Narrativa ,
Dirò
come
mi
sia
pervenuta
questa
storia
,
che
convenienze
particolari
mi
obbligano
a
velare
sotto
la
forma
del
romanzo
.
Verso
la
metà
di
novembre
avevamo
progettato
una
partita
di
campagna
con
Consoli
e
Pietro
Abate
.
Il
14
,
con
una
bella
giornata
,
noi
eravamo
sulla
strada
di
Aci
.
Verso
Cannizzaro
un
elegante
calesse
signorile
oltrepassò
la
nostra
modesta
carrozza
da
nolo
.
Giammai
si
è
tanto
umiliati
dal
contrasto
come
in
simili
casi
.
Consoli
,
ch
'
era
forse
il
più
matto
della
compagnia
,
gridò
al
cocchiere
:
«
Dieci
lire
se
passi
quel
calesse
!
»
.
Il
cocchiere
frustò
a
sangue
le
rozze
,
che
cominciarono
a
correre
disperatamente
,
facendoci
sbalzare
in
modo
da
esser
sicuri
di
ribaltare
;
e
siccome
le
povere
bestie
non
correvano
come
egli
voleva
,
Consoli
salì
in
piedi
sul
sedile
dinanzi
per
togliere
le
redini
e
la
frusta
dalle
mani
del
cocchiere
.
Allora
cominciò
un
alterco
fra
quegli
che
non
voleva
cederle
e
Consoli
che
le
voleva
ad
ogni
costo
,
mentre
il
legno
correva
alla
meglio
.
Tutt
'
a
un
tratto
i
cavalli
si
arrestarono
;
Abate
ed
io
,
sorpresi
di
vederci
fermati
sì
bruscamente
,
domandammo
che
c
'
era
.
«
Un
morto
»
:
fu
la
risposta
laconica
del
cocchiere
.
Un
convoglio
funebre
attraversava
lentamente
lo
stradone
;
esso
era
semplicissimo
:
un
prete
,
un
sagrestano
che
portava
la
croce
,
un
ragazzo
che
recava
l
'
acqua
benedetta
,
e
tre
o
quattro
pescatori
;
il
feretro
,
coperto
di
raso
bianco
e
velato
di
nero
,
era
portato
da
quattro
domestici
abbrunati
,
e
una
carrozza
signorile
,
in
gran
lutto
,
lo
seguiva
.
Quando
la
carrozza
fu
a
paro
della
nostra
,
una
testa
scoperta
si
affacciò
allo
sportello
sollevando
la
tendina
di
seta
nera
,
e
noi
riconoscemmo
uno
dei
nostri
amici
d
'
Università
,
Raimondo
Angiolini
,
laureato
in
medicina
da
quasi
due
anni
.
Domandammo
chi
era
morto
ad
un
domestico
in
lutto
che
seguiva
,
anch
'
egli
a
piedi
,
il
convoglio
,
e
ci
fu
risposto
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
esclamammo
tutti
ad
una
voce
,
come
se
fosse
stato
impossibile
che
la
morte
avesse
potuto
colpire
quella
fata
,
che
aveva
fatto
il
fascino
di
tutti
.
Non
sapevamo
spiegarci
per
quali
circostanze
la
contessa
fosse
morta
in
quel
luogo
e
Angiolini
ne
accompagnasse
il
feretro
;
per
un
movimento
istintivo
ed
unanime
scendemmo
da
carrozza
,
e
,
a
capo
scoperto
,
seguimmo
il
mortorio
sino
alla
chiesetta
.
Raimondo
Angiolini
entrando
in
chiesa
venne
a
stringerci
la
mano
;
i
nostri
occhi
soltanto
l
'
interrogavano
,
poiché
egli
rispose
tristemente
le
stesse
parole
che
ci
erano
state
dette
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
fu
ripetuto
di
nuovo
.
Raimondo
abbassò
il
capo
tristemente
.
«
Morta
...
la
contessa
!
...
morta
qui
!
»
,
esclamò
Abate
.
«
Sì
,
ieri
l
'
altro
,
alle
due
del
mattino
...
una
morte
orribile
.
»
Rimanemmo
un
pezzo
in
silenzio
:
giammai
questo
spaventoso
mistero
del
nulla
avea
colpito
siffattamente
le
noncuranti
immaginazioni
dei
nostri
23
anni
.
«
Sembra
un
sogno
!
»
,
mormorò
Consoli
,
«
saranno
appena
due
mesi
ch
'
io
la
vidi
al
teatro
.
»
«
La
sua
malattia
fu
brevissima
»
;
rispose
Raimondo
,
«
è
morta
per
Pietro
Brusio
.
»
«
Per
Brusio
!
ella
!
...
la
contessa
!...»
Anche
Brusio
era
uno
dei
nostri
compagni
d
'
Università
,
buon
giovanotto
,
alquanto
discolo
;
ma
,
per
quanto
ci
torturassimo
il
cervello
,
non
arrivammo
a
comprendere
come
la
Prato
,
questa
Margherita
dell
'
aristocrazia
,
fosse
giunta
ad
amarlo
,
e
,
quel
ch
'
è
più
,
a
morire
d
'
amore
per
lui
.
Siccome
i
nostri
volti
al
certo
esprimevano
tal
dubbio
,
Angiolini
riprese
:
«
Nessuno
,
fuori
di
me
e
dell
'
amico
mio
Brusio
,
e
forse
egli
meno
di
me
,
potrà
mai
arrivare
a
conoscere
per
qual
concorso
straordinario
di
circostanze
questi
due
esseri
»
(
Angiolini
nella
sua
qualità
di
medico
diceva
esseri
)
«
si
sono
incontrati
ed
hanno
finito
per
assorbire
l
'
uno
la
vitalità
dell
'
altro
.
Sono
di
quei
misteri
,
che
sembrano
troppo
reconditi
ma
troppo
ben
tracciati
nel
loro
sviluppo
per
essere
casuali
,
e
che
fanno
supporre
quello
che
il
coltello
anatomico
non
ci
ha
potuto
far
trovare
nelle
fibre
del
cuore
umano
»
.
«
Vogliamo
saperlo
allora
!
»
,
saltò
su
a
dire
Consoli
,
«
siamo
tutti
amici
di
Brusio
.
»
Angiolini
,
malgrado
il
suo
scetticismo
di
medico
,
volse
uno
sguardo
alla
bara
,
posta
fra
quattro
ceri
,
nel
mezzo
della
chiesa
,
mentre
il
prete
celebrava
la
messa
.
«
Comprendete
benissimo
,
amici
miei
,
che
questo
non
è
il
luogo
,
né
l
'ora.»
Ricondotti
a
quella
triste
meditazione
tutti
fissammo
a
lungo
e
in
silenzio
quella
cassa
coperta
di
raso
e
velata
di
nero
,
su
cui
il
più
allegro
sole
d
'
inverno
,
che
scintillava
sui
vetri
della
modesta
chiesuola
,
mandava
a
posare
uno
dei
suoi
raggi
.
Io
non
so
come
ciò
avvenga
,
ma
nessuno
di
noi
tre
,
in
quel
punto
,
quando
quel
bel
sole
invernale
animava
quelle
spiagge
ridenti
,
con
quel
mare
immenso
che
si
vedeva
luccicare
attraverso
la
porta
,
fra
tutto
quel
sorriso
di
cielo
e
la
vita
che
sentivamo
rigogliosa
,
fidente
,
espansiva
,
con
il
canto
allegro
dei
pescatori
che
lavoravano
sul
lido
e
il
cinguettare
dei
passeri
sul
tetto
della
chiesa
,
a
cui
faceva
un
triste
contrapposto
il
silenzio
funereo
di
quel
recinto
,
interrotto
solo
dal
mormorare
del
prete
che
officiava
,
e
la
luce
velata
della
chiesetta
colle
pallide
fiammelle
di
quelle
torce
,
nessuno
di
noi
tre
,
dicevo
,
poteva
credere
intieramente
che
quelle
quattro
tavole
racchiudessero
quel
corpo
,
meraviglia
di
grazia
e
di
eleganza
,
che
,
pochi
giorni
innanzi
,
quando
si
vedeva
passare
al
trotto
del
suo
brillante
equipaggio
,
faceva
voltare
tante
teste
.
Lo
ripeto
:
giammai
la
morte
ci
era
sembrata
più
imponente
e
più
possibile
nello
stesso
tempo
prima
d
'
allora
.
Quando
uscimmo
di
chiesa
dissi
a
Raimondo
:
«
Hai
bisogno
di
noi
?
»
.
«
No
,
grazie
.
»
«
E
Brusio
?
»
,
domandò
Abate
.
«
È
là
»
;
rispose
Angiolini
additandoci
una
graziosa
casina
.
A
quelle
sole
parole
scorgemmo
tutto
l
'
abisso
che
dovea
separare
Brusio
dalla
società
,
in
quel
momento
in
cui
lo
immaginammo
solo
e
annientato
in
quelle
camere
ancora
profumate
da
lei
,
ancora
stillanti
di
quell
'
amore
che
inebriandoli
aveva
ucciso
il
più
fragile
dei
due
esseri
;
ora
solo
,
perduto
nell
'
immensità
di
quel
dolore
profondo
che
sbalordisce
come
il
fulmine
.
Sentimmo
che
nulla
potevamo
fare
per
lui
in
quel
momento
.
«
Addio
!
»
,
dissi
ad
Angiolini
stendendogli
la
mano
.
«
Ci
vedremo
?
»
,
aggiunse
Abate
.
«
Chi
sa
?
...
fra
un
mese
o
due
forse
...
»
«
E
ci
narrerai
questa
storia
?
»
,
disse
Consoli
.
«
Tu
la
scriverai
?
»
,
rispose
Raimondo
rivolto
a
me
.
«Forse.»
«
In
tal
caso
bisogna
che
Pietro
me
ne
dia
prima
il
permesso
.
Addio
.
»
Tre
mesi
dopo
rividi
Angiolini
al
Caffè
di
Sicilia
.
Gli
domandai
di
Brusio
:
era
ritornato
a
Siracusa
,
sua
patria
;
gli
rammentai
la
promessa
,
ed
egli
mi
narrò
le
parti
principali
di
quella
storia
di
cui
noi
avevamo
assistito
alla
triste
catastrofe
;
però
pei
dettagli
mi
promise
di
comunicarmeli
minuziosi
e
precisi
,
dopo
che
avrebbe
consultato
certe
lettere
che
aveva
ricevuto
da
Brusio
e
dalla
contessa
.
Un
mese
più
tardi
ricevei
dalla
Posta
un
grosso
plico
col
bollo
di
Napoli
;
vi
erano
i
dettagli
e
le
lettere
che
mi
aveva
promesso
Angiolini
,
due
o
tre
fotografie
rappresentanti
diverse
località
di
una
casa
abitata
in
Napoli
da
Pietro
Brusio
,
e
finalmente
la
preghiera
,
che
Raimondo
mi
faceva
,
se
mai
mi
decidessi
un
giorno
a
pubblicare
questa
storia
dell
'
amore
onnipotente
,
di
salvare
rigorosamente
le
apparenze
,
in
modo
che
neanche
gli
amici
di
Brusio
potessero
penetrarne
il
segreto
.
Dal
canto
mio
non
ho
fatto
che
coordinare
i
fatti
,
cambiando
i
nomi
qualche
volta
,
ed
anche
contentandomi
di
accennare
le
iniziali
,
quando
,
anche
conosciuto
il
nome
,
le
circostanze
per
le
quali
è
ricordato
non
sono
compromettenti
;
rapportandomi
spesso
alla
nuda
narrazione
di
Angiolini
e
alle
lettere
che
questi
mi
rimise
;
aggiungendovi
del
mio
soltanto
la
tinta
uniforme
,
che
può
chiamarsi
la
vernice
del
romanzo
.
I
In
una
bella
sera
degli
ultimi
di
maggio
,
due
giovanotti
,
tenendosi
a
braccetto
,
passeggiavano
pel
gran
viale
del
Laberinto
che
dovea
trasmutarsi
in
Villa
Pubblica
,
con
quella
oziosità
noncurante
che
forma
il
carattere
degli
studenti
e
dei
giovanotti
che
non
hanno
ancora
le
pretensioni
di
dandys
.
Passeggiavano
da
quasi
cinque
minuti
in
silenzio
,
quando
una
signora
,
abbigliata
con
gusto
squisito
,
appoggiandosi
con
il
molle
e
voluttuoso
abbandono
che
posseggono
solo
le
innamorate
o
le
spose
nella
luna
di
miele
,
al
braccio
di
un
uomo
,
anch
'
esso
molto
elegante
,
passò
loro
dinanzi
;
e
lo
strascico
della
sua
lunghissima
veste
sfiorò
i
calzoni
del
giovane
alto
e
bruno
che
stava
a
diritta
,
il
quale
non
sembrò
accorgersene
.
«
La
bella
donna
!
»
,
esclamò
il
suo
compagno
,
un
giovane
biondo
,
come
per
rompere
quel
silenzio
,
che
durava
da
un
pezzo
.
L
'
altro
,
istintivamente
,
alzò
il
capo
e
guardò
la
signora
,
che
,
o
naturalmente
,
o
per
l
'
istinto
della
donna
,
avea
volto
a
metà
il
viso
verso
di
loro
,
parlando
con
l
'
uomo
che
l
'
accompagnava
.
Il
bruno
sembrò
esaminarla
di
un
lungo
sguardo
dalla
piuma
del
suo
cappellino
,
che
scherzava
coi
ricci
dei
suoi
magnifici
capelli
cadenti
sin
quasi
sulle
sopracciglia
,
alla
punta
del
suo
piccolo
piede
,
chiuso
in
stivaletti
di
seta
nera
,
che
allora
,
forse
per
la
più
squisita
civetteria
,
l
'
ampia
guarnizione
della
veste
lasciava
scoperto
sino
al
basso
di
una
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
«
Sì
,
molto
bella
!
»
,
diss
'
egli
,
come
rispondendo
a
se
stesso
.
E
,
malgrado
che
tentasse
immergersi
di
nuovo
nei
pensieri
che
lo
tenevano
sì
preoccupato
un
momento
innanzi
,
due
o
tre
volte
alzò
gli
occhi
a
fissare
la
veste
,
che
ancora
strisciava
lontana
sulla
sabbia
del
viale
.
Alla
porta
ella
montò
nella
carrozza
che
l
'
aspettava
,
e
partì
.
«
Ella
non
dev
'
essere
siciliana
»
;
ripigliò
il
bruno
,
che
si
chiamava
Piero
.
«
Chi
te
lo
dice
?
»
«
Tutto
:
il
suo
genere
d
'
eleganza
,
la
sua
andatura
...
il
modo
stesso
con
cui
accolse
la
tua
esclamazione
.
»
«
L
'
ha
udito
dunque
!
»
,
mormorò
il
biondo
,
arrossendo
come
un
collegiale
.
«
Raimondo
,
amico
mio
,
sarai
sempre
un
ragazzetto
su
questo
argomento
.
Credi
dunque
che
quando
una
bella
donna
ti
passa
dinanzi
badi
ad
ascoltare
le
sciocchezze
che
le
sussurra
un
imbecille
qualunque
sotto
il
naso
?
»
«
Ma
quest
'
imbecille
può
anche
essere
un
amante
...
e
allora
...
»
«
E
allora
ragion
dippiù
per
ascoltare
ciò
che
si
dice
di
lei
,
quale
impressione
desta
passando
,
per
poi
fare
un
presente
all
'
innamorato
delle
tue
osservazioni
(
se
sono
favorevoli
però
,
bada
!
)
sotto
il
pretesto
di
riderne
;
presente
che
deve
rendere
innamorato
quel
povero
allocco
per
dieci
gradi
dippiù
.
»
Raimondo
rise
dell
'
osservazione
;
e
ambedue
proseguirono
a
passeggiare
in
silenzio
.
All
'
ingresso
del
giardino
si
separarono
,
colla
tacita
promessa
,
data
nella
più
tacita
stretta
di
mano
,
di
rivedersi
l
'
indomani
.
Noi
cercheremo
di
delineare
questi
due
personaggi
,
dei
quali
uno
è
destinato
ad
avere
la
maggior
parte
negli
avvenimenti
che
verranno
in
seguito
.
Pietro
Brusio
,
l
'
uno
dei
due
(
ricorriamo
al
pseudonimo
per
questo
come
per
quasi
tutti
i
nostri
personaggi
,
viventi
ancora
la
maggior
parte
e
molto
conosciuti
)
è
,
come
abbiamo
accennato
,
un
giovanotto
alto
;
di
circa
25
anni
;
alquanto
magro
,
ciò
che
non
impedisce
che
abbia
delle
belle
forme
,
le
quali
sarebbero
più
eleganti
,
se
avesse
il
segreto
,
come
l
'
hanno
molti
,
di
saperle
fare
spiccare
;
ha
i
capelli
assai
radi
,
di
un
castagno
molto
più
chiaro
di
quello
dei
suoi
pizzi
e
dei
baffi
;
pelle
bruna
;
occhi
piccoli
e
vivissimi
;
labbra
alquanto
grosse
e
sensuali
;
narici
larghe
e
dilatantisi
sempre
più
alla
minima
aspirazione
del
suo
carattere
impetuoso
;
piedi
e
mani
piccolissime
,
in
rapporto
alla
sua
statura
.
Nell
'
assieme
figura
energica
e
maschia
,
che
può
avere
anche
i
suoi
riflessi
di
bellezza
,
messa
sul
suo
piedistallo
,
nella
sua
giusta
luce
,
al
suo
posto
insomma
.
È
un
giovane
quale
se
ne
incontrano
molti
in
Sicilia
:
sangue
arabo
in
vene
andaluse
:
orgoglioso
come
un
Cid
egli
non
dissumula
menomamente
le
sue
pretensioni
di
superiorità
,
che
nulla
sembra
autorizzare
nel
suo
esteriore
.
Vivo
ed
impetuoso
come
tutti
i
meridionali
,
egli
scenderebbe
sino
alla
lotta
di
piazza
pel
minimo
sguardo
un
po
'
dubbio
che
s
'
incrociasse
col
suo
.
Natura
generosa
del
resto
,
elevata
,
con
molte
aspirazioni
al
superiore
,
troppo
nobile
forse
per
trovarsi
in
contatto
colla
società
del
giorno
senza
risentirne
gli
urti
,
egli
passa
colla
maggior
facilità
dall
'
estrema
confidenza
nella
sua
stella
,
nel
suo
avvenire
(
poiché
egli
avea
dato
due
o
tre
drammi
al
teatro
di
Siracusa
,
dei
quali
si
era
parlato
il
giorno
dopo
soltanto
,
o
non
si
era
parlato
affatto
)
allo
scoraggiamento
massimo
,
alla
disillusione
più
completa
di
tutti
quei
sogni
rosati
,
che
pur
riempiono
un
gran
vuoto
,
rispondono
ad
un
gran
bisogno
di
quell
'
età
in
cui
il
cuore
e
l
'
immaginazione
vivono
anch
'
essi
la
loro
vita
.
Il
compagno
che
gli
passeggiava
allato
è
molto
più
piccolo
;
biondo
,
piuttosto
grasso
;
uno
di
quei
caratteri
che
non
servono
sovente
ad
altro
che
a
far
spiccare
una
individualità
superiore
a
cui
si
accompagnano
,
di
cui
sentono
e
subiscono
l
'
influenza
come
un
satellite
.
Raimondo
,
il
biondo
,
ha
però
il
merito
di
essere
come
il
compimento
del
carattere
infiammabile
,
sovente
del
soverchio
,
del
suo
amico
.
Egli
non
ha
la
superiorità
d
'
ingegno
di
lui
,
ma
molta
maturità
di
giudizio
,
ciò
che
lo
fa
ragionare
calmo
ed
assennato
,
ed
impedisce
a
Pietro
di
commettere
mille
pazzie
,
poiché
Raimondo
ha
la
voce
dolce
ed
insinuante
ed
il
carattere
conciliativo
;
sembra
infine
che
l
'
ardente
carattere
dell
'
amico
suo
subisca
a
sua
volta
l
'
influenza
della
pacata
indole
di
lui
.
Entrambi
appartengono
a
due
buone
famiglie
di
Siracusa
.
Raimondo
è
già
laureato
in
medicina
da
quasi
un
anno
,
e
Pietro
studia
legge
per
studiare
qualche
cosa
che
non
gli
renda
soltanto
strette
di
mano
dei
comici
,
che
per
altro
si
misuravano
dal
numero
dei
rinfreschi
offerti
e
mai
rifiutati
,
e
qualche
applauso
,
assai
freddo
,
della
platea
,
che
avea
il
valore
di
un
biglietto
gratis
.
Abbiamo
insistito
,
forse
di
soverchio
,
su
questi
dettagli
fisici
e
morali
,
d
'
uso
per
alcuni
,
per
noi
resi
indispensabili
dalla
necessità
,
che
abbiamo
peculiare
,
di
far
sentire
,
diremmo
,
i
caratteri
che
presentiamo
prima
di
agitarli
nelle
scene
di
un
racconto
intimo
.
Scopriamo
sin
dal
principio
il
meccanismo
,
per
non
attirarci
la
taccia
,
poscia
,
di
aver
fatto
agire
delle
marionette
,
da
chi
non
ne
vedesse
il
filo
motore
ch
'
è
il
cuore
.
Cinque
giorni
dopo
,
all
'
ora
solita
,
noi
incontriamo
i
due
amici
,
che
passeggiano
,
colla
stessa
sbadataggine
,
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
;
l
'
uno
,
il
biondo
,
chiacchierando
quasi
sempre
solo
;
il
suo
compagno
col
capo
basso
e
le
mani
dietro
le
reni
.
«
Mio
caro
»
,
diceva
il
biondo
,
guardando
l
'
amico
negli
occhi
in
aria
di
malizia
,
«
risponderai
almeno
questa
volta
a
quella
piccina
?
»
«
Io
?
»
,
rispose
bruscamente
Pietro
,
come
destandosi
di
soprassalto
,
«
e
perché
fare
?
»
«
Bella
risposta
!
che
pure
non
avrebbe
avuto
l
'
opportunità
di
venir
fuori
oggi
,
se
tu
l
'
avessi
data
a
te
stesso
il
giorno
,
o
piuttosto
la
sera
,
che
ti
venne
in
mente
di
accalappiare
colle
tue
commedie
quella
poveretta
.
»
«
Credo
che
tu
abbi
ragione
in
quanto
alla
risposta
;
e
che
tu
dica
una
bestialità
,
ciò
che
fai
spessissimo
,
in
quanto
a
quello
che
mi
vai
cantando
di
accalappiamenti
e
di
poverette
...
»
«Pietro...»
«
Lasciami
tranquillo
,
ti
dico
!
...
Ci
credi
sul
serio
dunque
che
a
quest
'
ora
Maddalena
,
la
piccina
,
come
la
chiami
,
pianga
e
si
disperi
perché
non
le
scrivo
più
,
perché
la
sera
,
onde
aspettarla
sotto
il
verone
,
non
rischio
più
di
farmi
gettare
delle
immondezze
sul
capo
da
qualche
serva
maligna
,
che
finga
di
non
vedermi
,
e
perché
non
do
più
lo
spettacolo
ai
vicini
,
che
si
mettono
ad
origliare
dietro
le
imposte
,
di
quelle
freddure
che
si
ricantano
sempre
sullo
stesso
tuono
:
buona
sera
;
come
stai
?
mi
ami
sempre
?
non
quanto
me
...
ecc
.
ecc
.
,
poiché
le
varianti
sono
pochissime
?
!
In
fede
mia
che
ne
ho
abbastanza
di
tali
amori
da
quindici
anni
!
!
...
Se
mi
avesse
permesso
di
salire
un
momento
sulle
scale
...
pazienza
!...»
«
Sì
,
pazienza
per
altri
otto
giorni
!
La
sarebbe
finita
come
tutte
le
altre
...
Eppure
ti
assicuro
che
se
tu
l
'
avessi
veduta
piangere
come
io
l
'
ho
veduta
;
se
ella
ti
avesse
abbracciato
i
ginocchi
come
li
ha
abbracciati
a
me
,
per
indurti
ad
andarla
a
vedere
,
a
scriverle
almeno
...
se
tu
avessi
udito
le
parole
ch
'
ella
mi
diceva
!...»
«
Parola
d
'
onore
!
»
,
esclamò
sghignazzando
Pietro
,
«
che
tu
ne
sei
innamorato
cotto
.
Va
,
Raimondo
,
amico
mio
,
tu
farai
il
tuo
cammino
,
coi
tuoi
ventidue
anni
,
i
tuoi
capelli
biondi
,
e
il
tuo
volto
fresco
e
roseo
.
»
Il
biondo
prese
quegli
scherzi
come
li
prendeva
sempre
,
dalla
parte
che
lasciano
ad
un
uomo
di
spirito
,
ch
'
è
quella
di
riderne
pel
primo
,
e
riprese
:
«
Se
così
fosse
,
confessa
che
mi
saresti
molto
obbligato
di
averti
sbarazzato
di
una
noia
,
senza
i
ritornelli
soliti
di
traditore
,
Iddio
è
giusto
,
ecc
.
»
.
Pietro
ne
rise
esso
pure
,
e
strinse
con
effusione
la
mano
del
suo
amico
.
«
Sentimi
,
caro
Raimondo
»
;
diss
'
egli
alquanto
gravemente
;
«
io
non
son
di
quelli
che
dicono
:
fo
così
perché
così
fanno
gli
altri
.
Mi
sento
troppo
superiore
a
questi
altri
per
seguirne
l
'
esempio
.
A
diciott
'
anni
è
permesso
credere
ancora
all
'
amore
,
alla
fedeltà
,
alla
donna
tipo
eroina
,
come
impastocchiano
gli
sfa
[
c
]
cendati
nei
romanzi
...
A
ventiquattro
(
è
desolante
quello
che
dico
,
ma
non
è
men
vero
)
si
è
scettici
come
lo
scetticismo
,
quando
cento
volte
si
sono
ascoltate
le
più
appassionate
proteste
,
fatte
colle
lagrime
agli
occhi
,
dalla
donna
che
ha
in
saccoccia
la
lettera
del
rivale
...
»
«
È
curiosa
!
»
,
interruppe
Raimondo
.
«
Che
cosa
?
»
«
Come
ti
hanno
guastato
i
romanzi
di
Sue
;
tu
,
accanito
avversario
dell
'
esagerazione
della
scuola
francese
,
e
che
ora
mi
copii
sì
bravamente
l
'
uomo
stufo
a
ventun
'
anni
,
lo
Scipione
del
Martino
il
Trovatello
...
»
«
Non
copio
io
!
»
,
disse
Pietro
quasi
con
asprezza
;
«
ti
dico
soltanto
quello
che
penso
.
Ti
dico
anche
che
darei
qualche
cosa
del
mio
avvenire
per
possedere
ancora
le
illusioni
sì
care
de
'
miei
diciassette
anni
...
Tu
conosci
la
mia
vita
,
Raimondo
!
...
Ti
ricordi
di
una
giovanetta
che
amai
alla
follia
...
Che
fece
quella
giovanetta
,
per
la
quale
avevo
pianto
,
...
ne
ho
vergogna
anche
a
pensarci
...
pianto
dinanzi
a
te
...
come
un
fanciullo
...
come
un
vile
?
!
...
Ella
m
'
ingannò
per
un
mercante
;
poi
per
un
nobile
,
per
un
uomo
ammogliato
...
E
questa
donna
,
che
avea
dato
appuntamento
per
la
sera
al
suo
amico
,
che
ascoltava
tremando
le
ore
che
segnava
l
'
orologio
del
salotto
,
poiché
temeva
ch
'
io
m
'
incontrassi
con
lui
,
abbracciava
i
miei
ginocchi
,
come
ieri
Maddalena
abbracciava
i
tuoi
;
mi
supplicava
colle
lagrime
più
ardenti
,
colle
carezze
più
tenere
,
cogli
accenti
più
deliranti
di
non
lasciarla
sì
tosto
,
di
non
lasciarla
in
collera
,
poiché
s
'
era
accorta
ch
'
io
avevo
sospetto
di
quello
che
dovevo
vedere
mezz
'
ora
più
tardi
...
Dopo
amai
una
maritata
;
credei
che
una
signora
che
rischia
di
romperla
colla
società
,
e
colla
sua
felicità
istessa
,
dovesse
molto
sentire
,
quest
'
affetto
,
al
quale
sacrifica
il
suo
decoro
,
la
pace
domestica
,
e
,
presso
di
noi
,
fors
'
anche
la
vita
...
Quindici
giorni
dopo
,
a
caso
,
in
una
festa
da
ballo
,
seppi
,
da
uno
di
quegli
amici
che
s
'
incontrano
dappertutto
,
che
da
tre
giorni
egli
era
in
relazione
con
quella
signora
...
e
le
espressioni
appassionate
di
lei
,
ch
'
egli
mi
citò
,
erano
le
stesse
di
quelle
che
aveva
impiegato
per
farmi
credere
al
suo
amore
...
In
seguito
amai
una
fanciulla
...
pura
siccome
un
angiolo
,
come
direbbe
il
signor
Germont
nella
Traviata
;
ella
aveva
tutto
ciò
che
può
far
credere
alla
purità
del
cuore
:
distinzione
d
'
educazione
,
coltura
d
'
ingegno
,
bontà
di
sentimenti
...
Io
l
'
amai
come
un
pazzo
,
quella
fanciulla
dal
viso
pallido
e
dagli
occhi
cerulei
...
Scesi
persino
alle
puerilità
del
collegiale
,
...
passare
sotto
i
suoi
veroni
,
seguitarla
al
passeggio
e
in
chiesa
...
Quella
giovanetta
rispose
finalmente
alle
mie
lettere
,
mi
promise
amore
e
fedeltà
,
nell
'
istesso
tenore
,
suppongo
,
in
cui
l
'
aveva
promesso
sei
mesi
prima
ad
un
giovane
che
sposò
alcune
settimane
appresso
...
E
dopo
questo
,
dopo
innumerevoli
esempî
,
che
ogni
giorno
cadono
sott
'
occhio
,
credi
che
si
possa
più
aver
fede
nell
'
amore
propriamente
detto
,
in
quest
'
amore
chiesto
e
giurato
spesso
col
rituale
alla
mano
,
senza
passare
almeno
per
uno
scolaro
di
primo
anno
?
»
«
Ti
rispondo
colle
tuo
parole
:
Credo
che
abbi
ragione
almeno
per
metà
;
ma
confessa
che
per
l
'
altra
tu
esageri
un
pochino
,
lasciandoti
trasportare
,
al
solito
,
dalla
tua
immaginazione
.
»
«
Può
essere
anche
questo
»
;
rispose
sorridendo
il
giovane
;
«
del
resto
colla
Maddalena
l
'
ho
rotta
tranquillamente
o
diplomaticamente
,
come
vuoi
meglio
.
Infine
vuoi
una
parabola
per
convincerti
?
»
«
Fuori
la
parabola
!
»
«
Ecco
!
»
,
e
Pietro
trasse
dal
suo
portasigari
,
che
avea
trasformato
anche
in
portafogli
e
portamonete
,
un
bigliettino
in
carta
profumata
ed
involto
in
una
sopracoperta
piccolissima
color
rosa
;
colla
stessa
flemma
ne
prese
un
sigaro
ed
un
fiammifero
.
Acceso
il
foglietto
,
cominciò
ad
accendere
tranquillamente
il
sigaro
.
Raimondo
ebbe
il
tempo
di
leggere
le
ultime
frasi
assai
tenere
del
bigliettino
,
scritto
con
quel
carattere
minuto
ed
uguale
che
sembra
particolare
alle
signorine
distinte
,
firmato
in
basso
colle
sole
iniziali
.
«
Hai
veduto
?
»
,
gli
domandò
Pietro
trionfante
,
buffandogli
in
faccia
il
fumo
azzurrognolo
del
sigaro
.
«
Ho
guardato
ma
non
ho
visto
,
come
il
cieco
della
Bibbia
.
»
«
È
semplicissimo
:
vi
è
un
detto
celebre
:
Fumo
di
gloria
non
val
fumo
di
pipa
:
ciò
che
in
parentesi
dimostrerebbe
che
le
mie
più
belle
produzioni
-
erba
non
valgono
il
fumo
delizioso
di
questo
regalia
;
io
ne
faccio
un
altro
:
Amor
di
donna
,
e
d
'
uomo
,
se
si
vuole
,
non
dura
più
di
cenere
di
carta
,
o
biglietto
amoroso
...
o
sigaro
regalia
.
Spero
di
farmi
nome
almeno
coi
proverbi
...
giacché
non
l
'
ho
potuto
con
opere
di
maggior
lena
...
Ma
guarda
laggiù
,
imbecille
!...»
«
Che
c
'
è
?
»
«
Cospetto
!
...
la
signora
che
incontrammo
l
'
altra
volta
alla
Villa
!
»
«
È
vero
.
»
«
Che
donna
...
Perdio
!...»
«
Non
è
poi
quella
maraviglia
che
mi
vai
cantando
...
»
«
Non
ho
parlato
di
maraviglie
.
Ti
dico
semplicemente
che
a
Catania
,
e
in
tutta
Sicilia
anche
,
son
poche
le
donne
che
sappiano
recare
così
bene
il
loro
perdessus
reine
-
blanche
,
e
che
sappiano
appoggiarsi
con
tanta
grazia
al
braccio
di
quel
briccone
in
guanti
paglia
e
pincenez
che
ha
la
fortuna
di
premere
quel
polsino
contro
le
sue
costole
.
»
Essi
passarono
quasi
rasente
a
quella
donna
,
che
questa
volta
non
li
vide
o
fece
le
viste
di
non
vederli
,
e
che
sorrideva
del
suo
riso
incantevole
al
suo
cavaliere
,
mentre
gli
parlava
.
«
Hai
udito
che
bella
voce
!
»
,
esclamò
Pietro
,
premendo
il
braccio
del
suo
compagno
;
«
all
'
accento
mi
parve
torinese
...
Io
adoro
tutto
il
Piemonte
in
questo
momento
...
»
«
Eppure
veduta
dappresso
non
è
bella
...
»
«
È
adorabile
,
se
non
è
bella
!
Essa
non
ha
la
bellezza
regolare
,
compassata
,
che
direi
statuaria
,
e
che
non
invidio
ai
modelli
dei
pittori
;
ma
ha
occhio
che
affascina
,
e
sorriso
che
seduce
carezzando
,
quando
questo
fascino
ci
può
fare
atterrire
coi
suoi
brividi
troppo
potenti
.
Questa
donna
alta
e
sottile
,
di
cui
le
forme
voluttuosamente
eleganti
sembrano
ondeggiare
lente
e
indecise
sotto
la
scelta
toletta
che
le
riproduce
con
tutta
l
'
attrattiva
vaporosa
delle
mezze
tinte
,
ha
tutte
le
perfezioni
per
poter
coprire
ed
anche
far
ammirare
come
pregi
altre
imperfezioni
;
questa
donna
che
ha
bisogno
di
tutta
la
delicatezza
e
la
bellezza
di
contorno
del
suo
collo
da
inglese
per
non
far
troppo
spiccare
la
piccolezza
della
sua
testa
da
bambina
;
di
tutta
la
flessibilità
della
sua
vita
per
far
dimenticare
l
'
estrema
sottigliezza
del
suo
corpo
;
di
tutta
l
'
abbagliante
bianchezza
dei
suoi
denti
per
fare
una
bellezza
della
sua
bocca
alquanto
grande
,
con
cui
ella
sorride
sì
dolce
che
sarebbe
a
desiderarsi
di
vederla
sempre
sorridere
;
che
si
serve
di
tutte
le
ombre
,
di
tutti
i
riflessi
più
lucidi
,
più
belli
,
più
azzurrognoli
dei
suoi
magnifici
capelli
neri
per
nascondere
che
la
sua
fronte
è
alquanto
larga
ed
alta
del
soverchio
;
di
tutta
la
limpidità
dello
sguardo
dei
suoi
occhi
,
infine
,
per
farne
ammirare
la
pupilla
di
un
riflesso
molto
chiaro
;
questa
donna
mi
colpisce
mille
volte
dippiù
coll
'
effetto
direi
strano
,
sorprendente
,
poiché
rubato
a
Dio
,
della
sua
beltà
...
Io
non
potrei
giammai
esprimerti
l
'
effetto
che
mi
fa
questa
bellezza
,
che
non
è
tale
che
quasi
per
un
miracolo
,
poiché
non
ha
nulla
per
esserlo
,
ed
in
cui
tutto
sembra
formare
un
assieme
di
grazia
e
d
'
incanto
;
questa
bellezza
che
ha
bisogno
di
tutte
le
risorse
della
toletta
,
di
tutte
le
seduzioni
dei
modi
e
dell
'
accento
,
di
tutto
l
'
incanto
dello
sguardo
e
del
sorriso
,
per
circondarsi
di
questo
vapore
trasparente
...
illusorio
,
lo
confesso
,
che
la
fa
bella
però
,
che
la
fa
adorabile
,
poiché
sembra
non
farla
vedere
che
in
nube
,
attraverso
l
'
incenso
e
l
'
orpello
;
questa
bellezza
che
vuol
essere
tale
a
dispetto
della
natura
che
l
'
avea
fatta
comune
;
questa
figura
plastica
che
non
ha
di
bello
che
gli
elementi
,
direi
,
per
divenir
tale
,
e
lo
spirito
creatore
che
fa
nascere
tutte
le
grazie
di
cui
si
circonda
;
che
si
mette
allo
specchio
donna
per
sortirne
silfide
...
maga
...
sirena
...
»
«
To
...
to
...
to
!
...
Pietro
,
amico
mio
,
ne
saresti
innamorato
?...»
«
Io
!
»
,
rispose
il
giovane
scrollando
le
spalle
,
come
cadendo
dalla
sua
esaltazione
,
«
sei
pazzo
!
»
«
Eppure
tutti
i
pregi
di
costei
non
valgono
un
solo
di
Maddalena
.
Venti
ancor
più
belle
di
lei
non
farebbero
un
angioletto
così
bello
e
perfetto
qual
è
la
piccina
,
come
mi
piace
chiamarla
;
che
pure
hai
abbandonato
senza
un
pensiero
.
»
Pietro
fissò
uno
sguardo
sull
'
amico
,
poi
un
altro
sulla
signora
ch
'
era
già
molto
lontano
,
e
rispose
semplicemente
,
abbassando
il
capo
:
«
Maddalena
non
sa
neanche
annodarsi
il
nastro
del
cappellino
come
colei
»
.
«
È
graziosa
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Dunque
ameresti
dippiù
una
donna
che
avesse
bisogno
,
per
essere
amata
,
d
'
impiegare
prima
due
ore
allo
specchio
?
»
«
Sì
,
lo
confesso
...
Chiamala
anche
civetteria
,
o
ciò
che
vuoi
;
nella
donna
che
dovrei
amare
io
vorrei
tutte
queste
cure
minute
,
tutte
queste
precauzioni
delicate
,
tutte
le
perfezioni
dello
spirito
e
le
squisitezze
dell
'
educazione
,
tutti
questi
dettagli
dell
'
assieme
,
insomma
,
che
servirebbero
a
formarmi
l
'
aureola
della
donna
che
dovrei
avvicinare
colla
riverenza
e
il
delirio
dei
sensi
,
che
tal
prestigio
dovrebbe
recarmi
,
poiché
la
riverenza
del
cuore
io
non
l
'
ho
più
.
Io
amo
nella
donna
i
velluti
,
i
veli
,
i
diamanti
,
il
profumo
,
la
mezza
luce
,
il
lusso
...
tutto
ciò
che
brilla
ed
affascina
,
tutto
ciò
che
seduce
e
addormenta
...
tutto
ciò
che
può
farmi
credere
,
per
mezzo
dei
sensi
,
che
questo
fiore
delicato
,
del
cui
odore
m
'
inebbrio
,
che
mi
trastullo
fra
le
mani
,
non
nasconde
un
verme
;
che
quest
'
essere
non
è
,
come
il
mio
,
debole
e
creta
...
E
allora
io
l
'
amerei
...
un
giorno
,
un
'
ora
,
ma
l
'
amerei
...
Quanto
alle
altre
donne
,
le
amerò
allorché
scoprirò
un
cuore
nella
donna
.
»
Pietro
,
dopo
questa
scappata
,
rimase
muto
alcuni
altri
secondi
,
aspirando
voluttuosamente
,
colle
narici
dilatate
,
il
fumo
del
sigaro
,
come
se
attraverso
quella
nube
cenerognola
volesse
discernere
le
forme
indecise
del
tipo
che
avea
ornato
di
tale
incanto
nella
sua
immaginazione
.
Poscia
,
come
arrossendo
del
suo
trasporto
,
si
mise
a
ridere
fragorosamente
,
esclamando
:
«
Che
ne
dici
della
mia
tirata
,
Pilade
?
»
.
«
Non
è
cosa
nuova
in
te
.
Dimentichi
troppo
spesso
che
sei
scritto
sul
ruolo
degli
studenti
di
terzo
anno
in
legge
,
per
trasportarti
ai
tempi
in
cui
impiastricciavi
carta
.
»
«
Hai
ragione
;
bisogna
dimenticare
quei
tempi
...
»
,
disse
il
giovane
con
una
forzata
allegria
,
che
pure
avea
una
leggiera
tinta
d
'
amarezza
.
«
Destino
!
ecco
la
gran
parola
che
gli
uomini
non
sanno
proferire
più
spesso
,
ma
nella
quale
io
son
credente
come
un
maomettano
...
Io
,
povero
sciocco
,
che
m
'
ero
fitto
in
capo
di
salire
le
scale
del
Campidoglio
,
e
raccogliervi
una
corona
qualunque
...
eccomi
destinato
probabilmente
a
logorare
quelle
dei
tribunali
,
e
di
corone
non
si
parla
più
...
fossero
anche
di
cavoli
.
Se
gli
uomini
sapessero
far
valere
questa
parola
quanto
essa
lo
merita
,
l
'
incolpabilità
delle
azioni
umane
rimarrebbe
sugli
scritti
dei
penalisti
:
ecco
che
,
almeno
una
volta
,
parlo
da
saggio
...
»
«
Ed
anche
il
merito
delle
azioni
umane
,
in
tal
caso
...
E
tu
sei
superstizioso
in
quest
'
idea
?
»
«
Al
fanatismo
!
»
«
Ma
se
tu
fossi
destinato
ad
amare
quella
donna
,
che
non
hai
veduto
che
due
volte
,
in
passando
?...»
Pietro
cominciò
dallo
scrollare
le
spalle
,
al
[
suo
]
solito
;
indi
rimase
alcuni
minuti
in
silenzio
,
e
disse
tristamente
,
come
se
quell
'
idea
gli
facesse
pena
o
paura
:
«
Chi
lo
sa
!?...»
.
II
Venti
giorni
sono
scorsi
da
quello
in
cui
incontrammo
i
due
amici
al
Rinazzo
.
Siamo
nei
lunghi
giorni
del
giugno
.
Pietro
studia
assiduamente
da
mattina
a
sera
le
sue
tesi
,
poiché
si
approssimano
gli
esami
;
ed
esce
assai
di
rado
.
La
sera
di
un
giovedì
Raimondo
venne
a
trovarlo
nel
suo
stanzino
da
studio
,
nella
casa
che
abitava
insieme
a
sua
madre
e
alle
sue
due
sorelle
,
in
via
Vittoria
.
«
Che
vuoi
?
»
,
domandò
Pietro
bruscamente
,
celando
,
al
suo
solito
,
la
viva
amicizia
che
nutriva
pel
suo
compagno
sotto
quell
'
apparenza
di
ruvidità
.
«
Vengo
per
condurti
meco
al
passeggio
.
»
«
Ne
ho
forse
il
tempo
?
Sai
bene
che
gli
esami
sono
vicini
,
e
non
ho
ore
da
sprecare
andando
a
spasso
;
sai
pure
che
col
professore
Crisafulli
non
c
'
è
da
scherzare
.
»
La
signora
Brusio
,
ch
'
era
entrata
con
Raimondo
nello
stanzino
di
suo
figlio
,
e
si
era
appoggiata
,
con
quell
'
atteggiamento
ineffabile
d
'
amore
delle
madri
,
alla
spalliera
della
sua
seggiola
,
unì
le
sue
istanze
a
quelle
di
Raimondo
per
indurre
suo
figlio
a
prendere
un
po
'
d
'
aria
.
«
Stassera
c
'
è
musica
alla
Marina
»
,
disse
Raimondo
.
«
Va
pure
,
figlio
mio
»
;
disse
la
madre
,
«
da
quasi
venti
giorni
tu
non
esci
più
,
e
ciò
ti
farà
ammalare
invece
di
farti
proseguire
i
tuoi
studî
.
Prendi
qualche
ora
di
riposo
;
ne
hai
bisogno
.
»
Pietro
amava
sua
madre
d
'
immenso
affetto
.
Pel
suo
carattere
impetuoso
ed
insofferente
quella
dolce
voce
di
donna
,
quella
mano
pallida
e
affilata
che
carezzava
i
suoi
capelli
,
erano
irresistibili
.
«
Giacché
siete
congiurati
,
e
volete
così
!...»,
diss
'
egli
sorridendo
,
«
aspettami
cinque
minuti
,
Raimondo
;
il
tempo
di
vestirmi
.
»
E
passò
nella
sua
camera
.
«
Fatelo
divertire
,
signor
Angiolini
»
;
disse
al
giovane
medico
la
signora
Brusio
,
«
ha
tanto
bisogno
di
distrazione
il
mio
povero
Pietro
!
È
tanto
tempo
che
non
fa
altro
che
studiare
!
...
e
mi
sembra
che
sia
divenuto
più
pallido
...
Mi
atterisce
l
'
idea
che
abbia
ad
ammalare
!
»
«
Non
pensi
a
queste
cose
,
signora
»
;
interruppe
Raimondo
;
«
Pietro
è
forte
come
un
toro
,
e
quest
'
eccesso
di
lavoro
non
può
durare
che
altri
otto
o
dieci
giorni
.
Terminati
gli
esami
abbiamo
stabilito
di
andare
a
passare
una
settimana
alla
campagna
.
»
«
Grazie
,
grazie
,
Raimondo
!
»
,
disse
la
madre
,
stringendo
la
mano
del
giovane
,
«
voi
siete
il
degno
amico
del
mio
Pietro
...
Ve
lo
raccomando
!
...
Siamo
tre
donne
che
non
abbiamo
più
che
lui
...
»
Vestito
che
fu
Pietro
i
due
amici
andarono
alla
Marina
.
I
viali
erano
affollatissimi
;
la
musica
eseguiva
le
più
appassionate
melodie
di
Bellini
e
di
Verdi
;
un
bel
lume
di
luna
si
mischiava
alle
vivide
fiammelle
dei
lampioncini
,
sospesi
in
festoni
agli
alberi
,
che
illuminavano
i
viali
.
Era
una
di
quelle
sere
incantate
che
si
passano
su
queste
spiaggie
del
Mediterraneo
,
in
cui
lo
specchio
terso
ed
immenso
del
mare
,
che
riflette
tremolante
il
raggio
dolce
e
pacato
della
luna
,
sembra
servire
di
cornice
al
quadro
allegro
,
vivace
,
animato
,
che
formicola
colle
sue
mille
seduzioni
sotto
gli
alberi
.
Pietro
si
sentì
come
allargare
il
cuore
e
fu
grato
all
'
amico
di
quella
piacevole
sensazione
;
essi
passeggiavano
per
uno
dei
viali
più
appartati
.
«
Non
m
'
inganno
!
»
,
esclamò
Pietro
tutt
'
a
un
tratto
,
come
di
soprassalto
,
stringendo
vivamente
il
braccio
dell
'
amico
contro
il
suo
;
«
è
lei
!
...
là
!
...
in
mezzo
a
quei
due
uomini
!
»
In
fondo
al
viale
quasi
deserto
,
perché
troppo
lontano
dalla
musica
,
spiccava
infatti
,
e
per
la
solitudine
del
luogo
,
e
per
una
certa
originalità
elegante
di
abbigliamento
e
di
andatura
,
la
signora
che
aveva
recato
tale
impressione
in
Pietro
Brusio
.
Vestiva
un
semplicissimo
abito
di
tarlatane
a
quadretti
bianchi
e
bleu
,
tessuto
di
una
freschezza
e
leggerezza
quasi
vaporosa
;
uno
scialle
nero
,
fermato
sul
petto
da
uno
spillone
d
'
oro
;
ed
un
cappellino
grigio
ornato
cerise
.
Nulla
però
varrebbe
a
riprodurre
l
'
eleganza
suprema
,
la
molle
e
quasi
ingenua
civetteria
,
con
la
quale
ella
rialzava
la
veste
sino
a
metà
della
sottoveste
ricchissima
e
si
appoggiava
al
braccio
di
un
uomo
di
quasi
30
anni
,
assai
bruno
,
con
volto
ombrato
da
una
folta
barba
nera
,
che
avrebbe
fatto
invidia
ad
un
guastatore
,
e
vestito
con
ricercatezza
alquanto
leccata
.
Dall
'
altro
lato
era
accompagnata
da
un
signore
di
mezza
età
,
alto
,
quasi
biondo
,
freddo
,
e
che
parlava
con
una
bella
pronunzia
toscana
.
I
due
giovani
,
passeggiando
,
s
'
incrociarono
con
essi
che
venivano
loro
di
contro
.
Questa
volta
uno
sguardo
della
signora
,
incerto
,
quasi
negligente
,
si
fissò
indolentemente
,
ma
a
lungo
negli
occhi
ardenti
di
Pietro
che
la
divoravano
.
Due
o
tre
volte
ancora
i
due
amici
l
'
incontrarono
di
faccia
;
e
ciascuna
volta
quello
sguardo
limpido
,
chiaro
,
noncurante
,
si
fissò
sul
giovane
che
la
guardava
a
lungo
;
e
ciascuna
volta
il
cuore
di
Pietro
batteva
stranamente
in
modo
più
forte
;
e
le
sue
guancie
pallide
e
brune
si
facevano
ancor
più
pallide
;
e
il
suo
occhio
sfavillava
più
ardente
;
ed
egli
affrettavasi
,
trascinava
quasi
il
suo
compagno
per
giungere
a
quest
'
attimo
in
cui
quella
silfide
dovea
passargli
dinanzi
,
in
cui
quella
veste
doveva
sfiorarlo
,
in
cui
quegli
occhi
dalla
pupilla
trasparente
dovevano
fissarsi
sui
suoi
,
sebbene
come
non
vedendolo
.
Una
o
due
volte
che
Brusio
non
incontrò
quello
sguardo
,
fu
triste
,
e
quasi
dispettoso
di
se
medesimo
.
Una
volta
,
l
'
ultima
,
in
cui
gli
parve
accorgersi
che
,
lui
oltrepassato
di
uno
o
due
passi
,
ella
,
parlando
all
'
uomo
a
cui
dava
il
braccio
,
verso
di
cui
si
piegava
sorridendo
con
una
grazia
affascinante
,
avesse
rivolto
a
metà
il
viso
verso
di
lui
e
che
un
lampo
partito
da
quegli
occhi
lo
cercasse
,
egli
fu
ebbro
...
felice
di
una
sensazione
nuova
,
strana
,
che
non
sapea
definire
,
della
quale
avea
quasi
paura
,
poiché
non
poteva
giustificarla
.
Ritornando
per
lo
stesso
viale
la
cercò
invano
cogli
occhi
da
lungi
...
Giunse
in
capo
al
viale
:
era
deserto
...
La
cercò
per
tutta
la
Marina
,
come
se
in
quella
folla
elegante
ed
animatissima
avesse
dovuto
discernere
in
mezzo
a
mille
colei
al
solo
riflesso
azzurrognolo
dei
ricci
che
ombreggiavano
la
sua
fronte
fin
quasi
sulle
sopracciglia
,
al
solo
movimento
della
sua
piccola
testa
che
sembrava
inchinarsi
come
un
giunco
sul
collo
sottile
e
ben
modellato
;
era
partita
...
Che
voleva
egli
?
Che
cercava
da
quella
donna
,
di
cui
il
lusso
,
il
corteggio
,
l
'
adulazione
era
l
'
atmosfera
in
cui
viveva
;
che
gli
uomini
più
ricchi
,
più
eleganti
,
più
nobili
si
fermavano
ad
ammirare
,
senza
che
ella
mostrasse
avvedersene
;
che
tre
o
quattro
volte
l
'
avea
guardato
come
si
guarda
un
fanciullo
,
un
albero
,
un
oggetto
qualunque
che
s
'
incontri
?
...
Nemmeno
egli
lo
sapeva
in
quel
punto
;
egli
avrebbe
arrossito
di
confessarsi
la
premura
che
prendeva
per
colei
che
dovea
essere
sempre
un
'
estranea
per
lui
.
Cinque
minuti
dopo
riprese
il
braccio
di
Raimondo
,
dicendogli
:
«
Andiamo
via
!
»
.
«
Così
presto
?
»
«
Non
ti
annoi
a
morte
qui
stassera
?
...
Non
c
'
è
alcuno
!
»
Raimondo
guardò
attorno
,
come
trasognato
,
perché
giammai
la
Marina
di
Catania
avea
offerto
una
riunione
più
bella
;
e
domandò
ingenuamente
:
«
Sei
pazzo
?
...
Tu
stesso
un
quarto
d
'
ora
fa
mi
dicevi
esser
deliziosa
questa
serata
...
qui
...
»
.
«
Sarà
vero
anche
ciò
,
come
è
vero
che
ora
mi
annoio
...
e
se
vuoi
rimanere
ti
dico
addio
.
»
E
gli
stese
la
mano
come
per
congedarsi
.
«
Un
momento
...
ecco
!
giunge
in
quel
viale
a
sinistra
Maddalena
.
Guardala
almeno
una
volta
.
»
«
Che
m
'
importa
di
Maddalena
a
me
!
...
Guardala
tu
,
se
vuoi
...
Addio
!
»
E
dopo
quella
brusca
separazione
partì
di
buon
passo
e
si
diresse
verso
la
sua
abitazione
per
via
Garibaldi
.
Però
giunto
alla
crocevia
della
Vittoria
sembrò
esitare
un
momento
,
e
proseguì
a
camminare
sin
fuori
Porta
Garibaldi
.
La
notte
era
magnifica
,
Pietro
sedette
sul
sedile
di
pietra
circolare
che
limita
la
gran
piazza
.
«
È
strano
»
,
mormorò
egli
,
«
come
stasera
non
ho
voglia
né
d
'
andare
a
casa
,
né
di
rimettermi
alle
mie
tesi
!...»
E
rimase
altri
cinque
minuti
in
silenzio
,
collo
sguardo
fosco
e
fisso
sui
ciottoli
del
marciapiede
.
«
Andiamo
!
»
,
esclamò
quindi
levandosi
,
e
come
facendosi
forza
,
«
devono
essere
le
undici
,
e
mia
madre
a
quest
'
ora
mi
attende
.
»
Guardò
il
suo
orologio
e
si
diresse
lentamente
verso
la
sua
abitazione
.
La
signora
Brusio
,
coll
'
occhio
della
madre
,
osservò
che
il
suo
Pietro
,
quella
sera
,
era
più
pallido
e
distratto
del
solito
;
e
che
,
invece
di
rimettersi
a
studiare
,
si
ritirò
,
appena
giunto
,
nella
sua
camera
.
L
'
indomani
Raimondo
,
verso
le
undici
,
si
disponeva
ad
uscire
,
quando
Pietro
entrò
da
lui
nella
camera
che
occupava
all
'
Albergo
di
Francia
.
«
Buon
vento
!
»
,
esclamò
Raimondo
sorpreso
da
quella
visita
che
non
si
aspettava
più
da
un
mese
;
«
ci
son
novità
stamattina
?
»
«
Quali
novità
vuoi
mai
che
ci
sieno
?
»
«
Per
bacco
!
ti
credeva
sui
digesti
a
quest
'
ora
;
ed
eccoti
già
a
correre
per
le
strade
come
uno
sfaccendato
.
»
«
È
che
lo
sono
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finire
le
mie
tesi
,
ed
ero
una
gran
bestia
a
prenderla
tanto
sul
criminale
;
infine
ne
vengono
approvati
tanti
più
asini
di
me
!
...
Usciamo
.
»
«
Usciamo
pure
.
Hai
fatto
colazione
?
»
«
Non
ci
penso
;
mi
sento
in
vena
di
passeggiare
.
»
«
Con
il
caldo
che
fa
non
è
la
miglior
cosa
.
»
«
Andiamo
alla
Villa
.
»
«
Sia
per
la
Villa
.
»
E
i
due
amici
uscirono
,
tenendosi
,
al
solito
,
a
braccetto
.
«
A
proposito
della
Villa
,
sai
dove
abita
quella
signora
piemontese
tanto
distinta
che
abbiamo
incontrato
qualche
volta
?
»
«
No
...
dove
?
»
«
In
quella
bella
casa
sulla
stada
Etnea
:
della
quale
i
veroni
si
vedono
dal
Laberinto
.
»
«
Dici
davvero
?
!
»
,
esclamò
Brusio
animandosi
quasi
suo
malgrado
,
e
fermandosi
in
mezzo
alla
strada
.
«Verissimo.»
«
E
tu
l
'
hai
veduta
?
»
«
Io
stesso
.
»
«
Proprio
lei
?...»
«
Proprio
lei
!
...
Ma
che
diavolo
!
...
Ne
saresti
innamorato
?...»
«
Mi
credi
forse
pazzo
da
legare
?
»
,
rispose
Pietro
con
un
sorriso
che
dissimulava
appena
la
contrarietà
che
gli
arrecava
quella
domanda
.
«
Perché
poi
?
»
«
Perché
amarla
io
,
sarebbe
una
disgrazia
:
amarmi
ella
,
assurdo
.
»
«
Mi
piace
questa
modestia
da
venticinque
soldi
.
»
«
È
modestia
che
vale
amor
proprio
»
;
rispose
Pietro
piccato
,
«
prendila
come
vuoi
.
»
«
Eppure
,
vediamo
»
:
insisté
Raimondo
attaccandosi
al
braccio
del
suo
amico
,
«
immaginiamoci
che
per
un
capriccio
,
una
fantasia
,
un
destino
,
secondo
te
,
questa
donna
si
innamori
di
te
;
immaginiamoci
ch
'
ella
te
lo
dica
,
come
lo
dicono
le
donne
quando
vogliono
,
facendotelo
comprendere
,
cioè
,
cogli
occhi
,
col
gesto
,
coll
'
atteggiamento
...
Ebbene
!
allora
saresti
il
Catone
del
momento
?...»
«
Impossibile
!
»
,
esclamò
il
giovane
tristamente
,
come
se
avesse
creduto
un
momento
a
quel
sogno
e
si
fosse
poi
accorto
ch
'
esso
era
troppo
bello
e
insieme
penoso
per
lui
.
«
Perché
?
»
«
Perché
colei
è
vana
,
orgogliosa
,
come
lo
dimostra
il
fasto
di
cui
si
circonda
.
Soltanto
potrebbe
impressionarla
la
bellezza
,
l
'
eleganza
,
la
nobiltà
,
la
ricchezza
,
il
lusso
...
cose
tutte
che
non
posseggo
.
Dunque
o
costei
è
maritata
,
e
non
amerà
giammai
un
Don
Giovanni
in
ventiquattresimo
che
si
chiama
semplicemente
Pietro
Brusio
;
o
è
mantenuta
,
e
non
possederò
mai
abbastanza
per
pagare
i
suoi
fiori
per
un
anno
;
o
è
zitella
,
e
non
sposerebbe
certamente
l
'
uomo
oscuro
,
comune
,
che
non
ha
tanto
da
farla
vivere
in
quel
lusso
nel
quale
vive
,
e
che
le
è
necessario
,
indispensabile
per
essere
quella
che
è
.
In
tutti
questi
casi
io
dovrei
dunque
essere
vile
per
amarla
,
o
dovrei
comprare
il
suo
amore
a
prezzo
di
qualche
infamia
.
»
«
Ben
pensato
e
ben
ragionato
!
ciò
che
,
in
parentesi
,
ti
avviene
assai
di
rado
.
Vogliamo
far
colazione
al
Caffè
di
Parigi
?
»
«
No
;
andiamo
al
Laberinto
.
»
Raimondo
guardò
il
suo
amico
di
uno
sguardo
scrutatore
e
quasi
beffardo
.
«
Ti
fo
riflettere
che
non
ho
ancor
fatto
colazione
;
abbi
dunque
la
bontà
di
concedermi
dieci
minuti
.
»
I
due
amici
entrarono
dai
Fratelli
Guerrera
.
Mezz
'
ora
dopo
erano
alla
Villa
.
Faceva
molto
caldo
.
Il
Laberinto
era
delizioso
colle
sue
ombre
profumate
di
fior
d
'
arancio
.
I
due
sedettero
all
'
ombra
,
e
quasi
contemporaneamente
alzarono
gli
occhi
sui
veroni
della
casa
,
sebbene
alquanto
distante
,
che
Raimondo
avea
indicato
come
l
'
abitazione
della
Piemontese
.
Le
tende
di
giunco
erano
abbassate
sulle
ringhiere
,
quantunque
il
sole
non
vi
giungesse
ancora
,
forse
per
dare
alquanto
più
d
'
ombra
agli
appartamenti
;
e
dietro
una
di
quelle
si
vedeva
una
figura
di
donna
,
vestita
di
bianco
,
quasi
coricata
su
di
una
poltroncina
con
tutto
il
languente
e
voluttuoso
abbandono
di
una
sultana
;
a
quella
vista
il
cuore
di
Pietro
batté
forte
,
come
la
sera
innanzi
.
«
È
dessa
!
»
,
disse
Raimondo
,
«
vedi
che
non
t
'ingannavo!...»
Pietro
non
rispose
,
tenendo
sempre
fissi
gli
occhi
sul
verone
.
Ella
si
toglieva
soltanto
a
lunghi
intervalli
da
quella
positura
per
recarsi
agli
occhi
un
binocolo
che
teneva
sui
ginocchi
e
col
quale
guardava
nella
strada
o
verso
la
Villa
;
ed
indi
,
come
stanca
di
quello
sforzo
,
lasciava
ricadere
mollemente
la
testa
sulla
spalliera
,
e
sembrava
assorbirsi
in
quell
'
inerzia
contemplativa
che
gli
orientali
cercano
nell
'
oppio
.
Un
uomo
,
seduto
accanto
a
lei
su
di
una
seggiola
assai
bassa
,
le
leggeva
qualche
cosa
di
un
giornale
che
teneva
fra
le
mani
,
e
che
ella
udiva
sbadatamente
;
e
s
'
interrompeva
di
tratto
in
tratto
per
prendere
una
mano
di
lei
,
che
gliela
abbandonava
con
la
stessa
languida
indifferenza
,
e
che
lo
ringraziava
col
suo
sorriso
seduttore
,
e
col
suo
sguardo
che
faceva
scorrere
un
'
onda
di
voluttà
in
quell
'
uomo
,
quand
'
egli
si
recava
alle
labbra
la
sua
mano
.
Allora
solamente
la
sua
leggiadra
testolina
,
coronata
da
quei
ricci
magnifici
,
si
volgeva
lentamente
verso
di
lui
.
Qualche
volta
,
con
un
movimento
tutto
infantile
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
si
appoggiava
alla
ringhiera
,
e
sopra
vi
appoggiava
la
fronte
;
quasi
quel
bellissimo
collo
fosse
troppo
debole
per
sostenere
quella
piccola
testa
.
«
Con
questa
donna
ci
sarebbe
da
impazzire
!
»
,
esclamò
Pietro
reprimendo
un
fremito
,
dopo
averla
divorata
a
lungo
dello
sguardo
.
«
Credi
che
sieno
marito
e
moglie
?
»
,
domandò
l
'
altro
.
«
È
il
mistero
che
questa
donna
sa
rendere
impenetrabile
colle
sue
mille
indefinibili
gradazioni
di
fisonomia
,
d
'
espressione
,
di
gesto
,
che
fanno
spesso
dimenticare
la
sirena
nella
vergine
,
e
viceversa
.
Se
lo
sono
,
è
da
poco
tempo
:
a
meno
che
costei
non
senta
ancor
ella
sì
a
lungo
,
come
deve
far
sentire
a
tutti
quelli
che
l
'avvicinano.»
Parecchie
volte
,
forse
a
caso
,
l
'
occhialetto
dell
'
incognita
si
rivolse
verso
il
banco
di
pietra
sul
quale
erano
seduti
i
due
amici
.
«
Ti
guarda
!
»
,
disse
Raimondo
sorridendo
.
«
O
guarda
i
passeri
che
saltellano
fra
le
fronde
.
Credi
sul
serio
ch
'
io
ne
sia
innamorato
?
»
«
Ne
parli
tanto
!...»
«
Diffida
sempre
di
quegli
amori
di
cui
ti
si
parla
a
lungo
e
sì
leggermente
:
è
segno
certo
che
si
vuol
ridere
alle
tue
spalle
...
Io
l
'
amo
come
un
bel
personaggio
da
dramma
o
da
romanzo
,
come
un
bel
fiore
...
come
una
bella
donna
prima
venuta
insomma
...
che
sa
recare
con
grazia
il
velo
sul
cappellino
e
sollevare
con
disinvoltura
lo
strascico
della
veste
...
e
nient
'
altro
...
In
fede
di
che
,
se
vuoi
,
andiamocene
;
sono
le
due
meno
dieci
minuti
»
,
aggiunse
dopo
aver
consultato
l
'
orologio
.
«
Sì
,
è
troppo
tardi
;
siamo
qui
da
più
di
due
ore
»
,
rispose
il
biondo
alzandosi
.
Egli
sorprese
lo
sguardo
del
suo
amico
,
che
ancora
restava
fissato
sul
verone
.
«
Vuoi
venire
,
o
no
?
»
«
Un
momento
...
restiamo
altri
dieci
minuti
e
partiremo
alle
due
precise
...
»
«
Non
amo
gli
inglesi
colla
loro
metodicità
regolata
sul
quadrante
di
un
orologio
...
Hai
detto
d
'andarcene...»
«
Hai
ragione
»
;
rispose
Brusio
ridendo
,
«partiamo.»
Due
o
tre
volte
,
prima
di
uscire
dal
giardino
,
si
volse
a
guardare
il
verone
,
sul
quale
non
poteva
più
vedere
che
la
tenda
abbassata
.
«
Bella
donna
!
»
,
ripeteva
egli
di
tempo
in
tempo
,
con
un
entusiasmo
ch
'
era
troppo
allegro
per
non
essere
affettato
,
e
troppo
affettato
per
non
nascondere
una
preoccupazione
:
«
quanto
io
t
'
amo
!
»
.
III
Il
dopopranzo
,
e
l
'
indomani
,
e
tutti
i
giorni
in
seguito
,
la
Villa
divenne
la
passeggiata
preferita
di
Pietro
,
che
vi
conduceva
il
suo
amico
,
il
quale
protestava
sempre
e
finiva
sempre
col
cedere
.
Allo
stesso
verone
,
quasi
ogni
volta
nella
stessa
positura
e
vestita
di
bianco
,
essi
vedevano
la
Piemontese
,
come
l
'
aveva
sopranominata
Raimondo
,
che
vi
restava
da
mezzogiorno
spesso
sino
alle
3
e
dalle
7
alle
8
.
Una
sera
l
'
incontrarono
che
andava
al
Caffè
di
Sicilia
,
accompagnata
dal
signore
biondo
.
«
Se
andassimo
al
caffè
?...»,
disse
Pietro
,
come
per
esservi
incoraggiato
dal
suo
amico
.
Dalla
soglia
la
videro
seduta
ad
un
tavolino
,
al
fianco
del
suo
compagno
,
mentre
due
ufficiali
dei
Cavalleggieri
Alessandria
le
prodigavano
tutte
le
delicate
attenzioni
di
chi
vuol
fare
la
corte
ad
una
signora
.
Ella
sembrava
appena
badarvi
;
ma
rispondeva
qualche
volta
col
suo
solito
sorriso
grazioso
,
che
mostrava
i
suoi
bellissimi
denti
di
perle
.
Il
giovane
dalla
barba
nera
,
che
Pietro
avea
veduto
una
volta
con
lei
alla
Marina
,
veniva
dall
'
altra
sala
del
caffè
,
e
fermandosi
dinanzi
al
tavolino
dov
'
era
ella
si
levò
il
cappello
,
aspettando
d
'
esser
salutato
.
Siccome
nessuno
gli
badava
,
egli
girò
con
tutta
flemma
sui
talloni
ed
uscì
.
Pietro
prese
il
braccio
del
suo
amico
,
e
lo
trascinò
via
,
mormorando
:
«
È
meglio
che
non
entriamo
!...»
.
«
Dove
andiamo
?
»
,
domandò
qualche
minuto
dopo
,
come
se
cercasse
una
distrazione
.
«
Dove
ti
piace
.
A
proposito
...
potremmo
approffittare
dell
'
invito
dei
signori
A
*
*
*
,
che
abbiamo
per
stassera
.
»
«
Vi
si
balla
?
»
«Sì.»
«
Andiamo
,
in
tal
caso
!
M
'
immaginerò
di
ballare
colla
mia
bella
Piemontese
»
;
aggiunse
Brusio
,
forzando
le
labbra
ad
un
sorriso
.
Essi
furono
accolti
con
festa
dall
'
allegra
brigata
che
era
radunata
nel
salone
.
Pietro
sedette
al
pianoforte
e
suonò
un
valtzer
,
che
otto
o
dieci
coppie
ballarono
.
«
Vi
lasciaste
molto
aspettare
,
signorini
!
»
,
disse
in
tuono
di
scherzevole
rimprovero
una
graziosa
giovanetta
,
figlia
del
padrone
di
casa
e
maritata
ad
un
cugino
di
Raimondo
,
appena
Pietro
andò
a
raggiungere
sul
divano
il
suo
amico
,
ch
'
era
seduto
vicino
alla
signora
.
«
È
che
Pietro
,
qui
presente
,
è
innamorato
cotto
;
e
abbiamo
fatto
la
ronda
alla
bella
»
;
disse
Angiolini
ridendo
.
«
Davvero
!
...
Non
mi
sorprende
in
lei
,
signorino
,
questa
novità
[
Si
sa
che
bel
modello
!...]
E
chi
sarebbe
questa
sventurata
?...»
«
Parola
d
'
onore
,
signora
,
che
lo
sventurato
son
io
,
almeno
sta
volta
»
;
rispose
Pietro
.
«
Lei
?
!
...
È
da
ridere
!
...
E
di
chi
sarebbe
innamorato
,
s
'
è
lecito
?
»
«
Molto
lecito
,
al
contrario
!
Giacché
non
ho
il
bene
di
conoscerne
neanche
il
nome
...
»
«
Ed
ella
conosce
lei
,
almeno
?
»
«No.»
La
signora
diede
in
uno
scoppio
di
risa
.
«
E
l
'
ama
,
a
quanto
dice
?
»
«
Come
un
pazzo
!
»
«
Dove
l
'
incontra
?
»
«
Qualche
volta
al
passeggio
,
o
alla
Marina
...
E
poi
so
dove
trovarla
...
»
«
Dove
?
»
«
A
casa
sua
...
»
«
Dunque
va
in
casa
?
»
«
No
;
dal
verone
.
»
«
Ah
!
è
amore
da
verone
!
»
,
esclamò
la
giovane
ridendo
sempre
più
come
una
folle
;
«
e
dove
abita
questa
meraviglia
?
»
«
Al
Rinazzo
,
vicino
il
Laberinto
.
»
«
Nella
casa
*
*
*
?
»
«Precisamente.»
«
Una
giovane
alta
,
sottile
,
molto
elegante
...
non
tanto
bella
in
verità
?
»
«
Può
essere
...
ciò
è
relativo
...
»
«
È
forestiera
?
»
«
Forestiera
.
Credo
sia
piemontese
.
»
«
La
conosco
.
»
«
Sul
serio
?
»
«
So
il
suo
nome
,
almeno
potrò
insegnarglielo
e
non
farle
fare
più
la
figura
dell
'
amante
della
luna
.
»
«
Come
si
chiama
?
»
«
Si
chiama
Narcisa
Valderi
.
»
«
Narcisa
!
...
bel
nome
;
si
direbbe
averlo
ricevuto
a
vent
'
anni
!
E
la
conosce
molto
?
»
«
Cioè
...
non
molto
.
Sono
stata
in
sua
casa
due
o
tre
volte
.
»
«
Mi
parli
di
lei
...
a
lungo
!...»
«
Ella
finge
di
scherzare
,
signorino
,
ma
ha
lo
sguardo
troppo
acceso
per
dissimulare
che
quello
che
dice
lo
sente
davvero
.
»
«
Sì
,
è
vero
!
...
Ma
se
le
giuro
che
l
'
adoro
,
colei
!...»
«
L
'
ha
veduta
da
vicino
?
»
,
domandò
in
tuono
quasi
derisorio
la
giovane
.
«Sì.»
«
È
tutta
toletta
!...»
«
Io
amo
appunto
in
lei
questa
toletta
,
questo
lusso
,
questo
apparato
brillante
e
vaporoso
in
cui
la
farfalla
mi
fa
dimenticare
il
bruco
.
»
«
Via
,
via
...
vedo
bene
che
scherza
...
»
«
Dica
dunque
...
»
«
Ella
si
alza
alle
dieci
o
alle
dieci
e
mezzo
;
prende
un
bagno
di
cui
i
profumi
costano
ciascun
giorno
otto
o
nove
lire
;
e
poi
si
mette
allo
specchio
,
ove
impiega
da
un
'
ora
e
mezzo
a
due
ore
per
l
'
abbigliamento
della
mattina
,
da
due
a
tre
per
quello
della
sera
,
e
da
tre
a
tre
e
mezzo
e
spesso
sino
a
quattro
per
la
toletta
da
ballo
o
da
teatro
...
È
sorprendente
...
miracoloso
,
come
una
donna
possa
star
tanto
ad
appuntarsi
gli
spilli
!...»
«
Ammirabile
!
...
Avanti
.
»
«
Dopo
la
toletta
viene
la
colazione
:
ella
ha
l
'
affettazione
di
mangiare
pochissimo
,
ma
i
suoi
cibi
costano
un
occhio
del
capo
,
in
compenso
;
indi
si
mette
al
pianoforte
,
o
al
verone
,
sdraiata
su
di
una
poltroncina
,
e
vi
resta
,
spesso
dormendo
,
sino
all
'
ora
di
pranzo
.
Suo
marito
...
»
«
Un
uomo
di
quasi
38
anni
,
alto
e
biondo
?
»
«
Sì
,
il
conte
di
Prato
;
lo
conosce
?
»
«
Me
l
'immagino.»
«
Suo
marito
l
'
ama
alla
follia
;
passa
i
giorni
al
suo
fianco
,
scherzando
coi
suoi
capelli
,
e
guardandola
coll
'
occhialetto
faccia
a
faccia
.
»
«
Ed
ella
?...»
«
Ella
gli
sorride
...
e
chiude
gli
occhi
come
se
temesse
di
fargli
perdere
la
testa
seguitando
a
guardarlo
com
'
ella
fa
.
»
«
In
fede
mia
!
...
credo
che
n
'
abbia
ben
ragione
!...»
«
Questi
dettagli
li
ho
risaputi
da
una
mia
amica
che
abita
dirimpetto
alla
casa
della
contessa
...
»
«
En
place
pour
la
quadrille
!
»
,
fu
gridato
.
Pietro
si
alzò
e
prese
il
cappello
.
«
Se
ne
va
,
così
presto
!
»
«
Sì
;
devo
andare
a
finire
le
tesi
...
»
«
O
a
passare
una
mezz
'
ora
sotto
le
finestre
della
bella
?...»
«
Sarebbe
agire
da
stolido
,
almeno
,
dopo
quanto
ella
mi
ha
detto
.
»
Ed
il
giovane
sorrise
del
suo
sorriso
che
si
sforzava
di
rendere
allegro
mentre
era
amaro
.
Per
andare
a
casa
sua
prese
la
strada
che
a
lui
parve
la
più
corta
,
passando
cioè
dal
Rinazzo
.
Nella
casa
della
contessa
non
c
'
era
lume
.
Pietro
si
fermò
a
guardare
in
silenzio
quei
veroni
oscuri
,
poscia
chinò
la
testa
sul
petto
con
un
sospiro
,
mormorando
:
«
Stassera
al
teatro
si
dà
un
dramma
molto
in
voga
...
È
al
teatro
certamente
...
ella
...
»
.
Indi
,
come
vergognandosi
di
questo
monologo
,
scrollò
le
spalle
con
dispetto
ed
affrettò
il
passo
.
«
Andiamo
a
teatro
stassera
?
»
,
disse
a
Raimondo
l
'
indomani
appena
furono
assieme
.
«
Andiamoci
,
se
così
ti
piace
.
E
le
tesi
?
»
«
Dormiranno
anche
stassera
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finirle
.
»
Alla
piazza
della
Cattedrale
incontrarono
un
amico
che
si
fermò
a
discorrere
con
loro
.
«
Andrete
a
teatro
stassera
?
»
,
domandò
egli
.
«
Perché
questa
domanda
?
»
«
Perché
si
darà
una
bellissima
commedia
nuova
e
ci
verrà
tutta
Catania
.
»
«
Ci
sarò
allora
...
poiché
in
tal
caso
verrà
anche
la
mia
bella
»
;
disse
Pietro
scherzando
.
«
Ah
!
...
Ah
!
...
la
tua
bella
di
numero
...
Non
so
più
a
qual
numero
sii
...
buona
lana
!
»
«
Sul
serio
;
sono
innamorato
come
uno
stolido
.
»
«
E
di
chi
?
»
«
Di
una
signora
ch
'
è
una
maga
...
involta
fra
i
merletti
e
i
velluti
...
,
della
quale
so
il
nome
da
ieri
soltanto
.
»
«
La
contessa
di
Prato
?
»
«
La
conosci
?
»
«
Per
bacco
!
Al
ritratto
che
ne
fai
...
non
c
'
è
altra
qui
che
possa
appropriarselo
.
»
«
È
veritiero
però
questo
ritratto
?
»
«
Perdio
!
...
E
tu
l
'
ami
,
costei
?!...»
«
Non
so
quello
che
farei
per
una
parola
di
quella
donna
...
»
«
Non
ci
sarebbe
bisogno
di
far
tante
cose
;
basterebbe
farti
amico
con
suo
marito
...
ed
anche
col
suo
amante
;
ed
uno
di
questi
due
ti
presenterebbe
...
il
resto
verrebbe
da
sé
.
»
«
Amante
!
»
,
esclamò
Pietro
impallidendo
suo
malgrado
mentre
cercava
di
sorridere
;
«
ah
!
c
'
è
dunque
un
amante
?
»
.
«
Pel
momento
però
...
bada
!
...
A
Napoli
sembra
che
sieno
stati
più
d
'
uno
;
ciò
che
diede
luogo
a
molti
scandali
,
che
finirono
con
un
duello
in
cui
il
marito
ruppe
,
con
una
sciabola
,
il
braccio
ad
uno
dei
più
indiscreti
.
»
«
E
ciò
non
è
bastato
?
»
«
Ella
fa
quello
che
vuole
di
quest
'
uomo
che
comanda
col
gesto
del
suo
dito
mignolo
;
e
che
ha
il
coraggio
di
andare
a
battersi
in
duello
mentre
non
osa
fare
la
minima
rimostranza
alla
moglie
.
È
la
storia
di
molti
mariti
.
»
«
E
quel
giovane
bruno
,
dalla
barba
nera
,
che
l
'
accompagna
spesso
?...»
«
È
l
'
amante
di
cui
ti
parlavo
.
»
«
Che
peccato
!
»
,
esclamò
Pietro
fatto
pensieroso
.
«
Fatti
presentare
»
,
insisté
Antonino
.
«Io!...»,
esclamò
,
con
un
accento
indefinibile
di
stupore
,
Pietro
.
«
Sì
;
tu
sarai
il
secondo
dei
suoi
adoratori
presenti
,
senza
calcolare
gli
assenti
...
Perdio
!
perché
ti
fai
triste
?
...
ne
saresti
innamorato
sul
serio
?...»
«
Sei
tanto
ingenuo
da
crederlo
?
»
«
Fatti
presentare
allora
.
»
«
Sarebbe
inutile
.
»
«
Chi
lo
sa
!
»
«
La
mia
condizione
mi
proibisce
di
averla
a
prezzo
di
una
viltà
,
e
non
ho
danari
bastanti
per
mettermi
nel
numero
di
questi
signori
che
le
fanno
la
corte
...
Del
resto
sento
che
non
son
fatto
sul
loro
stampo
...
poiché
non
saprei
amarla
in
comune
,
com
'
essi
fanno
...
»
«
Dimenticala
dunque
.
»
«
Non
ci
ho
mai
pensato
che
come
uno
scherzo
.
»
«
A
rivederci
stassera
.
»
«Addio.»
Alle
nove
e
mezzo
i
due
inseparabili
amici
erano
alla
porta
del
teatro
,
in
mezzo
alla
folla
dei
giovanotti
che
fumando
stavano
ad
osservare
le
signore
che
scendevano
dalle
carrozze
.
La
recita
era
cominciata
da
cinque
minuti
.
I
giovanotti
erano
entrati
a
prender
posto
.
Raimondo
strepitava
,
tentando
di
trascinare
l
'
amico
,
poiché
protestava
di
non
voler
perdere
la
prima
scena
.
L
'
ultima
carrozza
avea
deposto
l
'
ultima
signora
sul
marciapiede
,
e
Brusio
non
si
muoveva
ancora
.
Raimondo
finalmente
perdé
la
pazienza
e
lo
lasciò
solo
per
entrare
in
platea
.
Poco
dopo
le
dieci
si
udì
il
rumore
di
una
carrozza
che
si
avvicinava
;
ed
il
solo
orecchio
di
Pietro
poté
distinguere
che
il
passo
dei
cavalli
non
avea
l
'
uniforme
regolarità
di
quello
dei
cavalli
signorili
.
«
Una
carrozza
da
nolo
...
è
la
sua
!
»
,
mormorò
egli
appoggiandosi
alla
porta
.
La
carrozza
si
fermò
infatti
alla
prima
porta
,
ov
'
egli
si
trovava
,
ed
un
uomo
,
nel
quale
Pietro
riconobbe
il
conte
,
saltò
il
primo
a
terra
,
per
dare
la
mano
alla
signora
che
accompagnava
.
Brusio
istintivamente
fece
un
passo
in
avanti
.
La
contessa
appoggiò
appena
alla
mano
del
signor
di
Prato
la
sua
mano
da
ragazzina
coperta
dal
guanto
bianco
;
mise
lentamente
il
piede
,
che
sembrava
appena
accennato
nel
suo
stivalettino
di
raso
,
sul
predellino
,
e
saltò
sul
marciapiede
.
Con
una
perfezione
di
grazia
assai
distinta
,
ella
tirò
con
sé
il
lungo
strascico
della
sua
veste
di
seta
granadine
,
per
impedire
che
,
rialzandosi
nello
scendere
,
scoprisse
più
del
basso
della
sua
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
Soltanto
,
non
potendo
,
nel
tempo
istesso
,
raccorre
il
bóurnous
che
le
copriva
le
spalle
,
questo
,
nel
momento
in
cui
curvava
fuori
dello
sportello
la
sua
testolina
ornata
di
fiori
,
le
scivolò
per
le
spalle
e
per
gli
omeri
nudi
di
un
'
abbagliante
bianchezza
.
Quell
'
uomo
che
,
solo
e
fermo
sull
'
ingresso
,
dimostrava
chiaramente
di
attendere
qualcheduno
,
mentre
tutti
erano
dentro
il
teatro
,
le
recò
forse
sopresa
,
poiché
,
passando
dinanzi
a
lui
,
mentre
raccoglieva
le
pieghe
della
sua
veste
perché
non
lo
sfiorassero
,
ella
alzò
un
momento
gli
occhi
su
di
lui
.
Indi
,
come
infastidita
da
quello
sguardo
scintillante
che
s
'
incrociava
col
suo
e
che
sembrava
assorbirne
tutto
il
fluido
,
ella
si
volse
un
istante
verso
il
conte
,
che
dava
alcuni
ordini
al
cocchiere
,
prima
di
salire
le
scale
del
corridoio
.
Vi
fu
un
momento
,
quando
un
lembo
del
leggerissimo
tessuto
di
quella
veste
strisciò
sui
suoi
abiti
,
che
le
gambe
di
Pietro
tremarono
.
Pochi
minuti
dopo
egli
si
diresse
lentamente
verso
la
platea
.
Entrando
,
il
riflesso
dei
cristalli
di
un
occhialetto
fisso
sulla
porta
colpì
i
suoi
sguardi
.
Alzò
gli
occhi
su
quel
palchetto
della
prima
fila
da
dove
partiva
quel
raggio
,
e
vide
la
contessa
che
abbassava
lentamente
l
'
occhialetto
,
appoggiandolo
,
col
braccio
disteso
,
sul
velluto
del
parapetto
,
mentre
lo
fissava
ancora
ad
occhio
nudo
,
quasi
con
curiosità
:
aveva
voluto
conoscere
certamente
,
per
una
bizzarrìa
da
donna
elegante
,
quest
'
uomo
che
aspettava
sull
'
ingresso
,
tre
quarti
d
'
ora
dopo
alzata
la
tela
.
Pietro
cercò
il
suo
posto
e
sedette
quasi
dirimpetto
alla
loggia
della
contessa
.
La
commedia
fu
applauditissima
;
ma
Pietro
non
applaudì
giammai
,
poiché
soltanto
alcuni
squarci
attrassero
la
sua
attenzione
;
e
in
quegli
squarci
,
quando
il
suo
cuore
provava
potentemente
quello
che
aveva
sentito
l
'
autore
,
egli
rivolgevasi
,
senza
accorgersene
anche
,
verso
il
palchetto
di
Narcisa
,
e
cercava
negli
occhi
di
lei
l
'
eco
di
quello
che
egli
provava
nel
suo
cuore
.
La
contessa
voltava
le
spalle
alla
scena
;
e
solo
di
tratto
in
tratto
,
in
quei
momenti
che
avevano
il
potere
di
strappare
Pietro
alle
sue
frequenti
preoccupazioni
,
ella
volgeva
i
suoi
limpidi
occhi
verso
gli
attori
.
Del
resto
ella
discorreva
qualche
volta
con
i
numerosi
visitatori
che
occupavano
successivamente
le
seggiole
del
suo
palchetto
;
e
pochissime
volte
si
servì
dell
'
occhialetto
per
esaminare
le
tolette
delle
signore
.
Giammai
però
l
'
abbassò
verso
la
platea
.
Nel
suo
sguardo
,
nel
suo
gesto
,
nella
sua
attitudine
,
fin
nel
modo
in
cui
parlava
e
sorrideva
qualche
volta
con
quei
signori
che
le
tenevano
compagnia
,
c
'
era
un
'
indefinibile
espressione
di
stanchezza
e
di
noia
,
che
si
traduceva
in
sfumature
molli
,
in
pose
voluttuosamente
accidiose
.
L
'
occhialetto
di
Pietro
stava
quasi
sempre
fissato
su
quella
loggia
.
Due
o
tre
volte
,
ella
,
sorpresa
di
quella
molesta
assiduità
,
volse
gli
occhi
verso
quel
binocolo
che
aveva
l
'
indiscretezza
di
guardarla
sì
a
lungo
dalla
platea
.
Una
volta
infine
alzò
lentamente
il
suo
,
e
bruscamente
,
senza
quelle
transazioni
che
sono
assai
comuni
in
teatro
per
mascherare
il
vero
scopo
,
ella
lo
fissò
di
contro
a
quello
del
giovane
che
si
abbassò
subito
.
Ella
rimase
alcuni
secondi
in
quella
positura
;
indi
lasciò
quasi
cadere
sul
parapetto
il
binocolo
,
e
fece
un
leggiero
movimento
di
spalle
d
'
impazienza
.
Prima
che
terminasse
la
recita
Brusio
lasciò
il
suo
posto
e
si
recò
sul
corridoio
.
Il
suo
occhio
era
acceso
e
brillante
;
le
sue
gote
,
abitualmente
pallide
,
si
coloravano
di
un
rossigno
febbrile
.
Pochi
minuti
dopo
,
prima
ancora
che
il
sipario
fosse
abbassato
,
udì
aprire
la
porta
di
un
palchetto
sul
corridoio
,
e
dei
passi
che
si
avvicinavano
,
mischiandosi
al
fruscio
di
una
veste
.
La
contessa
gli
passò
dinanzi
,
questa
volta
allegra
e
ridente
,
al
braccio
di
uno
di
coloro
ch
'
erano
stati
nel
suo
palchetto
.
Pietro
in
quel
momento
avrebbe
dato
dieci
anni
della
sua
vita
per
uno
sguardo
di
quella
donna
.
Le
sue
vesti
lo
toccarono
senza
che
ella
mostrasse
di
avvedersi
di
lui
.
Solo
il
conte
si
volse
a
fissarlo
con
occhio
assai
cupo
e
sospettoso
.
Il
giovane
scese
le
scale
quasi
insieme
a
lei
;
la
vide
montare
in
carrozza
col
conte
,
dopo
aver
dato
la
mano
agli
altri
,
e
partire
.
Egli
rimase
immobile
sul
limitare
.
«
Non
vai
a
casa
?
»
,
gli
disse
alle
spalle
la
voce
di
Raimondo
.
«
Sì
...
ti
aspettavo
per
dirti
addio
...
»
«
A
domani
,
non
è
vero
?
»
«
Non
lo
so
...
Avrò
forse
da
studiare
tutto
il
giorno
...
»
E
s
'
incamminò
lentamente
per
la
Marina
.
A
due
ore
del
mattino
Raimondo
si
disponeva
tranquillamente
ad
andare
a
letto
,
quando
fu
bussato
con
furia
alla
sua
porta
.
«
Chi
può
esser
a
quest
'
ora
?
»
,
disse
fra
sé
il
giovane
sorpreso
andando
ad
aprire
.
«
Son
io
,
Raimondo
...
son
io
!
Aprite
,
di
grazia
!
»
,
udì
la
voce
della
signora
Brusio
,
quasi
delirante
dietro
la
porta
.
«
Che
c
'
è
,
signora
?
...
Dio
mio
!
...
ella
mi
spaventa
!
»
,
esclamò
il
giovane
introducendo
la
madre
del
suo
amico
nella
sua
camera
.
«
Pietro
!
...
Dov
'
è
Pietro
?
Dov
'
è
mio
figlio
,
signor
Angiolini
?
»
,
disse
la
povera
madre
colle
lagrime
agli
occhi
.
«
Pietro
non
è
in
casa
?
»
,
domandò
Raimondo
vieppiù
sorpreso
.
«
Son
due
ore
del
mattino
e
mio
figlio
non
si
è
ancora
ritirato
...
Ho
mandato
il
domestico
a
cercarlo
al
teatro
,
e
ritornò
dicendo
che
il
teatro
era
chiuso
da
un
pezzo
,
ma
che
sulla
porta
era
avvenuta
una
rissa
fra
alcuni
giovanotti
;
che
vi
erano
stati
dei
feriti
e
degli
arrestati
...
Mio
Dio
!
...
gli
sarà
accaduta
qualche
disgrazia
!
...
Dove
lo
lasciaste
voi
?...»
«
Ci
separammo
all
'
ingresso
del
teatro
,
e
mi
disse
che
andava
subito
a
casa
...
Ma
io
non
so
nulla
di
risse
...
»
«
Dio
!
...
Dio
mio
!...»,
singhiozzò
la
madre
torcendosi
le
braccia
,
«
come
farò
,
Dio
mio
,
come
farò
!
...
Son
sola
,
signor
Angiolini
,
son
sola
!
...
Mio
figlio
!
...
chi
sa
cosa
n
'
è
di
mio
figlio
!
...
Aiutatemi
;
corriamo
all
'
ufficio
di
Questura
a
prendere
informazioni
...
»
«
Non
si
disperi
,
signora
;
spero
ricondurle
Pietro
al
più
presto
,
senza
alcun
accidente
.
Abbia
la
bontà
di
aspettarmi
qui
.
»
Raimondo
,
indossato
in
fretta
un
abito
,
prese
il
cappello
ed
uscì
.
Dando
campo
ad
un
sospetto
che
gli
era
balenato
in
mente
mentre
la
signora
Brusio
si
disperava
per
l
'
inusitata
e
straordinaria
tardanza
del
figlio
suo
,
e
per
la
notizia
che
il
domestico
le
avea
rapportato
,
egli
si
diresse
per
la
strada
Stesicorea
ed
indi
per
quella
Etnea
,
verso
la
casa
ove
abitava
la
contessa
di
Prato
.
Giungendo
sotto
i
veroni
,
sul
marciapiede
di
faccia
,
gli
sembrò
di
vedere
qualche
cosa
di
nero
immobile
sul
lastrico
.
Si
avvicinò
esitante
e
lo
chiamò
per
nome
a
bassa
voce
.
«
Che
vuoi
?
»
,
rispose
una
voce
rauca
e
ancora
tremante
,
come
se
inghiottisse
delle
lagrime
,
che
Raimondo
avrebbe
stentato
a
riconoscere
,
nel
suo
accento
duro
e
quasi
cupo
,
se
gli
fosse
stato
meno
famigliare
.
Si
appressò
ancora
,
e
vide
il
suo
amico
seduto
sullo
scaglione
del
marciapiede
,
coi
gomiti
sui
ginocchi
e
il
mento
fra
le
mani
.
«
Tu
qui
!
...
a
quest
'
ora
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Che
vuoi
,
ti
dico
?
!
»
,
replicò
con
maggiore
asprezza
Pietro
.
«
Non
son
forse
più
padrone
di
fare
quello
che
mi
piace
?!...»
Raimondo
capì
che
quello
non
era
il
momento
di
parlare
al
suo
amico
;
e
sospirando
tristemente
,
poiché
allora
soltanto
scoperse
lo
spaventoso
abisso
del
precipizio
su
cui
egli
si
cullava
,
sedette
silenzioso
al
suo
fianco
.
Pietro
rimase
muto
,
come
non
avvedendosene
,
cogli
occhi
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
sul
lume
che
brillava
dietro
le
tende
di
seta
del
verone
.
Qualche
volta
,
a
lunghi
intervalli
,
egli
trasaliva
,
ed
una
gocciola
,
come
di
sudore
,
che
partiva
dall
'
orbita
,
luccicava
un
momento
solcando
le
sue
guance
.
Ad
un
tratto
egli
afferrò
con
violenza
il
braccio
di
Raimondo
!
«
Guarda
!
...
guarda
anche
tu
!
»
,
diss
'
egli
con
la
voce
stridente
ed
interrotta
del
delirante
o
del
pazzo
.
E
si
alzò
,
come
se
avesse
voluto
elevarsi
sino
al
verone
per
meglio
osservare
.
«
Io
non
vedo
niente
»
,
mormorò
Raimondo
che
si
fregava
gli
occhi
inutilmente
.
Pietro
,
senza
rispondergli
,
gli
porse
la
busta
del
suo
occhialetto
che
trasse
dalla
saccoccia
del
soprabito
.
«
Guarda
,
ti
dico
!
...
c
'
è
da
diventar
pazzo
!
»
Coll
'
aiuto
dell
'
occhialetto
Raimondo
vide
la
contessa
,
presso
le
tende
del
verone
,
di
cui
le
invetriate
erano
aperte
,
sdraiata
,
nella
sua
favorita
posizione
languida
e
voluttuosa
,
su
di
una
poltrona
,
ancora
colla
veste
del
teatro
,
coi
capelli
ancora
intrecciati
di
fiori
;
ed
un
uomo
,
il
conte
,
ritto
dietro
la
spalliera
della
poltrona
,
che
si
chinava
verso
di
lei
,
e
le
divideva
coi
baci
i
ricci
da
sulla
fronte
.
Ella
gli
sorrideva
del
suo
riso
da
sirena
;
e
di
quando
in
quando
,
allorché
il
conte
rimaneva
come
stordito
nel
fascino
di
quelle
seduzioni
mirabili
di
voluttà
,
ella
gli
prendeva
le
mani
colle
sue
manine
affilate
e
bianchissime
,
e
se
ne
lisciava
la
fronte
,
e
le
nascondeva
fra
il
setoso
volume
dei
suoi
capelli
,
e
se
le
posava
sugli
occhi
e
sulle
labbra
,
ma
lentamente
,
con
quel
suo
abbandono
ch
'
era
irresistibile
,
come
se
avesse
voluto
dare
il
tempo
a
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
che
scaturivano
dai
suoi
pori
di
penetrare
in
lui
sino
al
midollo
delle
ossa
.
Raimondo
,
quasi
spaventato
,
pel
suo
amico
,
da
quella
vista
,
fu
scosso
dai
singhiozzi
di
lui
che
prorompevano
soffocati
come
singulti
;
e
,
riponendo
tristamente
nell
'
astuccio
l
'
occhialetto
,
disse
col
tuono
di
chi
prende
una
risoluzione
:
«
Via
,
Pietro
,
è
tempo
di
partire
!
Tua
madre
ti
attende
a
casa
mia
!
»
.
«
Mia
madre
!...»,
esclamò
il
giovane
con
un
sussulto
che
dimostrava
come
quella
corda
vibrasse
ancora
potentemente
nel
suo
cuore
,
mentre
tutte
le
altre
erano
allentate
e
sconvolte
.
«
Sì
,
tua
madre
,
spaventata
dalla
tua
estraordinaria
tardanza
,
che
ti
cerca
da
me
come
una
pazza
.
»
«
È
tanto
tardi
dunque
?
»
,
domandò
egli
come
parlando
in
sogno
.
«
Son
le
tre
fra
poco
.
»
«
Non
credevo
fosse
sì
tardi
...
Hai
ragione
,
andiamo
via
...
bisogna
essere
uomini
!
»
Poscia
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
quasi
non
avesse
avuto
la
forza
di
staccarsi
da
quel
punto
.
«
Ben
dicesti
:
bisogna
essere
uomini
e
non
fanciulli
!
»
,
replicò
Raimondo
,
dando
al
suo
accento
la
possibile
espressione
e
trascinandolo
in
qualche
modo
per
forza
,
mentre
Pietro
si
lasciava
condurre
a
capo
chino
come
un
ragazzo
.
IV
Quando
entrarono
nell
'
Albergo
di
Francia
,
dove
li
aspettava
la
signora
Brusio
,
questa
corse
ad
abbracciare
suo
figlio
con
tutta
l
'
effusione
di
un
cuore
di
madre
;
ma
rimase
senza
osarlo
,
colle
braccia
aperte
,
dinanzi
allo
sguardo
fosco
e
alla
fisonomia
cupa
ed
irritata
del
figlio
suo
.
«
Credevo
»
,
disse
questi
aspramente
,
«
di
non
essere
più
all
'
età
di
uno
scolaretto
che
si
manda
a
cercare
se
ha
fatto
tardi
nel
ritornare
da
scuola
...
»
La
madre
fu
dolorosamente
colpita
da
quelle
parole
,
le
sole
che
avesse
udite
in
tal
modo
da
quel
figlio
che
l
'
idolatrava
.
L
'
istinto
materno
fu
atterrito
dallo
stato
di
quel
giovanetto
che
in
un
'
ora
avea
potuto
dimenticare
siffattamente
il
culto
che
nutriva
della
madre
,
e
risponderle
in
tal
guisa
.
«
Andiamo
,
figlio
mio
,
le
tue
sorelle
ci
aspettano
...
»
,
diss
'
ella
tristamente
,
ma
evitando
di
inasprirlo
;
«
grazie
,
signor
Angiolini
!...»
S
'
incamminarono
verso
casa
;
e
la
madre
osservò
sospirando
che
il
figliuolo
non
le
offriva
il
braccio
,
e
camminava
cupo
,
ed
anche
indispettito
al
suo
fianco
.
Sulla
scala
corsero
ad
incontrarli
le
due
sorelline
ancora
pallide
e
singhiozzanti
,
che
gridavano
:
«
Mamma
!
mamma
!
...
L
'
hai
trovato
?
...
È
qui
il
nostro
Pietro
?!...»
.
Le
loro
festanti
esclamazioni
furono
interrotte
dalla
voce
dura
del
fratello
.
«
Per
l
'
avvenire
»
,
esclamò
questi
,
cercando
di
dare
la
possibile
moderazione
alla
sua
voce
tremante
d
'
irritazione
,
«
spero
che
le
mie
tardanze
non
daranno
più
luogo
a
simili
scene
da
teatro
...
che
mi
costringerebbero
a
cercare
altrove
la
pace
e
la
libertà
di
cui
ho
bisogno
...
che
son
deciso
ad
avere
...
Datemi
la
doppia
chiave
della
porta
,
onde
non
dia
più
occasione
ad
attendermi
domani
,
e
facciamola
finita
!...»
E
senza
neanche
prendere
il
lume
,
si
chiuse
nella
sua
camera
,
sbattendone
l
'
uscio
con
impeto
.
«
Povero
figlio
mio
!
»
,
singhiozzò
la
desolata
madre
,
abbracciando
piangente
le
sue
figlie
:
«
ecco
le
prime
lagrime
che
mi
fai
versare
!
»
.
Pietro
passeggiò
per
la
camera
alcuni
minuti
,
agitato
e
smanioso
;
poscia
si
fece
al
verone
.
La
calma
serena
di
quella
notte
d
'
estate
,
il
fresco
venticciuolo
che
gli
asciugava
il
sudore
sulla
fronte
lo
calmarono
alquanto
;
egli
pensò
alle
lagrime
di
sua
madre
ed
odiò
se
stesso
come
giammai
aveva
odiato
.
«
Son
vile
!
...
sì
,
son
vile
!...»,
esclamò
strappandosi
i
capelli
.
«
Oh
!
la
testa
...
Dio
mio
!...»
Aprì
l
'
uscio
della
sua
camera
senza
far
rumore
,
e
camminando
leggero
leggero
andò
ad
origliare
dietro
la
bussola
della
camera
di
sua
madre
,
onde
vedere
se
dormiva
.
La
signora
Brusio
era
ancora
in
piedi
quando
suo
figlio
aveva
aperto
l
'
uscio
,
ascoltando
ansiosamente
il
più
lieve
rumore
ch
'
egli
facesse
,
e
che
potesse
farle
indovinare
lo
stato
del
cuore
di
lui
;
appena
udì
che
si
avvicinava
capì
,
con
l
'
istinto
materno
,
che
suo
figlio
pentito
veniva
a
vedere
se
ella
dormisse
;
e
l
'
istinto
materno
le
suggerì
anche
che
l
'
unico
perdono
che
egli
poteva
desiderare
nel
suo
pentimento
era
che
sua
madre
riposasse
.
Ella
si
gettò
sul
letto
,
e
finse
di
dormire
.
Pietro
ascoltò
,
dietro
il
paravento
,
il
respiro
alquanto
accentuato
di
sua
madre
;
credette
che
dormisse
davvero
,
e
non
poté
frenare
le
lagrime
che
gli
scorrevano
ardenti
sulle
guance
:
lagrime
di
pentimento
,
di
rabbia
contro
se
stesso
,
di
terrore
dell
'
avvenire
(
che
allora
soltanto
intravedeva
)
per
ciò
che
provava
.
«
Povera
madre
!
»
,
esclamò
singhiozzando
;
«
povera
madre
mia
!
»
.
E
la
madre
udì
quei
singhiozzi
,
e
soffocò
i
suoi
fra
i
guanciali
.
Pietro
si
ritirò
in
punta
di
piedi
,
com
'
era
venuto
;
e
si
rimise
al
verone
.
Colla
fronte
fra
le
mani
,
ed
i
gomiti
appoggiati
alla
ringhiera
,
egli
si
assopì
in
quel
vortice
luminoso
e
turbolento
che
il
cuore
e
l
'
imaginazione
gli
creavano
,
e
dove
vedeva
un
'
ombra
,
dove
una
figura
,
ora
vestita
di
bianco
,
ora
quale
l
'
avea
veduta
poche
ore
innanzi
...
carezzantesi
la
fronte
ed
i
capelli
con
le
mani
di
quell
'
uomo
...
Quando
,
abbarbagliato
da
una
luce
vivissima
,
egli
alzò
gli
occhi
,
si
avvide
con
sorpresa
che
il
primo
raggio
di
sole
facea
scintillare
i
vetri
.
«
Diggià
!
»
,
mormorò
egli
:
«
il
giorno
vien
presto
al
presente
!...»
.
Sua
madre
,
entrando
la
mattina
nella
camera
di
lui
,
osservò
con
dolore
che
il
letto
era
intatto
,
come
era
stato
acconciato
la
sera
innanzi
.
«
Madre
mia
!
»
,
le
disse
il
giovane
prendendole
una
mano
,
in
tuono
di
pentimento
del
passato
ma
risoluto
ad
ottenere
quello
che
domandava
,
«
ti
chiedo
perdono
di
quello
che
ho
detto
e
fatto
ieri
...
Ma
ti
prego
di
lasciarmi
per
l
'
avvenire
alquanto
più
di
libertà
,
che
l
'
età
mia
ora
richiede
...
»
.
«
Fa
come
vuoi
,
figlio
mio
...
»
,
rispose
la
madre
abbracciandolo
.
«
Io
non
temo
che
tu
ne
possa
abusare
,
poiché
sei
figlio
di
un
uomo
onesto
e
manterrai
onorato
il
nome
che
ti
diede
.
In
quanto
a
me
...
»
,
e
la
povera
donna
sospirava
tentando
di
sorridere
,
«
in
quanto
a
me
cercherò
di
vincere
le
mie
sciocche
paure
...
»
«
Grazie
,
grazie
,
buona
madre
!...»,
esclamò
Pietro
facendo
uno
sforzo
per
non
bagnare
di
lagrime
quella
mano
che
baciava
.
Però
ogni
sera
quella
madre
,
che
numerava
coi
battiti
del
suo
cuore
i
minuti
che
suo
figlio
tardava
a
venire
,
aspettava
,
sino
alle
due
,
e
spesso
sino
alle
tre
,
che
il
noto
passo
le
annunziasse
da
lungi
,
nel
silenzio
della
strada
,
ch
'
era
lui
che
veniva
;
e
piangeva
sovente
,
quando
,
invece
di
mettersi
a
letto
,
lo
udiva
passeggiare
per
la
camera
,
o
farsi
al
verone
;
e
l
'
indomani
,
dopo
avere
interrogato
sospirando
il
letto
,
spesso
colle
lenzuola
ancora
rimboccate
,
cercava
negli
occhi
smarriti
del
figlio
e
nei
suoi
lineamenti
pallidi
e
sbattuti
la
risposta
ai
vaghi
timori
che
l
'
agitavano
.
Pietro
,
che
ogni
mattina
pel
passato
soleva
informarsi
della
salute
di
sua
madre
,
non
s
'
accorgeva
nemmeno
del
pallore
di
lei
e
della
sua
cera
malaticcia
.
Raimondo
non
lo
vedeva
quasi
più
.
Brusio
passava
i
giorni
al
Laberinto
,
la
sera
seguendo
la
donna
che
gli
aveva
ispirato
questa
folle
passione
o
cercando
d
'
incontrarla
al
passeggio
,
(
dove
lo
sguardo
di
lei
qualche
volta
lo
fissava
con
quel
raggio
pacato
e
snervante
della
sua
pupilla
cerulea
,
ciò
che
faceva
delirare
il
povero
giovane
,
e
gli
faceva
seguire
,
coll
'
occhio
ardente
e
le
membra
convulse
,
quella
veste
fluttuante
che
armonizzavasi
sì
mirabilmente
ai
movimenti
pieni
di
seduzione
del
corpo
da
fata
)
o
al
teatro
dove
la
vedeva
splendere
di
tutto
il
prestigio
del
suo
lusso
,
profumata
da
quel
vapore
inebbriante
che
recano
la
bellezza
,
la
giovinezza
,
la
ricchezza
;
facendo
scintillare
la
luce
del
suo
sguardo
insieme
al
riflesso
dei
suoi
diamanti
;
armonizzando
la
bianchezza
vellutata
e
purissima
della
sua
pelle
alla
bianchezza
pallida
delle
perle
che
le
cingevano
il
collo
bellissimo
;
spesso
allegra
e
ridente
cogli
uomini
più
eleganti
e
più
alla
moda
,
appartenenti
alla
migliore
società
,
che
si
contendevano
un
posto
nel
suo
palchetto
;
spesso
a
metà
nascosta
nell
'
angolo
più
oscuro
della
loggia
,
colla
testolina
ricciuta
e
coronata
di
fiori
e
di
gemme
rovesciata
all
'
indietro
sulla
parete
,
con
quell
'
attitudine
abbandonata
cui
ella
sapeva
dare
tutto
quanto
vi
ha
d
'
attraente
nella
mollezza
,
d
'
irresistibile
nel
languore
;
e
vi
stava
ad
occhi
chiusi
,
come
dormendo
ed
assorbendo
con
maggior
squisitezza
di
voluttà
le
armonie
della
musica
che
avevano
il
potere
di
commuoverla
dippiù
.
Egli
passava
la
notte
sotto
i
veroni
di
lei
,
coll
'
occhio
fisso
su
quel
lume
che
rischiarava
la
sua
stanza
;
aspirando
,
con
terribile
voluttà
di
passione
(
ch
'
era
tanto
potente
da
sembrare
angoscia
qualche
volta
)
di
gelosia
,
ed
anche
di
dolore
,
tutti
i
rumori
più
insensibili
del
suo
passo
,
del
fruscio
della
sua
veste
,
tutte
le
emanazioni
della
donna
amata
,
i
minimi
suoni
del
suo
pianoforte
e
della
sua
voce
,
che
spesso
parlava
al
conte
di
quelle
parole
,
cui
rispondeva
,
come
un
'
eco
,
un
singhiozzo
dalla
strada
.
Egli
sapeva
l
'
ora
del
suo
levarsi
,
della
sua
toletta
,
del
suo
pranzo
,
della
sua
passeggiata
;
conosceva
il
modo
d
'
ondeggiare
delle
tende
quando
ella
vi
stava
dietro
,
il
rumore
delle
carrucole
della
poltroncina
che
la
sua
mano
indolente
tirava
a
sé
.
Era
un
martirio
spaventevole
che
s
'
imponeva
senza
saperlo
;
che
l
'
attraeva
però
col
fascino
del
precipizio
;
che
alimentava
il
parossismo
febbrile
,
il
quale
divorava
le
sue
forze
e
la
sua
vita
,
colle
sue
triste
gioie
,
coi
suoi
acri
godimenti
,
coi
suoi
sogni
febbricitanti
.
Alcune
volte
,
ritirandosi
ella
dopo
la
mezzanotte
,
a
piedi
,
accompagnata
[
dal
conte
e
]
da
due
o
tre
giovanotti
eleganti
che
la
corteggiavano
,
si
era
rivolta
verso
quell
'
uomo
,
seduto
sul
marciapiede
,
che
si
sarebbe
scambiato
con
un
mucchio
di
cenci
;
ed
il
conte
avea
rallentato
il
passo
per
meglio
osservarlo
.
Quando
ella
si
ritirava
in
carrozza
,
Pietro
osservava
,
qualche
volta
,
al
riverbero
dei
lampioni
della
carrozza
,
che
ella
,
mentre
scendeva
dal
montatoio
,
si
volgeva
con
curiosità
verso
l
'
angolo
ove
sapeva
di
dover
trovare
quello
strano
personaggio
che
la
prima
volta
avea
supposto
un
mendico
;
e
che
il
conte
si
fermava
innanzi
al
portone
qualche
minuto
per
guardarlo
.
Una
notte
,
negli
ultimi
di
settembre
,
verso
le
due
del
mattino
,
Pietro
aspettava
da
un
pezzo
la
contessa
che
era
andata
alla
serata
del
prefetto
.
Il
rumore
di
una
carrozza
,
che
si
avvicinava
al
gran
trotto
,
si
fece
udire
da
molto
lontano
per
le
strade
deserte
,
e
poco
dopo
il
legno
passò
dinanzi
al
nostro
protagonista
fermo
al
suo
solito
posto
.
Narcisa
ne
scese
più
lentamente
del
solito
,
e
scomparve
quasi
subito
insieme
al
conte
.
La
carrozza
ripartì
.
Pietro
udì
il
passo
leggero
di
lei
che
saliva
le
scale
,
accompagnato
dal
passo
più
pesante
dell
'
uomo
che
la
seguiva
;
udì
la
porta
che
si
apriva
a
riceverli
e
si
rinchiuse
poco
dopo
;
vide
che
nel
salotto
ove
abitualmente
dimorava
la
contessa
,
venivano
accresciuti
i
lumi
.
Poco
dopo
la
dolce
voce
di
Narcisa
,
col
suo
accento
molle
ed
armonioso
d
'
indefinibile
espressione
,
fece
battere
fortemente
il
cuore
del
povero
giovane
.
«
Mio
Dio
!
...
che
buio
!
...
Ma
dormono
tutti
in
questa
casa
stassera
!...»
Indi
alcuni
suoni
,
tratti
così
a
caso
dal
pianoforte
,
quasi
le
dita
cercassero
le
note
di
una
fantastica
melodia
,
che
si
stancarono
presto
a
riprodurre
e
che
diede
luogo
al
terzetto
finale
d
'
Ernani
,
anch
'
esso
poco
dopo
interrotto
,
colla
stessa
capricciosa
volubilità
,
per
un
valtzer
allora
in
gran
voga
:
Il
Bacio
,
di
Arditi
.
Però
sembrava
che
un
'
attitudine
estraordinaria
facesse
,
in
chi
suonava
,
supplire
a
tutte
le
lievi
imperfezioni
di
esecuzione
,
che
venivano
dalle
difficoltà
che
incontrava
,
con
una
espressione
molto
rara
,
che
traeva
degli
impeti
e
dei
fremiti
di
delirio
festevole
dalle
note
del
valtzer
e
faceva
piangere
con
quelle
del
melodramma
.
Giammai
a
Pietro
parve
di
avere
udito
armonia
come
quella
che
le
mani
della
donna
adorata
creavano
sui
tasti
d
'
avorio
,
nel
silenzio
profondo
di
quella
notte
,
profumata
dal
vicino
Laberinto
e
rischiarata
dalla
luna
.
Tutt
'
a
un
tratto
anche
il
valtzer
fu
interrotto
,
ed
il
giovane
udì
i
passi
di
lei
che
si
avvicinava
al
verone
,
e
vide
la
sua
ombra
che
intercettava
il
lume
che
ne
rischiarava
il
vano
.
Ella
si
appoggiò
all
'
inferriata
del
verone
,
colla
testa
fra
le
mani
,
perdendo
il
suo
sguardo
nell
'
orizzonte
.
La
luna
,
allora
nel
suo
più
alto
emisfero
,
la
circondava
quasi
in
un
trasparente
vapore
.
Un
'
altra
ombra
si
avanzò
e
le
si
mise
al
fianco
.
«
Perdio
!
»
,
disse
una
voce
secca
ed
orgogliosa
,
con
accento
toscano
,
che
Pietro
riconobbe
per
quella
del
conte
,
«
non
mi
leverò
mai
d
'
addosso
quest
'
accidente
!
»
Brusio
sentì
che
quelle
parole
erano
al
suo
indirizzo
,
e
il
sangue
gli
montò
al
viso
.
«
Che
dite
?
»
,
rispose
la
fresca
voce
della
contessa
,
sebbene
parlasse
pianissimo
.
«
Parlo
di
quell
'
importuno
che
sta
a
farci
la
spia
da
mane
a
sera
;
che
non
ci
lascia
un
'
ora
di
pace
...
e
che
credo
,
in
fede
mia
,
sia
pazzo
di
voi
...
»
La
contessa
alzò
le
spalle
con
un
moto
sprezzante
d
'
indifferenza
;
indi
mormorò
sbadatamente
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
calma
,
e
colla
più
completa
noncuranza
,
lasciando
il
verone
:
«
E
che
ci
ho
da
fare
io
se
quest
'
uomo
e
pazzo
?...»
.
Pietro
si
alzò
,
lento
,
come
se
le
gambe
gli
si
piegassero
sotto
,
sentendo
agghiacciarglisi
il
sudore
sulla
fronte
,
coi
denti
sbattenti
di
convulsione
.
Di
giorno
il
conte
sarebbe
rimasto
atterrito
dal
pallore
e
dall
'
alterazione
dei
lineamenti
di
lui
,
e
dal
sinistro
splendore
dei
suoi
occhi
ardenti
.
Egli
rimase
un
momento
immobile
,
annichilato
,
come
se
quella
bellissima
voce
di
donna
avesse
di
un
sol
colpo
reciso
i
muscoli
più
vitali
del
suo
cuore
.
Il
solo
rumore
che
si
udiva
era
quello
dei
suoi
denti
che
battevano
gli
uni
contro
gli
altri
.
«
Questa
donna
ha
ragione
!
»
,
mormorò
egli
quindi
colla
voce
rauca
,
stentando
a
proferire
le
parole
:
«
io
son
pazzo
!
...
son
pazzo
!
...
Sono
stato
vile
anche
!...»
.
E
partì
lentamente
,
quasi
strascinandosi
.
Non
avea
fatto
dieci
passi
che
udì
le
note
allegre
e
cristalline
del
valtzer
che
risuonavano
di
nuovo
.
Si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
a
guardare
un
'
ultima
volta
,
con
un
'
ineffabile
espressione
di
disperata
amarezza
,
quel
lume
che
splendeva
chiarissimo
in
quella
stanza
riboccante
d
'
armonia
;
si
levò
il
cappello
,
con
un
moto
istintivo
,
lento
,
quasi
solenne
,
esclamando
,
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
infuocate
:
«
Addio
,
signora
!
...
Addio
!
»
.
Camminò
tentoni
,
barcollando
com
un
ubbriaco
,
fino
a
quando
stramazzò
,
privo
di
forze
,
singhiozzante
,
su
di
un
sedile
di
marmo
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
.
«
Oh
!
questo
valtzer
!
questo
valtzer
!
»
,
gridò
egli
smaniante
,
come
se
quelle
note
gli
percuotessero
sul
cervello
,
«
Dio
!
...
mi
pare
di
diventar
matto
davvero
...
Ah
!
...
ma
non
ha
dunque
nemmeno
un
pensiero
per
l
'
uomo
ch
'
è
pazzo
per
lei
,
questa
donna
?!!...»
E
partì
correndo
,
come
un
delirante
,
fuggendo
quei
suoni
,
che
sembravano
inseguirlo
nel
silenzio
della
contrada
.
Si
aggirò
quasi
tutta
la
notte
per
le
vie
più
solitarie
e
deserte
della
città
;
spesso
correndo
e
singhiozzando
disperatamente
,
spesso
lasciandosi
cadere
a
terra
,
sul
canto
di
una
via
,
quando
l
'
eccitazione
febbrile
che
l
'
agitava
gli
toglieva
le
forze
che
gli
aveva
dato
nel
suo
parossismo
.
Non
tenteremo
di
dare
un
'
idea
di
quelle
lagrime
roventi
che
lasciavano
solchi
sul
suo
volto
livido
ed
impastato
di
polvere
e
di
sudore
.
La
tempesta
violenta
che
mugghiava
in
quel
petto
gli
faceva
emettere
voci
tronche
,
gemiti
che
si
articolavano
come
parole
,
ma
in
mezzo
ai
quali
risuonava
sempre
un
grido
,
or
come
un
singhiozzo
,
or
come
un
'
invocazione
disperata
:
«
Narcisa
!
...
Narcisa
!...»
.
E
quando
le
sue
arterie
battevano
in
modo
da
rompersi
,
egli
si
afferrava
la
testa
fra
le
mani
,
e
tornava
a
correre
come
un
pazzo
,
fin
quando
la
stanchezza
fisica
lo
istupidiva
alla
lotta
terribile
delle
sue
passioni
.
Cominciava
ad
albeggiare
;
quell
'
incerto
crepuscolo
gli
ferì
gli
occhi
come
un
riverbero
infuocato
;
quella
vita
che
si
risvegliava
nella
grande
città
con
tutti
i
suoi
rumori
,
quella
luce
che
crescendo
gli
sembrava
rischiarasse
tutta
l
'
immensità
della
sua
disperazione
,
gli
parvero
odiose
...
a
lui
che
cercava
il
nulla
,
che
non
avea
pensato
al
suicidio
perché
odiava
troppo
ancora
per
essere
stanco
della
vita
.
Aprì
la
porta
di
strada
di
casa
sua
colla
doppia
chiave
che
recava
sempre
addosso
;
si
chiuse
nella
sua
camera
,
così
al
buio
;
e
si
buttò
sul
letto
,
vestito
com
'
era
,
lasciando
cadere
soltanto
in
un
angolo
il
suo
cappello
:
era
annichilato
.
La
stanchezza
fisica
e
la
morale
l
'
avevano
vinta
fors
'
anche
sulla
sua
disperazione
;
o
almeno
,
in
quel
punto
,
gliela
avevano
resa
meno
sensibile
.
Egli
si
addormentò
poco
dopo
di
un
sonno
agitato
,
febbrile
ed
interrotto
.
Sua
madre
,
che
all
'
alba
avea
lasciato
il
letto
,
dopo
una
notte
passata
fra
le
lagrime
,
e
stava
nel
salotto
che
precedeva
la
camera
di
lui
,
onde
vedere
se
almeno
fosse
rientrato
,
udì
a
lungo
gemiti
,
singhiozzi
,
rantoli
soffocati
,
che
si
mischiavano
alla
respirazione
affannosa
e
stentata
del
dormente
,
e
che
conturbavano
e
straziavano
il
suo
cuore
.
Questa
donna
,
coll
'
orecchio
fissato
sulla
toppa
dell
'
uscio
,
stette
quasi
un
giorno
intiero
ascoltando
con
angosciosa
ansietà
tutti
i
minimi
rumori
di
lui
e
cercando
d
'
indovinarli
.
Finalmente
,
verso
le
sette
di
sera
,
l
'
udì
levarsi
e
passeggiare
per
la
camera
.
Ella
ebbe
timore
,
sì
,
la
madre
che
comprendeva
come
qualche
cosa
di
terribile
passasse
nell
'
animo
del
figlio
,
e
lo
allontanasse
dalle
sue
consolazioni
e
fin
dalle
sue
lagrime
,
la
madre
ebbe
timore
che
questo
figlio
adorato
,
buono
un
tempo
ed
affettuoso
,
che
ella
non
riconosceva
più
ora
allo
sguardo
fosco
e
al
carattere
aspro
e
violento
,
non
commettesse
qualche
scena
brutale
se
si
fosse
accorto
di
essere
stato
spiato
.
Pietro
passeggiò
un
pezzo
per
la
camera
,
strascinandosi
o
camminando
a
salti
,
a
seconda
delle
istantanee
trasformazioni
che
subiva
il
corso
delle
sue
idee
;
odiando
quel
filo
di
luce
che
trapelava
dalle
commessure
delle
imposte
e
che
gli
provava
che
la
luce
illuminava
ancora
;
odiando
i
rumori
della
strada
che
gli
annunziavano
che
tutto
non
era
morto
o
almeno
in
lutto
come
il
suo
cuore
;
odiando
fin
anche
il
pensiero
di
esser
vicino
alla
sua
famiglia
,
quella
famiglia
che
avea
formato
il
suo
culto
e
per
la
quale
avrebbe
dato
altra
volta
tutto
il
suo
sangue
.
Poi
sedette
presso
il
tavolino
,
colla
testa
fra
le
mani
;
e
vi
stette
a
lungo
;
coll
'
occhio
arido
,
lucido
,
di
una
straordinaria
fissità
.
Una
febbre
ardente
faceva
vibrare
con
forza
le
sue
pulsazioni
;
allorché
sentì
battere
sì
violentemente
le
sue
arterie
ch
'
egli
ne
udiva
quasi
il
sordo
rumore
con
colpi
spessi
percossi
sul
cervello
;
allorché
sentì
sulle
palme
quel
fuoco
che
ardeva
la
sua
fronte
;
allorché
,
più
che
mai
,
intravide
dei
lucidi
bagliori
attraversargli
la
pupilla
con
un
solco
luminoso
,
che
nell
'
animo
tracciava
una
striscia
infuocata
fra
la
tempesta
delle
sue
passioni
,
dubitò
un
momento
che
fosse
pazzo
davvero
.
Egli
ebbe
paura
di
quest
'
idea
...
paura
di
non
esser
più
padrone
di
sé
,
della
sua
vita
,
nel
momento
che
sentiva
averne
maggior
bisogno
,
per
inebbriarsi
di
tutta
la
terribile
voluttà
di
quel
dolore
che
l
'
attaccava
alla
vita
istessa
;
ebbe
paura
di
abbandonare
questa
,
come
in
trastullo
,
agli
uomini
:
egli
si
fece
alcune
domande
che
erano
strazianti
nella
loro
calma
forzata
;
si
propose
ragionamenti
posati
che
tradivano
ancora
la
convulsione
dello
sforzo
che
erano
costati
,
dominando
l
'
uragano
che
tempestavagli
in
cuore
con
volontà
disperata
di
calma
,
per
convincersi
che
non
era
pazzo
...
poiché
egli
avea
paura
d
'
esserlo
...
poiché
egli
odiava
ferocemente
...
Udì
suonare
nove
ore
all
'
orologio
della
stanza
contingua
.
«
Vediamo
!
»
,
mormorò
egli
alzandosi
,
«
a
quest
'
ora
dev
'
essere
buio
...
Ho
tutta
la
mia
ragione
ancora
!
...
Che
vale
disperarsi
per
colei
?
...
quali
diritti
ne
ho
io
?
Siamo
uomini
,
perdio
!
...
come
dice
Raimondo
...
Ma
chi
dice
questo
spesso
è
segno
che
teme
di
non
esserlo
abbastanza
...
Non
è
vero
che
son
pazzo
!
...
Non
voglio
essere
pazzo
io
!
...
Ebbene
!
...
io
voglio
esser
uomo
!
...
sì
...
ho
la
testa
lucida
!
...
comprendo
che
bisogna
annegarne
la
memoria
...
annegarla
fra
il
vino
...
le
donne
...
l
'orgia!...»
Aprì
le
imposte
,
per
vedere
s
'
era
notte
davvero
:
era
buio
affatto
;
raccolse
il
cappello
da
terra
e
se
lo
calcò
sul
capo
senza
nemmeno
aggiustarsi
i
capelli
arruffati
e
appiccicati
col
sudore
sulla
fronte
,
ed
uscì
,
quasi
fuggendo
la
madre
che
udiva
camminare
nell
'
altra
stanza
.
V
Gli
parve
di
respirare
più
liberamente
quando
l
'
aria
aperta
lo
percosse
sul
volto
,
rinfrescando
il
calore
delle
sue
membra
ardenti
di
febbre
:
quella
dolce
sensazione
gli
parve
fargli
bene
.
Per
la
strada
Vittoria
scese
alla
Marina
.
A
misura
che
l
'
influenza
di
quella
bella
sera
s
'
insinuava
nel
suo
organismo
,
egli
sentiva
però
crescere
e
giganteggiare
un
fantasma
che
voleva
scacciare
con
tutte
le
forze
dell
'
essere
suo
...
che
l
'
atterriva
.
Sotto
il
Seminario
,
vicino
Porta
Marina
,
in
una
bottega
,
udì
i
suoni
di
alcuni
strumenti
da
fiato
e
da
corda
che
eseguivano
una
polka
,
e
i
passi
saltellanti
e
vigorosi
di
coloro
che
ballavano
.
«
Costoro
si
divertono
»
;
diss
'
egli
,
«
chi
sa
se
anch
'
io
vi
potrei
almeno
dimenticare
!...»
Fece
alcuni
passi
per
entrare
nella
bottega
di
tabacchi
che
precede
l
'
ignobile
sala
da
ballo
,
ma
non
ebbe
la
forza
di
farlo
.
L
'
istinto
,
l
'
abitudine
piuttosto
,
del
giovane
bene
educato
non
gli
permise
di
mischiarsi
senza
transazioni
a
quanto
vi
avea
d
'
impuro
e
d
'
abietto
in
quella
gentaglia
,
operai
d
'
infima
classe
,
lustrastivali
,
borsaiuoli
,
barcaiuoli
e
femmine
di
mala
vita
,
che
componevano
la
società
di
quel
ballo
.
«
Oh
!
stordirmi
!
stordirmi
!...»,
esclamò
egli
,
con
un
accento
quasi
doloroso
,
fermo
in
mezzo
al
viale
ove
avea
incontrato
Narcisa
e
questa
l
'
avea
guardato
.
E
partì
di
buon
passo
per
la
strada
Stesicorea
;
ai
Quattro
Cantoni
entrò
alla
Villa
di
Sicilia
.
Era
la
capitolazione
del
giovane
di
buona
famiglia
,
che
non
osava
ancora
penetrare
nella
taverna
per
ubbriacarsi
e
cercava
la
taverna
elegante
.
Al
garzone
,
che
gli
domandava
cosa
ordinasse
,
rispose
di
non
saperlo
,
di
recare
quel
che
voleva
,
come
per
esempio
un
'
insalata
,
purché
l
'
accompagnasse
di
una
bottiglia
di
marsala
.
Il
cameriere
guardò
sorpreso
quel
giovane
che
beveva
una
bottiglia
di
marsala
su
di
un
'
insalata
.
Pietro
fu
quasi
atterrito
,
quando
,
riflessa
dirimpetto
a
lui
,
su
di
uno
specchio
,
vide
una
sinistra
figura
da
spettro
,
col
cappello
ammaccato
,
i
capelli
incollati
e
cadenti
sul
volto
di
un
pallore
che
sembrava
terreo
,
magro
in
modo
da
far
luccicare
straordinariamente
il
bagliore
che
la
febbre
dava
ai
suoi
occhi
,
i
quali
sembravano
più
grandi
;
cogli
abiti
scomposti
;
egli
stentò
un
pezzo
a
riconoscere
se
stesso
,
e
finalmente
un
riso
amarissimo
errò
sulle
sue
labbra
violacee
.
Il
cameriere
gli
recò
quanto
avea
ordinato
;
egli
cominciò
a
bere
il
vino
senza
toccare
l
'
insalata
.
Allorché
sentì
i
polsi
battergli
più
forte
,
le
gote
animarsi
,
i
vapori
annebbiare
la
sua
testa
,
ancora
vertiginosa
,
egli
si
alzò
,
dopo
aver
pagato
lo
scotto
,
ed
uscì
.
«
Ora
andiamo
al
ballo
!
»
,
mormorò
con
triste
sarcasmo
;
«
forse
anch
'
ella
,
a
quest
'
ora
,
è
alla
sua
festa
!...»
E
scacciando
un
'
ultima
volta
quest
'
immagine
che
,
anche
fra
i
fumi
del
vino
,
anche
nel
momento
che
si
stordiva
per
non
vederla
e
che
la
fuggiva
nello
stravizzo
,
trovava
modo
d
'
inchiodarglisi
ferocemente
nel
cervello
,
egli
corse
alla
Marina
;
esitò
ancora
un
istante
prima
di
mettere
il
piede
su
quella
soglia
,
e
finalmente
entrò
nella
bottega
che
precedeva
lo
stanzone
ove
si
ballava
.
Fingendo
di
dover
comprare
sigari
,
domandò
a
colui
che
stava
al
banco
se
l
'
entrata
al
ballo
era
libera
per
tutti
,
pagando
;
colui
lo
squadrò
dal
capo
alle
piante
,
come
sorpreso
che
un
giovane
il
quale
indossava
abiti
piuttosto
eleganti
venisse
a
cercare
una
tal
festa
;
poi
,
alzando
le
spalle
con
ruvida
indifferenza
,
gli
rispose
con
un
cenno
del
capo
affermativo
.
Brusio
,
pagati
alla
porta
i
pochi
centesimi
che
davano
diritto
all
'
entrata
,
passò
nella
sala
da
ballo
.
Era
,
come
abbiamo
accennato
,
una
stanza
assai
grande
,
illuminata
da
lampade
ad
olio
,
con
alcune
panche
disposte
in
giro
alle
pareti
,
su
di
una
delle
quali
sedevano
un
contrabbasso
,
un
violino
ed
un
flauto
che
facevano
saltare
col
movimento
della
polka
una
ventina
di
ballerini
e
ballerine
.
La
vista
del
giovane
in
cappello
a
cilindro
fece
impressione
certamente
,
poiché
le
danze
furono
sospese
,
e
tutti
si
volsero
a
guardare
con
curiosità
il
nuovo
venuto
;
poco
dopo
incominciò
a
farsi
udire
un
mormorio
di
cattivo
augurio
contro
quell
'
importuno
che
veniva
a
disturbare
il
loro
passatempo
.
«
Egli
viene
a
ridere
di
noi
...
il
signorino
!
»
,
esclamò
una
delle
donne
,
che
si
appoggiava
alla
spalla
di
un
uomo
atletico
,
vestito
di
velluto
e
di
volto
assai
caratteristico
.
«
Noi
non
andiamo
a
mischiarci
alle
sue
smorfiose
...
quando
essi
si
divertono
!...»,
gridò
un
'
altra
.
«
Non
vogliamo
seccatori
qui
!
non
vogliamo
spie
!
»
,
urlò
una
terza
voce
.
«
Ora
vado
a
prendere
per
le
spalle
questo
piccino
e
te
lo
metto
fuori
»
,
disse
l
'
uomo
erculeo
alla
sua
donna
.
E
si
avanzò
,
col
cipiglio
arrogante
,
verso
il
Brusio
,
il
quale
ancora
esitava
ad
inoltrarsi
.
«
Che
vuoi
tu
?
»
,
gli
disse
colla
voce
dura
dell
'
imperio
che
esercitava
sui
suoi
compagni
quando
gli
fu
faccia
a
faccia
,
covrendolo
quasi
col
suo
largo
petto
e
la
sua
alta
statura
.
«
Non
ho
da
dirlo
a
te
,
né
a
nessuno
qui
!
»
,
rispose
il
giovane
,
irritato
,
quantunque
avvinazzato
,
da
quella
brutale
famigliarità
,
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
«
Per
Cristo
!
non
hai
da
dirlo
a
me
?
»
,
rispose
sghignazzando
il
colosso
.
«
Ma
sai
che
qui
sei
in
casa
mia
,
e
che
se
ti
prendo
fra
l
'
indice
ed
il
pollice
ti
stritolo
?!...»
«
S
'
è
casa
tua
ci
resto
!
»
,
disse
Pietro
coll
'
ostinazione
dell
'
ubriachezza
o
del
puntiglio
giovanile
;
«
in
quanto
a
stritolarmi
,
provati
!
»
E
incrocicchiò
le
braccia
sul
petto
,
stendendo
un
passo
in
avanti
e
spostandosi
solidamente
sulle
sue
gambe
snelle
ma
nervose
,
come
se
aspettasse
l
'
assalto
.
L
'
altro
fece
ancora
un
passo
,
minacciandolo
dello
sguardo
più
che
del
gesto
,
con
la
bravata
audace
e
cinica
che
dà
la
coscienza
della
superiorità
fisica
in
tali
uomini
;
e
mormorò
,
con
voce
che
cominciava
ad
essere
rauca
d
'
ira
,
accostandosi
sin
quasi
a
toccarlo
col
petto
:
«
Vattene
!
»
.
«
No
!
»
,
rispose
Pietro
bruscamente
.
Il
gigante
stese
le
braccia
per
afferrarlo
;
le
braccia
muscolose
del
giovane
lo
ributtarono
due
o
tre
passi
all
'
indietro
con
un
vigore
che
il
bravaccio
non
avrebbe
mai
supposto
in
quel
corpo
magro
e
svelto
;
allora
mise
un
urlo
di
rabbia
:
l
'
urlo
della
iena
che
ha
sentito
pungersi
mentre
scherzava
;
e
afferrata
una
sedia
la
slogò
di
un
sol
colpo
sul
pavimento
,
tornando
quindi
verso
di
Brusio
con
la
sbarra
pesante
e
ruvida
fra
le
mani
,
che
brandiva
sulla
sua
testa
come
una
clava
.
Pietro
,
dal
canto
suo
,
fu
lesto
ad
impadronirsi
del
bastone
di
uno
dei
suonatori
,
che
si
erano
salvati
dietro
le
panche
,
e
a
pararsi
il
colpo
con
quello
.
Allora
cominciò
un
combattimento
accanito
e
feroce
fra
l
'
uomo
atletico
,
che
mugghiava
come
un
toro
ferito
per
la
rabbia
che
non
poteva
sfogare
,
rabbia
accresciuta
dalla
inopinata
resistenza
che
incontrava
e
che
gli
toglieva
il
prestigio
d
'
invincibilità
nell
'
opinione
dei
suoi
compagni
,
ed
il
giovane
alto
,
sottile
,
pallidissimo
,
colle
grosse
labbra
chiuse
e
sdegnose
,
l
'
occhio
scintillante
,
la
fronte
alquanto
calva
,
altiera
ed
impassibile
,
su
cui
si
appiccicavano
i
capelli
arruffati
e
si
schiacciava
il
suo
cappello
a
cilindro
.
Per
fortuna
Pietro
aveva
studiato
la
scherma
del
bastone
con
maggiore
attenzione
di
quanta
ne
avesse
messa
ad
ascoltare
le
lezioni
del
canonico
Russo
;
fu
perciò
col
massimo
piacere
degli
spettatori
,
comprese
le
femmine
,
che
questi
assistettero
a
quel
duello
singolare
fra
i
due
avversarii
degni
di
starsi
a
fronte
l
'
un
l
'
altro
;
essi
battevano
le
mani
ai
bei
colpi
,
e
incoraggiavano
con
acclamazioni
i
combattenti
.
Brusio
non
era
più
uno
straniero
per
loro
,
un
signorino
,
ora
che
maneggiava
sì
bene
il
bastone
.
L
'
uomo
vestito
di
velluto
avea
il
braccio
e
le
reni
solidi
come
bronzo
,
e
molta
abilità
in
questa
maniera
di
scherma
,
ciò
che
gli
faceva
menar
colpi
che
calavano
giù
rombando
terribilmente
;
il
giovane
però
,
se
non
avea
la
forza
muscolare
del
suo
avversario
,
lo
vinceva
nell
'
elasticità
e
sveltezza
dei
movimenti
e
nel
sangue
freddo
inalterabile
,
che
in
lui
era
uno
strano
effetto
della
collera
,
con
cui
aggiustava
i
suoi
colpi
e
parava
quelli
che
gli
venivano
.
Tutt
'
a
un
tratto
una
legnata
violenta
di
Brusio
spezzò
la
spada
colla
quale
il
bravaccio
parava
il
colpo
alla
testa
,
e
si
vide
quest
'
ultimo
stramazzare
a
terra
colle
braccia
stese
:
avea
il
cranio
spaccato
.
Successe
uno
straordinario
tafferuglio
:
alcuni
gridavano
evviva
,
altri
imprecavano
e
minacciavano
Pietro
più
seriamente
al
certo
di
quanto
fosse
stato
minacciato
sino
allora
,
poiché
nella
mezza
luce
si
vedevano
luccicare
lame
di
coltelli
affilati
.
«
Silenzio
,
canaglia
!
»
,
si
udì
gridare
una
voce
la
quale
avea
tutte
le
gradazioni
fra
quella
dell
'
uomo
e
quella
della
donna
,
«
questo
giovanotto
lo
proteggo
io
!
è
dei
nostri
!
...
Ha
cuore
e
pugno
...
Egli
vuol
essere
dei
nostri
,
giacché
è
venuto
;
non
è
vero
?
»
«
No
!
no
!
Sì
!
sì
!
»
,
urlarono
alcune
voci
avvinazzate
:
«
Non
vogliamo
cappelli
!
non
vogliamo
signorini
!...»;
«
Viva
il
signorino
!
egli
ha
il
pugno
di
ferro
;
egli
ha
vinto
Nicola
!
»
.
Nulla
avrebbe
potuto
sedare
quello
schiamazzo
,
e
Pietro
avrebbe
corso
fors
'
anche
il
più
grave
pericolo
,
minacciato
dalla
vendetta
degli
amici
del
caduto
,
quantunque
difeso
anche
dal
piccol
numero
dei
suoi
ammiratori
;
un
altro
combattimento
,
in
più
grandi
proporzioni
,
era
almeno
imminente
,
se
non
fosse
entrato
in
quel
punto
il
padrone
dello
stabilimento
;
il
quale
,
impassibile
sin
'
allora
a
quanto
era
avvenuto
,
dietro
il
suo
banco
della
prima
camera
,
accorreva
dimostrando
nel
gesto
e
nella
fisonomia
l
'
importanza
della
notizia
che
recava
:
«
I
carabinieri
!
»
,
diss
'
egli
.
«
I
carabinieri
!
»
fu
gridato
da
ogni
parte
.
E
tosto
amici
e
nemici
si
fusero
in
un
lodevole
accordo
a
nascondere
in
uno
stanzino
il
mal
capitato
Nicola
,
cui
,
quantunque
fosse
rinvenuto
e
mandasse
lamentevoli
gemiti
,
nessuno
avea
badato
,
a
lavare
il
pavimento
lordo
di
sangue
,
e
a
tirare
i
suonatori
da
sotto
le
panche
.
«
La
Fasola
!
la
Fasola
!
»
,
fu
gridato
da
tutti
.
Venti
braccia
soffocarono
Pietro
in
un
energico
amplesso
;
e
venti
voci
,
anche
di
quelle
che
avevano
minacciata
la
sua
vita
un
momento
innanzi
,
gli
susurrarono
:
«
Siamo
amici
,
non
è
vero
?
Sei
dei
nostri
!
...
Vuoi
essere
dei
nostri
?
»
.
«
Sì
,
son
dei
vostri
!
...
amici
!
tutti
amici
!
»
,
rispose
Pietro
,
urlando
tanto
forte
da
cercare
di
soffocare
le
stesse
parole
che
proferiva
;
stendendo
le
mani
alle
venti
mani
nere
e
callose
che
gli
venivano
stese
,
onde
stordire
tutto
quello
che
sentiva
d
'
ignobile
,
di
ributtante
,
di
vile
in
quell
'
accozzaglia
alla
quale
veniva
a
domandare
le
sue
distrazioni
;
ballando
anche
lui
quella
ridda
infernale
sul
sangue
versato
da
poco
e
ancora
tiepido
...
Egli
,
a
misura
che
le
acri
esalazioni
di
quei
cenci
e
di
quei
corpi
,
e
l
'
esaltazione
avvinazzata
di
quel
tripudio
cominciarono
ad
offuscargli
il
cervello
,
come
il
marsala
non
aveva
potuto
fare
;
egli
,
che
aveva
avuto
ribrezzo
a
toccare
la
mano
di
quella
femmina
,
spudorata
corifea
della
festa
,
ch
'
era
stata
la
donna
di
Nicola
,
cominciò
a
saltare
più
furiosamente
degli
altri
,
e
stringersi
più
ebbro
quell
'
abbietta
creatura
fra
le
braccia
.
Due
ore
dopo
mezzanotte
egli
usciva
stordito
,
briaco
da
quell
'
orgia
;
ancora
sbalordito
dal
baccano
che
avea
fatto
il
suo
cuore
;
mormorando
come
per
illudersi
anche
in
quel
momento
:
«
Oh
!
la
vita
!
...
Questa
è
la
vita
!
...
Donne
e
vino
!
...
Viva
l
'
allegria
!
»
.
Da
quel
giorno
,
o
piuttosto
da
quella
notte
,
Pietro
Brusio
cominciò
una
vita
indegna
ed
abbietta
,
di
cui
egli
cercava
occupare
tutti
gli
istanti
con
gli
eccessi
più
sfrenati
,
per
non
darsi
il
tempo
neanche
di
vedere
dov
'
era
caduto
.
Egli
faceva
sforzi
sovrumani
per
annegare
nel
frastuono
,
nell
'
ubbriachezza
,
quanto
sentiva
ancora
di
elevato
e
di
nobile
nel
suo
cuore
,
che
gli
rimproverava
come
un
rimorso
la
vita
che
menava
,
e
gli
faceva
pensare
spesso
,
malgrado
la
sua
disperata
volontà
,
malgrado
gli
eccessi
a
cui
ricorreva
,
a
quella
donna
fatale
di
cui
malediva
la
memoria
.
Spesso
fra
le
orgie
più
impure
,
nell
'
ubbriachezza
più
profonda
,
egli
rimaneva
in
disparte
,
muto
,
pallido
,
coll
'
occhio
fisso
e
pensieroso
.
Spesso
,
al
contrario
,
stringendosi
una
di
quelle
femmine
da
trivio
fra
le
braccia
egli
mormorava
un
nome
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
:
ciò
che
rendeva
dapprincipio
attoniti
,
e
faceva
ridere
dappoi
i
suoi
compagni
di
stravizzo
.
Egli
logorava
la
giovinezza
del
suo
cuore
e
del
suo
corpo
in
questa
vita
febbrile
,
divorante
,
che
s
'
era
imposta
;
fuggiva
lo
sguardo
della
madre
e
delle
sorelle
come
se
avesse
temuto
di
contaminarle
col
suo
,
come
se
avesse
temuto
che
la
muta
eloquenza
dell
'
occhio
umido
della
madre
gli
facesse
sentire
tutta
l
'
infamia
dell
'
abbiettezza
in
cui
affogava
le
sue
memorie
e
il
suo
amore
,
che
provava
ancora
rigoglioso
e
potente
.
Fuggiva
gli
amici
di
una
volta
,
che
forse
avrebbero
potuto
rimproverarlo
col
loro
freddo
contegno
;
[
fuggiva
sin
anche
]
Raimondo
,
cui
non
si
sentiva
bastante
coraggio
di
avvicinare
.
Siamo
al
Giovedì
Grasso
.
Brusio
ha
passato
più
di
quattro
mesi
di
questa
vita
;
è
divenuto
il
corifeo
di
questa
canaglia
composta
di
femmine
da
trivio
e
di
uomini
perduti
;
e
in
quella
sera
,
tutti
mascherati
in
modo
poveramente
e
orribilmente
grottesco
,
vanno
al
Teatro
a
farvi
pompa
del
cinismo
del
vizio
,
della
brutalità
della
violenza
,
della
petulanza
della
miseria
colpevole
;
occupando
la
galleria
,
ove
mangiano
,
bevono
,
contendono
ed
urlano
anche
nel
tempo
della
rappresentazione
,
malgrado
la
presenza
delle
numerose
Guardie
di
Pubblica
Sicurezza
e
dei
Reali
Carabinieri
.
Dopo
la
recita
aspettano
l
'
apertura
del
ballo
mascherato
per
lanciarsi
,
coi
loro
costumi
sudici
,
in
mezzo
alla
platea
,
per
mischiarsi
a
quella
società
elegante
che
non
sentonsi
in
diritto
d
'
avvicinare
coi
loro
cenci
,
e
per
farlo
ne
cercano
il
coraggio
nell
'
ebbrezza
,
nell
'
esaltazione
e
negli
eccessi
.
Brusio
,
in
prima
fila
fra
di
essi
,
sul
proscenio
,
indossando
un
travestimento
tutto
suo
,
composto
di
cappuccio
,
casacca
e
pantaloni
di
pelle
di
montone
(
vestito
che
egli
avea
denominato
da
orso
)
,
si
occupava
metodicamente
a
dar
fiato
ad
un
enorme
corno
ad
ogni
scena
nuova
;
e
le
rimostranze
delle
guardie
di
Questura
erano
soffocate
dagli
urli
,
dai
suoni
di
trombe
e
di
campane
e
dai
fischi
della
mascherata
numerosa
che
gli
faceva
codazzo
.
Poco
prima
di
mezzanotte
fu
aperto
il
ballo
.
Quella
folla
ululante
irruppe
come
un
torrente
limaccioso
nella
sala
.
I
palchetti
erano
gremiti
di
elegantissime
dame
e
di
signori
mascherati
con
lusso
.
Poco
dopo
si
aprì
l
'
uscio
di
un
palchetto
di
seconda
fila
ed
entrò
la
contessa
di
Prato
,
mascherata
da
baccante
,
accompagnata
dal
marito
e
da
un
bel
giovanotto
biondo
,
sottotenente
negli
Usseri
di
Piacenza
,
che
le
tolse
dalle
spalle
la
mantelletta
Fatma
di
peluscio
.
Giammai
la
signora
aveva
brillato
di
tutta
la
pompa
affascinante
delle
sue
seduzioni
irresistibili
,
come
quando
si
avanzò
sul
parapetto
della
loggia
colle
braccia
,
le
spalle
ed
il
petto
nudi
nel
suo
abito
diafano
di
velo
,
col
suo
sorriso
sulle
labbra
,
con
quel
piccolo
grappolo
d
'
uva
e
quell
'
unica
foglia
verde
a
metà
nascosti
tra
i
riflessi
cenerognoli
de
'
suoi
capelli
neri
,
che
vi
si
inanellavano
attorno
alla
fronte
e
le
cadevano
mollemente
sul
collo
.
Pietro
non
alzò
nemmeno
gli
occhi
verso
i
palchetti
.
Non
osava
di
farlo
,
di
dissipare
forse
collo
spettacolo
di
quella
profusione
di
eleganze
e
di
bellezze
che
ornavano
le
loggie
,
il
denso
vapore
avvinazzato
e
fangoso
in
cui
si
avvolgeva
;
non
osava
d
'
incontrare
un
viso
ch
'
egli
non
voleva
vedere
per
non
avere
a
dubitare
un
'
altra
volta
della
sua
ragione
.
L
'
orchestra
suonava
un
valtzer
;
la
folla
avea
incominciato
a
ballarlo
gesticolando
e
gridando
.
Tutt
'
a
un
tratto
fu
veduta
una
figura
umana
,
imbacuccata
in
pelli
nere
che
la
facevano
mostruosa
,
montare
di
un
salto
sul
palcoscenico
,
e
gridare
colla
sua
voce
più
forte
,
stendendo
il
braccio
con
un
gesto
imperioso
verso
l
'
orchestra
:
«
Abbasso
il
valtzer
!
Non
vogliamo
valtzer
!
Non
vogliamo
balli
aristocratici
...
Vogliamo
la
Fasola
!...»
.
Quella
voce
che
comandava
,
quel
gesto
che
imponeva
fecero
fermare
i
ballerini
che
danzavano
e
i
professori
che
suonavano
;
e
cominciò
un
immenso
frastuono
.
Dai
palchi
partirono
alcuni
fischi
acutissimi
,
tratti
certamente
con
l
'
aiuto
delle
chiavi
.
Allora
quell
'
uomo
,
quel
mostro
,
alzò
la
testa
orribile
a
vedersi
col
suo
pallore
cadaverico
sui
suoi
lineamenti
dimagriti
,
collo
scintillare
dei
suoi
occhi
infuocati
fra
i
peli
che
gli
cadevano
dal
cappuccio
sulla
fronte
;
e
quello
sguardo
che
fissò
su
quei
cavalieri
giovani
,
ricchi
,
eleganti
;
su
quelle
mani
in
guanti
bianchi
che
si
sporgevano
fuori
dei
palchi
ad
imporgli
silenzio
;
su
quelle
signore
belle
,
profumate
,
splendenti
di
gemme
;
su
quella
folla
dorata
che
faceva
il
più
vivo
contrasto
con
quella
brutta
,
cinica
,
briaca
,
cenciosa
,
che
l
'
accompagnava
,
quello
sguardo
fu
d
'
odio
immenso
,
indicibile
,
e
anche
di
feroce
vendetta
.
«
Abbasso
gli
aristocratici
!
»
,
gridò
egli
,
Pietro
,
il
giovane
aristocratico
per
istinto
;
«
abbasso
i
guanti
bianchi
!
Vogliamo
la
Fasola
!
Suonate
la
Fasola
!
»
A
quelle
parole
successe
un
immenso
schiamazzo
di
urli
che
applaudivano
alle
sue
parole
e
chiamavano
la
Fasola
,
questa
danza
popolare
.
I
carabinieri
,
quantunque
avessero
spiegato
la
massima
energia
nel
cercare
di
calmare
l
'
effervescenza
,
erano
in
troppo
piccol
numero
per
imporsi
a
quella
folla
resa
audace
dalla
sua
istessa
insolenza
;
finalmente
si
fece
venire
il
picchetto
di
Guardia
Nazionale
ch
'
era
alla
porta
.
In
questa
una
fischiata
solenne
e
generale
,
partita
dai
palchi
,
sembrò
sfidare
la
collera
di
quella
gentaglia
irritata
:
le
mani
inguantate
di
bianco
non
volevano
lasciarsi
sopraffare
dalle
mani
nere
e
callose
.
Nella
platea
scoppiò
un
grido
generale
di
rabbia
.
Alcune
signore
svennero
allo
spettacolo
di
quella
folla
urlante
che
levava
braccia
nere
e
facce
infuocate
e
furibonde
,
come
ad
imprecare
,
verso
i
palchetti
,
e
in
mezzo
alla
quale
scintillavano
alcuni
ferri
aguzzi
.
I
carabinieri
misero
le
mani
sui
revolvers
,
e
la
Guardia
Nazionale
entrò
nella
sala
colle
baionette
in
canna
.
Rinunziamo
a
descrivere
lo
stato
d
'
esasperazione
di
Brusio
a
quella
sfida
imprudente
che
l
'
aveva
percosso
come
uno
schiaffo
;
egli
saltò
in
mezzo
alla
folla
gridando
:
«
Ora
faccio
scendere
tutta
questa
canaglia
coi
guanti
a
ballare
la
Fasola
con
noi
!
Vado
a
prenderveli
per
le
orecchie
!
»
.
E
si
fece
largo
in
mezzo
alla
calca
.
Nessuno
,
né
carabinieri
,
né
Guardia
Nazionale
badarono
a
quell
'
uomo
che
usciva
,
a
quella
jena
assetata
di
vendetta
,
che
spingeva
in
avanti
il
collo
anelante
come
un
animale
sitibondo
.
In
due
salti
egli
fu
sulla
scala
del
second
'
ordine
,
e
si
avanzò
pel
corridoio
.
Tutt
'
a
un
tratto
egli
si
fermò
,
come
percosso
dal
fulmine
,
coll
'
occhio
smarrito
,
col
volto
pallido
e
convulso
:
si
era
trovaro
faccia
a
faccia
a
Narcisa
,
che
partiva
dal
Teatro
,
spaventata
di
quel
frastuono
.
La
contessa
aveva
messo
un
grido
nel
vedere
quell
'
uomo
che
correva
come
un
pazzo
contro
di
lei
,
facendo
scintillare
nel
suo
pugno
la
lama
larghissima
di
un
coltello
a
manico
;
quella
figura
informe
ed
orrenda
sotto
le
pelli
che
la
coprivano
,
della
quale
gli
occhi
soltanto
luccicavano
come
due
carbonchi
sul
volto
che
sembrava
una
maschera
di
cera
gialla
.
Ella
si
era
stretta
contro
la
parete
,
aggrappandosi
al
braccio
del
conte
,
come
per
farsene
schermo
.
Pietro
aveva
avuto
uno
sguardo
,
un
solo
,
per
lei
;
il
coltello
gli
era
caduto
di
mano
;
poi
era
fuggito
,
correndo
a
salti
,
urlando
disperatamente
,
come
l
'
animale
che
voleva
figurare
.
«
Oh
!
questa
donna
!
questa
donna
!
...
questo
demonio
!
»
,
gridava
egli
,
correndo
all
'
impazzata
pel
Molo
.
Si
fermò
sull
'
ultimo
limite
di
questo
,
quando
non
vide
più
dinanzi
a
sé
che
il
mare
bruno
ed
immenso
,
su
cui
scintillavano
le
stelle
.
Fissò
uno
sguardo
ebete
,
smarrito
su
quella
superficie
che
si
stendeva
a
perdita
di
vista
,
luccicante
di
riflessi
fosforici
;
su
quelle
stelle
che
splendevano
sulla
sua
testa
...
Due
o
tre
volte
avanzò
il
passo
verso
quell
'
abisso
che
poteva
inghiottire
la
sua
vita
coi
suoi
vortici
spumeggianti
;
e
ciascuna
volta
egli
sentì
una
forza
che
l
'
afferrava
e
lo
tratteneva
...
Finalmente
cadde
accosciato
sul
suolo
umido
e
spazzato
qualche
volta
dalle
onde
,
prorompendo
in
lagrime
amare
,
ardenti
,
ma
non
più
disperate
.
Egli
pianse
a
lungo
:
quel
pianto
,
che
non
aveva
potuto
versare
da
circa
cinque
mesi
,
forse
lo
salvò
.
«
Questa
donna
ha
ragione
»
,
mormorò
quando
fu
calmo
,
come
aveva
detto
allorquando
gli
era
parso
che
il
suo
cuore
si
fosse
spezzato
:
«
quali
diritti
ho
io
al
suo
amore
,
alla
sua
attenzione
,
fin
'
anche
?
...
Io
,
Pietro
Brusio
!
...
Ma
io
voglio
averli
,
questi
diritti
che
Dio
m
'
ha
dato
,
che
in
un
istante
di
scoraggiamento
io
ho
sconosciuto
,
ho
ripudiato
,
ma
che
sento
in
me
...
Questa
donna
anderà
superba
un
giorno
dell
'
amore
di
Pietro
Brusio
!
!
»
.
E
rialzando
la
testa
,
quasi
lieto
ed
altiero
di
quel
nuovo
indirizzo
che
dava
alla
sua
vita
,
di
quell
'
espiazione
che
s
'
imponeva
del
passato
,
della
speranza
che
gli
brillava
negli
occhi
ridenti
,
guardò
il
cielo
quasi
calmo
,
quasi
giocondo
ora
.
Si
alzò
,
e
con
passo
fermo
s
'
incamminò
verso
la
sua
casa
.
Egli
andò
ad
abbracciare
la
madre
nel
letto
,
come
per
darle
la
lieta
notizia
,
mescolando
le
sue
lagrime
a
quelle
di
gioia
di
lei
,
che
ritrovava
il
figlio
suo
;
e
dandole
la
sola
spiegazione
della
metamorfosi
che
uno
sguardo
ed
un
pensiero
avevano
potuto
operare
in
lui
con
queste
sole
parole
:
«
Perdonami
,
madre
mia
!
...
perdonami
!
»
.
Due
mesi
intieri
ebbe
la
forza
di
non
cercare
Narcisa
,
di
non
vederla
.
Usciva
di
rado
,
la
sera
;
e
sempre
in
compagnia
di
sua
madre
e
delle
sue
sorelle
.
L
'
aveva
dimenticata
?
No
!
Egli
aveva
tal
forza
perché
viveva
per
lei
,
con
lei
,
in
lei
;
perché
tutta
la
sua
vita
era
ormai
Narcisa
.
Egli
lavorava
con
un
entusiasmo
quasi
accanito
,
con
una
lena
che
soltanto
poteva
dargli
l
'
esaltazione
in
cui
si
trovava
;
e
fece
passare
tutto
il
suo
cuore
nell
'
opera
sua
.
Due
mesi
dopo
avea
finito
un
dramma
che
rileggeva
cogli
occhi
brillanti
di
sorriso
;
del
quale
era
contento
;
che
amava
quasi
di
una
parte
dell
'
amore
di
cui
amava
Narcisa
;
che
amava
come
un
'
emanazione
di
lei
.
Quando
egli
fu
soddisfatto
dell
'
opera
sua
,
di
se
stesso
;
quand
'
egli
si
sentì
più
vicino
a
Narcisa
,
allora
la
cercò
.
La
sua
casa
era
deserta
e
le
imposte
dei
veroni
chiuse
.
La
cercò
inutilmente
otto
giorni
pei
passeggi
e
al
Teatro
;
ne
domandò
agli
amici
:
nessuno
l
'
avea
più
veduta
.
Risoluto
di
trovarla
ad
ogni
costo
andò
a
far
visita
in
casa
A
*
*
*
e
colla
signora
condusse
il
discorso
sino
alla
contessa
.
«
A
proposito
,
che
n
'
è
di
lei
?
»
,
domandò
.
«
Credevo
che
lo
sapeste
,
voi
suo
amante
:
è
partita
.
»
«
Partita
!
»
«
Sì
,
da
venti
giorni
.
»
«
E
per
dove
?
»
«
Per
Napoli
.
»
«
Anderò
a
Napoli
!
»
,
disse
a
se
stesso
Brusio
.
VI
Parecchie
settimane
dopo
,
in
Napoli
,
ad
una
delle
serate
che
dava
il
barone
di
Monterosso
,
noi
ritroviamo
Narcisa
,
accompagnata
dal
marito
e
dal
giovanotto
ufficiale
di
cavalleria
negli
Usseri
,
che
abbiamo
incontrato
con
lei
a
Catania
.
Il
sottotenente
,
che
apparteneva
ad
una
delle
più
nobili
famiglie
del
Napoletano
,
l
'
avea
presentata
ad
una
signora
di
mezza
età
,
la
quale
recava
con
tutta
disinvoltura
gli
occhiali
sul
naso
,
appartenente
anch
'
essa
alla
più
alta
società
e
che
col
suo
ingegno
si
è
fatto
un
nome
che
comincia
ad
esser
celebre
anche
fuori
d
'
Italia
.
Le
due
donne
,
l
'
una
circondata
e
adulata
pel
potere
dei
suoi
vezzi
,
l
'
altra
pel
prestigio
del
suo
nome
,
sedevano
l
'
una
presso
all
'
altra
su
di
un
canapè
,
accerchiate
da
uno
stuolo
di
cortigiani
.
Il
barone
di
Monterosso
venne
a
complimentare
la
signora
contessa
R
*
*
*
,
e
a
dire
anche
due
parole
d
'
occasione
a
Narcisa
.
«
Avrò
la
fortuna
,
signora
contessa
»
,
disse
,
parlando
alla
donna
matura
,
«
di
presentarle
stasera
un
uomo
,
che
,
ancora
giovanissimo
,
si
è
aperta
diggià
la
più
brillante
carriera
nella
letteratura
drammatica
.
»
«
L
'
autore
di
Gilberto
forse
?
»
,
domandò
la
signora
.
«
Lo
conosce
?
»
«
No
;
ne
ho
udito
semplicemente
parlare
;
è
un
dramma
che
ha
incontrato
moltissimo
,
a
quel
che
pare
;
e
di
cui
i
giornali
si
sono
disputati
i
meriti
con
quell
'
accanimento
che
dà
sempre
della
rinomanza
all
'
autore
.
È
napoletano
?
»
«
È
siciliano
;
si
chiama
Pietro
Brusio
.
»
«
Brusio
?
...
Non
ho
mai
udito
questo
nome
...
»
«
Fra
otto
giorni
questo
nome
sarà
pronunziato
come
quello
di
Giacometti
e
di
Gherardi
del
Testa
.
»
«
È
una
celebrità
in
erba
,
dunque
?
»
«
Sì
,
signora
contessa
:
una
celebrità
che
nasce
,
ma
in
mezzo
ad
una
splendida
aurora
.
Il
suo
dramma
è
stato
replicato
quattro
volte
a
richiesta
,
e
domani
fu
desiderato
per
la
quinta
;
l
'
impresario
glielo
ha
pagato
come
non
si
sogliono
pagare
quasi
mai
le
produzioni
letterarie
in
ltalia
,
e
l
'
ha
impegnato
a
scrivere
pei
Fiorentini
con
un
appuntamento
che
lo
farà
vivere
da
signore
.
»
«
Domani
andrò
ai
Fiorentini
»
,
disse
la
dama
,
«
stasera
mi
presenti
il
suo
protetto
;
lo
pregherò
di
passare
da
me
le
sere
in
cui
ricevo
.
»
Il
barone
s
'
inchinò
allontanandosi
per
dar
retta
ad
altri
invitati
.
Narcisa
ballò
come
una
silfide
e
confessò
al
suo
cavaliere
di
mai
essersi
divertita
come
in
quella
sera
.
Verso
mezzanotte
il
barone
si
avvicinò
di
nuovo
al
divano
ove
sedevano
Narcisa
e
la
contessa
,
accompagnato
da
un
giovane
alto
e
bruno
,
di
cui
l
'
espressione
fredda
,
altiera
e
quasi
severa
era
appena
temperata
dal
contegno
grazioso
che
gl
'
imponeva
l
'
atto
che
andava
a
compiere
.
«
Mi
permetta
,
signora
contessa
R
*
*
*
»
,
disse
il
barone
con
il
garbo
di
un
uomo
di
società
,
«
che
abbia
l
'
onore
di
presentarle
il
signor
Pietro
Brusio
,
il
giovane
autore
di
cui
le
feci
parola
.
»
Pietro
s
'
inchinò
in
silenzio
,
mentre
la
dama
originale
l
'
esaminava
con
tutta
flemma
,
attraverso
gli
occhiali
,
dal
capo
alle
piante
e
gli
faceva
i
complimenti
d
'
uso
.
Anche
Narcisa
esaminava
il
nuovo
arrivato
con
una
curiosità
che
andò
a
finire
nella
maggior
sorpresa
.
Ella
stentò
a
riconoscere
il
giovane
incognito
che
a
Catania
incontrava
ad
ogni
passo
,
divorando
degli
occhi
il
suo
sguardo
,
e
che
passava
le
notti
sul
marciapiede
dirimpetto
alla
sua
casa
,
in
quel
giovane
che
le
stava
dinanzi
con
la
fronte
nobile
,
quantunque
solcata
dalle
febbrili
emozioni
della
creazione
,
e
dai
delirii
sublimi
del
pensiero
;
coi
lineamenti
sbattuti
dalle
fatiche
del
lavoro
,
dalle
lotte
ardenti
dell
'
idea
,
che
aveva
sentita
immensa
,
colla
forma
,
che
spesso
non
sentiva
abbastanza
.
Egli
avea
l
'
occhio
brillante
della
confidenza
che
dà
la
giovinezza
e
l
'
avvenire
,
quando
si
affaccia
ridente
;
il
suo
vestito
irreprensibile
sviluppava
la
forte
e
maschia
eleganza
del
corpo
;
si
presentava
con
tutta
la
grazia
di
un
abituato
alle
più
aristocratiche
riunioni
.
Ciò
che
più
di
ogni
cosa
servì
a
farglielo
riconoscere
,
meglio
che
l
'
altiero
portamento
della
fronte
,
ch
'
egli
non
avea
saputo
rendere
grazioso
in
quel
momento
come
il
sorriso
a
cui
aveva
forzato
il
suo
labbro
sdegnoso
nel
presentarsi
alla
contessa
R
*
*
*
,
fu
questo
.
La
contessa
gli
parlava
con
la
famigliarità
che
dà
la
parentela
del
genio
,
e
gli
stringeva
la
mano
.
Il
cerchio
degli
ammiratori
di
lei
gli
si
affollava
d
'
attorno
,
e
lo
guardava
con
occhio
invidioso
.
Tutt
'
a
un
tratto
ella
lo
vide
diventar
pallido
come
un
cadavere
,
e
dirizzarsi
sulla
persona
con
un
movimento
macchinale
che
non
seppe
padroneggiare
;
e
ciò
fu
quando
il
barone
(
ch
'
era
rimasto
al
suo
fianco
frapponendosi
fra
di
lui
e
Narcisa
)
si
allontanò
.
Pietro
aveva
veduto
la
contessa
di
Prato
,
alla
quale
il
sottotenente
dirigeva
un
complimento
ch
'
ella
non
ascoltava
.
Brusio
rimase
un
momento
immobile
,
senza
poter
parlare
,
cogli
occhi
,
che
si
erano
fatti
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
in
quelli
di
lei
,
mentre
una
leggiera
convulsione
faceva
tremare
sul
suo
labbro
superiore
i
baffi
castagni
.
La
signora
R
*
*
*
,
che
gli
parlava
in
quel
momento
,
fu
sorpresa
di
non
avere
risposta
,
e
lo
guardò
con
curiosità
.
Pietro
staccò
quasi
con
isforzo
gli
occhi
da
quelli
di
Narcisa
,
che
lo
fissavano
col
loro
sguardo
limpido
e
chiaro
,
per
volgerli
all
'
ufficiale
,
che
anch
'
esso
lo
guardava
sorpreso
,
arricciandosi
le
basette
.
Egli
fu
freddo
,
distratto
,
impacciato
tutto
il
tempo
che
rimase
a
discorrere
colla
donna
celebre
.
Quando
questa
gli
parlava
dello
splendido
avvenire
che
la
riuscita
della
sua
produzione
l
'
autorizzava
ad
aspettarsi
,
rispose
tristamente
:
«
Forse
,
signora
contessa
,
giammai
in
tutta
la
mia
vita
potrò
compiere
un
lavoro
come
quello
che
scrissi
in
otto
giorni
,
e
al
quale
il
pubblico
ha
avuto
la
bontà
di
fare
buon
viso
»
.
«
È
solo
modestia
che
le
fa
dir
ciò
?
»
«
No
,
signora
;
forse
è
presentimento
.
»
«
Bisognerebbe
,
in
tal
caso
,
non
ammettere
questo
dramma
come
parto
del
suo
ingegno
,
ma
piuttosto
...
»
«
Del
cuore
?
»
,
interruppe
il
giovane
;
«
sì
,
signora
!
»
.
«
Ella
ha
ragione
:
in
un
momento
di
passione
si
possono
operar
miracoli
che
parrebbero
impossibili
a
tentarsi
un
minuto
dopo
.
Pel
bene
del
suo
avvenire
voglio
augurarmi
che
tale
non
sia
il
suo
Gilberto
.
»
«
Chi
lo
sa
?
»
E
lo
sguardo
del
giovane
,
che
s
'
inchinava
per
allontanarsi
,
incontrò
quello
di
Narcisa
fisso
su
di
lui
con
un
'
espressione
che
dimostrava
più
della
semplice
curiosità
.
Si
ordinavano
le
coppie
per
un
valtzer
;
e
l
'
ufficiale
venne
a
presentare
il
suo
braccio
a
Narcisa
,
che
vi
abbandonò
il
suo
corpo
flessibile
,
splendida
di
tutta
la
sua
strana
bellezza
;
coi
capelli
,
intrecciati
di
perle
,
cadenti
sulle
spalle
bianchissime
e
vellutate
;
col
bel
seno
anelante
sotto
il
velo
ed
il
merletto
che
lo
copriva
;
col
suo
sorriso
indefinibile
sulle
labbra
,
e
gli
occhi
che
,
senza
esser
brillanti
,
avevano
un
'
onda
di
voluttà
nei
loro
raggi
.
Ella
si
avanzò
lentamente
,
mollemente
,
come
immedesimandosi
al
corpo
dell
'
uomo
a
cui
si
accompagnava
,
con
un
inimitabile
movimento
del
suo
collo
da
cigno
,
quasi
le
perle
e
i
fiori
che
s
'
intrecciavano
ai
suoi
capelli
,
e
il
volume
di
questi
,
fossero
troppo
pesanti
per
quella
piccola
testa
;
presentendo
nello
sguardo
sorridente
e
scintillante
tutto
quel
torrente
d
'
impetuose
voluttà
che
il
valtzer
,
questo
ballo
degli
innamorati
,
dovea
darle
;
come
appoggiando
tutti
i
delicati
tesori
del
suo
corpo
al
braccio
del
suo
cavaliere
,
per
trarne
quella
foga
d
'
esaltazione
che
la
musica
,
l
'
eccitamento
,
il
contatto
del
corpo
dell
'
uomo
elegante
doveano
darle
.
Nulla
varrà
a
riprodurre
,
ad
accennare
soltanto
,
l
'
impressione
voluttuosamente
affascinante
di
quel
corpo
leggiero
da
silfide
,
che
librava
,
direi
,
le
ali
coll
'
espressione
del
suo
sguardo
,
per
abbandonarsi
a
tutto
il
trasporto
di
quel
ballo
.
Le
coppie
cominciarono
a
girare
;
la
musica
eseguiva
Il
Bacio
di
Arditi
.
Dopo
il
primo
giro
,
quando
la
contessa
si
fermò
,
anelante
,
come
cullandosi
al
braccio
del
suo
splendido
cavaliere
,
sfiorandogli
un
'
ultima
volta
il
viso
coi
suoi
capelli
;
colle
guance
accese
,
il
petto
anelante
,
gli
occhi
umidi
di
languore
e
di
piacere
,
incontrò
un
altro
sguardo
,
umido
ancor
esso
di
una
indicibile
espressione
d
'
angoscia
e
quasi
di
cruccio
,
che
brillava
su
di
una
fronte
alquanto
calva
e
pallida
di
una
spaventosa
pallidezza
.
Ella
fissò
un
lungo
sguardo
su
quello
che
si
fissava
su
di
lei
.
«
Vogliamo
ricominciare
?
»
,
le
sussurrò
all
'
orecchio
l
'
ufficiale
,
passandole
il
braccio
attorno
alla
vita
da
bajadera
.
«
È
inutile
...
mi
sento
stanca
...
Non
ballo
più
...
»
Ella
cercò
cogli
occhi
un
'
altra
volta
quello
sguardo
supplichevole
e
nello
stesso
tempo
minaccioso
:
era
scomparso
.
«
Oh
!
questo
Bacio
!
questo
Bacio
!
...
avrò
da
sentirlo
dappertutto
!...»,
mormorava
Pietro
delirante
scendendo
le
scale
.
«
Domani
ai
Fiorentini
si
darà
un
dramma
che
ha
fatto
furore
;
a
quanto
si
dice
;
avrete
la
compiacenza
di
accompagnarmici
?
»
,
domandò
Narcisa
al
marito
.
Questi
s
'
inchinò
in
silenzio
.
L
'
indomani
,
infatti
,
alle
9
e
mezzo
,
la
contessa
,
che
non
si
ricordava
di
essere
entrata
in
teatro
a
tal
ora
,
era
in
un
palchetto
di
seconda
fila
sul
proscenio
.
Il
sipario
non
era
ancora
alzato
e
la
sala
era
affollatissima
.
La
contessa
recava
in
mano
un
magnifico
mazzo
di
viole
bianche
che
posò
sul
parapetto
insieme
all
'
occhialetto
.
Il
dramma
fu
recitato
in
mezzo
ad
una
di
quelle
ovazioni
che
sembrano
strappate
agli
spettatori
quando
l
'
autore
ha
saputo
scuotere
tutte
le
corde
dei
cuori
colla
sua
mano
potente
:
era
una
di
quelle
opere
spontanee
,
tutte
di
un
sol
getto
,
che
sono
belle
perché
sono
vere
,
che
sono
inimitabili
perché
sono
semplici
e
comuni
.
Narcisa
rivide
quel
giovanetto
che
passava
le
notti
sotto
i
suoi
veroni
;
lo
rivide
nel
protagonista
di
quel
dramma
,
con
tutti
i
suoi
fremiti
d
'
amore
e
i
suoi
disinganni
disperati
,
ella
sentì
che
quel
dramma
parlava
di
lei
,
era
scritto
per
lei
,
in
tutte
quelle
sfumature
di
rimembranze
che
l
'
accennavano
ad
ogni
passo
...
L
'
ufficiale
,
che
avea
battuto
le
mani
quando
l
'
aristocrazia
aveva
applaudito
,
osservò
con
sorpresa
che
ella
rimaneva
indifferente
alle
sue
sollecitudini
,
tutta
assorta
in
quel
Gilberto
che
ad
ogni
parola
destava
in
lei
una
reminescenza
e
le
svelava
quale
amore
quasi
sopra
[
n
]
naturale
avea
saputo
destare
.
Nel
mezzo
della
scena
che
l
'
avea
commossa
dippiù
,
ella
,
coll
'
ispirazione
improvvisa
e
adorabile
della
donna
leggiera
e
capricciosa
,
s
'
era
tolto
dal
dito
un
magnifico
anello
di
brillanti
e
l
'
avea
legato
al
nastro
del
mazzetto
.
Alla
fine
del
second
'
atto
l
'
autore
,
chiamato
fragorosamente
dal
pubblico
,
venne
sulla
scena
.
Egli
non
ebbe
che
uno
sguardo
,
in
mezzo
al
turbine
di
quegli
applausi
frenetici
,
in
mezzo
all
'
agitazione
di
quella
folla
che
si
levava
gridando
il
suo
nome
,
in
mezzo
all
'
inebbriamento
di
quell
'
ovazione
quasi
delirante
:
uno
sguardo
che
andò
a
posarsi
su
di
un
palchetto
di
un
proscenio
al
second
'
ordine
.
Egli
vi
vide
la
contessa
...
verso
della
quale
si
chinava
sorridendo
il
biondo
giovanotto
dalla
brillante
divisa
di
ufficiale
degli
Usseri
.
Pietro
dimenticò
quegli
applausi
,
quelle
corone
che
gli
cadevano
ai
piedi
,
quei
fiori
che
lo
coprivano
come
in
un
nembo
,
quelle
acclamazioni
al
suo
nome
;
egli
non
badò
più
neanche
ad
un
mazzo
di
viole
bianche
che
gli
era
caduto
ai
piedi
dal
palchetto
di
Narcisa
e
che
avea
raccolto
,
per
fuggire
come
un
delirante
,
come
un
uomo
che
teme
d
'
impazzire
,
poiché
tutti
questi
applausi
non
potevano
dargli
quello
sguardo
ch
'
era
venuto
a
cercare
sino
a
Napoli
,
che
avea
voluto
comprare
a
prezzo
delle
ispirazioni
del
suo
genio
,
e
che
avea
visto
rivolto
sul
giovane
sottotenente
.
La
folla
chiamò
invano
replicate
volte
l
'
autore
.
«
Che
ne
dite
del
dramma
?
»
,
domandò
la
contessa
all
'
ufficiale
,
dopo
l
'
ultimo
atto
,
approfittando
del
tempo
in
cui
il
conte
era
uscito
per
fare
ordinare
la
carrozza
dal
jo
[
c
]
key
che
aspettava
sul
corridoio
.
«
Molto
bello
,
in
verità
;
e
anche
assai
applaudito
.
»
«
E
dell
'
autore
?
»
«
Che
volete
che
ne
dica
?
...
ch
'
è
un
autore
come
tutti
gli
altri
»
,
soggiunse
colui
con
il
supremo
disprezzo
degli
uomini
di
spada
.
«
Eppure
quest
'
uomo
è
celebre
!
»
,
aggiunse
la
contessa
avvolgendosi
nella
sua
vespertina
di
cachemire
bianco
.
«
Sarà
anche
questo
.
»
«
Sento
che
amerei
quest
'
uomo
come
una
pazza
!
»
,
esclamò
Narcisa
punta
dal
freddo
motteggio
del
suo
vagheggino
,
colla
viva
schiettezza
del
suo
carattere
mobile
ed
impetuoso
.
«
Confessate
almeno
che
questa
franchezza
è
odiosa
!...»,
rispose
ridendo
il
sottotenente
,
poiché
non
sapeva
se
dovesse
prendere
la
cosa
sul
serio
,
sebbene
l
'
espressione
affatto
nuova
della
contessa
gli
desse
molto
a
pensare
.
«
Ha
però
sempre
il
merito
della
franchezza
!
»
,
replicò
con
tutta
flemma
Narcisa
:
«
Quest
'
uomo
io
l
'
amo
...
poiché
la
sua
celebrità
è
opera
mia
!
...
opera
di
cui
posso
andare
superba
!
...
Partite
per
la
guerra
,
signore
,
a
farvi
uccidere
per
me
o
a
ritornare
generale
d
'
armata
,
e
allora
...
ma
allora
soltanto
...
forse
....
io
vi
amerò
come
sento
che
amo
in
questo
momento
quell
'
uomo
!
»
.
«
Signora
!
»
,
esclamò
l
'
ufficiale
coi
denti
stretti
,
facendosi
pallido
.
«
Non
mi
accompagnate
sino
alla
mia
carrozza
?
»
,
disse
senza
scomporsi
Narcisa
,
dandogli
la
busta
dell
'
occhialetto
da
recarle
,
nel
momento
che
suo
marito
rientrava
nel
palchetto
.
Brusio
era
ritornato
a
sua
casa
agitatissimo
,
e
passò
la
notte
senza
dormire
.
Ella
!
Narcisa
!
avea
assistito
al
suo
trionfo
,
avea
palpitato
dei
suoi
sentimenti
,
gli
avea
gettato
quel
mazzetto
che
avea
fatto
appassire
a
furia
di
baci
!
...
Ma
ella
non
era
sola
!
...
quell
'
uomo
,
quel
soldato
,
sì
giovane
,
sì
bello
,
sì
splendido
!
che
le
parlava
sì
da
presso
...
che
le
sorrideva
in
quel
modo
!
...
Tutt
'
a
un
tratto
le
sue
dita
incontrarono
l
'
anello
che
era
legato
al
mazzo
;
un
dubbio
atroce
lo
fece
impallidire
:
quei
fiori
,
che
la
donna
adorata
avea
lasciato
cadere
su
di
lui
,
invece
di
essere
l
'
espressione
della
simpatia
,
non
dimostravano
piuttosto
uno
di
quei
volgari
applausi
,
uno
di
quegli
splendidi
regali
con
cui
si
paga
l
'
abilità
di
un
istrione
?
...
Quest
'
idea
lo
martellò
a
lungo
;
e
l
'
indomani
,
ancora
sotto
questa
impressione
,
scrisse
il
seguente
biglietto
a
Narcisa
-
sarcasmo
pungente
ed
amaro
velato
dalla
forma
più
delicata
:
Signora
contessa
,
Ieri
ebbi
la
fortuna
di
raccogliere
un
mazzo
che
le
cadde
dal
palchetto
sulla
scena
.
Se
,
unita
ai
fiori
che
lo
compongono
,
non
vi
avessi
trovato
una
gemma
di
qualche
valore
,
io
l
'
avrei
forse
conservato
come
un
ricordo
dippiù
della
simpatia
di
cui
mi
onorarono
gli
spettatori
;
ma
nel
dubbio
d
'
ingannarmi
sulla
destinazione
del
suo
prezioso
regalo
,
poiché
tali
sogliono
essere
le
ricompense
dei
commedianti
celebri
,
mi
fo
un
dovere
di
rimetterlo
alle
mani
dalle
quali
è
partito
.
La
prego
,
signora
,
di
gradire
la
testimonianza
della
mia
più
distinta
considerazione
,
ecc
.
Suggellò
il
biglietto
,
dopo
averlo
firmato
,
aspettando
con
impazienza
l
'
ora
convenevole
per
ricapitarlo
.
Bisogna
dire
che
il
giovane
,
esagerando
la
sua
suscettibilità
,
scrivendo
quella
lettera
di
orgoglioso
rimprovero
sotto
le
frasi
gentili
,
cedeva
ad
una
segreta
speranza
di
mettersi
in
relazione
con
Narcisa
;
e
che
egli
avea
adottato
quel
mezzo
come
ne
avrebbe
adottato
un
altro
,
se
gli
si
fosse
presentato
.
A
mezzogiorno
suonò
,
e
disse
al
domestico
che
comparve
,
consegnandogli
la
lettera
ed
il
mazzo
:
«
V
'
informerete
dalla
servitù
del
signor
barone
di
Monterosso
dell
'
abitazione
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
andrete
a
recarle
questa
lettera
insieme
ai
fiori
e
all
'
anello
,
personalmente
»
,
aggiunse
in
ultimo
,
accentuando
la
parola
.
«Ascoltate....»,
disse
quindi
,
mentre
il
servitore
stava
per
uscire
,
esitando
tuttavia
a
proferire
quelle
parole
che
gli
pareva
svelassero
la
sua
segreta
speranza
che
cercava
dissimulare
a
se
stesso
:
«
se
vi
dicono
esserci
risposta
aspettatela
»
.
Attese
con
ansietà
febbrile
i
tre
quarti
d
'
ora
che
il
domestico
impiegò
a
ritornare
colla
risposta
.
Finalmente
l
'
udì
sulle
scale
e
andò
ad
incontrarlo
nel
salotto
,
dominandosi
a
pena
.
Gli
venne
recato
su
di
un
vassoio
da
lettere
un
biglietto
da
visita
;
al
di
sotto
del
titolo
Conte
di
Prato
in
litografia
,
c
'
era
scritto
a
mano
:
prega
il
sig
.
Brusio
di
far
trovare
alle
8
due
suoi
amici
al
Caffè
d
'
Europa
.
«
Un
duello
!
»
,
esclamò
Pietro
sorpreso
di
leggere
tutt
'
altro
di
quello
che
sperava
:
«
confesso
che
me
l
'
aspettava
pochissimo
.
Quello
che
non
so
comprendere
è
perché
il
signor
conte
spinga
la
permalosità
sino
a
sfidarmi
per
un
mazzo
rimandato
...
a
meno
che
...
»
.
Rimase
pensieroso
alcuni
secondi
,
senza
compire
la
frase
,
girandosi
il
biglietto
fra
le
dita
.
«
Non
importa
»
;
disse
quindi
riscuotendosi
;
«
quest
'
uomo
è
destinato
;
io
l
'
ucciderò
,
com
'
è
vero
che
mi
chiamo
Pietro
e
che
quest
'
uomo
mi
ha
insultato
a
Catania
...
»
Uscendo
per
prevenire
i
testimoni
passò
dal
barone
di
Monterosso
e
vi
trovò
un
altro
suo
amico
.
«
V
'
incontro
a
proposito
»
;
diss
'
egli
stringendo
le
due
mani
che
gli
venivano
stese
,
«
ho
un
affare
col
conte
di
Prato
e
venivo
a
pregarvi
della
vostra
assistenza
.
»
E
raccontò
ai
due
amici
il
fatto
della
mattina
che
avea
causato
la
sfida
del
conte
.
«
Le
condizioni
?
»
,
domandò
il
barone
.
«
Vi
dò
carta
bianca
;
l
'
appuntamento
è
per
stasera
,
alle
otto
,
al
Caffè
d
'
Europa
.
Vi
prevengo
soltanto
che
non
accetterò
accomodamenti
.
»
Alle
dieci
i
due
padrini
vennero
a
trovarlo
al
Teatro
S
.
Carlo
per
riferirgli
le
condizioni
stabilite
.
«
Diavolo
!
»
,
esclamò
il
barone
,
«
l
'
affare
sembra
più
serio
che
io
non
mi
fossi
immaginato
.
Il
conte
è
furioso
,
a
quanto
pare
;
ed
ha
proposto
condizioni
d
'
inferno
:
trenta
passi
,
dieci
passi
liberi
per
ciascheduno
.
C
'
è
da
divertirsi
con
due
uomini
che
possono
venire
a
scaricarsi
le
pistole
sul
petto
a
dieci
passi
!
»
«
Accetto
!
»
,
esclamò
Pietro
col
suo
accento
vivo
e
brusco
.
«
Caspita
!
lo
sapevamo
;
giacché
abbiamo
accettato
per
voi
...
Quando
c
'
entra
quel
demonio
di
contessa
...
»
«
La
contessa
?
»
«
Eh
,
via
!
...
forse
che
domani
andate
a
cacciarvi
una
palla
in
corpo
quasi
colle
pistole
appoggiate
sullo
stomaco
per
quel
povero
mazzo
che
c
'
entra
quanto
un
pretesto
?
!
...
Il
conte
è
irritatissimo
per
l
'
assiduità
che
spiegaste
nel
far
la
corte
a
sua
moglie
,
per
cui
la
seguitaste
da
Catania
a
Napoli
;
e
si
è
servito
di
questo
pretesto
per
sfidarvi
onde
evitare
il
rumore
.
»
«
Vi
assicuro
che
non
ho
ancora
l
'
onore
di
essere
conosciuto
personalmente
da
quella
signora
...
»
«
Il
conte
però
sembra
che
vi
conosca
molto
bene
...
A
domani
!
»
A
mezzanotte
Brusio
rientrando
trovò
una
lettera
che
il
cameriere
gli
disse
aver
recato
due
ore
avanti
una
giovane
assai
elegante
,
che
erasi
annunciata
per
la
cameriera
della
contessa
di
Prato
.
Egli
aprì
con
febbrile
impazienza
la
lettera
profumata
,
della
quale
il
bellissimo
carattere
inglese
era
tracciato
con
mano
incerta
,
e
vi
lesse
:
Signore
,
Il
conte
l
'
ha
sfidato
.
Le
condizioni
di
questo
duello
sono
orribili
:
due
uomini
che
si
battono
alla
pistola
non
si
battono
per
una
semplice
riparazione
;
si
battono
per
uccidersi
.
Questo
duello
è
un
delitto
.
A
Napoli
si
è
molto
parlato
del
suo
scontro
di
un
mese
fa
con
un
giornalista
il
quale
ancora
guarda
il
letto
;
si
dice
ancora
che
ella
è
un
terribile
tiratore
;
il
conte
anche
lui
possiede
questa
sciagurata
destrezza
...
E
questi
due
uomini
,
che
si
odiano
a
morte
,
andranno
,
domani
,
dope
essersi
abbigliati
freddamente
,
come
al
solito
,
dopo
di
aver
fatto
attaccare
la
carrozza
,
dopo
di
essersi
salutati
civilmente
,
a
mettersi
a
15
o
20
passi
di
distanza
colle
pistole
in
mano
,
mirando
col
triste
sangue
freddo
che
deve
dare
in
mano
dell
'
uno
la
vita
dell
'
altro
...
Oh
!
signore
!
...
lo
ripeto
:
questo
è
delitto
!
...
questo
è
il
più
spietato
assassinio
legale
!
...
O
il
conte
resta
ucciso
ed
io
avrò
il
rimorso
di
essere
stata
causa
della
sua
morte
...
o
invece
...
