Narrativa ,
Dirò
come
mi
sia
pervenuta
questa
storia
,
che
convenienze
particolari
mi
obbligano
a
velare
sotto
la
forma
del
romanzo
.
Verso
la
metà
di
novembre
avevamo
progettato
una
partita
di
campagna
con
Consoli
e
Pietro
Abate
.
Il
14
,
con
una
bella
giornata
,
noi
eravamo
sulla
strada
di
Aci
.
Verso
Cannizzaro
un
elegante
calesse
signorile
oltrepassò
la
nostra
modesta
carrozza
da
nolo
.
Giammai
si
è
tanto
umiliati
dal
contrasto
come
in
simili
casi
.
Consoli
,
ch
'
era
forse
il
più
matto
della
compagnia
,
gridò
al
cocchiere
:
«
Dieci
lire
se
passi
quel
calesse
!
»
.
Il
cocchiere
frustò
a
sangue
le
rozze
,
che
cominciarono
a
correre
disperatamente
,
facendoci
sbalzare
in
modo
da
esser
sicuri
di
ribaltare
;
e
siccome
le
povere
bestie
non
correvano
come
egli
voleva
,
Consoli
salì
in
piedi
sul
sedile
dinanzi
per
togliere
le
redini
e
la
frusta
dalle
mani
del
cocchiere
.
Allora
cominciò
un
alterco
fra
quegli
che
non
voleva
cederle
e
Consoli
che
le
voleva
ad
ogni
costo
,
mentre
il
legno
correva
alla
meglio
.
Tutt
'
a
un
tratto
i
cavalli
si
arrestarono
;
Abate
ed
io
,
sorpresi
di
vederci
fermati
sì
bruscamente
,
domandammo
che
c
'
era
.
«
Un
morto
»
:
fu
la
risposta
laconica
del
cocchiere
.
Un
convoglio
funebre
attraversava
lentamente
lo
stradone
;
esso
era
semplicissimo
:
un
prete
,
un
sagrestano
che
portava
la
croce
,
un
ragazzo
che
recava
l
'
acqua
benedetta
,
e
tre
o
quattro
pescatori
;
il
feretro
,
coperto
di
raso
bianco
e
velato
di
nero
,
era
portato
da
quattro
domestici
abbrunati
,
e
una
carrozza
signorile
,
in
gran
lutto
,
lo
seguiva
.
Quando
la
carrozza
fu
a
paro
della
nostra
,
una
testa
scoperta
si
affacciò
allo
sportello
sollevando
la
tendina
di
seta
nera
,
e
noi
riconoscemmo
uno
dei
nostri
amici
d
'
Università
,
Raimondo
Angiolini
,
laureato
in
medicina
da
quasi
due
anni
.
Domandammo
chi
era
morto
ad
un
domestico
in
lutto
che
seguiva
,
anch
'
egli
a
piedi
,
il
convoglio
,
e
ci
fu
risposto
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
esclamammo
tutti
ad
una
voce
,
come
se
fosse
stato
impossibile
che
la
morte
avesse
potuto
colpire
quella
fata
,
che
aveva
fatto
il
fascino
di
tutti
.
Non
sapevamo
spiegarci
per
quali
circostanze
la
contessa
fosse
morta
in
quel
luogo
e
Angiolini
ne
accompagnasse
il
feretro
;
per
un
movimento
istintivo
ed
unanime
scendemmo
da
carrozza
,
e
,
a
capo
scoperto
,
seguimmo
il
mortorio
sino
alla
chiesetta
.
Raimondo
Angiolini
entrando
in
chiesa
venne
a
stringerci
la
mano
;
i
nostri
occhi
soltanto
l
'
interrogavano
,
poiché
egli
rispose
tristemente
le
stesse
parole
che
ci
erano
state
dette
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
fu
ripetuto
di
nuovo
.
Raimondo
abbassò
il
capo
tristemente
.
«
Morta
...
la
contessa
!
...
morta
qui
!
»
,
esclamò
Abate
.
«
Sì
,
ieri
l
'
altro
,
alle
due
del
mattino
...
una
morte
orribile
.
»
Rimanemmo
un
pezzo
in
silenzio
:
giammai
questo
spaventoso
mistero
del
nulla
avea
colpito
siffattamente
le
noncuranti
immaginazioni
dei
nostri
23
anni
.
«
Sembra
un
sogno
!
»
,
mormorò
Consoli
,
«
saranno
appena
due
mesi
ch
'
io
la
vidi
al
teatro
.
»
«
La
sua
malattia
fu
brevissima
»
;
rispose
Raimondo
,
«
è
morta
per
Pietro
Brusio
.
»
«
Per
Brusio
!
ella
!
...
la
contessa
!...»
Anche
Brusio
era
uno
dei
nostri
compagni
d
'
Università
,
buon
giovanotto
,
alquanto
discolo
;
ma
,
per
quanto
ci
torturassimo
il
cervello
,
non
arrivammo
a
comprendere
come
la
Prato
,
questa
Margherita
dell
'
aristocrazia
,
fosse
giunta
ad
amarlo
,
e
,
quel
ch
'
è
più
,
a
morire
d
'
amore
per
lui
.
Siccome
i
nostri
volti
al
certo
esprimevano
tal
dubbio
,
Angiolini
riprese
:
«
Nessuno
,
fuori
di
me
e
dell
'
amico
mio
Brusio
,
e
forse
egli
meno
di
me
,
potrà
mai
arrivare
a
conoscere
per
qual
concorso
straordinario
di
circostanze
questi
due
esseri
»
(
Angiolini
nella
sua
qualità
di
medico
diceva
esseri
)
«
si
sono
incontrati
ed
hanno
finito
per
assorbire
l
'
uno
la
vitalità
dell
'
altro
.
Sono
di
quei
misteri
,
che
sembrano
troppo
reconditi
ma
troppo
ben
tracciati
nel
loro
sviluppo
per
essere
casuali
,
e
che
fanno
supporre
quello
che
il
coltello
anatomico
non
ci
ha
potuto
far
trovare
nelle
fibre
del
cuore
umano
»
.
«
Vogliamo
saperlo
allora
!
»
,
saltò
su
a
dire
Consoli
,
«
siamo
tutti
amici
di
Brusio
.
»
Angiolini
,
malgrado
il
suo
scetticismo
di
medico
,
volse
uno
sguardo
alla
bara
,
posta
fra
quattro
ceri
,
nel
mezzo
della
chiesa
,
mentre
il
prete
celebrava
la
messa
.
«
Comprendete
benissimo
,
amici
miei
,
che
questo
non
è
il
luogo
,
né
l
'ora.»
Ricondotti
a
quella
triste
meditazione
tutti
fissammo
a
lungo
e
in
silenzio
quella
cassa
coperta
di
raso
e
velata
di
nero
,
su
cui
il
più
allegro
sole
d
'
inverno
,
che
scintillava
sui
vetri
della
modesta
chiesuola
,
mandava
a
posare
uno
dei
suoi
raggi
.
Io
non
so
come
ciò
avvenga
,
ma
nessuno
di
noi
tre
,
in
quel
punto
,
quando
quel
bel
sole
invernale
animava
quelle
spiagge
ridenti
,
con
quel
mare
immenso
che
si
vedeva
luccicare
attraverso
la
porta
,
fra
tutto
quel
sorriso
di
cielo
e
la
vita
che
sentivamo
rigogliosa
,
fidente
,
espansiva
,
con
il
canto
allegro
dei
pescatori
che
lavoravano
sul
lido
e
il
cinguettare
dei
passeri
sul
tetto
della
chiesa
,
a
cui
faceva
un
triste
contrapposto
il
silenzio
funereo
di
quel
recinto
,
interrotto
solo
dal
mormorare
del
prete
che
officiava
,
e
la
luce
velata
della
chiesetta
colle
pallide
fiammelle
di
quelle
torce
,
nessuno
di
noi
tre
,
dicevo
,
poteva
credere
intieramente
che
quelle
quattro
tavole
racchiudessero
quel
corpo
,
meraviglia
di
grazia
e
di
eleganza
,
che
,
pochi
giorni
innanzi
,
quando
si
vedeva
passare
al
trotto
del
suo
brillante
equipaggio
,
faceva
voltare
tante
teste
.
Lo
ripeto
:
giammai
la
morte
ci
era
sembrata
più
imponente
e
più
possibile
nello
stesso
tempo
prima
d
'
allora
.
Quando
uscimmo
di
chiesa
dissi
a
Raimondo
:
«
Hai
bisogno
di
noi
?
»
.
«
No
,
grazie
.
»
«
E
Brusio
?
»
,
domandò
Abate
.
«
È
là
»
;
rispose
Angiolini
additandoci
una
graziosa
casina
.
A
quelle
sole
parole
scorgemmo
tutto
l
'
abisso
che
dovea
separare
Brusio
dalla
società
,
in
quel
momento
in
cui
lo
immaginammo
solo
e
annientato
in
quelle
camere
ancora
profumate
da
lei
,
ancora
stillanti
di
quell
'
amore
che
inebriandoli
aveva
ucciso
il
più
fragile
dei
due
esseri
;
ora
solo
,
perduto
nell
'
immensità
di
quel
dolore
profondo
che
sbalordisce
come
il
fulmine
.
Sentimmo
che
nulla
potevamo
fare
per
lui
in
quel
momento
.
«
Addio
!
»
,
dissi
ad
Angiolini
stendendogli
la
mano
.
«
Ci
vedremo
?
»
,
aggiunse
Abate
.
«
Chi
sa
?
...
fra
un
mese
o
due
forse
...
»
«
E
ci
narrerai
questa
storia
?
»
,
disse
Consoli
.
«
Tu
la
scriverai
?
»
,
rispose
Raimondo
rivolto
a
me
.
«Forse.»
«
In
tal
caso
bisogna
che
Pietro
me
ne
dia
prima
il
permesso
.
Addio
.
»
Tre
mesi
dopo
rividi
Angiolini
al
Caffè
di
Sicilia
.
Gli
domandai
di
Brusio
:
era
ritornato
a
Siracusa
,
sua
patria
;
gli
rammentai
la
promessa
,
ed
egli
mi
narrò
le
parti
principali
di
quella
storia
di
cui
noi
avevamo
assistito
alla
triste
catastrofe
;
però
pei
dettagli
mi
promise
di
comunicarmeli
minuziosi
e
precisi
,
dopo
che
avrebbe
consultato
certe
lettere
che
aveva
ricevuto
da
Brusio
e
dalla
contessa
.
Un
mese
più
tardi
ricevei
dalla
Posta
un
grosso
plico
col
bollo
di
Napoli
;
vi
erano
i
dettagli
e
le
lettere
che
mi
aveva
promesso
Angiolini
,
due
o
tre
fotografie
rappresentanti
diverse
località
di
una
casa
abitata
in
Napoli
da
Pietro
Brusio
,
e
finalmente
la
preghiera
,
che
Raimondo
mi
faceva
,
se
mai
mi
decidessi
un
giorno
a
pubblicare
questa
storia
dell
'
amore
onnipotente
,
di
salvare
rigorosamente
le
apparenze
,
in
modo
che
neanche
gli
amici
di
Brusio
potessero
penetrarne
il
segreto
.
Dal
canto
mio
non
ho
fatto
che
coordinare
i
fatti
,
cambiando
i
nomi
qualche
volta
,
ed
anche
contentandomi
di
accennare
le
iniziali
,
quando
,
anche
conosciuto
il
nome
,
le
circostanze
per
le
quali
è
ricordato
non
sono
compromettenti
;
rapportandomi
spesso
alla
nuda
narrazione
di
Angiolini
e
alle
lettere
che
questi
mi
rimise
;
aggiungendovi
del
mio
soltanto
la
tinta
uniforme
,
che
può
chiamarsi
la
vernice
del
romanzo
.
I
In
una
bella
sera
degli
ultimi
di
maggio
,
due
giovanotti
,
tenendosi
a
braccetto
,
passeggiavano
pel
gran
viale
del
Laberinto
che
dovea
trasmutarsi
in
Villa
Pubblica
,
con
quella
oziosità
noncurante
che
forma
il
carattere
degli
studenti
e
dei
giovanotti
che
non
hanno
ancora
le
pretensioni
di
dandys
.
Passeggiavano
da
quasi
cinque
minuti
in
silenzio
,
quando
una
signora
,
abbigliata
con
gusto
squisito
,
appoggiandosi
con
il
molle
e
voluttuoso
abbandono
che
posseggono
solo
le
innamorate
o
le
spose
nella
luna
di
miele
,
al
braccio
di
un
uomo
,
anch
'
esso
molto
elegante
,
passò
loro
dinanzi
;
e
lo
strascico
della
sua
lunghissima
veste
sfiorò
i
calzoni
del
giovane
alto
e
bruno
che
stava
a
diritta
,
il
quale
non
sembrò
accorgersene
.
«
La
bella
donna
!
»
,
esclamò
il
suo
compagno
,
un
giovane
biondo
,
come
per
rompere
quel
silenzio
,
che
durava
da
un
pezzo
.
L
'
altro
,
istintivamente
,
alzò
il
capo
e
guardò
la
signora
,
che
,
o
naturalmente
,
o
per
l
'
istinto
della
donna
,
avea
volto
a
metà
il
viso
verso
di
loro
,
parlando
con
l
'
uomo
che
l
'
accompagnava
.
Il
bruno
sembrò
esaminarla
di
un
lungo
sguardo
dalla
piuma
del
suo
cappellino
,
che
scherzava
coi
ricci
dei
suoi
magnifici
capelli
cadenti
sin
quasi
sulle
sopracciglia
,
alla
punta
del
suo
piccolo
piede
,
chiuso
in
stivaletti
di
seta
nera
,
che
allora
,
forse
per
la
più
squisita
civetteria
,
l
'
ampia
guarnizione
della
veste
lasciava
scoperto
sino
al
basso
di
una
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
«
Sì
,
molto
bella
!
»
,
diss
'
egli
,
come
rispondendo
a
se
stesso
.
E
,
malgrado
che
tentasse
immergersi
di
nuovo
nei
pensieri
che
lo
tenevano
sì
preoccupato
un
momento
innanzi
,
due
o
tre
volte
alzò
gli
occhi
a
fissare
la
veste
,
che
ancora
strisciava
lontana
sulla
sabbia
del
viale
.
Alla
porta
ella
montò
nella
carrozza
che
l
'
aspettava
,
e
partì
.
«
Ella
non
dev
'
essere
siciliana
»
;
ripigliò
il
bruno
,
che
si
chiamava
Piero
.
«
Chi
te
lo
dice
?
»
«
Tutto
:
il
suo
genere
d
'
eleganza
,
la
sua
andatura
...
il
modo
stesso
con
cui
accolse
la
tua
esclamazione
.
»
«
L
'
ha
udito
dunque
!
»
,
mormorò
il
biondo
,
arrossendo
come
un
collegiale
.
«
Raimondo
,
amico
mio
,
sarai
sempre
un
ragazzetto
su
questo
argomento
.
Credi
dunque
che
quando
una
bella
donna
ti
passa
dinanzi
badi
ad
ascoltare
le
sciocchezze
che
le
sussurra
un
imbecille
qualunque
sotto
il
naso
?
»
«
Ma
quest
'
imbecille
può
anche
essere
un
amante
...
e
allora
...
»
«
E
allora
ragion
dippiù
per
ascoltare
ciò
che
si
dice
di
lei
,
quale
impressione
desta
passando
,
per
poi
fare
un
presente
all
'
innamorato
delle
tue
osservazioni
(
se
sono
favorevoli
però
,
bada
!
)
sotto
il
pretesto
di
riderne
;
presente
che
deve
rendere
innamorato
quel
povero
allocco
per
dieci
gradi
dippiù
.
»
Raimondo
rise
dell
'
osservazione
;
e
ambedue
proseguirono
a
passeggiare
in
silenzio
.
All
'
ingresso
del
giardino
si
separarono
,
colla
tacita
promessa
,
data
nella
più
tacita
stretta
di
mano
,
di
rivedersi
l
'
indomani
.
Noi
cercheremo
di
delineare
questi
due
personaggi
,
dei
quali
uno
è
destinato
ad
avere
la
maggior
parte
negli
avvenimenti
che
verranno
in
seguito
.
Pietro
Brusio
,
l
'
uno
dei
due
(
ricorriamo
al
pseudonimo
per
questo
come
per
quasi
tutti
i
nostri
personaggi
,
viventi
ancora
la
maggior
parte
e
molto
conosciuti
)
è
,
come
abbiamo
accennato
,
un
giovanotto
alto
;
di
circa
25
anni
;
alquanto
magro
,
ciò
che
non
impedisce
che
abbia
delle
belle
forme
,
le
quali
sarebbero
più
eleganti
,
se
avesse
il
segreto
,
come
l
'
hanno
molti
,
di
saperle
fare
spiccare
;
ha
i
capelli
assai
radi
,
di
un
castagno
molto
più
chiaro
di
quello
dei
suoi
pizzi
e
dei
baffi
;
pelle
bruna
;
occhi
piccoli
e
vivissimi
;
labbra
alquanto
grosse
e
sensuali
;
narici
larghe
e
dilatantisi
sempre
più
alla
minima
aspirazione
del
suo
carattere
impetuoso
;
piedi
e
mani
piccolissime
,
in
rapporto
alla
sua
statura
.
Nell
'
assieme
figura
energica
e
maschia
,
che
può
avere
anche
i
suoi
riflessi
di
bellezza
,
messa
sul
suo
piedistallo
,
nella
sua
giusta
luce
,
al
suo
posto
insomma
.
È
un
giovane
quale
se
ne
incontrano
molti
in
Sicilia
:
sangue
arabo
in
vene
andaluse
:
orgoglioso
come
un
Cid
egli
non
dissumula
menomamente
le
sue
pretensioni
di
superiorità
,
che
nulla
sembra
autorizzare
nel
suo
esteriore
.
Vivo
ed
impetuoso
come
tutti
i
meridionali
,
egli
scenderebbe
sino
alla
lotta
di
piazza
pel
minimo
sguardo
un
po
'
dubbio
che
s
'
incrociasse
col
suo
.
Natura
generosa
del
resto
,
elevata
,
con
molte
aspirazioni
al
superiore
,
troppo
nobile
forse
per
trovarsi
in
contatto
colla
società
del
giorno
senza
risentirne
gli
urti
,
egli
passa
colla
maggior
facilità
dall
'
estrema
confidenza
nella
sua
stella
,
nel
suo
avvenire
(
poiché
egli
avea
dato
due
o
tre
drammi
al
teatro
di
Siracusa
,
dei
quali
si
era
parlato
il
giorno
dopo
soltanto
,
o
non
si
era
parlato
affatto
)
allo
scoraggiamento
massimo
,
alla
disillusione
più
completa
di
tutti
quei
sogni
rosati
,
che
pur
riempiono
un
gran
vuoto
,
rispondono
ad
un
gran
bisogno
di
quell
'
età
in
cui
il
cuore
e
l
'
immaginazione
vivono
anch
'
essi
la
loro
vita
.
Il
compagno
che
gli
passeggiava
allato
è
molto
più
piccolo
;
biondo
,
piuttosto
grasso
;
uno
di
quei
caratteri
che
non
servono
sovente
ad
altro
che
a
far
spiccare
una
individualità
superiore
a
cui
si
accompagnano
,
di
cui
sentono
e
subiscono
l
'
influenza
come
un
satellite
.
Raimondo
,
il
biondo
,
ha
però
il
merito
di
essere
come
il
compimento
del
carattere
infiammabile
,
sovente
del
soverchio
,
del
suo
amico
.
Egli
non
ha
la
superiorità
d
'
ingegno
di
lui
,
ma
molta
maturità
di
giudizio
,
ciò
che
lo
fa
ragionare
calmo
ed
assennato
,
ed
impedisce
a
Pietro
di
commettere
mille
pazzie
,
poiché
Raimondo
ha
la
voce
dolce
ed
insinuante
ed
il
carattere
conciliativo
;
sembra
infine
che
l
'
ardente
carattere
dell
'
amico
suo
subisca
a
sua
volta
l
'
influenza
della
pacata
indole
di
lui
.
Entrambi
appartengono
a
due
buone
famiglie
di
Siracusa
.
Raimondo
è
già
laureato
in
medicina
da
quasi
un
anno
,
e
Pietro
studia
legge
per
studiare
qualche
cosa
che
non
gli
renda
soltanto
strette
di
mano
dei
comici
,
che
per
altro
si
misuravano
dal
numero
dei
rinfreschi
offerti
e
mai
rifiutati
,
e
qualche
applauso
,
assai
freddo
,
della
platea
,
che
avea
il
valore
di
un
biglietto
gratis
.
Abbiamo
insistito
,
forse
di
soverchio
,
su
questi
dettagli
fisici
e
morali
,
d
'
uso
per
alcuni
,
per
noi
resi
indispensabili
dalla
necessità
,
che
abbiamo
peculiare
,
di
far
sentire
,
diremmo
,
i
caratteri
che
presentiamo
prima
di
agitarli
nelle
scene
di
un
racconto
intimo
.
Scopriamo
sin
dal
principio
il
meccanismo
,
per
non
attirarci
la
taccia
,
poscia
,
di
aver
fatto
agire
delle
marionette
,
da
chi
non
ne
vedesse
il
filo
motore
ch
'
è
il
cuore
.
Cinque
giorni
dopo
,
all
'
ora
solita
,
noi
incontriamo
i
due
amici
,
che
passeggiano
,
colla
stessa
sbadataggine
,
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
;
l
'
uno
,
il
biondo
,
chiacchierando
quasi
sempre
solo
;
il
suo
compagno
col
capo
basso
e
le
mani
dietro
le
reni
.
«
Mio
caro
»
,
diceva
il
biondo
,
guardando
l
'
amico
negli
occhi
in
aria
di
malizia
,
«
risponderai
almeno
questa
volta
a
quella
piccina
?
»
«
Io
?
»
,
rispose
bruscamente
Pietro
,
come
destandosi
di
soprassalto
,
«
e
perché
fare
?
»
«
Bella
risposta
!
che
pure
non
avrebbe
avuto
l
'
opportunità
di
venir
fuori
oggi
,
se
tu
l
'
avessi
data
a
te
stesso
il
giorno
,
o
piuttosto
la
sera
,
che
ti
venne
in
mente
di
accalappiare
colle
tue
commedie
quella
poveretta
.
»
«
Credo
che
tu
abbi
ragione
in
quanto
alla
risposta
;
e
che
tu
dica
una
bestialità
,
ciò
che
fai
spessissimo
,
in
quanto
a
quello
che
mi
vai
cantando
di
accalappiamenti
e
di
poverette
...
»
«Pietro...»
«
Lasciami
tranquillo
,
ti
dico
!
