austriaci avevano sferrato la grande offensiva , fra il Pasubio e Val Lagarina . Sfondando il fronte a Cima XII , s ' affacciavano sull ' Altipiano di Asiago . La brigata , abbandonati gli accantonamenti aveva percorso in treno la pianura veneta . Ora raggiungeva , a marce forzate , le falde dell ' Altipiano . Il coro si faceva più vivo , ma ciascuno seguiva il corso dei suoi pensieri . Era finita la vita di trincea : ora si sarebbe contrattaccato , manovrando , ci avevano detto . E in montagna . Finalmente ! Fra di noi , si era sempre parlato della guerra in montagna , come di un riposo privilegiato . Avremmo dunque , anche noi , visto alberi , foreste e sorgenti , vallate ed angoli morti , che ci avrebbero fatto dimenticare , con il grande riposo sfumato , quella orribile petriera carsica , squallida , senza un filo di erba e senza una goccia di acqua , tutta eguale , sempre eguale , priva di ripari , con solo qualche buco , le " doline " , calamita dei tiri di artiglieria di grosso calibro , in cui ci si sprofondava alla rinfusa , uomini e muli , vivi e morti . Ci saremmo finalmente potuti sdraiare , nelle ore di ozio , e prendere il sole , e dormire dietro un albero , senza esser visti , senza avere per sveglia una pallottola nelle gambe . E , dalle cime dei monti , avremmo avuto , di fronte a noi , un orizzonte e un panorama , in luogo degli eterni muri di trincea e dei reticolati di filo spinato . E ci saremmo , finalmente , liberati da quella miserabile vita , vissuta a cinquanta o a dieci metri dalla trincea nemica , in una promiscuità feroce , fatta di continui assalti alla baionetta o a base di bombe a mano e di colpi di fucile tirati alle feritoie . Avremmo finito d ' ucciderci l ' un l ' altro , ogni giorno , senza odio . La manovra sarebbe stata un ' altra cosa . Una buona manovra , duecento , trecento mila prigionieri , così , in un sol giorno , senza quella spaventosa carneficina generale , ma solo per un geniale aggiramento strategico . E chi sa , forse si sarebbe potuto vincere e finirla per sempre con la guerra . Il solo inconveniente della manovra era che bisognava marciare , sempre marciare . Un reggimento di cavalleria ci traversò la strada e noi dovemmo fermarci per lasciarlo sfilare . Beati loro che stavano a cavallo ! Ma ci accorgemmo subito che anch ' essi erano stanchi morti . - La guerra dei signori , - gridavano i soldati ai lancieri curvi sulla sella . - Beati voi , - rispondevano questi , - che potete camminare a piedi . Noi , sempre a cavallo , sempre a cavallo . Non poter marciare con le proprie gambe ! Dover faticare per sé e poi per il cavallo . Che vita ! Passato il reggimento di cavalleria , la compagnia riprese il coro . La strada , ora , si faceva ingombra di profughi . Sull ' Altipiano d ' Asiago non era rimasta anima viva . La popolazione dei Sette Comuni si riversava sulla pianura , alla rinfusa , trascinando sui carri a buoi e sui muli , vecchi , donne e bambini , e quel poco di masserizie che aveva potuto salvare dalle case affrettatamente abbandonate al nemico . I contadini allontanati dalla loro terra , erano come naufraghi . Nessuno piangeva , ma i loro occhi guardavano assenti . Era il convoglio del dolore . I carri , lenti , sembravano un accompagnamento funebre . La nostra colonna cessò i canti e si fece silenziosa . Sulla strada non si sentiva altro che il nostro passo di marcia e il cigolìo dei carri . Lo spettacolo era nuovo per noi . Sul fronte del Carso , eravamo noi gli invasori , ed erano slavi i contadini che avevano abbandonato le case , alla nostra avanzata . Ma noi non li avevamo visti . Passò un carro , più lungo degli altri . Sui due materassi di paglia stavano accovacciati una vecchia , una giovane madre e due bambini . Un vecchio contadino , seduto avanti , con le gambe pendoloni , guidava i buoi . Egli fermò i buoi e chiese , ad un soldato , tabacco per la pipa . - Fumate , nonno ! - gli gridò il caporale che marciava in testa , e , senza fermarsi , gli pose fra le mani tutto il suo tabacco . I soldati l ' imitarono . Il vecchio , le mani ingombre di pacchetti e di sigari , guardava , sorpreso , tanta inaspettata ricchezza . La colonna continuava la marcia , in silenzio . Come se un ordine fosse stato dato a tutti , i soldati che seguivano lanciavano sul carro il loro tabacco . Il vecchio chiese : - E voi che fumerete , ragazzi ? La domanda ruppe il silenzio . Per tutta risposta , uno intonò un ' allegra canzonetta del repertorio di marcia , e la colonna continuò in coro . Io seguivo con lo sguardo " zio Francesco " , che mi stava vicino . Era il più vecchio soldato della compagnia : aveva fatta anche la guerra di Libia . I compagni lo chiamavano " zio Francesco " perché , oltre ad essere il più vecchio , era padre di cinque figli . Egli marciava al passo , sulla cadenza del coro , e , come gli altri , cantava a voce alta . Il passo era pesante , sotto il peso dello zaino . Sul suo volto , non v ' era alcuna espressione di gioia . Le parole allegre del canto uscivano dalla sua bocca , estranee . " Zio Francesco " era una cosa , il suo canto un ' altra . La testa china , lo sguardo fisso per terra , egli era molto lontano dalla marcia e dai suoi compagni . - Aprite le righe ! - gridarono alcuni dal centro della compagnia . - Passa il colonnello ! Mi voltai indietro . Il colonnello , seguito dall ' aiutante maggiore , a cavallo , passava in mezzo alla colonna . Noi marciavamo già a righe aperte , per far posto alla colonna dei profughi ; sulla strada v ' era poco spazio libero . Ci spostammo ancora verso i margini della strada , ma il colonnello fu egualmente obbligato a camminare a passo per non urtare il cavallo sui soldati o sui carri . Quando mi arrivò vicino , mi disse che era contento di vedere i soldati così allegri e mi dette venti lire da distribuire ai cantori . Mentre si allontanava , notò " zio Francesco " . L ' età , la voce e l ' atteggiamento avevano richiamato la sua attenzione . Mi chiese chi fosse . Gli risposi che era un contadino del sud e aggiunsi qualche particolare . - Buon soldato ? - chiese il colonnello . - Ottimo , - risposi . - Ecco altre cinque lire , per lui , per lui solo . " Zio Francesco " capi che si parlava di lui , alzò gli occhi e continuò la marcia e il canto senza scomporsi . Il colonnello gli batté la mano sulle spalle e si allontanò . La notizia del dono si propagò in un attimo e il coro si fece più vivo . " O pescator di Londra ... " , cantava il capo ­ coro . " Bionda , mia bella bionda ... " , chiudeva il coro . " Zio Francesco " continuava a cantare , a capo chino e a voce alta . Dai carri , i profughi ci guardavano , impassibili . I carri stridevano sulla ghiaia e facevano un accompagnamento lamentoso al coro gaio . Arrivammo alla tappa , prima dell ' imbrunire . La giornata era ancora calda . Fuori dalle tende , i soldati , sdraiati sull ' erba , riposavano . I più stanchi , le mani intrecciate dietro la nuca , allungati e immobili , guardavano il cielo in fiamme . Altri parlottavano , a voce bassa . Qualcuno cantava nenie del suo villaggio . Solo le sentinelle si muovevano attorno al campo . I gruppi si rianimarono quando un graduato ritornò dal vivandiere con i fiaschi del vino e col tabacco . Egli aveva speso tutte le venti lire . In guerra , non si pensa al domani . Presto , i fiaschi girarono di mano in mano e le voci si elevarono . - Alla salute del colonnello ! - Alla salute del colonnello ! Solo una voce giovanile si staccò dalle altre , ostile : - Alla salute di quella puttana di sua madre ! I compagni protestarono . - E che vuoi , che il colonnello , invece del vino , ti ficchi due palle in pancia ? Inosservato , io guardavo la scena . Il soldato non rispose , rimase sdraiato e non volle bere . Io lo distinsi subito e lo riconobbi . Sicuramente , egli non aveva mai avuto niente a che fare con il colonnello . Pian piano , le voci andavano abbassandosi . Ora parlava " zio Francesco " , grave , come un patriarca . Gli altri ascoltavano , fumando . - Mai , nella mia vita , io ho guadagnato cinque lire in una volta . Mai guadagnato cinque lire , neppure in una settimana . Tranne nel periodo della mietitura , falciando a cottimo , dalla prima luce del giorno fino al crepuscolo . Io mi allontanai , perché era l ' ora della mensa ufficiali . III Sui margini dell ' Altipiano , a mille metri , v ' era il più grande disordine . Noi vi eravamo arrivati , il 5 giugno , per la Val Frenzela , partendo da Valstagna , con le misure di sicurezza d ' avanguardia , perché non era chiaro dove fossero i nostri e dove gli austriaci . Il reggimento si schierò fra le pendici di Stoccaredo e la strada Gallio ­ Foza , e il mio battaglione prese posizione al Buso , minuscolo villaggio che sbarra lo sbocco di Val Frenzela . Gli avamposti furono collocati nella conca , verso Ronchi , a caso , sulle vie da cui potevano provenire le avanguardie nemiche . Sapevamo solo che esse , traversata la Val d ' Assa e conquistato Asiago , si spingevano innanzi , a ventaglio , al di qua di Gallio . Mi si diceva che , fra noi e loro , vi fosse ancora , sperduto , qualche reparto italiano . Quello ch ' era certo è che il nemico sfruttava audacemente il successo : nella conca d ' Asiago , numerose batterie da campagna manovravano in pieno giorno . Il ponte di Val d ' Assa , distrutto dai nostri , era stato ricostruito dagli austriaci in qualche giorno . Tutta la nostra artiglieria era caduta in mano del nemico : noi non ne avevamo più , su tutto l ' Altipiano , neppure un pezzo . Solamente , dal forte Lisser , vecchio forte smantellato fin dal 1915 , tiravano due pezzi da 149 , e sempre sui nostri . Fortunatamente , gran parte delle granate non esplodevano , e noi non avemmo perdite . Qualche giorno dopo , quel forte fu battezzato , dai nostri corrispondenti di guerra , il " Leone dell ' Altipiano " . Il comandante del battaglione mi mandò , con un plotone , verso Stoccaredo . Avevo il compito di prendere collegamento con qualche reparto del nostro esercito che doveva trovarsi lassù , e assumere informazioni sul nemico . Preoccupato di poter cadere in mano agli austriaci , io avevo chiesto di avere con me tutta la compagnia : il maggiore mi voleva dare solo la scorta di una squadra . Fu adottata la via di mezzo ed avevo avuto un plotone . Il sole era già tramontato quando caddi , a nord di Stoccaredo , su un battaglione del 301 fanteria . Lo comandava un tenente colonnello , sulla cinquantina , che trovai all ' aperto , seduto ad un tavolino improvvisato con rami d ' albero , una bottiglia di cognac in mano . Egli mi accolse molto gentilmente e mi offrì un bicchierino di cognac . - Molte grazie , - dissi , - non bevo liquori . - Non beve liquori ? - mi chiese , preoccupato , il tenente colonnello . Tirò dal taschino della giubba un taccuino e scrisse : " Conosciuto tenente astemio in liquori . 5 giugno 1916>> . Si fece ripetere il mio nome , che io gli avevo già detto presentandomi , e lo aggiunse alla nota . Per non perdere tempo io gli dissi subito la ragione di servizio che mi aveva spinto fino a lui . Ma egli , prima di rispondermi , volle conoscere qualche dettaglio sulla mia vita e sui miei studi . Così , seppe che ero ufficiale di complemento , uscito dall ' università allo scoppio della guerra . Ma era sempre la questione dei liquori che lo colpiva maggiormente . - Appartiene lei forse a qualche setta religiosa ? - mi chiese . - No , - risposi io ridendo . - E perché mai ? - Strano , eccezionalmente strano . E vino , ne beve ? - Un po ' , a tavola , così , un po ' durante il pasto . Io ripetei le domande sulle posizioni nemiche e sui nostri . Ma egli non aveva fretta . Bevette ancora un bicchierino , e mi accompagnò , con passo lento , ad un osservatorio distante una cinquantina di metri , tenendo sempre in mano la bottiglia e il bicchierino . Per distrazione , certo , perché , all ' osservatorio , egli non bevette mai . Dall ' osservatorio , si aveva ancora un panorama chiaro , illuminato dagli ultimi riflessi del sole . In fondo , a nord , a una trentina di chilometri in linea d ' aria , Cima XII . Di fronte , la catena di monti culminante a Monte Zebio , le Creste di Gallio , e , elevato su tutti , più a destra , Monte Fior . Fra noi e quelle cime , la conca d ' Asiago : più in basso , proprio sotto di noi , la più piccola conca di Ronchi . - Dove sono gli austriaci ? - chiesi . - Ah , questo non lo so . Questo non lo sa nessuno . Sono di fronte a noi . Potrebbero , da un momento all ' altro , essere anche alle nostre spalle . Ciò dipende dalle circostanze . Quello che è certo è che essi sono dappertutto e che , oltre al mio battaglione , non vi sono truppe italiane . Io chiesi schiarimenti sulla posizione del monte più alto , che egli mi aveva detto essere Monte Fior . - Là vi sono i nostri . Questo è certo . Gli austriaci non vi sono ancora arrivati . Il monte è alto duemila metri . È perciò che i nostri comandi lo chiamano la " Chiave dell ' Altipiano " . Il tenente colonnello mi indicava le posizioni con la bottiglia . Frequentemente , avvicinava la bottiglia al bicchierino come se volesse riempirlo , ma , ogni volta , arrestava a tempo la bottiglia , e il bicchierino rimase sempre vuoto . - Su quella " chiave " , i comandi , per non perderla , hanno ammassato una ventina di battaglioni , mentre qui , alla porta , tutti compresi , non siamo che quattro gatti . L ' idea è sbagliata di sana pianta . Ma è scritto nei testi che , tenendo la vetta d ' una montagna , si possa impedire al nemico di passare per la vallata sottostante . Vede , laggiù , lo sbocco di Val Frenzela , sotto di noi ? Fra lo sbocco e Monte Fior , vi saranno , in linea d ' aria , non meno di quattro o cinque chilometri . Se gli austriaci forzano lo sbocco , la " porta " , vi possono infilare tutta un ' armata , senza avere un ferito , mentre la " chiave " resta appesa al muro . Lei non beve , eh ? Lei non beve ! - A me pare che , se noi abbiamo , lassù , venti battaglioni , qui , gli austriaci non possono passare . - E come lo impediscono i nostri venti battaglioni , da lassù ? Con l ' artiglieria ? Ma non ve ne abbiamo un solo pezzo e non ve ne potrà essere uno solo , ché mancano le strade . Con le mitragliatrici e i fucili ? Armi inutili , a tanta distanza . E allora ? Allora , niente . Perché , se noi siamo degli imbecilli , non è detto che di fronte a noi vi siano comandi più intelligenti . L ' arte della guerra è la stessa per tutti . Vedrà che gli austriaci attaccheranno Monte Fior , con quaranta battaglioni , e inutilmente . E siamo pari . Questa è l ' arte militare . La conversazione mi era interessante , ma la notte si avvicinava ed io non volevo rifare il cammino al buio . Avevo aperto una carta topografica e mi sforzavo d ' orientarla . - Lei non beve ! Poi , abbandonando l ' osservatorio e con tono canzonatorio : - Non si affidi alle carte . Altrimenti non ritroverà più il suo reggimento . Creda a me che sono un vecchio ufficiale di carriera . Ho fatto tutta la campagna d ' Africa . Ad Adua abbiamo perduto , perché avevamo qualche carta . Perciò siamo andati a finire ad ovest invece di andare ad est . Qualcosa come se si attaccasse Venezia invece di Verona . Le carte , in montagna , sono intelligibili solo per quelli che conoscono la regione , per esservi nati o vissuti . Ma quelli che conoscono già il terreno non hanno bisogno di carte . Rifacemmo indietro il percorso fino al comando del suo battaglione . Egli si avvicinò al tavolino di rami , si sedette e bevette due bicchierini , uno alla mia e uno alla sua salute . Io lo ringraziai e , messomi alla testa del plotone che mi attendeva , ripresi la strada per rientrare al reggimento . Qualche cosa di vero doveva esserci nelle teorie dei tenente colonnello . Quella sera , io perdetti la strada del ritorno . Ciò non sarebbe avvenuto , se avessi rifatto la stessa strada . Ma era già tardi ed io cercavo una scorciatoia , per evitare la strada carreggiabile che conduce al Buso , troppo lunga . Il sentiero che avevo scelto passava interamente nel bosco , ove incominciava già a farsi buio . A pochi metri da un bivio , in un terreno accidentato e coperto di cespugli , fummo accolti da una scarica di fucileria . Io mi accorsi troppo tardi d ' aver obliquato a sinistra , anziché puntare più a destra , verso Val Frenzela . - A terra ! - gridai . - A destra , stendetevi ! Il plotone si buttò a terra , e cominciò a stendersi , carponi . Noi eravamo sotto il fuoco , ma protetti dall ' andamento del terreno e dal bosco fitto . I cespugli ci nascondevano completamente . - Maledetti ungheresi ! - bestemmiò il sergente , che era al mio fianco . - Mi hanno bucato un braccio . - Ungheresi ? - mormorai . - Sì , signor tenente . Ho avuto il tempo di vederne uno in piedi . Ha il trifoglio sui pantaloni . - No , - dissi , - lei si sbaglia . Sono bosniaci . Ci avevano infatti detto , al comando di divisione , che l ' avanguardia nemica era formata da una divisione bosniaca . I bosniaci non portavano il trifoglio sull ' uniforme . Il plotone si era steso e sparava , con calma . Il sergente si fasciava il braccio ferito , aiutato da un soldato . La superiorità delle truppe che avevamo di fronte era evidente . Quello era il fuoco di almeno una compagnia . Se ci avessero attaccati , noi saremmo stati sopraffatti . Io feci innestare le baionette e passai la voce di stare a contatto di gomito , pronti al contrattacco . Ero intanto preoccupato . Avevo ricevuto l ' ordine di fare una ricognizione per prendere contatto con la sinistra , e avere schiarimenti sulla situazione , non già d ' impegnarmi in combattimenti . Il plotone era una scorta , contro sorprese di pattuglie , non un reparto capace di sopportare uno scontro simile . Decisi perciò d ' indietreggiare . Dopo il primo nervosismo , il tiro nemico s ' era calmato . Ora , si sparavano solo colpi isolati . Per coprire il rumore del ripiegamento , feci sparare una bomba a mano . Il soldato che mi stava più vicino accese una Sipe , ne controllò , calmo , l ' accensione , nella mano , scattò dritto in piedi e la lanciò alta , perché non fosse fermata dagli alberi . La bomba scoppiò bene , cadendo dall ' alto , con un fragore che la foresta rese più cupo . Le schegge si dispersero con sibili stridenti : un miagolio di gatti . Era la prima bomba sparata da noi sull ' Altipiano . Un attimo di silenzio seguì nella foresta . Dalla linea nemica , una voce sonora rispose : - Alla tua faccia ! La fucileria riprese più intensa . Di fronte a noi , un razzo luminoso si levò nell ' aria , altissimo , e rischiarò la foresta e tutta la vallata di Ronchi . Noi ci appiattimmo sull ' erba , come foglie . " Forse ha ragione il sergente , - pensai . - Debbono essere ungheresi della costa adriatica . I bosniaci non parlano certo l ' italiano " . Il ripiegamento del plotone si faceva per gruppi di squadra e a sbalzi indietro , lentamente , per non perdere il contatto tra noi . Ormai era buio fitto ed era ben difficile spostarci conservando un certo ordine . Impiegammo più di un ' ora prima che , sottratti al tiro , potessimo riunirci indietro , al sicuro . L ' ultima a compiere il movimento fu la quarta squadra . Essa aveva fatto un prigioniero . Sotto la luce del razzo , un uomo isolato , posto fra noi e il nemico , c ' era venuto incontro con le mani in alto . La squadra l ' aveva notato e , spentosi il razzo , l ' aveva catturato . Ci voleva proprio un prigioniero per avere notizie sul nemico . Io ne fui felice . Dissi al caporale della quarta squadra : - Farò avere un premio alla squadra . Il prigioniero , senz ' armi , era in mezzo alla squadra , tenuto per le braccia da due soldati . Nessuno parlava , né il prigioniero , né gli altri . Ognuno era convinto dell ' inutilità di una conversazione fatta in lingua straniera . Ma anche così , al buio e in silenzio , si era immediatamente stabilita quella simpatia che si crea sempre in quelle circostanze . I vincitori vogliono prodigare qualche attestazione di bontà ai vinti , i vinti le accettano per non parere sdegnosi . Il prigioniero mangiava il cioccolato che i soldati gli avevano offerto , e quando io consentii , poiché eravamo al riparo , che si fumasse , anch ' egli fumò la sigaretta offertagli . Ordinai l ' appello dei presenti per essere certo che nessuno fosse rimasto indietro , ferito o sperduto , e accesi la lampadina elettrica che avevo in tasca . - Ma è del nostro reggimento ! - esclamò il sergente che stava controllando la fasciatura al braccio e s ' era posto fra me e il prigioniero . - Chi è del nostro reggimento ? - chiesi , distratto . - Il prigioniero . - Diavolo , diavolo , diavolo ! - mormorava il caporale della quarta squadra , fra i denti . La lampadina illuminò la faccia del prigioniero . Sbalordito , le pupille dilatate , anch ' egli guardava . La sigaretta gli era caduta di bocca . L ' uniforme era la nostra . Sul berretto , il numero 399 : il nostro reggimento . Le mostrine , quelle della brigata . Sulle spalline , il numero della compagnia : la 9a ... Il nostro stesso battaglione . - Come ti chiami ? - gli chiesi . - Marrasi Giuseppe , - mi rispose avvilito . Gli domandai il nome del suo comandante di compagnia e di plotone ed egli me li disse . Erano i nomi dei miei colleghi del battaglione . - E come hai fatto a finire , così , in mezzo a noi ? - Mi sono smarrito . - Era la 9a compagnia che sparava contro di noi ? - Signor sì . Finito l ' appello , riprendemmo il cammino , sulla strada . Il soldato della 9a parlava con i compagni . - Ti è andata male , eh ? - Tu credevi di aver finito la guerra , figlio d ' un cane ! Confessa che avresti pagato un occhio perché noi fossimo austriaci . Marrasi protestava : - Ma no , ma no , vi dico ... - E che razza di stomaco ! Ti sei sbaffato il cioccolato come un vero austriaco . Tu me lo restituirai ... IV Il battaglione rimase quattro giorni , fra il Buso e la strada Gallio ­ Foza , a contatto con gli avamposti nemici . Gli austriaci , fermatisi di fronte allo sbocco di Val Frenzela , avevano concentrate tutte le forze su Monte Fior . Questo era principalmente difeso da gruppi di battaglioni alpini : il battaglione Val Maira , il battaglione dei Sette Comuni , il battaglione Bassano e alcuni altri di cui ho dimenticato i nomi . Erano tutti battaglioni regionali , reclutati nell ' Alto Veneto . Essi quindi combattevano attorno alle loro case . Vera anche un reggimento di fanteria e qualche altro battaglione staccato . Anche il 1° e il 2° battaglione del nostro reggimento vi erano stati mandati d ' urgenza . Il mio battaglione , sostituito da altri reparti sopravvenuti attraverso la Val Frenzela , fu l ' ultimo a raggiungerli . L ' aiutante maggiore del battaglione fu ferito gravemente ed io , che fino ad allora avevo comandato la 10 a compagnia , fui nominato aiutante maggiore . Partimmo , poco dopo mezzanotte , da Foza . Il comandante di brigata volle salutarci . Anch ' egli ci avrebbe raggiunto fra poco . Un suo figlio combatteva nei battaglioni alpini . Per la mulattiera tracciata nella roccia , ci arrampicammo in fila indiana . Il rumore del combattimento di Monte Fior non arrivava fino a noi . Il vento lo trasportava , a sinistra , verso Val d ' Assa . Il silenzio della notte era solo rotto dai nostri passi e dalle punte ferrate dei nostri bastoni da montagna . Di tanto in tanto , scialba , ci arrivava la luce dei razzi . Alla nostra destra , oltre le pendici di Monte Tonderecar , dall ' altro versante , lontano , si sentiva frequente il guaito della volpe , rauco e stridulo , simile a un riso sarcastico . La tortuosa mulattiera finiva a Malga Lora , piccola conca spoglia d ' alberi e ricca d ' erba , aperta sotto le vette del Monte Fior . Le sommità della conca sono la continuazione delle vette del monte , degradanti verso Monte Tonderecar . La testa del battaglione vi arrivò alle prime luci dell ' alba , quando una colonna di feriti , curati nella Malga e trasportati in barella , incominciò la discesa . La conca si apriva di fronte a noi , verde e riposante , come un ' oasi . Piccoli resti di neve erano ancora attorno ai cespugli e fra le rocce . Il maggiore pensava riordinarvi il battaglione che intanto serrava . Il rumore della fucileria era ormai distinto ; la vetta di Monte Fior non era che a poche centinaia di metri . Noi vi eravamo troppo addossati , perché fosse visibile . Ma i colpi erano rari . Il maggiore aveva spiegato , per terra , una grande carta topografica e l ' esaminava , fumando . D ' improvviso , le raffiche di due mitragliatrici , dall ' alto , si abbatterono su di noi . Il maggiore abbandonò la carta e si precipitò sulla testa del battaglione per farlo rinculare . In un attimo , ci sottraemmo al tiro e ci sparpagliammo , dietro le rocce . Dopo la prima sorpresa , non tardammo a constatare che il nemico dominava lo sbocco della Malga . Evidentemente , durante la notte , si era impossessato di uno dei punti più elevati e vi aveva collocato le mitragliatrici . Ma , lateralmente , tutte le posizioni erano ancora nostre ; altrimenti , nella Malga , non sarebbe potuto restare nessuno . Là , erano invece ancora il comando dei gruppi alpini e del settore , e i posti di medicazione , da cui provenivano i feriti . Anche la colonna dei feriti dovette arrestarsi e retrocedere . - Prenda due portaordini , - mi disse il maggiore , - vada nella Malga e s ' informi di ciò che è avvenuto , durante la notte . Dica al comando degli alpini che noi siamo arrivati e che attendiamo ordini . Il maggiore ornò il discorso di qualche bestemmia . Era toscano , di Firenze , e bestemmiava di giorno e di notte . Quando era eccitato , adoperava , senza parsimonia , tutto il repertorio del Lung ' Arno . Con i due portaordini , di corsa , traversai il terreno che le mitragliatrici spazzavano e , in pochi minuti , mi trovai al coperto . Il comando dei gruppi alpini si vedeva , in fondo alla Malga , addossato al pendio . La Croce Rossa dei posti di medicazione era issata a fianco , su una capanna in legno , vecchio rifugio per le vacche al pascolo , d ' estate . Io mi diressi là . La capanna e le adiacenze erano ingombre di feriti che attendevano di essere trasportati a Foza . Altri feriti scendevano continuamente dall ' alto . Chiesi del comandante dei gruppi . Mi fu mostrato un ufficiale che stava a fianco , in piedi , avvolto in un gran mantello d ' ordinanza , lo sguardo fisso sulle alture della Malga . Io mi presentai . Egli aveva un elmetto in testa , e non si distinguevano i gradi ; ma , nel darmi la mano , mostrò i galloni della giubba . Era un colonnello . Ascoltò quanto gli dissi , apparentemente calmo , malgrado l ' insonnia , che si leggeva sul volto , e le comunicazioni che riceveva da ogni parte del settore . Vicino a lui , un capitano scriveva e non alzò neppure la testa . - Noi siamo malmessi e non abbiamo forze sufficienti per resistere . Non abbiamo artiglieria , tranne quella del forte Lisser , a dieci chilometri , che mi ha ucciso un ufficiale e qualche soldato . Non abbiamo mitragliatrici . L ' artiglieria nemica ce le ha messe tutte fuori uso . Il colonnello fece un gesto di sconforto . Di sotto il mantello , levò una borraccia di metallo bianco , la contemplò , quasi volesse accertarsi che era sempre la stessa , e ne bevette un sorso . E riprese : - Questa notte , siamo stati attaccati nella selletta da forze superiori . Tutta una compagnia è stata distrutta . Una compagnia del suo reggimento : la 4a . Non si è salvato nessun ufficiale . Aveva rimpiazzato uno dei miei battaglioni che è stato distrutto ieri , nel pomeriggio . Ne informi il suo comando . - Signor sì . Il colonnello cercò ancora la borraccia e ne bevette un altro sorso . - Dica al suo comandante di battaglione che , evitando il terreno battuto dalle mitragliatrici , passando più a destra , attacchi la selletta . Il suo compito è di riprendere la selletta . Il suo battaglione è in gamba ? - In gamba ! - Disposto a tutto ? - A tutto . Il colonnello , che aveva ancora in pugno la borraccia , mi offrì da bere . - Dica al suo comandante che lei mi ha trovato qui , che lei ha trovato qui il colonnello Stringari , comandante dei gruppi alpini , deciso a morire . - Signor sì . - E gli dica che qui noi dobbiamo morire tutti . Tutti dobbiamo morire . Il nostro dovere è questo . Glielo dica . Ha capito ? - Signor sì . Ridiscesi di corsa e riferii al maggiore . Quando gli dissi che dovevamo morire tutti , il maggiore ruppe in bestemmie . - Morire tutti ? Incominci con il morire lui . Affare suo . Faccia pure . Per noi , il problema è vivere , non morire . Ché , se moriamo tutti , gli austriaci scendono a Bassano , fumando la pipa . È la selletta dunque che dobbiamo attaccare ? - È la selletta . - Dammi da bere , - gridò il maggiore al suo attendente . L ' attendente gli porse la borraccia di cognac . Attaccare la selletta era un ' operazione difficile . Ma il maggiore , nonostante il suo nervosismo , sapeva comandare il battaglione . Forse ci saremmo riusciti . Il battaglione aveva già serrato e le compagnie erano in ordine . Il maggiore mandò il tenente Santini , della 9a , con il suo plotone , a riconoscere il terreno . Egli pensava si dovesse fare un percorso più lungo , per poi avere il vantaggio di attaccare la selletta dall ' alto , da destra , anziché attaccarla di fronte , dal basso . Mentre le compagnie iniziavano il movimento , un sottotenente degli alpini , da Malga Lora , ci venne incontro , latore d ' un ordine scritto . Il colonnello ordinava che il battaglione sospendesse l ' azione della selletta , e , il più celermente possibile , prendesse posizione a Monte Spill , di fronte a Monte Fior . Era un ' operazione tutta differente , perché la selletta era a destra di Malga Lora , e Monte Spill a sinistra . Il maggiore chiese spiegazioni . Il sottotenente spiegò che il colonnello temeva che gli austriaci potessero , da un momento all ' altro , forzare le nostre posizioni su Monte Fior e spingersi innanzi . Immediatamente dopo il mio abboccamento con il colonnello , il battaglione " Bassano " aveva dovuto ripiegare , ridotto a quaranta uomini . Occorreva quindi correre ai ripari , nel punto più delicato . Di fronte allo stesso ufficiale alpino , il maggiore bestemmiò sugli ordini e i contrordini . Ma iniziò lo spostamento del battaglione , verso Monte Spill . Quel giorno , egli era più nervoso di quanto non lo fosse normalmente . Ad ogni istante , non faceva che chiedere se il mulo , che portava le cassette del comando di battaglione , fosse arrivato . Ma il mulo non arrivava . Le cassette non ci erano di alcuna utilità , e l ' impazienza del maggiore doveva avere un ' altra causa . Io non stentai a capire che egli attendeva la sua cassetta personale , non quelle del comando . Nel battaglione eravamo in pochi a sapere che egli , nei giorni di combattimento , era solito indossare una corazza . Per non appesantirsi durante la marcia , egli l ' aveva lasciata indietro , con le salmerie . Era certamente nella sua cassetta personale . Egli , con ambo le mani , si tastava continuamente il petto . Ma la corazza era assente . Era abituato ai rischi della guerra ; aveva fatto anche quella libica , probabilmente senza corazza . Ma ora , questa costituiva un ' idea fissa che lo teneva in permanente agitazione . Il battaglione fu riempito delle sue bestemmie . Il battaglione scalava Monte Spill , con fatica . Il terreno era difficile e ricoperto di cespugli . Un plotone della 9a con il tenente Santini , marciava in esplorazione . Una pattuglia nemica , con mitragliatrice , cadde nelle sue mani . Noi non potemmo stabilire da dove fosse potuta passare , perché , di fronte a noi , le nostre linee resistevano ancora . Probabilmente , era una pattuglia di un altro settore , sperduta . Mandammo indietro i prigionieri , senza essere riusciti a comprenderli . Stavolta erano veramente bosniaci . Questo felice episodio rasserenò alquanto il maggiore , che volle che ad ognuno di essi fossero dati sigarette e pane . Verso le cinque del pomeriggio , arrivammo a Monte Spill . Monte Fior resisteva ancora . Attorno a Monte Spill erano accorsi anche battaglioni di fanteria di altri reggimenti . Un sottotenente di uno di questi battaglioni ci vide arrivare e ci venne incontro per stabilire i collegamenti . Quando egli risalì al suo comando , io volli accompagnarlo per rendermi conto delle forze sulle quali il nostro battaglione poteva contare sulla sua sinistra . E caddi , per la seconda volta , sul tenente colonnello dell ' osservatorio di Stoccaredo . Egli comandava ora due battaglioni del suo reggimento , il comando del quale , con un battaglione , era rimasto a Stoccaredo . Anch ' egli dipendeva dal comando dei gruppi alpini . Egli stava sdraiato sotto una tenda aperta , protetta da una grande roccia . Fu lui che mi vide per primo e mi chiamò . - Venga qui . Si sieda un minuto . Che cosa le avevo detto io ? Ecco , gli austriaci attaccano Monte Fior . Io mi sedetti per terra , vicino alla tenda . Egli rimase sdraiato su una coperta da campo . Una bottiglia , senza marca , e un bicchierino , erano a sua portata di mano . Mi rivolse ancora qualche domanda sui miei studi . - Ah , lei conosce anche l ' Università di Torino ? Ma bravo ! Facciamo quattro chiacchiere , senza parlare di guerra . Egli era piemontese . - Guerra , sempre guerra ! C ' è da diventar pazzi . Con lei , posso parlar francamente ? - Ma certo , - dissi io , - per me è un vero piacere . - lo sono un ufficiale sbagliato . Sinceramente , ho io la faccia di un ufficiale di carriera ? Ho fatto due anni d ' Università in lettere . Sempre il primo del corso . Quella era la mia carriera . Ma mio padre aveva un chiodo nella testa . Che dico , un chiodo ? una sciabola . Mi ha obbligato ad entrare alla Scuola Militare . Mio padre era colonnello , mio nonno generale , mio bisnonno generale , mio trisnonno ... insomma io ho in corpo otto generazioni di ufficiali , in linea retta . Mi hanno rovinato . Il tenente colonnello parlava lentamente , e beveva lentamente . Beveva a sorsi , come si centellina una tazza di caffè . - Io mi difendo bevendo . Altrimenti , sarei già al manicomio . Contro le scelleratezze del mondo , un uomo onesto si difende bevendo . È da oltre un anno che io faccio la guerra , un po ' su tutti i fronti , e finora non ho visto in faccia un solo austriaco . Eppure ci uccidiamo a vicenda , tutti i giorni . Uccidersi senza conoscersi , senza neppure vedersi ! È orribile ! È per questo che ci ubriachiamo tutti , da una parte e dall ' altra . Ha mai ucciso nessuno lei ? Lei , personalmente , con le sue mani ? - Io spero di no . - Io , nessuno . Già , non ho visto nessuno . Eppure se tutti , di comune accordo , lealmente , cessassimo di bere , forse la guerra finirebbe . Ma , se bevono gli altri , bevo anch ' io . Veda , io ho una lunga esperienza . Non è l ' artiglieria che ci tiene in piedi , noi di fanteria . Anzi , il contrario . La nostra artiglieria ci mette spesso a terra , tirandoci addosso . - Anche l ' artiglieria austriaca tira sovente sulla propria fanteria . - Naturalmente . La tecnica è la stessa . Abolisca l ' artiglieria , d ' ambo le parti , la guerra continua . Ma provi ad abolire il vino e i liquori . Provi un po ' . Si provi . - Io ho già provato ... - Insignificante e deplorevole fatto personale . Ma estenda l ' esempio come ordine , come norma generale . Nessuno di noi si muoverà più . L ' anima del combattente di questa guerra è l ' alcool . Il primo motore è l ' alcool . Perciò i soldati , nella loro infinita sapienza , lo chiamano benzina . Il colonnello si alzò . Il suo viso pallido si illuminò di un sorriso . Da un mucchio di carte , tirò fuori un libro . Me lo agitò di fronte agli occhi e mi chiese : - Che libro è ? Indovini . Che libro ? - Il regolamento sul servizio in guerra , - dissi io , senza convinzione , cercando di leggerne il titolo . - Io , il servizio in guerra ! Ma lei è matto . Indovini dunque . Capii che si trattava di un libro attuale , in rapporto alla sua predilezione . - Bacco in Toscana , - dissi . - No , ma si avvicina . - Anacreonte . - No . Io cercavo un altro nome di illustre bevitore . Il tenente colonnello mi mise la testata sotto gli occhi . Io lessi : L ' arte di prepararsi i liquori da se stessi . - Capirà , - spiegò . - Con questa maledetta guerra in montagna , non possiamo trasportare con noi neppure due bottiglie . Così , io posso prepararne quanto ne voglio . Lo so , c ' è una bella differenza fra l ' alcool distillato e quello in polvere . Ma meglio così che niente . - Arte rara , - dissi io . - Rara , - ripeté il tenente colonnello . - Mi creda , vale l ' arte della guerra . A Monte Fior , il combattimento infuriava . V . - Perché quel beccamorti non è venuto ancora su ? - mi diceva il maggiore , irritato che il tenente medico non avesse ancora raggiunto il battaglione . - Se io non gli do una lezione , finirà con lo stabilire il posto di medicazione a casa sua . Egli si eccitava sempre più . Le cassette del comando non arrivavano ancora . E il battaglione era a Monte Spill da oltre quattro ore . Divenne addirittura furioso , quando si presentarono al comando due carabinieri che accompagnavano un soldato della 9a compagnia , sorpreso a Foza , senza aver potuto giustificare l ' assenza dal suo reparto . Il comando di Brigata lo faceva accompagnare in linea , a quel modo , persuaso si trattasse di un tentativo di diserzione . - Un disertore nel mio battaglione ! - gridava il maggiore . - Il mio battaglione non ha mai avuto un disertore . Ma io lo faccio fucilare sui due piedi ! A meno che i due carabinieri non fossero toscani , essi non sentirono in vita loro tante bestemmie come in quei pochi minuti . Il maggiore interrogò il soldato . Questi era il soldato Marrasi Giuseppe , il " bosniaco " . Egli sosteneva di aver smarrito il tascapane con le due scatolette di carne di riserva . Per evitare una punizione , egli era ritornato indietro , con la speranza di poterlo rintracciare , sotto Foza , nel punto dell ' ultimo addiaccio della sua compagnia . - Che riserva e che addiaccio ! - ribatteva il maggiore . E , rivolto ai carabinieri : - Perché non lo avete già fucilato ? Il soldato fu salvato dall ' arrivo del conducente che sopravvenne con il mulo carico delle cassette del comando . Il maggiore sospese l ' interrogatorio , licenziò i carabinieri e si occupò delle cassette . Io mi allontanai per non essergli d ' imbarazzo , accompagnato da Marrasi . - Tu , - gli dicevo , - vai prendendo delle cattive abitudini . Una volta perdi il tascapane e un ' altra volta perdi te stesso . Che perderai ancora ? Egli non rispondeva né alle mie considerazioni né alle mie domande . Il maggiore riapparve , il petto ingrossato , sorridente . Sembrava rinato . Vide Marrasi e me , e ci venne incontro . - Che mi vanno cianciando di diserzione quei citrulli di carabinieri ? Se qui vi sono dei disertori , sono loro , che vivono imboscati nelle retrovie . Marrasi , via in compagnia ! Per le scatolette non voglio storie . Comprale , rubale , ma le scatolette debbono essere al loro posto . Siamo intesi ? - Signor sì . - Va ' in compagnia e non parliamone più . Poco prima di mezzanotte , il battaglione ricevette l ' ordine di portarsi al completo in prima linea , a Monte Fior , con tutte e quattro le compagnie , gli zappatori e la sezione mitragliatrici . Prendemmo posizione al buio , un po ' alla rinfusa , occupando lo spazio che l ' altra truppa , spostandosi più a destra , ci aveva ceduto . Passammo tutta la notte , scavando . La situazione era difficile , e ce ne accorgemmo all ' alba , quando gli austriaci aprirono il fuoco . Nell ' ordine che c ' era stato comunicato , era scritto : " Bisogna rimanere aggrappati al terreno , con le unghie e con i denti " . La frase , d ' odore letterario , rendeva peraltro con sufficiente approssimazione la posizione di ciascuno di noi . Le trincee erano infatti improvvisate , sul terreno nudo , senza scavi profondi , senza sacchetti di terra , senza parapetti . Più che trincee , avevamo trovato scavi individuali , non continui , che ciascuno aveva cercato di approfondire , se non proprio con i denti , certo in gran parte con le unghie . Stavamo stesi , ventre a terra , la testa appena riparata da qualche sasso e da zolle . Ad ogni raffica di mitragliatrice , ad ogni sibilo di granata , istintivamente , noi facevamo ancora uno sforzo per occupare meno spazio e offrire meno vulnerabilità , schiacciandoci sempre più sul terreno , appiattiti fino alla linea del suolo . Il bombardamento dell ' artiglieria era fatto , oltre che da tutti i pezzi da campagna appostati nella conca d ' Asiago , dai grossi calibri . Per la prima volta , i 305 e i 420 entravano in azione sull ' Altipiano . Questi ultimi , noi non li conoscevamo ancora . La traiettoria produceva un rumore speciale , un boato gigantesco , che s ' interrompeva , di tanto in tanto , per riprendere , sempre più crescente , fino all ' esplosione finale . Trombe di terra , sassi e frantumi di corpi si elevavano , altissimi , e ricadevano lontani . Nello scavo prodotto poteva prender posto un plotone ammassato . Io pensavo alla corazza del maggiore . Rari colpi toccavano la prima linea . La gran parte si rovesciava alle nostre spalle , verso i due grandi avvallamenti laterali e attorno a Monte Spill . Tutto il terreno tremava sotto i nostri piedi . Un terremoto sconvolgeva la montagna . Anche adesso , a tanta distanza di tempo , mentre il nostro amor proprio , per un processo psicologico involontario , mette in rilievo , del passato , solo i sentimenti che ci sembrano i più nobili e accantona gli altri , io ricordo l ' idea dominante di quei primi momenti . Più che un ' idea , un ' agitazione , una spinta istintiva : salvarsi . L ' aspirante Perini si rizzò , in mezzo ai suoi soldati , e prese la fuga . Drizzatosi di scatto , quasi una granata lo avesse scavato dalle viscere della terra , voltò le spalle al suo plotone e si precipitò indietro . Giovanissimo e malaticcio , egli non aveva mai preso parte a nessun combattimento . Il maggiore lo vide prima di me , quando ci passò vicino , e me lo indicò . Senza elmetto , la faccia stravolta , l ' aspirante urlava : - Hurrà ! Hurrà ! - È probabile che , nella furia del panico , gli austriaci fossero penetrati talmente dentro di lui , che egli gridasse per loro . - Tiri una fucilata a quel vigliacco ! - mi gridò il maggiore . Io sentivo il maggiore , ma guardavo l ' aspirante , senza muovermi . Neppure il maggiore si muoveva . Egli continuava a gridarmi : - Tiri una fucilata a quel vigliacco ! L ' aspirante aveva già percorso qualche centinaio di metri ed era scomparso dietro il pendio , volando , ma il maggiore , come un grammofono che ripeta all ' infinito la stessa frase per un guasto di disco , continuava a gridare , monotono : - Tiri una fucilata a quel vigliacco ! Tiri una fucilata a quel vigliacco ! Per persuaderlo a cambiare soggetto di conversazione , presi la borraccia di cognac del suo attendente , che mi era accanto , e gliela offrii . Egli l ' afferrò con le mani avide , come se fino ad allora non avesse fatto altro che chiedermi da bere . Con il dorso della mano si asciugò le labbra umide di terriccio e bevette a lungo . Eravamo tutti arsi dalla sete . Ad ogni istante , lungo la linea si vedeva qualcuno rovesciarsi sulle spalle , slacciarsi la borraccia e bere . Pochi minuti di bombardamento erano bastati per inaridirci la bocca , la lingua e la gola , e farci desiderare , follemente , una goccia che ci dissetasse e frenasse , con l ' arsura , un ' impazienza frenetica . Il poco cognac che avevamo ricevuto a Foza era già consumato . In mezzo al turbinio delle granate , si levavano i soldati , uno dopo l ' altro , correvano verso un crepaccio , afferravano un pugno di neve e riprendevano il loro posto . Quelle corse furiose erano i soli atti che animassero la scena immobile e ci dessero la certezza che v ' erano ancora dei vivi in linea . Io avevo , nelle tasche , foglie d ' albero , che mi ero raccolto sotto Monte Spill , e le masticavo . Tutti fumavano . Il maggiore , con una sigaretta finita , se ne accendeva un ' altra e fumava senza interruzione . Le granate si erano fatte così vicine al nostro gruppo che io non sentivo più quello che mi diceva il maggiore . Egli prese un foglio di carta , vi scrisse a lapis qualche parola e me lo passò . Il biglietto diceva : " Si levi in piedi e veda che cosa succede " . Io mi levai in piedi e guardai . Il battaglione , immobile , rassomigliava a un lungo filare di cespugli . A destra , al centro della sua compagnia , il tenente di cavalleria Grisoni era dritto , in piedi , le mani in tasca e la pipa in bocca . Non notai altro sulla linea . Il bombardamento continuava , ma il battaglione teneva . Quanto abbia durato quel tiro io non saprei dirlo . Non l ' avrei potuto dire neppure allora . Durante un ' azione si perde la cognizione del tempo . Si crede di essere alle dieci del mattino e si è alle cinque dei pomeriggio . Improvvisamente , una nostra mitragliatrice aprì il fuoco . Io mi levai per vedere . Gli austriaci attaccavano . VI Chi ha assistito agli avvenimenti di quel giorno , credo che li rivedrà in punto di morte . Mentre la nostra mitragliatrice sparava , il bombardamento cessava . Il nemico aveva attaccato nello stesso istante in cui l ' artiglieria sospendeva il tiro . Gli austriaci attaccavano in massa , in ordine chiuso , a battaglioni affiancati . Fucile a tracolla , essi non sparavano . Convinti che , dopo quel bombardamento , nelle nostre linee non fosse rimasta anima viva , avanzavano sicuri . Avanzavano , cantando un inno di guerra , di cui a noi non arrivava che la risonanza del coro incomprensibile . - Hurrà ! E il coro riprendeva . Nelle nostre linee , fu un rimescolio confuso . Gli ufficiali e i graduati correvano curvi per controllare i reparti . Il bombardamento non li aveva colpiti che in parte . Il maggiore gridava : - Attenzione ! Aprite il fuoco ! Pronti per contrattaccare alla baionetta ! Gli ufficiali ripetevano l ' ordine e fu tutto un sussulto di voci . Il battaglione riprendeva la sua vita . La linea aprì il fuoco . Delle nostre due mitragliatrici , solo una sparava . L ' altra era stata distrutta da una granata . Noi non vedevamo delle colonne nemiche che quelle che avevamo di fronte , ma l ' attacco doveva essere simultaneo , anche alla nostra destra . I battaglioni avanzarono al passo , lentamente , ostacolati dai sassi e dagli sterpi . La nostra mitragliatrice sparava rabbiosa , senza arresto . La puntava lo stesso comandante della sezione , il tenente Ottolenghi . Noi vedevamo reparti interi cadere falciati . I compagni si spostavano , per non passare sui caduti . I battaglioni si ricomponevano . Il canto riprendeva . La marea avanzava . - Hurrà ! Il vento soffiava contro di noi . Dalla parte austriaca , ci veniva un odore di cognac , carico , condensato , come se si sprigionasse da cantine umide , rimaste chiuse per anni . Durante il canto e il grido dell ' hurrà ! sembrava che le cantine spalancassero le porte e c ' inondassero di cognac . Quel cognac mi arrivava a ondate alle narici , mi si infiltrava nei polmoni e vi restava con un odore misto di catrame , benzina , resina e vino acido . - Pronti per il contrattacco ! - continuava a gridare il maggiore , in piedi , in mezzo ai soldati . La mia attenzione fu attirata principalmente dal capitano della 11a . Egli era in piedi , ben dritto , il volto sporco di terriccio , la testa scoperta . Con la destra impugnava la pistola e con la sinistra l ' elmetto . Era a pochi metri da noi . - Vili ! - gridava , - venite avanti , se avete coraggio ! Venite ! Venite ! E si rivolgeva ora agli austriaci lontani che avanzavano , ora ai suoi soldati che stavano a terra e lo guardavano attoniti . Era l ' elmetto che , con il braccio teso , egli puntava come una pistola . Ed era la pistola che , scambiandola per l ' elmetto , si sforzava di mettersi in testa . Quanto più i suoi sforzi riuscivano vani , tanto più si esasperava e gridava . Batteva la pistola sulla testa , con colpi violenti , e il sangue colava sulla faccia . Il capitano sembrava una furia insanguinata . - Hurrà ! Gli austriaci non erano ormai che ad una cinquantina di metri . - Alla baionetta ! - gridò il maggiore . - Savoia ! - urlarono i reparti , lanciandosi in avanti . Di quello che avvenne in quello scontro , io non ho mai conservato un ricordo chiaro . L ' odore di quel cognac mi aveva stordito . Ma vidi distintamente che , di fronte a noi , alla sinistra , dalle formazioni austriache , si staccò un gruppo di tre uomini con una mitragliatrice e s ' appostarono dietro una roccia . Il tac ­ tac della Schwarzlose seguì a quel movimento rapido . Il fascio del tiro sibilò attorno a noi . Il maggiore era al mio fianco . La pistola gli cadde di mano , levò le braccia in alto e si rovesciò su di me . Feci uno sforzo per sorreggerlo ma caddi anch ' io per terra . Il suo attendente si buttò al suo fianco per sollevarlo . Il maggiore rimase steso , immobile . L ' attendente gli sbottonò la giubba , e noi ne vedemmo il petto ricoperto di sangue . La corazza metallica , a scaglie di pesce , era crivellata di colpi . Mi levai e ripresi la corsa , avanti . Lo scontro tra i nostri e gli austriaci era già avvenuto . Confusamente frammischiati , gli uni e gli altri si arrestarono . I reparti austriaci ripiegarono , al passo , fucile a tracolla , com ' erano avanzati . La resistenza imprevista li aveva scompaginati . I nostri , trattenuti dagli ufficiali , ventre a terra , aprirono il fuoco , alle spalle . Io vidi cadere solo qualcuno . I reparti , affiancati , disparvero presto , dietro le creste . Il vento continuava a soffiare e a buttarci contro ondate di cognac . Il povero maggiore aveva dato degli ordini chiari sul contrattacco . Egli voleva che , respinti gli austriaci , il battaglione rioccupasse le sue posizioni di partenza . Io feci eseguire l ' ordine rapidamente , L ' ufficiale più anziano del battaglione , il capitano Canevacci , assunse il comando del battaglione . Il terreno era coperto di morti , ma avevamo resistito . Riportammo indietro i feriti , alla meglio , ché non avevamo più barelle . Il tenente Grisoni , portato a braccia da due soldati , la gamba fratturata , pipa in bocca , scendeva zufolando . Riordinammo i reparti e facemmo l ' appello dei presenti . Le ore passarono . Il sole piegava verso il Pasubio e noi eravamo ancora sulla linea , senza notizie . Gli austriaci si facevano vivi solo per qualche colpo d ' artiglieria da campagna . Dopo la tempesta , era la calma . Un ordine scritto del comandante del settore ci rimise in movimento . L ' ordine diceva : " Il nemico ha potuto prender posizione in più punti . La linea di Monte Fior non è più sostenibile . Al ricevere del presente , il battaglione ripieghi in ordine su Monte Spill " . - Ripiegare su Monte Spill ? - gridava il capitano Canevacci , inveendo sul portaordini . - E domani , un altro ordine ci farà attaccare Monte Fior e noi saremo spacciati . Il capitano non ammetteva che si potesse abbandonare al nemico , senza resistenza ulteriore , una posizione così importante . - Io mi faccio fucilare , - ripeteva , - ma non ripiego . Il portaordini chiedeva uno scritto che accusasse ricevuta dell ' ordine che aveva consegnato , ma il capitano glielo rifiutò . - Di ' che io non do l ' ordine di ripiegamento ... Di ' che mi possono fucilare per rifiuto d ' obbedienza , ma che il battaglione , finché io ne sono il comandante , non abbandona Monte Fior . Io tentai di dimostrargli che il comandante del settore era il solo competente a decidere sulla situazione e che noi non avevamo nessuno degli elementi necessari per giudicare che avesse torto . Che , in ogni caso , bisognava ubbidire . Il capitano non si convinse e rimandò indietro il portaordini senza ricevuta scritta . Egli era ufficiale di carriera e rischiava moltissimo . Invano , anche dopo la partenza del portaordini , io mi sforzai di farlo ritornare sulla sua decisione . Egli era convinto che l ' abbandono del monte costituisse un tradimento . Non era passata mezz ' ora e un caporale del comando del nostro reggimento si presentò con un altro ordine scritto . Era il colonnello in persona che lo aveva firmato . Se il battaglione - diceva l ' ordine - non inizia il ripiegamento ordinato , il capitano Canevacci si consideri destituito dal comando . - Io sono destituito dal comando ? Ma l ' esercito italiano è comandato da austriaci ! È una vergogna ! Egli era furibondo . Ma , passato il furore , dovette decidersi ad ubbidire . Ripiegammo per compagnie e riportammo indietro i morti . Quando l ' ultima compagnia si ritirò da Monte Fior , il resto del battaglione , prendendo posizione fra due altri battaglioni , era schierato già a Monte Spill . A Monte Fior avevamo lasciato un velo di vedette . Esse dovevano continuare a sparare qualche colpo di fucile ogni tanto , e ritirarsi al primo tentativo di avanzata nemica . Fino al tardo pomeriggio , gli austriaci non si accorsero del nostro ripiegamento . Infine , ne ebbero il dubbio e fecero avanzare una linea di pattuglie . Le nostre vedette spararono gli ultimi colpi e rientrarono al battaglione . Le pattuglie nemiche trovarono Monte Fior deserto . Io ero in linea , sul punto più elevato di Monte Spill , e guardavo Monte Fior . Gli austriaci vi affluivano disordinatamente . In poco meno di mezz ' ora , la linea da noi abbandonata fu occupata da un gruppo di battaglioni . Tutta la cresta del monte fu gremita di truppe . Credo fossero le sei o le sette del pomeriggio . Nelle posizioni nemiche , io notai un fermento insolito . Che avveniva ? I battaglioni s ' agitavano , urlando , salutavano . Tutta la massa , come un sol uomo , si levò in piedi e un ' acclamazione ci venne dalla vetta : - Hurrà ! Gli austriaci agitavano i fucili e i berretti , verso di noi . - Hurrà ! Io non mi rendevo conto di quella festa . Essa era qualcosa di più che la gioia per una posizione conquistata , senza contrasto . Perché tanto entusiasmo ? Io mi voltai indietro e capii . Di fronte , tutta illuminata dal sole , come un immenso manto ricoperto di perle scintillanti , si stendeva la pianura veneta . Sotto , Bassano e il Brenta ; e poi , più in fondo , a destra , Verona , Vicenza , Treviso , Padova . In fondo , a sinistra , Venezia . Venezia ! VII Il tenente generale comandante la divisione , ritenuto responsabile dell ' abbandono ingiustificato di Monte Fior , fu silurato . In sua sostituzione , prese il comando della divisione il tenente generale Leone . L ' ordine del giorno del comandante di corpo d ' armata ce lo presentò " un soldato di provata fermezza e d ' esperimentato ardimento " . Io lo incontrai la prima volta a Monte Spill , nei pressi del comando di battaglione . Il suo ufficiale d ' ordinanza mi disse che egli era il nuovo comandante la divisione ed io mi presentai . Sull ' attenti , io gli davo le novità del battaglione . - Stia comodo , - mi disse il generale in tono corretto e autoritario . - Dove ha fatto la guerra , finora ? - Sempre con la brigata , sul Carso . - È stato mai ferito ? - No , signor generale . - Come , lei ha fatto tutta la guerra e non è stato mai ferito ? Mai ? - Mai , signor generale . A meno che non si vogliano considerare tali alcune ferite leggere che mi hanno permesso di curarmi al battaglione , senza entrare all ' ospedale . - No , no , io parlo di ferite serie , di ferite gravi . - Mai , signor generale . - È molto strano . Come lei mi spiega codesto fatto ? - La ragione precisa mi sfugge , signor generale , ma è certo che io non sono stato mai ferito gravemente . - Ha preso lei parte a tutti i combattimenti della sua brigata ? - A tutti . - Ai " gatti neri " ? - Ai " gatti neri " . - Ai " gatti rossi " ? - Ai " gatti rossi " , signor generale . - Molto strano . Per caso , sarebbe lei un timido ? Io pensavo : per mettere a posto un uomo simile , ci vorrebbe per lo meno un generale comandante di corpo d ' armata . Siccome io non risposi subito , il generale , sempre grave , mi ripeté la domanda . - Credo di no , - risposi . - Lo crede o ne è sicuro ? - In guerra , non si è sicuri di niente , - risposi io dolcemente . E soggiunsi , con un abbozzo di sorriso che voleva essere propiziatorio : - Neppure di essere sicuri . Il generale non sorrise . Già , credo che per lui fosse impossibile sorridere . Aveva l ' elmetto d ' acciaio con il sottogola allacciato , il che dava al suo volto un ' espressione metallica . La bocca era invisibile , e , se non avesse portato dei baffi , si sarebbe detto un uomo senza labbra . Gli occhi erano grigi e duri , sempre aperti come quelli d ' un uccello notturno di rapina . Il generale cambiò argomento . - Ama lei la guerra ? Io rimasi esitante . Dovevo o no rispondere alla domanda ? Attorno v ' erano ufficiali e soldati che sentivano . Mi decisi a rispondere . - Io ero per la guerra , signor generale , e alla mia Università , rappresentavo il gruppo degli interventisti . - Questo , - disse il generale con tono terribilmente calmo , - riguarda il passato . Io le chiedo del presente . - La guerra è una cosa seria , troppo seria ed è difficile dire se ... è difficile ... Comunque , io faccio il mio dovere ­ . E poiché mi fissava insoddisfatto , soggiunsi : - Tutto il mio dovere . - Io non le ho chiesto , - mi disse il generale , - se lei fa o non fa il suo dovere . In guerra , il dovere lo debbono fare tutti , perché , non facendolo , si corre il rischio di essere fucilati . Lei mi capisce . Io le ho chiesto se lei ama o non ama la guerra . - Amare la guerra ! - esclamai io , un po ' scoraggiato . Il generale mi guardava fisso , inesorabile . Le pupille gli si erano fatte più grandi . Io ebbi l ' impressione che gli girassero nell ' orbita . - Non può rispondere ? - incalzava il generale . - Ebbene , io ritengo ... certo ... mi pare di poter dire ... di dover ritenere ... Io cercavo una risposta possibile . - Che cosa ritiene lei , insomma ? - Ritengo , personalmente , voglio dire io , per conto mio , in linea generale , non potrei affermare di prediligere , in modo particolare , la guerra . - Si metta sull ' attenti ! Io ero già sull ' attenti . - Ah , lei è per la pace ? Ora , nella voce del generale , v ' erano sorpresa e sdegno . - Per la pace ! Come una donnetta qualsiasi , consacrata alla casa , alla cucina , all ' alcova , ai fiori , ai suoi fiori , ai suoi fiorellini ! È così , signor tenente ? - No , signor generale . - E quale pace desidera mai , lei ? - Una pace ... E l ' ispirazione mi venne in aiuto . - Una pace vittoriosa . Il generale parve rassicurarsi . Mi rivolse ancora qualche domanda di servizio e mi pregò di accompagnarlo in linea . Quando fummo in trincea , nel punto più elevato e più vicino alle linee nemiche , in faccia a Monte Fior , mi chiese : - Quale distanza corre qui , fra le nostre trincee e quelle austriache ? - Duecentocinquanta metri circa , - risposi . Il generale guardò a lungo e disse : - Qui , ci sono duecentotrenta metri . - È probabile . - Non è probabile . È certo . Noi avevamo costruito una trincea solida , con sassi e grandi zolle . I soldati la potevano percorrere , in piedi , senza esser visti . Le vedette osservavano e sparavano dalle feritoie , al coperto . Il generale guardò alle feritoie , ma non fu soddisfatto . Fece raccogliere un mucchio di sassi ai piedi del parapetto , e vi montò sopra , il binoccolo agli occhi . Così dritto egli restava scoperto dal petto alla testa . - Signor generale , - dissi io , - gli austriaci hanno degli ottimi tiratori ed è pericoloso scoprirsi così . Il generale non mi rispose . Dritto , continuava a guardare con il binoccolo . Dalle linee nemiche partirono due colpi di fucile . Le pallottole fischiarono attorno al generale . Egli rimase impassibile . Due altri colpi seguirono ai primi , e una palla sfiorò la trincea . Solo allora , composto e lento , egli discese . Io lo guardavo da vicino . Egli dimostrava un ' indifferenza arrogante . Solo i suoi occhi giravano vertiginosamente , Sembravano le ruote di un ' automobile in corsa . La vedetta , che era di servizio a qualche passo da lui , continuava a guardare alla feritoia , e non si occupava del generale . Ma dei soldati e un caporale della 12a compagnia che era in linea , attratti dall ' eccezionale spettacolo , s ' erano fermati in crocchio , nella trincea , a fianco del generale , e guardavano , più diffidenti che ammirati . Essi certamente trovavano in quell ' atteggiamento troppo intrepido del comandante di divisione , ragioni sufficienti per considerare , con una certa quale apprensione , la loro stessa sorte . Il generale contemplò i suoi spettatori con soddisfazione . - Se non hai paura , - disse rivolto al caporale , - fa ' quello che ha fatto il tuo generale . - Signor sì , - rispose il caporale . E , appoggiato il fucile alla trincea , montò sul mucchio di sassi . Istintivamente , io presi il caporale per il braccio e l ' obbligai a ridiscendere . - Gli austriaci , ora , sono avvertiti , - dissi io , - e non sbaglieranno certo il tiro . Il generale , con uno sguardo terribile , mi ricordò la distanza gerarchica che mi separava da lui . Io abbandonai il braccio del caporale e non dissi più una parola - Ma non è niente , - disse il caporale , e risalì sul mucchio . Si era appena affacciato che fu accolto da una salva di fucileria . Gli austriaci , richiamati dalla precedente apparizione , attendevano coi fucili puntati . Il caporale rimase incolume . Impassibile , le braccia appoggiate sul parapetto , il petto scoperto , continuava a guardare di fronte . - Bravo ! - gridò il generale . - Ora , puoi scendere . Dalla trincea nemica partì un colpo isolato . Il caporale si rovesciò indietro e cadde su di noi . Io mi curvai su di lui . La palla lo aveva colpito alla sommità del petto , sotto la clavicola , traversandolo da parte a parte . Il sangue gli usciva dalla bocca . Gli occhi socchiusi , il respiro affannoso , mormorava : - Non è niente , signor tenente . Anche il generale si curvò . I soldati lo guardavano , con odio . - È un eroe , - commentò il generale . - Un vero eroe . Quando egli si drizzò , i suoi occhi , nuovamente , si incontrarono con i miei . Fu un attimo . In quell ' istante , mi ricordai d ' aver visto quegli stessi occhi , freddi e roteanti , al manicomio della mia città , durante una visita che ci aveva fatto fare il nostro professore di medicina legale . - È un eroe autentico , - continuò il generale . Egli cercò il borsellino e ne trasse una lira d ' argento . - Tieni , - disse , - ti berrai un bicchiere di vino , alla prima occasione . Il ferito , con la testa , fece un gesto di rifiuto e nascose le mani . Il generale rimase con la lira fra le dita , e , dopo un ' esitazione , la lasciò cadere sul caporale . Nessuno di noi la raccolse . Il generale continuò l ' ispezione sulla linea , e , arrivato al confine del mio battaglione , mi dispensò dal seguirlo . Io rifeci il cammino per rientrare al comando di battaglione . Tutta la linea era in subbuglio . La notizia di quanto era avvenuto aveva già fatto il giro del settore . Dal canto loro , i portaferiti che avevano portato il caporale al posto di medicazione , avevano raccontato l ' episodio a quanti avevano incontrato . Trovai il capitano Canevacci , eccitatissimo . - Quelli che comandano l ' esercito italiano sono austriaci ! - esclamò . - Austriaci di fronte , austriaci alle spalle , austriaci in mezzo a noi ! All ' altezza del comando di battaglione , mi incontrai nuovamente con il tenente colonnello Abbati . Così si chiamava l ' ufficiale del 301 . Egli doveva salire in linea con il suo battaglione . Anch ' egli era informato . Io lo salutai . Egli non mi rispose . Quando mi fu vicino , mi disse , preoccupato : - L ' arte militare segue il suo corso . Allungato il braccio , fece per slacciare la borraccia che avevo alla cintola . Io mi affrettai ad offrirgliela . Egli , con l ' aria distratta , lo sguardo assente , la prese con delicatezza . L ' avvicinò all ' orecchio , e la scosse : non era vuota . Levò il turacciolo , l ' accostò alle labbra , per bere . Ma s ' arrestò di scatto , con nel viso un ' espressione di stupore e di ribrezzo , come se dalla borraccia avesse visto spuntare fuori la testa di una vipera . - Caffè e acqua ! - esclamò in tono di compassione . - Giovanotto , incominci a bere , altrimenti anche lei finirà al manicomio , come il suo generale . VIII Un uomo così ardimentoso come il generale Leone non poteva rimanere inoperoso . Noi non avevamo ancora un sol pezzo d ' artiglieria sull ' Altipiano . Egli ordinò egualmente l ' assalto di Monte Fior , per il giorno 16 . Il mio battaglione rimase indietro , riserva di brigata , ed io non presi parte all ' azione . Passammo alcuni giorni di calma . L ' artiglieria nemica non tirava . Noi non avemmo neppure un ferito . Per noi , fu un vero riposo . Quante ore passate al sole , addossati alle rocce , lo sguardo vagante , con i nostri sogni , sulla pianura veneta . Come era lontana la vita , da noi ! Il comandante della divisione non riposava . Egli voleva , a tutti i costi , impadronirsi di Monte Fior . Era tutti i giorni in prima linea a misurare le distanze , tracciare disegni , fare progetti . Aveva infine escogitato un piano d ' attacco di sorpresa , alla baionetta , in pieno giorno , che il mio battaglione , il più pratico della cima del monte , avrebbe dovuto effettuare . L ' attacco era fissato per il 26 , gli austriaci ripiegarono il 24 . La nostra resistenza sul Pasubio e la grande offensiva scatenata dai russi in Galizia li avevano obbligati a sospendere l ' azione sull ' Altipiano . Essi abbandonarono Monte Fior , allo stesso nostro modo . E noi lo riprendemmo nello stesso modo con cui essi lo avevano conquistato . La ritirata , durata probabilmente più giorni , era stata mascherata abilmente . Nelle prime linee , non era rimasto che un raro velo di pattuglie . Quando noi ce ne accorgemmo , iniziammo l ' avanzata e non avemmo altro che piccoli scontri di pattuglie . Il generale , intrepido nella guerra di posizione , lo fu ancora più nella guerra di movimento . Egli ordinò che le nostre truppe non perdessero mai , né di giorno né di notte , il contatto con la retroguardia nemica , e impose al generale comandante di brigata di prendere personalmente posto con le nostre avanguardie . Il comandante della brigata , malgrado la sua età avanzata , sì mise alla testa della prima compagnia di avanguardie e fu ucciso in un combattimento di pattuglie . Fu un lutto per tutta la brigata : i soldati lo amavano . Quando il comandante della divisione seppe della sua morte , raddoppiò d ' ardimento . - Bisogna vendicarlo ! - diceva in mezzo ai reparti , - bisogna vendicarlo il più presto possibile ! La sete di vendetta del generale fu attenuata , se non proprio estinta , dalla reazione dei reparti di retroguardia nemici . Le loro pattuglie , armate di mitragliatrici , si battevano con un accanimento costante , e si sacrificavano pur di arrestare la nostra avanzata . Caddero così , in nostre mani , parecchie mitragliatrici , difese dai serventi fino alla morte . Ma altre pattuglie , più arretrate , con un tiro dominante dall ' alto , ci obbligavano a spiegarci continuamente in formazione di combattimento e a perdere tempo . Il generale abbandonò la sua calma abituale . Arrampicatosi ad un abete , vi si era installato in cima , come un comandante di battello su una coffa di comando , e gridava : - Avanti ! prodi soldati , avanti ! vendichiamo il comandante di brigata ! - Se dovessimo vendicare sul serio il nostro comandante di brigata , oggi avremmo due generali morti , - mi diceva il capitano Canevacci . - E la nostra vendetta renderebbe vacante il posto di comandante della divisione . Egli cominciava a non più sopportare il generale . Se nei nostri soldati fosse esistita una determinazione feroce , questa sarebbe stata mitigata dall ' ilarità che provocarono gli incitamenti del generale , gridati da una posizione così straordinaria . - Se il generale rimane sull ' albero e vi fa il nido , la divisione sarà salva , - commentava il capitano Canevacci , accigliato . - Se ne discende , la divisione è perduta . Il nostro battaglione si era portato dietro il battaglione d ' avanguardia che si era dovuto stendere per non offrire bersaglio al tiro delle mitragliatrici nemiche e per tenersi pronto contro un possibile ritorno offensivo . L ' avanzata si faceva lenta , ché era difficile progredire sotto il tiro e nel bosco , in cui non esistevano che sentieri e tratturi non sempre praticabili . Le compagnie dovevano procedere per i cespugli e non perdere mai il collegamento . Sul far della sera , la resistenza nemica si fece meno attiva . Le loro pattuglie continuavano a sparare ma , per ripiegare , non attendevano di essere attaccate alla baionetta . Noi riprendemmo l ' inseguimento più celermente , ed avemmo solo qualche ferito . Il generale era sceso dall ' albero e marciava fra il 2° battaglione e il nostro , a piedi , seguito dal suo mulo che il conducente gli teneva per le redini . Dall ' avanti una voce gridò : - Alt ! Zaini a terra ! - Chi ha gridato ? - domandò il generale , cupo . Era un soldato di collegamento della 7a compagnia , del 2° battaglione , il quale , arrivato al bivio di due sentieri , avvertiva che i reparti che seguivano dovevano fermarsi . Gli esploratori richiedevano del tempo per riconoscere la direzione dei sentieri e comunicare quale dei due fosse quello da seguire . Uno di loro era stato ucciso in quel momento ed era necessario che gli altri non si avventurassero senza che il terreno fosse stato riconosciuto . Egli non faceva che quanto gli era stato ordinato . Il capitano Zavattari , comandante della 6a , ne riferì al generale . - Faccia fucilate quel soldato , - gli ordinò il generale . Far fucilare un soldato ! Il capitano Zavattari era un ufficiale di complemento . Nella vita civile , era capo divisione al Ministero della Pubblica Istruzione . Era il più anziano dei capitani del reggimento . L ' ordine di far fucilare un soldato , era un ' assurdità inconcepibile . Con parole misurate , trovò la maniera di dirlo al generale : - Lo faccia fucilare all ' istante , - replicò il generale , senza un attimo d ' esitazione . Il capitano si allontanò e ritornò poco dopo dal generale . Egli si era recato al bivio e aveva personalmente interrogato il soldato di collegamento . - Lo ha fatto fucilare ? - gli chiese il generale . - Signor no . Il soldato non ha fatto che quanto gli è stato ordinato . Egli non ha mai pensato , dicendo " Alt ! Zaini a terra " di emettere un grido di stanchezza o di indisciplina . Egli ha solo voluto trasmettere un ordine ai suoi compagni . Gli esploratori hanno avuto , poc ' anzi , un morto , e l ' alt era necessario per dar loro il tempo di riconoscere il terreno . - Lo faccia fucilare egualmente , - rispose freddamente il generale . - Ci vuole un esempio ! - Ma come posso io far fucilare il soldato , senza una procedura qualsiasi e senza che egli abbia commesso un reato ? Il generale non aveva la stessa sua mentalità giuridica . Quelle argomentazioni legalitarie lo irritarono . - Lo faccia passare subito per le armi , - gridò , - e non mi obblighi a far intervenire i miei carabinieri anche contro di lei . Il generale era seguito dai due carabinieri di servizio del comando della divisione . Il capitano capì che , in quelle condizioni , non gli rimaneva che trovare un espediente per salvare il soldato , la cui vita era così minacciata . - Signor sì , - rispose deciso il capitano . - Eseguisca l ' ordine e mi riferisca prontamente . Il capitano raggiunse nuovamente la testa della sua compagnia che , ferma , aspettava ordini . Fece fare , da una squadra , una scarica di fucileria contro un tronco d ' albero e ordinò che i portaferiti stendessero su una barella il corpo dell ' esploratore morto . L ' operazione finita , seguito dalla barella , si ripresentò al generale . Gli altri soldati ignoravano il macabro stratagemma e guardavano l ' uno l ' altro , esterrefatti . - Il soldato è stato fucilato , - disse il capitano . Il generale vide la barella , s ' irrigidì sull ' attenti e salutò fieramente . Egli era commosso . - Salutiamo i martiri della patria ! In guerra , la disciplina è dolorosa ma necessaria . Onoriamo i nostri morti ! La barella passò fra i soldati allibiti . All ' imbrunire , cessammo l ' inseguimento . Il battaglione d ' avanguardia si fermò e prese le misure di sicurezza per la notte . Il mio battaglione rimase indietro , al di qua di Val di Nos , sul margine del bosco , di fronte a Croce di Sant ' Antonio . Una grandine fitta aveva reso freddissima la notte . Eravamo tutti inzuppati . Avevamo una coperta e un telo da tenda ciascuno , ma eravamo ancora vestiti d ' estate , senza lana , così come eravamo partiti dal Carso . Il freddo dell ' addiaccio era insopportabile . Verso mezzanotte , ci fu permesso di accendere fuochi . La distanza e il bosco ci proteggevano dalla vista nemica . Eravamo attorno ai grandi fuochi , e gli abeti bruciavano con un aspro odore di resina . Sottovoce , i soldati commentavano gli avvenimenti del giorno . Un grido stentoreo risuonò nel bosco : - All ' erta ! All ' erta ! Guai a chi dorme ! Il nemico è vicino ! All ' erta ! Ma chi era ? - All ' erta ! Un soldato addormentato è un soldato morto . All ' erta ! Il vostro generale non dorme ! All ' erta ! Era il generale Leone . Nel silenzio della notte , la voce cadeva cavernosa . Io m ' ero alzato , e avevo lasciato il comandante del battaglione seduto su un sasso , attorno al fuoco . M ' ero fermato in piedi , in mezzo ai gruppi sparsi della 12a compagnia . I soldati , addossati ai fuochi , non s ' accorgevano della mia presenza . Io mi avvicinai a una squadra , perché il calore delle fiamme arrivasse fino a me , e guardavo verso la direzione da cui veniva la voce del generale . - All ' erta ! Passa il vostro generale , il vostro generale non dorme . All ' erta ! La voce , lentamente , si faceva sempre più vicina . Il generale camminava in mezzo al nostro battaglione . - Il pazzo non dorme , - bisbigliò un soldato della squadra della 12a . - Meglio un generale morto , che un generale sveglio , - commentò un altro . - All ' erta ! Passa il vostro generale ! - Adesso passa proprio su di noi , - disse un altro soldato . - E nessuno tirerà una fucilata su quel macellaio ? - mormorò lo stesso soldato che aveva parlato per primo . - Io gliela tiro certamente . Certamente io gliela tiro , - disse un soldato anziano che non aveva ancora parlato e che sembrava solo occupato a riscaldarsi , accanto al sergente . I soldati della squadra erano così stretti , l ' uno addossato all ' altro , attorno al fuoco , che il riflesso li illuminava tutti e io ne potevo riconoscere chiaramente i volti . Il sergente stava in ginocchio , le braccia piegate e le mani aperte , all ' altezza della testa , per proteggersi la faccia dal calore del fuoco . Egli non si mosse né disse una sillaba . - Se si mostra , io gli tiro , - continuò lo stesso soldato . lo vidi il soldato anziano prendere il fucile , manovrare l ' otturatore , e controllare il caricatore . - All ' erta ! All ' erta ! - urlava il generale . Apparve , tra due fuochi , a una cinquantina di metri da noi . Sotto l ' elmetto , aveva una sciarpa che gli avvolgeva il collo e gli cadeva sulle spalle . Un ampio mantello grigio discendeva fino alle caviglie e lo copriva tutto . Camminava stentatamente , le mani alla bocca come un megafono . Appena rischiarato dalla luce , sembrava un fantasma . - All ' erta ! ... Il soldato anziano alzò lentamente il fucile , per mirare . - Eh ! - dissi io , - il generale non ha voglia di dormire . Il soldato riabbassò il fucile . Il sergente si levò di scatto e mi offrì il suo posto accanto al fuoco . IX Il giorno dopo continuammo l ' inseguimento . Il battaglione d ' avanguardia , superato Croce di Sant ' Antonio , procedeva nel bosco , verso Casara Zebio e Monte Zebio . Man mano che esso avanzava , appariva sempre più probabile che il grosso del nemico si fosse fermato sulle alture . La resistenza era ridivenuta accanita . Era chiaro che gli ultimi reparti austriaci , a contatto con le nostre pattuglie , si appoggiavano su truppe vicine . Data la lentezza dei progressi , il mio battaglione , oltrepassata la Val di Nos , rimase inoperoso tutto il giorno , in attesa di essere impegnato . Il 2° battaglione d ' avanguardia ricevette l ' ordine di fermarsi e trincerarsi . Durante la notte , il nostro battaglione gli dette il cambio . Quando noi arrivammo , una linea di trincea era stata già scavata , affrettatamente , sul limitare del bosco . Davanti a noi , v ' erano ancora degli abeti , ma rari , come essi sono sempre quando le abetine accennano a finire nelle grandi altitudini . Il terreno continuava ad essere coperto di cespugli . Più lontano , in alto , oltre qualche centinaio di metri , spuntavano , fra le cime degli ultimi abeti , montagne rocciose . Probabilmente la grande resistenza ci sarebbe stata opposta ai loro piedi . All ' alba , il capitano Canevacci ed io , ci trovammo con la 9a compagnia che era in linea . Attendevamo che arrivasse la sezione mitragliatrici , rimasta indietro . Il capitano comandante della 9a , con un gruppo di tiratori scelti , sorvegliava il terreno antistante . Noi eravamo vicini a lui , a terra , dietro un rialzo naturale . Il capitano Canevacci guardava con il binoccolo . Fra i cespugli , a meno di un centinaio di metri da noi , spuntò una pattuglia nemica . Erano sette uomini e camminavano in fila indiana . Sicuri di trovarsi lontani da noi , di non essere visti , camminavano parallelamente alla nostra trincea , diritti , fucile alla mano , zaino in spalla . Dalle ginocchia in su , erano scoperti . Il capitano della 9a fece un gesto ai tiratori , ordinò il fuoco e la pattuglia stramazzò al suolo . - Bravo ! - esclamò il capitano Canevacci . Una nostra squadra uscì carponi . Ai fianchi , tutta la linea aveva i fucili puntati . La squadra sparì , strisciando , fra i cespugli . Attendevamo che la squadra rientrasse , riportando indietro i caduti , ma il tempo passava . I nostri uomini dovevano avanzare molto cauti , per evitare un ' imboscata . Il capitano Canevacci era impaziente . La sezione mitragliatrici non arrivava ancora . Che si fosse smarrita nel bosco , in mezzo agli altri reparti ? Per non perdere ancora del tempo , io le andai incontro . La ritrovai mezzo chilometro indietro , a contatto con i reparti del 2° battaglione . Quando la vidi , una scena movimentata si svolgeva . Fra il 2° battaglione e la sezione mitragliatrici , il generale comandante della divisione , solo , sul mulo , s ' arrampicava fra le rocce . Per uno scarto improvviso del mulo , mentre rasentava il ciglio di un precipizio scosceso , alto una ventina di metri , cadde per terra . Il mulo , indifferente , continuava a camminare sull ' orlo . Il generale si teneva ancora aggrappato alle redini , a metà penzoloni sul burrone . Il mulo ad ogni passo , con la testa , dava degli scappi , per liberarsene . Da un momento all ' altro il generale poteva precipitare nel vuoto . Molti soldati vicini lo vedevano , nessuno si muoveva . Io li vedevo tutti distintamente : qualcuno ammiccava , sorridendo . Ancora qualche istante e il mulo si sarebbe liberato dal generale . Dalle file della nostra sezione mitragliatrici , un soldato si lanciò di corsa sul generale e arrivò a tempo per trattenerlo . Senza scomporsi , come se fosse particolarmente allenato a incidenti del genere , il generale rimontò sul mulo , continuò il cammino e disparve . Il soldato , in piedi , guardava attorno , soddisfatto . Egli aveva salvato il generale . Quando i suoi compagni della sezione mitragliatrici lo raggiunsero , io assistetti ad un ' aggressione selvaggia . Con furia , gli si buttarono addosso , tempestandolo di pugni . Il soldato fu rovesciato per terra . I compagni gli furono sopra . - Miserabile ! Canaglia ! - Lasciatemi ! Aiuto ! Pugni e calci si abbattevano sul disgraziato , impotente a difendersi . - Tieni ! Tieni ! Chi ti ha pagato per fare l ' imbecille ? - Aiuto ! - Salvare il generale ! Confessa che sei stato comprato dagli austriaci ! - Lasciatemi ! Non l ' ho fatto apposta . Vi giuro che non l ' ho fatto apposta . Il comandante della sezione mitragliatrici non si faceva vedere . La scena era durata anche troppo . Poiché nessuno interveniva , né l ' ufficiale né i graduati , io scesi di corsa . - Che cosa succede ? - gridai a voce alta . La mia presenza sorprese tutti . Gli aggressori si dispersero . Solo qualcuno si mise sull ' attenti e rimase sul posto . Io m ' avvicinai all ' aggredito , gli porsi la mano e l ' aiutai a drizzarsi . Quando egli fu in piedi , anche quei pochi che si erano fermati sull ' attenti , erano scomparsi . Io rimasi solo con il soldato . Egli aveva un occhio gonfio e livido e una guancia coperta di sangue . Aveva perduto l ' elmetto . - Che cosa è successo ? - gli chiesi . - Perché sei stato aggredito così ? - Non è niente , signor tenente , - balbettò sottovoce . E volgeva lo sguardo spaurito a destra e a sinistra , per cercare l ' elmetto , ma anche per paura d ' essere sentito dai compagni . - Come , non è niente ? E l ' occhio pestato ? E il sangue in faccia ? Sei mezzo morto , e non è niente ? Sull ' attenti , impacciato , il soldato non rispondeva . Io insistetti , ma egli non disse più una parola . Ci levò tutti e due dall ' imbarazzo l ' arrivo del comandante la sezione mitragliatrici , il tenente Ottolenghi , quegli che nel combattimento di Monte Fior , con una sola arma rimasta incolume , aveva salvato la giornata . Noi due eravamo di pari grado , ma io ero più anziano di lui . Senza neppure rivolgermi la parola , si fece incontro al soldato e gli gridò : - Imbecille ! Oggi , tu hai disonorato la sezione . - Ma che cosa dovevo fare , signor tenente ? - Che cosa dovevi fare ? Tu dovevi fare quello che hanno fatto gli altri . Niente . Niente dovevi fare . Ed era anche troppo . Un asino simile io non lo voglio nel mio reparto . Ti farò cacciare dalla sezione . Il soldato aveva ritrovato l ' elmetto e se lo rimetteva in testa . - Che cosa dovevi fare ? - proseguiva il tenente , con disprezzo . - Volevi fare qualche cosa ? Ebbene , dovevi , con un colpo di baionetta , tagliare le redini e far precipitare il generale . - Come ? - mormorò il soldato dovevo lasciar morire il generale ? - Sì , imbecille , dovevi lasciarlo morire . E se non moriva , dato che tu volevi far qualcosa a tutti i costi , dovevi aiutarlo a morire . Rientra alla sezione e , se i tuoi t ' ammazzeranno , te lo sarai meritato . - Tuttavia , - gli dissi io , quando il soldato scomparve , - faresti meglio ad essere più serio . In poche ore tutta la brigata saprà quello che è successo . - Che lo sappiano o non lo sappiano , mi è indifferente . Anzi , è meglio che lo sappiano . Così , verrà in testa a qualcuno di tirare un colpo a quel vampiro . Egli parlava , ancora sdegnato . Introdusse la mano in una tasca , ne levò una moneta , la buttò in aria e mi chiese : - Testa o croce ? Io non risposi . - Testa ! - gridò egli stesso . Era croce . - Ha avuto fortuna , - continuò . - È croce . Se fosse testa ... se fosse testa ... - Che cosa ? - chiesi . - Se fosse testa ... Be ' ! sarà per un ' altra volta . Mentre la sezione mitraglieri raggiungeva il battaglione in linea , la squadra della 9a rientrava in trincea trascinando i cadaveri della pattuglia abbattuta . Sei erano morti , uno era ancora in vita . Il caporale era fra i morti . Dall ' esame delle carte , capimmo che erano bosniaci . I due capitani erano contenti . Soprattutto il comandante di battaglione , che sperava si potessero ottenere informazioni utili dall ' interrogatorio del ferito . Egli lo fece subito trasportare al posto di medicazione e ne informò direttamente il comando di divisione , dove prestava servizio un interprete . I sei morti erano stesi a terra , uno a fianco all ' altro . Noi li contemplavamo , pensierosi . Presto o tardi , sarebbe venuto , anche per noi , il nostro turno . Ma il capitano Canevacci era troppo contento . Si era fermato accanto al cadavere del caporale e gli diceva : - Eh ! mio caro , se avessi imparato a comandare la pattuglia , non saresti qui . In servizio di pattuglia , il comandante deve , innanzi tutto , vedere ... Lo interruppe il capitano della 9a . Con un dito sulla bocca e con un filo di voce , lo invitava a tacere . Di fronte a noi , dalla stessa direzione in cui era caduta la pattuglia , ma più vicino , ci veniva un rumore , come un bisbiglio di persone che si bisticcino . Il capitano guardava di fronte . I tiratori scelti puntavano i fucili . Anche il comandante di battaglione ed io ci portammo silenziosamente sulla linea e guardammo . Il rumore proveniva dal tronco di un grosso abete che i raggi del sole , fra le cime degli altri abeti , illuminavano a tratti . Con salti , due scoiattoli apparvero sul tronco , a qualche metro da terra . Veloci , si rincorrevano , si nascondevano , si rincorrevano ancora e si rinascondevano . Piccoli strilli , come risa mal contenute , salutavano il loro incontro ogni volta che , dalle opposte parti del tronco , si slanciavano a balzi , l ' un verso l ' altro . E ogni volta che si fermavano , in un disco di sole riflesso sul tronco , si drizzavano , sulle zampe posteriori e , con le altre zampe , a guisa di mani , sembravano farsi complimenti , carezze e feste . Il sole rischiarava il ventre bianco e i ciuffi delle code , ritti in alto , come due spazzole . Uno dei tiratori scelti guardò il capitano della 9a e mormorò : - Tiriamo ? - Sei pazzo ? - rispose il capitano sorpreso . - Sono tanto carini . Il capitano Canevacci si riavvicinò ai morti allineati . - Il comandante di pattuglia deve vedere e non esser visto ... - disse , riprendendo il sermone al caporale bosniaco . X La linea di resistenza nemica s ' andava sempre più definendo . Le pattuglie che noi mandammo innanzi , durante il giorno , non incontrarono pattuglie nemiche . Le fucilate partivano da una linea continua e facevano supporre una trincea già preparata . Avevamo intravisto , in più punti , reticolati di filo spinato . Noi non ci spingemmo più innanzi . La brigata occupava le posizioni più avanzate del corpo d ' armata . La giornata passò calma . Il generale Leone preparava un assalto notturno . Verso l ' imbrunire , ci fu comunicato di tenerci pronti . Facemmo rientrare le pattuglie e ci preparammo per l ' assalto . Barili e otri di cognac ci arrivarono in tempo , sui muli , e ne distribuimmo le razioni ai soldati . Quest ' assalto notturno ci aveva tutti preoccupati . L ' assalto doveva svilupparsi su tutto il fronte . Dove saremmo andati a finire ? Chi avremmo trovato di fronte ? Pattuglie , come affermava il generale , o trincee solidamente difese , come facevano supporre i reticolati avvistati ? I soldati bevevano e attendevano , nervosi . Il capitano Canevacci s ' era già bevuta la sua razione di cognac e aveva incominciato la mia . Erano già le dieci e il cielo appena stellato non dava luce al bosco . L ' ordine d ' attaccare non era ancora venuto . Evidentemente , il generale voleva che esso fosse una sorpresa , non solo per gli austriaci , ma anche per noi . Il comandante del battaglione aveva ammassato il battaglione in colonna . Egli aveva disposto che solo una compagnia attaccasse . Le altre si sarebbero dovute muovere , solo se la prima compagnia fosse potuta passare . Stavamo tutti immobili , muti . Il rumore di qualche gavetta urtata contro un sasso e quello di un fucile contro un altro fucile erano i soli che rompessero il silenzio della notte . La fantasia del generale aveva voluto che le trombe suonassero l ' assalto , sgomento per il nemico , incitamento ai nostri . Quando le note risuonarono , tutti i reparti di prima linea si lanciarono all ' assalto . Ma , nello stesso istante , gli austriaci , così avvisati , risposero con un fuoco pronto di mitragliatrici e di fucili . Per qualche minuto , fu un assordante frastuono . Le trombe continuavano a squillare , le linee nemiche a sparare . I razzi , di fronte a noi , si levavano a centinaia , senza interruzione , uno dopo l ' altro , e scoprivano le nostre ondate . Le nostre compagnie , accolte da raffiche , falciate , furono ributtate indietro senza poter arrivare neppure alle linee nemiche . Il disordine era grande e il trasporto dei feriti aumentava la confusione . La sorpresa e l ' assalto erano falliti , ma le trombe , sotto la guida del generale che le aveva a fianco , continuavano a squillare . Sembrava che il generale fosse deciso a conquistare le posizioni a squilli di tromba . Solo qualche ora dopo , quando la calma era subentrata a tanto frastuono , noi sapemmo che il generale era soddisfatto . Egli aveva voluto solamente obbligare il nemico a segnare le sue posizioni e a svelare le sue forze . Per questo risultato , sarebbero bastate le ricognizioni coordinate di qualche pattuglia , ma il comandante di divisione disprezzava i mezzucci ordinari . Il nostro inseguimento dunque era finito . Il nemico si era definitivamente fermato e trincerato . Non vi potevano essere più dubbi . Ripiegando da Monte Fior , gli austriaci avevano raccorciato di una ventina di chilometri le loro linee e abolito il pericolo d ' un accerchiamento . Dall ' offensiva , erano passati alla difensiva . Ora non si sarebbe più trattato di combattimenti di pattuglie e d ' avanguardie . Una nuova fase cominciava . Fase di battaglie di masse sostenute dall ' artiglieria . Ciò avrebbe richiesto del tempo . E , forse , avremmo avuto anche un po ' di riposo . Così pensavamo noi . Ma non il comandante della divisione . L ' assalto notturno gli aveva offerto l ' ispirazione per un grande assalto all ' indomani . Il giorno dopo , i battaglioni della brigata si spostarono a sinistra , sotto Casara Zebio . La brigata doveva attaccare con quattro battaglioni , lasciando di riserva solo due battaglioni . Il mio battaglione doveva attaccare all ' estrema destra dello schieramento . Per l ' azione , noi non disponevamo che dei nostri fucili . La scarsa dotazione individuale di bombe a mano l ' avevamo consumata a Monte Fior . Non avevamo a nostro sostegno neppure un pezzo d ' artiglieria . L ' azione si presentava ben difficile . Ma i nostri reparti erano ancora solidi . I muli ci portarono cartucce e cognac . L ' assalto fu iniziato dal mio battaglione , alle cinque del pomeriggio . Come ne aveva ricevuto l ' ordine , il battaglione uscì con tutti i reparti in un ' ondata unica . Appena ci lanciammo in avanti , fummo avvistati . Il nemico ci tenne , fin dal primo momento , sotto il suo tiro . Io ho un ricordo confuso di quelle ore . Dal nostro punto di partenza alle linee nemiche , non v ' erano più di un centinaio di metri . I cespugli erano bassi e gli alberi radi , numerosi i sassi e le rocce . L ' ordine era di non fermarsi . Noi percorremmo il breve spazio , di corsa , in un sol impeto . Il capitano Canevacci era in testa e cadde fra i primi . Una palla lo aveva colpito al petto . Cadde , in testa alla 9a , anche il suo comandante , il solo capitano rimasto al battaglione . Una mitragliatrice gli aveva falciato le gambe . Ma l ' assalto procedeva irruento . Il tiro nemico non poteva investirci tutti , perché noi correvamo , e le rocce , per quanto basse , raccoglievano la maggior parte dei colpi . Il terreno rimase , dietro a noi , in un istante , seminato di morti e di feriti , ma il battaglione arrivò egualmente alle posizioni nemiche . Io avevo abbandonato il capitano Canevacci e mi trovai in mezzo alla 9a , a fianco del tenente Santini , che aveva assunto il comando della compagnia . Di fronte a noi , una linea continua di reticolati e di cavalli di frisia ci sbarravano l ' accesso alle trincee . Un metro o due al di là , le trincee in muratura , improvvisate ma alte , proteggevano i reparti austriaci . Addossati ai reticolati , in piedi , anche noi aprimmo il fuoco . Le mitragliatrici che , durante lo sbalzo , dalla destra c ' investivano di fianco , non potevano più tirare su di noi . Esse battevano tutto il terreno retrostante , ma , quanto più noi eravamo andati innanzi , tanto più ci eravamo sottratti al loro tiro . Esse continuarono a sparare , ma nel vuoto . Di fronte , a pochi metri , solo una mitragliatrice tirava sui nostri reparti . Santini vi concentrò il fuoco di quelli che aveva vicino e la ridusse al silenzio . Dalla sinistra , a un centinaio di metri , un ' altra mitragliatrice ci colpiva d ' infilata , in pieno . Se avesse continuato a sparare noi saremmo stati distrutti . Contro il suo tiro , non ci potevamo difendere e perfino la sua postazione ci era invisibile . Ci buttammo a terra , ciascuno cercando un riparo , e continuando a sparare sulle trincee , puntando nelle feritoie , tentando di dominare il fuoco dei tiratori vicini . Il frastuono del combattimento , anche ai nostri fianchi , c ' impediva di distinguere se i nostri reparti laterali avessero avuto più fortuna di noi . Quanto durasse quella nostra posizione , io non lo ricordo . In combattimento , si perde la nozione del tempo , sempre . I reticolati c ' impedivano di andare avanti , le mitragliatrici di ritornare indietro . Dovevamo rimanere immobili , inchiodati a terra , senza mai abbandonare il tiro sulle feritoie nemiche , per impedire d ' essere uccisi sotto i reticolati . Avremmo potuto resistere a lungo in quella posizione , fino alla notte , e ritirarci protetti dall ' oscurità , ma la mitragliatrice di sinistra continuava implacabile il suo tiro d ' infilata e i soldati più scoperti morivano lungo la linea . Se si fosse avuta la possibilità di mandare indietro qualcuno e informare , sulla nostra situazione , il battaglione che agiva alla sinistra , si sarebbe potuto controbattere la mitragliatrice . Io non riuscii a scorgere un solo ufficiale : il tenente Santini era troppo impegnato contro le trincee nemiche . Ora strisciando , fra le rocce e i cespugli , lentamente , ora correndo a sbalzi , mi scartai più a sinistra . Dovetti impiegare molto tempo , anche perché il battaglione laterale era più a sinistra di quello che io non credessi . Il crepitio delle mitragliatrici e della fucileria continuava . Il I ° battaglione era ancora impegnato , ma si trovava più arretrato e più al coperto del nostro . Dietro gli abeti , fra le rocce , v ' era un viavai continuo di portaordini e di feriti . Cercai subito del comando del battaglione . Un soldato me lo indicò . Mi vi diressi di corsa . Il comando di battaglione era installato dietro una roccia alta parecchi metri . Il terreno circostante era ingombro di feriti . Ordini , grida , urla si levavano da ogni parte . V ' era dovunque un aspetto di confusione e di terrore . Il maggiore comandante del battaglione stava in piedi , addossato a un grande tronco di abete . Lo conoscevo bene , perché avevo più volte pranzato alla sua mensa . Rosso in viso , agitava le mani , verso qualcuno che io non vedevo . Appariva eccitatissimo . - Fa ' in fretta ! - gridava . Ma nessuno appariva . Mentre mi avvicinavo sempre più , il maggiore continuava : - Fa ' in fretta ! Fa ' in fretta o ti uccido ! Dammi il cognac ! il cognac ! Egli non gridava . Egli urlava a voce altissima , e con tono di comando , come se si rivolgesse non ad una persona isolata , ma a tutto un reparto , a un battaglione in ordine chiuso . Egli diceva " cognac " con la stessa voce con cui , da cavallo , avrebbe comandato " battaglione in colonna ! " o " colonna doppia ! " Finalmente , mentre io arrivavo , si presentò trafelato un soldato , con nella mano una bottiglia di cognac , tenuta alta , sul braccio teso , quasi fosse una bandiera . Io mi fermai a due passi dal maggiore , mi misi sull ' attenti e salutai . Egli impugnava la pistola con la destra e , nella sinistra , aveva un foglio di carta . Buttò a terra la carta e andò incontro al soldato , sempre gridando : - Dammi ! dammi ! Brandì la bottiglia e , con un gesto fulmineo , la suggellò alla bocca . La testa rovesciata indietro , immobile , sembrava fulminato . Lo si sarebbe detto un morto in piedi . Solo dava segni di vita la gola che trangugiava il liquore con sussulti che sembravano gemiti . Aspettai che finisse di bere . Egli si staccò dalla bottiglia a stento , con pena . Restituì al soldato la bottiglia , semivuota , e non si mosse . Io gli andai nuovamente incontro . In fretta e furia , senza ch ' egli mi rispondesse , gli dissi la ragione della mia visita . Egli aveva lo sguardo rivolto a me , ma il suo pensiero era assente e non mi ascoltava . Io parlavo inutilmente . Egli aveva sempre la pistola in pugno e , per testimoniarmi la sua attenzione , me la puntava contro . Con la mano , io scartai la pistola , nel timore che partisse il colpo . Egli se la lasciò spostare , ma , subito dopo , la rimise nella stessa direzione . Io la scartai una seconda volta , ed egli me la puntò contro ancor una volta . Io gli afferrai il pugno chiuso e gli tolsi la pistola . Egli se la lasciò togliere , senza pronunciare un motto . Levai la pallottola dalla canna , levai il caricatore e gli restituii la pistola . Egli la riprese con la stessa indifferenza con cui me l ' aveva ceduta . Allora mi sorrise , ma a me parve che in lui sorridesse un altro . Interpretai quel sorriso come s ' egli avesse pensato di darmi ad intendere che aveva scherzato . Poiché egli non parlava ed io perdevo del tempo , mi allontanai , sperando d ' incontrare l ' aiutante maggiore . L ' aiutante maggiore era morto , gli altri ufficiali erano impegnati con il battaglione e i soldati del comando non potevano arrivare fino a loro , né ne avevano notizia . Tutto attorno , il sibilo delle falciate delle mitragliatrici , ininterrotto , faceva pensare ad un uragano . Le cime degli alberi , segate dalle raffiche , precipitavano al suolo con stridori sinistri . Dopo un vano correre , risalii per rientrare al battaglione e passai nuovamente accanto al comando del 1° battaglione . Il maggiore era immobile , nello stesso punto in cui l ' avevo lasciato , la pistola in pugno , e sorrideva ancora . XI Il battaglione , a gruppi , aveva raggiunto le posizioni di partenza , di notte . Avevamo perduto tutti gli ufficiali . Solamente Santini ed io rientrammo incolumi . Anche il tenente Ottolenghi era vivo : egli aveva ricevuto l ' ordine di rimanere indietro con le mitragliatrici e non era uscito all ' assalto . Le compagnie erano state dimezzate . Impiegammo tutta la notte per ritirare i feriti e i morti , e quando , finito l ' appello dei presenti , Santini ed io ci scambiammo qualche parola , facemmo entrambi uno sforzo per non buttarci uno nelle braccia dell ' altro . La guerra di posizione ricominciava . I sogni di manovra e di vittoria fulminea svanivano . Bisognava ricominciare daccapo , come prima , sul Carso . Seguirono alcuni giorni di calma . I reparti si dovevano ricostituire . Ogni giorno arrivavano complementi di ufficiali e di soldati . Pian piano , si dimenticavano i morti e ci si affratellava , fra veterani e nuovi arrivati . Di fronte alle trincee nemiche , a distanze varie , fra i cinquanta e i trecento metri , seguendo l ' andamento del terreno e la copertura del bosco , anche noi costruimmo le nostre trincee . Erano le nostre case , ché gli austriaci , ormai sulla difensiva , non pensavano certo ad attaccarci . Ma dovevamo essere prudenti ad ogni istante . Avevamo , di fronte , reparti di tiratori scelti che non sbagliavano un colpo . Tiravano raramente , ma sempre alla testa , e con pallottole esplosive . Anche quei giorni di calma passarono . Affrettatamente , il battaglione si era ricomposto . Un ' altra azione si annunziava prossima . Arrivavano , ogni giorno , munizioni e tubi di gelatina . Erano i grandi tubi di gelatina del Carso , lunghi due metri , costruiti per aprire dei varchi fra i reticolati . E arrivavano pinze tagliafili . Le pinze e i tubi non ci erano serviti mai a niente , ma arrivavano egualmente . E arrivò il cognac , molto cognac : eravamo dunque alla vigilia dell ' azione . I comandi avevano stabilito che il prossimo assalto fosse preceduto da un largo impiego di tubi di gelatina da far esplodere , la notte prima , sotto i reticolati nemici . Nel punto stabilito per l ' assalto , l ' azione del mio battaglione doveva precedere , con quella del 1° battaglione del 400 , il reggimento compagno della brigata . Anche quel battaglione aveva avuto gravi perdite , ma si era ricostituito . Il suo maggiore si era rimesso . Egli mandò da me il tenente Mastini perché ci accordassimo sull ' ora e sulle altre modalità circa la posa in comune dei tubi di gelatina sullo stesso fronte d ' attacco . Con Mastini , eravamo stati alla stessa Università . Più giovane di me , quando io ero al quarto corso , egli era al secondo anno . Amici , e veterani del Carso , ci vedevamo spesso , anche sull ' Altipiano d ' Asiago . Avevamo finito un giro d ' osservazione lungo la linea e ci eravamo messi a sedere , dietro la trincea del mio battaglione . Io m ' ero sdraiato per terra , egli era su un sasso , all ' ombra . Il discorso cadde sul suo comandante di battaglione . Anche Mastini era d ' avviso che il maggiore bevesse troppo . Io gli raccontai la scena alla quale avevo assistito . - Il nostro maggiore , - disse Mastini , - non è un cattivo ufficiale . Spesse volte è coraggioso e , qualche volta , anche intelligente . Ma , se gli manca il cognac , è incapace di muovere un passo durante un ' azione . - Ti ricordi , - gli dissi io , - di Pareto ? Come beveva ! E che intelligenza ! I professori ne erano ammirati , tutti . Non era forse lo studente di maggiore ingegno , all ' Università ? Ma , se non beveva , niente esami . Un po ' come il tuo maggiore . Senza cognac , niente combattimenti . La conversazione scivolava mollemente sui ricordi della nostra vita universitaria , che ci appariva così lontana : un sogno . Egli rievocò una nostra festa goliardica , rimasta celebre , perché la vernaccia era vecchia e perfida , e il Magnifico Rettore s ' era messo a cantare da basso , e una matricola aveva abbracciato la moglie del Prefetto . - Ma anche tu bevi molto , ora ? - gli chiesi . - Si dice che al vostro battaglione , bevete tutti come spugne . Per tutta risposta , e con una mossa rapida , come se la mia domanda gli avesse ricordato improvvisamente un oggetto fino ad allora dimenticato , slacciò la borraccia e bevette qualche sorso . Era certamente del buon cognac , perché io sentii un odore insopportabile di polvere da caccia . - Io , - disse rimettendo il turacciolo alla borraccia , - adoro l ' Odissea d ' Omero perché , ad ogni canto , è un otre di vino che arriva . - Vino , - dissi io , - e non cognac . - Già , - osservò , - è curioso . È veramente curioso . Né nell ' Odissea né nell ' Iliade , v ' è traccia di liquori . - Te lo immagini , - dissi , - Diomede che si beve una buona borraccia di cognac , prima di uscire di pattuglia ? Noi avevamo un piede su Troia e un piede sull ' Altipiano d ' Asiago . Io vedo ancora il mio buon amico , con un sorriso di bontà scettica , tirare , da una tasca interna della giubba , un grande astuccio di acciaio ossidato , copricuore di guerra , e offrirmi una sigaretta . Io l ' accettai e accesi la sua sigaretta e la mia . Egli sorrideva sempre , pensando alla risposta . - Tuttavia ... E ripeté , dopo una boccata di fumo : - Tuttavia ... Se Ettore avesse bevuto un po ' di cognac , del buon cognac , forse Achille avrebbe avuto del filo da torcere ... Anch ' io rividi per un attimo , Ettore , fermarsi , dopo quella fuga affrettata e non del tutto giustificata , sotto lo sguardo dei suoi concittadini , spettatori sulle mura , slacciarsi , dal cinturone di cuoio ricamato in oro , dono di Andromaca , un ' elegante borraccia di cognac , e bere , in faccia ad Achille . Io ho dimenticato molte cose della guerra , ma non dimenticherò mai quel momento . Guardavo il mio amico sorridere , fra una boccata di fumo e l ' altra . Dalla trincea nemica , partì un colpo isolato . Egli piegò la testa , la sigaretta fra le labbra e , da una macchia rossa , formatasi sulla fronte , sgorgò un filo di sangue . Lentamente , egli piegò su se stesso , e cadde sui miei piedi . Io lo raccolsi morto . La notte , mettemmo i tubi di gelatina . Ne avevamo dieci al comando di battaglione , affastellati come tronchi d ' albero . Dovevamo farli brillare tutti e dieci . I giovani ufficiali ne ignoravano l ' impiego e il tenente Santini ed io dirigemmo l ' operazione . Mettere e far esplodere sotto i reticolati nemici dei tubi di gelatina , di notte , in terreno coperto , era un ' operazione estremamente facile per chi fosse abituato ai servizi di pattuglia . Anche se dalle linee nemiche si sparava , il pericolo era minimo . Ma bisognava avere i nervi a posto . Nel battaglione scegliemmo i soldati fra i volontari che si offrirono . Il comando del reggimento dava un premio di dieci lire a ogni soldato . Per un tubo , erano necessari due uomini : dieci tubi , venti uomini . " Zio Francesco " era fra i volontari . Nove vennero con me , nove con Santini . Io scelsi " zio Francesco " con me . Avevo con me tutti i soldati veterani del Carso e non avevo bisogno di dare molte spiegazioni . All ' ora fissata , bevuto il cognac , uscimmo dalle trincee , il mio gruppo a sinistra , verso il 400 , quello di Santini a destra . Uscimmo dalla stessa breccia , e ci spiegammo a ventaglio , a coppie di due , a una decina di metri l ' una coppia dall ' altra . Le trincee nemiche distavano una sessantina di metri . Per chi non sia abituato , fa una certa impressione abbandonare il riparo della trincea , uscire e trovarsi allo scoperto , di fronte ai tiri di fucile delle vedette nemiche . Il novizio dice : " Sono stato visto ; questa fucilata è per me " . Invece , non è niente . Le vedette tirano , di fronte a loro , senza un bersaglio preciso , a caso , nel buio . La notte era oscura . Portavamo il tubo a mano : io ero in testa , " zio Francesco " dietro . Dove ci sentivamo sicuri , camminavamo in piedi ; dove eravamo più scoperti , carponi . Le vedette tiravano sempre , un colpo dopo l ' altro senza agitazione . Ma dove andavano a finire tutte quelle pallottole ? Non ne sentivamo una sola passare vicino a noi . Un razzo luminoso si levò di fronte , poi un altro , a destra , poi ancora un altro . " Che non ci sia un allarme ? " io pensai . Col respiro trattenuto , in piedi , così come eravamo stati sorpresi dal primo razzo , rimanemmo immobili , qualche secondo , finché l ' ultimo razzo non cadde a terra e si spense . Il tiro delle vedette continuò lentamente , come prima . Erano razzi ordinari . Non eravamo stati avvistati . Camminavamo piano , arrestandoci ad ogni istante . Il lieve rumore dei nostri passi era coperto dal rumore dei tiri delle vedette , austriache e nostre . Anche le nostre vedette continuavano a sparare , come prima della nostra uscita , ma per aria , per far rumore e non colpirci . Dovevamo tuttavia procedere con prudenza ; una pattuglia nemica poteva trovarsi in agguato , dietro i cespugli che noi eravamo obbligati a traversare . Altri razzi venivano sparati , ora a sinistra , ora a destra . La nostra immobilità sotto la luce dei razzi ci confondeva con i cespugli e con i tronchi d ' albero . Non era possibile fossimo riconosciuti . Arrivammo ai reticolati e ci fermammo , a terra . Al chiarore di un razzo lontano , distinsi il muro della trincea , oltre i reticolati , e , nel muro , le feritoie , come macchie nere . Per schivare il tiro d ' una vedetta che sparava di fronte , io avevo obliquato leggermente a sinistra . Ma la sentinella stava ancora così vicino a noi che io sentivo , dopo ogni colpo , il bossolo della cartuccia sparata cozzare contro il muro della trincea e rimbalzare per terra , sui sassi . Incominciammo ad infilare il tubo sotto il reticolato , quando alla nostra destra , a parecchie decine di metri da noi , l ' oscurità della notte fu rotta da un bagliore , accompagnato da un ' esplosione dilaniante . Il primo tubo di gelatina brillava . Guardai l ' orologio che avevo al polso : le lancette di fosforo segnavano le tre . Doveva essere il tubo di Santini . Avevamo stabilito che il primo tubo , fosse il suo o il mio , non esplodesse prima delle tre . Egli era stato più preciso di me . Una pioggia di schegge e di sassi s ' irradiò tutto attorno . Ci schiacciammo ancora più contro terra . Una ventina di razzi si levarono lungo tutta la linea , anche oltre il nostro fronte , e le mitragliatrici aprirono il fuoco . L ' allarmi era stato dato . Una seconda esplosione seguì alla prima , e , subito dopo , una terza . I razzi si moltiplicavano , disordinatamente , nel cielo , nelle più disparate direzioni . La vedetta che ci era vicina non perdette la calma . Non gridò l ' allarmi e continuò a sparare , lentamente , come prima . Anch ' egli doveva essere un veterano . Ma , più a destra , il fuoco delle mitragliatrici e dei fucili era furioso . Le truppe dovevano essere accorse in linea . " Zio Francesco " non dava segni di vita . Ma io lo sentivo egualmente vicino , e il lieve odore del suo sigaro continuava ad arrivare fino a me . Egli prima d ' uscire , aveva acceso un sigaro , e lo teneva con la parte accesa dentro la bocca . Con esso , doveva accendere la miccia del tubo . Così fumato , il sigaro nascondeva il fumo e durava più a lungo . Voltai la testa e lo scorsi , vicino , steso , le spalle contro terra , faccia al cielo , sigaro in bocca . Egli doveva apprezzare quello spettacolo pirotecnico che gli austriaci ci offrivano gratis . Non poteva averne visto di più belli , per la festa del santo patrono , nel suo piccolo villaggio . E anch ' io , in quel momento , vidi tutto il cielo traversato dai razzi . Tutti quei fuochi , al di sopra del bosco di abeti , sembravano illuminare le colonne e le navate di un ' immensa basilica . Il tubo era passato sotto i reticolati . Approfittai della prima oscurità che cadde attorno a noi , strisciai indietro e lasciai il posto libero a " zio Francesco " . Col sigaro , egli accese la miccia e la ricoprì d ' un sasso . Insieme , ci riparammo dietro il tronco d ' un abete e attendemmo lo scoppio . Mezz ' ora dopo , eravamo rientrati nelle nostre linee . I dieci tubi erano tutti esplosi . Facemmo l ' appello dei presenti : nessuno mancava . Solo un soldato del gruppo di Santini era stato ferito ad una gamba . Prima di raggiungere i loro reparti , i soldati finirono assieme il cognac destinato ai volontari . XII Il giorno dopo , l ' assalto fu condotto dal 1° battaglione . Gli austriaci , allarmati dalle esplosioni della notte , attendevano . Le mitragliatrici falciarono le prime ondate e il battaglione non arrivò neppure alle trincee . Per tutta la giornata , nella stretta vallata , non si sentivano che i lamenti dei feriti . Senza artiglieria , era vano pensare alla conquista di posizioni così fortemente difese . Il 2° battaglione tentò un altro assalto , ma inutilmente . Cominciavamo tutti a perderci d ' animo . I soldati guardavano l ' arrivo dei tubi con terrore . I tubi la notte significavano l ' assalto per il giorno dopo . Quei giorni furono lugubri . Per abituare il nemico alle esplosioni dei tubi , ogni notte , durante una settimana , furono messi dei tubi , senza che seguisse l ' assalto il giorno dopo . I comandi pensavano che , in quel modo , distrutti i reticolati , si potesse finalmente condurre un assalto di sorpresa . Ma nell ' operazione così ripetuta , si ebbero dei morti e dei feriti , e pochi erano quei soldati che si offrivano volontari . Alla fine , si dovette dar l ' ordine alle squadre , a turno . " Zio Francesco " era sempre incolume e sempre volontario . Ma una notte , anch ' egli non rientrò . Il compagno di tubo ne riportò più tardi il cadavere . Alla fureria della 10a compagnia , si trovarono i depositi dei suoi guadagni . Egli spediva ogni volta le dieci lire di premio alla sua famiglia . Povero " zio Francesco " ! I suoi compagni veterani ottennero il permesso di accompagnare la salma al cimitero di Gallio ed io fui con loro . Com ' eravamo in pochi ! Così se ne andava la brigata del Carso , sull ' Altipiano d ' Asiago . Aveva preso il comando del battaglione l ' ufficiale più anziano , il capitano Bravini , nuovo arrivato . Giovane ufficiale di carriera , egli si prodigò per riordinare il battaglione . Dopo due giorni , si mise anch ' egli a bere del cognac ; prima di nascosto , poi apertamente . E finì per cercare la mia razione , come un tesoro . Tanti tubi brillati esigevano , alla fine , un assalto . In quei giorni , il maggiore Carriera , comandante del 2° battaglione del nostro reggimento , era stato promosso tenente colonnello . A lui fu affidato il compito di dirigere l ' assalto nel nostro settore . Anche il mio battaglione fu messo alle sue dipendenze , per l ' azione . Egli era uomo di grande volontà . Il generale Leone lo stimava moltissimo . Ed egli stimava egualmente il generale . Tutti e due erano fatti per intendersi . Dal momento in cui gli fu affidata l ' azione , non chiuse occhio né di giorno né di notte . Egli voleva essere d ' esempio . Era instancabile . Dopo aver passato la notte insonne , la mattina faceva un ' ora di ginnastica svedese ed esigeva che la facesse anche il suo aiutante maggiore . Di debole costituzione fisica , questi finì col perderci la salute . Il tenente colonnello aveva il seguente piano : la notte , far brillare i tubi ; all ' alba , mandare esploratori e far allargare le brecce dei reticolati con le pinze tagliafili ; subito dopo , attaccare . Egli dunque aveva introdotto la sola variante delle pinze . Quando io sentii parlare di pinze , mi si rizzarono i capelli . Con le pinze , sul Carso , avevamo perduto i migliori soldati , sotto i reticolati nemici . Il capitano Bravini , anch ' egli comandante di battaglione , ma inferiore di grado , faceva tutto quanto il tenente colonnello gli comandava , senza un ' obbiezione . La notte , i tubi furono fatti brillare . Io avevo fatto nascondere le pinze del mio battaglione . All ' alba , il tenente colonnello le reclamava e invano il capitano Bravini le cercava . Fu giocoforza rinunziare alle nostre pinze . Il tenente colonnello chiamò il suo aiutante maggiore e gli chiese : - Abbiamo ancora pinze al 2° battaglione ? Io speravo ch ' egli dicesse di no , perché io l ' avevo prevenuto . Anch ' egli era stato sul Carso e conosceva l ' esito dell ' impiego delle pinze . Il tenente aiutante maggiore fece uno sforzo di raccoglimento e rispose : - Signor sì , ne abbiamo ancora sette , di cui cinque in ottimo stato . Tre grandi e due piccole . Ma un dubbio lo turbò . Tirò un taccuino di tasca e si corresse : - Di cui quattro in buono stato . Due grandi e due piccole . Egli era un professore di greco del bolognese ed era esatto sempre , anche nei dettagli più apparentemente insignificanti . Io ero vicino a lui , e gli dissi , sottovoce , con dispetto : - Tu farai carriera con le tue pinze . - Io faccio il mio dovere , - mi rispose , tranquillo . Le pinze , tutte e sette , furono subito portate . La luce dell ' alba cominciava a rischiarare il bosco , ma in modo così tenue che ci si vedeva appena fra di noi . - Capitano , - ordinò il tenente colonnello al mio comandante di battaglione , - faccia uscire un ufficiale e due soldati per riconoscere i reticolati ed allargare con le pinze le brecce di passaggio . Il capitano ordinò che il tenente Avellini , della 9a compagnia , uscisse con due soldati . Il tenente era un giovane ufficiale di carriera , arrivato al battaglione in quei giorni . Il tenente si presentò , ascoltò gli ordini e non disse una parola . Prese le pinze , ne distribuì una ad ogni soldato , e ne tenne una per sé . Scavalcò la nostra trincea con un salto , e sparì , seguito dai due soldati . Passarono alcuni minuti , senza il minimo rumore . Le fucilate delle vedette continuavano , normali . Io facevo delle considerazioni al capitano Bravini : - Occorrerà della luce perché i nostri possano riconoscere i reticolati e tagliare i fili . E se c ' è della luce , vedranno anche gli austriaci e tireranno sui nostri . Bisognerebbe che le trincee nemiche fossero vuote . Il capitano era nervoso . Non parlava . Anch ' egli si rendeva conto che l ' operazione era difficile . S ' era già bevuta mezza borraccia di cognac . Dalla trincea nemica partirono più colpi . Non erano i tiri delle vedette . Seguirono altri colpi , poi tutta la linea aprì il fuoco . I nostri erano stati scoperti . Dalla nostra trincea , noi non potevamo vedere chiaramente . - Non c ' è dubbio , - mormorai al capitano Bravini , - gli austriaci tirano sui nostri . Operazioni simili non si possono fare che di notte , al buio . Ma di notte non si vede . Quindi non si possono fare né di notte , né di giorno . Ci vuole l ' artiglieria . Senza artiglieria , non si va avanti . - Ci vuole l ' artiglieria , - ripeteva il capitano . E non si sapeva staccare dalla borraccia . Anche il tenente colonnello era nervoso . Camminava su e giù per la trincea , senza parlare . Il suo aiutante maggiore lo seguiva , anch ' egli su e giù , come un ' ombra . Dalle feritoie , a due passi dalla nostra trincea , vedemmo spuntare dai cespugli il tenente Avellini con un soldato . Buttammo a terra qualche sacchetto , e li aiutammo a rientrare . Il soldato era ferito alla gamba . Il tenente aveva la giubba passata da parte a parte , ai fianchi , in più punti , ma senza una scalfittura . Egli riferì al tenente colonnello . L ' altro soldato era morto sotto i reticolati . Gli austriaci avevano , durante la notte , buttato altri cavalli di frisia nei tratti in cui i reticolati erano stati rotti dai tubi . La linea si sarebbe potuta traversare solo in qualche punto , ma passando per uno . Gli austriaci avevano dato l ' allarmi . Le pinze non tagliavano . Egli aveva ancora in mano la sua pinza e la mostrò al tenente colonnello . Nella nostra trincea v ' erano rotoli di filo spinato . Prese l ' estremità d ' un filo e l ' afferrò con la pinza . Le lame della pinza scivolavano sul filo , senza intaccarlo . Il tenente colonnello guardava , contrariato . Prese anch ' egli la pinza e volle provare a rompere il filo . Malgrado i suoi esercizi di ginnastica svedese , egli aveva una struttura fisica impacciata e poco mancò non rimanesse ferito . Tentò a più riprese , ma inutilmente . Il filo rimase intatto e le pinze gli caddero di mano . Il professore di greco prese una delle pinze che erano rimaste per terra , una delle sette , e la provò sul filo . La pinza tagliava . - Ma questa taglia benissimo , - disse trionfante al tenente colonnello . - Taglia ? - chiese questi . - Sì , signor colonnello , taglia . E offrì , una seconda volta , a tutti noi , la dimostrazione della sua scoperta . - Allora , - disse il tenente colonnello , - dobbiamo ancora tentare . - Ma non si tratta di pinze , - dissi io , mettendomi a fianco del capitano e rivolgendomi a lui . - Le pinze potrebbero tagliare tutte quante ed essere le migliori pinze dell ' esercito , ma la situazione rimane la stessa . Gli austriaci attendono ai varchi e tireranno a bruciapelo su quanti si avvicineranno ai reticolati , con pinze o senza pinze . - Qui comando io , - disse il colonnello , - e io non ho chiesto la sua opinione . Il mio capitano non parlò ed io non risposi . Il tenente colonnello chiese al capitano Bravini il nome di un altro ufficiale del battaglione da mandare sotto i reticolati . Senza resistenza , il capitano suggerì il nome del tenente Santini e aggiunse che nessuno , come lui , conosceva il terreno . Per un portaordini , mandò a chiamare Santini . Ora , la luce dell ' alba si era fatta più viva e noi potevamo distinguere tutto l ' andamento delle trincee nemiche . Non ci voleva molto per capire che si mandava Santini a morire inutilmente . Io azzardai ancora un ' obbiezione : - Ora c ' è molta più luce , - dissi . - Inoltre , Santini è uscito , anche stanotte , con i tubi . Non si potrebbe rinviare all ' alba di domani ? Il mio capitano non osò dire una parola . Il tenente colonnello mi rivolse uno sguardo ostile e mi disse : - Si metta sull ' attenti e faccia silenzio ! Il professore di greco continuava ad andare in giro con le pinze e mostrava a tutti , ufficiali e soldati più vicini , che erano in ottimo stato . Il tenente Santini arrivò seguito dal suo portaordini . Il tenente colonnello gli spiegò quello che si voleva da lui e gli chiese se volesse offrirsi volontario . Egli era audace e aveva troppo orgoglio . Io avevo paura ch ' egli rispondesse di sì . Mi avvicinai alle sue spalle e gli sussurrai , tirandogli le falde della giubba : - Di ' di no . - È un ' operazione impossibile , - rispose Santini . - È troppo tardi . - Io non le ho chiesto , - ribatté il tenente colonnello , - se sia presto o tardi . Io le ho chiesto se si offre volontario . Io gli tirai ancora le falde della giubba . - Signor no , - rispose Santini . Il tenente colonnello guardò Santini , quasi non prestasse fede alle sue orecchie , guardò il capitano Bravini , guardò me , guardò tutto il gruppo di ufficiali e di soldati che erano addossati alla trincea , vicino a noi , ed esclamò : - Questa è codardia ! - Lei mi ha posto una domanda , io le ho risposto . Non è questione né di codardia , né di coraggio . - Lei non si offre volontario ? - chiese il tenente colonnello . - Signor no . - Ebbene , io le ordino , dico le ordino , di uscire egualmente , e subito . Il tenente colonnello parlava calmo , la sua voce aveva l ' espressione d ' una preghiera gentile , quasi supplichevole . Ma il suo sguardo era duro . - Signor sì , - rispose Santini . - Se lei mi dà un ordine , io non posso che eseguirlo . - Ma un ordine simile non si può eseguire , - dissi io al capitano , con la speranza che intervenisse . Ma egli rimase muto . - Prenda le pinze , - ordinò il tenente colonnello , con la voce dolce e gli occhi freddi . Il tenente aiutante maggiore s ' avvicinò con le pinze . Mi passò vicino . Io non potei frenarmi e gli gridai : - Potresti uscire tu , con coteste tue pinze della malora . Il tenente colonnello mi sentì , ma rispose a Santini : - Esca dunque , tenente , - ordinò . - Signor sì , - disse Santini . Santini prese le pinze . Si slacciò dal cinturone un pugnale viennese dal corno di cervo , trofeo di guerra , e me l ' offerse . - Tienilo per mio ricordo , - mi disse . Era pallido . Estrasse la pistola e scavalcò la trincea . Il portaordini , che nessuno di noi aveva notato , dopo il suo arrivo in compagnia del tenente , prese una pinza e uscì dalla trincea . Io ero ancora con il pugnale in mano . Il capitano Bravini beveva alla borraccia . Mi buttai alla feritoia più vicina e vidi i due , dritti in piedi , uno a fianco dell ' altro procedere , a passo , verso le trincee nemiche . Era già giorno . Gli austriaci non sparavano . Eppure i due avanzavano allo scoperto . In quel punto , fra le nostre trincee e quelle nemiche , non vi erano più di cinquanta metri . Gli alberi erano radi e i cespugli bassi . Se si fossero buttati a terra , sotto i cespugli , sarebbero potuti arrivare non visti , almeno fino ai reticolati . Santini rimise la pistola nella fondina e avanzò con in mano le sole pinze . Il portaordini gli era sempre a fianco , con il fucile e le pinze . Traversarono il breve tratto e si fermarono ai reticolati . Dalle trincee , nessuno sparò . Il cuore mi batteva come un martello . Levai la testa dalla feritoia e guardai la nostra trincea . Tutti erano alle feritoie . Quanto tempo rimasero dritti , di fronte ai reticolati ? Io non ne ho ricordo . Santini fece infine , ripetutamente , con la mano , un gesto verso il suo compagno per farlo ritornare indietro . Forse , egli pensava di poterlo salvare . Ma il gesto era il movimento stanco d ' un uomo scoraggiato . Il soldato rimase al suo fianco . Santini s ' inginocchiò accanto ai reticolati e , con le pinze , iniziò il taglio dei fili . Il portaordini fece altrettanto . Fu allora che , dalla trincea nemica , partì una scarica di fucili . I due stramazzarono al suolo . Dalle nostre trincee , un fuoco di mitragliatrici e di fucileria , rabbioso e vano , rispose come rappresaglia . Mi levai dalla feritoia e cercai il professore di greco . Io lo investii : - Ora che avete compiuto una così bella operazione , potete anche andare a mangiare , soddisfatti . Egli non mi rispose , e mi guardò con pena . Aveva le lacrime agli occhi . Ma io ero troppo in rivolta per potermi contenere . - Ora , tu e il tuo stratega avete il dovere di uscire , tutti e due di pattuglia , con le tue pinze , e continuare il lavoro che Santini e il suo portaordini hanno interrotto . - Se mi ordinano di uscire , - rispose , - io esco immediatamente . Il tenente colonnello preparava l ' assalto dei due battaglioni per le otto . Il comandante di reggimento e il comandante di brigata vennero in linea e lo fecero sospendere . La notte arrivarono le corvée con tubi e cognac . L ' azione dunque sarebbe stata ripresa . L ' inseguimento continuava . XIII Dopo un nuovo assalto tentato dal 1° battaglione , e fallito , avemmo qualche giorno di tregua , che passammo , dall ' una e dall ' altra parte , a rafforzare le trincee . Si era ormai a metà luglio . La nostra artiglieria cominciò a farsi viva sull ' Altipiano . Una batteria motorizzata fece un ' apparizione sulla strada di Gallio , tirò un centinaio di granate , che caddero sui nostri , e scomparve . Di essa , non si ebbe più sentore . I soldati la battezzarono " batteria fantasma " . Quel giorno , l ' artiglieria nemica rispose , per rappresaglia , sulle nostre linee e fu ferito gravemente il comandante di brigata . Il mio battaglione ricevette altri complementi e ricompose il suo organico . Ogni compagnia ebbe un capitano e quattro ufficiali subalterni . Il capitano Bravini , comandante titolare della 10a e l ' ufficiale più anziano , continuò a comandare il battaglione , nell ' attesa dell ' arrivo d ' un ufficiale superiore . Anche i corpi d ' armata laterali avevano avuto gravi perdite e scacchi a Monte Interrotto , a Monte Colombella , a Monte Zingarella e oltre . Non era solo la nostra divisione che agiva , era tutta l ' armata dell ' Altipiano . L ' idea dell ' inseguimento , che il generale Leone aveva fatta sua , in modo particolare , era una direttiva del Comando Supremo . Contemporaneamente alla notizia dell ' arrivo di un gruppo di batterie , vi furono altri preparativi per un altro assalto . Il mio battaglione fu avvertito che avrebbe attaccato per primo e ricevette l ' ordine di fare delle nuove ricognizioni . Ma il giorno dell ' azione non era stato ancora precisato . Si era , mi pare , al 16 luglio . Io avevo ricevuto l ' ordine di accompagnare il comandante della 9a in linea e di dargli tutti gli schiarimenti necessari alla conoscenza del terreno e delle linee nemiche . Egli era arrivato il giorno in cui era morto Santini e aveva anch ' egli , dalle feritoie della nostra trincea , assistito alla sua morte . Ne era rimasto profondamente impressionato . Il comandante del battaglione aveva stabilito nelle compagnie un nuovo turno per gli assalti : la 9a sarebbe dovuta uscire per la prima , nella prossima azione . Il suo comandante quindi doveva conoscere , in ogni parte , il settore nel quale sarebbe stato , presto , chiamato ad agire . Io lo trovai al comando della sua compagnia , ch ' era dietro la prima linea , di rincalzo . Beveva e mi sembrò di buon umore . Anch ' egli sapeva dei preparativi per la prossima azione . Gli comunicai le disposizioni del comandante di battaglione . - Lo so , lo so bene , - mi disse , - ora tocca a me uscire per primo . Uno alla volta , ci spacciano tutti . - Questa volta , avremo l ' artiglieria , - dissi io per rincuorarlo . - Avremo l ' artiglieria nemica , - ribatté il capitano . - I reticolati sono dappertutto ... È perfettamente inutile che io mi studi il terreno . È indifferente che si attacchi a sinistra o a destra . E per me è tutt ' uno morire a destra oppure a sinistra . Ma se il comandante del battaglione lo desidera , vediamo pure . Potevano essere le cinque del pomeriggio . Io intendevo accompagnarlo a destra , nel punto più elevato delle nostre trincee . Di là , si poteva dominare tutto il terreno posto fra le nostre e le trincee nemiche e si vedeva , distintamente , guardando a sinistra verso Monte Interrotto , l ' andamento dei reticolati e della trincea , nel punto che la 9a avrebbe dovuto attaccare . V ' era là , nella nostra trincea , la feritoia n . 