Signore
...
a
Catania
conobbi
un
giovane
nobile
e
generoso
...
che
mostrava
d
'
amarmi
...
Io
invoco
questa
memoria
per
scongiurare
tale
disgrazia
...
Questo
duello
non
deve
aver
luogo
!
Si
ritratti
,
signore
,
il
conte
accetterà
le
sue
più
semplici
scuse
,
e
le
basterà
di
fare
il
primo
passo
perch
'
egli
le
venga
incontro
a
stringerle
la
mano
.
Se
ha
una
madre
pensi
a
questa
madre
,
se
ha
un
'
amante
pensi
all
'
amante
,
signore
...
e
farà
il
più
nobile
sacrifizio
che
amor
proprio
d
'
uomo
possa
fare
evitando
questo
duello
.
Narcisa
Valderi
Pietro
fu
tristamente
colpito
da
quella
lettera
.
Egli
si
aspettava
tutt
'
altro
,
egli
credeva
di
trovare
affettuose
parole
di
donna
amante
,
e
per
contro
rinvenne
la
moglie
che
supplicava
il
duellista
famoso
per
la
vita
del
marito
;
egli
non
vide
,
non
seppe
scorgere
tutto
ciò
che
lasciava
[
in
]
travedere
,
che
accennava
anche
quella
lettera
che
parlava
delle
reminiscenze
di
Catania
...
poiché
a
quelle
reminiscenze
non
si
era
data
più
importanza
di
quanta
se
ne
dà
a
sentimenti
che
non
si
dividono
;
avea
riletto
due
o
tre
volte
una
parola
,
quell
'
o
invece
...
che
un
momento
avea
fatto
la
sua
speranza
,
come
se
avesse
cercato
interpretare
tutto
il
senso
di
quei
puntini
che
la
seguivano
,
e
trovarvi
quello
che
il
suo
cuore
voleavi
vedere
;
ma
quei
puntini
potevano
anche
nascondere
,
come
spesso
,
il
nulla
.
Se
Narcisa
gli
avesse
scritto
semplicemente
:
Pietro
,
non
uccidete
mio
marito
,
ritrattatevi
:
egli
non
si
sarebbe
ritrattato
,
ma
non
avrebbe
neanche
fatto
il
passo
che
fece
,
rimandandole
la
lettera
,
come
una
suprema
impertinenza
.
Sorridendo
del
suo
riso
amaro
,
scrisse
,
in
basso
della
stessa
lettera
della
contessa
,
queste
sole
linee
,
che
gli
parve
la
completassero
,
e
ne
fossero
la
degna
risposta
,
mormorando
fra
i
denti
stretti
dal
sarcasmo
:
«
Ah
!
costei
ha
paura
che
io
le
uccida
il
marito
!
...
costei
si
rivolge
al
giovane
di
Catania
,
e
ne
accenna
la
memoria
,
come
si
farebbe
di
un
balocco
ad
un
fanciullo
;
per
ottenere
il
suo
intento
!
...
Ma
non
sa
questa
donna
quali
lagrime
stillino
ancora
queste
memorie
?!...»
.
Le
due
linee
dicevano
:
«
Se
amassi
una
donna
,
come
io
e
nessuno
può
amare
-
e
questa
donna
mi
chiedesse
una
viltà
-
io
la
negherei
a
questa
donna
.
-
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
»
.
Sì
,
egli
l
'
amava
tanto
,
colei
,
malgrado
tutto
quello
che
aveva
sofferto
per
lei
,
e
forse
a
causa
di
ciò
,
malgrado
i
torti
che
si
figurava
aver
ella
verso
di
lui
,
da
farle
il
sacrifizio
della
vita
senza
neanche
pensarci
,
senza
neanche
farglielo
indovinare
;
mentre
l
'
assicurava
della
vita
di
suo
marito
,
ricusandosi
nel
tempo
istesso
a
far
le
sue
scuse
al
conte
,
-
ciò
che
valeva
offrirsi
come
un
bersaglio
ai
colpi
di
lui
.
Quest
'
uomo
che
non
sapeva
se
la
sera
del
domani
dovesse
venire
per
lui
;
quest
'
uomo
che
andava
fra
poche
ore
a
barattare
una
vita
giovane
e
ricca
d
'
avvenire
,
acclamata
,
festeggiata
,
contro
un
colpo
di
pistola
,
dormì
tranquillo
tutta
la
notte
,
poiché
si
sentiva
più
vicino
a
Narcisa
,
la
sirena
che
gli
avrebbe
fatto
adorare
l
'
inferno
per
mezzo
delle
sue
seduzioni
.
All
'
alba
era
alzato
e
si
vestiva
.
Nel
punto
di
scendere
le
scale
consegnò
al
cameriere
la
lettera
della
contessa
dicendogli
:
«
Recate
al
suo
indirizzo
questa
lettera
,
e
dite
alla
contessa
di
avervela
io
data
nel
punto
di
montare
in
carrozza
.
Fate
avanzare
»
.
«
La
carrozza
!
»
,
gridò
il
cameriere
.
I
briosi
cavalli
lo
trasportarono
rapidamente
all
'
abitazione
del
barone
,
nella
strada
del
Pilierò
,
ove
aspettavano
i
due
testimoni
.
VII
Quando
giunsero
sul
terreno
,
al
Vomero
,
vi
trovarono
il
conte
coi
suoi
due
padrini
;
tutti
si
salutarono
levandosi
i
cappelli
.
«
I
signori
hanno
da
offrire
ritrattazione
da
parte
del
loro
primo
?
»
,
domandò
uno
dei
testimoni
del
conte
a
quelli
di
Brusio
.
«
No
,
signore
»
;
rispose
breve
il
barone
.
Colui
sembrò
sorpreso
,
poiché
era
forse
prevenuto
dalla
contessa
di
aspettarsi
tutt
'
altro
,
e
cominciò
a
misurare
il
terreno
d
'
accordo
cogli
altri
.
Situati
i
duellanti
,
i
padrini
misero
loro
in
mano
le
pistole
,
e
si
allontanarono
.
In
questa
fatta
di
duelli
,
l
'
ultimo
colpo
è
scelto
a
preferenza
dal
più
coraggioso
,
o
dal
più
arrabbiato
,
che
approfittando
dell
'
eventuale
cattivo
esito
dell
'
avversario
,
può
venire
a
fare
il
suo
colpo
a
15
ed
anche
a
10
passi
di
distanza
;
ciò
che
dà
molte
probabilità
di
riuscita
.
I
padrini
di
Brusio
videro
dunque
colla
massima
sorpresa
,
che
questi
,
né
novizio
,
né
inesperto
,
fermo
al
suo
posto
(
dopo
aver
mirato
un
momento
con
freddezza
)
avea
tratto
il
suo
colpo
,
il
quale
avea
spezzato
un
ramoscello
,
che
sorpassando
il
muro
del
giardino
,
a
cui
volgeva
le
spalle
il
conte
,
si
stendeva
sulla
testa
di
quest
'
ultimo
.
Il
conte
(
che
si
era
fermato
dopo
tre
o
quattro
passi
,
facendo
l
'
atto
di
chi
prende
la
mira
più
accuratamente
per
tirare
,
onde
prevenire
il
giovane
)
rassicurato
dal
cattivo
esito
del
colpo
di
lui
,
fece
tranquillamente
i
suoi
dieci
passi
,
mirando
sempre
colla
calma
di
un
tiratore
al
bersaglio
,
e
fece
fuoco
a
20
passi
;
la
palla
andò
a
scalfire
il
braccio
sinistro
di
Brusio
.
«
L
'
onore
è
salvo
!
»
,
gridarono
i
padrini
.
Il
conte
salutò
e
andò
a
rimontare
nella
carrozza
coi
suoi
due
amici
.
Passando
dal
Caffè
Nuovo
offrì
una
colazione
ai
testimoni
;
dei
quali
uno
,
quello
che
avea
fatta
la
domanda
di
ritrattazione
,
si
scusò
di
non
potere
accettare
,
accusandone
un
affare
urgentissimo
e
partì
.
«
In
sala
c
'
è
un
signore
che
l
'
aspetta
da
cinque
minuti
,
e
che
mostrava
aver
molta
fretta
di
vederla
»
;
disse
il
cameriere
a
Brusio
,
appena
questi
fu
di
ritorno
.
«
Ha
detto
il
suo
nome
?
»
«
No
,
signore
.
»
«
Va
bene
.
»
Nel
salotto
infatti
aspettava
uno
dei
testimoni
del
conte
,
quello
che
l
'
avea
lasciato
al
Caffè
Nuovo
,
vecchietto
rubizzo
ed
elegante
.
Appena
vide
Pietro
gli
stese
la
mano
.
«
Ero
impaziente
di
stringere
la
mano
dell
'
uomo
più
nobile
e
generoso
ch
'
io
m
'
abbia
conosciuto
»
;
gli
disse
,
«
e
avrà
la
bontà
di
perdonarmi
se
ho
rischiato
d
'
essere
importuno
per
affrettarmene
il
piacere
.
»
«
Io
non
capisco
,
signore
»
,
rispose
Brusio
freddamente
.
«
Sono
l
'
interprete
dei
sentimenti
della
contessa
di
Prato
.
»
«
La
contessa
di
Prato
!
»
,
esclamò
Pietro
involontariamente
.
«
Cui
ella
ha
salvato
il
marito
rischiando
la
vita
.
»
«
Io
?
No
!
sono
stato
sfortunato
:
ecco
tutto
.
»
«
So
che
a
trenta
passi
ella
mette
una
palla
in
un
anello
.
Ho
assistito
al
più
strano
duello
ch
'
io
abbia
veduto
,
ed
ho
l
'
onore
d
'
assicurarle
che
me
ne
intendo
un
poco
di
questi
giochetti
.
Tutto
questo
mi
autorizza
a
creder
poco
nelle
sue
parole
,
in
questo
momento
,
e
molto
nella
sua
discrezione
e
nella
sua
modestia
.
»
«
Signore
!
»
«
E
che
!
...
forse
che
andiamo
in
collera
perché
vengo
a
recarle
i
ringraziamenti
della
contessa
?
»
«
La
signora
contessa
nulla
mi
deve
e
nulla
ha
a
ringraziarmi
.
»
«
Stamattina
,
molto
prima
di
partire
pel
Vomero
col
conte
,
ho
veduto
un
biglietto
così
concepito
in
sostanza
:
Io
non
mi
ritratterò
,
ma
posso
assicurare
la
signora
di
Prato
che
non
le
ucciderò
il
marito
.
Se
la
contessa
avesse
avuto
la
bontà
di
cedermi
per
un
quarto
d
'
ora
quel
biglietto
,
come
io
ne
l
'
avea
pregata
,
non
avrei
avuto
la
sfortuna
,
a
quest
'
ora
,
di
esser
sì
poco
creduto
.
»
Brusio
arrossì
impercettibilmente
e
chinò
la
testa
.
«
Ella
ha
letto
questo
biglietto
?...»,
disse
esitando
.
«
Letto
propriamente
no
;
poiché
è
stata
la
contessa
che
ha
avuto
la
bontà
di
leggermelo
.
»
Pietro
respirò
.
«
Ebbene
?
»
«
Ebbene
!
io
so
tutto
.
La
contessa
istessa
mi
ha
tutto
rivelato
!
»
,
aggiunse
con
enfasi
napoletana
l
'
interlocutore
di
Brusio
.
«
Ella
?
!
»
«
La
prego
di
credere
,
prima
di
farsene
le
meraviglie
,
ch
'
io
ho
l
'
onore
di
trovarmi
molto
innanzi
nell
'
amicizia
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
che
ella
ha
la
bontà
di
mostrarmi
tutta
la
fiducia
...
Non
so
se
ella
m
'intende...»
«
Non
molto
,
veramente
.
»
«
Eppure
è
sì
chiaro
!
»
,
aggiunse
il
vecchietto
con
un
sorriso
malizioso
.
«
È
adorabile
quella
contessa
!
...
peccato
che
lei
non
abbia
la
fortuna
di
conoscerla
intimamente
...
»
«
Me
ne
rincresce
di
cuore
.
Sicché
?...»
«
Sicché
ho
saputo
dalla
Valderi
,
ieri
sera
»
,
seguitò
colui
,
assumendo
completamente
l
'
aria
misteriosa
e
gonfia
del
vecchio
ganimede
che
si
crede
sicuro
del
fatto
suo
,
«
che
lei
,
signore
,
ha
voluto
,
non
so
perché
,
rimandare
alla
signora
un
mazzo
che
questa
le
avea
gettato
sul
proscenio
la
sera
che
si
rappresentava
il
suo
Gilberto
;
cosa
che
il
conte
ha
preso
in
mala
parte
,
per
cui
n
'
è
seguito
lo
scontro
di
stamattina
...
Quello
di
più
delicato
,
che
la
contessa
non
volle
,
non
seppe
nascondermi
,
è
che
ella
stessa
avesse
fatto
pregare
lei
,
signore
,
di
venire
ad
un
accomodamento
,
onde
il
sangue
non
fosse
sparso
per
una
causa
sì
futile
;
e
le
venne
risposto
con
quel
biglietto
ch
'
ella
mi
lesse
.
»
Pietro
sorrise
involontariamente
nel
vedere
la
pazza
persuasione
e
le
galanti
pretensioni
del
vecchietto
.
«
La
contessa
»
,
seguitò
colui
,
«
ed
io
stesso
non
avevamo
capito
perfettamente
quello
che
volessero
dire
quelle
parole
:
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
:
e
che
la
sua
nobile
condotta
di
stamattina
ha
spiegato
intieramente
.
Nella
mia
premura
di
presentarmi
alla
Prato
con
qualche
cosa
che
le
fosse
gradevole
,
io
son
corso
a
ringraziar
lei
di
cuore
,
a
stringerle
la
mano
per
la
contessa
e
per
me
,
essendo
sicuro
di
prevenire
il
desiderio
della
signora
.
»
«
Mi
permetta
di
farle
osservare
che
questa
sicurezza
è
,
per
lo
meno
,
molto
arrischiata
.
»
«
Per
bacco
!
dopo
aver
veduto
Narcisa
agitata
,
come
ieri
sera
l
'
ho
veduta
;
dopo
che
stamane
,
prima
ch
'
io
partissi
con
suo
marito
,
ella
mi
fece
chiamare
misteriosamente
...
segretamente
,
capisce
?
...
per
scongiurarmi
colle
più
calde
preghiere
,
colle
lagrime
agli
occhi
,
che
facessi
di
tutto
onde
venire
ad
un
accomodamento
,
non
c
'
è
bisogno
di
gran
sale
in
zucca
per
capire
che
la
contessa
dev
'
essere
contentissima
dell
'
esito
fortunatissimo
di
questo
affare
(
poiché
,
scusi
,
ma
la
sua
ferita
al
braccio
non
può
chiamarsi
una
disgrazia
)
e
che
io
,
dopo
aver
fatto
il
possibile
per
venire
all
'
aggiustamento
che
ella
mi
raccomandava
,
vada
ad
annunziarle
di
aver
accomodato
benone
le
cose
,
e
aver
perfino
ringraziato
lei
.
»
Sarei
dispiacentissimo
però
,
signore
,
ove
ella
,
senza
volerlo
,
le
avesse
reso
un
servigio
che
sarà
male
accolto
dalla
signora
.
»
«
Male
accolto
!
?
...
e
perché
?
»
«
Giacché
il
conte
n
'
è
uscito
illeso
,
cosa
deve
importare
di
me
,
di
uno
sconosciuto
,
a
quella
signora
?
E
come
dovrà
accettare
che
lei
vada
a
dirle
:
Ho
stretto
da
parte
vostra
la
mano
a
quell
'
uomo
che
ha
avuto
la
scortesia
di
rifiutarvi
un
sommo
favore
(
poiché
non
è
provato
ch
'
io
abbia
risparmiato
il
conte
)
e
che
è
andato
a
scaricare
la
sua
pistola
contro
il
petto
di
vostro
marito
?
»
Il
vecchietto
rimase
un
momento
confuso
,
come
colpito
da
quella
riflessione
;
ma
poco
dopo
riprese
vivamente
,
quasi
trionfante
:
«
No
,
no
!
son
sicuro
del
fatto
mio
.
Lei
non
conosce
la
bell
'
anima
di
Narcisa
;
ella
sarebbe
desolatissima
se
il
minimo
accidente
le
fosse
accaduto
...
L
'
ho
udita
con
questi
orecchi
esclamare
,
torcendosi
le
braccia
:
Mio
Dio
!
se
quel
giovane
morisse
...
per
me
!
»
.
«
Ella
ha
detto
questo
?
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
fuori
di
sé
...
«
Ma
sì
!
Diavolo
...
che
c
'
è
?
Le
reca
sorpresa
che
una
donna
abbia
paura
del
sangue
che
potrebbe
venire
sparso
per
cagion
sua
?
»
«
Al
contrario
...
È
che
...
in
tal
caso
...
essendo
sicuro
...
essendo
certo
di
rendere
a
lei
un
servigio
...
di
farle
un
buon
ufficio
presso
quella
signora
...
io
le
darei
un
attestato
di
quanto
ella
ha
fatto
per
scongiurare
il
pericolo
di
questo
duello
...
di
come
ella
si
è
adoperato
per
far
piacere
alla
contessa
...
»
«
Mio
amico
!
mio
caro
amico
!
»
,
esclamò
colui
,
abbracciandolo
;
«
come
le
ne
sarei
grato
!...»
«
E
se
lei
crede
che
due
righi
potrebbero
esserle
utili
presso
la
signora
di
Prato
...
»
«
Ella
è
la
bontà
in
persona
,
ed
io
le
sono
devotissimo
anima
e
corpo
.
»
Senza
aspettare
che
il
suo
interlocutore
fornisse
il
compito
dei
suoi
enfatici
ringraziamenti
Pietro
si
appressò
al
tavolino
da
albums
,
aprì
una
cartella
che
conteneva
foglietti
da
lettere
,
e
scrisse
:
«
Un
uomo
che
ha
molto
a
farsi
perdonare
dalla
signora
contessa
di
Prato
sarebbe
fortunatissimo
ove
ella
volesse
indicargli
un
'
ora
della
giornata
in
cui
potesse
venire
ad
implorare
questo
perdono
ai
suoi
piedi
»
.
Piegò
il
foglio
e
fece
mostra
di
rimetterlo
così
aperto
all
'
amico
della
Prato
.
«
Non
occorre
di
suggellarlo
,
se
lei
avrà
la
bontà
di
ricapitarlo
perso
-
nalmente
alla
signora
contessa
.
»
«
Anzi
!
anzi
!
...
suggelli
,
suggelli
pure
!
Voglio
fingere
di
non
sapere
di
che
si
tratti
...
Quest
'
attestato
del
quale
sembrerò
non
essere
informato
,
mi
gioverà
molto
presso
la
mia
cara
contessa
.
Ella
sarà
contentissima
di
me
...
poiché
...
capisce
....
ella
ha
molta
bontà
per
me
...
non
dico
per
vantarmi
...
»
«
Non
perda
tempo
adunque
!
»
,
replicò
Brusio
,
spingendolo
verso
la
porta
.
«
Un
altro
abbraccio
,
amico
carissimo
,
un
altro
abbraccio
.
Lei
troverà
sempre
in
me
un
uomo
tutto
suo
,
un
amico
vero
e
riconoscente
sino
alla
morte
.
Tratti
d
'
amicizia
come
i
suoi
,
che
non
si
fanno
aspettare
...
che
vengono
da
sé
...
non
si
dimenticano
...
Poiché
ella
ha
avuto
la
gentilezza
d
'
indovinare
...
che
io
per
quella
cara
Narcisa
...
capisce
?
!
»
«
Addio
,
caro
signore
.
»
«
Oh
,
come
mi
sarà
grata
la
contessa
!
come
creperanno
d
'
invidia
,
quegli
altri
giovanotti
,
quell
'
ufficialetto
di
cavalleria
pel
primo
!
...
Addio
,
caro
amico
.
»
Uscì
a
ritroso
,
inchinandosi
;
e
Pietro
,
lasciando
cadere
la
portiera
dietro
di
lui
,
non
poté
fare
a
meno
di
ridere
della
trista
figura
che
la
sciocca
presunzione
faceva
fare
a
quel
seduttore
di
58
anni
.
A
mezzogiorno
il
conte
rientrò
in
casa
e
domandò
della
moglie
.
«
La
signora
contessa
è
uscita
in
carrozza
»
,
rispose
il
suo
cameriere
.
«
Uscita
diggià
!
»
,
esclamò
il
conte
con
qualche
sorpresa
.
«
Ed
ha
lasciato
pel
signore
questo
biglietto
.
»
Il
conte
non
dissimulò
un
movimento
di
collera
,
ed
esitando
ad
aprire
la
lettera
,
disse
bruscamente
al
domestico
:
«
Va
bene
!
lasciatemi
»
.
Il
biglietto
di
Narcisa
era
semplicissimo
:
«
Lascio
questa
casa
perché
sento
ch
'
è
impossibile
rimanere
uniti
più
oltre
.
-
Sento
troppo
altamente
i
motivi
che
mi
spingono
a
tal
passo
per
nascondervelo
.
-
Non
mi
cercate
adunque
:
sarebbe
inutile
.
-
Vi
so
troppo
ricco
e
troppo
generoso
per
supporre
che
possiate
far
conto
della
mia
dote
:
vi
prego
quindi
di
passare
,
su
questa
,
8
o
9
mila
lire
all
'
anno
al
mio
incaricato
d
'
affari
a
Torino
,
signor
Treveri
.
Credo
che
basteranno
»
.
Era
quanto
vi
ha
di
incisivo
nell
'
ardire
portato
all
'
audacia
,
nella
franchezza
spinta
sino
al
cinismo
,
della
donna
volubile
e
galante
,
appassionata
ed
impetuosa
.
Quasi
nell
'
ora
istessa
un
elegante
calesse
si
fermava
dinanzi
il
portone
di
una
graziosa
casa
a
due
piani
nella
Strada
Nuova
.
Un
palafreniere
,
che
serviva
anche
da
portinaio
,
venne
ad
aprire
alla
signora
abbigliata
con
distinzione
,
che
era
discesa
dal
calesse
,
e
le
additò
una
scala
a
sinistra
,
della
quale
gli
scalini
di
marmo
erano
fiancheggiati
di
vasi
di
fiori
.
In
fondo
alla
corte
,
legati
alle
sbarre
di
un
cancello
che
chiudeva
un
giardino
di
piacevolissimo
aspetto
,
scalpitavano
tre
bellissimi
cavalli
inglesi
.
Nell
'
anticamera
,
ad
un
domestico
che
incontrò
,
la
dama
domandò
se
il
signor
Pietro
Brusio
era
in
casa
.
«
Sì
,
signora
;
ma
non
è
visibile
,
poiché
è
nel
suo
gabinetto
di
lavoro
.
»
«
Ditegli
che
c
'
è
una
signora
che
desidera
parlargli
.
»
«
Domando
scusa
,
signora
;
ma
la
prego
di
avere
la
bontà
di
ripassare
verso
le
sei
,
o
di
lasciare
il
suo
biglietto
;
poiché
quando
è
nel
suo
gabinetto
il
signore
non
vuol
essere
disturbato
assolutamente
.
»
«
Fategli
tenere
questo
biglietto
in
tal
caso
»
;
insisté
la
signora
con
una
lieve
tinta
d
'
impazienza
,
prendendo
da
un
elegante
porta
-
biglietti
una
carta
di
visita
e
piegandola
:
«
ditegli
che
aspetto
.
Non
vi
sgriderà
certamente
per
questo
»
.
Il
tuono
di
sicurezza
e
di
superiorità
con
cui
parlava
la
bella
signora
vinse
le
esitazioni
del
cameriere
,
che
si
decise
a
fare
quanto
ella
diceva
.
«
Si
dia
l
'
incomodo
di
seguirmi
in
sala
»
,
diss
'
egli
sollevando
la
portiera
di
un
uscio
;
«
il
signore
ci
sarà
a
momenti
.
»
Per
giungere
al
salotto
si
attraversava
una
piccola
serra
a
cristalli
,
che
occupava
uno
dei
lati
di
una
terrazza
assai
vasta
,
della
quale
s
'
era
fatto
un
giardino
pensile
,
sporgente
su
quella
spiaggia
incantata
della
Marinella
,
che
ha
il
bel
golfo
di
Napoli
per
orizzonte
,
e
in
fondo
Capri
e
Sorrento
.
Quella
specie
di
stufa
,
dove
vegetavano
le
più
belle
piante
esotiche
,
circoscriveva
come
in
un
'
atmosfera
separata
dalla
città
clamorosa
,
il
salotto
ed
il
gabinetto
da
studio
che
vi
era
contiguo
.
I
rumori
esterni
sembravano
estinguersi
sulla
sabbia
finissima
del
viale
,
come
il
più
lieve
alitare
di
vento
moriva
sulle
grandi
foglie
di
quelle
piante
immobili
nelle
loro
masse
svariate
.
Il
salotto
era
addobbato
con
lusso
;
ma
quel
pensiero
tutto
originale
che
avea
disposto
lo
stanzone
dei
fiori
prima
di
giungervi
,
e
il
giardino
sulla
terrazza
,
sembrava
aver
presieduto
nei
minimi
dettagli
alla
situazione
di
tutti
gli
oggetti
che
lo
decoravano
.
Le
porte
vetrate
,
che
si
aprivano
sulla
terrazza
,
erano
nascoste
,
alla
lettera
,
da
persiane
di
pianticelle
rampicanti
;
ciò
che
unito
alle
pitture
dei
vetri
,
e
alle
doppie
tende
di
raso
e
di
velo
,
facevano
penetrare
soltanto
nella
sala
quella
mezza
luce
,
che
,
col
lasciare
indistinte
le
forme
degli
oggetti
,
vi
crea
mille
nuove
immagini
,
e
ne
popola
la
semioscurità
di
quei
mille
sogni
incantati
,
di
quelle
sfumature
voluttuose
che
tanto
piacciono
alle
signore
galanti
;
il
passo
si
arrestava
sui
tappeti
vellutati
,
come
se
temesse
di
destare
un
'
eco
che
potesse
strappare
dalla
deliziosa
preoccupazione
che
faceva
nascere
quell
'
atmosfera
.
Il
cameriere
scomparve
senza
far
rumore
per
uno
degli
usci
dirimpetto
,
nascosto
dalla
stessa
tenda
di
raso
celeste
.
La
signora
si
sprofondò
in
una
delle
poltroncine
che
erano
vicine
ad
un
elegante
tavolino
da
albums
,
piccolo
capolavoro
nel
suo
genere
;
subendo
anch
'
essa
,
senza
accorgersene
,
il
fascino
che
esercitava
sui
sensi
quel
luogo
ricco
di
dorature
,
di
sete
,
di
specchi
e
di
profumi
:
fascino
al
quale
forse
ella
era
disposta
.
Poco
dopo
la
tenda
si
aperse
,
e
comparve
un
uomo
,
vestito
del
rigoroso
abito
nero
,
come
se
volesse
dare
a
divedere
di
apprezzare
tutto
il
valore
della
visita
che
riceveva
;
ancora
pallido
,
ma
di
quel
pallore
che
ci
fa
brillare
gli
occhi
,
quando
la
gioia
troppo
potente
della
felicità
sembra
chiamare
al
cuore
tutto
il
sangue
.
Una
benda
di
seta
gli
teneva
al
collo
il
braccio
sinistro
.
Un
momento
però
egli
sembrò
ondeggiare
indeciso
,
mentre
fissava
i
suoi
occhi
scintillanti
su
quel
corpo
da
fata
(
che
accennava
appena
le
sue
seduzioni
sotto
le
linee
quasi
vaporose
delle
vesti
,
voluttuosamente
disteso
sulla
poltroncina
)
e
su
quegli
occhi
che
lo
fissavano
del
loro
sguardo
più
bello
,
mentre
il
sorriso
più
dolce
errava
sulle
labbra
di
lei
.
Come
se
avesse
temuto
di
rompere
l
'
incanto
di
quel
sogno
troppo
bello
per
lui
,
[
egli
]
esclamò
,
quasi
impaziente
,
verso
un
testimonio
che
gli
stava
vicino
,
ma
che
però
non
si
vedeva
:
«
Non
ci
sono
per
nessuno
.
Quando
vi
voglio
suonerò
.
Andate
»
.
Non
si
udì
sul
tappeto
,
molto
spesso
,
il
passo
del
cameriere
che
si
allontanava
.
Pietro
si
avanzò
lentamente
verso
la
dama
,
come
se
avesse
voluto
assaporarne
,
con
una
voluttuosa
economia
d
'
analisi
,
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
.
Ella
,
nella
sua
positura
da
sirena
,
lo
fissava
sempre
senza
parlare
.
Il
giovane
non
pensava
neanche
a
proferire
la
più
semplice
formola
di
civiltà
.
Una
parola
sola
irruppe
spontanea
:
«
Lei
!
...
lei
,
signora
!
...
da
me
!
»
.
«
Che
c
'
è
di
strano
?
»
,
rispose
ella
con
un
indefinibile
sorriso
.
«
Non
ha
ella
rischiata
la
vita
per
me
,
perché
io
venga
a
rischiare
quelli
che
il
mondo
chiama
riguardi
per
lei
?...»
Gli
stese
la
destra
,
dopo
essersi
tolto
il
guanto
;
egli
esitò
a
prendere
quella
mano
,
che
,
forse
per
fargli
provare
in
tutta
l
'
intensità
il
brivido
del
suo
contatto
,
gli
si
metteva
nuda
fra
le
sue
.
«
Ho
ricevuto
il
suo
biglietto
dal
signor
Briolli
.
Se
lei
ha
molto
a
farsi
perdonare
,
io
ho
molto
a
ringraziarla
...
Ho
verso
di
lei
uno
di
quei
doveri
di
gratitudine
dinanzi
a
cui
le
convenienze
sociali
scompaiono
;
e
son
venuta
a
ringraziarla
,
signore
,
della
sua
azione
sì
nobile
,
sì
generosa
sino
al
sacrificio
!...»
Invece
di
rispondere
,
Pietro
seguitava
ad
ammirare
,
come
si
fa
di
un
oggetto
prezioso
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
che
si
teneva
fra
le
sue
senza
osare
di
stringerla
,
come
se
temesse
di
farne
appassire
la
delicata
bellezza
.
«
E
questa
ferita
!
...
Dio
mio
!...»,
continuò
la
contessa
commossa
vivamente
.
«
Nulla
...
una
scalfittura
.
»
Narcisa
si
avvide
forse
allora
della
tacita
ammirazione
con
cui
il
giovane
si
teneva
quella
mano
sulle
palme
,
e
,
arrossendo
impercettibilmente
,
fece
un
movimento
per
ritirarla
.
«
Oh
!
la
lasci
!...»,
mormorò
egli
come
un
fanciullo
che
parli
in
un
sogno
delizioso
.
«
È
cosi
bella
!...»
La
contessa
,
ancor
più
rossa
di
prima
,
ma
sorridendo
cogli
occhi
e
le
labbra
del
suo
sorriso
inebbriante
,
con
un
movimento
rapidissimo
e
quasi
istintivo
di
grazia
squisita
,
o
di
sopraffina
civetteria
,
gli
porse
l
'
altra
,
lasciandole
in
quelle
di
lui
e
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
Pietro
volle
baciare
quelle
mani
da
fata
;
ma
gli
parve
un
peccato
,
come
gli
era
sembrato
lo
stringerle
,
di
sfiorare
colle
sue
labbra
quella
pelle
rasata
.
Dopo
un
momento
di
silenzio
la
contessa
riprese
:
«
Uno
dei
testimoni
di
mio
marito
,
il
signor
Briolli
,
mi
ha
fatto
conoscere
tutta
la
generosità
della
sua
condotta
...
Se
io
avessi
potuto
sospettare
che
alla
mia
preghiera
ella
doveva
rispondere
con
tal
sacrificio
,
io
avrei
inorridito
di
avanzarla
...
come
ora
ho
rimorso
...
»
.
«
Non
mi
parli
di
ciò
!...»,
interruppe
quasi
brusco
il
giovane
,
come
se
avesse
temuto
di
destarsi
.
«
Noi
abbiamo
torti
reciproci
»
,
aggiunse
Narcisa
col
suo
sorriso
ammaliatore
;
«
siamo
franchi
in
tal
caso
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
per
poterceli
perdonare
scambievolmente
...
»
«
Reciproci
torti
?
»
,
interruppe
Pietro
come
trasognato
.
«
I
miei
saranno
più
gravi
»
,
rispose
Narcisa
;
«
ma
ho
la
buona
fede
di
confessarli
e
la
risoluzione
di
espiarli
...
E
voi
?...»
«
Io
non
me
ne
trovo
che
uno
!
...
ma
sì
grande
...
che
io
non
oso
rammentarlo
senza
arrossire
in
faccia
a
voi
...
»
«
Confessatelo
allora
;
forse
vi
verrà
perdonato
.
»
«Contessa!...»
«
È
molto
grave
adunque
perché
non
abbiate
il
coraggio
di
questa
confessione
?
»
«
Le
vostre
parole
me
lo
danno
;
io
ho
commesso
l
'
indegnità
d
'
insultarvi
rimandandovi
il
mazzo
e
l
'
anello
,
e
poco
fa
anche
il
biglietto
...
»
«
Avete
avuto
torto
nell
'
ultimo
caso
,
non
l
'
avevate
nel
primo
...
»
«
Perché
?
»
«
Perché
nel
primo
caso
quello
che
a
voi
pare
colpa
,
mi
provava
piuttosto
...
»
«Narcisa!...»
«
Che
voi
...
»
«
Che
io
vi
amo
come
un
pazzo
!
...
come
un
uomo
che
non
è
più
conscio
di
quello
che
fa
,
perché
voi
gli
avete
tolto
la
mente
e
la
ragione
,
Narcisa
!...»
Così
dicendo
Pietro
divorava
coi
baci
quelle
mani
che
si
teneva
fra
le
sue
.
«
Ora
che
la
vostra
confessione
è
fatta
»
,
diss
'
ella
,
non
rispondendo
direttamente
,
«
veniamo
alla
mia
.
»
Pietro
si
accosciò
sul
tappeto
ai
piedi
della
contessa
,
tenendo
sempre
le
sue
mani
.
«
Vi
scrissi
di
aver
conosciuto
a
Catania
un
giovanetto
generoso
sino
al
sagrifizio
,
nobile
sino
all
'
eroismo
...
Perdonatemi
,
non
m
'
interrompete
.
Allora
non
sapevo
chi
fosse
,
non
conoscevo
che
un
giovane
come
se
ne
veggono
tanti
,
inferiore
fors
'
anche
a
quei
giovani
eleganti
che
mi
facevano
la
corte
.
Anch
'
esso
mi
faceva
la
corte
alla
sua
maniera
,
come
la
fanno
i
provinciali
e
gli
adolescenti
...
Guardai
qualche
volta
costui
che
incontravo
sempre
sui
miei
passi
in
istrada
,
sulla
porta
del
Teatro
,
uscendo
e
rientrando
in
casa
...
Qualche
volta
,
quando
paragonavo
il
suo
stato
a
quello
di
coloro
che
mi
amavano
come
lui
ma
che
potevano
dirmelo
o
almeno
provarmelo
,
aspirare
almeno
ad
un
mio
sorriso
,
ad
una
mia
parola
...
mentre
costui
doveva
sacrificarsi
giorni
e
notti
intieri
per
vedermi
scendere
da
carrozza
o
per
passarmi
d
'
accanto
al
ritorno
da
un
ballo
,
ebbi
un
momento
di
curiosità
,
ed
anche
di
riconoscenza
sì
lontana
da
sfumare
nella
compassione
,
per
questo
giovane
che
mi
amava
in
tal
modo
,
e
mi
amava
senza
speranza
...
Poi
non
ci
pensai
più
...
Poco
tempo
fa
lo
rividi
in
una
festa
»
:
riprese
la
contessa
:
«
era
l
'
uomo
in
voga
;
l
'
alta
società
avea
per
lui
le
più
squisite
cortesie
,
le
donne
più
belle
e
più
nobili
gli
sorridevano
...
Un
vero
trionfo
!
Io
ammirai
quella
fronte
larga
e
pallida
,
e
mi
sembrò
di
scorgervi
qualche
cosa
di
nobile
che
non
vi
avevo
prima
notato
;
mi
parve
di
leggere
un
mondo
intiero
nei
suoi
occhi
,
sebbene
alquanto
malinconici
.
Lo
sguardo
ch
'
egli
mi
volse
mi
fece
pensare
al
giovanetto
sconosciuto
...
e
provai
una
viva
commozione
a
quel
pensiero
:
c
'
era
trionfo
ed
orgoglio
soltanto
,
in
quel
punto
.
Oh
!
io
sono
schietta
,
signore
,
per
farmi
credere
quello
che
ho
da
dire
in
seguito
.
Quest
'
uomo
avea
fatto
un
miracolo
pel
mio
amore
un
miracolo
da
genio
...
Io
l
'
ho
veduto
in
quell
'
opera
,
come
egli
non
ha
veduto
che
me
creandola
,
prendermi
la
mano
,
sorridendo
del
suo
triste
sorriso
,
e
farmi
passare
in
rassegna
il
suo
cuore
coi
suoi
palpiti
,
le
sue
speranze
e
le
sue
lagrime
...
e
trasportarmi
ai
giorni
delle
vaghe
aspirazioni
e
dei
sogni
ineffabili
.
Poi
mi
ha
fatto
piangere
del
suo
pianto
disperato
a
quelli
spasimanti
di
passione
...
e
si
è
arrestato
anelante
,
spossato
,
colle
braccia
stese
,
nel
punto
in
cui
sentiva
sfuggirsi
questo
fantasma
a
cui
incatenava
la
sua
esistenza
...
Oh
,
in
quel
momento
,
signore
...
s
'
io
avessi
veduto
dinanzi
a
me
quest
'
uomo
,
come
l
'
ho
veduto
nel
suo
sogno
,
nel
suo
dramma
...
gli
avrei
steso
le
braccia
ad
incontrare
le
sue
...
»
.
«Narcisa!...»,
mormorò
soffocato
Brusio
,
sollevandosi
sino
ad
inginocchiarsi
.
«
Qualche
volta
,
quando
penso
a
quest
'
amore
sì
ardente
e
sì
immenso
,
che
non
avrei
saputo
immaginare
se
non
l
'
avessi
ispirato
,
io
che
ho
sorriso
e
folleggiato
fra
le
ancor
più
folli
proteste
di
mille
galanti
,
io
stordita
da
quest
'
incenso
d
'
adulazioni
e
di
corteggio
che
gli
uomini
più
eleganti
,
più
ricchi
e
nobili
si
affollano
a
bruciarmi
ai
piedi
...
io
ho
un
movimento
d
'
incerto
terrore
;
...
mi
pare
che
debba
esser
terribile
,
divorante
,
questa
passione
,
quando
è
giunta
a
tal
grado
;
...
mi
pare
ch
'
essa
debba
assorbire
la
vita
in
un
bacio
di
fuoco
...
ma
in
un
bacio
di
tale
ebbrezza
da
sembrare
troppo
piccolo
compenso
la
vita
,
e
troppo
corti
i
giorni
per
avvelenarsene
...
»
«Narcisa!!...»,
ripeté
Pietro
colle
lagrime
agli
occhi
,
prendendole
le
mani
con
violenza
,
mentre
avea
ascoltato
sin
allora
cogli
occhi
spalancati
e
fissi
,
come
pazzo
di
felicità
,
e
coi
gomiti
appoggiati
sulle
ginocchia
di
lei
.
La
fata
si
curvò
mollemente
verso
di
lui
,
e
gli
posò
le
braccia
sulle
spalle
...
poi
lo
sollevò
lentamente
,
con
quell
'
abbandono
inimitabile
e
seducente
che
le
era
particolare
;
e
guardandolo
sempre
col
suo
sorriso
da
sirena
gli
susurrò
,
quasi
sulle
labbra
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
carezzevole
:
«
Son
venuta
a
vedere
il
tuo
gabinetto
da
studio
...
Pietro
...
»
.
Quel
soffio
passò
come
un
vento
ghiacciato
sul
sudore
che
inondava
la
fronte
di
lui
,
che
,
impotente
a
più
contenersi
,
la
sollevò
,
prendendola
tra
le
braccia
,
come
un
caro
fanciullo
,
e
la
divorò
di
baci
,
singhiozzando
in
un
sublime
delirio
:
«
Tu
sei
il
mio
Dio
!
ed
io
non
avrò
mai
forza
per
amarti
come
vorrei
!!!...»
.
La
portiera
ricadde
ondeggiante
dietro
di
loro
.
Pochi
giorni
dopo
,
verso
il
tramonto
,
due
giovani
che
s
'
avvincevano
colle
braccia
allacciate
,
come
le
rampicanti
che
coprivano
i
fusti
dei
grandi
alberi
del
giardino
pensile
,
appoggiati
alla
ringhiera
di
pietra
della
terrazza
,
guardavano
il
sole
che
tramontava
dietro
quel
mare
azzurro
che
si
stendeva
immenso
ai
loro
piedi
ed
ove
si
specchiavano
Ischia
e
Procida
.
Narcisa
teneva
appoggiata
la
testa
sulla
spalla
di
Pietro
,
e
di
quando
in
quando
si
aggrappava
al
collo
di
lui
colle
sue
candide
braccia
per
passare
le
sue
labbra
sulla
fronte
e
gli
occhi
di
lui
con
mille
baci
muti
della
sua
bocca
tremante
che
ne
formavano
un
solo
.
«
Che
vita
!
...
mio
Dio
!
che
vita
!!!...»,
mormorava
ella
soltanto
qualche
volta
.
«
Eppure
,
mio
dolce
angioletto
,
quando
io
bacio
questa
tua
fronte
,
e
mi
premo
fra
le
labbra
questi
capelli
,
e
ti
chiudo
gli
occhi
colle
mie
mani
,
e
mi
sento
fremere
fra
le
braccia
questo
tuo
corpo
da
fata
...
io
non
credo
,
no
...
malgrado
che
io
chiuda
gli
occhi
,
malgrado
che
io
torturi
disperatamente
il
mio
cervello
,
per
crederlo
,
che
ciò
che
io
provo
di
sì
immenso
,
di
sì
convulso
,
di
sì
spasimante
nella
voluttà
del
piacere
,
nel
delirio
del
godimento
,
mi
viene
da
te
;
...
che
tutto
ciò
non
è
uno
splendido
sogno
della
mia
fantasia
,
come
ti
sognai
nel
mio
dramma
...
e
ti
sognai
delirante
,
stringendomi
la
testa
infuocata
fra
le
mani
,
premendomi
il
cuore
che
sembrava
scoppiarmi
,
seduto
sul
marciapiede
di
faccia
ai
tuoi
veroni
!
...
No
...
io
non
posso
credere
che
quella
donna
che
incontravo
al
passeggio
,
al
braccio
di
un
altro
uomo
,
fra
l
'
ammirazione
di
quanti
la
vedevano
,
facendo
palpitare
il
mio
cuore
col
fruscio
del
suo
strascico
sulle
vie
;
...
che
quella
donna
che
vidi
al
Teatro
;
che
mi
passò
da
presso
senza
guardarmi
;
che
seguii
come
un
fanciullo
,
come
un
cane
;
...
che
non
mi
stancai
a
vedere
dalla
strada
,
per
due
mesi
intieri
,
sotto
la
sua
casa
,
ascoltando
il
minimo
rumore
che
mi
venisse
da
lei
,
che
mi
accennasse
la
sua
presenza
facendomi
trasalire
;
...
che
quella
donna
che
proferì
quelle
parole
...
quella
notte
...
dal
verone
;
...
che
mi
torturò
il
Cuore
colle
note
strillanti
del
suo
valtzer
,
quando
mi
parve
che
il
mio
cuore
fosse
rotto
;
...
che
quella
donna
ch
'
io
non
osavo
avvicinare
per
non
rompere
il
cerchio
luminoso
che
la
circondava
d
'
aureola
,
per
non
rapirle
un
atomo
di
quella
atmosfera
profumata
della
quale
ci
circondava
,
che
faceva
il
suo
prestigio
;
...
che
quella
donna
che
adorai
infine
come
un
pazzo
,
spaventandomi
di
adorarla
in
tal
modo
,
è
mia
!
...
mi
ama
!
...
mi
è
fra
le
braccia
!
!
...
che
io
posso
chiamarla
ogni
giorno
,
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
;
...
che
io
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
posso
udire
quella
voce
che
proferì
:
Quell
'
uomo
è
pazzo
:
che
mi
dice
che
m
'
ama
!
...
che
io
posso
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
vivere
la
sua
vita
e
suggergliela
coi
baci
delle
labbra
...
Oh
,
no
!
Narcisa
...
per
credere
a
ciò
bisogna
che
noi
ritorniamo
a
Catania
,
che
noi
abitiamo
quella
stessa
casa
che
io
guardai
con
più
venerazione
della
casa
di
Dio
;
che
io
respiri
l
'
aria
istessa
di
quelle
camere
;
che
mi
metta
a
quel
verone
,
con
te
,
al
posto
che
occupavi
seduta
sulla
poltrona
;
e
che
io
ti
legga
,
seduto
accanto
alle
tue
ginocchia
,
come
quell
'
uomo
...
Bisogna
che
mi
metta
con
te
,
di
notte
,
a
quell
'
ora
,
a
quel
verone
;
e
che
tu
ripeta
quelle
parole
infami
che
io
annegherei
sulle
tue
labbra
coi
miei
baci
;
bisogna
che
le
tue
mani
ripetano
su
quel
pianoforte
le
note
di
quel
valtzer
che
m
'
inseguirono
spietatamente
quando
fuggivo
delirante
come
se
fuggissi
il
cuore
che
sanguinava
dirotto
;
bisogna
che
io
mi
segga
su
quel
marciapiede
,
colla
fronte
fra
le
mani
,
come
allora
;
e
che
io
ascolti
lo
stormire
di
quegli
alberi
,
il
suono
di
quell
'
orologio
,
il
murmure
lontano
di
quel
mare
,
il
fruscio
della
tua
veste
;
...
e
che
io
vegga
il
lume
che
rischiara
la
tua
camera
;
...
e
che
la
tua
voce
soprattutto
,
la
tua
voce
inebbriante
,
mi
ripeta
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
,
che
quello
non
è
un
sogno
,
che
io
non
son
pazzo
;
...
e
che
le
tue
labbra
,
posandosi
sulla
mia
fronte
,
mi
scaccino
questo
turbine
affannoso
che
mi
sconvolge
la
mente
,
che
mi
fa
dubitare
della
mia
felicità
....
»
«
Andiamo
a
Catania
!
»
,
mormorò
Narcisa
,
dandogli
un
lungo
bacio
e
bagnandogli
la
fronte
di
due
lagrime
di
voluttà
.
VIII
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Catania
,
*
*
*
Agosto
186*
Amico
mio
,
apro
oggi
soltanto
le
lettere
che
mi
son
pervenute
da
due
mesi
per
la
posta
,
delle
quali
alcune
tue
e
di
mia
madre
sono
vecchie
da
più
di
70
giorni
.
Povera
madre
!
che
avrà
pensato
di
me
?
!
...
Eppure
se
ella
avesse
potuto
conoscere
la
felicità
del
figlio
suo
,
se
sapesse
i
godimenti
immensi
dei
quali
mi
sono
inebbriato
,
ella
sarebbe
lieta
,
quella
buona
madre
,
del
lungo
silenzio
del
figlio
,
che
le
proverebbe
ch
'
egli
ha
dimenticato
tutto
onde
vivere
soltanto
per
questa
vita
di
cui
un
'
ora
vale
un
secolo
,
per
immergersi
tutto
in
questo
sogno
febbricitante
,
in
cui
i
brividi
del
piacere
sono
sì
potenti
da
farlo
riscuotere
gemendo
come
di
spasimo
.
Raimondo
,
se
,
15
mesi
fa
,
quando
seguitavamo
quella
sconosciuta
,
della
quale
cominciavo
a
subire
il
fascino
inenarrabile
,
tu
mi
avessi
detto
:
«
costei
,
per
uno
di
quei
miracoli
che
provano
Dio
,
avrà
una
parola
,
una
sola
parola
per
te
»
...
io
non
avrei
osato
lusingarmi
di
questa
speranza
...
io
avrei
temuto
di
carezzarla
.
Ed
ora
,
nel
momento
in
cui
ti
scrivo
,
questa
donna
,
che
di
tutto
ciò
ch
'
è
leggiadro
s
'
è
fatto
un
corteggio
splendido
,
questa
donna
che
ha
il
sorriso
ammaliatore
,
gli
sguardi
inebbrianti
col
loro
raggio
pacato
,
le
promesse
più
affascinanti
nel
suo
voluttuoso
abbandono
,
questa
donna
mi
ama
!
...
me
l
'
ha
detto
colle
sue
labbra
posate
sulle
mie
!
...
Questa
donna
io
l
'
ho
posseduta
;
io
la
possiedo
!
...
È
mia
!
...
Quel
cuore
del
quale
mi
spaventavo
a
scandagliare
i
misteri
reconditi
,
come
se
gl
'
immensi
tesori
d
'
amore
che
vi
si
racchiudono
avessero
dovuto
annegarmi
nei
loro
diletti
sovrumani
,
quella
vita
ch
'
è
tutta
un
fremito
di
voluttà
,
io
l
'
ho
sentito
palpitare
fra
le
mie
braccia
...
Essa
è
vissuta
sotto
il
mio
tetto
;
ha
passeggiato
al
mio
braccio
;
...
e
le
sue
labbra
hanno
chiuso
i
miei
occhi
la
sera
,
per
riaprirmeli
l
'
indomani
!
...
Io
ho
baciato
quei
capelli
,
quella
fronte
,
quegli
occhi
,
quelle
labbra
;
io
mi
son
cullata
quella
testolina
sui
miei
ginocchi
,
ed
ho
passato
le
intiere
notti
fantasticando
cogli
occhi
fissi
in
quegli
occhi
,
a
leggervi
tale
amore
che
mai
uomo
in
terra
conoscerà
.
Raimondo
,
sai
tu
cos
'
è
questa
donna
?
...
È
l
'
amore
con
tutti
i
suoi
palpiti
più
arcani
e
misteriosi
;
è
la
voluttà
con
tutti
i
suoi
sussulti
più
ardenti
;
è
il
delirio
con
tutti
i
suoi
sogni
più
febbrili
.
Io
non
arriverò
mai
a
farti
immaginare
qual
fremito
di
piacere
si
provi
quando
quella
mano
da
fata
,
colle
sue
unghie
rosee
,
colle
sue
dita
affilate
,
colla
sua
pelle
rasata
e
candida
si
posa
sulla
fronte
;
e
quando
quegli
occhi
fanno
passare
nei
miei
baleni
di
quest
'
amore
che
al
primo
urto
scintillano
come
il
cozzo
di
due
spade
,
e
che
inebbriano
come
un
veleno
.
Questa
donna
che
vivea
pei
piaceri
,
della
quale
il
lusso
era
il
bisogno
come
l
'
aria
è
il
bisogno
dell
'
uomo
,
questa
donna
non
esce
più
quasi
mai
;
rifiuta
tutti
gl
'
inviti
;
si
alza
all
'
alba
,
per
venire
ad
appoggiare
la
sua
testa
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
lavoro
;
per
venire
a
spargermi
il
tavolino
di
fiori
ch
'
ella
ha
colti
per
me
...
per
dirmi
di
quelle
parole
che
ella
sola
sa
dire
.
È
una
vita
straordinaria
che
noi
facciamo
:
una
vita
che
c
'
invidierebbero
molti
e
che
molti
compiangerebbero
come
una
pazzia
.
A
Napoli
noi
uscivamo
qualche
volta
,
la
sera
,
verso
mezzanotte
,
in
carrozza
,
e
andavamo
a
Mergellina
per
la
Riviera
di
Chiaia
.
Io
non
ti
potrei
esprimere
le
sempre
nuove
sensazioni
che
costei
mi
faceva
provare
,
in
quell
'
ora
,
seduta
accanto
a
me
sui
cuscini
della
carrozza
.
Noi
lasciavamo
il
calesse
per
correre
,
di
notte
,
come
fanciulli
,
tenendoci
per
la
mano
,
sedendoci
a
terra
quando
eravamo
stanchi
.
Il
sole
ci
sorprendeva
spesso
ancora
passeggiando
,
come
nelle
prime
ore
della
notte
;
e
allora
noi
correvamo
a
casa
per
levarci
poi
alle
cinque
.
Qualche
altra
volta
uscivamo
a
cavallo
.
Narcisa
cavalca
come
un
'
amazzone
,
e
noi
galoppavamo
verso
Posillipo
.
Io
mi
spaventavo
nel
vedere
con
quale
audacia
piena
di
grazia
quel
fragile
corpo
che
sembra
soltanto
armonizzato
per
le
più
delicate
carezze
,
quella
giovane
nervosa
che
sembra
vivere
una
vita
a
metà
aerea
come
quella
di
una
farfalla
,
sfidava
i
pericoli
della
corsa
,
superando
gli
slanci
impetuosi
di
Arbek
,
il
mio
focoso
cavallo
,
con
tutta
la
disinvoltura
di
un
cavallerizzo
.
Quando
ritornavamo
,
coi
cavalli
anelanti
e
coperti
di
spuma
,
Narcisa
si
lasciava
cadere
nelle
mie
braccia
,
avvinghiandomi
le
sue
al
collo
;
ed
io
la
trasportavo
,
come
una
bambina
,
sulla
sua
poltrona
accanto
al
pianoforte
.
La
sera
facevamo
della
musica
insieme
.
Ella
è
di
un
gusto
squisito
,
quantunque
non
possegga
tutte
le
facilità
di
un
pianista
.
Quand
'
ella
suona
io
sto
seduto
al
suo
fianco
,
colle
braccia
allacciate
attorno
alla
sua
vita
;
ella
s
'
interrompe
per
guardarmi
,
per
sorridermi
;
...
e
quando
mi
ha
guardato
un
pezzo
,
com
'
ella
sola
sa
guardare
,
mi
chiude
gli
occhi
coi
baci
.
Colle
mie
mani
fra
le
sue
ha
voluto
ch
'
io
le
narrassi
tutta
la
mia
vita
,
colle
più
minute
particolarità
...
Ha
sorriso
del
suo
caro
sorriso
a
ciascuna
rimembranza
delle
mie
follie
di
giovinezza
,
e
mi
ha
detto
:
«
Giammai
tu
amerai
come
hai
amato
me
!...»
.
E
come
ebbra
del
suo
trionfo
mi
ha
circondato
la
testa
delle
sue
braccia
.
Ora
,
da
quaranta
giorni
,
noi
siamo
a
Catania
,
dove
ad
ogni
passo
io
provo
delle
emozioni
ineffabili
.
Spesso
rimango
delle
ore
intiere
a
contemplare
l
'
oggetto
insignificante
che
mi
ricordo
aver
veduto
quando
amavo
Narcisa
di
quel
terribile
amore
senza
speranza
.
Io
ho
salito
quella
scala
,
ho
passeggiato
per
quelle
stanze
,
ho
dormito
sotto
quel
tetto
...
ho
veduto
la
sua
camera
...
Qual
camera
!
se
la
vedessi
,
Raimondo
!
...
Un
uomo
che
non
avesse
mai
conosciuto
Narcisa
ne
immaginerebbe
il
ritratto
fisico
e
morale
quando
avesse
soltanto
veduta
la
sua
camera
.
Dappertutto
velluti
e
sete
;
e
,
a
renderne
meno
pesante
la
ricchezza
,
meno
severo
e
più
diafano
il
colorito
,
veli
dappertutto
,
e
fiori
,
e
un
profumo
appena
sensibile
,
ma
molle
,
delizioso
;
il
profumo
della
sua
pelle
delicata
...
L
'
altra
notte
udii
rumore
nel
suo
appartamento
;
mi
levai
anch
'
io
e
la
trovai
al
verone
istesso
dove
io
la
vedevo
qualche
volta
,
cogli
occhi
fissi
sulla
strada
dove
altra
volta
io
passavo
parte
delle
notti
.
Mi
accorsi
che
aveva
pianto
.
Come
mi
vide
mi
gettò
le
braccia
al
collo
e
scoppiò
in
singhiozzi
.
«
Oh
!
è
l
'
eccesso
della
felicità
che
mi
fa
male
!
»
,
mi
disse
.
E
l
'
alba
ci
trovò
ancora
a
quel
verone
,
abbracciati
.
Raimondo
!
...
Ti
svelo
un
gran
mistero
del
mio
cuore
,
che
Narcisa
non
dovrebbe
mai
conoscere
.
In
mezzo
a
questi
deliranti
piaceri
,
in
mezzo
a
questa
felicità
che
il
Paradiso
non
mi
potrebbe
mai
dare
,
ho
un
pensiero
che
mi
è
quasi
terrore
,
che
mi
agghiaccia
il
bacio
sulle
labbra
...
e
ciò
quando
penso
che
a
forza
d
'
inebbriarmi
a
questa
coppa
fatata
,
i
sensi
dell
'
uomo
,
troppo
deboli
per
la
piena
di
tanta
felicità
,
non
si
istupidiscano
nel
godimento
;
...
che
io
non
possa
più
assorbire
in
tutti
i
più
squisiti
particolari
questa
rugiada
d
'
amore
di
cui
ella
mi
abbevera
;
...
che
,
infine
,
(
ho
terrore
di
ripeterlo
a
me
stesso
!
)
a
forza
d
'
immedesimarmi
nella
vita
di
lei
,
a
forza
di
assorbirne
tutte
le
emanazioni
quando
me
la
stringo
fra
le
braccia
,
io
non
giunga
a
rompere
quel
velo
aereo
,
direi
,
di
cui
Narcisa
si
circonda
,
e
che
comanda
quasi
la
semioscurità
,
l
'
isolamento
,
per
farla
meglio
ammirare
...
Raimondo
,
se
ciò
avvenisse
,
sento
che
mi
farei
saltare
le
cervella
.
Quando
le
parlo
del
suo
passato
ella
mi
risponde
,
inebbriandomi
del
suo
sguardo
:
«
Ciò
che
io
rimpiango
sono
i
giorni
che
vi
ho
passato
senza
di
te
,
e
che
avrebbero
accumulato
tesori
d
'
amori
e
di
ricordi
trascorsi
al
tuo
fianco
»
.
Io
ti
ringrazio
,
amico
mio
,
delle
cure
affettuose
che
prodighi
alla
mia
famiglia
.
Vicini
a
te
,
quei
miei
cari
,
io
son
tranquillo
sul
loro
stato
.
Dirai
a
mia
madre
che
non
oso
scriverle
;
e
che
qualche
giorno
correrò
sino
a
Siracusa
per
farmi
perdonare
il
mio
lungo
silenzio
fra
le
sue
braccia
.
Addio
,
addio
!
Narcisa
mi
chiama
;
domani
forse
ti
scriverò
più
a
lungo
.
Il
tuo
Pietro
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Aci
-
Castello
.
*
*
*
Novembre
186*
Signore
,
Pietro
mi
ha
parlato
sì
spesso
di
lei
,
che
il
suo
nome
è
per
me
quello
di
un
amico
.
È
come
a
fratello
che
io
scrivo
dunque
,
o
signore
...
come
ad
un
uomo
che
è
l
'
amico
del
mio
Pietro
...
E
son
sola
...
e
non
ho
nessuno
a
cui
aprire
il
mio
cuore
,
per
mezzo
di
cui
far
pervenire
,
in
queste
memorie
,
i
miei
ultimi
ricordi
a
lui
!
Qual
vita
ho
fatta
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
Mi
pareva
impazzire
dalla
felicità
;
come
ora
mi
pare
impazzire
dal
dolore
,
quando
penso
a
quelle
ore
trascorse
come
baleni
nelle
sue
braccia
,
a
quei
suoi
baci
che
sembravano
divorarmi
,
a
quelle
sue
ferventi
parole
che
mi
atterrivano
quasi
colla
violenza
della
sua
passione
...
a
quei
sei
mesi
tutti
d
'
amore
di
cui
noi
assorbivamo
i
giorni
con
disperato
anelito
di
piacere
...
Ed
ora
...
È
triste
quello
che
ho
a
dirle
,
signore
!
...
Oh
,
è
ben
triste
!
...
Io
ho
soltanto
la
forza
di
scriverne
poiché
è
il
solo
conforto
che
mi
rimanga
,
poiché
questi
versi
saranno
letti
da
lui
...
che
,
allora
soltanto
...
forse
...
comprenderà
di
quale
amore
l
'
ho
amato
...
;
poiché
io
,
infine
,
vi
provo
un
penoso
godimento
,
dopo
quello
che
mi
resta
soltanto
ad
aspettarmi
...
Se
dieci
mesi
addietro
,
quando
ero
a
Catania
,
avessi
potuto
sognarmi
la
vita
che
ho
fatto
con
questo
giovane
,
io
avrei
riso
di
me
come
una
pazza
.
Ora
piango
,
signore
...
piango
lagrime
disperate
,
che
cassano
le
disperate
parole
che
scrivo
.
A
Napoli
lo
vidi
circondato
da
quell
'
aureola
che
dà
la
rinomanza
dell
'
ingegno
;
lo
vidi
festeggiato
,
messo
in
moda
.
Pensai
che
quest
'
uomo
,
di
cui
molte
duchesse
avrebbero
fatto
il
loro
amante
,
aveva
passato
quattro
mesi
sotto
i
miei
veroni
;
pensai
a
quest
'
uomo
cui
l
'
amore
,
ch
'
io
gli
aveva
ispirato
,
aveva
solcato
le
guancie
ed
elevato
il
cuore
sino
al
genio
...
e
l
'
amai
...
l
'
amai
come
mai
avevo
amato
...
come
non
m
'
era
parso
che
si
potrebbe
amare
giammai
.
Quest
'
uomo
,
questo
giovane
ch
'
io
non
avevo
distinto
in
mezzo
alla
folla
che
lo
circondava
,
recava
nel
cuore
tesori
ineffabili
di
passione
,
in
cui
assorbiva
tutto
il
mio
essere
.
Quest
'
uomo
per
sei
mesi
,
sei
intieri
mesi
,
mi
formò
una
vita
di
baci
e
di
carezze
.
Noi
non
uscivamo
quasi
mai
.
La
sera
ci
recavamo
sulla
terrazza
che
guarda
il
mare
e
restavamo
là
spesso
sino
a
giorno
;
qualche
volta
soltanto
uscivamo
in
carrozza
o
a
cavallo
,
ma
sempre
assieme
.
A
Catania
noi
seguitammo
ancora
due
mesi
questa
vita
incantata
che
per
me
sarebbe
rimasta
un
mistero
senza
di
lui
.
E
poi
...
Alcuni
giorni
dopo
Pietro
cominciò
ad
invitarmi
ad
uscire
...
ad
andare
in
società
...
Mio
Dio
!
mi
pareva
che
avessi
dovuto
aver
rimorso
di
quel
tempo
che
bisognava
rubare
al
nostro
amore
.
Allora
egli
mi
disse
che
per
lui
,
che
dovea
farsi
un
avvenire
,
era
impossibile
seguitare
a
vivere
così
ritirato
dal
mondo
,
e
che
quest
'
avvenire
gli
imponeva
qualche
sacrifizio
;
che
,
infine
,
per
quella
sera
avea
un
invito
al
quale
non
poteva
mancare
.
Lo
pregai
di
andar
solo
,
soffocando
un
penoso
sentimento
che
quasi
mi
faceva
piangere
d
'
angoscia
.
Nei
primi
mesi
che
noi
passammo
assieme
Pietro
non
avrebbe
pensato
a
ciò
.
Quel
fervente
amore
di
lui
cominciava
dunque
a
dar
luogo
ai
calmi
pensieri
dell
'
avvenire
...
Non
osai
gettare
uno
sguardo
su
quel
baratro
che
si
spalancava
lentamente
ad
inghiottire
la
mia
felicità
.
Quando
venne
a
stringermi
la
mano
,
quando
udii
il
rumore
della
sua
carrozza
che
si
allontanava
,
non
potei
frenare
le
lagrime
,
e
mi
misi
al
pianoforte
per
distrarmi
.
Mi
venne
sotto
le
mani
Il
Bacio
di
Arditi
,
quel
valtzer
ch
'
egli
mi
fa
ripetere
sì
spesso
marcandone
il
movimento
coi
suoi
baci
sulla
mia
testa
.
Quelle
note
mi
parve
che
piangessero
,
e
chiusi
il
pianoforte
con
impazienza
.
Lo
aspettai
al
verone
sino
a
mezzanotte
:
non
veniva
ancora
.
Ebbi
timore
di
lasciargli
scorgere
il
mio
affanno
,
se
mi
fossi
lasciata
trovare
aspettandolo
,
mi
ritirai
nel
mio
appartamento
.
Presi
un
libro
a
caso
,
ma
non
potei
leggerlo
.
Verso
le
tre
udii
finalmente
la
carrozza
che
rientrava
sotto
il
portone
,
e
i
passi
di
lui
sulla
scala
.
Ma
egli
non
venne
a
cercarmi
.
Divorata
dall
'
impazienza
,
suonai
per
domandare
di
lui
.
«
Il
signore
è
ritornato
»
;
mi
rispose
la
mia
cameriera
,
«
ma
è
rientrato
quasi
subito
nelle
sue
stanze
.
»
Non
era
venuto
almeno
,
come
faceva
ogni
sera
,
a
darmi
il
bacio
della
buona
notte
.
Ebbi
un
istante
il
pensiero
d
'
andare
da
lui
,
ma
lo
soffocai
,
colle
mie
lagrime
,
fra
i
guanciali
.
L
'
indomani
,
prima
ancora
dell
'
alba
,
ero
levata
,
poiché
non
avevo
dormito
un
secondo
;
ed
andai
ad
aspettarlo
nel
salotto
,
sperando
che
anch
'
egli
vi
sarebbe
venuto
.
Egli
si
alzò
soltanto
verso
le
undici
,
e
immediatamente
venne
a
cercare
di
me
.
«
Come
sei
bella
,
mia
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
abbracciandomi
con
effusione
;
«
mi
pare
di
amarti
dippiù
ogni
volta
che
ti
rivedo
!
»
Alzai
gli
occhi
,
umidi
di
lagrime
,
su
di
lui
,
atterrita
dall
'
idea
che
quelle
parole
fossero
simulate
.
No
!
non
era
possibile
in
lui
...
nel
mio
Pietro
!
...
il
più
nobile
cuore
ch
'
io
abbia
conosciuto
:
era
il
suo
sguardo
ardente
di
passione
,
e
la
sua
voce
che
recava
l
'
accento
del
cuore
.
Singhiozzante
gli
gettai
le
braccia
al
collo
,
come
per
non
lasciarmelo
sfuggire
mai
più
,
e
nascosi
la
testa
nel
suo
petto
.
«
Che
vuol
dire
questo
pianto
?
»
,
domandò
egli
asciugandomi
gli
occhi
coi
baci
;
«
son
molto
colpevole
adunque
?
»
«
Oh
,
no
!
no
!...»,
singhiozzai
;
«
è
che
...
quello
che
provo
vedendoti
...
»
Egli
mi
abbracciò
,
muto
,
senza
rispondere
,
quasi
pentito
.
Per
otto
o
dieci
giorni
non
mi
lasciò
più
un
minuto
.
Sentivo
che
questa
felicità
sovrumana
mi
logorava
lentamente
,
e
mi
dava
ogni
giorno
forze
novelle
per
sopportarne
la
piena
.
Il
giorno
che
ci
fu
recato
un
invito
per
una
serata
che
dava
C
*
*
*
,
Pietro
mi
disse
:
«
Vi
anderò
soltanto
a
condizione
che
ci
venga
anche
tu
»
.
«
Perché
piuttosto
non
uscire
assieme
,
a
farci
una
delle
nostre
passeggiate
sì
belle
?
!
...
Sai
bene
che
per
me
i
godimenti
che
dà
la
società
,
il
gran
mondo
,
non
hanno
più
attrattive
...
»
,
gli
risposi
.
«
Bisogna
forzarti
;
non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
Tu
sei
un
angelo
di
bellezza
,
ed
io
sono
orgoglioso
di
te
;
voglio
godere
del
tuo
trionfo
.
»
«
Giacché
lo
vuoi
...
»
,
gli
dissi
reprimendo
un
sospiro
.
«
Una
sera
»
,
seguitò
egli
tenendosi
le
mie
mani
fra
le
sue
,
«
una
di
quelle
sere
in
cui
ti
cercavo
come
smaniante
,
avevo
perduto
la
speranza
d
'
incontrarti
;
quando
vidi
passare
,
al
braccio
del
conte
,
una
donna
vestita
di
bianco
,
con
un
semplice
bóurnous
bianco
sulle
spalle
,
di
cui
il
cappuccio
era
tirato
sulla
testa
:
avea
il
corpo
svelto
ed
elegante
,
l
'
andatura
molle
ed
incantevole
,
il
sorriso
affascinante
,
alcuni
ricci
neri
scappanti
dall
'
orlo
del
cappuccio
bianco
sulla
fronte
di
un
candore
più
puro
e
direi
più
rasato
.
Eri
tu
!
...
che
parlavi
a
quell
'
uomo
,
che
sorridevi
a
quell
'
uomo
...
che
non
potevi
sapere
quel
che
provava
quell
'
incognito
che
ti
passò
d
'
accanto
senza
che
te
ne
avvedessi
.
Sentii
stringermi
il
cuore
da
una
mano
di
ferro
...
Ti
seguii
trepidante
,
divorando
degli
occhi
il
tuo
passo
,
i
tuoi
movimenti
,
il
tuo
minimo
gesto
;
reprimendo
i
battiti
del
mio
cuore
per
udire
l
'
insensibile
fruscio
della
tua
veste
...
Ti
seguii
senza
speranza
che
tu
ti
rivolgessi
a
vedermi
...
Andavi
da
S
*
*
*
.
Ti
aspettai
in
istrada
sino
alle
tre
,
ora
in
cui
la
tua
carrozza
venne
a
prenderti
,
vedendo
passare
i
fortunati
che
andavano
a
quella
festa
,
che
dovevano
vederti
ed
esserti
vicini
;
guardando
la
luce
abbagliante
che
scaturiva
dai
veroni
aperti
,
le
allegre
coppie
che
si
aggiravano
per
le
scale
;
ascoltando
il
suono
di
quella
musica
festante
.
Due
o
tre
volte
mi
sembrò
di
vedere
la
tua
figura
,
l
'
ombra
tua
,
che
girava
fra
le
vorticose
coppie
di
un
valtzer
...
e
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
;
...
e
passeggiai
delirante
come
un
pazzo
,
sotto
quella
casa
...
Ora
voglio
che
tu
ti
vesta
di
quegli
abiti
,
Narcisa
;
che
quel
cappuccio
bianco
copra
i
tuoi
capelli
.
Io
non
posso
esprimerti
quegli
atomi
,
quelle
percezioni
di
sensazioni
ineffabili
che
provo
in
queste
reminiscenze
;
cercando
d
'
illudermi
spesso
sino
alla
realtà
del
dolore
che
provai
,
per
sentire
più
viva
l
'
ebbrezza
della
felicità
che
tu
mi
dai
ora
!
»
E
mi
abbracciava
,
e
mi
baciava
frenetico
,
ardente
.
In
mezzo
a
quelle
parole
che
mi
facevano
piangere
di
gioia
una
frase
mi
era
rimasta
fitta
dolorosamente
come
una
spina
nel
cuore
:
egli
avea
detto
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
!
...
Quella
vita
che
avea
formato
il
mio
paradiso
,
adunque
,
quella
vita
che
noi
non
avevamo
vissuto
che
per
amarci
,
che
per
comunicarcela
l
'
un
l
'
altro
coi
baci
,
non
poteva
sempre
durare
...
non
era
stata
che
la
luna
di
miele
!
...
Quando
pensai
al
come
vivere
un
sol
giorno
senza
tal
vita
,
fremetti
di
terrore
,
e
corsi
a
vestirmi
per
nasconderlo
a
lui
.
Uscimmo
a
piedi
lungo
la
cinta
esterna
della
città
,
per
godere
di
un
magnifico
lume
di
luna
.
Pietro
si
mostrò
sì
allegro
,
sì
contento
della
nostra
felicità
,
che
per
qualche
tempo
riuscì
a
scacciare
anche
i
miei
tristi
presentimenti
.
Non
seppi
nascondergli
la
penosa
impressione
che
mi
avevano
lasciato
le
sue
parole
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
«
Sì
,
»
,
mi
rispose
egli
,
«
i
piaceri
,
le
feste
,
ti
sono
necessarii
,
poiché
ti
fanno
brillare
come
un
diamante
messo
in
luce
...
sono
necessarii
al
mio
istesso
amore
per
provare
quello
che
provavo
d
'
indefinibile
nel
fascino
che
ti
faceva
abbagliante
fra
tutte
le
pompe
del
tuo
lusso
.
»
«
Queste
parole
mi
fanno
male
,
Pietro
!
»
,
supplicai
stringendomi
contro
il
petto
il
suo
braccio
.
«
Perché
?
»
,
domandò
egli
sorpreso
.
«
Perché
mi
provano
che
tu
non
potrai
amarmi
sempre
come
mi
hai
amata
,
come
ormai
è
necessario
che
tu
mi
ami
perché
io
viva
!
»
«
Sei
pazza
!
»
,
esclamò
egli
,
baciandomi
sulla
bocca
.
Rimasi
fredda
,
muta
a
quel
bacio
;
fissando
i
miei
occhi
nella
luna
per
dissimulare
ch
'
erano
umidi
di
pianto
.
Le
lagrime
che
solcarono
le
mie
guancie
mi
tradirono
.
«
Ma
che
hai
dunque
?
»
,
esclamò
Pietro
fermandosi
,
vivamente
commosso
,
e
abbracciandomi
:
«
che
ti
ho
fatto
,
Dio
mio
?!...»
.
«
Oh
,
perdonami
...
perdonami
!
»
,
singhiozzai
,
premendomi
le
sue
mani
sulle
labbra
;
«
son
io
che
son
folle
!
...
perdonami
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
una
parola
...
Mi
ami
ancora
?
...
mi
ami
sempre
...
come
mi
amavi
?...»
Pietro
soffocò
quelle
parole
sulle
mie
labbra
coi
baci
,
suggendo
avidamente
le
mie
lagrime
.
«
Oh
!
che
ti
ho
fatto
io
per
meritarmi
questo
?
!
»
,
mi
diss
'
egli
colla
voce
tremante
,
dominando
a
stento
la
sua
emozione
.
«
Non
ti
adoro
come
sei
degna
di
essere
adorata
?
!
...
Amarti
ancora
!
...
ma
ogni
giorno
che
passa
è
un
affetto
nuovo
che
si
aggiunge
all
'
immenso
affetto
di
cui
ti
amo
!...»
«
Grazie
!
grazie
,
amico
mio
!
Tu
non
sai
qual
bene
mi
facciano
queste
parole
...
come
io
ne
avevo
bisogno
!
...
E
...
e
...
se
qualche
giorno
....
se
mai
...
»
,
ed
io
stentavo
a
proferire
fra
i
singhiozzi
che
mi
soffocavano
,
«
tu
non
mi
amassi
più
,
tu
non
mi
amassi
come
prima
,
come
io
voglio
essere
amata
da
te
...
tu
me
lo
dirai
...
dammi
parola
che
me
lo
dirai
!
...
meglio
questo
che
l
'
agonia
dell
'
incertezza
.
Tu
non
sai
mentire
,
Pietro
!
...
tu
me
lo
dirai
!...»
«Narcisa!...»
«
Oh
!
fammela
questa
promessa
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
questa
parola
...
»
«
Ma
sei
pazza
...
calmati
,
amor
mio
...
»
«
Oh
no
!
te
lo
chiedo
ginocchioni
...
promettimi
...
promettimi
che
tu
mi
dirai
...
che
me
lo
dirai
quando
non
mi
amerai
più
!...»
E
le
mie
ginocchia
,
senza
avvedermene
,
si
piegarono
.
«
Mio
Dio
!
Narcisa
...
Io
non
so
quello
che
tu
abbia
stasera
;
ma
se
ciò
può
farti
piacere
,
quantunque
io
senta
tutta
l
'
inutilità
di
tale
promessa
...
se
ciò
può
servire
a
calmarti
...
ebbene
!...io
te
la
do
.
»
«
Oh
!
grazie
,
grazie
!
»
,
esclamai
baciandolo
in
fronte
,
con
un
doloroso
trasporto
;
«
grazie
!
...
Io
sarò
più
tranquilla
!
...
potrò
almeno
godere
senza
sospetto
questi
giorni
di
felicità
che
puoi
darmi
...
»
«
Narcisa
!
...
per
pietà
!...»
«
Oh
,
no
...
Pietro
!
non
vedi
che
son
felice
,
ora
?!...»
Egli
rimase
triste
e
pensieroso
lungo
tutta
la
strada
.
Io
provavo
un
inenarrabile
godimento
nell
'
appoggiarmi
al
suo
braccio
,
nel
sentire
palpitare
contro
il
mio
polso
quel
cuore
che
ancora
palpitava
per
me
.
Tre
o
quattro
volte
alzai
gli
occhi
su
quel
volto
maschio
ed
energico
che
adoravo
,
che
divoravo
dello
sguardo
,
come
se
fossi
avara
dal
bene
che
possedevo
ancora
di
saziarmene
.
«
Confessiamo
»
,
disse
Pietro
nel
salire
le
scale
della
casa
ove
andavamo
,
sorridendo
ancora
con
una
lieve
tinta
di
mestizia
,
come
per
scacciare
la
penosa
preoccupazione
che
ci
aveva
invaso
ambedue
,
«
confessiamo
che
siamo
pure
i
gran
fanciulli
,
e
che
i
nostri
discorsi
sono
stati
ben
singolari
per
due
innamorati
che
vanno
ad
una
festa
da
ballo
.
»
Respirai
più
liberamente
quando
la
carrozza
ci
trasportava
rapidamente
verso
la
nostra
abitazione
:
mi
parea
d
'
essermi
levato
un
gran
peso
dal
cuore
col
togliermi
quella
maschera
di
convenienza
che
la
società
esige
,
e
che
,
quella
sera
,
in
mezzo
a
quella
splendida
folla
,
mi
era
sembrata
odiosa
.
L
'
indomani
Pietro
si
rimise
a
studiare
di
lena
,
come
non
l
'
avevo
mai
veduto
lavorare
.
Io
passavo
i
giorni
nel
suo
gabinetto
di
studio
,
disegnando
o
sfogliando
i
fiori
dei
quali
era
sempre
piena
la
giardiniera
che
contornava
il
suo
tavolino
,
e
dei
quali
spargevo
le
foglie
sulla
carta
in
cui
egli
scriveva
;
o
,
quand
'
egli
lo
voleva
,
andavo
al
pianoforte
e
gli
suonavo
il
pezzo
che
[
mi
]
domandava
.
Egli
usciva
sempre
la
sera
per
darsi
un
poco
di
distrazione
,
che
le
occupazioni
assidue
del
giorno
gli
rendevano
necessaria
.
Qualche
volta
l
'
accompagnavo
.
Una
sera
volli
rimanere
in
casa
per
vedere
ciò
che
avrebbe
fatto
:
uscì
solo
.
Quattro
mesi
prima
sarebbe
stato
più
avaro
del
tempo
che
avrebbe
potuto
passarmi
vicino
.
Di
tratto
in
tratto
egli
si
mostrava
preoccupato
,
quasi
triste
...
sembrava
staccarsi
con
isforzo
alle
sue
penose
meditazioni
per
prodigarmi
ancora
quelle
sue
ferventi
carezze
,
che
mi
fanno
obliare
in
un
bacio
tutti
i
terrori
dell
'
avvenire
.
Non
potevo
esser
gelosa
...
Alla
festa
,
ove
l
'
accompagnai
,
avevo
veduto
le
più
eleganti
e
belle
dame
sorridergli
con
quella
grazia
che
dà
diritti
a
sperare
,
prodigargli
le
più
obbliganti
attenzioni
,
e
l
'
avevo
veduto
rimaner
freddo
e
cortese
innanzi
a
quelle
attrattive
,
cercando
avidamente
il
mio
sguardo
e
il
mio
sorriso
.
Egli
è
troppo
generoso
e
nobile
per
potermi
parlare
come
mi
parla
e
guardarmi
come
egli
lo
fa
se
il
rimorso
di
un
altro
affetto
lo
facesse
arrossire
.
No
!
il
mio
Pietro
è
troppo
elevato
per
scendere
sino
alla
dissimulazione
...
egli
avrebbe
piuttosto
la
forza
brutale
di
abbandonarmi
.
Eppure
questa
certezza
,
che
per
molte
sarebbe
una
consolazione
,
per
me
è
il
più
crudele
disinganno
,
perché
mi
toglie
persino
la
speranza
dell
'
avvenire
...
Quello
che
scrivo
mi
scotta
le
mani
,
come
mi
brucia
il
cuore
...
Avrei
sempre
la
speranza
di
riavere
il
cuore
di
Pietro
che
si
allontanasse
da
me
per
un
'
altra
donna
,
poiché
egli
dovrebbe
,
tosto
o
tardi
,
accorgersi
che
giammai
,
giammai
donna
potrà
amarlo
come
l
'
amo
io
,
giammai
simile
amore
potrà
suggerire
alla
donna
tutti
gli
incanti
più
raffinati
per
fargli
bella
la
vita
,
per
fargli
sentire
tutte
le
infinite
percezioni
di
questo
amore
colle
pulsazioni
violente
delle
sue
arterie
...
ma
Pietro
stanco
del
mio
affetto
,
di
me
...
Pietro
disilluso
del
prestigio
che
mi
faceva
bella
ai
suoi
occhi
...
io
non
l
'
avrò
più
!
...
mai
...
mai
più
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
la
morte
...
piuttosto
la
morte
!
...
Alcune
notti
egli
è
rientrato
assai
tardi
...
Ho
udito
che
raccomandava
di
non
far
rumore
per
non
isvegliarmi
...
come
se
avessi
potuto
dormire
,
io
!
...
mentre
soffocavo
i
singhiozzi
nascosta
dietro
la
portiera
dell
'
uscio
.
Oh
,
egli
ha
potuto
pensarlo
ch
'
io
dormissi
...
prima
che
egli
fosse
ritornato
!
...
È
desolante
,
è
spaventevole
tutta
questa
insensibile
gradazione
che
ogni
giorno
sempre
più
assopisce
nel
suo
cuore
tutte
quelle
sensazioni
minime
,
delicate
,
squisite
,
che
la
passione
suscita
e
sublima
,
e
che
muoiono
con
essa
...
È
dunque
morto
il
suo
cuore
per
me
...
Dio
mio
?
!
...
No
!
egli
mi
ha
parlato
ancora
di
quelle
parole
,
tenendo
la
mia
mano
fra
le
sue
,
fissandomi
sempre
del
suo
sguardo
,
che
avea
tutta
l
'
espressione
d
'
allora
...
Ma
ciò
,
non
è
durato
sempre
!
...
sempre
!
...
a
dissetarmi
di
questo
bisogno
ardente
che
ne
ho
!
...
Quando
gli
parlo
della
sua
tristezza
,
della
sua
preoccupazione
,
della
sua
freddezza
sin
'
anche
,
egli
si
mostra
qualche
volta
come
impaziente
,
e
dissimula
appena
una
lieve
tinta
del
dispetto
che
prova
di
non
saper
meglio
nascondere
le
sue
impressioni
,
lo
leggo
chiaramente
nel
suo
cuore
:
egli
ha
ancora
la
generosità
d
'
imporsi
per
me
un
sentimento
che
non
prova
,
di
nascondermi
quelle
illusioni
perdute
che
egli
si
rimprovera
come
una
colpa
sua
,
colpa
che
però
non
ha
,
di
cui
il
pentimento
gli
dà
la
forza
di
stordirsi
nelle
mie
carezze
sino
alla
febbrile
e
quasi
ebbra
eccitazione
che
può
scambiarsi
coll
'
esaltazione
della
passione
.
Un
giorno
era
uscito
prima
ch
'
io
fossi
levata
,
e
avea
mandato
a
dirmi
che
,
invitato
da
alcuni
amici
,
avrebbe
desinato
fuori
.
La
sera
non
era
ancora
venuto
a
vedermi
;
verso
le
9
feci
attaccare
,
impaziente
d
'
attendere
più
oltre
,
e
andai
a
cercarlo
dove
sapevo
trovarsi
ogni
sera
.
Feci
fermare
il
legno
dinanzi
il
Caffè
di
Sicilia
e
mandai
il
piccolo
jockey
a
cercarlo
;
egli
si
alzò
subito
da
un
crocchio
d
'
amici
,
fra
i
quali
era
seduto
,
e
venne
a
mettersi
in
carrozza
con
me
.
«
Ti
chiedo
mille
scuse
,
mia
cara
,
della
noiosa
giornata
che
ti
ho
fatto
passare
»
,
mi
diss
'
egli
;
però
distinsi
nel
suo
accento
una
sfumatura
d
'
impazienza
.
Io
gli
strinsi
la
mano
,
poiché
ero
assai
commossa
,
e
non
risposi
.
La
carrozza
attraversò
tutto
il
corso
Vittorio
Emanuele
e
prese
la
strada
d
'
Ognina
.
Fuori
l
'
abitato
volli
scendere
e
prendere
il
braccio
di
lui
.
Il
calesse
ci
seguì
ad
una
cinquantina
di
passi
.
Entrambi
sentivamo
di
avere
un
penoso
discorso
da
intavolare
,
che
non
avevamo
il
coraggio
d
'
incominciare
,
e
che
perciò
ci
faceva
rimanere
in
silenzio
.
Provavo
il
bisogno
però
di
parlargli
,
di
aprirgli
il
mio
cuore
;
per
averne
la
forza
pensai
alle
sere
istesse
passate
al
fianco
di
lui
...
sere
di
cui
le
rimembranze
erano
ancora
palpitanti
di
piacere
,
e
a
misura
che
il
mio
pensiero
le
vedeva
più
vive
,
che
il
mio
cuore
batteva
più
forte
,
che
i
miei
occhi
si
velavano
di
lagrime
,
io
mi
stringevo
al
suo
braccio
come
fuori
di
me
,
come
se
avessi
voluto
con
quella
stretta
attaccarmi
a
quel
passato
che
idolatravo
;
infine
non
potei
più
frenare
i
singhiozzi
.
Pietro
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
commosso
profondamente
,
ma
non
sorpreso
da
quella
scena
che
forse
si
aspettava
.
«
Che
hai
dunque
,
Narcisa
»
,
esclamò
egli
,
prendendomi
le
mani
.
«
Oh
,
Pietro
!
»
,
esclamai
infine
,
«
tu
non
sei
lo
stesso
di
prima
!
...
No
!
tu
non
mi
ami
come
prima
!...»
«
Narcisa
,
tu
sei
folle
coi
tuoi
dubbî
penosi
...
Se
non
ti
amassi
come
prima
,
potrei
fare
la
vita
che
faccio
?...»
Queste
parole
,
che
cercavano
di
esprimere
un
pensiero
consolante
,
erano
dure
per
me
;
esse
parlavano
di
quella
vita
che
avea
fatto
la
nostra
felicità
come
di
un
sagrifizio
.
«
È
vero
dunque
»
,
proseguii
,
«
questa
vita
ti
è
penosa
?
!
...
tu
sei
stanco
di
farla
?!...»
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
interruppe
egli
,
stringendomi
le
mani
,
quasi
avesse
voluto
infondermi
forza
per
ascoltare
quello
che
aveva
a
dirmi
,
e
raddolcire
quanto
vi
poteva
essere
di
amaro
;
«
non
si
può
sempre
vivere
di
questa
vita
che
noi
abbiamo
fatto
,
che
è
la
mia
più
dolce
memoria
,
senza
avere
delle
ricchezze
,
che
io
non
posseggo
,
e
neanche
tu
,
e
le
possedessi
,
io
non
potrei
accettarle
da
te
;
bisogna
che
io
mi
faccia
una
posizione
,
che
risponda
alle
aspettative
che
si
sono
potute
basare
sul
mio
primo
lavoro
,
che
è
bello
del
tuo
riflesso
soltanto
.
Per
ciò
fare
bisogna
piegarsi
un
poco
a
tutte
quelle
convenienze
che
la
società
esige
rigorosamente
.
Io
ho
dimenticato
tutto
per
te
,
sei
intieri
mesi
:
gli
amici
,
il
mio
avvenire
,
gl
'
impegni
assunti
;
anche
una
madre
che
adoravo
,
la
più
buona
,
la
più
santa
fra
le
madri
,
che
avea
pur
diritto
all
'
amore
del
figlio
suo
,
e
che
sei
intieri
mesi
non
ha
avuto
una
parola
da
lui
,
non
l
'
ha
abbracciato
una
volta
...
Oh
,
credimi
,
Narcisa
...
è
colla
più
viva
commozione
,
colla
più
profonda
riconoscenza
anche
,
che
io
rammento
questi
sei
mesi
d
'
amore
...
Ma
perché
quest
'
amore
istesso
duri
con
tutti
i
suoi
incanti
bisogna
che
esso
sia
assaporato
lentamente
:
in
fondo
all
'
ebbrezza
che
stordisce
si
trova
presto
la
disillusione
che
uccide
l
'
amore
...
ed
io
voglio
amarti
sempre
,
mia
Narcisa
!
»
Soffocai
i
miei
gemiti
col
fazzoletto
,
e
rimasi
muta
,
pietrificata
dinanzi
a
lui
che
mi
stringeva
ancora
le
mani
,
e
mi
fissava
quasi
avesse
voluto
leggere
nei
miei
occhi
.
Dio
mio
!
quello
che
soffersi
in
quel
punto
,
credo
che
non
potrò
soffrirlo
mai
più
...
neanche
al
momento
...
Quand
'
ebbi
la
forza
di
parlare
gli
dissi
tristamente
,
divorando
tutta
l
'
estensione
del
mio
dolore
per
nasconderglielo
:
«
Se
mi
amassi
ancora
,
come
dici
,
non
avresti
mai
proferito
ciò
...
»
.
«
Narcisa
!
»
,
replicò
egli
,
tradendo
una
viva
impazienza
,
«
non
son
uso
a
mentire
...
mi
pare
...
»
«
Oh
,
no
!
tu
non
mentisci
...
o
piuttosto
tu
vuoi
ingannare
te
stesso
,
perché
hai
pietà
di
me
...
Grazie
,
Pietro
!
»
«
Io
avrei
dovuto
parlarti
da
qualche
tempo
su
questo
proposito
»
,
mi
diss
'
egli
;
«
ho
temuto
sempre
di
farti
dispiacere
,
ed
ho
indugiato
.
Tentai
di
lavorare
per
adempiere
in
parte
agli
obblighi
impostimi
,
ma
ti
confesso
che
nulla
mi
è
riuscito
...
Mia
madre
mi
ha
scritto
molte
volte
le
più
calde
preghiere
perché
io
vada
ad
abbracciarla
...
»
Egli
avea
esitato
a
proferire
l
'
ultima
frase
,
e
l
'
avea
poscia
pronunziata
colla
precipitazione
di
colui
che
prende
una
risoluzione
decisiva
.
Mi
aggrappai
al
suo
braccio
,
poiché
sentivo
le
gambe
piegarmisi
sotto
.
«
È
giusto
»
,
mormorai
quindi
a
metà
soffocata
;
«
tua
madre
,
ha
ragione
!...»
Ebbi
il
coraggio
supremo
di
non
piangere
.
Egli
rimase
muto
,
facendo
sforzi
visibili
per
dominare
la
sua
commozione
.
«
Mi
accorderai
almeno
quindici
giorni
prima
di
partire
?
»
,
gli
diss
'
io
,
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
piangendo
in
silenzio
.
«
Oh
,
amor
mio
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
con
le
lagrime
agli
occhi
,
«
non
credevo
di
essermi
meritate
tali
parole
!...»
«
Ebbene
!
...
fra
quindici
giorni
tu
partirai
per
vedere
tua
madre
!...»
Volle
abbracciarmi
,
come
per
ringraziarmi
del
sagrifizio
che
gli
facevo
,
ma
mi
allontanai
di
un
passo
,
supplicandolo
colle
mani
giunte
di
non
farlo
.
Temevo
di
perdere
la
forza
della
mia
risoluzione
in
quell
'
abbraccio
,
al
quale
mi
sentivo
spinta
violentemente
da
tutte
le
passioni
,
suscitate
sino
al
parossismo
,
che
tumultuavano
in
me
.
Egli
rimase
sorpreso
e
colpito
da
quell
'
apparente
freddezza
,
e
m
'
accorsi
ch
'
era
anche
indispettito
.
«
Grazie
!
»
,
mi
rispose
fremente
.
E
rimase
muto
...
E
non
una
parola
di
più
...
come
se
avesse
temuto
ch
'
io
mi
pentissi
di
ciò
che
gli
avevo
accordato
.
Ripresi
il
suo
braccio
per
continuare
a
passeggiare
,
mentre
non
avevo
la
forza
di
trascinarmi
.
Lo
guardavo
:
era
freddo
,
pensieroso
,
quasi
cupo
.
«
Oh
,
Pietro
!...»,
gridai
quindi
singhiozzante
,
non
sapendo
più
frenarmi
,
avvinghiandogli
le
braccia
al
collo
;
«
mi
ami
?
...
mi
ami
come
prima
?
!
...
Oh
,
Pietro
!
...
una
volta
mi
promettesti
,
mi
giurasti
...
che
m
'
avresti
confessato
quando
tu
non
mi
avresti
amato
più
...
come
prima
...
Pietro
!
...
confessalo
che
non
mi
ami
più
!...»
«
Narcisa
!
te
ne
supplico
...
queste
parole
mi
fanno
male
!
»
,
m
'
interruppe
egli
impallidendo
.
«
Oh
,
per
pietà
!
...
per
pietà
,
Pietro
!
Me
l
'
hai
promesso
...
me
l
'
hai
giurato
!
...
Sii
uomo
!
...
dillo
,
dillo
che
non
mi
ami
più
!...»
Invece
di
volere
questa
conferma
al
mio
doloroso
sospetto
,
attendevo
,
con
ansia
smaniosa
,
una
parola
in
contrario
,
che
avesse
potuto
farmi
gettare
nelle
sue
braccia
,
delirante
di
passione
.
Egli
esitò
...
egli
non
l
'
ebbe
;
...
e
rimase
muto
,
immobile
...
come
combattuto
da
un
'
interna
tempesta
...
«
Non
ha
dunque
cuore
quest
'
uomo
!
»
,
gridai
come
una
pazza
,
dopo
avere
invano
atteso
,
in
una
terribile
angoscia
,
col
petto
anelante
,
le
mani
giunte
,
le
lagrime
agli
occhi
,
quella
risposta
.
Non
ha
cuore
per
comprendere
quello
che
si
passa
nel
mio
,
per
farmi
felice
anche
con
una
menzogna
!
avevo
detto
in
quelle
parole
.
Quelle
parole
però
mi
perdettero
.
Pietro
non
capì
il
vero
senso
appassionato
,
addolorato
,
ansioso
,
che
dava
loro
il
mio
cuore
in
quello
stato
,
proferendole
;
egli
capì
soltanto
tutto
quello
che
vi
è
di
duro
,
di
sprezzante
,
d
'
insultante
anche
-
sì
,
d
'
insultante
-
in
queste
parole
prese
alla
lettera
,
che
parevano
dire
:
Siete
un
vile
!
mentre
avevano
detto
:
Non
avete
pietà
di
me
?
Egli
si
levò
pallido
,
coll
'
occhio
,
un
momento
innanzi
umido
di
lagrime
,
asciutto
e
quasi
fosco
,
coi
lineamenti
duri
e
severi
;
egli
...
quest
'
uomo
!
ebbe
la
forza
di
dirmi
colla
sua
voce
più
calda
ed
incisiva
:
«
È
forse
meglio
che
ci
separiamo
,
Narcisa
»
.
Ebbi
paura
di
lui
.
Non
potrei
mai
riprodurre
tutto
quello
che
vi
era
di
lacerante
in
quelle
fredde
parole
che
soffocavano
in
lui
il
risentimento
,
che
fa
supporre
pur
sempre
l
'
amore
,
per
esprimere
la
calma
ed
inflessibile
decisione
della
mente
.
Mi
sentivo
morire
,
e
caddi
annichilata
sul
muricciolo
accanto
alla
strada
;
Pietro
mi
diede
il
braccio
,
mi
sollevò
,
e
mi
strascinò
quasi
sino
alla
carrozza
.
Là
,
inginocchiata
sul
tappeto
,
col
volto
nascosto
fra
i
cuscini
,
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
.
Ora
che
ci
penso
a
mente
più
serena
,
io
non
risento
tutto
il
pentimento
di
quelle
parole
,
delle
quali
gli
chiesi
perdono
a
mani
giunte
,
colle
espressioni
più
umili
,
e
che
mi
parvero
aver
deciso
la
mia
condanna
;
se
Pietro
mi
avesse
amato
ancora
,
egli
non
avrebbe
dato
la
significazione
letterale
a
quelle
parole
;
...
se
il
suo
cuore
non
fosse
stato
morto
per
me
,
egli
non
avrebbe
potuto
prendere
quella
risoluzione
.
Era
finita
dunque
per
me
!
...
per
sempre
!
...
ed
io
,
folle
!
...
folle
!
...
gli
chiedevo
ancora
quella
franca
confessione
che
mi
ero
fatta
promettere
in
un
delirio
d
'
amore
,
come
se
le
parole
avessero
potuto
illudermi
,
quando
tutto
parlava
in
lui
chiaramente
.
Passai
una
notte
d
'
inferno
,
lacerando
coi
denti
il
merletto
dei
guanciali
inzuppati
di
lagrime
.
Quando
il
chiarore
incerto
che
penetrava
dalle
tende
del
verone
cominciò
ad
oscurare
il
globo
d
'
alabastro
della
lampada
da
notte
,
mi
alzai
,
ancora
vestita
degli
abiti
che
indossavo
la
sera
scorsa
...
Esitai
un
istante
prima
di
tirare
il
cordone
del
campanello
:
volevo
illudermi
ancora
su
tutta
l
'
estensione
della
mia
sventura
.
«
È
alzato
il
signore
?
»
,
domandai
alla
cameriera
che
veniva
a
prendere
i
miei
ordini
.
«
Anzi
Giuseppe
,
il
suo
cameriere
,
crede
che
non
sia
nemmeno
andato
a
letto
;
poiché
l
'
ha
udito
passeggiare
tutta
la
notte
.
»
Fui
commossa
profondamente
;
dunque
anch
'
egli
avea
provato
tutta
la
lotta
di
quella
disperata
passione
!
Mi
acconciai
allo
specchio
,
con
triste
civetteria
;
non
volevo
accrescere
il
suo
dolore
colle
tracce
del
mio
;
volevo
attaccarmi
a
lui
con
tutte
le
risorse
di
quell
'
eleganza
che
egli
avea
tanto
ammirato
in
me
;
e
passai
nelle
sue
stanze
.
Lo
trovai
che
scriveva
,
seduto
al
tavolino
nella
sua
stanza
da
studio
,
con
un
lume
ancora
acceso
dinanzi
,
sebbene
morente
.
Oh
,
signor
Raimondo
,
mi
perdoni
questi
dettagli
,
sui
quali
insisto
con
il
doloroso
piacere
che
si
prova
a
ritornare
sui
particolari
di
care
e
malinconiche
rimembranze
.
I
fiori
che
ornavano
ogni
mattina
la
giardiniera
,
situata
a
semicerchio
attorno
al
suo
tavolino
,
quei
fiori
fra
i
quali
egli
s
'
immergeva
,
direi
,
quando
si
metteva
a
scrivere
,
e
che
avvolgevano
i
suoi
sensi
in
un
vapore
di
colori
e
di
profumi
,
e
suscitavano
mille
indefinite
percezioni
nella
sua
mente
;
quei
fiori
dei
quali
egli
avea
detto
di
aver
bisogno
come
dell
'
aria
per
lavorare
e
per
pensare
a
me
,
erano
appassiti
;
le
tende
delle
finestre
chiuse
,
sicché
eravi
quasi
buio
nella
stanza
;
attraverso
l
'
uscio
aperto
della
sua
camera
da
dormire
vidi
il
letto
scomposto
,
colle
lenzuola
lacerate
e
cadenti
a
terra
,
ed
un
cuscino
sul
tappeto
,
accanto
ad
una
poltrona
rovesciata
.
Pietro
mi
voltava
le
spalle
,
colla
testa
appoggiata
fra
le
mani
;
avea
dinanzi
un
monte
di
quaderni
e
di
fogli
di
carta
,
dei
quali
alcuni
lacerati
;
sul
foglio
che
gli
stava
sotto
la
mano
era
scritta
l
'
intestazione
di
una
lettera
e
tre
o
quattro
versi
cancellati
.
Egli
non
mi
udì
avvicinare
,
e
si
riscosse
bruscamente
quando
mi
vide
vicino
a
lui
.
Poscia
si
alzò
e
venne
a
stringermi
la
mano
,
sorridendo
tristamente
.
«
Volevo
venire
a
farmi
perdonare
le
mie
cattiverie
di
ieri
sera
...
però
non
potevo
supporti
alzata
a
quest
'ora.»
«
Non
ho
dormito
,
Pietro
...
»
,
gli
risposi
colle
lagrime
agli
occhi
.
Egli
volse
i
suoi
in
giro
per
l
'
appartamento
,
quasi
avesse
voluto
nasconderne
il
disordine
;
li
abbassò
,
e
rimase
muto
.
Non
avea
voluto
confessarmi
che
ancor
esso
avea
sofferto
;
sentii
stringermi
il
cuore
dolorosamente
.
Venni
ad
appoggiarmi
alla
sua
spalla
,
come
nei
bei
giorni
in
cui
sentivo
un
brivido
percorrerlo
allo
sfiorargli
il
volto
coi
miei
capelli
,
e
lo
guardai
in
silenzio
,
spalancando
gli
occhi
per
dissimularne
le
lagrime
.
Vidi
lo
sforzo
ch
'
egli
faceva
per
contenersi
,
baciandomi
sulle
labbra
;
ma
quel
bacio
commosso
non
aveva
il
febbrile
trasporto
di
una
volta
,
che
gli
avrebbe
fatto
stringere
il
mio
corpo
fra
le
sue
braccia
fino
a
soffocarmi
...
Fu
solo
...
quasi
triste
...
«
Tu
scrivi
?
»
,
gli
diss
'
io
con
un
coraggio
di
cui
non
mi
sarei
creduta
mai
capace
.
Come
colto
in
fallo
egli
abbassò
gli
occhi
sulle
carte
che
gli
stavano
ammonticchiate
dinanzi
alla
rinfusa
,
e
rispose
con
un
cenno
del
capo
,
quasi
avesse
dubitato
di
avere
la
mia
forza
.
«
Scrivi
a
tua
madre
,
Pietro
?
...
Le
hai
detto
che
fra
quindici
giorni
sarai
da
lei
?...»
Questa
volta
egli
non
rispose
e
si
recò
la
mia
mano
alle
labbra
.
Mi
portai
l
'
altra
al
cuore
,
per
comprimere
i
battiti
,
dei
quali
il
rumore
mi
spaventava
.
Oh
,
signor
Raimondo
...
un
uomo
di
ferro
avrebbe
avuto
pietà
di
quest
'
agonia
straziante
,
che
mi
affascinava
però
colla
forza
stessa
del
dolore
,
che
mi
strascinava
a
misurare
tutta
l
'
estensione
della
mia
disgrazia
...
Pietro
!
...
egli
!
...
non
ebbe
pietà
di
quest
'
agonia
,
che
pure
avrebbe
dovuto
indovinare
dalla
calma
disperata
del
mio
accento
,
dal
tremito
convulso
delle
mie
braccia
,
che
si
appoggiavano
alla
sua
spalla
,
dalla
terribile
tensione
del
dolore
che
inaridiva
le
lagrime
sulla
mia
orbita
...
Egli
non
ebbe
una
parola
...
una
sola
!
...
o
piuttosto
non
ne
ebbe
la
forza
...
Egli
rimase
colle
labbra
fredde
e
tremanti
sulla
mia
mano
,
che
recava
quella
percezione
al
cuore
come
una
stilettata
,
cercandovi
forse
la
forza
di
rispondermi
.
Un
impeto
cieco
,
disperato
mi
spingeva
.
«
Son
venuta
a
chiederti
una
grazia
Pietro
»
,
gli
dissi
;
«
questi
ultimi
quindici
giorni
che
hai
avuto
la
bontà
di
concedermi
...
io
...
io
vorrei
passarli
in
Aci
-
Castello
...
su
quella
bella
spiaggia
che
visitammo
sì
spesso
nelle
nostre
passeggiate
notturne
...
Siamo
ai
28
di
Ottobre
,
il
13
di
Novembre
partirai
.
»
Speravo
ch
'
egli
,
soffocandomi
dei
suoi
baci
,
avesse
annullata
la
sua
risoluzione
della
sera
...
Non
fu
nulla
di
ciò
...
«
Oggi
stesso
manderò
Giuseppe
ad
affittarvi
un
casino
»
:
mi
rispose
stringendomi
le
mani
e
figgendomi
gli
occhi
in
volto
,
come
cercandovi
la
spiegazione
di
quel
desiderio
;
«
e
domani
partiremo
.
Vuoi
che
usciamo
assieme
oggi
?
»
Quella
domanda
fu
il
mio
colpo
di
grazia
:
quando
egli
mi
amava
come
un
pazzo
mi
avrebbe
pregata
di
non
uscire
;
in
appresso
non
mi
avrebbe
fatto
quella
domanda
poiché
non
si
sarebbe
potuto
supporre
che
l
'
uno
di
noi
potesse
uscir
solo
...
negli
ultimi
giorni
mi
amava
ancora
abbastanza
per
non
propormi
una
passeggiata
come
un
compenso
,
come
per
ringraziarmi
del
sacrifizio
che
gli
facevo
,
ciò
che
equivaleva
a
dichiararmela
una
compiacenza
,
come
avea
fatto
in
quel
momento
.
Mi
voltai
a
cogliere
un
fiore
da
un
vaso
di
porcellana
per
recare
il
fazzoletto
alla
bocca
...
Mi
sentivo
soffocare
...
Ebbi
appena
la
forza
di
mormorargli
:
«
No
...
no
...
grazie
...
Non
uscirò
tutta
la
giornata
...
»
.
Io
stessa
non
udii
il
suono
di
quelle
parole
...
Forse
neanche
egli
le
avrà
udite
...
Uscii
barcollando
,
operando
uno
sforzo
supremo
per
dominare
il
mio
dolore
immenso
,
aggrappandomi
alle
tende
che
incontravo
per
non
cadere
...
Nel
mio
salotto
caddi
su
di
una
duchesse
,
annichilata
.
Pietro
passò
al
mio
fianco
tutto
il
giorno
.
Mi
faceva
una
pena
orribile
a
vedere
gli
sforzi
che
faceva
per
contenere
la
sua
commozione
,
per
combattere
la
lotta
che
ferveva
in
lui
,
per
mantenersi
saldo
nella
risoluzione
che
parea
essersi
fissata
,
e
che
quei
momenti
avevano
fatto
ondeggiare
in
lui
...
Egli
fu
amoroso
con
me
,
come
si
può
esserlo
sino
ai
limiti
della
commozione
,
senza
il
trasporto
però
della
passione
,
di
quell
'
amore
caldo
,
cieco
,
irresistibile
,
quale
egli
me
l
'
avea
fatto
provare
,
quale
ormai
m
'
era
necessario
per
vivere
,
quale
avrebbemi
fatto
dimenticare
,
almeno
per
un
'
ora
,
in
un
bacio
,
tutta
l
'
estensione
dell
'
immensa
sventura
che
mi
percuoteva
.
Egli
non
ebbe
una
parola
,
non
una
sola
parola
che
alludesse
alla
nostra
separazione
;
ma
neanche
un
'
altra
che
la
facesse
mettere
in
dubbio
.
Un
momento
mi
parve
cattivo
e
spietato
quell
'
uomo
che
non
mi
amava
più
.
Poi
gli
baciai
le
mani
,
delirante
,
piangendo
a
calde
lagrime
;
gli
avvinghiai
le
braccia
al
collo
e
lo
soffocai
quasi
fra
le
mie
lagrime
e
i
miei
baci
,
come
se
avessi
voluto
farmi
perdonare
la
triste
impressione
di
quel
momento
.
Giammai
!
giammai
io
ho
amato
Pietro
di
quest
'
amore
immenso
,
frenetico
,
divorante
di
cui
l
'
ho
amato
in
quel
punto
...
L
'
indomani
partimmo
per
Aci
-
Castello
.
No
!
se
anche
scrivessi
questi
versi
col
sangue
che
tale
tortura
ha
stillato
dal
mio
cuore
,
io
non
potrei
arrivare
a
descrivere
tutto
lo
strazio
ineffabile
di
quest
'
agonia
immensa
che
è
durata
15
giorni
;
in
cui
ho
dovuto
divorare
le
mie
lagrime
,
soffocare
gli
urli
disperati
del
mio
cuore
,
perché
m
'
impedivano
di
vedere
,
di
sentire
come
ogni
ora
di
più
il
cuore
di
lui
s
'
allontanasse
dal
mio
;
come
quelle
sensazioni
impercettibili
,
che
formavano
l
'
amore
sovrumano
di
cui
quest
'
uomo
mi
adorava
,
andassero
morendo
in
lui
...
Io
non
potrò
esprimere
quello
che
ho
provato
di
orribile
in
tutta
l
'
intensità
del
dolore
,
quando
,
con
la
terribile
lucidità
che
mi
dà
la
mia
angoscia
,
ho
letto
chiaramente
in
quel
cuore
...
troppo
chiaramente
,
per
mia
sventura
!
...
la
sorpresa
,
la
tristezza
di
lui
,
direi
anche
il
rimorso
delle
perdute
illusioni
del
suo
amore
di
un
tempo
che
cerca
invano
...
Io
l
'
ho
veduto
,
quell
'
uomo
,
quel
cuore
,
chiudere
gli
occhi
,
immergersi
nel
vortice
delle
più
tempestose
carezze
,
soffocarmi
coi
più
febbrili
trasporti
...
frenetico
...
furibondo
quasi
,
cercando
quelle
illusioni
che
avea
adorato
in
me
...
e
nulla
!
!
...
nulla
!
!
...
e
staccarsene
pallido
,
annichilato
...
quasi
piangendo
come
un
fanciullo
,
guardandosi
attorno
come
smemorato
,
come
cercando
ancora
quelle
sensazioni
che
non
sa
più
trovare
in
me
...
e
che
io
!
!
!
...
disgraziata
!
!
...
io
non
posso
più
dargli
!
!
...
Oh
,
signore
!
nessuno
!
...
no
!
nessuno
potrà
mai
arrivare
a
comprendere
la
sublime
agonia
di
quell
'
istante
!
Dio
!
...
Dio
mio
!
...
se
impazzissi
!
No
!
Dio
non
è
giusto
!
No
!
Dio
non
ha
pietà
di
questo
dolore
sovrumano
!
Pietro
è
triste
,
malinconico
ogni
giorno
di
più
;
la
pietà
istessa
che
risente
di
me
,
di
quest
'
amore
di
cui
l
'
amo
,
ch
'
egli
comprende
,
e
del
quale
non
può
contraccambiarmi
,
malgrado
tutti
i
suoi
sforzi
generosi
,
questa
pietà
lo
distacca
da
me
,
lo
fa
fuggire
,
come
se
temesse
di
trovare
un
rimorso
nei
miei
occhi
,
che
,
Dio
sa
con
qual
coraggio
,
gli
nascondono
quello
che
si
passa
in
me
.
Egli
è
sdegnato
contro
se
stesso
e
dolente
della
simulazione
che
deve
imporsi
per
compassione
di
me
,
delle
menzogne
che
deve
giurarmi
col
volto
cosperso
del
rossore
della
vergogna
.
La
notte
lo
sento
passeggiare
spesso
sino
all
'
alba
,
ora
in
cui
parte
per
la
caccia
,
e
non
ritorna
che
a
sera
,
stanco
,
spossato
,
come
se
avesse
voluto
nella
stanchezza
dei
sensi
addormentare
il
rimorso
del
suo
amore
perduto
,
e
trovarvi
una
pace
che
la
tempesta
delle
sue
passioni
non
gli
accorda
giammai
.
Eppure
,
dopo
queste
corse
che
hanno
gonfiato
i
suoi
piedi
,
che
hanno
logorato
le
sue
forze
sino
alla
prostrazione
,
egli
non
trova
sonno
nel
letto
...
egli
si
stanca
ancora
a
passeggiare
per
la
sua
camera
...
Qualche
volta
ho
trovato
l
'
indomani
il
suo
fazzoletto
e
i
suoi
guanciali
umidi
:
al
sapore
acre
ho
conosciuto
che
erano
lagrime
...
Lui
!
questo
carattere
orgoglioso
e
forte
,
quest
'
uomo
di
ferro
...
ha
pianto
!
...
ha
pianto
di
dolore
,
di
rimorso
,
di
rabbia
,
per
quest
'
amore
che
gli
sfugge
,
che
vorrebbe
imporsi
.
No
!
...
tale
martirio
non
può
durare
per
entrambi
...
Io
sarò
forte
!
...
sì
,
quest
'
amore
istesso
me
ne
darà
la
forza
.
Morire
,
mio
Dio
!
morire
nelle
sue
braccia
almeno
...
addormentata
dalle
sue
carezze
!
...
Abbiamo
passato
13
giorni
su
questa
spiaggia
che
mi
sembra
deliziosa
,
malgrado
le
ore
crudeli
che
vi
ho
provate
.
Si
dice
che
il
dolore
rende
fosche
le
tinte
più
brillanti
del
luogo
ove
si
prova
...
Anch
'
io
ho
sentito
ciò
altravolta
;
ma
qui
,
in
questi
ultimi
giorni
,
questi
luoghi
io
li
ho
amati
nei
loro
minimi
particolari
;
forse
perché
mi
è
caro
anche
il
dolore
di
quest
'
agonia
che
posso
provare
vicino
a
lui
.
Nel
momento
in
cui
scrivo
per
parlare
di
lui
,
per
illudermi
con
lui
...
sola
,
di
notte
,
nella
mia
camera
da
letto
...
vedo
,
attraverso
le
tende
della
mia
finestra
aperta
,
sbattute
dal
vento
tempestoso
di
questi
ultimi
giorni
d
'
autunno
che
spoglia
gli
alberi
delle
foglie
,
la
massa
antica
,
imponente
,
severamente
e
grandemente
poetica
del
vecchio
e
rovinoso
castello
che
pende
da
una
balza
sul
mare
;
coi
suoi
muri
massicci
e
screpolati
,
sui
quali
stridono
i
gufi
in
mezzo
alle
ginestre
che
vi
germogliano
,
che
disegnano
la
loro
massa
bruna
su
questo
cielo
trasparente
ove
risplende
la
più
bella
luna
del
mondo
;
con
questo
mare
immenso
,
lucido
,
che
da
questa
lontananza
sembra
calmo
e
lievemente
increspato
,
e
che
muggisce
colla
sua
voce
potente
fra
i
precipizii
dell
'
abisso
che
circonda
le
fondamenta
del
castello
.
L
'
altro
giorno
volli
vedere
questo
castello
a
metà
distrutto
,
su
cui
sembra
talvolta
vedere
ancora
passeggiare
le
scolte
luccicanti
di
ferro
fra
i
merli
dei
torrioni
;
che
mi
fa
vivere
in
mezzo
agli
uomini
d
'
una
volta
che
l
'
hanno
abitato
,
coi
vivi
ricordi
che
tramanda
e
che
sembrano
infondersi
incancellabilmente
alla
sua
vista
.
Pietro
volle
dissuadermene
,
dicendo
che
la
strada
per
giungervi
era
molto
pericolosa
per
una
donna
.
«
Non
sarai
tu
con
me
?
»
,
gli
dissi
,
come
se
mi
fosse
stato
impossibile
un
accidente
vicino
a
lui
,
o
come
se
quest
'
infortunio
avessi
dovuto
amarlo
dividendolo
con
lui
.
Egli
...
costui
,
cui
l
'
amore
avea
dato
squisite
percezioni
,
cui
avea
fatto
oprare
un
miracolo
di
genio
e
di
sentimento
nel
suo
dramma
,
capì
appena
tutto
il
senso
di
quelle
parole
.
Mi
diede
il
braccio
,
come
per
nascondermi
il
suo
imbarazzo
,
e
mi
accompagnò
alla
salita
che
precede
l
'
ingresso
della
rocca
.
I
muri
della
torre
principale
che
guardano
il
paesetto
sembrano
di
un
'
altezza
smisurata
,
guardati
dal
basso
,
in
quel
punto
,
elevati
come
sono
su
di
un
immenso
scoglio
che
dalla
parte
del
mezzogiorno
sospende
le
sue
torri
sul
mare
.
Due
tavoloni
di
querce
sono
gettati
su
di
un
arco
in
rovina
per
traversare
l
'
abisso
orribile
che
si
stende
al
di
sotto
,
in
fondo
al
quale
mormora
il
mare
in
un
sordo
rumore
,
e
che
fa
venire
le
vertigini
al
solo
guardarlo
.
Pietro
passò
innanzi
e
mi
porse
la
mano
raccomandandomi
di
non
guardare
il
precipizio
per
non
avere
la
vertigine
;
all
'
incontro
io
provavo
un
'
affascinante
sensazione
nel
mirare
quella
gola
oscura
,
a
quasi
duecento
piedi
sotto
di
noi
,
ove
,
fra
le
acute
punte
degli
scogli
,
biancheggiava
la
spuma
minuta
delle
onde
rotte
e
imprigionate
nella
caverna
,
su
cui
l
'
assito
che
ci
sosteneva
si
piegava
sotto
il
peso
dei
nostri
corpi
scricchiolando
.
«
Se
cadessimo
qui
,
abbracciati
!
»
,
esclamai
io
quasi
involontariamente
,
stringendo
la
mano
di
Pietro
che
mi
guidava
.
Mi
pareva
più
dolce
quella
morte
,
e
preferibile
alle
torture
che
provavo
,
e
che
supponevo
anche
in
lui
.
«
Quale
pazzia
!
»
,
mormorò
egli
stringendo
il
mio
braccio
,
come
per
prevenire
l
'
effetto
di
un
capogiro
,
e
accelerando
il
passo
,
che
avea
reso
ardito
e
sicuro
,
quasi
per
garentire
la
mia
vita
ch
'
eragli
sospesa
.
Egli
non
ha
detto
:
Che
cara
pazzia
!
...
Ha
detto
semplicemente
:
Quale
pazzia
!
...
Ho
veduto
dalla
sommità
di
quelle
torri
questo
mare
azzurro
che
si
confonde
con
il
ceruleo
dell
'
orizzonte
,
che
si
stende
nella
sua
grande
immobilità
in
lontananza
e
freme
e
spumeggia
ai
miei
piedi
;
ho
veduto
quelle
barche
che
sembravano
giocattoli
da
quell
'
altezza
,
quel
litorale
sparso
di
ville
e
di
paesetti
,
e
Catania
...
Catania
ove
Pietro
mi
aveva
tanto
amato
....
Vi
fissai
un
lungo
sguardo
,
non
avvertendo
le
lagrime
che
bagnavano
le
mie
guance
.
«
Che
guardi
?
»
,
mi
domandò
egli
,
come
se
mi
avesse
domandato
:
Perché
piangi
?
«
Catania
!
»
,
risposi
colla
voce
ancora
tremante
.
Egli
sentì
forse
tutto
quanto
vi
era
di
passione
e
di
rimembranze
in
quella
parola
;
e
lo
provò
anch
'
egli
fors
'
anche
in
quel
momento
,
poiché
soggiunse
,
come
cedendo
ad
una
generosa
risoluzione
:
«
Vuoi
che
ritorniamo
a
Catania
?
»
.
Non
risposi
e
restai
cogli
occhi
umidi
e
fissi
sul
golfo
in
fondo
al
quale
biancheggiavano
le
cupole
che
indicavano
la
città
,
appoggiandomi
al
braccio
di
lui
.
Sentivo
quanto
vi
era
di
nobile
sacrifizio
in
quella
proposta
;
ciò
ch
'
escludeva
l
'
amore
,
ch
'
era
quello
che
mi
bisognava
.
«
Dov
'
è
Siracusa
?
»
,
domandai
poscia
,
come
non
accorgendomene
,
cedendo
ad
un
intimo
impulso
.
Pietro
mi
additò
un
punto
tra
mezzogiorno
e
ponente
,
dietro
il
Capo
Passero
che
si
vedeva
distintamente
,
ove
dovea
essere
il
suo
paese
natale
.
«
Perché
non
mi
conduci
a
Siracusa
piuttosto
?
»
,
gli
dissi
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
e
fissando
nei
suoi
i
miei
occhi
brillanti
di
lagrime
.
Egli
abbassò
gli
occhi
,
baciandomi
le
mani
,
e
rispose
,
dopo
avere
esitato
un
istante
:
«
Se
lo
vuoi
...
»
.
«
No
!
io
non
lo
voglio
...
Ciò
che
io
voglio
è
il
tuo
amore
!
il
tuo
amore
sfrenato
,
ardente
,
quale
lo
sentivi
per
me
,
quale
cerchi
ancora
come
smanioso
e
non
sai
più
trovare
,
quale
io
spero
qualche
volta
illudendomi
,
e
tento
tutte
le
occasioni
per
travedere
in
te
...
e
non
m
'
accorgo
,
pazza
,
disgraziata
ch
'
io
sono
,
che
tu
non
lo
trovi
...
che
tu
hai
la
generosità
,
la
nobiltà
di
fingerlo
meco
;
ciò
di
cui
senti
rimorso
;
...
e
che
tutto
...
tutto
!
...
perfino
le
tue
carezze
,
perfino
i
tuoi
sacrifizii
mi
dimostrano
che
tu
non
senti
più
per
me
...
»
«
Partiamo
!
»
,
soggiunsi
poco
dopo
strascinandolo
pel
braccio
,
soffocando
l
'
emozione
che
sentivo
prorompere
nell
'
eccitazione
della
corsa
,
poiché
mi
sentivo
morire
.
L
'
ultimo
raggio
di
sole
rischiarava
ancora
i
merli
della
più
alta
torre
,
e
nell
'
abisso
che
dovevamo
traversare
era
buio
profondo
;
e
gli
echi
ne
erano
mugghianti
;
e
gli
sprazzi
di
spuma
biancheggiavano
come
giganteschi
fantasmi
.
Un
momento
mi
sembrò
che
l
'
immenso
fascino
di
quello
spaventevole
abisso
attraesse
l
'
abisso
doloroso
del
mio
cuore
;
che
quei
bianchi
fantasmi
mi
stendessero
le
braccia
come
a
prepararmi
un
letto
eterno
che
dovesse
accogliermi
assieme
all
'
uomo
che
adoravo
tanto
più
freneticamente
quanto
più
lo
vedevo
allontanarsi
da
me
...
Un
momento
il
mio
piede
si
stese
sul
precipizio
e
la
mia
mano
strinse
più
forte
la
sua
per
allacciarlo
in
un
modo
che
nulla
sarebbe
valso
a
rapirmelo
mai
più
...
«
No
!
no
!
»
,
gridò
il
mio
cuore
gemente
,
«
no
!
...
ch
'
egli
viva
!
ch
'
egli
sia
felice
!
...
io
non
potrò
mai
essergli
grata
abbastanza
dei
giorni
che
mi
ha
dato
,
dei
sacrifizii
che
ha
avuto
la
bontà
d
'
imporsi
per
me
!
...
Ch
'
egli
sia
felice
...
anche
con
un
'altra!...»
Un
'
altra
!
...
Ecco
quell
'
idea
terribile
,
sanguinosa
,
che
mi
ha
attraversato
il
cuore
come
un
ferro
infuocato
,
e
alla
quale
non
avrei
forse
saputo
resistere
se
ci
avessi
prima
pensato
...
Mi
avvidi
,
quasi
con
gioia
,
come
se
fossi
stata
salvata
da
un
immenso
pericolo
,
che
camminavamo
sul
selciato
della
strada
.
Una
o
due
volte
,
in
quella
notte
agitata
e
febbrile
passata
al
davanzale
della
mia
finestra
,
ho
avuto
dei
momenti
di
speranza
,
d
'
illusione
...
speranza
tale
che
mi
faceva
mettere
dei
gridi
di
gioia
,
che
mi
faceva
comprimere
le
tempie
fra
le
mani
,
quasi
le
arterie
che
battevano
di
felicità
minacciassero
di
sconvolgermi
la
ragione
...
Egli
mi
avea
proposto
di
accompagnarmi
a
Catania
!
...
egli
aveva
avuto
forse
un
istante
d
'
amore
per
me
!
...
dell
'
amore
di
una
volta
!
...
Oh
!
Dio
!
Dio
!
...
morire
almeno
in
tal
momento
!
...
Ieri
volli
uscire
con
lui
;
volli
fare
una
passeggiata
in
barca
.
Egli
prese
i
remi
,
ed
entrambi
,
soli
,
ci
cullammo
nella
piccola
barchetta
da
pescatori
su
quelle
onde
azzurre
come
il
cielo
.
Quand
'
egli
è
solo
,
pensieroso
,
vicino
a
me
...
provo
un
momento
di
dubbio
,
d
'
incertezza
...
Mi
pare
di
sperare
,
mi
pare
di
averlo
mio
!
tutto
mio
!
...
e
che
nulla
abbia
potenza
di
strapparlo
all
'
amplesso
frenetico
delle
mie
braccia
.
Appena
fummo
al
largo
egli
lasciò
i
remi
e
venne
a
prendere
la
mia
mano
.
Lo
guardai
come
non
l
'
avevo
mai
guardato
:
sentivo
che
non
potevo
amarlo
più
di
quanto
io
l
'
amavo
in
quel
momento
;
mi
pareva
impossibile
ch
'
egli
dovesse
lasciarmi
il
dopodomani
.
Egli
baciava
le
mie
mani
,
e
sostava
per
guardarle
in
silenzio
,
come
se
avesse
temuto
di
alzare
gli
occhi
nei
miei
,
e
per
tornare
a
baciarle
...
Le
sentii
umide
delle
sue
lagrime
.
«
Pietro
!
»
,
esclamai
palpitante
di
una
sublime
emozione
,
mentre
tutti
i
pori
del
mio
cuore
si
dilatavano
ad
assorbire
le
inebbrianti
emanazioni
di
una
lusinghiera
speranza
:
«
ieri
ti
pregai
di
condurmi
a
Siracusa
...
con
te
...
»
.
Egli
non
poté
più
frenare
il
pianto
,
e
scosse
la
testa
tristamente
.
«
Impossibile
!
»
,
mormorò
con
un
soffio
appena
intelligibile
.
«Impossibile?...»,
ripetei
radunando
tutte
le
forze
di
cui
mi
sentivo
capace
;
«
e
perché
,
Pietro
?!...»
«
Oh
!
grazia
!
grazia
,
Narcisa
!
»
,
singhiozzò
egli
stringendomi
fra
le
sue
braccia
,
nascondendo
la
sua
testa
nel
mio
petto
;
«
grazia
!
...
io
sono
molto
vile
!!...»
Era
orribile
a
vedersi
l
'
angoscia
disperata
di
quel
volto
energico
,
l
'
annichilamento
completo
di
quel
carattere
di
bronzo
.
«
Sì
,
io
sono
vile
!
io
son
colpevole
!
io
sono
infame
!...»,
seguitò
con
voce
delirante
:
«
oh
!
grazia
,
Narcisa
!...»
.
L
'
amavo
tanto
che
non
sentii
tutto
lo
spasimo
sublime
che
quelle
parole
mi
facevano
provare
:
ebbi
soltanto
pietà
di
lui
.
Lo
abbracciai
,
piangendo
anch
'
io
,
tremando
convulsivamente
del
suo
tremito
,
mischiando
le
mie
labbra
alle
sue
.
«
Dillo
!
Pietro
...
dillo
!
»
,
gridai
con
disperato
sforzo
di
volontà
,
«
tu
non
mi
ami
più
!
...
tu
non
mi
ami
più
come
prima
!
»
.
Egli
rimase
abbattuto
,
in
silenzio
,
sulla
panchetta
della
barca
.
Quel
silenzio
durò
cinque
minuti
.
Quando
risollevò
il
volto
fui
atterrita
dallo
spaventevole
pallore
che
copriva
i
suoi
lineamenti
solcati
profondamente
.
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
cominciò
egli
con
voce
solenne
,
quasi
calma
:
«
io
ho
un
sacro
dovere
di
gratitudine
verso
di
te
...
dovere
che
mi
fanno
caro
le
reminiscenze
che
non
potrò
dimenticare
giammai
,
e
che
formano
ora
il
mio
inferno
...
Eppure
,
te
lo
giuro
sul
mio
onore
,
io
non
mi
trovo
colpevole
...
no
!
...
che
soltanto
queste
reminiscenze
mi
restino
ora
vicino
a
te
...
Tu
hai
il
diritto
di
disporre
di
me
,
in
tutto
...
Io
sacrificherò
al
dovere
quello
che
avrei
sacrificato
all
'
amore
,
e
farò
quanto
è
possibile
all
'
uomo
per
renderti
la
tua
felicità
.
Ho
tanto
provato
di
sì
immenso
nella
voluttà
del
godimento
,
nel
delirio
dell
'
esser
felice
,
che
forse
all
'
uomo
non
è
concesso
di
godere
...
e
Dio
mi
punisce
,
col
soffiare
su
tutte
quelle
sensazioni
che
formavano
il
mio
amore
...
che
cerco
invano
da
due
mesi
...
e
spegnerle
per
me
.
Nel
tremito
ardente
delle
tue
labbra
,
sul
tepore
della
tua
pelle
rosata
,
nelle
nervose
e
convulse
pressioni
delle
tue
braccia
,
nel
delirio
fervente
delle
tue
carezze
,
ho
cercato
invano
un
atomo
,
un
atomo
solo
,
di
quello
che
provavo
d
'
arcano
,
d
'
indefinibile
,
di
più
che
terreno
,
quando
,
seduto
sul
lastrico
della
strada
,
ti
vedevo
al
verone
,
ciò
che
formava
il
delirio
dei
miei
sogni
;
che
nei
primi
trasporti
del
possederti
,
quando
mi
pareva
di
divenire
folle
per
la
felicità
dell
'
amor
tuo
,
io
provai
sino
a
quel
parossismo
del
godimento
che
ci
annienta
,
direi
,
nel
godimento
istesso
,
e
che
ci
lascia
sbalorditi
della
sua
estensione
.
Io
ho
cercato
invano
questo
profumo
,
questo
vapore
che
ti
circondava
d
'
incenso
come
gli
angeli
,
e
in
cui
non
osavo
immergermi
per
timore
di
perdervi
la
ragione
o
di
perdervi
l
'
illusione
...
È
duro
,
è
crudele
quello
che
dico
...
ma
tu
hai
mente
per
apprezzarlo
e
cuore
per
perdonarmelo
...
come
mi
hai
perdonato
tutto
quello
che
ti
ho
fatto
soffrire
da
due
mesi
,
che
mi
sono
rimproverato
,
e
di
cui
il
rimorso
mi
lacera
...
Quello
che
io
piango
,
Narcisa
,
è
l
'
amore
che
ho
provato
e
che
non
posso
più
trovare
...
che
cerco
assetato
per
inebbriarmene
,
poiché
la
sete
che
ne
ho
è
ardente
,
divoratrice
,
e
che
mi
fugge
sempre
dinanzi
come
un
fuoco
fatuo
...
Io
avrei
paura
,
rimanendoti
più
a
lungo
vicino
,
che
la
stanchezza
dell
'
animo
non
vincesse
anche
il
desiderio
ineffabile
che
ho
di
questo
amore
...
e
che
tutto
questo
tesoro
di
diletti
che
trovasi
in
te
,
di
cui
m
'
abbeverai
forse
sino
all
'
ebbrietà
,
non
vada
perduto
dell
'
intutto
per
me
!
Oh
!
io
ho
paura
di
ciò
,
Narcisa
!
...
poiché
la
speranza
di
riamarti
un
giorno
come
ti
ho
amato
m
'
impedisce
che
mi
bruci
le
cervella
,
non
avendo
più
nulla
a
godere
sulla
terra
.
Bisogna
ch
'
io
mi
allontani
da
te
per
qualche
tempo
,
ch
'
io
torni
a
dubitare
della
felicità
che
ho
goduto
...
ch
'
io
dubiti
della
speranza
fin
anche
di
questa
felicità
,
per
esser
pazzo
di
te
come
lo
ero
quando
passavo
le
notti
innanzi
la
tua
casa
senza
sperare
un
'
occhiata
da
te
...
bisogna
che
io
ti
vegga
ancora
lontana
da
me
,
in
mezzo
alle
pompe
del
tuo
lusso
,
all
'
incanto
delle
tue
seduzioni
,
per
cercarti
ansioso
,
cieco
,
folle
,
come
allora
;
e
stendere
le
braccia
,
delirante
,
invocando
un
altro
sorso
di
questa
coppa
fatata
...
a
cui
fui
tanto
stolto
da
bere
troppo
...
»
.
Egli
non
poté
più
proseguire
,
soffocato
dalla
violenza
della
sua
commozione
,
tenendosi
il
petto
colle
mani
increspate
da
una
violenza
contrazione
,
inginocchiato
ai
miei
piedi
,
coll
'
occhio
luccicante
di
una
fosca
luce
sul
pallore
quasi
tetro
del
suo
volto
,
coi
capelli
irti
sulla
fronte
madida
di
freddo
sudore
.
Quest
'
addio
che
quel
cuore
mi
dava
era
grande
,
era
sublime
,
come
l
'
amore
di
cui
m
'
aveva
amato
.
Lo
sollevai
fra
le
mie
braccia
;
lo
baciai
in
fronte
,
sentendomi
ancor
io
fredda
di
sudore
ghiacciato
,
provando
una
forte
risoluzione
che
quelle
parole
infondevanmi
,
la
quale
correva
al
cuore
,
quasi
con
gli
smarrimenti
di
una
vertigine
,
insieme
al
sangue
che
da
tutte
le
vene
vi
affluiva
.
«
Addio
dunque
!
»
,
gli
dissi
con
una
calma
nella
voce
della
quale
io
stessa
ero
atterrita
:
«
Addio
,
Pietro
!...»
.
Egli
cercò
le
mie
labbra
colle
sue
,
fredde
,
tremanti
d
'
angoscia
e
di
voluttà
.
«Addio!...»,
gli
mormorarono
ancora
le
mie
labbra
palpitanti
nelle
sue
-
E
svenni
fra
le
sue
braccia
.
11
Novembre
Posdomani
egli
deve
partire
.
Ho
numerato
minuto
per
minuto
queste
ultime
ore
che
io
ho
passato
vicino
a
lui
...
cercando
illudermi
spesso
per
sentirne
poi
più
amaramente
tutta
la
disperazione
del
disinganno
.
No
!
lo
sento
...
il
suo
cuore
non
può
più
rinascere
per
me
!
Egli
tenta
lusingarsi
nelle
sue
speranze
...
o
piuttosto
ha
pietà
di
quello
che
soffro
...
Quand
'
egli
partirà
!
...
Dio
!
Dio
!
...
Quando
non
udrò
più
la
sua
voce
,
il
rumore
dei
suoi
passi
...
;
quando
non
lo
vedrò
più
e
non
l
'
attenderò
più
la
sera
,
affacciata
alla
finestra
!
...
Oh
!
no
!
...
no
!
...
è
meglio
prima
...
prima
ch
'
ei
parta
...
Riprenderò
questa
lettera
all
'
ultimo
istante
,
per
farla
poi
mettere
alla
Posta
a
catania
...
Domani
egli
aspetta
il
suo
amico
,
forse
lei
stesso
,
che
deve
venire
a
prenderlo
...
in
tal
caso
sarebbe
forse
meglio
...
L
'
ora
non
può
essere
molto
lontana
:
egli
parte
dopodomani
...
Ho
peccato
!
e
Dio
mi
punisce
col
mio
peccato
!
12
Novembre
L
'
inverno
è
sopravvenuto
troppo
improvvisamente
per
queste
contrade
...
Dio
mio
!
Ho
avuto
paura
di
questo
mare
burrascoso
,
di
questi
nuvoloni
che
fanno
nero
e
triste
il
cielo
,
di
questo
vento
che
strappa
le
ultime
foglie
dagli
alberi
...
Sì
,
ho
paura
di
questa
natura
,
pochi
giorni
fa
ancora
tanto
ridente
,
e
che
sembra
fuggirmi
con
la
vita
...
Ho
pianto
molto
...
sì
a
lungo
che
ora
sono
stanca
di
piangere
.
Gli
occhi
mi
bruciano
;
mi
sembra
che
il
petto
si
rompa
...
Dio
!
Dio
mio
!
Pietro
mi
sfugge
,
teme
d
'
incontrarsi
con
me
...
Che
gli
ho
fatto
?
...
Dio
mio
!
che
gli
ho
fatto
?
!
...
12
Novembre
-
ore
10
di
sera
Dio
!
Dio
!
Pietà
!
pietà
!
Son
pazza
,
Dio
mio
!
Mi
pare
di
perdere
la
ragione
!
...
mi
pare
di
morire
!
Ho
urlato
come
una
tigre
;
ho
lacerato
coi
denti
le
lenzuola
,
le
vesti
,
il
fazzoletto
;
mi
son
rotte
le
membra
urtando
contro
i
mobili
come
ebbra
...
Oh
,
no
!
no
!
Dio
non
è
giusto
!
Dio
è
crudele
!
...
Quale
tortura
!
quale
tortura
orrenda
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
L
'
ho
udito
!
sì
,
la
sua
voce
!
...
la
sua
voce
istessa
...
che
ordinava
i
cavalli
per
domani
...
Oh
,
quest
'
uomo
!
...
quest
'
uomo
!
...
Ma
io
l
'
amo
!
...
ma
io
l
'
adoro
...
com
'
egli
si
spaventerebbe
a
provarlo
,
se
lo
potesse
,
quest
'
uomo
che
mi
sfugge
!
...
che
ha
il
cuore
morto
per
me
!
...
Che
fare
?
...
che
fare
,
Dio
mio
?
!
...
Se
fossi
pazza
?
!
...
se
impazzissi
?
!
...
Dio
!
!
!
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
del
mio
delitto
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
dell
'
opera
sua
...
perché
...
perché
io
son
debole
...
perché
io
son
vile
dinanzi
all
'
estensione
di
questo
dolore
sovrumano
che
mi
si
apre
dinanzi
...
perché
io
,
da
Lui
che
mi
percuote
,
voglio
il
sonno
...
l
'
oblìo
almeno
!
...
Dio
!
Dio
!
...
pietà
!
pietà
!
...
grazia
!
!
!
...
IX
Un
'
ora
del
mattino
suonava
lentamente
all
'
orologio
del
salotto
nel
grazioso
casino
che
abitavano
i
due
giovani
.
Narcisa
,
pallida
del
suo
delicato
pallore
di
cera
,
coll
'
occhio
brillante
di
un
inusitato
splendore
che
avea
dei
lampi
di
felicità
,
vestita
di
bianco
,
il
suo
colore
favorito
,
sebbene
la
stagione
fosse
alquanto
inoltrata
,
coi
capelli
raccolti
mollemente
dentro
una
reticella
di
seta
ed
arricciantisi
sulla
fronte
quasi
sino
alle
sopra
[
c
]
ciglia
,
con
quella
moda
ardita
che
ricordava
le
più
belle
teste
delle
statue
greche
,
stava
seduta
abbandonatamente
sopra
un
canapè
,
accanto
a
Pietro
,
nella
sua
attitudine
solita
,
allacciandogli
il
collo
con
le
sue
belle
braccia
,
figgendo
avidamente
gli
occhi
negli
occhi
di
lui
,
ascoltando
le
sue
parole
;
e
sembrava
deliziarsi
nella
trasparente
e
profumata
atmosfera
che
le
mille
sensazioni
di
quel
momento
le
creavano
.
Giammai
la
donna
amante
avea
sussultato
di
tale
amore
fra
le
braccia
dell
'
uomo
amato
;
giammai
la
sirena
si
era
abbandonata
più
molle
,
più
languente
;
giammai
la
maliarda
avea
avuto
sguardo
più
inebbriante
da
fare
oscillare
convulsivamente
le
più
intime
fibre
del
cuore
di
lui
.
Sembrava
che
qualche
cosa
di
più
che
mortale
eccitasse
in
lei
tutte
le
più
squisite
risorse
,
le
ispirazioni
più
ardenti
della
donna
affascinante
,
della
donna
ebbra
anch
'
essa
di
questa
voluttà
che
ispirava
e
che
cercava
,
per
formarne
un
fascino
irresistibile
,
divorante
.
L
'
occhio
di
Pietro
era
raggiante
;
la
sua
parola
interrotta
a
scosse
come
per
delirio
;
le
sue
membra
tremanti
di
sovrumano
diletto
.
Egli
suggeva
avidamente
coi
baci
per
la
fronte
,
pei
capelli
,
per
le
labbra
,
per
gli
occhi
,
pel
collo
quelle
emanazioni
acri
e
violente
di
una
voluttà
insaziabile
,
che
eccitava
il
godimento
sino
al
delirio
...
«
Oh
!
Narcisa
!
Narcisa
!
»
,
esclamava
egli
come
un
pazzo
,
«
Narcisa
di
Napoli
...
di
Catania
!
...
t
'
ho
trovata
alfine
!
sì
,
t
'
ho
trovata
!!...»
Tutt
'
a
un
tratto
quel
corpo
affascinante
di
mille
seduzioni
ebbe
un
fremito
che
non
seppe
reprimere
,
e
quasi
una
dolorosa
contrazione
.
Pietro
l
'
abbracciò
più
strettamente
,
come
ebbro
...
poiché
lo
scambiò
per
un
fremito
di
piacere
.
«
Che
io
ti
vegga
,
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
colle
mani
giunte
,
inginocchiandosi
sul
tappeto
,
come
se
avesse
voluto
adorarla
:
«
oh
!
ch
'
io
possa
vederti
!
..
Perché
nel
tempo
istesso
che
io
provo
questo
godimento
supremo
,
che
mi
comunico
il
tuo
corpo
da
fata
fra
le
mie
braccia
,
non
posso
analizzarti
col
mio
sguardo
,
ed
assorbire
quell
'
altra
ebbrezza
sublime
di
divorare
le
tue
bellezze
?...»
.
Egli
si
tacque
,
sorpreso
,
allarmato
dal
pallore
che
copriva
i
delicati
lineamenti
di
lei
,
che
tradivano
qualche
lievissima
contrazione
spasmodica
:
e
che
cominciavano
a
bagnarsi
di
fredde
stille
di
sudore
a
fior
di
pelle
alla
radice
dei
capelli
.
Narcisa
,
come
per
nascondergli
quel
triste
spettacolo
inebbriandolo
fra
le
sue
carezze
,
lo
attirò
fra
le
sue
braccia
,
baciandolo
del
suo
bacio
languido
e
divorante
nella
sua
molle
seduzione
;
e
posò
il
suo
viso
sul
volto
di
lui
,
mischiando
i
ricci
dei
suoi
capelli
ai
suoi
...
«
Che
hai
,
Narcisa
?
»
,
le
gridò
Pietro
spaventato
dal
freddo
sudore
di
cui
gli
inumidiva
il
volto
il
contatto
di
lei
.
«
Oh
,
nulla
!
...
È
la
felicità
!
...
è
la
gioia
suprema
che
provo
...
che
sembra
farmi
svenire
...
Oh
!
come
son
felice
!
...
Dio
mio
!
come
son
felice
!...»
Mentre
quella
testolina
ricciuta
si
posava
sulla
sua
,
Pietro
la
sentì
farsi
più
pesante
sulla
sua
spalla
.
«Narcisa!...»
«
Oh
,
qual
felicità
,
Pietro
!
...
Mi
pare
di
aver
sonno
...
di
dover
sognare
questi
squisiti
diletti
...
Avevo
tanto
sofferto
!
...
Adagiami
sul
canapè
...
e
suonami
qualche
cosa
sul
pianoforte
...
Provo
delle
sfumature
sì
care
...
dei
sogni
incerti
sì
belli
!
...
Oh
,
Pietro
,
se
li
provassi
anche
tu
!
Mi
pare
di
dover
godere
di
più
con
quei
suoni
tratti
da
te
...
»
La
sua
pupilla
era
prodigiosamente
dilatata
;
ma
lo
fissava
ancora
coi
raggi
più
vivi
del
suo
sguardo
.
Pietro
s
'
inginocchiò
ai
suoi
piedi
;
ella
ebbe
il
coraggio
di
cambiare
in
un
sorriso
la
contrazione
di
spasimo
delle
sue
labbra
.
«
Suonami
il
valtzer
...
Il
Bacio
...
fammi
contenta
...
»
Pietro
esitava
.
«
Ma
che
hai
?
Dio
mio
!
sei
pallida
da
far
paura
...
»
«
È
nulla
,
ti
dico
...
è
l
'
eccesso
della
gioia
,
della
felicità
...
Son
tanto
felice
,
mio
Pietro
!
...
Fammi
questo
piacere
,
suona
quel
valtzer
...
che
mi
domandavi
sempre
...
»
E
giunse
le
mani
con
atto
infantile
di
preghiera
.
Pietro
cominciò
ad
eseguire
quella
musica
che
faceva
la
più
strana
impressione
in
mezzo
al
silenzio
della
notte
(
nella
mestizia
che
,
suo
malgrado
,
cominciava
ad
offuscarlo
)
,
ascoltata
da
quella
donna
coricata
sul
divano
,
che
giungeva
le
mani
;
della
quale
i
tratti
,
sussultanti
di
quando
in
quando
,
sembravano
assorbire
le
vibrazioni
come
delle
care
reminiscenze
;
della
quale
gli
occhi
si
dilatavano
colla
pupilla
di
una
spaventevole
fissità
;
della
quale
infine
le
labbra
si
aprivano
anelanti
come
a
bever
l
'
onda
di
quell
'
armonia
,
in
mezzo
alle
contrazioni
spasmodiche
che
non
poteva
dissimulare
;
nel
silenzio
quasi
lugubre
di
quel
salotto
,
che
cominciava
ad
esser
rotto
dall
'
anelito
affannoso
e
soffocato
della
respirazione
di
lei
.
Ella
si
era
alzata
lentamente
,
come
attratta
da
quel
suono
;
cogli
occhi
come
affascinati
da
immagini
che
ella
sola
poteva
vedere
...
E
si
era
trascinata
barcollante
,
stendendo
le
mani
tentoni
,
come
se
non
vedesse
più
,
verso
il
punto
dove
risuonavano
quelle
note
festanti
.
Ella
vi
giunse
,
anelante
di
fatica
e
di
piacere
,
e
si
aggrappò
alla
spalla
di
Pietro
per
non
cadere
,
gridando
con
accento
indescrivibile
:
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
dove
sei
?!...»
.
E
cadde
inginocchiata
.
Le
sue
pupille
azzurre
,
chiare
,
quasi
fosforescenti
,
si
fissavano
in
volto
a
lui
,
senza
sguardo
,
come
cercandolo
;
e
allorquando
sembrò
ch
'
ella
non
potesse
rompere
quel
velo
che
le
annebbiava
la
vista
,
che
le
impediva
di
pascersi
nelle
sembianze
di
lui
,
i
suoi
lineamenti
,
che
cominciavano
a
contrarsi
,
espressero
l
'
angoscia
...
un
terrore
nuovo
,
incomprensibile
.
«
Oh
,
Dio
!
Dio
mio
!
»
,
singhiozzò
agitando
le
labbra
convulsivamente
,
come
se
stentasse
a
trarre
quei
suoni
dalla
sua
gola
arida
e
ad
articolarli
colle
sue
labbra
tremanti
:
«
Oh
!
Dio
!
...
sì
presto
!
sì
presto
!...»
.
E
quando
incontrò
gli
abiti
del
giovane
,
le
sue
mani
increspate
cercarono
brancolando
le
mani
di
lui
,
che
strinsero
avidamente
,
con
tenace
ostinazione
,
quasi
temessero
di
lasciarsele
sfuggire
.
La
pelle
del
suo
viso
si
era
fatta
arida
,
e
le
vene
cominciavano
ad
iniettarsi
di
sangue
.
Pietro
,
stordito
,
spaventato
,
afferrò
il
cordone
del
campanello
.
«
È
giunto
il
signor
Angiolini
»
:
disse
un
domestico
sulla
soglia
.
«
Presto
!
presto
!
che
corra
...
soccorso
!
Ella
muore
!
»
,
gridò
Pietro
.
Sollevò
quel
bel
corpo
,
fattosi
di
un
'
inerte
pesantezza
,
fra
le
sue
braccia
,
stringendovelo
con
una
furibonda
tenerezza
,
e
lo
coricò
sul
divano
.
In
tutto
quel
tempo
le
mani
convulse
di
lei
cercarono
ancora
le
sue
;
e
quando
le
trovarono
fecero
atto
di
recarsele
alle
labbra
,
fissandolo
sempre
di
quella
pupilla
cerulea
,
dilatata
,
senza
sguardo
.
Si
udirono
dei
passi
precipitati
,
e
comparve
Raimondo
,
che
veniva
a
prendere
Brusio
per
condurlo
da
sua
madre
,
come
Narcisa
ne
avea
avuto
sentore
.
Con
un
solo
sguardo
egli
vide
di
che
si
trattava
,
e
senza
perder
tempo
in
domande
inutili
,
corse
da
lei
,
distesa
sul
divano
,
e
le
prese
il
polso
.
Le
pulsazioni
erano
deboli
,
lente
,
mancanti
;
osservò
la
pelle
arida
,
picch
[
i
]
ettata
in
alcuni
punti
delle
braccia
di
bollicine
incolori
;
il
volto
acceso
e
che
cominciava
a
farsi
livido
;
gli
occhi
fissi
che
operavano
uno
sforzo
prodigioso
per
non
cedere
alla
pesantezza
delle
palpebre
,
onde
fissarsi
ancora
su
di
Pietro
,
quantunque
non
lo
vedessero
più
.
Toccò
vivamente
la
regione
epigastrica
che
tradì
uno
spasimo
acuto
.
«
Hai
in
casa
dell
'
emetico
?
»
,
domandò
vivamente
Raimondo
al
suo
amico
,
rizzandosi
con
la
pronta
decisione
che
dà
l
'
intuizione
al
medico
di
genio
,
e
che
lo
fa
sollevare
e
dominare
in
tali
momenti
.
«
Oh
no
!
...
Dio
mio
!...»
«
Un
momento
!
avrete
almeno
questo
»
;
e
spezzò
il
cordone
del
campanello
,
strappandolo
con
violenza
.
«
Recate
un
bicchier
d
'
acqua
e
del
sapone
,
e
preparate
due
tazze
di
caffè
molto
carico
e
senza
zucchero
;
subito
!
»
,
ordinò
al
cameriere
che
comparve
.
«
Bisogna
che
tu
passi
nell
'
altra
stanza
»
;
soggiunse
quindi
a
Brusio
che
sembrava
di
sasso
.
Narcisa
,
che
udì
forte
e
comprese
quelle
parole
,
strinse
più
vivamente
le
mani
del
giovane
,
quasi
volesse
attaccarsi
a
lui
.
«
No
!
no
!
»
,
singhiozzò
Pietro
cadendo
inginocchiato
dinanzi
al
canapè
;
«
no
!
io
non
la
lascerò
un
minuto
...
Io
sarò
forte
,
Raimondo
!
»
Il
medico
si
strinse
con
impazienza
nelle
spalle
,
e
tentò
di
far
bere
a
Narcisa
il
bicchier
d
'
acqua
che
gli
avevano
recato
ove
avea
sciolto
del
sapone
.
Ella
ne
inghiottì
avidamente
due
o
tre
sorsi
,
afferrando
il
bicchiere
come
se
avesse
voluto
aggrapparsi
alla
vita
che
sentiva
sfuggirle
;
provò
qualche
movimento
di
vomito
,
che
rimase
senza
effetto
;
e
ricadde
pesantemente
sul
canapè
mormorando
:
«
Oh
!
la
vista
!
...
Dio
mio
!
la
vista
!
...
vederlo
almeno
!...»
.
E
due
lagrime
luccicarono
sulla
sua
orbita
.
I
suoi
lineamenti
erano
orribili
di
questa
lotta
penosa
che
cercava
vincere
e
dissimulare
con
isforzi
sovrumani
.
Raimondo
,
che
avea
preso
la
testa
di
lei
fra
le
sue
braccia
,
un
minuto
dopo
la
lasciò
ricadere
sul
cuscino
,
resa
di
una
cadaverica
pesantezza
;
e
rimase
muto
,
disanimato
.
Poco
dopo
mormorò
,
come
parlando
a
se
stesso
:
«
È
l
'
oppio
in
forti
dosi
...
Ora
il
delirio
...
dopo
il
coma
...
»
.
«
Che
sete
!
Dio
mio
,
che
sete
!
»
,
mormorava
Narcisa
colla
voce
secca
,
stentando
a
disnodare
la
lingua
,
legata
da
una
spaventevole
aridità
;
«
acqua
!
per
pietà
,
Pietro
!
...
acqua
!...»
Raimondo
le
fece
inghiottire
quasi
tre
tazze
di
caffè
amaro
.
«
Che
fare
?
Dio
!
...
che
fare
?
»
,
gridava
Pietro
implorando
,
con
l
'
accento
del
cuore
,
da
Raimondo
quell
'
aiuto
che
questi
non
poteva
dargli
mentre
avea
chinato
la
testa
sul
petto
,
come
se
avesse
voluto
dire
:
troppo
tardi
!
La
fisionomia
di
Narcisa
si
animava
come
se
contemplasse
deliziose
visioni
che
il
suo
occhio
sbarrato
e
fisso
poteva
vedere
soltanto
.
Ella
mormorava
frasi
interrotte
,
appena
sensibili
,
in
cui
spesso
le
sue
labbra
si
agitavano
come
per
sorridere
.
Una
o
due
volte
sembrò
riscuotersi
bruscamente
,
con
un
senso
penoso
...
e
allora
i
suoi
tratti
esprimevano
un
immenso
affanno
...
in
cui
ella
mormorava
:
«
Oh
,
Pietro
!
...
il
valtzer
!
...
il
valtzer
!...»
.
Pietro
,
che
aveva
soltanto
la
forza
di
bagnare
di
pianto
le
sue
mani
che
si
teneva
alle
labbra
,
gridò
singhiozzando
:
«
Ma
salvala
,
Raimondo
!
...
fratello
mio
!
...
Non
vedi
che
muore
!
...
Bisogna
ch
'
ella
non
muoia
!
...
Non
voglio
che
ella
muoia
!...»
.
Tutt
'
a
un
tratto
Raimondo
corse
al
pianoforte
,
come
cedendo
ad
un
'
ultima
e
subitanea
ispirazione
;
lo
strascinò
sulle
sue
carrucole
sino
al
canapè
dov
'
era
sdraiata
l
'
agonizzante
;
sollevò
questa
fra
le
sue
braccia
,
perché
le
braccia
di
lei
potessero
ancora
circondare
il
collo
di
Pietro
che
non
volevano
abbandonare
;
e
disse
a
Brusio
che
sembrava
istupidito
:
«
Non
c
'
è
più
che
un
miracolo
che
possa
prevenire
il
coma
,
che
possa
salvarla
:
bisogna
prolungare
questo
delirio
per
dare
il
tempo
di
operare
all
'
infuso
di
caffè
...
Suonale
quello
che
vuole
...
Ci
son
dei
casi
in
cui
la
scienza
bisogna
che
ricorra
all
'
arte
o
al
caso
»
.
Pietro
cominciò
a
suonare
quel
valtzer
allegro
e
brillante
,
di
cui
le
note
acquistavano
la
più
triste
inflessione
sotto
le
sue
dita
increspate
e
tremanti
,
e
che
strillavano
sinistramente
in
mezzo
al
funereo
silenzio
di
quella
stanza
.
Due
o
tre
volte
le
labbra
di
Narcisa
sorrisero
;
i
suoi
lineamenti
perdettero
la
loro
rigida
alterazione
per
esprimere
il
piacere
più
intenso
che
quel
suono
certamente
le
procurava
o
che
determinava
i
sogni
deliziosi
del
suo
delirio
...
Ella
stringeva
più
fortemente
,
sebbene
con
moto
convulso
,
quella
testa
che
abbracciava
;
e
qualche
volta
le
sue
labbra
si
agitarono
come
per
baciare
;
e
il
suo
capo
si
avanzava
tentoni
come
se
avesse
voluto
incontrare
quello
di
lui
;
...
e
la
sua
pupilla
appannata
,
vitrea
,
fissa
,
ebbe
un
lampo
,
un
raggio
di
uno
sguardo
in
cui
balenava
tutto
l
'
ineffabile
amore
che
l
'
agonia
non
poteva
assopire
in
quel
cuore
.
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
ti
vedo
!...»,
gridò
esultante
;
con
un
accento
indescrivibile
che
avea
più
dell
'
urlo
dello
spasimo
che
del
trasporto
della
gioia
;
«
m
'
ami
?
!
...
m
'
ami
tu
?!!!...»
E
si
rovesciò
assieme
a
lui
sul
canapè
vincendo
,
con
uno
sforzo
disperato
,
miracoloso
,
la
difficoltà
di
proferire
,
il
torpore
della
mente
,
l
'
inerzia
delle
forze
,
l
'
agonia
insomma
.
«
Pietro
,
m
'
ami
ancora
?
!
»
«
Sì
!
sì
!
t
'adoro!...»,
singhiozzò
egli
tentando
inumidire
l
'
aridità
di
quella
pelle
coll
'
umido
delle
sue
labbra
,
di
scacciare
il
torpore
di
quelle
membra
,
la
pesantezza
di
quelle
palpebre
coll
'
impeto
dei
suoi
baci
;
cercando
trasfondere
la
vita
che
sentiva
rigogliosa
,
giovane
,
potente
in
lui
,
nel
soffio
che
alitava
fra
le
labbra
di
lei
violacee
,
semiaperte
e
convulse
.
«
E
non
me
lo
dici
perché
hai
pietà
di
me
?
...
e
non
me
lo
dici
perché
io
muoio
?!...»,
seguitò
ella
aggrappandosi
al
suo
collo
,
nelle
convulsioni
dell
'
agonia
,
con
quel
moto
incerto
e
straziante
del
volto
e
delle
labbra
che
cercavano
il
volto
di
lui
per
baciarlo
.
«
Oh
,
no
!
...
non
ti
ho
mai
amato
come
t
'
amo
!
...
Narcisa
!
...
Narcisa
!
...
non
mi
abbandonare
!...»
«
Grazie
!
...
grazie
!...»,
mormorò
la
moribonda
con
un
anelito
interrotto
che
la
stentata
respirazione
soffocava
nella
sua
gola
;
«
grazie
!
...
oh
!
la
vita
!
...
dottore
,
fatemi
vivere
...
egli
mi
ama
!
!
...
io
non
voglio
morire
!
!
!
»
,
finì
con
accento
straziante
.
E
non
poté
più
proferire
,
quantunque
agitasse
ancora
penosamente
le
labbra
,
e
alcuni
suoni
rochi
e
interrotti
scappassero
dalla
sua
gola
arida
.
Ella
rimase
come
profondamente
assopita
;
riscossa
di
tratto
in
tratto
da
sussulti
convulsivi
:
rivelando
mille
impressioni
,
ora
deliziose
ora
tristi
,
nella
mutabile
espressione
dei
suoi
lineamenti
,
in
cui
l
'
occhio
soltanto
,
colla
sua
larga
e
lucida
fissità
faceva
prevedere
la
morte
.
Era
orribile
a
vedersi
la
rapida
decomposizione
di
quella
fisonomia
.
Finalmente
sopraggiunse
il
sonno
.
Pietro
rimaneva
,
com
'
ella
l
'
aveva
attirato
rovesciandolo
nella
sua
caduta
,
ancora
avvinghiato
a
quel
corpo
per
tre
quarti
cadavere
,
e
che
aveva
tuttavia
i
suoi
ultimi
moti
convulsivi
,
gli
estremi
sforzi
dei
suoi
rantoli
,
la
disperata
tensione
della
pupilla
per
lui
;
egli
era
come
affascinato
da
quell
'
orribile
spettacolo
che
impietrava
le
lagrime
nel
suo
occhio
ardente
e
dilatato
quasi
al
pari
di
quello
di
lei
.
«
Ma
parti
,
disgraziato
!
»
,
gli
gridò
Raimondo
tentando
di
strapparlo
a
quell
'
amplesso
di
morte
;
«
non
vedi
che
ciò
ti
uccide
...
!
»
Pietro
non
rispose
,
e
abbracciò
più
strettamente
quel
corpo
inerte
,
in
cui
gli
parve
sentire
un
ultimo
sussulto
al
suo
abbraccio
,
mentre
le
mani
gli
parve
lo
stringessero
più
tenacemente
,
come
per
ringraziarlo
e
non
lasciarlo
.
Quell
'
agonia
fu
lunga
,
penosa
,
orrenda
.
A
pena
il
medico
,
colla
mano
sul
petto
di
lei
a
numerare
i
battiti
del
cuore
,
poté
discernere
il
punto
in
cui
il
sonno
del
veleno
si
mischiò
al
sonno
della
morte
.
Pietro
rimase
istupidito
,
come
un
pazzo
;
per
un
mese
intiero
.
Il
secondo
rivide
sua
madre
;
poi
gli
amici
.
Un
anno
dopo
ricomparve
in
società
...
Chi
sa
quante
volte
al
giorno
pensa
a
quest
'
ora
a
Narcisa
,
la
donna
ch
'
è
morta
d
'
amore
per
lui
?
!
...
Le
splendide
promesse
del
suo
ingegno
,
che
l
'
amore
di
un
giorno
aveva
elevato
sino
al
genio
nella
sua
anima
fervente
,
erano
cadute
con
quest
'
amore
istesso
.
Pietro
Brusio
è
meno
di
una
mediocrità
,
che
trascina
la
vita
nel
suo
paese
natale
rimando
qualche
sterile
verso
per
gli
onomastici
dei
suoi
parenti
,
e
dissipando
il
più
allegramente
possibile
lo
scarso
suo
patrimonio
.
Misteri
del
cuore
!
Narrativa ,
I
Non
è
bella
la
vita
dei
pastori
in
Aspromonte
,
d
'
inverno
,
quando
i
torbidi
torrenti
corrono
al
mare
,
e
la
terra
sembra
navigare
sulle
acque
.
I
pastori
stanno
nelle
case
costruite
di
frasche
e
di
fango
,
e
dormono
con
gli
animali
.
Vanno
in
giro
coi
lunghi
cappucci
attaccati
a
una
mantelletta
triangolare
che
protegge
le
spalle
,
come
si
vede
talvolta
raffigurato
qualche
dio
greco
pellegrino
e
invernale
.
I
torrenti
hanno
una
voce
assordante
.
Sugli
spiazzi
le
caldaie
fumano
al
fuoco
,
le
grandi
caldaie
nere
sulla
bianca
neve
,
le
grandi
caldaie
dove
si
coagula
il
latte
tra
il
siero
verdastro
rinforzato
d
'
erbe
selvatiche
.
Tutti
intorno
coi
neri
cappucci
,
coi
vestiti
di
lana
nera
,
animano
i
monti
cupi
e
gli
alberi
stecchiti
,
mentre
la
quercia
verde
gonfia
le
ghiande
pei
porci
neri
.
Intorno
alla
caldaia
,
ficcano
i
lunghi
cucchiai
di
legno
inciso
,
e
buttano
dentro
grandi
fette
di
pane
.
Le
tirano
su
dal
siero
,
fumanti
,
screziate
di
bianco
purissimo
come
è
il
latte
sul
pane
.
I
pastori
cavano
fuori
i
coltelluzzi
e
lavorano
il
legno
,
incidono
di
cuori
fioriti
le
stecche
da
busto
delle
loro
promesse
spose
,
cavano
dal
legno
d
'
ulivo
la
figurina
da
mettere
sulla
conocchia
,
e
con
lo
spiedo
arroventato
fanno
buchi
al
piffero
di
canna
.
Stanno
accucciati
alle
soglie
delle
tane
,
davanti
al
bagliore
della
terra
,
e
aspettano
il
giorno
della
discesa
al
piano
,
quando
appenderanno
la
giacca
e
la
fiasca
all
'
albero
dolce
della
pianura
.
Allora
la
luna
nuova
avrà
spazzata
la
pioggia
,
ed
essi
scenderanno
in
paese
dove
stanno
le
case
di
muro
,
grevi
delle
chiacchiere
e
dei
sospiri
delle
donne
.
Il
paese
è
caldo
e
denso
più
di
una
mandra
.
Nelle
giornate
chiare
i
buoi
salgono
pel
sentiero
scosceso
come
per
un
presepe
,
e
,
ben
modellati
e
bianchi
come
sono
,
sembrano
più
grandi
degli
alberi
,
animali
preistorici
.
Arriva
di
quando
in
quando
la
nuova
che
un
bue
è
precipitato
nei
burroni
,
e
il
paese
,
come
una
muta
di
cani
,
aspetta
l
'
animale
squartato
,
appeso
in
piazza
al
palo
del
macellaio
,
tra
i
cani
che
ne
fiutano
il
sangue
e
le
donne
che
comperano
a
poco
prezzo
.
Né
le
pecore
né
i
buoi
né
i
porci
neri
appartengono
al
pastore
.
Sono
del
pigro
signore
che
aspetta
il
giorno
del
mercato
,
e
il
mercante
baffuto
che
viene
dalla
marina
.
Nella
solitudine
ventosa
della
montagna
il
pastore
fuma
la
crosta
della
pipa
,
guarda
saltare
il
figlio
come
un
capriolo
,
ode
i
canti
spersi
dei
più
giovani
,
intramezzati
dal
rumore
dell
'
acqua
nei
crepacci
,
che
borbotta
come
le
comari
che
vanno
a
far
legna
.
Qualcuno
,
seduto
su
un
poggio
,
come
su
un
mondo
,
dà
fiato
alla
zampogna
,
e
tutti
pensano
alle
donne
,
al
vino
,
alla
casa
di
muro
.
Pensano
alla
domenica
nel
paese
,
quando
si
empiono
i
vicoli
coi
lor
grossi
sospiri
,
e
rispondono
a
loro
,
soffiando
,
i
muli
nelle
stalle
e
i
porci
nei
covili
,
e
i
bambini
strillano
all
'
improvviso
come
passerotti
,
e
i
vecchi
che
non
si
possono
più
muovere
fissano
l
'
ultimo
filo
di
luce
,
e
le
vecchie
rinfrescano
all
'
aria
il
ventre
gonfio
e
affaticato
,
e
le
spose
sono
colombe
tranquille
.
Pensano
alla
visita
che
faranno
alla
casa
di
qualche
signore
borghese
,
dove
vedranno
la
bottiglia
del
vino
splendere
tra
le
mani
avare
del
padrone
di
casa
,
e
il
vino
calare
nel
bicchiere
che
vuoteranno
tutto
d
'
un
fiato
,
buttando
poi
con
violenza
le
ultime
gocciole
in
terra
.
Quel
vino
se
lo
ricordano
nelle
giornate
della
montagna
come
un
fuoco
dissetante
,
poveri
ed
eterni
poppanti
di
mandra
.
Accade
talvolta
che
dalle
mandre
vicine
arrivi
qualche
stupida
pecora
e
qualche
castrato
che
hanno
perduta
la
strada
.
Conoscono
gli
animali
come
noi
gli
uomini
,
e
sanno
di
chi
sono
,
come
noi
riconosciamo
i
forestieri
.
Si
affaccia
l
'
animale
interrogativo
,
e
i
cani
messi
in
allarme
si
chetano
subito
.
Zitti
e
cauti
afferrano
l
'
animale
e
lo
arrostiscono
.
Uno
gli
ha
ficcato
un
palo
in
corpo
,
un
altro
lo
rivoltola
sul
fuoco
,
un
altro
con
un
mazzetto
d
'
erbe
selvatiche
asperge
di
grasso
l
'
animale
rosolato
,
teso
,
solenne
come
una
vittima
prima
del
sacrifizio
,
propizia
al
bere
.
Bevono
acqua
e
si
sentono
ubbriachi
lo
stesso
.
Ma
serate
come
queste
ne
capitano
una
all
'
anno
,
se
pure
,
e
la
vita
è
dura
.
Almeno
,
a
primavera
salgono
da
loro
le
massaie
.
Allora
,
coi
primi
agnelli
che
saltano
sulla
terra
,
vagiscono
sull
'
erba
le
creature
dell
'
uomo
,
o
si
dondolano
nelle
culle
attaccate
fra
ramo
e
ramo
dove
balzano
ridesti
i
ghiri
e
gli
scoiattoli
.
Poi
rinverdiscono
perfino
le
pietre
,
e
la
gente
comincia
a
salire
la
montagna
col
vento
dell
'
estate
.
Cominciano
i
pellegrini
dei
santuari
a
passare
da
un
versante
all
'
altro
cantando
e
suonando
giorno
e
notte
.
Il
vinattiere
costruisce
la
sua
capanna
di
frasche
presso
la
sorgente
dell
'
acqua
,
e
la
notte
,
per
illuminare
la
strada
si
appicca
il
fuoco
agli
alberi
secchi
.
Gl
'
innamorati
girano
tra
la
folla
per
vedere
l
'
innamorata
;
e
cani
arrabbiati
,
vendicatori
,
devoti
,
latitanti
e
ubbriachi
che
rotolano
per
i
pendii
come
pietre
.
Allora
vive
la
montagna
,
e
da
tutte
le
parti
il
cielo
è
seminato
dei
fuochi
dei
razzi
che
si
levano
dai
paesi
lungo
il
mare
,
come
segni
indicatori
che
là
sono
le
case
,
là
i
santi
coi
loro
volti
di
popolani
che
non
hanno
più
da
faticare
e
stanno
nel
silenzio
spazioso
delle
chiese
.
Fu
appunto
in
una
di
queste
sere
che
in
montagna
accadde
una
disgrazia
.
Era
la
vigilia
della
festa
,
e
nella
capanna
di
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
c
'
era
silenzio
.
Il
figliolo
stava
cheto
,
il
pastore
suo
padre
gli
diceva
scuro
:
"
Antonello
,
tu
verrai
con
me
in
paese
.
Te
la
senti
di
camminare
?
"
"
Sì
,
padre
"
.
"
Ci
sono
sei
ore
di
strada
"
.
"
Camminerò
"
.
"
C
'
è
la
luna
,
del
resto
,
e
si
andrà
bene
,
freschi
"
.
"
Camminerò
"
,
disse
Antonello
,
"
sono
forte
,
io
"
.
Il
ragazzo
era
serio
serio
,
con
quella
forma
di
partecipazione
al
dolore
degli
altri
per
cui
i
ragazzi
diventano
pensierosi
e
ubbidienti
;
aveva
il
costume
di
pastore
,
che
gli
avevano
fatto
da
poco
,
con
la
cintura
di
cuoio
alta
un
palmo
intorno
alla
pancia
;
era
contento
di
andare
in
paese
col
vestito
nuovo
,
peloso
,
per
la
prima
volta
.
Era
nato
in
montagna
,
e
non
si
sapeva
immaginare
una
casa
di
muro
,
come
gli
dicevano
.
Siccome
sentì
che
suo
padre
rimestava
qualche
cosa
nella
capanna
,
saltò
su
a
dire
:
"
Volete
aiuto
,
padre
?
"
Quello
non
rispose
;
nella
capanna
bassa
dove
si
entrava
carponi
,
stava
mettendo
tutto
nella
bisaccia
:
la
fiasca
,
la
mantelletta
da
inverno
,
il
sacco
.
"
Portiamo
via
tutto
?
"
"
Come
vuole
Dio
,
figliolo
"
.
Antonello
si
mise
a
frugare
sotto
lo
strame
delle
pareti
e
tirò
fuori
il
fischietto
e
un
pacchetto
di
figurine
di
santi
tutte
gualcite
.
"
Volete
mettere
dentro
anche
queste
?
"
Il
padre
le
ripose
nella
bisaccia
,
e
questo
rispetto
verso
le
sue
cose
fece
piacere
al
ragazzo
.
La
bisaccia
fu
messa
sulla
soglia
della
capanna
.
Il
padre
si
sedette
un
poco
,
si
terse
il
sudore
,
poi
si
levò
,
si
caricò
la
bisaccia
a
tracolla
:
"
Andiamo
"
.
Ma
prima
di
partire
chiuse
accuratamente
la
porta
di
frasche
assicurandola
con
un
macigno
che
vi
rotolò
davanti
.
Si
vedeva
di
lontano
il
mare
balenante
nell
'
ombra
serale
,
che
laggiù
non
era
ancora
arrivata
,
e
davanti
al
mare
una
montagna
che
pareva
un
dito
teso
,
e
ancora
più
vicino
la
striscia
bianca
del
torrente
.
La
sera
girava
pei
monti
in
silenzio
e
ripiegava
i
lunghi
raggi
del
sole
.
Le
ombre
cominciavano
ad
allungarsi
per
la
pianura
.
"
Volete
che
vi
porti
un
poco
la
bisaccia
,
padre
?
"
Il
padre
gli
accomodò
la
bisaccia
a
tracolla
,
puntandola
nel
mezzo
con
un
bastone
che
faceva
leva
sulla
spalla
del
ragazzo
.
Il
ragazzo
era
contento
di
quel
peso
,
e
sentiva
il
bastone
che
gli
faceva
un
dolce
male
.
Il
padre
diede
un
'
ultima
occhiata
alla
capanna
.
Appena
risalito
il
monte
,
si
volsero
.
Videro
l
'
albero
magro
inclinato
sulla
capanna
,
i
sassi
attorno
come
bestie
che
meriggiassero
,
o
come
mobili
di
una
casa
;
là
si
erano
seduti
tante
volte
.
Il
grosso
cane
bianco
,
accorso
come
se
sapesse
che
si
partiva
,
li
seguì
.
Valicata
l
'
altura
,
videro
la
strada
lungo
il
ciglio
del
burrone
popolata
d
'
uomini
e
di
bestie
.
"
Viva
Maria
!
"
gridarono
verso
di
loro
.
Il
padre
levò
la
mano
e
disse
con
un
filo
di
voce
:
"
Viva
!
"
Gridò
anche
il
ragazzo
con
una
voce
argentina
,
lieto
di
aprir
bocca
.
Si
sentiva
dietro
,
sull
'
altro
versante
,
partire
colpi
di
fucile
,
una
gragnuola
di
colpi
.
La
folla
si
snodava
lungo
lo
stretto
sentiero
in
fila
indiana
.
I
bambini
piangevano
nelle
ceste
che
le
donne
portavano
sulla
testa
,
i
muli
con
qualche
signore
seduto
sopra
facevano
rotolare
a
valle
i
sassi
,
una
signora
vestita
bene
camminava
a
piedi
nudi
tenendo
le
scarpe
in
mano
,
per
voto
.
Una
donna
del
popolo
andava
con
le
trecce
sciolte
.
Un
popolano
portava
sulla
testa
un
enorme
cero
che
aveva
fatto
fondere
del
suo
stesso
peso
,
e
della
lunghezza
del
suo
corpo
,
per
voto
.
Antonello
stava
a
bocca
aperta
.
Nella
valle
l
'
ombra
era
alta
,
e
pareva
che
la
riempisse
,
col
rumore
di
un
torrente
che
si
gettava
da
un
salto
del
monte
.
La
luna
si
affacciò
dalla
parte
del
mare
,
dietro
ai
monti
,
come
una
guardia
.
Presso
una
capanna
di
frasche
il
pastore
e
Antonello
si
fermarono
.
L
'
uomo
che
stava
dietro
al
banco
tra
una
fila
di
bottiglie
,
presso
un
bottazzo
di
vino
,
appena
vide
il
pastore
poggiò
le
mani
al
banco
,
si
sporse
,
e
disse
:
"
O
compare
Argirò
,
che
cosa
succede
?
"
"
La
mia
sfortuna
,
compare
Fermo
"
.
"
Che
c
'
è
?
"
"
Ho
perduto
il
mio
bene
.
I
buoi
che
avevo
in
custodia
dal
signor
Filippo
Mezzatesta
,
sono
precipitati
giù
nel
burrone
.
È
finita
.
Questa
è
la
rovina
della
casa
mia
.
O
quando
?
"
"
Oggi
stesso
,
dopo
mezzogiorno
.
Bella
festa
della
Madonna
che
è
per
me
"
.
"
E
le
avevate
a
metà
le
bestie
?
"
"
Sissignore
,
col
signor
Filippo
Mezzatesta
"
.
"
Perché
non
le
comperate
voi
?
La
pelle
è
buona
,
la
carne
è
come
macellata
oggi
.
Non
sono
morte
di
morbo
.
Con
tutta
questa
gente
che
passa
si
vende
.
Carne
di
bestia
morta
,
è
sempre
"
.
"
Come
macellata
,
vi
dico
.
Questa
osservazione
non
me
la
dovevate
fare
proprio
voi
.
Tra
di
noi
...
"
"
Andiamo
a
vedere
?
"
"
Sono
qui
sotto
al
burrone
del
Monaco
"
.
"
Quattro
animali
,
avete
detto
?
"
"
Sì
;
e
c
'
era
una
giovenca
che
era
una
bellezza
,
tenera
come
il
latte
"
.
"
Tu
aspettami
qui
"
,
disse
il
padre
ad
Antonello
.
"
Se
qualcuno
domanda
della
bottega
"
,
aggiunse
il
Fermo
,
"
digli
che
torno
subito
.
Non
far
toccare
niente
a
nessuno
"
.
"
Che
rovina
della
mia
vita
,
compare
Fermo
!
"
Si
avviarono
.
Antonello
sedette
davanti
alla
bottega
e
chiamò
il
cane
a
sé
tenendolo
pel
collare
.
Ma
quello
gli
sfuggì
per
correre
dietro
al
padrone
.
Antonello
,
rimasto
solo
,
aveva
paura
.
Sentiva
l
'
odore
del
vino
,
odore
nuovo
che
gli
piaceva
,
e
guardava
quelle
bottiglie
in
fila
con
tanti
colori
.
"
Rosolio
"
:
questa
parola
gli
venne
alla
mente
.
I
pellegrini
si
facevano
più
rari
;
una
comitiva
sbucò
suonando
e
sparando
in
aria
.
Andava
avanti
uno
con
una
zampogna
,
e
un
altro
batteva
ora
il
pugno
ora
le
cinque
dita
a
un
tamburello
.
Altri
li
seguivano
a
passo
di
ballo
,
per
voto
,
come
potevano
,
uomini
e
donne
.
Uomini
e
donne
si
davano
a
tratti
,
ballando
,
di
gran
colpi
con
le
natiche
,
senza
ridere
.
La
luna
si
faceva
più
rossa
,
l
'
ombra
cadeva
come
un
mantello
.
Gli
alberi
,
quasi
tutti
col
solco
e
lo
squarcio
del
fulmine
,
si
ingigantivano
nell
'
ombra
.
La
compagnia
dei
suonatori
si
allontanava
.
Una
ragazza
a
piedi
nudi
passava
davanti
al
ragazzo
.
Egli
le
vide
un
filo
di
sangue
che
le
colava
sul
piede
.
"
Ragazza
"
,
le
gridò
;
"
quello
è
sangue
"
.
Ella
rise
:
"
Lo
so
"
Un
'
altra
frotta
di
pellegrini
sbucò
coi
fucili
sulla
strada
.
Avevano
accese
le
fiaccole
.
Uno
si
fermò
ai
piedi
di
una
quercia
spaccata
in
due
dal
fulmine
,
gialla
e
morta
,
le
accostò
una
fiaccola
di
resina
ai
rami
:
una
fiammata
avvolse
la
quercia
che
divampò
tutta
come
una
torcia
gigantesca
crepitando
veloce
.
Allora
il
ragazzo
chiamò
a
gran
voce
:
"
Fido
!
"
.
Il
cane
apparve
sul
ciglio
della
strada
coi
suoi
occhi
stupiti
.
Dalla
folla
allora
partì
un
colpo
,
un
grido
:
"
Eccolo
il
cane
arrabbiato
!
"
.
Il
cane
stramazzò
al
suolo
guardando
all
'
ingiro
che
pareva
parlasse
e
domandasse
perché
.
Il
ragazzo
battendo
i
denti
si
accovacciò
sulla
soglia
della
bottega
.
La
compagnia
era
dileguata
ridendo
.
Antonello
si
toccò
la
bisaccia
,
vi
si
sedette
sopra
,
e
non
aveva
il
coraggio
di
guardarsi
intorno
.
II
L
'
Argirò
col
figliolo
arrivarono
al
paese
che
era
l
'
alba
.
Risalito
il
poggio
,
le
case
addossate
una
all
'
altra
come
una
mandra
si
presentarono
ai
loro
occhi
.
Da
secoli
questo
paese
si
era
cacciato
nella
valle
,
e
vi
si
era
addormentato
.
Intorno
,
a
qualche
miglio
di
distanza
gli
altri
paesi
che
si
vedevano
in
cima
ai
cocuzzoli
rocciosi
si
confondevano
con
la
pietra
,
ne
avevano
la
stessa
struttura
,
lo
stesso
colore
,
come
la
farfalla
che
si
confonde
col
fiore
su
cui
è
posata
.
Sembra
un
mondo
spento
,
lunare
.
Attraverso
i
letti
dei
torrenti
,
i
viandanti
che
tentano
di
raggiungere
le
vallate
,
nel
silenzio
reso
più
solitario
dal
ritmo
della
cavalcatura
,
sembrano
abitatori
di
spelonche
.
Ma
a
inoltrarsi
appena
fra
gli
speroni
dei
monti
,
sulla
striscia
del
torrente
,
si
vede
la
montagna
che
nasce
tra
la
valle
animarsi
della
sua
vita
segreta
,
e
sembra
di
udir
le
voci
di
tutte
le
sorgenti
che
scaturiscono
da
essa
.
Si
rivelano
i
paesi
coi
loro
fiocchi
di
fumo
,
le
voci
disperse
,
i
suoni
intermessi
,
la
voce
soprana
delle
campane
.
È
una
vita
alla
quale
occorre
essere
iniziati
per
capirla
,
esserci
nati
per
amarla
,
tanto
è
piena
,
come
la
contrada
,
di
pietre
e
di
spine
.
Ora
la
strada
cui
lavorano
da
vent
'
anni
sta
per
bruciare
all
'
arrivo
con
l
'
ultima
mina
.
Già
arriva
qualche
forestiero
dove
arrivava
soltanto
qualche
carabiniere
in
occasione
di
qualche
delitto
,
o
il
merciaio
ambulante
che
raccatta
gli
stracci
e
compera
i
capelli
che
le
donne
nascondono
nei
buchi
dei
muri
.
Ancora
i
puledri
col
monello
a
bisdosso
cavalcano
pel
sentiero
secolare
,
e
i
buoi
portano
dall
'
alta
montagna
i
tronchi
d
'
albero
legati
a
una
fune
trascinandoli
in
terra
senza
carro
.
È
un
fatto
che
qui
manca
la
nozione
geometrica
della
ruota
.
Ma
per
poco
ancora
.
Come
al
contatto
dell
'
aria
le
antiche
mummie
si
polverizzano
,
si
polverizzerà
così
questa
vita
.
È
una
civiltà
che
scompare
,
e
su
di
essa
non
c
'
è
da
piangere
,
ma
bisogna
trarre
,
chi
ci
è
nato
,
il
maggior
numero
di
memorie
.
La
liberazione
del
reame
delle
Due
Sicilie
trovò
qui
un
ordine
stabilito
da
secoli
.
Il
parapiglia
che
avvenne
col
riordinamento
dei
beni
demaniali
,
ingrossò
alcune
fortune
già
pingui
.
Il
paese
rimase
quello
che
era
:
un
agglomerato
di
case
rustiche
composto
di
una
stanza
a
terreno
,
colla
terra
naturale
per
impiantito
,
la
roccia
per
sedile
e
per
foco
lare
,
intorno
a
una
sola
casa
nobile
con
portici
,
stalle
,
cucine
,
giardini
,
servi
.
Il
popolo
si
agitava
e
si
affannava
intorno
a
questa
casa
che
era
attigua
alla
chiesa
,
e
dove
era
tutta
la
ricchezza
,
tutto
il
bene
e
il
male
del
paese
.
Antonello
vide
questa
casa
posta
in
alto
,
su
un
poggio
,
col
suo
portico
che
reggeva
una
loggia
.
Egli
seguiva
,
saltando
,
le
orme
del
padre
,
e
non
si
stupiva
delle
case
di
muro
.
Ad
alcuni
edifizi
il
sole
baluginante
faceva
brillare
qualche
cosa
di
lucido
,
come
il
ghiaccio
,
che
si
infocava
a
mano
a
mano
per
poi
diventare
liscio
e
chiaro
come
l
'
acqua
.
Domandò
soltanto
:
"
Quale
è
la
casa
dove
sta
la
mamma
?
"
Non
si
vedeva
la
casa
.
Era
confusa
fra
tante
,
non
dissimile
da
nessuna
.
Poi
i
suoi
occhi
tornarono
alla
grande
casa
col
portico
,
e
pensò
:
"
Quella
dev
'
essere
la
casa
dei
Mezzatesta
"
.
I
galli
si
mandavano
la
voce
,
spersi
richiami
di
donne
rompevano
il
silenzio
.
Il
ragazzo
con
un
bastone
si
divertiva
a
fare
strage
di
certi
cardi
coi
fioccosi
fiori
rossi
bruciati
dalla
grande
estate
.
Tutto
gli
parve
più
gentile
che
in
montagna
.
Raggiunta
la
prima
casa
,
parve
che
la
terra
improvvisamente
si
restringesse
.
Usciva
dalla
porta
spalancata
un
fiato
caldo
come
dalla
bocca
di
un
animale
.
Una
donna
si
pettinava
seduta
sullo
scalino
della
porta
e
immergeva
il
pettine
in
un
catino
d
'
acqua
.
Siccome
era
festa
,
il
paese
era
quasi
deserto
e
pigro
.
Le
poche
persone
rimaste
stavano
sedute
sugli
spiazzi
davanti
alle
case
,
o
sugli
scalini
,
intente
alle
faccende
loro
,
a
pettinare
i
ragazzi
,
a
pulire
le
verdure
pel
pasto
.
Certe
ragazze
,
che
andavano
scalze
e
col
vestitino
da
festa
,
portavano
appesa
al
petto
,
legata
a
un
nastro
colorato
,
la
medaglina
della
Madonna
.
Una
fila
di
muli
sbucò
da
un
vicolo
,
e
davanti
la
faccia
rossa
del
mercante
di
pelli
.
"
Che
c
'
e
,
Argirò
?
"
La
voce
dei
quattro
buoi
precipitati
in
montagna
passò
,
non
si
sa
come
,
da
porta
a
porta
.
A
casa
trovarono
la
madre
sulla
soglia
.
"
Che
c
'
è
,
per
l
'
amor
di
Dio
?
"
Argirò
le
raccontò
tutto
in
quattro
parole
.
Dalle
finestre
basse
le
donne
si
erano
affacciate
a
sentire
e
si
passarono
la
notizia
.
Una
si
presentò
con
un
'
aria
maligna
e
sottomessa
,
e
disse
:
"
O
Betta
,
ce
l
'
avete
un
chilo
di
questa
carne
per
me
?
"
Nessuno
le
rispose
,
ma
dall
'
interno
della
casa
la
voce
dell
'
Argirò
si
mise
a
gridare
:
"
Gente
maledetta
,
che
vuoi
mangiare
della
mia
rovina
,
che
non
aspetti
che
finiscano
le
disgrazie
per
buttartici
sopra
.
L
'
ho
già
venduta
tutta
,
e
tutti
ne
mangeranno
meno
che
questa
gente
maledetta
.
Quando
a
un
cristiano
capita
qualche
cosa
di
male
,
tutti
intorno
a
volersene
profittare
come
cani
!
Misericordia
,
Signore
!
Puah
,
puah
!
"
Antonello
si
era
seduto
sulla
cassa
della
biancheria
e
ascoltava
quelle
parole
come
una
nenia
,
attentamente
.
Per
la
prima
volta
capiva
di
essere
in
mezzo
a
qualche
cosa
di
ingiusto
;
il
sentimento
della
sua
condizione
gli
si
affacciò
alla
mente
improvviso
e
chiaro
e
si
sentiva
come
un
angelo
caduto
.
Guardava
fisso
l
'
immagine
di
San
Luca
appesa
dietro
alla
porta
.
Suo
padre
si
era
seduto
sul
letto
.
La
madre
gli
diede
quattro
fichi
e
un
pezzo
di
pane
:
"
Mangia
,
figliolo
"
.
Quello
sentì
le
mani
di
sua
madre
nelle
sue
per
un
attimo
,
calde
come
se
fossero
le
sue
mani
stesse
.
La
stanza
era
segreta
e
fresca
.
Fuori
si
sentivano
voci
e
rumori
quasi
in
ritmo
,
come
il
rumore
assiduo
della
pioggia
.
Antonello
si
addormentò
col
pane
nel
pugno
,
sulla
cassa
.