...
Ci
credi
sul
serio
dunque
che
a
quest
'
ora
Maddalena
,
la
piccina
,
come
la
chiami
,
pianga
e
si
disperi
perché
non
le
scrivo
più
,
perché
la
sera
,
onde
aspettarla
sotto
il
verone
,
non
rischio
più
di
farmi
gettare
delle
immondezze
sul
capo
da
qualche
serva
maligna
,
che
finga
di
non
vedermi
,
e
perché
non
do
più
lo
spettacolo
ai
vicini
,
che
si
mettono
ad
origliare
dietro
le
imposte
,
di
quelle
freddure
che
si
ricantano
sempre
sullo
stesso
tuono
:
buona
sera
;
come
stai
?
mi
ami
sempre
?
non
quanto
me
...
ecc
.
ecc
.
,
poiché
le
varianti
sono
pochissime
?
!
In
fede
mia
che
ne
ho
abbastanza
di
tali
amori
da
quindici
anni
!
!
...
Se
mi
avesse
permesso
di
salire
un
momento
sulle
scale
...
pazienza
!...»
«
Sì
,
pazienza
per
altri
otto
giorni
!
La
sarebbe
finita
come
tutte
le
altre
...
Eppure
ti
assicuro
che
se
tu
l
'
avessi
veduta
piangere
come
io
l
'
ho
veduta
;
se
ella
ti
avesse
abbracciato
i
ginocchi
come
li
ha
abbracciati
a
me
,
per
indurti
ad
andarla
a
vedere
,
a
scriverle
almeno
...
se
tu
avessi
udito
le
parole
ch
'
ella
mi
diceva
!...»
«
Parola
d
'
onore
!
»
,
esclamò
sghignazzando
Pietro
,
«
che
tu
ne
sei
innamorato
cotto
.
Va
,
Raimondo
,
amico
mio
,
tu
farai
il
tuo
cammino
,
coi
tuoi
ventidue
anni
,
i
tuoi
capelli
biondi
,
e
il
tuo
volto
fresco
e
roseo
.
»
Il
biondo
prese
quegli
scherzi
come
li
prendeva
sempre
,
dalla
parte
che
lasciano
ad
un
uomo
di
spirito
,
ch
'
è
quella
di
riderne
pel
primo
,
e
riprese
:
«
Se
così
fosse
,
confessa
che
mi
saresti
molto
obbligato
di
averti
sbarazzato
di
una
noia
,
senza
i
ritornelli
soliti
di
traditore
,
Iddio
è
giusto
,
ecc
.
»
.
Pietro
ne
rise
esso
pure
,
e
strinse
con
effusione
la
mano
del
suo
amico
.
«
Sentimi
,
caro
Raimondo
»
;
diss
'
egli
alquanto
gravemente
;
«
io
non
son
di
quelli
che
dicono
:
fo
così
perché
così
fanno
gli
altri
.
Mi
sento
troppo
superiore
a
questi
altri
per
seguirne
l
'
esempio
.
A
diciott
'
anni
è
permesso
credere
ancora
all
'
amore
,
alla
fedeltà
,
alla
donna
tipo
eroina
,
come
impastocchiano
gli
sfa
[
c
]
cendati
nei
romanzi
...
A
ventiquattro
(
è
desolante
quello
che
dico
,
ma
non
è
men
vero
)
si
è
scettici
come
lo
scetticismo
,
quando
cento
volte
si
sono
ascoltate
le
più
appassionate
proteste
,
fatte
colle
lagrime
agli
occhi
,
dalla
donna
che
ha
in
saccoccia
la
lettera
del
rivale
...
»
«
È
curiosa
!
»
,
interruppe
Raimondo
.
«
Che
cosa
?
»
«
Come
ti
hanno
guastato
i
romanzi
di
Sue
;
tu
,
accanito
avversario
dell
'
esagerazione
della
scuola
francese
,
e
che
ora
mi
copii
sì
bravamente
l
'
uomo
stufo
a
ventun
'
anni
,
lo
Scipione
del
Martino
il
Trovatello
...
»
«
Non
copio
io
!
»
,
disse
Pietro
quasi
con
asprezza
;
«
ti
dico
soltanto
quello
che
penso
.
Ti
dico
anche
che
darei
qualche
cosa
del
mio
avvenire
per
possedere
ancora
le
illusioni
sì
care
de
'
miei
diciassette
anni
...
Tu
conosci
la
mia
vita
,
Raimondo
!
...
Ti
ricordi
di
una
giovanetta
che
amai
alla
follia
...
Che
fece
quella
giovanetta
,
per
la
quale
avevo
pianto
,
...
ne
ho
vergogna
anche
a
pensarci
...
pianto
dinanzi
a
te
...
come
un
fanciullo
...
come
un
vile
?
!
...
Ella
m
'
ingannò
per
un
mercante
;
poi
per
un
nobile
,
per
un
uomo
ammogliato
...
E
questa
donna
,
che
avea
dato
appuntamento
per
la
sera
al
suo
amico
,
che
ascoltava
tremando
le
ore
che
segnava
l
'
orologio
del
salotto
,
poiché
temeva
ch
'
io
m
'
incontrassi
con
lui
,
abbracciava
i
miei
ginocchi
,
come
ieri
Maddalena
abbracciava
i
tuoi
;
mi
supplicava
colle
lagrime
più
ardenti
,
colle
carezze
più
tenere
,
cogli
accenti
più
deliranti
di
non
lasciarla
sì
tosto
,
di
non
lasciarla
in
collera
,
poiché
s
'
era
accorta
ch
'
io
avevo
sospetto
di
quello
che
dovevo
vedere
mezz
'
ora
più
tardi
...
Dopo
amai
una
maritata
;
credei
che
una
signora
che
rischia
di
romperla
colla
società
,
e
colla
sua
felicità
istessa
,
dovesse
molto
sentire
,
quest
'
affetto
,
al
quale
sacrifica
il
suo
decoro
,
la
pace
domestica
,
e
,
presso
di
noi
,
fors
'
anche
la
vita
...
Quindici
giorni
dopo
,
a
caso
,
in
una
festa
da
ballo
,
seppi
,
da
uno
di
quegli
amici
che
s
'
incontrano
dappertutto
,
che
da
tre
giorni
egli
era
in
relazione
con
quella
signora
...
e
le
espressioni
appassionate
di
lei
,
ch
'
egli
mi
citò
,
erano
le
stesse
di
quelle
che
aveva
impiegato
per
farmi
credere
al
suo
amore
...
In
seguito
amai
una
fanciulla
...
pura
siccome
un
angiolo
,
come
direbbe
il
signor
Germont
nella
Traviata
;
ella
aveva
tutto
ciò
che
può
far
credere
alla
purità
del
cuore
:
distinzione
d
'
educazione
,
coltura
d
'
ingegno
,
bontà
di
sentimenti
...
Io
l
'
amai
come
un
pazzo
,
quella
fanciulla
dal
viso
pallido
e
dagli
occhi
cerulei
...
Scesi
persino
alle
puerilità
del
collegiale
,
...
passare
sotto
i
suoi
veroni
,
seguitarla
al
passeggio
e
in
chiesa
...
Quella
giovanetta
rispose
finalmente
alle
mie
lettere
,
mi
promise
amore
e
fedeltà
,
nell
'
istesso
tenore
,
suppongo
,
in
cui
l
'
aveva
promesso
sei
mesi
prima
ad
un
giovane
che
sposò
alcune
settimane
appresso
...
E
dopo
questo
,
dopo
innumerevoli
esempî
,
che
ogni
giorno
cadono
sott
'
occhio
,
credi
che
si
possa
più
aver
fede
nell
'
amore
propriamente
detto
,
in
quest
'
amore
chiesto
e
giurato
spesso
col
rituale
alla
mano
,
senza
passare
almeno
per
uno
scolaro
di
primo
anno
?
»
«
Ti
rispondo
colle
tuo
parole
:
Credo
che
abbi
ragione
almeno
per
metà
;
ma
confessa
che
per
l
'
altra
tu
esageri
un
pochino
,
lasciandoti
trasportare
,
al
solito
,
dalla
tua
immaginazione
.
»
«
Può
essere
anche
questo
»
;
rispose
sorridendo
il
giovane
;
«
del
resto
colla
Maddalena
l
'
ho
rotta
tranquillamente
o
diplomaticamente
,
come
vuoi
meglio
.
Infine
vuoi
una
parabola
per
convincerti
?
»
«
Fuori
la
parabola
!
»
«
Ecco
!
»
,
e
Pietro
trasse
dal
suo
portasigari
,
che
avea
trasformato
anche
in
portafogli
e
portamonete
,
un
bigliettino
in
carta
profumata
ed
involto
in
una
sopracoperta
piccolissima
color
rosa
;
colla
stessa
flemma
ne
prese
un
sigaro
ed
un
fiammifero
.
Acceso
il
foglietto
,
cominciò
ad
accendere
tranquillamente
il
sigaro
.
Raimondo
ebbe
il
tempo
di
leggere
le
ultime
frasi
assai
tenere
del
bigliettino
,
scritto
con
quel
carattere
minuto
ed
uguale
che
sembra
particolare
alle
signorine
distinte
,
firmato
in
basso
colle
sole
iniziali
.
«
Hai
veduto
?
»
,
gli
domandò
Pietro
trionfante
,
buffandogli
in
faccia
il
fumo
azzurrognolo
del
sigaro
.
«
Ho
guardato
ma
non
ho
visto
,
come
il
cieco
della
Bibbia
.
»
«
È
semplicissimo
:
vi
è
un
detto
celebre
:
Fumo
di
gloria
non
val
fumo
di
pipa
:
ciò
che
in
parentesi
dimostrerebbe
che
le
mie
più
belle
produzioni
-
erba
non
valgono
il
fumo
delizioso
di
questo
regalia
;
io
ne
faccio
un
altro
:
Amor
di
donna
,
e
d
'
uomo
,
se
si
vuole
,
non
dura
più
di
cenere
di
carta
,
o
biglietto
amoroso
...
o
sigaro
regalia
.
Spero
di
farmi
nome
almeno
coi
proverbi
...
giacché
non
l
'
ho
potuto
con
opere
di
maggior
lena
...
Ma
guarda
laggiù
,
imbecille
!...»
«
Che
c
'
è
?
»
«
Cospetto
!
...
la
signora
che
incontrammo
l
'
altra
volta
alla
Villa
!
»
«
È
vero
.
»
«
Che
donna
...
Perdio
!...»
«
Non
è
poi
quella
maraviglia
che
mi
vai
cantando
...
»
«
Non
ho
parlato
di
maraviglie
.
Ti
dico
semplicemente
che
a
Catania
,
e
in
tutta
Sicilia
anche
,
son
poche
le
donne
che
sappiano
recare
così
bene
il
loro
perdessus
reine
-
blanche
,
e
che
sappiano
appoggiarsi
con
tanta
grazia
al
braccio
di
quel
briccone
in
guanti
paglia
e
pincenez
che
ha
la
fortuna
di
premere
quel
polsino
contro
le
sue
costole
.
»
Essi
passarono
quasi
rasente
a
quella
donna
,
che
questa
volta
non
li
vide
o
fece
le
viste
di
non
vederli
,
e
che
sorrideva
del
suo
riso
incantevole
al
suo
cavaliere
,
mentre
gli
parlava
.
«
Hai
udito
che
bella
voce
!
»
,
esclamò
Pietro
,
premendo
il
braccio
del
suo
compagno
;
«
all
'
accento
mi
parve
torinese
...
Io
adoro
tutto
il
Piemonte
in
questo
momento
...
»
«
Eppure
veduta
dappresso
non
è
bella
...
»
«
È
adorabile
,
se
non
è
bella
!
Essa
non
ha
la
bellezza
regolare
,
compassata
,
che
direi
statuaria
,
e
che
non
invidio
ai
modelli
dei
pittori
;
ma
ha
occhio
che
affascina
,
e
sorriso
che
seduce
carezzando
,
quando
questo
fascino
ci
può
fare
atterrire
coi
suoi
brividi
troppo
potenti
.
Questa
donna
alta
e
sottile
,
di
cui
le
forme
voluttuosamente
eleganti
sembrano
ondeggiare
lente
e
indecise
sotto
la
scelta
toletta
che
le
riproduce
con
tutta
l
'
attrattiva
vaporosa
delle
mezze
tinte
,
ha
tutte
le
perfezioni
per
poter
coprire
ed
anche
far
ammirare
come
pregi
altre
imperfezioni
;
questa
donna
che
ha
bisogno
di
tutta
la
delicatezza
e
la
bellezza
di
contorno
del
suo
collo
da
inglese
per
non
far
troppo
spiccare
la
piccolezza
della
sua
testa
da
bambina
;
di
tutta
la
flessibilità
della
sua
vita
per
far
dimenticare
l
'
estrema
sottigliezza
del
suo
corpo
;
di
tutta
l
'
abbagliante
bianchezza
dei
suoi
denti
per
fare
una
bellezza
della
sua
bocca
alquanto
grande
,
con
cui
ella
sorride
sì
dolce
che
sarebbe
a
desiderarsi
di
vederla
sempre
sorridere
;
che
si
serve
di
tutte
le
ombre
,
di
tutti
i
riflessi
più
lucidi
,
più
belli
,
più
azzurrognoli
dei
suoi
magnifici
capelli
neri
per
nascondere
che
la
sua
fronte
è
alquanto
larga
ed
alta
del
soverchio
;
di
tutta
la
limpidità
dello
sguardo
dei
suoi
occhi
,
infine
,
per
farne
ammirare
la
pupilla
di
un
riflesso
molto
chiaro
;
questa
donna
mi
colpisce
mille
volte
dippiù
coll
'
effetto
direi
strano
,
sorprendente
,
poiché
rubato
a
Dio
,
della
sua
beltà
...
Io
non
potrei
giammai
esprimerti
l
'
effetto
che
mi
fa
questa
bellezza
,
che
non
è
tale
che
quasi
per
un
miracolo
,
poiché
non
ha
nulla
per
esserlo
,
ed
in
cui
tutto
sembra
formare
un
assieme
di
grazia
e
d
'
incanto
;
questa
bellezza
che
ha
bisogno
di
tutte
le
risorse
della
toletta
,
di
tutte
le
seduzioni
dei
modi
e
dell
'
accento
,
di
tutto
l
'
incanto
dello
sguardo
e
del
sorriso
,
per
circondarsi
di
questo
vapore
trasparente
...
illusorio
,
lo
confesso
,
che
la
fa
bella
però
,
che
la
fa
adorabile
,
poiché
sembra
non
farla
vedere
che
in
nube
,
attraverso
l
'
incenso
e
l
'
orpello
;
questa
bellezza
che
vuol
essere
tale
a
dispetto
della
natura
che
l
'
avea
fatta
comune
;
questa
figura
plastica
che
non
ha
di
bello
che
gli
elementi
,
direi
,
per
divenir
tale
,
e
lo
spirito
creatore
che
fa
nascere
tutte
le
grazie
di
cui
si
circonda
;
che
si
mette
allo
specchio
donna
per
sortirne
silfide
...
maga
...
sirena
...
»
«
To
...
to
...
to
!
...
Pietro
,
amico
mio
,
ne
saresti
innamorato
?...»
«
Io
!
»
,
rispose
il
giovane
scrollando
le
spalle
,
come
cadendo
dalla
sua
esaltazione
,
«
sei
pazzo
!
»
«
Eppure
tutti
i
pregi
di
costei
non
valgono
un
solo
di
Maddalena
.
Venti
ancor
più
belle
di
lei
non
farebbero
un
angioletto
così
bello
e
perfetto
qual
è
la
piccina
,
come
mi
piace
chiamarla
;
che
pure
hai
abbandonato
senza
un
pensiero
.
»
Pietro
fissò
uno
sguardo
sull
'
amico
,
poi
un
altro
sulla
signora
ch
'
era
già
molto
lontano
,
e
rispose
semplicemente
,
abbassando
il
capo
:
«
Maddalena
non
sa
neanche
annodarsi
il
nastro
del
cappellino
come
colei
»
.
«
È
graziosa
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Dunque
ameresti
dippiù
una
donna
che
avesse
bisogno
,
per
essere
amata
,
d
'
impiegare
prima
due
ore
allo
specchio
?
»
«
Sì
,
lo
confesso
...
Chiamala
anche
civetteria
,
o
ciò
che
vuoi
;
nella
donna
che
dovrei
amare
io
vorrei
tutte
queste
cure
minute
,
tutte
queste
precauzioni
delicate
,
tutte
le
perfezioni
dello
spirito
e
le
squisitezze
dell
'
educazione
,
tutti
questi
dettagli
dell
'
assieme
,
insomma
,
che
servirebbero
a
formarmi
l
'
aureola
della
donna
che
dovrei
avvicinare
colla
riverenza
e
il
delirio
dei
sensi
,
che
tal
prestigio
dovrebbe
recarmi
,
poiché
la
riverenza
del
cuore
io
non
l
'
ho
più
.
Io
amo
nella
donna
i
velluti
,
i
veli
,
i
diamanti
,
il
profumo
,
la
mezza
luce
,
il
lusso
...
tutto
ciò
che
brilla
ed
affascina
,
tutto
ciò
che
seduce
e
addormenta
...
tutto
ciò
che
può
farmi
credere
,
per
mezzo
dei
sensi
,
che
questo
fiore
delicato
,
del
cui
odore
m
'
inebbrio
,
che
mi
trastullo
fra
le
mani
,
non
nasconde
un
verme
;
che
quest
'
essere
non
è
,
come
il
mio
,
debole
e
creta
...
E
allora
io
l
'
amerei
...
un
giorno
,
un
'
ora
,
ma
l
'
amerei
...
Quanto
alle
altre
donne
,
le
amerò
allorché
scoprirò
un
cuore
nella
donna
.
»
Pietro
,
dopo
questa
scappata
,
rimase
muto
alcuni
altri
secondi
,
aspirando
voluttuosamente
,
colle
narici
dilatate
,
il
fumo
del
sigaro
,
come
se
attraverso
quella
nube
cenerognola
volesse
discernere
le
forme
indecise
del
tipo
che
avea
ornato
di
tale
incanto
nella
sua
immaginazione
.
Poscia
,
come
arrossendo
del
suo
trasporto
,
si
mise
a
ridere
fragorosamente
,
esclamando
:
«
Che
ne
dici
della
mia
tirata
,
Pilade
?
»
.
«
Non
è
cosa
nuova
in
te
.
Dimentichi
troppo
spesso
che
sei
scritto
sul
ruolo
degli
studenti
di
terzo
anno
in
legge
,
per
trasportarti
ai
tempi
in
cui
impiastricciavi
carta
.
»
«
Hai
ragione
;
bisogna
dimenticare
quei
tempi
...
»
,
disse
il
giovane
con
una
forzata
allegria
,
che
pure
avea
una
leggiera
tinta
d
'
amarezza
.
«
Destino
!
ecco
la
gran
parola
che
gli
uomini
non
sanno
proferire
più
spesso
,
ma
nella
quale
io
son
credente
come
un
maomettano
...
Io
,
povero
sciocco
,
che
m
'
ero
fitto
in
capo
di
salire
le
scale
del
Campidoglio
,
e
raccogliervi
una
corona
qualunque
...
eccomi
destinato
probabilmente
a
logorare
quelle
dei
tribunali
,
e
di
corone
non
si
parla
più
...
fossero
anche
di
cavoli
.
Se
gli
uomini
sapessero
far
valere
questa
parola
quanto
essa
lo
merita
,
l
'
incolpabilità
delle
azioni
umane
rimarrebbe
sugli
scritti
dei
penalisti
:
ecco
che
,
almeno
una
volta
,
parlo
da
saggio
...
»
«
Ed
anche
il
merito
delle
azioni
umane
,
in
tal
caso
...
E
tu
sei
superstizioso
in
quest
'
idea
?
»
«
Al
fanatismo
!
»
«
Ma
se
tu
fossi
destinato
ad
amare
quella
donna
,
che
non
hai
veduto
che
due
volte
,
in
passando
?...»
Pietro
cominciò
dallo
scrollare
le
spalle
,
al
[
suo
]
solito
;
indi
rimase
alcuni
minuti
in
silenzio
,
e
disse
tristamente
,
come
se
quell
'
idea
gli
facesse
pena
o
paura
:
«
Chi
lo
sa
!?...»
.
II
Venti
giorni
sono
scorsi
da
quello
in
cui
incontrammo
i
due
amici
al
Rinazzo
.
Siamo
nei
lunghi
giorni
del
giugno
.
Pietro
studia
assiduamente
da
mattina
a
sera
le
sue
tesi
,
poiché
si
approssimano
gli
esami
;
ed
esce
assai
di
rado
.
La
sera
di
un
giovedì
Raimondo
venne
a
trovarlo
nel
suo
stanzino
da
studio
,
nella
casa
che
abitava
insieme
a
sua
madre
e
alle
sue
due
sorelle
,
in
via
Vittoria
.
«
Che
vuoi
?
»
,
domandò
Pietro
bruscamente
,
celando
,
al
suo
solito
,
la
viva
amicizia
che
nutriva
pel
suo
compagno
sotto
quell
'
apparenza
di
ruvidità
.
«
Vengo
per
condurti
meco
al
passeggio
.
»
«
Ne
ho
forse
il
tempo
?
Sai
bene
che
gli
esami
sono
vicini
,
e
non
ho
ore
da
sprecare
andando
a
spasso
;
sai
pure
che
col
professore
Crisafulli
non
c
'
è
da
scherzare
.
»
La
signora
Brusio
,
ch
'
era
entrata
con
Raimondo
nello
stanzino
di
suo
figlio
,
e
si
era
appoggiata
,
con
quell
'
atteggiamento
ineffabile
d
'
amore
delle
madri
,
alla
spalliera
della
sua
seggiola
,
unì
le
sue
istanze
a
quelle
di
Raimondo
per
indurre
suo
figlio
a
prendere
un
po
'
d
'
aria
.
«
Stassera
c
'
è
musica
alla
Marina
»
,
disse
Raimondo
.
«
Va
pure
,
figlio
mio
»
;
disse
la
madre
,
«
da
quasi
venti
giorni
tu
non
esci
più
,
e
ciò
ti
farà
ammalare
invece
di
farti
proseguire
i
tuoi
studî
.
Prendi
qualche
ora
di
riposo
;
ne
hai
bisogno
.
»
Pietro
amava
sua
madre
d
'
immenso
affetto
.
Pel
suo
carattere
impetuoso
ed
insofferente
quella
dolce
voce
di
donna
,
quella
mano
pallida
e
affilata
che
carezzava
i
suoi
capelli
,
erano
irresistibili
.