14 , la migliore feritoia d ' osservazione di tutto il settore . Era stata costruita su una roccia che sporgeva , formando un angolo acuto , verso il nemico . Quella feritoia non era adatta per il terreno che stava di fronte e più a destra verso Casara Zebio , ma , per quanto distante , spiava , più in basso , a sinistra , in alcuni tratti , persino il movimento degli austriaci nella trincea e nei camminamenti . Io vi ero stato quasi tutti i giorni e avevo anche potuto farvi dei rilievi per il comando di reggimento . La nostra trincea , in quel punto , era presidiata dalla 12a compagnia . Avevamo già percorso gran parte della linea e ci avvicinavamo al punto più elevato , quando ci venne incontro l ' ufficiale di servizio della 12a . Gli chiesi che ci accompagnasse alla feritoia n . 14 . - Di giorno è chiusa , - ci rispose . - Non serve più . Gli austriaci l ' hanno individuata e vi tengono puntato un fucile a cavalletto . Ieri , vi abbiamo avuto una vedetta uccisa , stamattina una ferita . Il comandante la compagnia ha ordinato di chiuderla con un sasso , di giorno . - Peccato , - dissi io . - Sarebbe stato tanto utile per il signor capitano . Ci accontenteremo delle altre feritoie . - Dalle altre feritoie , - osservò l ' ufficiale , - non si vede gran che . Ma ho fatto parecchi schizzi e il signor capitano può vederli . È come se guardasse alla feritoia n . 14 . - Ma che schizzi , - esclamò il capitano . - Io voglio guardare dalla feritoia n . 14 . - Il comandante della compagnia , - rispose l ' ufficiale , - lo ha proibito espressamente . - Ed io guardo egualmente , - concluse il capitano . E s ' incamminò per la trincea , cercando il numero della feritoia . Si era staccato da noi e procedeva solo , a grandi passi . - Manda a chiamare il comandante di compagnia , - dissi all ' ufficiale , - diversamente quest ' uomo , che ha bevuto , commette una pazzia . Un soldato s ' era già allontanato verso il comando della compagnia e noi ci affrettammo per raggiungere il capitano . Arrivammo assieme alla feritoia n . 14 . Il capitano le si avvicinò ; la feritoia era otturata da un sasso . Egli allungò la mano per rimuovere il sasso . - Se il capitano ha dato un ordine , - dissi trattenendogli il braccio , - noi dobbiamo rispettarlo . - Ed io , che cosa sono io ? Io non sono un capitano ? - mi ribatté con tono di comando . Fu questione di pochi secondi . Il capitano era di fronte alla feritoia . Con una mossa rapida , tolse il sasso e guardò . Un colpo di fucile risuonò nell ' aria e il capitano cadde a terra . Una pallottola esplosiva gli aveva spezzato la mascella destra , asportandogliela in gran parte . La notte , rientrando da un giro in prima linea , io accompagnavo il tenente Avellini , che aveva preso il comando della 9a dopo la ferita del capitano , alla sua compagnia . Un ricovero , addossato ad un roccione , era illuminato . Il ricovero era lateralmente protetto con tela di sacchi e solo passandovi vicino se ne poteva scorgere la luce interna attraverso qualche foro . Mi fermai e guardai . Al centro , v ' era accesa una candela . I soldati , una trentina , stavano attorno , seduti o sdraiati , e fumavano . - Sentiamo che cosa dicono della ferita del capitano , - sussurrai ad Avellini . Ci avvicinammo ai sacchi e ascoltammo . Erano in parecchi a parlare . - Anche domani un assalto ! - Io scommetto che domani c ' è l ' assalto . - E perché non ci dovrebbe essere ? Non siamo noi figli di puttana ? - Non c ' è . La corvée non ha portato né cioccolato né cognac . - Arriverà più tardi , quando saremo tutti morti . E se li sbaferà il sergente furiere . - No , ti dico . Non si è mai visto un assalto senza cioccolato e senza cognac . Il cioccolato può anche mancare , ma non il cognac . - Vedrete che ci faranno ammazzare , questi briganti , senza cioccolato e senza cognac . - Lo credo anch ' io . Ci preferiscono affamati , assetati e disperati . Così , non ci fanno desiderare la vita . Quanto più miserabili siamo , meglio è per loro . Così , per noi è lo stesso , che siamo morti o che siamo vivi . - È così . - È proprio così . - Tu cerca di fare meno l ' imbecille . Mangi tutti i giorni come un avvoltoio e poi ti lamenti . Adesso il tuo stomaco delicato ha bisogno di cioccolato e di cioccolatini . Se non ti procuri le due scatolette di riserva che ti sei mangiato , vedrai che cosa ti succede . Io , come capo squadra , non voglio avere noie . - E chi ti paga per fare la spia ? - Se il capitano non fosse rimasto ferito oggi , ti avrebbe aperto lo stomaco per tirartene le scatolette . - Io , senza cognac , non ci vado all ' assalto . - E dove mai vuoi che trovi due scatolette di carne ? - Ci andrai egualmente , anche senza cognac . Come hai fatto sempre . - Trovale dove vuoi , ma trovale . Rubale . Sei talmente ingrassato che non sei buono a rubare neppure di notte . - Due bidoni di cognac , li ho visti io stamattina . - Non era cognac . Io ne ho rubato una gavetta . Era benzina per i fucili . - Si capisce che sono obbligato d ' andare all ' assalto , anche senza cognac . Se non ci vado , mi fucilano . Ma tu ci trovi gusto . - Finiranno con l ' ammazzarci tutti quanti , con il cognac e senza il cognac . - Eh ! muoiono anche loro . Si dice che la ferita del generale è grave . - Peggio per lui . Non era pagato per fare il generale ? - Sì , muoiono anche loro , ma con tutti i conforti . Bistecche la mattina , bistecche a mezzogiorno , bistecche la sera . - E con uno stipendio mensile che basterebbe a casa mia per due anni . - Ma vedrete che non morrà . Di quella gente , non ne muore uno sul serio . - Quelli stanno bene anche da morti . - Se morissero tutti , staremmo meglio anche noi . - Se morissero tutti , la guerra sarebbe finita . - Bisognerebbe ammazzarli tutti . - Non siamo stati buoni neppure ad ammazzare il comandante della divisione . Siamo dei disgraziati . Non siamo buoni a niente . - Non siamo buoni a niente . - A niente . - A niente . - Pare che il capitano abbia detto : " Io , i miei soldati non li conduco a farsi ammazzare come galline " . Ed ha preferito farsi ficcare una palla in testa . - Chi te l ' ha detto ? - Lo dicevano in compagnia , quando l ' han fatto passare qui , in barella . - Bisognerebbe ammazzarli tutti , tutti , dal capitano in su . Altrimenti , per noi , non c ' è scampo . - E il capitano comandante del battaglione ? - Anche lui vuol fare carriera . Ma verrà il giorno anche per lui . - Vogliono fare tutti carriera . I loro galloni sono fatti di morti . - Si dice che il tenente Santini ha lasciato un testamento . - L ' ho sentito anch ' io . - Anch ' io . - E che dice il testamento ? Era sposato , il tenente ? - Ma che sposato ! Il testamento diceva : Raccomando ai miei cari soldati di spararli tutti , appena possono farlo senza loro pericolo ; tutti , senza eccezione . - Quello era un uomo ! - Non aveva paura di niente . - Era un disgraziato come noi , - Il tenente comandante del plotone non si farà certo ammazzare per noi . Ha una paura maledetta . - E tu non hai paura ? Non hai paura , tu ? - Se io ho cognac , non ho paura di niente . - Se non avessi paura , saresti già scappato . - Scappare ? E dove mai scappare ? - Chi mi dà un po ' di cognac ? - Cognac ? Cartucce , se vuoi . - Do mezzo sigaro a chi mi dà cognac . - Vediamo . - Vediamo . - Silenzio ! C ' è qualcuno di fuori . - Ecco il mezzo sigaro . - Silenzio ! Noi eravamo addossati al ricovero , dietro il camminamento . Dall ' altra parte , dall ' entrata del ricovero , il furiere della compagnia si affacciò e gridò : - Cinque uomini di corvée per il cioccolato e per il cognac ! - Ingrassano bene il porco prima di ammazzarlo . - Lo ingrassano bene ! - C ' ingrassano bene ! XIV Il comandante della divisione volle dirigere personalmente i preparativi dell ' azione . Fin dalle prime ore del giorno , egli era in linea , nelle trincee del mio battaglione . Il comandante del reggimento l ' accompagnava . Il generale si era abituato a controllare tutto . Quella sua tenacia , senza stanchezza , era all ' altezza del suo ardimento . Stavolta , egli era deciso a passare . Già durante la notte , s ' era sparsa la voce che numerose batterie di differente calibro avrebbero collaborato all ' azione . Finalmente dunque l ' artiglieria ci avrebbe distrutte quelle maledette trincee e quei reticolati ! Era finalmente tempo . Dopo la batteria fantasma , non s ' erano sentite batterie su tutto l ' Altipiano . I pezzi non arrivarono in massa . Ma il generale Leone ce ne volle mandare egualmente un esemplare . Egli fece portare in trincea un cannone da 75 . Trascinato dalle corvée , sulle mulattiere e i sentieri , il cannone arrivò in linea poco dopo il generale . Era un pezzo da campagna Déport , scudato . Esso si presentò isolato , come decorosa rappresentanza ufficiale del corpo . Dove fossero i suoi compagni , nessuno di noi lo seppe mai . Probabilmente , erano stati inviati anch ' essi , ambasciatori straordinari , per le varie brigate sparse sull ' Altipiano . La loro voce comunque non arrivò fino a noi . Nella nostra trincea , artiglieri e fanti praticarono una larga breccia e vi collocarono il cannone , le ruote fuori , l ' affusto dentro la trincea . Appena gli austriaci lo videro , aprirono il fuoco . Il pezzo , con gli scudi corazzati di fronte e di fianco , rimase impassibile al tiro . Il generale dette un ordine , e il sottotenente d ' artiglieria , che comandava il distaccamento , fece iniziare il tiro . Il generale , il colonnello , il capitano Bravini ed io stavamo vicini al pezzo , riparati dalla trincea . Ai primi rimbombi , il generale , senza peraltro modificare l ' espressione del suo viso austero , si lisciò le mani con soddisfazione . E guardò i soldati , cercando , con gli occhi duri , un consenso . Egli non parlava , ma tutto il suo contegno diceva : " Guardate , che cosa vi ha saputo portate in linea il vostro generale " . I soldati rimasero indifferenti , incapaci d ' apprezzare l ' importanza del dono . Sin dai primi colpi di cannone , il fuoco delle mitragliatrici e dei fucili andò diminuendo fino a cessare del tutto . Ad esso , di fronte al cannone , si sostituì un tiratore scelto . Con tiro preciso , sempre più preciso , questi tentava di colpire il tiratore del pezzo , attraverso il piccolo foro di mira , praticato nella corazza . Tutti i serventi del cannone , riscaldati dai colpi , accelerarono il tiro . Quel piccolo colpo di fucile , persistente ma stentato , era coperto dal fragore del cannone e dallo scoppio delle granate sulla trincea . Il generale continuava a lisciarsi le mani . - Bravo , tenente ! - diceva all ' artigliere . - Ma bravo ! ma bravo ! Da Val d ' Assa , a non meno di sette chilometri , una batteria nemica da 152 tirò a forcella sul pezzo da 75 . Si rovesciò attorno , in pochi istanti , una valanga di granate . I serventi del pezzo parvero non accorgersene neppure e rimasero inchiodati ai loro posti . Alcune granate caddero di fronte alle nostre trincee , senza ferire nessuno ; altre si abbatterono sulle trincee nemiche . Il nostro cannone si era trovato un buon ausiliario . Come se quei colpi fossero partiti dal nostro pezzo , il generale aumentava il proprio entusiasmo . - Bravo , tenente ! - continuava . - La terrò presente per una promozione straordinaria per merito di guerra . I colpi del tiratore isolato si facevano sempre più precisi . Egli tirava con metodo . Un colpo traversò il foro dello scudo e spezzò il braccio al puntatore . Senza parlare , questi mostrò il braccio ferito al tenente . L ' ufficiale prese il suo posto e continuò il tiro . Il tiratore isolato riprese il suo . La batteria da 152 taceva , evidentemente soddisfatta . Il nostro pezzo da 75 continuava a sparare , ma i suoi colpi cadevano ora sui reticolati , ora sulle trincee , senza effetto . Appariva chiaro che avrebbe potuto continuare a sparare tutto il giorno , con lo stesso risultato . Al colonnello , che fino a quel momento era stato muto a fianco del generale , sfuggì una esclamazione : - Tutto questo non serve a nulla . Il generale non s ' irritò . Parve anzi prestare attenzione al colonnello . - Crede lei veramente che questo non serva a nulla ? - A nulla , - rispose il colonnello , convinto . - Proprio a nulla , signor generale . Io guardai il colonnello con stupore . Era la prima volta ch ' egli osava esprimere un ' opinione antigerarchica . Il generale rifletté . Si accarezzò il mento con l ' estremità del bastone alpino e stette raccolto a lungo . Anch ' egli doveva aver notato che il cannoncino da 75 era impotente contro una trincea scavata nel suolo e contro una linea di reticolati così vasta . Mentre il generale rifletteva , anche il tenente rimase colpito al braccio . Immediatamente , un sergente lo sostituì . Gli artiglieri , con mossa meccanica , febbrilmente continuavano a servire il pezzo . Il tenente passò accanto al generale , fasciandosi il braccio . Il generale parve decidersi . Batté la mano sulla sua spalla e gli ordinò di far cessare il tiro . Il generale si rivolse poi al colonnello : - Adesso , mettiamo in azione le corazze " Farina " . Io guardai l ' orologio : erano le otto passate . Una corvée portò in trincea diciotto corazze " Farina " . Io le vedevo per la prima volta . Queste differivano dalla corazza del mio maggiore , la quale , a scaglie di pesce , leggera , copriva solo il torso e l ' addome . Le corazze " Farina " erano armature spesse , in due o tre pezzi , che cingevano il collo , gli omeri , e coprivano il corpo quasi fino alle ginocchia . Non dovevano pesare meno di cinquanta chili . Ad ogni corazza corrispondeva un elmo , anch ' esso a grande spessore . Il generale era ritto , di fronte alle corazze . Dopo la fuggevole soddisfazione che gli avevano dato i primi colpi di cannone , s ' era ricomposto , immobile . Ora parlava scientifico : - Queste sono le famose corazze " Farina " , - ci spiegava il generale , - che solo pochi conoscono . Sono specialmente celebri perché consentono , in pieno giorno , azioni di una audacia estrema . Peccato che siano così poche ! In tutto il corpo d ' armata non ve ne sono che diciotto . E sono nostre ! Nostre ! Io ero , nella trincea , a fianco del capitano Bravini . Al mio fianco , ma distante qualche metro , v ' era un gruppo di soldati . Il generale parlava con tono di voce normale . Anche i soldati lo sentivano . Un soldato , commentò a bassa voce : - Io preferirei una borraccia di buon cognac . - A noi soli , - continuava il generale , - è stato concesso il privilegio di averle . Il nemico può avere fucili , mitragliatrici , cannoni : con le corazze " Farina " si passa dappertutto . - Dappertutto , per modo di dire , - osservò il colonnello , che , in quel giorno , era in vena d ' eroismo . Il terribile generale non reagì e guardò il colonnello come se avesse posto un ' obbiezione di carattere tecnico . Il colonnello , per temperamento , era lento e passivo ma , una volta tanto , si permetteva delle stravaganze che , per altri , non sarebbero state lecite . Egli aveva una statura da gigante ed una grossa fortuna di famiglia : due qualità che s ' imponevano . - Io ho conosciuto le corazze " Farina " , - spiegò il colonnello , - e non ne ho conservato un buon ricordo . Ma forse queste sono migliori . - Certo , certo , queste sono migliori , - riprese il generale . - Con queste si passa dovunque . Gli austriaci ... Il generale abbassò la voce , sospettoso , e dette un ' occhiata alle trincee nemiche , per accertarsi che non fosse sentito . - Gli austriaci hanno fatto delle spese enormi per carpirci il segreto . Ma non ci sono riusciti . Il capitano del genio che è stato fucilato a Bologna , pare fosse venduto al nemico per queste corazze . Ma è stato fucilato a tempo . Signor colonnello , vuole aver la compiacenza di disporre che esca il reparto dei guastatori ? Il reparto dei guastatori era stato preparato dal giorno prima e attendeva d ' essere impiegato . Erano volontari del reparto zappatori , comandati da un sergente , anch ' egli volontario . In pochi minuti , furono in trincea , ciascuno con un paio di pinze . Essi indossarono le corazze in nostra presenza . Lo stesso generale si avvicinò a loro ed aiutò ad allacciare qualche fibbia . - Sembrano guerrieri medioevali , - osservò il generale . Noi rimanemmo silenziosi . I volontari non sorridevano . Essi facevano in fretta ed apparivano decisi . Gli altri soldati , dalla trincea , li guardavano , con diffidenza . Io seguivo con ansia quanto avveniva . E pensavo alla corazza del maggiore a Monte Fior . Certamente , queste erano molto più solide e potevano offrire una più forte protezione . Ma che avrebbero infine concluso questi guastatori , anche se avessero potuto superare i reticolati ed arrivare alle trincee ? Accanto al cannone , praticammo un ' altra breccia , nella trincea . Il sergente volontario salutò il generale . Questi rispose solenne , dritto sull ' attenti , la mano rigidamente tesa all ' elmetto . Il sergente uscì per primo ; seguirono gli altri , lenti per il carico d ' acciaio , sicuri di sé , ma curvi fino a terra , perché l ' elmetto copriva la testa , le tempie e la nuca , ma non la faccia . Il generale rimase sull ' attenti finché non uscì l ' ultimo volontario , e disse al colonnello , grave : - I romani vinsero per le corazze . Una mitragliatrice austriaca , da destra , tirò d ' infilata . Immediatamente , un ' altra , a sinistra , aprì il fuoco . Io guardai i soldati , in trincea . I loro volti si deformarono in una contrazione di dolore . Essi capivano di che si trattava . Gli austriaci attendevano al varco . I guastatori erano sotto il tiro incrociato di due mitragliatrici . - Avanti ! - gridò il sergente ai guastatori . Uno dopo l ' altro , i guastatori corazzati caddero tutti . Nessuno arrivò ai reticolati nemici . - Avan ... - ripeteva la voce del sergente rimasto ferito di fronte ai reticolati . Il generale taceva . I soldati del battaglione si guardavano terrorizzati . Che cosa , ora , sarebbe avvenuto di loro ? Il colonnello si avvicinò al generale e chiese : - Alle 9 , dobbiamo attaccare egualmente ? - Certamente , - rispose il generale , come se egli avesse previsto che i fatti si sarebbero svolti così come in realtà si svolgevano , - alle 9 precise . La mia divisione attacca su tutto il fronte . Il capitano Bravini mi prese per il braccio e mi disse : - Adesso tocca a noi ! Staccò la borraccia e credo che la bevette tutta . XV Il cannone aveva ottenuto , per solo risultato , la ferita del puntatore e del tenente . I guastatori erano caduti tutti . Ma l ' assalto doveva aver luogo egualmente . Il generale era sempre là , come un inquisitore , deciso ad assistere , fino alla fine , al supplizio dei condannati . Mancavano pochi minuti alle 9 . Il battaglione era pronto , le baionette innestate . La 9a compagnia era tutta ammassata attorno alla breccia dei guastatori . La 10a veniva subito dopo . Le altre compagnie erano serrate , nella trincea e nei camminamenti e dietro i roccioni che avevamo alle spalle . Non si sentiva un bisbiglio . Si vedevano muoversi le borracce di cognac . Dalla cintura alla bocca , dalla bocca alla cintura , dalla cintura alla bocca . Senza arresto , come le spolette d ' un grande telaio , messo in movimento . Il capitano Bravini aveva l ' orologio in mano , e seguiva , fissamente , il corso inesorabile dei minuti . Senza levare gli occhi dall ' orologio gridò : - Pronti per l ' assalto ! Poi riprese ancora : - Pronti per l ' assalto ! Signori ufficiali , in testa ai reparti ! Il sergente dei guastatori ferito continuava a gridare : - Avan ... Gli occhi dei soldati , spalancati , cercavano i nostri occhi . Il capitano era sempre chino sull ' orologio e i soldati trovarono solo i miei occhi . Io mi sforzai di sorridere e dissi qualche parola a fior di labbra ; ma quegli occhi , pieni di interrogazione e di angoscia , mi sgomentarono . - Pronti per l ' assalto ! - ripeté ancora il capitano . Di tutti i momenti della guerra , quello precedente l ' assalto era il più terribile . L ' assalto ! Dove si andava ? Si abbandonavano i ripari e si usciva . Dove ? Le mitragliatrici , tutte , sdraiate sul ventre imbottito di cartucce , ci aspettavano . Chi non ha conosciuto quegli istanti , non ha conosciuto la guerra . Le parole del capitano caddero come un colpo di scure . La 9a era in piedi , ma io non la vedevo tutta , talmente era addossata ai parapetti della trincea . La 10a stava di fronte , lungo la trincea , e ne distinguevo tutti i soldati . Due soldati si mossero ed io li vidi , uno a fianco dell ' altro , aggiustarsi il fucile sotto il mento . Uno si curvò , fece partire il colpo e s ' accovacciò su se stesso . L ' altro l ' imitò e stramazzò accanto al primo . Era codardia , coraggio , pazzia ? Il primo era un veterano del Carso . - Savoia ! - gridò il capitano Bravini . - Savoia ! - ripeterono i reparti . E fu un grido urlato come un lamento ed un ' invocazione disperata . La 9a , tenente Avellini in testa , superò la breccia e si slanciò all ' assalto . Il generale e il colonnello erano alle feritoie . - Il comando di battaglione esce con la 10a , - gridò il capitano . E quando la testa della 10a fu alla breccia , noi ci buttammo innanzi . La 10a , la 11a e la 12a , seguirono di corsa . In pochi secondi tutto il battaglione era di fronte alle trincee nemiche . Che noi avessimo gridato o no , le mitragliatrici nemiche ci attendevano . Appena oltrepassammo una striscia di terreno roccioso ed incominciammo la discesa verso la vallata , scoperti , esse aprirono il fuoco . Le nostre grida furono coperte dalle loro raffiche . A me sembrò che contro di noi tirassero dieci mitragliatrici , talmente il terreno fu attraversato da scoppi e da sibili . I soldati colpiti cadevano pesantemente come se fossero stati precipitati dagli alberi . Per un momento , io fui avvolto da un torpore mentale e tutto il corpo divenne lento e pesante . Forse sono ferito , pensavo . Eppure sentivo di non essere ferito . I colpi vicini delle mitragliatrici e l ' incalzare dei reparti che avanzavano alle spalle mi risvegliarono . Ripresi subito coscienza del mio stato . Non rabbia , non odio , come in una rissa , ma una calma completa , assoluta , una forma di stanchezza infinita attorno al pensiero lucido . Poi anche quella stanchezza scomparve e ripresi la corsa , veloce . Ora , mi sembrava di essere ridivenuto calmo , e vedevo tutto attorno a me . Ufficiali e soldati cadevano con le braccia tese e , nella caduta , i fucili venivano proiettati innanzi , lontano . Sembrava che avanzasse un battaglione di morti . Il capitano Bravini non cessava di gridare : - Savoia ! Un tenente della 12a mi passò vicino . Era rosso in viso e impugnava un moschetto . Era un repubblicano e aveva in odio il grido d ' assalto monarchico . Egli mi vide e gridò : - Viva l ' Italia ! Io avevo in mano il bastone da montagna . Lo levai in alto per rispondergli , ma non potei pronunciare una parola . Se noi ci fossimo trovati su un terreno piano , nessuno di noi sarebbe arrivato ai reticolati nemici . Le mitragliatrici ci avrebbero falciati tutti . Ma il terreno era leggermente in discesa e coperto di cespugli e di sassi . Le mitragliatrici erano obbligate continuamente a spostare l ' elevazione e il puntamento , e il tiro perdeva della sua efficacia . Non pertanto , le ondate d ' assalto diradavano e su mille uomini del battaglione , pochi restavano in piedi ed avanzavano . Io guardai verso le trincee nemiche . I difensori non erano nascosti , dietro le feritoie . Erano tutti in ledi e sporgevano oltre la trincea . Essi si sentivano sicuri . Parecchi erano addirittura dritti sui parapetti . Tutti sparavano su di noi , puntando calmi , come in piazza d ' armi . Io urtai contro il sergente dei guastatori . Egli era rovesciato su un fianco , cinto della corazza , l ' elmetto forato da parte a parte . Era stato colpito alla testa , mentre incitava i suoi compagni , e ripeteva il grido che gli era stato troncato , con una cantilena pietosa : - Avan ... avan ... Attorno , giacevano tre guastatori , con le corazze squarciate . Giungevamo alle trincee . Anche il capitano Bravini cadde colpito , ed io lo vidi , le braccia aperte , sprofondarsi in un cespuglio . Lo credetti morto . Ma , subito dopo , ne sentii il grido di " Savoia ! " ripetuto , ad intervalli , con voce fioca . Il battaglione doveva attaccare su un fronte di 250­300 metri . Ma l ' avvallamento del terreno ci aveva involontariamente sospinti , man mano che avanzavamo , verso la stessa striscia di terreno antistante alle trincee nemiche , larga appena una cinquantina di metri . Le mitragliatrici non potevano più colpirci , ma noi offrivamo , ai tiratori in piedi , un bersaglio compatto . I resti del battaglione erano tutti ammassati in quel punto . Contro di noi si sparava a bruciapelo . D ' un tratto , gli austriaci cessarono di sparare . Io vidi quelli che ci stavano di fronte , con gli occhi spalancati e con un ' espressione di terrore quasi che essi e non noi fossero sotto il fuoco . Uno , che era senza fucile , gridò in italiano : - Basta ! Basta ! - Basta ! - ripeterono gli altri , dai parapetti . Quegli che era senz ' armi mi parve un cappellano . - Basta ! bravi soldati . Non fatevi ammazzare così . Noi ci fermammo , un istante . Noi non sparavamo , essi non sparavano . Quegli che sembrava un cappellano , si curvava talmente verso di noi , che , se io avessi teso il braccio , sarei riuscito a toccarlo . Egli aveva gli occhi fissi su di noi . Anch ' io lo guardai . Dalla nostra trincea , una voce aspra si levò : - Avanti ! soldati della mia gloriosa divisione . Avanti ! Avanti , contro il nemico ! Era il generale Leone . Il tenente Avellini era a qualche metro da me . Ci guardammo l ' un l ' altro . Egli disse : - Andiamo avanti . Io ripetei : - Andiamo avanti . Io non avevo la pistola in pugno , ma il bastone da montagna . Non mi venne in mente d ' impugnare la pistola . Lanciai il bastone contro gli austriaci . Qualcuno lo raccolse per aria . Avellini aveva la pistola in mano . Egli si fece avanti , cercando di passare su un tronco rovesciato sopra i reticolati intatti . Era il tronco d ' un abete che , schiantato da una granata , s ' era abbattuto sui fili di ferro . Egli vi era montato sopra e procedeva con difficoltà , come su una passerella . Sparò un colpo di pistola e gridò ai soldati : - Ma sparate dunque ! Fuoco ! Qualche soldato sparò . - Avanti ! Avanti ! - urlava il generale . Avellini camminava sul tronco e faceva degli sforzi per mantenere l ' equilibrio . Dietro di lui , due soldati si reggevano a stento . Io ero arrivato a una difesa di reticolati in cui mi sembrò si potesse passare . Attraverso i fili , infatti , v ' era un passaggio stretto . Io l ' infilai . Ma , fatto qualche passo , trovai lo sbarramento d ' un cavallo di frisia . Era impossibile continuare . Mi voltai e vidi soldati della 10a che mi seguivano . Rimasi lì , inchiodato . Dalle trincee , nessuno sparava . In una ampia feritoia , di fronte , scorsi la testa d ' un soldato . Egli mi guardava . Io non ne vidi che gli occhi . Vidi solo gli occhi . E mi sembrò ch ' egli non avesse che occhi , talmente mi parvero grandi . Lentamente , io feci dei passi indietro , senza voltarmi , sempre sotto lo sguardo di quei grandi occhi . Allora io pensai : gli occhi di un bue . Mi svincolai dai reticolati e mi diressi contro Avellini . Sul tronco v ' era già un gruppo di soldati in piedi , aggrappati fra di loro . Mentre io mi avvicinavo al tronco , dalla trincea nemica , una voce di comando gridò alta , in tedesco : - Fuoco ! Dalla trincea , partirono dei colpi . Il tronco si rovesciò e gli uomini caddero indietro . Avellini non era ferito e rispose con dei colpi di pistola . Tutti ci buttammo a terra , fra i cespugli , e ci riparammo dietro gli abeti . L ' assalto era finito . Io ho impiegato molto tempo a descriverlo , ma esso doveva essersi svolto in meno d ' un minuto . Avellini era vicino e mi bisbigliò : - Che dobbiamo fare ? - Non muoverci più e attendere fino a notte , - risposi . - E l ' assalto ? - insistette . - L ' assalto ? Gli austriaci continuavano a sparare , ma il tiro era alto . Noi eravamo al sicuro . La voce del capitano Bravini arrivava fino a noi , stanca . Egli continuava a ripetere " Savoia " . Carponi , io mi misi alla ricerca del capitano . Credo che vi arrivai in un ' ora . Egli era disteso , la testa dietro un sasso , una mano sulla testa . Senza la giubba , aveva un braccio fasciato , coperto di sangue . Al suo fianco , non v ' erano che morti . Egli si doveva essere fasciato da sé . I cespugli lo riparavano dalla vista delle trincee . Io gli arrivai vicino , senza ch ' egli se ne accorgesse . Lo toccai ad una gamba ed egli mi vide . Mi guardò a lungo e ripeté ancora , abbassando la voce : - Savoia . Io mi portai l ' indice alla bocca per invitarlo a tacere . Strisciai fino alla sua testa e gli mormorai all ' orecchio : - Stia zitto ! Egli parve risvegliarsi da un lungo sonno . Mise anch ' egli l ' indice alla bocca e non parlò più . Fu come se io avessi toccato il bottone d ' un congegno meccanico e lo avessi fermato . Ora , tutta la vallata taceva , I nostri feriti non si lamentavano più . Anche il sergente dei guastatori taceva , sprofondato nell ' eterno silenzio . Neppure gli austriaci sparavano più . Sul piccolo campo di battaglia batteva il sole . Così passò il resto di quel giorno , un attimo ed un ' eternità . Quando , la notte , rientrammo alle nostre linee , il generale volle stringere la mano a tutti gli ufficiali ; cinque , compresi i feriti . Allontanandosi , disse al capitano Bravini , che aveva l ' avambraccio fratturato : - Lei può contare su una medaglia d ' argento al valor militare sul campo . Il capitano stette sull ' attenti finché il generale non scomparve . Rimasto solo con noi , si sedette e pianse tutta la notte , senza riuscire a pronunziare una parola . Finito il ritiro dei feriti e dei morti , che gli austriaci ci lasciarono raccogliere senza sparare un colpo , io mi ero sdraiato , cercando di dormire . La testa mi era leggera , leggera , e mi sembrava di respirare con il cervello . Ero sfinito , ma non riuscivo a prendere sonno . Il professore di greco venne a trovarmi . Egli era depresso . Anche il suo battaglione aveva attaccato , più a sinistra , ed era stato distrutto , come il nostro . Egli mi parlava con gli occhi chiusi . - Io ho paura di diventare pazzo , - mi disse . - Io divento pazzo . Un giorno o l ' altro , io mi uccido . Bisogna uccidersi . Io non seppi dirgli niente . Anch ' io sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire . A tratti , sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica , come l ' acqua agitata in una bottiglia . XVI Il generale Leone non si dava pace . Era stato citato all ' ordine del giorno dell ' armata e questa distinzione lo spingeva a nuovi ardimenti . Egli appariva in linea , di giorno e di notte . Era evidente che meditava altre imprese . Ma la brigata aveva avuto perdite troppo gravi e non poteva essere impiegata prima di essere ricostituita . Al mio battaglione , non erano rimasti che duecento soldati , compresa la sezione mitragliatrici di Ottolenghi che , durante l ' azione , era stata di presidio alle trincee . Eravamo ridotti a tre ufficiali . Il capitano Bravini , la cui ferita al braccio era stata considerata leggera , morì in quei giorni . Un altro ufficiale , ferito ad un piede , dovette essere ricoverato all ' ospedale e operato . La fine di luglio e la prima quindicina d ' agosto , furono per noi un riposo lungo e dolce . Non un solo assalto in quei giorni . La vita di trincea , anche se dura , è un ' inezia di fronte a un assalto . Il dramma della guerra è l ' assalto . La morte è un avvenimento normale e si muore senza spavento . Ma la coscienza della morte , la certezza della morte inevitabile , rende tragiche le ore che la precedono . Perché si erano uccisi i due soldati della 10a ? Nella vita normale della trincea , nessuno prevede la morte o la crede inevitabile ; ed essa arriva senza farsi annunciare , improvvisa e mite . In una grande città d ' altronde vi sono più morti d ' accidenti imprevisti di quanti ve ne siano nella trincea di un settore d ' armata . Anche i disagi sono poca cosa . Anche i contagi più temuti . Lo stesso colera che è ? Niente . Lo avemmo fra la 1a e la 2a armata , con molti morti , e i soldati ridevano del colera . Che cosa è il colera di fronte al fuoco d ' infilata d ' una mitragliatrice ? Quei giorni di vita di calma in trincea furono persino giocondi . I soldati canticchiavano all ' ombra . Rileggevano cento volte le lettere ricevute da casa , cesellavano i braccialetti di rame tolti alle granate , si spulciavano beati e fumavano . Qualche giornale ci arrivava ogni tanto e ce li passavamo fra di noi . Erano tutti gli stessi e c ' irritavano . La guerra vi era descritta in modo così strano che ci era irriconoscibile . La Valle di Campomulo che , dopo Monte Fior , noi avevamo attraversato senza incontrare un ferito , vi era dipinta " imbottita di cadaveri " . Di austriaci , naturalmente . La musica ci precedeva negli assalti ed era un delirio di canti e di conquiste . Anche i nostri giornaletti militari erano molto noiosi . La verità l ' avevamo solo noi , di fronte ai nostri occhi . Il sottotenente Montanelli , un giorno , venne a trovarmi . Egli era un veterano del 2° battaglione , comandante il reparto zappatori . Era studente in ingegneria all ' Università di Bologna e ci conoscevamo fin dal Carso . Era anch ' egli uno dei pochi scampati ai combattimenti dell ' Altipiano . Arrivò mentre io leggevo . - Tu leggi ? - mi disse . - Non hai vergogna ? - E perché non dovrei leggere ? - risposi . Egli indossava un impermeabile , abbottonato . Dei suoi indumenti , si vedevano solo l ' elmetto , l ' impermeabile , metà fasce e le scarpe . Queste erano sgangherate e tenute assieme da un groviglio di fili di ferro . Le suole erano nuove , di corteccia d ' abete . Si sbottonò l ' impermeabile e mi si mostrò nudo , dall ' elmetto alle fasce . Così l ' avevano ridotto due mesi di campagna . Dalla fine di maggio , non c ' era arrivato in linea un solo pezzo di vestiario . Chi più chi meno , eravamo un po ' tutti vestiti come vagabondi . - E la biancheria ? - gli chiesi - Non essendo un genere di prima necessità , l ' ho abolita . La mia fauna mi obbligava a tali fatiche di caccia , piccola e grossa , che ho preferito bruciarne i ricoveri . Ora mi sento più uomo . Voglio dire più animale . E tu leggi ? Mi fai pena . La vita dello spirito ? È comico , lo spirito . Lo spirito ! L ' uomo del bisonte aveva una vita dello spirito ? Noi vogliamo vivere , vivere , vivere . - Non è detto che , per vivere , sia obbligatorio sopprimere la camicia . - Bere e vivere . Cognac . Dormire e vivere e cognac . Stare all ' ombra e vivere . E ancora del cognac . E non pensare a niente . Perché , se dovessimo pensare a qualcosa , dovremmo ucciderci l ' un l ' altro e finirla una volta per sempre . E tu leggi ? Io avevo rintracciato nella villa Rossi , posta nel bosco , a mezza strada fra Gallio e Asiago , dei libri abbandonati . Era di notte e l ' incursione di pattuglia non mi dava del tempo . Nella fretta , scelsi l ' Orlando Furioso d ' Ariosto , un libro sugli uccelli e un ' edizione francese dei Fiori del male di Baudelaire . Al libro sugli uccelli , mancavano le prime pagine e ne ignorai sempre l ' autore . Quei libri , li portai con me sull ' Altipiano . Una volta salvati da me , una volta dal mio attendente , io li conservai sempre . È probabile che questa fosse la sola biblioteca letteraria ambulante dell ' armata . Il mio attendente aveva una particolare passione per gli uccelli , e quel libro , illustrato , era il suo passatempo . Egli era un cacciatore . Sapeva appena leggere , ma s ' interessava principalmente delle figure . Quando io leggevo , leggeva anch ' egli e ci scambiavamo le impressioni . - Che hai trovato di nuovo ? - gli chiedevo . - Il libro è interessante . Bertoldo e Bertoldino mi faceva ridere di più , ma questo è più attraente e vario . Tutti gli uccelli sono qua dentro . Non ne manca uno . Ci sono persino i beccafichi . Non dico di no , a me piacciono gli uccelletti alla polenta . I beccafichi vi stanno bene . Ma , senza far torto ai veneti , io preferisco i merli e i tordi arrosto . Io gli dicevo : - Pare che i tordi ci vengano dalla Germania . Ma non tutti . - Possono venirci da dove vogliono , ma , allo spiedo , sono tutti eguali . Sono buoni tutti . Badi bene , signor tenente : i tordi sono squisiti , se lo spiedo è di legno . Mai , per carità , mai commettere l ' imprudenza di adoperare spiedi di ferro . Usi solamente spiedi di legno . E mai più d ' una volta . Ogni tordo vuole il suo spiedo . Dia attenzione : che sia di legno dolce . Prima , assaggi il legno . Ne mastichi un po ' e ne controlli il sapore . Io ho fatto sempre così ... Poiché il mio attendente , nelle ore d ' ozio , reclamava il libro sugli uccelli , io mi ero ridotto a leggere solo l ' Orlando e i Fiori del male . Ma ve n ' era a sufficienza . Certamente noi due eravamo i soli lettori assidui dell ' Altipiano . È sui monti d ' Asiago che ho imparato a conoscere due fra i più caratteristici spiriti della cultura occidentale . Io li conoscevo già , ma superficialmente , come può conoscerli uno che li legga , a tavolino , in città , in tempi normali . Di loro , non mi era rimasto alcun speciale ricordo . Letti in guerra , a riposo , sono un ' altra cosa . Ariosto era un po ' come i nostri giornalisti di guerra , e descrisse cento combattimenti senza averne visto uno solo . Ma che grazia e che gioia nel mondo dei suoi eroi . Egli aveva , certamente , un fondo scettico , ma spinto all ' ottimismo . È il genio dell ' ottimismo . Le grandi battaglie sono per lui delle piacevoli escursioni in campagne fiorite e persino la morte gli appare come una simpatica continuazione della vita . Qualcuno dei suoi capitani muore , ma continua a combattere senza accorgersi d ' essere morto . Baudelaire è l ' opposto . Il sole dell ' Altipiano era fatto per illuminare la sua vita tetra . Come lo studente bolognese , egli avrebbe potuto vagare nudo sui monti e bere sole e cognac . Egli avrebbe ben potuto fare la guerra a fianco del tenente colonnello dell ' osservatorio di Stoccaredo . Simile a lui , simile a mille altri dei miei compagni , egli aveva bisogno di bere per stordirsi e dimenticare . La vita era , per lui , ciò ch ' era per noi la guerra . Ma quali scintille di gioia umana sgorgano dal suo pessimismo ! Era un giorno di sole , tutto il fronte era calmo . Solo da Val d ' Assa , sospinto dal vento , ci arrivava , di tanto in tanto , il rumore d ' un colpo di fucile . Il mio attendente , il fucile sulle ginocchia come uno spiedo , era curvo sugli uccelli . Io gli sedevo accanto , con Angelica e Orlando , attraverso una fuga . Una voce gaia ruppe il nostro silenzio . - Buon giorno , collega ! Era un tenente di cavalleria . Io chiusi il libro e mi alzai . Ci stringemmo la mano e ci presentammo . Era del reggimento " Piemonte Reale " . Addetto al comando d ' armata , veniva in linea per la prima volta . Egli non aveva mai visto una trincea . Anche adesso , non veniva con un incarico di servizio , ma per suo diletto personale , per rendersi conto della linea e del nostro modo di vivere . Era accompagnato da un portaordini del comando del reggimento . Vestiva elegantemente , impeccabile : guanti bianchi , frustino , stivaloni gialli e speroni . Io gli dissi subito : - Fa ' attenzione , perché con cotesta tua brillante tenuta , sarai il richiamo di tutti i tiratori scelti che ci stanno di fronte . Egli scherzò sui tiratori scelti , scherzò sul mio libro . Volle conoscerne l ' autore . Mi confessò di non aver mai letto l ' Ariosto . Io consegnai il libro all ' attendente , presi il bastone di montagna e ritornai a lui . Tanto per riallacciare il discorso , dissi : - Orlando è divino . - Meriterebbe , - rispose , - di diventare presidente del Consiglio . - Presidente del Consiglio , - obiettai , - è forse troppo . Ma l ' esercito non lo comanderebbe peggio del generale Cadorna . - No , sua eccellenza non ha preparazione militare , ma è certamente il più grande oratore e il più grande uomo politico che abbia il Parlamento . - Sua eccellenza ? La questione divenne intricata . Nel breve chiarimento che ne seguì , capii che io parlavo di Orlando , il " Furioso " , quello d ' Ariosto , mentre il mio collega intendeva parlare dell ' onorevole Orlando , deputato al Parlamento e Ministro di Grazia e Giustizia nel Ministero Boselli . Il tenente era siciliano come il Ministro e aveva per lui un ' ammirazione sconfinata , Il tenente si levò d ' impaccio , con disinvoltura . Certo , al mio orgoglio di ufficiale di fanteria , piacque l ' equivoco . La stessa pronuncia del tenente di cavalleria mi divertì . Egli parlava con grazia , non poco affettata , quasi sopprimendo le r , alla francese , come da noi facevano solo le artiste del cinema . Veramente , per un momento , l ' impaccio fu più mio che suo . Egli era così ben vestito ed io avevo l ' uniforme , parte in brandelli , parte rattoppata . Sì , io ero ufficiale in una brigata celebre , ed egli era lanciere di un reggimento delle retrovie , di servizio al comando d ' armata per giunta , non proprio vicino alle prime linee . Ma io ero troppo indecente . Ebbi persino l ' impressione di trovarmi di fronte ad un superiore . A poco a poco , reagii e riuscii a vincere quel complesso d ' inferiorità che un uomo sporco sente di fronte ad un uomo pulito . Diventammo , in pochi minuti , buoni camerati . Io lo precedetti e salimmo in trincea . Egli non aveva paura . E , quel ch ' è sempre un pericolo grave in trincea , ci teneva a dimostrare di non aver paura . Io gli dicevo " fa ' come me " , " qui curvati " , " qui tocca terra con le mani " , " qui fermati " , ed egli non si curvava , non toccava terra , non si fermava . Voleva guardare dappertutto , nelle feritoie , al disopra dei parapetti delle trincee . Io faticavo per convincerlo ad essere più prudente . Per fortuna , nessuno sparava . Ci fermammo per prendere un po ' d ' ombra , in un angolo . Egli mi disse : - Credo che voi di fanteria siate troppo prudenti . La guerra non si vince con la prudenza . Era indubbiamente una frase mal collocata . Io mi sentii colpito nel vivo . Quella lezione parve assai inopportuna al mio spirito di corpo . - È che noi , - dissi per ritorsione , - dobbiamo solo contare sulle nostre gambe . In un momento difficile , a un fante possono tremare le ginocchia . Se le ginocchia tremano , non si fa un passo avanti . Voi siete più fortunati . Voi potete anche morire di paura e le gambe dei cavalli vi trascinano avanti egualmente . Mi pentii solo più tardi d ' aver parlato così : per il momento , ne fui soddisfatto . Mi sembrò che il cavaliere fosse stato servito di tutto punto . Egli non mi rispose . Passammo di fronte alla feritoia n . 14 . - Questa , - spiegai , - è la più bella feritoia del settore , ma serve solo di notte , quando gli austriaci impiegano i razzi . Di giorno , è proibito guardare . Parecchi ufficiali e soldati vi sono stati uccisi o feriti . Il nemico vi ha aggiustato il tiro con un fucile a cavalletto e vi è in permanenza un tiratore . I soldati , per divertirsi , vi fanno apparire dei pezzi di legno o di carta , delle monete fissate a un bastoncino , e il tiratore infila sempre il foro della feritoia e colpisce il bersaglio . Guardammo entrambi la feritoia . Essa non era più , come una volta , praticata nel muro e chiusa con un sasso . I soldati vi avevano collocato una feritoia scudata , trovata nelle rovine d ' Asiago . Era una pesante lastra d ' acciaio con un foro per l ' osservazione , che si poteva aprire e chiudere con un otturatore egualmente d ' acciaio . Io sollevai l ' otturatore , tenendomi discosto e attesi il colpo . Ma il tiratore non sparò . - La vedetta dorme , - disse il tenente . Lasciai cadere l ' otturatore sul foro e lo risollevai di nuovo . La luce del sole passò nel foro come il fascio luminoso d ' un riflettore . Un fruscio attraversò l ' aria , accompagnato da un colpo di fucile . La pallottola aveva infilato il foro . Il tenente volle provare anch ' egli . Sollevò l ' otturatore e presentò al foro l ' estremità del suo frustino . Un altro colpo risuonò e il frustino rimase stroncato . Egli ne rise . Prese un pezzo di legno , vi innestò una moneta di rame e ritentò l ' esperimento . - Stasera , avrò qualcosa da raccontare al comando d ' armata . La moneta , investita in pieno , uscì dall ' estremità del legno e volò via , fischiando nell ' aria . Passai oltre e mostrai la feritoia successiva . - Di qui , - dissi , - si vede un altro settore meno importante . Qui non c ' è pericolo . Vedi , là in fondo , un mucchio che sembra un sacco di carbone ? È il mascheramento di una mitragliatrice . L ' abbiamo individuata qualche notte addietro , mentre tirava durante un allarme . Ne abbiamo già informato il comando di reggimento , perché , se vi sarà un ' azione , bisognerà distruggerla con un cannoncino da montagna . - Ora , l ' avete l ' artiglieria ? - Sì , qualche pezzo , comincia ad arrivare . Vedi là , più a destra ? Sembra un cane bianco . È un osservatorio che domina l ' altro settore . E là , dove si vede un folto boschetto d ' abeti , v ' è il burrone . Là , la linea è interrotta , e riprende , dall ' altra parte , oltre il burrone . Io credevo , che , dietro di me , anch ' egli guardasse . La feritoia era grande e v ' era posto per due . Sentii la sua voce un po ' distante , mentre diceva : - A un ufficiale del " Piemonte Reale " tremano le gambe meno che al suo cavallo . Un colpo di fucile seguì alle sue parole . Mi voltai . Il tenente era alla feritoia n . 14 e stramazzò al suolo . Mi slanciai per sostenerlo : ma egli era già morto . La palla l ' aveva colpito in fronte . XVII A metà agosto , si ricominciò a parlare d ' azione . I battaglioni erano stati ricostituiti . Alcune batterie da campagna e da montagna avevano già preso posizione nel settore del corpo d ' armata . In linea , non si dormiva più durante la notte . Pattuglie e tubi furono di nuovo messi in movimento . Un giorno , ci fu annunziato l ' assalto per l ' indomani , ma fu rinviato . Si poteva quindi contare su un giorno di vita assicurata . Chi non ha fatto la guerra , nelle condizioni in cui noi la facevamo , non può rendersi un ' idea di questo godimento . Anche un ' ora sola , sicura , in quelle condizioni , era molto . Poter dire , verso l ' alba , un ' ora prima dell ' assalto : " ecco , io dormo ancora mezz ' ora , io posso ancora dormire mezz ' ora , e poi mi sveglierò e mi fumerò una sigaretta , mi riscalderò una tazza di caffè , lo centellinerò sorso a sorso e poi mi fumerò ancora una sigaretta " appariva già come il programma gradito di tutta una vita . Gli ordini per prepararci al nuovo combattimento coincisero con la notizia che alle bandiere dei due reggimenti della brigata era stata concessa la medaglia d ' oro al valor militare . L ' eccezionale onore , che ci distingueva ancora una volta fra tutte le brigate di fanteria , sarebbe stato da noi tutti più apprezzato se fossimo stati a riposo . Il comandante di brigata volle egualmente celebrare l ' avvenimento e chiamò tutti gli ufficiali a rapporto . In un breve discorso , rievocò il passato della brigata e ordinò che i comandanti di compagnia lo ricordassero ai reparti . Io ero con gli ufficiali del mio battaglione . Dopo il rapporto , che s ' era svolto al comando di brigata , risalivamo assieme la linea . Dietro di noi , venivano gli ufficiali del 1° battaglione , comandato dal capitano Zavattari . Egli , dal 2° battaglione era stato trasferito al 1° dopo la morte del maggiore , e ne aveva assunto il comando . Il mio battaglione era in trincea ed il 1° di rincalzo . Per rientrare in linea , noi dovevamo passare per il comando del 1° battaglione . Eravamo giunti all ' altezza del comando del 1° battaglione , quando ci arrivò la notizia che il generale Leone era morto , colpito al petto da una pallottola esplosiva . Perché non chiamare le cose con il loro vero nome ? Fu una gioia , un tripudio . Il capitano Zavattari , c ' invitò a fermarci al suo comando e fece sturare delle bottiglie . Bicchiere alla mano , egli prese la parola : - Signori ufficiali ! Sia permesso a un rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione e ad un capitano veterano di levate il bicchiere alla fortuna del nostro esercito . Imitando le belle tradizioni di alcuni popoli forti in cui i parenti celebrano la morte di un membro della loro famiglia con banchetti e danze , noi , non potendo fare di meglio , beviamo alla memoria del nostro generale . Non lacrime , o signori , ma una gioia , convenientemente contenuta . La mano di Dio è scesa sull ' Altipiano d ' Asiago . Senza voler criticare il ritardo con cui la Provvidenza attua la sua volontà , dobbiamo peraltro affermare ch ' era tempo . Egli è partito . La pace sia con lui ! Con lui la pace e con noi la gioia . E ci sia infine consentito rispettare da morto un generale che detestavamo da vivo . Eravamo tutti con i bicchieri levati , quando , nella mulattiera proveniente da Croce di Sant ' Antonio , fra gli abeti , apparve un ufficiale montato . Io ero di fronte alla mulattiera e lo vidi per primo . Egli veniva verso di noi . Io esclamai : - Ma è impossibile ! Tutti guardammo . Era il generale Leone . Sul mulo , l ' elmetto affondato fino agli occhi , il bastone alpino sull ' arcione , il binoccolo pendente al collo , il viso oscuro , veniva , trottando , incontro a noi . - Signori ufficiali , attenti ! - gridò il capitano . Senza avere il tempo di deporre i bicchieri , ci mettemmo sull ' attenti . Anche il capitano si era irrigidito con il bicchiere in mano . - Quale lieto avvenimento festeggiano ? - chiese , arcigno , il generale . Vi fu un imbarazzo in tutti . Il capitano si riprese e rispose con una voce che sembrava venire d ' oltretomba : - Le medaglie d ' oro al valor militare concesse alle bandiere . - Mi permettano che io beva con loro , - disse il generale . Il capitano gli offrì il suo bicchiere , ancora intatto . Il generale bevve d ' un colpo , restituì il bicchiere vuoto , incitò il mulo , e disparve al trotto . Il giorno dopo , era l ' azione , combinata con l ' artiglieria . Due batterie da campagna aprirono i varchi nei reticolati , sconvolsero un tratto delle trincee nemiche , e il 1° battaglione poté passare con due compagnie . Un centinaio di prigionieri cadde nelle nostre mani , ma la trincea occupata , battuta ai fianchi dal tiro nemico , dovette essere sgombrata . L ' azione non era riuscita che parzialmente in quel sol punto . Il mio battaglione era di riserva ed io assistetti all ' azione condotta dal 2° battaglione . Questo attaccò molto più a destra , sotto i grandi roccioni di Casara Zebio pastorile . Era stata questa una variante imposta dal comandante della divisione , il quale pensava che , in quel punto , si dovesse non impiegare l ' artiglieria ma tentare ancora una volta l ' assalto di sorpresa . Due batterie d ' altronde non erano sufficienti per il fronte di tutta una divisione ed era giocoforza rinunziarvi . Il generale non aveva perduto la fiducia nelle corazze " Farina " . Egli pensava che una compagnia corazzata dovesse costituire , avanzando compatta , una valanga d ' acciaio , contro cui sarebbe stato vano il tiro nemico . Il tenente colonnello Carriera era stato il solo ad entusiasmarsi del progetto e il suo battaglione era stato chiamato ad eseguirlo . Io ero in trincea , spettatore , accanto al comando del 2° battaglione . La 6a compagnia , comandata dal tenente Fiorelli , indossò le corazze . Essa doveva avanzare per prima , le altre compagnie dovevano seguirla . Il tenente , con la corazza anch ' egli , uscì per primo dalle nostre trincee e la compagnia dietro di lui . L ' azione non durò più di pochi minuti . Le mitragliatrici nemiche , dall ' alto dei roccioni , investirono subito la compagnia e la distrussero . La compagnia non aveva potuto fare che pochi passi oltre le nostre trincee . I corpi dei soldati giacevano di fronte a noi con le corazze squarciate , come se fossero state colpite da cannoncini da montagna . Il tenente colonnello dovette sospendere l ' azione . La distanza fra le nostre trincee e i roccioni , nel punto in cui la 6a compagnia era uscita , non era inferiore a duecento metri . Profittando dei cespugli , si tentò di riportare indietro i feriti . Mentre il tenente colonnello guardava i primi feriti arrivati in trincea , si scoperse , di fronte alla breccia praticata per l ' assalto , e fu ferito al braccio . Il tenente colonnello lanciò un grido e cadde svenuto . La ferita non appariva grave , ma il braccio era passato da parte a parte . Egli era grande e grosso , ma così , steso per terra , ingombrava tutta la trincea e sembrava immensamente più grande e più grosso . Sul volto era sceso un pallore cadaverico e per un momento si pensò che fosse spirato . I suoi soldati gli si fecero attorno e lo rianimarono con spruzzi d ' acqua . Egli respirava con violenza e digrignava i denti . Disse qualche parola , ma non aprì gli occhi . Il suo aiutante maggiore , il professore di greco , gli accostò alla bocca una borraccia di cognac ed egli la trangugiò tutta . Io non gli ero molto vicino , ma ne sentii il gorgoglio nella gola , talmente rumoroso che mi parve il turbinio dell ' acqua in un imbuto . I feriti continuavano ad essere riportati in trincea . Il tenente colonnello , sostenuto da due soldati , la schiena appoggiata al parapetto , si era potuto sedere . Un portaferiti gli fasciava il braccio . Senza aprire gli occhi , egli chiese , con una voce da bambino : - Che ora è ? - Le 10 , - disse l ' aiutante maggiore . - Che ora era quando sono stato ferito ? Mancava forse un quarto alle dieci . Il capitano della 5a , il più anziano dei battaglione , chiese se dovesse prendere il comando del battaglione . - No , - rispose il tenente colonnello , sempre ad occhi chiusi , - il battaglione lo comando ancora io . Chiese dell ' andamento dell ' azione e dette qualche ordine . Anche il tenente Fiorelli era stato trasportato in linea . Egli aveva , all ' altezza della spalla , la corazza lacerata : vi sarebbe potuta penetrare una mano . Liberato a stento di tutto quell ' acciaio inutile , fu potuto fasciare . Aveva la clavicola e l ' omero spezzati . Ogni tanto , il tenente colonnello chiedeva che ora fosse . Quando furono le 10 e 1/4 , pregò l ' aiutante maggiore di avvicinarsi e gli dettò , gli occhi sempre chiusi , la seguente proposta che suonava press ' a poco così : Dal comando del 2° battaglione 399 fanteria . Al comando del 399 fanteria . Il sottoscritto tenente colonnello Carriera cavalier Michele , comandante del 2° battaglione del 399 fanteria , si onora segnalare a codesto comando la condotta del tenente colonnello Carriera cav . Michele durante il combattimento del 17 agosto 1916 . Ferito gravemente al braccio , mentre conduceva il suo battaglione all ' assalto , malgrado la forte perdita di sangue e le grandi sofferenze , rifiutò di cedere il comando del battaglione e di farsi trasportare al posto di medicazione . Con eroica fermezza , noncurante del pericolo , volle rimanere in mezzo ai suoi soldati e continuare a dirigere l ' azione , prendendo tutte le disposizioni necessarie . Solo dopo mezz ' ora , assicurato il buon andamento delle operazioni e dati al suo successore gli ordini per proseguirle , cedé il comando del battaglione e abbandonò il battaglione . Per tale contegno , contemplato dal R.D. del 1848 , il sottoscritto si onora di proporre a codesto comando il tenente colonnello Carriera cav . Michele per una medaglia d ' argento al valor militare . Mirabile esempio , ai dipendenti , di coraggio e di spirito di sacrificio , ecc . ecc . Il tenente colonnello in S . A . P . Comandante del 2° battaglione . Solo a questo punto aprì gli occhi . Prese la penna e firmò : Michele Carriera . E richiuse gli occhi . Il capitano della 5a assunse il comando del battaglione e i portaferiti allontanarono il tenente colonnello su una barella . Il professore di greco era rimasto in piedi , la carta e la penna fra le mani , anch ' egli stupito . Dopo un momento di riflessione disse , scrupoloso : - Ho dimenticato la data . E aggiunse : Casara Zebio , 17 agosto 1916 . Mentre si svolgevano queste straordinarie operazioni burocratiche , la trincea si riempiva di feriti . Gli austriaci tiravano sempre su tutta la linea , ché il combattimento continuava ancora , nel settore . Il tenente colonnello s ' era appena allontanato che arrivò in trincea l ' aspirante medico del mio battaglione , mandato dal suo tenente medico per praticare , in linea stessa , le prime medicazioni . Studente in medicina all ' Università di Napoli , egli non era ancora dottore . Quello strepito di guerra lo sbigottì . Sul parapetto vide una corazza abbandonata e , ignaro dell ' esperimento che avevano fatto le corazze , tentò di indossarla . Qualcuno gli mostrò le altre , ancora cinte dai feriti , e che erano bucate come camicie di cotone . Da quel momento , dimenticata la sua missione , non capì più niente . Il muro della trincea era alto , più alto di lui , ma egli camminava curvo , gli occhi sperduti , inciampando sui feriti . - Fa ' attenzione ai feriti e occupati di loro ! - gli gridò irato un tenente del battaglione . L ' aspirante lo guardò con un sorriso disperato . Incapace di restate dritto , si lasciò cadere per terra e continuò a camminare strisciando , reggendosi sui piedi e sulle mani . - Allarmi ! - si gridò dall ' estrema destra della nostra trincea . - Allarmi ! Allarmi ! Fu un correre disordinato e confuso . Il battaglione si buttò alle feritoie e le nostre mitragliatrici , che fino ad allora non avevano ancora sparato , aprirono il fuoco . Anch ' io mi portai ad una feritoia e vidi una colonna austriaca che , discesa al di là dei roccioni , al limite del burrone , attaccava l ' estremo fianco della nostra trincea . Arrestata dal tiro improvviso , spariva fra le rocce . Quando si ristabilì la calma e cercammo l ' aspirante medico , ci accorgemmo ch ' era sparito . Mezz ' ora dopo , rientrando al mio battaglione , passai al posto di medicazione , ov ' era stato trasportato il tenente Fiorelli . Ci eravamo conosciuti a Padova , ov ' egli era studente in ingegneria e volevo rendermi conto delle sue ferite . Mentre passavo nel camminamento , da una caverna laterale mi arrivò la voce gioiosa d ' un canto accompagnato al mandolino . Rimasi sorpreso . Chi poteva cantare così allegro in un giorno d ' azione , tra morti e feriti ? Sapevo che quella caverna era un magazzino per la farmacia . Mi avvicinai e sollevai la tenda che ne chiudeva l ' entrata . Dal fondo , una candela rischiarava l ' antro . Vicino alla candela , seduto su una scatola di medicinali , stava l ' aspirante medico . Era lui , solo , che cantava e suonava il mandolino . Due bottiglie di " Mandarinetto " gli stavano a fianco : una vuota , l ' altra a metà . A mare chiare ce sta ` na fenestra A mare chiare ... A mare chiare ... Entrai . Gli occhi spalancati , l ' aspirante cessò il canto , e si lasciò cader di mano il mandolino . Mi guardava sbigottito , quasi vedesse un fantasma . Fra tenenti ed aspiranti ci davamo del tu . Ma io , per marcare ancor di più lo sdegno e la distanza gerarchica , lo investii : - Lei , signor aspirante , non si vergogna ? È questo il suo posto ? Sull ' attenti , ma curvo , perché la testa urtava la volta , egli non mi rispondeva . - È lei , - urlai , - che si è bevuto coteste bottiglie ? Con un filo di voce e con espressione supplicante , mi rispose : - Eccellenza , sì . XVIII Nei giorni di calma che seguirono , nella brigata si sparse la voce che saremmo stati finalmente mandati a riposo . Fra di noi , non si parlava d ' altro . Il comandante di divisione ne fu informato e rispose con un ordine del giorno che finiva così : " Sappiano tutti , ufficiali e soldati , che , all ' infuori della vittoria , l ' unico riposo è la morte " . Di riposo , non se ne parlò più . L ' avvenimento non ebbe ripercussioni nella storia della guerra , ma , per la comprensione di queste note , io debbo informare il lettore che fui promosso tenente comandante titolare di compagnia . Tenenti col robbio , si chiamavano allora . Io presi il comando della 10a compagnia , in cui avevo prestato servizio fin dall ' inizio della guerra e che avevo comandato sul Carso . Quasi a festeggiare questo mio avanzamento , lo stesso giorno , gli austriaci installarono un cannoncino da trincea , e tirarono alcuni colpi contro la trincea occupata dalla mia compagnia . Da una granata che raccogliemmo inesplosa , capimmo che si trattava di un cannoncino da 37 . Il pezzo non sparava che pochi colpi di seguito , ora su una feritoia , ora su un ' altra , e la compagnia ebbe due vedette ferite . Malgrado i nostri sforzi per individuarlo , non riuscimmo a capire se fosse appostato in trincea oppure in un ' installazione arretrata . Ogni giorno , a ore differenti , e con tiri di sorpresa , il cannoncino molestava la linea . Il comandante di divisione sentì quei colpi e chiese spiegazioni . Il comando di brigata dette tutte le notizie che aveva ricevute esso stesso . Il generale non ne fu soddisfatto e salì in trincea . In quel momento io ero in linea . La mia compagnia occupava la destra del settore del battaglione e si estendeva fino a pochi metri prima della feritoia n . 14 che costituiva il punto più elevato . Più a destra , e immediatamente dopo , riallacciata alla mia compagnia , era la sezione mitragliatrici , con le due armi , comandata dal tenente Ottolenghi . Da lui dipendeva l ' estrema destra del settore . Il generale Leone , senza passare per il comando di battaglione , venne direttamente in trincea . Io lo vidi e gli andai incontro . Egli mi chiese subito notizie del cannoncino . Io gli dissi quello che sapevo . Finita la mia esposizione , mi tempestò di domande ed io ammirai ancora una volta il suo interesse per i dettagli e il desiderio di controllo matematico . Volle controllare , una per una , lungamente , una cinquantina di feritoie e rimase nel settore della mia compagnia , non meno di un ' ora . - Le sue feritoie , - mi disse infine , - guardano per terra come le trappole del Palazzo della Signoria , e sembrano fatte più per cercare i grilli che per osservare le trincee nemiche . Io mi guardai bene dal sorridere . Egli parlava con aspetto cupo . Gli esposi tuttavia le ragioni per cui , nel mio settore , le feritoie non avrebbero potuto essere costruite diversamente , a causa dell ' andamento del terreno , degli alberi e delle rocce antistanti . - Il difetto non è dei costruttori , ma della natura del suolo . Veda , signor generale , questa feritoia . Se spostiamo il campo di tiro più a sinistra , andiamo ad urtare contro quell ' abete , in fondo , e non vediamo più niente . Se spostiamo più a destra , siamo impediti da quella roccia . Né possiamo elevarla di più , perché quei cespugli ci farebbero da paravento . Il generale guardò tutto , senza impazienze . Ogni tanto , adoperava il binoccolo . - Lei ha ragione , - mi disse infine . - Non si possono costruire le feritoie così come noi le vorremmo . Ma come faccio io a rendermi conto dell ' appostazione di questo cannoncino fastidioso ? Io voglio ridurlo al silenzio con la mia artiglieria . Il generale si era fatto ragionevole e moderato . Quando arrivammo all ' ultima feritoia del mio settore , egli divenne persino cortese . - Io l ' ho visto la prima volta a Monte Fior , mi pare . - Sì , signor generale . - Lei può chiamarsi fortunato . Lei non è morto ancora . - No , signor generale . Con mia grande sorpresa , egli levò un astuccio di sigarette e me ne offrì una . Ma egli non accese la sua ed io non mi permisi di accendere la mia . Eravamo arrivati all ' estremo limite della mia compagnia . Io dissi : - Qui finisce il mio settore , e incomincia il settore delle mitragliatrici . Debbo accompagnarla ancora ? - Sì , mi accompagni . Grazie . Abbia la bontà di accompagnarmi . Egli non avrebbe potuto essere più cortese . Ne ero incantato . Che non avesse cambiato carattere ? Eravamo già nel settore delle mitragliatrici ed io precedevo il generale . Probabilmente informato , il tenente Ottolenghi ci veniva incontro . Lo additai al generale e dissi : - Ecco il tenente comandante del settore . Cedetti il passo e il generale si trovò di fronte al tenente Ottolenghi . Il tenente si presentò . - Mi mostri le sue feritoie , - disse il generale . - Conosce lei le sue feritoie ? È da molto tempo che lei è in questo settore ? - Da oltre una settimana , signor generale . Le feritoie le ho tutte fatte riadattare io stesso . Le conosco bene . Ottolenghi precedeva , il generale seguiva . Dietro il generale , venivo io , dietro , i due carabinieri con i quali il generale era salito in linea , e il mio portaordini . Le trincee erano calme . Durante tutta quell ' ispezione , il cannoncino non s ' era fatto vivo . Solo , dalla linea nemica , ogni tanto , partiva un colpo di fucile , a cui rispondevano le nostre vedette . Ottolenghi si fermò tra due feritoie , che egli definì secondarie , e disse : - Sono feritoie per il tiro sotto i nostri reticolati , non per l ' osservazione . Il generale guardò a lungo l ' una e l ' altra . - Sono feritoie che non servono né per l ' osservazione né per il tiro , - concluse . - Lei mi farà il favore di ordinarne la distruzione . Ne faccia costruire delle altre . Dove sono le feritoie principali ? Il generale era ridivenuto autoritario . - Qui avanti , abbiamo la più bella feritoia di tutto il settore , - rispose Ottolenghi . - Si vede tutto il terreno antistante e tutta la linea nemica , in ogni sua parte . Credo che non esista una migliore feritoia . È qui . La feritoia n . 14 - Feritoia n . 14 ? dicevo fra me . Siccome non avevo più visto quel settore da più giorni , conclusi che Ottolenghi avesse abolito qualche feritoia , spostato i numeri e attribuito il n . 14 ad un ' altra feritoia . Alla prima curva della trincea , Ottolenghi si fermò . Nessuna modificazione era stata portata alle feritoie della trincea . Le feritoie erano le stesse . Staccata dalle altre , oltre la curva , più elevata delle altre e bene in rilievo , era la feritoia n . 14 con la sua lastra d ' acciaio . Ottolenghi si era fermato oltre la feritoia , lasciando questa fra lui e il generale . - Ecco , - disse al generale , sollevando e lasciando subito ricadere l ' otturatore . - Il foro è piccolo e non consente l ' osservazione che ad uno solo . Io feci del rumore , sbattendo il bastone su dei sassi , per richiamare l ' attenzione di Ottolenghi . Cercavo i suoi occhi per fargli cenno di desistere . Egli non mi guardò . Capì certamente , ma non volle guardarmi . Il suo volto era divenuto pallido . Il cuore mi tremava . Istintivamente , aprii la bocca per chiamare il generale . Ma non parlai . La mia commozione , forse , m ' impedì di parlare . Non voglio diminuire in nulla quella che può essere stata , in quel momento , la mia responsabilità . Si stava per uccidere il generale , io ero presente , potevo impedirlo e non dissi una parola . Il generale si portò di fronte alla feritoia . Si mise allo scudo , piegò la testa fino a toccare l ' acciaio , sollevò l ' otturatore e avvicinò l ' occhio al foro . Io chiusi gli occhi . Quanto durasse quell ' attesa , non saprei dirlo . Avevo sempre gli occhi chiusi . Non sentii sparare . Il generale disse : - È magnifico ! magnifico ! Aprii gli occhi e vidi il generale sempre alla feritoia . Senza spostarsi , egli parlava : - Ecco , adesso , mi par di capire ... che il cannoncino sia appostato in trincea , mi pare difficile ... Forse sì ... dove la trincea è in linea spezzata , è possibile ... Ma non credo ... Come si vede bene ... Bravo tenente ! ... È probabile che l ' appostazione sia dietro la trincea , pochi metri dietro ... nel bosco ... Ottolenghi suggeriva : - Guardi bene , signor generale , a sinistra dov ' è un sacchetto bianco , lo vede ? - Sì , lo vedo , è molto chiaro . Tutto è molto chiaro . - Io ho l ' impressione che il cannoncino sia là . Non si nota niente , non si vede fumo , ma il rumore viene di là . Vede ? - Sì , vedo . - Guardi bene , non si muova . - È probabile ... è probabile ... - Se lei permette , adesso , faccio animare la nostra linea . Faccio sparare una mitragliatrice . È facile che , per rappresaglia , il cannoncino spari . - Sì , tenente , faccia sparare . Il generale si ritirò dalla feritoia e lasciò ricadere l ' otturatore . Ottolenghi diede l ' ordine che una mitragliatrice sparasse . Poco dopo , la mitragliatrice aprì il fuoco . Il generale si riaccostò alla feritoia e sollevò ancora una volta l ' otturatore . Il cannoncino non sparò . Dalla trincea nemica , rispose soltanto qualche colpo di fucile . Per due o tre volte , il generale ritirò il volto dalla feritoia per rivolgersi a Ottolenghi , e la luce del sole ne traversava il foro . Mentre la mitragliatrice sparava , il generale guardava ora con l ' occhio sinistro , ora con il destro . Il rumore dei colpi isolati e il tiro della mitragliatrice non svegliarono il tiratore al cavalletto . Il generale abbandonò la feritoia . Ottolenghi era contrariato . - Farò sparare qualche bomba , - propose al generale . - È bene che guardi ancora . - No , - rispose il generale , - per oggi basta . Bravo tenente ! Domani , farò venire qui il mio capo di stato maggiore , perché si renda conto esatto delle posizioni nemiche . Arrivederci . Strinse la mano a noi due e s ' allontanò , seguito dai due carabinieri . Noi rimanemmo soli . - Ma tu sei pazzo ! - esclamai . Il mio portaordini era a pochi passi . Sembrava non guardasse né sentisse . Ottolenghi non mi rispose neppure . S ' era fatto rosso in viso e girava attorno a se stesso . - Vuoi vedere che , se apro ancora la feritoia , quell ' imbecille di tiratore si sveglia ? Levò di tasca una moneta di dieci centesimi , ne serrò leggermente l ' estremità fra il pollice e l ' indice , sollevò l ' otturatore e l ' accostò al foro . Un fascio di sole illuminò il foro . E fu tutt ' uno : il sibilo della pallottola e il colpo di fucile . La moneta , strappata dal tiro , volò fra gli abeti . Ottolenghi sembrava aver perduto ogni controllo su se stesso . Furioso , pestava i piedi per terra , si mordeva le dita e bestemmiava . - E ora ci vuol mandare il capo di stato maggiore ! La notte disfacemmo la feritoia n . 14 . XIX Non si parlava più di nuovi assalti . La calma sembrava ridiscesa per lungo tempo sulla vallata . Dall ' una parte e dall ' altra , si rafforzavano le posizioni . I zappatori lavoravano tutta la notte . Il cannoncino da 37 continuava a darci fastidi , sempre invisibile . Rimaneva dei giorni interi senza sparare un colpo , poi , improvvisamente , apriva il fuoco contro una feritoia e ci feriva una vedetta . Il mio battaglione era sempre in linea e attendevamo che il battaglione di rincalzo ci desse il cambio . Io volevo poter dare indicazioni precise al comandante del reparto che mi avrebbe sostituito . Giorno e notte , avevo un servizio speciale di osservazione , nella speranza che il bagliore dello sparo o il movimento dei serventi tradisse l ' appostazione del pezzo . La notte precedente a quella del cambio , poiché il servizio di vigilanza non ci aveva dato alcun risultato , accompagnato da un caporale , io stesso m ' ero voluto mettere in osservazione . Il caporale era uscito molte volte di pattuglia , ed era pratico del luogo . La luna rischiarava il bosco e , all ' apparire di qualche raro razzo , la luce improvvisa dava un ' apparenza di movimento alla foresta . Era difficile capire se si trattasse sempre d ' una illusione . Potevano anche essere uomini che si spostassero , non alberi che , per la velocità del passaggio della luce dei razzi attraverso i rami , sembrassero muoversi . Noi due eravamo usciti all ' estrema sinistra della compagnia , nel punto in cui le nostre trincee erano più vicine alle trincee nemiche . Camminando carponi , eravamo arrivati dietro un cespuglio , una decina di metri oltre la nostra linea , una trentina dall ' austriaca . Un leggero avvallamento separava le nostre trincee dal cespuglio , e questo coronava un rialzo di terreno dominante la trincea antistante . Eravamo là immobili , indecisi se avanzare ancora oppure fermarci , quando ci parve di notare un movimento nelle trincee nemiche , alla nostra sinistra . In quel tratto di trincea , non v ' erano alberi : non era quindi possibile si trattasse di una illusione ottica . Comunque , noi constatavamo di essere in un punto da cui si poteva spiare la trincea nemica , d ' infilata . Un simile posto non l ' avevamo ancora scoperto , in nessun altro punto . Decisi perciò di rimanere là tutta la notte , per essere in grado di osservare l ' animarsi della trincea nemica , ai primi chiarori dell ' alba . Che il cannoncino sparasse o tacesse , mi era ormai indifferente . L ' essenziale era mantenere quell ' insperato posto di osservazione . Il cespuglio e il rialzo ci mascheravano e ci proteggevano così bene che decisi di ricollegarli alla nostra linea e di farne un posto clandestino d ' osservazione permanente . Rimandai indietro il caporale e feci venire un graduato dei zappatori al quale detti le indicazioni necessarie al lavoro . In poche ore , tra il cespuglio e la nostra trincea , fu scavato un camminamento di comunicazione . Il rumore del lavoro fu coperto dal rumore dei tiri lungo la nostra linea . Il camminamento non era alto , ma consentiva il passaggio al coperto , anche di giorno , ad un uomo che avesse camminato strisciando . La terra scavata fu ritirata indietro nella trincea , e dello scavo non rimasero tracce appariscenti . Piccoli rami freschi e cespugli completarono il mascheramento . Addossati al cespuglio , il caporale ed io rimanemmo in agguato tutta la notte , senza riuscire a distinguere segni di vita nella trincea nemica . Ma l ' alba ci compensò dell ' attesa . Prima , fu un muoversi confuso di qualche ombra nei camminamenti , indi , in trincea , apparvero dei soldati con delle marmitte . Era certo la corvée del caffè . I soldati passavano , per uno o per due , senza curvarsi , sicuri com ' erano di non esser visti , ché le trincee e i traversoni laterali li proteggevano dall ' osservazione e dai tiri d ' infilata della nostra linea . Mai avevo visto uno spettacolo eguale . Ora erano là , gli austriaci : vicini , quasi a contatto , tranquilli , come i passanti su un marciapiede di città . Ne provai una sensazione strana . Stringevo forte il braccio del caporale che avevo alla mia destra , per comunicargli , senza voler parlare , la mia meraviglia . Anch ' egli era attento e sorpreso , e io ne sentivo il tremito che gli dava il respiro lungamente trattenuto . Una vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi . Quelle trincee , che pure noi avevamo attaccato tante volte inutilmente , così viva ne era stata la resistenza , avevano poi finito con l ' apparirci inanimate , come cose lugubri , inabitate da viventi , rifugio di fantasmi misteriosi e terribili . Ora si mostravano a noi , nella loro vera vita . Il nemico , il nemico , gli austriaci , gli austriaci ! ... Ecco il nemico ed ecco gli austriaci . Uomini e soldati come noi , fatti come noi , in uniforme come noi , che ora si muovevano , parlavano e prendevano il caffè , proprio come stavano facendo , dietro di noi , in quell ' ora stessa , i nostri stessi compagni . Strana cosa . Un ' idea simile non mi era mai venuta alla mente . Ora prendevano il caffè . Curioso ! E perché non avrebbero dovuto prendere il caffè ? Perché mai mi appariva straordinario che prendessero il caffè ? E , verso le 10 o le 11 , avrebbero anche consumato il rancio , esattamente come noi . Forse che il nemico può vivere senza bere e senza mangiare ? Certamente no . E allora , quale la ragione del mio stupore ? Ci erano tanto vicini e noi li potevamo contare , uno per uno . Nella trincea , fra due traversoni , v ' era un piccolo spazio tondo , dove qualcuno , di tanto in tanto , si fermava . Si capiva che parlavano , ma la voce non arrivava fino a noi . Quello spazio doveva trovarsi di fronte a un ricovero più grande degli altri , perché v ' era attorno maggior movimento . Il movimento cessò all ' arrivo d ' un ufficiale . Dal modo con cui era vestito , si capiva ch ' era un ufficiale . Aveva scarpe e gambali di cuoio giallo e l ' uniforme appariva nuovissima . Probabilmente , era un ufficiale arrivato in quei giorni , forse uscito appena da una scuola militare . Era giovanissimo e il biondo dei capelli lo faceva apparire ancora più giovane . Sembrava non dovesse avere neppure diciott ' anni . Al suo arrivo , i soldati si scartarono e , nello spazio tondo , non rimase che lui . La distribuzione del caffè doveva incominciare in quel momento . Io non vedevo che l ' ufficiale . Io facevo la guerra fin dall ' inizio . Far la guerra , per anni , significa acquistare abitudini e mentalità di guerra . Questa caccia grossa fra uomini non era molto dissimile dall ' altra caccia grossa . Io non vedevo un uomo . Vedevo solamente il nemico . Dopo tante attese , tante pattuglie , tanto sonno perduto , egli passava al varco . La caccia era ben riuscita . Macchinalmente , senza un pensiero , senza una volontà precisa , ma così , solo per istinto , afferrai il fucile del caporale . Egli me lo abbandonò ed io me ne impadronii . Se fossimo stati per terra , come altre notti , stesi dietro il cespuglio , è probabile che avrei tirato immediatamente , senza perdere un secondo di tempo . Ma ero in ginocchio , nel fosso scavato , ed il cespuglio mi stava di fronte come una difesa di tiro a segno . Ero come in un poligono e mi potevo prendere tutte le comodità per puntare . Poggiai bene i gomiti a terra , e cominciai a puntare . L ' ufficiale austriaco accese una sigaretta . Ora egli fumava . Quella sigaretta creò un rapporto improvviso fra lui e me . Appena ne vidi il fumo , anch ' io sentii il bisogno di fumare . Questo mio desiderio mi fece pensare che anch ' io avevo delle sigarette . Fu un attimo . Il mio atto del puntare , ch ' era automatico , divenne ragionato . Dovetti pensare che puntavo , e che puntavo contro qualcuno . L ' indice che toccava il grilletto allentò la pressione . Pensavo . Ero obbligato a pensare . Certo , facevo coscientemente la guerra e la giustificavo moralmente e politicamente . La mia coscienza di uomo e di cittadino non erano in conflitto con i miei doveri militari . La guerra era , per me , una dura necessità , terribile certo , ma alla quale ubbidivo , come ad una delle tante necessità , ingrate ma inevitabili , della vita . Pertanto facevo la guerra e avevo il comando di soldati . La facevo dunque , moralmente , due volte . Avevo già preso parte a tanti combattimenti . Che io tirassi contro un ufficiale nemico era quindi un fatto logico . Anzi , esigevo che i miei soldati fossero attenti nel loro servizio di vedetta e tirassero bene , se il nemico si scopriva . Perché non avrei , ora , tirato io su quell ' ufficiale ? Avevo il dovere di tirare . Sentivo che ne avevo il dovere . Se non avessi sentito che quello era un dovere , sarebbe stato mostruoso che io continuassi a fare la guerra e a farla fare agli altri . No , non v ' era dubbio , io avevo il dovere di tirare . E intanto , non tiravo . Il mio pensiero si sviluppava con calma . Non ero affatto nervoso . La sera precedente , prima di uscire dalla trincea , avevo dormito quattro o cinque ore : mi sentivo benissimo : dietro il cespuglio , nel fosso , non ero minacciato da pericolo alcuno . Non avrei potuto essere più calmo , in una camera di casa mia , nella mia città . Forse , era quella calma completa che allontanava il mio spirito dalla guerra . Avevo di fronte un ufficiale , giovane , inconscio del pericolo che gli sovrastava . Non lo potevo sbagliare . Avrei potuto sparare mille colpi a quella distanza , senza sbagliarne uno . Bastava che premessi il grilletto : egli sarebbe stramazzato al suolo . Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volontà , mi rese esitante . Avevo di fronte un uomo . Un uomo ! Un uomo ! Ne distinguevo gli occhi e i tratti del viso . La luce dell ' alba si faceva più chiara ed il sole si annunziava dietro la cima dei monti . Tirare così , a pochi passi , su un uomo ... come su un cinghiale ! Cominciai a pensare che , forse , non avrei tirato . Pensavo . Condurre all ' assalto cento uomini , o mille , contro cento altri o altri mille è una cosa . Prendere un uomo , staccarlo dal resto degli uomini e poi dire : " Ecco , sta ' fermo , io ti sparo , io t ' uccido " è un ' altra . È assolutamente un ' altra cosa . Fare la guerra è una cosa , uccidere un uomo è un ' altra cosa . Uccidere un uomo , così , è assassinare un uomo . Non so fino a che punto il mio pensiero procedesse logico . Certo è che avevo abbassato il fucile e non sparavo . In me s ' erano formate due coscienze , due individualità , una ostile all ' altra . Dicevo a me stesso : " Eh ! non sarai tu che ucciderai un uomo , così ! " Io stesso che ho vissuto quegli istanti , non sarei ora in grado di rifare l ' esame di quel processo psicologico . V ' è un salto che io , oggi , non vedo più chiaramente . E mi chiedo ancora come , arrivato a quella conclusione , io pensassi di far eseguire da un altro quello che io stesso non mi sentivo la coscienza di compiere . Avevo il fucile poggiato , per terra , infilato nel cespuglio . Il caporale si stringeva al mio fianco . Gli porsi il calcio del fucile e gli dissi , a fior di labbra : - Sai ... così ... un uomo solo ... io non sparo . Tu , vuoi ? Il caporale prese il calcio del fucile e mi rispose : - Neppure io . Rientrammo , carponi , in trincea . Il caffè era già distribuito e lo prendemmo anche noi . La sera , dopo l ' imbrunire , il battaglione di rincalzo ci dette il cambio . XX Le operazioni sembravano aver subito , per ordini superiori , un arresto . Esse si sviluppavano in altri fronti , sul Carso principalmente . Sull ' Altipiano , era ridiscesa la calma . A metà settembre , la brigata fu mandata a riposo , vicino a Foza , per quindici giorni . Ricevemmo finalmente abiti e biancheria e ci rimettemmo a nuovo . Quei quindici giorni passarono per tutti noi come quindici notti . Non facemmo che dormire . Ad ottobre , con l ' approssimarsi dell ' inverno , che in alta montagna incomincia fin dall ' autunno , incominciarono i turni di trincea , tetri e monotoni . Malgrado tutto , non erano peggiori della vita che , ogni giorno e in tempi normali , conducono milioni di minatori nei grandi bacini minerari d ' Europa . Si aveva qualche ferito , raramente un morto . Eccezionalmente , lo scoppio d ' un grosso calibro o d ' una bombarda da trincea provocava una catastrofe , come lo scoppio del grisou in un pozzo . E la vita riprendeva sempre eguale . Trincea , riposo , a un chilometro , trincea . Il freddo , la neve , il ghiaccio , le valanghe non rendono la guerra più dura , per uomini validi . Sono elementi che ben conoscono , in tempo di pace , quanti vivono in alta montagna e nelle regioni dalla neve perenne . La guerra , per la fanteria , è l ' assalto . Senza l ' assalto , v ' è lavoro duro , non guerra . Perciò , di tutti quei mesi , tutti eguali , io non solo non ho un ricordo vago , ma nessun ricordo . Come degli anni d ' infanzia passati in collegio . Debbo quindi saltare dei mesi interi e fermarmi solo su degli episodi , anche di pochi minuti , che ho vissuto intensamente , e che sono ancora profondi nella mia memoria . Il generale Leone , promosso a un comando superiore , lasciò la divisione . Noi lo festeggiammo per una settimana . Il suo successore , generale Piccolomini , arrivò quando la brigata era in linea . Egli volle subito presentarsi alle sue truppe e visitare le trincee . La mia compagnia era in linea , nello stesso settore di destra . Un portaordini del comando di battaglione mi preavvertì , ed io gli andai incontro . Il generale Leone era spettrale e rigido , il nuovo generale ilare e saltellante . Nel rapido confronto che feci tra i due , il generale Piccolomini mi sembrò il migliore degli uomini . Da dove ci venisse , non lo ricordo . Probabilmente proveniva da una direzione di scuola militare , perché aveva uno spirito pedagogico , portato al teorico . Mi attendevo domande sui miei soldati , sui veterani , sul morale dei reparti , sulle trincee , sul nemico . Con un fare da esaminatore , mi disse : - Vediamo un po ' , tenente . Sentiamo come lei definirebbe la vittoria . Intendo dire la nostra vittoria , la vittoria militare . Simile domanda mi cadeva imprevista . Abbozzai un sorriso d ' intelligenza , un sorriso particolare a tutti quelli che , non avendo capito niente , ma trovando inopportuno dire " io non ho capito , abbia la bontà di spiegarsi " , sorridendo , vogliono far capire al loro interlocutore che hanno capito , ma in modo così discreto che è come se non avessero capito . Il generale ripeté : - La vittoria . Mi spiego o non mi spiego ? Noi combattiamo per vincere o per perdere ? Evidentemente , per vincere . - Naturalmente . - Ebbene , l ' azione del vincere è la vittoria . Io desidererei che lei mi definisse questa vittoria . Ora avevo capito , anche troppo . E pensavo , non dico con nostalgia , ma con minore terrore , al generale Leone che , negli ultimi tempi , non s ' era più fatto vedere e sembrava rinsavito . Il generale insisteva : dovetti decidermi a rispondere : - Non saprei , signor generale . Il giureconsulto Paolo afferma ... afferma ... che tutte le definizioni sono pericolose ­ . E , senza orgoglio , anzi con una certa qual timidezza , osai appoggiare la citazione con una frase latina , una delle rare che mi fossero rimaste dei miei studi giuridici . Di fronte alla frase latina , il generale rimase un po ' perplesso . Non se l ' attendeva . Egli mi aveva sorpreso con la vittoria , ma anch ' io l ' avevo sorpreso con Paolo . Per rifarsi , parlò decisamente . - Io non sono un prete e non sono mai stato in seminario . Perciò non conosco il latino . Mi parve prudente tacere . - Lasciamo stare San Paolo . E la vittoria ? La vittoria ? - insisteva il generale . Egli constatò , con soddisfazione , che io non ero in grado di pronunziarmi , e volle egli stesso venirmi in aiuto . Definì la vittoria con parole , probabilmente tolte da un trattato militare , che io ora non ricordo , in cui entrava uno " scatto di nervi " . Il generale distingueva la vittoria nell ' offensiva e la vittoria nella difensiva . Nella prima lo " scatto di nervi " era tempestivamente lanciato , nella seconda era tempestivamente frenato . Io pensavo : speriamo che , nella pratica , egli sia migliore del generale Leone . Il generale mi tolse alle mie riflessioni : - Scommetto che , in tutto il suo battaglione , non v ' è un solo ufficiale che conosca questa definizione capitale . Io pensai : lo spero bene . Ma dissi : - È probabile , signor generale . Lungo la trincea non si sentiva che qualche raro colpo di fucile . Il generale camminava svelto e sicuro ed io lo precedevo . Era chiaro ch ' egli non aveva nessuna di quelle preoccupazioni riguardanti l ' incolumità personale , comuni a quanti non sono abituati a vivere in trincea . Ma il suo pensiero doveva essere sempre fisso alla teoria della guerra . Ogni volta che si fermava , mi diceva : - Sì , sì , in questa brigata , si fa la guerra , ma si pensa poco . Ignorare le nozioni più elementari ! Un ufficiale ! Io non rispondevo . - Attenzione , signor generale , si curvi . Qui , tirano . - E lasci che tirino ! - mi rispose sdegnoso . Passò , curvandosi appena , in modo insufficiente . Un colpo di fucile ci avvertì che era necessario essere più prudenti . Si fermò e disse : - Voglio rispondere un po ' anch ' io a quella gente . Fermò un soldato che passava con una corvée e si fece dare il fucile . Fece qualche passo avanti e si arrestò alla feritoia più vicina . La feritoia non era delle migliori . Era stata costruita per controllare un tratto dei nostri reticolati che il ripiegamento del terreno rendeva favorevole ad un inosservato avvicinamento di pattuglie nemiche . Il tratto che la feritoia dominava era ben lontano dalle trincee nemiche . Da quella feritoia , non era possibile , in alcun modo , tirare sulle trincee nemiche . Apparteneva a quella categoria di feritoie che il generale Leone aveva chiamato adatte alla ricerca dei grilli . Il generale guardò lungamente , rovesciò l ' alzo e puntò con competenza . Con calma , scaricò , una dopo l ' altra , tutte le sei cartucce del caricatore . I soldati della corvée s ' erano fermati , rispettosi , e guardavano . Il generale si rivolse a loro : - Ho voluto dare , personalmente , una piccola lezione a quei facinorosi . Dite pure ai vostri compagni che il vostro generale non ha paura d ' impugnare il fucile come uno dei suoi soldati . Egli era soddisfatto e anche un po ' commosso . I soldati sapevano bene che quella non era una feritoia contro le trincee nemiche . Io non ritenni necessario fargli osservare ch ' egli aveva sparato per terra e sui nostri reticolati . Credevo che il piccolo trattenimento fosse terminato , quando il generale parve concentrare la sua attenzione sulla canna del fucile che aveva impugnato . S ' accorse che il fucile non aveva la baionetta innestata , com ' era d ' obbligo per i soldati in trincea . - Dov ' è la baionetta ? - mi chiese Io gli spiegai che i soldati comandati di corvée non portavano mai la baionetta innestata , e che quello era precisamente il fucile d ' un soldato di corvée . Egli chiese la baionetta . Il soldato s ' affrettò a porgergliela . Il generale l ' afferrò e ne guardò la punta . La baionetta era ben affilata , ma , lungo la punta , v ' era della ruggine . Il generale la guardava fissamente . Anch ' io guardai e vidi subito la ruggine . Pensai : quel poltrone di sergente si è dimenticato di passare la rivista alle baionette ; ora verrà il bello . M ' aspettavo che il generale me ne muovesse rimprovero , come comandante di compagnia responsabile , e cercavo una giustificazione plausibile . Ma egli non si occupava di me . Dopo averne bene esaminata la punta , chiese al soldato : - Che cosa c ' è qui ? Il soldato s ' accorse anch ' egli che la baionetta era sporca e si fece rosso . Il generale riprese : - Che cosa c ' è qui ? Non imbarazzatevi . Venite più vicino . Guardate bene . Che cosa c ' è scritto ? Qui , c ' è scritto qualcosa . Il soldato s ' avvicinò e guardò attentamente . Non tutti i soldati della compagnia sapevano leggere . V ' era anzi una forte percentuale di analfabeti , fra i contadini . Io pensavo : speriamo che almeno sappia leggere . Il soldato aveva l ' aria di saper leggere , perché guardava con intelligenza . Dopo aver esaminato la baionetta , dalla punta alla crociera , rispose confuso : - Io non vedo niente , signor generale , Anch ' io guardai bene , ma non vidi niente . Né sulla lama , né sulla punta , v ' era scritta una lettera . V ' era solo della ruggine . Il generale batté la mano sulla spalla del soldato ed esclamò : - Benedetto figliolo ! Qui c ' è scritta una parola che tutti possono leggere , persino gli analfabeti ; che tutti possono vedere , persino i ciechi , talmente essa è luminosa . Il generale si rivolse a me e mi chiese : - Non è vero , signor tenente ? Siccome non avevo visto niente neppure io , non potevo dire d ' aver visto qualcosa . Un po ' imbarazzato anch ' io , scossi la testa e annuii a metà , come per dire : mi rimetto a lei . Ora il generale si rivolgeva e parlava a tutta la squadra di corvée che si era addossata al parapetto , sull ' attenti . Sembrava un tribuno : - C ' è scritto ... vittoria . Vittoria ! Sì , vittoria . Comprendete voi ? È per la vittoria che noi combattiamo dalle Alpi al mare , dall ' Adriatico al Tirreno , dal Tirreno al ... Vittoria ! Vittoria in nome del Re ... in nome di Sua Maestà il Re . Vittoria in nome ... Il generale tossi leggermente . - In nome ... Siccome la terza invocazione non veniva , egli tossì una seconda volta , una terza . Poi , improvvisamente inspirato , concluse : - Viva il Re ! Nella foga del discorso , il generale aveva elevato la voce . Gli austriaci dovettero sentirlo . Il cannoncino da 37 , sempre invisibile , sparò tre colpi sulla trincea . Per noi , non v ' era alcun pericolo , perché eravamo tutti al sicuro . Nella posizione che noi occupavamo , il cannoncino era per noi inoffensivo . Non v ' erano neppure vedette , in quel punto . Il generale , che pure non poteva avere la stessa nostra certezza , rimase immobile , calmissimo . Senza scomporsi , disse : - Tira sovente ? - Raramente , - risposi , - e per rappresaglia . - Forse ha voluto rispondere ai miei colpi . - È possibile . Il generale aveva restituito il fucile e la baionetta . La corvée si era allontanata . Eravamo rimasti soli . Egli divenne guardingo e riprese la conversazione a voce bassissima . - I suoi soldati hanno tutti il coltello ? - Non tutti , signor generale . C ' è chi l ' ha e chi non l ' ha . - La baionetta non basta . Nel corpo a corpo , specie nei combattimenti notturni , ci vuole il coltello . Un coltello ben affilato , bene affilato , bene , bene ... mi comprende ? - Sì , signor generale - Quanti coltelli vi sono , nella sua compagnia ? Io non ne avevo un ' idea neppure approssimativa . In generale , ogni soldato aveva un coltello o un temperino di sua proprietà . V ' erano anche quelli che non ne possedevano . L ' esperienza mi aveva convinto che , nell ' interesse del servizio , di fronte a domande del genere , è utile rispondere con cifre . Feci un rapido calcolo . Nella compagnia , v ' erano circa duecento soldati , in quel periodo . - Centocinquanta coltelli , - risposi . - A manico fisso ? - No , signor generale . Non ho visto un solo coltello a manico fisso . - Lei non passa molte riviste ai coltelli ? - No , signor generale . Essendo i coltelli di proprietà personale , non lo ritenevo necessario . - D ' ora innanzi , le passi . - Signor sì . - I suoi soldati li adoperano spesso ? - Signor sì . Il generale abbassò ancora la voce , e , fattosi più vicino , mi chiese , quasi all ' orecchio : - Per quale uso ? Con lo stesso tono di voce risposi : - Per tagliare il pane ... Il generale aprì gli occhi , tondi , tondi , tondi . Io non potevo ritornare indietro . - ... la carne ... il formaggio ... Il generale mi divorava con gli occhi . Io continuai : - ... per sbucciare le arance ... - No , no , - disse il generale , con gesto d ' uomo inorridito . - Ma , mi dica , in combattimento ? Io mi concentrai un istante , tanto più che la voce bassissima spingeva alla meditazione . In combattimento ? Io non volevo compromettere quell ' ispezione che , malgrado i numerosi scogli , prometteva di finir bene . Ma , come rispondere ? In combattimento ! Non eravamo riusciti a toccare gli austriaci con i fucili , immaginiamoci con i coltelli ! Anziché rispondere , ripetei , con un fil di voce : - In combattimento ? Il pensiero del generale correva . Egli non s ' accorse che io non avevo risposto alla sua domanda . Continuò : - Va da sé che il fucile con la baionetta innestata deve essere impugnato con tutte e due le mani . Per non essere imbarazzati , bisogna fissare il coltello fra i denti . Ed imitò il gesto , ponendosi , fra i denti , l ' indice della mano . L ' originale posizione in cui si trovava e lo sguardo con cui l ' accompagnava , i peli dei baffi drizzati sulle labbra , mi fecero pensare ad una lontra con un pesce in bocca . Con un cenno della testa , mostrai d ' aver capito . - E il colpo , rapido . Al cuore o alla gola , è indifferente . Purché ci si sbrighi . Io annuii ancora , abbassando la testa . Era evidente che , quanto meno parlavo , tanto meglio le cose sarebbero andate . - È più utile avere un tipo unico di coltello a manico fisso . Ha capito ? - Signor sì . - Ne parli al suo comandante di battaglione . - Signor sì . Il generale mi strinse la mano , con un gesto cabalistico , come se , fra noi due , fosse stato concluso un misterioso patto di guerra . Giorni dopo , egli volle che il comandante di brigata gli presentasse gli ufficiali dei due reggimenti . Al rapporto furono presenti tutti i comandanti di compagnia e gli altri ufficiali , liberi dal servizio . Egli volle conoscerci tutti e profittò dell ' occasione per una conferenza all ' aperto . La riunione aveva luogo nel settore del battaglione di riserva della brigata . L ' ordine del giorno della divisione aveva annunciato il tema della conferenza : " Accordo delle intelligenze " . La giornata era magnifica . L ' Altipiano non ne vide di più luminose . Dopo alcune frasi per salutare gli ufficiali e la brigata , il generale passò al tema . L ' espressione " accordo delle intelligenze " ricorreva frequentemente . Accordo fra l ' intelligenza del capo e quella dei suoi subordinati ; accordo dell ' intelligenza della fanteria con quella dell ' artiglieria ; accordo dell ' intelligenza degli ufficiali e quella dei soldati , ecc . , ecc . Il generale impiegava molte definizioni . Egli le conosceva a memoria . Io risentii , ancora una volta , quella della vittoria con relativa manovra dei nervi . Ma l ' intelligenza costituiva il centro del discorso . Il generale s ' abbandonava all ' improvvisazione : - Un ' intelligenza limpida , solare , come la luce di questa giornata radiosa , in cui gli atomi infiniti danzano in divino accordo , così come io vorrei danzassero gli ufficiali della mia divisione , nei giorni di battaglia . Il discorso , spesso , diveniva rapido . Il generale non aveva appunti scritti e parlava a braccio . - Un ' intelligenza per la quale è sufficiente una minuscola chiave per aprire una grande porta ; una parola per afferrare il significato d ' un ordine , un ' intuizione per comprendere , subito , di primo acchito , un fatto sconosciuto . Per esempio ... Il generale s ' era arrestato . Egli aveva visto uno scavo semicircolare , fresco , che coronava un cocuzzolo , mascherato di frasche , lontano da noi un centinaio di metri , lungo una delle linee di resistenza del settore . - Per esempio ... Che è quello scavo ? È necessario averlo costruito per sapere che cosa sia ? No , o signori , non è necessario . Non occorre chiederlo . Basta vederlo . Si presenta da sé . Si intuisce . Che cos ' è ? È un ' appostazione di mitragliatrice . Il generale si muoveva come un prestidigitatore che , fatta uscire una colomba da una rosa , attenda , dagli spettatori , la maraviglia e gli applausi . L ' aiutante maggiore del 2° battaglione , il professore di greco , era troppo scrupoloso per lasciar passare , senza un ' osservazione , quella ch ' era un ' inesattezza . Il suo battaglione era riserva di brigata ed egli conosceva bene il suo settore . L ' esattezza , innanzi tutto . Egli fece un passo avanti e disse : - Permette , signor generale ? - Dica pure , - rispose il generale . - Per la verità , signor generale , per la verità , non è una appostazione di mitragliatrice . - E che cos ’ è ? - Una latrina da campo . Fu un brutto momento per tutti . Il generale tossì . Anche qualcuno di noi tossì . La conferenza era finita . XXI A novembre , la neve era già alta . Ad ogni nevicata , dovevamo elevare le trincee e spostarne le feritoie , fino al livello della neve . Era arrivato un nuovo comandante d ' armata e si parlava di azioni prossime . Giornalmente , il genio costruiva ponti portatili e scale , e noi ci esercitavamo con essi . I ponti erano fatti con rami intrecciati e avrebbero dovuto servire per passare sui reticolati nemici . Le scale , di legno , lunghe da sei a otto metri , avrebbero dovuto consentire la scalata a quelle trincee nemiche che , nel settore di destra , gli austriaci avevano sulle rocce . Ponti e scale erano gli argomenti e le beffe del giorno e della notte . L ' azione sembrava prossima . La mia compagnia era in linea , all ' estrema destra del settore , in cui era maggiore la distanza fra le nostre trincee e quelle austriache . A destra erano i grandi roccioni , a sinistra la stretta vallata , quasi spoglia d ' alberi . A destra e a sinistra , le due trincee si avvicinavano ; nel mezzo , si allontanavano , fino a distare l ' una dall ' altra da due a trecento metri . In quel tratto , nel mezzo , le trincee austriache erano sul costone e dominavano le nostre , una trentina di metri più basse . Il comando di battaglione mi aveva mandato in linea il soldato Marrasi Giuseppe , punito con quindici giorni di rigore , e assegnato alla mia compagnia . Per sottrarsi alla vita di trincea , egli aveva dato ad intendere di conoscere il tedesco ed era stato mandato , tempo prima , ad una stazione d ' intercettazione telefonica . Scoperto che egli non conosceva la lingua , era stato punito e rimandato al battaglione . Dopo Monte Fior non l ' avevo più visto , per quanto appartenesse alla 9a compagnia . Lo assegnai al 2° plotone ed egli vi prese subito servizio , perché la prigione non si scontava , in trincea , e si faceva solo la ritenuta sul soldo . La notte , durante un ' ispezione in linea , la mia attenzione venne attirata dalla conversazione che si svolgeva nel ricovero del 2° plotone , posto venti o trenta metri dietro le trincee . M ' avvicinai . I soldati fumavano e chiacchieravano sottovoce , attorno alle stufe accese . Il plotone non aveva ufficiale e il sottufficiale che lo comandava , il sergente Cosello , era il solo che non parlasse . Seduto sulle gambe incrociate , fumava una pipa di terracotta , dal cannello smisuratamente lungo . Fumava e ascoltava . - Io sono nato di venerdì , - diceva un soldato , - ed era evidente che non dovevo aver fortuna . Il giorno stesso , mia madre morì . Il giorno in cui mi han chiamato sotto le armi era di venerdì ; venerdì il giorno del mio primo combattimento . Quando sono stato ferito la prima volta , era un venerdì e venerdì quando son stato ferito la seconda volta . Vedrete che mi uccideranno un venerdì . Scommetterei che l ' azione sarà per questo venerdì prossimo . - Io son nato di domenica , - diceva un altro , - e non ho avuto più fortuna di te . Mia madre è morta sei mesi dopo , il che non costituisce una grande differenza . Mio padre si è dovuto sposare , per allevarmi , perché , con la sua giornata , non poteva pagarmi una balia . Mia matrigna mi batteva come un materasso . È il mio primo ricordo d ' infanzia . La vita che io ho fatto non l ' augurerei a un cane . Poi , è venuta la guerra . Quando la granata mi è scoppiata fra le gambe , vi ricordate , chi c ' era ? - Io c ' ero . - Era di domenica . Ti regalo volentieri il mio giorno di festa . - E tu , quando sei nato , Marrasi ? Marrasi non rispose . - Se esiste , nella settimana , un giorno che porta fortuna , certamente tu sei nato in quel giorno . Di ' la verità : a quanti combattimenti hai preso parte ? Con un pretesto o con un altro , li hai evitati tutti . Questa è fortuna . Marrasi si difese attaccando . - Chi mi dà mezzo sigaro ? - chiese . - Ja , mezzo sigaro ? - Ja , ja ! - Kamarad , mezzo sigaro ! Si scherzava sul suo tedesco e non gli si dette il sigaro . - E quella fucilata alla mano ? Che fucilata intelligente ! - Come hai fatto a spararla ? - Ma quando fosti fatto prigioniero , francamente , poca fortuna ! Quella volta , non avesti fortuna ! Tutti i compagni ridevano . Il sergente , impassibile , fumava la pipa . Io mi dimenticai di Marrasi . Il giorno dopo , ero nel mio baracchino e facevo dei disegni richiestimi dal comando di battaglione . Potevano essere le due del pomeriggio . Dalla trincea della compagnia , partì un grido d ' allarmi , seguito da colpi di fucile . Immediatamente , tutta la linea aprì il fuoco . In quattro salti fui in trincea . I soldati correvano alle feritoie . In mezzo alla piccola vallata , oltre la linea dei nostri reticolati , il soldato Marrasi , le gambe affondate nella neve , le mani in alto , senza fucile , stentatamente avanzava verso le trincee nemiche . Sul frastuono dei colpi , si levava la voce da baritono del sergente Cosello : - Sparate sul disertore ! La trincea nemica taceva . Dovetti correre al telefono in trincea . Il comandante di battaglione mi chiamava per avere la spiegazione di quanto accadeva . Egli parlava eccitato : - Che c ' è ? che c ' è ? Debbo mandare rincalzi ? Io lo rassicurai : - Ma no . Un soldato sta passando al nemico , solo , senza armi , e la compagnia tira su di lui . Gli austriaci , per non spaventarlo , non sparano . - Un disonore simile sul battaglione ! - Lo so , lo so ; non lo stia a raccontare a me . Che ci posso fare ? - Me lo rimandi indietro , vivo o morto ! - Eh , vivo , sarà difficile . Sparano tutti su di lui . - Tanto meglio . Meglio morto . Me lo mandi morto . - Sta bene . Posso andare ? - Sì , vada pure e mi dia le novità al più presto . Io ritornai alla feritoia . Al fuoco della compagnia s ' era aggiunto quello delle due mitragliatrici del battaglione . Marrasi continuava ad avanzare , ma con molta difficoltà . Superata la vallata , il terreno era ripido e la neve sempre alta . Io mi stupivo ch ' egli non fosse ancora caduto , quando m ' accorsi che , dietro di lui , ad una cinquantina di metri , anch ' egli sprofondato nella neve , camminava il sergente Cosello . Impugnava il fucile con le due mani e , ad ogni passo , tirava un colpo su Marrasi . Ma questi non cadeva . Con tutta la mia voce , ordinai al sergente di rientrare in trincea . Il sergente si fermò . Era in piedi , in mezzo alla vallata . Io temevo che gli austriaci tirassero su di lui e ripetei l ' ordine . Gli austriaci non sparavano . Egli si voltò e mi gridò : - Signor sì ! Aveva le gambe sepolte nella neve . Da fermo , puntò lungamente e sparò tutto il caricatore sul disertore . Questi cadde e si rovesciò sulla neve . Io lo credetti colpito . Ma , dopo qualche istante , si rialzò e riprese ad avanzare . Tutta la linea continuava a sparare su di lui . Marrasi camminava . Anche il sergente , ch ' era un tiratore scelto , l ' aveva sbagliato . Ho sempre notato che , nei momenti d ' eccitazione , i soldati guardano e sparano ad occhi aperti , senza puntare . Il sergente rientrò . Venne da me , coperto di sudore . Parlava a fatica : - Che vergogna ! Che disonore ! - diceva ansante . - Il 2 plotone è disonorato . Il 2° plotone era disonorato . La compagnia era disonorata . Il battaglione era disonorato . Fra poco , si sarebbero considerati disonorati il reggimento , la brigata , la divisione , il corpo d ' armata e , con ogni probabilità , tutta l ' armata . Marrasi continuava ad avanzare . Il piantone al telefono venne di corsa per dirmi che il comandante di battaglione mi chiamava nuovamente , perché il comandante del reggimento voleva essere messo al corrente . - Rispondi che sono in trincea e non mi posso allontanare . Che verrò tra poco . Il piantone disparve . Marrasi s ' allontanava sempre più da noi . Gli austriaci avevano due sbarramenti di reticolati di fronte alle loro trincee . Egli era arrivato al primo . La neve lo copriva pressoché intieramente , ma l ' ostacolo era egualmente insormontabile . S ' aggrappò ai fili , li scosse , tentò scavalcarli , ma inutilmente . Capì che non sarebbe potuto passare . Scoraggiato , si fermò un istante e si strinse la testa fra le mani . Sembrava gli mancasse ormai la forza di continuare . Fece qualche passo attorno allo stesso punto , disperato . Così , egli girava attorno a se stesso , sperduto , ma invulnerabile , sotto il tiro dei nostri . Marrasi si riprese . Risolutamente , camminò verso un albero che era a pochi metri da lui . Questo era lungo la linea dei reticolati , al di fuori , verso di noi , e gli austriaci vi avevano appoggiato un cavallo di frisia , dall ' altra parte . Marrasi si slacciò il cinturone che aveva ancora alla cintola , con le due giberne . Agilmente , si arrampicò al tronco . Non era più impacciato . Era già a qualche metro da terra . Dall ' alto , spiccò un salto e si sprofondò nella neve , al di là dei reticolati . Il primo sbarramento era passato . I nostri sparavano sempre . Gli austriaci tacevano . Il piantone al telefono venne un ' altra volta . Il comandante del battaglione , assillato di richieste dal comandante del reggimento , il quale , a sua volta , era assediato in permanenza dal comandante di brigata , mi chiedeva insistentemente all ' apparecchio . Lo rinviai , urlando : - Tira una fucilata sul filo telefonico e , dopo , va ' dal comandante del battaglione e informalo che la linea è interrotta . - Signor sì . - Hai capito bene ? - Signor sì . Fra le tante fucilate e i tiri delle mitragliatrici , Marrasi riprese ad avanzare . L ' ultimo tratto , il più ripido , era il più faticoso . La trincea nemica era a pochi metri . Da una grande feritoia , una mano gli faceva segni di richiamo . Egli si diresse alla feritoia . I nostri tiratori scelti di bombe " Benaglia " a fucile , sembravano averlo sotto il loro tiro . Lo scoppio d ' una bomba lo investì ed egli cadde . Ma si rialzò , subito dopo . Nel settore , il fuoco era diventato generale . Dalla compagnia , si era propagato a tutto il battaglione , ai battaglioni laterali , oltre Monte Interrotto , fino alla Val d ' Assa . Tutti sparavano : i nostri e gli austriaci . Sembrava che tutto il corpo d ' armata fosse impegnato in combattimento . Solo le trincee del costone tacevano sempre . Marrasi era sotto l ' altro sbarramento di reticolati , a non più di due metri dalla trincea austriaca . Dalla grande feritoia , qualcuno doveva parlargli in italiano , perché mi parve che una conversazione si svolgesse fra lui e la trincea . Egli cadde , mentre toccava il reticolato . Rimase immobile , le gambe affondate nella neve , il busto piegato , le braccia e le mani tese . Sul bersaglio ormai inanimato , il fuoco di tutta la nostra trincea infuriava come prima . Ci volle del tempo , prima che riuscissi a far cessare il fuoco nel nostro settore . E quando cessò , continuò ancora , a lungo , nei settori laterali . Il telefono era interrotto e comunicai per iscritto le novità al comando di battaglione . Dovetti resistere , fino a sera , agli ordini del comandante del reggimento che esigeva facessi uscire una pattuglia , comandata da un ufficiale , per ritirare il cadavere e lavare , così , l ' onta del reggimento . Il colonnello finì col venire in linea per accertarsi personalmente dell ' esecuzione dell ' ordine . Ma la situazione non mutava per questo . Il cadavere era sempre là , a trecento metri da noi , a due dal nemico . Ed era giorno . Il colonnello insisteva ed io , visto vano ogni altro argomento , trovai un rifugio letterario . Fresco delle letture d ' Ariosto , citai , con tutta serenità , l ' episodio di Cloridano e Medoro : Che sarebbe pensier non troppo accorto Perder dei vivi per salvar un morto . Il colonnello mi rispose , secco , infliggendomi gli arresti . Ma la pattuglia non uscì . Calata la sera , al primo razzo che tirammo , ci accorgemmo che il corpo di Marrasi era scomparso . L ' azione delle scale e dei ponti fu rinviata . XXII Con il sopravvenire dell ' inverno , avevamo iniziato i turni delle licenze . Quindici giorni da passare nelle nostre famiglie ci sembravano una felicità senza eguale . Avellini ed io eravamo fra i più anziani del battaglione e saremmo dovuti partire con i turni dei primi ufficiali , Ma l ' azione delle scale e dei ponti , sospesa più volte , era ancora in preparazione , e il colonnello ci tratteneva al reggimento . Io inoltre dovevo far coincidere la mia licenza con quella di mio fratello , soldato in un reggimento di fanteria della Carnia , poiché avevamo ottenuto di poter partire insieme . Ma , a così grandi distanze , era difficile mettersi d ' accordo . Per Natale , eravamo ancora in trincea . Gli austriaci , normalmente , rispettavano le ricorrenze delle feste religiose . Per le grandi solennità , essi non sparavano in trincea e anche la loro artiglieria taceva . Ma , questa volta , i nostri posti d ' ascoltazione erano riusciti ad intercettare un fonogramma nemico , in cui si parlava di una mina che avrebbe dovuto brillare per Natale , a mezzanotte . Quella mina noi la ritenevamo scavata nella roccia , sotto le nostre trincee , all ' estrema destra del settore . I nostri apparecchi avevano percepito il rumore delle perforatrici , fin dall ' ottobre , e i comandi erano costantemente preoccupati . Se le nostre posizioni fossero saltate in quel punto , gli austriaci , sfruttando la sorpresa , avrebbero interrotto , con le linee , le nostre comunicazioni e occupato il punto dominante la vallata che congiungeva le due divisioni . Il fianco destro della nostra brigata sarebbe stato , per giunta , completamente scoperto . Il nostro battaglione conosceva , più che gli altri , quelle posizioni , e il comando del reggimento ordinò che due compagnie , la 9a di Avellini e la 10a , la mia , rimanessero in linea , la notte di Natale . Il reggimento riceveva il cambio , proprio quella notte , e le nostre due compagnie avrebbero dovuto assicurare la continuità del servizio in quel punto più delicato , in cui i nuovi reparti si sarebbero trovati impreparati . Il reggimento scese a riposo , a Campomulo , dopo l ' imbrunire . La 9a occupò il settore della mina , e la mia compagnia fu posta di rincalzo , nelle immediate adiacenze , per essere pronta a contrattaccare dopo lo scoppio . Solamente noi ufficiali eravamo a conoscenza di quanto sarebbe avvenuto . I soldati rimpiangevano solo di essere dovuti rimanere in linea mentre il resto del reggimento passava il Natale a riposo . Una larga distribuzione di cioccolato e di cognac aveva suscitato qualche sospetto , che fu dissipato dalla considerazione che fosse un compenso dovuto all ' eccezionale servizio . Prima di portarsi sulla mina , Avellini mi consegnò un pacchetto di lettere , sigillato . L ' eleganza del pacchetto e un tenue profumo che ne sprigionava rivelavano chiaramente la loro provenienza . Io non sapevo niente di preciso , ma non ignoravo che Avellini era innamorato di una signorina . Quelle dovevano essere le lettere che ne aveva ricevuto . Con un sorriso che voleva coprire il lieto segreto , mi disse : - Non si tratta di una questione importante , anzi , non è una questione di servizio . Ma se , stanotte , rimango sepolto dalla mina , tu farai giungere questo pacchetto alla persona di cui troverai l ' indirizzo , levando la prima busta sigillata . Io non volevo rivolgergli delle domande . Non volevo apparire indiscreto , ma soprattutto temevo di vedere , con una risposta precisa , distrutta una speranza ch ' io alimentavo in mezzo a molte preoccupazioni e dubbi . Che la signorina di cui ero incaricato di custodire le lettere non fosse la stessa alla quale io pensavo da tanto tempo ? Noi l ' avevamo conosciuta assieme , con Avellini , nel mese di settembre , a Marostica , vicino a Bassano . Eravamo stati mandati in quella cittadina per un incarico di servizio mentre il reggimento era a riposo attorno a Gallio . Le eravamo stati presentati da un ufficiale amico , nella sua famiglia , e io ne ero rimasto vivamente colpito . Speravo di aver suscitato in lei lo stesso interesse . Mi sembrava anzi d ' esserne sicuro . Ma Avellini l ' aveva potuta rivedere da sola . Poiché il mio pensiero correva spesso a quella casa , il dubbio che Avellini fosse il preferito mi perseguitava . Avevo più volte deciso di parlargliene , ma non avevo osato . La sera , mentre Avellini mi lasciava con il pacchetto nelle mani e si allontanava per salire in linea , non seppi resistere . Gli chiesi : - È bionda ? Egli mi accennò di sì . - È bella ? Mi rispose , socchiudendo gli occhi , felice : - Bellissima . Non ardii chiedere di più . Ma , pensavo , perché doveva essere proprio lei ? Non era possibile si trattasse di un ' altra donna ? Certo , era possibile . Avellini aveva ragione di considerarsi in pericolo e di prevedere che quella notte potesse essere l ' ultima della sua vita . Ma non aveva pensato che anch ' io avrei potuto correre seri rischi . In guerra , chi è un metro avanti considera gli altri al sicuro . Neppure io vi avevo pensato , ma quando rimasi solo , compresi che il pacchetto delle lettere non era molto più sicuro nelle mie mani . Dopo lo scoppio della mina , io avrei dovuto contrattaccare , e chi sa che cosa avrei trovato . Decisi di mettere in salvo il pacchetto . Dietro di me , a un centinaio di metri , a sbarramento della valle , v ' era una linea di due ridotte , con un fortino occupato da una batteria da montagna . Io ero buon amico del suo comandante , un capitano d ' artiglieria , che conoscevo fin dal suo arrivo . Con lui ero stato continuamente in rapporto , per disegni , rilievi topografici , per i lavori al fortino . Quella notte stessa , dovevo essere continuamente collegato con lui , perché l ' azione dei suoi pezzi , dopo lo scoppio della mina , si sarebbe coordinata con l ' attacco della mia compagnia . La notte era caduta da poco . La mina non sarebbe scoppiata che a notte inoltrata : a mezzanotte , diceva l ' intercettazione . Trovai il capitano solo , nella piccola sala di mensa , che la batteria aveva costruito dietro il fortino . Gli ufficiali di una batteria in posizione , in montagna , avevano le stesse comodità che , in fanteria , può avere un comando di reggimento in linea . Le pareti di legno erano verniciate e abbellite da illustrazioni di guerra . Il capitano era seduto , alla tavola non ancora sparecchiata . Gli ufficiali avevano finito di pranzare e ripresero i posti di servizio . Il capitano aveva , a portata di mano , il telefono e due bottiglie : una di cognac , e una di benedettino . Egli beveva e fumava . - Debbono essere bosniaci mussulmani , - mi disse , appena mi vide . - Immaginare di far brillare la mina la notte di Natale ! È un bel presepio che ci preparano . Ma io ho i pezzi puntati in tal modo che , se son maomettani , comunicheranno stanotte stessa col Profeta . - Spero bene , - dissi , - che lei non ci scambi per bosniaci , e non ci tiri alle spalle . Badi che , pochi secondi dopo l ' esplosione , noi saremo già partiti all ' assalto e avremo occupato le posizioni su cui lei ha i cannoni puntati . - E per chi ci ha preso ? Noi non siamo artiglieria d ' assedio per permetterci scherzi del genere . Ho disposto un servizio di illuminazione a razzi e , dall ' osservatorio , distinguerò i minimi dettagli . La conversazione si aggirò sull ' artiglieria da montagna in contrapposizione all ' artiglieria da campagna e dei medi e grossi calibri , particolarmente disposti a sbagliare bersaglio e a tirare sui nostri . Il capitano fece preparare il caffè , che era una specialità della batteria . La specialità consisteva in tre bicchieri di cognac finissimo e che si bevevano così : uno , prima del caffè , uno nel caffè e uno dopo il caffè . Per le precedenti mie visite , egli sapeva che non bevevo liquori e scherzava su quella mia astensione da arteriosclerotico . Io mostrai il pacchetto sigillato . - Se dovesse accadermi qualcosa , stanotte , la prego di consegnare questo pacchetto al tenente Avellini , della 9a compagnia . Se egli non fosse più fortunato di me , lei troverà , nella busta interna , l ' indirizzo della persona cui deve essere spedito il pacchetto . Il capitano aveva già bevuto la prima parte del suo caffè speciale . - Lettere d ' amore ? - mi chiese . Io evitai la risposta ed egli si mise a ridere fragorosamente . - Che c ' è da ridere ? - Lei ha ragione . Non c ' è proprio niente da ridere . C ' è da piangere . Egli rideva sempre . - Crede alla donna , lei ? - mi domandò . - E perché , lei non ci crede ? - Io ? Io ! Io ! Prese la bottiglia di cognac , ne bevve un altro bicchierino e disse : - Ecco , a che cosa io credo . - Ciò non impedisce che possa credere , occorrendo , anche alla donna . - Io ho trentacinque anni , - egli disse , - e sono sposato da sei . Ho dell ' esperienza un po ' più di lei . - In materia , l ' esperienza non serve a gran che . - L ' esperienza serve a valutare la vita per quello che è e non per quello che si vorrebbe che fosse . Lei , in confronto a me , è un ragazzo . Quando si ha una donna , lontana mille chilometri , la sola cosa utile a farsi è quella di dimenticarla . Poche illusioni ! Non resta altro da fare . E , per dimenticare , non c ' è che questo . Ora , bevevamo il caffè . - Perché , se non si dimenticasse , non ci rimarrebbe altro che spararsi un colpo di pistola . Il capitano parlava con il tono più allegro . Il liquore , certo , lo eccitava , ma lo eccitavano anche le stesse sue parole . Parlava rapidamente , come se da lungo tempo aspettasse un ' occasione per abbandonarsi a delle confidenze , e ripeteva più volte la stessa frase . Dal portafoglio , tolse una fotografia . - Ecco , guardi . È bella . Bella come può essere una donna bella . Eppure non vale una bottiglia di cognac . Io presi la fotografia tra le mani , ma mi mancò il tempo di guardarla . Egli me la strappò con violenza , s ' alzò in piedi e la gettò nella grande stufa accesa . Io ero imbarazzato e non sapevo che dire . Rapidamente , egli si calmò e prese il mio pacchetto . - Stia tranquillo , - mi disse , - Lei può contare su di me . Cambiò discorso e mi parlò di servizio , bevendo . Ci levammo per uscire . Io ero già alla porta . Egli mi trattenne per il braccio e mi chiese : - Lei non crederà che io sia geloso ? - Ma manco per sogno ! - risposi . Assieme , visitammo le appostazioni più avanzate . Gli artiglieri erano ai pezzi , con i loro ufficiali . Tutto vi era in ordine . Rientrai alla mia compagnia . Nei ricoveri , i soldati bevevano e fumavano . Mi sedetti con loro e aspettai la mezzanotte . Un quarto d ' ora prima , feci disporre i soldati per squadre , pronti ad uscire dai ricoveri e correre ai camminamenti . Man mano che la mezzanotte si avvicinava , i soldati capivano che qualche avvenimento insolito stava per accadere e s ' interrogavano l ' un l ' altro , con lo sguardo . Io dissi che si temeva una sorpresa e bisognava tenersi pronti per il contrattacco . Ma , quanto più s ' avvicinava l ' ora attesa e temuta , tanto più il mio pensiero si allontanava dalla mia compagnia , dalla mina , da tutti quei luoghi . Mi dicevo : " Dev ' essere lei . Non può essere che lei " . E , ogni volta , il dubbio ritornava e trovavo tante considerazioni a mio conforto . " Non dev ' essere lei . Non può essere lei " . E la rivedevo , così come l ' avevo vista la prima volta , alla finestra di casa sua , affacciata sulla strada , mentre io entravo nel portone , i capelli biondi rovesciati sulla fronte , ma non tanto da ricoprire gli occhi sorridenti . Quando guardai l ' orologio , mezzanotte era passata . La mina non scoppiava . Mandai da Avellini , per aver notizie . Egli mi rispose che non aveva notato niente d ' insolito e che , nella trincea nemica , la vigilanza era come le altre notti . Aspettammo , ma meno preoccupati , fino all ' alba . Che i posti d ' intercettazione si fossero sbagliati ? Che gli austriaci ci avessero giuocato una beffa ? La mattina , le due compagnie ricevettero il cambio , e raggiungemmo il reggimento a Campomulo . Ritirato il pacchetto , lo avevo riconsegnato ad Avellini . Il giorno stesso , il colonnello c ' invitò a pranzo e ci comunicò che potevamo partire in licenza il giorno dopo . Mentre prendevamo il caffè , ci chiese : - Mi dicano la verità , sinceramente . In tutta la guerra , hanno passato un momento più drammatico di quei pochi minuti prima di mezzanotte ? Avellini si affrettò a rispondere : - Io mi tenevo pronto , naturalmente ; ma pensavo ad altro . E guardò me , sorridendo , come se io solo potessi capirlo . XXIII Avellini ed io partimmo insieme in licenza . Facemmo un piccolo percorso insieme , perché egli aveva la sua famiglia in Piemonte ed io in Sardegna . Mio fratello aveva avuto , all ' ultimo momento , non so più quali impedimenti di servizio e fu obbligato a ritardare la partenza . Io arrivai solo , a casa . Trovai il babbo molto invecchiato . Lo avevo sempre creduto un uomo forte . Mi accorsi subito che non era più lo stesso . Egli era depresso e non nascondeva il suo scoraggiamento . Noi eravamo i soli figli e tutti e due in fanteria . Non si faceva più illusioni . Non sperava che noi potessimo rientrare sani e salvi dalla guerra . Aveva trascurato i suoi affari . Rividi la vecchia e grande casa di campagna , un tempo tanto piena di vita , quasi deserta . La mamma mi parve più coraggiosa . Io le avevo mandato spesso delle lettere , impostate nelle città delle retrovie , che le facevano credere che io fossi al sicuro . Ma i soldati feriti del mio reggimento raccontavano di combattimenti che avevamo fatto assieme , distruggendo , così , in gran parte , i risultati dei miei espedienti . Non pertanto , sembrava piena di fiducia ed era lei che animava anche il babbo . Io parlai della guerra con molte precauzioni . Riuscii subito a dare della vita di prima linea un ' idea accettabile , senza incubi . I genitori avevano creduto che noi fossimo , in permanenza , impegnati in combattimenti furiosi . Essi non avevano mai supposto che noi potessimo vivere dei mesi senza combattere e senza neppure vedere gli austriaci . Non avevano un ' idea geografica del fronte , e , malgrado sulle carte apparisse che il fronte era di centinaia di chilometri , pensavano che il combattimento in un settore travolgesse o avesse spettatori anche gli altri settori . La guerra , così come io la descrivevo , non aveva un aspetto insopportabile . Avevo a mio sostegno anche l ' argomento che gli ufficiali non corrono gli stessi rischi dei soldati e che mio fratello era in una parte tranquilla del fronte . Ma , ogni volta che mio padre si trovava solo con me , mi diceva , senza perifrasi , la sua opinione : - Io non vedrò la fine di questa guerra . E ho paura che non la vedrete neppure voi . Una sera pranzava con noi un nostro parente , soldato di fanteria in licenza dopo una ferita . Avevamo finito di pranzare e prendevamo il caffè . Il babbo gli chiese , più per tener su la conversazione che per avere un parere : - Secondo te , Antonio , finirà presto la guerra ? Io , fino ad allora , avevo evitato si parlasse di guerra . Antonio rispose con sicurezza : - Non finirà mai . La guerra è un macello permanente . La mamma non aveva capito e chiese : - Che cos ' è ? - Un macello permanente , - Anche per gli ufficiali . ? - Anche per loro . Quando Antonio andò via , io non durai fatica a dimostrare che era un pusillanime . La mamma era sempre attorno a me ed io uscivo raramente di casa , tanto in lei era grande il desiderio di essermi vicina . Si comportava con me , come se io fossi un bambino : a tal punto che la sera , quando andavo a dormire , voleva aiutarmi a spogliarmi e ritornava più volte per baciarmi , prima che lei si ritirasse nella sua camera . La mattina era sempre lei , e solo lei , che mi portava il caffè , a letto . Ed esigeva che lo prendessi a letto , perché così profittava per starmi vicina e parlarmi , lungamente , di tutto . Quella volta , i miei genitori non ebbero fortuna con la mia licenza . Ero in casa da appena quattro giorni e un telegramma del comandante del reggimento mi richiamava in linea per urgenti ed impreviste necessità di servizio . Io pensai : questa è la volta che attacchiamo con i ponti e con le scale . Ma trovai il pretesto dovesse trattarsi di acquisti di finimenti per il carreggio , in cui , al reggimento , mi si attribuiva una competenza superiore a quella che io non avessi . Il babbo si fece muto e non parlò più fino all ' ora della mia partenza . La mamma , anche stavolta , si mostrò tanto calma e coraggiosa e io ne fui felice . Il babbo voleva accompagnarmi per un lungo tratto . Io mi accomiatai solo dalla mamma , che rimase in casa . Il distacco fu semplice . La mamma mi carezzò e mi baciò infinite volte , senza versare una lacrima , e , qualche istante , persino sorridente . Mostrava una così grande fiducia che io stesso ne ero stupito . Mai avrei supposto in lei tanta forza d ' animo . Il babbo , muto , andava su e giù , senza guardarci . Avevamo fatto una cinquantina di metri fuori di casa . Il babbo mi teneva sotto braccio . Io scherzavo sulla sua scarsa conoscenza dei regolamenti militari e gli dicevo che egli mi provocava alla indisciplina , perché un militare non può andare a braccetto , neppure con suo padre , in pubblico . Mi accorsi che avevo dimenticato in casa il frustino . Lasciai il babbo e , a grandi passi , rifeci la strada . La porta di casa era ancora aperta . Entrai e gridai : - Mamma , ho dimenticato il frustino . Al centro della sala , accanto ad una sedia rovesciata , la mamma era accasciata sul pavimento , in singhiozzi . Io la raccolsi , l ' aiutai a sollevarsi . Ma non si reggeva più da sola , tanto , in pochi istanti , si era disfatta . Tentai di dirle parole di conforto , ma si struggeva in lacrime . Dovevano essere passati parecchi minuti , poiché sentii la voce del babbo gridare impaziente : - Ebbene , codesto frustino ? Finirai per perdere il treno . Mi svincolai dalla mamma e ridiscesi di corsa . Sempre viaggiando , in tre giorni , raggiunsi l ' Altipiano . Anche Avellini era stato richiamato ed era giunto prima di me . Era proprio l ' azione dei ponti e delle scale che si preparava . Il reggimento era ritornato in linea . Per non farmi perdere tempo , l ' ufficiale delle salmerie mi dette un mulo e , in poche ore , fui in trincea . L ' artiglieria tuonava su tutto il settore . Quando arrivai in linea , erano le due o le tre del pomeriggio . Il mio battaglione occupava le stesse posizioni del turno precedente . Poche vedette stavano alle feritoie , sui palchi eretti , in alto . In quei giorni , era caduta ancora della neve e le trincee erano state elevate al suo livello . Le vedette si muovevano sui palchi , come dei muratori in una casa in costruzione . I grossi tronchi che reggevano la sovrastante impalcatura di legno davano alle trincee l ' aspetto d ' un cantiere . Gli altri soldati erano scaglionati lungo le trincee e i camminamenti , in attesa . A causa del continuo movimento , la neve si era sciolta nel fondo delle trincee e dei camminamenti , e si era formato uno strato di fango , in cui i soldati affondavano con le gambe . Essi avevano un aspetto rassegnato . Tutti bevevano . Le borracce di cognac non stavano mai ferme . Al mio primo apparire , sentii un odore cavernoso di fango e di cognac . E i " labyrinthes fangeux " di Baudelaire , in Le vin des chiffonniers mi vennero alla mente . Il sole era assente e il cielo sembrava attendesse ancora della neve . Il tenente più anziano che , in mia assenza , comandava la compagnia mi venne incontro e mi dette le novità . Tutti i soldati erano presenti in trincea , anche quelli che avevano la febbre . Mi disse : - Potevi startene a casa e finire la licenza in pace . Tanto , qui , oggi , non avanzeremo d ' un metro . A me , la neve arriva al collo . Per giungere alle trincee nemiche , mi occorrerebbe un ascensore . Egli era piccolo di statura . Ma io , ch ' ero molto più alto , non mi sarei trovato in migliori condizioni . Un assalto , su quel terreno , mi sembrava una delle cose più straordinarie della guerra . Cercai il comandante del battaglione , e lo trovai , come gli altri , nel fango . Anch ' egli beveva . Io non lo conoscevo , perché era arrivato nei giorni in cui ero in licenza . Era un maggiore , sulla cinquantina , che veniva dalla Libia . Io ero fra i pochi veterani del reggimento ed egli mi accolse cordialmente come un pari grado . Mi disse che , improvvisamente trasferito dall ' Africa all ' Altipiano , non aveva la più lontana idea della nostra guerra di trincea . - Stia tranquillo , - gli dissi , - perché noi ne sappiamo quanto lei . - Crede lei , - mi chiese , - che riusciremo a prendere le posizioni nemiche ? - Se gli austriaci se ne vanno , - risposi , - è probabile che , in un paio d ' ore , dopo aver praticato dei passaggi nella neve , arriveremo alle trincee nemiche , anche se congelati . Ma , se gli austriaci non se ne vanno , mi pare estremamente difficile . - E se ne andranno ? - E perché se ne dovrebbero andare ? - E i ponti e le scale ? Con un tempo come questo , ci saranno utilissimi . Stanotte , li bruceremo per riscaldarci , altrimenti morremo tutti assiderati . Il maggiore non aveva voglia di scherzare . Era compreso delle difficoltà che avrebbe incontrate il battaglione nell ' assalto . Era preoccupato e nervoso . Trovava , per giunta , il nostro cognac ripugnante . L ' ordine dell ' assalto non arrivava ancora . Contrariamente al passato , l ' ora non era stata fissata . Il comandante di divisione s ' era riservato di comunicarla all ' ultimo momento . L ' accordo delle intelligenze . Un portaordini del comando del reggimento chiamò il maggiore dal colonnello . Il maggiore si fece pallido e mi disse : - Ci siamo ! E s ' incamminò , sostenendosi al bastone di montagna , lentamente , le gambe nel fango . Rimase assente una mezz ' ora . Quando ritornò aveva il volto illuminato di gioia . Io lo rividi a distanza e non capii la ragione di tale mutamento . Camminando in mezzo ai soldati , che gli cedevano il passo , esclamava : - Non se ne fa più niente ! non se ne fa più niente ! Avvicinandosi a me , gridò : - L ' azione è sospesa ! - Come , sospesa ? - Sì , sospesa . Il signor generale comandante la divisione ha fatto comunicare che l ' azione è sospesa . Pare che fosse un ' azione dimostrativa . Il signor generale si congratula con gli ufficiali e con la truppa per il bel contegno della giornata . L ' artiglieria tuonava ancora . Forse , il generale s ' era dimenticato di comunicarle che l ' azione era sospesa . I reparti furono fatti rientrare nei ricoveri . Bevevano prima e bevevano dopo . Tristezza e gioia sono emozioni della stessa natura . La sera , il maggiore volle che pranzassi con lui , al comando del battaglione , e , al caffè , mi fece le sue confidenze : - Ho fatto tutta la guerra libica e ho preso parte a molti combattimenti . Sono stato decorato al valore , come vede , e credo di non aver paura . Io credo di non aver più paura d ' un altro . Sono ufficiale di carriera ed è probabile che anch ' io avanzi ancora di grado . Ma le assicuro che le più belle soddisfazioni della mia carriera sono come questa d ' oggi . Noi siamo professionisti della guerra e non ci possiamo lamentare se siamo obbligati a farla . Ma , quando siamo pronti per un combattimento , e , all ' ultimo momento , arriva l ' ordine di sospenderlo , glielo dico io , mi creda , si può essere coraggiosi finché si vuole , ma fa piacere . Sono questi , lealmente , i più bei momenti della guerra . La notte scendeva glaciale . I soldati erano intirizziti e mancava la legna per le stufe . Dopo un rapido scambio di idee tra ufficiali , decidemmo di bruciare buona parte dei ponti e delle scale . XXIV Il reggimento era a riposo , attorno al villaggio di Ronchi . Il comando era più in alto , a Campanella , vicino mezzo chilometro . I tre battaglioni erano accantonati nelle poche case ancora intatte e nei baraccamenti . I soldati erano stanchi . Questi riposi di pochi giorni , sotto il tiro delle artiglierie nemiche , dopo turni di un mese di trincea , li avevano depressi . Ma v ' era la speranza d ' un lungo riposo . Ci avevano detto che , questa volta , saremmo scesi nella pianura veneta per finirvi l ' inverno . La distribuzione di oggetti di corredo nuovi sembrò ne fosse la più certa conferma e rianimò anche i più scontenti . Ancora un avvenimento nelle gerarchie militari : io ero stato promosso capitano . Con il nostro comandante di battaglione , maggiore Frangipane , era arrivato dall ' Africa anche il maggiore Melchiorri , che prese il comando del 2° battaglione . Noi ufficiali del battaglione lo invitammo a pranzo , alla nostra mensa . Era tradizione , fra i battaglioni , invitare a mensa gli ufficiali nuovi arrivati , per conoscerci reciprocamente . Il maggiore gradì e accettò l ' invito . Ma quello non era un giorno fatto per i convenevoli . Il reggimento ricevette l ' ordine di tenersi pronto per risalire in trincea il giorno dopo . Non eravamo che da tre giorni a riposo . Ne fummo tutti sconcertati . Addio sogni di riposo in pianura ! Il maggiore Melchiorri volle egualmente venire da noi . I soldati avevano già da tempo consumato il rancio ed erano nei loro accantonamenti , quando noi ci riunimmo alla mensa . Durante il pranzo , la conversazione si svolse principalmente sulla guerra coloniale e sulla grande guerra . Alla fine parlavano solo i due maggiori e noi ascoltavamo . Il maggiore Frangipane era stato tre anni in Libia , il maggiore Melchiorri quattro o cinque anni in Eritrea . Nessuno di noi era stato in colonia . All ' infuori di Avellini d ' altronde , noi eravamo tutti ufficiali di complemento . Io sedevo a fianco del maggiore Melchiorri . - La guerra europea , - egli diceva , - si vincerà solo quando le nostre truppe saranno organizzate con lo stesso metodo disciplinare con cui noi , in colonia , abbiamo organizzato gli ascari . L ' ubbidienza deve essere cieca , come giustamente imponeva il regolamento del glorioso esercito piemontese , che Roma ha voluto abolire . La massa deve ubbidire ad occhi chiusi e ritenersi onorata di servire la patria sui campi di battaglia . - I nostri soldati , - diceva il nostro maggiore , - sono tutti dei cittadini come me e come te ; gli ascari sono dei mercenari stranieri . Questa differenza mi pare essenziale . - Non vi sono grandi differenze . Le differenze esistono solo nella vita civile . Una volta che si è indossata l ' uniforme , il cittadino cessa di essere tale e perde i suoi diritti politici . Egli non è che un soldato e non ha altro che doveri militari . La superiorità dell ' esercito tedesco consiste nel fatto che , in esso , il soldato si avvicina di più a quel tipo ideale di soldato che è l ' ascaro . Gli ufficiali tedeschi comandano . - Che cosa intendi tu per comandare ? Io ho abbastanza esperienza e me ne son fatto un ' idea chiara . Quando io , in guerra , ricevo un ordine , sono assalito dalla preoccupazione che possa essere un ordine sbagliato . Ne ho viste tante ! E ne ho sentite tante da quando sono qui ! E quando io stesso do un ordine , rifletto a lungo , nel timore di sbagliarmi . Comandare significa saper comandare . Evitare cioè un cumulo di errori per cui si sacrificano inutilmente e si demoralizzano i nostri soldati . - I comandanti non si sbagliano mai e non commettono errori . Comandare significa il diritto che ha il superiore gerarchico di dare un ordine . Non vi sono ordini buoni e ordini cattivi , ordini giusti e ordini ingiusti . L ' ordine è sempre lo stesso . È il diritto assoluto all ' altrui ubbidienza . - Così tu , caro collega , puoi comandare un bel manico di scopa , posto che tu l ' abbia fra le mani . Ma non comanderai mai reparti italiani , francesi , belgi o inglesi . - È che voi avete introdotto la filosofia nell ' esercito . Ecco la ragione della nostra decadenza . Mentre la conversazione procedeva sostenuta da numerose bottiglie , di fuori si levò un rumore che ci parve il soffio del vento contro i baraccamenti di legno , le porte e le finestre . I due maggiori tacquero e ascoltammo . Erano delle grida in tumulto . Il maggiore Frangipane si levò e noi tutti l ' imitammo . La porta si aprì ed entrò l ' ufficiale di servizio del battaglione . Egli era stravolto . - Il reggimento s ' è ammutinato ! Ha cominciato il 2° battaglione e gli altri lo hanno seguito . I reparti sono usciti dagli accantonamenti , gridando . Qualche ufficiale è stato malmenato . Senza attendere l ' ordine del maggiore , ci buttammo fuori per raggiungere i nostri reparti . Passando per la cucina della mensa , si arrivava , in pochi passi , al baraccamento della mia compagnia ch ' era la più vicina . Seguito dai miei ufficiali , io presi quella via , di corsa , e mi trovai subito in mezzo alla compagnia . La 10a era in un unico baraccone di legno , in cui v ' era il posto per i quattro plotoni . Al centro , un lungo corridoio per l ' adunata , ai fianchi , due file di cuccette su due piani . Nel corridoio , i soldati , a capannelli , discutevano animatamente . Gli ufficiali erano dietro di me , quando io entrai , e fu un soldato che mi vide per primo che dette l ' attenti , ad alta voce . I soldati presero la posizione d ' attenti . Nella baracca , non si sentì un bisbiglio . Io comandai : - Compagnia in riga , fucile alla mano ! I soldati si disposero , correndo per eseguire l ' ordine . Io pensavo : se i soldati malmenano gli ufficiali ed io do l ' ordine di prendere le armi , non corro più il rischio d ' essere bastonato . Se essi hanno le armi , rifletteranno maggiormente e , tutt ' al più , io corro il rischio di essere sparato . Debbo dirlo : preferivo essere ucciso che bastonato . In un attimo i plotoni furono in riga , con i fucili , ai loro posti d ' adunata . L ' ufficiale più anziano comandò l ' attenti e mi presentò la compagnia . Io detti l ' ordine d ' innestare le baionette e caricare i fucili . L ' ordine fu prontamente eseguito . Feci l ' appello dei presenti : nessuno mancava . Se tutti erano presenti , la mia compagnia dunque non s ' era ammutinata . Le soddisfazioni sono tutte di natura personalissima e ciascuno è libero di sentirle a suo modo . Il piacere che io sentii in quel momento lo ricordo come uno dei grandi piaceri della mia vita . I soldati non si ammutinano contro i comandanti di reggimento , di brigata , di divisione o di corpo d ' armata . È contro i propri ufficiali diretti che essi , innanzi tutto , si rivoltano . Fuori , al buio , il tumulto aumentava . - Vogliamo il riposo ! - Abbasso la guerra ! - Basta con le trincee ! Gli accantonamenti del 1° e del 2° battaglione erano più in giù , ad alcune centinaia di metri dal nostro . Dalla loro direzione , ci veniva il rumore d ' una folla in marcia . Probabilmente i due battaglioni si erano riuniti e dimostravano insieme . Mandai un ufficiale per rendersi conto di quanto avveniva . Egli rientrò subito . I reparti erano usciti senz ' armi , ma devastavano tutto quanto trovavano sul loro cammino . - Abbasso la guerra ! Erano migliaia di voci che gridavano assieme . Io dissi qualche parola alla compagnia , più per rompere il silenzio , che ci pesava come un incubo , che per fare discorsi . D ' altronde , in quel momento , avevo ben poche cose da dire e mi accorgevo che l ' attenzione dei reparti era tutta tesa verso i dimostranti . Il maggiore entrò , seguito dall ' aiutante maggiore e dai portaordini del battaglione . Io feci presentare le armi e gli comunicai che tutti i soldati erano presenti . Il maggiore era sotto un ' intensa commozione . - Figlioli ! figlioli ! che giornata ! ... E non poté dire altro . Egli uscì ed io l ' accompagnai oltre la porta . Mi disse che due plotoni della 9a con il tenente Avellini erano in ordine : degli altri due plotoni accantonati in un altro baraccamento non si avevano ancora notizie . La 11a era sbandata e la 12a andava riordinandosi dopo l ' arrivo del suo comandante . Egli andava per fare opera di persuasione presso i dispersi e tentare di riunire tutto il battaglione , al più presto , ed allontanarlo dal tumulto . Il maggiore s ' allontanò nella direzione della 11a ed io feci qualche passo fino alla strada . La notte era buia ma il chiarore di alcune finestre illuminate rischiarava la strada . In fondo , una massa compatta avanzava . I soldati erano tutti frammischiati , senza distinzione di reparti . Nessuno aveva il fucile . Venivano verso di noi , gridando e lanciando sassi sui vetri degli uffici . Due carrette di battaglione , che erano sui margini della strada , furono rovesciate e spezzate come piume . - Vogliamo il riposo . - Abbasso la guerra ! - Basta con le menzogne ! La colonna avanzava verso di noi . Io rientrai . Che cosa sarebbe avvenuto ? Il tumulto aumentava . La testa della colonna s ' era fermata sulla strada , di fronte al nostro baraccamento . - Fuori la 10a ! - Fuori ! - Compagni , tutti fuori ! - Compagni , tutti uniti ! - Fuori , fuori ! Dalla compagnia , nessuno rispose . Nella massa , una voce isolata gridò : - Lasciamoli stare ! Le grida continuarono per qualche minuto . La colonna sembrava esitasse . Riprese la marcia , cambiò direzione e disparve , dietro gli alloggiamenti , sulla strada che conduceva al comando di reggimento , verso Campanella . Io mi portai alla parte opposta dei baraccamento e aprii una finestra . Dalla valle di Campomulo , un vento di tramontana scendeva freddo e accompagnava con sibili il suo passaggio nella vallata di Ronchi . Io guardai . Per un viottolo , ch ' era una scorciatoia fra il comando di reggimento e i battaglioni , scendevano delle luci , in fila indiana . Era certo lo stato maggiore del reggimento che veniva verso di noi e si faceva luce con i lampioni . Se esso avesse affrettato il passo , si sarebbe scontrato con la massa dei dimostranti , sulla strada principale . Le luci si fermarono e , da quello stesso punto , partì uno squillo di tromba che coprì i sibili del vento e le grida dei dimostranti . La tromba suonava " ufficiali a rapporto " . Lo squillo si ripeté alto e prolungato . Quando la tromba tacque , anche le grida della massa cessarono . L ' appello cadde nel silenzio della notte . Per un momento non vi fu segno di vita nella vallata . Poi l ' eco , lontana , verso Foza , Stoccaredo , Col Rosso e la Caserma degli Alpini , riprese le note , le ripeté allungandole , tristi , in tutta la conca d ' Asiago . Perché il colonnello chiamava a rapporto ? Perché allontanava gli ufficiali dai reparti ? Forse , era per dare un segno di vita , una dimostrazione dell ' esistenza del comando . Io non ritenni di allontanare gli ufficiali dalla compagnia e mandai un solo ufficiale al rapporto . La colonna dei dimostranti si fermò . Io la vedevo confusa , una grande massa nera , immobile sulla strada . Il colonnello attese qualche istante , rinunziò al rapporto e avanzò verso i soldati , con il lampione in mano . Quando il colonnello arrivò a loro , le file si aprirono ed egli passò in mezzo . Alzò il lampione perché tutti lo vedessero in volto , e disse , a voce alta : - Nel vostro interesse , il colonnello vi ordina di rientrare agli accantonamenti . Dalle file più arretrate , una voce rispose : - Abbiamo diritto al riposo ! Il colonnello riprese : - Abbiamo tutti diritto al riposo . Anch ' io , che sono vecchio , ho diritto al riposo . Ma ora , rientrate agli accantonamenti . È il vostro colonnello , nel vostro solo interesse , che vi ordina di ubbidire . La massa tentennava . Le prime file si ritirarono . Il comandante della 6a gridò : - 6a compagnia , adunata all ' accantonamento ! Altri ufficiali lo imitarono e tentarono di riunire i loro reparti . In tutte le prime file , fu un disperdersi generale . Solo indietro , la massa rimaneva immobile e grida isolate continuavano a protestare . Il colonnello traversò la strada . Informato che la 10a era in riga con le armi , egli si diresse verso il mio baraccamento . Quando egli entrò , le grida avevano ripreso : - Vogliamo il riposo ! - Abbasso la guerra ! Il colonnello non rispose alla compagnia che gli presentava le armi e mi chiese : - Posso contare sulla sua compagnia ? - Certo , - risposi , - la compagnia è in ordine . - Posso contare sulla sua compagnia , se le do l ' ordine di salire in trincea , subito ? - Signor sì . - E posso contare sulla compagnia , se le do l ' ordine di intervenire contro i sediziosi ? Il dialogo fra il colonnello e me si svolgeva di fronte a tutta la compagnia . Noi eravamo quasi al centro della compagnia , disposta in due file , e la forma dell ' adunata mi consentiva di vedere di fronte metà dei reparti . I soldati guardavano solo me , fissi , negli occhi . Io risposi : - Non credo , signor colonnello . - Mi risponda preciso : sì o no ? - No , signor colonnello . Il colonnello uscì . Di fuori , il tumulto continuava . XXV Prima delle 10 , tutti i reparti dei tre battaglioni erano rientrati negli accantonamenti . L ' ordine era stato ristabilito . A mezzanotte , noi ufficiali del 3° battaglione eravamo ancora riuniti , nella sala di mensa . Il maggiore e l ' aiutante maggiore erano al comando di reggimento . Mancavano anche gli ufficiali comandati di servizio per quella notte , uno per compagnia . Noi discutevamo , in intimità , degli avvenimenti della sera . Avellini era legato con tutti noi da tale cameratismo per cui non v ' era alcuna differenza fra lui , ufficiale di carriera , e noi , ufficiali di complemento . Quella conversazione è ancora presente nella mia memoria . Io posso riassumerla così : Ottolenghi . - Il mio reparto era in ordine , o pressoché in ordine . Solo un imbecille pretendeva uscire con una mitragliatrice e sparare in aria . Io gli ho detto : se ti muovi , ti sparo . Una mitragliatrice ? Se le mitragliatrici debbono uscire , escono tutte . Se la mia sezione mitragliatrici dimostra , dimostra intiera , con ufficiali , sottufficiali , caporali e soldati . Sono io , in questo caso , che voglio essere nell ' ammutinamento . E , un giorno o l ' altro , credo che avverrà . Perché io penso esattamente come quei reparti che hanno dimostrato . Essi hanno ragione , mille ragioni , ma hanno scelto male il momento . Ammutinarsi di notte , e senz ' armi ! Che sproposito ! Avellini . - Tu sei un pazzo da legare . Comandante della 12a Un pazzo furioso . Ottolenghi . - Se ci si ammutina , bisogna farlo di giorno e con le armi , e profittare d ' una buona occasione , in modo che non manchi nessuno . Che non manchi un solo ufficiale inferiore ! Comandante della 12a . - Bel programma ! E gli altri ? Ottolenghi . - Quali altri ? Ho fiducia che non vorrai ammutinarti con gli ufficiali generali . Comandante della 12a.- Se tu la pensi così , dimettiti da ufficiale . Ottolenghi . - Ufficiale o soldato , io sono sempre obbligato a fare il militare . E poiché non v ' è scampo , la guerra io preferisco farla da ufficiale . Avellini . - Tu hai prestato un giuramento , come ufficiale . O le cose che tu dici , non le dici sul serio , oppure il giuramento che tu hai prestato non è serio . Ottolenghi . - Ben inteso , non è serio . Da ufficiale o da soldato è giocoforza giurare , sia con giuramento individuale o collettivo . Se io non giuro da ufficiale , debbo giurare come soldato . Ed è lo stesso . Le leggi del nostro paese non dispensano che i cardinali e i vescovi dal servizio militare . Il giuramento non è che una formalità alla quale siamo costretti dal servizio militare obbligatorio . Avellini . - Un uomo d ' onore non impegna la sua parola , sapendo di mentire . Comandante della 12° . - Non solo tu sei pazzo , ma sei anche un soggetto equivoco . Ottolenghi . - Oseresti sostenermi che , se mi si prende con la forza contro ogni mia volontà , con le armi alla mano , e mi s ' impone di giurare , io mi disonoro , se giuro con il proposito di non osservare il giuramento ? Avellini . - E chi ti prende con la forza ? Nessuno può forzare la tua coscienza . comandante della 12a Se ne hai una . Ottolenghi . - Nessuno ? In tempo di guerra , se io , chiamato sotto le armi , mi rifiuto di prestare il giuramento , io vengo deferito ai tribunali militari e mi si passerà per le armi alla prima occasione . Il mio giuramento è una menzogna necessaria , un atto di legittima difesa . Ciò posto , poiché non c ' è scampo , io preferisco essere ufficiale e non soldato . Avellini . - E perché mai ? Ottolenghi . - Si presenterà certamente una occasione favorevole , per quell ' occasione io voglio avere in mano una forza con cui agire . Un sottotenente . - Bevi un bicchiere e va ' a letto . Ottolenghi . - Io non sarò allora un fucile e una baionetta , ma cento fucili e cento baionette . E , alla tua salute , anche un paio di mitragliatrici . Comandante della 11a - Contro chi vuoi impiegare quelle armi ? Ottolenghi . - Contro tutti i comandi . Comandante della 11a . - E dopo ? Aspireresti tu ad essere il comandante supremo ? Ottolenghi . - Io aspiro solo a comandare il fuoco . Il giorno X , alzo abbattuto , fuoco a volontà ! E vorrei incominciare dal comandante di divisione , chiunque esso sia , poiché son tutti , regolarmente , uno peggiore dell ' altro . Comandante della 11a . - E dopo ? Ottolenghi . - Sempre avanti , seguendo la scala gerarchica . Avanti sempre , con ordine e disciplina . Cioè , avanti per modo di dire , poiché i veri nostri nemici non sono oltre le nostre trincee . Prima quindi , dietro front , poi avanti , avanti sempre . Un sottotenente . - Cioè , indietro . Ottolenghi . - Naturalmente . Avanti sempre , avanti , fino a Roma . Là è il gran quartiere generale nemico . Comandante della 11a . - E dopo ? Ottolenghi . - Ti pare poco ? Un sottotenente . - Sarà un bel pellegrinaggio . Ottolenghi . - Dopo ? Il governo andrà al popolo . Comandante della 10a . - Se tu farai marciare l ' esercito su Roma , credi tu che l ' esercito tedesco e quello austriaco resteranno fermi in trincea ? O credi che , per far piacere al nostro governo del popolo , i tedeschi rientreranno a Berlino e gli austro ­ ungarici a Vienna e a Budapest ? Ottolenghi . - A me non interessa conoscere quello che faranno gli altri . A me basta sapere ciò che io voglio . Comandante della 10a . - Cotesto è molto comodo , ma non chiarisce il problema . Che significherebbe , in sostanza , la tua marcia all ' indietro ? La vittoria nemica , evidentemente . E tu puoi sperare che la vittoria militare nemica non si affermerebbe sui vinti , anche come una vittoria politica ? Nelle nostre guerre d ' indipendenza , tutte le volte che i nemici hanno vinto , non ci hanno essi portato , sulle loro baionette , i Borboni a Napoli e il Papa a Roma ? Quando gli austriaci ci hanno battuto , a Milano e in Lombardia e nel Veneto , è il governo del popolo che essi hanno messo o lasciato al potere ? Con i nostri nemici vittoriosi , in Italia son ritornate le dominazioni straniere e la reazione . Tu non vuoi certo tutto questo ? Ottolenghi . - Certo , io non voglio tutto questo . Ma non voglio neppure questa guerra che non è altro che una miserabile strage . Comandante della 10a . - E la tua rivoluzione non è anch ' essa una strage ? Non è anch ' essa una guerra , la guerra civile ? Comandante della 11a . - Sinceramente , non vorrei né l ' una né l ' altra . Comandante della 10a . - Ma Ottolenghi no . Egli depreca l ' una ed esalta l ' altra . Ora , non sono tutt ' uno ? Ottolenghi . - No , non sono tutt ' uno . Nella rivoluzione io vedo il progresso del popolo e di tutti gli oppressi . Nella guerra , non v ' è niente altro che strage inutile . Comandante della 10a . - Inutile ? Qui siamo in parecchi ad essere stati all ' Università . Alla mia Università , noi bruciavamo i discorsi di Guglielmo II che invocava , in ogni occasione , il Dio della Guerra e che sembrava non volesse pascere i suoi sudditi che di baionette e cannoni . Inutile strage ? Se non ci fossimo opposti agli imperi centrali , oggi , in Italia e in Europa , marceremmo tutti a passo d ' oca e a suon di tamburi . Ottolenghi . - Gli uni valgono gli altri . Comandante della 12a . - E la democrazia ? E la libertà ? Che sarebbe il tuo popolo senza di esse ? Ottolenghi . - Bella democrazia ! Bella libertà ! Comandante della 10a . - Eppure è per esse che molti di noi sono stati per l ' intervento , hanno preso le armi , affrontano tutti i sacrifici e si fanno uccidere . Ottolenghi . - La strage non compensa il sacrificio . Comandante della 12a . - E gli interessi dell ' Italia ? Ottolenghi . - E noi che siamo ? Non siamo l ' Italia ? Comandante della 10a . - Le ragioni ideali che ci hanno spinto alla guerra son venute forse a mancare perché la guerra è una strage ? Se noi siamo convinti che dobbiamo batterci , i nostri sacrifizi sono compensati . Certo , noi siamo tutti stanchi e i soldati ce lo hanno proclamato ad alta voce oggi . Ciò è umano . A un certo punto , ci si scoraggia , si pensa solo a noi stessi . L ' istinto di conservazione ha il sopravvento . E la maggior parte vorrebbe veder finita la guerra , finita in qualsiasi modo , perché la sua fine significa la sicurezza della nostra vita fisica . Ma , è ciò sufficiente a giustificare il nostro desiderio ? Se così fosse , un pugno di briganti non ci avrebbe perennemente in suo arbitrio , impunemente , solo perché noi abbiamo paura della strage ? Che ne sarebbe della civiltà del mondo , se l ' ingiusta violenza si potesse sempre imporre senza resistenza ? Ottolenghi . - Ammettiamolo pure . Comandante della 10a . - È che tu devi ammettere che bisogna difendere la moralità delle proprie idee , anche a rischio della vita . Quello della stanchezza e degli orrori non è un argomento valido a condannare la guerra . I soldati , stasera , si sono ammutinati . Hanno ragione o hanno torto ? Forse hanno torto , forse hanno ragione . L ' uno e l ' altro assieme , forse . La massa non vede che il bene immediato . Ma che avverrebbe se la loro condotta dovesse essere presa , nell ' esercito , come una norma di condotta generale ? Ottolenghi . - La loro rivolta è legittima , perché la guerra è quella insopportabile strage che noi vediamo , a causa dell ' incapacità dei nostri capi . Comandante della 11a . - Questo è vero . Comandante della 12a . - Qui , Ottolenghi , ha ragione . Un gruppo di sottotenenti . - È la verità . Avellini . - Neppure io posso negarlo . Ottolenghi . - Lo vedete ? Anche voi siete costretti a darmi ragione . Comandante della 10a . - Noi siamo entrati in guerra con i capi politici e militari impreparati . Ma questo non è un argomento per indurci a gettare le armi . Ottolenghi . - I nostri generali sembra che ci siano stati mandati dal nemico , per distruggerci . Un gruppo di sottotenenti . - È vero . Comandante della 11a . - È purtroppo così . Ottolenghi . - E attorno a loro , una banda di speculatori , protetti da Roma , fa i suoi affari sulla nostra vita . Lo avete visto l ' altro giorno con le scarpe distribuite al battaglione Che belle scarpe ! Sulle suole , con bei caratteri tricolori , c ' era scritto " Viva l ' Italia " . Dopo un giorno di fango , abbiamo scoperto che le suole erano di cartone verniciato color cuoio . Un gruppo di sottotenenti . - Questo è vero . Comandante della 12a . - Disgraziatamente è così . Ottolenghi . - Le scarpe non sono che un ' inezia . Ma il terribile è che hanno verniciato la stessa nostra vita , vi hanno stampigliato sopra il nome della patria e ci conducono al massacro come delle pecore . La porta fu aperta . La conversazione fu interrotta . Il maggiore Frangipane entrò , seguito dal maggiore Melchiorri e dai due aiutanti maggiori . Noi ci levammo . - Io ho proposto , - diceva il maggiore Melchiorri , - che si fucilino subito dieci soldati per compagnia . Bisogna dare un esempio solenne . - Contro soldati che non hanno adoperato le armi , non si può applicare la pena capitale , - rispondeva il nostro maggiore . - Anche il comandante della divisione è per la fucilazione . Noi ascoltavamo i due maggiori , senza parlare . Ottolenghi si rivolse a noi e disse : - Io sono per la fucilazione del comandante la divisione . Il maggiore Frangipane era stanco e triste . - Vadano a dormire , - ci disse . - Basta un ufficiale di servizio per compagnia . Domattina , sapremo l ' esito della decisione che prenderà il Comando di Corpo d ' Armata . XXVI Il reggimento era risalito in trincea . Il comandante del Corpo d ' Armata aveva seguito il parere del Comandante della Brigata e respinto la proposta d ' applicare pene capitali . Solo sette , fra graduati e soldati , erano stati deferiti al Tribunale militare e condannati alla reclusione . Era stato poi loro concesso di prestare servizio in altri reggimenti di prima linea per poter ottenere , con una buona condotta , il condono della pena . I turni di trincea e di riposo continuarono come prima . Man mano che il sole di primavera portava il calore nella montagna , la neve perdeva i suoi strati . Con il livello della neve , s ' abbassavano i parapetti delle nostre trincee . I grandi bastioni perdevano le loro torri e i cantieri disarmavano . Ogni settimana , ritiravamo uno strato di sacchetti riempiti di neve , e la linea delle feritoie ridiscendeva , lentamente , alla linea del suolo . Con il bel tempo , ritornarono i progetti d ' azione . Le batterie di vario calibro spuntavano , in ogni parte , come funghi . Tutta la corona di monti , che cingeva la conca d ' Asiago alle nostre spalle , era un ' ininterrotta catena di batterie mascherate . Le batterie da campagna e da montagna più vicine a noi non erano che gli avamposti di quel grande schieramento di bocche da fuoco . Stavolta , s ' impiegavano i grandi mezzi . Altre batterie continuavano ad arrivare per la rotabile di Conco e quella di Foza , costruita durante l ' inverno . Batterie di bombarde da trincea s ' installavano dietro la prima linea . Dalla pianura veneta affluivano , giorno e notte , lunghe colonne di autocarri , carichi di munizioni . Il Genio lavorava a riempire di gelatina due grandi mine : una sotto Casara Zebio , l ' altra a quota 1496 , verso Monte Interrotto . Era di nuovo la guerra attiva che si annunciava . Ma , ad aprile , la neve , diminuita nella conca , era ancora alta attorno a tutte le nostre posizioni . Il mio battaglione era a riposo , nei soliti turni , a Ronchi . Il maggiore Frangipane , ferito in trincea da una scheggia , era all ' ospedale ed io comandavo il battaglione . Il tenente Ottolenghi mi si presentò per chiedermi l ' autorizzazione di fare un ' escursione con la squadra degli sciatori del battaglione . Sempre comandante della sezione mitragliatrici del battaglione , egli non aveva a che vedere con gli sciatori . Ma , durante l ' inverno , avevamo assieme , per nostro piacere , fatto lunghe esercitazioni ed eravamo diventati buoni sciatori . Egli era diventato un appassionato . Gli sciatori del battaglione costituivano una squadra speciale comandata da un sergente . Essi avevano fatto un corso regolare a Bardonecchia , e , secondo le direttive generali sulla guerra in alta montagna , avrebbero dovuto fornire le pattuglie per le ricognizioni oltre le nostre linee . Ma , fra le nostre trincee e quelle nemiche , le distanze erano così piccole che non offrivano spazio sufficiente per le operazioni di pattuglie in sci . I pochi esperimenti fatti ne avevano sconsigliato l ' impiego di notte . Il terreno vi era per giunta ricoperto di alberi divelti e di filo spinato , ed era diventato difficile a praticarsi . Di giorno , non v ' era un sol punto in cui le nostre pattuglie potessero uscire inosservate , e di notte , facevamo uscire , eccezionalmente , uomini su racchette da neve . Ma , l ' indomani , le tracce ne erano visibili e l ' attenzione del nemico si faceva più vigile . La squadra di sciatori pertanto non era di alcuna utilità pratica . Il comandante del battaglione la mandava sovente a fare delle escursioni a Campomulo , Croce di Longara , Monte Fior , Foza , per mantenerla in allenamento , ma non l ' aveva mai impiegata oltre le nostre linee . Ottolenghi aveva , altre volte , come me , partecipato a tali escursioni . La sua domanda rientrava quindi nelle abitudini della nostra vita invernale . Le esigenze del servizio si opponevano ed io gli concessi di prendere con sé solamente mezza squadra di sciatori . - No , - mi disse Ottolenghi . - Con mezza squadra io non posso fare niente d ' utile . Vorrei fare , con gli sciatori , una vera e propria esercitazione di guerra con lancio di bombe a mano e petardi . Vorrei poter impiegare tutta la squadra , perché solo così sarà possibile svolgere un ' azione completa di pattuglia . Siamo alla vigilia di una grande azione : mi piacerebbe preparare una buona squadra di specialisti quali sono i nostri sciatori . Anche a me interessavano molto esercitazioni del genere e finii per cedere . Ottolenghi partì con la squadra al completo : dieci uomini , un caporale , un sergente . I tascapani erano carichi di bombe . Io ebbi , più tardi , il racconto dell ' escursione . - L ' ordine del comandante del battaglione , - disse Ottolenghi agli sciatori , - è di compiere un ' operazione di guerra , rapida e segreta . Così , vi metteremo alla prova . Fra poco , vi sarà la grande azione e noi dobbiamo essere adeguatamente preparati . Questa volta , la guerra la faremo sul serio , non con scale e ponti . Un ' operazione di guerra come questa che noi , oggi , siamo comandati di compiere , comporta il nemico . Dov ' è il nemico ? Questa è la questione . Gli austriaci ? No , evidentemente . I nostri naturali nemici sono i nostri generali . Se , nei dintorni , vi fosse sua eccellenza il generale Cadorna , egli sarebbe il nemico principale e non si tratterebbe che di rintracciarlo . Egli non è vicino , disgraziatamente . E non è vicino neppure il comandante d ' armata . Lo stesso comandante di corpo d ' armata è molto lontano , imboscato ai piedi dell ' Altipiano . I grandi generali detestano la neve . Chi rimane dunque ? Non rimangono che i piccoli . Rimane il comandante della divisione , piccolo , ma perfetto . Una rara intelligenza . Un ' intelligenza rara . Gli sciatori conoscevano bene Ottolenghi . La sua riputazione si era consolidata da tempo , nel battaglione . Essi lo ascoltavano con spasso . - Non andremo tuttavia , - chiese il sergente , fra il serio e il faceto , - non andremo certo ad attaccare con queste bombe il signor generale comandante della divisione . - Direttamente , no . Noi non attaccheremo il signor generale personalmente , per quanto ciò costituirebbe , senz ' altro , un notevole passo verso la vittoria . Gli ordini del comandante del battaglione sono : " Fate quello che volete , ma risparmiate la vita del generale " . Sicché , noi ubbidiremo . Noi ne risparmieremo la vita , ma lo attaccheremo nei suoi beni . Noi faremo una fulminea operazione ardita sul magazzino di sussistenza della divisione , svaligiando il più che ci sarà possibile . L ' interesse degli sciatori era al colmo . Ottolenghi spiegò loro tutti i particolari del piano ch ' egli aveva studiato . Indi , partirono entusiasti per la sua esecuzione , Ottolenghi in testa . Il magazzino di sussistenza era in una grande baracca di legno , posta lungo la strada fra Campomulo e Foza , in un piccolo avvallamento che lo nascondeva agli osservatori nemici . Attorno , la neve vi era molto alta . Ottolenghi e gli sciatori lo conoscevano bene per esservi passati vicino , in precedenti escursioni . Il magazzino conteneva un ricco deposito di generi alimentari per la truppa e per le mense ufficiali di tutti i reparti dipendenti dalla divisione . Vi erano , in abbondanza , anche bottiglie di vino e di liquori , prosciutti , mortadelle , salami e formaggi . La squadra fece un largo giro per sorprendere il magazzino dall ' alto e per rendere irriconoscibile la provenienza delle piste degli sci . Verso il calare del sole , arrivarono uniti a un chilometro al di sopra della strada . Di là , sempre insieme , discesero , puntando nella direzione del magazzino . Arrivati a qualche centinaio di metri , la pattuglia si divise . Ottolenghi , il sergente e sei soldati formarono la prima squadra , la " tattica " , divisa in due gruppi ; gli altri cinque , con il caporale , formarono la squadra " logistica " . Con questi nomi , Ottolenghi aveva battezzato le due squadre . La prima squadra era destinata ad agire di fronte , in faccia al magazzino , la seconda alle spalle . La prima squadra partì in discesa , lanciando bombe e petardi , e urlando . Gli urli e gli scoppi richiamarono l ' attenzione dei militari addetti al magazzino . Tutti si slanciarono fuori . Lo spettacolo era straordinario . Con abili evoluzioni , gli sciatori accompagnavano il lancio degli esplosivi . Gli uomini passavano veloci in mezzo alle nuvole dei petardi fumogeni e agli scoppi delle bombe , dando l ' impressione di due pattuglie , una attaccata dall ' altra , con furia . Ai pacifici militari della sussistenza , sbalorditi , sfuggiva che i petardi , che scoppiavano a fior di neve , erano tutti " offensivi " e quindi presso che innocui per quelli che li lanciavano , e che le bombe più pericolose scoppiavano molto più lontano , in basso , sprofondate nella neve . Era un ' eccezionale e reale visione di guerra . I militari del magazzino , sempre addetti ai servizi di sussistenza delle retrovie , non avevano mai visto un combattimento . E quello era assordante e terribile . Per un attimo , sembrò loro che quei combattenti folli si sarebbero tutti squarciati eroicamente a vicenda , sotto i loro occhi . E l ' ammirazione cedé il posto al raccapriccio . Mentre il combattimento si svolgeva sotto gli occhi esterrefatti dei custodi del magazzino , la squadra " logistica " , alle spalle , agiva con minore intrepidezza . I cinque uomini , slacciati gli sci , per le finestre saltarono dentro il magazzino , e ne uscirono carichi . Ottolenghi li aveva equipaggiati di tascapani , sacchi alpini e cordicelle . Essi ridiscesero imbottiti e coperti di prosciutti , mortadelle , salami e bottiglie . Riallacciati gli sci , sparirono nella vallata opposta a quella di Ronchi . L ' operazione ardita era riuscita brillantemente , in ogni sua parte . La sera , alla mensa , Ottolenghi ci offrì quattro bottiglie di Barbera , per l ' onomastico di suo nonno . Suo nonno ? pensavo io . All ' indomani mattina , mi sorsero i primi sospetti . Un fonogramma circolare urgente del comando di divisione raccontava l ' accaduto e ordinava che i comandi dipendenti iniziassero pronte indagini per scoprire i colpevoli . Il generale esigeva che tale " banditismo " dovesse essere punito senza pietà . Io avevo appena finito di leggere il fonogramma , e le novità della mattina davano il sergente Melino , della 10a compagnia , ferito . Colpito ad una gamba , da una scheggia di granata , l ' ufficiale medico lo aveva curato e messo a riposo per una settimana . Il sergente Melino era precisamente il sergente degli sciatori . Era un veterano della mia compagnia ed io lo avevo promosso caporale , caporal maggiore e sergente . Io stesso lo avevo scelto per mandarlo al corso di Bardonecchia e avevo in lui la più grande fiducia . Lo andai a visitare . Egli aveva la gamba fasciata ed era coricato . - Il battaglione è a riposo , - gli dissi , - e lei si fa ferire dalle granate ? Mi vuol spiegare cotesta ferita ? Vicino , v ' erano dei soldati e il sergente mi fece capire ch ' era necessario allontanarli . Io li feci uscire . - Che cosa significano cotesti misteri ? - gli chiesi . Il sergente mi raccontò tutto . I prosciutti , le mortadelle , i salami e parecchie bottiglie erano stati distribuiti la notte stessa alle squadre del battaglione , in segreto , a mezzo degli sciatori che appartenevano alle differenti compagnie . Probabilmente , non ne rimaneva più traccia . Le cose potevano complicarsi . Chiamai il tenente medico e gli feci sospendere la comunicazione ufficiale della ferita del sergente . Dopo , interrogai Ottolenghi . - Da quando in qua , - gli dissi , - le rivoluzioni si fanno rubando prosciutti e mortadelle ? - Nelle rivoluzioni , si è sempre rubato . - Prosciutti ? - Anche prosciutti . - È una bella operazione che hai fatto compiere al battaglione . Leggi qui la circolare del comandante della divisione . Leggi qui il rapporto sulla ferita del sergente Melino . Come vuoi che il battaglione si tiri d ' impaccio ? - E che intendi fare ? - mi chiese . - Il prestigio del battaglione non può che aumentare per questa operazione . Non puoi negarlo : è stata magnifica . Se avessi avuto con me un plotone , avrei portato via tutto il magazzino , compreso lo zucchero e il caffè . Che ne diresti , se ripetessimo il colpo contro il comandante di divisione in persona ? Vuoi ? Dimmi , vuoi ? Nessuno ne saprà niente , ti assicuro . Lo si farà prigioniero . Sarà un segreto assoluto . Ai soldati non parrà vero di potersi distrarre un po ' . Vuoi ? Chiamai gli ufficiali a rapporto . Lessi il fonogramma della divisione e ordinai di indagare immediatamente . Dopo qualche ora , mi fu comunicato , per iscritto , l ' esito delle ricerche . Era negativo . I comandanti di reparto escludevano che i loro dipendenti avessero potuto prendere parte o assistere al fatto . Anche Ottolenghi mandò rapporto negativo . Poco prima dell ' ora di mensa , vidi Avellini e gli chiesi : - In confidenza , fra noi , sai niente della storia del magazzino di divisione ? - I miei soldati hanno mangiato prosciutti e salami tutta la notte . Vi è qualche indigestione . Essi dovevano avere una sete del diavolo ed io ho fatto comprare qualche fiasco di vino , perché pare che le bottiglie rapite non fossero molte . Anche il rapporto del comandante del reggimento fu negativo . XXVII La grande azione d ' Armata veniva preparata intensamente . Era certo che la nostra Brigata vi avrebbe avuto parte importante . Agli ufficiali furono distribuite le carte topografiche della regione , fino a Cima XII e Val Lagarina . Ogni tanto , colpi di cannone , isolati , annunziavano l ' aggiustamento del tiro di nuove batterie . Anche l ' appostazione delle bombarde pesanti era stata ultimata . Solo il settore del nostro reggimento ne contava una ventina di batterie , ordinate in gruppi . Per compensare i soldati delle fatiche invernali e per animarli all ' azione , la Brigata fu mandata a riposo , in pianura . Il nostro battaglione si accantonò a Vallonara , ai piedi dell ' Altipiano . Il riposo non fu molto lungo . Durò solamente otto giorni . Ma quella settimana fu un incantesimo . Da un anno , dopo Aiello , i soldati non avevano più vissuto in mezzo alla popolazione civile . La stanchezza e il malcontento sparirono in un baleno e ciascuno assunse , di fronte ai civili , un ' aria di sicurezza e di protezione marziale . Non eravamo noi i salvatori del paese ? Se noi non ci fossimo battuti , la popolazione non avrebbe dovuto abbandonare le case e i campi ed emigrare disperata , verso l ' interno , per vivervi miserabilmente di sussidi lesinati dallo Stato ? Con quale ammirazione le giovani guardavano i soldati ! Quei giorni furono , per il battaglione , fra i più lieti di tutta la guerra . I soldati erano felici . Vallonara era un villaggio di poche centinaia di abitanti , ma nella ricca campagna , fra Bassano e Marostica , v ' erano disseminate migliaia di cascine . Durante le ore di libera uscita , esse diventarono centri di riunione di squadre , di gruppi isolati di soldati , ospitali e gaie . Popolazione e soldati gareggiavano in generosità , reciprocamente . Tutto quello che i soldati possedevano fu offerto in festa . Essi diventarono , in quelle ore , i signori della pianura . Ogni compagnia aveva i suoi soldati sedentari . Meditativi e solitari , questi erano insensibili a quella vita di tripudio . Non uscivano neppure e , misantropi , oziavano attorno agli accantonamenti . Ma i più giovani , scorrazzavano da cavalieri erranti , cercandosi un sorso di gioia . Nei pomeriggi rossi e tiepidi di quel maggio unico , tutta la compagnia risuonò di stornelli e canti popolari . E le voci , non più gravi , dei soldati , s ' accordavano con i canti delle donne in festa . Com ' era ridivenuta bella la vita ! Un giorno , passando lungo i filari d ' una vigna per controllarvi un filo telefonico del battaglione , guardando per aria , inciampai su un soldato della 10a . Egli era con una giovane contadina . Sdraiati sull ' erba , sotto un arco di viti , essi si confidavano i loro segreti . Io non m ' ero accorto di loro , altrimenti li avrei evitati . L ' incontro fu improvviso , per me e per loro . Il soldato scattò in piedi , sull ' attenti , e salutò . Egli era rosso e confuso . Al suo fianco , lentamente , lentamente , con una calma leggiadra , anche la donna si levò in piedi . Snella e bionda , essa appariva ancora più bionda accanto all ' uomo bruno dai capelli neri . Mi guardò per un istante , con un sorriso timido , abbassò gli occhi e si strinse al soldato , protettrice . Io levai il portafoglio , ne tolsi dieci lire e dissi , dandole al soldato : - Il capitano è fiero di vedere un suo soldato in così bella compagnia . Il soldato prese il denaro , ancora imbarazzato , e la giovine donna sorrise a lungo , dondolandosi , i grandi occhi aperti e colmi di grazia . Com ' erano felici ! Anch ' io mi sentivo felice . Felice e infelice , nello stesso tempo . I miei problemi sentimentali , infatti , non erano chiari . In quei giorni , Avellini era al colmo della felicità . La famiglia di Marostica c ' invitava spesso per il tè , ma io , che comandavo ancora il battaglione , ero preso , anche nelle ore del pomeriggio , da un ' infinità d ' impegni di servizio e potevo andarvi raramente . Egli era più libero e non vi mancava mai . Un successo personale aumentò la sua gioia . Il comandante della brigata lo aveva incaricato di fare una conferenza agli ufficiali della brigata , sulla tattica della compagnia nei combattimenti di montagna . Egli si era preparato con entusiasmo ed io lo avevo anche aiutato , mettendo a suo profitto la mia lunga esperienza di guerra . Noi detestavamo le conferenze più che i grossi calibri , ma Avellini parlò con talento . Il generale si congratulò con lui e lo segnalò al comando della divisione come un distinto ufficiale di carriera . Egli non sapeva contenere la sua gioia . Dopo la conferenza , mi fece le sue confidenze . Niente egli amava più della sua carriera militare . Poter distinguersi come comandante di compagnia , entrare alla Scuola di guerra e nel servizio di stato maggiore , comandare una batteria d ' artiglieria , poi un battaglione di fanteria , studiare , studiare sempre . Servire il paese così , contribuire a dargli un esercito , un grande esercito , per poter riaffermare le sue glorie militari ! Egli non sembrava chiedere altro alla vita . Nel pomeriggio , andammo insieme al tè di Marostica ed egli fu il festeggiato . Il riposo passò come un sogno . XXVIII L'8 giugno , gli austriaci , prevedendo l ' offensiva , fecero brillare la mina sotto Casara Zebio , quella per cui noi avevamo passato la notte di Natale in linea . La mina distrusse le trincee , seppellì i reparti che le presidiavano , insieme con gli ufficiali di un reggimento che vi si erano fermati durante una ricognizione . La posizione fu occupata dal nemico . L ' avvenimento fu considerato come un cattivo presagio . Il 10 , la nostra artiglieria aprì il fuoco alle 5 del mattino . La grande azione che andava , per cinquanta chilometri , da Val d ' Assa a Cima Caldiera , era iniziata . Sull ' Altipiano , comprese le bombarde pesanti da trincea , non v ' erano meno di mille bocche da fuoco . Un tambureggiamento immenso , fra boati che sembravano uscire dal ventre della terra , sconvolgeva il suolo . La stessa terra tremava sotto i nostri piedi . Quello non era tiro d ' artiglieria . Era l ' inferno che si era scatenato . Ci eravamo sempre lamentati della mancanza d ' artiglieria : ora l ' avevamo , l ' artiglieria . I reparti erano stati ritirati dalle trincee e solo poche vedette le presidiavano . Il 1° e il 2° battaglione del reggimento erano ricoverati nelle grandi caverne scavate durante l ' inverno . Il 3 battaglione era con tutte e quattro le compagnie allo scoperto , sulla linea dei due ridottini retrostanti . Le piccole caverne ivi esistenti erano occupate dagli artiglieri da montagna , che vi avevano la batteria , e dai nostri mitraglieri . L ' artiglieria nemica controbatté , con i grossi calibri , le nostre batterie , ma non tirò sulla prima linea . Sulla nostra prima linea tirò solo la nostra artiglieria . Quello che avvenne non fu sufficientemente chiarito . Alcune batterie da 149 e da 152 da marina tirarono su di noi . I battaglioni che erano nelle caverne non ne soffrirono , ma il mio ebbe , fin dall ' inizio , gravi perdite . Il maggiore Frangipane , ch ' era rientrato da pochi giorni , fu colpito fra i primi ed io assunsi il comando del battaglione . La linea dei due ridottini , nei quali il mio battaglione aveva l ' ordine di rimanere , fu rasa al suolo . Essi erano stati costruiti contro i tiri di fronte , non contro quelli alle spalle . La 9a e 10a compagnia furono dimezzate . Il tenente Ottolenghi fece uscire i mitraglieri dalle caverne e , riordinatili all ' aperto , gridava : - Bisogna marciare sulle batterie che tirano su di noi e mitragliarle ! Io lo vidi a tempo , accorsi e l ' obbligai a riprendere il suo posto . Feci spostare di qualche centinaio di metri indietro le compagnie e ne informai il comando di reggimento . Il battaglione aveva già molti morti . Le barelle erano insufficienti a trasportare i feriti ai posti di medicazione . Mentre io facevo la spoletta fra i reparti , passò un colonnello d ' artiglieria , seguito da due tenenti . A capo scoperto , la pistola in mano , fra gli scoppi delle granate , urlava : - Uccideteci ! uccideteci ! Io gli andai incontro e gli proposi di servirsi dei miei ufficiali per comunicare alle batterie l ' ordine di spostare i tiri . Egli non riconobbe neppure che io ero un ufficiale . Non mi rispose e continuò a gridare frasi sconnesse . I due tenenti lo seguivano , muti , lo sguardo sperduto . Io cominciavo a perdere la calma . Il comando di brigata , per l ' azione , s ' era stabilito vicino , dietro il mio battaglione . Vi andai di corsa . Trovai il generale comandante della brigata , in fondo a una piccola caverna , seduto , con il microfono in mano . Gli raccontai affrettatamente quanto avveniva . Egli m ' ascoltava , calmo fino all ' abbattimento . Io parlavo agitato , ma egli restava indifferente . Nell ' eccitazione , io mi lasciai sfuggire : - Signor generale , quante corbellerie , oggi , stiamo commettendo ! Il generale s ' alzò di scatto . Io credetti volesse mettermi alla porta . Mi venne incontro e m ' abbracciò , piangendo . - Figliolo , è la nostra professione , - mi rispose . Seppi che egli inviava portaordini e fonogrammi , vanamente , da oltre un ' ora . Io rientrai al battaglione , disperato . Nel settore del 2° battaglione avvenivano cose peggiori .. Il maggiore Melchiorri s ' era installato in una piccola caverna , accanto alla grande caverna in cui era ricoverata la 5a compagnia . Il tiro dell ' artiglieria lo aveva molto impressionato . Coloniale , egli non aveva mai assistito , in Africa , ad una simile forma di guerra . I suoi nervi non poterono resistere . Si era già bevuto , da solo , una bottiglia di cognac e aveva mandato in giro tutto il comando del battaglione per trovarne una seconda . Egli attendeva la bottiglia , quando , dalla caverna della 5a compagnia , arrivò il rumore d ' un tumulto . La caverna della 5a era , fra tutte le altre del reggimento , la peggio scavata . Era stata una delle prime ad essere costruita e i minatori non erano ancora sufficientemente pratici . Era lunga orizzontalmente , ma non abbastanza scavata in profondità . Poteva contenere un ' intera compagnia , ma era quasi a fior di terra . In grado di resistere a un bombardamento di piccoli calibri , non lo era per gli altri calibri . Forse , lo era anche per gli altri , ma quelli che vi stavano dentro avevano l ' impressione che non lo fosse . Quella mattina , i nostri 149 e 152 l ' avevano particolarmente presa di mira . Alcune granate scoppiate all ' imboccatura avevano ucciso dei soldati e il capitano comandante della compagnia . Intere batterie avevano continuato a tempestarla di colpi . La compagnia infine , stordita da un martellamento ininterrotto , soffocata dal fumo degli scoppi , priva del suo comandante , non seppe resistere . Ai soldati sembrava che la volta dovesse crollare da un momento all ' altro e schiacciarli tutti . Essi volevano uscire all ' aperto . I soldati gridavano : - Fuori ! Fuori ! Il maggiore Melchiorri sentì le grida e mandò ad informarsi . Quando seppe che i soldati volevano uscire dalla galleria , egli fu assalito da un impeto d ' ira . Gli ordini dati esigevano che i reparti non si muovessero dai posti loro assegnati prima dell ' ora fissata per l ' assalto . - Noi siamo di fronte al nemico , - gridò il maggiore , - ed io ordino che nessuno si muova . Guai a chi si muove ! La seconda bottiglia era arrivata e il maggiore dimenticò la 5a compagnia . Il bombardamento continuava . Non passò molto tempo . La compagnia si gettò fuori dalla galleria e si riordinò , all ' aperto , in un avvallamento laterale non battuto dall ' artiglieria . Il maggiore credette trovarsi di fronte ad un ammutinamento . Ne era convinto . Una compagnia , poco prima dell ' assalto , con le armi alla mano , a pochi metri dal nemico , rifiutava d ' obbedire . Per lui , non v ' erano dubbi . Bisognava quindi reagire immediatamente con i mezzi più energici e punire la sedizione . Furibondo , uscì dalla sua caverna . Mise la compagnia in riga e ordinò la decimazione . La 5a compagnia ubbidiva agli ordini , senza reagire . Mentre l ' aiutante maggiore conteggiava i soldati e ne designava uno ogni dieci per la fucilazione immediata , la notizia si sparse per gli altri reparti del battaglione e accorsero vari ufficiali . Il maggiore spiegò loro che egli intendeva valersi della circolare del comando supremo sulla pena capitale con procedimento eccezionale . Il comandante della 6a compagnia era fra i presenti . Era il vecchio comandante della 6a all ' azione dell ' agosto , il tenente Fiorelli , che , guarito dalle ferite e promosso capitano , aveva ripreso il comando della sua compagnia . Egli fece osservare che il reato di ammutinamento di fronte al nemico non esisteva e che , anche se il reato fosse stato compiuto , il maggiore non avrebbe avuto il diritto di ordinare la decimazione senza il parere del comandante del reggimento . Le considerazioni del capitano irritarono il maggiore . Egli impugnò la pistola e gliela puntò al petto . - Lei taccia , - gli rispose il maggiore , - taccia , altrimenti si rende complice dell ' ammutinamento e responsabile dello stesso reato . Io solo , qui , sono il comandante responsabile . Io sono , di fronte al nemico , arbitro della vita e della morte dei soldati posti sotto il mio comando , se infrangono la disciplina di guerra . Il capitano rimase impassibile . Calmo , chiese più volte il permesso di parlare . Il maggiore gl ' impose il silenzio . La selezione era stata ultimata , in mezzo alla 5a , e venti soldati , distaccati dagli altri , attendevano . Il maggiore ordinò l ' attenti ed egli stesso si mise nella posizione d ' attenti . Il fragore dell ' artiglieria era assordante e dovette urlare per farsi sentire da tutti . Egli parlava solenne : - In nome di Sua Maestà il Re , comandante supremo dell ' esercito , io maggiore Melchiorri cavalier Ruggero , comandante titolare del 2° battaglione 399 fanteria , mi valgo delle disposizioni eccezionali di Sua Eccellenza il generale Cadorna , suo capo di stato maggiore , e ordino la fucilazione dei militari della 5a compagnia , colpevoli di ammutinamento con le armi di fronte al nemico . Il maggiore era ormai esaltato e non ascoltava che se stesso . Ma lo stato d ' animo in cui egli si trovava non era quello degli ufficiali presenti , né della 5a compagnia , né dei venti designati alla morte . Mai , nella nostra brigata , era stata eseguita una fucilazione . Questa decimazione appariva un avvenimento così precipitato e straordinario da non essere neppure considerato possibile . Ma non è necessario che tutti credano al dramma perché questo si svolga . Il maggiore Melchiorri si trovava al centro del dramma , protagonista già travolto . Il maggiore ordinò che il capitano Fiorelli , con un plotone della sua compagnia , prendesse il comando del plotone d ' esecuzione . - Io sono , - rispose il capitano , - comandante titolare di compagnia , e non posso comandare un plotone . - Lei dunque si rifiuta di eseguire il mio ordine ? - chiese il maggiore . - Io non mi rifiuto di eseguire un ordine . Faccio solo presente che io sono capitano e non tenente , comandante di compagnia , non di plotone . - Insomma , - gridò il maggiore , puntando nuovamente la pistola sul capitano , - lei eseguisce o non eseguisce l ' ordine che io le ho dato ? Il capitano rispose : - Signor no . - Non lo eseguisce ? - Signor no . Il maggiore ebbe un attimo d ' esitazione e non sparò sul capitano . - Ebbene , - riprese il maggiore , - ordini che un plotone della sua compagnia passi in riga . Il capitano ripeté l ' ordine al sottotenente comandante il 1° plotone della 6a . In pochi minuti , il plotone uscì dalla caverna e passò in riga . Il sottotenente ricevette dal maggiore , e lo ripeté ai suoi soldati , l ' ordine di caricare le armi . Il plotone aveva già i fucili carichi . Di fronte , immobili , stupiti , i venti guardavano . Il maggiore ordinò di puntare . - Punt ! - ordinò il tenente . Il plotone si mise in posizione di punt . - Ordini il fuoco , - gridò il maggiore . - Fuoco ! - ordinò il tenente . Il plotone eseguì l ' ordine . Ma sparò alto . La scarica dei fucili era passata tanto alta , al disopra della testa dei condannati , che questi rimasero al loro posto , impassibili . Se vi fosse stato un concerto fra il plotone e i venti , questi si sarebbero potuti gettare a terra e fingere d ' essere morti . Ma , fra di loro , non v ' era stato che uno scambio di sguardi . Dopo la scarica , uno dei venti sorrise . L ' ira del maggiore esplose irreparabile . Con la pistola in pugno , fece qualche passo verso i condannati , il viso stravolto . Si fermò al centro e gridò : - Ebbene , io stesso punisco i ribelli ! Egli ebbe il tempo di sparare tre colpi . Al primo , un soldato colpito alla testa stramazzò al suolo ; al secondo e al terzo , caddero altri due soldati , colpiti al petto . Il capitano Fiorelli aveva estratto la pistola : - Signor maggiore , lei è pazzo . Il plotone d ' esecuzione , senza un ordine , puntò sul maggiore e fece fuoco . Il maggiore si rovesciò , crivellato di colpi . Mancavano pochi minuti all ' assalto . Anche i 149 e i 152 avevano allungato il tiro e non sparavano più su di noi . Le nostre trincee erano state sconvolte . Delle vedette lasciatevi , non fu trovata che qualcuna ancora in vita . Ma , nelle trincee e nei reticolati nemici , immense brecce aprivano il passaggio all ' assalto . Il mio battaglione s ' era ammassato in trincea . Io vidi la 5a e la 6a compagnia , seguite dalla 7a e dalla 8a , scavalcare le nostre trincee in massa , ed arrivare alle trincee nemiche . Anche il mio battaglione uscì immediatamente dopo , più a destra . Il 1° battaglione e un battaglione dell ' altro reggimento della brigata avevano anch ' essi occupato le posizioni nemiche , piene di morti . Furono questi quattro i soli battaglioni che , da Val d ' Assa a Cima Caldiera , riuscirono nell ' assalto . Nel resto del fronte l ' azione fallì . La mina di quota 1496 , all ' estrema sinistra della divisione , si era rovesciata sui nostri , rendendo inaccessibili le posizioni nemiche . Le nostre perdite furono grandi . Io avevo iniziato l ' azione come comandante di compagnia e l ' avevo finita comandante di due battaglioni : il 3° e il 1° rimasti senza capitani . L ' azione non essendo riuscita che nel nostro settore , la nostra posizione avanzata , battuta di fianco dal tiro nemico , diventava insostenibile . Al cader della notte , ricevemmo l ' ordine di ripiegare sulle trincee di partenza . La notte , il capitano Fiorelli venne da me . Egli era abbattuto . Mi raccontò la morte del maggiore Melchiorri della quale anch ' egli si credeva in parte responsabile . Mi disse che aveva fatto di tutto per morire in combattimento . La sorte lo aveva voluto risparmiare . Egli quindi si considerava obbligato a fare il suo dovere e denunziare il fatto al comando di reggimento . Io non riuscii a dissuaderlo . Il giorno dopo , con un rapporto scritto , denunziò se stesso . I comandi di brigata , di divisione e di corpo d ' armata ne furono informati immediatamente . Egli , il tenente aiutante maggiore del 2° battaglione e il sottotenente della 6a furono deferiti al Tribunale militare e messi in stato d ' arresto . I tre ufficiali , accompagnati da un capitano dei carabinieri e da una scorta , passarono in mezzo al mio battaglione . Al loro passaggio , i soldati si levarono , sull ' attenti , e salutarono . XXIX Io non racconto e non rivedo che ciò che maggiormente è rimasto impresso in me . L ' azione fu ripresa il 19 , ma il mio battaglione , che aveva subito le maggiori perdite , fu lasciato riserva di brigata e non prese parte al combattimento . I feriti del battaglione erano stati , in grande maggioranza , trasportati indietro , negli ospedali delle retrovie , con le ambulanze divisionali . Avellini , fra i più gravi , era rimasto all ' ospedale da campo , vicino a Croce di Sant ' Antonio . Egli era intrasportabile . Era rimasto ferito nelle trincee nemiche , alla testa della sua compagnia , e le ferite erano gravi . Aveva perduto un occhio , ma la ferita più grave era quella riportata all ' addome . Prima che i portaferiti lo allontanassero , egli aveva voluto salutarmi ed io avevo visto , fin da allora , la gravità del suo stato . Aveva fatto uno sforzo per sollevarsi sulla barella ed era ricaduto svenuto . Dopo , io non l ' avevo più rivisto . Per quanto il battaglione fosse indietro , di riserva , gli obblighi del servizio m ' impedivano di andare a visitarlo . Potevo telefonare al direttore dell ' ospedaletto e avere , ogni tanto , sue notizie . La sua temperatura era sempre elevata . Il 22 il direttore dell ' ospedaletto mi telefonò che Avellini voleva vedermi subito , che non perdessi tempo perché il suo stato era disperato . Chiesi l ' autorizzazione al comando di reggimento e ottenni di allontanarmi dal battaglione per qualche ora . Com ' era trasformato il mio amico ! Egli non mangiava più dal giorno 10; la ferita all ' addome gli imponeva un regime di digiuno assoluto . Prima tanto forte e pieno di vita , ora era sfinito . Steso sul lettino da campo , le labbra bianche , immobile , sembrava un cadavere . Solo una contrazione alla bocca , simile ad un sorriso amaro , mostrava ch ' egli viveva e soffriva . Io ebbi subito l ' impressione che fosse in fin di vita . E pensai ai suoi sogni di carriera militare , al suo servizio di stato maggiore , alle sue promozioni , al grande esercito nazionale ... Povero Avellini ! Certo , egli mi avrebbe parlato ancora di tutto questo . Egli aveva tutti i due occhi fasciati , sicché non poté vedermi quando entrai . Ma sentì il mio passo e capì ch ' ero io . Con voce così fine che la sentii appena , mi chiamò per nome . - Sì , - risposi . - Sono io . Non parlare . Non stancarti . Parlerò solo io . Il medico mi ha detto che ci sono buone speranze . Ma bisogna che non ti affatichi . Tutto il battaglione ti ricorda e vuole rivederti presto . Ma devi pensare a guarire . Non c ' è fretta . Tanto , la guerra durerà ancora , purtroppo . Tutti ti salutano . Soprattutto i soldati della tua compagnia ... - I soldati ? - Sì , i soldati . Son voluto espressamente passare dalla tua compagnia , prima di venire qui . Anche il colonnello ti saluta e ho anche delle belle comunicazioni da farti , a suo nome . - Grazie . Grazie . Lasciami parlare ... Sai , è finita ... - Ma che dici ? Non dire sciocchezze . Bisogna pensare a guarire . Il minimo sforzo lo faceva soffrire . Anche quelle poche parole che aveva detto lo avevano stancato . Il suo volto non aveva che contrazioni di dolore . Avevo delle notizie da portargli che gli sarebbero state gradite . Forse si sarebbe rianimato . - C ' è anche una bella notizia per te . Indovina ... Egli fece un gesto con la mano . Era curiosità o indifferenza ? Io continuai . - Sei stato proposto per la medaglia d ' argento al valor militare sul campo . E sei stato anche proposto per la promozione a capitano per merito di guerra . Il comando di brigata ha già espresso parere favorevole . Certamente , le due proposte saranno approvate dai comandi superiori . È ciò che il colonnello mi ha incaricato di dirti . Egli sollevò le mani scarne , e le lasciò ricadere con una espressione d ' impotenza . Sembrava volesse dire : A che serve tutto ciò ? - Ti ho chiamato , sai , per questo ... Stammi vicino , co ­ e un fratello . Lasciami parlare . Egli parlava , stentatamente , a monosillabi . - Ricordi , quel pacchetto di lettere ? - Sì , ricordo bene . - Nella mia cassetta d ' ordinanza , al carreggio , ne troverai due . Due pacchetti . Tu sai a chi devi rimandarli . Io mi sforzai di scherzare , per sollevarlo un po ' , e dissi : - Quelle lettere portano fortuna . Hanno portato fortuna per la mina . Ne porteranno ancora adesso per le tue ferite . - Sì , sì , portano fortuna . Tu puoi spedirle . Ma preferirei che le consegnassi tu , personalmente . E vi aggiungessi anche questa . Io non mi ero accorto che sul letto , sotto la sua mano distesa , v ' era una lettera . Egli la prese e me la mostrò . - Fammi il favore , leggimela . Vieni vicino , vienimi vicino . Io presi la lettera . Mi sedetti accanto al letto , fino a toccarne le coltri . La busta era ancora chiusa . Io chiesi : - Debbo dunque aprirla ? - Sì , sì . Ma vienimi più vicino . Io m ' addossai al letto . Guardai la busta . Era indirizzata a lui e portava il timbro di Marostica . Io tremavo . L ' aprii e ne trassi due fogli . Non osavo leggere . Egli mi chiese : - L ' hai aperta ? - Sì . - Leggi dunque , fammi il piacere . Io spiegai i fogli e il mio sguardo corse alla firma . Era il nome della signorina bionda . Cominciai a leggere . La voce mi tremava : " Mio piccolo ... " Avellini si portò le mani agli occhi bendati , quasi volesse con le mani nascondermi le lacrime . Egli piangeva . Io avevo interrotto la lettura e non parlavo più . Lo lasciai piangere , senza dire una parola . Dopo qualche minuto , mi disse : - Continua , continua . Proseguii la lettura . Una donna non può scrivere parole più tenere di quelle che io lessi quel giorno . Dovetti interrompere la lettura ancora , più volte , perché Avellini non riusciva a frenare il pianto . - Che m ' importa di morire ? che m ' importa ? Finii di leggere la lettera . Egli mi pregò di leggergliela una seconda volta . Ed io la rilessi , spesso interrompendomi , come prima , talmente intensa era la commozione dell ' amico . - Anche la morte è bella ... Egli riprese la lettera fra le mani e l ' accarezzò lungamente . Mi disse : - Lasciamela qui . Verrai a prenderla dopo la mia morte . Il tempo del mio permesso era passato . Io dovevo rientrare al battaglione . Non osavo parlare più di speranze . Levandomi , gli chiesi : - Debbo dire qualcosa alla compagnia ? Al colonnello ? - Sì , sì , grazie . Egli mi attirò a sé con le mani e mi disse : - Va ' tu , personalmente . Io desidero che vada tu , in persona . Dille che il mio ultimo pensiero è stato per lei . Che io non ho pensato che a lei ... Dille che io muoio felice . Risalii in fretta al battaglione . Ma ero così agitato che , giunto al battaglione , continuai a camminare e arrivai fino alle trincee . Solo là , mi accorsi che avevo oltrepassato il settore del mio battaglione , di più d ' un chilometro . Ero appena arrivato al comando del battaglione che mi si chiamava al telefono . Era il direttore dell ' ospedaletto . Fece un lungo giro di frasi per dirmi che Avellini aveva peggiorato , ch ' era gravissimo , che non v ' erano più speranze . Mi disse infine ch ' era morto e che aveva lasciato una lettera per me . Uscii dalla capanna del comando . V ' erano ufficiali e soldati attorno al comando . Non sapevo che dire , non sapevo che fare . Poi m ' incamminai verso la 9a compagnia . Mi sembrava che fosse necessario che io stesso le comunicassi la triste notizia . Il solo ufficiale ch ' era sopravvissuto all ' azione del 10 , era un sottotenente e aveva preso il comando della compagnia . Egli era molto affezionato ad Avellini . Io fui incapace di adoperare circonlocuzioni e dissi direttamente : - Avellini è morto , pochi minuti fa . - Avellini è morto ? - domandò il sottotenente . - È morto , or ora , - risposi . Egli mi guardò attonito e mi ripeté : - È morto , è morto ... è morto ... Poi mi sembrò che un pensiero estraneo a noi e alla notizia che egli riceveva , lo assalisse , come un ' incertezza . Quel suo stato d ' animo durò un istante . Con un gesto rapido , prese una bottiglia di cognac che gli stava vicino , e , come se fosse una medicina , ne bevette , tutto d ' un fiato , un bicchiere da vino . Io mi stupii e m ' irritai . - Come ! - dissi investendolo , - come ? Io le comunico che il suo comandante di compagnia è morto e lei , di fronte al suo comandante di battaglione , si mette a bere , così ? E lei è un ufficiale ? Un ufficiale , lei ? Il sottotenente parve risvegliarsi da un sogno . Mi rispose , confuso : - Mi scusi , signor capitano . Ho bevuto senza accorgermene , involontariamente . M ' accorgo solo ora , mi scusi . Io rifeci la strada , per rientrare al comando . Come mi appariva triste la vita . Anche Avellini se n ' era andato . Dei colleghi anziani del battaglione non rimaneva più nessuno . Anche Ottolenghi era stato ferito , e gravemente , il 10 . Non sapevo neppure in quale ospedale fosse stato ricoverato . Ancora una volta , rimanevo solo io . Tutti se n ' erano andati , ancora una volta . E ora dovevo cercare delle lettere , raccontare , spiegare . Non è vero che l ' istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita . Vi sono dei momenti , in cui la vita pesa più dell ' attesa della morte . XXX A metà luglio , la brigata scese a riposo . Il battaglione si accantonò fra Asiago e Gallio , sulla linea arretrata di Monte Sisemol , per farvi opere di fortificazione . Eravamo sempre sotto il tiro delle artiglierie nemiche , ma bene al riparo , in avvallamenti defilati . Solo qualche raro apparecchio nemico da ricognizione volava su di noi , altissimo , allontanato subito dall ' intervento delle nostre squadriglie da caccia dei campi di Bassano . Gli apparecchi da bombardamento non molestarono mai il nostro riposo . Ai giorni tragici facevano seguito persino ore di gioia . I feriti leggeri rientravano al battaglione e i nuovi arrivati , ufficiali e soldati , riempirono i vuoti che si erano fatti nei reparti . Il tenente di cavalleria Grisoni , dopo una lunga convalescenza , era stato nuovamente assegnato al battaglione e aveva preso il comando della 12a compagnia . Ancora zoppicante per la ferita di Monte Fior , egli non aveva perduto il suo buon umore . La sua allegria fu preziosa per dissipare la nostra tristezza . Presto , si ricominciò a dimenticare . La vita riprendeva il sopravvento . Il mio attendente , ferito anch ' egli , era rientrato dall ' ospedale . Egli riprese la lettura del libro sugli uccelli ed io quella di Baudelaire e dell ' Ariosto . Un giorno , verso il tramonto , ero sulla strada principale che , dalla Valle di Ronchi , conduce a Monte Sisemol . Rientravo dal comando di reggimento che s ' era stabilito a Ronchi . A metà strada , m ' incrociai con un colonnello su un cavallo sauro , solo . Anch ' io ero a cavallo , solo . Salutai il colonnello e continuai il cammino . Avevo fatto qualche passo , quando mi sentii chiamare per nome . Mi voltai : il colonnello mi rivolgeva la parola . Girai il cavallo e gli andai incontro . - Comandi , signor colonnello , - dissi . - Venga qui . Lei non riconosce più i suoi superiori ? Era il colonnello Abbati . Ricorda il lettore il tenente colonnello del 301 di Stoccaredo e di Monte Fior ? Era lui . Il rosso sotto le stellette indicava ch ' egli era comandante titolare di reggimento . - Mi perdoni , signor colonnello , - dissi io , - non l ' avevo riconosciuto . Era infatti difficile riconoscerlo a prima vista . Egli era infinitamente più magro e più vecchio . Il suo pallore d ' ambra era diventato color limone e gli occhi erano infossati nelle orbite . Appariva stanco e malato . Mi rivolse qualche domanda sul mio reggimento , poi mi disse : - Ha incominciato a bere ? - Come prima , signor colonnello . - Io non so più se sia un bene o un male . La questione è più complicata di quello che io non credessi . Mi trova cambiato ? - Un po ' stanco . Mi pare un po ' stanco , ma non proprio molto cambiato . - Un po ' stanco ! Sono un uomo finito . Fra poco , mi faranno generale . Generale per merito di cognac . Il colonnello Abbati è riuscito ad uccidere il senso della guerra , ma il cognac ha ucciso il colonnello Abbati . - Che dice mai , signor colonnello ? - Non è la guerra di fanterie contro fanterie , di artiglierie contro artiglierie . È la guerra di cantine contro cantine , barili contro barili , bottiglie contro bottiglie . Per conto mio , gli austriaci hanno vinto . Io mi dichiaro vinto . Mi guardi bene : io ho perduto . Non trova lei che ho l ' aspetto d ' un uomo disfatto ? - Io trovo che lei sta bene a cavallo , signor colonnello . - Io avrei dovuto bere anche acqua e molto caffè . Ma ormai , non sono più a tempo . Il caffè eccita lo spirito , ma non l ' accende . I liquori l ' accendono . Io mi sono bruciato il cervello . Non ho , nella testa , che ceneri spente . Io agito ancora , agito le ceneri per trovarvi un briciolo da accendere . Non ce n ' è più . Almeno avessimo ancora neve e ghiaccio . Se n ' è andato anche il freddo . Con questo sole maledetto , non vedo che cannoni , fucili , morti e feriti che urlano . Cerco l ' ombra come una salvezza . Ma non ne ho più per molto tempo . Addio , capitano . Alcuni giorni dopo , verso mezzogiorno , ero con gli ufficiali del battaglione , alla mensa . Attendevamo che rientrasse un sottotenente della 11a , che avevo mandato al comando del reggimento per prelevare oggetti di corredo . L ' ora per la mensa era già suonata e il sottotenente non rientrava . Ci mettemmo a tavola , senza di lui . Il sottotenente arrivò poco prima che finissimo . - Sei in ritardo di mezz ' ora , - gli gridarono i più giovani colleghi . - Paga due bottiglie ! - Deve pagare ? - chiese il direttore di mensa . - Sì , - risposero in coro tutti gli ufficiali . - Sta bene . Due bottiglie ! Ma voglio raccontare perché ho tardato . - Non è necessario , - disse il tenente di cavalleria . - Ci contentiamo di due bottiglie . - No , voglio raccontarvi che cosa mi è accaduto . Attorno alla tavola , tutti ascoltavamo . - Venivo da Ronchi e passavo sulla strada che fiancheggia il torrente . Il sole bruciava . Quando sono arrivato all ' altezza della casetta bianca , nel punto in cui gli alberi coprono la strada , ho visto un uomo a cavallo , camminare lentamente , evitando il sole . Arrivato sotto gli alberi , all ' ombra , il cavallo si fermò . L ' uomo si levò in piedi sulla sella , si arrampicò a un ramo e scomparve tra le foglie . Non vedevo più che il cavallo , fermo . Rimasi nascosto . Dopo qualche minuto , l ' uomo riapparve , dai rami , ma con la testa in giù , penzoloni sulle gambe . Io rimasi stupito . Ma pensai : sarà qualcuno che vuol fare della ginnastica . Per quanto mi paresse strano che qualcuno potesse fare la ginnastica , a quel modo . Stavo sempre nascosto . Né l ' uomo né il cavallo s ' accorgevano di me . L ' uomo si lasciò cadere sulla sella , poggiandosi sulle mani , e riprese la posizione normale dell ' uomo a cavallo . Si riposò , levò la borraccia e bevette . Rimise la borraccia a posto e ricominciò come prima . Si arrampicò ai rami , disparve e ricomparve poco dopo , con la testa in giù . Si rimise in sella e bevette di nuovo . Sono stato sempre nascosto , per circa mezz ' ora . La strada era deserta . Egli ripeté l ' operazione tre volte . Io volevo avvicinarmi per meglio vedere , ma sopravvenne una carretta al trotto . L ' uomo spronò il cavallo e disparve . - Il cavallo era sauro ? - chiesi . - Sì , un sauro . - Balzano a due ? - Balzano a due . - Ma non ha visto se chi lo montava fosse un ufficiale ? - Non l ' ho potuto distinguere perché ero lontano , al sole , ed egli era all ' ombra fitta , quasi al buio . - Piccolo ? magro ? - Sì , mi è sembrato molto magro e piccolo . Non v ' erano dubbi . Povero colonnello Abbati ! Egli andava verso la sua fine . Al caffè , la conversazione si rianimò . Un sottotenente , studente in lettere all ' Università di Roma , recitò in latino una satira di Giovenale , poi disse la sua traduzione in versi italiani . Tutti applaudirono . - Per me , - disse il tenente Grisoni , - potevi anche risparmiarti il latino . L ' ho studiato dieci anni , sempre il primo della classe , ma non ne ho capito un ' acca , dei tuoi versi . A ciò , aggiungi che tu pronunzi il latino come se avessi dei ceci in bocca . Si era tutti allegri . Non sembravamo neppure sotto il tiro dell ' artiglieria . Infine , si respirava ancora una volta . La guerra sembrava finita e dimenticata . Il trillo del telefono interruppe la conversazione . Mi alzai e presi il microfono . Gli ufficiali zittirono . Dal comando di reggimento , il capitano aiutante maggiore in 1a chiedeva di me . - Che c ' è ? - chiesi . - Bisogna prepararsi , perché domani il reggimento discende . - Riposo in pianura ? - chiesi io , contento . - No ; il riposo non è fatto per noi . - E dove andiamo ? - Sull ' Altipiano della Bainsizza . L ' offensiva su quel fronte è incominciata e la brigata vi è stata richiesta dal comandante d ' armata in persona . - Che onore ! - Che ci vuoi fare ? Il battaglione è pronto ? - Sì , il battaglione è pronto . Ma è proprio sicuro che saremo mandati sulla Bainsizza ? - Sì , sicuro . Ho decifrato io stesso l ' ordine . - A che ora ? - Ti sarà comunicato domattina , al rapporto dei comandanti di battaglione . - Sta bene . Arrivederci . - Arrivederci . Gli ufficiali trattenevano il respiro . Non avevano sentito le parole dell ' aiutante maggiore , ma , dalle mie risposte , avevano capito tutto . Muti , mi guardavano negli occhi , con un ' espressione di angoscia . Il tenente di cavalleria riempì il bicchiere e disse : - Beviamo alla Bainsizza ! I colleghi l ' imitarono . L ' offensiva sulla Bainsizza ! La guerra ricominciava .
MASTRO-DON GESUALDO ( VERGA GIOVANNI , 1889 )
Narrativa ,
ÿþPARTE PRIMA I Suonava la messa dell ' alba a San Giovanni ; ma il paesetto dormiva ancora della grossa , perché era piovuto da tre giorni , e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba . Tutt ' a un tratto , nel silenzio , s ' udì un rovinìo , la campanella squillante di Sant ' Agata che chiamava aiuto , usci e finestre che sbattevano , la gente che scappava fuori in camicia , gridando : - Terremoto ! San Gregorio Magno ! Era ancora buio . Lontano , nell ' ampia distesa nera dell ' Alìa , ammiccava soltanto un lume di carbonai , e più a sinistra la stella del mattino , sopra un nuvolone basso che tagliava l ' alba nel lungo altipiano del Paradiso . Per tutta la campagna diffondevasi un uggiolare lugubre di cani . E subito , dal quartiere basso , giunse il suono grave del campanone di San Giovanni che dava l ' allarme anch ' esso ; poi la campana fessa di San Vito ; l ' altra della chiesa madre , più lontano ; quella di Sant ' Agata che parve addirittura cascar sul capo agli abitanti della piazzetta . Una dopo l ' altra s ' erano svegliate pure le campanelle dei monasteri , il Collegio , Santa Maria , San Sebastiano , Santa Teresa : uno scampanìo generale che correva sui tetti spaventato , nelle tenebre . - No ! no ! E ' il fuoco ! ... Fuoco in casa Trao ! ... San Giovanni Battista ! Gli uomini accorrevano vociando , colle brache in mano . Le donne mettevano il lume alla finestra : tutto il paese , sulla collina , che formicolava di lumi , come fosse il giovedì sera , quando suonano le due ore di notte : una cosa da far rizzare i capelli in testa , chi avesse visto da lontano . - Don Diego ! Don Ferdinando ! - si udiva chiamare in fondo alla piazzetta ; e uno che bussava al portone con un sasso . Dalla salita verso la Piazza Grande , e dagli altri vicoletti , arrivava sempre gente : un calpestìo continuo di scarponi grossi sull ' acciottolato ; di tanto in tanto un nome gridato da lontano ; e insieme quel bussare insistente al portone in fondo alla piazzetta di Sant ' Agata , e quella voce che chiamava : - Don Diego ! Don Ferdinando ! Che siete tutti morti ? Dal palazzo dei Trao , al di sopra del cornicione sdentato , si vedevano salire infatti , nell ' alba che cominciava a schiarire , globi di fumo denso , a ondate , sparsi di faville . E pioveva dall ' alto un riverbero rossastro , che accendeva le facce ansiose dei vicini raccolti dinanzi al portone sconquassato , col naso in aria . Tutt ' a un tratto si udì sbatacchiare una finestra , e una vocetta stridula che gridava di lassù : - Aiuto ! ... ladri ! ... Cristiani , aiuto ! - Il fuoco ! Avete il fuoco in casa ! Aprite , don Ferdinando ! - Diego ! Diego ! Dietro alla faccia stralunata di don Ferdinando Trao apparve allora alla finestra il berretto da notte sudicio e i capelli grigi svolazzanti di don Diego . Si udì la voce rauca del tisico che strillava anch ' esso : - Aiuto ! ... Abbiamo i ladri in casa ! Aiuto ! - Ma che ladri ! ... Cosa verrebbero a fare lassù ? - sghignazzò uno nella folla . - Bianca ! Bianca ! Aiuto ! aiuto ! Giunse in quel punto trafelato Nanni l ' Orbo , giurando d ' averli visti lui i ladri , in casa Trao . - Con questi occhi ! ... Uno che voleva scappare dalla finestra di donna Bianca , e s ' è cacciato dentro un ' altra volta , al vedere accorrer gente ! ... - Brucia il palazzo , capite ? Se ne va in fiamme tutto il quartiere ! Ci ho accanto la mia casa , perdio ! - Si mise a vociare mastro - don Gesualdo Motta . Gli altri intanto , spingendo , facendo leva al portone , riuscirono a penetrare nel cortile , ad uno ad uno , coll ' erba sino a mezza gamba , vociando , schiamazzando , armati di secchie , di brocche piene d ' acqua ; compare Cosimo colla scure da far legna ; don Luca il sagrestano che voleva dar di mano alle campane un ' altra volta , per chiamare all ' armi ; Pelagatti così com ' era corso , al primo allarme , col pistolone arrugginito ch ' era andato a scavar di sotto allo strame . Dal cortile non si vedeva ancora il fuoco . Soltanto , di tratto in tratto , come spirava il maestrale , passavano al di sopra delle gronde ondate di fumo , che si sperdevano dietro il muro a secco del giardinetto , fra i rami dei mandorli in fiore . Sotto la tettoia cadente erano accatastate delle fascine ; e in fondo , ritta contro la casa del vicino Motta , dell ' altra legna grossa : assi d ' impalcati , correntoni fradici , una trave di palmento che non si era mai potuta vendere . - Peggio dell ' esca , vedete ! - sbraitava mastro - don Gesualdo . - Roba da fare andare in aria tutto il quartiere ! ... santo e santissimo ! ... E me la mettono poi contro il mio muro ; perché loro non hanno nulla da perdere , santo e santissimo ! ... In cima alla scala , don Ferdinando , infagottato in una vecchia palandrana , con un fazzolettaccio legato in testa , la barba lunga di otto giorni , gli occhi grigiastri e stralunati , che sembravano quelli di un pazzo in quella faccia incartapecorita di asmatico , ripeteva come un ' anatra : - Di qua ! di qua ! Ma nessuno osava avventurarsi su per la scala che traballava . Una vera bicocca quella casa : i muri rotti , scalcinati , corrosi ; delle fenditure che scendevano dal cornicione sino a terra ; le finestre sgangherate e senza vetri ; lo stemma logoro , scantonato , appeso ad un uncino arrugginito , al di sopra della porta . Mastro - don Gesualdo voleva prima buttar fuori sulla piazza tutta quella legna accatastata nel cortile . - Ci vorrà un mese ! - rispose Pelagatti il quale stava a guardare sbadigliando , col pistolone in mano . - Santo e santissimo ! Contro il mio muro è accatastata ! ... Volete sentirla , sì o no ? Giacalone diceva piuttosto di abbattere la tettoia ; don Luca il sagrestano assicurò che pel momento non c ' era pericolo : una torre di Babele ! Erano accorsi anche altri vicini . Santo Motta colle mani in tasca , il faccione gioviale e la barzelletta sempre pronta . Speranza , sua sorella , verde dalla bile , strizzando il seno vizzo in bocca al lattante , sputando veleno contro i Trao : - Signori miei ... guardate un po ' ! ... Ci abbiamo i magazzini qui accanto ! - E se la prendeva anche con suo marito Burgio , ch ' era lì in maniche di camicia : - Voi non dite nulla ! State lì come un allocco ! Cosa siete venuto a fare dunque ? Mastro - don Gesualdo si slanciò il primo urlando su per la scala . Gli altri dietro come tanti leoni per gli stanzoni scuri e vuoti . A ogni passo un esercito di topi che spaventavano la gente . - Badate ! badate ! Ora sta per rovinare il solaio ! - Nanni l ' Orbo che ce l ' aveva sempre con quello della finestra , vociando ogni volta : - Eccolo ! eccolo ! - E nella biblioteca , la quale cascava a pezzi , fu a un pelo d ' ammazzare il sagrestano col pistolone di Pelagatti . Si udiva sempre nel buio la voce chioccia di don Ferdinando il quale chiamava : - Bianca ! Bianca ! - E don Diego che bussava e tempestava dietro un uscio , fermando pel vestito ognuno che passava strillando anche lui : - Bianca ! mia sorella ! ... - Che scherzate ? - rispose mastro - don Gesualdo rosso come un pomodoro , liberandosi con una strappata . - Ci ho la mia casa accanto , capite : Se ne va in fiamme tutto il quartiere ! Era un correre a precipizio nel palazzo smantellato ; donne che portavano acqua ; ragazzi che si rincorrevano schiamazzando in mezzo a quella confusione , come fosse una festa ; curiosi che girandolavano a bocca aperta , strappando i brandelli di stoffa che pendevano ancora dalle pareti , toccando gli intagli degli stipiti , vociando per udir l ' eco degli stanzoni vuoti , levando il naso in aria ad osservare le dorature degli stucchi , e i ritratti di famiglia : tutti quei Trao affumicati che sembravano sgranare gli occhi al vedere tanta marmaglia in casa loro . Un va e vieni che faceva ballare il pavimento . - Ecco ! ecco ! Or ora rovina il tetto ! - sghignazzava Santo Motta , sgambettando in mezzo all ' acqua : delle pozze d ' acqua ad ogni passo , fra i mattoni smossi o mancanti . Don Diego e don Ferdinando , spinti , sbalorditi , travolti in mezzo alla folla che rovistava in ogni cantuccio la miseria della loro casa , continuando a strillare : - Bianca ! ... Mia sorella ! ... - Avete il fuoco in casa , capite ! - gridò loro nell ' orecchio Santo Motta . - Sarà una bella luminaria con tutta questa roba vecchia ! - Per di qua , per di qua ! - si udì una voce dal vicoletto . - Il fuoco è lassù , in cucina ... Mastro Nunzio , il padre di Gesualdo , arrampicatosi su di una scala a piuoli , faceva dei gesti in aria , dal tetto della sua casa , lì dirimpetto . Giacalone aveva attaccata una carrucola alla ringhiera del balcone per attinger acqua dalla cisterna dei Motta . Mastro Cosimo , il legnaiuolo , salito sulla gronda , dava furiosi colpi di scure sull ' abbaino . - No ! no ! - gridarono di sotto . - Se date aria al fuoco , in un momento se ne va tutto il palazzo ! Don Diego allora si picchiò un colpo in fronte , balbettando : - Le carte di famiglia ! Le carte della lite ! - E don Ferdinando scappò via correndo , colle mani nei capelli , vociando anche lui . Dalle finestre , dal balcone , come spirava il vento , entravano a ondate vortici di fumo denso , che facevano tossire don Diego , mentre continuava a chiamare dietro l ' uscio : - Bianca ! Bianca ! il fuoco ! ... Mastro - don Gesualdo il quale si era slanciato furibondo su per la scaletta della cucina , tornò indietro accecato dal fumo , pallido come un morto , cogli occhi fuori dell ' orbita , mezzo soffocato : - Santo e santissimo ! ... Non si può da questa parte ! ... Sono rovinato ! Gli altri vociavano tutti in una volta , ciascuno dicendo la sua ; una baraonda da sbalordire : - Buttate giù le tegole ! - Appoggiate la scala al fumaiuolo ! - Mastro Nunzio , in piedi sul tetto della sua casa , si dimenava al pari di un ossesso . Don Luca , il sagrestano , era corso davvero ad attaccarsi alle campane . La gente in piazza , fitta come le mosche . Dal corridoio riuscì a farsi udire comare Speranza , che era rauca dal gridare strappando i vestiti di dosso alla gente per farsi largo , colle unghie sfoderate come una gatta e la schiuma alla bocca : - Dalla scala ch ' è laggiù , in fondo al corridoio ! - Tutti corsero da quella parte , lasciando don Diego che seguitava a chiamare dietro l ' uscio della sorella : - Bianca ! Bianca ! ... - Udivasi un tramestìo dietro quell ' uscio ; un correre all ' impazzata quasi di gente che ha persa la testa . Poi il rumore di una seggiola rovesciata . Nanni l ' Orbo tornò a gridare in fondo al corridoio : - Eccolo ! eccolo ! - E si udì lo scoppio del pistolone di Pelagatti , come una cannonata . - La Giustizia ! Ecco qua gli sbirri ! - vociò dal cortile Santo Motta . Allora si aprì l ' uscio all ' improvviso , e apparve donna Bianca , discinta , pallida come una morta , annaspando colle mani convulse , senza profferire parola , fissando sul fratello gli occhi pazzi di terrore e d ' angoscia . Ad un tratto si piegò sulle ginocchia , aggrappandosi allo stipite , balbettando : - Ammazzatemi , don Diego ! ... Ammazzatemi pure ! ... ma non lasciate entrare nessuno qui ! ... Quello che accadde poi , dietro quell ' uscio che don Diego aveva chiuso di nuovo spingendo nella cameretta la sorella , nessuno lo seppe mai . Si udì soltanto la voce di lui , una voce d ' angoscia disperata , che balbettava : - Voi ? ... Voi qui ? ... Accorrevano il signor Capitano , l ' Avvocato fiscale , tutta la Giustizia . Don Liccio Papa , il caposbirro , gridando da lontano , brandendo la sciaboletta sguainata : - Aspetta ! aspetta ! Ferma ! ferma ! - E il signor Capitano dietro di lui , trafelato come don Liccio , cacciando avanti il bastone : - Largo ! largo ! Date passo alla Giustizia ! - L ' Avvocato fiscale ordinò di buttare a terra l ' uscio . - Don Diego ! Donna Bianca ! Aprite ! Cosa vi è successo ? S ' affacciò don Diego , invecchiato di dieci anni in un minuto , allibito , stralunato , con una visione spaventosa in fondo alle pupille grige , con un sudore freddo sulla fronte , la voce strozzata da un dolore immenso : - Nulla ! ... Mia sorella ! ... Lo spavento ! ... Non entrate nessuno ! ... Pelagatti inferocito contro Nanni l ' Orbo : - Bel lavoro mi faceva fare ! ... Un altro po ' ammazzavo compare Santo ! ... - Il Capitano gli fece lui pure una bella lavata di capo : - Con le armi da fuoco ! ... Che scherzate ? ... Siete una bestia ! - Signor Capitano , credevo che fosse il ladro , laggiù al buio ... L ' ho visto con questi occhi ! - Zitto ! zitto , ubbriacone ! - gli diede sulla voce l ' Avvocato fiscale . - Piuttosto andiamo a vedere il fuoco . Adesso dal corridoio , dalla scala dell ' orto , tutti portavano acqua . Compare Cosimo era salito sul tetto , e dava con la scure sui travicelli . Da ogni parte facevano piovere sul soffitto che fumava , tegole , sassi , cocci di stoviglie . Burgio , sulla scala a piuoli , sparandovi schioppettate sopra , e dall ' altro lato Pelagatti , appostato accanto al fumaiuolo , caricava e scaricava il pistolone senza misericordia . Don Luca che suonava a tutto andare le campane ; la folla dalla piazza vociando e gesticolando ; tutti i vicini alla finestra . I Margarone stavano a vedere dalla terrazza al di sopra dei tetti , dirimpetto , le figliuole ancora coi riccioli incartati , don Filippo che dava consigli da lontano , dirigendo le operazioni di quelli che lavoravano a spegnere l ' incendio colla canna d ' India . Don Ferdinando , il quale tornava in quel momento carico di scartafacci , batté il naso nel corridoio buio contro Giacalone che andava correndo . - Scusate , don Ferdinando . Vado a chiamare il medico per la sorella di vossignoria . - Il dottor Tavuso ! - gli gridò dietro la zia Macrì una parente povera come loro , ch ' era accorsa per la prima . - Qui vicino , alla farmacia di Bomma . Bianca era stata presa dalle convulsioni : un attacco terribile ; non bastavano in quattro a trattenerla sul lettuccio . Don Diego sconvolto anche lui , pallido come un cadavere , colle mani scarne e tremanti , cercava di ricacciare indietro tutta quella gente . - No ! ... non è nulla ! ... Lasciatela sola !...- Il Capitano si mise infine a far piovere legnate a diritta e a manca , come veniva , sui vicini che s ' affollavano all ' uscio curiosi . - Che guardate ? Che volete ? Via di qua ! fannulloni ! vagabondi ! Voi , don Liccio Papa , mettetevi a guardia del portone . Venne più tardi un momento il barone Mèndola , per convenienza , e donna Sarina Cirmena che ficcava il naso da per tutto ; il canonico Lupi da parte della baronessa Rubiera . La zia Sganci e gli altri parenti mandarono il servitore a prender notizie della nipote . Don Diego , reggendosi appena sulle gambe , sporgeva il capo dall ' uscio , e rispondeva a ciascheduno : - Sta un po ' meglio ... E ' più calma ! ... Vuol esser lasciata sola ... - Eh ! eh ! - mormorò il canonico scuotendo il capo e guardando in giro le pareti squallide della sala : - Mi rammento qui ! ... Dove è andata la ricchezza di casa Trao ! ... Il barone scosse il capo anche lui , lisciandosi il mento ispido di barba dura colla mano pelosa . La zia Cirmena scappò a dire : - Sono pazzi ! Pazzi da legare tutti e due ! Don Ferdinando già è stato sempre uno stupido ... e don Diego ... vi rammentate ! Quando la cugina Sganci gli aveva procurato quell ' impiego nei mulini ! ... Nossignore ! ... un Trao non poteva vivere di salario ! ... Di limosina sì , possono vivere ! ... - Oh ! oh ! - interruppe il canonico , colla malizia che gli rideva negli occhietti di topo , ma stringendo le labbra sottili . - Sissignore ! ... Come volete chiamarla : Tutti i parenti si danno la voce per quello che devono mandare a Pasqua e a Natale ... Vino , olio , formaggio ... anche del grano ... La ragazza già è tutta vestita dei regali della zia Rubiera . - Eh ! eh ! ... - Il canonico , con un sorrisetto incredulo , andava stuzzicando ora donna Sarina ed ora il barone , il quale chinava il capo , seguitava a grattarsi il mento discretamente , fingeva di guardare anch ' esso di qua e di là , come a dire : - Eh ! eh ! pare anche a me ! ... Giunse in quel mentre il dottor Tavuso in fretta , col cappello in capo , senza salutar nessuno , ed entrò nella camera dell ' inferma . Poco dopo tornò ad uscire , stringendosi nelle spalle , gonfiando le gote , accompagnato da don Ferdinando allampanato che pareva un cucco . La zia Macrì e il canonico Lupi corsero dietro al medico . La zia Cirmena che voleva sapere ogni cosa e vi piantava in faccia quei suoi occhialoni rotondi peggio dell ' Avvocato fiscale . - Eh ? Cos ' è stato ? Lo sapete voi ? Adesso si chiamano nervi ... malattia di moda ... Vi mandano a chiamare per un nulla quasi potessero pagare le visite del medico ! - rispose Tavuso burbero . Quindi , piantando anche lui gli occhiali in faccia a donna Sarina : - Volete che ve la dica ? Le ragazze a certa età bisogna maritarle ! E voltò le spalle soffiando gravemente , tossendo , spurgandosi . I parenti si guardarono in faccia . Il canonico , per discrezione , prese a tenere a bada il barone Mèndola , dandogli chiacchiera e tabacco , sputacchiando di qua e di là , onde cercare di sbirciar quello che succedeva dietro l ' uscio socchiuso di donna Bianca , stringendo le labbra riarse come inghiottisse ogni momento : - Si capisce ! ... La paura avuta ! ... Le avevano fatto credere d ' avere i ladri in casa ! ... povera donna Bianca ! ... E ' così giovine ! ... così delicata ! ... - Sentite , cugina ! - disse donna Sarina tirando in disparte la Macrì . Don Ferdinando , sciocco , voleva accostarsi per udire lui pure : - Un momento ! Che maniera ! - lo sgridò la zia Cirmena . - Ho da dire una parola a vostra zia ! ... Piuttosto andate a pigliare un bicchiere d ' acqua per Bianca , che le farà bene ... Tornò a scendere Santo Motta di lassù , fregandosi le mani , coll ' aria sorridente : - E ' tutta rovinata la cucina ! Non c ' è più dove cuocere un uovo ! ... Bisognerà fabbricarla di nuovo ! - Come nessuno gli dava retta , fissava in volto or questo ed ora quello col suo sorriso sciocco . Il canonico Lupi , per levarselo dai piedi , gli disse infine : - Va bene , va bene . Poi ci si penserà ... Il barone Mèndola , appena Santo Motta volse le spalle , si sfogò infine : - Ci si penserà ? ... Se ci saranno i denari per pensarci ! Io gliel ' ho sempre detto ... Vendete metà di casa , cugini cari ... anche una o due camere ... tanto da tirare innanzi ! ... Ma nossignore ! .. Vendere la casa dei Trao ? ... Piuttosto , ogni stanza che rovina chiudono l ' uscio e si riducono in quelle che restano in piedi ... Così faranno per la cucina ... Faranno cuocere le uova qui in sala , quando le avranno ... Vendere una o due camere : ... Nossignore ... non si può , anche volendo ... La camera dell ' archivio : e ci son le carte di famiglia ! ... Quella della processione : e non ci sarà poi dove affacciarsi quando passa il Corpus Domini ! ... Quella del cucù : ... Ci hanno anche la camera pel cucù , capite ! E il barone , con quella sfuriata , li piantò tutti lì , che si sganasciavano dalle risa . Donna Sarina , prima d ' andarsene , picchiò di nuovo all ' uscio della nipote , per sapere come stava . Fece capolino don Diego , sempre con quella faccia di cartapesta , e ripeté : - Meglio ... E ' più calma ! ... Vuol esser lasciata sola ... - Povero Diego ! - sospirò la zia Macrì . - La Cirmena fece ancora alcuni passi nell ' anticamera , perché non udisse don Ferdinando il quale veniva a chiuder l ' uscio , e soggiunse sottovoce : - Lo sapevo da un pezzo ... Vi rammentate la sera dell ' Immacolata , che cadde tanta neve ? ... Vidi passare il baronello Rubiera dal vicoletto qui a due passi ... intabarrato come un ladro ... Il canonico Lupi attraversò il cortile , rialzando la sottana sugli stivaloni grossi in mezzo alle erbacce , si voltò indietro verso la casa smantellata , per veder se potessero udirlo , e poi , dinanzi al portone , guardando inquieto di qua e di là , conchiuse : - Avete udito il dottore Tavuso ? Possiamo parlare perché siamo tutti amici intimi e parenti ... A certa età le ragazze bisogna maritarle ! II Nella piazza , come videro passare don Diego Trao col cappello bisunto e la palandrana delle grandi occasioni , fu un avvenimento : - Ci volle il fuoco a farvi uscir di casa ! - Il cugino Zacco voleva anche condurlo al Caffè dei Nobili : - Narrateci , dite come fu ... - Il poveraccio si schermì alla meglio ; per altro non era socio : poveri sì , ma i Trao non s ' erano mai cavato il cappello a nessuno . Fece il giro lungo onde evitare la farmacia di Bomma , dove il dottor Tavuso sedeva in cattedra tutto il giorno ; ma nel salire pel Condotto , rasente al muro , inciampò in quella linguaccia di Ciolla , ch ' era sempre in cerca di scandali : - Buon vento , buon vento , don Diego ! Andate da vostra cugina Rubiera ? Lui si fece rosso . Sembrava che tutti gli leggessero in viso il suo segreto ! Si voltò ancora indietro esitante , guardingo , prima d ' entrare nel vicoletto , temendo che Ciolla stesse a spiarlo . Per fortuna colui s ' era fermato a discorrere col canonico Lupi , facendo di gran risate , alle quali il canonico rispondeva atteggiando la bocca al riso anche lui , discretamente . La baronessa Rubiera faceva vagliare del grano . Don Diego la vide passando davanti la porta del magazzino , in mezzo a una nuvola di pula , con le braccia nude , la gonnella di cotone rialzata sul fianco , i capelli impolverati , malgrado il fazzoletto che s ' era tirato giù sul naso a mo ' di tettino . Essa stava litigando con quel ladro del sensale Pirtuso , che le voleva rubare il suo farro pagandolo due tarì meno a salma , accesa in volto , gesticolando con le braccia pelose , il ventre che le ballava : - Non ne avete coscienza , giudeo ? ... - Poi , come vide don Diego , si voltò sorridente : - Vi saluto , cugino Trao . Cosa andate facendo da queste parti ? - Veniva appunto , signora cugina ... - e don Diego , soffocato dalla polvere , si mise a tossire . - Scostatevi , scostatevi ! Via di qua , cugino . Voi non ci siete avvezzo - interruppe la baronessa . - Vedete cosa mi tocca a fare ? Ma che faccia avete , gesummaria ! Lo spavento di questa notte , eh ? ... Dalla botola , in cima alla scaletta di legno , si affacciarono due scarpacce , delle grosse calze turchine , e si udì una bella voce di giovanetta la quale disse : - Signora baronessa , eccoli qua . - E ' tornato il baronello ? - Sento Marchese che abbaia laggiù . - Va bene , adesso vengo . Dunque , pel farro cosa facciamo , mastro Lio ? Pirtuso era rimasto accoccolato sul moggio , tranquillamente , come a dire che non gliene importava del farro , guardando sbadatamente qua e là le cose strane che c ' erano nel magazzino vasto quanto una chiesa . Una volta , al tempo dello splendore dei Rubiera , c ' era stato anche il teatro . Si vedeva tuttora l ' arco dipinto a donne nude e a colonnati come una cappella ; il gran palco della famiglia di contro , con dei brandelli di stoffa che spenzolavano dal parapetto ; un lettone di legno scolpito e sgangherato in un angolo ; dei seggioloni di cuoio , sventrati per farne scarpe ; una sella di velluto polverosa , a cavalcioni sul subbio di un telaio ; vagli di tutte le grandezze appesi in giro ; mucchi di pale e di scope ; una portantina ficcata sotto la scala che saliva al palco , con lo stemma dei Rubiera allo sportello , e una lanterna antica posata sul copricielo , come una corona . Giacalone , e Vito Orlando , in mezzo a mucchi di frumento alti al pari di montagne , si dimenavano attorno ai vagli immensi , come ossessi , tutti sudati e bianchi di pula , cantando in cadenza ; mentre Gerbido , il ragazzo , ammucchiava continuamente il grano con la scopa . - Ai miei tempi , signora baronessa , io ci ho visto la commedia , in questo magazzino , - rispose Pirtuso per sviare la domanda . - Lo so ! lo so ! Così si son fatti mangiare il fatto suo i Rubiera ! E ora vorreste continuare ! ... Lo pigliate il farro , sì o no ? - Ve l ' ho detto : a cinque onze e venti . - No , in coscienza , non posso . Ci perdo già un tarì a salma . - Benedicite a vossignoria ! - Via , mastro Lio , ora che ha parlato la signora baronessa ! - aggiunse Giacalone , sempre facendo ballare il vaglio . Ma il sensale riprese il suo moggio , e se ne andò senza rispondere . La baronessa gli corse dietro , sull ' uscio , per gridargli : - A cinque e vent ' uno . V ' accomoda ? - Benedicite , benedicite . Ma essa , colla coda dell ' occhio , si accorse che il sensale si era fermato a discorrere col canonico Lupi , il quale , sbarazzatosi infine del Ciolla , se ne veniva su pel vicoletto . Allora , rassicurata , si rivolse al cugino Trao , parlando d ' altro : - Stavo pensando giusto a voi , cugino . Un po ' di quel farro voglio mandarvelo a casa ... No , no , senza cerimonie ... Siamo parenti . La buon ' annata deve venire per tutti . Poi il Signore ci aiuta ! ... Avete avuto il fuoco in casa , eh ? Dio liberi ! M ' hanno detto che Bianca è ancora mezza morta dallo spavento ... Io non potevo lasciare , qui ... scusatemi . - Sì ... son venuto appunto ... Ho da parlarvi ... - Dite , dite pure ... Ma intanto , mentre siete laggiù , guardate se torna Pirtuso ... Così , senza farvi scorgere ... - E ' una bestia ! - rispose Vito Orlando dimenandosi sempre attorno al vaglio . - Conosco mastro Lio . E ' una bestia ! Non torna . Ma in quel momento entrava il canonico Lupi , sorridente , con quella bella faccia amabile che metteva tutti d ' accordo , e dietro a lui il sensale col moggio in mano . - Deo gratias ! Deo gratias ! Lo combiniamo questo matrimonio , signora baronessa ? Come s ' accorse di don Diego Trao , che aspettava umilmente in disparte , il canonico mutò subito tono e maniere , colle labbra strette , affettando di tenersi in disparte anche lui , per discrezione , tutto intento a combinare il negozio del frumento . Si stette a tirare un altro po ' ; mastro Lio ora strillava e dibattevasi quasi volessero rubargli i denari di tasca . La baronessa invece coll ' aria indifferente , voltandogli le spalle , chiamando verso la botola : - Rosaria ! Rosaria ! - E tacete ! - esclamò infine il canonico battendo sulle spalle di mastro Lio colla manaccia . - Io so per chi comprate . E ' per mastro - don Gesualdo . Giacalone accennò di sì , strizzando l ' occhio . - Non è vero ! Mastro - don Gesualdo non ci ha che fare ! - si mise a vociare il sensale . - Quello non è il mestiere di mastro - don Gesualdo ! - Ma infine , come s ' accordarono sul prezzo , Pirtuso si calmò . Il canonico soggiunse : - State tranquillo , che mastro - don Gesualdo fa tutti i mestieri in cui c ' è da guadagnare . Pirtuso il quale s ' era accorto della strizzatina d ' occhio di Giacalone , andò a dirgli sotto il naso il fatto suo : - Che non ne vuoi mangiare pane , tu ? Non sai che si tace nei negozi ? - La baronessa , dal canto suo , mentre il sensale le voltava le spalle , ammiccò anch ' essa al canonico Lupi , come a dirgli che riguardo al prezzo non c ' era male . - Sì , sì , - rispose questi sottovoce . - Il barone Zacco sta per vendere a minor prezzo . Però mastro - don Gesualdo ancora non ne sa nulla . - Ah ! s ' è messo anche a fare il negoziante di grano , mastro - don Gesualdo ? Non lo fa più il muratore ? - Fa un po ' di tutto , quel diavolo ! Dicesi pure che vuol concorrere all ' asta per la gabella delle terre comunali ... La baronessa allora sgranò gli occhi : - Le terre del cugino Zacco : ... Le gabelle che da cinquant ' anni si passano in mano di padre in figlio ? ... E ' una bricconata ! - Non dico di no ; non dico di no . Oggi non si ha più riguardo a nessuno . Dicono che chi ha più denari , quello ha ragione ... Allora si rivolse verso don Diego , con grande enfasi , pigliandosela coi tempi nuovi : - Adesso non c ' è altro Dio ! Un galantuomo alle volte ... oppure una ragazza ch ' è nata di buona famiglia ... Ebbene non hanno fortuna ! Invece uno venuto dal nulla ... uno come mastro - don Gesualdo , per esempio ! ... Il canonico riprese a dire come in aria di mistero parlando piano con la baronessa e don Diego Trao sputacchiando di qua e di là : - Ha la testa fine quel mastro - don Gesualdo ! Si farà ricco ve lo dico io ! Sarebbe un marito eccellente per una ragazza a modo ... come ce ne son tante che non hanno molta dote . Mastro Lio stavolta se ne andava davvero . - Dunque signora baronessa , posso venire a caricare il grano ? - La baronessa , tornata di buon umore , rispose : - Sì ma sapete come dice l ' oste ? " Qui si mangia e qui si beve ; senza denari non ci venire . " - Pronti e contanti , signora baronessa . Grazie a Dio vedrete che saremo puntuali . - Se ve l ' avevo detto ! - esclamò Giacalone ansando sul vaglio . - E ' mastro - don Gesualdo ! Il canonico fece un altro segno d ' intelligenza alla baronessa , e dopo che Pirtuso se ne fu andato , le disse : - Sapete cosa ho pensato ? di concorrere pure all ' asta vossignoria , insieme a qualchedun altro ... ci starei anch ' io ... - No , no , ho troppa carne al fuoco ! ... Poi non vorrei fare uno sgarbo al cugino Zacco ! Sapete bene ... Siamo nel mondo ... Abbiamo bisogna alle volte l ' uno dell ' altro . - Intendo ... mettere avanti un altro ... mastro - don Gesualdo Motta , per esempio . Un capitaluccio lo ha ; lo so di sicuro ... Vossignoria darebbe l ' appoggio del nome ... Si potrebbe combinare una società fra di noi tre ... Poscia , sembrandogli che don Diego Trao stesse ad ascoltare i loro progetti , perchè costui aspettava il momento di parlare alla cugina Rubiera , impresciuttito nella sua palandrana , e aveva tutt ' altro per la testa il poveraccio ! il canonico cambiò subito discorso : - Eh , eh , quante cose ha visto questo magazzino ! Mi rammento , da piccolo , il marchese Limòli che recitava Adelaide e Comingio colla Margarone , buon ' anima , la madre di don Filippo , quella ch ' è andata a finire poi alla Salonia . " Adelaide ! dove sei ? " - La scena della Certosa ... Bisognava vedere ! tutti col fazzoletto agli occhi ! Tanto che don Alessandro Spina per la commozione , si mise a gridare : " Ma diglielo che sei tu !..." e le buttò anche una parolaccia ... Ci fu poi la storia della schioppettata che tirarono al marchese Limòli , mentre stava a prendere il fresco , dopo cena ; e di don Nicola Margarone che condusse la moglie in campagna , e non le fece più vedere anima viva . Ora riposano insieme marito e moglie nella chiesa del Rosario , pace alle anime loro ! La baronessa affermava coi segni del capo , dando un colpo di scopa , di tanto in tanto , per dividere il grano dalla mondiglia . - Così andavano in rovina le famiglie . Se non ci fossi stata io , in casa dei Rubiera ! ... Lo vedete quel che sarebbe rimasto di tante grandezze ! Io non ho fumi , grazie a Dio ! Io sono rimasta quale mi hanno fatto mio padre e mia madre ... gente di campagna , gente che hanno fatto la casa colle loro mani , invece di distruggerla ! e per loro c ' è ancora della grazia di Dio nel magazzino dei Rubiera , invece di feste e di teatri ... In quella arrivò il vetturale colle mule cariche . - Rosaria ! Rosaria ! - si mise a gridare di nuovo la baronessa verso la scaletta . Finalmente comparvero dalla botola le scarpaccie e le calze turchine , poi la figura di scimmia della serva , sudicia , spettinata , sempre colle mani nei capelli . - Don Ninì non era alla Vignazza , - disse lei tranquillamente . - Alessi è ritornato col cane , ma il baronello non c ' era . - Oh , Vergine Santa ! - cominciò a strillare la padrona , perdendo un po ' del suo colore acceso . - Oh , Maria Santissima ! E dove sarà mai ? Cosa gli sarà accaduto al mio ragazzo ? Don Diego a quel discorso si faceva rosso e pallido da un momento all ' altro . Aveva la faccia di uno che voglia dire : - Apriti , terra , e inghiottimi ! - Tossì , cercò il fazzoletto dentro il cappello , aprì la bocca per parlare ; poi si volse dall ' altra parte , asciugandosi il sudore . Il canonico s ' affrettò a rispondere , guardando sottecchi don Diego Trao . - Sarà andato in qualche altro posto ... Quando si va a caccia , sapete bene ... - Tutti i vizi di suo padre , buon ' anima ! Caccia , giuoco , divertimenti ... senza pensare ad altro ... e senza neppure avvertirmi ! ... Figuratevi , stanotte , quando le campane hanno suonato al fuoco , vado a cercarlo in camera sua , e non lo trovo ! Mi sentirà ! ... Oh , mi sentirà ! ... Il canonico cercava di troncare il discorso , col viso inquieto , il sorriso sciocco che non voleva dir nulla : - Eh , eh , baronessa ! vostro figlio non è più un ragazzo ; ha ventisei anni ! - Ne avesse anche cento ! ... Fin che si marita , capite ! ... E anche dopo ! - Signora baronessa , dove s ' hanno a scaricare i muli ? - disse Rosaria , grattandosi il capo . - Vengo , vengo . Andiamo per di qua . Voialtri passerete pel cortile , quando avrete terminato . Essa chiuse a catenaccio Giacalone e Vito Orlando dentro il magazzino , e s ' avviò verso il portone . La casa della baronessa era vastissima , messa insieme a pezzi e bocconi , a misura che i genitori di lei andavano stanando ad uno ad uno i diversi proprietari , sino a cacciarsi poi colla figliuola nel palazzetto dei Rubiera e porre ogni cosa in comune : tetti alti e bassi ; finestre d ' ogni grandezza , qua e là , come capitava ; il portone signorile incastrato in mezzo a facciate da catapecchie . Il fabbricato occupava quasi tutta la lunghezza del vicoletto . La baronessa , discorrendo sottovoce col canonico Lupi , s ' era quasi dimenticata del cugino , il quale veniva dietro passo passo . Ma giunti al portone il canonico si tirò indietro prudentemente : - Un ' altra volta ; tornerò poi . Adesso vostro cugino ha da parlarvi . Fate gli affari vostri , don Diego . - Ah , scusate , cugino . Entrate , entrate pure . Fin dall ' androne immenso e buio , fiancheggiato di porticine basse , ferrate a uso di prigione , si sentiva di essere in una casa ricca : un tanfo d ' olio e di formaggio che pigliava alla gola ; poi un odore di muffa e di cantina . Dal rastrello spalancato , come dalla profondità di una caverna , venivano le risate di Alessi e della serva che riempivano i barili , e il barlume fioco del lumicino posato sulla botte . - Rosaria ! Rosaria ! - tornò a gridare la baronessa in tono di minaccia . Quindi rivolta al cugino Trao : - Bisogna darle spesso la voce , a quella benedetta ragazza ; perché quando ci ha degli uomini sottomano è un affar serio ! Ma del resto è fidata , e bisogna aver pazienza . Che posso farci ? ... Una casa piena di roba come la mia ! ... Più in là , nel cortile che sembrava quello di una fattoria popolato di galline , di anatre , di tacchini , che si affollavano schiamazzando attorno alla padrona , il tanfo si mutava in un puzzo di concime e di strame abbondante . Due o tre muli dalla lunga fila sotto la tettoia , allungarono il collo ragliando ; dei piccioni calarono a stormi dal tetto ; un cane da pecoraio feroce , si mise ad abbaiare , strappando la catena ; dei conigli allungavano pure le orecchie inquiete , dall ' oscurità misteriosa della legnaia . E la baronessa in mezzo a tutto quel ben di Dio , disse al cugino : - Voglio mandarvi un paio di piccioni , per Bianca ... Il poveraccio tossì , si soffiò il naso , ma non trovò neppure allora le parole da rispondere . Infine , dopo un laberinto di anditi e di scalette , per stanzoni oscuri , ingombri di ogni sorta di roba , mucchi di fave e di orzo riparati dai graticci , arnesi di campagna , cassoni di biancheria , arrivarono nella camera della baronessa , imbiancata a calce , col gran letto nuziale rimasto ancora tale e quale , dopo vent ' anni di vedovanza , dal ramoscello d ' ulivo benedetto , a piè del crocifisso , allo schioppo del marito accanto al capezzale . La cugina Rubiera era tornata a lamentarsi del figliuolo : - Tale e quale suo padre , buon ' anima ! Senza darsi un pensiero al mondo della mamma o dei suoi interessi ! ... Vedendo il cugino Trao inchiodato sull ' uscio , rimpiccinito nel soprabitone , gli porse da sedere : - Entrate , entrate , cugino Trao . - Il poveretto si lasciò cadere sulla seggiola , quasi avesse le gambe rotte , sudando come Gesù all ' orto ; si cavò allora il cappellaccio bisunto , passandosi il fazzoletto sulla fronte . - Avete da dirmi qualche cosa , cugino ? Parlate , dite pure . Egli strinse forte le mani l ' una nell ' altra , dentro il cappello , e balbettò colla voce roca , le labbra smorte e tremanti , gli occhi umidi e tristi che evitavano gli occhi della cugina : - Sissignora ... Ho da parlarvi ... Lei , da prima , al vedergli quella faccia , pensò che fosse venuto a chiederle denari in prestito . Sarebbe stata la prima volta , è vero : erano troppo superbi i cugini Trao : qualche regaluccio , di quelli che aiutano a tirare innanzi , vino , olio , frumento , solevano accettarlo dai parenti ricchi - lei , la cugina Sganci , il barone Mèndola - ma la mano non l ' avevano mai stesa . Però alle volte il bisogno fa chinare il capo anche ad altro ! ... La prudenza istintiva che era nel sangue di lei , le agghiacciò un momento il sorriso benevolo . Poscia pensò al fuoco che avevano avuto in casa , alla malattia di Bianca - era una buona donna infine - don Diego aveva proprio una faccia da far compassione ... Accostò la sua seggiola a quella di lui , per fargli animo , e soggiunse : - Parlate , parlate , cugino mio ... Quel che si può fare ... sapete bene ... siamo parenti ... I tempi non rispondono ... ma quel poco che si può ... Non molto ... ma quel poco che posso ... fra parenti ... Parlate pure ... Ma egli non poteva , no ! colle fauci strette , la bocca amara , alzando ogni momento gli occhi su di lei , e aprendo le labbra senza che ne uscisse alcun suono . Infine , cavò di nuovo il fazzoletto per asciugarsi il sudore , se lo passò sulle labbra aride , balbettando : - E ' accaduta una disgrazia ! ... Una gran disgrazia ! ... La baronessa ebbe paura di essersi lasciata andare troppo oltre . Nei suoi occhi , che fuggivano quelli lagrimosi del cugino , cominciò a balenare la inquietudine del contadino che teme per la sua roba . - Cioè ! ... cioè ! ... - Vostro figlio è tanto ricco ! ... Mia sorella no , invece ! ... A quelle parole la cugina Rubiera tese le orecchie , colla faccia a un tratto irrigidita nella maschera dei suoi progenitori , improntata della diffidenza arcigna dei contadini che le avevano dato il sangue delle vene e la casa messa insieme a pezzo a pezzo colle loro mani . Si alzò , andò ad appendere la chiave allo stipite dell ' uscio , frugò alquanto nei cassetti del cassettone . Infine , vedendo che don Diego non aggiungeva altro : - Ma spiegatevi , cugino . Sapete che ho tanto da fare ... Invece di spiegarsi don Diego scoppiò a piangere come un ragazzo , nascondendo il viso incartapecorito nel fazzoletto di cotone , con la schiena curva e scossa dai singhiozzi ripetendo : - Bianca ! mia sorella ! ... E ' capitata una gran disgrazia alla mia povera sorella ! ... Ah , cugina Rubiera ! ... voi che siete madre ! ... Adesso la cugina aveva tutt ' altra faccia anche lei : le labbra strette per non lasciarsi scappar la pazienza , e una ruga nel bel mezzo della fronte : la ruga della gente che è stata all ' acqua e al sole per farsi la roba - o che deve difenderla . In un lampo le tornarono in mente tante cose alle quali non aveva badato nella furia del continuo da fare : qualche mezza parola della cugina Macrì ; le chiacchiere che andava spargendo don Luca il sagrestano ; certi sotterfugi del figliuolo . A un tratto si sentì la bocca amara come il fiele anch ' essa . - Non so , cugino , - gli rispose secco secco . - Non so come ci entri io in questi discorsi ... Don Diego stette un po ' a cercare le parole , guardandola fisso negli occhi che dicevano tante cose , in mezzo a quelle lagrime di onta e di dolore , e poi nascose di nuovo il viso fra le mani , accompagnando col capo la voce che stentava a venir fuori : - Sì ! ... sì ! ... Vostro figlio Ninì ! ... La baronessa stavolta rimase lei senza trovar parola , con gli occhi che le schizzavano fuori dal faccione apoplettico fissi sul cugino Trao , quasi volesse mangiarselo ; quindi balzò in piedi come avesse vent ' anni , e spalancò in furia la finestra gridando : - Rosaria ! Alessi ! venite qua ! - Per carità ! per carità ! - supplicava don Diego a mani giunte , correndole dietro . - Non fate scandali , per carità ! - E tacque , soffocato dalla tosse , premendosi il petto . Ma la cugina , fuori di sé , non gli dava più retta . Sembrava un terremoto per tutta la casa : gli schiamazzi dal pollaio ; l ' uggiolare del cane ; le scarpaccie di Alessi e di Rosaria che accorrevano a rotta di collo , arruffati , scalmanati , con gli occhi bassi . - Dov ' è mio figlio , infine ? Cosa t ' hanno detto alla Vignazza ? Parla , stupido ! - Alessi dondolandosi ora su di una gamba e ora sull ' altra , balbettando , guardando inquieto di qua e di là , ripeteva sempre la stessa cosa : - Il baronello non era alla Vignazza . Vi aveva lasciato il cane , Marchese , la sera innanzi , ed era partito : - A piedi , sissignora . Così mi ha detto il fattore . - La serva , rassettandosi di nascosto , a capo chino , soggiunse che il baronello , allorché andava a caccia di buon ' ora , soleva uscire dalla porticina della stalla , per non svegliar nessuno : - La chiave ? ... Io non so ... Ha minacciato di rompermi le ossa ... La colpa non è mia , signora baronessa ! ... - Come le pigliasse un accidente , alla signora baronessa . - Poi sgattaiolarono entrambi mogi mogi . Nella scala si udirono di nuovo le scarpaccie che scendevano a precipizio , inseguendosi . Don Diego , cadaverico , col fazzoletto sulla bocca per frenare la tosse , continuava a balbettare soffocato delle parole senza senso . - Era lì ... dietro quell ' uscio ! ... Meglio m ' avesse ucciso addirittura ... allorché mi puntò le pistole al petto ... a me ! ... le pistole al petto , cugina Rubiera ! ... La baronessa si asciugava le labbra amare come il fiele col fazzoletto di cotone : - No ! questa non me l ' aspettavo ! ... dite la verità , cugino don Diego , che non me la meritavo ! ... Vi ho sempre trattati da parenti ... E quella gatta morta di Bianca che me la pigliavo in casa giornate intere ... come una figliuola ... - Lasciatela stare , cugina Rubiera ! - interruppe don Diego , con un rimasuglio del vecchio sangue dei Trao alle guance . - Sì , sì , lasciamola stare ! Quanto a mio figlio ci penserò io , non dubitate ! Gli farò fare quel che dico io , al signor baronello ... Birbante ! assassino ! Sarà causa della mia morte ! ... E le spuntarono le lagrime . Don Diego , avvilito , non osava alzare gli occhi . Ci aveva fissi dinanzi , implacabili , Ciolla , la farmacia di Bomma , le risate ironiche dei vicini , le chiacchiere delle comari , ed anche insistente e dolorosa , la visione netta della sua casa , dove un uomo era entrato di notte : la vecchia casa che gli sembrava sentir trasalire ancora in ogni pietra all ' eco di quei passi ladri : e Bianca , sua sorella , la sua figliuola , il suo sangue , che gli aveva mentito , che s ' era stretta tacita nell ' ombra all ' uomo il quale veniva a recare così mortale oltraggio ai Trao : il suo povero corpo delicato e fragile nelle braccia di un estraneo ! ... Le lagrime gli scendevano amare e calde a lui pure lungo il viso scarno che nascondeva fra le mani . La baronessa , infine , si asciugò gli occhi , e sospirò rivolta al crocifisso : - Sia fatta la volontà di Dio ! Anche voi , cugino Trao , dovete aver la bocca amara ! Che volete : Tocca a noi che abbiamo il peso della casa sulle spalle ! ... Dio sa se della mia pelle ho fatto scarpe , dalla mattina alla sera ! se mi son levato il pan di bocca per amore della roba ! ... E poi tutto a un tratto , ci casca addosso un negozio simile ! ... Ma questa è l ' ultima che mi farà il signor baronello ! ... L ' aggiusterò io , non dubitate ! Alla fin fine non è più un ragazzo ! Lo mariterò a modo mio ... La catena al collo , là ! quella ci vuole ! ... Ma voi , lasciatemelo dire , dovevate tenere gli occhi aperti , cugino Trao ! ... Non parlo di vostro fratello don Ferdinando , ch ' è uno stupido , poveretto , sebbene sia il primogenito ... ma voi che avete più giudizio ... e non siete un bambino neppur voi ! Dovevate pensarci voi ! ... Quando si ha in casa una ragazza ... L ' uomo è cacciatore , si sa ! ... A vostra sorella avreste dovuto pensarci voi ... o piuttosto lei stessa ... Quasi quasi si direbbe ... colpa sua ! ... Chissà cosa si sarà messa in testa ? ... magari di diventare baronessa Rubiera ... Il cugino Trao si fece rosso e pallido in un momento . - Signora baronessa ... siamo poveri ... è vero ... Ma quanto a nascita ... - Eh , caro mio ! la nascita ... gli antenati ... tutte belle cose ... non dico di no ... Ma gli antenati che fecero mio figlio barone ... volete sapere quali furono ? ... Quelli che zapparono la terra ! ... Col sudore della fronte , capite ? Non si ammazzarono a lavorare perché la loro roba poi andasse in mano di questo e di quello ... capite ? ... In quel mentre bussarono al portone col pesante martello di ferro che rintronò per tutta la casa , e suscitò un ' altra volta lo schiamazzo del pollaio , i latrati del cane ; e mentre la baronessa andava alla finestra , per vedere chi fosse , Rosaria gridò dal cortile : - C ' è il sensale ... quello del grano ... - Vengo , vengo ! - seguitò a brontolare la cugina Rubiera , tornando a staccare dal chiodo la chiave del magazzino . - Vedete quel che ci vuole a guadagnare un tarì a salma , con Pirtuso e tutti gli altri ! Se ho lavorato anch ' io tutta la vita , e mi son tolto il pan di bocca , per amore della casa , intendo che mia nuora vi abbia a portare la sua dote anch ' essa ... Don Diego , sgambettando più lesto che poteva dietro alla cugina Rubiera , per gli anditi e gli stanzoni pieni di roba seguitava : - Mia sorella non è ricca ... cugina Rubiera ... Non ha la dote che ci vorrebbe ... Le daremo la casa e tutto ... Ci spoglieremo per lei ... Ferdinando ed io ... - Appunto , vi dicevo ! ... Badate che c ' è uno scalino rotto ... Voglio che mio figlio sposi una bella dote . La padrona son io , quella che l ' ha fatto barone . Non l ' ha fatta lui la roba ! Entrate , entrate , mastro Lio . Lì , dal cancello di legno . E ' aperto ... - Vostro figlio però lo sapeva che mia sorella non è ricca !...