III
Non
erano
le
otto
quando
l
'
Argirò
entrava
nel
palazzo
dei
Mezzatesta
.
Il
portone
era
aperto
.
L
'
arco
del
portone
,
di
cinque
metri
d
'
altezza
,
mostrava
la
sola
pietra
lavorata
che
esistesse
in
paese
,
e
di
cui
uno
scampolo
era
servito
per
lo
stipite
della
chiesa
,
per
i
gradini
,
per
le
due
magre
colonne
.
Palazzo
e
chiesa
addossati
,
recanti
essi
soli
i
materiali
nobili
del
paese
,
il
ferro
e
la
pietra
,
e
la
sola
forma
nobile
,
la
colonna
.
Dentro
quel
palazzo
,
composto
di
tre
edifizi
addossati
con
scale
interne
ed
esterne
,
che
partivano
tutte
da
un
ampio
cortile
,
a
entrate
diverse
,
sostenuti
da
contrafforti
coi
fichi
selvatici
nella
massa
del
muro
,
sui
bastioni
,
o
come
ciuffi
sull
'
arco
del
portone
,
viveva
la
grande
famiglia
dei
Mezzatesta
,
con
le
scuderie
a
terreno
,
i
magazzini
,
le
cucine
piene
di
servi
,
e
al
piano
nobile
i
padroni
con
le
loro
donne
dal
capo
incerto
e
vezzoso
agitantesi
in
ritmo
di
comando
.
Essere
servi
in
quella
casa
era
già
un
privilegio
.
Le
serve
che
in
lunghe
file
tutto
il
giorno
andavano
e
tornavano
con
gli
orci
e
i
barili
sulla
testa
ad
attingere
acqua
a
tre
chilometri
dal
paese
,
formavano
la
cupidigia
segreta
dei
maschi
,
recando
esse
,
fuori
di
casa
,
il
sorriso
della
più
giovane
padrona
nata
dalle
nozze
fra
cugini
,
che
annaffiava
castamente
verso
sera
il
garofano
elegante
sulla
terrazza
.
Queste
serve
avevano
smesso
l
'
abito
popolare
.
In
queste
case
pochi
penetravano
senza
un
segreto
timore
.
Dovunque
ci
si
voltava
era
terra
di
questa
casa
,
dalle
foreste
sui
monti
agli
orti
acquatici
presso
il
mare
.
Dovunque
,
comunque
.
Era
loro
la
terra
,
loro
le
ulive
che
vi
cadevano
sopra
,
erano
loro
le
foreste
sui
monti
intorno
,
loro
i
campi
tosati
di
luglio
quando
tutta
la
terra
è
gialla
e
i
colli
cretosi
crepano
aridi
.
Quanti
schiaffi
volarono
sulle
facce
dei
contadini
,
quanti
calci
dietro
a
loro
!
Le
anticamere
rigurgitavano
di
gente
misera
che
aspettava
di
essere
ricevuta
,
rovinata
per
un
maiale
colpito
dal
morbo
o
per
un
bue
precipitato
in
qualche
strapiombo
.
Qui
si
discuteva
della
roba
,
perché
erano
di
quella
casa
gli
animali
che
pascolavano
e
gli
alberi
che
davano
frutto
.
La
notte
,
tappati
nelle
case
,
mentre
rari
passanti
si
illuminavano
la
strada
con
fiaccole
e
tizzoni
,
i
ragazzi
ascoltavano
le
fiabe
immaginando
che
si
svolgessero
in
quella
casa
,
e
in
quelle
scuderie
pensavano
che
la
Cenerentola
avesse
ballato
col
Reuccio
.
I
signori
,
detti
anche
galantuomini
o
calzoni
lunghi
,
erano
due
tipi
di
aspetto
uguale
,
dai
nasi
brevi
e
ricurvi
come
quelli
di
certi
pappagalli
.
Le
loro
ramificazioni
nei
paesi
vicini
si
conoscevano
come
le
discendenze
regali
.
Venendo
l
'
età
del
matrimonio
,
si
decise
che
uno
di
essi
,
Filippo
,
sposasse
una
cugina
,
per
non
spartire
la
roba
.
Costei
arrivò
dal
mare
e
si
seppellì
nella
grande
casa
.
Teneva
le
chiavi
dei
magazzini
.
Quando
apriva
le
porte
sulla
strada
assolata
,
era
come
se
si
aprisse
un
paradiso
ombroso
:
il
grano
vi
stava
a
montagne
d
'
oro
,
il
granoturco
decorava
con
le
sue
pannocchie
i
soffitti
,
i
formaggi
in
pile
stavano
sotto
i
rocchi
colanti
delle
salsicce
,
le
giare
dell
'
olio
e
le
botti
davano
sonore
intonazioni
nella
profondità
.
Solo
in
quella
casa
si
sentivano
le
voci
risuonare
come
in
chiesa
.
I
monelli
si
sporgevano
alle
grate
delle
scuderie
e
dei
magazzini
per
gridare
"
Ah
!
"
e
per
sentire
il
grido
diventare
cantante
nei
meandri
delle
botti
.
Una
grande
scalinata
di
pietra
grigia
,
larga
come
un
fiume
,
sormontata
da
quattro
colonne
,
su
cui
erano
gittati
tre
archi
,
si
aprì
davanti
all
'
Argirò
.
Salirono
tenendosi
al
muro
come
per
un
luogo
troppo
stretto
.
Poi
,
superata
la
scalinata
,
una
grande
porta
.
Antonello
diede
la
mano
al
padre
.
Nell
'
andito
buio
e
sonoro
si
rispondevano
segrete
più
porte
.
Un
odore
di
strame
,
di
olio
,
di
fieno
,
invadeva
l
'
andito
su
cui
si
spalancavano
le
inferriate
dei
magazzini
e
delle
stalle
.
Quando
,
traversato
l
'
andito
e
salita
un
'
altra
scala
si
trovarono
su
un
pianerottolo
,
la
luce
di
un
grande
finestrone
li
investì
come
un
torrente
.
Piccoli
,
con
un
senso
di
freddo
,
si
trovarono
davanti
a
tre
porte
chiuse
.
Una
di
queste
si
aprì
e
una
donna
attempata
si
affacciò
a
vedere
.
"
Ah
,
siete
voi
l
'
Argirò
!
"
"
Si
può
parlare
col
padrone
?
"
"
A
quest
'
ora
?
I
signori
dormono
a
quest
'
ora
"
,
fece
la
donna
.
"
Se
volete
aspettare
...
"
aggiunse
aprendo
la
porta
.
Era
una
cucina
vasta
e
nera
.
Lungo
le
pareti
erano
disposti
i
sacchi
gobbi
del
grano
.
Al
soffitto
era
appesa
una
lunga
decorazione
di
salsicce
attorcigliate
attorno
a
una
canna
.
In
un
angolo
era
elevato
un
lettuccio
su
due
trespoli
di
ferro
,
coperto
d
'
un
candido
lenzuolo
sotto
il
quale
s
'
indovinavano
le
forme
del
pane
fresco
appena
impastato
come
una
teoria
di
mammelle
tagliate
a
molte
sante
martiri
.
Tre
donne
stavano
sedute
in
terra
,
e
un
'
altra
,
presso
il
forno
che
era
in
uni
canto
come
un
mostro
familiare
,
gittava
dentro
rami
secchi
che
avvampavano
subitanei
.
Una
delle
ragazze
accosciate
in
terra
faceva
girare
un
tubo
di
ferro
su
un
fornello
acceso
,
e
un
fumo
gentile
,
greve
,
inebriante
,
si
sprigionava
di
là
.
"
Questo
è
l
'
odore
del
caffè
"
disse
il
padre
ad
Antonello
.
Antonello
stava
a
guardare
,
in
piedi
,
accanto
a
suo
padre
appoggiato
alla
porta
.
Di
tratto
in
tratto
la
ragazza
che
tostava
il
caffè
lo
guardava
di
sotto
in
su
per
poi
abbassare
repentinamente
gli
occhi
sui
suoi
piedi
nudi
.
"
È
vostro
figlio
?
"
disse
la
più
vecchia
.
"
Sì
"
.
"
È
solo
?
"
"
Ce
n
'
è
un
altro
che
deve
arrivare
"
.
"
Salute
e
pace
"
Le
altre
donne
sorrisero
come
per
ripetere
l
'
augurio
.
"
Perché
non
vi
sedete
?
"
Essi
presero
posto
lungo
la
panca
,
e
non
sapevano
dove
metter
le
mani
.
Antonello
cercava
di
scoprire
chi
fosse
tra
quelle
donne
la
padrona
.
Guardava
la
donna
che
introduceva
le
fascine
nel
forno
,
e
il
ritmo
della
sua
veste
che
in
quel
moto
continuo
si
levava
e
si
abbassava
sulle
sue
anche
facendo
strane
figure
che
storcevano
la
bocca
e
il
naso
.
L
'
odore
del
pane
che
lievitava
era
tenero
come
quello
del
latte
e
aspretto
come
il
sudore
.
"
Padre
,
qual
'
è
la
signora
Dolores
?
"
"
Non
è
qui
;
queste
sono
tutte
le
sue
serve
"
.
Allora
egli
si
mise
a
guardare
quella
che
tostava
il
caffè
e
che
aveva
una
medaglina
della
Madonna
puntata
sul
petto
,
sopra
la
mammella
sinistra
,
e
gli
parve
che
si
avvicinasse
a
lui
come
fatta
del
suo
stesso
sangue
,
sentimento
vago
e
nuovo
.
Una
voce
tuonò
nell
'
andito
,
una
voce
strascicata
e
nasale
,
ma
imperiosa
:
"
Annunziata
!
"
La
donna
più
vecchia
si
precipitò
al
fornello
gridando
:
"
Subito
il
caffè
"
.
Parve
che
si
accorresse
da
tutta
la
casa
verso
un
punto
,
come
se
uno
stormo
di
topi
fuggisse
.
L
'
Annunziata
uscì
col
vassoio
e
le
tazze
e
il
bricco
e
il
bianchissimo
zucchero
.
Il
forno
si
era
chetato
:
caldo
e
dolce
,
grigio
d
'
un
grigio
lontano
,
simile
a
un
cielo
nuvoloso
,
la
sua
profondità
era
segreta
e
sovrana
.
L
'
odore
del
pane
cominciò
a
diffondersi
mentre
a
mano
a
mano
la
pala
infornava
,
e
i
pani
stavano
in
quella
profondità
come
creature
vive
,
o
come
semi
nell
'
urna
d
'
un
fiore
.
Una
delle
donne
si
accostò
al
ragazzo
e
gli
mise
fra
le
mani
qualcosa
di
caldo
e
morbido
:
"
Una
ciambella
.
Mettila
in
tasca
"
.
Antonello
sentiva
il
calore
di
quella
forargli
i
panni
,
posare
calda
sullo
stinco
con
un
senso
piacevole
e
nuovo
.
"
È
pane
bianco
"
gli
disse
il
padre
tentando
di
sorridere
.
Filippo
Mezzatesta
non
era
ancora
vestito
che
volle
parlare
con
l
'
Argirò
.
Appoggiandosi
alle
spalle
di
due
robuste
donne
,
aveva
camminato
soffiando
,
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
,
in
una
stanzetta
accanto
alla
camera
da
letto
e
si
era
buttato
di
schianto
su
un
sofà
.
Ora
poggiava
sul
tappetino
il
calcagno
nudo
,
tenendo
in
alto
raggricciate
le
dita
del
piede
.
Era
coperto
appena
della
camicia
e
di
un
paio
di
mutande
che
si
allacciavano
alla
caviglia
.
"
Carmela
,
Teresa
,
presto
,
bagasce
,
altrimenti
piglio
un
'
infreddatura
"
andava
dicendo
.
"
Oh
Dio
santo
,
o
Madonna
del
Carmine
!
"
Le
donne
accorrevano
di
qua
e
di
là
,
portando
gl
'
indumenti
.
Una
gl
'
infilò
le
calze
mentre
quello
continuava
a
soffiare
e
a
inveire
.
Poi
si
chetò
perché
era
arrivato
all
'
esercizio
più
pericoloso
:
quello
d
'
infilarsi
i
pantaloni
.
Alto
,
grosso
,
enorme
,
si
puntellava
con
la
mano
alla
testa
di
una
delle
due
donne
come
su
un
bastone
,
mentre
l
'
altra
lo
abbottonava
e
gli
affibbiava
la
cintura
di
cuoio
.
Le
sue
grosse
mani
cosparse
di
peli
rossicci
sentivano
la
testa
ben
pettinata
di
Carmela
coi
suoi
capelli
neri
,
e
la
forma
del
cranio
femminile
,
tondo
tondo
.
L
'
altra
li
aveva
impresso
nella
schiena
,
nella
furia
di
vestirlo
,
la
forma
delle
sue
dure
mammelle
.
Si
buttò
di
nuovo
sul
divano
mentre
gli
calzavano
le
scarpe
.
"
Piano
,
piano
,
con
garbo
!
"
Gli
stavano
infilando
la
scarpa
sinistra
ed
era
intento
a
soffiare
nella
tazza
del
caffè
quando
entrò
l
'
Argirò
.
Poggiò
il
piede
coperto
della
calzetta
rossa
in
terra
,
spalancò
i
piccoli
occhi
color
ciliegia
,
socchiusi
fra
le
guance
grosse
e
gonfie
coperte
di
peli
dorati
,
e
disse
:
"
Che
c
'
è
,
Zuccone
?
"
Antonello
,
che
seguiva
il
padre
come
un
'
ombra
,
sentì
per
la
prima
volta
questo
soprannome
.
Vedeva
ora
suo
padre
avanzare
a
capo
chino
,
ripiegare
la
berretta
nera
e
mettersela
in
tasca
,
stare
in
piedi
con
le
bracci
ciondoloni
,
appoggiato
alla
porta
come
chi
sia
sul
punto
di
scappare
.
"
Che
è
successo
?
"
gridò
il
signore
.
"
È
successo
,
è
successo
che
io
sono
rovinato
"
.
Raccontò
d
'
un
fiato
il
fatto
delle
bestie
,
e
,
come
se
abbandonasse
un
animale
vivo
,
mise
sulla
sedia
tre
biglietti
da
cento
lire
e
uno
da
cinquanta
che
si
muovevano
infatti
aprendo
gli
angoli
ripiegati
,
lentamente
,
come
insetti
che
allunghino
le
alucce
dopo
aver
finto
di
essere
morti
.
"
Ah
birbante
!
Ah
mascalzone
!
Tu
lo
hai
fatto
apposta
,
tu
mi
vuoi
rovinare
.
Ma
ti
rovino
io
,
invece
"
.
Gridava
e
pareva
sul
punto
di
soffocare
.
Si
mise
a
tossire
,
e
ne
era
tutto
scosso
e
traballante
nel
corpo
gigantesco
.
Le
donne
si
erano
messe
in
agitazione
e
gli
stavano
intorno
,
e
chi
gli
diceva
"
buono
buono
"
,
e
chi
gli
batteva
con
la
palma
della
mano
la
schiena
.
Si
affacciò
,
senza
rumore
,
attraverso
la
porta
socchiusa
,
un
ragazzo
che
stette
a
guardare
l
'
Antonello
.
Gli
si
avvicinò
,
gli
mise
una
mano
in
tasca
e
gli
disse
:
"
Hai
qualche
animalino
da
darmi
,
portato
dalla
montagna
?
"
Il
ragazzo
tirò
fuori
della
tasca
del
pastorello
la
ciambellina
,
la
guardò
,
si
mise
a
sbocconcellarla
.
Antonello
divenne
rosso
che
pareva
di
fuoco
e
non
sapeva
dove
guardare
.
"
Io
dico
,
signore
"
,
gridava
l
'
Argirò
,
"
che
quando
queste
cose
succedono
,
è
per
la
disgrazia
di
noi
poveri
pastori
.
I
signori
se
ne
infischiano
.
Essi
hanno
la
tavola
pronta
sempre
.
Ma
noialtri
...
"
"
Ce
ne
infischiamo
?
"
Il
Mezzatesta
si
era
piegato
a
raccattare
qualche
cosa
ma
non
ci
riuscì
,
impedito
com
'
era
dal
suo
voluminoso
ventre
.
In
un
secondo
tentativo
riuscì
ad
afferrare
la
scarpa
che
gli
stava
davanti
,
e
la
scaraventò
contro
il
pastore
.
Questi
la
ricevette
in
pieno
petto
,
e
la
vide
cadere
ai
suoi
piedi
chiodata
,
gialla
,
enorme
.
"
Tu
dici
che
ce
ne
infischiamo
?
Perché
?
Rubiamo
noi
forse
?
"
"
Non
dico
questo
.
Dico
che
voi
siete
il
padrone
di
mezzo
paese
,
il
padrone
nostro
,
e
della
nostra
ventura
.
Ma
io
che
facevo
affidamento
sulla
vendita
della
fiera
per
avere
la
mia
parte
,
per
me
è
un
disastro
.
Io
sono
rovinato
,
io
,
non
voi
.
Che
interesse
avevo
a
rovinarmi
con
le
mie
mani
?
È
la
mia
cattiva
stella
"
.
"
Nossignore
,
lo
hai
fatto
apposta
.
Tu
sei
una
zucca
,
proprio
come
ti
chiamano
.
Va
'
via
,
ora
,
e
non
mi
comparire
più
davanti
"
.
Dicendo
così
contava
il
denaro
che
quello
gli
aveva
lasciato
,
e
in
quell
'
atto
,
col
volto
chino
,
parlava
,
come
chi
prosegue
distrattamente
un
discorso
e
pensa
ad
altro
.
Le
donne
stavano
lungo
la
parete
con
le
mani
conserte
,
ed
era
come
non
sentissero
,
perché
più
volte
l
'
Argirò
,
guardandole
come
per
cercare
aiuto
,
aveva
veduto
i
loro
occhi
lontani
e
che
non
volevano
vedere
.
"
Ma
signore
mio
io
faccio
il
pastore
della
vostra
casa
fin
dalla
nascita
,
fin
da
quando
voi
eravate
ragazzo
.
Sono
come
questo
ragazzo
che
vedete
,
anche
lui
creatura
innocente
,
pastorello
vostro
.
Questa
volta
m
'
è
andata
male
.
Ma
come
vi
ho
servito
per
tanti
anni
?
"
"
Oh
,
sì
,
bella
la
vita
di
montagna
senza
far
nulla
.
Gli
animali
mangiano
da
loro
,
camminano
con
le
loro
zampe
.
Bello
sforzo
,
bello
sforzo
,
fare
il
pastore
"
.
"
La
cosa
è
andata
come
è
andata
.
Ma
che
non
potreste
darmi
da
custodire
i
maiali
,
per
esempio
,
o
le
pecore
?
La
sfortuna
non
si
ostinerà
poi
sempre
contro
di
me
"
.
"
Niente
,
niente
.
Va
'
via
.
Io
non
ti
voglio
più
vedere
.
Non
voglio
più
aver
nulla
da
fare
con
te
"
.
"
Ma
così
mi
rovinate
!
"
"
Ti
rovino
"
.
"
Ma
questo
,
ma
questo
...
"
Non
sapeva
che
dire
.
Si
guardò
attorno
,
vide
il
figlio
di
quell
'
uomo
,
che
sbocconcellava
l
'
ultimo
pezzo
di
ciambella
,
che
somigliava
sputato
a
suo
padre
e
lo
riconobbe
odiosamente
.
Con
una
sùbita
risoluzione
aggiunse
pacato
:
"
Allora
datemi
la
metà
del
mio
denaro
.
Quello
che
mi
spetta
"
.
"
Quello
che
ti
spetta
?
Sfacciato
!
Non
ti
do
un
soldo
,
capisci
?
E
ricorri
dal
giudice
,
se
vuoi
.
Fammi
la
causa
,
capisci
?
"
"
No
,
per
la
montagna
!
voi
me
la
darete
la
parte
mia
,
e
se
non
me
la
darete
la
darete
a
qualcun
altro
.
La
darete
a
Dio
ecco
,
al
Signore
Iddio
che
vede
questa
ingiustizia
"
.
Il
Mezzatesta
aveva
puntellati
i
pugni
sulle
ginocchia
aperte
,
sporgeva
il
capo
,
tirava
fuori
gli
occhi
,
apriva
la
bocca
per
parlare
.
Ma
l
'
Argirò
non
lo
sentì
perché
usciva
dalla
stanza
,
scendeva
le
scale
tirandosi
dietro
il
ragazzo
,
e
sentì
che
questo
gli
cercava
la
mano
con
la
sua
manina
.
Quest
'
atto
gli
fece
bene
al
cuore
.
Guardò
il
ragazzo
di
tralice
,
e
non
poté
resistere
dallo
sfiorargli
la
guancia
col
dorso
della
mano
.
Quando
passarono
davanti
alla
cucina
,
la
vecchietta
di
prima
domandò
:
"
Che
è
successo
?
"
"
Quel
che
vuole
Dio
"
.
E
scesero
per
quelle
scale
che
parevano
tanto
lunghe
.
Quando
furono
sotto
l
'
arco
,
l
'
Argirò
fu
preso
da
una
nuova
idea
.
"
Andiamo
da
questa
parte
"
,
disse
.
Traversarono
il
cortile
,
affrontarono
la
scala
ripida
,
che
menava
al
palazzo
più
basso
,
il
palazzo
del
fratello
di
Filippo
Mezzatesta
,
il
signor
Camillo
.
IV
La
porta
era
aperta
,
e
sulla
porta
,
seduta
in
terra
,
stava
una
donna
,
immobile
,
col
gomito
puntato
sul
ginocchio
,
col
pugno
chiuso
sul
mento
.
Intorno
a
lei
lo
stridore
delle
api
era
continuo
,
ed
ella
stentava
a
tenere
gli
occhi
aperti
nel
caldo
di
settembre
.
Quando
levò
la
testa
,
due
occhi
imperiosi
e
pungenti
si
puntarono
sul
visitatore
,
e
la
voce
di
lei
,
aspra
e
dura
,
disse
:
"
Che
cosa
vuoi
?
"
"
Volevo
parlare
col
signor
Camillo
Mezzatesta
"
.
"
Puoi
parlare
con
me
"
.
"
Io
sono
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
quello
soprannominato
lo
Zuccone
"
.
"
A
servizio
di
chi
stai
?
"
"
Stavo
al
servizio
di
Filippo
Mezzatesta
"
.
La
donna
si
levò
di
scatto
,
traversò
la
porta
e
disse
:
"
Entra
"
.
Ora
si
era
levata
desta
e
pronta
.
Era
una
bella
donna
,
piena
,
del
colore
dell
'
alabastro
;
i
suoi
occhi
ammiccavano
continuamente
e
sembrava
che
volessero
dire
più
di
quanto
non
dicesse
con
la
bocca
sinuosa
e
grande
.
I
capelli
spartiti
in
mezzo
alla
fronte
le
davano
un
aspetto
docile
,
ma
i
suoi
occhi
focosi
e
inquieti
smentivano
subito
questa
prima
impressione
.
Scalza
,
con
l
'
aiuto
delle
donne
del
popolo
,
era
difficile
scambiarla
per
una
di
esse
,
perché
i
segni
di
un
'
agiatezza
e
di
una
mollezza
sconosciute
alle
altre
erano
disegnati
nella
sua
figura
.
Il
mento
rotondo
,
le
mani
fini
,
che
cavava
di
quando
in
quando
di
sotto
il
grembiule
come
un
'
arma
,
la
dicevano
tutt
'
altro
che
comune
.
Tanto
è
vero
che
l
'
Argirò
si
levò
la
berretta
dicendo
:
"
Mi
scusi
tanto
la
vostra
signoria
"
.
Ella
parve
lusingata
di
questo
fatto
perché
sorrise
lievemente
sollevando
gli
angoli
della
bocca
.
L
'
Argirò
la
guardava
incuriosito
con
lo
sguardo
dell
'
uomo
che
capisce
,
ma
ella
ridivenne
fiera
e
ermetica
,
e
parve
che
gli
dicesse
:
"
Bada
con
chi
hai
da
fare
"
.
Fu
introdotto
in
una
stanza
illuminata
a
malapena
da
una
finestrella
volta
a
mezzogiorno
,
su
cui
alcune
piante
di
zenzero
e
di
basilico
mettevano
una
nota
fresca
di
verde
,
come
se
di
là
vi
fosse
un
giardino
.
Un
uomo
nel
fondo
,
seduto
su
una
poltrona
,
stava
assorto
a
guardare
in
terra
con
una
specie
di
smarrimento
fisso
e
continuo
.
Levò
appena
la
testa
,
e
disse
con
una
voce
smorzata
in
cui
strascicava
le
esse
:
-
-
"
Siete
voi
,
Pirria
?
Che
cosa
c
'
è
?
"
Ma
levando
il
capo
apparve
un
uomo
dalla
fisionomia
lunga
e
patita
,
con
due
baffetti
radi
e
sfilacciosi
sul
labbro
superiore
,
i
fili
della
barba
non
rasata
da
qualche
giorno
sulle
guance
di
cui
sottolineavano
il
pallore
.
Portava
sulla
testa
,
legata
con
un
filo
di
cotone
rosso
,
una
specie
di
corona
di
foglie
di
limone
.
Di
quando
in
quando
si
portava
la
mano
alla
fronte
per
raggiustarsela
.
La
donna
disse
all
'
Argirò
:
"
Ha
il
mal
di
testa
"
.
In
quest
'
atto
sorrise
appena
con
un
lampo
degli
occhi
.
Difatti
quello
tirava
lunghi
sospiri
.
"
Parlagli
"
,
aggiunse
la
donna
,
"
e
sbrigati
"
.
L
'
Argirò
non
sapeva
più
di
dove
cominciare
.
Cominciò
a
dire
delle
bestie
,
per
poi
tornare
indietro
a
raccontare
dei
suoi
primi
rapporti
col
Mezzatesta
,
e
in
mezzo
vi
mescolava
sua
moglie
,
suo
figlio
,
i
ricordi
più
lontani
e
più
disparati
,
fino
a
che
la
donna
levò
la
voce
per
gridargli
:
"
Insomma
,
che
cosa
vuoi
?
"
Allora
l
'
Argirò
,
sempre
annaspando
,
si
mise
a
dire
:
"
Capisce
bene
,
vostra
eccellenza
,
che
io
con
una
famiglia
,
così
,
dico
con
due
persone
,
e
una
terza
che
deve
arrivare
,
e
l
'
inverno
che
viene
,
e
io
non
ho
niente
...
"
Non
lo
lasciarono
finire
.
La
donna
gli
troncò
la
parola
e
gli
disse
"
Noialtri
qui
non
abbiamo
niente
da
darti
.
Hai
capito
?
"
L
'
uomo
non
sapeva
più
che
fare
.
Camminando
all
'
indietro
voleva
infilare
la
porta
ma
urtò
contro
una
sedia
.
Il
signore
non
aveva
aperto
bocca
,
e
soltanto
aveva
guardato
di
quando
in
quando
ora
lui
ora
la
donna
,
chinando
il
capo
,
non
si
sa
se
in
segno
di
approvazione
o
di
stanchezza
.
Solo
quando
il
visitatore
stava
per
infilare
la
porta
fece
un
cenno
con
la
mano
,
come
per
richiamarlo
indietro
.
"
Ti
vuol
dire
qualche
cosa
"
disse
la
donna
.
L
'
Argirò
si
avvicinò
,
e
quello
,
con
una
voce
strascicata
,
lontana
,
pronunziò
:
"
Tu
puoi
andare
da
Ignazio
Lisca
.
Quello
che
ci
ha
i
denari
e
li
dà
in
prestito
"
.
Allungò
ancora
la
mano
e
disse
:
"
Digli
che
ti
ci
mando
io
"
.
Sorrise
debolmente
.
Poi
,
con
uno
strillo
inatteso
disse
:
"
Ohi
,
ohi
la
mia
testa
!
"
Ma
la
donna
non
gli
diede
retta
e
uscì
insieme
col
visitatore
.
Questi
ringraziava
e
si
metteva
la
berretta
.
Sulla
porta
ritrovò
suo
figlio
seduto
sullo
scalino
,
che
giocava
con
una
bambina
.
La
bambina
era
la
Saveria
,
la
figlia
di
Camillo
Mezzatesta
.
Poteva
avere
la
stessa
età
di
Antonello
:
tonda
,
nera
in
viso
,
con
una
treccina
annodata
alla
sommità
del
capo
,
aveva
l
'
aria
assonnata
e
materna
che
distingue
le
bimbe
meridionali
.
Era
su
di
lei
quasi
un
'
esperienza
di
razza
,
e
malgrado
la
sua
tenera
età
aveva
le
labbra
tumide
e
lo
sguardo
esperto
delle
donne
grandi
,
ma
innocentemente
,
e
non
era
colpa
sua
.
E
poi
queste
erano
soltanto
apparenze
,
perché
a
contemplarla
mentre
faceva
i
suoi
giochi
,
ci
si
accorgeva
che
faceva
tutto
posatamente
,
con
un
raccoglimento
infantile
.
Molte
bambine
del
suo
paese
erano
precoci
e
quasi
portavano
in
sé
le
colpe
dei
loro
genitori
,
malgrado
la
loro
innocenza
.
Ma
Saveria
recava
in
viso
le
tracce
della
sua
discendenza
,
e
particolarmente
la
bocca
della
madre
,
come
se
un
'
ape
cattiva
la
morsicasse
ed
ella
non
riuscisse
a
scacciarla
.
Costei
giocava
col
figlio
dell
'
Argirò
che
le
descriveva
la
vita
della
montagna
,
le
pecore
,
il
cane
,
il
lupo
.
Si
era
chinato
in
terra
e
simulava
negli
atti
gli
atteggiamenti
di
quegli
animali
.
La
bambina
stava
attenta
come
se
fosse
vero
,
e
a
stento
tratteneva
le
risa
,
soltanto
per
non
distrarlo
dal
gioco
e
per
seguitare
l
'
illusione
di
quella
finzione
.
Ma
quando
uscì
il
padre
,
Antonello
si
levò
prestamente
in
piedi
come
a
un
comando
e
gli
fu
accanto
.
La
bambina
gli
raccomandava
che
tornasse
.
Si
avviarono
,
e
quando
stettero
per
svoltare
l
'
angolo
della
strada
si
volsero
tutti
e
due
indietro
.
La
madre
e
la
bambina
li
guardavano
ancora
.
L
'
Argirò
sorrise
mostrando
i
denti
forti
e
bianchi
.
-
-
Caspita
che
razza
di
donna
!
-
-
brontolò
.
La
casa
d
'
Ignazio
Lisca
consisteva
in
due
stanze
basse
che
davano
da
una
parte
sulla
strada
e
dall
'
altra
guardavano
su
una
casa
diroccata
sul
piano
inferiore
della
strada
;
la
casa
diroccata
dovette
ai
suoi
tempi
essere
un
'
abitazione
ampia
,
con
qualche
ornamento
,
come
si
vedeva
dalla
scanalatura
di
pietra
della
porta
.
Abbandonata
non
si
sa
da
quanti
anni
,
forse
in
seguito
a
un
terremoto
,
il
tetto
era
sprofondato
,
il
terriccio
aveva
coperto
il
pavimento
,
un
grosso
fico
era
cresciuto
nel
mezzo
,
vasto
e
dritto
.
Finestre
senza
balconi
davano
su
questa
rovina
.
Ignazio
viveva
con
la
moglie
,
una
donna
vecchia
prima
del
tempo
,
e
con
la
figlia
,
una
bambina
di
dieci
anni
.
La
sua
parentela
era
molto
intricata
.
Suo
padre
lo
aveva
generato
da
una
che
non
era
sua
moglie
,
e
che
un
giorno
era
fuggita
non
si
sa
dove
.
Rimasto
solo
,
il
padre
si
era
dato
alle
pratiche
di
pietà
,
frequentando
la
chiesa
tutti
i
giorni
e
cantando
con
voce
di
capra
accanto
all
'
organo
.
Suo
figlio
si
era
sposato
con
una
donna
nata
da
un
misterioso
signore
lombardo
,
che
si
era
ritirato
nel
paese
dopo
aver
combattuto
con
Garibaldi
,
dicevano
per
causa
di
un
suo
disgraziato
e
non
corrisposto
amore
al
suo
paese
,
dove
non
voleva
tornare
e
dove
non
tornò
.
Costui
si
era
tenuta
in
casa
una
donna
senza
volerla
mai
sposare
,
e
che
gli
diede
questa
figlia
.
Ignazio
era
tutt
'
altr
'
uomo
da
suo
padre
.
Aveva
i
capelli
ricci
color
rame
,
ricci
come
quelli
di
suo
padre
che
ora
portava
una
ricciuta
barba
bianca
come
un
vecchio
dio
pagano
.
Ma
contrariamente
al
padre
,
Ignazio
era
furbo
e
sottile
,
come
una
rivincita
contro
la
sensualità
che
aveva
dominata
la
sua
casa
.
Si
era
messo
a
dare
denaro
a
prestito
appena
avuti
i
primi
spiccioli
.
Così
allargò
il
suo
commercio
e
la
sua
influenza
,
e
ben
pochi
non
erano
debitori
suoi
.
Inoltre
giocava
a
carte
con
chi
poteva
,
dalla
mattina
alla
sera
.
Giocava
anche
in
quel
giorno
che
era
la
festa
della
Madonna
.
Era
suo
compagno
di
gioco
il
Labbrone
,
un
giovane
che
,
da
quando
aveva
fatto
il
soldato
,
aveva
smesso
il
costume
da
pastore
,
e
siccome
aveva
imparato
a
leggere
aspirava
al
posto
di
fattorino
comunale
.
I
due
avversari
di
gioco
erano
:
il
Pazzo
arrivato
in
paese
con
la
moglie
di
uno
di
Palermo
e
con
tre
figli
di
costei
cui
aveva
aggiunto
altri
due
suoi
,
e
un
forestiero
,
Giovanni
Milone
.
Si
vedeva
bene
che
era
forestiero
.
Era
di
un
paese
vicino
dove
la
gente
aveva
fama
di
essere
la
più
furba
della
contrada
.
Una
vecchia
rivalità
fra
i
due
paesi
,
narrata
dalle
favole
,
si
dimostrava
quel
giorno
aver
fondamento
.
Un
disprezzo
reciproco
regnava
fra
il
Milone
e
gli
altri
tre
.
Milone
,
vestito
pulitamente
,
con
un
odore
di
saponetta
addosso
,
guardava
con
disprezzo
i
tre
nei
loro
abiti
sudici
e
rattoppati
,
il
pelo
del
petto
fuori
della
camicia
sbottonata
.
Ignazio
aveva
contato
su
questo
giorno
in
cui
il
Milone
sarebbe
sceso
dal
Santuario
con
le
tasche
piene
d
'
oro
.
Milone
era
un
parente
del
priore
del
Santuario
,
e
tutti
gli
anni
,
alla
festa
,
stava
al
banco
della
chiesa
.
Davanti
ai
suoi
occhi
,
sul
tappetino
del
banco
,
i
fedeli
buttavano
anelli
e
orecchini
per
voto
alla
Madonna
.
Egli
aveva
veduto
,
fin
da
ragazzo
,
la
sera
,
trasportare
quell
'
oro
in
un
sacco
,
un
sacco
pieno
d
'
oro
.
Da
due
anni
,
da
quando
aveva
conosciuto
donne
e
carte
,
si
faceva
scivolare
in
tasca
qualche
cosa
di
quell
'
oro
.
Poi
,
compiuta
quest
'
operazione
,
si
sentiva
troppo
ricco
,
e
gli
pareva
che
non
dovesse
finir
mai
quella
ricchezza
sacrilega
.
Sembrava
che
avesse
una
gran
fretta
di
liberarsi
di
quel
peso
.
Ignazio
,
che
sapeva
che
cosa
è
il
denaro
,
lo
aveva
agguantato
come
un
brigante
allo
svolto
di
una
strada
.
Rivalità
,
disprezzo
,
puntiglio
,
si
erano
ben
mescolati
fra
loro
.
Il
fatto
che
quegli
rubasse
era
pubblico
,
ormai
,
e
sembrava
quasi
senza
importanza
,
come
una
bricconata
di
ragazzo
.
"
Fa
'
vedere
,
fa
'
vedere
quello
che
hai
portato
quest
'
anno
-
-
Non
mi
seccate
-
-
si
difendeva
Giovanni
Milone
.
Gli
occhi
di
tutti
erano
puntati
sulle
tasche
del
suo
vestito
nuovo
,
non
ancora
slabbrate
dalla
frequenza
di
mettervi
le
mani
.
Ma
quelli
non
si
davano
per
vinti
.
Aspettavano
con
gli
occhi
spalancati
,
e
,
adocchiandogli
un
anello
al
dito
,
dicevano
:
"
Fa
'
vedere
"
.
Ma
Milone
ammucchiava
,
senza
darsene
per
inteso
,
monete
davanti
a
sé
e
le
faceva
suonare
una
contro
l
'
altra
.
Ignazio
sapeva
che
quando
avrebbe
finito
il
denaro
,
avrebbe
tirato
fuori
altro
.
Infatti
,
quello
,
perse
alcune
partite
,
buttò
sul
tavolo
un
paio
d
'
orecchini
.
Erano
di
quegli
orecchini
ben
noti
fra
le
donne
del
popolo
,
rappresentanti
un
intrico
di
fiorellini
d
'
oro
raggelati
nella
fonditura
,
con
qualche
sbavatura
,
fiori
d
'
un
'
estate
inoltrata
.
Fiori
lontani
da
quelli
che
offrono
i
campi
,
fiori
d
'
un
giardino
artificiale
.
Due
straordinari
fiori
di
smalto
splendevano
nel
mezzo
,
freschi
.
Stranamente
l
'
oro
pareva
consunto
come
se
gli
orecchini
si
fossero
schiacciati
durante
il
sonno
,
come
gli
anelli
che
si
consumano
alle
dita
delle
spose
,
durante
le
faccende
domestiche
.
Il
Milone
li
pesò
un
poco
nel
cavo
della
mano
.
Ora
quelli
che
gli
stavano
intorno
non
ardivano
di
allungare
la
mano
,
ma
aspettavano
che
li
facesse
valutare
.
Silenziosamente
il
Milone
,
dopo
averli
soppesati
,
li
passò
agli
altri
.
Socchiudendo
gli
occhi
,
Ignazio
fece
lo
stesso
.
"
Quanto
dici
che
pesano
?
"
"
Credo
che
valgano
sessanta
lire
"
disse
il
Milone
"
Sessanta
lire
?
"
fece
Ignazio
e
glieli
ricacciò
in
mano
frettolosamente
.
Il
Labbrone
che
non
era
stato
consultato
li
aveva
presi
fra
le
dita
e
li
studiava
,
mentre
il
Pazzo
inghiottiva
silenziosamente
un
po
'
di
saliva
che
gli
faceva
andare
su
e
giù
per
il
magro
collo
il
pomo
d
'
adamo
.
"
Lascia
stare
,
lascia
stare
"
,
fece
il
Milone
togliendoli
bruscamente
dalle
mani
del
Labbrone
con
disprezzo
.
"
Non
ve
li
mangio
mica
"
.
Si
riprese
l
'
oggetto
mettendolo
davanti
a
sé
,
e
lo
batteva
sul
tavolo
come
per
fissargli
un
posto
.
Era
irritato
d
'
aver
perduto
.
Guardò
Ignazio
negli
occhi
e
gli
disse
:
"
Vuoi
giocare
con
me
da
solo
a
solo
questo
paio
d
'
orecchini
?
Non
valgono
sessanta
lire
,
ma
li
gioco
lo
stesso
"
.
Si
distribuirono
le
carte
,
e
Milone
ne
pizzicava
gli
angoli
scoprendo
lentamente
le
figure
che
gli
erano
venute
in
sorte
.
Perse
.
Ignazio
si
prese
gli
orecchini
delicatamente
,
e
se
li
mise
in
tasca
dopo
avere
studiato
come
funzionava
la
chiusura
.
Poi
,
guardando
il
suo
avversario
di
sotto
in
su
,
con
gli
occhi
freddi
e
fissi
,
mentre
gli
tremavano
i
baffi
,
diceva
accennando
con
le
dita
della
destra
unite
:
"
Qua
,
qua
,
tira
fuori
qualche
altra
cosa
"
.
Allora
cadde
sul
tavolo
una
spilla
d
'
oro
della
stessa
forma
degli
orecchini
,
ma
con
tre
piccoli
diamantini
nel
mezzo
.
"
Se
hai
qualche
cosa
di
più
grosso
tiralo
fuori
.
Io
gioco
per
qualunque
somma
"
.
Allora
il
Milone
ammucchiò
sul
tavolo
davanti
a
sé
,
cavandole
da
tutte
le
tasche
,
varie
cose
:
"
Ne
ho
qui
per
settecento
lire
almeno
!
Le
hai
settecento
lire
da
giocare
?
"
Il
Labbrone
guardava
e
gli
pareva
che
la
camera
sprofondasse
.
Respirava
a
bocca
aperta
,
con
un
lieve
sibilo
.
Il
Pazzo
,
inquieto
,
si
ravviava
i
baffi
che
gli
tremolavano
come
una
grossa
farfalla
grigia
.
Ignazio
andò
nell
'
altra
stanza
,
e
tornò
poco
dopo
con
un
pugno
di
carte
-
-
moneta
ben
piegate
e
quasi
nuove
.
Le
mostrò
davanti
,
di
dietro
,
in
trasparenza
:
"
Io
non
guardo
se
la
tua
roba
vale
davvero
.
Ma
mi
voglio
cavare
il
gusto
di
vincerti
.
Queste
sono
settecento
lire
"
.
Il
Labbro
ne
con
una
voce
roca
disse
:
"
L
'
oro
vale
più
di
settecento
lire
"
.
Tossì
per
schiarirsi
la
voce
.
Gli
avversari
si
avvicinarono
al
tavolo
premendovi
contro
il
petto
.
Ognuno
si
accomodava
la
sua
roba
davanti
.
Si
stringevano
le
carte
sul
petto
,
se
le
accostavano
alla
bocca
.
Ignazio
scoprì
le
carte
risolutamente
:
"
Ho
vinto
:
è
inutile
che
continui
a
giocare
Seguito
a
giocare
con
le
carte
scoperte
,
se
vuoi
"
.
Milone
battè
il
pugno
sul
tavolo
quando
ebbe
provato
a
seguitare
la
partita
,
e
gridò
:
"
Tu
conosci
le
carte
,
tu
le
hai
segnate
"
.
"
O
Milone
,
tutti
gli
anni
mi
fai
la
stessa
storia
.
Guarda
e
vedi
se
sono
segnate
.
È
che
so
giocare
meglio
di
te
"
.
"
Ah
,
questo
non
lo
devi
dire
"
.
"
Del
resto
,
se
non
la
smetti
,
io
ti
denunzio
,
e
dico
che
hai
rubato
l
'
oro
alla
Madonna
"
.
Il
Milone
,
pallido
,
si
aggiustava
la
cintura
,
si
raggiustava
la
giacca
indosso
,
si
ravviava
il
ciuffo
,
e
diceva
:
"
Bene
,
non
mi
vedrai
mai
più
.
Ho
qui
altra
roba
.
Fossi
stupido
a
farmela
mangiare
da
te
.
Meglio
farsela
mangiare
dalle
donne
.
E
io
sono
un
cretino
a
venire
a
giocare
da
te
"
.
Ignazio
,
intento
a
guardare
quell
'
oro
che
aveva
preso
nel
pugno
,
replicava
:
"
Intanto
ti
ho
vinto
,
e
farai
bene
a
non
giocare
più
perché
di
carte
non
te
ne
intendi
.
Gran
giocatore
che
sei
!
"
"
Ah
"
,
replicò
Milone
,
"
se
dici
di
nuovo
che
non
so
giocare
...
"
Gli
afferrò
il
polso
mentre
quello
stringeva
il
pugno
pieno
d
'
oro
.
Fu
a
questo
punto
che
una
voce
nell
'
ingresso
chiese
:
"
È
permesso
?
"
Giovanni
Milone
lasciò
la
presa
mentre
il
Labbrone
lo
reggeva
o
fingeva
di
reggerlo
.
Il
Pazzo
,
seduto
,
giungeva
le
mani
e
mormorava
:
"
Per
l
'
amor
di
Dio
,
calmatevi
,
vi
volete
rovinare
?
"
"
Ma
non
lo
vedete
che
ha
paura
?
"
diceva
il
Milone
.
Poi
uscì
brontolando
:
"
Me
la
pagherai
!
"
V
L
'
Argirò
si
era
fermato
e
fingeva
di
non
vedere
.
Quando
quello
fu
uscito
,
uscirono
tutti
gli
altri
.
Il
Lisca
non
aveva
mai
avuto
da
fare
con
l
'
Argirò
;
stette
un
po
'
a
squadrarlo
,
mentre
quello
guardava
di
sotto
in
su
,
e
faceva
girare
la
berretta
fra
le
dita
delle
mani
congiunte
.
Poi
,
risolutamente
,
gli
disse
:
"
Che
volete
da
me
?
"
Mi
ha
mandato
da
voi
il
signor
Camillo
.
"
Bene
"
.
"
Ho
bisogno
del
vostro
aiuto
"
.
Gli
raccontò
in
poche
parole
la
storia
,
come
erano
precipitati
i
buoi
,
come
lo
aveva
accolto
Filippo
Mezzatesta
,
tutto
.
Di
quando
in
quando
Ignazio
lo
interrompeva
"
Ti
ha
detto
che
non
ti
dava
nulla
?
Ti
ha
detto
di
fargli
la
causa
?
Se
gli
fai
la
causa
la
perdi
"
.
Alla
fine
disse
:
"
Vuoi
venticinque
lire
per
la
semina
?
Vieni
,
ecco
qua
"
.
Gli
contò
il
denaro
fra
le
mani
,
con
un
gesto
di
disprezzo
,
come
se
lo
cacciasse
via
.
"
Me
lo
restituirai
in
grano
,
dopo
il
raccolto
,
al
prezzo
di
quest
'
anno
.
Quindi
,
se
il
grano
costa
di
più
...
"
"
È
vostro
"
.
"
Non
avresti
un
ragazzo
che
potesse
venire
tutti
i
giorni
da
me
ad
attingermi
un
orcio
d
'
acqua
alla
sorgente
?
"
"
Un
ragazzo
?
"
disse
pieno
di
gratitudine
l
'
Argirò
.
"
Vi
manderò
mia
moglie
"
.
"
Va
bene
.
Dille
che
venga
domani
mattina
,
le
do
quanto
agli
altri
,
per
questi
servigi
.
Le
do
due
soldi
per
ogni
viaggio
"
.
"
Le
date
quanto
volete
.
C
'
è
bisogno
di
questi
patti
?
"
Così
l
'
Argirò
aveva
qualche
speranza
per
l
'
avvenire
.
Egli
aveva
in
mente
un
pezzo
di
terra
da
prendere
in
fitto
dal
Comune
,
presso
il
torrente
,
dove
il
grano
sarebbe
venuto
bello
.
Il
Lisca
,
dietro
le
sue
spalle
,
gli
chiese
mentre
usciva
:
"
È
vostro
questo
ragazzo
?
"
"
Sì
,
è
mio
"
.
"
Come
si
chiama
?
"
"
Antonello
"
.
"
Senti
,
Antonello
,
eccoti
i
soldi
e
va
'
per
il
paese
a
sentire
se
qualcuno
ha
uova
da
vendere
.
Se
no
,
che
mangio
stasera
?
"
Il
ragazzo
si
levò
volenteroso
,
aspettò
che
quello
tirasse
fuori
del
taschino
stretto
i
denari
,
li
strinse
nel
pugno
.
"
Non
li
perdere
"
gli
raccomandò
il
padre
.
Il
ragazzo
si
mise
a
correre
per
le
strade
e
si
sentiva
la
voce
sua
d
'
argento
gridare
:
"
Chi
ce
le
ha
le
uova
?
"
Era
contento
.
Strillava
e
saltava
,
guardando
le
donne
davanti
alle
porte
e
alle
finestre
.
Gli
piaceva
di
sentire
come
gridava
.
La
sua
voce
si
sentiva
qua
e
là
per
il
paese
,
ora
soffocata
ora
squillante
.
Poi
,
quando
la
sera
fu
alta
,
se
ne
tornò
con
quattro
uova
dentro
la
berretta
.
La
sera
era
chiara
,
c
'
era
la
luna
.
Erano
intinti
di
luna
gli
alberi
e
la
montagna
,
il
mare
lontano
.
Dopo
i
grandi
calori
era
come
se
una
lieve
rugiada
fosse
passata
sul
mondo
a
inumidirne
la
sete
.
Pareva
di
sentire
la
voce
delle
fonti
ai
piedi
dei
monti
,
o
dei
fiumi
risecchiti
che
si
ricordavano
del
loro
boato
.
Le
ombre
delle
case
per
le
strade
strette
erano
dense
e
nere
,
e
tagliavano
a
spicchi
e
a
triangoli
le
strade
,
come
se
vi
fosse
stato
disteso
qua
e
là
un
panno
scuro
.
Ma
non
erano
voci
di
fontane
quelle
che
si
udivano
,
erano
le
voci
delle
donne
.
Giungevano
dalle
soglie
delle
porte
dove
stavano
raccolte
e
cantavano
lunghe
filastrocche
in
onore
della
Madonna
.
Nei
momenti
di
pausa
sembrava
di
udire
come
si
concertavano
per
la
canzone
seguente
,
poi
una
voce
peritosa
si
levava
lenta
,
si
spiegava
appena
come
un
razzo
a
metà
del
suo
cammino
,
poi
si
librava
sicura
in
una
grande
nota
tenuta
,
fino
a
che
,
per
sorreggerla
,
sorgevano
le
voci
delle
compagne
,
quasi
che
quella
svenisse
sotto
il
peso
di
una
grande
emozione
.
Poi
si
riprendeva
quella
voce
,
e
faceva
sentire
la
sua
angoscia
tra
quella
delle
compagne
,
appunto
come
una
sposa
quando
è
accompagnata
dalle
amiche
e
dai
parenti
che
le
parlano
dolce
.
Antonello
,
seduto
sulla
soglia
della
porta
del
Lisca
,
ascoltava
e
cercava
di
indovinare
di
dove
partissero
quei
canti
.
Gli
sembrava
che
si
sarebbe
addormentato
,
e
la
tenebra
delle
ombre
dense
e
la
luna
lo
fasciavano
di
oblio
come
in
un
mondo
incantato
.
Mentre
stava
così
,
due
ragazzi
con
la
berretta
calata
sulle
orecchie
,
scalzi
,
tozzi
,
col
vestito
a
brandelli
,
gli
si
fermarono
davanti
.
Si
tenevano
per
mano
,
e
presero
un
'
aria
seria
e
provocante
.
"
Chi
sei
tu
?
"
"
Io
sono
il
figlio
dell
'
Argirò
,
il
pastore
"
.
"
Ah
,
sei
pastore
?
"
I
due
ragazzi
si
allontanarono
.
Poi
improvvisamente
dall
'
angolo
di
una
casa
un
sasso
volò
sopra
di
lui
e
andò
a
battere
contro
la
porta
del
Lisca
.
Una
voce
,
la
voce
di
uno
dei
ragazzi
,
disse
:
"
Dàlli
al
forese
,
dàlli
al
pastore
,
dàlli
al
vestito
di
pelo
!
"
Egli
ora
vedeva
le
due
figure
acquattate
nel
vicolo
,
e
ne
scorgeva
le
ombre
buttate
in
terra
dalla
luna
,
due
grandi
berretti
come
una
testa
di
animale
.
Si
levò
e
si
mise
a
correre
.
E
quelli
a
inseguirlo
.
Ma
non
lo
seguirono
fino
alle
case
alte
dove
dormono
i
pastori
,
e
dove
un
'
altra
compagnia
di
ragazzi
stava
a
confabulare
sotto
la
luna
.
Qui
gli
domandarono
"
Chi
sei
?
"
"
Il
figlio
del
pastore
Argirò
"
.
"
Bene
,
sei
dei
nostri
!
Sta
'
qui
fermo
"
.
Uno
di
quelli
che
aveva
parlato
aveva
sporta
la
testa
,
per
guardare
.
Una
sassata
radente
lo
sfiorò
.
Erano
tutti
figli
di
pastori
,
col
vestito
di
lana
pelosa
,
con
la
cintura
di
cuoio
,
per
la
maggior
parte
scalzi
.
"
Che
cosa
è
successo
?
"
chiedeva
Antonello
.
Finalmente
uno
gli
rispose
:
"
Quelli
dell
'
Università
ci
vogliono
picchiare
"
.
"
E
chi
sono
quelli
dell
'
Università
?
"
"
Quelli
che
hanno
i
pantaloni
lunghi
.
I
figli
dei
signori
"
.
Quello
che
aveva
detto
così
teneva
un
grosso
ciottolo
in
mano
.
La
compagnia
,
così
com
'
era
,
decise
di
trasferirsi
in
una
casa
diroccata
e
abbandonata
,
di
cui
rimaneva
soltanto
un
muro
alto
,
e
il
quadrato
basso
delle
mura
crollate
.
Qui
un
odore
acuto
di
strame
li
avvolse
,
e
il
silenzio
,
e
la
luna
che
viaggiava
alta
sopra
il
cielo
.
Stavano
in
silenzio
ad
aspettare
.
Poi
uno
,
quello
col
ciottolo
in
mano
,
si
sporse
,
tirò
il
sasso
appena
vide
un
'
ombra
che
si
avvicinava
.
Uno
strillo
gli
rispose
.
Si
guardarono
tutti
in
viso
e
si
dispersero
.
Ma
Antonello
non
aveva
capito
.
E
nello
stesso
istante
una
voce
lo
chiamava
:
"
Antonello
!
Antonello
!
Olà
!
"
la
voce
di
sua
madre
.
Ma
,
mentre
pensava
di
muoversi
,
si
vide
aggredito
da
tre
ragazzi
,
fra
cui
distinse
quei
due
che
aveva
incontrati
prima
.
Uno
con
un
sasso
gli
batteva
sulla
nuca
,
e
un
altro
gli
teneva
ferme
le
mani
,
mentre
il
terzo
diceva
:
"
Dài
,
dài
,
così
impara
"
.
Poi
se
la
diedero
a
gambe
nella
notte
.
Antonello
sentiva
un
gran
dolore
,
e
caldo
,
sulla
nuca
.
Vi
passò
sopra
una
mano
,
se
la
guardò
poi
al
chiarore
della
luna
.
Non
c
'
era
sangue
.
Ma
gli
doleva
.
Zitto
zitto
prese
la
strada
di
casa
.
Non
disse
nulla
a
nessuno
,
sbocconcellò
il
pane
e
le
pere
che
la
madre
gli
diede
nel
buio
,
poi
si
buttò
in
terra
su
una
tela
di
sacco
distesa
,
come
faceva
lassù
nella
sua
capanna
,
mentre
suo
padre
si
era
sdraiato
al
fresco
,
dietro
la
porta
.
Anche
attraverso
il
tetto
di
tegole
senza
il
riparo
del
soffitto
filtrava
la
luce
lunare
.
Si
vedeva
,
nella
casa
,
dopo
un
poco
,
tutto
quello
che
c
'
era
:
la
grande
giara
dell
'
acqua
a
un
canto
,
il
cestone
del
pane
appeso
al
soffitto
,
il
focolare
che
faceva
nel
buio
come
una
macchia
grigia
,
e
il
letto
su
cui
era
stesa
sua
madre
,
alto
alto
.
Accanto
al
focolare
,
lo
sprone
della
roccia
,
su
cui
era
costruita
la
casa
,
stava
come
un
'
ombra
inginocchiata
.
Egli
sentiva
respirare
forte
suo
padre
,
e
sua
madre
s
'
indovinava
dal
sonno
tranquillo
e
immobile
come
se
fosse
morta
.
Dalle
case
vicine
giungevano
grossi
sospiri
,
e
nelle
stalle
soffiavano
contro
gl
'
interstizi
della
porta
i
maiali
e
gli
asini
.
Tutte
queste
voci
sentiva
Antonello
per
la
prima
volta
,
dopo
gli
assorti
silenzi
delle
montagne
.
Il
mondo
era
un
'
onda
sonora
intorno
alla
sua
casa
,
e
il
cielo
,
e
le
montagne
che
lo
sostengono
con
le
loro
cime
e
i
loro
alberi
,
come
un
baldacchino
,
ora
pesava
immenso
sul
paese
e
sulla
valle
.
Era
come
un
fiume
alto
tenuto
in
un
fragile
letto
,
da
cui
poteva
filtrare
e
rovesciarsi
.
Ma
soprattutto
era
il
continuo
chiacchiericcio
dell
'
abitato
che
gli
faceva
sentire
d
'
avere
iniziata
una
vita
nuova
.
La
vita
in
comune
gli
sembrava
una
curiosa
invenzione
e
un
accordo
fra
gente
che
ha
paura
.
Si
addormentò
di
colpo
con
un
suono
di
campane
nella
testa
,
là
dove
gli
doleva
.
Siccome
il
pellegrinaggio
e
le
feste
erano
finiti
,
Antonello
conobbe
altri
ragazzi
.
La
gente
che
era
tornata
dalla
festa
portava
ancora
il
vestito
nuovo
per
un
paio
di
giorni
,
e
le
medaglie
della
Madonna
coi
nastri
di
seta
verdi
e
rossi
e
gialli
e
azzurri
,
stavano
appese
al
collo
delle
bambine
.
Avevano
vendemmiato
.
La
terra
si
riposava
.
Qualche
contadino
di
buon
'
ora
aveva
già
cominciato
ad
andare
pei
campi
a
fare
quei
gesti
folli
che
sembra
facciano
i
contadini
veduti
di
lontano
,
quando
assaltano
la
terra
come
una
donna
.
I
pastori
avevano
ripresa
la
strada
dei
monti
,
ma
non
il
padre
di
Antonello
che
si
era
buttato
sul
campo
tolto
in
fitto
e
che
si
era
messo
a
rivoltolare
con
la
vanga
.
La
madre
ora
faceva
i
servigi
in
casa
del
Lisca
,
portava
acqua
,
lavava
i
panni
,
andava
al
mulino
per
la
macinatura
del
grano
.
Antonello
la
seguì
per
qualche
giorno
come
un
cagnolino
,
e
si
divertiva
a
portarle
l
'
orcio
piccolo
.
Ella
entrava
col
suo
passo
scalzo
nella
casa
del
Lisca
,
e
per
un
poco
si
sentiva
il
suo
sospirare
trafelato
.
La
signora
Lisca
,
spettinata
e
sciamannata
,
la
guardava
fare
.
Poi
le
dava
un
piattello
di
roba
che
era
avanzata
e
la
mandava
via
.
Quella
riprendeva
la
strada
e
aveva
trovato
da
lavorare
ancora
a
portare
pietre
sulla
testa
per
una
fabbrica
nuova
,
la
fabbrica
del
prete
che
si
costruiva
una
casa
.
Andavano
e
tornavano
lunghe
file
di
donne
al
sole
,
una
dietro
l
'
altra
,
e
non
parlavano
.
Antonello
le
seguì
anche
un
poco
.
Gli
avevano
cambiato
il
vestito
di
orbace
,
ora
che
non
andava
più
in
montagna
,
e
gli
avevano
messo
un
paio
di
pantaloni
che
non
sapeva
chi
li
avesse
regalati
a
suo
padre
.
Andò
a
cercare
i
compagni
della
sera
prima
,
ma
li
vide
che
andavano
in
montagna
dal
padre
,
a
riprendere
la
vita
delle
capanne
.
Stava
seduto
dove
sua
madre
cercava
le
pietre
da
portare
alla
fabbrica
,
in
un
campo
sotto
una
pianta
di
mirto
,
e
vide
comparire
i
due
figuri
di
quella
sera
.
Erano
vestiti
pressappoco
come
lui
,
solo
che
avevano
un
vecchio
berretto
da
uomo
,
lacero
e
sudicio
,
che
copriva
loro
il
capo
fino
agli
occhi
.
Uno
aveva
fatto
un
nodo
scorsoio
a
uno
stelo
di
saggina
,
e
lo
aveva
posato
su
un
sasso
.
Là
presso
una
lucertola
stava
al
sole
,
e
sul
collo
le
pullulava
come
un
lieve
battito
che
le
gonfiava
la
pelle
cinerina
.
Un
ragazzo
si
mise
a
fischiare
per
incantarla
e
la
lucertola
pareva
udire
,
perché
rimaneva
fissa
e
ferma
,
a
guardare
in
alto
,
forse
il
sole
che
rotolava
pel
cielo
raggiante
.
Ma
poi
improvvisamente
la
lucertola
fuggì
con
quello
strepito
che
è
la
voce
dei
campi
sul
meriggio
,
tutta
fatta
di
fughe
e
di
animali
che
si
nascondono
tra
le
fratte
e
scivolano
fra
l
'
erba
secca
e
sonora
.
Antonello
guardava
quello
che
facevano
i
due
.
Poi
sedette
su
un
sasso
,
tanto
per
darsi
un
contegno
ruppe
un
ramo
d
'
oleandro
,
e
con
un
coltelluzzo
si
mise
a
fare
sulla
scorza
lunghi
fregi
serpentini
con
un
gran
sole
al
sommo
.
Ne
venne
fuori
una
bella
bacchetta
.
Allora
,
uno
di
quei
ragazzi
,
il
più
grande
,
lo
studiò
,
gli
si
piantò
davanti
,
e
gli
disse
:
"
Dammela
,
altrimenti
ti
picchio
"
.
"
Te
la
do
volentieri
,
senza
botte
"
,
disse
Antonello
,
"
a
patto
che
mi
facciate
giocare
con
voi
"
.
I
due
si
guardarono
e
risero
d
'
un
sorriso
furbo
,
con
occhiate
adulte
.
"
Bene
,
giocherai
con
noi
"
.
La
bacchetta
passò
nelle
mani
del
ragazzo
grande
.
"
Come
ti
chiami
?
"
"
Antonello
"
.
"
Io
sono
il
Titta
"
.
Antonello
finse
di
sapere
chi
fosse
il
Titta
.
L
'
altro
soggiunse
:
"
E
io
sono
Peppino
"
.
Stettero
un
poco
in
silenzio
e
il
Titta
aveva
steso
il
braccio
al
collo
di
Peppino
che
se
ne
stava
chiotto
chiotto
.
Portavano
i
berretti
di
traverso
,
con
un
'
aria
di
sfida
.
A
un
certo
punto
il
Titta
disse
con
un
sorriso
furbo
:
"
Quanti
anni
hai
?
"
"
Dieci
"
.
"
Io
ne
ho
tredici
e
sono
un
ladro
.
Sì
,
sono
un
ladro
,
vuoi
vedere
?
"
Tirò
fuori
della
tasca
una
cosa
che
pareva
una
testa
di
qualche
statuina
,
dipinta
al
naturale
,
che
pareva
una
cosa
di
favola
.
"
Questa
l
'
ho
rubata
in
chiesa
"
aggiunse
serio
.
Ma
Peppino
che
fingeva
di
ridere
aveva
paura
,
e
diceva
:
"
C
'
è
la
scomunica
"
.
Sbucò
dalla
fratta
e
sedette
accanto
a
loro
una
bambina
scalza
,
nera
,
con
un
visino
piccino
e
patito
dove
due
grandi
occhi
umidi
guardavano
fra
le
ciglia
nere
.
Ella
chinava
la
testa
,
e
si
metteva
a
ridere
senza
ragione
.
Titta
la
guardava
con
aria
di
protezione
,
e
le
disse
bruscamente
:
"
Brava
,
hai
fatto
bene
a
venire
"
.
Ella
stava
compunta
e
timida
,
e
voleva
sentire
quello
che
dicevano
.
Si
guardava
di
tratto
in
tratto
dietro
le
spalle
,
in
alto
,
sul
ciglio
del
colle
dove
si
scorgevano
le
case
basse
.
"
Mia
madre
mi
cerca
"
.
Una
voce
difatti
gridava
:
"
Lisabetta
,
Lisabetta
!
"
"
Io
non
rispondo
,
altrimenti
mi
picchia
.
Io
non
voglio
andare
a
casa
"
.
"
Certo
sarebbe
bello
se
scappassimo
tutti
,
col
brigante
Nino
Martino
!
"
"
Non
ci
sono
più
i
briganti
in
montagna
"
replicò
convinto
Antonello
.
"
E
tu
che
ne
sai
?
Vivono
nelle
caverne
,
e
se
ci
sono
non
vengono
a
dirlo
a
te
"
.
La
bambina
ascoltava
.
Ma
a
sentirsi
chiamare
di
nuovo
,
Lisabetta
,
si
levò
e
corse
verso
la
casa
dicendo
:
"
Son
qui
"
.
Il
Titta
esclamò
:
"
Ora
l
'
ammazza
di
botte
"
.
Difatti
si
sentì
la
bambina
che
gridava
:
"
Basta
,
basta
,
non
ne
voglio
più
"
.
"
Dov
'
eri
,
disgraziata
?
Con
quel
mascalzone
del
Titta
?
Con
quel
figlio
d
'
una
buona
donna
?
Non
ti
ci
voglio
più
vedere
.
Se
ci
vai
ancora
ti
lego
mani
e
piedi
"
.
Il
Titta
ascoltava
e
rideva
:
"
Parla
di
me
:
ma
se
la
incontro
una
sera
,
quella
donna
,
le
spacco
la
testa
con
una
sassata
"
.
Siccome
il
sole
aveva
invasa
la
valletta
a
perpendicolo
,
tornarono
a
casa
.
Ne
scapparono
via
subito
con
un
pezzo
di
pane
e
un
pugno
di
frutta
e
pranzarono
sotto
gli
archi
del
loggiato
della
casa
Mezzatesta
.
VI
Stavano
in
quell
'
ombra
e
discorrevano
rado
,
tra
le
voci
del
meriggio
,
le
cicale
assordanti
,
l
'
odore
grave
e
arso
del
mondo
che
era
intorno
come
la
cenere
rimasta
a
un
incendio
.
In
breve
si
formò
una
comitiva
di
ragazzi
.
Il
Titta
tirò
fuori
un
mazzo
di
carte
,
tutte
gualcite
,
e
non
più
di
venti
,
e
si
mise
a
distribuirle
con
sussiego
.
Più
in
là
un
altro
gruppo
guardava
.
Distribuite
le
carte
,
disse
:
"
Giochiamo
"
,
e
ne
tirò
una
.
Gli
altri
fecero
lo
stesso
,
ma
nessuno
sapeva
giocare
.
Allora
il
Titta
si
prese
le
carte
che
erano
state
tirate
e
se
le
accumulò
davanti
.
"
Perché
?
"
domandò
Antonello
.
"
Perché
sì
"
replicò
il
Titta
e
non
gli
diede
altra
spiegazione
.
Ma
Antonello
insorse
:
"
Spiegami
perché
hai
vinto
tu
"
.
"
Perché
sì
"
.
Il
dialogo
andò
così
avanti
un
pezzo
.
Il
Titta
,
raggiustandosi
il
berretto
davanti
agli
occhi
,
si
volgeva
agli
altri
compagni
e
indicava
con
un
'
occhiata
d
'
intesa
l
'
avversario
.
Poi
,
mettendo
la
mano
avanti
,
e
puntandogliela
sul
petto
,
si
mise
a
spingerlo
e
a
dirgli
:
"
Va
'
,
va
'
,
va
'
!
"
Quest
'
atto
fece
ribollire
il
sangue
ad
Antonello
.
Gli
altri
incitavano
i
leticanti
con
grida
di
ohè
,
ohè
,
e
mettendosi
la
mano
davanti
alla
bocca
e
battendola
in
modo
da
fare
un
grido
modulato
.
Alla
fine
,
quando
il
Titta
si
fu
assicurato
d
'
essere
spalleggiato
,
tirò
un
pugno
sul
ventre
all
'
avversario
.
Questi
non
gridò
né
pianse
,
divenne
bianco
bianco
,
si
portò
la
mano
al
ventre
,
poi
sedette
in
terra
e
faceva
con
la
mano
il
cenno
:
"
Aspetta
,
aspetta
!
"
.
Un
gruppo
di
ragazzi
che
aveva
assistito
di
lontano
alla
scena
,
si
raccolse
intorno
ad
Antonello
.
Erano
dei
ragazzi
molto
più
miseri
di
quegli
altri
,
patiti
e
pallidi
,
non
erano
neppure
vestiti
del
tutto
.
Attraverso
le
lacerature
dei
vestiti
si
vedevano
le
loro
grosse
pance
tonde
.
Uno
di
essi
,
soprannominato
il
Sorcio
,
disse
all
'
orecchio
di
Antonello
circondandogli
col
braccio
il
collo
:
"
Gridagli
figlio
di
una
buona
donna
,
perché
lo
è
"
.
"
Davvero
?
"
"
Non
sai
chi
è
sua
madre
?
"
"
No
,
che
non
lo
so
"
.
Tutti
intorno
si
misero
ridere
.
I
discorsi
che
faceva
questo
secondo
gruppo
erano
molto
diversi
da
quelli
degli
altri
:
essi
parlavano
di
donne
.
Uno
descriveva
di
aver
veduto
una
donna
salire
una
scala
a
pioli
,
e
tutti
ridevano
con
una
specie
di
oppressione
e
di
soffocazione
.
Sembrava
a
tutti
di
sprofondare
in
un
mare
di
ovatta
.
Ma
ecco
che
,
accolto
da
grandi
grida
,
apparve
un
altro
ragazzo
che
portava
legato
a
un
laccio
un
aquilotto
appena
piumato
.
Se
ne
veniva
avanti
senza
voltarsi
,
e
spesso
lo
trascinava
nella
polvere
come
una
ciabatta
.
Era
vestito
con
un
abituccio
pulito
,
a
scacchi
turchini
e
neri
.
Era
molto
diverso
dai
suoi
compagni
.
Prima
di
tutto
un
color
gentile
e
pallido
gli
era
diffuso
nel
viso
,
e
due
occhi
stranamente
azzurri
erano
tristi
come
certe
acque
dense
nei
fossatelli
dei
campi
.
L
'
aquilotto
si
fermava
di
quando
in
quando
a
inseguire
una
lucertola
che
traversava
la
strada
.
Il
ragazzo
dell
'
aquilotto
non
era
evidentemente
come
tutti
gli
altri
,
perché
si
fermò
un
poco
più
alto
degli
altri
su
un
mucchio
di
terra
.
Aveva
la
vocazione
di
fare
il
prete
,
lo
chiamavano
il
Pretino
,
ma
il
suo
nome
era
Andrea
.
Il
Pretino
si
sedette
attorniato
dai
ragazzi
.
L
'
aquilotto
guardava
la
luce
intorno
.
Gli
batteva
presso
gli
occhi
come
il
palpito
d
'
una
vena
.
Gli
occhi
li
aveva
coperti
d
'
una
membrana
bianca
come
se
fosse
una
lieve
cenere
.
Il
Pretino
si
mosse
e
tutti
gli
altri
gli
furono
dietro
.
Il
sole
declinava
,
e
i
ragazzi
decisero
di
fare
la
processione
.
Il
Pretino
teneva
l
'
aquila
al
guinzaglio
,
e
andava
in
testa
a
tutti
con
le
mani
giunte
.
I
ragazzi
dietro
si
erano
raggruppati
per
ordine
,
e
con
dei
sassi
che
picchiavano
uno
contro
l
'
altro
facevano
i
piatti
della
banda
,
mentre
altri
che
con
la
bocca
andavano
mugolando
"
Piripiripirirì
"
facevano
le
trombe
.
Solo
il
Titta
guardava
in
disparte
con
un
lieve
sorriso
di
compatimento
.
Antonello
si
era
mescolato
alla
processione
e
ne
era
inebriato
.
Non
sapeva
che
volesse
dire
,
ma
si
sentiva
trasformato
,
come
alla
vigilia
di
capire
cose
cui
non
aveva
mai
pensato
.
Anche
lui
si
era
messo
uno
stecco
davanti
alla
bocca
e
fingeva
di
suonarvi
,
mentre
il
suo
vicino
aveva
trovato
da
imitare
le
trombe
che
arrivano
dietro
l
'
orecchia
,
con
uno
storto
ramo
di
fico
.
La
processione
sbucò
in
piazza
,
passò
sotto
le
case
tra
gli
sguardi
annoiati
della
gente
che
oziava
nelle
piazze
e
sulle
soglie
delle
porte
.
Poi
,
un
buon
tratto
fuori
del
paese
,
alla
sorgente
,
la
processione
si
sciolse
e
si
cominciò
un
altro
gioco
,
quello
di
fare
ponti
e
canali
e
orti
presso
il
ruscello
.
I
ragazzi
si
erano
dispersi
,
il
Pretino
portava
il
suo
aquilotto
fra
gli
alberi
e
sull
'
erba
.
Antonello
stava
attento
a
quei
giochi
.
Antonello
era
sotto
il
ponte
ed
ascoltava
la
strana
musica
dei
calabroni
e
delle
vespe
che
lo
fasciavano
di
sonno
.
Stava
per
andarsene
,
quando
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
si
avvicinò
a
lui
una
bambina
.
Si
fermò
,
lo
stette
a
guardare
sotto
una
frangia
fittissima
di
ciglia
.
Aveva
un
viso
sottile
e
tutto
rifinito
,
fermo
e
breve
,
col
naso
che
si
attaccava
dritto
alla
fronte
e
che
le
dava
un
'
espressione
attonita
.
Egli
si
mise
a
fare
,
sul
ruscello
che
correva
sotto
il
ponte
,
un
ponticello
di
canne
,
poi
un
giardino
intorno
,
poi
il
recinto
d
'
una
mandra
,
poi
una
piccola
montagna
.
Lavorava
diligentemente
.
Alla
fine
la
bambina
disse
sgranando
gli
occhi
:
"
Oh
,
che
cos
'
è
?
"
e
indicò
,
tendendo
il
dito
,
l
'
opera
del
ragazzo
.
"
Questo
è
il
fiume
,
questo
il
giardino
,
questa
è
la
montagna
,
questa
la
mandra
"
.
"
Ma
non
ci
sono
gli
animali
"
.
Allora
Antonello
prese
dei
ciottoli
levigati
,
e
li
sparse
qua
e
là
.
"
Ecco
la
mandra
"
.
"
Oh
,
non
è
vero
!
"
Aveva
in
braccio
una
bambola
che
consisteva
in
un
sasso
tondo
rinvoltolato
in
un
cencio
bianco
,
come
una
mazza
.
Il
cencio
che
ricascava
da
tutte
le
parti
era
la
gonnella
della
bambola
che
non
aveva
né
occhi
né
bocca
.
"
E
questa
che
cos
'
è
?
"
disse
il
ragazzo
indicandola
.
"
È
la
mia
bambola
"
.
Ella
la
teneva
gelosa
35mente
stretta
in
grembo
,
e
di
quando
in
quando
la
guardava
fissa
allontanandola
da
sé
fra
le
mani
giunte
.
Poi
le
si
avventava
contro
e
le
stampava
di
quei
baci
caldi
e
quasi
rabbiosi
che
sanno
dare
le
madri
,
con
una
feroce
tenerezza
.
Antonello
la
considerò
un
poco
,
poi
le
si
accostò
.
Se
la
sentiva
respirare
vicina
.
Poi
si
misero
a
giocare
e
stabilirono
che
Antonello
era
il
marito
ed
ella
la
moglie
.
"
Come
ti
chiami
,
ragazzina
?
"
"
Teresa
"
,
disse
ella
indifferente
come
se
dicesse
il
nome
d
'
una
pianta
.
"
Bene
,
Teresa
,
adesso
io
torno
a
casa
"
.
Allora
Teresa
fece
le
viste
di
aver
molto
da
fare
.
Stese
la
bambola
in
terra
,
e
di
quando
in
quando
le
diceva
:
"
Zitta
,
zitta
,
adesso
vengo
a
darti
il
latte
"
.
Ma
appena
ebbe
detto
questo
le
venne
da
ridere
,
e
vergognandosi
delle
sue
parole
si
nascose
con
le
mani
la
bocca
.
Poi
si
mise
a
soffiare
su
un
focolare
immaginario
,
buttata
in
terra
.
Mentre
stavano
così
apparve
il
Pretino
.
"
Che
fate
?
"
"
Giochiamo
"
.
"
Mi
fate
giocare
anche
me
?
"
"
Ma
tu
non
sei
il
Pretino
che
non
gioca
?
"
"
Io
posso
giocare
,
chi
lo
ha
detto
che
non
posso
giocare
?
"
"
E
poi
in
tre
non
si
può
giocare
"
,
disse
la
bambina
:
"
bisogna
essere
soli
per
poter
giocare
"
.
Ella
diceva
queste
cose
tranquillamente
,
assorta
.
"
Vuoi
vedere
come
si
gioca
?
"
"
Vediamo
"
.
"
Ma
il
Pretino
deve
andar
fuori
"
"
Questa
è
la
mia
stanza
.
Allora
io
mi
corico
e
tu
ti
corichi
accanto
a
me
"
.
Il
Pretino
si
scostò
un
poco
fingendo
di
stare
dietro
la
porta
.
Invece
guardava
attento
,
con
gli
occhi
fissi
.
Antonello
si
coricò
accanto
alla
bambina
,
e
guardava
il
Pretino
.
Ella
gli
si
stringeva
accanto
,
e
sentiva
il
suo
respiro
che
era
come
la
voce
di
un
insetto
nell
'
aria
.
Anch
'
ella
faceva
col
respiro
un
ronzio
come
se
avesse
un
'
ape
nel
petto
.
Antonello
scese
dopo
un
poco
e
non
sapeva
che
dire
.
"
Mi
fai
provare
anche
a
me
?
"
disse
il
Pretino
.
"
Vieni
"
,
disse
ella
stando
sdraiata
e
agitando
le
mani
.
Aveva
un
'
aria
assorta
e
sofferente
.
Il
Pretino
le
stette
accanto
un
poco
ed
ella
gli
carezzava
la
testa
.
Il
ragazzo
tremava
.
Ella
lo
baciò
improvvisamente
stringendolo
fra
le
sue
braccia
magre
,
e
rideva
.
Il
ragazzo
si
mise
a
gridare
che
voleva
andar
via
.
VII
Il
Pretino
tornò
a
casa
col
batticuore
.
Si
mise
in
un
angolo
della
cucina
,
accano
alla
Saveria
,
che
era
sua
sorella
,
e
stette
a
guardare
il
fuoco
che
si
avvolgeva
alla
pentola
nera
.
Aveva
timore
di
guardare
sua
sorella
,
e
nello
stesso
tempo
gli
veniva
da
ridere
.
Ella
gli
si
sedette
accanto
,
ed
egli
non
tardò
ad
addormentarsi
col
capo
poggiato
alla
spalla
di
lei
.
Nel
sonno
udiva
tornare
in
casa
i
fratelli
,
e
la
voce
già
grave
e
burbera
del
Titta
,
e
quella
maliziosa
di
Peppino
,
e
quella
assennatina
di
sua
sorella
.
Nel
sonno
gli
pareva
che
sua
madre
picchiasse
la
Teresa
,
nel
sonno
vedeva
la
fontana
dove
le
donne
si
riunivano
a
ciarlare
,
le
strida
e
i
gesti
di
queste
donne
,
mobili
e
rapidi
,
e
gli
occhi
lucidi
,
e
gli
pareva
che
fossero
intorno
a
carezzarlo
con
le
loro
mani
brune
e
corte
,
e
ne
sentiva
il
respiro
come
quando
era
più
piccolo
.
Poi
sentì
che
qualcuno
amorevolmente
lo
spogliava
,
lo
metteva
a
letto
,
e
istintivamente
chiuse
le
braccia
intorno
a
una
testa
che
respirava
sul
suo
viso
un
alito
dolce
e
caldo
.
Era
sua
madre
;
e
come
sempre
gli
accadeva
nel
sonno
,
ne
sentiva
il
calore
della
pelle
,
e
la
grana
fine
e
quasi
un
sapore
dolciastro
.
Si
addormentò
su
un
'
alta
onda
di
sonno
come
se
il
suo
letto
si
fosse
levato
smisuratamente
e
toccasse
il
soffitto
.
Alla
mattina
il
suo
risveglio
fu
dolce
e
penoso
come
dopo
una
malattia
.
Aveva
l
'
impressione
,
nel
dormiveglia
mattutino
,
di
avere
lasciato
alla
vigilia
un
giocattolo
che
gli
piaceva
molto
,
ma
ora
destandosi
non
sapeva
più
quale
,
e
finalmente
gli
venne
alla
mente
l
'
immagine
di
Teresa
e
il
suo
gioco
.
Avrebbe
voluto
tornarvi
ma
non
vi
voleva
pensare
,
e
tremava
di
un
tremito
che
gli
scioglieva
il
sangue
.
Quando
fu
desto
e
vestito
,
sua
sorella
pettinata
strettamente
e
ancora
umida
d
'
acqua
fresca
,
gli
disse
che
la
mamma
doveva
parlargli
.
Egli
si
precipitò
nella
stanza
dov
'
era
di
solito
il
signor
Camillo
Mezzatesta
,
il
quale
ebbe
un
lampo
di
gioia
negli
occhi
a
vederlo
,
e
un
sorriso
all
'
angolo
della
bocca
,
infantile
.
Era
appena
rasato
.
I
servi
avevano
finito
di
vestirlo
,
e
stavano
ai
suoi
piedi
ad
allacciargli
le
scarpe
.
Egli
abbassava
di
quando
in
quando
gli
occhi
a
guardarli
,
senza
fretta
e
senza
impazienze
,
come
un
bambino
.
Quando
l
'
operazione
fu
finita
,
entrò
la
Pirria
e
sedette
su
una
sedia
bassa
.
Attrasse
a
sé
il
ragazzo
,
lo
baciò
sulla
guancia
con
un
bacio
schioccante
,
e
gli
domandò
con
più
attenzione
del
solito
:
"
Come
state
,
piccino
mio
?
"
Quando
era
tenera
gli
parlava
col
voi
.
Il
padre
lo
guardava
con
attenzione
,
e
sorrideva
mentre
un
filo
di
saliva
gli
scendeva
dagli
angoli
della
bocca
compiaciuta
.
In
quel
momento
una
voce
nell
'
atrio
suonò
allegra
,
la
voce
del
prete
.
Egli
esitò
un
minuto
sulla
porta
,
si
levò
il
cappello
precipitosamente
,
e
,
tirandosi
su
le
sottane
,
si
mise
a
sedere
accanto
al
padrone
di
casa
.
Gli
batté
la
mano
sul
ginocchio
dicendogli
:
"
Come
va
?
"
Ma
,
veduto
il
ragazzo
acanto
a
lui
,
lo
prese
sulle
ginocchia
e
carezzandolo
gli
disse
:
"
Ebbene
,
che
cosa
vogliamo
fare
con
questa
Comunione
?
Prima
di
partire
dovrà
pur
farla
"
.
"
Che
?
parto
di
già
?
"
chiese
il
ragazzo
con
voce
smarrita
.
Era
da
un
pezzo
che
si
parlava
di
mandarlo
al
seminario
a
studiare
per
diventare
prete
;
ed
egli
vi
pensava
sempre
;
ma
questa
mattina
non
si
sapeva
che
cosa
avesse
,
perché
si
mise
a
piangere
e
disse
:
"
E
i
miei
fratelli
,
il
Titta
e
Peppino
,
che
cosa
fanno
,
non
vengono
con
me
?
"
"
Oh
,
quelli
non
hanno
voglia
di
studiare
"
.
Scese
dalle
ginocchia
del
prete
e
si
rifugiò
presso
sua
madre
.
Questo
prete
,
il
Ceràvolo
,
era
un
uomo
tozzo
e
grasso
,
coi
capelli
grigi
e
uno
sguardo
fugace
negli
occhi
inquieti
che
non
posava
mai
a
lungo
in
un
luogo
.
"
Non
volete
più
andare
in
seminario
,
figliolo
?
"
disse
la
madre
.
Il
ragazzo
,
col
singhiozzo
in
gola
,
annuì
con
un
cenno
del
capo
.
"
Perché
,
altrimenti
,
come
farete
a
diventare
vescovo
?
"
Il
ragazzo
sorrise
.
Aprì
la
bocca
il
padre
,
il
quale
pronunziò
con
voce
strascicata
:
"
Del
resto
,
se
non
vuole
,
lasciatelo
stare
.
Noialtri
non
abbiamo
bisogno
di
nulla
"
.
"
Ma
che
si
fa
per
il
bisogno
?
Tra
i
nostri
figlioli
,
se
questo
ha
volontà
di
studiare
facciamolo
studiare
"
,
insorse
la
madre
.
"
Tanto
si
sa
che
i
suoi
fratelli
non
sono
buoni
a
niente
,
e
che
faranno
i
vagabondi
tutta
la
vita
.
Almeno
questo
...
"
Camillo
Mezzatesta
abbassò
il
capo
con
un
sorriso
puerile
e
disse
:
"
Questo
somiglia
a
me
.
Questo
è
il
mio
figliolo
"
.
E
indicava
il
ragazzo
col
dito
teso
.
Questa
faccenda
della
somiglianza
lo
aveva
sempre
preoccupato
di
fronte
alla
gente
.
Quando
era
stato
più
piccolo
,
il
Pretino
,
si
ricordava
,
le
donne
lo
fermavano
e
lo
guardavano
,
quando
non
gli
prendevano
il
viso
fra
le
mani
per
dire
:
"
Questo
sì
somiglia
a
suo
padre
.
Ma
gli
altri
...
"
Questo
fatto
lo
aveva
messo
sempre
in
una
condizione
di
privilegio
e
non
sapeva
perché
.
Anche
in
casa
,
il
Titta
e
il
Peppino
dormivano
in
una
stanza
e
lui
in
un
'
altra
,
e
non
li
vedeva
se
non
quando
si
trovavano
a
tavola
.
Sua
madre
insorse
per
dire
:
"
Che
cosa
volete
dire
con
questa
faccenda
della
somiglianza
?
"
Era
divenuta
pallida
e
fredda
,
come
non
era
facile
vedere
.
L
'
uomo
abbassò
gli
occhi
,
e
vide
il
ragazzo
che
guardava
fisso
ora
l
'
uno
ora
l
'
altra
.
Ma
brontolò
:
"
Niente
:
dico
che
questo
ha
preso
da
me
"
.
"
Va
'
a
giocare
,
figliolo
bello
,
va
'
a
giocare
"
,
disse
la
madre
rivolta
al
ragazzo
.
Il
Pretino
non
se
lo
fece
ripetere
due
volte
e
uscì
come
una
saetta
.
Appena
i
passi
del
ragazzo
si
sentirono
in
fondo
alle
scale
,
la
Pirria
si
levò
,
e
puntando
i
pugni
sui
fianchi
si
mise
a
dire
sottovoce
ma
con
un
tono
sibilante
:
"
Bisogna
finirla
con
questa
vergogna
del
figlio
e
non
figlio
,
della
somiglianza
a
me
o
a
voi
.
Tutto
il
paese
ne
è
pieno
,
e
quei
ragazzi
,
i
figli
miei
,
i
figli
vostri
,
vengono
tutti
i
giorni
a
dirmi
che
i
monelli
li
insultano
come
figlioli
di
una
sgualdrina
"
.
Si
tappò
la
bocca
con
la
mano
,
violentemente
,
e
in
quell
'
atto
era
bellissima
.
I
suoi
capelli
ricciuti
oscillavano
alla
sommità
del
capo
,
come
teneri
serpenti
,
i
suoi
occhi
splendevano
,
e
il
sentimento
dei
due
uomini
che
assistevano
a
quella
sfuriata
era
che
ella
fosse
ancora
mirabile
.
Il
prete
le
ruppe
la
parola
sulla
bocca
per
dirle
:
"
Lasciamo
andare
queste
cose
,
signora
Pirria
.
Lasciate
che
il
paese
dica
.
Ma
per
questo
ragazzo
che
va
agli
studi
,
che
entra
in
un
istituto
religioso
,
che
deve
mettersi
al
servizio
di
Dio
mi
pare
che
non
si
possa
fare
a
meno
di
regolare
seriamente
la
vostra
posizione
davanti
a
Dio
.
Come
volete
che
vi
accolgano
un
figlio
che
appare
come
figlio
d
'
ignoti
?
E
se
lo
accogliessero
sarebbe
una
condanna
che
peserebbe
su
quel
povero
innocente
per
tutta
la
vita
.
Fino
a
che
noialtri
siamo
qui
,
in
questo
paese
,
ci
conosciamo
,
sappiamo
chi
siete
voi
,
per
quanto
i
malintenzionati
e
i
monelli
si
facciano
giuoco
...
"
"
Questo
paese
è
pieno
di
bastarderia
,
ed
è
tutta
dovuta
a
questi
bei
campioni
dei
Mezzatesta
"
.
Il
prete
arricciò
il
naso
a
quest
'
uscita
.
Il
Mezzatesta
aveva
levato
il
capo
e
le
puntava
due
occhi
insolitamente
stupiti
.
Ella
si
mise
a
sedere
,
e
si
asciugava
le
lagrime
col
grembiule
.
"
Io
sono
qui
"
,
disse
il
prete
,
"
a
consigliarvi
per
il
bene
dei
vostri
figli
che
sono
vostri
figli
e
non
della
strada
,
a
chiudere
questo
capitolo
della
vostra
vita
irregolare
e
a
riparare
davanti
a
Dio
l
'
ingiustizia
caduta
su
questi
innocenti
.
Essi
sono
vostri
figli
,
riconosceteli
,
e
così
riparerete
un
peccato
che
può
diventare
un
delitto
"
.
Lo
sguardo
riconoscente
della
donna
lo
distrasse
,
ed
egli
smise
aspettando
la
risposta
di
Camillo
Mezzatesta
.
Quello
stava
ad
ascoltare
immobile
,
fissando
il
prete
come
se
non
dicesse
a
lui
ma
parlasse
dal
pulpito
.
Ma
si
scosse
,
fece
un
cenno
col
capo
,
e
diventando
più
pallido
di
quanto
non
fosse
,
rispose
:
"
Io
sono
disposto
a
riconoscere
per
mio
figliolo
Andreuccio
,
perché
lui
mi
appartiene
.
Perché
è
mio
figlio
e
ci
credo
;
ma
gli
altri
no
"
.
Quest
'
uscita
netta
e
secca
,
che
egli
pronunziò
levando
gli
occhi
con
un
resto
di
antica
nobiltà
,
come
se
parlasse
dall
'
alto
di
un
ritratto
,
stupì
i
due
ascoltatori
e
soprattutto
la
donna
che
mai
nella
sua
consuetudine
con
quell
'
uomo
lo
aveva
creduto
capace
di
tanto
.
Levò
gli
occhi
,
e
lo
vide
con
la
testa
alta
,
gli
occhi
fiammeggianti
,
la
mano
nello
sparato
della
giacca
,
nella
stessa
posa
del
ritratto
di
un
suo
antenato
che
si
poteva
ancora
osservare
nella
stanza
da
pranzo
.
Un
sentimento
di
dispetto
e
nello
stesso
tempo
un
'
involontaria
ammirazione
,
mai
sentita
verso
quell
'
uomo
,
la
smossero
,
mentre
,
sentendosi
molto
più
in
basso
di
quanto
la
consuetudine
con
quell
'
uomo
le
aveva
fatto
credere
,
perse
ogni
ritegno
:
un
diluvio
di
cattive
parole
e
di
espressioni
oscene
uscì
dalla
sua
bocca
:
"
Non
vi
vergognate
,
dopo
avermi
sedotta
e
portata
in
questa
casa
,
dopo
avermi
compromessa
agli
occhi
di
tutti
,
dopo
avermi
fatto
pubblicamente
la
vostra
mantenuta
,
non
vi
vergognate
di
trattarmi
così
?
Chi
sono
io
?
Infine
sono
la
madre
dei
vostri
figlioli
,
dico
dei
vostri
figli
"
.
A
queste
parole
il
Mezzatesta
levò
il
dito
e
voleva
parlare
;
ma
ella
,
temendo
il
peggio
,
levò
ancora
di
più
la
voce
.
Alla
fine
,
dopo
una
filastrocca
di
vituperi
,
ella
ricorse
all
'
ultima
minaccia
:
-
-
"
Ebbene
,
signor
mio
,
se
proprio
non
ne
volete
sapere
,
io
me
ne
vado
"
.
L
'
uomo
divenne
pallido
e
piagnucoloso
,
cominciò
a
supplicarla
che
non
se
ne
andasse
,
ché
altrimenti
che
cosa
avrebbe
detto
la
gente
?
Allora
la
donna
divenne
più
dolce
,
più
mite
,
gli
si
sedette
ai
piedi
e
gli
domandò
graziosamente
:
"
Siete
dunque
disposto
a
compiere
il
vostro
dovere
?
"
Egli
si
riprese
,
assunse
l
'
aria
straniera
che
aveva
usato
prima
,
e
pronunziò
:
"
Andreuccio
sì
,
ma
gli
altri
no
.
Gli
altri
non
meritano
il
nome
dei
Mezzatesta
"
.
La
donna
non
riusciva
a
rendersi
conto
che
proprio
quell
'
uomo
che
passava
le
giornate
solo
nella
sua
stanza
,
quasi
senza
volontà
,
senza
nessun
peso
nell
'
amministrazione
della
casa
,
riuscisse
a
pronunziare
quelle
parole
.
Di
scatto
uscì
,
e
fece
sentire
nell
'
altra
stanza
che
rimuginava
fra
le
sue
robe
,
come
chi
voglia
partire
.
Per
un
attimo
fu
un
silenzio
attento
.
Erano
rimasti
soli
il
prete
e
il
Mezzatesta
,
si
offrirono
del
tabacco
e
vi
fu
un
annusare
riflessivo
,
per
qualche
minuto
.
Poi
fu
il
Mezzatesta
a
riprendere
il
discorso
.
"
Ella
crede
che
io
sia
interamente
rimbecillito
,
ella
crede
che
io
non
sappia
nulla
e
non
mi
accorga
di
nulla
.
Io
so
tutto
,
e
so
di
chi
sono
quei
figlioli
.
Io
so
che
soltanto
Audreuccio
è
mio
.
Sono
pur
sempre
un
Mezzatesta
,
sono
uno
della
mia
famiglia
malgrado
tutto
.
Posso
essere
caduto
in
basso
,
e
certo
che
sono
caduto
in
basso
(
il
prete
fece
un
gesto
come
per
raccattarlo
)
;
sì
,
sono
caduto
in
basso
,
lo
so
;
ma
non
per
questo
il
mio
nome
deve
essere
buttato
nel
fango
.
Io
sì
,
ma
il
nome
dei
Mezzatesta
,
no
,
quello
no
!
"
Aveva
pronunziate
queste
parole
con
la
sua
calma
abituale
e
con
la
sua
pronunzia
incerta
.
"
Io
sono
debole
e
non
posso
fare
a
meno
di
quella
donna
;
ma
il
mio
nome
,
quello
,
quello
...
"
Parlava
con
sé
,
stesso
.
VIII
L
'
Argirò
non
se
ne
vedeva
riescir
bene
una
.
Prima
provò
a
coltivare
il
suo
pezzo
di
terra
,
ma
glielo
rovinò
il
torrente
.
Poi
si
mise
ad
allevare
un
paio
di
maiali
e
glieli
schiantò
il
morbo
.
Fece
molti
mestieri
fino
a
quando
,
essendo
venuti
certi
milanesi
per
i
lavori
delle
baracche
,
dopo
il
terremoto
,
riuscì
a
impiegarsi
come
sorvegliante
ai
lavori
e
mise
insieme
un
poco
di
denaro
.
Con
questo
pensò
subito
a
comperare
qualche
cosa
che
gli
servisse
per
un
suo
nuovo
mestiere
.
Comperò
una
mula
e
si
mise
a
fare
servizio
di
trasporto
fra
il
paese
e
il
mare
,
fornendo
ai
bottegai
le
merci
che
comperavano
negli
empori
della
marina
,
e
a
chiunque
servissero
.
Ora
cominciava
a
respirare
e
la
moglie
non
andava
più
a
servire
di
qua
e
di
là
.
Certo
,
le
donne
che
una
volta
erano
mandate
a
carovane
per
le
forniture
,
in
mancanza
di
bestie
,
si
lagnavano
che
quella
mula
avesse
tolto
loro
un
mestiere
.
L
'
Argirò
fece
il
passo
del
viandante
e
la
faccia
dell
'
uomo
che
vede
paesi
diversi
.
Se
ne
andava
cantando
e
dicendo
proverbi
,
non
parlava
che
a
sentenze
,
e
talvolta
diceva
pensieri
rimati
.
Faceva
tutte
le
mattine
la
strada
fra
il
paese
e
il
mare
,
venti
chilometri
attraverso
i
torrenti
e
i
boschi
che
sono
brutti
d
'
inverno
quando
scendono
improvvise
le
piene
,
e
i
fulmini
solcano
gli
alberi
che
li
aspettano
alti
levati
;
partiva
alle
quattro
del
mattino
e
tornava
la
sera
alle
quattro
;
dodici
ore
in
cui
si
intratteneva
coi
passanti
,
con
la
gente
delle
casupole
sparse
pei
campi
,
coi
lavoratori
delle
vigne
,
coi
pastori
quando
scendevano
al
piano
,
e
di
tutti
sapeva
come
andava
la
vita
.
Si
cacciava
innanzi
la
mula
che
era
la
sua
compagna
vera
,
le
faceva
lunghi
ragionamenti
,
le
dava
avvertenze
,
interpretava
i
suoi
sentimenti
,
la
informava
delle
novità
.
La
bestia
stava
a
sentire
con
quell
'
aria
attenta
delle
bestie
,
che
è
la
stessa
di
chi
ascolta
una
lingua
straniera
in
cui
cerca
di
afferrare
qualche
parola
.
Si
chiamava
Rosa
.
Pochi
erano
i
giorni
dell
'
anno
in
cui
non
facesse
questo
viaggio
:
nelle
grandi
feste
e
quando
pioveva
tanto
che
c
'
era
pericolo
di
esser
portati
via
dalla
piena
.
Allora
sedeva
sotto
l
'
arco
della
porta
,
e
guardava
il
paese
che
era
tutto
un
torrente
torbido
,
e
la
gente
che
girava
rasente
ai
muri
coi
sacchi
sulla
testa
per
ripararsi
dall
'
acqua
,
e
la
montagna
che
aveva
messo
anch
'
essa
un
cappuccio
di
nubi
.
Dov
'
era
la
grande
vallata
,
e
il
torrente
,
c
'
era
la
nebbia
opaca
come
il
cielo
,
e
il
corso
dei
torrenti
si
intravedeva
lucido
come
le
vie
dei
fulmini
nei
cieli
nuvolosi
.
Il
mare
si
indovinava
nel
grande
vuoto
dell
'
orizzonte
.
Quando
era
fermo
,
valeva
meno
di
qualunque
uomo
,
lui
che
era
abituato
a
vedere
i
risvegli
lungo
la
strada
,
e
come
andavano
i
lavori
,
e
come
crescevano
gli
orti
,
e
i
danni
del
torrente
giorno
per
giorno
.
Arrivava
in
vista
del
mare
quando
il
treno
passava
sul
ponte
(
ed
era
tutte
le
mattine
una
novità
puntuale
)
e
si
piegava
come
un
organetto
alle
voltate
.
Si
lamentava
,
quando
non
poteva
andar
via
.
Gli
altri
due
figli
,
gli
erano
nati
muti
,
e
lui
si
ostinava
a
volerne
,
sperando
che
quello
che
avesse
parlato
dopo
di
loro
avrebbe
detto
di
grandi
cose
.
Quei
due
,
quando
erano
venuti
,
avevano
articolato
quasi
per
isbaglio
le
sillabe
ma
ma
.
Poi
si
imbrogliarono
,
parve
,
e
dicevano
suoni
che
non
si
erano
mai
sentiti
,
ed
era
finita
.
Sarà
stato
perché
era
sempre
stanco
.
La
sera
,
quando
rincasava
,
gli
si
stringeva
il
cuore
,
e
le
lagrime
gli
diventavano
cocenti
dentro
il
petto
.
Da
tutte
le
case
si
strillava
,
da
tutte
le
case
si
piangeva
,
e
in
casa
sua
silenzio
,
i
ragazzi
seduti
intorno
alla
madre
,
che
parlava
loro
con
gridi
inumani
di
tratto
in
tratto
,
facendo
un
urlo
nella
bocca
messa
a
imbuto
,
che
pareva
la
madre
dei
gufi
.
Questi
ragazzi
erano
fuori
tutto
il
giorno
,
curiosi
di
vedere
e
di
sapere
;
si
appiattavano
mentre
gli
altri
giocavano
,
osservando
come
poveri
esclusi
dal
paradiso
,
e
se
c
'
era
da
affrontare
qualche
fatica
,
se
c
'
era
da
trasportare
qualche
cosa
,
se
c
'
era
da
fare
per
gioco
da
cavalli
o
da
asini
,
uscivano
fuori
e
si
mettevano
carponi
,
contenti
,
pur
di
stare
in
compagnia
.
Oppure
si
appiattavano
in
casa
,
sotto
la
scala
,
ad
aspettare
non
si
sa
che
cosa
.
Le
donne
,
che
generalmente
coi
figli
degli
altri
non
sono
buone
se
non
per
rispetto
ai
propri
,
verso
questi
poveretti
erano
tenere
,
e
allungavano
loro
qualche
cosuccia
da
mangiare
,
che
quelli
masticavano
senza
farsi
vedere
perché
avevano
vergogna
di
mostrarsi
.
Se
arrivava
qualcuno
in
paese
essi
erano
là
a
guardare
,
ed
entravano
nelle
case
senza
che
li
sentissero
.
Erano
come
le
ombre
,
e
nessuno
li
cacciava
via
,
perché
non
potevano
parlare
né
raccontare
quello
che
vedevano
.
Era
anzi
un
'
opera
di
carità
lasciarli
nei
loro
nascondigli
fino
a
che
non
si
fossero
annoiati
o
addormentati
.
Giravano
in
cerca
di
fatti
,
osservando
con
occhi
fissi
e
attenti
in
cui
,
insieme
con
quello
che
vedevano
,
pareva
di
leggere
i
ricordi
con
cui
Io
raffrontavano
per
farsene
un
giudizio
.
Ridevano
strizzando
l
'
occhio
,
spandendo
intorno
una
gaiezza
irragionevole
e
innocente
come
se
ridesse
un
passerotto
,
cosa
innaturale
.
Le
donne
dicevano
:
"
C
'
è
il
mutolo
"
,
come
se
dicessero
:
"
È
entrata
una
farfalla
"
.
Avevano
la
lingua
,
in
fondo
al
sorriso
malizioso
,
come
un
coltello
chiuso
in
fondo
a
una
tasca
,
e
pareva
davvero
che
la
balia
avesse
dimenticato
,
come
dice
vano
,
di
tagliar
loro
il
filo
di
carne
rosa
che
gliela
teneva
imbrigliata
al
palato
.
L
'
Argirò
,
era
come
se
avesse
fatta
una
scommessa
.
Gliene
nacque
uno
ancora
,
e
lui
era
convinto
che
fosse
quello
buono
.
IX
Antonello
aveva
preso
appena
sonno
che
sentì
la
voce
del
padre
su
di
lui
:
"
Guarda
che
la
mamma
ti
ha
fatto
un
fratellino
"
.
Gli
pareva
di
sognare
,
e
voltandosi
dall
'
altra
parte
sentì
un
odore
che
lo
riportava
all
'
infanzia
prima
,
come
spesso
gli
accadeva
durante
il
sonno
.
Poi
sentì
accanto
a
sé
sul
letto
,
fra
le
braccia
,
una
forma
tenera
e
rigida
nello
stesso
tempo
;
erano
le
fasce
in
cui
era
costretto
l
'
infante
che
non
poteva
muovere
mani
né
piedi
,
e
piangeva
con
la
voce
d
'
un
agnellino
.
Si
svegliò
e
si
sentì
due
,
come
se
lo
avessero
tratto
dai
suoi
sogni
di
ieri
;
quel
pianto
parlava
e
diceva
:
"
Sono
tuo
fratello
,
più
piccolo
di
te
,
e
tu
ormai
sei
grande
"
.
Era
azzurro
in
faccia
e
sdentato
come
un
vecchino
;
somigliava
al
padre
,
vecchio
e
nuovo
nello
stesso
tempo
.
Ora
la
casa
s
'
ingrandiva
,
Antonello
si
cacciava
sulla
sponda
del
letto
per
far
posto
al
piccino
,
il
quale
pareva
sapere
qualche
cosa
di
misterioso
,
che
si
lamentava
di
qualche
cosa
che
nessuno
riesciva
a
capire
.
Antonello
gli
metteva
il
dito
nel
pugno
per
sentirselo
stringere
,
gli
toccava
le
guance
e
gli
parve
che
rimanesse
,
dove
aveva
posato
il
dito
,
il
segno
d
'
una
fossetta
.
Poi
venne
il
padre
a
riprenderselo
e
diceva
:
"
Perbacco
,
di
questo
ne
faremo
un
dottorone
"
.
Antonello
domandò
:
"
Come
lo
chiameremo
?
"
"
Benedetto
"
.
Questo
nome
divenne
più
piccolo
e
vicino
,
divenne
conosciuto
,
si
rivestì
di
fasce
e
di
cuffie
,
come
comprato
nuovo
al
mercato
.
Il
nome
di
Antonello
parve
disusato
e
decaduto
.
Benedetto
diveniva
un
essere
privilegiato
perché
era
nuovo
,
e
ad
Antonello
pareva
di
esserci
sempre
stato
.
Benedetto
non
rispondeva
alle
sue
domande
,
ma
Antonello
lo
trattava
col
voi
e
gli
parlava
con
molto
riguardo
.
La
mamma
glielo
dava
in
braccio
e
gli
diceva
spesso
:
"
Tienilo
per
un
poco
e
attento
che
non
ti
cada
"
.
Antonello
lo
sentiva
divenire
tutti
i
giorni
più
pesante
,
come
se
lo
facesse
apposta
,
e
lo
guardava
piangergli
in
braccio
in
modo
inconsolabile
.
Antonello
sentiva
che
forse
era
colpa
sua
se
piangeva
.
Eppure
il
primo
sorriso
glielo
fece
a
lui
un
giorno
,
quando
gli
mise
un
dito
sul
mento
per
vezzeggiarlo
,
e
quello
rise
con
la
bocca
sdentata
.
Antonello
se
lo
portava
per
le
strade
in
braccio
,
che
pesava
assai
.
Guardava
gli
altri
monelli
giocare
,
e
lui
seduto
in
terra
col
fratellino
non
si
poteva
muovere
.
Certe
volte
tentava
di
giocare
con
Benedetto
stesso
,
quando
ne
aveva
troppa
voglia
,
e
faceva
ancora
dei
giochi
da
ragazzo
,
mentre
i
suoi
coetanei
guardavano
già
con
attenzione
le
donne
.
Poi
Benedetto
cominciò
a
camminare
,
le
vestine
gli
si
gonfiavano
come
se
volasse
,
e
mise
i
primi
denti
col
primo
vero
sorriso
.
Antonello
era
già
grande
e
si
vergognava
dei
suoi
piedi
nudi
,
troppo
lunghi
e
magri
,
si
metteva
a
sedere
per
non
mostrare
lo
strappo
dei
pantaloni
che
aveva
di
dietro
,
quando
passavano
le
ragazze
.
Il
fratello
,
piccolo
e
cocciuto
com
'
era
,
cominciò
a
comandare
.
Voleva
che
lo
accompagnasse
in
chiesa
dove
credeva
di
cantare
e
non
faceva
che
un
'
esclamazione
lunga
e
roca
.
Componeva
le
prime
parole
,
correttamente
,
senza
saltare
nessuna
lettera
.
Per
un
poco
si
era
dibattuto
fra
tutte
le
sillabe
del
mondo
scomposte
come
per
un
gioco
di
pazienza
,
poi
imbroccò
la
via
giusta
e
venne
fuori
con
una
infinità
di
parole
che
parvero
straordinarie
,
e
rideva
forse
per
mostrare
che
capiva
e
che
non
poteva
spiegarsi
meglio
perché
era
troppo
piccolo
.
"
Perbacco
!
"
disse
il
padre
.
"
Ne
voglio
fare
un
prete
predicatore
,
e
che
parli
per
tutta
la
famiglia
messa
insieme
"
.
Alla
prima
parola
sconcia
che
gli
sentì
dire
,
il
padre
rise
sgangheratamente
come
se
fosse
un
segno
certo
e
violento
di
vita
.
Siccome
Benedetto
era
nato
nell
'
età
meno
matura
del
padre
,
aveva
in
sé
qualche
cosa
di
predestinato
,
col
suo
colorito
pallido
e
biondastro
,
gli
occhi
azzurri
.
Siccome
aveva
la
memoria
pronta
,
le
donne
del
popolo
che
cantavano
in
chiesa
lo
chiamavano
perché
ripetesse
le
parole
dei
canti
imparati
.
Benedetto
vi
andava
,
e
le
donne
lo
tenevano
con
le
loro
mani
calde
,
e
lo
stringevano
fra
le
ginocchia
perché
stesse
fermo
.
Antonello
,
ora
che
non
aveva
più
a
badargli
,
si
nascondeva
dietro
la
fratta
della
fontana
per
vedere
le
donne
attingere
acqua
,
ne
sentiva
i
discorsi
e
gli
strilli
,
udiva
la
musica
del
getto
nell
'
orcio
di
creta
.
Qualche
volta
si
affacciava
,
quando
vedeva
la
Teresa
,
divenuta
grande
,
coi
rigonfi
del
corpetto
sul
seno
,
e
la
chiamava
:
"
Schiavina
!
Schiavina
!
"
Era
divenuta
bruna
in
faccia
,
come
di
cioccolata
,
e
la
chiamavano
Schiavina
di
soprannome
.
Ella
si
volgeva
e
diceva
levando
la
mano
per
ravviarsi
i
capelli
:
"
Mi
avete
fatto
paura
"
.
"
Figuratevi
che
bugia
mi
ha
raccontato
mio
padre
,
perché
non
vi
cerchi
:
mi
ha
detto
che
vi
è
andato
un
chicco
di
grano
nell
'
orecchia
,
che
vi
è
rimasto
ed
ha
messe
le
radici
nel
cervello
,
e
perciò
siete
pazza
,
dice
.
Ma
io
non
ci
credo
più
.
Schiavina
,
pensate
a
me
qualche
volta
?
"
"
Via
,
via
,
io
ho
altro
da
pensare
"
.
Ma
sorrideva
,
e
gli
mostrava
,
mentre
si
ravviava
i
capelli
,
la
palma
della
mano
nuda
coi
suoi
geroglifici
che
non
gli
riusciva
di
leggere
.
Un
giorno
l
'
Argirò
disse
ad
Antonello
:
"
Figliolo
,
ho
bisogno
di
te
.
Tu
vedi
quanto
è
intelligente
tuo
fratello
,
che
certo
diverrà
,
se
lo
facciamo
studiare
,
un
grand
'
uomo
,
Mi
è
venuta
quest
'
idea
,
e
me
la
sogno
la
notte
.
Se
riesco
a
fare
di
lui
un
prete
staremo
bene
tutti
,
e
anche
lui
.
Io
ho
pochi
soldi
da
parte
,
e
posso
cominciare
a
provvedere
.
Ma
poi
questo
mio
mestiere
non
mi
basterà
davvero
.
Sono
capace
di
indebitarmi
fino
ai
capelli
,
e
di
lavorare
il
doppio
.
Io
sono
risparmiatore
,
lo
sai
,
tant
'
è
vero
che
non
vado
mai
a
cavallo
sulla
mula
,
ma
a
piedi
sempre
,
perché
così
mi
campa
di
più
.
Qui
,
in
questo
paese
non
c
'
è
scampo
per
nessuno
,
con
questi
mariuoli
che
comandano
.
Bella
rivincita
che
sarebbe
per
me
,
per
noi
tutti
,
che
da
casa
nostra
uscisse
qualcuno
che
potesse
parlare
a
voce
alta
,
e
li
mettesse
a
posto
.
Il
prete
,
ci
vuole
.
Tu
mi
devi
aiutare
.
Comincia
a
lavorare
subito
e
a
guadagnare
.
Che
vuoi
fare
qui
,
imparare
un
mestiere
che
poi
non
ti
serve
ad
altro
che
a
farti
dannare
?
Ho
saputo
che
dalle
parti
di
C
...
si
lavora
a
ponti
e
a
strade
.
C
'
è
lavoro
e
tu
ci
devi
andare
.
Prima
fai
il
manovale
,
poi
fai
l
'
operaio
,
poi
finisci
sorvegliante
,
chi
lo
sa
?
se
il
Signore
ti
aiuta
.
Mi
mandi
la
metà
di
quello
che
guadagni
,
e
il
resto
te
lo
spendi
per
te
.
Io
ci
aggiungo
il
resto
,
e
mettiamo
insieme
quello
che
ci
vuole
per
mantenere
Benedetto
.
A
questa
gente
dobbiamo
fare
un
dispetto
che
se
lo
ricordino
per
tutta
la
vita
.
Poi
viene
Benedetto
vestito
da
prete
,
e
gli
devono
fare
l
'
inchino
.
Crepate
,
miserabili
;
zitti
,
prepotenti
.
Largo
.
Calcolo
che
verso
i
trentaquattro
anni
sarai
libero
di
sposarti
.
Va
bene
?
Ma
intanto
sta
'
attento
alle
donne
.
Non
ti
invischiare
,
non
t
'
innamorare
,
altrimenti
siamo
perduti
"
.
Antonello
non
ebbe
nulla
da
osservare
.
Scosse
il
capo
dicendo
di
sì
e
di
sì
,
non
capiva
bene
quello
che
prometteva
,
ma
gli
venivano
le
lagrime
agli
occhi
pensando
di
trovarsi
ormai
grande
e
utile
,
buono
per
lavorare
;
si
sentì
di
colpo
pari
a
suo
padre
,
e
tutti
intorno
gli
ebbero
riguardi
come
a
un
condannato
.
Nel
suo
cuore
sorse
uni
sentimento
paterno
verso
quel
ragazzo
.
Fuori
,
quando
si
trovò
a
lavorare
tirando
una
carretta
di
terriccio
alla
costruzione
di
una
strada
,
si
ricordava
di
suo
fratello
,
come
circondato
da
una
luce
misteriosa
,
e
scriveva
raccomandando
che
parlasse
davvero
bene
italiano
se
voleva
diventare
un
buon
predicatore
.
Questa
cosa
evidentemente
lo
preoccupava
,
e
pareva
che
non
pensasse
ad
altro
,
anche
quando
fu
chiamato
per
soldato
e
visse
nelle
città
.
Poi
trovò
altro
lavoro
,
in
un
paese
più
lontano
,
e
si
ricordava
,
dopo
una
visita
a
casa
,
di
aver
veduto
Benedetto
già
grande
,
che
si
preparava
a
partire
per
il
seminario
,
che
i
fratelli
mutoli
già
gli
baciavano
la
mano
per
mostrare
che
lo
riverivano
,
che
egli
non
si
poteva
muovere
per
la
stanzuccia
che
essi
,
dovunque
fossero
seduti
,
si
levavano
per
fargli
posto
;
che
certe
volte
,
mentre
mordevano
un
frutto
si
ricordavano
che
c
'
era
lui
e
gliel
'
offrivano
staccandoselo
dalla
bocca
,
col
segno
dei
denti
impresso
nella
dolce
polpa
.
X
Era
come
una
scommessa
.
Quando
Benedetto
tornava
a
casa
nei
mesi
dell
'
estate
,
infagottato
nel
suo
vestitino
nero
da
prete
,
gli
stava
intorno
la
gente
a
domandargli
per
sperimentarlo
se
sapesse
Egli
parlava
calmo
e
pacato
,
col
tono
d
'
un
adulto
,
e
diceva
cose
più
grandi
di
lui
.
Il
padre
era
come
ubbriaco
e
voleva
che
parlasse
sempre
,
e
dicesse
tutto
quello
che
sapeva
.
Il
fatto
che
il
figliolo
si
avviasse
al
sacerdozio
,
gli
dava
diritto
a
fare
delle
visite
di
dovere
quando
il
figliolo
arrivava
o
ripartiva
.
Allora
egli
entrava
nelle
case
dei
Mezzatesta
,
e
diceva
semplicemente
:
"
Siamo
venuti
a
farvi
una
visita
.
Lui
è
arrivato
"
.
Allora
quelli
,
donne
e
uomini
,
squadravano
il
ragazzo
da
capo
a
piedi
,
gli
osservavano
la
fronte
se
era
alta
o
bassa
,
e
come
parlava
,
e
se
aveva
un
difetto
di
pronunzia
.
Andreuccio
,
quello
ancora
soprannominato
il
Pretino
,
che
alla
fine
non
erano
riusciti
a
mandare
agli
studi
,
perché
se
ne
era
tornato
dicendo
che
si
mangiava
e
si
comandava
meglio
a
casa
sua
,
e
i
suoi
fratelli
il
Titta
e
il
Peppino
,
ora
non
facevano
altro
che
scorrazzare
per
le
terre
del
signor
Camillo
Mezzatesta
,
e
vendere
qualche
cosa
di
nascosto
per
poi
andare
a
spendere
nei
paesi
della
Marina
.
Lo
stavano
ad
ascoltare
senza
poter
vincere
un
certo
imbarazzo
.
Benedetto
diceva
cose
sensate
,
e
parlava
volentieri
dei
Santi
,
dei
loro
miracoli
,
in
modo
che
le
donnicciole
che
lo
sentivano
si
battevano
il
petto
devotamente
.
Le
bambine
,
coi
loro
occhi
neri
e
bianchi
,
lo
guardavano
fisso
,
sedute
in
terra
.
Egli
chiudeva
gli
occhi
,
sbattendo
in
fretta
le
palpebre
.
Una
sera
venne
anche
la
Schiavina
a
vederlo
,
e
gli
domandò
:
"
Come
sta
vostro
fratello
?
"
Il
padre
volle
troncare
subito
quel
discorso
.
L
'
Argirò
,
lo
Zuccone
,
il
disprezzato
,
fu
tenuto
in
una
certa
considerazione
,
trovava
anche
credito
.
Andava
lacero
,
raccattava
dovunque
quello
che
poteva
,
nei
suoi
viaggi
attraverso
gli
orti
della
valle
,
si
contentava
di
quello
che
gli
davano
e
trovava
modo
di
render
utile
ogni
cosa
;
tant
'
è
vero
che
a
chi
serviva
un
po
'
di
carta
o
una
bottiglia
vuota
o
uno
spago
o
un
chiodo
,
non
c
'
era
che
da
ricorrere
a
lui
che
conservava
tutto
.
Si
venne
a
sapere
in
breve
che
anche
altri
contadini
e
pastori
pensavano
di
mandare
i
figli
agli
studi
,
se
l
'
Argirò
aveva
mutato
già
rapidamente
condizione
nel
concetto
delle
persone
,
come
se
quel
figlio
fosse
un
capitale
depositato
in
una
banca
.
La
madre
di
Benedetto
era
tranquilla
soltanto
quando
il
figliolo
era
fuori
.
Aveva
paura
che
uscisse
di
casa
,
che
una
donna
lo
stregasse
,
che
gli
soffiassero
qualche
maledetta
polvere
addosso
,
che
egli
vedesse
le
donne
come
erano
fatte
,
che
ci
vuol
poco
,
nel
paese
,
ad
andare
di
sera
per
i
campi
.
Certe
ragazze
di
fronte
a
loro
,
avevano
dormito
un
pomeriggio
d
'
estate
sul
davanzale
della
finestra
,
che
faceva
impressione
,
e
poi
lo
guardavano
coi
loro
occhi
bovini
.
L
'
Argirò
si
metteva
in
tasca
le
lettere
di
nascosto
,
e
le
faceva
leggere
.
Ecco
come
scriveva
il
figliolo
:
"
Caro
padre
,
Buon
Natale
a
voi
e
alla
famiglia
,
ai
fratelli
,
a
tutti
.
Ho
ricevuto
tutto
,
e
le
scarpe
anche
,
e
non
ero
malato
.
La
berretta
ce
l
'
ho
e
i
quaderni
anche
,
e
credevo
che
i
piccoli
non
li
avessi
e
nemmeno
i
grandi
,
perché
non
ho
visto
nulla
nel
tavolino
.
E
ora
ci
ho
tutto
,
e
non
mi
mandate
niente
più
,
e
fornitevi
voi
che
la
sera
mangiate
pane
e
ulive
per
me
.
E
io
ho
anche
le
tre
sedie
,
e
la
volontà
di
studiare
,
e
di
appagare
i
vostri
desideri
.
La
posata
è
già
al
rame
,
e
il
torrone
lo
avreste
dovuto
tenere
per
voi
.
I
presepi
di
qui
sono
belli
.
Si
fingono
monti
facendo
alture
,
piccole
,
di
pietre
,
e
coprendole
con
vellutelli
.
Fanno
le
strade
in
mezzo
al
vellutello
,
fanno
il
fiume
finto
che
sembra
vero
e
va
a
gittarsi
in
un
laghetto
finto
,
dove
c
'
è
un
uomo
che
pesca
.
Fanno
la
grotta
che
sembra
vera
,
la
stalla
,
la
fontanella
e
tante
belle
cose
.
La
notte
di
Natale
,
che
gioia
,
giocammo
a
tombola
fino
alle
nove
della
sera
.
Io
ho
vinto
un
soldo
;
alle
nove
andammo
a
vestirci
,
e
andammo
in
cattedrale
dove
si
disse
la
Messa
e
a
mezzanotte
precisa
si
svelò
il
Bambino
che
era
grande
nella
sua
culla
dorata
.
Alle
due
andammo
a
dormire
e
dormimmo
fino
alle
otto
.
Spero
sentire
se
Antonello
lavora
e
se
il
Pretino
lo
passa
.
Ih
,
lavorava
Antonello
,
sai
?
Ti
mando
un
fiore
,
un
altro
al
padre
.
E
la
madre
e
i
fratelli
Santo
e
Ciro
?
Egli
dovrà
parlare
,
e
anche
Ciro
,
e
vorrò
sapere
che
qualche
giorno
imparate
a
parlare
.
Vorrò
sentire
all
'
onomastico
mio
che
parlano
.
Tutti
siano
occupati
,
e
i
genitori
godano
il
frutto
delle
loro
fatiche
saporitamente
.
Ci
ho
una
figura
di
San
Benedetto
.
Vi
bacio
la
mano
,
bacio
Antonello
,
Ciro
,
Santo
,
le
zie
,
lo
zio
,
il
nonno
,
la
comare
,
il
compare
e
auguro
a
tutti
mille
e
duemila
anni
di
felicità
salute
e
pace
.
Il
vostro
Argirò
Benedetto
.
Sancta
Maria
,
prega
per
me
ac
familiam
meam
"
.
L
'
Argirò
andava
in
giro
con
lettere
come
queste
,
che
si
gualcivano
nelle
sue
tasche
.
Inoltre
,
per
prepararsi
alla
venuta
del
figlio
,
si
mise
a
frequentare
la
chiesa
quando
poteva
,
e
la
domenica
cantava
accanto
all
'
organo
,
rinunziando
al
viaggio
.
Ma
impercettibilmente
nessuno
lo
poté
più
soffrire
.
Si
trovò
solo
senza
potersi
spiegare
la
ragione
,
solo
e
scansato
da
tutti
.
Inutilmente
cercava
di
attaccar
discorso
:
lo
stavano
a
sentire
un
poco
,
poi
ci
fischiettano
sopra
:
"
sì
sì
"
,
e
gli
voltavano
le
spalle
.
Tornò
impercettibilmente
a
un
animo
fanciullesco
,
quando
ci
si
vuol
rendere
conto
di
tutto
quello
che
si
vede
.
I
suoi
viaggi
diventavano
più
lunghi
perciò
:
con
la
lente
che
si
accostava
a
un
occhio
si
fermava
a
osservare
le
novità
,
la
macchina
del
fotografo
ambulante
,
il
fuoco
che
accende
lo
zingaro
coi
due
mantici
,
che
muove
alternamente
con
ambe
le
braccia
,
come
due
fisarmoniche
da
cui
non
riesce
cavare
neppure
una
nota
,
e
gli
orci
del
vasaio
e
i
pesci
del
mercante
,
senza
comperare
mai
niente
,
e
sempre
ostinatamente
attento
a
chi
incontrava
e
dove
si
fermava
.
Salutava
tutti
i
forestieri
che
incontrava
sui
muli
o
nelle
piazze
perché
voleva
discorrere
,
e
alla
fine
faceva
sapere
che
era
il
padre
di
un
ragazzo
che
studiava
per
prete
;
non
perché
lo
vedessero
così
povero
.
Era
come
se
stesse
sempre
vicino
a
quel
ragazzo
.
Le
stagioni
gli
tornavano
alla
mente
e
al
cuore
coi
loro
giochi
,
la
trottola
in
autunno
,
i
giochi
alle
noccioline
d
'
inverno
,
i
pifferi
in
febbraio
,
il
gioco
degli
aliossi
in
aprile
.
Le
grandi
stagioni
dei
ragazzi
.
Era
capace
di
girare
una
giornata
per
trovare
quell
'
osso
della
giuntura
della
zampa
degli
agnelli
,
con
cui
si
gioca
dopo
averlo
annerito
bene
e
lustrato
.
Glielo
avrebbe
spedito
,
perché
giocasse
.
Tutto
era
divenuto
per
lui
favoloso
e
immobile
come
in
un
'
infanzia
:
gl
'
insetti
dei
prati
,
i
fiori
dell
'
anemone
e
dell
'
asfodelo
,
che
vengono
su
improvvisamente
in
certi
spiazzi
dei
campi
a
segnare
le
impronte
della
primavera
che
vi
trascorre
col
passo
del
vento
.
Certe
volte
era
preoccupato
di
trovarsi
un
flauto
di
oleandro
,
e
quando
veniva
il
tempo
della
smielatura
poneva
da
parte
un
pezzo
di
cera
gialla
per
metterlo
a
pallina
nel
piffero
che
faceva
la
voce
dell
'
usignuolo
,
alla
sua
stagione
,
in
dicembre
.
Solo
perché
aveva
quel
figlio
stava
attento
che
suonasse
la
prima
zampogna
a
tempo
debito
,
quando
scoppia
improvvisamente
come
una
fonte
in
disgelo
nelle
notti
d
'
inverno
,
e
quando
i
pifferi
dei
ragazzi
suonano
insieme
tutti
a
Natale
,
che
pare
la
foresta
dei
rosignuoli
,
una
profonda
foresta
dove
si
accendono
come
luci
i
frutti
del
corbezzolo
.
Pensando
a
Benedetto
,
aveva
fatto
un
altarino
su
un
'
asse
,
con
certi
mozziconi
di
candela
e
un
'
immagine
di
carta
.
La
sua
casa
era
come
un
nido
vuoto
che
si
ritrova
fra
gli
alberi
,
dove
è
chiaro
il
lavoro
fatto
ad
averlo
messo
insieme
filo
per
filo
.
Si
privò
di
ogni
piacere
come
per
una
lunga
vigilia
propiziatrice
,
attento
a
quel
figliolo
che
doveva
improvvisamente
venir
fuori
a
parlare
con
bocca
nuova
e
dire
le
cose
che
fanno
tremare
il
cuore
.
Decise
di
andarle
a
trovare
una
primavera
,
senza
avvertirlo
,
portandogli
le
cose
che
gli
sarebbero
piaciute
.
All
'
uso
dei
pastori
mise
tutto
in
una
bisaccia
che
si
portò
a
tracolla
,
e
queste
cose
erano
il
suo
tesoro
e
non
immaginava
che
ne
esistessero
fuori
della
sua
casa
e
del
suo
paese
.
Tutta
l
'
umanità
che
si
vedeva
intorno
gli
pareva
ingannata
perché
non
conosceva
le
sue
pere
da
inverno
che
erano
tanto
tenere
,
e
i
suoi
dolci
duri
come
il
sasso
e
che
poi
si
sbriciolavano
sotto
i
denti
come
se
alla
fine
abbandonassero
tutti
i
loro
segreti
.
Egli
aveva
comperato
anche
un
organetto
in
una
fiera
e
lo
aveva
tenuto
in
serbo
.
L
'
organetto
suonava
allegro
come
se
gli
facesse
piacere
essere
destato
dalla
sua
inerzia
;
mettendovi
una
mano
intorno
come
una
cassa
armonica
faceva
un
suono
profondo
,
un
suono
d
'
organo
.
Il
metallo
nichelato
aveva
un
lieve
sapore
salato
,
i
fori
dell
'
organetto
erano
come
una
bocca
larga
,
che
ride
.
Dov
'
era
la
città
sull
'
altura
con
gli
olivi
pallidi
e
con
le
rocce
ferrigne
?
Tutto
gli
parve
più
ricco
e
più
nuovo
fuori
del
suo
paese
.
Ecco
un
bel
fiume
,
ecco
l
'
acqua
.
Benedetto
beve
di
certo
acqua
pura
e
fresca
.
Qui
c
'
è
le
fontane
,
qui
ci
sono
i
boschi
,
qui
c
'
è
tutto
.
Beati
quelli
che
stanno
nelle
città
dove
invecchiano
tardi
,
perché
hanno
tanti
piaceri
.
Hanno
le
case
grandi
e
comperano
quello
che
vogliono
perché
guadagnano
.
Ma
non
hanno
le
pere
da
inverno
e
i
pollastri
che
abbiamo
noi
.
Io
vorrei
sapere
che
cosa
pensano
i
superiori
e
i
compagni
quando
vedono
la
roba
che
gli
porto
io
.
Un
giorno
gliela
faccio
la
sorpresa
al
direttore
.
Gli
mando
una
cesta
di
frutta
da
inverno
con
un
poco
del
nostro
dolce
.
Si
sentiva
ricco
,
così
.
Era
sera
.
Arrivava
in
piazza
quando
scorse
una
fila
di
ragazzi
vestiti
di
nero
,
con
le
sottane
e
le
fasce
dei
seminaristi
;
erano
proprio
loro
,
piccoli
con
le
sottane
nere
,
e
in
quel
nero
non
si
vedevano
che
gli
occhi
lucidi
e
pronti
,
che
guardavano
qua
e
là
con
occhiate
fuggevoli
e
nostalgiche
.
Pareva
di
conoscerne
i
genitori
,
e
di
averli
veduti
curvi
sulla
terra
,
gente
del
popolo
,
pescatori
e
artigiani
,
come
erano
stati
i
primi
apostoli
.
I
cappelli
erano
troppo
grandi
,
le
vesti
troppo
lunghe
,
era
tutto
un
mondo
attonito
e
sommesso
.
Uno
arrotolava
una
fascia
rossa
che
gli
pendeva
dal
fianco
e
la
sventolava
come
una
bandiera
.
Quando
furono
vicini
gli
parve
di
sentire
un
sussurro
e
un
borbottio
,
come
un
gioco
improvvisamente
sospeso
.
Ma
invece
nessuno
di
loro
parlava
e
non
si
sapeva
perché
sembrava
che
si
dicessero
fra
di
loro
cose
infantili
e
supreme
.
Il
prete
che
li
accompagnava
apparve
in
fondo
alla
squadra
,
con
la
barba
rasata
nera
nera
,
gli
occhi
fissi
la
faccia
di
contadino
toccato
dalla
grazia
.
L
'
uomo
si
fermò
:
"
Se
ci
fosse
Benedetto
"
.
Ma
si
c
'
era
,
proprio
lui
,
Benedetto
,
col
cappello
troppo
grande
,
il
colletto
di
celluloide
che
gli
doveva
far
male
,
e
camminava
con
gli
altri
,
col
viso
bianco
,
fra
tante
facce
brune
,
come
un
essere
privilegiato
.
Lo
chiamò
:
"
Benedetto
!
"
ma
non
lo
sentirono
.
Allora
si
mise
a
tener
dietro
alla
squadra
che
si
avviava
fuori
della
città
..
Fuori
,
per
la
strada
di
campagna
,
il
gruppo
si
sciolse
,
allora
egli
sopraggiunse
di
corsa
e
si
mise
a
gridare
:
"
Benedetto
,
Benedetto
,
figlio
mio
!
"
Benedetto
si
volse
appena
,
lo
guardò
,
non
sorrise
,
in
quel
vestito
nero
che
pareva
lo
cancellasse
.
"
Non
mi
vedi
,
Benedetto
?
Sono
proprio
io
"
.
Il
ragazzo
si
volse
al
prete
che
li
accompagnava
e
disse
con
voce
chiara
e
ferma
,
dove
vibrava
il
tono
infantile
d
'
una
volta
,
ma
smorzato
come
un
ricordo
:
"
Reverendo
,
dica
a
mio
padre
che
non
posso
parlargli
perché
siamo
nel
periodo
della
Passione
di
Nostro
Signore
,
e
la
regola
del
seminario
ci
impone
il
raccoglimento
e
il
silenzio
"
.
Il
prete
ripeté
all
'
Argirò
quelle
parole
.
Benedetto
guardava
come
di
lontano
.
"
Perbacco
!
Io
vengo
a
vedere
mio
figlio
e
non
gli
posso
neppur
parlare
?
Mio
figlio
è
sempre
mio
figlio
"
.
E
si
avvicinò
tendendo
le
braccia
.
Ma
il
ragazzo
tese
le
sue
come
per
respingerlo
dolcemente
.
Il
prete
intervenne
dicendo
:
"
Lei
può
ritirare
suo
figlio
anche
questa
sera
,
se
vuole
.
Ma
fino
a
che
lo
lascia
fra
noi
non
può
dispensarlo
dall
'
osservanza
delle
regole
.
Non
vede
come
è
fervente
il
ragazzo
?
"
"
È
fervente
?
Sta
bene
?
Stai
bene
,
Benedetto
?
"
Ma
quello
non
rispose
.
Si
volse
un
poco
con
gli
occhi
al
cielo
che
veniva
voglia
di
baciarlo
.
"
O
perbacco
!
Sta
'
a
vedere
ora
che
non
posso
salutare
mio
figlio
!
Tu
parli
bene
,
Benedetto
mio
,
ma
io
ho
fatto
la
strada
a
piedi
.
Se
tu
sapessi
che
cosa
ti
ho
portato
parleresti
.
Ti
ho
portato
le
pere
da
inverno
.
E
ci
ho
un
bel
pollastro
.
E
il
dolce
di
miele
ti
piace
sempre
?
Una
volta
ti
piaceva
.
E
ho
comperato
un
organetto
,
di
quelli
che
costano
tre
lire
"
.
"
Reverendo
"
,
disse
Benedetto
,
senza
rispondere
al
padre
;
"
preghi
mio
padre
di
dare
queste
cose
ai
poveri
,
perché
io
non
posso
accettarle
prima
di
Pasqua
"
.
"
Ah
,
corpo
d
'
un
cane
!
Così
mi
rispondi
,
Benedetto
?
Sei
diventato
un
santo
davvero
?
Hai
imparato
a
predicare
anche
a
me
che
ti
conosco
?
"
La
squadra
dei
ragazzi
ora
si
muoveva
e
gli
volgeva
le
spalle
.
"
Quello
è
mio
figlio
,
per
la
montagna
!
e
sta
'
a
vedere
che
ora
non
posso
neppure
parlargli
.
Padre
mio
...
padre
suo
...
datelo
ai
poveri
...
Un
corno
,
ai
poveri
.
Il
povero
sono
io
.
È
la
regola
.
Ma
che
esiste
regola
quando
uno
arriva
da
lontano
?
E
io
che
volevo
uscire
con
lui
stasera
,
a
bere
un
buon
bicchiere
di
quello
buono
con
lui
.
Di
quello
mio
,
perché
qui
vino
buono
non
devono
saper
nemmeno
che
sia
.
Che
imbroglioni
che
devono
essere
questi
della
città
.
Macché
,
sono
venuto
qui
a
fare
la
carità
,
se
devo
dare
questa
roba
ai
poveri
?
Io
non
sono
pazzo
"
.
Tornava
lentamente
in
città
.
"
Caspita
come
sono
questi
preti
,
caspita
!
Me
lo
fanno
santo
sul
serio
.
Hai
inteso
come
predicava
?
Reverendo
padre
mio
,
non
posso
accettare
,
la
regola
,
e
sotto
,
e
sopra
...
Quello
predica
come
un
prete
vero
.
Ti
è
venuto
lo
scilinguagnolo
,
birbante
.
Ma
dimmi
almeno
buona
sera
.
Fammi
sentire
come
dirai
ai
Mezzatesta
:
ladri
e
birbanti
,
il
vostro
regno
è
finito
.
Fuori
di
qui
,
altrimenti
vi
prendo
a
calci
!
"
Alla
porta
del
seminario
non
ci
fu
verso
di
entrare
.
Gli
dissero
che
prima
di
sabato
nel
pomeriggio
era
inutile
che
tentasse
.
Ancora
sei
giorni
.
L
'
unica
era
tornarsene
indietro
.
Cenò
in
un
'
osteria
,
zitto
zitto
e
solo
solo
.
Disfece
i
suoi
pacchetti
,
che
era
un
peccato
mangiare
da
solo
.
Non
gli
entrava
niente
in
corpo
,
gli
si
era
chiusa
la
gola
,
tutto
gli
pareva
senza
sapere
.
Diede
un
morso
a
una
pera
e
vide
che
era
bacata
.
"
Ti
ci
metti
anche
tu
,
adesso
"
.
Si
sentiva
abbandonato
anche
da
Benedetto
,
e
si
preparava
a
tornarsene
indietro
perché
non
voleva
spendere
i
soldi
all
'
albergo
.
C
'
era
una
luna
di
gelo
,
le
finestre
del
seminario
erano
tutte
chiuse
,
e
gli
pareva
che
una
parete
,
dietro
a
cui
immaginava
che
dormisse
Benedetto
,
si
levasse
e
si
abbassasse
come
un
petto
gonfio
,
alla
luce
incerta
di
un
lampione
.
Si
mise
in
viaggio
.
Il
cielo
era
alto
alto
,
che
se
il
Signore
era
lassù
non
lo
vedeva
neppure
,
sperso
sulla
via
gialla
,
piccolo
nella
notte
e
nero
come
pezzo
di
legno
.
XI
Ma
lo
aspettava
di
peggio
quando
tornò
al
paese
.
La
moglie
gli
correva
incontro
che
non
poteva
più
parlare
;
poi
,
quando
poté
tirare
il
fiato
glielo
disse
:
avevano
dato
fuoco
alla
stalla
dov
'
era
la
mula
,
non
si
sa
chi
,
all
'
alba
.
"
E
la
mula
?
"
"
Bruciata
!
Che
il
morbo
bruci
chi
è
stato
"
.
Aveva
i
capelli
grigi
sparsi
su
per
le
spalle
come
stoppini
di
un
lume
spento
".Questa
è
la
rovina
,
questa
è
la
fine
per
davvero
"
.
Chi
poteva
essere
stato
?
O
non
era
troppo
facile
indovinarlo
?
Glielo
aveva
detto
tante
volte
di
non
menar
vanto
del
figlio
e
di
non
gloriarsi
dell
'
avvenire
,
perché
l
'
invidia
ha
gli
occhi
e
la
fortuna
è
cieca
.
Signore
Iddio
,
com
'
è
fatta
la
gente
!
che
non
può
vedere
un
po
'
di
bene
a
nessuno
,
e
anche
se
non
hanno
bisogno
di
nulla
invidiano
il
pane
che
si
mangia
e
le
speranze
che
vengono
su
.
Ella
se
lo
immaginava
chi
poteva
essere
.
Cominciò
a
darsi
dei
pugni
sulla
bocca
come
per
convincersi
a
stare
zitta
,
perché
l
'
Andreuccio
,
il
Peppino
e
il
Titta
,
con
quelle
facce
gialle
stavano
seduti
davanti
al
municipio
con
le
sedie
poggiate
al
muro
,
e
dondolavano
le
gambe
:
che
si
dondolassero
in
bocca
al
diavolo
.
Sì
,
che
si
dondolassero
e
la
madre
non
li
riconoscesse
,
si
dondolassero
a
una
forca
,
e
nessuno
ce
li
volesse
staccare
.
"
Volete
star
zitta
,
signora
mia
?
Ché
,
questa
è
la
fine
del
mondo
?
Ché
non
ci
si
può
rifare
?
Soltanto
chi
è
morto
ha
finito
.
Noialtri
abbiamo
la
pelle
dura
da
affilarci
il
rasoio
"
.
"
O
che
vi
accade
,
Argirò
?
"
Il
Titta
aveva
un
sorriso
canzonatorio
a
fior
di
labbra
,
e
i
fratelli
gli
si
nascondevano
dietro
le
spalle
per
non
ridere
.
"
La
Rosa
?
La
vostra
Rosina
?
"
"
Che
gliele
spargano
addosso
le
rosine
il
giorno
della
loro
prossima
morte
a
chi
è
stato
"
.
"
Volete
star
zitta
signora
moglie
?
Questo
è
il
nostro
destino
,
signor
Andreuccio
"
.
"
Ma
voi
ce
li
avete
sempre
i
soldi
sotto
il
mattone
,
lo
giurerei
.
Voi
non
vi
avvilite
per
tanto
poco
"
.
"
Che
mettano
sotto
il
mattone
chi
dico
io
"
.
"
Zitta
,
signora
moglie
.
Quanto
la
fate
lunga
.
È
lo
stesso
che
sputare
in
cielo
.
Chi
vi
dà
retta
?
È
modo
di
pregare
questo
?
"
Voltando
le
spalle
sentirono
che
davanti
alla
soglia
del
municipio
si
cantava
a
squarciagola
.
La
sera
era
brutta
e
fosca
,
coi
segni
del
temporale
imminente
.
Prometteva
tant
'
acqua
da
sommergere
il
grano
appena
verde
,
il
cielo
diveniva
rosso
di
fuoco
come
al
mese
di
settembre
.
In
questo
paese
anche
la
pioggia
è
nemica
.
O
non
ci
si
accosta
per
mesi
o
si
rovescia
da
tutte
le
cateratte
.
Verso
la
notte
cominciò
a
piovere
,
seguitò
per
più
giorni
come
per
dire
all
'
Argirò
che
,
anche
ad
avere
la
mula
,
i
torrenti
erano
troppo
grossi
e
non
si
potevano
fare
viaggi
.
Pareva
che
avrebbe
piovuto
sempre
,
ed
egli
non
sentiva
tanto
il
suo
dolore
,
attento
a
guardare
come
un
ebete
le
righe
della
pioggia
come
un
carcerato
le
sbarre
della
sua
prigione
.
Invece
si
levò
il
sipario
delle
nubi
,
e
la
terra
apparve
fresca
,
pulita
,
apparecchiata
,
che
si
distinguevano
perfino
gli
stazzi
in
montagna
.
Allora
si
ricordò
meglio
del
male
che
gli
avevano
fatto
e
gli
tornò
a
dolere
.
Seduta
presso
la
cenere
del
focolare
,
che
nemmeno
aveva
fatto
il
dolce
per
la
Pasqua
,
la
moglie
si
ricordava
come
se
la
assalissero
i
dolori
.
Dopo
qualche
minuto
di
abbandono
e
di
silenzio
tetro
si
affacciava
violentemente
alla
finestrella
come
un
pettirosso
che
si
ostina
a
trovare
l
'
uscita
della
gabbia
e
gridava
:
"
Maledizione
a
chi
dico
io
.
Maledizione
a
chi
ha
voluto
il
male
di
creature
innocenti
.
Che
li
fascino
con
l
'
allume
di
rocca
,
che
vadano
mendicando
per
i
forni
,
che
non
abbiano
pace
.
Che
la
madre
li
vada
cercando
e
non
li
riconosca
"
.
Ma
al
balcone
della
Pirria
un
'
altra
voce
femminile
ribatteva
:
"
Che
ricaschino
le
maledizioni
su
quella
brutta
bocca
"
.
Era
la
Pirria
che
si
scansava
come
da
un
fulmine
.
Allora
la
moglie
dell
'
Argirò
si
buttava
in
terra
e
gridava
:
"
Ecco
,
bacio
in
terra
,
bacio
in
terra
.
Ho
colpito
giusto
,
donnaccia
,
che
ti
conoscono
tutte
le
fratte
delle
campagne
,
che
ti
conoscono
le
stalle
"
.
La
Pirria
,
senza
più
ritegno
,
saltò
sul
balcone
coi
capelli
in
mano
e
il
pettine
brandito
:
"
Guardate
queste
straccione
che
audacia
si
pigliano
.
Ma
la
pagheranno
cara
"
.
Allora
si
videro
i
figli
del
signor
Camillo
Mezzatesta
con
l
'
Andreuccio
alla
testa
che
giravano
per
la
piazza
simulando
i
funerali
della
mula
,
e
uno
contraffaceva
l
'
Argirò
piangente
.
L
'
Argirò
li
vedeva
aggirarsi
,
senza
capire
,
e
si
lamentava
soltanto
:
"
Ohi
,
ohi
che
male
m
'
hanno
fatto
!
Che
cattiveria
è
questa
degli
uomini
!
"
"
Ma
non
la
vinceranno
!
"
si
affacciava
inviperita
la
moglie
.
"
Così
vi
voglio
in
processione
il
giorno
del
mio
trionfo
.
Ora
sono
io
che
mi
vanto
.
Io
ho
fatto
figli
che
si
ridono
di
queste
cose
.
Figli
che
sanno
stare
al
mondo
e
che
sono
forti
e
duri
.
Questa
pancia
li
ha
fatti
,
questa
pancia
!
"
E
si
batteva
violentemente
sulla
pancia
ingrossata
da
una
lunga
maternità
,
e
pareva
battesse
un
albero
carico
da
cui
saltasse
fuori
da
un
istante
all
'
altro
un
esercito
di
figli
inferocito
.
"
Io
sono
capace
di
andarmi
a
guadagnare
il
pane
traghettando
sulle
spalle
gente
per
due
soldi
,
al
torrente
.
Come
un
'
asina
.
Ma
non
la
vinceranno
,
quanto
è
vero
Dio
.
Devono
baciare
la
terra
dove
sono
passata
"
.
Antonello
fu
informato
che
il
padre
non
avrebbe
potuto
per
un
pezzo
provvedere
al
figliolo
:
che
si
stringesse
la
cintola
di
un
buco
ancora
,
e
resistesse
se
non
voleva
far
ridere
i
nemici
.
Poi
il
padre
avrebbe
guadagnato
anche
lui
.
Per
ora
si
era
messo
a
fare
il
corriere
a
piedi
,
andando
da
paese
a
paese
,
in
mancanza
di
meglio
.
Antonello
rispose
che
avrebbe
fatto
quello
che
poteva
,
e
intanto
gli
mandava
tutto
il
guadagno
dell
'
ultima
settimana
.
Si
raccomandava
soltanto
che
,
se
potevano
,
gli
mandassero
,
quando
facevano
il
pane
,
un
poco
di
quel
pane
impastato
dalla
mamma
,
che
è
tanto
buono
.
Poi
le
notizie
di
lui
si
fecero
più
scarse
,
poi
un
giorno
comparve
a
piedi
in
paese
.
Lo
riconobbero
e
cominciarono
a
ronzare
in
piazza
.
Egli
entrò
in
casa
che
nessuno
lo
aspettava
.
"
Sei
tu
,
figliolo
?
Mi
hai
fatto
paura
.
Che
ti
succede
?
"
era
pallido
,
emaciato
,
e
si
reggeva
appena
.
"
Perdonatemi
,
padre
,
perdonatemi
,
madre
,
perdonatemi
tutti
perché
sono
innocente
.
Del
resto
,
mi
vedete
?
"
Aprì
le
braccia
sul
petto
scarno
.
"
Non
posso
vivere
più
come
vivo
e
non
resisto
"
.
Volle
bere
nell
'
orcio
e
disse
:
"
Com
'
è
buona
,
quest
'
acqua
!
"
Ora
gli
sembrava
di
sentirsi
meglio
e
che
avrebbe
potuto
resistere
ancora
lontano
.
"
Mi
hanno
licenziato
perché
non
potevo
lavorare
abbastanza
.
Non
resistevo
e
stavo
sempre
malato
.
Io
lo
sapevo
che
cos
'
era
:
debolezza
.
Sono
tanti
anni
che
faccio
questa
vita
.
Come
può
campare
di
pane
solo
uno
che
lavora
?
"
I
ragazzi
muti
gli
stavano
attorno
.
Poi
venne
la
cena
.
La
madre
diede
anche
a
lui
una
fetta
di
pane
,
e
una
manciata
di
fichi
secchi
più
grossa
delle
altre
.
Stavano
seduti
intorno
al
focolare
freddo
e
si
sentiva
come
masticavano
.
Poi
,
raccattando
le
molliche
fra
le
pieghe
della
giacca
,
l
'
Antonello
disse
:
"
Come
è
buono
il
pane
nostro
"
.
Sentiva
il
giorno
crescere
e
scemare
,
pensando
ognuno
in
silenzio
la
vita
passata
e
cercando
una
strada
nell
'
avvenire
.
Poi
una
voce
chiamò
l
'
Argirò
dietro
la
porta
,
una
voce
di
donna
che
pareva
quella
d
'
un
angelo
venuto
improvvisamente
a
portare
un
consiglio
.
XII
Era
una
persona
che
non
si
era
mai
fatta
vedere
là
dentro
:
la
Schiavina
.
"
Ma
tu
non
sei
a
servizio
dell
'
Andreuccio
?
"
"
Lo
ero
,
lo
ero
,
comare
mia
.
Lasciatemi
dire
,
e
datemi
da
bere
un
sorso
d
'
acqua
,
per
l
'
amor
di
Dio
.
Sono
da
un
pezzo
abbandonata
in
una
baracca
fuori
del
paese
e
nessuno
mi
guarda
dacché
ho
lasciata
quella
casa
.
Figuratevi
che
non
avevo
la
forza
né
il
coraggio
di
andarmi
ad
attingere
un
orcio
d
'
acqua
.
Volevo
morire
.
Ma
poi
,
lo
sapete
come
succede
uno
si
pente
e
si
difende
.
Che
gente
cattiva
che
c
'
è
al
mondo
,
e
come
il
mondo
cambia
.
Qualche
cosa
ha
da
succedere
di
certo
,
perché
così
è
troppo
,
troppo
anche
per
dei
lupi
.
Mi
guardate
?
Non
mi
si
riconosce
più
,
non
è
vero
?
Ah
,
benedetti
voi
che
mi
avete
dissetata
,
avete
fatta
quest
'
opera
di
carità
.
E
ne
ho
trasportata
di
acqua
fresca
nella
mia
vita
!
"
Poi
si
mise
a
raccontare
.
Sì
.
Ella
si
era
messa
coll
'
Andreuccio
,
o
il
Pretino
,
come
lo
chiamavano
.
Prima
come
serva
,
poi
,
in
una
casa
vicino
al
mulino
,
dove
vivevano
insieme
.
Lei
era
orfana
,
fra
mille
tentazioni
,
e
ci
era
cascata
.
Era
il
meno
peggio
,
e
poi
gli
voleva
bene
.
Qualche
volta
la
picchiava
,
ma
lo
sapevano
che
lui
era
manesco
,
e
gli
uomini
certe
volte
manifestano
in
questo
modo
il
loro
amore
.
Certe
volte
la
prendeva
a
per
i
capelli
e
tirava
,
certe
volle
la
graffiava
.
Che
ci
volete
fare
?
Quando
uno
vuol
bene
.
Poi
usciva
,
inforcava
il
suo
cavallo
grigio
e
si
metteva
a
vagare
di
qua
e
di
là
,
come
se
avesse
sette
spiriti
in
corpo
.
Da
quando
aveva
fatto
il
soldato
e
aveva
vissuto
nelle
città
era
divenuto
così
strambo
.
Portava
quel
gran
cappello
nero
e
tondo
e
sembrava
bello
.
Ma
anche
lei
era
stata
bella
.
Non
la
dovevano
guardare
questa
sera
.
Del
resto
se
la
ricordavano
.
Lei
si
metteva
a
cercarlo
di
qua
e
di
là
,
domandando
alle
donne
che
passavano
se
lo
avessero
veduto
,
perché
aveva
paura
che
commettesse
qualche
cattiveria
e
magari
ne
buscasse
.
Si
metteva
a
correre
per
i
prati
e
per
i
boschi
,
guardando
dappertutto
se
scorgesse
la
gran
tesa
del
cappello
nero
.
Ma
,
nessuno
le
rispondeva
e
le
valli
e
i
boschi
si
prendevano
gioco
di
lei
fingendo
le
apparenze
di
lui
,
e
certe
volte
i
corvi
dietro
le
fratte
simulavano
il
suo
cappello
nero
.
Era
innamorata
.
(
Diceva
la
parola
innamorata
con
un
vago
accento
buffo
,
come
una
parola
più
forte
di
lei
,
e
che
le
avesse
fatto
del
male
)
.
Si
metteva
a
frugare
fra
gli
oleandri
del
torrente
,
convinta
di
scoprirlo
come
lo
scoprì
una
volta
con
una
donna
e
si
presero
per
i
capelli
.
No
,
non
era
fedele
.
Ella
spiava
anche
le
donne
che
si
avvicinavano
al
mulino
col
carico
di
grano
,
e
certe
volte
si
voleva
accertare
che
non
fosse
una
finta
per
poter
incontrare
Andreuccio
.
Non
capiva
nulla
,
e
la
vita
le
pareva
piena
di
tradimenti
,
di
appuntamenti
segreti
,
di
cose
che
non
capiva
.
E
così
le
apparivano
le
fratte
e
le
piante
quando
agitano
le
cime
come
se
qualcuno
fosse
là
dietro
.
Le
farfalle
si
rincorrevano
di
qua
e
di
là
e
le
sembravano
ambasciatrici
di
qualche
appuntamento
segreto
.
Quando
lei
passava
,
le
donne
la
fissavano
coi
loro
occhi
lucidi
e
immobili
e
dicevano
parole
di
fuoco
.
Allora
ella
si
metteva
a
inveire
e
domandava
che
stessero
a
fare
là
e
che
cosa
aspettassero
.
Certo
che
anche
lei
era
pazza
,
perché
aveva
fatto
cose
da
favole
,
e
peccati
.
Ma
lo
faceva
perché
egli
le
aveva
raccontato
di
cose
che
aveva
vedute
o
lette
in
città
.
Lo
amava
.
Davanti
alla
casa
c
'
era
un
boschetto
folto
di
rose
ed
essi
vi
si
rincorrevano
quando
c
'
era
la
luna
.
E
poi
cercavano
i
luoghi
selvatici
dove
c
'
erano
piante
strane
di
fiori
grossi
che
sembravano
avvelenate
,
cose
d
'
un
altro
regno
.
Li
conoscevano
insieme
,
specialmente
a
primavera
,
quando
certi
spiazzi
segreti
fioriscono
e
nessuno
lo
sa
.
Egli
guardava
come
un
padrone
lei
che
per
piacergli
si
metteva
a
ballare
sopra
quei
fiori
,
e
diceva
che
gli
pareva
di
essere
in
un
libro
.
E
poi
c
'
erano
le
ombre
blu
dei
boschi
,
le
fonti
segrete
dove
nessuno
vi
beve
,
che
nascono
diverse
ad
ogni
estate
,
e
gli
occhi
lascivi
delle
capre
,
e
quelli
attoniti
dei
buoi
,
e
tutto
il
mondo
animale
che
guardava
come
se
fosse
abituato
alle
apparizioni
misteriose
e
agli
spettacoli
che
nessun
sogno
riusciva
a
fingere
.
La
notte
calava
come
una
lunga
dimenticanza
,
ma
lei
si
svegliava
talvolta
all
'
improvviso
per
vedere
se
lui
c
'
era
ancora
.
Che
non
si
fa
quando
si
è
innamorati
?
Ella
si
presentava
a
lui
nelle
albe
nuove
coi
fiori
infilati
nei
capelli
,
perché
queste
commedie
gli
piacevano
.
Egli
parlava
delle
donne
conosciute
altrove
,
ed
ella
stava
ad
ascoltare
perché
voleva
imitarle
.
Poi
cominciò
a
trattarla
peggio
,
e
nei
momenti
di
furore
più
frequenti
le
diceva
:
"
La
mia
sorte
vuole
che
io
sia
l
'
ultimo
degli
uomini
,
mentre
volevo
essere
il
primo
di
tutti
e
il
migliore
.
Tutti
si
danno
da
fare
,
e
io
chi
sono
?
Un
vagabondo
,
il
figlio
di
una
donna
come
la
Pirria
e
non
mi
chiamo
neppure
Mezzatesta
,
ma
mi
hanno
messo
nome
Belfiore
,
un
nome
inventato
.
E
tutti
mi
canzonano
,
lo
so
,
anche
se
non
me
lo
dicono
in
faccia
"
.
La
sera
prima
che
vi
fosse
l
'
incendio
della
stalla
dell
'
Argirò
,
si
presentò
l
'
Andreuccio
in
casa
del
signor
Camillo
,
scortato
dai
suoi
due
fratelli
,
il
Titta
e
il
Peppino
,
che
tutti
sanno
che
vagabondi
siano
e
che
gente
da
discordia
.
"
Voi
non
ci
volete
riconoscere
tutti
e
tre
per
vostri
figli
?
Non
uno
solo
,
ma
tutti
e
tre
,
diciamo
,
perché
siamo
figli
della
stessa
madre
.
Oramai
siamo
grandi
e
dobbiamo
pensare
alla
nostra
vita
.
In
paese
tutti
salgono
e
noi
scendiamo
,
tutti
fanno
qualche
cosa
e
noi
non
facciamo
nulla
.
Chi
torna
coi
soldi
dall
'
America
,
chi
studia
,
chi
si
trova
un
mestiere
.
Sono
finiti
i
tempi
d
'
una
volta
,
e
fra
poco
,
se
non
stiamo
attenti
,
siamo
lo
zimbello
di
tutti
.
Volete
riconoscere
soltanto
Andreuccio
?
Nossignore
,
tutti
e
tre
.
E
a
tutti
e
tre
una
parte
della
terra
e
delle
proprietà
.
A
ognuno
quello
che
gli
tocca
.
Decidetevi
e
finitela
una
buona
volta
"
.
Ma
il
vecchio
,
duro
,
e
questa
volta
era
alleata
di
lui
anche
la
Pirria
.
Quelli
tirarono
fuori
le
rivoltelle
,
legarono
il
vecchio
alla
tavola
,
fino
a
che
disse
di
sì
,
che
avrebbe
fatto
quello
che
dicevano
loro
.
"
Ve
ne
approfittate
perché
sono
vecchio
.
Ma
il
nome
dei
Mezzatesta
...
"
Voi
lo
Sapete
che
l
'
aveva
sempre
con
quel
benedetto
nome
dei
Mezzatesta
.
Alla
fine
chiamarono
il
segretario
del
Comune
,
furono
fatte
le
carte
di
legittimazione
dei
figli
,
e
davanti
al
notaio
furono
spartiti
i
beni
.
Ma
in
quel
punto
saltò
fuori
il
Lisca
il
quale
chiese
alla
Pirria
la
restituzione
dei
denari
che
le
prestava
da
anni
,
o
in
cambio
la
terra
del
mulino
e
il
mulino
.
E
che
ne
aveva
fatto
la
Pirria
di
quei
soldi
?
Chi
li
aveva
mai
veduti
?
Il
Lisca
voleva
essere
pagato
,
perché
li
aveva
prestati
alla
signora
Mezzatesta
.
Il
signor
Camillo
,
con
la
sua
solita
voce
strascicata
disse
:
"
Piano
,
la
Pirria
non
è
mia
moglie
e
non
lo
sarà
mai
"
.
Per
chetare
il
Lisca
,
gli
diedero
quella
povera
innocente
della
Saveria
per
moglie
,
che
lui
voleva
da
tanto
tempo
,
da
quando
era
rimasto
vedovo
,
e
la
poverina
piangeva
da
spaccare
il
cuore
.
Ma
quando
i
patti
furono
conclusi
,
i
tre
fratelli
divennero
tre
diavoli
dannati
.
"
Ah
,
sì
,
finalmente
ci
avete
fatto
le
carte
!
Ora
comandiamo
noi
.
Via
,
signor
Camillo
Mezzatesta
,
nel
covile
,
fra
i
porci
"
.
"
Mi
cacciate
da
casa
mia
?
"
"
Vi
cacciamo
dal
vostro
palazzo
.
Via
nel
porcile
.
E
anche
tu
,
Pirria
,
ringraziaci
se
ci
dimentichiamo
di
te
"
.
Erano
proprio
tre
diavoli
dannati
.
Il
signor
Camillo
fu
davvero
cacciato
nel
porcile
e
soltanto
l
'
anima
benedetta
della
Saveria
lo
ha
tolto
fuori
e
se
lo
tiene
in
casa
,
e
leticano
tutti
i
giorni
,
perché
il
Lisca
non
vuole
che
mangi
a
tavola
con
loro
.
Il
Signor
Camillo
,
quello
che
,
una
volta
,
quando
passava
tremavano
tutti
!
Ma
non
è
il
peggiore
,
ed
è
più
stupido
che
cattivo
.
Il
suo
solo
torto
è
di
aver
voluto
bene
a
quella
donna
e
di
non
averne
potuto
fare
a
meno
.
Ma
lei
una
casuccia
se
la
è
tenuta
da
parte
in
piazza
e
vi
si
è
rifugiata
e
grida
tutto
il
giorno
.
Ecco
come
cominciavano
loro
;
dando
fuoco
alla
vostra
stalla
.
Il
signor
Filippo
Mezzatesta
,
quello
grosso
,
quando
lo
seppe
,
si
stava
,
spaccando
dal
gran
ridere
.
"
Ora
vedremo
che
farà
lo
Zuccone
,
ha
detto
"
.
Ma
anche
me
la
sorte
ha
voluto
punire
.
La
Pirria
,
messa
fuori
in
quel
modo
,
venne
giù
al
giardino
,
e
strappandosi
i
capelli
,
disse
al
figlio
:
"
Tu
non
mi
dai
più
pace
,
ma
ora
ti
levo
la
tua
.
Anche
la
Schiavina
,
la
tua
amante
,
è
figlia
mia
.
L
'
ho
fatta
col
mulattiere
che
morì
cinque
anni
fa
,
lo
Stanga
.
Ora
sposatela
la
tua
sorellastra
"
.
Io
volevo
morire
e
mi
buttai
ai
piedi
di
Andreuccio
dicendogli
che
mi
finisse
.
Mi
disse
soltanto
:
"
Va
'
,
e
non
ti
far
più
vedere
"
.
La
Schiavina
sbocconcellava
un
pezzo
di
pane
,
e
piangeva
silenziosamente
,
e
le
lagrime
le
facevano
salato
quel
pane
.
XIII
Era
una
notte
senza
luna
,
con
un
debole
lume
di
stelle
,
piena
tuttavia
di
rumori
,
di
passi
,
di
canti
lontani
.
Le
porte
si
erano
chiuse
all
'
ultimo
barlume
di
luce
,
e
qualcuno
stava
alla
finestra
,
nel
buio
,
a
respirare
il
fresco
che
scendeva
dai
monti
.
O
forse
era
soltanto
l
'
orcio
dell
'
acqua
,
che
pendeva
il
sereno
della
notte
.
Ed
ecco
che
in
quel
buio
si
levò
una
voce
,
alta
e
potente
,
che
veniva
dalla
cima
del
colle
soprastante
il
paese
.
Arrivava
distinta
come
quella
del
banditore
,
scendeva
a
larghe
spirali
su
quel
buio
d
'
uomini
,
e
le
parole
ben
sillabate
si
ricongiungevano
in
un
senso
meraviglioso
.
"
O
gente
!
"
diceva
quella
voce
:
"
O
voi
tutti
che
siete
poveri
,
che
soffrite
e
che
vi
arrabbiate
a
vivere
!
È
arrivato
il
giorno
in
cui
avrete
qualche
poco
d
'
allegria
.
Le
vostre
miserie
le
dimenticherete
,
perché
sta
arrivando
il
carnevale
,
sebbene
d
'
estate
.
Ve
lo
dico
io
!
Fra
poco
ci
sarà
abbondanza
e
allegria
per
tutti
.
Fra
poco
i
vostri
padroni
vi
verranno
a
pregare
,
fra
poco
starete
allegri
.
Riderete
.
Evviva
l
'
allegria
!
"
La
voce
si
tacque
,
qualche
finestra
che
si
era
aperta
per
intendere
meglio
si
chiuse
forte
.
Quella
voce
non
la
riconosceva
nessuno
e
quel
bando
era
qualcosa
di
soprannaturale
e
di
mai
ascoltato
.
Qualcuno
s
'
ingegnava
di
riconoscere
quella
voce
,
ma
senza
riuscirvi
.
Qualcuno
credette
forse
a
un
miracolo
.
XIV
La
mattina
seguente
un
bosco
di
Filippo
Mezzatesta
prese
fuoco
.
L
'
alba
aveva
sgomberata
la
montagna
dei
vapori
notturni
,
ma
una
bruma
bassa
rimaneva
come
un
velo
caduto
.
Poi
si
vide
un
luccicore
nel
sole
,
come
fa
il
fuoco
nella
luce
,
o
come
quello
che
con
gli
occhiali
da
presbite
alcuni
accendevano
nel
tabacco
della
pipa
.
Poi
un
alito
pesante
e
arso
che
si
mescolava
al
calore
del
solleone
.
Il
Mezzatesta
uscì
sulla
terrazza
a
guardare
.
Gli
portarono
una
sedia
,
e
si
mise
a
osservare
come
andava
il
fumo
greve
,
spostato
appena
da
qualche
alito
di
vento
,
come
se
fosse
troppo
denso
.
Poggiava
i
pugni
grossi
sul
davanzale
e
gridava
a
chiunque
passasse
:
"
Aiuto
,
non
lo
vedete
che
brucia
lassù
?
Quello
è
il
bosco
mio
,
il
bosco
di
Zefiria
.
Perché
non
correte
a
spegnere
?
"
"
La
vostra
Signoria
parla
con
me
?
"
rispondeva
qualcuno
e
seguitava
per
la
sua
strada
.
"
Gente
maledetta
da
Dio
,
perché
nessuno
corre
ad
aiutare
?
Olà
,
servi
,
correte
a
cercar
gente
.
Io
pago
,
pago
molto
!
"
Ma
nessuno
gli
dava
retta
e
i
servi
più
che
girare
come
asini
pel
paese
non
potevano
fare
.
Gli
sembrava
che
il
paese
intero
gli
volgesse
le
spalle
,
e
avesse
piacere
a
vederlo
disperarsi
enorme
sulla
terrazza
dove
non
appariva
mai
e
a
predicare
come
da
un
pulpito
.
Una
fila
di
ragazzi
e
di
donne
non
perdevano
uno
solo
dei
suoi
atti
e
delle
sue
parole
,
ed
egli
irritato
cominciò
a
tirare
in
basso
certi
calcinacci
che
aveva
staccato
dal
parapetto
della
terrazza
.
Guardava
i
progressi
del
fuoco
,
come
andava
sicuro
,
e
con
ordine
,
che
pareva
ragionasse
;
come
si
accendeva
e
come
sostava
,
come
si
alimentava
,
come
superava
le
barriere
dopo
essersi
raccolto
prima
del
salto
,
e
come
gli
rispondevano
subito
gli
alberi
più
lontano
prendendo
fuoco
subitamente
,
quasi
che
si
rallegrassero
e
si
incendiassero
soltanto
al
pensiero
dell
'
approssimarsi
della
fiamma
.
Alla
sera
il
fuoco
aveva
sbarrato
tutto
il
crinale
del
monte
.
Ci
volevano
non
meno
di
cinquanta
persone
a
tentare
di
fermare
quell
'
ira
di
Dio
.
Lui
protestava
che
avrebbe
pagato
.
Ma
gli
rispondevano
:
"
Poteva
pagare
prima
"
.
"
E
che
cosa
faccio
io
per
i
pascoli
quest
'
anno
?
E
che
do
da
mangiare
alle
bestie
?
O
fuoco
che
mi
brucia
,
o
danno
che
mi
rovina
!
"
I
pastori
arrivarono
dicendo
che
avevano
potuto
salvare
il
bestiame
portandolo
dall
'
altro
versante
,
che
inutilmente
si
erano
opposti
al
fuoco
e
che
la
montagna
ardeva
come
un
braciere
.
Egli
,
afferrato
al
parapetto
della
terrazza
,
ad
ogni
lembo
di
terra
che
il
fuoco
invadeva
,
gridava
come
se
la
vedesse
sprofondare
.
Sul
crinale
del
monte
i
ragazzi
videro
crollare
la
processione
d
'
alberi
che
si
staccavano
nel
cielo
e
intorno
a
cui
avevano
fantasticato
come
di
giganti
.
Il
Signor
Filippo
uscì
,
seguito
da
pochi
servi
e
pastori
,
si
fece
issare
su
un
mulo
,
e
prese
la
via
del
bosco
.
"
Lo
spengo
io
!
E
me
ne
ricorderò
di
quelli
che
non
mi
hanno
voluto
dare
aiuto
"
.
Ma
a
mezza
costa
il
mulo
non
poté
più
proseguire
,
ed
egli
,
in
testa
ai
suoi
uomini
,
affrontò
la
salita
.
Si
sentiva
l
'
imminenza
delle
fiamme
come
un
alito
stranamente
odoroso
.
Le
foglie
degli
alberi
più
lontani
si
accartocciavano
e
si
mettevano
a
tremare
come
creature
.
Più
lontano
,
tra
la
foschia
de
fumo
,
splendevano
verdi
e
abbaglianti
alcune
querce
come
in
un
teatro
,
ma
improvvisamente
avvampavano
con
uno
strepito
di
fuoco
d
'
artifizio
.
I
pastori
,
coi
piedi
e
le
mani
e
il
viso
coperti
di
stracci
,
fra
cui
solo
gli
occhi
si
aprivano
un
varco
,
fecero
a
colpi
d
'
accetta
certe
grandi
scope
di
rami
verdissimi
e
cominciarono
a
battere
il
fuoco
come
si
batte
il
grano
,
cercando
di
soffocare
le
fiamme
più
vicine
.
Era
notte
ma
ci
si
vedeva
come
davanti
a
un
forno
.
Si
sentivano
lontani
i
muggiti
e
i
belati
degli
armenti
in
fuga
,
e
fra
il
crepitio
delle
fiamme
che
era
come
un
gran
vento
impetuoso
,
le
voci
dei
pastori
che
gridavano
parole
incomprensibili
.
Nuovi
rami
verdi
sostituivano
quelli
con
cui
si
picchiava
il
fuoco
e
che
a
loro
volta
minacciavano
di
incendiarsi
,
ma
i
lentischi
là
in
mezzo
e
i
pinastri
sembravano
segnare
punto
e
daccapo
aggiungendo
le
fiamme
loro
veloci
a
tutte
le
difficoltà
del
fuoco
,
come
colate
d
'
olio
bollente
.
La
notte
era
lunga
,
e
il
calore
accumulato
nel
giorno
faceva
correre
per
l
'
orizzonte
lunghi
lampi
.
Una
voce
si
avvicinò
distintamente
e
disse
:
"
Duecento
pecore
sono
precipitate
in
un
burrone
.
Qualcuno
ci
si
è
parato
davanti
e
le
ha
spaventate
"
.
Ora
pareva
di
vedere
quell
'
individuo
agitarsi
fra
le
fiamme
con
un
forcone
,
saltare
come
una
salamandra
.
Era
invece
il
Signor
Filippo
che
gridava
aiuto
,
e
si
era
spinto
troppo
avanti
.
La
Pirria
sembrava
essersi
messa
in
festa
.
Aveva
cominciata
la
giornata
cicalando
con
le
donne
,
e
invitando
le
più
povere
a
venirsi
a
prendere
le
brode
del
giorno
avanti
per
i
maiali
,
e
le
scorze
dei
fichidindia
.
"
Oggi
è
la
festa
mia
"
diceva
.
Dopo
mezzodì
alcune
persone
con
un
tamburello
e
la
zampogna
si
misero
a
suonare
sulla
piazza
,
e
ballavano
.
La
Pirria
si
godeva
lo
spettacolo
dalla
finestra
.
Da
una
finestra
all
'
altra
le
donnicciuole
si
domandavano
che
festa
fosse
,
che
non
ne
avevano
mai
sentito
parlare
.
Ma
nessuno
le
sapeva
.
Non
si
sa
come
,
rotolò
in
mezzo
alla
piazza
un
barilotto
di
vino
e
correvano
i
bicchieri
da
mano
a
mano
.
La
Pirria
verso
sera
accese
il
lume
a
petrolio
e
lo
espose
alla
finestra
,
e
a
quel
chiarore
la
gente
si
era
data
convegno
,
cantando
e
cicalando
.
"
Non
li
vedete
i
fuochi
?
È
la
festa
della
montagna
"
.
Nella
casa
del
signor
Filippo
le
finestre
erano
chiuse
e
senza
lume
.
Solo
di
quando
in
quando
una
testa
si
affacciava
a
spiare
e
la
finestra
si
chiudeva
frettolosamente
come
davanti
alla
tempesta
.
La
voce
di
quello
che
succedeva
in
montagna
si
propagava
rapidamente
,
e
le
donne
se
lo
gridavano
a
squarciagola
.
Capre
e
buoi
del
signor
Filippo
non
esistevano
più
,
arrivavano
perfino
i
mercanti
da
fuori
a
chiedere
se
c
'
era
da
comperare
bestie
morte
.
Segno
che
la
fama
era
andata
molto
lontano
.
Poi
altri
mercanti
scesero
dalla
montagna
menando
davanti
a
sé
certe
bestie
,
e
a
chi
domandava
dove
le
avessero
comperate
rispondevano
che
gliele
aveva
vendute
un
giovane
,
lassù
.
"
Avete
capito
che
cosa
ci
aveva
?
"
strillava
la
Pirria
.
"
Cinquecento
pecore
,
duecento
buoi
,
e
settantacinque
porci
.
Avete
capito
?
"
Ad
aumentare
la
gazzarra
apparve
qualche
cosa
di
soprannaturale
,
un
uomo
che
pochi
riconobbero
per
l
'
Antonello
.
Passando
fra
quella
turba
magna
,
su
un
mulo
,
buttava
di
sella
certi
carichi
sanguinolenti
:
"
Ecco
,
gente
,
di
che
sfamarvi
.
Ecco
qui
carne
di
vitella
e
di
pecora
fresca
macellata
.
C
'
è
da
mangiare
per
tutti
.
Riempitevi
la
pancia
per
quello
che
avete
digiunato
"
.
Buttò
quella
roba
in
mezzo
alla
folla
e
sparì
.
Una
voce
là
in
mezzo
gridò
:
"
Anche
le
bestie
del
signor
Camillo
Mezzatesta
sono
sparite
"
.
Alla
scena
della
gazzarra
succedette
un
'
apparizione
di
donne
coi
capelli
sciolti
,
mogli
di
pastori
,
che
si
schierarono
davanti
alla
chiesa
facendo
gran
lamento
.
Si
strappavano
i
capelli
,
mentre
la
gente
si
rintanava
nelle
case
,
e
la
Pirria
ritirava
rapidamente
il
lume
,
ma
non
senza
gridare
:
"
Ah
,
gioia
mia
!
"
Ma
alcune
di
quelle
donne
si
ricomponevano
e
si
staccavano
da
quel
quadro
,
perché
un
pastore
venne
a
tranquillare
le
mogli
dei
piccoli
mandriani
,
che
non
erano
stati
toccati
:
"
Soltanto
i
grossi
,
si
sa
;
il
fulmine
sceglie
sempre
le
grandi
altezze
"
.
Immane
,
al
lume
di
una
fiaccola
di
resina
,
apparve
il
Signor
Filippo
.
La
piazza
era
stata
sgombrata
,
e
vi
si
aggiravano
soltanto
Andreuccio
e
il
Titta
che
inforcavano
i
loro
cavalli
per
raggiungere
la
montagna
e
far
giustizia
dei
malfattori
.
Si
gridò
:
"
Fate
attenzione
"
.
Uno
reggeva
la
fiaccola
sul
capo
del
signor
Filippo
,
nero
,
tutto
a
brandelli
,
mentre
qualcuno
gli
strofinava
il
viso
e
le
mani
con
una
pezza
intinta
d
'
olio
.
Aveva
due
righe
di
sangue
sul
viso
.
"
Attenti
a
non
urtarlo
,
scansatevi
.
Non
lo
vedete
che
ha
perduto
gli
occhi
?
"
XV
L
'
Antonello
stava
nella
sua
capanna
di
felci
e
di
canne
a
mezzacosta
dell
'
Aspromonte
.
Col
fucile
in
ispalla
girava
come
un
guardiano
,
all
'
erta
che
non
arrivasse
qualcuno
.
La
capanna
era
costruita
su
quattro
alberi
grossi
,
su
due
piani
,
e
al
pianterreno
aveva
un
posto
per
le
riserve
.
Qui
belavano
chiusi
i
montoni
,
e
i
buoi
,
che
facevano
un
gran
concerto
.
Qualcuno
passava
al
largo
,
ma
egli
lo
chiamava
con
un
cenno
,
e
posava
il
fucile
in
segno
di
pace
.
Voleva
che
,
se
andava
al
paese
,
portasse
qualche
piccolo
regalo
ai
suoi
amici
;
compensava
lautamente
.
Metteva
nella
bisaccia
del
passante
agnelli
vivi
e
coscie
di
manzo
.
Si
ricordava
dei
più
poveri
del
paese
,
con
la
memoria
dell
'
infanzia
.
Si
ricordava
dell
'
Agata
cieca
,
quella
che
andava
mendicando
,
e
le
mandava
un
agnellino
.
Si
ricordava
di
tutti
.
Gli
davano
anche
le
notizie
.
Il
signor
Filippo
era
rovinato
,
rovinati
i
tre
eredi
del
signor
Camillo
Mezzatesta
.
Erano
arrivati
la
notte
i
carabinieri
e
si
sarebbero
messi
alla
ricerca
degl
'
incendiari
.
Credevano
che
fosse
una
banda
,
e
l
'
Andreuccio
e
il
Titta
la
andavano
cercando
.
Egli
sorrideva
orgogliosamente
.
Intanto
era
tornato
suo
fratello
,
Benedetto
,
che
non
poteva
più
pagare
al
seminario
,
e
rimaneva
vestito
da
prete
.
Era
un
santo
,
predicava
la
pace
,
viveva
di
pane
ed
acqua
,
e
le
donne
lo
seguivano
e
gli
baciavano
l
'
orlo
della
veste
.
Giovane
com
'
era
,
dava
già
buoni
consigli
alla
gente
che
ne
chiedeva
,
e
scriveva
le
lettere
per
tutti
.
"
E
portate
"
,
diceva
l
'
Antonello
,
"
questi
pochi
denari
alla
Schiavina
,
con
questo
agnellino
.
La
conoscete
la
Schiavina
?
E
questo
maialino
che
lo
allevi
per
il
carnevale
,
alla
mia
salute
.
E
questi
denari
a
lui
,
a
,
mio
fratello
Benedetto
,
che
potrà
così
tornare
a
studiare
.
E
che
mi
perdoni
e
preghi
per
me
"
.
Ora
si
diceva
,
nelle
leggende
che
si
spargevano
sul
conto
suo
,
da
quelli
stessi
che
lo
avevano
veduto
,
che
stava
su
un
cumulo
di
carne
macellata
e
che
con
un
focone
davanti
alla
sua
capanna
faceva
arrostire
quarti
di
bue
e
bocconi
buoni
.
Egli
emanava
decreti
,
e
mandò
a
dire
ai
piccoli
mandriani
che
potevano
star
tranquilli
,
che
lui
non
ce
l
'
aveva
con
loro
.
Si
affacciarono
dunque
le
pecore
a
brucare
le
erbe
sui
precipizi
,
ed
egli
le
sentiva
scampanellare
e
belare
,
col
cuor
pieno
,
come
se
le
avesse
create
lui
.
Aspettava
la
sua
sorte
.
Quando
vide
i
berretti
dei
carabinieri
,
e
i
moschetti
puntati
su
di
lui
di
dietro
gli
alberi
,
buttò
il
fucile
e
andò
loro
incontro
.
"
Finalmente
"
,
disse
,
"
potrò
parlare
con
la
Giustizia
.
Ché
ci
è
voluto
per
poterla
incontrare
e
dirle
il
fatto
mio
!
"
LA
PIGIATRICE
D
'
UVA
Pareva
che
il
tempo
si
volesse
tenere
.
L
'
afa
era
ancora
pesante
,
il
cielo
velato
di
vapori
,
le
cicale
arrabbiate
;
a
oriente
,
dove
il
cielo
era
più
sgombro
,
qualche
fiocco
di
nuvole
era
spiaccicato
come
una
pennellata
.
La
pioggia
doveva
essere
assai
lontana
,
e
si
cominciò
la
vendemmia
.
Nelle
vigne
popolate
di
vespe
e
di
calabroni
i
grappoli
appena
punti
si
disfacevano
.
Un
odore
denso
era
dappertutto
,
e
i
pampini
erano
gelosi
come
vesti
.
I
grappoli
appiattati
nell
'
ombra
divenivano
misteriosi
come
tutti
gli
esseri
umani
che
si
affacciano
alla
vita
,
i
bianchi
parevano
di
cera
e
carnali
,
come
le
forme
delle
dita
,
o
dei
capezzoli
delle
capre
,
i
neri
serrati
e
ricciuti
come
la
testa
di
qualche
ragazza
.
Le
donne
si
sparsero
pel
campo
con
le
loro
ceste
sul
capo
,
e
si
adagiavano
sotto
le
viti
,
come
in
una
stanza
segreta
piena
d
'
inquiete
suggestioni
.
Le
dita
si
appiccicavano
legate
dai
succhi
e
dalle
ragnatele
.
Nell
'
aria
ancora
squillante
per
il
fresco
notturno
s
'
intonavano
canzoni
cui
si
rispondeva
da
vite
a
vite
,
e
i
peri
e
i
peschi
buttavano
giù
con
un
tonfo
qualche
frutto
troppo
maturo
.
L
'
aria
stessa
era
una
matassa
di
odori
vischiosi
,
all
'
ombra
delle
piante
.
Poi
il
giorno
ingrandiva
,
il
sole
bucava
e
infocava
il
cielo
disperdendone
i
vapori
,
e
tutto
era
chiaro
e
nudo
,
meno
la
nota
degli
aranci
che
rimanevano
appartati
nell
'
orto
sognando
le
chiare
notti
dell
'
inverno
.
Le
vespe
e
le
farfalle
messe
in
sospetto
volavano
più
alte
,
e
qualche
canto
era
interrotto
da
un
grido
pungente
.
Verso
mezzogiorno
il
palmento
si
empì
d
'
uva
e
fu
il
primo
convegno
delle
vespe
che
salivano
stordite
alla
superficie
dei
grappoli
.
L
'
aria
era
divenuta
di
miele
,
e
l
'
aroma
delle
piante
bruciate
dal
sole
si
mescolava
a
quello
dolce
e
inebriante
delle
uve
che
non
riuscivano
più
a
contenere
i
succhi
e
che
si
disfacevano
un
grappolo
sull
'
altro
,
nel
reciproco
peso
.
Mezzogiorno
era
alto
,
il
sole
era
un
buco
lucido
nel
cielo
opaco
,
la
voce
delle
cicale
saliva
di
tono
,
si
portava
in
alto
tutte
le
voci
dei
campi
,
e
,
tutta
la
terra
,
gridando
come
un
mare
,
era
colma
d
'
un
silenzio
assordante
.
I
vendemmiatori
si
riunirono
all
'
ombra
d
'
un
pesco
brandendo
la
bottiglia
di
vino
vecchio
che
si
passavano
a
turno
come
se
suonassero
la
trombetta
della
follia
.
Poi
una
giovane
saltò
su
,
una
giovane
coi
capelli
castani
striati
di
biondo
,
con
un
viso
camuso
e
ridente
.
Si
guardò
intorno
,
mentre
il
padrone
della
vigna
allegro
e
in
maniche
di
camicia
apriva
le
braccia
in
una
specie
d
'
invito
al
ballo
.
Da
lei
si
staccarono
due
ragazzi
che
si
diedero
a
inseguirsi
per
l
'
orto
,
tra
i
pomodori
rossi
e
le
melanzane
turchine
,
le
fiammelle
dei
peperoni
,
e
le
zucche
sdraiate
tutto
ventre
.
Avevano
i
pugni
pieni
d
'
uva
e
i
mostacci
violetti
di
mosto
.
Sembrava
che
la
donna
li
avesse
messi
al
mondo
in
quell
'
istante
di
lucida
follia
,
mentre
il
vino
vecchio
rideva
pallido
nella
bottiglia
,
e
quello
nuovo
nasceva
come
un
ruscello
torbido
dal
seno
di
quella
montagna
d
'
uve
.
La
donna
era
scalza
.
Sollevò
le
vesti
fino
al
ginocchio
,
e
reggendosele
con
le
due
mani
protese
tentò
di
scavalcare
il
muricciolo
del
palmento
;
ma
invece
incespicò
e
stava
per
cadere
,
quando
un
uomo
coi
pantaloni
rimboccati
fino
al
ginocchio
la
sostenne
e
per
un
attimo
la
tenne
fra
le
braccia
ridendo
sotto
il
naso
aquilino
.
Ella
fu
finalmente
nel
palmento
e
affondò
il
piede
fra
i
grappoli
,
che
fecero
un
vago
rumore
di
cosa
segreta
.
Sotto
il
suo
passo
si
sfranse
un
grappolo
nero
e
greve
,
mille
grappoli
la
circondarono
come
una
schiuma
di
un
mare
rosso
e
le
dipinsero
una
graziosa
scarpetta
sulla
pelle
bruna
.
Affondava
lentamente
fino
al
ginocchio
e
arrossiva
tutta
.
Cominciò
lievemente
a
muovere
i
passi
e
a
pestare
l
'
uva
.
Al
disopra
delle
ginocchia
le
sue
vene
azzurre
inseguivano
come
freschi
ruscelli
.
Abbassò
gli
occhi
impercettibilmente
per
vedere
;
poi
,
con
un
moto
che
pareva
di
danza
,
si
andava
snodando
la
treccia
che
le
pesava
sulla
testa
.
Vi
pose
sopra
un
fazzoletto
rosso
per
difendersi
dal
sole
,
e
in
certi
angoli
delle
sue
spalle
si
addensarono
ombre
azzurre
.
I
vendemmiatori
dopo
averla
osservata
come
in
un
momento
pericoloso
,
si
sparsero
di
nuovo
pei
campi
,
mentre
ella
affondava
nel
rosso
elemento
come
una
disperata
.
Il
caldo
e
i
vapori
del
mosto
la
stordivano
,
e
i
suoi
occhi
non
avevano
più
sguardo
.
La
caldaia
che
doveva
ricevere
il
mosto
presso
il
palmento
si
mise
a
ribollire
:
il
liquido
scendeva
come
da
una
ferita
troppo
larga
,
e
un
uomo
si
mise
ad
attingervi
carponi
con
una
misura
di
latta
,
a
versarlo
nei
barili
.
Il
liquido
voleva
scappare
da
tutte
le
parti
,
già
viaggiava
nella
fantasia
degli
uomini
,
empiva
facilmente
i
barili
,
mentre
i
muli
che
dovevano
trasportarlo
scalpitavano
inquieti
.
L
'
uomo
era
divenuto
fosco
,
e
guardava
la
donna
di
sotto
in
su
come
se
la
vedesse
la
prima
volta
.
Ella
scorgeva
tra
foglia
e
foglia
gli
uomini
al
lavoro
,
e
si
riparava
dall
'
arsura
delle
loro
occhiate
nei
verdi
segreti
fra
vite
e
vite
.
Le
sembrava
di
levarsi
impazzita
e
di
correre
per
tutto
il
colle
,
per
il
piano
lontano
dove
le
cavalcature
e
gli
armenti
mettevano
il
suono
dei
loro
campani
accanto
al
luccichio
delle
pietre
aride
del
torrente
.
Ella
non
si
tergeva
neppure
il
sudore
che
di
quando
in
quando
le
diveniva
fresco
come
una
pioggia
di
rugiada
.
Aveva
le
mani
grondanti
mosto
.
L
'
uomo
si
volse
per
dirle
:
"
Vuoi
che
ti
asciughi
il
sudore
?
"
"
Non
voglio
"
,
ella
rispose
con
una
voce
cattiva
.
"
Perché
mi
rispondi
così
?
"
Ella
ora
rideva
senza
ragione
,
come
se
lo
sforzo
di
pestare
l
'
uva
la
stancasse
piacevolmente
.
L
'
uomo
,
curvo
sulla
caldaia
,
mostrava
la
sua
pelle
scura
e
vellosa
fra
le
lacerature
del
vestito
.
Con
la
testa
china
sul
mosto
soffocante
,
cominciò
a
dire
con
una
voce
da
ubbriaco
:
"
Io
ti
ucciderò
,
un
giorno
,
ti
ucciderò
"
.
"
Non
lo
saprai
fare
"
.
"
Lo
vedrai
"
.
"
Perché
non
lo
fai
adesso
?
"
"
Ora
devi
finire
il
tuo
lavoro
"
.
"
Per
questo
?
Fallo
se
hai
coraggio
"
.
"
Tu
mi
dovrai
chiedere
perdono
in
ginocchio
,
prima
,
e
poi
...