«
Giacché
siete
congiurati
,
e
volete
così
!...»,
diss
'
egli
sorridendo
,
«
aspettami
cinque
minuti
,
Raimondo
;
il
tempo
di
vestirmi
.
»
E
passò
nella
sua
camera
.
«
Fatelo
divertire
,
signor
Angiolini
»
;
disse
al
giovane
medico
la
signora
Brusio
,
«
ha
tanto
bisogno
di
distrazione
il
mio
povero
Pietro
!
È
tanto
tempo
che
non
fa
altro
che
studiare
!
...
e
mi
sembra
che
sia
divenuto
più
pallido
...
Mi
atterisce
l
'
idea
che
abbia
ad
ammalare
!
»
«
Non
pensi
a
queste
cose
,
signora
»
;
interruppe
Raimondo
;
«
Pietro
è
forte
come
un
toro
,
e
quest
'
eccesso
di
lavoro
non
può
durare
che
altri
otto
o
dieci
giorni
.
Terminati
gli
esami
abbiamo
stabilito
di
andare
a
passare
una
settimana
alla
campagna
.
»
«
Grazie
,
grazie
,
Raimondo
!
»
,
disse
la
madre
,
stringendo
la
mano
del
giovane
,
«
voi
siete
il
degno
amico
del
mio
Pietro
...
Ve
lo
raccomando
!
...
Siamo
tre
donne
che
non
abbiamo
più
che
lui
...
»
Vestito
che
fu
Pietro
i
due
amici
andarono
alla
Marina
.
I
viali
erano
affollatissimi
;
la
musica
eseguiva
le
più
appassionate
melodie
di
Bellini
e
di
Verdi
;
un
bel
lume
di
luna
si
mischiava
alle
vivide
fiammelle
dei
lampioncini
,
sospesi
in
festoni
agli
alberi
,
che
illuminavano
i
viali
.
Era
una
di
quelle
sere
incantate
che
si
passano
su
queste
spiaggie
del
Mediterraneo
,
in
cui
lo
specchio
terso
ed
immenso
del
mare
,
che
riflette
tremolante
il
raggio
dolce
e
pacato
della
luna
,
sembra
servire
di
cornice
al
quadro
allegro
,
vivace
,
animato
,
che
formicola
colle
sue
mille
seduzioni
sotto
gli
alberi
.
Pietro
si
sentì
come
allargare
il
cuore
e
fu
grato
all
'
amico
di
quella
piacevole
sensazione
;
essi
passeggiavano
per
uno
dei
viali
più
appartati
.
«
Non
m
'
inganno
!
»
,
esclamò
Pietro
tutt
'
a
un
tratto
,
come
di
soprassalto
,
stringendo
vivamente
il
braccio
dell
'
amico
contro
il
suo
;
«
è
lei
!
...
là
!
...
in
mezzo
a
quei
due
uomini
!
»
In
fondo
al
viale
quasi
deserto
,
perché
troppo
lontano
dalla
musica
,
spiccava
infatti
,
e
per
la
solitudine
del
luogo
,
e
per
una
certa
originalità
elegante
di
abbigliamento
e
di
andatura
,
la
signora
che
aveva
recato
tale
impressione
in
Pietro
Brusio
.
Vestiva
un
semplicissimo
abito
di
tarlatane
a
quadretti
bianchi
e
bleu
,
tessuto
di
una
freschezza
e
leggerezza
quasi
vaporosa
;
uno
scialle
nero
,
fermato
sul
petto
da
uno
spillone
d
'
oro
;
ed
un
cappellino
grigio
ornato
cerise
.
Nulla
però
varrebbe
a
riprodurre
l
'
eleganza
suprema
,
la
molle
e
quasi
ingenua
civetteria
,
con
la
quale
ella
rialzava
la
veste
sino
a
metà
della
sottoveste
ricchissima
e
si
appoggiava
al
braccio
di
un
uomo
di
quasi
30
anni
,
assai
bruno
,
con
volto
ombrato
da
una
folta
barba
nera
,
che
avrebbe
fatto
invidia
ad
un
guastatore
,
e
vestito
con
ricercatezza
alquanto
leccata
.
Dall
'
altro
lato
era
accompagnata
da
un
signore
di
mezza
età
,
alto
,
quasi
biondo
,
freddo
,
e
che
parlava
con
una
bella
pronunzia
toscana
.
I
due
giovani
,
passeggiando
,
s
'
incrociarono
con
essi
che
venivano
loro
di
contro
.
Questa
volta
uno
sguardo
della
signora
,
incerto
,
quasi
negligente
,
si
fissò
indolentemente
,
ma
a
lungo
negli
occhi
ardenti
di
Pietro
che
la
divoravano
.
Due
o
tre
volte
ancora
i
due
amici
l
'
incontrarono
di
faccia
;
e
ciascuna
volta
quello
sguardo
limpido
,
chiaro
,
noncurante
,
si
fissò
sul
giovane
che
la
guardava
a
lungo
;
e
ciascuna
volta
il
cuore
di
Pietro
batteva
stranamente
in
modo
più
forte
;
e
le
sue
guancie
pallide
e
brune
si
facevano
ancor
più
pallide
;
e
il
suo
occhio
sfavillava
più
ardente
;
ed
egli
affrettavasi
,
trascinava
quasi
il
suo
compagno
per
giungere
a
quest
'
attimo
in
cui
quella
silfide
dovea
passargli
dinanzi
,
in
cui
quella
veste
doveva
sfiorarlo
,
in
cui
quegli
occhi
dalla
pupilla
trasparente
dovevano
fissarsi
sui
suoi
,
sebbene
come
non
vedendolo
.
Una
o
due
volte
che
Brusio
non
incontrò
quello
sguardo
,
fu
triste
,
e
quasi
dispettoso
di
se
medesimo
.
Una
volta
,
l
'
ultima
,
in
cui
gli
parve
accorgersi
che
,
lui
oltrepassato
di
uno
o
due
passi
,
ella
,
parlando
all
'
uomo
a
cui
dava
il
braccio
,
verso
di
cui
si
piegava
sorridendo
con
una
grazia
affascinante
,
avesse
rivolto
a
metà
il
viso
verso
di
lui
e
che
un
lampo
partito
da
quegli
occhi
lo
cercasse
,
egli
fu
ebbro
...
felice
di
una
sensazione
nuova
,
strana
,
che
non
sapea
definire
,
della
quale
avea
quasi
paura
,
poiché
non
poteva
giustificarla
.
Ritornando
per
lo
stesso
viale
la
cercò
invano
cogli
occhi
da
lungi
...
Giunse
in
capo
al
viale
:
era
deserto
...
La
cercò
per
tutta
la
Marina
,
come
se
in
quella
folla
elegante
ed
animatissima
avesse
dovuto
discernere
in
mezzo
a
mille
colei
al
solo
riflesso
azzurrognolo
dei
ricci
che
ombreggiavano
la
sua
fronte
fin
quasi
sulle
sopracciglia
,
al
solo
movimento
della
sua
piccola
testa
che
sembrava
inchinarsi
come
un
giunco
sul
collo
sottile
e
ben
modellato
;
era
partita
...
Che
voleva
egli
?
Che
cercava
da
quella
donna
,
di
cui
il
lusso
,
il
corteggio
,
l
'
adulazione
era
l
'
atmosfera
in
cui
viveva
;
che
gli
uomini
più
ricchi
,
più
eleganti
,
più
nobili
si
fermavano
ad
ammirare
,
senza
che
ella
mostrasse
avvedersene
;
che
tre
o
quattro
volte
l
'
avea
guardato
come
si
guarda
un
fanciullo
,
un
albero
,
un
oggetto
qualunque
che
s
'
incontri
?
...
Nemmeno
egli
lo
sapeva
in
quel
punto
;
egli
avrebbe
arrossito
di
confessarsi
la
premura
che
prendeva
per
colei
che
dovea
essere
sempre
un
'
estranea
per
lui
.
Cinque
minuti
dopo
riprese
il
braccio
di
Raimondo
,
dicendogli
:
«
Andiamo
via
!
»
.
«
Così
presto
?
»
«
Non
ti
annoi
a
morte
qui
stassera
?
...
Non
c
'
è
alcuno
!
»
Raimondo
guardò
attorno
,
come
trasognato
,
perché
giammai
la
Marina
di
Catania
avea
offerto
una
riunione
più
bella
;
e
domandò
ingenuamente
:
«
Sei
pazzo
?
...
Tu
stesso
un
quarto
d
'
ora
fa
mi
dicevi
esser
deliziosa
questa
serata
...
qui
...
»
.
«
Sarà
vero
anche
ciò
,
come
è
vero
che
ora
mi
annoio
...
e
se
vuoi
rimanere
ti
dico
addio
.
»
E
gli
stese
la
mano
come
per
congedarsi
.
«
Un
momento
...
ecco
!
giunge
in
quel
viale
a
sinistra
Maddalena
.
Guardala
almeno
una
volta
.
»
«
Che
m
'
importa
di
Maddalena
a
me
!
...
Guardala
tu
,
se
vuoi
...
Addio
!
»
E
dopo
quella
brusca
separazione
partì
di
buon
passo
e
si
diresse
verso
la
sua
abitazione
per
via
Garibaldi
.
Però
giunto
alla
crocevia
della
Vittoria
sembrò
esitare
un
momento
,
e
proseguì
a
camminare
sin
fuori
Porta
Garibaldi
.
La
notte
era
magnifica
,
Pietro
sedette
sul
sedile
di
pietra
circolare
che
limita
la
gran
piazza
.
«
È
strano
»
,
mormorò
egli
,
«
come
stasera
non
ho
voglia
né
d
'
andare
a
casa
,
né
di
rimettermi
alle
mie
tesi
!...»
E
rimase
altri
cinque
minuti
in
silenzio
,
collo
sguardo
fosco
e
fisso
sui
ciottoli
del
marciapiede
.
«
Andiamo
!
»
,
esclamò
quindi
levandosi
,
e
come
facendosi
forza
,
«
devono
essere
le
undici
,
e
mia
madre
a
quest
'
ora
mi
attende
.
»
Guardò
il
suo
orologio
e
si
diresse
lentamente
verso
la
sua
abitazione
.
La
signora
Brusio
,
coll
'
occhio
della
madre
,
osservò
che
il
suo
Pietro
,
quella
sera
,
era
più
pallido
e
distratto
del
solito
;
e
che
,
invece
di
rimettersi
a
studiare
,
si
ritirò
,
appena
giunto
,
nella
sua
camera
.
L
'
indomani
Raimondo
,
verso
le
undici
,
si
disponeva
ad
uscire
,
quando
Pietro
entrò
da
lui
nella
camera
che
occupava
all
'
Albergo
di
Francia
.
«
Buon
vento
!
»
,
esclamò
Raimondo
sorpreso
da
quella
visita
che
non
si
aspettava
più
da
un
mese
;
«
ci
son
novità
stamattina
?
»
«
Quali
novità
vuoi
mai
che
ci
sieno
?
»
«
Per
bacco
!
ti
credeva
sui
digesti
a
quest
'
ora
;
ed
eccoti
già
a
correre
per
le
strade
come
uno
sfaccendato
.
»
«
È
che
lo
sono
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finire
le
mie
tesi
,
ed
ero
una
gran
bestia
a
prenderla
tanto
sul
criminale
;
infine
ne
vengono
approvati
tanti
più
asini
di
me
!
...
Usciamo
.
»
«
Usciamo
pure
.
Hai
fatto
colazione
?
»
«
Non
ci
penso
;
mi
sento
in
vena
di
passeggiare
.
»
«
Con
il
caldo
che
fa
non
è
la
miglior
cosa
.
»
«
Andiamo
alla
Villa
.
»
«
Sia
per
la
Villa
.
»
E
i
due
amici
uscirono
,
tenendosi
,
al
solito
,
a
braccetto
.
«
A
proposito
della
Villa
,
sai
dove
abita
quella
signora
piemontese
tanto
distinta
che
abbiamo
incontrato
qualche
volta
?
»
«
No
...
dove
?
»
«
In
quella
bella
casa
sulla
stada
Etnea
:
della
quale
i
veroni
si
vedono
dal
Laberinto
.
»
«
Dici
davvero
?
!
»
,
esclamò
Brusio
animandosi
quasi
suo
malgrado
,
e
fermandosi
in
mezzo
alla
strada
.
«Verissimo.»
«
E
tu
l
'
hai
veduta
?
»
«
Io
stesso
.
»
«
Proprio
lei
?...»
«
Proprio
lei
!
...
Ma
che
diavolo
!
...
Ne
saresti
innamorato
?...»
«
Mi
credi
forse
pazzo
da
legare
?
»
,
rispose
Pietro
con
un
sorriso
che
dissimulava
appena
la
contrarietà
che
gli
arrecava
quella
domanda
.
«
Perché
poi
?
»
«
Perché
amarla
io
,
sarebbe
una
disgrazia
:
amarmi
ella
,
assurdo
.
»
«
Mi
piace
questa
modestia
da
venticinque
soldi
.
»
«
È
modestia
che
vale
amor
proprio
»
;
rispose
Pietro
piccato
,
«
prendila
come
vuoi
.
»
«
Eppure
,
vediamo
»
:
insisté
Raimondo
attaccandosi
al
braccio
del
suo
amico
,
«
immaginiamoci
che
per
un
capriccio
,
una
fantasia
,
un
destino
,
secondo
te
,
questa
donna
si
innamori
di
te
;
immaginiamoci
ch
'
ella
te
lo
dica
,
come
lo
dicono
le
donne
quando
vogliono
,
facendotelo
comprendere
,
cioè
,
cogli
occhi
,
col
gesto
,
coll
'
atteggiamento
...
Ebbene
!
allora
saresti
il
Catone
del
momento
?...»
«
Impossibile
!
»
,
esclamò
il
giovane
tristamente
,
come
se
avesse
creduto
un
momento
a
quel
sogno
e
si
fosse
poi
accorto
ch
'
esso
era
troppo
bello
e
insieme
penoso
per
lui
.
«
Perché
?
»
«
Perché
colei
è
vana
,
orgogliosa
,
come
lo
dimostra
il
fasto
di
cui
si
circonda
.
Soltanto
potrebbe
impressionarla
la
bellezza
,
l
'
eleganza
,
la
nobiltà
,
la
ricchezza
,
il
lusso
...
cose
tutte
che
non
posseggo
.
Dunque
o
costei
è
maritata
,
e
non
amerà
giammai
un
Don
Giovanni
in
ventiquattresimo
che
si
chiama
semplicemente
Pietro
Brusio
;
o
è
mantenuta
,
e
non
possederò
mai
abbastanza
per
pagare
i
suoi
fiori
per
un
anno
;
o
è
zitella
,
e
non
sposerebbe
certamente
l
'
uomo
oscuro
,
comune
,
che
non
ha
tanto
da
farla
vivere
in
quel
lusso
nel
quale
vive
,
e
che
le
è
necessario
,
indispensabile
per
essere
quella
che
è
.
In
tutti
questi
casi
io
dovrei
dunque
essere
vile
per
amarla
,
o
dovrei
comprare
il
suo
amore
a
prezzo
di
qualche
infamia
.
»
«
Ben
pensato
e
ben
ragionato
!
ciò
che
,
in
parentesi
,
ti
avviene
assai
di
rado
.
Vogliamo
far
colazione
al
Caffè
di
Parigi
?
»
«
No
;
andiamo
al
Laberinto
.
»
Raimondo
guardò
il
suo
amico
di
uno
sguardo
scrutatore
e
quasi
beffardo
.
«
Ti
fo
riflettere
che
non
ho
ancor
fatto
colazione
;
abbi
dunque
la
bontà
di
concedermi
dieci
minuti
.
»
I
due
amici
entrarono
dai
Fratelli
Guerrera
.
Mezz
'
ora
dopo
erano
alla
Villa
.
Faceva
molto
caldo
.
Il
Laberinto
era
delizioso
colle
sue
ombre
profumate
di
fior
d
'
arancio
.
I
due
sedettero
all
'
ombra
,
e
quasi
contemporaneamente
alzarono
gli
occhi
sui
veroni
della
casa
,
sebbene
alquanto
distante
,
che
Raimondo
avea
indicato
come
l
'
abitazione
della
Piemontese
.
Le
tende
di
giunco
erano
abbassate
sulle
ringhiere
,
quantunque
il
sole
non
vi
giungesse
ancora
,
forse
per
dare
alquanto
più
d
'
ombra
agli
appartamenti
;
e
dietro
una
di
quelle
si
vedeva
una
figura
di
donna
,
vestita
di
bianco
,
quasi
coricata
su
di
una
poltroncina
con
tutto
il
languente
e
voluttuoso
abbandono
di
una
sultana
;
a
quella
vista
il
cuore
di
Pietro
batté
forte
,
come
la
sera
innanzi
.
«
È
dessa
!
»
,
disse
Raimondo
,
«
vedi
che
non
t
'ingannavo!...»
Pietro
non
rispose
,
tenendo
sempre
fissi
gli
occhi
sul
verone
.
Ella
si
toglieva
soltanto
a
lunghi
intervalli
da
quella
positura
per
recarsi
agli
occhi
un
binocolo
che
teneva
sui
ginocchi
e
col
quale
guardava
nella
strada
o
verso
la
Villa
;
ed
indi
,
come
stanca
di
quello
sforzo
,
lasciava
ricadere
mollemente
la
testa
sulla
spalliera
,
e
sembrava
assorbirsi
in
quell
'
inerzia
contemplativa
che
gli
orientali
cercano
nell
'
oppio
.
Un
uomo
,
seduto
accanto
a
lei
su
di
una
seggiola
assai
bassa
,
le
leggeva
qualche
cosa
di
un
giornale
che
teneva
fra
le
mani
,
e
che
ella
udiva
sbadatamente
;
e
s
'
interrompeva
di
tratto
in
tratto
per
prendere
una
mano
di
lei
,
che
gliela
abbandonava
con
la
stessa
languida
indifferenza
,
e
che
lo
ringraziava
col
suo
sorriso
seduttore
,
e
col
suo
sguardo
che
faceva
scorrere
un
'
onda
di
voluttà
in
quell
'
uomo
,
quand
'
egli
si
recava
alle
labbra
la
sua
mano
.
Allora
solamente
la
sua
leggiadra
testolina
,
coronata
da
quei
ricci
magnifici
,
si
volgeva
lentamente
verso
di
lui
.
Qualche
volta
,
con
un
movimento
tutto
infantile
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
si
appoggiava
alla
ringhiera
,
e
sopra
vi
appoggiava
la
fronte
;
quasi
quel
bellissimo
collo
fosse
troppo
debole
per
sostenere
quella
piccola
testa
.
«
Con
questa
donna
ci
sarebbe
da
impazzire
!
»
,
esclamò
Pietro
reprimendo
un
fremito
,
dopo
averla
divorata
a
lungo
dello
sguardo
.
«
Credi
che
sieno
marito
e
moglie
?
»
,
domandò
l
'
altro
.
«
È
il
mistero
che
questa
donna
sa
rendere
impenetrabile
colle
sue
mille
indefinibili
gradazioni
di
fisonomia
,
d
'
espressione
,
di
gesto
,
che
fanno
spesso
dimenticare
la
sirena
nella
vergine
,
e
viceversa
.
Se
lo
sono
,
è
da
poco
tempo
:
a
meno
che
costei
non
senta
ancor
ella
sì
a
lungo
,
come
deve
far
sentire
a
tutti
quelli
che
l
'avvicinano.»
Parecchie
volte
,
forse
a
caso
,
l
'
occhialetto
dell
'
incognita
si
rivolse
verso
il
banco
di
pietra
sul
quale
erano
seduti
i
due
amici
.
«
Ti
guarda
!
»
,
disse
Raimondo
sorridendo
.
«
O
guarda
i
passeri
che
saltellano
fra
le
fronde
.
Credi
sul
serio
ch
'
io
ne
sia
innamorato
?
»
«
Ne
parli
tanto
!...»
«
Diffida
sempre
di
quegli
amori
di
cui
ti
si
parla
a
lungo
e
sì
leggermente
:
è
segno
certo
che
si
vuol
ridere
alle
tue
spalle
...
Io
l
'
amo
come
un
bel
personaggio
da
dramma
o
da
romanzo
,
come
un
bel
fiore
...
come
una
bella
donna
prima
venuta
insomma
...
che
sa
recare
con
grazia
il
velo
sul
cappellino
e
sollevare
con
disinvoltura
lo
strascico
della
veste
...
e
nient
'
altro
...
In
fede
di
che
,
se
vuoi
,
andiamocene
;
sono
le
due
meno
dieci
minuti
»
,
aggiunse
dopo
aver
consultato
l
'
orologio
.
«
Sì
,
è
troppo
tardi
;
siamo
qui
da
più
di
due
ore
»
,
rispose
il
biondo
alzandosi
.
Egli
sorprese
lo
sguardo
del
suo
amico
,
che
ancora
restava
fissato
sul
verone
.
«
Vuoi
venire
,
o
no
?
»
«
Un
momento
...
restiamo
altri
dieci
minuti
e
partiremo
alle
due
precise
...
»
«
Non
amo
gli
inglesi
colla
loro
metodicità
regolata
sul
quadrante
di
un
orologio
...
Hai
detto
d
'andarcene...»
«
Hai
ragione
»
;
rispose
Brusio
ridendo
,
«partiamo.»
Due
o
tre
volte
,
prima
di
uscire
dal
giardino
,
si
volse
a
guardare
il
verone
,
sul
quale
non
poteva
più
vedere
che
la
tenda
abbassata
.
«
Bella
donna
!
»
,
ripeteva
egli
di
tempo
in
tempo
,
con
un
entusiasmo
ch
'
era
troppo
allegro
per
non
essere
affettato
,
e
troppo
affettato
per
non
nascondere
una
preoccupazione
:
«
quanto
io
t
'
amo
!
»
.
III
Il
dopopranzo
,
e
l
'
indomani
,
e
tutti
i
giorni
in
seguito
,
la
Villa
divenne
la
passeggiata
preferita
di
Pietro
,
che
vi
conduceva
il
suo
amico
,
il
quale
protestava
sempre
e
finiva
sempre
col
cedere
.
Allo
stesso
verone
,
quasi
ogni
volta
nella
stessa
positura
e
vestita
di
bianco
,
essi
vedevano
la
Piemontese
,
come
l
'
aveva
sopranominata
Raimondo
,
che
vi
restava
da
mezzogiorno
spesso
sino
alle
3
e
dalle
7
alle
8
.
Una
sera
l
'
incontrarono
che
andava
al
Caffè
di
Sicilia
,
accompagnata
dal
signore
biondo
.
«
Se
andassimo
al
caffè
?...»,
disse
Pietro
,
come
per
esservi
incoraggiato
dal
suo
amico
.