- ribatteva il povero don Diego che non si risolveva ad andarsene , mentre la cugina Rubiera aveva tanto da fare . Essa allora si voltò come un gallo , coi pugni sui fianchi , in cima alla scala : - A mio figlio ci penso io , torno a dirvi ! Voi pensate a vostra sorella ... L ' uomo è cacciatore ... Lo manderò lontano ! Lo chiudo a chiave ! Lo sprofondo ! Non tornerà in paese altro che maritato ! colla catena al collo ! ve lo dico io ! La mia croce ! la mia rovina ! ... Quindi , mossa a compassione dalla disperazione muta del poveraccio , il quale non si reggeva sulle gambe , aggiunse , scendendo adagio adagio : - E del resto ... sentite , don Diego ... Farò anch ' io quello che potrò per Bianca ... Sono madre anch ' io ! ... Sono cristiana ! ... Immagino la spina che dovete averci lì dentro ... - Signora baronessa , dice che il farro non risponde al peso , - gridò Alessi dalla porta del magazzino . - Che c ' è ? Cosa dice ? ... Anche il peso adesso ? La solita rinculata ! per carpirmi un altro ribasso ! ... E la baronessa partì come una furia . Per un po ' si udì nella profondità del magazzino un gran vocìo : sembrava che si fossero accapigliati . Pirtuso strillava peggio di un agnello in mano al beccaio ; Giacalone e Vito Orlando vociavano anch ' essi , per metterli d ' accordo , e la baronessa fuori di sé , che ne diceva di tutti i colori . Poscia vedendo passare il cugino Trao , il quale se ne andava colla coda fra le gambe , la testa infossata nelle spalle , barcollando , lo fermò sull ' uscio , cambiando a un tratto viso e maniere : - Sentite , sentite ... l ' aggiusteremo fra di noi questa faccenda ... Infine cos ' è stato ? ... Niente di male , ne son certa . Una ragazza col timor di Dio ... La cosa rimarrà fra voi e me ... l ' accomoderemo fra di noi ... Vi aiuterò anch ' io , don Diego ... Sono madre ... son cristiana ... La mariteremo a un galantuomo ... Don Diego scosse il capo amaramente , avvilito , barcollando come un ubbriaco nell ' andarsene . - Sì , sì , le troveremo un galantuomo ... Vi aiuterò anch ' io come posso ... Pazienza ! ... Farò un sagrificio ... Egli a quelle parole si fermò , cogli occhi spalancati , tutto tremante : - Voi ! ... cugina Rubiera ! ... No ! ... no ! ... Questo non può essere ... In quel momento veniva dal magazzino il sensale , bianco di pula , duro , perfino nella barba che gli tingeva di nero il viso anche quand ' era fatta di fresco : gli occhietti grigi come due tarì d ' argento , sotto le sopracciglia aggrottate dal continuo stare al sole e al vento in campagna . - Bacio le mani , signora baronessa . - Come ? Così ve ne andate ? Che c ' è di nuovo ? Non vi piace il farro ? L ' altro disse di no col capo anch ' esso , al pari di don Diego Trao , il quale se ne andava rasente al muro , continuando a scrollare la testa , come fosse stato colto da un accidente , inciampando nei sassi ogni momento . - Come ? - seguitava a sbraitare la baronessa . - Un negozio già conchiuso ! ... - C ' è forse caparra , signora baronessa ? - Non c ' è caparra ; ma c ' è la parola ! ... - In tal caso , bacio le mani a vossignoria ! E tirò via , ostinato come un mulo . La baronessa , furibonda , gli strillò dietro : - Sono azionacce da pari vostro ! Un pretesto per rompere il negozio ... degno di quel mastro - don Gesualdo che vi manda ... ora che s ' è pentito ... Giacalone e Vito Orlando gli correvano dietro anch ' essi scalmanandosi a fargli sentire la ragione . Ma Pirtuso tirava via , senza rispondere neppure , dicendo a don Diego Trao che non gli dava retta : - La baronessa ha un bel dire ... come se al caso non avrebbe fatto lo stesso lei pure ! ... Ora che il barone Zacco ha cominciato a vendere con ribasso ... Villano o baronessa la caparra è quella che conta . Dico bene , vossignoria ? III La signora Sganci aveva la casa piena di gente , venuta per vedere la processione del Santo patrono : c ' erano dei lumi persino nella scala ; i cinque balconi che mandavano fuoco e fiamma sulla piazza nera di popolo ; don Giuseppe Barabba in gran livrea e coi guanti di cotone , che annunziava le visite . - Mastro - don Gesualdo ! - vociò a un tratto , cacciando fra i battenti dorati il testone arruffato . - Devo lasciarlo entrare , signora padrona ? C ' era il fior fiore della nobiltà : l ' arciprete Bugno , lucente di raso nero ; donna Giuseppina Alòsi , carica di gioie ; il marchese Limòli , con la faccia e la parrucca del secolo scorso . La signora Sganci , sorpresa in quel bel modo dinanzi a tanta gente , non seppe frenarsi . - Che bestia ! Sei una bestia ! Don Gesualdo Motta , si dice ! bestia ! Mastro - don Gesualdo fece così il suo ingresso fra i pezzi grossi del paese , raso di fresco , vestito di panno fine , con un cappello nuovo fiammante fra le mani mangiate di calcina . - Avanti , avanti , don Gesualdo ! - strillò il marchese Limòli con quella sua vocetta acre che pizzicava . - Non abbiate suggezione . Mastro - don Gesualdo però esitava alquanto , intimidito , in mezzo alla gran sala tappezzata di damasco giallo , sotto gli occhi di tutti quei Sganci che lo guardavano alteramente dai ritratti , in giro alle pareti . La padrona di casa gli fece animo : - Qui , qui , c ' è posto anche per voi , don Gesualdo . C ' era appunto il balcone del vicoletto , che guardava di sbieco sulla piazza , per gli invitati di seconda mano ed i parenti poveri : donna Chiara Macrì , così umile e dimessa che pareva una serva ; sua figlia donna Agrippina , monaca di casa una ragazza con tanto di baffi , un faccione bruno e bitorzoluto da zoccolante , e due occhioni neri come il peccato che andavano frugando gli uomini . In prima fila il cugino don Ferdinando , curioso più di un ragazzo , che s ' era spinto innanzi a gomitate , e allungava il collo verso la Piazza Grande dal cravattone nero , al pari di una tartaruga , cogli occhietti grigi e stralunati , il mento aguzzo e color di filiggine , il gran naso dei Trao palpitante , il codino ricurvo , simile alla coda di un cane sul bavero bisunto che gli arrivava alle orecchie pelose ; e sua sorella donna Bianca rincantucciata dietro di lui , colle spalle un po ' curve , il busto magro e piatto , i capelli lisci , il viso smunto e dilavato , vestita di lanetta in mezzo a tutto il parentado in gala . La zia Sganci tornò a dire : - Venite qui , don Gesualdo . V ' ho serbato il posto per voi . Qui , vicino ai miei nipoti . Bianca si fece in là , timidamente . Don Ferdinando , temendo d ' esser scomodato , volse un momento il capo , accigliato , e mastro - don Gesualdo si avvicinò al balcone , inciampando , balbettando , sprofondandosi in scuse . Rimase lì , dietro le spalle di coloro che gli stavano dinanzi , alzando il capo a ogni razzo che saliva dalla piazza per darsi un contegno meno imbarazzato . - Scusate ! scusate ! - sbuffò allora donna Agrippina Macrì , arricciando il naso , facendosi strada coi fianchi poderosi , assettandosi sdegnosa il fazzoletto bianco sul petto enorme ; e capitò nel crocchio dove era la zia Cirmena colle altre dame , sul balcone grande , in mezzo a un gran mormorìo , tutte che si voltavano a guardare verso il balcone del vicoletto , in fondo alla sala . - Me l ' han messo lì ... alle costole , capite ! ... Un ' indecenza ! - Ah , è quello lo sposo ! - domandò sottovoce donna Giuseppina Alòsi , cogli occhietti che sorridevano in mezzo al viso placido di luna piena . - Zitto ! zitto . Vado a vedere ... - disse la Cirmena , e attraversò la sala - come un mare di luce nel vestito di raso giallo - per andare a fiutare che cosa si macchinasse nel balcone del vicoletto . Lì tutti sembravano sulle spine : la zia Macrì fingendo di guardare nella piazza , Bianca zitta in un cantuccio , e don Ferdinando solo che badava a godersi la festa , voltando il capo di qua e di là , senza dire una parola . - Vi divertite qui , eh ? Tu ti diverti , Bianca ? Don Ferdinando volse il capo infastidito ; poi vedendo la cugina Cirmena , borbottò : - Ah ... donna Sarina ... buona sera ! buona sera ! - E tornò a voltarsi dall ' altra parte . Bianca alzò gli occhi dolci ed umili sulla zia e non rispose ; la Macrì abbozzò un sorriso discreto . La Cirmena riprese subito , guardando don Gesualdo : - Che caldo , eh ? Si soffoca ! C ' è troppa gente questa volta .. La cugina Sganci ha invitato tutto il paese ... Mastro - don Gesualdo fece per tirarsi da banda . - No , no , non vi scomodate , caro voi ... Sentite piuttosto , cugina Macrì ... - Signora ! signora ! - vociò in quel momento don Giuseppe Barabba , facendo dei segni alla padrona . - No , - rispose lei , - prima deve passare la processione . Il marchese Limòli la colse a volo mentre s ' allontanava , fermandola pel vestito : - Cugina , cugina , levatemi una curiosità : cosa state almanaccando con mastro - don Gesualdo ? - Me l ' aspettavo ... cattiva lingua ! ... - borbottò la Sganci ; e lo piantò lì , senza dargli retta , che se la rideva fra le gengive nude , sprofondato nel seggiolone , come una mummia maliziosa . Entrava in quel punto il notaro Neri , piccolo , calvo , rotondo , una vera trottola , col ventre petulante , la risata chiassosa , la parlantina che scappava stridendo a guisa di una carrucola . - Donna Mariannina ! ... Signori miei ! ... Quanta gente ! ... Quante bellezze ! ... - Poi , scoperto anche mastro - don Gesualdo in pompa magna , finse di chinarsi per vederci meglio , come avesse le traveggole , inarcando le ciglia , colla mano sugli occhi ; si fece il segno della croce e scappò in furia verso il balcone grande , cacciandosi a gomitate nella folla , borbottando : - Questa è più bella di tutte ! ... Com ' è vero Dio ! Donna Giuseppina Alòsi istintivamente corse con la mano sulle gioie ; e la signora Capitana , che non avendo da sfoggiarne metteva in mostra altre ricchezze , al sentirsi frugare nelle spalle si volse come una vipera . - Scusate , scusate ; - balbettava il notaro . - Cerco il barone Zacco . Dalla via San Sebastiano , al disopra dei tetti , si vedeva crescere verso la piazza un chiarore d ' incendio , dal quale di tratto in tratto scappavano dei razzi , dinanzi alla statua del santo , con un vocìo di folla che montava a guisa di tempesta . - La processione ! la processione ! - strillarono i ragazzi pigiati contro la ringhiera . Gli altri si spinsero innanzi ; ma la processione ancora non spuntava . Il cavaliere Peperito , che si mangiava con gli occhi le gioie di donna Giuseppina Alòsi - degli occhi di lupo affamato sulla faccia magra , folta di barba turchiniccia sino agli occhi - approfittò della confusione per soffiarle nell ' orecchio un ' altra volta : - Sembrate una giovinetta , donna Giuseppina ! parola di cavaliere ! - Zitto , cattivo soggetto ! - rispose la vedova . - Raccomandatevi piuttosto al santo Patrono che sta per arrivare . - Sì , sì , se mi fa la grazia ... Dal seggiolone dove era rannicchiato il marchese Limòli sorse allora la vocetta fessa di lui : - Servitevi , servitevi pure ! Già son sordo , lo sapete . Il barone Zacco , rosso come un peperone , rientrò dal balcone , senza curarsi del santo , sfogandosi col notaro Neri : - Tutta opera del canonico Lupi ! ... Ora mi cacciano fra i piedi anche mastro - don Gesualdo per concorrere all ' asta delle terre comunali ! ... Ma non me le toglieranno ! dovessi vendere Fontanarossa , vedete ! Delle terre che da quarant ' anni sono nella mia famiglia ! ... Tutt ' a un tratto , sotto i balconi , la banda scoppiò in un passodoppio furibondo , rovesciandosi in piazza con un ' onda di popolo che sembrava minacciosa . La signora Capitana si tirò indietro arricciando il naso . - Che odore di prossimo viene di laggiù ! - Capite ? - seguitava a sbraitare il barone Zacco - delle terre che pago già a tre onze la salma ! E gli par poco ! Il notaro Neri , che non gli piaceva far sapere alla gente i fatti suoi , si rivolse alla signora Capitana scollacciata ch ' era un ' indecenza , col pretesto che si faceva mandare i vestiti da Palermo , la quale civettava in mezzo a un gruppo di giovanotti . - Signora Capitana ! signora Capitana ! Così rubate la festa al santo ! Tutti gli voltano le spalle ! - Come siete stupidi , tutti quanti ! - rispose la Capitana , gongolante . - Vado a mettermi vicino al marchese , che ha più giudizio di voi . - Ahimè ! ahimè ! signora mia ! ... Il marchese , cogli occhietti svegli adesso , andava fiutandole da presso il profumo di bergamotta tanto che essa doveva schermirsi col ventaglio , e il vecchietto ad ostinarsi : - No ! no ! lasciatemi fare le mie devozioni ! ... L ' arciprete prese tabacco , si spurgò , tossì , infine si alzò , e si mosse per andarsene , gonfiando le gote - le gote lucenti la sottana lucente , il grosso anello lucente , tanto che le male lingue dicevano fosse falso ; mentre il marchese gli gridava dietro : - Don Calogero ! don Calogero ! dico per dire che diavolo ! Alla mia età ... E appena cessarono le risate alla sortita del marchese , si udì donna Giuseppina Alòsi , che faceva le sue confidenze al cavaliere . - ... come fossi libera , capite ! Le due grandi al Collegio di Maria ; il maschio al Seminario ; in casa ci ho soltanto l ' ultimo , Sarino , ch ' è meno alto di questo ventaglio . Poi i miei figliuoli hanno la roba del loro padre , buon ' anima ... Donna Sarina tornò verso il balcone grande chiacchierando sottovoce colla cugina Macrì , con delle scrollatine di capo e dei sorrisetti che volevano dire . - Però non capisco il mistero che vuol farne la cugina Sganci ! ... Siamo parenti di Bianca anche noi , alla fin fine ! ... - E ' quello ? quello lì ? - tornò a chiedere donna Giuseppina col sorriso maligno di prima . La Cirmena accennò di sì , stringendo le labbra sottili , cogli occhi rivolti altrove , in aria di mistero anch ' essa . Infine non si tenne più : - Fanno le cose sottomano ... come se fossero delle sudicerie . Capiscono anche loro che manipolano delle cose sporche ... Ma la gente poi non è così sciocca da non accorgersi ... Un mese che il canonico Lupi si arrabatta in questo negozio ... un va e vieni fra la Sganci e la Rubiera ... - Non me lo dite ! - esclamò Peperito . - Una Trao che sposa mastro - don Gesualdo ! ... Non me lo dite ! ... Quando vedo una famiglia illustre come quella scendere tanto basso mi fa male allo stomaco , in parola d ' onore ! E volse le spalle soffiandosi il naso come una trombetta nel fazzoletto sudicio , fremendo d ' indignazione per tutta la personcina misera , dopo aver saettato un ' occhiata eloquente a donna Giuseppina . - Chi volete che la sposi ? ... senza dote ! ... - ribatté la Cirmena al cavaliere ch ' era già lontano . - Poi , dopo quello ch ' è successo ! ... - Almeno si metterà in grazia di Dio ! - osservò piano la zia Macrì . La sua figliuola che stava ad ascoltare senza dir nulla , fissando in volto a chi parlava quegli occhioni ardenti , scosse la tonaca , quasi avesse temuto d ' insudiciarla fra tante sozzure , e mormorò colla voce d ' uomo , colle grosse labbra sdegnose sulle quali sembrava veder fremere i peli neri , rivolta al chiarore della processione che s ' avvicinava al di sopra dei tetti della via , come un incendio : - Santo Patrono ! Guardatemi voi ! - Queste sono le conseguenze ! ... La ragazza si era messa in testa non so che cosa ... Un disonore per tutto il parentado ! ... La cugina Sganci ha fatto bene a ripararvi ... Non dico di no ! ... Ma avrebbe dovuto parlarne a noi pure che siamo parenti di Bianca al par di lei ... Piuttosto che fare le cose di nascosto ... Scommetto che neppure don Ferdinando ne sa nulla ... - Ma l ' altro fratello ... don Diego , cosa ne dice ? ... - Ah , don Diego ? ... sarà a rovistare fra le sue cartacce ... Le carte della lite ! ... Non pensa ad altro ... Crede d ' arricchire colla lite ! ... Lo vedete che non è uscito di casa neppure per la festa ... Poi forse si vergogna a farsi vedere dalla gente ... Tutti così quei Trao ... Degli stupidi ! ... gente che si troveranno un bel giorno morti di fame in casa , piuttosto di aprir bocca per ... - Il canonico , no ! - stava dicendo il notaro mentre s ' avvicinavano al balcone discorrendo sottovoce col barone Zacco . - Piuttosto la baronessa ... offrendole un guadagno ... Quella non ha puntiglio ! ... Del canonico non ho paura ... - E tutto sorridente poi colle signore : - Ah ! ... donna Chiara ! ... La bella monaca che avete in casa ! ... Una vera grazia di Dio ! ... - Eh , marchese ? eh ? Chi ve l ' avrebbe detto , ai vostri tempi ? ... che sareste arrivato a vedere la processione del santo Patrono spalla a spalla con mastro - don Gesualdo , in casa Sganci ! - riprese il barone Zacco , il quale pensava sempre a una cosa , e non poteva mandarla giù , guardando di qua e di là cogli occhiacci da spiritato , ammiccando alle donne per farle ridere . Il marchese , impenetrabile , rispose solo : - Eh , eh , caro barone ! Eh , eh ! - Sapete quanto ha guadagnato nella fabbrica dei mulini mastro - don Gesualdo ? - entrò a dire il notaro a mezza voce in aria di mistero . - Una bella somma ! Ve lo dico io ! ... Si è tirato su dal nulla ... Me lo ricordo io manovale , coi sassi in spalla ... sissignore ! ... Mastro Nunzio , suo padre , non aveva di che pagare le stoppie per far cuocere il gesso nella sua fornace ... Ora ha l ' impresa del ponte a Fiumegrande ! ... Suo figlio ha sborsato la cauzione , tutta in pezzi da dodici tarì , l ' un sull ' altro ... Ha le mani in pasta in tutti gli affari del comune ... Dicono che vuol mettersi anche a speculare sulle terre ... L ' appetito viene mangiando ... Ha un bell ' appetito ... e dei buoni denti , ve lo dico io ! ... Se lo lasciano fare , di qui a un po ' si dirà che mastro - don Gesualdo è il padrone del paese ! Il marchese allora levò un istante la sua testolina di scimmia ; ma poi fece una spallucciata , e rispose , con quel medesimo risolino tagliente : - Per me ... non me ne importa . Io sono uno spiantato . - Padrone ? ... padrone ? ... quando saran morti tutti quelli che son nati prima di lui ! ... e meglio di lui ! Venderò Fontanarossa ; ma le terre del comune non me le toglie mastro - don Gesualdo ! Né solo , né coll ' aiuto della baronessa Rubiera ! - Che c ' è ? che c ' è ? - interruppe il notaro correndo al balcone , per sviare il discorso , poiché il barone non sapeva frenarsi e vociava troppo forte . Giù in piazza , dinanzi al portone di casa Sganci , vedevasi un tafferuglio , dei vestiti chiari in mezzo alla ressa , berretti che volavano in aria , e un tale che distribuiva legnate a diritta e a manca per farsi largo . Subito dopo comparve sull ' uscio dell ' anticamera don Giuseppe Barabba , colle mani in aria strangolato dal rispetto . - Signora ! ... signora ! ... Era tutto il casato dei Margarone stavolta : donna Fifì , donna Giovannina , donna Mita , la mamma Margarone , donna Bellonia , dei Bracalanti di Pietraperzia , nientemeno , che soffocava in un busto di raso verde , pavonazza , sorridente ; e dietro , il papà Margarone , dignitoso , gonfiando le gote , appoggiandosi alla canna d ' India col pomo d ' oro , senza voltar nemmeno il capo , tenendo per mano l ' ultimo dei Margarone , Nicolino , il quale strillava e tirava calci perché non gli facevano vedere il santo dalla piazza . Il papà , brandendo la canna d ' India , voleva insegnargli l ' educazione . - Adesso ? - sogghignò il marchese per calmarlo . - Oggi ch ' è festa ? Lasciatelo stare quel povero ragazzo , don Filippo ! Don Filippo lasciò stare , limitandosi a lanciare di tanto in tanto qualche occhiataccia autorevole al ragazzo che non gli badava . Intanto gli altri facevano festa alle signore Margarone : - Donna Bellonia ! ... donna Fifì ! ... che piacere , stasera ! ... - Perfino don Giuseppe Barabba , a modo suo , sbracciandosi a portar delle altre seggiole e a smoccolare i lumi . Poi dal balcone si mise a fare il telegrafo con qualcuno ch ' era giù in piazza , gridando per farsi udire in mezzo al gran brusìo della folla : - Signor barone ! signor barone ! - Infine corse dalla padrona , trionfante : - Signora ! signora ! Eccolo che viene ! ecco don Ninì ! . Donna Giuseppina Alòsi abbozzò un sorrisetto alla gomitata che le piantò nei fianchi il barone Zacco . La signora Capitana invece si rizzò sul busto - come se sbocciassero allora le sue belle spalle nude dalle maniche rigonfie . - Sciocco ! Non ne fai una bene ! Cos ' è questo fracasso ? Non è questa la maniera ! Don Giuseppe se ne andò brontolando . Ma in quella entrava don Ninì Rubiera , un giovanotto alto e massiccio che quasi non passava dall ' uscio , bianco e rosso in viso , coi capelli ricciuti , e degli occhi un po ' addormentati che facevano girare il capo alle ragazze . Donna Giovannina Margarone , un bel pezzo di grazia di Dio anch ' essa , cinghiata nel busto al pari della mamma , si fece rossa come un papavero , al vedere entrare il baronello . Ma la mamma le metteva sempre innanzi la maggiore , donna Fifì , disseccata e gialla dal lungo celibato , tutta pelosa , con certi denti che sembrava volessero acchiappare un marito a volo , sopraccarica di nastri , di fronzoli e di gale , come un uccello raro . - Fifì vi ha scoperto per la prima in mezzo alla folla ! ... Che folla , eh ? Mio marito ha dovuto adoperare il bastone per farci largo . Proprio una bella festa ! Fifì ci ha detto : Ecco lì il baronello Rubiera , vicino al palco della musica ... Don Ninì guardava intorno inquieto . A un tratto scoprendo la cugina Bianca rincantucciata in fondo al balcone del vicoletto , smorta in viso , si turbò , smarrì un istante il suo bel colorito fiorente , e rispose balbettando : - Sissignora ... infatti ... sono della commissione ... - Bravo ! bravo ! Bella festa davvero ! Avete saputo far le cose bene ! ... E vostra madre , don Ninì ? ... - Presto ! presto ! - chiamò dal balcone la zia Sganci . - Ecco qui il santo ! Il marchese Limòli , che temeva l ' umidità della sera , aveva afferrato la mamma Margarone pel suo vestito di raso verde e faceva il libertino : - Non c ' è furia , non c ' è furia ! Il santo torna ogni anno . Venite qua , donna Bellonia . Lasciamo il posto ai giovani , noi che ne abbiamo viste tante delle feste ! E continuava a biasciarle delle barzellette salate nell ' orecchio che sembrava arrossire dalla vergogna ; divertendosi alla faccia seria che faceva don Filippo sul cravattone di raso ; mentre la signora Capitana , per far vedere che sapeva stare in conversazione , rideva come una matta , chinandosi in avanti ogni momento , riparandosi col ventaglio per nascondere i denti bianchi , il seno bianco , tutte quelle belle cose di cui studiava l ' effetto colla coda dell ' occhio , mentre fingeva d ' andare in collera allorché il marchese si pigliava qualche libertà soverchia - adesso che erano soli - diceva lui col suo risolino sdentato di satiro . - Mita ! Mita ! - chiamò infine la mamma Margarone . - No ! no ! Non mi scappate , donna Bellonia ! ... Non mi lasciate solo con la signora Capitana ... alla mia età ! ... Donna Mita sa quel che deve fare . E ' grande e grossa quanto le sue sorelle messe insieme ; ma sa che deve fare la bambina , per non far torto alle altre due . Il notaro Neri , che per la sua professione sapeva i fatti di tutto il paese e non aveva peli sulla lingua , domandò alla signora Margarone : - Dunque , ce li mangeremo presto questi confetti pel matrimonio di donna Fifì ? Don Filippo tossì forte . Donna Bellonia rispose che sino a quel momento erano chiacchiere : la gente parlava perché sapeva don Ninì Rubiera un po ' assiduo con la sua ragazza : - Nulla di serio . Nulla di positivo ... - Ma le si vedeva una gran voglia di non esser creduta . Il marchese Limòli al solito trovò la parola giusta : - Finché i parenti non si saranno accordati per la dote , non se ne deve parlare in pubblico . Don Filippo affermò col capo , e donna Bellonia , vista l ' approvazione del marito , s ' arrischiò a dire : - E ' vero . - Sarà una bella coppia ! - soggiunse graziosamente la signora Capitana . Il cavaliere Peperito , onde non stare a bocca chiusa come un allocco , in mezzo al crocchio dove l ' aveva piantato donna Giuseppina per non dar troppo nell ' occhio , scappò fuori a dire : - Però la baronessa Rubiera non è venuta ! ... Come va che la baronessa non è venuta dalla cugina Sganci ? Ci fu un istante di silenzio . Solo il barone Zacco , da vero zotico , per sfogare la bile che aveva in corpo , si diede la briga di rispondere ad alta voce , quasi fossero tutti sordi : - E ' malata ! ... Ha mal di testa ! ... - E intanto faceva segno di no col capo . Poscia , ficcandosi in mezzo alla gente , a voce più bassa , col viso acceso : - Ha mandato mastro - don Gesualdo in vece sua ! ... il futuro socio ! ... sissignore ! ... Non lo sapete ? Piglieranno in affitto le terre del comune ... quelle che abbiamo noi da quarant ' anni ... tutti i Zacco , di padre in figlio !...! ... Una bricconata ! Una combriccola fra loro tre : Padre figliuolo e spirito santo ! La baronessa non ha il coraggio di guardarmi in faccia dopo questo bel tiro che vogliono farmi ... Non voglio dire che sia rimasta a casa per non incontrarsi con me ... Che diavolo ! Ciascuno fa il suo interesse ... Al giorno d ' oggi l ' interesse va prima della parentela ... Io poi non ci tengo molto alla nostra ... Si sa da chi è nata la baronessa Rubiera ! ... E poi fa il suo interesse ... Sissignore ! ... Lo so da gente che può saperlo ! ... Il canonico le fa da suggeritore ; mastro - don Gesualdo ci mette i capitali , e la baronessa poi ... un bel nulla ... l ' appoggio del nome ! ... Vedremo poi quale dei due conta di più , fra il suo e il mio ! ... Oh , se la vedremo ! ... Intanto per provare cacciano innanzi mastro - don Gesualdo ... vedete , lì , nel balcone dove sono i Trao ? ... - Bianca ! Bianca ! - chiamò il marchese Limòli . - Io , zio ? - Sì , vieni qua . - Che bella figurina ! - osservò la signora Capitana per adulare il marchese , mentre la giovinetta attraversava la sala , timida , col suo vestito di lanetta , l ' aria umile e imbarazzata delle ragazze povere . - Sì , - rispose il marchese . - E ' di buona razza . - Ecco ! ecco ! - si udì in quel momento fra quelli ch ' erano affacciati . - Ecco il santo ! Peperito colse la palla al balzo e si cacciò a capo fitto nella folla dietro la signora Alòsi . La Capitana si levò sulla punta dei piedi ; il notaro , galante , proponeva di sollevarla fra le braccia . Donna Bellonia corse a far la mamma , accanto alle sue creature ; e suo marito si contentò di montare su di una sedia , per vedere . - Cosa ci fai lì con mastro - don Gesualdo ? - borbottò il marchese , rimasto solo colla nipote . Bianca fissò un momento sullo zio i grandi occhi turchini e dolci , la sola cosa che avesse realmente bella sul viso dilavato e magro dei Trao , e rispose : - Ma ... la zia l ' ha condotto lì ... - Vieni qua , vieni qua . Ti troverò un posto io . Tutt ' a un tratto la piazza sembrò avvampare in un vasto incendio , sul quale si stampavano le finestre delle case , i cornicioni dei tetti , la lunga balconata del Palazzo di Città , formicolante di gente . Nel vano dei balconi le teste degli invitati che si pigiavano , nere in quel fondo infuocato ; e in quello di centro la figura angolosa di donna Fifì Margarone , sorpresa da quella luce , più verde del solito , colla faccia arcigna che voleva sembrar commossa , il busto piatto che anelava come un mantice , gli occhi smarriti dietro le nuvole di fumo , i denti soli rimasti feroci ; quasi abbandonandosi , spalla a spalla contro il baronello Rubiera , il quale sembrava pavonazzo a quella luce , incastrato fra lei e donna Giovannina ; mentre Mita sgranava gli occhi di bambina , per non vedere , e Nicolino andava pizzicando le gambe della gente , per ficcarvi il capo framezzo e spingersi avanti . - Cos ' hai ? ti senti male ? - disse il marchese vedendo la nipote così pallida . - Non è nulla ... E ' il fumo che mi fa male ... Non dite nulla , zio ! Non disturbate nessuno ! ... Di tanto in tanto si premeva sulla bocca il fazzolettino di falsa batista ricamato da lei stessa , e tossiva , adagio adagio , chinando il capo ; il vestito di lanetta le faceva delle pieghe sulle spalle magre . Non diceva nulla , stava a guardare i fuochi , col viso affilato e pallido , come stirato verso l ' angolo della bocca , dove erano due pieghe dolorose , gli occhi spalancati e lucenti , quasi umidi . Soltanto la mano colla quale appoggiavasi alla spalliera della seggiola era un po ' tremante e l ' altra distesa lungo il fianco si apriva e chiudeva macchinalmente : delle mani scarne e bianche che spasimavano . - Viva il santo Patrono ! Viva san Gregorio Magno ! - Nella folla , laggiù in piazza , il canonico Lupi , il quale urlava come un ossesso , in mezzo ai contadini , e gesticolava verso i balconi del palazzo Sganci , col viso in su , chiamando ad alta voce i conoscenti : - Donna Marianna ? ... Eh ? ... eh ? ... Dev ' esserne contento il baronello Rubiera ! ... Baronello ? don Ninì ? siete contento ? ... Vi saluto , don Gesualdo ! Bravo ! bravo ! Siete lì ! ... - Poi corse di sopra a precipizio , scalmanato , rosso in viso , col fiato ai denti , la sottana rimboccata , il mantello e il nicchio sotto l ' ascella , le mani sudice di polvere , in un mare di sudore : - Che festa , eh ! signora Sganci ! - Intanto chiamava don Giuseppe Barabba che gli portasse un bicchier d ' acqua : - Muoio dalla sete , donna Marianna ! Che bei fuochi , eh ? ... Circa duemila razzi ! Ne ho accesi più di duecento con le mie mani sole . Guardate che mani , signor marchese ! ... Ah , siete qui , don Gesualdo ? Bene ! bene ! Don Giuseppe ? Chissà dove si sarà cacciato quel vecchio stolido di don Giuseppe : Don Giuseppe era salito in soffitta , per vedere i fuochi dall ' abbaino , a rischio di precipitare in piazza . Comparve finalmente , col bicchier d ' acqua , tutto impolverato e coperto di ragnateli , dopo che la padrona e il canonico Lupi si furono sgolati a chiamarlo per ogni stanza . Il canonico Lupi , ch ' era di casa , gli diede anche una lavata di capo . Poscia , voltandosi verso mastro - don Gesualdo , con una faccia tutta sorridente : - Bravo , bravo , don Gesualdo ! Son contentone di vedervi qui . La signora Sganci mi diceva da un pezzo : l ' anno venturo voglio che don Gesualdo venga in casa mia , a vedere la processione ! Il marchese Limòli , il quale aveva salutato gentilmente il santo Patrono al suo passaggio , inchinandosi sulla spalliera della seggiola , raddrizzò la schiena facendo un boccaccia . - Ahi ! ahi ! ... Se Dio vuole è passata anche questa ! ... Chi campa tutto l ' anno vede tutte le feste . - Ma di veder ciò che avete visto stavolta non ve l ' aspettate più ! - sogghignava il barone Zacco , accennando a mastro - don Gesualdo . - No ! no ! Me lo rammento coi sassi in spalla ... e le spalle lacere ! ... sul ponte delle fabbriche , quest ' amicone mio con cui oggi ci troviamo qui , a tu per tu ! ... Però la padrona di casa era tutta cortesie per mastro - don Gesualdo . Ora che il santo aveva imboccato la via di casa sua sembrava che la festa fosse per lui : donna Marianna parlandogli di questo e di quello ; il canonico Lupi battendogli sulla spalla ; la Macrì che gli aveva ceduto persino il posto ; don Filippo Margarone anche lui gli lasciava cadere dall ' alto del cravattone complimenti simili a questi : - Il nascer grandi è caso , e non virtù ! ... Venire su dal nulla , qui sta il vero merito ! Il primo mulino che avete costruito in appalto , eh ? coi denari presi in prestito al venti per cento ! ... - Sì signore , - rispose tranquillamente don Gesualdo . - Non chiudevo occhio , la notte . L ' arciprete Bugno , ingelosito dei salamelecchi fatti a un altro , dopo tutti quegli spari , quelle grida , quel fracasso che gli parevano dedicati un po ' anche a lui , come capo della chiesa , era riuscito a farsi un po ' di crocchio attorno pur esso , discorrendo dei meriti del santo Patrono : un gran santo ! ... e una gran bella statua ... I forestieri venivano apposta per vederla ... Degli inglesi , s ' era risaputo poi , l ' avrebbero pagata a peso d ' oro , onde portarsela laggiù , fra i loro idoli ... Il marchese che stava per iscoppiare , l ' interruppe alla fine : - Ma che sciocchezze ! ... Chi ve le dà a bere , don Calogero ? La statua è di cartapesta ... una brutta cosa ! ... I topi ci hanno fatto dentro il nido ... Le gioie ? ... Eh ! eh ! non arricchirebbero neppur me , figuratevi ! Vetro colorato ... come tante altre che se ne vedono ! ... un fantoccio da carnevale ! ... Eh ? Cosa dite ? ... Sì , un sacrilegio ! Il mastro che fece quel santo dev ' essere a casa del diavolo ... Non parlo del santo ch ' è in paradiso ... Lo so , è un ' altra cosa ... Basta la fede ... Son cristiano anch ' io , che diavolo ! ... e me ne vanto ! ... La signora Capitana affettava di guardare con insistenza la collana di donna Giuseppina Alòsi , nel tempo stesso che rimproverava il marchese : - Libertino ! ... libertino ! - Peperito s ' era tappate le orecchie . L ' arciprete Bugno ricominciò daccapo : - Una statua d ' autore ! ... Il Re , Dio guardi , voleva venderla al tempo della guerra coi giacobini ! ... Un santo miracoloso ! ... - Che c ' è di nuovo , don Gesualdo ? - gridò infine il marchese ristucco , con la vocetta fessa , voltando le spalle all ' arciprete . - Abbiamo qualche affare in aria ? Il barone Zacco si mise a ridere forte , cogli occhi che schizzavano fuori dell ' orbita ; ma l ' altro , un po ' stordito dalla ressa che gli si faceva attorno , non rispose . - A me potete dirlo , caro mio , - riprese il vecchietto malizioso . - Non avete a temere che vi faccia la concorrenza , io ! Al battibecco si divertivano anche coloro che non gliene importava nulla . Il barone Zacco , poi , figuriamoci ! - Eh ! eh ! marchese ! ... Voi non la fate , la concorrenza ? ... Eh ! eh ! Mastro - don Gesualdo volse un ' occhiata in giro su tutta quella gente che rideva , e rispose tranquillamente : - Che volete , signor marchese ? ... Ciascuno fa quel che può ... - Fate , fate , amico mio . Quanto a me , non ho di che lagnarmene ... Don Giuseppe Barabba si avvicinò in punta di piedi alla padrona , e le disse in un orecchio , con gran mistero - - Devo portare i sorbetti , ora ch ' è passata la processione ? - Un momento ! un momento ! - interruppe il canonico Lupi , - lasciatemi lavar le mani . - Se non li porto subito , - aggiunse il servitore , - se ne vanno tutti in broda . E ' un pezzo che li ha mandati Giacinto , ed eran già quasi strutti . - Va bene , va bene ... Bianca ? - Zia ... - Fammi il piacere , aiutami un po ' tu . Dall ' uscio spalancato a due battenti entrarono poco dopo don Giuseppe e mastro Titta , il barbiere di casa , carichi di due gran vassoi d ' argento che sgocciolavano ; e cominciarono a fare il giro degli invitati , passo passo , come la processione anch ' essi . Prima l ' arciprete , donna Giuseppina Alòsi , la Capitana , gli invitati di maggior riguardo . Il canonico Lupi diede una gomitata al barbiere , il quale passava dinanzi a mastro - don Gesualdo senza fermarsi . - Che so io ? ... Se ne vedono di nuove adesso ! ... - brontolò mastro Titta . Il ragazzo dei Margarone ficcava le dita dappertutto . - Zio ? ... - Grazie , cara Bianca ... Ci ho la tosse ... Sono invalido ... come tuo fratello ... - Donna Bellonia , lì , sul balcone ! - suggerì la zia Sganci , la quale si sbracciava anche lei a servire gli invitati . Dopo il primo movimento generale , un manovrar di seggiole per schivare la pioggia di sciroppo , erano seguiti alcuni istanti di raccoglimento , un acciottolìo discreto di piattelli , un lavorar guardingo e tacito di cucchiai , come fosse una cerimonia solenne . Donna Mita Margarone , ghiotta , senza levare il naso dal piatto . Barabba e mastro Titta in disparte , posati i vassoi , si asciugavano il sudore coi fazzoletti di cotone . Il baronello Rubiera il quale stava discorrendo in un cantuccio del balcone grande naso a naso con donna Fifì , guardandosi negli occhi , degli occhi che si struggevano come i sorbetti , si scostò bruscamente al veder comparire la cugina , scolorandosi un po ' in viso . Donna Bellonia prese il piattino dalle mani di Bianca , inchinandosi goffamente : - Quante gentilezze ! ... è troppo ! è troppo ! La figliuola finse di accorgersi soltanto allora della sua amica : - Oh , Bianca ... sei qui ? ... che piacere ! ... M ' avevano detto ch ' eri ammalata ... - Sì ... un po ' , ... Adesso sto bene ... - Si vede ... Hai bella cera ... E un bel vestitino anche ... semplice ! ... ma grazioso ! ... Donna Fifì si chinò fingendo d ' osservare la stoffa , onde far luccicare i topazii che aveva al collo . Bianca rispose , facendosi rossa : - E ' di lanetta ... un regalo della zia ... - Ah ! ... ah ! ... Il baronello ch ' era sulle spine propose di rientrare in sala : - Comincia ad esser umido ... Piglieremo qualche malanno ... - Sì ! ... Fifì ! Fifì ! - disse la signora Margarone . Donna Fifì dovette seguire la mamma , coll ' andatura cascante che le sembrava molto sentimentale , la testolina alquanto piegata sull ' omero , le palpebre che battevano , colpite dalla luce più viva , sugli occhi illanguiditi come avesse sonno . Bianca posò la mano sul braccio del cugino , il quale stava per svignarsela anche lui dal balcone , dolcemente , come una carezza , come una preghiera ; tremava tutta , colla voce soffocata nella gola : - Ninì ! ... Senti , Ninì ! ... fammi la carità ! ... Una parola sola ! ... Son venuta apposta ... Se non ti parlo qui è finita per me ... è finita ! ... - Bada ! ... c ' è tanta gente ! ... - esclamò sottovoce il cugino , guardando di qua e di là cogli occhi che fuggivano . Ella gli teneva fissi addosso i begli occhi supplichevoli , con un grande sconforto , un grande abbandono doloroso in tutta la persona , nel viso pallido e disfatto , nell ' atteggiamento umile , nelle braccia inerti che si aprivano desolate . - Cosa mi rispondi , Ninì ? ... Cosa mi dici di fare ? ... Vedi ... sono nelle tue braccia ... come l ' Addolorata ! ... Egli allora cominciò a darsi dei pugni nella testa , commosso , col cuore gonfio anch ' esso , badando a non far strepito e che non sopraggiungesse nessuno nel balcone . Bianca gli fermò la mano . - Hai ragione ! ... siamo due disgraziati ! ... Mia madre non mi lascia padrone neanche di soffiarmi il naso ! ... Capisci ? capisci ? ... Ti pare che non ci pensi a te ? ... Ti pare che non ci pensi ? ... La notte ... non chiudo occhio ! ... Sono un povero disgraziato ! ... La gente mi crede felice e contento ... Guardava giù nella piazza , ora spopolata , onde evitare gli occhi disperati della cugina che gli passavano il cuore , addolorato , cogli occhi quasi umidi anch ' esso . - Vedi ? - soggiunse . - Vorrei essere un povero diavolo ... come Santo Motta , laggiù ! ... nell ' osteria di Pecu - Pecu ... Povero e contento ! ... - La zia non vuole ? - No , non vuole ! ... Che posso farci ? ... Essa è la padrona ! Si udiva nella sala la voce del barone Zacco , che disputava , alterato ; e poi , nei momenti ch ' esso taceva , il cicaleccio delle signore , come un passeraio , con la risatina squillante della signora Capitana , che faceva da ottavino . - Bisogna confessarle tutto , alla zia ! ... Don Ninì allungò il collo verso il vano del balcone , guardingo . Poscia rispose , abbassando ancora la voce : - Gliel ' ha detto tuo fratello ... C ' è stato un casa del diavolo ! ... Non lo sapevi ? Don Giuseppe Barabba venne sul balcone portando un piattello su ciascuna mano . - Donna Bianca , dice la zia ... prima che si finiscano ... - Grazie ; mettetelo lì , su quel vaso di fiori ... - Bisogna far presto , donna Bianca . Non ce n ' è quasi più . Don Ninì allora mise il naso nel piattello , fingendo di non badare ad altro : - Tu non ne vuoi ? Essa non rispose . Dopo un po ' , quando il servitore non era più lì , si udì di nuovo la voce sorda di lei : - E ' vero che ti mariti ? - Io ? ... - Tu ... con Fifì Margarone ... - Non è vero ... chi te l ' ha detto ? ... - Tutti lo dicono . - Io non vorrei ... E ' mia madre che si è messa in testa questa cosa ... Anche tu ... dicono che vogliono farti sposare don Gesualdo Motta ... - Io ? ... - Sì , tutti lo dicono ... la zia ... mia madre stessa ... Si affacciò un istante donna Giuseppina Alòsi , come cercando qualcheduno ; e vedendo i due giovani in fondo al balcone , rientrò subito nella sala . - Vedi ? vedi ? - disse lui . - Abbiamo tutti gli occhi addosso ! ... Piglia il sorbetto ... per amor mio ... per la gente che ci osserva ... Abbiamo tutti gli occhi addosso ! ... Essa prese dolcemente dalle mani di lui il piattino che aveva fatto posare sul vaso dei garofani ; ma tremava così che due o tre volte si udì il tintinnìo del cucchiaino il quale urtava contro il bicchiere . Barabba corse subito dicendo : - Eccomi ! eccomi ! - Un momento ! Un momento ancora , don Giuseppe ! Il baronello avrebbe pagato qualcosa di tasca sua per trattenere Barabba sul balcone . - Come vi tratta la festa , don Giuseppe ? - Che volete , signor barone ? ... Tutto sulle mie spalle ! ... la casa da mettere in ordine , le fodere da togliere , i lumi da preparare ... Donna Bianca , qui , può dirlo , che mi ha dato una mano . Mastro Titta fu chiamato solo pel trattamento . E domani poi devo tornare a scopare e rimettere le fodere ... Don Giuseppe seguitando a brontolare se ne andò coi bicchieri vuoti . Dalla sala arrivò il suono di una sghignazzata generale , subito dopo qualcosa che aveva detto il notaro Neri , e che non si poté intender bene perché il notaro quando le diceva grosse abbassava la voce . - Rientriamo anche noi , - disse il baronello . - Per allontanare i sospetti ... Ma Bianca non si mosse . Piangeva cheta , nell ' ombra ; e di tanto in tanto si vedeva il suo fazzoletto bianco salire verso gli occhi . - Ecco ! ... Sei tu che fai parlare la gente ! - scappò detto al cugino ch ' era sulle spine . - Che te ne importa ? - rispose lei . - Che te ne importa ? ... Oramai ! ... - Sì ! sì ! ... Credi che non ti voglia più bene ? ... Uno struggimento , un ' amarezza sconfinata venivano dall ' ampia distesa nera dell ' Alìa , dirimpetto , al di là delle case dei Barresi , dalle vigne e gli oliveti di Giolio , che si indovinavano confusamente , oltre la via del Rosario ancora formicolante di lumi , dal lungo altipiano del Casalgilardo , rotto dall ' alta cantonata del Collegio , dal cielo profondo , ricamato di stelle - una più lucente , lassù , che sembrava guardasse , fredda , triste , solitaria . Il rumore della festa si dileguava e moriva lassù , verso San Vito . Un silenzio desolato cadeva di tanto in tanto , un silenzio che stringeva il cuore . Bianca era ritta contro il muro , immobile ; le mani e il viso smorti di lei sembravano vacillare al chiarore incerto che saliva dal banco del venditore di torrone . Il cugino stava appoggiato alla ringhiera , fingendo di osservare attentamente l ' uomo che andava spegnendo la luminaria , nella piazza deserta , e il giovane del paratore , il quale correva su e giù per l ' impalcato della musica , come un gattone nero , schiodando , martellando , buttando giù i festoni e le ghirlande di carta . I razzi che scappavano ancora di tratto in tratto , lontano , dietro la massa nera del Palazzo di Città , i colpi di martello del paratore , le grida più rare , stanche e avvinazzate , sembravano spegnersi lontano , nella vasta campagna solitaria . Insieme all ' acre odore di polvere che dileguava , andava sorgendo un dolce odor di garofani ; passava della gente cantando ; udivasi un baccano di chiacchiere e di risate nella sala , vicino a loro , nello schianto di quell ' ultimo addio senza parole . Nel vano luminoso del balcone passò un ' ombra magra , e si udì la tosserella del marchese Limòli : - Eh , eh , ragazzi ! ... benedetti voialtri ! ... Sono venuto a veder la festa ... ora ch ' è passata ... Bianca , nipote mia ... bada che l ' aria della sera ti farà male ... - No , zio , - rispose lei con voce sorda . - Si soffoca lì dentro . - Pazienza ! ... Bisogna sempre aver pazienza a questo mondo ... Meglio sudare che tossire ... Tu , Nino , bada che le signore Margarone stanno per andarsene . - Vado , zio . - Va , va , se no vedrai che denti ! Non vorrei averli addosso neppur io ! ... E sì che non posso fare lo schifiltoso ! ... Che diavolo gli è saltato in corpo a tua madre , di farti sposare quei denti ? ... - Ah ... zio ! ... - Sei uno sciocco ! Dovresti lasciarle fare il diavolo a quattro quanto le pare e piace , a tua madre ! ... Sei figlio unico ! ... A chi vuoi che lasci la roba dopo la sua morte ? - Eh ... da qui a trent ' anni ! ... Il tempo di crepare di fame intanto ! ... Mia madre sta meglio di voi e di me , e può campare ancora trent ' anni ! ... - E ' vero ! - rispose il marchese . - Tua madre non sarebbe molto contenta di sentirsi lesinare gli anni ... Ma è colpa sua . - Ah ! zio mio ! ... Credetemi ch ' è un brutto impiccio ! ... - Càlmati ! càlmati ! ... Consòlati pensando a chi sta peggio di te . S ' affacciò la signora Capitana , svelta , irrequieta , guardando sorridente di qua e di là nella strada . - Mio marito ? ... Non viene ancora ? ... - Il santo non è ancora rientrato - rispose don Ninì . - Si ode subito il campanone di San Giovanni , appena giunge in chiesa , e attacca l ' altra festa . Però la gente cominciava ad andarsene di casa Sganci . Prima si vide uscire dal portone il cavalier Peperito , che scomparve dietro la cantonata del farmacista Bomma . Un momento dopo spuntò il lanternone che precedeva donna Giuseppina Alòsi , la quale attraversò la piazza , sporca di carta bruciata e di gusci di fave e nocciuole , in punta di piedi , colle sottane in mano , avviandosi in su pel Rosario ; e subito dopo , dalla farmacia , scantonò di nuovo l ' ombra di Peperito , che le si mise dietro quatto quatto , rasente al muro . La signora Capitana fece udire una risatina secca , e il baronello Rubiera confermò : - E ' lui ! ... Peperito ! ... com ' è vero Dio ! Il marchese prese il braccio di sua nipote e rientrò con lei nella sala . In quel momento mastro - don Gesualdo , in piedi presso il balcone , discorreva col canonico Lupi . Questi perorando con calore , sottovoce , in aria di mistero , stringendoglisi addosso , quasi volesse entrargli in tasca col muso di furetto ; l ' altro serio , col mento nella mano , senza dire una parola , accennando soltanto col capo di tratto in tratto . - Tale e quale come un ministro ! - sogghignava il barone Zacco . Il canonico conchiuse con una stretta di mano enfatica , volgendo un ' occhiata al barone , il quale finse di non accorgersene , rosso al par di un gallo . La padrona di casa portava le mantiglie e i cappellini delle signore , mentre tutti i Margarone in piedi mettevano sossopra la casa per accomiatarsi . - To ' ... Bianca ! ... Ti credevo già andata via ! ... - esclamò donna Fifì col sorriso che mordeva . Bianca rispose soltanto con un ' occhiata che sembrava attonita , tanto era smarrita e dolente ; in quel tempo suo cugino si dava gran moto fra le mantiglie e i cappellini , a capo basso . - Un momento ! un momento ! - esclamò don Filippo levando il braccio rimastogli libero , mentre coll ' altro reggeva Nicolino addormentato . Si udiva un tafferuglio nella piazza ; strilli da lontano ; la gente correva verso San Giovanni , e il campanone che suonava a distesa , laggiù . La signora Capitana rientrò dal balcone tappandosi le orecchie colle belle mani candide , strillando in falsetto : - Mio marito ! ... Si picchiano ! ... E si abbandonò sul canapè , cogli occhi chiusi . Le signore si misero a vociare tutte in una volta ; la padrona di casa gridava a Barabba di scendere a dare il catenaccio giù al portone ; mentre donna Bellonia spingeva le sue ragazze in branco nella camera di donna Mariannina , e il marchese Limòli picchiava sulle mani della Capitana dei colpettini secchi . Il notaro Neri propose anche di slacciarla . - Vi pare ? ... - diss ' ella allora balzando in piedi infuriata . - Per chi m ' avete presa , don asino ? Giunse in quel momento il Capitano , seguito da don Liccio Papa che sbraitava in anticamera , narrando l ' accaduto , - non lo avrebbero trattenuto in cento . - La solita storia di ogni anno ! - disse finalmente il signor Capitano , dopo che si fu rimesso vuotando d ' un fiato un bicchier d ' acqua . - I devoti di San Giovanni che danno mano al campanone un quarto d ' ora prima ! ... Soperchierie ! ... Quelli di San Vito poi che non vogliono tollerare ... Legnate da orbi ci sono state ! - La solita storia di ogni anno ! - ripeté il canonico Lupi . - Una porcheria ! La Giustizia non fa nulla per impedire ... Il Capitano in mezzo alla sala , coll ' indice teso verso di lui , sbuffò infine : - Sentitelo ! ... Perché non ci andate voi ? Un altro po ' facevano la festa a me pure ! ... Vostro marito ha corso pericolo della vita , donna Carolina ! ... La signora Capitana , col bocchino stretto , giunse le mani : - Gesummaria ! ... Maria Santissima del pericolo ! ... - Stai fresca ! - borbottò il notaro voltandosi in là . - Stai fresca davvero ! ... se aspetti che tuo marito voglia arrischiare la pelle per lasciarti vedova ! ... Don Ninì Rubiera cercando il cappello s ' imbatté nella cugina , la quale gli andava dietro come una fantasima , stravolta , incespicando a ogni passo . - Bada ! ... - le disse lui . - Bada ! ... Ci guardano ! ... C ' è lì don Gesualdo ! ... - Bianca ! Bianca ! Le mantiglie di queste signore ! - gridò la zia Sganci dalla camera da letto dove s ' era ficcato tutto lo stormo dei Margarone . Essa frugava in mezzo al mucchio , colle mani tremanti . Il cugino era così turbato anch ' esso che seguitava a cercare il suo cappello lui pure . - Guarda , ce l ' ho in testa ! Non so nemmeno quello che fo . Si guardò attorno come un ladro , mentre ciascuno cercava la sua roba in anticamera , e la tirò in disparte verso l ' uscio - Senti ... per l ' amor di Dio ! ... sii cauta ! ... Nessuno ne sa nulla ... Tuo fratello non sarà andato a raccontarlo ... Ed io neppure ... Sai che t ' ho voluto bene più dell ' anima mia ! ... Essa non rispose verbo , gli occhi soli che parlavano , e dicevano tante cose . - Non guardarmi con quella faccia , Bianca ! ... no ! ... non guardarmi così ... mi tradirei anch ' io ! ... Donna Fifì uscì col cappello e la mantiglia , stecchita , le labbra strette quasi fossero cucite ; e siccome sua sorella , giovialona , si voltava a salutare Bianca , la richiamò con la voce stizzosa : - Giovannina ! andiamo ! andiamo ! - Meno male questa qui ! - borbottò il baronello . - Ma sua sorella è un castigo di Dio . La zia Sganci , accompagnando le Margarone sino all ' uscio , disse a mastro - don Gesualdo che si sprofondava in inchini sul pianerottolo , a rischio di ruzzolare giù per la scala : - Don Gesualdo , fate il favore ... Accompagnate i miei nipoti Trao ... Già siete vicini di casa ... Don Ferdinando non ci vede bene la sera ... - Sentite qua ! sentite qua ! - gli disse il canonico . Zacco non si dava pace ; fingeva di cercare il lampione nelle cassapanche dell ' anticamera , per darlo da portare a mastro - don Gesualdo . - Giacché deve accompagnare donna Bianca ... una dei Trao ... Non gli sarebbe passato neppure pel capo di ricevere tanto onore ... a mastro - don Gesualdo ! ... - Però costui non poteva udire perché aspettava nella piazza , discorrendo col canonico . Solo don Liccio Papa , il quale chiudeva la marcia colla sciaboletta a tracolla , si mise a ridere : - Ah ! ah ! - Che c ' è ? - chiese il Capitano , che dava il braccio alla moglie infagottata . - Che c ' è , insubordinato ? - Nulla ; - rispose il marchese . - Il barone Zacco che abbaia alla luna . Poi , mentre scendeva insieme a Bianca , appoggiandosi al bastoncino , passo passo , le disse in un orecchio : - Senti ... il mondo adesso è di chi ha denari ... Tutti costoro sbraitano per invidia . Se il barone avesse una figliuola da maritare , gliela darebbe a mastro - don Gesualdo ! ... Te lo dico io che son vecchio , e so cos ' è la povertà ! ... - Eh ? Che cosa ? - volle sapere don Ferdinando , il quale veniva dietro adagio adagio , contando i sassi . - Nulla ... Dicevamo che bella sera , cugino Trao ! L ' altro guardò in aria , e ripeté come un pappagallo : - Bella sera ! bella sera ! Don Gesualdo stava aspettando , lì davanti al portone , insieme al canonico Lupi che gli parlava sottovoce nella faccia : - Eh ? eh ? don Gesualdo ? ... che ve ne pare ? - L ' altro accennava col capo , lisciandosi il mento duro di barba colla grossa mano . - Una perla ! una ragazza che non sa altro : casa e chiesa ! ... Economa ... non vi costerà nulla ... In casa non è avvezza a spender di certo ! ... Ma di buona famiglia ! ... Vi porterebbe il lustro in casa ! ... V ' imparentate con tutta la nobiltà ... L ' avete visto , eh , stasera ? ... che festa v ' hanno fatto ? ... I vostri affari andrebbero a gonfie vele ... Anche per quell ' affare delle terre comunali ... E ' meglio aver l ' appoggio di tutti i pezzi grossi ! ... Don Gesualdo non rispose subito , sopra pensieri , a capo chino , seguendo passo passo donna Bianca che s ' avviava a casa per la scalinata di Sant ' Agata insieme allo zio marchese e al fratello don Ferdinando . - Sì ... sì ... Non dico di no ... E ' una cosa da pensarci ... una cosa seria ... Temo d ' imbarcarmi in un affare troppo grosso , caro canonico ... Quella è sempre una signora ... Poi ho tante cose da sistemare prima di risolvere ... Ciascuno sa i propri impicci ... Bisogna dormirci sopra . La notte porta consiglio , canonico mio . Bianca che se ne andava col cuore stretto , ascoltando la parlantina indifferente dello zio , accanto al fratello taciturno e allampanato , udì quelle ultime parole . La notte porta consiglio . La notte scura e desolata nella cameretta misera . La notte che si portava via gli ultimi rumori della festa , l ' ultima luce , l ' ultima speranza ... Come la visione di lui che se ne andava insieme a un ' altra , senza voltarsi , senza dirle nulla , senza rispondere a lei che lo chiamava dal fondo del cuore , con un gemito , con un lamento d ' ammalata , affondando il viso nel guanciale bagnato di lagrime calde e silenziose . IV Mentre i muratori si riparavano ancora dall ' acquazzone dentro il frantoio di Giolio vasto quanto una chiesa facendo alle piastrelle , entrò il ragazzo che stava a guardia sull ' uscio , addentando un pezzo di pane , colla bocca piena , vociando : - Il padrone ! ... ecco il padrone ! ... Dietro di lui comparve mastro - don Gesualdo , bagnato fradicio , tirandosi dietro la mula che scuoteva le orecchie . - Bravi ! ... Mi piace ! ... Divertitevi ! Tanto , la paga vi corre lo stesso ! ... Corpo di ! ... Sangue di ! ... Agostino , il soprastante , annaspando , bofonchiando , affacciandosi all ' uscio per guardare il cielo ancora nuvolo coll ' occhio orbo , trovò infine la risposta : - Che s ' aveva a fare ? bagnarci tutti ? ... La burrasca è cessata or ora ... Siamo cristiani o porci ? ... Se mi coglie qualche malanno mia madre non lo fa più un altro Agostino , no ! - Sì , sì , hai ragione ! ... la bestia sono io ! ... Io ho la pelle dura ! ... Ho fatto bene a mandare qui mio fratello per badare ai miei interessi ! ... Si vede ! ... Sta a passare il tempo anche lui giuocando , sia lodato Iddio ! ... Santo , ch ' era rimasto a bocca aperta , coccoloni dinanzi al pioletto coi quattrini , si rizzò in piedi tutto confuso , grattandosi il capo . Gesualdo , intanto che gli altri si davano da fare , mogi mogi , misurava il muro nuovo colla canna ; si arrampicava sulla scala a piuoli ; pesava i sacchi di gesso , sollevandoli da terra : - Sangue di Giuda ! ... Come se li rubassi i miei denari ! ... Tutti quanti d ' intesa per rovinarmi ! ... Due giorni per tre canne di muro ? Ci ho un bel guadagno in questo appalto ! ... I sacchi del gesso mezzi vuoti ! Neli ? Neli ? Dov ' è quel figlio di mala femmina che ha portato il gesso ? ... E quella calce che se ne va in polvere , eh ? ... quella calce ? ... Che non ne avete coscienza di cristiani ? Dio di paradiso ! ... Anche la pioggia a danno mio ! ... Ci ho ancora i covoni sull ' aia ! ... Non si poteva metter su la macina intanto che pioveva ? ... Su ! animo ! la macina ! Vi do una mano mentre son qua io ... Santo piuttosto voleva fare una fiammata per asciugargli i panni addosso . - Non importa , - rispose lui . - Me ne sono asciugata tanta dell ' acqua sulle spalle ! ... Se fossi stato come te , sarei ancora a trasportare del gesso sulle spalle ! ... Ti rammenti ? ... E tu non saresti qua a giuocare alle piastrelle ! ... Brontolando , dandosi da fare per preparare la leva , le biette , i puntelli , si voltava indietro per lanciargli delle occhiatacce . - Malannaggia ! - esclamò Santo . - Sempre quella storia ! ... - E se ne andò sull ' uscio accigliato , colle mani sotto le ascelle , guardando di qua e di là . I manovali esitavano , girando intorno al pietrone enorme ; il più vecchio , mastro Cola , tenendo il mento sulla mano , scrollando il capo , aggrondato , guardando la macina come un nemico . Infine sentenziò ch ' erano in pochi per spingerla sulla piattaforma : - Se scappa la leva , Dio liberi ! ... Chi si metterà sotto per dar lo scambio alle biette ? Io no , com ' è vero Dio ! ... Se scappa la leva ! ... mia madre non lo fa più un altro mastro Cola Ventura ! ... Eh , eh ! ... Ci vorrebbero dell ' altre braccia ... un martinetto ... Legare poi una carrucola lassù alla travatura del tetto ... poi dei cunei sotto ... vedete , vossignoria , a far girare i cunei , si sta dai lati e non c ' è pericolo ... - Bravo ! ora mi fate il capomastro ! Datemi la stanga ! ... Io non ho paura ! ... Intanto che stiamo a chiacchierare il tempo passa ! La giornata corre lo stesso , eh ? ... Come se li avessi rubati i miei denari ! ... Su ! da quella parte ! ... Non badate a me che ho la pelle dura ... Via ! ... su ! ... Viva Gesù ! ... Viva Maria ! ... un altro po ' ! ... Badate ! badate ! ... Ah Mariano ! santo diavolone , m ' ammazzi ! ... Su ! ... Viva Maria ! ... La vita ! la vita ! ... Su ! ... Che fai , bestia , da quella parte ? ... Su ! ... ci siamo ! E ' nostra ! ... ancora ! ... da quella parte ! ... Non abbiate paura che non muore il papa ... Su ! ... su ! ... se vi scappa la leva ! ... ancora ! ... se avessi tenuta cara la pelle ... ancora ! ... come la tien cara mio fratello Santo ... santo diavolone ! santo diavolone , badate ! ... a quest ' ora sarei a portar gesso sulle spalle ! ... Il bisogno ... via ! via ! ... il bisogno fa uscire il lupo ... ancora ! ... su ! ... il lupo dal bosco ! ... Vedete mio fratello Santo che sta a guardare ? ... Se non ci fossi io egli sarebbe sotto ... sotto la macina ... al mio posto ... invece di grattarsi ... a spingere la macina ... e la casa ... Tutto sulle mie spalle ! ... Ah ! sia lodato Iddio ! Infine , assicurata la macina sulla piattaforma , si mise a sedere su di un sasso , trafelato , ancora tremante dal batticuore , asciugandosi il sudore col fazzoletto di cotone . - Vedete come ci si asciuga dalla pioggia ? Acqua di dentro e acqua di fuori ! - Santo propose di passare il fiasco in giro . - Ah ? ... per la fatica che hai fatto ? ... per asciugarti il sudore anche tu ? ... Attaccati all ' abbeveratoio ... qui fuori dell ' uscio ... Il tempo s ' era abbonacciato . Entrava un raggio di sole dall ' uscio spalancato sulla campagna che ora sembrava allargarsi ridente , col paese sull ' altura , in fondo , di cui le finestre scintillavano . - Lesti , lesti , ragazzi ! sul ponte , andiamo ! Guadagniamoci tutti la giornata ... Mettetevi un po ' nei panni del padrone che vi paga ! ... L ' osso del collo ci rimetto in quest ' appalto ! ... Ci perdo diggià , come è vero Iddio ! ... Agostino ! mi raccomando ! l ' occhio vivo ! ... La parola dolce e l ' occhio vivo ! ... Mastro Cola , voi che siete capomastro ! ... chi vi ha insegnato a tenere il regolo in mano ? ... Maledetto voi ! Mariano , dammi quassù il regolo , sul ponte ... Che non ne avete occhi , corpo del diavolo ! ... L ' intonaco che screpola e sbulletta ! ... Mi toccherà poi sentire l ' architetto , malannaggia a voialtri ! ... Quando torna quello del gesso ditegli il fatto suo , a quel figlio di mala femmina ! ... ditegli a Neli che sono del mestiere anch ' io ! ... Che ne riparleremo poi sabato , al far dei conti ! ... Badava a ogni cosa , girando di qua e di lá , rovistando nei mucchi di tegole e di mattoni , saggiando i materiali , alzando il capo ad osservare il lavoro fatto , colla mano sugli occhi , nel gran sole che s ' era messo allora . - Santo ! Santo ! portami qua la mula ... Fagli almeno questo lavoro , a tuo fratello ! - Agostino voleva trattenerlo a mangiare un boccone , poiché era quasi mezzogiorno , un sole che scottava , da prendere un malanno chi andava per la campagna a quell ' ora . - No , no , devo passare dal Camemi ... ci vogliono due ore ... Ho tant ' altro da fare ! Se il sole è caldo tanto meglio ! Arriverò asciutto al Camemi ... Spicciamoci , ragazzi ! Badate che vi sto sempre addosso come la presenza di Dio ! Mi vedrete comparire quando meno ve lo aspettate ! Sono del mestiere anch ' io , e conosco poi se si è lavorato o no ! ... Intanto che se ne andava , Santo gli corse dietro , lisciando il collo alla mula , tenendogli la staffa . Finalmente , come vide che montava a cavallo senza darsene per inteso , si piantò in mezzo alla strada , grattandosi l ' orecchio : - Così mi lasci ? senza domandarmi neppure se ho bisogno di qualche cosa ? - Sì , sì , ho capito . I denari che avesti lunedì te li sei giuocati . Ho capito ! ho capito ! eccoti il resto . E divèrtiti alle piastrelle , che a pagare poi ci son io ... il debitore di tutti quanti ! ... Brontolava ancora allontanandosi all ' ambio della mula sotto il sole cocente : un sole che spaccava le pietre adesso , e faceva scoppiettare le stoppie quasi s ' accendessero . Nel burrone , fra i due monti , sembrava d ' entrare in una fornace ; e il paese in cima al colle , arrampicato sui precipizi , disseminato fra rupi enormi , minato da caverne che lo lasciavano come sospeso in aria , nerastro , rugginoso , sembrava abbandonato , senza un ' ombra , con tutte le finestre spalancate nell ' afa , simili a tanti buchi neri , le croci dei campanili vacillanti nel cielo caliginoso . La stessa mula anelava , tutta sudata , nel salire la via erta . Un povero vecchio che s ' incontrò , carico di manipoli , sfinito , si mise a borbottare : - O dove andate vossignoria a quest ' ora ? ... Avete tanti denari , e vi date l ' anima al diavolo ! Giunse al paese che suonava mezzogiorno , mentre tutti scappavano a casa come facesse temporale . Dal Rosario veniva il canonico Lupi , accaldato , col nicchio sulla nuca , soffiando forte : - Ah , ah , don Gesualdo ! ... andate a mangiare un boccone ? ... Io no , per mia disgrazia ! Sono a bocca asciutta sino a quest ' ora ... Vado a celebrare la santa messa ... la messa di mezzogiorno ! ... un capriccio di Monsignore ! - Sono salito al paese apposta per voi ! .... Ho fatto questa pettata ! ... E ' caldo , eh ! - intanto si asciugava il sudore col fazzoletto . - Ho paura che mi giuochino qualche tiro , riguardo a quell ' appalto delle strade comunali , signor canonico . Vossignoria che vi fate sentire in paese ... ci avete pensato ? So poi l ' obbligo mio ! ... - Ma che dite ? ... fra di noi ! ... ci sto lavorando ... A proposito , che facciamo per quell ' altro affare ? ci avete pensato ? che risposta mi date ? Don Gesualdo il quale aveva messo al passo la mula , camminandogli allato , curvo sulla sella , un po ' sbalordito dal gran sole , rispose : - Che affare ? Ne ho tanti ! ... Di quale affare parlate vossignoria ? - Ah ! ah ! la pigliate su quel verso ? ... Scusate ... scusate tanto ! ... Il canonico mutò subito discorso , quasi non gliene importasse neppure a lui : parlò dell ' altro affare della gabella , che bisognava venire a una conclusione colla baronessa Rubiera : - C ' è altre novità ... Il notaro Neri ha fatto lega con Zacco ... Ho paura che ... Don Gesualdo allora smontò dalla mula , premuroso , tirandola dietro per le redini , mentre andava passo passo insieme al prete , tutto orecchi , a capo chino e col mento in mano . - Temo che mi cambino la baronessa ! ... Ho visto il barone a confabulare con quello sciocco di don Ninì ... ieri sera , dietro il Collegio ... Finsi d ' entrare nella farmacia per non farmi scorgere . Capite ? un affare grosso ! ... Son circa cinquecento salme di terra ... C ' è da guadagnare un bel pezzo di pane , su quell ' asta . Don Gesualdo ci si scaldava lui pure : gli occhi accesi dall ' afa che gli brillavano in quel discorso . Temeva però gli intrighi degli avversari , tutti pezzi grossi , di quelli che avevano voce in capitolo ! E il canonico viceversa , andava raffreddandosi di mano in mano , aggrottandosi in viso , stringendosi nelle spalle , guardandolo fisso di tanto in tanto , e scrollando il capo di sotto in su , come a dargli dell ' asino . - Per questo dicevo ! ... Ma voi la pigliate su quel verso ! ... Scusate , scusatemi tanto ! ... Volevo con quell ' affare procurarvi l ' appoggio di un parentado che conta in paese ... la prima nobiltà ... Ma voi fate l ' indifferente ... Scusatemi tanto allora ! ... Anche per dare una risposta alla signora Sganci che ci aveva messo tanto impegno ! ... Scusatemi , è una porcheria ... - Ah , parlate dell ' affare del matrimonio ? ... Il canonico finse di non dar retta lui stavolta : - Ah ! ecco vostro cognato ! Vi saluto , massaro Fortunato ! Burgio aveva il viso lungo un palmo , aggrottato , con tanto di muso nel faccione pendente . - V ' ho visto venire di laggiù , cognato . Sono stato ad aspettarvi lì , al belvedere . Sapete la notizia ? Appena quindici salme fecero le fave ! ... Neanche le spese , com ' è vero Iddio ! ... Son venuto apposta a dirvelo ... - Vi ringrazio ! grazie tante ! Ora che volete da me ? Io ve l ' aveva detto , quando avete voluto prendere quella chiusa ! ... buona soltanto per dar spine ! ... Volete sempre fare di testa vostra , e non ne indovinate una , benedett ' uomo ! - rispose Gesualdo in collera . - Bene , avete ragione . Lascerò la chiusa . Non la voglio più ! Che pretendete altro da me ? - Non la volete ? ... L ' affitto vi dura altri due anni ! ... Chi volete che la pigli ? ... Non son tutti così gonzi ! ... Il canonico , vedendo che il discorso si metteva per le lunghe , volse le spalle : - Vi saluto ... Don Luca il sagrestano mi aspetta ... digiuno come me sino a quest ' ora ! - E infilò la scaletta pel quartiere alto . Don Gesualdo allora infuriato prese a sfogarsi col cognato : - E venite apposta per darmi la bella notizia ? ... mentre stavo a discorrere dei fatti miei ... sul più bello ? mi guastate un affare che stavo combinando ! ... I bei negozi che fate voi ! Chi volete che la pigli quella chiusa ? Massaro Fortunato dietro al cognato tornava a ripetere : - Cercando bene ... troveremo chi la pigli ... La terra è già preparata a maggese per quest ' altr ' anno ... mi costa un occhio ... Vostra sorella fa un casa del diavolo ... non mi dà pace ! ... Sapete che castigo di Dio , vostra sorella ! - Vi costa , vi costa ! ... Io lo so a chi costa ! - brontolò Gesualdo senza voltarsi . - Sulle mie spalle ricadono tutte queste belle imprese ! ... Burgio s ' offese a quelle parole : - Che volete dire ? Spiegatevi , cognato ! ... Io già lavoro per conto mio ! Non sto alle spalle di nessuno , io ! - Sì , sì , va bene ; sta a vedere ora che devo anche pregarvi ? Come se non l ' avessi sulle spalle la vostra chiusa ... come se il garante non fossi io ... Così brontolando tutti e due andarono a cercare Pirtuso , che stava al Fosso , laggiù verso San Giovanni . Mastro Lio stava mangiando quattro fave , coll ' uscio socchiuso . - Entrate , entrate , don Gesualdo . Benedicite a vossignoria ! Ne comandate ? volete restar servito ? - Poi come udì parlare della chiusa che Burgio avrebbe voluto appioppare a un altro , di allegro che era si fece scuro in viso , grattandosi il capo . - Eh ! eh ! ... la chiusa del Purgatorio ? E ' un affar serio ! Non la vogliono neanche per pascolo . Burgio s ' affannava a lodarla , terre di pianura , terre profonde , che gli avevano dato trenta salme di fave quell ' anno soltanto , preparate a maggese per l ' anno nuovo ! ... Il cognato tagliò corto , come uno che ha molta altra carne al fuoco , e non ha tempo da perdere inutilmente . - Insomma , mastro Lio , voglio disfarmene . Fate voi una cosa giusta ... con prudenza ! ... - Questo si chiama parlare ! - rispose Pirtuso . - Vossignoria sa fare e sa parlare ... - E adesso ammiccava coll ' occhietto ammammolato , un sorrisetto malizioso che gli errava fra le rughe della bazza irta di peli sudici . Sulla strada soleggiata e deserta a quell ' ora stava aspettando un contadino , con un fazzoletto legato sotto il mento , le mani in tasca , giallo e tremante di febbre . Ossequioso , abbozzando un sorriso triste , facendo l ' atto di cacciarsi indietro il berretto che teneva sotto il fazzoletto : - Benedicite , signor don Gesualdo ... Ho conosciuto la mula ... Tanto che vi cerco , vossignoria ! Cosa facciamo per quelle quattro olive di Giolio ? Io non ho denari per farle cogliere ... Vedete come sono ridotto ? ... cinque mesi di terzana , sissignore , Dio ne liberi vossignoria ! Son ridotto all ' osso ... il giorno senza pane e la sera senza lume ... pazienza ! Ma la spesa per coglier le olive non posso farla ... proprio non posso ! ... Se le volete , vossignoria ... farete un ' opera di carità , vossignoria ... - Eh ! eh ! ... Il denaro è scarso per tutti , padre mio ! ... Voi perché avete messo il carro innanzi ai buoi ? ... Quando non potete ... Tutti così ! ... Vi mettereste sulle spalle un feudo , a lasciarvi fare ... Vedremo ... Non dico di no ... Tutto sta ad intendersi ... E lasciò cadere un ' offerta minima , seguitando ad andarsene per la sua strada senza voltarsi . L ' altro durò un pezzetto a lamentarsi , correndogli dietro , chiamando in testimonio Dio e i santi , piagnucolando , bestemmiando , e finì per accettare , racconsolato tutto a un tratto , cambiando tono e maniera . - Compare Lio , avete udito ? affare fatto ! Un buon negozio per don Gesualdo ... pazienza ! ... ma è detta ! Quanto a me , è come se fossimo andati dal notaio ! - E se ne tornò indietro , colle mani in tasca . - Sentite qua , mastro Lio , - disse Gesualdo tirando in disparte Pirtuso . Burgio s ' allontanò colla mula discretamente , sapendo che l ' anima dei negozi è il segreto , intanto che suo cognato diceva al sensale di comprargli dei sommacchi , quanti ce n ' erano , al prezzo corrente . Udì soltanto mastro Lio che rispondeva sghignazzando , colla bocca sino alle orecchie : - Ah ! ah ! ... siete un diavolo ! ... Vuol dire che avete parlato col diavolo ! ... Sapete quel che bisogna vendere e comprare otto giorni prima ... Va bene , restiamo intesi ... Me ne torno a casa ora . Ho quelle quattro fave che m ' aspettano . Burgio non si reggeva in piedi dall ' appetito , e si mise a brontolare come il cognato volle passare dalla posta . - Sempre misteri ... maneggi sottomano ! Don Gesualdo tornò tutto contento , leggendo una lettera piena di sgorbi e suggellata colla midolla di pane : - Lo vedete il diavolo che mi parla all ' orecchio ! eh ? M ' ha dato anche una buona notizia , e bisogna che torni da mastro Lio . - Io non so nulla ... Mio padre non m ' ha insegnato a fare queste cose ! ... - rispose Burgio brontolando . - Io fo come fece mio padre ... Piuttosto , se volete venire a prendere un boccone a casa ... Non mi reggo in piedi , com ' è vero Dio ! - No , non posso ; non ho tempo . Devo passare dal Camemi , prima d ' andare alla Canziria . Ci ho venti uomini che lavorano alla strada ... i covoni sull ' aia ... Non posso ... E se ne andò sotto il gran sole , tirandosi dietro la mula stanca . Pareva di soffocare in quella gola del Petraio . Le rupi brulle sembravano arroventate . Non un filo di ombra , non un filo di verde , colline su colline , accavallate , nude , arsicce , sassose , sparse di olivi rari e magri , di fichidindia polverosi , la pianura sotto Budarturo come una landa bruciata dal sole , i monti foschi nella caligine , in fondo . Dei corvi si levarono gracchiando da una carogna che appestava il fossato ; delle ventate di scirocco bruciavano il viso e mozzavano il respiro ; una sete da impazzire , il sole che gli picchiava sulla testa come fosse il martellare dei suoi uomini che lavoravano alla strada del Camemi . Allorché vi giunse invece li trovò tutti quanti sdraiati bocconi nel fossato , di qua e di là , col viso coperto di mosche , e le braccia stese . Un vecchio soltanto spezzava dei sassi , seduto per terra sotto un ombrellaccio , col petto nudo color di rame , sparso di peli bianchi , le braccia scarne , gli stinchi bianchi di polvere , come il viso che pareva una maschera , gli occhi soli che ardevano in quel polverìo . - Bravi ! bravi ! ... Mi piace ... La fortuna viene dormendo ... Son venuto io a portarvela ! ... Intanto la giornata se ne va ! ... Quante canne ne avete fatto di massicciata oggi , vediamo ? ... Neppure tre canne ! ... Per questo che vi riposate adesso ? Dovete essere stanchi , sangue di Giuda ! ... Bel guadagno ci fo ! ... Mi rovino per tenervi tutti quanti a dormire e riposare ! ... Corpo di ! ... sangue di ! ... Vedendolo con quella faccia accesa e riarsa , bianca di polvere soltanto nel cavo degli occhi e sui capelli ; degli occhi come quelli che dà la febbre , e le labbra sottili e pallide ; nessuno ardiva rispondergli . Il martellare riprese in coro nell ' ampia vallata silenziosa , nel polverìo che si levava sulle carni abbronzate , sui cenci svolazzanti , insieme a un ansare secco che accompagnava ogni colpo . I corvi ripassarono gracidando , nel cielo implacabile . Il vecchio allora alzò il viso impolverato a guardarli , con gli occhi infuocati , quasi sapesse cosa volevano e li aspettasse . Allorché finalmente Gesualdo arrivò alla Canziria , erano circa due ore di notte . La porta della fattoria era aperta . Diodata aspettava dormicchiando sulla soglia . Massaro Carmine , il camparo , era steso bocconi sull ' aia , collo schioppo fra le gambe ; Brasi Camauro e Nanni l ' Orbo erano spulezzati di qua e di là , come fanno i cani la notte , quando sentono la femmina nelle vicinanze ; e i cani soltanto davano il benvenuto al padrone , abbaiando intorno alla fattoria . - Ehi ? non c ' è nessuno ? Roba senza padrone , quando manco io ! - Diodata , svegliata all ' improvviso , andava cercando il lume tastoni , ancora assonnata . Lo zio Carmine , fregandosi gli occhi , colla bocca contratta dai sbadigli , cercava delle scuse . - Ah ! ... sia lodato Dio ! Voi ve la dormite da un canto , Diodata dall ' altro , al buio ! ... Cosa facevi al buio ? ... aspettavi qualcheduno ? ... Brasi Camauro oppure Nanni l ' Orbo ? ... La ragazza ricevette la sfuriata a capo chino , e intanto accendeva lesta lesta il fuoco , mentre il suo padrone continuava a sfogarsi , lì fuori , all ' oscuro , e passava in rivista i buoi legati ai pioli intorno all ' aia . Il camparo mogio mogio gli andava dietro per rispondere al caso : - Gnorsì , Pelorosso sta un po ' meglio ; gli ho dato la gramigna per rinfrescarlo . La Bianchetta ora mi fa la svogliata anch ' essa ... Bisognerebbe mutar di pascolo ... tutto il bestiame ... Il mal d ' occhio , sissignore ! Io dico ch ' è passato di qui qualcheduno che portava il malocchio ! ... Ho seminato perfino i pani di San Giovanni nel pascolo ... Le pecore stanno bene , grazie a Dio ... e il raccolto pure ... Nanni l ' Orbo ? Laggiù a Passanitello , dietro le gonnelle di quella strega ... Un giorno o l ' altro se ne torna a casa colle gambe rotte , com ' è vero Dio ! ... e Brasi Camauro anch ' esso , per amor di quattro spighe ... - Diodata gridò dall ' uscio ch ' era pronto . - Se non avete altro da comandarmi , vossignoria , vado a buttarmi giù un momento ... Come Dio volle finalmente , dopo un digiuno di ventiquattr ' ore , don Gesualdo poté mettersi a tavola , seduto di faccia all ' uscio , in maniche di camicia , le maniche rimboccate al disopra dei gomiti , coi piedi indolenziti nelle vecchie ciabatte ch ' erano anch ' esse una grazia di Dio . La ragazza gli aveva apparecchiata una minestra di fave novelle , con una cipolla in mezzo , quattr ' ova fresche , e due pomidori ch ' era andata a cogliere tastoni dietro la casa . Le ova friggevano nel tegame , il fiasco pieno davanti ; dall ' uscio entrava un venticello fresco ch ' era un piacere , insieme al trillare dei grilli , e all ' odore dei covoni nell ' aia : - il suo raccolto lì , sotto gli occhi , la mula che abboccava anch ' essa avidamente nella bica dell ' orzo , povera bestia - un manipolo ogni strappata ! Giù per la china , di tanto in tanto , si udiva nel chiuso il campanaccio della mandra ; e i buoi accovacciati attorno all ' aia , legati ai cestoni colmi di fieno , sollevavano allora il capo pigro , soffiando , e si vedeva correre nel buio il luccichìo dei loro occhi sonnolenti , come una processione di lucciole che dileguava . Gesualdo posando il fiasco mise un sospirone , e appoggiò i gomiti sul deschetto : - Tu non mangi ? ... Cos ' hai ? Diodata stava zitta in un cantuccio , seduta su di un barile , e le passò negli occhi , a quelle parole , un sorriso di cane accarezzato . - Devi aver fame anche tu . Mangia ! mangia ! Essa mise la scodella sulle ginocchia , e si fece il segno della croce prima di cominciare , poi disse : - Benedicite a vossignoria ! Mangiava adagio adagio , colla persona curva e il capo chino . Aveva una massa di capelli morbidi e fini , malgrado le brinate ed il vento aspro della montagna : dei capelli di gente ricca , e degli occhi castagni , al pari dei capelli , timidi e dolci : de ' begli occhi di cane carezzevoli e pazienti , che si ostinavano a farsi voler bene , come tutto il viso supplichevole anch ' esso . Un viso su cui erano passati gli stenti , la fame , le percosse , le carezze brutali ; limandolo , solcandolo , rodendolo ; lasciandovi l ' arsura del solleone , le rughe precoci dei giorni senza pane , il lividore delle notti stanche - gli occhi soli ancora giovani , in fondo a quelle occhiaie livide . Così raggomitolata sembrava proprio una ragazzetta , al busto esile e svelto , alla nuca che mostrava la pelle bianca dove il sole non aveva bruciato . Le mani , annerite , erano piccole e scarne : delle povere mani pel suo duro mestiere ! ... - Mangia , mangia . Devi essere stanca tu pure ! ... Ella sorrise , tutta contenta , senza alzare gli occhi . Il padrone le porse anche il fiasco : - Te ' , bevi ! non aver suggezione ! Diodata , ancora un po ' esitante , si pulì la bocca col dorso della mano , e s ' attaccò al fiasco arrovesciando il capo all ' indietro . Il vino , generoso e caldo , le si vedeva scendere quasi a ogni sorso nella gola color d ' ambra ; il seno ancora giovane e fermo sembrava gonfiarsi . Il padrone allora si mise a ridere . - Brava , brava ! Come suoni bene la trombetta ! ... Sorrise anch ' essa , pulendosi la bocca un ' altra volta col dorso della mano , tutta rossa . - Tanta salute a vossignoria ! Egli uscì fuori a prendere il fresco . Si mise a sedere su di un covone , accanto all ' uscio , colle spalle al muro , le mani penzoloni fra le gambe . La luna doveva essere già alta , dietro il monte , verso Francofonte . Tutta la pianura di Passanitello , allo sbocco della valle , era illuminata da un chiarore d ' alba . A poco a poco , al dilagar di quel chiarore , anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi , come tanti sassi posti in fila . Degli altri punti neri si movevano per la china , e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso , mentre scendeva passo passo verso il torrente . Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parte di ponente , e per tutta la lunghezza della valle udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi . Nell ' aia la bica alta e ancora scura sembrava coronata d ' argento , e nell ' ombra si accennavano confusamente altri covoni in mucchi ; ruminava altro bestiame ; un ' altra striscia d ' argento lunga si posava in cima al tetto del magazzino , che diventava immenso nel buio . - Eh ? Diodata ? Dormi , marmotta ? ... - Nossignore , no ! ... Essa comparve tutta arruffata e spalancando a forza gli occhi assonnati . Si mise a scopare colle mani dinanzi all ' uscio , buttando via le frasche , carponi , fregandosi gli occhi di tanto in tanto per non lasciarsi vincere dal sonno , col mento rilassato , le gambe fiacche . - Dormivi ! ... Se te l ' ho detto che dormivi ! ... E le assestò uno scapaccione come carezza . Egli invece non aveva sonno . Si sentiva allargare il cuore . Gli venivano tanti ricordi piacevoli . Ne aveva portate delle pietre sulle spalle , prima di fabbricare quel magazzino ! E ne aveva passati dei giorni senza pane , prima di possedere tutta quella roba ! Ragazzetto ... gli sembrava di tornarci ancora , quando portava il gesso dalla fornace di suo padre , a Donferrante ! Quante volte l ' aveva fatta quella strada di Licodia , dietro gli asinelli che cascavano per via e morivano alle volte sotto il carico ! Quanto piangere e chiamar santi e cristiani in aiuto ! Mastro Nunzio allora suonava il deprofundis sulla schiena del figliuolo , con la funicella stessa della soma ... Erano dieci o dodici tarì che gli cascavano di tasca ogni asino morto al poveruomo ! - Carico di famiglia ! Santo che gli faceva mangiare i gomiti sin d ' allora ; Speranza che cominciava a voler marito ; la mamma con le febbri , tredici mesi dell ' anno ! ... - Più colpi di funicella che pane ! - Poi quando il Mascalise , suo zio , lo condusse seco manovale , a cercar fortuna ... Il padre non voleva , perché aveva la sua superbia anche lui , come uno che era stato sempre padrone , alla fornace , e gli cuoceva di vedere il sangue suo al comando altrui . - Ci vollero sette anni prima che gli perdonasse , e fu quando finalmente Gesualdo arrivò a pigliare il primo appalto per conto suo ... la fabbrica del Molinazzo ... Circa duecento salme di gesso che andarono via dalla fornace al prezzo che volle mastro Nunzio ... e la dote di Speranza anche , perché la ragazza non poteva più stare in casa ... - E le dispute allorché cominciò a speculare sulla campagna ! ... - Mastro Nunzio non voleva saperne ... Diceva che non era il mestiere in cui erano nati . " Fa l ' arte che sai ! " - Ma poi , quando il figliuolo lo condusse a veder le terre che aveva comprato , lì proprio , alla Canziria , non finiva di misurarle in lungo e in largo , povero vecchio , a gran passi , come avesse nelle gambe la canna dell ' agrimensore ... E ordinava " bisogna far questo e quest ' altro " per usare del suo diritto , e non confessare che suo figlio potesse aver la testa più fine della sua . - La madre non ci arrivò a provare quella consolazione , poveretta . Morì raccomandando a tutti Santo , che era stato sempre il suo prediletto e Speranza carica di famiglia com ' era stata lei ... - un figliuolo ogni anno ... - Tutti sulle spalle di Gesualdo , giacché lui guadagnava per tutti . Ne aveva guadagnati dei denari ! Ne aveva fatta della roba ! Ne aveva passate delle giornate dure e delle notti senza chiuder occhio ! Vent ' anni che non andava a letto una sola volta senza prima guardare il cielo per vedere come si mettesse . - Quante avemarie , e di quelle proprio che devono andar lassù , per la pioggia e pel bel tempo ! - Tanta carne al fuoco ! tanti pensieri , tante inquietudini , tante fatiche ! ... La coltura dei fondi , il commercio delle derrate , il rischio delle terre prese in affitto , le speculazioni del cognato Burgio che non ne indovinava una e rovesciava tutto il danno sulle spalle di lui ! ... - Mastro Nunzio che si ostinava ad arrischiare cogli appalti il denaro del figliuolo , per provare che era il padrone in casa sua ! ... - Sempre in moto , sempre affaticato , sempre in piedi , di qua e di là , al vento , al sole , alla pioggia ; colla testa grave di pensieri , il cuore grosso d ' inquietudini , le ossa rotte di stanchezza ; dormendo due ore quando capitava , come capitava , in un cantuccio della stalla , dietro una siepe , nell ' aia , coi sassi sotto la schiena ; mangiando un pezzo di pane nero e duro dove si trovava , sul basto della mula , all ' ombra di un ulivo , lungo il margine di un fosso , nella malaria , in mezzo a un nugolo di zanzare . - Non feste , non domeniche , mai una risata allegra , tutti che volevano da lui qualche cosa , il suo tempo , il suo lavoro , o il suo denaro ; mai un ' ora come quelle che suo fratello Santo regalavasi in barba sua all ' osteria ! - trovando a casa poi ogni volta il viso arcigno di Speranza , o le querimonie del cognato , o il piagnucolìo dei ragazzi - le liti fra tutti loro quando gli affari non andavano bene . - Costretto a difendere la sua roba contro tutti , per fare il suo interesse . - Nel paese non un solo che non gli fosse nemico , o alleato pericoloso e temuto . - Dover celare sempre la febbre dei guadagni , la botta di una mala notizia , l ' impeto di una contentezza ; e aver sempre la faccia chiusa , l ' occhio vigilante , la bocca seria ! Le astuzie di ogni giorno ; le ambagi per dire soltanto " vi saluto " ; le strette di mano inquiete , coll ' orecchio teso ; la lotta coi sorrisi falsi , o coi visi arrossati dall ' ira , spumanti bava e minacce - la notte sempre inquieta , il domani sempre grave di speranza o di timore ... - Ci hai lavorato , anche tu , nella roba del tuo padrone ! ... Hai le spalle grosse anche tu ... povera Diodata ! ... Essa , vedendosi rivolta la parola , si accostò tutta contenta e gli si accovacciò ai piedi , su di un sasso , col viso bianco di luna , il mento sui ginocchi , in un gomitolo . Passava il tintinnìo dei campanacci , il calpestìo greve e lento per la distesa del bestiame che scendeva al torrente , dei muggiti gravi e come sonnolenti , le voci dei guardiani che lo guidavano e si spandevano lontane , nell ' aria sonora . La luna ora discesa sino all ' aia , stampava delle ombre nere in un albore freddo ; disegnava l ' ombra vagante dei cani di guardia che avevano fiutato il bestiame ; la massa inerte del camparo , steso bocconi - Nanni l ' Orbo , eh ? ... o Brasi Camauro ? Chi dei due ti sta dietro la gonnella ? - riprese don Gesualdo che era in vena di scherzare . Diodata sorrise : - Nossignore ! ... nessuno ! ... Ma il padrone ci si divertiva : - Sì , sì ! ... l ' uno o l ' altro ... o tutti e due insieme ! ... Lo saprò ! ... Ti sorprenderò con loro nel vallone , qualche volta ! ... Essa sorrideva sempre allo stesso modo , di quel sorriso dolce e contento , allo scherzo del padrone che sembrava le illuminasse il viso , affinato dal chiarore molle : gli occhi come due stelle ; le belle trecce allentate sul collo ; la bocca un po ' larga e tumida , ma giovane e fresca . Il padrone stette un momento a guardarla così , sorridendo anch ' esso , e le diede un altro scapaccione affettuoso . - Questa non è roba per quel briccone di Brasi , o per Nanni l ' Orbo ! no ! ... - Oh , gesummaria ! ... - esclamò essa facendosi la croce . - Lo so , lo so . Dico per ischerzo , bestia ! ... Tacque un altro po ' ancora , e poi soggiunse : - Sei una buona ragazza ! ... buona e fedele ! vigilante sugli interessi del padrone , sei stata sempre ... - Il padrone mi ha dato il pane , - rispose essa semplicemente . - Sarei una birbona ... - Lo so ! lo so ! ... poveretta ! ... per questo t ' ho voluto bene ! A poco a poco , seduto al fresco , dopo cena , con quel bel chiaro di luna , si lasciava andare alla tenerezza dei ricordi . - Povera Diodata ! Ci hai lavorato anche tu ! ... Ne abbiamo passati dei brutti giorni ! ... Sempre all ' erta , come il tuo padrone ! Sempre colle mani attorno ... a far qualche cosa ! Sempre l ' occhio attento sulla mia roba ! ... Fedele come un cane ! ... Ce n ' è voluto , sì , a far questa roba ! ... Tacque un momento intenerito . Poi riprese , dopo un pezzetto , cambiando tono : - Sai ? Vogliono che prenda moglie . La ragazza non rispose ; egli non badandoci , seguitò : - Per avere un appoggio ... Per far lega coi pezzi grossi del paese ... Senza di loro non si fa nulla ! ... Vogliono farmi imparentare con loro ... per l ' appoggio del parentado , capisci ? ... Per non averli tutti contro , all ' occasione ... Eh ? che te ne pare ? Ella tacque ancora un momento col viso nelle mani . Poi rispose , con un tono di voce che andò a rimescolargli il sangue a lui pure : - Vossignoria siete il padrone ... - Lo so , lo so ... Ne discorro adesso per chiacchierare ... perché mi sei affezionata ... Ancora non ci penso ... ma un giorno o l ' altro bisogna pure andarci a cascare ... Per chi ho lavorato infine ? ... Non ho figliuoli ... Allora le vide il viso , rivolto a terra , pallido pallido e tutto bagnato . - Perché piangi , bestia ? - Niente , vossignoria ! ... Così ! ... Non ci badate ... - Cosa t ' eri messa in capo , di ' ? - Niente , niente , don Gesualdo ... - Santo e santissimo ! Santo e santissimo ! - prese a gridare lui sbuffando per l ' aia . Il camparo al rumore levò il capo sonnacchioso e domandò : - Che c ' è ? ... S ' è slegata la mula ? Devo alzarmi ? ... - No , no , dormite , zio Carmine . Diodata gli andava dietro passo passo , con voce umile e sottomessa : - Perché v ' arrabbiate , vossignoria ? ... Cosa vi ho detto ? ... - M ' arrabbio colla mia sorte ! ... Guai e seccature da per tutto ... dove vado ! ... Anche tu , adesso ! ... col piagnisteo ! ... Bestia ! ... Credi che , se mai , ti lascerei in mezzo a una strada ... senza soccorsi ? ... - Nossignore ... non è per me ... Pensavo a quei poveri innocenti ... - Anche quest ' altra ? ... Che ci vuoi fare ! Così va il mondo ! ... Poiché v ' è il comune che ci pensa ! ... Deve mantenerli il comune a spese sue ... coi denari di tutti ! ... Pago anch ' io ! ... So io ogni volta che vo dall ' esattore ! ... Si grattò il capo un istante , e riprese : - Vedi , ciascuno viene al mondo colla sua stella ... Tu stessa hai forse avuto il padre o la madre ad aiutarti ? Sei venuta al mondo da te , come Dio manda l ' erba e le piante che nessuno ha seminato . Sei venuta al mondo come dice il tuo nome ... Diodata ! Vuol dire di nessuno ! ... E magari sei forse figlia di barone , e i tuoi fratelli adesso mangiano galline e piccioni ! Il Signore c ' è per tutti ! Hai trovato da vivere anche tu ! ... E la mia roba ? ... me l ' hanno data i genitori forse ? Non mi son fatto da me quello che sono ? Ciascuno porta il suo destino ! ... Io ho il fatto mio , grazie a Dio , e mio fratello non ha nulla ... In tal modo seguitava a brontolare , passeggiando per l ' aia , su e giù dinanzi la porta . Poscia vedendo che la ragazza piangeva ancora , cheta cheta per non infastidirlo , le tornò a sedere allato di nuovo , rabbonito . - Che vuoi ? Non si può far sempre quel che si desidera . Non sono più padrone ... come quando ero un povero diavolo senza nulla ... Ora ci ho tanta roba da lasciare ... Non posso andare a cercar gli eredi di qua e di là , per la strada ... o negli ospizi dei trovatelli . Vuol dire che i figliuoli che avrò poi , se Dio m ' aiuta , saranno nati sotto la buona stella ! ... - Vossignoria siete il padrone ... Egli ci pensò un po ' su , perché quel discorso lo punzecchiava ancora peggio di una vespa , e tornò a dire : - Anche tu ... non hai avuto né padre né madre ... Eppure cosa t ' è mancato , di ' ? - Nulla , grazie a Dio ! - Il Signore c ' è per tutti ... Non ti lascerei in mezzo a una strada , ti dico ! ... La coscienza mi dice di no ... Ti cercherei un marito ... - Oh ... quanto a me ... don Gesualdo ! ... - Sì , sì , bisogna maritarti ! ... Sei giovane , non puoi rimaner così ... Non ti lascerei senza un appoggio ... Ti troverei un buon giovane , un galantuomo ... Nanni l ' Orbo , guarda ! Ti darei la dote ... - Il Signore ve lo renda ... - Son cristiano ! son galantuomo ! Poi te lo meriti . Dove andresti a finire altrimenti ? ... Penserò a tutto io . Ho tanti pensieri pel capo ! ... e questo cogli altri ! ... Sai che ti voglio bene . Il marito si trova subito . Sei giovane ... una bella giovane ... Sì , sì , bella ! ... lascia dire a me che lo so ! Roba fine ! ... sangue di barone sei , di certo ! ... Ora la pigliava su di un altro tono , col risolino furbo e le mani che gli pizzicavano . Le stringeva con due dita il ganascino . Le sollevava a forza il capo , che ella si ostinava a tener basso per nascondere le lagrime . - Già per ora son discorsi in aria ... Il bene che voglio a te non lo voglio a nessuno , guarda ! ... Su quel capo adesso , sciocca ! ... sciocca che sei ! ... Come vide che seguitava a piangere , testarda , scappò a bestemmiare di nuovo , simile a un vitello infuriato . - Santo e santissimo ! Sorte maledetta ! ... Sempre guai e piagnistei ! ... V Masi , il garzone , corse a svegliare don Gesualdo prima dell ' alba , con una voce che faceva gelare il sangue nelle vene : - Alzatevi , vossignoria ; ch ' è venuto il manovale da Fiumegrande e vuole parlarvi subito ! ... - Da Fiumegrande ? ... a quest ' ora ? ... - Mastro - don Gesualdo andava raccattando i panni tastoni , al buio , ancora assonnato , con un guazzabuglio nella testa . Tutt ' a un tratto gridò : - Il ponte ! ... Deve essere accaduta qualche disgrazia ! ... - Giù nella stalla trovò il manovale seduto sulla panchetta , fradicio di pioggia , che faceva asciugare i quattro cenci a una fiammata di strame . Appena vide giungere il padrone , cominciò a piagnucolare di nuovo : - Il ponte ! ... Mastro Nunzio , vostro padre , disse ch ' era ora di togliere l ' armatura ! ... Nardo vi è rimasto sotto ! ... Era un parapiglia per tutta la casa : Speranza , la sorella , che scendeva a precipizio , intanto che suo marito s ' infilava le brache ; Santo , ancora mezzo ubbriaco , ruzzoloni per la scaletta della botola , urlando quasi l ' accoppassero . Il manovale , a ciascuno che capitava , tornava a dire : - Il ponte ! ... l ' armatura ! ... Mastro Nunzio dice che fu il cattivo tempo ! ... Don Gesualdo andava su e giù per la stalla , pallido , senza dire una parola , senza guardare in viso nessuno , aspettando che gl ' insellassero la mula , la quale spaventata anch ' essa sparava calci , e Masi dalla confusione non riusciva a mettergli il basto . A un certo punto gli andò coi pugni sul viso , cogli occhi che volevano schizzargli dall ' orbita . - Quando ? santo e santissimo ! ... Non la finisci più , peste che ti venga ! - Colpa vostra ! Ve l ' avevo detto ! Non sono imprese per noialtri ! - sbraitava la sorella in camicia , coi capelli arruffati , una furia tale e quale ! Massaro Fortunato , più calmo , approvava la moglie , con un cenno del capo , silenzioso , seduto sulla panchetta , simile a una macina di mulino . - Voi non dite nulla ! state lì come un allocco ! Adesso Speranza inveiva contro suo marito : - Quando si tratta d ' aiutar voi , che pure siete suo cognato ! ... carico di figliuoli anche ! ... allora saltano fuori le difficoltà ! ... denari non ce ne sono ! ... i denari che si son persi nel ponte della malora ! Gesualdo da principio si voltò verso di lei inviperito , colla schiuma alla bocca . Poscia mandò giù la bile , e si mise a canterellare mentre affibbiava la testiera della mula : un ' allegria che gli mangiava il fegato . Si fece il segno della croce , mise il piede alla staffa ; infine di lassù , a cavallo , che toccava quasi il tetto col capo , sputò fuori il fatto suo , prima d ' andarsene : - Avete ragione ! M ' ha fatto fare dei bei negozi , tuo marito ! La semenza che abbiamo buttato via a Donninga ! La vigna che m ' ha fatto piantare dove non nasce neppure erba da pascolo ! ... Testa fine tuo marito ! ... M ' è toccato pagarle di tasca mia le vostre belle speculazioni ! Ma son stanco , veh , di portare la soma ! L ' asino quand ' è stanco si corica in mezzo alla via e non va più avanti ... E spronò la mula , che borbottava ancora ; la sorella sbraitandogli dietro , dall ' uscio della stalla , finché si udirono i ferri della cavalcatura sui ciottoli della stradicciuola , nel buio . Il manovale si mise a correre , affannato , zoppicando ; ma il padrone , che aveva la testa come un mulino , non se ne avvide . Soltanto allorché furono giunti alla chiusa del Carmine , volse il capo all ' udire lo scalpiccìo di lui nella mota , e lo fece montare in groppa . Il ragazzo , colla voce rotta dall ' andatura della mula , ripeteva sempre la stessa cosa : - Mastro Nunzio disse che era tempo di togliere l ' armatura ... Era spiovuto dopo il mezzogiorno ... - No , vossignoria , disse mastro Nardo ; lasciamo stare ancora sino a domani ... - Disse mastro Nunzio : - tu parli così per papparti un ' altra giornata di paga ... - Io intanto facevo cuocere la minestra per gli uomini ... Dal monte si udiva gridare : " La piena ! cristiani !..." Mentre Nardo stava sciogliendo l ' ultima fune ... Gesualdo , col viso al vento , frustato dalla burrasca , spronava sempre la mula colle calcagna , senza aprir bocca . - Eh ? ... Che dite , don Gesualdo ? ... Non rispondete ? ... - Che non ti casca mai la lingua ? - rispose infine il padrone . Cominciava ad albeggiare prima di giungere alla Torretta . Un contadino che incontrarono spingendo innanzi l ' asinello , pigliandosi l ' acquazzone sotto la giacca di cotonina , col fazzoletto in testa e le mani nelle tasche , volle dire qualche cosa ; accennava laggiù , verso il fiume , mentre il vento si portava lontano la voce . Più in là una vecchierella raggomitolata sotto un carrubbio si mise a gridare : - Non potete passare , no ! ... Il fiume ! ... badate ! ... In fondo , nella nebbia del fiume e della pioggia , si scorgeva confusamente un enorme ammasso di rovine , come un monte franato in mezzo al fiume , e sul pilone rimasto in piedi , perduto nella bruma del cielo basso , qualcosa di nero che si muoveva , delle braccia che accennavano lontano . Il fiume , di qua e di là dei rottami , straripava in larghe pozze fangose . Più giù , degli uomini messi in fila , coll ' acqua fino al ginocchio , si chinavano in avanti tutti in una volta , e poi tiravano insieme , con un oooh ! che sembrava un lamento . - No ! no ! - urlavano i muratori trattenendo pel braccio don Gesualdo . - Che volete annegarvi , vossignoria ? Egli non rispondeva , nel fango sino a mezza gamba , andando su e giù per la riva corrosa , coi capelli che gli svolazzavano al vento . Mastro Nunzio , dall ' alto del pilone , gli gridava qualche cosa : delle grida che le raffiche gli strappavano di bocca e sbrindellavano lontano . - Che ci fate adesso lassù ? ... State a piangere il morto ? Lasciate ... lasciate andare ! - gli rispose Gesualdo dalla riva . Il rumore delle acque si mangiò anche le sue parole furiose . Il vecchio , in alto , nella nebbia , accennava sempre di no , testardo . Dell ' altra gente gridava anche dalla riva opposta , sotto gli ombrelloni d ' incerata , senza potere farsi intendere , indicando verso il punto dove gli uomini tiravano in salvo delle travi . A seconda del vento giungevano pure di lassù , donde veniva la corrente , delle voci che sembravano cadere dal cielo , delle grida disperate , e un suono di corno rauco . Gesualdo , curvo sotto l ' acquazzone , sfangando sulla riva , aiutava a tirare in salvo i legnami dell ' armatura che la corrente furiosa seguitava a scuotere e a sfasciare . - A me ! ... santo Dio ! ... non vedete che si porta anche quelli ? ... - A un certo punto barcollò e stava per affondare nella melma spumosa che dilagava . - Santo diavolone ! Che volete lasciarvi anche la pelle ? - urlò il capomastro afferrandolo pel bavero . - Un altro po ' strascinate me pure alla perdizione ! Egli , pallido come un morto , cogli occhi stralunati , i capelli irti sul capo , quasi colla schiuma alla bocca , rispondeva : - Lasciatemi crepare ! A voi non ve ne importa ! ... Dite così perché voi non ci avete il sangue vostro in mezzo a quell ' acqua ! ... Lasciatemi crepare ! Mastro Nunzio , vedendo smaniare a quel modo il suo figliuolo , voleva buttarsi a capo fitto giù nella corrente addirittura : - Per non stare a sentir lui ! ... Adesso mi dirà ch ' è tutta colpa mia ! ... vedrete ! ... Non son padrone di muovere un dito in casa mia ... Sono padrone da burla ... Allora è meglio finirla in una volta ! ... - E andava tentando l ' acqua col piede . - Sentite ! - interruppe il figliuolo con voce sorda . - Lasciatemi in pace anche voi ! Io v ' ho lasciato fare , voi ! Avete voluto che prendessi l ' appalto del ponte ... per non stare in ozio ... Vedete com ' è andata a finire ! ... E bisogna tornare da capo , se non voglio perdere la cauzione ... Potevate starvene quieto e tranquillo a casa ... Che vi facevo mancare ? ... Lasciatemi in pace almeno . Tanto , voi non ci avete perso nulla ... - Ah ! Non ci ho perso nulla ? ... Sapevo bene che glielo avresti rinfacciato ... a tuo padre ! ... Già non conto più nulla io ! Non so far più nulla ! ... Ti ho fatto quel che sei ! ... Come se non fossi il capo di casa ! ... come se non conoscessi il mio mestiere ! ... - Ah ! ... il vostro mestiere ? ... perché avevate la fornace del gesso ? ... e mi è toccato ricomprarvela due volte anche ! ... vi credete un ingegnere ! ... Ecco il bel mestiere che sapete fare ! ... Mastro Nunzio guardò infuriato il suo figliuolo , annaspando , agitando le labbra senza poter proferire altre parole , strabuzzando gli occhi per tornare a cercare il posto migliore da annegarsi , e infine brontolò : - E allora perché mi trattieni ? ... Perché non vuoi che mi butti nel fiume ? perché ? Gesualdo cominciò a strapparsi i capelli , a mordersi le braccia , a sputare in cielo . Poscia gli si piantò in faccia disperato , scuotendogli le mani giunte dinanzi al viso . - Per l ' amor di Dio ! ... per l ' anima di mia madre ! ... con questo po ' di tegola che m ' è cascata fra capo e collo ... capite che non ho voglia di scherzare adesso ! ... Il capomastro si intromise per calmarli . - Infine quel ch ' è stato è stato . Il morto non torna più . Colle chiacchiere non si rimedia a nulla . Piuttosto venite ad asciugarvi tutti e due , che arrischiate di pigliare un malanno per giunta , così fradici come siete . Avevano acceso un gran fuoco di giunchi e di legna rotte , nella capanna . Pezzi di travi su cui erano ancora appiccicate le immagini dei santi che dovevano proteggere il ponte , buon ' anima sua ! Mastro Nunzio , il quale perdeva anche la fede in quella disdetta , ci sputò sopra un paio di volte , col viso torvo . Tutti piangevano e si fregavano gli occhi dal fumo , intanto che facevano asciugare i panni umidi . In un canto , sotto quelle quattro tegole rotte , era buttato Nardo , il manovale che s ' era rotta la gamba , sudando e spasimando . Volle mettere anch ' egli una buona parola nel malumore fra padre e figlio : - Il peggio è toccato a me ; - si lamentò , - che ora rimango storpio e non posso più buscarmi il pane . Uno dei suoi compagni , vedendo che non poteva muoversi , gli ammucchiò un po ' di strame sotto il capo . Mastro Nunzio , sull ' uscio , coi pugni rivolti al cielo , lanciava fuoco e fiamme . - Giuda Iscariota ! Santo diavolone ! Doveva venire adesso questa grazia di Dio ! ... Ciascheduno diceva la sua . Dei vicini , venuti per vedere ; dei viandanti che volevano passare il fiume , e aspettavano , al riparo , con la schiena alla fiammata . - Evviva voi ! Avete fatto un bel lavoro ! Tanti denari spesi ! I denari del comune ! ... Ora ci tocca aspettare chissà quanto , prima di vedere un altro ponte ... O com ' era fatto , di ricotta ? - Questi altri , adesso ! ... Arrivate giusto nel buon momento ! ... Volete che faccia scendere Dio e i santi di lassù ?...- sbraitava mastro Nunzio . Gesualdo , lui , non diceva nulla , con la faccia color di terra , seduto su di un sasso , le mani fra le cosce , penzoloni . Quindi prese a sfogarsi col manovale . - Guarda quella carogna ! Mi lascia fuori la mula , con questo tempo ! Poltronaccio ! Nemico del tuo padrone ! - Non vi disperate , vossignoria ! - piagnucolò Nardo dal suo cantuccio . - Finché c ' è la salute , il resto è niente ! ... Gesualdo gli lanciò addosso un ' occhiata furibonda . - Parla bene , lui ... che non ha nulla da perdere ! ... - No , no , vossignoria ! ... Non dite così , che il Signore vi gastiga ! ... Mastro Nunzio , appoggiato allo stipite dell ' uscio , stava masticando da un po ' la sua idea , fra le gengive sdentate . Infine la buttò fuori , rivolgendosi verso il figliuolo all ' improvviso : - E sai cos ' ho da dirti ? Che non ne voglio più sapere di questo ponte della disgrazia ! Piuttosto faremo un mulino , coi materiali che riusciremo a mettere in salvo ... Un affare sicuro quello ... - Un ' altra adesso ! - saltò su Gesualdo . - Siete ammattito davvero ? E la cauzione ? Volete che ci perda anche quella ? Se lasciassi fare a voi ! ... Quando presi a fabbricare dei mulini , mi toccava sentire che era la rovina ... Ora che vi siete persuaso , non vorreste far altro ... come se tutto il paese dovesse macinarsi le ossa notte e giorno , e le mie prima degli altri ! ... santo e santissimo ! La lite s ' accese un ' altra volta . Mastro Nunzio che strillava e si lagnava di non esser rispettato . - Vedete se sono un fantoccio ? ... un pulcinella ? ... il capo della casa ... signori miei ! ... guardate un po ' ! ... - Gesualdo per finirla saltò di nuovo sulla mula , verde dalla bile , e se ne andò mentre l ' acqua veniva ancora giù dal cielo come Dio la mandava , col capo nelle spalle , bagnato sino alle ossa , il cuore dentro più nero del cielo nuvolo che aveva dinanzi agli occhi ; il paese grigio e triste nella pioggia anch ' esso , lassù in cima al monte , col suono del mezzogiorno che passava a ondate , trasportato dal vento , e si sperdeva in lontananza . Quanti lo incontravano , conoscendo la disgrazia che gli era capitata , dimenticavano di salutarlo e tiravano via . Egli guardava bieco e borbottava di tanto in tanto fra di sé : - Sono ancora in piedi ! Mi chiamo mastro - don Gesualdo ! ... Finché sono in piedi so aiutarmi ! Un solo , un povero diavolo , che andava per la stessa strada , gli offrì di prenderlo sotto l ' ombrello . Egli rispose : - Ci vuol altro che l ' ombrello , amico mio ! Non temete , che non ho paura d ' acqua e di grandine , io ! Arrivò al paese dopo mezzogiorno . Il canonico Lupi s ' era coricato allora allora , subito dopo pranzo . - Vengo , vengo , don Gesualdo ! - gli gridò dalla finestra , sentendosi chiamare . Qualcheduno che andava ancora pei fatti suoi , a quell ' ora , vedendolo così fradicio , piovendo acqua come un ombrello , gli disse : - Eh , don Gesualdo ? ... che disgrazia ! ... Lui duro come un sasso , col sorriso amaro sulle labbra sottili e pallide , rispondeva : - Eh , cose che accadono . Chi va all ' acqua si bagna , e chi va a cavallo cade . Ma sinché non v ' è uomini morti , a tutto si rimedia . I più tiravano di lungo , voltandosi per curiosità dopo ch ' erano passati . Il canonico comparve infine sul portoncino , abbottonandosi la sottana . - Eh ? eh ? don Gesualdo ? Eccovi qua ... eccovi qua ! ... Don Gesualdo s ' era fatta una faccia allegra per quanto poteva , colla febbre maligna che ci aveva nello stomaco . - Sissignore , eccomi qua ! - rispose con un sorriso che cercò di fare allargare per tutta la faccia scura . - Eccomi qua , come volete voi ... ai vostri comandi ... Però , dite la verità , voi parlate col diavolo , eh ? Il canonico finse di non capire : - Perché ? pel ponte ? No , in fede mia ! Mi dispiace anzi ! ... - No , no , non dico pel ponte ! ... Ma andiamo di sopra , vossignoria . Non son discorsi da farsi qui , in istrada ... C ' era il letto ancora disfatto nella camera del canonico ; tutt ' in giro alle pareti un bel numero di gabbioline , dove il canonico , gran cacciatore al paretaio , teneva i suoi uccelli di richiamo ; un enorme crocifisso nero di faccia all ' uscio , e sotto la cassa della confraternita , come una bara da morto , nella quale erano i pegni dei denari dati a prestito ; delle immagini di santi qua e là , appiccicate colle ostie , insudiciate dagli uccelli , e un puzzo da morire , fra tutte quelle bestie . Don Gesualdo cominciò subito a sfogarsi narrando i suoi guai : il padre che si ostinava a fare di testa sua , per mostrare ch ' era sempre lui il capo , dopo aver dato fondo al patrimonio ... Gli era toccato ricomprargliela due volte la fornace del gesso ! E continuava a metterlo in quegli impicci ! ... E se lui diceva ahi ! quando era costretto a farsi aprire la vena e a lasciarsi cavar dell ' altro sangue per pagare , allora il padre gridava che gli si mancava di rispetto . La sorella ed il cognato che lo pelavano dall ' altra parte . Una bestia , quel cognato Burgio ! bestia e presuntuoso ! E chi pagava era sempre lui , Gesualdo ! ... Suo fratello Santo che mangiava e beveva alle sue spalle , senza far nulla , da mattina a sera : - Col mio denaro , capite , vossignoria ? col sangue mio ! So io quel che mi costa ! Quando ho lasciato mio padre nella fornace del gesso in rovina , che non si sapeva come dar da mangiare a quei quattro asini del carico , colla sola camicia indosso sono andato via ... e un paio di pantaloni che non tenevano più , per la decenza ... senza scarpe ai piedi , sissignore . La prima cazzuola per incominciare a fare il muratore dovette prestarmela mio zio il Mascalise ... E mio padre che strepitava perché lasciavo il mestiere in cui ero nato ... E poi , quando presi il primo lavoro a cottimo ... gridava ch ' era un precipizio ! Ne ho avuto del coraggio , signor canonico ! Lo so io quel che mi costa ! Tutto frutto dei miei sudori , quello che ho ... E quando lo vedo a buttarmelo via , chi da una parte e chi dall ' altra ! ... che volete , vossignoria ! il sangue si ribella ! ... Ho taciuto sinora per aver la quiete in famiglia ... per mangiare in santa pace un boccone di pane , quando torno a casa stanco ... Ma ora non ne posso più ! Anche l ' asino quando è stanco si corica in mezzo alla via e non va più avanti ... Voi non sapete che gastigo di Dio è Speranza , mia sorella ! ... Voglio finirla ! ... Ciascuno per casa sua . Dico bene , canonico mio ? Il canonico intanto governava i suoi uccelli di richiamo . - Se non mi date retta , vossignoria , è inutile che parli ! - Sì , sì , vi ascolto . Che diavolo ! non ci vuole poi un sant ' Agostino a capire quel che volete ! ... In conclusione si tratta di salvare la cauzione , non è così ? di avere qualche aiuto dal comune ? - Sissignore ... la cauzione ... Poi Gesualdo gli piantò addosso gli occhi grigi e penetranti , e riprese : - E un ' altra cosa anche ... Vi dicevo che voglio far casa da me ... per conto mio ... se trovo la moglie che mi conviene ... Ma se non mi date retta , vossignoria ... allora è inutile ... O se fingete di non capire ... Vi ricordate ? ... quel discorso che mi faceste la sera della festa del santo Patrono ? ... Ma se fate le viste di non capire , perchè sono venuto qui da voi ... quando vi ho detto per prima cosa ... Vi ho detto : " Eccomi qua , come volete voi ... " - Ah ! ... ah ! ... - rispose il canonico alzando il capo come un asino che strappi la cavezza . Poi lasciò stare il nicchio che andava spolverando attentamente , e gli fissò addosso anche lui i suoi occhi da uomo che non si lascia mettere nel sacco . - Sentite , don Gesualdo ... questo non è discorso che venite a farmi adesso , a questa maniera ! Allora vuol dire che non conoscete chi vi è amico e chi vi è nemico , benedetto Dio ! Ho piacere che abbiate toccato con mano se il consiglio che vi ho dato allora era tutt ' oro ! Una giovane ch ' è una perla , avvezza ad ogni guaio , che l ' avreste tutta ai vostri comandi , e di famiglia primaria anche ! ... la quale vi farebbe imparentare con tutti i pezzi grossi del paese ! ... Lo vedete adesso di che aiuto vi sarebbe ? Avreste dalla vostra i giurati e tutti quanti . Anche per l ' altra faccenda della gabella , poi , se volete entrarci insieme a noi ... - Sissignore - rispose Gesualdo vagamente . - Tante cose si potrebbero fare ... Si potrebbe parlarne ... - Si dovrebbe parlarne chiaro , amico mio . Mi prendete per un ragazzo ? Una mano lava l ' altra . Aiutami che t ' aiuto , dice pure lo Spirito Santo . Voi , caro don Gesualdo , avete il difetto di credere che tutti gli altri sien più minchioni di voi . Prima fate lo gnorri , non ci sentite da quell ' orecchio , e poi , al bisogno , quando vi casca la casa addosso , mi venite dinanzi con quella faccia . - Sarà il caldo ... saranno tutti quegli uccelli ... - balbettò l ' altro un po ' scombussolato . - Vorrei vedervi nei miei panni , signor canonico ! - esclamò infine . - Nei vostri panni ... sicuro ... mi ci metto ! Voglio farvi vedere e toccar con mano chi vi vuol bene o no ! Eccomi con voi . Pensiamo a quest ' affare del ponte prima ... a salvare la cauzione ... con un sussidio del comune . Andremo adesso dal capitano ... e dai giurati che non ci sarebbero contrari ... Peccato che il barone Zacco abbia già dei sospetti per l ' affare della gabella ! ... Lasciatemi pensare ... Mentre terminava di legarsi il mantello al collo andava raccogliendo le idee , colle sopracciglia aggrottate , guardando in terra di qua e di là . - Ecco ! Io vo prima dalla signora Sganci ... no ! no ! non le dico nulla per adesso ! qualche parola così in aria ... in via accademica ... Mi basta che donna Marianna scriva due righe al capitano . Quanto alla baronessa Rubiera posso dormire fra due guanciali ... è come se fosse la vostra stessa persona , se mi promettete ... Ma badiamo , veh ! ... E il canonico sgranò gli occhi . Don Gesualdo stese la mano verso il crocifisso . - No , dico per l ' altro affare , quello della gabella . Non vorrei che giuocassimo a scarica barile fra di noi , caro don Gesualdo ! Costui voleva allungare la mano di nuovo ; ma il canonico aveva già infilato l ' uscio . - Voi m ' aspetterete giù , nel portone . Un momento , vado e torno . Tornò fregandosi le mani : - Ve l ' avevo detto . Non ci vede dagli occhi donna Marianna per quella nipote ! Farete un affarone ! Appena fuori si imbatterono nel notaro Neri , che andava ad aprire lo studio , e fece il viso di condoglianza a don Gesualdo . - Brutto affare , eh ? Mi dispiace ! - Sotto si vedeva che gongolava . Il canonico , a tagliar corto , rispose lui : - Cosa da nulla ... Il diavolo poi non è così brutto ... Rimedieremo ... Abbiamo salvato i materiali ... - Dopo , quando furono lontani , e il notaio con la chiave nella toppa li guardava ancora ridendo , il canonico gli soffiò nell ' orecchio , a mastro - don Gesualdo : - E ' che avete una certa faccia , caro mio ! ... - Io ? - Sì . Non ve ne accorgete , ma l ' avete ! Se fate quella faccia , tutti vi metteranno i piedi sopra per camminarvi ! ... Con quella faccia non si va a chiedere un favore ... Aspettatemi qui ; salgo un momento dal cavalier Peperito . E ' una bestia ; ma l ' hanno fatto giurato . Appena il canonico se ne fu andato su per la scala rotta e scalcinata , arrivò il cavaliere dal poderetto , montato su di un asinello macilento , con una bisaccia piena di fave dietro . Don Gesualdo per ingraziarselo lo aiutò a scaricar le fave , e a legar l ' asino alla mangiatoia , sotto l ' arco della scaletta ; ma il cavaliere parve un po ' seccato d ' esser stato sorpreso in quell ' arnese , tutto infangato , e col vestito lacero da campagna . - Non ne facciamo nulla , - disse il canonico ritornando poco dopo . - E ' una bestia ! Crede di fare il cavaliere sul serio ... Deve avercela con voi ... Bisogna trovare la persona . Ciolla ? ohi ? Ciolla ? A voi dico , Ciolla ! Sapete s ' è in casa don Filippo ? L ' avete visto uscire ? Ciolla ammiccò coll ' unico occhio , torcendo ancora la bocca di paralitico . - No , Canali è ancora lì , da Bomma , che l ' aspetta per condurlo dalla cognata , la ceraiuola , sapete bene ? E ' la loro passeggiata , dopopranzo ... a trastullarsi con lei , dietro lo scaffale ... Che c ' è di nuovo , don Gesualdo ? Andate a benedire il ponte , insieme al canonico ? Don Gesualdo si sfogò infine con lui , appuntandogli contro le corna , con tutt ' e due le mani . - Vi stava sulla pancia quel ponte ! ... Come aveste dovuto spendere di tasca vostra ! ... Il canonico lo tirò per un braccio : - Andiamo , andiamo ! Volete chiudere la bocca a tutti gli sfaccendati ? Nel salire per la stradicciuola dei Margarone incontrarono il marchese Limòli , che andava a fare la sua passeggiatina solita della sera , dal Rosario a Santa Maria di Gesù , sempre solo e con l ' ombrello rosso sotto il braccio . Il canonico , rispondendo alla scappellata cerimoniosa del marchese , ebbe un ' ispirazione . - Aspettate , aspettate un momento ! Di lì a un po ' tornò a raggiungere don Gesualdo con tutt ' altro viso . - Un gran diavolo quel marchese ! Povero come Giobbe , ma è uno che ha voce in capitolo ! S ' aiutano fra di loro , tutti in un gruppo ! ... una buona parola , alle volte ! ... fra di loro non possono dir di no ... Lo lascerebbero morir di fame , ma un favore non glielo negano ... Don Filippo era ancora in casa , occupato a rigar la carta per le aste di Nicolino : - Che buon vento ? che buon vento ? ... - Poscia vedendo entrare anche don Gesualdo , dietro il canonico , calò di nuovo gli occhiali sul naso . - Ho tanto da fare ! ... Ah , sì ! ... la cauzione ? ... Volete che il comune vi aiuti a ripescarla ? Volete qualche agevolazione per riprendere i lavori ? ... Vedremo ... sentiremo ... Se l ' avete sbagliato la prima volta questo ponte benedetto ? ... E ' un affar grave ... Non so di che si tratti ... Non sono informato ... Da un pezzo che non me ne occupo ... Tanto da fare ! ... Non ho tempo di soffiarmi il naso ... Vedremo ... sentiremo ... In quella entrò Canali , il quale veniva a cercare Margarone , sorpreso di non vederlo all ' ora solita . Anch ' esso sapeva del ponte , e sembrava che si divertisse mezzo mondo a prolungare le condoglianze - il veleno che gli scorreva sotto il faccione giallo : - Ahi ! ahi ! don Gesualdo ! ... Era un ' impresa grossa ! ... Un colpo da mandare ruzzoloni ! ... C ' era troppa carne al fuoco in casa vostra ! ... - Don Filippo , ora che aveva l ' appoggio , si rivoltò anche lui : - Bisogna fare il passo secondo la gamba , mio caro ! ... Volevate pigliare il cielo a pugni ... Il posto a chi tocca , caro amico ! ... Non bisogna mettersi in testa di dare il gambetto a un paese intero ! ... Don Gesualdo allora perse la pazienza . Si alzò di botto , rosso come un gallo , e aprì la bocca per sfogarsi . Ma il canonico gliela tappò con una mano . - State zitto ! Lasciate dire a me ! Sentite qua , don Filippo ! Lo tirò per la falda nell ' anticamera . Di lì a un po ' rientrarono a braccetto , don Filippo tornato un pezzo di zucchero con mastro - don Gesualdo , spalancandogli addosso gli occhioni di bue , quasi lo vedesse allora per la prima volta : - Vedremo ! ... Quanto a me ... quel che si può fare ... Ho parlato nel vostro interesse , caro don Gesualdo ... Don Gesualdo , scendendo le scale , brontolava ancora : - Perché dovrei averli tutti contro ? ... Non fo male a nessuno ... Fo gli affari miei ... - Eh , caro don Gesualdo ! - scappò a dire infine il canonico . - Gli affari vostri fanno a pugni con gli affari degli altri , che diavolo ! ... Apposta bisogna tirarli dalla vostra ... Fra di loro si danno la mano ... son tutti parenti ... Voi siete l ' estraneo ... siete il nemico , che diavolo ! Il canonico si fermò su due piedi , in mezzo alla piazzetta , di fronte al palazzo dei Trao , alto , nero e smantellato , e guardando fisso don Gesualdo , cogli occhietti acuti di topo che sembrava volessero ficcarglisi dentro come due spilli , il viso a lama di coltello che sfuggiva da ogni parte : - Vedete ? ... quando sarete entrato nel campo anche voi ... Quella è la dote che vi porterebbe donna Bianca ! ... E ' denaro sonante per voi che avete le mani in tanti affari . Mastro - don Gesualdo tornò a lisciarsi il mento , come quando stava a combinare qualche negozio con uno più furbo di lui ; guardò il palazzo ; guardò poi il canonico , e rispose : - Però caparra in mano , eh ? signor canonico ? Prima voglio vedere come la pigliano i parenti di lei . - A braccia aperte la pigliano ! ... ve lo dico io ! Fate conto che il fiume torni a rifarvi il ponte meglio di prima , e andate a dormirci su . Nel vicoletto lì accanto , vicino a casa sua , trovò Diodata che stava aspettandolo colla mantellina in testa , rincantucciata sotto l ' arco del ballatoio , poiché in casa non la volevano , Speranza principalmente , e la tolleravano soltanto in campagna , pei servigi grossi . Appena la ragazza vide il suo padrone ricominciò a piangere e a lamentarsi , quasi fosse caduto addosso a lei il ponte : - Don Gesualdo , che disgrazia ! Mi sarei contentata d ' annegarmi io piuttosto ! ... Son venuta a vedervi , vossignoria ... con questa spina che dovete averci in cuore ! ... - Quest ' altra adesso ! Perché sei venuta ? Tutta bagnata sei ! ... guarda ! come le bestie ! ... dalla Canziria fin qui a piedi ! ... apposta per farmi il piagnisteo ... Come non ne avessi abbastanza dei miei guai ! ... Ora dove vai a quest ' ora ? La fece entrare nella stalla . Essa nello staccarsi dal muro lasciò una pozza d ' acqua , lì davanti all ' uscio dove era stata ad aspettare . Anche lui si sentiva le ossa rotte . Per giunta , sua sorella l ' accolse come un cane . - Siete tornato dalla festa ? Avete visto che bel guadagno ? Poi si rivolse inviperita a suo marito , nera , magra al par di un chiodo , cogli occhi di carbone , tanto di bocca aperta , quasi volesse mangiarsi la gente : - Voi non dite nulla ? ... A voi non bolle il sangue ? ... Burgio , più pacifico , cercava di svignarsela , facendo le spalle grosse , chinando il testone di bue . - Ecco ! ... Nessuno si dà pensiero dei guai che ci càpitano ! ... Io sola mi mangio il fegato ! Il fratello Gesualdo , colla bocca amara , le andava cantando : - Lascia stare , Speranza ! Lasciami stare , che ne ho abbastanza , anche senza la tua predica ! - Non volete sentire neppure la predica ? Non volete che mi lamenti ? Tanti denari persi ! ... Che non li guadagnate i vostri denari , voi ? ... Egli per fuggire quella vespa , andava cercando in cucina qualcosa da mettere sotto il dente , dopo una giornata simile . Frugava nel cassone del pane . Speranza sempre dietro , come il gastigo di Dio . - Fra poco , seguitando di questo passo , non ce ne sarà più del pane nel cassone , no ! ... e non ci sarà neppure il cassone , non ci sarà ! ... La casa se ne andrà tutta al diavolo ! ... Santo , che tornava affamato dal bighellonare in piazza tutta la giornata , al trovare il fuoco spento diede nelle furie , come un vero animale . I ragazzi che strillavano ; tutti i vicini alle finestre per godersi la scena ; tanto che Gesualdo infine perse la pazienza : - Sapete cosa vi dico ? che mi fate fare uno sproposito ! Tante volte ve l ' ho predicato ! ... ora lo fo sul serio , com ' è vero Dio ! L ' asino quando non ne può più si corica , e buona notte a chi resta ! E se ne andò nella stalla , mentre Speranza gli strillava dietro : - Scappate anche ? per andare a trovare Diodata ? Vi pare che non l ' abbia vista ? Mezza giornata che vi aspetta , quella sfacciata ! ... Egli sbatacchiò l ' uscio . Da prima non voleva neppur mangiare , digiuno com ' era da ventiquattr ' ore , con tutti quei dispiaceri che gli empivano lo stomaco . Diodata andò a comprargli del pane e del salame , bagnata sino alle ossa al par di lui , colla gola secca . Lì , sulla panchetta della stalla , dinanzi a una fiammata di strame , almeno si inghiottiva in pace un po ' di grazia di Dio . - Ti piace , eh , questa bella vita ? Ti piace a te ? - domandava egli masticando a due palmenti , ancora imbronciato . Essa stava a vederlo mangiare , col viso arrossato dalla fiamma , e diceva di sì , come voleva lui , con un sorriso contento adesso . Il giorno finiva sereno . C ' era un ' occhiata di sole che spandevasi color d ' oro sul cornicione del palazzo dei Trao , dirimpetto , e donna Bianca la quale sciorinava un po ' di biancheria logora , sul terrazzo che non poteva vedersi dalla piazza , colle mani fine e delicate , la persona che sembrava più alta e sottile in quella vesticciuola dimessa , mentre alzavasi sulla punta dei piedi per arrivare alle funicelle stese da un muro all ' altro . - Vedi chi vogliono farmi sposare ? - disse lui . - Una Trao ! ... e buona massaia anche ! ... m ' hanno detto la verità ... E rimase a guardare , pensieroso , masticando adagio adagio . Diodata guardava anche lei , senza dir nulla , col cuore grosso . Passarono le capre belando dal vicoletto . Donna Bianca , come sentisse alfine quegli occhi fissi su di lei , voltò il viso pallido e sbattuto , e si trasse indietro bruscamente . - Adesso accende il lume , - riprese don Gesualdo . - Fa tutto in casa lei . Eh , eh ... c ' è poco da scialarla in quella casa ! ... Mi piace perché è avvezza ad ogni guaio , e l ' avrei al mio comando ... Tu di ' , che te ne pare ? Diodata volse le spalle , andando verso il fondo della stalla per dare una manciata di biada fresca alla mula , e rispose dopo un momento , colla voce roca : - Vossignoria siete il padrone . - E ' vero ... Ma veh ! ... che bestia ! Devi aver fame anche tu ... Mangia , mangia , poveretta . Non pensar solo alla mula . VI Don Luca il sagrestano andava spegnendo ad una ad una le candele dell ' altar maggiore , con un ciuffetto d ' erbe legato in cima alla canna , tenendo d ' occhio nel tempo istesso una banda di monelli che irrompevano di tratto in tratto nella chiesa quasi deserta in quell ' ora calda , inseguiti a male parole dal sagrestano . Donna Bianca Trao , inginocchiata dinanzi al confessionario , chinava il capo umile ; abbandonavasi in un accasciamento desolato ; biascicando delle parole sommesse che somigliavano a dei sospiri . Dal confessionario rispondeva pacatamente una voce che insinuavasi come una carezza , a lenire le angosce , a calmare gli scrupoli , a perdonare gli errori , a schiudere vagamente nell ' avvenire , nell ' ignoto , come una vita nuova , un nuovo azzurro . Il sole di sesta scappava dalle cortine , in alto , e faceva rifiorire le piaghe di sant ' Agata , all ' altar maggiore , quasi