"
"
Se
tu
avessi
questo
coraggio
io
non
ti
tradirei
"
.
Diceva
così
,
e
muoveva
le
gambe
in
un
ritmo
continuo
e
uguale
come
chi
debba
ballare
per
scommessa
.
L
'
uomo
si
levò
in
ginocchio
presso
la
caldaia
,
mentre
il
mosto
nei
barili
schiumava
attraverso
i
tappi
fatti
con
foglie
di
vite
.
Ella
aggiungeva
con
la
sua
voce
più
aspra
:
"
Io
sono
stata
di
chi
mi
piace
,
e
tu
non
mi
piaci
!
Ecco
:
vedi
che
non
sei
buono
a
uccidermi
?
Tu
lo
sai
e
stai
zitto
.
Tu
non
mi
farai
mai
nulla
.
E
allora
io
faccio
quello
che
mi
piace
"
.
All
'
ombra
del
fazzoletto
rosso
le
sue
labbra
si
muovevano
con
uno
straordinario
rilievo
,
come
quelle
eterne
e
inflessibili
delle
statue
.
"
Scendi
giù
"
.
le
disse
l
'
uomo
.
"
Se
vuoi
uccidermi
,
puoi
farlo
qui
"
.
La
rabbia
delle
cicale
assalì
il
sonno
pesante
del
pomeriggio
,
e
pareva
che
un
torrente
di
suoni
si
versasse
sulla
terra
dai
cieli
aperti
.
Le
ombre
dei
monti
e
degli
alberi
giravano
come
le
lancette
degli
orologi
,
e
le
vigne
lontane
avevano
assunto
da
un
'
ora
all
'
altra
quell
'
aspetto
spoglio
delle
vendemmie
,
quando
le
viti
annunziano
di
lontano
di
essere
sgravate
dal
loro
peso
.
La
donna
si
agitava
ora
su
un
cumulo
di
vinacce
torbide
,
e
come
un
mondo
di
lubrici
insetti
esse
le
si
attaccavano
alle
gambe
.
Una
lunga
armonia
scrosciante
si
levò
dall
'
attiguo
campo
di
lupini
che
rumoreggiavano
secchi
nel
loro
guscio
con
la
voce
di
mille
raganelle
,
mentre
qualcuno
le
traversava
di
corsa
.
Un
uomo
a
cavallo
spuntò
,
si
avvicinò
ingrandendo
a
vista
d
'
occhio
come
sotto
un
binocolo
,
un
giovane
trafelato
e
felice
precipitò
di
sella
,
correva
verso
il
palmento
,
lo
raggiungeva
,
vi
si
fermava
davanti
;
i
suoi
occhi
si
ficcavano
fra
l
'
uva
mentre
il
filo
del
mosto
si
assottigliava
scendendo
a
trivello
nella
caldaia
.
Sembrava
che
il
giovane
si
meravigliasse
di
trovarsi
tanto
alto
in
confronto
del
palmento
,
e
,
affacciandosi
con
la
cautela
con
cui
si
scruta
il
fondo
di
un
pozzo
,
fosse
deluso
di
vederlo
molto
più
piccolo
di
come
se
lo
immaginava
.
La
donna
si
tolse
il
fazzoletto
dal
capo
,
si
legò
i
capelli
di
nuovo
sulla
testa
,
si
asciugò
il
sudore
,
e
sentì
come
un
odore
di
foresta
selvaggia
intorno
.
Sedette
sul
muricciolo
del
palmento
,
le
dita
dei
piedi
le
spuntavano
fra
le
vinacce
ed
ella
ve
le
nascose
subito
di
nuovo
come
sotto
una
coltre
.
L
'
uomo
curvo
a
imbottare
mosto
,
col
viso
quasi
tuffato
nel
liquido
come
se
vi
fosse
rimasto
soffocato
,
si
volse
appena
.
Gli
occhi
di
lei
si
posarono
su
quell
'
uomo
buttato
in
terra
,
e
videro
il
suo
calcagno
magro
di
camminatore
,
e
la
nuca
,
sotto
il
cappello
di
paglia
,
magra
e
rientrante
e
cerea
al
confronto
dei
capelli
neri
come
la
pece
.
Il
giovane
sopraggiunto
si
curvò
sulla
caldaia
a
guardare
il
mosto
come
un
mare
perfidissimo
.
"
Chi
siete
?
"
gli
fece
l
'
uomo
diffidente
.
"
Il
figlio
del
padrone
;
non
mi
riconosci
?
"
Prese
il
mosto
fra
le
mani
giunte
e
vi
bevve
avidamente
.
"
Che
bellezza
,
dopo
tanti
anni
che
non
vedevo
la
vendemmia
!
Tutto
mi
pareva
tanto
più
grande
,
ma
è
bello
lo
stesso
"
.
L
'
uomo
seguitava
a
imbottare
senza
guardare
più
.
La
donna
,
come
per
coprire
il
silenzio
ostile
disse
al
suo
uomo
:
"
Mi
fai
bere
?
"
Egli
le
porse
la
misura
di
latta
senza
dir
parola
.
Ella
beveva
guardando
il
giovane
accanto
a
lei
,
e
si
vedeva
gli
occhi
specchiati
nel
mosto
cupo
.
Il
mondo
intorno
pareva
libero
e
felice
,
sgombro
di
non
si
sa
qual
vecchiaia
,
mentre
al
silenzio
immobile
del
meriggio
i
rami
carichi
dei
meli
e
dei
peschi
cominciavano
ad
agitarsi
animando
di
sé
il
paesaggio
intorno
.
Il
giovane
era
impallidito
sotto
il
colpo
del
vino
,
e
i
baffi
gli
tremavano
sul
labbro
.
La
donna
,
stando
seduta
,
ricominciò
ad
agitare
i
piedi
fra
l
'
uva
.
Il
giovane
fu
di
nuovo
d
'
un
balzo
sul
cavallo
,
era
già
tra
il
fracasso
dei
lupini
,
già
batteva
il
terreno
cretoso
,
appariva
e
spariva
fra
i
pioppi
,
curvo
sulla
criniera
del
cavallo
.
La
donna
con
una
voce
spenta
disse
:
"
Fa
caldo
"
.
La
voce
delle
api
le
ronzava
interminabilmente
negli
orecchi
.
Sedette
coi
piedi
fuori
del
palmento
.
Senza
nessuna
ragione
si
mise
a
piangere
,
e
quando
l
'
uomo
le
fu
vicino
,
si
diede
a
gridare
come
una
pazza
:
"
Voglio
quell
'
uomo
,
lo
voglio
andare
a
cercare
.
Non
voglio
più
nessuno
,
nessun
altro
che
lui
.
Andate
via
tutti
quelli
che
mi
state
intorno
.
Io
non
sapevo
che
esistesse
quell
'
uomo
.
Perché
non
me
lo
hanno
mai
fatto
vedere
?
"
L
'
uomo
aveva
messa
la
mano
in
tasca
e
si
gingillava
stupidamente
con
un
coltello
.
IL
RUBINO
Le
cronache
dei
giornali
registravano
uno
di
quei
fatti
che
per
una
giornata
sommuovono
una
città
e
fanno
il
giro
del
mondo
:
un
rubino
della
grossezza
d
'
una
nocciuola
,
un
gioiello
celebre
che
portava
un
nome
famoso
,
che
si
diceva
di
un
valore
spropositato
,
era
scomparso
.
Lo
portava
come
ornamento
un
principe
indiano
che
si
trovava
in
visita
in
una
metropoli
dell
'
America
del
Nord
.
Egli
si
era
accorto
di
averlo
perduto
subito
dopo
un
viaggio
fatto
in
un
'
auto
di
piazza
,
che
lo
aveva
depositato
in
incognito
in
un
albergo
suburbano
,
sfuggendo
alla
sorveglianza
del
suo
seguito
e
della
polizia
.
Furono
mobilitati
gli
agenti
investigativi
,
la
città
intera
si
destò
la
mattina
seguente
sotto
l
'
impressione
di
quella
perdita
,
e
fino
a
mezzogiorno
molti
s
'
illusero
di
trovare
sulla
loro
strada
il
famoso
gioiello
.
Cadde
sulla
città
una
di
quelle
ventate
di
ottimismo
e
di
delirio
,
quando
il
senso
della
ricchezza
di
uno
fa
più
ricche
le
speranze
di
tutti
.
Il
principe
,
nella
deposizione
che
fece
alla
polizia
,
fu
reticente
,
ma
escluse
che
la
persona
con
cui
aveva
viaggiato
potesse
essersi
resa
responsabile
di
quella
perdita
.
Perciò
non
doveva
essere
ricercata
.
Il
conduttore
del
veicolo
si
presentò
per
attestare
che
aveva
accompagnato
l
'
indiano
col
suo
turbante
prezioso
in
compagnia
di
una
donna
,
affermando
di
averli
lasciati
davanti
a
un
albergo
suburbano
.
Egli
affermava
che
la
donna
era
una
bianca
,
e
che
la
sola
cosa
che
la
distingueva
era
un
magnifico
brillante
,
della
grandezza
di
un
pisello
,
che
ella
portava
incastrato
alla
narice
sinistra
,
secondo
la
consuetudine
di
alcune
ricche
indiane
.
Questo
particolare
sviò
per
un
momento
l
'
attenzione
del
pubblico
dal
rubino
perduto
,
aggiungendo
curiosità
a
curiosità
.
Il
conduttore
del
veicolo
,
dopo
aver
visitato
accuratamente
l
'
interno
della
vettura
,
fece
il
calcolo
delle
persone
che
aveva
accompagnato
durante
le
prime
ore
di
quella
mattina
:
un
uomo
indaffarato
,
uno
straniero
che
aveva
accompagnato
fino
al
porto
e
che
evidentemente
s
'
imbarcava
per
l
'
Europa
,
una
donna
.
Lo
straniero
,
riconoscibile
per
un
italiano
,
era
uscito
da
una
di
quelle
case
dove
si
uniscono
a
vita
comune
gli
emigranti
;
questa
persona
portava
un
paio
di
pantaloni
larghi
come
amano
esagerare
gli
emigranti
,
le
scarpe
gibbose
e
tozze
che
si
usano
ormai
soltanto
fra
gente
di
quella
condizione
,
un
cappello
duro
su
un
viso
sbarbato
,
magro
,
seminato
di
rughe
.
Come
bagaglio
aveva
una
valigia
pesante
la
cui
chiusura
era
assicurata
da
una
grossa
fune
,
e
un
altro
involto
pesantissimo
che
pareva
una
scatola
di
acciaio
.
Egli
era
partito
il
giorno
stesso
.
Ma
l
'
idea
di
quest
'
individuo
si
cancellò
subito
dalle
ricerche
,
perché
lo
straniero
aveva
l
'
aria
di
viaggiare
per
la
prima
volta
in
un
'
auto
di
piazza
,
non
sapeva
neppure
chiudere
lo
sportello
;
e
si
era
tenuto
sempre
accosto
al
finestrino
davanti
,
forse
per
non
essere
proiettato
all
'
indietro
dalla
corsa
,
e
osservava
attentamente
le
strade
,
come
fanno
quelli
che
lasciano
una
città
sapendo
di
lasciarla
forse
per
sempre
.
L
'
attenzione
del
conduttore
si
fissò
invece
sull
'
uomo
che
,
uscendo
dall
'
alberghetto
suburbano
,
aveva
presa
la
vettura
subito
dopo
il
principe
,
e
si
era
fatto
portare
nel
quartiere
dei
lavoratori
italiani
,
dove
poi
lo
straniero
aveva
preso
posto
.
Quel
viaggiatore
,
di
cui
diede
i
connotati
,
e
che
doveva
essere
uno
della
città
,
fu
cercato
inutilmente
.
Del
resto
,
il
fatto
che
egli
non
si
facesse
vivo
agli
appelli
dei
giornali
e
alla
promessa
di
una
forte
mancia
,
dimostrava
a
rigor
di
logica
che
era
stato
lui
a
impadronirsi
del
famoso
gioiello
.
Ma
trattandosi
di
un
oggetto
riconoscibilissimo
,
celebre
in
tutto
il
mondo
,
si
sperava
che
un
giorno
o
l
'
altro
sarebbe
riapparso
.
L
'
emigrante
che
tornava
a
casa
sua
,
in
un
paese
dell
'
Italia
meridionale
,
dopo
cinque
anni
di
assenza
,
non
seppe
mai
nulla
di
questa
storia
.
Egli
rimpatriava
con
un
bagaglio
dei
più
singolari
,
per
quanto
gli
emigranti
ci
abbiano
abituati
alle
cose
più
strane
.
Una
valigia
di
cuoio
finto
,
che
egli
credeva
vero
,
conteneva
la
sua
casacca
turchina
da
fatica
,
ben
pulita
e
stirata
,
dodici
penne
stilografiche
che
egli
si
riprometteva
di
vendere
alla
gente
del
suo
paese
,
dimenticando
che
si
trattava
di
mandriani
,
e
che
non
più
di
sei
borghesi
adoperavano
penna
e
calamaio
,
inoltre
alcune
posate
con
uno
stemma
,
una
macchinetta
per
tosare
di
cui
si
era
servito
per
tagliare
i
capelli
ai
suoi
compagni
di
lavoro
,
un
oggetto
di
metallo
di
cui
non
conosceva
l
'
uso
e
lo
scopo
,
che
aveva
forma
di
pistola
e
non
sparava
,
dodici
tappeti
di
tela
cerata
e
qualche
oggetto
per
far
figura
e
per
regalo
alla
moglie
,
al
figlio
,
agli
amici
.
Il
bagaglio
pesante
era
una
cassaforte
di
acciaio
,
usata
,
che
si
apriva
con
un
meccanismo
in
cui
bisognava
comporre
una
parola
di
sei
lettere
e
la
parola
questa
volta
era
:
Annina
.
Quanto
a
contanti
,
portava
mille
dollari
,
di
cui
trecento
doveva
restituirli
a
chi
glieli
aveva
prestati
pel
viaggio
.
In
un
taschino
del
gilè
portava
un
pezzo
di
cristallo
rosa
,
grande
come
una
nocciuola
,
sfaccettato
,
trovato
per
caso
nella
vettura
che
lo
aveva
accompagnato
al
porto
,
e
di
cui
non
sapeva
l
'
uso
.
Lo
aveva
trovato
ficcando
le
mani
dietro
il
cuscino
della
vettura
.
Lo
prese
per
un
amuleto
della
sua
vita
avvenire
,
e
forse
lo
avrebbe
fatto
legare
come
ciondolo
alla
catena
dell
'
orologio
.
Era
strano
che
non
fosse
forato
,
e
quindi
non
poteva
essere
neppure
una
delle
tante
pietre
grosse
che
si
adoperano
per
le
collane
delle
signore
nelle
città
.
Quando
uno
lascia
un
paese
,
tutte
le
cose
acquistano
prima
della
partenza
un
valore
straordinario
di
ricordo
,
e
ci
fanno
pregustare
la
lontananza
e
la
nostalgia
.
Così
gli
fu
caro
questo
pezzo
di
cristallo
,
gelido
a
toccarlo
,
abbastanza
lucente
e
limpido
,
come
se
fosse
vuoto
dentro
,
e
vi
fosse
del
rosolio
,
come
nei
confetti
.
Quest
'
uomo
,
intorno
agli
elementi
che
possedeva
,
aveva
stabilito
il
suo
negozio
.
La
cassaforte
attaccata
al
muro
,
il
banco
per
la
vendita
,
le
penne
stilografiche
in
una
scatola
,
le
posate
con
lo
stemma
,
i
tappeti
di
tela
cerata
esposti
,
quelli
dove
è
raffigurata
la
statua
della
Libertà
e
agli
angoli
portano
i
ritratti
dei
fondatori
dell
'
indipendenza
americana
,
il
tutto
a
puntini
bianchi
e
azzurri
.
Tutte
queste
cose
le
aveva
radunate
pazientemente
in
cinque
anni
,
pensando
al
suo
ritorno
,
e
scegliendo
le
cose
che
sarebbero
apparse
più
strane
in
un
paese
come
il
suo
,
per
quanto
potesse
scegliere
fra
le
occasioni
di
roba
usata
che
gli
si
offrivano
,
proveniente
non
si
sa
di
dove
,
ma
che
fa
un
gran
giro
fra
le
mani
degli
emigranti
.
Ora
sarebbe
divenuto
negoziante
di
generi
misti
,
dopo
essere
partito
bracciante
,
e
la
prima
idea
del
negozio
gliel
'
aveva
data
la
cassaforte
.
Si
sarebbe
detto
che
avesse
scelto
tale
mestiere
proprio
perché
possedeva
una
cassaforte
.
Si
sentiva
quasi
ricco
,
poiché
i
denari
che
aveva
in
tasca
erano
denari
forestieri
che
col
cambio
aumentavano
.
Calcolando
mentalmente
quanti
erano
,
il
suo
pensiero
si
perdeva
volentieri
in
cifre
ad
ogni
minuto
diverse
.
Provava
un
piacere
infantile
a
toccare
nel
taschino
quel
cristallo
rosa
,
e
cominciava
a
crederlo
un
portafortuna
.
Era
uno
di
quegli
oggetti
senza
utilità
,
che
rimangono
tutta
la
vita
con
noi
,
di
cui
nessuno
ha
la
forza
di
disfarsi
,
e
che
finiscono
a
diventare
compagni
di
vite
intere
se
non
di
intere
generazioni
.
Molte
cose
importanti
si
perdono
,
tenute
ben
custodite
e
nascoste
,
ma
questi
oggetti
non
si
perdono
mai
,
e
qualche
volta
vi
pensiamo
.
Quest
'
oggetto
ora
,
a
pochi
giorni
di
distanza
,
gli
ricordava
quella
giornata
di
partenza
,
l
'
interno
di
quella
vettura
,
le
strade
che
si
arrotolavano
lentamente
come
scenari
dopo
una
rappresentazione
,
e
diventavano
ricordi
di
cose
lontane
.
Egli
mise
il
negozio
in
una
parte
del
paese
abitata
dai
contadini
e
dai
mandriani
,
in
alto
.
Quindici
giorni
dopo
il
suo
arrivo
,
il
pianterreno
di
una
casupola
era
mobiliato
con
un
lungo
banco
,
uno
scaffale
dove
avevano
trovato
posto
i
pacchi
turchini
della
pasta
,
la
cotonina
turchina
per
le
massaie
,
da
un
canto
un
barile
di
vino
su
due
trespoli
e
un
coppo
d
'
olio
.
Accanto
al
banco
era
murata
la
cassaforte
,
ed
egli
provava
un
gran
piacere
ad
aprirla
in
presenza
alla
gente
.
In
questa
cassaforte
era
il
libro
dei
conti
e
lo
scartafaccio
delle
merci
vendute
a
credito
,
da
pagarsi
al
tempo
del
raccolto
o
della
vendita
delle
bestie
.
Il
negozio
acquistò
lentamente
l
'
aspetto
di
tutti
i
negozi
,
con
l
'
odore
delle
merci
,
i
segni
fatti
col
gesso
dalla
moglie
sulle
pareti
,
per
ricordarsi
delle
cose
date
a
credito
,
perché
non
sapeva
scrivere
.
Invece
il
figliolo
,
che
andava
a
scuola
,
cominciò
a
tracciare
sul
registro
i
nomi
dei
clienti
,
e
qualche
volta
faceva
assennatamente
la
guardia
alla
bottega
,
nei
pomeriggi
caldi
,
quando
non
c
'
era
altro
traffico
che
quello
della
neve
per
i
signori
che
si
svegliavano
dal
sonno
pomeridiano
.
Lentamente
le
lunghe
scarpe
americane
si
erano
aggrinzite
ai
piedi
della
moglie
che
aveva
acquistata
l
'
aria
soddisfatta
e
meticolosa
delle
bottegaie
,
la
stoffa
nuova
che
il
marito
aveva
portato
era
andata
a
finire
fra
gli
stracci
,
e
soltanto
il
cappello
duro
di
lui
era
quasi
nuovo
nell
'
armadio
.
I
tappeti
di
tela
cerata
erano
stati
dati
in
regalo
alle
famiglie
importanti
,
e
quanto
alle
penne
stilografiche
nessuno
le
aveva
volute
.
Qualcuno
le
aveva
rotte
maneggiandole
,
e
i
pezzi
stavano
nella
cassaforte
.
Il
padrone
della
bottega
,
aveva
,
in
fondo
l
'
animo
di
un
ragazzo
,
perché
pensava
spesso
che
i
pennini
di
quelle
stilografiche
erano
d
'
oro
,
e
li
teneva
cari
come
il
ragazzo
tien
cara
la
stagnola
delle
cioccolate
.
Conservava
anche
un
giornale
scritto
in
inglese
,
lo
aveva
sempre
risparmiato
,
anche
quando
ne
aveva
avuto
bisogno
per
incartare
le
merci
.
Talvolta
si
metteva
a
osservarlo
,
e
le
figurine
delle
pagine
di
pubblicità
gli
facevano
rivedere
la
gente
che
fumava
le
sigarette
col
bocchino
d
'
oro
,
le
ragazze
,
i
grammofoni
,
la
vita
dei
quartieri
centrali
dove
talvolta
si
avventurava
.
Quanto
alla
pallina
di
cristallo
,
se
ne
ricordò
un
giorno
,
e
la
diede
al
figliolo
che
ci
giocasse
coi
compagni
il
giorno
di
Natale
.
In
quest
'
epoca
,
serve
ai
ragazzi
una
nocciolina
più
pesante
per
tirare
contro
i
castelli
fatti
di
nocciuole
e
buttarli
giù
e
vincerli
;
di
solito
se
ne
prende
una
un
po
'
grossa
,
la
si
vuota
pazientemente
attraverso
un
forellino
,
poi
la
si
carica
con
alcuni
grani
di
piombo
da
caccia
.
Questa
di
cristallo
andava
bene
,
era
pesante
,
e
colpiva
nel
segno
.
Un
altro
giocava
con
una
pallina
di
vetro
di
quelle
che
si
trovano
nelle
boccette
delle
gazose
,
che
sono
tonde
;
ma
il
figlio
del
negoziante
sosteneva
che
fosse
più
bella
la
sua
perché
veniva
dall
'
America
e
perché
,
era
rossa
.
La
teneva
molto
cara
,
come
fanno
i
ragazzi
,
che
non
perdono
mai
queste
cose
.
Il
padre
pensava
spesso
,
vedendo
quest
'
oggetto
che
serviva
di
giocattolo
al
suo
ragazzo
,
alle
sue
illusioni
di
quando
viaggiava
pel
mondo
,
e
il
mondo
gli
pareva
pieno
di
preziose
cose
perdute
che
i
fortunati
ritrovano
.
Per
questo
aveva
sempre
frugato
dove
gli
capitava
,
sotto
i
materassi
dei
lettucci
nel
vapore
,
dietro
i
cuscini
di
cuoio
degli
autobus
;
non
aveva
mai
trovato
nulla
.
Sì
,
una
volta
soltanto
,
aveva
trovato
cinque
dollari
per
istrada
,
e
,
se
lo
ricordava
sempre
,
quel
giorno
pioveva
.
LA
ZINGARA
Lo
zingaro
arriva
una
mattina
in
piazza
che
nessuno
se
lo
aspetta
,
si
mette
a
sedere
in
terra
,
scava
una
buca
,
tira
fuori
due
mantici
di
pelle
vellosa
,
congiunge
nella
buca
i
due
becchi
di
latta
,
si
mette
a
mandar
su
e
giù
i
mantici
come
se
suonasse
un
organetto
.
Nella
buca
si
accende
la
fiammella
azzurra
del
carbone
.
Fa
questo
lavoro
con
raccoglimento
,
guardando
appena
in
giro
coi
suoi
occhi
bianchi
.
Quando
la
fiamma
è
gialla
e
sicura
,
si
leva
,
tira
fuori
un
pane
di
stagno
in
cui
si
specchia
abbagliante
tutto
il
sole
.
Aspetta
che
gli
portino
i
vasi
di
rame
da
stagnare
e
da
saldare
.
Sembra
che
sia
arrivato
solo
;
invece
si
sente
un
suono
come
di
chi
piange
piano
per
non
farsi
sentire
:
è
lo
zingaro
più
piccolo
che
gira
per
richiamo
suonando
il
suo
strumento
invisibile
,
una
lamina
d
'
acciaio
che
si
mette
sotto
la
lingua
e
fa
vibrare
,
variandone
i
suoni
col
cavo
delle
mani
disposto
a
cassa
armonica
.
Poi
ne
spunta
un
altro
,
e
le
donne
silenziose
e
infide
.
La
gente
chiude
la
porta
perché
gli
zingari
sono
ladri
,
e
le
madri
non
finiscono
di
raccomandare
alle
figlie
di
non
aprire
e
di
non
dar
retta
per
quanto
dicano
.
Le
zingare
lo
sanno
e
stanno
ore
intere
dietro
la
porta
dicendo
:
"
Aprite
,
vi
devo
dire
una
bella
cosa
,
perché
ho
letto
nella
vostra
fortuna
.
Aprite
,
bella
stella
"
.
Parlano
,
insistono
,
pregano
,
supplicano
.
Le
ragazze
tremano
perché
,
vorrebbero
aprire
e
intanto
hanno
paura
.
Stanno
dietro
la
porta
e
guardano
dal
buco
della
serratura
:
la
zingara
coi
suoi
occhi
bramosi
e
là
dietro
e
guarda
la
porta
per
lungo
e
per
largo
con
quel
senso
di
stupore
animale
proprio
dei
cani
davanti
alle
porte
chiuse
.
"
Io
so
chi
vi
vuol
bene
"
,
supplica
la
zingara
.
"
Apritemi
e
ve
lo
dico
"
.
Lo
zingaro
,
invece
,
sta
serio
serio
in
piazza
.
Tutti
i
trafficanti
,
quando
arrivano
,
si
mettono
a
gridare
per
annunziarsi
,
ma
lui
no
;
basta
che
si
veda
da
lungi
il
suo
fuocherello
,
che
si
senta
il
grosso
respiro
dei
mantici
,
perché
tutti
corrano
a
vedere
,
Egli
sta
attento
che
non
gli
rubino
nulla
i
ragazzi
.
Coi
suoi
occhi
mette
in
soggezione
e
sembra
che
veda
da
tutte
le
parti
.
Ha
i
cerchietti
d
'
oro
agli
orecchi
.
Suo
figlio
o
suo
fratello
gira
per
le
porte
a
cercare
lavoro
;
i
suoi
occhi
pronti
scoprono
tutto
nella
penombra
delle
case
,
si
ficcano
addosso
alle
belle
ragazze
.
I
suoi
denti
,
mentre
parla
o
ride
,
fanno
rabbrividire
.
Le
ragazze
si
rifugiano
in
un
angolo
e
tremano
di
aver
aperto
.
Le
pastore
e
le
contadine
sono
audaci
quando
arriva
l
'
orefice
o
il
venditore
di
orci
di
creta
.
Fanno
siepe
intorno
,
complici
,
qualcuna
di
loro
riesce
a
mettersi
sotto
il
grembiule
una
cuccuma
o
una
fiasca
.
Qualcuna
è
riuscita
a
trafugare
un
anello
;
tant
'
è
vero
che
i
venditori
,
quando
arrivano
,
ora
,
fanno
col
bastone
un
continuo
giro
per
tener
indietro
la
gente
.
"
Paese
di
celebri
ladri
!
"
esclamano
,
e
nessuno
n
'
ha
per
male
.
Ma
la
sera
,
quando
va
via
,
il
venditore
s
'
accorge
che
gli
manca
qualche
cosa
.
Con
gli
zingari
invece
è
più
difficile
.
I
ragazzi
studiano
,
in
disparte
,
i
momenti
di
distrazione
dello
zingaro
sperando
di
portargli
via
il
martelletto
da
stagnare
,
o
un
pezzo
di
stagno
.
Gli
zingari
vanno
via
all
'
improvviso
come
ladroni
,
e
tutti
si
frugano
per
vedere
se
manca
qualche
cosa
.
Una
volta
mancò
una
ragazza
,
la
Crisolia
.
La
Crisolia
molti
se
la
ricordavano
ragazzina
proprio
l
'
anno
avanti
,
quando
le
legavano
i
capelli
ricci
in
un
ciuffo
stretto
al
sommo
del
capo
.
Fin
da
piccina
aveva
sempre
tentato
di
partire
con
tutti
quelli
che
partivano
,
e
pareva
un
capriccio
infantile
e
innocuo
.
Veniva
a
sapere
che
qualcuno
andava
via
ed
ella
si
presentava
all
'
alba
,
senza
dir
motto
,
alla
casa
di
costui
,
aspettava
pazientemente
fuori
della
porta
,
e
sentiva
i
rumori
dei
preparativi
alla
partenza
;
teneva
sulle
ginocchia
il
suo
bagaglio
:
una
scatola
di
cartone
in
cui
era
la
sua
vesticciuola
rossa
delle
feste
.
La
gente
,
quando
si
accorgeva
che
ella
aspettava
,
apriva
la
porta
,
la
invitava
a
entrare
,
perché
era
risaputo
che
all
'
alba
di
tutte
le
partenze
la
Crisolia
faceva
la
sua
apparizione
.
Ella
si
metteva
in
un
angolo
e
guardava
tutto
attentamente
,
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
In
fretta
,
prima
che
chi
partiva
si
muovesse
,
ella
discendeva
le
scale
e
si
precipitava
accanto
al
mulo
legato
davanti
al
mannnello
di
fieno
.
Si
arrampicava
coi
piedi
scalzi
(
la
mamma
non
le
aveva
messe
le
scarpe
per
la
partenza
)
sulle
sporgenze
del
muro
,
e
aspettava
.
Poi
,
quando
il
viaggiatore
scendeva
,
ella
supplicava
invano
che
la
portasse
con
sé
,
si
metteva
a
corrergli
dietro
,
e
piangeva
,
fino
a
che
non
lo
vedeva
dileguare
.
Poi
si
chetava
e
aspettava
di
partire
con
un
altro
,
mai
delusa
.
Ora
era
partita
sul
serio
dietro
allo
zingaro
.
Crisolia
non
ha
il
colore
della
pelle
degli
zingari
,
è
bianca
,
non
ha
rubato
mai
in
piazza
,
quando
arrivavano
i
mercanti
,
e
non
sa
rubare
neppur
ora
.
Lo
zingaro
la
guarda
compassionevolmente
,
non
senza
tenerezza
,
e
i
compagni
gliela
guardano
con
pietà
.
Ella
non
sa
più
perché
sta
con
lui
;
guarda
spesso
l
'
uomo
che
le
piacque
,
che
nella
sua
mente
non
ha
un
nome
preciso
,
e
si
chiama
ancora
e
sempre
per
lei
lo
Zingaro
.
Ella
non
ha
saputo
fargli
neppure
un
figlio
,
e
si
sa
che
i
ragazzi
servono
per
scorazzare
nei
paesi
,
e
portano
via
sempre
qualche
cosa
,
nascosta
sotto
la
camicia
.
Ella
non
va
più
da
molto
tempo
al
suo
paese
,
ma
in
tutti
i
paesi
che
traversa
riconosce
le
stesse
facce
del
luogo
dove
è
nata
;
questo
la
stupiva
un
poco
dapprima
;
a
quelle
si
affeziona
e
non
si
azzarda
a
far
male
.
Tutti
conoscono
la
vecchia
bigotta
che
sta
alla
Marina
.
Era
ricca
e
ora
non
ha
che
un
giardinetto
intorno
alla
casa
;
prega
tutto
il
giorno
,
e
quando
non
prega
sta
a
curare
i
suoi
fiori
;
delle
volte
aspetta
una
visita
promessa
,
perché
nei
momenti
liberi
è
in
giro
a
pregare
gli
amici
e
i
forestieri
che
vadano
a
visitare
il
suo
giardino
.
Bisogna
dirle
che
andrà
in
Paradiso
e
che
il
suo
giardino
è
bello
;
allora
fissa
l
'
interlocutore
coi
suoi
occhi
di
fedele
che
vede
lontano
e
domanda
:
"
Me
lo
dite
sul
serio
?
"
Poi
accompagna
il
visitatore
per
il
suo
giardinetto
,
guidandolo
per
ogni
pianta
come
in
un
mondo
.
"
Questa
è
la
menta
,
questa
è
la
salvia
,
questo
è
il
geranio
"
.
Guarda
i
fiori
che
spuntano
meravigliosamente
,
e
quando
è
generosa
stacca
una
foglia
e
la
porge
al
visitatore
.
Tutti
le
promettono
di
andare
da
lei
,
e
poi
magari
non
vanno
perché
si
annoiano
;
ella
aspetta
ore
intere
nelle
sue
stanze
dove
ha
messo
tutto
in
ordine
e
dove
ha
preparato
il
caffè
.
Lentamente
l
'
odore
inebriante
del
caffè
si
disperde
,
la
ciotola
diviene
fredda
,
ed
ella
la
tocca
di
quando
in
quando
come
si
fa
coi
febbricitanti
.
Nessuno
arriva
,
o
arriva
quando
è
sera
,
ed
è
troppo
tardi
per
vedere
il
giardino
.
Allora
esce
col
lume
a
farglielo
vedere
,
e
il
giardino
è
pieno
di
misteri
e
di
meandri
.
Quando
arrivano
le
zingare
,
costei
è
la
sola
che
apra
la
porta
sicura
e
che
si
fidi
di
loro
.
Dà
loro
i
trespoli
del
letto
,
e
il
tripode
di
ferro
della
catinella
perché
le
facciano
un
bel
lavoro
;
le
zingare
dileguano
e
non
si
fanno
più
vedere
.
Tutte
queste
vagabonde
lo
sanno
,
perché
ogni
carovana
manda
qualcuno
a
bussare
alla
sua
porta
e
a
supplicare
.
Le
prendono
la
vecchia
mano
,
l
'
aprono
,
e
vi
leggono
:
"
Qui
è
scritto
che
andrete
davvero
in
Paradiso
"
.
Invece
,
la
Crisolia
non
sa
fare
neppur
questo
.
Ella
dice
,
dietro
la
porta
,
cose
che
non
la
interessano
:
"
Presto
"
,
le
dice
"
riacquisterete
le
ricchezze
perdute
;
presto
vi
verrà
una
gran
novità
;
c
'
è
un
giovane
che
vi
vuol
male
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
A
me
dici
queste
cose
?
Chi
vuoi
che
mi
voglia
bene
e
che
mi
protegga
?
Tu
ti
devi
essere
sbagliata
,
e
non
sei
una
buona
zingara
"
.
La
vecchia
non
vuole
aprire
,
perché
questa
non
sa
tirar
bene
la
sorte
.
Ma
la
Crisolia
ha
paura
di
tornare
al
suo
uomo
a
mani
vuote
,
e
insiste
,
e
picchia
rabbiosamente
contro
la
porta
.
La
vecchia
dice
dietro
la
fessura
della
chiave
:
"
Tu
non
sei
una
vera
zingara
,
tu
devi
essere
una
ladra
"
.
Ora
la
Crisolia
trema
dietro
la
porta
e
supplica
:
"
Apritemi
,
signora
Adelaide
,
apritemi
perché
io
so
...
"
"
Che
cosa
sai
,
se
non
ti
viene
in
mente
che
non
mi
chiamo
Adelaide
?
"
Non
c
'
è
più
speranza
,
e
la
Crisolia
si
mette
a
supplicare
tremando
e
sudando
:
"
Datemi
qualche
cosa
a
gloria
del
Signore
,
datemi
qualche
cosa
:
un
pezzo
di
pane
,
mi
basta
.
Io
non
posso
tornare
a
mani
vuote
.
Voi
non
sapete
"
.
La
vecchia
non
risponde
altro
che
un
"
sì
,
sì
"
canzonatorio
,
e
la
Crisolia
la
vede
,
attraverso
la
serratura
,
che
sta
seduta
con
le
mani
sulle
ginocchia
,
e
un
ciuffo
di
capelli
stopposi
le
pende
sugli
occhi
spenti
.
Batte
le
mani
aperte
furiosamente
contro
la
porta
:
"
Datemi
almeno
un
po
'
d
'
acqua
.
Neanche
un
po
'
d
'
acqua
?
"
La
vecchia
alla
fine
si
decide
ad
aprire
e
le
butta
un
catino
d
'
acqua
sporca
addosso
.
La
Crisolia
,
come
un
cane
bagnato
,
si
mette
a
girare
per
i
vicoli
,
guarda
i
balconi
,
spia
le
entrate
delle
case
,
vede
che
molti
chiudono
precipitosamente
la
porta
.
Se
almeno
avesse
il
triangolo
di
acciaio
su
cui
battere
e
fare
un
poco
di
musica
per
richiamo
,
i
curiosi
si
affaccerebbero
.
Ma
così
ha
l
'
aria
di
essere
una
forestiera
e
non
una
zingara
,
perché
è
vestita
decentemente
e
non
è
scura
in
faccia
.
Sulla
fronte
ha
un
lieve
colore
perlaceo
e
dorato
;
le
labbra
rosse
,
le
guance
fiorenti
,
gli
occhi
chiari
e
limpidi
.
Ed
ecco
che
scorge
a
un
balcone
una
donna
,
una
ragazza
,
pare
,
che
si
sporge
un
poco
per
annaffiare
il
vaso
di
menta
:
si
vede
il
suo
gomito
aguzzo
e
infantile
.
La
Crisolia
infila
le
scale
,
di
corsa
,
arriva
davanti
alla
porta
sbarrata
,
bussa
discretamente
.
Nessuno
risponde
.
Bussa
più
forte
.
"
Chi
è
?
"
Ella
riprende
fiato
e
dice
in
fretta
in
fretta
come
ha
sentito
dire
a
molte
sue
compagne
:
"
Io
so
che
un
Peppino
vi
vuol
bene
,
che
una
vecchia
donna
vi
vuol
male
,
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
Ma
che
Peppino
!
"
strilla
una
voce
fresca
di
dentro
;
"
se
io
sono
sposata
,
e
mio
marito
si
chiama
Antonio
!
E
poi
mia
suocera
mi
vuol
bene
,
e
quanto
al
vecchio
signore
...
"
Ella
esita
.
Che
non
voglia
dire
che
il
vecchio
signore
,
suo
padre
,
si
deciderebbe
a
darle
quei
soldi
?
La
donna
dietro
la
porta
rincalza
:
"
Io
vi
so
dire
la
buona
ventura
"
.
Ma
questo
rimette
in
sospetto
la
padrona
di
casa
la
quale
non
risponde
.
"
Datemi
un
po
'
d
'
acqua
almeno
,
mi
contento
dell
'
acqua
.
La
volete
la
fortuna
per
un
po
'
d
'
acqua
?
"
"
Se
è
per
l
'
acqua
,
ecco
"
.
La
donna
ha
aperto
la
porta
.
È
una
cucina
abbastanza
larga
,
imbiancata
da
poco
,
segno
che
la
casa
è
abitata
da
gente
nuova
;
c
'
è
il
fornello
acceso
,
e
sopra
vi
bolle
una
pentola
con
un
odore
e
un
calore
di
mattinata
familiare
.
Dalla
finestrella
entra
la
luce
del
meriggio
,
e
la
grande
voce
della
campagna
supina
,
e
il
grappolo
sonoro
delle
cicale
.
La
padrona
di
casa
non
è
una
ragazza
come
pareva
.
Può
avere
diciotto
anni
,
esile
,
il
viso
magro
da
adolescente
,
e
poi
un
gran
ventre
su
cui
posa
le
mani
conserte
.
Ha
l
'
aspetto
avido
delle
ragazze
e
insieme
delle
donne
prossime
a
diventar
madri
,
e
i
suoi
gesti
ripetono
nelle
faccende
familiari
quelli
fatti
per
gioco
e
per
ischerzo
nell
'
infanzia
.
Su
una
sedia
è
un
cesto
di
frutta
,
ed
ella
lo
guarda
di
quando
in
quando
come
se
si
trattasse
di
darne
a
un
suo
figlio
ideale
,
a
un
figlio
non
nato
.
Forse
per
chetarlo
prende
un
pugno
di
ciliegie
e
mangia
,
come
se
le
spartisse
in
due
,
fra
madre
e
figlio
.
"
Ecco
l
'
acqua
.
Avete
dove
metterla
?
"
La
osserva
da
capo
a
piedi
,
i
piedi
nudi
,
mentre
la
zingara
si
e
chinata
sul
fornello
e
soffia
fra
le
brace
.
"
Dove
volete
che
metta
l
'
acqua
?
"
Avidamente
si
attacca
all
'
orcio
e
beve
a
grandi
sorsate
l
'
acqua
fresca
;
ora
ne
sembra
tutta
irrorata
,
la
pelle
le
diviene
fresca
e
morbida
,
la
gola
le
trema
mentre
beve
.
L
'
acqua
le
scende
sul
collo
,
fresca
,
mentre
posa
l
'
orcio
.
Si
pulisce
con
la
manica
.
"
Siete
sposata
da
poco
?
"
"
Sei
mesi
"
.
sSu
un
'
altra
sedia
è
una
fascia
bianca
arrotolata
.
La
zingara
la
prende
,
la
svolge
un
poco
,
sorride
;
ma
la
sposa
gliela
ghermisce
e
la
nasconde
in
una
cassa
.
La
zingara
ha
seguito
la
sposa
mentre
è
andata
di
là
,
dove
è
eretto
il
letto
alto
.
Appoggiata
alla
sponda
del
letto
la
padrona
di
casa
si
copre
il
ventre
gelosamente
con
le
due
mani
,
fissa
la
zingara
e
le
domanda
:
"
Voi
non
avete
avuto
figli
?
"
La
zingara
dice
di
no
col
capo
.
È
facile
indovinarlo
:
le
è
rimasto
un
che
d
'
immaturo
,
ha
la
vita
stretta
come
una
vespa
,
i
suoi
occhi
e
la
sua
bocca
hanno
contorni
netti
,
la
sua
voce
è
aspra
:
dà
,
insomma
,
l
'
idea
di
quegli
arboscelli
matti
che
crescono
sui
vecchi
muri
e
non
danno
frutti
,
pur
fiorendo
a
primavera
,
e
sembrano
forti
.
"
Il
Signore
non
me
ne
ha
voluti
dare
"
.
Intorno
a
lei
si
fa
il
silenzio
e
il
vuoto
,
mentre
la
padrona
di
casa
si
affretta
a
nascondere
tutto
quello
che
ricorda
il
bambino
che
deve
venire
.
La
zingara
se
ne
accorge
e
dice
:
"
Io
non
sono
nata
zingara
,
ma
mi
ci
sono
fatta
"
.
La
sposa
s
'
interessa
subito
a
questo
discorso
,
si
fa
raccontare
com
'
ella
è
fuggita
di
notte
,
come
si
nascose
presso
la
città
prima
,
come
al
suo
paese
ella
non
va
mai
,
mai
più
.
Ora
discorrono
tutte
e
due
presso
il
letto
,
e
la
sposa
vi
si
è
sdraiata
come
un
animale
.
Ricordandosene
improvvisamente
corre
in
un
angolo
,
trova
certe
mele
acerbe
,
ancora
piccole
come
mandorle
.
"
Le
mandorle
non
sono
buone
quest
'
anno
,
sono
vuote
,
ma
le
mele
,
anche
così
acerbe
,
sono
dolci
,
dolci
,
provate
"
.
È
intenta
a
mangiare
,
assorta
come
una
capra
,
e
come
una
capra
leva
gli
occhi
interrogativi
intorno
.
Il
frutto
sotto
i
suoi
denti
sembra
divenire
più
succoso
e
le
irrora
le
labbra
.
La
zingara
dà
un
morso
a
un
frutto
anch
'
essa
,
e
si
ricorda
improvvisamente
della
sua
infanzia
.
Dice
:
"
Io
sapevo
fare
tante
cose
,
sapevo
ricamare
,
sapevo
fare
il
merletto
.
Invece
eccomi
qui
"
.
La
sposa
domanda
tranquillamente
:
"
Vi
vuol
bene
lui
,
lo
zingaro
?
"
Ella
sospira
e
si
stringe
nelle
spalle
.
"
A
me
sì
,
il
mio
"
,
dice
la
sposa
.
"
Quando
torna
,
ora
che
è
la
stagione
dei
frutti
,
mi
porta
sempre
qualche
cosa
.
Entra
senza
dir
nulla
,
posa
una
manata
di
frutta
sulla
tavola
,
appena
staccata
dall
'
albero
,
e
lui
dice
:
"
Mangia
subito
e
non
ti
toccare
"
.
Ha
paura
che
faccia
il
figlio
con
una
voglia
di
nespola
o
di
ciliegia
"
.
La
zingara
dice
:
"
Avete
mai
mangiato
terra
e
carbone
,
come
fanno
tante
donne
nella
vostra
condizione
?
"
La
sposa
ha
una
smorfia
di
disgusto
.
"
A
me
,
perché
,
le
dovete
dire
certe
cose
?
"
Le
sembra
che
la
donna
voglia
farle
del
male
,
la
guarda
mentre
ha
preso
la
scopa
per
spazzare
,
gliela
strappa
di
mano
,
dice
:
"
È
tempo
che
ve
ne
andiate
via
"
.
Mentre
dice
questo
i
suoi
occhi
cadono
sulla
tovaglia
che
ella
ha
ripiegato
accuratamente
,
sui
bicchieri
che
ella
ha
lavato
,
sul
pavimento
spazzato
a
metà
.
La
Crisolia
la
guarda
supplichevole
:
"
Avete
veduto
che
so
fare
tutto
come
una
donna
civile
?
"
"
Andate
via
perché
se
mio
marito
mi
trova
con
una
zingara
mi
sgrida
"
.
La
Crisolia
si
è
avviata
alla
porta
,
e
prima
di
uscire
dice
:
"
Non
mi
regalate
nulla
?
Vi
ho
servita
"
.
Ma
quella
fa
di
no
col
capo
.
Allora
si
mette
a
supplicare
:
"
Per
l
'
amore
di
quello
che
vi
deve
nascere
,
datemi
qualche
cosa
,
per
non
farmi
tornare
a
mani
vuote
,
o
mi
dicono
che
non
lavoro
"
.
La
sposa
prende
la
scopa
,
la
brandisce
,
minaccia
come
si
fa
coi
monelli
.
La
Crisolia
si
precipita
in
cucina
,
dove
ha
veduto
un
pane
,
lo
afferra
,
se
lo
mette
sotto
il
grembiule
,
e
via
di
corsa
per
le
scale
.
La
sposa
si
è
affacciata
alla
finestra
gridando
:
"
Acchiappatela
la
zingara
che
mi
ha
derubata
"
.
Ora
si
vede
la
Crisolia
che
l
'
hanno
afferrata
chi
per
i
capelli
,
chi
per
le
orecchie
,
chi
per
la
veste
;
sente
che
vanno
cercando
una
guardia
,
e
non
si
può
muovere
.
Il
pane
è
caduto
in
terra
,
qualcuno
lo
raccatta
,
lo
spolvera
,
lo
bacia
,
perché
il
pane
non
si
butta
in
terra
.
Una
donna
esclama
:
"
Che
miracolo
,
acchiappare
una
zingara
che
ha
rubato
!
Credo
che
sia
la
prima
volta
che
succede
"
.
CORONATA
Ella
si
era
messa
al
collo
la
medaglina
della
Madonna
,
legata
con
un
nastro
color
giallo
che
le
stava
bene
,
sul
petto
,
e
commentava
sottilmente
il
color
ocra
della
sua
pelle
.
Certo
,
con
un
nastro
verde
sarebbe
stata
meglio
,
come
nell
'
anno
precedente
,
se
ne
ricordava
.
Ai
nodi
delle
trecce
i
suoi
capelli
divenivano
gialli
;
verdi
erano
gli
spicchi
di
stoffa
che
le
gonfiavano
il
corpetto
,
stranamente
celesti
i
suoi
occhi
.
A
guardarla
,
uno
si
ricordava
del
grano
,
dei
campi
d
'
estate
,
perché
come
l
'
estate
ella
era
asciutta
e
abbondante
.
Improvvisamente
si
mise
a
dire
che
non
voleva
più
andare
al
santuario
,
e
tremava
tutta
d
'
un
tremito
inconsulto
.
Il
padre
si
mise
a
gridare
:
che
non
era
modo
quello
,
dopo
avere
ottenuto
la
grazia
di
guarire
dalla
malattia
,
di
non
mantenere
il
voto
che
aveva
fatto
.
Doveva
fare
la
strada
a
piedi
,
scalza
,
con
un
cero
in
mano
,
quattro
ore
di
cammino
per
le
montagne
.
Allora
si
mise
a
supplicare
che
non
la
costringessero
,
che
si
sarebbero
accorti
che
aveva
ragione
lei
a
non
volerci
andare
,
che
aveva
fatto
cattivi
sogni
e
aveva
peggiori
presentimenti
.
Invece
ci
si
aggiunse
la
signora
Domenica
,
quella
che
aveva
il
bambino
mutolo
,
e
che
voleva
fosse
lei
,
la
Coronata
,
a
tenerlo
fra
le
braccia
davanti
all
'
altare
della
Madonna
che
gli
doveva
,
se
voleva
,
ridare
la
parola
.
La
Coronata
si
mise
a
piangere
e
si
affacciava
alla
finestra
come
se
aspettasse
qualcuno
.
Passavano
suonando
pifferi
e
zampogne
i
pellegrini
,
che
venivano
di
lontano
,
e
scaricavano
in
piazza
,
in
segno
di
gioia
,
fucili
e
pistole
caricate
a
mitraglia
.
C
'
era
chi
faceva
la
strada
ballando
,
e
chi
improvvisava
un
balletto
durante
la
sosta
in
piazza
,
c
'
erano
le
donne
coi
lattanti
caricati
nelle
ceste
che
portavano
sulla
testa
,
c
'
era
un
gran
chiasso
che
si
aggiungeva
allo
strepito
dell
'
estate
.
Uno
di
quei
pellegrini
,
con
un
cavallo
infiocchettato
come
se
lo
portasse
per
voto
,
si
mise
a
gridare
verso
di
lei
:
"
Viva
la
Madonna
!
"
e
ballava
furiosamente
brandendo
un
fucile
.
La
Coronata
rientrò
in
casa
tremando
tutta
come
una
gallina
,
scarruffata
,
e
si
mise
a
battere
col
piede
nudo
:
"
No
,
no
,
e
no
!
"
"
Turca
,
saracina
,
diavola
,
eretica
!
"
le
strillavano
intorno
.
Si
avviarono
,
la
madre
si
caricò
sul
capo
la
cesta
dei
viveri
,
la
Coronata
prese
il
cero
pesante
ornato
di
nastrini
,
si
mise
,
sulle
trecce
,
la
coroncina
di
spine
intrecciata
di
fiori
di
vitalba
che
sembravano
uno
stuolo
d
'
api
che
le
svolassero
intorno
al
viso
caldo
e
maturo
,
e
stava
attenta
a
non
pungersi
.
Si
batteva
la
mano
sul
petto
dicendo
:
"
Madonna
mia
,
che
cosa
mi
sta
per
succedere
!
"
Ma
nessuno
le
badava
,
e
il
padre
la
mandava
avanti
come
una
vitella
.
La
gente
del
cavallo
era
già
lontana
e
cantava
a
squarciagola
.
Il
mutolo
,
che
si
passavano
ora
l
'
una
ora
l
'
altra
portandolo
in
braccio
,
stava
a
guardare
come
tutti
gridavano
evviva
,
come
agitavano
le
armi
,
e
,
era
l
'
alba
,
gli
alberi
in
fiamme
che
avevano
illuminato
il
cammino
tutta
la
notte
.
"
Oh
,
lui
non
sente
niente
,
povero
angelo
!
"
diceva
la
signora
Domenica
.
Ma
il
mutolo
aveva
capito
,
e
agitava
le
braccine
come
chi
voglia
dire
qualche
cosa
.
A
una
fonte
della
montagna
la
gente
del
cavallo
si
era
fermata
,
mangiava
e
beveva
,
e
chi
non
aveva
da
masticare
cantava
a
squarciagola
.
Ma
non
cantavano
niente
di
religioso
,
tanto
che
la
signora
Domenica
si
lagnava
.
"
Guarda
che
razza
d
'
infedeli
,
che
vanno
cantando
canzonacce
alla
festa
ma
perché
ci
vanno
?
"
Nessuno
sapeva
di
dove
fossero
,
ma
la
Coronata
lo
sapeva
:
dovevano
essere
i
compratori
di
pelli
e
di
cera
che
venivano
dall
'
altro
versante
,
gente
che
vive
in
montagna
la
metà
dell
'
anno
,
e
poi
scende
con
le
bestie
cariche
di
merce
.
Come
lo
sapeva
?
Ella
si
mise
a
ridire
che
voleva
tornare
indietro
,
che
quella
era
una
brutta
giornata
per
lei
,
che
la
Madonna
le
perdonava
se
tornava
a
casa
.
Allora
il
padre
le
disse
che
era
capace
di
persuaderla
con
le
cattive
,
anche
coi
suoi
diciotto
anni
quanti
ne
aveva
.
L
'
alba
era
ormai
schiarita
,
il
sole
tentava
di
penetrare
nelle
valli
fresche
e
scure
,
cominciavano
sulle
vette
più
alte
le
cicale
a
cantare
,
mentre
in
basso
la
voce
invernale
dei
torrenti
strepitava
come
chi
non
vuole
ascoltare
.
Poi
cominciò
il
paesaggio
delle
baracche
di
felci
,
dove
tenevano
bottega
per
i
pellegrini
i
vinai
,
presso
le
fonti
limpide
,
e
le
strade
di
confluenza
dove
arrivavano
dagli
altri
paesi
le
genti
ubbriache
di
canti
,
di
chiasso
,
di
vino
e
i
malati
che
levavano
il
viso
emaciato
dalle
barelle
,
e
gli
ubbriachi
che
andavano
pencolando
sul
ciglio
delle
strade
come
i
muli
.
Si
spalancarono
gli
abissi
delle
valli
,
le
gole
dei
burroni
,
tra
un
coro
assordante
di
grida
,
uno
sventolio
di
cappelli
e
di
fazzoletti
,
i
pazzi
colpi
dei
fucili
:
apparve
il
santuario
bianco
con
la
sua
forma
di
vescovo
mitrato
,
in
fondo
alla
valle
.
La
Coronata
teneva
il
mutolo
in
braccio
presso
la
balaustra
dell
'
altare
,
e
diceva
:
"
Grida
,
grida
,
chiama
la
Madonna
"
.
Lo
teneva
stretto
fra
le
braccia
,
gli
premeva
il
capo
contro
il
marmo
freddo
della
ringhiera
.
Il
bambino
cacciava
fuori
urli
indistinti
,
grondante
di
sudore
,
coi
capelli
ritti
,
la
bocca
aperta
,
bianco
come
la
cera
.
Le
candele
dell
'
altare
si
storce
vano
lentamente
nel
gran
caldo
di
fiati
e
di
sospiri
della
folla
,
e
di
colpo
grondavano
grosse
lagrime
di
cera
sulla
tovaglia
dell
'
altare
.
La
Madonna
di
pietra
colorata
,
coperta
di
orecchini
e
di
braccialetti
,
guardava
coi
suoi
occhi
neri
dritto
alla
porta
da
cui
irrompeva
la
gente
,
sebbene
la
chiesa
fosse
affollata
.
Ad
ogni
gruppo
di
persone
che
entrava
,
la
folla
compatta
si
contraeva
come
il
corpo
di
un
mostro
che
digerisca
a
fatica
.
Vi
penetravano
,
come
in
un
mistico
ovile
,
le
mucche
e
le
capre
infiocchettate
che
i
pastori
portavano
in
voto
,
e
che
dovevano
giungere
fino
all
'
altare
.
Le
donne
,
attorno
al
mutolo
,
lo
premevano
da
tutte
le
parti
,
gli
gridavano
ai
sordi
orecchi
,
gli
mostravano
,
per
fargli
capire
,
come
muovevano
le
labbra
gialle
nell
'
atto
di
gridare
:
"
La
Madonna
!
"
.
Altre
donne
,
appassionate
di
quel
fatto
,
si
pigiavano
intorno
,
si
mettevano
a
battersi
il
petto
col
pugno
,
a
gridare
a
squarciagola
:
"
Fa
'
il
miracolo
,
Madonna
santa
!
"
Pareva
che
si
fosse
stabilita
una
gara
invidiosa
a
chi
ottenesse
il
miracolo
.
Il
mutolo
,
alto
su
tutta
la
folla
,
si
era
arrampicato
sul
marmo
della
balaustra
,
e
gli
pungevano
gli
occhi
tutte
quelle
candele
,
le
bocche
aperte
lo
stordivano
,
e
le
mani
intorno
che
lo
reggevano
parevano
portarlo
in
alto
,
in
alto
,
con
gli
angeli
.
Aveva
capito
,
e
ormai
la
voce
gli
usciva
dalle
labbra
come
in
rantolo
.
Gli
uomini
,
con
fusi
tra
la
folla
,
pallidi
a
sentirsi
stretti
fra
le
donne
,
si
smarrivano
.
Di
quando
in
quando
,
dal
banco
coperto
di
tela
bianca
,
su
cui
i
devoti
gittavano
orecchini
e
anelli
in
un
impeto
,
fremendo
e
gridando
:
"
Madonna
bella
!
"
,
il
prete
levava
gli
occhi
al
soffitto
,
come
se
vi
vedesse
volare
quella
voce
divenuta
articolata
,
e
quella
parola
che
avrebbe
fatto
saltare
di
urli
la
chiesa
.
Ma
a
un
tratto
la
Coronata
lasciò
andare
il
ragazzo
.
Un
uomo
si
era
avvicinato
a
lei
circondato
da
altri
visi
risoluti
.
Il
mutolo
si
afflosciò
sulla
balaustrata
,
gridò
,
parve
che
gridasse
distintamente
:
"
Madonna
mia
!
Mamma
mia
!
"
;
la
folla
si
levò
tumultuando
e
battendosi
il
petto
,
mentre
un
cavallo
nero
infiocchettato
di
rosso
si
faceva
strada
scalpitando
e
nitrendo
,
si
avvicinava
all
'
altare
,
ed
eccolo
che
invece
di
accosciarsi
come
era
uso
,
si
voltava
verso
la
porta
con
una
donna
in
groppa
,
e
sotto
i
colpi
di
un
giovane
fosco
,
aveva
infilato
la
porta
,
e
via
come
un
'
apparizione
.
La
gente
che
ballava
in
piazza
non
vi
aveva
fatto
caso
lì
per
lì
,
fino
a
quando
una
donna
non
si
precipitò
dalla
porta
della
chiesa
,
coi
capelli
sciolti
,
gridando
:
"
Mi
hanno
rubata
mia
figlia
!
"
Altre
grida
coprirono
quella
voce
:
"
Ha
fatto
il
miracolo
!
"
Il
cavallo
era
scomparso
non
si
sa
da
qual
parte
del
bosco
intorno
,
e
aveva
mandato
all
'
aria
un
gruppo
di
persone
intorno
all
'
indovina
ben
data
,
che
rimase
sola
sulla
piazza
come
se
giocasse
a
moscacieca
.
Le
madri
in
piazza
misero
fuori
un
gran
vocio
:
"
O
Marianna
,
o
Grazia
,
o
Lucia
!
"
per
assicurarsi
che
le
figliole
le
vi
fossero
ancora
.
Un
uomo
,
col
fucile
brandito
,
cominciò
a
chiedere
che
gli
prestassero
un
mulo
,
un
asino
,
per
inseguire
il
ladro
,
e
si
videro
un
uomo
e
una
donna
vecchi
che
spronavano
un
asino
ilare
e
trotterellante
,
dietro
le
tracce
del
cavallo
nero
.
Le
ragazze
erano
spaventate
e
sognanti
,
e
sapevano
di
che
paese
fosse
la
ragazza
rubata
.
Nel
bosco
fu
un
clamore
e
un
domandare
affannoso
a
chi
veniva
,
se
avevano
veduta
una
donna
in
groppa
a
un
cavallo
infiocchettato
e
un
giovane
anche
lui
in
groppa
.
Le
voci
erano
contraddittorie
,
sembrava
che
le
persone
non
capissero
nulla
,
che
cosa
fosse
una
donna
e
un
cavallo
.
Forse
avevano
paura
che
il
ladro
fosse
un
personaggio
pericoloso
,
e
indicavano
vagamente
la
strada
,
in
su
,
in
giù
,
di
qua
,
di
là
,
a
casaccio
.
La
madre
coi
capelli
sciolti
andava
invocando
e
supplicando
tutti
i
santi
.
Gridava
per
le
valli
:
"
O
Coronata
,
o
Coronata
!
Figliola
!
"
Ma
le
sue
parole
erano
coperte
dalla
voce
dei
fiumi
profondi
che
si
cercavano
per
le
valli
,
e
i
monti
stessi
non
ripetevano
né
ampliavano
quelle
parole
,
ma
facevano
una
vaga
risonanza
come
se
la
stessa
eco
fosse
ammutolita
.
Verso
sera
parve
,
in
una
conca
deserta
,
che
sul
pendio
d
'
una
montagna
si
accendesse
un
fuoco
;
parve
che
nella
macchia
scura
delicati
colori
di
panni
di
donna
risplendessero
come
un
'
apparizione
.
Il
padre
si
mise
sparare
all
'
impazzata
,
fino
a
che
si
fece
largo
fra
i
rami
d
'
un
albero
una
donna
che
si
mise
a
parlare
.
Tutta
la
valle
si
mise
a
sentire
,
e
ad
ampliare
quella
voce
che
pareva
sovrumana
,
la
voce
stessa
di
un
'
eco
che
miracolosamente
avesse
imparato
a
inventare
parole
;
e
diceva
:
"
Io
ve
lo
avevo
detto
che
non
volevo
partire
.
Lo
sapevo
che
sarebbe
finita
così
,
e
ormai
È
inutile
starci
a
pensare
.
Se
qualcuno
si
muove
gli
sparo
,
perché
questo
è
il
mio
marito
,
e
lo
amo
"
.
La
voce
si
spense
,
si
risentì
confusamente
ripetere
due
tre
volte
qualche
sillaba
di
quelle
parole
dagli
echi
assorti
e
lontani
,
con
la
loro
voce
burbera
e
ironica
.
Il
padre
era
seduto
su
un
sasso
,
col
viso
fra
le
mani
,
e
sembrava
morto
in
quell
'
atto
.
La
madre
,
coi
grigi
capelli
sciolti
,
con
le
lagrime
che
le
bagnavano
il
viso
come
un
sudore
disumano
,
disse
volgendosi
a
qualcuno
:
"
Ci
avrà
pensato
,
quel
maledetto
,
a
portarle
qualche
cosa
da
mangiare
?
Se
vi
fosse
qualcuno
che
le
portasse
una
pentola
e
un
poco
di
pasta
.
Io
no
,
non
li
voglio
più
vedere
.
Per
me
sono
morti
"
.
TERESITA
Il
Ferro
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
camminava
tutto
il
giorno
su
e
giù
per
la
stanza
come
un
carcerato
.
Appariva
a
tratti
alla
finestra
,
dava
un
'
occhiata
fuori
,
voltava
bruscamente
le
spalle
e
riprendeva
a
camminare
col
suo
passo
cadenzato
come
il
battito
d
'
un
orologio
.
I
ragazzi
,
quando
lo
vedevano
,
coi
capelli
bianchi
ritti
sulla
fronte
e
gli
occhi
grigi
,
si
nascondevano
dietro
il
grosso
macigno
che
era
rotolato
dall
'
alto
della
montagna
fin
sotto
alla
sua
finestra
.
Le
donne
di
casa
,
la
moglie
e
due
figlie
,
stavano
tutto
il
giorno
in
cucina
,
zitte
e
scalze
,
e
di
loro
non
si
sentiva
che
qualche
sospiro
.
Lo
servivano
,
gli
mettevano
le
scarpe
inginocchiate
ai
suoi
piedi
,
lo
lasciavano
mangiare
solo
,
sempre
attente
che
non
echeggiasse
la
sua
voce
iraconda
.
Egli
chiamava
:
"
Signora
Saveria
!
"
quando
chiamava
la
moglie
;
ella
accorreva
tremante
e
inchinata
,
e
stava
a
sentire
immobile
i
suoi
ordini
e
la
gragnuola
delle
sue
frasi
risentite
.
Egli
aveva
in
uggia
tutto
il
mondo
,
e
bastava
andare
a
chiedergli
un
consiglio
per
tornare
umiliati
e
irritati
dalle
male
parole
.
Ammetteva
alla
sua
presenza
soltanto
il
figlio
più
piccolo
,
quello
che
gli
somigliava
di
più
e
che
aveva
destinato
agli
studi
.
Altri
due
figli
più
grandi
,
appena
in
età
di
saltare
li
fece
pastori
.
Il
figliolo
privilegiato
lo
stava
a
guardare
ore
intere
come
andava
su
e
giù
,
facendo
a
tratti
qualche
gesto
quasi
per
togliersi
di
dosso
un
che
di
fastidioso
.
La
mattina
,
chiuso
nella
sua
stanza
,
sentiva
rivivere
tutta
la
casa
:
era
come
un
fremito
che
s
'
impossessava
di
tutto
,
coi
vetri
che
tintinnavano
,
con
le
scope
che
strisciavano
a
lungo
,
come
se
fuori
piovesse
a
scrosci
più
forti
e
men
forti
.
Poi
sentiva
la
voce
della
moglie
che
svegliava
la
bambina
più
piccola
,
Teresita
,
con
la
dolcezza
di
chi
distoglie
una
persona
amata
da
un
'
illusione
:
era
un
gorgheggio
,
un
richiamo
,
un
discreto
richiamo
tra
un
bosco
dove
qualcuno
si
fosse
smarrito
o
nascosto
.
Tutte
le
mattine
egli
notava
,
era
una
musica
nuova
,
qualche
cosa
di
bizzarro
e
di
capriccioso
che
la
madre
sapeva
inventare
.
Dopo
aver
fatto
il
trillo
dell
'
usignuolo
,
il
miagolio
del
gatto
e
il
tubare
della
voce
materna
,
chiamava
per
nome
la
bambina
:
"
Teresita
,
Teresita
"
,
e
la
distoglieva
così
dal
sonno
,
fino
a
che
quella
balzava
su
richiamata
dal
ricordo
improvviso
e
urgente
delle
cose
che
aveva
lasciate
alla
veglia
.
Poi
non
si
udiva
più
nulla
.
La
piccina
faceva
una
grande
fatica
a
orientarsi
;
tutta
la
casa
pendeva
sul
suo
silenzio
,
e
sulle
sue
prime
parole
roche
,
sul
suo
visino
ancora
impigliato
,
nel
groviglio
del
sonno
,
a
un
sogno
che
l
'
attraeva
ancora
come
fosse
ancora
vero
.
Il
padre
,
il
Ferro
,
aspettava
con
un
segreto
piacere
:
ella
si
avvicinava
alla
sua
porta
,
col
passo
strascicato
e
incerto
,
ed
era
come
gli
camminasse
sul
petto
.
Si
vedeva
,
di
sotto
l
'
interstizio
della
porta
,
l
'
ombra
della
piccina
assottigliarsi
e
allungarsi
fra
l
'
alta
luce
che
irrompeva
da
fuori
,
e
sull
'
altalena
delle
ombre
convergenti
in
cui
si
trasmutava
tutto
quello
che
si
moveva
nella
casa
,
ella
avanzava
finalmente
,
e
diceva
:
"
Papà
,
papà
"
.
Egli
la
lasciava
fare
e
taceva
.
Fino
a
che
la
piccina
cominciava
a
picchiare
,
in
ritmo
sempre
più
alto
come
una
frase
musicale
.
Ta
-
-
ta
-
-
ta
-
-
ta
.
Tatatatà
.
Poi
batteva
coi
piccoli
pugni
,
con
la
mano
aperta
,
col
ginocchio
nudo
.
Il
Ferro
ascoltava
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
Quella
sofferenza
e
quell
'
attesa
gli
davano
un
piacere
infantile
.
Apriva
la
porta
,
l
'
afferrava
tra
le
braccia
,
se
la
faceva
sedere
accanto
,
sul
letto
,
e
le
domandava
:
"
Che
cosa
hai
sognato
?
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
"
Su
questa
domanda
era
solito
insistere
:
"
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
Quanto
gli
vuoi
bene
?
Molto
?
Quanto
?
"
"
Quanto
voglio
bene
al
sole
,
alla
luna
"
,
ella
rispondeva
,
"
quanto
agli
occhi
,
quanto
al
pane
,
quanto
al
cielo
"
.
Egli
non
si
stancava
di
ascoltarla
,
e
le
faceva
ripetere
all
'
infinito
quelle
proteste
d
'
amore
,
lui
che
non
era
abituato
a
sentirne
.
Poi
si
levava
,
i
suoi
occhi
grigi
ridiventavano
protervi
,
la
sua
bocca
riprendeva
la
piega
amara
del
disprezzo
.
Teresita
tornava
piccola
piccola
con
la
mamma
in
cucina
,
e
sapeva
che
non
poteva
più
mostrarsi
perché
il
padre
l
'
avrebbe
sgridata
.
Egli
voleva
soltanto
che
lo
svegliasse
la
mattina
dicendogli
che
gli
voleva
bene
.
Quando
la
rivedeva
vestita
,
con
la
treccina
stretta
al
sommo
del
capo
,
col
visino
assorto
delle
bambine
che
aspettano
qualche
cosa
,
provava
lo
stesso
sentimento
che
aveva
verso
le
altre
figliole
una
specie
di
animosità
inconscia
,
come
se
quelle
fossero
sogni
suoi
finiti
male
.
Poi
maritò
le
più
grandi
mentre
la
Teresita
era
ancor
piccola
,
e
andava
rimuginando
a
chi
l
'
avrebbe
data
:
vi
pensava
,
e
sentiva
che
avrebbe
odiato
il
marito
di
Teresita
.
Intanto
ordinò
ai
figli
più
grandi
che
si
trovassero
lavoro
fuori
:
uno
lo
arruolò
fra
le
guardie
di
finanza
,
e
quello
strillava
che
voleva
rimanere
in
paese
a
lavorare
la
terra
;
l
'
altro
scappò
di
casa
una
notte
e
non
si
seppe
più
nulla
di
lui
.
Una
fretta
irragionevole
lo
prese
di
fronte
alla
vecchiaia
,
e
non
fu
contento
se
non
quando
la
casa
fu
vuota
,
quando
tutti
se
ne
furono
andati
chi
di
qua
chi
di
là
,
e
che
però
si
ricordavano
di
lui
e
della
sua
durezza
con
una
specie
di
tenero
accoramento
verso
l
'
infanzia
passata
fra
tanta
inutile
severità
.
Tutti
fuori
di
casa
,
e
lui
,
solo
,
inquieto
come
un
vecchio
leone
.
Anche
il
figlio
prediletto
,
appena
avuta
una
professione
,
lo
abbandonò
perché
si
volle
sposare
.
Questo
fu
per
il
vecchio
il
più
gran
dolore
.
Chi
gli
voleva
bene
,
ormai
?
Uscì
di
casa
per
ultima
,
data
a
un
contadino
ricco
,
la
Teresita
,
divenuta
una
bella
ragazza
.
Gliela
diede
con
rabbia
.
Rimaser
soli
,
nella
casa
,
lui
e
la
moglie
,
uno
di
qua
e
l
'
altra
di
là
,
senza
mai
vedersi
o
quasi
,
perché
egli
seguitava
a
dormire
solo
e
a
mangiar
solo
.
Il
giorno
dopo
le
nozze
di
Teresita
,
il
Ferro
aveva
finito
col
vestirsi
tardi
,
irritato
e
sorpreso
di
non
vedere
più
,
come
al
solito
,
la
figlia
.
Alla
moglie
che
lo
stava
calzando
si
mise
a
domandare
:
"
Che
ne
è
della
Teresita
e
di
suo
marito
?
Non
viene
a
salutarmi
?
Non
vengono
a
baciarmi
la
mano
per
ringraziarmi
di
averli
uniti
?
Quel
mascalzone
crede
di
potersi
dispensare
dalle
buone
usanze
?
Che
cosa
sono
divenuto
io
?
Io
sono
capace
di
farlo
arrestare
.
Non
mi
vuole
più
bene
nessuno
;
nessuno
mi
vuole
più
bene
"
.
Non
c
'
era
modo
di
fargli
tenere
fermo
il
piede
per
infilargli
la
scarpa
.
"
Buono
,
buono
"
,
diceva
la
moglie
"
verranno
,
verranno
certo
più
tardi
a
salutarvi
e
a
chiedervi
la
benedizione
"
.
Arrivarono
difatti
che
il
sole
era
già
alto
.
La
Teresita
si
mise
a
picchiare
disperatamente
,
ma
il
Ferro
ordinò
che
non
si
aprisse
,
e
diceva
:
"
Snaturati
!
È
questa
l
'
ora
di
levarsi
?
È
questa
l
'
ora
di
venire
a
chiedermi
la
benedizione
?
Non
apro
,
non
voglio
aprire
.
Nessuno
mi
vuole
più
bene
,
Teresita
"
.
Ma
ebbe
il
coraggio
di
lagnarsi
fino
a
che
restò
chiusa
la
porta
.
Quando
si
decise
ad
aprire
,
sedette
solennemente
su
una
sedia
e
vide
avanzare
lo
sposo
con
la
faccia
storta
e
contrariata
dietro
le
spalle
di
Teresita
.
Si
misero
in
ginocchio
ai
suoi
piedi
ed
egli
li
benedì
non
senza
mettersi
poi
a
leticare
col
genero
:
che
lasciasse
venire
da
lui
tutte
le
mattine
la
Teresita
a
svegliarlo
,
altrimenti
non
si
sarebbe
più
levato
dal
letto
.
Teresita
era
bellissima
,
con
gli
occhi
chiari
,
e
una
dolce
stanchezza
nello
sguardo
.
Egli
sospettò
che
fosse
felice
e
ne
ebbe
dispetto
.
Le
domandò
:
"
Sei
contenta
?
"
Ella
annuì
con
un
gran
cenno
del
capo
.
Allora
egli
divenne
furibondo
:
"
Dove
me
la
porti
questa
figliola
,
mascalzone
!
Tu
non
te
la
meritavi
;
tu
sei
uno
stupido
:
tu
finirai
in
carcere
"
.
Erano
abituati
alle
sue
parole
grosse
e
non
vi
facevano
caso
.
Tentarono
di
consolarlo
,
ed
egli
non
chiedeva
di
meglio
che
d
'
esser
consolato
,
circondato
di
premure
,
sentirli
discorrere
di
lui
sottovoce
;
domandarsi
che
cosa
potevano
somministrargli
per
calmarlo
.
Al
primo
bicchier
d
'
acqua
rinvenne
,
e
li
vide
che
si
scostavano
lungo
le
pareti
della
stanza
per
lasciarlo
passeggiare
.
Da
allora
,
tutte
le
mattine
Teresita
si
levava
,
in
fretta
e
correva
come
sempre
,
alle
sette
,
a
svegliarlo
.
Egli
risentiva
la
sua
voce
e
il
suo
tocco
,
e
questa
volta
fuori
della
porta
di
casa
.
La
lasciava
picchiare
e
si
ravvoltolava
nelle
coperte
.
Ella
cominciava
a
parlare
per
persuaderlo
ad
aprire
,
per
potergli
dire
buon
giorno
,
per
dirgli
che
gli
voleva
bene
e
servirlo
.
Egli
taceva
,
e
gli
veniva
da
ridere
,
contento
,
udendo
che
la
voce
di
lei
era
sempre
quella
d
'
un
tempo
,
una
tenera
voce
che
usciva
dal
suo
petto
maturo
come
di
sotto
un
velo
.
Alle
volte
si
addormentava
di
nuovo
per
pochi
minuti
,
ed
era
dolce
dormire
sapendosi
vigilato
.
Sapeva
che
Teresita
sedeva
sullo
scalino
della
porta
;
di
quando
in
quando
metteva
le
labbra
al
buco
della
serratura
e
chiamava
:
"
Papà
,
papà
"
.
Quella
voce
arrivava
a
lui
deformata
dalla
cavità
attraverso
cui
passava
,
e
lo
faceva
ridere
,
come
se
si
trattasse
d
'
un
gioco
di
ragazzi
.
Alla
fine
apriva
,
ed
ella
entrava
umile
e
sottomessa
.
Venne
l
'
inverno
,
le
strade
del
paese
in
pendio
divennero
torrenti
,
la
neve
sulle
montagne
brillava
nuova
.
Una
mattina
il
Ferro
aspettava
che
Teresita
picchiasse
alla
porta
.
Pareva
che
fosse
il
vento
e
non
era
:
era
lei
che
batteva
e
chiamava
,
come
travolta
dalla
tempesta
:
"
Papà
,
papà
!
Aprite
,
sono
io
"
.
Egli
fingeva
di
non
udire
,
e
sentiva
la
rabbia
della
pioggia
che
si
allontanava
e
si
avvicinava
a
seconda
del
vento
,
e
il
brontolio
frettoloso
del
torrente
che
si
rompeva
davanti
agli
argini
della
porta
.
"
Papà
,
papà
!
"
Egli
pensava
:
"
Se
apro
subito
,
per
lei
sarà
troppo
facile
.
Che
picchi
ancora
.
Se
mi
vuol
bene
starà
sotto
la
pioggia
e
aspetterà
"
.
Ella
seguitava
a
battere
,
disperatamente
,
e
si
sentivano
le
sue
nude
mani
bagnate
contro
la
porta
.
"
No
,
non
aprite
"
,
ammonì
egli
alla
moglie
.
"
Ve
lo
dico
io
quando
dovete
aprire
"
.
Alla
fine
aprirono
.
Ella
entrò
vacillando
,
bianca
come
la
cenere
,
col
viso
umido
di
pioggia
,
i
piedi
rossi
.
Sedette
ai
piedi
del
padre
come
un
povero
animale
,
e
si
mise
a
piangere
poggiando
la
guancia
alle
sue
ginocchia
.
Disse
:
"
Lo
sapete
che
ho
fatto
un
bambino
questa
notte
?
"
Un
filo
di
sangue
le
scorreva
sulla
caviglia
nuda
,
sul
piede
nudo
.
"
Ho
sonno
"
,
aggiunse
,
"
e
mi
sento
male
.
Mi
avete
fatto
aspettare
tanto
,
là
fuori
"
.
Egli
si
mise
a
carezzarle
i
capelli
umidi
,
come
quando
era
piccola
.
Ella
stravolse
gli
occhi
e
disse
in
un
soffio
:
"
Non
volevano
lasciarmi
,
ma
io
per
forza
sono
voluta
venire
.
Sono
saltata
dal
letto
di
nascosto
,
quando
non
mi
vedeva
nessuno
"
.
Divenne
smorta
,
pesante
.
Egli
le
carezzava
i
capelli
e
le
diceva
:
"
Sì
,
sì
,
lo
so
che
vuoi
bene
al
tuo
papà
"
.
Ma
poi
sentì
che
ella
non
si
muoveva
più
,
come
se
dormisse
.
Aveva
l
'
occhio
azzurro
spalancato
e
senza
sguardo
.
Il
Ferro
allora
si
mise
a
gridare
come
un
bambino
spaventato
,
e
la
scoteva
inutilmente
:
"
Chi
mi
vuole
più
bene
,
ora
,
Teresita
,
chi
mi
vuole
più
bene
?
"
ROMANTICA
La
ragazza
strillava
che
voleva
giocare
sempre
col
ragazzo
con
cui
l
'
avevano
sorpresa
dietro
una
fratta
.
Non
era
bello
che
alla
sua
età
,
già
fatta
,
corresse
pei
campi
come
un
puledro
;
ma
quella
non
si
rassegnava
a
non
essere
più
una
bambina
,
e
la
si
ritrovava
dappertutto
,
dove
i
ragazzi
si
davano
convegno
.
No
,
non
poteva
fare
a
meno
di
lui
,
perché
lui
sapeva
raccontare
tante
cose
cui
nessuno
pensa
,
voleva
discorrere
con
lui
notte
e
giorno
,
per
tutta
la
vita
.
Il
padre
di
questa
ragazza
era
uno
dell
'
Alta
Italia
,
trapiantatosi
nel
nostro
paese
dopo
un
lungo
vagabondaggio
attraverso
l
'
Italia
meridionale
.
Doveva
appartenere
a
una
grande
famiglia
,
almeno
a
quanto
diceva
il
suo
nome
.
Già
molto
giovane
era
fuggito
per
seguire
Garibaldi
,
poi
,
invece
di
tornare
a
casa
sua
,
si
ridusse
a
vivere
da
noi
.
Questa
prima
parte
della
sua
vita
era
un
mistero
.
Poi
,
da
una
donna
del
luogo
ebbe
questa
figliola
,
e
tuttavia
non
la
sposò
.
La
figliola
gli
rassomigliava
,
e
nessuno
si
stupiva
che
fosse
tanto
disposta
a
scorrazzare
.
Voleva
stare
insieme
col
ragazzo
?
Che
ci
stesse
.
Cominciarono
a
giocare
davanti
alla
porta
di
casa
,
e
già
tutti
e
due
erano
grandi
,
e
s
'
involavano
qualche
volta
per
i
campi
;
tornavano
trafelati
a
mezzogiorno
,
col
sentimento
che
di
quest
'
ora
hanno
gli
animali
domestici
e
i
ragazzi
.
"
Ah
,
che
razza
di
fidanzati
e
di
sposi
!
"
diceva
la
madre
che
era
una
povera
schiava
,
sempre
a
badare
all
'
uova
,
ai
conigli
,
alla
capra
,
all
'
erbetta
,
che
non
sedeva
mai
su
una
sedia
,
che
dormiva
presso
il
focolare
nella
stanza
accanto
a
quella
dell
'
uomo
.
I
due
giovani
si
sposarono
come
per
gioco
;
il
marito
si
mise
a
lavorare
,
ma
giocavano
insieme
lo
stesso
quando
avevano
tempo
,
e
non
era
difficile
vederli
la
sera
che
si
accapigliavano
per
due
soldi
che
giocavano
a
battimuro
.
La
figliola
si
presentò
in
casa
una
sera
per
domandare
alla
madre
:
"
Che
storia
è
questa
della
figliola
non
legittima
?
È
vero
che
io
sono
una
di
queste
?
È
una
cosa
di
cui
mi
devo
vergognare
?
"
La
madre
tremava
.
Ella
seguitò
:
"
Almeno
spiegatemi
quello
che
devo
sapere
"
.
Fu
a
questo
punto
che
la
ragazza
divenne
donna
.
Cominciò
a
frequentare
la
casa
più
spesso
e
ad
aiutare
la
.
madre
.
"
Allora
voi
non
siete
sposata
con
lui
?
"
"
Io
?
oh
,
no
!
Egli
è
di
una
grande
famiglia
,
e
non
mi
ha
mai
voluto
dare
il
suo
nome
.
Io
mi
chiamo
sempre
Padella
"
.
"
Ma
vi
ha
voluto
bene
?
"
"
Non
lo
so
,
non
lo
so
,
io
.
Chi
lo
sa
che
cosa
hanno
in
testa
questi
uomini
?
Da
trent
'
anni
non
sa
più
nulla
dei
suoi
e
non
cerca
di
sapere
.
Io
non
gli
ho
mai
chiesto
nulla
.
Parla
tanto
poco
"
.
"
Ma
bene
,
ve
ne
ha
voluto
?
"
"
Non
lo
so
.
Non
si
vede
più
che
sono
stata
bella
?
Ma
lo
sono
stata
,
e
bene
gliene
ho
voluto
.
Il
destino
ci
ha
messi
insieme
e
ci
siamo
rimasti
.
Ora
che
tu
non
ci
sei
,
siamo
anche
più
lontani
.
Chi
dice
più
una
parola
?
Egli
pensa
sempre
,
non
si
sa
a
che
"
.
"
E
non
vi
ha
mai
fatto
una
carezza
?
"
La
giovine
seguitò
a
dire
che
col
suo
sposo
era
un
'
altra
faccenda
,
che
erano
felici
,
che
anche
nel
sonno
si
cercavano
senza
volerlo
.
Qualche
volta
sognavano
di
giocare
e
si
mettevano
a
leticare
dormendo
.
La
madre
diceva
:
"
Ragazzi
!
"
,
ma
teneva
il
viso
coperto
con
le
mani
,
ma
pareva
che
ricordasse
qualche
cosa
che
le
faceva
male
.
"
Io
non
ho
mai
saputo
come
siano
queste
cose
.
Quando
venne
lui
così
alto
,
con
quegli
occhi
,
con
le
sue
maniere
,
me
ne
sono
andata
con
lui
.
Che
importa
?
Mi
ha
trattata
come
un
povero
animale
.
Che
importa
?
Ah
,
vi
volete
bene
?
Anche
nel
sonno
?
"
Cercava
di
sorridere
.
Il
vecchio
rincasava
come
al
solito
,
alla
solita
ora
.
La
figlia
:
"
Che
avete
fatto
di
mia
madre
?
Perché
,
io
non
ho
mai
saputo
nulla
?
Perché
,
non
siete
stato
buono
con
lei
?
Perché
mia
madre
non
è
stata
felice
?
Io
,
guardatemi
,
io
sono
felice
"
.
Il
vecchio
guardò
la
sua
donna
come
se
si
accorgesse
di
lei
la
prima
volta
,
e
gli
sembrasse
impossibile
che
ella
fosse
capace
di
soffrire
per
qualche
cosa
.
La
figlia
aggiunse
:
"
Anche
lei
è
una
povera
creatura
di
Dio
"
.
La
donna
,
ad
occhi
asciutti
ripeteva
fiocamente
:
"
Anch
'
io
sono
una
povera
creatura
di
Dio
"
,
come
se
dicesse
a
sé
sola
,
ma
la
stesse
ad
ascoltare
tutto
il
mondo
i
morti
e
i
vivi
,
la
gente
lontana
e
il
cielo
,
e
divenuta
grande
lei
che
si
era
sempre
considerata
tanto
piccola
.
"
Tutta
la
vita
in
silenzio
senza
dire
altro
che
le
frasi
d
'
ogni
giorno
.
Non
abbiamo
parlato
mai
,
nessuno
mi
ha
detto
mai
nulla
,
come
si
parla
alle
persone
.
Io
qualche
volta
parlavo
alle
bestie
,
alle
galline
e
ai
conigli
,
ecco
con
chi
parlavo
"
.
Le
disse
queste
cose
o
le
pensò
,
e
a
distanza
la
sua
vita
non
le
parve
altro
che
una
lunga
alternativa
di
lavoro
e
di
sonni
pesanti
,
le
galline
che
covavano
,
i
pulcini
che
saltavano
nuovi
come
i
ragazzi
,
la
capra
che
doveva
pascolare
e
che
ella
si
trascinava
dietro
per
i
campi
come
fosse
un
cane
.
E
da
tutte
queste
cose
dipendeva
la
loro
vita
.
Per
la
prima
volta
ebbe
l
'
impressione
di
essere
stata
infelice
senza
averlo
mai
saputo
,
come
succede
ai
bambini
poveri
,
quando
ricevono
un
poco
di
bene
.
Si
accorgeva
oscuramente
come
tutta
lei
stessa
si
fosse
piegata
e
conformata
a
seconda
dei
bisogni
e
delle
faccende
quotidiane
,
e
nel
fondo
della
sua
memoria
non
c
'
era
altro
,
quando
non
pensava
,
che
il
belare
delle
capre
,
il
pigolio
dei
pulcini
,
le
grida
delle
cicale
che
la
stordivano
quando
andava
a
spigolare
dietro
le
orme
dei
mietitori
.
Ora
le
sembrava
che
sarebbe
morta
se
non
le
avessero
detto
una
parola
buona
,
ella
che
non
vi
aveva
mai
pensato
.
"
Li
sentite
"
,
disse
rivolta
all
'
uomo
,
"
che
si
abbracciano
nel
sonno
?
Che
leticano
nel
sonno
?
Quando
si
sono
mai
veduti
degli
sposi
a
questa
maniera
?
"
Sorrise
?
Voleva
sorridere
.
"
Ecco
,
ecco
,
dirò
...
"
cominciò
l
'
uomo
.
"
Dirò
"
.
Ma
esitava
.
Si
tuffò
nel
passato
come
in
un
mare
,
parlò
come
se
confessasse
.
Egli
non
era
mai
riuscito
a
togliersi
dal
cuore
una
figura
di
donna
che
aveva
amato
,
giovinetto
,
lassù
,
nella
sua
città
.
Questa
donna
,
ora
che
lo
confessava
a
qualcuno
,
si
accorgeva
di
non
amarla
da
un
pezzo
,
non
si
ricordava
che
poco
di
come
era
fatta
,
si
ricordava
soltanto
il
suo
nome
,
forse
non
amava
più
che
quel
nome
.
Come
si
chiamava
?
Palmira
.
Non
è
un
bel
nome
?
Forse
non
era
neppure
un
bel
nome
.
Ma
gli
era
parso
bellissimo
,
e
quando
se
lo
ricordava
rivedeva
il
suo
sguardo
.
Aveva
gli
occhi
neri
.
Era
bionda
?
Sì
,
era
bionda
.
Ma
non
m
'
interrompete
con
queste
domande
.
L
'
aveva
amata
adolescente
poi
giovinetto
,
ed
ella
per
lui
era
la
sua
terra
.
La
sua
terra
era
prospera
,
ricca
,
con
monti
e
fiumi
,
boschi
e
fonti
,
con
città
popolose
,
donne
amorose
.
Era
partito
volontario
con
Garibaldi
;
tornò
,
la
trovò
fidanzata
;
ripartì
,
voleva
dimenticarla
.
Dove
andare
?
Allora
si
usava
andarsene
per
dimenticare
,
e
c
'
era
scritto
anche
nei
romanzi
.
Aveva
compiuto
venti
anni
il
giorno
in
cui
passò
lo
Stretto
di
Messina
col
suo
Generale
.
La
gioventù
non
era
per
lui
altro
che
questa
terra
,
ora
,
la
terra
con
gli
aranceti
che
aveva
davanti
,
e
la
veduta
dell
'
Aspromonte
come
un
gigante
che
volta
irritato
le
spalle
.
Non
l
'
avrebbe
più
riveduta
,
aveva
fatto
proposito
.
Forse
,
se
non
si
fosse
ostinato
a
rimanerne
lontano
,
a
rivedere
quella
donna
sposata
sarebbe
guarito
.
Se
ne
accorgeva
troppo
tardi
,
ma
quando
se
ne
accorse
non
poteva
più
muoversi
,
coi
suoi
vestiti
troppo
disusati
.
Averla
potuta
rivedere
,
era
sicuro
che
sarebbe
guarito
.
Ora
quella
figura
era
scomparsa
dalla
sua
memoria
,
e
di
lei
non
rimaneva
che
un
nome
,
e
il
colore
dell
'
adolescenza
.
Dapprincipio
questo
sacrificio
gli
era
piaciuto
,
e
gli
era
piaciuto
annullarsi
in
questo
modo
.
L
'
amava
ancora
?
Non
era
possibile
.
Gli
era
rimasto
come
un
grande
rancore
,
e
la
sorpresa
di
trovarsi
alla
fine
della
vita
,
sì
,
alla
fine
,
senza
accorgersene
,
per
questo
risentimento
giovanile
.
Era
come
se
fosse
scivolato
da
una
grande
altezza
e
si
ritrovasse
nel
fondo
senza
memoria
del
tragitto
.
E
ora
?
Ecco
come
si
perde
la
vita
,
ecco
come
ci
si
dimentica
di
noi
stessi
.
Egli
diceva
o
borbottava
queste
cose
,
seduto
,
con
le
mani
sulle
ginocchia
tremanti
,
come
un
accusato
;
ma
non
lo
capivano
,
se
non
quanto
bastava
per
aver
pietà
dell
'
amore
.
"
E
ora
,
andate
a
riposare
.
Questa
è
l
'
ora
vostra
.
Ecco
la
tazza
del
latte
.
Andate
a
dormire
"
.
Ella
come
sempre
gli
accese
il
lume
,
gli
preparò
il
tetto
,
gli
tolse
le
scarpe
.
Ma
questa
sera
,
che
aria
nuova
correva
il
mondo
per
lei
!
Stranamente
le
ritornava
con
quest
'
estate
la
memoria
di
molte
estati
lontane
,
e
le
luci
dell
'
orizzonte
,
dove
il
mare
le
teneva
ancora
,
erano
le
luci
della
sua
gioventù
.
Il
mondo
le
si
ripresentava
nuovo
e
intatto
,
e
non
era
mutato
nulla
,
neppur
lei
,
e
i
rumori
spersi
della
strada
,
battere
di
porte
,
risate
,
pianto
di
bambini
,
calpestio
,
richiami
,
si
svolgevano
come
una
musica
nota
d
'
un
mondo
che
comincia
per
noi
.
Una
impressione
di
felicità
pioveva
su
tutte
le
cose
.
Perché
era
tanto
libera
e
leggera
oggi
?
"
Disgraziato
"
,
diceva
con
la
sua
figliola
,
"
disgraziato
,
povero
infelice
.
Da
noialtri
è
tutta
un
'
altra
cosa
:
ama
chi
t
'
ama
e
rispondi
a
chi
ti
chiama
"
.
E
a
tutte
le
ragioni
per
cui
riteneva
quell
'
uomo
un
essere
privilegiato
si
aggiungeva
anche
questa
.
Ormai
parlavano
di
Palmira
spesso
,
come
d
'
un
sogno
comune
,
poiché
non
avevano
altro
in
comune
.
Che
si
poteva
dire
di
essersi
amati
,
incontrarsi
un
giorno
nel
bosco
,
egli
col
fucile
in
ispalla
,
ella
intenta
a
raccogliere
ghiande
?
Invece
Palmira
era
lontana
,
era
stata
bionda
,
lo
era
ancora
,
poiché
ella
rimaneva
giovane
e
amata
nel
ricordo
.
Si
era
sposata
?
Nessuno
lo
sapeva
.
Egli
non
ne
aveva
avuto
più
notizie
,
ed
era
andato
ramingo
da
paese
a
paese
appunto
perché
ella
ne
perdesse
le
tracce
.
Forse
si
ricordava
ancora
di
lui
,
e
pensava
che
egli
si
era
perduto
per
lei
.
O
che
non
avesse
creduto
che
si
era
trovato
un
amore
migliore
?
Fu
in
questa
comunità
di
discorsi
e
di
pensieri
che
la
donna
gli
posò
il
capo
sulle
ginocchia
,
ed
egli
distrattamente
le
ravviava
i
capelli
grigi
.
"
Anch
'
io
sono
stata
bella
,
non
è
vero
"
Egli
diceva
:
"
Io
non
sono
più
quello
di
allora
.
Mi
sembra
di
essere
nato
una
seconda
volta
qui
,
e
qualche
volta
mi
sembra
di
sognare
.
E
del
resto
,
perché
soffrire
?
Chi
si
accorge
che
noi
soffriamo
?
"
"
Oh
,
io
sono
stata
felice
senza
sapere
nulla
,
contenta
di
servirvi
.
Ora
che
so
,
mi
dispiace
,
ma
prima
chi
pensava
a
queste
cose
?
Avevo
altro
da
pensare
"
.
Un
giorno
arrivò
una
lettera
per
il
forestiero
,
cosa
straordinaria
,
perché
egli
non
ne
riceveva
mai
.
Doveva
aver
fatto
una
lunga
strada
perché
era
coperta
di
bolli
,
di
indicazioni
,
di
correzioni
e
d
'
indirizzi
.
Sembrava
che
tutto
quello
che
doveva
dire
lo
portasse
scritto
sulla
busta
,
e
che
dentro
non
vi
fosse
più
nulla
,
come
i
pensieri
vecchi
che
finiscono
sempre
con
l
'
affiorare
e
con
l
'
essere
rivelati
.
Ma
il
forestiero
non
era
là
per
riceverla
;
non
viveva
più
.
Questa
lettera
rimase
molti
anni
ancora
nelle
mani
della
sua
donna
,
come
un
cimelio
.
La
lettera
che
si
era
trascinata
tanti
anni
sulle
sue
tracce
rimaneva
ancora
chiusa
come
se
non
fosse
stata
scritta
.
Solo
più
tardi
qualcuno
l
'
apri
e
la
lesse
.
Diceva
:
"
Spero
che
questa
lettera
arrivi
a
trovarti
.
Dove
sei
?
Non
ti
ricordi
di
me
?
Rispondi
.
Ho
paura
che
tu
sia
troppo
lontano
.
Per
carità
,
rispondimi
.
Ho
da
dirti
cose
decisive
per
la
tua
e
la
mia
vita
.
Se
non
risponderai
vuol
dire
che
sei
perduto
per
sempre
.
E
io
che
farò
?
Palmira
"
.
E
sotto
la
firma
:
"
Vieni
,
vieni
!
"
.
La
calligrafia
e
l
'
inchiostro
avevano
avuto
il
tempo
d
'
invecchiare
e
d
'
ingiallire
,
la
data
era
divenuta
remota
:
trentacinque
anni
prima
.
Del
resto
,
quello
che
l
'
aprì
,
per
caso
,
non
vi
capì
nulla
.
LA
SIGNORA
FLAVIA
Fu
come
se
tra
il
grigio
delle
case
fosse
fiorito
improvvisamente
un
giardino
.
La
signora
Flavia
scendeva
in
istrada
accompagnata
dalla
domestica
che
si
teneva
umilmente
un
passo
indietro
,
gli
occhi
bassi
sul
petto
abbondante
.
La
signora
,
vestita
di
rosa
,
sembrava
dovesse
perdere
l
'
equilibrio
da
un
momento
all
'
altro
,
non
essendo
abituata
alle
ineguaglianze
della
strada
.
A
lei
stessa
pareva
di
prender
terra
dopo
una
malattia
.
Si
sentiva
addosso
una
gran
pienezza
,
e
il
petto
e
i
fianchi
come
se
si
muovessero
troppo
.
Ma
nessuno
si
accorgeva
di
queste
cose
.
Piuttosto
,
sembrava
più
piccola
di
quanto
di
solito
la
immaginava
chi
l
'
aveva
intravista
qualche
volta
alla
finestra
,
o
traversante
le
sue
stanze
sonore
,
più
piccola
,
al
modo
stesso
delle
statue
calate
dal
loro
piedistallo
.
E
allora
a
qualcuno
sembrava
più
bella
e
più
vicina
,
e
il
fatto
stesso
che
era
più
tozza
di
quanto
si
pensava
,
e
di
quanto
promettevano
le
sue
gambe
forti
,
era
una
di
quelle
imperfezioni
da
artefici
popolari
,
che
piacciono
al
popolo
.
Ma
su
quel
corpo
,
si
volgeva
con
un
lieve
tentennamento
la
testa
piccola
,
le
labbra
forti
,
il
naso
ricurvo
e
brevissimo
,
la
fronte
diritta
e
quadrata
,
come
se
non
vi
potessero
regnare
altro
che
pensieri
ordinati
e
chiari
.
Passò
attraverso
le
strade
come
in
processione
.
La
gente
si
ricomponeva
e
ammutoliva
.
Si
sentivano
soltanto
rotolare
i
ciottoli
che
urtava
con
le
scarpette
.
Come
per
non
turbarla
,
la
salutavano
a
bassa
voce
.
Invece
saltò
su
con
una
voce
sgangherata
Serafino
che
disse
:
"
Sono
vostro
servo
!
"
Ella
si
volse
appena
,
senza
guardarlo
,
e
allora
il
Serafino
si
accorse
di
avere
i
piedi
scalzi
,
e
si
ricordò
di
avere
uno
spacco
dietro
ai
pantaloni
.
E
contava
diciassette
anni
.
Si
vergognò
subito
,
sedette
sul
muricciolo
,
nascondendo
un
piede
dietro
l
'
altro
.
La
signora
aveva
rallentato
il
passo
,
e
si
levò
la
voce
nasale
della
domestica
la
quale
lo
avvertì
:
"
Prepara
la
cavalla
bianca
per
domani
mattina
.
La
signora
Flavia
deve
andare
al
giardino
"
.
Serafino
stava
seduto
sempre
;
la
donna
lo
redarguì
:
"
E
levati
in
piedi
,
quando
ti
trovi
davanti
alla
signora
"
.
La
signora
Flavia
parve
non
aver
udito
.
Solo
,
abbassando
gli
occhi
,
vide
il
dito
grosso
del
piede
di
lui
che
si
muoveva
nervosamente
.
"
Quanto
zelo
questi
servi
!
Non
sanno
che
inventare
per
compiacere
i
padroni
.
È
certo
che
se
fosse
stata
lei
,
la
signora
,
non
vi
avrebbe
fatto
caso
"
.
Si
era
rintanato
,
e
sul
suo
pagliericcio
non
riusciva
a
prender
sonno
.
Egli
aveva
sentito
parlare
la
signora
,
qualche
sera
,
stando
seduto
sotto
la
finestra
di
lei
,
a
prendere
il
fresco
con
la
servitù
:
le
finestre
erano
aperte
,
e
la
voce
di
lei
scendeva
lunga
e
assorta
come
la
voce
delle
fontane
nei
boschi
.
Indovinava
anche
il
sonoro
passo
di
lei
.
Egli
pensava
sempre
di
avere
un
giorno
un
vestito
nuovo
per
mostrarsi
,
ed
era
sicuro
che
allora
lo
avrebbe
comandato
:
"
Serafino
,
va
'
a
prendermi
tre
soldi
di
neve
.
Serafino
,
ha
detto
la
signora
di
andare
a
comperare
questo
e
questo
"
.
Ma
forse
era
proprio
la
domestica
che
non
gli
dava
mai
le
commissioni
,
e
perciò
lui
non
lo
comandavano
mai
.
Egli
immaginava
che
lo
avrebbero
mandato
al
paese
vicino
a
portare
i
regali
di
Natale
e
di
Pasqua
ai
parenti
di
lei
;
poi
immaginava
che
sarebbe
tornato
con
un
bigliettino
di
ringraziamento
e
lo
avrebbero
fatto
passare
per
darlo
personalmente
alla
signora
Flavia
.
Ma
siccome
lui
badava
alla
cavalla
,
queste
commissioni
le
affidavano
agli
altri
servi
,
quelli
che
avevano
in
custodia
i
muli
e
le
asine
.
La
signora
andava
a
cavallo
raramente
,
quando
scendeva
al
mare
pei
bagni
,
e
quando
andava
a
trovare
i
parenti
.
E
lui
l
'
indomani
non
avrebbe
avuto
un
vestito
nuovo
da
mettere
.
Se
lo
pagavano
male
non
era
certo
colpa
della
signora
.
Era
il
marito
Che
gli
lesinava
i
denari
,
e
lui
serviva
per
poter
dire
che
era
in
casa
loro
,
e
pel
rispetto
che
gliene
veniva
.
Si
rivoltolava
nel
lettuccio
.
Certo
che
questa
gente
ha
dei
vestiti
inverosimili
.
Hai
veduto
che
razza
di
stoffa
portava
indosso
?
Una
stoffa
che
sembrava
pelle
.
Macché
,
più
delicata
della
pelle
.
Aveva
un
odore
di
stoffa
nuova
che
si
sentiva
a
un
miglio
di
distanza
,
come
se
passasse
un
mercante
con
la
sua
roba
uscita
fresca
dalla
fabbrica
.
Ella
è
bianchissima
in
viso
.
Si
capisce
,
perché
,
sta
sempre
chiusa
.
Ha
qualche
efelide
intorno
agli
occhi
perché
,
è
troppo
bianca
,
troppo
bianca
,
troppo
.
La
sua
bocca
è
un
teatro
.
Che
cos
'
è
un
teatro
?
Egli
non
lo
ha
mai
veduto
;
ma
la
bocca
di
lei
è
un
teatro
.
A
teatro
non
ci
sono
le
dame
vestite
di
bianco
,
i
cavalieri
lucenti
,
i
paladini
con
le
tuniche
rosa
,
e
il
cavaliere
Orlando
con
la
sua
spada
d
'
oro
?
Quant
'
è
vero
Dio
che
la
sua
bocca
è
un
teatro
.
E
poi
le
mani
.
Sembra
che
debbano
a
un
certo
punto
allungarsi
,
e
invece
si
fermano
,
vengono
le
unghie
appannate
,
e
sembrano
le
mani
brevi
delle
bambine
.
I
capelli
sono
ordinati
.
Si
potrebbero
contare
uno
per
uno
,
sono
capelli
vivi
,
forti
e
densi
come
i
giardini
ombrosi
.
Tre
soldi
di
neve
,
e
la
neve
ha
il
colore
un
poco
dorato
delle
sue
mani
.
I
suoi
denti
bianchi
fanno
venire
la
sete
,
come
la
neve
.
L
'
orcio
dell
'
acqua
è
sulla
finestra
.
Vi
batte
la
luna
e
il
sereno
,
è
fresco
e
rugiadoso
,
emana
un
odore
di
fontana
.
Giunge
di
lontano
l
'
odore
dal
mirto
che
ha
fatto
le
bacche
rosse
come
i
grani
d
'
una
collana
.
La
signora
padrona
è
impenetrabile
come
una
statua
,
e
nessuno
può
immaginarsela
mentre
ride
.
Invece
ride
nella
sua
stanza
,
e
gli
angoli
ne
risuonano
.
Poi
non
ride
più
;
si
allontana
invero
similmente
,
diviene
piccola
e
triste
come
una
foglia
appassita
.
L
'
alba
è
fredda
e
fa
rabbrividire
gli
uomini
nei
loro
letti
.
Non
si
sa
che
ora
sia
.
Arriva
la
luce
da
lontano
forse
è
la
luce
che
viene
dal
mare
,
forse
la
luce
della
luna
al
tramonto
.
Si
sente
tossire
nelle
case
basse
.
Si
desta
il
mondo
.
Nel
sonno
la
signora
è
scomparsa
dietro
una
nuvola
.
Serafino
non
riesce
più
a
ricordarsela
,
e
gli
sembra
d
'
averla
perduta
.
Forse
non
è
vero
che
domani
deve
accompagnarla
sulla
cavalla
bianca
.
Bisogna
levarsi
presto
per
ricucire
gli
strappi
ai
pantaloni
.
Che
stupido
non
averci
pensato
prima
.
Ma
lui
non
ha
la
fidanzata
.
Il
giorno
avanza
caldo
,
crucciato
,
fosco
.
Poi
sembra
che
debba
piovere
,
giunge
a
tratti
l
'
odore
del
bosco
umido
,
a
tratti
giunge
un
odore
gonfio
di
nuvole
acquose
,
e
le
cime
delle
piante
si
mettono
a
tremare
.
Ma
non
piove
,
invece
.
Il
sole
si
leva
trionfante
e
asciuga
il
mondo
,
le
ore
cominciano
a
scandirsi
grandi
sulla
terra
.
La
cavalla
ha
una
criniera
lunga
e
sfrangiata
,
una
criniera
da
bestia
selvatica
.
Questa
mattina
sembra
pallida
,
perché
ha
il
muso
color
cenere
,
e
la
criniera
sembra
ingiallire
alle
sfrangiature
.
Questa
cavalla
è
proprio
una
signorina
.
È
mansueta
,
aspetta
tranquillamente
scalpitando
come
chi
cambi
posizione
nell
'
attesa
.
Ubbidisce
alla
voce
.
Improvvisamente
,
a
una
buffata
di
vento
,
nitrisce
superba
.
Vuole
correre
,
e
si
sente
già
il
suo
trotto
attraverso
i
boschi
e
gli
orti
,
per
la
ghiaia
e
per
la
terra
molle
,
quando
la
terra
sembra
vuota
sonora
come
un
petto
.
La
signora
vi
monta
con
disinvoltura
,
vi
si
accomoda
seduta
e
prende
le
briglie
.
"
Non
volete
che
tenga
io
le
briglie
,
e
cammini
avanti
,
ché
non
si
adombri
?
"
No
.
Egli
deve
correre
dietro
la
cavalla
correre
correre
,
parlarle
a
voce
alta
e
a
voce
bassa
,
chiamarla
con
tutti
i
nomi
che
le
ha
dato
quando
erano
soli
,
e
la
domava
scagliandola
selvaggia
per
la
valle
.
Avanti
,
testarda
avanti
,
colomba
;
piano
,
bandiera
,
al
passo
,
madama
.
Si
traversa
il
bosco
d
'
ulivi
,
si
traversano
i
ruscelli
asciutti
,
le
vallette
folte
di
canne
,
dominate
da
un
lungo
respiro
,
e
il
lamento
delle
fonti
che
buttano
goccia
a
goccia
l
'
acqua
ricantandola
su
tutti
i
toni
,
e
le
gore
d
'
acqua
stagnante
col
loro
profumo
sfatto
e
il
canto
fiacco
di
una
ranocchia
che
vi
è
rimasta
prigioniera
.
La
signora
respira
liberamente
non
si
regge
più
il
petto
ondeggiante
con
la
mano
.
Per
un
poco
egli
le
trotta
accanto
e
le
dice
con
voce
mozza
:
"
Se
per
caso
avete
bisogno
,
potete
poggiare
la
mano
alla
mia
testa
"
.
E
le
offre
la
testa
ricciuta
e
nera
.
Ella
invece
sorride
mentre
la
cavalla
la
scuote
su
e
giù
,
e
la
sua
veste
fa
delle
strane
smorfie
.
Egli
grida
correndo
avanti
,
per
frenare
il
cavallo
,
ora
che
il
bosco
è
basso
,
ed
ella
potrebbe
urtare
in
qualche
ramo
:
"
Che
brava
cavallerizza
che
siete
!
Questo
animale
è
proprio
un
cristiano
,
una
creatura
come
me
e
come
voi
,
con
licenza
parlando
"
.
Ella
non
risponde
,
e
lievemente
curva
in
avanti
,
di
fianco
,
e
le
scarpette
che
ha
appaiate
da
una
parte
sembrano
due
colombe
pronte
a
volare
.
La
cavalla
nitrisce
,
le
risponde
un
'
altra
voce
nel
bosco
;
qua
e
là
si
accendono
nel
verde
cupo
i
melograni
rossi
come
fiamme
nella
penombra
.
Spunta
un
altro
cavallo
al
trotto
.
Il
cavaliere
tiene
sulle
ginocchia
una
donna
e
le
stringe
col
pugno
il
petto
per
tenerla
ferma
;
ella
è
pallida
di
paura
.
Sono
passati
.
"
Non
l
'
avrà
mica
rubata
,
quella
donna
!
"
grida
Serafino
correndo
e
saltando
davanti
alla
cavalla
.
Finisce
il
bosco
,
sono
arrivati
in
prossimità
del
fiume
che
fa
sentire
la
sua
voce
volubile
.
Serafino
si
ferma
davanti
alla
cavalla
che
si
arresta
impennandosi
.
La
donna
tira
le
briglie
e
fa
col
gomito
l
'
atto
di
chi
trae
la
corda
d
'
un
arco
per
iscoccarne
la
freccia
.
Ferma
,
c
'
è
il
fiume
.
Qui
crescono
al
fresco
i
granoturchi
,
stanno
spropositate
le
zucche
,
gli
alberelli
da
frutto
stanno
nani
e
gonfi
di
succhi
;
qui
crescono
le
erbe
grasse
sulla
terra
non
dissodata
e
occupano
come
lumache
vegetali
il
suolo
,
i
melograni
e
gli
aranci
stanno
forti
e
lucidi
.
La
fornace
della
calce
mette
il
suo
color
bianco
e
assetato
in
quell
'
umidore
"
Andate
piano
,
non
la
spronate
,
e
se
vuole
,
lasciatela
bere
.
Non
guardate
l
'
acqua
,
guardate
sull
'
altra
riva
,
ma
non
l
'
acqua
.
Fa
girare
la
testa
"
.
La
voce
di
Serafino
arriva
rotta
dal
rumore
della
corrente
che
fa
chiasso
sui
sassi
,
fischia
e
zufola
fra
le
canne
,
brontola
tra
le
macchie
,
s
'
ingorga
cupa
qua
e
là
verso
la
riva
,
mentre
nel
mezzo
corre
il
filo
della
corrente
come
chi
non
abbia
da
perder
tempo
.
Si
sente
come
una
lunga
armonia
da
una
riva
all
'
altra
,
le
voci
lontane
divengono
meravigliosamente
vicine
,
spinte
dal
vento
,
rotte
dalle
sillabe
dell
'
acqua
che
variano
i
rumori
all
'
infinito
come
gli
accordi
di
una
musica
.
Sono
grida
di
uccelli
,
e
sembrano
canti
mutevoli
,
mentre
si
spande
su
tutto
la
voce
estatica
e
misteriosa
dei
monti
popolati
di
mandre
.
La
cavalla
ha
saggiato
la
profondità
dell
'
acqua
con
passo
prudente
.
Freme
un
poco
.
È
in
acqua
.
Serafino
si
è
rimboccati
i
pantaloni
e
sta
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
.
La
cavalla
dà
un
balzo
e
si
scrolla
.
Serafino
con
un
salto
è
in
groppa
alla
bestia
e
dice
:
"
Scusatemi
,
ma
l
'
acqua
è
troppo
profonda
"
.
La
cavalla
si
rafforza
sulle
zampe
,
ha
allungato
il
collo
per
bere
.
Sembra
ora
che
soffi
alle
nuvole
specchiate
nella
corrente
e
se
le
beva
,
bruchi
le
erbe
e
i
fiori
della
riva
,
lambisca
le
cime
delle
montagne
che
vi
si
riflettono
.
Fischia
nel
bosco
un
uccello
,
suona
una
zampogna
in
montagna
,
cantano
i
ranocchi
negli
stagni
,
e
la
corrente
del
fiume
sembra
che
corra
aerea
sul
mondo
,
carpisca
questi
rumori
e
li
trascini
nel
suo
gorgo
come
pagliuzze
.
Il
collo
dell
'
animale
si
allunga
,
si
allunga
,
diviene
una
china
pericolosa
,
e
l
'
acqua
intorno
vi
rumoreggia
e
si
affolla
invitando
a
scendere
con
le
sue
mille
voci
cattive
.
"
Ferma
!
"
grida
Serafino
.
Ma
la
signora
ha
allentate
le
briglie
,
a
un
tratto
ha
veduto
intorno
a
sé
il
mondo
girare
,
rovesciarsi
sulla
terra
come
imbuti
le
nuvole
,
lei
essere
scagliata
nell
'
acqua
,
come
nella
dimensione
del
cielo
.
La
cavalla
sembra
,
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
,
un
rottame
di
barca
.
Non
succede
nulla
,
nulla
!
La
signora
Flavia
si
è
fatta
pallida
,
si
è
rovesciata
all
'
indietro
.
Serafino
afferra
le
briglie
,
dà
un
grido
alla
cavalla
che
avanza
tremando
nell
'
acqua
,
e
sente
ad
ogni
passo
la
certezza
del
fondo
pietroso
.
Sembra
che
scivoli
,
e
la
corrente
ora
le
gira
intorno
allegra
e
maligna
.
Invece
ha
raggiunto
la
riva
,
e
freme
per
tutta
la
groppa
mentre
vi
punta
le
zampe
.
D
'
un
salto
Serafino
è
in
terra
,
reggendo
con
le
mani
alte
la
dama
svenuta
,
se
la
sente
scivolare
fra
le
braccia
come
un
segreto
,
si
accorge
che
stringe
con
la
mano
il
seno
di
lei
.
Qui
,
alla
piegatura
del
gomito
,
è
un
gran
solletico
.
Ha
paura
di
farle
male
,
la
vede
afflosciarsi
in
terra
come
cosa
morta
.
Stanno
in
una
macchia
d
'
oleandri
.
Un
ramo
,
soltanto
a
sfiorarla
,
le
ha
fatto
arrossire
la
pelle
sulla
guancia
.
Distesa
in
terra
,
è
come
in
una
buca
profonda
:
si
vede
il
cielo
e
le
nubi
,
si
vede
lontano
il
paese
come
se
fosse
diroccato
e
abbandonato
.
Sulla
terra
non
c
'
è
più
nessuno
,
nel
cielo
gli
uccelli
sembra
debbano
precipitare
colpiti
in
volo
.
Il
cavallo
scalpita
,
poi
si
mette
a
cercare
certi
fiorellini
azzurri
che
coglie
coi
grossi
denti
bianchi
.
Il
fiume
scorre
calmo
e
placato
,
come
se
avesse
scherzato
,
s
'
insinua
nella
macchia
e
diviene
lucido
e
segreto
.
Un
insetto
vi
si
è
imbarcato
su
una
pagliuzza
e
va
lontano
.
Serafino
chiama
piano
piano
:
"
Signora
,
signora
!
"
Si
mette
a
sedere
ai
suoi
piedi
come
un
cane
,
poi
fa
per
toccarle
una
mano
,
fa
per
sbottonarle
il
corpetto
.
Tremando
,
riesce
a
sciogliere
il
primo
bottone
,
ritrae
le
mani
.
"
È
tutto
molle
,
molle
,
molle
!
"
pensa
,
all
'
infinito
.
La
chiama
ancora
con
voce
suadente
come
se
avesse
timore
di
destarla
,
e
volesse
assicurarsi
davvero
che
non
sente
.
Ella
sospira
,
gonfia
il
petto
col
suo
respiro
,
il
suo
soffio
dipinge
il
cielo
con
una
nuvoletta
piccola
piccola
,
le
api
le
si
addensano
intorno
con
la
loro
musica
.
Una
lucertola
vibrante
si
agita
fra
l
'
erba
.
INNOCENZA
Verso
primavera
,
Biasi
,
che
lavorava
alla
strada
provinciale
,
come
manovale
,
andò
a
trovare
sua
madre
.
Era
distante
,
ma
contava
di
farcela
in
una
giornata
,
a
piedi
.
Invece
,
verso
sera
si
trovò
ancora
al
di
qua
delle
montagne
,
sempre
lungo
il
mare
,
tra
le
agavi
e
i
pali
del
telegrafo
che
si
confondevano
.
Allora
su
quella
costa
che
vedeva
distesa
all
'
infinito
,
si
assegnò
un
punto
dove
fermarsi
per
la
notte
:
le
case
sparse
sul
promontorio
,
sotto
la
lanterna
del
faro
.
Gli
faceva
piacere
pensare
che
si
sarebbe
fermato
là
;
la
lanterna
già
cominciava
a
tentennare
tra
accendersi
e
spegnersi
,
chiamando
invano
le
navi
che
filavano
illuminate
al
largo
.
Sotto
la
roccia
del
promontorio
le
case
si
acquattavano
nella
notte
,
e
il
bosco
di
aranci
odorava
a
intermittenza
.
Quando
Biasi
vi
arrivò
,
trovò
che
il
droghiere
teneva
ancora
aperto
.
A
dormire
sulla
riva
del
mare
faceva
ancora
freddo
,
e
si
vedevano
le
onde
spalancate
che
minacciavano
.
Allora
chiese
al
droghiere
di
permettergli
che
si
sedesse
.
Gli
accennarono
,
senza
parole
,
di
sì
.
Sedette
,
si
appoggiò
al
banco
,
la
testa
gli
si
posò
sulle
braccia
,
si
assopì
.
"
Una
candela
.
Un
soldo
di
tabacco
.
Mezzo
litro
di
vino
.
Una
sigaretta
.
Chi
è
questo
?
Un
viandante
.
Il
barone
ha
venduto
l
'
essenza
a
duecentocinquanta
.
Contate
il
resto
"
.
Ecco
le
voci
che
Biasi
sentiva
nel
sonno
,
e
entrare
e
uscire
,
voci
più
gravi
e
femminili
,
e
la
vicinanza
di
qualcuno
che
tentava
di
ravvisarlo
.
Più
tardi
una
voce
gli
disse
all
'
orecchio
:
"
Si
chiude
!
"
Si
levò
di
scatto
,
vide
una
grossa
farfalla
che
sbatteva
dietro
il
banco
,
girando
intorno
al
lumino
acceso
davanti
all
'
immagine
d
'
un
santo
,
si
trovò
sulla
strada
stordito
e
intirizzito
dal
sonno
.
Il
mare
faceva
un
gran
fracasso
,
e
come
se
fosse
incatenato
,
accanendosi
contro
la
luna
che
lo
faceva
parere
altissimo
.
Gli
alberi
si
lasciavano
incantare
pallidi
a
quel
121rumore
e
chiarore
.
Sulla
strada
non
c
'
era
nessuno
.
Sedette
su
un
muricciolo
davanti
a
una
casipola
,
e
vedeva
in
terra
l
'
ombra
,
netta
come
un
ricamo
,
di
un
albero
di
gaggia
che
stava
davanti
alla
porta
.
Ora
la
notte
gli
pareva
una
strana
stagione
d
'
un
sole
senza
più
forza
.
Guardando
meglio
,
si
accorse
che
la
porta
della
casipola
era
semiaperta
e
che
qualcuno
là
dentro
tossiva
.
Vi
si
accostò
.
Al
suo
scalpiccìo
una
voce
disse
:
"
Avanti
!
"
Egli
diede
una
spinta
alla
porta
ed
entrò
.
Disse
:
"
Buona
sera
.
Veramente
io
non
avevo
bussato
"
.
Sotto
una
lampada
appesa
al
soffitto
,
una
figura
femminile
stava
seduta
,
avvolta
in
uno
scialle
che
le
copriva
la
testa
,
e
lasciava
intravedere
soltanto
due
occhi
neri
e
fissi
,
due
occhi
senza
età
,
gli
occhi
delle
donne
del
popolo
.
Egli
disse
subito
il
fatto
suo
:
"
Se
mi
lasciate
dormire
,
magari
in
terra
,
e
se
permette
il
padrone
.
Io
posso
pagare
.
Sono
in
viaggio
e
vado
a
trovare
mia
madre
.
Sono
un
operaio
"
.
La
donna
fece
appena
un
cenno
con
la
testa
.
Egli
aggiunse
:
"
Grazie
,
se
è
così
mi
metto
a
sedere
"
.
I
due
occhi
neri
lo
fissavano
,
e
sembravano
sorridere
d
'
un
riso
involontario
.
"
Quanto
è
che
vi
devo
?
"
disse
il
giovane
sedendosi
,
e
faceva
tintinnare
i
soldi
in
tasca
.
"
Chiudete
la
porta
"
,
disse
la
donna
.
"
Chiudete
col
chiavistello
"
.
Nell
'
atto
di
levarsi
per
chiudere
,
ella
poté
misurarlo
,
agile
,
magro
,
con
una
testa
ricciuta
,
un
color
vivo
e
bruciato
in
viso
,
dove
la
prima
calugine
della
barba
dava
una
sofferenza
sproporzionata
a
quell
'
età
.
Egli
osservava
in
giro
,
guardava
la
coperta
distesa
a
modo
di
tenda
,
e
che
copriva
evidentemente
un
letto
.
Guardò
interrogativamente
la
donna
,
e
disse
:
"
Allora
siete
sola
?
"
Ella
accennò
di
sì
;
il
giovane
rimase
sovrappensiero
:
"
Io
sono
un
operaio
"
.
Si
mise
a
raccontare
come
lavoravano
alla
strada
,
e
come
avevano
un
caposquadra
cattivo
.
A
un
certo
punto
non
s
'
intese
più
parlare
.
Si
era
addormentato
penosamente
,
lottando
per
tenersi
seduto
.
Poi
si
buttò
istintivamente
in
terra
come
un
animale
;
l
'
idea
del
cammino
percorso
gli
era
addosso
,
e
lo
affaticava
ancora
.
Dormiva
tenendo
il
viso
contro
il
braccio
piegato
.
La
donna
lo
guardava
e
pensava
al
sonno
pesante
dei
giovani
,
alle
stanchezze
felici
e
leggiere
.
Come
se
fosse
lei
a
regalare
quel
riposo
,
pensava
,
e
quasi
diceva
:
"
Dormi
,
dormi
"
.
Il
giovane
,
istintivamente
teneva
una
mano
nella
tasca
dei
soldi
.
Si
sentì
bussare
alla
porta
leggermente
.
La
donna
,
in
piedi
sulla
sedia
,
spense
il
lume
,
aspettò
senza
muoversi
.
Bussavano
di
nuovo
,
più
forte
,
e
una
voce
dietro
la
porta
disse
:
"
Apri
,
Vènera
!
"
Si
sentiva
anche
il
rumore
d
'
una
comitiva
,
intorno
,
un
suono
di
armonica
subito
soffocato
,
e
risa
trattenute
.
Uno
si
mise
a
cantare
a
squarciagola
,
accompagnato
da
un
tamburello
,
mentre
un
altro
dava
calci
alla
porta
a
seconda
del
ritmo
di
quel
canto
.
Quel
canto
diceva
:
"
O
fiore
amaro
,
o
pecora
sperduta
!
"
Ridevano
.
Biasi
sentiva
tutto
questo
nel
sonno
,
confusamente
.
Fuori
della
porta
s
'
inferocivano
,
mentre
dalle
case
vicine
,
come
da
pollai
,
correva
un
lungo
brontolare
e
tossire
.
"
Apri
,
Vènera
,
altrimenti
,
guai
a
te
"
.
La
donna
si
mise
a
parlare
dietro
la
porta
:
"
Stasera
non
posso
aprire
,
andate
via
,
per
carità
tornate
domani
sera
"
.
"
Ora
,
ora
!
"
si
misero
a
gridare
.
Ridevano
,
fischiavano
,
facevano
schioccare
baci
.
"
Un
momento
,
lasciatemi
dire
"
replicava
la
donna
.
"
Ho
qui
un
cliente
,
quasi
un
ragazzo
,
che
non
sa
niente
.
Siate
buoni
,
lasciatemi
stare
,
infelice
ch
'
io
sono
;
lasciate
stare
questa
povera
orfana
"
.
Le
risposero
schiamazzando
.
"
Non
apro
"
,
disse
lei
rabbiosamente
.
"
Guai
a
te
,
Vènera
"
,
le
dicevano
.
Ma
si
dispersero
.
Soltanto
uno
tornò
a
supplicare
,
e
chiamarla
coi
nomi
più
dolci
,
con
una
voce
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
baciare
la
porta
.
"
Ti
brucerò
la
porta
!
"
minacciò
alla
fine
.
Ma
poi
non
si
sentì
più
nulla
,
e
soltanto
il
respiro
del
mare
che
riempiva
ormai
la
notte
e
passava
sul
mondo
immerso
nella
luce
fatata
della
luna
.
La
mattina
aveva
un
colore
di
festa
.
Il
giovane
vedeva
la
donna
affaccendata
davanti
a
un
fornello
,
e
questa
volta
aveva
la
testa
avvolta
in
una
pezzuola
azzurra
,
annodata
sotto
il
mento
e
il
suo
pallore
diventava
color
grigio
.
Egli
si
trovava
,
non
sapeva
come
,
sul
letto
:
la
tenda
era
sollevata
,
il
sole
lucente
aveva
conficcate
le
sue
lame
negli
interstizi
e
nelle
fessure
della
porta
e
della
finestra
.
Non
si
ricordava
come
era
salito
lassù
,
vestito
com
'
era
.
"
E
voi
dove
avete
dormito
?
"
"
C
'
era
posto
anche
per
me
"
,
rispose
la
donna
.
"
Avete
fatto
tutto
un
sonno
"
ella
aggiunse
,
"
e
dormivate
come
un
bambino
"
.
Un
gatto
si
pose
seduto
sulla
coda
nel
mezzo
della
stanza
e
lo
guardava
.
Le
pareti
della
stanza
erano
coperte
qua
e
là
da
fogli
di
giornali
illustrati
;
una
fotografia
d
'
uomo
nel
mezzo
di
un
ventaglio
formato
da
cartoline
illustrate
,
sembrava
trovarsi
davanti
a
un
tribunale
e
a
una
condanna
.
Il
giovane
vide
,
accanto
a
sé
,
l
'
impronta
di
una
testa
sul
cuscino
,
e
sospettosamente
,
senza
darlo
a
vedere
,
si
frugò
le
tasche
.
Erano
idee
vaghe
.
Poi
domandò
:
"
Mi
è
sembrato
che
questa
notte
facessero
chiasso
"
.
"
Già
,
suonavano
e
portavano
serenate
alle
donne
"
.
Ella
gli
porgeva
il
caffè
in
una
tazzina
dai
fiori
dorati
,
che
evidentemente
era
usata
di
rado
,
e
in
qualche
occasione
.
Sullo
specchio
opaco
di
quel
liquido
,
come
in
un
lago
notturno
,
egli
vide
per
un
momento
riflesso
il
suo
occhio
come
un
regno
profondo
.
Poi
cercava
le
scarpe
.
La
donna
gliele
porse
dopo
averle
lustrate
con
la
cocca
del
grembiule
,
e
questo
atto
gli
ricordava
sua
madre
.
Quando
si
fu
levato
ella
si
mise
a
spazzolarlo
.
Egli
sentiva
andar
su
e
giù
quella
spazzola
,
con
un
'
impressione
d
'
infanzia
,
e
di
quando
in
quando
,
tra
un
colpo
e
l
'
altro
,
sentiva
di
urtare
contro
qualche
cosa
di
morbido
;
lei
gli
stava
vicina
a
occhi
bassi
,
battendo
le
ciglia
per
non
esser
guardata
,
mentre
compiva
diligentemente
il
suo
lavoro
.
Di
nuovo
egli
si
mise
la
mano
in
tasca
par
darsi
un
contegno
:
"
Come
facciamo
per
questo
alloggio
?
"
Ella
rispose
:
"
Volete
sempre
pagare
.
Niente
,
niente
.
Io
sono
sola
e
non
ho
bisogno
di
niente
.
È
carità
del
prossimo
"
.
Intanto
aveva
preso
il
pettine
e
gli
ravviava
dolcemente
i
capelli
.
Vedeva
i
riccioli
stendersi
e
arrotolarsi
di
nuovo
.
"
Avete
l
'
innamorata
al
paese
?
"
"
No
,
non
ne
ho
"
.
"
Non
avete
una
donna
che
amate
?
"
"
Non
ne
ho
.
Ho
da
lavorare
"
,
-
-
rispose
serio
e
giudizioso
.
Rideva
,
poi
,
con
due
denti
grossi
come
due
mandorle
.
Ella
era
divenuta
brusca
,
e
col
pettine
gli
tirava
i
capelli
,
da
fargli
male
.
Seguitava
a
servirlo
,
gli
versò
l
'
acqua
nel
catino
,
e
aspettava
reggendogli
l
'
asciugatoio
aperto
fra
le
due
mani
.
Egli
disse
asciugandosi
:
"
Ora
bisognerà
che
me
ne
vada
"
.
"
E
avete
da
mangiare
per
la
strada
?
"
"
No
,
arrivo
poco
dopo
mezzogiorno
.
Vi
ringrazio
.
Voi
siete
proprio
un
angelo
del
Signore
.
Mi
ricorderò
di
voi
e
vi
verrò
a
trovare
quando
passo
da
queste
parti
"
.
Senza
dir
nulla
,
ella
aveva
aperto
il
fagotto
del
giovane
,
sciogliendo
con
le
dita
leste
i
nodi
del
fazzoletto
,
e
toccava
uno
per
uno
gli
oggetti
avvolti
là
dentro
,
come
per
riordinarli
.
Poggiò
poi
una
scaletta
al
muro
,
per
raggiungere
il
soffitto
dove
due
o
tre
reticelle
appese
chiudevano
certe
mele
rosate
.
E
stando
lassù
era
divenuta
loquace
.
"
Ora
vi
do
qualche
cosa
da
masticare
lungo
il
viaggio
.
Voi
siete
un
ragazzo
,
si
può
dire
,
e
i
ragazzi
hanno
sempre
bisogno
di
mangiare
"
.
"
Ragazzo
"
,
fece
egli
punto
sul
vivo
,
"
ragazzo
non
tanto
.
Ho
diciotto
anni
,
cosa
credete
?
"
La
vedeva
di
sotto
in
su
,
con
le
gonne
raccolte
fra
le
ginocchia
,
e
il
suo
viso
lo
guardava
dall
'
alto
,
lontano
come
se
si
fosse
involato
.
"
Non
tenete
la
scala
"
,
ella
disse
arrossendo
vergognosa
che
la
guardasse
così
;
"
scostatevi
"
.
La
scala
tentennò
a
un
suo
movimento
falso
,
ella
fece
un
gesto
di
chi
naufraga
in
aria
,
mentre
i
pomi
cadevano
in
terra
,
riuscì
appena
ad
aggrapparsi
a
un
piuolo
,
e
il
giovane
fece
in
tempo
a
raccoglierla
fra
le
braccia
.
Si
era
slacciata
la
pezzuola
turchina
che
le
copriva
la
testa
,
venne
fuori
una
chioma
castana
venata
di
biondo
.
Ella
corse
con
le
mani
alle
guance
,
se
le
copriva
,
e
guardava
fissa
il
giovane
.
"
Vi
siete
fatta
male
?
"
Lottando
contro
di
lei
le
staccò
le
mani
dalle
guance
,
temendo
che
si
fosse
fatta
male
,
e
vide
una
cicatrice
appena
rimarginata
,
d
'
una
lunga
ferita
,
di
taglio
che
le
sfregiava
una
guancia
dall
'
orecchio
al
mento
,
come
accade
di
vedere
tra
le
donne
perdute
,
segnate
così
come
da
una
condanna
.
Ella
non
accennava
più
a
coprirsi
,
stava
davanti
a
lui
come
una
colpevole
,
e
forse
per
darsi
da
fare
,
dopo
un
poco
,
riponeva
ordinatamente
nel
fagotto
le
mele
sparse
per
terra
.
Aveva
finito
.
Egli
le
si
accostò
,
le
prese
la
testa
fra
le
mani
,
la
fissò
,
posò
le
labbra
sulla
cicatrice
,
la
baciò
forte
come
se
chiamasse
a
testimoniare
la
luce
del
sole
,
e
senza
ripugnanza
.
"
Siete
buono
"
,
mormorò
la
donna
.
Bussarono
.
Un
giovane
torvo
e
pallido
,
entrò
.
Aspettò
che
l
'
ospite
uscisse
,
lo
squadrò
mentre
si
allontanava
,
sbattè
fragorosamente
la
porta
.
Il
sole
fuori
era
grandioso
e
il
mare
accecante
.
VOCESANA
E
PRIMANTE
Vocesana
e
Primante
erano
nemici
.
Nel
coro
della
chiesa
,
Vocesana
era
il
tenore
e
Primante
lo
incalzava
col
controcanto
.
Le
loro
voci
si
levavano
al
Kyrie
come
colombe
che
prendono
il
volo
nello
stesso
istante
.
Il
canto
di
Vocesana
toccava
altezze
vertiginose
e
pareva
si
dovesse
spezzare
contro
le
vetrate
;
la
voce
di
Primante
si
dibatteva
sperduta
e
bassa
.
Abitavano
due
case
vicine
.
Primante
diceva
le
preghiere
tutte
le
sere
,
a
voce
alta
.
Subito
dopo
si
sentiva
la
sua
voce
iraconda
per
le
stanze
.
Nei
paesi
i
muri
vedono
e
sentono
.
Vocesana
era
buon
compagno
,
faceto
,
qualche
volta
caritatevole
;
a
lui
piaceva
solennizzare
le
feste
:
ammirava
la
terra
e
i
suoi
frutti
,
e
quando
ragionava
del
tempo
,
anziché
riferirsi
alle
stagioni
,
prendeva
per
data
le
feste
che
nell
'
anno
sono
varie
e
portano
o
maturano
un
frutto
nuovo
.
Vocesana
e
Primante
avevano
pressappoco
la
stessa
età
.
Avevano
due
figli
maschi
ognuno
,
e
tutti
e
due
pensavano
di
fare
un
prete
del
più
grande
,
e
del
più
piccolo
un
pastore
che
così
non
pesava
e
poi
sarebbe
stato
beneficato
dal
fratello
.
Intanto
i
ragazzi
crescevano
.
Ma
mentre
il
figlio
maggiore
del
Vocesana
sembrava
il
figlio
d
'
un
signore
,
con
la
pelle
bianca
e
le
vene
azzurre
alle
tempie
,
come
un
predestinato
,
il
figlio
di
Primante
era
bruno
e
ottuso
.
I
due
uomini
frequentavano
insieme
un
solo
luogo
:
la
chiesa
.
Là
erano
rivali
.
La
loro
contesa
più
aspra
,
quella
che
riassumeva
tutte
le
altre
contese
,
l
'
avevano
per
Pasqua
.
Quando
nella
processione
del
Venerdì
uno
dei
fedeli
trascina
la
croce
e
un
altro
fa
da
sbirro
,
le
lotte
sono
accanite
.
Tutti
vorrebbero
fare
la
parte
del
crocifero
,
col
camice
bianco
e
la
stola
,
la
corona
di
vitalba
intrecciata
di
spine
,
che
di
quei
giorni
mettono
le
gemme
lungo
il
livido
tronco
.
Crocifero
fu
sempre
Primante
.
L
'
anno
passato
,
poi
,
il
vecchio
parroco
non
vide
la
Pasqua
.
I
fedeli
,
come
disse
un
pastore
,
rimasero
come
capre
senza
campàno
;
alcuni
cessarono
dalle
devozioni
perché
il
nuovo
parroco
era
troppo
giovane
,
sbrigava
le
cerimonie
senza
solennità
,
aveva
una
voce
che
non
arrivava
alla
volta
della
chiesa
,
e
pareva
che
il
Cielo
non
lo
udisse
.
I
vecchi
fedeli
si
diradavano
,
i
giovani
profittavano
per
prendere
il
loro
posto
nelle
processioni
,
accanto
al
prete
,
a
reggere
i
lembi
del
piviale
.
Accaddero
cose
mai
viste
.
Nell
'
ultimo
Natale
due
zampognari
vennero
a
lite
,
e
il
più
vecchio
,
quello
che
aveva
diritto
di
suonare
a
lato
dell
'
altar
maggiore
,
ebbe
l
'
otre
lacerata
da
un
colpo
di
trincetto
per
mano
del
suo
rivale
.
Vocesana
e
Primante
apparvero
nel
coro
soltanto
per
le
feste
solenni
.
Parvero
più
grigi
del
solito
.
Quando
venne
la
Pasqua
,
la
competizione
risorse
più
accanita
.
I
giovani
si
affollarono
intorno
alle
cariche
della
Sacra
Rappresentazione
.
Preparavano
novità
.
Il
figlio
maggiore
della
Nidìaca
che
non
lo
vollero
neppure
per
Giuda
,
si
preparava
a
comparire
in
testa
alla
processione
sotto
una
campana
intrecciata
di
spine
,
lunga
fino
ai
piedi
.
Tutti
aspettavano
di
vederlo
.
(
In
quella
benedetta
settimana
che
sulla
terra
non
c
'
è
frutti
,
gli
spini
che
circondano
i
campi
verdeggiano
,
e
non
si
scorge
altro
e
sembra
che
non
esista
altro
sulla
terra
)
.
Vocesana
e
Primante
tornarono
alla
lite
del
Crocifero
e
dello
sbirro
.
Dopo
una
settimana
di
occhiate
torve
e
d
'
intrighi
,
si
accordarono
di
affidarsi
alla
sorte
.
Uscì
il
nome
di
Vocesana
.
Era
Giovedì
.
La
sera
,
fino
a
notte
,
mentre
i
pastori
alimentavano
in
piazza
il
fuoco
di
Caifasso
,
il
paese
risuonava
di
canti
e
di
supplicazioni
,
e
il
canto
di
Vocesana
era
alto
e
acuto
come
il
canto
del
gallo
.
La
processione
del
Venerdì
uscì
dalla
chiesa
verso
sera
.
Senza
suono
di
campane
,
sparuta
.
Il
sole
era
velato
.
Un
po
'
di
vento
sbatteva
come
vele
le
coperte
che
paravano
i
balconi
.
Uscì
primo
,
reggendosi
appena
,
l
'
uomo
con
la
cappa
di
spine
fino
ai
piedi
.
Inciampò
sulla
scala
.
Una
goccia
di
sangue
gl
'
imperlò
il
petto
nudo
.
Appena
fu
sulla
piazza
,
reggendosi
a
fatica
,
si
aggiunse
allo
sbattimento
delle
coperte
un
gridio
confuso
di
gente
che
chiedeva
pietà
ricordandosi
dei
suoi
peccati
.
Parevano
le
voci
sperse
su
una
nave
in
pericolo
.
Dieci
chierici
uscirono
reggendo
il
cero
,
piccoli
,
innocenti
,
coronati
di
vitalba
fiorita
.
Il
secco
rumore
del
legno
che
sostituiva
le
campane
legate
crepitò
sulla
piazza
.
Apparve
Vocesana
vestito
del
camice
bianco
,
con
la
stola
rossa
,
curvo
sotto
il
peso
della
croce
.
Essa
recava
tutti
i
simboli
:
il
gallo
vi
cantava
sulla
sommità
,
le
tenaglie
e
il
martello
,
i
chiodi
e
la
lancia
,
e
la
spugna
sulla
canna
s
'
incrociavano
come
stemmi
sacri
.
Vocesana
appariva
compunto
e
sofferente
.
La
barba
che
non
si
era
rasa
da
più
giorni
rendeva
più
scabro
e
più
pallido
del
solito
il
suo
volto
su
cui
pendeva
bianchissimo
il
sudario
avvolto
alle
braccia
della
croce
.
I
compagni
della
buonamorte
che
lo
circondavano
col
cappuccio
calato
,
parvero
coperti
d
'
un
casco
d
'
acciaio
.
La
croce
era
pesante
e
si
trascinava
in
terra
lasciando
un
solco
come
un
aratro
senza
governo
.
Primante
apparve
nel
riquadro
della
porta
a
testa
alta
:
brandiva
una
corda
a
doppio
,
tutta
nodi
.
Sul
primo
scalino
vibrò
un
colpo
al
Crocifero
guardandosi
intorno
.
Il
corteo
intonò
il
Miserere
.
Vocesana
tentò
di
cantare
,
ma
la
voce
,
curvo
com
'
era
,
gli
uscì
soffocata
e
distante
.
Primante
brandì
la
corda
e
gli
vibrò
due
colpi
sul
fianco
.
Questo
era
il
suo
uffizio
.
Vocesana
pensò
che
quel
legno
pesava
.
Al
secondo
colpo
dello
sbirro
scivolò
e
cadde
sui
ginocchi
.
Tentando
di
risollevarsi
urtò
col
capo
contro
il
legno
e
una
spina
della
corona
gli
si
conficcò
nella
fronte
.
A
stento
e
senza
che
nessuno
lo
sorreggesse
,
riuscì
a
rizzarsi
in
piedi
,
e
traballando
si
raggiustò
il
peso
sulla
spalla
,
tra
l
'
omero
e
il
collo
.
Levando
il
volto
rigato
di
sudore
che
gli
bruciava
intorno
agli
occhi
,
guardò
Primante
,
ma
la
figura
di
lui
gli
parve
altissima
,
e
i
suoi
occhi
arrivarono
a
posarsi
sulla
mano
che
stringeva
la
corda
,
quella
mano
cosparsa
di
peli
neri
e
folti
come
la
zampa
d
'
un
orso
.
Quella
mano
egli
la
conosceva
.
Aveva
giocato
,
da
ragazzo
,
con
quella
mano
,
e
gli
si
ripresentava
ancora
come
se
la
ricordava
,
con
l
'
anulare
storto
e
il
pollice
corto
.
Primante
non
pareva
badare
a
lui
.
La
processione
ebbe
un
attimo
di
sosta
.
Come
tirando
una
corda
cui
fosse
legata
una
bestia
recalcitrante
,
Primante
continuava
a
cantare
,
e
giacché
non
gli
bastava
la
voce
,
faceva
risuonare
il
canto
nel
suo
naso
grosso
.
E
col
canto
trascinava
la
processione
e
il
Crocifero
.
Come
se
avesse
letta
questa
parola
su
una
casa
abbandonata
,
che
scorse
levando
gli
occhi
,
Vocesana
pensò
alla
vecchiaia
.
Aveva
veduto
sotto
di
sé
il
metro
di
terra
su
cui
era
caduto
,
coi
sassi
,
i
fuscelli
,
la
sporcizia
.
La
terra
non
l
'
aveva
veduta
da
vicino
,
col
suo
mondo
e
i
suoi
aspetti
,
da
chissà
quanti
anni
.
Gli
tornò
alle
narici
l
'
odor
nuovo
delle
cose
,
com
'
erano
quando
egli
era
ragazzo
,
e
si
ricordò
che
in
quello
stesso
luogo
dove
aveva
giocato
tante
volte
,
dove
era
caduto
estenuato
dai
giochi
,
aveva
veduta
la
terra
allo
stesso
modo
:
un
mondo
microscopico
dove
i
ciottoli
buttavano
l
'
ombra
d
'
una
montagna
nana
.
E
quello
stesso
luogo
si
ricordò
spazzato
dai
balli
del
Maggio
,
quando
tutti
gli
spiazzi
del
paese
si
macerano
come
i
piedi
delle
ballerine
.
Levando
gli
occhi
arsi
vide
intorno
un
nereggiare
di
popolo
,
e
tra
l
'
afa
della
folla
udì
i
canti
e
le
grida
,
e
ad
ogni
sferzata
il
rimbombo
dei
petti
picchiati
dalla
pietà
dei
devoti
.
Ora
stava
presso
la
sua
casa
.
Un
pensiero
comune
e
ridicolo
,
come
un
pensiero
di
ragazzo
,
gli
traversò
la
mente
:
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
Vide
,
e
gli
parve
altissimo
,
il
suo
balcone
parato
con
la
coperta
gialla
che
si
era
distesa
sulle
sue
nozze
,
e
una
figura
nera
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
:
sua
moglie
.
Chissà
dov
'
erano
i
suoi
ragazzi
.
I
canti
divennero
altissimi
,
acuti
,
spaventevoli
,
come
se
si
fossero
aperte
le
porte
del
Purgatorio
.
Gli
si
annebbiarono
gli
occhi
,
e
il
sole
parve
precipitare
spento
nel
mare
.
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
La
nausea
lo
assalì
,
un
colpo
sulla
nuca
lo
gittò
in
terra
.
"
Troppo
forte
,
troppo
forte
"
.
Un
solo
pensiero
gli
rimase
acceso
nella
mente
,
come
la
sola
molecola
viva
di
tutto
il
suo
essere
:
sua
moglie
ancora
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
.
Buio
.
E
in
quel
buio
brancolava
come
in
un
mare
,
e
brancolando
non
ritrovava
né
le
braccia
né
le
gambe
.
Pareva
la
coda
mozza
d
'
una
lucertola
.
Tutto
il
suo
essere
premeva
verso
quello
spiraglio
aperto
nel
suo
pensiero
:
quella
donna
,
barlume
di
luce
nella
tenebra
.
La
tenebra
si
popolò
di
suoni
;
dapprima
i
canti
squillarono
,
poi
divennero
un
rombo
confuso
,
poi
una
successione
di
suoni
sempre
più
acuti
,
come
quando
l
'
organo
cambia
registro
,
e
nella
nota
del
fagotto
il
tremolo
zampilla
come
una
vena
aperta
con
un
colpo
di
spillo
.
La
gente
che
lo
attorniava
gli
parve
che
gli
fosse
addosso
,
diavoli
d
'
un
regno
visitato
nei
terrori
dell
'
infanzia
.
Quello
spiraglio
di
luce
si
spense
,
ed
egli
non
fu
che
una
impressione
,
l
'
impressione
di
agitarsi
,
più
che
con
le
membra
,
col
pensiero
in
un
mare
denso
e
difficile
.
Parve
che
tutti
fossero
passati
già
su
di
lui
.
Sentì
bruciare
le
gote
e
la
bocca
.
Questo
gli
ridiede
il
senso
di
sé
stesso
.
Pensò
:
"
I
miei
denti
"
,
e
tentò
di
parlare
,
ma
gli
parve
che
gli
avessero
cancellata
la
bocca
.
Aprì
gli
occhi
e
rivide
il
metro
di
terra
sotto
di
sé
e
adagiandovisi
con
tutto
il
corpo
riprese
il
sentimento
della
sua
vita
.
E
in
quell
'
istante
sentì
sopra
di
sé
la
voce
di
Primante
e
la
sferza
che
gli
cadeva
ancora
sul
viso
.
Riuscì
a
risollevarsi
in
piedi
.
La
terra
intorno
a
lui
traballava
convulsa
.
Il
Crocifero
si
lanciò
sullo
sbirro
.
Sacrilegio
inaudito
.
Primante
si
rovesciò
su
se
stesso
.
Fu
un
gridare
,
un
disperdersi
,
un
battere
di
porte
.
Vocesana
era
rimasto
sulla
piazza
solo
.
Da
una
finestra
all
'
altra
si
gridava
.
La
sua
casa
gli
parve
deserta
,
e
sul
pianerottolo
della
scala
esterna
una
donna
chiamava
,
e
avendo
i
capelli
sciolti
.
Come
se
si
fosse
denudato
,
Vocesana
ricompose
il
camice
con
una
meticolosità
assurda
.
Richiuse
attonito
il
coltello
.
Non
sapeva
dove
metterlo
.
Lo
posò
in
terra
come
se
lo
avesse
raccattato
là
.
I
monti
intorno
erano
squallidi
e
deserti
;
gli
alberi
parevano
correre
.
La
sera
veloce
cadeva
.
"
Scappa
,
scappa
!
"
gridavano
.
All
'
alba
,
fra
due
carabinieri
,
Vocesana
ricomparve
in
paese
.
Tutta
la
terra
era
verde
.
Si
stavano
per
sciogliere
le
campane
,
e
la
Ma
donna
vestita
di
nero
correva
pei
campi
esultanti
,
correva
come
un
angelo
e
come
l
'
ombra
d
'
una
nube
in
cerca
del
figlio
risorto
.
Vocesana
,
coperto
di
lividure
,
sanguinante
,
legato
,
s
'
imbatté
nella
Madonna
vagante
,
ed
ella
non
lo
conosceva
.
TEMPORALE
D
'
AUTUNNO
Si
sentiva
la
pioggia
risalire
frettolosamente
i
fianchi
della
montagna
,
col
suo
rapido
passo
su
per
le
foglie
dei
boschi
.
I
viaggiatori
,
tirando
e
spingendo
le
cavalcature
,
guardavano
la
cima
ancora
sgombra
e
limpida
.
Ma
intorno
gli
alberi
si
agitavano
,
tremavano
le
foglie
,
col
fruscio
d
'
una
folla
aspettante
.
Scoccò
un
fulmine
e
frantumò
il
sole
incerto
in
un
pulviscolo
luminoso
.
Dietro
a
questo
splendettero
le
felci
verdissime
,
i
tronchi
grigi
e
rossastri
di
certi
alberi
,
e
gli
abeti
diventavano
chiari
e
gemmanti
come
alberi
di
palcoscenico
.
Si
vedeva
,
dal
fondo
delle
valli
,
la
gente
che
si
affrettava
per
i
fianchi
del
monte
,
e
i
musi
delle
bestie
nere
tesi
dietro
una
cavezza
invisibile
.
Ma
poi
il
sole
si
velò
,
la
montagna
si
mise
a
vociare
,
mentre
da
ogni
piega
si
buttava
giù
fragoroso
un
rivo
d
'
acqua
torbida
.
L
'
acqua
si
mise
a
scrosciare
interminabile
,
frustata
dai
fulmini
,
ne
era
piena
ogni
accidenza
della
terra
.
La
nuvola
larga
calata
sulla
montagna
la
stacciava
furiosamente
all
'
ingiro
,
si
allungava
a
sorvegliare
il
torrente
che
andava
verso
il
mare
,
preso
da
una
fretta
disperata
.
Le
prospettive
false
create
dai
baleni
e
dagli
strappi
improvvisi
delle
nubi
simulavano
regni
lontani
e
profondi
.
I
viandanti
che
dovevano
risalire
il
versante
,
e
che
erano
molti
perché
tornavano
da
una
festa
,
non
si
videro
più
.
Per
fortuna
ci
sono
le
caverne
e
i
ripari
dei
pastori
erranti
in
montagna
.
Un
viaggiatore
che
tirava
nella
tempesta
una
mula
,
apparve
su
un
poggiolo
del
monte
,
in
un
fumoso
splendore
d
'
incendio
.
Legò
a
un
albero
la
bestia
che
si
mise
a
odorare
il
cielo
col
muso
a
imbuto
,
compagno
delle
proboscidi
lunghe
delle
nubi
su
lei
.
L
'
uomo
si
cacciò
in
una
capanna
carponi
.
Ora
sentiva
la
pioggia
sullo
strame
del
ricovero
come
se
si
fosse
chetata
,
e
anzi
con
un
sentimento
di
piacevole
monotonia
.
Chiuse
la
porta
di
assi
imbottite
di
felci
,
ma
in
quel
momento
scorse
nel
fondo
scuro
una
forma
umana
.
"
Che
bella
avventura
,
eh
?
"
Gracile
gli
rispose
una
voce
di
donna
:
"
Eh
già
!
"
Un
vago
profumo
si
sentì
nella
capanna
.
"
Come
?
Come
?
Vi
siete
trovata
sola
in
montagna
,
con
questo
tempo
?
"
"
Non
sono
sola
.
Sono
scappati
gli
animali
che
ci
portavano
me
e
mio
padre
;
ora
li
cercano
,
ma
non
so
se
ritroveranno
questo
punto
o
se
abbiano
riparato
altrove
.
Quando
piove
non
si
capisce
più
niente
in
montagna
"
.
Ella
balbettava
queste
parole
,
accovacciata
nel
fondo
,
e
si
sentiva
che
era
assalita
da
lunghi
brividi
.
L
'
uomo
si
tolse
il
mantello
e
gliel
'
offrì
.
La
donna
tese
una
mano
,
lo
prese
,
se
lo
accomodò
addosso
.
L
'
uomo
si
tirò
su
i
risvolti
della
giacca
.
"
Speriamo
che
non
duri
molto
.
Del
resto
è
un
temporale
d
'
autunno
.
Sono
due
anni
che
fa
così
dopo
la
festa
.
L
'
anno
passato
ci
perse
la
vita
una
donna
con
le
sue
creature
"
.
"
Poveretta
!
"
Si
sentiva
ora
ostinarsi
la
pioggia
e
mutar
suono
poiché
picchiava
sul
terreno
divenuto
molle
;
così
il
mondo
sembrava
essersi
rattrappito
,
e
null
'
altro
che
una
pozza
d
'
acqua
.
Si
allontanarono
di
gran
carriera
i
tuoni
e
i
lampi
,
come
arrugginiti
dall
'
umidore
.
La
donna
guardava
coi
suoi
occhi
febbrili
fuori
del
mantello
.
Calò
la
sera
in
un
rapido
spegnersi
,
venne
la
notte
.
Erano
stati
zitti
,
col
pensiero
teso
al
rumore
dell
'
acqua
,
poi
questo
fu
un
ritmo
uguale
e
perpetuo
;
allora
poterono
parlare
.
Ma
quando
l
'
uomo
disse
:
"
Ci
toccherà
passare
la
notte
qui
dentro
"
,
batteva
i
denti
pel
freddo
.
"
E
quella
povera
bestia
là
fuori
!
"
aggiunse
.
Le
parole
gli
si
allungavano
fra
i
denti
,
e
come
una
ruota
in
movimento
non
riusciva
a
fermarle
.
Allora
la
donna
osservò
dall
'
angolo
buio
e
caldo
in
cui
stava
:
"
Mi
dispiace
che
abbiate
a
soffrire
per
me
senza
mantello
"
.
Pareva
che
volesse
dire
di
più
,
ma
tacque
.
Nel
buio
egli
la
vedeva
come
un
chiaro
alone
che
immaginava
caldo
.
Poi
non
vide
più
nulla
,
chiuse
gli
occhi
,
gli
sembrò
di
galleggiare
su
un
fiume
,
batteva
i
denti
in
un
sonno
pesante
da
cui
non
riusciva
a
destarsi
malgrado
ogni
sforzo
.
Poi
gli
pareva
di
aggirarsi
in
una
prigione
oscura
;
gli
buttavano
secchi
d
'
acqua
sulle
gambe
;
intorno
a
lui
ridevano
,
vedeva
,
da
una
finestra
,
danzare
e
suonare
gente
,
perché
,
si
trovava
di
nuovo
nella
festa
.
Riusciva
a
evadere
dalla
prigione
,
si
ritrovava
nella
chiesa
,
il
caldo
della
folla
lo
confortava
,
sentiva
,
un
odore
d
'
incenso
,
stava
bene
.
Questa
impressione
lo
sciolse
dal
torpore
come
il
gelo
al
fuoco
.
Riuscì
ad
aprire
gli
occhi
,
e
allora
capì
che
veramente
stava
caldo
;
si
trovò
coperto
da
un
lembo
del
mantello
,
si
ricordò
,
della
donna
,
allungò
la
mano
e
sentì
un
braccio
di
lei
.
Gli
parve
che
ella
facesse
uno
sforzo
per
non
ritrarsi
,
e
fingesse
di
dormire
;
si
scaldò
come
a
un
fuoco
solare
nella
piega
del
suo
braccio
,
nell
'
incontro
fra
braccio
e
seno
.
Si
ritrasse
.
Era
cessata
la
pioggia
,
si
era
scatenato
da
tutti
gli
antri
della
montagna
il
vento
,
e
pareva
che
i
massi
e
le
rocce
,
che
hanno
atteggiamenti
umani
,
si
lamentassero
in
coro
nella
notte
in
cui
si
credevano
soli
.
L
'
uomo
domandò
,
come
si
fa
coi
dormienti
,
che
sembra
di
interrogarli
per
carpir
loro
un
segreto
:
"
Dormite
?
"
Ella
rispose
di
no
.
"
Di
dove
siete
?
"
Ella
disse
il
nome
d
'
un
paese
.
"
Anch
'
io
sono
di
là
.
Allora
vi
devo
conoscere
;
come
vi
chiamate
?
"
"
Immacolata
"
.
"
Quale
Immacolata
?
"
Ella
scandì
:
"
Immacolata
Strano
"
.
"
Ah
!
siete
voi
!
Io
vi
ho
veduta
quando
eravate
piccola
,
e
poi
soltanto
intravista
.
Neanche
questa
notte
vi
vedo
.
Lo
sapete
che
siamo
nemici
con
la
vostra
famiglia
?
Io
sono
Filippo
Ligo
"
.
La
donna
taceva
.
"
Sono
vent
'
anni
che
le
nostre
famiglie
non
si
parlano
.
Da
quando
noi
eravamo
ragazzi
.
Che
brutta
cosa
,
fra
gente
dello
stesso
paese
,
e
quasi
parenti
,
essere
nemici
così
.
Non
è
vero
?
"
"
Io
che
ne
so
?
Io
sono
una
donna
"
.
"
Ho
sentito
parlare
molto
di
voi
"
.
"
Dove
sarà
andato
mio
padre
?
"
"
Con
questo
vento
è
impossibile
camminare
"
.
"
Avete
per
caso
paura
di
me
?
"
"
Io
non
ho
paura
di
nessuno
"
.
"
Quando
si
è
nemici
"
aggiunse
l
'
uomo
"
si
pensa
spesso
al
nemico
.
Non
è
vero
?
Uno
immagina
quello
che
c
'
è
fra
le
mura
proibite
,
come
un
altro
mondo
"
.
L
'
uomo
si
ricordava
ora
di
averla
toccata
,
di
averne
sentito
il
tepore
,
con
un
'
impressione
che
gli
durava
come
una
risonanza
.
"
Siete
stata
molto
gentile
,
a
coprirmi
con
un
lembo
del
mantello
.
Credo
che
sarei
morto
di
freddo
.
Forse
ho
dormito
per
molto
tempo
.
Vi
ringrazio
"
.
Ella
gli
porse
il
mantello
senza
replicare
.
L
'
uomo
lo
sentì
fra
le
mani
come
una
cosa
viva
;
caldo
ancora
di
lei
,
d
'
un
tepore
di
sonno
;
voleva
rifiutarlo
ma
vi
si
avvolgeva
intanto
,
fino
a
che
gli
riuscì
di
strapparselo
di
dosso
rabbrividendo
come
uscito
da
un
tiepido
bagno
.
"
Fate
questo
perché
siamo
nemici
?
Tenetelo
voi
"
.
Senza
volerlo
sentì
la
sua
scarpetta
fra
le
mani
.
Era
come
se
l
'
attesa
di
qualche
cosa
lo
sconvolgesse
,
e
i
suoi
pensieri
si
buttavano
verso
di
lei
come
i
fiumi
che
corrono
fatalmente
verso
il
mare
"
Eppure
"
aggiunse
"
quante
cose
strane
capitano
al
mondo
!
"
Gli
pareva
di
soffocare
,
e
improvvisamente
,
come
un
malato
che
sente
di
che
ha
bisogno
per
guarire
.
Batteva
dentro
di
lui
il
sangue
con
un
ritmo
di
martello
sull
'
incudine
,
e
faceva
un
rumore
assordante
.
Ora
sentiva
la
notte
come
un
profondo
ribollire
di
elementi
.
Disse
:
"
Ho
fatto
male
a
toccarvi
,
ma
non
volevo
"
.
La
donna
si
era
chiusa
in
un
silenzio
di
agguato
.
Come
per
tranquillarsi
,
l
'
uomo
cercò
impaziente
i
fiammiferi
,
provò
ad
accenderne
uno
,
bagnati
com
'
erano
.
Finalmente
vi
riuscì
.
Mentre
aveva
parlato
,
gli
era
parso
che
la
sua
voce
fosse
caduta
nella
voragine
della
notte
,
e
non
che
con
qualcuno
parlasse
,
ma
con
un
'
apparizione
;
ora
,
al
lume
di
quel
fiammifero
,
vide
gli
occhi
di
lei
cupi
e
gravi
,
ed
ebbe
l
'
idea
irragionevole
che
quella
tenesse
un
pugnale
sotto
il
giubbetto
.
Vederla
in
faccia
lo
calmò
.
Il
vento
cadeva
come
una
vela
floscia
;
pensarono
tutti
e
due
:
"
Fra
poco
spunta
l
'
alba
"
.
Quando
ella
carponi
spalancò
la
porta
,
il
mondo
comparve
in
un
colore
cinereo
,
fra
la
disperazione
degli
alberi
protesi
verso
oriente
,
in
attesa
della
nuova
luce
.
Le
stelle
ardevano
ancora
come
le
ultime
braci
d
'
un
fuoco
.
La
donna
si
preparava
a
uscire
,
ma
l
'
uomo
supplicava
:
"
Non
andate
via
.
Aspettate
ancora
"
.
Ella
sedette
sulla
soglia
a
torcersi
le
trecce
umide
e
a
riavvolgersele
intorno
alla
testa
.
L
'
uomo
,
accanto
a
lei
fece
:
"Sentite..."
e
si
trovarono
vicini
,
si
videro
negli
occhi
,
non
si
videro
più
,
si
baciavano
lentamente
col
rumore
della
pioggia
che
sgronda
dai
tetti
dopo
il
temporale
.
Ma
per
poco
che
si
guardarono
,
si
ritrovarono
occhi
disperati
.
Ella
cominciò
a
dare
pugni
e
graffi
,
l
'
uomo
rideva
stupidamente
.
La
vide
correre
all
'
impazzata
con
le
trecce
sulle
spalle
,
fermarsi
su
un
ripiano
del
monte
,
alta
contro
il
cielo
,
e
guardarlo
.
Poi
ridiscendeva
lentamente
:
"
Ma
che
devo
fare
?
Ma
che
devo
fare
?
Lasciatemi
andar
via
"
.
Era
divenuta
umile
e
sottomessa
.
Ora
si
trovavano
legati
insieme
da
un
laccio
invisibile
,
volevano
fuggirsi
e
si
avvicinavano
,
eccoli
uno
accanto
all
'
altra
uguali
di
statura
,
ridotti
alla
più
elementare
espressione
del
mondo
:
un
uomo
e
una
donna
,
e
nient
'
altro
:
uno
attento
all
'
altro
come
se
si
fossero
rubata
reciprocamente
qualche
cosa
.
Ella
disse
rabbrividendo
:
"
Se
ci
vede
mio
padre
...
"
Egli
aprì
le
mani
:
"
Vuoi
andar
via
?
Sei
ancora
in
tempo
.
Va
'
"
.
Ma
ella
non
fuggiva
.
"
È
destino
"
.
Si
torceva
le
mani
:
"
Dove
andiamo
?
"
"
Sali
"
egli
disse
porgendole
il
braccio
per
aiutarla
a
saltargli
in
grembo
,
mentre
stava
a
cavalcioni
sulla
mula
.
L
'
animale
risaliva
faticosamente
la
montagna
.
Il
sole
lanciò
un
raggio
caldo
come
un
buon
liquore
.
Le
loro
ombre
larghe
e
rosee
si
ritagliavano
nel
colore
dell
'
alba
,
viaggiavano
stampate
sul
terreno
:
sembrava
che
l
'
avesse
rubata
;
l
'
ambio
della
cavalcatura
era
monotono
come
una
culla
.
"
Tienti
forte
e
non
guardare
perché
ora
si
rasenta
il
precipizio
"
.
Difatti
esso
si
aprì
col
colore
dei
dirupi
,
e
il
ruscello
che
correva
col
suo
trito
chioccolare
nel
fondo
.
Egli
,
tenendola
stretta
,
giocava
con
le
dita
sulla
cintura
di
lei
.
"
Dove
andiamo
?
Non
andremo
al
paese
,
certo
"
.
"
No
,
cercheremo
un
posto
lontano
"
.
Non
pensavano
che
si
potevano
lasciare
.
Sembrava
che
qualcuno
alle
loro
spalle
li
scacciasse
da
un
regno
felice
,
incontro
a
un
dolore
sconosciuto
,
ma
che
finalmente
questa
era
la
felicità
.
Come
per
darle
valore
,
ella
osservò
:
"
Se
mio
padre
ci
trova
,
ci
ammazza
"
.
CATA
DORME
A
diciotto
anni
,
con
un
mio
compagno
,
per
ragioni
diverse
,
decidemmo
di
evadere
dalla
città
dove
ci
avevano
mandato
a
studiare
,
io
perché
troppo
povero
,
lui
perché
di
famiglia
agiata
,
trovava
meno
comoda
la
città
che
il
nostro
borgo
dove
aveva
servi
e
poderi
.
Scomparire
dalla
pensione
,
prendere
un
biglietto
di
terza
classe
,
partire
con
lo
stupore
di
trovare
i
treni
alta
stazione
,
quasi
che
ci
fosse
proibito
durante
l
'
anno
e
ci
fosse
permesso
salire
soltanto
a
esami
finiti
,
fu
una
cosa
pazza
più
forte
di
noi
.
Infilammo
a
piedi
poi
la
nostra
strada
,
come
un
pensiero
consueto
,
sentimmo
la
voce
del
fiume
improvvisa
e
assidua
fra
i
canneti
.
Sull
'
albero
abbattuto
a
guisa
di
ponte
lo
traversammo
,
ci
ritrovammo
in
prossimità
dei
giardini
,
e
ci
venne
l
'
idea
di
cacciarci
in
uno
di
essi
e
di
staccare
qualche
arancio
dagli
alberi
.
Stavano
,
questi
,
carichi
e
gonfi
nella
luce
della
lana
,
e
quando
li
staccammo
erano
come
vivi
,
impressione
non
provata
da
un
pezzo
.
Sbucciandoli
per
istrada
ci
dicevamo
:
"
Perbacco
,
queste
sono
le
arance
buone
e
non
quelle
che
ci
davano
alla
pensione
"
.
"
Ma
insomma
,
che
cosa
diremo
a
chi
ci
vede
tornare
ora
?
"
"
Io
"
,
rispose
il
mio
compagno
,
"
dirò
che
non
voglio
stare
in
città
perché
si
sta
male
,
e
si
mangia
male
"
.
"
Ma
io
non
posso
dire
lo
stesso
perché
non
sono
ricco
"
,
replicai
pensieroso
.
"
Posso
dire
piuttosto
che
non
posso
più
starci
perché
mi
fa
male
,
perché
mi
duole
la
testa
,
perché
a
questa
vita
dei
libri
non
ci
sono
nato
.
Perché
voglio
fare
il
contadino
e
la
terra
mi
piace
di
più
"
.
Ci
eravamo
dette
queste
cose
un
centinaio
di
volte
,
e
ce
le
ripetevamo
per
farci
coraggio
.
Ma
a
mano
a
mano
che
rivedevo
gli
aspetti
noti
della
mia
terra
mi
mancava
l
'
animo
e
facevo
uno
sforzo
a
proseguire
.
A
un
certo
punto
suggerii
:
"
Del
resto
potremmo
fare
una
cosa
:
rimanere
un
poco
per
le
campagne
,
andare
a
visitare
i
pastori
,
vedere
gente
nei
giardini
e
negli
orti
,
vivere
di
qua
e
di
là
,
forse
troveremo
la
fortuna
.
O
magari
,
dopo
esserci
svagati
,
tornare
in
città
"
.
"
Io
non
voglio
più
tornare
indietro
"
,
disse
il
mio
compagno
ostinatamente
.
Erravamo
di
qua
e
di
là
,
proprio
come
chi
non
vuole
arrivare
mai
.
Dagli
orti
i
contadini
si
erano
ritirati
nelle
loro
case
dell
'
abitato
e
non
c
'
era
anima
viva
intorno
.
Soltanto
un
gufo
scandiva
nell
'
aria
notturna
le
sue
risposte
a
qualche
interrogatore
.
Avevamo
risalito
il
poggio
,
e
il
paese
ci
si
parò
davanti
divenuto
color
d
'
argento
nella
luce
lunare
.
Siccome
avevamo
gli
occhi
esercitati
,
distinguemmo
una
casa
di
più
,
due
case
,
e
le
nostre
case
e
le
nostre
finestre
,
dove
ci
pareva
distinguere
l
'
ombra
della
mamma
,
di
quando
ci
salutava
alla
nostra
partenza
.
Ecco
dunque
che
ci
veniva
in
mente
la
mamma
.
Forse
pensavamo
la
stessa
cosa
perché
andavamo
mogi
come
cani
picchiati
.
Ci
sedemmo
su
un
sasso
come
per
riordinare
i
nostri
pensieri
.
"
La
questione
,
è
che
mio
padre
mi
picchierà
.
Io
con
lui
non
ci
posso
restare
.
Mi
picchierà
tutti
i
giorni
.
Se
torno
a
casa
così
si
metterà
a
ricordarmelo
tutti
i
giorni
mentre
mangio
,
e
la
roba
mi
va
di
traverso
.
Poi
mi
picchia
con
tutte
e
due
le
mani
,
e
io
mi
butto
in
terra
sulle
mani
e
sui
piedi
come
un
cane
.
Poi
mi
picchia
con
la
cinghia
di
cuoio
e
mi
fa
molto
male
"
.
Già
mi
ero
spaventato
,
e
non
sarei
andato
più
avanti
,
se
non
fosse
stato
per
seguire
il
mio
compagno
,
secondo
la
parola
data
.
"
E
poi
,
aggiunsi
"
,
mia
madre
non
mi
difende
più
come
una
volta
.
"
Prima
mi
difendeva
sempre
,
ma
ora
è
anche
lei
un
poco
invecchiata
,
e
dà
ragione
sempre
a
mio
padre
,
mentre
prima
non
gliela
dava
mai
.
Devi
figurarti
che
una
volta
mio
padre
mi
ha
sputato
in
faccia
"
.
Ancora
feci
l
'
atto
di
asciugarmi
.
Avevamo
ripreso
il
cammino
.
Traversammo
un
campo
verde
,
di
un
verde
aereo
,
e
io
dissi
teneramente
:
"
Lo
vedi
il
lino
?
"
Si
vedevano
i
fiori
azzurri
,
come
grigi
nella
notte
.
Era
il
mese
di
marzo
,
chiaro
e
duro
come
il
vetro
.
"
Guido
"
,
mi
disse
il
mio
compagno
,
"
tu
non
hai
coraggio
"
.
"
Io
dico
una
cosa
"
,
suggerii
dopo
un
poco
:
"
facciamo
una
sosta
in
casa
della
Cata
e
là
decidiamo
quello
che
si
ha
da
fare
.
Te
la
ricordi
la
Cata
?
"
"
Se
me
la
ricordo
!
"
disse
il
mio
compagno
messo
di
buon
umore
.
"
Io
credevo
che
tu
non
ci
avessi
mai
fatto
caso
a
lei
"
.
"
Chi
non
è
stato
innamorato
della
Cata
?
"
disse
tranquillamente
e
naturalmente
il
mio
compagno
.
"
Tutti
,
credo
,
quelli
della
nostra
età
,
e
non
soltanto
quelli
.
C
'
è
chi
ci
è
morto
o
è
andato
in
carcere
per
lei
.
È
la
più
bella
donna
di
qui
.
E
poi
non
invecchia
mai
.
Io
me
la
ricordo
sempre
allo
stesso
modo
,
con
la
stessa
faccia
.
È
piccola
,
è
giovane
,
è
lucente
come
una
statuina
di
porcellana
"
.
Da
ragazzo
io
cercavo
di
sorprenderla
sempre
e
di
farle
paura
,
e
certe
volte
le
cascavo
davanti
quando
meno
se
l
'
aspettava
,
saltando
giù
da
un
albero
,
sbucando
da
una
fratta
,
e
le
gridavo
:
"
Oh
,
Cata
!
"
.
Ella
rideva
;
una
volta
riuscì
ad
acchiapparmi
e
mi
baciò
.
Mi
baciò
sulla
bocca
.
Io
non
aspettai
neppure
che
si
voltasse
perché
mi
asciugai
subito
le
labbra
,
anzi
me
le
asciugai
anche
di
dentro
,
come
fosse
una
cosa
disgustosa
.
Ella
si
mise
a
ridere
come
chi
vede
un
infante
assaporare
un
frutto
nuovo
per
la
prima
volta
,
che
non
sa
se
gli
piace
.
Mi
ricordai
poi
sempre
di
questo
fatto
,
quel
bacio
poi
me
lo
sognai
la
notte
.
Uno
deve
saperle
,
certe
cose
,
e
allora
io
non
sapevo
niente
.
"
Una
buona
idea
.
Se
la
Cata
ci
lascia
stare
con
lei
,
e
ci
nasconde
per
qualche
giorno
.
Si
diffonde
la
voce
che
siamo
scomparsi
dalla
città
,
ci
cercheranno
,
e
poi
noi
salteremo
fuori
e
nessuno
ci
picchierà
.
Purché
la
Cata
ci
lasci
"
.
Con
questa
donna
in
mezzo
,
tutto
ci
sembrava
più
facile
;
noi
saremmo
vissuti
nella
casa
al
limitare
del
bosco
per
qualche
giorno
,
e
la
nostra
avventura
prendeva
subitamente
un
'
altra
piega
impensata
.
Io
domandai
:
"
Ci
restiamo
tutti
e
due
?
"
Il
mio
compagno
rimase
un
poco
sovrappensiero
.
Un
piccolo
pensiero
che
non
ci
dicevamo
,
che
non
riuscivamo
neppure
a
formulare
,
si
frappose
in
mezzo
a
noi
.
Io
aggiunsi
arrossendo
:
"
Ma
forse
la
Cata
riderà
di
noi
perché
siamo
ancora
ragazzi
.
Gente
forte
e
cattiva
ci
vuole
per
lei
"
.
"
O
perché
mai
?
"
Un
cane
si
mise
a
uggiolare
insistente
,
ci
venne
incontro
,
ci
girava
intorno
.
"
Qui
è
la
Cata
"
,
dissi
io
.
Mi
misi
a
tossire
perché
mi
batteva
forte
il
cuore
.
Traversammo
il
campo
seminato
badando
di
non
pestare
il
grano
che
nella
luce
lunare
era
come
un
'
acqua
verde
,
arrivammo
davanti
alla
sua
porta
.
Era
socchiusa
,
e
ci
parve
naturale
,
come
avevamo
spesso
pensato
nelle
nostre
fantasticherie
intorno
a
lei
.
L
'
aprimmo
con
una
spinta
.
La
stanza
era
immersa
nella
penombra
.
Un
lume
ardeva
posato
in
terra
,
accanto
allo
stipite
della
porta
,
e
ne
sottolineava
gl
'
interstizi
.
Sembrava
che
non
vi
fosse
nessuno
,
e
per
un
poco
rimanemmo
a
guardare
quello
che
era
nel
raggio
del
lume
;
una
grossa
farfalla
picchiava
forte
contro
il
soffitto
.
Fummo
stupiti
di
notare
,
nella
penombra
,
gli
stessi
oggetti
che
sono
in
tutte
le
case
delle
donne
del
popolo
:
un
arcolaio
con
una
matassa
di
lana
viola
,
altre
matasse
di
lana
tinte
da
poco
e
stese
ad
asciugare
,
e
,
disposti
lungo
la
parete
,
i
mazzi
gialli
del
granoturco
.
L
'
orcio
di
creta
,
panciuto
,
mi
parve
avesse
all
'
imboccatura
una
traccia
dorata
,
quella
delle
sue
labbra
che
vi
avevano
tante
volte
bevuto
.
L
'
ombra
formava
a
un
certo
punto
come
una
barriera
,
ed
era
un
altro
mondo
in
cui
era
audace
guardare
.
Qua
era
un
letto
grande
,
disteso
pazientemente
,
e
su
di
esso
una
forma
di
donna
,
come
un
cammeo
su
una
materia
scabrosa
,
posava
prona
sul
ventre
,
non
del
tutto
spogliata
,
come
se
fosse
caduta
addormentata
mentre
si
preparava
ad
andare
a
letto
,
in
uno
di
quei
colpi
di
sonno
dell
'
infanzia
.
Ci
accorgemmo
che
camminavamo
in
punta
di
piedi
,
e
ci
soffiammo
sorridendo
:
"
Dorme
"
.
Le
nostre
ombre
proiettate
dal
lume
basso
si
stamparono
sulla
parete
,
la
luce
arrivava
al
letto
di
striscio
,
con
una
diffusa
trasparenza
,
come
di
un
'
acqua
luminosa
,
e
quella
parte
nella
stanza
aveva
una
luce
di
acquario
.
Cata
dormiva
bocconi
,
con
la
fronte
poggiata
a
un
braccio
,
che
era
riuscita
ad
adattarsi
mentre
le
prendeva
il
sonno
,
e
con
l
'
altro
braccio
sulla
schiena
,
legato
al
polso
ancora
un
indumento
,
che
evidentemente
si
stava
togliendo
,
e
che
ora
le
faceva
da
velo
.
Era
ancora
con
un
piede
nudo
sul
pavimento
,
di
traverso
sul
letto
.
Ella
occupava
uno
spazio
grandissimo
nella
notte
e
nella
nostra
fantasia
:
volgendoci
un
poco
a
guardarci
intorno
,
tutte
le
cose
ci
parevano
nobilitate
,
artificiali
quasi
,
simboli
della
vita
di
tutti
i
giorni
;
i
lini
e
le
stoffe
azzurre
e
rosa
erano
disposti
ai
suoi
piedi
come
colori
,
e
fuor
di
essi
si
svolgeva
il
lusso
delle
sue
membra
d
'
avorio
Noi
eravamo
abituati
a
considerare
la
sua
bellezza
come
un
viso
perfetto
su
un
informe
di
panni
comuni
,
e
ora
ci
pareva
di
sorprendere
una
nobiltà
nascosta
e
vergognosa
,
nella
finezza
della
linea
delle
sue
spalle
,
nella
posa
del
braccio
,
nel
lusso
dei
fianchi
.
L
'
ombra
bruna
della
nuca
,
fra
i
capelli
che
vi
si
addensavano
era
la
macchia
del
sole
e
degli
inverni
,
e
degli
sguardi
degli
uomini
.
Il
suo
corpo
disteso
,
il
silenzio
,
la
notte
,
la
terra
senza
sospetto
nel
primo
fermento
della
primavera
,
erano
strani
complici
,
ed
ella
somigliava
nella
sua
architettura
ai
prati
e
ai
monti
distesi
all
'
infinito
.
Istintivamente
chiudemmo
la
porta
,
e
mormorammo
quasi
per
non
destarla
:
"
Cata
"
.
Ella
avrebbe
sollevato
il
viso
,
e
coi
suoi
occhi
simili
a
scarabei
mi
avrebbe
guardato
ridendo
e
dicendomi
:
"
Oh
,
Giulio
,
come
sei
cresciuto
!
"
Mi
avvicinavo
in
punta
di
piedi
,
ripetevo
il
suo
nome
presso
la
conchiglia
piccola
della
sua
orecchia
.
Le
dissi
,
come
per
coprire
uno
spazio
musicale
:
"
Sei
stanca
?
"
Il
mio
compagno
guardava
cupidamente
,
staccò
qualche
passo
;
ma
prima
che
egli
si
accostasse
io
mi
chinai
sul
collo
della
dormiente
.
Vidi
il
mio
compagno
arretrare
;
con
un
movimento
istintivo
mi
portai
la
mano
alle
labbra
:
mi
accorsi
allora
che
la
donna
giaceva
su
un
rivo
di
sangue
,
come
se
lo
ascoltasse
spicciare
lento
fuori
del
suo
petto
.
La
luna
al
tramonto
ci
accolse
sulla
strada
in
un
crepuscolo
di
morte
del
mondo
.
Corremmo
verso
il
fiume
,
io
mi
lavai
le
mani
e
il
viso
.
"
È
scomparso
?
"
domandavo
al
mio
compagno
che
mi
scrutava
.
Non
facemmo
una
parola
di
Cata
,
neppure
per
domandarci
chi
poteva
averla
uccisa
.
Ci
pareva
che
fosse
finita
coi
sogni
della
nostra
infanzia
,
e
che
nel
borgo
natio
,
dopo
la
sua
scomparsa
,
non
fosse
rimasto
più
nulla
di
bello
.
Più
tardi
,
finita
la
notte
,
svegliandoci
in
una
capanna
:
"
Peccato
"
diceva
il
mio
compagno
,
"
peccato
!
"
"
Che
cosa
?
"
"
Non
aver
conosciuto
la
Cata
.
Era
bellissima
"
.
Riprendemmo
la
strada
dirigendoci
verso
i
paesi
della
marina
.
VENTIQUATTR
'
ORE
Intorno
alla
città
non
crescevano
l
'
erbe
che
sono
tanto
buone
per
chi
le
ha
mangiate
da
ragazzo
;
per
esempio
il
cardo
selvatico
dal
sapore
dolceamaro
e
fibroso
;
era
tutta
un
'
erba
setolosa
,
ingiallita
ancora
dal
gelo
invernale
a
ciuffi
radi
.
I
tre
amici
si
ricordavano
di
queste
erbe
,
e
non
soltanto
per
averle
mangiate
da
ragazzi
,
ma
per
averle
trovate
anche
da
soldati
,
nei
riposi
delle
lunghe
marce
,
in
campagna
.
Tutto
era
cambiato
in
terra
straniera
.
La
terra
intorno
alla
città
bassa
in
pianura
era
sconvolta
come
in
prossimità
d
'
una
guerra
,
e
le
poche
piante
che
qualcuno
vi
aveva
messo
,
si
vedeva
,
nei
rettangoli
di
terra
smossa
,
erano
gelate
e
ridotte
come
vecchie
cartacce
.
Erano
tre
compagni
che
andavano
a
cercar
mondo
,
non
sapevano
perché
:
a
un
certo
punto
della
loro
vita
si
erano
trovati
su
strade
che
non
avevano
mai
immaginato
in
paesi
non
loro
,
e
vi
si
aggiravano
come
in
un
labirinto
.
Nessuno
di
loro
,
credo
,
era
nato
per
stare
lontano
dalla
sua
terra
,
e
tutti
e
tre
si
volevano
far
coraggio
;
ma
tutti
e
tre
avevano
una
ragione
segreta
che
non
si
raccontavano
.
La
ragione
generica
era
quella
di
cercar
fortuna
:
ma
alle
origini
ve
ne
doveva
essere
una
assai
più
profonda
,
che
essi
non
si
dicevano
,
ma
che
intuivano
,
perché
a
queste
cose
pensavano
continuamente
,
ed
era
impossibile
che
stando
insieme
non
lasciassero
trapelare
nulla
.
Di
tutto
,
infatti
,
parlavano
,
meno
che
delle
ragioni
del
loro
vagabondare
,
quando
,
bene
o
male
,
al
loro
paese
,
bastava
poco
per
vivere
.
I
loro
discorsi
erano
mal
legati
uno
all
'
altro
:
discorrevano
,
ma
senza
mai
rispondersi
,
seguendo
ognuno
le
sue
idee
,
dicendo
ognuno
quello
che
gli
cuoceva
dentro
.
Abbastanza
forte
,
quadrato
,
pallido
e
grigio
il
più
grande
di
loro
,
il
Ferro
,
non
parlava
che
di
donne
.
Le
scovava
dappertutto
,
le
notava
lui
per
primo
,
e
i
due
compagni
non
facevano
in
tempo
a
posar
gli
occhi
dove
lui
posava
i
suoi
,
ché
altre
egli
ne
suscitava
soltanto
a
guardare
.
L
'
altro
,
il
Borriello
invece
,
un
giovane
magro
e
scarno
,
pensava
sempre
a
quello
che
avrebbe
mangiato
più
volentieri
,
e
descriveva
qualche
piatto
del
suo
paese
con
compiacimento
.
Aveva
le
labbra
molto
rosse
,
il
riso
bianco
,
e
il
viso
giovane
segnato
di
molte
rughe
,
specialmente
attorno
alla
bocca
.
In
mezzo
a
loro
,
più
piccolo
di
statura
,
con
le
mani
in
tasca
,
col
passo
di
chi
ha
camminato
troppo
nella
sua
vita
,
Mandorla
,
non
diceva
che
rare
parole
.
Ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
degli
amici
gli
metteva
la
mano
sul
braccio
,
e
camminava
un
poco
al
passo
con
lui
.
Sebbene
il
più
insignificante
della
compagnia
,
il
Mandorla
rappresentava
un
oggetto
di
disputa
,
perché
come
accade
,
ognuno
dei
due
lo
voleva
amico
per
sé
;
aveva
gli
occhi
sempre
un
po
'
gonfi
e
rossi
:
le
lagrime
gli
venivano
e
gli
tornavano
indietro
come
al
Borriello
la
saliva
.
Il
suo
pensiero
fisso
per
quanto
lo
nascondesse
,
era
sempre
quello
della
moglie
.
"
Capisci
"
,
diceva
,
"
che
una
donna
,
quando
ti
tradisce
,
tu
te
ne
accorgi
anche
se
nessuno
ti
ha
detto
nulla
.
Te
ne
accorgi
da
certe
cose
,
per
esempio
...
"
Gli
altri
due
si
guardavano
malignamente
di
sopra
la
sua
testa
china
.
Poi
uno
,
con
una
voce
curiosa
ma
trattenuta
,
domandava
"
Per
esempio
?
"
"
Ti
bacia
in
un
altro
modo
,
e
si
sente
che
c
'
è
qualche
cosa
di
nuovo
.
Ella
gioca
come
se
tu
non
dovessi
capire
,
e
tu
hai
capito
,
invece
!
E
intanto
non
sai
che
cosa
fare
;
che
cosa
vuoi
fare
?
La
vuoi
uccidere
?
"
"
Naturalmente
.
Ucciderla
"
.
"
Ma
se
l
'
hai
amata
,
come
la
uccidi
?
Non
ti
riesce
.
Ti
dici
sempre
:
e
questo
domani
non
viene
mai
.
E
poi
,
io
non
potrei
,
perché
,
penserei
sempre
di
averla
uccisa
.
Tu
l
'
ammazzi
,
li
stesa
,
e
domandi
qualche
cosa
e
non
ti
può
più
rispondere
.
È
impossibile
"
.
Ora
non
poteva
più
parlare
,
e
guardava
in
alto
,
come
i
bambini
quando
piangono
,
e
per
distrarli
si
dice
loro
di
guardare
l
'
uccellino
che
vola
.
La
città
cominciava
bassa
e
sterile
,
con
le
sue
piazzette
,
le
sue
case
modeste
,
i
tranvai
che
vi
sbucavano
all
'
improvviso
come
se
vi
arrivassero
la
prima
volta
,
festosamente
.
Crepitavano
i
vetri
illuminati
delle
fabbriche
.
Stranamente
gli
edifici
enormi
sembravano
sprofondare
in
un
umo
antico
,
obliquandosi
un
poco
.
Gli
autobus
irrompevano
con
le
loro
forme
nuove
,
verniciati
di
fresco
,
come
se
avessero
sbagliata
la
strada
,
raccattando
i
passeggeri
frettolosi
per
puro
caso
.
Il
Borriello
si
fermava
a
leggere
,
sulla
soglia
dei
ristoranti
,
la
carta
delle
pietanze
.
Il
Ferro
profitta
va
per
dare
un
'
occhiata
,
attraverso
i
vetri
,
alle
donne
intente
alle
faccende
,
o
a
quelle
che
si
affacciavano
dall
'
alto
,
al
terzo
e
al
quarto
piano
,
a
scuotere
gli
strofinacci
,
mentre
il
Mandorla
,
a
capo
chino
,
ripeteva
:
"
Sbrighiamoci
,
sbrighiamoci
,
che
stiamo
a
fare
qui
?
"
"
E
che
andiamo
a
fare
in
un
altro
posto
?
Noi
non
abbiamo
da
far
nulla
né
qui
né
più
lontano
"
.