Dalla
soglia
la
videro
seduta
ad
un
tavolino
,
al
fianco
del
suo
compagno
,
mentre
due
ufficiali
dei
Cavalleggieri
Alessandria
le
prodigavano
tutte
le
delicate
attenzioni
di
chi
vuol
fare
la
corte
ad
una
signora
.
Ella
sembrava
appena
badarvi
;
ma
rispondeva
qualche
volta
col
suo
solito
sorriso
grazioso
,
che
mostrava
i
suoi
bellissimi
denti
di
perle
.
Il
giovane
dalla
barba
nera
,
che
Pietro
avea
veduto
una
volta
con
lei
alla
Marina
,
veniva
dall
'
altra
sala
del
caffè
,
e
fermandosi
dinanzi
al
tavolino
dov
'
era
ella
si
levò
il
cappello
,
aspettando
d
'
esser
salutato
.
Siccome
nessuno
gli
badava
,
egli
girò
con
tutta
flemma
sui
talloni
ed
uscì
.
Pietro
prese
il
braccio
del
suo
amico
,
e
lo
trascinò
via
,
mormorando
:
«
È
meglio
che
non
entriamo
!...»
.
«
Dove
andiamo
?
»
,
domandò
qualche
minuto
dopo
,
come
se
cercasse
una
distrazione
.
«
Dove
ti
piace
.
A
proposito
...
potremmo
approffittare
dell
'
invito
dei
signori
A
*
*
*
,
che
abbiamo
per
stassera
.
»
«
Vi
si
balla
?
»
«Sì.»
«
Andiamo
,
in
tal
caso
!
M
'
immaginerò
di
ballare
colla
mia
bella
Piemontese
»
;
aggiunse
Brusio
,
forzando
le
labbra
ad
un
sorriso
.
Essi
furono
accolti
con
festa
dall
'
allegra
brigata
che
era
radunata
nel
salone
.
Pietro
sedette
al
pianoforte
e
suonò
un
valtzer
,
che
otto
o
dieci
coppie
ballarono
.
«
Vi
lasciaste
molto
aspettare
,
signorini
!
»
,
disse
in
tuono
di
scherzevole
rimprovero
una
graziosa
giovanetta
,
figlia
del
padrone
di
casa
e
maritata
ad
un
cugino
di
Raimondo
,
appena
Pietro
andò
a
raggiungere
sul
divano
il
suo
amico
,
ch
'
era
seduto
vicino
alla
signora
.
«
È
che
Pietro
,
qui
presente
,
è
innamorato
cotto
;
e
abbiamo
fatto
la
ronda
alla
bella
»
;
disse
Angiolini
ridendo
.
«
Davvero
!
...
Non
mi
sorprende
in
lei
,
signorino
,
questa
novità
[
Si
sa
che
bel
modello
!...]
E
chi
sarebbe
questa
sventurata
?...»
«
Parola
d
'
onore
,
signora
,
che
lo
sventurato
son
io
,
almeno
sta
volta
»
;
rispose
Pietro
.
«
Lei
?
!
...
È
da
ridere
!
...
E
di
chi
sarebbe
innamorato
,
s
'
è
lecito
?
»
«
Molto
lecito
,
al
contrario
!
Giacché
non
ho
il
bene
di
conoscerne
neanche
il
nome
...
»
«
Ed
ella
conosce
lei
,
almeno
?
»
«No.»
La
signora
diede
in
uno
scoppio
di
risa
.
«
E
l
'
ama
,
a
quanto
dice
?
»
«
Come
un
pazzo
!
»
«
Dove
l
'
incontra
?
»
«
Qualche
volta
al
passeggio
,
o
alla
Marina
...
E
poi
so
dove
trovarla
...
»
«
Dove
?
»
«
A
casa
sua
...
»
«
Dunque
va
in
casa
?
»
«
No
;
dal
verone
.
»
«
Ah
!
è
amore
da
verone
!
»
,
esclamò
la
giovane
ridendo
sempre
più
come
una
folle
;
«
e
dove
abita
questa
meraviglia
?
»
«
Al
Rinazzo
,
vicino
il
Laberinto
.
»
«
Nella
casa
*
*
*
?
»
«Precisamente.»
«
Una
giovane
alta
,
sottile
,
molto
elegante
...
non
tanto
bella
in
verità
?
»
«
Può
essere
...
ciò
è
relativo
...
»
«
È
forestiera
?
»
«
Forestiera
.
Credo
sia
piemontese
.
»
«
La
conosco
.
»
«
Sul
serio
?
»
«
So
il
suo
nome
,
almeno
potrò
insegnarglielo
e
non
farle
fare
più
la
figura
dell
'
amante
della
luna
.
»
«
Come
si
chiama
?
»
«
Si
chiama
Narcisa
Valderi
.
»
«
Narcisa
!
...
bel
nome
;
si
direbbe
averlo
ricevuto
a
vent
'
anni
!
E
la
conosce
molto
?
»
«
Cioè
...
non
molto
.
Sono
stata
in
sua
casa
due
o
tre
volte
.
»
«
Mi
parli
di
lei
...
a
lungo
!...»
«
Ella
finge
di
scherzare
,
signorino
,
ma
ha
lo
sguardo
troppo
acceso
per
dissimulare
che
quello
che
dice
lo
sente
davvero
.
»
«
Sì
,
è
vero
!
...
Ma
se
le
giuro
che
l
'
adoro
,
colei
!...»
«
L
'
ha
veduta
da
vicino
?
»
,
domandò
in
tuono
quasi
derisorio
la
giovane
.
«Sì.»
«
È
tutta
toletta
!...»
«
Io
amo
appunto
in
lei
questa
toletta
,
questo
lusso
,
questo
apparato
brillante
e
vaporoso
in
cui
la
farfalla
mi
fa
dimenticare
il
bruco
.
»
«
Via
,
via
...
vedo
bene
che
scherza
...
»
«
Dica
dunque
...
»
«
Ella
si
alza
alle
dieci
o
alle
dieci
e
mezzo
;
prende
un
bagno
di
cui
i
profumi
costano
ciascun
giorno
otto
o
nove
lire
;
e
poi
si
mette
allo
specchio
,
ove
impiega
da
un
'
ora
e
mezzo
a
due
ore
per
l
'
abbigliamento
della
mattina
,
da
due
a
tre
per
quello
della
sera
,
e
da
tre
a
tre
e
mezzo
e
spesso
sino
a
quattro
per
la
toletta
da
ballo
o
da
teatro
...
È
sorprendente
...
miracoloso
,
come
una
donna
possa
star
tanto
ad
appuntarsi
gli
spilli
!...»
«
Ammirabile
!
...
Avanti
.
»
«
Dopo
la
toletta
viene
la
colazione
:
ella
ha
l
'
affettazione
di
mangiare
pochissimo
,
ma
i
suoi
cibi
costano
un
occhio
del
capo
,
in
compenso
;
indi
si
mette
al
pianoforte
,
o
al
verone
,
sdraiata
su
di
una
poltroncina
,
e
vi
resta
,
spesso
dormendo
,
sino
all
'
ora
di
pranzo
.
Suo
marito
...
»
«
Un
uomo
di
quasi
38
anni
,
alto
e
biondo
?
»
«
Sì
,
il
conte
di
Prato
;
lo
conosce
?
»
«
Me
l
'immagino.»
«
Suo
marito
l
'
ama
alla
follia
;
passa
i
giorni
al
suo
fianco
,
scherzando
coi
suoi
capelli
,
e
guardandola
coll
'
occhialetto
faccia
a
faccia
.
»
«
Ed
ella
?...»
«
Ella
gli
sorride
...
e
chiude
gli
occhi
come
se
temesse
di
fargli
perdere
la
testa
seguitando
a
guardarlo
com
'
ella
fa
.
»
«
In
fede
mia
!
...
credo
che
n
'
abbia
ben
ragione
!...»
«
Questi
dettagli
li
ho
risaputi
da
una
mia
amica
che
abita
dirimpetto
alla
casa
della
contessa
...
»
«
En
place
pour
la
quadrille
!
»
,
fu
gridato
.
Pietro
si
alzò
e
prese
il
cappello
.
«
Se
ne
va
,
così
presto
!
»
«
Sì
;
devo
andare
a
finire
le
tesi
...
»
«
O
a
passare
una
mezz
'
ora
sotto
le
finestre
della
bella
?...»
«
Sarebbe
agire
da
stolido
,
almeno
,
dopo
quanto
ella
mi
ha
detto
.
»
Ed
il
giovane
sorrise
del
suo
sorriso
che
si
sforzava
di
rendere
allegro
mentre
era
amaro
.
Per
andare
a
casa
sua
prese
la
strada
che
a
lui
parve
la
più
corta
,
passando
cioè
dal
Rinazzo
.
Nella
casa
della
contessa
non
c
'
era
lume
.
Pietro
si
fermò
a
guardare
in
silenzio
quei
veroni
oscuri
,
poscia
chinò
la
testa
sul
petto
con
un
sospiro
,
mormorando
:
«
Stassera
al
teatro
si
dà
un
dramma
molto
in
voga
...
È
al
teatro
certamente
...
ella
...
»
.
Indi
,
come
vergognandosi
di
questo
monologo
,
scrollò
le
spalle
con
dispetto
ed
affrettò
il
passo
.
«
Andiamo
a
teatro
stassera
?
»
,
disse
a
Raimondo
l
'
indomani
appena
furono
assieme
.
«
Andiamoci
,
se
così
ti
piace
.
E
le
tesi
?
»
«
Dormiranno
anche
stassera
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finirle
.
»
Alla
piazza
della
Cattedrale
incontrarono
un
amico
che
si
fermò
a
discorrere
con
loro
.
«
Andrete
a
teatro
stassera
?
»
,
domandò
egli
.
«
Perché
questa
domanda
?
»
«
Perché
si
darà
una
bellissima
commedia
nuova
e
ci
verrà
tutta
Catania
.
»
«
Ci
sarò
allora
...
poiché
in
tal
caso
verrà
anche
la
mia
bella
»
;
disse
Pietro
scherzando
.
«
Ah
!
...
Ah
!
...
la
tua
bella
di
numero
...
Non
so
più
a
qual
numero
sii
...
buona
lana
!
»
«
Sul
serio
;
sono
innamorato
come
uno
stolido
.
»
«
E
di
chi
?
»
«
Di
una
signora
ch
'
è
una
maga
...
involta
fra
i
merletti
e
i
velluti
...
,
della
quale
so
il
nome
da
ieri
soltanto
.
»
«
La
contessa
di
Prato
?
»
«
La
conosci
?
»
«
Per
bacco
!
Al
ritratto
che
ne
fai
...
non
c
'
è
altra
qui
che
possa
appropriarselo
.
»
«
È
veritiero
però
questo
ritratto
?
»
«
Perdio
!
...
E
tu
l
'
ami
,
costei
?!...»
«
Non
so
quello
che
farei
per
una
parola
di
quella
donna
...
»
«
Non
ci
sarebbe
bisogno
di
far
tante
cose
;
basterebbe
farti
amico
con
suo
marito
...
ed
anche
col
suo
amante
;
ed
uno
di
questi
due
ti
presenterebbe
...
il
resto
verrebbe
da
sé
.
»
«
Amante
!
»
,
esclamò
Pietro
impallidendo
suo
malgrado
mentre
cercava
di
sorridere
;
«
ah
!
c
'
è
dunque
un
amante
?
»
.
«
Pel
momento
però
...
bada
!
...
A
Napoli
sembra
che
sieno
stati
più
d
'
uno
;
ciò
che
diede
luogo
a
molti
scandali
,
che
finirono
con
un
duello
in
cui
il
marito
ruppe
,
con
una
sciabola
,
il
braccio
ad
uno
dei
più
indiscreti
.
»
«
E
ciò
non
è
bastato
?
»
«
Ella
fa
quello
che
vuole
di
quest
'
uomo
che
comanda
col
gesto
del
suo
dito
mignolo
;
e
che
ha
il
coraggio
di
andare
a
battersi
in
duello
mentre
non
osa
fare
la
minima
rimostranza
alla
moglie
.
È
la
storia
di
molti
mariti
.
»
«
E
quel
giovane
bruno
,
dalla
barba
nera
,
che
l
'
accompagna
spesso
?...»
«
È
l
'
amante
di
cui
ti
parlavo
.
»
«
Che
peccato
!
»
,
esclamò
Pietro
fatto
pensieroso
.
«
Fatti
presentare
»
,
insisté
Antonino
.
«Io!...»,
esclamò
,
con
un
accento
indefinibile
di
stupore
,
Pietro
.
«
Sì
;
tu
sarai
il
secondo
dei
suoi
adoratori
presenti
,
senza
calcolare
gli
assenti
...
Perdio
!
perché
ti
fai
triste
?
...
ne
saresti
innamorato
sul
serio
?...»
«
Sei
tanto
ingenuo
da
crederlo
?
»
«
Fatti
presentare
allora
.
»
«
Sarebbe
inutile
.
»
«
Chi
lo
sa
!
»
«
La
mia
condizione
mi
proibisce
di
averla
a
prezzo
di
una
viltà
,
e
non
ho
danari
bastanti
per
mettermi
nel
numero
di
questi
signori
che
le
fanno
la
corte
...
Del
resto
sento
che
non
son
fatto
sul
loro
stampo
...
poiché
non
saprei
amarla
in
comune
,
com
'
essi
fanno
...
»
«
Dimenticala
dunque
.
»
«
Non
ci
ho
mai
pensato
che
come
uno
scherzo
.
»
«
A
rivederci
stassera
.
»
«Addio.»
Alle
nove
e
mezzo
i
due
inseparabili
amici
erano
alla
porta
del
teatro
,
in
mezzo
alla
folla
dei
giovanotti
che
fumando
stavano
ad
osservare
le
signore
che
scendevano
dalle
carrozze
.
La
recita
era
cominciata
da
cinque
minuti
.
I
giovanotti
erano
entrati
a
prender
posto
.
Raimondo
strepitava
,
tentando
di
trascinare
l
'
amico
,
poiché
protestava
di
non
voler
perdere
la
prima
scena
.
L
'
ultima
carrozza
avea
deposto
l
'
ultima
signora
sul
marciapiede
,
e
Brusio
non
si
muoveva
ancora
.
Raimondo
finalmente
perdé
la
pazienza
e
lo
lasciò
solo
per
entrare
in
platea
.
Poco
dopo
le
dieci
si
udì
il
rumore
di
una
carrozza
che
si
avvicinava
;
ed
il
solo
orecchio
di
Pietro
poté
distinguere
che
il
passo
dei
cavalli
non
avea
l
'
uniforme
regolarità
di
quello
dei
cavalli
signorili
.
«
Una
carrozza
da
nolo
...
è
la
sua
!
»
,
mormorò
egli
appoggiandosi
alla
porta
.
La
carrozza
si
fermò
infatti
alla
prima
porta
,
ov
'
egli
si
trovava
,
ed
un
uomo
,
nel
quale
Pietro
riconobbe
il
conte
,
saltò
il
primo
a
terra
,
per
dare
la
mano
alla
signora
che
accompagnava
.
Brusio
istintivamente
fece
un
passo
in
avanti
.
La
contessa
appoggiò
appena
alla
mano
del
signor
di
Prato
la
sua
mano
da
ragazzina
coperta
dal
guanto
bianco
;
mise
lentamente
il
piede
,
che
sembrava
appena
accennato
nel
suo
stivalettino
di
raso
,
sul
predellino
,
e
saltò
sul
marciapiede
.
Con
una
perfezione
di
grazia
assai
distinta
,
ella
tirò
con
sé
il
lungo
strascico
della
sua
veste
di
seta
granadine
,
per
impedire
che
,
rialzandosi
nello
scendere
,
scoprisse
più
del
basso
della
sua
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
Soltanto
,
non
potendo
,
nel
tempo
istesso
,
raccorre
il
bóurnous
che
le
copriva
le
spalle
,
questo
,
nel
momento
in
cui
curvava
fuori
dello
sportello
la
sua
testolina
ornata
di
fiori
,
le
scivolò
per
le
spalle
e
per
gli
omeri
nudi
di
un
'
abbagliante
bianchezza
.
Quell
'
uomo
che
,
solo
e
fermo
sull
'
ingresso
,
dimostrava
chiaramente
di
attendere
qualcheduno
,
mentre
tutti
erano
dentro
il
teatro
,
le
recò
forse
sopresa
,
poiché
,
passando
dinanzi
a
lui
,
mentre
raccoglieva
le
pieghe
della
sua
veste
perché
non
lo
sfiorassero
,
ella
alzò
un
momento
gli
occhi
su
di
lui
.
Indi
,
come
infastidita
da
quello
sguardo
scintillante
che
s
'
incrociava
col
suo
e
che
sembrava
assorbirne
tutto
il
fluido
,
ella
si
volse
un
istante
verso
il
conte
,
che
dava
alcuni
ordini
al
cocchiere
,
prima
di
salire
le
scale
del
corridoio
.
Vi
fu
un
momento
,
quando
un
lembo
del
leggerissimo
tessuto
di
quella
veste
strisciò
sui
suoi
abiti
,
che
le
gambe
di
Pietro
tremarono
.
Pochi
minuti
dopo
egli
si
diresse
lentamente
verso
la
platea
.
Entrando
,
il
riflesso
dei
cristalli
di
un
occhialetto
fisso
sulla
porta
colpì
i
suoi
sguardi
.
Alzò
gli
occhi
su
quel
palchetto
della
prima
fila
da
dove
partiva
quel
raggio
,
e
vide
la
contessa
che
abbassava
lentamente
l
'
occhialetto
,
appoggiandolo
,
col
braccio
disteso
,
sul
velluto
del
parapetto
,
mentre
lo
fissava
ancora
ad
occhio
nudo
,
quasi
con
curiosità
:
aveva
voluto
conoscere
certamente
,
per
una
bizzarrìa
da
donna
elegante
,
quest
'
uomo
che
aspettava
sull
'
ingresso
,
tre
quarti
d
'
ora
dopo
alzata
la
tela
.
Pietro
cercò
il
suo
posto
e
sedette
quasi
dirimpetto
alla
loggia
della
contessa
.
La
commedia
fu
applauditissima
;
ma
Pietro
non
applaudì
giammai
,
poiché
soltanto
alcuni
squarci
attrassero
la
sua
attenzione
;
e
in
quegli
squarci
,
quando
il
suo
cuore
provava
potentemente
quello
che
aveva
sentito
l
'
autore
,
egli
rivolgevasi
,
senza
accorgersene
anche
,
verso
il
palchetto
di
Narcisa
,
e
cercava
negli
occhi
di
lei
l
'
eco
di
quello
che
egli
provava
nel
suo
cuore
.
La
contessa
voltava
le
spalle
alla
scena
;
e
solo
di
tratto
in
tratto
,
in
quei
momenti
che
avevano
il
potere
di
strappare
Pietro
alle
sue
frequenti
preoccupazioni
,
ella
volgeva
i
suoi
limpidi
occhi
verso
gli
attori
.
Del
resto
ella
discorreva
qualche
volta
con
i
numerosi
visitatori
che
occupavano
successivamente
le
seggiole
del
suo
palchetto
;
e
pochissime
volte
si
servì
dell
'
occhialetto
per
esaminare
le
tolette
delle
signore
.
Giammai
però
l
'
abbassò
verso
la
platea
.
Nel
suo
sguardo
,
nel
suo
gesto
,
nella
sua
attitudine
,
fin
nel
modo
in
cui
parlava
e
sorrideva
qualche
volta
con
quei
signori
che
le
tenevano
compagnia
,
c
'
era
un
'
indefinibile
espressione
di
stanchezza
e
di
noia
,
che
si
traduceva
in
sfumature
molli
,
in
pose
voluttuosamente
accidiose
.
L
'
occhialetto
di
Pietro
stava
quasi
sempre
fissato
su
quella
loggia
.
Due
o
tre
volte
,
ella
,
sorpresa
di
quella
molesta
assiduità
,
volse
gli
occhi
verso
quel
binocolo
che
aveva
l
'
indiscretezza
di
guardarla
sì
a
lungo
dalla
platea
.
Una
volta
infine
alzò
lentamente
il
suo
,
e
bruscamente
,
senza
quelle
transazioni
che
sono
assai
comuni
in
teatro
per
mascherare
il
vero
scopo
,
ella
lo
fissò
di
contro
a
quello
del
giovane
che
si
abbassò
subito
.
Ella
rimase
alcuni
secondi
in
quella
positura
;
indi
lasciò
quasi
cadere
sul
parapetto
il
binocolo
,
e
fece
un
leggiero
movimento
di
spalle
d
'
impazienza
.
Prima
che
terminasse
la
recita
Brusio
lasciò
il
suo
posto
e
si
recò
sul
corridoio
.
Il
suo
occhio
era
acceso
e
brillante
;
le
sue
gote
,
abitualmente
pallide
,
si
coloravano
di
un
rossigno
febbrile
.
Pochi
minuti
dopo
,
prima
ancora
che
il
sipario
fosse
abbassato
,
udì
aprire
la
porta
di
un
palchetto
sul
corridoio
,
e
dei
passi
che
si
avvicinavano
,
mischiandosi
al
fruscio
di
una
veste
.
La
contessa
gli
passò
dinanzi
,
questa
volta
allegra
e
ridente
,
al
braccio
di
uno
di
coloro
ch
'
erano
stati
nel
suo
palchetto
.
Pietro
in
quel
momento
avrebbe
dato
dieci
anni
della
sua
vita
per
uno
sguardo
di
quella
donna
.
Le
sue
vesti
lo
toccarono
senza
che
ella
mostrasse
di
avvedersi
di
lui
.
Solo
il
conte
si
volse
a
fissarlo
con
occhio
assai
cupo
e
sospettoso
.
Il
giovane
scese
le
scale
quasi
insieme
a
lei
;
la
vide
montare
in
carrozza
col
conte
,
dopo
aver
dato
la
mano
agli
altri
,
e
partire
.
Egli
rimase
immobile
sul
limitare
.
«
Non
vai
a
casa
?
»
,
gli
disse
alle
spalle
la
voce
di
Raimondo
.
«
Sì
...
ti
aspettavo
per
dirti
addio
...
»
«
A
domani
,
non
è
vero
?
»
«
Non
lo
so
...
Avrò
forse
da
studiare
tutto
il
giorno
...
»
E
s
'
incamminò
lentamente
per
la
Marina
.
A
due
ore
del
mattino
Raimondo
si
disponeva
tranquillamente
ad
andare
a
letto
,
quando
fu
bussato
con
furia
alla
sua
porta
.
«
Chi
può
esser
a
quest
'
ora
?
»
,
disse
fra
sé
il
giovane
sorpreso
andando
ad
aprire
.