due grosse rose in mezzo al petto . Allora la penitente risollevavasi ansiosa , raggiante di consolazione , aggrappandosi avidamente alla sponda dell ' inginocchiatoio , con un accento più fervido , appoggiando la fronte sulle mani in croce per lasciarsi penetrare da quella dolcezza . Veniva un ronzìo di mosche sonnolenti , un odor d ' incenso e di cera strutta , un torpore greve e come una stanchezza dal luogo e dall ' ora . Una vecchia aspettava accoccolata sui gradini dell ' altare , simile a una mantellina bisunta posata su di un fagotto di lavandaia , e quando destavasi borbottando , don Luca le dava sulla voce : - Bella creanza ! Non vedete che c ' è una signora prima di voi al confessionario ? ... quelle non sono le quattro chiacchiere che avete da portarci voi al tribunale della penitenza ! ... discorsi di famiglia , cara voi ! ... affari importanti ! Nell ' ombra del confessionario biancheggiò una mano che faceva il segno della croce , e donna Bianca si alzò infine , barcollando , chiusa nel manto sino ai piedi , col viso raggiante di una dolce serenità . Don Luca , vedendo che la vecchia non si risolveva ad andarsene , toccò la mantellina colla canna . - Ehi ? ehi ? zia Filomena ? ... E ' tardi oggi , è tardi . Sta per suonare mezzogiorno , e il confessore deve andarsene a desinare . La vecchia levò il capo istupidito , e si fece ripetere due o tre volte la stessa cosa , testarda , imbambolata . - Sicuro , sto per chiudere la chiesa . Potete andarvene , madre mia . Oggi ? ... neppure ! ... ci ha la trebbia al Passo di Cava padre Angelino . Giorni di lavoro , cara mia ! - Bel bello riescì a mandarla via , borbottando , trascinando le ciabatte . Poi , mentre il prete infilava l ' uscio della sagrestia , don Luca dovette anche dar la caccia a quei monelli , rovesciando banchi e sedie , facendo atto di tirare l ' incensiere : - Fuori ! fuori ! Andate a giuocare in piazza ! - Nello stesso tempo passava e ripassava vicino a donna Bianca che si era inginocchiata a pregare dinanzi alla cappella del Sacramento , sfolgorante d ' oro e di colori lucenti da accecare , tossendo , spurgandosi , fermandosi a soffiarsi il naso , brontolando : - Neppure in chiesa ! ... non si può raccogliersi a far le orazioni ! ... Donna Bianca si alzò in piedi , segnandosi , colle labbra ancora piene di avemarie . Il sagrestano le rivolse la parola direttamente , mentr ' essa avviavasi per uscire : - Siete contenta , vossignoria ? Un sant ' uomo quel padre Angelino ! Confessa bene , eh ? V ' ha lasciata contenta ? Ella accennò di sì col capo , col sorriso breve , rallentando il passo per cortesia . - Un bravo uomo ! un uomo di giudizio ! Quello sì che ve lo può dare un buon consiglio ... meglio di vostro fratello don Ferdinando ... ed anche di don Diego , sì ! ... Guardò intorno cogli occhi di gatto avvezzi a vederci al buio nella chiesa e su per la scala del campanile , e aggiunse sottovoce , cambiando tono , in aria di gran mistero : - Sapete che risposta gli hanno dato a don Gesualdo Motta ? Aveva mandato a fare la domanda formale di matrimonio , ieri dopo pranzo , col canonico Lupi ... Bianca arrossì senza levare il capo . Il sagrestano che la guardava negli occhi bassi , seguendola passo passo , riprese più forte : - Gli hanno detto di no ... tale e quale come ve lo dico adesso ... Il canonico è rimasto di sale ! ... Nessuno si sarebbe aspettato quella risposta , non è vero ? ... il canonico donna Marianna , anche la baronessa vostra zia , tutti che ci avevano posto un grande impegno ! ... Si sarebbe mosso quel Cristo ch ' è di legno , vedete ! Nessuno l ' avrebbe creduto così duro , quel don Diego vostro fratello ! un signore umile e buono che pareva di potersi confessare con lui ! ... Non parlo di don Ferdinando , ch ' è peggio di un ragazzo , poveretto ! ... Egli era riuscito a fermare donna Bianca , piantandosele dinanzi , cogli occhi lucenti , il viso acceso , abbassando ancora la voce nel farle una confidenza decisiva : - Don Gesualdo sembra impazzito ! ... Dice che non può mandarla giù ! che ne farà una malattia , com ' è vero Iddio ! ... Sono andato a trovarlo alla Canziria ... faceva trebbiare il grano ... - Don Gesualdo , ch ' è questa la maniera di prendersela ? ... Ci lascerete la pelle , vossignoria ! ... - Lasciatemi stare , caro don Luca , che so io ! ... dacché il canonico mi portò quella bella risposta ! ... - Sembra davvero malato di cent ' anni ! ... La barba lunga ... Non dorme e non mangia più ... In quel momento si udì uno scalpiccìo di gente di chiesa . Don Luca alzò la voce di botto , quasi parlasse a un sordo : - Oggi padre Angelino ci ha la trebbia al Passo di Cava . Se avete qualche altro peccato da confessarvi , c ' è l ' arciprete Bugno sfaccendato ... buono anche quello ! un servo di Dio ... Però vedendo il canonico Lupi che s ' avanzava verso di loro , inchinandosi a ogni altare , colla destra stillante d ' acqua benedetta , il nicchio pendente dall ' altra mano : - Benedicite , signor canonico ! Come va da queste parti ? ... Il canonico , invece di rispondergli , si rivolse a donna Bianca con un sorriso sciocco sul muso aguzzo di furetto color di filiggine . - Facciamo del bene , donna Bianca ! Raccomandiamoci al Signore ! Vi ho vista entrare in chiesa , mentre andavo qui vicino , da don Gesualdo Motta , e ho detto : Ecco donna Bianca che fa la sua visita alle Quarant ' ore , e dà il buon esempio a me , indegno sacerdote ... - Giusto ... qui c ' è il signor canonico ! ... Se avete qualche altro peccato da dirgli , donna Bianca ... - Io non posso , mi dispiace ! Monsignore non mi ha data la confessione , perché sa che me ne manca il tempo ... - Indi aggiunse con un certo risolino , lisciandosi il mento duro di barba . - Poi i vostri fratelli non vorrebbero ... Donna Bianca , rossa come se avesse avuto sul viso tutto il riflesso della cortina che velava l ' altare del Crocifisso , finse di non capire . Il canonico ripigliò , mutando registro : - Ci ho tante faccende gravi sulle spalle ... mie e d ' altrui ... Andavo appunto da don Gesualdo per commissione di vostra zia . Sapete il grosso affare che hanno insieme , colla baronessa ? - Donna Bianca fece segno di no . - Un affare grosso ... Si tratta di pigliare in affitto le terre di tutti i comuni della Contea ! ... Don Gesualdo ha il cuore più grande di questa chiesa ! ... e i conquibus anche ! ... Assai ! assai , donna Bianca ! Assai più di quel che si crede ... Uno che si farà ricco come Creso , con quella testa fine che ha ! Don Luca si lasciò scappare di bocca , mentre andava spogliandosi degli abiti ecclesiastici , col viso dentro la cotta , le braccia in aria , la voce soffocata : - Bisogna vedere quel che ha raccolto alla Canziria , bisogna vedere ! - Ah , ah ! venite di lassù ? - Sissignore , - rispose il sagrestano , cavando fuori il viso rosso e imbarazzato . - Così , per fare quattro passi ... Ci vado ogni anno per la limosina della chiesa ... Don Gesualdo è devoto di sant ' Agata ! - Un cuor d ' oro ! - interruppe il canonico . - Generoso , caritatevole ! ... Peccato che ... E si diede della mano sulla bocca . - Quello che stavo dicendo a donna Bianca ! ... - confermò don Luca , ripreso animo , cogli occhietti di nuovo petulanti . - Basta ! basta ! Ciascuno dispone a suo modo in casa sua ! Ora vi lascio pei fatti vostri . Tanti saluti a don Diego e a don Ferdinando ! Donna Bianca imbarazzata voleva andarsene anche lei ; ma ma il sagrestano la trattenne : - Un momento ! Cosa devo dire a padre Angelino , se volete mettervi in grazia di Dio prima della festa di san Giovanni Battista ... Il canonico insisteva anche lui : - No , no , restate , donna Bianca , fate gli affari vostri . - Poscia , appena egli lasciò ricadere la portiera , uscendo , don Luca ammiccò : - E così ? che devo dire a don Gesualdo , se mai lo vedo ... per caso ? .. Essa sembrava esitante . Seguitava ad avviarsi verso la porta della chiesa , passo passo , tenendo gli occhi bassi , come infastidita dall ' insistenza del sagrestano . - Giacché i miei fratelli hanno detto di no ... - Una sciocchezza hanno detto ! Avrei voluto condurli per mano alla Canziria , e fargli vedere se non vale tutti i vostri ritratti affumicati ! ... Scusatemi , donna Bianca ! ... parlo nell ' interesse di vossignoria ... I vostri fratelli tengono al fumo perché sono vecchi ... hanno i piedi nella fossa , loro ! ... Ma voi che siete giovine , come rimanete ? Non si rovina così una sorella ! ... Un marito simile non ve lo manda neppure san Giuseppe padre della provvidenza ! ... Sono pazzi a dir di no i vostri fratelli ! ... pazzi da legare ! ... Le terre della Contea se le piglierà tutte lui , don Gesualdo ! ... e poi le mani in pasta da per tutto . Non si mura un sasso che non ci abbia il suo guadagno lui ... Domeneddio in terra ! Ponti , mulini , fabbriche , strade carreggiabili ! ... il mondo sottosopra mette quel diavolo ! Fra poco si andrà in carrozza sino a Militello , prima Dio e don Gesualdo Motta ! ... Sua moglie andrà in carrozza dalla mattina alla sera ! ... camminerà sull ' oro colato , come è vero Dio ! Anche padre Angelino vi avrà consigliato la stessa cosa che vi dico io ... Non ho udito nulla , per non violare il suggello della confessione , ma padre Angelino è un uomo di giudizio ... vi avrà consigliato di prendere un buon marito ... di mettervi in grazia di Dio . Donna Bianca lo guardò sbigottita , col mento aguzzo dei Trao che sembrava convulso . Indi alzò verso il crocifisso gli occhi umidi di lagrime , colle labbra pallide serrate in una piega dolorosa . Con quelle labbra senza sangue rispose infine sottovoce : - I miei fratelli sono padroni ... tocca a loro decidere ... Don Luca a corto d ' argomenti rimase un istante quasi sbalordito , piantandosi dinanzi a lei per non lasciarla scappare , soffocato da tante buone ragioni che aveva in gola , balbettando , annaspando , grattandosi rabbiosamente il capo , con gli occhietti scintillanti che andavano come frugandola tutta da capo a piedi per trovare il punto debole , scuotendole dinanzi le mani giunte , minaccioso e supplichevole . Alla fine proruppe : - Ma è giustizia , santo Dio ? è giustizia far tribolare in tal modo un galantuomo che vi vuol tanto bene ? ... Dare un calcio alla fortuna ? ... Scusatemi , donna Bianca ! io parlo nel vostro interesse ... Dovete pensarci voi ! Non siete più sotto tutela , alla fin fine ! ... Mi scaldo il sangue per voi ... perché sono buon servo della vostra famiglia ... una gran casata ! ... peccato che non sia più quella di prima ! ... Ora che avreste il mezzo di far risorgere il nome dei Trao ! ... Questo si chiama dare un calcio alla fortuna ! ... si chiama essere ingrati colla divina Provvidenza . Essa seguitava ad andare verso la porta , irresoluta , a capo chino . Don Luca alle calcagna di lei , accalorandosi , toccando tutti i tasti , mutando tono a ogni registro : - E certe giornate , donna Bianca ! ... certe giornate che spuntano a casa vostra ! ... Basta , scusatemi , io ne parlo perché ci bazzico sempre ad aiutarvi , insieme a mia moglie ... E quando i vostri parenti si dimenticano che siete al mondo ! ... certe giornate d ' inverno come vuol Dio ! ... Basta ! Potreste esser la regina del paese , invece ! pensateci bene . Don Gesualdo spiccherebbe di lassù il sole e la luna per farvi piacere ! ... Non ci vede più dagli occhi ! ... Sembra un pazzo addirittura . Donna Bianca s ' era fermata su due piedi , a testa alta , con una fiamma improvvisa che parve buttarle in viso la portiera sollevata in quel momento da qualcuno che entrava in chiesa . Comparve una donna macilenta , colla gonnella in cenci sollevata dalla gravidanza sugli stinchi sottili , sudicia e spettinata , come se non avesse fatto altro in vita sua che portare avanti quel ventre - un viso di chioccia istupidita dal covare , con due occhietti tondi su di una faccia a punta , gialla e incartapecorita , e un fazzoletto lacero da malata , legato sotto il mento ; nient ' altro sulle spalle , da persona ch ' è di casa in casa del Buon Dio . Essa dalla soglia si mise a gemere , quasi avesse le doglie : - Don Luca ? ... che non lo suonate mezzogiorno ? ... la pentola sta per bollire ... - Perché l ' hai messa a bollire così presto ? Il sole è ancora qui , sul limitare ... L ' arciprete fa un casa del diavolo per questa faccenda di suonare mezzogiorno prima dell ' ora ... Per stavolta ... giacché è fatta ... eccoti la chiave del campanile ... Don Luca , tenendo ancora la cotta sotto il braccio , litigava colla moglie , stecchito nella sottana bisunta quant ' era enorme il ventre della donna : - Tu ci hai l ' orologio lì , nella pancia ! ... Pensi solo a mangiare ! ... Ci vuol la grazia di Dio ! ... I vicini sono ancora tutti fuori ... Ecco lì i ragazzi di Burgio ! ... - Aspettano anche loro ! ... - piagnucolò la moglie , sempre su quel tono . - Aspettano che suonate mezzogiorno ... - E se ne andò col ventre avanti . - I nipoti di don Gesualdo ! - riprese il sagrestano ammiccando in modo significativo a donna Bianca nel tornare indietro . - Stanno lì a farci la spia ! ... Li manda sua madre apposta comare Speranza , per sapere tutto quello che facciamo ! Tiene d ' occhio la roba , colei ! ... quasi fosse sua ! ... Ci ha fatto i suoi disegni sopra ! ... Quando m ' incontra ha l ' aria di mangiarmi ! ... Finse di precedere donna Bianca per sollevare la portiera , onde trattenerla ancora un momento : - Lui fa proprio compassione ! ... Una faccia da malato ! ... Mi parlò tutto il tempo di vossignoria ... Dice che forse il canonico Lupi non avrà saputo fare l ' imbasciata ... che vorrebbe parlarvi ... per vedere ... per sentire ... Donna Bianca si fece di fuoco . - E ' innamorato , che volete farci ? Innamorato come un pazzo . Dovreste tornare a parlargliene coi vostri fratelli . Mandargli qualche buona parola ... una risposta più da cristiani ... Verrò io stesso a prenderla , dopo mezzogiorno , quando don Diego e don Ferdinando sono in letto ... col pretesto dei fiori per la Madonna ... Sì ? Cosa mi dite ? Essa chinò il capo rapidamente , nel passare sotto la cortina , ed uscì fuori . Don Luca credette di scorgere che volesse frugarsi in tasca , e seguitò , correndole dietro : - Che fate ? No ! Mi offendete ! Un ' altra volta ... più tardi ... quando potrete ... Ho pensato meglio di mandare mia moglie , a prendere la risposta di vossignoria . Non vorrei che i vostri fratelli , vedendomi bazzicare per casa , sospettassero che mi manda il canonico ... Dopo vespro spicciò lesto lesto il servizio della chiesa e corse alla Canziria : cinque miglia di salita , pazienza , per amore di don Gesualdo che se lo meritava , in verità ! - Sta per cascare , don Gesualdo ! Ancora essa non mi ha detto chiaro di sì , colla sua bocca ; ma si vede che tentenna , come la pera quand ' è matura . Sono pratico di queste cose , perché vedo tutti i giorni in chiesa delle donne che ricorrono al tribunale della penitenza ... prima e poi ... M ' ha fatto sudare una camicia ! ... Ma ora vi dico che la pera è matura ! Un ' altra crollatina , e vi casca fra le braccia ; ve lo dico io ! Dovreste correre al paese e scaldare il ferro mentre è caldo . Però don Gesualdo non fece una gran festa all ' imbasciata amorosa che gli capitava in quel momento : - Vedete , don Luca , ci ho tutta la raccolta nell ' aia ... Sono in piedi da stanotte ... Non ho sempre il vento in tasca per trebbiare a comodo mio ! ... L ' aia era vasta quanto una piazza . Dieci muli trottavano in giro , continuamente ; e dietro i muli correvano Nanni l ' Orbo e Brasi Camauro , affondando nella pula sino ai ginocchi , ansanti , vociando , cantando , urlando . Da un lato , in una nuvola bianca , una schiera di contadini armati di forche , colle camice svolazzanti , sembrava che vangassero nel grano ; mentre lo zio Carmine , in cima alla bica , nero di sole , continuava a far piovere altri covoni dall ' alto . Delle tregge arrivavano ogni momento dai seminati intorno , cariche d ' altra messe ; dei garzoni insaccavano il grano e lo portavano nel magazzino , dove non cessava mai la nenia di Pirtuso che cantava " e viva Maria ! " ogni venti moggi . Tutt ' intorno svolazzavano stormi di galline , un nugolo di piccioni per aria ; degli asinelli macilenti abboccavano affamati nella paglia , coll ' occhio spento ; altre bestie da soma erano sparse qua e là ; e dei barili di vino passavano di mano in mano , quasi a spegnere un incendio . Don Gesualdo sempre in moto , con un fascio di taglie in mano , segnando il frumento insaccato , facendo una croce per ogni barile di vino , contando le tregge che giungevano , sgridando Diodata , disputando col sensale , vociando agli uomini da lontano , sudando , senza voce , colla faccia accesa , la camicia aperta , un fazzoletto di cotone legato al collo , un cappellaccio di paglia in testa . - Lo vedete , don Luca , se ho tempo da perdere adesso ! ... Vino qua ! Date da bere a don Luca ! ... Sì , sì , verrò ; ma quando potrò ... Per ora non posso muovermi , cascasse il mondo ! ... Diodata ! ... bada che il vento spinge la fiamma verso l ' aia , santo e santissimo ! ... No , don Luca ! non sono in collera pel rifiuto dei suoi fratelli ... Venite qua , accostatevi , ch ' è inutile far sapere alla gente i fatti nostri ! ... Ciascuno la pensa a modo suo ... Poi è lei che deve risolvere ... Se lei dice di sì , io per me non mi tiro indietro ... Ma oggi non posso venire ... e neppure domani ... Be ' ! dopodomani ! ... Dopodomani devo venire anche per l ' affare della gabella , e ne discorreremo . Don Luca suggerì pure di far precedere due paroline scritte : - Ci abbiamo appunto mia moglie che par fatta apposta per consegnarle sottomano a donna Bianca , senza destar sospetti . Una bella letterina , con due o tre parole che fanno colpo sulle ragazze ! Capite , vossignoria ? Ciolla ci ha la mano ... Ne parlerei io stesso a Ciolla in segretezza , senza stare a rompervi il capo , vossignoria ; e vi fa fare una bella figura . Con un bottiglione di vino poi ve lo chetate , il Ciolla . Don Gesualdo non volle sapere di lettera : - Non per risparmiare il vino ; ma che storie mi andate contando ? Se a lei l ' affare gli va , allora che bisogno c ' è di tante chiacchiere . - Basta ! basta ! - conchiuse don Luca . - Dicevo per piantare meglio il chiodo . Ma voi siete il padrone . Don Luca se ne tornò tutto contento , con un agnello e una forma di cacio . Per prudenza mandò la moglie a fare l ' imbasciata , sotto un pretesto : - Circa a quel discorso che siete intesi con mio marito , vossignoria , dice che il confessore verrà dopodomani a prendere la risposta ! ... Il confessore domenica aspetta la risposta ! ... - Don Ferdinando che aveva udito aprire il portone , comparve in quel momento come un fantasma . - Il confessore ! ... - riprese a dire la gnà Grazia senza che nessuno le domandasse nulla . - Donna Bianca voleva confessarsi ! ... Oggi non può , il confessore ... E domani neppure ... Domenica piuttosto , se gli fate sapere che siete pronta ... La poveraccia , sotto quegli occhi stralunati di don Ferdinando , che pareva la frugassero tutta , sospettosi , inquieti , si confondeva , balbettava , cercava le parole . Poscia , vedendo che l ' altro stava zitto e non si moveva , allampanato , tacque anch ' essa , e si mise a guardare in aria , a bocca aperta , colle mani sul ventre . Bianca , a tagliar corto , la condusse nella dispensa , per darle una grembiata di fave . Don Ferdinando , sempre dietro , cucito alle loro calcagna , taciturno , guardando in ogni cantuccio , sospettoso . Si chinò anch ' esso sul mucchietto di fave , covandolo colla persona , misurandolo ad occhio , palpandolo colle mani . E dopo che la sagrestana se ne fu andata , come un ' anatra , reggendo il grembiule pieno sul ventre enorme , si mise a brontolare : - Troppe ! ... Ne hai date troppe ! ... Stanno per terminare !...La zia non ne manda altre prima di Natale ! ... La sorella voleva andarsene ; ma lui seguitava a cercare , a frugare , a passare in rivista la roba della dispensa : due salsicciotti magri appesi a un gran cerchio ; una forma di cacio bucata dai topi ; delle pere infracidite su di un ' asse ; un orciolino d ' olio appeso dentro un recipiente che ne avrebbe contenuto venti cafisi ; un sacco di farina in fondo a una cassapanca grande quanto un granaio ; il cestone di vimini che aspettava ancora il grano della Rubiera . Infine riprese : - Ci vuol l ' aiuto di Dio ! ... Siamo tre bocche da sfamare , in casa ! ... Ti par poco ? Ci vorrebbe anche un po ' di brodo per Diego ... Non mi piace da qualche tempo ! ... Hai visto la faccia che ha ? Lo stesso viso della buon ' anima , ti rammenti ? ... quando si mise a letto per non alzarsi più ! E il medico non viene neppure , perchè ha paura di non esser pagato ... dopo tanti denari che s ' è mangiati nell ' ultima malattia della buon ' anima ! ... La zia Rubiera s ' è dimenticata che siamo al mondo ... ed anche la zia Sganci ... Così brontolando andava passo passo dietro alla sorella , chinandosi a raccattar per terra le fave cadute dal grembiule di Grazia . Poscia , come svegliandosi da un sogno , domandò : - Tu perché non vai più dalla zia Rubiera ? Avrebbe mandato un paio di piccioni , sapendo che Diego non sta bene ... per fargli un po ' di brodo ... Bianca divenne di brace in viso , e chinò gli occhi . Don Ferdinando aspettò un momento la risposta a bocca aperta , battendo le palpebre . Indi tornò nella dispensa a riporre le fave che aveva raccolte da terra . Poco dopo essa se lo vide comparire dinanzi un ' altra volta , con quell ' aria sbalordita . - Se torna la sagrestana non gli dar nulla , un ' altra volta ! Sanguisughe sono ! Le fave stanno per terminare , hai visto ? ... E un ' altra cosa ... Dovresti andare dalla zia Sganci per un po ' d ' olio ... in prestito ... Diglielo bene che lo vuoi in prestito , perché noi non siamo nati per chiedere la limosina ... giacché la zia non ci ha pensato ... Fra poco saremo al buio ... anche Diego che è malato ... tutta la notte ! ... E spalancava gli occhi , accennando ancora colle mani e col capo , con un terrore vago sul viso attonito . Da lontano si udiva di tanto in tanto la tosse che si mangiava don Diego , attraverso agli usci , lungo il corridoio , implacabile e dolorosa , per tutta la casa ... Bianca sussultava ogni volta , col cuore che le scoppiava , chinandosi ad ascoltare , o fuggiva come spaventata , tappandosi le orecchie . - Non ci reggo , no ! Non ci reggo ! ... Infine Dio le diede la forza di ricomparire dinanzi a lui , quel giorno in cui don Ferdinando le aveva detto che il fratello stava peggio , nella cameretta sudicia , sdraiato su quel lettuccio che sembrava un canile . Don Diego non stava né peggio né meglio . Era lì , aspettando quel che Dio mandava , come tutti i Trao , senza lagnarsi , senza cercare di fuggire il suo destino , badando solo di non incomodare gli altri , e tenersi per sé i suoi guai e le sue miserie . Volse il capo , vedendo entrare la sorella , quasi un ' ombra gli calasse sul viso incartapecorito . Poscia le accennò colla mano di accostarsi al letto . - Sto meglio ... sto meglio ... povera Bianca ! ... Tu come stai ? ... Perché non ti sei fatta vedere ? ... perché ? ... Le accarezzava il capo con quella mano scarna e sudicia di malato povero . Gli era rimasto sulle guance incavate e sparse di peli grigi un calore di fiamma . - Povera Bianca ! ... son sempre tuo fratello , sai ! ... il tuo fratello che ti vuol tanto bene ... povera Bianca ! ... - Don Ferdinando mi ha detto ... - balbettò essa timidamente . - Volete un po ' di brodo ? ... Il malato da prima fece segno di no , guardando in aria , supino . Poi volse il capo , fissandola cogli occhi avidi dal fondo delle orbite che sembravano vuote , filigginose . - Il brodo , dicevi ? C ' è un po ' di carne ? ... - Manderò dalla zia ... dalla zia Sganci ! ... - s ' affrettò ad aggiungere Bianca , con una vampa improvvisa sulle guance . Sul volto del fratello era passata un ' altra fiamma simile . - No ! no ! ... non ne voglio . Neppure il medico voleva : - No , no ! Cosa mi fa il medico ? ... Tutte imposture ! ... per spillarci dei denari ... Il vero medico è lassù ! ... Quel che vorrà Dio ... Del resto mi sento meglio ... Parve migliorare realmente , di lì a qualche giorno : del buon brodo , un po ' di vino vecchio che mandava la zia Sganci , l ' aiutarono ad alzarsi da letto , ancora sconquassato , col fiato ai denti . Venne pure donna Marianna in persona a fargli visita , premurosa , con un rimprovero amorevole sulla faccia buona : - Come ? Siete in quello stato ed io non ne so nulla ? Siamo in mezzo ai turchi ? Siamo parenti , sì o no ? Sempre misteri ! Sempre ombrosi e selvatici , tutti voialtri Trao ! ... rincantucciati come gli orsi in questa tana ! Un bel mattino vi troveranno belli e morti all ' improvviso che sarà una vergogna per tutto il parentado ! ... Neppure di quel negozio del matrimonio non me ne avete detto nulla ! ... E sfilò quest ' altro rosario : Erano pazzi , o cos ' erano , a rifiutare una domanda simile a quella ? ... Uno sulla strada di farsi riccone come don Gesualdo Motta ! ... - Don Gesualdo ! sissignori ! I pazzi lasciateli stare ! ... Vedete bene in quale stato vi hanno ridotto ! ... Un cognato che potrebbe aiutarvi in tutti i modi ... che vi toglierebbe da tante angustie ! ... Ah ! ... ah ! ... Donna Marianna guardava intorno per la stanzaccia squallida , crollando il capo . Gli altri non fiatavano : Bianca a capo chino ; don Ferdinando aspettando che parlasse suo fratello , cogli occhi di barbagianni fissi su di lui . Don Diego da principio rimase attonito , brontolando : - Mastro - don Gesualdo ! ... Siamo arrivati fin lì ! ... Mastro - don Gesualdo che vuol sposare una Trao ! ... - Sicuro ! Chi volete che la sposi ? ... senza dote ? Non è più una bambina neppure lei ! ... E ' un tradimento bell ' e buono ! ... Cosa farà , quando chiuderete gli occhi voi e vostro fratello ? ... la serva , eh ? La serva della zia Rubiera o di qualchedun altro ? ... Don Diego si alzò da letto come si trovava , in camiciuola di flanella , col fazzoletto in testa , le gambe stecchite che gli tremavano a verga dentro le mutande logore : un ecceomo ! Andava errando per la stanza , stralunato , facendo gesti e discorsi incoerenti , tossendo , tirando il fiato a stento , soffiandosi il naso , quasi suonasse una tromba . - Mastro - don Gesualdo ! ... Saremmo arrivati a questo , che una Trao sposerebbe mastro - don Gesualdo ! Tu acconsentiresti , Bianca ? ... di ' ! ... Tu diresti di sì ? ... Bianca pallidissima , senza levare gli occhi da terra , disse di sì col capo , lentamente . Egli agitò in aria le braccia tremanti , e non seppe più trovare una sola parola . Don Ferdinando non fiatava neppur lui , atterrito che Don Diego non riuscisse a persuader Bianca . - Cosa volete che dica ? - esclamò la zia . - Vi pare un bell ' avvenire quello d ' invecchiare come voialtri ... fra tante angustie ? ... Scusatemi , ne parlo perché siamo parenti ... Fo quel che posso anch ' io per aiutarvi ... ma non è una bella cosa infine neanche per voialtri ... Ed ora che vi si offre la fortuna , risponderle con un calcio ... Scusatemi , io la direi una porcheria ! Tutt ' a un tratto don Diego si mise a ridere , quasi colpito da un ' ispirazione , ammiccando dell ' occhio , fregandosi le mani , con dei cenni del capo che volevano dire assai . - Va bene ! va bene ! ... Non è che questo ? ... perché ora come ora siamo un po ' angustiati ? ... Ti pesa , di ' ? ... ti pesa questa vita angustiata , povera Bianca ? ... Hai paura per l ' avvenire ? ... Si fregò il mento peloso colla mano ischeletrita , seguitando ad ammiccare , cercando di rendere furbo il sorriso pallido . - Vieni qua ... Non ti dico altro ! ... Anche voi , zia ! ... Venite a vedere ! ... S ' arrampicò tutto tremante su di una seggiola per aprire un armadietto ch ' era nel muro , al di sopra della finestra , e ne tirò fuori mucchi di scartafacci e di pergamene - le carte della lite - quella che doveva essere la gran risorsa della famiglia , quando avessero avuto i denari per far valere le loro ragioni contro il Re di Spagna : dei volumi gialli , logori e polverosi , che lo facevano tossire a ogni voltar di pagina . Sul letto era pure sciorinato un grand ' albero genealogico , come un lenzuolo : l ' albero della famiglia che bagnava le radici nel sangue di un re libertino , come portava il suo stemma - di rosso , con tre gigli d ' oro , su sbarra del medesimo , e il motto che glorificava il fallo della prima autrice : Virtutem a sanguine traho . S ' era messi gli occhiali , appoggiando i gomiti sulla sponda del lettuccio , bocconi , con gli occhi che si accendevano in fondo alle orbite livide . - Son seicent ' anni d ' interessi che ci devono ! ... Una bella somma ! ... Uscirete d ' ogni guaio una volta per sempre ! ... Bianca era cresciuta in mezzo a simili discorsi che aiutavano a passare i giorni tristi . Aveva veduto sempre quei libracci sparsi sulle tavole sgangherate e per le sedie zoppe . Così essa non rispose . Suo fratello volse finalmente il capo verso di lei , con un sorriso bonario e malinconico . - Parlo per voialtri ... per te e per Ferdinando ... Ne godrete voialtri almeno ... Quanto a me ... io sono arrivato ... Te ' ! ... te ' la chiave ! ... serbala tu ! La zia Sganci , a quei discorsi , da prima scattò come una molla : - Caro nipote , mi sembrate un bambino ! - Ma subito si calmò , col sorriso indulgente di chi vuol far capire la ragione proprio a un ragazzo . - Va bene ! ... va benone ! ... Intanto maritatela con lo sposo che vi si offre adesso , e poi , se diverrete tanti Cresi , sarà anche meglio . Don Diego rimase interdetto al vedere che la sorella non prendeva la chiave , e tornò daccapo : - Anche tu , Bianca ? ... Dici di sì anche tu ? ... Essa , accasciata sulla seggiola , chinò il capo in silenzio . - E va bene ! ... Giacché tu lo vuoi ... giacché non hai il coraggio di aspettare ... Donna Mariannina seguitava a perorare la causa di don Gesualdo , dicendo ch ' era un affare d ' oro quel matrimonio , una fortuna per tutti loro ; congratulandosi con la nipote la quale fissava fuori dalla finestra , cogli occhi lucenti di lagrime ; rivolgendosi financo a don Ferdinando che guardava tutti quanti ad uno ad uno , sbalordito ; battendo sulle spalle di don Diego il quale sembrava che non udisse , cogli occhi inchiodati sulla sorella e un tremito per tutta la persona . A un certo punto egli interruppe la zia , balbettando : - Lasciatemi solo con Bianca ... Devo dirle due parole ... Lasciateci soli ... Essa alzò gli occhi sbigottita , faccia a faccia col fratello che sembrava un cadavere , dopo che la zia e don Ferdinando furono usciti . Il pover ' uomo esitò ancora prima di aggiungere quel che gli restava a dire , fissando la sorella con un dolore più pungente e profondo . Poscia le afferrò le mani , agitando il capo , movendo le labbra senza arrivare a profferir parola . - Dimmi la verità , Bianca ! ... Perché vuoi andartene dalla tua casa ? ... Perchè vuoi lasciare i tuoi fratelli ? ... Lo so ! lo so ! ... Per quell ' altro ! ... Ti vergogni a stare con noi , dopo la disgrazia che t ' è capitata ! ... Continuava ad accennare del capo , con uno struggimento immenso nell ' accento e nel viso , colle lagrime amare che gli scendevano fra i peli ispidi e grigi della barba . - Dio perdona ... Ferdinando non sa nulla ! ... Io ... io ... Bianca ! ... Come una figliuola ti voglio bene ! ... Mia figlia sei ... Bianca ! ... Tacque sopraffatto da uno scoppio di pianto . Ella più morta che viva scosse il capo lentamente e biascicò : - No ... no ... Non è per questo ... Don Diego lasciò ricadere adagio adagio le mani della sorella , quasi un abisso si scavasse fra di loro . - Allora ! ... Fa quello che vuoi ... fa quello che vuoi ... E le volse le spalle , curvo , senza aggiunger altro , strascicando le gambe . VII Nella casa antica dei La Gurna , presa in affitto da don Gesualdo Motta , s ' aspettavano gli sposi . Davanti alla porta c ' era un crocchio di monelli , che il ragazzo di Burgio , in qualità di parente , s ' affannava a tener discosti , minacciandoli con una bacchettina ; la scala sparsa di foglie d ' arancio ; un lume a quattro becchi posato sulla ringhiera del pianerottolo ; e Brasi Camauro , con una cacciatora di panno blù , la camicia di bucato , gli stivali nuovi , che dava l ' ultimo colpo di scopa nel portone imbiancato di fresco . A ogni momento succedeva un falso allarme . I ragazzi gridavano : - Eccoli ! eccoli ! - Camauro lasciava la scopa , e della gente si affacciava ai balconi illuminati . Verso un ' ora , di notte arrivò il marchese Limòli , facendosi largo colla canna d ' India . Vide il lume , vide le foglie d ' arancio e disse : - Bravo ! - Ma nel salire le scale , stava per rompersi l ' osso del collo , e allora scappò anche a bestemmiare : - Che bestie ! ... Han fatto un mondezzaio ! .. Brasi corse colla scopa . - Spazzo via tutto , signor marchese ? Butto via ogni cosa ? - No , no ! ... Adesso son passato . Non grattar troppo colla scopa , piuttosto ... Si sente l ' odor di stalla . Udendo delle voci , Santo Motta che aspettava di sopra , vestito di nuovo , coi pantaloni a staffe e un panciotto di raso a fiori , si affacciò nel pianerottolo , infilandosi la giamberga . - Eccomi ! eccomi ! ... Sono qui ! ... Ah , signor marchese ! ... bacio le mani ! ... E rimase un po ' confuso , non vedendo altri che il Limòli . - Servo , servo , caro don Santo ! ... Non baciate più nulla ... ora siamo parenti . In cima alla scala comparve anche donna Sara Cirmena , la sola di tutto il parentado della sposa che si fosse degnata di venire , con un moggio di fiori finti in testa , il vestito di seta che aveva preso le pieghe come la carta , nel cassettone , i pendagli di famiglia che le strappavano le orecchie , seccata di aspettare da un gran pezzo in un bagno di sudore , e si mise a strillare di lassù : - Ma che fanno ? C ' è qualche altra novità ? - Nulla , nulla , - rispose il marchese salendo adagio adagio . - Son uscito prima per non far vedere ch ' ero solo in chiesa , di tutti i parenti ... Son venuto a dare un ' occhiata . Don Gesualdo aveva fatto delle spese : mobili nuovi , fatti venire apposta da Catania , specchi con le cornici dorate , sedie imbottite , dei lumi con le campane di cristallo : una fila di stanze illuminate , che viste così , con tutti gli usci spalancati , pareva di guardare nella lente di un cosmorama . Don Santo precedeva facendo la spiegazione , tirando in su ogni momento le maniche che gli arrivavano alla punta delle dita . - Come ? Non c ' è nessuno ancora ? - esclamò il marchese , giunti che furono nella camera nuziale , parata come un altare . Compare Santo rannicchiò il capo nel bavero di velluto , al pari di una testuggine . - Per me non manca ... Io son qui dall ' avemaria ... Tutto è pronto ... - Credevo di trovare almeno gli altri parenti ... Mastro Nunzio ... vostra sorella ... - Nossignore ... si vergognano ... C ' è stato un casa del diavolo ! Io son venuto per tener d ' occhio il trattamento ... E aprì l ' uscio per farglielo vedere : una gran tavola carica di dolci e di bottiglie di rosolio , ancora nella carta ritagliata come erano venuti dalla città , sparsa di garofani e gelsomini d ' Arabia , tutto quello che dava il paese , perché la signora Capitana aveva mandato a dire che ci volevano dei fiori ; quanti candelieri si erano potuti avere in prestito , a Sant ' Agata e nell ' altre chiese . Diodata ci aveva pure messi in bell ' ordine tutti i tovagliuoli arrotolati in punta , come tanti birilli , che portavano ciascuno un fiore in cima . - Bello ! bello ! - approvò il marchese . - Una cosa simile non l ' ho mai vista ! ... E questi qui , cosa fanno ? Ai due lati della tavola , come i giudei del Santo Sepolcro ci erano Pelagatti e Giacalone , che sembravano di cartapesta così lavati e pettinati . - Per servire il trattamento , sissignore ! ... Mastro Titta e l ' altro barbiere suo compagno si son rifiutati , con un pretesto ! ... Vanno soltanto nelle casate nobili quei pezzenti ! ... Temevano di sporcarsi le mani qui , loro che fanno tante porcherie ! ... Giacalone , premuroso , corse tosto con una bottiglia per ciascuna mano . Il marchese si schermì : - Grazie , figliuol mio ! ... Ora mi rovini il vestito , bada ! - Di là ci sono anche le tinozze coi sorbetti ! - aggiunse don Santo . Ma appena aprì l ' uscio della cucina , si videro fuggire delle donne che stavano a guardare dal buco della serratura . - Ho visto , ho visto , caro parente . Lasciateli stare ; non li spaventate . In quel momento si udì un baccano giù in istrada , e corsero in tempo al balcone per vedere arrivare la carrozza degli sposi . Nanni l ' Orbo , a cassetta , col cappello sino alle orecchie , faceva scoppiettare la frusta come un carrettiere , e vociava : - Largo ! ... A voi ! ... Guardatevi ! ... - Le mule , tolte allora dall ' armento , ricalcitravano e sbuffavano , tanto che il canonico Lupi propose di smontare lì dov ' erano , e Burgio s ' era già alzato per scavalcare lo sportello . Ma le mule tutt ' a un tratto abbassarono il capo insieme , e infilarono il portone a precipizio . - Morte subitanea ! - esclamò il canonico , ricadendo col naso sui ginocchi della sposa . Salivano a braccetto . Don Gesualdo con una spilla luccicante nel bel mezzo del cravattone di raso , le scarpe lucide , il vestito coi bottoni dorati , il sorriso delle nozze sulla faccia rasa di fresco ; soltanto il bavero di velluto , troppo alto , che gli dava noia . Lei che sembrava più giovane e graziosa in quel vestito candido e spumante , colle braccia nude , un po ' di petto nudo , il profilo angoloso dei Trao ingentilito dalla pettinatura allora in moda , i capelli arricciati alle tempie e fermati a sommo del capo dal pettine alto di tartaruga : una cosa che fece schioccare la lingua al canonico , mentre la sposa andava salutando col capo a destra e a sinistra , palliduccia , timida , quasi sbigottita , tutte quelle nudità che arrossivano di mostrarsi per la prima volta dinanzi a tanti occhi e a tanti lumi . - Evviva gli sposi ! evviva gli sposi ! - si mise a gridare il canonico , messo in allegria , sventolando il fazzoletto . Bianca prese il bacio della zia Cirmena , il bacio dello zio marchese , ed entrò sola nelle belle stanze , dove non era anima viva . - Ehi ? ehi ? bada che perdi il marito ! - le gridò dietro lo zio marchese fra le risate generali . - Ci siamo tutti ? - borbottò sottovoce donna Sarina . Il canonico si affrettò a risponder lui . - Sissignora . Poca brigata , vita beata ! Dietro di loro saliva Alessi , colla berretta in mano , intimidito da quei lumi e da quell ' apparato . Sin dall ' uscio si mise a balbettare : - Mi manda la signora baronessa Rubiera ... Dice che non può venire perchè le duole il capo ... Manda a salutare la nipote , e don Gesualdo anche ... - Vai in cucina , da questa parte - gli rispose il marchese . - Di ' che ti dieno da bere . Don Gesualdo approfittò di quel momento per raccomandare sottovoce a suo fratello : - Stai attento , dinanzi a tutta questa gente ! ... Ti metti a sedere , e non ti muovi più . Come vedi fare a me , fai tu pure . - Ho capito . Lascia fare a me ! La zia Cirmena si era impadronita della sposa , e aveva assunta un ' aria matronale che la faceva sembrare in collera . Dopo che ciascuno ebbe preso posto nella bella sala cogli specchi , si fece silenzio ; ciascuno guardando di qua e di là per fare qualche cosa , ed ammirando coi cenni del capo . Alla fine il canonico credette di dover rompere il ghiaccio : - Don Santo , sedetevi qua . Avvicinatevi ; non abbiate timore . - A me ? - rispose Santo che si sentiva dar del don lui pure . - Questo è tuo cognato , - disse il marchese a Bianca . Il notaro ripigliò di lì a un momento : - Guardate ! guardate ! Sembra lo sbarco di Cristoforo Colombo ! Vedevasi sull ' uscio dell ' anticamera un mucchio di teste che si pigiavano , fra curiose e timide , quasi stesse per scoppiare una mina . Il canonico fra gli altri monelli scorse Nunzio , il nipotino di don Gesualdo , e gli fece segno d ' entrare , ammiccandogli . Ma il ragazzo scappò via come un selvaggio ; e il canonico , sempre sorridendo , disse : - Che diavoletto ! ... tutto sua madre ... Il marchese , sdraiato sulla sedia a bracciuoli , accanto alla nipote , sembrava un presidente , chiacchierando soltanto lui . - Bravo ! bravo ! ... Tuo marito ha fatto le cose bene ! ... Non ci manca nulla in questa casa ! ... Ci starai da principessa ! ... Non hai che a dire una parola ... mostrare un desiderio ... - Allora ditegli che vi comperi delle altre mule - aggiunse il canonico ridendo . - E ' vero ; sei alquanto pallida ... Ti sei forse spaventata in carrozza ? - Sono mule troppo giovani ... appena tolte dall ' armento ... non ci sono avvezze ... Ora usano dei cavalli per la carrozza - disse il canonico . - Certamente ! certamente ! - si affrettò a rispondere don Gesualdo . - Appena potrò . I denari servono per spenderli ... quando ci sono . Il marchese e il canonico Lupi tenevano viva la conversazione , don Gesualdo approvando coi cenni del capo ; gli altri ascoltavano : la zia Cirmena con le mani sul ventre e un sorrisetto amabile che faceva cascare le parole di bocca : un sorriso che diceva : - Bisogna pure ! giacché son venuta ! ... Valeva proprio la pena di mettersi in gala ! ... - Bianca sembrava un ' estranea , in mezzo a tutto quel lusso . E suo marito imbarazzato anche lui , fra tanta gente , la sposa , gli amici , i servitori , dinanzi a quegli specchi nei quali si vedeva tutto , vestito di nuovo , ridotto a guardare come facevano gli altri se voleva soffiarsi il naso . - Il raccolto è andato bene ! - disse il marchese a voce più alta , perché gli altri lo seguissero dove voleva arrivare . - Io ne parlo per sentita dire . Eh ? eh ? massaro Fortunato ? ... - Sissignore , grazie a Dio ! ... Sono i prezzi che non dicono ! ... - Ci sarà tanto da fare in campagna ! Nel paese non c ' è più nessuno . La zia Cirmena allora non potè frenarsi : - Ho vista al balcone la cugina Sganci ... credevo che venisse , anzi ! ... - Chissà ? chissà ? Quella pioggerella ch ' è caduta ha ridotto la strada una pozzanghera ! ... Io stavo per rompermi il collo . Però dicono che fa bene alle vigne . Eh ? eh ? massaro Fortunato ? ... - Sissignore , se vuol Dio ! ... - Saranno tutti a prepararsi per la vendemmia . Noi soli no , donna Sarina ! Noi beviamo il vino senza pregare Dio per l ' acqua ! ... Bisogna condurre la sposa a Giolio per la vendemmia , don Gesualdo ! ... Vedrai che vigne , Bianca ! - Certo ! ... è la padrona ! ... certo ! ... - Un momento ! ... - esclamò il canonico balzando in piedi . - Mi pare di sentir gente ! ... Santo , che stava all ' erta , cogli occhi fissi sul fratello , gli fece segno per sapere se era ora d ' incominciare il trattamento . Ma il canonico rientrò dal balcone quasi subito , scuotendo il capo . - No ! ... Son villani che tornano in paese . Oggi è sabato e arriva gente sino a tardi . - Io l ' avevo indovinato ! - rispose la Cirmena . - Ho l ' orecchio fine ! ... Chi aspettate , voi ? - Donna Giuseppina Alòsi , per bacco ! ... Quella almeno non manca mai ! - L ' avrà trattenuta il cavaliere ... - si lasciò scappare il marchese , perdendo la pazienza . Santo , che s ' era già alzato , tornò a sedere mogio mogio . - Con permesso ! con permesso ! - disse il canonico . - Un momento ! Vo e torno ! Donna Sarina gli corse dietro nell ' anticamera , e si udì il canonico rispondere forte : - No ! Qui vicino ... dal Capitano ! ... Il marchese che stava coll ' orecchio teso fingeva d ' ammirare ancora i mobili e le stanze , e tornò a dire : - Belli ! belli ! ... Una casa signorile ! Siete stati fortunati di potervi cacciare nel nido dei La Gurna ! ... Eh ! eh ! ... Se ne videro qui delle feste ... in questo stesso luogo ! ... Mi rammento ... pel battesimo dell ' ultimo La Gurna ... Corradino ... Adesso sono andati a stare a Siracusa , tutta la famiglia , dopo aver dato fondo a quel po ' che rimaneva ! ... Mors tua vita mea ! ... Qui starete da principi ! ... Eh ! eh ! ... son vecchio e la so lunga ! ... Ci staremmo bene anche noi , eh , donna Sarina ? ... eh ? Donna Sarina si dimenava sulla seggiola per tener la lingua in freno : - Quanto a me ! ... - disse poi - grazie a Dio ! ... La prova è che il ragazzo La Gurna , Corradino , viene da me per la villeggiatura . Lui non ci ha colpa , povero innocente ! - No , no , è meglio star seduti in una bella sedia soffice come questa , che andare a buscarsi il pane di qua e di là , come i La Gurna ! ... quando si può buscarselo anche ! ... E avere una buona tavola apparecchiata , e la carrozza per far quattro passi dopo , e la vigna per la villeggiatura , e tutto il resto ! ... La buona tavola soprattutto ! ... Son vecchio , e mi dispiace che il marchesato non possa servirsi in tavola ... Il fumo è buono soltanto in cucina ... La so lunga ... C ' è più fumo nella cucina , che arrosto sulla tavola in molte case ... quelle che ci hanno lo stemma più grosso sul portone ... e che arricciano più il naso ! ... Se torno a nascere , voglio chiamarmi mastro Alfonso Limòli , ed esser ricco come voi , nipote mio ... Per godermi i miei denari fra me e me ... senza invitar nessuno ... no ! ... - Tacete ! ... Sento il campanello ! - interruppe donna Sarina . - E ' un pezzo che suonano mentre voi state a predicare ... Però era un tintinnìo sommesso di gente povera . Santo corse ad aprire , e si trovò faccia a faccia col sagrestano , seguito dalla moglie , la quale portava sotto il braccio un tovagliuolo che pareva un sacco , quasi fosse venuta per lo sgombero . Al primo momento don Luca rimase imbarazzato , vedendo il fratello di Speranza che gli aveva mandato a dire mille improperi con suo marito Burgio ; ma non si perse d ' animo per questo , e trovò subito il pretesto : - C ' è il canonico Lupi ? ... Mia moglie , qui , m ' ha detto ch ' era montato in carrozza cogli sposi ... La gnà Grazia allora entrò svolgendo adagio adagio il tovagliuolo , e ne cavò una caraffina d ' acqua d ' odore , tappata con un batuffoletto di cenci . - L ' acqua benedetta ! ... Abbiamo pensato per donna Bianca ! E si misero ad aspettare tranquillamente , marito e moglie , in mezzo alla sala . In quel momento tornò il canonico Lupi , rosso in viso , sbuffando , asciugandosi il sudore . E a prevenire ogni domanda si rivolse subito al padrone di casa , sorridendo , coll ' aria indifferente : - Don Gesualdo ... se avete intenzione di farci fare la bocca dolce ! ... Mi pare che sia tempo ! ... All ' alba ho da dir messa , prima d ' andare in campagna . - Vado ? - saltò a dire subito Santo . - Mettiamo mano ? Si alzò in piedi la sposa ; si alzarono dopo di lei tutti gli altri , e rimasero fermi ai loro posti , aspettando a chi toccasse aprire la marcia . Il canonico si sbracciava a far dei segni a compare Santo , e vedendo che non capiva , gli soffiò colla voce di petto , come in chiesa , allorché sbagliavasi la funzione : - A voi ! ... Date braccio alla cognata ! ... Ma il cognato non si sentiva di fare quella parte . Infine glielo spinsero dietro a forza . Lo zio Limòli intanto era passato avanti colla sposa , e il canonico borbottò all ' orecchio di don Gesualdo : - Credereste ? ... fa la sdegnosa anche la Capitana ! Lei che non manca mai dove c ' è da leccare piatti ! Fa la sdegnosa anch ' essa ! Come se non si sapesse donde viene quella gran dama ! ... No ! no ! che fate ? ... - esclamò a un tratto slanciandosi verso compare Santo . Costui , persa la pazienza , quatto quatto rimboccavasi le maniche del vestito . Per fortuna la cognata stava parlando collo zio Limòli , e non se ne accorse . Il marchese , dal canto suo , era distratto , cercando di evitare Giacalone e Pelagatti che volevano servirlo a ogni costo . - Faranno nascere qualche guaio quei due ragazzi ! - borbottò infine . Anche Bianca abbozzò un sorriso a quell ' uscita , e si scostarono dalla tavola tutti e due , per evitare il pericolo . - Non vuol nulla ! ... - tornò dicendo il cognato don Santo , quasi si fosse tolto un gran peso dallo stomaco . - Io , per me , gliel ' ho offerto ! ... - Neanche un bicchierino di perfetto amore ? - entrò a dire il canonico con galanteria . La zia Cirmena si mise a ridere , e Santo guardò il fratello , per vedere cosa dovesse fare . - Eh ! eh ! ... - aggiunse il marchese con la sua tosserella . - Eh ! eh ! ... - Qualcosa , zio ? - Grazie , grazie , cara Bianca ... Non ho più denti né stomaco ... Sono invalido ... Sto a vedere soltanto ... non posso fare altro ... Il canonico si fece pregare un po ' , e quindi trasse di tasca un fazzoletto che sembrava un lenzuolo . Intanto la zia Cirmena s ' empiva il borsone che portava al braccio , dov ' era ricamato un cane tutto intero , e ce n ' entrava della roba ! Il canonico invece , che aveva le tasche sino al ginocchio , sotto la zimarra , delle vere bisacce , poteva cacciarvi dentro tutto quello che voleva senza dare nell ' occhio . Bianca pure regalò con le sue mani stesse una scatola di confetti al cognato Santo . - Per vostra sorella e i suoi ragazzi ... - Di ' che glieli manda lei stessa ... la cognata ... - soggiunse Gesualdo tutto contento , con un sorriso di gratitudine per lei . Erano un po ' in disparte , mentre tutti gli altri si affollavano intorno alla tavola . Egli allora le disse piano , con una certa tenerezza : - Brava ! mi piaci perché sei giudiziosa , e cerchi di metter pace in famiglia ... Non sai quel che c ' è stato ! ... Mia sorella specialmente ! ... M ' hanno fatto andare tutto in veleno anche il giorno delle nozze ! ... Com ' essa gli ispirava confidenza , col viso buono , stava per sfogarsi del rimanente , senza avvedersene , quando la zia Cirmena venne ad interromperlo dicendogli : - Pensate al sagrestano ; è lì che aspetta con sua moglie . Don Luca , vedendo arrivare tanta grazia di Dio , finse di esser sorpreso . - Nossignore ! Non siamo venuti per i dolci ... Non v ' incomodate , vossignoria ! - Sua moglie intanto andava sciorinando la tovaglia che pareva quella dell ' altare . Lui invece , per dimostrare la sua gratitudine , fingeva di guardare in aria , inarcando le ciglia dalla sorpresa . - Guarda , Grazia ! ... Quanta roba ! ... Ce ne sono stati spesi dei denari qui ! - Poscia , appena don Gesualdo volse le spalle , aiutò ad insaccare anche lui . - Par d ' essere appestati ! ... - borbottò donna Sarina che rientrava col borsone pieno insieme al canonico Lupi . - Neppure i suoi fratelli son venuti ! ... avete visto ? ... - Poveretti ! ... poveretti ! ... - rispose l ' altro agitando la mano dinanzi alla fronte , come a dire che coloro non ci avevano più la testa a segno . Poi si guardò intorno abbassando la voce : - Sembrava che piangessero il morto , quando siamo andati a prendere la sposa ! ... due gufi , tale e quale ! ... Si rintanavano di stanza in stanza , al buio ... Due gufi , tale e quale ! ... Donna Bianca , invece , voleva fare le cose con bella maniera ... almeno pei riguardi umani ! ... Infine se si è indotta a questo passo ... Fece un altro segno , coll ' indice e il pollice in croce sulla bocca . E sbirciando colla coda dell ' occhio che rientravano in sala anche Bianca e suo marito , disse forte , come in seguito di un altro discorso , mostrando il fazzoletto pieno : - Sono le mie propine ! ... frutti di stola ... La moglie del sagrestano , che non si era accorta della sposa aggiunse : - Sono ancora lì , tutti e due , dietro i vetri della finestra , al buio , a guardare in piazza dove non c ' è nessuno ! ... come due mummie addirittura ! ... Donna Bianca , nel passare , udì quelle parole . - Tanta salute ! - interruppe il sagrestano vedendo la signora . - Sarà una festa per quei ragazzi , quando arriveremo a casa ! ... Cinque figliuoli , donna Bianca ! ... Poi , voltandosi verso la moglie che se ne andava barcollando , con quell ' altro fardello sulla pancia : - Salute e figli maschi ! ... La roba ce l ' avete ! ... Ora pregheremo il Signore di darvi i figliuoli ... Vogliamo vedervi come Grazia fra nove mesi ... Il marchese per tagliar corto l ' accomiatò : - Va bene ! Buona sera , caro don Luca ! Nell ' altra stanza , appena furono usciti gli invitati , si udì un baccano indiavolato . I vicini , la gente di casa , Brasi Camauro , Giacalone , Nanni l ' Orbo , una turba famelica , piombò sui rimasugli del trattamento , disputandosi i dolciumi , strappandoseli di mano , accapigliandosi fra di loro . E compare Santo , col pretesto di difendere la roba , abbrancava quel che poteva , e se lo ficcava da per tutto , in bocca , nelle tasche , dentro la camicia . Nunzio , il ragazzo di Burgio , entrato come un gatto , si era arrampicato sulla tavola , e s ' arrabbattava a calci e pugni anche lui , strillando come un ossesso ; gli altri monelli carponi sotto . Don Gesualdo , infuriato , voleva correre col bastone a far cessare quella baraonda ; ma lo zio marchese lo fermò pel braccio ! ... - Lasciateli fare ... tanto ! ... La zia Cirmena che si era divertita almeno un po ' , si piantò nel bel mezzo della stanza , guardando in faccia la gente , come a dire ch ' era ora d ' andarsene . In quel frattempo tornò di corsa il sagrestano , ansante , con un ' aria di gran mistero : - C ' è qui tutto il paese ! ... giù in istrada , che stanno a vedere ! ... Il barone Zacco , i Margarone , la moglie di Mèndola anche ... tutti i primi signori del paese ! ... Fa chiasso il vostro matrimonio , don Gesualdo ! ... E se ne andò com ' era venuto , frettoloso , infatuato . La zia Cirmena borbottò : - Che seccatura ! ... Ci fosse almeno un ' altra uscita ! ... Il canonico invece , curioso , volle andare a vedere . Di rimpetto , alla cantonata di San Sebastiano , c ' era un crocchio di gente ; si vedevano biancheggiare dei vestiti chiari nel buio della strada . Altri passavano lentamente , in punta di piedi , rasente al muro , col viso rivolto in su . Si udiva parlare sottovoce , delle risa soffocate anche , uno scalpiccìo furtivo . Due che tornavano indietro dalla parte di Santa Maria di Gesù si fermarono , vedendo aprire il balcone . E tutti sgattaiolarono di qua e di là . Rimase solo Ciolla , che fingeva d ' andare pei fatti suoi canticchiando : Amore , amore , che m ' hai fatto fare ? Donna Sarina e il marchese Limòli si erano avvicinati anch ' essi al balcone . Quest ' ultimo allora disse : - Adesso potete andarvene , donna Sarina . Non c ' è più nessuno laggiù ! ... La zia Cirmena scattò su come una molla : - Io non ho paura , don Alfonso ! ... Io fo quel che mi pare e piace ! ... Son qui per far da mamma a Bianca ... giacché non c ' è altra parente prossima . Non possiamo piantar la sposa quasi fosse una trovatella ... pel decoro della famiglia almeno ! ... - Ah ? ah ? ... - sogghignava intanto il marchese . Donna Sarina gli ribatté sul muso , frenando a stento la voce : - Non mi fate lo gnorri , don Alfonso ! ... Lo sapete meglio di me ! ... Deve premere anche a voi che siete della famiglia ... Bisogna farlo per la gente ... se non per lei ! ... - E infilò l ' uscio della camera nuziale , continuando a sbraitare . - Va bene , va bene ! Non andate in collera ... Vuol dire che ce ne andremo noi ! ... Ehi , ehi , canonico ... Mi par che sarebbe tempo d ' andarcene ! ... Un po ' di prudenza ! ... - Ah ! ah ! ... Ah ! ah ! - chiocciava il canonico . - Buona notte , nipoti miei ! Vi dò pure la benedizione che non costa nulla ... Bianca s ' era fatta pallida come un cencio lavato . Si alzò anche lei , con un lieve tremito nei muscoli del mento , coi begli occhi turchini che sembravano smarriti , incespicando nel vestito nuovo , e balbettò : - Zio ! ... sentite , zio ! ... - E lo tirò in disparte per parlargli sottovoce , con calore . - Sono pazzi ! - interruppe il marchese ad alta voce accalorandosi anche lui . - Pazzi da legare ! Se torno a nascere , lo dirò anche a loro , voglio chiamarmi mastro Alfonso Limòli ! ... - Bravo ! - sghignazzò il canonico . - Mi piace quello che dite ! - Buona notte ! buona notte ! Non ci pensare ! Andrò da loro domattina ... E fra nove mesi , ricordati bene , voglio essere invitato di nuovo pel battesimo ... il canonico Lupi ed io ... noi due soli ... Non ci sarà neppure bisogno della cugina Cirmena ! ... - Poca brigata , vita beata ! - conchiuse l ' altro . Don Gesualdo li accompagnò sino all ' uscio , solleticato internamente dai complimenti del canonico , il quale non finiva dal dirgli che aveva fatto le cose ammodo : - Peccato che non sieno venuti tutti gli invitati ! Avrebbero visto che spendete da Cesare . Mi sorprende per la signora Sganci ! ... Anche la baronessa Rubiera sarebbe stata contenta di vedere come le rispettate la nipote ... che non siete di quelli che hanno il pugno stretto ... giacché dovete esser soci fra poco . - Eh ! eh ! - rispose don Gesualdo che si sentiva ribollire in quel punto i denari male spesi . - C ' è tempo ! c ' è tempo ! Ne deve passare prima dell ' acqua sotto il ponte che non c ' è più ... Diteglielo pure , alla signora baronessa . - Come ? come ? Se era cosa intesa ? Se dovete esser soci ? - I miei soci son questi qua ! - ripeté don Gesualdo battendo sul taschino . - Non vorrei che la signora baronessa Rubiera avesse a vergognarsi d ' avermi per compagno ... diteglielo pure ! - Ha ragione ! - aggiunse il marchese fermandosi a metà della scala . - Ha l ' amor proprio dei suoi denari , che diavolo ! ... La cugina Rubiera avrebbe potuto degnarsi ... Non si sarebbe guastato il sangue per così poco , lei ! ... - Chissà ? chissà perché non è venuta ? ... Ci dev ' essere qualch ' altro motivo ... Poi , gli affari ... è un ' altra cosa ... Pensateci bene ! ... Vi mancherà un appoggio ! ... Li avrete tutti nemici allora ! ... - Tutti nemici ... oh bella ! perché ? - Pei vostri denari , caspita ! ... Perché potete mettere anche voi le mani nel piatto ! ... Poi vi siete imparentato con loro ! ... Uno schiaffo , caro mio ! Uno schiaffo che avete dato a tutti quanti ! - Sapete cosa ho da dirvi ? - si mise a strillare allora il marchese levando il capo in su . - Che se non avessi il vitalizio della mia commenda di Malta per non crepare di fame , sarei costretto a dare uno schiaffo anch ' io a tutta la nobile parentela ... Sarei costretto a scopar le strade ! ... E se ne andò borbottando . - Don Gesualdo , - disse Nanni l ' Orbo facendo capolino dalla cucina . - Son qui i ragazzi che vorrebbero baciar la mano alla padrona ... se non c ' è più nessuno ... - Spicciatevi ! spicciatevi ! - rispose lui infastidito . Prima s ' affollarono sulla soglia simili a un branco di pecore ; poscia , dopo Nanni l ' Orbo , sfilarono dietro tutti gli altri , col sorriso goffo , il berretto in mano , le donne salutando sino a terra come in chiesa , imbacuccate nelle mantelline . - Questa è Diodata , - disse Nanni l ' Orbo . - Una povera orfanella che il padrone ha mantenuto per carità . - Sissignora ! ... Tanta salute ! ... - E Diodata non seppe più che dire . - Un cuore tanto fatto , don Gesualdo ! - seguitò Nanni l ' Orbo accalorandosi . - Gli ha fatto anche la dote ! Domeneddio l ' aiuta per questo ! Don Gesualdo andava spegnendo i lumi . Poi si voltò tutto di nuovo vestito , che Diodata non osava nemmeno alzare gli occhi su di lui , e conchiuse : - Va bene . Siete contenti ? - Sissignore , - rispose Nanni l ' Orbo , guardando con tenerezza Diodata . - Contentoni ! ... può dirlo anche lei ! ... - E ' un pezzo che compare Nanni teneva d ' occhio a quei baiocchi , per non lasciarseli sfuggire ! - aggiunse Brasi Camauro . - E ' nato col berretto in testa ! - Sposa Diodata , - narrò allora alla moglie don Gesualdo . - La marito con lui . Il camparo aggiunse altre informazioni , ridendo : - Si correvano dietro ! Bisognava far la guardia a loro pure ! ... Il padrone mi dovrebbe ancora qualche regaluccio per quest ' altra custodia che non era nel patto ! ... Allora scoppiò una risata generale , perché compare Carmine era molto lepido , di solito . La ragazza , tutta una fiamma , gli lanciò un ' occhiata di bestia selvaggia . - Non è vero ! nossignore , don Gesualdo ! ... - Sì ! sì ! e Brasi Camauro anche ! e Giacalone , allorché veniva pel carro ! ... Tutti d ' amore e d ' accordo , insieme ! ... Le risate non finivano più ; Nanni l ' Orbo pel primo , che si teneva i fianchi . Solo Diodata , rossa come il fuoco , colle lagrime agli occhi , s ' affannava a ripetere : - Nossignore ! ... non è vero ! ... Come potete dirlo , compare Carmine ? ... non ne avete coscienza ? Donna Sarina comparve di nuovo sull ' uscio , colle braccia incrociate , senza profferire una parola ; soltanto i fiori che le si agitavano sul capo parlavano per lei . - Ora basta ! - conchiuse il padrone . - Andatevene , ch ' è tardi . Essi salutarono un ' altra volta , inchinandosi goffamente , balbettando confusamente in coro , urtandosi nell ' uscire , e se ne andarono con un calpestìo pesante di bestiame grosso . Appena fuori cominciarono a ridere e scherzare fra di loro ; Brasi Camauro e Pelagatti dandosi degli spintoni ; Nanni l ' Orbo e compare Carmine barattando parolacce e ingiurie atroci , colle braccia l ' uno al collo dell ' altro , come due fratelli messi in allegria dal vino bevuto . Una baldoria che fece ridere anche lo stesso don Gesualdo . - Son come le bestie ! - diss ' egli rientrando . - Non dar retta , cara Bianca ! - Un momento ! - strillò la zia Cirmena respingendolo colle mani , quasi egli stesse per farle violenza . - Non potete entrare adesso ! fuori ! fuori ! E gli chiuse l ' uscio sul muso . Diodata risalì di corsa in quel punto , scalmanata , colle lagrime agli occhi . - Don Gesualdo ! ... Non vogliono lasciarmi andare pei fatti miei ! ... Li sentite , laggiù ? ... compare Nanni e tutti gli altri ! ... - Ebbene ? Che c ' è ? Non dev ' essere tuo marito ? ... - Sissignore ... Dice per questo ! ... ch ' è il padrone ... Non mi lasciano andare in pace ! ... tutti quanti ! - Aspetta ! aspetta , che piglio un bastone ! - No ! no ! - gridò Nanni dalla strada . - Ce ne andiamo a casa . Nessuno la tocca . - Senti ? Nessuno ti tocca . Vattene ... Che fai adesso ? Essa , stando due scalini più giù , gli aveva presa la mano di nascosto , e andava baciandola come un vero cane affezionato e fedele : - Benedicite ! ... benedicite ! ... - Ora ricomincia il piagnisteo ! - sbuffò lui . - Non ho un momento di pace , questa sera ! ... - Nossignore ... senza piagnisteo ... Tanta salute a vossignoria ! ... e alla vostra sposa anche ! ... E ' che volevo baciarvi la mano per l ' ultima volta ! ... Mi tremano un po ' le gambe ... Tanto bene che mi avete fatto , vossignoria ! ... - Be ' ! be ' ! ... Sta allegra tu pure ! ... Dev ' essere un giorno d ' allegria questo ! ... Hai trovato un buon marito anche tu ... Il pane non te lo farà mancare ... E quando verrà la malannata , ricordati che c ' è sempre il mio magazzino aperto ... Sei contenta anche tu ? di ' ? Essa rispose ch ' era contenta , chinando il capo più volte , giacché aveva un groppo alla gola e non poteva parlare . - Va bene ! Ora vattene via contenta ... e senza pensare ad altro , sai ! ... senza pensare ad altro ! ... Com ' essa lo guardava in un certo modo , cogli occhi dolorosi che sembrava gli leggessero anche a lui il cruccio segreto in cuore , cominciò a gridare per non pensarci , quasi fosse in collera . - E senza cercare il pelo nell ' uovo ! ... senza pensare a questo e a quell ' altro ... Il Signore c ' è per tutti ... Anche tu sei una povera trovatella , e il Signore ti ha aiutato ! ... Al caso poi , ci son qua io ... Farò quello che potrò ... Non ho il cuore di sasso , no ! ... Lo sai ! Vai , vai ; vattene via contenta ! ... Ma Diodata , che gli voltava le spalle , col petto pigiato contro la ringhiera , quasi si sentisse morire dal crepacuore , non poté frenare i singhiozzi che la scuotevano dalla testa ai piedi . Allora il suo padrone scappò a bestemmiare : - Santo e santissimo ! ... santo e santissimo ! In quel momento comparve la zia Cirmena in cima alla scala , con lo scialle in testa , il borsone infilato al braccio , e gli occhi umidi di lagrime , come si conveniva alla parte di madre che l ' era toccata quella volta . - Eccomi qua , don Gesualdo ! eccomi qua ! - E stese le braccia come un crocifisso per buttargliele al collo . - Non ho bisogno di farvi la predica ... Siete un uomo di giudizio ... Povera Bianca ! ... Sono commossa , guardate ! Cercò nel borsone il fazzoletto di battista , fra la roba di cui era pieno , e si asciugò gli occhi . Poi baciò di nuovo lo sposo , asciugandosi anche la bocca con lo stesso fazzoletto , e chiamò il servitore che aspettava giù col lampione . - Don Camillo ! Accendete , ch ' è ora di andarsene . Don Camillo ? ehi ? cosa fate ? dormite ? Dalla strada rispose Ciolla , ripassando col chitarrino : Amore , amore , che m ' hai fatto fare ? E degli altri sfaccendati gli andavano dietro , facendogli l ' accompagnamento coi grugniti . - No ! - esclamò la zia Cirmena piantandosi dinanzi al nipote , quasi ad impedirgli di fare una pazzia . - Non date retta ... Sono ubbriachi ! ... canaglia che crepano d ' invidia ! Andate a trovare vostra moglie piuttosto ! Ve la raccomando ... non va presa come le altre ... Siamo fatti di un ' altra pasta ... tutta la famiglia ... Mi pare di lasciare il sangue mio nelle vostre mani adesso ! ... Non ho avuto figliuole ... non ho mai provato una cosa simile ! ... Mi sento tutta sconvolta ! ... No ! no ! Non badate a me ! ... mi calmerò ... Voi , don Camillo , andate avanti col lume ... Egli volse le spalle . - Quante chiacchiere ! Infine siamo marito e moglie sì o no ? - Entrando nella camera nuziale trasse un sospirone . - Ah ! se Dio vuole , è finita ! Ce n ' è voluto ... ma è finita , se Dio vuole ! ... Non lo fo più , com ' è vero Iddio , se si ha a ricominciare da capo ! ... Voleva far ridere anche la sposa , metterla un po ' di buon umore , per star meglio insieme in confidenza , come dev ' essere fra marito e moglie . Ma lei , ch ' era seduta dinanzi allo specchio , voltando le spalle all ' uscio , si riscosse udendolo entrare , e avvampò in viso . Indi si fece smorta più di prima , e i lineamenti delicati parvero affilarlesi a un tratto maggiormente . Proprio quello che aveva detto la zia Cirmena ! Una ragazza che vi basiva per un nulla , e v ' imbrogliava la lingua e le mani . Gli seccava , ecco , quel giorno di nozze che non gli aveva dato un sol momento buono . - Ehi ? ... Perchè non dici nulla ? ... Cos ' hai ? ... - Rimase un momento imbarazzato , senza saper che dire neppure lui , umiliato nel suo bel vestito nuovo , in mezzo ai suoi mobili che gli costavano un occhio del capo . - Senti ... s ' è così ... se la pigli su quel verso anche tu ... Allora ti saluto e vo a dormire su di una sedia , com ' è vero Dio ! ... Essa balbettò qualche parola inintelligibile , un gorgoglìo di suoni timidi e confusi , e chinò il capo ubbidiente , per cominciare a togliersi il pettine di tartaruga , colle mani gracili e un po ' sciupacchiate alle estremità di ragazza povera avvezza a far di tutto in casa . - Brava ! brava ! Così mi piaci ! ... Se andiamo d ' accordo come dico io , la nostra casa andrà avanti ... avanti assai ! Te lo dico io ! Faremo crepare gli invidiosi ... Hai visto stasera , che non son voluti venire alle nozze ? ... Quante spese buttate via ! ... Hai visto che mi mangiavo il fegato e ridevo ? ... Riderà meglio chi ride l ' ultimo ! ... Via , via , perchè ti tremano così le mani ? ... non sono tuo marito adesso ? ... a dispetto degli invidiosi ! ... Che paura hai ? ... Senti ! ... quel Ciolla ! ... mi farà fare uno sproposito ! ... Essa tornò a balbettare qualche parola indistinta , che le spirò di nuovo sulle labbra smorte , e alzò per la prima volta gli occhi su di lui , quegli occhi turchini e dolci che gli promettevano la sposa amorevole e ubbidiente che gli avevano detto . Allora egli tutto contento , con un risata larga che gli spianò il viso ed il cuore , riprese : - Lascialo cantare . Non me ne importa adesso di Ciolla ... di lui e di tutti gli altri ! ... Crepano d ' invidia perché i miei affari vanno a gonfie vele , grazie a Dio ! Non te ne pentirai , no , di quello che hai fatto ! ... Sei buona ! ... non hai la superbia di tutti i tuoi ... In cuore gli si gonfiava un ' insolita tenerezza , mentre l ' aiutava a spettinarsi . Proprio le sue grosse mani che aiutavano una Trao , e si sentivano divenir leggere leggere fra quei capelli fini ! Gli occhi di lui si accendevano sulle trine che le velavano gli omeri candidi e delicati , sulle maniche brevi e rigonfie che le mettevano quasi delle ali alle spalle . Gli piaceva la peluria color d ' oro che le fioriva agli ultimi nodi delle vertebre , le cicatrici lasciatele dal vaccinatore inesperto sulle braccia esili e bianche , quelle mani piccole , che avevano lavorato come le sue , e tremavano sotto i suoi occhi , quella nuca china che impallidiva e arrossiva , tutti quei segni umili di privazioni che l ' avvicinavano a lui . - Voglio che tu sii meglio di una regina , se andiamo d ' accordo come dico io ! ... Tutto il paese sotto i piedi voglio metterti ! ... Tutte quelle bestie che ridono adesso e si divertono alle nostre spalle ! ... Vedrai ! vedrai ! ... Ha buon stomaco , mastro - don Gesualdo ! ... da tenersi in serbo per anni ed anni tutto quello che vuole ... e buone gambe pure ... per arrivare dove vuole ... Tu sei buona e bella ! ... roba fine ! ... roba fine sei ! ... Essa rannicchiò il capo nelle spalle , simile a una colomba trepidante che stia per esser ghermita . - Ora ti voglio bene davvero , sai ! ... Ho paura di toccarti colle mani ... Ho le mani grosse perchè ho tanto lavorato ... non mi vergogno a dirlo ... Ho lavorato per arrivare a questo punto ... Chi me l ' avrebbe detto ? ... Non mi vergogno , no ! Tu sei bella e buona ... Voglio farti come una regina ... Tutti sotto i tuoi piedi ! ... questi piedini piccoli ! Hai voluto venirci tu stessa ... con questi piedini piccoli ... nella mia casa ... La padrona ! ... la signora bella mia ! ... Guarda , mi fai dire delle sciocchezze ! ... Ma essa aveva l ' orecchio altrove . Pareva guardasse nello specchio , lontano , lontano . - A che pensi ? ancora al Ciolla ? ... Vo a finire in prigione , la prima notte di matrimonio ! ... - No ! - interruppe lei balbettando , con un filo di voce . - No ... sentite ... devo dirvi una cosa ... Sembrava che non avesse più una goccia di sangue nelle vene , tanto era pallida e sbattuta . Mosse le labbra tremanti due o tre volte . - Parla , - rispose lui . - Tutto quello che desideri ... Voglio che sii contenta tu pure ! ... Com ' era di luglio , e faceva un gran caldo , si tolse anche il vestito , aspettando . Ella si tirò indietro bruscamente , quasi avesse ricevuto un urto in pieno petto ; e s ' irrigidì , tutta bianca , cogli occhi cerchiati di nero . - Parla , parla ! ... Dimmelo qui all ' orecchio ... qui che nessuno ci sente ! ... Rideva tutto contento colla risata grossolana , nell ' impeto caldo che cominciava a fargli girare il capo , balbettando e anfanando , in maniche di camicia , stringendosi sul cuore che gli batteva fino in gola quel corpo delicato che sentiva rabbrividire e quasi ribellarsi ; e come le sollevava il capo dolcemente si sentì cascar le braccia . Ella si asciugò gli occhi febbrili , col viso tuttora contratto dolorosamente . - Ah ! ... che gusto ! ... Aveva ragione la zia Cirmena ! ... Bel divertimento ! ... Dopo tanti stenti , tanti bocconi amari ! ... tante spese fatte ! ... Si dovrebbe essere così contenti qui ... due che si volessero bene ! ... Nossignore ! neanche questo mi tocca ! Neanche il giorno delle nozze , santo e santissimo ! ... Dimmi almeno che hai ! ... - Non badate a me ... Sono troppo agitata ... - Ah ! quel Ciolla ! ... ancora ! ... Com ' è vero Dio , gli tiro addosso un vaso di fiori adesso ! ... Voglio far la festa anche a lui , la prima notte di matrimonio ! PARTE SECONDA I - Tre onze e quindici ! ... Uno ! ... due ! ... - Quattr ' onze ! - replicò don Gesualdo impassibile . Il barone Zacco si alzò , rosso come se gli pigliasse un accidente . Annaspò alquanto per cercare il cappello , e fece per andarsene . Ma giunto sulla soglia tornò indietro a precipizio , colla schiuma alla bocca , quasi fuori di sé , gridando : - Quattro e quindici ! ... E si fermò ansante dinanzi alla scrivania dei giurati , fulminando il suo contradittore cogli occhi accesi . Don Filippo Margarone , Peperito e gli altri del Municipio che presiedevano all ' asta delle terre comunali , si parlarono all ' orecchio fra di loro . Don Gesualdo tirò su una presa , seguitando a fare tranquillamente i suoi conti nel taccuino che teneva aperto sulle ginocchia . Indi alzò il capo , e ribatté con voce calma : - Cinque onze ! Il barone diventò a un tratto come un cencio lavato . Si soffiò il naso ; calcò il cappello in testa , e poi infilò l ' uscio , sbraitando : - Ah ! ... quand ' è così ! ... giacch ' è un puntiglio ! ... una personalità ! ... Buon giorno a chi resta ! I giurati si agitavano sulle loro sedie quasi avessero la colica . Il canonico Lupi si alzò di botto , e corse a dire una parola all ' orecchio di don Gesualdo , passandogli un braccio al collo . - Nossignore , - rispose ad alta voce costui . - Non ho di queste sciocchezze ... Fo i miei interessi , e nulla più . Nel pubblico che assisteva all ' asta corse un mormorìo . Tutti gli altri concorrenti si erano tirati indietro , sgomenti , cacciando fuori tanto di lingua . Allora si alzò in piedi il baronello Rubiera , pettoruto , lisciandosi la barba scarsa , senza badare ai segni che gli faceva da lontano don Filippo , e lasciò cadere la sua offerta , coll ' aria addormentata di uno che non gliene importa nulla del denaro : - Cinque onze e sei ! ... Dico io ! ... - Per l ' amor di Dio , - gli soffiò nelle orecchie il notaro Neri tirandolo per la falda . - Signor barone , non facciamo pazzie ! ... - Cinque onze e sei ! - replicò il baronello senza dar retta , guardando in giro trionfante . - Cinque e quindici . Don Ninì si fece rosso , e aprì la bocca per replicare ; ma il notaro gliela chiuse con la mano . Margarone stimò giunto il momento di assumere l ' aria presidenziale . - Don Gesualdo ! ... Qui non stiamo per scherzare ! ... Avrete denari ... non dico di no ... ma è una bella somma ... per uno che sino a ieri l ' altro portava i sassi sulle spalle ... sia detto senza offendervi ... Onestamente ... " Guardami quel che sono , e non quello che fui " dice il proverbio ... Ma il comune vuole la sua garanzia . Pensateci bene ! ... Sono circa cinquecento salme ... Fanno ... fanno ... - E si mise gli occhiali , scrivendo cifre sopra cifre . - So quello che fanno , - rispose ridendo mastro - don Gesualdo . - Ci ho pensato portando i sassi sulle spalle ... Ah ! signor don Filippo , non sapete che soddisfazione , essere arrivato sin qui , faccia a faccia con vossignoria e con tutti questi altri padroni miei , a dire ciascuno le sue ragioni , e fare il suo interesse ! Don Filippo posò gli occhiali sullo scartafaccio ; volse un ' occhiata stupefatta ai suoi colleghi a destra e a sinistra , e tacque rimminchionito . Nella folla che pigiavasi all ' uscio nacque un tafferuglio . Mastro Nunzio Motta voleva entrare a ogni costo , e andare a mettere le mani addosso al suo figliuolo che buttava così i denari . Burgio stentava a frenarlo . Margarone suonò il campanello per intimar silenzio . - Va bene ! ... va benissimo ! ... Ma intanto la legge dice ... Come seguitava a tartagliare , quella faccia gialla di Canali gli suggerì la risposta , fingendo di soffiarsi il naso . - Sicuro ! ... Chi garantisce per voi ? ... La legge dice ... - Mi garantisco da me , - rispose don Gesualdo posando sulla scrivania un sacco di doppie che cavò fuori dalla cacciatora . A quel suono tutti spalancarono gli occhi . Don Filippo ammutolì . - Signori miei ! ... - strillò il barone Zacco rientrando infuriato . - Signori miei ! ... guardate un po ' ! a che siam giunti ! ... - Cinque e quindici ! - replicò don Gesualdo tirando un ' altra presa . - Offro cinque onze e quindici tarì a salma per la gabella delle terre comunali . Continuate l ' asta , signor don Filippo . Il baronello Rubiera scattò su come una molla , con tutto il sangue al viso . Non l ' avrebbero tenuto neppure le catene . - A sei onze ! - balbettò fuori di sé . - Fo l ' offerta di sei onze a salma . - Portatelo fuori ! Portatelo via ! - strillò don Filippo alzandosi a metà . Alcuni battevano le mani . Ma don Ninì ostinavasi , pallido come la sua camicia adesso . - Sissignore ! a sei onze la salma ! Scrivete la mia offerta , segretario ! - Alto ! - gridò il notaro levando tutte e due le mani in aria . - Per la legalità dell ' offerta ! ... fo le mie riserve ! ... E si precipitò sul baronello , come s ' accapigliassero . Lì , nel vano del balcone , faccia a faccia , cogli occhi fuori dell ' orbita , soffiandogli in viso l ' alito infuocato : - Signor barone ! ... quando volete buttare il denaro dalla finestra ! ... andate a giuocare a carte ! ... giuocatevi il denaro di tasca vostra soltanto ! ... Don Ninì sbuffava peggio di un toro infuriato . Peperito aveva chiamato con un cenno il canonico Lupi , e s ' erano messi a confabulare sottovoce , chinati sulla scrivania , agitando il capo come due galline che beccano nello stesso tegame . Era tanta la commozione che le mani del canonico tremavano sugli scartafacci . Il cavaliere lo prese per un braccio e andarono a raggiungere il notaro e il baronello che disputavano animatissimi in un canto della sala . Don Ninì cominciava a cedere , col viso floscio e le gambe molli . Il canonico allora fece segno a don Gesualdo d ' accostarsi lui pure . - No , - ammiccò questi senza muoversi . - Sentite ! ... C ' è quell ' affare della cauzione ... Il ponte se n ' è andato , salute a noi ! ... C ' è modo d ' accomodare quell ' affare della cauzione adesso ... - No , - ripigliò don Gesualdo . Sembrava una pietra murata . - L ' affare del ponte ... una miseria in confronto . - Villano ! mulo ! testa di corno ! - ricominciò ad inveire il barone sottovoce . Don Filippo , dopo il primo momento d ' agitazione , era tornato a sedere , asciugandosi il sudore gravemente . Intanto che il canonico parlava sottovoce a mastro - don Gesualdo , il notaro da lontano cominciò a far dei segni . Don Filippo si chinò all ' orecchio di Canali . Sottomano , in voce di falsetto , il banditore replicò : - L ' ultima offerta per le terre del comune ! A sei onze la salma ! ... Uno ! ... due ! ... - Un momento , signori miei ! - interruppe don Gesualdo - Chi garantisce quest ' ultima offerta ? A quell ' uscita rimasero tutti a bocca aperta Don Filippo apriva e chiudeva la sua senza trovar parola . Infine rispose : - L ' offerta del barone Rubiera ! ... Eh ? eh ? - Sissignore . Chi garantisce pel barone Rubiera ? Il notaro si gettò su don Ninì che sembrava volesse fare un massacro . Peperito dimenavasi come l ' avessero schiaffeggiato . Lo stesso canonico allibì . Margarone balbettava stralunato . - Chi garantisce pel barone Rubiera ? ... chi garantisce ? ... - A un tratto mutò tono , volgendola in burla : - Chi garantisce pel barone Rubiera ! ... Ah ! ah ! ... Oh bella ! questa è grossa ! - E molti , al pari di lui , si tenevano i fianchi dalle risate . - Sissignore , - replicò don Gesualdo imperturbabile . - Chi garantisce per lui ? La roba è di sua madre . A quelle parole cessarono le risate , e don Filippo ricominciò a tartagliare . La gente si affollava sull ' uscio come ad un teatro . Il canonico , che sembrava più pallido sotto la barba di quattro giorni , tirava il suo compagno pel vestito . Il notaro era riuscito a cacciare il baronello contro il muro , mentre costui , in mezzo al baccano , vomitava : - Becco ! ... cuor contento ! ... redentore ! - La parola del barone ! - disse infine don Filippo . - La parola del barone Rubiera val più delle vostre doppie ! ... don ... don ... - Don Filippo ! - interruppe l ' altro senza perdere la sua bella calma . - Ho qui dei testimoni per metter tutto nel verbale . - Va bene ! Si metterà tutto nel verbale ! ... Scrivete che il baronello Rubiera ha fatto l ' offerta per incarico di sua madre ! ... - Benone ! - aggiunse don Gesualdo . - Quand ' è così scrivete pure che offro sei onze e quindici a salma . - Pazzo ! assassino ! nemico di Dio ! - si udì gridare mastro Nunzio nella folla dell ' altra sala . Successe un parapiglia . Il notaro e Peperito spinsero fuori dell ' uscio il baronello che strepitava , agitando le braccia in aria . Dall ' altro canto il canonico , convulso , si gettò su don Gesualdo , stringendoglisi addosso , sedendogli quasi sulle ginocchia , colle braccia al collo , scongiurandolo sottovoce , in aria disperata , con parole di fuoco , ficcandoglisi nell ' orecchio , scuotendolo pei petti della giacca , quasi volesse strapazzarlo , per fargli sentir ragione . - Una pazzia ! ... Dove andiamo , caro don Gesualdo ? ... - Non temete , canonico . Ho fatto i miei conti . Non mi scaldo la testa , io . Don Filippo Margarone suonava il campanello da cinque minuti per avere un bicchier d ' acqua . I suoi colleghi s ' asciugavano il sudore anch ' essi , trafelati . Solo don Gesualdo rimaneva seduto al suo posto come un sasso , accanto al sacchetto di doppie . A un certo punto , dalla baraonda ch ' era nell ' altra stanza , irruppe nella sala mastro Nunzio Motta , stralunato , tremante di collera , coi capelli bianchi irti sul capo , rimorchiandosi dietro il genero Burgio che tentava di trattenerlo per la manica della giacca , come un pazzo . - Signor don Filippo ! ... sono il padre , sì o no ? ... comando io , sì o no ? ... Se mio figlio Gesualdo è matto ! ... se vuol rovinarci tutti ! ... c ' è la forza , signor don Filippo ! ... Mandate a chiamare don Liccio Papa ! ... - Speranza , dall ' uscio , col lattante al petto , che si strappava i capelli e urlava quasi l ' accoppassero . - Per l ' amor di Dio ! per l ' amor di Dio ! - supplicava il canonico , correndo dall ' uno all ' altro . - I denari del ponte ! ... Vuole la mia rovina ! ... Nemico di suo padre stesso ! - urlava mastro Nunzio . - Erano forse denari vostri ? - scappò infine a gridare il canonico ; - non era sangue del figlio vostro ? non li ha guadagnati lui , col suo lavoro ? - Tutti quanti erano in piedi , vociando . Si udiva Canali strillare più forte degli altri per chetare don Ninì Rubiera . Il barone Zacco avvilito , se ne stava colle spalle al muro , e il cappello sulla nuca . Il notaro era sceso a precipizio , facendo gli scalini a quattro a quattro , onde correre dalla baronessa . Per le scale era un via vai di curiosi : gente che arrivava ogni momento attratta dal baccano che udivasi nel Palazzo di Città . Santo Motta dalla piazza additava il balcone , vociando a chi non voleva saperle le prodezze del fratello . S ' era affacciata perfino donna Marianna Sganci , coll ' ombrellino , mettendosi la mano dinanzi agli occhi . - Com ' è vero Dio ! ... Io l ' ho fatto e io lo disfo ! ... - urlava il vecchio Motta inferocito . - Largo ! largo ! - si udì in mezzo alla folla . Giungeva don Giuseppe Barabba , agitando un biglietto in aria . - Canonico ! canonico Lupi ! ... - Questi si spinse avanti a gomitate . - Va bene - disse , dopo di aver letto . - Dite alla signora Sganci che va bene , e la servo subito . Barabba corse a fare la stessa imbasciata nell ' altra sala . Quasi lo soffocavano dalla ressa . Il canonico si buscò uno strappo alla zimarra , mentre il barone stendeva le braccia per leggere il biglietto . Canali , Barabba e don Ninì litigavano fra di loro . Poscia Canali ricominciò a gridare : - Largo ! largo ! - E s ' avanzò verso don Gesualdo sorridente : - C ' è qui il baronello Rubiera che vuole stringervi la mano ! - Padrone ! padronissimo ! Io non sono in collera con nessuno . - Dico bene ! ... Che diavolo ! ... Oramai siete parenti ! ... E tirando pel vestito il baronello li strinse entrambi in un amplesso , costringendoli quasi a baciarsi . Il barone Zacco corse a gettarsi lui pure nelle loro braccia , coi lucciconi agli occhi . - Maledetto il diavolo ! ... Non sono di bronzo ! ... Che sciocchezza ! ... Il notaro sopraggiunse in quel punto . Andò prima a dare un ' occhiata allo scartafaccio del segretario , e poi si mise a battere le mani . - Viva la pace ! Viva la concordia ! ... Se ve l ' ho sempre detto ! ... - Guardate cosa mi scrive vostra zia donna Marianna Sganci ! ... - disse il canonico commosso , porgendo la lettera aperta a don Gesualdo . E fattosi al balcone agitò il foglio in aria , come una bandiera bianca ; mentre la signora Sganci dal balcone rispondeva coi cenni del capo . - Pace ! pace ! ... Siete tutti una famiglia ! ... Canali corse a prendere per forza mastro Nunzio , Burgio , perfino Santo Motta , scamiciato , e li spinse nelle braccia dei nuovi parenti . Il canonico abbracciava anche comare Speranza e il suo bambino . Avrebbero pianto gli stessi sassi . - Per parte di moglie ... siete cugini ... - E ' vero , - aggiunse don Ninì tuttora un po ' rosso in viso . - Siamo cresciuti insieme con Bianca ... come fratello e sorella . - Caro don Nunzio ! ... vi rammentate la fornace del gesso ... vicino Fontanarossa ? ... Il vecchio burbero fece una spallata , per levarsi d ' addosso la manaccia del barone Zacco , e rispose sgarbatamente . - Io mi chiamo mastro Nunzio , signor barone . Non ho i fumi di mio figlio . - E perché poi ? A vantaggio di chi vi fate la guerra ? ... Chi ne gode di tanto denaro buttato via ? ... - conchiuse Canali infervorato . - Pazzie ! ragazzate ! ... Un po ' di sangue alla testa ! ... La giornata calda ! ... Un puntiglio sciocco ... un malinteso ... Ora tutto è finito ! Andiamo via ! Non facciamo ridere il paese ! ... - E il notaro cercava di condurli a spasso tutti quanti . - Un momento ! - interruppe don Gesualdo . - La candela è ancora accesa . Vediamo prima se hanno scritto l ' ultima mia offerta . - Come , come ? Che discorsi ! ... Cosa vuol dire ? ... Torniamo da capo ? ... - Di nuovo s ' era levato un putiferio . - Non siamo più amici ? Non siamo parenti ? Ma don Gesualdo s ' ostinava , peggio di un mulo : - Sissignore , siamo parenti . Ma qui siamo venuti per la gabella delle terre comunali . Io ho fatta l ' offerta di sei onze e quindici tarì a salma . - Villano ! testa di corno ! Don Filippo , in mezzo a quel trambusto , fu costretto a sedere di nuovo sul seggiolone , sbuffando . Vuotò di un fiato il bicchiere d ' acqua , e suonò il campanello . - Signori miei ! - vociava il segretario , - l ' ultima offerta ... a sei onze e quindici ! - Tutti se n ' erano andati a discutere strepitando nell ' altra sala , lasciando solo don Gesualdo dinanzi alla scrivania . Invano il canonico , inquieto , gli soffiava all ' orecchio : - Non la spuntate , no ! ... Si son dati l ' intesa fra di loro ! ... - A sei onze e quindici la salma ! ... ultima offerta ! ... - Don Gesualdo ! don Gesualdo ! - gridò il notaro quasi stesse per crollare la sala . Rientrarono nuovamente in processione : il barone Zacco facendosi vento col cappello ; il canonico e Canali ragionando fra loro due a bassa voce ; don Ninì , più restìo , in coda agli altri . Il notaro con le braccia fece un gesto circolare per radunarli tutti intorno a sé : - Don Gesualdo ! ... sentite qua ! Volse in giro un ' occhiata da cospiratore e abbassò la voce : - Una proposta seria ! - e fece un ' altra pausa significativa . - Prima di tutto , i denari della cauzione ... una bella somma ! ... La disgrazia volle così ... ma voi non ci avete colpa , don Gesualdo ... e neppure voi , mastro Nunzio ... E ' giusto che non li perdiate ! ... Accomoderemo la cosa ! ... Voi , signor barone Zacco , vi rincresce di lasciare le terre che sono da quarant ' anni nella vostra famiglia ? ... E va bene ! ... La baronessa Rubiera adesso vuole la sua parte anche lei ? ... ha più di tremila capi di bestiame sulle spalle ... E va bene anche questa ! Don Gesualdo , qui , ha denari da spendere lui pure ; vuol fare le sue speculazioni sugli affitti ... Benissimo ! Dividete le terre , fra voi tre ... senza liti , senza puntigli senza farvi la guerra a vantaggio altrui ... A vantaggio di chi , poi ? ... del comune ! Vuol dire di nessuno ! Mandiamo a monte l ' asta ... Il pretesto lo trovo io ! ... Fra otto giorni si riapre sul prezzo di prima ; si fa un ' offerta sola ... Io no ... e nemmeno loro ! ... Il canonico Lupi ! ... in nome vostro , don Gesualdo ... Ci fidiamo ... Siamo galantuomini ! Un ' offerta sola sul prezzo di prima ; e vi rimangono aggiudicate le terre senza un baiocco d ' aumento . Solamente una piccola senseria per me e il canonico ... E il rimanente lo dividete fra voi tre , alla buona ... d ' amore e d ' accordo . Vi piace ? Siamo intesi ? - Nossignore , - rispose don Gesualdo , - le terre le piglio tutte io . Mentre gli altri erano contenti e approvavano coi cenni del capo l ' occhiata trionfante che il notaro tornava a volgere intorno , quella risposta cadde come una secchia d ' acqua . Il notaro per primo rimase sbalordito ; indi fece una giravolta e s ' allontanò canterellando . Don Ninì scappò via senza dir nulla . Il barone stavolta finse di calcarsi il cappello in capo per davvero . Lo stesso canonico saltò su inviperito : - Allora vi pianto anch ' io ! ... Se volete rompervi le corna , il balcone è lì , bell ' e aperto ! ... Vi offrono dei buoni patti ! ... vi stendono le mani ! ... Io vi lascio solo , com ' è vero Dio ! Ma don Gesualdo si ostinava , col suo risolino sciocco , il solo che non perdesse la testa in quella baraonda . - Siete una bestia ! - gli disse sempre ridendo . Il canonico spalancò gli occhi e tornò docile a vedere quel che stava macchinando quel diavolo di mastro - don Gesualdo . Il notaro , prudente , seppe dominarsi prima degli altri , e tornò indietro col sorriso sulle labbra e le tabacchiera in mano lui pure . - Dunque ? ... le volete tutte ? - Eh ... eh ... Cosa stiamo a farci qui dunque ! - rispose l ' altro . Neri gli offrì la tabacchiera aperta , e riprese a voce bassa , in tono di confidenza cordiale : - Che diavolo volete farne ? ... circa cinquecento salme di terre ! ... Don Gesualdo si strinse nelle spalle . - Caro notaro , forse che voglio ficcare il naso nei vostri libracci , io ? - Quand ' è così , don Gesualdo , state a sentire ... discorriamola fra di noi ... Il puntiglio non conta ... e nemmeno l ' amicizia ... Badiamo agli interessi ... A ogni frase piegava il capo ora a destra e ora a sinistra , con un fare cadenzato che doveva essere molto persuasivo . - Se le volete tutte , ve le faremo pagare il doppio , ed ecco sfumato subito metà del guadagno ... senza contare i rischi ... le malannate ! ... Lasciateci l ' osso , caro don Gesualdo ! tappateci la bocca ... Abbiamo denti , e sappiamo mordere ! Andremo a rotta di collo noialtri e voi pure ! ... Don Gesualdo scrollava il capo , sogghignando , come a dire : - Nossignore ! Andrete a rotta di collo voialtri soltanto ! - Seguitava a ripetere : - Forse che io voglio cacciare il naso nei vostri scartafacci ? Poi , vedendo che il notaro diventava verde dalla bile , volle offrirgli una presa lui . - Vi spiego il mistero in due parole , giacché vedo che mi parlate col cuore in mano . Piglierò in affitto le terre del comune ... e quelle della Contea pure ... tutte quante , capite , signor notaro ? Allora comando ai prezzi e all ' annata , capite ? ... Ve lo dico perchè siete un amico , e perché a far quel che dico io ci vogliono molti capitali in mano , e un cuore grande quanto il piano di Santamargherita , caro notaro . Perciò spingerò l ' asta sin dove voialtri non potrete arrivare . Ma badate ! a un certo punto , se non mi conviene , mi tiro indietro , e vi lascio addosso il peso che vi rompe la schiena ... - E questa è la conclusione ? ... - Eh ? eh ? Vi piace ? Il notaro si volse di qua e di là , come cercasse per terra , si calcò il cappello in capo definitivamente , e volse le spalle : - Salute a chi rimane ! ... Ce ne andiamo ... Non abbiamo più nulla da fare . Il canonico , ch ' era stato ad ascoltare a bocca aperta , si strinse al socio con entusiasmo , appena rimasero soli . - Che botta , eh ? don Gesualdo ! Che tomo siete voi ! ... La mia mezzeria ci sarà sempre ? Don Gesualdo rassicurò il canonico con un cenno del capo , e disse a Margarone : - Signor don Filippo , andiamo avanti ... - Io non vo niente affatto ! - rispose finalmente Margarone adirato . - La legge dice ... Non c ' è più concorrenza ! ... Non trovo garanzia ! ... Devo consultare i miei colleghi . - E si mise a raccogliere gli scartafacci in fretta e in furia . - Ah ! così si tratta ? ... è questa la maniera ? ... Va bene ! va benone ! Ne discorreremo poi , signor don Filippo ... Un memoriale a Sua Maestà ! ... - Il canonico col mantello sul braccio come un oratore romano , perorava la causa dell ' amico minaccioso . Don Gesualdo invece , più calmo , riprese il suo denaro e il taccuino zeppo di cifre : - Io sarò sempre qua signor don Filippo , quando aprite di nuovo l ' asta . - Signori miei ! ... guardate un po ' ... a che siam giunti ! - brontolava Margarone . Per la scala del Palazzo di Città e per tutto il paese era un subbuglio , al sentire la lotta che c ' era stata per levare di mano al barone Zacco le terre del comune che da quarant ' anni erano nella sua famiglia e il prezzo a cui erano salite . La gente si affacciava sugli usci per veder passare mastro - don Gesualdo . - Guardate un po ' , signori miei , a che s ' era arrivati ! ... - Fresco come un bicchier d ' acqua , quel mastro - don Gesualdo che se ne andava a casa , colle mani in tasca ... In tasca aveva più denari che capelli in testa ! e dava da fare ai primi signori del paese ! Nell ' anticamera aspettava don Giuseppe Barabba , in livrea : - Signor don Gesualdo , c ' è di là la mia padrona a farvi visita ... sissignore ! - Donna Mariannina in gala era seduta sul canapè di seta , sotto lo specchio grande , nella bella sala gialla . - Nipote mio , l ' avete fatta grossa ! Avete suscitato l ' inferno in tutto il parentado ! ... Sicuro ! La moglie del cugino Zacco è venuta a farmi vedere i lividori ! ... Sembra ammattito il barone ! ... Prende a sfogarsi con chi gli capita ... Ed anche la cugina Rubiera ... dice ch ' è un proditorio ! che il canonico Lupi vi aveva messi d ' amore e d ' accordo , e poi tutt ' a un tratto ... E ' vero , nipote mio ? Son venuta apposta a discorrerne con Bianca ... Vediamo , Bianca , aiutami tu . cerchiamo d ' accomodarla . Voi , don Gesualdo , le farete questo regalo , a vostra moglie . Eh ? che ne dite ? Bianca guardava timidamente ora lei ed ora il marito , rannicchiata in un cantuccio del canapè , colle braccia sul ventre e il fazzoletto di seta in testa , che s ' era messo in fretta onde ricevere la zia . Aprì la bocca per rispondere qualche cosa , messa in soggezione da donna Mariannina , la quale continuava a sollecitarla : - Eh ? che ne dici ? Adesso sono anche affari tuoi . Bianca tornò a guardare il marito , e tacque imbarazzata . Ma egli la tolse d ' impiccio . - Io dico di no , - rispose semplicemente . - Ah ? ah ? Dite così ? ... Donna Mariannina rimase a bocca aperta lei pure un istante . Poscia divenne rossa come un gallo : - Ah ! dite di no ? ... Scusatemi ... Io non c ' entro . Ero venuta a parlarne con mia nipote , perché non vorrei liti e questioni fra parenti ... Anche coi tuoi fratelli , Bianca ... quel che non ho fatto per indurli ... don Diego specialmente ch ' è così ostinato ! ... Una disgrazia ... un gastigo di Dio ! - Che volete farci ? - rispose don Gesualdo . - Non tutti i negozi riescono bene . Anch ' io , se avessi saputo ... Non parlo per la moglie che ho presa , no ! Non me ne pento ! ... Buona , interessata , ubbidiente ... Glielo dico qui , in faccia a lei ... Ma quanto al resto ... lasciamo andare ! - Dite bene , lasciamo andare . Apposta son venuta a parlare con Bianca , perché so che le volete bene . Adesso siete marito e moglie , come vuol Dio . Anch ' essa è la padrona ... - Sissignore , è la padrona . Ma io sono il marito ... - Vuol dire che ho sbagliato , - disse la Sganci punta al vivo . - No , non avete sbagliato vossignoria . E ' che Bianca non se ne intende , poveretta . E ' vero , Bianca , che non te ne intendi , di ' ? Bianca disse di sì , chinando il capo ubbidiente . - Sia per non detto . Non ne parliamo più . Ho fatto il mio dovere da buona zia , per cercare di mettervi d ' accordo ... Anche oggi , laggiù , al Municipio , avete visto ? ... quello che vi feci dire dal canonico Lupi ? ... - Lupus in fabula ! - esclamò costui entrando come in casa propria , col cappello in testa , il mantello ondeggiante dietro , fregandosi le mani . - Sparlavate di me , eh ? Mi sussurravano le orecchie ... - Voi piuttosto , buonalana ! Avete la cera di chi ha preso il terno al lotto ! - Il terno al lotto ? Mi fate il contrappelo anche ? Un povero diavolo che s ' arrabatta da mattina a sera ! ... - Si discorreva della gabella delle terre ... - disse don Gesualdo tranquillamente , tirando su una presa , - così , per discorrere ... - Ah ! ah ! - rispose il canonico ; e si mise a guardare in aria . La zia Sganci osservava lei pure i mobili nuovi , voltando la testa di qua e di là . - Belli ! belli ! Me l ' aveva detto la cugina Cirmena . Peccato che non mi sentissi bene la sera del matrimonio ... - E gli altri pure , signora donna Mariannina ! - rispose il canonico con una risatina . - Fu un ' epidemia ! ... - No ! no ! Posso assicurarvelo ! in fede mia ! ... La Rubiera , poveretta ! ... E anche suo figlio ... Lo sento sempre che si lagna ... - Zia , come potrei ? ... - Donna Mariannina s ' interruppe . - Ma abbiamo detto di non parlarne più . Lui però si duole di non poter venire a fare il suo dovere ... Dissidi ce n ' è sempre , dico io , anche tra fratelli e sorelle ... Ma passeranno , coll ' aiuto di Dio ... Sai , Bianca ? tuo cugino si marita . Ora non c ' è bisogno di far misteri perché tutto è combinato . Don Filippo dà la tenuta alla Salonia , trenta salme di terra ! Una bella dote . Bianca ebbe un ' ondata di sangue al viso , indi divenne smorta come un cencio ; ma non si mosse né disse verbo . Il canonico rispose lui invece , masticando ancora l ' amaro . - Lo sappiamo ! lo sappiamo ! L ' abbiamo capita oggi , al Municipio ! ... - Infine non seppe più frenarsi , quasi bruciasse a lui la ferita . - La baronessa Rubiera ha cercato di dare il gambetto a me pure ! ... a me che le avevo proposto l ' affare ! ... Si è messa d ' accordo cogli avversari ! Tutti contrari ! ... I parenti della moglie schierati contro il marito ! ... Uno scandalo che non s ' è mai visto ... Hanno bandito un nuovo appalto per il ponte onde fargli perdere la cauzione a questo disgraziato ! Tutte le angherie ! ... Per la costruzione delle nuove strade fanno venire i concorrenti sin da Caltagirone e da Lentini ! ... - Di là almeno non ci capita addosso qualche altro parente !...- ha detto il barone Mèndola , colla sua stessa bocca nella farmacia . Donna Marianna diventava di cento colori e si mordeva le labbra per non spifferare il fatto suo . Don Gesualdo invece se la rideva tranquillamente , sdraiato sul suo bel canapè soffice , e a un certo punto gli chiuse anche la bocca colla mano al canonico . - Lasciate stare ! ... Queste son chiacchiere che non vanno al mulino . Ciascuno fa il suo interesse . - Dico per rispondere a donna Mariannina . Volete sentirne un ' altra , eh ? la più bella ? Si sono pure messi d ' accordo per vendere il grano a rotta di collo , e far cascare i prezzi . Una camorra ! Il baronello Rubiera ha detto che non gliene importa di perdervi cent ' onze , pur di farne perdere mille a don Gesualdo che ha i magazzini pieni ... Al marito di sua cugina ! Vergogna ! Ce n ' ho venti salme anch ' io , capite , vossignoria ! Una birbonata ! Il canonico andava scaldandosi maggiormente di mano in mano , rivolto a mastro - don Gesualdo : - Bel guadagno avete fatto a imparentarvi con loro . Chi l ' avrebbe detto ... eh ? L ' avete sbagliata ! ... Scusate , donna Bianca ! non parlo per voi che siete un tesoro ! ... Allora , cara donna Mariannina ! ... allora , quand ' è così , muoia Sansone con tutti i Filistei . - E lasciamoli morire , - disse la signora Sganci alzandosi . - Già il mondo non finirà per questo . - Come la nipote s ' era alzata anch ' essa dal canapè , mortificata da tutti quei discorsi , colle braccia incrociate sul ventre , donna Mariannina continuò ridendo e fissandole gli occhi addosso : - E ' vero , Bianca che il mondo non lo lascerai finire , tu ? - Bianca tornò a farsi rossa . - Evviva ! Mi congratulo . Ora che avete questa bella casa dovete fare un bel battesimo ... con tutti i parenti ... d ' amore e d ' accordo . Se no , perché li avrete spesi tanti denari ? Don Gesualdo non voleva darla vinta ai suoi nemici , ma dentro si rodeva , perché davvero non gli servivano gran cosa tutti quei denari spesi . - Eh , eh , - rispose con quel certo buon umore che voleva sfoggiare allora . - Pazienza ! Serviranno per chi verrà dopo di noi , se Dio vuole ! - E batteva affettuosamente sulla spalla della moglie , amorevole e sorridente , mentre pensava pure che se i suoi figliuoli avessero avuto la stessa sorte , erano proprio denari buttati via , tante fatiche , i guadagni stessi , sempre con quel bel risultato ! Poi , quando la zia Sganci se ne fu andata , prese a brontolare contro di Bianca , che non si era messo il vestito buono per ricevere la zia : - Allora a che serve aver la roba ? Diranno che ti tengo come una serva . Bel gusto spendere i denari , per non goderne né noi né gli altri ! - Lasciamo stare queste sciocchezze , e parliamo di cose serie ! - interruppe il canonico che s ' era riannuvolato in viso . - C ' è un casa del diavolo . Cercano di aizzarvi contro tutto il paese , dicendo che avete le mani lunghe , e volete acchiappare quanta terra si vede cogli occhi , per affamare la gente ... Quella bestia di Ciolla va predicando per conto loro ... Vogliono scatenarci contro anche i villani ... a voi e a me , caro mio ! Dicono che io tengo il sacco ... Non posso uscir di casa ... Don Gesualdo scrollava le spalle . - Ah , i villani ? Ne riparleremo poi , quando verrà l ' inverno . Voi che paura avete ? - Che paura ho , per ... mio ! ... Non sapete che a Palermo hanno fatto la rivoluzione . Andò a chiudere l ' uscio in punta di piedi , e tornò cupo , nero in viso . - La Carboneria , capite ! ... Anche qui hanno portato questa bella novità ! Posso parlare giacché non l ' ho avuta sotto il suggello della confessione . Abbiamo la sètta anche qui ! E spiegò cos ' era la faccenda : far legge nuova e buttar giù coloro che avevano comandato sino a quel giorno . - Una setta , capite ? Tavuso , mettiamo , al posto di Margarone ; e tutti quanti colle mani in pasta ! Ogni villano che vuole il suo pezzo di terra ! pesci grossi e minutaglia , tutti insieme . Dicono che vi è pure il figlio del Re , nientemeno ! il Duca di Calabria . Don Gesualdo , ch ' era stato ad ascoltare con tanto d ' occhi aperti , scappò a dire : - S ' è così ... ci sto anch ' io ! non cerco altro ! ... E me lo dite con quella faccia ? Mi avete fatto una bella paura , santo Dio ! L ' altro rimase a bocca aperta : - Che scherzate ? O non sapete che voglia dire rivoluzione ? Quel che hanno fatto in Francia , capite ? Ma voi non leggete la storia ... - No , no , - disse don Gesualdo . - Non me ne importa . - Me ne importa a me : Rivoluzione vuol dire rivoltare il cesto , e quelli ch ' erano sotto salire a galla : gli affamati , i nullatenenti ! ... - Ebbene ? Cos ' ero io vent ' anni fa ? - Ma adesso no ! Adesso avete da perdere , cristiano santo ! Sapete com ' è ? Oggi vogliono le terre del comune ; e domani poi vorranno anche le vostre e le mie ! Grazie ! grazie tante ! Non ho dato l ' anima al diavolo tanti anni per ... - Appunto ! Bisogna aiutarsi per non andare in fondo al cesto , caro canonico ! Bisogna tenersi a galla , se non vogliamo che i villani si servano colle sue mani . Li conosco ... so fare , non dubitate . E spiegò meglio la sua idea : cavar le castagne dal fuoco con le zampe del gatto ; tirar l ' acqua al suo mulino , e se capitava d ' acchiappare anche il mestolo un quarto d ' ora , e di dare il gambetto a tutti quei pezzi grossi che non era riescito ad ingraziarsi neppure sposando una di loro , senza dote e senza nulla , tanto meglio ... Gli andarono in quel momento gli occhi su Bianca che stava rincantucciata sul canapè , smorta in viso dalla paura , guardando or questo e or quello , e non osava aprir bocca . - Non parlo per te , sai . Non me ne pento di quel che ho fatto . Non è stata colpa tua . Tutti i negozi non riescono a un modo . Poi se capita di fare il bene , nel tempo stesso ... Il canonico cominciava a capacitarsi , cogli occhi e la bocca di traverso , pensieroso , e appoggiava anche lui il discorso del socio : - Non si voleva torcere un pelo a nessuno ... se si arrivava ad afferrare il mestolo un po ' di tempo ... quante cose si farebbero ... - Voi dovreste farne una ! ... - interruppe don Gesualdo . - Parlare con chi ha le mani in questa faccenda , e dire che vogliamo esserci anche noi . - Eh ? Che dite ? ... un sacerdote ! - Lasciate stare , canonico ! ... Poi se vi è il figlio del Re , potete esserci anche voi ! - Caspita ! Al figlio del Re non gliela tagliano la testa , se mai ! - Non temete , che non ve la tagliano la testa ! Già , se è come avete detto , dovrebbero tagliarla a un paese intero . Credete che non abbia fatto i miei conti , in questo tempo ? ... Quando saremo lì , a veder quel che bolle in pentola ... Bisogna mettersi vicino al mestolo ... con un po ' di giudizio ... col denaro ... So io quello che dico . Bianca cominciò allora a balbettare : - Oh Signore Iddio ! ... Cosa pensate di fare ? ... Un padre di famiglia ! ... - Il canonico , indeciso , la guardava turbato , quasi sentisse il laccio al collo . Don Gesualdo per rassicurarlo soggiunse : - No , no . Mia moglie non sa cosa dice ... Parla per soverchia affezione , poveretta . - Poscia , mentre accompagnava il suo socio in anticamera , soggiunse : - Lo vedete ? Comincia ad affezionarmisi . Già i figliuoli sono un gran legame . Speriamo almeno che abbiano ad esser felici e contenti loro ; giacché io ... Volete che ve la dica , eh , canonico , come in punto di morte ? Mi sono ammazzato a lavorare ... Mi sono ammazzato a far la roba ... Ora arrischio anche la pelle , a sentir voi ! ... E che ne ho avuto , eh ? ditelo voi ! ... II C ' era un gran fermento in paese . S ' aspettavano le notizie di Palermo . Bomma che teneva cattedra nella farmacia , e Ciolla che sbraitava di qua e di là . Degli arruffapopolo stuzzicavano anche i villani con certi discorsi che facevano spalancare loro gli occhi : Le terre del comune che uscivano di casa Zacco dopo quarant ' anni ... un prezzo che non s ' era mai visto l ' eguale ! ... Quel mastro - don Gesualdo aveva le mani troppo lunghe ... Se avevano fatto salire le terre a quel prezzo voleva dire che c ' era ancora da guadagnarci su ! ... Tutto sangue della povera gente ! Roba del comune ... Voleva dire che ciascuno ci aveva diritto ! ... Allora tanto valeva che ciascuno si pigliasse il suo pezzetto ! Fu una domenica , la festa dell ' Assunta . La sera innanzi era arrivata una lettera da Palermo che mise fuoco alla polvere , quasi tutti l ' avessero letta . Dallo spuntare del giorno si vide la Piazza Grande piena zeppa di villani : un brulichìo di berrette bianche ; un brontolìo minaccioso . Fra Girolamo dei Mercenari , che era seduto all ' ombra , insieme ad altri malintenzionati , sugli scalini dinanzi allo studio del notaro Neri , come vide passare il barone Zacco colla coda fra le gambe , gli mostrò la pistola che portava nel manicone . - La vedete , signor barone ? ... Adesso è finito il tempo delle prepotenze ! ... D ' ora innanzi siam tutti eguali ! ... - Correva pure la voce dei disegni che aveva fatto fra Girolamo : lasciar la tonaca nella cella , e pigliarsi una tenuta a Passaneto , e la figliuola di Margarone in moglie , la più giovane . Il notaro ch ' era venuto a levar dallo studio certe carte interessanti , dovette far di cappello a fra Girolamo per entrare : - Con permesso ! ... signori miei ! ... - Poi andò a raggiungere don Filippo Margarone nella piazzetta di Santa Teresa : - Sentite qua ; ho da dirvi una parola ! ... - E lo prese per un braccio , avviandosi verso casa , seguitando a discorrere sottovoce . Don Filippo allibbiva ad ogni gesto che il notaro trinciava in aria ; ma si ostinava a dir di no , giallo dalla paura . L ' altro gli strinse forte il braccio , attraversando la viuzza della Masera per salire verso Sant ' Antonio . - Li vedete ? li sentite ? Volete che ci piglino la mano , i villani , e ci facciano la festa ? - La piazza , in fondo alla stradicciuola , sembrava un alveare di vespe in collera . Nanni l ' Orbo , Pelagatti , altri mestatori , eccitatissimi , passavano da un crocchio all ' altro , vociferando , gesticolando , sputando fiele . Gli avventori di mastro Titta si affacciavano ogni momento sull ' uscio della bottega , colla saponata al mento . Nella farmacia di Bomma disputavasi colle mani negli occhi . Dirimpetto , sul marciapiede del Caffè dei Nobili , don Anselmo il cameriere aveva schierate al solito le seggiole al fresco ; ma non c ' era altri che il marchese Limòli , col bastone fra le gambe , il quale guardava tranquillamente la folla minacciosa . - Cosa vogliono , don Anselmo ? Che diavolo li piglia oggi ? Lo sapete ? - Vogliono le terre del comune , signor marchese . Dicono che sinora ve le siete godute voialtri signori , e che adesso tocca a noi , perchè siamo tutti eguali . - Padroni ! padronissimi ! Quanto a me non dico di no ! Tutti eguali ! ... Portatemi un bicchier d ' acqua , don Anselmo . Di tanto in tanto dal Rosario o dalla via di San Giovanni partiva come un ' ondata di gente , e un brontolìo più minaccioso , che si propagava in un baleno . Santo Motta allora usciva dall ' osteria di Pecu - Pecu , e si metteva a vociare , colla mano sulla guancia : - Le terre del comune ! ... Chi vuole le terre del comune ! ... Uno ! ... due ! ... tre ! ... - E terminava con una sghignazzata . - Largo ! ... largo ! ... - La gente correva verso la Masera . Al disopra della folla si vide il baronello Rubiera colla frusta in aria , e la testa del suo cavallo che sbuffava spaventato . Il campiere che gli stava alle costole , armato sino ai denti , gridava come un ossesso : - Signor barone ! ... Questa non è giornata ! ... Oggi ci vuol prudenza ! ... - Dalla parte di Sant ' Agata comparve un momento anche il signor Capitano , per intimorire la folla ammutinata colla sua presenza . Si piantò in cima alla scalinata , appoggiato alla canna d ' India , don Liccio Papa dietro , che ammiccava al sole , con tanto di tracolla bianca attraverso la pancia . Ma vedendo quel mare di teste se la svignarono subito tutti e due . Alle finestre facevano capolino dei visi inquieti , dietro le invetriate , quasi piovesse . Il palazzo Sganci chiuso ermeticamente , e don Giuseppe Barabba appollaiato sull ' abbaino . Lo stesso Bomma aveva sfrattato gli amici prima del solito , per timore dei vetri . Di tanto in tanto , nel terrazzo dei Margarone , al disopra dei tetti che si accavallavano verso il Castello , compariva la papalina e la faccia gialla di don Filippo . A mezzogiorno , appena suonò la messa grande , ciascuno se ne andò pei fatti suoi ; e rimase solo a vociare Santo Motta , nella piazza deserta . - Avete visto com ' è andata a finire ? - Ciolla corse a desinare lui pure . Don Liccio Papa , adesso che non c ' era più nessuno , si fece vedere di nuovo per le vie , con la mano sulla sciaboletta , guardando fieramente gli usci chiusi . Infine entrò da Pecu - Pecu , e si posero a tavola con compare Santo . - Avete visto com ' è andata a finire ? - Ciolla soleva desinare in fretta e in furia col cappello in testa e il bastone fra le gambe , per tornar subito in piazza a mangiar l ' ultimo boccone , portandosi in tasca una manciata di lupini o di ceci abbrustoliti , d ' inverno anche con lo scaldino sotto il tabarro , bighellonando , dicendo a ciascuno la sua , sputacchiando di qua e di là , seminando il terreno di bucce . - Avete visto com ' è andata a finire ? - Faceva la prima tappa dal calzolaio , poi dal caffettiere , appena apriva , senza prendere mai nulla , girava a seconda dell ' ombra , d ' inverno in senso inverso , cercando il sole . E le cose tornarono ad andare pel suo verso , al pari di Ciolla . Giacinto mise fuori i tavolini pei sorbetti , don Anselmo schierò le seggiole sul marciapiede del Caffè dei Nobili . Rimanevano le ultime nuvole del temporale : dei capannelli qua e là , dinanzi alla bottega di Pecu - Pecu e al Palazzo di Città ; gente che guardava inquieta , curiosi che correvano e si affollavano al più piccolo rumore . Ma del resto ogni cosa aveva ripreso l ' aspetto solito delle domeniche . L ' arciprete Bugno che stava un ' ora a leccare il sorbetto col cucchiarino ; il marchese e gli altri nobili seduti in fila dinanzi al Caffè ; Bomma predicando in mezzo al solito circolo , sull ' uscio della farmacia ; uno sciame di contadini un po ' più in là , alla debita distanza ; e ogni dieci minuti la vecchia berlina del barone Mèndola che scarrozzava la madre di lui , sorda come una talpa , dal Rosario a Santa Maria di Gesù : le orecchie pelose e stracche delle mule che ciondolavano fra la folla , il cocchiere rannicchiato a cassetta , colla frusta fra le gambe , accanto al cacciatore gallonato , colle calze di bucato che sembravano imbottite di noci , e le piume gialle del cappellone della baronessa che passavano e ripassavano su quell ' ondeggiare di berrette bianche . Tutt ' a un tratto accadde un fuggi fuggi : una specie di rissa dinanzi all ' osteria . Don Liccio Papa cercava d ' arrestare Santo Motta , perché aveva gridato la mattina ; e il capitano l ' incitava da lontano , brandendo la canna d ' India : - Ferma ! ferma ! ... la giustizia ! Ma Santo si liberò con uno spintone , e prese a correre verso Sant ' Agata . La folla fischiava ed urlava dietro allo sbirro che tentava d ' inseguirlo . - Ahi ! ahi ! - disse Bomma ch ' era salito su di una sedia per vedere . - Se non rispettano più l ' autorità ! ... - Tavuso gli fece segno di tacere , mettendosi l ' indice attraverso la bocca . - Sentite qua , don Bastiano ! - E si misero a discorrere sottovoce , tirandosi in disparte . Dalla Maddalena scendeva lemme lemme il notaro , col bastone dietro la schiena . Bomma cominciò a fargli dei segni da lontano ; ma il notaro finse di non accorgersene ; accennò al Capitano che s ' avviava verso il Collegio , ed entrò in chiesa anche lui dalla porta piccola . Il Capitano passando dinanzi alla farmacia fulminò i libertini di un ' occhiataccia , e borbottò , rivolto al principale : - Badate che avete moglie e figliuoli ! ... - Sangue di ! ... corpo di ! ... - voleva mettersi a sbraitare il farmacista . In quel momento suonava la campanella della benedizione , e quanti erano in piazza s ' inginocchiarono . Poco dopo , Ciolla , che ingannava il tempo sgretolando delle fave abbrustolite , seduto dinanzi alla bottega del sorbettiere vide una cosa che gli fece drizzar le orecchie : il notaro Neri che usciva di chiesa insieme al canonico Lupi , e risalivano verso la Maddalena , passo passo , discorrendo sottovoce . Il notaro scrollava le spalle , guardando sottecchi di qua e di là . Ciolla tentò di unirsi a loro , ma essi lo piantarono lì . Bomma , da lontano , non li perdeva di vista dimenando il capo . - Badate a quel che fate ! ... Pensate alla vostra pelle ! - gli disse il Capitano passandogli di nuovo accanto . - Becco ! ... - voleva gridargli dietro il farmacista . - Badate a voi piuttosto ! ... - Ma il dottore lo spinse dentro a forza . Ciolla era corso dietro al canonico e al notaro Neri per la via di San Sebastiano , e li vide ancora fermi sotto il voltone del Condotto , malgrado il gran puzzo , quasi al buio , che discorrevano sottovoce , gesticolando . Appena s ' accorsero del Ciolla se la svignarono in fretta , l ' uno di qua e l ' altro di là . Il notaro continuò a salire per la stradicciuola sassosa , e il canonico scese apposta a rompicollo verso San Sebastiano , fermando il Ciolla come a caso . - Quel notaro ... me ne ha fatta una ! ... Aveva il consenso di massaro Sbrendola ... un contratto bell ' e buono ... e ora dice che non si rammenta ! - Va là , va là , che non me la dai a bere ! - mormorò Ciolla fra di sè , appena il canonico ebbe voltate le spalle . E corse subito alla farmacia : - Gran cose c ' è per aria ! Cani e gatti vanno insieme ! Gran cose si preparano ! - Tavuso gonfiò le gote e non rispose . Lo speziale invece si lasciò scappare : - Lo so ! lo so ! E si picchiò la mano aperta sulla bocca , fulminato dall ' occhiata severa che gli saettò il dottore . Verso due ore di notte , don Gesualdo stava per mettersi a cenare , quando venne a cercarlo in gran mistero il canonico , travestito da pecoraio . Bianca fu lì lì per abortire dallo spavento . - Don Gesualdo siamo pronti , se volete venire ; gli amici vi aspettano . Ma gli tremava la voce al poveraccio . Lo stesso don Gesualdo , al momento di buttarsi proprio in quella faccenda , gli vennero in mente tante brutte idee ; si fece pallido , e gli cadde la forchetta di mano . Bianca poi si alzò convulsa , incespicando qua e là , pigliandosela col canonico , che metteva in quell ' impiccio un padre di famiglia . - Se fate così ! ... - balbettò il canonico ; - se mi fate anche la jettatura ... allora , buona notte ! Don Gesualdo cercava di volgerla in ridere , colle labbra smorte - Bravo canonico ! Adesso si vedrà se siete un uomo ! ... Sono contento , vedi , Bianca ! Sono contento d ' andare magari verso il precipizio , per vedere che cominci ad affezionarti a me e alla casa ... Tutto sudato , colle mani un po ' tremanti , si imbacuccò ben bene in uno scapolare , per prudenza , e scesero in istrada . Non c ' era anima viva . Sul terrazzo del Collegio una mano ignota aveva spento finanche il lampione dinanzi alla statua dell ' Immacolata : una cosa da fare accapponar la pelle , quella sera ! Egli allora si sentì stringere il cuore da una tenerezza insolita , pensando alla casa e ai parenti . - Povera Bianca ! Avete visto ? E ' buona , sì , in fondo ... Non lo credevo , davvero ! ... - Zitto ! - interruppe il canonico . - Se vi fate conoscere alla voce , è inutile nascondersi e sudare come bestie ! Ogni momento andava voltandosi , temendo di essere spiati . Arrivati nella via di San Giovanni videro un ' ombra che andava in su verso la piazza , e il canonico disse piano : - Vedete ? ... E ' uno dei nostri ! ... Va dove andiamo noi . Era in un magazzino di Grancore , giù nelle stradicciuole tortuose verso San Francesco , che sembravano fatte apposta . Una casetta bassa che aveva una finestra illuminata per segnale . Si bussavano tre colpi in un certo modo alla porticina dove si giungeva scendendo tre scalini ; si attraversava un gran cortile oscuro e scosceso , e in fondo c ' era uno stanzone buio dove si capiva che stava molta gente a confabulare insieme dal sussurrìo che si udiva dietro l ' uscio . Il canonico disse : - E ' qui ! - e fece il segnale convenuto . Tutti e due col cuore che saltava alla gola . Per fortuna in quel momento giunse un altro congiurato , imbacuccato come loro , camminando in punta di piedi sui sassi del cortile , e ripeté il segnale istesso . - Don Gesualdo , - disse il notaro Neri cavando il naso da una gran sciarpa . - Siete voi ? Vi ho riconosciuto al canonico che sembra un cucco , poveraccio ! Il notaro la pigliava allegramente . Narrava che a Palermo avevano fatto il pasticcio ; avevano ammazzato il principe di Aci e s ' erano impadroniti di Castellammare : - Chi comanda adesso è un prete , certo Ascenso ! - Ah ? - rispose il canonico che si sentiva in causa . - Ah ? - Silenzio per ora ! ... Andiamo adagio ! Sapete com ' è ? ... a chi deve prima attaccare il campanello al gatto ! E ogni galantuomo non vorrebbe mettere il piede in trappola . Ma se siamo in tanti ... C ' è anche il barone Zacco stasera . - Che aspettiamo ad entrare , signori miei ? - interruppe don Gesualdo a quella notizia , coraggioso come un leone . Quando tornarono ad uscire , dopo un gran pezzo , erano tutti più morti che vivi . Bomma sforzavasi di fare il gradasso ; Tavuso non diceva una parola ; e il notaro stava soprapensieri anche lui . Zacco corse ad attaccarsi al braccio di don Gesualdo , quasi fossero divenuti fratelli davvero . - Sentite , cugino , ho da parlarvi . - E seguitarono ad andare a braccetto in silenzio . - Ssst ! ... un fischio ! ... verso i Cappuccini ! ... - Il barone mise mano alla pistola : tutti con un gran batticuore . Si udirono abbaiare dei cani . - Fermo ! ... - esclamò il canonico sottovoce , afferrando il braccio armato del barone che mirava al buio , - è fra Girolamo , che non vuol esser visto da queste parti ! - Appena si udì richiudere l ' uscio , nel vano del quale era balenata una sottana bianca , il farmacista borbottò col fiato ai denti : - L ' abbiamo scappata bella , parola d ' onore ! - Il barone invece strinse forte il braccio di don Gesualdo senza dir nulla . Poi lasciò andare ciascuno per la sua strada , Bomma in su , verso la Piazza Grande , il canonico a piè della scalinata che saliva a San Sebastiano . - Da questa parte , don Gesualdo ... venite con me . - E gli fece fare il giro lungo pei Cappuccini , risalendo poi verso Santa Maria di Gesù per certe stradicciuole buie che non si sapeva dove mettere i piedi . A un tratto si fermò guardando faccia a faccia il suo amico novello con certi occhi che luccicavano al buio . - Don Gesualdo , avete sentito quante belle chiacchiere ? Adesso siamo tutti fratelli . Nuoteremo nel latte e nel miele , d ' ora in poi ... Voi che ci credete , eh ? L ' altro non disse né sì né no , prudente , aspettando il seguito . - Io no ... Io non mi fido di tutti questi fratelli che non mi ha partorito mia madre . - Allora perché siete venuto , vossignoria ? - Per non farci venire voi , caspita ! Io non fo misteri . Giuochiamo a tagliarci l ' erba sotto i piedi fra di noi che abbiamo qualcosa da perdere , ed ecco il bel risultato ! Far la minestra per i gatti , e arrischiare la roba e la testa ! ... Io bado ai miei interessi , come voi ... Non ho i fumi che hanno tanti altri ... Parenti ! parentissimi ! quanto a me volentieri ... Allora mettiamoci d ' accordo piuttosto fra di noi ... - Ebbene ? che volete fare ? - Ah ? che voglio fare ? La pigliate su quel verso ? Mi fate lo gnorri ? ... Allora sia per non detto ... Ciascuno il suo interesse ! Fratelli ! Carbonari ! Faremo la rivoluzione ! metteremo il mondo a soqquadro anche ! ... Io non ho paura ! ... - Nel calore della disputa il barone si era addossato all ' uscio di un cortile . Un cane si mise a latrare furiosamente . Zacco spaventato se la diede a gambe colla pistola in pugno , e don Gesualdo dietro di lui , ansante . Prima di giungere in piazza di Santa Maria di Gesù , uno che andava correndo lo fermò mettendogli la mano sul petto . - Signor don Gesualdo ! ... dove andate ? ... c ' è la giustizia a casa vostra ! Quello che temeva il canonico ! quello che temeva Bianca ! Egli correva al buio , senza saper dove , con una gran confusione in testa , e il cuore che voleva uscirgli dal petto . Poi , udendo colui che gli arrancava dietro , con un certo rumore quasi picchiasse in terra col bastone , gli disse : - E tu chi sei ? - Nardo , il manovale , quello che ci lasciò la gamba sul ponte . Non mi riconoscete più , vossignoria ? Donna Bianca mi ha mandato a svegliare di notte . E narrava com ' era arrivata la Compagnia d ' Arme , all ' improvviso , a quattr ' ore di notte . Il Capitano e altri Compagni d ' Arme erano in casa di don Gesualdo . Lassù , verso il Castello , vedevansi luccicare dei lumi ; c ' era pure una lanterna appesa dinanzi alla porta dello stallatico , al Poggio , e dei soldati che strigliavano . Più in là , nelle vicinanze della Piazza Grande , si udivano di tanto in tanto delle voci : un mormorìo confuso , dei passi che risuonavano nella notte , dei cani che abbaiavano per tutto il paese . Don Gesualdo si fermò a riflettere : - Dove andiamo , vossignoria ? - chiese Nardo . - Ci ho pensato . Non far rumore . Ah ! Madonna Santissima del Pericolo ! Va a chiamare Nanni l ' Orbo . Lo conosci ? il marito di Diodata ? Cominciava ad albeggiare . Ma nelle viottole fuori mano che avevano preso non s ' incontrava ancora anima viva . La casuccia di Diodata era nascosta fra un mucchio di casupole nerastre e macchie di fichi d ' India , dove il fango durava anche l ' estate . C ' era un pergolato sul ballatoio , e un lume che trapelava dalle imposte logore . - Bussa tu , se mai ... - disse don Gesualdo . Diodata al vedersi comparire dinanzi il suo antico padrone ansante e trafelato si mise a tremare come una foglia . - Che volete da me a quest ' ora ? ... Per l ' amor di Dio ! lasciatemi in pace , don Gesualdo ! ... Se torna mio marito ! ... E ' uscito or ora , per cogliere quattro fichi d ' India ! ... qui accanto . - Bestia ! - disse lui . - Ho altro pel capo ! Ci ho la giustizia alle calcagna ! ... - Che c ' è ? - chiese Diodata spaventata . Egli colla mano le fece segno di star zitta . In quel momento tornò correndo compare Nardo ; la gamba di legno si udiva da lontano sull ' acciottolato . - Eccolo ! ... eccolo che viene ! ... Entrò Nanni l ' Orbo , torvo , colla canna da cogliere i fichi d ' India in spalla , e gli occhi biechi che fulminavano di qua e di là . Invano Diodata , colle braccia in croce giurava e spergiurava . - Padron mio ! - esclamò Nanni - a che giuoco giuochiamo ? Questa non è la maniera ! ... - Bestia ! - gridò infine don Gesualdo , scappandogli la pazienza . - Ho la forca dinanzi agli occhi , e tu vieni a parlarmi di gelosia ! Allo strepito accorsero i vicini - Lo vedete ? - ripigliò Nanni infuriato . - Che figura fo dinanzi a loro padron mio ? In coscienza , quel po ' che avete dato a costei per maritarla è una miseria , in confronto della figura che mi fate fare ! - Taci ! Farai correre gli sbirri con quel chiasso ! Che vuoi ? Ti darò quello che vuoi ! ... - Voglio l ' onor mio , don Gesualdo ! L ' onor mio che non si compra a denari ! Cominciarono ad abbaiare anche i cani del vicinato . - Vuoi la chiusa del Carmine ? ... un pezzo che ti fa gola ! Infine compare Nardo riuscì a metterli d ' accordo sulla chiusa del Carmine . - Corpo di Giuda ! La roba serve per queste occasioni ... carceri , malattie e persecuzioni ... Voi l ' avete fatta , don Gesualdo , e serve per salvare la vostra pelle ... Don Gesualdo con una faccia da funerale brontolò : - Parla ! Sbraita ! Hai ragione ! Adesso hai ragione tu ! - Considerate dunque il vostro prossimo , vossignoria ! La moglie da mantenere ... I figli che nasceranno ... Se mi tornano a casa anche gli altri ... quelli che son venuti prima , bisogna mantenerli come fossero miei ... perché sono il marito di Diodata ... La gente dirà magari che li ho messi al mondo io ! ... - Basta ! basta ! Se t ' ho detto di sì per la chiusa ! - Parola di galantuomo ? Davanti a questi testimoni ? Quand ' è così ... giacchè mi dite che siete venuto soltanto per salvare la pelle , potete rimanere tutto il tempo che vi piace . Sono un buon diavolaccio , lo sapete ! ... S ' era fatto tardi . Compare Nanni , completamente rabbonito , propose anche di andare a vedere quel che accadeva fuori : - Voi fate liberamente come se foste in casa vostra , don Gesualdo ... Compare Nardo verrà con me . Al ritorno , per segnale , busserò