Il
Borriello
si
passava
una
mano
sul
labbro
inferiore
,
come
se
avesse
dimenticato
qualche
cosa
nel
fondo
della
memoria
,
poi
si
volgeva
per
domandare
:
"
Ti
piacciono
i
fegatini
?
"
Tutti
e
tre
riprendevano
la
strada
senza
più
parole
;
solo
il
Ferro
,
davanti
a
una
donna
piuttosto
piena
,
che
passava
con
la
rete
della
spesa
,
ripeteva
:
"
Ecco
una
donna
che
farebbe
per
me
"
.
Le
strade
,
dopo
il
primo
affollamento
mattutino
,
diventavano
improvvisamente
deserte
.
I
fischi
delle
sirene
si
destavano
di
botto
,
sotto
i
ponti
di
ferro
delle
metropolitane
scoppi
improvvisi
facevano
volgere
il
capo
ai
passanti
e
ponevano
un
punto
fermo
al
movimento
che
poi
riprendeva
fluido
e
felice
come
dopo
un
pericolo
.
La
città
pareva
assestarsi
,
e
intonare
i
suoi
rumori
dopo
la
pausa
del
sonno
:
scoppi
,
scampanellate
,
fischi
,
urli
di
trombe
,
si
rispondevano
prima
che
il
rombo
della
vita
piena
li
riunisse
in
un
solo
accordo
.
Gli
uomini
guardavano
inferociti
dall
'
alto
delle
vetture
,
tesi
a
quei
rumori
come
cavalli
alle
frustate
.
Il
Borriello
si
fermò
davanti
a
un
cartellone
esposto
nella
vetrina
di
un
venditore
di
tabacchi
:
"
Quanto
mi
è
antipatico
questo
tale
.
Non
lo
posso
sopportare
"
.
Era
l
'
immagine
di
un
uomo
che
fumava
con
compiacimento
un
grossissimo
sigaro
:
i
baffi
bene
arricciati
,
i
capelli
biondi
spartiti
sulla
fronte
,
e
un
vago
sorriso
di
delizia
:
era
l
'
immagine
di
tutti
gli
uomini
della
città
ridotti
a
una
sola
apparenza
.
Improvvisamente
,
passato
un
ponte
di
ferro
su
cui
un
treno
fissava
l
'
immagine
infantile
d
'
una
partenza
,
la
città
si
raccoglieva
in
un
quartiere
desolato
.
All
'
asfalto
lucido
succedeva
un
acciottolato
sconnesso
,
e
i
lampioni
miseri
del
gaz
ricordavano
le
notti
paurose
.
Cominciò
a
soffiare
un
vento
gelido
mentre
nubi
grigie
e
ovattate
si
accumulavano
pel
cielo
,
e
il
sole
le
traversava
da
un
punto
all
'
altro
dell
'
orizzonte
,
rapido
,
pareva
,
come
una
bomba
.
"
E
adesso
?
"
Adesso
tornava
alla
mente
di
tutti
e
tre
un
proposito
fatto
qualche
tempo
prima
,
mai
messo
in
esecuzione
,
e
che
li
riprendeva
tutte
le
volte
che
si
ritrovavano
insieme
,
e
in
una
condizione
come
quella
.
Un
uomo
tardo
e
pensieroso
,
con
una
borsa
sotto
il
braccio
,
li
rasentò
senza
far
caso
a
loro
:
portava
larghi
pantaloni
a
scacchi
bianchi
e
neri
,
un
tubino
sulla
testa
che
si
ampliava
sul
collo
e
sulla
nuca
;
le
scarpe
grosse
avevano
una
rappezzatura
evidente
,
tutte
e
due
dalla
parte
piena
di
ciascun
piede
.
I
tre
amici
si
guardarono
sorridendo
vagamente
,
come
se
fossero
delusi
.
"
Io
dico
che
certe
volte
sono
proprio
queste
le
persone
che
hanno
i
denari
.
Lo
sai
come
fa
la
gente
in
questo
paese
,
che
quando
va
a
lavorare
non
bada
come
è
vestita
"
,
diceva
il
Borriello
.
Il
Ferro
rispose
con
disprezzo
:
"
Se
noialtri
aspettiamo
che
passi
di
qui
la
gente
ricca
,
ci
staremo
un
bel
pezzo
.
Chi
volete
che
passi
da
queste
parti
?
Bisogna
andare
dove
sta
la
gente
"
.
"
Che
ne
sai
,
tu
?
Invece
io
dico
che
proprio
qui
c
'
è
da
fare
,
invece
.
E
poi
,
perché
devi
andare
a
cercare
i
gran
signori
?
Quelli
vanno
in
automobile
,
e
acchiappali
.
Anche
per
fare
queste
cose
ci
vogliono
dei
denari
,
potersi
presentare
,
potersi
aggirare
fra
la
gente
.
Chi
vuoi
invece
che
dia
un
soldo
di
credito
a
quello
là
?
"
Il
Borriello
indicava
il
Mandorla
il
quale
si
volse
appena
con
uno
sguardo
rassegnato
,
come
dire
che
lo
sapeva
di
essere
oggetto
di
scherno
,
ma
che
anche
lui
aveva
il
cuore
di
un
uomo
.
Ma
poi
non
si
tenne
e
disse
:
"
Tu
te
la
prendi
con
me
perché
sei
un
povero
imbecille
.
In
generale
diventi
insolente
quando
hai
mangiato
e
sei
a
pancia
piena
.
Invece
,
oggi
...
"
Il
Borriello
arrossì
e
si
grattava
la
guancia
come
se
avesse
ricevuto
uno
schiaffo
.
"
Eccone
una
"
,
disse
il
Ferro
.
Una
donna
veniva
avanti
,
con
una
grossa
borsa
in
mano
,
alta
e
rossa
in
faccia
;
ciocche
di
capelli
grigi
le
uscivano
di
sotto
il
cappello
.
Quando
fu
davanti
a
loro
si
fermò
come
presa
da
un
'
idea
,
aprì
la
borsa
,
trasse
un
piccolo
involto
che
si
mise
a
scartare
diligentemente
,
ne
cavò
delicatamente
un
panino
e
si
mise
a
morderlo
,
guardandolo
di
quando
in
quando
come
se
avesse
paura
di
avergli
fatto
male
.
"
Stiamo
bene
,
ragazzi
,
questo
è
un
quartiere
di
straccioni
"
.
Il
Borriello
era
divenuto
improvvisamente
triste
e
muto
.
Il
Mandorla
mormorò
:
"
Ma
se
non
lo
abbiamo
fatto
mai
di
...
perché
dobbiamo
farlo
adesso
?
Aspettiamo
fino
a
che
non
abbiamo
trovato
lavoro
.
Tanto
non
è
mestiere
nostro
,
questo
"
.
Ma
il
Borriello
volse
di
botto
il
capo
verso
i
suoi
compagni
,
tese
il
dito
,
e
storcendo
la
bocca
in
segno
d
'
intesa
annunziava
che
c
'
era
qualche
cosa
di
nuovo
.
Un
prete
,
abbastanza
grave
e
solenne
,
di
quelli
che
s
'
incontrano
nei
paesi
cattolici
,
sbucava
fra
un
arco
e
l
'
altro
del
ponte
,
reggendosi
con
la
mano
destra
la
sottana
,
sul
ginocchio
destro
,
con
un
gesto
evidentemente
abituale
.
Il
suo
abito
nero
di
lustrino
aveva
dei
riflessi
d
'
acciaio
che
in
quella
sudiceria
di
fumo
e
di
polvere
,
pareva
candore
addirittura
.
Ma
quello
che
dava
un
improvviso
senso
di
lusso
alla
sua
apparizione
,
erano
i
fiocchi
di
seta
pavonazza
che
gli
pendevano
dal
cappello
,
e
,
magnifica
,
come
una
nota
d
'
organo
in
una
chiesa
deserta
,
una
croce
d
'
oro
gli
pendeva
sul
petto
,
legata
a
una
catenella
anch
'
essa
d
'
oro
,
che
gli
scendeva
di
sugli
omeri
.
"
Caspita
,
un
vescovo
!
Ragazzi
,
è
quello
che
ci
voleva
"
.
E
il
Ferro
si
parò
davanti
a
tutti
con
la
sua
persona
massiccia
.
Il
prete
,
come
se
non
guardassero
lui
,
camminava
assorto
e
dritto
per
la
sua
strada
,
e
li
avrebbe
rasentati
.
Il
Ferro
mise
la
mano
in
tasca
come
se
vi
nascondesse
un
'
arma
,
e
non
si
scosse
a
un
'
occhiata
che
il
prete
gli
diede
di
tralice
,
probabilmente
senza
vederlo
.
Ma
in
quella
che
il
Ferro
allungava
un
braccio
,
il
Mandorla
glielo
afferrò
gridando
:
"
Fermo
,
fermo
!
"
Il
prete
sorpreso
si
fermò
e
guardò
or
l
'
uno
or
l
'
altro
dei
tre
compagni
;
il
Ferro
allungò
una
gomitata
al
Mandorla
e
si
accostava
al
prete
che
lo
guardò
con
gli
occhi
di
chi
capisce
di
correre
un
pericolo
.
Il
Mandorla
,
che
era
caduto
in
terra
,
si
mise
a
gridare
come
un
forsennato
:
"
Non
lo
toccare
perché
quello
è
uno
del
mio
paese
.
Quello
lo
conosco
,
mi
conosce
,
è
monsignor
Fratta
"
.
Poi
,
sollevandosi
,
si
mise
a
dire
:
"
Scusate
tanto
,
monsignore
mio
,
se
vi
abbiamo
fatto
paura
.
Mi
riconoscete
?
Che
state
a
fare
da
queste
parti
?
Guarda
un
po
'
dove
ci
si
ritrova
.
Vi
ricordate
di
me
?
"
Il
sacerdote
mise
avanti
la
mano
aperta
,
con
quel
gesto
familiare
con
cui
i
preti
accolgono
e
tengono
a
distanza
le
persone
,
dicendo
:
"
Tu
sei
...
"
"
Il
Mandorla
,
sissignore
;
come
ve
ne
ricordate
!
Come
va
al
paese
?
E
mia
moglie
,
l
'
avete
veduta
?
Questo
è
un
monsignore
del
mio
paese
.
Questo
lo
proteggo
io
,
e
non
si
tocca
.
I
paesani
non
si
toccano
.
Non
è
mica
un
estraneo
,
lui
.
Lui
è
dei
nostri
.
Dateci
una
benedizione
per
noialtri
tre
,
monsignore
caro
,
una
benedizione
per
noialtri
soli
,
e
che
la
Madonna
bella
ci
protegga
"
.
Il
prete
,
come
davanti
a
una
pratica
solita
,
alzò
il
palmo
della
mano
per
benedirli
.
Il
Mandorla
gli
volle
assolutamente
baciare
l
'
anello
,
e
risentì
quella
mano
morbida
che
una
volta
,
alla
cresima
gli
aveva
sfiorate
le
guance
.
Gli
altri
due
stavano
ad
ascoltare
,
con
le
mani
nelle
tasche
,
scambiandosi
sguardi
di
delusione
,
ma
alla
fine
si
levarono
la
berretta
e
,
sorpresi
del
loro
stesso
atto
,
si
misero
imbarazzati
a
grattarsi
il
ciuffo
.
"
Figlioli
"
,
disse
il
prete
con
l
'
aria
più
candida
del
mondo
,
"
figlioli
miei
,
se
avete
bisogno
di
qualche
cosa
io
sono
qui
.
Intanto
rimarrete
a
colazione
con
me
oggi
,
in
un
luogo
dove
troverete
molta
gente
delle
nostre
parti
"
.
"
Questi
"
,
disse
il
Mandorla
accennando
ai
due
compagni
,
"
non
sono
del
nostro
paese
,
ma
di
un
paese
vicino
.
Abbiamo
fatto
amicizia
,
ed
eccoli
qui
.
Chi
lo
avrebbe
mai
detto
che
ci
saremmo
incontrati
in
questo
modo
e
da
queste
parti
?
Perché
noialtri
,
siamo
qui
a
cercar
lavoro
,
e
non
altro
.
Noialtri
volevamo
scherzare
,
questa
mattina
;
noialtri
abbiamo
un
mestiere
,
e
che
il
Signore
ci
aiuti
.
E
voi
,
monsignore
,
come
mai
da
queste
parti
?
"
Il
prete
levò
gli
occhi
al
cielo
:
"
Stiamo
rifabbricando
il
Santuario
della
nostra
Madonna
,
e
io
sono
qui
a
vedere
la
gente
a
lei
devota
,
che
è
tutta
quella
della
nostra
regione
,
se
dà
qualche
cosa
per
i
lavori
,
perché
abbiamo
anche
in
mente
di
costruire
un
asilo
per
i
figlioli
degli
emigranti
.
Sono
venuto
,
ho
parlato
,
e
parlerò
.
La
Madonna
gradisce
anche
quel
poco
che
le
possono
dare
i
più
poveri
.
E
poi
,
per
un
'
opera
come
quella
dell
'
asilo
!
Chi
non
vuol
bene
ai
suoi
figli
?
"
"
E
in
questo
quartiere
?
Ma
questo
è
il
quartiere
dei
più
poveri
"
.
"
Profitto
per
por
tare
le
notizie
dei
loro
cari
a
quelli
della
diocesi
"
.
Avevano
varcato
il
ponte
e
si
trovavano
in
un
quartiere
squallido
dove
pareva
che
l
'
inverno
finisse
più
tardi
che
negli
altri
luoghi
della
città
.
Il
Ferro
,
indicando
su
un
marciapiede
uno
di
quei
disegni
fatti
col
gesso
su
cui
i
ragazzi
giocano
saltando
su
un
solo
piede
,
disse
:
"
Ecco
il
segno
che
è
arrivata
la
primavera
.
I
ragazzi
cominciano
a
giocare
per
le
strade
"
.
Donne
,
affacciate
alle
finestre
,
avevano
facce
che
pareva
di
aver
conosciuto
,
perché
il
Borriello
disse
:
"
Sembra
di
stare
al
paese
"
.
Poi
,
in
un
andito
scuro
il
prete
spinse
una
porta
,
vi
lasciò
passare
i
tre
amici
ed
entrò
stringendosi
il
cappello
sul
petto
.
Era
uno
stanzone
sordo
,
rettangolare
,
che
in
fondo
si
allargava
a
forma
d
'
imbuto
e
prendeva
luce
da
un
cortile
.
Alcune
tavole
allineate
e
apparecchiate
aspettavano
i
clienti
,
e
su
tutto
si
spandeva
la
luce
e
l
'
odore
discreto
delle
ore
che
precedono
i
pasti
,
quando
un
lieve
brontolio
di
attesa
fa
la
cucina
attraverso
la
porta
socchiusa
.
Un
pavimento
di
legno
verniciato
compattamente
di
marrone
,
al
muro
un
orologio
che
pareva
storto
,
uno
specchio
per
lungo
nel
fondo
,
e
al
cordone
della
lampada
che
pendeva
nel
mezzo
,
attorcigliato
un
lungo
nastro
bianco
rosso
e
verde
,
di
cui
si
pensava
molto
tardi
che
significasse
una
bandiera
.
A
poco
a
poco
,
come
se
sorgessero
da
terra
,
alcuni
uomini
occuparono
i
tavolini
,
e
un
cameriere
vi
si
aggirò
,
che
era
l
'
immagine
di
due
civiltà
:
sorrideva
con
una
bocca
anglosassone
rilevata
da
due
denti
d
'
oro
,
e
guardava
con
due
occhi
da
italiano
.
Fu
il
prete
che
si
levò
nel
bel
mezzo
di
quella
folla
intenta
a
mangiare
senza
quasi
parole
,
e
disse
:
"
Figlioli
miei
,
io
vengo
dai
vostri
paesi
.
C
'
è
nessuno
qui
che
appartenga
alla
diocesi
di
...
?
"
Si
levarono
di
scatto
una
ventina
di
persone
.
"
Al
nostro
paese
"
,
aggiunse
il
prete
,
"
il
raccolto
promette
bene
e
le
vigne
pure
.
Pare
che
sia
un
'
annata
straordinaria
.
Aspettano
le
notizie
degli
emigranti
e
vi
pensano
sempre
.
Noialtri
preghiamo
sempre
per
voi
,
che
torniate
sani
e
salvi
e
ricchi
.
Quest
'
anno
abbiamo
avuta
la
festa
del
Santo
patrono
,
il
glorioso
San
Luca
,
che
è
riuscita
più
bella
che
negli
altri
anni
.
Abbiamo
chiamata
la
banda
provinciale
a
suonare
in
piazza
,
e
abbiamo
fatto
i
fuochi
artificiali
del
maestro
Carbone
.
Lo
conoscete
il
maestro
Carbone
,
quello
che
gli
manca
un
braccio
?
Figuratevi
che
ha
fatto
in
cielo
un
disegno
di
fuoco
che
rappresentava
il
vapore
che
vi
deve
portare
tutti
al
paese
.
Abbiamo
avuto
molti
voti
,
e
abbiamo
veduto
appesi
fra
le
dita
del
Santo
,
con
nastrini
di
tutti
i
colori
,
alcuni
biglietti
di
banca
americani
,
doni
vostri
,
figlioli
miei
,
e
io
sono
qui
per
ringraziarvi
"
.
Fu
un
sommovimento
,
un
urlìo
,
una
confusione
che
copri
le
parole
del
prete
.
Molti
avevano
lasciati
i
loro
tavoli
e
si
erano
accostati
per
sentirlo
meglio
,
mentre
altri
,
che
non
erano
della
regione
,
rimanevano
a
guardarlo
con
la
forchetta
a
mezz
'
aria
o
chinavano
il
capo
pensierosi
.
Fu
un
coro
di
domande
e
di
esclamazioni
cui
il
prete
rispondeva
attentamente
,
anzi
alla
fine
tirò
fuori
una
carta
,
e
chiamando
uno
per
uno
quegli
uomini
,
diceva
:
"
Tua
moglie
sta
bene
.
Il
tuo
ragazzo
ha
già
messo
l
'
abito
da
pastore
.
Tuo
padre
,
coi
soldi
che
hai
mandati
,
ha
buttate
le
fondamenta
della
casa
"
.
Con
le
stesse
parole
rassicurava
ognuno
,
e
ciascuno
intendeva
in
quelle
parole
qualche
cosa
di
diverso
,
per
sé
solo
.
Una
porta
nel
fondo
si
aprì
nel
mezzo
di
questi
discorsi
,
e
apparve
una
donna
la
quale
mosse
appena
un
passo
per
appoggiarsi
alla
parete
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
Improvviso
silenzio
piombò
sull
'
adunata
.
Quelli
che
erano
rimasti
ai
loro
posti
si
curvarono
sul
piatto
,
mangiando
affrettatamente
,
altri
nascondeva
il
volto
dietro
la
mano
sinistra
;
quelli
che
si
erano
accostati
al
prete
si
fecero
più
piccoli
,
e
chi
poté
raggiunse
la
sedia
libera
che
si
trovò
più
vicina
.
Il
prete
stesso
rimase
col
braccio
a
mezz
'
aria
,
in
un
gesto
appena
abbozzato
,
corrugò
le
sopracciglia
,
puntò
gli
occhi
verso
la
parete
dove
campeggiava
il
volto
pallido
della
donna
,
in
una
strana
aureola
di
buio
,
e
disse
:
"
Chi
è
?
"
Non
c
'
era
dubbio
che
tutto
quel
trambusto
era
accaduto
per
quella
donna
,
la
quale
fissava
gli
occhi
limpidi
su
tutta
quella
folla
insieme
e
pareva
guardare
da
tutte
le
parti
.
I
tre
amici
che
accompagnavano
il
prete
erano
rimasti
in
piedi
accanto
a
lui
,
e
soltanto
quando
qualcuno
li
tirò
per
la
falda
della
giacca
sedettero
.
"
Ma
insomma
,
che
accade
?
"
disse
la
voce
del
Ferro
.
Il
cameriere
si
accostò
alla
donna
e
le
disse
qualche
cosa
cui
ella
ubbidì
,
perché
sedette
a
un
tavolo
con
la
testa
fra
le
mani
senza
più
guardare
nessuno
.
Una
ciocca
di
capelli
nerissima
le
traversava
la
mano
piccola
e
bruna
su
cui
poggiava
il
capo
.
L
'
assemblea
riprese
coraggio
,
ma
i
discorsi
erano
sommessi
,
con
un
brusio
e
un
chiacchierio
discreto
in
cui
si
indovinavano
mille
:
chi
è
,
e
che
cosa
è
successo
.
Il
prete
stesso
sedette
,
come
scampato
a
un
pericolo
di
cui
non
si
era
reso
conto
,
e
gli
fu
spiegato
di
che
cosa
si
trattava
.
Questa
donna
,
venuta
da
un
paese
della
Calabria
,
raminga
dietro
un
suo
amore
,
aveva
rivelato
una
qualità
che
di
sorpresa
le
tornava
in
alcuni
periodi
della
sua
vita
,
dicevano
ad
ogni
mutamento
di
stagione
:
in
tali
momenti
era
presa
dai
brividi
,
si
sconvolgeva
tutta
,
si
copriva
di
sudor
diaccio
,
si
morsicava
le
mani
,
i
capelli
le
si
levavano
sul
capo
dritti
come
serpi
,
i
suoi
occhi
divenivano
di
vetro
;
indicava
un
uomo
in
mezzo
alla
folla
,
e
diceva
:
"
Quello
!
"
Che
cosa
accadeva
?
La
prima
volta
che
fece
questa
designazione
,
al
suo
paese
,
dopo
la
fuga
del
suo
amante
,
l
'
uomo
che
ella
aveva
indicato
morì
entro
le
ventiquattr
'
ore
.
Da
allora
,
lo
stesso
fatto
ebbe
a
ripetersi
alcune
volte
,
ma
le
dicerie
degli
uomini
aumentavano
inverosimilmente
il
numero
di
questi
avvenimenti
.
Ella
poi
,
abbandonata
da
tutti
,
naturalmente
,
aveva
errato
in
diverse
contrade
,
cacciata
di
paese
in
paese
,
e
in
ultimo
si
decise
a
passare
il
mare
,
per
venire
dove
il
suo
amante
aveva
trovato
rifugio
.
Il
suo
arrivo
era
stato
segnalato
nelle
lettere
di
tutti
gli
emigranti
,
e
dal
paese
partirono
le
più
paurose
raccomandazioni
di
guardarsi
da
lei
.
Ma
nessuno
aveva
il
coraggio
di
cacciarla
quando
si
presentava
in
qualche
luogo
,
temendo
per
se
stesso
,
quasi
che
ella
potesse
disporre
del
destino
,
e
come
preferiva
i
luoghi
frequentati
da
persone
della
sua
stessa
terra
,
vi
appariva
come
un
castigo
,
come
la
grandine
nelle
campagne
e
le
folgori
nei
boschi
.
Era
bellissima
,
di
struttura
perfetta
,
dalle
spalle
ben
larghe
alle
braccia
lunghe
,
al
piede
sottile
e
forte
.
La
testa
piccola
,
dal
profilo
diritto
,
inverosimilmente
piccola
e
giusta
su
un
corpo
tanto
complesso
,
era
tutta
fissata
negli
occhi
grigi
,
che
le
lunghe
ciglia
circondavano
d
'
un
'
ombra
come
d
'
un
velo
,
fra
cui
lo
smalto
bianco
dell
'
occhio
balenava
duro
e
sibillino
.
La
pupilla
sembrava
staccarsi
e
roteare
come
un
astro
,
e
i
capelli
bui
e
compatti
facevano
risaltare
la
pelle
dorata
della
fronte
e
del
viso
.
Quando
il
prete
ebbe
sentite
le
cose
che
si
dicevano
di
costei
,
e
ad
ogni
frase
la
guardava
come
per
accertarsi
che
fosse
lei
,
fino
a
che
non
guardò
più
,
si
batté
la
mano
sulla
fronte
esclamando
:
"
Ma
sì
,
me
la
ricordo
,
la
conosco
fin
da
piccola
,
quando
veniva
alla
dottrina
"
.
Anche
gli
altri
tre
amici
la
sapevano
per
fama
,
e
si
guardarono
fra
di
loro
come
dire
:
"
In
che
bel
mondo
siamo
capitati
"
.
Ma
il
cameriere
che
su
un
cenno
del
prete
portò
loro
una
pietanza
,
li
distrasse
,
ed
essi
si
misero
a
divorare
a
gara
,
tra
occhiate
di
soddisfazione
e
di
timore
.
Era
chiaro
che
tutti
si
affrettavano
a
terminare
il
pasto
senza
volersene
dar
l
'
aria
,
presi
alle
spalle
da
un
nemico
minaccioso
,
e
di
fronte
il
cibo
che
è
così
buono
a
chi
ne
ha
poco
.
Brevi
ondeggiamenti
rispondevano
ai
più
piccoli
moti
di
quella
donna
,
mentre
verso
la
porta
i
tavoli
si
sgomberavano
.
Qualcuno
che
entrava
in
quel
momento
,
inconscio
del
pericolo
,
si
guardava
attorno
ed
era
guardato
,
come
un
attore
distratto
che
nel
colmo
di
un
dramma
traversi
il
palcoscenico
credendo
di
aggirarsi
ancora
fra
le
quinte
.
La
donna
si
volse
a
un
tratto
,
forse
richiamata
dal
silenzio
improvviso
che
si
era
fatto
,
si
fissò
sul
gruppo
del
prete
e
dei
tre
amici
,
disse
qualche
cosa
in
un
linguaggio
che
parve
a
tutti
una
misteriosa
accozzaglia
di
sillabe
,
puntò
il
dito
.
Il
prete
e
i
tre
compagni
,
come
colpiti
da
una
fucilata
a
tradimento
,
portarono
la
mano
al
petto
.
"
A
chi
ha
detto
?
"
domandò
qualcuno
.
Questa
domanda
parve
tranquillare
il
prete
e
i
suoi
amici
.
La
donna
invece
si
stava
accostando
con
lo
sguardo
fisso
,
la
mano
levata
,
e
un
vago
sorriso
che
le
storceva
l
'
angolo
della
bocca
.
Come
se
una
bomba
fosse
scoppiata
nel
mezzo
dell
'
adunata
,
la
sala
si
sgomberò
mezza
.
Uno
,
tirando
per
un
lembo
della
veste
la
donna
,
le
domandò
:
"
A
chi
avete
detto
?
"
Ma
non
ebbe
risposta
.
Nella
confusione
,
il
gruppo
dei
tre
compagni
col
prete
scomparve
,
la
sala
si
vuotò
in
un
baleno
,
si
sentì
il
ticchettio
dell
'
orologio
come
se
i
fosse
destato
e
cercasse
di
coprire
con
la
sua
voce
quella
solitudine
e
quel
silenzio
.
La
donna
si
passò
la
mano
sulla
fronte
e
tornò
al
suo
tavolino
,
intenta
a
finire
la
sua
pietanza
.
La
luce
della
finestra
la
investì
a
un
certo
punto
del
suo
tragitto
,
ed
ella
apparve
enorme
,
con
la
sua
ombra
nera
che
toccava
il
soffitto
;
la
luce
sottolineava
i
solchi
che
si
era
fatti
con
le
unghie
sulla
guancia
,
paralleli
come
un
tatuaggio
.
Nella
strada
la
compagnia
si
disperse
;
ma
più
in
là
,
sull
'
altro
marciapiede
,
si
formò
un
gruppo
di
curiosi
intorno
al
prete
e
ai
tre
compagni
.
Molti
passanti
credettero
trattarsi
di
persone
che
avessero
rischiato
di
essere
travolti
da
un
automobile
.
Essi
infatti
avevano
tirati
fuori
i
fazzoletti
,
e
asciugandosi
il
freddo
sudore
che
li
imperlava
,
pareva
che
nascondessero
una
macchia
di
sangue
.
Un
uomo
piccolo
e
gramo
,
con
due
sopracciglia
nere
e
forti
intorno
agli
occhietti
socchiusi
,
domandò
:
"
A
chi
ha
detto
di
voialtri
tre
?
"
Il
Ferro
si
volse
inviperito
:
"
A
chi
vuoi
che
abbia
detto
?
La
vuoi
smettere
,
uccello
di
malaugurio
?
La
vuoi
finire
?
Vuoi
che
ti
prenda
a
pugni
?
"
Lo
aveva
preso
per
i
risvolti
della
giacca
e
lo
scuoteva
come
un
sacco
vuoto
.
L
'
altro
non
opponeva
resistenza
,
solo
si
tirava
un
poco
indietro
,
come
per
toccarlo
il
meno
possibile
;
poi
,
quando
il
Ferro
lo
lasciò
,
l
'
omino
si
rassettò
,
si
allontanò
con
un
vago
sorriso
canzonatorio
che
era
la
sua
vendetta
.
Il
Ferro
lo
seguì
con
gli
occhi
fino
a
che
non
lo
vide
svoltare
strada
,
e
intanto
brontolava
che
quello
non
era
modo
,
che
la
gente
a
sentir
parlare
di
disgrazie
era
presa
da
una
curiosità
ignobile
,
che
insomma
tutti
andassero
via
,
via
,
che
li
lasciassero
soli
,
al
loro
destino
,
via
,
via
,
via
!
Il
gruppo
dei
curiosi
si
diradò
,
qualcuno
con
le
mani
nelle
tasche
rimase
per
un
poco
a
osservare
i
quattro
condannati
dall
'
altra
parte
del
marciapiede
,
e
riprese
la
sua
strada
soltanto
dietro
una
minaccia
del
Ferro
.
Anche
il
prete
scuoteva
le
mani
a
destra
e
a
sinistra
come
per
domandare
che
cosa
volessero
da
lui
.
"
È
l
'
una
"
,
disse
poi
il
prete
guardando
l
'
orologio
.
Quando
furono
soli
si
guardarono
.
Il
Mandorla
era
il
solo
che
stava
quieto
,
come
se
non
fosse
accaduto
nulla
,
almeno
all
'
aspetto
.
Stava
col
naso
fra
i
risvolti
della
giacca
che
si
era
tirata
sul
collo
,
contro
il
freddo
che
lo
aveva
preso
più
crudo
e
improvviso
,
e
non
fiatava
innocente
e
tranquillo
,
avvezzo
ai
colpi
della
fortuna
.
Ognuno
guardava
il
vicino
come
per
leggergli
in
faccia
che
lui
era
il
predestinato
,
e
fproprio
questi
sguardi
che
seminarono
in
ognuno
l
'
incertezza
e
la
diffidenza
sul
destino
:
si
sentivano
legati
tutti
e
tre
,
ormai
,
fino
a
che
il
temuto
avvenimento
si
compisse
,
e
di
quando
in
quando
con
un
'
occhiata
si
convincevano
di
essere
ciascuno
al
suo
posto
,
ciascuno
ancora
in
piedi
,
ciascuno
che
resisteva
allo
sforzo
,
come
se
la
vita
la
tenessero
fortemente
in
una
lotta
suprema
,
e
chi
avesse
avuto
meno
muscoli
avrebbe
ceduto
;
anche
i
colpettini
di
tosse
del
Mandorla
dovevano
essere
mezzi
per
sentirsi
vivo
;
di
quando
in
quando
il
prete
soffiava
più
forte
il
suo
respiro
,
come
provando
la
macchina
ancora
efficiente
dei
suoi
polmoni
.
Volsero
or
l
'
uno
or
l
'
altro
gli
occhi
al
cielo
,
dove
le
nuvole
si
sfrangiavano
sotto
un
vento
alto
,
fredde
alla
superficie
e
plumbee
,
luminose
e
calde
come
una
coltre
agli
orli
e
di
sotto
.
Il
sole
obliquamente
illuminava
i
palazzi
che
fiancheggiavano
la
strada
,
ne
faceva
risaltare
gli
ornamenti
,
ne
traeva
i
colori
fuori
dell
'
umidità
invernale
,
colori
pallidi
,
cilestrino
,
verdino
,
giallino
.
C
'
erano
dunque
ancora
tante
belle
cose
nel
mondo
?
Gli
stessi
colori
sembrava
loro
di
non
averli
mai
veduti
,
e
si
accorgevano
del
mondo
come
di
una
cosa
che
si
stesse
inventando
sotto
i
loro
occhi
.
La
stessa
città
,
che
in
fondo
era
straniera
a
loro
,
si
legava
ai
ricordi
della
loro
infanzia
e
delle
terre
che
amavano
,
attraverso
i
colori
e
la
luce
,
come
i
temi
fondamentali
della
vita
.
Si
accorsero
che
gli
alberi
del
viale
,
da
freddi
e
stecchiti
che
li
avevano
veduti
nell
'
inverno
,
in
quel
giorno
si
ammorbidivano
,
le
foglioline
in
cima
ai
rami
non
pungevano
più
il
cielo
che
si
svelava
grande
e
sereno
,
fuor
delle
nubi
che
sgomberavano
,
sotto
la
spinta
degli
alberi
sublimi
.
Un
desiderio
pazzo
di
movimento
li
aveva
presi
,
e
un
autobus
traballante
li
raccolse
dal
marciapiede
.
In
faccia
ad
ognuno
di
quelli
che
stavano
loro
vicini
si
studiavano
di
leggere
il
destino
,
e
nella
testa
di
uno
di
loro
sorse
il
pensiero
:
"
Tutti
questi
non
saranno
,
e
l
'
umanità
non
è
altro
che
un
carico
di
materia
che
viaggia
vertiginosamente
fino
a
che
non
si
scarica
in
qualche
luogo
.
E
dov
'
è
questo
luogo
?
"
Chi
pensava
così
,
forse
tutti
e
tre
,
cercava
dove
fosse
questo
luogo
,
e
si
ricordava
di
averne
veduto
uno
,
rasentandolo
con
la
ferrovia
cittadina
,
in
uno
spazio
soverchiato
dalle
case
,
con
la
trincea
nera
della
ferrovia
da
una
parte
,
dall
'
altra
le
strade
e
le
case
,
e
dall
'
alto
delle
finestre
doveva
apparire
come
una
cava
di
lastre
di
pietra
.
Il
muro
di
cinta
con
qualche
croce
spiccava
nel
cielo
rosso
di
quella
sera
,
e
vi
si
sentiva
il
ricordo
della
campagna
.
"
Là
mi
piacerebbe
di
stare
,
perché
mi
ricorda
qualche
cosa
del
mio
paese
.
Ma
forse
non
c
'
è
più
posto
"
.
L
'
autobus
li
sbatteva
uno
contro
l
'
altro
,
ed
essi
non
si
volevano
toccare
.
Si
lasciavano
invece
,
due
di
loro
,
spingere
contro
una
donna
,
a
sentire
quella
carne
viva
,
quel
senso
di
fragilità
e
di
immortalità
che
è
nelle
donne
assistite
dalla
gioventù
.
Tra
il
rombo
del
motore
greve
e
nauseabondo
,
tutto
il
rumore
della
strada
si
frantumava
come
di
tavole
sbattute
disordinatamente
tra
loro
,
o
come
un
lontano
applauso
.
Le
fermate
si
inseguivano
e
si
succedevano
l
'
una
all
'
altra
,
gente
saliva
e
scendeva
;
e
il
pensiero
vano
che
accompagna
chi
sta
nelle
città
,
"
forse
non
rivedrò
più
mai
questa
persona
che
mi
sta
accanto
"
,
questo
pensiero
aveva
ora
per
loro
un
senso
di
vero
.
Finì
il
viaggio
,
si
aprì
la
campagna
davanti
a
loro
.
Su
un
albero
stecchito
un
uccello
si
mise
a
cantare
piano
piano
,
smise
,
come
se
sapesse
di
avere
sbagliato
ora
e
stagione
.
Il
sole
aveva
scaldato
lievemente
la
terra
.
Non
si
erano
rivolta
la
parola
fino
a
quell
'
istante
.
"
Non
si
sta
bene
,
qui
"
,
cominciò
il
Mandorla
.
"
Guarda
che
campagna
!
"
Non
era
difatti
una
bella
campagna
.
Quattro
o
cinque
abeti
magri
erano
raggruppati
attorno
a
uno
stagno
,
ed
era
quello
il
solo
accidente
della
pianura
che
si
stendeva
a
perdita
d
'
occhio
,
di
un
verde
bruno
uniforme
.
La
città
imminente
volgeva
alla
pianura
i
suoi
muri
senza
finestre
.
Più
vicino
,
intorno
a
loro
,
un
muretto
crollato
,
una
siepe
di
filo
di
ferro
,
una
vecchia
traccia
d
'
aiuola
,
con
vecchie
piante
morte
su
cui
aveva
battuto
il
sole
e
poi
il
gelo
,
faceva
un
singolare
giardino
di
fiori
secchi
,
lontano
nel
tempo
.
"
Da
noialtri
non
è
così
la
campagna
.
La
primavera
arriva
dappertutto
,
da
noialtri
,
e
perfino
i
muriccioli
mettono
quel
poco
di
musco
che
li
adorna
.
C
'
è
un
buon
odore
libero
che
viene
dal
mare
.
Si
ha
sete
d
'
acqua
.
L
'
acqua
spunta
ai
piedi
dei
monti
e
fa
un
rumore
nuovo
,
specialmente
se
alla
vena
ci
metti
una
foglia
lunga
per
farla
scorrere
bene
"
.
Lontano
,
sull
'
orizzonte
,
una
forma
nera
si
mosse
,
rompendo
l
'
ombre
dense
che
vi
accumulava
la
sera
in
viaggio
.
"
Che
cosa
è
quello
laggiù
?
"
Era
,
una
immensa
croce
che
si
agitava
sulla
linea
fra
terra
e
cielo
,
roteando
su
sé
stessa
,
ma
rimanendo
sempre
allo
stesso
punto
,
e
sul
cielo
e
sulla
pianura
non
v
'
era
altro
:
la
stettero
a
guardare
un
pezzo
,
come
saliva
e
declinava
,
ora
dritta
ora
obliqua
,
disposti
alle
apparizioni
meravigliose
,
fino
a
che
il
Ferro
esclamò
:
"
Ma
se
è
un
mulino
!
"
Un
mulino
.
Tutti
si
misero
a
ridere
,
forte
,
dandosi
dei
colpi
sulle
spalle
e
sulle
braccia
.
"
Un
mulino
!
Guarda
che
razza
di
mulini
!
E
chi
sa
che
cosa
mi
pareva
!
"
Ma
il
Mandorla
era
divenuto
triste
e
assorto
,
e
senza
che
nessuno
sapesse
come
,
aveva
gli
occhi
gonfi
di
lagrime
.
"
Via
,
via
!
Questo
non
lo
devi
fare
.
Che
cosa
ti
prende
ora
?
"
"
Io
non
avevo
mai
pensato
da
ragazzo
,
che
nessuno
mi
volesse
bene
.
Tu
da
ragazzo
non
pensavi
che
un
giorno
avresti
trovato
chi
ti
avrebbe
amato
molto
?
Io
non
ho
fatto
male
a
nessuno
,
io
sono
innocente
.
Quasi
mi
dispiace
di
non
aver
fatto
male
,
e
di
essere
,
ora
,
come
un
bambino
.
C
'
è
chi
nasce
così
,
che
non
può
fare
il
male
e
non
riceve
il
bene
.
Io
ho
sbagliata
tutta
la
mia
vita
,
e
se
mi
dovessi
confessare
non
saprei
che
cosa
dire
.
Quando
sono
lontano
da
un
luogo
,
so
che
cosa
vi
avrei
potuto
fare
;
quando
ci
sto
,
non
so
più
,
e
vorrei
tornare
là
di
dove
sono
partito
.
Io
certe
volte
penso
alle
persone
che
ho
incontrato
nella
mia
vita
.
C
'
era
una
ragazza
che
forse
mi
avrebbe
voluto
bene
,
ma
io
non
sapevo
che
cosa
dirle
.
Che
cosa
credi
che
fosse
questa
ragazza
?
Io
non
mi
ricordo
più
se
fosse
piccola
o
grande
.
e
vorrei
tornare
indietro
per
vederla
com
'
era
.
Mi
ricordo
soltanto
come
mi
guardava
.
Quando
siamo
sul
posto
,
non
sappiamo
mai
come
sono
le
cose
,
e
poi
da
lontano
ce
ne
facciamo
un
'
idea
tutta
diversa
.
Come
è
la
mia
casa
?
Io
me
la
ricordo
grande
,
e
quando
ci
vado
la
trovo
piccola
.
Anche
mia
moglie
in
casa
mi
sembra
grande
e
quando
la
vedo
per
la
strada
la
trovo
piccola
.
E
la
strada
dove
giocavo
?
Quando
sono
in
un
posto
mi
dico
che
me
ne
voglio
ricordare
e
cerco
di
mettermi
bene
nella
memoria
come
stanno
le
cose
.
Poi
tutto
è
diverso
nel
ricordo
.
Mi
sembra
di
aver
sempre
sognato
.
Certe
volte
mi
domando
se
sono
proprio
io
che
vivo
di
qua
e
di
là
,
che
ieri
ero
in
un
posto
e
oggi
in
un
altro
.
Certe
mattine
quando
ho
dormito
poco
,
mi
sembra
di
essermi
lasciato
a
casa
.
Non
vi
succede
anche
a
voi
?
E
intanto
uno
cammina
,
fa
qualche
cosa
,
e
magari
non
sa
se
è
sveglio
o
se
è
morto
"
.
"
Smettila
,
smettila
!
"
gridarono
a
una
voce
il
Borriello
e
il
Ferro
cui
questa
parola
era
nella
mente
ma
pronunziarla
era
stato
come
metterla
loro
davanti
agli
occhi
.
Ecco
che
intorno
a
questa
parola
i
loro
pensieri
ondeggiavano
pericolosamente
,
da
un
momento
all
'
altro
perdevano
l
'
equilibrio
.
"
Non
vi
succede
a
voialtri
"
,
aggiunse
il
Mandorla
"
non
vi
succede
,
pensando
a
qualche
cosa
della
vostra
vita
,
che
vi
si
intromettono
persone
che
non
ci
hanno
niente
che
fare
?
A
me
in
questo
momento
mi
viene
in
testa
uno
che
gli
bruciarono
la
mula
,
al
mio
paese
,
per
dispetto
.
Gliela
bruciarono
dando
fuoco
alla
stalla
,
e
lui
poveraccio
le
voleva
più
bene
che
a
sua
moglie
.
Io
lo
vedo
che
passa
davanti
ai
miei
occhi
,
col
suo
passo
incerto
e
incespicante
di
uomo
che
cammina
troppo
,
e
mi
ricordo
,
curioso
,
la
sua
faccia
come
la
vidi
in
diversi
periodi
della
sua
vita
,
me
lo
ricordo
distintamente
,
perché
gli
vidi
cambiare
età
,
proprio
cambiare
età
.
Non
è
vero
che
è
difficile
notare
questa
cosa
nelle
persone
che
si
vedono
tutti
i
giorni
?
Io
mi
domando
se
vale
la
pena
di
girare
tanto
,
quando
poi
quello
che
vediamo
è
sempre
la
stessa
cosa
,
quello
che
vedemmo
nell
'
infanzia
.
Io
ho
veduto
come
è
fatto
l
'
elefante
;
eppure
quello
che
mi
ricordo
sempre
sono
le
lucertole
al
sole
d
'
estate
,
quando
si
incantano
su
una
pietra
che
brucia
,
e
qui
sotto
la
bocca
,
sul
collo
biancastro
,
batte
loro
qualche
cosa
come
una
vena
.
Io
ho
traversato
il
mare
e
ho
vedute
tante
cose
;
eppure
mi
ricordo
precisamente
soltanto
l
'
orto
che
facevamo
da
ragazzi
,
presso
il
ruscello
,
e
l
'
ombra
che
una
piantina
di
cece
appena
nata
faceva
quando
vi
batteva
il
sole
.
Mai
cipresso
ha
fatta
tanta
ombra
come
quella
,
nel
mio
ricordo
"
.
"
Io
invece
"
,
disse
il
Borriello
,
"
mi
ricordo
soltanto
delle
donne
.
Le
mani
delle
donne
,
per
esempio
,
io
me
le
ricordo
una
per
una
distintamente
,
più
della
loro
fisionomia
:
quelle
un
poco
fredde
e
inerti
delle
troppo
giovani
,
e
quelle
vive
delle
donne
fatte
.
Certe
volte
,
quando
mi
sveglio
,
mi
ricordo
improvvisamente
di
tutte
le
donne
che
ho
conosciuto
;
mi
si
affacciano
alla
mente
una
per
una
,
ognuna
col
suo
nome
,
con
la
sua
faccia
,
un
poco
più
pallida
,
forse
,
del
solito
.
Mi
pare
che
mi
dicano
:
Ecco
siamo
qui
,
quelle
di
cui
non
ti
sei
accorto
mai
,
quella
che
poteva
esser
tua
.
Io
sento
un
amore
infinito
per
le
donne
,
e
soltanto
quando
sto
con
loro
sono
interamente
vivo
.
Se
ci
pensate
,
è
una
cosa
straordinaria
,
abbracciare
un
essere
come
noi
,
che
ha
la
bocca
e
le
mani
,
e
intanto
è
del
tutto
diverso
.
Ci
sono
le
donne
che
noi
non
avremo
mai
,
quelle
che
appartengono
a
un
'
altra
razza
,
pare
.
Quelle
alte
,
per
me
sono
un
mistero
.
Esse
lo
sanno
che
io
sono
d
'
un
'
altra
razza
e
non
mi
guardano
neppure
.
Se
io
ne
conoscessi
una
di
queste
mi
sembrerebbe
di
entrare
in
un
altro
mondo
.
Quelle
alte
hanno
le
gambe
che
non
finiscono
mai
e
sono
lunghe
come
sospiri
.
Sembrano
malate
di
vertigine
.
Parlo
sul
serio
.
Perché
ridete
?
Poi
ci
sono
quelle
con
cui
ci
s
'
intende
subito
,
e
vediamo
che
ce
le
portano
via
da
tutte
le
parti
,
e
se
le
portano
via
i
treni
e
i
tranvai
sotto
i
nostri
occhi
,
e
noi
vorremmo
correr
dietro
a
loro
come
ragazzi
che
chiedono
l
'
elemosina
.
Certe
volte
basta
niente
per
entrare
nella
loro
confidenza
,
e
ci
sentiamo
quasi
parenti
.
Quando
un
uomo
dice
una
frase
un
po
'
forte
,
che
le
allontana
e
le
fa
più
piccole
,
si
umiliano
e
diventano
sottomesse
.
Allora
mi
piacciono
e
allora
vorrei
carezzarle
.
Da
principio
con
le
donne
si
fa
a
chi
è
più
forte
,
e
una
donna
non
si
fida
se
non
sente
che
siamo
noi
i
più
forti
.
Le
donne
sono
sempre
infelici
,
credo
,
perché
manca
sempre
a
loro
qualche
cosa
.
In
questi
giorni
,
quando
cominciò
la
primavera
,
tante
donne
camminavano
per
le
strade
della
città
come
stordite
.
Credo
che
bastasse
passare
il
braccio
sotto
il
braccio
delle
ragazze
per
portarsele
via
.
Era
scirocco
,
e
tutti
parevano
impazziti
"
.
Discorsi
come
questi
,
se
non
proprio
così
,
facevano
nell
'
ombra
della
sera
gli
amici
,
e
il
prete
rideva
di
tratto
in
tratto
e
scrollava
la
testa
.
Il
Ferro
interruppe
:
"
Che
discorsi
stupidi
!
Comincia
a
far
freddo
e
bisognerebbe
muoversi
.
Noialtri
non
abbiamo
denari
,
e
ci
penserà
monsignore
.
Per
questa
sera
...
"
Il
prete
che
se
ne
stava
pensieroso
da
una
parte
con
le
mani
distese
sulle
ginocchia
,
disse
vagamente
di
sì
.
Si
scosse
anche
lui
quando
gli
altri
si
mossero
,
e
di
nuovo
le
strade
li
presero
nel
loro
andirivieni
.
Si
erano
accesi
i
lumi
e
la
sera
vi
contrastava
debolmente
.
La
notte
poi
,
fra
il
cumulo
delle
case
e
degli
uomini
,
nacque
come
dovesse
esser
perpetua
.
Non
si
erano
accorti
d
'
essere
male
in
arnese
per
il
luogo
in
cui
entravano
,
i
tre
compagni
,
col
fazzoletto
colorato
intorno
al
collo
;
sebbene
la
presenza
del
prete
,
con
la
croce
un
poco
storta
sul
petto
,
desse
alla
comitiva
un
'
aria
di
fedeli
parrocchiani
scortati
dal
parroco
.
Essi
entrarono
risolutamente
,
e
soltanto
quando
furono
nel
mezzo
della
sala
si
accorsero
di
avere
sbagliato
luogo
,
dalle
luci
impetuose
che
lo
illuminavano
,
tra
cui
distinsero
,
come
in
un
pulviscolo
,
alcune
donne
sedute
in
abiti
da
sera
accanto
ai
loro
uomini
seri
e
neri
.
Presero
posto
subito
a
una
tavola
presso
la
porta
,
un
poco
abbagliati
sotto
gli
sguardi
dei
più
vicini
che
si
scambiavano
occhiate
vaghe
e
interrogative
.
Con
un
aria
esigente
,
un
uomo
sbarbato
accuratamente
e
l
'
abito
a
coda
,
si
presentò
al
loro
tavolo
,
e
soltanto
quando
il
prete
ebbe
ordinato
:
"
Una
bottiglia
di
vino
"
,
abbozzò
un
inchino
.
I
tre
compagni
parevano
rimettersi
da
un
gran
freddo
,
e
si
ricomponevano
senza
riuscire
a
prendere
un
atteggiamento
.
Il
prete
batteva
lievemente
le
dita
sulla
tavola
volgendo
gli
occhi
indifferenti
in
giro
.
"
E
mangiare
,
niente
?
"
disse
il
Borriello
.
"
Potrebbe
toccare
a
me
di
morire
,
e
meglio
sarebbe
a
pancia
piena
"
.
Si
era
azzardato
a
formulare
questo
pensiero
ora
che
stava
al
caldo
,
che
c
'
era
una
bella
luce
,
che
si
vedeva
uomini
e
donne
discorrere
senza
pensieri
,
e
la
vita
pareva
riprendere
.
Il
Mandorla
disse
:
"
Abbiamo
fatto
molto
bene
a
venire
qua
.
Ci
si
sente
meglio
"
.
Fu
portato
da
mangiare
,
e
il
Borriello
ai
primi
bocconi
disse
:
"
Dite
quel
che
volete
,
ma
la
vita
è
bella
"
.
Pareva
che
quella
sera
e
quelle
ore
non
dovessero
mai
finire
,
e
forse
nessuno
di
loro
si
ricordava
in
quel
momento
di
quanto
era
accaduto
,
né
di
quello
che
aspettavano
,
come
se
tutto
fosse
un
'
illusione
.
Il
prete
disse
a
un
certo
momento
,
sovrappensiero
:
"
Sia
fatta
la
volontà
di
Dio
"
.
Ma
poi
furono
di
quell
'
umore
dei
ragazzi
che
hanno
marinata
la
scuola
,
quando
il
pensiero
di
un
castigo
possibile
,
e
la
gioia
di
sentirsi
liberi
,
li
tengono
in
una
piacevole
ansia
.
Quel
luogo
,
che
in
un
'
altra
occasione
non
avrebbero
varcato
,
o
che
se
avessero
varcato
avrebbero
subito
lasciato
,
non
li
metteva
menomamente
in
soggezione
,
anzi
li
divertiva
,
ed
essi
guardavano
quel
mondo
intorno
con
occhi
disinteressati
quasi
non
avessero
nulla
da
perdere
al
confronto
.
Il
prete
,
preso
da
una
fretta
inconsulta
,
disse
:
"
Domattina
devo
andare
a
dir
messa
"
,
e
guardò
l
'
orologio
.
"
Sono
appena
le
undici
,
c
'
è
tempo
.
Fino
all
'
alba
abbiamo
sette
ore
"
.
"
Sette
ore
"
,
ripeté
qualcuno
,
e
quelle
ore
parvero
lunghe
e
piccole
nello
stesso
tempo
.
Il
prete
mostrava
agli
occhi
di
tutti
e
tre
l
'
orologio
dove
la
lancetta
piccola
superava
i
minuti
che
le
si
frapponevano
e
su
cui
pareva
dovesse
storcersi
e
fermarsi
.
Il
direttore
del
luogo
si
presentò
nuovamente
e
con
un
sorriso
convenzionale
disse
:
"
Domandano
se
qualcuno
di
loro
sa
cantare
"
.
Un
uomo
si
era
messo
davanti
al
pianoforte
in
fondo
alla
sala
,
e
cercava
con
le
dita
i
primi
accordi
sulla
tastiera
.
Accorgendosi
che
il
pianoforte
rispondeva
ancora
,
si
volgeva
Intorno
quasi
per
chiedere
aiuto
.
"
Perché
?
"
domandò
il
prete
.
"
Perché
questi
signori
devono
essere
italiani
,
e
qualcuno
domanda
se
sanno
cantare
"
.
Fu
il
Mandorla
che
,
col
coraggio
dei
timidi
,
si
levò
e
disse
tranquillamente
:
"
Io
"
.
Aggiunse
:
"
Io
avevo
una
bella
voce
di
contralto
quando
ero
più
giovane
,
e
adesso
vorrei
provare
"
.
Traversò
la
fila
dei
tavolini
,
raggiunse
il
pianoforte
,
e
i
suoi
compagni
lo
videro
lontano
nel
fondo
,
la
sua
ombra
riflessa
nel
lucido
legno
nero
:
pareva
che
lo
vedessero
la
prima
volta
,
e
così
,
da
lontano
,
sentirono
che
in
fondo
gli
volevano
bene
.
"
Povero
Mandorla
!
"
disse
il
Borriello
.
"
Perché
:
povero
Mandorla
?
"
"
È
il
più
debole
di
tutti
e
il
più
triste
.
Che
gli
resta
da
fare
?
"
Una
voce
dal
fondo
si
levò
in
quel
momento
,
dietro
gli
accordi
del
pianoforte
:
il
Mandorla
cantava
nascondendosi
il
volto
;
la
voce
usciva
battendo
contro
la
cassa
armonica
dello
strumento
,
era
una
voce
appannata
dapprima
,
come
d
'
uno
che
cantasse
nel
ricordo
,
o
con
una
coltre
sulla
bocca
a
mano
a
mano
divenne
più
chiara
,
gli
spazi
fra
una
frase
e
l
'
altra
si
fecero
meno
stanchi
,
e
la
canzone
,
una
vecchia
canzone
italiana
,
si
levava
intorpidita
con
le
sue
gale
,
i
suoi
sboffi
di
seta
,
il
suo
corpetto
alto
,
le
sue
piume
di
struzzo
.
Il
Mandorla
conquistava
lentamente
i
toni
più
alti
come
in
una
pericolosa
ascensione
,
e
fu
appunto
a
una
delle
note
più
acute
che
passò
un
brivido
sull
'
uditorio
,
e
lo
stesso
cantore
,
angosciato
,
non
riusciva
a
rattenere
le
lagrime
che
gli
scivolavano
fra
le
dita
come
i
grani
di
una
collana
di
cui
si
sia
rotto
il
filo
.
Da
un
tavolino
,
un
uomo
si
levò
traballante
,
pur
senza
lasciarsi
cadere
il
monocolo
dal
cavo
dell
'
occhio
e
si
mise
a
gridare
:
"
Italia
!
Italia
!
Napoli
!
Capri
!
Firenze
!
"
.
Non
sapeva
dir
altro
,
ma
avanzò
verso
il
gruppo
del
prete
con
una
bottiglia
di
vino
spumante
in
mano
e
ne
riempì
i
bicchieri
dei
tre
amici
del
Mandorla
.
Una
donna
,
nel
fondo
,
rossa
in
viso
e
con
gli
occhi
lucidi
,
agitava
le
mani
dicendo
qualche
cosa
d
'
incomprensibile
:
poi
coi
uno
scatto
raggiunse
una
sedia
presso
il
pianoforte
e
si
mise
ad
ascoltare
puntando
gli
occhi
febbricitanti
sul
cantore
.
Il
quale
appariva
pallido
,
di
un
pallore
di
perla
,
e
trasfigurato
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
,
che
avevano
vuotato
di
colpo
i
loro
bicchieri
,
si
accostarono
anche
loro
al
compagno
e
la
voce
del
Mandorla
si
spartì
come
un
ruscello
che
si
perde
qua
e
là
in
diversi
rami
,
con
rumori
diversi
,
d
'
argento
,
metallici
e
cupi
:
la
voce
del
Ferro
bassa
e
ronzante
le
volò
intorno
come
un
moscone
,
quella
acuta
del
Borriello
,
sguaiata
d
'
una
sguaiataggine
popolare
,
acuta
e
sgangherata
,
ridicola
e
patetica
,
volò
alta
.
Fu
un
coro
mai
sentito
,
con
le
picchiettature
e
gli
strilli
selvaggi
che
improvvisamente
venivano
alla
memoria
dei
cantori
dal
loro
paese
,
con
le
variazioni
delle
voci
di
testa
e
nasali
,
con
gli
oh
oh
oh
!
e
gli
uh
uh
uh
!
gettati
alti
,
come
essi
buttavano
alte
le
loro
berrette
che
avevano
prima
agitato
col
braccio
levato
;
strilli
,
grida
subitanee
,
urli
rauchi
,
note
alte
e
sicure
come
frecciate
si
inseguivano
e
non
si
trovavano
mai
,
e
in
basso
,
singhiozzi
e
versacci
e
lazzi
si
alternavano
,
per
bocca
degli
stessi
cantori
,
come
se
volessero
dileggiare
gli
appelli
più
patetici
,
con
una
volgarità
antica
e
rudimentale
che
faceva
sorridere
tutto
il
gruppo
dei
cantori
,
e
lo
stesso
prete
rideva
dal
suo
tavolino
,
come
ritrovasse
ora
allegri
amici
perduti
.
Il
canto
finì
in
un
coro
di
grida
e
di
lazzi
,
in
tronco
,
come
se
avesse
spiccato
il
volo
uscendo
fuor
della
finestra
e
infrangendone
i
vetri
.
I
tre
cantori
stettero
zitti
di
colpo
tremanti
dietro
la
nota
quasi
rischiassero
di
esserne
trascinati
in
alto
,
e
si
asciugavano
le
guance
;
le
loro
maschere
ritornarono
alla
prima
immobilità
:
quella
del
Ferro
buffa
col
moto
delle
labbra
ghignanti
in
su
,
quella
del
Mandorla
malinconica
e
funebre
,
quella
del
Borriello
come
colpita
da
una
divina
cretineria
.
L
'
uditorio
tacque
per
un
poco
.
Poi
,
come
se
passasse
una
carrozza
in
mezzo
alla
sala
,
scrosciarono
gli
applausi
.
La
donna
,
forse
ubbriaca
,
si
era
accostata
al
Mandorla
e
gli
domandava
qualche
cosa
cui
egli
rispondeva
tranquillamente
senza
guardarla
.
Vicini
,
il
Borriello
e
il
Ferro
sentivano
il
profumo
di
lei
buono
come
quello
del
pane
caldo
.
Lo
stesso
individuo
traballante
di
prima
si
accostò
con
tre
bicchieri
pieni
,
e
i
tre
bevvero
d
'
un
fiato
guardando
il
mondo
intorno
a
loro
trasformato
dai
vapori
del
vino
.
Poi
lo
stesso
individuo
cavò
fuori
un
libretto
e
vi
appuntava
qualche
cosa
;
dopo
di
che
proclamò
:
"
Domani
sera
,
cantare
da
me
,
al
Capitol
,
grande
successo
"
.
Disse
queste
parole
in
un
gergo
misto
di
francese
e
di
spagnuolo
,
e
nello
stesso
tempo
si
mise
ad
agitare
sotto
gli
occhi
dei
tre
compagni
un
lungo
biglietto
di
banca
.
La
donna
che
teneva
il
Mandorla
per
il
braccio
,
gli
faceva
intendere
quello
che
accadeva
;
egli
sentiva
il
braccio
di
lei
leggero
sul
suo
,
con
quell
'
impressione
di
leggerezza
ineffabile
che
dà
il
braccio
d
'
una
donna
,
e
la
lieve
lama
delle
sue
unghie
sul
polso
che
ella
stringeva
distrattamente
.
L
'
uomo
mostrava
ora
un
foglio
bianco
,
su
cui
scriveva
qualche
cosa
invitando
i
tre
compagni
a
firmare
.
Dopo
di
che
consegnava
loro
il
denaro
,
sorrideva
,
e
gridava
:
"
Domani
sera
,
domani
sera
!
"
Salutava
stando
in
piedi
come
se
li
vedesse
infinitamente
lontani
,
e
il
Ferro
gli
faceva
,
un
cenno
che
significava
:
Tutti
e
tre
?
"
E
nello
stesso
costume
che
indossate
stasera
"
,
si
raccomandò
l
'
uomo
.
Il
Borriello
si
era
seduto
al
tavolino
e
leggeva
con
cura
la
lista
delle
pietanze
,
il
Ferro
,
in
mancanza
di
meglio
,
stava
ad
ascoltare
attentamente
quello
che
cercavano
di
dirsi
la
donna
e
il
Mandorla
,
seduti
vicini
.
Ella
stava
raccolta
accanto
a
lui
,
con
le
mani
congiunte
sul
tavolino
,
e
si
passava
di
quando
in
quando
le
dita
intorno
alla
scollatura
della
veste
.
Così
accosto
il
Mandorla
sentiva
che
una
gamba
gli
tremava
sfiorando
la
veste
di
lei
.
Si
parlavano
piano
piano
,
come
se
avessero
timore
di
destarsi
;
il
Mandorla
era
intento
a
fare
una
inutile
piega
alla
tovaglia
bianca
,
il
Ferro
gli
diceva
all
'
orecchio
,
in
dialetto
,
perché
ella
non
capisse
:
"
Le
piaci
,
ti
vuole
,
e
un
capriccio
,
dille
qualche
cosa
,
se
non
ci
riesci
mi
ci
metto
io
.
È
graziosa
,
tanto
graziosa
"
.
Il
Mandorla
si
abbandonava
a
quella
voce
,
dimenticando
di
risponderle
,
e
le
credeva
.
Con
un
gesto
distratto
le
toccò
il
braccio
,
si
ritrasse
subito
,
perché
sentiva
che
se
avesse
continuato
lo
avrebbe
assalito
una
dolce
furia
.
Ella
lo
guardava
.
come
chi
abbia
molto
tempo
davanti
a
sé
,
fino
a
che
il
Mandorla
le
disse
:
"
Io
questa
sera
ho
bisogno
di
lei
"
.
Lo
disse
con
un
tono
di
abbandono
e
di
ferocia
.
La
donna
sorrise
vagamente
e
rispose
:
"
Perché
?
"
In
quel
momento
il
Borriello
si
accostò
per
dire
:
"
Guarda
che
razza
di
destino
:
io
ora
ho
i
soldi
,
voglio
mangiare
,
e
non
c
'
è
più
niente
da
mangiare
"
.
Era
tardi
,
il
locale
si
chiudeva
,
e
i
tre
amici
col
prete
uscirono
per
ultimi
,
dietro
la
donna
che
si
rassettava
il
mantello
indosso
come
se
riordinasse
i
propri
pensieri
.
Si
destavano
nella
città
i
rumori
dell
'
alba
,
quando
lo
stesso
movimento
è
come
un
sogno
pesante
.
Il
prete
tremava
dal
freddo
,
e
con
un
gesto
meccanico
si
tolse
la
croce
d
'
oro
e
se
la
mise
in
tasca
,
non
si
sa
perché
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
camminavano
l
'
uno
accanto
all
'
altro
,
urtandosi
di
quando
in
quando
e
dicevano
:
"
Che
razza
di
sorte
è
la
nostra
!
Coi
denari
in
tasca
ora
che
non
possiamo
spenderli
,
che
non
c
'
è
più
da
mangiare
non
ci
sono
donne
.
E
con
del
lavoro
trovato
,
ora
che
non
sappiamo
se
domani
saremo
vivi
o
morti
"
.
Il
Mandorla
discorreva
con
la
donna
:
"
Perché
non
oggi
?
Chissà
domani
se
ci
ritroveremo
!
È
tanto
facile
perdersi
in
questa
città
,
e
poi
non
si
sa
mai
che
può
succedere
"
.
Ma
ella
gli
diede
il
suo
indirizzo
col
numero
del
telefono
,
dicendo
:
"
Domani
"
.
Salì
su
un
autobus
che
passava
in
quel
momento
,
sorrise
agitando
una
mano
dietro
i
vetri
,
scomparve
.
La
notte
terminava
con
un
lungo
brivido
,
la
prima
luce
saliva
dall
'
oriente
come
superstite
da
un
paese
lontano
,
e
le
nuvole
nere
le
contrastavano
il
passo
.
Il
Mandorla
prese
il
biglietto
della
donna
,
ne
fece
una
pallottola
,
lo
buttò
lontano
.
Il
Ferro
corse
a
raccattarlo
,
e
alla
luce
di
un
lampione
lesse
questo
nome
:
Jenny
.
"
È
un
bel
nome
"
,
aggiunse
,
se
lo
ripose
in
tasca
.
Senza
che
si
notasse
nessun
teapasso
,
il
sole
con
le
sue
spade
d
'
oro
disperse
le
nubi
e
illuminò
debolmente
le
case
come
un
lume
troppo
alto
.
I
tre
amici
si
trovavano
seduti
sulla
soglia
di
una
chiesa
,
aspettando
che
si
aprisse
,
perché
il
prete
voleva
dire
il
suo
offizio
.
"
Mi
pare
,
disse
il
Ferro
,
lambito
da
un
raggio
di
sole
,
che
non
sia
accaduto
nulla
a
nessuno
.
Forse
la
profetessa
si
è
sbagliata
.
Fino
a
che
ora
bisogna
aspettare
per
esserne
certi
?
"
"
Ventiquattr
'
ore
.
Ancora
cinque
ore
"
.
"
Restituiscimi
quel
biglietto
coll
'
indirizzo
di
Jenny
"
,
disse
il
Mandorla
,
"
è
mio
"
.
SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade
retro
,
Satana
1
Il
prete
aveva
i
gomiti
poggiati
sul
davanzale
;
stava
immobile
,
con
lo
sguardo
fisso
.
Era
la
prima
volta
in
dieci
anni
che
vedeva
dalla
canonica
del
villaggio
(
il
più
alto
villaggio
del
Trentino
)
la
tempesta
sotto
i
suoi
piedi
,
intanto
che
il
sole
,
un
sole
pallido
,
quasi
intimorito
,
brillava
sulle
case
del
paesello
e
sulle
cime
delle
montagne
circostanti
.
Il
giovine
prete
,
a
intervalli
,
tossiva
.
Il
suo
collo
scoperto
era
candido
e
magro
;
la
sua
bella
faccia
affilata
in
quel
momento
sembrava
impassibile
.
Eppure
,
studiando
bene
i
lineamenti
del
volto
,
si
avrebbe
potuto
indovinare
il
di
dentro
:
tra
le
narici
e
gli
angoli
delle
labbra
pallide
nascevano
due
solchi
dritti
;
la
fronte
alta
ed
aperta
aveva
una
ruga
profonda
,
che
contrastava
con
la
espressione
dolce
,
quasi
infantile
degli
occhi
d
'
un
colore
celeste
d
'
oltremare
,
simile
a
quello
dell
'
acqua
nel
Lago
di
Garda
.
L
'
arteria
del
collo
batteva
forte
;
le
mani
delicate
si
stringevano
febbrilmente
;
i
capelli
biondi
,
cacciati
indietro
dal
vento
,
coprivano
la
chierica
.
E
intanto
le
nubi
si
agglomeravano
,
s
'
aggomitolavano
,
quali
onde
di
una
burrasca
fantastica
.
Era
un
lago
,
che
,
riempiendo
tutta
l
'
ampia
vallata
,
urtava
contro
la
corona
dei
monti
,
come
se
volesse
rovesciarne
le
roccie
,
i
boschi
,
i
ghiacciai
per
inghiottire
ogni
cosa
nel
proprio
fondo
,
nero
più
d
'
una
tomba
.
Si
vedeva
quel
fondo
a
intervalli
qua
e
là
secondo
gli
scherzi
del
turbine
,
quando
nei
flutti
delle
nubi
s
'
apriva
uno
squarcio
;
e
allora
l
'
occhio
piombava
dentro
nella
valle
,
dove
lampeggiavano
i
fulmini
,
mentre
sul
dorso
ai
mucchi
bianchi
dei
densi
vapori
le
saette
sembravano
appena
scintille
.
Uno
dei
buchi
tenebrosi
lasciò
indovinare
il
villaggio
di
Cogo
;
poi
quel
baratro
si
chiuse
,
e
se
n
'
aperse
un
altro
di
lontano
,
che
mostrò
per
un
istante
la
torre
del
castello
di
Sanna
.
E
il
prete
guardava
sospirando
,
sempre
coi
pugni
stretti
.
Sul
davanzale
aveva
lasciato
aperto
il
Breviario
,
che
il
vento
si
divertiva
a
scartabellare
.
Ma
il
vecchio
Menico
,
il
quale
stava
da
un
po
'
di
tempo
borbottando
dietro
il
curato
,
prese
il
libro
con
un
certo
suo
gesto
dispettoso
,
lo
chiuse
e
lo
depose
sulla
scrivania
.
Poi
,
raccogliendo
le
carte
,
che
il
vento
aveva
sparpagliate
sul
suolo
,
disse
ad
alta
voce
:
-
Un
bel
gusto
davvero
,
pigliarsi
un
raffreddore
!
Senza
niente
sul
capo
,
senza
un
fazzoletto
al
collo
-
.
E
aggiunse
un
po
'
più
basso
:
-
La
è
da
matto
,
proprio
da
matto
-
.
Uscì
di
camera
sbattendo
l
'
imposta
;
ma
poco
dopo
rientrò
,
andò
a
pigliare
sul
letto
il
calottino
del
padrone
e
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
glielo
mise
sulla
chierica
.
Il
prete
si
voltò
irritato
e
,
agguantato
il
calottino
,
lo
buttò
in
terra
dinanzi
a
Menico
,
gridando
:
-
Ho
caldo
,
vattene
via
.
Tornò
a
guardare
le
nuvole
;
ma
non
erano
scorsi
due
minuti
che
si
voltò
di
nuovo
,
cercando
con
gli
occhi
Menico
.
Non
c
'
era
;
andò
in
cucina
,
non
c
'
era
;
andò
nel
piano
superiore
,
una
specie
di
soffitta
mezzo
aperta
all
'
acqua
ed
alla
neve
,
non
c
'
era
.
Lo
trovò
a
'
piedi
della
stretta
e
scricchiolante
scala
di
legno
,
che
dal
piano
,
per
così
dire
,
nobile
dell
'
edificio
scendeva
esternamente
al
sagrato
della
chiesa
,
dove
cinque
o
sei
contadini
,
ragionando
sulla
novità
del
temporale
,
guardavano
ancora
con
tanto
d
'
occhi
alla
valle
,
in
cui
le
folgori
avevano
cessato
di
scoppiare
,
i
lampi
avevano
smesso
di
balenare
,
e
le
nubi
s
'
andavano
via
via
diradando
.
Il
prete
si
accostò
al
vecchio
e
,
nello
stendergli
la
mano
,
gli
disse
in
modo
che
i
contadini
potessero
udire
:
-
Menico
,
perdonami
-
.
Il
vecchio
girò
il
viso
dall
'
altro
lato
,
alzando
le
spalle
e
tenendo
le
mani
in
tasca
.
Era
piccolo
,
magro
,
sparuto
;
aveva
la
barba
meno
grigia
che
bianca
,
rasa
la
settimana
innanzi
,
irta
come
spilli
,
ma
le
folte
sopracciglia
,
sugli
occhietti
piccoli
,
erano
ancora
d
'
un
nero
d
'
inchiostro
.
Il
sacerdote
piegò
il
corpo
alto
ed
esile
,
e
,
umilmente
,
con
voce
tranquilla
,
dolce
,
ripeteva
:
-
Menico
,
ti
prego
di
scusarmi
-
.
I
contadini
ridevano
sotto
i
baffi
.
A
un
tratto
il
vecchio
,
afferrata
la
mano
del
padrone
,
senza
lasciare
a
questi
il
tempo
di
ritrarla
,
gliela
baciò
più
volte
;
e
gli
occhietti
piccoli
erano
lustri
di
lagrime
.
Il
prete
,
ritornato
nella
sua
camera
,
aveva
ripreso
il
Breviario
.
Lette
appena
due
facce
,
seguendo
,
come
vuole
la
Chiesa
,
con
gli
occhi
intenti
lo
scritto
e
pronunciando
sottovoce
ogni
sillaba
,
chiuse
sconfortato
il
volume
.
-
Non
posso
-
mormorò
-
non
posso
.
L
'
Officio
si
deve
recitare
con
attenzione
e
devozione
:
Officium
recitandum
est
attente
et
devote
...
Or
io
sento
in
tutte
le
membra
una
inquietudine
di
cui
non
so
capire
il
perché
,
come
se
migliaia
di
formiche
girassero
e
rigirassero
sulla
mia
pelle
.
Cerco
di
fissare
la
mente
all
'
un
pensiero
od
all
'
altro
,
e
la
mente
scappa
dove
le
garba
,
compiacendosi
in
cento
nuove
immagini
strane
e
puerili
.
Sarà
forse
l
'
aria
,
così
carica
oggi
d
'
elettricità
.
Forse
la
mia
consueta
febbriciattola
va
peggiorando
-
.
Si
pose
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
ad
un
Crocifisso
allampanato
.
Vi
stette
qualche
minuto
con
le
mani
giunte
,
il
capo
chino
,
bisbigliando
preghiere
:
poi
,
alzatosi
di
botto
,
disse
:
-
Oratio
sine
attentione
interna
non
est
oratio
.
In
quel
mentre
,
spalancando
l
'
uscio
,
comparve
il
cane
del
curato
,
un
bel
cane
da
caccia
,
e
si
mise
a
saltellare
intorno
al
caro
padrone
.
Questi
lo
accarezzò
distrattamente
,
e
ripeteva
tra
sé
,
intanto
che
con
il
pugno
serrato
continuava
a
picchiarsi
forte
il
petto
indolenzito
:
-
Il
sacerdote
dovrebb
'
essere
sempre
come
il
sole
sereno
di
poco
fa
:
dovrebbe
contemplare
la
tempesta
dall
'
alto
,
quieto
,
puro
,
intangibile
.
Entrò
,
senza
bussare
,
il
medico
dei
tre
villaggi
della
Val
Castra
,
bene
sbarbato
e
vestito
appuntino
:
-
Buon
giorno
,
signor
curato
.
Presto
,
levi
di
dosso
quella
giacchetta
,
metta
il
collarino
,
infili
la
sua
vesta
più
bella
,
e
venga
con
me
.
Il
demonio
la
vuole
,
reverendo
;
ma
che
caro
demonio
.
M
'
ha
detto
in
furia
queste
precise
parole
:
«
Corra
subito
,
mio
caro
dottore
(
ha
proprio
detto
mio
caro
dottore
)
,
corra
subito
dal
signor
curato
;
gli
racconti
il
mio
male
,
aggiunga
che
ho
bisogno
di
sentire
la
voce
del
cielo
,
che
sono
una
pecorella
pronta
a
rientrare
all
'
ovile
»
.
E
ripeteva
:
«
Voglio
il
curato
,
voglio
Don
Giuseppe
»
.
Il
prete
diventò
bianco
e
grave
.
-
È
in
pericolo
di
morte
?
-
chiese
.
Il
dottore
uscì
in
uno
scoppio
di
riso
:
-
Ci
vuol
sotterrare
tutti
,
reverendo
.
È
uno
scherzo
di
nervi
:
roba
di
donne
galanti
.
Non
ho
potuto
neanche
toccarle
il
polso
.
Mi
ha
cacciato
qui
senza
lasciarmi
tempo
di
fiatare
:
e
noti
che
venivo
dritto
,
sotto
le
nubi
e
i
fulmini
,
da
Ledizzo
,
e
sull
'
asino
.
Manco
male
che
avevo
l
'
ombrello
e
il
pastrano
.
Insomma
,
Don
Giuseppe
,
si
va
o
non
si
va
?
-
Non
vengo
-
,
rispose
il
prete
,
a
cui
la
fronte
e
le
gote
erano
diventate
rosse
infiammate
;
e
,
alzando
i
pugni
,
con
voce
da
far
tremare
le
muraglie
,
soggiunse
:
-
Quella
donna
e
i
suoi
drudi
sono
l
'
infamia
,
e
saranno
l
'
ultima
rovina
di
questa
valle
.
Dio
li
maledica
!
Il
dottore
,
scandolezzato
,
guardò
l
'
altro
negli
occhi
,
mormorando
:
-
Signor
curato
,
la
carità
cristiana
!
-
La
carità
cristiana
?
Io
mangio
polenta
e
cacio
,
qualche
volta
un
po
'
di
carne
di
maiale
,
mentre
il
mio
corpo
fragile
,
estenuato
,
roso
,
com
'
ella
sa
,
dottore
,
da
una
malattia
che
aspetta
ma
non
risparmia
,
avrebbe
bisogno
d
'
altri
sostentamenti
.
Io
vivo
in
mezzo
al
sudiciume
di
questo
paese
,
alle
miserie
di
questi
montanari
,
a
'
quali
ho
dato
quel
poco
che
ho
guadagnato
in
dieci
anni
.
La
sera
negli
otto
mesi
d
'
inverno
mi
faccio
piccolo
per
insegnare
ai
bimbi
del
villaggio
;
non
c
'
è
fanciullo
o
ragazza
dai
sette
anni
in
su
che
non
sappia
leggere
e
scrivere
e
distinguere
il
bene
dal
male
.
Al
vescovo
,
che
mi
voleva
parroco
nella
pianura
,
ho
risposto
:
«
Monsignore
,
amo
oramai
la
solitudine
e
la
neve
,
le
privazioni
e
l
'
ingratitudine
»
.
Amo
infatti
queste
grandezze
della
natura
selvaggia
,
nelle
quali
il
mio
corpo
è
rimasto
puro
e
sono
vissuto
fino
ad
ora
in
una
cara
povertà
di
spirito
.
Ho
dovuto
abbandonare
da
un
po
'
di
tempo
il
mio
più
vivo
conforto
mondano
,
la
caccia
,
e
rinunciare
alle
lunghe
passeggiate
solitarie
su
per
i
dorsi
dei
monti
.
La
mia
pelle
già
ruvida
e
bruna
-
e
il
prete
guardava
pietosamente
le
proprie
mani
-
è
diventata
morbida
e
bianca
,
come
quella
di
una
donna
galante
.
Dicono
che
,
così
magro
e
così
smorto
,
sembro
ringiovanito
:
ho
trent
'
anni
e
ne
mostro
venti
:
torno
fanciullo
.
Chi
mi
ridà
la
salute
e
la
forza
?
-
Il
dottore
sorrise
,
e
il
prete
continuò
:
-
Un
giorno
a
Trento
il
vicario
del
vescovo
mi
dice
con
ironia
:
«
Ella
,
reverendo
,
è
un
montanaro
d
'
Arcadia
»
.
I
miei
parrocchiani
,
salvo
pochi
,
mi
guardano
di
traverso
.
La
carità
cristiana
!
Ecco
che
in
questo
paese
,
il
più
alto
e
il
più
povero
del
Trentino
,
dove
gli
uomini
sono
attivi
,
sobrii
,
leali
,
e
le
donne
non
hanno
altra
bellezza
che
la
loro
virtù
,
viene
a
piantarsi
una
masnada
di
truffatori
e
sgualdrine
.
Inventano
delle
miniere
;
gridano
a
tutti
i
venti
che
nel
nostro
suolo
la
natura
ha
deposto
i
suoi
tesori
di
ferro
;
le
Gazzette
del
Tirolo
,
della
Germania
,
sono
piene
di
annunzii
e
di
lodi
sulla
famosa
Compagnia
siderurgica
della
valle
di
Castra
;
cinquemila
azioni
da
cinquecento
lire
ciascuna
,
interessi
,
dividendi
,
almeno
il
cento
per
cento
!
Troveranno
i
gonzi
,
intascheranno
i
milioni
,
una
parte
almeno
,
e
scapperanno
,
lasciando
alle
nostre
montagne
due
grotte
di
più
,
due
buchi
.
Ma
intanto
si
pianta
qui
,
per
alcune
settimane
,
in
un
palazzo
improvvisato
,
il
capo
dell
'
impresa
con
la
sua
ganza
;
e
servi
e
operai
e
donnacce
riempiono
il
villaggio
di
scandali
;
s
'
aprono
bettole
,
si
balla
tutta
notte
,
ci
si
ubbriaca
e
peggio
.
Alle
miniere
,
alle
ferrovie
ci
pensa
pincone
.
Tre
famiglie
del
paese
hanno
già
venduto
le
loro
giovenche
per
barattarle
con
le
mirifiche
azioni
siderurgiche
:
altre
seguiranno
l
'
esempio
.
Alla
rovina
materiale
si
rimedierà
,
ma
l
'
abiezione
morale
sarà
senza
riparo
.
Due
delle
più
ingenue
paesanelle
,
l
'
una
di
diciotto
,
l
'
altra
di
sedici
anni
,
la
Giulia
di
Pietro
...
La
voce
del
prete
,
rauca
e
fiera
,
s
'
interruppe
di
botto
.
Era
stato
un
torrente
di
parole
:
sembrava
che
non
dovesse
fermarsi
più
;
non
aveva
tossito
neanche
una
volta
.
L
'
indignazione
bolliva
da
un
pezzo
in
quello
spirito
ingenuo
,
ed
era
scoppiata
;
ma
dopo
l
'
ultima
frase
Don
Giuseppe
rimase
improvvisamente
impacciato
,
mortificato
.
Guardò
in
volto
il
dottore
per
ispiare
se
questi
avesse
potuto
intendere
il
senso
del
periodo
appena
incominciato
;
e
si
confortò
un
poco
,
vedendo
che
teneva
la
testa
bassa
,
come
sbalordito
dalla
foga
del
lungo
sermone
.
Il
curato
girò
gli
occhi
ad
un
angolo
della
stanza
,
li
fissò
un
istante
sul
Crocifisso
,
che
gli
parve
più
sanguinolento
,
più
addolorato
del
solito
,
e
recitò
un
'
orazione
interna
,
breve
,
ma
fervidissima
.
Un
sordo
,
esercitato
a
leggere
sulle
labbra
,
avrebbe
colto
dai
moti
convulsi
di
quelle
del
prete
alcune
voci
spezzate
:
Strictissima
obligatio
...
inviolabiliter
...
sigillum
confessionis
.
Frattanto
il
dottore
sorrideva
,
pensando
alla
rusticità
del
curato
.
Aveva
compiuto
egli
i
suoi
studi
di
scienza
medica
niente
meno
che
a
Vienna
,
e
in
quegli
otto
mesi
n
'
aveva
proprio
viste
di
belline
.
Le
raccontava
,
adombrate
appena
di
un
velo
,
persino
a
sua
moglie
.
Sì
,
signori
,
per
allargarsi
la
mente
,
per
non
lasciarsi
afferrare
dalle
idee
storte
e
sentimentali
,
per
acquistare
l
'
esperienza
del
mondo
,
per
imparare
i
modi
garbati
,
è
necessario
vivere
,
almeno
un
certo
tempo
,
nella
capitale
.
Fra
le
montagne
non
si
possono
educare
che
gli
orsi
.
Povero
curato
,
il
suo
massimo
viaggio
era
stato
quello
di
Trento
!
-
Don
Giuseppe
,
mi
permetta
di
parlarle
schietto
:
ella
,
scusi
,
mi
sembra
un
tantino
pessimista
-
.
Dette
queste
parole
quasi
per
tentare
il
terreno
,
il
medico
ristette
,
aspettando
una
risposta
.
La
risposta
non
venne
:
Don
Giuseppe
aveva
assunto
un
'
attitudine
raccolta
e
placida
.
Fattosi
coraggio
,
il
dottore
continuò
:
-
Può
darsi
,
non
lo
nego
,
che
le
cose
previste
da
lei
,
reverendo
,
sieno
tutte
vangelo
,
e
che
una
brutta
catastrofe
sovrasti
alla
povera
valle
;
ma
potrebbe
anche
darsi
,
chi
lo
sa
?
che
le
faccende
andassero
lisce
.
Lavorano
negli
scavi
,
hanno
fatto
gli
assaggi
;
né
sarebbe
impossibile
che
il
metallo
sbucasse
fuori
,
tanto
più
che
si
trovano
nei
nostri
monti
le
tracce
di
molte
vecchie
ferriere
.
Se
l
'
impresa
andasse
bene
,
quanta
ricchezza
non
ne
verrebbe
egli
a
tutti
i
luoghi
qui
intorno
?
Dall
'
altra
parte
questo
signor
banchiere
e
barone
,
avviato
l
'
affare
e
toltosi
il
ghiribizzo
della
vita
montanina
,
andrà
via
con
il
suo
codazzo
,
lasciando
i
veri
lavoratori
,
gli
onesti
operai
;
e
tutto
rientrerà
nell
'
ordine
consueto
,
con
qualche
soldo
e
qualche
comodità
di
più
,
che
ce
n
'
è
di
bisogno
.
-
Dio
voglia
!
-
Era
un
Dio
voglia
buttato
là
tanto
per
mutare
discorso
.
Il
curato
chiese
infatti
senza
interruzione
al
dottore
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
come
sta
oggi
la
signora
Carlina
?
-
Non
c
'
è
male
,
grazie
.
Mangia
poco
,
quasi
niente
,
sebbene
io
la
faccia
sgambettare
dietro
di
me
il
più
possibile
.
-
E
di
umore
?
-
Così
così
.
Quando
esco
la
mattina
o
dopo
il
desinare
per
le
mie
passeggiate
mediche
,
potrei
dire
per
i
miei
viaggi
quotidiani
,
m
'
abbraccia
e
si
mette
a
piangere
.
Qualche
volta
,
confesso
,
perdo
un
po
'
la
pazienza
.
-
Tolleri
,
dottore
.
È
una
bambina
,
e
le
vuol
tanto
bene
.
Dirò
di
più
,
veda
di
trattarla
con
infinita
indulgenza
,
con
ogni
sorta
di
amorevolezze
e
di
cure
.
La
tenga
come
una
pianticella
tenera
,
delicata
e
sottile
,
trapiantata
da
tre
mesi
soltanto
,
e
che
vuole
essere
irrorata
d
'
affetto
.
-
In
fondo
non
è
mai
malata
.
Qualche
dolor
di
capo
,
nient
'
altro
;
ma
non
ingrassa
.
E
poi
è
tanto
rustica
:
vorrebbe
stare
sempre
sola
o
con
me
.
Detesta
la
gente
nuova
;
anzi
,
a
dirgliela
,
Don
Giuseppe
,
sono
impacciato
.
La
bella
baronessa
vuole
vedere
mia
moglie
a
ogni
costo
.
Appena
entro
nella
sua
camera
grida
:
«
E
la
sposina
?
»
.
-
Per
amor
della
Vergine
Maria
non
gliela
conduca
.
Profanare
il
candore
,
il
pudore
della
giovinetta
semplice
,
della
colomba
di
diciott
'
anni
con
l
'
alito
della
donna
infame
!
-
Reverendo
,
ella
dice
bene
;
ma
io
ho
pur
bisogno
di
tutti
.
Nato
in
questa
valle
,
non
ho
intenzione
di
morirvi
.
Per
guadagnarmi
da
vivere
devo
fare
sulle
scorciatoie
dei
monti
tre
o
quattro
ore
di
cammino
ogni
giorno
al
rischio
di
cadere
in
un
precipizio
,
di
gelare
l
'
inverno
in
mezzo
alla
neve
o
di
crepare
giovine
d
'
un
vizio
di
cuore
.
Risparmio
il
mulo
ed
il
ciuco
,
tiranneggio
me
e
anche
un
poco
mia
moglie
per
mettere
da
parte
qualche
danaro
,
che
mi
permetta
di
piantarmi
in
una
città
,
dov
'
io
possa
fare
il
medico
davvero
.
Cavar
sangue
,
strappar
denti
,
aggiustar
ossa
a
questi
villani
non
è
poi
un
mestiere
decente
per
chi
ha
studiato
nella
capitale
e
s
'
è
assuefatto
a
nobili
desiderii
.
-
La
nobiltà
del
desiderio
consiste
,
dottore
,
nella
volontà
del
bene
;
e
il
bene
è
tanto
più
difficile
a
farsi
,
ma
tanto
più
meritorio
quanto
è
più
basso
e
,
aggiungerò
,
più
schifoso
l
'
oggetto
a
cui
si
rivolge
.
-
Ella
parla
d
'
oro
,
signor
curato
.
Ammiro
la
virtù
sublime
,
ma
tutti
non
hanno
,
neanche
secondo
il
Vangelo
,
l
'
obbligo
di
esser
santi
.
Si
può
vivere
da
galantuomini
,
si
può
beneficare
il
prossimo
anche
nelle
città
,
ed
io
mi
sento
nato
per
la
vita
civile
.
Ora
veda
,
Don
Giuseppe
,
quella
signora
,
chiamiamola
baronessa
o
altrimenti
,
mi
dà
quattro
fiorini
per
visita
e
mi
chiama
quasi
ogni
giorno
.
Il
mio
salvadanaio
ne
gongola
.
-
Dottore
,
la
signora
Carlina
non
approverebbe
questi
sentimenti
.
-
E
avrebbe
torto
.
Posso
io
rifiutare
a
colui
che
invoca
il
mio
ministero
l
'
aiuto
della
mia
scienza
?
Non
ci
sono
altri
medici
nella
valle
;
occorrerebbero
sette
ore
od
otto
per
averne
uno
:
intanto
il
malato
rischia
di
crepar
come
un
cane
.
È
poi
lecito
il
distinguere
un
contadino
da
un
signore
,
una
donna
onesta
da
una
bagascia
,
o
non
si
devono
soccorrere
tutti
ugualmente
?
Mi
dica
lei
,
Don
Giuseppe
,
se
un
peccatore
,
se
una
peccatrice
implorasse
,
anche
senza
sentirsi
in
punto
di
morte
,
una
parola
dal
ministro
di
Dio
,
una
parola
che
potesse
confortare
,
migliorare
,
illuminare
un
'
anima
sviata
,
avrebb
'
ella
il
diritto
di
dir
di
no
?
Stendere
la
mano
al
prossimo
smarrito
o
perverso
,
aiutarlo
a
ritrovare
la
via
diritta
,
non
è
forse
il
primo
,
il
più
sacro
dovere
del
pastor
buono
?
Queste
ultime
parole
vennero
pronunciate
con
molta
enfasi
dal
dottore
,
il
quale
teneva
i
suoi
occhi
furbi
fissi
negli
occhi
ingenui
del
prete
.
Seguì
un
silenzio
,
in
cui
si
potevano
udire
i
canti
e
le
risa
della
gente
del
villaggio
raccolta
nella
piazzetta
della
fontana
.
Il
curato
meditava
.
Fece
un
gesto
risoluto
,
andò
a
pigliare
il
collarino
nell
'
armadio
,
se
lo
affibbiò
senza
guardarsi
nello
specchietto
che
,
appeso
ad
un
chiodo
sul
telaio
della
finestra
,
gli
serviva
per
radersi
la
barba
,
e
infilò
la
sua
veste
nera
,
l
'
unica
che
avesse
;
poi
disse
:
-
Andiamo
.
In
quel
punto
al
baccano
sempre
crescente
dei
villani
s
'
unì
un
gran
frastuono
di
trombe
,
di
corni
,
di
cornette
e
d
'
altri
strumenti
d
'
ottone
,
i
quali
stonavano
e
scroccavano
maledettamente
;
e
,
fuori
del
paese
,
sul
dorso
del
monte
,
rispondevano
gli
spari
dei
mortaletti
.
Era
una
festa
solenne
:
avevano
fatto
venire
la
banda
musicale
dal
capoluogo
del
circondario
,
niente
meno
;
ed
il
Capo
-
comune
presiedeva
alla
cerimonia
.
Si
trattava
anzi
di
una
vera
marcia
trionfale
.
Gli
eroi
erano
due
ragazzi
in
sui
dodici
anni
,
l
'
uno
bruno
,
l
'
altro
biondo
,
incoronati
di
fiori
selvatici
,
e
tirati
in
uno
di
quei
veicoli
,
i
quali
servono
in
montagna
a
trasportare
il
letame
,
ed
hanno
,
curvi
come
sono
al
dinanzi
,
un
certo
aspetto
d
'
antica
biga
romana
.
Il
carro
,
tutto
a
ghirlande
e
a
festoni
,
era
tirato
da
due
maestosi
buoi
bianchi
,
ma
i
due
fanciulli
,
anziché
mostrare
la
baldanza
de
'
conquistatori
,
mostravano
una
gran
paura
di
essere
sbalzati
a
terra
,
quando
le
ruote
o
si
alzavano
sugli
enormi
sassi
,
di
cui
sono
sparse
le
tortuose
,
strette
ed
erte
vie
del
paesello
,
o
si
sprofondavano
nelle
buche
di
pantano
,
da
cui
schizzava
intorno
la
melma
.
I
due
monelli
guardavano
in
giro
,
confusi
di
tanto
chiasso
,
desiderosi
d
'
una
cosa
soltanto
,
di
saltar
giù
dal
carro
trionfale
per
unirsi
a
'
loro
compagni
e
dimenarsi
liberamente
e
gridare
anch
'
essi
:
Viva
,
viva
!
La
cagione
della
loro
gran
gloria
era
spiegata
da
Menico
ad
un
vecchio
,
venditore
ambulante
di
quegli
enormi
ombrelloni
rossi
e
azzurri
,
i
quali
mettono
nella
malinconia
del
paesaggio
,
quando
piove
,
una
pennellata
allegra
.
Il
caso
dunque
era
stato
questo
:
i
due
ragazzi
,
nel
principio
della
passata
primavera
,
andavano
a
raccogliere
sul
monte
della
Malga
,
quello
che
manda
la
più
lunga
ombra
nella
Val
della
Castra
,
le
radici
di
una
certa
erba
medicinale
.
È
uno
dei
piccoli
guadagni
dei
montanari
,
i
quali
per
un
grosso
peso
di
arnica
,
di
genziana
,
di
aconito
,
di
lichene
,
o
che
so
io
,
racimolati
sulle
roccie
,
alla
cima
dei
dirupi
,
col
rischio
di
rompersi
il
cranio
nella
voragine
,
pigliano
qualche
soldo
.
La
neve
al
basso
si
andava
squagliando
,
ma
i
due
fanciulli
,
raspandola
via
via
,
senza
pensare
ad
altro
,
salivano
sempre
più
in
un
luogo
che
da
otto
mesi
non
vedeva
anima
nata
.
All
'
improvviso
,
sotto
ad
un
pino
,
che
il
vento
aveva
gettato
a
terra
e
che
su
quel
lenzuolo
candido
con
il
suo
tronco
ed
i
suoi
rami
secchi
pareva
uno
scheletro
,
odono
un
fruscìo
.
Tendono
le
orecchie
;
il
fruscìo
si
rinnova
;
s
'
avvicinano
,
ed
ecco
che
sbuca
una
bestia
bruna
,
simile
ad
un
cane
non
grande
.
La
bestia
scappa
e
va
a
nascondersi
di
nuovo
in
una
macchia
di
arbusti
;
ed
i
fanciulli
dietro
.
Avevano
due
bastoni
,
e
si
mettono
a
picchiare
con
tutta
la
forza
di
cui
erano
capaci
,
l
'
uno
di
qua
,
l
'
altro
di
là
della
macchia
di
arbusti
,
la
quale
,
sebbene
priva
di
foglie
,
era
folta
.
Volevano
acchiappare
il
cane
.
La
bestia
,
in
fatti
,
spaurita
,
irritata
,
esce
fuori
,
ma
,
invece
di
fuggire
,
avventandosi
alle
braccia
di
uno
dei
fanciulli
,
le
addenta
e
ne
fa
uscire
il
sangue
,
che
arrossa
la
neve
;
ma
il
fanciullo
,
niente
paura
,
quanto
più
si
sente
mordere
tanto
più
tiene
saldo
.
Ed
ecco
l
'
altro
che
in
buon
punto
dà
con
la
mazza
un
forte
colpo
sulla
testa
dell
'
animale
,
ed
un
secondo
colpo
,
e
l
'
accoppa
.
Il
ferito
,
più
allegro
che
mai
,
tiene
per
un
poco
le
braccia
nella
neve
,
poi
,
con
il
compagno
,
scende
giù
a
sbalzi
portando
la
sua
preda
.
Erano
incerti
se
fosse
un
cane
o
una
volpe
.
Ma
,
prima
di
entrare
nel
villaggio
,
incontrano
un
vecchio
di
ottant
'
anni
,
alto
,
di
corpo
asciutto
,
dritto
ancora
come
un
fuso
,
svelto
ancora
come
un
cavriolo
,
che
andava
a
passeggiare
con
la
sua
carabina
ad
armacollo
.
La
fama
di
codesto
vecchio
esce
dalla
Val
della
Castra
:
Trento
stessa
lo
conosce
.
Nella
sua
vita
ha
ucciso
venti
orsi
;
l
'
ultimo
,
dopo
sbagliato
il
colpo
del
fucile
,
l
'
uccise
abbracciandolo
,
e
l
'
uomo
cacciava
all
'
orso
il
coltello
nel
ventre
,
e
poi
,
sempre
in
un
amplesso
,
arrotolarono
un
pezzo
sulla
china
del
monte
,
finché
l
'
orso
morì
,
e
l
'
uomo
di
ottant
'
anni
s
'
alzò
dritto
e
placido
.
Ora
quel
vecchio
chiamò
i
fanciulli
,
che
gli
passavano
innanzi
,
e
disse
:
-
Figliuoli
,
dove
avete
pescato
questa
bestiola
?
-
I
ragazzi
risposero
:
-
L
'
abbiamo
uccisa
noi
;
ma
è
una
volpe
od
un
cane
?
-
È
un
'
orsacchiotta
,
fortunati
figliuoli
:
fortunati
che
non
avete
trovato
la
sua
madre
,
e
fortunati
che
vi
beccate
trentasette
fiorini
belli
d
'
argento
.
Fate
l
'
istanza
al
Capitano
-
.
Dette
queste
parole
ripigliò
il
cammino
,
guardando
i
ghiacciai
sul
cucuzzolo
delle
montagne
.
Menico
mostrò
all
'
ombrellaio
,
tra
la
folla
,
un
montanaro
che
soverchiava
gli
altri
di
quasi
tutto
il
capo
,
e
che
guardava
con
serietà
i
due
piccoli
trionfatori
:
era
il
vecchio
degli
orsi
.
Per
farla
breve
,
i
ragazzi
avevano
potuto
dopo
qualche
mese
riscuotere
i
trentasette
fiorini
,
che
il
Governo
dà
quale
premio
per
l
'
uccisione
di
un
'
orsa
;
e
la
festa
era
fatta
a
commemorazione
e
a
rallegramento
del
caso
.
Bisogna
aggiungere
,
per
amore
di
verità
,
che
era
stata
anche
pensata
da
qualche
cervello
ingegnoso
per
avere
una
nuova
scusa
di
ballar
con
la
banda
tutta
notte
nell
'
osteria
e
di
scialacquare
in
istravizii
e
bordelli
;
e
,
perché
il
curato
lo
sapeva
bene
,
non
aveva
voluto
ingerirsi
né
con
la
sua
chiesa
,
né
con
la
sua
persona
in
così
fatta
commedia
.
Dall
'
altro
canto
la
caccia
dell
'
orso
aveva
lasciato
nell
'
animo
del
prete
un
rimorso
non
piccolo
.
S
'
era
imbattuto
un
inverno
anch
'
egli
fra
le
nevi
in
un
orsacchino
da
poppa
;
aveva
pigliato
l
'
orsacchino
e
,
picchiandolo
un
poco
,
l
'
aveva
fatto
guaire
,
perché
l
'
orsa
,
che
non
poteva
essere
lontana
,
lo
udisse
.
Venne
in
fatti
,
e
precipitò
furibonda
,
mentre
il
prete
mirava
attento
e
colpiva
giusto
.
L
'
orsa
,
ferita
a
morte
,
si
trascinò
accanto
al
suo
piccino
,
che
continuava
a
guaire
,
e
lo
leccava
in
atto
d
'
infinito
amore
.
Il
prete
tornò
a
casa
pensieroso
,
lasciando
nel
bosco
la
madre
morta
e
l
'
orsacchino
libero
.
La
sera
scartabellò
i
volumi
della
sua
piccola
libreria
per
conoscere
se
l
'
inganno
è
innocente
quando
si
volga
contro
le
bestie
feroci
;
ma
non
gli
riescì
di
raccapezzar
nulla
che
facesse
al
suo
caso
:
solo
nel
secondo
volume
del
Gury
,
Compendium
Theologiae
moralis
,
trovò
che
al
sacerdote
è
lecita
la
caccia
non
clamorosa
cum
sclopeto
et
uno
cane
.
Non
trovò
altro
;
ma
non
poté
mai
dimenticare
la
generosa
,
e
sviscerata
passione
di
quella
madre
morente
,
e
,
ripensandovi
,
sentiva
nel
cuore
uno
stringimento
.
Ripeté
ancora
al
dottore
:
-
Andiamo
-
ed
uscirono
,
allontanandosi
dal
frastuono
del
villaggio
in
festa
.
2
La
villa
del
barone
banchiere
era
sorta
all
'
improvviso
.
A
un
tiro
di
schioppo
fuori
del
paese
si
vedeva
dianzi
una
casa
costrutta
in
sasso
e
in
cemento
,
miracolo
in
quel
villaggio
fatto
tutto
di
legno
.
Era
stata
alzata
dieci
anni
addietro
da
un
brav
'
uomo
,
il
quale
,
essendo
andato
per
mezzo
secolo
a
lavorare
giù
per
l
'
Italia
da
calderaio
,
e
avendo
raggruzzolato
molte
migliaia
di
lire
,
voleva
godersele
con
la
famiglia
in
santa
pace
nell
'
aria
pura
e
nelle
lunghe
nevi
del
suo
caro
luogo
natale
.
Non
l
'
avesse
pensato
mai
!
Il
dì
che
fu
messa
la
prima
pietra
,
ecco
gli
muore
la
figliuola
;
appena
finito
il
solaio
del
primo
piano
,
ecco
gli
si
ammazza
giù
per
una
rupe
il
figliuolo
;
appena
compiuto
il
tetto
,
passa
a
miglior
vita
la
moglie
.
Il
misero
signorotto
,
solo
,
disperato
,
pieno
di
acciacchi
e
di
paure
,
camminò
un
anno
nelle
stanze
vuote
,
meditando
con
desiderio
ineffabile
al
tempo
della
sua
miseria
,
quando
la
moglie
ed
i
figli
,
sani
e
robusti
,
mangiavano
polenta
asciutta
,
ed
egli
martellava
quindici
ore
della
giornata
su
caldaie
e
padelle
.
Morì
di
settant
'
anni
lasciando
la
sua
casa
al
Comune
,
il
quale
vi
teneva
il
fieno
,
giacché
,
un
poco
per
cagione
dell
'
uso
di
abitare
in
isconquassate
catapecchie
di
legno
,
un
poco
per
l
'
idea
che
quell
'
edificio
fosse
stregato
e
recasse
sventura
,
nessuno
offriva
un
quattrino
per
andarvi
a
prendere
alloggio
.
I
vetri
delle
finestre
non
c
'
erano
più
,
le
imposte
cominciavano
a
sconnettersi
;
ma
il
palazzotto
così
bianco
e
alto
e
regolare
,
con
la
sua
bella
cornice
e
i
suoi
balconi
sporgenti
,
rallegrava
la
vista
,
in
mezzo
alle
capanne
ed
ai
tugurii
neri
della
valle
.
S
'
aggiunga
ch
'
era
piantato
in
uno
dei
più
bei
siti
:
sul
contrafforte
del
monte
,
dove
i
paeselli
della
vallata
di
qua
e
di
là
si
vedono
tutti
,
e
l
'
occhio
si
spinge
sino
al
piano
verde
ed
al
castello
di
Sanna
;
e
di
dietro
l
'
ombreggiava
una
folta
macchia
di
larici
antichi
,
mentre
dinanzi
lo
rallegrava
una
prateria
quasi
orizzontale
,
piena
di
grandi
arbusti
di
sambuco
rosso
,
con
i
suoi
grappoli
che
sembravano
coralli
infiammati
,
e
ricca
di
fiori
color
di
rosa
,
dondolanti
sui
gambi
altissimi
,
di
fiori
gialli
,
violetti
,
bianchi
,
da
farne
la
più
gentile
e
variopinta
corona
per
una
vergine
sposa
.
La
casa
del
calderaio
,
già
bella
,
era
diventata
un
incanto
.
Sulla
fronte
,
nel
piano
terreno
,
sporgeva
una
nuova
loggia
,
chiusa
durante
le
ore
del
sole
da
tende
che
parevano
di
splendido
drappo
persiano
;
nei
fianchi
uscivano
fuori
due
nuove
ali
in
forma
di
padiglione
,
da
cui
quattro
gradinate
esterne
scendevano
alla
prateria
trasformata
in
giardino
,
dove
non
mancavano
le
zolle
simmetriche
,
l
'
ampia
vasca
circolare
con
l
'
acqua
limpida
e
i
pesci
d
'
oro
,
né
i
sedili
dondolanti
sparsi
nei
luoghi
più
misteriosi
ed
ombrati
.
Nel
lato
posteriore
dell
'
edificio
un
nuovo
portico
riparava
le
cavalcature
mentre
aspettavano
i
cavalieri
;
la
cucina
,
la
scuderia
de
'
muli
,
l
'
abitazione
dei
servi
ed
altri
luoghi
di
basso
uso
avevano
trovato
posto
in
una
specie
di
casa
rustica
,
unita
alla
palazzina
per
mezzo
di
una
lunga
tettoia
,
la
quale
veniva
tutta
nascosta
da
piante
arrampicanti
e
da
arboscelli
trapiantati
.
Queste
nuove
fabbriche
erano
di
legno
,
alzate
su
in
fretta
e
destinate
alla
vita
di
tre
mesi
:
non
importava
che
le
prossime
nevi
ed
i
geli
le
sfasciassero
tutte
.
Ai
lavori
aveva
presieduto
il
vero
scopritore
,
o
,
per
meglio
dire
,
inventore
delle
miniere
,
un
farabutto
matricolato
,
al
paragone
del
quale
il
presidente
della
Società
siderurgica
,
il
barone
banchiere
,
poteva
dirsi
una
perla
.
Lo
chiamavano
Gregorio
Viorz
,
e
si
bucinava
che
fosse
stato
due
volte
in
carcere
per
truffa
;
gli
attribuivano
anche
un
veneficio
,
commesso
per
interesse
,
ma
le
prove
mancavano
e
la
giustizia
non
se
n
'
era
impacciata
.
Comunque
sia
,
ad
Innsbruck
,
sua
città
natale
,
n
'
aveva
fatte
tante
,
che
non
poteva
più
rimettervi
il
piede
.
Dio
l
'
aveva
dotato
,
per
disgrazia
degli
uomini
,
di
un
ingegno
feracissimo
e
di
un
'
attività
senza
pari
;
tanto
che
con
la
metà
della
fatica
e
del
cervello
,
ch
'
egli
impiegava
nelle
vie
torte
e
buie
,
avrebbe
potuto
lungo
la
strada
dritta
rendersi
ricco
e
stimato
e
sicuro
della
propria
fortuna
.
Ma
dall
'
animo
perverso
nascono
inevitabilmente
certe
debolezze
fatali
,
le
quali
sciupano
tutto
;
e
il
Viorz
ne
aveva
due
.
Prima
:
assottigliava
troppo
,
sicché
,
studiando
nelle
imprese
tutti
i
pericoli
e
industriandosi
di
mettere
a
tutti
un
anticipato
rimedio
,
creava
spesso
le
difficoltà
nell
'
atto
in
cui
voleva
prevenirle
.
Seconda
:
man
mano
che
si
avvicinava
il
momento
di
raccogliere
il
frutto
delle
sue
iniquità
,
la
gioia
e
l
'
orgoglio
del
buon
successo
gli
scemavano
la
calma
,
lo
inebbriavano
,
e
la
prima
cautela
volpina
si
trasformava
,
nella
lotta
contro
gli
ultimi
intoppi
,
in
violenza
brutale
.
Un
così
fatto
personaggio
non
poteva
dare
il
suo
nome
a
nessun
affare
d
'
industria
o
di
banca
;
anzi
si
doveva
tenere
avvolto
,
almeno
sul
principio
,
in
un
prudente
mistero
.
Aveva
dunque
bisogno
di
qualcuno
da
mettere
in
mostra
:
un
galantuomo
no
,
perché
non
si
sarebbe
prestato
a
simili
birbonate
;
un
noto
birbante
no
,
perché
avrebbe
,
invece
di
adescarla
,
fatto
scappare
la
gente
.
Ci
voleva
,
per
esempio
,
un
signore
che
si
fosse
mangiato
il
patrimonio
:
vizioso
e
in
urgente
necessità
di
quattrini
;
d
'
intelletto
bastevole
per
capire
e
secondare
le
finezze
dell
'
impresa
,
ma
di
poca
inventiva
,
perché
non
gli
saltasse
un
giorno
il
ghiribizzo
di
fare
da
sé
;
di
bei
modi
signorili
,
con
un
bel
nome
e
un
titolo
sonoro
.
A
tutte
le
indicate
qualità
bisognava
unirne
un
'
ultima
:
quella
di
non
essere
punto
conosciuto
nella
classe
degli
uomini
di
banca
,
o
,
meglio
,
di
esservi
conosciuto
favorevolmente
.
Questa
prerogativa
s
'
univa
alle
altre
nel
barone
di
Steinach
.
Era
piuttosto
un
uomo
scettico
e
leggiero
,
che
propriamente
perverso
.
L
'
uso
della
società
galante
di
Vienna
e
di
Parigi
l
'
aveva
rotto
ad
ogni
vizio
,
senza
fargli
perdere
il
garbo
delle
maniere
aristocratiche
ed
una
certa
sensibilità
di
natura
.
S
'
era
impacciato
tre
o
quattro
volte
in
affari
grossi
e
romorosi
,
ma
,
puntualmente
,
con
indifferenza
,
aveva
pagato
le
perdite
,
rimettendoci
sino
all
'
ultimo
soldo
.
Allora
,
dopo
avere
conosciuto
Gregorio
Viorz
,
che
non
lo
perdette
mai
più
di
vista
e
che
lo
richiamò
in
gran
fretta
,
qualche
anno
appresso
,
appena
avuta
la
prima
ispirazione
della
Compagnia
siderurgica
,
andò
a
Monaco
al
giuoco
,
facendosi
prestare
la
posta
,
e
guadagnò
;
e
con
quel
guadagno
,
piantatosi
a
Parigi
,
cominciò
la
vita
del
cavaliere
d
'
industria
.
In
un
modo
o
in
un
altro
se
la
campava
,
sempre
abbigliato
,
benché
con
un
'
ombra
di
gofferia
teutonica
,
secondo
l
'
ultima
voga
,
in
un
quartierino
di
nobile
apparenza
e
pieno
di
gingilli
artistici
,
dove
regnava
questa
o
quella
signora
,
bruna
,
bionda
,
fulva
o
rossa
,
ch
'
egli
ripescava
qua
o
là
e
rimutava
,
al
più
,
ogni
sei
mesi
.
Così
era
giunto
al
sessantesimo
anno
,
robusto
ancora
e
pieno
di
vita
,
che
pareva
un
miracolo
pensando
a
'
suoi
vizi
e
disordini
;
né
l
'
età
si
manifestava
in
lui
altrimenti
che
in
due
cose
:
nella
rotondità
del
ventre
,
che
con
il
suo
consueto
panciotto
bianco
diventava
anche
più
maestoso
,
e
nel
serbare
com
'
egli
faceva
presso
di
sé
da
un
anno
l
'
ultima
baronessa
,
rossa
di
capelli
,
senza
provare
nessun
desiderio
di
sostituirne
una
nuova
.
Il
curato
non
aveva
aperto
bocca
nel
cammino
da
casa
sua
alla
villa
,
sebbene
il
dottore
lo
andasse
stuzzicando
.
Pareva
distratto
;
guardava
le
nubi
strane
,
che
imbiancavano
una
parte
del
cielo
.
Un
domestico
,
in
livrea
turchina
con
la
pistagna
color
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
,
fece
entrare
i
due
visitatori
nella
sala
,
dove
il
barone
faceva
il
chilo
col
resto
della
compagnia
,
pregandoli
di
aspettare
che
la
signora
baronessa
li
potesse
ricevere
.
Il
barone
,
che
fumava
il
sigaro
immerso
in
una
larga
poltrona
,
s
'
alzò
,
andò
incontro
al
prete
,
e
,
stringendogli
la
mano
,
gli
disse
un
mondo
di
belle
cose
.
Aveva
bisogno
di
vederlo
,
conosceva
le
sue
virtù
,
desiderava
aiutare
i
poveri
del
paese
,
sapeva
che
la
baronessa
ne
'
primi
dì
del
suo
soggiorno
in
villa
era
stata
alla
canonica
a
portare
delle
elemosine
;
egli
voleva
fare
qualcosa
di
più
durevole
,
cento
idee
di
carità
gli
frullavano
nel
cervello
,
ma
per
metterle
in
atto
attendeva
il
consiglio
del
savio
e
sant
'
uomo
,
che
lo
guidasse
,
che
gl
'
insegnasse
a
fare
il
bene
utilmente
.
Quei
modi
cortesi
,
quel
sorriso
aperto
,
sopra
tutto
quelle
liberali
profferte
,
mettevano
il
povero
prete
in
un
terribile
impaccio
.
Già
rinasceva
nella
sua
mente
la
solita
tenzone
:
posso
io
respingere
il
danaro
del
diavolo
?
Posso
io
togliere
a
'
poverelli
i
soccorsi
di
cui
hanno
tanto
bisogno
?
Non
devo
io
anzi
sollecitare
codeste
larghezze
,
qualunque
sia
la
lor
causa
,
lasciando
a
Dio
di
entrare
nell
'
anima
dei
peccatori
?
Il
barone
continuava
a
discorrere
in
piedi
,
davanti
alla
finestra
,
da
cui
si
scorgeva
tutta
intiera
la
valle
e
si
vedeva
in
fondo
ad
essa
il
torrente
,
sinuoso
e
lucido
,
come
un
nastro
d
'
argento
puro
,
svolazzante
al
sole
.
Intanto
gli
ospiti
del
barone
chiacchieravano
intorno
ad
una
tavola
rotonda
piena
di
libri
e
giornali
,
nell
'
angolo
opposto
della
sala
.
A
un
tratto
il
maestro
di
pianoforte
della
baronessa
,
un
giovinetto
piccolo
,
con
gli
occhiali
sul
naso
a
ballotta
,
allievo
poco
fortunato
del
Conservatorio
di
Dresda
,
tolta
la
fascia
ad
uno
dei
giornali
illustrati
,
guardando
la
prima
pagina
,
esclama
:
-
Oh
bello
,
magnifico
stupendo
davvero
!
-
Poi
,
fatta
vedere
l
'
incisione
agli
altri
,
che
s
'
accordano
negli
ah
e
negli
oh
ammirativi
,
sbalza
accanto
al
barone
per
mostrargli
niente
meno
che
la
veduta
della
sua
villa
.
C
'
era
la
loggia
con
i
panneggiamenti
;
c
'
erano
i
padiglioni
con
le
quattro
gradinate
,
ma
con
l
'
aggiunta
,
per
verità
,
di
due
cupole
e
di
due
Fortune
sulla
cima
,
rimaste
,
pare
,
nella
fantasia
dell
'
architetto
restauratore
;
c
'
erano
le
fontane
con
nuovi
getti
d
'
acqua
:
insomma
una
reggia
.
Si
leggeva
sotto
:
Residenza
del
direttore
della
Compagnia
siderurgica
nella
valle
di
Castra
.
Il
barone
,
dopo
avere
gettato
uno
sguardo
sul
disegno
,
mormorò
tra
se
stesso
:
-
Astuzie
di
quella
volpe
del
Viorz
-
e
restituì
il
foglio
al
maestro
di
cembalo
,
il
quale
si
mise
a
leggere
l
'
articolo
che
accompagnava
e
spiegava
l
'
incisione
.
Era
un
inno
alla
nuova
impresa
:
le
miniere
gonfie
di
metallo
;
le
ferriere
vulcani
;
e
già
le
braccia
non
bastavano
più
al
lavoro
,
e
le
richieste
del
commercio
soverchiavano
venti
volte
la
produzione
dell
'
industria
;
bisognava
praticare
dei
nuovi
squarci
nei
fianchi
del
monte
miracoloso
,
moltiplicare
le
fucine
,
emettere
nuove
azioni
alla
banca
.
Seguivano
la
parte
artistica
e
la
parte
sentimentale
:
le
descrizioni
del
palazzo
e
del
giardino
;
le
beneficenze
del
direttore
,
vera
provvidenza
,
vero
Messia
della
valle
:
asili
d
'
infanzia
fondati
e
già
frequentati
da
trecento
bimbi
,
che
,
oltre
all
'
insegnamento
,
vi
ricevevano
gratis
la
colazione
e
il
desinare
;
nuove
strade
in
lavoro
;
farmacie
aperte
,
eccetera
,
eccetera
:
una
rigenerazione
.
Il
maestro
di
pianoforte
leggeva
ad
alta
voce
,
con
enfasi
,
facendo
spiccare
le
più
belle
frasi
;
né
badava
punto
al
barone
,
il
quale
,
interrompendo
il
suo
ragionamento
col
prete
,
gridava
:
-
Basta
,
basta
;
leggerete
poi
-
.
Ma
il
prete
non
porgeva
più
nessuna
attenzione
alle
lusinghe
dell
'
altro
;
tendeva
invece
le
orecchie
per
udir
la
lettura
,
avvicinandosi
anzi
passo
passo
alla
tavola
tonda
.
A
un
certo
punto
,
senz
'
aspettare
la
fine
,
strappò
dalle
mani
del
leggitore
il
foglio
e
lo
stracciò
in
più
brani
,
ripetendo
:
-
Sono
tutte
menzogne
,
tutte
menzogne
.
Il
barone
uscì
dalla
stanza
,
il
medico
scomparve
.
Ci
fu
un
mezzo
minuto
di
silenzio
e
d
'
immobilità
generale
;
poi
si
vide
alzarsi
un
ufficiale
dei
cacciatori
,
che
stava
accanto
al
maestro
di
pianoforte
.
S
'
accostò
al
prete
e
,
dopo
un
formidabile
ruggito
d
'
ira
,
gridò
:
-
Ringrazii
la
sua
chierica
ed
il
suo
collare
se
questo
braccio
...
-
e
alzava
il
braccio
in
atto
di
minaccia
.
In
quel
momento
il
servo
in
livrea
turchina
con
le
mostre
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
entrò
e
annunziò
dall
'
uscio
:
-
La
signora
baronessa
prega
il
reverendo
signor
curato
di
passare
nella
sua
camera
.
Il
curato
piegò
la
testa
in
atto
di
saluto
e
,
lentamente
,
uscì
dalla
sala
.
3
Aperto
l
'
uscio
della
camera
e
fatto
un
profondo
inchino
,
il
servo
si
ritirò
,
lasciando
il
prete
solo
con
la
donna
.
Nel
primo
istante
non
la
vide
,
perché
la
camera
sembrava
un
grazioso
incendio
,
e
gli
occhi
restavano
abbacinati
.
Le
tappezzerie
,
i
canapè
,
le
poltrone
,
tutto
era
di
stoffa
rossa
,
d
'
un
rosso
roseo
brillante
,
con
certi
disegni
gialli
sinuosi
,
come
a
fiamma
;
e
il
sole
del
tramonto
,
caldo
,
vivo
,
d
'
oro
,
entrava
dalle
due
finestre
spalancate
,
gettando
sul
rosso
e
sul
giallo
della
stanza
certi
lumi
incandescenti
e
certi
lustri
,
che
somigliavano
a
fuochi
e
a
scintille
.
Un
odore
di
essenze
,
acuto
,
inebbriante
,
si
effondeva
dalla
toletta
a
trine
e
a
ricami
,
dove
,
sotto
al
baldacchino
,
tenuto
in
aria
volando
da
un
putto
alato
,
luccicavano
dinanzi
alla
cornice
dello
specchio
,
tutta
a
fiori
di
vetro
,
innumerevoli
vasetti
di
metallo
bianco
e
pettiniere
e
saponiere
e
ampollette
di
cristallo
terso
e
ninnoli
d
'
ogni
maniera
.
Il
prete
,
entrando
,
si
sentì
una
vampa
alla
testa
:
avrebbe
voluto
fuggire
.
La
donna
lo
chiamò
con
voce
soave
come
un
liuto
lontano
.
Era
sdraiata
sopra
un
sofà
nel
solo
angolo
ombroso
della
stanza
,
lungo
il
lato
delle
finestre
,
in
fondo
,
lì
dove
le
pieghe
delle
ampie
tende
scemavano
sui
fianchi
la
luce
e
lasciavano
come
una
insenatura
fra
il
parato
ed
il
muro
.
-
Si
metta
qui
,
signor
curato
,
qui
accanto
,
in
questo
seggiolone
.
Mi
sento
così
debole
,
che
appena
appena
posso
parlar
sottovoce
.
Il
prete
rispose
ruvido
:
-
Scusi
,
ho
fretta
.
Sono
venuto
perché
il
medico
mi
aveva
detto
ch
'
ella
era
malata
e
aveva
bisogno
di
me
.
Posso
servirla
in
qualcosa
?
-
Sono
malata
,
e
come
!
Ma
quel
dottore
sventato
non
capisce
nulla
.
Ella
.
signor
curato
,
dotto
e
santo
com
'
è
,
può
dirmi
una
parola
,
che
mi
conforti
,
che
mi
rianimi
e
,
col
ridonarmi
la
fede
in
me
stessa
e
nelle
cose
del
mondo
,
tornarmi
forse
la
salute
del
corpo
.
Il
mio
male
sta
qui
-
.
Si
toccò
il
seno
.
Era
coperta
d
'
una
vesta
a
fiorami
,
che
lasciava
vedere
tutto
il
collo
,
una
parte
del
petto
candido
e
il
principio
delle
spalle
rotonde
,
sulle
quali
cadevano
,
sciolti
,
i
suoi
capelli
increspati
,
d
'
un
biondo
rossigno
.
Principiavano
bassi
,
in
riccioletti
matti
.
Il
naso
appiccicato
alla
fronte
,
quasi
senza
incavo
,
con
un
piano
vigoroso
e
largo
;
le
narici
gonfie
,
da
cui
la
donna
sbuffava
alle
volte
al
pari
d
'
una
cavalla
araba
;
le
labbra
tumide
,
le
gote
piene
,
e
il
mento
rientrante
davano
a
quel
viso
un
non
so
che
di
pecorino
e
lascivo
.
Il
cinabro
della
bocca
era
anzi
un
poco
troppo
vivace
,
il
roseo
delle
guance
un
poco
troppo
sfumato
,
e
la
forma
delle
brune
sopracciglia
un
poco
troppo
sottilmente
arcuata
per
poter
credere
che
l
'
arte
non
ci
entrasse
in
nulla
.
E
sotto
gli
occhi
cerulei
stava
un
lividetto
,
che
li
faceva
sembrare
più
grandi
.
Era
bella
insomma
alla
sua
maniera
e
carnale
.
Il
prete
rimaneva
in
piedi
.
Ella
si
alzò
con
fatica
,
andò
verso
di
lui
,
lo
prese
per
mano
e
,
condottolo
due
passi
innanzi
,
lo
fece
sedere
nel
seggiolone
.
Poi
,
guardandolo
fisso
,
come
se
ella
si
destasse
in
quel
punto
,
stirò
le
braccia
,
che
le
maniche
larghe
lasciarono
vedere
quasi
fino
alle
ascelle
;
e
il
petto
si
arrotondò
fieramente
.
Tornò
a
buttarsi
sul
sofà
,
lasciando
cadere
a
terra
dal
piede
destro
la
pantofola
ricamata
.
Gli
occhi
cerulei
erano
diventati
di
bragia
.
La
voce
non
aveva
più
la
stanchezza
e
la
dolcezza
di
prima
.
Vi
dominava
un
timbro
secco
,
strozzato
,
rabbioso
,
quando
disse
al
prete
interrottamente
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
Don
Giuseppe
,
perché
mi
sfugge
?
Perché
non
vuole
vedermi
più
?
Quand
'
io
passo
nel
villaggio
a
cavallo
della
mia
mula
,
perché
mi
chiude
in
faccia
le
imposte
della
sua
casa
?
Dopo
avermi
ricevuta
in
principio
quattro
volte
nella
canonica
,
perché
ha
ora
dato
l
'
ordine
di
non
lasciarmi
entrare
,
nemmeno
quando
io
reco
il
denaro
dei
poveri
?
Non
posso
metter
piede
in
sagrestia
;
è
molto
che
non
mi
caccino
,
come
un
cane
,
fuori
di
chiesa
.
Mi
si
rimandano
i
doni
che
faccio
al
tempio
.
Con
qual
diritto
?
Chi
può
mai
rifiutare
le
offerte
che
si
porgono
a
Dio
?
-
Sbalzò
in
piedi
e
si
piantò
di
contro
il
prete
,
domandando
:
-
L
'
odio
,
signor
curato
,
è
forse
una
virtù
cristiana
?
Il
curato
affermò
pacatamente
,
ma
con
la
voce
che
tremolava
:
-
L
'
odio
del
male
è
una
virtù
cristiana
.
-
Virtù
cristiana
,
reverendo
,
è
l
'
amore
.
Me
lo
insegnarono
da
fanciulla
,
quando
andava
in
chiesa
alla
dottrina
;
me
lo
hanno
ripetuto
al
confessionale
.
Poi
,
divenuta
donna
,
vidi
che
l
'
amor
vero
mi
rialzava
l
'
anima
,
mi
purificava
lo
spirito
,
mi
avvicinava
al
cielo
.
L
'
amor
vero
passò
,
e
,
giuro
,
senza
mia
colpa
.
Allora
,
abbandonata
,
povera
,
gettata
in
una
società
piena
di
seduzioni
e
di
corruzioni
,
cascai
nella
finzione
dell
'
amore
.
Ma
la
finzione
dell
'
amore
,
non
è
amore
,
è
odio
;
è
l
'
odio
anzi
più
vile
,
abbietto
,
pauroso
,
straziante
che
si
possa
provare
.
Quest
'
odio
m
'
uccide
.
Il
cuore
intanto
arde
,
e
cerca
da
molti
anni
invano
il
refrigerio
di
un
affetto
violento
e
sincero
.
Ho
bisogno
dell
'
amore
che
brucia
.
Il
prete
,
afferrando
con
un
supremo
sforzo
di
volontà
i
pensieri
,
che
svanivano
dalla
sua
testa
,
mormorò
:
-
Calmatevi
,
poverina
,
mettete
in
pace
la
fantasia
eccitata
dalle
sventure
e
dalle
colpe
della
vostra
vita
.
Fate
di
desiderare
una
sola
cosa
,
il
bene
.
Uscite
da
queste
sozzure
d
'
inganni
e
di
vizii
,
in
cui
si
trascina
e
imbratta
la
vostra
esistenza
.
Tornate
sola
e
povera
,
ma
pentita
e
buona
.
Allora
tutti
vi
dovranno
amare
,
perché
,
amando
voi
,
ameranno
la
virtù
.
-
Anche
voi
,
Don
Giuseppe
,
mi
amerete
anche
voi
?
E
gli
prese
la
mano
,
e
la
strinse
,
e
il
prete
s
'
avvicinò
.
La
donna
continuava
sommessamente
:
-
Don
Giuseppe
,
guidatemi
.
Insegnatemi
la
via
,
conducetemi
dove
vi
piace
.
Sarò
la
vostra
schiava
.
Sarò
,
se
vorrete
,
la
vostra
santa
.
Il
vostro
cuore
dev
'
essere
grande
e
nobile
,
deve
specchiare
il
cielo
,
come
i
vostri
occhi
.
Mi
piacete
perché
siete
bello
,
perché
siete
candido
,
perché
indovino
che
non
avete
mai
amato
,
perché
voglio
essere
il
vostro
primo
peccato
,
il
vostro
primo
rimorso
.
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
.
La
donna
,
arrovesciata
sul
sofà
,
teneva
sempre
con
le
due
mani
la
mano
del
prete
,
il
quale
tremava
dalla
testa
ai
piedi
.
Il
sole
era
tramontato
;
la
camera
diventava
buia
.
Ma
,
mentre
la
femmina
ripeteva
le
ultime
parole
,
sembrò
al
curato
che
d
'
improvviso
un
soffio
fresco
gli
passasse
sul
fronte
;
e
di
repente
gli
comparve
davanti
la
figura
tetra
e
sanguinosa
del
suo
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
solo
che
il
volto
,
anziché
piegato
e
morto
,
era
vivo
e
guardava
minaccioso
e
fierissimo
.
Il
prete
scattò
e
,
prima
che
la
donna
potesse
pronunziare
una
sillaba
,
era
uscito
dalla
stanza
.
Quando
il
servo
con
la
livrea
turchina
e
con
le
mostre
cremisi
vide
scappare
il
prete
dalla
villa
,
quasi
correndo
,
senza
voltarsi
,
come
se
dietro
le
spalle
lo
minacciasse
il
demonio
,
sorrise
maliziosamente
,
ponendosi
l
'
indice
della
mano
destra
sulla
punta
del
naso
.
4
Il
prete
girò
,
senza
saperlo
,
a
sinistra
,
dove
la
strada
sale
e
s
'
interna
nella
montagna
;
passò
a
'
piedi
della
chiesetta
di
San
Rocco
,
posta
sul
vertice
di
una
rupe
acuta
,
e
camminò
verso
il
prato
così
detto
del
Lago
.
Incontrava
parecchi
di
quei
carri
alpini
che
,
formati
delle
sole
ruote
dinanzi
e
di
due
lunghissime
stanghe
,
le
quali
si
trascinano
per
terra
con
la
loro
estremità
posteriore
,
servono
a
portare
il
carico
voluminoso
di
una
erba
appena
tagliata
,
olezzante
d
'
ogni
grato
profumo
e
tempestata
de
'
fiorellini
d
'
ogni
allegro
colore
.
I
poveri
buoi
,
scendendo
lenti
e
gravi
dall
'
erta
ripidissima
,
puntavano
vigorosamente
le
zampe
tra
i
sassi
enormi
,
docili
alla
parola
delle
montanine
che
li
guidavano
,
maestosi
e
rassegnati
,
con
l
'
occhio
umido
,
un
poco
inquieto
e
assai
mesto
.
Le
donne
salutavano
,
ma
il
curato
non
rispondeva
.
Una
volta
rischiò
di
rimanere
schiacciato
sotto
a
un
carro
,
che
non
aveva
scansato
in
tempo
.
Lasciò
la
strada
;
andò
su
per
i
sentieri
,
su
per
le
roccie
nude
.
La
notte
era
diventata
scura
,
e
il
prete
andava
senza
sapere
dove
mettesse
i
piedi
.
Si
trovò
a
un
tratto
sulla
riva
dell
'
alto
lago
,
uno
scolo
de
'
ghiacciai
,
dove
finalmente
il
rumore
di
due
torrentelli
,
che
precipitavano
dalle
cime
e
si
frangevano
tra
i
sassi
,
e
il
vento
rigido
delle
gole
,
e
la
tosse
,
che
gli
spezzava
il
petto
,
richiamarono
in
sé
il
curato
,
il
quale
cadde
con
le
ginocchia
a
terra
e
,
giungendo
le
mani
e
fissando
gli
occhi
nella
vòlta
tutta
nera
del
cielo
,
ringraziò
con
una
lunga
preghiera
il
figliuolo
di
Dio
.
In
Menico
frattanto
crescevano
le
ansie
.
L
'
orologio
della
canonica
aveva
suonato
la
mezza
dopo
le
dodici
,
e
il
padrone
non
ritornava
.
Il
vecchietto
aveva
visto
spegnersi
i
lumi
nella
villa
del
barone
e
sapeva
bene
che
non
c
'
erano
moribondi
nel
paese
:
dove
diamine
quella
testa
sventata
era
dunque
andato
a
passar
la
notte
?
Non
s
'
attentava
di
allontanarsi
troppo
di
casa
;
guardava
dalle
finestre
,
ma
non
vedeva
altro
che
tenebre
fitte
.
Se
non
fosse
stato
il
servo
di
un
sacerdote
si
sarebbe
sfogato
assai
volentieri
con
qualche
grossa
bestemmia
.
Tendeva
le
orecchie
,
un
cane
aveva
abbaiato
,
nulla
;
si
sentiva
un
calpestio
lontano
,
ascoltava
,
nulla
.
-
O
il
reverendo
l
'
avrà
da
fare
con
me
.
Starsene
via
tutta
notte
senza
neanche
avvisare
!
Siamo
cani
?
E
poi
,
col
rischio
di
pigliarsi
un
nuovo
malanno
in
tali
disordini
da
scomunicati
,
e
con
quella
maledettissima
tosse
,
che
non
lo
lascia
mai
stare
.
Figurarsi
,
sono
ore
queste
da
gironzare
per
le
strade
e
da
tenere
alzati
i
galantuomini
?
Gliele
voglio
cantare
secche
,
ma
secche
.
Farebbe
perdere
la
pazienza
a
san
Luigi
Gonzaga
-
.
Tornava
a
guardare
nell
'
oscurità
e
ad
origliare
;
niente
.
Alla
fine
gli
parve
di
udire
in
su
,
distante
,
il
passo
di
un
uomo
;
era
un
uomo
,
certo
,
che
scendeva
dalla
montagna
;
il
passo
s
'
affrettava
,
rintronava
;
i
cani
abbaiavano
:
era
il
passo
del
curato
.
Allora
il
piccolo
vecchio
si
pose
dinanzi
alla
porta
con
il
muso
arcigno
e
gli
occhi
da
cui
schizzavano
scintille
di
rabbia
;
aveva
i
pugni
piantati
sulle
anche
in
atto
di
sfida
,
come
se
volesse
impedire
al
prete
l
'
ingresso
della
canonica
,
e
già
schiudeva
le
labbra
per
cominciare
la
ramanzina
quando
,
vista
la
faccia
del
padrone
,
ammutolì
e
lo
lasciò
passare
.
Borbottava
tra
i
denti
o
per
meglio
dire
tra
le
gengive
:
-
Dio
santo
,
che
mutria
!
E
come
ha
conciato
i
panni
!
Mi
ci
vorrà
un
mese
a
ricucirli
e
a
rimetterli
un
po
'
in
assetto
.
Bella
carità
cristiana
.
Il
curato
passò
il
resto
della
notte
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
al
Crocifisso
,
che
lo
aveva
salvato
.
L
'
alba
fece
parere
più
livido
,
più
macilento
,
più
contorto
e
più
sanguinoso
quel
Cristo
in
croce
,
con
la
sua
testa
china
incoronata
di
spine
.
All
'
aurora
principiò
il
concerto
delle
campane
.
Le
suonava
Menico
,
facendosi
aiutare
durante
i
suoi
servigii
di
sagrestia
e
di
chiesa
,
o
quando
si
sentiva
le
braccia
stanche
,
da
un
ragazzotto
,
che
per
solito
era
uno
dei
due
monelli
trionfatori
del
giorno
innanzi
,
e
propriamente
quello
bruno
,
il
quale
della
metà
dei
trentasette
fiorini
guadagnati
per
l
'
uccisione
dell
'
orsacchiotta
non
aveva
visto
il
becco
di
un
soldo
,
tanto
i
suoi
parenti
erano
stati
lesti
a
mangiarli
tutti
ed
a
berli
.
Era
la
domenica
,
e
la
messa
del
curato
doveva
principiare
alle
dieci
.
Verso
le
otto
un
contadino
,
che
veniva
dalla
valle
,
consegnò
a
Menico
una
lettera
per
il
suo
padrone
.
L
'
indirizzo
,
scritto
in
calligrafia
sottile
,
snella
,
elegante
,
palesava
una
mano
di
donna
.
Il
prete
pigliò
la
lettera
,
la
guardò
;
le
dita
gli
bruciavano
,
le
mani
gli
tremavano
;
una
visione
terribilmente
allettevole
di
donna
mezza
nuda
gli
passò
nella
fantasia
,
e
gli
parve
di
udire
nelle
orecchie
l
'
eco
seducente
e
paurosa
di
una
voce
che
bisbigliasse
:
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
!
-
Il
curato
voleva
ad
ogni
costo
sapere
chi
avesse
mandata
la
lettera
:
ma
il
contadino
doveva
essere
già
lontano
,
né
Menico
aveva
avvertito
da
che
parte
fosse
andato
via
.
-
Del
resto
,
-
osservò
il
vecchietto
,
alzando
le
spalle
,
-
apra
e
vedrà
chi
scrive
-
.
Il
prete
stracciò
in
fatti
la
busta
e
spiegò
i
fogli
,
ch
'
erano
parecchi
,
con
un
gesto
d
'
angoscia
;
ma
tosto
si
rasserenò
,
si
mise
a
sedere
e
a
leggere
.
La
lettera
era
della
signora
Carlina
,
la
moglie
del
dottore
.
«
Reverendo
signor
curato
,
Ho
bisogno
di
tutta
la
pazienza
,
di
tutta
la
indulgenza
del
suo
cuore
.
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
si
è
mostrato
in
questi
mesi
tanto
dolce
verso
di
me
,
ch
'
io
non
esito
ad
aprirgli
la
mia
anima
intera
,
con
le
sue
tristezze
,
i
suoi
dubbii
e
le
sue
paure
.
Mi
pare
anche
di
non
agire
come
dovrei
;
ed
ella
mi
rimproveri
o
mi
conforti
,
ma
sopra
tutto
mi
consigli
,
giacché
la
mia
esperienza
è
così
piccola
e
la
mia
natura
,
pur
troppo
,
così
timida
,
ch
'
io
non
solo
non
so
risolvermi
a
operare
,
ma
spesso
non
distinguo
bene
quale
sia
il
cammino
da
scegliere
.
Mi
compatisca
,
signor
curato
.
Ho
diciott
'
anni
compiuti
:
dovrei
essere
quasi
una
matrona
:
però
sino
a
tre
mesi
addietro
,
sino
al
giorno
del
mio
matrimonio
,
io
era
vissuta
come
una
bambina
,
fra
mio
padre
,
ottimo
uomo
,
ma
severissimo
,
e
mia
madre
,
donna
tutta
di
casa
.
Non
si
vedeva
nessuno
,
io
non
aveva
passione
per
la
lettura
;
ricamava
,
teneva
i
libri
di
cucina
volentieri
,
mettendo
nell
'
arte
della
cuoca
,
massime
ne
'
piattini
dolci
(
bisogna
,
Don
Giuseppe
,
ch
'
ella
venga
ad
assaggiarne
uno
il
primo
giorno
che
avrà
tempo
.
S
'
intenda
con
Amilcare
)
,
mettendoci
,
confesso
,
un
poco
d
'
ambizione
.
Del
resto
dicevano
che
la
mia
salute
era
delicata
.
Ella
,
signor
curato
,
mi
guarda
qualche
volta
in
faccia
con
un
cert
'
occhio
compassionevole
,
come
se
dicesse
:
poveraccia
,
è
tanto
magra
,
tanto
pallida
!
Amilcare
mi
ha
,
come
dice
lui
,
ascoltata
più
volte
:
non
ha
trovato
,
dice
lui
,
neanche
l
'
ombra
del
male
.
Fatto
sta
che
io
non
sono
mai
obbligata
a
rimanere
a
letto
,
e
che
posso
dichiararmi
sul
serio
una
grande
camminatrice
,
una
vera
alpinista
.
Anzi
,
a
questo
proposito
,
vorrei
ch
'
ella
persuadesse
Amilcare
a
farmi
camminare
meno
.
Quand
'
egli
va
nelle
montagne
alla
visita
de
'
suoi
malati
,
vuole
,
quasi
ogni
volta
,
ch
'
io
lo
accompagni
;
ieri
mi
condusse
con
quel
sole
,
verso
le
due
,
sino
a
Masine
dalle
scorciatoie
dei
viottoli
;
un
'
ora
e
mezzo
di
salita
,
e
che
salita
,
e
che
sassi
!
Giunta
nel
paese
,
mi
cacciai
a
sedere
in
un
angolo
della
chiesa
,
una
chiesa
umida
e
melanconica
,
dove
mi
toccò
attendere
due
orette
buone
che
Amilcare
avesse
finito
di
dar
ricette
e
di
cavar
sangue
,
e
intanto
mi
sentiva
tutta
intirizzita
da
un
'
aria
fredda
gelata
.
Non
ho
coraggio
di
dir
di
no
.
Amilcare
osserva
giustamente
che
il
camminare
desta
l
'
appetito
,
e
che
io
,
avendo
bisogno
di
rinvigorirmi
,
devo
mangiare
,
carne
sopra
tutto
,
e
bere
almeno
un
bicchiere
di
vino
;
ma
il
vino
proprio
mi
ripugna
,
non
lo
dico
per
affettazione
,
e
la
stanchezza
mi
toglie
anche
quella
poca
voglia
di
mangiare
che
aveva
dianzi
.
Signor
curato
,
ella
non
ignora
come
fu
il
caso
delle
mie
nozze
.
Amilcare
è
il
mio
solo
cugino
;
era
,
si
può
dire
,
il
solo
giovinotto
che
,
ne
'
mesi
d
'
autunno
,
frequentasse
la
nostra
casa
;
e
poi
buono
,
bello
,
di
bei
modi
cortesi
,
e
con
una
vivacità
di
parlare
tutta
sua
;
studiava
molto
;
a
Vienna
si
faceva
onore
;
era
diventato
dottore
,
e
poi
medico
condotto
in
questa
valle
.
In
somma
,
quanti
sogni
io
andava
mulinando
nel
mio
cervello
!
Stava
desta
la
notte
per
poter
continuare
le
belle
fantasie
,
parendomi
che
la
intera
giornata
non
bastasse
a
tante
care
e
interminabili
meditazioni
.
Mio
padre
si
mostrava
poco
contento
;
gli
piaceva
poco
ch
'
io
dovessi
sposare
un
medico
;
diceva
che
i
medici
sono
tutti
materialisti
,
parola
ch
'
io
non
capiva
bene
,
ma
che
non
mi
piaceva
affatto
;
e
mi
dipingeva
la
vita
di
questa
valle
come
una
specie
di
sepoltura
:
otto
mesi
d
'
inverno
,
la
neve
alta
sei
piedi
,
tredici
gradi
di
freddo
,
impossibile
a
una
donna
l
'
uscir
di
casa
,
le
ansie
per
il
marito
,
un
mondo
di
guai
.
Ed
io
pensavo
all
'
opposto
dentro
di
me
;
l
'
inverno
sarà
il
mio
paradiso
;
due
stanzette
ben
calde
,
fiori
accanto
alle
stufe
,
i
miei
ricami
,
la
mia
cucinetta
,
qualche
lettera
alla
mamma
,
e
poi
,
anzi
prima
di
tutto
,
sopra
tutto
,
il
mio
Amilcare
sempre
indulgente
,
sempre
grazioso
,
sempre
allegro
,
e
che
lunghi
discorsi
,
e
come
sarà
contento
di
tornare
nella
sua
casina
,
presso
la
sua
Carluccia
,
che
gli
vorrà
tanto
bene
!
Scusi
,
signor
curato
:
sono
una
vera
sciocca
.
Dunque
ci
siamo
sposati
;
il
viaggetto
di
nozze
,
un
incanto
;
il
primo
mese
in
questa
valle
una
delizia
.
A
dirgliela
però
Amilcare
fumava
un
poco
troppo
anche
in
principio
,
e
mi
appestava
la
camera
.
Io
non
diceva
niente
;
ma
qualche
volta
mi
mancava
il
respiro
,
mi
sentiva
un
tantino
di
mal
di
stomaco
.
Cose
da
nulla
.
Il
mio
sposo
mi
amava
;
discorreva
sempre
del
futuro
,
quando
ci
pianteremo
in
una
città
,
e
il
suo
nome
diventerà
celebre
,
e
guadagnerà
tanti
quattrini
,
e
gli
pioveranno
addosso
tanti
onori
,
e
darà
delle
grandi
feste
,
nelle
quali
io
dovrò
essere
acconciata
da
vera
regina
.
Quest
'
ultima
parte
non
mi
andava
a
'
versi
;
ho
sempre
avuta
poca
inclinazione
a
figurar
nella
gente
.
Certe
piccolezze
mi
davano
già
ombra
,
m
'
offendevano
un
poco
;
aveva
torto
.
Il
male
è
cominciato
quasi
ad
un
tratto
,
quando
venne
ad
abitare
nella
villa
accanto
a
lei
,
signor
curato
,
quella
donna
che
dicono
la
baronessa
,
e
quando
,
fino
dal
primo
giorno
del
suo
arrivo
,
mandò
in
gran
furia
a
chiamar
mio
marito
.
Da
quel
momento
non
è
stato
più
lui
.
Ha
cento
fumi
per
la
testa
;
pare
che
si
vergogni
di
me
;
e
non
ostante
mi
sforza
a
seguirlo
nelle
sue
camminate
sui
monti
,
ma
non
mi
guarda
,
non
mi
parla
,
non
m
'
aiuta
nemmeno
a
salire
un
'
erta
o
a
passare
un
'
acqua
.
Anche
in
casa
,
se
gli
parlo
,
mi
risponde
sì
o
no
,
o
non
risponde
affatto
;
ogni
sua
parola
,
quando
finalmente
la
dice
,
è
un
rimprovero
o
,
che
mi
duole
ancora
più
,
un
sarcasmo
:
non
so
più
né
vestirmi
,
né
pettinarmi
,
né
quasi
mettere
alla
bocca
il
cucchiaio
,
né
adoperare
la
forchetta
e
il
coltello
.
La
casa
gli
sembra
piccola
;
non
gli
piace
né
il
desinare
né
la
cena
,
per
quanto
io
mi
lambicchi
nell
'
indovinare
i
suoi
gusti
e
nel
condire
e
cuocere
le
vivande
.
È
andato
quattro
volte
a
cenare
all
'
osteria
con
i
carrettieri
,
ed
anche
le
altre
sere
,
quando
non
è
alla
villa
o
non
esce
per
i
suoi
malati
,
va
a
bere
la
genziana
,
e
ne
beve
(
mi
vergogno
)
più
di
un
bicchierino
di
certo
.
Allora
poi
!
Mio
signor
curato
,
mio
buon
Don
Giuseppe
,
mi
aiuti
:
io
ci
perdo
la
testa
e
ci
muoio
.
A
mio
padre
,
alla
mamma
non
posso
dir
nulla
;
ella
,
Don
Giuseppe
,
è
la
sola
persona
sulla
terra
che
mi
sappia
compatire
e
soccorrere
.
E
divento
anche
cattiva
.
M
'
affatico
a
stargli
intorno
con
le
carezze
,
con
le
dolcezze
;
mi
respinge
,
ed
io
torno
più
mansueta
che
mai
;
ma
qualche
volta
non
posso
;
sento
nascermi
dentro
come
uno
spirito
fiero
di
ribellione
,
nuovissimo
,
incomprensibile
,
e
ch
'
è
pure
tanto
contrario
alla
pieghevolezza
della
mia
natura
.
Provo
una
sensazione
che
non
aveva
provata
mai
:
un
'
agrezza
,
un
'
amarezza
profonda
.
Oramai
conosco
il
sapore
del
fiele
.
Comprendo
tante
cose
di
cui
prima
non
capiva
nulla
:
un
mondo
brutto
mi
si
apre
dinanzi
.
Mi
sono
guardata
bene
nello
specchio
.
Sì
,
sono
magra
;
sì
,
sono
pallida
;
ma
i
miei
occhi
mi
paiono
neri
e
grandi
,
la
mia
fronte
,
la
mia
bocca
,
tutti
i
miei
lineamenti
sono
regolari
,
e
il
mio
corpo
non
è
poi
uno
scheletro
.
Non
ostante
,
al
mio
marito
di
tre
mesi
,
al
mio
sposo
non
piaccio
più
.
Cita
le
bellezze
tonde
della
baronessa
.
Le
ho
viste
io
quelle
sfacciate
bellezze
:
è
passata
tre
volte
sotto
le
mie
finestre
,
seguìta
da
corteggiatori
e
da
servi
,
sulla
sua
mula
bianca
.
Le
ho
piantato
gli
occhi
in
faccia
e
la
ho
studiata
bene
:
sulle
guance
ha
il
rossetto
,
sulle
labbra
la
polvere
di
corallo
,
e
le
sue
magnifiche
sopracciglia
sono
tracciate
col
pennello
.
Falsa
al
di
fuori
come
dev
'
essere
bugiarda
al
di
dentro
.
E
mi
ha
rubata
la
stima
,
mi
ha
rubata
l
'
affezione
di
Amilcare
!
Ora
,
un
'
ultima
parola
,
signor
curato
.
Amilcare
vuole
che
io
vada
a
visitar
la
sua
ganza
.
Ho
detto
di
no
,
ed
egli
insiste
,
ed
io
,
caschi
il
mondo
,
non
voglio
.
Ho
ragione
?
Ho
torto
?
Don
Giuseppe
,
mi
pigli
per
la
mano
.
Ella
che
vede
le
cose
di
questo
mondo
dall
'
altezza
della
sua
santa
pace
;
m
'
insegni
a
uscire
dalle
bassezze
di
questi
miei
nuovi
sospetti
e
dalle
viltà
di
queste
mie
nuove
angoscie
.
In
un
mese
come
è
mutata
La
sua
disgraziatissima
CARLINA
»
.
Il
prete
aveva
letto
la
lettera
attentamente
,
sospirando
in
principio
,
fremendo
alla
fine
.
-
Povera
santa
!
-
esclamò
;
e
scrisse
questo
polizzino
con
la
sua
scrittura
larga
e
affrettata
:
«
Verrò
domani
.
Discorreremo
,
e
vedrà
che
i
suoi
dubbii
non
sono
giusti
.
Pazienza
,
indulgenza
,
dolcezza
:
ecco
i
rimedii
.
Preghi
la
Santissima
Vergine
Maria
,
che
conosce
le
debolezze
e
le
ambascie
dei
mortali
.
A
rivederci
domani
»
.
Menico
aveva
annunziato
da
un
po
'
di
tempo
,
che
una
donna
,
la
Pina
del
Rosso
,
ed
il
vecchio
padre
di
lei
chiedevano
di
parlare
al
reverendo
signor
curato
.
Entrarono
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
;
e
la
donna
,
singhiozzando
,
raccontò
che
il
suo
marito
voleva
vendere
le
giovenche
,
tutte
,
una
ventina
,
l
'
unica
loro
ricchezza
,
per
impiegare
il
denaro
nella
impresa
delle
ferriere
:
-
Deve
condurre
le
bestie
doman
l
'
altro
al
mercato
di
Malè
,
e
ci
andranno
con
le
loro
mandre
altri
cinque
o
sei
di
questi
indemoniati
.
Daranno
via
il
bestiame
per
niente
:
e
poi
a
tali
imprese
,
che
il
diavolo
se
le
porti
,
io
non
ci
credo
.
Sono
trufferie
;
lo
dice
anche
mio
padre
,
che
sa
il
vivere
del
mondo
-
.
E
il
povero
vecchio
mezzo
paralitico
accennava
di
sì
,
crollando
mestamente
il
capo
.
-
Non
glielo
avessi
mai
detto
al
mio
uomo
!
S
'
è
infuriato
,
mi
ha
picchiata
;
veda
queste
lividure
-
e
mostrava
le
spalle
maculate
.
-
Ma
io
insisteva
,
e
lui
giù
botte
da
orbo
.
Non
ho
potuto
rimuoverlo
di
un
ette
.
Ci
salvi
lei
,
signor
curato
;
scriva
a
Trento
,
scriva
all
'
imperatore
;
impedisca
la
distruzione
del
villaggio
,
per
carità
.
Il
prete
s
'
era
alzato
e
,
ascoltando
la
donna
,
camminava
su
e
giù
per
la
stanza
,
in
preda
ad
un
'
agitazione
vivissima
.
Ripeteva
:
-
Infami
-
.
Poi
disse
ad
alta
voce
:
Parlerò
al
Capocomune
,
m
'
intenderò
con
lui
,
e
qualcosa
,
se
Dio
ci
aiuta
,
riusciremo
a
fare
.
-
Il
Capocomune
!
Un
bel
soccorso
!
-
ripigliò
la
donna
.
-
È
lui
che
ha
fatto
impazzir
la
gente
;
è
lui
che
suggerisce
a
tutti
di
barattare
il
bestiame
,
il
quale
dà
tanti
pensieri
,
come
dice
,
e
così
poco
profitto
,
con
quei
fogli
di
carta
che
fruttano
del
bell
'
oro
solo
a
guardarli
.
L
'
ho
sentito
io
con
le
mie
orecchie
,
signor
curato
.
Povero
il
nostro
armento
!
E
poi
(
la
ho
da
dire
?
)
a
quelli
che
rispondevano
che
Don
Giuseppe
non
crede
a
così
fatti
miracoli
,
il
Capocomune
replicava
:
«
Ah
sì
!
Quel
...
(
la
taccio
per
rispetto
)
quel
...
lo
caccieremo
via
,
e
presto
.
È
ora
di
finirla
con
quel
...
Non
vede
più
là
del
naso
e
pretende
d
'
insegnare
alla
gente
»
.
Poi
,
sottovoce
,
aggiungeva
:
«
Sappiate
che
durerà
poco
,
una
settimana
al
più
;
lo
so
io
,
e
basta
»
.
Il
prete
continuava
a
camminare
,
invaso
dall
'
ira
:
-
Ebbene
,
andrò
domani
dal
capitano
a
Malè
,
chiamerò
il
signor
giudice
,
farò
processare
tutta
questa
canaglia
-
.
Ma
Menico
,
dalla
soglia
della
camera
,
diceva
:
-
Signor
curato
,
sono
quasi
le
dieci
:
venga
a
vestirsi
per
la
messa
-
.
Dovette
avvicinarsi
al
padrone
e
ripeterglielo
più
volte
,
tanto
il
prete
era
fuori
di
sé
.
Don
Giuseppe
cercò
di
ricomporsi
un
poco
,
salutò
la
donna
e
il
vecchio
contadino
,
uscì
dalla
canonica
e
,
traversando
il
sagrato
,
entrò
dalla
porticina
esterna
in
sagrestia
,
intanto
che
il
ragazzotto
uccisore
dell
'
orsa
suonava
a
distesa
l
'
ultima
chiamata
.
Mentre
Menico
s
'
affaccendava
nell
'
aiutare
il
padrone
a
vestirsi
,
questi
premeva
violentemente
il
petto
con
la
mano
lì
dove
il
cuore
pulsa
,
come
se
avesse
voluto
impedirgli
di
battere
,
e
bisbigliava
le
preci
.
Mosse
all
'
altare
con
gli
occhi
a
terra
,
senza
veder
nessuno
;
s
'
inchinò
dinanzi
ai
gradini
,
poi
andò
a
baciare
la
tavola
consacrata
;
e
nello
stesso
tempo
ch
'
egli
pronunciava
le
parole
rituali
faceva
nell
'
interno
queste
giaculatorie
:
-
Io
sono
indegno
di
avvicinarmi
all
'
ara
dove
stanno
le
reliquie
dei
Santi
;
io
sono
indegno
di
essere
ammesso
al
divin
desco
dove
s
'
imbandisce
il
Santo
dei
Santi
.
Fate
,
oh
Signore
,
ch
'
io
non
vi
porga
un
bacio
simile
a
quello
di
Giuda
.
Ah
,
Signore
,
salvatemi
da
tanta
nefandità
purificando
il
mio
spirito
...
Oramus
te
Domine
...
Kyrie
eleison
...
Oh
,
dolce
Signore
,
quanti
beni
avete
dato
agli
uomini
,
e
come
questi
vi
restituiscono
il
male
.
Eccovi
in
faccia
il
più
ingrato
,
il
più
colpevole
di
tutti
.
Perdonatemi
,
Signore
;
compatite
alla
mia
miseria
;
abbiate
pietà
di
me
...
Gloria
in
excelsis
Deo
...
Il
prete
,
sempre
con
gli
occhi
a
terra
,
si
voltò
verso
il
popolo
;
e
mentre
con
la
bocca
leggeva
l
'
Epistola
dalla
parte
destra
dell
'
altare
,
mormorava
dentro
:
-
Agnello
senza
colpa
,
che
avete
voluto
essere
calunniato
,
deriso
,
offeso
per
compiere
gli
oracoli
della
Scrittura
,
fate
ch
'
io
possa
imitare
la
vostra
innocenza
negli
atti
e
la
vostra
pazienza
nelle
afflizioni
-
.
Tornò
alla
sinistra
e
cominciò
la
lettura
del
Vangelo
:
-
Munda
cor
meum
...
Verbo
grazioso
nella
dolcezza
e
nell
'
umiltà
,
fate
che
la
dolcezza
e
l
'
umiltà
non
abbandonino
mai
il
mio
cuore
...
Credo
in
unum
Deum
...
Il
prete
scopre
il
calice
,
lo
ricopre
,
si
purifica
le
mani
a
lato
dell
'
altare
,
mostra
il
volto
a
'
credenti
,
e
,
sempre
con
lo
sguardo
basso
,
dice
:
-
Orates
frates
-
.
Alza
poi
l
'
ostia
,
come
immagine
di
Gesù
alzato
sulla
croce
,
e
,
consacrato
il
vino
,
solleva
il
calice
.
-
Oh
sangue
prezioso
,
sgorga
insino
a
me
quale
nuovo
battesimo
.
Oh
se
potessi
versare
il
mio
sangue
tutto
per
te
,
il
mio
sangue
fino
all
'
ultima
stilla
...
per
omnia
saecula
...
Il
prete
spezza
in
due
parti
l
'
ostia
santa
,
a
similitudine
dell
'
anima
di
Gesù
che
si
stacca
dal
corpo
;
mette
una
parte
dell
'
ostia
nel
calice
e
la
consuma
picchiandosi
il
petto
:
-
Domine
non
sum
dignus
...
-
Indi
riceve
il
sangue
prezioso
nel
calice
,
e
,
dopo
essersi
comunicato
,
procede
alle
abluzioni
:
-
Dominus
vobiscum
...
Nella
ineffabile
gioia
di
vedervi
salire
al
cielo
,
oh
Salvatore
del
mondo
,
sento
la
contentezza
di
possedervi
ancora
qui
in
terra
;
la
mia
fede
vi
adora
sul
trono
del
vostro
amore
nell
'
Eucarestia
,
in
quello
stesso
modo
che
vi
adora
sul
trono
della
vostra
gloria
in
Paradiso
...
Nel
dire
:
-
Ite
Missa
est
-
il
sacerdote
alzò
gli
occhi
e
vide
dinanzi
alla
folla
,
seduta
nella
prima
linea
di
panche
,
Olimpia
,
la
baronessa
,
accanto
al
maestrino
di
pianoforte
.
Il
collo
di
neve
ed
il
principio
del
seno
candido
,
spiccavano
nella
mezza
oscurità
del
tempio
.
Ella
sorrideva
colle
sue
labbra
tumide
e
rosse
,
fissando
gli
occhi
negli
occhi
di
Don
Giuseppe
,
lasciva
e
sfacciata
.
Il
prete
sentì
un
velo
calargli
sulle
palpebre
;
non
ci
vide
più
;
traballò
;
il
sangue
gli
corse
tutto
al
cuore
.
Un
istante
dopo
gli
corse
tutto
al
cervello
,
e
allora
non
poté
più
frenarsi
,
e
cominciò
sui
gradini
stessi
dell
'
altare
,
con
la
voce
tonante
,
con
il
gesto
del
Cristo
nel
Giudizio
di
Michelangelo
,
una
predica
furibonda
.
-
Via
dalla
casa
del
Signore
i
perversi
e
gli
ipocriti
.
Fuori
i
profanatori
dal
tempio
.
Voglio
impugnare
lo
scudiscio
di
Gesù
per
cacciare
lontano
questi
corruttori
delle
anime
,
questi
ingannatori
delle
coscienze
,
questi
avidi
succhiatori
del
danaro
del
povero
.
E
voi
,
gente
illusa
,
non
vedete
,
orbi
che
siete
,
quale
precipizio
vi
si
apre
sotto
ai
piedi
?
Rovinate
il
paese
,
gettate
nella
miseria
i
vostri
figliuoli
,
la
vostra
moglie
,
i
vostri
vecchi
per
correre
dietro
all
'
inganno
.
Aprite
gli
occhi
,
figliuoli
.
Credete
a
me
,
che
da
dieci
anni
sono
con
tutto
il
cuore
vostro
padre
e
fratello
,
credete
a
me
,
che
piuttosto
di
lasciare
questa
cara
montagna
morirei
cento
volte
.
Ed
io
vi
scongiuro
,
come
pregavo
momenti
fa
il
Signore
,
padrone
di
tutte
quante
le
cose
:
ravvedetevi
,
tornare
ai
vostri
costumi
onesti
e
semplici
,
alla
cura
dei
vostri
armenti
,
all
'
amore
di
chi
vi
ama
davvero
.
Avrete
la
pace
in
terra
,
e
la
gioia
in
cielo
.
Rammentatevi
i
comandamenti
di
Dio
.
Nel
sesto
i
Canoni
penitenziali
gridano
anatema
contro
la
femmina
che
si
imbelletta
per
piacere
agli
uomini
;
nel
settimo
e
nel
nono
gridano
anatema
contro
colui
che
ruba
con
la
violenza
,
con
la
frode
,
o
con
le
false
lusinghe
.
Fuggite
i
peccatori
.
Dio
v
'
aiuti
e
vi
ispiri
.
5
Il
prete
,
poiché
si
fu
sfogato
,
rientrò
nella
sua
camera
livido
in
volto
,
salvo
due
cerchi
rosei
nel
mezzo
delle
gote
,
con
la
gola
arsa
,
con
il
petto
divorato
da
fiamme
interne
,
tossendo
,
sputando
nel
fazzoletto
larghe
chiazze
di
sangue
,
ma
abbastanza
calmo
,
mentre
al
di
fuori
invece
la
tempesta
s
'
andava
addensando
contro
di
lui
.
In
chiesa
,
nell
'
udire
la
voce
terribile
rintronar
sotto
le
vòlte
,
nessuno
aveva
ardito
di
fiatare
;
ma
poi
,
finita
la
predica
,
uscendo
all
'
aperto
,
fu
un
bisbiglio
,
un
interrogarsi
,
un
esclamare
,
uno
scandalizzarsi
quasi
generale
.
Chi
non
aveva
bene
afferrato
il
senso
delle
parole
se
le
faceva
spiegar
dal
compagno
.
La
baronessa
era
sparita
;
il
Capocomune
era
corso
a
dar
l
'
ordine
che
sellassero
il
mulo
,
intendendo
volare
a
Trento
per
ottenere
,
diceva
,
che
i
pazzi
furiosi
venissero
finalmente
mandati
al
manicomio
.
Il
dì
seguente
,
appena
giorno
,
non
ostante
la
febbre
,
il
curato
scese
a
piedi
nella
valle
,
e
poi
da
Cogo
,
montato
sopra
una
carretta
di
contadini
,
andò
a
Malè
per
vedere
il
Capitano
,
il
quale
,
ascoltate
le
parole
del
prete
con
qualche
impazienza
,
gli
disse
che
le
sue
proprie
informazioni
risultavano
differenti
;
non
c
'
erano
pericoli
;
non
c
'
era
un
perché
di
pigliarsela
tanto
calda
;
queste
cose
,
del
resto
,
riguardare
l
'
autorità
civile
,
non
l
'
ecclesiastica
;
stesse
quieto
dunque
e
tornasse
a
casa
.
Nel
ritorno
il
prete
,
avvilito
,
sfinito
,
si
fermò
dalla
signora
Carlina
,
che
era
sola
.
Si
rammentò
della
lettera
ricevuta
il
dì
innanzi
,
e
principiò
con
savie
ragioni
a
tentare
di
confortarla
;
ma
,
mentre
parlava
,
le
lagrime
gli
rigavano
le
guance
,
ed
ansava
.
La
buona
giovane
con
bel
garbo
lo
fece
tacere
,
lo
sforzò
dolcemente
a
pigliare
un
poco
di
brodo
,
un
mezzo
bicchier
di
vino
e
due
bocconcini
di
una
certa
torta
ch
'
ella
aveva
preparata
con
le
sue
bianche
mani
.
Il
prete
si
calmò
;
ascoltava
la
voce
tranquilla
,
soave
della
poverina
,
la
quale
aveva
dimenticato
i
suoi
proprii
dolori
per
alleviare
quelli
del
suo
caro
curato
.
Non
voleva
lasciarlo
andare
,
lo
pregava
a
mani
giunte
che
non
si
rimettesse
in
cammino
;
ma
il
prete
,
sospirando
,
ripeteva
:
-
Compirò
il
mio
dovere
.
Nell
'
uscire
da
quella
casa
si
sentì
più
robusto
,
più
leggero
e
più
puro
.
Prima
di
avviarsi
all
'
erta
della
sua
montagna
volle
tornare
indietro
una
ventina
di
passi
per
inginocchiarsi
ad
una
cappelletta
.
Un
lumino
rischiarava
l
'
immagine
della
Santa
,
la
quale
,
certo
,
non
era
stata
dipinta
né
dal
Beato
Angelico
,
né
da
Raffaello
da
Urbino
.
I
capelli
,
fatti
a
linee
ondulate
mezze
giallognole
e
mezze
rossigne
,
le
cadevano
sulle
spalle
,
ed
erano
circondati
da
una
grande
aureola
a
raggi
,
simile
alle
ruote
di
un
carro
;
aveva
le
guance
porporine
;
aveva
la
bocca
a
forma
di
sgraffa
orizzontale
d
'
un
bel
colore
vermiglio
;
e
le
sopracciglia
dovevano
essere
state
tracciate
con
le
seste
,
prendendo
a
centro
le
pupille
azzurre
,
tanto
il
loro
semicerchio
appariva
netto
e
preciso
.
Ma
quando
il
prete
,
nel
fervore
della
sua
orazione
,
alzò
gli
occhi
a
quella
figura
,
gli
parve
che
fosse
uno
scherzo
del
diavolo
.
Credé
di
vedere
un
'
atroce
caricatura
di
Olimpia
,
e
subito
sentì
il
cuore
martellargli
orribilmente
,
e
si
alzò
disperato
.
Mille
idee
ribollivano
nel
suo
cervello
;
ma
ce
n
'
era
una
piccola
,
la
quale
si
metteva
innanzi
a
ogni
tratto
,
ed
era
questa
:
-
La
donna
infame
ha
sì
o
no
le
labbra
,
le
gote
e
le
sopracciglia
dipinte
?
La
signora
Carlina
aveva
visto
bene
,
o
l
'
innocente
gelosia
le
aveva
forse
offuscato
il
giudizio
?
-
E
al
sospetto
che
fossero
finzioni
,
il
prete
sentiva
un
certo
vago
rammarico
.
Poi
si
vergognava
di
quegli
indegni
pensieri
,
s
'
affaticava
a
ritrovare
il
filo
della
preghiera
interrotta
;
ma
quanto
più
raccoglieva
le
sue
forze
per
cacciar
via
l
'
immagine
della
donna
oscena
,
tanto
più
quell
'
immagine
viva
,
imperiosa
,
seducente
,
supremamemte
bella
,
gli
si
piantava
ostinatamente
in
faccia
.
Il
dì
seguente
alle
cinque
del
mattino
il
curato
stava
seduto
nel
confessionario
ad
ascoltare
e
a
perdonare
i
peccati
monotoni
delle
paesane
.
Era
il
dì
di
San
Rocco
,
e
le
donne
timorate
,
prima
di
unirsi
con
la
candela
alla
processione
,
che
,
verso
le
quattro
della
sera
,
doveva
avere
luogo
tra
la
chiesa
del
villaggio
e
l
'
oratorio
del
Santo
,
volevano
mettere
la
coscienza
in
pace
.
Ad
ogni
assoluzione
il
prete
ripeteva
dentro
di
sé
,
compunto
e
devoto
,
i
versetti
del
cinquantesimo
Salmo
,
e
,
per
vincere
la
stanchezza
e
la
noia
,
riandava
nella
memoria
i
capitali
precetti
sul
ben
confessare
,
massime
quelli
dati
da
sant
'
Alfonso
dei
Liguori
,
il
quale
insegnò
a
rimanere
sempre
nel
giusto
mezzo
,
non
declinando
neque
ad
dexteram
rigorismi
,
neque
ad
sinistram
laxitatis
.
Una
ventina
di
penitenti
aveva
già
ricevuto
l
'
Ego
te
absolvo
quando
il
prete
sentì
un
olezzo
come
di
viole
,
soavissimo
,
e
vide
dai
bucherelli
della
fitta
grata
un
'
ombra
tutta
nera
.
In
quell
'
incavo
buio
del
confessionario
non
si
potevano
scorgere
i
lineamenti
del
volto
,
ch
'
erano
,
per
di
più
,
ricoperti
di
un
velo
nero
a
ricami
.
Il
sacerdote
principiò
in
tono
pieno
di
benevolenza
:
-
Ringraziamo
il
Signore
,
figliuola
mia
,
che
vi
ha
condotta
quest
'
oggi
al
tribunale
della
penitenza
.
Non
temete
:
io
non
sono
altro
che
il
vicario
del
suo
amore
,
vicarius
amoris
Christi
.
Dio
vuole
consolarvi
:
fate
dunque
cuore
;
io
vi
aiuterò
.
Qualunque
cosa
vi
sia
succeduta
,
col
soccorso
divino
rimedieremo
a
tutto
.
Dite
dunque
con
santa
confidenza
.
-
Padre
,
sono
io
.
Il
prete
scattò
e
fece
per
uscire
dal
confessionario
;
ma
poi
,
credendo
che
fosse
una
tentazione
del
demonio
,
strinse
la
croce
che
gli
pendeva
dal
collo
e
mormorò
una
preghiera
.
-
Padre
,
sono
io
,
-
ripeteva
la
voce
dell
'
ombra
nera
,
-
e
voglio
che
mi
ascoltiate
.
Il
prete
rimase
a
sedere
,
pensando
che
non
è
lecito
respingere
un
penitente
,
e
balbettò
,
mentre
grosse
stille
di
sudore
gli
gocciolavano
dalla
fronte
:
-
Siete
pentita
?
Propriamente
pentita
?
Sapete
che
cosa
è
la
contrizione
?
È
l
'
odio
del
peccato
commesso
con
la
ferma
volontà
di
emendarsi
.
-
Don
Giuseppe
,
vengo
a
salvarvi
.
-
Si
tratta
di
me
soltanto
?
-
Di
voi
solo
.
-
Allora
questo
non
è
il
luogo
.
Scrivetemi
.
-
Non
posso
.
Quel
che
vi
dirò
deve
rimanere
segreto
.
-
Sotto
suggello
di
confessione
?
-
Sotto
suggello
di
confessione
.
-
Vi
avverto
allora
che
non
dovete
pronunciare
nomi
di
colpevoli
o
complici
:
i
Concilii
hanno
riprovato
formalmente
queste
delazioni
.
-
Dirò
una
cosa
;
tacerò
i
nomi
.
Don
Giuseppe
,
siete
un
ostacolo
;
vogliono
torvi
di
mezzo
.
-
Lotterò
.
-
Don
Giuseppe
,
vogliono
farvi
morire
.
-
Mi
difenderò
.
-
Vi
avveleneranno
domani
.
Badate
all
'
ampolla
del
vino
.
Chiudete
la
sagrestia
;
mutate
il
vino
;
spezzate
l
'
ampolla
:
salvatevi
.
Addio
-
.
E
l
'
ombra
nera
scomparve
dalla
chiesa
,
mentre
il
sole
cominciava
a
indorare
la
cima
del
campanile
.
Il
curato
ripigliò
le
sue
confessioni
con
la
stessa
pazienza
,
con
la
identica
dolcezza
di
prima
.
Tutto
il
giorno
fu
affaccendato
nella
processione
,
nelle
visite
dei
preti
della
valle
,
ai
quali
dovette
offrire
del
vino
,
quello
ben
leggiero
e
acidetto
che
aveva
,
ed
in
molti
altri
uffici
ed
impicci
.
Diede
le
disposizioni
per
la
cerimonia
della
mattina
seguente
,
giacché
la
immagine
di
San
Rocco
,
ch
'
era
stata
solennemente
portata
dall
'
oratorio
alla
chiesa
del
villaggio
,
doveva
venire
di
nuovo
riportata
al
suo
luogo
,
e
,
salutato
Menico
,
si
rinchiuse
alla
fine
nella
propria
camera
più
morto
che
vivo
,
benché
la
febbre
fosse
diminuita
e
la
tosse
gli
avesse
lasciato
un
po
'
di
tregua
.
Subito
dopo
la
rivelazione
di
Olimpia
il
prete
era
diventato
un
altr
'
uomo
.
Le
incertezze
,
le
angoscie
,
il
malcontento
di
sé
,
le
lotte
basse
,
che
doveva
combattere
contro
la
propria
immaginazione
,
la
guerra
spietata
,
che
doveva
muovere
a
'
propri
sensi
,
il
dubbio
di
essere
già
caduto
,
per
causa
delle
sue
debolezze
,
in
qualche
grave
peccato
:
tutto
ciò
lo
aveva
incurvato
della
persona
e
prostrato
di
spirito
.
Si
era
tosto
raddrizzato
e
animato
;
aveva
tosto
assunto
un
'
aria
lieta
,
quasi
baldanzosa
.
-
Morirò
-
ripeteva
-
morirò
sull
'
altare
.
Uscirò
da
questo
sozzo
involucro
di
carne
;
diventerò
puro
spirito
.
Non
più
contrasti
,
non
più
rimorsi
,
la
quiete
dell
'
eternità
.
Ma
,
durante
il
giorno
,
gli
erano
nati
degli
scrupoli
.
Poteva
egli
bere
senz
'
altro
?
Non
aveva
egli
l
'
obbligo
di
serbarsi
alle
miserie
mortali
per
amor
del
prossimo
?
Il
segreto
della
confessione
doveva
spingersi
fino
a
danneggiare
se
stesso
,
quando
il
salvarsi
non
poteva
creare
sospetti
verso
nessuno
?
Cercò
nelle
decisioni
dei
Concilii
,
nel
Rituale
romano
;
guardò
il
Tractatus
de
Sacramento
Poenitentiae
;
consultò
gli
scritti
del
cardinale
di
Lugo
,
del
Coninck
sulla
Confessione
;
esaminò
le
opere
di
san
Tommaso
.
In
nessun
luogo
all
'
inviolabilità
del
sigillo
erano
ammesse
eccezioni
.
Il
prete
anzi
,
con
sommo
sconforto
,
rinvenne
un
caso
identico
al
suo
,
quello
del
beato
padre
del
Buffalo
,
fondatore
dei
Missionarii
del
Prezioso
Sangue
,
il
quale
,
avvertito
che
il
vino
delle
ampolle
era
avvelenato
,
andò
ugualmente
a
celebrare
la
messa
,
si
servì
di
quelle
ampolle
,
di
quel
vino
e
morì
.
Bisogna
,
in
una
parola
,
che
il
sacerdote
ignori
,
anche
per
sé
,
a
qualunque
costo
,
sempre
,
ciò
che
ha
udito
nel
confessionario
.
Messo
bene
in
sodo
questo
punto
essenziale
,
e
ringraziato
con
caldissima
effusione
il
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
il
curato
si
pose
a
letto
,
dove
trovò
,
dopo
tante
tempeste
,
un
sonno
lungo
e
placido
.
Menico
dovette
scuotere
più
volte
il
corpo
delicato
del
prete
prima
che
questi
riescisse
a
destarsi
bene
.
Buon
pro
le
faccia
,
signor
curato
,
-
disse
il
vecchio
bisbetico
.
-
È
ora
di
alzarsi
.
Non
sente
che
suonano
per
la
messa
?
-
Vengo
,
vengo
,
buon
Menico
-
.
E
in
venti
minuti
era
già
parato
in
sagrestia
,
e
ripeteva
,
beato
,
il
Veni
Creator
.
Entrò
in
chiesa
come
se
entrasse
in
Paradiso
;
aveva
gli
occhi
esultanti
;
il
suo
incesso
non
era
mai
stato
così
maestoso
;
la
sua
persona
non
era
mai
stata
così
superba
;
sembrava
ch
'
egli
,
raggiando
,
salisse
i
gradini
del
trono
di
Dio
.
Introibo
ad
altare
...
Introibo
ad
altare
...
e
Menico
,
che
doveva
risponder
messa
,
non
capitava
.
Finalmente
entrò
dalla
porticina
della
sagrestia
,
recando
sul
piccolo
vassoio
le
due
ampolle
di
vetro
,
e
s
'
affrettò
verso
l
'
altare
.
Ma
,
mentre
passava
,
un
'
ombra
vestita
di
nero
,
col
velo
che
le
copriva
la
faccia
,
s
'
alzò
,
e
come
se
volesse
precipitosamente
uscire
di
chiesa
,
diede
di
cozzo
al
vecchietto
piccolo
,
sicché
vassoio
e
ampolle
andarono
per
terra
.
Si
sentì
un
gran
fracasso
,
e
le
ampolle
si
ruppero
in
cento
pezzi
.
Il
vino
e
l
'
acqua
formarono
due
rigagnoletti
.
Non
si
può
dire
la
confusione
che
ne
nacque
.
Chi
è
stato
,
chi
non
è
stato
?
Una
donna
.
È
fuggita
.
L
'
ha
fatto
apposta
?
E
quello
sciocco
di
Menico
!
Ora
come
si
farà
?
Non
si
dirà
più
la
messa
.
Bisognerà
riconsacrare
la
chiesa
.
È
una
minaccia
del
cielo
.
-
Andate
a
pigliare
le
boccette
nell
'
oratorio
di
San
Rocco
.
Questo
consiglio
fu
immediatamente
seguito
,
e
,
dopo
un
quarto
d
'
ora
,
la
messa
poté
ricominciare
.
Dopo
la
messa
ebbe
luogo
la
processione
,
con
i
relativi
stendardi
,
le
solite
bambine
vestite
da
angioletti
,
i
soliti
incappati
di
rosso
e
di
verde
,
ed
i
consueti
brontolii
.
La
statua
di
San
Rocco
,
in
legno
colorito
,
con
il
suo
cappellone
a
larghe
tese
,
la
conchiglia
del
pellegrino
e
la
mano
che
mostra
le
piaghe
della
gamba
,
fu
rimessa
nella
nicchia
dell
'
oratorio
,
e
la
cerimonia
ebbe
fine
.
Il
curato
aveva
estremo
bisogno
di
rimanere
solo
.
Entrando
nella
canonica
,
vide
in
piedi
vicino
alla
finestra
dell
'
andito
due
persone
,
che
lo
dovevano
certo
aspettare
.
Erano
il
Capocomune
ed
un
ecclesiastico
,
appena
giunti
da
Trento
.
Li
pregò
di
mettersi
a
sedere
;
ma
l
'
ecclesiastico
,
in
attitudine
umile
e
compunta
,
porse
al
curato
una
grande
lettera
,
suggellata
con
le
armi
di
Monsignor
Vescovo
.
Il
curato
,
lette
le
prime
righe
,
impallidì
e
chiese
licenza
di
ritirarsi
per
un
momento
nella
sua
camera
.
Appoggiò
al
muro
le
spalle
e
continuò
a
leggere
,
poi
cadde
sulle
ginocchia
di
contro
al
Cristo
sanguinoso
e
pregò
alcuni
minuti
.
La
lettera
sospendeva
il
prete
dalle
sue
funzioni
di
curato
,
gli
ordinava
di
consegnare
immediatamente
la
chiesa
con
tutti
gli
oggetti
sacri
,
e
la
canonica
con
tutto
ciò
che
non
fosse
di
proprietà
sua
personale
,
all
'
ecclesiastico
esibitore
del
foglio
,
d
'
accordo
,
per
ciò
che
potesse
riferirsi
alla
potestà
civile
,
con
il
signor
Capocomune
.
Quanto
alle
ragioni
di
una
ordinanza
tanto
severa
era
detto
poco
.
Si
citava
questo
precetto
:
Parochus
debet
,
in
quantum
potest
,
cum
debita
prudentia
scandala
de
medio
tollere
;
ora
,
non
solamente
il
curato
aveva
mancato
di
prudenza
nel
cercare
di
togliere
via
gli
scandali
,
ma
ne
aveva
fatto
nascere
di
nuovi
e
gravissimi
,
senza
volersi
fermare
alla
sua
condotta
sospetta
,
o
per
lo
meno
incauta
anche
rispetto
alla
morale
.
Perduta
oramai
ogni
autorità
nella
parrocchia
,
doveva
lasciar
ad
altri
il
suo
ufficio
.
-
Firmato
:
GIOVANNI
Vescovo
.
L
'
ordine
era
perentorio
;
bisognava
ubbidire
.
Chiamò
Menico
,
pregandolo
di
fare
senza
indugio
un
involto
della
sua
poca
biancheria
,
della
veste
talare
,
di
un
paio
di
scarpe
,
di
tre
o
quattro
volumi
teologici
:
nient
'
altro
.
Si
mise
in
tasca
i
ritratti
in
dagherrotipo
del
padre
e
della
madre
defunti
,
ed
uscì
nell
'
andito
,
dicendo
:
-
Sono
pronto
.
Principiamo
,
se
credono
,
dalla
sagrestia
.
L
'
ecclesiastico
così
subito
non
voleva
;
facesse
il
comodo
suo
;
v
'
era
tempo
;
desiderava
anzi
mostrargli
la
propria
costernazione
;
bramava
che
si
sapesse
come
non
avrebbe
accettato
senza
il
vincolo
della
santa
ubbidienza
.
Don
Giuseppe
insistette
,
e
si
principiò
la
consegna
oggetto
per
oggetto
.
La
faccenda
non
avrebbe
dovuto
riuscire
lunga
,
tanto
la
chiesa
era
povera
e
l
'
armadio
della
sagrestia
piccolo
;
ma
il
nuovo
curato
voleva
esaminare
tutto
appuntino
,
e
con
voce
untuosa
,
con
accento
mellifluo
notava
:
-
O
Dio
,
com
'
è
sudicio
!
Santa
Vergine
Maria
,
com
'
è
stracciato
!
Ne
manca
un
pezzo
!
V
'
è
una
macchia
d
'
olio
!
Che
pitoccheria
!
Che
indecenza
!
-
Vi
fu
un
istante
in
cui
Don
Giuseppe
guardò
nel
viso
il
pretino
soave
,
poi
disse
con
la
frase
rotta
e
rapida
dell
'
impazienza
:
-
Reverendo
,
la
parrocchia
è
tanto
misera
!
Ho
dato
per
la
chiesa
tutto
quel
poco
che
avevo
,
tutto
fino
all
'
ultimo
centesimo
:
non
ho
saputo
far
meglio
.
Compatisca
-
.
L
'
altro
diventò
ancora
più
zuccherino
e
ostinato
.
Nominava
in
latino
gli
oggetti
e
li
esaminava
uno
ad
uno
meticolosamente
:
Purificatorium
lineum
...
è
tutto
sfilacciato
!
Mappa
triplex
ex
lino
vel
cannabe
confecta
...
vi
sono
due
buchi
,
anzi
tre
,
anzi
quattro
!
Calix
et
patena
...
di
ottone
,
e
quante
ammaccature
!
Missale
cum
puvillo
...
non
c
'
è
un
foglio
che
abbia
l
'
angolo
intiero
!
Paramenta
albi
,
rubri
,
viridis
,
violacei
et
nigri
coloris
...
oh
che
colori
sbiaditi
,
non
si
distinguono
più
l
'
uno
dall
'
altro
!
Bursa
,
velum
,
manutergium
...
roba
da
buttar
via
!
Ampullae
vitreae
...
-
Le
ampolle
non
c
'
erano
;
e
qui
la
faccia
del
novello
pastore
assunse
una
espressione
tra
lo
scandalizzato
,
il
disgustato
e
il
pietoso
,
chinando
il
capo
a
sinistra
e
giugnendo
le
mani
all
'
altezza
della
bocca
.
Nella
canonica
Don
Giuseppe
disse
:
-
Lascio
tutto
,
eccetto
,
se
permettono
,
questo
fardello
-
,
e
mostrava
la
roba
che
c
'
era
dentro
.
Continuò
lesto
,
come
se
le
parole
gli
bruciassero
le
labbra
:
-
Prego
il
signor
Capocomune
di
accettare
in
mia
memoria
questo
fucile
da
caccia
;
prego
il
reverendo
signor
curato
di
distribuire
ai
poveri
del
paese
un
poco
di
danaro
,
a
giudizio
suo
,
in
compenso
di
questi
mobili
,
di
tutti
questi
oggetti
,
che
sono
mia
proprietà
e
che
abbandono
alla
canonica
-
.
L
'
ecclesiastico
,
grave
e
contegnoso
,
dopo
avere
ben
guardato
in
ogni
angolo
della
stanza
,
assentì
col
capo
.
La
voce
di
Don
Giuseppe
ripigliò
fioca
,
strozzata
dal
dolore
:
-
Mi
faccia
poi
una
grazia
,
reverendo
:
ai
miei
...
scusi
,
ai
suoi
buoni
parrocchiani
rechi
l
'
ultimo
addio
del
povero
pastore
senza
gregge
.
Li
ho
tanto
amati
,
e
devo
partire
,
dopo
dieci
anni
,
senza
salutarli
con
una
sola
parola
d
'
affetto
,
e
nell
'
andarmene
sento
l
'
anima
straziata
ed
il
corpo
disfatto
,
e
mi
restano
pochi
giorni
di
vita
,
ma
in
questi
pochi
giorni
pregherò
per
essi
come
il
padre
prega
per
i
suoi
cari
figliuoli
-
.
Le
lagrime
spuntarono
negli
occhi
di
quel
disgraziato
.
Dalla
via
che
conduce
tosto
fuori
del
paese
,
il
prete
,
in
compagnia
di
Menico
,
s
'
avviò
rapido
giù
per
la
china
;
ma
,
dopo
un
centinaio
di
passi
,
si
fermò
come
avesse
scordato
una
cosa
di
suprema
importanza
.
Stette
un
poco
a
pensare
,
poi
,
dandosi
coraggio
,
tornò
indietro
e
bussò
alla
canonica
.
Quando
il
nuovo
curato
se
lo
vide
ancora
davanti
,
non
poté
trattenere
un
moto
di
dispetto
;
e
Don
Giuseppe
,
confuso
,
pauroso
,
bisbigliò
:
-
Perdoni
,
reverendo
;
un
minuto
solo
;
abbia
pietà
del
misero
prete
,
ch
'
ella
non
vedrà
mai
più
.
Il
suo
cuore
sia
generoso
,
senta
,
non
s
'
adiri
,
mi
faccia
un
dono
,
il
più
gran
dono
ch
'
io
possa
ricevere
in
questo
mondo
-
.
L
'
altro
aveva
negli
occhi
l
'
impazienza
,
lo
sprezzo
,
l
'
avarizia
,
ma
sulle
labbra
il
suo
perpetuo
sorriso
.
Don
Giuseppe
continuò
,
sempre
dalla
porta
,
timidamente
,
umilmente
,
al
modo
di
uno
che
implori
l
'
elemosina
:
-
Nella
camera
v
'
è
un
Cristo
in
croce
,
il
solo
conforto
mio
,
e
lo
ho
pregato
sempre
,
e
sempre
mi
ha
aiutato
,
e
sempre
mi
ha
salvato
dalle
tentazioni
della
carne
.
Senza
quel
Cristo
non
potrei
più
vivere
,
né
morire
.
Reverendo
,
abbia
compassione
di
me
,
mi
regali
quel
Cristo
.
Il
nuovo
curato
si
avvicinò
all
'
inginocchiatoio
e
guardò
la
figura
:
l
'
intaglio
era
grossolano
,
la
dipintura
goffa
,
con
il
rosso
grumoso
del
sangue
,
che
sprizzava
dalla
fronte
incoronata
di
spine
e
sgorgava
dalle
ampie
ferite
del
costato
;
e
le
membra
da
cadavere
si
contorcevano
tutte
;
e
la
lunga
e
magra
e
livida
faccia
metteva
disgusto
e
terrore
.
Il
degno
sacerdote
staccò
dalla
parete
il
Cristo
e
lo
porse
a
Don
Giuseppe
,
dicendo
:
-
L
'
immagine
del
Figliuolo
di
Dio
mi
piace
più
benigna
e
più
bella
.
La
religione
non
dev
'
essere
uno
spauracchio
da
bimbi
e
da
perversi
;
e
le
anime
dolci
,
come
la
mia
,
anelano
la
dolcezza
.
Prenda
e
vada
con
Dio
.
Menico
aspettava
fuori
del
villaggio
,
tenendo
in
mano
il
fardello
,
e
insistette
per
portare
anche
il
Cristo
,
ma
Don
Giuseppe
non
volle
.