«
Son
io
,
Raimondo
...
son
io
!
Aprite
,
di
grazia
!
»
,
udì
la
voce
della
signora
Brusio
,
quasi
delirante
dietro
la
porta
.
«
Che
c
'
è
,
signora
?
...
Dio
mio
!
...
ella
mi
spaventa
!
»
,
esclamò
il
giovane
introducendo
la
madre
del
suo
amico
nella
sua
camera
.
«
Pietro
!
...
Dov
'
è
Pietro
?
Dov
'
è
mio
figlio
,
signor
Angiolini
?
»
,
disse
la
povera
madre
colle
lagrime
agli
occhi
.
«
Pietro
non
è
in
casa
?
»
,
domandò
Raimondo
vieppiù
sorpreso
.
«
Son
due
ore
del
mattino
e
mio
figlio
non
si
è
ancora
ritirato
...
Ho
mandato
il
domestico
a
cercarlo
al
teatro
,
e
ritornò
dicendo
che
il
teatro
era
chiuso
da
un
pezzo
,
ma
che
sulla
porta
era
avvenuta
una
rissa
fra
alcuni
giovanotti
;
che
vi
erano
stati
dei
feriti
e
degli
arrestati
...
Mio
Dio
!
...
gli
sarà
accaduta
qualche
disgrazia
!
...
Dove
lo
lasciaste
voi
?...»
«
Ci
separammo
all
'
ingresso
del
teatro
,
e
mi
disse
che
andava
subito
a
casa
...
Ma
io
non
so
nulla
di
risse
...
»
«
Dio
!
...
Dio
mio
!...»,
singhiozzò
la
madre
torcendosi
le
braccia
,
«
come
farò
,
Dio
mio
,
come
farò
!
...
Son
sola
,
signor
Angiolini
,
son
sola
!
...
Mio
figlio
!
...
chi
sa
cosa
n
'
è
di
mio
figlio
!
...
Aiutatemi
;
corriamo
all
'
ufficio
di
Questura
a
prendere
informazioni
...
»
«
Non
si
disperi
,
signora
;
spero
ricondurle
Pietro
al
più
presto
,
senza
alcun
accidente
.
Abbia
la
bontà
di
aspettarmi
qui
.
»
Raimondo
,
indossato
in
fretta
un
abito
,
prese
il
cappello
ed
uscì
.
Dando
campo
ad
un
sospetto
che
gli
era
balenato
in
mente
mentre
la
signora
Brusio
si
disperava
per
l
'
inusitata
e
straordinaria
tardanza
del
figlio
suo
,
e
per
la
notizia
che
il
domestico
le
avea
rapportato
,
egli
si
diresse
per
la
strada
Stesicorea
ed
indi
per
quella
Etnea
,
verso
la
casa
ove
abitava
la
contessa
di
Prato
.
Giungendo
sotto
i
veroni
,
sul
marciapiede
di
faccia
,
gli
sembrò
di
vedere
qualche
cosa
di
nero
immobile
sul
lastrico
.
Si
avvicinò
esitante
e
lo
chiamò
per
nome
a
bassa
voce
.
«
Che
vuoi
?
»
,
rispose
una
voce
rauca
e
ancora
tremante
,
come
se
inghiottisse
delle
lagrime
,
che
Raimondo
avrebbe
stentato
a
riconoscere
,
nel
suo
accento
duro
e
quasi
cupo
,
se
gli
fosse
stato
meno
famigliare
.
Si
appressò
ancora
,
e
vide
il
suo
amico
seduto
sullo
scaglione
del
marciapiede
,
coi
gomiti
sui
ginocchi
e
il
mento
fra
le
mani
.
«
Tu
qui
!
...
a
quest
'
ora
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Che
vuoi
,
ti
dico
?
!
»
,
replicò
con
maggiore
asprezza
Pietro
.
«
Non
son
forse
più
padrone
di
fare
quello
che
mi
piace
?!...»
Raimondo
capì
che
quello
non
era
il
momento
di
parlare
al
suo
amico
;
e
sospirando
tristemente
,
poiché
allora
soltanto
scoperse
lo
spaventoso
abisso
del
precipizio
su
cui
egli
si
cullava
,
sedette
silenzioso
al
suo
fianco
.
Pietro
rimase
muto
,
come
non
avvedendosene
,
cogli
occhi
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
sul
lume
che
brillava
dietro
le
tende
di
seta
del
verone
.
Qualche
volta
,
a
lunghi
intervalli
,
egli
trasaliva
,
ed
una
gocciola
,
come
di
sudore
,
che
partiva
dall
'
orbita
,
luccicava
un
momento
solcando
le
sue
guance
.
Ad
un
tratto
egli
afferrò
con
violenza
il
braccio
di
Raimondo
!
«
Guarda
!
...
guarda
anche
tu
!
»
,
diss
'
egli
con
la
voce
stridente
ed
interrotta
del
delirante
o
del
pazzo
.
E
si
alzò
,
come
se
avesse
voluto
elevarsi
sino
al
verone
per
meglio
osservare
.
«
Io
non
vedo
niente
»
,
mormorò
Raimondo
che
si
fregava
gli
occhi
inutilmente
.
Pietro
,
senza
rispondergli
,
gli
porse
la
busta
del
suo
occhialetto
che
trasse
dalla
saccoccia
del
soprabito
.
«
Guarda
,
ti
dico
!
...
c
'
è
da
diventar
pazzo
!
»
Coll
'
aiuto
dell
'
occhialetto
Raimondo
vide
la
contessa
,
presso
le
tende
del
verone
,
di
cui
le
invetriate
erano
aperte
,
sdraiata
,
nella
sua
favorita
posizione
languida
e
voluttuosa
,
su
di
una
poltrona
,
ancora
colla
veste
del
teatro
,
coi
capelli
ancora
intrecciati
di
fiori
;
ed
un
uomo
,
il
conte
,
ritto
dietro
la
spalliera
della
poltrona
,
che
si
chinava
verso
di
lei
,
e
le
divideva
coi
baci
i
ricci
da
sulla
fronte
.
Ella
gli
sorrideva
del
suo
riso
da
sirena
;
e
di
quando
in
quando
,
allorché
il
conte
rimaneva
come
stordito
nel
fascino
di
quelle
seduzioni
mirabili
di
voluttà
,
ella
gli
prendeva
le
mani
colle
sue
manine
affilate
e
bianchissime
,
e
se
ne
lisciava
la
fronte
,
e
le
nascondeva
fra
il
setoso
volume
dei
suoi
capelli
,
e
se
le
posava
sugli
occhi
e
sulle
labbra
,
ma
lentamente
,
con
quel
suo
abbandono
ch
'
era
irresistibile
,
come
se
avesse
voluto
dare
il
tempo
a
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
che
scaturivano
dai
suoi
pori
di
penetrare
in
lui
sino
al
midollo
delle
ossa
.
Raimondo
,
quasi
spaventato
,
pel
suo
amico
,
da
quella
vista
,
fu
scosso
dai
singhiozzi
di
lui
che
prorompevano
soffocati
come
singulti
;
e
,
riponendo
tristamente
nell
'
astuccio
l
'
occhialetto
,
disse
col
tuono
di
chi
prende
una
risoluzione
:
«
Via
,
Pietro
,
è
tempo
di
partire
!
Tua
madre
ti
attende
a
casa
mia
!
»
.
«
Mia
madre
!...»,
esclamò
il
giovane
con
un
sussulto
che
dimostrava
come
quella
corda
vibrasse
ancora
potentemente
nel
suo
cuore
,
mentre
tutte
le
altre
erano
allentate
e
sconvolte
.
«
Sì
,
tua
madre
,
spaventata
dalla
tua
estraordinaria
tardanza
,
che
ti
cerca
da
me
come
una
pazza
.
»
«
È
tanto
tardi
dunque
?
»
,
domandò
egli
come
parlando
in
sogno
.
«
Son
le
tre
fra
poco
.
»
«
Non
credevo
fosse
sì
tardi
...
Hai
ragione
,
andiamo
via
...
bisogna
essere
uomini
!
»
Poscia
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
quasi
non
avesse
avuto
la
forza
di
staccarsi
da
quel
punto
.
«
Ben
dicesti
:
bisogna
essere
uomini
e
non
fanciulli
!
»
,
replicò
Raimondo
,
dando
al
suo
accento
la
possibile
espressione
e
trascinandolo
in
qualche
modo
per
forza
,
mentre
Pietro
si
lasciava
condurre
a
capo
chino
come
un
ragazzo
.
IV
Quando
entrarono
nell
'
Albergo
di
Francia
,
dove
li
aspettava
la
signora
Brusio
,
questa
corse
ad
abbracciare
suo
figlio
con
tutta
l
'
effusione
di
un
cuore
di
madre
;
ma
rimase
senza
osarlo
,
colle
braccia
aperte
,
dinanzi
allo
sguardo
fosco
e
alla
fisonomia
cupa
ed
irritata
del
figlio
suo
.
«
Credevo
»
,
disse
questi
aspramente
,
«
di
non
essere
più
all
'
età
di
uno
scolaretto
che
si
manda
a
cercare
se
ha
fatto
tardi
nel
ritornare
da
scuola
...
»
La
madre
fu
dolorosamente
colpita
da
quelle
parole
,
le
sole
che
avesse
udite
in
tal
modo
da
quel
figlio
che
l
'
idolatrava
.
L
'
istinto
materno
fu
atterrito
dallo
stato
di
quel
giovanetto
che
in
un
'
ora
avea
potuto
dimenticare
siffattamente
il
culto
che
nutriva
della
madre
,
e
risponderle
in
tal
guisa
.
«
Andiamo
,
figlio
mio
,
le
tue
sorelle
ci
aspettano
...
»
,
diss
'
ella
tristamente
,
ma
evitando
di
inasprirlo
;
«
grazie
,
signor
Angiolini
!...»
S
'
incamminarono
verso
casa
;
e
la
madre
osservò
sospirando
che
il
figliuolo
non
le
offriva
il
braccio
,
e
camminava
cupo
,
ed
anche
indispettito
al
suo
fianco
.
Sulla
scala
corsero
ad
incontrarli
le
due
sorelline
ancora
pallide
e
singhiozzanti
,
che
gridavano
:
«
Mamma
!
mamma
!
...
L
'
hai
trovato
?
...
È
qui
il
nostro
Pietro
?!...»
.
Le
loro
festanti
esclamazioni
furono
interrotte
dalla
voce
dura
del
fratello
.
«
Per
l
'
avvenire
»
,
esclamò
questi
,
cercando
di
dare
la
possibile
moderazione
alla
sua
voce
tremante
d
'
irritazione
,
«
spero
che
le
mie
tardanze
non
daranno
più
luogo
a
simili
scene
da
teatro
...
che
mi
costringerebbero
a
cercare
altrove
la
pace
e
la
libertà
di
cui
ho
bisogno
...
che
son
deciso
ad
avere
...
Datemi
la
doppia
chiave
della
porta
,
onde
non
dia
più
occasione
ad
attendermi
domani
,
e
facciamola
finita
!...»
E
senza
neanche
prendere
il
lume
,
si
chiuse
nella
sua
camera
,
sbattendone
l
'
uscio
con
impeto
.
«
Povero
figlio
mio
!
»
,
singhiozzò
la
desolata
madre
,
abbracciando
piangente
le
sue
figlie
:
«
ecco
le
prime
lagrime
che
mi
fai
versare
!
»
.
Pietro
passeggiò
per
la
camera
alcuni
minuti
,
agitato
e
smanioso
;
poscia
si
fece
al
verone
.
La
calma
serena
di
quella
notte
d
'
estate
,
il
fresco
venticciuolo
che
gli
asciugava
il
sudore
sulla
fronte
lo
calmarono
alquanto
;
egli
pensò
alle
lagrime
di
sua
madre
ed
odiò
se
stesso
come
giammai
aveva
odiato
.
«
Son
vile
!
...
sì
,
son
vile
!...»,
esclamò
strappandosi
i
capelli
.
«
Oh
!
la
testa
...
Dio
mio
!...»
Aprì
l
'
uscio
della
sua
camera
senza
far
rumore
,
e
camminando
leggero
leggero
andò
ad
origliare
dietro
la
bussola
della
camera
di
sua
madre
,
onde
vedere
se
dormiva
.
La
signora
Brusio
era
ancora
in
piedi
quando
suo
figlio
aveva
aperto
l
'
uscio
,
ascoltando
ansiosamente
il
più
lieve
rumore
ch
'
egli
facesse
,
e
che
potesse
farle
indovinare
lo
stato
del
cuore
di
lui
;
appena
udì
che
si
avvicinava
capì
,
con
l
'
istinto
materno
,
che
suo
figlio
pentito
veniva
a
vedere
se
ella
dormisse
;
e
l
'
istinto
materno
le
suggerì
anche
che
l
'
unico
perdono
che
egli
poteva
desiderare
nel
suo
pentimento
era
che
sua
madre
riposasse
.
Ella
si
gettò
sul
letto
,
e
finse
di
dormire
.
Pietro
ascoltò
,
dietro
il
paravento
,
il
respiro
alquanto
accentuato
di
sua
madre
;
credette
che
dormisse
davvero
,
e
non
poté
frenare
le
lagrime
che
gli
scorrevano
ardenti
sulle
guance
:
lagrime
di
pentimento
,
di
rabbia
contro
se
stesso
,
di
terrore
dell
'
avvenire
(
che
allora
soltanto
intravedeva
)
per
ciò
che
provava
.
«
Povera
madre
!
»
,
esclamò
singhiozzando
;
«
povera
madre
mia
!
»
.
E
la
madre
udì
quei
singhiozzi
,
e
soffocò
i
suoi
fra
i
guanciali
.
Pietro
si
ritirò
in
punta
di
piedi
,
com
'
era
venuto
;
e
si
rimise
al
verone
.
Colla
fronte
fra
le
mani
,
ed
i
gomiti
appoggiati
alla
ringhiera
,
egli
si
assopì
in
quel
vortice
luminoso
e
turbolento
che
il
cuore
e
l
'
imaginazione
gli
creavano
,
e
dove
vedeva
un
'
ombra
,
dove
una
figura
,
ora
vestita
di
bianco
,
ora
quale
l
'
avea
veduta
poche
ore
innanzi
...
carezzantesi
la
fronte
ed
i
capelli
con
le
mani
di
quell
'
uomo
...
Quando
,
abbarbagliato
da
una
luce
vivissima
,
egli
alzò
gli
occhi
,
si
avvide
con
sorpresa
che
il
primo
raggio
di
sole
facea
scintillare
i
vetri
.
«
Diggià
!
»
,
mormorò
egli
:
«
il
giorno
vien
presto
al
presente
!...»
.
Sua
madre
,
entrando
la
mattina
nella
camera
di
lui
,
osservò
con
dolore
che
il
letto
era
intatto
,
come
era
stato
acconciato
la
sera
innanzi
.
«
Madre
mia
!
»
,
le
disse
il
giovane
prendendole
una
mano
,
in
tuono
di
pentimento
del
passato
ma
risoluto
ad
ottenere
quello
che
domandava
,
«
ti
chiedo
perdono
di
quello
che
ho
detto
e
fatto
ieri
...
Ma
ti
prego
di
lasciarmi
per
l
'
avvenire
alquanto
più
di
libertà
,
che
l
'
età
mia
ora
richiede
...
»
.
«
Fa
come
vuoi
,
figlio
mio
...
»
,
rispose
la
madre
abbracciandolo
.
«
Io
non
temo
che
tu
ne
possa
abusare
,
poiché
sei
figlio
di
un
uomo
onesto
e
manterrai
onorato
il
nome
che
ti
diede
.
In
quanto
a
me
...
»
,
e
la
povera
donna
sospirava
tentando
di
sorridere
,
«
in
quanto
a
me
cercherò
di
vincere
le
mie
sciocche
paure
...
»
«
Grazie
,
grazie
,
buona
madre
!...»,
esclamò
Pietro
facendo
uno
sforzo
per
non
bagnare
di
lagrime
quella
mano
che
baciava
.
Però
ogni
sera
quella
madre
,
che
numerava
coi
battiti
del
suo
cuore
i
minuti
che
suo
figlio
tardava
a
venire
,
aspettava
,
sino
alle
due
,
e
spesso
sino
alle
tre
,
che
il
noto
passo
le
annunziasse
da
lungi
,
nel
silenzio
della
strada
,
ch
'
era
lui
che
veniva
;
e
piangeva
sovente
,
quando
,
invece
di
mettersi
a
letto
,
lo
udiva
passeggiare
per
la
camera
,
o
farsi
al
verone
;
e
l
'
indomani
,
dopo
avere
interrogato
sospirando
il
letto
,
spesso
colle
lenzuola
ancora
rimboccate
,
cercava
negli
occhi
smarriti
del
figlio
e
nei
suoi
lineamenti
pallidi
e
sbattuti
la
risposta
ai
vaghi
timori
che
l
'
agitavano
.
Pietro
,
che
ogni
mattina
pel
passato
soleva
informarsi
della
salute
di
sua
madre
,
non
s
'
accorgeva
nemmeno
del
pallore
di
lei
e
della
sua
cera
malaticcia
.
Raimondo
non
lo
vedeva
quasi
più
.
Brusio
passava
i
giorni
al
Laberinto
,
la
sera
seguendo
la
donna
che
gli
aveva
ispirato
questa
folle
passione
o
cercando
d
'
incontrarla
al
passeggio
,
(
dove
lo
sguardo
di
lei
qualche
volta
lo
fissava
con
quel
raggio
pacato
e
snervante
della
sua
pupilla
cerulea
,
ciò
che
faceva
delirare
il
povero
giovane
,
e
gli
faceva
seguire
,
coll
'
occhio
ardente
e
le
membra
convulse
,
quella
veste
fluttuante
che
armonizzavasi
sì
mirabilmente
ai
movimenti
pieni
di
seduzione
del
corpo
da
fata
)
o
al
teatro
dove
la
vedeva
splendere
di
tutto
il
prestigio
del
suo
lusso
,
profumata
da
quel
vapore
inebbriante
che
recano
la
bellezza
,
la
giovinezza
,
la
ricchezza
;
facendo
scintillare
la
luce
del
suo
sguardo
insieme
al
riflesso
dei
suoi
diamanti
;
armonizzando
la
bianchezza
vellutata
e
purissima
della
sua
pelle
alla
bianchezza
pallida
delle
perle
che
le
cingevano
il
collo
bellissimo
;
spesso
allegra
e
ridente
cogli
uomini
più
eleganti
e
più
alla
moda
,
appartenenti
alla
migliore
società
,
che
si
contendevano
un
posto
nel
suo
palchetto
;
spesso
a
metà
nascosta
nell
'
angolo
più
oscuro
della
loggia
,
colla
testolina
ricciuta
e
coronata
di
fiori
e
di
gemme
rovesciata
all
'
indietro
sulla
parete
,
con
quell
'
attitudine
abbandonata
cui
ella
sapeva
dare
tutto
quanto
vi
ha
d
'
attraente
nella
mollezza
,
d
'
irresistibile
nel
languore
;
e
vi
stava
ad
occhi
chiusi
,
come
dormendo
ed
assorbendo
con
maggior
squisitezza
di
voluttà
le
armonie
della
musica
che
avevano
il
potere
di
commuoverla
dippiù
.
Egli
passava
la
notte
sotto
i
veroni
di
lei
,
coll
'
occhio
fisso
su
quel
lume
che
rischiarava
la
sua
stanza
;
aspirando
,
con
terribile
voluttà
di
passione
(
ch
'
era
tanto
potente
da
sembrare
angoscia
qualche
volta
)
di
gelosia
,
ed
anche
di
dolore
,
tutti
i
rumori
più
insensibili
del
suo
passo
,
del
fruscio
della
sua
veste
,
tutte
le
emanazioni
della
donna
amata
,
i
minimi
suoni
del
suo
pianoforte
e
della
sua
voce
,
che
spesso
parlava
al
conte
di
quelle
parole
,
cui
rispondeva
,
come
un
'
eco
,
un
singhiozzo
dalla
strada
.
Egli
sapeva
l
'
ora
del
suo
levarsi
,
della
sua
toletta
,
del
suo
pranzo
,
della
sua
passeggiata
;
conosceva
il
modo
d
'
ondeggiare
delle
tende
quando
ella
vi
stava
dietro
,
il
rumore
delle
carrucole
della
poltroncina
che
la
sua
mano
indolente
tirava
a
sé
.
Era
un
martirio
spaventevole
che
s
'
imponeva
senza
saperlo
;
che
l
'
attraeva
però
col
fascino
del
precipizio
;
che
alimentava
il
parossismo
febbrile
,
il
quale
divorava
le
sue
forze
e
la
sua
vita
,
colle
sue
triste
gioie
,
coi
suoi
acri
godimenti
,
coi
suoi
sogni
febbricitanti
.
Alcune
volte
,
ritirandosi
ella
dopo
la
mezzanotte
,
a
piedi
,
accompagnata
[
dal
conte
e
]
da
due
o
tre
giovanotti
eleganti
che
la
corteggiavano
,
si
era
rivolta
verso
quell
'
uomo
,
seduto
sul
marciapiede
,
che
si
sarebbe
scambiato
con
un
mucchio
di
cenci
;
ed
il
conte
avea
rallentato
il
passo
per
meglio
osservarlo
.
Quando
ella
si
ritirava
in
carrozza
,
Pietro
osservava
,
qualche
volta
,
al
riverbero
dei
lampioni
della
carrozza
,
che
ella
,
mentre
scendeva
dal
montatoio
,
si
volgeva
con
curiosità
verso
l
'
angolo
ove
sapeva
di
dover
trovare
quello
strano
personaggio
che
la
prima
volta
avea
supposto
un
mendico
;
e
che
il
conte
si
fermava
innanzi
al
portone
qualche
minuto
per
guardarlo
.
Una
notte
,
negli
ultimi
di
settembre
,
verso
le
due
del
mattino
,
Pietro
aspettava
da
un
pezzo
la
contessa
che
era
andata
alla
serata
del
prefetto
.
Il
rumore
di
una
carrozza
,
che
si
avvicinava
al
gran
trotto
,
si
fece
udire
da
molto
lontano
per
le
strade
deserte
,
e
poco
dopo
il
legno
passò
dinanzi
al
nostro
protagonista
fermo
al
suo
solito
posto
.
Narcisa
ne
scese
più
lentamente
del
solito
,
e
scomparve
quasi
subito
insieme
al
conte
.
La
carrozza
ripartì
.
Pietro
udì
il
passo
leggero
di
lei
che
saliva
le
scale
,
accompagnato
dal
passo
più
pesante
dell
'
uomo
che
la
seguiva
;
udì
la
porta
che
si
apriva
a
riceverli
e
si
rinchiuse
poco
dopo
;
vide
che
nel
salotto
ove
abitualmente
dimorava
la
contessa
,
venivano
accresciuti
i
lumi
.