tre colpi all ' uscio . Ma se no , non aprite neanche al diavolo . Era un terrore pel paese : porte e finestre ancora chiuse , Compagni d ' Arme per le vie , rumore di sciabole e di speroni . Le signorine Margarone , in fronzoli e colla testa irta di ciambelle come un fuoco d ' artificio , correvano ogni momento al balcone . Don Filippo , tronfio e pettoruto , se ne stava adesso seduto nel Caffè dei Nobili , insieme al Capitano Giustiziere e l ' Avvocato Fiscale , facendo tremare chi passava colla sola guardatura . Nella stalla di don Gesualdo dei trabanti governavano i cavalli , e il Comandante fumava al balcone , in pantofole , come in casa sua . Nanni l ' Orbo tornò ridendo a crepapelle . Prima di entrare però bussò al modo che aveva detto , tossì , si soffiò il naso , pure si trattenne un po ' a discorrere ad alta voce con una vicina che si pettinava sul ballatoio . Don Gesualdo stava mangiando una insalata di cipolle , onde prevenire qualche malattia causata dallo spavento . - Prosit ! prosit , don Gesualdo ! A casa vostra ci ho trovato dei forestieri , tale e quale come voi qui da me . Il barone Zacco corre ancora ! ... L ' hanno visto prima dell ' alba più in là di Passaneto , figuratevi ! a casa del diavolo ! ... dietro una siepe , più morto che vivo ! ... Sua moglie fa come una pazza ... Sono stato anche a cercare del notaro Neri , se s ' ha a scrivere due parole della chiusa del Carmine che date a mia moglie pei servizi prestati ... Non che non mi fidi ... sapete bene ... per la vita e per la morte . Nessuno l ' ha più visto , il notaro ! Dicono ch ' è nascosto nel monastero di San Sebastiano ... vestito da donna ... sissignore ! Gli sbirri cercano da per tutto ! Ma qui non avete da temere , vossignoria ! ... Udite ? udite ? Sembrava che si divertisse a fare agghiacciare il sangue nelle vene al prossimo suo , quel briccone ! Udivasi infatti un vocìo di comari , un correre di scarponi grossi strilli di ragazzi . Diodata s ' arrampicò sino all ' abbaino del granaio per vedere . Poi Nanni venne a dire : - E ' il viatico , Dio liberi ! ... Va in su verso sant ' Agata . Ho visto il canonico Lupi che portava il Signore ... cogli occhi a terra ! ... una faccia da santo , com ' è vero Iddio ! - Stasera , appena è scuro , mi farai trovare una cavalcatura laggiù alla Masera , e mi darai qualche cosa da travestirmi ; - disse don Gesualdo , che sembrava più smorto alla luce dell ' abbaino . - Perché ? Non vi piace più lo stare in casa mia ? Diodata vi avrebbe fatto qualche mancanza ? - No , no ... Mi pare mill ' anni d ' esser lontano ... - Qui però non avete da temere ... Gli sbirri non vengono a cercarvi qui ! A casa vostra piuttosto ! Guardatevi ! ... Infatti Bianca la sera innanzi s ' era visto capitare a tre ore di notte il Capitan d ' Arme , un bell ' uomo colla barba a collana e i baffi alla militare , che recava il biglietto d ' alloggio . Bianca , già inquieta per suo marito , non sapendo che fare , aveva mandato a chiamare lo zio Limòli , il quale giunse sbadigliando e di cattivo umore . Invano il Capitan d ' Arme accarezzandosi i baffi che aveva lasciato crescere da poco , le diceva colla voce grossa : - Non temete ! ... Calmatevi , bella signora ! ... Noi militari siamo galanti col bel sesso ! ... - Poi - aggiunse il marchese - questi qua sono militari per modo di dire ; come io ho fatto il voto di castità perché sono cavaliere di Malta . Il Capitano si accigliò , ma l ' altro , senza accorgersene continuò , battendogli familiarmente sulla spalla : - Vi conosco , don Bastiano ! ... Eravate piccolo così , colle brache aperte , quando si faceva delle scappatelle insieme a vostro padre ... Allora il voto mi dava noia come vi dà noia adesso quella stadera che portate appesa al fianco ... Bei tempi ! ... Bell ' uomo vostro padre ! Il cuore e la borsa sempre aperti ! ... Don Marcantonio Stangafame ! ... dei Stangafame di Ragusa ! ... una delle prime famiglie della Contea ! Peccato che siate in tanti ! L ' avete indovinata a farvi nominare Capitan d ' Arme ! ... Quattrocent ' onze all ' anno , per rispondere dei furti campestri ... E ' una bella somma ... Vi rimane in tasca tale e quale ... poiché il territorio è tranquillo ! ... Una bagattella soltanto pei dodici soldati che vi tocca mantenere ... due tarì al giorno per ciascuno , eh ? ... - Basta , corpo di ... bacco ! ... - gridò il Capitan d ' Arme battendo in terra la sciabola . - Sembrami che vogliate burlarvi di me , corpo di ... bacco ! - Ehi , ehi ! Adagio , signor capitano ! Sono il marchese Limòli , e ho ancora degli amici a Napoli per farvi scapitanare e tagliare i baffi novelli , sapete ! Capitò in quel momento il ragazzetto del sagrestano che veniva a fare un ' imbasciata di gran premura , balbettando , imbrogliandosi , tornando sempre a ripetere la stessa cosa rosso dalla suggezione . Il marchese , che cominciava a farsi un po ' sordo , tendeva l ' orecchio , gli faceva dei versacci lo intimidiva maggiormente strillando : - Eh ? che diavolo vuoi ? Ma Bianca mise un grido straziante un grido che fece rimanere lo zio a bocca aperta , e scappò per la casa cercando il manto , cercando qualcosa da buttarsi in capo per uscire di casa , per correre subito . III Da gran tempo , ogni giorno , alla stessa ora , donna Giuseppina Alòsi che stava al balcone facendo la calza per aspettare la passata di Peperito , don Filippo Margarone mentre rivoltava la conserva di pomidoro posta ad asciugare sul terrazzo , l ' arciprete Bugno nell ' appendere al fresco la gabbia del canarino , fin coloro che stavano a sbadigliare nella farmacia di Bomma , se volgevano gli occhi in su , verso il Castello , al di sopra de ' tetti , solevano vedere don Diego e don Ferdinando Trao , uno dopo l ' altro , che facevano capolino a una finestra , guardinghi , volgevano poi un ' occhiata a destra , un ' altra a sinistra , guardavano in aria , e ritiravano il capo come la lumaca . Dopo qualche minuto infine aprivasi il balcone grande , stridendo , tentennando , a spinte e a riprese , e compariva don Diego , curvo , macilento , col berretto di cotone calcato sino alle orecchie , tossendo , sputando , tenendosi all ' inferriata con una mano ; e dietro di lui don Ferdinando che portava l ' annaffiatoio , giallo , allampanato , un vero fantasma . Don Diego annaffiava , nettava , rimondava i fiori di Bianca ; si chinava a raccattare i seccumi e le foglie vizze ; rimescolava la terra con un coccio ; passava in rivista i bocciuoli nuovi , e li covava cogli occhi . Don Ferdinando lo seguiva passo passo , attentissimo ; accostava anche lui il viso scialbo a ciascuna pianta , aguzzando il muso , aggrottando le sopracciglia . Poscia appoggiavano i gomiti alla ringhiera , e rimanevano come due galline appollaiate sul medesimo bastone , voltando il capo ora di qua e ora di là , a seconda che giungeva la mula di massaro Fortunato Burgio carica di grano , o saliva dal Rosario la ragazza che vendeva ova , oppure la moglie del sagrestano attraversava la piazzetta per andare a suonare l ' avemaria . Don Ferdinando stava intento a contare quante persone si vedevano passare attraverso quel pezzetto di strada che intravvedevasi laggiù , fra i tetti delle case che scendevano a frotte per la china del poggio ; don Diego dal canto suo seguiva cogli occhi gli ultimi raggi di sole che salivano lentamente verso le alture del Paradiso e di Monte Lauro , e rallegravasi al vederlo scintillare improvvisamente sulle finestre delle casipole che si perdevano già fra i campi , simili a macchie biancastre . Allora sorrideva e appuntava il dito scarno e tremante , spingendo col gomito il fratello , il quale accennava di sì col capo e sorrideva lui pure come un fanciullo . Poi raccontava quello che aveva visto lui : - Oggi ventisette ! ... ne sono passati ventisette ... L ' arciprete Bugno era insieme col cugino Limòli ! ... Per un po ' di giorni , verso i primi d ' agosto , era venuto soltanto don Ferdinando ad annaffiare i fiori , strascinandosi a stento , coi capelli grigi svolazzanti , sbrodolandosi tutto a ogni passo . Allorché ricomparve anche don Diego , parve di vedere Lazzaro risuscitato : tutto naso , colle occhiaie nere , seppellito vivo in una vecchia palandrana , tossendo l ' anima a ogni passo : una tosse fioca che non si udiva quasi più , e scuoteva dalla testa ai piedi lui e il fratello che gli dava il braccio , come andasse facendo la riverenza a ogni vaso di fiori . E fu l ' ultima volta . D ' allora in poi s ' erano viste raramente insieme le teste canute dei due fratelli , dietro i vetri rattoppati colla carta , cercando il sole , don Diego sputando e guardando in terra ogni momento . Il giorno in cui avvenne quel parapiglia nel Palazzo di Città , che le voci si udivano sin nella piazzetta di Sant ' Agata , apparve per un istante alla finestra la cima di un berretto bianco tremolante . Ma allorquando la processione di San Giuseppe si fermò dinanzi al portone dei Trao , per l ' omaggio tradizionale alla famiglia , le finestre rimasero chiuse , malgrado il vocìo della folla . Don Ferdinando scese per comprare l ' immagine del santo gonfio d ' asma , cogli occhi arsi di sonno piegato in due le mani nerastre tremanti così che non trovavano quasi nel taschino i due baiocchi per l ' immagine . Il procuratore di San Giuseppe , che dirigeva la processione , gli disse : - Vedrete quant ' è miracolosa quell ' immagine ! Tanta salute e provvidenza a tutti , in casa vostra ! E gli affidò anche il bastone d ' argento del santo , da metterlo al capezzale del malato : un tocca e sana . Eppure non giovò neanche quello . Compare Cosimo e Pelagatti , partendo per la campagna due ore prima dell ' alba , o tornando a notte fatta , vedevano sempre il lume alla finestra di don Diego . E il cane nero dei Motta uggiolava per la piazza , come un lamento . Poi , verso nona , bussava al portone il ragazzo di don Luca , portando un bicchiere di latte . Di tanto in tanto veniva don Giuseppe Barabba , con un piatto coperto dal tovagliuolo , o il servitore del Fiscale che recava un fiasco di vino . A poco a poco diradarono anche quelle visite . L ' ultima volta il dottor Tavuso se n ' era andato scrollando le spalle . I ragazzi del vicinato giuocavano tutto il giorno dietro quel portone che non si apriva più . Una sera , tardi , i vicini , che stavano cenando , udirono la voce chioccia di don Ferdinando chiamare il sagrestano , lì dirimpetto : una voce da far cascare il pan di bocca . E subito dopo un gran colpo al portone sconquassato , e dei passi che si allontanarono frettolosi . Fu giusto quella notte che arrivava la Compagnia d ' Arme . Una baraonda per tutto il paese . Al rumore insolito anche Don Diego aprì un istante gli occhi . Burgio che era sul ballatoio di casa sua , coll ' orecchio teso verso la Piazza Grande dove udivasi quel parapiglia , vedendo gente nel balcone dei Trao , domandò inquieto : - Che c ' è ? ... Cosa succede ? - Don Diego ! ... - rispose il sagrestano ; e fece il segno della croce , quasi massaro Fortunato avesse potuto vederlo al buio . - Solo come un cane ! ... me lo lasciano sulle spalle ! ... Ho mandato Grazia pel dottore ... a quest ' ora ! ... - Sentite , laggiù , verso la piazza ? ... sentite ? ... Che giornata spunterà domattina , Dio liberi ! ... - Basta avere la coscienza netta , massaro Fortunato . Sono stato sempre un povero diavolo ! ... Bacio la mano di chi mi dà pane ... - Il dottore ! ... quello sì ! ... deve avere la tremarella addosso a quest ' ora ! ... E anche il canonico Lupi , dicono ! ... Buona sera ! ... I muri hanno orecchie al buio ! Infatti il dottor Tavuso , ch ' era il capo di tutti i giacobini del paese , e stava nascosto nella legnaia , tremando come una foglia , vide giunta l ' ultima sua ora all ' udir bussare all ' uscio con tanta furia . - Li sbirri ! ... la Compagnia d ' Arme ! ... Quando gli dissero che era la moglie del sagrestano , invece , la quale veniva a cercarlo per don Diego moribondo , montò in furia come una bestia . - E ' ancora vivo ? ... Mandatelo al diavolo ! ... Vengono a spaventarmi ! ... a quest ' ora ! ... di questi tempi ! ... Un padre di famiglia ! ... Andate a chiamare i suoi parenti piuttosto ... o il viatico , ch ' è meglio ! ... La zia Sganci non volle neppure aprire . Barabba rispose dietro il portone , chiuso con tanto di catenaccio : - Buona donna , questi non son tempi di correre di notte per le strade . Domattina , se Dio vuole , chi campa si rivede . Per fortuna , Grazia non aveva di che temere ; e suo marito l ' avrebbe mandata senza sospetto in mezzo a un reggimento di soldati . L ' andare attorno così tardi , in quella tal notte , era proprio uno sgomento . Lo stesso baronello Rubiera , che era uscito di buon ' ora dalla casa dei Margarone , s ' era fatto accompagnare col lampione . - Ninì ! Ninì ! - strillò dal balcone donna Fifì con la vocina sottile , quasi il suo fidanzato corresse a buttarsi in un precipizio . - Non temere ... no ! - rispose lui con la voce grossa . All ' udir gente nella piazzetta , dal portone dei Trao , che rimbombò come una cannonata , uscì correndo don Luca : - Signor barone ! ... sta per morire vostro cugino don Diego ! ... solo come un cane ! ... Non c ' è nessuno in casa ! ... Rimpetto al palazzo nero e triste dei Trao splendeva il balcone lucente dei Margarone , e in quella luce disegnavasi l ' ombra di donna Fifì , rammentandogli un ' altra ombra che soleva aspettarlo altra volta alla finestra del palazzo smantellato . Don Ninì se ne andò frettoloso , a capo chino , portandosi seco negli occhi i ricordi di quella finestra chiusa e senza lume . - Bella porcheria ! ... Me lo lasciano sulle spalle ! ... a me solo ! - brontolò don Luca tornando nella camera del moribondo . Don Ferdinando stava seduto a piè del letto , senza dir nulla , simile a una mummia . Di tanto in tanto andava a guardare in viso suo fratello ; guardava poi don Luca , stralunato , e tornava a chinare il capo sul petto . Alla sfuriata del sagrestano però si rizzò all ' improvviso , quasi gli avessero dato uno scossone , e domandò piano , con la voce assonnata di uno che parli in sogno : - Dorme ? - Sì , dorme ! ... Andate a dormire voi pure , se volete ! ... Ma l ' altro non si mosse . Il malato da prima voleva sapere ogni momento che ora fosse ; poi , verso mezzanotte , non domandò più nulla . Stava cheto , col naso contro il muro , e la coperta sino alle orecchie . Grazia , di ritorno , aveva accostato l ' uscio , messo il lume accanto , sul tavolino , ed era andata a dare un ' occhiata a casa sua . Il marito si accomodò alla meglio su due sedie . Don Ferdinando , di tratto in tratto , si alzava di nuovo , in punta di piedi , si chinava sul letto , simile a un uccello di malaugurio , e tornava a domandare piano , all ' orecchio di don Luca : - Che fa ? dorme ? - Sì ! sì ! ... Andate a dormire voi pure ! ... andate ! E l ' accompagnò lui stesso in camera sua , per liberarsi almeno da quella noia . Don Ferdinando sognava che il cane nero dei vicini Motta gli si era accovacciato sul petto , e non voleva andarsene , per quanto egli cercasse di svincolarsi e di gridare . La coda del cane , lunga , lunga che non finiva più , gli si era attorcigliata al collo e alle braccia , al pari di un serpente , e lo stringeva , soffocandolo , gli strozzava la voce in gola , quando udì un ' altra voce che lo fece balzare dal letto , con una gran palpitazione di cuore . - Alzatevi , don Ferdinando ! Questa non è ora di dormire ! ... Don Diego pareva che russasse forte , si udiva dall ' altra stanza ; supino , cogli occhi aperti e spenti , le narici filigginose : un viso che non si riconosceva più . Come don Ferdinando lo chiamò prima pian piano , e tornò a chiamarlo e a scuoterlo inutilmente , gli si rizzarono quei pochi capelli in capo , e si rivolse al sagrestano , smarrito , supplichevole : - Che fa ora ? ... che fa ? ... - Che fa ? ... Lo vedete che fa ! ... Grazia ! Grazia ! - No ! ... Fermatevi ! ... Non aprite adesso ! ... Era giorno chiaro . Donna Bellonia in sottana stava a spiare dalla terrazza verso la Piazza Grande per incarico del marito , spaventata dal tramestìo che s ' era udito tutta la notte nel paese ; e Burgio strigliava la mula legata al portone dei Trao . Alle grida di don Luca , levò il capo verso il balcone , e domandò cosa c ' era con un cenno del capo . Il sagrestano rispose anche lui con un gesto della mano , facendo segno di uno che se ne va . - Chi ? - domandò la Margarone che se ne accorse . - Chi ? don Diego o don Ferdinando ? - Sissignora , don Diego ! Lo lasciano sulle spalle a me solo ! ... Corro dal dottore ... almeno per la ricetta del viatico , che diavolo ! ... Signori miei ! deve andarsene così un cristiano , senza medico né speziale ? ... Speranza cominciò dallo sgridare suo marito che aveva legata la mula alla casa del moribondo : - Porta disgrazia ! Ci vorrebbe quest ' altra ! ... - Poi si diedero a strologare i numeri del lotto insieme a donna Bellonia , ch ' era corsa a prendere il libro di Rutilio Benincasa . Donna Giovannina s ' affacciò asciugandosi il viso ; ma non si vide altro che il sagrestano il quale correva a chiamare Tavuso , lì a due passi una porticina verde , colla fune del campanello legata alta perché non andassero a seccarlo di notte . Picchia e ripicchia infine la serva di Tavuso gli soffiò attraverso il buco della serratura : - O chetatevi che il dottore non esce di casa , se casca il mondo ! E ' più malato degli altri , lui ! Bomma , giallo al par del zafferano , stava pestando cremor di tartaro in fondo alla farmacia , solo come un appestato . Don Luca entrò a precipizio , col fiato ai denti : - Signor don Arcangelo ! ... don Diego Trao è in punto di morte . Il dottore non vuol venire ... Cosa fo ? - Cosa fate ? ... La cassa da morto fategli , accidenti a voi ! M ' avete spaventato ! Non è questa la maniera ... oggi che ogni galantuomo sta coll ' anima sulle labbra ! ... Andate a chiamargli il prete piuttosto ... lì , al Collegio , c ' è il canonico Lupi che s ' arrabatta a dir messe e mattutino fin dall ' alba , per farsi vedere in chiesa ! ... Cade sempre in piedi colui ! Se ne ride degli sbirri ! ... Io fo lo speziale ! Pesto cremor di tartaro , giacché non posso pestar altro ... non posso ! Ma , vedendo passare Ciolla ammanettato come un ladro , si morse la lingua , e chinò il capo sul mortaio . - Signori miei ! - sbraitava Ciolla , - guardate un po ' ! ... un galantuomo che se ne sta in piazza pei fatti suoi ! ... - I Compagni d ' Arme , senza dargli retta , lo cacciavano innanzi a spintoni ; don Liccio Papa di scorta colla sciabola sguainata , gridando : - Largo ! largo alla giustizia ! ... - Il Capitano Giustiziere , dall ' alto del marciapiede del Caffè dei Nobili , sentenziò : - Bisogna dare un esempio ! Ci pigliavano a calci dove sapete , un altro po ' ! ... manica di birbanti ! ... Un paese come il nostro , che prima era un convento di frati ! ... Al castello ! al castello ! Don Liccio , eccovi le chiavi ! ... Grazie a Dio si tornava a respirare . I ben pensanti sul tardi cominciarono a farsi vedere di nuovo per le strade ; l ' arciprete dinanzi al caffè ; Peperito su e giù pel Rosario ; Canali a braccetto con don Filippo verso la casa della ceraiuola ; don Giuseppe Barabba portando a spasso un ' altra volta il cagnolino di donna Marianna Sganci ; la signora Capitana poi in gala , quasi fosse la sua festa , adesso che ci erano tanti militari , colla borsa ricamata al braccio , il cappellino carico di piume , scutrettolando , ridendo , cinguettando , rimorchiandosi dietro don Bastiano Stangafame , il tenente , tutti i colleghi di suo marito , il quale se ne stava a guardare da vero babbèo , colla canna d ' India dietro la schiena , mentre i suoi colleghi passeggiavano con sua moglie , spaccandosi come compassi , ridendo a voce alta , guardando fieramente le donne che osavano mostrarsi alle finestre , facendo risuonare da per tutto il rumore delle sciabole e il tintinnìo degli speroni , quasi ci avessero le campanelle alle calcagna . Le ragazze Margarone , stipate sul terrazzo , si rodevano d ' invidia . - Specie il tenente ci aveva dei baffoni come code di cavallo , e due file di bottoni lungo il ventre che luccicavano da lontano . Talché in quell ' aria di festa suonò più malinconico il campanello del viatico . Correvano anche delle voci sinistre : - Una battaglia c ' è stata ! ... dei condannati a morte ! ... - Uno di quelli che portavano il lanternone dietro il baldacchino disse che il viatico andava dai Trao . - Un ' altra grande famiglia che si estingue ! - osservò gravemente l ' Avvocato Fiscale scoprendosi il capo . La signora Capitana , saltellando sulla punta delle scarpette per mostrare le calze di seta stava rimbeccando don Bastiano con un sorriso da far dannare l ' anima : - Lo so ! lo so ! giuramenti da marinaio ! ... Il Capitan d ' Arme ammiccò a donna Bianca la quale passava in quel momento , con un ' aria che voleva dire : - Anche costei ! ... che colpa ci ho ? - scappellandosi con soverchio ossequio . Ma quella poveretta non gli rispose . Andava quasi correndo , trafelata , col manto giù per le spalle , il viso ansioso e pallido . Donna Fifì Margarone si tirò indietro dal balcone con una smorfia , appena la vide sboccare nella piazzetta dalla salita di Sant ' Agata . - Ah ! ... finalmente ! ... la buona sorella ! ... quanta degnazione ! ... - Bianca ! Bianca ! - gridava lo zio Limòli che non poteva tenerle dietro . Dinanzi al portone , spalancato a due battenti , si affollavano i ragazzi di Burgio e di don Luca . La moglie del sagrestano ne usciva in quel momento , arruffata , gialla , senza ventre , e si mise a distribuire scappellotti a diritta e a manca : - Via ! via di qua ! ... Che aspettate ? la festa ? - Poscia entrò in chiesa frettolosa . Delle comari stavano alle finestre , curiose . In cima alla scala don Giuseppe Barabba spolverava delle bandiere nere , bucate e rose dai topi , collo stemma dei Trao : una macchia rossa tutta intignata . Era corsa subito la zia Macrì colla figliuola , e il barone Mèndola che stava lì vicino ; una va e vieni per la casa , un odor d ' incenso e di moccolaia , una confusione . In fondo , attraverso un uscio socchiuso , scorgevasi l ' estremità di un lettuccio basso , e un formicolìo di ceri accesi , funebri , nel giorno chiaro . Bianca non vide altro , in mezzo a tutti quei parenti che le si affollavano intorno , sbarrandole il passo : - No ! ... lasciatemi entrare ! Apparve un momento la faccia stralunata di don Ferdinando , come un fantasma ; poi l ' uscio si chiuse . Delle braccia amiche la sorreggevano , affettuosamente , e la zia Macrì ripeteva : - Aspetta ! ... aspetta ! ... Tornò la moglie del sagrestano , ansante , portando dei candelieri sotto il grembiule . Suo marito , che si affacciò di nuovo all ' uscio , venne a dire : - C ' è il viatico ... l ' estrema unzione ... Ma non sente ... - Voglio vederlo ! ... Lasciatemi andare ! - Bianca ! ... in questo momento ! ... Bianca ! ... - Vuoi ammazzarlo ? ... Una commozione ! ... Se ti sente ! ... Non far così , via , Bianca ! ... Un bicchier d ' acqua ! ... presto ! ... Donna Agrippina corse in cucina . S ' aprì l ' uscio un ' altra volta su di un luccichìo di processione . Il prete , il baldacchino , i lanternoni del viatico passarono come una visione . Il marchese , inchinandosi sino a terra , borbottò : - Domine , salva me ... - Amen ! - rispose il sagrestano . - Ho fatto quel che ho potuto ... solo come un cane ! ... due volte dal medico ! ... di notte ! ... Anche dal farmacista ! ... dice che il conto è lungo ... e non ci ha l ' erba di Lazzaro risuscitato , poi ! ... - Perché ? ... perchè non mi lasciate entrare ? ... Che ho fatto ? ... - Essa tremava così che i denti facevano tintinnare il bicchiere , quasi fuori di sè , fissando addosso alla gente gli occhi spaventati . - Lasciatemi ! lasciatemi entrare ! Lo zio marchese si affrettò a cavare il fazzoletto per asciugarle tutta l ' acqua che si era versata addosso . Il barone Mèndola e la zia Macrì stavano discorrendo nel vano del finestrone : - Una malattia lunga ! ... Tutti così quei Trao ! ... non c ' è che fare ! ... - Guarda ! - esclamò il barone che stava da un po ' attento . - Hanno aperto un finestrino sul mio tetto ... laggiù ! ... quel ladro di Canali ! ... Fortuna che me ne sia accorto ! Lo citerò in giudizio ! ... una citazione nera come la pece ! ... - Don Luca ! don Luca ! - si udì gridare . L ' uscio si spalancò a un tratto , e comparve don Ferdinando agitando le braccia in aria . Don Luca corse a precipizio . Successe un momento di confusione : delle strida , delle voci concitate , un correre all ' impazzata , donna Agrippina che cercava l ' aceto dei sette ladri , gli altri che stentavano a trattenere Bianca , la quale faceva come una pazza , con la schiuma alla bocca , gli occhi che mandavano lampi , e non si riconoscevano più . - Perchè ? ... perchè non volete ? Lasciatemi ! lasciatemi ! ... lasciatemi entrare ! ... - Sì ! sì ! - disse lo zio marchese . - E ' giusto che lo veda ! ... Lasciatela entrare . Ella scorse un corpo lungo e stecchito nel lettuccio basso , un mento aguzzo , ispido di barba grigiastra , rivolto in su , e due occhi glauchi , spalancati . - Diego ! ... Diego ! ... fratello mio ! ... - Non fate a quel modo , donna Bianca ! - disse piano don Luca . - Se ci sente ancora , il poveretto , figuratevi che spavento ! ... Essa si arrestò tutta tremante , atterrita , colle mani nei capelli , guardandosi intorno trasognata . A un tratto fissò gli occhi asciutti ed arsi su don Ferdinando che annaspava stralunato , quasi volesse allontanarla dal letto . - Nulla ! ... nulla m ' avete fatto sapere ! ... Non son più nulla ... un ' estranea ! ... Fuori , dalla casa e dal cuore ! ... fuori ! ... da per tutto ! - Zitta ! ... - balbettò don Ferdinando mettendo il dito tremante sulla bocca . - Poi ! ... poi ! ... Adesso taci ! ... Tanta gente , vedi ! ... - Bianca ! Bianca ! ... - supplicavano gli altri abbracciandola , spingendola , tirandola per le vesti . - Portatela via ! ... - gridò la zia Macrì dall ' uscio . - Nello stato in cui è , la poveretta ... succederà qualche altra tragedia ! ... Frattanto giunse donna Sarina Cirmena , scalmanata , in un bagno di sudore . - L ' ho saputo or ora ! - balbettò lasciandosi cadere sul seggiolone di cuoio in mezzo ai parenti riuniti nella gran sala . - Che volete ? con quel parapiglia che c ' è stato nel paese ! Se non era pel viatico che vidi venire da queste parti ... Il marchese indicò l ' uscio dell ' altra stanza con un cenno del capo . La zia Cirmena , accasciata sul seggiolone , col fazzoletto agli occhi , piagnucolò : - Io non ci reggo a queste scene ! ... Sono tutta sottosopra ! ... - E siccome continuava a interrogare cogli occhi or questo e or quello , donna Agrippina rispose sottovoce , compunta , facendo il segno della croce : - Or ora ! ... cinque minuti fa ! Don Giuseppe venne recando in fascio le bandiere : - Ecco ! ... Il falegname è avvertito . Il barone Mèndola s ' alzò per andare a sentire cosa volesse . - Va bene , va bene , - disse Mèndola . - Or ora si pensa a tutto . Don Luca ? ehi ? don Luca ? Appena il sagrestano affacciò il capo all ' uscio , si udirono delle strida che laceravano il cuore . - Povera Bianca ! ... sentite ? - Fa come una pazza ! - confermò don Luca . - Si strappa i capelli ! ... Il barone Mèndola lo interrogò dinanzi a tutti quanti : - Avete pensato a ogni cosa , eh , don Luca ? - Sissignore . Il catafalco , le bandiere , tante messe quanti preti ci sono . Ma chi paga ? - Andate ! andate ! - interruppe vivamente la Cirmena spingendo per le spalle il sagrestano verso la camera del morto , dove cresceva il trambusto . - Mi dispiace ! - osservò la zia Macrì alzandosi per vedere dov ' era arrivato il sole . - Mi dispiace che si fa tardi e a casa mia non c ' è nessuno per preparare un boccone . Uscì don Luca dalla camera del morto , turbato in viso . - E ' un affar serio ... Bisognerà portarla via per amore o per forza ! ... Vi dico ch ' è un affar serio ! - E ' permesso ? Si può ? Era il vocione del cacciatore che accompagnava la baronessa Mèndola , col cappello piumato , le calze imbottite di noci . La vecchia , senza bisogno di udir altro , diritta e stecchita come un fuso , andò a prendere il suo posto fra i parenti che al suo apparire s ' erano taciuti , seduti intorno sui seggioloni antichi , col viso lungo e le mani sul ventre . La baronessa guardava intorno , gridando a voce alta : - E la Rubiera ? e la cugina Sganci ? Ora che si fa ? Bisogna avvertire il parentado per le esequie ... - Eccola lì ! - disse donna Sarina all ' orecchio della Macrì . - Cascasse il mondo ... non manca mai ! ... Avete visto il subbuglio che c ' è per le strade ? La cugina rispose con un sorriso pallido , facendo segno che la vecchia non aveva paura di nulla perché era sorda . - Il fatto è ... - cominciò il barone . Ma in quel momento portavano Bianca svenuta , le braccia penzoloni , donna Agrippina e il sagrestano rossi , ansanti , e col fiato ai denti . - Quasi fosse morta ! - sbuffò il sagrestano . - Gli pesano le ossa ! ... - La zia Macrì consigliò : - Lì , lì , nella sua camera ! ... - Il fatto è ... - riprese il barone Mèndola sottovoce , tirando in disparte il cugino Limòli e donna Sarina Cirmena , - il fatto è che bisogna concertarsi pel funerale . Adesso vedrete che spuntano fuori i parenti del cognato Motta ... Faremo un bel vedere ! ... al fianco di Burgio e di mastro Nunzio Motta ! ... Ma il marito non si può lasciarlo fuori ... E ' una disgrazia , non dico di no ... ma bisogna sorbirsi mastro - don Gesualdo , eh ? ... - Sicuro ! sicuro ! - rispose la zia Cirmena . Essa voleva fare qualche altra obiezione . Ma il marchese Limòli disse il fatto suo : - Lasciate correre , cugina cara ! ... Tanto ! ... il morto è morto , e non parla più . - Allora ! ... - ribatté la Cirmena diventando rossa , - è una bella porcheria che mastro - don Gesualdo non si sia fatto neppur vedere ! Mèndola uscì sul pianerottolo per dire a Barabba di correre a casa Sganci . - Ci vogliono denari , - disse piano tornando indietro . - Avete sentito il sagrestano ? Le spese chi le fa ? La zia Macrì finse di non udire , discorrendo sottovoce colla Cirmena : - Povera Bianca ! ... in quello stato ! Quanti mesi sono ? lo sapete ? ... - Sette ... devono esser sette ... Insomma un affar serio ! ... Il marchese Limòli , che discuteva insieme a Mèndola e a Barabba sui preparativi del funerale conchiuse : - Io inviterei l ' Arciconfraternita dei Bianchi trattandosi di una persona di riguardo ... - Sicuro ... Bisogna far le cose con decoro ... senza risparmio ! ... Ma ciascuno vogava al largo quando si parlava di anticipare un baiocco . Nella camera del morto durava intanto il contrasto fra la moglie del sagrestano , che voleva farne uscire don Ferdinando , e lui che si ostinava a rimanere : come un guaiolare di cagnuolo , e la voce aspra della zia Grazia , la quale strillava : - Madonna santa ! non capite proprio nulla ? ... Siete un ragazzo tale e quale ! Il mio ragazzo avrebbe più giudizio di voi , guardate ! E tutt ' a un tratto , in mezzo al crocchio dei parenti che discorrevano sottovoce , si vide capitare don Ferdinando strascicando le gambe , coi capelli arruffati , la camicia aperta , il viso di un cadavere anch ' esso , recando uno scartafaccio che andava mostrando a tutti quanti : - Ecco il privilegio ! ... Il diploma del Re Martino ... Bisogna metterlo nell ' iscrizione mortuaria ... Bisogna far sapere che noi abbiamo diritto di esser seppelliti nelle tombe reali ... una cum regibus ! Ci avete pensato alle bandiere collo stemma ? Ci avete pensato al funerale ? - Sì , sì , non dubitate ... Come ciascuno evitava di impegnarsi direttamente , voltandogli le spalle , don Ferdinando andava dall ' uno all ' altro biascicando , colle lagrime agli occhi : - Una cum regibus ! ... Il mio povero fratello ! ... Una cum regibus ! ... - Va bene , va bene , - gli rispose il marchese Limòli . - Non ci pensate . Il barone Mèndola , che era stato a confabulare con della gente , fuori sul pianerottolo , rientrò gesticolando : - Signori miei ! ... se sapeste ! ... Casco dalle nuvole ! ... - Zitto ! - gli fece segno il marchese , - zitto ! Che cos ' è adesso ? ... Nella camera di Bianca udivasi un gran trambusto ; delle voci affannose e supplichevoli ; un tramenìo come di gente in lotta ; grida deliranti di dolore e di collera ; poscia un urlo che fece trasalire tutti quanti . L ' uscio fu sbatacchiato con impeto , e ne uscì all ' improvviso il marchese stravolto . Un momento dopo si affacciò la zia Macrì gridando : - Un medico ! Presto ! presto ! Giungevano allora altri parenti in processione , compunti coi guanti neri . In mezzo al rumore delle seggiole smosse la zia Macrì tornò a gridare : - Presto ! un medico ! presto ! IV " Se agglomerate cerimonie tema non forman delle mie verghe non ne traligna l ' ossequio . Sì che sorgenti men fallaci e più stabili le sole preci ne reputo . Il favor di un vostro sguardo è quel che anelo , e lo ambisco mercé delle melenzose mie riga . L ' ore 7 del 17 . " Barone Antonino Rubiera . " - Sicuro ! - aggiunse mastro Titta che stava sull ' uscio del palchetto , mentre donna Fifì compitava la letterina . - Me l ' ha data lui stesso , il baronello , per consegnarla di nascosto alla prima donna . Ma , per carità ! Son padre di famiglia ! ... Non mi fate perdere il pane . Donna Fifì , gialla dalla bile , non rispose neppure . Di nascosto , dietro il parapetto , spiegazzava la lettera con mano febbrile . Indi la passò alla mamma che balbettava . - Ma sentiamo ... Cosa dice ? ... - Me ne vo , - riprese il barbiere umilmente . - Torno sul palcoscenico perché adesso lei ammazza il primo amoroso , e devo pettinarla coi capelli giù per le spalle ... Mi raccomando , donna Fifì ! ... Non mi tradite ! ... - Ma che dice ? - ripeté la mamma . Nicolino cacciò il capo fra di loro , e si buscò una pedata . Agli strilli accorse don Filippo , che stava passeggiando nel corridoio , perché il palco era pieno zeppo . - Che c ' è ? ... Al solito ! Facciamo ribellare tutto il teatro ... soltanto noi ! ... Canali cacciò anche lui il capo dentro il palchetto . - State attenti ! Ora c ' è la scena in cui s ' ammazzano ! ... - Magari ! - borbottò fra i denti Fifì . - Eh ? Che cosa ? - Nulla . Fifì ha mal di capo , - rispose don Filippo . Quindi piano alla moglie : - Si può sapere che cosa c ' è ? - Si soffoca ! - aggiunse Canali . - Mi fate un po ' di posto ? ... Guardate lassù ! ... quanta gente ! Quasi quasi mi metto in maniche di camicia . C ' era una siepe di teste . Dei contadini ritti in piedi sulle panche della piccionaia , che si tenevano alle travi del soffitto per guardar giù in platea ; dei ragazzi che si spenzolavano quasi fuori della ringhiera , come stessero a rimondar degli ulivi ; una folla tale che la signora Capitana , nel palco dirimpetto , minacciava di svenirsi ogni momento , colla boccetta d ' acqua d ' odore sotto il naso . - Perché non si fa slacciare dal Capitan d ' Arme ? - disse Canali che aveva di tali uscite . Il barone Mèndola , il quale stava facendo visita a donna Giuseppina Alòsi nel palco accanto , si voltò colla sua risata sciocca che si udiva per tutta la sala . Donna Giovannina si fece rossa . Mita sgranò tanto d ' occhi , e la mamma spinse Canali fuori dell ' uscio . Poi disse a Fifì : - Bada ! La Capitana ti guarda col cannocchiale ! ... - No ! Non guarda me ! - rispose lei facendo una spallata . - Ne volete sentire una nuova ? - seguitò il barone ostinandosi a cacciare il capo nel vano dell ' uscio . - C ' è un casa del diavolo , dalla Capitana ! ... Fa sorvegliare la locanda dov ' è alloggiata la prima donna ! ... Suo marito stesso , poveretto ! ... Pare che ne abbia scoperto delle belle ! ... - Il Capitan d ' Arme , seccato , fu costretto a rimbeccargli : - Perché non badate a quel che succede in casa vostra , caro collega ? - Ehm ! ehm ! - tossì don Filippo gravemente . Dalla platea intimarono pure silenzio , giacché s ' alzava il sipario . Donna Bellonia allora cavò fuori gli occhiali per leggere il biglietto , dietro le spalle di Fifì . - Ma che dice ? Io non ci capisco niente ! ... - Ah , non capite ? ... Non me ne ha scritta mai una così bella ! ... l ' infame ! il traditore ! ... Il fatto è che Ciolla , il quale si piccava di letteratura , ci s ' era stillata la quintessenza del cervello , chiusi tutti e due a quattr ' occhi col baronello nella retrobottega di Giacinto . Don Filippo tornò a domandare : - Ma che c ' è ? Si può sapere ? - Ssst ! ! ! - zittirono dalla platea . Si sarebbe udita volare una mosca . La prima donna , tutta bianca fuorché i capelli , sciolti giù per le spalle , come l ' aveva pettinata mastro Titta , faceva accapponar la pelle a quanti stavano a sentirla . Alcuni , dall ' ansia , s ' erano anche alzati in piedi , malgrado le proteste di quelli ch ' erano seduti dietro e non vedevano niente . Lo stesso Canali , commosso , si soffiava il naso come una tromba . - Guardate ! guardate ! ... adesso ! ... " Io ! ... io stessa ! ... con questa destra che tu impalmasti , giurandomi eterna fé !..." L ' amoroso , un mingherlino che lei si sarebbe messo in tasca , indietreggiava a passi misurati , con una mano sul giustacuore di velluto , e l ' altra , in atto di orrore , fra i capelli arricciati . - Non ci reggo , no ! - borbottò Canali . E scappò via , giusto nel momento che risuonavano gli applausi . - Che comica , eh ? Che talento ? - esclamò don Filippo smanacciando lui pure . - Peste ! ... maleducato ! ... Nicolino impaurito sgambettava e cacciavasi verso l ' uscio a testa in giù , strillando che voleva andarsene . Un terremoto giù in platea . Tutti in piedi , vociando e strepitando . La prima donna ringraziava di qua e di là , dimenando i fianchi , saettando il collo a destra e a sinistra al pari di una testuggine , mandando baci e sorrisi a tutti quanti sulla punta delle dita , colle labbra cucite dal rossetto , il seno che le scappava fuori tremolante ad ogni inchino . - Sangue di ! ... corpo di ! ... - esclamò Canali che era tornato ad applaudire . - Son maritato ! ... son padre di famiglia ! ... Ma farei uno sproposito ! ... - Papà mio ! papà mio ! - proruppe allora donna Fifì , scoppiando a piangere addosso al genitore . - Se mi volete bene , papà mio , fatemi bastonare a dovere quella sgualdrina ! ... - Eh ? ... - balbettò don Filippo rimasto a bocca aperta e con le mani in aria . - Che ti piglia adesso ? Donna Bellonia , Mita , Giovannina , tutte insieme si alzarono per calmare Fifì , circondandola , spingendola in fondo , verso l ' uscio , per nasconderla . Nei palchi dirimpetto , giù in platea , vi fu un ondeggiare di teste , delle risate , dei curiosi che appuntavano il cannocchiale verso il palchetto dei Margarone . Don Filippo , onde far cessare lo scandalo , si mise in prima fila , insieme a Nicolino , appoggiandosi al parapetto , salutando le signore col sorriso a fior di labbra , mentre borbottava sottovoce : - Stupida ! ... Tuo fratello , così piccolo , ha più giudizio di te , guarda ! ... Anche nel palco accanto si udiva un tramenìo . La signora Alòsi tutta affaccendata , con la boccettina d ' acqua d ' odore in mano , e il barone Mèndola voltando la schiena al teatro , scuotendo per le braccia un ragazzetto bianco al par della camicia , abbandonato sulla seggiola . - Gli è venuto male al piccolo La Gurna ... - disse il barone Mèndola dal palco di donna Giuseppina . - Capisce come uno grande ! ... Una seccatura ! - Come la mia Fifì ... or ora ! ... Benedetti ragazzi ! Pigliano tutto sul serio ! ... Il fanciullo , pallido , con grandi occhi intelligenti e timidi , guardava ancora la scena a sipario calato . Donna Giuseppina , dopo che il nipotino si fu riavuto alquanto , offrì per cortesia la sua boccetta d ' odore ai Margarone . Don Filippo seguitò a brontolare sottovoce : - Tale e quale come il ragazzo La Gurna che ha sett ' anni ! ... Vergogna ! ... Non mi ci pescate più , parola d ' onore ! Ma tacque vedendo entrare Mèndola che veniva a far visita , vestito in gala , colla giamberga verde bottiglia , i calzoni fior di pomo , soltanto il corvattone nero pel lutto del cugino Trao . Andava così facendo visite da un palco all ' altro , per non pagare il posto . - Non vi scomodate ... un posticino ... in un cantuccio ... Voi , Canali , potete andare da donna Giuseppina , qui accanto , che non c ' è nessuno ! ... No , no , in verità , nessuno ! ... Sarino , il suo figliuoletto , quello alto quanto il ventaglio , sapete la canzone ? ... e Corradino La Gurna , il ragazzo della zia Trao ... Donna Giuseppina lo conduce dove va per servirle di paravento ... quando aspetta certe visite ... capite ? L ' hanno mandato apposta da Siracusa per romperci le tasche ! ... - Poscia , appena Canali se ne fu andato : - Ora arriva anche Peperito ! ... Non mi piace giuocare a tressetti ! ... - E ammiccò chiudendo un occhio . Nessuno gli rispose . Allora vedendo quei musi lunghi , ripigliò , cambiando tono : - Che produzione , eh ? La donna specialmente ! ... M ' ha fatto piangere come un bambino ! - Anche qui ! anche qui ! - rispose don Filippo , fingendo di volgerla in burletta . - Ah , donna Fifì ? ... Allegramente , ché adesso , al terz ' atto , fanno pace fra di loro . Lui è ferito soltanto . Lo salva una ragazza che l ' ama di nascosto , e viceversa poi si scopre esser sua sorella di latte ... Una produzione che fu replicata due sere di seguito a Caltagirone ... Ohi ! ohi ! ... cos ' è adesso ? Il Capitan d ' Arme , dal palco dirimpetto , credendo di non esser visto , dietro le spalle della Capitana , faceva segno verso di loro col fazzoletto bianco , fingendo di soffiarsi il naso . Mèndola nel voltarsi sorprese pure donna Giovannina col fazzoletto al viso . Ella abbassò subito gli occhi e si fece rossa come un peperone . - Ah ! ah ! ... Sicuro ! Una bella compagnia ! Fortuna che sia capitata da queste parti ! La prima donna specialmente ! ... Sta lì , di faccia a casa mia , nella locanda di Nanni Ninnarò . Bisogna vedere ogni sera , dopo la recita ! ... - E terminò la frase all ' orecchio di don Filippo , il quale rispose : - Ehm ! ... ehm ! ... - Ti dò uno sgrugno , - minacciò intanto la mamma sottovoce , mangiandosi cogli occhi Giovannina . - Ti fo venire adesso il raffreddore ! ... - Sicuro ! - riprese il barone ad alta voce perché non capissero le ragazze . - Padrone del campo veramente è il padre nobile , quello che avete visto col barbone bianco . Finta che litigano ogni sera sul palcoscenico ... Ma poi , a casa , bisogna vedere ! ... Non vi dico altro ! Ho fatto un buco apposta nell ' impannata del granaio che guarda appunto in camera sua . Però ci sono gli avventizî , i devoti spiccioli , capite ? quelli che vanno a portare la loro offerta ... Il figlio del notaro Neri ha saccheggiato la dispensa , nel tempo che suo padre era fuggiasco ... salsicciotti , reste di fichi secchi , pezze intere di cacio ... Portava ogni giorno qualcosa in tasca ... Ohi ! ohi ! ... La signora Capitana si disponeva ad andarsene prima del tempo . In piedi , sul davanti del palchetto , aveva tolto con mal garbo il guardaspalle al Capitan d ' Arme , e l ' aveva dato al tenente , il quale glielo accomodava sugli omeri nudi in barba al suo superiore , adagio adagio , facendo il comodo suo , senza curarsi di tutti quegli occhi che avevano addosso . Don Bastiano Stangafame dall ' altro lato , col ventaglio in mano , e il marito , pacifico , che guardava e taceva . Mèndola diede una gomitata a Margarone , e tutti e due si misero a guardare in aria , grattandosi il mento . Canali osservò dal palco accanto : - Un po ' per uno , non fa male a nessuno ! ... - Badate a voi piuttosto ! ... badate ! ... - Sì , sì , l ' ho visto venire ... Adesso scappo , prima che giunga il cavaliere ... S ' imbatté col Peperito giusto sull ' uscio del corridoio . - Oh , cavaliere ! ... Beato chi vi vede ! S ' era inquieti da queste parti ... parola d ' onore ! ... - Perché ? - balbettò Peperito facendosi rosso . - Così ... Una produzione come questa che fa correre tutto il paese ... Si diceva ... come va che il cavaliere ? ... Peperito esitò alquanto , cercando la risposta , non sapendo se dovesse mettersi in collera , e poi gli sbatté l ' uscio sul muso . - Ora fanno il quadro degli innocenti ! - soggiunse Canali ridendo . - Vado in platea per vederlo di laggiù . - Allegramente , donna Fifì ! - disse poi Mèndola . - Non vi sono né morti né feriti ! ... Se non arriviamo a farvi ridere in nessun modo , vuol dire ... In quella si udì nel corridoio un fruscìo di seta , e un rumore di sciabole e di speroni . Donna Giovannina si fece di brace in volto , sentendosi addosso gli occhi della mamma . La signora Capitana spinse l ' uscio del palchetto , e mise dentro la sua testolina riccioluta e sorridente . - No , no , non vi scomodate . Son passata un momento a salutarvi . Un ' indecenza questa produzione ... Io me ne vo per non sentir altro ... E il vestito della donna ! ... avete visto , nel chinarsi ? ... - Eh ! eh ! ... - rispose don Filippo accennando alle sue ragazze . - Precisamente ! Una mamma non potrà condurre in teatro le figliuole . - E ' giusto ! - osservò allora don Filippo . - Dovrebbe interessarsene l ' autorità ... Il tenente , che le cortesie della signora Capitana avevano messo in vena , aggiunse : - Io sono l ' autorità . Ora corro sul palcoscenico per vedere s ' è quel che dico io ... Voglio toccare con mano come san Tommaso ! Ma nessuno rise . Solo la Capitana , dandogli un colpetto sul braccio , si chinò sorridendo all ' orecchio di donna Bellonia per confidarle ciò che affermava il tenente : - Io dico di no , invece . Guardate donna Giovannina ... E ' grassa quasi quanto la prima donna , eppure non si vede ... Un po ' ... sì ... da vicino ... forse pel busto che stringe troppo ... - Graziosissimo ! ... - borbottò il Capitan d ' Arme dal corridoio . - Elegantissimo ! ... Zacco , che giungeva allora , al vedere gli uniformi stava per tornare indietro , tanta la paura che gli era rimasta da quell ' affare della Carboneria . Ma poi si fece animo , per non destar sospetti , e andò a stringere la mano a tutti quanti , sorridendo , giallo come un morto . - Vengo dalla cugina Trao . E ' ancora in casa del fratello , poverina ! Non si può muovere ! ... Ha voluto partorire proprio a casa sua ! ... Io non ne sapevo nulla , giacché sono stato in campagna per badare ai miei interessi . - Ma che aspettano a battezzare cotesta bambina ! - chiese Margarone . - L ' arciprete Bugno fa un casa del diavolo per quell ' anima innocente che corre rischio d ' andare al limbo . Allora prese la parola il Capitano Giustiziere . - Aspettano il rescritto di Sua Maestà , Dio guardi ... Un ' idea del marchese Limòli , per far passare il nome dei Trao ai collaterali , ora che sta per estinguersi la linea mascolina ... Le carte furono nelle mie mani ... - Sì , una gran famiglia ... una gran casa , - aggiunse la signora Capitana . - Ci andai per far visita a donna Bianca . Ho visto anche la bambina ... un bel visetto . - Benissimo ! - conchiuse Zacco . - Così mastro - don Gesualdo ci ha guadagnato che neppur la sua figliuola è roba sua . La barzelletta fece ridere . Canali che tornava colle tasche piene di bruciate , volle che gliela ripetessero . - Buona sera ! buona sera ! Non voglio stare a sentire altro ! - esclamò la Capitana tutta sorridente , tappandosi le orecchie con le manine inguantate . - No ... me ne vo ... davvero ! ... Erano tutti nel corridoio : donna Fifì masticando un sorriso fra i denti gialli ; Nicolino dietro a Canali il quale distribuiva delle bruciate ; anche donna Giuseppina Alòsi aveva aperto l ' uscio del suo palco , per non dar campo alle male lingue . Solo donna Giovannina era rimasta al suo posto inchiodata dal viso arcigno della mamma . Don Ninì che veniva di nascosto per non destar i sospetti della fidanzata vestito di nero , con un mazzolino di rose in mano , rimase un po ' interdetto trovando tanta gente nel corridoio . Donna Fifì gli rivolse un ' occhiataccia , e tirò sgarbatamente per un braccio il fratellino che gli si arrampicava addosso onde frugargli nelle tasche . Il Capitano d ' Arme accarezzò il ragazzo , e disse guardando nel palco dei Margarone con certi occhi arditi : - Che bel fanciullo ! ... tanto simpatico ! ... Una bella famiglia ! ... Donna Fifì gli rispose con un sorriso civettuolo , proprio sotto gli occhi del fidanzato . La Capitana rise agro anche lei ; guardò donna Giovannina che aveva gli occhi lucenti , e siccome Peperito stava accarezzando Corradino La Gurna per far la corte a donna Giuseppina , dicendo che aveva un ' aria distinta , tutta l ' aria dei Trao , la Capitana aggiunse , colla vocina melata : - E ' sorprendente l ' aria di famiglia che c ' è fra di loro . Avete visto come somiglia a don Ninì la bambina di donna Bianca ? - Che diavolo ! - le borbottò all ' orecchio Canali . - Che storie andate pescando ! ... Successero alcuni istanti di silenzio imbarazzante . Zacco se ne andò canterellando . Canali annunziò che stava per cominciare l ' ultimo atto . Ci fu uno scambio di baci e di sorrisi pungenti fra le signore ; e donna Fifì si lasciò andare anche a stringere la mano che il Capitano le stendeva alla moda forestiera , con un molle abbandono . - Via , entrate un momento , - disse donna Bellonia al baronello . - Vi metterete in fondo al palco , insieme a Fifì , giacché siete in lutto . Nessuno vi vedrà . Levati di lì , Giovannina . - Sempre così ! - borbottò costei ch ' era furiosa contro la sorella . - Mi tocca sempre cedere il posto , a me ! ... - Mamma ... lascialo andare ... s ' è in lutto ! ... La commedia potrà vederla dal palcoscenico ! ... - sogghignò Fifì . - Io ? ... Ma essa gli volse le spalle . Mèndola s ' era ficcato nel palco prima di tutti gli altri , per veder la scena che aveva detto lui , e faceva la spiegazione a ogni parola . - State attenti ! ... Ora si scopre che la sorella di latte è figlia di un altro ... - Son cose che succedono ! - osservò Canali dall ' uscio . - Zitto ! zitto ! cattiva lingua ! Tutti gli occhi , anche quelli delle ragazze , si rivolsero al baronello , il quale finse di non capire . - Se vi seccate ! ... - borbottò donna Fifì , - giacchè state lì come un grullo ... volete andarvene ? ... - Io ? ... - Ecco ! ... - Interruppe Mèndola trionfante . - Ecco ! ... capite ? - Son maritato ! ... - tornò a dire Canali . - Son padre di famiglia ... Ma farei volentieri uno sproposito per la prima donna ! ... Anche il nome ha bello ! ... Aglae ... - Agli ... porri ! ... che nome ! ... - sogghignò il barone Mèndola . - Io non saprei come fare ... a tu per tu ! ... Don Filippo tagliò corto . - E ' un ' artistona ... una prima donna di cartello ... Allora si capisce ... - Sicuro , - si lasciò scappare incautamente don Ninì per dire qualche cosa . - Ah ! ... Piace anche a voi ? ... - Certamente ... cioè ... voglio dire ... - Dite , dite pure ! ... Già lo sappiamo ! ... Mèndola fiutò la burrasca e si alzò per svignarsela : - Il resto lo so . Buona sera . Con permesso , don Filippo . Sentite , Canali ... Per disgrazia la prima donna che doveva tenere gli occhi rivolti al cielo nel declamare : " S ' è scritto lassù ... dal Fato ... " si trovò a guardare nel palco dei Margarone . Donna Fifì allora non seppe più frenarsi : - Già , lo sappiamo ! Le agglomerate cerimonie ! ... le melenzose riga ! ... - Io ? ... le melenzose ? ... Ma lei scattò inferocita , quasi volesse piantargli i denti in volto : - Ci vuole una faccia tosta ! ... Sissignore ! la lettera con le melenzose ! ... eccola qua ! ... - e gliela fregò sotto il naso , scoppiando a piangere di rabbia . Don Ninì da prima rimase sbalordito . Indi scattò su come una furia , cercando il cappello . Sull ' uscio s ' imbatté in don Filippo , che accorreva al rumore . - Siete uno stupido ! ... un imbecille ! ... La bella educazione che avete saputo dare a vostra figlia ! ... Grazie a Dio , non ci metterò più i piedi a casa vostra ! E partì infuriato sbatacchiando l ' uscio . Don Filippo che era rimasto a bocca aperta , appena il baronello se ne fu andato , si cacciò nel palchetto , sbraitando contro la moglie alla sua volta : - Siete una stupida ! ... Non avete saputo educare le figliuole ! ... Vedete cosa mi tocca sentirmi dire ! ... Non dovevate portarmelo in casa quel facchino ! ... La rottura fece chiasso . Dopo cinque minuti non si parlava d ' altro in tutto il teatro . Poco mancò che la produzione non terminasse a fischi . Il capocomico se la prese colla prima donna , che lo guastava con le prime famiglie del paese . Ma lei giurava e spergiurava di non conoscerlo neanche di vista , quel barone , e gliene importava assai di lui . L ' udirono mastro Cosimo il falegname e quanti erano sul palcoscenico . Don Ninì furibondo andò subito il giorno dopo a cercare Ciolla , il quale se ne stava pei fatti suoi , dopo quelle ventiquattr ' ore passate in Castello sottochiave . - Bella figura m ' avete fatto fare colle vostre melenzose ! ... La sa a memoria tutto il paese la vostra lettera ! ... - Ebbene ? cosa vuol dire ? Segno ch ' è piaciuta , se la sanno tutti a memoria ! - E ' piaciuta un corno ! Lei dice che gliene importa assai di me ! - Oh ! oh ! ... E ' impossibile ! ... La lettera avrebbe sfondato un muro ! Vuol dire che la colpa è vostra , don Ninì ... Non parlo del vostro fisico ... Bisognava accompagnarla con qualche regaluccio , caro barone ! La polvere spinge la palla ! Credevate di far colpo per la vostra bella faccia ? ... con due baiocchi di carta rasata ? ... Giacché a me non mi avete dato nulla , veh ! ... Invano gli amici e i parenti tentarono d ' intromettersi onde rappattumare i fidanzati . La mamma ripeteva : - Che vuoi farci ? ... Gli uomini ! ... Anche tuo padre ! ... - Don Filippo la pigliava su un altro tono : - Sciocchezze ... scappatelle di gioventù ! ... Fu l ' occasione ... la novità ... Le prime donne non vengono mica ogni anno ... Sei una Margarone alla fin fine ! Lui non cambia certo una Margarone con una comica ! Poi , se perdono io che sono offeso maggiormente ! ... Ma donna Fifì non si placava . Diceva che non voleva saperne più di colui , uno sciocco , un avaraccio , il barone Melenzose ! ... Se mai , non le sarebbe mancato un pretendente cento volte meglio di lui ... Andava scorbacchiandolo con tutti , amiche e parenti . Don Ninì dalla rabbia avrebbe fatto non so che cosa . Giurava che voleva spuntarla ad ogni costo , ed avere la prima donna , non fosse altro per dispetto . - Ah ! gliela farò vedere a quella strega ! La polvere spinge la palla ! ... E mandò a regalare salsicciotti , caciocavallo , un bottiglione di vino . Empirono la tavola della locanda . Non si parlava d ' altro in tutto il paese . Il barone Mèndola narrava che ogni sera si vedevano le Nozze di Cana dal suo buco . Regali sopra regali , tanto che la baronessa dovette nascondere la chiave della dispensa . Mastro Titta venne a dire infine a don Ninì : - Non resiste più , vossignoria ! Ha perso la testa , la prima donna . Ogni sera , mentre sto a pettinarla , non mi parla d ' altro . - Se mi fa avere la soddisfazione che dico io ! ... Sotto gli occhi medesimi di donna Fifì voglio avere la soddisfazione ! Voglio farla morir tisica ! Fu una delusione il primo incontro . La signora Aglae faceva una parte di povera cieca , e aveva il viso dipinto al pari di una maschera . Nondimeno lo accolse come una regina nel bugigattolo dove c ' era un gran puzzo di moccolaia e lo presentò a un omaccione , il quale stava frugando dentro il cassone , in maniche di camicia , e non si voltò neppure . - Il barone Rubiera , distinto cultore ... Il signor Pallante celebre artista . Poi volse un ' occhiata alla schiena del celebre artista che continuava a rovistare brontolando , un ' altra più lunga a don Ninì , e soggiunse a mezza voce : - Lo conoscevo di già ! ... Lo vedo ogni sera ... in platea ! Egli invece stava per scusarsi che in teatro non era venuto a causa del lutto ; ma in quella si voltò il signor Pallante colle mani sporche di polvere , il viso impiastricciato anche lui , e una vescica in testa dalla quale pendevano dei capelli sudici . - Non c ' è , - disse con un vocione che sembrava venire di sotterra . - Te l ' avevo detto ! ... accidenti ! - E se ne andò brontolando . Ella guardò intorno in aria di mistero , colle pupille stralunate in mezzo alle occhiaie nere ; andò a chiudere l ' uscio in punta di piedi , e poscia si voltò verso il giovane , con una mano sul petto , un sorriso pallido all ' angolo della bocca . - E ' strano come mi batte il cuore ! ... No ... non è nulla ... sedete . Don Ninì cercò una sedia , colla testa in fiamme , il cuore che gli batteva davvero . Infine si appollaiò sul baule , cercando qualche frase appropriata , che facesse effetto , mentre lei bruciava un pezzettino di sughero alla fiamma del lume a olio che fumava . Sopraggiunse un ' altra visita , Mommino Neri , il quale trovando lì Rubiera diventò subito di cattivo umore , e non aprì bocca , appoggiato allo stipite , succhiando il pomo del bastoncino . La signora Aglae teneva sola la conversazione : un bel paese ... un pubblico colto e intelligente ... bella gioventù anche ... - Buona sera , - disse Mommino . - Ve ne andate , di già ? ... - Sì ... Non potrete muovervi qui dentro ... Siamo in troppi ... Don Ninì lo accompagnò con un sogghigno , continuando a suonare la gran cassa sul baule colle calcagna . Ella se ne avvide e alzò le spalle , con un sorriso affascinante , sospirando quasi si fosse levato un peso dallo stomaco . Il baronello gongolante incominciò . - Se sono d ' incomodo anch ' io ... - E cercò il cappello che aveva in mano . - Oh no ! ... voi , no ! - rispose lei con premura , chinando il capo . - Si può ? - chiese la vocetta fessa del tirascene dietro l ' uscio . - No ! no ! - ripeté la signora Aglae con tal vivacità quasi fosse stata sorpresa in fallo . - Si va in scena ! - aggiunse il vocione del signor Pallante . - Spicciati ! Allora essa , levando verso don Ninì il viso rassegnato , con un sorriso triste : - Lo vedete ! ... Non ho un minuto di libertà ! ... Sono schiava dell ' arte ! ... Don Ninì colse la palla al balzo : L ' arte ... una bella cosa ! ... Era il suo regno ... il suo altare ! ... Tutti l ' ammiravano ! ... dei cuori che faceva battere ! ... - Ah ! sì ! ... Le ho data tutta me stessa ... Me le son data tutta ! ... E aprì le braccia , voltandosi verso di lui , con tale abbandono , come offrendosi all ' arte , lì su due piedi , che don Ninì balzò giù dal cassone . - Badate ! - esclamò lei a bassa voce , rapidamente . - Badate ! ... Aveva le mani tremanti , che stese istintivamente verso di lui , quasi a farsene schermo . Poi si fregò gli occhi , reprimendo un sospiro , e balbettò come svegliandosi : - Scusate ... Un momento ... Devo vestirmi ... E un sorriso malizioso le balenò negli occhi . Quel seccatore di Mommino Neri era ancor lì , appoggiato a una quinta , che discorreva col signor Pallante , già vestito da re , colla zimarra di pelliccia e la corona di carta in testa . Stavolta toccò a don Ninì di farsi scuro in viso . Ella , come lo sapesse , socchiuse di nuovo l ' uscio , sporgendo il braccio e l ' omero nudi : - Barone , se aspettate alla fine dell ' atto ... quei versi che desiderate leggere li ho lì , in fondo al baule . No ! nessuna donna gli aveva data una gioia simile , una vampata così calda al cuore e alla testa : né la prima volta che Bianca gli s ' era abbandonata fra le braccia , trepidante ; né quando una Margarone aveva chinato il capo superbo , mostrandosi insieme a lui , in mezzo al mormorìo che suscitavano nella folla . Fu un vero accesso di pazzia . Buccinavasi persino che onde farle dei regali si fosse fatto prestare dei denari da questo e da quello . La baronessa , disperata , fece avvertire gli inquilini di non anticipare un baiocco al suo figliuolo se no l ' avevano a far con lei . - Ah ! ... ah ! ... vedranno ! Mio figlio non ha nulla . Io non pago di certo ! ... C ' erano state scene violente fra madre e figlio . Lui ostinato peggio d ' un mulo , tanto più che la signora Aglae non gli aveva lasciato neppur salire la scala della locanda . Infine gli aveva detto il perché , una sera , al buio lì sulla soglia mentre Pallante era salito avanti ad accendere il lume : - E ' geloso ! ... Son sua ! ... sono stata sua ! ... Ed aveva confessato tutto , a capo chino , con la bella voce sonora soffocata dall ' emozione . Egli , un gran signore diseredato dal genitore a causa di quella passione sventurata , aveva amata a lungo , pazzamente , disperatamente : uno di quegli amori che si leggono nei romanzi ; si era dato all ' arte per seguirla ; aveva sofferto in silenzio ; aveva implorato , aveva pianto ... Infine una sera ... come allora ... ancora tutta fremente e palpitante delle emozioni che dà l ' arte ... la pietà ... il sacrificio ... non sapeva ella stessa come ... mentre il cuore volava lontano ... sognando altri orizzonti ... altro ideale ... Ma dopo , mai più ! ... mai più ! ... S ' era ripresa ! ... vergognosa ... pentita ... implacabile ... Egli che l ' amava sempre , come prima ... più di prima ... alla follia ... era geloso : geloso di tutto e di tutti , dell ' aria , del sogno , del pensiero ... di lui pure , don Ninì ! ... - Ohè ! - si udì il vocione di su la scala . - Li vuoi fritti o al pomodoro ? Sul viso di lei , dolcemente velato dalla semi - oscurità , errò un sorriso angelico . - Vedete ? ... Sempre così ! ... Sempre la stessa devozione ! ... Ciolla che era il confidente di don Ninì gli disse poi : - Come siete sciocco ! Quello lì è un ... pentolaccia ! Si pappano insieme la roba che mandate voi e il figlio di Neri . Infatti aveva incontrato spesso Mommino sul palcoscenico , ed anche dinanzi all ' uscio della locanda , su e giù come una sentinella . Mommino adesso era tutto gentilezze e sorrisi per lui . Quando gli parve proprio di farci una figura sciocca , montò in collera . - Ah ! ... tu lo vuoi ? - gli diss ' ella infine con accento febbrile . - Ebbene ... ebbene ... Se non c ' è altro mezzo di provarti quanto io t ' amo ... Giacché bisogna perdermi ad ogni costo ... stasera ... dopo la mezzanotte ! ... Un odore di stalla , in quella scaletta buia , cogli scalini unti e rotti da tutti gli scarponi ferrati del contado . Lassù in cima , un fil di luce , e una figura bianca , che gli si offrì intera , bruscamente , con le chiome sparse . - Tu mi vuoi ... baiadera ... odalisca ? ... C ' erano dei piatti sudici sulla tavola , un manto di damasco rabescato sul letto , dei garofani e un lume da notte acceso sul canterano , dinanzi a un quadrettino della Vergine , e un profumo d ' incenso che svolgevasi da un vasetto di pomata il quale fumava per terra . All ' uscio che metteva nell ' altra stanza era inchiodato un bellissimo sciallo turco , macchiato d ' olio ; e dietro lo sciallo turco udivasi il signor Pallante che russava sulla sua gelosia . Essa , spalancando quegli occhi neri che illuminavano la stanza , mise un dito sulle labbra , e fece segno a Rubiera d ' accostarsi . " Insomma l ' ha stregato ! " scriveva il canonico Lupi a mastro - don Gesualdo proponendogli di fare un grosso mutuo al baronello Rubiera . " Don Ninì è pieno di debiti sino al collo , e non sa più dove battere il capo ... La baronessa giura che sinchè campa lei non paga un baiocco . Ma non ha altri eredi , e un giorno o l ' altro deve lasciargli tutto il suo . Come vedete , un buon affare , se avete coraggio ... " " Quanto ? " rispose mastro - don Gesualdo . " Quanto gli occorre al baronello Rubiera ? S ' è una cosa che si può fare son qua io . " Più tardi , come si seppe in paese della grossa somma che don Gesualdo aveva anticipata al barone Rubiera , tutti gli davano del matto , e dicevano che ci avrebbe persi i denari . Egli rispondeva con quel sorriso tutto suo : - State tranquilli . Non li perdo i denari . Il barone è un galantuomo ... e il tempo è più galantuomo di lui . Dice bene il proverbio che la donna è causa di tutti i mali ! Commediante poi ! V Don Ninì aveva sperato di tenere segreto il negozio . Ma sua madre da un po ' di tempo non si dava pace , vedendolo così mutato , dispettoso , sopra pensieri , col viso acceso e la barba rasa ogni mattina . La notte non chiudeva occhio almanaccando dove il suo ragazzo potesse trovare i denari per tutti quei fazzoletti di seta e quelle boccettine d ' acqua d ' odore . Gli aveva messi alle calcagna Rosaria ed Alessi . Interrogava il fattore e la gente di campagna . Teneva sotto il guanciale le chiavi del magazzino e della dispensa . Come le parlasse il cuore , poveretta ! Il cugino Limòli era arrivato a indicarle la signora Aglae che scutrettolava tutta in fronzoli . - La vedete ? è quella lì . Che ve ne sembra , eh , di vostra nuora ? Siete contenta ? - Proprio , come le avesse lasciata la jettatura don Diego Trao , morendo ! Nei piccoli paesi c ' è della gente che farebbe delle miglia per venire a portarvi la cattiva nuova . Una mattina la baronessa stava seduta all ' ombra della stoia sul balcone , imbastendo alcuni sacchi di canovaccio che Rosaria poi le cuciva alla meglio , accoccolata sullo scalino , aguzzando gli occhi e le labbra perché l ' ago non le sfuggisse dalle manacce ruvide voltandosi di tanto in tanto a guardare giù nella stradicciuola deserta . - E tre ! - si lasciò scappare Rosaria vedendo Ciolla che ripassava con quella faccia da usciere , sbirciando la casa della baronessa da cima a fondo , fermandosi ogni due passi , tornando a voltarsi quasi ad aspettare che lo chiamassero . La Rubiera che seguiva da un pezzetto quel va e vieni , di sotto gli occhiali , si chinò infine a fissare il Ciolla in certo modo che diceva chiaro : Che fate e che volete ? - Benedicite . - Cominciò ad attaccar discorso lui . E si fermò su due piedi , appoggiandosi al muro di rimpetto , col cappello sull ' occipite e in mano il bastone che sembrava la canna dell ' agrimensore , aspettando . La baronessa per rispondere al saluto gli domandò , facendo un sorrisetto agrodolce : - Che fate lì ? Mi stimate la casa ? Volete comprarla ? - Io no ! ... Io no , signora mia ! ... - Io no ! - Tornò a dire più forte , vedendo che lei s ' era rimessa a cucire . Allora la Rubiera si chinò di nuovo verso la stradicciuola , cogli occhiali lucenti , ed entrambi rimasero a guardarsi un momento così , come due basilischi . - Se volete dirmi qualche cosa , salite pure . - Nulla , nulla , - rispose Ciolla ; e intanto s ' avviava verso il portone . Rosaria tirò la funicella e si mise a borbottare ; - Che vuole adesso quel cristiano ? A momenti è ora d ' accendere il fuoco . Ma intanto si udiva lo schiamazzo degli animali nel cortile e i passi di Ciolla che saliva adagio adagio . Egli entrò col cappello in testa , ossequioso , ripetendo : Deo gratias ! Deo gratias ! lodando l ' ordine che regnava da per tutto in quella casa . - Non ne nascono più delle padrone di casa come voi , signora baronessa ! Ecco ! ecco ! siete sempre lì , a sciuparvi la vista sul lavoro . Ne hanno fatta della roba quelle mani ! ... Non ne hanno scialacquata , no ! La baronessa che aspettava coll ' orecchio teso cominciò ad essere inquieta . Intanto Rosaria aveva sbarazzato una seggiola del canovaccio che vi era ammucchiato sopra , e stava ad ascoltare , grattandosi il capo . - Va a vedere se la gallina ha fatto l ' uovo , - disse la padrona . E tornò a discorrere col Ciolla , più affabile del consueto , per cavargli di bocca quel che aveva da dire . Ma Ciolla non si apriva ancora . Parlava del tempo , dell ' annata , del fermento che aveva lasciato in paese la Compagnia d ' Arme , dei guai che erano toccati a lui . - I cenci vanno all ' aria , signora mia , e chi ha fatto il danno invece se la passa liscia . Benedetta voi che ve ne state in casa , a badare ai vostri interessi . Fate bene ! Avete ragione ! Tutto ciò che si vede qui è opera vostra . Non lo dico per lodarvi ! Benedette le vostre mani ! Vostro marito , buon ' anima ! ... via , non parliamo dei morti ... le mani le aveva bucate ... come tutti i Rubiera ... I fondi coperti di ipoteche ... e la casa ... Infine cos ' era il palazzetto dei Rubiera ? ... Quelle cinque stanze lì ? ... La baronessa fingeva d ' abboccare alle lodi , dandogli le informazioni che voleva , accompagnandolo di stanza in stanza , spiegandogli dove erano stati aperti gli usci che mettevano in comunicazione il nuovo col vecchio . Ciolla seguitava a guardare intorno cogli occhi da usciere accennando del capo , disegnando colla canna d ' India : - Per l ' appunto ! quelle cinque stanze lì . Tutto il resto è roba vostra . Nessuno può metterci le unghie nella roba vostra finché campate ... Dio ve la faccia godere cent ' anni ! una casa come questa ... una vera reggia ! vasta quanto un convento ! Sarebbe un peccato mortale , se riuscissero a smembrarvela i vostri nemici ... ché ne abbiamo tutti , nemici ! ... Essa , che si sentiva impallidire , finse di mettersi a ridere : una risata da fargli montar la mosca al naso a quell ' altro . - Cosa ? Ho detto una minchioneria ? Nemici ne abbiamo tutti . Mastro - don Gesualdo , esempigrazia ! ... Quello non vorrei trovarmelo mischiato nei miei interessi ... Fingeva anche lui di guardarsi intorno sospettoso , quasi vedesse da per tutto le mani lunghe di mastro - don Gesualdo . - Quello , se si è messo in testa di ficcarvisi in casa ... a poco a poco ... da qui a cent ' anni ... come fa il riccio ... La baronessa era tornata sul balcone a prendere aria , senza dargli retta , per cavargli di bocca il rimanente . Egli nicchiò ancora un poco , disponendosi ad andarsene , cavandosi il cappello per darvi una lisciatina , cercando la canna d ' India che aveva in mano , scusandosi delle chiacchiere colle quali le aveva empito la testa sino a quell ' ora . - Che avete da fare , eh ? Dovete vestirvi per andare al battesimo della figliuola di don Gesualdo ? Sarà un battesimo coi fiocchi ... in casa Trao ! ... Vedete dove va a ficcarsi il diavolo , che la bambina di mastro - don Gesualdo va proprio a nascere in casa Trao ! ... Ci saranno tutti i parenti ... una pace generale ... Siete parente anche voi ... La baronessa continuava a ridere , e Ciolla le teneva dietro , tutti e due guardandosi in viso , cogli occhi soli rimasti serii . - No ? Non ci andate ? Avete ragione ! Guardatevi da quell ' uomo ! Non vi dico altro ! Vostro figlio è una bestia ! ... Non vi dico altro ! ... - Mio figlio ha la sua roba ed io ho la mia ... Se ha fatto delle sciocchezze mio figlio pagherà , se può pagare ... Io no però ! Pagherà lui , col fatto suo , con quelle cinque stanze che avete visto ... Non ha altro , per disgrazia ... Ma io la mia roba me la tengo per me ... Son contenta che mio figlio si diverta ... E ' giovane ... Bisogna che si diverta ... Ma io non pago , no ! - Quello che dicono tutti . Mastro - don Gesualdo crede d ' essere furbo . Ma stavolta , se mai , ha trovato uno più furbo di lui . Sarebbe bella che gli mantenesse l ' amante a don Ninì ! ... Gli parrebbe di fare le sue follie di gioventù anche lui ! ... La baronessa , dal gran ridere , andava tenendosi ai mobili per non cadere . - Ah , ah ! ... questa è bella ! ... Questa l ' avete detta giusta , don Roberto ! ... - Ciolla le andava dietro fingendo di ridere anche lui , spiandola di sottecchi , indispettito che se la prendesse così allegramente . Ma Rosaria , mentre veniva a pigliar la tela , vide la sua padrona così pallida che stava per chiamare aiuto . - Bestia ! Cosa fai ? Perché rimani lì impalata ? Accompagna don Roberto piuttosto ! - Così Ciolla si persuase ad andarsene finalmente , sfogandosi a brontolare colla serva : - Com ' è allegra la tua padrona ! Ho piacere , sì ! L ' allegria fa buon sangue e fa vivere lungamente . Meglio ! meglio ! Rosaria , tornando di sopra , vide la padrona in uno stato spaventevole , frugando nei cassetti e negli armadi , colle mani che non trovavano nulla , gli occhi che non ci vedevano , la schiuma alla bocca , vestendosi in tutta fretta per andare al battesimo del cugino Motta . - Sì , ci andrò ... Sentiremo cos ' è ... E ' meglio sapere la verità . - La gente che la vedeva passare per le strade , trafelata e col cappellino di traverso non sapeva che pensare . Nella piazzetta di Sant ' Agata c ' era una gran curiosità , come giungevano gli invitati al battesimo in casa Trao , e don Luca il sagrestano che andava e veniva , coi candelieri e gli arnesi sacri sotto il braccio . Speranza ogni momento si affacciava sul ballatoio , scuotendo le sottane , piantandosi i pugni sui fianchi , e si metteva a sbraitare contro quella bambina che le rubava l ' eredità del fratello : - Sarà un battesimo strepitoso ! C ' è la casa piena ... tutta la nobiltà ... Noi soli , no ! Non ci andremo ... per non fare arrossire i parenti nobili ... Non ci abbiamo che vedere , noi ! ... Nessuno ci ha invitati al battesimo di mia nipote ... Si vede che non è sangue nostro ... Anche il vecchio Motta s ' era rifiutato , la mattina , allorché Gesualdo era andato a pregarlo di mettere l ' acquasanta alla nipotina . Seduto a tavola - stava mangiando un boccone - gli disse di no , levando in su il fiasco che aveva alla bocca . Poi , asciugandosi le labbra col dorso della mano , gli piantò addosso un ' occhiataccia . - Vacci tu al battesimo della tua figliuola . E ' affar tuo ! Io non son nato per stare fra i signoroni ... Voialtri venite a cercarmi soltanto quando avete bisogno di me ... per chiudere la bocca alla gente ... No , no ... quando c ' è da guadagnare qualcosa non vieni a cercarmi , tu ! ... Lo sai ? L ' appalto della strada ... la gabella ... Mastro Nunzio voleva snocciolare la litania dei rimproveri , intanto che ci si trovava . Ma Gesualdo , il quale aveva già la casa piena di gente , e sapeva che non gli avrebbe mai fatto chinare il capo se aveva detto di no , se ne andò colle spalle e il cuore grossi . Non era allegro neppur lui , poveraccio , sebbene dovesse far la bocca ridente ai mirallegro e ai salamelecchi . Però infine con Nanni l ' Orbo , più sfacciato , che gli rompeva le tasche chiedendogli i confetti a piè della scala , si sfogò : - Sì ! ... Va a vedere ! ... Va a vedere come s ' è storta fin la trave del tetto , ora ch ' è nata una bambina in questa casa ! Barabba e il cacciatore della baronessa Mèndola avevano dato una mano a scopare , a spolverare , a rimettere in gambe l ' altare sconquassato , chiuso da tant ' anni nell ' armadio a muro della sala grande che serviva di cappella . La sala stessa era ancora parata a lutto , qual ' era rimasta dopo la morte di don Diego , coi ritratti velati e gli alveari coperti di drappo nero torno torno per i parenti venuti al funerale , com ' era l ' uso nelle famiglie antiche . Don Ferdinando , raso di fresco , con un vestito nero del cugino Zacco che gli si arrampicava alla schiena andava ficcando il naso da per tutto , col viso lungo , le braccia ciondoloni dalle maniche troppo corte , inquieto , sospettoso , domandando a ciascuno : - Che c ' è ? Cosa volete fare ? - Ecco vostro cognato , - gli disse la zia Sganci entrando nella sala insieme a don Gesualdo Motta . - Ora dovete abbracciarvi fra di voi , e non tenere in corpo il malumore , con quella creaturina che c ' è di mezzo . - Vi saluto , vi saluto , - borbottò don Ferdinando ; e gli voltò le spalle . Ma gli altri parenti che avevano più giudizio , facevano buon viso a don Gesualdo : Mèndola , i cugini Zacco , tutti quanti . Già i tempi erano mutati ; il paese intero era stato sottosopra ventiquattr ' ore , e non si sapeva quel che poteva capitare un giorno o l ' altro . Oramai , per amore o per forza , mastro - don Gesualdo s ' era ficcato nel parentado , e bisognava fare i conti con lui . Tutti perciò volevano vedere la bambina - un fiore , una rosa di maggio . - La zia Rubiera abbracciava Bianca , come una mamma che abbia ritrovata la sua creatura , asciugandosi gli occhi col fazzoletto diventato una spugna . - No ! Non ho peli sullo stomaco ! ... Non mi pareva vero , dopo d ' averti allevata come una figliuola ! ... Sono una bestia ... Son rimasta una contadina ... tale e quale mia madre , buon ' anima ... col cuore in mano ... Bianca tutta adornata sotto il baldacchino del lettone , pallida che sembrava di cera , sbalordita da tutta quella ressa , non sapeva che rispondere , guardava la gente , stralunata , cercava di abbozzare qualche sorriso , balbettando . Suo marito invece faceva la sua parte in mezzo a tutti quegli amici e parenti e mirallegro , col viso aperto e giulivo , le spalle grosse e bonarie , l ' orecchio teso a raccogliere i discorsi che si tenevano intorno a lui e dietro le sue spalle . La zia Cirmena , infatuata , rispondeva a coloro che auguravano la nascita di un bel maschiotto , più tardi , che già le femmine sono come la gramigna , e vi scopano poi la casa del bello e del buono per andare a maritarsi ... - Eh ... i figliuoli bisogna pigliarseli come Dio li manda , maschi o femmine ... Se si potesse andare a sceglierli al mercato ... A don Gesualdo non gli mancherebbero i denari per comprare il maschio . - Non me ne parlate ! - interruppe alla fine la zia Rubiera - Non sapete quel che costino i maschi ! ... Quanti dispiaceri ! Lo so io ! ... E continuò a sfogarsi all ' orecchio di Bianca , accesa sbirciando di sottecchi don Gesualdo per vedere quel che ne dicesse . Don Gesualdo non diceva nulla . Bianca invece , cogli occhi chini , si faceva di mille colori . - Non lo riconosco più , no ! ... nemmeno io che l ' ho fatto ! ... Ti rammenti , che figliuol d ' oro ? ... docile , amoroso , ubbidiente ... Adesso si rivolterebbe anche a sua madre , per quella donnaccia forestiera ... una commediante , la conosci ? Dicono che ha i denti e i capelli finti ... Deve avergli fatta qualche malìa ! Commediante e forestiera , capisci ! ... lui non ci vede più dagli occhi ... Spende l ' osso del collo ... La gente cattiva ... i birboni anche l ' aiutano ... Ma io non pago , no ! ... Oh , questo poi , no ! - Zia ! - balbettò Bianca con tutto il sangue al viso . - Che vuoi farci ? E ' la mia croce ! Se sapevo tanto piuttosto ... Don Gesualdo badava a chiacchierare col cugino Zacco , tutti e due col cuore in mano , amiconi . La baronessa allora spiattellò la domanda che le bolliva dentro : - E ' vero che tuo marito gli presta dei denari ... sottomano ? ... L ' hai visto venire qui , da lui ? ... Di ' , che ne sai ? - Certo , certo , - rispose in quel punto don Gesualdo . - I figliuoli bisogna pigliarseli come vengono . - Zacco a conferma mostrò le sue ragazze , schierate in fila come tante canne d ' organo , modeste e prosperose . - Ecco ! io ho cinque figliuole , e voglio bene a tutte egualmente ! - Sicuro ! - rispose Limòli . - E ' per questo che non volete maritarle . Donna Lavinia , la maggiore , volse indietro un ' occhiata brutta . - Ah , siete qui ? - disse il barone . - Siete sempre presente come il diavolo nelle litanie , voi ! Il marchese , che doveva essere il padrino , si era messa la croce di Malta . Don Luca venne a dire che il canonico era pronto , e le signore passarono in sala , con un gran fruscìo di seta , dietro donna Marianna la quale portava la bambina . Dall ' uscio aperto vedevasi un brulichìo di fiammelle . Don Ferdinando , in fondo al corridoio , fece capolino , curioso . Bianca dalla tenerezza piangeva cheta cheta . Suo marito ch ' era rimasto ginocchioni , come gli aveva detto la Macrì , col naso contro il muro , si alzò per calmarla . - Zitta ... Non ti far scorgere ! ... Dinanzi a coloro bisogna far buon viso ... Tutt ' a un tratto scoppiò giù in piazza un crepitìo indiavolato di mortaletti . Don Ferdinando fuggì via spaventato . Gli altri che assistevano al battesimo corsero al balcone coi ceri in mano . Persino il canonico in cotta e stola . Era Santo , il fratello di don Gesualdo , il quale festeggiava a quel modo il battesimo della nipotina , scamiciato , carponi per terra , colla miccia accesa . Don Gesualdo aprì la finestra per dirgli un sacco di male parole : - Bestia ! ... Ne fai sempre delle tue ! ... Bestia ! ... Gli amici lo calmarono : - Poveraccio ... lasciatelo fare . E ' un modo d ' esprimere la sua allegria ... La zia Sganci trionfante gli mise sulle braccia la figliuola : - Eccovi Isabella Trao ! - Motta e Trao ! Isabella Motta e Trao ! - corresse il marchese . Zacco soggiunse ch ' era un innesto . Le due famiglie che diventavano una sola . Però don Gesualdo tenendo la bambina sulle braccia rimaneva alquanto imbroncito . Intanto don Luca , aiutato da Barabba e dal cacciatore , serviva le granite e i dolci . La zia Cirmena , che aveva portato seco apposta il nipotino La Gurna , gli riempiva le tasche e il fazzoletto . Le Zacco invece , poiché la maggiore , contegnosa , non aveva preso nulla , dissero tutte di no , una dopo l ' altra , mangiandosi il vassoio cogli occhi . Don Luca incoraggiava a prendere dicendo : - E ' roba fresca . Sono stato io stesso ad ordinarla a Santa Maria e al Collegio . Non s ' è guardato a spesa . - Diavolo ! - disse Zacco , che cercava l ' occasione di mostrarsi amabile . - Diavolo ! Vorrei vedere anche questa ! ... - Gli altri facevano coro . - Ecco che risorgeva casa Trao . Voleri di Dio . Quella bambina stessa che aveva voluto nascere nella casa materna . Il canonico Lupi arrivò anche a congratularsi col marchese Limòli il quale aveva pensato al mezzo di non lasciare estinguere il casato alla morte di don Ferdinando . - Sicuro , sicuro , - borbottò don Gesualdo . - Era già inteso ... V ' avevo detto di sì allora ... Quando ho detto una parola ... E andò a deporre la figliuola fra le braccia della moglie che le zie si rubavano a vicenda . La baronessa Mèndola voleva sapere cosa dicessero . Zacco , premuroso , venne a chiedere dei confetti per don Ferdinando a cui nessuno aveva pensato . - Sicuro , sicuro . E ' il padrone di casa . - Vedete ? - osservò la zia Rubiera . - A quest ' ora c ' è già pel mondo chi deve portarvi via la figliuola e la roba . Scoppiarono delle risate . Donna Agrippina torse la bocca e chinò a terra gli occhioni che dicevano tante cose , quasi avesse udito un ' indecenza . Don Gesualdo rideva anche lui , faceva buon viso a tutti . Alla fine arrischiò anche una barzelletta : - E quando si marita vi lascia anche il nome dei Trao ... La dote , no , non ve la lascia ! ... La Rubiera che stimò il momento propizio , e non voleva perdere l ' occasione , lo tirò a quattr ' occhi vicino al letto , mentre si udivano in fondo al corridoio Mèndola e don Ferdinando i quali litigavano ad alta voce , e tutti corsero a vedere . - Sentite don Gesualdo ; io non ho peli sulla lingua . Volevo parlarvi di quello scapestrato di mio figlio . Aiutami tu , Bianca . - Io , zia ? ... - Scusatemi , io so parlare col cuore in mano ... tale e quale come m ' ha fatta mia madre ... Ora che siete padre anche voi , don Gesualdo capirete quel che devo averci in cuore ... che spina ... che tormento ! ... Guardava ora la nipote ed ora suo marito cogli occhi acuti , col sorriso semplice e buono che le avevano insegnato i genitori pei negozi spinosi . Don Gesualdo stava a sentire tranquillamente . Bianca , imbarazzata da quell ' esordio , colla figliuoletta in grembo , sembrava una statua di cera . - Saprete le chiacchiere che corrono , di Ninì con quella comica ? Bene . Di ciò non mi darei pensiero . Non è la prima e l ' ultima . Suo padre , buon ' anima , era fatto anch ' esso così . Ma sinora gli ho impedito di commettere qualche sciocchezza . Adesso però ci sono di mezzo i birboni , i cattivi compagni ... Senti , Bianca , io , la mia figliuola , non l ' avrei data da battezzare a quel canonico lì ! ... Bianca , sbigottita , muoveva le labbra smorte senza arrivare a trovar parole . Don Gesualdo invece aveva fatto la bocca a riso , come la baronessa scappò in quell ' osservazione . Essa , udendo che tornava gente , gli domandò infine apertamente : - Ditemi la verità . V ' ha fatto chiedere del denaro in prestito , eh ? ... Gliene avete dato ? Don Gesualdo rideva più forte . Poi vedendo che la baronessa diveniva rossa come un peperone , rispose : - Scusate ... scusate ... Se mai ... Perché non lo domandate a lui ? ... Questa è bella ! ... Io non sono il confessore di vostro figlio ... Mèndola irruppe nella camera narrando fra le risate la scena che aveva avuta con quell ' orso di don Ferdinando il quale non voleva venire a far la pace col cognato . La Rubiera , senza dir altro , asciugavasi le labbra col fazzoletto ancora appiccicoso di dolciume , mentre i parenti toglievano commiato . Nell ' andarsene ciascuno aveva una parola d ' elogio sul modo in cui erano andate le cose . Donna Marianna diceva alla Rubiera sottovoce che aveva fatto bene a venire anche lei , per non dar nell ' occhio , per far tacere le male lingue ... L ' altra rispose con un ' occhiataccia che donna Agrippina colse al volo : - M ' è giovata assai ! Serpi sono ! Non vi dico altro . Ci siam messa la vipera nella manica ! ... Vedrete poi ... Don Gesualdo , rimasto solo colla moglie tracannò di un fiato un gran bicchiere di acqua fresca , senza dir nulla . Bianca disfatta in viso , quasi fosse per sentirsi male , seguiva ogni suo movimento con certi occhi che sembravano spaventati , stringendo al seno la bambina . - Te ' , vuoi bere ? - disse lui . - Devi aver sete anche tu . Ella accennò di sì . Ma il bicchiere le tremava talmente nelle mani che si versò tutta l ' acqua addosso . - Non importa , non importa , - aggiunse il marito . - Adesso nessuno ci vede . E si mise ad asciugare il lenzuolo col fazzoletto . Poi tolse in braccio la bambina che vagiva , ballottandola per farla chetare , portandola in giro per la camera . - Hai visto , eh , che gente ? che parenti affezionati ? Ma tuo marito non se lo mettono in tasca , no . Fuori , nella piazza , tutti i vicini erano affacciati per vedere uscire gli invitati . Alla finestra dei Margarone , laggiù in fondo , al di sopra dei tetti , c ' era pure dell ' altra gente che faceva capolino ogni momento . La Rubiera cominciò a salutare da lontano , col ventaglio , col fazzoletto , mentre discorreva col marchese Limòli , talmente accesa che sembrava volessero accapigliarsi . - Razze di serpi , sono ! Cime di birbanti ! Se lo mangiano in un boccone quello scomunicato di mio figlio ! ... Ma prima l ' ha da fare con me ! Sentite , accompagnatemi un momento dai Margarone ... E ' un pezzo che non ci vediamo ... Infine non è un motivo per romperla con dei vecchi amici ... una ragazzata ... Voi siete un uomo ammodo ... e alle volte ... una parola a proposito ... Venne ad aprire donna Giovannina con tanto di muso . Si vedeva in fondo l ' uscio del salotto buono spalancato ; tolte le fodere ai mobili . Un ' aria di cerimonia insomma . - Che c ' è ? - chiese il marchese entrando . - Cosa accade ? - Io non so nulla ! - esclamò donna Giovannina la quale sembrava sul punto di scoppiare a piangere . - Ci sarà gente di là , credo ; ma io non ne so nulla . - Povera bambina ! povera bambina ! - Il marchese indugiava in anticamera , accarezzando la ragazza . Le aveva preso con due dita il ganascino da canonico , ammiccando con malizia , guardandosi intorno per dirle sottovoce : - Che vuoi farci ? Pazienza ! Chi primo nasce primo pasce . Ci sarà donna Fifì , colla mamma , a ricevere le visite , eh ? Don Bastiano , eh ? il Capitan d ' Arme ? ... Don Bastiano infatti era lì , nel salotto , vestito in borghese , con abiti nuovi fiammanti che gli rilucevano addosso , raso di fresco , seduto sul canapè accanto alla mamma Margarone , come uno sposo , facendo scivolare di tanto in tanto un ' occhiata languida e sentimentale verso la ragazza , lisciandosi i baffoni novelli che non volevano piegarsi . Donna Fifì , al vedere giungere la Rubiera , si ringalluzzì , superbiosa , tubando sottomano col forestiero per farle dispetto . - Oh , oh , - disse il marchese , salutando don Bastiano ch ' era rimasto un po ' grullo . - Siete ancora qui ? Bene ! bene ! Ed incominciò a discorrere col capitano , intanto che le signore chiacchieravano tutte in una volta , domandandogli perché la Compagnia d ' Arme fosse partita senza di lui , se aveva intenzione di fermarsi un pezzetto , se era contento del paese e voleva lasciare le spalline . Don Bastiano si teneva sulle generali , lodando il paesaggio , il clima , gli abitanti , sottolineando le parole con certi sguardi espressivi rivolti a donna Fifì , la quale fingeva di guardare fuori dal balcone cogli occhi pieni di poesia , e chinava il capo arrossendo a ciascuno di quei complimenti , quasi fossero a lei dedicati . Il marchese domandò a un tratto che n ' era di don Filippo , e gli risposero che era uscito per condurre a spasso Nicolino . - Ah , bene ! bene ! La Rubiera si morsicava le labbra aspettando che il cugino Limòli avviasse il discorso sul tema che sapeva . Ma intanto osservava di sottecchi le arie languide di donna Fifì , la quale sembrava struggersi sotto le occhiate incendiarie di don Bastiano Stangafame , e non poteva star ferma sulla seggiola , col seno piatto ansante come un mantice , e i piedini irrequieti che dicevano tante cose affacciandosi ogni momento dal lembo del vestito . La conversazione languiva . Si parlò del battesimo e della gente che c ' era stata . Ma ciascuno pensava intanto ai fatti suoi , chiacchierando del più e del meno , cercando le parole , col sorriso distratto in bocca . Solo il marchese sembrava che pigliasse un grande interesse ai discorsi del capitano , quasi non fosse fatto suo . Poi , sbirciando il viso rosso di donna Giovannina che stava a spiare dall ' uscio socchiuso , la chiamò a voce alta . - Avanti , avanti , bella figliuola . Vogliamo vedere quella bella faccia . Siamo qui noi soli , in famiglia ... La mamma e la sorella maggiore fulminarono due occhiataccie addosso alla ragazza , la quale rimaneva sull ' uscio , nascondendo le mani di serva sotto il grembiule , vergognosa di esser stata scoperta a quel modo , vestita di casa . Limòli , senza accorgersi di nulla , domandava sottovoce a donna Bellonia : - Quando la maritiamo quella bella figliuola ? Prima tocca alla maggiore , è naturale . Ma poi ricordatevi che ci son qua io per fare il sensale ... gratis et amore , ben inteso ... Siamo amici vecchi ! ... Donna Bellonia andava facendogli li occhiacci , sebbene il marchese fingesse di non badarci . Poi gli disse sottovoce : - Cosa dite ! ... che idee da metterle in testa ! ... Ancora è troppo giovane ... quasi quasi ha ancora il vestito corto ... - Vedo ! vedo ! - rispose il marchese sbirciando le calze bianche di donna Giovannina . Donna Fifì aveva condotto il capitano ad ammirare i suoi fiori sul balcone . Colse un bel garofano , l ' odorò a lungo socchiudendo gli occhi , e glielo porse . - Vedo , vedo , - ripeté il vecchietto . La Rubiera allora volle accomiatarsi , masticando un sorriso , coi fiori gialli che le fremevano sul cappellino . Intanto che le signore barattavano baci ed abbracci , il marchese si rivolse al capitano . - Mi congratulo ! ... Mi congratulo tanto ... davvero ... don Bastiano . - Perché ? ... Di che cosa ? ... - Il capitano sorpreso e imbarazzato cercava una botta di risposta . Ma l ' altro gli aveva già voltato le spalle , salutava le signore con una parola gentile per ciascuna ; accarezzava paternamente donna Giovannina che teneva ancora il broncio . - Che c ' è ? che c ' è ? Cosa vuol dire ? Le ragazze devono stare allegre . Hai inteso tua madre ? Dice che hai tempo di crescere . Su , dunque ! allegra ! La Rubiera sentivasi scoppiare sotto la mantiglia ; dopo che si fu voltata indietro a salutare colla mano dalla strada tutti i Margarone schierati sul terrazzino prese a borbottare : - Avete capito , eh ? - Diamine ! Non ci voleva molto . Anche per la Giovannina bisogna mettersi il cuore in pace ... - Ma sì , ma sì ! Con tanto piacere me lo metto il cuore in pace ... Una civetta ! ... Avete visto il giuochetto del garofano ? Saremmo stati freschi mio figlio ed io ... Quasi quasi se lo meritava ! Scomunicato ! Nemico di sua madre stessa ! ... Lì a due passi si imbatterono in Canali , che andava dai Margarone , e aveva visto da lontano i baciamani fra la strada e il terrazzo . Canali fece un certo viso , e fermò la baronessa per salutarla , menando il discorso per le lunghe , sgranandole in faccia due occhi curiosi . - Siete stata da donna Bellonia , eh ? Avete fatto bene . Un ' amicizia antica come la vostra ! ... Peccato che don Ninì ... La baronessa cercava di scavar terreno anch ' essa , in aria disinvolta , facendosi vento e menando il can per l ' aia . - Infine ... delle sciocchezze ... sciocchezze di gioventù ... - No , no , perdonate ! - ribatté Canali . - Vorrei veder voi stessa ! ... Un padre deve aprire gli occhi per sapere a chi dà la sua creatura ... Non dico per vostro figlio ... Un buon giovane ... un cuor d ' oro ... Il male è che s ' è lasciato abbindolare ... circondato da falsi amici ... Di bricconi ce ne son sempre ... Gli hanno carpito qualche firma ... La baronessa lo piantò lì senz ' altro . - Sentite ? Vedete ? - andava brontolando col cugino Limòli . Poscia piantò anche lui che non poteva più tenerle dietro . - Vi saluto , vi saluto - E corse dal notaro Neri , pallida e trafelata , per vedere ... per sentire ... Il notaro non sapeva nulla ... nulla di positivo almeno . - Sapete , don Gesualdo è volpe fina ... Son cose queste che si fanno sottomano , se mai ... Avranno fatto il contratto da qualche notaio forestiere ... Il notaro Sghembri di Militello dicono ... Ma via ... Non c ' è motivo poi di mettersi in quello stato per una cosa simile ... Avete una faccia che non mi piace . Rosaria , ch ' era a ripulire il pollaio quando la sua padrona era tornata a casa , udì a un tratto dal cortile un urlo spaventoso , come stessero sgozzando un animale grosso di sopra , una cosa che le fece perdere le ciabatte correndo a precipizio . La baronessa era ancora lì , dove aveva cominciato a spogliarsi , appoggiata al cassettone , piegata in due quasi avesse la colica , gemendo e lamentandosi , mentre le usciva bava dalla bocca , e gli occhi le schizzavano fuori : - Assassino ! Figlio snaturato ! ... No ! non me la faccio mangiare la mia roba ! ... Piuttosto la lascio ai poveri ... ai conventi ... Voglio far testamento ! ... Voglio far donazione ! ... Chiamatemi il notaro ... subito ! ... Don Ninì stava bisticciandosi colla sua Aglae , in quella stanzaccia di locanda che per lui era diventata un inferno dal momento in cui s ' era messo sulle spalle il debito e mastro - don Gesualdo . Il letto in disordine , i vestiti sudici , i capelli spettinati , le carezze stesse di lei , i manicaretti cucinati dall ' amico Pallante , gli si erano mutati in veleno , dacché gli costavano cari . Al veder giungere Alessi che veniva a chiamarlo , parlando di notaro e di donazione , si fece pallido a un tratto . Invano la prima donna gli si avvinghiò al collo , discinta , senza badare al Pallante che accorreva dalla cucina né ad Alessi il quale spalancava gli occhi e si fregava le mani . - Ninì ! Ninì mio ! ... Non mi abbandonare in questo stato ! ... - Malannaggia ! Lasciatemi andare ... tutti quanti siete ! ... Vi pare che si scherzi ! ... Quella donna è capace di tutto ! Don Ninì , ripreso interamente dall ' amor della roba , non si lasciò commuovere neppure dalla scena dello svenimento . Piantò lì dov ' era la povera Aglae lunga distesa sul pavimento come all ' ultimo atto di una tragedia , e Pallante che le tirava giù il vestito sulle calze , per correre a casa senza cappello . Colà ci fu una scena terribile fra madre e figlio . Lui da prima cercava di negare ; poi montò su tutte le furie , si lagnò di esser tenuto come uno schiavo , peggio di un ragazzo , senza due tarì da spendere ; e la baronessa minacciava di andare lei in persona dal notaro , per disporre della sua roba , così com ' era , in sottana , a quell ' ora stessa , se non volevano mandarlo a chiamare . Don Ninì allora scese a dar tanto di chiavistello al portone , e si mise la chiave in tasca , minacciando di rompere le ossa al garzone , se fiatava . - Ah ! questa è la ricompensa ! - borbottò Alessi . - Un ' altra volta ci vò davvero dal notaio . Finalmente , per amore o per forza , riescirono a mettere in letto la baronessa , la quale si dibatteva e strillava che volevano farla morire di colpo per scialacquare la sua roba : - Mastro - don Gesualdo ! ... sì ! ... Lui se lo mangia il fatto mio ! - Il figliuolo colle buone e colle cattive tentava di calmarla : - Non vedete che state poco bene ? Volete ammalarvi per farmi dar l ' anima al diavolo ? - Poi tutta la notte non chiuse occhio , alzandosi ogni momento per correre ad origliare se sua madre strillava ancora , spaventato all ' idea che udissero i vicini e gli venissero in casa colla giustizia e il notaro , maledicendo in cuor suo la prima donna e chi gliela aveva messa fra i piedi , turbato , se si appisolava un momento , da tanti brutti sogni : mastro - don Gesualdo , il debito , della gente che gli si accalcava addosso e gli empiva la casa , una gran folla . Rosaria venne a bussargli all ' uscio di buon mattino : - Don Ninì ! signor barone ! venite a vedere ... La padrona ha perso la parola ! ... Io ho paura , se vedeste ... La baronessa stava lunga distesa sul letto , simile a un bue colpito dal macellaio , con tutto il sangue al viso e la lingua ciondoloni . La bile , i dispiaceri , tutti quegli umori cattivi che doveva averci accumulati sullo stomaco , le gorgogliavano dentro , le uscivano dalla bocca e dal naso , le colavano sul guanciale . E come volesse aiutarsi , ancora in quello stato , come cercasse di annaspare colle mani gonfie e grevi , come cercasse di chiamare aiuto , coi suoni inarticolati che s ' impastavano nella bava vischiosa . - Mamma ! mamma mia ! Don Ninì atterrito , ancora gonfio dal sonno , andava strillando per le stanze , dandosi dei pugni sulla testa , correndo al balcone e disperandosi mentre i vicini bussavano e tempestavano che il portone era chiuso a chiave . Da lì a un po ' , medico , barbiere , parenti , curiosi , la casa si riempì di gente . Proprio il sogno di quella notte . Don Ninì narrava a tutti la stessa cosa , asciugandosi gli occhi e soffiandosi il naso gonfio quasi suonasse la tromba . Appena vide giungere anche il notaro Neri non si mosse più dal capezzale della mamma , domandando al medico ogni momento : - Che ve ne sembra , dottore ? Riacquisterà la parola ? - Col tempo , col tempo , - rispose infine il medico seccato . - Diamine , credete che sia stato come fare uno starnuto ? Don Ninì non si riconosceva più da un giorno all ' altro ; colla barba lunga , i capelli arruffati , fisso al capezzale della madre , oppure arrabattandosi nelle faccende di casa . Non usciva una fava dalla dispensa senza passare per le sue mani . Tant ' è vero che i guai insegnano a metter giudizio . Sua madre stessa glielo avrebbe detto , se avesse potuto parlare . Si vedeva dal modo in cui gli guardava le mani , col sangue agli occhi , ogni volta che veniva a prendere le chiavi appese allo stipite dell ' uscio . E anche lui , adesso che la roba passava per le sue mani , comprendeva finalmente i dispiaceri che aveva dato alla povera donna ; se ne pentiva , cercava di farseli perdonare , colla pazienza , colle cure amorevoli standole sempre intorno , sorvegliando l ' inferma e la gente che veniva a farle visita , impallidendo ogni volta che la mamma tentava di snodare lo scilinguagnolo dinanzi agli estranei . Sentiva una gran tenerezza al pensare che la povera paralitica non poteva muoversi né parlare per togliergli la roba siccome aveva minacciato . - No , no , non lo farà ! Son cose che si dicono in un momento di collera ... Vorrei vederla ! ... Sono infine il sangue suo ... Morirebbe d ' accidente lei per la prima , se dovesse lasciare la sua roba a questo e a quello ... PARTE TERZA I L ' Isabellina , prima ancora di compire i cinque anni , fu messa nel Collegio di Maria . Don Gesualdo adesso che aveva delle pietre al sole , e marciava da pari a pari coi meglio del paese , così voleva che marciasse la sua figliuola : imparare le belle maniere , leggere e scrivere , ricamare , il latino dell ' uffizio anche , e ogni cosa come la figlia di un barone ; tanto più che , grazie a Dio , la dote non le sarebbe mancata , perché Bianca non prometteva di dargli altri eredi . Essa dopo il parto non s ' era più rifatta in salute ; anzi deperiva sempre più di giorno in giorno , rosa dal baco che s ' era mangiati tutti i Trao , e figliuoli era certo che non ne faceva più . Un vero gastigo di Dio . Un affare sbagliato , sebbene il galantuomo avesse la prudenza di non lagnarsene neppure col canonico Lupi che glielo aveva proposto . Quando uno ha fatto la minchioneria , è meglio starsi zitto e non parlarne più , per non darla vinta ai nemici . - Nulla , nulla gli aveva fruttato quel matrimonio ; né la dote , né il figlio maschio , né l ' aiuto del parentado , e neppure ciò che gli dava prima Diodata , un momento di svago un ' ora di buonumore , come il bicchiere di vino a un pover ' uomo che ha lavorato tutto il giorno , là ! Neppur quello ! - Una moglie che vi squagliava fra le mani , che vi faceva gelare le carezze , con quel viso , con quegli occhi , con quel fare spaventato , come se volessero farla cascare in peccato mortale ogni volta e il prete non ci avesse messo su tanto di croce prima quand ' ella aveva detto di sì ... Bianca non ci aveva colpa . Era il sangue della razza che si rifiutava . Le pesche non si innestano sull ' olivo . Ella , poveretta , chinava il viso , arrivava ad offrirlo anzi , tutto rosso , per ubbidire al comandamento di Dio , come fosse pagata per farlo ... Ma egli non si lasciava illudere , no . Era villano , ma aveva il naso fino di villano pure ! E aveva il suo orgoglio anche lui . L ' orgoglio di quello che aveva saputo guadagnarsi , colle sue mani , tutto opera sua , quei lenzuoli di tela fine in cui dormivano voltandosi le spalle , e quei bocconi buoni che doveva mangiare in punta di forchetta , sotto gli occhi della Trao ... Almeno in casa sua voleva comandar le feste . E se Domeneddio l ' aveva gastigato giusto nei figliuoli che voleva mettere al mondo secondo la sua legge , dandogli una bambina invece dell ' erede legittimo che aspettava , Isabella almeno doveva possedere tutto ciò che mancava a lui , essere signora di nome e di fatto . Bianca , quasi indovinasse d ' aver poco da vivere , non avrebbe voluto separarsi dalla sua figliuoletta . Ma il padrone era lui , don Gesualdo . Egli era buono , amorevole , a modo suo ; non le faceva mancare nulla , medici , speziali , tale e quale come se gli avesse portato una grossa dote . - Bianca non aveva parole per ringraziare Iddio quando paragonava la casa in cui il Signore l ' aveva fatta entrare con quella in cui era nata . Lì suo fratello stesso desiderava di giorno il pane e di notte le coperte ... Sarebbe morto di stenti se i suoi parenti non l ' avessero aiutato con bella maniera , senza farglielo capire . Soltanto da lei don Ferdinando non voleva accettare checchessia , mentre don Gesualdo non gli avrebbe fatto mancar nulla , col cuore largo quanto un mare , quell ' uomo ! Gli stessi parenti di lei glielo dicevano : - Tu non hai parole per ringraziare Dio e tuo marito . Lascia fare a lui ch ' è il padrone , e cerca il meglio della tua figliuola . Poi considerava ch ' era il Signore che la puniva , che non voleva quella povera innocente nella casa di suo marito , e la notte inzuppava di lagrime il guanciale . Pregava Iddio di darle forza , e si consolava alla meglio pensando che soffriva in penitenza dei suoi peccati . Don Gesualdo , che aveva tante altre cose per la testa , tanti interessi grossi sulle spalle , ed era abituato a vederla sempre così , con quel viso , non ci badava neppure . Qualche volta che la vedeva alzarsi più smorta , più disfatta del solito , le diceva per farle animo : - Vedrai che quando avrai messo in collegio la tua bambina sarai contenta tu pure . E ' come strapparsi un dente . Tu non puoi badare alla tua figliuola , colla poca salute che hai . E bisogna che quando sarà grande ella sappia tutto ciò che sanno tante altre che sono meno ricche di lei . I figliuoli bisogna avvezzarli al giogo da piccoli , ciascuno secondo il suo stato ... Lo so io ! ... E non ho avuto chi mi aiutasse , io ! Quella piccina è nata vestita . Nondimeno , all ' ultimo momento vi furono lagrime e piagnistei , quando accompagnarono l ' Isabellina al parlatorio del monastero . Bianca s ' era confessata e comunicata . Ascoltò la messa ginocchioni , sentendosi mancare , sentendosi strappare un ' altra volta dalle viscere la sua creatura che le si aggrappava al collo e non voleva lasciarla . Don Gesualdo non guardò a spesa per far stare contenta Isabellina in collegio : dolci , libri colle figure , immagini di santi , noci col bambino Gesù di cera dentro , un presepio del Bongiovanni che pigliava un ' intera tavola : tutto ciò che avevano le figlie dei primi signori , la sua figliuola l ' aveva ; e i meglio bocconi , le primizie che offriva il paese , le ciriegie e le albicocche venute apposta da lontano . Le altre ragazzette guardavano con tanto d ' occhi , e soffocavano dei sospiri grossi così . La minore delle Zacco , e le Mèndola di seconda mano , le quali dovevano contentarsi delle cipolle e delle olive nere che passava il convento a merenda , si rifacevano parlando delle ricchezze che possedevano a casa e nei loro poderi . Quelle che non avevano né casa né poderi , tiravano in ballo il parentado nobile , il Capitano Giustiziere ch ' era fratello della mamma , la zia baronessa che aveva il cacciatore colle penne , i cugini del babbo che possedevano cinque feudi l ' uno attaccato all ' altro , nello stato di Caltagirone . Ogni festa , ogni Capo d ' anno , come la piccola Isabella riceveva altri regali più costosi , un crocifisso d ' argento , un rosario coi gloriapatri d ' oro , un libro da messa rilegato in tartaruga per imparare a leggere , nascevano altre guerricciuole , altri dispettucci , delle alleanze fatte e disfatte a seconda di un dolce e di un ' immagine data o rifiutata . Si vedevano degli occhietti già lucenti d ' alterigia e di gelosia , dei visetti accesi , dei piagnistei , che andavano poi a sfogarsi nell ' orecchio delle mamme , in parlatorio . Fra tutte quelle piccine , in tutte le famiglie , succedeva lo stesso diavoleto che mastro - don Gesualdo aveva fatto nascere nei grandi e nel paese . Non si sapeva più chi poteva spendere e chi no . Una gara fra i parenti a buttare il denaro in frascherie , e una confusione generale fra chi era stato sempre in prima fila , e chi veniva dopo . Quelli che non potevano , proprio , o si seccavano a spendere l ' osso del collo pel buon piacere di mastro - don Gesualdo , si lasciavano scappare contro di lui certe allusioni e certi motteggi che fermentavano nelle piccole teste delle educande . Alla guerra intestina pigliavano parte anche le monache , secondo le relazioni , le simpatie , il partito che sosteneva oppure voleva rovesciare la superiora . Ci si accaloravano fin la portinaia , fin le converse che si sentivano umiliate di dover servire senz ' altro guadagno anche la figliuola di mastro - don Gesualdo , uno venuto su dal nulla , come loro , arricchito di ieri . Le nimicizie di fuori , le discordie , le lotte d ' interessi e di vanità , passavano la clausura , occupavano le ore d ' ozio , si sfogavano fin là dentro in pettegolezzi , in rappresaglie , in parole grosse . - Sai come si chiama tuo padre ? mastro - don Gesualdo . - Sai cosa succede a casa tua ? che hanno dovuto vendere una coppia di buoi per seminare le terre . - Tua zia Speranza fila stoppa per conto di chi la paga , e i suoi figliuoli vanno scalzi . - A casa tua c ' è stato l ' usciere per fare il pignoramento . - La piccola Alimena arrivò a nascondersi nella scala del campanile , una domenica , per vedere se era vero che il padre d ' Isabella portasse la berretta . Egli trovava la sua figliuoletta ancora rossa , col petto gonfio di singhiozzi , volgendo il capo timorosa di veder luccicare dietro ogni grata gli occhietti maliziosi delle altre piccine , guardandogli le mani per vedere se davvero erano sporche di calcina , tirandosi indietro istintivamente quando nel baciarla la pungeva colla barba ispida . Tale e quale sua madre . - Così il pesco non s ' innesta all ' ulivo . - Tante punture di spillo ; la stessa cattiva sorte che gli aveva attossicato sempre ogni cosa giorno per giorno ; la stessa guerra implacabile ch ' era stato obbligato a combattere sempre contro tutto e contro tutti ; e lo feriva sin lì , nell ' amore della sua creatura . Stava zitto , non lagnavasi , perché non era un minchione e non voleva far ridere i nemici ; ma intanto gli tornavano in mente le parole di suo padre , gli stessi rancori , le stesse gelosie . Poi rifletteva che ciascuno al mondo cerca il suo interesse , e va per la sua via . Così aveva fatto lui con suo padre , così faceva sua figlia . Così dev ' essere . Si metteva il cuore in pace , ma gli restava sempre una spina in cuore . Tutto ciò che aveva fatto e faceva per la sua figliuola l ' allontanava appunto da lui : i denari che aveva speso per farla educare come una signora , le compagne in mezzo alle quali aveva voluto farla crescere , le larghezze e il lusso che seminavano la superbia nel cuore della ragazzina , il nome stesso che le aveva dato maritandosi a una Trao - bel guadagno che ci aveva fatto ! - La piccina diceva sempre : - Io son figlia della Trao . Io mi chiamo Isabella Trao . La guerra si riaccese più viva fra le ragazze quando si maritò don Ninì Rubiera : - S ' è vero che siete parenti , perché tuo zio non ti ha mandato i confetti ? Vuol dire che voialtri non vi vogliono per parenti . - L ' Isabellina , che rispondeva già come una grande , ribatté : - Mio padre me li comprerà lui i confetti . Ci siamo guastati coi Rubiera perché ci devono tanti denari . - La figlia della ceraiuola , ch ' era del suo partito , aggiunse tante altre storie : - Il baronello era uno spiantato . La Margarone non aveva più voluto saperne . Sposava donna Giuseppina Alòsi più vecchia di lui , perché non aveva trovato altro , per amor dei denari : tutto ciò che narravasi nella bottega di sua madre , in ogni caffè , in ogni spezieria , di porta in porta . Nel paese non si parlava d ' altro che del matrimonio di don Ninì Rubiera . - Un matrimonio di convenienza ! - diceva la signora Capitana che parlava sempre in punta di forchetta . Cogli anni , la Capitana aveva preso anche i vizii del paese ; occupavasi dei fatti altrui ora che non aveva da nasconderne dei propri . Allorchè incontrava il cavalier Peperito gli faceva un certo visetto malizioso che la ringiovaniva di vent ' anni , dei sorrisi che volevano indovinare molte cose , scrollando il capo , offrendosi graziosamente ad ascoltare le confidenze e gli sfoghi gelosi , minacciando il cavaliere col ventaglio , come a dirgli ch ' era stato un gran discolaccio lui , e se si lasciava adesso portar via l ' amante era segno che ci dovevano essere state le sue buone ragioni ... prima o poi ... - No ! - ribatteva Peperito fuori della grazia di Dio . - Né prima né poi ! Questo potete andare a dirglielo a donna Giuseppina ! Se non ho potuto comandare da padrone non voglio servire nemmeno da comodino , capite ? ... fare il gallo di razza ... capite ? Su di ciò donna Giuseppina potrà mettersi il cuore in pace ! Adesso sciorinava in piazza tutte le porcherie dell ' Alòsi , che se vi mandava a regalare per miracolo un paniere d ' uva voleva restituito il paniere ; e vendeva sottomano le calze che faceva , delle calze da serva grosse un dito , - essa gliele aveva fatte anche vedere sulla forma per stuzzicarlo ... per strappargli ciò che faceva comodo a lei ... Ma lui , no ! ... Insomma , andava raccontandone di cotte e di crude . Corsero anche delle sante legnate al Caffè dei Nobili . Ciolla gli stava alle calcagna per raccogliere i pettegolezzi e portarli in giro alla sua volta . Un giorno poi fu una vera festa per lui , quando si vide arrivare in paese la signora Aglae che veniva insieme al signor Pallante a fare uno scandalo contro il barone Rubiera , a riscuotere ciò che le spettava , se il seduttore non voleva vedersela comparire dinanzi all ' altare . Essa giungeva apposta da Modica , sputando fiele , incerettata , dipinta , carica di piume di gallo e di pezzi di vetro , tirandosi dietro la prova innocente della birbonata di don Ninì , una bambinella ch ' era un amore . Così la gente diceva che don Ninì era sempre stato un donnaiuolo , e se sposava l ' Alòsi , che avrebbe potuto essergli madre , ci dovevano essere interessi gravi . Chi spiegava la cosa in un modo e chi in un altro . Il baronello , quelli che s ' affrettarono a fargli i mirallegro onde tirargli di bocca la verità vera , se li levò dai piedi in poche parole . La Sganci che aveva combinato il negozio stava zitta colle amiche le quali andavano apposta a farle visita . Don Gesualdo ne sapeva forse più degli altri , ma stringevasi nelle spalle e se la cavava con simili risposte : - Che volete ? Ciascuno fa il suo interesse . Vuol dire che il barone Rubiera ci ha trovato il suo vantaggio a sposare la signora Alòsi . La verità era che don Ninì aveva dovuto pigliarsi l ' Alòsi per salvare quel po ' di casa che don Gesualdo voleva espropriargli . E ' vero che adesso era diventato giudizioso , tutto dedito agli affari ; ma sua madre , sepolta viva nel seggiolone non lo lasciava padrone di un baiocco ; si faceva dar conto di tutto ; voleva che ogni cosa passasse sotto i suoi occhi ; senza poter parlare , senza potersi muovere , si faceva ubbidire dalla sua gente meglio di prima . E attaccata alla sua roba come un ' ostrica , ostinandosi a vivere per non pagare . Il debito intanto ingrossava d ' anno in anno : una cosa che il povero don Ninì ci perdeva delle nottate intere , senza poter chiudere occhio , alle volte : e alla scadenza , capitale e usura , rappresentavano una bella somma . Il canonico Lupi , che andò in nome del baronello a chiedere dilazione al pagamento , trovò don Gesualdo peggio di un muro : - A che giuoco giochiamo canonico mio ? Sono più di nove anni che non vedo né frutti né capitale . Ora mi serve il mio denaro , e voglio esser pagato . Don Ninì pel bisogno scese anche all ' umiliazione d ' andare a pregare la cugina Bianca , dopo tanto tempo . La prese appunto da lontano . - Tanto tempo che non s ' erano visti ! Lui non aveva faccia di comparirle dinanzi , in parola d ' onore ! Non cercava di scolparsi . Era stato un ragazzaccio . Ora aveva aperto gli occhi , troppo tardi , quando non c ' era più rimedio , quando si trovava sulle spalle il peso dei suoi errori . Ma proprio non poteva pagare in quel momento . - Son galantuomo . Ho di che pagare infine . Tuo marito sarà pagato sino all ' ultimo baiocco . Ma in questo momento proprio non posso ! Tu sai com ' è fatta tua zia ! che testa dura ! Ne abbiamo avuti dei dispiaceri per quella testa dura ! Ma infine non può campare eternamente , poveretta , com ' è ridotta ... Bianca era rimasta senza fiato al primo vederlo , senza parole , facendosi ora pallida e ora rossa . Non sapeva che dire , balbettava , sudava freddo , aveva una convulsione nelle mani che cercava di dissimulare , stirando macchinalmente le due cocche del grembiule . A un tratto ebbe uno sbocco di sangue . - Cos ' è ? cos ' è ? Qualcosa alle gengive ? Ti sei morsicata la lingua ? - No , - rispose lei . - Mi viene di tanto in tanto . L ' aveva anche don Diego , ti rammenti ? Non è nulla . - Bene , bene . Intanto fammi questo piacere ; parlane a tuo marito . In questo momento proprio non posso ... Ma son galantuomo , mi pare ! ... Mia madre , da qui a cent ' anni , non ha a chi lasciare tutto il suo . Bianca cercava di scusarsi . - Suo marito era il padrone . Faceva tutto di testa propria , lui . Non voleva che gli mettessero il naso nelle sue cose . - Allora perché sei sua moglie ? - ribatté il cugino . - Bella ragione ! Uno che non era degno di alzarti gli occhi in viso ! ... Deve ringraziare Iddio e l ' ostinazione di mia madre se gli è toccata questa fortuna ! ... Dunque farai il possibile per indurlo ad accordarmi questa dilazione ? - E tu cosa gli hai detto ? - domandò don Gesualdo trovando la moglie ancora agitata dopo quella visita . - Nulla ... Non so ... Mi son sentita male ... - Bene . Hai fatto bene . Sta tranquilla che agli affari ci penso io . Serpi nella manica sono i parenti ... Hai visto ? Cercano di te , solo quando ne hanno bisogno ; ma del resto non gli importa di sapere se sei morta o viva . Lascia fare a me che la risposta gliela mando coll ' usciere , a tuo cugino ... Così era venuto quel matrimonio , ché il barone Rubiera prima aveva messo sottosopra cielo e terra per trovare i denari da pagare don Gesualdo ; e infine donna Giuseppina Alòsi , la quale aveva delle belle terre al sole , aveva dato l ' ipoteca . Don Gesualdo , ottenuta la sua brava iscrizione sulle terre , non parlò più di aver bisogno del denaro . - Col tempo ... - confidò alla moglie . - Lasciali tranquilli . Loro non pagano né frutti né capitali , e col tempo quelle terre serviranno per la dote d ' Isabella . Che te ne pare ? Non è da ridere ? Lo zio Rubiera che pensa a mettere insieme la dote della tua figliuola ! ... Egli aveva di queste uscite buffe alle volte , da solo a solo con sua moglie , quando era contento della sua giornata , prima di coricarsi , mettendosi il berretto da notte , in maniche di camicia . A quattr ' occhi con lei mostravasi proprio quel che era , bonaccione , colla risata larga che mostrava i denti grossi e bianchi , passandosi anche la lingua sulle labbra , quasi gustasse già il dolce del boccone buono , da uomo ghiotto della roba . Isabella fatta più grandicella passò dal Collegio di Maria al primo educatorio di Palermo . Un altro strappo per la povera mamma che temeva di non doverla più rivedere . Il marito , onde confortarla , in quello stato , le disse : - Vedi noi ci ammazziamo per fare il suo meglio , ciascuno come può , ed essa un giorno non penserà neppure a noi . Così va il mondo . Anzi devi metterti in testa che tua figlia non puoi averla sempre vicina . Quando si marita anderà via dal paese . Qui non ce n ' è uno che possa sposarla , colla dote che le darò . Se ho fatto tanto per lei , voglio almeno sapere a chi lo dò il sangue mio . Adesso che ti parlo è già nato chi deve godersi il frutto delle mie fatiche , senza dirmi neppure grazie . Aveva il cuore grosso anche lui , poveraccio , e se sfogavasi a quattr ' occhi colla moglie alle volte , per discorrere non si rifiutava però a fare ciò ch ' era debito suo . Andava a trovare la sua ragazza a Palermo , quando poteva , quando i suoi affari lo permettevano , anche una volta all ' anno . Isabella s ' era fatta una bella fanciulla , un po ' gracile ancora , pallidina , ma con una grazia naturale in tutta la personcina gentile , la carnagione delicata e il profilo aquilino dei Trao ; un fiore di un ' altra pianta , in poche parole ; roba fine di signori che suo padre stesso quando andava a trovarla provava una certa suggezione dinanzi alla ragazza la quale aveva preso l ' aria delle compagne in mezzo a cui era stata educata , tutte delle prime famiglie , ciascuna che portava nell ' educandato l ' alterigia baronale da ogni angolo della Sicilia . Al parlatorio lo chiamavano il signor Trao . Quando volle saperne il perché , Isabella si fece rossa . La stessa storia del Collegio di Maria anche lì . E la sua figliuola aveva dovuto soffrire le stesse umiliazioni a motivo del parentado . Per fortuna la signorina di Leyra , che Isabella s ' era affezionata coi regalucci , aveva preso a difenderla a spada tratta . Essa conosceva di nome la famiglia dei Trao , una delle prime laggiù , ove il duca suo fratello possedeva dei feudi . La duchessina aveva il nome e il parlare alto , sebbene stesse in collegio senza pagare , talché le compagne lasciarono passare il Trao . Ma don Gesualdo dovette lasciarlo passare anche lui , e farsi chiamare così , per amore della figliuola , quando andava a trovarla . - Vedrai come si è fatta bella la tua figliuola ! - tornava poi a dire alla moglie che era sempre malaticcia . Essa la rivide finalmente all ' uscire del collegio , nel 1837 , quando in Palermo cominciavano già a correre le prime voci di colèra , e don Gesualdo era corso subito a prenderla . Fu come un urto al petto per la povera madre , dopo tanto tempo , quando udì fermarsi la lettiga dinanzi al portone . - Figlia mia ! figlia mia ! - colle braccia stese , le gambe malferme , precipitandosi per la scala . Isabella saliva correndo , colle braccia aperte anche lei . - Mamma ! mamma ! - E poi avvinghiate l ' una al collo dell ' altra , la madre sballottando ancora a destra e a sinistra la sua creatura come quand ' era piccina . Indi vennero le visite ai parenti . Bianca era tornata in forze per portare in trionfo la sua figliuola , in casa Sganci in casa Limòli , da per tutto dove era stata bambinetta , prima d ' entrare in collegio , ora già fatta grande , col cappellino di paglia , le belle treccie bionde - un fiore . Tutti si affacciavano per vederla passare . La zia Sganci , divenuta sorda e cieca , le tastò il viso per riconoscerla : - Una Trao ! Non c ' è che dire . - Lo zio marchese ne lodò gli occhi , degli occhi blù che erano due stelle . " Degli occhi che vedevano il peccato " , disse il marchese , il quale aveva sempre pronta la barzelletta . Allorché la condussero dallo zio don Ferdinando , Isabella che soleva spesso rammentare colle compagne la casa materna , negli sfoghi ingenui d ' ambizione , provò un senso di sorpresa , di tristezza , di delusione al rivederla . Entrava chi voleva dal portone sconquassato . La corte era angusta , ingombra di sassi e di macerie . Si arrivava per un sentieruolo fra le ortiche allo scalone sdentato , barcollante , soffocato anch ' esso dalle erbacce . In cima l ' uscio cadente era appena chiuso da un saliscendi arrugginito ; e subito nell ' entrare colpiva una zaffata d ' aria umida e greve , un tanfo di muffa e di cantina che saliva dal pavimento istoriato col blasone , seminato di cocci e di rottami , pioveva dalla vòlta scalcinata , veniva densa dal corridoio nero al pari di un sotterraneo , dalle sale buie che s ' intravedevano in lunga fila , abbandonate e nude , per le strisce di luce che trapelavano dalle finestre sgangherate . In fondo era la cameretta dello zio , sordida , affumicata , col soffitto sconnesso e cadente , e l ' ombra di don Ferdinando che andava e veniva silenzioso , simile a un fantasma . - Chi è ? ... Grazia ... entra ... Don Ferdinando apparve sulla soglia , in maniche di camicia , giallo ed allampanato , guardando stupefatto attraverso gli occhiali la sorella e la nipote . Sul lettuccio disfatto c ' era ancora la vecchia palandrana di don Diego che stava rattoppando . L ' avvolse in fretta , insieme a un fagotto d ' altri cenci , e la cacciò nel cassettone . - Ah ! ... sei tu , Bianca ? ... che vuoi ? ... Indi accorgendosi che teneva ancora l ' ago in mano , se lo mise in tasca , vergognoso , sempre con quel gesto che sembrava meccanico . - Ecco vostra nipote ... - balbettò la sorella con un tremito nella voce . - Isabella ... vi rammentate ? ... E ' stata in collegio a Palermo ... Egli fissò sulla ragazza quegli occhi azzurri e stralunati che fuggivano , di qua e di là , e mormorò : - Ah ! ... Isabella ? ... mia nipote ? ... Guardava inquieto per la stanza , e di tanto in tanto , come vedeva un oggetto dimenticato sul tavolino o sulla seggiola zoppa , del refe sudicio , un fazzoletto di cotone posto ad asciugare al sole , correva subito a nasconderli . Poi si mise a sedere sulla sponda del lettuccio , fissando l ' uscio . Mentre Bianca parlava , col cuore stretto , egli seguitava a volgere intorno gli occhi sospettosi , pensando a tutt ' altro . A un tratto andò a chiudere a chiave il cassetto della scrivania . - Ah ! ... mia nipote , dici ? ... Fissò di nuovo sulla giovinetta lo stesso sguardo esitante , e chinò gli occhi a terra . - Somiglia a te ... tale e quale ... quand ' eri qui ... Sembrava che cercasse le parole , cogli occhi erranti evitando quelli della sorella e della nipote , con un tremito leggiero nelle mani , il viso smorto e istupidito . Un istante , mentre Bianca gli parlava all ' orecchio , supplichevole , quasi le spuntassero le lagrime , egli di curvo che era si raddrizzò così che parve altissimo , con un ' ombra negli occhi chiari un rimasuglio del sangue dei Trao che gli colorava il viso scialbo . - No ... no ... Non voglio nulla ... Non ho bisogno di nulla ... Vattene ora , vattene ... Vedi ... ho tanto da fare ... Una cosa che stringeva il cuore . Una rovina ed un ' angustia che umiliavano le memorie ambiziose , le fantasie romantiche nate nelle confidenze immaginarie colle amiche del collegio , le illusioni di cui era piena la bizzarra testolina della fanciulla , tornata in paese coll ' idea di rappresentarvi la prima parte . Il lusso meschino della zia Sganci , la sua casa medesima fredda e malinconica , il palazzo cadente dei Trao che aveva spesso rammentato laggiù con infantile orgoglio , tutto adesso impicciolivasi , diventava nero , povero , triste . Lì , dirimpetto , era la terrazza dei Margarone , che tante volte aveva rammentato vasta , inondata di sole , tutta fiorita , piena di ragazze allegre che la sbalordivano allora , bambina , collo sfoggio dei loro abiti vistosi . Com ' era stretta e squallida invece , con quell ' alto muro lebbroso che l ' aduggiava ! e come era divenuta vecchia donna Giovannina , che rivedeva seduta in mezzo ai vasi di fiori polverosi , facendo la calza , vestita di nero , enorme ! In fondo al vicoletto rannicchiavasi la casuccia del nonno Motta . Allorché il babbo ve la condusse trovarono la zia Speranza che filava , canuta , colle grinze arcigne . C ' erano dei mattoni smossi dove inciampavasi , un ragazzaccio scamiciato il quale levò il capo da un basto che stava accomodando , senza salutarli . Mastro Nunzio gemeva in letto coi reumatismi , sotto una coperta sudicia : - Ah , sei venuto a vedermi ? Credevi che fossi morto ? No , no , non son morto . E ' questa la tua ragazza ? Me l ' hai portata qui per farmela vedere ? ... E ' una signorina , non c ' è che dire ! Gli hai messo anche un bel nome ! Tua madre però si chiamava Rosaria ! Lo sai ? Scusatemi , nipote mia , se vi ricevo in questo tugurio ... Ci son nato , che volete ... Spero di morirci ... Non ho voluto cambiarlo col palazzo dove pretendeva chiudermi vostro padre ... Io sono avvezzo ad uscir subito in istrada appena alzato ... No , no , è meglio pensarci prima . Ciascuno com ' è nato . - Speranza grugniva delle altre parole che non si udivano bene . Il ragazzaccio li accompagnò cogli occhi sino all ' uscio , quando se ne andarono . Intanto incalzavano le voci di colèra . A Catania c ' era stata una sommossa . Giunse da Lentini don Bastiano Stangafame insieme a donna Fifì la quale pareva avesse già il male addosso , verde , impresciuttita , narrando cose che dovevano averle fatto incanutire i capelli in ventiquattr ' ore . A Siracusa una giovinetta bella come la Madonna , la quale ballava sui cavalli ammaestrati in teatro , e andava spargendo il colèra con quel pretesto , era stata uccisa a furor di popolo . La gente insospettita stava a vedere , facendo le provviste per svignarsela dal paese , al primo allarme , e spiando ogni viso nuovo che passasse . In quel tempo erano capitati due merciai che portavano nastri e fazzoletti di seta . Andavano di casa in casa a vendere la roba , e guardavano dentro gli usci e nei cortili . Le Margarone