Le
aveva
involto
in
uno
straccio
di
tela
verde
,
ma
lo
teneva
sotto
l
'
ascella
cautamente
,
come
fosse
stato
di
vetro
;
era
in
fatti
di
legno
tanto
tarlato
e
di
pezzi
così
male
incollati
insieme
che
certo
,
cadendo
in
terra
,
non
sarebbe
rimasto
intiero
.
Padrone
e
servo
si
guardavano
sovente
,
senza
pronunciare
una
sillaba
.
Cominciava
a
imbrunire
e
la
strada
era
deserta
.
Il
prete
sentiva
una
spossatezza
simile
a
quella
che
segue
le
grandi
febbri
,
e
aveva
la
fronte
bagnata
di
sudore
;
si
mise
a
sedere
sopra
un
sasso
,
quasi
in
terra
,
nascondendo
la
faccia
nelle
palme
delle
scarne
mani
e
posando
i
gomiti
sulle
ginocchia
;
pianse
;
poi
,
rialzando
la
testa
e
guardando
Menico
,
disse
:
-
Eppure
,
Menico
,
io
non
sono
colpevole
.
Non
ho
fatto
,
ch
'
io
sappia
,
niente
di
male
.
Ho
resistito
al
demonio
;
l
'
ho
vinto
.
Ho
amato
i
miei
parrocchiani
.
-
E
tornò
a
nascondere
il
volto
ed
a
piangere
.
Menico
si
fece
coraggio
,
e
chiese
finalmente
quel
che
voleva
domandare
da
un
pezzo
:
-
Signor
padrone
,
dove
intende
di
andare
?
-
Fino
a
Cogo
,
per
questa
sera
.
-
Ma
poi
?
-
Non
lo
so
.
-
E
allora
?
-
Mi
affido
alla
Provvidenza
.
-
La
Provvidenza
,
va
bene
;
ma
,
scusi
,
signor
padrone
,
ha
danari
in
tasca
?
-
No
.
-
Già
non
ne
poteva
avere
.
Li
consegnava
tutti
a
me
,
che
facevo
le
spese
.
Ma
se
non
me
ne
ricordavo
io
...
-
e
porse
al
padrone
un
vecchio
portamonete
,
soggiungendo
:
-
Vi
sono
cento
lire
.
-
Cento
lire
,
in
che
modo
?
Io
non
posso
averti
consegnato
tanto
.
-
Sì
,
signor
padrone
.
-
Dimmi
la
verità
.
-
Ebbene
,
c
'
è
dentro
qualche
cosa
de
'
miei
risparmi
.
-
Tutti
,
rispondi
il
vero
.
E
vuoi
restare
senza
nulla
?
-
Ho
bisogno
di
poco
.
-
Sei
un
cuor
d
'
oro
;
ma
non
voglio
.
Accetterò
venti
lire
.
-
Sessanta
per
lo
meno
.
-
No
,
venti
.
-
Eccone
venti
sole
,
-
e
Menico
diceva
una
bugia
.
Ne
aveva
lasciate
sessanta
.
-
Ora
va
,
Menico
;
è
vicina
la
notte
;
pare
che
voglia
far
temporale
;
dammi
il
fardello
e
torna
al
villaggio
.
Il
vecchietto
non
voleva
a
nessun
patto
;
intendeva
scendere
almeno
sino
a
Cogo
e
passarvi
la
notte
:
il
dì
seguente
il
cielo
avrebbe
provvisto
.
Ma
in
realtà
Menico
,
già
stracco
motto
,
camminava
zoppicando
e
inciampando
in
tutti
i
sassi
della
via
,
sicché
per
forza
si
dovette
fermare
.
Allora
il
prete
,
dando
un
bacio
sulla
fronte
al
vecchio
che
piangeva
,
gli
disse
addio
.
Nemmeno
il
cane
da
caccia
,
il
quale
aveva
seguito
il
suo
padrone
saltellandogli
intorno
,
voleva
tornare
indietro
;
e
Don
Giuseppe
,
mentre
lo
accarezzava
,
esaminò
nella
propria
coscienza
se
gli
fosse
lecito
d
'
ora
in
poi
ricevere
un
qualche
conforto
dal
gaio
affetto
della
bestia
fedele
,
ma
concluse
dentro
di
sé
vergognandosi
del
desiderio
profano
e
mormorando
:
-
Per
me
la
terra
non
deve
più
avere
nessuna
consolazione
-
.
Il
cane
,
legato
ad
una
funicella
e
tirato
da
Menico
,
si
contentò
di
rifare
con
la
coda
fra
le
gambe
il
cammino
alle
calcagna
del
vecchio
,
il
quale
andava
a
passi
di
lumaca
;
e
la
bestia
,
inquieta
,
insospettita
,
mandava
degli
ululati
lunghi
,
strazianti
,
che
si
diffondevano
come
voci
di
triste
presagio
nel
silenzio
delle
montagne
.
Quando
il
prete
non
poté
più
vederlo
,
Menico
si
sdraiò
sull
'
erba
,
brontolando
:
-
Gliel
'
ho
fatta
.
Egli
crede
che
io
ritorni
al
villaggio
;
invece
mi
riposo
un
'
oretta
,
e
poi
scendo
a
Cogo
a
raggiungerlo
,
e
sarà
bravo
chi
mi
potrà
staccare
da
lui
-
.
Di
tratto
in
tratto
ripeteva
:
-
O
che
caso
,
o
che
brutto
caso
!
6
Il
prete
restò
solo
.
La
via
piegava
in
quel
luogo
,
entrando
a
ghirigoro
in
un
'
altra
vallata
stretta
,
dalla
quale
non
si
poteva
più
scorgere
il
villaggio
alpino
.
Don
Giuseppe
si
voltò
per
guardare
la
sua
chiesa
,
il
suo
monte
,
e
fissare
gli
occhi
ancora
una
volta
sui
ghiacciai
della
cima
,
che
staccavano
biancastri
sulle
nubi
nella
luce
d
'
un
crepuscolo
grigio
e
monotono
.
Il
pover
'
uomo
non
tossiva
,
non
sentiva
nessun
bruciore
nel
petto
,
non
aveva
quella
febbriciattola
e
quelle
subitanee
accensioni
da
cui
era
tormentato
quasi
continuamente
:
ringraziò
il
cielo
,
che
gli
dava
un
'
ora
di
salute
il
giorno
in
cui
gli
aveva
tolto
ogni
altra
cosa
mortale
.
Solo
provava
uno
sfinimento
di
tutte
le
membra
,
il
quale
non
era
privo
di
una
certa
dolcezza
,
e
metteva
l
'
animo
in
uno
stato
di
vaga
e
come
sognante
ebrietà
.
Passando
dal
paesello
di
Ledizzo
,
alzò
gli
occhi
alle
finestre
della
casa
dove
abitava
la
signora
Carlina
.
Ella
che
guardava
appunto
nella
via
,
aspettando
il
dottore
,
vide
negli
ultimi
bagliori
della
sera
camminare
lentamente
il
suo
buon
Don
Giuseppe
,
e
lo
salutò
,
e
tutta
allegra
lo
pregò
di
salire
.
Al
prete
infelice
la
voce
purissima
di
quella
ingenua
creatura
parve
scendesse
dalle
alture
del
cielo
.
-
È
l
'
angelo
buono
-
mormorò
,
e
questo
pensiero
gli
richiamò
nella
fantasia
con
la
rapidità
del
fulmine
l
'
angelo
cattivo
,
il
demonio
terribilmente
bello
:
allora
,
scoperto
dal
drappo
verde
sdruscito
il
volto
sanguinoso
del
Cristo
che
teneva
sotto
l
'
ascella
,
gli
impresse
un
bacio
disperato
,
come
se
invocasse
da
quel
legno
la
propria
salvezza
.
Ma
la
signora
Carlina
insisteva
:
-
Venga
su
,
venga
,
signor
curato
;
ho
tante
cose
da
dirle
-
.
Il
prete
non
rispose
,
e
tirò
di
lungo
;
ma
,
dopo
venti
passi
,
mentre
stava
di
fianco
alla
cappelletta
,
ove
s
'
era
fermato
due
giorni
addietro
,
non
potendo
più
reggersi
sulle
gambe
,
sentendosi
vacillare
e
mancare
,
vi
entrò
.
Al
chiarore
incerto
del
lumino
,
l
'
immagine
goffa
della
santa
gli
tornò
a
sembrare
il
ritratto
infernale
di
Olimpia
.
Trascorse
una
mezz
'
ora
.
La
signora
Carlina
,
che
aveva
visto
il
prete
entrare
nella
cappella
,
dalla
quale
si
spandeva
in
un
breve
spazio
di
via
un
fioco
barlume
,
non
vedendolo
uscire
,
impensierita
cominciando
a
insospettirsi
di
qualcosa
,
scese
con
la
fantesca
e
andò
ella
stessa
a
vedere
.
Don
Giuseppe
,
accasciato
in
un
angolo
,
non
dava
segno
di
vita
:
le
braccia
penzoloni
,
il
capo
reclinato
all
'
indietro
,
gli
occhi
spenti
,
la
bocca
da
morto
.
Fu
chiesto
aiuto
,
e
il
corpo
del
povero
prete
venne
sollevato
,
portato
piano
piano
alla
casa
del
dottore
e
adagiato
sul
letto
nella
camera
della
signora
Carlina
,
la
quale
aveva
mandato
a
chiamare
in
gran
furia
il
marito
lì
dove
poteva
essere
a
quell
'
ora
,
dalla
baronessa
,
nelle
osterie
.
Ella
con
dita
leggiere
,
trattenendo
il
respiro
,
slacciò
il
goletto
del
prete
,
gli
sbottonò
la
sottoveste
,
e
pose
la
mano
sinistra
sul
petto
nudo
,
spiando
le
pulsazioni
.
Le
parve
di
sentire
che
il
cuore
battesse
;
allora
,
buttatasi
con
le
ginocchia
a
terra
,
ripeté
più
volte
:
-
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
,
oh
Dio
di
misericordia
,
salvatemi
il
mio
buon
Don
Giuseppe
!
-
Poi
tornava
subito
a
sentire
se
proprio
il
cuore
batteva
.
Il
prete
mandò
un
sospiro
così
lieve
che
non
avrebbe
mosso
la
fiamma
di
un
cerino
;
ma
la
giovine
donna
che
se
n
'
accorse
e
sulle
labbra
della
quale
spuntava
il
bel
sorriso
della
speranza
,
avvicinò
una
guancia
alle
labbra
livide
dell
'
infermo
per
accertarsi
se
ne
uscisse
davvero
un
poco
di
fiato
.
L
'
infermo
respirava
,
e
aprì
gli
occhi
trasognati
,
ma
le
membra
restarono
irrigidite
.
La
prima
cosa
ch
'
egli
domandò
e
che
la
signora
Carlina
comprese
più
dal
moto
della
bocca
che
non
dal
suono
della
parola
,
fu
questa
:
-
Il
mio
Cristo
,
il
mio
Crocifisso
-
.
Lo
avevano
trovato
infatti
,
adagiato
accuratamente
sopra
il
fardello
nell
'
oratorio
,
e
lo
avevano
recato
in
camera
.
La
signora
Carlina
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
mise
la
estremità
del
braccio
inferiore
della
croce
sul
cassettone
e
appoggiò
il
Cristo
alla
parete
,
dritto
,
in
faccia
alla
testiera
del
letto
,
sicché
il
prete
,
senza
muovere
il
capo
,
lo
potesse
guardare
.
La
croce
spiccava
negra
sulla
tinta
chiara
e
tersa
del
muro
,
in
mezzo
a
due
litografie
colorate
,
chiuse
tra
filetti
d
'
oro
,
l
'
una
delle
quali
figurava
Paolo
e
Virginia
al
guado
,
l
'
altra
la
morte
della
fanciulla
e
l
'
amante
che
se
ne
dispera
.
Il
Cristo
sanguinoso
e
sconquassato
sembrava
più
terribile
che
mai
nella
pulitezza
linda
e
leggiadra
della
camera
,
dove
non
c
'
era
una
macchia
od
un
granello
di
polvere
:
le
tende
di
bucato
a
bei
fiorami
inamidate
,
i
parati
del
letto
bianchi
a
disegni
di
rilievo
e
a
merletti
usciti
dalle
dita
sapienti
della
padrona
di
casa
,
e
ricami
a
lane
di
ogni
colore
sulle
poltrone
e
sulle
seggiole
,
e
fiocchi
e
nappe
e
passamani
condotti
da
lei
pensando
,
sognando
un
paradiso
ingenuo
,
modesto
,
virtuoso
,
nel
quale
vagava
da
un
po
'
di
tempo
questo
desiderio
indistinto
,
che
il
suo
Amilcare
somigliasse
al
suo
buon
Don
Giuseppe
.
Don
Giuseppe
,
che
non
fissava
più
il
Cristo
,
aveva
mutato
faccia
:
sembrava
spaventato
e
nello
stesso
tempo
attratto
da
una
visione
;
sbarrava
gli
occhi
verso
il
soffitto
per
vedere
meglio
,
e
apriva
la
bocca
sporgendo
le
labbra
come
per
aspirare
qualcosa
.
Bisbigliava
con
la
voce
esile
,
ma
ora
piena
di
terrori
,
ora
piena
di
esaltamenti
:
-
Vade
retro
,
Satana
.
Lucifero
.
Bella
,
bionda
e
infame
,
la
tua
mano
è
una
tenaglia
rovente
.
Nascondi
il
piede
ed
il
seno
.
Taci
...
Don
Giuseppe
il
tuo
amore
,
voglio
il
tuo
amore
;
sono
la
tua
schiava
;
un
bacio
...
Indietro
,
Lucifero
.
No
,
vieni
,
vieni
,
tentatrice
,
in
mezzo
alle
fiamme
;
ti
abbraccio
.
Dammi
le
labbra
,
lasciamele
succhiare
;
voglio
vedere
se
le
hai
colorite
di
rosso
.
Guardami
con
i
tuoi
occhi
celesti
;
lasciami
esaminare
quei
lividori
lì
sotto
se
sono
l
'
opera
del
pennello
o
l
'
opera
della
lussuria
.
Sozza
e
santa
,
i
tuoi
capelli
brillano
di
raggi
d
'
oro
,
più
lucenti
d
'
un
'
aureola
,
più
splendenti
di
un
nimbo
.
Copriti
,
per
carità
.
Non
posso
fissare
gli
occhi
nel
tuo
collo
,
nel
tuo
petto
:
come
i
ghiacciai
sugli
alti
vertici
delle
mie
montagne
quando
il
sole
di
mezzodì
li
illumina
in
un
caldo
giorno
di
estate
,
il
tuo
collo
ed
il
tuo
petto
mi
accecano
.
Ahi
,
non
istringermi
tanto
con
quelle
tue
braccia
morbide
e
rosee
,
che
mi
fai
male
.
Sì
,
stringi
,
soffocami
,
stritolami
,
fa
'
presto
:
vedi
le
fiamme
che
guizzano
intorno
a
noi
e
già
ci
ardono
i
piedi
,
le
gambe
,
il
cuore
,
la
testa
...
La
signora
Carlina
ascoltava
con
l
'
orecchio
teso
;
aveva
le
guance
rosse
di
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
Ripeteva
:
-
Anche
lui
,
anche
lui
!
-
e
si
copriva
la
faccia
con
le
due
mani
.
A
troncare
il
vaneggiamento
che
le
straziava
l
'
anima
,
alzò
il
capo
del
prete
,
volgendolo
dalla
parte
del
Crocifisso
,
e
gridò
:
-
Guardi
,
Don
Giuseppe
,
il
suo
Cristo
-
.
Gli
occhi
del
delirante
caddero
sulla
croce
,
e
a
poco
a
poco
una
influenza
benefica
agì
dentro
di
lui
;
si
andò
calmando
;
le
labbra
cominciarono
a
biascicar
preghiere
;
il
viso
bianco
si
rasserenava
,
riprendeva
la
sua
tranquilla
,
dolce
,
innocente
,
quasi
eterea
espressione
;
e
la
signora
Carlina
,
riconfortata
,
esclamava
:
-
Così
siete
bello
,
mio
buon
Don
Giuseppe
:
adesso
il
cielo
vi
si
specchia
nel
volto
-
;
e
il
prete
respirava
più
libero
,
e
già
poteva
stringere
con
la
propria
mano
la
mano
della
ingenua
infermiera
.
Lenta
lenta
,
ella
avvicinò
la
sua
bocca
pura
alla
fronte
pura
di
lui
.
Don
Giuseppe
non
se
n
'
accorse
:
guardava
sorridente
il
suo
Cristo
.
In
quell
'
istante
s
'
udì
un
gran
fracasso
alla
porta
di
casa
,
poi
un
passo
incerto
e
pesante
fece
scricchiolare
la
scala
di
legno
,
e
il
dottore
,
ubbriaco
,
entrò
nella
camera
sbattendo
violentemente
sugli
stipiti
l
'
imposta
dell
'
uscio
.
A
quell
'
urto
i
mobili
oscillarono
.
Allora
il
Cristo
,
perduto
l
'
equilibrio
,
precipitò
a
terra
,
rompendosi
in
tanti
pezzi
.
La
testa
rotolò
in
un
angolo
della
stanza
;
le
braccia
,
le
gambe
,
il
torso
,
si
sparsero
qua
e
là
;
il
rosso
del
sangue
pareva
sgorgasse
dalle
membra
squartate
.
Il
prete
,
avendo
seguito
con
lo
sguardo
quella
distruzione
,
invaso
da
uno
spavento
infernale
,
stravolto
,
contraffatto
,
orribile
a
vedersi
,
mandò
un
urlo
che
gli
spezzò
il
petto
.
Quando
il
medico
,
fetente
di
acquavite
,
s
'
avvicinò
al
letto
,
Don
Giuseppe
era
morto
.
Macchia
grigia
Questa
macchia
grigia
,
ch
'
io
vedo
dentro
ai
miei
occhi
,
può
essere
la
cosa
più
comune
della
vostra
scienza
oculistica
;
ma
mi
dà
gran
fastidio
,
e
vorrei
guarire
.
Esaminerete
con
i
vostri
ordigni
eleganti
,
quando
verrò
costà
fra
una
quindicina
di
giorni
,
cornea
,
pupilla
,
retina
e
il
resto
.
Intanto
,
giacché
la
vostra
amicizia
mi
sollecita
,
vi
descriverò
,
come
posso
,
il
mio
nuovo
malanno
.
In
mezzo
alla
molta
luce
ho
la
vista
da
lupo
cerviere
.
Il
giorno
nelle
vie
,
la
sera
in
teatro
distinguo
,
cento
passi
lontano
,
il
neo
sulla
guancia
di
una
bella
donna
.
Leggo
per
dieci
ore
di
fila
,
senza
stancarmi
,
il
più
minuto
caratterino
inglese
.
Non
ho
mai
avuto
bisogno
di
occhiali
;
posso
anzi
imbrancarmi
fra
quegli
animali
di
sì
altera
vista
,
che
,
come
dice
il
Petrarca
,
incontro
al
sol
pur
si
difende
.
Non
ho
mai
tanto
amato
il
sole
,
quanto
lo
amo
da
due
mesi
a
questa
parte
:
appena
comincia
l
'
aurora
,
spalanco
le
finestre
e
lo
benedico
.
Odio
le
tenebre
.
La
sera
,
di
mano
in
mano
che
cresce
l
'
oscurità
,
si
fa
più
intensa
di
contro
a
me
,
proprio
nel
punto
dove
fisso
gli
occhi
,
una
macchia
color
cenere
,
mutabile
,
informe
.
Durante
il
crepuscolo
o
mentre
splende
la
luna
,
è
pallidissima
,
quasi
impercettibile
;
ma
nella
notte
diventa
enorme
.
Ora
è
senza
moto
,
sicché
,
guardando
il
cielo
nero
,
sembra
uno
squarcio
chiaro
a
lembi
irregolari
,
come
la
carta
dei
cerchi
da
saltimbanco
quando
v
'
è
passato
in
mezzo
il
corpo
di
pagliaccio
;
e
si
crederebbe
di
vedere
,
attraverso
a
quel
buco
,
un
altro
brutto
cielo
di
là
dalle
stelle
.
Ora
s
'
agita
,
s
'
alza
,
s
'
abbassa
,
s
'
allarga
,
s
'
allunga
,
caccia
fuori
de
'
tentacoli
da
polipo
,
delle
corna
da
lumaca
,
delle
zampe
da
rospo
,
diventa
mostruosa
,
gira
a
destra
,
poi
rigira
a
sinistra
,
e
va
intorno
così
delle
ore
furiosamente
innanzi
al
mio
sguardo
.
Ho
accennato
a
queste
immagini
tanto
per
procurare
di
farmi
intendere
;
ma
veramente
non
c
'
è
ombra
di
forma
.
In
un
mese
,
dacché
devo
godermi
un
tale
spettacolo
,
non
ho
mai
potuto
afferrare
una
figura
determinata
.
Quando
mi
sembra
di
trovare
certe
analogie
con
certi
animali
,
con
qualche
oggetto
,
sia
pure
fantastico
,
con
qualche
cosa
insomma
di
definibile
,
ecco
che
quel
disegno
in
un
attimo
si
contorce
e
si
rimuta
indecifrabilmente
.
È
una
cosa
laida
,
una
cosa
volgare
.
Se
si
potesse
annasarla
,
puzzerebbe
.
Sembra
una
larga
pillacchera
di
fango
;
sembra
una
chiazza
animata
,
una
lacerazione
purulenta
che
viva
.
È
un
orrore
.
Non
dico
di
vederla
sempre
.
La
vedo
tutte
le
notti
,
ma
più
o
meno
a
lungo
,
secondo
la
disposizione
,
non
so
se
del
mio
animo
o
del
mio
corpo
.
Spesso
,
Dio
volendo
,
appena
comparsa
sparisce
.
Il
terribile
è
che
mi
compare
davanti
all
'
improvviso
,
mentre
sto
pensando
a
tutt
'
altro
.
Stringevo
al
barlume
di
una
lucerna
morente
la
mano
di
una
cara
fanciulla
,
dicendole
quel
che
non
si
racconta
neanche
a
voi
altri
medici
,
ed
ecco
a
un
tratto
la
macchia
che
le
sporca
il
seno
.
Mi
sentii
inorridire
.
Anche
di
giorno
s
'
io
entro
,
mettete
,
in
una
chiesa
buia
,
rischio
di
trovare
quella
sudiceria
sotto
l
'
ombra
fitta
dell
'
organo
,
sui
vecchi
dipinti
affumicati
,
nel
finestrello
nero
del
confessionario
.
La
paura
di
vederla
me
la
fa
scorgere
più
presto
.
La
notte
non
guardo
mai
impunemente
l
'
acqua
di
un
fiume
o
del
mare
.
Andai
giorni
addietro
a
Genova
.
Era
una
bella
sera
,
un
resto
d
'
estate
.
La
vòlta
del
cielo
tutta
serena
,
tutta
di
una
tinta
appena
digradata
da
ponente
a
levante
con
un
po
'
di
giallo
,
un
po
'
di
verde
,
un
poco
di
paonazzo
,
mostrava
nondimeno
,
quasi
sull
'
orizzonte
,
una
zona
isolata
di
nubi
dense
.
Una
striscia
sottilissima
,
limpidissima
d
'
aria
brillava
tra
le
nubi
ed
il
mare
.
Il
sole
,
che
era
rimasto
nascosto
un
poco
di
tempo
,
da
quelle
nubi
,
scendeva
dal
loro
lembo
inferiore
per
tuffarsi
nelle
onde
quiete
.
Prima
il
suo
oro
,
quando
non
si
vedeva
di
esso
che
il
segmento
di
sotto
,
parve
una
lumiera
sospesa
alle
nuvole
;
poi
il
cerchio
infiammato
toccò
con
la
circonferenza
per
un
minuto
nuvole
e
mare
;
poi
si
cacciò
pian
piano
nell
'
acqua
,
mostrando
nel
segmento
di
sopra
il
fuoco
incandescente
di
una
immane
bocca
da
forno
.
Avevo
desinato
bene
con
qualche
mio
vecchio
amico
.
Si
pigliò
un
battello
e
si
vogò
al
largo
.
Dopo
lo
splendore
del
tramonto
il
crepuscolo
fu
di
una
dolcezza
ineffabile
.
Cantavamo
a
mezza
voce
,
sognando
.
Annottava
.
L
'
acqua
d
'
un
verde
scuro
scintillava
,
luccicava
.
All
'
improvviso
vidi
lontan
lontano
nuotare
la
mia
macchia
grigia
;
e
ritrassi
paurosamente
lo
sguardo
entro
il
battello
,
e
la
mia
macchia
mi
seguì
tra
le
forcole
e
i
remi
,
e
,
gelato
di
ribrezzo
,
mi
ricondusse
,
compagna
lurida
,
a
terra
.
Certo
(
dottore
mio
,
non
ridete
)
è
offesa
la
retina
:
v
'
è
qualche
punto
cieco
,
un
piccolo
spazio
paralizzato
,
uno
scotoma
insomma
.
Ho
letto
come
sulla
retina
,
nell
'
occhio
dei
condannati
a
morte
,
s
'
è
trovato
,
dopo
recisa
la
testa
,
il
ritratto
degli
ultimi
oggetti
,
in
cui
i
disgraziati
avevano
ficcato
lo
sguardo
.
La
retina
dunque
,
non
solo
rimane
fuggevolmente
dipinta
:
in
certi
casi
resta
veramente
scolpita
.
Notate
poi
che
,
quando
chiudo
gli
occhi
per
dormire
,
io
sento
la
mia
macchia
dentro
di
me
.
E
allora
è
un
supplizio
diverso
.
La
macchia
non
si
aggira
più
intorno
a
se
stessa
,
ma
cammina
,
corre
.
Corre
in
su
,
e
nel
correre
tira
in
su
la
pupilla
;
sicché
mi
pare
che
il
globo
dell
'
occhio
debba
rovesciarsi
,
arrotolando
dentro
nell
'
orbita
.
Poi
corre
in
giù
,
poi
corre
dalle
parti
,
e
il
globo
dell
'
occhio
la
segue
,
e
i
legamenti
quasi
si
schiantano
,
ed
io
dopo
un
poco
mi
sento
dolere
,
proprio
effettivamente
dolere
gli
occhi
.
La
mattina
,
anche
dopo
dormito
,
gli
ho
indolenziti
e
un
po
'
gonfi
.
Voi
altri
medici
avete
la
virtù
di
essere
curiosi
;
volete
penetrare
nelle
cause
,
rimontare
al
seme
.
Vi
dirò
dunque
in
quali
circostanze
mi
si
è
manifestata
la
malattia
,
che
dovete
guarire
.
E
,
abbiate
pazienza
,
lo
dirò
nei
più
indifferenti
particolari
,
giacché
so
come
da
una
di
quelle
inezie
,
le
quali
sfuggono
all
'
attenzione
dei
profani
,
voi
scienziati
potete
cavare
la
scintilla
,
che
rischiara
poi
le
verità
più
riposte
.
*
*
*
Il
dì
24
dello
scorso
ottobre
,
sul
far
della
sera
,
passavo
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
per
andare
sino
a
Vestone
,
mia
passeggiata
consueta
del
dopo
pranzo
,
come
quella
della
mattina
era
verso
Vobarno
,
quando
non
preferivo
arrampicarmi
sulla
schiena
dei
monti
,
o
fare
qualche
viaggetto
,
sempre
pedestre
,
a
Bagolino
,
a
Gardone
,
in
Tirolo
.
Di
due
mesi
e
mezzo
passati
nella
Val
Sabbia
,
le
prime
due
settimane
furono
tutte
calme
,
altre
due
tutte
fuoco
,
e
il
rimanente
tristezze
e
terrori
.
Alle
bellezze
della
natura
,
che
tutti
corrono
a
vedere
e
che
tutti
ammirano
,
avevo
preferito
la
vallata
modesta
,
povera
,
dove
i
monti
hanno
già
un
certo
aspetto
selvaggio
,
e
dove
non
c
'
è
il
pericolo
di
vedere
mai
la
persona
allampanata
di
un
Inglese
,
e
neanche
la
barba
nera
di
un
alpinista
italiano
.
Mangiavo
le
belle
trote
rosee
del
lago
d
'
Idro
,
gamberi
saporiti
,
funghi
,
uccelli
,
cacini
di
capra
,
molte
ova
,
molta
polenta
.
V
'
è
ad
Idro
un
alberguccio
con
due
stanzine
ariose
,
pulite
.
Chi
non
ha
rimorsi
vive
colà
nella
quiete
del
paradiso
,
senza
giornali
,
senza
botteghe
da
caffè
,
senza
pettegolezzi
,
guardando
lo
specchio
del
lago
,
le
giovanotte
che
vogano
,
la
Rocca
d
'
Anfo
sull
'
altra
sponda
,
esercitando
più
le
gambe
che
il
cervello
,
abbrutendosi
anzi
a
poco
a
poco
nella
cara
,
nella
beata
libertà
del
non
pensare
a
nulla
e
del
non
far
proprio
niente
.
Quando
il
cielo
è
popolato
di
nubi
,
spinte
a
gran
corsa
dal
vento
,
l
'
aspetto
di
quel
paese
riesce
mutabile
all
'
infinito
.
I
monti
che
si
accavalcano
,
le
rupi
che
portano
muraglie
ruinate
di
castelli
o
chiesette
con
il
loro
campanile
bianco
,
i
colli
bassi
coronati
di
pini
,
cangiano
di
figura
ad
ogni
minuto
.
Ora
le
nuvole
mettono
in
ombra
il
dinanzi
del
quadro
,
e
il
sole
brilla
nel
fondo
;
ora
il
sole
splende
sul
dinanzi
,
e
il
fondo
rimane
buio
;
ora
invece
questa
parte
o
quella
del
centro
stacca
nera
in
mezzo
alla
luce
o
luminosa
in
mezzo
all
'
oscurità
,
e
s
'
accendono
e
si
spengono
ad
ogni
tratto
innumerevoli
sprazzi
di
colori
vari
e
vivissimi
.
Bisogna
salire
sul
monte
roccioso
,
che
sta
di
contro
alla
chiesetta
di
San
Gottardo
,
dall
'
altra
parte
del
Chiese
.
Il
monte
,
verso
il
fiume
,
scende
a
perpendicolo
.
A
destra
si
vede
sulla
bizzarra
collina
la
chiesa
di
Sabbio
,
alta
e
sottile
;
a
sinistra
si
scopre
da
lontano
la
Rocca
di
Nozza
,
della
quale
non
rimane
che
qualche
pezzo
di
muro
cadente
;
sotto
a
'
piedi
s
'
apre
il
vuoto
profondo
.
Ci
si
tiene
con
le
mani
agli
arbusti
,
e
si
guarda
in
giù
.
Il
Chiese
corre
in
arco
,
rompendo
le
onde
rapidissime
ai
sassi
enormi
,
di
cui
è
sparso
il
suo
letto
.
Garbe
abbasso
,
un
poco
a
dritta
,
e
più
in
là
,
già
ben
alto
sulla
montagna
,
il
campanile
di
Provaglio
.
Quasi
a
piombo
,
benché
dall
'
altra
parte
della
strettissima
valle
,
che
si
strozza
in
quel
punto
,
lasciando
appena
appena
luogo
al
fiume
ed
alla
strada
postale
,
si
vede
dall
'
alto
in
basso
la
chiesetta
di
San
Gottardo
,
di
cui
la
torre
scorcia
tanto
che
diventa
nana
,
e
gli
archi
del
piccolo
portico
sembrano
schiacciati
.
La
prima
volta
poco
mancò
che
non
mi
venisse
il
capogiro
.
Volevo
andare
più
alto
,
lì
dove
la
rupe
nuda
,
quasi
verticale
,
concede
appena
il
posto
per
mettere
il
piede
tra
le
sue
strette
fessure
.
Guardai
indietro
.
Il
monte
,
che
mi
stava
alle
spalle
,
tutto
ombroso
,
spiccava
sull
'
aria
celestina
.
Saranno
state
le
cinque
di
sera
,
due
settimane
dopo
il
mio
arrivo
a
Garbe
.
Il
sole
cominciava
a
scendere
dietro
il
giogo
della
montagna
;
un
vento
fresco
soffiava
dalla
gola
della
vallata
,
e
bisognava
tenere
il
cappello
perché
non
piombasse
nel
precipizio
,
quando
uno
sbuffo
impetuoso
,
mentre
coglievo
con
le
due
mani
non
so
che
strane
foglie
,
lo
fece
arrotolare
un
tratto
,
poi
andare
a
balzelloni
dall
'
una
all
'
altra
sporgenza
delle
acutissime
roccie
.
Gli
dissi
addio
,
e
continuavo
a
capo
nudo
le
mie
osservazioni
estetiche
sulle
piante
,
allorché
,
passati
appena
dieci
minuti
,
mi
comparve
innanzi
all
'
improvviso
una
montanara
,
la
quale
,
un
poco
imbarazzata
e
con
rustico
garbo
,
mi
porse
il
disgraziato
cappello
.
La
ringraziai
di
cuore
,
e
la
guardai
in
viso
.
Poteva
avere
dai
sedici
ai
diciassette
anni
:
abbronzita
,
ma
sotto
la
tinta
del
sole
s
'
indovinava
l
'
incarnato
fresco
;
nella
bocca
piccola
splendevano
i
denti
,
ammirabili
di
regolarità
e
di
bianchezza
;
negli
occhi
v
'
era
un
certo
che
di
selvatico
e
di
curioso
,
una
timidità
un
poco
impertinente
.
-
Bella
giovane
,
siete
di
Garbe
?
-
Signor
no
.
Sono
di
Idro
.
-
E
vi
fermate
qua
?
-
Parto
domani
con
mio
padre
,
che
è
lì
tra
i
cespugli
insieme
con
le
nostre
capre
.
Lo
vede
?
Guardi
bene
,
lì
in
fondo
-
e
m
'
indicava
il
luogo
,
ma
io
distinguevo
appena
di
lontano
un
uomo
che
aveva
la
barba
bianca
.
-
E
ad
Idro
dove
state
?
-
Fuori
del
paese
circa
due
miglia
,
sulla
via
che
conduce
al
monte
Pinello
.
-
E
che
nome
avete
,
bella
fanciulla
?
-
Teresa
,
a
'
suoi
comandi
,
signore
.
Si
continuò
a
discorrere
.
Io
la
tempestavo
di
interrogazioni
,
guardandola
negli
occhi
,
i
quali
ora
vagavano
di
qua
e
di
là
impacciati
dal
mio
sguardo
,
ora
mi
si
ficcavano
in
volto
,
anzi
addirittura
nel
cuore
.
Ad
uno
sposo
non
aveva
pensato
mai
:
non
sapeva
,
e
lo
giurava
ridendo
e
spalancando
gli
occhi
sinceri
,
che
cosa
fosse
amore
.
Ella
non
aveva
nessuno
al
mondo
,
salvo
il
padre
,
che
l
'
adorava
,
s
'
intende
,
e
non
l
'
aveva
mai
lasciata
un
giorno
dacché
era
nata
;
ma
il
buon
vecchio
doveva
andare
appunto
allora
per
quindici
dì
a
Gardegno
a
far
valere
i
proprii
diritti
sulla
successione
di
un
fratello
,
morto
con
molto
ben
di
Dio
e
senza
figliuoli
.
Il
vecchio
,
già
caporale
sotto
l
'
Austria
,
leggeva
e
scriveva
come
un
notaio
,
era
uomo
di
conto
e
per
giunta
più
agile
,
più
vigoroso
,
più
coraggioso
di
un
giovanotto
di
vent
'
anni
.
La
fanciulla
,
nell
'
assenza
del
padre
,
rimaneva
ad
Idro
,
affidata
ad
una
santola
di
settant
'
anni
.
Dottore
,
ve
lo
immaginate
,
andai
per
quindici
giorni
ad
abitare
il
pulito
e
solitario
alberguccio
di
Idro
.
Tutte
le
mattine
e
tutte
le
sere
salivo
lungo
la
stradicciuola
erta
,
torta
,
sparsa
di
sassi
acuti
,
che
conduce
a
monte
Pinello
,
e
mi
fermavo
alla
casa
della
montanara
gentile
.
Due
giorni
disse
di
no
;
poi
non
ci
fu
angolo
erboso
di
quella
scoscesa
china
su
cui
non
ci
si
adagiasse
a
discorrere
,
di
giorno
cercando
l
'
ombra
più
cupa
sulle
sponde
di
un
torrentello
,
entro
una
grotta
naturale
,
negli
ampi
interstizii
dei
massi
enormi
precipitati
Dio
sa
quando
dalle
creste
del
monte
;
di
sera
,
durante
le
prime
ore
della
notte
,
cercando
una
zolla
morbida
sotto
il
cielo
stellato
.
La
Teresa
,
certo
,
non
somigliava
alle
ragazze
di
città
:
la
sua
pelle
era
ruvida
,
la
sua
passione
quasi
ferina
.
Nei
primi
giorni
amava
tre
cose
:
il
suo
padre
,
le
sue
capre
e
me
;
dopo
una
settimana
non
parlava
più
del
padre
,
non
badava
più
alle
capre
,
mi
aspettava
sull
'
uscio
del
casolare
a
cominciare
dall
'
alba
,
spesso
mi
veniva
incontro
sino
ad
Idro
,
mi
trascinava
,
mi
violentava
,
mi
buttava
in
terra
come
se
volesse
sbranarmi
.
Certe
volte
dal
suo
corpo
esalava
un
odore
acre
e
inebbriante
di
erbe
selvatiche
,
certe
volte
un
puzzo
di
capra
nauseabondo
,
e
non
di
rado
un
fetore
di
strame
,
che
ammorbava
.
Insomma
invocavo
tra
me
il
ritorno
del
vecchio
.
Il
giorno
innanzi
al
suo
arrivo
cercai
di
preparare
Teresa
alla
mia
partenza
:
le
dissi
che
dovevo
andare
a
Brescia
e
a
Milano
,
ma
mi
affrettai
a
soggiungere
che
sarei
tornato
presto
,
dopo
due
settimane
al
più
,
forse
dopo
una
.
Ella
non
piangeva
:
tremava
tutta
,
ed
era
diventata
del
colore
del
piombo
.
Ripeteva
con
voce
strozzata
:
-
Lo
so
che
non
torni
più
,
lo
so
che
non
torni
-
.
Io
promettevo
,
giuravo
,
ma
ella
mi
continuava
a
guardare
con
gli
occhi
senza
lagrime
,
e
,
fatta
veggente
dalla
passione
,
insisteva
:
-
Non
torni
più
;
lo
sento
qui
nel
cuore
che
non
torni
più
-
.
Non
potei
cavarle
altre
parole
.
Invece
di
andare
a
Brescia
o
a
Milano
,
tornai
a
Garbe
.
Avevo
l
'
anima
rósa
dal
rimorso
:
tante
volte
mi
sentivo
spinto
dalla
coscienza
a
correre
ad
Idro
,
alla
capanna
di
Teresa
;
poi
gli
abbracciamenti
suoi
,
furiosi
e
disperati
,
mi
facevano
paura
,
e
non
di
meno
io
non
potevo
pensare
ad
altro
che
a
lei
.
Non
sapevo
se
l
'
amassi
,
benché
l
'
immagine
sua
mi
stesse
scolpita
sempre
davanti
.
Finalmente
,
dopo
una
trentina
di
giorni
,
la
coscienza
vinse
,
forse
anche
la
curiosità
.
Andai
ad
Idro
,
e
,
traversando
i
magri
prati
,
arrampicandomi
sulle
roccie
,
risalendo
il
letto
di
un
torrente
asciutto
,
mi
trovai
di
contro
al
casolare
dall
'
altra
parte
della
stradicciuola
;
gli
alberi
ed
i
cespugli
mi
nascondevano
.
La
fanciulla
stava
sull
'
uscio
,
immobile
,
esposta
senza
riparo
ai
raggi
del
sole
.
Nel
primo
istante
non
la
riconobbi
:
la
carnagione
era
diventata
d
'
un
rosso
cupo
,
i
capelli
le
cadevano
sulla
fronte
e
sulle
spalle
a
ciocche
sconvolte
,
il
viso
appariva
stranamente
smagrito
e
allungato
,
il
labbro
inferiore
pendeva
in
giù
,
gli
occhi
spenti
fissavano
innanzi
senza
vedere
:
non
so
perché
,
credetti
di
essere
in
faccia
a
un
cadavere
bruciato
.
In
quell
'
istante
una
voce
d
'
uomo
chiamò
dall
'
interno
del
casolare
così
sinistra
e
soffocata
che
pareva
uscisse
da
un
sepolcro
:
-
Teresa
,
Teresa
-
.
La
fanciulla
non
diede
segno
di
avere
udito
,
e
la
voce
continuava
tetra
e
straziante
:
-
Teresa
,
Teresa
.
Scappai
;
corsi
a
Brescia
,
ma
il
rumore
della
città
mi
riescì
insopportabile
:
tornai
a
Garbe
,
dove
,
a
forza
di
ripetere
a
me
stesso
,
che
il
tempo
rimedia
a
tutti
i
mali
,
anche
agli
strazii
della
passione
e
dell
'
abbandono
,
trovai
qualche
momento
di
pace
.
Non
ostante
,
dormivo
poco
,
tormentato
com
'
ero
da
sogni
orribili
e
da
inquietudini
febbrili
;
mangiavo
pochissimo
;
camminavo
molto
,
sperando
nella
stanchezza
.
*
*
*
Vi
dicevo
dunque
,
dottore
,
che
il
dì
24
dello
scorso
ottobre
passavo
sul
far
della
sera
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
.
Un
uomo
,
appoggiando
i
gomiti
sul
parapetto
e
il
mento
sulle
palme
,
guardava
molto
attentamente
l
'
acqua
del
fiume
.
Uscivano
tra
le
sue
dita
delle
ciocche
di
barba
bianchissima
;
la
faccia
,
mezzo
nascosta
dal
cappello
tirato
sulla
fronte
,
non
si
vedeva
bene
.
Non
era
vestito
propriamente
né
da
contadino
,
né
da
operaio
:
portava
una
casacca
e
de
'
larghi
calzoni
d
'
un
colore
chiaro
grigiastro
.
Passai
accanto
al
vecchio
;
non
si
mosse
;
continuò
a
fissare
l
'
acqua
vicino
alla
pila
del
ponte
,
dove
,
stringendosi
per
attraversare
le
due
arcate
,
gorgoglia
impetuosamente
.
Guardai
abbasso
anch
'
io
,
credendo
che
vi
fosse
qualcosa
di
curioso
a
vedere
;
non
avvertii
niente
di
strano
,
ma
quel
gioco
di
onde
,
a
cui
non
avevo
mai
badato
,
mi
piacque
.
È
una
lotta
formidabile
tra
l
'
acqua
che
corre
e
i
sassi
colossali
che
tentano
di
sbarrarle
la
via
.
E
le
onde
,
incalzate
da
quelle
che
sono
dietro
,
e
queste
cacciate
innanzi
dalle
altre
più
lontane
,
a
cominciare
dai
rigagnoli
nascenti
nelle
nubi
,
quanta
fatica
,
quanta
astuzia
devono
adoperare
,
e
come
s
'
affannano
a
spuntarla
di
proseguire
il
loro
cammino
!
Lo
spettacolo
del
contrasto
fatale
tra
il
moto
e
l
'
immobilità
,
eterno
e
d
'
ogni
attimo
,
mette
nell
'
anima
un
timido
scoramento
,
e
nello
stesso
tempo
fa
sorridere
di
un
così
cieco
impeto
nell
'
operare
e
di
una
così
orba
caparbietà
nel
resistere
.
C
'
è
dei
momenti
,
in
cui
le
forze
opposte
della
natura
somigliano
a
fanciulli
mal
educati
,
l
'
uno
dei
quali
gridi
voglio
,
e
l
'
altro
,
pestando
i
piedi
,
ripeta
non
voglio
.
E
su
quei
massi
,
i
quali
spuntano
fuori
dal
letto
,
che
non
è
un
letto
di
pace
,
vegetano
,
seminati
dal
vento
in
un
pugno
di
terra
deposta
colà
dallo
stesso
vento
a
un
granello
alla
volta
,
de
'
virgulti
di
salici
,
degli
arboscelli
di
pioppo
,
i
quali
canzonano
,
deboli
e
flessuosi
,
la
furia
che
li
circonda
.
La
natura
,
come
la
vita
,
è
una
catena
di
vani
sogghigni
.
Se
il
masso
non
solleva
molto
la
testa
,
l
'
acqua
gli
corre
su
,
e
scende
poi
in
cascate
gaie
,
cercando
il
piano
più
basso
:
è
un
cristallo
terso
,
curvo
,
regolare
,
una
campana
lucida
,
un
ombrello
trasparente
,
con
qualche
filetto
opaco
di
vetro
di
Murano
;
e
si
frange
poi
a
'
piedi
in
ispruzzi
d
'
infinite
perlette
bianche
,
di
quelle
che
le
Muranelle
infilano
le
sere
d
'
estate
,
sedute
sul
gradino
della
porta
di
casa
,
ciarlando
di
Tita
e
di
Nane
.
L
'
onda
è
avveduta
:
sceglie
per
solito
il
cammino
migliore
.
Ma
qualche
volta
si
trova
chiusa
tra
i
sassi
,
e
allora
,
non
potendo
aspettare
,
scatta
in
uno
sprazzo
e
via
;
tal
'
altra
si
caccia
distrattamente
in
un
laberinto
,
e
gira
e
rigira
e
,
se
vuole
uscirne
,
le
conviene
tornare
indietro
;
finalmente
accade
che
ella
si
smarrisca
in
uno
spazio
dove
il
caso
ha
messo
un
insormontabile
sostegno
di
pietre
,
e
allora
si
ferma
impaurita
,
perde
la
bussola
,
s
'
accascia
e
da
turbine
diventa
specchio
.
E
sotto
all
'
acqua
,
che
riflette
in
iride
la
tinta
del
cielo
o
che
si
trasforma
in
ispuma
d
'
argento
,
v
'
ha
il
vario
e
brioso
colore
dei
sassi
,
giallo
,
rosso
,
bianco
,
verde
di
muschi
e
di
licheni
.
La
gran
battaglia
si
concentrava
alla
pila
del
ponte
.
Le
onde
combattevano
le
onde
,
che
cozzavano
insieme
,
si
spezzavano
,
si
frantumavano
,
s
'
accavalcavano
,
s
'
ammonticchiavano
,
diventavano
matte
di
furor
bellicoso
,
mandavano
bava
in
vece
di
sangue
,
e
gocciole
e
stille
sino
al
parapetto
del
ponte
,
con
un
romore
,
con
un
frastuono
da
far
tremare
un
eroe
.
Il
vecchio
guardava
sempre
impassibile
.
Andai
per
la
mia
strada
,
senza
curarmi
di
lui
,
passo
passo
fino
a
Nozza
.
Il
cielo
nuvoloso
,
minaccioso
,
principiava
a
oscurarsi
,
e
soffiava
un
vento
assai
fresco
dalle
alte
montagne
.
Rinunciai
a
proseguire
la
passeggiata
,
e
tornai
indietro
.
Al
Ponte
dei
Re
c
'
era
sempre
il
vecchio
,
nello
stesso
posto
,
nella
stessa
attitudine
di
prima
.
Guardava
sempre
a
'
piedi
della
pila
.
La
cosa
mi
parve
bizzarra
;
mi
avvicinai
al
vecchio
e
gli
dissi
:
-
Buon
uomo
,
scusate
-
.
Non
si
mosse
.
Continuai
:
-
Scusate
se
vi
disturbo
;
ma
il
cielo
è
negro
,
minaccia
il
temporale
e
non
è
lontana
la
notte
.
Se
abitate
discosto
,
dovreste
incamminarvi
.
Il
vecchio
si
rizzò
lento
lento
,
mi
guardò
in
viso
come
trasognato
,
e
,
senza
aprir
bocca
,
tornò
ad
appoggiarsi
al
parapetto
e
a
contemplare
il
fiume
.
Io
insistetti
:
-
Avete
bisogno
di
nulla
?
-
No
-
,
rispose
senza
voltarsi
.
Gli
diedi
la
buona
notte
e
m
'
avviai
verso
Garbe
.
Fatti
cento
passi
mi
voltai
.
Non
so
se
fosse
curiosità
o
compassione
:
nella
faccia
di
quel
vecchio
bianco
credevo
di
avere
letto
un
dolore
profondo
,
una
sinistra
melanconia
.
Pallido
,
con
gli
occhi
infossati
,
con
le
labbra
nericcie
,
mi
aveva
fatto
pietà
e
terrore
.
Mi
trovai
al
suo
fianco
,
portato
da
una
forza
quasi
involontaria
,
e
gli
dissi
interrottamente
,
aspettando
una
risposta
che
non
veniva
:
-
Scusate
di
nuovo
.
Ditemi
se
posso
giovarvi
in
qualcosa
.
Vi
sentite
poco
bene
?
Vi
offro
una
stanza
a
Garbe
per
questa
notte
.
Mi
sembrate
forestiero
.
È
accaduto
anche
a
me
fuor
di
paese
di
trovarmi
senza
danaro
:
ne
avete
forse
bisogno
?
Dopo
queste
ultime
parole
il
vecchio
si
voltò
gravemente
,
tentando
di
muovere
le
labbra
a
un
sorriso
.
-
Grazie
,
non
mi
occorre
nulla
-
,
rispose
.
Poi
,
messa
la
mano
nella
tasca
dei
calzoni
,
ne
cavò
il
pugno
serrato
e
,
alzatolo
sopra
il
parapetto
,
l
'
aperse
.
Il
vento
fece
volar
via
nel
fiume
,
sparpagliati
qua
e
là
,
forse
una
ventina
di
piccoli
biglietti
.
Mentre
io
,
irritato
,
stavo
per
rimproverarlo
,
balbettò
con
voce
strozzata
:
-
Ho
sete
.
-
Scendete
a
bere
nel
fiume
-
,
esclamai
duramente
.
Il
vecchio
s
'
incamminò
alla
rampa
scoscesa
,
che
va
giù
a
lato
di
una
testata
del
ponte
;
ma
,
giunto
lì
,
vacillò
sulle
gambe
mal
ferme
.
Corsi
ad
aiutarlo
e
,
sostenendolo
per
l
'
ascella
,
lo
condussi
al
fiume
.
Riempii
io
stesso
il
suo
cappello
di
acqua
.
Bevette
a
brevi
sorsi
.
-
Non
vi
rimettete
subito
il
cappello
bagnato
in
testa
,
che
non
vi
faccia
male
.
Abitate
lontano
?
-
No
.
-
Ma
non
siete
di
questo
paese
?
-
No
.
-
E
dove
state
di
casa
?
Vi
accompagnerò
.
-
Non
importa
.
Sto
vicino
.
-
V
'
accompagnerò
ad
ogni
modo
.
Il
vecchio
mi
guardò
dritto
negli
occhi
,
e
con
accento
risoluto
disse
:
-
Non
voglio
.
Poi
,
meno
seccamente
,
aggiunse
quasi
con
ripugnanza
:
-
Aspetto
qualcuno
.
-
Un
figlio
forse
?
-
Non
ho
figli
.
-
Un
parente
?
-
Non
ho
parenti
.
-
Un
amico
?
-
Non
ho
amici
.
-
Chi
dunque
?
Pensò
un
poco
e
rispose
:
-
Il
destino
.
S
'
appoggiò
di
nuovo
al
parapetto
del
ponte
e
tornò
a
guardare
l
'
acqua
di
sotto
.
-
Perdonate
alla
mia
insistenza
.
Di
che
paese
siete
?
-
Di
un
paese
dove
si
muor
di
dolore
.
-
E
andate
?
-
In
un
paese
che
non
conosco
.
Queste
risposte
misteriose
fecero
nascere
nel
mio
cervello
uno
sciocco
sospetto
.
Esclamai
con
espansione
:
-
Se
dovete
rimanere
nascosto
,
se
la
giustizia
vi
cerca
,
giuro
che
non
vi
tradirò
.
Il
vecchio
s
'
alzò
dritto
in
piedi
,
e
rispose
alteramente
:
-
Non
ho
nulla
da
nascondere
agli
uomini
-
.
Poi
,
mormorando
tra
sé
:
-
La
mia
coscienza
è
pura
.
-
Gli
uomini
vi
hanno
ingannato
forse
,
vi
hanno
fatto
del
male
?
Avete
trovato
al
mondo
molti
nemici
?
-
De
'
nemici
?
Ne
ho
avuto
uno
solo
.
Quest
'
ultima
frase
venne
pronunciata
dal
vecchio
con
voce
così
cupa
,
il
suo
occhio
era
così
bieco
,
ch
'
io
mi
sentii
gelare
.
Gli
dissi
:
-
Vi
lascio
dunque
,
e
Dio
vi
benedica
.
-
Dio
,
Dio
!
-
sentii
ripetere
parecchie
volte
;
e
la
voce
sepolcrale
del
vecchio
si
perdeva
nel
muggito
del
Chiese
.
*
*
*
Non
intendevo
di
abbandonare
il
pover
'
uomo
.
In
quattro
salti
fui
a
Garbe
con
l
'
intenzione
di
parlare
al
sindaco
,
medico
valente
e
cuor
d
'
oro
,
e
di
condurre
meco
due
contadini
,
i
quali
facessero
la
guardia
,
foss
'
anche
per
tutta
la
notte
,
al
vecchio
strano
.
Trovai
il
sindaco
sotto
il
portone
della
sua
casa
,
una
casa
antica
,
murata
da
un
suo
antenato
,
gentiluomo
francese
,
fuggito
dalla
strage
di
San
Bartolomeo
.
Il
sindaco
discorreva
con
il
segretario
comunale
e
con
l
'
oste
di
Sabbio
,
due
tipi
curiosi
.
Questi
con
la
faccia
tonda
,
grasso
,
grosso
,
il
pizzo
lungo
e
folto
sotto
a
due
gran
baffi
neri
,
le
sopracciglia
spaventose
,
la
voce
tonante
,
un
cappello
in
testa
di
larghe
tese
,
a
cui
non
manca
altro
che
la
piuma
per
potersi
dire
spagnuolo
;
famigliare
con
tutti
,
spavaldo
,
buon
diavolo
,
mette
la
mano
in
atto
di
protezione
sulla
spalla
dell
'
avvocato
,
del
farmacista
,
del
signor
cavaliere
,
e
apre
volentieri
la
larga
bocca
al
riso
sguaiato
,
mentre
dice
una
barzelletta
sporca
;
una
specie
d
'
idalgo
,
che
versa
maestosamente
il
vino
dal
boccale
nel
bicchiere
de
'
suoi
avventori
,
che
tiene
il
pugno
al
fianco
,
maravigliato
di
non
trovarvi
la
spada
,
e
s
'
è
mangiato
in
qualche
mese
per
darsi
il
gusto
di
parere
un
negoziante
in
grosso
il
poco
suo
patrimonio
,
e
spera
di
portare
le
ossa
in
una
grande
città
degna
di
lui
,
lontano
dalle
piccolezze
montanare
,
dove
si
sente
proprio
fuori
di
posto
.
L
'
altro
,
il
segretario
comunale
,
sottile
e
lungo
come
il
campanile
di
Garbe
:
veste
da
contadino
,
con
la
giacchetta
e
i
calzoni
di
quella
certa
stoffa
lustra
color
cannella
sudicio
,
ma
tiene
la
giacchetta
buttata
sulle
spalle
,
mostrando
la
camicia
,
che
non
pare
sempre
di
bucato
,
e
le
braccia
,
e
il
petto
nudi
,
assai
più
scuri
dell
'
abito
;
ha
letto
Dante
,
scrive
da
letterato
fino
,
sa
a
mente
tutte
le
innumerevoli
ordinanze
,
tutte
le
infinite
circolari
prefettizie
indirizzate
al
Comune
,
che
è
cosa
miracolosa
;
cita
versi
e
proverbii
latini
;
non
ha
casa
;
l
'
inverno
dorme
sulla
tavola
nuda
del
Consiglio
comunale
,
con
una
busta
dell
'
archivio
per
origliere
e
per
coperta
il
tappeto
verde
:
l
'
estate
dorme
sotto
il
piccolo
portico
di
quella
chiesa
di
San
Gottardo
,
della
quale
ho
parlato
indietro
,
poggiando
il
capo
allo
scalino
di
granito
,
lungo
disteso
sulle
lastre
sconnesse
del
pavimento
,
godendosi
il
vento
fresco
,
che
soffia
senza
interruzione
dalla
stretta
gola
dei
monti
;
vive
di
pane
e
di
cipolle
,
di
polenta
e
cacio
pecorino
,
ma
si
compensa
con
qualche
bicchieretto
di
acquavite
,
e
,
quando
ne
ha
bevuto
un
tantino
più
del
bisogno
,
vuole
abbracciare
tutti
,
l
'
ostessa
,
il
reverendo
parroco
,
il
sindaco
,
persino
i
carabinieri
in
pattuglia
.
Questi
signori
,
e
tre
contadini
,
che
ero
andato
a
scovare
nella
bettola
vicina
,
s
'
avviarono
meco
al
ponte
.
Si
passò
dalla
chiesa
di
San
Gottardo
,
palazzo
d
'
estate
del
segretario
;
ma
,
quando
fui
lì
,
non
mi
potei
trattenere
:
lasciai
che
il
vecchio
sindaco
procedesse
con
il
suo
passo
,
che
egli
,
poveretto
,
cercava
di
affrettare
,
ma
che
mi
sembrava
ancora
troppo
lento
,
e
corsi
innanzi
.
Andai
su
e
giù
per
il
ponte
,
precipitai
abbasso
dalla
rampa
del
fiume
,
guardai
di
qua
e
di
là
in
quel
buio
della
brutta
notte
che
era
già
principiata
:
non
si
vedeva
un
'
anima
.
Gli
altri
mi
raggiunsero
ansanti
.
In
un
batter
d
'
occhio
diedi
le
mie
istruzioni
.
Il
sindaco
doveva
fermarsi
sul
ponte
;
l
'
idalgo
doveva
perlustrare
un
mezzo
chilometro
della
strada
di
Nozza
;
il
segretario
doveva
rimontare
il
corso
del
Chiese
lungo
un
viottolo
a
sinistra
;
i
tre
contadini
dovevano
salire
i
meno
erti
sentieri
delle
montagne
.
Quanto
alle
vie
più
scoscese
non
era
neanche
da
pensare
che
il
misero
vecchio
avesse
potuto
tentarle
.
Quartiere
generale
:
il
ponte
.
Io
m
'
ero
serbato
le
capanne
dei
carbonai
,
di
là
dal
Chiese
.
In
quindici
minuti
salii
alla
prima
casupola
.
Tutti
dormivano
;
picchiai
forte
;
nessuno
rispose
;
tornai
a
picchiare
con
tanta
violenza
che
i
colpi
rimbombarono
nella
valle
,
e
udii
finalmente
delle
voci
e
delle
imprecazioni
.
Dopo
un
poco
di
tempo
s
'
aperse
il
finestrello
e
vidi
una
testa
nera
,
nella
quale
brillavano
due
occhi
da
gatto
.
-
Sapete
niente
di
un
vecchio
con
la
barba
bianca
,
lunga
,
mezzo
malato
,
vestito
di
panno
chiaro
,
un
forestiere
che
vagava
stasera
presso
il
Ponte
dei
Re
?
-
Andate
all
'
inferno
.
-
Domandatene
,
di
grazia
,
ai
vostri
compagni
.
-
Andate
all
'
inferno
voi
e
il
vecchio
-
e
chiuse
la
finestra
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
avevo
già
rifatto
il
cammino
,
ed
ero
salito
da
un
'
altra
parte
ad
un
'
altra
capanna
.
Il
mio
bastone
nell
'
urtare
sul
legno
del
piccolo
uscio
destò
quattro
o
cinque
echi
sulle
cime
dei
monti
.
-
Chi
è
là
?
-
Un
amico
.
-
Il
nome
?
-
Un
amico
.
-
Non
apro
.
-
Venite
alla
finestra
.
-
Non
mi
muovo
.
-
Avete
visto
un
vecchio
?
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Un
vecchio
vestito
di
chiaro
,
con
la
barba
lunga
e
bianca
,
infermo
.
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Passeggiava
stasera
sul
Ponte
dei
Re
e
nelle
strade
vicine
.
-
Non
ho
visto
nessuno
,
vi
dico
-
e
tornò
a
russare
.
Tre
quarti
d
'
ora
dopo
eravamo
tutti
sul
ponte
.
Non
s
'
era
trovato
niente
,
non
s
'
era
saputo
niente
.
Neppure
i
due
carabinieri
di
Vestone
,
che
l
'
idalgo
aveva
incontrati
sulla
via
e
aveva
condotti
seco
,
ci
poterono
aiutare
in
nulla
.
Il
sindaco
giudicò
allora
,
che
noi
dovevamo
andare
a
dormire
.
Era
,
infatti
,
la
sola
cosa
ragionevole
che
ci
restasse
da
fare
.
Vi
ho
detto
,
caro
dottore
,
come
il
mio
sindaco
sia
una
perla
d
'
uomo
.
Ha
un
modo
suo
proprio
di
curare
la
difterite
,
in
grazia
del
quale
salva
realmente
tutti
i
bambini
del
Comune
.
Parla
de
'
suoi
rimedi
con
entusiasmo
giovanile
:
non
fallano
;
ad
una
infiammazione
ci
vuole
il
salasso
,
anzi
ogni
malanno
guasta
il
sangue
,
ed
il
sangue
corrotto
va
tolto
via
,
perché
se
ne
formi
del
sano
.
Ora
vive
senza
troppe
angustie
,
badando
a
'
suoi
pochi
campi
;
ma
fu
trent
'
anni
medico
condotto
,
e
quando
ricorda
le
fatiche
lunghe
e
mal
compensate
,
il
sollione
,
la
neve
,
il
gelo
,
i
turbini
sulle
montagne
,
lo
fa
con
tanta
dolcezza
,
che
pare
quasi
un
rimpianto
.
Discorre
de
'
suoi
malati
volentieri
,
con
modestia
affettuosa
,
e
,
se
può
dire
di
averli
strappati
alla
morte
,
due
lagrime
di
compiacenza
gli
scendono
sulle
gote
.
Ha
la
barba
grigia
,
i
capelli
appena
brizzolati
,
i
denti
candidissimi
,
gli
occhi
celestini
,
la
fronte
da
uomo
intelligente
e
virtuoso
.
Piglia
tabacco
e
lo
offre
.
Dichiara
ogni
anno
che
non
vuole
più
essere
sindaco
;
poi
ci
ricasca
.
Non
sa
dire
di
no
:
tutti
,
anche
i
cattivi
,
lo
rispettano
e
gli
vogliono
bene
.
Non
l
'
ho
mai
sentito
pronunciare
su
nessuno
,
fosse
il
più
grande
scellerato
,
una
parola
severa
,
aspra
o
pungente
:
non
trova
in
quella
sua
anima
mite
un
accento
sgarbato
nemmeno
per
l
'
omeopatia
,
ch
'
è
tutto
dire
.
Narra
molto
naturalmente
i
casi
semplici
della
sua
vita
,
quando
,
studente
all
'
Università
di
Padova
e
ricco
di
una
sola
svanzica
al
giorno
,
si
faceva
dare
all
'
osteria
il
riso
stantìo
per
pagarlo
un
soldo
meno
,
e
ossi
di
manzo
scarnati
,
e
culi
di
salame
:
non
beveva
mai
vino
.
Un
dì
,
avendo
visto
nella
Piazza
dei
Signori
un
giuocatore
di
bussolotti
,
gli
si
fece
amico
,
andò
a
desinare
con
lui
più
volte
,
finché
imparò
il
segreto
della
magia
,
pensando
che
se
la
medicina
falliva
,
quest
'
altra
arte
lo
avrebbe
potuto
soccorrere
.
Racconta
una
interminabile
filza
di
storielle
,
parte
da
stare
allegri
,
parte
da
spaventare
.
*
*
*
Bisogna
ch
'
io
entri
finalmente
nel
cuore
del
mio
racconto
.
Vi
siete
accorto
che
mi
ripugna
;
infatti
nello
scorrere
gli
sgorbii
buttati
sulla
carta
conosco
di
avere
fatto
come
colui
,
al
quale
duole
un
dente
e
va
per
farselo
strappare
.
Esce
lesto
,
quasi
correndo
;
ma
,
di
mano
in
mano
che
si
avvicina
alla
casa
del
dentista
,
rallenta
i
passi
,
finché
,
giunto
alla
porta
,
si
ferma
perplesso
,
chiedendo
a
sé
medesimo
:
-
Il
dente
ora
mi
duole
o
non
mi
duole
?
-
E
così
torna
indietro
un
buon
tratto
di
via
;
e
ogni
inezia
gli
serve
per
tirare
in
lungo
,
un
avviso
sulla
cantonata
,
un
cane
che
abbaia
.
Poi
si
vergogna
,
e
sale
fino
all
'
uscio
,
e
quando
,
risoluto
,
ha
già
in
mano
il
cordone
del
campanello
,
domanda
a
se
stesso
di
nuovo
:
-
Me
lo
devo
far
cavare
sì
o
no
?
Insomma
,
coraggio
.
Quella
sera
,
dopo
avere
dato
a
'
tre
contadini
i
soldi
per
bere
qualche
boccale
,
dopo
avere
salutato
il
sindaco
,
che
rientrava
in
casa
,
il
segretario
,
che
andava
ad
augurare
la
felice
notte
all
'
acquavitaia
,
e
l
'
idalgo
,
che
,
canterellando
con
la
sua
voce
di
basso
,
tornava
a
Sabbio
,
io
non
mi
sentii
nessuna
voglia
di
dormire
,
e
neanche
di
scrivere
,
di
leggere
o
di
discorrere
.
Avevo
un
gran
peso
alla
testa
,
e
provavo
il
bisogno
di
aspirare
,
di
cacciar
negli
ultimi
meati
dei
polmoni
l
'
aria
frizzante
.
C
'
era
stata
,
sere
addietro
,
nell
'
osteria
una
interminabile
discussione
intorno
a
questo
punto
;
se
,
tra
Vestone
e
Vobarno
,
le
trote
si
peschino
più
facilmente
sul
far
della
sera
,
la
mattina
di
buon
'
ora
,
la
notte
con
la
luna
o
la
notte
buia
.
Un
pescatore
giurava
che
nell
'
oscurità
profonda
ne
acchiappava
un
subisso
.
Presa
la
canna
e
un
lanternino
andai
a
piantarmi
dall
'
altra
banda
del
Chiese
,
dove
certi
enormi
massi
formano
una
specie
di
diga
.
Mi
pareva
di
quando
in
quando
di
sentire
abboccar
l
'
amo
,
e
tiravo
su
;
niente
.
Stufo
,
mi
posi
a
sedere
sopra
una
pietra
e
a
guardare
intorno
.
Non
si
vedeva
un
bel
nulla
.
Nero
il
cielo
,
nera
la
terra
:
non
una
stella
,
non
un
lume
.
Garve
,
nascosta
da
un
gruppo
di
alberi
,
a
quell
'
ora
dormiva
.
Sul
dorso
del
monte
,
lì
nel
sito
ove
doveva
essere
Provaglio
,
apparve
un
luccichìo
,
forse
una
candela
accesa
al
capezzale
di
un
moribondo
.
Era
un
sepolcro
di
tenebre
,
ma
un
sepolcro
pieno
di
frastuoni
.
Il
Chiese
,
battendo
contro
i
sassi
,
faceva
una
musica
da
assordare
:
c
'
erano
dentro
tutti
i
toni
,
tutti
gli
accordi
,
e
il
vento
v
'
aggiungeva
le
estreme
note
acute
.
A
un
poco
per
volta
si
finiva
ad
assuefare
gli
occhi
all
'
oscurità
e
a
distinguere
qualche
cosa
:
i
grossi
rospi
schifosi
,
per
esempio
,
che
sbalzavano
di
traverso
accanto
a
me
,
la
spuma
bianca
,
anche
il
verde
cupo
dell
'
acqua
.
Avevo
ripreso
la
canna
per
ritentare
la
sorte
,
quando
vidi
correre
a
precipizio
con
le
onde
e
fermarsi
alla
diga
una
massa
grande
,
biancastra
.
Non
capivo
che
cosa
fosse
,
e
pure
un
brivido
mi
corse
dalla
testa
ai
piedi
.
Presi
il
lanternino
,
che
avevo
lasciato
sul
sentiero
;
ma
,
mentre
mi
avvicinavo
col
lume
a
quell
'
oggetto
grigio
,
l
'
acqua
,
che
gli
aveva
fatto
intorno
un
gran
lavorìo
,
lo
sollevò
e
lo
portò
a
venti
passi
lontano
,
dove
diede
di
cozzo
in
una
gran
pietra
che
usciva
dal
fiume
.
L
'
attenzione
intensa
mi
aguzzava
la
vista
.
Aiutato
dal
pallido
chiarore
della
lanterna
tentai
di
guadare
il
piccolo
tratto
,
mettendo
i
piedi
sulle
teste
dei
sassi
:
non
mi
riuscì
.
Stetti
immobile
,
con
gli
occhi
fissi
.
Le
onde
percuotevano
la
massa
informe
,
schizzando
bava
,
come
se
fossero
adirate
,
e
le
giravano
intorno
,
formando
un
vortice
rapidissimo
:
il
Chiese
s
'
ostinava
rabbiosamente
nel
volere
trascinar
via
la
sua
preda
.
La
spuntò
.
L
'
oggetto
strano
fece
il
giro
del
sasso
e
ripigliò
il
suo
cammino
,
rovesciato
in
gran
furia
dal
fiume
.
Allora
principiò
una
lotta
terribile
tra
me
,
che
volevo
conoscere
il
mistero
di
quella
cosa
biancastra
,
e
il
fiume
che
me
lo
voleva
nascondere
.
Conoscevo
a
passo
a
passo
i
viottoli
della
sponda
:
in
un
solo
luogo
la
roccia
,
che
si
alza
quasi
verticale
per
un
centinaio
di
metri
,
obbliga
a
salire
e
a
discendere
;
il
resto
della
via
,
fino
a
Sabbio
,
è
piano
.
Ma
quella
salita
e
sopra
tutto
quella
discesa
non
erano
senza
pericolo
nelle
viuzze
strette
,
fiancheggiate
da
un
burrone
,
la
notte
.
Le
piogge
dei
giorni
precedenti
avevano
fatto
franare
in
un
punto
la
terra
del
viottolo
,
e
bisognava
sbalzare
sul
precipizio
.
Saltai
senza
pensarci
,
non
sapendo
dove
avrei
messo
i
piedi
,
e
mi
trovai
dall
'
altra
parte
sano
e
salvo
,
ma
col
lumino
spento
.
Continuai
la
strada
da
capre
nel
buio
,
intoppando
negli
sterpi
,
chiuso
tra
gli
arbusti
spinosi
,
scivolando
giù
dalla
china
sui
ciottoli
tondi
,
che
rotolavano
al
piano
.
Finalmente
giunsi
di
nuovo
alla
riva
del
fiume
.
Ma
,
dov
'
era
andata
la
massa
grigia
?
Era
corsa
innanzi
senza
intoppi
,
o
gli
ostacoli
,
di
cui
è
pieno
il
Chiese
,
l
'
avevano
trattenuta
?
Aspettai
un
pezzo
senza
batter
le
palpebre
,
con
gli
occhi
inariditi
che
mi
bruciavano
.
Alla
fine
passò
nella
corrente
,
in
un
attimo
.
Ripresi
a
correre
anch
'
io
su
quel
margine
,
dove
nascono
i
salici
sottili
e
le
larghe
foglie
delle
ninfee
.
Più
su
il
prato
è
verde
,
smaltato
di
fiori
,
e
ai
pioppi
si
mischiano
i
pini
,
gli
olmi
,
qualche
piccola
quercia
.
Lì
m
'
ero
posto
a
sedere
tante
volte
sopra
un
tronco
abbattuto
,
studiando
le
formiche
,
ammirando
gl
'
insetti
gialli
d
'
oro
,
rossi
di
rubino
,
verdi
di
smeraldo
,
leggendo
un
bel
libro
o
fantasticando
alle
cose
gaie
nella
vacuità
della
vita
.
Poco
lontano
,
dove
il
viottolo
costeggia
un
campo
di
magre
pannocchie
,
m
'
ero
sdraiato
una
mattina
a
guardare
per
un
'
ora
di
seguito
tre
giovani
donne
,
che
raccoglievano
le
noci
,
le
quali
,
scosse
da
un
ragazzo
sull
'
albero
,
cadevano
nel
fiume
,
e
le
tre
donne
,
ridendo
,
mostravano
le
grosse
gambe
fin
sopra
il
ginocchio
,
con
le
gonne
legate
ai
fianchi
.
La
macchia
grigia
era
andata
ad
arenarsi
sopra
un
banco
di
ghiaia
,
accanto
alla
riva
.
Mi
tolsi
le
scarpe
e
le
calze
,
mi
arrotolai
i
calzoni
alle
cosce
,
e
camminai
tra
le
onde
.
Non
mi
reggevo
in
piedi
.
Il
fiume
mi
tirava
giù
con
una
violenza
invincibile
.
Sentii
la
piccolezza
dell
'
uomo
in
faccia
alla
volontà
delle
cose
insensate
.
In
quell
'
istante
il
Chiese
dovette
chiamare
in
aiuto
tutte
le
forze
de
'
suoi
abissi
:
coperse
il
banco
di
ghiaia
con
un
'
ondata
impetuosa
e
,
avvoltolando
l
'
orrido
oggetto
biancastro
,
lo
portò
via
inesorabilmente
.
Mi
sentii
vinto
.
Rientrando
nella
mia
camera
di
Garbe
ero
inzuppato
d
'
acqua
e
di
sudore
,
sfinito
;
avevo
gli
occhi
gonfi
,
la
testa
in
fiamme
;
i
polsi
martellavano
.
Non
potei
chiudere
occhio
.
Appena
giorno
mi
alzai
barcollando
,
e
sulla
sinistra
del
Chiese
,
lungo
la
via
postale
,
andai
a
Sabbio
.
Ora
le
mie
membra
erano
tutte
ghiacciate
,
ora
dovevo
asciugarmi
la
fronte
.
A
Sabbio
,
dove
spesso
andavo
a
far
colazione
,
l
'
idalgo
e
la
sua
moglie
ostessa
m
'
accolsero
con
un
mondo
di
cortesie
,
chiedendomi
venti
volte
se
stavo
male
.
-
Non
è
niente
,
-
rispondevo
,
-
l
'
aria
fresca
,
la
passeggiata
e
la
colazione
mi
rimetteranno
-
.
Non
mangiai
nulla
.
Guardavo
come
in
sogno
il
largo
portico
adorno
di
ragnateli
,
le
chioccie
che
venivano
a
beccheggiare
i
minuzzoli
di
polenta
per
portarli
a
'
pulcini
,
la
chiesa
della
Madonna
,
la
quale
,
alta
com
'
è
sul
colle
e
posta
lì
proprio
accanto
,
pareva
piantata
sopra
i
tetti
dell
'
osteria
.
Mentre
io
stavo
immerso
in
queste
visioni
,
entra
uno
dei
figliuoli
dell
'
ostessa
,
Pierino
,
bel
ragazzotto
di
sette
anni
,
saltando
,
e
si
mette
a
gridare
:
-
Mamma
,
l
'
ho
visto
,
sai
?
-
Chi
?
-
L
'
uomo
che
hanno
trovato
nel
fiume
stamattina
.
-
È
bello
?
-
No
,
è
tanto
brutto
.
Domandalo
alla
Nina
.
La
Nina
era
entrata
insieme
col
fratello
,
ma
s
'
era
tosto
rincantucciata
in
un
angolo
del
portico
,
con
le
mani
giunte
,
mormorando
qualcosa
sotto
voce
.
Si
sentiva
a
intervalli
la
parola
Requiem
,
flebile
,
soffocata
.
-
È
giovine
o
vecchio
?
-
ripigliò
la
madre
.
La
Nina
non
rispose
.
Rispose
Pierino
:
-
È
vecchio
,
ha
la
barba
bianca
,
lunga
lunga
.
Ha
gli
occhi
stralunati
.
-
Dov
'
è
?
Voglio
vederlo
-
gridai
scattando
in
piedi
.
L
'
ostessa
mi
sbirciò
,
e
bisbigliando
:
-
Dio
,
che
gusti
!
-
ordinò
a
Pierino
di
accompagnarmi
.
In
quattro
salti
fui
alla
chiesa
,
quella
del
paese
basso
.
In
una
stanza
umida
annessa
alla
sagrestia
avevano
esposto
il
corpo
dell
'
annegato
.
La
stanza
era
piena
zeppa
di
contadini
.
Uno
diceva
:
-
Chi
lo
deve
conoscere
?
Si
vede
bene
da
'
panni
che
non
è
del
paese
.
Un
altro
soggiungeva
:
-
Io
dico
che
è
tedesco
.
-
No
,
è
di
Milano
.
-
Indosso
non
gli
hanno
trovato
niente
?
-
chiedeva
un
giovinotto
.
-
Niente
:
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Si
sarà
affogato
per
la
miseria
.
-
Io
dico
che
è
cascato
nel
fiume
.
-
Io
dico
che
ve
l
'
hanno
gettato
.
-
L
'
occhio
è
da
demonio
.
-
Con
quella
bocca
aperta
sembra
che
ci
voglia
mangiare
vivi
.
Una
bambina
si
nascondeva
,
tremando
,
dietro
al
corpo
del
padre
,
e
ripeteva
:
-
Ho
paura
,
ho
paura
;
andiamo
via
.
Il
padre
intanto
esaminava
da
vicino
l
'
abito
dell
'
annegato
,
lo
toccava
e
sentenziava
:
-
Bel
fustagno
!
Dev
'
essergli
costato
caro
.
M
'
ero
cacciato
innanzi
tra
la
folla
.
Il
vecchio
del
Ponte
dei
Re
fissava
gli
occhi
nel
mio
volto
,
sinistri
,
minacciosi
.
Sentivo
in
quello
sguardo
immobile
un
supremo
rimprovero
.
Alle
orecchie
mi
ronzava
un
soffio
da
tomba
,
che
diceva
:
-
Tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
potevi
salvarmi
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
avevi
indovinato
quel
che
io
stavo
per
compiere
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Il
soffitto
della
stanza
mi
crollava
sul
capo
;
la
folla
mi
stritolava
.
Credevo
di
essere
nell
'
inferno
,
in
mezzo
ai
diavoli
,
giudicato
dalla
voce
cavernosa
e
dagli
occhi
implacabili
di
un
cadavere
grigio
.
Entrò
un
contadino
,
che
avevo
visto
a
Idro
.
Guardando
l
'
annegato
,
esclamò
:
-
Povero
vecchio
,
le
voleva
tanto
bene
!
Due
giorni
soli
ha
potuto
vivere
dopo
morta
la
sua
Teresa
!
*
*
*
Mi
posero
a
letto
con
una
febbre
da
cavallo
.
Le
impressioni
di
quella
mattina
,
le
fatiche
della
sera
precedente
,
i
rimorsi
,
produssero
il
loro
effetto
:
avevo
delle
allucinazioni
spaventose
.
Gli
occhi
infiammati
mi
dolevano
assai
.
Il
mio
buon
sindaco
veniva
a
visitarmi
due
volte
al
giorno
,
e
mi
stava
accanto
delle
lunghe
ore
,
porgendomi
egli
stesso
le
medicine
e
raccontandomi
piano
,
quando
gli
sembravo
un
po
'
quieto
,
qualche
storiella
,
che
non
mi
faceva
sorridere
.
D
'
allora
in
poi
la
febbre
s
'
è
mitigata
,
ma
,
ad
onta
del
chinino
,
non
m
'
ha
voluto
lasciare
.
I
medici
dicono
che
è
di
quelle
periodiche
,
le
quali
si
pigliano
facilmente
con
l
'
umidità
e
con
gli
strapazzi
.
Io
la
sopporto
in
pace
;
ma
non
posso
tollerare
in
nessun
modo
questa
maledetta
macchia
negli
occhi
.
Appena
uscito
dai
vaneggiamenti
,
me
la
son
vista
dinanzi
,
e
continuo
a
vederla
,
come
vi
ho
descritto
,
ostinata
,
abbominevole
...
Ecco
,
anche
in
questo
momento
uno
spettro
scialbo
e
confuso
mi
balla
di
contro
,
ecco
che
insudicia
il
foglio
bianco
.
Il
sole
è
già
tramontato
,
e
la
scrivania
rimane
in
una
penombra
,
che
mi
basta
a
gettare
sulla
carta
in
furia
queste
parole
,
ma
che
non
mi
lascerebbe
rileggerle
.
Volevo
finire
prima
di
accendere
il
lume
,
e
la
macchia
si
giova
della
mezza
oscurità
per
lacerarmi
il
cervello
...
La
macchia
cresce
,
la
macchia
-
cosa
nuova
!
-
prende
una
forma
d
'
uomo
Le
spuntano
le
braccia
,
le
spuntano
le
gambe
,
le
nasce
il
capo
.
È
il
mio
vecchio
,
il
mio
terribile
vecchio
!
Parto
stasera
;
vi
consegnerò
io
stesso
domani
questo
manoscritto
.
O
guarisco
o
mi
strappo
gli
occhi
.
Il
collare
di
Budda
Gioacchino
aveva
certo
qualcosa
nella
fantasia
,
che
gli
dava
fastidio
.
Si
metteva
a
sedere
,
piantando
i
gomiti
sulla
tavola
e
posando
le
guance
scarne
sulle
mani
stecchite
,
e
abbassava
le
palpebre
come
se
volesse
meditare
lungamente
su
qualche
grave
sciagura
;
ma
,
dopo
un
minuto
,
balzava
in
piedi
,
andava
allo
specchio
appannato
e
piccolo
che
era
posto
sul
cassettone
,
contemplava
la
sua
triste
imagine
con
lo
sguardo
stralunato
,
e
vedendosi
più
giallo
del
solito
(
non
aveva
chiuso
occhio
in
tutta
la
notte
)
sentiva
un
brivido
scorrergli
dalla
testa
ai
piedi
.
Allora
si
tastava
il
polso
e
gli
pareva
di
aver
la
febbre
.
La
finestra
era
spalancata
,
ma
,
benché
non
fossero
ancora
le
sette
della
mattina
,
faceva
un
caldo
d
'
inferno
.
Il
sole
di
luglio
dardeggiava
una
luce
spietata
,
che
,
seguendo
in
quel
momento
la
direzione
della
stradicciuola
larga
un
metro
o
poco
più
,
andava
a
battere
sul
lastrico
,
diventato
una
striscia
di
fuoco
bianco
;
sicché
,
quando
l
'
inquieto
giovine
s
'
affacciò
alla
finestra
,
gli
parve
di
accecare
.
A
poco
a
poco
,
assuefattosi
alla
luce
,
fermò
lo
sguardo
all
'
estremità
della
calle
,
sul
ponte
storto
e
su
quel
caro
verde
dei
rii
veneziani
,
che
riposa
la
vista
.
Gioacchino
trovò
infatti
un
istante
di
requie
nel
bel
colore
di
smeraldo
oscillante
.
Giù
nella
calle
,
all
'
ombra
di
una
tenda
rossa
a
rappezzi
,
stava
seduto
Zaccaria
,
nella
bottega
del
quale
si
vedeva
un
paio
di
scarpe
rotte
esposte
accanto
ad
un
bacile
lustro
di
rame
,
tutto
figure
a
sbalzo
,
simile
ai
piatti
enormi
che
brillano
nel
negozio
ambulante
di
Zamaria
dalle
fritole
;
accanto
ad
un
paio
di
calzoni
rattoppati
e
ad
uno
spiedo
arrugginito
stava
una
spada
ad
elsa
dorata
,
eredità
d
'
un
consigliere
aulico
dell
'
Austria
,
ed
una
tabacchiera
con
certi
amorini
allegri
,
miniati
un
secolo
fa
da
un
pittore
francese
.
Gioacchino
dal
suo
quarto
piano
chiamò
:
-
Zaccaria
-
.
Zaccaria
alzò
le
due
punte
della
barba
grigia
.
Il
giovine
gli
chiese
con
voce
rauca
:
-
C
'
è
stato
nessuno
?
-
L
'
altro
si
contentò
di
stringersi
nelle
spalle
,
e
tornò
a
guardare
per
terra
.
Il
giovine
,
rientrato
nella
penombra
della
sua
camera
,
s
'
era
messo
a
guardare
una
specie
di
pesante
monile
di
metallo
bianco
,
largo
quattro
dita
,
sul
quale
stavano
incise
in
carattere
gotico
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
e
con
una
pezzuola
lo
andava
ripulendo
.
Gli
venne
una
idea
,
che
lo
rallegrò
:
la
collana
poteva
essere
d
'
argento
.
Si
vestì
in
fretta
.
Il
goletto
,
i
polsini
posticci
,
bianchi
di
bucato
,
erano
appiccati
ad
una
camicia
un
po
'
sudicia
;
ma
il
vestito
nero
pareva
nuovo
e
fatto
apposta
per
il
corpo
allampanato
del
nostro
Gioacchino
.
Solo
i
calzoni
leggeri
lasciavano
sconciamente
intravvedere
,
appena
sotto
alle
ginocchia
,
le
trombe
degli
stivali
.
Certo
quegli
stivali
,
ereditati
da
uno
zio
,
erano
larghi
per
le
gambe
magre
,
e
nei
calori
dell
'
estate
dovevano
dare
gran
noia
.
Insomma
Gioacchino
uscì
tenendo
in
mano
il
monile
,
e
a
cento
passi
dalla
sua
casa
entrò
in
una
botteguccia
piccola
,
bassa
,
che
aveva
nella
vetrina
qualche
orologio
d
'
ottone
,
qualche
enorme
cipolla
d
'
argento
,
cinque
o
sei
catenelle
d
'
acciaio
e
alcune
paia
di
orecchini
d
'
oro
sospetto
.
Mettendo
il
piede
sulla
soglia
non
ci
vide
più
nulla
:
bujo
pesto
.
Ma
un
po
'
alla
volta
cominciò
a
distinguere
le
cose
.
In
un
angolo
,
dove
entrava
un
tantino
di
luce
di
riflesso
pallida
,
stava
un
vecchio
con
gli
occhiali
sul
naso
,
che
guardava
,
attraverso
ad
una
lente
grossissima
,
la
carcassa
di
un
orologio
sconquassato
.
-
Oh
,
signor
Gioacchino
!
È
un
pezzo
che
non
la
si
vede
.
C
'
è
qualcosa
da
comprare
?
-
No
,
ho
bisogno
di
un
favore
.
-
Eccomi
pronto
,
purché
non
sieno
denari
.
Potrebbero
strapparmi
sette
denti
,
come
per
cavar
soldi
fece
a
un
ebreo
quel
re
d
'
Inghilterra
,
e
all
'
ottavo
non
troverei
una
lira
.
È
vero
che
non
ne
ho
sette
tra
tutte
due
le
mascelle
;
e
d
'
altra
parte
lei
,
signor
Gioacchino
,
n
'
ha
tanti
da
prestarne
a
tutti
,
e
denti
e
quattrini
.
In
che
cosa
posso
servirla
?
-
Veda
questa
roba
.
Il
vecchio
diede
un
'
occhiata
all
'
oggetto
di
metallo
,
e
disse
tosto
:
-
È
argento
,
argento
massiccio
e
puro
.
-
Quanto
potrebbe
valere
?
-
Lo
vuol
vendere
?
-
No
,
glie
l
'
ho
detto
.
-
Allora
pesiamo
.
Trenta
lire
,
piuttosto
meno
che
più
.
L
'
ha
trovato
,
questo
collare
?
-
Sì
.
Pensavo
bene
io
che
non
fosse
il
collare
d
'
un
suo
cane
.
I
cani
-
e
guardava
sardonicamente
agli
spropositati
stivaloni
del
giovinotto
-
i
cani
le
piacciono
poco
,
mi
pare
,
come
alla
buon
'
anima
di
suo
zio
.
Mentre
l
'
orefice
e
orologiaio
,
ridendo
a
squassi
,
borbottava
queste
ultime
parole
,
passava
un
monello
,
che
gridava
con
voce
argentina
:
-
L
'
«
Adriatico
»
,
l
'
«
Adriatico
»
,
col
gran
fatto
accaduto
...
Gioacchino
disse
un
grazie
rapido
al
vecchio
,
e
corse
dietro
al
monello
per
comperare
il
giornale
,
poi
se
lo
portò
su
in
camera
,
salendo
a
tre
a
tre
gli
scalini
alti
delle
branche
strettissime
.
Cercò
alla
fine
della
terza
pagina
,
e
trovò
in
carattere
grosso
l
'
avviso
,
che
tutti
i
fogli
del
giorno
innanzi
avevano
già
pubblicato
:
«
Chi
avesse
smarrito
un
collare
da
cane
con
tre
iniziali
,
la
prima
delle
quali
F
,
è
pregato
di
recarsi
a
ricuperarlo
il
più
presto
possibile
alla
bottega
portante
l
'
insegna
dello
Scudo
d
'
oro
,
in
calle
della
Forca
,
numero
512
.
Il
collare
verrà
consegnato
sulla
indicazione
delle
altre
due
lettere
,
senza
esigere
nessuna
mancia
»
.
V
'
erano
tre
o
quattro
errori
tipografici
;
ma
,
insomma
,
il
testo
appariva
chiaro
.
Suonarono
le
otto
.
Il
giovine
tornò
ad
uscire
in
gran
fretta
,
spinse
forte
l
'
uscio
due
o
tre
volte
per
essere
ben
certo
che
fosse
serrato
,
e
,
passando
vicino
alla
bottega
dello
Scudo
d
'
oro
,
disse
a
Zaccaria
,
il
quale
stava
ancora
seduto
sotto
la
tenda
rossa
:
-
Siamo
intesi
:
se
viene
qualcuno
a
chiedere
il
collare
,
mandatelo
al
cassiere
della
Banca
di
Sicurtà
commerciale
.
Va
bene
?
-
Ho
capito
,
ho
capito
.
Me
la
ricantò
ieri
cento
volte
la
solfa
.
-
Dunque
mi
fido
.
E
Zaccaria
,
nell
'
ombra
della
calletta
angusta
,
dove
il
sole
non
batteva
più
,
mormorò
tra
i
denti
,
sbirciando
Gioacchino
,
che
saliva
il
ponte
quasi
di
corsa
:
-
È
curiosa
!
Che
smania
di
restituire
la
roba
gli
è
venuta
d
'
un
tratto
.
Anche
questa
s
'
ha
da
vedere
!
-
Gioacchino
dal
canto
suo
pensava
:
-
È
d
'
argento
,
correranno
a
pigliarlo
.
*
*
*
Bisogna
sapere
che
Gioacchino
non
era
punto
avaro
;
ma
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
non
aveva
torto
:
quella
smania
riesciva
stravagante
.
Il
giovine
,
come
vedremo
,
spendeva
tutto
quello
che
guadagnava
.
La
sua
camera
non
si
poteva
dir
sudicia
,
benché
la
moglie
borbottona
di
Zaccaria
non
togliesse
la
polvere
dal
cassettone
,
dallo
specchio
,
dalle
quattro
scranne
,
dalla
poltrona
zoppa
e
dalla
tavola
tarlata
se
non
una
volta
ogni
due
settimane
.
Codesti
mobili
erano
assoluta
proprietà
di
Gioacchino
,
il
quale
pagava
cinque
lire
al
mese
la
stanza
vuota
,
e
dava
mensualmente
per
il
servizio
della
degna
sposa
di
Zaccaria
una
lira
:
molto
più
di
quello
che
si
meritasse
.
Ora
mettiamo
il
mangiare
,
il
vestire
,
i
divertimenti
,
e
giungeremo
alle
tre
lire
al
giorno
,
né
più
né
meno
.
Gioacchino
aveva
ereditato
dallo
zio
,
un
sant
'
uomo
,
centomila
lire
o
giù
di
lì
,
e
gli
affari
della
cassa
alla
Banca
di
Sicurtà
gli
avevano
dato
nell
'
ultimo
bilancio
un
frutto
netto
di
diecimila
lire
,
che
doveva
crescere
del
doppio
l
'
anno
seguente
;
ma
questo
non
era
guadagno
proprio
suo
,
era
guadagno
del
denaro
suo
:
bisogna
distinguere
.
Gioacchino
,
fra
le
altre
virtù
,
aveva
quella
della
modestia
:
valutava
poco
l
'
opera
propria
;
e
il
lavoro
di
tredici
ore
,
dalle
otto
della
mattina
alle
sei
e
dalle
otto
della
sera
alle
undici
,
gli
era
sembrato
,
dopo
molti
e
profondi
calcoli
,
degno
di
tre
lire
al
giorno
soltanto
.
L
'
entrata
dunque
e
l
'
uscita
si
pareggiavano
.
Anzi
,
di
quando
in
quando
gli
veniva
il
sospetto
di
essere
un
cervello
sventato
;
e
allora
resecava
un
po
'
sulle
spese
,
sicché
del
proprio
guadagno
effettivo
aveva
messo
da
parte
un
centinaio
di
lire
,
più
qualche
centesimo
,
destinate
in
casi
straordinarii
a
certi
matti
dispendii
.
Non
è
male
che
un
giovine
previdente
si
prepari
così
un
fondo
di
cassa
disponibile
agli
ultimi
estremi
per
una
qualche
pazzia
.
Il
momento
della
pazzia
,
una
vera
ed
improvvisa
pazzia
,
era
venuto
.
Sulle
donne
Gioacchino
aveva
delle
idee
molto
sentimentali
.
Non
gli
piacevano
quelle
che
si
fanno
pagare
;
ma
dall
'
altra
parte
a
quelle
che
non
si
fanno
pagare
non
sembra
che
Gioacchino
piacesse
troppo
.
Con
le
ragazze
ci
sono
gl
'
impegni
e
spesso
le
noie
de
'
fratelli
o
del
padre
;
quanto
alle
donne
maritate
,
la
moralità
sua
lo
salvava
dal
pensarvi
,
e
anche
un
poco
la
paura
dei
mariti
bisbetici
.
Così
dunque
il
nostro
giovine
,
con
la
sua
faccia
d
'
un
pallore
giallastro
,
gli
occhietti
bigi
,
le
labbra
grosse
violacee
,
il
pizzo
rado
,
le
guance
infossate
,
la
testa
quasi
pelata
,
magro
come
uno
stecchino
,
viveva
in
una
castità
molto
impaziente
.
Una
sera
,
alle
sei
e
mezzo
,
in
Merceria
di
San
Salvatore
,
mentre
usciva
dalla
sua
Cassa
,
ecco
si
imbatte
in
una
fanciulla
ammirabile
.
Alta
,
snella
,
con
certi
occhioni
neri
da
far
venire
la
pelle
d
'
oca
,
e
i
capelli
corvini
,
e
la
carnagione
(
si
vedeva
un
poco
più
giù
del
collo
)
d
'
un
bruno
caldo
,
infiammato
,
che
sembrava
un
riflesso
d
'
incendio
.
Gioacchino
sentì
nel
cuore
un
gran
colpo
,
e
,
fatti
due
passi
,
voltò
la
testa
.
In
quel
punto
voltava
il
capo
anche
la
bella
giovane
,
saettando
con
gli
occhioni
neri
.
Gioacchino
incerto
,
tremante
,
quando
la
ragazza
fu
lontana
ebbe
il
coraggio
di
seguirla
.
Alla
svolta
di
una
calle
od
alla
discesa
di
un
ponte
,
se
la
perdeva
di
vista
,
affrettava
il
passo
,
correva
;
poi
,
scopertala
,
si
fermava
di
botto
,
e
s
'
ella
stava
un
minuto
a
guardare
dinanzi
alla
mostra
d
'
una
bottega
,
egli
andava
a
rifugiarsi
vergognosamente
in
un
sottoportico
buio
.
Si
studiava
di
camminare
come
se
non
fosse
fatto
suo
,
fischiettando
,
guardando
in
aria
.
Passava
dalla
paura
all
'
ardire
:
tre
o
quattro
volte
gli
venne
l
'
impeto
di
accostarsi
alla
fanciulla
;
faceva
due
passi
,
e
l
'
animo
gli
mancava
.
Così
passarono
da
San
Bartolomeo
,
poi
dal
ponte
dell
'
Olio
,
poi
dalla
salizzada
di
San
Giovanni
Grisostomo
,
e
finalmente
dal
campo
de
'
Santi
Apostoli
,
dove
la
fanciulla
incontrò
una
vecchia
vestita
di
nero
,
con
il
cappellino
a
fiori
color
di
rosa
.
Il
sole
,
splendente
ancora
nella
vasta
piazza
,
bruciava
.
Svoltato
l
'
angolo
della
calle
del
Pistor
,
nel
ramo
delle
Zotte
,
in
fondo
al
quale
si
vedeva
brillare
il
verde
dell
'
acqua
e
passare
il
felse
di
una
gondola
nera
,
la
fanciulla
e
la
vecchia
sparirono
.
Per
farla
breve
,
cinque
giorni
dopo
,
la
vecchia
piccola
,
grassa
,
grinzosa
,
dal
cappellino
ornato
di
rose
,
aveva
già
con
infinite
astuzie
cavato
quaranta
lire
dal
salvadanaio
disponibile
del
nostro
giovine
cauto
.
Irene
era
propriamente
la
Dea
della
seduzione
.
Quando
stava
ritta
il
suo
mento
ovale
soverchiava
in
altezza
il
cocuzzolo
mezzo
pelato
di
Gioacchino
,
ma
si
piegava
con
tanta
grazia
!
Nello
slanciarsi
,
nell
'
incurvarsi
,
nell
'
ondeggiare
aveva
della
pantera
;
aveva
del
serpente
nell
'
attorcigliarsi
,
nell
'
aggomitolarsi
,
nello
strisciare
.
E
poi
era
tanto
allegra
.
Il
suo
labbro
superiore
rimaneva
naturalmente
alzato
,
massime
alle
estremità
in
una
curva
adorabile
,
che
faceva
pensare
a
non
so
che
di
canino
,
e
che
lasciava
sempre
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Gl
'
incisivi
dovevano
essere
arrotati
come
lame
di
coltello
,
ed
i
canini
erano
certo
puntuti
come
pugnali
.
Il
riso
le
stava
tanto
bene
:
gli
occhi
scintillavano
e
mandava
un
fremito
di
gaiezza
,
che
pareva
selvaggio
.
Gioacchino
aveva
perso
la
testa
.
Andava
in
calle
delle
Zotte
subito
dopo
il
desinare
e
vi
restava
fino
alle
sette
e
tre
quarti
,
l
'
ora
di
tornare
alla
Cassa
.
Vi
sarebbe
andato
anche
di
giorno
se
avesse
potuto
scappare
,
non
foss
'
altro
per
dieci
minuti
,
dalla
Banca
di
Sicurtà
;
vi
sarebbe
tornato
la
sera
tardi
,
se
la
fanciulla
e
la
vecchia
mamma
non
glielo
avessero
proibito
,
dicendo
che
andavano
sempre
a
dormire
innanzi
i
polli
,
e
che
non
intendevano
mettere
a
repentaglio
nel
vicinato
il
loro
nome
di
donne
oneste
.
Fatto
sta
che
il
settimo
giorno
,
a
contare
dal
primo
incontro
,
la
vecchia
strappò
al
giovinotto
ancora
trentacinque
lire
.
Ma
Irene
gli
voleva
tanto
bene
,
gli
si
buttava
addosso
con
tanto
furore
,
che
era
un
incanto
!
Aveva
anzi
il
caro
costume
di
morsecchiare
;
e
Gioacchino
,
la
sera
,
spogliandosi
,
guardava
con
infinita
compiacenza
le
lividure
delle
proprie
carni
.
Un
dopo
pranzo
(
si
conoscevano
da
nove
giorni
)
la
fanciulla
era
più
gaia
e
Gioacchino
anche
più
acceso
del
solito
.
Irene
gridò
improvvisamente
:
-
Voglio
mostrarti
d
'
un
colpo
tutto
quanto
il
mio
amore
-
e
si
avventò
contro
di
lui
e
,
afferrandolo
per
le
spalle
,
lo
girò
,
e
sotto
alla
nuca
gli
diede
un
gran
morso
con
que
'
suoi
denti
taglienti
e
puntuti
.
-
Sangue
,
sangue
!
-
ripeteva
sghignazzando
.
E
Gioacchino
,
benché
gli
facesse
un
poco
male
,
e
sopra
tutto
gli
rincrescesse
che
il
goletto
e
la
cravatta
avessero
ad
imbrattarsi
,
rideva
anche
lui
con
quella
sua
faccia
sparuta
e
squallida
,
e
si
asciugava
la
ferita
con
la
pezzuola
.
Erano
quasi
le
otto
.
Uscì
felice
,
toccandosi
a
brevi
intervalli
col
fazzoletto
la
nuca
,
dove
le
gocce
di
sangue
si
rinnovavano
ad
ogni
tratto
;
ma
,
poiché
il
sangue
non
voleva
stagnare
,
entrò
in
una
farmacia
a
farsi
mettere
sulla
ferita
un
pezzetto
di
cerotto
giallo
.
Di
notte
sentì
un
pizzicore
,
che
lo
tenne
svegliato
.
La
sera
seguente
Gioacchino
spasimava
d
'
amore
,
benché
durante
la
giornata
si
fosse
sentito
in
tutte
le
membra
una
spossatezza
grandissima
.
All
'
ora
consueta
la
vecchia
lo
aspettava
sulla
porta
di
strada
.
Quando
Gioacchino
la
vide
bisbigliò
:
-
Ci
siamo
!
-
La
vecchia
infatti
lo
tirò
nella
cucina
,
dove
due
pentole
,
un
candelotto
,
cinque
o
sei
tondi
e
qualche
posata
arrugginita
ornavano
la
credenza
.
Principiò
le
lamentazioni
.
Irene
non
ne
sapeva
nulla
,
poveretta
!
ma
certi
impegni
urgentissimi
,
gli
ultimi
creditori
impertinenti
da
far
tacere
;
bastavano
trenta
lire
;
era
tanto
buono
,
tanto
gentile
;
non
l
'
avrebbe
seccato
mai
più
,
lo
giurava
sulla
immagine
di
Santa
Brigida
.
Gioacchino
teneva
duro
.
Allora
la
vecchia
,
piantandosi
le
mani
ai
fianchi
,
smessa
la
studiata
dolcezza
del
volto
grinzoso
e
la
mellifluità
della
voce
fessa
,
continuò
ringhiando
.
Irene
dipendeva
da
lei
;
non
c
'
è
amore
che
tenga
;
gli
avrebbe
dato
un
calcio
da
quella
parte
,
e
poi
chiusa
la
porta
in
faccia
in
saecula
saeculorum
,
una
bella
faccia
davvero
!
Se
voleva
continuare
a
veder
la
ragazza
doveva
contribuire
anche
lui
alle
spese
di
casa
;
e
poi
una
ragazza
tutta
per
lui
,
così
pura
,
così
innocente
;
infine
si
trattava
di
poche
lire
;
era
una
spilorceria
,
una
sordidezza
;
o
con
chi
credeva
di
aver
da
fare
?
le
persone
si
devono
apprezzare
per
quel
che
meritano
,
e
lei
e
la
figliuola
volevano
essere
tenute
in
conto
di
donne
dabbene
;
l
'
aveva
intesa
sì
o
no
?
Gioacchino
diede
le
ultime
venticinque
lire
.
Oramai
dei
risparmi
sull
'
onorario
,
che
aveva
concesso
a
sé
medesimo
,
gli
restava
qualche
misero
soldo
;
ma
il
giovine
si
sentiva
tanti
bollori
addosso
,
che
l
'
intaccare
all
'
occorrenza
d
'
un
altro
centinaio
di
lire
le
ventimila
,
che
il
suo
danaro
doveva
in
quell
'
anno
fruttargli
,
non
gli
appariva
la
cosa
più
atroce
di
questa
terra
mortale
.
Irene
stava
sdraiata
sull
'
ottomana
.
Faceva
un
caldo
grave
umido
,
soffocante
.
Era
vestita
d
'
una
sottana
piuttosto
corta
e
d
'
un
casacchino
,
dal
quale
s
'
erano
strappati
quasi
tutti
i
bottoni
.
Gioacchino
,
vedendola
,
si
rasserenò
:
i
suoi
occhietti
si
spalancarono
,
il
viso
smorto
pigliò
un
bel
colore
rosato
.
Bisbigliò
nell
'
orecchio
della
fanciulla
la
eterna
parola
:
-
Mi
vuoi
bene
?
L
'
altra
rispose
a
voce
alta
,
ridendo
:
-
T
'
adoro
.
-
Ami
me
solo
?
Pensi
sempre
a
me
?
Io
,
vedi
,
darei
tutto
il
mio
sangue
per
la
mia
cara
Irene
.
E
le
rimproverò
dolcemente
il
morso
della
sera
innanzi
,
dicendole
che
ancora
la
nuca
gli
pizzicava
forte
.
Aveva
messo
il
capo
sulle
ginocchia
di
lei
.
Immerso
in
una
specie
di
sopore
beato
,
guardava
,
senza
pensare
,
alla
polvere
densa
,
che
da
più
mesi
non
era
stata
disturbata
sotto
ai
pochi
mobili
sconquassati
,
alle
sporcizie
del
pavimento
,
delle
quali
si
sarebbe
scandalezzata
persino
la
degna
sposa
di
Zaccaria
,
ed
alle
tendine
delle
finestre
rabescate
di
lordura
.
Dal
canale
quasi
asciutto
saliva
un
fetore
acre
.
Qualcosa
di
bianchiccio
,
di
lustro
,
dietro
ad
una
delle
gambette
storte
dell
'
armadio
,
fermò
lo
sguardo
di
Gioacchino
.
-
Guarda
,
che
cosa
c
'
è
lì
sotto
?
-
chiese
ad
Irene
,
e
senz
'
aspettar
la
risposta
andò
a
pigliare
l
'
oggetto
.
Era
un
collare
col
suo
fermaglio
e
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
La
faccia
di
Gioacchino
diventò
livida
.
-
Un
cane
,
c
'
è
stato
un
cane
in
questa
casa
.
Rispondi
.
Irene
rideva
,
mostrando
i
denti
.
-
C
'
è
stato
un
cane
e
ha
perduto
il
collare
?
Quando
?
-
Ieri
mattina
.
-
Ieri
?
-
Sì
,
ieri
;
-
e
la
donna
ci
pensò
un
attimo
,
poi
soggiunse
:
-
Entrò
dall
'
uscio
della
scala
,
che
la
mamma
con
questi
caldi
tiene
sempre
aperto
.
Ma
io
non
ho
paura
dei
cani
.
Anzi
guarda
-
e
mostrò
alla
polpa
della
gamba
destra
due
ferite
vicine
,
lunghe
,
parallele
,
non
ancora
rimarginate
.
-
È
stato
il
cane
?
-
gridò
Gioacchino
con
gli
occhi
fuori
dalla
testa
.
-
Sì
,
il
cane
.
Non
me
ne
rammentavo
quasi
più
.
-
E
non
hai
fatto
bruciare
la
piaga
?
-
Fossi
matta
!
Perché
mi
restasse
il
segno
tutta
la
vita
.
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Lo
so
io
!
Non
l
'
avevo
mai
visto
.
È
scappato
,
e
buon
viaggio
.
-
Scappato
subito
?
-
Subito
,
e
tanto
in
furia
che
pareva
arrabbiato
.
-
Arrabbiato
,
arrabbiato
!
-
e
si
toccava
la
morsicatura
della
nuca
,
che
da
un
minuto
gli
bruciava
la
carne
come
un
tizzone
ardente
.
Mise
in
tasca
il
collare
e
scappò
,
precipitando
giù
dalle
scale
,
correndo
nelle
calli
,
sui
ponti
,
lungo
le
fondamenta
,
dando
degli
spintoni
a
tutti
quelli
che
incontrava
,
finché
giunse
all
'
Ospedale
maggiore
,
dove
chiese
del
chirurgo
di
guardia
.
Voleva
farsi
medicare
col
ferro
e
col
fuoco
;
ma
il
chirurgo
disse
che
non
si
poteva
tentare
più
nulla
,
giacché
la
piaga
era
bell
'
e
cicatrizzata
.
Del
resto
,
saputo
il
caso
,
affermò
dottrinariamente
che
la
rabbia
non
si
trasfonde
da
uomo
ad
uomo
,
eccitò
Gioacchino
a
dormire
quindi
i
suoi
sonni
tranquilli
,
e
gli
voltò
le
spalle
.
Gioacchino
pensava
:
-
Menzogna
,
inganno
pietoso
.
Voglio
sapere
la
verità
ad
ogni
costo
-
e
nel
correre
verso
casa
,
passando
innanzi
alla
Farmacia
di
Santa
Fosca
,
di
cui
conosceva
il
principale
,
vi
entrò
difilato
.
Giunto
al
banco
starnutò
.
L
'
aria
impregnata
degli
odori
di
droghe
,
di
olii
,
di
mantecche
e
di
elettuarii
,
gli
punzecchiava
le
papille
del
naso
.
La
Farmacia
di
Santa
Fosca
è
celebre
.
Delle
sue
pillole
miracolose
si
occupò
più
volte
niente
meno
che
il
Gran
Consiglio
della
Repubblica
di
Venezia
.
La
sala
,
piuttosto
vasta
,
appare
molto
solenne
;
un
resto
,
perfettamente
conservato
,
dell
'
arte
barocca
:
grandi
armadii
tutt
'
intorno
in
legno
massiccio
,
a
pilastri
,
a
cornicioni
,
a
timpani
,
con
riquadri
arzigogolati
e
volute
gobbe
;
sulla
porta
di
mezzo
,
in
faccia
all
'
ingresso
,
il
busto
di
un
vecchio
sapiente
,
in
atto
di
consultare
un
librone
enorme
di
farmacopea
;
sulla
porta
a
destra
il
busto
d
'
un
giovine
,
che
tiene
una
storta
,
e
sulla
porta
a
sinistra
quello
di
un
altro
giovine
,
che
pesta
nel
mortaio
;
all
'
alto
dei
frontespizii
certe
figure
allegoriche
di
donne
sdraiate
e
dorate
;
qua
e
là
delfini
e
caducei
.
Il
soppalco
a
travi
regolari
,
dipinti
in
fiorami
gialli
,
non
ha
una
ragnatela
;
nelle
scansie
i
vetri
di
maiolica
,
bianchi
con
gli
ornati
di
fogliami
celesti
e
le
iscrizioni
a
lettere
gotiche
nere
,
i
più
grossi
e
panciuti
nel
palchetto
più
alto
,
in
mezzo
i
mezzani
e
sotto
i
piccoli
,
stanno
schierati
l
'
uno
accanto
all
'
altro
con
una
regolarità
,
dove
s
'
indovina
la
mano
avvezza
agli
scrupoli
d
'
oncia
.
Se
la
discorrevano
insieme
nella
stanza
vicina
,
intorno
alla
tavola
tonda
,
quattro
medici
,
mentre
,
dietro
al
banco
,
lo
speziale
attendeva
a
pesare
e
ad
incartare
non
si
sa
quali
polveri
bianche
.
Gioacchino
,
vergognandosi
di
parlare
di
sé
,
principiò
a
narrare
allo
speziale
il
caso
di
un
amico
suo
,
che
era
stato
morsicato
da
una
donna
,
la
quale
alla
sua
volta
era
stata
morsicata
da
un
cane
,
probabilmente
rabbioso
.
Nell
'
andare
innanzi
,
infervoratosi
nei
particolari
della
storia
,
alzò
a
poco
a
poco
la
voce
,
sicché
i
medici
,
dall
'
uscio
aperto
,
si
posero
ad
ascoltare
.
Il
punto
sul
quale
Gioacchino
voleva
essere
illuminato
era
questo
:
-
L
'
idrofobia
si
può
trasmettere
dall
'
uomo
all
'
uomo
?
-
Il
farmacista
non
sapeva
che
cosa
rispondere
;
ma
intanto
entrò
una
vecchietta
a
chiedere
tre
once
di
olio
di
ricino
,
e
il
farmacista
,
conducendo
Gioacchino
nella
stanza
attigua
,
espose
ai
medici
la
domanda
di
lui
,
mentre
la
vecchietta
gli
tirava
la
falda
dell
'
abito
perché
si
sbrigasse
a
darle
quel
purgante
,
il
quale
doveva
servire
a
guarir
dalla
colica
la
sua
nuora
,
un
bel
pezzo
di
giovinotta
,
che
aveva
mangiato
,
essendo
giorno
di
magro
,
un
subisso
di
baccalà
.
I
quattro
medici
,
i
quali
stavano
aspettando
invano
di
essere
chiamati
da
qualche
cliente
,
e
intanto
non
sapevano
come
ingannare
il
tempo
,
giudicarono
la
quistione
bella
,
ma
molto
intricata
.
Uno
,
il
più
vecchio
,
si
rammentava
di
avere
letto
nello
«
Sperimentale
»
di
un
caso
d
'
idrofobia
comunicata
ad
un
fanciullo
dalla
morsicatura
di
una
ragazza
,
innanzi
che
le
si
manifestasse
la
rabbia
.
Gioacchino
allibì
.
Vero
è
che
la
notizia
fu
poi
smentita
nello
stesso
periodico
.
Gioacchino
respirò
.
Frattanto
il
secondo
dottore
,
sbarbato
,
con
i
capelli
biondi
e
lunghi
e
gli
occhiali
sul
naso
,
era
andato
a
frugare
nella
libreria
,
che
pigliava
tre
lati
della
stanza
(
la
più
ricca
libreria
delle
farmacie
di
Venezia
)
e
ne
aveva
cavato
il
fascicolo
del
giugno
1880
del
«
Giornale
internazionale
delle
scienze
mediche
»
.
Interrompendo
senz
'
altro
i
discorsi
dei
colleghi
si
mise
a
leggere
lentamente
,
gravemente
alla
pagina
488
questo
articoletto
:
«
Sulla
trasmissibilità
della
Rabbia
»
,
pel
dottor
Raynaud
.
Fino
ad
ora
si
teneva
per
indiscutibile
che
l
'
uomo
rabido
non
sia
atto
a
trasmettere
ad
altri
la
malattia
;
oggi
pare
che
tale
questione
sia
entrata
in
una
fase
tutt
'
altro
che
rassicurante
.
Da
alcune
esperienze
è
lecito
dedurre
che
il
virus
rabido
dell
'
uomo
è
contagioso
.
L
'
inoculazione
fatta
nei
conigli
della
saliva
o
del
detrito
della
glandula
salivale
di
un
uomo
affetto
da
rabbia
,
per
morso
riportato
da
animale
sospetto
,
diede
luogo
ai
sintomi
rabidi
,
indi
alla
morte
.
Da
ciò
si
deduce
la
trasmissione
della
rabbia
non
solo
dall
'
uomo
agli
animali
,
ma
eziandio
da
uomo
ad
uomo
;
e
,
ciò
ammesso
,
si
comprende
come
bisogna
guardarsi
con
scrupolosa
attenzione
così
dai
morsi
degli
infermi
affetti
da
rabbia
,
come
anche
dalla
loro
saliva
e
dagli
oggetti
che
ne
fossero
imbrattati
,
specialmente
nel
caso
che
nelle
mani
esista
qualche
taglio
o
scalfittura
o
piaga
»
.
Gioacchino
era
diventato
verde
e
immobile
come
un
cadavere
:
soltanto
le
sue
labbra
tremavano
;
ma
i
medici
,
incaloriti
nella
questione
,
non
gli
badavano
affatto
.
Uno
di
essi
,
il
più
giovane
de
'
quattro
,
piccoletto
,
gobbetto
,
tutto
malizia
negli
occhi
e
nella
bocca
,
osservò
:
-
L
'
articolo
non
vuol
dir
nulla
.
Gli
uomini
,
è
vero
,
somigliano
ai
conigli
nell
'
animo
,
ma
non
si
possono
confondere
con
i
conigli
nel
fisico
.
Io
in
questa
materia
la
so
lunga
,
pur
troppo
!
La
mia
tesi
di
laurea
ebbe
a
tema
l
'
idrofobia
:
ho
dovuto
consultare
un
monte
di
libri
,
e
sono
stato
aiutato
dal
professore
Lussana
,
che
ha
compiuto
delle
belle
esperienze
.
Vi
ricordate
certo
di
quel
povero
dottore
Agostino
Marin
,
medico
condotto
di
Cervarese
Santa
Croce
,
tanto
buono
,
tanto
amato
da
tutti
,
il
quale
,
morsicato
da
un
cane
,
sentendosi
dopo
tre
mesi
i
primi
sintomi
dell
'
idrofobia
,
montò
in
carrettella
e
,
guidando
da
sé
,
si
recò
all
'
Ospedale
di
Padova
,
dove
al
medico
di
guardia
disse
quietamente
:
-
Vengo
a
finire
qui
,
per
non
funestare
con
l
'
orrendo
spettacolo
della
mia
morte
la
mia
moglie
ed
i
miei
figliuoli
,
che
amo
tanto
-
.
Morì
in
fatti
qualche
giorno
appresso
;
e
il
Lussana
,
avendo
avuto
un
poco
di
sangue
di
quel
disgraziato
,
lo
iniettò
nella
vena
femorale
di
due
cani
.
Uno
de
'
cani
poco
dopo
morì
,
l
'
altro
fu
ucciso
:
era
stata
comunicata
a
tutti
e
due
la
così
detta
idrofobia
lipemaniaca
o
taciturna
.
Il
medico
biondo
interruppe
:
-
O
dunque
,
se
ai
conigli
e
ai
cani
,
con
la
saliva
e
col
sangue
la
rabbia
si
trasmette
,
perché
non
s
'
ha
a
trasmettere
all
'
uomo
?
-
Caro
dottore
,
o
perché
i
cavalli
,
i
ciuchi
ed
i
buoi
vanno
soggetti
a
malattie
diverse
da
quelle
della
bestia
umana
?
Non
ci
sono
forse
dei
veleni
che
accoppano
certi
dati
animali
,
non
facendo
agli
altri
né
caldo
né
freddo
?
L
'
Hertwigx
dichiara
che
solo
il
quinto
degli
uomini
addentati
direttamente
da
cani
idrofobi
s
'
ammala
;
e
il
Giraud
,
il
Bezard
,
il
Parvisse
,
il
Gauhier
,
il
Vaughan
...
-
Basta
,
per
carità
!
-
gridò
lo
speziale
dal
suo
banco
.
-
...
Il
Giraud
,
il
Babington
praticarono
l
'
innesto
senza
ottenere
mai
ombra
d
'
idrofobia
.
Nessuno
dei
coraggiosi
dissettori
che
,
studiando
i
cadaveri
di
idrofobi
,
s
'
erano
fatti
alle
mani
o
tagli
o
graffiature
,
ebbe
a
soffrire
nulla
,
salvo
uno
,
pare
,
se
si
deve
credere
all
'
Andry
.
-
La
conclusione
è
questa
-
notò
il
medico
vecchio
-
che
non
sappiamo
nulla
;
ma
non
vorrei
,
lo
confesso
,
neanche
a
ricoprirmi
d
'
oro
,
sperimentare
nella
mia
carne
i
denti
di
un
uomo
idrofobo
.
Gioacchino
era
caduto
sopra
una
seggiola
:
tendeva
l
'
orecchio
,
ma
non
respirava
più
.
Si
fece
coraggio
,
e
chiese
,
balbettando
,
al
medico
gobbetto
,
che
gli
stava
accanto
:
-
La
rabbia
,
scusi
,
negli
uomini
e
nei
cani
si
può
sempre
riconoscere
dalle
loro
furie
,
dagli
ululati
,
dalla
bava
,
da
qualche
altro
segno
sicuro
?
Il
novello
Esculapio
,
lietissimo
di
poter
sciorinare
la
sua
sapienza
,
rispose
:
-
No
.
La
rabbia
non
si
manifesta
con
accessi
di
furore
,
anzi
è
una
malattia
,
a
prima
giunta
,
di
apparenza
benigna
;
ma
fino
dal
principio
la
saliva
riesce
virulenta
,
cioè
contiene
il
germe
inoculabile
;
ed
il
cane
,
o
anche
l
'
uomo
,
senza
fallo
,
è
allora
più
pericoloso
per
le
carezze
della
sua
lingua
,
che
non
per
la
tendenza
a
mordere
.
La
copia
della
bava
non
appare
un
indizio
costante
:
talvolta
la
gola
resta
umida
,
talvolta
secca
.
In
una
varietà
particolare
,
che
si
denomina
rabbia
muta
,
la
mascella
inferiore
si
discosta
assai
dalla
superiore
,
e
si
vede
sino
al
fondo
la
gola
nera
.
Sovente
il
cane
cammina
con
il
passo
vacillante
,
con
la
coda
rilassata
,
con
la
testa
china
e
gli
occhi
spalancati
e
la
lingua
pendente
fuori
della
bocca
,
lunga
,
azzurrastra
.
Alza
il
capo
per
mordere
,
e
poi
subito
ripiglia
il
suo
fatale
cammino
.
-
E
nei
rimedii
-
chiese
il
medico
vecchio
,
il
quale
non
aveva
più
voglia
di
tenere
dietro
ai
progressi
dubbiosi
della
sua
scienza
-
dopo
il
vano
tentativo
del
curaro
,
hanno
inventato
altro
?
-
La
tracheotomia
-
rispose
il
gobbetto
.
-
La
tracheotomia
-
brontolò
con
un
soffio
di
voce
Gioacchino
.
-
Che
cosa
è
?
-
È
un
taglio
lungo
la
trachea
-
e
il
medico
mostrava
la
gola
più
giù
del
colletto
.
-
Il
pathos
eminens
dell
'
idrofobia
consiste
in
uno
spasmo
laringo
-
faringeo
;
non
potendo
dunque
respirare
di
su
,
si
spacca
la
gola
e
si
respira
più
sotto
.
Gioacchino
inorridiva
,
ma
il
medico
,
senza
guardarlo
,
continuava
:
-
Vero
è
che
alla
stretta
dei
conti
si
muore
ugualmente
,
strozzati
,
epilettici
,
furiosi
,
con
la
bava
e
il
sangue
alla
bocca
,
ballando
come
nel
delirium
tremens
il
più
orribile
e
infernale
dei
can
-
can
.
Il
dottore
biondo
,
quello
con
gli
occhiali
,
mentre
i
colleghi
suoi
ragionavano
,
non
aveva
fatto
altro
che
togliere
dalla
libreria
dei
volumi
e
scartabellarli
e
ammonticchiarli
sulla
tavola
.
Sfogliandone
uno
,
dopo
avere
scorso
una
mezza
pagina
,
si
pose
a
ridere
,
dicendo
:
-
Sentite
,
amici
,
niente
meno
che
l
'
Encyclopêdie
,
quella
del
Diderot
e
del
d
'
Alembert
,
quella
che
ha
illuminato
il
mondo
.
Ecco
l
'
articolo
Rage
.
Rabbia
dunque
ce
n
'
è
di
sette
sorte
:
quattro
hanno
rimedio
:
per
le
altre
v
'
ha
un
riparo
soltanto
:
tuer
le
chien
enragé
.
E
delle
medicine
questa
è
amena
:
«
Pigliate
il
peso
di
sei
scudi
di
sugo
d
'
assenzio
,
il
peso
di
due
scudi
di
polvere
d
'
aloe
,
il
peso
di
due
scudi
di
corno
di
cervo
bruciato
,
due
dramme
di
agarico
e
il
peso
di
sei
scudi
di
vino
bianco
:
mêlez
le
tout
ensemble
,
et
les
faites
avaler
»
.
Qui
scoppiò
una
lunga
risata
;
ma
il
dottore
biondo
continuava
imperterrito
:
-
Farmaco
per
impedire
che
la
rabbia
si
manifesti
:
«
Pigliate
del
latte
di
vacca
appena
munto
,
mettetegli
in
fusione
della
pimpinella
selvatica
,
e
fatene
bere
tutte
le
mattine
per
nove
giorni
»
.
Lo
speziale
,
messo
in
curiosità
dalle
risa
dei
dottori
,
era
andato
ad
ascoltare
.
-
Ha
inteso
?
-
disse
a
Gioacchino
-
basta
bere
per
nove
mattine
il
latte
con
la
pimpinella
.
Ma
il
quarto
medico
,
il
quale
non
aveva
mai
aperto
bocca
,
e
pareva
che
sonnecchiasse
,
si
alzò
e
,
preso
in
disparte
Gioacchino
,
gli
bisbigliò
con
molta
solennità
in
un
orecchio
:
-
Lasci
sbraitare
questi
signori
.
Il
fatto
è
questo
,
che
la
trasmissione
dell
'
idrofobia
da
uomo
ad
uomo
è
cosa
oramai
certissima
.
Se
dunque
il
cane
era
idrofobo
,
l
'
amico
è
spacciato
.
Il
punto
sta
qui
:
sapere
se
il
cane
era
idrofobo
;
e
,
poiché
i
cani
idrofobi
non
guariscono
mai
,
sapere
se
il
cane
è
vivo
e
sano
.
Se
il
suo
amico
o
lei
o
qualche
conoscente
avessero
bisogno
di
un
medico
,
eccole
il
mio
biglietto
da
visita
.
Gioacchino
uscì
sbalordito
,
mezzo
tramortito
,
barcollando
sulle
magre
gambe
.
Sapere
se
il
cane
è
vivo
!
Gioacchino
si
rammentò
del
collare
che
aveva
in
tasca
.
Gli
venne
una
grande
idea
:
corse
la
sera
stessa
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
mattina
,
e
la
mattina
seguente
,
per
tempo
,
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
sera
;
e
fece
stampare
l
'
avviso
che
conosciamo
.
*
*
*
Lo
abbiamo
lasciato
che
andava
alla
sua
Cassa
,
dove
giunse
in
ritardo
,
ruminando
nel
cervello
cento
storie
terribili
di
cani
arrabbiati
,
d
'
uomini
morti
negli
spasimi
più
tremendi
,
quando
meno
se
l
'
aspettavano
,
molte
settimane
,
molti
mesi
,
molti
anni
dopo
morsicati
.
Vivere
in
tante
ambasce
!
meglio
buttarsi
subito
nel
canale
con
una
pietra
al
collo
.
E
contava
i
biglietti
di
banca
con
la
sicurezza
meccanica
della
consuetudine
lunga
;
e
pensava
intanto
al
suo
povero
zio
,
che
,
vedendo
un
cane
,
allibiva
,
sgattaiolava
lungo
i
muri
,
si
rannicchiava
ne
'
canti
;
al
suo
povero
zio
,
quel
sant
'
uomo
,
che
,
dopo
avere
mangiato
pane
e
cipolle
tutta
la
vita
,
gli
aveva
lasciato
centomila
lire
,
facendogli
giurare
solennemente
di
portare
sempre
gli
stivali
sino
alle
ginocchia
,
poiché
i
cani
hanno
l
'
usanza
di
addentare
alle
polpe
.
Si
presentò
allo
sportello
della
Cassa
la
testa
unta
di
Zaccaria
,
e
in
atto
di
mistero
disse
:
-
C
'
è
quel
signore
.
-
Chi
?
-
Quello
del
collare
.
Gioacchino
scattò
,
e
gli
passò
sulla
fronte
un
lampo
di
gioia
.
Il
proprietario
del
collare
era
un
bel
giovinotto
,
alto
e
robusto
,
tenente
di
fanteria
marina
,
il
quale
,
dette
le
due
lettere
che
l
'
avviso
chiedeva
e
ringraziato
il
cassiere
,
dichiarò
di
voler
pagare
,
non
foss
'
altro
,
le
spese
delle
pubblicazioni
;
ma
Gioacchino
non
rispondeva
.
Guardava
intorno
,
cercando
il
cane
:
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Il
cane
è
scappato
.
-
Quando
?
-
Ier
l
'
altro
.
Gioacchino
si
sentì
gelare
,
e
,
come
parlasse
a
sé
medesimo
,
con
un
accento
di
strazio
mortale
,
bisbigliò
:
-
Il
giorno
in
cui
ha
morsicato
Irene
!
-
Appunto
.
È
un
cane
mansueto
come
un
agnello
;
ma
non
bisogna
tirargli
le
orecchie
.
Irene
gliele
tirò
,
ed
egli
dentro
coi
denti
nelle
polpe
.
Allora
gliene
diedi
tante
e
tante
,
che
scappò
giù
dalle
scale
,
e
non
l
'
ho
più
veduto
.
Ma
tornerà
,
ne
son
certo
;
mi
capiterà
tra
i
piedi
o
al
caffè
,
o
in
qualche
casa
dove
ho
per
costume
di
andare
.
Non
è
la
prima
volta
che
mi
fa
questi
scherzi
.
-
Era
sano
?
-
Come
un
pesce
,
ma
con
questi
calori
non
si
sa
mai
.
Gioacchino
,
alzando
gli
occhi
e
guardando
il
volto
rotondo
e
gioviale
del
tenente
,
chiese
tremando
:
-
Ella
conosce
Irene
?
L
'
altro
si
mise
a
ridere
,
come
se
volesse
dire
:
e
chi
non
la
conosce
?
-
Scusi
,
ci
andò
ier
l
'
altro
per
caso
?
-
Sono
tre
mesi
che
ci
vado
tre
o
quattro
volte
la
settimana
e
le
ho
condotto
quasi
tutti
gli
ufficiali
del
battaglione
.
-
Irene
in
calle
delle
Zotte
,
numero
120
,
quella
ragazza
che
abita
con
la
madre
?
-
Una
bella
madre
davvero
!
-
Ma
insomma
,
Irene
...
?
-
Non
lo
sapeva
?
Allora
soltanto
il
bel
giovine
s
'
avvide
che
il
disgraziato
cassiere
non
si
sentiva
bene
,
e
,
poiché
Gioacchino
pregava
di
essere
lasciato
solo
,
il
tenente
,
senza
darsi
la
briga
di
capire
codesto
imbroglio
,
se
ne
andò
via
,
intendendosela
con
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
,
perché
,
quando
a
quel
matto
del
cassiere
fosse
piaciuto
,
gli
portasse
a
casa
il
collare
.
Zaccaria
s
'
inchinò
tanto
che
toccò
quasi
il
suolo
con
le
due
punte
della
barba
grigia
.
-
E
mi
costa
cento
lire
!
-
ripeteva
Gioacchino
,
e
,
mentre
contava
i
danari
allo
sportello
,
andava
ripensando
alla
pietra
da
legarsi
al
collo
e
al
canale
ove
affogarsi
.
Poi
esclamava
:
-
Voglio
vendicarmi
;
voglio
uccidere
la
vecchia
prima
e
la
giovane
poi
-
.
E
tremava
di
paura
.
Alle
sette
di
sera
,
senza
sapere
quel
che
si
facesse
,
entrò
nel
chiassuolo
delle
Zotte
.
La
porta
era
aperta
,
salì
e
sul
pianerottolo
si
fermò
un
istante
:
gli
pareva
di
sentirsi
strozzare
,
non
poteva
più
inghiottir
la
saliva
,
aveva
il
granchio
alle
mani
,
il
cuore
con
i
suoi
gran
colpi
voleva
spezzargli
il
petto
.
-
Ci
siamo
-
pensò
-
mi
restano
poche
ore
di
vita
-
.
Mise
il
piede
sulla
soglia
della
camera
d
'
Irene
.
Irene
,
sdraiata
come
al
solito
sull
'
ottomana
,
scherzava
con
un
cane
.
Gioacchino
si
voltò
per
fuggire
,
ma
Irene
gli
gridò
:
-
Vieni
,
vieni
,
guarda
com
'
è
grazioso
.
Poi
,
parlando
al
cane
:
-
Non
mi
morderai
più
,
non
è
vero
?
Era
il
cane
che
Gioacchino
cercava
,
sano
,
allegro
,
saltellante
.
Gioacchino
,
trasformato
,
cavò
di
tasca
il
collare
e
s
'
avvicinò
alla
bestia
,
la
quale
,
sentendo
l
'
odore
della
roba
sua
,
sbalzò
ai
piedi
del
giovinotto
,
e
ballandogli
intorno
abbaiava
di
gioia
.
Gioacchino
affibbiò
al
cane
il
collare
,
poi
con
un
ginocchio
a
terra
,
si
pose
ad
accarezzare
il
suo
pelo
nero
,
vellutato
,
morbido
;
e
il
cane
s
'
avvoltolava
,
e
con
la
pancia
all
'
aria
dimenava
le
zampe
.
Irene
rideva
a
crepapelle
.
A
un
tratto
Gioacchino
s
'
alzò
dignitosamente
,
e
cercando
di
dare
alla
sua
fisonomia
squallida
,
a
'
suoi
occhietti
piccoli
e
spenti
una
espressione
terribile
,
disse
con
la
sua
voce
stridula
:
-
Signora
,
vi
lascio
al
tenente
di
fanteria
marina
ed
al
suo
battaglione
;
vi
lascio
al
padrone
di
questa
bestia
.
So
tutto
,
tutto
-
e
s
'
avviò
risoluto
all
'
uscio
.
L
'
ilarità
di
Irene
non
ebbe
più
freno
;
si
sganasciava
,
e
,
battendo
le
mani
,
gridava
al
cane
:
-
Acchiappa
,
Budda
,
acchiappa
il
ladro
,
acchiappalo
-
e
incitava
il
cane
col
gesto
.
Budda
,
ringhiando
,
corse
giù
per
le
scale
dietro
a
Gioacchino
;
ma
questi
era
stato
più
lesto
e
aveva
chiuso
la
porta
.
La
vecchia
infame
gettò
dalla
finestra
sul
cappello
del
giovine
,
mentre
usciva
,
una
buccia
di
limone
.
*
*
*
Il
nostro
cassiere
tornò
alla
sua
vita
di
prima
,
regolare
e
monotona
;
non
s
'
attentò
più
di
seguire
nelle
vie
le
belle
brune
;
si
rimise
a
'
risparmii
,
e
comperò
un
paio
di
stivaloni
nuovi
,
per
proteggere
anche
le
ginocchia
.
Santuario
1
Era
l
'
ultimo
giorno
dell
'
anno
,
un
anno
pieno
di
malinconie
e
di
fastidii
.
Avevo
pagato
il
conto
all
'
oste
dei
Tre
Turchi
,
e
m
'
ero
acconciato
nella
carrettella
,
che
doveva
condurmi
al
Santuario
:
una
salita
di
settecento
metri
,
a
dir
poco
.
Il
sole
cadente
picchiettava
di
ombrette
e
di
scintille
il
fango
della
strada
,
il
quale
,
schizzando
a
destra
e
a
sinistra
,
pareva
borbottasse
pettegolo
contro
le
ruote
,
che
ne
disturbavano
la
quiete
molle
.
Su
quella
mota
nerastra
,
tormentata
a
lunghi
intervalli
dai
pesanti
carri
delle
ferriere
vicine
,
si
distendevano
ampie
striscie
o
s
'
alzavano
grandi
cumuli
di
neve
,
chiazzata
qua
e
là
di
brutte
macchie
di
melma
e
bruna
al
paragone
dei
lenzuoli
candidi
,
che
coprivano
i
campi
ondeggiati
,
divisi
da
fossatelli
,
e
i
tetti
dei
casolari
e
delle
villette
sparse
sulle
alture
.
Di
mano
in
mano
che
si
andava
in
su
,
il
fango
scompariva
per
lasciare
posto
anche
sulla
strada
alla
neve
,
solcata
da
poche
linee
profonde
;
e
,
un
'
ora
prima
di
giungere
al
Santuario
,
i
due
cavalli
,
sbuffando
,
sudando
,
tendendo
faticosamente
i
muscoli
,
cacciando
le
gambe
nella
neve
fino
alle
ginocchia
,
riuscivano
a
malapena
a
tirare
il
legnetto
,
di
cui
le
ruote
si
sprofondavano
quasi
fino
all
'
asse
.
La
temperatura
,
ch
'
era
stata
assai
mite
,
essendosi
fatta
freddissima
,
principiavo
a
sentirmi
i
piedi
gelati
e
le
mani
intirizzite
.
Battevo
i
denti
quando
,
verso
le
sette
,
al
buio
,
si
giunse
nel
primo
cortile
dell
'
ospizio
.
Le
gradinate
magnifiche
erano
scomparse
;
qualche
pezzo
di
balaustro
,
le
cimase
,
i
vasi
barocchi
,
non
si
vedeva
altro
.
Le
immense
ali
dell
'
edificio
s
'
alzavano
tetre
,
e
gli
archi
aperti
del
vasto
atrio
,
in
quella
luce
notturna
della
neve
,
azzurrognola
e
pallidissima
,
sembravano
l
'
ingresso
d
'
un
cimitero
fantastico
.
Il
vento
cacciava
sotto
all
'
atrio
un
pulviscolo
ghiacciato
,
sottile
,
turbinante
,
che
si
faceva
strada
fra
il
collo
e
la
pistagna
della
pelliccia
,
fra
le
maniche
e
i
polsi
.
Un
uomo
mi
venne
incontro
con
la
lanterna
;
e
mentre
io
gli
chiedevo
del
signor
rettore
dell
'
ospizio
,
e
lo
pregavo
di
condurmi
subito
al
fuoco
,
ecco
che
s
'
avanza
a
un
tratto
fra
lui
e
me
una
testina
bionda
di
donna
:
e
le
sue
labbra
sorridevano
,
ma
fissò
gli
occhi
ne
'
miei
con
uno
sguardo
così
audace
e
lungo
che
io
rimasi
turbato
.
Quella
sfacciataggine
non
s
'
accordava
coi
lineamenti
soavi
del
volto
,
né
coll
'
abito
della
bella
persona
.
Aveva
il
capo
chiuso
in
una
specie
di
cuffia
bianca
e
il
vestito
di
colore
azzurro
;
un
grembiule
candido
le
si
annodava
alla
vita
sottile
e
contornava
i
fianchi
e
si
alzava
a
coprire
la
curva
del
petto
,
sulla
quale
scendeva
,
appesa
ad
una
fettuccia
di
velluto
nero
,
una
croce
d
'
argento
.
Mentre
io
guardavo
la
strana
fanciulla
dalla
testa
ai
piedi
,
ella
,
immobile
,
impassibile
,
continuava
a
fissarmi
.
In
quello
sguardo
dritto
e
fiero
c
'
era
qualcosa
di
tanto
singolare
,
ch
'
io
,
che
già
tremavo
dal
freddo
,
mi
sentii
rabbrividire
.
Il
servo
,
nel
vedere
la
donna
,
non
si
scompose
,
ma
le
disse
dolcemente
:
-
Signora
,
piglierà
un
raffreddore
;
venga
con
me
-
e
,
pregandomi
di
aspettarlo
due
minuti
,
la
accompagnò
lungo
il
lato
destro
del
portico
.
Ella
lo
seguì
sommessa
,
senza
voltare
il
capo
.
La
lanterna
che
,
ad
intervalli
regolari
,
spariva
per
un
istante
dietro
alle
colonne
delle
logge
,
allontanandosi
e
diventando
sempre
più
smorta
,
s
'
andò
a
perdere
in
una
vasta
ombra
,
che
mi
parve
quella
d
'
una
chiesa
.
E
mi
sembrò
che
dall
'
ombra
cupa
uscisse
un
suono
flebile
e
dolce
.
Quando
il
servo
tornò
,
gli
domandai
:
-
Cantano
in
chiesa
?
-
Le
Figlie
di
Gesù
pregano
la
Madonna
.
-
E
pellegrini
ce
n
'
è
?
-
Neanche
uno
.
Con
questo
tempo
!
bisognerebbe
essere
matti
.
Volevo
chiedergli
qualcosa
della
fanciulla
bizzarra
,
ma
mi
trattenni
.
Il
buon
uomo
,
zoppicando
un
poco
,
mi
rischiarava
i
gradini
dello
scalone
.
2
La
stanza
del
rettore
era
un
paradisetto
.
Faceva
caldo
.
Nel
camino
brillava
un
gran
fuoco
,
e
dinanzi
ad
esso
un
uomo
lungo
e
stecchito
,
una
specie
di
Don
Chisciotte
prete
,
si
stava
scaldando
la
schiena
con
le
mani
dietro
.
Appena
mi
vide
entrare
,
innanzi
di
aprire
la
lettera
ch
'
io
gli
presentavo
,
mi
chiese
se
avessi
fame
,
se
avessi
freddo
,
se
fossi
stanco
,
se
volessi
bere
;
e
senz
'
attendere
la
risposta
,
andò
alla
credenza
a
cavarne
una
bottiglia
,
mi
fece
sedere
nella
poltrona
accanto
al
fuoco
,
e
chiamò
il
servo
,
ordinandogli
di
preparare
la
cena
.
Bevetti
il
vermouth
,
due
bicchieri
,
e
il
rettore
voleva
farmi
bere
il
terzo
a
ogni
costo
.
Lieto
come
una
pasqua
,
mi
pigliava
per
le
mani
,
mi
picchiava
famigliarmente
sulle
ginocchia
,
sorrideva
con
un
certo
ghigno
bonario
tutto
cuore
,
e
diceva
:
-
Ci
ho
proprio
gusto
:
mi
rincresceva
davvero
di
finire
l
'
anno
solo
come
un
eremita
.
Sia
benedetto
il
cielo
:
ho
trovato
un
compagno
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
un
altro
ceppo
ben
secco
.
Bada
all
'
arrosto
,
che
non
s
'
abbrustolisca
troppo
.
E
andava
su
e
giù
per
la
stanza
con
le
sue
gambe
interminabili
,
facendo
svolazzare
la
veste
;
poi
si
tornava
a
piantare
ritto
innanzi
al
camino
,
e
allora
l
'
ombra
oscillante
de
'
suoi
stinchi
,
proiettata
dalla
fiamma
,
si
distendeva
sul
pavimento
,
e
il
torso
si
sbatacchiava
sulla
parete
opposta
,
e
il
collo
e
il
capo
tracciavano
la
loro
forma
allungata
sul
soffitto
,
sicché
la
figura
nera
appariva
spezzata
in
tre
lati
,
e
si
muoveva
ora
di
qua
ora
di
là
,
come
un
pulcinella
di
legno
dislogato
da
un
ragazzo
impaziente
.
Alla
fine
il
rettore
lesse
la
lettera
di
presentazione
,
e
gli
Oh
!
e
gli
Ah
!
non
terminavano
più
.
-
Oh
,
ah
,
il
figliuolo
del
mio
caro
Gigi
!
È
proprio
lei
?
Sa
che
da
trent
'
anni
...
che
cosa
dico
?
da
quarant
'
anni
...
sicuro
,
fu
nel
...
non
mi
rammento
bene
...
ma
in
somma
sono
passati
quarant
'
anni
almeno
dacché
vidi
per
l
'
ultima
volta
il
mio
buon
Gigi
.
E
non
sapevo
che
avesse
preso
moglie
,
ed
ignoravo
che
avesse
un
rampollo
così
grande
e
grosso
,
scusi
,
come
lei
.
È
succeduto
quel
che
succede
sempre
quando
ci
si
vuol
bene
davvero
:
non
ci
si
scrive
mai
.
Ma
,
lo
creda
,
pensavo
sempre
all
'
amico
del
Liceo
e
del
Ginnasio
,
e
chiedevo
a
me
stesso
:
Gigi
sarà
vivo
,
sarà
sano
?
Egli
ignora
forse
ch
'
io
sono
canonico
,
ed
io
ignoro
...
A
proposito
,
a
che
professione
s
'
è
mai
dato
suo
padre
?
Mi
pareva
che
avesse
poca
voglia
di
sgobbare
a
quei
tempi
.
E
dove
s
'
è
piantato
?
A
Venezia
?
Ho
sempre
avuto
un
gran
prurito
di
andarci
;
ma
poi
,
seminario
,
noviziato
,
canonicato
,
rettorato
,
il
diavolo
che
mi
...
E
lei
da
qual
parte
del
mondo
mi
capita
qua
?
Oh
!
Ah
!
Vedi
bel
caso
.
Bene
,
benone
,
arcibenissimo
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
e
la
cena
presto
,
e
il
Grignolino
del
1870
,
intendi
bene
?
Non
pareva
una
cena
da
mille
metri
sul
livello
del
mare
,
né
da
Siberia
.
Si
mangiava
,
si
beveva
allegramente
.
-
Pasquale
,
un
'
altra
bottiglia
.
Il
Barbera
del
1860
.
-
Grazie
,
ho
bevuto
abbastanza
.
-
Via
,
via
,
l
'
ultima
sera
dell
'
anno
!
E
per
il
figliuolo
del
mio
più
vecchio
amico
!
E
sta
bene
Gigi
?
Sarà
diventato
grasso
,
mi
figuro
,
e
grigio
.
Porta
la
barba
intiera
o
il
pizzo
o
i
soli
baffi
o
ha
la
faccia
pelata
come
me
?
Quarant
'
anni
fa
era
una
buona
pelle
quando
ci
si
metteva
.
Una
certa
servotta
,
la
Santina
:
aveva
le
mani
e
le
guance
rosse
,
e
i
capelli
crespi
.
Una
sera
...
Dio
me
lo
perdoni
...
E
si
turava
con
le
due
mani
la
bocca
enorme
,
e
sghignazzava
.
Il
naso
lungo
e
adunco
,
gli
occhi
piccoli
e
biancastri
,
il
mento
aguzzo
e
sporgente
,
la
fronte
schiacciata
e
bassa
,
tutto
era
in
moto
in
quel
volto
,
su
quel
collo
interminabile
,
su
quella
interminabile
persona
scarnita
;
e
dimenava
le
braccia
come
un
mulino
a
vento
.
-
Pasquale
,
Pasquale
,
una
bottiglia
di
Barolo
,
di
quello
che
Sua
Eminenza
bevette
l
'
ultima
volta
,
ma
bada
di
non
sbagliare
,
del
più
vecchio
,
c
'
è
scritto
l
'
anno
1850
,
e
non
iscuotere
la
bottiglia
,
portala
adagio
adagio
come
se
fosse
una
reliquia
.
-
Grazie
,
non
posso
,
ho
bevuto
troppo
.
-
L
'
ultimo
dì
dell
'
anno
,
mi
canzona
!
E
com
'
è
stata
ch
'
è
venuto
qui
a
passare
l
'
ultima
notte
?
-
Ero
ai
Tre
Turchi
...
Pasquale
annunziò
una
deputazione
.
La
deputazione
si
componeva
di
un
solo
vecchietto
bianco
e
curvo
,
che
,
in
nome
dei
cinque
o
sei
sacerdoti
,
i
quali
vivono
rannicchiati
nelle
loro
camerette
dell
'
ospizio
anche
gli
eterni
mesi
dell
'
inverno
,
era
venuto
ad
augurare
il
buon
anno
al
signor
rettore
.
Borbottata
con
impaccio
infantile
qualche
parola
,
il
pretucolo
se
ne
andò
via
,
spaurito
del
suo
gaio
e
inquietissimo
superiore
,
del
forestiero
nuovo
,
e
forse
degli
avanzi
della
cena
sardanapalesca
.
-
Ero
ai
Tre
Turchi
da
due
giorni
per
certi
affari
urgenti
di
mio
padre
,
un
fallimento
improvviso
;
e
dovendo
partire
domani
sera
...
Pasquale
annunziò
un
'
altra
deputazione
.
Entrarono
due
donne
.
L
'
una
si
avanzò
placidamente
verso
il
rettore
,
che
prese
un
aspetto
compunto
,
abbassando
gli
occhi
e
giungendo
le
mani
all
'
altezza
del
petto
;
l
'
altra
rimase
all
'
uscio
e
mi
piantò
gli
occhi
addosso
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
che
avevo
vista
nell
'
atrio
.
A
un
tratto
si
staccò
dalla
soglia
,
e
con
tre
o
quattro
passi
leggeri
e
lenti
mi
venne
accanto
;
e
sempre
mi
guardava
fisso
,
come
se
volesse
frugarmi
dentro
nell
'
anima
o
ricercare
un
segreto
nelle
mie
viscere
profonde
.
Sentivo
sulla
mia
faccia
il
suo
alito
.
La
sua
compagna
,
che
aveva
finito
il
proprio
discorsetto
,
la
chiamò
due
volte
,
e
alla
fine
,
presala
dolcemente
per
un
braccio
,
la
condusse
fuori
.
Io
restai
sopraffatto
da
un
senso
arcano
,
che
somigliava
alla
paura
.
Anche
il
rettore
era
rimasto
un
poco
sopra
pensiero
.
Ci
sedemmo
al
fuoco
.
Desideravo
sapere
qualcosa
della
ragazza
bionda
;
ma
il
canonico
,
rientrato
già
nel
torrente
de
'
suoi
ricordi
giovanili
,
non
lasciava
posto
a
intromettervi
una
parola
,
e
s
'
io
tentavo
di
opporre
un
intoppo
alla
sua
straripante
eloquenza
,
egli
lo
spazzava
via
senza
neanche
darsene
per
inteso
.
A
un
certo
punto
,
giovandomi
astutamente
di
una
pausa
,
dissi
:
-
Reverendo
,
mi
cavi
una
curiosità
.
Chi
è
mai
quella
fanciulla
bionda
,
ch
'
è
venuta
dianzi
?
Il
prete
alzò
lo
sguardo
al
soffitto
.
-
Ha
certi
occhi
,
che
attraggono
e
che
spaventano
.
È
una
suora
?
-
Fece
segno
di
no
,
e
tacque
.
-
L
'
ho
vista
nell
'
atrio
sola
,
in
mezzo
alla
neve
.
È
qui
da
un
pezzo
?
-
Da
tre
settimane
.
Ci
vorrebbe
un
miracolo
,
e
lo
invoco
con
tutta
la
forza
dell
'
anima
mia
.
E
cominciò
allora
a
parlare
dei
miracoli
della
immagine
santa
.
L
'
estate
scorsa
,
mentre
c
'
erano
al
Santuario
quattromila
persone
,
un
contadino
ricuperò
la
favella
,
perduta
da
quindici
anni
;
un
falegname
paralitico
si
rizzò
in
piedi
,
lesto
come
un
daino
;
una
donna
,
la
quale
s
'
era
fratturata
una
gamba
,
in
due
giorni
guarì
.
Dai
prodigi
contemporanei
risalì
via
via
agli
antichissimi
,
e
nel
discorrerne
assumeva
una
espressione
ispirata
,
tanta
era
la
schietta
fede
che
traluceva
da
quegli
occhi
piccini
.
Ma
interruppe
la
litania
per
dire
:
-
Già
si
sa
,
ella
,
caro
signor
mio
,
è
un
poco
incredulo
.
Debolezza
dei
tempi
!
Nella
mia
gioventù
anch
'
io
avevo
,
come
il
buon
Gigi
,
il
cervello
storto
;
ma
s
'
ella
rimanesse
alcuni
mesi
su
questo
monte
,
in
mezzo
alle
nubi
,
accanto
alla
effigie
dipinta
da
san
Luca
,
e
fosse
testimonio
delle
effusioni
di
mille
e
mille
disgraziati
,
che
dalle
valli
,
dai
paesi
lontani
salgono
a
piedi
a
invocare
l
'
aiuto
del
cielo
,
e
vedesse
le
lagrime
e
udisse
i
sospiri
,
e
notasse
poi
la
espressione
giuliva
dei
loro
volti
;
s
'
ella
sapesse
le
consolazioni
,
le
santificazioni
segrete
,
e
come
la
fede
rammollisce
il
macigno
,
purifica
le
lordure
,
rialza
e
nobilita
l
'
abbiezione
più
vile
,
ella
,
stupito
dai
miracoli
operati
sui
cuori
,
crederebbe
agevolmente
agli
altri
materiali
ed
esterni
.
Salvare
un
'
anima
è
cosa
mille
volte
più
ardua
che
racconciare
una
gamba
o
ridare
il
moto
ai
nervi
e
ai
muscoli
di
membra
intorpidite
.
Vedesse
i
voti
di
cui
è
piena
la
chiesa
!
Se
non
fosse
questo
freddo
,
vorrei
condurvela
subito
.
-
Magari
!
-
Andiamo
dunque
.
3
Mi
gettai
la
pelliccia
sulle
spalle
,
ed
uscii
dalla
stanza
col
rettore
,
il
quale
correva
innanzi
svelto
,
senza
neanche
aspettare
che
il
servo
gli
facesse
lume
.
S
'
andò
in
fondo
alla
loggia
lunghissima
,
e
poi
si
scese
da
una
scaletta
a
chiocciola
,
rispondente
alla
sagrestia
.
Il
prete
andò
a
prendere
in
un
angolo
un
grosso
cero
,
e
lo
accese
alla
lanterna
di
Pasquale
.
Qua
e
là
nelle
cappelle
luccicavano
i
lumini
delle
lampade
.
Il
tempio
era
deserto
,
il
silenzio
sepolcrale
.
Innanzi
alla
immagine
del
Tabernacolo
solenne
ardevano
due
candele
;
ma
la
figura
non
si
vedeva
affatto
,
solo
scintillavano
su
di
essa
le
pietre
preziose
e
brillavano
gli
ori
,
posti
,
s
'
indovinava
,
in
forma
di
diadema
,
di
pendenti
,
di
monili
,
di
spilloni
,
di
catenelle
,
di
braccialetti
,
e
ammonticchiati
alla
base
.
Poiché
il
rettore
ebbe
detto
,
in
tre
minuti
al
più
,
fervorosissimamente
,
le
sue
giaculatorie
,
si
principiò
in
fretta
la
visita
dei
voti
:
quadri
grandi
,
mezzani
e
piccoli
,
innumerevoli
,
nei
quali
appena
si
distinguevano
al
fioco
lume
le
pietose
istorie
di
bimbi
malati
in
cuna
,
di
operai
precipitati
dal
tetto
,
di
viandanti
assassinati
,
di
carrozze
rovesciate
,
di
case
fulminate
,
di
navi
naufragate
,
di
terribili
massacri
in
battaglia
;
cuori
d
'
argento
con
la
loro
fiamma
;
corone
,
croci
,
grucce
,
stampelle
;
ghirlande
e
mazzi
di
fiori
artificiali
;
nastri
di
seta
con
frange
inargentate
;
bambole
e
altri
ninnoli
da
ragazzi
:
in
somma
,
una
farragine
di
roba
,
che
copriva
dall
'
alto
al
basso
le
pareti
delle
navi
e
del
presbiterio
,
le
facce
dei
pilastri
e
i
fusti
delle
colonne
.
Il
vento
,
soffiando
,
scuoteva
i
vetri
delle
finestre
,
e
vi
schiacciava
sopra
violentemente
i
larghi
fiocchi
di
neve
;
ma
nella
chiesa
si
sentiva
un
tepore
grave
e
umido
,
con
un
odore
stagnante
,
nauseabondo
d
'
incenso
.
Nell
'
uscire
si
passò
a
lato
di
un
confessionale
,
dove
,
ritto
,
al
posto
del
confessore
,
stava
immerso
nell
'
oscurità
un
fantasima
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
immobile
come
una
morta
.
Il
rettore
le
parlò
sottovoce
,
poi
la
affidò
a
Pasquale
,
che
la
menò
pian
piano
al
fondo
del
portico
,
dove
l
'
aveva
condotta
quando
la
incontrammo
nell
'
atrio
.
Il
rettore
bisbigliava
:
-
Poveretta
,
poveretta
!
Il
momento
mi
parve
buono
per
tornare
alle
domande
;
ma
il
prete
si
contentò
di
rispondere
:
-
Non
fa
male
a
nessuno
;
gira
da
sé
dappertutto
,
quieta
,
trasognata
.
Non
dorme
quasi
mai
.
Il
medico
dice
che
bisogna
lasciarla
fare
tutto
quel
che
le
garba
.
Dio
la
protegga
!
La
tristezza
non
s
'
addiceva
al
corpo
,
alla
faccia
,
alla
voce
del
reverendo
:
aveva
bisogno
di
agitare
le
braccia
,
di
scattare
,
di
ciarlare
,
di
ridere
.
Quando
pigliava
un
'
aria
addolorata
,
il
lungo
naso
mutava
contorno
,
il
profilo
non
era
più
lo
stesso
,
e
,
se
non
fosse
stato
il
corpo
a
pertica
e
il
collo
da
struzzo
,
tali
da
farlo
riconoscere
tra
un
milione
di
preti
,
la
mestizia
avrebbe
potuto
servirgli
di
maschera
.
Il
cordoglio
,
del
resto
,
lo
annebbiava
per
poco
.
Un
sospiro
da
mantice
,
uno
sguardo
al
cielo
,
una
scrollatina
di
testa
,
ed
ecco
era
tornata
,
come
per
incanto
,
la
bontà
chiassosa
ed
arzilla
dell
'
uomo
ingenuo
.
Si
bevette
un
altro
bicchiere
,
si
parlò
ancora
una
mezz
'
oretta
,
o
,
per
meglio
dire
,
egli
parlava
ed
io
fantasticavo
;
poi
,
alle
undici
,
m
'
accompagnò
in
camera
:
niente
meno
che
la
camera
destinata
a
monsignor
vescovo
,
quando
,
ogni
cinque
anni
,
si
reca
a
visitare
il
Santuario
.
-
Buona
notte
.
-
Buona
notte
,
e
veda
di
principiare
bene
il
nuovo
anno
con
una
santa
dormita
.
Io
domattina
non
potrò
venire
a
salutarla
:
devo
uscire
per
tempo
.
Si
figuri
che
morì
iersera
il
barbiere
,
un
ciarlone
,
un
burlone
,
che
Dio
l
'
abbia
in
gloria
;
ma
un
fior
di
galantuomo
,
e
gli
volevo
bene
come
a
un
fratello
-
e
il
prete
sospirò
,
mandando
dai
denti
,
che
aveva
radi
e
cavallini
,
un
fischietto
acuto
.
-
Pasquale
verrà
a
portarle
il
caffè
;
faremo
colazione
assieme
un
'
ora
prima
ch
'
ella
parta
,
giacché
vuole
proprio
partire
;
intanto
dorma
tranquillo
,
e
felice
notte
.
-
Felice
notte
.
4
La
camera
,
assai
grande
,
era
posta
in
un
angolo
dell
'
immenso
edificio
;
aveva
due
finestre
piccole
,
dalle
quali
si
vedeva
giù
nella
notte
una
zona
biancastra
e
poi
uno
spazio
nero
,
che
si
confondeva
con
le
tenebre
fitte
del
cielo
.
Continuava
a
nevicare
,
e
tirava
vento
.
Il
letto
alto
e
larghissimo
aveva
l
'
ampio
padiglione
di
damasco
cremisi
a
fiorami
gialli
,
con
quattro
angioletti
dorati
sulle
aste
torte
;
la
coperta
,
che
scendeva
sino
a
terra
,
era
di
raso
giallo
con
disegni
verdi
,
orlata
di
pizzo
bianco
.
Accanto
al
letto
stava
l
'
inginocchiatoio
,
e
sull
'
inginocchiatoio
spiccava
dal
parato
del
muro
un
crocifisso
d
'
ebano
.
Una
delle
pareti
era
ornata
di
un
quadro
assai
bello
,
che
figurava
un
santo
col
bambino
Gesù
;
nelle
altre
si
vedevano
in
piccole
cornici
alquante
riproduzioni
della
sacra
Immagine
,
qua
ricamata
a
fili
di
seta
rossa
in
raso
bianco
,
lì
eseguita
a
bucherelli
e
ritagli
in
cartoncino
,
o
modellata
in
cera
tramezzo
a
nuvole
di
cherubini
e
a
ghirlande
di
frutta
e
fiori
.
Nella
camera
reverendissima
stonava
la
scatola
di
cerini
,
che
Pasquale
aveva
lasciato
,
dove
dall
'
una
parte
si
vedeva
un
caporale
,
che
fa
la
sua
brava
dichiarazione
alla
cuoca
,
e
dall
'
altra
una
silfide
molto
scollacciata
e
sbracciata
.
Mi
sdraiai
nel
seggiolone
,
e
m
'
occupai
un
pezzo
a
guardare
le
scintille
del
fuoco
,
che
scoppiettava
.
Non
volevo
andare
a
letto
prima
che
l
'
orologio
segnasse
le
dodici
.
Nell
'
animo
pieno
di
una
vaga
afflizione
mi
sentii
nascere
il
desiderio
acuto
dei
miei
parenti
,
de
'
miei
amici
,
che
avevo
lasciato
pochi
giorni
addietro
,
ma
che
avrei
voluto
vedere
in
quell
'
ora
appunto
,
nella
quale
l
'
anno
vecchio
spirava
e
il
novello
vedeva
la
luce
.
Poi
dicevo
tra
me
:
-
Sono
ubbie
.
Non
ci
ho
pensato
fino
a
questo
momento
,
ed
ora
perché
ci
penso
?
Che
differenza
c
'
è
egli
tra
l
'
una
e
l
'
altra
mezzanotte
?
Non
sono
forse
tutti
uguali
i
giorni
dell
'
anno
?
-
E
non
ostante
provavo
dentro
un
certo
stringimento
:
mi
pareva
di
essere
rimasto
a
un
tratto
solo
in
questo
mondo
,
e
sentivo
un
vuoto
nuovo
nella
mia
vita
,
un
nuovo
e
lacerante
distacco
dagli
affetti
mortali
.
Pensavo
ad
altre
prime
notti
dell
'
anno
:
alle
speranze
,
che
si
spingevano
audaci
nei
campi
allettatori
dell
'
avvenire
,
ai
rinnovamenti
del
cuore
umano
,
che
,
pure
invecchiando
,
crede
di
ringiovanirsi
;
e
fra
tutte
quelle
notti
,
ce
n
'
era
una
,
una
,
che
mi
tornava
con
tenace
insistenza
nella
memoria
,
come
il
ricordo
straziante
d
'
una
gran
gioia
irremissibilmente
perduta
.
Il
minuto
in
cui
un
anno
si
connette
ad
un
altro
è
una
pietra
miliare
nell
'
esistenza
dell
'
uomo
,
o
è
la
cifra
d
'
un
numero
,
che
si
muta
?
Guardavo
la
lancetta
ed
ascoltavo
il
tic
tac
del
mio
oriuolo
nel
silenzio
profondo
.
Non
si
sentì
neanche
un
rintocco
,
neanche
un
botto
di
campana
in
quell
'
ora
in
cui
la
immaginazione
dei
poeti
e
dei
bambini
evoca
le
streghe
e
gli
spettri
.
Mezzanotte
era
passata
da
un
po
'
di
tempo
,
quando
udii
un
fruscìo
,
come
di
persona
che
si
muovesse
fuori
,
ed
un
bisbiglio
,
come
di
voce
che
parlasse
sommessa
.
Tesi
l
'
orecchio
:
il
romore
continuava
.
Pigliai
allora
la
candela
,
e
,
spalancando
l
'
uscio
della
camera
,
guardai
nella
vasta
,
ricca
e
freddissima
sala
,
che
la
precedeva
.
I
grandi
ritratti
appesi
alle
pareti
,
nel
lume
pallido
sembravano
vivi
.
Forse
quei
personaggi
che
,
dopo
visitato
il
Santuario
,
avevano
mandato
in
larghe
cornici
dorate
le
loro
gravi
immagini
,
conversavano
insieme
:
erano
dame
in
abito
da
corte
,
magistrati
in
divisa
,
marescialli
in
uniformi
,
principi
,
due
re
,
tre
regine
.
La
porta
della
sala
dava
sulla
loggia
:
nella
loggia
,
sullo
scalone
non
c
'
era
un
'
anima
.
-
Oh
sta
a
vedere
che
ho
da
far
con
gli
spiriti
!
-
brontolai
fra
me
stesso
.
Rientrai
nella
camera
risoluto
a
lasciare
che
si
sbizzarrissero
a
loro
posta
,
e
,
non
avendo
sonno
,
mi
sdraiai
daccapo
nel
seggiolone
.
Il
fuoco
s
'
andava
spegnendo
,
e
la
candela
mi
lasciava
quasi
al
buio
.
Buttai
nel
camino
un
fascio
di
legne
grosse
.
Ma
ecco
che
il
bisbiglio
ed
il
fruscìo
vanno
crescendo
,
e
in
un
angolo
della
camera
s
'
apre
un
uscio
a
muro
,
ch
'
io
non
avevo
visto
,
ed
entra
col
lume
in
mano
,
parlando
tra
sé
a
frasi
lente
e
brevi
,
la
bella
bionda
.
Mi
sentii
pietrificare
.
La
donna
,
che
doveva
essere
ben
pratica
di
quella
stanza
come
dell
'
intiero
ospizio
,
dove
,
tutto
essendo
affidato
all
'
onestà
e
alla
decenza
,
gli
usci
mancavano
di
serrature
,
andò
dritta
alla
parete
sulla
quale
stava
appeso
il
quadro
,
e
,
posata
innanzi
ad
esso
,
sopra
un
tavolino
,
la
lampada
con
cui
era
venuta
,
si
mise
a
guardarlo
fissamente
con
quel
suo
occhio
che
trapassava
gli
oggetti
.
La
tela
rappresentava
un
santo
giovane
,
di
volto
pallido
,
delicato
,
soave
;
aveva
la
barba
alla
nazarena
,
i
capelli
neri
,
lo
sguardo
tenero
e
le
labbra
socchiuse
,
come
se
pronunciasse
flebilmente
una
parola
d
'
affetto
.
Accanto
,
sopra
un
altare
,
in
mezzo
a
festoni
di
allegri
fiori
,
si
vedeva
il
Bambino
,
tutto
nudo
,
che
,
alzando
i
braccini
e
facendo
atto
di
saltare
,
pareva
volesse
uscir
di
botto
dalla
cornice
per
gettarsi
nelle
braccia
di
chi
lo
stava
guardando
.
Era
roseo
,
era
paffutello
,
era
gaio
,
vispo
,
gentile
,
carezzevole
:
un
amorino
da
mangiar
di
baci
.
La
bella
bionda
guardava
ora
il
santo
,
ora
il
bambino
.
Al
santo
diceva
:
-
Ti
ricordi
,
Giovanni
,
la
mattina
in
cui
ci
siamo
sposati
?
La
mamma
non
voleva
,
il
babbo
non
voleva
;
facevano
tanti
discorsi
,
che
non
capivo
.
Io
credeva
soltanto
a
te
.
Che
lieta
mattina
!
Mi
stringevi
la
mano
,
e
mi
dicevi
una
parola
...
Ripetila
,
te
ne
scongiuro
.
La
indovino
dalla
tua
bocca
.
Eravamo
in
paradiso
,
seduti
l
'
uno
accanto
all
'
altra
sotto
un
baldacchino
,
in
mezzo
a
un
prato
fiorito
,
e
le
fanciulle
e
i
giovinetti
ci
venivano
intorno
a
cantare
,
a
suonare
,
a
ballare
;
ci
facevano
una
riverenza
,
e
noi
salivamo
nel
nostro
trono
un
gradino
più
in
su
,
poi
un
altro
gradino
e
un
altro
gradino
ancora
:
era
la
scala
di
Giacobbe
.
Quando
fummo
arrivati
al
più
alto
di
tutti
i
cieli
,
mentre
ti
davo
un
bacio
,
una
mano
di
ferro
mi
buttò
giù
d
'
un
colpo
,
e
allora
precipitai
dalle
nuvole
a
capo
fitto
,
e
scendevo
,
scendevo
sempre
,
e
il
viaggio
non
terminava
mai
.
Era
un
sogno
.
Ti
ho
ritrovato
;
eppure
non
somigli
a
quello
di
prima
.
Prima
mi
parlavi
,
mi
baciavi
,
mi
stringevi
fra
le
tue
braccia
;
eravamo
in
festa
tutta
la
settimana
;
ora
sì
,
mi
vuoi
bene
,
non
dico
di
no
,
ma
sei
tutto
misteri
.
Vuoi
che
aspetti
?
Sempre
aspettare
,
sempre
.
Domani
,
doman
l
'
altro
,
non
ti
risolvi
mai
.
T
'
amo
tanto
,
che
mi
contento
di
guardarti
,
Giovanni
,
Giovanni
.
Aveva
un
sorriso
pieno
di
lagrime
;
la
sua
voce
insinuante
,
rispettosa
,
timida
,
avrebbe
rammollito
una
rupe
.
Continuò
a
guardare
e
tacque
per
un
istante
;
poi
,
mutando
espressione
,
si
volse
al
putto
:
-
Bambino
mio
,
anche
tu
mi
dici
di
attendere
.
Domani
,
doman
l
'
altro
!
Sei
cattivo
.
La
tua
mamma
t
'
adora
,
luce
degli
occhi
miei
,
sangue
del
mio
sangue
,
carino
,
diavolino
mio
;
e
tu
mi
stendi
le
manine
care
e
ti
rivolgi
verso
di
me
,
ma
non
t
'
affretti
a
ricadere
sul
seno
che
t
'
ha
nutrito
.
Non
ingannarmi
,
monello
.
Dormivi
in
una
cuna
ornata
di
brillanti
,
e
gli
angioletti
ti
cantavano
la
ninna
nanna
,
e
le
farfalle
con
le
loro
ali
di
tutti
quanti
i
colori
ti
svolazzavano
intorno
;
ma
un
dì
sei
scomparso
,
non
t
'
ho
trovato
più
,
sparito
sotto
un
monte
di
fiori
,
sotto
un
manto
ricamato
d
'
oro
e
d
'
argento
,
in
mezzo
ai
ceri
,
ai
bimbi
,
ai
canti
...
Ora
che
sei
tornato
,
perché
non
mi
balzi
in
grembo
?
Non
l
'
ami
più
questo
petto
?
-
e
si
sbottonava
dinanzi
il
vestito
azzurro
,
e
mostrava
al
figliuolo
il
seno
ignudo
,
mentre
la
immagine
dipinta
del
fanciullo
continuava
a
sogguardarla
e
a
ridere
.
Un
forte
scoppiettìo
del
fuoco
,
che
in
quel
silenzio
da
tomba
sembrò
un
fracasso
diabolico
,
le
fece
voltare
il
capo
,
e
mi
vide
.
Mi
cacciai
nel
fondo
della
poltrona
,
cercando
di
farmi
piccino
,
di
schiacciarmi
nella
spalliera
imbottita
,
tanto
da
sfuggire
all
'
occhio
tranquillo
e
tremendo
.
Mi
si
avvicinò
piano
piano
,
senza
curarsi
di
allacciare
l
'
abito
;
mi
porse
le
mani
piccole
e
bianche
,
facendo
segno
che
le
dessi
le
mie
:
gliele
diedi
;
allora
ella
,
stringendomele
,
mi
tirò
a
sé
lentamente
,
ma
vigorosamente
,
sicché
mi
alzai
ritto
di
contro
a
lei
,
confuso
e
tremante
.
Mi
prese
il
capo
fra
le
mani
,
e
si
pose
ad
esaminarmi
.
-
I
tuoi
capelli
,
-
bisbigliava
,
-
sono
mutati
.
Mi
sembrano
meno
neri
.
Ti
sei
fatto
radere
la
barba
-
e
passava
le
mani
delicate
intorno
alle
mie
guance
ed
al
mento
.
-
I
tuoi
occhi
non
brillano
più
del
loro
fuoco
divoratore
.
Ma
io
,
Giovanni
,
t
'
amo
tanto
,
tanto
!
Aggrottava
le
ciglia
come
se
tentasse
di
pensare
.
Avvicinò
le
sue
labbra
alle
mie
;
io
mi
ritrassi
;
ma
ella
,
che
mi
stringeva
sempre
il
capo
fra
le
mani
,
trattenendomi
,
pose
la
sua
sulla
mia
bocca
.
Le
labbra
erano
di
ghiaccio
,
e
il
respiro
di
quella
larva
di
donna
pareva
un
lievo
soffio
gelato
.
Mormorò
:
-
Dimmi
che
mi
ami
.
Non
sono
sempre
la
tua
sposa
,
la
tua
cara
,
la
tua
bella
?
Nello
studiarmi
di
retrocedere
quasi
insensibilmente
e
nel
tentare
di
svincolarmi
da
quella
stretta
rigida
,
caddi
sulla
poltrona
.
La
giovine
si
mise
a
sedere
sulle
mie
ginocchia
,
circondandomi
il
collo
con
il
braccio
sinistro
,
mentre
con
l
'
altra
mano
m
'
accarezzava
il
volto
.
-
Senti
,
ho
freddo
,
-
diceva
.
-
Vieni
,
vieni
a
scaldarmi
-
,
e
mi
sussurrava
nell
'
orecchio
delle
parole
,
ch
'
io
non
volevo
intendere
.
Intanto
il
fuoco
illuminava
di
luce
rossa
e
oscillante
quei
lunghi
capelli
d
'
oro
,
la
faccia
gentile
,
il
collo
,
i
seni
nudi
e
turgidi
.
Sentivo
offuscarmi
il
cervello
,
come
se
il
vecchio
vino
bevuto
alla
cena
mi
portasse
di
colpo
tutti
i
suoi
fumi
alla
testa
.
Non
riescivo
a
liberarmi
dal
peso
e
dall
'
abbraccio
di
lei
,
che
mi
fissava
sempre
con
il
suo
sguardo
di
donna
innamorata
in
un
mondo
vano
di
spettri
,
e
nella
quale
i
segni
della
passione
terrena
prendevano
l
'
aspetto
innocente
e
agghiacciante
di
una
fatalità
tutta
inconscia
.
Ripeteva
:
-
Vieni
a
scaldarmi
,
vieni
,
-
e
m
'
obbligava
a
porle
una
mano
sul
petto
e
a
baciarla
.
Dagli
alari
cadde
sul
pavimento
un
tizzone
acceso
,
che
rotolò
fino
ai
piedi
della
donna
.
La
sollevai
di
sbalzo
e
mi
precipitai
per
rimettere
con
le
molle
nel
focolare
il
legno
ardente
,
profittando
poi
subito
della
confusione
per
fuggire
nella
gran
sala
attigua
,
senza
che
la
giovane
se
n
'
avvedesse
.
Ascoltai
all
'
uscio
:
non
si
sentiva
più
nulla
.
Dopo
qualche
minuto
,
inquieto
di
quello
stesso
silenzio
,
socchiudendo
l
'
imposta
,
guardai
nella
camera
.
La
bionda
stava
di
nuovo
immobile
rimpetto
al
quadro
,
contemplandolo
.
Non
parlava
,
non
sorrideva
.
Finalmente
,
sottovoce
,
ma
con
accento
di
fiducia
sublime
,
ripeté
più
volte
:
-
Tornerò
domani
,
tornerò
domani
-
,
e
,
ripreso
il
lume
,
senza
guardare
intorno
,
lenta
,
grave
,
se
n
'
andò
via
dall
'
uscio
dond
'
era
entrata
.
5
Quel
dolore
,
svanito
nelle
memorie
e
nelle
speranze
,
mi
aveva
straziato
l
'
anima
.
M
'
accorsi
di
essere
assiderato
,
e
andai
a
letto
,
dove
,
tremando
dal
freddo
tutta
la
notte
,
non
mi
riuscì
di
chiudere
occhio
neanche
un
minuto
.
Alle
nove
uscivo
dal
Santuario
per
arrampicarmi
sul
monte
.
Nel
passare
dall
'
atrio
scansai
Pasquale
,
che
dianzi
,
portandomi
il
caffè
,
con
la
gamba
destra
zoppicante
e
col
muso
ingrugnato
,
non
aveva
neanche
avuto
la
degnazione
di
darmi
il
buon
giorno
.
Vedendomi
andare
in
fretta
,
mi
chiamò
:
-
Scusi
,
signore
,
se
incontrasse
suor
Maria
la
rimandi
all
'
ospizio
.
-
Suor
Maria
,
chi
è
?
La
chiamiamo
così
tanto
per
intenderci
.
È
la
signora
bionda
,
vestita
con
l
'
abito
delle
Figlie
di
Gesù
,
ch
'
ella
vide
qui
ieri
a
sera
.
-
È
uscita
?
-
Pur
troppo
.
Non
la
ho
trovata
né
in
chiesa
,
né
in
nessun
altro
luogo
.
Un
contadino
dice
di
aver
incontrato
alle
sette
circa
una
Figlia
di
Gesù
sulla
strada
delle
cappelle
.
È
la
prima
volta
in
tre
settimane
che
suor
Maria
s
'
allontana
così
dall
'
ospizio
.
Dio
voglia
che
non
le
accada
una
disgrazia
su
queste
rupi
,
con
questa
neve
.
Lo
predicavo
io
che
lasciarla
così
sola
e
libera
era
un
'
imprudenza
-
.
Due
grosse
lagrime
scendevano
sulle
ruvide
guance
di
Pasquale
,
e
sospirava
forte
.
-
Sentite
,
Pasquale
,
non
ha
parenti
quella
poveretta
?
-
Ha
padre
e
madre
;
ma
non
vogliono
veder
la
figliuola
,
perché
si
maritò
senza
il
loro
consenso
:
gente
cattiva
,
malvista
da
tutto
il
paese
.
-
E
il
marito
?
-
Un
poco
di
buono
.
Le
mangiò
quel
po
'
di
dote
,
e
un
bel
giorno
se
ne
scappò
via
,
in
America
,
pare
,
piantandola
senza
un
soldo
,
con
un
bambino
di
cinque
mesi
.
-
E
il
bambino
?
-
Tre
giorni
dopo
fuggito
il
padre
,
morì
.
Allora
la
disgraziata
...
-
e
Pasquale
agitò
due
volte
la
mano
destra
innanzi
alla
fronte
,
poi
continuò
:
-
Il
nostro
rettore
,
sant
'
uomo
,
ch
'
era
il
suo
confessore
e
non
voleva
fosse
consegnata
ai
cattivi
genitori
,
la
fece
venire
qui
,
affidandola
alle
Figlie
di
Gesù
.
Per
carità
,
signore
,
veda
se
può
trovarla
sulla
china
del
monte
,
verso
le
cappelle
.
Io
non
mi
posso
muovere
.
-
State
quieto
,
buon
uomo
,
cercherò
,
dappertutto
.
Ma
tornerà
senza
dubbio
da
sé
.
-
Dio
lo
voglia
.
Ho
un
brutto
presentimento
.
Mi
fermai
fuori
della
cancellata
un
poco
a
studiare
le
orme
.
Cercavo
quelle
di
due
piedi
piccoli
,
e
mi
parve
di
trovarle
.
La
neve
alta
,
non
essendo
gelata
alla
superficie
,
serbava
le
impronte
.
Scintillava
come
se
fosse
tutta
cosparsa
di
brillantini
;
raddolciva
gli
avvallamenti
del
terreno
,
i
precipizii
,
i
burroni
,
ma
li
mascherava
,
e
le
tortuosità
della
viuzza
erta
,
che
,
tagliata
nel
masso
,
conduceva
su
su
alle
cappelle
,
s
'
indovinava
appena
.
Non
solo
aveva
smesso
di
nevicare
,
ma
il
cielo
,
in
gran
parte
sereno
,
con
quel
contrasto
del
bianco
della
terra
,
che
abbagliava
gli
occhi
,
appariva
d
'
un
colore
turchino
splendido
.
Camminavo
seguendo
le
peste
leggiere
,
le
quali
ora
,
per
un
buon
tratto
,
si
seguivano
regolarmente
,
ora
si
smarrivano
di
qua
o
di
là
per
rientrare
poco
dopo
sulla
linea
torta
della
via
,
e
nello
stesso
tempo
guardavo
in
basso
alla
valle
,
alla
pianura
.
Sulla
pianura
stava
,
immobile
,
una
massa
non
interrotta
,
lunghissima
di
nubi
dense
,
che
si
vedevano
dall
'
alto
al
basso
.
Illuminate
dal
vivo
sole
parevano
candide
sul
dorso
,
d
'
un
candore
argenteo
,
e
coperte
come
di
ondulazioni
,
di
vette
,
di
punte
strane
,
che
le
facevano
somigliare
a
catene
di
monti
nevosi
,
e
sembrava
di
potervi
camminare
sopra
;
ma
di
giù
erano
brune
,
tenebrose
,
fracide
di
folgori
e
di
tempeste
,
e
mettevano
in
un
'
ombra
triste
e
nera
i
paeselli
e
i
campi
della
vallata
lontana
.
Sotto
a
quella
coltre
,
a
quella
cappa
plumbea
doveva
farci
notte
.
Le
traccie
si
perdevano
.
A
destra
,
dalla
parte
del
mezzodì
,
il
monte
alzandosi
a
picco
sopra
la
strada
,
serbava
in
essa
la
neve
tanto
ghiacciata
,
lustra
,
sdrucciolevole
,
che
non
si
poteva
reggersi
in
piedi
.
Poco
appresso
le
pedate
ricomparivano
.
Giunto
a
'
piedi
della
prima
cappella
,
m
'
arrampicai
più
lesto
:
guardai
dentro
,
non
v
'
era
nessuno
,
ma
si
vedeva
sul
suolo
il
segno
della
neve
portata
di
fresco
dalle
scarpe
d
'
una
persona
,
la
quale
era
andata
fino
al
cancello
,
che
divide
la
parte
destinata
ai
preganti
dalla
parte
destinata
alle
immagini
.
La
scena
rappresentava
in
molte
figure
grandi
al
naturale
,
eseguite
in
terra
cotta
e
dipinte
a
briosi
colori
,
la
Natività
di
nostro
Signore
;
personaggi
sacri
e
personaggi
profani
,
animali
e
prospettive
,
tutto
sembrava
il
vero
tale
e
quale
,
un
vero
che
stupiva
e
che
disgustava
.
Tornai
a
camminare
con
l
'
animo
sempre
più
inquieto
e
con
ansia
sempre
più
affannata
.
Mi
asciugavo
la
fronte
,
da
cui
gocciolava
il
sudore
;
sbottonavo
la
pelliccia
;
le
ginocchia
mi
tremavano
;
dovetti
fermarmi
un
istante
a
riprender
fiato
.
In
quel
mentre
si
distendeva
giù
,
dal
Santuario
verso
il
piccolo
cimitero
,
l
'
accompagnamento
funebre
del
barbiere
.
Innanzi
alla
bara
,
portata
da
quattro
contadini
,
camminavano
il
sagrestano
col
crocifisso
,
il
rettore
,
più
dritto
,
più
lungo
,
più
magro
della
sera
innanzi
e
occupato
a
tenere
in
freno
le
sue
gambe
interminabili
ed
impazienti
,
e
due
preti
vecchi
,
i
quali
stropicciavano
i
piedi
sulla
neve
,
temendo
di
scivolare
a
ogni
passo
.
Dietro
alla
bara
venivano
sei
Figlie
di
Gesù
,
delle
quali
le
voci
limpide
,
soavemente
accordate
insieme
,
destavano
gli
echi
lenti
della
montagna
.
Dieci
o
dodici
persone
chiudevano
il
breve
corteo
,
che
andava
strisciando
come
un
serpe
le
curve
della
strada
stretta
.
Intanto
io
giungevo
alla
seconda
cappella
,
poi
alla
terza
,
alla
quarta
.
Le
orme
si
fermavano
alla
porta
di
questa
ultima
.
Esclamai
con
gioia
:
-
È
salva
-
,
e
mi
precipitai
nell
'
interno
dell
'
oratorio
.
Chiamavo
:
-
Suor
Maria
,
suor
Maria
.
Tutto
era
sossopra
.
Una
parte
del
cancello
,
scassinata
a
forza
,
stava
rovesciata
sul
pavimento
;
le
figure
in
terra
cotta
rappresentavano
la
Strage
degli
Innocenti
.
Tutti
i
bimbi
erano
stati
strappati
dalle
branche
dei
carnefici
,
e
deposti
regolarmente
l
'
uno
accanto
all
'
altro
sul
gradino
del
parapetto
.
Ai
manigoldi
mancavano
la
testa
,
le
mani
o
le
braccia
,
e
codeste
membra
si
vedevano
sparse
sul
suolo
.
Erode
,
circondato
dai
grandi
satrapi
e
dalle
sue
cortigiane
,
guardava
impassibile
dall
'
alto
del
trono
alla
bizzarra
punizione
dei
proprii
sgherri
;
e
costoro
,
in
attitudini
furiosamente
crudeli
,
mutilati
a
quel
modo
,
apparivano
anche
più
spaventosi
,
mentre
le
donne
discinte
,
disperate
,
continuavano
a
trascinarsi
alle
loro
ginocchia
,
implorando
pietà
.
Mi
cacciai
per
entro
alla
confusione
.
Fra
quelle
sculture
,
che
parevano
la
verità
viva
,
fra
quelle
madri
nel
parossismo
del
dolore
,
fra
quei
fanciulli
squartati
,
vidi
finalmente
una
figura
di
donna
stesa
a
terra
con
le
mani
insanguinate
,
con
le
vesti
a
brandelli
,
coi
capelli
biondi
,
ed
un
sorriso
angelico
sulle
labbra
bianche
,
e
nel
volto
una
espressione
di
beatitudine
soprannaturale
.
Stringeva
al
petto
uno
dei
putti
di
terra
cotta
,
roseo
e
ricciuto
.
Era
gelata
,
il
suo
cuore
non
batteva
più
,
viveva
unicamente
nel
suo
sorriso
.
La
coprii
con
la
mia
pelliccia
,
e
corsi
fuori
per
cercare
aiuto
.
Passava
giù
nella
strada
del
cimitero
,
quasi
a
piombo
,
il
funerale
del
barbiere
.
Mi
posi
a
gridare
con
tutta
la
forza
de
'
miei
polmoni
:
-
Signor
rettore
,
signor
rettore
,
suor
Maria
è
moribonda
qui
nella
cappella
;
non
c
'
è
un
minuto
da
perdere
;
venga
,
per
carità
,
venga
subito
-
.
Il
rettore
diede
uno
sbalzo
,
piantò
lì
la
bara
,
e
principiò
a
salire
con
quelle
sue
gambe
a
pertica
,
saltando
sulla
neve
,
facendo
passi
da
gigante
,
aiutandosi
con
le
ginocchia
,
con
le
mani
,
affrontando
senza
esitare
gli
ostacoli
,
non
curando
i
pericoli
,
volando
.
Quando
giunse
all
'
oratorio
,
la
bella
bionda
,
ch
'
era
morta
,
sorrideva
ancora
.
Quattr
'
ore
al
lido
Schizzo
dal
vero
.
L
'
acqua
era
tiepida
,
il
mare
uno
specchio
.
Nuotando
ora
lesto
,
ora
tardo
,
m
'
ero
allontanato
bene
dalla
riva
,
sicché
la
barca
di
salvamento
mi
veniva
dietro
,
e
i
barcaiuoli
gridavano
che
gli
Avvisi
proibiscono
di
scostarsi
troppo
dai
Bagni
.
Uomo
avvisato
,
mezzo
salvato
.
Vedendo
che
non
davo
retta
alla
legge
,
i
barcaiuoli
se
ne
tornarono
indietro
,
e
mi
lasciarono
solo
.
Nell
'
acqua
profonda
sentivo
di
quando
in
quando
una
corrente
fresca
,
e
mi
scorreva
sulla
pelle
un
leggiero
brivido
;
poi
tornavo
nel
tepore
quieto
e
beato
.
Quella
libertà
delle
membra
in
mezzo
a
quella
immensità
di
mare
è
un
conforto
ineffabile
,
un
'
allegria
sublime
.
Non
un
'
onda
,
non
una
voce
.
L
'
edificio
dei
Bagni
era
diventato
piccino
.
Mi
pareva
di
entrare
nell
'
infinito
.
Cacciavo
sotto
il
capo
con
gli
occhi
aperti
per
vedere
il
verde
diafano
,
di
una
gradazione
così
delicata
,
così
gentile
,
che
avrei
voluto
sprofondarmici
dentro
,
sicuro
di
trovare
al
fondo
del
colore
smeraldino
una
sirena
bionda
.
Bevevo
l
'
acqua
salata
.
Tornavo
fuori
con
la
testa
,
quando
mi
mancava
tutta
l
'
aria
nel
petto
,
e
aspiravo
in
furia
,
e
sbuffavo
,
e
in
ogni
boccata
d
'
aria
c
'
era
qualche
goccia
di
sale
.
Ma
l
'
istante
in
cui
si
esce
dall
'
incanto
del
gorgo
è
terribile
.
Non
si
vede
più
nulla
:
sembra
di
entrare
,
asfitici
,
nelle
tenebre
della
morte
.
I
capelli
si
appiccicano
sugli
occhi
,
l
'
acqua
che
sgocciola
dal
fronte
impedisce
alle
palpebre
di
aprirsi
.
Si
respira
con
ansia
,
ma
si
è
ciechi
,
d
'
una
cecità
spaventosa
,
che
dura
meno
di
un
minuto
secondo
.
Quand
'
ero
un
po
'
stanco
,
facevo
il
morto
.
Mi
coricavo
sul
mare
come
sopra
il
più
morbido
dei
cuscini
,
immobile
,
con
le
braccia
aperte
e
con
le
gambe
unite
.
Il
mare
mi
dondolava
placidamente
,
cantandomi
la
ninna
nanna
.
Sull
'
orizzonte
non
vedevo
dinanzi
a
me
altro
che
le
punte
de
'
miei
piedi
;
ma
di
contro
al
mio
viso
si
apriva
la
grandezza
dei
cieli
.
Guardavo
le
nubi
in
faccia
.