Poco
dopo
la
dolce
voce
di
Narcisa
,
col
suo
accento
molle
ed
armonioso
d
'
indefinibile
espressione
,
fece
battere
fortemente
il
cuore
del
povero
giovane
.
«
Mio
Dio
!
...
che
buio
!
...
Ma
dormono
tutti
in
questa
casa
stassera
!...»
Indi
alcuni
suoni
,
tratti
così
a
caso
dal
pianoforte
,
quasi
le
dita
cercassero
le
note
di
una
fantastica
melodia
,
che
si
stancarono
presto
a
riprodurre
e
che
diede
luogo
al
terzetto
finale
d
'
Ernani
,
anch
'
esso
poco
dopo
interrotto
,
colla
stessa
capricciosa
volubilità
,
per
un
valtzer
allora
in
gran
voga
:
Il
Bacio
,
di
Arditi
.
Però
sembrava
che
un
'
attitudine
estraordinaria
facesse
,
in
chi
suonava
,
supplire
a
tutte
le
lievi
imperfezioni
di
esecuzione
,
che
venivano
dalle
difficoltà
che
incontrava
,
con
una
espressione
molto
rara
,
che
traeva
degli
impeti
e
dei
fremiti
di
delirio
festevole
dalle
note
del
valtzer
e
faceva
piangere
con
quelle
del
melodramma
.
Giammai
a
Pietro
parve
di
avere
udito
armonia
come
quella
che
le
mani
della
donna
adorata
creavano
sui
tasti
d
'
avorio
,
nel
silenzio
profondo
di
quella
notte
,
profumata
dal
vicino
Laberinto
e
rischiarata
dalla
luna
.
Tutt
'
a
un
tratto
anche
il
valtzer
fu
interrotto
,
ed
il
giovane
udì
i
passi
di
lei
che
si
avvicinava
al
verone
,
e
vide
la
sua
ombra
che
intercettava
il
lume
che
ne
rischiarava
il
vano
.
Ella
si
appoggiò
all
'
inferriata
del
verone
,
colla
testa
fra
le
mani
,
perdendo
il
suo
sguardo
nell
'
orizzonte
.
La
luna
,
allora
nel
suo
più
alto
emisfero
,
la
circondava
quasi
in
un
trasparente
vapore
.
Un
'
altra
ombra
si
avanzò
e
le
si
mise
al
fianco
.
«
Perdio
!
»
,
disse
una
voce
secca
ed
orgogliosa
,
con
accento
toscano
,
che
Pietro
riconobbe
per
quella
del
conte
,
«
non
mi
leverò
mai
d
'
addosso
quest
'
accidente
!
»
Brusio
sentì
che
quelle
parole
erano
al
suo
indirizzo
,
e
il
sangue
gli
montò
al
viso
.
«
Che
dite
?
»
,
rispose
la
fresca
voce
della
contessa
,
sebbene
parlasse
pianissimo
.
«
Parlo
di
quell
'
importuno
che
sta
a
farci
la
spia
da
mane
a
sera
;
che
non
ci
lascia
un
'
ora
di
pace
...
e
che
credo
,
in
fede
mia
,
sia
pazzo
di
voi
...
»
La
contessa
alzò
le
spalle
con
un
moto
sprezzante
d
'
indifferenza
;
indi
mormorò
sbadatamente
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
calma
,
e
colla
più
completa
noncuranza
,
lasciando
il
verone
:
«
E
che
ci
ho
da
fare
io
se
quest
'
uomo
e
pazzo
?...»
.
Pietro
si
alzò
,
lento
,
come
se
le
gambe
gli
si
piegassero
sotto
,
sentendo
agghiacciarglisi
il
sudore
sulla
fronte
,
coi
denti
sbattenti
di
convulsione
.
Di
giorno
il
conte
sarebbe
rimasto
atterrito
dal
pallore
e
dall
'
alterazione
dei
lineamenti
di
lui
,
e
dal
sinistro
splendore
dei
suoi
occhi
ardenti
.
Egli
rimase
un
momento
immobile
,
annichilato
,
come
se
quella
bellissima
voce
di
donna
avesse
di
un
sol
colpo
reciso
i
muscoli
più
vitali
del
suo
cuore
.
Il
solo
rumore
che
si
udiva
era
quello
dei
suoi
denti
che
battevano
gli
uni
contro
gli
altri
.
«
Questa
donna
ha
ragione
!
»
,
mormorò
egli
quindi
colla
voce
rauca
,
stentando
a
proferire
le
parole
:
«
io
son
pazzo
!
...
son
pazzo
!
...
Sono
stato
vile
anche
!...»
.
E
partì
lentamente
,
quasi
strascinandosi
.
Non
avea
fatto
dieci
passi
che
udì
le
note
allegre
e
cristalline
del
valtzer
che
risuonavano
di
nuovo
.
Si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
a
guardare
un
'
ultima
volta
,
con
un
'
ineffabile
espressione
di
disperata
amarezza
,
quel
lume
che
splendeva
chiarissimo
in
quella
stanza
riboccante
d
'
armonia
;
si
levò
il
cappello
,
con
un
moto
istintivo
,
lento
,
quasi
solenne
,
esclamando
,
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
infuocate
:
«
Addio
,
signora
!
...
Addio
!
»
.
Camminò
tentoni
,
barcollando
com
un
ubbriaco
,
fino
a
quando
stramazzò
,
privo
di
forze
,
singhiozzante
,
su
di
un
sedile
di
marmo
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
.
«
Oh
!
questo
valtzer
!
questo
valtzer
!
»
,
gridò
egli
smaniante
,
come
se
quelle
note
gli
percuotessero
sul
cervello
,
«
Dio
!
...
mi
pare
di
diventar
matto
davvero
...
Ah
!
...
ma
non
ha
dunque
nemmeno
un
pensiero
per
l
'
uomo
ch
'
è
pazzo
per
lei
,
questa
donna
?!!...»
E
partì
correndo
,
come
un
delirante
,
fuggendo
quei
suoni
,
che
sembravano
inseguirlo
nel
silenzio
della
contrada
.
Si
aggirò
quasi
tutta
la
notte
per
le
vie
più
solitarie
e
deserte
della
città
;
spesso
correndo
e
singhiozzando
disperatamente
,
spesso
lasciandosi
cadere
a
terra
,
sul
canto
di
una
via
,
quando
l
'
eccitazione
febbrile
che
l
'
agitava
gli
toglieva
le
forze
che
gli
aveva
dato
nel
suo
parossismo
.
Non
tenteremo
di
dare
un
'
idea
di
quelle
lagrime
roventi
che
lasciavano
solchi
sul
suo
volto
livido
ed
impastato
di
polvere
e
di
sudore
.
La
tempesta
violenta
che
mugghiava
in
quel
petto
gli
faceva
emettere
voci
tronche
,
gemiti
che
si
articolavano
come
parole
,
ma
in
mezzo
ai
quali
risuonava
sempre
un
grido
,
or
come
un
singhiozzo
,
or
come
un
'
invocazione
disperata
:
«
Narcisa
!
...
Narcisa
!...»
.
E
quando
le
sue
arterie
battevano
in
modo
da
rompersi
,
egli
si
afferrava
la
testa
fra
le
mani
,
e
tornava
a
correre
come
un
pazzo
,
fin
quando
la
stanchezza
fisica
lo
istupidiva
alla
lotta
terribile
delle
sue
passioni
.
Cominciava
ad
albeggiare
;
quell
'
incerto
crepuscolo
gli
ferì
gli
occhi
come
un
riverbero
infuocato
;
quella
vita
che
si
risvegliava
nella
grande
città
con
tutti
i
suoi
rumori
,
quella
luce
che
crescendo
gli
sembrava
rischiarasse
tutta
l
'
immensità
della
sua
disperazione
,
gli
parvero
odiose
...
a
lui
che
cercava
il
nulla
,
che
non
avea
pensato
al
suicidio
perché
odiava
troppo
ancora
per
essere
stanco
della
vita
.
Aprì
la
porta
di
strada
di
casa
sua
colla
doppia
chiave
che
recava
sempre
addosso
;
si
chiuse
nella
sua
camera
,
così
al
buio
;
e
si
buttò
sul
letto
,
vestito
com
'
era
,
lasciando
cadere
soltanto
in
un
angolo
il
suo
cappello
:
era
annichilato
.
La
stanchezza
fisica
e
la
morale
l
'
avevano
vinta
fors
'
anche
sulla
sua
disperazione
;
o
almeno
,
in
quel
punto
,
gliela
avevano
resa
meno
sensibile
.
Egli
si
addormentò
poco
dopo
di
un
sonno
agitato
,
febbrile
ed
interrotto
.
Sua
madre
,
che
all
'
alba
avea
lasciato
il
letto
,
dopo
una
notte
passata
fra
le
lagrime
,
e
stava
nel
salotto
che
precedeva
la
camera
di
lui
,
onde
vedere
se
almeno
fosse
rientrato
,
udì
a
lungo
gemiti
,
singhiozzi
,
rantoli
soffocati
,
che
si
mischiavano
alla
respirazione
affannosa
e
stentata
del
dormente
,
e
che
conturbavano
e
straziavano
il
suo
cuore
.
Questa
donna
,
coll
'
orecchio
fissato
sulla
toppa
dell
'
uscio
,
stette
quasi
un
giorno
intiero
ascoltando
con
angosciosa
ansietà
tutti
i
minimi
rumori
di
lui
e
cercando
d
'
indovinarli
.
Finalmente
,
verso
le
sette
di
sera
,
l
'
udì
levarsi
e
passeggiare
per
la
camera
.
Ella
ebbe
timore
,
sì
,
la
madre
che
comprendeva
come
qualche
cosa
di
terribile
passasse
nell
'
animo
del
figlio
,
e
lo
allontanasse
dalle
sue
consolazioni
e
fin
dalle
sue
lagrime
,
la
madre
ebbe
timore
che
questo
figlio
adorato
,
buono
un
tempo
ed
affettuoso
,
che
ella
non
riconosceva
più
ora
allo
sguardo
fosco
e
al
carattere
aspro
e
violento
,
non
commettesse
qualche
scena
brutale
se
si
fosse
accorto
di
essere
stato
spiato
.
Pietro
passeggiò
un
pezzo
per
la
camera
,
strascinandosi
o
camminando
a
salti
,
a
seconda
delle
istantanee
trasformazioni
che
subiva
il
corso
delle
sue
idee
;
odiando
quel
filo
di
luce
che
trapelava
dalle
commessure
delle
imposte
e
che
gli
provava
che
la
luce
illuminava
ancora
;
odiando
i
rumori
della
strada
che
gli
annunziavano
che
tutto
non
era
morto
o
almeno
in
lutto
come
il
suo
cuore
;
odiando
fin
anche
il
pensiero
di
esser
vicino
alla
sua
famiglia
,
quella
famiglia
che
avea
formato
il
suo
culto
e
per
la
quale
avrebbe
dato
altra
volta
tutto
il
suo
sangue
.
Poi
sedette
presso
il
tavolino
,
colla
testa
fra
le
mani
;
e
vi
stette
a
lungo
;
coll
'
occhio
arido
,
lucido
,
di
una
straordinaria
fissità
.
Una
febbre
ardente
faceva
vibrare
con
forza
le
sue
pulsazioni
;
allorché
sentì
battere
sì
violentemente
le
sue
arterie
ch
'
egli
ne
udiva
quasi
il
sordo
rumore
con
colpi
spessi
percossi
sul
cervello
;
allorché
sentì
sulle
palme
quel
fuoco
che
ardeva
la
sua
fronte
;
allorché
,
più
che
mai
,
intravide
dei
lucidi
bagliori
attraversargli
la
pupilla
con
un
solco
luminoso
,
che
nell
'
animo
tracciava
una
striscia
infuocata
fra
la
tempesta
delle
sue
passioni
,
dubitò
un
momento
che
fosse
pazzo
davvero
.
Egli
ebbe
paura
di
quest
'
idea
...
paura
di
non
esser
più
padrone
di
sé
,
della
sua
vita
,
nel
momento
che
sentiva
averne
maggior
bisogno
,
per
inebbriarsi
di
tutta
la
terribile
voluttà
di
quel
dolore
che
l
'
attaccava
alla
vita
istessa
;
ebbe
paura
di
abbandonare
questa
,
come
in
trastullo
,
agli
uomini
:
egli
si
fece
alcune
domande
che
erano
strazianti
nella
loro
calma
forzata
;
si
propose
ragionamenti
posati
che
tradivano
ancora
la
convulsione
dello
sforzo
che
erano
costati
,
dominando
l
'
uragano
che
tempestavagli
in
cuore
con
volontà
disperata
di
calma
,
per
convincersi
che
non
era
pazzo
...
poiché
egli
avea
paura
d
'
esserlo
...
poiché
egli
odiava
ferocemente
...
Udì
suonare
nove
ore
all
'
orologio
della
stanza
contingua
.
«
Vediamo
!
»
,
mormorò
egli
alzandosi
,
«
a
quest
'
ora
dev
'
essere
buio
...
Ho
tutta
la
mia
ragione
ancora
!
...
Che
vale
disperarsi
per
colei
?
...
quali
diritti
ne
ho
io
?
Siamo
uomini
,
perdio
!
...
come
dice
Raimondo
...
Ma
chi
dice
questo
spesso
è
segno
che
teme
di
non
esserlo
abbastanza
...
Non
è
vero
che
son
pazzo
!
...
Non
voglio
essere
pazzo
io
!
...
Ebbene
!
...
io
voglio
esser
uomo
!
...
sì
...
ho
la
testa
lucida
!
...
comprendo
che
bisogna
annegarne
la
memoria
...
annegarla
fra
il
vino
...
le
donne
...
l
'orgia!...»
Aprì
le
imposte
,
per
vedere
s
'
era
notte
davvero
:
era
buio
affatto
;
raccolse
il
cappello
da
terra
e
se
lo
calcò
sul
capo
senza
nemmeno
aggiustarsi
i
capelli
arruffati
e
appiccicati
col
sudore
sulla
fronte
,
ed
uscì
,
quasi
fuggendo
la
madre
che
udiva
camminare
nell
'
altra
stanza
.
V
Gli
parve
di
respirare
più
liberamente
quando
l
'
aria
aperta
lo
percosse
sul
volto
,
rinfrescando
il
calore
delle
sue
membra
ardenti
di
febbre
:
quella
dolce
sensazione
gli
parve
fargli
bene
.
Per
la
strada
Vittoria
scese
alla
Marina
.
A
misura
che
l
'
influenza
di
quella
bella
sera
s
'
insinuava
nel
suo
organismo
,
egli
sentiva
però
crescere
e
giganteggiare
un
fantasma
che
voleva
scacciare
con
tutte
le
forze
dell
'
essere
suo
...
che
l
'
atterriva
.
Sotto
il
Seminario
,
vicino
Porta
Marina
,
in
una
bottega
,
udì
i
suoni
di
alcuni
strumenti
da
fiato
e
da
corda
che
eseguivano
una
polka
,
e
i
passi
saltellanti
e
vigorosi
di
coloro
che
ballavano
.
«
Costoro
si
divertono
»
;
diss
'
egli
,
«
chi
sa
se
anch
'
io
vi
potrei
almeno
dimenticare
!...»
Fece
alcuni
passi
per
entrare
nella
bottega
di
tabacchi
che
precede
l
'
ignobile
sala
da
ballo
,
ma
non
ebbe
la
forza
di
farlo
.
L
'
istinto
,
l
'
abitudine
piuttosto
,
del
giovane
bene
educato
non
gli
permise
di
mischiarsi
senza
transazioni
a
quanto
vi
avea
d
'
impuro
e
d
'
abietto
in
quella
gentaglia
,
operai
d
'
infima
classe
,
lustrastivali
,
borsaiuoli
,
barcaiuoli
e
femmine
di
mala
vita
,
che
componevano
la
società
di
quel
ballo
.
«
Oh
!
stordirmi
!
stordirmi
!...»,
esclamò
egli
,
con
un
accento
quasi
doloroso
,
fermo
in
mezzo
al
viale
ove
avea
incontrato
Narcisa
e
questa
l
'
avea
guardato
.
E
partì
di
buon
passo
per
la
strada
Stesicorea
;
ai
Quattro
Cantoni
entrò
alla
Villa
di
Sicilia
.
Era
la
capitolazione
del
giovane
di
buona
famiglia
,
che
non
osava
ancora
penetrare
nella
taverna
per
ubbriacarsi
e
cercava
la
taverna
elegante
.
Al
garzone
,
che
gli
domandava
cosa
ordinasse
,
rispose
di
non
saperlo
,
di
recare
quel
che
voleva
,
come
per
esempio
un
'
insalata
,
purché
l
'
accompagnasse
di
una
bottiglia
di
marsala
.
Il
cameriere
guardò
sorpreso
quel
giovane
che
beveva
una
bottiglia
di
marsala
su
di
un
'
insalata
.
Pietro
fu
quasi
atterrito
,
quando
,
riflessa
dirimpetto
a
lui
,
su
di
uno
specchio
,
vide
una
sinistra
figura
da
spettro
,
col
cappello
ammaccato
,
i
capelli
incollati
e
cadenti
sul
volto
di
un
pallore
che
sembrava
terreo
,
magro
in
modo
da
far
luccicare
straordinariamente
il
bagliore
che
la
febbre
dava
ai
suoi
occhi
,
i
quali
sembravano
più
grandi
;
cogli
abiti
scomposti
;
egli
stentò
un
pezzo
a
riconoscere
se
stesso
,
e
finalmente
un
riso
amarissimo
errò
sulle
sue
labbra
violacee
.
Il
cameriere
gli
recò
quanto
avea
ordinato
;
egli
cominciò
a
bere
il
vino
senza
toccare
l
'
insalata
.
Allorché
sentì
i
polsi
battergli
più
forte
,
le
gote
animarsi
,
i
vapori
annebbiare
la
sua
testa
,
ancora
vertiginosa
,
egli
si
alzò
,
dopo
aver
pagato
lo
scotto
,
ed
uscì
.
«
Ora
andiamo
al
ballo
!
»
,
mormorò
con
triste
sarcasmo
;
«
forse
anch
'
ella
,
a
quest
'
ora
,
è
alla
sua
festa
!...»
E
scacciando
un
'
ultima
volta
quest
'
immagine
che
,
anche
fra
i
fumi
del
vino
,
anche
nel
momento
che
si
stordiva
per
non
vederla
e
che
la
fuggiva
nello
stravizzo
,
trovava
modo
d
'
inchiodarglisi
ferocemente
nel
cervello
,
egli
corse
alla
Marina
;
esitò
ancora
un
istante
prima
di
mettere
il
piede
su
quella
soglia
,
e
finalmente
entrò
nella
bottega
che
precedeva
lo
stanzone
ove
si
ballava
.
Fingendo
di
dover
comprare
sigari
,
domandò
a
colui
che
stava
al
banco
se
l
'
entrata
al
ballo
era
libera
per
tutti
,
pagando
;
colui
lo
squadrò
dal
capo
alle
piante
,
come
sorpreso
che
un
giovane
il
quale
indossava
abiti
piuttosto
eleganti
venisse
a
cercare
una
tal
festa
;
poi
,
alzando
le
spalle
con
ruvida
indifferenza
,
gli
rispose
con
un
cenno
del
capo
affermativo
.
Brusio
,
pagati
alla
porta
i
pochi
centesimi
che
davano
diritto
all
'
entrata
,
passò
nella
sala
da
ballo
.
Era
,
come
abbiamo
accennato
,
una
stanza
assai
grande
,
illuminata
da
lampade
ad
olio
,
con
alcune
panche
disposte
in
giro
alle
pareti
,
su
di
una
delle
quali
sedevano
un
contrabbasso
,
un
violino
ed
un
flauto
che
facevano
saltare
col
movimento
della
polka
una
ventina
di
ballerini
e
ballerine
.
La
vista
del
giovane
in
cappello
a
cilindro
fece
impressione
certamente
,
poiché
le
danze
furono
sospese
,
e
tutti
si
volsero
a
guardare
con
curiosità
il
nuovo
venuto
;
poco
dopo
incominciò
a
farsi
udire
un
mormorio
di
cattivo
augurio
contro
quell
'
importuno
che
veniva
a
disturbare
il
loro
passatempo
.
«
Egli
viene
a
ridere
di
noi
...
il
signorino
!
»
,
esclamò
una
delle
donne
,
che
si
appoggiava
alla
spalla
di
un
uomo
atletico
,
vestito
di
velluto
e
di
volto
assai
caratteristico
.
«
Noi
non
andiamo
a
mischiarci
alle
sue
smorfiose
...
quando
essi
si
divertono
!...»,
gridò
un
'
altra
.
«
Non
vogliamo
seccatori
qui
!
non
vogliamo
spie
!
»
,
urlò
una
terza
voce
.
«
Ora
vado
a
prendere
per
le
spalle
questo
piccino
e
te
lo
metto
fuori
»
,
disse
l
'
uomo
erculeo
alla
sua
donna
.
E
si
avanzò
,
col
cipiglio
arrogante
,
verso
il
Brusio
,
il
quale
ancora
esitava
ad
inoltrarsi
.
«
Che
vuoi
tu
?
»
,
gli
disse
colla
voce
dura
dell
'
imperio
che
esercitava
sui
suoi
compagni
quando
gli
fu
faccia
a
faccia
,
covrendolo
quasi
col
suo
largo
petto
e
la
sua
alta
statura
.
«
Non
ho
da
dirlo
a
te
,
né
a
nessuno
qui
!
»
,
rispose
il
giovane
,
irritato
,
quantunque
avvinazzato
,
da
quella
brutale
famigliarità
,
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
«
Per
Cristo
!
non
hai
da
dirlo
a
me
?
»
,
rispose
sghignazzando
il
colosso
.
«
Ma
sai
che
qui
sei
in
casa
mia
,
e
che
se
ti
prendo
fra
l
'
indice
ed
il
pollice
ti
stritolo
?!...»
«
S
'
è
casa
tua
ci
resto
!
»
,
disse
Pietro
coll
'
ostinazione
dell
'
ubriachezza
o
del
puntiglio
giovanile
;
«
in
quanto
a
stritolarmi
,
provati
!
»
E
incrocicchiò
le
braccia
sul
petto
,
stendendo
un
passo
in
avanti
e
spostandosi
solidamente
sulle
sue
gambe
snelle
ma
nervose
,
come
se
aspettasse
l
'
assalto
.