che spendevano allegramente per azzimarsi , quasi fossero ancora di primo pelo , fecero molte compere ; anzi non trovandosi denari spiccioli , quei galantuomini dissero che sarebbero ripassati a prenderli il giorno dopo . Invece spuntò il giorno del Giudizio Universale . Ciolla era andato a ricorrere dal giudice che gli avevano avvelenate le galline : le portava a prova in mano , ancora calde . Tornò in casa don Nicolino scalmanato , ordinando alle sorelle di sprangare usci e finestre e non aprire ad anima viva . Il dottor Tavuso fece chiudere anche lo sportello della cisterna . I galantuomini , rammentandosi il bel soggetto ch ' era il Ciolla , quello ch ' era stato in Castello colle manette , sedici anni prima , si armarono sino ai denti , e si misero a perlustrare il paese , se mai gli tornava il ghiribizzo di voler pescare nel torbido . La parola d ' ordine era , sparargli addosso senza misericordia al primo allarme . I due merciai non si videro più . Prima di sera cominciarono a sfilare le vetture cariche che scappavano dal paese . Dopo l ' avemaria non andava anima viva per le strade . Giunse tardi una lettiga , che portava don Corrado La Gurna , vestito di nero , col fazzoletto agli occhi . I cani abbaiarono tutta la notte . Il panico poi non ebbe limiti allorché si vide scappare la baronessa Rubiera , paralitica , su di una sedia a bracciuoli , poiché nella portantina non entrava neppure , tanto era enorme , portata a fatica da quattr ' uomini , colla testa pendente da un lato , il faccione livido , la lingua pavonazza che usciva a metà dalle labbra bavose , gli occhi soltanto vivi e inquieti , le mani da morta agitate da un tremito continuo . E dietro , il baronello invecchiato di vent ' anni , curvo , grigio , carico di figliuoli , colla moglie incinta ancora , e gli altri figli del primo letto . Empivano la strada dove passavano : uno sgomento . La povera gente che era costretta a rimanere in paese stava a guardare atterrita . Nelle chiese avevano esposto il Sacramento . Tacquero allora vecchi rancori , e si videro fattori restituire il mal tolto ai loro padroni . Don Gesualdo aprì le braccia e i magazzini ai poveri e ai parenti ; tutte le sue case di campagna alla Canziria e alla Salonia . A Mangalavite , dove aveva pure dei casamenti vastissimi , parlò di riunire tutta la famiglia . - Ora corro da mio padre per cercare d ' indurlo a venire con noi . Tu intanto va da tuo fratello , - disse a Bianca . - Fagli capire che adesso son tempi da mettere una pietra sul passato , gli avessi fatto anche un tradimento ... Abbiamo il colèra sulle spalle ... Il sangue non è acqua infine ! Non possiamo lasciare quel povero vecchio solo in mezzo al colèra ... Mi pare che la gente avrebbe motivo di sparlare dei fatti nostri , eh ? ... - Voi avete il cuore buono ! - balbettò la moglie sentendosi intenerire . - Voi avete il cuore buono ! Ma don Ferdinando non si lasciò persuadere . Era occupatissimo ad incollare delle striscie di carta a tutte le fessure delle imposte , con un pentolino appeso al collo , arrampicato su di una scala a piuoli . - Non posso lasciar la casa , - rispose . - Ho tanto da fare ! ... Vedi quanti buchi ? ... Se viene il colèra ... Bisogna tapparli tutti ... Inutilmente la sorella tornava a pregare e scongiurare - Non mi lasciate questo rimorso , don Ferdinando ! ... Come volete che chiuda occhio la notte , sapendovi solo in casa ? ... - Ah ! ah ! ... - rispose lui con un sorriso ebete . - La notte non me lo soffiano il colèra ! ... Chiuderò tutte le fessure ... guarda ! E tornava a ribattere : - Non posso lasciar la casa sola ... Ho da custodire le carte di famiglia ... La moglie del sagrestano , che vide uscire donna Bianca desolata dal portone , le corse dietro piangendo : - Non ci vedremo più ! ... Tutti se ne vanno ... Non avremo per chi sonare messa e mattutino ! Anche mastro Nunzio s ' era rifiutato ad andare col figliuolo . - Io mangio colle mani , figliuol mio . Arrossiresti di tuo padre a tavola ... Sono uno zotico ... Non sono da mettermi insieme ai signori ! ... No , no ! è meglio pensarci prima ! Meglio crepar di colèra che di bile ! ... Poi , sai ? io sono avvezzo ad esser padrone in casa mia ... Sono un villano ... Non so starci sotto le scarpe della moglie , no ! Speranza mostrò Burgio allettato anche lui dalla malaria . - Noi non usiamo abbandonare i nostri nel pericolo ! ... Mio marito non può muoversi , e noi non ci muoviamo ! ... Ecco come siam noi ! ... Lo sapete quello che ci vuole a mantenere una famiglia intera , col marito confinato in letto ! ... - Ma non t ' ho sempre detto che sarai la padrona ! ... Tutto quello che vuoi ! ... - esclamò infine Gesualdo . - No ! ... Non vi ho chiesto l ' elemosina ! ... Non accetteremmo nulla , se non fosse pel bisogno ... grazie a Dio ! ... Poiché ci fate la carità , andremo alla Canziria ... Non temete ! Così la gente non potrà dire che avete abbandonato vostro padre in mezzo al colèra ! ... Voi pensate a mandarci le provviste ... Non possiamo pascerci d ' erba come le bestie ! ... sentite ... Se avete pure qualche vestito smesso di vostra figlia , di quelli proprio che non possono più servirle ... Già lei è una signora , ma saranno sempre buoni per noi poveretti ! ... I Margarone partirono subito per Pietraperzia ; tutti ancora in lutto per don Filippo , morto dai crepacuori che gli dava il genero don Bastiano Stangafame , ogni volta che gli bastonava Fifì se non mandava denari . Annebbiavano una strada . Il barone Mèndola , che faceva la corte alla zia Sganci , se la condusse a Passaneto , e ci prese le febbri , povera vecchia . Zacco e il notaro Neri partirono per Donferrante . Era uno squallore pel paese . A ventitré ore non si vedeva altri lungo la via di San Sebastiano che il marchese Limòli , per la sua solita passeggiatina del dopopranzo . E gli fecero sapere anzi che destava dei sospetti con quelle gite , e volevano fargli la festa al primo caso di colèra . - Eh ? - disse lui . - La festa ? Ci avete a pensar voialtri , che vi tocca pagar le spese . Io fo quello che ho fatto sempre , se no crepo egualmente . E alla nipote che lo scongiurava di andar con lei a Mangalavite : - Hai paura di non trovarmi più ? ... No , no , non temere ; il colèra non sa che farsene di me . Mentre Bianca e la figliuola stavano per montare in lettiga , giunse la zia Cirmena , disperata . - Avete visto ? Tutti se ne vanno ! I parenti mi voltano le spalle ! ... E m ' è cascato addosso anche quel povero orfanello di Corrado La Gurna ... Una tragedia a casa sua ! ... Padre e madre in una notte ... fulminati dal colèra ! ... Nessuno ha il mio cuore , no ! ... Una povera donna senza aiuto e che non sa dove andare ! ... Se mi date la chiave delle due camerette che avete laggiù a Mangalavite , vicino alla vostra casina ! ... le camere del palmento ... Siete il solo parente a cui ricorrere , voi , don Gesualdo ! ... - Sì , sì , - rispose lui - ma non lo dite agli altri ... - Glielo dirò anzi ! ... Voglio rinfacciarlo a tutti quanti , se campo ! II Quella che chiamavano la casina , a Mangalavite , era un gran casamento annidato in fondo alla valletta . Isabella dalla sua finestra vedeva il largo viale alpestre fiancheggiato d ' ulivi , la folta macchia verde che segnava la grotta dove scorreva l ' acqua , le balze in cui serpeggiava il sentiero , e più in su l ' erta chiazzata di sommacchi , Budarturo brullo e sassoso nel cielo che sembrava di smalto . La sola pennellata gaia era una siepe di rose canine sempre in fiore all ' ingresso del viale , dimenticate per incuria . Pei dirupi , ogni grotta , le capannuccie nascoste nel folto dei fichidindia , erano popolate di povera gente scappata dal paese per timore del colèra . Tutt ' intorno udivasi cantare i galli e strillare dei bambini ; vedevansi dei cenci sciorinati al sole , e delle sottili colonne di fumo che salivano qua e là attraverso gli alberi . Verso l ' avemaria tornavano gli armenti negli ovili addossati al casamento , branchi interi di puledri e di buoi che si raccoglievano nei cortili immensi . Tutta la notte poi era un calpestìo irrequieto , un destarsi improvviso di muggiti e di belati , uno scrollare di campanacci , un sito di stalla e di salvatico che non faceva chiudere occhio ad Isabella . Di tanto in tanto correva una fucilata pazza per le tenebre , lontano ; giungevano sin laggiù delle grida selvagge d ' allarme ; dei contadini venivano a raccontare il giorno dopo di aver sorpreso delle ombre che s ' aggiravano furtive sui precipizi ; la zia Cirmena giurava di aver visto dei razzi solitarii e luminosi verso Donferrante . E subito spedivano gente ad informarsi se c ' erano stati casi di colèra . Il barone Zacco ch ' era da quelle parti , rispondeva invece che i fuochi si vedevano verso Mangalavite . Don Gesualdo , meno la paura dei razzi che si vedevano la notte , e il sospetto di ogni viso nuovo che passasse pei sentieri arrampicati lassù sui greppi , ci stava come un papa fra i suoi armenti , i suoi campi , i suoi contadini , le sue faccende , sempre in moto dalla mattina alla sera , sempre gridando e facendo vedere la sua faccia da padrone da per tutto . La sera poi si riposava , seduto in mezzo alla sua gente , sullo scalino della gradinata che saliva al viale , dinanzi al cancello , in maniche di camicia , godendosi il fresco e la libertà della campagna , ascoltando i lamenti interminabili e i discorsi sconclusionati dei suoi mezzaiuoli . Alla moglie , che l ' aria della campagna faceva star peggio , soleva dire per consolarla : - Qui almeno non hai paura d ' acchiappare il colèra . Finché non si tratta di colèra il resto è nulla . - Lì egli era al sicuro dal colèra , come un re nel suo regno , guardato di notte e di giorno - a ogni contadino aveva procurato il suo bravo schioppo , dei vecchi fucili a pietra nascosti sotto terra fin dal 12 o dal 21 e teneva dei mastini capaci di divorare un uomo . Faceva del bene a tutti ; tutti che si sarebbero fatti ammazzare per guardargli la pelle in quella circostanza . Grano , fave , una botte di vino guastatosi da poco . Ognuno che avesse bisogno correva da lui per domandargli in prestito quel che gli occorreva . Lui colle mani aperte come la Provvidenza . Aveva dato ricovero a mezzo paese , nei fienili , nelle stalle , nelle capanne dei guardiani , nelle grotte lassù a Budarturo . Un giorno era arrivato persino Nanni l ' Orbo con tutta la sua masnada , strizzando l ' occhio , tirandolo in disparte per dirgli il fatto suo : - Don Gesualdo ... qui c ' è anche roba vostra . Guardate Nunzio e Gesualdo come vi somigliano ! Quattro tumoli di pane al mese si mangiano , prosit a loro ! Non potete chiudere loro la porta in faccia ... Ne avete fatta tanta della carità ? E fate anche questa , che così vuol Dio . - Guarda cosa diavolo t ' è venuto in mente ! ... Qui c ' è mia moglie e mia figlia adesso ! ... Almeno andatevene nel palmento , e non vi fate vedere da queste parti ... Ma tutto quel bene e quella carità gli tornavano in veleno per l ' ostinazione dei parenti che non avevano voluto mettersi sotto le sue ali . Se ne sfogava spesso con Bianca la sera , quando chiudeva usci e finestre e si vedeva al sicuro : - Salviamo tanta gente dal colèra ... Abbiamo tanta gente sotto le ali , e soltanto il sangue nostro è disperso di qua e di là ... Lo fanno apposta ... per farci stare in angustie ... per lasciarci la spina dentro ! ... Non parlo di tuo fratello poveraccio quello non capisce ... Ma mio padre ... Non me la doveva lasciare questa spina , lui ! ... Non sapeva di quell ' altro dispiacere che doveva procuragli la figliuola , il pover ' uomo ! Isabella ch ' era venuta dal collegio con tante belle cose in testa , che s ' era immaginata di trovare a Mangalavite tante belle cose come alla Favorita di Palermo , sedili di marmo , statue , fiori da per tutto , dei grandi alberi dei viali tenuti come tante sale da ballo , aveva provata qui un ' altra delusione . Aveva trovato dei sentieri alpestri , dei sassi che facevano vacillare le sue scarpette , delle vigne polverose , delle stoppie riarse che l ' accecavano , delle rocce a picco sparse di sommacchi che sembravano della ruggine a quell ' altezza , e dove il tramonto intristiva rapidamente la sera . Poi dei giorni sempre uguali , in quella tebaide ; un sospetto continuo , una diffidenza d ' ogni cosa , dell ' acqua che bevevasi , della gente che passava , dei cani che abbaiavano , delle lettere che giungevano - un mucchio di paglia umida in permanenza dinanzi al cancello per affumicare tutto ciò che veniva di fuori , - le rare lettere ricevute in cima a una canna , attraverso il fumo - e per solo svago , il chiacchierìo della zia Cirmena , la quale arrivava ogni sera colla lanterna in mano e il panierino della calza infilato al braccio . Suo nipote l ' accompagnava raramente ; preferiva rimanersene in casa , a far l ' orso e a pensare ai casi suoi o ai suoi morti , chissà ... La zia Cirmena per scusarlo parlava del gran talento che aveva quel ragazzo , tutto il santo giorno chiuso nella sua stanzetta , col capo in mano , a riempire degli scartafacci , più grossi di un basto , di poesie che avrebbero fatto piangere i sassi . Don Gesualdo ci s ' addormentava sopra a quei discorsi . La mamma parlava poco anche lei , sempre senza fiato , sempre fra letto e lettuccio . La sola che dovesse dar retta alla zia era lei , Isabella , soffocando gli sbadigli , dopo quelle giornate vuote . Alle sue amiche di collegio , disseminate anch ' esse di qua e di là , non sapeva proprio cosa scrivere . Marina di Leyra le mandava ogni settimana delle paginette stemmate piene zeppe di avventure , di confidenze interessanti . La stuzzicava , la interrogava , chiedeva in ricambio le sue confidenze , sembrava a ogni lettera che le capitasse lì dinanzi , coi suoi occhioni superbi , colle belle labbra carnose , a dirle in un orecchio delle cose che le facevano avvampare il viso , che le facevano battere il cuore , quasi ci avesse nascosto il suo segreto da confidarle anche lei . S ' erano regalato a vicenda un libriccino di memorie , colla promessa di scrivervi sopra tutti i loro pensieri più intimi , tutto , tutto , senza nascondere nulla ! I begli occhi azzurri d ' Isabella , gli occhi che diceva lo zio Limòli , senza volerlo , senza guardare neppure , sembrava che cercassero quei pensieri . In quella testolina che portava ancora le trecce sulle spalle , nasceva un brulichìo , quasi uno sciame di api vi recasse tutte le voci e tutti i profumi della campagna , di là dalle roccie , di là da Budarturo , di lontano . Sembrava che l ' aria libera , lo stormire delle frondi , il sole caldo , le accendessero il sangue , penetrassero nelle sottili vene azzurrognole , le fiorissero nei colori del viso , le gonfiassero di sospiri il seno nascente sotto il pettino del grembiule . - Vedi quanto ti giova la campagna ? - diceva il babbo . - Vedi come ti fai bella ? Ma essa non era contenta . Sentiva un ' inquietezza un ' uggia , che la facevano rimanere colle mani inerti sul ricamo , che la facevano cercare certi posti per leggere i pochi libri , quei volumetti tenuti nascosti sotto la biancheria , in collegio . All ' ombra dei noci , vicino alla sorgente , in fondo al viale che saliva dalla casina , c ' era almeno una gran pace , un gran silenzio , s ' udiva lo sgocciolare dell ' acqua nella grotta , lo stormire delle frondi come un mare , lo squittire improvviso di qualche nibbio che appariva come un punto nell ' azzurro immenso . Tante piccole cose che l ' attraevano a poco a poco , e la facevano guardare attenta per delle ore intere una fila di formiche che si seguivano , una lucertolina che affacciavasi timida a un crepaccio , una rosa canina che dondolava al disopra del muricciuolo , la luce e le ombre che si alternavano e si confondevano sul terreno . La vinceva una specie di dormiveglia , una serenità che le veniva da ogni cosa , e si impadroniva di lei , e l ' attaccava lì , col libro sulle ginocchia , cogli occhi spalancati e fissi , la mente che correva lontano . Le cadeva addosso una malinconia dolce come una carezza lieve , che le stringeva il cuore a volte , un desiderio vago di cose ignote . Di giorno in giorno era un senso nuovo che sorgeva in lei , dai versi che leggeva , dai tramonti che la facevano sospirare , un ' esaltazione vaga , un ' ebbrezza sottile , un turbamento misterioso e pudibondo che provava il bisogno di nascondere a tutti . Spesso , la sera , scendeva adagio adagio dal lettuccio perché la mamma non udisse , senza accendere la candela , e si metteva alla finestra , fantasticando , guardando il cielo che formicolava di stelle . La sua anima errava vagamente dietro i rumori della campagna , il pianto del chiù , l ' uggiolare lontano , le forme confuse che viaggiavano nella notte , tutte quelle cose che le facevano una paura deliziosa . Sentiva quasi piovere dalla luna sul suo viso , sulle sue mani una gran dolcezza , una gran prostrazione , una gran voglia di piangere . Le sembrava confusamente di vedere nel gran chiarore bianco , oltre Budarturo , lontano , viaggiare immagini note , memorie care , fantasie che avevano intermittenze luminose come la luce di certe stelle : le sue amiche , Marina di Leyra , un altro viso sconosciuto che Marina le faceva sempre vedere nelle sue lettere , un viso che ondeggiava e mutava forma , ora biondo , ora bruno , alle volte colle occhiaie appassite e la piega malinconica che avevano le labbra del cugino La Gurna . Penetrava in lei il senso delle cose , la tristezza della sorgente , che stillava a goccia a goccia attraverso le foglie del capelvenere , lo sgomento delle solitudini perdute lontano per la campagna , la desolazione delle forre dove non poteva giungere il raggio della luna , la festa delle rocce che s ' orlavano d ' argento , lassù a Budarturo , disegnandosi nettamente nel gran chiarore , come castelli incantati . Lassù , lassù , nella luce d ' argento , le pareva di sollevarsi in quei pensieri quasi avesse le ali , e le tornavano sulle labbra delle parole soavi , delle voci armoniose , dei versi che facevano piangere , come quelli che fiorivano in cuore al cugino La Gurna . Allora ripensava a quel giovinetto che non si vedeva quasi mai , che stava chiuso nella sua stanzetta , a fantasticare , a sognare come lei . Laggiù , dietro quel monticello , la stessa luna doveva scintillare sui vetri della sua finestra , la stessa dolcezza insinuarsi in lui . Che faceva ? che pensava ? Un brivido di freddo la sorprendeva di tratto in tratto come gli alberi stormivano e le portavano tante voci da lontano - Luna bianca , luna bella ! ... Che fai , luna ? dove vai ? che pensi anche tu ? - Si guardava le mani esili e delicate , candide anch ' esse come la luna , con una gran tenerezza , con un vago senso di gratitudine e quasi di orgoglio . Poscia ricadeva stanca da quell ' altezza , con la mente inerte , scossa dal russare del babbo che riempiva la casa . La mamma vicino a lui non osava neppure fare udire il suo respiro ; come non osava quasi mostrare tutta la sua tenerezza alla figliuola dinanzi al marito , timida , con quegli occhi tristi e quel sorriso pallido che voleva dire tante cose nelle più umili parole : - Figlia ! figlia mia ! ... - Soltanto la stretta delle braccia esili , e l ' espressione degli sguardi che correvano inquieti all ' uscio dicevano il resto . Quasi dovesse nascondere le carezze che faceva alla sua creatura , le mani tremanti che le cercavano il viso , gli occhi turbati che l ' osservavano attentamente . - Che hai ? Sei pallida ! ... Non ti senti bene ? La zia Cirmena che vedeva la ragazza così gracile , così pallidina , con quelle pesche sotto gli occhi , cercava di distrarla , le insegnava dei lavori nuovi , delle cornicette intessute di fili di paglia , delle arance e dei canarini di lana . Le contava delle storielle , le portava da leggere le poesie che scriveva suo nipote Corrado , di nascosto , nel panierino della calza . - Son fresche fresche di ieri . Gliele ho prese dal tavolino ora che è uscito a passeggiare . E ' ritroso , quel benedetto figliuolo . Così timido ! uno che ha bisogno d ' aiuto , col talento che ha , peccato ! - E le suggeriva anche dei rimedi per la salute delicata , lo sciroppo marziale , delle teste di chiodi in una bottiglia d ' acqua . Si sbracciava ad aiutare in cucina , col vestito rimboccato alla cintola , a far cuocere un buon brodo di ossa per sua nipote Bianca , a preparare qualche intingolo per Isabella che non mangiava nulla . - Lasciate fare a me . So quel che ci vuole per lei . Voialtri Trao siete tanti pulcini colla luna . - Un braccio di mare quella zia Cirmena . Una donna che se le si faceva del bene , non ci si perdeva interamente . Spesso costringeva Corrado a venire anche lui la sera per tenere allegra la brigata . - Tu che sai fare tante cose , coi tuoi libri , colle tue chiacchiere , porterai un po ' di svago . Santo Dio ! se stai sempre rintanato coi tuoi libri , come vuoi far conoscere i tuoi meriti ? - Poi , quando lui non era presente , cantava anche più chiaro : - Alla sua età ! ... Non è più un bambino ... Bisogna che s ' aiuti ... Non può vivere sempre alle spalle dei parenti ! ... - E superbo come Lucifero per giunta , ricalcitrando e inalberandosi se alcuno cercava di aiutarlo , di fargli fare buona figura , se la zia s ' ingegnava lei di aprir gli occhi alla gente sul valore del suo nipote Corrado e gli rubava gli scartafacci , e andava a sciorinarli lei stessa in mezzo al crocchio dei cugini Motta , compitando , accalorandosi come un sensale che fa valere la merce , mentre don Gesualdo andava appisolandosi a poco a poco , e diceva di sì col capo , sbadigliando , e Bianca guardava Isabella la quale teneva i grand ' occhi sbarrati nell ' ombra , assorta , e le si mutava a ogni momento l ' espressione del viso delicato , quasi delle ondate di sangue la illuminassero tratto tratto . Donna Sarina tutta intenta alla lettura non si accorgeva di nulla , badava ad accomodarsi gli occhiali di tanto in tanto , chinavasi verso il lume , oppure se la pigliava col nipote che scriveva così sottile . - Ma che talento , eh ! Come amministratore ... che so io ... per soprintendere ai lavori di campagna ... dirigere una fattoria , quel ragazzo varrebbe tant ' oro . Il cuore mi dice che se voi , don Gesualdo , trovaste di collocarlo in alcuno dei vostri negozi , fareste un affare d ' oro ! ... E ... ora che non ci sente ... per poco salario anche ! Il giovane ha gli occhi chiusi , come si dice ... ancora senza malizia ... e si contenterebbe di poco ! Fareste anche un ' opera di carità , fareste ! Don Gesualdo non diceva né sì né no , prudente , da uomo avvezzo a muovere sette volte la lingua in bocca prima di lasciarsi scappare una minchioneria . Ci pensava su , badava alle conseguenze , badava alla sua figliuola , anche russando , con un occhio aperto . Non voleva che la ragazza così giovane , così inesperta , senza sapere ancora cosa volesse dire esser povero o ricco , s ' avesse a scaldare il capo per tutte quelle frascherie . Lui era ignorante , uno che non sapeva nulla , ma capiva che quelle belle cose erano trappole per acchiappare i gonzi . Gli stessi arnesi di cui si servono coloro che sanno di lettere per legarvi le mani o tirarvi fuori dei cavilli in un negozio . Aveva voluto che la sua figliuola imparasse tutto ciò che insegnavano a scuola , perché era ricca , e un giorno o l ' altro avrebbe fatto un matrimonio vantaggioso . Ma appunto perch ' era ricca tanta gente ci avrebbe fatti su dei disegni . Insomma a lui non piacevano quei discorsi della zia e il fare del nipote che le teneva il sacco con quell ' aria ritrosa di chi si fa pregare per mettersi a tavola , di chi vuol vender cara la sua mercanzia . E le occhiate lunghe della cuginetta , i silenzi ostinati , quel mento inchiodato sul petto , quella smania di cacciarsi coi suoi libri in certi posti solitari , per far la letterata anche lei , una ragazza che avrebbe dovuto pensare a ridere e a divertirsi piuttosto ... Finora erano ragazzate ; sciocchezze da riderci sopra , o prenderli a scappellotti tutt ' e due , la signorina che mettevasi alla finestra per veder volare le mosche , e il ragazzo che stava a strologare da lontano , di cui vedevasi il cappello di paglia al disopra del muricciuolo o della siepe , ronzando intorno alla casina , nascondendosi fra le piante . - Don Gesualdo aveva dei buoni occhi . Non poteva indovinare tutte le stramberie che fermentavano in quelle teste matte , - i baci mandati all ' aria , e il sole e le nuvole che pigliavano parte al duetto - a un miglio di distanza , - ma sapeva leggere nelle pedate fresche , nelle rose canine che trovava sfogliate sul sentiero , nell ' aria ingenua di Isabella che scendeva a cercare le forbici o il ditale quando per combinazione c ' era in sala il cugino , nella furberia di lui che fingeva di non guardarla , come chi passa e ripassa in una fiera dinanzi alla giovenca che vuol comprare senza darle neppure un ' occhiata . Vedeva anche nella faccia ladra di Nanni l ' Orbo , nel fare sospettoso di lui , nell ' aria sciocca che pigliava , quando rizzavasi fra i sommacchi , mettendosi la mano sugli occhi , per guardar laggiù , nel viale , o si cacciava carponi fra i fichi d ' India , o veniva a portargli dei pezzi di carta che aveva trovato vicino alla fontana , dei calcinacci scrostati dal sedile , facendo il nesci : - Don Gesualdo , che c ' è stato vossignoria , lassù ? ... Alle volte ... per far quattro passi ... L ' erba sulla spianata è tutta pesta , come ci si fosse sdraiato un asino . Ladri , no , eh ? ... Ho paura di quelli del colèra piuttosto . - No ... di giorno ? ... che diavolo ! ... bestia che sei ! ... Non temere , qui stiamo cogli occhi aperti . E ci stava davvero , con prudenza , per evitar gli scandali , aspettando che terminasse il colèra per scopare la casa , e finirla pulitamente con donna Sarina e tutti i suoi senza dar campo di parlare alle male lingue , rimbeccando la zia Cirmena che s ' era messa a far la sapiente anche lei , a parlare col squinci e linci , tagliando corto a quelle chiacchiere sconclusionate che vi tiravano gli sbadigli dalle calcagna . Un giorno , presenti tutti quanti , sputò fuori il fatto suo . - Ah ... le canzonette ? Roba che non empie pancia , cari miei ! - La zia Cirmena si risentì alfine : - Voi pigliate tutto a peso e a misura , don Gesualdo ! Non sapete quel che vuol dire ... Vorrei vedervici ! ... - Egli allora , col suo fare canzonatorio , raccolse in mucchio libri e giornali ch ' erano sul tavolino e glieli cacciò in grembo , a donna Sarina , ridendo ad alta voce , spingendola per le spalle quasi volesse mandarla via come fa il sensale nel conchiudere il negozio , vociando così forte che sembrava in collera , fra le risate : - Be ' ... pigliateli , se vi piacciono ... Potrete camparci su ! ... Tutti si guardarono negli occhi . Isabella si alzò senza dire una parola , ed uscì dalla stanza . - Ah ! ... - borbottò don Gesualdo . - Ah ! ... Ma visto che non era il momento , cacciò indietro la bile e voltò la cosa in scherzo : - Anche a lei ... le piacciono le canzonette . Come passatempo ... colla chitarra ... adesso che siamo in villeggiatura non dico di no . Ma per lei c ' è chi ha lavorato al sole e al vento , capite ? ... E se ha la testa dura dei Trao , anche i Motta non scherzano , quanto a ciò ... - Bene , - interruppe la zia , - questo è un altro discorso . - Ah , vi sembra un altro discorso ? - Ecco ! - saltò su donna Sarina , pigliandosela a un tratto col nipote . - Tuo zio parla pel tuo bene . Non lo trovi , un parente affezionato come lui , senti ! - Certo , certo ... Voi siete una donna di giudizio , donna Sarina , e cogliete le parole al volo . La Cirmena allora si mise a dimostrare che un ragazzo di talento poteva arrivare dove voleva , segretario , fattore , amministratore di una gran casa . Le protezioni già non gli mancavano . - Certo , certo , - continuava a ripetere don Gesualdo . Ma non si impegnava più oltre . Si dava da fare a rimettere le seggiole a posto , a chiudere le finestre , come a dire : - Adesso andate via . - Però siccome il giovane voltava le spalle senza rispondere , con la superbia che avevano tutti quei parenti spiantati , donna Sarina non seppe più frenarsi , raccattando in furia i ferri da calza e gli occhiali , infilando il paniere al braccio senza salutar nessuno . - Guardate s ' è questa la maniera ! Così si ringraziano i parenti della premura ? Io me ne lavo le mani ... come Pilato ... Ciascuno a casa sua ... - Ecco la parola giusta , donna Sarina . Ciascuno a casa sua . Aspettate , che vi accompagno ... Eh ? eh ? che c ' è ? Da un pezzo , mentre discorreva , tendeva l ' orecchio all ' abbaiare dei cani , al diavolìo che facevano oche e tacchini nella corte , a un correre a precipizio . Poi si udì una voce sconosciuta in mezzo al chiacchierìo della sua gente . Dal cancello s ' affacciò il camparo , stralunato , facendogli dei segni . - Vengo , vengo , aspettate un momento . Tornò poco dopo che sembrava un altro , stravolto , col cappello di paglia buttato all ' indietro , asciugandosi il sudore . Donna Sarina voleva sapere a ogni costo cosa fosse avvenuto , fingendo d ' aver paura . - Nulla ... Le stoppie lassù avran preso fuoco ... V ' accompagno . E ' cosa da nulla . Nell ' aia erano tutti in subbuglio . Mastro Nardo , sotto la tettoia , insellava in fretta e in furia la mula baia di don Gesualdo . Dinanzi al rastrello del giardino Nanni l ' Orbo e parecchi altri ascoltavano a bocca aperta un contadino di fuorivia che narrava gran cose , accalorato , gesticolando mostrando il vestito ridotto in brandelli . - Nulla , nulla , - ripetè don Gesualdo . - V ' accompagno a casa vostra . Non c ' è premura . - Si vedeva però ch ' era turbato , balbettava , grossi goccioloni gli colavano dalla fronte . Donna Sarina s ' ostinava ad aver paura , piantandosi su due piedi , frugando di qua e di là cogli occhi curiosi , fissandoli in viso a lui per scovar quel che c ' era sotto : - Un caso di colèra , eh ? Ce l ' han portato sin qui ? Qualche briccone ? L ' han colto sul fatto ? - Infine don Gesualdo le mise le mani sulle spalle , guardandola fissamente nel bianco degli occhi : - Donna Sarina , a che giuoco giochiamo ? Lasciatemi badare agli affari di casa mia ! santo e santissimo ! - E la mise bel bello sulla sua strada , di là dal ponticello . Tornando indietro se la prese con tutta quella gente che sembrava ammutinata , comare Lia che aveva lasciato d ' impastare il pane , sua figlia accorsa anche lei colle mani intrise di farina . - Che c ' è ? che c ' è ? Voi , mastro Nardo , andate avanti colla mula . Vi raggiungerò per via . Lì , da quella parte , pel sentiero . Non c ' è bisogno di far sapere a tutto il vicinato se vo o se rimango . E voialtri badate alle vostre faccende . E cucitevi la bocca , ehi ! ... senza suonar la tromba e andar narrando quel che mi succede , di qua e di là ! ... Poi salì di sopra colle gambe rotte . Bianca appena lo vide con quella faccia si impaurì . Ma egli però non le disse nulla . Temeva che i sorci ballassero mentre non c ' era il gatto . Mentre la moglie l ' aiutava a infilarsi gli stivali , andava facendole certe raccomandazioni : - Bada alla casa . Bada alla ragazza . Io vo e torno . Il tempo d ' arrivare alla Salonia per mio padre che sta poco bene . Gli occhi aperti finché non ci son io , intendi ? - Bianca da ginocchioni com ' era alzò il viso attonito . - Svegliati ! Come diavolo sei diventata ? Tale e quale tuo fratello don Ferdinando sei ! Tua figlia ha la testa sopra il cappello , te ne sei accorta ? Abbiamo fatto un bel negozio a metterle in capo tanti grilli ! Chissà cosa s ' immagina ? E gli altri pure ... Donna Sarina e tutti gli altri ! Serpi nella manica ! ... Dunque , niente visite , finché torno ... e gli occhi aperti sulla tua figliuola . Sai come sono le ragazze quando si mettono in testa qualcosa ! ... Sei stata giovane anche tu ... Ma io non mi lascio menare pel naso come i tuoi fratelli , sai ! ... No , no , chetati ! Non è per rimproverarti ... L ' hai fatto per me , allora . Sei stata una buona moglie , docile e obbediente , tutta per la casa ... Non me ne pento . Dico solo acciò ti serva d ' ammaestramento , adesso . Le ragazze per maritarsi non guardano a nulla ... Tu almeno non facevi una pazzia ... Non te ne sei pentita neppur tu , è vero ? Ma adesso è un altro par di maniche . Adesso si tratta di non lasciarsi rubare come in un bosco ... Bianca , ritta accanto all ' uscio , col viso scialbo , spalancò gli occhi , dove era in fondo un terror vago , uno sbalordimento accorato , l ' intermittenza dolorosa della ragione annebbiata ch ' era negli occhi di don Ferdinando . - Ah ! Hai capito finalmente ! Te ne sei accorta anche tu ! E non mi dicevi nulla ! ... Tutte così voialtre donne ... a tenervi il sacco l ' una coll ' altra ! ... congiurate contro chi s ' arrovella pel vostro meglio ! - No ! ... vi giuro ! ... Non so nulla ! ... Non ci ho colpa ... Che volete da me ? ... Vedete come son ridotta ! ... - Non lo sapevi ? Cosa fai dunque ? Così tieni d ' occhio tua figlia ... E ' questa una madre di famiglia ? ... Tutto sulle mie spalle ! Ho le spalle grosse . Ho lo stomaco pieno di dispiaceri ... E sto benone io ! ... Ho la pelle dura . E se ne andò col dorso curvo , sotto il gran sole , ruminando tutti i suoi guai . Il messo ch ' era venuto a chiamarlo dalla Salonia l ' aspettava in cima al sentiero , insieme a mastro Nardo che tirava la mula zoppicando . Come lo vide da lontano si mise a gridare : - Spicciatevi , vossignoria . Se arriviamo tardi , per disgrazia , la colpa è tutta mia . Cammin facendo raccontava cose da far drizzare i capelli in testa . A Marineo avevano assassinato un viandante che andava ronzando attorno all ' abbeveratoio , nell ' ora calda , lacero , scalzo , bianco di polvere , acceso in volto , con l ' occhio bieco , cercando di farla in barba ai cristiani che stavano a guardia da lontano , sospettosi . A Callari s ' era trovato un cadavere dietro una siepe , gonfio come un otre : l ' aveva scoperto il puzzo . La sera , dovunque , si vedevano dei fuochi d ' artifizio , una pioggia di razzi , tale e quale la notte di San Lorenzo , Dio liberi ! Una donna incinta , che s ' era lasciata aiutare da uno sconosciuto , mentre portava un carico di legna al Trimmillito , era morta la stessa notte all ' improvviso , senza neanche dire - Cristo aiutami - colla pancia piena di fichi d ' India . - Vostro padre l ' ha voluto lui stesso il colèra , sissignore . Tutti gli dicevano : Non aprite se prima il sole non è alto ! Ma sapete che testa dura ! Il colèra ce l ' ha portato alla Salonia un viandante che andava intorno colla bisaccia in spalla . Di questi tempi , figuratevi ! C ' è chi l ' ha visto a sedere , stanco morto , sul muricciuolo vicino alla fattoria . Poi tutta la notte rumori sul tetto e dietro gli usci ... E le macchie d ' unto che si son trovate qua e là a giorno fatto ! ... Come della bava di lumaca ... Sissignore ! ... Quella bestia dello speziale continua a predicare di scopar le case , di pigliarsela coi maiali e colle galline , per tener lontano il colèra ! Adesso il veleno ce lo portano le bestie del Signore , che non hanno malizia ! avete inteso , vossignoria ? ... Roba da accopparli tutti quanti sono , medici , preti e speziali , perché loro ogni cristiano che mandano al mondo della verità si pigliano dodici tarì dal re ! E l ' arciprete Bugno ha avuto il coraggio di predicarlo dall ' altare : - Figliuoli miei , so che ce l ' avete con me , a causa del colèra . Ma io sono innocente . Ve lo giuro su quest ' ostia consacrata ! - Io non so s ' era innocente o no . So che ha acchiappato il colèra anche lui , perché teneva in casa quelle bottiglie che mandano da Napoli per far morire i cristiani . Io non so niente . Il fatto è che i morti fioccano come le mosche : Donna Marianna Sganci , Peperito ... III Allorché giunsero alla Salonia trovarono che tutti gli altri inquilini della fattoria caricavano muli ed asinelli per fuggirsene . Inutilmente Bomma , che era venuto dalla vigna , lì vicino , si sgolava a gridare : - Bestie ! s ' è una perniciosa ! ... se ha una febbre da cavallo ! Non si muore di colèra con la febbre ! - Non me ne importa s ' è una perniciosa ! - borbottò infine Giacalone . - I medici già son pagati per questo ! ... Mastro Nunzio stava male davvero : la morte gli aveva pizzicato il naso e gli aveva lasciato il segno delle dita sotto gli occhi , un ' ombra di filiggine che gli tingeva le narici assottigliate , gli sprofondava gli occhi e la bocca sdentata in fondo a dei buchi neri , gli velava la faccia terrea e sporca di peli grigi . Aprì quegli occhi a stento , udendo suo figlio Gesualdo che gli stava dinanzi al letto , e disse colla voce cavernosa : - Ah ! sei venuto a vedere la festa , finalmente ? Santo , come un allocco , stava seduto sullo scalino dell ' uscio , senza dir nulla , coi lucciconi agli occhi . Burgio e sua moglie si affrettavano a insaccare un po ' di grano , per non morir di fame dove andavano , appena avrebbe chiusi gli occhi il vecchio . Nel cortile c ' erano anche le mule cariche di roba . Don Gesualdo afferrò pel vestito Bomma , il quale stava per andarsene anche lui . - Che si può fare , don Arcangelo ? Comandate ! Tutto quello che si può fare , per mio padre ... tutto quello che ho ! ... Non guardate a spesa ... - Eh ! avrete poco da spendere ... Non c ' è nulla da fare ... Sono venuto tardi . La china non giova più ! ... una perniciosa coi fiocchi , caro voi ! Ma però non muore di colèra , e non c ' è motivo di spaventare tutto il vicinato , come fanno costoro ! Il vecchio stava a sentire , cogli occhi inquieti e sospettosi in fondo alle orbite nere . Guardava Gesualdo che si affannava intorno al farmacista , Speranza la quale strillava e singhiozzava aiutando il marito ne ' preparativi della partenza , Santo che non si muoveva , istupidito , i nipoti qua e là per la casa e nel cortile , e Bomma che gli voltava le spalle , scrollando il capo , facendo gesti d ' impazienza . Speranza infine andò a consegnare le chiavi a suo fratello , seguitando a brontolare : - Ecco ! Mi piace che siete venuto ... Così non direte che vogliamo fare man bassa sulla roba , io e mio marito , appena chiude gli occhi nostro padre ... - Non sono ancora morto , no ! - si lamentò il vecchio dal suo cantuccio . Allora si alzò come una furia l ' altro figliuolo , Santo , con la faccia sudicia di lagrime , vociando e pigliandosela con tutti quanti : - Il viatico che non glielo date , razza di porci ? ... Che lo fate morire peggio di un cane ? ... - Non sono ancora morto ! - piagnucolò di nuovo il moribondo . - Lasciatemi morire in pace , prima ! ... - Non è per la roba , no ! - gli rispose il genero Burgio accostandosi al letto e chinandosi sul malato come parlasse a un bambino : - Anzi è per vostro amore che vogliamo farvi confessare e comunicare prima di chiudere gli occhi . - Ah ! ... ah ! ... Non vi par l ' ora ! ... Lasciatemi in pace ... lasciatemi ! ... Giunse la sera e passò la notte a quel modo . Mastro Nunzio nell ' ombra stava zitto e immobile , come un pezzo di legno ; soltanto ogni volta che gli facevano inghiottire a forza la medicina , gemeva , sputava , e lamentavasi ch ' era amara come il veleno , ch ' era morto , che non vedevano l ' ora di levarselo dinanzi . Infine , perché non lo seccassero , voltò il naso contro il muro , e non si mosse più . - Poteva essere mezzanotte , sebbene nessuno s ' arrischiasse ad aprire la finestra per guardar le stelle . - Speranza ogni tanto s ' accostava al malato in punta di piedi , lo toccava , lo chiamava adagio adagio ; ma lui zitto . Poi tornava a discorrere sottovoce col marito che aspettava tranquillamente , accoccolato sullo scalino , dormicchiando . Gesualdo stava seduto dall ' altra parte col mento fra le mani . In fondo allo stanzone si udiva il russare di Santo . I nipoti erano già partiti colla roba , insieme agli altri inquilini e un gatto abbandonato s ' aggirava miagolando per la fattoria , come un ' anima di Purgatorio : una cosa che tutti alzavano il capo trasalendo , e si facevano la croce al vedere quegli occhi che luccicavano nel buio , fra le travi del tetto e i buchi del muro ; e sulla parete sudicia vedevasi sempre l ' ombra del berretto del vecchio , gigantesca , che non dava segno di vita . Poi , tre volte , si udì cantare la civetta . Quando Dio volle , a giorno fatto , dopo un pezzo che il giorno trapelava dalle fessure delle imposte e faceva impallidire il lume posato sulla botte , Burgio si decise ad aprire l ' uscio . Era una giornata fosca , il cielo coperto , un gran silenzio per la pianura smorta e sassosa . Dei casolari nerastri qua e là , l ' estremità del paese sulla collina in fondo , sembravano sorgere lentamente dalla caligine , deserti e silenziosi . Non un uccello , non un ronzìo , non un alito di vento . Solo un fruscìo fuggì spaventato fra le stoppie all ' affacciarsi che fece Burgio , sbadigliando e stirandosi le braccia . - Massaro Fortunato ! ... venite qua , venite ! - chiamò in quel punto la moglie colla voce alterata . Gesualdo chino sul lettuccio del genitore , lo chiamava , scuotendolo . La sorella , arruffata , discinta , che sembrava più gialla in quella luce scialba , preparavasi a strillare . Infine Burgio , dopo un momento , azzardò la sua opinione : - Signori miei , a me sembra morto di cent ' anni . Scoppiò allora la tragedia . Speranza cominciò a urlare e a graffiarsi la faccia . Santo , svegliato di soprassalto , si dava dei pugni in testa , fregandosi gli occhi , piangendo come un ragazzo . Il più turbato di tutti però era don Gesualdo , sebbene non dicesse nulla , guardando il morto che guardava lui colla coda dell ' occhio appannato . Poi gli baciò la mano , e gli coprì la faccia col lenzuolo . Speranza , inconsolabile , minacciava di correre al paese per buttarsi nella cisterna , di lasciarsi morir di fame : - Cosa ci fo più al mondo adesso ? Ho perso il mio sostegno ! la colonna della casa ! - Quel piagnisteo durò la giornata intera . Inutilmente il marito per consolarla le diceva che don Gesualdo non li avrebbe abbandonati . Erano tutti figli suoi , orfanelli bisognosi . Santo col viso sudicio guardava or questo e or quello come aprivano bocca . - No ! - s ' ostinava Speranza . - E ' morto , ora , mio padre ! Non c ' è nessuno che pensi a noi ! Gesualdo che l ' aveva lasciata sfogare un pezzo tentennando il capo , cogli occhi gonfi , le disse infine : - Hai ragione ! ... Non ho fatto mai nulla per voialtri ! ... Hai ragione di lagnarti della buona misura ! ... - No , - interruppe Burgio . - No ! Parole che scappano nel brucio , cognato . Intanto bisognava pensare a seppellire il morto , senza un cane che aiutasse , a pagarlo tant ' oro ! Un falegname , lì al Camemi , mise insieme alla meglio quattro asserelle a mo ' di bara , e mastro Nardo scavò la buca dietro la casa . Poi Santo e don Gesualdo dovettero fare il resto colle loro mani . Burgio però stava a vedere da lontano , timoroso del contagio , e sua moglie piagnucolava che non le bastava l ' animo di toccare il morto . Le faceva male al cuore , sì ! Dopo , asciugatisi gli occhi , rifatto il letto , rassettata la casa , nel tempo che mastro Nardo preparava le cavalcature , e aspettavano seduti in crocchio , ella attaccò il discorso serio . - E ora , come restiamo intesi ? Tutti quanti si guardarono in faccia a quell ' esordio . Massaro Fortunato tormentava la nappa della berretta , e Santo sgranò gli occhi . Don Gesualdo però non aveva capito l ' antifona , col viso in aria , cercava il verbo . - Come restiamo intesi ? Perché ? Di che cosa ? - Per discorrere dei nostri interessi , eh ? Per dividerci l ' eredità che ha lasciato quella buon ' anima , tanto paradiso ! Siamo tre figliuoli ... Ciascuno la sua parte ... secondo vi dice la coscienza ... Voi siete il maggiore , voi fate le parti ... e ciascuno di noi piglia la sua ... Però se ci avete il testamento ... Non dico ... Allora tiratelo fuori , e si vedrà . Don Gesualdo , che era don Gesualdo , rimase a bocca aperta a quel discorso . Stupefatto , cercava le parole , balbettava : - L ' eredità ? ... Il testamento ? ... La parte di che cosa ? ... Allora Speranza infuriò . - Come ? Di questo si parlava . Non erano tutti figli dello stesso padre ? E il capo della casa chi era stato ? Sinora aveva avuto le mani in pasta don Gesualdo , vendere , comprare ... Ora , ciascuno doveva avere la sua parte . Tutto quel ben di Dio , quelle belle terre , la Canziria , la Salonia stessa dove avevano i piedi , erano forse piovuti dal cielo ? - Burgio , più calmo , metteva buone parole ; diceva che non era quello il momento , col morto ancora caldo . Tappava la bocca alla moglie ; cacciava indietro il cognato Santo , il quale aveva aperto tanto d ' orecchi e vociava : - No , no , lasciatela dire ! - Infine volle che si abbracciassero , lì , nella stanza dove erano rimasti poveri orfanelli . Don Gesualdo era un galantuomo , un buon cuore . Non l ' avrebbe fatta una porcheria . - Non scappate ! Sentite qua ! Non è vero ? Non siete un galantuomo ? - No ! no ! Lasciatemi sentire quello che pretendono . E ' meglio spiegarsi chiaro . Ma la sorella non gli dava più retta , seduta su di un sasso , fuori dell ' uscio , borbottando fra di sè . Massaro Fortunato toccò pure degli altri tasti : il gastigo di Dio che avevano sulle spalle , l ' ora che si faceva tarda . Intanto mastro Nardo tirò fuori la mula dalla stalla . Rimasero ancora un pezzetto lì fuori a tenersi il broncio . Poi don Gesualdo propose di condurseli tutti a Mangalavite . Il cognato Burgio serrava l ' uscio a chiave , e caricava sul basto i pochi panni , che aveva raccolti in un fagottino . Speranza non rispose subito all ' invito del fratello , sciorinando lo scialle per accingersi alla partenza , guardando di qua e di là , cogli occhi torvi . Infine spiattellò quel che aveva sullo stomaco : - A Mangalavite ? ... No , grazie tante ! ... Cosa ci verrei a fare ... se dite che è roba vostra ? ... Sarebbe anche un disturbo per vostra moglie e la figliuola ... due signore avvezze a stare coi loro comodi ... Noi poveretti ci accomodiamo alla meglio ... Andremo alla Canziria . Andremo piuttosto alla fornace del gesso che ha lasciato mio padre , buon ' anima ... Quella sì ! ... Colà almeno saremo a casa nostra . Non direte d ' averla comperata coi vostri guadagni la fornace del gesso ! ... No , no , sto zitta , massaro Fortunato ! Se ne parlerà poi , chi campa . Chi campa tutto l ' anno vede ogni festa . Vi saluto , don Gesualdo . Sarà quel che vuol Dio . Beato quel poveretto che adesso è tranquillo , sottoterra ! ... Brontolava ancora ch ' era già in viaggio , sballottata dall ' ambio della cavalcatura , colla schiena curva , e il vento che le gonfiava lo scialle dietro . Don Gesualdo montò a cavallo lui pure , e se ne andò dall ' altra parte , col cuore grosso dell ' ingratitudine che raccoglieva sempre , voltandosi indietro , di tanto in tanto , a guardare la fattoria rimasta chiusa e deserta , accanto alla buca ancora fresca , e la cavalcata dei suoi che si allontanavano in fila , uno dopo l ' altro , di già come punti neri nella campagna brulla che s ' andava oscurando . Dopo un pezzetto , mastro Nardo che ci aveva pensato su , fece l ' orazione del morto : - Poveretto ! Ha lavorato tanto ... per tirare su i figliuoli ... per lasciarli ricchi ... Ora è sotto terra ! Vi rammentate , vossignoria , quando è rovinato il ponte , a Fiumegrande , e voleva annegarsi ? ... Ecco cos ' è il mondo ! Oggi a te , domani a me . Il padrone gli rivolse un ' occhiata brusca , e tagliò corto : - Zitto , bestia ! ... Anche tu ! ... Potevano essere due ore di notte quando arrivarono alla Fontana di don Cosimo , con una bella sera stellata , il cielo tutto che sembrava formicolare attorno a Budarturo , sulla distesa dei piani e dei monti che s ' accennava confusamente . La mula , sentendo la stalla vicina , si mise a ragliare . Allora abbaiarono dei cani ; laggiù in fondo comparvero dei lumi in mezzo all ' ombra più fitta degli alberi che circondavano la casina , e s ' udirono delle voci , un calpestìo precipitoso come di gente che corresse ; lungo il sentiero che saliva dalla valle si udì un fruscìo di foglie secche , dei sassi che precipitarono rimbalzando , quasi alcuno s ' inerpicasse cautamente . Poi silenzio . A un tratto , dal buio , sul limite del boschetto , partì una voce : - Ehi , don Gesualdo ? - Ehi , Nanni , che c ' è ? Compare Nanni non rispose , mettendosi a camminare accanto alla mula . Dopo un momento masticò sottovoce , quasi a malincuore : - C ' è che son qui per guardarvi le spalle ! Don Gesualdo non chiese altro . Scendevano per la viottola in fila . Nanni l ' Orbo aggiunse soltanto , di lì a un po ' : - Si fece la festa , eh ? - E come il padrone continuava a tacere , conchiuse : - L ' ho capito alla cera che avete , vossignoria . Mondo di guai ! ... L ' uno dopo l ' altro ! - Giunti alla fontana infine disse : - Smontiamo qui , eh ? Mastro Nardo se ne andrà pel viale colle cavalcature , e noi da questa parte , per far più presto . Don Gesualdo capì subito , e non se lo fece dire due volte . Andavano in silenzio , lungo il muro , quasi ci vedessero al buio . A un certo punto l ' Orbo accennò delle pietre sparse per terra , una specie di breccia fra le spine che coronavano il muro , e disse piano : - Vedete , vossignoria ? - L ' altro affermò col capo , e scavalcò il chiuso . Nanni l ' Orbo coll ' acciarino accese un zolfanello e andarono seguendo le pedate passo passo , sino alla casina . Sotto la finestra di donna Isabella l ' Orbo additò in silenzio l ' erba ch ' era tutta pesta , quasi ci si fossero davvero sdraiati degli asini . - I cani poi come fossero alloppiati ! - osservò compare Nanni con quel fare misterioso . - Se non ero io , che ho l ' orecchio fino ... Dicevo a Diodata : Finché manca il padrone bisogna stare coll ' orecchio teso , per guardargli le spalle ... Allora ho mandato Nunzio sul ponticello , mentre io con Gesualdo arrivavo dalla parte del palmento ... Sissignore dov ' è alloggiata donna Sarina col nipote ... Se i cani sono stati zitti , dicevo fra di me ... - Va bene . Adesso taci . Di lassù potrebbero udirti . Il giorno dopo , ricevendo le visite di condoglianza , vestito di nero , colla barba lunga , appena donna Sarina ebbe fatto l ' elogio del morto e del vivo , asciugandosi gli occhi , rimboccandosi le maniche per correre in cucina ad aiutare in quello scompiglio , don Gesualdo la fermò nell ' andito , senza tanti complimenti . - Sapete , donna Sarina ? ... il servizio che dovreste farmi sarebbe d ' andarvene . Patti chiari e amici cari , non è vero ? Ho bisogno di quelle due stanze ... pei miei motivi . Sinora non vi ho detto nulla . Ma voi avrete ammirato la mia prudenza , eh ? La Cirmena diventò verde . S ' aggiustò il vestito , sorridendo , pigliandola con disinvoltura : - Bene , bene . Ho capito . Una volta che vi servono quelle due stanzuccie ... Se avete i vostri motivi ... Anche subito , su due piedi ... colèra o no ! ... La gente non ha da dire se me ne mandate via in mezzo al colèra ! ... Siete il padrone . Ciascuno sa i fatti di casa sua . Soltanto , se permettete , vado prima a salutare mia nipote . Non so cosa potrebbero pensare se me ne andassi zitta zitta ... Le male lingue , sapete ! ... Bianca non arrivava a capacitarsi : - Come ? andarsene via ? nel fitto del colèra ? Perché ? Cos ' era stato ? - La zia Cirmena adduceva diversi pretesti strambi : forza maggiore ; ciascuno ha i suoi motivi ; interessi gravi di casa ; Corrado aveva ricevuto una lettera urgentissima . - Gli rincresce anche a lui , poveretto . Gli è arrivata fra capo e collo . S ' era tanto affezionato a questi luoghi ... Anche poco fa mi diceva : - Zia , oggi è l ' ultima passeggiata che andrò a fare alla sorgente ... - Don Gesualdo , fuori dei gangheri , tagliò corto a quei discorsi sciocchi . - Scusate , donna Sarina . Mia moglie non capisce più niente ... Diventano tutti così nella sua famiglia ... Doveva toccare a me ! ... Isabella invece s ' era fatta pallida come un cadavere . Ma non si mosse , non disse nulla , una vera Trao , col viso fermo e impenetrabile . Ricambiava anche gli abbracci e i saluti affettuosi della zia , sforzandosi di sorridere , con una ruga sottile fra le ciglia . Poi , quando fu sola , a un tratto , con un gesto disperato , si strappò la gorgierina che la soffocava , con un ' onda di sangue al volto , un abbarbagliamento improvviso dinanzi agli occhi , una fitta , uno spasimo acuto che la fece vacillare , annaspando , fuori di sé . Voleva vederlo , l ' ultima volta , a qualunque costo , quando tutti sarebbero stati a riposare , dopo mezzogiorno , e che alla casina non si moveva anima viva . La Madonna l ' avrebbe aiutata : - La Madonna ! ... la Madonna ! ... - Non diceva altro , con una confusione dolorosa nelle idee , la testa in fiamme , il sole che le ardeva sul capo , gli occhi che le abbruciavano , una vampa nel cuore che la mordeva , che le saliva alla testa , che l ' accecava , che la faceva delirare : - Vederlo ! a qualunque costo ! ... Domani non lo vedrò più ! ... più ! ... più ! ... - Non sentiva le spine ; non sentiva i sassi del sentiero fuori mano che aveva preso per arrivare di nascosto sino a lui . Ansante , premendosi il petto colle mani , trasalendo a ogni passo , spiando il cammino con l ' occhio ansioso . Un uccelletto spaventato fuggì con uno strido acuto . La spianata era deserta , in un ' ombra cupa . C ' era un muricciuolo coperto d ' edera triste , una piccola vasca abbandonata nella quale imputridivano delle piante acquatiche , e dei quadrati d ' ortaggi polverosi al di là del muro , tagliati dai viali abbandonati che affogavano nel bosco irto di seccumi gialli . Da per tutto quel senso di abbandono , di desolazione , nella catasta di legna che marciva in un angolo , nelle foglie fradicie ammucchiate sotto i noci , nell ' acqua della sorgente la quale sembrava gemere stillando dai grappoli di capelvenere che tappezzavano la grotta , come tante lagrime . Soltanto fra le erbacce del sentiero pel quale lui doveva venire , dei fiori umili di cardo che luccicavano al sole , delle bacche verdi che si piegavano ondeggiando mollemente , e dicevano : Vieni ! vieni ! vieni ! Attraversò guardinga il viale che scendeva alla casina , col cuore che le balzava alla gola , le batteva nelle tempie , le toglieva il respiro . C ' erano lì , fra le foglie secche , accanto al muricciuolo dove lui s ' era messo a sedere tante volte , dei brani di carta abbruciacchiati , umidicci , che s ' agitavano ancora quasi fossero cose vive ; dei fiammiferi spenti , delle foglie d ' edera strappate , dei virgulti fatti in pezzettini minuti dalle mani febbrili di lui , nelle lunghe ore d ' attesa , nel lavorìo macchinale delle fantasticherie . S ' udiva il martellare di una scure in lontananza ; poi una canzone malinconica che si perdeva lassù , nella viottola . Che agonìa lunga ! Il sole abbandonava lentamente il sentiero ; moriva pallido sulla rupe brulla di cui le forre sembravano più tristi , ed ella aspettava ancora , aspettava sempre . - Signor don Gesualdo ... Venite qua , se permettete ... Ho da parlarvi . - Nanni l ' Orbo , continuando a chiamarlo , dall ' aia , affettava di non poter mettere il piede nel cortile , coll ' aria misteriosa , finchè il padrone andò a sentire quel che diavolo volesse , dandogli una buona strapazzata , per cominciare : - T ' ho detto tante volte di non lasciarti vedere da queste parti ! Che diavolo ! ... Se lo fai apposta ... - Nossignore . Appunto , vi ho chiamato qui fuori . Dobbiamo parlare da solo a solo , per quel che ho da dirvi ... Qui nel giardino . Siamo aspettati . C ' erano infatti Nunzio e Gesualdo di Diodata , vestiti da festa , colle mani in tasca , e un fazzolettino nero al collo . Compare Nanni lo fece notare al padrone . - Il sangue è sangue . Avete da ridirci ? Tutti e due ... hanno voluto portare il lutto alla buon ' anima di vostro padre ... per rispetto , senza secondi fini ... Soltanto , vossignoria potete aiutarli senza mettere mano alla tasca ... Ecco , loro vorrebbero a mezzadria quel pezzo di terra ch ' è sotto la fontana . Sono due bravi ragazzi , laboriosi . Vi somigliano , don Gesualdo ... Se date loro qualche agevolazione , pensate infine che non lo fate per degli estranei ! ... Don Gesualdo tentennava , insospettito da una parte d ' esser preso così alla sprovvista , e cedendo nel tempo istesso , suo malgrado , a quella certa voce interna che gli andava ripicchiando dentro tutti gli argomenti messi fuori da compare Nanni per persuaderlo . - Infine cosa domandavano ? ... del lavoro ... Lui che poteva tanto ! ... Un affare di coscienza ! ... Avrebbe fatto un buon negozio anche ... - A un certo punto l ' Orbo propose di mandare a chiamare Diodata perché dicesse la sua . Don Gesualdo allora , per levarsi quella noia , per sgravio di coscienza , come diceva quell ' altro fissando i due ragazzoni , che seguivano passo passo colle mani in tasca , senza aprir bocca , si lasciò scappare : - Be ' ... be ' , se si parla soltanto del pezzo di terra ch ' è sotto la fontana ... Se non fate come il riccio che poi allarga le spine ... - Sissignore ! Che vuol dire ! - saltò su compare Nanni pigliandolo subito in parola . - Quello solo ! Mezza salma di terra in tutto . Possiamo andare a vedere . E ' qui vicino . Vi metteremo i segnali sotto i vostri occhi , giacché siete qui , perchè non temiate che vi si rubi ... Giusto ! ... ci abbiamo anche dei testimoni , vedete ... La signorina , lassù , sotto il gran noce ... Don Gesualdo guardò dove diceva l ' Orbo , e si sbiancò subito in viso . A un tratto , mutò cera e maniera , e congedò tutti bruscamente : - Va bene , ne parleremo ... C ' è tempo . Non si piglia così la gente pel collo , santo e santissimo ! Ho detto di sì ; ora andatevene ! I due giovani sgattaiolarono mogi mogi a quella sfuriata , mentre Nanni si cacciava fra le macchie per godersi la scena da lontano . Don Gesualdo saliva già in fretta pel viale , come avesse vent ' anni , sottosopra . Isabella se lo vide comparire dinanzi all ' improvviso con una faccia che quasi la fece tramortire dallo spavento . Egli non le disse nulla . Se la prese per mano , come una bambina , e se la portò a casa . Lei si lasciava condurre , come una morta , col cuore morto , senza vedere , inciampando nei sassi . Solo di tanto in tanto si cacciava la mano nei capelli , quasi sentisse lì un gran smarrimento , un gran dolore . Bianca al vederli arrivare a quel modo si mise a tremare come una foglia . Il marito le consegnò la figliuola con un ' occhiata terribile , tentennando il capo . Ma non disse nulla . Si mise a passeggiare per la stanza , asciugandosi tratto tratto col fazzoletto il fiele che ci aveva in bocca . Poi aprì l ' uscio di colpo e se ne andò . Girava da per tutto come un bue infuriato , sbattendo gli usci , pigliandosela con chi gli capitava . Udivasi ovunque la sua voce che faceva tremare la casa : - Nardo , dove sei stato sino ad ora ? T ' avevo detto di portarmi quelle forbici alla vigna ? - Non sono rientrati ancora i puledri ? Me li farà storpiare quell ' animale di Brasi ! Gli darò ora il fatto suo , appena torna ! - Di ' , Santoro ? avete terminato di mietere i sommacchi lassù ? ... Cosa diavolo avete fatto dunque tutta la giornata ? ... Appena manca un momento il padrone ! ... Assassini ! nemici salariati ! ... - Martino ! il lume accendi , Martino , per mungere le pecore ! Mi verserai per terra tutto il latte , così al buio , bestia ! ... - Ancora non hanno acceso il lume lassù ! Che fanno ? Recitano il rosario ? ... Concetta ! Concetta ! Siamo ancora al buio ! Cosa diavolo fate ? Che casa , appena volto le spalle io ! ... Che succederà se io chiudo gli occhi ? ... Dopo un po ' di tempo tornò a bussare all ' uscio delle donne , e siccome non aprivano subito lo sfondò con un calcio . Bianca allora si rivoltò inferocita , simile a una chioccia che difende i pulcini , con un viso che nessuno le aveva mai visto ; il viso stralunato dei Trao , in cui gli occhi luccicavano come quelli di una pazza sul pallore e la magrezza spaventosa , coprendo col suo il corpo della figliuola ch ' era stesa bocconi sul letto , col viso nel guanciale , scossa da sussulti nervosi . - Ah ! me la volete uccidere dunque ? Non vi basta ? Non vi basta ? Me la volete uccidere ? Non si riconosceva più , tanto che lo stesso don Gesualdo rimase sconcertato . Ora cercava di pigliarla colle buone , vinto da uno sconforto immenso , dall ' amarezza di tanta ingratitudine che gli saliva alla gola , colle ossa rotte , il cuore nero come la pece . - Avete ragione ! ... Io sono il tiranno ! Ho il cuore e la pelle dura , io ! Sono il bue da lavoro ... Se m ' ammazzo a lavorare è per voialtri , capite ? A me basterebbe un pezzo di pane e formaggio ... Vuol dire che ho lavorato per buttare ogni cosa in bocca al lupo ... il mio sangue e la mia roba ! ... Avete ragione ! ... Bianca volle balbettare qualche parola . Allora egli si voltò infuriato contro di lei , con le mani in aria , la bocca spalancata . Ma non disse nulla . Guardò la figliuola che si era appoggiata tutta tremante alla sponda del lettuccio , col viso gonfio , le trecce allentate ; allora lasciò cadere le braccia e si mise a passeggiare innanzi e indietro per la camera , picchiando le mani una sull ' altra , soffiando e sbuffando , cogli occhi a terra , quasi cercasse le parole , cercando le maniere che ci volevano per far capire la ragione a quelle teste dure . - Via via , Isabella ! ... E ' una sciocchezza , capisci ! ... E ' una sciocchezza guastarsi il sangue ... Non voglio guastarmi il sangue ... Ho tanti altri guai ! Ci ho il cuore grosso ! ... Vorrei che tu vedessi un po ' quanti guai ci ho in testa ! ... Ti metteresti a ridere , com ' è vero Dio ! ... Vedresti che sciocchezza è tutto il resto ! ... Ancora sei giovane ... Certe cose non le capisci ... Il mondo , vedi , è una manica di ladri ... Tutti che fanno : levati di lì e dammi il fatto tuo ... Ognuno cerca il suo guadagno ... Vedi , vedi ... te lo dico ? ... Se tu non avessi nulla , nessuno ti seccherebbe ... E ' un negozio , capisci ? ... Il modo d ' assicurarsi il pane per tutta la vita . Uno che è povero , uomo o donna , sia detto senza offendere nessuno , s ' industria come può ... Gira l ' occhio intorno ; vede quello che farebbe al caso suo ... e allora mette in opera tutti i mezzi per arrivarci , ciascuno come può ... Uno , poniamo , ci mette il casato , e un altro quello che sa fare di meglio ... le belle parole , le occhiate tenere ... Ma chi ha giudizio , dall ' altra parte , deve badare ai suoi interessi ... Vedi come son sciocchi quelli che piangono e si disperano ? ... Il discorso gli morì in bocca dinanzi al viso pallido e agli occhi stralunati coi quali lo guardava la figliuola . Anche la moglie non sapeva dir altro : - Lasciatela stare ! ... Non vedete com ' è ? ... - Come una sciocca è ! ... - gridò mastro - don Gesualdo uscendo finalmente fuori dai gangheri . - Come una che non sa e non vuol sapere ! ... Ma io non sarò sciocco , no ! ... Io lo so quello che vuol dire ! ... E se ne andò infuriato . IV Cessata la paura del colèra , appena ritornato in paese , don Gesualdo s ' era vista arrivare la citazione della sorella , autorizzata dal marito Burgio , che voleva la sua parte dell ' eredità paterna - di tutto ciò che egli possedeva - una bricconata ; adducendo che quei beni erano stati acquistati coi guadagni della società , di cui era a capo mastro Nunzio ; e che adesso voleva appropriarsi tutto lui , Gesualdo , - lui che li aveva avuti tutti quanti sulle spalle , sino a quel giorno ! che aveva dovuto chinare il capo alle speculazioni sbagliate del padre ! ch ' era stato la provvidenza del cognato Burgio nelle malannate ! che pagava i debiti del fratello Santo all ' osteria di Pecu - Pecu ! - anche Santo lo citava per avere la sua quota , aveva fatto parte della società anche lui , quel fannullone ! - Ora lo svillaneggiavano per mezzo d ' usciere ; gli davano del ladro ; volevano mettere i sigilli ; sequestrargli la roba . Lo trascinavano fra le liti , gli avvocati , i procuratori - un sacco di spese , tanti bocconi amari , tanta perdita di tempo , tanti altri affari che ne andavano di mezzo , i suoi nemici che c ' ingrassavano - nei caffè e nelle spezierie non si parlava d ' altro - tutti addosso a lui perch ' era ricco , e pigliando le difese dei suoi parenti che non avevano nulla ! Il notaro Neri gli faceva anche l ' avvocato contrario , gratis et amore , per le questioni vecchie e nuove che erano state fra di loro . Speranza l ' aspettava sulle scale del pretorio per vomitargli addosso degli improperii , aizzandogli contro i figliuoli grandi e grossi inutilmente , aizzandogli contro Santo che non aveva faccia veramente di pigliarsela con don Gesualdo e cercava di sfuggirlo . - Siete tutti quanti dei capponi ! tale e quale mio marito ! ... Io sola dovrei portare i calzoni qui ! Non mi tengo se non lo mando in galera , quel ladro ! Venderò la camicia che ho indosso . Voglio il fatto mio , il sangue di mio padre ... - Fu peggio ancora la prima volta che il giudice le diede causa persa : - Signori miei , guardate un po ' ! ... Tutto si compra coi denari al giorno d ' oggi ! ... Ma ricorrerò sino a Palermo , sino al re , se c ' è giustizia a questo mondo ! ... - Il barone Zacco , siccome allora aveva in testa di combinare certo negozio con don Gesualdo , s ' intromise a farla da paciere . Una domenica riunì in casa sua tutti i Motta , compreso il marito di comare Speranza ch ' era una bestia , e non sapeva dire le sue ragioni . Santo , costretto a trovarsi faccia a faccia con suo fratello don Gesualdo , cominciò dallo scusarsi : - Che vuoi ? ... Io non ci ho colpa . Mi condussero dall ' avvocato ... Cosa dovevo fare ? ... Perché l ' abbiamo chiesto il consiglio dell ' avvocato ? ... Quello che mi dice l ' avvocato io fo ... Don Gesualdo si mostrava arrendevole . Non che ci fosse obbligato , no ! - la legge lui la conosceva . - Ma per buon cuore . Il bene che aveva potuto fare ai suoi parenti l ' aveva sempre fatto , e voleva continuare a farlo . Lì un battibecco di prove e controprove che non finivano più . Speranza , che vedeva sfumare la sua parte dell ' eredità se si parlava di buon cuore , se la pigliava col marito e coi figliuoli i quali non sapevano difendersi . Anche Santo stava zitto , come un ragazzo che ne ha fatta una grossa . Fortuna che c ' era lei , a dire il fatto suo : - Che volete darci , la limosina ? Qualche salma di grano a comodo vostro , di tanto in tanto ? qualche salma di vino , quello che non potete vendere ? - Cosa vuoi che ti dia , l ' Alìa o Donninga ? Vuoi che mi spogli io per empire il gozzo a voialtri che non avete fatto nulla ? Ho figli . La roba non posso toccarla ... - La roba tua ? ... sentite quest ' altra ! Allora vuol dire che nostro padre buon ' anima non ha lasciato nulla ? E il negozio del gesso che avevate in comune ? E quando avete preso insieme l ' appalto del ponte ? Nulla è rimasto alla buon ' anima ? I guadagni sono stati di voi solo ? per comprare delle belle tenute ? quelle che volete appropriarvi perché avete dei figliuoli ? ... C ' è un Dio lassù , sentite ! ... Ciò che volete togliere di bocca a questi innocenti , c ' è già chi se lo mangia alla vostra barba ! Andate a vedere , la sera , sotto le vostre finestre , che passeggio ! ... Finì in parapiglia . Il barone dovette mettersi a gridare e a fare il diavolo perché non si accapigliassero seduta stante , invece di rappacificarsi . Speranza se ne andò da una parte ancora sbraitando , e don Gesualdo dall ' altra , colla bocca amara , tormentato anche da quell ' altra pulce che la sorella gli aveva messo nell ' orecchio . Adesso , in mezzo a tanti guai e grattacapi , gli toccava pure dover sorvegliare la figliuola e quell ' assassino di Corrado La Gurna che la Cirmena per dispetto gli metteva fra i piedi , lì in paese , a spese sue . Doveva tenere gli occhi aperti su ciascuno che andava e veniva , sulle serve , sui fogli di carta che mancavano , sulla figliuola la quale aveva l ' aria di chi ne cova una grossa , pallida allampanata ... Ci si struggeva l ' anima , la disgraziata ! E lui doveva rodersi il fegato e mandar giù la bile , per non far di peggio . Una sera finalmente la sorprese alla finestra , con un tempo da lupi . - Ah ! ... Continua la musica ! ... Che fai qui ... a quest ' ora ? ... A prendere il fresco per l ' estate ? T ' insegno io a contar le stelle ! Non m ' hai visto ancora uscir dai gangheri ! Gliel ' insegno io a passeggiar di sera sotto le mie finestre , a certi cavalieri ! Un fracco di legnate , se l ' incontro ! M ' hai visto finora colla bocca dolce ; ma adesso ti fo vedere anche l ' amaro ! Ti faccio arar diritto , come tiro l ' aratro io ! Da quel giorno ci fu un casa del diavolo , mattina e sera . Don Gesualdo prese Isabella colle buone , colle cattive , per levarle dalla testa quella follìa ; ma essa l ' aveva sempre lì nella ruga sempre fissa fra le ciglia , nella faccia pallida , nelle labbra strette che non dicevano una parola , negli occhi grigi e ostinati dei Trao che dicevano invece - Sì , sì , a costo di morirne ! - Non osava ribellarsi apertamente . Non si lagnava . Ci perdeva la giovinezza e la salute . Non mangiava più ; ma non chinava il capo , testarda , una vera Trao , colla testa dura dei Motta per giunta . - Il pover ' uomo era ridotto a farsi da sè l ' esame di coscienza . - Dei genitori quella ragazza aveva preso i soli difetti . Ma l ' amore alla roba no ! Il giudizio di capire chi le voleva bene e chi le voleva male , il giudizio di badare ai suoi interessi , no ! Non era neppure docile e ubbidiente come sua madre . Gli aveva guastata anche Bianca ! Anche costei , al vedere la sua creatura che diventava pelle e ossa , era diventata come una gatta che gli si vogliano rubare i figliuoli , col pelo irto , tale e quale - la schiena incurvata dalla malattia e gli occhi luccicanti di febbre . Gli sfoderava contro le unghie e la lingua . - Volete farla morire di mal sottile , la mia creatura ? Non vedete com ' è ridotta ? Non vedete che vi manca di giorno in giorno ? - L ' avrebbe aiutata , sottomano , anche a fare uno sproposito , anche a rompersi il collo . Avrebbe tradito il marito per la sua creatura . Gli diceva : - Me ne vo a stare da mio fratello ! Io e la mia figliuola ! Che vi pare ? - Cogli occhi di brace . Non l ' aveva mai vista a quella maniera . Una volta , dietro al medico il quale veniva per la ragazza , egli vide capitare una faccia che non gli piacque : una vecchia del vicinato che portava la medicina del farmacista , come don Luca il sagrestano e sua moglie Grazia portavano in casa Trao le sue imbasciate amorose . Era ridotto a passare in rivista le ricette del medico e la carta delle pillole che mandava Bomma . In un mese mutarono cinque donne di servizio . Era un tanghero lui , ma non era un minchione come i fratelli Trao . Teneva ogni cosa sotto chiave ; non lasciava passare un baiocco che potesse aiutare a fargli il tradimento . Era un cane alla catena anche lui , pover ' uomo . Infine per togliersi da quell ' inferno si decise a mettere Isabella in convento , lì al Collegio di Maria , come quando era bambina , carcerata ! Sua moglie ebbe un bel piangere e disperarsi . Il padrone era lui ! - Sentite , - gli disse Bianca colle mani giunte , - io ho poco da penare . Ma lasciatemi la mia figliuola , fino a quando avrò chiuso gli occhi . - No ! - rispose il marito . - Non ha neppure compassione di te quell ' ingrata ! Ci siamo ammazzati tutti per farne un ' ingrata ! Ha perso l ' amore ai parenti ... lontana di casa sua ! Il tradimento glielo fecero lì , al Collegio : dell ' altra gente beneficata da lui , la sorella di Gerbido che faceva la portinaia , Giacalone che veniva a portare i regali della zia Cirmena e faceva passare i bigliettini dalla ruota , Bomma che teneva conversazione aperta nella spezieria per far comodo a don Corrado La Gurna , il quale mettevasi subito a telegrafare , appena la ragazza saliva apposta sul campanile . Lo facevano per pochi baiocchi , per piacere , per niente , per inimicizia . Congiuravano tutti quanti contro di lui , per rubargli la figliuola e la roba , come se lui l ' avesse rubata agli altri . Un bel giorno infine , mentre le monache erano salite in coro , che c ' erano le quarant ' ore , la ragazza si fece aprir la porta dai suoi complici , e spiccò il volo . Fu il due febbraio , giorno di Maria Vergine . C ' era un gran concorso di devoti quell ' anno alla festa , perché non pioveva dall ' ottobre . Don Gesualdo era andato in chiesa anche lui , a pregare Iddio che gli togliesse quella croce d ' addosso . Invece il Signore doveva aver voltati gli occhi dall ' altra parte quella mattina . Appena tornò dalla santa Messa , quel giorno segnalato , trovò la casa sottosopra ; sua moglie colle mani nei capelli , le serve che correvano di qua e di là . Infine gli narrarono l ' accaduto . Fu come un colpo d ' accidente . Dovettero mandare in fretta e in furia pel barbiere e cavargli sangue . La gnà Lia si buscò uno schiaffo tale da fracassarle i denti . Bianca più morta che viva scendeva le scale ruzzoloni , quasi per fuggirsene anche lei , dalla paura . Lui , paonazzo dalla collera , colla schiuma alla bocca , non ci vedeva dagli occhi . Non vedeva lo stato in cui era la poveretta . Voleva correre dal giudice , dal sindaco , mettere sottosopra tutto il paese ; far venire la Compagnia d ' Arme da Caltagirone ; farli arrestare tutti e due , figliuola e complice ; farlo impiccare nella pubblica piazza , quel birbante ! farlo squartare dal boia ! fargli lasciare le ossa in fondo a un carcere ! - Quell ' assassino ! quel briccone ! In galera voglio farlo morire ! ... tutti e due ! ... In mezzo a quelle furie capitò la zia Cirmena , col libro da messa in mano , il sorriso placido , vestita di seta . - Chetatevi , don Gesualdo . Vostra figlia è in luogo sicuro . Pura come Maria Immacolata ! Chetatevi ! Non fate scandali , ch ' è peggio ! Vedete vostra moglie , che pare stia per rendere l ' anima a Dio , poveretta ! Lei è madre ! Non possiamo sapere quello che ci ha nel cuore in questo momento ! Sono venuta apposta per accomodar la frittata . Io non ci ho il pelo nello stomaco , come tanti altri . Non so tener rancore . Sapete che mi sono sbracciata sempre pei parenti . Mi avete messo sulla strada ... col colèra ... con un orfanello sulle spalle ... Ma non importa . Eccomi qua ad accomodare la faccenda . Ho il cuore buono , tanto peggio ! mio danno ! Ma non so che farci ! Ora bisogna pensare al riparo . Bisogna maritar quei due ragazzi , ora che il male è fatto . Non ci è più rimedio . Del resto sul giovane non avete che dire ... di buona famiglia . Don Gesualdo stavolta le perse il rispetto addirittura , con tanto di bocca aperta , quasi volesse mangiarsela : - Con quel pezzente ? ... Dargli la mia figliuola ? ... Piuttosto la faccio morire tisica come sua madre ! ... In campagna ! in un convento ! Bel negozio che mi portate ! ... da pari vostra ! ... Ci vuole una bella faccia tosta ! ... Mi fate ridere con questa bella nobiltà ... So quanto vale ! ... tutti quanti siete ! .... Successe un parapiglia . Donna Sarina sfoderò anche lei la sua lingua tagliente , rossa al pari di un gallo : - Parlate da quello che siete ! Almeno dovevate tacere per riguardo a vostra moglie , villano ! mastro - don Gesualdo ! Siete la vergogna di tutto il parentado ! ... - Ah ! ah ! la vergogna . Andate là che avete ragione a parlare di vergogna , voi ! ... mezzana ! Ci avete tenuto mano anche voi ! Siete la complice di quel ladro ! ... Bel mestiere alla vostra età ! Vi farò arrestare insieme a lui , donna Sarina dei miei stivali ! donna ... cosa , dovrebbero chiamarvi ! Sopraggiunse lo zio Limòli , nonostante i suoi acciacchi , pel decoro della famiglia , per cercare di metter pace anche lui , colle buone e colle cattive . - Non fate scandali ! Non strillate tanto , ch ' è peggio ! I panni sporchi si lavano in casa . Vediamo piuttosto d ' accomodare questo pasticcio . Il pasticcio è fatto , caro mio , e bisogna digerirselo in santa pace . Bianca ! Bianca , non far così che ti rovini la salute ... Non giova a nulla ... Don Gesualdo partì subito a rompicollo per Caltagirone . Voleva l ' ordine d ' arresto , voleva la Compagnia d ' Arme . Lo zio marchese dal canto suo provvide a quello che c ' era di meglio da fare , con prudenza ed accorgimento . Prima di tutto andò a prendere subito la nipote , e l ' accompagnò al monastero di Santa Teresa , raccomandandola a una sua parente . La gente di casa , un po ' colle minacce , un po ' col denaro , furono messi a tacere . Poco dopo giunse come un fulmine da Caltagirone l ' ordine d ' arresto per Corrado La Gurna . Donna Sarina Cirmena , impaurita , tenne la lingua a casa anche lei . Intanto il marchese lavorava sottomano a cercare un marito per Isabella . Era figlia unica ; don Gesualdo per amore o per forza , avrebbe dovuto darle una bella dote ; e colle sue numerose relazioni era certo di procurarle un bel partito . Ne scrisse ai suoi amici ; ne parlò alle persone che potevano aiutarlo in simili faccende , il canonico Lupi , il notaro Neri . Quest ' ultimo gli scovò finalmente colui che faceva al caso : un gran signore di cui il notaro amministrava i possessi , alquanto dissestato è vero nei suoi affari , ingarbugliato fra liti e debiti , ma di gran famiglia , che avrebbe dato un bel nome alla discendenza di mastro - don Gesualdo . Quando si venne poi a discorrere della dote con quest ' ultimo fu un altro par di maniche . Lui non voleva lasciarsi mangiar vivo . Neanche un baiocco ! Il suo denaro se l ' era guadagnato col sudore della fronte , la vita intera . Non gli piaceva di lasciarsi aprir le vene per uno che doveva venire da Palermo a bersi il sangue suo . - Di dove volete che venga dunque , dalla luna ? Caro mio , queste son parole al vento . Sapete com ' è ? Vi porto un paragone a modo vostro , per farvi intendere ragione : La grandine che vi casca nella vigna ... Una disgrazia che vi capita nell ' armento ... Bisogna mandare alla fiera la giovenca che si è rotte le corna , e chiudere gli occhi sul prezzo . Bisogna chinare il capo , per amore o per forza . Del resto non avete altri figliuoli ... Almeno sapete di farla una signorona ! ... Il marchese nel tempo istesso andava a far visita alla nipotina . La pigliava colle buone , col giudizio che ci vuole per toccare certi tasti : - Hai ragione ! Piangi pure che hai ragione ! Sfogati con me che capisco queste cose ... Un brucio , una cosa che sembra di morire ! Tuo padre non ne capisce nulla , poveretto . E ' stato sempre in mezzo ai suoi negozi , ai suoi villani ... un po ' rozzo anche , se vogliamo ... Ma ha lavorato per te , per farti ricca . Tu , col nome di tua madre , e coi quattrini di lui , puoi rappresentare la prima parte anche in una grande città , quando vorrai ... Non qui , in questo buco ... Qui mi sembra di soffocare anche a me . Sono stato giovane ; me li son goduti anch ' io i begli anni ... Appunto ti dicevo ... Capisco quello che devi averci adesso nel tuo cuoricino . Quando si è giovani pare che al mondo non ci debba essere altro che quello ... Tuo padre ha preso la via storta ... Ma se lui si ostina a non darti nulla , neanche quel giovane , poveretto , ne ha ... E allora ... se ti tocca scopar la casa ... se lui deve tirare il diavolo per la coda ... Sarà un affar serio , intendi ? Vengono le quistioni , i pentimenti , i musi lunghi . I musi lunghi imbruttiscono te e lui , mia cara . Perché poi ? con qual costrutto ? Se tuo padre ha detto di no , sarà di no , che non lo sposerai . Morirai qui , in questa specie d ' ergastolo ; ci consumerai i tuoi begli anni . Corrado rimarrà in esilio , ad arbitrio della polizia , finché vorrà tuo padre ; egli ha le braccia lunghe adesso ... Nemmeno a chi vuoi bene gioveresti , se ti ostini . Tuo cugino ha bisogno d ' aver la testa quieta , di lavorare in pace , per guadagnarsi da vivere onestamente ... Invece potresti sposare un gran signore , e s ' è vero che quel giovane ti vuol tanto bene dovrebbe esser contento lui pel primo . Quello si chiama amore ... Un gran signore , capisci ! Per ora non dirne nulla colle tue compagne ... qui nel monastero sai creperebbero d ' invidia ... Ma so che c ' è per aria il progetto di farti sposare un gran signore . Saresti principessa o duchessa ! Altro che donna tal di tali ! Carrozze , cavalli , palco a teatro tutte le sere , gioielli e vestiti quanti ne vuoi ... Con quel bel visetto so io quante teste farai girare in una gran città ! Quando si entra in una sala di ballo , scollacciata , coperta di brillanti , tutti che domandano : - Chi è quella bella signora ? ... - E si sente rispondere : la duchessa tale o la principessa tal ' altra ! ... - Via , vieni a veder tua madre ch ' è ancora ammalata , poveretta ! L ' ha finita quel colpo ! Sai ch ' è di poca salute ! ... Anche tuo padre t ' aspetta a braccia aperte . E ' un buon uomo , poveraccio ! Un cuor d ' oro , uno che s ' è ammazzato a lavorare per farti ricca ! ... Adesso torna a casa ... Poi si vedrà ... Quando finalmente lo zio marchese condusse dai genitori la pecorella smarrita , fu una scena da far piangere i sassi . Isabella cadde ginocchioni dinanzi al letto della mamma , che trovava così mutata , singhiozzando e domandandole perdono ; mentre sua madre , poveretta , passava da uno svenimento all ' altro , tanta era la consolazione . Poi arrivò don Gesualdo , e stettero zitti tutti quanti . Egli infine prese la parola , un po ' turbato anche lui , cogli occhi gonfi , ché il sangue infine non è acqua , e il cuore non l ' aveva di sasso . - Me l ' hai fatta grossa ! Questa non me la meritavo . Ci siamo tolto il pan di bocca , io e tua madre , per farti ricca ! ... Vedi com ' è ridotta , poveraccia ? ... Se chiude gli occhi è un cadavere addirittura ! ... Ma sei il sangue nostro , la nostra creatura , e ti abbiamo perdonato . Ora non se ne parli più . Però Isabella ne parlava sempre collo zio marchese , colla zia Mèndola , colla zia Macrì , con tutti i parenti ; da tutti cercava aiuto , fin dal suo confessore , come una pazza , desolata , lavando dal piangere le pietre del confessionario . Tutti le dicevano : - Che possiamo farci , se tuo padre non vuole ? Lui è il padrone . Lui deve mettere fuori i denari della dote . Lo fa pel tuo meglio ; cerca il tuo vantaggio . Tutte quante si maritano come vogliono i genitori ! - Il confessore stesso tirava fuori la volontà di Dio . Anche la zia Cirmena , quando aveva visto che non era bastata nemmeno la fuga a cavare i denari della dote dalle mani di don Gesualdo , s ' era stretta nelle spalle : - Che vuoi , mia cara ? Io ho fatto il possibile . Ma senza denari non si canta Messa . Corrado non ha nulla - tu non hai nulla neppure , se tuo padre si ostina a dir di no ... Fareste un bel matrimonio ! Vedi com ' è andata a finire ? Che quel povero giovane ci ha rimesso anche la libertà , pel capriccio di tuo padre ! Lascialo stare in pace almeno , perché adesso alle lettere che scrive ai parenti ogni giorno tutte che piangono guai e vorrebbero denari , in conclusione , è un affare serio ! ... Il marchese Limòli poi gliela cantava su un altro tono : - Figliuola mia , quando uno non è ricco , non può darsi il gusto di innamorarsi come vuole . Voialtri siete giovani tutti e due , e avete gli occhi chiusi . Non vedete altro che una cosa sola ! Bisogna vedere anche quello che verrà poi , la pentola da mettere al fuoco , le camice da rattoppare ... Sarà un bel divertimento ! Tu sei nata bene , per parte di madre , lo so anch ' io . Ma vedi tua madre , cos ' ha dovuto fare , e tuo zio don Ferdinando , e io stesso ! ... Siamo tutti nati dalla costola di Adamo , figliuola mia ! ... Anche Corrado è della costola d ' Adamo . Ma i baiocchi li tiene tuo padre ! Se non vuol darvene , andrete a scopar le strade tutti e due , e dopo un mese vi piglierete pei capelli . Invece puoi fare un gran matrimonio sfoggiarla da gran signora , in una gran città ! ... Dopo , quando avrai il cuoco in cucina , la carrozza che t ' aspetta e le tue buone rendite garantite nell ' atto dotale , potrai darti il lusso di pensare alle altre cose ... Verso la Pasqua giunse in paese il duca di Leyra , col pretesto di dar sesto ai suoi affari da quelle parti , chè ne avevano tanto di bisogno . Era un bell ' uomo , magro , elegante un po ' calvo , gentilissimo . Si cavava il cappello anche per rispondere al saluto dei contadini . Aveva lo stesso sorriso e le medesime maniere cortesi per tutti i seccatori dai quali fu tosto assediato , fin dal primo giorno . Nel paese fu l ' argomento di tutti i discorsi : Quel che aveva detto ; quel che era venuto a fare ; quanto tempo si sarebbe fermato lì ; quanti anni aveva . Le signore asserivano che non dimostrava più di quarant ' anni . Il giorno della processione del Cristo risuscitato ci fu il Caffè dei Nobili pieno zeppo di signore . Le Zacco con certi cappellini che facevano male agli occhi ; la signora Capitana stecchita nel suo eterno lutto che la ringiovaniva , e la faceva chiamare ancora la bella vedovella - da dieci anni , dacché era morto suo marito . - Le Margarone in gran gala , verdi , rosse , gialle , svolazzanti di piume , di nastri , di ricciolini diventati neri col tempo , grasse da scoppiare , color di mattone in viso . Tutte che cicalavano , e si davano un gran da fare per dar nell ' occhio ai signori forestieri . Il duca s ' era tirato dietro lo zio balì , onde sembrar più giovane - dicevano le male lingue : un vecchietto grasso e rubicondo che doveva lasciargli l ' eredità , e intanto faceva la corte alle signore - come non sanno farla più al giorno d ' oggi ! - osservò la Capitana . Sul più bello , mentre la statua dell ' Evangelista correva balzelloni da Gesù a Maria , e il popolo gridava : viva Dio resuscitato ! capitò la carrozza nuova di don Gesualdo Motta . Lui con la giamberga dai bottoni d ' oro e il solitario al petto della camicia , la moglie in gala anche lei , poveretta , che la veste nuova le piangeva addosso , allampanata , ridotta uno scheletro , e la figliuola con un vestito nuovo , fatto venire apposta da Palermo . La folla si apriva per lasciarli passare , senza bisogno di spintoni . Dei curiosi guardavano a bocca aperta . Lo stesso duca domandò chi fossero : - Ah , una Trao ! Si vede subito , quantunque abbia l ' aria un po ' sofferente , povera signora . - Il marchese Limòli ringraziava lui , con un cenno del capo , e lo presentò alla nipote . Il duca e il balì di Leyra fecero un gruppo a parte , sul marciapiede del Caffè dei Nobili , colla famiglia di don Gesualdo e il marchese Limòli . Tutt ' intorno c ' era un cerchio di sfaccendati . Il barone Zacco attaccò discorso col cocchiere per scavare cosa c ' era sotto . Mèndola fingeva d ' accarezzare i cavalli . Canali ammiccava di qua e di là : - Guardate un po ' , signori miei , che ruota è il mondo ! - Nessuno badava più alla processione . C ' era un bisbiglio in tutto il Caffè . Don Ninì Rubiera , da lontano , col cappello in cima al bastone appoggiato alla spalla , si morsicava le labbra dal dispetto , pensando a quel che era toccato a lui invece , donna Giuseppina Alòsi in moglie , una mandra di figliuoli , la lite per la casa che mastro - don Gesualdo voleva acchiapparsi col pretesto del debito , dopo tanto tempo ... La moglie al vederlo così stralunato , cogli occhi fissi addosso a sua cugina , gli piantò una gomitata aguzza nelle costole . - Quando volete finirla ? ... E ' uno scandalo ! ... I vostri figliuoli stessi che vi osservano ! Vergogna ! - Ma sei pazza ? - rispose lui . - Diavolo ! Ho altro pel capo adesso ! Non vedi che ha già i capelli bianchi ? ch ' è una mummia ? ... Sei pazza ? Egli pure era invecchiato , floscio , calvo , panciuto , acceso in viso , colle gote ed il naso ricamati di filamenti sanguigni che lo minacciavano della stessa malattia di sua madre . Ora si guardavano come due estranei , lui e Bianca , indifferenti , ciascuno coi suoi guai e i suoi interessi pel capo . Anche le male lingue , dopo tanto tempo , avevano dimenticato le chiacchiere corse sui due cugini . Però invidiavano mastro - don Gesualdo il quale era arrivato a quel posto , e donna Bianca che aveva fatto quel gran matrimonione . La sua figliuola sarebbe arrivata chissà dove ! Donna Agrippina Macrì e le cugine Zacco saettavano occhiate di fuoco sul cappellino elegante d ' Isabella , e sui salamelecchi che le faceva il duca di Leyra , inguantato , con un cravattone di raso che gli reggeva il bel capo signorile , giocherellando con un bastoncino sottile che aveva il pomo d ' oro . La signora Capitana fece osservare a don Mommino Neri , il quale era diventato un rompicollo , dopo la storia della prima donna : - E ' inutile ! Basta guardarlo un momento , per saper con chi avete da fare . Dirà magari delle sciocchezze adesso ... Ma è il modo in cui le dice ! ... Ogni parola come se ve la mettesse in un vassoio ... Il signor duca andò poi a presentare i suoi omaggi in casa Motta . Don Gesualdo si fece trovare nel salotto buono . Avevano lavorato tutto il giorno a dar aria e spolverare , le serve , lui , mastro Nardo . Il signor duca , colla parlantina sciolta , discorreva un po ' di tutto , di agricoltura col padrone di casa , di mode con le signore , di famiglie antiche col marchese Limòli . Egli aveva sulla punta delle dita tutto l ' almanacco delle famiglie nobili dell ' isola . Arrivò anche a confidare che la sua era originaria del paese . Desiderava fare il suo dovere con don Ferdinando Trao , e visitare il palazzo , che doveva essere interessantissimo . Con la ragazza , di sfuggita , lasciò cadere il discorso sulle opere allora in voga ; raccontò qualche fatterello della società ; narrò aneddoti del tempo in cui era a Palermo la corte , la regina Carolina , gli inglesi : un mondo di chiacchiere , come una lanterna magica nella quale passavano delle gran dame , del lusso e delle feste . Nell ' andarsene baciò la mano a donna Bianca . Per le scale , dal pollaio , sull ' uscio della legnaia , tutta la gente di casa s ' affollava per vederlo passare . Dopo , la sera non si fece altro che parlare di lui , in cucina , fin le serve , e mastro Nardo , il quale sgranava gli occhi . Il balì di Leyra e il marchese Limòli poi avevano intavolato un altro discorso , così , a fior di labbra , tenendosi sulle generali . Il giorno dopo intervenne anche il duca , il quale confessò prima di tutto ch ' era innamorato della ragazza , un vero fiorellino dei campi , una violetta nascosta ; e dichiarò sorridendo , che quanto al resto ... d ' affari voleva dire ... non se n ' era occupato mai , per sua disgrazia ! ... non era il suo forte , e aveva pregato il notaro Neri di far lui ... Un vero usuraio , quel notaro , sottile , avido , insaziabile . Don Gesualdo avrebbe preferito mille volte trattare il negozio faccia a faccia col genero , da galantuomini . - No , no , caro suocero . Non è la mia partita . Non me ne intendo . Quello che farete voialtri sarà ben fatto . Quanto a me , il tesoro che vi domando è vostra figlia . Però le trattative tiravano in lungo . Mastro - don Gesualdo cercava difendere la sua roba , vederci chiaro in quella faccenda , toccar con mano che quanto ci metteva il signor genero nell ' altro piatto della bilancia fosse tutto oro colato . Il duca aveva dei gran possessi , è vero , mezza contea ; ma dicevasi pure che ci fossero dei gran pasticci , delle liti , delle ipoteche . Del notaro Neri non poteva fidarsi . L ' altro sensale , il marchese Limòli , non aveva saputo badare nemmeno ai suoi interessi . Voleva intromettercisi il canonico Lupi , protestando l ' amicizia antica . Ma lui rispose : - Vi ringrazio ! Grazie tante , canonico ! Mi è bastato una volta sola ! Non voglio abusare ... - Tutti miravano alla sua roba . Ci furono dei tira e molla , delle difficoltà che sorgevano a ogni passo , delle vecchie carte in cui ci si smarriva . Intanto la figliuola , dall ' altra parte , aveva sempre quell ' altro in testa . Scongiurava il babbo e la mamma che non volessero sacrificarla . Andava a piangere dai parenti , e a supplicare che l ' aiutassero : - Non posso ! non posso ! - Ai piedi del confessore aprì il suo cuore , tutto ! il peccato mortale in cui era ! ... - Quel servo di Dio non capiva nulla . Badava solo a raccomandarle di non cascarci più e le metteva il cuore in pace coll ' assoluzione . La poveretta arrivò a scappare in casa dello zio Trao , onde buttarsi nelle sue braccia . - Zio , tenetemi qui ! Salvatemi voi . Non ho altri al mondo ! Sono sangue vostro . Non mi mandate via ! Don Ferdinando era malato , coll ' asma . Non poteva parlare , non capiva nulla , del resto . Faceva dei gesti vaghi colla mano scarna , e chiamava in aiuto Grazia , come un bambino , sbigottito da ogni viso nuovo che vedesse . - Sì , tenetemi qui in luogo di Grazia . Vi servirò colle mie mani . Non mi mandate via . Vogliono maritarmi per forza ! ... in peccato mortale ! ... Il vecchio allora ebbe come un ricordo negli occhi appannati , nel viso smorto e rugoso . Tutti i peli grigi della barba ispida parvero trasalire . - Anche tua madre s ' è maritata per forza ... Diego non voleva ... Vattene , ora ... se no viene tuo padre a condurti via di qua ! ... Vattene , vattene ... Lo zio marchese , uomo di mondo , che ne sapeva più di tutti sulle chiacchiere raccolte a casaccio , prese a quattr ' occhi don Gesualdo : - Insomma , volete capirla ? Vostra figlia dovete maritarla subito . Datela a chi vi piace ; ma non c ' è tempo da perdere . Avete capito ? - Eh ? ... Come ? ... - balbettò il povero padre sbiancandosi in viso . - Sicuro ! ... Avete trovato un galantuomo che se la piglia in buona fede ... Ma non potete pretendere troppo infine da lui ! ... Talchè don Gesualdo , stretto da tutte le parti , tirato pei capelli , si lasciò aprir le vene , e mise il suo nome in lettere di scatola al contratto nuziale : Gesualdo Motta sotto la firma del genero che pigliava due righe : Alvaro Filippo Maria Ferdinando Gargantas di Leyra . Da Palermo giunsero dei regali magnifici , dei gioielli e dei vestiti che asciugarono a poco a poco le lagrime della sposa , uno sfoggio di grandezze che la pigliava come una vertigine , che chiamava un pallido sorriso fin sulle labbra della mamma , e che lo zio marchese andava spampanando da per tutto . Solo don Gesualdo borbottava di nascosto . Si aspettavano gran cose per quello sposalizio . La Capitana mandò un espresso a Catania dal primo sarto . Le Zacco stettero otto giorni in casa a cucire . Però alle nozze non fu invitato nessuno : gli sposi vestiti da viaggio , i genitori , i testimoni , quattro candele e nessun altro , nella meschina chiesetta di Sant ' Agata , dove s ' era maritata Bianca . Quanti ricordi per la povera madre , la quale pregava inginocchiata dinanzi a quell ' altare , coi gomiti sulla seggiola e il viso fra le mani ! Fuori aspettava la lettiga che doveva portarsi via gli sposi . Fu una delusione e un malumore generale fra i parenti e in tutto il paese . Dei pettegolezzi e delle critiche che non finivano più intorno a quel matrimonio fatto come di nascosto . Della gente era andata a far visita ai Margarone e in casa Alòsi , per vedere se la sposa era rossa o pallida . La Capitana aveva un bel fare , un bel cercare di non darsi vinta , dicendo che quella era la moda di sposarsi adesso . Donna Agrippina rispose che a quel modo non le pareva nemmeno un sagramento , povera Isabella ! ... La Cirmena masticava altre cose fra i denti : - Come sua madre ! ... Vedrete che sarà fortunata perché è figlia di sua madre ! ... Ciolla che vide passare dalla piazza la lettiga si mise a gridare : - Gli sposi ! Ecco la lettiga degli sposi che partono ! - Poi andò a confidare di porta in porta , al Caffè , nella spezieria di Bomma : - E ' partita anche una lettera per don Corradino La Gurna ... Sicuro ! Una lettera per fuori regno . Me l ' ha fatta vedere il postino in segretezza . Non so che dicesse ; ma non mi parve scrittura della Cirmena . Avrei pagato qualche cosa per vedere che c ' era scritto ... La lettera diceva tante belle cose , per mandare giù la pillola , lei e il cuginetto che si disperava e penava lontano . " Addio ! addio ! Se ti ricordi di me , se pensi ancora a me , dovunque sarai , eccoti l ' ultima parola di Isabella che amasti tanto ! Ho resistito , ho lottato a lungo , ho sofferto ... Ho pianto tanto ! ho pianto tanto ! ... Addio ! Partirò , andrò lontano ... Nelle feste , in mezzo alle pompe della capitale , dovunque sarò ... nessuno vedrà il pallore sotto la mia corona di duchessa ... Nessuno saprà quel che mi porto nel cuore ... sempre , sempre ! ... Ricordati ! ricordati !..." PARTE QUARTA I Erano appena trascorsi sei mesi , quando sopravvennero altri guai a don Gesualdo . Isabella minacciava di suicidarsi ; il genero aveva preso a viaggiare fuori regno , e faceva temere di voler intentare causa di separazione , per incompatibilità di carattere . Altre chiacchiere giunsero in segreto sino al povero padre , il quale corse a rotta di collo alla villa di Carini , dov ' era confinata la duchessa per motivi di salute . Ritornò poi invecchiato di dieci anni , pigliandosela colla moglie che non capiva nulla , maledicendo in cuor suo la Cirmena e tutto il parentado che gli dava soltanto bocconi amari , costretto a correr dietro al notaio per accomodare la faccenda e placare il signor genero a furia di denari . Fu un gran colpo pel poveretto . Tacque alla moglie il vero motivo , per non affliggerla inutilmente ; tenne tutto per sè ; ma non si dava pace ; parevagli che la gente lo segnasse a dito ; sentivasi montare il sangue al viso quando ci pensava , da solo , o anche se incontrava quell ' infame della Cirmena . Lui era un villano ; non c ' era avvezzo a simili vergogne ! Intanto la figlia duchessa gli costava un occhio . Prima di tutto le terre della Canziria , d ' Alìa e Donninga che le aveva assegnato in dote , e gli facevano piangere il cuore ogni qualvolta tornava a vederle , date in affitto a questo e a quello , divise a pezzi e bocconi dopo tanti stenti durati a metterle insieme , mal tenute , mal coltivate , lontane dall ' occhio del padrone , quasi fossero di nessuno . Di tanto in tanto gli arrivavano pure all ' orecchio altre male nuove che non gli lasciavano requie , come tafani , come vespe pungenti ; dicevasi in paese che il signor duca vi seminasse a due mani debiti fitti al pari della grandine , la medesima gramigna che devastava i suoi possessi e si propagava ai beni della moglie peggio delle cavallette . Quella povera Canziria che era costata tante fatiche a don Gesualdo , tante privazioni , dove aveva sentito la prima volta il rimescolìo di mettere nella terra i piedi di padrone ! Donninga per cui si era tirato addosso l ' odio di tutto il paese ! le buone terre dell ' Alìa che aveva covato dieci anni cogli occhi , sera e mattina , le buone terre al sole , senza un sasso , e sciolte così che le mani vi sprofondavano e le sentivano grasse e calde al pari della carne viva ... tutto , tutto se ne andava in quella cancrena ! Come Isabella aveva potuto stringere la penna colle sue mani , e firmare tanti debiti ? Maledetto il giorno in cui le aveva fatto imparare a scrivere ! Sembravagli di veder stendere l ' ombra delle ipoteche sulle terre che gli erano costate tanti sudori , come una brinata di marzo , peggio di un nebbione primaverile , che brucia il grano in erba . Due o tre volte , in circostanze gravi , era stato costretto a lasciarsi cavar dell ' altro sangue . Tutti i suoi risparmi se ne andavano da quella vena aperta , le sue fatiche , il sonno della notte , tutto . E pure Isabella non era felice . L ' aveva vista in tale stato , nella villa sontuosa di Carini ! Indovinava ciò che doveva esserci sotto , quando essa scriveva delle lettere che gli mettevano addosso la febbre , l ' avvelenavano coll ' odore sottile di quei foglietti stemmati , lui che aveva fatto il cuoio duro anche alla malaria . Il signor duca invece trattava simili negozi per mezzo del notaro Neri - poichè non erano il suo forte . - E alla fine , quando mastro - don Gesualdo s ' impennò sul serio , sbuffando , recalcitrando , gli fece dire : - Si vede che mio suocero , poveretto , non sa quel che ci vuole a mantenere la figliuola col decoro del nome che porta ... - Il decoro ? ... Io me ne lustro gli stivali del decoro ! Io mangio pane e cipolle per mantenere il lustro della duchea ! Diteglielo pure al signor genero ! In pochi anni s ' è mangiato un patrimonio ! Fu un casa del diavolo . Donna Bianca , la quale era assai malandata , e sputava sangue ogni mattina , fece una ricaduta che in quindici giorni la condusse in fin di vita . Nel paese ormai si sapeva ch ' era tisica : tutti così quei Trao ! una famiglia che si estingueva per esaurimento , diceva il medico . Soltanto il marito , ch ' era sempre fuori , in faccende , occupato dai suoi affari , con tanti pensieri e tanti guai per la testa , si lusingava di farla guarire appena avrebbe potuto condursela a Mangalavite , in quell ' aria balsamica che avrebbe fatto risuscitare un morto . Essa sorrideva tristamente e non diceva nulla . Era ridotta uno scheletro , docile e rassegnata al suo destino , senza aspettare o desiderare più nulla . Soltanto avrebbe voluto rivedere la figliuola . Suo marito glielo aveva anche promesso . Ma siccome erano in dissapore col genero non ne aveva più parlato . Isabella prometteva sempre di venire , da un autunno all ' altro , ma non si decideva mai , come avesse giurato di non metterci più i piedi in quel paese maledetto , e se lo fosse tolto dal cuore interamente . A misura che le mancavano le forze , Bianca sentiva dileguare anche quella speranza , come la vita che le sfuggiva , e sfogavasi a ruminare dei progetti futuri , vaneggiando , accendendosi in viso delle ultime fiamme vitali , con gli occhi velati di lagrime che volevano sembrare di tenerezza ed erano di sconforto : - Farò questo ! farò quell ' altro ! - Faceva come quegli uccelletti in gabbia i quali provano il canto della primavera che non vedranno . Il letto le mangiava le carni ; la febbre la consumava a fuoco lento . Adesso , quand ' era presa dalla tosse , si metteva ad ansare , sfinita , colla bocca aperta , gli occhi smaniosi in fondo alle occhiaie che sembravano fonde fonde , brancicando colle povere braccia stecchite quasi volesse afferrarsi alla vita . - Bene ! - sospirò infine don Gesualdo che vedeva la moglie in quello stato . - Farò anche questa ! ... Pagherò anche stavolta perché il signor duca ti faccia rivedere la figliuola ! ... Già son fatto per portare il carico ... Il medico andava e veniva ; provava tutti i rimedi , tutte le sciocchezze che leggeva nei suoi libracci ; c ' era un conto spaventoso aperto dal farmacista . - Almeno giovassero a qualche cosa ! - brontolava don Gesualdo . - Io non guardo ai denari spesi per mia moglie ; ma voglio spenderli perché le giovino e le si veggano in faccia ... non già per provare i medicamenti nuovi come all ' ospedale ! ... Ora che si sono messi in testa ch ' io sia ricco , ciascuno se ne giova pei suoi fini ... La prima volta però che s ' arrischiò a fare velatamente queste lagnanze allo stesso medico , Saleni , un altro dottorone ch ' era peggio di Tavuso , buon ' anima , gli piantò in faccia gli occhiacci , e rispose burbero : - Allora perché mi chiamate ? Dovette anche pregarlo e scongiurarlo di continuare a fare il comodo suo , quantunque non giovasse a nulla . La vigilia dell ' Immacolata parve proprio che la povera Bianca volesse rendere l ' anima a Dio . Il marito ch ' era andato ad aspettare il medico sulla scala gli disse subito : - Non mi piace , dottore ! Stasera mia moglie non mi piace ! - Eh ! ve ne accorgete soltanto adesso ? A me è un pezzo che non mi piace . Credevo che l ' aveste capita . - Ma che non c ' è rimedio , vossignoria ? Fate tutto ciò che potete . Non guardate a spesa ... I denari servono in queste occasioni ! ... - Ah , adesso me lo dite ? Adesso capite la ragione ? Me ne congratulo tanto ! Saleni ricominciò la commedia : il polso , la lingua , quattro chiacchiere seduto ai piedi del letto , col cappello in testa e il bastone fra le gambe . Poi scrisse la solita ricetta , le solite porcherie che non giovavano a nulla , e se ne andò lasciando nei guai marito e moglie . La casa era diventata una spelonca . Tutti che vogavano alla larga . Finanche le serve temevano del contagio . Zacco era il solo parente che si rammentasse di loro nella disgrazia , dacchè avevano fatto società per l ' appalto dello stradone , tornati amici con don Gesualdo . Egli veniva ogni giorno insieme a tutta la famiglia , la baronessa impresciuttita e ubbidiente , le figliuole che empivano la camera , stagionate , grasse e prosperose che sfidavano le cannonate . - Lui non aveva paura del contagio ! Sciocchezze ! ... Poi , quando si tratta di parenti ! ... Quella sera aveva sentito dire in piazza che la cugina Bianca stava peggio ed era giunto più presto del solito . - Per distrarre un po ' don Gesualdo lo tirò nel vano del balcone , e cominciò a parlargli dei loro negozi . - Volete ridere adesso ? Il cugino Rubiera dirà all ' asta per gli altri due tronchi di strada ! ... Sissignore ! quella bestia ! ... Eh ? eh ? che ne dite ? ... Lui che non ha potuto pagarvi ancora i denari della prima donna ? ... C ' è l ' inferno a causa vostra con la moglie che non vuol pagare del suo ! ... I figliuoli sì , glieli ha portati in dote ! ... ma i denari vuol tenerseli per sé ! E ' predestinato quel povero don Ninì ! ... E sapete chi comparisce all ' asta , eh ? volete saperlo ? ... Canali , figuratevi ! ... Canali che fa l ' appaltatore in società col barone Rubiera ! ... Ora s ' è svegliata in tutti quanti la fame del guadagno ! ... Eh ? ... Non avevo ragione di dire ? ... Non ridete ? ... Ma l ' amico non gli dava retta , inquieto , coll ' orecchio sempre teso dall ' altra parte . Indi si alzò e andò a vedere se Bianca avesse bisogno di qualche cosa . Essa non aveva bisogno di nulla , guardando fisso con quegli occhi di creatura innocente , recandosi alla bocca di tanto in tanto il fazzoletto che ricacciava poi sotto il guanciale insieme alla mano scarna . Le cugine Zacco stavano sedute in giro dinanzi al letto , colle mani sul ventre . La mamma per rompere il silenzio balbettò timidamente : - Sembra un po ' più calma ... da che siam qui noi ... Le figliuole a quelle parole guardarono tutte insieme , e approvarono col capo . Il barone s ' accostò al letto lui pure , dimostrando molto interesse per l ' ammalata : - Sì , sì , non c ' è confronto ! ... l ' occhio è più sveglio ; anche la fisonomia è più animata ... Si capisce ! ... udendo discorrere intorno a lei ... Bisogna distrarla , tenerle un po ' di conversazione ... Per fortuna siete in buone mani . Il dottore sa il fatto suo . Poi , quando si hanno dei mezzi ! ... quando non manca nulla ! Ne conosco tanti altri invece ... ben nati ... di buona famiglia ... cui manca di giorno il pane e di notte la coperta ! ... vecchi e malati , senza medico né speziale ... Si chinò all ' orecchio di don Gesualdo e spifferò il resto . Bianca l ' udì o l ' indovinò , con gli occhi luminosi che fissavano in volto la gente , e cavò di sotto il guanciale la mano scarna e pallida che sembrava quella di una bambina , per far segno al marito d ' avvicinarsi . Don Gesualdo s ' era chinato su di lei e accennava di sì col capo . Il barone vedendo che non era più il caso di misteri parlò chiaro : - Non verrà ! Don Ferdinando è diventato proprio un ragazzo . Non capisce nulla , poveretto ! ... Bisogna compatirlo . Diciamola qui , fra noi parenti ... Che gli sarebbe mancato ? ... Un cognato con tanto di cuore , come questo qui ! ... L ' inferma agitò di nuovo in aria quella mano che parlava da sola . - Eh ? Che dice ? Cosa vuole ? - domandò il barone . Donna Lavinia , la maggiore delle ragazze , s ' era alzata premurosa per servirla in quel che occorresse . Donna Marietta , l ' altra sorella , tirò invece il papà per la falda . Bianca s ' era chiusa in un silenzio che le affilò come un coltello il viso smunto , sì che il barone stesso se ne avvide e mutò discorso . - Domeneddio alle volte ci allunga i giorni per farci provare altri guai ... Parlo della baronessa Rubiera , poveretta ! Eh ? ... Vivere per vedersi disfare sotto i propri occhi la roba che s ' è fatta ! ... senza poter dire una parola né muovere un dito ... eh ? ... eh ? Suo figlio è una bestia . La nuora gli conta i bocconi che mangia ! ... Com ' è vero Iddio ! Non vede l ' ora di levarsela dai piedi ! ... E lei , no ! non vuole andarsene ! Vuol vivere apposta per vedere come farà suo figlio a togliersi dal collo il debito e don Gesualdo ... Eh ? Ho parlato or ora con vostro marito dei gran progetti che ha don Ninì pel capo ... Don Gesualdo stava zitto , sopra pensieri . Poi , siccome il barone aspettava la risposta della cugina Bianca , col risolino fisso in bocca , brontolò : - No , non c ' è tanto da ridere ... Dietro il paravento dev ' essere anche il canonico Lupi . Zacco rimase interdetto : - Quel briccone ? quell ' intrigante ? ... Come lo sapete ? ... Chi ve l ' ha detto ? ... - Nessuno . E ' un ' idea mia . Ma vedrete che non m ' inganno . Del resto non me ne importa nulla ! Ho altro pel capo adesso ! Ma il barone non si dava pace : - Che ? Non ve ne importa ? Grazie tante ! Sapete cosa dicono pure ? Che vogliono levarci di mano le terre del comune ! ... Dicono che stavolta hanno trovato il modo e la maniera ... e che né voi né io potremo rimediarci , capite ? ... Don Gesualdo si strinse nelle spalle . Sembrava che davvero non gliene importasse nulla di nulla adesso . Il barone a poco a poco andò calmandosi , in mezzo al coro dei suoi che mormoravano sottovoce contro il canonico . - Un intrigante ! ... un imbroglione ! ... Non si fa nulla in paese che non voglia ficcarci il naso lui ! ... - Donna Marietta , più prudente , tirò il babbo per la falda un ' altra volta . - Scusate ! scusate ! - aggiunse lui . - Si chiacchiera per dire qualche cosa ... per distrarre l ' ammalata ... Non si sa di che parlare ... Sapete voi cosa vanno narrando pure i malintenzionati come Ciolla ? ... che fra otto giorni si farà la rivoluzione ... per spaventare i galantuomini ... Vi rammentate , nel ventuno , eh ? don Gesualdo ? - Ah ? ... Che volete ? ... La rivoluzione adesso l ' ho in casa ! ... - Capisco , capisco ... Ma infine , non mi pare ... La baronessa , che parlava al bisogno , si rivolse a don Gesualdo , con quella faccia di malaugurio , chiedendogli se alla duchessa avessero scritto di sua madre che era in quello stato ... Bianca aveva l ' orecchio fino degli ammalati gravi . - No ! no ! Non c ' è premura ! - interruppe Zacco . Intanto donna Lavinia si era alzata per andare a prendere un bicchier d ' acqua . Come si udì suonare il campanello dell ' uscio voleva anche correre a vedere chi fosse . - Una spada a due mani ! - esclamò sottovoce il barone , quasi facesse una confidenza , e sorridendo di compiacimento . - Una ragazza che in casa vale un tesoro ... Giudiziosa ! ... Per sua cugina Bianca poi si butterebbe nel fuoco ! ... - La mamma sorrideva lei pure discretamente . In quella sopraggiunse la serva ad annunziare che c ' era il barone Rubiera con la moglie . - Lui ? Ci vuole una bella faccia tosta ! ... - saltò su il barone cercando il cappello che teneva in testa . - Vedrete che viene a parlarvi di ciò che v ' ho detto ! Non ci avete un ' altra uscita ? ... per non vederlo in faccia , quella bestia ! ... La sua famiglia toglieva commiato in fretta e in furia al pari di lui , cercando gli scialli , rovesciando le seggiole , urtandosi fra di loro , quasi don Ninì stesse per irrompere a mano armata nella camera . La povera inferma , smarrita in quel parapiglia , si lasciò sfuggire con un filo di voce : - Per l ' amor di Dio ... Non ne posso più ! - No ... Non potete farne a meno , cugina mia ! ... Sono parenti anch ' essi ! ... Vedrete che vengono apposta , onde approfittare dell ' occasione ... Finta di farvi una visita ... Piuttosto ce ne andremo noi ... E ' giusto ... Chi prima arriva al mulino ... Ma i Rubiera non spuntavano ancora . Don Gesualdo andò nell ' anticamera , dove seppe dalla serva che aspettavano nel salotto , come avevano sentito che c ' erano i Zacco ... - Meglio ! - osservò il barone . - Vuol dire che desidera parlarvi a quattr ' occhi , don Ninì ! ... Allora noi non ci moviamo . Restiamo a far compagnia alla cugina , intanto che voi fate gli affari vostri ... Sentiremo poi cosa è venuto a dirvi quello sciocco ! La serva aveva portato un lumicino nel salotto , e in quella semioscurità don Ninì sembrava addirittura enorme , infagottato nel cappotto , con la sciarpa di lana sino alle orecchie una zazzera sulla nuca che non tagliava sino a maggio . Donna Giuseppina invece s ' era aggobbita , aveva il viso floscio e grinzoso nel cappuccio rotondo , i capelli di un grigio sudicio mal pettinati , lisciati in fretta con le mani e fermati dal fazzoletto di seta che portava legato sotto il mento , le mani corrose e nere , delle mani di buona massaia con le quali gesticolava per difendere gli interessi del marito , agitandosi nel cappottino seminato di pillacchere , che la copriva tutta quanta , mostrando in tutta la persona l ' incuria e la trascuraggine della signora ricca che non ha bisogno di parere , della moglie che ha cessato di far figliuoli e non deve neppure piacere al marito . E sulla bocca sdentata teneva fisso un sorriso di povera , il sorriso umile di chi viene a sollecitare un favore , mentre don Ninì cercava le parole , girando il cappellaccio fra le mani , con quella sciarpa sino al naso che gli dava un aspetto minaccioso . La moglie gli fece animo con un ' occhiata , e cominciò lei : - Abbiamo sentito che la cugina sta male ... Siam corsi subito con Ninì ... Infine siamo parenti ... dello stesso sangue ... Le questioni ... gl ' interessi ... si sa , in tutte le famiglie ... Ma ogni cosa deve mettersi da banda in certe occasioni ... Anche Ninì ... poveretto , non si dava pace ... Diceva sempre ... Infine vorrei sapere perché ... Don Ninì approvava coi gesti e con tutta la persona che aveva lasciato cadere sul canapè facendolo scricchiolare ; e subito intavolò il discorso per cui erano venuti - sua moglie volle assolutamente che il cugino sedesse in mezzo , fra due fuochi . - Abbiamo quell ' affare del nuovo appalto , caro don Gesualdo . Perché dobbiamo farci la guerra fra di noi , dico io ? a vantaggio altrui ? ... giacchè infine siamo parenti ! ... - Sicuro ! - interruppe la moglie . - Siamo venuti per questo ... Come sta la cugina ? - Come Dio vuole ! ... Come ci avessi il gastigo di Dio sulle spalle ! ... Non ho testa di pensare agli affari adesso ... - No , no , non voglio che ci pensiate ... Appunto dicevo ... dovreste rimettervene a una persona di fiducia ... Salvo l ' interesse , ben inteso ... Don Ninì a un tratto si fece scuro in viso , cacciandosi all ' indietro appuntandogli in faccia gli occhi sospettosi : - Ditemi un po ' vi fidate voi di Zacco ? Eh ? vi fidate ? Don Gesualdo malgrado il malumore che aveva in corpo , mosse la bocca a riso , come a dire che non si fidava di nessuno . - Bene ! Se sapeste che roba è quell ' uomo ! ... Ciò che diceva di voi , prima ! ... prima di essere pane e cacio con voi ! ... Che roba gli scappava di bocca ! ... Donna Giuseppina , con le gote gonfie , stringeva le labbra , quasi per non lasciarselo scappare neppur lei . - Infine , lasciamo andare ! Chiacchiera non macina al mulino ... E ' parente anche lui ! ... Dunque torniamo a noi . Perché ci facciamo la guerra ? Perché facciamo campare giudici ed avvocati alle nostre spalle ? Cosa sono questi malumori fra parenti ? Per quella miseria che vi devo ? Sì , una miseria ! Per voi è una presa di tabacco ... - Scusate , scusate , anche per voi ... Allora interloquì donna Giuseppina , contando miserie , una famiglia numerosa , sua suocera , la baronessa , finché viveva lei ... - Scusate ... Non c ' entra ... E ' che i denari servono , sapete ... I miei denari li ho dati a vostro marito . Don Ninì prese a scusarsi , dinanzi alla moglie . Certo ... i denari se li era fatti prestare ... in un momento che aveva persa la testa ... Quando si è giovani ... sarebbe meglio tagliarsela la testa , alle volte ... Voleva pagare ... col tempo ... sino all ' ultimo baiocco , senza liti , senza altre spese ... appena chiudeva gli occhi sua madre ... Ma era giusto inasprirgli contro la baronessa , santo Dio ? Farle commettere qualche bestialità ? ... - Ah ? - disse don Gesualdo . - Ah ? - E guardò donna Giuseppina come per chiedere perché non pagasse lei . Don Ninì imbarazzato guardava ora lui ed ora la moglie . Essa infine interloquì , troncandogli la parola con un segno del fazzoletto che aveva tirato fuori dalla borsa . - Non è questo soltanto ... L ' affare delle terre ... Non glie ne avete ancora parlato al cugino don Gesualdo ? ... - Sì ... l ' affare delle terre comunali ... - Lo so , - rispose don Gesualdo . - L ' affitto scade in agosto . Chi vorrà dire all ' asta , poi ... - No ! no ! ... né voi né io ce le mangeremo . - Legge nuova ! - interruppe donna Giuseppina con un sorriso agro . - Le terre non si dànno più in affitto ! Il comune le dà a censo ... ai più poveri ... Un bocconcino per ciascuno ... Saremo tutti possidenti nel paese , da qui a un po ' ! ... Non lo sapete ? Don Gesualdo drizzò le orecchie , mettendo da parte un momento i suoi guai . Indi abbozzò un sorriso svogliato . - Come è vero Dio ! - soggiunse il barone Rubiera . - Ho visto il progetto , sì , al palazzo di città ! Dicono che il comune ci guadagna , e ciascuno avrà il suo pezzo di terra . Allora don Gesualdo cavò fuori la tabacchiera , fiutando un agguato . - Cioè ? cioè ? - Don Gesualdo ! - chiamò la serva dall ' uscio . - Un momento , vossignoria ... - Fate , fate pure il comodo vostro ! - disse donna Giuseppina . - Non abbiamo premura . Aspetteremo . - La padrona ! Vuol parlare con vossignoria ! - Eh ? Che vogliono ? Che dicono ? - L ' assalirono subito i Zacco appena don Gesualdo entrò nella stanza dell ' inferma . - Son io che ho mandato a chiamarvi , - disse il barone col sorriso furbo . Ma lui non rispose , chino sulla moglie , la quale s ' aiutava cogli occhi e con quella povera mano pallida e scarna che diceva per lei : " No ! ... Non vi mettete con colui ... se volete darmi retta una volta sola ... Non vi mettete insieme con mio cugino Rubiera , voi ! ... Guardate che vi parlo in punto di morte !..." Aveva la voce afonica , gli occhi che penetravano , così lucenti e fissi . Zacco che si era chinato anche lui sul letto per udire , esclamò trionfante : - Benedetta ! parla come una che vede al di là ! Non fareste nulla di buono con quell ' uomo ! Una bestia ! Una banderuola ! Ciò che vi dice vostra moglie in un momento come questo è vangelo , don Gesualdo ! Ricordatevi bene ! Io mi farei scrupolo a non darle retta , in parola d ' onore ! ... - E donna Giuseppina ? Finta , maligna ! ... - aggiunse la Zacco . - Ha abbreviato i giorni della suocera ! Non vede l ' ora di levarsela dagli occhi ! - Andate , andate a sentire il resto . Qui ci siamo noi . Andateci pure , se no vi restano lì fino a domani ! Don Ninì stava ancora seduto sul canapè , sbuffando dal caldo nella sciarpa di lana , col cappello in testa ; e donna Giuseppina si era alzata per osservare al buio le galanterie disposte in bell ' ordine sui mobili : il servizio da caffè , i fiori di carta sotto le campane di cristallo , l ' orologio che segnava sempre la stessa ora . Vedendo don Gesualdo di ritorno gli disse subito : - Vi ha fatto chiamare il barone Zacco ? Non c ' era motivo ... Qui non si fanno misteri ... - Non si fanno misteri ! - ripigliò il marito . - Si tratta di metterci d ' accordo ... tutti i bene intenzionati ... Se è bene intenzionato anche lui ... quel signore ! ... - Ma , - osservò don Gesualdo . - se la cosa è come dite , io non saprei che farci ... Cosa volete da me ? Donna Giuseppina si era perfino trasformata in volto , appuntando in faccia a questo e a quello gli occhi come due spilli , masticando un sorriso con la bocca nera . Cacciò indietro del tutto il marito , e si prese tutto per sé il cugino Motta . - Sì , il rimedio c ' è ! ... c ' è ! - E stette un po ' a guardarlo fisso per fare più colpo . Poscia , tenendo stretta la borsa fra le mani gli si accostò con una mossa dei fianchi , in confidenza : - Si tratta di far prendere le terre a gente nostra ... sottomano ... - disse il barone . - No ! no ! ... Lasciate che gli spieghi io ... Le terre del comune devono darsi a censo , eh ? a pezzi e a bocconi perché ogni villano abbia la sua parte ? Va bene ! Lasciamoli fare . Anzi , mettiamo avanti , sottomano , degli altri pretendenti ... dei maestri di bottega , della gente che non sa cosa farsene della terra e non ne caverà neppure i denari del censo . Ci hanno tutti lo stesso diritto , non è vero ? Allora , con un po ' di giudizio , anticipando a questo e a quello una piccola somma ... Loro falliscono in capo all ' anno , e noi ci pigliamo la terra in compenso del credito . Avete capito ? Bisogna evitare per quanto si può che ci mettano mano i villani . Quelli non se lo lasciano scappare mai più il loro pezzetto di terra . Ci lasciano le ossa piuttosto ! Don Gesualdo si alzò di botto , colle narici aperte , la faccia rianimata a un tratto , e si mise a passeggiare per la stanza . Poi , tornando in faccia ai due che s ' erano alzati pure , sorpresi : - Questa non viene da voi ! - esclamò . - Questa è buona ! Questa so di dove viene ! - Ah ! ah ! capite ? vedete ? ... - rispose il barone trionfante . - Prima di tutto bisogna tappare la bocca a Nanni l ' Orbo ... Col giudizio ... con un po ' di denaro ... senza far torto a nessuno , ben inteso ! ... La giustizia ... - Voi che ci avete mano ... Quello è un imbroglione , un arruffapopolo ... capace di aizzarci contro tutto il paese . Voi che ci avete mano dovreste chiudergli la bocca . Don Gesualdo tornò a sedersi , pentito d ' essersi lasciato trasportare dal primo movimento , grattandosi il capo . Ma il barone Zacco , che stava di là coll ' orecchio teso , non seppe più frenarsi . - Scusate , scusate , signori miei ! - disse entrando . - Se disturbo ... se avete da parlare in segreto ... Me ne vo ... - E si mise a sedere lui pure , col cappello in testa . Tacquero tutti , ciascuno sbirciando sottecchi il compagno , don Ninì col naso dentro la sciarpa , sua moglie colle labbra strette . Infine disse che le rincresceva tanto della malattia di Bianca . - Proprio ! c ' è un lutto nel paese . Ninì è un pezzo che mi predica : Giuseppina mia , dobbiamo andare a vedere come sta mia cugina ... Gl ' interessi sono una cosa , ma la parentela poi è un ' altra ... - Dunque , - riprese don Gesualdo , - questa bella pensata di pigliarci sottomano le terre del comune chi l ' ha fatta ? Allora non fu più il caso di fingere . Donna Giuseppina tornò a discorrere del fermento che c ' era in paese , della rivoluzione che minacciavano . Il barone Zacco si agitò , facendo segno col capo a don Gesualdo . - Eh ? eh ? Cosa vi ho detto or ora ? ... - Infine ... - conchiuse donna Giuseppina , - è meglio parlarci chiaro e darci la mano tutti quelli che abbiamo da perdere ... E tornò su quella birbonata di sminuzzare le terre del comune fra i più poveri , in tante briciole , un pizzico per ciascuno , che non fa male a nessuno ! ... Essa rideva così che le ballava il ventre dalla bile . - Ah ? ? ? - esclamò il barone pavonazzo in viso , e cogli occhi fuori dell ' orbita . - Ah ? ? ? - E non disse altro Don Gesualdo rideva anche lui . - Ah ? voi ridete , ah ? - Cosa volete che faccia ? Non me ne importa nulla , vi dico ! Donna Giuseppina rimase stupefatta : - Come ! ... voi ! ... - Quindi lo tirò in disparte , vicino al canterano dov ' era l ' orologio fermo , parlandogli piano , con le mani negli occhi . Don Gesualdo stava zitto , lisciandosi il mento , con quel risolino calmo che faceva schiattare la gente . I due baroni da lontano tenevano gli occhi fissi su di lui , come due mastini . Infine egli scosse il capo . - No ! no ! Ditegli al canonico Lupi che denari non ne metto fuori più per simili pasticci . Le terre se le pigli chi vuole ... Io ho le mie ... Gli altri gli si rivoltarono contro tutti d ' accordo , vociando , eccitandosi l ' un l ' altro . Zacco , adesso che aveva capito di che si trattava , scalmanavasi più di tutti : - Una pensata seria ! Da uomo con tanto di barba ! Il miglior modo per evitare quella birbonata di dividere fra i nullatenenti i fondi del comune ! ... Capite ? ... Allora vuol dire che il mio non è più mio , e ciascuno vuole la sua parte ! ... - Don Gesualdo , duro , scrollava il capo ; badava a ripetere : - No ! no ! non mi ci pigliano ! - Tutt ' a un tratto il barone Zacco afferrò don Ninì per la sciarpa e lo spinse verso il canapè quasi volesse mangiarselo , sussurrandogli nell ' orecchio : - Volete sentirla ? Volete che ve la canti ? E ' segno che quello lì ci ha il suo fine per farci rimaner tutti quanti siamo con tanto di naso ! ... Lo conosco ! ... Le signore Zacco allo strepito s ' erano affacciate sull ' uscio dell ' anticamera . Successe un istante d ' imbarazzo fra i parenti . Zacco e don Ninì si calmarono di botto , tornando cerimoniosi . - Scusate ! scusate ! La cugina Bianca crederà chissà cosa , al sentirci gridare ... per nulla poi ! ... - Zacco sorrideva bonariamente , con la faccia ancora infocata . Don Ninì s ' avvolgeva di nuovo la sciarpa al collo . Sua moglie , col sorriso amabile lei pure , tolse commiato . - Tanti saluti a donna Bianca ... Non vogliamo disturbarla ... Speriamo che la Madonna abbia a fare il miracolo ... - Don Ninì con la bocca coperta grugnì anche lui qualche parola che non potè udirsi . - Un momento . Vengo con voi , - esclamò Zacco . - E fingendo di cercare il cappello e la canna d ' India s ' accostò a don Gesualdo nel buio dell ' anticamera . - Sentite ... Fate male , in parola d ' onore ! Quella è una proposta seria ! ... Fate male a non intendervi col barone Rubiera ! ... - No , non voglio impicci ! ... Ho tanti altri fastidi pel capo ! ... Poi , mia moglie ha detto di no . Avete udito voi stesso . Il barone stava per montare in furia davvero ! - Ah ! ... vostra moglie ? ... Le date retta quando vi accomoda ! - Ma cambiò tono subito . - Del resto fate voi ! ... Fate voi , amico mio ! ... Aspettate , don Ninì . Veniamo subito . - Sua moglie non la finiva più . Sembrava che non potesse staccarsi dal letto dell ' ammalata , rincalzando la coperta , sprimacciandole il guanciale , mettendole sotto mano il bicchier d ' acqua e le medicine , con la faccia lunga , sospirando , biasciando avemarie . Voleva pure che restasse la sua ragazza ad assistere la notte , se mai . Donna Lavinia acconsentiva di tutto cuore , dandosi da fare anche essa , premurosa , impadronendosi già delle chiavi , vigilando su tutto , come una padrona . - No ! ... - mormorò Bianca con la voce rauca . - No ! ... Non ho bisogno di nessuno ! ... Non voglio nessuno ! ... Li seguiva per la camera con l ' occhio inquieto , sospettoso , diffidente , con un certo tono di rancore nella voce cavernosa . Sforzavasi di mostrarsi più forte , sollevandosi a stento sui gomiti tremanti , cogli omeri appuntati che sembravano forare la camiciuola da notte . Poscia , appena le Zacco se ne furono andate , ricadde sfinita , facendo segno al marito d ' accostarsi . - Sentite ! ... sentite ! ... Non le voglio più ! ... Non le fate venir più quelle donne ... Si son messe in testa di darvi moglie ... come se fossi già morta . E col capo seguitava a far segno di sì , di sì , che non s ' ingannava , col mento aguzzo nell ' ombra della gola infossata , mentr ' egli , chino su di lei , le parlava come a una bimba sorridendo , con gli occhi gonfi però . - Vi portano in casa la Lavinia ... Non vedono l ' ora che io chiuda gli occhi ... - Lui protestava di no che non gliene importava nulla della Lavinia , che non voleva più rimaritarsi , che ne aveva visti abbastanza dei guai . E la poveretta stava ad ascoltarlo tutta contenta , cogli occhi lustri che penetravano fin dentro , per vedere se dicesse la verità . - Sentite ... ancora ... un ' altra cosa ... Accennava sempre con la mano , poichè la voce le mancava , quella voce che sembrava venire da lontano , gli occhi che si velavano a quando a quando di un ' ombra . Aveva fatto anche uno sforzo per sollevarsi , onde passargli un braccio al collo , come non le restasse che lui per attaccarsi alla vita , agitando il viso che si era affilato maggiormente , quasi volesse nasconderglielo in petto , quasi volesse confessarsi con lui . Dopo un momento allentò le braccia , col volto rigido e chiuso , colla voce mutata : - Più tardi ... Vi dirò poi ... Ora non posso ... II Adesso tutto andava a rotta di collo per don Gesualdo ; la casa in disordine ; la gente di campagna , lontano dagli occhi del padrone , faceva quel che voleva ; le stesse serve scappavano ad una ad una , temendo il contagio della tisi ; persino Mena , l ' ultima che era rimasta pel bisogno , quando parlarono di farle lavare i panni dell ' ammalata che la lavandaia rifiutavasi di portare al fiume , temendo di perdere le altre pratiche , disse chiaro il fatto suo : - Don Gesualdo , scusate tanto , ma la mia pelle vale quanto la vostra che siete ricco ... Non vedete com ' è ridotta vostra moglie ? ... Mal sottile è , Dio liberi ! Io ho paura , e vi saluto tanto . Dopo che s ' erano ingrassati nella sua casa ! Ora tutti l ' abbandonavano quasi rovinasse , e non c ' era neppure chi accendesse il lume . Sembrava quella notte alla Salonia , in cui aveva dovuto mettere colle sue mani il padre nel cataletto . Né denari né nulla giovava più . Allora don Gesualdo si scoraggiò davvero . Non sapendo dove dar di capo , pensò agli amici antichi , quelli che si ricordano nel bisogno , e mandò a chiamare Diodata per dare una mano . Venne invece il marito di lei , sospettoso , guardandosi intorno , badando dove metteva i piedi , sputacchiando di qua e di là : - Quanto a me ... anche la mia pelle , se la volete , don Gesualdo ! ... Ma Diodata è madre di famiglia , lo sapete ... Se le capita qualche disgrazia , Dio ne liberi voi e me ... Se piglia la malattia di vostra moglie ... Siamo povera gente ... Voi siete tanto ricco ; ma io non avrei neppure di che pagarle il medico e lo speziale ... Insomma le solite litanie , la solita giaculatoria per cavargli dell ' altro sangue . Finalmente , dopo un po ' di tira e molla , s ' accordarono sul compenso . Gli toccava chiudere gli occhi e chinare il capo . Nanni l ' Orbo , tutto contento del negozio che aveva fatto , conchiuse : - Quanto a noi siete padrone anche della nostra pelle , don Gesualdo . Comandateci pure , di notte e di giorno . Vo a pigliare mia moglie e ve la porto . Ma Bianca soffriva adesso di un altro male . Non voleva vedersi Diodata per casa . Non pigliava nulla dalle sue mani . - No ! ... tu , no ! ... Vattene via ! Che sei venuta a fare , tu ? - Irritavasi contro quegli affamati che venivano a mangiare alle sue spalle . Come s ' affezionasse anche alla roba , in quel punto ; come si risvegliasse in lei un rancore antico , una gelosia del marito che volevano rubarle , quella cattiva gente venuta apposta a chiuderle gli occhi , a impadronirsi di tutto il suo . Era diventata tale e quale una bambina , sospettosa irascibile , capricciosa . Si lagnava che le mettessero qualche cosa nel brodo , che le cambiassero le medicine . Ogni volta che si udiva il campanello dell ' uscio c ' era una scena . Diceva che mandavano via la gente per non fargliela vedere . - Ho sentito la voce di mio fratello don Ferdinando ! ... E ' arrivata una lettera di mia figlia , e non hanno voluto darmela ! ... - Il pensiero della figlia era un altro tormento . Isabella stava anch ' essa poco bene , lontano tanto , un viaggio che l ' avrebbe rovinata per sempre , scriveva suo marito . Del resto sapevano da un pezzo come Bianca si strascinasse fra letto e lettuccio , e non avrebbero mai creduto la catastrofe così prossima . Intanto la povera madre non sapeva darsi pace , e se la pigliava con don Gesualdo e con tutti quanti le stavano vicino . Ci voleva una pazienza da santi . Aveva un bel dire suo marito : - Guarda ! ... Cosa diavolo ti viene in mente adesso ! ... Anche la gelosia ti viene in mente ! ... - Essa aveva certe occhiate nere che non le aveva mai visto . Con certo suono che non le aveva mai udito nella voce rauca , essa gli diceva : - Mi avete tolto mia figlia ... anche adesso che sono in questo stato ! ... Ve lo lascio per scrupolo di coscienza ! ... - Oppure gli rinfacciava di averle messo fra i piedi quell ' altra gente ... Oppure non rispondeva affatto , col viso rivolto al muro , implacabile . Nanni l ' Orbo s ' era installato come un papa in casa di don Gesualdo . Mangiava e beveva . Veniva ogni giorno a empirsi la pancia . Diodata badava a quel che c ' era da fare , e lui correva in piazza a spassarsela , a confabulare cogli amici , a dir che ci voleva questo e si doveva far quell ' altro , a difendere la causa della povera gente nella quistione di spartirsi i feudi del comune , ciascuno il suo pezzetto , come voleva Dio , e quanti figliuoli ogni galantuomo aveva sulle spalle , tante porzioni ! Egli conosceva anche per filo e per segno tutti i maneggi dei pezzi grossi che cercavano appropriarsi le terre . Una volta attaccò una gran discussione su quest ' argomento con Canali , e andò a finire a pugni , adesso che non era più il tempo delle prepotenze e ognuno diceva le sue ragioni . Il giorno dopo mastro Titta era andato da Canali a radergli la barba , allorché suonarono il campanello e Canali andò a vedere colla saponata al mento . Mentre affilava il rasoio , mastro Titta allungò il collo per semplice curiosità , e vide Canali il quale parlava nell ' anticamera con Gerbido , una faccia tutti e due da far tendere l ' orecchio a chiunque . Canali diceva a Gerbido : - Ma ti fidi poi ? - E Gerbido rispose : - Oh ! ! ! - Nient ' altro . Canali tornò a farsi la barba , tranquillo come nulla fosse , e mastro Titta non ci pensò più . Soltanto la sera , non sapeva egli stesso il perché ... un presentimento , vedendo Gerbido appostato alla cantonata della Masera , colla carabina sotto ! ... Gli tornarono in mente le parole di poco prima . - Chissà per chi è destinata quella pillola , Dio liberi ! ... - pensò fra di sé . Già i tempi erano sospetti , e la gente s ' era affrettata a casa prima che suonasse l ' avemaria . Più in là incontrando Nanni l ' Orbo , che stava da quelle parti , il cuore gli disse che Gerbido aspettasse appunto lui . - Che fate a quest ' ora fuori , compare Nanni ? - gli disse mastro Titta . - Venitevene a casa piuttosto , che faremo la strada insieme ... - No , mastro Titta , devo passare qui dal tabaccaio , e poi vo un momento a vedere Diodata , che è ad assistere la moglie di don Gesualdo . - Fatemi questo piacere , compare Nanni ! Venite a casa piuttosto ! Il tabacco ve lo darò io , e da vostra moglie ci andrete domani . Non son tempi d ' andare per le strade a quest ' ora ! ... Credete a me ! ... L ' altro la voltava in burla ; diceva di non aver paura lui , che gli rubassero i denari che non aveva ... L ' aspettava sua moglie con un piatto di maccheroni ... e tante altre cose ... Per un piatto di maccheroni , Dio liberi , ci lasciò la pelle ! Appena mastro Titta udì il rumore della schioppettata , due minuti dopo , disse fra sé : - Questa è compare Nanni che se l ' è presa . Don Gesualdo quel giorno aveva avuto degli altri dispiaceri . Speranza mandava l ' usciere giusto quando sapeva di fargli dare l ' anima al diavolo . Non gli lasciavano requie da anni ed anni , e gli avevano fatto incanutire i capelli con quella lite . Anche Speranza ci si era ridotta simile a una strega ; ci s ' era mangiata la chiusa e la vigna , stuzzicata da ciascuno che avesse avuto da dire con suo fratello . Andava vituperandolo da per tutto . L ' aspettava apposta nella strada per vomitargli addosso delle ingiurie . Gli aizzava contro i figliuoli , poiché il marito non voleva guastarsi il sangue - era buono soltanto per portarsi la pancia a spasso nel paese , lui - e lo stesso Santo , allorchè aveva bisogno di denari , voltava casacca e si metteva dalla parte di Gesualdo , a sputare contro di lei gli stessi improperi che aveva diretto al fratello : una banderuola che girava a seconda del vento . - E ' una vera bricconata , vedete , don Camillo ! Mi tirano di queste sassate giusto mentre sono nei guai sino al collo . Ho seminato bene e raccolgo male da tutti quanti , vedete ! Don Camillo si strinse nelle spalle . - Scusate , don Gesualdo . Io fo l ' ufficio mio . Perché vi siete guastato col canonico Lupi ? ... Per l ' appalto dello stradone ! ... per una cosa da nulla ... Quello è un servo di Dio che bisogna tenerselo amico ... Ora soffia nel fuoco coi vostri parenti ... Non voglio dir male di nessuno ; ma vi darà da fare , caro don Gesualdo ! E don Gesualdo stava zitto ; curvava le spalle adesso che ciascuno gli diceva la sua , e chi poteva gli tirava la sassata . Come sapevasi che sua moglie stava peggio , il marchese Limòli era venuto a visitare la nipote , e ci aveva condotto pure don Ferdinando , tutti e due a braccetto , sorreggendosi a vicenda . - La morte e l ' ignorante , - osservavano quanti li incontravano a quell ' ora per le strade , col fermento che c ' era nel paese ; e si facevano la croce vedendo ancora al mondo don Ferdinando , con quella palandrana che non teneva più insieme . I due vecchi s ' erano messi a sedere dinanzi al letto , col mento sul bastone , mentre don Gesualdo faceva la storia della malattia , e il cognato gli voltava la schiena senza dir nulla , rivolto alla sorella , la quale guardava or questo ed ora quell ' altro , poveretta , con quegli occhi che volevano far festa a tutti quanti , allorché s ' udì un vocìo per la strada , gente che correva strillando , quasi fosse scoppiata la rivoluzione che s ' aspettava . Tutt ' a un tratto si udì bussare al portone e una voce che gridava : - Comare Diodata , aprite ! Correte , subito ! Andate a vedere , che vostro marito si è presa una schioppettata ! ... lì , nella farmacia ! ... Diodata corse così come si trovava , a testa scoperta , urlando per le strade . In un momento la casa di don Gesualdo fu tutta sottosopra . Venne anche il barone Zacco , sospettoso , inquieto , masticando le parole , guardandosi dinanzi e di dietro prima d ' aprir bocca . - Avete visto ? E ' fatta ! Hanno ammazzato il marito di Diodata ! Don Gesualdo allora si lasciò scappare la pazienza . - Che ci posso fare io ? Mi mancava anche questa ! Che diavolo volete da me ? - Ah , cosa potete farci ? ... Scusate ! Credevo che doveste ringraziarmi ... se vengo subito ad avvertirvi ... pel bene che vi voglio ... da amico ... da parente ... Intanto sopraggiungeva dell ' altra gente . Zacco allora andava a vedere chi fosse , socchiudendo l ' uscio dell ' anticamera . Ogni momento si udiva sbattere il portone , tanti scossoni per la povera ammalata . A un certo punto Zacco venne a dire , tutto stravolto : - A Palermo c ' è un casa del diavolo ... La rivoluzione ... Vogliono farla anche qui ... Quel briccone di Nanni l ' Orbo doveva farsi ammazzare giusto adesso ! ... Don Gesualdo continuava a stringersi nelle spalle , come uno che non gliene importa nulla oramai , tutto per la poveretta ch ' era in fin di vita . Dopo un po ' giunsero la moglie e le figlie del barone Zacco , vestite di casa , cogli scialli giù pel dorso , le facce lunghe , senza salutar nessuno . Si vedeva ch ' era finita . La baronessa andava a parlare ogni momento sottovoce col marito . Donna Lavinia s ' impadronì delle chiavi . A quella vista don Gesualdo si sbiancò in viso . Non ebbe il coraggio neppure di chiedere s ' era giunta l ' ora . Soltanto , cogli occhi lustri interrogava tutti quanti , ad uno ad uno . Ma gli rispondevano con delle mezze parole . Il barone allungava il muso , sua moglie alzava gli occhi al cielo , colle mani giunte . Le ragazze , già prese dal sonno , stavano zitte sedute nella stanza accanto a quella dov ' era l ' ammalata . Verso mezzanotte , come la poveretta s ' era chetata a poco a poco , don Gesualdo voleva mandarli a riposare . - No , - disse il barone , - non vi lasceremo solo questa notte . Allora don Gesualdo non fiatò più , giacchè non c ' era più speranza . Si mise a passeggiare in lungo e in largo , a capo chino , colle mani dietro la schiena . Di tanto in tanto si chinava sul letto della moglie . Poi tornava a passeggiare nella stanza vicina , borbottava fra di sè , scrollava il capo , si stringeva nelle spalle . Infine si rivolse a Zacco , colla voce piena di lagrime : - Io direi di mandare a chiamare i suoi parenti ... eh ? don Ferdinando ... Che ne dite voi ? Zacco fece una smorfia . - I suoi parenti ? ... Ah , va bene ... Come volete ... Domani ... a giorno fatto ... Ma il pover ' uomo non seppe più frenarsi , le parole gli cuocevano dentro e sulle labbra . - Capite ? ... Neanche farle vedere la figliuola per l ' ultima volta ! E ' un porco , quel signor duca ! Tre mesi che scrive oggi verremo e domani verremo ! Come se avesse dovuto campar cent ' anni quella poveretta ! Dice bene il proverbio : Lontano dagli occhi e lontano dal cuore . Ci ha rubato la figlia e la dote , quell ' assassino ! E continuò a sfogarsi così per un pezzo colla moglie di Zacco , che era mamma anche lei , e accennava di sì , sforzandosi di tenere aperti gli occhi che le si chiudevano da soli . Egli , che non sentiva nè il sonno nè nulla , tornava a brontolare : - Che notte ! che nottata eterna ! Com ' è lunga questa notte , Domeneddio ! Appena spuntò il giorno aprì il balcone per chiamare Nardo il manovale , e mandarlo da tutti i parenti , chè Bianca , poveretta , stava assai male , se volevano vederla . Per la strada c ' era un via vai straordinario , e laggiù in piazza udivasi un gran sussurro . Mastro Nardo , al ritorno , portò la notizia . - Hanno fatto la rivoluzione . C ' è la bandiera sul campanile . Don Gesualdo lo mandò al diavolo . Gliene importava assai della rivoluzione adesso ! L ' aveva in casa la rivoluzione adesso ! Ma Zacco procurava di calmarlo . - Prudenza , prudenza ! Questi son tempi che ci vuol prudenza , caro amico . Di lì a un po ' si udì bussare di nuovo al portone . Don Gesualdo corse in persona ad aprire , credendo che fosse il medico o qualchedun ' altro di tutti coloro che aveva mandato a chiamare . Invece si trovò di faccia il canonico Lupi , vestito di corto , con un cappellaccio a cencio , e il baronello Rubiera che se ne stava in disparte . - Scusate , don Gesualdo ... Non vogliamo disturbarvi ... Ma è un affare serio ... Sentite qua ... Lo tirò nella stalla onde dirgli sottovoce il motivo per cui erano venuti . Don Ninì da lontano , ancora imbroncito , approvava col capo . - S ' ha da fare la dimostrazione , capite ? Gridare che vogliamo Pio Nono e la libertà anche noi ... Se no ci pigliano la mano i villani . Dovete esserci anche voi . Non diamo cattivo esempio , santo Dio ! - Ah ? La stessa canzone della Carboneria ? - saltò su don Gesualdo infuriato . - Vi ringrazio tanto , canonico ! Non ne fo più di rivoluzioni ! Bel guadagno che ci abbiamo fatto a cominciare ! Adesso ci hanno preso gusto , e ogni po ' ve ne piantano un ' altra per togliervi i denari di tasca . Oramai ho capito cos ' è : Levati di lì , e dammi il fatto tuo ! - Vuol dire che difendete il Borbone ? Parlate chiaro . - Io difendo la mia roba , caro voi ! Ho lavorato ... col mio sudore ... Allora ... va bene ... Ma adesso non ho più motivo di fare il comodo di coloro che non hanno e non posseggono ... - E allora ve la fanno a voi , capite ! Vi saccheggiano la casa e tutto ! Il canonico aggiunse che veniva nell ' interesse di coloro che avevano da perdere e dovevano darsi la mano , in quel frangente , pel bene di tutti ... Se no , non ci avrebbe messo i piedi in casa sua ... dopo il tiro che gli aveva giocato per l ' appalto dello stradone ... - Scusate ! Giacché volete fare il sordo ... Sapete che avete tanti nemici ! Invidiosi ... quel che volete ... Intanto non vi guardano di buon occhio ... Dicono che siete peggio degli altri , ora che avete dei denari . Questo è il tempo di spenderli , i denari , se volete salvar la pelle ! A quel punto prese la parola anche don Ninì : - Lo sapete che ci accusano di aver fatto uccidere Nanni l ' Orbo ... per chiudergli la bocca ... Voi pel primo ! ... Mi dispiace che m ' hanno visto venire con mia moglie , l ' altra sera ... - Già , - osservò il canonico , - siamo giusti . Chi poteva avere interesse che compare Nanni non chiacchierasse tanto ? ... Una bocca d ' inferno , signori miei ! La storia di Diodata la sa tutto il paese . Ora vi scatenano contro anche i figliuoli ... vedrete , don Gesualdo ! - Va bene , - rispose don Gesualdo . - Vi saluto . Non posso lasciar mia moglie in quello stato per ascoltar le vostre chiacchiere . - E volse loro le spalle . - Ah , - soggiunse il canonico andandogli dietro su per le scale . - Scusate , non ne sapevo nulla . Non credevo che fossimo già a questo punto ... Giacché erano lì non potevano fare a meno di salire un momento a veder donna Bianca , lui e il baronello . Don Ninì si fermò all ' uscio col cappello in mano , senza dire una parola , e il canonico , che se ne intendeva , dopo un po ' fece cenno col capo a don Gesualdo , come a dirgli di sì , ch ' era ora . - Io me ne vo , - disse don Ninì rimettendosi il cappello . - Scusatemi tanto , io non ci reggo . C ' era già don Ferdinando Trao al capezzale , come una mummia , e la zia Macrì , la quale asciugava il viso alla nipote con un fazzoletto di tela fine . Le Zacco erano pallide della nottata persa , e donna Lavinia non si reggeva più in piedi . Sopraggiunse il marchese Limòli insieme al confessore . Donna Agrippina allora li mise fuori tutti quanti . Don Gesualdo , dietro a quell ' uscio chiuso , si sentiva un gruppo alla gola , quasi gli togliessero prima del tempo la sua povera moglie . - Ah ! ... - borbottò il marchese . - Che commedia , povera Bianca ! Noi restiamo qui per assistere ogni giorno alla commedia , eh , don Ferdinando ! ... Anche la morte s ' è scordata che ci siamo al mondo noi ! ... Don Ferdinando stava a sentire , istupidito . Tratto tratto guardava timidamente di sottecchi il cognato che aveva gli occhi gonfi , la faccia gialla e ispida di peli , e faceva atto d ' andarsene , impaurito . - No , - disse il marchese . - Non potete lasciare la sorella in questo punto . Siete come un bambino , caspita ! Entrò in quel mentre il barone Mèndola , col fiato ai denti , cominciando dallo scusarsi a voce alta : - Mi dispiace ... Non ne sapevo nulla ... Non credevo ... - Poi , vedendosi intorno quei visi e quel silenzio , abbassò la voce e andò a finire il discorso in un angolo , all ' orecchio del barone Zacco . Costui tornava a parlare della nottata che avevano persa : le sue ragazze senza chiudere occhio , Lavinia che non si reggeva in piedi . Don Gesualdo guardava è vero stralunato di qua e di là , ma si vedeva che non gli dava retta . In quella tornò ad uscire il prete , strascicando i piedi , con una commozione che gli faceva tremar le labbra cadenti , povero vecchio . - Una santa ! ... - disse al marito . - Una santa addirittura ! Don Gesualdo affermò col capo , col cuore gonfio anche lui . Bianca ora stava supina , cogli occhi sbarrati , il viso come velato da un ' ombra . Donna Agrippina preparava l ' altare sul comò , con la tovaglia damascata e i candelieri d ' argento . A che gli giovava adesso avere i candelieri d ' argento ? Don Ferdinando andava toccando ogni cosa , proprio come un bambino curioso . Infine si piantò ritto dinanzi al letto , guardando la sorella che stava facendo i conti con Domeneddio in quel momento , e si mise a piangere e a singhiozzare . Piangevano tutti quanti . In quell ' istante fece capolino dall ' uscio donna Sarina Cirmena , scalmanata , col manto alla rovescia , esitante , guardando intorno per vedere come l ' avrebbero accolta , cominciando diggià a fregarsi gli occhi col fazzoletto ricamato . - Scusate ! Perdonate ! Io non ci ho il pelo nello stomaco ... Ho sentito che mia nipote ... Il cuore l ' ho qui , di carne ! ... L ' ho tenuta come una figliuola ! ... Bianca ! ... Bianca ! ... - No , zia ! - disse donna Agrippina . - S ' aspetta il viatico . Non la disturbate adesso con pensieri mondani ... - E ' giusto , - disse donna Sarina . - Scusatemi , don Gesualdo . Dopo che si fu comunicata , Bianca parve un po ' più calma . L ' affanno era cessato , e arrivò a balbettare qualche parola . Ma aveva una voce che s ' udiva appena . - Vedete ? - disse donna Agrippina . - Vedete , ora che si è messa in grazia di Dio ! ... Alle volte il Signore fa il miracolo . - Le misero sul petto la reliquia della Madonna . Donna Agrippina si tolse il cingolo della tonaca per ficcarglielo sotto il guanciale . La zia Cirmena portava esempi di guarigioni miracolose : tutto sta ad avere fede nei santi e nelle reliquie benedette : il Signore può far questo ed altro . Lo stesso don Gesualdo allora si mise a piangere come un bambino . - Anche lui ! - borbottò donna Sarina , fingendo di parlare all ' orecchio della Macrì . - Anche lui , il cuore non l ' ha cattivo in fondo . Non capisco però come Isabella non sia venuta ... duchessa o no ! ... Mamme ne abbiamo una sola ! ... Se bisognava fare tante storie per arrivare a questo bel risultato ... - E ' un porco ! ... un infame ! ... un assassino ! - seguitò a brontolare don Gesualdo , stralunato , colle labbra strette , gli occhi accesi che pareva un pazzo . - Eh ? che cosa ? - domandò la Cirmena . - Ssst ! ssst ! - interruppe donna Agrippina . Il barone Mèndola si chinò all ' orecchio di Zacco per dirgli qualche cosa . L ' altro scosse il testone arruffato e gonfio due o tre volte . La baronessa approfittò del buon momento per indurre don Gesualdo a pigliare un po ' di ristoro dalle mani stesse di Lavinia . - Sì , un po ' di brodo , due giorni che non apriva bocca il pover ' uomo ! ... Come passarono nella stanza accanto , che dava sulla strada , si udì da lontano un rumore che pareva del mare in tempesta . Mèndola narrò allora quello che aveva visto nel venire . - Sissignore ! Hanno messo la bandiera sul campanile . Dicono ch ' è il segno di abolire tutti i dazi e la fondiaria . Perciò or ora faranno la dimostrazione . Il procaccia delle lettere ha portato la notizia che a Palermo l ' hanno già fatta ... e anche in tutti i paesi lungo la strada . Sicché sarebbe una porcheria a non farla anche qui da noi ... Infine cosa può costare ? La banda , quattro palmi di mussolina ... Guardate ! ... guardate ! ... Dalla via del Rosario spuntava una bandiera tricolore in cima a una canna , e dietro una fiumana di gente che vociava e agitava braccia e cappelli in aria . Di tanto in tanto partiva anche una schioppettata . Il marchese , ch ' era sordo come una talpa , domandò : - Eh ? Che c ' è ? Il finimondo c ' era ! Don Gesualdo rimase colla chicchera in mano . S ' udì in quel punto una forte scampanellata all ' uscio , e Zacco corse a vedere . Dopo un momento sporse il capo dall ' uscio dell ' anticamera , e chiamò a voce alta : - Marchese ! Marchese Limòli ! Rimasero a discutere sottovoce nell ' altra stanza . Pareva che il barone mettesse buone parole con un terzo che era arrivato allora , e il marchese andasse scaldandosi . - No ! no ! è una porcheria ! - In quella rientrò Zacco , solo , col viso acceso . - Sentite , don Gesualdo ! ... Un momento ... una parolina ... La folla era giunta lì , sotto la casa ; si vedeva la bandiera all ' altezza del balcone , quasi volesse entrare . Si udivano degli urli : viva , morte . - Un momento ! - esclamò allora Zacco , mettendo da parte ogni riguardo . - Affacciatevi un momento , don Gesualdo ! Fatevi vedere , se no succede qualche diavolo ! ... C ' era il canonico Lupi , che portava il ritratto di Pio Nono , il baronello Rubiera , giallo come un morto , sventolando il fazzoletto , tant ' altra gente , tutti gridando : - Viva ! ... abbasso ! ... morte ! ... Don Gesualdo , accasciato sulla seggiola , colla chicchera in mano , seguitava a scrollare il capo , a stringersi nelle spalle , pallido come la camicia , ridotto un vero cencio . Il marchese assolutamente voleva sapere cosa cercasse quella gente , laggiù : - Eh ? che cosa ? - Vogliono la vostra roba ! - esclamò infine il barone Zacco fuori dei gangheri . Il marchese si mise a ridere dicendo : - Padroni ! padronissimi ! - In quel momento passò di furia donna Agrippina Macrì , colla tonaca color pulce che le sbatteva dietro , e nella camera della moribonda si udì un gran trambusto , seggiole rovesciate , donne che strillavano . Don Gesualdo s ' alzò di botto , vacillando , coi capelli irti , posò la chicchera sul tavolino , e si mise a passeggiare innanzi e indietro , fuori di sé , picchiando le mani l ' una sull ' altra e ripetendo : - S ' è fatta la festa ! ... s ' è fatta ! III Giunse poco dopo una lettera d ' Isabella la quale non sapeva nulla ancora della catastrofe , e fece piangere gli stessi sassi . Il duca scrisse anche lui - un foglietto con una lista nera larga un dito , e il sigillo stemmato , pur esso nero , che stringeva il cuore - inconsolabile per la perdita della suocera . Diceva che alla duchessa s ' era dovuto nascondere la verità per consiglio degli stessi medici , visto che sarebbe stato un colpo di fulmine , malaticcia com ' era anch ' essa , giusto alla vigilia di mettersi in viaggio per andare a vedere sua madre ! ... Terminava chiedendo per lei qualche ricordo della morta , una bazzecola , una ciocca di capelli , il libro da messa , l ' anellino nuziale che soleva portare al dito ... Al notaro poi scrisse per chiedere se la defunta , buon ' anima , avesse lasciati beni stradotali . - Si seppe poi da don Emanuele Fiorio , l ' impiegato della posta , il quale scovava i fatti di tutto il paese , giacché il notaro non rispose neppure , e solo con qualche intimo , brontolone come s ' era fatto coll ' età , andava dicendo : - Mi pare che il signor duca sia ridotto a cercare la luna nel pozzo , mi pare ! La povera morta se n ' era andata alla sepoltura in fretta , fra quattro ceri , nel subbuglio della gente ammutinata che voleva questo , e voleva quell ' altro , stando in piazza dalla mattina alla sera , a bociare colle mani in tasca e la bocca aperta , aspettando la manna che doveva piovere dal campanile imbandierato . Ciolla ch ' era diventato un pezzo grosso alfine , con una penna nera nel cappello e un camiciotto di velluto che sembrava un bambino , a quell ' età , passeggiava su e giù per la piazza , guardando di qua e di là come a dire alla gente : - Ehi ! badate a voi adesso ! - Don Luca , portando la croce dinanzi alla bara , ammiccava gentilmente , per farsi strada fra la folla , e sorrideva ai conoscenti , come udiva lungo la via tutti quei gloria che recitava la gente alle spalle di mastro - don Gesualdo . - Un brigante ! un assassino ! uno che s ' era arricchito , mentre tanti altri erano rimasti poveri e pezzenti peggio di prima ! uno che aveva i magazzini pieni di roba , e mandava ancora l ' usciere in giro per raccogliere il debito degli altri . - A strillare più forte erano i debitori che s ' erano mangiato il grano in erba prima della messe . Gli rinfacciavano pure di essere il più tenace a non voler che gli altri si pigliassero le terre del comune , ciascuno il suo pezzetto . Non si sapeva donde fosse partita l ' accusa ; ma ormai era cosa certa . Lo dicevano tutti : il canonico Lupi armato sino ai denti , il barone Rubiera colla cacciatora di fustagno , come un povero diavolo . Essi erano continuamente in mezzo ai capannelli , alla mano e bonaccioni , col cuore sulle labbra : - Quel mastro - don Gesualdo sempre lo stesso ! aveva fatto morire la moglie senza neppure chiamare un medico da Palermo ! Una Trao ! Una che l ' aveva messo all ' onore del mondo ! A che l ' era giovato essere tanto ricca ? - Il canonico si lasciava sfuggire dell ' altro ancora , in confidenza : Le stesse messe in suffragio dell ' anima avevano lesinato alla poveretta ! - Lo so di certo . Sono stato in sagrestia . Se non ha cuore neppure pel sangue suo ! ... Non mi fate parlare , chè domattina devo dir messa ! - Nobili e plebei , passato il primo sbigottimento , erano diventati tutti una famiglia . Adesso i signori erano infervorati a difendere la libertà ; preti e frati col crocifisso sul petto , o la coccarda di Pio Nono , e lo schioppo ad armacollo . Don Nicolino Margarone s ' era fatto capitano , cogli speroni e il berretto gallonato . Donna Agrippina Macrì preparava filacce e parlava d ' andare al campo , appena cominciava la guerra . La signora Capitana raccoglieva per la compera dei fucili , vestita di tre colori , il casacchino rosso , la gonnella bianca , e un cappellino calabrese colle penne verdi ch ' era un amore . Le altre dame ogni giorno portavano sassi alle barricate , fuori porta , coi canestrini ornati di nastri e la musica avanti . Sembrava una festa , mattina e sera , con tutte quelle bandiere , quella folla per le strade , quelle grida di viva e di abbasso , ogni momento , lo scampanìo , la banda che suonava , la luminaria più tardi . Le sole finestre che rimanessero chiuse erano quelle di don Gesualdo Motta . Lui il solo che se ne stesse rintanato come un lupo , nemico del suo paese , adesso che ci s ' era ingrassato , lagnandosi continuamente che venivano a pelarlo ogni giorno , la commissione per i poveri , il prestito forzoso la questua pei fucili ! ... Lui lo mettevano in capo lista , lo tassavano il doppio degli altri . Gli toccava difendersi e litigare . I signori del Comitato che tornavano stanchi di casa sua , dopo un ' ora di tira e molla , ne contavano delle belle . Dicevano che non capiva più niente , uno stupido , l ' ombra di mastro - don Gesualdo , un cadavere addirittura , che stava ancora in piedi per difendere i suoi interessi , ma la mano di Dio arriva , tosto o tardi ! Intanto i villani e gli affamati che stavano in piazza dalla mattina alla sera , a bocca aperta , aspettando la manna che non veniva , si scaldavano il capo a vicenda , discorrendo delle soperchierie patite , delle invernate di stenti , mentre c ' era della gente che aveva i magazzini pieni di roba , dei campi e delle vigne ! ... Pazienza i signori , che c ' erano nati ... Ma non si davano pace , pensando che don Gesualdo Motta era nato povero e nudo al par di loro . - Se lo rammentavano tutti povero bracciante . - Speranza , la stessa sua sorella predicava lì , di faccia alla bandiera inalberata sul Palazzo di Città , ch ' era giunto alfine il momento di restituire il mal tolto , di farsi giustizia colle proprie mani . Aizzava contro allo zio i suoi figliuoli che s ' erano fatti grandi e grossi , e capaci di far valere le loro ragioni , se non fossero stati due capponi , come il genitore , che s ' era acquetato subito , quando il cognato aveva mandato un gruzzoletto , allorché Bianca stava male , dicendo che voleva fare la pace con tutti quanti , e dei guai ne aveva anche troppi . Giacalone , a cui don Gesualdo aveva fatto pignorar la mula pel debito del raccolto , l ' erede di Pirtuso , che litigava ancora con lui per certi denari che il sensale s ' era portati all ' altro mondo , tutti coloro che gli erano contro per un motivo o per l ' altro , soffiavano adesso nel fuoco , dicendone roba da chiodi , raccontando tutte le porcherie di mastro - don Gesualdo , sparlandone in ogni bettola e in ogni crocchio , stuzzicando anche gli indifferenti , con quella storia delle terre comunali che dovevano spartirsi fra tutti quanti , delle quali ciascuno aspettava il suo pezzetto , di giorno in giorno , e ancora non se ne parlava , e chi ne parlava lo facevano uccidere a tradimento , per tappargli la bocca ... Si sapeva da dove era partito il colpo ! Mastro Titta aveva riconosciuto Gerbido , l ' antico garzone di don Gesualdo , mentre fuggiva celandosi il viso nel fazzoletto . Così tornò a galla la storia di Nanni l ' Orbo il quale s ' era accollata la ganza di don Gesualdo coi figliuoli , dei poveri trovatelli che andavano a zappare nei campi del genitore per guadagnarsi il pane , e gli baciavano le mani per giunta , come quella bestia di Diodata che a chi gli dava un calcio rispondeva grazie . Dài e dài erano arrivati a scatenargli contro anche loro , una sera che li avevano tirati in quelle chiacchiere all ' osteria , e i due ragazzacci non possedevano neppure di che pagar da bere agli amici . Don Gesualdo si vide comparire a quell ' ora Nunzio , il più ardito . - Il nome del nonno , sì glielo aveva dato ; ma la roba no ! - Per poco non s ' accapigliarono , padre e figlio . Si fece un gran gridare , una lite che durò mezz ' ora . Accorse anche Diodata , coi capelli per aria , vestita di nero . Nunzio , ubbriaco fradicio , pretendeva il fatto suo lì su due piedi , e gliene disse di tutte le specie , a lei e a lui . Lo zio Santo , che s ' era accomodato col fratello , dopo la morte della cognata , aiutandolo a passar l ' angustia , mangiando e bevendo alla sua barba , afferrò la stanga per metter pace . Il povero don Gesualdo andò a coricarsi più morto che vivo . In mezzo a tanti dispiaceri s ' era ammalato davvero . Gli avvelenavano il sangue tutti i discorsi che sentiva fare alla gente . Don Luca il sagrestano , il quale gli s ' era ficcato in casa , quasi fosse già l ' ora di portargli l ' olio santo , pretendeva che don Gesualdo dovesse aprire i magazzini alla povera gente , se voleva salvare l ' anima e il corpo . Lui ci aveva cinque figliuoli sulle spalle , cinque bocche da sfamare , e la moglie sei . Mastro Titta , quand ' era venuto a cavargli sangue , gli cantò il resto , colla lancetta in aria : - Vedete ? Se non mettono giudizio , certuni , va a finir male , stavolta ! La gente non ne può più ! Sono quarant ' anni che levo pelo e cavo sangue , e sono ancora quello di prima , io ! Don Gesualdo , malato , giallo , colla bocca sempre amara , aveva perso il sonno e l ' appetito ; gli erano venuti dei crampi allo stomaco che gli mettevano come tanti cani arrabbiati dentro . Il barone Zacco era il solo amico che gli fosse rimasto . E la gente diceva pure che doveva averci il suo interesse a fargli l ' amico , qualche disegno in testa . Veniva a trovarlo sera e mattina , gli conduceva la moglie e le figliuole , vestiti di nero tutti quanti , che annebbiavano una strada . Gli lasciava la sua ragazza per curarlo : - Lavinia ci ha la mano apposta , per far decotti . - Lavinia è un diavolo , per tener d ' occhio una casa . - Lasciate fare a Lavinia che sa dove metter le mani . - Dall ' altro canto poi faceva il viso brusco se Diodata aveva la faccia di farsi vedere ancora lì , da don Gesualdo , con il fazzoletto nero in testa , carica di figliuoli , di già canuta e curva come una vecchia : - No , no , buona donna . Non abbiamo bisogno di voi ! Badate ai fatti vostri piuttosto , ché qui la cuccagna è finita . - Poscia in confidenza spifferava anche delle paternali all ' amico . - Che diavolo ne fate di quella vecchia ? ... Non vi conviene di lasciarvela bazzicar fra i piedi colei , ora ch ' è vedova ! ... Dopo che l ' avete avuta in casa anche da zitella ... Il mondo , sapete bene , ha la lingua lunga ! Poi , quell ' altra storia ... la morte di suo marito ... E ' vero che se lo meritava ! ... Ma infine è meglio chiudere la bocca alla gente ! ... Del resto , non avete bisogno di nulla , ora che ci abbiamo qui la mia ragazza . Lui stesso si faceva in quattro a disporre e a ordinare nella casa del cugino don Gesualdo , a ficcare il naso in tutti i suoi affari , a correre su e giù con le chiavi dei magazzini e della cantina . Gli consigliava pure di mettere a frutto il denaro contante , se ce ne aveva in serbo , caso mai le faccende s ' imbrogliassero peggio . - Datelo a mutuo , col suo bravo atto dinanzi notaio ... un po ' per uno , a tutti coloro che gridano più forte perché non hanno nulla da perdere , e minacciano adesso di scassinarvi i magazzini e bruciarvi la casa . Taceranno , per adesso . Poi , se arrivano a pigliarsi le terre del comune , voi ci mettete subito una bella ipoteca . Le cose non possono andare sempre a questo modo . I tempi torneranno a cambiare , e voi ci avrete messo sopra le unghie a tempo . Ma lui non voleva sentir parlare di denaro . Diceva che non ne aveva , che suo genero l ' aveva rovinato , che preferiva riceverli a schioppettate , quelli che venivano a bruciargli la casa o a scassinargli i magazzini . Era diventato una bestia feroce , verde dalla bile , la malattia stessa gli dava alla testa . Minacciava : - Ah ! La mia roba ? Voglio vederli ! Dopo quarant ' anni che ci ho messo a farla ... un tarì dopo l ' altro ! ... Piuttosto cavatemi fuori il fegato e tutto il resto in una volta , ché li ho fradici dai dispiaceri ... A schioppettate ! Voglio ammazzarne prima una dozzina ! A chi ti vuol togliere la roba levagli la vita ! Perciò aveva armato Santo e mastro Nardo , il vecchio manovale , con sciabole e carabine . Teneva il portone sbarrato , due mastini feroci nel cortile . Dicevasi che in casa sua ci fosse un arsenale ; che la sera ricevesse Canali , il marchese Limòli , dell ' altra gente ancora , per congiurare , e un bel mattino si sarebbero trovate le forche in piazza , e appesi tutti coloro che avevano fatta la rivoluzione . I pochi amici perciò l ' avevano abbandonato , onde non esser visti di cattivo occhio . E Zacco correva davvero un brutto rischio continuando ad andare da lui e a condurgli tutta la famiglia . - Peccato che con voi ci si rimette il ranno e il sapone ! - gli disse però più di una volta . Sua moglie infine , vedendo che non si veniva a una conclusione con quell ' uomo , lasciò scoppiare la bomba , un giorno che don Gesualdo s ' era appisolato sul canapè , giallo come un morto , e la sua ragazza gli faceva da infermiera , messa a guardia accanto alla finestra . - Scusatemi , cugino ! Sono madre , e non posso più tacere , infine ... Tu , Lavinia , vai di là , chè ho da parlare col cugino don Gesualdo ... Ora che non c ' è più la mia ragazza , apritemi il cuore , cugino mio ... e ditemi chiaro la vostra intenzione ... Quanto a me ci avrei tanto piacere ... ed anche il barone mio marito ... Ma bisogna parlarci chiaro ... Il poveraccio spalancò gli occhi assonnati , ancora disfatto dalla colica : - Eh ? Che dite ? Che volete ? Io non vi capisco . - Ah ! Non mi capite ? Allora che ci sta a far qui la mia Lavinia ? Una zitella ! Siete vedovo finalmente , e gli anni del giudizio li dovete anche avere , per pigliare una risoluzione , e sapere quel che volete fare ! - Niente . Io non voglio far niente . Voglio stare in pace , se mi ci lasciano stare ... - Ah ? Così ? Stateci pure a comodo vostro ... Ma intanto non è giusto ... capite bene ! ... Sono madre ... E stavolta , risoluta , ordinò alla figliuola di prendere il manto e venirsene via . Lavinia obbedì , furibonda anche lei . Tutt ' e due , uscendo da quella casa per l ' ultima volta , fecero tanto di croce sulla soglia . - Una galera , quella baracca ! La povera cugina Bianca ci aveva lasciato le ossa col mal sottile ! - Zacco la sera stessa andò a far visita al barone Rubiera , invece di annoiarsi con quel villano di mastro - don Gesualdo che passava la sera a lamentarsi , tenendosi la pancia , all ' oscuro , per risparmiare il lume . - Mi volete , eh ? cugino Rubiera ... donna Giuseppina ... Don Ninì era uscito per assistere a certo conciliabolo in cui si trattavano affari grossi . Intanto che aspettava , il barone Zacco volle fare il suo dovere colla baronessa madre , ch ' era stato un pezzo senza vederla . La trovò nella sua camera , inchiodata nel seggiolone di faccia al letto matrimoniale , accanto al quale era ancora lo schioppo del marito , buon ' anima , e il crocifisso che gli avevano messo sul petto in punto di morte , imbacuccata in un vecchio scialle , e colle mani inerti in grembo . Appena vide entrare il cugino Zacco si mise a piangere di tenerezza , rimbambita : delle lagrime grosse e silenziose che si gonfiavano a poco a poco negli occhi torbidi , e scendevano lentamente giù per le guance floscie . - Bene , bene , mi congratulo , cugina Rubiera ! La testa è sana ! Conoscete ancora la gente ! - Essa voleva narrargli anche i suoi guai , biasciando , sbuffando e imbrogliandosi , con la lingua grossa e le labbra pavonazze , spumanti di bava . Il barone , affettuoso , tendeva l ' orecchio , si chinava su di lei . - Eh ? Che cosa ? Sì , sì , capisco ! Avete ragione , poveretta ! - In quella sopraggiunse la nuora infuriata . - Non si capisce una maledetta ! - osservò Zacco . - Deve essere un purgatorio per voialtri parenti . - La paralitica fulminò un ' occhiata feroce , rizzando più che poteva il capo piegato sull ' omero , mentre donna Giuseppina la sgridava come una bimba , asciugandole il mento con un fazzoletto sudicio . - Che avete ? che volete ? stolida ! ... Vi rovinate la salute ! ... E ' proprio una creaturina di latte , Dio lodato ! Non bisogna credere a quello che dice ! Ci vuole una pazienza da santi a durarla con lei ! ... - La suocera adesso spalancava gli occhi , guardandola atterrita , rannicchiando il capo nelle spalle , quasi aspettando di essere battuta : - Vedete ? Santa pazienza ! - Ve l ' ho detto , - conchiuse il barone . - Avete il purgatorio in terra , per andarvene diritto in paradiso . Indi giunse don Ninì a prendere le chiavi della cantina . Trovando il cugino fece un certo viso sciocco . - Ah ... cugino ! ... che c ' è di nuovo ? Vostra moglie sta bene ? ... Qui , da me , lo vedete ... guai colla pala ! Che c ' è , mammà ? i soliti capricci ? Permettetemi , cugino Zacco , devo scendere giù un momento ... Le chiavi stavano sempre lì , appese allo stipite dell ' uscio . La paralitica li accompagnava cogli occhi , senza poter pronunziare una parola , sforzandosi più che potesse di girare il capo a ogni passo che faceva il figliuolo , con delle chiazze di sangue guasto che le ribollivano a un tratto nel viso cadaverico . Zacco allora cominciò a snocciolare il rosario contro di mastro - don Gesualdo . - Signore Iddio , me ne accuso e me ne pento ! L ' ho durata fin troppo con colui ! Mi pareva una brutta cosa abbandonarlo nel bisogno ... in mezzo a tutti i suoi nemici ... Non fosse altro per carità cristiana ... Ma via ! è troppo ... Neanche i suoi parenti possono tollerarlo , quell ' uomo ! Figuratevi ! neanche quello stolido di don Ferdinando ! ... Si contenta di non uscire più di casa pur di non essere costretto a mettere il vestito nuovo che gli ha mandato a regalare il cognato ... Sin che campa , avete inteso ? Quello è un uomo di carattere ! Infine sono stanco , avete capito ? Non voglio rovinarmi per amore di mastro - don Gesualdo . Ho moglie e figliuoli . Dovrei portarmelo appeso al collo come un sasso per annegarmi ? - Ah ! ... ve l ' avevo detto io ! Vediamo , via , in coscienza ! Cosa era mastro - don Gesualdo vent ' anni fa ? ... Ora ci mette i piedi sul collo , a noialtri ! Vedete , signori miei , un barone Zacco che gli lustra le scarpe e s ' inimica coi parenti per lui ! L ' altro chinava il capo , contrito . Confessava che aveva errato , a fin di bene , per impedirgli di far dell ' altro male , e cercare di cavarne quel poco di buono che si poteva . Una volta , in vita , si può sbagliare ... - L ' avete capita finalmente ? Avete visto chi aveva ragione di noi due ? La moglie gli chiuse la parola in bocca con una gomitata : - Lasciatelo parlare . E ' lui che deve dire ciò che vuole adesso da noi ... quel ch ' è venuto a fare ... - Bene ! - conchiuse Zacco con una risata bonaria . - Son venuto a fare il Figliuol Prodigo , via ! Siete contenti ? Donna Giuseppina era contenta a bocca stretta . Suo marito guardò prima lei , poi il cugino Zacco , e non seppe che dire . - Bene , - riprese Zacco un ' altra volta . - So che stasera quei ragazzi vogliono fare un po ' di chiasso per le strade . Ci avete appunto in mano le chiavi della cantina per tenerli allegri . Badate che non ho peli sulla lingua , se a qualcuno salta in mente di venire a seccarmi sotto le mie finestre . Ci ho molta roba anch ' io nello stomaco , e non voglio aver dei nemici a credenza , come mastro - don Gesualdo ! ... Marito e moglie si guardarono negli occhi . - Son padre di famiglia ! - tornò a dire il barone . - Devo difendere i miei interessi ... Scusate ... Se giochiamo a darci il gambetto fra di noi ! ... Donna Giuseppina prese la parola lei , scandolezzata : - Ma che discorsi son questi ? ... Scusatemi piuttosto se metto bocca nei vostri affari . Ma infine siamo parenti ... - Questo dico io . Siamo parenti ! Ed è meglio stare uniti fra di noi ... di questi tempi ! ... Don Ninì gli stese la mano : - Che diavolo ! ... che sciocchezze ! ... - Quindi si sbottonò completamente , guardando ogni tanto sua moglie : - Venite in teatro questa sera , per la cantata dell ' inno . Fatevi vedere insieme a noialtri . Ci sarà anche il canonico . Dice che non fa peccato , perché è l ' inno del papa ... Discorreremo poi ... Bisogna metter mano alla tasca , amico mio . Bisogna spendere e regalare . Vedete io ? E agitava in aria le chiavi della cantina . La vecchia , che non aveva perduto una parola di tutto il discorso , sebbene nessuno badasse a lei , si mise a grugnire in una collera ostinata di bambina , gonfiando apposta le vene del collo per diventar pavonazza in viso . Ricominciò il baccano : nuora e figliuolo la sgridavano a un tempo ; lei cercava di urlar più forte , agitando la testa furibonda . Accorse anche Rosaria , col ventre enorme , le mani sudice nella criniera arruffata e grigiastra , minacciando la paralitica lei pure : - Guardate un po ' ! E ' diventata cattiva come un asino rosso ! Cosa gli manca , eh ? Mangia come un lupo ! Rosaria non la finiva più su quel tono . Il barone Zacco pensò bene di accomiatarsi in quel frangente . - Dunque , stasera , alla cantata . IV C ' era un teatrone , poiché s ' entrava gratis . Lumi , cantate , applausi che salivano alle stelle . La signora Aglae era venuta apposta da Modica , a spese del comune , per declamare l ' inno di Pio Nono ed altre poesie d ' occasione . Al vederla vestita alla greca , con tutta quella grazia di Dio addosso , prosit a lei , don Ninì Rubiera , nella commozione generale , si sentiva venire le lagrime agli occhi , e smanacciava più forte degli altri , borbottando fra di sé : - Corpo di ! ... E ' ancora un bel pezzo di donna ! ... Fortuna che non ci sia mia moglie qui ! ... Ma i rimasti fuori , che spingevano senza poter entrare , partirono finalmente a strillare viva e morte per conto proprio ; e quanti erano in teatro , al baccano , uscirono in piazza , lasciando la prima donna e il signor Pallante a sbracciarsi da soli , colle bandiere in mano . In un momento si riunì una gran folla , che andava ingrossando sempre al par di un fiume . Udivasi un gridìo immenso , degli urli che nel buio e nella confusione suonavano minacciosi . Don Niccolino Margarone , Zacco , Mommino Neri , tutti i bene intenzionati , si sgolavano a chiamare " fuori i lumi ! " per vederci chiaro , e che non nascessero dei guai . La folla durò un pezzo a vociare di qua e di là . Indi si rovesciò come un torrente giù per la via di San Giovanni . Dinanzi all ' osteria di Pecu - Pecu c ' era un panchettino con dei tegami di roba fritta che andò a catafascio - petronciani e pomidoro sotto i piedi . Santo Motta , che stava lì di casa e bottega , strillava come un ossesso , vedendo andare a male tutta quella roba . - Bestie ! animali ! Che non ne mangiate grazia di Dio ? - Quasi pestavano anche lui , nella furia . Giacalone e i più infervorati proposero di sfondar l ' uscio della chiesa e portare il santo in processione , per far più colpo . Sì e no . - Bestemmie e sorgozzoni , lì all ' oscuro , sul sagrato . Mastro Cosimo intanto s ' era arrampicato sul campanile e suonava a distesa . Le grida e lo scampanìo giungevano sino all ' Alìa , sino a Monte Lauro , come delle folate di uragano . Dei lumi si vedevano correre nel paese alto , - un finimondo . A un tratto , quasi fosse corsa una parola d ' ordine , la folla s ' avviò tumultuando verso il Fosso , dietro coloro che sembravano i caporioni . Mèndola , don Nicolino , lo stesso canonico Lupi che s ' era cacciato nella baraonda a fin di bene , strillavano inutilmente : - Ferma ! ferma ! - Il barone Zacco , non avendo più le gambe di prima , faceva piovere delle legnate , a chi piglia piglia , per far intender ragione agli orbi . - Ehi ? Che facciamo ? ... Adagio , signori miei ! .. Non cominciamo a far porcherie ! In queste cose si sa dove si comincia e non si sa ... Come molti avevano messo orecchio al discorso di sfondar usci e far la festa a tutti i santi , la marmaglia ora pigiavasi dinanzi ai magazzini di mastro - don Gesualdo . Dicevasi ch ' erano pieni sino al tetto . - Uno ch ' era nato povero come Giobbe , e adesso aveva messo superbia , ed era nemico giurato dei poveretti e dei liberali ! - Coi sassi , coi randelli - due o tre s ' erano armati di un pietrone e davano sulla porta che parevano cannonate . Si udiva la vocetta stridula di Brasi Camauro il quale piagnucolava come un ragazzo : - Signori miei ! Non c ' è più religione ! Non vogliono più sapere né di cristi né di santi ! Vogliono lasciarci crepare di fame tutti ! All ' improvviso dal frastuono scapparono degli urli da far accapponare la pelle . Santo Motta malconcio e insanguinato , rotolandosi per terra , riescì a far fare un po ' di largo dinanzi all ' uscio del magazzino . Allora i galantuomini , vociando anche loro , spingendo , tempestando , cacciarono indietro i più riottosi . Il canonico Lupi , aggrappato alla inferriata della finestra , tentava di farsi udire : - ... maniera ? ... religione ! ... la roba altrui ! ... il Santo Padre ! ... se cominciamo ... - Altre grida rispondevano dalla moltitudine : - ... eguali ... poveri ... tirare pei piedi ! ... bue grasso ! ... - Giacalone , onde aizzar la folla , spinse avanti i due bastardi di Diodata ch ' erano nella calca , schiamazzando : - ... don Gesualdo ! ... se c ' è giustizia ! ... abbandonati in mezzo a una strada ! ... se ne lagna anche Domeneddio ! ... andare a fare i conti con lui ! ... Dalla piazza di Santa Maria di Gesù , dalle prime case di San Sebastiano , i vicini , spaventati , videro passare una fiumana di gente , una baraonda , delle armi che luccicavano , delle braccia che si agitavano in aria , delle facce accese e stravolte che apparivano confusamente al lume delle torce a vento . Usci e finestre si chiudevano con fracasso . Si udivano da lontano strilli e pianti di donne , voci che chiamavano : - Maria Santissima ! Santi cristiani ! ... Don Gesualdo era in letto malato , quando udì bussare alla porticina del vicoletto che pareva volessero buttarla giù . Poi il rombo della tempesta che sopravveniva . La sera stessa un ' anima caritatevole era corsa a prevenirlo : - Badate , don Gesualdo ! Ce l ' hanno con voi perché siete borbonico . Chiudetevi in casa ! - Lui , che aveva tanti altri guai , s ' era stretto nelle spalle . Ma al vedere adesso che facevano sul serio , balzò dal letto così come si trovava , col fazzoletto in testa e il cataplasma sullo stomaco , infilandosi i calzoni a casaccio , mettendo da parte i suoi malanni , a quella voce che gli gridava : - Don Gesualdo ! ... presto ! ... scappate ! ... Una voce che non l ' avrebbe dimenticata in mille anni ! Arruffato , scamiciato , cogli occhi che luccicavano , simili a quelli di un gatto inferocito , nella faccia verde di bile , andava e veniva per la stanza , cercando pistole e coltellacci , risoluto a vender cara la pelle almeno . Mastro Nardo e quei pochi di casa che gli erano rimasti affezionati pel bisogno si raccomandavano l ' anima a Dio . Finalmente il barone Mèndola riescì a farsi aprire l ' uscio del vicoletto . Don Gesualdo , appostato alla finestra col fucile , stava per fare un subisso . - Eh ! - gridò Mèndola entrando trafelato . - Tirate ad ammazzarmi , per giunta ? Questa è la ricompensa ? L ' altro non voleva sentir ragione . Tremava tutto dalla collera . - Ah ! così ? A questo punto siamo arrivati , che un galantuomo non è sicuro neppure in casa ? che la roba sua non è più sua ? Eccomi ! Cadrà Sansone con tutti i Filistei , però ! Lo stesso lupo , quando lo mettono colle spalle al muro ! ... - Zacco , e due o tre altri benintenzionati ch ' erano sopravvenuti intanto , sudavano a persuaderlo , vociando tutti insieme : - Che volete fare ? Contro un paese intero ? Siete impazzito ? Bruceranno ogni cosa ! Cominciano di qua la Strage degli Innocenti ! Ci farete ammazzare tutti quanti ! Lui s ' ostinava , furibondo , coi capelli irti : - Quand ' è così ! ... Giacché pretendono metterci le mani in tasca per forza ! ... Giacchè mi pagano a questo modo ! ... Ho fatto del bene ... Ho dato da campare a tutto il paese ... Ora gli fo mangiar la polvere , al primo che mi capita ! ... Proprio ! Era risoluto di fare uno sterminio . Per fortuna irruppe nella stanza il canonico Lupi , e gli si buttò addosso senza badare al rischio , spingendolo e sbatacchiandolo di qua e di là , finché arrivò a strappargli di mano lo schioppo . - Che diavolo ! Colle armi da fuoco non si scherza ! - Aveva il fiato ai denti , il cranio rosso e pelato che gli fumava come quando era giovane , e balbettava colla voce rotta : - Santo diavolone ! ... Domeneddio , perdonatemi ! Mi fate parlare come un porco , don asino ! Siamo qui per salvarvi la vita , e non ve lo meritate ! Volete far mettere il paese intero a sacco e fuoco ? Non m ' importa di voi , bestia che siete ! Ma certe cose non bisogna lasciarle incominciare neppure per ischerzo , capite ? Neppure a un nemico mortale ! Se coloro che sinora si sfogano a gridare , pigliano gusto anche a metter mano nella roba altrui , siamo fritti ! Il canonico era addirittura fuori della grazia di Dio . Gli altri davano addosso ancor essi su quella bestia testarda di mastro - don Gesualdo che risicava di comprometterli tutti quanti ; lo mettevano in mezzo ; lo spingevano verso il muro ; gli rinfacciavano l ' ingratitudine ; lo stordivano . Il barone Zacco arrivò a passargli un braccio al collo , in confidenza , confessandogli all ' orecchio ch ' era con lui , contro la canaglia ; ma pel momento ci voleva prudenza , lasciar correre , chinare il capo . - Dite di sì ... tutto quello che vogliono , adesso ... Non c ' è lì il notaio per mettere in carta le vostre promesse ... Un po ' di maniera , un po ' di denaro ... Meglio dolor di borsa che dolor di pancia ... Don Gesualdo , seduto su di una seggiola , asciugandosi il sudore colla manica della camicia , non diceva più nulla , stralunato . Giù al portone intanto il barone Rubiera , don Nicolino , il figlio di Neri , si sbracciavano a calmare i più riottosi . - Signori miei ... Avete ragione ... Si farà tutto quello che volete ... Abbiamo la bocca per mangiare tutti quanti ... Viva ! viva ! ... Tutti fratelli ! ... Una mano lava l ' altra ... Domani ... alla luce del sole . Chi ha bisogno venga qui da noi ... Ora è tardi , e siamo tutti d ' un colore ... birbanti e galantuomini ... Ehi ! ehi , dico ! ... Don Nicolino dovette afferrare pel collo un tale che stava per cacciarsi dentro il portone socchiuso , approfittando della confusione e della ressa che facevasi attorno a una donna la quale strillava e supplicava : - Nunzio ! Gesualdo ! Figliuoli miei ! ... Che vi fanno fare ? ... Nunzio ... Ah Madonna santa ! ... Era Diodata , la quale aveva sentito dire che i suoi ragazzi erano nella baraonda , a gridare viva e morte contro don Gesualdo anche loro , ed era corsa colle mani nei capelli . - Madonna santa ! che vi fanno fare ! ... - Zacco e mastro Nardo portarono giù intanto dei barili pieni , e aiutavano a metter pace mescendo da bere a chi ne voleva , mentre il canonico di lassù predicava : - Domani ! Tornate domani , chi ha bisogno ... Adesso non c ' è nessuno in casa ... Don Gesualdo è fuori , in campagna ... ma col cuore è anch ' esso qui , con noialtri ... per aiutarvi ... Sicuro ... Ciascuno ha da avere il suo pezzo di pane e il suo pezzo di terra ... Ci aggiusteremo ... Tornate domani ... - Domani , un corno ! - brontolò di dentro don Gesualdo . - Mi pare che vossignoria aggiustate ogni cosa a spese mie , canonico ! - Volete star zitto ! Volete farmi fare la figura di bugiardo ? ... Se ho detto che non ci siete , per salvarvi la pelle ... Don Gesualdo tornò a ribellarsi : - Perchè ? Che ho fatto ? Io sono in casa mia ! ... - Avete fatto che siete ricco come un maiale ! - gli urlò infine all ' orecchio il canonico che perse la pazienza . Gli altri allora l ' assaltarono tutti insieme , colle buone , colle cattive , dicendogli che se i rivoltosi lo trovavano lì , della casa non lasciavano pietra sopra pietra ; pigliavano ogni cosa ; neanche gli occhi per piangere gli lasciavano . Finché lo indussero a scappare dalla parte del vicoletto . Mèndola corse a bussare all ' uscio dello zio Limòli . Al baccano , il marchese , oramai sordo come una talpa , s ' era buttato un ferraiuolo sulle spalle , e stava a vedere dietro l ' invetriata del balcone , in camicia , collo scaldino in mano e i piedi nudi nelle ciabatte , quando gli capitò quella nespola fra capo e collo . Ci volle del bello e del buono a fargli capire ciò che volevano da lui a quell ' ora , mastro - don Gesualdo più morto che vivo , gli altri che gli urlavano nell ' orecchio , uno dopo l ' altro : - Vogliono fargli la festa ... a vostro nipote don Gesualdo ... Bisogna nasconderlo ... Egli ammiccava , colle palpebre floscie e cascanti , accennando di sì , mentre abbozzava un sorriso malizioso . - Ah ? ... la festa ? ... a don Gesualdo ? ... E ' giusto ! E ' venuto il vostro tempo , caro mio ... Siete il campione della mercanzia ! ... Ma finalmente , al sentire che invece volevano accopparlo , mutò registro , fingendo d ' essere inquieto , colla vocetta fessa : - Che ? ... Lui pure ? Cosa vogliono dunque ? ... Dove andiamo di questo passo ? Mèndola gli spiegò che don Gesualdo era il pretesto per dare addosso ai più denarosi ; ma lì non sarebbero venuti a cercarne dei denari . Il vecchio accennava di no anche lui , guardando intorno , con quel sorrisetto agro sulla bocca sdentata . Erano due stanzacce invecchiate con lui , nelle quali ogni sua abitudine aveva lasciato l ' impronta : la macchia d ' unto dietro la seggiola su cui appisolavasi dopo pranzo , i mattoni smossi in quel breve tratto fra l ' uscio e la finestra , la parete scalcinata accanto al letto dove soleva accendere il lume . E in quel sudiciume il marchese ci stava come un principe , sputando in faccia a tutti quanti le sue miserie . - Scusate , signori miei , se vi ricevo in questa topaia ... Non è pel vostro merito , don Gesualdo ... La bella parentela che avete presa , eh ? ... Sul vecchio canapè addossato al muro , puntellandolo cogli stessi mattoni rotti , improvvisarono alla meglio un letto per don Gesualdo che non stava più in piedi , mentre il marchese continuava a brontolare : - Guardate cosa ci capita ! Ne ho viste tante ! Ma questa qui non me l ' aspettavo ... Pure gli offrì di dividere con lui la scodella di latte in cui aveva messo a inzuppare delle croste di pane . - Son tornato a balia , vedete . Non ho altro da offrirvi a cena . La carne non è più pei miei denti , né per la mia borsa ... Voi sarete avvezzo a ben altro , amico mio ... Che volete farci ? Il mondo gira per tutti , caro don Gesualdo ! ... - Ah ! - rispose lui . - Non è questo , no , signor marchese . E ' che lo stomaco non mi dice . L ' ho pieno di veleno ! Un cane arrabbiato ci ho . - Bene , - dissero gli altri . - Ringraziate Iddio . Qui nessuno vi tocca . Fu un colpo tremendo per mastro - don Gesualdo . L ' agitazione , la bile , il malanno che ci aveva in corpo ... La notte passò come Dio volle . Ma il giorno dopo , all ' avemaria , tornò Mèndola intabarrato , col cappello sugli occhi , guardandosi intorno prima d ' infilar l ' uscio . - Un ' altra adesso ! - esclamò entrando . - Vi hanno fatto la spia , don Gesualdo ! E vogliono stanarvi anche di qua per costringervi a mantenere ciò che ha promesso il canonico ... Ciolla in persona ... l ' ho visto laggiù a far sentinella ... Il marchese , ch ' era tornato arzillo e gaio fra tutto quel parapiglia , aguzzando l ' udito , ficcandosi in mezzo per acchiappar qualche parola , corse al balcone . - Sicuro ! Eccolo lì col camiciotto , come un bambino ... Vuol dire che si torna indietro tutti ! ... Don Gesualdo s ' era alzato sbuffando , gridando ch ' era meglio finirla , che correva giù a dargliela lui , la promessa , al Ciolla ! E giacchè lo cercavano , era lì , pronto a riceverli ! ... - Certo , certo , - ripeteva il marchese . - Se vi cercano vuol dire che hanno bisogno di voi . Di me non vengono a cercare sicuro ! Vogliono farvi gridare viva e morte insieme a loro ? E voi andateci ! Viva voi che avete da farli gridare ! - No ! So io quello che vogliono ! - ribattè don Gesualdo imbestialito . - Scusate , non si tratta soltanto di voi adesso , - osservò Mèndola . - E ' che dietro di voi ci siamo tutto il paese ! ... Sopraggiunse il canonico , grattandosi il capo , impensierito della piega che pigliava la faccenda . Durava la baldoria . Una bella cosa per certa gente ! Quei bricconi s ' erano legate al dito le parole di pace ch ' egli si era lasciato sfuggire in quel frangente , e stavano in piazza tutto il giorno ad aspettare la manna dal cielo : - M ' avete messo in un bell ' imbroglio , voi , don Gesualdo ! A quell ' uscita del canonico successe un altro battibecco fra loro due : - Io , eh ? ... Io ! ... Son io che ho promesso mari e monti ? - Per chetarli , in nome di Dio ! Parole che si dicono , si sa ! Avrei voluto vedervi , dinanzi a quelle facce scomunicate ! Il marchese si divertiva : - Senti senti ! Guarda guarda ! - Insomma , - conchiuse Mèndola , - queste son chiacchiere , e bisogna pigliar tempo . Intanto voi levatevi di mezzo , causa causarum ! In fondo a una cisterna , in un buco , dove diavolo volete , ma non è la maniera di compromettere tanti padri di famiglia , per causa vostra ! - In casa Trao ! - suggerì il canonico . - Vostro cognato vi accoglierà a braccia aperte . Nessuno sa che c ' è ancora lui al mondo , e non verranno a cercarvi sin lì . - Il marchese approvò anch ' esso : - Benissimo . E ' una bella pensata ! Cane e gatto chiusi insieme ... - Don Gesualdo s ' ostinava ad opporsi . - Allora , - esclamò il canonico , - io me ne lavo le mani come Pilato . Anzi vado a chiamarvi Ciolla e tutti quanti , se volete ! ... Don Gesualdo era ridotto in uno stato che di lui ne facevano quel che volevano . A due ore di notte , per certe stradicciuole fuori mano , andarono a svegliare Grazia che aveva la chiave del portone , e al buio , tentoni , arrivarono sino all ' uscio di don Ferdinando . - Chi è ? - si udì belare di dentro una voce asmatica . - Grazia , chi è ? - Siamo noi , don Gesualdo , vostro cognato ... Nessuno rispose . Poi si udì frugare nel buio . E a un tratto don Ferdinando si chiuse dentro col paletto , e si mise ad ammonticchiare sedie e tavolini dietro l ' uscio , continuando a strillare spaventato : - Grazia ! Grazia ! - Corpo del diavolo ! - esclamò Mèndola . - Qui si fa peggio ! Quella bestia farà correre tutto il paese ! Il canonico rideva sotto il naso , scuotendo il capo . Grazia intanto aveva acceso un mozzicone di candela , e li guardava in faccia ad uno ad uno , allibbita , battendo le palpebre . - Che volete fare , signori miei ? - azzardò infine timidamente . Don Gesualdo , che non si reggeva più in piedi , pallido e disfatto , proruppe in tono disperato : - Io voglio tornarmene a casa mia ! ... a qualunque costo ... Sono risoluto ! ... - Nossignore ! - interruppe il canonico . - Qui siete in casa vostra . C ' è la quota di vostra moglie . Ah , caspita ! Avete avuto pazienza sino adesso ... Ora basta ! ... Lì , nella camera di donna Bianca . Il letto è ancora tal quale . Mèndola s ' era messo di buon umore , mentre preparavano la stanza . Frugava da per tutto . Andava a cacciare il naso nell ' andito oscuro , dietro l ' usciolino . Trovava delle barzellette , ricordando le vecchie storie . Quanti casi ! Quante vicende ! - Chi ve lo avrebbe detto , eh , don Gesualdo ? - Lo stesso canonico Lupi si lasciò sfuggire un sorrisetto . - Intanto che siete qui , potete fare le vostre meditazioni sulla vita e sulla morte , per passare il tempo . Che commedia , questo mondaccio ! Vanitas vanitatum ! Don Gesualdo gli rivolse un ' occhiata nera , ma non rispose . Ci aveva ancora dello stomaco per chiudervi dentro i suoi guai e le sue disgrazie , senza farne parte agli amici , per divertirli . Si buttò a giacere sul letto , e rimase solo al buio coi suoi malanni , soffocando i lamenti , mandando giù le amarezze che ogni ricordo gli faceva salire alla gola . D ' una cosa sola non si dava pace , che avrebbe potuto crepare lì dove era , senza che sua figlia ne sapesse nulla . Allora , nella febbre , gli passavano dinanzi agli occhi torbidi Bianca , Diodata , mastro Nunzio , degli altri ancora , un altro sé stesso che affaticavasi e s ' arrabattava al sole e al vento , tutti col viso arcigno , che gli sputavano in faccia : - Bestia ! bestia ! Che hai fatto ? Ben ti stia ! A giorno tornò Grazia per aiutare un po ' , sfinita , ansando se smuoveva una seggiola , fermandosi ogni momento per piantarsi dinanzi a lui colle mani sul ventre enorme , e ricominciare le lagnanze contro i parenti di don Ferdinando che le lasciavano quel poveretto sulle spalle , lesinandogli il pane e il vino . - Sissignore , l ' hanno tutti dimenticato , lì nel suo cantuccio , come un cane malato ! ... Ma io il cuore non mi dice ... Siamo stati sempre vicini ... buoni servi della famiglia ... una gran famiglia ... Il cuore non mi dice , no ! Dietro di lei veniva una masnada di figliuoli che mettevano ogni cosa a soqquadro . Poi sopraggiunse Speranza strepitando che voleva vedere suo fratello , quasi egli stesse per rendere l ' anima a Dio . - Lasciatemi entrare ! E ' sangue mio infine ! Ora ch ' è in questo stato mi rammento solo di essere sua sorella . - Lei , il marito , i figliuoli . Mise a rumore tutto il vicinato . Don Gesualdo lasciò il letto sbuffando . Non lo avrebbero tenuto le catene . - Voglio tornare a casa mia ! Che ci sto a fare qui ? Tanto , lo sanno tutti ! ... A gran stento lo indussero ad aspettare la sera . E dopo l ' avemaria , quatti quatti , Burgio e tutti i parenti l ' accompagnarono a casa . Speranza volle restare a guardia del fratello , giacché trovavasi tanto malato , e per miracolo quella notte non gli avevano messo ogni cosa a sacco e ruba . - Non vuol dire se siamo in lite . Al bisogno si vede il cuore della gente . Gli interessi sono una cosa , e l ' amore è un ' altra . Abbiamo litigato , litigheremo sino al giorno del Giudizio , ma siamo figli dello stesso sangue ! - Protestò che l ' avrebbe tenuto meglio delle pupille dei propri occhi , lui e la sua roba . Gli schierò dinanzi al letto marito e figliuoli che giravano intorno sguardi cupidi , ripetendo : - Questo è il sangue vostro ! Questi non vi tradiscono ! - Lui , combattuto , stanco , avvilito , non ebbe neanche la forza di ribellarsi . Così , a poco a poco , gli si misero tutti quanti alle costole . I nipoti scorazzando per la casa e pei poderi , spadroneggiando , cacciando le mani da per tutto . La sorella , colle chiavi alla cintola , frugando , rovistando , mandando il marito di qua e di là , pei rimedi , e a coglier erbe medicinali . Come massaro Fortunato si lagnava di non aver più le gambe di vent ' anni per affacchinarsi a quel modo , essa lo sgridava : - Che volete ? Non lo fate per amore di vostro cognato ? Carcere , malattie e necessità si conosce l ' amistà . Lei non aveva suggezione di Ciolla e di tutti gli altri della sua risma . Una volta che Vito Orlando pretese di venire a fare una sbravazzata , colla pistola in tasca , per liquidare certi conti con don Gesualdo , essa lo inseguì giù per le scale buttandogli dietro una catinella d ' acqua sporca . Lo stesso canonico Lupi aveva dovuto mettersi la coda fra le gambe , e non era tornato a fare il generoso colla roba altrui , ora che Ciolla e i più facinorosi erano partiti a cercar fortuna in città , con bandiere e trombette . Il canonico , onde chetare gli altri , aveva preso il ripiego di sortire in processione , colla disciplina e la corona di spine ; e così gli altri si sfogavano in feste e quarant ' ore , mentre lui andava predicando la fratellanza e l ' amore del prossimo . - Però un baiocco non lo mette fuori ! - sbraitava comare Speranza . - E questo va bene . Ma se torna a fare il camorrista , qui da noi , lo ricevo come va ... tal quale Vito Orlando ! Intanto la casa di don Gesualdo era messa a sacco e ruba egualmente . Vino , olio , formaggio , pezze di tela anche , sparivano in un batter d ' occhio . Dalla Canziria e da Mangalavite giungevano fattori e mezzadri a reclamare contro i figliuoli di massaro Fortunato Burgio che comandavano a bacchetta , e saccheggiavano i poderi dello zio , quasi fosse già roba senza padrone . Lui , poveraccio , confinato in letto , si rodeva in silenzio ; non osava ribellarsi al cognato e alla sorella ; pensava ai suoi guai . Ci aveva un cane , lì nella pancia , che gli mangiava il fegato , il cane arrabbiato di San Vito martire , che lo martirizzava anche lui . Inutilmente Speranza , amorevole , cercava erbe e medicine , consultava Zanni e persone che avevano segreti per tutti i mali . Ciascuno portava un rimedio nuovo , dei decotti , degli unguenti , fino la reliquia e l ' immagine benedetta del santo , che don Luca volle provare colle sue mani . Non giovava nulla . L ' infermo badava a ripetere : - Non è niente ... un po ' di colica . Ho avuto dei dispiaceri . Domani mi alzerò ... Ma non ci credeva più neppur lui , e non si alzava mai . Era ridotto quasi uno scheletro , pelle e ossa ; soltanto il ventre era gonfio come un otre . Nel paese si sparse la voce che era spacciato : la mano di Dio che l ' agguantava e l ' affogava nelle ricchezze . Il signor genero scrisse da Palermo onde avere notizie precise . Parlava anche d ' affari da regolare , e di scadenze urgenti . Nella poscritta c ' erano due righe sconsolate d ' Isabella , la quale non si era ancora riavuta dal gran colpo che aveva ricevuto poco prima . Speranza , che era presente mentre il fratello s ' inteneriva sulla lettera , sputò fuori il veleno : - Ecco ! Ora vi guastate il sangue , per giunta ! Potreste andarvene all ' altro mondo ... solo e abbandonato , come uno che non ha nè possiede ! ... Chi vi siete trovato accanto nel bisogno , ditelo ? Vostra figlia vi manda soltanto belle parole ... Suo marito però va al sodo ! Don Gesualdo non rispose . Ma di nascosto , rivolto verso il muro , si mise a piangere cheto cheto . Sembrava diventato un bambino . Non si riconosceva più . Allorchè Diodata , sentendo ch ' era tanto malato , volle andare a visitarlo e a chiedergli perdono per la mancanza che gli avevano fatto i suoi ragazzi , la notte della sommossa , rimase di stucco al vederlo così disfatto , che puzzava di sepoltura , e gli occhi che a ogni faccia nuova diventavano lustri lustri . - Signor don Gesualdo ... son venuta a vedervi perché mi hanno detto che siete in questo stato ... Dovete perdonare ... a quegli screanzati che vi hanno offeso ... Ragazzi senza giudizio ... Si son lasciati prendere in mezzo , senza sapere quello che facessero ... Dovete perdonare per amor mio , signor don Gesualdo ! ... E si vedeva che parlava sincera , la poveretta , con quel viso , mandando giù , per nasconderle , le lagrime che a ogni parola le tornavano agli occhi , cercando di pigliargli la mano per baciargliela . Egli faceva un gesto vago , e scuoteva il capo , come a dire che non gliene importava , oramai . In quella sopravvenne Speranza , e fece una partaccia a quella sfacciata che veniva a tentarle il fratello in fin di vita , per cavargli qualcosa , per pelarlo sino all ' ultimo . Una sanguisuga . Ci s ' era ingrassata alle spalle di lui ! Non le bastava ? Ora calavano i corvi , all ' odor del carname . Il malato chiudeva gli occhi per sfuggire quel supplizio , e agitavasi nel letto come al sopraggiungere di un ' altra colica . Talché Diodata se ne andò senza poterlo salutare , a capo chino , stringendosi nella mantellina . Speranza tornò al fratello , tutta amorevole e sorridente . - Per assistervi adesso ci avete qui noi ... Non vi lasceremo solo , non temete , .. Tutto ciò che avete bisogno ... Comandate . Che ne fareste adesso di quella strega ? Vi mangerebbe anima e corpo . Neanche il viatico potreste ricevere , con quello scandalo in casa ! Lei lo assisteva meglio di una serva , e lo curava con amore , senza guardare a spesa né a fatiche . Vedendo che nulla giovava , arrivò a chiamare il figlio di Tavuso , il quale tornava fresco fresco da Napoli , laureato in medicina , - un ragazzotto che non aveva ancora peli al mento e si faceva pagare come un principe . - Però don Gesualdo gli disse il fatto suo , al vedergli metter mano alla penna per scrivere le solite imposture : - Don Margheritino , io vi ho visto nascere ! A me scrivete la ricetta ? Per chi mi pigliate , amico caro ! - Allora , - ribattè il dottorino infuriato , - allora fatevi curare dal maniscalco ! Perché mi avete fatto chiamare ? - Prese il cappello , e se ne andò . Ma siccome il malato soffriva tutti i tormenti dell ' inferno , nella lusinga che qualcheduno trovasse il rimedio che ci voleva , per non far parlare anche i vicini che li accusavano di avarizia , dovettero chinare il capo a codesto , chinare il capo a medici e medicamenti . Il figlio di Tavuso , Bomma quanti barbassori c ' erano in paese , tutti sfilarono dinanzi al letto di don Gesualdo . Arrivavano , guardavano , tastavano , scambiavano fra di loro certe parolacce turche che facevano accapponar la pelle , e lasciavano detto ciascuno la sua su di un pezzo di carta - degli sgorbi come sanguisughe . Don Gesualdo , sbigottito , non diceva nulla , cercava di cogliere le parole a volo ; guardava sospettoso le mani che scrivevano . Soltanto , per non buttare via il denaro malamente , prima di spedire la ricetta , prese a parte don Margheritino , e gli fece osservare che aveva un armadio pieno di vasetti e boccettine , comperati per la buon ' anima di sua moglie . - Non ho guardato a spesa , signor dottore . Li ho ancora lì , tali e quali . Se vi pare che possano giovare adesso ... Non gli davano retta neppur quando tornava a balbettare , spaventato da quelle facce serie : - Mi sento meglio . Domani mi alzo . Mandatemi in campagna che guarirò in ventiquattr ' ore . - Gli dicevano di sì , per contentarlo , come a un bambino . - Domani , doman l ' altro . - Ma lo tenevano lì , per smungerlo , per succhiargli il sangue , medici , parenti e speziali . Lo voltavano , lo rivoltavano , gli picchiavano sul ventre con due dita , gli facevano bere mille porcherie , lo ungevano di certa roba che gli apriva dei vescicanti sullo stomaco . C ' era di nuovo sul cassettone un arsenale di rimedi , come negli ultimi giorni di Bianca , buon ' anima . Egli borbottava , tentennando il capo . - Siamo già ai medicamenti che costano cari ! Vuol dire che non c ' è più rimedio . - Il denaro a fiumi , un va e vieni , una baraonda per la casa , tavola imbandita da mattina a sera . Burgio , che non c ' era avvezzo , correva a mostrare la lingua ai medici , come venivano pel cognato ; Santo non usciva più nemmeno per andare all ' osteria ; e i nipoti , quando tornavano dai poderi , si pigliavano pei capelli : liti e quistioni fra di loro che facevano a chi più arraffa , degli strepiti che arrivavano fin nella camera dell ' infermo , il quale tendeva l ' orecchio , smanioso di sapere quello che facevano della sua roba , e anche lui si metteva a strillare dal letto : - Lasciatemi andare a Mangalavite . Ci ho tutti i miei interessi alla malora . Qui mi mangio il fegato . Lasciatemi andare , se no crepo ! Ci aveva come una palla di piombo nello stomaco , che gli pesava , voleva uscir fuori , con un senso di pena continuo ; di tratto in tratto , si contraeva , s ' arroventava e martellava , e gli balzava alla gola , e lo faceva urlare come un dannato , e gli faceva mordere tutto ciò che capitava . Egli rimaneva sfinito , anelante , col terrore vago di un altro accesso negli occhi stralunati . Tutto ciò che ingoiava per forza , per aggrapparsi alla vita , i bocconi più rari , senza chiedere quel che costassero , gli si mutavano in veleno ; tornava a rigettarli come roba scomunicata , più nera dell ' inchiostro , amara , maledetta da Dio . E intanto i dolori e la gonfiezza crescevano : una pancia che le gambe non la reggevano più . Bomma , picchiandovi sopra , una volta disse : - Qui c ' è roba . - Che volete dire , vossignoria ? - balbettò don Gesualdo , balzando a sedere sul letto , coi sudori freddi addosso . Bomma lo guardò bene in faccia , accostò la seggiola , si voltò di qua e di là per vedere s ' erano soli . - Don Gesualdo , siete un uomo ... Non siete più un ragazzo , eh ? - Sissignore , - rispose lui con voce ferma , calmatosi a un tratto , col coraggio che aveva sempre avuto al bisogno . - Sissignore , parlate . - Bene , qui ci vuole un consulto . Non avete mica una spina di fico d ' India nel ventre ! E ' un affare serio , capite ! Non è cosa per la barba di don Margheritino o di qualcun altro ... sia detto senza offenderli , qui in confidenza . Chiamate i migliori medici forestieri , don Vincenzo Capra , il dottor Muscio di Caltagirone , chi volete ... Denari non ve ne mancano ... A quelle parole don Gesualdo montò in furia : - I denari ! ... Vi stanno a tutti sugli occhi i denari che ho guadagnato ! ... A che mi servono ... se non posso comprare neanche la salute ? ... Tanti bocconi amari m ' hanno dato ... sempre ! ... Ma però volle stare a sentire la conclusione del discorso di Bomma . Alle volte non si sa mai ... Lo lasciò finire , stando zitto , tenendosi il mento , pensando ai casi suoi . Infine volle sapere : - Il consulto ? Che mi fa il consulto ? Bomma perse le staffe : - Che vi fa ? Caspita ! Quello che vi può fare ... Almeno non si dirà che vi lasciate morire senza aiuto . Io parlo nel vostro interesse . Non me ne viene nulla in tasca ... Io fo lo speziale ... Non è affar mio ... Non me ne intendo . Vi ho curato per amicizia ... - Come l ' altro tentennava il capo , diffidente , col sorriso furbo sulle labbra smorte , il farmacista mise da banda ogni riguardo . - Morto siete , don minchione ! A voi dico ! Allora don Gesualdo volse un ' occhiata lenta e tenace in giro , si soffiò il naso , e si lasciò andar giù sul letto supino . Di lì a un po ' , guardando il soffitto , aggiunse con un sospiro : - Va bene . Facciamo il consulto . La notte non chiuse occhio . Tormentato da un ' ansietà nuova , con dei brividi che lo assalivano di tratto in tratto , dei sudori freddi , delle inquietudini che lo facevano rizzare all ' improvviso sul letto coi capelli irti , guardando intorno nelle tenebre , vedendo sempre la faccia minacciosa di Bomma , tastandosi , soffocando i dolori , cercando d ' illudersi . Parevagli di sentirsi meglio infatti . Voleva curarsi , giacché era un affar serio . Voleva guarire . Ripeteva le parole stesse dello speziale : denari ne aveva ; s ' era logorata la vita apposta ; non li aveva guadagnati per far la barba al signor genero ; perché se li godessero degli ingrati che lo lasciavano crepare lontano : Lontano dagli occhi , lontan dal cuore ! Il mondo è fatto così , che ciascuno tira l ' acqua al suo mulino . Il mulino suo , di lui , era di riacquistare la salute , coi suoi denari . C ' erano al mondo dei buoni medici che l ' avrebbero fatto guarire , pagandoli bene . Allora asciugavasi quel sudore d ' agonia , e cercava di dormire . Voleva che i medici forestieri che aspettava il giorno dopo gli trovassero miglior cera ; contava le ore ; gli pareva mill ' anni che fossero lì dinanzi al suo letto . La stessa luce dell ' alba gli faceva animo . Poi , allorché udì le campanelle della lettiga che portava il Muscio e don Vincenzo Capra si sentì slargare il cuore tanto fatto . Si tirò su svelto a sedere sul letto come uno che si senta proprio meglio . Salutò quella brava gente con un bel sorriso che doveva rassicurare anche loro , appena li vide entrare . Essi invece gli badarono appena . Erano tutti orecchi per don Margheritino che narrava la storia della malattia con gran prosopopea ; approvavano coi cenni del capo di tanto in tanto ; volgevano solo qualche occhiata distratta sull ' ammalato che andavasi scomponendo in volto , alla vista di quelle facce serie , al torcer dei musi , alla lunga cicalata del mediconzolo che sembrava recitasse l ' orazione funebre . Dopo che colui ebbe terminato di ciarlare s ' alzarono l ' uno dopo l ' altro , e tornarono a palpare e a interrogare il malato , scrollando il capo , con certo ammiccare sentenzioso , certe occhiate fra di loro che vi mozzavano il fiato addirittura . Ce n ' era uno specialmente , dei forestieri , che stava accigliato e pensieroso , e faceva a ogni momento uhm ! uhm ! senza aprir bocca . I parenti , la gente di casa , dei vicini anche , per curiosità , si affollavano all ' uscio , aspettando la sentenza , mentre i dottori confabulavano a bassa voce fra di loro in un canto . A un cenno dello speziale , Burgio e sua moglie andarono a sentire anch ' essi , in punta di piedi . - Parlate , signori miei ! - esclamò allora il pover ' uomo pallido come un morto . - Sono io il malato , infine ! Voglio sapere a che punto sono . Il Muscio abbozzò un sorriso che lo fece più brutto . E don Vincenzo Capra , in bel modo , cominciò a spiegare la diagnosi della malattia : Pylori cancer , il pyrosis dei greci . Non s ' avevano ancora indizii d ' ulcerazione ; l ' adesione stessa del tumore agli organi essenziali non era certa ; ma la degenerescenza dei tessuti accusavasi già per diversi sintomi patologici . Don Gesualdo , dopo avere ascoltato attentamente , riprese : - Tutto questo va benone . Però ditemi se potete guarirmi , vossignoria . Senza interesse ... pagandovi secondo il vostro merito ... Capra ammutolì da prima e si strinse nelle spalle . - Eh , eh ... guarire ... certo ... siamo qui per cercar di guarirvi ... - Il Muscio , più brutale , spifferò chiaro e tondo il solo rimedio che si potesse tentare : l ' estirpazione del tumore , un bel caso , un ' operazione chirurgica che avrebbe fatto onore a chiunque . Dimostrava il modo e la maniera , accalorandosi nella proposta , accompagnando la parola coi gesti , fiutando già il sangue cogli occhi accesi nel faccione che gli s ' imporporava tutto , quasi stesse per rimboccarsi le maniche e incominciare ; tanto che il paziente spalancava gli occhi e la bocca , e tiravasi indietro per istinto ; e le donne , atterrite , scapparono a gemere e a singhiozzare . - Madonna del Pericolo ! - cominciò a strillare Speranza . - Vogliono ammazzarmi il fratello ... squartarlo vivo come un maiale ! - Chetatevi ! - balbettò lui passandosi un lembo del lenzuolo sulla faccia che grondava goccioloni . Gli altri medici tacevano e approvavano più o meno la proposta del dottor Muscio per cortesia . Don Gesualdo , visto che nessuno fiatava , ripigliò a dire : - Chetatevi ! ... Si tratta della mia pelle ... devo dir la mia anch ' io ... Signori miei ... sono un uomo ... Non sono un ragazzo ... Se dite ch ' è necessaria ... questa operazione ... Se dite che è necessaria ... Sissignore ... si farà ... Però , lasciatemi dir la mia ... - E ' giusto . Parlate . - Ecco ... Una cosa sola .. Voglio sapere prima se mi garantite la pelle ... Siamo galantuomini ... Mi fido di voi ... Non è un negozio da farsi a occhi chiusi . Voglio vederci chiaro nel mio affare ... - Che discorsi son questi ! - interruppe il Muscio dimenandosi sulla seggiola . - Io fo il chirurgo , amico mio . Io fo il mio mestiere , e non m ' impiccio a far scommesse da ciarlatano ! Credete di trattare col Zanni , alla fiera ? - Allora non ne facciamo nulla , - rispose don Gesualdo . E gli voltò le spalle . - Andate là , Bomma , che m ' avete dato un bel consiglio ! Speranza , premurosa , vide giunta l ' ora di rivolgersi ai santi , e si diede le mani attorno a procurar reliquie e immagini benedette . Neri pensò che si doveva avvertire subito la figliuola e il genero del pericolo che correva don Gesualdo . Lui non dava più retta . Diceva che di santi e di reliquie ne aveva un fascio , lì nell ' armadio di Bianca , insieme alle altre medicine . Non voleva veder nessuno . Giacché era condannato , voleva morire in pace , senza operazioni chirurgiche , lontano dai guai , nella sua campagna . S ' attaccava alla vita mani e piedi , disperato . Ne aveva passate delle altre ; s ' era aiutato sempre da sé , nei mali passi . Coraggio ne aveva e aveva il cuoio duro anche . Mangiava e beveva ; si ostinava a star meglio ; si alzava dal letto due o tre ore al giorno ; si trascinava per le stanze , da un mobile all ' altro . Infine si fece portare a Mangalavite , col fiato ai denti , mastro Nardo da un lato e Masi dall ' altro che lo reggevano sul mulo - un viaggio che durò tre ore , e gli fece dire cento volte : - Buttatemi nel fosso , ch ' è meglio . Ma laggiù , dinanzi alla sua roba , si persuase che era finita davvero , che ogni speranza per lui era perduta , al vedere che di nulla gliene importava , oramai . La vigna metteva già le foglie , i seminati erano alti , gli ulivi in fiore , i sommacchi verdi , e su ogni cosa stendevasi una nebbia , una tristezza , un velo nero . La stessa casina , colle finestre chiuse , la terrazza dove Bianca e la figliuola solevano mettersi a lavorare , il viale deserto , fin la sua gente di campagna che temeva di seccarlo e se ne stava alla larga , lì nel cortile o sotto la tettoia , ogni cosa gli stringeva il cuore ; ogni cosa gli diceva : Che fai ? che vuoi ? La sua stessa roba , lì , i piccioni che roteavano a stormi sul suo capo , le oche e i tacchini che schiamazzavano dinanzi a lui ... Si udivano delle voci e delle cantilene di villani che lavoravano . Per la viottola di Licodia , in fondo , passava della gente a piedi e a cavallo . Il mondo andava ancora pel suo verso , mentre non c ' era più speranza per lui , roso dal baco al pari di una mela fradicia che deve cascare dal ramo , senza forza di muovere un passo sulla sua terra , senza voglia di mandar giù un uovo . Allora , disperato di dover morire , si mise a bastonare anatre e tacchini , a strappar gemme e sementi . Avrebbe voluto distruggere d ' un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a poco a poco . Voleva che la sua roba se ne andasse con lui , disperata come lui . Mastro Nardo e il garzone dovettero portarlo di nuovo in paese , più morto che vivo . Di lì a qualche giorno arrivò il duca di Leyra , chiamato per espresso , e s ' impadronì del suocero e della casa , dicendo che voleva condurselo a Palermo e farlo curare dai migliori medici . Il poveretto , ch ' era ormai l ' ombra di sé stesso , lasciava fare ; riapriva anzi il cuore alla speranza ; intenerivasi alle premure del genero e della figliuola che l ' aspettava a braccia aperte . Gli pareva che gli tornassero già le forze . Non vedeva l ' ora d ' andarsene , quasi dovesse lasciare il suo male lì , in quella casa e in quei poderi che gli erano costati tanti sudori , e che gli pesavano invece adesso sulle spalle . Il genero intanto occupavasi col suo procuratore a mettere in sesto gli affari . Appena don Gesualdo fu in istato di poter viaggiare , lo misero in lettiga e partirono per la città . Era una giornata piovosa . Le case note , dei visi di conoscenti che si voltavano appena , sfilavano attraverso gli sportelli della lettiga . Speranza , e tutti i suoi , in collera dacché era venuto il duca a spadroneggiare , non si erano fatti più vedere . Ma Nardo aveva voluto accompagnare il padrone sino alle ultime case del paese . In via della Masera si udì gridare : - Fermate ! fermate ! - E apparve Diodata , ché voleva salutare don Gesualdo l ' ultima volta , lì , davanti il suo uscio . Però , giunta vicino a lui , non seppe trovare le parole , e rimaneva colle mani allo sportello , accennando col capo . - Ah , Diodata ... Sei venuta a darmi il buon viaggio ? ... - disse lui . Essa fece segno di sì , di sì , cercando di sorridere , e gli occhi le si riempirono di lagrime . - Povera Diodata ! Tu sola ti rammenti del tuo padrone ... Affacciò il capo allo sportello , cercando forse degli altri , ma siccome pioveva lo tirò indietro subito . - Guarda che fai ! ... sotto la pioggia ... a capo scoperto ! ... E ' il tuo vizio antico ! Ti rammenti , eh , ti rammenti ? - Sissignore , - rispose lei semplicemente , e continuava ad accompagnare le parole coi cenni del capo . - Sissignore , fate buon viaggio , vossignoria . Si staccò pian piano dalla lettiga , quasi a malincuore , e tornò a casa , fermandosi sull ' uscio , umile e triste . Don Gesualdo s ' accorse allora di mastro Nardo che l ' aveva seguìto sin lì , e mise mano alla tasca per regalargli qualche baiocco . - Scusate , mastro Nardo ... non ne ho ... sarà per un ' altra volta , se torniamo a vederci , eh ? ... se torniamo a vederci ... - E si buttò all ' indietro , col cuore gonfio di tutte quelle cose che si lasciava dietro le spalle , la viottola fangosa per cui era passato tante volte , il campanile perduto nella nebbia , i fichi d ' India rigati dalla pioggia che sfilavano di qua e di là della lettiga . V Parve a don Gesualdo d ' entrare in un altro mondo , allorché fu in casa della figliuola . Era un palazzone così vasto che ci si smarriva dentro . Da per tutto cortinaggi e tappeti che non si sapeva dove mettere i piedi - sin dallo scalone di marmo - e il portiere , un pezzo grosso addirittura , con tanto di barba e di soprabitone , vi squadrava dall ' alto al basso , accigliato , se per disgrazia avevate una faccia che non lo persuadesse , e vi gridava dietro dal suo gabbione : - C ' è lo stoino per pulirsi le scarpe ! - Un esercito di mangiapane , staffieri e camerieri , che sbadigliavano a bocca chiusa , camminavano in punta di piedi , e vi servivano senza dire una parola o fare un passo di più , con tanta degnazione da farvene passar la voglia . Ogni cosa regolata a suon di campanello , con un cerimoniale di messa cantata - per avere un bicchier d ' acqua , o per entrare nelle stanze della figliuola . Lo stesso duca , all ' ora di pranzo , si vestiva come se andasse a nozze . Il povero don Gesualdo , nei primi giorni , s ' era fatto animo per contentare la figliuola , e s ' era messo in gala anche lui per venire a tavola , legato e impastoiato , con un ronzìo nelle orecchie , le mani esitanti , l ' occhio inquieto , le fauci strette da tutto quell ' apparato , dal cameriere che gli contava i bocconi dietro le spalle , e di cui ogni momento vedevasi il guanto di cotone allungarsi a tradimento e togliervi la roba dinanzi . L ' intimidiva pure la cravatta bianca del genero , le credenze alte e scintillanti come altari , e la tovaglia finissima , che s ' aveva sempre paura di lasciarvi cadere qualche cosa . Tanto che macchinava di prendere a quattr ' occhi la figliuola , e dirle il fatto suo . Il duca , per fortuna , lo tolse d ' impiccio , dicendo ad Isabella , dopo il caffè , col sigaro in bocca e il capo appoggiato alla spalliera del seggiolone : - Mia cara , d ' oggi innanzi credo che sarebbe meglio far servire papà nelle sue stanze . Avrà le sue ore , le sue abitudini ... Poi , col regime speciale che richiede il suo stato di salute ... - Certo , certo , - balbettò don Gesualdo . - Stavo per dirvelo ... Sarei più contento anch ' io ... Non voglio essere d ' incomodo ... - No . Non dico per questo . Voi ci fate a ogni modo piacere , caro mio . Egli si mostrava proprio un buon figliuolo col suocero . Gli riempiva il bicchierino ; lo incoraggiava a fumare un sigaro ; lo assicurava infine che gli trovava miglior cera , da che era arrivato a Palermo , e il cambiamento d ' aria e una buona cura l ' avrebbero guarito del tutto . Poi gli toccò anche il tasto degli interessi . Mostravasi giudizioso ; cercava il modo e la maniera d ' avere il piacere di tenersi il suocero in casa un pezzo , senza timore che gli affari di lui andassero a rotta di collo ... Una procura generale ... una specie d ' alter ego ... Don Gesualdo si sentì morire il sorriso in bocca . Non c ' era che fare . Il genero , nel viso , nelle parole , sin nel tono della voce , anche quando voleva fare l ' amabile e pigliarvi bel bello , aveva qualcosa che vi respingeva indietro , e vi faceva cascar le braccia , uno che avesse voluto buttargliele al collo , proprio come a un figlio , e dirgli : - Te ' ! per la buona parola , adesso ! Pazienza il resto ! Fai quello che vuoi ! Talché don Gesualdo scendeva raramente dalla figliuola . Ci si sentiva a disagio col signor genero ; temeva sempre che ripigliasse l ' antifona dell ' alter ego . Gli mancava l ' aria , lì fra tutti quei ninnoli . Gli toccava chiedere quasi licenza al servitore che faceva la guardia in anticamera per poter vedere la sua figliuola , e scapparsene appena giungeva qualche visita . L ' avevano collocato in un quartierino al pian di sopra , poche stanze che chiamavano la foresteria , dove Isabella andava a vederlo ogni mattina , in veste da camera , spesso senza neppure mettersi a sedere , amorevole e premurosa , è vero , ma in certo modo che al pover ' uomo sembrava d ' essere davvero un forestiero . Essa alcune volte era pallida così che pareva non avesse chiuso occhio neppur lei . Aveva una certa ruga fra le ciglia , qualcosa negli occhi , che a lui , vecchio e pratico del mondo , non andavan punto a genio . Avrebbe voluto pigliarsi anche lei fra le braccia , stretta stretta , e chiederle piano in un orecchio : - Cos ' hai ? ... dimmelo ! ... Confidati a me che dei guai ne ho passati tanti , e non posso tradirti ! ... Ma anch ' essa ritirava le corna come fa la lumaca . Stava chiusa , parlava di rado anche della mamma , quasi il chiodo le fosse rimasto lì , fisso ... accusando lo stomaco peloso dei Trao , che vi chiudevano il rancore e la diffidenza , implacabili ! Perciò lui doveva ricacciare indietro le parole buone e anche le lagrime , che gli si gonfiavano grosse grosse dentro , e tenersi per sé i propri guai . Passava i giorni malinconici dietro l ' invetriata , a veder strigliare i cavalli e lavare le carrozze , nella corte vasta quanto una piazza . Degli stallieri , in manica di camicia e coi piedi nudi negli zoccoli , cantavano , vociavano , barattavano delle chiacchiere e degli strambotti coi domestici , i quali perdevano il tempo alle finestre , col grembialone sino al collo , o in panciotto rosso , strascicando svogliatamente uno strofinaccio fra le mani ruvide , con le barzellette sguaiate , dei musi beffardi di mascalzoni ben rasi e ben pettinati che sembravano togliersi allora una maschera . I cocchieri poi , degli altri pezzi grossi , stavano a guardare , col sigaro in bocca e le mani nelle tasche delle giacchette attillate , discorrendo di tanto in tanto col guardaportone che veniva dal suo casotto a fare una fumatina , accennando con dei segni e dei versacci alle cameriere che si vedevano passare dietro le invetriate dei balconi , oppure facevano capolino provocanti , sfacciate , a buttar giù delle parolacce e delle risate di male femmine con certi visi da Madonna . Don Gesualdo pensava intanto quanti bei denari dovevano scorrere per quelle mani ; tutta quella gente che mangiava e beveva alle spalle di sua figlia , sulla dote che egli le aveva dato , su l ' Alìa e su Donninga , le belle terre che aveva covato cogli occhi tanto tempo , sera e mattina , e misurato col desiderio , e sognato la notte , e acquistato palmo a palmo , giorno per giorno , togliendosi il pane di bocca : le povere terre nude che bisognava arare e seminare ; i mulini , le case , i magazzini che aveva fabbricato con tanti stenti , con tanti sacrifici , un sasso dopo l ' altro . La Canziria , Mangalavite , la casa , tutto , tutto sarebbe passato per quelle mani . Chi avrebbe potuto difendere la sua roba dopo la sua morte , ahimè , povera roba ! Chi sapeva quel che era costata ? Il signor duca , lui , quando usciva di casa , a testa alta , col sigaro in bocca e il pomo del bastoncino nella tasca del pastrano , fermavasi appena a dare un ' occhiata ai suoi cavalli , ossequiato come il Santissimo Sagramento , le finestre si chiudevano in fretta , ciascuno correva al suo posto , tutti a capo scoperto , il guardaportone col berretto gallonato in mano , ritto dinanzi alla sua vetrina , gli stallieri immobili accanto alla groppa delle loro bestie , colla striglia appoggiata all ' anca , il cocchiere maggiore , un signorone , piegato in due a passare la rivista e prendere gli ordini : una commedia che durava cinque minuti . Dopo , appena lui voltava le spalle , ricominciava il chiasso e la baraonda , dalle finestre , dalle arcate del portico che metteva alle scuderie , dalla cucina che fumava e fiammeggiava sotto il tetto , piena di sguatteri vestiti di bianco , quasi il palazzo fosse abbandonato in mano a un ' orda famelica , pagata apposta per scialarsela sino al tocco della campana che annunziava qualche visita - un ' altra solennità anche quella . - La duchessa certi giorni si metteva in pompa magna ad aspettare le visite come un ' anima di purgatorio . Arrivava di tanto in tanto una carrozza fiammante ; passava come un lampo dinanzi al portinaio , che aveva appena il tempo di cacciare la pipa nella falda del soprabito e di appendersi alla campana ; delle dame e degli staffieri in gala sguisciavano frettolosi sotto l ' alto vestibolo , e dopo dieci minuti tornavano ad uscire per correre altrove a rompicollo ; proprio della gente che sembrava presa a giornata per questo . Lui invece passava il tempo a contare le tegole dirimpetto , a calcolare , con l ' amore e la sollecitudine del suo antico mestiere , quel che erano costate le finestre scolpite , i pilastri massicci , gli scalini di marmo , quei mobili sontuosi , quelle stoffe , quella gente , quei cavalli che mangiavano , e inghiottivano il denaro come la terra inghiottiva la semente , come beveva l ' acqua , senza renderlo però , senza dar frutto , sempre più affamati , sempre più divoranti , simili a quel male che gli consumava le viscere . Quante cose si sarebbero potute fare con quel denaro ! Quanti buoni colpi di zappa , quanto sudore di villani si sarebbero pagati ! Delle fattorie , dei villaggi interi da fabbricare ... delle terre da seminare , a perdita di vista ... E un esercito di mietitori a giugno , del grano da raccogliere a montagne , del denaro a fiumi da intascare ! ... Allora gli si gonfiava il cuore al vedere i passeri che schiamazzavano su quelle tegole , il sole che moriva sul cornicione senza scendere mai giù sino alle finestre . Pensava alle strade polverose , ai bei campi dorati e verdi , al cinguettìo lungo le siepi , alle belle mattinate che facevano fumare i solchi ! ... Oramai ! ... oramai ! ... Adesso era chiuso fra quattro mura , col brusìo incessante della città negli orecchi , lo scampanìo di tante chiese che gli martellava sul capo , consumato lentamente dalla febbre , roso dai dolori che gli facevano mordere il guanciale , a volte , per non seccare il domestico che sbadigliava nella stanza accanto . Nei primi giorni , il cambiamento , l ' aria nuova , forse anche qualche medicina indovinata , per sbaglio , avevano fatto il miracolo , gli avevano fatto credere di potersi guarire . Dopo era ricaduto peggio di prima . Neppure i migliori medici di Palermo avevano saputo trovar rimedio a quella malattia scomunicata ! tal quale come i medici ignoranti del suo paese , e costavano di più , per giunta ! Venivano l ' uno dopo l ' altro , dei dottoroni che tenevano carrozza , e si facevano pagare anche il servitore che lasciavano in anticamera . L ' osservavano , lo tastavano , lo interrogavano quasi avessero da fare con un ragazzo o un contadino . Lo mostravano agli apprendisti come il zanni fa vedere alla fiera il gallo con le corna , oppure la pecora con due code , facendo la spiegazione con parole misteriose . Rispondevano appena , a fior di labbra , se il povero diavolo si faceva lecito di voler sapere che malattia covava in corpo , quasi egli non avesse che vederci , colla sua pelle ! Gli avevano fatto comperare anch ' essi un ' intera farmacia : dei rimedi che si contavano a gocce , come l ' oro , degli unguenti che si spalmavano con un pennello e aprivano delle piaghe vive , dei veleni che davano delle coliche più forti e mettevano come del rame nella bocca , dei bagni e dei sudoriferi che lo lasciavano sfinito , senza forza di muovere il capo , vedendo già l ' ombra della morte da per tutto . - Signori miei , a che giuoco giuochiamo ? - voleva dire . - Allora , se è sempre la stessa musica , me ne torno al mio paese ... Almeno laggiù lo rispettavano pei suoi denari , e lo lasciavano sfogare , se pretendeva di sapere come li spendeva per la sua salute . Mentre qui gli pareva d ' essere all ' ospedale , curato per carità . Doveva stare in suggezione anche del genero che veniva ad accompagnare i pezzi grossi chiamati a consulto . Parlavano sottovoce fra di loro , voltandogli le spalle , senza curarsi di lui che aspettava a bocca aperta una parola di vita o di morte . Oppure gli facevano l ' elemosina di una risposta che non diceva niente , di un sorrisetto che significava addirittura - Arrivederci in Paradiso , buon uomo ! - C ' erano persino di quelli che gli voltavano le spalle , come si tenessero offesi . Egli indovinava che doveva essere qualche cosa di grave , al viso stesso che facevano i medici , alle alzate di spalle scoraggianti , alle lunghe fermate col genero , e al borbottìo che durava un pezzo fra di loro in anticamera . Infine non si tenne più . Un giorno che quei signori tornavano a ripetere la stessa pantomima , ne afferrò uno per la falda , prima d ' andarsene . - Signor dottore , parlate con me ! Sono io il malato , infine ! Non sono un ragazzo . Voglio sapere di che si tratta , giacché si giuoca sulla mia pelle ! Colui invece cominciò a fare una scenata col duca , quasi gli si fosse mancato di rispetto in casa sua . Ci volle del bello e del buono per calmarlo , e perché non piantasse lì malato e malattia una volta per sempre . Don Gesualdo udì che gli dicevano sottovoce : - Compatitelo ... Non conosce gli usi ... E ' un uomo primitivo ... nello stato di natura ... - Sicché il poveraccio dovette mandar giù tutto , e rivolgersi alla figliuola , per sapere qualche cosa . - Che hanno detto i medici ? Dimmi la verità ? ... E ' una malattia grave , di ' ? ... E come le vide gonfiare negli occhi le lagrime , malgrado che tentasse di cacciarle indietro , infuriò . Non voleva morire . Si sentiva un ' energia disperata d ' alzarsi e andarsene via da quella casa maledetta . - Non dico per te ... Hai fatto di tutto ... Non mi manca nulla ... Ma io non ci sono avvezzo , vedi ... Mi par di soffocare qui dentro ... Neppur lei non ci stava bene in quella casa . Il cuore glielo diceva , al povero padre . Sembrava che fossero in perfetto accordo , marito e moglie ; discorrevano cortesemente fra di loro , dinanzi ai domestici ; il duca passava quasi sempre una mezz ' oretta nel salottino della moglie dopo pranzo ; andava a darle il buon giorno ogni mattina , prima della colazione ; per i Morti , a Natale , per la festa di Santa Rosalia , e nella ricorrenza del suo onomastico o dell ' anniversario del loro matrimonio , le regalava dei gioielli , ch ' essa aveva fatto ammirare al babbo , in prova del bene che le voleva il marito . - Ah , ah ... capisco ... dev ' essere costata una bella somma ! ... però non sei contenta ... si vede benissimo che non sei contenta .... Leggeva in fondo agli occhi di lei un altro segreto , un ' altra ansietà mortale , che non la lasciava neppure quand ' era vicino a lui , che le dava dei sussulti , allorché udiva un passo all ' improvviso , o suonava ad ora insolita la campana che annunziava il duca ; e dei pallori mortali , certi sguardi rapidi in cui gli pareva di scorgere un rimprovero . Alcune volte l ' aveva vista giungere correndo , pallida , tremante come una foglia , balbettando delle scuse . Una notte , tardi , mentre era in letto coi suoi guai , aveva udito un ' agitazione insolita nel piano di sotto , degli usci che sbattevano , la voce della cameriera che strillava , quasi chiamasse aiuto , una voce che lo fece rizzare spaventato sul letto . Ma sua figlia il giorno dopo non gli volle dir nulla ; sembrava anzi che le sue domande l ' infastidissero . Misuravano fino le parole e i sospiri in quella casa , ciascuno chiudendosi in corpo i propri guai , il duca col sorriso freddo , Isabella con la buona grazia che le aveva fatto insegnare in collegio . Le tende e i tappeti soffocavano ogni cosa . Però , quando se li vedeva dinanzi a lui , marito e moglie , così tranquilli , che nessuno avrebbe sospettato quel che covava sotto , si sentiva freddo nella schiena . Del resto , che poteva farci ? Ne aveva abbastanza dei suoi guai . Il peggio di tutti stava lui che aveva la morte sul collo . Quand ' egli avrebbe chiuso gli occhi tutti gli altri si sarebbero data pace , come egli stesso s ' era data pace dopo la morte di suo padre e di sua moglie . Ciascuno tira l ' acqua al suo mulino . Ne aveva data tanta dell ' acqua per far macinare gli altri ! Speranza , Diodata , tutti gli altri ... un vero fiume . Anche lì , in quel palazzo di cuccagna , era tutto opera sua ; e intanto non trovava riposo fra i lenzuoli di tela fine , sui guanciali di piume ; soffocava fra i cortinaggi e le belle stoffe di seta che gli toglievano il sole . I denari che spendeva per far andare la baracca , i rumori della corte , il cameriere che gli tenevano dietro l ' uscio a contargli i sospiri , insino al cuoco che gli preparava certe brode insipide che non riusciva a mandar giù , ogni cosa l ' attossicava ; non digeriva più neanche i bocconi prelibati , erano tanti chiodi nelle sue carni . - Mi lasciano morir di fame , capisci ! - lagnavasi colla figliuola , alle volte , cogli occhi accesi dalla disperazione . - Non è per risparmiare ... Sarà della roba buona ... Ma il mio stomaco non c ' è avvezzo ... Rimandatemi a casa mia . Voglio chiuder gli occhi dove son nato ! L ' idea della morte ora non lo lasciava più ; si tradiva nelle domande insidiose , nelle occhiate piene di sospetto , anche nella preoccupazione affannosa di dissimularla in vari modi . Adesso non aveva più suggezione di nessuno , e afferrava chi gli capitava per domandare : - Voglio sapere la verità , signori cari ... Per regolare le mie cose ... i miei interessi ... - E se cercavano di rassicurarlo , dicendogli che non c ' era nulla di grave ... di serio ... pel momento ... egli tornava ad insistere , ad appuntare gli occhi , furbo , per scavar terreno : - E ' che ho tanto da fare laggiù , al mio paese , signori miei ... capite ! ... Non posso mica darmi bel tempo , io ! ... Bisogna che pensi a tutto , se no c ' è la rovina ! ... Poi spiegava di dove gli era venuto quel male : - Sono stati i dispiaceri ! ... i bocconi amari ! ... ne ho avuti tanti ! Vedete , me n ' è rimasto il lievito qui dentro ! ... - Era tornato diffidente . Temeva che non vedessero l ' ora di levarselo di torno , per risparmiar la spesa e impadronirsi del fatto suo . Cercava di rassicurar tutti quanti , col sorriso affabile : - Non guardate a spesa ... Posso pagare ... Mio genero lo sa ... Tutto ciò che occorre ... Non saranno denari persi ... Se campo , ne guadagno ancora tanti dei denari ... - Cogli occhi lucenti , cercava d ' ingraziarsi la sua figliuola stessa . Sapeva che la roba , ahimè , mette l ' inferno anche fra padri e figli . La pigliava in parola . Balbettava , accarezzandola come quand ' era bambina , spiandola di sottecchi intanto , col cuore alla gola : - Qui cosa mi manca ? Ho tutto per guarire ... Tutto quello che ci vorrà spenderemo , non è vero ? Ma il male lo vinceva e gli toglieva ogni illusione . In quei momenti di scoraggiamento il pover ' uomo pensava a voce alta : - A che mi serve ? ... a che giova tutto ciò ? ... Neppure a tua madre è giovato ! Un giorno venne a fargli visita l ' amministratore del duca , officioso , tutto gentilezze come il suo padrone quando apparecchiavasi a dare la botta . S ' informò della salute ; gli fece le condoglianze per la malattia che tirava in lungo . Capiva bene , lui , un uomo d ' affari come don Gesualdo ... che dissesto ... quanti danni ... le conseguenze ... un ' azienda così vasta ... senza nessuno che potesse occuparsene sul serio ... Infine offrì d ' incaricarsene lui ... per l ' interesse che portava alla casa ... alla signora duchessa ... Del signor duca era buon servo da tanti anni ... Sicché prendeva a cuore anche gli interessi di don Gesualdo . Proponeva d ' alleggerirlo d ' ogni carico ... finché si sarebbe guarito ... se credeva ... investendolo per procura ... A misura che colui sputava fuori il veleno , don Gesualdo andava scomponendosi in viso . Non fiatava , stava ad ascoltarlo , cogli occhi bene aperti , e intanto ruminava come trarsi d ' impiccio . A un tratto si mise a urlare e ad agitarsi quasi fosse colto di nuovo dalla colica , quasi fosse giunta l ' ultima sua ora , e non udisse e non potesse più parlare . Balbettò solo , smaniando : - Chiamatemi mia figlia ! Voglio veder mia figlia ! Ma appena accorse lei , spaventata egli non aggiunse altro . Si chiuse in sè stesso a pensare come uscire dal malo passo , torvo , diffidente , voltandosi in là per non lasciarsi scappare qualche occhiata che lo tradisse . Soltanto ne piantò una lunga lunga addosso a quel galantuomo che se ne andava rimminchionito . Infine , a poco a poco , finse di calmarsi . Bisognava giuocar d ' astuzia per uscire da quelle grinfie . Cominciò a far segno di sì e di sì col capo , fissando gli occhi amorevoli in volto alla figliuola allibbita , col sorriso paterno , il fare bonario ; - Sì ... voglio darvi in mano tutto il fatto mio ... per alleggerirmi il carico ... Mi farete piacere anzi ... nello stato in cui sono ... Voglio spogliarmi di tutto ... Già ho poco da vivere ... Rimandatemi a casa mia per fare la procura ... la donazione ... tutto ciò che vorrete ... Lì conosco il notaro ... so dove metter le mani ... Ma prima rimandatemi a casa mia ... Tutto quello che vorrete , poi ! ... - Ah , babbo , babbo ! - esclamò Isabella colle lagrime agli occhi . Ma egli sentivasi morire di giorno in giorno . Non poteva più muoversi . Sembravagli che gli mancassero le forze d ' alzarsi dal letto e andarsene via perché gli toglievano il denaro , il sangue delle vene , per tenerlo sottomano , prigioniero . Sbuffava , smaniava , urlava di dolore e di collera . E poi ricadeva sfinito , minaccioso , colla schiuma alla bocca , sospettando di tutto , spiando prima le mani del cameriere se beveva un bicchiere d ' acqua , guardando ciascuno negli occhi per scoprire la verità , per leggervi la sua sentenza , costretto a ricorrere agli artifizii per sapere qualcosa di quel che gli premeva . - Chiamatemi quell ' uomo dell ' altra volta ... Portatemi le carte da firmare ... E ' giusto , ci ho pensato su . Bisogna incaricare qualcuno dei miei interessi , finchè guarisco ... Ma adesso coloro non avevano fretta ; gli promettevano sempre , dall ' oggi al domani . Lo stesso duca si strinse nelle spalle : come a dire che non serviva più . Un terrore più grande , più vicino , della morte lo colse a quell ' indifferenza . Insisteva , voleva disporre della sua roba , come per attaccarsi alla vita , per far atto d ' energia e di volontà . Voleva far testamento , per dimostrare a sè stesso ch ' era tuttora il padrone . Il duca finalmente , per chetarlo , gli disse che non occorreva , poiché non c ' erano altri eredi ... Isabella era figlia unica ... - Ah ? ... - rispose lui . - Non occorre ... è figlia unica ? ... E tornò a ricoricarsi , lugubre . Avrebbe voluto rispondergli che ce n ' erano ancora , degli eredi nati prima di lei , sangue suo stesso . Gli nascevano dei rimorsi , colla bile . Faceva dei brutti sogni , delle brutte facce pallide e irose gli apparivano la notte ; delle voci , degli scossoni lo facevano svegliare di soprassalto , in un mare di sudore , col cuore che martellava forte . Tanti pensieri gli venivano adesso , tanti ricordi , tante persone gli sfilavano dinanzi : Bianca , Diodata , degli altri ancora : quelli non l ' avrebbero lasciato morire senza aiuto ! Volle un altro consulto , i migliori medici . Ci dovevano essere dei medici pel suo male , a saperli trovare , a pagarli bene . Il denaro l ' aveva guadagnato apposta , lui ! Al suo paese gli avevano fatto credere che rassegnandosi a lasciarsi aprire il ventre ... Ebbene , sì , sì ! Aspettava il consulto , il giorno fissato , sin dalla mattina , raso e pettinato , seduto nel letto , colla faccia color di terra , ma fermo e risoluto . Ora voleva vederci chiaro nei fatti suoi . - Parlate liberamente , signori miei . Tutto ciò che si deve fare si farà ! Gli batteva un po ' il cuore . Sentiva un formicolìo come di spasimo anticipato tra i capelli . Ma era pronto a tutto ; quasi scoprivasi il ventre , perchè si servissero pure . Se un albero ha la cancrena addosso , cos ' è infine ? Si taglia il ramo ! Adesso invece i medici non volevano neppure operarlo . Avevano degli scrupoli , dei ma e dei se . Si guardavano fra di loro e biasciavano mezze parole . Uno temeva la responsabilità ; un altro osservò che non era più il caso ... oramai ... Il più vecchio , una faccia di malaugurio che vi faceva morire prima del tempo , com ' è vero Dio , s ' era messo già a confortare la famiglia , dicendo che sarebbe stato inutile anche prima , con un male di quella sorta ... - Ah ... - rispose don Gesualdo , fattosi rauco a un tratto . - Ah ... Ho inteso ... E si lasciò scivolare pian piano giù disteso nel letto , trafelato . Non aggiunse altro , per allora . Stette zitto a lasciarli finire di discorrere . Soltanto voleva sapere s ' era venuto il momento di pensare ai casi suoi . Non c ' era più da scherzare adesso ! Aveva tanti interessi gravi da lasciare sistemati ... - Taci ! taci ! - borbottò rivolto alla figliuola che gli piangeva allato . Colla faccia cadaverica , cogli occhi simili a due chiodi in fondo alle orbite livide , aspettava la risposta che gli dovevano , infine . Non c ' era da scherzare ! - No , no ... C ' è tempo . Simili malattie durano anni e anni ... Però ... certo ... premunirsi ... sistemare gli affari a tempo ... non sarebbe male ... - Ho inteso , - ripetè don Gesualdo col naso fra le coperte . - Vi ringrazio , signori miei . Un nuvolo gli calò sulla faccia e vi rimase . Una specie di rancore , qualcosa che gli faceva tremare le mani e la voce , e trapelava dagli occhi socchiusi . Fece segno al genero di fermarsi ; lo chiamò dinanzi al letto , a quattr ' occhi , da solo a solo . - Finalmente ... questo notaro ... verrà , sì o no ? Devo far testamento ... Ho degli scrupoli di coscienza ... Sissignore ! ... Sono il padrone , sì o no ? ... Ah ... ah ... stai ad ascoltare anche tu ? ... Isabella andò a buttarsi ginocchioni ai piedi del letto , col viso fra le materasse , singhiozzando e disperandosi . Il genero lo chetava dall ' altra parte . - Ma sì , ma sì , quando vorrete , come vorrete . Non c ' è bisogno di far delle scene ... Ecco in che stato avete messo la vostra figliuola ! ... - Va bene ! - seguitò a borbottare lui . - Va bene ! Ho capito ! E volse le spalle , tal quale suo padre , buon ' anima . Appena fu solo cominciò a muggire come un bue , col naso al muro . Ma poi se veniva gente , stava zitto . Covava dentro di sé il male e l ' amarezza . Lasciava passare i giorni . Pensava ad allungarseli piuttosto , a guadagnare almeno quelli , uno dopo l ' altro , così come venivano , pazienza ! Finché c ' è fiato c ' è vita . A misura che il fiato gli andava mancando , a poco a poco , acconciavasi pure ai suoi guai ; ci faceva il callo . Lui aveva le spalle grosse , e avrebbe tirato in lungo , mercé la sua pelle dura . Alle volte provava anche una certa soddisfazione , fra sé e sé , sotto il lenzuolo , pensando al viso che avrebbero fatto il signor duca e tutti quanti , al vedere che lui aveva la pelle dura . Era arrivato ad affezionarsi ai suoi malanni , li ascoltava , li accarezzava , voleva sentirseli lì , con lui , per tirare innanzi . I parenti ci avevano fatto il callo anch ' essi ; avevano saputo che quella malattia durava anni ed anni , e s ' erano acchetati . Così va il mondo , pur troppo , che passato il primo bollore , ciascuno tira innanzi per la sua via e bada agli affari propri . Non si lamentava neppure ; non diceva nulla , da villano malizioso , per non sprecare il fiato , per non lasciarsi sfuggire quel che non voleva dire ; solamente gli scappavano di tanto in tanto delle occhiate che significavano assai , al veder la figliuola che gli veniva dinanzi con quella faccia desolata , e poi teneva il sacco al marito , e lo incarcerava lì , sotto i suoi occhi , col pretesto dell ' affezione , per covarselo , pel timore che non gli giuocasse qualche tiro nel testamento . Indovinava che teneva degli altri guai nascosti , lei , e alle volte aveva la testa altrove , mentre suo padre stava colla morte sul capo . Si rodeva dentro , a misura che peggiorava ; il sangue era diventato tutto un veleno ; ostinavasi sempre più , taciturno , implacabile , col viso al muro , rispondendo solo coi grugniti , come una bestia . Finalmente si persuase ch ' era giunta l ' ora , e s ' apparecchiò a morire da buon cristiano . Isabella era venuta subito a tenergli compagnia . Egli fece forza coi gomiti , e si rizzò a sedere sul letto . - Senti , - le disse , - ascolta ... Era turbato in viso , ma parlava calmo . Teneva gli occhi fissi sulla figliuola , e accennava col capo . Essa gli prese la mano e scoppiò a singhiozzare . - Taci , - riprese , - finiscila . Se cominciamo così non si fa nulla . Ansimava perchè aveva il fiato corto , ed anche per l ' emozione . Guardava intorno , sospettoso , e seguitava ad accennare del capo , in silenzio , col respiro affannato . Ella pure volse verso l ' uscio gli occhi pieni di lagrime . Don Gesualdo alzò la mano scarna , e trinciò una croce in aria , per significare ch ' era finita , e perdonava a tutti , prima d ' andarsene . - Senti ... Ho da parlarti ... intanto che siamo soli ... Ella gli si buttò addosso , disperata , piangendo , singhiozzando di no , di no , colle mani erranti che l ' accarezzavano . L ' accarezzò anche lui sui capelli , lentamente , senza dire una parola . Di lì a un po ' riprese : - Ti dico di sì . Non sono un ragazzo ... Non perdiamo tempo inutilmente . - Poi gli venne una tenerezza . - Ti dispiace , eh ? ... ti dispiace a te pure ? ... La voce gli si era intenerita anch ' essa , gli occhi , tristi , s ' erano fatti più dolci , e qualcosa gli tremava sulle labbra . - Ti ho voluto bene ... anch ' io ... quanto ho potuto ... come ho potuto ... Quando uno fa quello che può ... Allora l ' attirò a sé lentamente , quasi esitando , guardandola fissa per vedere se voleva lei pure , e l ' abbracciò stretta stretta , posando la guancia ispida su quei bei capelli fini . - Non ti fo male , di ' ? ... come quand ' eri bambina ? ... Gli vennero insieme delle altre cose sulle labbra , delle ondate di amarezza e di passione , quei sospetti odiosi che dei bricconi , nelle questioni d ' interessi , avevano cercato di mettergli in capo . Si passò la mano sulla fronte , per ricacciarli indietro , e cambiò discorso . - Parliamo dei nostri affari . Non ci perdiamo in chiacchiere , adesso ... Essa non voleva , smaniava per la stanza , si cacciava le mani nei capelli , diceva che gli lacerava il cuore , che gli pareva un malaugurio , quasi suo padre stesse per chiudere gli occhi . - Ma no , parliamone ! - insisteva lui . - Sono discorsi serii . Non ho tempo da perdere adesso . - Il viso gli si andava oscurando , il rancore antico gli corruscava negli occhi . - Allora vuol dire che non te ne importa nulla ... come a tuo marito ... Vedendola poi rassegnata ad ascoltare , seduta a capo chino accanto al letto , cominciò a sfogarsi dei tanti crepacuori che gli avevano dati , lei e suo marito , con tutti quei debiti ... Le raccomandava la sua roba , di proteggerla , di difenderla : - Piuttosto farti tagliare la mano , vedi ! ... quando tuo marito torna a proporti di firmare delle carte ! ... Lui non sa cosa vuol dire ! - Spiegava quel che gli erano costati , quei poderi , l ' Alìa , la Canziria , li passava tutti in rassegna amorosamente ; rammentava come erano venuti a lui , uno dopo l ' altro , a poco a poco , le terre seminative , i pascoli , le vigne ; li descriveva minutamente , zolla per zolla , colle qualità buone o cattive . Gli tremava la voce , gli tremavano le mani , gli si accendeva tuttora il sangue in viso , gli spuntavano le lagrime agli occhi : - Mangalavite , sai ... la conosci anche tu ... ci sei stata con tua madre ... Quaranta salme di terreni , tutti alberati ! ... ti rammenti ... i belli aranci ? ... anche tua madre , poveretta , ci si rinfrescava la bocca , negli ultimi giorni ! ... 300 migliaia l ' anno , ne davano ! Circa 300 onze ! E la Salonia ... dei seminati d ' oro ... della terra che fa miracoli ... benedetto sia tuo nonno che vi lasciò le ossa ! ... Infine , per la tenerezza , si mise a piangere come un bambino . - Basta , - disse poi . - Ho da dirti un ' altra cosa ... Senti ... La guardò fissamente negli occhi pieni di lagrime per vedere l ' effetto che avrebbe fatto la sua volontà . Le fece segno di accostarsi ancora , di chinarsi su lui supino che esitava e cercava le parole . - Senti ! ... Ho degli scrupoli di coscienza ... Vorrei lasciare qualche legato a delle persone verso cui ho degli obblighi ... Poca cosa ... Non sarà molto per te che sei ricca ... Farai conto di essere una regalìa che tuo padre ti domanda ... in punto di morte ... se ho fatto qualcosa anch ' io per te ... - Ah , babbo , babbo ! ... che parole ! - singhiozzò Isabella . - Lo farai , eh ? lo farai ? ... anche se tuo marito non volesse ... Le prese le tempie fra le mani , e le sollevò il viso per leggerle negli occhi se l ' avrebbe ubbidito , per farle intendere che gli premeva proprio , e che ci aveva quel segreto in cuore . E mentre la guardava , a quel modo , gli parve di scorgere anche lui quell ' altro segreto , quell ' altro cruccio nascosto , in fondo agli occhi della figliuola . E voleva dirle delle altre cose , voleva farle altre domande , in quel punto , aprirle il cuore come al confessore , e leggere nel suo . Ma ella chinava il capo , quasi avesse indovinato , colla ruga ostinata dei Trao fra le ciglia , tirandosi indietro , chiudendosi in sè , superba , coi suoi guai e il suo segreto . E lui allora sentì di tornare Motta , com ' essa era Trao , diffidente , ostile , di un ' altra pasta . Allentò le braccia , e non aggiunse altro . - Ora fammi chiamare un prete , - terminò con un altro tono di voce . - Voglio fare i miei conti con Domeneddio . Durò ancora qualche altro giorno così , fra alternative di meglio e di peggio . Sembrava anzi che cominciasse a riaversi un poco , quando a un tratto , una notte , peggiorò rapidamente . Il servitore che gli avevano messo a dormire nella stanza accanto l ' udì agitarsi e smaniare prima dell ' alba . Ma siccome era avvezzo a quei capricci , si voltò dall ' altra parte , fingendo di non udire . Infine , seccato da quella canzone che non finiva più , andò sonnacchioso a vedere che c ' era . - Mia figlia ! - borbottò don Gesualdo con una voce che non sembrava più la sua . - Chiamatemi mia figlia ! - Ah , sissignore . Ora vado a chiamarla , - rispose il domestico , e tornò a coricarsi . Ma non lo lasciava dormire quell ' accidente ! Un po ' erano sibili , e un po ' faceva peggio di un contrabbasso , nel russare . Appena il domestico chiudeva gli occhi udiva un rumore strano che lo faceva destare di soprassalto , dei guaiti rauchi , come uno che sbuffasse ed ansimasse , una specie di rantolo che dava noia e vi accapponava la pelle . Tanto che infine dovette tornare ad alzarsi , furibondo , masticando delle bestemmie e delle parolacce . - Cos ' è ? Gli è venuto l ' uzzolo adesso ? Vuol passar mattana ! Che cerca ? Don Gesualdo non rispondeva ; continuava a sbuffare supino . Il servitore tolse il paralume , per vederlo in faccia . Allora si fregò bene gli occhi , e la voglia di tornare a dormire gli andò via a un tratto . - Ohi ! ohi ! Che facciamo adesso ? - balbettò grattandosi il capo . Stette un momento a guardarlo così , col lume in mano , pensando se era meglio aspettare un po ' , o scendere subito a svegliare la padrona e mettere la casa sottosopra . Don Gesualdo intanto andavasi calmando , col respiro più corto , preso da un tremito , facendo solo di tanto in tanto qualche boccaccia , cogli occhi sempre fissi e spalancati . A un tratto s ' irrigidì e si chetò del tutto . La finestra cominciava a imbiancare . Suonavano le prime campane . Nella corte udivasi scalpitare dei cavalli , e picchiare di striglie sul selciato . Il domestico andò a vestirsi , e poi tornò a rassettare la camera . Tirò le cortine del letto , spalancò le vetrate , e s ' affacciò a prendere una boccata d ' aria , fumando . Lo stalliere , che faceva passeggiare un cavallo malato , alzò il capo verso la finestra . - Mattinata , eh , don Leopoldo ? - E nottata pure ! - rispose il cameriere sbadigliando . - M ' è toccato a me questo regalo ! L ' altro scosse il capo , come a chiedere che c ' era di nuovo , e don Leopoldo fece segno che il vecchio se n ' era andato , grazie a Dio . - Ah ... così ... alla chetichella ? ... - osservò il portinaio che strascicava la scopa e le ciabatte per l ' androne . Degli altri domestici s ' erano affacciati intanto , e vollero andare a vedere . Di lì a un po ' la camera del morto si riempì di gente in manica di camicia e colla pipa in bocca . La guardarobiera vedendo tutti quegli uomini alla finestra dirimpetto venne anche lei a far capolino nella stanza accanto . - Quanto onore , donna Carmelina ! Entrate pure ; non vi mangiamo mica ... E neanche lui ... non vi mette più le mani addosso di sicuro ... - Zitto , scomunicato ! ... No , ho paura , poveretto ... - Ha cessato di penare . - Ed io pure , - soggiunse don Leopoldo . Così , nel crocchio , narrava le noie che gli aveva date quel cristiano - uno che faceva della notte giorno , e non si sapeva come pigliarlo , e non era contento mai . - Pazienza servire quelli che realmente son nati meglio di noi ... Basta , dei morti non si parla . - Si vede com ' era nato ... - osservò gravemente il cocchiere maggiore . - Guardate che mani ! - Già , son le mani che hanno fatto la pappa ! ... Vedete cos ' è nascer fortunati ... Intanto vi muore nella battista come un principe ! ... - Allora , - disse il portinaio , - devo andare a chiudere il portone ? - Sicuro , eh ! E ' roba di famiglia . Adesso bisogna avvertire la cameriera della signora duchessa . - Fine -