Come
nelle
carrozze
della
ferrovia
accade
spesso
di
credere
che
si
vada
in
direzione
opposta
a
quella
nella
quale
corre
il
treno
,
e
si
sbalza
,
e
si
guarda
esterrefatti
;
così
a
me
sembrò
per
un
istante
di
essere
in
piedi
,
e
di
vedere
l
'
abisso
azzurro
al
di
sopra
e
al
di
sotto
.
Mi
pareva
di
stare
appoggiato
ad
una
parete
verticale
interminabile
,
nel
mezzo
ad
una
immensità
vertiginosa
di
colori
strani
.
Lo
splendore
del
tramonto
prendeva
figura
come
di
fuoco
diffuso
,
di
oro
liquefatto
,
di
vapore
celeste
misteriosissimo
,
di
brune
macchie
minacciose
e
di
bizzarri
luccicori
d
'
argento
:
l
'
atmosfera
del
sole
vista
nel
sole
non
può
essere
diversa
.
Ma
una
ondetta
,
passandomi
sul
fronte
,
mi
richiamava
alla
realtà
;
e
allora
io
mi
gustavo
di
nuovo
la
dolcezza
di
quel
giaciglio
soffice
e
fresco
.
E
di
botto
mi
rivoltavo
,
e
coi
remi
delle
braccia
e
delle
gambe
,
andando
rapido
,
ma
in
giusta
simmetria
e
senza
fatica
,
vogavo
un
pezzo
;
poi
sbattevo
le
mani
e
i
piedi
sull
'
acqua
,
alzando
una
spuma
candida
di
perlette
,
che
subito
si
scioglieva
nell
'
ampio
verde
.
Il
verde
nel
mare
è
di
una
varietà
,
che
gl
'
impasti
dei
più
raffinati
colori
e
le
più
sottili
velature
non
possono
imitare
neanche
di
lontano
.
Non
parlo
delle
spiagge
e
dei
mari
diversi
;
lo
stesso
mare
,
la
stessa
spiaggia
nella
stessa
stagione
non
ha
mai
la
stessa
tinta
l
'
un
giorno
e
l
'
altro
.
Ad
ogni
moto
dell
'
acqua
corrisponde
una
gradazione
differente
di
verde
,
di
azzurro
,
di
tinte
neutre
,
e
i
moti
dell
'
acqua
sono
innumerevoli
,
dalla
impassibile
calma
ai
furori
ciechi
della
tempesta
.
Anche
senza
andare
fino
allo
spavento
dei
cavalloni
,
il
nuotatore
lo
sa
.
Conosce
le
ondette
piccole
,
che
,
come
il
passo
rapido
e
breve
di
una
crestaina
,
si
seguono
l
'
una
all
'
altra
senza
romore
:
sono
verdoline
con
un
pizzico
di
giallo
.
Conosce
le
ondette
larghe
,
lente
,
ancora
graziose
e
leggermente
azzurrognole
,
indizio
di
una
bufera
lontana
.
E
poi
le
onde
maestose
,
quasi
direi
di
stile
classico
,
nelle
quali
il
nuotatore
si
lascia
calare
all
'
avvallamento
e
portare
al
colmo
con
il
viso
e
con
i
capelli
asciutti
,
basta
premere
le
mani
e
incurvare
la
persona
in
forma
di
sirena
,
mentre
il
flutto
s
'
innalza
;
e
dall
'
alto
si
vedono
le
creste
regolari
,
allineate
delle
altre
onde
,
che
sembrano
i
solchi
di
un
immenso
campo
;
e
nel
basso
si
crede
di
essere
caduti
al
fondo
di
un
fosso
,
tanto
i
marosi
,
che
chiudono
la
vista
,
somigliano
a
sponde
erbose
e
ripide
.
In
mare
il
tempo
s
'
allunga
.
L
'
allegria
o
la
tristezza
,
l
'
ardire
o
la
paura
fermano
l
'
attimo
;
e
si
pensa
in
un
minuto
più
e
meglio
di
quel
che
in
terra
si
penserebbe
in
un
'
ora
.
E
un
altro
dì
ci
sono
le
onde
pettegole
,
che
scherzano
intorno
sgarbate
,
vi
spruzzano
,
ciarlando
,
la
loro
saliva
in
volto
,
non
vi
lasciano
respirare
,
vi
tirano
di
qua
,
vi
premono
di
là
,
vi
gridano
nelle
orecchie
con
un
fracasso
assordante
ed
impertinente
,
come
le
donne
delle
Baruffe
chioggiotte
.
Ma
Dio
vi
salvi
dalle
onde
matte
,
uscite
dai
manicomii
del
gorgo
,
coperte
della
loro
densa
bava
bianca
,
nelle
quali
,
a
un
tratto
,
vi
sentite
sommerso
,
arrovesciato
,
travolto
,
e
quando
finalmente
mettete
fuori
la
testa
,
un
'
altra
onda
vi
si
sbatte
in
faccia
e
vi
spezza
il
respiro
;
poi
,
diventato
sospettoso
,
guardate
in
giro
con
tanto
d
'
occhi
,
e
vi
apprestate
a
ricevere
degnamente
sul
petto
una
ondata
minacciosa
,
che
vedete
precipitarsi
contro
di
voi
,
e
già
quasi
vi
seppellisce
,
ma
ecco
invece
che
si
spiana
e
si
risolve
in
nulla
;
gli
assalti
vi
vengono
vigliaccamente
dai
fianchi
e
dalle
spalle
,
senz
'
ordine
,
senza
ragione
;
vi
stancate
,
vi
spossate
,
cominciate
a
disperare
;
date
quasi
un
addio
alla
terra
,
e
toccate
dopo
sovrumani
sforzi
la
riva
,
uscendo
da
quell
'
acqua
sciaguattata
da
tutti
i
venti
,
nera
,
orlata
di
certe
frange
e
certi
fiocchi
d
'
argento
sudicio
,
che
le
dànno
aspetto
di
uno
sconfinato
drappo
funereo
.
Eppure
nel
mare
quieto
o
nel
mare
agitato
l
'
uomo
si
sente
pieno
di
vigoria
.
La
sua
buona
vanità
gli
fa
credere
o
di
dominar
la
natura
,
o
di
essere
tanto
grande
,
che
Dio
,
per
ischiacciarlo
,
debba
scatenargli
contro
tutte
le
furie
degli
abissi
.
Svaniscono
le
noie
mortali
,
il
cuore
si
ritempra
,
si
fa
provvisione
di
coraggio
e
di
forza
.
Un
'
ora
in
mare
è
un
'
ora
bene
impiegata
:
in
quella
salsedine
c
'
è
un
po
'
di
ferro
per
l
'
anima
.
Uscendo
dall
'
acqua
si
diventa
Greci
.
Dopo
essere
saliti
le
lunghe
scale
di
legno
,
dove
sui
gradini
viscidi
s
'
arrischia
di
sdrucciolare
e
le
alghe
fanno
talvolta
dei
brevi
taglietti
ai
piedi
,
si
entra
nel
proprio
camerino
e
si
avvolge
il
corpo
nudo
in
un
ampio
lenzuolo
;
poi
si
esce
così
drappeggiati
sul
ballatoio
,
che
guarda
il
mare
.
Alcuni
bagnanti
stanno
ancora
in
acqua
presso
la
riva
,
tenendosi
-
disgraziati
!
-
alle
corde
,
e
piantati
sull
'
arena
,
dove
passeggiano
i
granchi
.
L
'
immobilità
li
intirizzisce
,
li
raggricchia
:
paiono
ranocchie
umane
.
E
quant
'
è
difficile
trovare
il
corpo
bello
di
un
uomo
!
Nella
donna
la
bellezza
delle
membra
è
men
rara
:
basta
l
'
armonia
delle
parti
,
una
certa
rotondità
gentile
,
una
certa
bianchezza
trasparente
e
rosea
,
e
forse
il
desiderio
ci
fa
meno
difficili
.
Ma
nell
'
uomo
la
vigoria
sana
deve
accoppiarsi
alla
snellezza
morbida
;
le
membra
sciolte
,
giuste
,
né
troppo
asciutte
,
né
pesanti
di
polpa
;
una
espressione
generale
di
ardire
elegante
.
Gli
antichi
volevano
la
grazia
persino
sui
campi
di
battaglia
.
In
Tessaglia
la
iscrizione
di
una
statua
diceva
:
Ad
Elatione
,
che
ben
ballò
la
battaglia
,
questa
statua
il
popolo
.
La
sproporzione
,
da
noi
moderni
tollerata
con
indifferenza
,
era
insopportabile
agli
antichi
.
Un
dì
ad
un
mimo
tarchiato
e
grasso
il
pubblico
vociò
ridendo
:
Non
isfondare
il
palco
;
un
altro
dì
ad
un
mimo
pallido
e
mingherlino
mandò
ironicamente
questo
saluto
:
Fa
di
star
sano
,
e
un
'
altra
volta
ad
uno
di
troppo
alta
statura
,
figurante
Capaneo
che
si
avventa
alle
mura
di
Tebe
,
gridò
indispettito
:
Scavalca
il
muro
,
non
hai
bisogno
di
scale
.
Sul
ballatoio
,
verso
il
mare
,
si
atteggiavano
dunque
dieci
o
dodici
uomini
panneggiati
di
bianco
.
Avevano
messo
sul
capo
l
'
asciugamano
in
forma
di
Palliolum
,
e
si
avvolgevano
il
corpo
con
il
lenzuolo
a
modo
di
Pallium
,
nelle
diverse
fogge
,
che
piacevano
meglio
a
quella
naturale
affettazione
,
da
cui
l
'
uomo
coperto
di
un
gran
manto
non
si
sa
quasi
mai
liberare
.
I
Greci
avevano
venti
modi
di
acconciarsi
il
pallio
:
affibbiato
sul
petto
,
affibbiato
alle
spalle
,
senza
ripiegatura
,
addoppiato
,
con
le
mani
nascoste
,
con
un
braccio
fuori
dalla
spaccatura
di
destra
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
corto
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
lungo
,
stretto
alle
anche
con
pieghettine
trite
,
ondeggiante
in
gonfi
svolazzi
o
libero
di
cadere
in
larghi
piani
ed
in
ampie
curve
.
Ogni
maniera
aveva
il
suo
proprio
nome
,
conveniente
ai
zerbinotti
,
ai
filosofi
,
ai
viaggiatori
,
ad
ogni
classe
di
persone
.
Tacito
si
lagnava
già
delle
vesticciuole
misere
degli
oratori
romani
,
e
che
le
portassero
male
.
Figuratevi
noi
la
bella
figura
che
facciamo
,
usciti
dall
'
acqua
,
in
quei
pallii
bagnati
e
appiccicaticci
!
L
'
aria
salata
e
la
ginnastica
del
nuoto
mettono
in
corpo
una
gran
fame
.
Andai
sul
terrazzo
de
'
Bagni
,
e
ordinai
da
pranzare
.
L
'
edificio
,
che
si
distende
in
una
lunghissima
linea
retta
,
è
tutto
di
legno
e
piantato
su
alte
palafitte
,
le
quali
lasciano
sfogo
ai
marosi
quando
il
mare
è
grosso
,
e
quando
è
tranquillo
rompono
a
'
loro
piedi
le
onde
placide
,
che
pure
mandano
romore
a
intervalli
misurato
e
grave
,
quasi
battute
sorde
di
un
maestro
di
cappella
.
Il
coro
,
l
'
armonia
di
quell
'
ora
non
si
può
descrivere
.
Tutto
si
fonde
in
un
accordo
pieno
e
gaio
,
profondo
e
vago
:
arpa
eolia
dell
'
infinito
.
Il
sole
baciava
quasi
l
'
orizzonte
,
e
scendeva
dalla
parte
opposta
al
mare
,
dietro
al
Lido
,
dietro
alla
laguna
,
dietro
a
Venezia
.
I
suoi
raggi
orizzontali
non
toccavano
più
la
superficie
della
marina
,
che
era
diventata
scura
e
azzurrastra
;
ma
andavano
a
ferire
dritti
due
vele
lontane
di
due
barche
da
pescatori
,
facendole
brillare
d
'
un
colore
giallo
dorato
,
fiammelle
fantastiche
.
Il
piano
immenso
del
mare
nudo
;
non
uno
scoglio
,
non
una
lingua
di
terra
per
quanto
l
'
occhio
cercasse
:
pareva
di
navigare
sopra
un
vascello
fatato
nell
'
Oceano
a
mille
miglia
da
terra
.
E
le
due
vele
splendevano
;
e
il
cielo
pigliava
una
tinta
brunetta
ancora
cilestra
,
qua
e
là
rallegrata
da
qualche
nuvola
mezza
in
ombra
e
mezza
in
luce
,
la
quale
vagava
lenta
e
a
poco
a
poco
s
'
impiccoliva
e
svaniva
.
L
'
appetito
mi
faceva
parere
squisite
le
vivande
,
e
la
salsedine
,
che
mi
restava
in
bocca
,
dava
al
vino
una
dolcezza
inebbriante
.
Il
ventre
si
confortava
,
e
gli
occhi
s
'
incantavano
;
e
questi
e
quello
mi
riempivano
l
'
anima
di
una
felicità
solenne
,
la
quale
porta
il
riso
sulle
labbra
e
le
lagrime
sul
ciglio
.
V
'
era
poca
gente
.
La
banda
cominciò
a
suonare
.
A
sinistra
,
intorno
ad
una
tavola
,
stava
un
gruppo
d
'
Inglesi
.
Una
delle
signore
,
vestita
di
seta
cruda
con
grandi
nastri
rossi
sull
'
abito
e
sul
cappello
,
parlava
allegra
,
faceva
mille
graziose
smorfiette
col
viso
strano
e
piacente
.
L
'
altra
alta
di
statura
,
snella
,
flessuosa
,
con
il
collo
un
po
'
lungo
,
come
le
Diane
antiche
,
il
volto
regolare
,
delicato
,
d
'
un
rosa
pallido
,
gli
occhi
di
un
fine
azzurro
marino
,
le
mani
troppo
affilate
,
ma
nobilissime
e
dello
stesso
candore
di
quel
po
'
di
pelle
,
che
il
modesto
squarcio
dell
'
abito
lasciava
vedere
sotto
la
gola
.
Si
alzava
di
tratto
in
tratto
per
correre
dietro
ad
un
bambino
di
due
anni
,
biondo
,
paffuto
,
il
quale
alla
sua
volta
correva
dietro
ad
un
grosso
cane
nero
-
un
bel
cane
,
che
nuotava
meglio
di
me
,
e
che
mentre
facevo
il
mio
bagno
in
alto
mare
,
era
venuto
a
salutarmi
con
molta
grazia
.
La
signora
vestiva
di
seta
colore
perlino
,
col
cappello
a
larghe
tese
della
medesima
stoffa
;
e
mi
ricordo
che
il
tono
neutro
e
chiarissimo
faceva
,
come
dicono
i
pittori
,
un
buco
sul
cielo
,
pareva
cioè
più
lontano
del
fondo
.
Ma
da
questo
errore
di
tavolozza
veniva
nella
gentile
persona
un
non
so
che
di
aereo
,
un
non
so
che
di
ammaliante
.
Non
era
una
donna
:
era
una
fata
.
E
il
putto
continuava
a
scapparle
ad
ogni
momento
,
e
voleva
vedere
tutto
,
toccare
tutto
;
sghignazzava
di
un
riso
da
angioletto
,
pestava
i
piedi
e
batteva
le
mani
;
si
metteva
a
sedere
sulle
ginocchia
della
gente
,
e
la
mamma
andava
allora
a
pigliarlo
,
dicendogli
qualche
parola
con
una
severità
tutta
soave
,
e
carezzandogli
con
la
mano
sottile
i
lunghi
ricci
d
'
oro
.
Ella
era
la
regina
del
terrazzo
:
una
regina
dolce
,
sicura
di
sé
,
com
'
è
sicura
l
'
innocenza
,
e
disinvolta
,
com
'
è
disinvolto
il
pudore
.
Codesta
madre
pareva
il
simbolo
della
verginità
:
credetti
in
quel
momento
al
mistero
della
Immacolata
Concezione
.
Ma
la
soave
creatura
principesca
stava
in
compagnia
di
un
signore
,
che
sembrava
vecchio
se
si
badava
a
'
suoi
capelli
grigi
e
alla
sua
barba
mezza
bianca
,
ma
che
sembrava
giovine
se
si
guardava
ai
lineamenti
e
all
'
espressione
del
volto
.
Era
il
padre
,
era
il
marito
?
Questo
problema
mi
torturò
il
cervello
per
una
buona
mezz
'
ora
.
Più
lontani
,
sparsi
a
gruppi
di
due
,
di
tre
,
di
quattro
o
solitarii
,
stavano
degli
altri
forestieri
e
qualche
raro
veneziano
,
la
più
parte
immobili
,
ascoltando
la
musica
,
guardando
in
giro
,
o
discorrendo
sotto
voce
senza
gesticolare
.
Il
mare
tranquillo
innamora
e
sgomenta
.
Quei
flutti
,
che
si
frangono
perennemente
alla
riva
e
mandano
sempre
l
'
identico
suono
;
quell
'
aria
quieta
e
fresca
,
che
si
aspira
con
lunga
voluttà
;
quell
'
orizzonte
sconfinato
,
che
pare
nello
stesso
tempo
una
linea
retta
infinita
ed
un
cerchio
infinito
:
tutto
contribuisce
a
produrre
l
'
impressione
maestosa
di
un
tempio
enorme
,
in
cui
ci
si
toglie
reverenti
il
cappello
e
ci
si
sprofonda
nella
propria
coscienza
.
Non
ho
mai
visto
nessuno
,
per
quanto
fosse
povero
di
fantasia
,
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
il
quale
nel
mettere
i
piedi
sulla
soglia
di
una
cattedrale
bisantina
o
gotica
non
si
sentisse
invaso
da
un
arcano
senso
di
rispetto
,
e
non
interrompesse
le
parole
che
stava
pronunciando
;
ma
la
vera
chiesa
di
Dio
è
l
'
immensità
.
Lo
stato
naturale
dell
'
uomo
in
faccia
al
mare
è
il
silenzio
.
Quei
gruppi
di
persone
staccavano
bizzarramente
sul
campo
del
cielo
,
il
quale
diventava
sempre
più
fosco
:
erano
tinte
intiere
,
senza
ombreggiatura
,
che
non
trovavano
nel
tono
del
fondo
nessuna
maniera
di
fusione
;
e
già
i
colori
perdevano
la
loro
vivacità
nell
'
oscurarsi
crescente
della
sera
,
mentre
il
contorno
si
distingueva
tuttavia
preciso
e
un
po
'
secco
.
A
destra
si
muoveva
una
macchia
nera
di
camerieri
,
i
quali
,
non
sapendo
che
cosa
fare
,
discorrevano
tra
loro
.
Io
intanto
,
assottigliando
quanto
più
potevo
la
vista
,
fissavo
ancora
quelle
due
vele
lontane
,
le
quali
,
da
fiammeggianti
che
erano
quando
il
sole
mandava
loro
gli
ultimi
suoi
raggi
,
diventarono
grigie
,
e
poi
via
via
più
scure
,
finché
si
dipinsero
nere
sull
'
aria
già
lugubre
,
e
a
poco
a
poco
mi
sfuggivano
dallo
sguardo
.
Già
si
riducevano
ad
una
pennellata
quasi
impercettibile
.
Un
minuto
dopo
non
si
discernevano
più
.
Mi
rincrebbe
.
In
ogni
veduta
v
'
è
un
punto
,
al
quale
l
'
occhio
si
ferma
con
tenace
predilezione
;
e
quando
sparisce
ci
si
sente
come
strappare
qualcosa
,
e
si
piglia
quel
caso
semplice
e
inevitabile
per
un
segno
di
cattivo
augurio
.
In
faccia
al
mare
l
'
animo
si
riempie
di
pregiudizii
.
I
camerieri
accendevano
le
lampade
.
Il
cielo
si
era
lentamente
annuvolato
:
non
brillava
neanche
una
fetta
di
luna
,
non
luccicava
neanche
una
stella
.
L
'
aria
e
il
mare
si
confondevano
nel
buio
.
Solo
a
guardare
giù
dal
parapetto
del
terrazzo
si
scopriva
a
intervalli
un
po
'
del
bianco
della
spuma
sulle
onde
,
le
quali
mandavano
più
forte
,
più
frequente
e
quasi
minaccioso
il
loro
muggito
.
Uscii
dallo
Stabilimento
e
,
traversando
a
piedi
il
breve
spazio
che
divide
il
mare
dalla
laguna
,
sospirai
per
la
prima
volta
:
avrei
voluto
sentire
sul
mio
braccio
il
peso
leggiero
di
un
altro
braccio
,
e
udire
accanto
,
dopo
il
fruscìo
del
mare
,
quello
di
un
vestito
di
donna
.
Il
vaporetto
mandò
il
suo
fischio
,
e
si
partì
per
Venezia
.
La
notte
era
nera
,
la
laguna
era
cupa
.
Non
si
vedeva
altro
che
il
fanale
rosso
di
un
piccolo
vapore
,
che
veniva
,
sbuffando
,
incontro
a
noi
,
e
lontano
i
lumi
della
città
,
che
parevano
una
costellazione
piombata
in
terra
e
mezzo
spenta
.
Si
passò
la
punta
del
Giardino
,
poi
si
costeggiò
la
Riva
degli
Schiavoni
.
Il
campanile
di
San
Marco
usciva
dai
palazzi
che
lo
circondavano
e
,
illuminato
dai
fanali
della
Piazza
,
si
alzava
gigante
,
sfumandosi
nella
oscurità
verso
la
cima
e
cacciando
la
sua
punta
nelle
tenebre
delle
nubi
.
La
luce
della
Piazza
mi
abbagliò
.
I
musaici
della
chiesa
avevano
sull
'
orlo
delle
striscie
scintillanti
.
Le
finestre
spalancate
delle
Procuratìe
Vecchie
lasciavano
vedere
le
allegre
sale
illuminate
.
La
loggia
del
Palazzo
Ducale
si
perdeva
in
un
'
ombra
opaca
.
Mezz
'
ora
dopo
,
la
mia
madonnina
inglese
,
sorridente
,
svelta
,
correva
dietro
al
suo
putto
biondo
fra
le
seggiole
del
Caffè
Florian
.
Meno
di
un
giorno
La
stavo
aspettando
alla
stazione
di
Treviglio
.
Ell
'
aveva
passato
il
mese
di
settembre
ad
Iseo
,
in
villa
,
presso
la
sua
famiglia
,
e
doveva
partire
quel
giorno
,
sola
,
per
Milano
.
Avevamo
combinato
che
ella
scrivesse
a
Milano
annunziando
il
suo
arrivo
pel
dì
seguente
con
la
prima
corsa
.
Si
doveva
stare
in
compagnia
quell
'
intervallo
di
quindici
ore
:
un
saggio
del
paradiso
.
Mi
sentivo
dentro
le
furie
indiavolate
dell
'
impazienza
e
le
prostrazioni
delle
speranze
troppo
ripensate
.
Ora
stavo
rannicchiato
sulla
panca
della
sala
d
'
aspetto
,
ora
camminavo
a
gran
passi
nel
piazzale
della
stazione
,
dove
tre
o
quattro
cocchieri
di
birocci
sbraitavano
insieme
.
Tutt
'
a
un
tratto
mi
fermavo
e
giravo
gli
occhi
verso
Treviglio
,
pauroso
di
vedere
avvicinarsi
qualcuno
che
mi
conoscesse
,
che
conoscesse
lei
.
Studiavo
l
'
orario
delle
ferrovie
,
alla
pagina
26
,
Venezia
-
Milano
;
il
treno
doveva
giungere
alle
quattro
ore
e
quarantasette
minuti
.
Lo
sapevo
bene
,
ma
tornavo
a
leggere
quei
numeri
con
occhio
intento
,
quasi
che
ad
ogni
poco
m
'
uscissero
dalla
memoria
.
Guardavo
l
'
oriuolo
.
Questa
frase
del
Re
Giovanni
:
Veglio
su
voi
come
il
minuto
su
l
'
ora
,
mi
passò
nel
cervello
.
L
'
idea
dell
'
eternità
,
che
non
si
afferra
meditando
alla
lunga
serie
dei
secoli
,
diventa
chiara
seguendo
il
cammino
lento
della
lancetta
dei
minuti
.
Il
polso
batte
disuguale
,
rapido
;
una
irritazione
convulsa
invade
tutte
le
membra
;
si
sente
l
'
attimo
che
,
impassibile
,
crea
l
'
infinito
:
e
la
caduta
di
questa
stilla
di
tempo
nel
mare
senza
sponde
pare
meschina
e
immensa
,
ridicola
e
spaventosa
come
il
picchiettare
del
tarlo
nelle
veglie
di
una
lunga
notte
.
Aprivo
spesso
la
cassa
dell
'
orologio
per
contemplarne
il
fondo
.
Vi
stava
un
bel
ritratto
di
lei
.
Seguendo
i
delicati
contorni
del
mento
,
della
guancia
,
del
fronte
,
dei
capelli
,
avevo
ritagliata
tempo
addietro
quella
fotografia
con
attentissima
cura
,
per
incollarla
sopra
un
cerchio
di
cartoncino
celeste
,
corrispondente
appunto
alla
misura
del
tondo
dell
'
orologio
.
Il
ritratto
dal
suo
sicuro
nascondiglio
ogni
tanto
mi
sorrideva
;
e
avevo
mezzo
guastata
la
molla
della
custodia
.
La
testa
occupava
quasi
tutto
lo
spazio
,
sicché
il
candido
collo
scoperto
,
scendendo
giù
sino
al
lembo
,
non
lasciava
posto
neanche
al
principio
del
goletto
dell
'
abito
.
Sul
volume
dei
capelli
castani
spiccava
piccolo
,
fine
,
elegantissimo
l
'
orecchio
.
Ella
sapeva
di
averlo
bello
:
non
portava
orecchini
.
il
fronte
era
bassetto
,
e
la
distanza
tra
il
naso
e
la
bocca
lunghetta
;
le
narici
si
alzavano
in
su
un
tantino
,
dando
alla
regolarità
perfetta
del
naso
una
cert
'
aria
procace
:
ma
gli
occhi
cerulei
e
la
bocca
sottile
e
il
mento
piccolo
mischiavano
in
quel
caro
volto
una
gentile
melanconia
all
'
apparenza
sensuale
delle
altre
parti
.
Gli
occhi
,
gli
occhi
erano
tremendi
!
Sembravano
cerulei
,
ma
in
certi
momenti
diventavano
come
neri
:
erano
grandi
,
e
giravano
lenti
,
e
avevano
alle
volte
uno
sguardo
,
che
pareva
insieme
fisso
e
vago
,
scrutatore
e
distratto
.
Dopo
un
lungo
bacio
io
le
stringevo
le
mani
,
e
me
le
piantavo
dinanzi
fissandola
nelle
pupille
:
ella
mi
contemplava
serena
,
senza
batter
palpebra
.
Mi
sentivo
allora
invaso
dall
'
ardore
della
passione
e
insieme
da
un
misterioso
senso
di
paura
;
il
cuore
mi
si
serrava
,
e
le
chiedevo
:
-
Pensi
a
me
,
Matilde
?
Era
un
pezzo
che
non
la
vedevo
sola
,
senza
timori
.
Ci
avevamo
scritto
spesso
delle
lunghe
lettere
,
ma
la
penna
riesciva
tarda
,
ghiacciata
,
impotente
a
esprimere
il
pensiero
:
avevo
un
terribile
bisogno
di
dirle
a
voce
tante
cose
e
di
farle
tante
domande
.
Il
treno
era
in
ritardo
di
due
minuti
:
già
cominciavo
ad
agitarmi
in
un
mar
di
spaventi
,
quando
squillò
la
campanella
della
stazione
.
Si
principiava
a
sentire
il
rombo
della
macchina
lontana
,
e
cresceva
,
cresceva
,
finché
comparve
la
locomotiva
fumante
,
che
io
vedevo
con
ansia
ingigantirsi
via
via
,
pigra
alla
mia
impazienza
,
mentre
udivo
la
nota
del
fischio
sempre
più
acuta
e
stridente
.
Il
convoglio
allentò
la
corsa
.
Prima
che
si
fermasse
avevo
ricercato
ad
una
ad
una
con
rapidissimo
sguardo
le
finestrelle
dei
vagoni
.
Niente
.
Il
cuore
mi
batteva
impetuoso
;
un
dubbio
acre
mi
nasceva
nel
petto
,
e
mormoravo
:
-
Se
avesse
avuto
paura
,
se
non
m
'
amasse
abbastanza
per
affrontare
tanti
pericoli
!
Il
conduttore
aprì
finalmente
gli
sportelli
,
gridando
:
-
Treviglio
-
.
Da
una
carrozza
di
prima
classe
sbalzò
a
terra
snella
,
sicura
,
una
donna
,
coperta
il
volto
da
un
fittissimo
velo
nero
.
Un
istante
dopo
,
la
sua
mano
serrava
forte
la
mia
,
e
la
sua
voce
soave
diceva
:
-
Quanto
sono
felice
!
-
La
trassi
,
senza
parlare
,
beato
,
ad
una
timonella
,
che
avevo
fermata
dianzi
;
la
feci
salire
,
me
la
misi
accanto
e
gridai
al
cocchiere
:
-
A
Caravaggio
.
-
Al
Santuario
?
-
No
,
all
'
albergo
del
Pellegrino
.
Guardai
la
mia
compagna
lungamente
.
Ella
,
appena
la
carrozzetta
fu
posta
in
moto
,
sollevò
il
velo
per
sorridermi
.
-
Come
sei
bella
!
-
le
dissi
.
-
Ti
sembro
bella
davvero
?
Ho
voluto
essere
bella
per
te
,
per
queste
nostre
quindici
ore
di
paradiso
.
-
Ti
sta
bene
quest
'
abito
.
È
anche
troppo
attillato
.
-
Lo
feci
fare
a
Milano
prima
di
partire
,
e
in
campagna
non
lo
mettevo
mai
senza
mandarti
un
sospiro
di
desiderio
.
Ho
tanto
patito
,
sai
,
di
non
poterti
vedere
questo
eterno
mese
.
-
E
t
'
hanno
detto
bella
anche
in
campagna
,
non
è
vero
?
-
Non
lo
so
.
Mi
basta
sentirlo
dire
da
te
.
-
Eppure
,
sii
schietta
,
te
l
'
hanno
detto
.
-
O
Dio
,
avresti
voluto
che
paressi
proprio
la
befana
?
-
Vorrei
,
confesso
,
che
non
ti
dessi
tanta
briga
di
piacere
alla
gente
.
-
Sai
che
non
m
'
importa
di
piacere
ad
altri
che
a
te
,
a
te
solo
,
a
te
che
sei
un
cattivo
egoista
.
Se
ti
dicessero
che
sono
brutta
o
che
mi
vesto
senza
garbo
dorrebbe
pure
alla
tua
vanità
.
-
Certo
.
-
E
vorresti
che
fossi
tanto
stupida
da
non
avvedermi
che
non
sembro
né
goffa
,
né
brutta
?
-
Te
n
'
avvedi
e
te
ne
compiaci
.
-
Dunque
sono
una
civetta
-
,
e
ritirò
la
sua
mano
dalla
mia
.
-
Perdonami
,
Matilde
.
Io
sono
,
lo
sai
,
una
bestia
fastidiosissima
.
Tu
invece
sei
la
più
buona
,
la
più
angelica
creatura
di
questo
mondo
.
Perdonami
:
ti
amo
tanto
!
Ella
continuava
a
guardare
i
campi
,
stringendo
le
labbra
in
atto
dispettoso
e
svincolandosi
dal
mio
braccio
,
che
voleva
circondarle
il
busto
.
A
un
tratto
mi
guardò
in
faccia
;
aveva
gli
occhi
umidi
.
Mormorò
:
-
Sei
pure
cattivo
,
cattivo
oggi
,
nei
primi
momenti
che
siamo
soli
,
dopo
averlo
tanto
desiderato
,
mentre
metto
in
pericolo
il
mio
onore
per
te
,
forse
la
mia
vita
.
La
nube
,
che
mi
aveva
oscurato
per
un
istante
il
cervello
,
svanì
;
un
'
allegria
nuova
,
divina
,
mi
invase
tutto
,
e
certo
il
mio
volto
dovette
trasfigurarsi
perché
Matilde
esclamò
raggiante
di
gioia
:
-
Così
mi
piaci
,
così
sono
beata
!
I
ciottoli
del
paesucolo
di
Caravaggio
ci
risvegliarono
alla
vita
;
ma
quando
la
timonella
si
fu
fermata
all
'
albergo
del
Pellegrino
,
mettendo
il
piede
a
terra
e
aiutando
la
mia
compagna
a
scendere
,
mi
parve
di
barcollare
.
Ella
mi
disse
infatti
con
un
riso
pieno
di
compiacenza
:
-
Sei
ubriaco
,
bada
di
non
cadere
.
Due
servi
e
la
padrona
,
vecchietta
,
grassoccia
e
sorridente
,
ci
vennero
incontro
,
e
chi
toglieva
lo
scialle
e
la
sacchetta
alla
mia
compagna
,
chi
mi
liberava
dalla
spolverina
e
dall
'
ombrello
,
solleciti
,
premurosi
:
s
'
indovinava
che
l
'
albergo
era
vuoto
.
-
Vorremmo
desinare
,
ma
bene
e
presto
-
dissi
alla
padrona
.
Il
cuoco
,
che
con
il
suo
grembiule
quasi
bianco
s
'
era
affacciato
all
'
uscio
della
cucina
,
corse
ai
fornelli
.
-
Si
trattengono
la
notte
?
-
chiese
la
vecchietta
con
voce
insinuante
.
-
Sì
,
mi
raccomando
la
pulitezza
.
-
Non
dubiti
.
La
biancheria
è
tutta
di
tela
fina
,
candida
come
il
latte
.
Precedetti
Matilde
nella
vasta
sala
da
pranzo
.
Una
immensa
tavola
pigliava
tutta
la
sua
lunghezza
.
Alle
pareti
ornate
di
grandi
fiorami
gialli
su
fondo
verde
,
dipinti
a
stampo
,
pendevano
otto
quadretti
,
con
certe
litografie
miniate
,
rappresentanti
otto
miracoli
della
Madonna
di
Caravaggio
.
Il
soffitto
era
inghirlandato
di
ragnatele
.
Dalle
due
finestre
,
che
guardavano
in
una
stradicciuola
stretta
,
si
vedeva
in
faccia
una
casa
antica
,
con
la
muraglia
di
mattoni
bruni
e
il
cornicione
gotico
;
non
aveva
imposte
né
vetri
,
e
dentro
era
buia
buia
:
sembrava
il
palazzo
degli
spiriti
.
L
'
uscio
della
sala
s
'
apriva
in
un
lunghissimo
corridoio
,
occupato
anch
'
esso
da
due
interminabili
tavole
di
legno
greggio
,
portate
da
cavalletti
e
chiazzate
di
macchie
pavonazze
.
I
pellegrini
,
che
vanno
la
settimana
della
Madonna
a
far
voti
al
Santuario
,
promettono
tutto
,
salvo
l
'
astinenza
;
e
l
'
albergo
nei
dì
di
sagra
(
mi
diceva
il
servitore
mentre
in
un
angolo
dell
'
ampia
tavola
stava
apparecchiando
due
posate
)
è
così
pieno
zeppo
di
penitenti
,
uomini
e
donne
,
che
un
cantuccio
non
vi
rimane
vuoto
.
Il
giuoco
della
mora
s
'
alterna
alle
salmodie
;
e
queste
e
quello
asciugano
la
gola
.
Mentre
Matilde
entrava
,
portavano
la
minestra
.
Eravamo
allegri
,
mangiavamo
,
discorrevamo
della
nostra
gioia
,
di
cento
cose
.
Di
tratto
in
tratto
per
altro
si
sospirava
,
si
taceva
un
pezzetto
e
ci
si
stringeva
le
mani
.
-
Due
ore
e
mezzo
son
già
passate
!
-
mormorò
Matilde
;
ma
poi
subito
:
-
E
via
!
Ce
ne
restano
dodici
e
mezzo
-
e
tornò
tutta
gaia
.
Dopo
il
desinare
ci
si
avviò
lentamente
al
Santuario
,
girando
intorno
alla
cittaduzza
.
Cominciava
a
imbrunire
.
I
raggi
della
luna
vincevano
già
la
luce
del
crepuscolo
quando
entrammo
nel
grande
viale
,
che
,
lungo
un
miglio
,
fiancheggiato
da
antichi
pini
,
mena
dritto
alla
chiesa
.
La
strada
larghissima
era
,
mezz
'
ora
dopo
,
regolarmente
listata
dalle
ombre
nere
degli
alberi
,
i
quali
,
neri
anch
'
essi
,
andavano
rimpicciolendosi
via
via
alla
vista
e
convergendo
in
angolo
sotto
la
cupola
del
tempio
,
che
a
quella
distanza
,
involta
nei
vapori
della
notte
,
pareva
enorme
.
Spiccavano
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
a
brevi
intervalli
,
candidi
sulla
tinta
fosca
del
terreno
,
i
sedili
di
marmo
bianco
.
Matilde
,
poggiata
la
mano
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
la
circondavo
col
braccio
alla
cintura
,
camminava
tacendo
.
Io
ero
immerso
in
una
contemplazione
indeterminata
:
il
mio
cuore
si
scioglieva
,
si
evaporava
nella
beatitudine
:
sentivo
come
le
molecole
volanti
della
mia
anima
diffondersi
e
sparpagliarsi
in
una
immensa
parte
di
terra
,
in
una
immensa
parte
di
cielo
.
Il
mio
pensiero
non
afferrava
più
nulla
:
invadeva
tutto
.
Guardavamo
a
'
nostri
piedi
le
ombre
.
Di
quando
in
quando
alzavamo
gli
occhi
per
fissarci
in
viso
teneramente
:
e
le
nostre
labbra
si
toccavano
.
Ci
trovammo
a
un
tratto
in
una
grande
ombra
opaca
,
e
udimmo
nello
stesso
tempo
un
salmeggiare
sommesso
di
voci
femminili
.
Alla
sinistra
del
viale
s
'
alzava
una
chiesetta
:
aveva
il
portico
sostenuto
da
esili
colonnine
e
coperto
da
una
larga
tettoia
di
legno
.
La
porta
spalancata
mandava
un
chiarore
fioco
fioco
.
Entrammo
.
Un
frate
solenne
con
la
barba
d
'
argento
leggeva
le
litanie
al
lume
di
un
cerino
aggomitolato
,
che
teneva
nella
mano
tremante
,
e
ad
ogni
versetto
una
dozzina
di
contadine
inginocchiate
rispondevano
cantando
.
Nelle
tenebre
della
chiesa
il
moccolo
del
frate
mandava
un
barlume
oscillante
sulle
teste
immobili
delle
donne
,
e
faceva
intravedere
non
so
che
bizzarre
e
lugubri
forme
.
Pareva
che
nello
sfondo
della
nave
s
'
aprisse
una
lunga
serie
di
pesanti
arcate
,
e
in
fondo
luccicassero
pallidi
due
stoppini
;
pareva
che
le
muraglie
fossero
dipinte
a
bieche
figure
di
santi
,
di
dannati
e
di
mostri
;
pareva
che
il
negro
soffitto
di
grosse
travature
si
trasformasse
nella
cupa
scala
delle
regioni
de
'
fantasimi
.
Dalla
stretta
finestra
di
una
cappella
entrava
un
raggio
di
luna
smorto
.
Le
litanie
correvano
più
spedite
e
le
voci
sembravano
crescere
ed
echeggiare
,
quando
in
un
istante
le
donne
si
alzarono
e
il
frate
spense
il
cerino
.
Tutto
entrò
nella
oscurità
,
eccetto
dove
la
luna
mandava
sul
pavimento
della
cappella
la
lista
sottile
di
luce
.
Alcune
ombre
ci
passarono
innanzi
senza
vederci
.
Rimanemmo
soli
in
quel
triste
silenzio
.
La
chiesetta
era
diventata
d
'
una
vastità
smisurata
.
Matilde
s
'
avvinghiò
al
mio
corpo
,
ed
io
sentii
sulla
mia
guancia
un
morso
divino
.
-
Mi
amerai
sempre
?
-
chiesi
a
Matilde
con
un
soffio
di
voce
.
-
Finch
'
io
vivrò
,
sempre
sempre
.
-
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
te
lo
giuro
.
Su
tutto
ciò
che
ho
di
più
sacro
,
in
questo
luogo
,
sulla
tua
vita
stessa
,
te
lo
giuro
.
E
tu
m
'
amerai
sempre
?
-
Oh
sì
,
sempre
,
lo
sai
-
.
Poi
soggiunsi
,
esitando
un
poco
:
-
Giurami
che
non
hai
amato
altri
che
me
.
-
Non
ho
bisogno
di
giurartelo
,
caro
.
-
Giuramelo
,
te
ne
supplico
.
-
Conosci
tutta
la
mia
vita
,
cattivo
:
tutta
,
meglio
di
me
,
perché
io
te
la
ho
svelata
intiera
,
e
tu
ci
ripensi
,
mentre
oramai
io
me
la
sono
scordata
.
La
mia
memoria
non
mi
serve
che
per
te
solo
.
-
Ti
scongiuro
,
giuramelo
-
replicai
con
un
fremito
.
-
Puoi
tu
pensare
che
io
abbia
provato
per
nessuno
ciò
che
provo
per
te
?
Non
si
può
amare
che
una
volta
,
una
volta
sola
come
io
t
'
amo
.
A
poco
a
poco
s
'
era
avvicinata
alla
porta
.
Mi
trascinò
per
la
mano
,
dicendomi
:
-
Usciamo
.
Avevamo
fatto
quaranta
passi
sulla
strada
,
quando
s
'
udì
cigolare
le
imposte
della
porta
della
chiesetta
.
Si
continuò
la
via
verso
il
Santuario
.
Non
passava
un
'
anima
.
Ci
fermammo
qualche
minuto
nel
vasto
piazzale
del
tempio
,
circondato
dai
lunghi
portici
di
mattoni
,
che
al
lume
della
luna
parevano
neri
.
Le
parole
di
Matilde
,
invece
di
confortarmi
,
mi
avevano
messo
sossopra
.
Il
cuore
mi
picchiava
dentro
con
battiti
furiosi
e
disuguali
;
avevo
la
gola
arida
:
un
fantasima
mi
camminava
a
lato
,
e
mi
guardava
,
sogghignando
con
una
certa
smorfia
di
canzonatura
spietata
,
come
se
dicesse
:
-
L
'
ho
colto
io
il
fiore
di
quell
'
affetto
.
Contentati
dei
resti
.
La
voce
non
voleva
uscirmi
dalla
strozza
.
Tacqui
un
pezzo
.
Matilde
mi
spiava
di
quando
in
quando
con
una
occhiata
rapida
,
senza
aprir
bocca
.
Non
volevo
toccare
lì
dove
proprio
mi
doleva
;
mi
vergognavo
verso
di
lei
,
verso
me
stesso
;
temevo
,
sfogandomi
,
d
'
infuriare
ciecamente
;
sentivo
una
profonda
ripugnanza
a
funestare
con
acerbi
e
vani
discorsi
quelle
ore
,
le
quali
dovevano
essere
tutte
destinate
alla
gioia
;
e
poi
ripetevo
a
me
stesso
,
senza
riescire
affatto
a
persuadermi
della
buona
e
semplice
ragione
:
-
Che
colpa
ne
ha
lei
?
In
fondo
,
è
suo
marito
.
Alla
fine
,
non
mi
potendo
trattenere
,
dissi
con
accento
rotto
e
strozzato
,
tanto
per
dire
qualcosa
di
diverso
da
ciò
che
mi
stava
fisso
nel
cervello
:
-
Senti
,
Matilde
,
se
io
morissi
o
se
ti
abbandonassi
,
e
se
tuo
marito
fosse
morto
,
torneresti
a
maritarti
?
Non
rispose
.
Irritato
da
quel
silenzio
,
insistetti
:
-
Ti
prego
,
dimmelo
.
Matilde
sospirò
e
tacque
ancora
;
ma
io
,
ch
'
ero
entrato
in
quella
nuova
ostinazione
,
ripetei
:
-
Dimmelo
,
te
ne
prego
.
Ella
rispose
un
po
'
infastidita
:
-
No
,
no
,
non
tornerei
a
maritarmi
.
-
Avresti
torto
.
Già
se
io
ti
abbandonassi
,
quali
obblighi
serberesti
verso
di
me
?
E
se
morissi
,
perché
dovresti
sacrificarti
nell
'
inutile
culto
d
'
una
memoria
?
Aggiungi
i
casi
della
vita
:
restare
senz
'
aiuto
con
i
figliuoli
;
le
difficoltà
dell
'
educarli
,
del
dirigerli
;
le
strettezze
economiche
.
E
perché
non
potresti
,
fra
cinque
,
fra
dieci
anni
,
sbolliti
i
fumi
della
fantasia
,
incontrarti
con
un
uomo
attempato
,
onesto
,
ricco
,
che
ti
amasse
e
al
quale
tu
volessi
bene
?
-
Sarà
sempre
impossibile
.
-
Perché
?
-
ribattevo
con
tenacità
acre
e
noiosa
.
-
Non
foss
'
altro
perché
non
potrei
rimaritarmi
senza
svelare
al
secondo
marito
di
avere
tradito
il
primo
.
-
Certe
cose
,
si
dicono
?
Mi
fissò
negli
occhi
con
uno
sguardo
,
che
mi
fece
arrossire
;
ma
io
continuavo
a
tasteggiare
,
a
stuzzicare
.
-
C
'
è
dei
galantuomini
ai
quali
il
passato
non
preme
.
La
sincerità
può
accordarsi
con
l
'
utile
.
Nuovo
silenzio
lungo
,
durante
il
quale
si
sentivano
gracidare
in
coro
le
ranocchie
dei
fossati
.
Ripigliai
:
-
È
singolare
!
Può
darsi
dunque
,
presto
o
tardi
,
che
ti
accada
di
innamorarti
d
'
un
altro
.
Io
avevo
l
'
illusione
che
la
tua
vita
fosse
indissolubilmente
legata
alla
mia
.
Aspettai
in
vano
una
risposta
,
che
avevo
onta
di
sollecitare
,
tanto
le
mie
proprie
parole
mi
sembravano
sciocche
e
vili
.
La
bile
mi
suggerì
:
-
Strano
!
Unisci
la
passione
dell
'
oggi
,
profonda
,
infrenabile
,
per
quanto
affermi
...
-
E
il
fatto
lo
mostra
,
mi
pare
.
-
...
la
unisci
con
una
certa
cautela
pratica
per
l
'
avvenire
.
-
Non
ho
detto
di
volermi
rimaritare
.
Già
mio
marito
vive
,
e
tu
mi
ami
,
e
io
t
'
amo
tanto
,
e
te
lo
provo
.
Non
ci
affatichiamo
a
tormentarci
senza
un
perché
.
Si
avventò
per
darmi
un
bacio
.
La
respinsi
.
-
Senti
,
giurami
che
non
ti
rimariteresti
in
nessun
caso
,
mai
.
-
Giuro
per
il
passato
,
quando
so
di
giurare
il
vero
,
ma
per
l
'
avvenire
,
benché
certa
,
non
posso
.
-
Bella
certezza
!
Conosco
dei
giuocatori
di
lotto
che
sono
sicuri
di
non
vincere
;
ma
la
polizza
non
la
buttano
via
.
Tu
non
vuoi
lacerare
la
polizza
del
futuro
.
Del
resto
,
adesso
a
giurare
sarebbe
tardi
.
Sono
cose
d
'
impeto
,
d
'
istinto
:
il
male
sta
nel
doverci
pensare
.
-
Abbi
pazienza
,
caro
.
Quando
vuoi
ch
'
io
giuri
sulla
tua
vita
io
non
posso
mai
farlo
senza
riandare
in
me
stessa
tutte
le
azioni
,
tutti
i
pensieri
,
tutti
i
sentimenti
,
che
si
riferiscono
al
giuramento
.
Un
giuramento
solenne
e
tremendo
non
isvanisce
:
dura
per
sempre
.
Mi
accosto
ad
esso
come
ad
un
altare
,
con
la
coscienza
sicura
,
ma
con
la
mente
turbata
.
Voglio
che
,
insieme
con
il
cuore
,
risponda
il
giudizio
.
Mi
credi
?
Ti
contenti
della
mia
promessa
?
-
Credo
che
ora
il
solo
pensare
ad
un
nuovo
legame
debba
sembrarti
cosa
abbominevole
;
ma
poi
,
quando
la
nostra
relazione
dovesse
,
nell
'
un
modo
o
nell
'
altro
,
finire
,
quando
tu
fossi
libera
...
-
Mai
,
mai
,
non
potrei
amarti
come
ti
amo
se
questo
affetto
non
dovesse
riempirmi
l
'
anima
sino
all
'
ultimo
istante
della
vita
.
-
Oggi
ti
ripugna
il
pensiero
,
lo
vedo
:
ma
non
credi
il
fatto
assolutamente
impossibile
.
-
Sì
,
lo
credo
impossibile
.
-
E
se
lo
credi
impossibile
,
perché
non
giuri
?
M
'
ero
allontanato
un
poco
da
Matilde
;
mi
asciugavo
con
la
mano
il
sudore
dalla
fronte
;
avevo
sulle
labbra
un
'
amarezza
che
voleva
schizzar
fuori
.
Matilde
mi
si
avvinghiò
stretta
stretta
,
gridando
:
-
Sì
giuro
,
giuro
sulla
mia
vita
.
-
Sulla
mia
,
giuralo
.
-
Sì
.
-
Dillo
.
-
Sì
,
sulla
tua
vita
lo
giuro
.
Il
mio
spirito
,
confuso
,
pentito
,
vergognoso
,
tornò
in
meno
di
un
quarto
d
'
ora
beato
d
'
una
beatitudine
tutta
fuoco
e
tutta
fiamme
.
Matilde
si
sentiva
stanca
.
Tornando
all
'
albergo
s
'
appoggiò
forte
al
mio
braccio
.
La
camera
grande
,
bassa
,
fredda
,
era
quasi
vuota
.
Il
letto
alto
,
con
una
coperta
rossa
scarlatta
,
il
cassettone
ornato
di
due
mazzi
di
fiori
artificiali
sotto
le
polverose
campane
di
vetro
,
qualche
seggiola
impagliata
,
una
tavola
su
cui
stava
confusamente
la
nostra
roba
:
ecco
tutto
.
Guardai
se
gli
scuretti
delle
finestre
erano
chiusi
,
ed
origliai
agli
usci
laterali
per
sentire
se
le
camere
vicine
fossero
abitate
.
Tutto
taceva
.
L
'
orologio
del
corridoio
aveva
suonato
da
un
po
'
di
tempo
le
dodici
quando
s
'
udì
un
gran
fracasso
:
qualcuno
entrava
nella
camera
a
destra
,
e
dalle
fessure
della
porta
si
vide
una
striscia
di
luce
.
Due
stivaloni
furono
gettati
sul
pavimento
,
un
corpo
si
buttò
sul
letto
,
e
,
dopo
qualche
minuto
,
principiò
un
russare
profondo
,
continuo
.
La
mattina
seguente
io
provavo
un
certo
inesplicabile
stringimento
al
cuore
.
Nel
cielo
d
'
un
bell
'
azzurro
dolce
veleggiavano
poche
nuvolette
dorate
;
ma
la
luce
del
giorno
mi
sembrò
melanconica
.
Doveva
esserci
nel
mio
sorriso
qualche
cosa
di
strano
,
perché
Matilde
,
pallida
,
mi
chiese
due
volte
:
-
Che
cos
'
hai
?
Ti
senti
poco
bene
?
Le
pigliavo
la
mano
bisbigliando
:
-
Non
ho
nulla
.
Ti
amo
tanto
!
Quando
la
vidi
entrare
in
vagone
e
,
con
i
begli
occhi
pieni
di
lagrime
sempre
fissi
su
di
me
,
allontanarsi
nel
lungo
treno
e
sparire
,
mi
sentii
come
alleggerito
di
un
peso
.
Avevo
l
'
animo
vuoto
,
ma
il
respiro
più
libero
.
Il
demonio
muto
1
Nipote
mio
,
ho
compiuto
quest
'
oggi
i
miei
novant
'
anni
,
e
ho
fatto
il
mio
testamento
.
Lascio
quasi
tutti
i
miei
soldi
,
circa
un
centinaio
di
mila
lire
,
a
tua
sorella
Maria
,
che
ha
sette
figliuoli
ed
è
vedova
,
con
il
patto
di
passare
tremila
lire
l
'
anno
alla
mia
buona
Menica
,
la
quale
è
troppo
vecchia
e
stanca
per
attendere
agli
affari
.
Vero
è
che
la
mia
buona
Menica
mi
fa
arrabbiare
tutte
le
sante
sere
.
Non
vuole
andare
a
letto
prima
di
me
,
per
quanto
io
la
preghi
e
scongiuri
;
e
mentre
scrivo
al
lume
di
questa
lucerna
e
ne
smoccolo
i
lucignoli
,
ecco
lì
la
tua
zia
,
dall
'
altra
parte
di
questa
tavola
,
che
dorme
col
gatto
nero
sulle
ginocchia
.
Da
mezzo
secolo
si
fa
la
stessa
vita
placida
e
dolce
e
tanto
rapida
che
le
settimane
volano
come
giorni
;
e
la
mia
cara
vecchietta
tutta
linda
,
con
la
sua
cuffia
bianca
inamidata
,
quando
si
sveglia
e
,
alzando
il
capo
,
fissa
a
un
tratto
gli
occhi
ne
'
miei
,
e
mi
chiama
:
-
Carlo
!
-
mi
fa
ribollire
nelle
vene
un
sangue
da
giovinotto
.
Per
conto
tuo
non
hai
bisogno
di
nulla
.
Sei
solo
,
agiato
e
non
avido
.
Ma
sai
che
,
sebbene
io
non
ti
veda
troppo
di
rado
in
queste
montagne
,
pure
ho
sempre
sentito
un
grande
affetto
per
te
,
e
lo
meriti
;
e
mi
rincrescerebbe
che
,
quando
sarò
volato
via
da
questa
terra
,
tu
non
avessi
nessuna
occasione
di
rammentarti
dell
'
antico
parente
.
Da
parecchi
giorni
vado
dunque
intorno
in
questa
casa
mezzo
diroccata
per
trovare
un
oggetto
che
possa
non
dispiacerti
.
Ma
ogni
cosa
è
logora
,
sbeccucciata
,
sbiadita
,
sconnessa
:
corrisponde
insomma
ai
capelli
canuti
ed
alle
rughe
dei
padroni
.
Da
trent
'
anni
non
sono
neanche
più
andato
a
Brescia
:
si
può
dire
ch
'
io
non
abbia
più
comperato
nulla
.
Le
cose
più
belle
in
questo
polveroso
palazzo
,
dove
le
finestre
mostrano
ancora
i
loro
vetri
tondi
,
ondulati
dal
centro
alla
periferia
,
come
fa
un
sasso
quando
si
butta
nell
'
acqua
,
dove
i
pavimenti
paiono
un
mare
in
burrasca
,
sono
le
cose
più
vecchie
.
Sai
che
ho
quattro
di
quelle
casse
di
legno
intagliato
,
che
si
mettevano
a
'
piedi
del
letto
degli
sposi
,
tutte
a
putti
che
giuocano
,
ad
amorini
alati
,
a
ninfe
nude
;
e
vi
stanno
gli
antichi
stemmi
della
nostra
famiglia
.
Poi
ho
dei
seggioloni
enormi
a
grossi
fogliami
nei
bracciuoli
e
nella
spalliera
,
che
punzecchiano
le
mani
e
la
schiena
,
e
certe
lettiere
spropositate
a
colonne
ed
a
timpani
,
che
paiono
monumenti
sepolcrali
.
Poi
ho
quegli
otto
grandissimi
ritratti
nelle
loro
massicce
cornici
d
'
un
oro
diventato
nero
:
memoria
dei
nostri
augusti
antenati
,
che
Dio
li
abbia
in
gloria
:
quei
ritratti
che
,
quando
da
bambino
venivi
qui
a
passare
i
mesi
delle
vacanze
,
ora
ti
facevano
ridere
ed
ora
ti
mettevano
paura
.
La
dama
,
ti
ricordi
?
con
il
guardinfante
verdone
e
con
una
piramide
rossa
per
acconciatura
,
che
pare
una
bottiglia
sigillata
;
il
cavaliero
con
il
grande
cappellaccio
alla
spagnuola
,
il
tabarro
bruno
,
la
mano
sull
'
elsa
e
l
'
occhio
truce
,
e
poi
il
Beato
Antonio
,
il
santo
Missionario
,
il
grande
onore
della
Val
Trompia
,
che
ti
faceva
scappar
via
.
È
pallido
come
un
fantasma
,
magro
stecchito
,
con
gli
occhi
infossati
e
un
sorriso
sulle
labbra
da
far
ghiacciare
il
sangue
.
In
mano
ha
due
cilicii
spaventosi
,
l
'
uno
a
scudiscio
pieno
di
terribili
punte
,
l
'
altro
a
ruote
dentate
.
Mi
raccontava
Giovanni
(
sai
?
devo
avertene
parlato
,
il
servitore
che
in
gioventù
assisteva
il
Beato
Antonio
,
quand
'
era
infermo
,
e
da
vecchio
aveva
cura
di
me
e
mi
conduceva
alla
scuola
)
Giovanni
mi
raccontava
,
ed
io
tremavo
di
spavento
,
che
una
mattina
,
essendo
entrato
all
'
improvviso
nella
nuda
camera
del
Santo
,
vide
in
un
angolo
una
camicia
,
che
stava
in
piedi
da
sé
sola
e
ch
'
era
di
color
pavonazzo
.
Guarda
,
tocca
:
il
sangue
,
di
cui
appariva
inzuppata
,
raggrumandosi
e
indurando
,
aveva
ridotto
la
tela
rigida
come
un
legno
.
Don
Antonio
aveva
le
mani
così
scarne
e
le
dita
così
slogate
,
che
con
le
unghie
poteva
toccar
l
'
avambraccio
.
Era
un
miracolo
di
eloquenza
,
un
miracolo
di
abnegazione
.
Parlava
a
dodici
a
quattordicimila
persone
,
che
correvano
a
udirlo
dalle
valli
,
dai
monti
lontani
,
e
si
faceva
sentire
da
tutti
.
Eppure
,
se
tu
vai
a
Brescia
,
puoi
vedere
nella
chiesa
di
San
Filippo
,
appesa
all
'
altare
del
Santo
,
una
lingua
d
'
argento
,
voto
di
Don
Antonio
,
quando
per
intercessione
di
Filippo
Neri
guarì
dalla
balbuzie
.
A
Roma
,
poco
prima
di
morire
,
predicando
nella
chiesa
del
Gesù
,
fece
piangere
il
Papa
.
Aveva
per
consuetudine
,
ne
'
siti
dove
egli
andava
,
di
parlare
contro
i
vizii
che
più
dominavano
in
paese
.
A
Desenzano
tuonò
contro
l
'
ubbriachezza
.
Il
dì
dopo
tutte
le
osterie
,
tutte
quante
le
bettole
erano
chiuse
,
e
l
'
Autorità
dovette
farne
aprire
alcune
per
forza
a
servizio
dei
forestieri
.
All
'
ultimo
sermone
non
voleva
altro
che
i
miserabili
:
era
la
predica
sulla
Povertà
.
Dopo
avere
mostrato
la
vanità
delle
ricchezze
,
dopo
avere
eccitato
gli
animi
al
disprezzo
degli
agi
,
chiamava
ad
uno
ad
uno
i
suoi
ascoltatori
,
e
divideva
con
essi
tutto
intiero
il
guadagno
del
Quaresimale
e
i
pochi
panni
che
gli
restavano
.
Senti
questa
.
Giovanni
stava
dietro
al
pulpito
,
mentre
Don
Antonio
predicava
un
dì
sull
'
Inferno
.
Dopo
una
pausa
,
il
Beato
Antonio
con
voce
rimbombante
grida
:
-
Pentitevi
,
figliuoli
,
tornate
nella
via
della
virtù
;
giacché
per
voi
,
o
perversi
,
che
continuate
a
vivere
nel
peccato
,
che
state
duri
nel
vizio
,
i
sepolcri
-
e
gridava
sempre
più
alto
,
come
ispirato
dal
cielo
-
i
sepolcri
si
spalancheranno
,
e
,
precipitando
sulle
ossa
degli
antichi
scheletri
,
nella
notte
e
nel
gelo
,
sarete
a
poco
a
poco
rosicchiati
vivi
dai
vermi
-
.
Allora
Giovanni
udì
come
un
fruscìo
,
un
muoversi
improvviso
,
ma
sordo
,
lamenti
soffocati
,
singhiozzi
repressi
.
Guarda
dal
parapetto
del
pulpito
,
e
vede
,
cosa
strana
!
nella
chiesa
,
la
quale
prima
era
così
zeppa
di
gente
,
che
una
presa
di
tabacco
-
diceva
Giovanni
tabaccone
-
non
avrebbe
potuto
cadere
in
terra
,
vede
il
pavimento
nudo
in
larghi
spazii
,
vede
scoperte
di
popolo
tutte
le
grandi
lapidi
delle
tombe
.
La
gente
,
spaventata
dalle
parole
del
Missionario
,
s
'
era
ritirata
dai
sepolcri
,
e
,
sempre
in
ginocchio
,
piangendo
e
picchiandosi
il
petto
,
si
pigiava
,
si
schiacciava
,
si
accatastava
a
gruppi
,
e
implorava
sotto
voce
il
perdono
di
Dio
.
Di
questi
ritratti
neri
e
di
questi
mobili
tarlati
tu
non
sapresti
che
cosa
fare
.
Qui
invece
stanno
bene
,
così
impietriti
al
loro
posto
.
Dopo
tanti
anni
che
le
pareti
,
le
masserizie
,
i
quadri
si
guardano
,
e
forse
nel
loro
linguaggio
si
parlano
sommessamente
,
lo
strappare
qualcosa
parrebbe
un
'
amputazione
,
sarebbe
una
crudeltà
.
Quando
i
figliuoli
di
tua
sorella
,
diventati
forti
giovinotti
,
vorranno
passare
alcune
settimane
cacciando
sui
monti
,
uccellando
nelle
valli
o
pescando
le
trote
rosee
nel
lago
d
'
Idro
o
nel
Chiese
,
troveranno
intatta
l
'
antichità
di
questo
palazzaccio
.
Si
scalderanno
al
fuoco
del
caminone
di
marmo
giallo
,
in
cui
dodici
uomini
possono
stare
comodamente
seduti
;
guarderanno
i
soffitti
a
travature
sagomate
e
dipinte
,
e
cammineranno
su
e
giù
nella
galleria
dove
,
tra
gli
stucchi
sgretolati
,
il
vento
gavazza
.
Tu
sentissi
che
musiche
sa
comporre
il
vento
in
queste
gole
alpestri
e
in
queste
muraglie
rovinose
:
sono
tripudii
o
spaventi
,
fischii
lieti
e
trilli
e
scale
e
accordi
sonori
e
poi
il
finimondo
,
e
sempre
continua
il
pedale
,
come
dicono
gli
organisti
,
del
romore
sinistro
,
che
le
acque
del
Chiese
fanno
nel
loro
letto
sassoso
ed
erto
.
2
Ho
trovato
,
nipote
mio
,
quel
che
ti
devo
lasciare
.
È
una
cosa
che
mi
salvò
quasi
la
vita
.
Prima
che
tu
nascessi
,
i
medici
di
Brescia
e
di
Milano
mi
avevano
spacciato
.
Una
maledetta
malattia
nervosa
del
ventricolo
s
'
era
ostinata
a
volermi
spingere
al
mondo
di
là
,
ed
ero
ridotto
,
per
tutto
pasto
,
a
nutrirmi
di
pezzettini
di
cacio
lodigiano
che
tenevo
in
bocca
,
e
di
cui
a
poco
a
poco
succhiavo
la
sostanza
.
Pigliai
questo
malanno
,
il
primo
e
l
'
ultimo
della
mia
vita
,
cacciando
nelle
valli
,
quando
,
dopo
avere
mal
dormito
qualche
ora
in
un
casolare
,
alle
tre
della
notte
mi
alzavo
,
camminavo
fino
alle
sei
in
cerca
del
miglior
sito
della
palude
,
con
il
freschetto
del
dicembre
o
del
gennaio
ed
una
sottile
umidità
che
entrava
nelle
ossa
,
e
poi
dall
'
alba
al
tramonto
mi
piantavo
immobile
nell
'
acqua
e
nella
nebbia
ad
aspettare
una
folaga
,
la
quale
molto
spesso
non
voleva
mostrarsi
.
Mi
scordavo
di
mangiare
.
Bevevo
,
io
che
sono
sempre
stato
mezzo
astemio
,
de
'
larghi
sorsi
di
acquavite
.
Vedi
bestia
che
è
l
'
uomo
!
Amando
le
montagne
e
le
balze
,
cacciarsi
con
tanta
fatica
e
con
sì
misero
fine
dentro
ai
pantani
!
Tornavo
a
casa
,
dopo
qualche
giorno
,
affranto
,
sfinito
.
La
Menica
mi
dava
brodi
,
petti
di
pollo
,
latte
di
gallina
,
vino
vecchio
e
il
suo
sorriso
tutta
bontà
;
ma
io
non
avevo
fame
e
digerivo
male
.
Pensa
che
malinconia
m
'
era
venuta
addosso
!
Non
potevo
uscire
di
camera
:
andavo
dal
letto
al
lettuccio
.
Se
per
caso
giravo
gli
occhi
allo
specchio
,
vedendo
un
coso
allampanato
con
le
guance
smunte
,
gli
occhi
spenti
,
il
quale
non
somigliava
affatto
al
mio
signor
io
,
non
sapevo
vincere
l
'
ombra
di
un
tristissimo
sorriso
,
che
mi
correva
sulle
labbra
e
si
trasmutava
tosto
in
due
lagrime
lente
.
Da
quindici
giorni
,
all
'
aprirsi
della
primavera
,
mangiavo
,
non
ostante
,
un
pochino
di
più
,
dicevo
qualche
parola
volentieri
,
cavavo
qualche
accordo
flebile
con
meno
stento
dalla
mia
amata
chitarra
,
la
quale
mi
stava
accanto
sul
sofà
o
sul
letto
.
Quand
'
ecco
a
un
tratto
,
una
sera
,
mi
sento
esinanire
.
La
Menica
si
spaventa
.
Era
un
gran
pezzo
ch
'
ella
non
dormiva
sotto
le
coltri
,
non
andava
nel
brolo
a
respirare
una
boccata
d
'
aria
,
non
faceva
altro
che
starmi
intorno
sollecita
,
sempre
attenta
ad
un
'
allegria
fiduciosa
e
serena
,
che
non
le
veniva
dal
cuore
,
ma
che
ella
simulava
virtuosamente
per
il
suo
povero
infermo
.
Ell
'
aveva
pensato
fino
allora
al
mio
corpo
:
pensò
in
quel
punto
alla
mia
anima
.
Mezz
'
ora
dopo
entrò
il
curato
e
,
sottovoce
,
mi
chiese
s
'
io
volessi
confessarmi
.
Gli
occhi
della
Menica
m
'
imploravano
.
La
camera
era
buia
,
silenziosa
,
sepolcrale
.
Mi
confessai
a
spizzico
,
quasi
senza
fiato
;
ma
non
fu
cosa
lunga
,
poiché
non
credo
in
mia
vita
di
avere
mai
desiderato
male
a
nessuno
.
Toccai
la
mano
alla
mia
buona
infermiera
,
che
mi
ringraziò
con
effusione
angelica
e
mi
baciò
sulla
fronte
.
Mi
sentivo
sollevato
.
Il
prete
stava
sempre
in
piedi
a
sinistra
del
letto
,
duro
duro
,
brontolando
le
sue
preghiere
.
Negl
'
infermi
le
impressioni
son
rapide
come
il
lampo
.
Guardai
fisso
il
volto
del
prete
,
e
nell
'
osservarlo
provai
dentro
un
irrefrenabile
impeto
di
riso
.
Bisogna
che
tu
sappia
come
quel
curato
,
uomo
di
mezza
età
,
rubicondo
,
tarchiato
,
panciuto
,
ottimo
di
cuore
,
ma
un
po
'
beone
e
mangiatore
insaziabile
,
era
il
più
gioviale
matto
di
questa
terra
.
Cantava
certe
canzonette
da
fare
sbellicare
dalle
risa
,
faceva
certi
giuochi
di
prestigio
con
i
bussolotti
da
maravigliare
un
mago
,
scriveva
sonetti
buffoneschi
,
imitava
con
la
sola
varietà
dei
fischi
la
predica
del
Vescovo
biascicone
e
con
la
sola
varietà
delle
inflessioni
di
voce
tutte
le
lingue
,
compresa
la
turca
;
faceva
dietro
una
tela
bianca
le
ombre
chinesi
con
le
mani
,
figurando
cigni
,
lepri
,
porci
,
elefanti
,
gatti
e
una
pantomima
di
burattini
,
in
cui
Arlecchino
era
innamorato
di
Rosaura
e
bastonava
Pantalone
;
finalmente
con
la
faccia
rappresentava
il
temporale
,
agitando
ora
lenti
,
ora
impetuosi
tutti
i
muscoli
delle
gote
,
del
naso
,
della
bocca
,
del
fronte
,
persino
le
orecchie
,
così
che
pareva
proprio
di
vedere
i
primi
lampi
,
di
sentire
il
rombo
dei
primi
tuoni
,
e
poi
via
via
crescere
la
tempesta
e
scrosciare
la
pioggia
e
scoppiare
le
folgori
,
finché
un
po
'
alla
volta
,
con
qualche
ritorno
di
vento
e
d
'
acqua
,
la
bufera
si
dileguava
e
,
rinata
la
calma
,
tornava
a
splendere
la
viva
luce
del
giorno
.
Tu
avessi
visto
come
a
questo
punto
il
viso
del
prete
sbocciava
,
come
s
'
irradiava
,
come
brillava
:
era
il
sole
tale
e
quale
.
Il
gaio
curato
veniva
,
prima
della
mia
malattia
,
tutte
le
domeniche
a
desinare
da
noi
,
e
di
quando
in
quando
,
bevuta
una
bottiglia
di
quel
vecchio
,
ci
dava
lo
spettacolo
esilarante
del
suo
temporale
.
Ora
,
al
vedere
il
muso
tondo
,
comicamente
solenne
,
a
cui
neanche
l
'
aspetto
della
morte
avrebbe
potuto
cancellare
l
'
impronta
della
giovialità
,
borbottare
le
orazioni
fra
i
denti
agitando
le
labbra
,
battendo
le
ciglia
ed
increspando
la
fronte
,
mi
tornò
alla
memoria
il
temporale
,
e
scoppiai
in
una
fragorosa
e
interminabile
risata
.
Il
prete
,
che
era
lesto
di
cervello
,
capì
in
un
attimo
la
ragione
delle
mie
risa
e
,
scordando
il
suo
ministero
,
non
potendosi
più
tenere
cominciò
a
sghignazzare
a
crepapelle
.
La
Menica
e
la
serva
,
che
erano
presenti
,
ci
credettero
impazziti
;
ma
,
giacché
il
riso
è
contagioso
ed
il
prete
riesciva
tanto
bizzarro
nei
suoi
contorcimenti
,
si
misero
a
ridere
anch
'
esse
.
La
solennità
dell
'
olio
santo
s
'
era
trasformata
così
in
una
farsetta
da
carnevale
.
Allora
io
pigliai
da
lato
la
mia
chitarra
e
cominciai
gli
accordi
,
e
il
prete
intonò
una
canzone
delle
sue
più
sguaiate
;
ed
egli
cantava
con
pazza
gioia
ed
io
accompagnavo
con
tanto
felice
ardore
,
che
mi
pareva
di
essere
il
dio
della
contentezza
.
Ma
la
saggia
Menica
mi
fece
smettere
per
forza
,
e
mandò
via
il
curato
bislacco
,
che
si
sentiva
ridere
ancora
sulle
scale
e
in
istrada
di
questo
suo
penitente
mezzo
morto
,
resuscitato
.
Il
dì
seguente
mi
svegliai
con
un
rabbioso
appetito
.
Due
giorni
dopo
giravo
tutta
la
casa
;
quattro
giorni
appresso
andavo
nel
brolo
e
nel
paese
,
e
,
passata
una
settimana
,
mi
arrampicavo
sui
monti
e
avrei
mangiato
i
gusci
delle
ostriche
.
La
mia
guarigione
fu
cominciata
dalle
smorfie
del
prete
,
ma
fu
compiuta
dalla
chitarra
.
Tu
non
puoi
pensare
quale
beatitudine
fosse
la
mia
nel
potere
di
nuovo
agitare
fieramente
le
corde
di
quello
strumento
,
che
amo
sin
da
fanciullo
,
e
che
mi
è
sempre
stato
una
grande
consolazione
nelle
traversìe
della
vita
giovanile
e
ne
'
piccoli
fastidii
della
vecchiaia
.
Tu
mi
hai
sentito
suonare
.
Sono
un
buon
chitarrista
,
non
è
vero
?
Ho
le
mie
ambizioncelle
anch
'
io
,
caro
nipote
.
Quando
andavo
sotto
il
balcone
della
Menica
,
settant
'
anni
addietro
,
e
suonavo
dolce
dolce
un
minuetto
del
Monteverde
,
la
gente
stava
ad
ascoltarmi
a
bocca
aperta
,
e
il
cuore
batteva
forte
alla
mia
fidanzata
,
che
mi
scoccava
dalle
imposte
socchiuse
delle
occhiate
assassine
.
Adesso
ancora
mi
diverto
a
cercare
nelle
antiche
melodie
le
antiche
memorie
.
Vado
nella
cappella
del
palazzo
,
che
è
,
come
tu
sai
,
all
'
angolo
della
galleria
,
ed
ha
l
'
altare
tutto
di
legno
ad
angeli
paffuti
e
a
cartocci
barocchi
,
i
quali
mostrano
ne
'
luoghi
più
riposti
i
segni
delle
scomparse
dorature
:
e
vi
sono
i
vetri
a
figure
colorate
,
qua
e
là
rotti
e
restaurati
con
pezzi
di
vetri
bianchi
,
sicché
ad
un
Santo
manca
la
testa
,
all
'
altro
un
braccio
o
una
gamba
:
e
non
ostante
la
chiesetta
ha
qualcosa
di
severo
e
di
sacro
nella
sua
mezza
oscurità
.
Non
c
'
è
neanche
un
quadro
;
le
pareti
son
nude
;
solo
da
una
parte
si
vede
appesa
ad
un
chiodo
la
mia
chitarra
,
che
è
quasi
una
reliquia
.
Stacco
lo
strumento
,
e
,
salendo
dallo
scalone
interno
,
quello
scalone
lungo
e
diritto
,
che
ha
i
suoi
dugento
gradini
tutti
sconnessi
,
vado
pian
piano
nel
giardino
alto
,
da
cui
si
domina
il
villaggio
e
la
valle
,
e
mi
metto
a
sedere
sui
graticci
,
i
quali
,
servendo
solo
per
i
bachi
da
seta
,
restano
quasi
tutto
l
'
anno
accatastati
nel
padiglione
delle
feste
.
Questo
magazzino
,
gioia
dei
topi
e
dei
ragni
,
era
una
piccola
reggia
tre
secoli
addietro
.
I
nostri
antenati
vi
godevano
le
loro
orgie
,
che
non
invidio
:
donne
,
balli
,
buffoni
,
cene
,
le
quali
non
terminavano
prima
dell
'
alba
e
lasciavano
uomini
e
femmine
arrotolati
per
terra
.
Col
vino
scorreva
qualche
volta
il
sangue
.
I
muri
portano
ancora
,
quasi
cancellati
dal
tempo
,
i
nomi
ed
i
motti
di
qualcuno
dei
violenti
e
gaudenti
cavalieri
.
V
'
è
,
tra
le
altre
,
sotto
al
disegno
rozzo
di
un
cuore
trafitto
,
l
'
impresa
:
Dopo
il
bacio
il
pugnale
.
Così
,
seduto
al
fresco
ne
'
bei
giorni
d
'
estate
,
strappo
alle
corde
i
miei
vecchi
ricordi
in
questi
ultimi
anni
,
che
sono
i
più
tranquilli
e
i
più
lieti
della
mia
vita
.
Lascio
morire
flebilmente
le
armonie
sotto
la
vòlta
della
sala
,
seguendo
attentissimo
con
l
'
orecchio
le
ultime
oscillazioni
,
che
si
dileguano
nel
brontolìo
lontano
del
Chiese
.
Poi
,
sentendomi
ringalluzzito
,
picchio
forte
su
tutte
quante
le
corde
e
comincio
un
allegro
amoroso
,
una
gavotta
saltellante
;
ma
pur
troppo
la
mia
mano
sinistra
ha
perduto
un
poco
di
agilità
,
e
la
mia
destra
è
scemata
un
poco
di
vigore
.
Oggi
son
più
valente
negli
adagi
,
nelle
ariette
patetiche
:
ai
vecchi
s
'
addice
meglio
il
rimpianto
.
La
mia
chitarra
ha
cinque
corde
doppie
;
sale
dal
la
al
mi
,
due
ottave
e
mezzo
.
È
uno
strumento
ammirabile
per
la
sonorità
e
l
'
eleganza
.
La
rosa
,
intagliata
a
minuti
intrecci
e
trafori
di
cerchi
,
di
triangoli
,
di
foglioline
,
pare
un
'
opera
in
filigrana
.
Il
manico
,
intarsiato
di
avorio
e
di
ebano
con
dei
filetti
d
'
oro
,
rappresenta
una
caccia
in
figure
alte
un
'
oncia
:
cavalcatori
,
dame
,
falconieri
,
con
cani
,
cavrioli
,
lepri
,
cignali
e
ogni
sorta
di
selvaggina
.
Al
basso
della
cassa
armonica
s
'
ammira
poi
una
figuretta
d
'
argento
,
un
Apollo
sdraiato
che
suona
la
cetra
,
cosa
che
più
graziosa
al
mondo
non
si
potrebbe
vedere
.
Oltre
a
ciò
,
accomodate
in
vago
ornamento
,
stanno
un
centinaio
di
perle
,
alcune
assai
grosse
,
e
così
bene
incastonate
,
che
sette
soltanto
si
sono
rotte
o
perdute
.
Insomma
questa
chitarra
magnifica
desidero
,
dopo
la
mia
morte
,
lasciarla
al
mio
caro
nipote
.
Fors
'
è
un
'
ubbia
dello
zio
quasi
rimbambito
,
ma
non
vorrei
che
la
chitarra
uscisse
dalla
nostra
famiglia
.
C
'
è
sotto
una
storiella
.
Te
la
racconterò
,
prima
perché
giova
che
tu
la
sappia
,
e
poi
per
amore
di
me
medesimo
.
Non
posso
dormire
,
come
accade
ai
vecchioni
,
più
di
due
o
tre
ore
la
notte
,
e
ho
gli
occhi
sani
,
e
non
cavo
troppo
gusto
a
leggere
libri
per
cagione
della
memoria
,
che
mi
serve
benissimo
nelle
cose
lontane
,
ma
pochissimo
nelle
vicine
,
sicché
alla
fine
di
un
volume
rischio
di
non
rammentarmi
il
principio
.
Bisogna
dunque
ch
'
io
metta
un
poco
di
nero
sul
bianco
per
occupar
la
sera
in
qualcosa
,
mentre
la
Menica
,
tenendo
in
grembo
il
suo
micio
,
pisola
nel
seggiolone
.
3
Ti
scrivo
di
giorno
all
'
ombra
dell
'
antico
padiglione
e
all
'
aria
aperta
,
nel
giardino
ora
tutto
intralciato
e
spinoso
,
che
sta
innanzi
al
padiglione
ed
è
protetto
da
balaustri
spezzati
e
da
pilastri
,
su
cui
piantano
de
'
mozziconi
di
Ercoli
,
di
Diane
e
di
Veneri
!
La
roccia
scende
a
perpendicolo
dietro
il
palazzo
,
del
quale
da
questa
altura
si
dominano
i
tetti
vicini
;
più
giù
,
a
sinistra
,
si
vede
la
piazza
del
paese
,
e
più
giù
ancora
il
ponte
ed
una
lunga
e
sinuosa
striscia
di
fiume
.
È
un
'
afa
,
che
non
si
può
respirare
.
Me
ne
sto
qui
da
un
pezzo
a
guardare
le
montagne
ed
il
cielo
.
Le
curve
ripide
e
rotte
del
monte
di
San
Gottardo
alla
destra
e
dell
'
altro
,
che
gli
sorge
di
contro
,
pare
si
tocchino
a
'
piedi
,
tanto
è
stretta
la
spaccatura
del
Chiese
.
In
mezzo
a
quelle
due
chine
brulle
d
'
un
colore
cupo
rossastro
si
vede
quasi
orizzontalmente
il
dorso
celestino
di
un
monte
lontanissimo
.
Le
nubi
s
'
erano
squarciate
e
,
sul
largo
campo
azzurro
,
da
quell
'
angolo
basso
saliva
saliva
una
nuvola
bianca
,
illuminata
dal
sole
.
Prima
sembrò
una
corona
d
'
argento
posta
sul
culmine
del
monte
lontano
;
poi
si
espanse
,
invase
una
gran
parte
del
cielo
.
Pigliò
figura
di
un
toro
immane
,
che
si
avanzasse
con
la
sua
testa
cornuta
.
Le
corna
venivano
sino
alla
metà
della
vòlta
celeste
;
una
gamba
poggiava
sopra
uno
dei
monti
,
l
'
altra
sull
'
altro
.
Poi
,
in
un
minuto
,
il
toro
mutò
apparenza
:
la
testa
da
grossa
che
era
si
allungò
,
diventò
il
grugno
di
un
porco
,
le
corna
si
accorciarono
in
orecchie
,
le
gambe
si
restrinsero
a
zampini
,
e
la
figura
,
che
prima
era
maestosa
,
diventò
grottesca
.
Poi
la
nuvola
grande
si
sciolse
in
diverse
nuvolette
candide
:
qua
e
là
de
'
gruppi
di
punti
argentei
si
raccoglievano
come
in
tanti
palloncini
aereostatici
,
i
quali
vagavano
un
pezzo
innanzi
di
ridursi
al
nulla
.
L
'
aria
è
restata
d
'
un
celeste
purissimo
,
su
cui
le
due
montagne
vicine
tagliano
scure
,
e
l
'
ultimo
monte
appena
stacca
in
quasi
impercettibile
sfumatura
.
Intanto
il
Chiese
,
ingrossato
dalle
ultime
piogge
,
mugghia
più
iracondo
che
mai
.
Le
case
,
brune
,
ancora
bagnate
,
hanno
de
'
bizzarri
scintillamenti
,
e
gli
alberi
sono
lustri
.
Giù
nelle
strade
fangose
le
capre
passano
,
accompagnate
da
fanciulli
,
che
portano
sul
capo
immense
frasche
fronzute
di
castagno
o
di
quercia
,
sotto
alle
quali
restano
curvati
e
nascosti
.
Son
piante
che
camminano
;
e
quando
diciotto
o
venti
di
quei
ragazzi
scendono
così
dai
sentieri
delle
montagne
l
'
un
dietro
all
'
altro
,
pare
che
un
pezzo
di
bosco
si
muova
,
e
si
pensa
-
non
mi
rammento
bene
,
ma
qualcosa
mi
resta
nella
memoria
di
spaventoso
-
a
quel
re
,
a
cui
,
dopo
la
profezia
di
certe
orribili
streghe
,
venne
incontro
così
una
foresta
minacciante
e
vendicatrice
.
Dalla
parte
di
San
Gottardo
sai
che
si
va
a
Bagolino
,
costeggiando
il
melanconico
Lago
d
'
Idro
,
passando
dalle
mura
merlate
della
Rocca
d
'
Anfo
e
camminando
un
pezzo
sulla
stupenda
strada
,
che
lascia
ben
basso
il
Caffaro
,
e
dai
parapetti
della
quale
si
vedono
i
precipizii
vertiginosi
,
dove
nella
cupezza
del
fondo
le
acque
del
torrente
,
col
rimbalzare
da
un
masso
all
'
altro
,
col
piombare
in
cascate
,
col
frangersi
alle
roccie
,
mostrano
il
luccichìo
della
loro
spuma
.
In
quelle
orridezze
si
rovesciano
spesso
uomini
e
cavalli
e
,
senza
che
la
loro
caduta
mandi
il
più
lieve
romore
,
vanno
a
seppellirsi
nella
gran
fossa
del
monte
.
La
via
bellissima
è
sparsa
di
panporcini
e
di
croci
.
O
quante
volte
son
passato
su
quella
strada
cantando
,
con
il
mio
fucile
a
pietra
sulla
spalla
,
la
fiaschetta
piena
di
polvere
,
la
ventriera
fasciata
alla
vita
e
ben
provvista
di
palle
e
pallini
,
e
la
carniera
ad
armacollo
!
Avevo
con
me
Lampo
e
Bigio
,
oppure
Livia
e
Toti
.
Non
c
'
è
una
svolta
ch
'
io
non
ricordi
,
né
una
cappelletta
,
né
una
pietra
migliaria
.
A
Nozza
,
avendo
pigliato
una
scorciatoia
,
trovai
sul
viottolo
rasente
al
Chiese
due
vipere
,
ed
una
ne
uccisi
coi
tacchi
de
'
miei
grossi
stivali
.
A
Vestone
il
povero
Lampo
ebbe
un
formidabile
calcio
da
un
ciuco
,
e
continuò
poi
a
guaire
tutta
la
giornata
.
Ad
Anfo
c
'
era
un
'
ostessa
gobbetta
e
zoppa
,
la
quale
mi
dava
il
vino
bianco
e
le
tinche
fritte
.
Facevo
centro
a
Bagolino
,
ma
poi
,
partendo
all
'
alba
e
spesso
non
tornando
la
sera
,
correvo
lontano
a
cacciare
i
camosci
sulle
balze
e
le
starne
nei
boschi
.
La
prima
volta
che
salii
solo
alla
cittaduzza
alpestre
,
e
avevo
allora
,
che
ero
giovane
,
un
'
aria
baldanzosa
ed
una
gran
barba
nera
,
un
vecchietto
mi
venne
incontro
e
,
togliendosi
rispettosamente
il
cappello
e
sorridendo
con
malizia
,
mi
fece
segno
di
seguirlo
.
Dopo
avermi
condotto
,
senz
'
aprir
bocca
,
un
trecento
passi
all
'
in
su
e
all
'
in
giù
per
quelle
viuzze
sudicie
e
strette
,
il
vecchietto
si
ferma
e
alzando
il
braccio
mi
mostra
coll
'
indice
una
lapide
antica
infissa
nella
rovinosa
muraglia
di
una
casa
.
Vi
leggo
a
stento
questi
bei
versi
:
Oggi
non
è
il
tempo
Né
la
stagione
Di
stare
in
questo
loco
Chi
non
sta
a
ragione
.
Prima
che
avessi
agio
di
pigliarmela
col
sardonico
vecchietto
e
chiedergli
la
causa
della
sua
minaccia
,
egli
se
l
'
era
prudentemente
svignata
.
Lo
cercai
tutt
'
in
giro
senza
poterlo
trovare
.
Desinai
all
'
osteria
del
Pavone
,
e
poi
,
essendo
domenica
e
non
avendo
sentito
messa
,
m
'
arrampicai
sulle
interminabili
gradinate
della
chiesa
ed
entrai
a
pregare
.
Il
sole
mandava
i
suoi
raggi
quasi
orizzontalmente
dalle
finestre
della
facciata
sino
all
'
altar
maggiore
,
gettando
su
questo
la
luce
infiammata
del
tramonto
e
facendo
scintillare
la
custodia
dorata
del
ciborio
.
La
chiesa
era
deserta
.
Solo
si
sentiva
un
leggiero
picchio
a
intervalli
regolari
ora
di
qua
ora
di
là
.
Una
vecchia
,
tanto
curva
che
il
suo
mento
giungeva
appena
all
'
altezza
delle
panche
,
passava
abbastanza
lesta
da
un
altare
all
'
altro
,
mettendo
innanzi
ad
ogni
passo
il
suo
bastoncino
,
su
cui
poggiava
il
peso
del
corpo
cadente
.
Mentre
uscivo
,
ell
'
era
accanto
alla
pila
dell
'
acqua
santa
,
le
diedi
qualche
soldo
:
mi
ringraziò
tremolando
.
Il
sole
scendeva
in
quel
punto
dietro
le
montagne
.
Non
sapendo
come
passare
il
tempo
,
mi
posi
a
sedere
sul
parapetto
del
portico
e
guardai
intorno
le
chine
verdi
;
ma
nell
'
abbassare
lo
sguardo
,
sopra
un
quadratello
di
marmo
bianco
,
incassato
nelle
lastre
scure
del
pavimento
,
mi
parve
di
vedere
il
nome
della
nostra
famiglia
.
Sentii
punzecchiarmi
dalla
curiosità
e
guardai
bene
.
Potei
leggere
,
oltre
al
casato
,
Don
Antonio
,
e
l
'
anno
MDCCLXX
;
ma
il
testo
,
tra
l
'
essere
logoro
dallo
stropiccìo
de
'
piedi
e
l
'
essere
scritto
in
latino
,
non
mi
entrava
nel
cervello
.
Stavo
così
lambiccandomi
da
dieci
minuti
,
quand
'
odo
dietro
di
me
una
voce
fessa
e
biascicante
,
la
quale
brontola
,
come
se
ripetesse
una
lezione
imparata
a
memoria
:
«
Sul
sagrato
di
questa
chiesa
Don
Antonio
,
maestro
di
virtù
,
fece
ardere
in
benefica
pira
gli
strumenti
del
peccato
,
e
scacciò
il
Demonio
muto
dal
cuore
dei
penitenti
»
.
Non
capii
nulla
neanche
nella
traduzione
,
e
,
vincendo
il
ribrezzo
che
la
vecchia
mi
metteva
addosso
,
le
chiesi
s
'
ella
poteva
spiegarmi
il
mistero
dell
'
epigrafe
.
Mi
pigliò
per
il
braccio
con
la
sua
mano
adunca
,
che
pareva
un
artiglio
,
e
mi
trascinò
sul
piazzale
,
nel
mezzo
,
tra
il
portico
della
chiesa
e
le
gradinate
della
roccia
,
le
quali
scendono
al
paese
;
poi
,
sempre
tenendosi
al
mio
braccio
,
fece
il
segno
con
la
punta
del
suo
bastoncino
di
un
largo
circolo
intorno
a
noi
,
e
disse
:
-
Qui
,
proprio
qui
.
Era
un
gran
fuoco
.
Pareva
un
incendio
.
I
ragazzi
avevano
portato
le
fascine
secche
;
gli
uomini
avevano
accomodato
le
legne
in
una
immensa
catasta
;
le
donne
con
le
mani
giunte
,
inginocchiate
,
pregavano
.
Poi
una
si
alza
e
,
togliendosi
i
pendenti
dalle
orecchie
,
li
getta
nelle
fiamme
;
e
,
dopo
questa
,
tutte
,
ad
una
ad
una
,
o
un
monile
,
o
un
braccialetto
,
od
uno
spillone
,
o
quel
che
hanno
di
prezioso
e
di
bello
gettano
nel
fuoco
.
Le
litanie
si
sollevano
al
cielo
:
lo
scoppiettare
e
lo
stridere
del
rogo
pare
un
inferno
.
Si
avanzano
gli
uomini
come
spiritati
.
È
notte
,
e
le
fiamme
,
tingendo
la
chiesa
e
le
case
di
un
rosso
sanguigno
,
dànno
ai
devoti
l
'
aspetto
di
demonii
.
Ecco
che
volano
sul
fuoco
mandolini
,
flauti
,
tamburini
,
tiorbe
.
Due
alzano
una
spinetta
,
e
giù
sulle
brace
.
Quante
chitarre
!
Una
,
fra
le
altre
,
di
avorio
,
di
ebano
,
d
'
oro
,
di
perle
!
Che
bellezza
!
...
Mi
sentii
serrare
il
braccio
più
forte
.
La
vecchia
s
'
era
interrotta
,
tremava
in
tutte
le
membra
,
e
sulle
guance
grinzose
e
terrose
sgocciolava
qualche
lagrima
.
Si
percuoteva
il
petto
col
pomo
del
bastoncino
.
Durò
un
pezzo
a
rimettersi
,
e
poi
alzò
sopra
di
me
gli
occhi
così
stravolti
,
che
ne
ebbi
paura
.
Certo
,
era
matta
.
Continuò
,
facendo
da
sé
sola
dieci
passi
indietro
e
picchiando
tre
volte
col
bastoncino
in
terra
:
-
Qui
stava
il
Santo
,
immobile
,
maestoso
.
Guardava
in
alto
.
Qualche
volta
faceva
un
gesto
con
la
mano
,
e
allora
quelli
che
gli
erano
vicini
gridavano
:
Silenzio
.
E
tutti
tacevano
,
e
si
sentiva
,
accompagnata
dal
romore
della
legna
ardente
,
la
voce
di
lui
,
che
gridava
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
.
Quegl
'
infami
oggetti
sono
del
diavolo
.
Regalateli
a
me
,
ch
'
io
li
dono
a
Dio
.
Non
più
balli
,
non
più
suoni
,
non
più
gioielli
.
Via
gli
eccitamenti
alla
corruzione
,
le
tentazioni
al
peccato
.
Vivete
,
pensando
solamente
alla
morte
ed
al
cielo
»
.
E
di
quando
in
quando
si
sentiva
la
stessa
voce
,
che
dominava
il
turbinoso
frastuono
del
popolo
,
ripetere
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
»
.
Mi
sembrò
che
i
pochi
capelli
bianchi
della
vecchia
le
si
rizzassero
sul
cranio
.
Dopo
una
pausa
ripigliò
:
-
Io
era
giovane
allora
,
bella
,
sana
,
ricca
,
empia
.
Mi
scaldavo
le
mani
alla
catasta
e
ridevo
.
Puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
queste
parole
della
strega
avevano
solleticato
la
mia
voglia
di
sapere
ogni
cosa
,
e
se
io
la
tempestassi
d
'
interrogazioni
.
Ma
ella
non
rispondeva
più
niente
.
Pareva
che
fantasticasse
a
qualcosa
di
là
dal
mondo
.
Finalmente
,
infastidita
dalla
mia
insistenza
,
mi
chiese
con
ira
:
-
Chi
è
lei
che
m
'
interroga
?
Che
cosa
importa
a
lei
di
queste
storie
di
mezzo
secolo
addietro
?
Non
può
lasciarmi
quieta
nelle
mie
memorie
e
ne
'
miei
rimorsi
?
Cercai
di
placarla
,
e
per
iscusare
la
importunità
le
dissi
il
mio
casato
e
ch
'
io
ero
pronipote
del
Beato
Antonio
.
-
Nipote
!
-
gridò
,
spalancando
gli
occhi
cisposi
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
-
mormorava
la
vecchia
fra
le
gengive
,
come
se
studiasse
questo
grado
di
parentela
.
Mi
guardò
nel
volto
con
attenzione
minutissima
,
e
invasa
da
una
crescente
contentezza
:
-
È
lui
-
esclamò
-
lui
stesso
.
Ecco
il
naso
aquilino
,
il
fronte
alto
,
le
labbra
sottili
,
le
folte
sopracciglia
,
gli
occhi
neri
.
È
lui
,
lui
,
proprio
lui
!
Nel
sottopormi
a
questo
esame
la
vecchia
decrepita
s
'
accostava
al
mio
viso
,
vicino
vicino
,
giacché
il
crepuscolo
cominciava
a
imbrunire
.
Sentivo
l
'
acre
respiro
di
quel
cadavere
ischeletrito
.
-
Lo
stesso
sguardo
-
continuava
-
e
la
stessa
voce
!
È
lui
,
proprio
lui
-
.
E
intanto
si
faceva
il
segno
della
croce
,
e
mi
baciava
il
lembo
della
cacciatora
.
-
Avrei
dato
-
ripigliò
-
tutta
la
poca
vita
che
mi
resta
per
trovare
un
discendente
del
Santo
.
Ora
posso
morire
in
pace
.
Restituirò
al
nipote
ciò
che
ho
rubato
all
'
avo
.
Venga
con
me
fino
al
mio
casolare
,
là
sulla
montagna
.
Non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Potrei
morire
da
un
momento
all
'
altro
-
e
s
'
incamminò
.
Già
cominciava
a
far
buio
.
Il
cielo
,
che
s
'
era
tornato
a
coprire
di
nubi
,
diventava
nero
.
Scendemmo
dietro
la
chiesa
un
centinaio
di
passi
;
poi
,
entrati
in
una
viuzza
,
si
principiò
a
salire
.
La
vecchia
ansava
.
La
strada
era
formata
di
sassi
puntuti
e
sconnessi
,
con
pozzanghere
ad
ogni
tratto
e
qualche
torrentello
.
Incespicavo
negli
sterpi
.
Dei
tronchi
d
'
albero
disseccati
sbarravano
il
sentiero
.
Udivo
de
'
fruscii
:
vidi
la
coda
di
un
lungo
serpe
nero
guizzare
in
una
buca
.
La
vecchia
andava
a
piccoli
sbalzi
,
picchiando
sempre
con
il
suo
bastoncino
,
e
voltandosi
indietro
a
guardarmi
.
Ad
una
svolta
si
fermò
e
si
mise
a
sedere
in
terra
.
Sembrava
una
pallottola
.
-
Ero
dunque
giovane
-
disse
-
e
bella
.
Avevo
sposato
Angelo
il
Moro
,
il
sicario
.
Egli
viaggiava
per
le
sue
faccende
,
e
quando
tornava
,
dopo
tre
o
quattro
mesi
,
mi
portava
tanto
oro
,
ch
'
io
duravo
fatica
a
spenderlo
tutto
in
vesti
,
in
balli
,
in
orgie
.
Angelo
mi
regalava
i
gioielli
rapiti
alle
dame
.
Una
volta
mi
portò
una
chitarra
,
una
maraviglia
,
rubata
a
una
duchessa
di
Milano
.
Io
,
che
mi
divertivo
a
suonare
quello
strumento
,
ne
fui
beata
;
ma
l
'
amante
mio
,
che
amavo
ancora
più
della
chitarra
,
me
la
chiese
,
e
gliela
diedi
.
L
'
infame
mi
tradì
poco
dopo
.
Da
quel
fagotto
schiacciato
al
suolo
continuava
a
uscire
una
voce
rauca
:
-
Ero
alta
di
corpo
,
snella
;
avevo
gli
occhi
bruni
ed
i
capelli
biondi
.
Ballavo
dal
tramonto
all
'
alba
,
nuotavo
nel
lago
d
'
Idro
,
facevo
all
'
amore
.
Una
sera
,
sentendo
che
il
Beato
Antonio
,
di
cui
parlavano
le
valli
e
i
monti
,
ma
che
io
non
avevo
ancora
veduto
,
ordinava
di
bruciare
gli
strumenti
da
musica
e
gli
ornamenti
delle
donne
,
volli
goder
lo
spettacolo
.
Alcuni
de
'
miei
corteggiatori
s
'
erano
convertiti
alla
fede
del
Santo
,
altri
non
si
attentarono
ad
accompagnarmi
,
uno
solo
venne
con
me
travestito
per
non
farsi
conoscere
.
Quella
sera
sentivo
dentro
un
diavolo
:
ero
ubbriaca
di
peccato
.
A
un
tratto
vidi
il
mio
amante
traditore
accanto
a
me
,
il
quale
stava
per
gettare
nel
fuoco
la
mia
chitarra
.
Sentii
ribollirmi
il
sangue
.
Nel
baccano
e
nella
confusione
,
appena
la
chitarra
fu
sul
rogo
,
io
,
al
rischio
di
bruciarmi
le
vesti
,
mi
scagliai
sulle
fiamme
e
la
trassi
fuori
intatta
.
Qualche
giorno
appresso
Angelo
fu
appiccato
in
Brescia
.
Mi
ammalai
:
restai
povera
e
sola
.
La
megera
si
alzò
,
e
continuò
il
cammino
.
Era
notte
scura
;
non
vedevo
dove
mettessi
i
piedi
;
sdrucciolavo
;
tre
o
quattro
volte
fui
lì
lì
per
cadere
.
Il
nome
del
Moro
mi
rammentava
i
raccapricci
d
'
infanzia
,
quando
il
mio
vecchio
servo
Giovanni
raccontava
le
prodezze
del
famoso
assassino
,
il
quale
,
per
esperimentare
la
curiosità
d
'
una
sua
fidanzata
,
le
aveva
lasciato
in
deposito
un
paniere
coperto
di
foglie
fresche
,
proibendole
di
guardarvi
dentro
,
e
dopo
un
'
ora
torna
e
trova
la
ragazza
in
deliquio
,
perché
ella
aveva
trovato
nel
paniere
una
testa
d
'
uomo
tagliata
.
La
vecchia
continuava
interrottamente
,
fermandosi
ad
ogni
venti
passi
:
-
Mi
nacque
a
poco
a
poco
nel
cuore
una
cosa
nuova
,
il
rimorso
.
Entrai
qualche
volta
in
chiesa
;
ascoltai
qualche
messa
.
Passato
un
anno
,
tornò
a
Bagolino
il
Beato
Antonio
.
M
'
acconciai
per
il
primo
sermone
accanto
al
pulpito
,
e
vidi
il
Santo
pallido
,
smunto
,
salire
faticosamente
i
gradini
.
Annunziò
con
voce
fioca
l
'
argomento
della
predica
:
Il
Demonio
muto
.
La
sua
parola
era
lenta
,
quasi
stentata
,
ma
tanto
semplice
,
tanto
chiara
,
che
nasceva
negli
ascoltatori
una
certa
maraviglia
di
non
avere
pensato
prima
da
sé
a
così
naturali
discorsi
.
«
Nell
'
animo
nostro
(
egli
diceva
)
noi
nascondiamo
quasi
sempre
,
spesso
senza
volerlo
,
qualche
volta
senza
saperlo
,
la
memoria
o
il
desiderio
di
un
peccato
.
Come
non
lo
confessiamo
al
prete
,
così
non
lo
confessiamo
a
noi
stessi
.
E
pure
quel
punto
,
quella
piccola
ulcera
venefica
un
po
'
alla
volta
s
'
allarga
,
si
estende
e
incancrenisce
via
via
l
'
anima
intera
.
Ci
credevamo
giusti
,
ci
troviamo
iniqui
»
.
E
il
Santo
veniva
agli
esempii
:
la
moglie
,
che
dal
grato
ricordo
di
una
stretta
di
mano
scivola
alla
infedeltà
;
il
negoziante
,
che
dalla
prima
menzogna
sul
prezzo
di
una
merce
scende
al
fallimento
bugiardo
;
il
servo
,
che
ruba
prima
un
soldo
sulla
spesa
,
e
poi
,
vedendo
come
la
padrona
non
se
n
'
accorge
,
ne
ruba
due
,
dieci
,
venti
,
e
finisce
col
rubare
nella
borsa
e
nello
scrigno
;
il
giovinotto
,
che
dal
primo
stravizio
precipita
all
'
ubbriachezza
:
e
così
per
ognuno
quasi
degli
ascoltatori
c
'
era
una
parola
che
lo
toccava
dentro
.
«
Nella
più
remota
e
angusta
cameretta
del
cuore
alloggia
il
Demonio
muto
.
Egli
se
ne
sta
lì
accovacciato
,
arrotolato
,
silenzioso
;
ma
poi
,
quando
gli
pare
che
l
'
uomo
sia
più
distratto
o
più
fiacco
,
stende
le
membra
,
s
'
adagia
,
s
'
impadronisce
di
una
stanza
,
dell
'
altra
,
e
riesce
ad
occupare
tutta
quanta
la
casa
della
nostra
coscienza
.
La
nostra
coscienza
diventa
allora
un
inferno
.
Tutto
sta
dunque
nel
guardarci
dentro
e
nel
trovare
il
nostro
mortale
nemico
,
quand
'
egli
è
ancora
quasi
impercettibile
:
tutto
sta
nel
cacciare
via
subito
il
piccolo
Demonio
muto
»
.
Ma
il
Santo
cangiava
voce
.
Da
dolce
e
insinuante
ch
'
era
in
principio
,
diventava
aspra
,
violenta
,
terribile
.
Parlava
sul
Demonio
muto
delle
coscienze
già
infami
:
delle
donne
empie
,
degli
uomini
perversi
,
che
occultano
un
peccato
obbrobrioso
.
Terminò
tuonando
,
sicché
la
chiesa
rimbombava
:
«
Furti
,
assassinii
,
inganni
,
sacrilegii
,
lordure
d
'
ogni
specie
,
venite
fuori
dal
petto
di
voi
che
m
'
ascoltate
,
entrate
nelle
mie
orecchie
;
e
salga
il
vostro
rimorso
e
il
vostro
pentimento
a
Dio
.
Dio
è
misericordioso
!
»
.
Il
popolo
si
gettava
per
terra
e
,
piangendo
,
gridava
:
«
Pietà
,
pietà
!
»
.
La
vecchia
,
già
stanca
,
sedeva
nel
mezzo
della
strada
,
e
ormai
l
'
oscurità
era
così
fitta
,
ch
'
io
appena
distinguevo
il
corpiciattolo
bruno
.
Sembrava
che
la
voce
uscisse
da
sotto
terra
.
Cominciai
a
sentirmi
de
'
brividi
nelle
membra
,
poiché
tirava
un
vento
fresco
,
il
quale
faceva
stormire
le
foglie
e
produceva
dei
fischi
e
come
degli
ululati
lamentevoli
e
strani
.
Neanche
un
lume
lontano
;
neanche
una
stella
.
Il
suono
fesso
delle
parole
della
vecchia
che
ricominciava
:
-
Uscii
dalla
chiesa
,
convertita
e
spaventata
.
Tornai
a
casa
correndo
.
Mi
prese
una
febbre
,
che
per
dieci
giorni
tenne
il
mio
corpo
in
orridi
vaneggiamenti
.
Non
ero
guarita
,
quando
una
mattina
scappai
dal
sito
dove
abitavo
,
distante
un
'
ora
,
e
,
portando
con
me
la
chitarra
,
che
avevo
rubata
al
rogo
del
Santo
,
andai
a
Bagolino
per
confessarmi
.
Il
Beato
Antonio
era
già
andato
a
Gardone
,
assai
malato
anch
'
esso
,
quasi
morente
.
Presi
una
carrettella
,
e
,
sempre
col
mio
strumento
maledetto
,
partii
.
Il
giorno
appresso
ero
in
val
Trompia
,
a
Gardone
.
Corsi
tosto
alla
chiesa
,
e
la
vidi
tutta
parata
di
nero
,
tutta
a
ceri
ardenti
.
L
'
infinito
popolo
singhiozzava
e
pregava
;
i
sacerdoti
cantavano
a
morto
.
Nel
mezzo
,
sopra
un
immenso
catafalco
,
seduto
in
un
trono
maestoso
,
vestito
degli
abiti
sacri
,
col
calice
in
mano
,
stava
il
Santo
,
più
livido
che
mai
.
Era
immobile
.
Aveva
gli
occhi
aperti
e
fissi
.
Pareva
che
guardasse
.
Il
cadavere
,
certo
,
mi
malediva
.
La
vecchia
riprese
a
camminare
assai
lenta
.
Io
le
andavo
dietro
senza
vedere
più
nulla
.
-
Siamo
lontani
?
-
le
domandai
.
Non
rispose
.
Si
continuò
a
salire
la
montagna
.
La
vecchia
era
diventata
taciturna
,
ma
sentivo
sempre
il
picchio
del
suo
bastoncino
sui
sassi
.
Finalmente
si
giunse
dinanzi
ad
un
casolare
.
La
vecchia
spinse
l
'
uscio
ed
entrò
.
Cercò
qualcosa
,
e
poi
,
battendo
con
l
'
acciarino
,
fece
uscire
dalla
pietra
qualche
scintilla
;
accese
l
'
esca
e
un
lumino
,
il
quale
rischiarava
assai
male
la
miserabile
stanza
.
Un
po
'
di
strame
in
un
angolo
,
una
panca
,
una
ciotola
;
il
tetto
nascosto
dai
ragnateli
;
il
pavimento
di
mota
lubrica
;
i
muri
di
sassi
tutti
sconnessi
e
cadenti
.
La
strega
,
gettandosi
per
terra
,
levò
le
foglie
muffite
del
suo
giaciglio
e
cominciò
a
raschiare
con
le
unghie
il
terreno
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
mi
fece
segno
di
accostarmele
,
e
vidi
il
coperchio
di
una
cassa
;
aiutai
la
vecchia
a
levarlo
,
ed
apparve
la
famosa
chitarra
con
le
sue
corde
spezzate
.
Alla
luce
del
lumino
fumoso
le
perle
sembravano
scintillette
scialbe
e
l
'
argento
del
piccolo
Apollo
brillava
appena
.
La
vecchia
mi
porse
lo
strumento
con
un
sorriso
che
le
contorceva
la
bocca
,
e
disse
tra
sé
:
-
Morirò
più
quieta
.
Salutai
la
povera
donna
,
ed
uscii
dal
casolare
,
dove
il
tanfo
cominciava
a
nausearmi
.
Solo
,
nelle
tenebre
più
nere
,
con
la
chitarra
sotto
il
braccio
e
senza
rammentarmi
il
cammino
,
puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
mi
sentissi
lieto
.
Mi
guidarono
le
punte
dei
grossi
sassi
della
via
,
martoriandomi
i
piedi
.
Dio
volendo
,
a
mezzanotte
bussai
alla
porta
dell
'
Albergo
,
dove
tutti
dormivano
;
e
,
andato
a
letto
,
sognai
tutta
notte
lemuri
,
fantasmi
,
diavoli
,
megere
e
streghe
.
Sei
mesi
dopo
tornai
a
Bagolino
per
le
mie
caccie
,
e
volli
andare
a
salutar
la
mia
vecchia
.
Trovai
con
grande
stento
il
casolare
.
Era
deserto
.
Domandai
notizie
di
essa
ai
contadini
della
montagna
ed
allo
scaccino
della
chiesa
.
Era
sparita
da
un
pezzo
,
proprio
come
una
strega
.
Nessuno
ne
ha
saputo
più
nulla
.
4
Oggi
è
stata
una
magnifica
festa
,
di
quelle
che
lasciano
il
cuore
più
sereno
e
più
alto
.
Si
cominciò
ier
sera
con
i
fuochi
sulle
montagne
.
Tu
avessi
visto
com
'
era
bello
quell
'
improvviso
accendersi
,
quell
'
alternarsi
di
qua
,
di
là
,
delle
fiamme
d
'
allegria
,
alla
distanza
di
più
miglia
,
dall
'
una
e
dall
'
altra
parte
della
valle
;
e
come
pareva
che
le
cime
dei
monti
si
rispondessero
nel
gaio
linguaggio
di
fuoco
!
Le
campane
suonavano
ora
a
distesa
,
ora
a
rapidi
rintocchi
,
ed
ora
con
una
certa
ingenua
pretensione
d
'
imitare
qualche
arietta
popolare
,
senza
colpa
del
campanaro
se
tre
note
su
sette
dovevano
restar
nel
battaglio
.
Verso
le
otto
,
che
era
ben
buio
,
andai
con
la
mia
Menica
nel
mezzo
del
ponte
,
a
godermi
per
una
mezz
'
oretta
questo
spettacolo
;
e
il
Chiese
,
riflettendo
i
fuochi
delle
alture
,
pareva
se
la
godesse
anche
lui
.
Stamane
poi
all
'
alba
è
stato
un
scoppio
di
gioia
.
Mortaletti
da
tutte
le
parti
,
come
cannonate
d
'
una
finta
battaglia
;
la
banda
musicale
di
Salò
,
che
soffiava
e
batteva
a
tutto
andare
;
il
popolo
,
che
riempiva
le
piazze
e
le
vie
,
ilare
,
chiassoso
,
vestito
da
festa
,
con
fazzoletti
da
collo
e
scialli
d
'
un
rosso
scarlatto
.
M
'
è
venuto
il
ghiribizzo
di
andare
incontro
anch
'
io
al
nuovo
Curato
,
che
faceva
il
suo
ingresso
trionfale
.
Appena
mi
ha
visto
è
sceso
dalla
carrozzetta
,
dove
stava
con
il
Sindaco
.
Ha
voluto
per
forza
che
mi
appoggiassi
al
suo
braccio
,
e
così
a
piedi
siamo
andati
insieme
fino
al
piazzale
della
chiesa
,
in
mezzo
a
due
fitte
ale
di
popolo
,
che
salutava
rispettosamente
.
Il
curato
rispondeva
ai
saluti
con
pronta
affabilità
.
Ha
i
bei
capelli
folti
tutti
d
'
argento
,
che
gli
circondano
il
capo
come
un
'
aureola
;
gli
occhi
azzurri
limpidi
,
d
'
una
soavità
da
fanciulla
;
i
denti
bianchissimi
e
perfetti
.
Veste
pulito
,
quasi
accurato
.
Parla
con
una
dolcezza
semplice
,
profonda
,
affettuosa
,
che
affascina
.
È
,
dicono
,
il
più
virtuoso
prete
della
diocesi
di
Brescia
:
dà
tutto
ai
poveri
:
mangia
polenta
,
cacio
,
latte
soltanto
;
ma
nasconde
la
sua
carità
e
la
sua
povertà
volontaria
sotto
un
aspetto
di
persona
studiosa
e
gentile
.
Mi
ha
detto
:
-
So
ch
'
ella
,
signor
Carlo
,
è
il
più
vecchio
e
più
savio
uomo
di
questi
monti
.
Permetterà
ch
'
io
venga
a
discorrere
spesso
con
lei
e
che
mi
chiami
suo
amico
.
Il
maestro
di
scuola
si
è
avanzato
per
leggere
,
balbettando
,
la
sua
poesia
;
una
fanciulletta
dell
'
Asilo
ha
recitato
lesta
il
suo
discorsino
;
i
preti
della
Parrocchia
hanno
presentato
al
nuovo
pastore
,
con
una
lunga
orazione
latina
,
le
chiavi
della
chiesa
,
portate
sopra
un
cuscino
di
seta
bianca
a
frangie
ed
a
nappe
d
'
oro
.
Ed
è
cominciata
la
processione
:
stendardi
rossi
con
la
Madonna
dipinta
in
mezzo
,
banderuole
,
croci
,
torchi
,
baldacchini
;
fanciulle
inghirlandate
di
fiori
e
tutte
vestite
di
bianco
,
le
quali
portavano
in
mano
con
gran
compunzione
quale
un
Agnello
di
carta
,
quale
un
Bambino
Gesù
in
fasce
,
quale
una
Vergine
incoronata
;
ragazzi
con
mitrie
o
con
turbanti
,
e
dietro
una
coda
interminabile
di
donne
e
d
'
uomini
,
la
quale
,
vista
un
poco
dall
'
alto
,
sembrava
tutta
d
'
un
pezzo
,
e
pareva
che
così
lunga
lunga
si
muovesse
flessuosamente
secondo
l
'
avvallarsi
,
il
girare
o
il
rialzarsi
della
strada
.
A
stare
accanto
alla
chiesa
e
appartati
,
come
abbiamo
fatto
la
mia
buona
Menica
ed
io
,
che
siamo
troppo
vecchi
per
cacciarci
nella
folla
,
si
sentiva
l
'
organo
suonare
un
'
allegra
marcia
con
tutti
i
pedali
e
campanelli
e
tamburi
e
piatti
,
poi
le
campane
suonavano
sul
nostro
capo
,
poi
scoppiavano
i
mortaletti
,
che
era
un
frastuono
da
diventare
sordi
;
ma
quando
per
caso
,
in
certi
momenti
,
tutti
questi
romori
cessavano
,
s
'
udiva
,
già
lontano
,
il
salmeggiare
basso
dei
sacerdoti
della
processione
e
l
'
armonia
vaga
,
lunga
,
angelica
della
risposta
delle
donne
.
*
*
*
La
vecchiaia
è
orrenda
.
Non
ci
sono
lagrime
negli
occhi
,
non
ci
sono
singhiozzi
nel
petto
.
La
disperazione
non
si
espande
nella
pietà
degli
altri
,
non
si
getta
al
di
fuori
con
le
parole
,
con
i
gesti
,
con
le
grida
.
Lo
strazio
è
solitario
.
Si
guarda
al
proprio
dolore
tranquilli
,
con
le
ciglia
asciutte
.
È
una
calma
bieca
;
è
una
freddezza
spaventosa
.
Par
di
uscire
da
se
stessi
,
e
di
aggirarsi
nel
nulla
.
Non
si
pensa
,
non
si
sente
:
si
vive
in
una
tomba
.
La
mia
Menica
è
morta
.
Dieci
giorni
sono
,
mercoledì
sera
,
si
sentiva
un
po
'
stanca
,
e
s
'
addormentò
,
come
al
solito
,
nella
sua
poltrona
.
Io
leggevo
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
il
micio
nero
sbalza
in
terra
e
miagola
come
impaurito
.
Non
gli
bado
.
Alle
dieci
mi
alzo
,
e
mormoro
nell
'
orecchio
della
Menica
:
-
Mia
buona
,
è
l
'
ora
di
andare
a
letto
-
.
Non
risponde
.
Le
metto
,
così
per
giuoco
,
le
due
mani
sul
fronte
.
Lo
sento
di
ghiaccio
.
Era
morta
.
Beata
lei
,
che
è
morta
com
'
era
vissuta
,
nella
sua
santa
placidezza
!
*
*
*
La
casa
è
deserta
,
le
montagne
sono
bianche
di
neve
,
e
gela
.
A
desinare
,
così
solo
,
non
mangio
più
.
La
sera
non
c
'
è
nessuno
che
mi
dia
con
affetto
la
buona
notte
,
e
la
mattina
mi
vesto
nella
camera
vuota
,
intristito
dal
silenzio
fatale
.
La
ragazza
,
che
mi
serve
da
pochi
mesi
,
mi
guarda
con
occhio
indifferente
,
annoiato
.
Pensa
forse
che
i
vecchi
stanno
meglio
nella
bara
.
Ha
ragione
.
Ho
un
solo
conforto
,
il
Curato
.
È
un
santo
uomo
.
Parliamo
di
religione
,
e
la
mia
vecchia
fede
si
ravviva
.
Ieri
mi
diceva
:
-
Signor
Carlo
,
si
prepari
alla
felicità
del
Paradiso
.
Si
stacchi
dalle
cose
di
questa
terra
.
Pensi
a
Dio
.
Non
ho
rimorsi
,
eppure
un
certo
stringimento
di
cuore
mi
dice
forse
che
c
'
è
una
macchia
nella
mia
vita
.
Quando
sono
seduto
al
fuoco
nell
'
interno
del
gran
camino
della
sala
,
e
vedo
sulla
parete
di
contro
il
ritratto
del
Beato
Antonio
,
smorto
,
severo
,
minaccioso
,
mi
sembra
ch
'
egli
apra
le
labbra
ed
alzi
la
mano
per
rimproverarmi
qualcosa
.
Che
cosa
?
Non
ho
mai
fatto
male
apposta
a
nessuno
.
Ho
amato
i
miei
genitori
,
i
miei
parenti
,
la
mia
Menica
.
Ho
seguito
la
dottrina
e
i
riti
della
Chiesa
.
E
non
ostante
,
gli
occhi
dipinti
del
ritratto
di
Don
Antonio
,
che
sono
vivi
,
mi
scrutano
dentro
nelle
viscere
,
mi
strappano
fuori
un
non
so
che
dall
'
anima
.
È
uno
scavo
nella
coscienza
.
Forse
il
mio
Demonio
muto
.
Chi
lo
sa
?
Forse
quell
'
oggetto
di
profano
piacere
,
che
io
vagheggiavo
,
e
che
può
avermi
distolto
spesso
dalla
contemplazione
di
Dio
!
Sì
,
quel
maledetto
strumento
,
rubato
da
un
sicario
e
destinato
al
rogo
,
poi
di
nuovo
rubato
da
una
femmina
iniqua
.
Certo
,
a
quello
sguardo
,
che
scintilla
fuor
della
tela
,
ci
deve
essere
una
profonda
cagione
.
Don
Antonio
,
bisogna
ch
'
io
ti
plachi
.
Interrogai
il
Curato
.
Perdonami
,
nipote
mio
:
ho
già
provvisto
a
te
nel
codicillo
del
testamento
,
ma
ritiro
il
dono
,
che
ti
avevo
fatto
.
Il
buon
prete
mi
consiglia
di
distruggere
quella
mia
vecchia
gioia
mondana
,
che
oggi
mi
è
occasione
di
rimorsi
e
di
paure
.
*
*
*
Ieri
sera
nevicava
,
tirava
vento
,
si
sentivano
certe
voci
lugubri
a
tutte
le
finestre
ad
a
tutti
gli
usci
.
Non
avevo
dormito
da
una
settimana
.
Andai
nella
cappella
a
staccar
la
chitarra
e
la
potrai
nella
sala
.
Al
lume
del
fuoco
le
perlette
e
l
'
oro
brillavano
,
e
la
figuretta
di
Apollo
sorrideva
.
Il
demonio
mi
tentò
e
toccai
le
corde
.
Un
suono
rauco
e
terribile
uscì
dallo
strumento
scordato
.
Allora
feci
aggiungere
molta
legna
sul
fuoco
,
e
quando
la
vampa
toccò
la
cappa
altissima
del
camino
,
fatto
un
supremo
sforzo
,
gettai
la
chitarra
sul
rogo
,
seguendola
attentamente
con
gli
occhi
.
Le
corde
si
contorsero
come
serpi
,
mandando
un
sibilo
di
dolore
;
il
legno
sottile
della
cassa
armonica
diventò
nero
,
si
spaccò
in
più
luoghi
,
e
,
senza
infiammarsi
,
si
ridusse
a
carbone
;
le
perlette
sparirono
;
il
manico
durò
un
gran
pezzo
a
bruciare
,
e
le
figurette
della
caccia
,
staccandosi
ad
una
ad
una
,
caddero
nelle
brace
.
Chiamai
la
serva
,
che
gettasse
dell
'
altra
legna
sul
fuoco
.
Tutto
fu
consumato
.
Nell
'
uscire
dalla
sala
,
passando
innanzi
al
ritratto
di
Don
Antonio
,
mentre
le
ultime
brace
ardenti
lo
irradiavano
di
una
luce
oscillante
e
sanguigna
,
credetti
che
lo
sguardo
del
Santo
mi
seguisse
ancora
tenace
,
torvo
,
implacabile
.
Gelai
tutto
e
svenni
.
Mando
un
addio
a
te
,
a
tua
sorella
ed
ai
suoi
figliuoli
;
e
mi
dolgo
che
siate
troppo
lontani
,
perch
'
io
vi
possa
vedere
mai
più
.
Sono
alzato
e
ti
scrivo
dal
tavolino
;
ma
sento
dentro
di
me
come
un
presentimento
felice
.
Ho
chiamato
per
questa
sera
il
mio
buon
Curato
.
Mi
confesserà
e
mi
darà
l
'
olio
santo
.
Senso
Dallo
scartafaccio
segreto
della
contessa
Livia
.
Ieri
nel
mio
salotto
giallo
,
mentre
l
'
avvocatino
Gino
,
con
la
voce
rauca
della
passione
lungamente
repressa
,
mi
susurrava
nell
'
orecchio
:
-
Contessa
,
abbia
compassione
di
me
:
mi
cacci
via
,
ordini
ai
servi
di
non
lasciarmi
più
entrare
;
ma
,
in
nome
di
Dio
,
mi
tolga
da
una
incertezza
mortale
,
mi
dica
se
posso
o
se
non
posso
sperare
-
;
mentre
il
povero
giovane
mi
si
gettava
ai
piedi
,
io
,
ritta
,
impassibile
,
mi
guardavo
nello
specchio
.
Esaminava
il
mio
volto
per
trovarmi
una
ruga
.
La
mia
fronte
,
su
cui
scherzano
i
riccioletti
,
è
liscia
e
tersa
come
quella
di
una
bimba
;
a
'
lati
delle
mie
ampie
narici
,
al
di
sopra
delle
mie
labbra
un
po
'
grosse
e
rosse
,
non
si
vede
una
grinza
.
Non
ho
mai
scoperto
un
filo
bianco
ne
'
lunghi
capelli
,
i
quali
,
sciolti
,
cadono
in
belle
onde
lucide
,
neri
più
dell
'
inchiostro
,
sulle
mie
spalle
candide
.
Trentanove
anni
!
...
tremo
nello
scrivere
questa
orribile
cifra
.
Diedi
un
colpetto
leggiero
con
le
mie
dita
affusolate
sulla
mano
calda
dell
'
avvocatino
,
la
quale
brancolava
verso
di
me
,
e
m
'
avviai
per
uscire
;
ma
,
spinta
da
non
so
quale
sentimento
(
certo
un
sentimento
lodevole
di
compassione
e
di
amicizia
)
,
voltandomi
sulla
soglia
,
bisbigliai
,
credo
,
questa
parola
:
-
Sperate
.
Ho
bisogno
di
mortificare
la
vanità
.
Alla
inquietudine
,
che
rode
la
mia
anima
e
che
lascia
quasi
intatto
il
mio
corpo
,
s
'
alterna
la
presunzione
della
mia
bellezza
:
né
trovo
altro
conforto
che
questo
solo
,
il
mio
specchio
.
Troverò
,
spero
,
un
altro
conforto
nello
scrivere
i
miei
casi
di
sedici
anni
addietro
,
ai
quali
vado
ripensando
con
acre
voluttà
.
Lo
scartafaccio
,
chiuso
a
tre
chiavi
nel
mio
scrigno
segreto
,
non
potrà
essere
visto
da
occhio
umano
,
e
,
appena
compiuto
,
lo
getterò
sul
fuoco
,
disperdendone
le
ceneri
;
ma
il
confidare
alla
carta
i
vecchi
ricordi
deve
servire
a
mitigarne
l
'
acerbità
e
la
tenacia
.
Mi
resta
scolpita
in
mente
ogni
azione
,
ogni
parola
e
sopra
tutto
ogni
vergogna
di
quell
'
affannoso
periodo
del
mio
passato
;
e
tento
sempre
e
ricerco
le
lacerazioni
della
piaga
non
rimarginata
;
né
so
bene
se
ciò
ch
'
io
provo
sia
,
in
fondo
,
dolore
o
solletico
.
O
che
gioia
,
confidarsi
unicamente
a
sé
,
liberi
da
scrupoli
,
da
ipocrisie
,
da
reticenze
,
rispettando
nella
memoria
la
verità
anche
in
ciò
che
le
stupide
affettazioni
sociali
rendono
più
difficile
a
proclamare
,
le
proprie
bassezze
!
Ho
letto
di
santi
anacoreti
,
i
quali
vivevano
in
mezzo
ai
vermi
ed
alle
putrefazioni
(
quelle
,
certo
,
erano
lordure
)
,
ma
credevano
di
alzarsi
tanto
più
in
su
quanto
più
si
avvoltolavano
nel
fango
.
Così
il
mio
spirito
nell
'
umiliarsi
si
esalta
.
Sono
altera
di
sentirmi
affatto
diversa
dalle
altre
donne
:
il
mio
sguardo
non
teme
nessuno
spettacolo
;
c
'
è
nella
mia
debolezza
una
forza
audace
;
somiglio
alle
Romane
antiche
,
a
quelle
che
giravano
il
pollice
verso
terra
,
a
quelle
di
cui
tocca
il
Parini
in
una
ode
...
non
mi
rammento
bene
,
ma
so
che
quando
la
lessi
mi
sembrava
proprio
che
il
poeta
alludesse
a
me
.
Se
non
fosse
dall
'
una
parte
la
febbre
delle
vive
ricordanze
,
dall
'
altra
lo
spavento
della
vecchiaia
,
dovrei
essere
una
donna
felice
.
Mio
marito
,
vecchio
,
acciaccoso
,
pieno
di
fiducia
in
me
,
mi
lascia
spendere
quanto
voglio
e
fare
quel
che
mi
piace
;
sono
una
delle
prime
dame
di
Trento
:
corteggiatori
non
mi
mancano
,
e
la
cara
invidia
delle
mie
buone
amiche
,
invece
di
scemare
,
si
rinfocola
sempre
più
.
Di
venti
anni
ero
,
naturalmente
,
più
bella
.
Non
che
le
fattezze
del
mio
volto
sieno
mutate
,
o
che
il
mio
corpo
sembri
meno
svelto
e
flessuoso
;
ma
negli
occhi
miei
c
'
era
una
fiamma
,
che
ora
pur
troppo
si
va
smorzando
.
Il
nero
stesso
delle
pupille
mi
pare
,
a
guardarlo
bene
,
un
poco
meno
intenso
.
Dicono
che
il
sommo
della
filosofia
consista
nel
conoscere
se
stessi
:
io
mi
studio
con
tanta
trepidazione
da
tanti
anni
,
ora
per
ora
,
minuto
per
minuto
,
che
credo
di
conoscermi
a
fondo
e
di
potermi
proclamare
una
filosofessa
perfetta
.
Direi
di
avere
toccato
il
colmo
della
mia
bellezza
(
c
'
è
sempre
nel
fiorire
della
donna
un
periodo
breve
di
suprema
espansione
)
quando
avevo
di
poco
varcato
i
ventidue
anni
,
a
Venezia
.
Era
il
luglio
dell
'
anno
1865
.
Maritata
da
pochi
giorni
,
facevo
il
viaggio
di
nozze
.
Per
mio
marito
,
che
avrebbe
potuto
essere
mio
nonno
,
sentivo
una
indifferenza
mista
di
pietà
e
disprezzo
:
portava
i
suoi
sessantadue
anni
e
l
'
ampia
pancia
con
apparente
energia
;
si
tingeva
i
radi
capelli
e
i
folti
baffi
con
un
unguento
puzzolente
,
il
quale
lasciava
sui
guanciali
delle
larghe
macchie
giallastre
.
Del
rimanente
,
buon
uomo
,
pieno
,
alla
sua
maniera
,
di
attenzioni
per
la
giovine
sposa
,
inclinato
alla
crapula
,
bestemmiatore
all
'
occorrenza
,
fumatore
instancabile
,
aristocratico
burbanzoso
,
violento
verso
i
timidi
e
pauroso
in
faccia
ai
violenti
,
raccontatore
vivace
di
storielle
lubriche
,
che
ripeteva
a
ogni
tratto
,
né
avaro
,
né
scialacquatore
.
Si
pavoneggiava
nel
tenermi
al
suo
braccio
,
ma
guardava
le
donnette
facili
,
che
passeggiavano
accanto
a
noi
nella
piazza
di
San
Marco
,
con
un
sorriso
d
'
intelligenza
lasciva
;
ed
io
da
un
lato
n
'
avevo
gusto
,
giacché
l
'
avrei
cacciato
volontieri
in
braccio
di
chicchessia
pure
di
liberarmene
,
dall
'
altro
ne
sentivo
dispetto
.
Lo
avevo
pigliato
spontaneamente
,
anzi
lo
avevo
proprio
voluto
io
.
I
miei
erano
contrarii
ad
un
matrimonio
così
male
assortito
;
né
,
bisogna
dire
la
verità
,
il
pover
'
uomo
ardiva
di
chiedere
la
mia
mano
.
Ma
io
mi
sentivo
stufa
della
mia
qualità
di
zitella
:
volevo
avere
carrozze
mie
,
brillanti
,
abiti
di
velluto
,
un
titolo
,
e
sopra
tutto
,
la
mia
libertà
.
Ce
ne
vollero
delle
occhiate
per
accendere
il
cuore
nel
gran
ventre
del
conte
;
ma
,
una
volta
acceso
,
non
provò
pace
finché
non
m
'
ebbe
,
né
badò
alla
piccola
dote
,
né
pensò
all
'
avvenire
.
Io
,
innanzi
al
prete
,
risposi
un
Sì
fermo
e
sonoro
.
Ero
contenta
di
quello
che
avevo
fatto
,
ed
oggi
,
dopo
tanti
anni
,
non
ne
sono
pentita
.
In
fondo
,
non
mi
pareva
di
dovermene
pentire
neanche
in
quei
giorni
in
cui
,
aperta
l
'
anima
quasi
d
'
un
tratto
,
mi
sfogavo
nel
parossismo
di
una
prima
passione
cieca
.
Sino
ai
ventidue
anni
passati
il
mio
cuore
era
rimasto
chiuso
.
Le
mie
amiche
,
deboli
in
faccia
alle
lusinghe
dell
'
amore
sentimentale
,
m
'
invidiavano
e
mi
rispettavano
:
nella
mia
freddezza
,
nella
mia
sdegnosa
noncuranza
delle
parole
tenere
e
delle
occhiate
languide
vedevano
una
preminenza
di
raziocinio
e
di
forza
.
A
sedici
anni
avevo
assodata
già
la
mia
fama
scherzando
con
l
'
affetto
di
un
bel
giovane
del
mio
paese
e
disprezzandolo
poi
,
sicché
il
misero
tentò
di
uccidersi
e
,
guarito
,
scappò
da
Trento
in
Piemonte
,
e
si
arruolò
volontario
,
e
in
una
delle
battaglie
del
'59
,
non
mi
ricordo
quale
,
morì
.
Ero
troppo
giovane
allora
per
sentirne
rimorso
;
e
dall
'
altra
parte
i
miei
genitori
e
parenti
e
conoscenti
,
tutti
affezionati
al
governo
dell
'
Austria
,
che
servivano
fedelmente
quali
militari
e
impiegati
,
non
avevano
trovata
altra
orazione
funebre
in
onore
del
povero
esaltato
se
non
questa
:
-
Gli
sta
bene
.
A
Venezia
rinascevo
.
La
mia
bellezza
sbocciava
intiera
.
Negli
occhi
degli
uomini
brillava
,
quando
mi
guardavano
,
un
lampo
di
desiderio
;
sentivo
le
fiamme
degli
sguardi
rivolti
sulla
mia
persona
anche
senza
vederli
.
Persino
le
donne
mi
fissavano
in
volto
,
poi
mi
ricercavano
giù
giù
sino
ai
piedi
,
ammirando
.
Sorridevo
come
un
regina
,
come
una
dea
.
Diventavo
,
nella
contentezza
della
mia
vanità
,
buona
,
indulgente
,
famigliare
,
spensierata
,
spiritosa
:
la
grandezza
del
mio
trionfo
mi
faceva
quasi
apparire
modesta
.
Mio
marito
,
ch
'
era
stato
uno
dei
rappresentanti
della
nobiltà
tirolese
nella
dieta
di
Innsbruck
,
fu
invitato
con
me
ai
pranzi
ed
alle
conversazioni
del
Luogotenente
imperiale
.
Quando
entravo
nella
sala
con
le
braccia
nude
,
con
il
collo
e
un
poco
del
seno
scoperti
,
con
un
abito
di
velo
e
trine
a
lunghissima
coda
,
e
un
grande
fiore
di
rubini
a
foglie
di
smeraldi
sul
capo
,
sentivo
un
fremito
correre
tutt
'
intorno
.
Un
rossore
di
compiacenza
mi
coloriva
il
viso
;
facevo
qualche
passo
lento
,
solenne
e
semplice
,
senza
guardare
nessuno
;
e
,
mentre
la
padrona
di
casa
mi
veniva
incontro
e
m
'
invitava
a
sederle
accanto
,
agitavo
il
ventaglio
innanzi
alla
mia
faccia
,
come
per
nascondermi
pudicamente
agli
occhi
della
gente
stupita
.
Ai
freschi
,
alle
serenate
non
mancavo
mai
.
In
piazza
di
San
Marco
al
caffè
Quadri
avevo
intorno
un
nuvolo
di
satelliti
:
ero
il
sole
di
un
nuovo
sistema
planetario
:
ridevo
,
scherzavo
,
canzonavo
chi
voleva
pigliarmi
con
i
sospiri
o
con
i
versi
,
mi
mostravo
una
fortezza
inespugnata
,
ma
non
mi
affaticavo
poi
troppo
,
per
non
iscoraggire
nessuno
,
a
sembrare
proprio
inespugnabile
.
La
mia
corte
si
componeva
in
massima
parte
di
ufficialetti
e
d
'
impiegati
tirolesi
piuttosto
scipiti
e
assai
tronfii
,
tanto
che
i
più
dilettevoli
erano
i
più
scapati
,
quelli
che
avevano
nella
scostumatezza
acquistato
non
foss
'
altro
l
'
audacia
petulante
delle
proprie
sciocchezze
.
Tra
questi
ne
conobbi
uno
,
il
quale
usciva
dal
mazzo
per
due
ragioni
.
Alla
dissolutezza
sbadata
,
univa
,
per
quanto
i
suoi
stessi
amici
affermavano
,
una
così
cinica
immoralità
di
principii
,
che
niente
gli
pareva
rispettabile
in
questo
mondo
,
salvo
il
codice
penale
e
il
regolamento
militare
.
Oltre
a
ciò
era
veramente
bellissimo
e
straordinariamente
vigoroso
:
un
misto
di
Adone
e
di
Alcide
.
Bianco
e
roseo
,
con
i
capelli
biondi
ricciuti
,
il
mento
privo
di
barba
,
le
orecchie
tanto
minute
che
sembravano
quelle
di
una
fanciulla
,
gli
occhi
grandi
e
inquieti
di
colore
celeste
:
in
tutto
il
volto
una
espressione
ora
dolce
,
ora
violenta
,
ma
di
una
violenza
o
dolcezza
mitigata
dai
segni
di
un
'
ironia
continua
,
quasi
crudele
.
La
testa
piantata
superbamente
sul
collo
robusto
;
le
spalle
non
erano
quadre
e
massiccie
,
ma
scendevano
giù
con
grazia
;
il
corpo
muscoloso
,
stretto
nella
divisa
bianca
dell
'
ufficiale
austriaco
,
s
'
indovinava
tutto
,
e
rammentava
le
statue
romane
dei
gladiatori
.
Questo
tenente
di
linea
,
il
quale
aveva
solo
ventiquattro
anni
,
due
più
di
me
,
era
riuscito
a
divorarsi
la
ricca
sostanza
paterna
,
e
continuando
sempre
a
giuocare
,
a
pagar
donne
,
a
scialarla
da
signore
,
nessuno
oramai
sapeva
come
vivesse
;
ma
nessuno
lo
vinceva
nel
nuoto
,
nella
ginnastica
,
nella
forza
del
braccio
.
Non
aveva
mai
avuto
occasione
di
trovarsi
in
guerra
;
non
amava
i
duelli
,
anzi
due
ufficialetti
mi
raccontarono
una
sera
,
che
,
piuttosto
che
battersi
,
aveva
più
volte
ingoiato
atrocissimi
insulti
.
Forte
,
bello
,
perverso
,
vile
,
mi
piacque
.
Non
glielo
lasciavo
intendere
,
perché
mi
compiacevo
nell
'
irritare
e
tormentare
quell
'
Ercole
.
Venezia
,
che
non
avevo
mai
vista
e
che
avevo
tanto
desiderato
di
vedere
,
mi
parlava
più
ai
sensi
che
all
'
anima
;
i
suoi
monumenti
,
dei
quali
non
conoscevo
la
storia
e
non
intendevo
la
bellezza
,
m
'
importavano
meno
dell
'
acqua
verde
,
del
cielo
stellato
,
della
luna
d
'
argento
,
dei
tramonti
d
'
oro
,
e
sopra
tutto
della
gondola
nera
,
in
cui
,
sdraiata
,
mi
lasciavo
andare
ai
più
voluttuosi
capricci
della
immaginazione
.
Nei
calori
gravi
del
luglio
,
dopo
una
giornata
di
fuoco
,
il
ventolino
fresco
mi
accarezzava
la
fronte
andando
in
barca
tra
la
Piazzetta
e
l
'
isola
di
Sant
'
Elena
o
,
più
lontano
,
verso
Santa
Elisabetta
e
San
Nicolò
del
Lido
:
quello
zeffiro
,
impregnato
dell
'
acre
profumo
salso
,
rianimandomi
le
membra
e
lo
spirito
,
pareva
che
bisbigliasse
nelle
mie
orecchie
i
misteri
fervidi
dell
'
amor
vero
.
Cacciavo
nell
'
acqua
sino
al
gomito
il
braccio
nudo
,
bagnando
il
merletto
che
ornava
la
corta
manica
;
e
guardavo
poi
cadere
una
ad
una
dalle
mie
unghie
le
gocciole
somiglianti
a
brillantini
purissimi
.
Una
sera
tolsi
dal
dito
un
anello
,
dono
di
mio
marito
,
dove
splendeva
un
grosso
diamante
,
e
lo
gettai
lontano
dalla
barca
in
laguna
:
mi
parve
di
avere
sposato
il
mare
.
La
moglie
del
Luogotenente
volle
condurmi
un
giorno
a
vedere
la
galleria
dell
'
Accademia
di
belle
arti
:
non
ci
capii
quasi
nulla
.
Poi
con
i
viaggi
,
con
la
conversazione
dei
pittori
(
uno
,
bello
come
Raffaello
Sanzio
,
voleva
ad
ogni
costo
insegnarmi
a
dipingere
)
qualche
cosa
ho
imparato
;
ma
allora
,
benché
non
sapessi
niente
,
quell
'
allegrezza
di
colori
,
quella
sonorità
di
rossi
,
di
gialli
,
di
verdi
e
di
azzurri
e
di
bianchi
,
quella
musica
dipinta
con
tanto
ardore
di
amor
sensuale
non
mi
sembrò
un
'
arte
,
mi
sembrò
una
faccia
della
natura
veneziana
;
e
le
canzoni
,
che
avevo
udito
cantare
dal
popolo
sboccato
,
mi
tornavano
nella
memoria
innanzi
alla
dorata
Assunta
di
Tiziano
,
alla
Cena
pomposa
di
Paolo
,
alle
figure
carnose
,
carnali
e
lucenti
del
Bonifacio
.
Mio
marito
fumava
,
russava
,
diceva
male
del
Piemonte
,
comperava
cosmetici
:
io
avevo
bisogno
di
amare
.
Ora
ecco
in
qual
modo
principiò
la
mia
terribile
passione
per
l
'
Alcide
,
per
l
'
Adone
in
assisa
bianca
,
il
quale
si
chiamava
con
un
nome
che
non
m
'
andava
a
'
versi
-
Remigio
.
Costumavo
tutte
le
mattine
di
recarmi
al
bagno
galleggiante
di
Rima
,
posto
fra
il
giardinetto
del
Palazzo
Reale
e
la
punta
della
Dogana
.
Avevo
preso
per
un
'
ora
,
dalle
sette
alle
otto
,
una
Sirena
,
cioè
una
delle
due
vasche
per
donne
,
grande
quanto
bastava
per
nuotarvi
qualche
poco
,
e
la
mia
cameriera
veniva
a
spogliarmi
e
a
vestirmi
;
ma
,
siccome
nessun
altro
poteva
entrare
,
così
non
mi
davo
la
briga
di
mettermi
l
'
abito
da
bagno
.
La
vasca
,
chiusa
intorno
da
pareti
di
legno
e
coperta
da
una
tenda
cenerognola
a
larghe
zone
rosse
,
aveva
il
fondo
di
assi
accomodato
a
tale
profondità
sott
'
acqua
che
alle
signore
di
piccola
statura
rimanesse
fuori
la
testa
.
A
me
restavano
fuori
le
spalle
intiere
.
Oh
la
bella
acqua
smeraldina
,
ma
limpida
,
sotto
alla
quale
vedevo
ondeggiare
vagamente
le
mie
forme
sino
ai
piedi
sottili
!
e
qualche
pesce
piccoletto
e
argentino
mi
guizzava
intorno
.
Nuotavo
quant
'
era
lunga
la
Sirena
;
battevo
l
'
acqua
con
le
mani
aperte
,
finché
la
spuma
candida
coprisse
il
verde
diafano
;
mi
sdraiavo
supina
,
lasciando
che
si
bagnassero
i
miei
lunghi
capelli
e
tentando
di
rimanere
per
un
istante
a
galla
,
immobile
;
spruzzavo
la
cameriera
,
che
fuggiva
lontana
;
ridevo
come
una
bimba
.
Molte
larghe
aperture
,
appena
sotto
il
livello
dell
'
acqua
,
lasciavano
entrare
e
passare
l
'
acqua
liberamente
,
e
le
pareti
,
mal
commesse
,
permettevano
,
attraverso
le
fessure
,
di
vedere
,
applicandovi
l
'
occhio
,
qualche
cosa
al
di
fuori
-
il
campanile
rosso
di
San
Giorgio
,
una
linea
di
laguna
,
dove
fuggivano
leste
le
barche
,
una
fetta
sottile
del
Bagno
militare
,
che
galleggiava
a
piccola
distanza
della
mia
Sirena
.
Sapevo
che
tutte
le
mattine
,
alle
sette
,
il
tenente
Remigio
vi
andava
a
nuotare
.
In
acqua
era
un
eroe
:
saltava
dall
'
alto
a
capo
fitto
,
ripescava
una
bottiglia
sul
fondo
,
usciva
dal
recinto
attraversando
di
sotto
lo
spazio
dei
camerini
.
Avrei
dato
non
so
che
cosa
per
poterlo
vedere
,
tanto
m
'
attraevano
l
'
agilità
e
la
forza
.
Una
mattina
,
mentre
guardavo
sulla
mia
coscia
destra
una
macchietta
livida
,
forse
una
contusione
leggiera
,
che
deturpava
un
poco
la
bianchezza
rosea
della
pelle
,
udii
fuori
un
romore
come
di
persona
,
la
quale
nuotasse
rapidamente
.
L
'
acqua
si
agitò
,
la
ondulazione
fresca
mi
fece
correre
un
brivido
per
le
membra
,
e
da
uno
dei
larghi
fori
tra
il
suolo
e
le
pareti
entrò
improvviso
nella
Sirena
un
uomo
.
Non
gridai
,
non
ebbi
paura
.
Mi
parve
fatto
di
marmo
,
tanto
era
candido
e
bello
;
ma
il
suo
ampio
torace
si
agitava
per
il
respiro
profondo
,
e
i
suoi
occhi
celesti
brillavano
,
e
dai
capelli
biondi
cadevano
le
gocciole
come
pioggia
di
lucenti
perle
.
Ritto
in
piedi
,
mezzo
velato
dall
'
acqua
ancora
tremolante
,
alzò
le
braccia
muscolose
e
morbide
:
pareva
che
ringraziasse
i
numi
e
dicesse
:
-
Finalmente
!
Così
principiò
la
nostra
relazione
;
e
d
'
allora
in
poi
lo
vidi
ogni
giorno
o
al
passeggio
,
o
al
caffè
,
o
al
ristorante
,
dove
mio
marito
,
che
aveva
preso
a
volergli
bene
,
lo
invitava
sovente
.
Lo
vedevo
anche
in
segreto
,
anzi
via
via
i
nostri
colloqui
misteriosi
diventarono
a
dirittura
quotidiani
.
Spesso
si
stava
insieme
una
o
due
ore
da
solo
a
sola
,
mentre
il
conte
dormiva
tra
la
colazione
ed
il
pranzo
o
andava
a
gironzare
per
la
città
,
poi
si
passavano
due
o
tre
ore
in
compagnia
pubblicamente
,
dandoci
di
sfuggita
qualche
stretta
di
mano
.
Talvolta
egli
premeva
di
soppiatto
con
il
suo
piede
il
mio
,
e
non
di
rado
mi
faceva
tanto
male
che
diventavo
tutta
rossa
in
volto
;
ma
quello
stesso
dolore
mi
piaceva
.
Non
ero
mai
parsa
tanto
bella
alla
gente
e
a
me
stessa
,
mai
tanto
sana
e
allegra
e
contenta
di
me
,
della
vita
,
di
tutto
e
di
tutti
.
La
seggiola
di
paglia
su
cui
mi
adagiavo
in
Piazza
San
Marco
diventava
un
trono
;
credevo
che
la
banda
militare
,
la
quale
suonava
i
valzer
degli
Strauss
e
le
melodie
del
Meyerbeer
innanzi
alle
Procuratìe
vecchie
,
indirizzasse
la
sua
musica
soltanto
a
me
,
e
mi
sembrava
che
il
cielo
azzurro
e
i
monumenti
antichi
godessero
della
mia
contentezza
.
Il
luogo
dei
nostri
ritrovi
non
era
sempre
il
medesimo
.
Alle
volte
Remigio
in
una
gondola
chiusa
mi
aspettava
alla
riva
sudicia
di
una
lunga
calletta
buia
,
che
riesciva
ad
un
canale
stretto
,
fiancheggiato
di
casupole
tanto
gobbe
e
storpie
da
parere
crollanti
,
e
alle
finestre
delle
quali
pendevano
cenci
di
ogni
colore
;
alle
volte
,
lasciata
la
prudenza
,
si
entrava
in
barca
da
qualche
luogo
frequentato
della
città
,
persino
dal
Molo
innanzi
alla
Piazzetta
.
Coperta
il
viso
d
'
un
denso
velo
nero
,
andavo
da
lui
in
una
casa
accanto
alla
caserma
di
San
Sepolcro
,
incontrando
nell
'
ombra
fitta
delle
scale
tortuose
ufficiali
e
soldati
,
che
non
mi
lasciavano
passare
senza
porgermi
un
segno
della
loro
galanteria
.
In
quella
casa
,
dove
il
sole
non
batteva
mai
,
il
tanfo
della
umidità
si
univa
al
puzzo
nauseabondo
del
fumo
di
tabacco
,
stagnante
nelle
camere
non
ventilate
.
*
*
*
Questo
avvocatino
Gino
mi
secca
.
Guarda
con
certi
occhi
stralunati
,
che
spesso
mi
fanno
ridere
,
ma
qualche
volta
mi
fanno
gelare
;
dice
che
non
può
più
vivere
senza
la
carità
d
'
una
mia
parola
d
'
affetto
;
implora
,
piange
,
singhiozza
;
mi
va
ripetendo
:
-
Contessa
,
si
ricorda
quel
giorno
in
cui
lì
sull
'
uscio
,
voltandosi
,
mi
disse
con
la
voce
di
un
angelo
:
Sperate
?
-
ed
insiste
,
e
torna
ad
invocare
pietà
,
a
singhiozzare
ed
a
piangere
.
Non
ne
posso
più
.
Giorni
sono
gli
lasciai
la
mano
:
la
baciò
più
volte
così
forte
che
mi
restarono
per
un
poco
delle
macchie
livide
sulla
pelle
.
Insomma
,
sono
stufa
.
Ieri
,
persa
la
pazienza
,
gli
gridai
che
mi
lasciasse
in
pace
,
che
non
si
attentasse
mai
più
di
rimettere
il
piede
in
casa
mia
,
e
che
se
avesse
ardito
ancora
di
comparirmi
innanzi
,
l
'
avrei
fatto
cacciare
dai
servi
e
avrei
raccontato
ogni
cosa
al
conte
.
L
'
avvocatino
impallidì
per
modo
che
i
suoi
occhi
neri
parvero
due
buchi
in
una
faccia
di
gesso
;
s
'
alzò
dal
canapè
barcollando
ed
uscì
senza
guardarmi
.
Tornerà
,
tornerà
,
scommetto
.
Ma
è
un
gran
dire
che
a
commuovermi
l
'
anima
non
ci
sia
altro
verso
che
il
rammentarmi
d
'
un
uomo
,
nel
quale
,
ad
onta
della
mia
furibonda
passione
,
vedevo
intiera
la
bassezza
infame
.
*
*
*
Remigio
ogni
tanto
mi
domandava
danaro
.
In
principio
la
pigliava
un
poco
larga
:
era
un
debito
di
giuoco
;
era
un
pranzo
che
doveva
offrire
ai
compagni
per
non
so
quale
occasione
:
avrebbe
restituito
la
somma
pochi
giorni
appresso
.
Finì
col
chiedere
senza
pretesti
ora
cento
fiorini
,
ora
dugento
;
una
volta
mi
chiese
mille
lire
.
Io
davo
,
e
mi
faceva
piacere
di
dare
.
Avevo
dei
risparmii
miei
,
poi
mio
marito
largheggiava
con
me
,
anzi
era
lieto
quando
gli
domandavo
qualcosa
;
ma
venne
un
momento
in
cui
gli
parve
che
spendessi
troppo
.
Mi
offesi
,
mi
adirai
tempestosamente
;
egli
,
bonone
per
solito
e
pieghevole
,
tenne
duro
una
giornata
intiera
.
Quella
giornata
appunto
Remigio
aveva
bisogno
urgente
,
immediato
di
dugentocinquanta
fiorini
:
mi
accarezzava
,
mi
diceva
tante
cose
belle
e
con
una
voce
così
ardente
d
'
amore
,
che
mi
sentii
beata
di
potergli
donare
uno
spillone
di
brillanti
,
il
quale
costava
,
se
mi
rammento
bene
,
quaranta
napoleoni
d
'
oro
.
Il
dì
seguente
Remigio
mancò
all
'
appuntamento
.
Dopo
avere
passeggiato
su
e
giù
per
certe
callette
al
di
là
del
Ponte
di
Rialto
una
ora
buona
,
sicché
la
gente
mi
guardava
con
curiosità
e
con
malizia
,
ed
i
motti
scherzosi
mi
scoppiettavano
intorno
,
alla
fine
,
con
le
guance
infiammate
dalla
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
d
'
ira
,
disperando
oramai
d
'
incontrare
l
'
amante
,
fantasticando
Dio
sa
che
sventure
,
corsi
a
casa
sua
trafelata
,
quasi
fuori
di
senno
.
La
sua
ordinanza
,
che
stava
lucidando
la
sciabola
,
mi
disse
come
il
tenente
dal
giorno
innanzi
non
si
fosse
veduto
.
-
Tutta
la
notte
fuori
?
-
domandai
,
non
avendo
capito
bene
.
Il
soldato
,
zufolando
,
fece
di
sì
con
la
testa
.
-
In
nome
di
Dio
,
correte
,
informatevi
di
lui
:
gli
sarà
seguita
qualche
disgrazia
:
ferito
forse
,
ucciso
!
Il
soldato
alzò
le
spalle
ghignando
.
-
Ma
,
rispondete
,
dov
'
è
il
povero
padrone
?
-
e
avevo
afferrato
per
le
braccia
il
soldato
mentre
continuava
a
ridere
,
e
lo
scuotevo
forte
.
Avvicinò
il
suo
mustacchio
al
mio
viso
;
mi
gettai
indietro
,
ma
ripetevo
:
-
Per
carità
,
rispondete
.
Brontolò
finalmente
:
-
A
cena
con
la
Gigia
,
o
la
Cate
,
o
la
Nana
,
o
con
tutte
e
tre
in
compagnia
.
Altro
che
disgrazie
!
Compresi
allora
che
il
tenente
Remigio
era
la
mia
vita
.
Il
sangue
mi
si
gelò
,
caddi
quasi
priva
di
sensi
sul
letto
nella
camera
buia
,
e
s
'
egli
non
fosse
apparso
in
quell
'
istante
all
'
uscio
,
il
cuore
in
un
parossismo
di
sospetti
e
di
rabbia
mi
si
sarebbe
spezzato
.
Ero
gelosa
fino
alla
pazzia
;
avrei
potuto
diventare
all
'
occasione
gelosa
fino
al
delitto
.
Mi
piaceva
in
quell
'
uomo
la
stessa
viltà
.
Quando
esclamava
:
-
Ti
giuro
,
Livia
,
non
amerò
e
non
abbraccierò
mai
altra
donna
che
te
-
io
gli
credevo
;
e
,
mentre
egli
mi
stava
innanzi
ginocchioni
,
lo
guardavo
adorando
,
come
fosse
un
Dio
.
Se
mi
avessero
chiesto
:
-
Vuoi
che
Remigio
diventi
Leonida
?
-
avrei
risposto
:
-
No
-
.
Che
cosa
mi
doveva
importare
dell
'
eroe
?
Anzi
la
perfetta
virtù
mi
sarebbe
parsa
scipita
e
sprezzabile
al
paragone
de
'
suoi
vizii
;
la
sua
mancanza
di
fede
,
di
onestà
,
di
delicatezza
,
di
ritegno
mi
sembrava
il
segno
di
una
vigoria
arcana
,
ma
potente
,
sotto
alla
quale
ero
lieta
,
ero
orgogliosa
di
piegarmi
da
schiava
.
Quanto
più
il
suo
cuore
appariva
basso
,
tanto
più
il
suo
corpo
splendeva
bello
.
Due
sole
volte
e
per
un
solo
istante
l
'
avrei
bramato
diverso
.
Passavamo
un
giorno
lungo
una
fondamenta
che
guarda
la
cinta
dell
'
Arsenale
.
La
mattina
era
allegra
d
'
un
sole
abbagliante
;
alla
sinistra
spiccavano
sull
'
aria
turchina
gli
alti
fumaiuoli
a
campana
capovolta
e
le
cornici
candide
e
i
tetti
rossi
,
mentre
sulla
destra
correva
il
lungo
muraglione
dei
Cantieri
,
severo
e
chiuso
.
Gli
occhi
abbacinati
riposavano
in
certe
ombre
cupe
,
lì
dove
si
affondava
un
sottoportico
o
si
stringeva
una
calle
;
e
l
'
acqua
brillava
di
tutti
i
verdi
,
rifletteva
tutti
i
colori
,
si
perdeva
qua
e
là
in
buchi
e
striscie
di
un
nero
denso
.
Correvano
e
saltavano
sulla
fondamenta
,
la
quale
dalla
parte
del
canale
non
aveva
nessun
riparo
,
dieci
o
dodici
monelli
,
vociando
a
squarciagola
.
Ve
n
'
erano
di
piccini
e
di
grandetti
.
Uno
dei
piccoli
,
quasi
nudo
,
grassotto
,
con
i
riccioletti
biondi
,
che
gli
coronavano
la
faccia
rosea
e
paffutella
,
faceva
un
chiasso
da
indemoniato
,
dando
scappellotti
,
pizzicando
i
compagni
e
poi
scappando
via
come
un
fulmine
.
Mi
fermai
a
guardare
,
mentre
Remigio
mi
raccontava
le
sue
grandezze
passate
.
A
un
tratto
quel
diavoletto
di
bimbo
,
non
potendo
in
una
corsa
precipitosa
fermare
il
piede
al
ciglio
della
fondamenta
,
volò
nel
canale
.
S
'
udì
uno
strido
ed
un
tonfo
,
poi
subito
intronarono
l
'
aria
le
grida
di
tutti
quanti
i
ragazzi
e
di
tutte
quante
le
donne
,
le
quali
prima
se
la
discorrevano
nella
via
o
guardavano
dalla
finestra
;
ma
in
quel
clamore
dominava
lo
strillo
acuto
,
disperato
,
straziante
della
giovine
madre
,
che
,
slanciatasi
ai
piedi
di
Remigio
,
unico
uomo
presente
a
quella
scena
,
urlava
:
-
Me
lo
salvi
,
per
carità
,
me
lo
salvi
!
-
Remigio
,
freddo
,
ghiacciato
,
rispose
alla
donna
:
-
Non
so
nuotare
-
.
Intanto
uno
dei
fanciulli
più
grandi
s
'
era
buttato
in
acqua
,
aveva
pigliato
per
i
ricci
biondi
il
piccino
e
lo
aveva
tirato
a
riva
.
Fu
un
attimo
.
Lo
stridìo
si
mutò
in
applauso
frenetico
;
donne
e
ragazzi
piangevano
di
gioia
;
la
gente
correva
da
tutte
le
parti
a
vedere
,
e
il
putto
biondo
guardava
intorno
con
i
suoi
occhioni
celesti
,
maravigliato
di
tanto
baccano
.
Remigio
con
uno
strappo
violento
mi
cavò
dalla
folla
.
L
'
altra
volta
che
un
poco
il
mio
amante
mi
spiacque
fu
per
questa
cagione
.
S
'
era
fatto
udire
nel
caffè
Quadri
,
ciarlando
in
tedesco
a
voce
alta
con
alcuni
impiegati
tirolesi
,
a
dir
male
dei
Veneziani
.
Un
signore
,
che
stava
in
un
canto
,
s
'
alzò
di
sbalzo
,
e
piantandosi
di
contro
a
lui
,
che
era
in
uniforme
,
gridò
:
-
Vigliacco
d
'
un
militare
-
e
gli
buttò
in
faccia
tre
o
quattro
de
'
suoi
biglietti
da
visita
.
Ne
nacque
un
parapiglia
.
Il
dì
seguente
i
padrini
dovevano
combinare
il
duello
;
ma
Remigio
,
avendo
notato
che
il
suo
avversario
era
piccolo
,
mingherlino
e
gracilissimo
,
rifiutò
la
pistola
,
rifiutò
la
spada
,
e
,
benché
la
scelta
delle
armi
spettasse
allo
sfidato
,
volle
ad
ogni
costo
la
sciabola
,
sicuro
com
'
egli
era
della
forza
del
proprio
braccio
.
Il
Veneziano
si
piegò
alla
prepotenza
;
ma
,
prima
del
duello
,
era
già
in
carcere
,
ed
a
Remigio
veniva
trasmesso
l
'
ordine
di
andare
immediatamente
ad
una
nuova
destinazione
in
Croazia
.
Quando
seppi
la
cosa
mi
disperai
:
senza
quell
'
uomo
io
non
potevo
vivere
.
Tanto
feci
presso
la
moglie
del
Luogotenente
,
e
tanto
si
adoperò
mio
marito
,
sollecitato
da
me
,
presso
il
Governatore
ed
i
Generali
,
che
Remigio
ottenne
di
venire
mandato
a
Trento
,
dove
io
ed
il
conte
dovevamo
tornare
appunto
in
quei
giorni
.
Tutto
fino
allora
era
andato
a
seconda
della
mia
cieca
passione
.
*
*
*
Da
tre
mesi
non
vedo
questo
mio
scartafaccio
.
Non
mi
sono
attentata
di
portarlo
in
viaggio
,
e
mi
doleva
,
confesso
,
di
averlo
lasciato
a
Trento
.
Riandando
nella
memoria
i
casi
di
tanti
anni
or
sono
,
il
cuore
torna
a
palpitare
e
sento
un
'
aura
calda
di
gioventù
,
che
mi
spira
d
'
intorno
.
Il
manoscritto
è
rimasto
serrato
a
tripla
chiave
nel
mio
scrigno
segreto
,
dietro
all
'
alcova
della
mia
camera
;
e
stava
chiuso
con
cinque
suggelli
in
una
grande
busta
,
su
cui
,
prima
di
partire
,
avevo
scritto
a
grossi
caratteri
:
«
Affido
all
'
onore
di
mio
marito
il
segreto
di
queste
carte
,
ch
'
egli
,
dopo
la
mia
morte
,
brucierà
senza
dissuggellarle
»
.
Me
ne
andai
tranquillissima
:
ero
certa
che
il
conte
,
anche
sospettando
,
avrebbe
religiosamente
adempiuto
la
volontà
di
sua
moglie
.
Ho
avuto
adess
'
adesso
dalla
cameriera
una
notizia
,
che
mi
ha
disgustata
:
l
'
avvocatino
Gino
prende
moglie
.
Ecco
la
costanza
degli
uomini
,
ecco
la
saldezza
delle
passioni
!
-
Contessa
Livia
,
muoio
,
mi
uccido
;
la
sua
immagine
sparirà
dal
mio
petto
con
l
'
ultima
goccia
del
mio
sangue
;
mi
calpesti
come
uno
schiavo
,
ma
mi
permetta
di
adorarla
come
una
Dea
-
.
Frasi
da
melodramma
.
Pochi
mesi
,
e
tutto
svanisce
.
Amore
,
furore
,
giuramenti
,
lagrime
,
singhiozzi
,
non
c
'
è
più
nulla
!
Schifosa
natura
umana
.
E
a
vedere
quegli
occhi
neri
in
quella
faccia
smorta
si
sarebbe
detto
che
vi
lampeggiasse
la
sincerità
profonda
dell
'
anima
appassionata
.
Come
balbettavano
le
labbra
e
pulsavano
le
arterie
e
tremavano
le
mani
e
la
persona
tutta
strisciava
umile
sotto
a
'
miei
piedi
.
L
'
avvocatino
scrofoloso
e
miserabile
meritò
davvero
il
calcio
che
ricevette
da
me
.
Bifolco
.
E
chi
sposa
?
Una
scioccherella
di
diciotto
anni
,
che
i
suoi
parenti
non
hanno
voluto
condurre
in
casa
mia
,
perché
la
contessa
Livia
,
si
sa
,
è
donna
troppo
galante
;
una
scipita
con
due
mele
ingranate
per
guance
,
le
mani
corte
,
grasse
e
rosse
,
i
piedi
da
stalliere
,
e
un
'
aria
impertinentina
da
santarella
,
che
consola
.
E
l
'
uomo
il
quale
piglia
una
tale
bamboccia
ha
osato
amarmi
e
dirmelo
!
Sento
le
brace
sul
viso
...
*
*
*
Il
mio
ufficiale
di
sedici
anni
addietro
,
se
non
era
un
grand
'
uomo
,
era
almeno
un
vero
uomo
.
Mi
stringeva
alla
vita
in
modo
da
stritolarmi
,
e
mi
mordeva
le
spalle
facendomele
sanguinare
.
Cominciavano
a
diffondersi
delle
vaghe
voci
di
guerra
,
poi
le
solite
notizie
contradditorie
e
le
consuete
smentite
:
armano
,
non
armano
,
sì
,
no
;
intanto
un
certo
movimento
insieme
febbrile
e
misterioso
si
propagava
dai
militari
ai
civili
,
i
treni
della
ferrovia
principiavano
a
ritardare
,
a
portare
giù
nuovi
soldati
e
cavalli
e
carriaggi
e
cannoni
,
mentre
i
giornali
non
ismettevano
di
negare
pur
l
'
ombra
dell
'
armamento
.
Io
,
senza
badare
agli
occhi
miei
,
credevo
ai
giornali
,
tanto
il
pensiero
di
una
guerra
mi
spaventava
.
Temevo
per
la
vita
dell
'
amante
;
ma
temevo
anche
più
il
distacco
lungo
,
inevitabile
,
che
avrebbe
dovuto
seguire
tra
noi
due
.
A
Remigio
,
in
fatti
,
l
'
ultimo
dì
di
marzo
fu
ordinato
di
recarsi
a
Verona
.
Ottenne
,
innanzi
di
partire
,
due
giorni
di
permesso
,
che
passammo
insieme
,
senza
lasciarci
mai
un
minuto
,
nella
misera
camera
di
un
'
osteria
sul
laghetto
di
Cavedine
;
ed
egli
mi
giurava
di
venire
presto
a
vedermi
,
ed
io
gli
giuravo
di
andare
a
Verona
quando
non
avesse
potuto
muoversi
di
lì
.
Nel
dargli
l
'
ultimo
abbraccio
gli
gettai
nella
tasca
un
borsellino
con
cinquanta
marenghi
.
Il
conte
,
ritornando
dalla
campagna
,
mi
trovò
,
dieci
o
dodici
giorni
dopo
la
partenza
di
Remigio
,
smagrita
e
pallida
.
Soffrivo
in
realtà
moltissimo
.
Di
quando
in
quando
sentivo
delle
accensioni
alla
testa
e
mi
venivano
dei
capogiri
,
tanto
che
tre
o
quattro
volte
,
barcollando
,
dovetti
appoggiarmi
alla
parete
o
ad
un
mobile
per
non
cadere
.
I
medici
,
che
mio
marito
,
premuroso
ed
inquieto
,
volle
consultare
,
ripetevano
,
stringendosi
nelle
spalle
:
-
Affare
di
nervi
-
;
mi
raccomandarono
di
far
moto
,
di
mangiare
,
di
dormire
e
di
stare
allegra
.
Eravamo
alla
metà
dell
'
aprile
ed
oramai
gli
apprestamenti
si
facevano
senza
maschera
:
militari
d
'
ogni
sorta
ingombravano
le
vie
;
marciavano
i
battaglioni
al
suono
delle
bande
e
dei
tamburi
;
volavano
sui
loro
cavalli
gli
aiutanti
di
campo
;
i
vecchi
generali
,
un
po
'
curvi
sulla
sella
,
passavano
al
trotto
seguiti
dallo
Stato
maggiore
,
baldo
,
brillante
,
caracollante
.
Quei
preparativi
mi
riempivano
di
paure
fantastiche
.
L
'
Italia
voleva
passare
a
fil
di
spada
tutti
quanti
gli
Austriaci
;
Garibaldi
,
con
le
sue
orde
di
demonii
rossi
,
voleva
scannare
tutti
quelli
che
gli
sarebbero
capitati
in
mano
:
si
presagiva
un
'
ecatombe
.
Avevo
le
furie
in
corpo
:
da
Verona
in
sei
settimane
m
'
erano
capitate
quattro
lettere
sole
.
La
posta
si
può
dire
che
non
esistesse
più
;
bisognava
consegnare
,
pregando
e
pagando
,
i
fogli
a
qualcuno
che
,
disposto
ad
affrontare
gli
ostacoli
e
gli
interminabili
ritardi
del
viaggio
,
avesse
necessità
e
ardire
di
recarsi
da
un
luogo
all
'
altro
.
Io
,
non
potendo
più
vivere
nelle
angoscie
,
in
cui
mi
teneva
notte
e
giorno
il
silenzio
o
volontario
o
innocente
di
Remigio
,
m
'
ero
risoluta
di
tentare
il
viaggio
;
ma
come
fare
senza
che
mio
marito
ne
sapesse
nulla
?
come
fare
io
donna
e
sola
e
giovane
e
bella
in
mezzo
alla
brutalità
dei
soldati
,
resi
più
audaci
dalla
disciplina
allentata
e
dal
pensiero
degli
stessi
pericoli
a
cui
andavano
incontro
?
Una
mattina
,
all
'
alba
,
dopo
una
eterna
notte
di
smanie
,
m
'
ero
addormentata
,
quando
a
un
tratto
un
romore
mi
sveglia
;
apro
gli
occhi
e
mi
vedo
accanto
Remigio
.
Mi
parve
un
sogno
.
L
'
aurora
illuminava
già
di
luce
lieve
e
rossastra
la
camera
;
scesi
con
un
balzo
dal
letto
per
chiudere
le
tende
dell
'
alcova
,
e
si
cominciò
sotto
voce
a
discorrere
.
Ero
inquieta
;
il
conte
,
che
dormiva
a
due
stanze
d
'
intervallo
,
poteva
sentire
,
poteva
venire
;
i
domestici
potevano
avere
visto
il
mio
amante
entrare
furtivamente
a
quell
'
ora
.
Egli
mi
rassicurò
con
poche
parole
impazienti
:
aveva
picchiato
,
come
altre
volte
,
ai
vetri
della
finestra
terrena
,
dove
la
cameriera
dormiva
;
ella
pian
piano
gli
aveva
aperto
il
portone
,
ed
era
entrato
senza
che
nessuno
sospettasse
di
nulla
.
Della
cameriera
m
'
importava
poco
,
giacché
sapeva
ogni
cosa
;
ma
il
peggio
stava
nell
'
uscire
:
bisognava
spicciarsi
.
Tornai
a
sbalzare
dal
letto
;
andai
ad
origliare
all
'
uscio
della
stanza
di
mio
marito
:
russava
.
-
Ti
fermi
a
Trento
,
non
è
vero
?
-
Sei
matta
.
-
Qualche
giorno
almeno
?
-
È
impossibile
.
-
Uno
?
-
Parto
fra
un
'
ora
.
Rimasi
accasciata
;
il
mio
cuore
,
pieno
un
minuto
prima
di
gaie
speranze
,
si
riempì
d
'
affanni
e
di
paure
.
-
E
non
tentare
di
trattenermi
.
In
tempo
di
guerra
non
si
scherza
.
-
Guerra
maledetta
!
-
Maledetta
sì
.
Dovrà
essere
terribile
,
a
quanto
pare
.
-
Senti
,
non
potresti
fuggire
,
non
potresti
nasconderti
?
Ti
aiuterò
.
Non
voglio
che
la
tua
vita
sia
messa
in
pericolo
.
-
Fanciullaggini
.
Mi
scoprirebbero
,
mi
piglierebbero
,
e
sarei
fucilato
per
disertore
.
-
Fucilato
!
-
Ho
bisogno
di
te
.
-
La
mia
vita
,
tutto
.
-
No
.
Duemilacinquecento
fiorini
.
-
Dio
,
come
faccio
?
-
Vuoi
salvarmi
?
-
Ad
ogni
costo
.
-
Senti
dunque
.
Con
duemilacinquecento
fiorini
i
due
medici
dell
'
ospedale
e
i
due
della
brigata
mi
fanno
un
certificato
di
malattia
,
e
vengono
a
visitarmi
ogni
tanto
per
confermare
presso
il
Comando
una
mia
infermità
qualunque
,
la
quale
mi
renda
inabile
affatto
al
servizio
.
Non
perdo
il
mio
grado
,
non
perdo
il
mio
soldo
,
scanso
ogni
pericolo
e
rimango
a
casa
tranquillo
,
zoppicando
un
poco
,
è
vero
,
per
una
sciatica
maligna
o
per
una
lesione
all
'
osso
della
gamba
,
ma
quieto
e
beato
.
Troverò
qualche
impiegatuzzo
con
cui
giuocare
a
briscola
;
berrò
,
mangierò
,
farò
le
lunghe
dormite
;
avrò
la
noia
di
stare
a
casa
nel
giorno
,
ma
la
notte
,
sempre
zoppicando
un
poco
per
prudenza
,
mi
potrò
sfogare
.
Ti
piace
?
-
Mi
piacerebbe
,
se
tu
fossi
a
Trento
.
Verrei
da
te
ogni
giorno
,
due
volte
al
giorno
.
Già
quando
ti
credono
malato
,
stare
a
Verona
o
a
Trento
non
è
lo
stesso
?
-
No
,
i
regolamenti
vogliono
che
il
militare
malato
stia
nella
sede
del
Comando
,
sotto
la
continua
e
coscienziosa
vigilanza
dei
medici
.
Ma
,
appena
finita
la
guerra
,
tornerò
qua
.
La
guerra
sarà
fiera
,
ma
breve
.
-
Mi
amerai
sempre
,
mi
sarai
sempre
fedele
,
non
guarderai
nessun
'
altra
donna
?
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
sì
,
te
lo
giuro
;
ma
l
'
ora
passa
,
e
i
duemilacinquecento
fiorini
mi
occorrono
.
-
Subito
?
-
Sicuro
,
devo
portarli
con
me
.
-
Ma
nello
scrignetto
credo
di
avere
appena
una
cinquantina
di
napoleoni
d
'
oro
.
Tengo
sempre
poco
denaro
.
-
Insomma
,
trovali
.
-
Come
vuoi
ch
'
io
li
trovi
?
Posso
chiederli
a
mio
marito
a
quest
'
ora
,
così
,
con
quale
pretesto
,
per
darli
a
chi
?
-
L
'
amore
si
conosce
dai
sacrifizii
.
Non
mi
ami
.
-
Non
ti
amo
?
io
che
ti
darei
volentieri
tutto
il
mio
sangue
.
-
Queste
sono
parole
.
Se
non
hai
denaro
,
dammi
i
gioielli
.
Non
risposi
e
mi
sentii
impallidire
.
Accortosi
della
impressione
che
mi
avevano
fatto
le
sue
ultime
parole
,
Remigio
mi
serrò
tra
le
braccia
di
ferro
,
e
mutato
tono
,
ripeté
più
volte
:
-
Sai
che
ti
amo
infinitamente
,
Livia
mia
,
e
ti
amerò
finché
avrò
un
soffio
di
vita
;
ma
questa
vita
salvamela
,
te
ne
scongiuro
,
salvala
per
te
,
se
mi
vuoi
bene
.
Mi
prendeva
le
mani
,
e
le
baciava
.
Ero
già
vinta
.
Andai
alla
scrivania
a
prendere
le
tre
piccole
chiavi
dello
scrignetto
:
temevo
di
far
romore
;
camminavo
in
punta
di
piedi
,
benché
avessi
i
piedi
nudi
.
Remigio
mi
accompagnò
nel
gabinetto
dietro
l
'
alcova
;
serrai
l
'
uscio
,
perché
il
conte
non
potesse
udire
,
ed
aperto
lo
scrigno
con
qualche
difficoltà
,
tanto
ero
agitata
,
ne
trassi
un
fornimento
intiero
di
brillanti
,
mormorando
:
-
Ecco
,
prendi
.
Costò
quasi
dodicimila
lire
.
Troverai
da
venderlo
?
Remigio
mi
tolse
di
mano
l
'
astuccio
;
guardò
i
gioielli
e
disse
:
-
Usurai
ce
n
'
è
dappertutto
.
-
Sarebbe
un
peccato
il
darlo
via
per
poco
.
Cerca
modo
di
poterlo
ricuperare
.
Mi
piangeva
il
cuore
.
Il
diadema
specialmente
mi
stava
tanto
bene
.
-
E
i
denari
me
li
dai
?
-
chiese
Remigio
,
-
mi
farebbero
comodo
.
Cercai
nello
scrigno
i
napoleoni
d
'
oro
,
che
avevo
messi
in
un
mucchietto
,
e
,
senza
contarli
,
glieli
diedi
.
Mi
baciò
e
,
frettolosamente
,
fece
per
uscire
.
Lo
trattenni
.
Con
un
atto
d
'
impazienza
mi
respinse
,
dicendo
:
-
Se
ti
preme
la
mia
vita
,
lasciami
andare
.
-
Fa
piano
,
non
senti
che
gli
stivali
scricchiolano
?
E
poi
,
aspetta
.
Voglio
vedere
se
c
'
è
la
cameriera
;
bisogna
ch
'
ella
venga
ad
accompagnarti
.
La
cameriera
,
infatti
,
attendeva
in
una
stanza
vicina
.
-
Mi
scriverai
subito
?
-
Sì
.
-
Ogni
due
giorni
?
Volevo
dare
un
ultimo
bacio
all
'
amante
mio
,
che
amavo
tanto
:
era
già
sparito
.
Aperte
le
invetriate
,
guardai
nella
via
.
Il
sole
indorava
le
alte
cime
dei
monti
.
Innanzi
al
portone
stavano
discorrendo
fra
loro
il
mozzo
di
stalla
ed
il
guattero
.
Alzarono
gli
occhi
e
mi
videro
;
poi
videro
uscire
dal
palazzo
Remigio
,
che
camminava
in
fretta
con
le
tasche
dell
'
abito
rigonfie
.
Tornai
a
letto
e
piansi
tutto
il
giorno
:
l
'
energia
della
mia
natura
era
fiaccata
.
Il
medico
la
mattina
appresso
trovò
che
bruciavo
e
che
avevo
una
gran
febbre
;
ordinò
il
chinino
,
che
non
presi
:
avrei
voluto
morire
.
Una
settimana
intiera
dopo
la
visita
di
Remigio
la
cameriera
mi
portò
con
la
sua
solita
placidezza
una
lettera
,
che
,
appena
vista
,
le
strappai
di
mano
rabbiosamente
:
avevo
indovinato
,
era
di
lui
,
la
prima
dopo
la
sua
partenza
,
e
mi
posi
a
leggerla
con
sì
furiosa
avidità
che
,
giunta
alla
fine
,
dovetti
ricominciare
:
non
ne
avevo
capito
nulla
.
Me
la
ricordo
ancora
oggi
parola
per
parola
,
tante
volte
la
lessi
e
tante
volte
i
casi
terribili
,
che
la
seguirono
,
me
ne
fecero
risovvenire
:
«
Livia
adorata
,
M
'
hai
salvato
la
vita
.
Ho
venduto
l
'
astuccio
a
un
Salomone
qualunque
,
per
poco
,
a
dire
il
vero
,
ma
in
queste
circostanze
di
trambusti
e
di
spaventi
non
si
poteva
esigere
di
più
,
duemila
fiorini
,
i
quali
sono
bastati
a
riempire
la
vorace
pancia
dei
medici
.
Prima
di
dovermi
ammalare
ho
trovato
una
bella
stanza
verso
l
'
Adige
in
via
Santo
Stefano
al
numero
147
(
scrivimi
a
questo
indirizzo
)
,
grande
,
pulita
,
con
una
anticamera
tutta
per
me
,
da
cui
si
esce
direttamente
sulla
scala
;
mi
sono
provvisto
di
tabacco
,
di
rum
,
di
carte
da
giuoco
e
di
tutti
i
volumi
di
Paolo
di
Koch
e
di
Alessandro
Dumas
.
Non
manco
di
compagnia
piacevole
,
tutti
maschi
(
non
ti
agitare
)
,
tutti
scrocconi
,
e
se
non
fosse
che
devo
parere
zoppo
e
che
di
giorno
non
posso
uscire
di
casa
,
mi
direi
l
'
uomo
più
felice
del
mondo
.
Certo
,
mi
manca
una
cosa
,
la
tua
persona
,
cara
Livia
,
che
adoro
e
che
vorrei
avere
il
dì
e
la
notte
fra
le
mie
braccia
.
Dunque
non
ti
dar
pensiero
di
nulla
.
Io
leggerò
le
notizie
della
guerra
fumando
;
e
quanti
più
Italiani
e
Austriaci
se
ne
andranno
all
'
inferno
tanto
più
ci
avrò
gusto
.
Amami
sempre
come
io
t
'
amo
;
appena
la
guerra
sarà
finita
e
questi
cani
di
dottori
,
i
quali
mi
costano
un
occhio
della
testa
,
m
'
avranno
lasciato
in
pace
,
correrà
ad
abbracciarti
,
più
ardente
che
mai
,
il
tuo
REMIGIO
»
.
La
lettera
mi
lasciò
sconcertata
e
disgustata
,
così
mi
parve
volgare
;
ma
poi
,
nel
tornarvi
su
,
a
poco
a
poco
mi
persuasi
che
il
tono
in
cui
era
scritta
fosse
affettatamente
leggiero
e
gaio
,
e
che
l
'
amante
avesse
fatto
un
crudele
,
ma
nobilissimo
sforzo
nel
contenere
l
'
impeto
del
suo
cuore
,
tanto
per
non
gettare
nuova
esca
nella
mia
passione
,
che
era
già
un
incendio
,
e
per
quietarmi
un
poco
l
'
animo
,
ch
'
egli
sapeva
terribilmente
ansioso
.
Ristudiai
la
lettera
in
ogni
frase
,
in
ogni
sillaba
.
Avevo
bruciate
tutte
le
altre
quasi
appena
ricevute
;
serbai
questa
in
un
taschino
del
portamonete
,
per
cavarnela
spesso
quando
ero
sola
,
dopo
avere
serrato
a
chiave
gli
usci
della
stanza
.
Tutto
mi
confermava
nella
mia
credenza
benevola
:
quelle
espressioni
d
'
affetto
mi
apparivano
tanto
più
potenti
quanto
più
erano
rapide
,
e
quei
periodi
grossolani
e
cinici
mi
si
presentavano
alla
fantasia
sublimi
di
generoso
sacrifizio
.
Avevo
tanto
bisogno
di
credere
che
la
mia
smania
trovasse
una
scusa
nella
smania
dell
'
altro
;
e
la
viltà
di
lui
mi
riempiva
il
seno
d
'
entusiasmo
,
purché
io
credessi
di
esserne
la
cagione
.
Ma
il
mio
cervello
galoppante
non
si
fermava
qui
.
Chi
sa
,
pensavo
tra
me
,
chi
sa
che
questa
lettera
sia
tutta
un
magnanimo
inganno
!
Forse
egli
è
già
partito
per
il
campo
,
forse
egli
sta
di
contro
al
nemico
;
ma
,
più
curante
di
me
che
di
lui
,
non
volendo
farmi
morire
negli
sbigottimenti
e
nei
terrori
,
m
'
addormenta
con
la
menzogna
pietosa
.
Appena
un
tale
pensiero
si
fece
adito
nel
mio
spirito
,
me
ne
sentii
tutta
invasa
.
Le
insonnie
,
l
'
avversione
al
mangiare
,
i
disturbi
fisici
contribuivano
ad
una
vera
esaltazione
mentale
.
Vivevo
quasi
nella
solitudine
.
Già
la
mia
società
s
'
era
andata
via
via
restringendo
,
poiché
le
famiglie
nobili
trentine
,
avverse
alle
opinioni
politiche
del
conte
,
avevano
da
un
pezzo
lasciato
con
bel
garbo
lui
e
me
affatto
in
disparte
;
i
giovani
,
frementi
d
'
italianismo
,
ci
sfuggivano
senza
riguardi
e
ci
odiavano
;
gl
'
impiegati
del
paese
,
non
sapendo
come
la
guerra
sarebbe
andata
a
finire
,
per
non
rischiare
di
compromettersi
né
in
un
modo
né
in
un
altro
,
oramai
si
astenevano
dal
mettere
piede
in
casa
nostra
:
vedevamo
,
in
somma
,
qualche
nobile
austriacante
,
spiantato
e
parassita
,
qualche
alto
funzionario
tirolese
,
duro
,
testardo
,
puzzolente
di
birra
e
di
cattivo
tabacco
.
I
militari
non
trovavano
più
l
'
agio
né
la
voglia
di
occuparsi
di
me
.
La
mia
relazione
col
tenente
Remigio
,
conosciuta
da
tutti
,
eccetto
che
da
mio
marito
,
aveva
accresciuto
il
mio
isolamento
,
il
quale
,
del
resto
,
m
'
era
gradito
,
anzi
necessario
nello
stato
d
'
animo
in
cui
da
un
po
'
di
tempo
vivevo
.
Remigio
,
dopo
la
lettera
famosa
,
non
aveva
più
scritto
.
Sognavo
per
lui
de
'
pericoli
,
che
mi
apparivano
tanto
più
orrendi
quanto
più
erano
incerti
.
Avrei
potuto
sopportare
forse
la
sicurezza
dei
rischi
d
'
una
battaglia
;
ma
il
non
sapere
se
il
mio
amante
andasse
alla
guerra
o
no
,
era
un
dubbio
che
mi
faceva
impazzire
.
Scrissi
a
Verona
ad
un
generale
che
conoscevo
,
a
due
colonnelli
,
poi
a
qualcuno
di
quegli
ufficialetti
,
i
quali
mi
avevano
tanto
corteggiato
a
Venezia
:
nessuno
rispose
.
Tempestavo
Remigio
di
lettere
;
niente
.
Intanto
le
ostilità
principiarono
:
la
vita
civile
era
soppressa
;
la
ferrovia
,
le
strade
non
servivano
ad
altro
che
ai
carriaggi
delle
munizioni
,
delle
ambulanze
,
delle
proviande
,
agli
squadroni
di
cavalleria
,
che
passavano
in
mezzo
a
nuvoli
di
polvere
,
alle
batterie
,
che
facevano
tremare
le
case
,
ai
reggimenti
di
fanteria
,
che
si
svolgevano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
interminabili
,
sinuosi
,
striscianti
come
un
verme
,
il
quale
volesse
abbracciare
nelle
sue
enormi
spire
tutta
quanta
la
terra
.
Una
mattina
calda
,
affannosa
,
il
26
del
giugno
,
capitarono
le
prime
notizie
di
una
battaglia
orribile
:
l
'
Austria
era
disfatta
,
diecimila
morti
,
ventimila
feriti
,
le
bandiere
perdute
,
Verona
ancora
nostra
,
ma
vicina
a
cedere
,
come
le
altre
fortezze
,
all
'
impeto
infernale
degli
Italiani
.
Mio
marito
era
in
villa
,
e
doveva
starci
una
settimana
.
Suonai
con
furia
;
la
cameriera
non
veniva
;
tornai
a
suonare
;
si
presentò
all
'
uscio
il
domestico
.
-
Dormite
tutti
?
maledetti
poltroni
.
Fammi
venire
subito
il
cocchiere
,
ma
subito
,
intendi
?
Qualche
minuto
dopo
entrò
Giacomo
sbigottito
,
abbottonandosi
la
livrea
.
-
Da
qui
a
Verona
quante
miglia
ci
sono
?
Stette
un
poco
a
pensare
.
-
Dunque
?
-
ripresi
stizzita
.
Giacomo
faceva
i
suoi
conti
:
-
Da
qui
a
Roveredo
circa
quattordici
;
da
Roveredo
a
Verona
dovrebbero
essere
...
non
saprei
...
ci
si
mette
con
due
buoni
cavalli
dieci
ore
,
poco
più
,
poco
meno
,
senza
contare
le
fermate
.
-
Ci
sei
mai
stato
con
i
cavalli
da
Trento
a
Verona
?
-
No
,
signora
contessa
;
andai
da
Roveredo
a
Verona
.
-
Fa
lo
stesso
.
Da
qui
a
Roveredo
so
bene
anch
'
io
che
occorrono
due
ore
.
-
Due
ore
e
mezzo
,
scusi
,
signora
contessa
.
-
Dunque
due
e
dieci
fanno
dodici
in
tutto
.
-
Mettiamo
tredici
,
signora
contessa
,
e
di
buon
trotto
.
-
Quanti
cavalli
ha
preso
con
sé
il
padrone
?
-
La
sua
solita
cavallina
morella
.
-
Ne
restano
quattro
in
scuderia
.
-
Sì
,
signora
padrona
:
Fanny
,
Candida
,
Lampo
e
lo
stallone
.