L
'
altro
fece
ancora
un
passo
,
minacciandolo
dello
sguardo
più
che
del
gesto
,
con
la
bravata
audace
e
cinica
che
dà
la
coscienza
della
superiorità
fisica
in
tali
uomini
;
e
mormorò
,
con
voce
che
cominciava
ad
essere
rauca
d
'
ira
,
accostandosi
sin
quasi
a
toccarlo
col
petto
:
«
Vattene
!
»
.
«
No
!
»
,
rispose
Pietro
bruscamente
.
Il
gigante
stese
le
braccia
per
afferrarlo
;
le
braccia
muscolose
del
giovane
lo
ributtarono
due
o
tre
passi
all
'
indietro
con
un
vigore
che
il
bravaccio
non
avrebbe
mai
supposto
in
quel
corpo
magro
e
svelto
;
allora
mise
un
urlo
di
rabbia
:
l
'
urlo
della
iena
che
ha
sentito
pungersi
mentre
scherzava
;
e
afferrata
una
sedia
la
slogò
di
un
sol
colpo
sul
pavimento
,
tornando
quindi
verso
di
Brusio
con
la
sbarra
pesante
e
ruvida
fra
le
mani
,
che
brandiva
sulla
sua
testa
come
una
clava
.
Pietro
,
dal
canto
suo
,
fu
lesto
ad
impadronirsi
del
bastone
di
uno
dei
suonatori
,
che
si
erano
salvati
dietro
le
panche
,
e
a
pararsi
il
colpo
con
quello
.
Allora
cominciò
un
combattimento
accanito
e
feroce
fra
l
'
uomo
atletico
,
che
mugghiava
come
un
toro
ferito
per
la
rabbia
che
non
poteva
sfogare
,
rabbia
accresciuta
dalla
inopinata
resistenza
che
incontrava
e
che
gli
toglieva
il
prestigio
d
'
invincibilità
nell
'
opinione
dei
suoi
compagni
,
ed
il
giovane
alto
,
sottile
,
pallidissimo
,
colle
grosse
labbra
chiuse
e
sdegnose
,
l
'
occhio
scintillante
,
la
fronte
alquanto
calva
,
altiera
ed
impassibile
,
su
cui
si
appiccicavano
i
capelli
arruffati
e
si
schiacciava
il
suo
cappello
a
cilindro
.
Per
fortuna
Pietro
aveva
studiato
la
scherma
del
bastone
con
maggiore
attenzione
di
quanta
ne
avesse
messa
ad
ascoltare
le
lezioni
del
canonico
Russo
;
fu
perciò
col
massimo
piacere
degli
spettatori
,
comprese
le
femmine
,
che
questi
assistettero
a
quel
duello
singolare
fra
i
due
avversarii
degni
di
starsi
a
fronte
l
'
un
l
'
altro
;
essi
battevano
le
mani
ai
bei
colpi
,
e
incoraggiavano
con
acclamazioni
i
combattenti
.
Brusio
non
era
più
uno
straniero
per
loro
,
un
signorino
,
ora
che
maneggiava
sì
bene
il
bastone
.
L
'
uomo
vestito
di
velluto
avea
il
braccio
e
le
reni
solidi
come
bronzo
,
e
molta
abilità
in
questa
maniera
di
scherma
,
ciò
che
gli
faceva
menar
colpi
che
calavano
giù
rombando
terribilmente
;
il
giovane
però
,
se
non
avea
la
forza
muscolare
del
suo
avversario
,
lo
vinceva
nell
'
elasticità
e
sveltezza
dei
movimenti
e
nel
sangue
freddo
inalterabile
,
che
in
lui
era
uno
strano
effetto
della
collera
,
con
cui
aggiustava
i
suoi
colpi
e
parava
quelli
che
gli
venivano
.
Tutt
'
a
un
tratto
una
legnata
violenta
di
Brusio
spezzò
la
spada
colla
quale
il
bravaccio
parava
il
colpo
alla
testa
,
e
si
vide
quest
'
ultimo
stramazzare
a
terra
colle
braccia
stese
:
avea
il
cranio
spaccato
.
Successe
uno
straordinario
tafferuglio
:
alcuni
gridavano
evviva
,
altri
imprecavano
e
minacciavano
Pietro
più
seriamente
al
certo
di
quanto
fosse
stato
minacciato
sino
allora
,
poiché
nella
mezza
luce
si
vedevano
luccicare
lame
di
coltelli
affilati
.
«
Silenzio
,
canaglia
!
»
,
si
udì
gridare
una
voce
la
quale
avea
tutte
le
gradazioni
fra
quella
dell
'
uomo
e
quella
della
donna
,
«
questo
giovanotto
lo
proteggo
io
!
è
dei
nostri
!
...
Ha
cuore
e
pugno
...
Egli
vuol
essere
dei
nostri
,
giacché
è
venuto
;
non
è
vero
?
»
«
No
!
no
!
Sì
!
sì
!
»
,
urlarono
alcune
voci
avvinazzate
:
«
Non
vogliamo
cappelli
!
non
vogliamo
signorini
!...»;
«
Viva
il
signorino
!
egli
ha
il
pugno
di
ferro
;
egli
ha
vinto
Nicola
!
»
.
Nulla
avrebbe
potuto
sedare
quello
schiamazzo
,
e
Pietro
avrebbe
corso
fors
'
anche
il
più
grave
pericolo
,
minacciato
dalla
vendetta
degli
amici
del
caduto
,
quantunque
difeso
anche
dal
piccol
numero
dei
suoi
ammiratori
;
un
altro
combattimento
,
in
più
grandi
proporzioni
,
era
almeno
imminente
,
se
non
fosse
entrato
in
quel
punto
il
padrone
dello
stabilimento
;
il
quale
,
impassibile
sin
'
allora
a
quanto
era
avvenuto
,
dietro
il
suo
banco
della
prima
camera
,
accorreva
dimostrando
nel
gesto
e
nella
fisonomia
l
'
importanza
della
notizia
che
recava
:
«
I
carabinieri
!
»
,
diss
'
egli
.
«
I
carabinieri
!
»
fu
gridato
da
ogni
parte
.
E
tosto
amici
e
nemici
si
fusero
in
un
lodevole
accordo
a
nascondere
in
uno
stanzino
il
mal
capitato
Nicola
,
cui
,
quantunque
fosse
rinvenuto
e
mandasse
lamentevoli
gemiti
,
nessuno
avea
badato
,
a
lavare
il
pavimento
lordo
di
sangue
,
e
a
tirare
i
suonatori
da
sotto
le
panche
.
«
La
Fasola
!
la
Fasola
!
»
,
fu
gridato
da
tutti
.
Venti
braccia
soffocarono
Pietro
in
un
energico
amplesso
;
e
venti
voci
,
anche
di
quelle
che
avevano
minacciata
la
sua
vita
un
momento
innanzi
,
gli
susurrarono
:
«
Siamo
amici
,
non
è
vero
?
Sei
dei
nostri
!
...
Vuoi
essere
dei
nostri
?
»
.
«
Sì
,
son
dei
vostri
!
...
amici
!
tutti
amici
!
»
,
rispose
Pietro
,
urlando
tanto
forte
da
cercare
di
soffocare
le
stesse
parole
che
proferiva
;
stendendo
le
mani
alle
venti
mani
nere
e
callose
che
gli
venivano
stese
,
onde
stordire
tutto
quello
che
sentiva
d
'
ignobile
,
di
ributtante
,
di
vile
in
quell
'
accozzaglia
alla
quale
veniva
a
domandare
le
sue
distrazioni
;
ballando
anche
lui
quella
ridda
infernale
sul
sangue
versato
da
poco
e
ancora
tiepido
...
Egli
,
a
misura
che
le
acri
esalazioni
di
quei
cenci
e
di
quei
corpi
,
e
l
'
esaltazione
avvinazzata
di
quel
tripudio
cominciarono
ad
offuscargli
il
cervello
,
come
il
marsala
non
aveva
potuto
fare
;
egli
,
che
aveva
avuto
ribrezzo
a
toccare
la
mano
di
quella
femmina
,
spudorata
corifea
della
festa
,
ch
'
era
stata
la
donna
di
Nicola
,
cominciò
a
saltare
più
furiosamente
degli
altri
,
e
stringersi
più
ebbro
quell
'
abbietta
creatura
fra
le
braccia
.
Due
ore
dopo
mezzanotte
egli
usciva
stordito
,
briaco
da
quell
'
orgia
;
ancora
sbalordito
dal
baccano
che
avea
fatto
il
suo
cuore
;
mormorando
come
per
illudersi
anche
in
quel
momento
:
«
Oh
!
la
vita
!
...
Questa
è
la
vita
!
...
Donne
e
vino
!
...
Viva
l
'
allegria
!
»
.
Da
quel
giorno
,
o
piuttosto
da
quella
notte
,
Pietro
Brusio
cominciò
una
vita
indegna
ed
abbietta
,
di
cui
egli
cercava
occupare
tutti
gli
istanti
con
gli
eccessi
più
sfrenati
,
per
non
darsi
il
tempo
neanche
di
vedere
dov
'
era
caduto
.
Egli
faceva
sforzi
sovrumani
per
annegare
nel
frastuono
,
nell
'
ubbriachezza
,
quanto
sentiva
ancora
di
elevato
e
di
nobile
nel
suo
cuore
,
che
gli
rimproverava
come
un
rimorso
la
vita
che
menava
,
e
gli
faceva
pensare
spesso
,
malgrado
la
sua
disperata
volontà
,
malgrado
gli
eccessi
a
cui
ricorreva
,
a
quella
donna
fatale
di
cui
malediva
la
memoria
.
Spesso
fra
le
orgie
più
impure
,
nell
'
ubbriachezza
più
profonda
,
egli
rimaneva
in
disparte
,
muto
,
pallido
,
coll
'
occhio
fisso
e
pensieroso
.
Spesso
,
al
contrario
,
stringendosi
una
di
quelle
femmine
da
trivio
fra
le
braccia
egli
mormorava
un
nome
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
:
ciò
che
rendeva
dapprincipio
attoniti
,
e
faceva
ridere
dappoi
i
suoi
compagni
di
stravizzo
.
Egli
logorava
la
giovinezza
del
suo
cuore
e
del
suo
corpo
in
questa
vita
febbrile
,
divorante
,
che
s
'
era
imposta
;
fuggiva
lo
sguardo
della
madre
e
delle
sorelle
come
se
avesse
temuto
di
contaminarle
col
suo
,
come
se
avesse
temuto
che
la
muta
eloquenza
dell
'
occhio
umido
della
madre
gli
facesse
sentire
tutta
l
'
infamia
dell
'
abbiettezza
in
cui
affogava
le
sue
memorie
e
il
suo
amore
,
che
provava
ancora
rigoglioso
e
potente
.
Fuggiva
gli
amici
di
una
volta
,
che
forse
avrebbero
potuto
rimproverarlo
col
loro
freddo
contegno
;
[
fuggiva
sin
anche
]
Raimondo
,
cui
non
si
sentiva
bastante
coraggio
di
avvicinare
.
Siamo
al
Giovedì
Grasso
.
Brusio
ha
passato
più
di
quattro
mesi
di
questa
vita
;
è
divenuto
il
corifeo
di
questa
canaglia
composta
di
femmine
da
trivio
e
di
uomini
perduti
;
e
in
quella
sera
,
tutti
mascherati
in
modo
poveramente
e
orribilmente
grottesco
,
vanno
al
Teatro
a
farvi
pompa
del
cinismo
del
vizio
,
della
brutalità
della
violenza
,
della
petulanza
della
miseria
colpevole
;
occupando
la
galleria
,
ove
mangiano
,
bevono
,
contendono
ed
urlano
anche
nel
tempo
della
rappresentazione
,
malgrado
la
presenza
delle
numerose
Guardie
di
Pubblica
Sicurezza
e
dei
Reali
Carabinieri
.
Dopo
la
recita
aspettano
l
'
apertura
del
ballo
mascherato
per
lanciarsi
,
coi
loro
costumi
sudici
,
in
mezzo
alla
platea
,
per
mischiarsi
a
quella
società
elegante
che
non
sentonsi
in
diritto
d
'
avvicinare
coi
loro
cenci
,
e
per
farlo
ne
cercano
il
coraggio
nell
'
ebbrezza
,
nell
'
esaltazione
e
negli
eccessi
.
Brusio
,
in
prima
fila
fra
di
essi
,
sul
proscenio
,
indossando
un
travestimento
tutto
suo
,
composto
di
cappuccio
,
casacca
e
pantaloni
di
pelle
di
montone
(
vestito
che
egli
avea
denominato
da
orso
)
,
si
occupava
metodicamente
a
dar
fiato
ad
un
enorme
corno
ad
ogni
scena
nuova
;
e
le
rimostranze
delle
guardie
di
Questura
erano
soffocate
dagli
urli
,
dai
suoni
di
trombe
e
di
campane
e
dai
fischi
della
mascherata
numerosa
che
gli
faceva
codazzo
.
Poco
prima
di
mezzanotte
fu
aperto
il
ballo
.
Quella
folla
ululante
irruppe
come
un
torrente
limaccioso
nella
sala
.
I
palchetti
erano
gremiti
di
elegantissime
dame
e
di
signori
mascherati
con
lusso
.
Poco
dopo
si
aprì
l
'
uscio
di
un
palchetto
di
seconda
fila
ed
entrò
la
contessa
di
Prato
,
mascherata
da
baccante
,
accompagnata
dal
marito
e
da
un
bel
giovanotto
biondo
,
sottotenente
negli
Usseri
di
Piacenza
,
che
le
tolse
dalle
spalle
la
mantelletta
Fatma
di
peluscio
.
Giammai
la
signora
aveva
brillato
di
tutta
la
pompa
affascinante
delle
sue
seduzioni
irresistibili
,
come
quando
si
avanzò
sul
parapetto
della
loggia
colle
braccia
,
le
spalle
ed
il
petto
nudi
nel
suo
abito
diafano
di
velo
,
col
suo
sorriso
sulle
labbra
,
con
quel
piccolo
grappolo
d
'
uva
e
quell
'
unica
foglia
verde
a
metà
nascosti
tra
i
riflessi
cenerognoli
de
'
suoi
capelli
neri
,
che
vi
si
inanellavano
attorno
alla
fronte
e
le
cadevano
mollemente
sul
collo
.
Pietro
non
alzò
nemmeno
gli
occhi
verso
i
palchetti
.
Non
osava
di
farlo
,
di
dissipare
forse
collo
spettacolo
di
quella
profusione
di
eleganze
e
di
bellezze
che
ornavano
le
loggie
,
il
denso
vapore
avvinazzato
e
fangoso
in
cui
si
avvolgeva
;
non
osava
d
'
incontrare
un
viso
ch
'
egli
non
voleva
vedere
per
non
avere
a
dubitare
un
'
altra
volta
della
sua
ragione
.
L
'
orchestra
suonava
un
valtzer
;
la
folla
avea
incominciato
a
ballarlo
gesticolando
e
gridando
.
Tutt
'
a
un
tratto
fu
veduta
una
figura
umana
,
imbacuccata
in
pelli
nere
che
la
facevano
mostruosa
,
montare
di
un
salto
sul
palcoscenico
,
e
gridare
colla
sua
voce
più
forte
,
stendendo
il
braccio
con
un
gesto
imperioso
verso
l
'
orchestra
:
«
Abbasso
il
valtzer
!
Non
vogliamo
valtzer
!
Non
vogliamo
balli
aristocratici
...
Vogliamo
la
Fasola
!...»
.
Quella
voce
che
comandava
,
quel
gesto
che
imponeva
fecero
fermare
i
ballerini
che
danzavano
e
i
professori
che
suonavano
;
e
cominciò
un
immenso
frastuono
.
Dai
palchi
partirono
alcuni
fischi
acutissimi
,
tratti
certamente
con
l
'
aiuto
delle
chiavi
.
Allora
quell
'
uomo
,
quel
mostro
,
alzò
la
testa
orribile
a
vedersi
col
suo
pallore
cadaverico
sui
suoi
lineamenti
dimagriti
,
collo
scintillare
dei
suoi
occhi
infuocati
fra
i
peli
che
gli
cadevano
dal
cappuccio
sulla
fronte
;
e
quello
sguardo
che
fissò
su
quei
cavalieri
giovani
,
ricchi
,
eleganti
;
su
quelle
mani
in
guanti
bianchi
che
si
sporgevano
fuori
dei
palchi
ad
imporgli
silenzio
;
su
quelle
signore
belle
,
profumate
,
splendenti
di
gemme
;
su
quella
folla
dorata
che
faceva
il
più
vivo
contrasto
con
quella
brutta
,
cinica
,
briaca
,
cenciosa
,
che
l
'
accompagnava
,
quello
sguardo
fu
d
'
odio
immenso
,
indicibile
,
e
anche
di
feroce
vendetta
.
«
Abbasso
gli
aristocratici
!
»
,
gridò
egli
,
Pietro
,
il
giovane
aristocratico
per
istinto
;
«
abbasso
i
guanti
bianchi
!
Vogliamo
la
Fasola
!
Suonate
la
Fasola
!
»
A
quelle
parole
successe
un
immenso
schiamazzo
di
urli
che
applaudivano
alle
sue
parole
e
chiamavano
la
Fasola
,
questa
danza
popolare
.
I
carabinieri
,
quantunque
avessero
spiegato
la
massima
energia
nel
cercare
di
calmare
l
'
effervescenza
,
erano
in
troppo
piccol
numero
per
imporsi
a
quella
folla
resa
audace
dalla
sua
istessa
insolenza
;
finalmente
si
fece
venire
il
picchetto
di
Guardia
Nazionale
ch
'
era
alla
porta
.
In
questa
una
fischiata
solenne
e
generale
,
partita
dai
palchi
,
sembrò
sfidare
la
collera
di
quella
gentaglia
irritata
:
le
mani
inguantate
di
bianco
non
volevano
lasciarsi
sopraffare
dalle
mani
nere
e
callose
.
Nella
platea
scoppiò
un
grido
generale
di
rabbia
.
Alcune
signore
svennero
allo
spettacolo
di
quella
folla
urlante
che
levava
braccia
nere
e
facce
infuocate
e
furibonde
,
come
ad
imprecare
,
verso
i
palchetti
,
e
in
mezzo
alla
quale
scintillavano
alcuni
ferri
aguzzi
.
I
carabinieri
misero
le
mani
sui
revolvers
,
e
la
Guardia
Nazionale
entrò
nella
sala
colle
baionette
in
canna
.
Rinunziamo
a
descrivere
lo
stato
d
'
esasperazione
di
Brusio
a
quella
sfida
imprudente
che
l
'
aveva
percosso
come
uno
schiaffo
;
egli
saltò
in
mezzo
alla
folla
gridando
:
«
Ora
faccio
scendere
tutta
questa
canaglia
coi
guanti
a
ballare
la
Fasola
con
noi
!
Vado
a
prenderveli
per
le
orecchie
!
»
.
E
si
fece
largo
in
mezzo
alla
calca
.
Nessuno
,
né
carabinieri
,
né
Guardia
Nazionale
badarono
a
quell
'
uomo
che
usciva
,
a
quella
jena
assetata
di
vendetta
,
che
spingeva
in
avanti
il
collo
anelante
come
un
animale
sitibondo
.
In
due
salti
egli
fu
sulla
scala
del
second
'
ordine
,
e
si
avanzò
pel
corridoio
.
Tutt
'
a
un
tratto
egli
si
fermò
,
come
percosso
dal
fulmine
,
coll
'
occhio
smarrito
,
col
volto
pallido
e
convulso
:
si
era
trovaro
faccia
a
faccia
a
Narcisa
,
che
partiva
dal
Teatro
,
spaventata
di
quel
frastuono
.
La
contessa
aveva
messo
un
grido
nel
vedere
quell
'
uomo
che
correva
come
un
pazzo
contro
di
lei
,
facendo
scintillare
nel
suo
pugno
la
lama
larghissima
di
un
coltello
a
manico
;
quella
figura
informe
ed
orrenda
sotto
le
pelli
che
la
coprivano
,
della
quale
gli
occhi
soltanto
luccicavano
come
due
carbonchi
sul
volto
che
sembrava
una
maschera
di
cera
gialla
.
Ella
si
era
stretta
contro
la
parete
,
aggrappandosi
al
braccio
del
conte
,
come
per
farsene
schermo
.
Pietro
aveva
avuto
uno
sguardo
,
un
solo
,
per
lei
;
il
coltello
gli
era
caduto
di
mano
;
poi
era
fuggito
,
correndo
a
salti
,
urlando
disperatamente
,
come
l
'
animale
che
voleva
figurare
.
«
Oh
!
questa
donna
!
questa
donna
!
...
questo
demonio
!
»
,
gridava
egli
,
correndo
all
'
impazzata
pel
Molo
.
Si
fermò
sull
'
ultimo
limite
di
questo
,
quando
non
vide
più
dinanzi
a
sé
che
il
mare
bruno
ed
immenso
,
su
cui
scintillavano
le
stelle
.
Fissò
uno
sguardo
ebete
,
smarrito
su
quella
superficie
che
si
stendeva
a
perdita
di
vista
,
luccicante
di
riflessi
fosforici
;
su
quelle
stelle
che
splendevano
sulla
sua
testa
...
Due
o
tre
volte
avanzò
il
passo
verso
quell
'
abisso
che
poteva
inghiottire
la
sua
vita
coi
suoi
vortici
spumeggianti
;
e
ciascuna
volta
egli
sentì
una
forza
che
l
'
afferrava
e
lo
tratteneva
...
Finalmente
cadde
accosciato
sul
suolo
umido
e
spazzato
qualche
volta
dalle
onde
,
prorompendo
in
lagrime
amare
,
ardenti
,
ma
non
più
disperate
.
Egli
pianse
a
lungo
:
quel
pianto
,
che
non
aveva
potuto
versare
da
circa
cinque
mesi
,
forse
lo
salvò
.
«
Questa
donna
ha
ragione
»
,
mormorò
quando
fu
calmo
,
come
aveva
detto
allorquando
gli
era
parso
che
il
suo
cuore
si
fosse
spezzato
:
«
quali
diritti
ho
io
al
suo
amore
,
alla
sua
attenzione
,
fin
'
anche
?
...
Io
,
Pietro
Brusio
!
...
Ma
io
voglio
averli
,
questi
diritti
che
Dio
m
'
ha
dato
,
che
in
un
istante
di
scoraggiamento
io
ho
sconosciuto
,
ho
ripudiato
,
ma
che
sento
in
me
...
Questa
donna
anderà
superba
un
giorno
dell
'
amore
di
Pietro
Brusio
!
!
»
.
E
rialzando
la
testa
,
quasi
lieto
ed
altiero
di
quel
nuovo
indirizzo
che
dava
alla
sua
vita
,
di
quell
'
espiazione
che
s
'
imponeva
del
passato
,
della
speranza
che
gli
brillava
negli
occhi
ridenti
,
guardò
il
cielo
quasi
calmo
,
quasi
giocondo
ora
.