-
Potresti
attaccarli
tutti
quattro
?
-
Insieme
?
-
Sì
,
insieme
.
Giacomo
sorrise
con
una
cert
'
aria
di
benevola
compassione
:
-
Scusi
,
signora
contessa
,
non
è
possibile
.
Lo
stallone
...
-
Ebbene
,
attacca
gli
altri
tre
.
-
Lampo
ha
una
sciancatura
,
povero
Lampo
,
non
può
neanche
trascinarsi
al
passo
.
-
Attacca
dunque
come
al
solito
Fanny
e
Candida
,
in
nome
di
Dio
-
gridai
,
pestando
i
piedi
,
e
soggiunsi
:
-
Domattina
alle
quattro
.
-
Sarà
servita
,
signora
padrona
;
e
,
scusi
,
per
regolarmi
nella
biada
da
portar
via
,
dove
si
va
?
-
A
Verona
.
-
A
Verona
,
misericordia
!
In
quanti
giorni
?
-
Dalla
mattina
alla
sera
.
-
Signora
padrona
,
scusi
,
ma
questo
proprio
non
si
può
.
-
Ed
io
lo
voglio
,
hai
capito
?
-
replicai
con
accento
così
imperioso
che
il
pover
'
uomo
trovò
appena
il
coraggio
di
balbettare
:
-
Abbia
compassione
di
me
.
Accopperemo
le
due
cavalle
,
e
il
padrone
mi
caccerà
sulla
strada
.
-
La
responsabilità
è
mia
.
Obbedisci
e
non
pensare
ad
altro
-
e
gli
diedi
quattro
marenghi
.
-
Ti
darò
il
doppio
quando
saremo
tornati
,
ad
un
patto
per
altro
,
che
tu
non
dica
niente
a
nessuno
.
-
Per
questo
non
c
'
è
pericolo
;
ma
gl
'
ingombri
della
strada
,
carri
,
i
cannoni
,
le
prepotenze
dei
soldati
,
le
seccature
dei
gendarmi
?
-
Ci
penso
io
.
Giacomo
piegò
il
capo
,
rassegnato
,
ma
non
persuaso
.
-
A
che
ora
giungeremo
a
Verona
?
-
Quando
vorrà
il
cielo
,
signora
padrona
;
e
sarà
un
miracolo
se
ci
arriveremo
vivi
,
lei
,
signora
padrona
,
io
e
le
due
povere
bestie
.
Per
me
poco
importa
,
ma
per
lei
e
per
le
bestie
!
-
Bene
,
alle
quattro
dunque
,
e
silenzio
.
Se
taci
avrai
quello
che
ti
ho
promesso
,
se
parli
ti
licenzio
sui
due
piedi
e
senza
salario
.
Hai
inteso
?
Bada
che
tutti
,
anche
la
cameriera
,
devono
credere
che
andiamo
a
San
Michele
,
dalla
marchesa
Giulia
.
Giacomo
,
rannuvolato
,
s
'
inchinò
ed
uscì
dalla
stanza
.
All
'
alba
ero
in
carrozza
,
e
via
.
Avevo
chiuso
le
tendine
degli
sportelli
,
e
guardavo
da
un
angolo
ai
fantaccini
trafelati
e
polverosi
,
i
quali
credendo
che
nel
cocchio
stesse
un
qualche
gran
personaggio
,
si
schieravano
lungo
i
fossati
;
alcuni
facevano
il
saluto
militare
.
Di
quando
in
quando
bisognava
rallentare
la
corsa
con
mio
fiero
dispetto
,
o
a
dirittura
fermarsi
alcuni
minuti
per
aspettare
che
i
pesanti
e
cigolanti
carri
avessero
lasciato
libero
il
passo
:
le
cose
per
altro
andavano
assai
meglio
di
quello
che
avesse
predetto
Giacomo
.
Una
pattuglia
di
gendarmi
a
cavallo
fermò
la
carrozza
,
ma
il
sergente
,
vedendo
che
c
'
era
dentro
una
signora
,
si
contentò
di
gridare
cavallerescamente
:
-
Buon
viaggio
-
.
Più
giù
di
Roveredo
,
a
Pieve
,
ci
si
trattenne
a
rinfrescare
un
poco
;
poi
a
Borghetto
,
staccate
le
giumente
,
che
non
ne
potevano
più
,
passammo
tre
ore
buone
,
che
mi
parvero
tre
anni
,
rannicchiata
com
'
ero
nella
carrozza
,
udendo
i
lamenti
e
le
bestemmie
dei
soldati
,
i
quali
si
lasciavano
cascare
in
terra
a
squadre
per
pochi
istanti
vicino
all
'
osteria
,
sotto
la
scarsa
ombra
degli
alberi
magri
,
e
mangiavano
un
tozzo
di
pagnotta
e
bevevano
un
sorso
d
'
acqua
.
Avrò
chiamato
dieci
volte
Giacomo
,
il
quale
veniva
allo
sportello
con
tanto
di
grugno
,
sforzandosi
di
parere
composto
,
e
si
toglieva
il
cappello
,
e
ripeteva
:
-
Signora
contessa
,
ancora
dieci
minuti
-
.
Si
ripigliò
,
quando
Dio
volle
,
il
cammino
.
L
'
Adige
,
che
costeggiavamo
,
era
quasi
asciutto
,
i
campi
sembravano
arsi
,
la
strada
brillava
d
'
un
candore
abbagliante
,
non
si
vedeva
una
macchia
nel
cielo
azzurro
,
le
pareti
della
carrozza
bruciavano
,
e
in
quell
'
afa
grave
,
in
quella
densa
polvere
,
io
mi
sentivo
soffocare
.
La
fronte
mi
gocciolava
e
battevo
i
piedi
per
l
'
impazienza
.
Non
badai
alla
Chiusa
:
ascoltavo
lo
scoppiettìo
della
frusta
di
Giacomo
.
A
Pescantina
si
tornò
a
rinfrescare
:
le
buone
bestie
camminavano
a
stento
,
e
a
giungere
a
Verona
ci
volevano
ancora
dieci
lunghe
miglia
.
Il
sole
era
scomparso
in
un
nimbo
di
fuoco
.
Sempre
carri
e
soldati
,
ronde
di
gendarmi
,
polvere
,
e
a
momenti
un
frastuono
assordante
e
uno
stridore
acuto
di
ferramenta
,
a
momenti
un
mormorio
confuso
e
pauroso
,
nel
quale
si
distinguevano
gemiti
e
imprecazioni
e
le
strofe
di
qualche
canzonaccia
oscena
,
cantata
da
voci
strozzate
.
Fino
ad
ora
eravamo
scesi
con
la
corrente
degli
uomini
e
dei
veicoli
,
ora
ci
s
'
incontrava
in
qualche
vettura
d
'
ambulanza
,
in
qualche
compagnia
pedestre
di
militari
leggermente
feriti
,
col
braccio
al
collo
,
una
fasciatura
alla
testa
,
verdi
in
volto
,
curvi
,
zoppicanti
,
laceri
.
E
Remigio
,
Remigio
!
Gridavo
a
Giacomo
di
battere
le
bestie
col
manico
della
frusta
.
Cominciava
a
far
notte
.
S
'
arrivò
alle
mura
di
Verona
verso
le
nove
;
e
tanto
era
il
timor
panico
,
tanto
il
trambusto
,
che
nessuno
badò
alla
carrozza
,
e
si
poté
giungere
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
senz
'
altri
intoppi
.
Non
c
'
era
più
una
camera
,
non
c
'
era
un
buco
dove
poter
dormire
,
né
in
quell
'
albergo
,
né
,
per
quanto
mi
assicurarono
,
in
nessuna
altra
locanda
della
città
:
tutto
era
stato
requisito
per
gli
ufficiali
.
I
cavalli
,
morti
di
stanchezza
,
vennero
legati
nel
cortile
;
Giacomo
doveva
attendere
ad
essi
;
io
finalmente
sbalzai
a
terra
.
Mi
feci
accompagnare
a
piedi
da
un
ragazzaccio
nella
via
Santo
Stefano
al
numero
147
.
Si
dovette
camminare
più
volte
su
e
giù
nella
strada
,
guardando
all
'
alto
delle
porte
,
innanzi
di
distinguere
nel
barlume
dei
rari
fanali
il
numero
della
casa
.
Se
Remigio
c
'
era
,
volevo
fargli
una
improvvisata
:
le
mie
membra
tremavano
tutte
d
'
impazienza
e
di
desiderio
,
ma
poteva
essere
a
letto
,
poteva
stare
in
compagnia
di
qualcuno
,
e
,
sebbene
volessi
ad
ogni
costo
vederlo
subito
,
pure
mi
sembrò
di
dover
mandare
il
ragazzo
avanti
in
esplorazione
.
Era
furbo
e
capì
al
volo
:
doveva
suonare
,
chiedere
del
tenente
per
una
faccenda
urgentissima
,
insistere
perché
gli
aprissero
,
salire
,
dirgli
una
fandonia
qualunque
,
per
esempio
che
un
signore
,
del
quale
s
'
era
scordato
il
nome
e
che
alloggiava
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
bramava
,
senza
ritardo
,
avere
notizie
della
sua
salute
.
Il
fanciullo
nel
venir
fuori
aveva
da
lasciare
aperti
l
'
uscio
del
quartiere
e
la
porta
di
strada
.
Io
mi
nascosi
sul
fianco
della
casa
,
in
un
chiassuolo
tra
la
via
ed
il
fiume
.
Il
fanciullo
suonò
.
S
'
udì
una
voce
rabbiosa
dall
'
ultimo
piano
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
L
'
altro
campanello
,
quello
di
mezzo
:
alla
malora
.
Il
fanciullo
suonò
all
'
altro
campanello
.
Passò
un
minuto
,
che
mi
sembrò
interminabile
,
e
nessuno
comparve
;
il
ragazzo
tornò
a
suonare
;
allora
dal
secondo
piano
una
voce
di
donna
chiese
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
Sì
,
ma
non
riceve
nessuno
.
-
Ho
bisogno
di
parlargli
.
-
Domattina
dopo
le
nove
.
-
No
,
questa
sera
.
Hanno
paura
dei
ladri
?
Passò
un
altro
minuto
e
finalmente
la
porta
si
aprì
.
Remigio
c
'
era
!
la
gioia
mi
spezzava
il
cuore
:
mi
si
offuscò
la
vista
e
,
non
potendo
reggermi
sulle
gambe
,
m
'
appoggiai
alla
muraglia
.
Poco
dopo
il
fanciullo
tornò
:
s
'
era
fatto
mandare
al
diavolo
,
ma
aveva
potuto
lasciare
l
'
uscio
e
la
porta
socchiusi
.
Mi
tornarono
le
forze
,
diedi
qualche
moneta
all
'
astuto
monello
,
e
,
strisciando
,
entrai
nella
casa
.
Avevo
previsto
che
mi
sarebbero
occorsi
i
fiammiferi
;
al
pianerottolo
del
secondo
piano
v
'
erano
due
usci
,
sopra
uno
dei
quali
stava
appiccato
il
biglietto
da
visita
di
Remigio
;
spinsi
l
'
imposta
,
che
cedette
,
ed
entrai
senza
romore
in
una
stanza
quasi
buia
.
Toccavo
la
cima
delle
mie
speranze
,
sentivo
già
le
braccia
dell
'
amante
mio
,
per
il
quale
avrei
dato
senza
esitare
tutto
quello
ch
'
io
avevo
e
la
mia
vita
insieme
,
schiacciarmi
impetuosamente
sopra
il
suo
largo
torace
,
sentivo
i
suoi
denti
incidere
la
mia
pelle
,
e
pregustavo
un
mondo
inenarrabile
di
allegrezze
furiose
.
La
consolazione
mi
fiaccava
:
dovetti
sedermi
sopra
una
seggiola
,
che
stava
accanto
all
'
ingresso
.
Udivo
e
vedevo
come
se
fossi
immersa
in
un
sogno
:
avevo
perso
il
senso
della
realtà
.
Ma
qualcuno
lì
d
'
appresso
rideva
rideva
:
era
un
riso
di
donna
stridulo
,
sguaiato
,
sgangherato
,
che
a
poco
a
poco
mi
destò
.
Ascoltai
,
mi
rizzai
e
,
trattenendo
il
respiro
,
m
'
avvicinai
ad
un
uscio
spalancato
,
dal
quale
si
vedeva
in
una
vasta
camera
illuminata
.
Io
stavo
nell
'
ombra
,
né
mi
si
poteva
scorgere
.
Oh
,
perché
in
quel
punto
Dio
non
mi
accecò
!
V
'
era
una
tavola
,
co
'
resti
d
'
una
cena
;
v
'
era
,
dietro
alla
tavola
,
un
largo
canapè
verde
su
cui
Remigio
,
sdraiato
,
faceva
per
gioco
il
solletico
sotto
l
'
ascella
ad
una
ragazza
,
la
quale
sghignazzava
,
si
sbellicava
,
si
dimenava
,
si
contorceva
tutta
,
sforzandosi
invano
di
svincolarsi
dalle
mani
dell
'
uomo
,
che
le
dava
baci
sulle
braccia
,
sul
collo
,
sulla
nuca
,
dove
capitava
.
Io
non
mi
potevo
più
muovere
;
ero
inchiodata
al
mio
posto
,
con
gli
occhi
fissi
,
le
orecchie
tese
,
la
gola
arsa
.
L
'
uomo
,
stufo
della
burla
,
afferrò
alla
vita
la
ragazza
,
mettendosela
a
sedere
sulle
ginocchia
.
Allora
cominciarono
i
discorsi
,
interrotti
spesso
da
scherzi
e
da
carezze
.
Sentivo
le
parole
,
il
senso
mi
sfuggiva
.
A
un
tratto
la
donna
pronunciò
il
mio
nome
.
-
Mostrami
i
ritratti
della
contessa
Livia
.
-
Li
hai
visti
tante
volte
.
-
Mostrameli
,
te
ne
prego
.
L
'
uomo
,
rimanendo
disteso
sul
canapè
,
alzò
un
lembo
della
tovaglia
,
aperse
il
cassetto
della
tavola
e
ne
cavò
delle
carte
.
La
ragazza
,
diventata
seria
,
cercò
fra
quelle
i
ritratti
e
li
guardò
lungamente
,
poi
:
-
È
bella
la
contessa
Livia
?
-
Lo
vedi
.
-
Non
mi
capisci
:
voglio
sapere
se
ti
par
più
bella
di
me
.
-
Nessuna
donna
mi
può
parer
più
bella
di
te
.
-
Vedi
,
in
questa
fotografia
il
vestito
da
ballo
lascia
scoperte
le
braccia
intiere
e
le
spalle
giù
giù
-
e
la
fanciulla
s
'
accomodava
la
camicia
,
confrontando
con
il
ritratto
:
-
Guarda
,
ti
sembro
più
bella
?
L
'
uomo
la
baciò
in
mezzo
al
petto
,
esclamando
:
-
Mille
volte
più
bella
.
La
fanciulla
,
accanto
alla
lucerna
,
fissando
negli
occhi
l
'
uomo
,
che
sorrideva
,
pigliò
ad
uno
ad
uno
i
quattro
ritratti
,
e
lenta
lenta
li
lacerò
ciascuno
in
quattro
pezzi
;
e
lasciava
cadere
quei
brani
sulla
tavola
in
mezzo
ai
tondi
e
ai
bicchieri
.
L
'
uomo
continuava
a
sorridere
.
-
Ma
tu
,
cattivo
,
le
dici
pure
di
volerle
bene
.
-
Sai
che
glielo
dico
il
meno
possibile
;
ma
ho
bisogno
di
lei
,
e
non
saremmo
qui
insieme
,
cara
,
se
non
m
'
avesse
dato
il
danaro
che
sai
.
Quei
maledetti
medici
me
l
'
hanno
fatta
pagar
salata
la
vita
.
-
Quanto
t
'
è
rimasto
?
-
Cinquecento
fiorini
,
che
sono
già
in
parte
sfumati
.
Bisogna
scrivere
a
Trento
alla
cassa
:
ogni
parola
dolce
,
un
marengo
.
-
Eppure
-
disse
la
donna
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
-
eppure
mi
pesa
.
L
'
uomo
se
la
tirò
vicina
vicina
sul
canapè
verde
,
mormorando
:
-
Lagrime
non
ne
voglio
.
In
quel
punto
il
cuore
mi
si
rivoltolò
dentro
:
l
'
amore
era
diventato
esecrazione
.
Mi
trovai
nella
strada
.
Andavo
senza
sapere
dove
;
mi
passavano
accanto
nella
oscurità
,
urtandomi
,
gruppi
di
soldati
,
barelle
,
da
cui
venivano
gemiti
lunghi
o
strilli
di
dolore
,
qualche
cittadino
frettoloso
,
qualche
contadino
spaurito
;
nessuno
badava
a
me
,
che
scivolavo
lungo
i
muri
delle
case
ed
ero
vestita
tutta
di
nero
con
un
fitto
velo
sul
volto
.
Riescii
ad
un
largo
viale
piantato
di
alberi
cupi
,
dove
il
fiume
,
corrente
alla
mia
destra
,
rinfrescava
un
poco
l
'
aria
affannosa
.
L
'
acqua
si
perdeva
quasi
nelle
tenebre
;
ma
non
mi
venne
,
neanche
per
un
attimo
,
la
tentazione
del
suicidio
.
Era
già
nato
in
me
,
senza
ch
'
io
neppure
me
ne
fossi
avveduta
,
un
pensiero
bieco
,
ancora
indeterminato
,
ancora
annebbiato
,
il
quale
m
'
invadeva
adagio
adagio
l
'
anima
intiera
e
la
mente
,
il
pensiero
della
vendetta
.
Avevo
offerto
tutto
a
quell
'
uomo
,
ero
vissuta
per
lui
,
senza
di
lui
m
'
ero
sentita
morire
,
con
lui
ero
salita
in
cielo
;
ed
il
suo
cuore
,
i
suoi
baci
egli
li
dava
ad
un
'
altra
!
La
scena
a
cui
avevo
assistito
,
mi
si
dipingeva
tutta
dinanzi
;
vedevo
ancora
sotto
a
'
miei
occhi
quelle
lascivie
.
Infame
!
Corro
per
lui
,
superando
ogni
ostacolo
,
sprezzando
ogni
pericolo
,
gettando
nel
fango
il
mio
nome
:
corro
ad
aiutarlo
,
corro
a
confortarlo
,
e
lo
trovo
sano
,
più
bello
che
mai
e
nelle
braccia
di
una
donna
!
E
lui
,
che
mi
deve
tutto
,
e
la
sua
ganza
,
calpestano
insieme
la
mia
dignità
ed
il
mio
affetto
e
mi
scherniscono
e
mi
vituperano
.
E
sono
io
che
pago
le
loro
orgie
;
e
quella
donna
bionda
si
vanta
,
nuda
,
di
essere
più
bella
di
me
;
e
lui
,
lui
(
m
'
era
serbato
questo
supremo
obbrobrio
)
la
proclama
lui
stesso
più
bella
!
Tante
emozioni
m
'
avevano
affranto
:
l
'
ira
,
che
bolliva
dentro
di
me
,
aveva
messo
in
tutto
il
mio
corpo
una
febbre
ardente
,
che
mi
faceva
tremare
le
gambe
.
Non
sapevo
dove
fossi
;
non
volevo
,
né
potevo
farmi
accompagnare
da
un
passante
fino
all
'
albergo
per
chiudermi
di
nuovo
nella
carrozza
;
mi
posi
a
sedere
sulla
sponda
del
fiume
,
fissando
gli
occhi
nel
cielo
nero
.
Non
trovavo
requie
;
rientrai
nelle
vie
della
città
;
impazzivo
;
cascavo
di
fatica
;
da
diciotto
ore
non
avevo
mangiato
.
Mi
trovai
per
caso
di
contro
ad
una
modesta
bottega
da
caffè
,
e
,
dopo
avere
più
volte
girato
innanzi
alla
vetrina
,
parendomi
che
non
ci
fosse
nessuno
,
andai
a
pormi
nel
canto
più
lontano
e
scuro
,
ordinando
qualcosa
.
Nell
'
angolo
opposto
,
sdraiati
sullo
stesso
sofà
rosso
,
che
circondava
la
sala
vasta
,
bassa
,
umida
e
mezza
buia
,
stavano
due
militari
,
fumando
e
sbadigliando
.
Poco
dopo
entrarono
due
altri
ufficiali
;
un
giovinetto
,
che
poteva
avere
diciannove
anni
,
lungo
,
smilzo
,
con
i
baffetti
sottili
,
ed
un
uomo
sui
quaranta
,
tozzo
,
pesante
,
con
il
muso
pavonazzo
a
bitorzoli
ed
a
bernoccoli
,
le
larghe
sopracciglia
nere
come
il
carbone
e
due
mustacchi
sotto
il
naso
grosso
così
folti
ed
irti
che
parevano
setole
;
aveva
in
bocca
una
pipa
boema
,
corta
nel
cannello
,
ma
enorme
nel
camino
,
dalla
quale
uscivano
ampie
nubi
di
fumo
,
che
andavano
l
'
una
dopo
l
'
altra
ad
annerire
il
soppalco
.
Il
giovinetto
andò
dritto
a
salutare
gli
ufficiali
nell
'
angolo
.
Sentii
che
diceva
:
-
Ne
ho
visti
morire
quaranta
in
due
ore
nella
sala
delle
operazioni
sotto
i
ferri
dei
chirurghi
,
i
quali
buttavano
via
braccia
e
gambe
come
se
giuocassero
al
pallone
,
e
trapanavano
e
aggiustavano
teste
...
-
Bisognerebbe
che
aggiustassero
quelle
dei
nostri
generali
-
brontolò
il
Boemo
,
ghignando
.
Nessuno
badava
a
me
.
Entrò
,
sola
,
una
ragazza
,
pareva
una
crestaia
,
e
si
pose
a
sedere
a
lato
dell
'
ufficialetto
magro
,
chiedendogli
ad
alta
voce
:
-
Me
lo
paghi
un
caffè
?
Dopo
alcuni
discorsi
,
ai
quali
non
posi
attenzione
,
uno
dei
militari
sdraiati
disse
alla
ragazza
,
senza
muoversi
:
-
Sai
,
Costanza
,
ho
visto
il
tuo
tenente
Remigio
-
Quando
?
-
chiese
la
femmina
.
-
Oggi
.
Sono
andato
da
lui
.
Era
insieme
con
Giustina
.
La
conosci
Giustina
?
-
Sì
,
quella
biondona
,
che
ha
tre
denti
rimessi
.
-
Non
me
ne
sono
accorto
.
-
Guardala
bene
.
E
come
sta
Remigio
?
-
Qualche
doloretto
alla
gamba
,
che
lo
fa
guaire
ogni
tanto
,
e
zoppica
un
poco
,
ecco
tutto
.
È
stata
proprio
una
malattia
provvidenziale
quella
.
Gli
altri
arrischiano
la
pelle
,
si
logorano
nelle
fatiche
,
nei
calori
d
'
inferno
,
nella
fame
,
in
tutte
le
maledizioni
di
questa
guerra
,
e
lui
mangia
,
beve
e
sta
allegro
e
trova
chi
lo
mantiene
.
-
Chi
vuoi
che
lo
mantenga
quel
buon
mobile
?
-
Una
signora
.
-
Una
vecchia
bavosa
.
-
No
,
mia
cara
,
una
signora
bella
,
giovane
e
,
per
giunta
,
milionaria
e
contessa
e
innamorata
matta
di
lui
.
-
E
paga
le
bellezze
del
tenente
?
-
Gli
dà
del
danaro
,
e
molto
.
-
Povera
sciocca
!
-
Remigio
la
chiama
la
sua
Messalina
.
Non
me
ne
ha
detto
il
casato
,
ma
mi
ha
confidato
ch
'
è
di
Trento
e
che
ha
nome
Livia
.
C
'
è
nessuno
qui
che
sia
pratico
di
Trento
?
L
'
ufficialetto
smilzo
disse
:
-
M
'
informerò
io
e
vi
riferirò
ogni
cosa
domani
a
sera
,
se
saremo
a
Verona
.
Contessa
Silvia
,
non
è
vero
?
-
Contessa
Livia
,
Livia
,
ricordatelo
bene
-
gridò
l
'
ufficiale
sdraiato
.
Costanza
riprese
:
-
Ma
Remigio
è
malato
per
davvero
?
-
Oh
per
questo
poi
sì
.
Capisci
bene
che
non
la
si
dà
a
bere
a
quattro
medici
:
uno
del
reggimento
di
Remigio
,
un
altro
scelto
dal
generale
in
un
altro
reggimento
e
due
dell
'
ospedale
militare
.
Ogni
tre
giorni
vanno
a
visitarlo
;
palpano
la
gamba
-
e
picchiano
e
tirano
e
lo
fanno
strillare
.
Una
volta
svenne
.
Ora
sta
meglio
.
-
Finita
la
guerra
,
guarita
la
gamba
insistette
la
Costanza
.
-
Non
lo
dite
neanche
per
ischerzo
-
osservò
il
secondo
ufficiale
sdraiato
,
il
quale
fino
allora
non
aveva
fatto
sentir
la
sua
voce
.
-
Sai
che
per
il
solo
sospetto
di
un
inganno
il
tenente
ed
i
medici
verrebbero
fucilati
in
ventiquattt
'
ore
,
l
'
uno
come
disertore
dal
campo
di
battaglia
,
gli
altri
come
complici
e
manutengoli
?
-
E
se
la
meriterebbero
,
per
Dio
-
esclamò
ruggendo
il
Boemo
senza
cavarsi
la
pipa
di
bocca
.
L
'
ufficialetto
aggiunse
:
-
Il
generale
Hauptmann
non
aspetterebbe
neanche
ventiquattr
'
ore
.
A
queste
parole
l
'
idea
,
che
già
mi
stava
in
nebbia
nel
cervello
,
splendette
di
vivissima
luce
;
avevo
trovato
,
avevo
risoluto
.
-
Il
generale
Hauptmann
!
-
ripetevo
tra
me
.
Le
vampe
,
che
mi
salivano
al
capo
,
m
'
obbligarono
a
togliere
del
tutto
il
velo
dalla
faccia
;
bruciavo
:
chiamai
perché
mi
portassero
dell
'
acqua
.
Gli
ufficiali
,
che
allora
s
'
accorsero
di
me
,
mi
furono
tutti
attorno
.
-
O
la
bella
donna
!
-
Ha
bisogno
di
qualcosa
?
-
Vuole
un
bicchierino
di
Marsala
?
-
Possiamo
tenerle
compagnia
?
-
Aspetta
qualcuno
?
-
Occhi
stupendi
!
-
Labbra
da
baci
!
-
L
'
ufficialetto
magro
mi
si
era
cacciato
accanto
sul
sofà
:
essendo
il
più
giovane
voleva
mostrarsi
il
più
ardito
.
Mi
svincolai
dalle
sue
mani
e
cercai
di
alzarmi
per
fuggire
,
ma
due
altri
mi
trattenevano
;
il
Boemo
sudicio
guardava
e
fumava
.
Mi
rivolsi
a
lui
gridando
:
-
Signore
,
sono
una
gentildonna
,
m
'
aiuti
e
mi
accompagni
a
casa
,
alla
Torre
di
Londra
-
.
Il
Boemo
si
fece
largo
,
dando
degli
spintoni
di
qua
e
di
là
e
mandando
quasi
con
le
gambe
all
'
aria
l
'
ufficialetto
novello
;
poi
,
duro
,
serio
,
mettendo
in
tasca
la
pipa
,
m
'
offerse
il
braccio
.
Uscii
con
lui
.
Durante
la
via
,
che
non
era
lunga
,
mi
disse
poche
e
rispettose
parole
.
Io
gli
chiesi
chi
fosse
il
generale
Hauptmann
,
dove
avesse
il
suo
uffizio
e
altre
notizie
,
le
quali
mi
premevano
per
le
mie
buone
ragioni
.
Seppi
come
il
generale
del
Comando
stesse
in
Castel
San
Pietro
.
Il
portone
dell
'
albergo
rimaneva
spalancato
,
benché
il
tocco
dopo
mezzanotte
fosse
suonato
da
un
pezzo
:
c
'
era
un
grande
andirivieni
di
militari
e
di
borghesi
.
Ringraziai
l
'
ufficiale
,
che
puzzava
di
maledetto
tabacco
,
e
m
'
accomodai
alla
meglio
sui
cuscini
della
mia
carrozza
,
posta
in
un
angolo
del
cortile
.
Stracca
morta
com
'
ero
,
m
'
assopii
tosto
;
ma
mi
destò
in
sussulto
il
picchiare
forte
di
una
mano
sullo
sportello
.
La
voce
rauca
e
volgare
del
Boemo
ripeteva
:
-
Sono
io
,
signora
contessa
,
io
che
vorrei
dirle
,
col
debito
ossequio
,
una
sola
parola
.
Abbassai
il
cristallo
,
e
l
'
ufficiale
mi
porse
qualcosa
:
era
il
mio
portamonete
,
dimenticato
sulla
tavola
della
bottega
da
caffè
,
mentre
stavo
per
pagare
e
successe
il
tafferuglio
.
Lo
avevano
trovato
e
riportato
i
tre
compagni
di
lui
,
il
quale
disse
con
gravità
solenne
:
-
Non
manca
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Ma
le
carte
sono
state
lette
?
-
e
pensavo
alla
lettera
di
Remigio
,
l
'
unica
serbata
da
me
e
che
non
avrei
voluto
per
cosa
al
mondo
vedermi
uscire
di
mano
.
-
No
,
signora
contessa
.
Sono
stati
visti
i
suoi
biglietti
da
visita
e
il
ritratto
del
tenente
Remigio
:
niente
altro
,
lo
dichiaro
sul
mio
onore
.
La
mattina
seguente
,
prima
delle
nove
,
mi
feci
condurre
nella
mia
carrozza
al
Comando
della
fortezza
.
L
'
erta
mi
pareva
interminabile
:
gridavo
a
Giacomo
di
frustare
i
cavalli
.
Una
folla
di
militari
d
'
ogni
colore
,
di
feriti
,
di
popolani
,
ingombrava
il
piazzale
innanzi
al
Castello
;
ma
giunsi
senza
ostacoli
all
'
anticamera
degli
uffizii
,
dove
un
vecchio
invalido
pigliò
il
mio
biglietto
da
visita
.
Dopo
qualche
minuto
ritornò
,
dicendomi
che
il
generale
Hauptmann
mi
pregava
di
passare
nel
suo
quartiere
privato
,
e
che
appena
sbrigati
certi
affari
urgentissimi
,
sarebbe
venuto
a
presentarmi
il
suo
omaggio
.
Fui
condotta
attraverso
logge
,
corridoi
e
terrazze
in
una
sala
,
che
dominava
dalle
tre
larghe
finestre
la
città
intiera
.
L
'
Adige
,
interrotto
da
'
suoi
ponti
,
si
torceva
in
una
S
,
avente
la
prima
delle
sue
pancie
a
'
piedi
del
monticello
su
cui
sorge
Castel
San
Pietro
,
e
la
seconda
a
'
piedi
di
un
altro
bruno
castello
merlato
;
e
sorgevano
dalle
case
i
culmini
e
le
torri
delle
vecchie
basiliche
;
e
in
un
largo
spazio
si
vedeva
l
'
ovale
enorme
dell
'
Arena
antica
.
Il
sole
mattutino
rallegrava
l
'
abitato
ed
i
colli
,
e
dall
'
una
parte
indorava
le
montagne
,
dall
'
altra
gettava
una
luce
placida
sulla
interminabile
pianura
verde
,
sparsa
di
villaggi
bianchi
,
di
case
,
di
chiese
,
di
campanili
.
Entrarono
nella
sala
con
fracasso
di
risa
e
salti
due
bimbe
,
le
quali
avevano
il
volto
color
di
rosa
e
i
capelli
biondi
paglierini
.
Vedendomi
,
di
primo
botto
rimasero
impacciate
,
ma
poi
subito
si
fecero
coraggio
e
mi
vennero
accanto
.
La
più
grandicella
disse
:
-
Signora
,
s
'
accomodi
.
Vuole
che
vada
a
chiamare
la
mamma
?
-
No
,
fanciulla
mia
,
aspetto
il
tuo
babbo
.
-
Il
babbo
non
l
'
abbiamo
ancora
visto
stamane
.
Ha
tanto
da
fare
.
-
Lo
voglio
vedere
io
il
babbo
-
gridò
la
più
piccina
.
-
Gli
voglio
tanto
bene
io
al
babbo
.
In
quella
entrò
il
generale
,
e
le
bimbe
gli
corsero
incontro
,
gli
si
avviticchiarono
alle
gambe
,
tentavano
di
saltargli
sulle
spalle
;
egli
prendeva
l
'
una
e
l
'
alzava
e
le
dava
un
bacio
,
poi
prendeva
l
'
altra
;
e
le
due
pazzerelle
ridevano
,
e
negli
occhi
del
generale
spuntavano
due
lagrime
di
tenerezza
beate
.
Si
volse
a
me
,
dicendo
:
-
Scusi
,
signora
;
s
'
ella
ha
figliuoli
mi
compatirà
-
.
Si
mise
a
sedere
in
faccia
a
me
,
e
soggiunse
:
-
Conosco
di
nome
il
signor
conte
,
e
sarei
lieto
se
potessi
servire
in
qualcosa
la
signora
contessa
.
Feci
un
cenno
al
generale
perché
allontanasse
le
bambine
,
ed
egli
disse
loro
con
voce
piena
di
dolcezza
:
-
Andate
,
figliuole
mie
,
andate
,
dobbiamo
parlare
con
la
signora
.
Le
bambine
fecero
un
passo
verso
di
me
come
per
darmi
un
bacio
;
voltai
la
testa
;
se
ne
andarono
finalmente
un
poco
mortificate
.
-
Generale
-
mormorai
-
vengo
a
compiere
un
dovere
di
suddita
fedele
.
-
La
signora
contessa
è
tedesca
?
-
No
,
sono
trentina
.
-
Ah
,
va
bene
-
esclamò
,
guardandomi
con
una
cert
'
aria
di
stupore
e
d
'
impazienza
.
-
Legga
-
e
gli
porsi
in
atto
risoluto
la
lettera
di
Remigio
,
quella
che
avevo
ritrovata
nel
taschino
del
portamonete
.
Il
generale
,
dopo
avere
letto
:
-
Non
capisco
;
la
lettera
è
indirizzata
a
lei
?
-
Sì
,
generale
.
-
Dunque
l
'
uomo
che
scrive
è
il
suo
amante
.
Non
risposi
.
Il
generale
cavò
di
tasca
un
sigaro
e
lo
accese
,
s
'
alzò
da
sedere
e
si
pose
a
camminare
su
e
giù
per
la
sala
;
tutt
'
a
un
tratto
mi
si
piantò
innanzi
e
,
ficcandomi
gli
occhi
in
volto
,
disse
:
-
Dunque
,
ho
fretta
,
si
sbrighi
.
-
La
lettera
è
di
Remigio
Ruz
,
luogotenente
del
terzo
reggimento
granatieri
.
-
E
poi
?
-
La
lettera
parla
chiaro
.
S
'
è
fatto
credere
malato
,
pagando
i
quattro
medici
-
e
aggiunsi
con
l
'
accento
rapido
dell
'
odio
:
-
È
disertore
dal
campo
di
battaglia
.
-
Ho
inteso
.
Il
tenente
era
l
'
amante
suo
e
l
'
ha
piantata
.
Ella
si
vendica
facendolo
fucilare
,
e
insieme
con
lui
facendo
fucilare
i
medici
.
È
vero
?
-
Dei
medici
non
m
'
importa
.
Il
generale
stette
un
poco
meditabondo
con
le
ciglia
aggrottate
,
poi
mi
stese
la
lettera
,
che
gli
avevo
data
:
-
Signora
,
ci
pensi
:
la
delazione
è
un
'
infamia
e
l
'
opera
sua
è
un
assassinio
.
-
Signor
generale
-
esclamai
,
alzando
il
viso
e
guardandolo
altera
-
compia
il
suo
dovere
.
La
sera
,
verso
le
nove
,
un
soldato
portò
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
dove
finalmente
mi
avevano
trovato
una
camera
,
un
biglietto
,
che
diceva
così
:
«
Domattina
alle
quattro
e
mezzo
precise
verranno
fucilati
nel
secondo
cortile
di
Castel
San
Pietro
il
tenente
Remigio
Ruz
ed
il
medico
del
suo
reggimento
.
Questo
foglio
servirà
per
assistere
alla
esecuzione
.
Il
sottoscritto
chiede
scusa
alla
signora
contessa
di
non
poterle
offrire
anche
lo
spettacolo
della
fucilazione
degli
altri
medici
,
i
quali
,
per
ragioni
che
qui
è
inutile
riferire
,
vennero
rimandati
ad
un
altro
Consiglio
di
guerra
.
GENERALE
HAUPTMANN
»
.
Alle
tre
e
mezzo
nella
notte
buia
uscivo
a
piedi
dall
'
albergo
,
accompagnata
da
Giacomo
.
Al
basso
del
colle
di
Castel
San
Pietro
gli
ordinai
che
mi
lasciasse
,
e
cominciai
sola
a
salire
la
strada
erta
;
avevo
caldo
,
soffocavo
;
non
volevo
togliermi
il
velo
dalla
faccia
,
bensì
,
sciolti
i
primi
bottoni
dell
'
abito
,
rivoltai
i
lembi
dello
scollo
al
di
dentro
;
quel
po
'
d
'
aria
sul
seno
mi
faceva
respirare
meglio
.
Le
stelle
impallidivano
,
si
diffondeva
intorno
un
albore
giallastro
.
Seguii
de
'
soldati
,
che
girando
il
fianco
del
Castello
,
entrarono
in
un
cortile
chiuso
dagli
alti
e
cupi
muri
di
cinta
.
Vi
stavano
già
schierate
due
squadre
di
granatieri
,
immobili
.
Nessuno
badava
a
me
in
quel
brulichìo
silenzioso
di
militari
e
in
quelle
mezze
tenebre
.
Si
sentivano
le
campane
suonare
giù
nella
città
,
dalla
quale
salivano
mille
romori
confusi
.
Cigolò
una
porta
bassa
del
Castello
,
e
ne
uscirono
due
uomini
con
le
mani
legate
dietro
la
schiena
;
l
'
uno
magro
,
bruno
,
camminava
innanzi
ritto
,
sicuro
,
con
la
fronte
alta
;
l
'
altro
,
fiancheggiato
da
due
soldati
,
che
lo
reggevano
con
molta
fatica
alle
ascelle
,
si
strascinava
singhiozzando
.
Non
so
che
cosa
seguisse
;
leggevano
,
credo
;
poi
udii
un
gran
frastuono
,
e
vidi
il
giovane
bruno
cadere
,
e
nello
stesso
punto
mi
accorsi
che
Remigio
era
nudo
fino
alla
cintura
,
e
quelle
braccia
,
quelle
spalle
,
quel
collo
,
tutte
quelle
membra
,
che
avevo
tanto
amato
,
m
'
abbagliarono
.
Mi
volò
nella
fantasia
l
'
immagine
del
mio
amante
,
quando
a
Venezia
,
nella
Sirena
,
pieno
di
ardore
e
di
gioia
,
m
'
aveva
stretta
per
la
prima
volta
fra
le
sue
braccia
d
'
acciaio
.
Un
secondo
frastuono
mi
scosse
:
sul
torace
ancora
palpitante
e
bianco
più
del
marmo
s
'
era
slanciata
una
donna
bionda
,
cui
schizzavano
addosso
i
zampilli
di
sangue
.
Alla
vista
di
quella
femmina
turpe
si
ridestò
in
me
tutto
lo
sdegno
,
e
con
lo
sdegno
la
dignità
e
la
forza
.
Avevo
la
coscienza
del
mio
diritto
,
m
'
avviai
per
uscire
,
tranquilla
nell
'
orgoglio
di
un
difficile
dovere
compiuto
.
Alla
soglia
del
cancello
mi
sentii
strappare
il
velo
dal
volto
;
mi
girai
e
vidi
innanzi
a
me
il
grugno
sporco
dell
'
ufficiale
Boemo
.
Cavò
dalla
bocca
enorme
il
cannello
della
sua
pipa
,
e
,
avvicinando
al
mio
viso
il
suo
mustacchio
,
mi
sputò
sulla
guancia
...
*
*
*
L
'
avevo
detto
io
che
l
'
avvocatino
Gino
sarebbe
tornato
.
Bastò
una
riga
:
Venite
,
faremo
la
pace
,
perché
capitasse
a
precipizio
.
Ha
piantato
quella
bamboccia
della
sua
sposa
una
settimana
innanzi
al
giorno
destinato
pel
matrimonio
;
e
va
ripetendo
ogni
tanto
,
stringendomi
quasi
con
la
vigoria
del
tenente
Remigio
:
-
Livia
,
sei
un
angelo
!
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La
casa
era
semplice
,
ma
comoda
:
due
camere
per
piano
,
grandi
,
un
po
'
basse
,
coi
pianciti
e
i
soffitti
di
legno
;
imbiancate
con
la
calce
;
l
'
ingresso
diviso
in
mezzo
da
una
parete
:
a
destra
la
scala
,
la
prima
rampata
di
scalini
di
granito
,
il
resto
di
ardesia
;
a
sinistra
alcuni
gradini
che
scendevano
nella
cantina
.
Il
portoncino
solido
,
fermato
con
un
grosso
gancio
di
ferro
,
aveva
un
battente
che
picchiava
come
un
martello
,
e
un
catenaccio
e
una
serratura
con
la
chiave
grande
come
quella
di
un
castello
.
La
stanza
a
sinistra
dell
'
ingresso
era
adibita
a
molti
usi
,
con
un
letto
alto
e
duro
,
uno
scrittoio
,
un
armadio
ampio
,
di
noce
,
sedie
quasi
rustiche
,
impagliate
,
verniciate
allegramente
di
azzurro
:
quella
a
destra
era
la
sala
da
pranzo
,
con
un
tavolo
di
castagno
,
sedie
come
le
altre
,
un
camino
col
pavimento
battuto
.
Null
'
altro
.
Un
uscio
solido
pur
esso
e
fermato
da
ganci
e
catenacci
,
metteva
nella
cucina
.
E
la
cucina
era
,
come
in
tutte
le
case
ancora
patriarcali
,
l
'
ambiente
più
abitato
,
più
tiepido
di
vita
e
d
'
intimità
.
C
'
era
il
camino
,
ma
anche
un
focolare
centrale
,
segnato
da
quattro
liste
di
pietra
:
e
sopra
,
ad
altezza
d
'
uomo
,
attaccato
con
quattro
corde
di
pelo
,
alle
grosse
travi
del
soffitto
di
canne
annerite
dal
fumo
,
un
graticcio
di
un
metro
quadrato
circa
,
sul
quale
stavano
quasi
sempre
,
esposte
al
fumo
che
le
induriva
,
piccole
forme
di
cacio
pecorino
,
delle
quali
l
'
odore
si
spandeva
tutto
intorno
.
E
attaccata
a
sua
volta
a
uno
spigolo
del
graticcio
,
pendeva
una
lucerna
primitiva
,
di
ferro
nero
,
a
quattro
becchi
;
una
specie
di
padellina
quadrata
,
nel
cui
olio
allo
scoperto
nuotava
il
lucignolo
che
si
affacciava
a
uno
dei
becchi
.
Del
resto
tutto
era
semplice
e
antico
nella
cucina
abbastanza
grande
,
alta
,
bene
illuminata
da
una
finestra
che
dava
sull
'
orto
e
da
uno
sportello
mobile
dell
'
uscio
sul
cortile
.
Nell
'
angolo
vicino
alla
finestra
sorgeva
il
forno
monumentale
,
col
tubo
in
muratura
e
tre
fornelli
sull
'
orlo
:
in
un
braciere
accanto
a
questi
si
conservava
,
giorno
e
notte
accesa
e
coperta
di
cenere
,
un
po
'
di
brace
,
e
sotto
l
'
acquaio
di
pietra
,
presso
la
finestra
,
non
mancava
mai
,
in
una
piccola
conca
di
sughero
,
un
po
'
di
carbone
;
ma
per
lo
più
le
vivande
si
cucinavano
con
la
fiamma
del
camino
o
del
focolare
,
su
grossi
treppiedi
di
ferro
che
potevano
servire
da
sedili
.
Tutto
era
grande
e
solido
,
nelle
masserizie
della
cucina
;
la
padella
di
rame
accuratamente
stagnate
,
le
sedie
basse
intorno
al
camino
,
le
panche
,
la
scansia
per
le
stoviglie
,
il
mortaio
di
marmo
per
pestare
il
sale
,
la
tavola
e
la
mensola
sulla
quale
,
oltre
alle
pentole
,
stava
un
recipiente
di
legno
sempre
pieno
di
formaggio
grattato
,
e
un
canestro
di
asfodelo
col
pane
d
'
orzo
e
il
companatico
per
i
servi
.
Gli
oggetti
più
caratteristici
erano
sulla
scansia
;
ecco
una
fila
di
lumi
di
ottone
,
e
accanto
l
'
oliera
per
riempirli
,
col
lungo
becco
e
simile
a
un
arnese
di
alchimista
:
e
il
piccolo
orcio
di
terra
con
l
'
olio
buono
,
e
un
armamento
di
caffettiere
,
e
le
antiche
tazze
rosse
e
gialle
,
e
i
piatti
di
stagno
che
parevano
anch
'
essi
venuti
da
qualche
scavo
delle
età
preistoriche
:
e
infine
il
tagliere
pastorale
,
cioè
un
vassoio
di
legno
,
con
l
'
incavo
,
in
un
angolo
,
per
il
sale
.
Altri
oggetti
paesani
davano
all
'
ambiente
un
colore
inconfondibile
:
ecco
una
sella
attaccata
alla
parete
accanto
alla
porta
,
e
accanto
un
lungo
sacco
di
tessuto
grezzo
di
lana
,
che
serviva
da
mantello
e
da
coperta
al
servo
:
e
la
bisaccia
anch
'
essa
di
lana
,
sulla
quale
alla
notte
dormiva
,
quando
era
in
paese
,
lo
stesso
servo
,
pastore
o
contadino
che
fosse
.
Sull
'
acquaio
non
mancava
mai
un
paiolino
di
rame
pieno
d
'
acqua
attinta
al
pozzo
del
cortile
,
e
su
una
panca
l
'
anfora
di
creta
con
l
'
acqua
potabile
,
faticosamente
portata
dalla
fontana
distante
dall
'
abitato
.
L
'
acqua
era
allora
un
problema
,
e
se
ne
misurava
,
d
'
estate
,
ogni
stilla
;
a
meno
che
non
sopraggiungesse
un
buon
acquazzone
a
riempire
la
tinozza
collocata
sotto
il
tubo
di
scolo
dei
tetti
:
eppure
la
pulizia
più
diligente
,
praticata
a
secco
,
rendeva
piacevole
tutta
la
casa
.
Dalla
finestra
,
munita
d
'
inferriata
,
come
tutte
le
altre
del
piano
terreno
,
si
vedeva
il
verde
dell
'
orto
;
e
fra
questo
verde
il
grigio
e
l
'
azzurro
dei
monti
.
La
porta
invece
,
come
si
è
detto
,
dava
sul
cortile
triangolare
,
piuttosto
lungo
e
occupata
quasi
a
metà
da
una
rustica
tettoia
dalla
quale
,
per
un
usciolino
,
si
andava
nell
'
orto
.
In
fondo
c
'
era
il
pozzo
,
e
,
sotto
il
muro
alto
di
cinta
,
una
catasta
di
legna
da
ardere
,
rifugio
di
numerosi
gatti
e
delle
galline
che
vi
nascondevano
il
nido
delle
uova
.
Un
'
asse
appoggiata
su
due
ceppi
,
accanto
al
muro
laterale
della
casa
,
ancora
grezzo
e
sul
quale
,
al
primo
piano
,
si
apriva
una
sola
finestra
(
le
finestre
erano
tutte
senza
persiane
)
,
serviva
da
sedile
.
E
un
grande
portone
fermato
anch
'
esso
da
ganci
e
stanghe
,
tinto
di
un
color
marrone
scuro
,
dava
sulla
strada
.
Di
giorno
era
quasi
socchiuso
,
e
,
più
che
il
portoncino
della
facciata
,
serviva
per
il
passaggio
degli
abitanti
e
degli
amici
della
casa
.
A
questo
portone
,
una
mattina
di
maggio
,
si
affaccia
una
bambina
bruna
,
seria
,
con
gli
occhi
castanei
,
limpidi
e
grandi
,
le
mani
e
i
piedi
minuscoli
,
vestita
di
un
grembiale
grigiastro
con
le
tasche
,
con
le
calze
di
grosso
cotone
grezzo
e
le
scarpe
rustiche
a
lacci
,
più
paesana
che
borghese
,
e
aspetta
,
dondolandosi
,
che
passi
qualcuno
o
qualcuno
si
affacci
a
una
finestra
di
fronte
,
per
comunicare
una
notizia
importante
.
Ma
la
strada
,
stretta
e
sterrata
,
in
quell
'
ora
fresca
del
mattino
è
ancora
deserta
come
un
sentiero
di
campagna
,
e
nella
vecchia
casa
di
contro
,
anch
'
essa
con
l
'
alto
muro
di
un
cortile
a
fianco
e
un
portone
rossastro
,
non
si
vede
nessuno
.
Questa
casa
è
abitata
da
un
canonico
,
un
lungo
e
nero
asceta
taciturno
,
e
da
una
sua
giovane
nipote
intelligente
,
che
avrebbe
voluto
farsi
suora
,
ma
dopo
qualche
mese
di
noviziato
è
stata
rimandata
a
casa
per
la
sua
cagionevole
salute
.
Gente
per
bene
,
semplice
e
austera
.
Il
canonico
si
lamenta
che
nessuno
,
per
la
strada
,
lo
saluti
:
è
lui
,
invece
,
che
cammina
sempre
ad
occhi
bassi
e
assorto
nelle
sue
speculazioni
religiose
:
la
nipote
,
visto
che
Dio
non
l
'
ha
voluta
in
sposa
,
si
compiace
della
corte
discreta
di
un
bel
giovane
ebanista
,
decisa
però
a
non
sposarlo
perché
non
è
un
proprietario
o
un
funzionario
come
converrebbe
a
lei
.
La
bambina
sul
portone
,
sa
queste
cose
,
e
considera
i
suoi
vicini
di
casa
come
personaggi
straordinari
.
Tutto
,
del
resto
,
è
straordinario
per
lei
:
pare
venuta
da
un
mondo
diverso
da
quello
dove
vive
,
e
la
sua
fantasia
è
piena
di
ricordi
confusi
di
quel
mondo
di
sogno
,
mentre
la
realtà
di
questo
non
le
dispiace
,
se
la
guarda
a
modo
suo
,
cioè
anch
'
esso
copi
colori
della
sua
fantasia
.
Odori
di
campagna
vengono
dal
fondo
della
strada
;
il
silenzio
è
profondo
,
e
solo
il
rintocco
delle
ore
e
dei
quarti
suonati
dall
'
orologio
della
cattedrale
,
lo
interrompono
.
Passano
le
rondini
a
volo
,
sul
cielo
azzurro
denso
,
un
po
'
basso
come
nei
paesaggi
dei
pittori
spagnoli
,
ma
anche
le
rondini
sono
silenziose
.
Finalmente
una
finestra
si
apre
nella
casa
di
fronte
,
e
un
viso
bruno
,
coi
grandi
occhi
velati
dei
miopi
,
si
sporge
a
guardare
qua
e
là
negli
sfondi
della
strada
.
È
la
signorina
Peppina
,
la
nipote
del
canonico
.
La
bambina
si
solleva
tutta
,
afferrandosi
allo
spigolo
del
portone
per
allungarsi
meglio
,
e
grida
la
notizia
per
lei
importantissima
:
-
Signora
Peppina
,
abbiamo
un
bambino
nuovo
:
un
Sebastianino
.
Risultò
poi
che
era
una
femmina
:
ma
la
bambina
desiderava
un
fratellino
;
e
se
lo
era
inventato
,
col
nome
e
tutto
.
Soddisfatta
,
rientrò
nella
cucina
e
aspettò
che
la
serva
finisse
di
cuocere
il
latte
per
la
colazione
.
Bisogna
dire
due
parole
di
questa
serva
,
che
,
a
ricordarla
,
sembra
anch
'
essa
una
invenzione
fuori
della
realtà
.
Si
chiamava
Nanna
;
e
adesso
siede
certamente
alla
destra
di
Dio
,
fedele
ancora
ai
suoi
padroni
,
nella
schiera
dei
Patriarchi
.
Da
venti
anni
era
al
servizio
della
casa
,
altri
venti
ne
doveva
trascorrere
.
Aveva
allora
trent
'
anni
;
era
venuta
bambina
,
da
un
tugurio
di
santi
poveri
,
per
badare
al
primo
bambino
dei
padroni
,
che
era
morto
dopo
pochi
mesi
dalla
nascita
,
ma
lasciando
il
posto
nella
culla
ad
un
altro
.
Primitiva
era
anche
questa
culla
,
come
scavata
nel
tronco
d
'
un
noce
,
senza
veli
né
ornamenti
,
e
non
rimaneva
mai
vuota
.
Nanna
era
ancora
una
bella
donna
,
con
gli
occhi
castanei
di
cane
buono
,
un
mazzetto
di
peli
all
'
angolo
destro
della
bocca
,
i
seni
lunghi
e
bassi
delle
razze
schiave
.
Schiava
non
era
certo
,
in
quella
casa
,
e
tutto
le
veniva
affidato
,
compresi
i
bambini
,
che
dormivano
con
lei
,
e
che
lei
si
trascinava
appresso
quando
andava
per
le
commissioni
.
Se
lavorava
giorno
e
notte
lo
faceva
volontariamente
:
andava
a
prendere
l
'
acqua
alla
fontana
,
a
lavare
i
panni
lontano
,
dove
si
trovasse
qualche
rigagnolo
,
puliva
la
farina
e
faceva
,
con
la
padrona
,
il
pane
di
frumento
e
quello
di
orzo
:
andava
a
battere
gli
olivi
nel
podere
,
a
cogliere
ghiande
per
il
maiale
,
nel
bosco
della
montagna
;
spaccava
la
legna
,
dava
da
mangiare
al
cavallo
;
le
toccava
anche
di
spazzare
il
tratto
di
strada
davanti
alla
casa
,
poiché
il
Comune
non
se
ne
incaricava
;
e
al
tempo
della
vendemmia
pigiava
l
'
uva
coi
suoi
forti
piedi
nudi
rivestiti
d
'
una
pelle
che
sembrava
conciata
.
E
lo
stipendio
glielo
serbava
il
padrone
,
che
lo
metteva
a
frutto
:
quando
ella
aveva
avuto
venti
anni
ed
era
bella
e
quasi
bionda
i
maligni
dicevano
che
il
padrone
aveva
un
debole
per
lei
;
ma
erano
chiacchiere
e
il
tempo
le
dissipò
.
Ecco
adesso
ella
cuoce
attenta
il
latte
sul
fornello
sopra
il
forno
grande
:
per
l
'
occasione
del
parto
della
padrona
si
è
messa
le
scarpe
,
senza
calze
s
'
intende
,
pronta
a
tutti
gli
ordini
:
una
ruga
le
solca
la
fronte
e
le
sue
orecchie
sono
tese
come
quelle
delle
lepri
.
La
responsabilità
della
casa
è
adesso
tutta
sua
,
ed
ella
profitta
della
sua
padronanza
solo
per
sorbirsi
qualche
tazzina
di
caffè
in
più
,
sola
sua
passione
.
I
ragazzi
vengono
uno
ad
uno
a
prendere
il
caffè
e
latte
,
che
ella
versa
nelle
rotonde
tazze
di
creta
gialla
e
rossa
:
anche
i
più
grandi
,
che
sono
maschi
e
frequentano
già
il
ginnasio
della
piccola
città
.
Il
maggiore
,
Santus
,
è
un
bel
ragazzo
col
profilo
e
gli
occhi
grandi
,
d
'
un
grigio
celeste
,
dalla
sclerotica
azzurra
:
ha
un
'
aria
pensosa
e
leale
,
veste
già
con
qualche
ricercatezza
,
e
mentre
beve
il
suo
caffè
e
latte
finisce
di
ripassare
la
lezione
di
latino
.
L
'
avvenimento
della
casa
non
lo
sorprende
né
lo
turba
:
ne
conosce
il
mistero
e
lo
accetta
come
una
cosa
naturale
.
I
suoi
sensi
sono
calmi
,
quasi
freddi
:
la
fantasia
misurata
.
Non
ama
le
donne
,
non
pensa
che
a
studiare
,
approfondire
le
cose
della
vita
,
ma
attraverso
i
libri
.
No
,
non
ho
fantasia
,
ma
forse
anche
lui
è
un
po
'
visionario
,
come
la
sorella
piccola
,
e
viene
da
un
mondo
lontano
dalla
cruda
realtà
.
Ha
fretta
di
andare
a
scuola
,
coi
libri
ben
legati
con
una
cinghia
,
e
non
si
preoccupa
se
l
'
altro
fratello
invece
ritarda
e
forse
dorme
ancora
nella
loro
camera
all
'
ultimo
piano
che
ha
due
finestre
,
una
sulla
facciata
,
l
'
altra
sui
tetti
sottostanti
della
dispensa
e
della
rimessa
e
di
altri
ripostigli
.
E
infatti
prima
di
lui
scendono
le
due
sorelle
maggiori
,
Enza
e
Giovanna
,
che
vanno
anch
'
esse
a
scuola
,
piccole
di
statura
,
quasi
eguali
come
due
gemelle
,
con
gli
occhi
celesti
e
i
capelli
neri
stretti
stretti
in
una
treccia
che
finisce
con
un
ricciolo
.
I
loro
vestiti
sono
davvero
buffi
,
con
la
sottana
larga
e
lunga
allacciata
alla
vita
intorno
alla
camicetta
a
sprone
con
le
maniche
abbondanti
:
il
tutto
di
un
tessuto
a
striscie
colorate
:
della
stessa
stoffa
è
la
borsa
per
i
libri
:
hanno
anch
'
esse
le
calze
bianche
e
gli
scarponcini
coi
chiodi
;
e
in
testa
fazzoletti
di
seta
che
già
però
esse
annodano
con
civetteria
sulla
guancia
sinistra
,
lasciando
scoperti
i
capelli
fino
a
metà
testa
.
La
piccola
,
Cosima
,
che
ancora
non
ha
l
'
età
di
andare
a
scuola
,
le
guarda
con
ammirazione
e
invidia
,
ma
anche
con
un
certo
timore
,
poiché
esse
,
specialmente
Enza
,
non
solo
non
giocano
volentieri
con
lei
,
ma
le
prodigano
pugni
,
spintoni
e
bòtte
e
parolacce
:
tutta
roba
imparata
dalle
compagne
di
scuola
.
Più
buono
,
con
lei
,
è
il
fratello
Andrea
.
Ecco
che
,
quando
le
due
sorelle
sono
già
anch
'
esse
avviate
a
scuola
,
il
ragazzo
scende
,
ma
disdegna
di
prendere
il
caffè
e
latte
;
roba
di
donnicciuole
,
dice
.
Lui
mangerebbe
già
una
fetta
di
carne
rossa
mezzo
cruda
,
e
non
essendoci
questa
si
contenta
di
tirar
giù
il
canestro
dei
servi
e
rosicchia
coi
suoi
forti
denti
il
pane
duro
e
una
crosta
di
formaggio
.
Nanna
gli
va
appresso
supplichevole
,
con
la
tazza
colma
in
mano
:
poiché
questo
Andrea
è
il
suo
idolo
maggiore
,
il
suo
affanno
e
la
sua
preoccupazione
.
-
Mi
sembri
un
pastore
,
-
dice
,
mettendogli
davanti
la
tazza
.
-
Prendi
questo
;
prendi
,
agnello
;
il
maestro
ti
sentirà
l
'
odore
di
formaggio
.
-
E
lui
,
chi
è
?
Io
sono
un
pastore
ricco
,
ma
lui
è
un
povero
accattone
,
un
ubriacone
pidocchioso
.
Così
parla
Andrea
del
suo
professore
di
latino
;
e
lo
dice
con
convinzione
poiché
tutta
la
gente
che
vive
di
lavoro
intellettuale
è
per
lui
più
povera
dei
mandriani
e
dei
manovali
.
La
sua
mentalità
è
davvero
da
ricco
pastore
,
che
fa
una
vita
rude
ma
ha
bestiame
,
terre
e
denaro
;
e
sopra
tutto
libertà
di
azione
,
tanto
per
il
bene
come
per
il
male
.
Anche
la
sua
persona
è
tozza
,
squadrata
,
le
vesti
trasandate
;
ma
la
testa
è
caratteristica
,
possente
,
tutta
capelli
nerissimi
;
il
profilo
è
camuso
,
con
le
labbra
sensuali
;
gli
occhi
d
'
un
grigio
dorato
,
corruscanti
come
quelli
del
falco
.
Non
ama
lo
studio
,
ed
è
felice
solo
quando
può
scappare
di
casa
,
a
cavallo
,
come
un
centauro
adolescente
.
Nessuno
gli
ha
insegnato
a
cavalcare
:
eppure
egli
monta
anche
senza
sella
sui
puledri
indomiti
,
e
i
suoi
urli
per
aizzarli
gareggiano
coi
loro
nitriti
.
Nell
'
accorgersi
di
Cosima
,
che
se
ne
stava
quieta
seduta
su
una
seggiolina
bassa
,
con
la
scodella
in
grembo
,
le
sorrise
e
prima
di
uscire
le
si
avvicinò
dicendole
sottovoce
,
con
un
accento
sommesso
di
complicità
:
-
Domenica
ti
porterò
,
a
cavallo
,
al
Monte
:
ma
zitta
,
eh
!
I
grandi
occhi
di
lei
si
aprirono
,
lucenti
di
gioia
e
di
speranza
:
e
questa
promessa
del
fratello
,
piena
di
lusinghe
e
di
visioni
straordinarie
,
si
mischiò
alle
sue
fantasticherie
,
intorno
al
mistero
della
creatura
nata
quella
notte
in
casa
,
venuta
non
si
sa
di
dove
,
come
,
né
perché
.
Questa
nascita
,
inoltre
,
portava
un
certo
cambiamento
di
vita
.
Le
due
sorelle
maggiori
dovevano
sistemarsi
nella
camera
alta
,
per
lasciare
posto
,
nel
letto
di
Nanna
,
a
lei
Cosima
,
e
alla
piccola
Beppa
che
ancora
dormiva
nella
culla
in
camera
dei
genitori
.
Beppa
aveva
circa
tre
anni
,
ma
ne
dimostrava
di
meno
e
ancora
non
parlava
bene
perché
aveva
la
cartilagine
sotto
la
lingua
più
corta
del
solito
:
e
si
parlava
di
fare
un
piccolo
taglio
per
sciogliere
la
lingua
dal
suo
impaccio
.
Ecco
che
anche
lei
fa
comparsa
in
cucina
,
portata
a
mano
dalla
nonna
.
La
nonna
non
viveva
con
loro
ma
aveva
passato
la
notte
in
casa
per
assistere
,
lei
,
col
solo
aiuto
di
Nanna
,
la
figlia
partoriente
.
E
tutto
era
andato
bene
,
senza
strepiti
,
senza
disordine
.
Adesso
la
puerpera
e
la
bambina
riposavano
,
e
anche
il
padre
,
che
aveva
vegliato
tutta
la
notte
leggendo
o
passeggiando
silenzioso
nella
camera
attigua
a
quella
della
moglie
,
s
'
era
addormentato
su
un
vecchio
sofà
.
La
nonna
invece
non
sentiva
il
bisogno
di
dormire
,
sebbene
fosse
una
piccolissima
donna
fragile
,
quasi
nana
,
con
mani
e
piedi
da
bambina
;
e
anche
gli
occhi
color
nocciola
,
con
lunghe
ciglia
nere
,
erano
pieni
d
'
innocenza
,
come
mai
avessero
veduto
l
'
ombra
del
male
.
Una
cuffietta
di
panno
nero
le
raccoglieva
i
capelli
già
bianchi
,
ma
qualche
ricciolo
scappava
sulla
nuca
e
sulle
orecchie
,
e
le
dava
un
'
aria
sbarazzina
.
Le
nipotine
la
consideravano
come
una
loro
eguale
,
mentre
avevano
suggezione
della
madre
,
e
Cosima
provava
uno
strano
senso
di
sogno
quando
la
vedeva
comparire
d
'
improvviso
.
Ma
più
che
di
sogno
era
un
senso
fisico
di
ricordo
inafferrabile
,
una
lieve
vertigine
,
come
un
baleno
sanguigno
,
che
più
tardi
ella
si
spiegò
col
crederlo
un
affiorare
e
subito
di
nuovo
sommergersi
di
vita
anteriore
rimasta
o
rinata
nel
subcosciente
.
La
nonna
,
poi
,
le
ricordava
,
-
ma
questo
un
po
'
volontariamente
,
-
certe
donnine
favolose
,
o
piccole
fate
,
buone
o
cattive
secondo
l
'
occasione
,
che
la
leggenda
popolare
affermava
abitassero
un
tempo
in
piccole
case
di
pietra
,
scavate
nella
roccia
,
specialmente
negli
altipiani
granitici
del
luogo
.
E
queste
minuscole
abitazioni
preistoriche
esistevano
ed
esistono
ancora
,
monumenti
megalitici
che
risalgono
a
epoche
remote
,
chiamati
appunto
le
Case
delle
piccole
Fate
.
La
nonnina
prese
il
caffè
,
fece
mangiare
e
poi
lavò
la
piccola
,
e
infine
mandò
la
serva
a
fare
la
spesa
:
spesa
presto
fatta
,
poiché
in
casa
c
'
erano
tutte
le
provviste
,
compreso
il
pane
,
e
non
si
trattava
che
di
comprare
la
carne
per
il
brodo
,
o
un
po
'
di
pesce
,
se
per
caso
raro
venuto
dalla
spiaggia
orientale
dell
'
isola
.
Cosima
,
con
la
sua
scodella
vuota
,
era
incerta
se
seguire
la
serva
nella
breve
uscita
mattutina
,
o
eseguire
un
suo
progetto
.
Voleva
penetrare
nella
camera
della
mamma
e
vedere
la
bambina
;
profittò
quindi
del
momento
in
cui
la
nonna
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
per
infilarsi
nelle
scale
silenziose
.
Dopo
la
prima
rampata
,
tutta
di
scalini
di
granito
,
su
un
piccolo
pianerottolo
si
apriva
l
'
uscio
di
una
specie
di
dispensa
,
col
pavimento
di
legno
e
il
soffitto
,
come
quello
della
cucina
,
di
canne
che
formavano
un
graticcio
solido
e
fresco
.
Di
solito
l
'
uscio
era
chiuso
a
chiave
:
questa
volta
,
nella
confusione
della
notte
,
era
stato
lasciato
aperto
.
E
prima
di
proseguire
verso
la
sua
mèta
,
Cosima
non
esitò
ad
esplorare
la
grande
stanza
,
che
anch
'
essa
rappresentava
per
lei
un
ripostiglio
di
misteri
.
E
ce
n
'
era
ragione
:
poiché
le
cose
e
gli
oggetti
più
disparati
stavano
raccolti
là
dentro
,
in
una
vaga
luce
che
penetrava
dallo
sportello
di
una
finestra
tutta
d
'
un
pezzo
,
aperto
su
un
lontano
sfondo
di
orizzonte
montuoso
.
Mucchi
di
frumento
,
di
orzo
,
di
mandorle
,
di
patate
,
occupavano
gli
angoli
,
mentre
una
tavola
lunga
era
sovraccarica
di
lardo
e
di
salumi
,
e
intorno
i
cestini
di
asfodelo
pieni
di
fave
,
fagiuoli
,
lenticchie
e
ceci
,
facevano
corte
agli
orci
di
strutto
,
di
conserve
,
di
pomidori
secchi
e
salati
.
Ma
quello
che
più
attirava
la
bramosia
di
Cosima
erano
alcuni
grappoli
d
'
uva
e
di
pere
raggrinzite
che
ancora
pendevano
da
una
delle
travi
di
sostegno
del
soffitto
:
un
'
ape
,
o
una
vespa
che
fosse
,
vi
ronzava
intorno
beata
,
mentre
a
lei
non
era
permesso
di
toccare
un
acino
:
sapeva
però
che
c
'
era
una
canna
,
spaccata
in
cima
,
per
staccare
il
giunco
che
legava
i
grappolo
e
tirarli
giù
in
salvamento
:
la
trovò
,
dietro
l
'
uscio
,
la
sollevò
come
lo
scaccino
quando
accende
in
alto
le
candele
:
l
'
ape
volò
via
,
un
grappolo
fu
afferrato
,
ma
a
metà
discesa
scappò
dei
denti
della
canna
,
cadde
,
si
sciolse
sul
pavimento
come
una
collana
rotta
.
Sulle
prime
ella
si
sbigottì
;
poi
pensò
che
la
mamma
,
la
più
severa
della
casa
,
non
poteva
accorgersi
del
piccolo
disastro
;
e
con
una
pazienza
di
volontà
che
lei
sola
possedeva
,
raccolse
uno
per
uno
gli
acini
,
li
mise
dentro
il
suo
fazzoletto
,
fece
sparire
i
raspi
e
il
giunco
,
ripose
la
canna
,
e
quando
ogni
traccia
del
danno
scomparve
,
pensò
che
sarebbe
anche
lei
stata
buona
,
come
sentiva
raccontare
dai
servi
quando
ritornavano
di
campagna
,
a
commettere
un
furto
,
un
abigeato
,
e
farne
sparire
le
traccie
in
modo
che
nessuno
avrebbe
mai
sospettato
il
vero
colpevole
.
Queste
fantasie
barbariche
non
le
mancavano
nella
mente
;
ma
erano
gli
stessi
servi
e
gli
altri
paesani
che
frequentavano
la
casa
,
e
spesso
anche
i
borghesi
,
i
parenti
,
gli
amici
del
babbo
,
gli
ospiti
che
venivano
dai
paesi
dei
monti
e
delle
valli
,
a
seminarle
nei
fanciulli
curiosi
e
sensibili
coi
racconti
delle
avventure
brigantesche
che
allora
fiorivano
come
un
residuo
di
imprese
e
di
guerriglie
medioevali
,
in
un
raggio
di
chilometri
e
chilometri
intorno
.
Con
questi
fermenti
,
i
ragazzi
però
venivano
su
anche
coraggiosi
,
pronti
a
combattere
coi
malviventi
,
e
le
ragazza
,
anche
se
piccole
,
come
Cosima
,
avevano
già
istinti
di
amazzoni
.
La
educazione
materna
,
tutta
religione
e
austerità
,
smorzava
fin
che
poteva
la
vivezza
interiore
dei
figli
;
e
più
ancora
avrebbe
fatto
quella
paterna
,
poiché
il
capo
della
famiglia
,
il
signor
Antonio
,
era
l
'
uomo
più
mite
e
giusto
della
regione
:
ma
egli
era
troppo
occupato
nei
suoi
affari
,
spinto
dal
bisogno
di
assicurare
una
solida
agiatezza
ai
figli
,
per
potersi
dedicare
anche
alla
loro
ricchezza
spirituale
.
Li
mandava
a
scuola
,
è
vero
,
e
in
sua
presenza
essi
,
sia
per
rispetto
e
affetto
naturali
verso
di
lui
,
sia
per
ipocrisia
,
si
mostravano
buoni
e
beneducati
.
Cosima
,
poi
,
sentiva
per
lui
un
senso
sconfinato
di
confidenza
e
qualche
volta
anche
di
ammirazione
.
Non
si
preoccupò
,
quindi
,
nel
vederlo
apparire
in
alto
,
sul
pianerottolo
del
primo
piano
,
mentre
ella
saliva
il
secondo
rampante
delle
scale
.
Adesso
gli
scalini
erano
di
lavagna
,
bene
illuminati
dalla
finestra
del
pianerottolo
:
e
questo
era
grande
come
una
camera
,
con
un
armadio
a
muro
ricoperto
da
una
tendina
di
percalle
,
la
macchina
da
cucire
e
alcune
sedie
;
e
vi
si
aprivano
gli
usci
della
camera
matrimoniale
e
di
un
'
altra
che
serviva
anch
'
essa
per
gli
ospiti
,
quando
erano
più
di
uno
,
il
che
avveniva
spesso
.
Da
questa
camera
,
che
era
la
meglio
arredata
della
casa
,
con
due
finestre
,
una
sulla
strada
l
'
altra
sul
cortile
,
il
sofà
e
un
tavolino
rotondo
intarsiato
di
legno
bianco
,
usciva
appunto
in
quel
momento
il
signor
Antonio
,
fermandosi
ad
origliare
all
'
uscio
della
moglie
.
Nell
'
accorgersi
della
piccola
Cosima
le
accennò
di
non
far
rumore
:
ed
ella
si
fermò
appoggiata
alla
parte
della
scala
,
intimidita
ma
non
troppo
.
Il
babbo
era
sopra
di
lei
;
le
sembrava
alto
,
quasi
gigantesco
,
mentre
invece
era
piccolo
e
un
po
'
grasso
.
Ma
se
le
gambe
erano
corte
,
il
busto
era
forte
,
grande
,
e
la
testa
grossa
,
calva
,
con
una
ghirlandina
di
ricciolo
già
grigi
che
dalle
orecchie
rosee
pendeva
intorno
alla
nuca
possente
.
E
anche
il
viso
sembrava
a
Cosima
il
più
straordinario
di
tutti
quelli
che
conosceva
:
un
viso
in
realtà
pieno
di
carattere
,
con
la
fronte
alta
,
il
naso
corto
a
scarpa
,
la
bocca
piccola
e
stretta
fra
il
grande
labbro
superiore
e
il
mento
quadrato
.
Glabro
ma
sempre
con
un
po
'
di
prepotente
peluria
sulle
guancie
larghe
,
aveva
,
quel
viso
semplice
di
paesano
diventato
borghese
,
i
segni
e
i
solchi
di
una
intelligenza
e
di
una
saggezza
non
comuni
;
e
gli
occhi
grigi
o
azzurri
o
verdastri
secondo
la
luce
del
momento
,
potevano
essere
quelli
di
un
santo
ma
anche
quelli
di
un
guerriero
.
In
quel
momento
erano
azzurri
,
quasi
riflettendo
il
colore
del
cielo
sopra
la
finestra
,
e
ammiccavano
infantilmente
verso
la
bambina
appoggiata
alla
parete
;
ma
subito
si
fecero
grigi
,
poiché
nella
camera
si
udiva
un
vagito
.
Allora
accennò
a
Cosima
di
salire
e
aprì
l
'
uscio
.
La
bambina
si
sentì
battere
il
cuore
.
Come
faceva
il
padre
a
indovinare
il
suo
desiderio
?
Si
trovò
nella
camera
,
dietro
di
lui
,
e
rivide
le
note
cose
:
il
letto
grande
con
una
sopracoperta
di
percalle
a
fiori
,
la
consolle
di
noce
,
che
era
il
mobile
più
elegante
della
casa
,
i
quadri
,
il
caminetto
bianco
:
ma
tutto
le
parve
mutato
,
come
se
una
luce
di
miracolo
avesse
dato
alle
cose
un
aspetto
diverso
,
d
'
incantamento
,
come
quando
si
vedono
riflesse
nell
'
acqua
od
anche
sui
vetro
spalancati
di
una
finestra
;
e
quel
riverbero
si
spandeva
da
una
fonte
straordinaria
:
da
un
canestro
di
asfodelo
,
deposto
sulla
pietra
del
camino
,
e
dove
,
fra
cuscini
e
pannolini
,
era
la
neonata
.
Fasciata
con
le
manine
dentro
,
come
allora
si
usava
,
aveva
la
testina
coperta
da
una
cuffietta
di
trina
rosa
;
e
da
questa
cuffietta
il
viso
rosso
,
gonfio
,
con
la
bocca
già
spalancata
al
pianto
,
dava
l
'
idea
di
un
boccio
che
si
spacca
per
fiorire
.
Per
Cosima
fu
una
delusione
:
poiché
ella
si
era
immaginata
la
nuova
sorellina
già
tutta
ricciuta
,
bionda
e
levigata
come
il
bambino
che
nel
quadro
sopra
il
letto
era
tenuto
in
braccio
da
un
bonario
e
rossastri
san
Giuseppe
,
e
da
qualunque
parte
lo
si
guardasse
volgeva
gli
occhioni
celesti
come
un
pargolo
vivo
.
La
madre
sonnecchiava
:
lei
sola
non
era
cambiata
,
col
suo
pallido
viso
dal
naso
un
po
'
aquilino
,
la
bocca
già
appassita
e
i
capelli
già
grigi
:
né
giovane
né
vecchia
,
come
la
bambina
l
'
aveva
sempre
conosciuta
;
né
allegra
né
triste
,
quasi
impassibile
e
quasi
enigmatica
.
Quando
al
padre
parve
che
Cosima
avesse
soddisfatto
la
sua
curiosità
,
le
accennò
di
andarsene
;
ed
ella
se
ne
andò
,
ma
profittando
sempre
dell
'
occasione
continuò
ad
esplorare
la
casa
.
Visitò
la
camera
dall
'
altro
lato
del
pianerottolo
;
passò
il
dito
sugli
intarsi
del
vecchio
sofà
le
cui
molle
si
erano
abbassate
.
Le
piacevano
i
mobili
diversi
dai
soliti
di
casa
;
e
invero
anche
le
sedie
imbottite
,
di
noce
e
di
stoffa
verdastra
,
che
completavano
l
'
arredamento
di
quella
camera
quasi
signorile
,
erano
interessanti
;
poiché
il
sedile
era
mobile
e
si
poteva
toglierlo
dal
fondo
della
sedia
per
spazzolarlo
con
comodo
.
Ecco
che
ella
ne
solleva
uno
piano
piano
,
osservandone
l
'
imbottitura
interna
sostenuta
da
striscie
di
grossa
tela
;
e
pensa
che
se
avesse
qualche
cosa
da
nascondere
,
quello
sarebbe
il
posto
migliore
.
Nascondere
!
Questa
,
anche
,
era
una
delle
sue
più
segrete
e
forti
aspirazioni
,
e
questa
,
anche
,
si
spiegò
più
tardi
,
collegandola
all
'
istinto
degli
avi
che
vivevano
sulle
montagne
e
nascondevano
le
loro
cose
per
sottrarle
alla
rapina
dei
nemici
.
Poi
ritornò
sulla
scala
;
altre
cose
interessanti
,
per
lei
,
erano
una
finestrina
vuota
aperta
sulla
parete
interna
fra
una
rampata
e
l
'
altra
,
e
,
affaciandovisi
,
ella
fantasticava
un
precipizio
,
una
cascata
di
lava
soffermatasi
con
quei
gradini
azzurrognolo
;
e
sopra
tutto
una
finestra
più
grande
,
segnata
ma
non
aperta
sull
'
alto
della
parere
che
finiva
sul
soffitto
.
Chi
aveva
segnato
quell
'
apertura
che
non
si
apriva
,
quel
rettangolo
scavato
sul
muro
che
,
se
sfondato
,
avrebbe
lasciato
vedere
un
grande
orizzonte
di
cielo
e
di
lontananza
?
Forse
era
stato
un
capriccio
del
muratore
,
forse
si
pensava
a
una
sopraelevazione
della
casa
,
cui
sarebbe
stata
poi
utile
quell
'
apertura
:
ad
ogni
modo
,
Cosima
si
incantava
ogni
volta
a
guardarla
;
l
'
apriva
con
la
sua
fantasia
,
e
mai
in
vita
sua
vide
un
orizzonte
più
ampio
e
favoloso
di
quello
che
si
immaginava
nello
sfondo
di
quel
segno
polveroso
e
pieno
di
ragnatele
.
Però
,
anche
l
'
armadio
a
muro
del
pianerottolo
,
era
della
stessa
famiglia
;
e
poiché
nella
camera
della
madre
s
'
era
di
nuovo
fatto
silenzio
,
ella
ridiscese
cauta
,
e
sollevò
la
tendina
di
percalle
a
fiori
rossi
e
gialli
.
Tante
cose
straordinarie
arricchivano
le
due
mensole
trasversali
:
a
quella
più
alta
Cosima
non
poteva
arrivarci
,
e
doveva
allontanarsi
di
due
passi
per
vederci
bene
;
ed
era
giusto
che
le
cose
lassù
non
dovessero
toccarsi
,
come
non
si
toccano
i
sacri
oggetti
dell
'
altare
.
Con
l
'
altare
la
mensola
aveva
qualche
rassomiglianza
,
coi
quattro
candelabri
in
fila
,
due
di
ottone
,
due
di
rame
;
e
in
mezzo
un
vaso
di
vetro
;
ma
l
'
oggetto
più
meraviglioso
era
un
grande
piatto
di
cristallo
,
finemente
inciso
come
nel
diamante
appoggiato
alla
parete
di
fondo
;
Cosima
non
ricordava
di
averlo
mai
veduto
adoperare
,
e
neppure
aveva
un
'
idea
dell
'
uso
che
poteva
farsene
;
questo
lo
rendeva
più
raro
,
quasi
misterioso
:
le
pareva
,
vagamente
,
un
simbolo
,
un
piatto
sacro
,
proveniente
da
antichi
tesori
,
e
magari
una
immagine
del
sole
,
della
luna
,
dell
'
ostensorio
quando
il
sacerdote
lo
innalza
e
lo
fa
vedere
alle
folle
adoranti
.
E
lei
lo
adorava
davvero
quel
piatto
,
alto
,
intoccabile
;
lo
adorava
,
-
e
questo
anche
lo
capì
molto
più
tardi
,
-
perché
rappresentava
l
'
arte
e
la
bellezza
.
Nella
mensola
di
sotto
c
'
erano
stoviglie
,
ampolle
,
e
alcune
tazze
per
caffè
,
bellissime
anch
'
esse
,
dipinte
di
rose
pallide
e
dorature
delicate
;
e
i
relativi
cucchiaini
di
ottone
,
col
manico
lavorato
;
fin
qui
il
dito
di
Cosima
poteva
arrivare
,
ma
solo
il
dito
,
per
sfiorare
una
rosellina
sul
candore
della
porcellana
,
come
si
sfiora
una
rosa
vera
che
è
proibito
di
cogliere
;
poi
la
tenda
ricade
,
come
un
sipario
,
su
quell
'
altare
,
su
quel
giardino
;
ed
ella
ritorna
sulla
scala
,
conta
i
gradini
,
è
sull
'
ultimo
pianerottolo
,
quasi
eguale
a
quello
di
sotto
;
ma
invece
dell
'
armadio
a
muro
c
'
è
qui
un
'
altra
comodità
:
due
fornelli
,
caso
mai
si
dovesse
un
giorno
servirsi
di
quell
'
ambiente
per
uso
di
cucina
.
E
la
piccola
sognatrice
pensa
che
un
giorno
dovrà
anche
lei
sposarsi
,
come
la
madre
,
come
le
zie
,
e
abitare
lassù
.
E
in
quei
fornelli
manipolare
i
cibi
per
sé
e
la
famiglia
.
Per
adesso
le
due
camere
,
a
destra
e
a
sinistra
,
coi
pavimenti
di
legno
quasi
ancora
grezzo
,
sono
le
più
povere
della
casa
;
con
lettini
di
ferro
,
i
paglierecci
pieni
di
foglie
crepitanti
di
granone
,
una
tavola
,
alcune
sedie
.
Ma
in
quella
dei
ragazzi
esiste
pure
una
grande
ricchezza
;
uno
scaffale
pieno
di
libri
:
libri
vecchi
e
libri
nuovi
,
alcuni
di
scuola
,
altri
comprati
da
Santus
nell
'
unica
libreria
della
piccola
città
.
Cosima
non
sa
ancora
leggere
,
ma
capisce
le
figure
,
e
sebbene
anche
qui
sia
proibito
di
toccare
,
apre
piano
piano
un
grande
libro
di
fogli
grossi
,
anzi
di
cartoni
color
cilestrino
,
tutti
segnati
di
punti
gialli
,
ch
'
ella
sa
che
cosa
sono
:
sono
le
stelle
,
nell
'
atlante
celeste
.
Dopo
di
che
non
le
rimane
che
guardare
dalle
finestre
aperte
;
una
sulla
strada
,
l
'
altra
sullo
spazio
dell
'
orto
e
poi
su
degli
orti
attigui
,
fin
dove
questi
scendono
alla
valle
invisibile
,
dalla
quale
si
sollevano
i
monti
:
monti
grigi
vicini
,
con
macchie
di
boschi
,
con
profili
marcati
di
roccie
,
con
torri
di
granito
:
monti
più
lontani
,
di
calcare
azzurrognolo
,
quasi
luminosi
al
sole
di
maggio
;
e
altri
monti
ancora
,
più
alti
,
più
azzurri
,
evanescenti
,
monti
di
leggenda
e
di
sogno
.
La
finestra
che
guarda
è
meno
pittoresca
,
ma
anch
'
essa
interessante
e
viva
.
Solo
un
breve
marciapiede
corre
davanti
la
casa
:
il
resto
della
strada
è
selciato
di
ciottoli
,
con
una
cunetta
centrale
per
lo
scolo
dell
'
acqua
piovana
.
Le
case
sono
abbastanza
civili
;
appartengono
quasi
tutte
ai
parenti
del
signor
Antonio
.
Quella
in
fondo
è
del
fratello
prete
,
don
Ignazio
tabaccone
e
trasandato
;
poi
viene
quella
di
zia
Paolina
,
vedova
benestante
con
figli
pastori
e
agricoltore
;
poi
anche
quella
di
zia
Tonia
,
anche
lei
benestante
,
con
un
figlio
che
studia
per
droghiere
.
Il
padre
di
questo
ragazzo
è
morto
,
tuttavia
zia
Tonia
non
è
vedova
;
poiché
ha
preso
un
secondo
marito
,
ma
dopo
un
mese
di
matrimonio
lo
ha
cacciato
via
di
casa
,
e
infine
si
è
separata
legalmente
da
lui
;
è
una
donna
simpatica
,
energica
,
intelligente
,
e
le
persone
più
gioviali
del
quartiere
la
visitano
giornalmente
nelle
ore
di
riposo
;
giocano
a
carte
,
discutono
,
combinano
burle
,
mascherate
di
carnevale
,
tengono
allegro
tutto
il
vicinato
.
La
casa
più
importante
è
però
quella
abitata
dal
canonico
,
di
fronte
:
un
vero
fortilizio
,
con
cortili
e
giardini
interni
,
uno
dei
quali
,
quasi
pensile
,
pieno
di
rose
,
di
melograni
,
con
un
gelso
alto
carico
di
piccolo
frutti
violetti
.
Di
là
si
stende
un
panorama
di
case
e
casupole
che
formano
il
quartiere
più
caratteristico
e
popolare
della
piccola
città
,
e
il
campanile
bianco
della
chiesa
del
Rosario
emerge
sopra
i
tetti
bassi
e
scuri
come
un
faro
tra
gli
scogli
.
Adesso
il
signor
Antonio
è
nella
stanza
al
pianterreno
,
seduto
allo
scrittoio
,
e
sbriga
la
sua
corrispondenza
,
adoperando
certi
grandi
fogli
a
quadretti
che
,
scritta
con
la
sua
nitida
e
sobria
calligrafia
la
lettera
,
egli
piega
in
modo
da
formare
una
busta
e
questa
ferma
e
sigilla
con
certe
piccole
ostie
colorate
che
sono
una
delle
altre
attrazioni
di
Cosima
.
La
corrispondenza
riguarda
quasi
tutta
affari
abbastanza
ingenti
;
una
delle
lettere
è
indirizzata
a
uno
spedizioniere
della
costa
,
che
si
occupa
di
caricare
su
un
battello
mercantile
partite
di
carbone
vegetale
e
di
cenere
spedite
dal
signor
Antonio
;
un
'
altra
per
un
proprietario
che
vuol
vendere
un
bosco
,
appunto
per
il
taglio
da
ridurre
a
carbone
e
cenere
;
un
'
altra
ad
un
capomacchia
dell
'
Appennino
pistoiese
,
che
deve
arrivare
con
un
nucleo
di
operai
sul
posto
,
specializzati
per
la
lavorazione
delle
carbonaie
.
Ma
c
'
è
anche
una
lettera
di
amicizia
,
per
il
signor
Francesco
,
possidente
,
di
un
paese
distante
cinque
ore
di
viaggio
a
cavallo
dalla
piccola
città
.
Da
tanti
anni
il
signor
Antonio
e
il
signor
Francesco
sono
amici
,
anzi
compari
,
poiché
il
secondo
ha
tenuto
a
battesimo
la
piccola
Cosima
;
adesso
l
'
amico
gli
scrive
per
annunziargli
la
nascita
dell
'
ultima
bambina
,
e
lo
invita
per
la
nuova
festa
battesimale
.
Poi
cominciarono
ad
arrivare
le
visite
.
Dapprima
fu
don
Sebastiano
,
il
fratello
della
puerpera
.
In
quel
tempo
i
preti
sceglievano
la
loro
carriera
per
non
saper
che
altro
fare
;
ma
lo
zio
Sebastiano
,
sebbene
di
famiglia
povera
,
aveva
scelta
la
sua
per
vocazione
sincera
.
Era
un
uomo
intelligente
e
anche
colto
,
che
sapeva
di
lettere
e
di
latino
,
tanto
che
una
volta
,
essendo
stato
a
Roma
,
con
un
sacerdote
polacco
che
non
conosceva
l
'
italiano
si
erano
perfettamente
intesi
nella
lingua
di
Cicerone
.
Al
contrario
dell
'
altro
prete
di
famiglia
,
don
Ignazio
,
fratello
del
signor
Antonio
,
egli
amava
la
povertà
,
era
di
umore
allegro
,
e
l
'
unica
sua
debolezza
era
di
mandar
giù
,
fin
dalla
mattina
,
bicchierini
di
acquavite
e
di
vino
buono
.
Fu
Cosima
a
riceverlo
,
poiché
il
padre
finiva
le
sue
lettere
:
egli
sedette
a
gambe
aperte
,
nella
stanza
da
pranzo
,
tirando
su
la
sottana
sui
pantaloni
neri
sui
quali
pendevano
due
larghe
tasche
colme
di
carte
,
di
libri
e
di
altre
cose
;
mise
il
cappello
sulla
sedia
accanto
e
il
suo
viso
roseo
e
sodo
,
col
naso
corto
,
s
'
illuminò
di
gioia
quando
la
serva
gli
portò
un
calice
di
vino
bianco
.
Anche
la
manina
piccola
gli
si
era
avvicinata
con
confidenza
,
e
tirava
una
di
quelle
tasche
misteriose
che
attiravano
a
lui
i
fanciulli
come
comandava
Gesù
:
anzi
,
la
manina
di
lei
s
'
introdusse
nella
spaccatura
di
quella
specie
di
bisaccia
,
e
ne
trasse
un
piccolo
dolce
schiacciato
nel
suo
involucro
di
carta
velina
.
Cosima
volle
sgridarla
;
le
diede
un
colpettino
sulla
mano
,
ma
avrebbe
voluto
frugare
anche
lei
,
e
più
a
fondo
,
nelle
tasche
dello
zio
.
Egli
lasciava
fare
,
ridendo
;
poi
prese
entrambe
le
bambine
fra
le
sue
gambe
e
le
strinse
piuttosto
forte
,
mentre
traeva
dolci
,
frutta
secche
e
giuggiole
dalla
profondità
delle
saccocce
.
Ne
trasse
anche
due
numeri
della
Unità
cattolica
,
il
giornale
listato
a
nero
per
il
lutto
del
perduto
potere
temporale
del
pontefice
,
e
li
porse
al
signor
Antonio
,
entrato
in
qual
momento
.
Era
il
solo
giornale
che
essi
leggevano
,
passandoselo
uno
con
l
'
altro
;
e
anche
quella
mattina
discussero
l
'
articolo
di
fondo
di
don
Margotti
,
e
poi
la
critica
acerba
che
si
faceva
alla
moglie
di
un
ministro
del
Governo
usurpatore
;
poiché
la
signora
era
intervenuta
ad
una
festa
da
ballo
con
un
vestito
che
si
diceva
costasse
la
favolosa
somma
di
venti
mila
lire
.
Poi
andarono
tutti
,
comprese
le
bambine
che
si
attaccavano
alla
sottana
dello
zio
come
a
quella
di
una
donna
,
a
vedere
la
puerpera
.
Fu
,
quello
,
un
inverno
lungo
e
crudelissimo
,
quale
mai
non
s
'
era
conosciuto
.
Prima
venne
una
gran
neve
che
seppellì
i
monti
e
i
paesi
;
davanti
alla
casa
si
alzò
,
in
una
notte
,
oltre
un
metro
e
si
dovette
praticare
una
scia
,
in
mezzo
,
per
poter
passare
senza
affondarsi
.
I
ragazzi
,
sulle
prime
,
erano
felici
,
specialmente
quelli
che
avevano
la
scusa
di
non
andare
a
scuola
.
Andrea
fece
nell
'
orto
una
grande
statua
monumentale
,
con
due
castagne
per
pupille
e
un
berretto
di
pelo
in
testa
:
Santus
invece
tentò
di
andare
a
scuola
,
ma
dovette
tornare
indietro
perché
le
Scuole
erano
in
un
antico
Convento
al
limite
estremo
della
cittadina
e
la
neve
era
così
alta
che
non
ci
si
poteva
arrivare
.
Allora
lo
studente
si
chiuse
nella
camera
alta
,
con
un
freddo
siberiano
,
e
si
mise
a
studiare
.
Quella
che
più
si
divertiva
era
Cosima
.
Per
la
prima
volta
vedeva
la
neve
in
tutta
la
sua
terribile
bellezza
,
e
le
cose
le
sembravano
infinitamente
grandi
,
trasformate
in
nuvole
.
Un
altro
spettacolo
per
lei
meraviglioso
era
il
fuoco
.
Tutti
i
camini
erano
accesi
e
anche
il
focolare
centrale
della
cucina
;
pareva
che
la
fiamma
scaturisse
naturale
dal
pavimento
,
piegandosi
di
qua
e
di
là
curiosa
e
quasi
desiderosa
di
staccarsi
e
correre
intorno
;
il
fumo
saliva
verso
il
soffitto
e
verso
ogni
apertura
,
ma
tornava
indietro
come
respinto
dal
freddo
di
fuori
,
e
allora
si
faceva
dispettoso
e
annoiava
la
gente
.
Per
fortuna
un
servo
era
tornato
il
giorno
prima
dal
seminerio
,
cioè
dai
campi
ove
seminava
il
grano
,
e
adesso
,
bloccato
dalla
neve
,
restava
in
casa
e
si
rendeva
utile
in
cento
modi
:
spezzava
la
legna
sotto
la
tettoia
,
badava
al
cavallo
confinato
nella
stalla
,
al
maiale
e
alle
galline
rattrappite
dal
freddo
,
attizzava
il
fuoco
,
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
e
infine
andò
anche
in
cerca
di
un
po
'
di
carne
per
fare
il
brodo
ai
padroni
.
Le
altre
provviste
erano
tutte
in
casa
,
e
non
c
'
era
da
aver
paura
anche
se
la
neve
durava
per
settimane
intere
.
Verso
sera
infatti
ricominciò
a
cadere
,
fitta
e
incessante
;
furono
chiuse
e
sprangate
porte
e
finestre
,
quasi
contro
un
nemico
,
e
nel
silenzio
profondo
le
voci
della
casa
vibrarono
come
in
un
rifugio
di
montagna
.
Nella
stanza
da
pranzo
,
c
'
era
anche
un
braciere
intorno
al
quale
sedevano
la
madre
e
le
bambine
:
Cosima
cercò
di
prender
posto
fra
le
sorelle
,
ma
le
due
,
al
solito
,
la
respinsero
e
la
punzecchiarono
,
nonostante
i
rimproveri
della
madre
:
paziente
e
silenziosa
ella
si
ritrasse
e
se
ne
andò
in
cucina
.
Lì
si
stava
forse
meglio
,
sebbene
il
fumo
continuasse
a
velare
l
'
ambiente
.
La
serva
sedeva
davanti
al
camino
e
già
sonnecchiava
,
mentre
il
servo
stava
lontano
dal
fuoco
,
poiché
un
uomo
forte
non
ha
e
non
deve
avere
freddo
,
e
,
per
spirito
d
'
imitazione
,
Andrea
gli
sedeva
accanto
,
entrambi
su
due
seggioline
basse
.
Cosima
a
sua
volta
sedette
a
fianco
della
serva
e
le
posò
la
testa
sul
grembo
un
po
'
grasso
e
tiepido
.
Il
servo
era
un
uomo
dei
paesi
:
si
chiamava
Proto
;
basso
e
tozzo
,
con
una
gran
barba
rossiccia
quadrata
e
gli
occhi
verdognoli
,
aveva
un
aspetto
quasi
fratesco
;
e
infatti
era
molto
religioso
e
semplice
,
di
una
innata
bontà
francescana
;
raccontava
sempre
storie
di
Santi
,
sebbene
Andrea
e
la
stessa
Cosima
preferissero
leggende
o
racconti
briganteschi
:
ma
questi
egli
li
lasciava
all
'
altro
servo
,
che
era
amico
dei
latitanti
ed
anche
dei
banditi
:
per
contentare
i
padroncini
Proto
sceglieva
una
via
di
mezzo
e
narrava
certe
lunghe
favole
che
sembravano
romanzi
.
-
Questa
,
-
diceva
quella
sera
,
-
non
è
inventata
:
è
proprio
vera
,
ed
è
accaduta
quando
io
ero
bambino
.
Al
mio
paese
l
'
inverno
è
più
lungo
e
rigido
di
questo
,
perché
stiamo
sui
monti
,
e
i
pastori
devono
scendere
con
le
greggie
a
svernare
in
pianura
,
le
donne
non
escono
mai
di
casa
,
i
mufloni
scendono
dalle
cime
in
cerca
di
cibo
.
-
Anche
i
lupi
?
-
domanda
Andrea
.
-
No
,
lupi
non
ce
ne
sono
.
Siamo
gente
buona
,
noi
,
e
anche
le
bestie
sono
buone
.
Non
c
'
è
animale
più
dolce
del
muflone
,
che
è
una
specie
di
capra
selvatica
,
ma
più
bello
e
agile
della
capra
;
e
assolutamente
innocuo
.
I
cacciatori
che
lo
prendono
,
e
vengono
anche
molto
di
lontano
per
questo
,
sono
più
crudeli
del
più
selvatico
di
essi
.
Una
volta
,
dunque
,
uno
di
questi
buoni
animali
,
spinto
dalla
fame
,
scese
fino
all
'
ultima
casa
del
paese
e
vi
si
aggirò
intorno
tutta
la
notte
.
Ora
dovete
sapere
che
in
quella
casa
viveva
una
fanciulla
il
cui
fidanzato
,
ricco
pastore
di
pecore
,
era
un
mese
avanti
partito
per
i
pascoli
del
sud
:
ma
durante
il
viaggio
si
era
ammalato
,
di
polmonite
,
e
adesso
giaceva
in
un
paese
lontano
,
mentre
i
suoi
servi
continuavano
il
viaggio
col
gregge
.
Il
dolore
più
grave
opprimeva
la
ragazza
:
avrebbe
voluto
raggiungere
il
fidanzato
,
ma
i
genitori
non
lo
permettevano
.
Quindi
piangeva
sempre
e
alla
notte
non
dormiva
.
Sentì
dunque
il
lieve
fruscìo
che
il
muflone
destava
intorno
alla
casa
.
Sulle
prime
si
spaventò
,
credendo
fossero
i
ladri
;
poi
pensò
che
forse
il
fidanzato
era
morto
e
il
suo
spirito
,
ritornato
nei
luoghi
della
loro
felicità
,
la
cercasse
.
Allora
si
alzò
e
aprì
la
finestra
.
La
notte
era
fredda
,
ma
serena
e
senza
neve
.
La
luna
illuminava
la
china
del
monte
,
che
scendeva
fino
alla
casa
:
e
in
quel
chiarore
la
ragazza
vide
il
muflone
,
che
frugava
qua
e
là
in
cerca
di
cibo
:
era
una
graziosa
bestia
,
col
pelo
color
rame
lucidato
dal
freddo
,
gli
occhi
grandi
e
dolci
scintillanti
alla
luna
.
Ella
pensò
:
è
certamente
il
suo
spirito
,
che
ha
preso
questa
forma
e
viene
a
salutarmi
prima
di
andarsene
all
'
altro
mondo
.
Scese
al
pian
terreno
e
socchiuse
la
porta
:
la
bestia
,
però
,
fuggì
.
Allora
lei
si
mise
il
cappuccio
e
andò
verso
una
muriccia
sotto
la
china
del
monte
:
il
muflone
non
tornava
,
ed
ella
si
persuase
che
non
era
lo
spirito
.
Rientrò
in
casa
,
e
mise
fuori
della
porta
un
canestro
con
fieno
ed
orzo
:
e
poco
dopo
sentì
il
ruminare
del
muflone
affamato
.
La
notte
dopo
fu
la
stessa
cosa
.
La
terza
notte
ella
lasciò
la
porta
aperta
e
mise
il
canestro
sulla
soglia
.
Seduta
accanto
al
focolare
,
vide
la
bestia
avanzarsi
,
tornare
indietro
,
avanzarsi
ancora
e
mangiare
.
Alla
quarta
notte
mise
il
canestro
nell
'
interno
della
cucina
,
accanto
alla
porta
spalancata
:
e
la
bestia
si
fece
coraggio
ed
entrò
.
Così
,
un
po
'
alla
volta
,
divennero
amici
;
ed
ella
si
affezionò
talmente
al
suo
protetto
,
che
provò
quasi
sollievo
alla
sua
pena
.
Lo
aspettava
tutte
le
notti
,
come
un
innamorato
,
e
se
esso
tardava
s
'
inquietava
per
lui
.
Non
raccontava
a
nessuno
l
'
avventura
,
per
timore
che
qualcuno
molestasse
la
bestia
:
la
raccontò
solo
al
fidanzato
,
quando
tornò
,
guarito
,
in
primavera
;
e
Alessio
,
così
si
chiamava
il
giovine
,
divenne
stranamente
geloso
.
Ma
il
muflone
,
adesso
,
non
scendeva
più
dai
monti
:
non
aveva
più
fame
;
inoltre
,
nel
tempo
bello
la
gente
stava
fuori
e
poteva
dargli
la
caccia
.
La
fanciulla
credette
di
non
rivederlo
più
:
si
sposò
in
autunno
;
e
ai
primi
d
'
inverno
lo
sposo
dovette
ripartire
con
la
greggia
,
i
servi
,
i
cani
.
Ed
ecco
,
la
notte
stessa
,
freddissima
notte
di
gelo
,
il
muflone
ritornò
:
ella
lo
sentì
battere
le
corna
alla
porta
e
scese
ad
aprire
col
cuore
che
le
pulsava
come
per
un
appuntamento
clandestino
.
La
storia
ricominciò
:
il
muflone
si
aggirava
famigliarmente
nella
cucina
,
come
un
cane
,
si
avvicinava
al
fuoco
;
e
la
sposa
gli
raccontava
sottovoce
tutte
le
sue
vicende
.
Ella
non
era
superstiziosa
;
non
credeva
,
come
altre
donne
del
paese
,
che
gli
spiriti
e
spesso
anche
gli
uomini
vivi
si
trasformino
in
bestie
,
specialmente
di
notte
:
ci
aveva
creduto
un
momento
,
al
primo
apparire
del
muflone
,
quando
si
sentiva
infelice
per
la
malattia
del
fidanzato
;
ma
adesso
che
era
felice
pensava
che
la
bestia
per
sé
stessa
era
una
creatura
straordinaria
,
sì
,
ma
semplicemente
bestia
,
che
le
voleva
bene
.
E
anche
lei
gliene
voleva
;
avrebbe
voluto
tenerselo
in
casa
;
le
dispiaceva
però
tenerlo
prigioniero
e
così
,
dopo
la
solita
visita
,
gli
riapriva
la
porta
.
E
adesso
viene
la
cosa
importante
.
Per
Natale
tornò
lo
sposo
.
Ella
fu
incerta
se
raccontargli
o
no
la
sua
avventura
:
però
non
nascose
una
certa
inquietudine
,
e
,
come
nelle
prime
notti
,
mise
il
canestro
col
fieno
e
l
'
orzo
fuori
della
porta
.
Il
mattino
dopo
lo
trovò
intatto
:
segno
che
la
bestia
non
era
venuta
.
E
non
tornò
,
per
tutte
le
notti
che
lo
sposo
restò
in
paese
.
Allora
un
senso
di
superstizione
riprese
la
giovine
donna
.
Si
,
certo
,
il
muflone
doveva
avere
qualche
cosa
di
umano
:
dimostrava
troppa
intelligenza
per
essere
solamente
un
animale
selvatico
.
D
'
altra
parte
ella
pensava
che
potevano
averlo
ucciso
,
e
ne
provava
un
vago
dolore
.
Lo
sposo
se
ne
accorgeva
,
e
non
sapeva
se
riderne
o
irritarsi
:
poiché
qualcuno
gli
aveva
riferito
che
una
voce
correva
in
paese
:
cioè
che
la
sposa
,
sebbene
da
così
poche
settimane
maritata
,
apriva
la
notte
la
porta
a
un
uomo
misterioso
,
venuto
di
lontano
,
che
correva
in
modo
da
non
lasciarsi
distinguere
.
Ed
ecco
il
giovane
marito
riparte
;
la
casetta
rimane
di
nuovo
triste
senza
di
lui
;
il
paese
è
coperto
di
neve
.
La
sposa
veglia
;
aspetta
il
suo
amico
,
ma
senza
troppa
speranza
di
rivederlo
.
Invece
il
muflone
,
come
avvertito
da
un
istinto
sovrannaturale
,
ritorna
:
ella
lo
accoglie
tremante
,
lo
nutre
,
lo
accarezza
,
lo
sente
palpitare
e
ansare
,
quasi
aspetta
di
sentirlo
parlare
.
E
osserva
che
la
bestia
,
questa
volta
,
non
ha
fretta
di
andarsene
.
E
ancora
ella
è
tentata
di
tenerselo
in
casa
;
che
male
ci
sarebbe
!
Finalmente
si
decide
a
riaprire
la
porta
,
e
l
'
amico
riparte
:
un
minuto
,
e
di
dietro
dalla
muriccia
bianca
di
neve
parte
un
colpo
di
fucile
:
la
bestia
cade
;
nel
silenzio
grande
si
sentono
i
cani
abbaiare
e
qualche
finestrina
si
apre
:
la
sposa
ha
un
presentimento
;
aspetta
che
tutto
sia
di
nuovo
quieto
;
esce
;
al
chiarore
della
neve
si
avanza
fino
alla
muriccia
e
trova
il
muflone
ucciso
,
con
gli
occhioni
spalancati
che
brillano
ancora
di
dolore
.
Ella
lo
coprì
di
neve
,
con
le
sue
mani
;
poi
tutta
la
notte
pianse
.
Non
si
accennò
all
'
avventura
;
e
quando
le
nevi
si
sciolsero
e
fu
ritrovata
la
spoglia
del
muflone
lo
si
credette
morto
di
fame
e
di
assideramento
.
Non
se
ne
parlò
più
;
neppure
col
marito
,
quando
egli
fu
di
ritorno
;
ma
una
cosa
terribile
accadde
.
In
settembre
nacque
alla
giovane
sposa
un
bambino
:
era
bello
,
coi
capelli
color
rame
e
gli
occhi
grandi
e
dolci
come
quelli
del
muflone
:
ma
era
sordomuto
.
La
storia
piacque
a
Cosima
.
Col
capo
appoggiato
al
grembo
della
serva
,
credeva
di
sognare
:
vedeva
il
paese
di
Proto
,
con
le
case
coperte
di
assi
annerite
dal
tempo
,
e
i
monti
scintillanti
di
neve
e
di
luna
;
ma
sopra
tutto
le
destava
una
impressione
profonda
,
quasi
fisica
,
il
mistero
della
favola
,
quel
silenzio
finale
,
grave
di
cose
davvero
grandiose
e
terribili
,
il
mito
di
una
giustizia
sovrannaturale
,
l
'
eterna
storia
dell
'
errore
,
del
castigo
,
del
dolore
umano
.
La
neve
durò
parecchi
giorni
;
più
disastroso
fu
un
periodo
di
pioggie
torrenziali
che
per
quattordici
giorni
diluviarono
ininterrottamente
,
accompagnate
da
raffiche
di
scirocco
quasi
calde
.
Adesso
il
fumo
non
tentava
neppure
di
uscire
dalla
cucina
;
la
pioggia
penetrava
dalle
finestre
,
sgocciolava
dai
tetti
;
una
vera
sorgente
scaturì
dalla
cantina
e
il
signor
Antonio
dovette
in
fretta
far
costruire
dal
fabbro
-
stagnaio
un
tubo
di
ferro
e
prendere
due
uomini
per
scaricare
l
'
acqua
della
cantina
nella
strada
.
Anche
la
strada
era
diventata
un
torrente
;
l
'
orto
uno
stagno
:
si
aveva
l
'
impressione
di
essere
in
una
barca
che
faceva
acqua
da
tutte
le
parti
.
Poi
le
ragazze
si
ammalarono
:
anche
Cosima
si
sentì
stringere
la
gola
,
fu
assalita
da
una
febbre
altissima
e
cominciò
a
sognare
le
cose
più
strane
e
spaventose
.
Giaceva
nel
letto
della
camera
a
pian
terreno
,
e
nei
momenti
di
lucidità
vedeva
il
viso
pallido
della
madre
piegarsi
sul
suo
e
ne
provava
un
senso
di
frescura
come
se
una
ninfea
umida
la
sfiorasse
:
ma
un
giorno
,
il
giorno
di
Sant
'
Antonio
,
grosse
gocce
di
rugiada
parvero
cadere
da
quel
fiore
:
era
ardente
,
però
,
quella
rugiada
;
e
Cosima
ne
sentì
anche
il
sapore
salato
:
il
sapore
del
più
grande
dolore
che
possa
colpire
una
donna
.
Venne
una
parente
,
per
domandare
come
stavano
le
ragazze
;
entrando
,
per
non
dimostrare
inquietudine
,
domandò
con
voce
allegra
:
-
Oggi
è
la
festa
del
padrone
di
casa
:
farete
banchetto
:
dov
'
è
il
porcellino
di
latte
?
-
Il
porcellino
per
la
festa
è
su
,
in
camera
delle
bambine
,
-
disse
la
madre
,
con
voce
rauca
.
E
la
parente
andò
a
vedere
:
era
morta
Giovanna
,
la
più
bella
di
tutte
le
cinque
sorelline
.
Dopo
la
morte
di
Giovanna
,
l
'
umore
della
mamma
cambiò
.
Era
stata
sempre
seria
;
adesso
diveniva
melanconica
,
taciturna
,
chiusa
in
un
mondo
tutto
suo
;
badava
ai
figli
e
alle
cose
domestiche
,
ma
con
una
freddezza
quasi
meccanica
,
con
scrupoli
di
un
dovere
dal
quale
non
si
aspetta
nessun
premio
.
Era
giovane
ancora
,
bella
,
ben
fatta
,
sebbene
di
piccola
statura
;
ma
a
volte
sembrava
vecchia
,
piegata
,
stanca
.
Forse
il
mistero
della
sua
tristezza
derivava
dal
fatto
ch
'
ella
si
era
sposata
senza
amore
,
ad
un
uomo
di
venti
anni
più
vecchio
di
lei
,
che
la
circondava
di
cure
,
che
viveva
solo
per
lei
e
la
famiglia
,
ma
non
poteva
darle
la
soddisfazione
e
il
piacere
dei
quali
tutte
le
donne
giovani
hanno
bisogno
.
Ed
ella
non
poteva
procurarseli
fuori
del
recinto
domestico
:
non
poteva
,
per
dovere
innato
.
Aveva
una
volta
amato
?
Si
diceva
che
,
sì
,
prima
di
sposarsi
,
avesse
corrisposto
ad
un
giovine
povero
:
nessuno
sapeva
però
chi
era
,
e
forse
neppure
esisteva
.
Ci
sono
mole
donne
che
vivono
del
ricordo
di
un
amore
fantastico
;
e
l
'
amore
vero
è
per
esse
un
mistero
grande
e
inafferrabile
come
quello
della
divinità
.
Inoltre
la
famiglia
della
mamma
era
tutta
un
po
'
strana
.
Il
padre
,
d
'
origine
straniera
,
chi
diceva
genovese
,
chi
addirittura
spagnuolo
,
aveva
fatto
un
po
'
tutti
i
mestieri
:
in
ultimo
,
proprietario
di
una
casa
e
di
un
piccolo
podere
nella
valle
,
si
era
ritirato
in
questo
,
in
una
capanna
,
e
viveva
da
eremita
,
coltivando
la
poca
terra
e
allevando
uccelli
e
gatti
selvatici
.
Eppure
i
figli
erano
venuti
su
bene
,
perché
la
loro
piccola
madre
li
educava
santamente
:
uno
era
prete
,
l
'
altro
segretario
comunale
in
un
paese
del
circondario
:
le
figlie
sposate
:
ma
tutti
avevano
un
carattere
diverso
da
quello
degli
abitanti
del
luogo
;
mattoidi
,
li
chiamavano
,
questi
altri
abitanti
beffardi
e
scrutatori
,
mentre
i
figli
dell
'
eremita
erano
distratti
e
sognatori
e
quando
parlavano
dicevano
sempre
parole
di
tagliente
verità
.
Fra
questa
gente
e
in
questo
ambiente
è
cresciuta
dunque
la
piccola
Cosima
:
adesso
ha
sette
anni
e
va
anche
lei
a
scuola
,
con
la
sorella
maggiore
che
ripete
la
quarta
elementare
.
Il
viaggio
,
per
arrivare
al
Convento
che
serve
da
scuola
,
è
tutto
avventuroso
per
lei
:
bisogna
scendere
per
strade
anguste
male
selciate
,
attraverso
casette
di
povera
gente
,
fino
alla
piazza
,
dove
è
il
quartiere
aristocratico
,
con
case
alte
,
balconi
,
tende
inamidate
alle
finestre
.
Siedono
per
terra
,
in
un
lato
della
piazza
,
le
erbivendole
coi
loro
cestini
di
verdura
:
per
lo
più
sono
serve
,
che
vendono
i
prodotti
degli
orti
dei
loro
padroni
,
e
raccontano
i
fatti
di
questi
;
a
volte
c
'
è
anche
un
carro
che
viene
dai
paesi
della
costa
,
carico
di
pesce
,
o
di
cocomeri
e
di
melloni
;
allora
è
un
accorrere
di
compratori
golosi
,
e
lo
stesso
signor
Antonio
,
se
gli
capita
,
acquista
un
chilogramma
di
cefali
o
un
popone
fragrante
e
lo
porta
a
casa
dentro
il
fazzolettone
a
scacchi
.
Dalla
piazza
lo
stradone
provinciale
,
che
attraversa
il
paese
,
prende
il
nome
di
Via
Maggiore
:
c
'
è
un
lungo
palazzo
signorile
,
che
con
le
sue
logge
e
i
suoi
cornicioni
forma
la
meraviglia
di
Cosima
;
c
'
è
,
più
giù
,
il
caffè
con
le
porte
vetrate
e
,
dentro
,
gli
specchi
e
i
divani
,
altra
meraviglia
di
Cosima
:
e
qua
e
là
negozi
e
mercerie
,
botteghe
di
panno
e
botteghe
di
commestibili
:
ma
quella
che
più
interessa
la
nostra
scolaretta
è
la
libreria
del
signor
Carlino
,
dove
si
vendono
i
quaderni
,
l
'
inchiostro
,
i
pennini
;
tutte
quelle
cose
magiche
,
insomma
,
con
le
quali
si
può
tradurre
in
segni
la
parola
,
e
più
che
la
parola
il
pensiero
dell
'
uomo
.
Qualcuno
di
questi
segni
straordinarii
Cosima
lo
sa
già
tracciare
,
perché
lo
zio
Sebastiano
glielo
ha
insegnato
;
in
modo
che
ella
non
va
alla
prima
,
ma
addirittura
alla
seconda
elementare
.
Il
Convento
ha
due
ingressi
,
uno
per
i
maschi
e
l
'
altro
per
le
femmine
:
a
questo
si
sale
per
una
breve
scaletta
esterna
,
e
si
entra
in
un
lungo
corridoio
chiaro
e
pulito
sul
quale
si
aprono
le
aule
:
piccole
aule
che
sanno
ancora
di
odore
claustrale
,
con
le
finestre
munite
d
'
inferriata
,
dalle
quali
però
si
vede
il
verde
degli
orti
e
si
sente
il
fruscìo
dei
pioppi
e
delle
canne
della
valle
sottostante
.
Uccellini
verdognoli
si
posano
sui
davanzali
,
le
nuvole
color
di
rame
dei
primi
giorni
di
ottobre
passano
sul
ciclo
basso
di
un
azzurro
intenso
eppure
luminoso
,
e
la
voce
della
maestra
risona
nel
silenzio
come
quella
del
mandriano
che
su
una
china
alpestre
richiama
le
caprette
sbandate
.
E
delle
caprette
dai
grandi
occhi
liquidi
di
un
colore
azzurrognolo
,
le
ragazzine
,
una
quindicina
in
tutto
,
hanno
la
voglia
di
evadere
dal
recinto
,
ove
si
pascola
l
'
erba
del
sapere
,
per
precipitarsi
nei
meandri
della
valle
e
arrampicarsi
sui
pioppi
lungo
il
torrentello
ancora
asciutto
.
Sono
quasi
tutte
ragazzine
un
po
'
selvatiche
,
sebbene
alcune
,
come
Cosima
,
di
famiglie
benestanti
e
quasi
signorili
:
le
sue
compagne
di
banco
sono
però
figlie
una
di
pastori
,
l
'
altra
di
un
fabbro
che
venuto
da
un
paese
lontano
sulle
prime
dovette
,
per
la
sua
grande
povertà
,
prendere
alloggio
in
una
grotta
poco
distante
dal
paese
,
poi
a
poco
a
poco
fece
fortuna
e
adesso
ha
una
bella
casa
e
un
'
officina
che
lavora
giorno
e
notte
.
Anche
la
maestra
non
è
del
luogo
;
anzi
viene
di
molto
lontano
,
d
'
oltre
mare
,
e
la
chiamano
appunto
la
Continentale
:
è
una
donna
ancora
bella
,
coi
capelli
biondi
crespi
,
ma
irascibile
e
nervosa
.
Cosima
sola
ha
da
lei
una
accoglienza
buona
e
gentile
:
la
bambina
però
,
istintiva
,
prova
subito
un
senso
di
diffidenza
per
quella
signora
dalla
voce
grossa
e
gli
occhi
vuoti
,
e
rimane
ferma
,
rigida
,
al
suo
posto
accanto
alla
finestra
.
Per
nove
mesi
dell
'
anno
ella
occupò
quel
posto
,
profittando
delle
lezioni
più
di
ogni
altra
scolaretta
;
era
una
delle
più
piccole
,
ma
la
più
brava
,
e
quando
veniva
l
'
ispettore
era
sempre
lei
l
'
interrogata
.
E
faceva
bella
figura
,
sebbene
l
'
uomo
,
con
una
grossa
testa
carducciana
,
scuro
il
viso
,
le
destasse
un
brivido
di
spavento
:
ma
anche
di
ammirazione
:
poiché
egli
era
l
'
arca
santa
del
sapere
,
colui
che
davvero
poteva
interpretare
le
carte
scritte
e
le
pagine
stampate
come
i
sacerdoti
i
libri
sacri
.
E
Cosima
aveva
una
gran
voglia
di
sapere
:
più
che
i
giocattoli
l
'
attiravano
i
quaderni
;
e
la
lavagna
della
classe
,
con
quei
segni
bianchi
che
la
maestra
vi
tracciava
,
e
che
aveva
per
lei
il
fascino
di
una
finestra
aperta
sull
'
azzurro
scuro
di
una
notte
stellata
.
Fu
promossa
senza
esame
:
la
maestra
le
consegno
una
letterina
per
il
signor
Antonio
,
con
la
fausta
notizia
;
ed
ella
la
portò
a
casa
sventolandola
ogni
tanto
come
una
bandiera
di
trionfo
;
tanto
che
la
sorella
maggiore
le
dava
,
per
il
dispetto
,
pizzicotti
e
spintoni
;
ma
quando
il
padre
aprì
il
messaggio
rimase
piuttosto
freddo
,
ed
anzi
un
sorriso
sarcastico
gli
strinse
le
labbra
sottili
:
poiché
la
signora
maestra
,
il
cui
marito
era
un
noto
ubriacone
,
e
anche
lei
,
si
diceva
,
non
sdegnava
qualche
bicchierotto
di
vino
buono
,
gli
chiedeva
denari
in
prestito
.
Questa
fu
una
delle
prime
commediole
tragiche
della
realtà
che
diede
a
Cosima
una
lezione
pratica
della
vita
.
Gli
altri
anni
di
scuola
passarono
presto
:
tre
in
tutto
,
poiché
la
quarta
classe
fu
ripetuta
,
ed
ella
ebbe
facilmente
il
primo
premio
,
consistente
in
un
libro
del
Tommaseo
con
la
copertina
bianca
fregiata
di
oro
.
Adesso
aveva
dieci
anni
,
e
la
sua
precocità
gliene
accresceva
qualcun
altro
.
Due
bizzarre
famiglie
,
disordinate
e
forestiere
tutte
e
due
,
erano
intanto
venute
ad
abitare
nel
piccolo
quartiere
;
una
era
quella
di
un
armaiolo
,
cacciatore
infaticato
,
che
quando
era
in
casa
faceva
rintronare
i
dintorni
con
gli
urli
contro
la
moglie
e
le
figlie
giovinette
.
Da
queste
ragazze
,
che
già
avevano
girato
un
bel
po
'
di
mondo
,
Cosima
apprese
i
misteri
che
fanno
della
donna
e
dell
'
uomo
un
essere
solo
:
non
ne
fu
molto
turbata
,
perché
i
suoi
sensi
erano
chiusi
ancora
in
un
boccio
che
la
vita
castissima
della
sua
famiglia
non
tendeva
certo
a
far
fiorire
.
Ma
le
cose
,
specialmente
della
natura
,
le
apparvero
già
in
un
barlume
nuovo
,
come
di
aurora
che
segue
l
'
incerto
biancore
dell
'
alba
.
Ecco
,
più
che
le
confidenze
a
bassa
voce
delle
sue
amichette
straniere
,
la
colpiscono
i
diversi
profumi
del
piccolo
orto
;
quello
dei
gigli
,
sopra
tutto
,
e
delle
rose
;
ella
chiude
gli
occhi
nel
piegare
il
viso
sui
fiori
appena
sbocciati
,
e
quel
misterioso
senso
subcosciente
di
una
vita
anteriore
,
che
prova
nel
vedere
la
nonnina
,
la
riprende
più
forte
.
Già
ella
ne
capiva
qualche
cosa
,
e
tentava
di
spiegarsela
,
vagamente
,
come
si
cerca
d
'
interpretare
i
sogni
.
Anche
leggendo
già
di
nascosto
i
libri
del
fratello
maggiore
,
e
quelli
che
esistevano
in
casa
,
pensava
a
una
vita
lontana
,
diversa
dalla
sua
,
e
che
pure
le
sembrava
di
aver
un
giorno
conosciuto
.
Così
,
a
quell
'
età
,
lesse
i
primi
romanzi
:
uno
dei
quali
era
I
Martiri
di
Chateaubriand
,
che
lasciò
nella
sua
fantasia
una
traccia
profonda
.
Non
è
detto
però
che
anche
nel
suo
ambiente
la
vita
non
cominciasse
a
mostrarle
la
faccia
della
realtà
,
e
gli
avvenimenti
non
prendessero
,
a
volte
,
colori
e
movimenti
insoliti
.
Uno
dei
fatti
più
impressionanti
e
dolorosi
fu
la
scoperta
fatta
un
giorno
dal
padre
,
di
denari
che
mancavano
dal
suo
cassetto
chiuso
a
chiave
.
Egli
non
si
ingannò
un
attimo
solo
:
chiamò
il
figlio
Andrea
,
che
allora
aveva
sedici
anni
,
e
lo
interrogò
a
lungo
.
Andrea
era
rimasto
un
ragazzo
basso
e
robusto
,
senza
voglia
di
studiare
,
e
frequentava
altri
ragazzi
di
famiglie
paesane
,
benestanti
e
prepotenti
.
Alcune
donne
di
malaffare
,
appollaiate
in
certe
casupole
del
quartiere
di
San
Pietro
,
il
più
schiettamente
popolare
della
cittadina
,
attiravano
questi
giovanetti
esuberanti
di
vita
e
abbandonati
a
se
stessi
.
Il
signor
Antonio
,
un
po
'
tardi
,
si
avvedeva
di
aver
dato
anche
lui
troppa
libertà
al
ragazzo
,
buono
e
generoso
in
fondo
,
ma
con
tutti
gli
istinti
di
una
razza
ancora
primitiva
.
Un
furore
muto
,
alimentato
di
rimorso
,
di
paura
per
l
'
avvenire
,
di
propositi
di
fermezza
e
di
repressione
ad
ogni
costo
,
lo
sostenne
nel
lungo
interrogatorio
che
fece
ad
Andrea
.
Il
giovane
negava
di
aver
preso
i
denari
:
allora
il
padre
lo
perquisì
;
gli
trovò
alcune
monete
e
la
chiave
che
apriva
il
cassetto
.
Andrea
continuava
a
negare
.
Allora
il
signor
Antonio
prese
una
corda
e
la
lanciò
ad
una
trave
della
cucina
:
chiuse
le
porte
e
le
finestre
,
mandò
fuori
le
donne
.
Disse
con
calma
:
-
Vedi
,
Andrea
:
io
stesso
farò
giustizia
immediatamente
,
se
tu
non
riconosci
la
tua
colpa
.
Ti
impiccherò
con
le
mie
mani
.
E
l
'
altro
confessò
.
Tutto
parve
cancellato
:
eppure
un
'
ombra
rimase
sopra
la
famiglia
:
poiché
padre
e
figlio
erano
d
'
improvviso
apparsi
in
una
luce
di
terrore
e
di
morte
.
La
madre
si
fece
ancora
più
triste
:
Cosima
si
piegò
come
uno
dei
suoi
gigli
sciupati
dal
vento
.
Ma
il
giovane
parve
immediatamente
emendarsi
.
Dichiarò
che
non
voleva
proseguire
inutilmente
gli
studi
,
e
desiderava
lavorare
.
Allora
il
padre
pensò
di
associarlo
ai
suoi
affari
:
lo
mandò
a
sorvegliare
le
lavorazioni
di
carbone
e
di
cenere
che
aveva
sui
boschi
della
montagna
,
non
solo
,
ma
lo
fece
partire
per
un
viaggio
d
'
istruzione
commerciale
,
con
lettere
di
presentazione
e
raccomandazioni
ai
suoi
corrispondenti
di
Napoli
e
di
Livorno
.
Anche
Santus
era
fuori
:
già
da
due
anni
frequentava
il
liceo
di
Cagliari
,
e
prometteva
di
diventare
un
bravo
dottore
in
lettere
o
in
medicina
.
Preferì
quest
'
ultima
,
pure
non
abbandonando
i
suoi
studi
e
i
suoi
gusti
letterari
.
Quando
tornava
per
le
vacanze
era
un
ampio
respiro
di
nuova
vita
che
animava
la
casa
.
Portava
libri
e
regali
,
ed
era
vestito
con
modesta
ma
accurata
eleganza
.
Ed
era
bello
,
col
viso
fine
che
sembrava
quello
di
una
razza
diversa
dalla
sua
,
i
grandi
occhi
chiari
,
trasparenti
di
intelligenza
e
di
bontà
.
Non
parlava
molto
,
ma
parlava
bene
,
e
aveva
già
una
cultura
larga
e
profonda
,
aiutata
da
una
memoria
straordinaria
.
E
quello
che
più
stupiva
in
lui
era
la
serietà
,
quasi
l
'
austerità
dei
costumi
:
non
fumava
,
non
beveva
,
non
guardava
le
donne
:
studiava
sempre
,
anche
durante
le
vacanze
.
Qualche
volta
veniva
a
cercarlo
un
suo
compagno
di
studi
;
Antonino
,
si
chiamava
,
un
bellissimo
giovane
bruno
dall
'
aria
un
po
'
beffarda
,
vestito
inappuntabilmente
alla
moda
di
allora
,
-
cappellino
di
paglia
con
nastro
di
tulle
e
veletta
all
'
estate
,
mantello
azzurro
d
'
inverno
,
drappeggiato
con
eleganza
dannunziana
,
-
(
almeno
così
Antonino
dava
ad
intendere
,
chiamando
fraternamente
col
solo
nome
di
Gabriele
il
giovanissimo
poeta
che
aveva
degnato
di
una
sua
visita
il
paese
di
Cosima
)
.
Anche
lui
,
Antonino
,
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
fra
borghese
e
paesana
:
la
madre
e
le
sorelle
vestivano
in
costume
,
mentre
lui
e
i
fratelli
,
tutti
studenti
,
avevano
quasi
un
'
aria
aristocratica
.
Il
padre
,
veramente
,
era
esattore
d
'
imposte
,
un
uomo
rude
,
taciturno
,
poco
pratico
della
lingua
italiana
(
come
i
maggiori
signori
del
resto
)
,
di
mirabile
animo
e
nobiltà
.
Ben
caratteristica
era
la
loro
abitazione
,
l
'
ultima
del
paese
,
costituita
da
fabbricati
bassi
che
davano
su
un
cortile
chiuso
,
e
dove
,
oltre
la
loro
famiglia
,
vivevano
altri
parenti
,
con
numerosi
ragazzi
:
una
specie
di
clan
,
ma
di
gente
incivilita
,
anzi
,
intelligentissima
.
I
ragazzi
studiavano
tutti
,
ed
erano
caustici
,
osservatori
,
beffardi
.
Una
bella
vigna
che
guardava
sulla
valle
e
verso
i
monti
a
nord
,
in
dolce
pendìo
,
era
attigua
alla
casa
:
più
tardi
il
padre
di
Antonino
costruì
in
un
angolo
di
questa
vigna
una
casina
alta
,
dove
lo
studente
,
nelle
poche
settimane
che
rimaneva
in
paese
,
viveva
come
in
una
torre
d
'
avorio
,
studiando
,
o
fingendo
di
studiare
.
Fu
il
primo
,
il
lungo
amore
di
Cosima
.
Quando
egli
veniva
a
cercare
Santus
,
ella
si
nascondeva
,
presa
dal
terrore
che
egli
potesse
rivolgerle
un
semplice
sguardo
.
Ma
non
c
'
era
pericolo
:
egli
passava
accanto
a
lei
e
alle
altre
ragazze
anche
maggiori
e
più
belle
ed
esperte
di
lei
,
senza
neppure
vederle
;
e
se
veniva
a
cercare
Santus
era
perché
con
lui
poteva
parlare
delle
cose
e
delle
persone
conosciute
nella
città
dei
loro
studi
;
e
perché
Santus
,
poi
,
lo
attirava
con
la
sua
singolare
intelligenza
e
la
sua
originalità
.
Adesso
,
poi
,
il
futuro
medico
,
si
dedica
insolitamente
ad
altre
cose
all
'
infuori
dei
suoi
studi
.
Costruisce
,
per
esempio
,
un
pallone
volante
,
come
li
chiamavano
allora
,
e
riesce
a
meraviglia
:
nessuno
conosce
il
segreto
del
suo
apparecchio
;
ma
è
certo
che
il
pallone
,
di
carta
-
seta
,
per
il
cui
finanziamento
Santus
è
riuscito
a
farsi
dare
qualche
sussidio
dalla
madre
,
un
bel
giorno
sale
dal
cortile
della
casa
,
leggero
e
colorato
come
una
grande
bolla
di
sapone
;
vola
sopra
il
paese
,
richiamando
l
'
attenzione
e
l
'
ammirazione
di
tutti
,
sparisce
,
non
ritorna
.
Qualche
giorno
dopo
si
seppe
che
era
sceso
,
senza
incendiarsi
,
in
un
angolo
della
montagna
.
Alcuni
piccoli
pastori
di
capre
lo
avevano
veduto
librarsi
sopra
le
roccie
,
illuminato
dal
tramonto
,
credendolo
una
cosa
sovrannaturale
,
e
,
nel
vederlo
scendere
,
si
erano
inginocchiati
presi
da
terrore
superstizioso
,
gridando
:
È
lo
Spirito
Santo
,
è
lo
Spirito
Santo
.
Lusingato
da
questo
successo
,
lo
studente
ne
tentò
un
altro
.
Costruì
una
ruota
pirotecnica
,
che
doveva
innalzarsi
come
il
pallone
e
accendersi
con
fuochi
artificiali
di
sorprendente
effetto
.
Alcuni
razzi
di
prova
riuscirono
bene
:
guizzarono
in
alto
,
una
sera
di
agosto
,
si
aprirono
in
meravigliosi
getti
di
fiori
incandescenti
:
ma
quando
si
trattò
di
issare
e
far
funzionare
la
ruota
,
questa
s
'
incendiò
,
con
grande
spavento
della
famiglia
,
e
il
giovine
inventore
ne
ebbe
una
mano
e
un
braccio
gravemente
ustionati
.
L
'
insuccesso
e
il
male
lo
avvilirono
:
dovette
mettersi
a
letto
,
e
per
placargli
le
sofferenze
e
farlo
dormire
,
il
dottore
gli
ordinò
una
miscela
alla
quale
era
mescolato
del
cognac
.
Egli
si
addormentò
;
ma
come
se
gli
avessero
propinato
una
bevanda
magica
,
si
svegliò
stordito
,
e
quando
le
sofferenze
della
sua
scottatura
lo
tormentavano
,
si
preparava
la
bevanda
e
ricadeva
in
sopore
.
Il
suo
umore
cambiò
:
divenne
irascibile
e
pigro
,
trascurò
i
suoi
libri
,
si
assentò
per
intere
giornate
da
casa
senza
dire
dove
andava
.
Solo
la
compagnia
di
Antonino
pareva
piacergli
:
si
chiudevano
per
lunghe
ore
nella
camera
alta
della
casa
,
e
se
Cosima
,
con
la
forza
della
curiosità
e
della
passione
,
riusciva
a
mettersi
in
ascolto
nel
pianerottolo
li
sentiva
leggere
ad
alta
voce
e
commentare
e
discutere
di
cose
letterarie
.
Antonino
recitava
i
versi
ultimi
del
suo
diletto
poeta
:
una
mattina
la
sua
voce
risonò
più
alta
del
solito
,
e
nell
'
umile
sereno
silenzio
della
piccola
casa
patriarcale
,
si
diffuse
come
una
musica
che
raccontava
di
città
lontane
,
luminose
di
fontane
,
di
statue
,
di
giardini
,
popolate
solo
di
amanti
,
di
donne
bellissime
,
di
gente
felice
.
Quante
volte
,
in
su
'
mattini
chiari
e
tiepidi
io
l
'
aspetto
!
Ella
ancora
ne
'
l
suo
letto
ride
ai
sogni
mattutini
.
Su
la
piazza
Barberini
s
'
apre
il
ciel
,
zaffiro
schietto
.
Il
Tritone
del
Bernini
leva
il
candido
suo
getto
.
Intorno
a
quel
tempo
morì
la
nonnina
.
L
'
estate
era
certamente
stagione
più
felice
.
C
'
erano
giornate
caldissime
,
ma
era
un
caldo
fermo
,
quasi
lucido
,
e
l
'
azzurro
del
cielo
,
un
po
'
basso
,
sembrava
quello
dei
quadri
di
Zuloaga
.
Qualche
servo
tornava
dalla
mietitura
,
abbrustolito
come
da
un
incendio
,
e
si
buttava
,
febbricitante
di
malaria
,
su
una
stuoia
nell
'
angolo
della
tettoia
:
in
cambio
le
donne
che
,
all
'
ombra
del
cortile
,
spezzavano
mucchi
di
mandorle
che
un
incettatore
veniva
tutti
gli
anni
a
comprare
,
ridevano
e
cantavano
stornelli
paesani
che
facevano
un
contrasto
ben
curioso
coi
rondò
preziosissimi
recitati
da
Antonino
nella
camera
di
Santus
.
Erano
gridi
di
passione
,
profonda
e
ardente
come
quel
cielo
sopra
la
terra
bruciata
dal
sole
:
e
chi
,
di
quelle
donne
giovani
e
brune
che
non
pensavano
ad
altro
che
all
'
amore
,
si
lamentava
di
vivere
in
mezzo
alle
spine
,
per
un
solo
innamorato
:
chi
diceva
all
'
amante
:
a
cara
bellu
ja
ses
,
traitore
che
a
Zudas
:
bello
di
viso
,
traditore
come
Giuda
;
chi
invitava
un
altro
a
succhiarle
il
sangue
vivo
dal
cuore
;
qualche
volta
la
voce
di
una
donna
disillusa
si
alzava
però
ad
ammonire
le
appassionate
,
e
allora
il
coro
femminile
taceva
,
con
una
pausa
quasi
spaventata
.
L
'
ammonimento
diceva
:
Su
sordadu
in
sa
gherra
nan
chi
s
'
est
,
olvidadu
;
no
s
'
ammentat
,
de
Deus
.
Torrat
,
su
corpus
meu
,
pustis
chi
es
,
sepultadu
,
a
sett
'
unzas
de
terra
.
Il
soldato
,
nella
guerra
,
-
dicono
che
si
è
dimenticato
,
-
non
si
ricorda
di
Dio
.
-
Ritorna
il
corpo
mio
,
-
dopo
che
è
seppellito
,
-
a
sette
oncie
di
terra
.
Verso
sera
,
andate
via
le
donne
,
raccolte
entro
sacchi
puliti
le
mandorle
sgusciate
,
la
serva
,
le
ragazze
,
qualche
volta
la
madre
,
sedevano
al
fresco
del
cortile
,
sotto
le
grandi
stelle
dell
'
Orsa
le
cui
ruote
viaggiavano
verso
un
paese
di
sogno
.
Il
servo
malarico
,
riavutosi
alquanto
,
si
sollevava
e
prendeva
parte
alle
chiacchiere
famigliari
.
Era
un
bel
giovine
,
lontano
parente
del
signor
Antonio
,
olivastro
e
coi
denti
bianchissimi
:
pareva
un
etiope
,
ed
anche
il
suo
modo
di
pensare
aveva
un
colore
barbarico
.
Parlava
sempre
di
banditi
e
delle
loro
imprese
brigantesche
.
Bisogna
dire
che
,
in
quel
tempo
,
il
banditismo
locale
aveva
ancora
un
carattere
quasi
epico
.
Odî
di
famiglia
,
sete
di
vendetta
,
pregiudizî
di
onore
erano
per
lo
più
l
'
origine
di
questi
episodî
di
sangue
che
funestavano
la
vita
del
paese
e
di
intere
contrade
.
Il
giovane
servo
,
poi
,
abbelliva
le
avventure
dei
banditi
con
la
sua
fantasia
,
e
lui
stesso
si
lasciava
travolgere
da
una
suggestione
malefica
che
lo
spingeva
a
farneticare
sogni
di
libertà
,
di
imprese
ove
,
più
che
altro
,
il
ribelle
alle
leggi
sociali
,
ha
modo
di
spiegare
il
suo
coraggio
,
la
sua
abilità
,
la
sua
forza
d
'
animo
,
il
disprezzo
per
il
pericolo
e
la
morte
.
Era
,
infine
,
una
specie
di
anarchico
,
che
non
potendo
eguagliare
la
sorte
degli
uomini
liberi
e
svincolarsi
dal
suo
destino
di
servo
,
intendeva
distruggere
il
bene
degli
altri
e
crearsi
una
potenza
,
una
regola
di
vita
diversa
da
quella
usuale
.
In
quel
tempo
,
specialmente
una
banda
di
uomini
armati
di
tutto
punto
,
decisi
a
tutto
,
protetti
anche
,
o
per
amicizia
,
o
per
complicità
,
o
per
paura
,
da
una
vasta
rete
di
favoreggiatori
,
infieriva
nel
Circondario
.
I
capi
erano
due
fratelli
,
giovanissimi
,
terribili
,
si
diceva
anche
feroci
:
la
radice
del
loro
odio
contro
la
società
era
una
ingiustizia
da
loro
subita
,
una
condanna
per
un
reato
del
quale
erano
innocenti
:
condanna
alla
quale
d
'
altronde
sfuggivano
con
la
loro
latitanza
.
Bisogna
dire
però
che
,
o
per
istinto
,
o
esasperati
dalla
loro
mala
sorte
,
non
rispettavano
la
roba
altrui
;
così
che
in
pochi
anni
s
'
erano
fatti
un
patrimonio
:
possedevano
terre
,
case
,
bestiame
,
servi
e
pastori
.
Un
giorno
,
durante
quell
'
ultima
estate
,
una
giovane
donna
,
quasi
fanciulla
,
si
presentò
di
mattina
nella
casa
del
signor
Antonio
e
chiese
di
parlargli
.
Egli
la
ricevette
nella
stanza
dove
sbrigava
i
suoi
affari
,
e
le
domandò
benevolmente
che
cosa
desiderava
.
Ella
era
vestita
in
costume
:
aveva
un
viso
pallido
e
fine
,
con
due
grandi
;
occhi
neri
sormontati
da
sopracciglia
foltissime
,
rivelatrici
di
un
carattere
forte
.
Disse
,
con
una
certa
umiltà
:
-
Lei
possiede
,
sul
Monte
Orthobene
,
un
bosco
di
lecci
,
che
tutti
gli
anni
affitta
per
il
pascolo
delle
ghiande
ai
porci
.
Si
vorrebbe
averlo
noi
in
affitto
,
questa
prossima
stagione
.
-
È
già
affittato
-
dice
il
signor
Antonio
;
-
per
tre
anni
lo
ha
esclusivamente
il
proprietario
di
bestiame
Elias
Porcu
.
-
Elias
lo
cederà
volentieri
,
se
vossignoria
lo
permette
.
-
Non
credo
possa
cederlo
volentieri
:
ne
ha
bisogno
assoluto
.
-
Se
vossignoria
glielo
impone
,
Elias
lo
cederà
immediatamente
.
Calmo
e
fermo
,
col
piccolo
pugno
bianco
sul
tavolo
,
l
'
uomo
replica
:
-
Io
non
ho
mai
imposto
a
nessuno
cosa
che
non
fosse
giusta
.
-
Ma
anche
adesso
sarebbe
una
cosa
giusta
.
Poiché
i
miei
fratelli
hanno
bisogno
,
per
il
loro
branco
di
suini
,
di
un
pascolo
di
ghiande
;
e
tutti
i
proprietari
dicono
di
averli
già
affittati
,
mentre
non
è
vero
.
-
Io
non
so
quello
che
possono
dire
gli
altri
proprietari
;
ciò
che
so
è
che
il
mio
bosco
è
già
affittato
:
e
basta
!
-
concluse
,
sollevando
il
pugno
;
ma
subito
lo
riposò
sul
tavolo
senza
picchiarvi
sopra
:
i
suoi
occhi
però
avevano
preso
la
luce
argentea
e
lucente
dell
'
acciaio
affilato
.
La
ragazza
non
cedeva
:
anche
i
suoi
occhi
brillarono
,
tuttavia
cupi
sotto
le
tempestose
sopracciglia
.
-
Vossignoria
sa
chi
sono
i
miei
fratelli
?
-
E
poiché
l
'
altro
non
dimostrava
curiosità
,
aggiunse
con
fierezza
,
quasi
vantasse
una
parentela
di
eroi
:
-
Sono
i
fratelli
...
-
e
pronunziò
un
nome
.
-
I
banditi
.
Allora
il
signor
Antonio
sorrise
.
-
Fossero
pure
i
sette
fratelli
della
favola
,
i
banditi
che
diedero
il
loro
nome
ai
monti
sui
quali
si
nascondevano
,
io
non
manco
di
impegno
con
Elias
Porcu
.
E
basta
!
-
ripeté
;
e
questa
volta
batté
il
pugno
,
come
quando
sigillava
una
lettera
con
le
ostie
colorate
.
La
ragazza
si
alzò
:
non
proferì
una
minaccia
,
ma
se
ne
andò
senza
salutare
.
Il
signor
Antonio
non
disse
nulla
in
famiglia
,
sebbene
tutti
si
fossero
accorti
della
visita
e
ne
provassero
inquietudine
.
E
un
fatto
strano
accadde
la
sera
stessa
,
a
ora
tarda
,
quando
tutti
erano
già
a
letto
,
e
solo
il
padrone
vegliava
ancora
nella
stanza
da
pranzo
,
leggendo
un
numero
arretrato
della
sua
prediletta
nerolistata
Unità
cattolica
.
D
'
un
tratto
qualcuno
bussò
lievemente
alla
porta
.
Il
signor
Antonio
aprì
,
e
neppure
per
un
attimo
si
illuse
sullo
scopo
di
quella
visita
insolita
.
La
strada
era
buia
,
ma
al
chiarore
che
,
per
il
corridoio
d
'
ingresso
,
arrivava
alla
porta
,
egli
vide
,
nel
vano
di
questa
,
come
in
un
quadro
a
fondo
scuro
,
una
figura
gigantesca
,
con
un
ruvido
costume
nero
dalle
brache
giallastre
,
che
aveva
qualche
cosa
di
demoniaco
.
Il
viso
color
bronzo
era
circondato
da
una
barba
a
collare
,
di
un
nero
corvino
,
che
lasciava
scoperte
le
grosse
labbra
sanguigne
:
gli
occhi
,
con
le
sopracciglia
come
quelle
della
sorella
dei
banditi
,
ma
esageratamente
più
abbondanti
,
avevano
la
pupilla
grande
e
la
sclerotica
azzurra
.
Sono
perduto
,
pensò
il
signor
Antonio
,
ma
non
finse
neppure
di
sorridere
per
nascondere
la
sua
forza
.
Fece
entrare
l
'
uomo
,
e
notò
che
costui
,
nonostante
la
mole
massiccia
della
sua
persona
,
camminava
silenzioso
e
leggero
come
un
daino
:
aveva
ai
grandi
piedi
calzari
di
pelle
grezza
,
allacciati
sotto
le
uose
di
orbace
:
calzari
da
uomo
che
usa
correre
furtivo
e
allontanarsi
in
poche
ore
dal
luogo
del
suo
misfatto
,
in
modo
da
procurarsi
un
infallibile
alibi
.
Questo
,
stanotte
mi
strozza
,
pensa
il
signor
Antonio
;
tuttavia
lo
fa
entrare
nella
stanza
ospitale
,
gli
assegna
il
posto
d
'
onore
davanti
alla
tavola
,
ma
non
si
affretta
a
offrirgli
da
bere
per
dimostrargli
la
sua
sicurezza
.
Anche
prima
di
essere
interrogato
,
l
'
uomo
comincia
a
parlare
:
la
sua
voce
e
bassa
e
quieta
;
la
parola
lenta
,
prudente
.
E
subito
il
signor
Antonio
respira
:
poiché
tutto
nell
'
uomo
,
anche
l
'
occhio
,
può
mentire
:
mai
la
voce
,
anche
se
egli
cerchi
di
mascherarla
.
E
la
voce
di
quell
'
uomo
che
pareva
un
ciclope
venuto
giù
dai
monti
pietrosi
per
abbattere
qualche
cosa
che
non
gli
andava
a
genio
,
era
quella
di
un
saggio
.
L
'
argomento
era
quello
:
l
'
affitto
del
bosco
ghiandifero
ai
banditi
.
Egli
non
disse
che
era
un
loro
favoreggiatore
,
anzi
un
loro
complice
,
ancora
a
piede
libero
perché
troppo
furbo
e
prudente
per
lasciarsi
scoprire
;
narrò
che
era
un
loro
amico
,
perché
i
disgraziati
erano
pur
degni
di
avere
amici
,
fra
tanti
nemici
che
li
perseguitavano
come
i
cacciatori
i
cinghiali
,
colpevoli
solo
della
loro
fiera
indipendenza
:
questi
nemici
arrivavano
al
punto
di
impedire
ai
due
fratelli
di
far
pascolare
le
loro
greggie
e
i
loro
branchi
di
porci
in
terre
di
cristiani
:
onde
il
signor
Antonio
era
pregato
di
aver
compassione
delle
bestie
e
dei
loro
padroni
.
-
Questo
è
il
denaro
:
due
,
trecento
scudi
;
quello
che
vuole
,
signor
Antonio
.
Trasse
dal
petto
un
portafogli
legato
con
una
correggia
,
e
fece
atto
di
toglierne
il
denaro
:
la
mano
bianca
dell
'
altro
fermò
la
sua
,
e
non
se
ne
staccò
,
mentre
gli
occhi
chiari
del
galantuomo
cercavano
di
penetrare
in
quelli
scuri
del
colosso
come
un
fanciullo
fiducioso
che
si
avanza
in
un
bosco
spinoso
certo
di
trovarci
un
sentiero
.
Disse
:
-
Amico
,
voi
sapete
che
la
cosa
è
impossibile
.
Quel
contatto
,
quello
sguardo
,
sopra
tutto
la
parola
amico
pronunziata
in
quel
modo
e
in
quel
momento
,
operarono
,
come
l
'
uomo
ebbe
a
dire
più
tardi
,
un
vero
miracolo
.
Egli
rimise
il
portafogli
,
ma
insisté
nella
sua
richiesta
,
calcando
,
forse
con
sincerità
da
parte
sua
,
sul
bisogno
assoluto
che
i
fratelli
S
.
avevano
di
protezione
e
di
soccorso
da
parte
delle
buone
persone
che
conoscevano
le
loro
disavventure
.
-
L
'
unico
soccorso
che
io
posso
suggerire
ai
due
sviati
,
è
che
si
costituiscano
subito
alle
autorità
,
-
disse
il
signor
Antonio
:
-
prima
che
sia
tardi
per
loro
,
ed
anche
per
i
loro
amici
.
L
'
uomo
ha
un
sogghigno
:
il
suo
viso
rassomiglia
proprio
,
in
quel
momento
,
a
quello
del
diavolo
.
Ma
l
'
altro
continua
:
-
Noi
un
giorno
ci
rivedremo
;
e
allora
mi
darete
ragione
.
Quei
due
giovani
sono
come
due
pietruzze
staccatesi
dalla
cima
di
una
roccia
:
cadono
,
ne
travolgono
altre
,
precipitano
sulla
china
,
diventano
una
valanga
,
finiscono
nell
'
abisso
.
-
Certo
,
se
nessuno
li
aiuta
,
-
brontola
il
gigante
.
-
È
facile
parlare
così
,
seduti
davanti
a
una
tavola
tranquilla
,
col
foglio
in
mano
.
Bisogna
però
trovarsi
nel
loro
covo
,
nelle
loro
difficoltà
,
per
pensare
in
altro
modo
.
E
bisognerebbe
parlare
con
loro
,
non
coi
loro
ambasciatori
.
-
Io
sono
disposto
a
parlare
con
loro
,
e
convincerli
a
cambiare
strada
.
Procuratemi
un
abboccamento
,
dove
e
quando
essi
vogliono
;
parlerò
ai
due
disgraziati
ragazzi
come
fossi
il
padre
loro
.
Pensando
forse
che
essi
invece
,
noti
anche
per
la
loro
loquela
impetuosa
e
appassionata
,
avrebbero
convinto
lui
,
procurandosi
in
tal
modo
un
nuovo
amico
e
protettore
potente
per
la
sua
sola
bontà
e
la
fama
della
sua
rettitudine
,
l
'
uomo
della
montagna
si
animò
insolitamente
.
Accettò
il
bicchiere
di
vino
che
l
'
ospite
gli
offriva
,
e
sene
andò
silenzioso
,
dopo
aver
promesso
di
tornare
.
Tornò
,
infatti
,
ma
per
il
colloquio
coi
S
.
non
si
poté
concludere
nulla
.
I
banditi
erano
diffidenti
,
e
i
discorsi
romantici
del
signor
Antonio
li
facevano
ridere
.
Costituirsi
?
Può
un
guerriero
barbaro
,
che
difende
la
sua
libertà
e
la
sua
sanguigna
fame
di
vivere
,
darsi
prigioniero
al
nemico
?
Eppure
la
profezia
del
signor
Antonio
si
avverò
.
Di
delitto
in
delitto
,
di
rapina
in
rapina
,
essi
e
la
loro
banda
precipitarono
in
un
abisso
.
Fra
gli
illusi
da
loro
travolti
,
vi
fu
anche
,
con
dolore
del
signor
Antonio
,
e
di
tutta
la
famiglia
,
anche
il
giovane
servo
,
malarico
e
visionario
,
Juanniccu
,
che
,
senza
aver
commesso
la
più
lieve
colpa
,
solo
per
spirito
di
avventura
,
si
unì
negli
ultimi
tempi
alla
banda
e
fu
con
loro
preso
.
In
compenso
l
'
uomo
della
montagna
tornò
spesso
dal
signor
Antonio
,
e
diventò
il
suo
pastore
porcaro
.
Per
lunghi
anni
fu
uno
dei
dipendenti
più
fedeli
e
affezionati
al
signor
Antonio
.
E
confessò
che
quella
notte
era
venuto
con
la
sinistra
intenzione
di
sopprimerlo
,
se
non
si
piegava
ai
voleri
dei
malvagi
.
Giusto
e
buono
era
il
signor
Antonio
,
e
tutti
lo
amavano
.
Esercitava
,
senza
volerlo
,
senza
accorgersene
,
un
fascino
benefico
su
tutti
quelli
che
lo
avvicinavano
.
Eppure
la
sua
parola
era
semplice
,
disadorna
;
ma
il
suono
della
sua
voce
che
saliva
profondo
dall
'
anima
tutta
fatta
di
verità
e
d
'
indulgenza
,
era
come
una
musica
che
esprimeva
l
'
inesprimibile
.
Del
resto
egli
aveva
una
certa
cultura
,
ed
era
,
in
fondo
,
un
poeta
.
Aveva
studiato
a
Cagliari
,
quando
ancora
si
viaggiava
da
una
città
all
'
altra
a
cavallo
,
e
aveva
portato
i
suoi
libri
e
le
sue
provviste
entro
le
bisaccie
,
come
un
pastore
o
un
contadino
che
va
a
seminare
il
grano
in
luoghi
lontani
.
Aveva
studiato
ciò
che
in
quel
tempo
si
chiamava
Rettorica
,
o
preso
il
diploma
di
procuratore
.
A
dire
il
vero
non
esercitava
questa
nobile
professione
,
ma
molti
ricorrevano
a
lui
per
consigli
e
consultazioni
legali
,
profondamente
persuasi
della
sua
saggezza
e
sopra
tutto
della
sua
rettitudine
.
Il
commercio
lo
aveva
quasi
arricchito
.
Ma
,
come
un
umanista
primitivo
,
egli
coltivava
anche
gli
studi
poetici
:
le
sue
poesie
erano
dialettali
,
tuttavia
in
una
forma
che
si
avvicinava
alla
lingua
italiana
.
Bravo
anche
come
poeta
estemporaneo
,
raccoglieva
a
volte
intorno
a
sé
altri
campioni
famosi
in
quelle
gare
,
e
competeva
coi
più
bravi
e
inspirati
.
E
aveva
iniziative
geniali
,
anche
come
proprietario
e
come
agricoltore
.
Tentò
piantagioni
di
agrumi
,
di
sommaco
,
di
barbabietole
:
l
'
aridità
della
terra
rocciosa
,
bruciata
da
lunghe
siccità
,
frustrò
i
suoi
tentativi
.
Impiantò
anche
una
piccola
tipografia
e
stampò
a
sue
spese
un
giornaletto
,
e
le
poesie
sue
e
dei
suoi
amici
:
fallimento
completo
anche
questo
.
Nelle
ore
di
riposo
,
alla
bella
stagione
,
sedeva
all
'
ombra
della
casa
,
davanti
alla
porta
,
leggendo
i
giornali
.
Tutti
quelli
che
passavano
lo
salutavano
o
si
fermavano
addirittura
a
conversare
con
lui
.
E
se
passava
una
donna
bisognosa
,
egli
traeva
in
silenzio
dal
taschino
una
moneta
e
gliela
porgeva
,
accennandole
,
col
dito
sulla
bocca
,
di
non
fiatare
.
Così
,
tutti
si
allontanavano
consolati
.
Oltre
ad
Antonino
,
frequentava
la
casa
un
altro
giovanissimo
studente
,
già
compagno
di
scuola
di
Andrea
.
Era
un
ragazzo
smilzo
,
dal
profilo
rapace
,
gli
occhi
inquieti
e
diffidenti
,
orgoglioso
e
ambizioso
,
e
di
una
serietà
insolita
alla
sua
età
.
Ma
anche
lui
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
che
non
era
borghese
ma
neppure
esclusivamente
paesana
,
che
anzi
vantava
essere
di
pura
e
antica
razza
locale
:
abitavano
in
una
casa
buia
,
in
fondo
a
un
cortile
chiuso
,
quasi
murato
come
una
prigione
;
e
tutti
della
famiglia
,
il
padre
alto
e
già
quasi
vecchio
,
i
fratelli
,
le
sorelle
,
delle
quali
una
bellissima
e
con
rari
occhi
celesti
,
erano
di
una
rigidità
quasi
tragica
.
Scarso
il
patrimonio
,
tanto
che
quando
si
trattò
di
mandare
il
ragazzo
a
studiare
a
Cagliari
,
si
dovette
fare
sacrifici
.
Ma
Gioanmario
,
lo
studente
,
dava
buone
promesse
.
Durante
quelle
ultime
vacanze
,
mentre
si
preparava
a
partire
,
le
sue
visite
diventarono
più
frequenti
.
Tutte
le
sere
cercava
di
Andrea
,
pur
sapendo
che
l
'
amico
non
era
in
casa
,
e
coglieva
tutte
le
scuse
per
attardarsi
con
le
ragazze
.
I
suoi
discorsi
le
interessavano
:
per
lo
più
egli
riportava
le
notizie
del
paese
,
i
pettegolezzi
,
le
storielle
di
innocenti
amori
fra
studenti
e
fanciulle
del
luogo
:
Cosima
e
sopra
tutto
Enza
lo
ascoltavano
incantate
.
Enza
era
già
quasi
una
signorina
,
un
po
'
strana
,
a
volte
taciturna
a
volte
di
una
allegria
insolente
e
isterica
.
Non
si
tardò
ad
accorgersi
che
lei
e
Gioanmario
si
erano
stretti
con
un
legame
d
'
amore
;
trovarono
il
modo
di
vedersi
in
segreto
e
l
'
opposizione
della
famiglia
di
lei
,
che
sperava
in
un
matrimonio
più
sollecito
e
solido
,
aumentò
la
loro
passione
.
Fu
una
vera
passione
,
alimentata
dal
carattere
quasi
violento
dei
due
ragazzi
.
Gioanmario
si
mise
a
studiare
con
dura
tenacia
,
e
in
soli
due
anni
superò
gli
esami
del
liceo
,
inscrivendosi
poi
alla
facoltà
di
legge
.
Ma
lo
studio
,
le
privazioni
,
l
'
orgoglio
punto
dalla
persistente
ostilità
della
famiglia
di
Enza
,
lo
rendevano
cupo
e
nervoso
.
A
volte
i
suoi
occhi
erano
venati
di
rosso
,
e
la
voce
aspra
,
le
parole
amare
.
Vennero
però
tristi
giorni
anche
per
la
famiglia
di
Cosima
:
Andrea
non
andava
bene
:
si
diceva
che
già
avesse
un
figlio
,
da
una
bella
ragazza
del
popolo
,
e
che
giocasse
coi
suoi
amici
scapestrati
.
Invano
il
signor
Antonio
cercava
di
richiamarlo
sulla
buona
strada
:
lo
mandava
a
sorvegliare
i
lavori
delle
carbonaie
,
a
vigilare
i
poderi
.
Andrea
obbediva
;
era
,
come
si
disse
,
buono
e
molto
generoso
,
ma
anche
lui
trascinato
da
istinti
di
razza
,
sensuale
e
impulsivo
.
E
anche
l
'
altro
,
il
maggiore
,
si
era
,
dopo
la
disgrazia
dei
fuochi
artificiali
,
come
incrinato
.
Incrinato
:
come
s
'
incrina
ad
un
urto
una
tazza
di
cristallo
,
un
vaso
di
porcellana
.
Continuava
i
suoi
studi
,
all
'
Università
di
Cagliari
,
mentre
Antonino
aveva
ottenuto
,
poiché
la
sua
famiglia
ne
aveva
a
sufficienza
i
mezzi
,
di
andare
a
Roma
.
Forse
anche
la
lontananza
dell
'
amico
fu
per
Santus
dannosa
:
egli
cominciò
a
frequentare
compagni
meno
intelligenti
e
fini
,
e
a
domandare
denari
più
del
necessario
.
Anche
di
lui
si
seppe
che
studiava
sempre
meno
,
e
che
beveva
.
Questo
fu
un
grave
dispiacere
per
tutti
.
Il
signor
Antonio
divenne
pensieroso
;
la
madre
sempre
più
taciturna
e
melanconica
.
Che
fare
?
La
vita
segue
il
suo
corso
fluviale
,
inesorabile
:
vi
sono
tempi
di
calma
e
tempi
torbidi
,
a
cui
nulla
può
mettere
riparo
:
e
invano
si
tenta
di
arginarla
,
di
opporsi
anche
di
traverso
nella
corrente
per
impedire
che
altri
venga
travolto
.
Forze
occulte
.
Fatali
,
spingono
l
'
uomo
al
bene
o
al
male
;
la
natura
stessa
,
che
sembra
perfetta
,
è
sconvolta
dalle
violenze
di
una
sorte
ineluttabile
.
Il
signor
Antonio
,
e
più
di
lui
la
signora
Francesca
,
si
piegavano
sulla
china
che
pareva
franasse
sotto
i
piedi
dei
loro
figliuoli
:
si
rimproveravano
,
ciascuno
però
per
conto
proprio
,
di
non
aver
saputo
creare
,
con
l
'
educazione
,
l
'
energia
,
la
costanza
,
il
sacrificio
di
tutte
le
ore
,
un
terreno
più
solido
e
sicuro
per
il
cammino
dei
loro
figli
:
il
signor
Antonio
aveva
loro
comprato
terreni
e
greggi
,
la
signora
Francesca
aveva
per
loro
risparmiato
anche
il
centesimo
:
che
valeva
?
Anzi
valeva
forse
dannosamente
,
perché
,
senza
il
benessere
e
l
'
avvenire
assicurato
,
i
ragazzi
sarebbero
stati
costretti
a
lavorare
e
crearsi
da
loro
una
posizione
.
Fantasie
,
forse
,
anche
queste
:
poiché
c
'
erano
intorno
esempi
di
gente
povera
,
o
mediocre
,
che
tuttavia
era
spinta
da
un
destino
di
dolore
e
di
colpa
,
molto
più
triste
di
quello
dei
fratelli
di
Cosima
.
Se
n
'
era
avuto
un
caso
nel
disgraziato
Juanniccu
.
E
un
altro
caso
anche
più
doloroso
colpì
un
cugino
,
figlio
di
una
sorella
del
signor
Antonio
,
severa
e
intelligentissima
donna
,
rimasta
vedova
in
giovine
età
con
parecchi
figli
da
allevare
:
possedeva
,
è
vero
,
una
certa
sostanza
,
e
non
le
mancava
l
'
aiuto
dell
'
altro
fratello
sacerdote
che
conviveva
con
lei
;
ma
era
una
donna
litigiosa
,
che
per
motivi
da
nulla
intentava
causa
ai
suoi
vicini
e
confinanti
di
terra
e
di
domicilio
,
e
si
faceva
mangiare
buona
parte
delle
sue
entrate
dagli
avvocati
e
dalle
spese
di
giustizia
.
Da
piccoli
proprietari
che
erano
,
i
figli
custodivano
personalmente
il
loro
patrimonio
;
ma
il
cugino
era
sanguigno
,
ambizioso
e
violento
,
e
cominciò
con
l
'
appropriarsi
di
qualche
capo
di
bestiame
per
aumentare
il
suo
gregge
.
Scoperto
,
fu
punito
.
Aveva
venticinque
anni
:
era
bello
,
alto
,
robusto
;
in
guerra
sarebbe
stato
un
ottimo
condottiero
.
Ma
la
vita
,
l
'
ambiente
,
il
destino
,
erano
così
.
E
anche
nella
casa
di
Cosima
s
'
era
introdotto
il
male
,
subdolo
,
velenoso
,
forse
inevitabile
,
come
tutti
i
mali
del
mondo
.
Anche
Andrea
fu
trascinato
,
una
notte
,
ad
una
impresa
di
quelle
che
certi
giovani
facevano
più
per
spacconeria
che
per
malvagità
.
Rubarono
galline
:
ma
furono
anch
'
essi
presi
.
Un
lutto
più
che
mortale
ottenebrò
la
famiglia
del
signor
Antonio
:
egli
si
accorò
talmente
che
,
fatto
ogni
più
grave
sforzo
per
salvare
il
figliuolo
,
si
accasciò
e
si
ammalò
.
Furono
mesi
e
mesi
di
dolore
rodente
,
quasi
di
disperazione
.
Finché
l
'
uomo
buono
,
l
'
uomo
saggio
e
giusto
,
cadde
,
e
la
famiglia
rimase
come
l
'
umile
erba
tremante
all
'
ombra
della
quercia
fulminata
.
E
poiché
la
famiglia
era
in
questo
cerchio
d
'
ombra
,
restava
rassegnata
,
in
attesa
di
vederla
un
giorno
diradare
.
Con
la
morte
del
padre
,
Andrea
parve
metter
giudizio
;
prese
lui
ad
amministrare
il
patrimonio
rimasto
ancora
in
comune
;
ma
ne
profittava
largamente
,
in
modo
che
rimaneva
appena
il
tanto
per
aiutare
negli
studi
l
'
altro
fratello
,
e
per
pagare
le
tasse
.
La
madre
si
lamentava
sempre
,
per
queste
tasse
,
e
se
ne
preoccupava
tanto
da
non
dormire
la
notte
.
Per
fortuna
nella
casa
c
'
era
ogni
provvista
,
e
le
ragazze
si
contentavano
di
nulla
.
Il
lutto
per
il
padre
fu
lungo
:
per
mesi
interi
le
finestre
rimasero
chiuse
e
nessuna
delle
donne
,
tranne
la
serva
,
metteva
il
piede
fuori
della
porta
:
ma
Enza
si
consolava
scrivendo
lettere
interminabili
al
suo
Gioanmario
e
le
tre
piccole
,
intelligentissime
,
leggevano
sempre
,
chiacchierando
e
anche
discutendo
fra
di
loro
,
in
perfetto
accordo
.
Chi
non
andava
bene
era
Santus
.
La
morte
del
padre
,
invece
di
richiamarlo
in
sé
,
parve
sprofondarlo
di
più
nella
china
abissale
dove
di
giorno
in
giorno
precipitava
.
Studiò
fino
ad
arrivare
al
quarto
anno
di
medicina
:
ma
beveva
.
Durante
le
ultime
vacanze
fu
trascurato
anche
da
Antonino
,
che
non
andò
più
a
cercarlo
:
né
lui
parve
preoccuparsene
,
chiuso
sempre
in
una
sua
indifferenza
da
animale
malato
.
Se
ne
stava
nella
sua
camera
,
chiuso
a
chiave
,
-
poiché
Andrea
s
'
era
stabilito
in
quella
che
doveva
funzionare
da
salotto
,
-
e
non
usciva
se
non
per
andare
a
cercare
da
bere
.
Del
resto
era
innocuo
;
non
molestava
nessuno
;
nelle
ore
buone
scendeva
in
cortile
e
fabbricava
giocattoli
con
la
ferula
,
per
i
bambini
del
vicinato
;
tutti
gli
volevano
bene
,
ma
la
sua
ombra
gravava
intorno
e
accresceva
il
lutto
della
madre
e
delle
sorelle
.
Dopo
quelle
ultime
vacanze
,
verso
ottobre
,
parve
svegliarsi
dal
suo
malefico
incantesimo
;
preparò
i
suoi
libri
,
disse
che
avrebbe
fatto
ogni
sforzo
per
compiere
entro
l
'
anno
scolastico
il
resto
degli
studi
e
laurearsi
.
L
'
arcobaleno
della
speranza
illuminò
il
grigio
orizzonte
della
famiglia
:
fu
raccolto
il
gruzzolo
necessario
per
fa
sua
partenza
,
e
la
madre
,
anzi
,
gli
diede
i
pochi
risparmi
che
teneva
nascosti
per
riserva
,
in
caso
di
bisogni
impreveduti
.
Fu
una
festa
,
la
partenza
di
lui
,
e
anche
un
senso
di
liberazione
per
la
casa
;
alla
sua
camera
fu
data
aria
,
come
a
quella
di
uno
che
è
morto
o
guarito
dopo
lunga
malattia
,
e
finalmente
fu
vista
la
madre
sorridere
e
prender
parte
alle
conversazioni
animate
delle
ragazze
.
Sei
notti
dopo
la
partenza
di
Santus
,
fu
sentito
,
sul
tardi
,
qualcuno
bussare
replicatamente
alla
porta
.
Dopo
mezzo
secolo
di
vita
,
Cosima
ricorda
ancora
quel
picchiare
come
di
tamburo
che
annunzia
una
disgrazia
:
lo
sente
ancora
rimbombare
dentro
il
suo
cuore
;
è
il
suono
più
terribile
che
abbia
mai
udito
,
più
funebre
di
quello
che
annunzia
la
morte
,
più
del
suono
della
campana
che
chiama
a
spegnere
un
incendio
.
La
buona
serva
si
alza
;
ma
prima
di
aprire
ascolta
,
con
ansia
paurosa
.
Chi
può
essere
?
Un
bandito
,
un
ladro
,
un
uomo
della
giustizia
?
Anche
un
fantasma
può
essere
,
un
morto
che
passa
nella
strada
e
bussa
alle
porte
per
avvertire
i
viventi
che
l
'
inferno
li
aspetta
.
Era
qualche
cosa
di
peggio
ancora
:
un
morto
vivente
che
annunziava
l
'
inferno
,
sì
,
ma
prima
della
morte
,
nella
vita
stessa
.
Era
Santus
,
con
gli
occhi
azzurri
velati
,
la
lingua
legata
.
Per
misurare
la
gravità
di
queste
disgrazie
bisogna
considerare
anche
l
'
intransigenza
malevola
dell
'
ambiente
dove
si
svolgevano
.
Tutti
si
conoscevano
,
nella
piccola
città
,
tutti
si
giudicavano
severamente
,
e
quelli
che
meno
avrebbero
dovuto
scagliare
la
prima
pietra
erano
i
più
inesorabili
.
Quando
si
seppe
del
ritorno
e
della
perdizione
di
Santus
,
fu
un
lungo
compiacersi
e
sogghignare
,
fra
i
conoscenti
della
famiglia
;
e
i
più
cattivi
erano
i
parenti
.
C
'
erano
due
cugine
della
signora
Francesca
,
due
vecchie
zitelle
che
facevano
pensione
a
un
canonico
,
-
questo
veramente
santo
,
-
e
stavano
sempre
in
chiesa
.
Ogni
tanto
si
presentavano
nella
casa
di
Cosima
,
rigide
e
composte
,
dure
come
due
mummie
;
non
parlavano
molto
,
ma
ogni
loro
parola
era
una
frecciata
:
e
di
tutto
,
anche
quando
le
cose
andavano
egregiamente
,
trovavano
da
ridire
,
persino
se
le
ragazze
avevano
un
abituccio
nuovo
,
o
si
ornavano
di
un
nastro
economico
ritagliato
magari
da
un
fazzoletto
di
seta
logoro
.
Piombarono
in
casa
il
giorno
dopo
del
ritorno
di
Santus
,
e
fecero
piangere
la
signora
Francesca
,
addossandole
tutta
la
colpa
del
disordine
famigliare
.
Tutto
,
intorno
,
per
loro
,
era
una
tragedia
;
e
lo
era
,
sì
,
ma
forse
,
almeno
per
le
ragazze
,
non
irreparabile
.
Irreparabile
lo
era
per
le
due
vecchie
zitelle
,
che
,
istintivamente
,
senza
precisa
cattiveria
,
riversavano
sul
destino
degli
altri
il
proprio
squilibrio
.
Una
carica
particolare
,
quasi
non
bastasse
la
prima
,
fu
fatta
contro
Enza
,
della
quale
si
conoscevano
gli
amori
segreti
e
palesi
con
Gioanmario
:
per
le
due
acri
e
sterili
zie
,
che
mai
avevano
conosciuto
l
'
amore
,
il
romanzo
innocente
e
in
fondo
melanconico
dei
due
giovani
innamorati
era
tragico
e
terribile
quasi
come
quello
di
Isotta
la
bionda
e
Tristano
,
o
di
Paolo
e
Francesca
.
Predissero
le
cose
più
sinistre
per
l
'
immorale
e
sfrontata
ragazza
,
mormorarono
che
per
causa
di
lei
la
famiglia
e
l
'
intero
parentado
erano
scherniti
e
disprezzati
da
tutta
la
gente
benpensante
,
e
che
il
disonore
ricadeva
anche
sulle
sorelle
che
mai
avrebbero
trovato
marito
.
La
madre
piangeva
:
che
altro
poteva
fare
?
E
,
certo
,
neppure
lei
era
contenta
per
la
storia
di
Enza
,
sebbene
,
dopo
le
ultime
disgrazie
famigliari
,
la
sua
ostilità
verso
Gioanmario
fosse
diminuita
,
e
pensasse
che
un
uomo
ordinato
ed
energico
,
in
casa
,
sarebbe
stato
di
grande
aiuto
:
ma
non
rispondeva
alle
insinuazioni
vituperose
delle
cugine
,
e
tale
sua
quasi
accondiscendenza
fu
quella
che
più
esasperò
Enza
,
la
quale
naturalmente
origliava
all
'
uscio
.
D
'
un
tratto
si
sentirono
alte
grida
ululanti
,
e
il
tonfo
d
'
un
corpo
che
cade
.
Era
lei
,
l
'
infelice
ragazza
,
presa
da
un
attacco
isterico
,
quasi
epilettico
.
Allora
la
madre
si
sollevò
,
come
la
cerbiatta
alla
quale
vien
ferito
il
figlio
,
e
trovò
l
'
energia
di
cacciar
via
le
donne
e
di
sollevare
e
confortare
la
sua
bambina
.
Poiché
tutti
i
figli
,
per
lei
,
compreso
il
più
traviato
,
anzi
lui
forse
più
degli
altri
,
erano
ancora
deboli
creature
che
il
Signore
avrebbe
fatto
crescere
e
rinsavire
.
Il
risultato
fu
che
Gioanmario
fu
riconosciuto
come
fidanzato
di
Enza
,
e
si
fissarono
le
nozze
per
l
'
estate
seguente
,
appena
egli
si
fosse
laureato
.
Nozze
umili
e
quasi
tristi
;
non
quali
il
padre
aveva
sognate
e
preparate
per
le
sue
figliuole
.
Ai
due
giovani
sposi
fu
assegnata
una
modesta
rendita
,
e
concessa
per
abitazione
una
vecchia
casa
che
la
famiglia
possedeva
in
un
quartiere
eccentrico
della
cittadina
.
Ma
era
una
casa
troppo
grande
,
con
una
scala
erta
,
le
camere
vaste
dai
pavimenti
di
legno
,
le
finestre
piccole
,
le
pareti
imbiancate
con
la
calce
;
Enza
ci
si
immelanconì
e
si
strapazzò
a
pulirla
e
renderla
abitabile
,
aiutata
solo
da
una
donna
a
mezzo
servizio
.
Presto
cominciarono
i
guai
.
Gioanmario
,
entrato
nello
studio
di
un
avvocato
,
vi
rimaneva
tutto
il
giorno
,
e
ancora
senza
compenso
.
Il
dover
vivere
con
la
piccola
rendita
della
moglie
lo
umiliava
e
lo
esasperava
.
Provocato
dal
malumore
di
lei
cominciò
a
rinfacciarle
la
fretta
di
essersi
voluta
sposare
:
ella
rispondeva
aspra
:
litigi
violenti
scoppiavano
fra
di
loro
,
seguiti
da
riconciliazioni
che
duravano
poco
,
da
fughe
di
lui
che
rimaneva
assente
il
più
possibile
.
Una
triste
mattina
,
la
donna
che
andava
da
loro
per
i
servizi
,
corse
spaventata
a
casa
dei
parenti
,
dicendo
che
aveva
trovato
la
piccola
padrona
stesa
a
letto
senza
sensi
,
fredda
come
una
morta
.
L
'
aveva
fatta
rinvenire
;
ma
temeva
che
la
cosa
fosse
grave
.
La
signora
Francesca
era
sofferente
anch
'
essa
,
per
un
male
alle
reni
,
e
le
ragazze
giudicarono
di
non
spaventarla
con
le
notizie
di
Enza
.
Cosima
,
che
spesso
andava
dai
giovani
sposi
ed
era
al
corrente
della
loro
disordinata
e
dolorosa
vita
,
corse
lei
con
la
speranza
che
si
trattasse
di
uno
dei
soliti
disturbi
nervosi
della
sorella
.
La
trovò
insolitamente
calma
,
troppo
calma
,
abbandonata
sul
letto
pallidissima
,
coi
grandi
occhi
spauriti
.
Non
parlava
,
non
si
moveva
;
ma
un
odore
sgradevole
e
caldo
esalava
dal
letto
,
e
quando
Cosima
,
con
un
coraggio
superiore
alla
sua
età
,
cercò
di
scoprire
il
mistero
si
accorse
che
l
'
infelice
Enza
giaceva
in
una
pozza
di
sangue
nero
.
Arrivò
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
un
aborto
.
Alla
meglio
tentarono
di
riparare
:
ma
era
tardi
:
prima
che
il
marito
tornasse
da
una
seduta
al
Tribunale
,
Enza
era
morta
.
Morta
,
senza
dolore
,
senza
coscienza
,
vuota
di
tutto
il
suo
sangue
malato
e
turbolento
:
adesso
era
bianca
,
bella
,
purificata
,
come
una
statua
di
marmo
scolpita
sul
suo
modello
.
Prima
di
avvertire
la
madre
e
le
sorelle
,
prima
ancora
che
Gioanmario
rientrasse
,
Cosima
,
da
sola
,
chiuse
i
grandi
occhi
vitrei
di
Enza
,
ne
lavo
il
corpo
,
trasportato
in
un
lettuccio
della
camera
attigua
a
quella
matrimoniale
;
lo
profumò
;
compose
i
bei
capelli
castani
intorno
al
viso
diafano
,
e
infine
la
rivestì
del
modesto
abito
bianco
di
sposa
e
le
calzò
anche
le
scarpette
di
raso
.
Agiva
sotto
l
'
impulso
di
una
forza
quasi
sovrannaturale
,
come
in
uno
stato
di
ebbrezza
.
Ebbrezza
di
dolore
,
di
disinganno
,
di
spavento
della
vita
,
che
,
come
tutte
le
ubriachezze
violente
,
le
lasciò
un
fondo
di
amarezza
,
anzi
di
terrore
;
un
terrore
che
non
l
'
abbandonò
mai
più
,
sebbene
accuratamente
sepolto
da
lei
in
fondo
al
cuore
come
il
segreto
di
una
colpa
misteriosa
e
involontaria
:
l
'
antica
colpa
dei
primi
padri
,
quella
che
attirò
sul
mondo
il
dolore
e
ricade
indistintamente
su
tutti
gli
uomini
.
Adesso
Cosima
aveva
quattordici
anni
,
e
conosceva
dunque
la
vita
nelle
sue
più
fatali
manifestazioni
.
Ma
nonostante
quella
paura
misteriosa
della
fatalità
che
si
era
annidata
nel
suo
cuore
,
poiché
questo
cuore
era
poi
fisicamente
e
moralmente
forte
,
ella
aveva
ereditato
dal
padre
e
dagli
avi
paterni
,
quasi
tutti
agricoltori
e
pastori
,
quindi
patriarcalmente
unici
alla
terra
e
alla
natura
,
un
fondo
di
bontà
,
d
'
intelligenza
,
di
filosofia
,
e
sentiva
profonda
la
gioia
di
vivere
.
Durante
l
'
infanzia
aveva
avuto
le
malattie
comuni
a
tutti
i
bambini
,
ma
adesso
era
,
sebbene
gracile
e
magra
,
sana
e
relativamente
agile
e
forte
.
Piccola
di
statura
,
con
la
testa
piuttosto
grossa
,
mani
e
piedi
minuscoli
,
con
tutte
le
caratteristiche
fisiche
sedentarie
delle
donne
della
sua
razza
,
forse
d
'
origine
libica
,
con
lo
stesso
profilo
un
po
'
camuso
,
i
denti
selvaggi
e
il
labbro
superiore
molto
allungato
;
aveva
però
una
carnagione
chiara
e
vellutata
,
bellissimi
capelli
neri
lievemente
ondulati
e
gli
occhi
grandi
,
a
mandorla
,
di
un
nero
dorato
e
a
volte
verdognolo
,
con
la
grande
pupilla
appunto
delle
donne
di
razza
camitica
,
che
un
poeta
latino
chiamò
doppia
pupilla
,
di
un
fascino
passionale
,
irresistibile
.
Per
la
morte
di
Enza
fu
ripreso
il
lutto
,
chiuse
ancora
le
finestre
,
ripresa
una
vita
veramente
claustrale
.
Ma
un
lievito
di
vita
,
un
germogliare
di
passioni
e
una
fioritura
freschissima
d
'
intelligenza
simile
a
quella
dei
prati
cosparsi
di
fiori
selvatici
a
volte
più
belli
di
quelli
dei
giardini
,
univa
le
tre
sorelle
in
una
specie
di
danza
silenziosa
piena
di
grazia
e
di
poesia
.
Le
due
piccole
,
Pina
e
Coletta
,
leggevano
già
anch
'
esse
avidamente
tutto
quello
che
loro
capitava
in
mano
,
e
,
quando
erano
sole
con
Cosima
,
si
abbandonavano
insieme
a
commenti
e
discussioni
che
uscivano
dal
loro
ambiente
e
dalle
ristrettezze
della
loro
vita
quotidiana
.
E
Cosima
,
come
costretta
da
una
forza
sotterranea
,
scriveva
versi
e
novelle
.
Da
sua
parte
Andrea
aveva
molti
difetti
,
ma
era
anche
generoso
e
gioviale
.
Forse
troppo
:
e
la
sua
generosità
era
alimentata
da
un
po
'
di
amor
proprio
,
di
vanità
,
di
boria
:
ma
spesso
era
schietta
e
istintiva
:
aveva
,
poi
,
impeti
di
vero
entusiasmo
per
cose
che
agli
altri
sembravano
degne
di
poco
aiuto
,
se
non
proprio
di
essere
contrariate
;
e
allora
gli
sembrava
di
fare
atto
di
giustizia
mettendosi
dalla
parte
del
debole
.
Così
,
quando
si
venne
a
sapere
che
la
sua
sorellina
Cosima
,
quella
ragazzina
di
quattordici
anni
che
ne
dimostrava
meno
e
sembrava
selvaggia
e
timida
come
una
piccola
cerbiatta
,
era
invece
una
specie
di
ribelle
a
tutte
le
abitudini
,
le
tradizioni
,
gli
usi
della
famiglia
e
anzi
della
razza
,
poiché
s
'
era
messa
a
scrivere
versi
e
novelle
,
e
tutti
cominciarono
a
guardarla
con
una
certa
stupita
diffidenza
,
se
non
pure
a
sbeffeggiarla
e
prevedere
per
lei
un
quasi
losco
avvenire
,
Andrea
prese
a
proteggerla
e
tentò
,
in
modo
invero
molto
intelligente
ed
efficace
,
ad
aiutarla
.
Egli
aveva
fatto
solo
il
ginnasio
,
e
sebbene
avesse
appena
ventidue
anni
si
occupava
adesso
dell
'
amministrazione
dei
beni
lasciati
dal
padre
,
traendone
,
è
vero
,
molto
profitto
per
sé
e
per
i
suoi
divertimenti
;
ma
leggeva
,
anche
,
e
in
certo
modo
era
al
corrente
degli
avvenimenti
letterarî
.
L
'
eco
di
questi
era
sempre
portata
alla
piccola
città
da
Antonino
,
lo
studente
di
lettere
del
più
intimo
amico
di
Andrea
.
Questo
fratello
si
chiamava
Salvatore
,
e
aveva
anche
lui
preferito
allo
studio
la
vita
beata
del
piccolo
proprietario
sempre
a
cavallo
per
i
suoi
campi
ad
aizzare
il
lavoro
dei
servi
e
a
divertirsi
poi
con
le
belle
e
ardenti
ragazze
del
paese
:
e
si
beffava
,
pur
ammirandolo
in
segreto
,
di
Antonino
,
che
aveva
le
mani
bianche
e
affusolate
di
donna
e
gli
occhi
pieni
di
sogni
;
e
non
era
buono
neppure
a
montare
sulla
giumenta
sulla
quale
balzavano
d
'
un
salto
le
servette
di
casa
per
andare
a
prender
l
'
acqua
alla
fontana
:
come
nei
suoi
eterni
studi
,
nelle
Università
più
celebri
del
Continente
,
spendendo
tutti
i
risparmi
della
famiglia
,
non
riusciva
o
non
voleva
riuscire
a
prendere
la
laurea
.
Ad
ogni
modo
questo
bellissimo
,
questo
elegante
e
quasi
principesco
studente
(
e
in
quei
tempi
e
in
quel
luogo
la
parola
studente
significava
ancora
un
essere
superiore
:
un
uomo
al
quale
potevano
essere
assegnati
i
più
alti
e
potenti
destini
della
terra
)
portava
davvero
nella
cerchia
familiare
,
primitiva
,
isolata
,
quasi
condannata
a
un
esilio
dal
mondo
grande
,
un
soffio
di
quella
grandezza
tanto
più
luminosa
quanto
più
lontana
.
Egli
parlava
di
Re
,
di
Regine
,
di
alti
personaggi
politici
,
di
artisti
e
di
letterati
,
come
fossero
tutti
suoi
intimi
amici
.
Sulla
figura
di
Gabriele
d
'
Annunzio
,
allora
in
tutto
il
suo
più
radioso
splendore
,
circonfusa
inoltre
dall
'
aureola
di
notizie
leggendarie
,
egli
si
appoggiava
sopra
tutto
,
come
il
credente
si
appoggia
alla
colonna
del
tempio
per
riceverne
forza
e
maestà
.
Le
cose
raccontate
dal
buono
,
dall
'
epico
Antonino
,
infiammavano
di
folli
sogni
il
cuore
del
rude
,
ma
anche
lui
a
suo
modo
epico
Andrea
.
Egli
cominciò
a
fantasticare
sulla
piccola
Cosima
.
Bisognava
pertanto
aiutarla
.
La
mandò
a
prendere
lezioni
d
'
italiano
,
poiché
a
dire
il
vero
ella
scriveva
più
in
dialetto
che
in
lingua
,
da
un
professore
di
ginnasio
.
Queste
lezioni
accrebbero
il
senso
di
ostilità
istintiva
che
la
piccola
scrittrice
provava
per
ogni
genere
di
studi
libreschi
,
a
meno
che
non
fossero
romanzi
o
poesie
.
Più
efficaci
furono
le
lezioni
pratiche
che
il
fratello
volonteroso
le
procurò
facendole
conoscere
tipi
di
vecchi
pastori
che
raccontavano
storie
più
mirabili
di
quelle
scritte
sui
libri
,
e
portandola
in
giro
,
nei
villaggi
più
caratteristici
della
contrada
,
alle
feste
campestri
,
agli
ovili
sparsi
nei
pascoli
solitari
e
nascosti
come
nidi
nelle
conche
boscose
della
montagna
.
Una
di
queste
gite
fu
meravigliosa
,
anche
perché
fatta
in
buona
compagnia
.
Oltre
al
fratello
di
Antonino
,
c
'
erano
altri
amici
di
Andrea
,
quasi
tutti
studenti
mancati
,
che
ai
tormentosi
fasti
del
vocabolario
preferivano
quelli
della
fisarmonica
e
la
Odissea
,
se
la
creavano
da
sé
prendendosi
a
pugni
per
qualche
bella
giovane
paesana
e
poi
riconciliandosi
in
banchetti
ove
le
ossa
degli
agnelli
arrostiti
alla
viva
fiamma
si
ammucchiavano
ai
loro
piedi
come
sotto
le
mense
degli
eroi
e
conti
di
Re
Carlo
.
Uno
di
questi
banchetti
fu
apprestato
quel
giorno
,
nell
'
ovile
delle
tancas
paterne
di
Andrea
e
di
Cosima
.
Ai
pastori
porcari
,
che
avevano
finito
la
loro
stagione
,
erano
seguiti
quelli
di
pecore
e
di
capre
.
Le
pecore
brucavano
l
'
asfodelo
secco
,
i
cui
lunghi
steli
do