Si
alzò
,
e
con
passo
fermo
s
'
incamminò
verso
la
sua
casa
.
Egli
andò
ad
abbracciare
la
madre
nel
letto
,
come
per
darle
la
lieta
notizia
,
mescolando
le
sue
lagrime
a
quelle
di
gioia
di
lei
,
che
ritrovava
il
figlio
suo
;
e
dandole
la
sola
spiegazione
della
metamorfosi
che
uno
sguardo
ed
un
pensiero
avevano
potuto
operare
in
lui
con
queste
sole
parole
:
«
Perdonami
,
madre
mia
!
...
perdonami
!
»
.
Due
mesi
intieri
ebbe
la
forza
di
non
cercare
Narcisa
,
di
non
vederla
.
Usciva
di
rado
,
la
sera
;
e
sempre
in
compagnia
di
sua
madre
e
delle
sue
sorelle
.
L
'
aveva
dimenticata
?
No
!
Egli
aveva
tal
forza
perché
viveva
per
lei
,
con
lei
,
in
lei
;
perché
tutta
la
sua
vita
era
ormai
Narcisa
.
Egli
lavorava
con
un
entusiasmo
quasi
accanito
,
con
una
lena
che
soltanto
poteva
dargli
l
'
esaltazione
in
cui
si
trovava
;
e
fece
passare
tutto
il
suo
cuore
nell
'
opera
sua
.
Due
mesi
dopo
avea
finito
un
dramma
che
rileggeva
cogli
occhi
brillanti
di
sorriso
;
del
quale
era
contento
;
che
amava
quasi
di
una
parte
dell
'
amore
di
cui
amava
Narcisa
;
che
amava
come
un
'
emanazione
di
lei
.
Quando
egli
fu
soddisfatto
dell
'
opera
sua
,
di
se
stesso
;
quand
'
egli
si
sentì
più
vicino
a
Narcisa
,
allora
la
cercò
.
La
sua
casa
era
deserta
e
le
imposte
dei
veroni
chiuse
.
La
cercò
inutilmente
otto
giorni
pei
passeggi
e
al
Teatro
;
ne
domandò
agli
amici
:
nessuno
l
'
avea
più
veduta
.
Risoluto
di
trovarla
ad
ogni
costo
andò
a
far
visita
in
casa
A
*
*
*
e
colla
signora
condusse
il
discorso
sino
alla
contessa
.
«
A
proposito
,
che
n
'
è
di
lei
?
»
,
domandò
.
«
Credevo
che
lo
sapeste
,
voi
suo
amante
:
è
partita
.
»
«
Partita
!
»
«
Sì
,
da
venti
giorni
.
»
«
E
per
dove
?
»
«
Per
Napoli
.
»
«
Anderò
a
Napoli
!
»
,
disse
a
se
stesso
Brusio
.
VI
Parecchie
settimane
dopo
,
in
Napoli
,
ad
una
delle
serate
che
dava
il
barone
di
Monterosso
,
noi
ritroviamo
Narcisa
,
accompagnata
dal
marito
e
dal
giovanotto
ufficiale
di
cavalleria
negli
Usseri
,
che
abbiamo
incontrato
con
lei
a
Catania
.
Il
sottotenente
,
che
apparteneva
ad
una
delle
più
nobili
famiglie
del
Napoletano
,
l
'
avea
presentata
ad
una
signora
di
mezza
età
,
la
quale
recava
con
tutta
disinvoltura
gli
occhiali
sul
naso
,
appartenente
anch
'
essa
alla
più
alta
società
e
che
col
suo
ingegno
si
è
fatto
un
nome
che
comincia
ad
esser
celebre
anche
fuori
d
'
Italia
.
Le
due
donne
,
l
'
una
circondata
e
adulata
pel
potere
dei
suoi
vezzi
,
l
'
altra
pel
prestigio
del
suo
nome
,
sedevano
l
'
una
presso
all
'
altra
su
di
un
canapè
,
accerchiate
da
uno
stuolo
di
cortigiani
.
Il
barone
di
Monterosso
venne
a
complimentare
la
signora
contessa
R
*
*
*
,
e
a
dire
anche
due
parole
d
'
occasione
a
Narcisa
.
«
Avrò
la
fortuna
,
signora
contessa
»
,
disse
,
parlando
alla
donna
matura
,
«
di
presentarle
stasera
un
uomo
,
che
,
ancora
giovanissimo
,
si
è
aperta
diggià
la
più
brillante
carriera
nella
letteratura
drammatica
.
»
«
L
'
autore
di
Gilberto
forse
?
»
,
domandò
la
signora
.
«
Lo
conosce
?
»
«
No
;
ne
ho
udito
semplicemente
parlare
;
è
un
dramma
che
ha
incontrato
moltissimo
,
a
quel
che
pare
;
e
di
cui
i
giornali
si
sono
disputati
i
meriti
con
quell
'
accanimento
che
dà
sempre
della
rinomanza
all
'
autore
.
È
napoletano
?
»
«
È
siciliano
;
si
chiama
Pietro
Brusio
.
»
«
Brusio
?
...
Non
ho
mai
udito
questo
nome
...
»
«
Fra
otto
giorni
questo
nome
sarà
pronunziato
come
quello
di
Giacometti
e
di
Gherardi
del
Testa
.
»
«
È
una
celebrità
in
erba
,
dunque
?
»
«
Sì
,
signora
contessa
:
una
celebrità
che
nasce
,
ma
in
mezzo
ad
una
splendida
aurora
.
Il
suo
dramma
è
stato
replicato
quattro
volte
a
richiesta
,
e
domani
fu
desiderato
per
la
quinta
;
l
'
impresario
glielo
ha
pagato
come
non
si
sogliono
pagare
quasi
mai
le
produzioni
letterarie
in
ltalia
,
e
l
'
ha
impegnato
a
scrivere
pei
Fiorentini
con
un
appuntamento
che
lo
farà
vivere
da
signore
.
»
«
Domani
andrò
ai
Fiorentini
»
,
disse
la
dama
,
«
stasera
mi
presenti
il
suo
protetto
;
lo
pregherò
di
passare
da
me
le
sere
in
cui
ricevo
.
»
Il
barone
s
'
inchinò
allontanandosi
per
dar
retta
ad
altri
invitati
.
Narcisa
ballò
come
una
silfide
e
confessò
al
suo
cavaliere
di
mai
essersi
divertita
come
in
quella
sera
.
Verso
mezzanotte
il
barone
si
avvicinò
di
nuovo
al
divano
ove
sedevano
Narcisa
e
la
contessa
,
accompagnato
da
un
giovane
alto
e
bruno
,
di
cui
l
'
espressione
fredda
,
altiera
e
quasi
severa
era
appena
temperata
dal
contegno
grazioso
che
gl
'
imponeva
l
'
atto
che
andava
a
compiere
.
«
Mi
permetta
,
signora
contessa
R
*
*
*
»
,
disse
il
barone
con
il
garbo
di
un
uomo
di
società
,
«
che
abbia
l
'
onore
di
presentarle
il
signor
Pietro
Brusio
,
il
giovane
autore
di
cui
le
feci
parola
.
»
Pietro
s
'
inchinò
in
silenzio
,
mentre
la
dama
originale
l
'
esaminava
con
tutta
flemma
,
attraverso
gli
occhiali
,
dal
capo
alle
piante
e
gli
faceva
i
complimenti
d
'
uso
.
Anche
Narcisa
esaminava
il
nuovo
arrivato
con
una
curiosità
che
andò
a
finire
nella
maggior
sorpresa
.
Ella
stentò
a
riconoscere
il
giovane
incognito
che
a
Catania
incontrava
ad
ogni
passo
,
divorando
degli
occhi
il
suo
sguardo
,
e
che
passava
le
notti
sul
marciapiede
dirimpetto
alla
sua
casa
,
in
quel
giovane
che
le
stava
dinanzi
con
la
fronte
nobile
,
quantunque
solcata
dalle
febbrili
emozioni
della
creazione
,
e
dai
delirii
sublimi
del
pensiero
;
coi
lineamenti
sbattuti
dalle
fatiche
del
lavoro
,
dalle
lotte
ardenti
dell
'
idea
,
che
aveva
sentita
immensa
,
colla
forma
,
che
spesso
non
sentiva
abbastanza
.
Egli
avea
l
'
occhio
brillante
della
confidenza
che
dà
la
giovinezza
e
l
'
avvenire
,
quando
si
affaccia
ridente
;
il
suo
vestito
irreprensibile
sviluppava
la
forte
e
maschia
eleganza
del
corpo
;
si
presentava
con
tutta
la
grazia
di
un
abituato
alle
più
aristocratiche
riunioni
.
Ciò
che
più
di
ogni
cosa
servì
a
farglielo
riconoscere
,
meglio
che
l
'
altiero
portamento
della
fronte
,
ch
'
egli
non
avea
saputo
rendere
grazioso
in
quel
momento
come
il
sorriso
a
cui
aveva
forzato
il
suo
labbro
sdegnoso
nel
presentarsi
alla
contessa
R
*
*
*
,
fu
questo
.
La
contessa
gli
parlava
con
la
famigliarità
che
dà
la
parentela
del
genio
,
e
gli
stringeva
la
mano
.
Il
cerchio
degli
ammiratori
di
lei
gli
si
affollava
d
'
attorno
,
e
lo
guardava
con
occhio
invidioso
.
Tutt
'
a
un
tratto
ella
lo
vide
diventar
pallido
come
un
cadavere
,
e
dirizzarsi
sulla
persona
con
un
movimento
macchinale
che
non
seppe
padroneggiare
;
e
ciò
fu
quando
il
barone
(
ch
'
era
rimasto
al
suo
fianco
frapponendosi
fra
di
lui
e
Narcisa
)
si
allontanò
.
Pietro
aveva
veduto
la
contessa
di
Prato
,
alla
quale
il
sottotenente
dirigeva
un
complimento
ch
'
ella
non
ascoltava
.
Brusio
rimase
un
momento
immobile
,
senza
poter
parlare
,
cogli
occhi
,
che
si
erano
fatti
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
in
quelli
di
lei
,
mentre
una
leggiera
convulsione
faceva
tremare
sul
suo
labbro
superiore
i
baffi
castagni
.
La
signora
R
*
*
*
,
che
gli
parlava
in
quel
momento
,
fu
sorpresa
di
non
avere
risposta
,
e
lo
guardò
con
curiosità
.
Pietro
staccò
quasi
con
isforzo
gli
occhi
da
quelli
di
Narcisa
,
che
lo
fissavano
col
loro
sguardo
limpido
e
chiaro
,
per
volgerli
all
'
ufficiale
,
che
anch
'
esso
lo
guardava
sorpreso
,
arricciandosi
le
basette
.
Egli
fu
freddo
,
distratto
,
impacciato
tutto
il
tempo
che
rimase
a
discorrere
colla
donna
celebre
.
Quando
questa
gli
parlava
dello
splendido
avvenire
che
la
riuscita
della
sua
produzione
l
'
autorizzava
ad
aspettarsi
,
rispose
tristamente
:
«
Forse
,
signora
contessa
,
giammai
in
tutta
la
mia
vita
potrò
compiere
un
lavoro
come
quello
che
scrissi
in
otto
giorni
,
e
al
quale
il
pubblico
ha
avuto
la
bontà
di
fare
buon
viso
»
.
«
È
solo
modestia
che
le
fa
dir
ciò
?
»
«
No
,
signora
;
forse
è
presentimento
.
»
«
Bisognerebbe
,
in
tal
caso
,
non
ammettere
questo
dramma
come
parto
del
suo
ingegno
,
ma
piuttosto
...
»
«
Del
cuore
?
»
,
interruppe
il
giovane
;
«
sì
,
signora
!
»
.
«
Ella
ha
ragione
:
in
un
momento
di
passione
si
possono
operar
miracoli
che
parrebbero
impossibili
a
tentarsi
un
minuto
dopo
.
Pel
bene
del
suo
avvenire
voglio
augurarmi
che
tale
non
sia
il
suo
Gilberto
.
»
«
Chi
lo
sa
?
»
E
lo
sguardo
del
giovane
,
che
s
'
inchinava
per
allontanarsi
,
incontrò
quello
di
Narcisa
fisso
su
di
lui
con
un
'
espressione
che
dimostrava
più
della
semplice
curiosità
.
Si
ordinavano
le
coppie
per
un
valtzer
;
e
l
'
ufficiale
venne
a
presentare
il
suo
braccio
a
Narcisa
,
che
vi
abbandonò
il
suo
corpo
flessibile
,
splendida
di
tutta
la
sua
strana
bellezza
;
coi
capelli
,
intrecciati
di
perle
,
cadenti
sulle
spalle
bianchissime
e
vellutate
;
col
bel
seno
anelante
sotto
il
velo
ed
il
merletto
che
lo
copriva
;
col
suo
sorriso
indefinibile
sulle
labbra
,
e
gli
occhi
che
,
senza
esser
brillanti
,
avevano
un
'
onda
di
voluttà
nei
loro
raggi
.
Ella
si
avanzò
lentamente
,
mollemente
,
come
immedesimandosi
al
corpo
dell
'
uomo
a
cui
si
accompagnava
,
con
un
inimitabile
movimento
del
suo
collo
da
cigno
,
quasi
le
perle
e
i
fiori
che
s
'
intrecciavano
ai
suoi
capelli
,
e
il
volume
di
questi
,
fossero
troppo
pesanti
per
quella
piccola
testa
;
presentendo
nello
sguardo
sorridente
e
scintillante
tutto
quel
torrente
d
'
impetuose
voluttà
che
il
valtzer
,
questo
ballo
degli
innamorati
,
dovea
darle
;
come
appoggiando
tutti
i
delicati
tesori
del
suo
corpo
al
braccio
del
suo
cavaliere
,
per
trarne
quella
foga
d
'
esaltazione
che
la
musica
,
l
'
eccitamento
,
il
contatto
del
corpo
dell
'
uomo
elegante
doveano
darle
.
Nulla
varrà
a
riprodurre
,
ad
accennare
soltanto
,
l
'
impressione
voluttuosamente
affascinante
di
quel
corpo
leggiero
da
silfide
,
che
librava
,
direi
,
le
ali
coll
'
espressione
del
suo
sguardo
,
per
abbandonarsi
a
tutto
il
trasporto
di
quel
ballo
.
Le
coppie
cominciarono
a
girare
;
la
musica
eseguiva
Il
Bacio
di
Arditi
.
Dopo
il
primo
giro
,
quando
la
contessa
si
fermò
,
anelante
,
come
cullandosi
al
braccio
del
suo
splendido
cavaliere
,
sfiorandogli
un
'
ultima
volta
il
viso
coi
suoi
capelli
;
colle
guance
accese
,
il
petto
anelante
,
gli
occhi
umidi
di
languore
e
di
piacere
,
incontrò
un
altro
sguardo
,
umido
ancor
esso
di
una
indicibile
espressione
d
'
angoscia
e
quasi
di
cruccio
,
che
brillava
su
di
una
fronte
alquanto
calva
e
pallida
di
una
spaventosa
pallidezza
.
Ella
fissò
un
lungo
sguardo
su
quello
che
si
fissava
su
di
lei
.
«
Vogliamo
ricominciare
?
»
,
le
sussurrò
all
'
orecchio
l
'
ufficiale
,
passandole
il
braccio
attorno
alla
vita
da
bajadera
.
«
È
inutile
...
mi
sento
stanca
...
Non
ballo
più
...
»
Ella
cercò
cogli
occhi
un
'
altra
volta
quello
sguardo
supplichevole
e
nello
stesso
tempo
minaccioso
:
era
scomparso
.
«
Oh
!
questo
Bacio
!
questo
Bacio
!
...
avrò
da
sentirlo
dappertutto
!...»,
mormorava
Pietro
delirante
scendendo
le
scale
.
«
Domani
ai
Fiorentini
si
darà
un
dramma
che
ha
fatto
furore
;
a
quanto
si
dice
;
avrete
la
compiacenza
di
accompagnarmici
?
»
,
domandò
Narcisa
al
marito
.
Questi
s
'
inchinò
in
silenzio
.
L
'
indomani
,
infatti
,
alle
9
e
mezzo
,
la
contessa
,
che
non
si
ricordava
di
essere
entrata
in
teatro
a
tal
ora
,
era
in
un
palchetto
di
seconda
fila
sul
proscenio
.
Il
sipario
non
era
ancora
alzato
e
la
sala
era
affollatissima
.
La
contessa
recava
in
mano
un
magnifico
mazzo
di
viole
bianche
che
posò
sul
parapetto
insieme
all
'
occhialetto
.
Il
dramma
fu
recitato
in
mezzo
ad
una
di
quelle
ovazioni
che
sembrano
strappate
agli
spettatori
quando
l
'
autore
ha
saputo
scuotere
tutte
le
corde
dei
cuori
colla
sua
mano
potente
:
era
una
di
quelle
opere
spontanee
,
tutte
di
un
sol
getto
,
che
sono
belle
perché
sono
vere
,
che
sono
inimitabili
perché
sono
semplici
e
comuni
.
Narcisa
rivide
quel
giovanetto
che
passava
le
notti
sotto
i
suoi
veroni
;
lo
rivide
nel
protagonista
di
quel
dramma
,
con
tutti
i
suoi
fremiti
d
'
amore
e
i
suoi
disinganni
disperati
,
ella
sentì
che
quel
dramma
parlava
di
lei
,
era
scritto
per
lei
,
in
tutte
quelle
sfumature
di
rimembranze
che
l
'
accennavano
ad
ogni
passo
...
L
'
ufficiale
,
che
avea
battuto
le
mani
quando
l
'
aristocrazia
aveva
applaudito
,
osservò
con
sorpresa
che
ella
rimaneva
indifferente
alle
sue
sollecitudini
,
tutta
assorta
in
quel
Gilberto
che
ad
ogni
parola
destava
in
lei
una
reminescenza
e
le
svelava
quale
amore
quasi
sopra
[
n
]
naturale
avea
saputo
destare
.
Nel
mezzo
della
scena
che
l
'
avea
commossa
dippiù
,
ella
,
coll
'
ispirazione
improvvisa
e
adorabile
della
donna
leggiera
e
capricciosa
,
s
'
era
tolto
dal
dito
un
magnifico
anello
di
brillanti
e
l
'
avea
legato
al
nastro
del
mazzetto
.
Alla
fine
del
second
'
atto
l
'
autore
,
chiamato
fragorosamente
dal
pubblico
,
venne
sulla
scena
.
Egli
non
ebbe
che
uno
sguardo
,
in
mezzo
al
turbine
di
quegli
applausi
frenetici
,
in
mezzo
all
'
agitazione
di
quella
folla
che
si
levava
gridando
il
suo
nome
,
in
mezzo
all
'
inebbriamento
di
quell
'
ovazione
quasi
delirante
:
uno
sguardo
che
andò
a
posarsi
su
di
un
palchetto
di
un
proscenio
al
second
'
ordine
.
Egli
vi
vide
la
contessa
...
verso
della
quale
si
chinava
sorridendo
il
biondo
giovanotto
dalla
brillante
divisa
di
ufficiale
degli
Usseri
.
Pietro
dimenticò
quegli
applausi
,
quelle
corone
che
gli
cadevano
ai
piedi
,
quei
fiori
che
lo
coprivano
come
in
un
nembo
,
quelle
acclamazioni
al
suo
nome
;
egli
non
badò
più
neanche
ad
un
mazzo
di
viole
bianche
che
gli
era
caduto
ai
piedi
dal
palchetto
di
Narcisa
e
che
avea
raccolto
,
per
fuggire
come
un
delirante
,
come
un
uomo
che
teme
d
'
impazzire
,
poiché
tutti
questi
applausi
non
potevano
dargli
quello
sguardo
ch
'
era
venuto
a
cercare
sino
a
Napoli
,
che
avea
voluto
comprare
a
prezzo
delle
ispirazioni
del
suo
genio
,
e
che
avea
visto
rivolto
sul
giovane
sottotenente
.
La
folla
chiamò
invano
replicate
volte
l
'
autore
.
«
Che
ne
dite
del
dramma
?
»
,
domandò
la
contessa
all
'
ufficiale
,
dopo
l
'
ultimo
atto
,
approfittando
del
tempo
in
cui
il
conte
era
uscito
per
fare
ordinare
la
carrozza
dal
jo
[
c
]
key
che
aspettava
sul
corridoio
.
«
Molto
bello
,
in
verità
;
e
anche
assai
applaudito
.
»
«
E
dell
'
autore
?
»
«
Che
volete
che
ne
dica
?
...
ch
'
è
un
autore
come
tutti
gli
altri
»
,
soggiunse
colui
con
il
supremo
disprezzo
degli
uomini
di
spada
.
«
Eppure
quest
'
uomo
è
celebre
!
»
,
aggiunse
la
contessa
avvolgendosi
nella
sua
vespertina
di
cachemire
bianco
.
«
Sarà
anche
questo
.
»
«
Sento
che
amerei
quest
'
uomo
come
una
pazza
!
»
,
esclamò
Narcisa
punta
dal
freddo
motteggio
del
suo
vagheggino
,
colla
viva
schiettezza
del
suo
carattere
mobile
ed
impetuoso
.
«
Confessate
almeno
che
questa
franchezza
è
odiosa
!...»,
rispose
ridendo
il
sottotenente
,
poiché
non
sapeva
se
dovesse
prendere
la
cosa
sul
serio
,
sebbene
l
'
espressione
affatto
nuova
della
contessa
gli
desse
molto
a
pensare
.
«
Ha
però
sempre
il
merito
della
franchezza
!
»
,
replicò
con
tutta
flemma
Narcisa
:
«
Quest
'
uomo
io
l
'
amo
...
poiché
la
sua
celebrità
è
opera
mia
!
...
opera
di
cui
posso
andare
superba
!
...
Partite
per
la
guerra
,
signore
,
a
farvi
uccidere
per
me
o
a
ritornare
generale
d
'
armata
,
e
allora
...
ma
allora
soltanto
...
forse
....
io
vi
amerò
come
sento
che
amo
in
questo
momento
quell
'
uomo
!
»
.
«
Signora
!
»
,
esclamò
l
'
ufficiale
coi
denti
stretti
,
facendosi
pallido
.
«
Non
mi
accompagnate
sino
alla
mia
carrozza
?
»
,
disse
senza
scomporsi
Narcisa
,
dandogli
la
busta
dell
'
occhialetto
da
recarle
,
nel
momento
che
suo
marito
rientrava
nel
palchetto
.
Brusio
era
ritornato
a
sua
casa
agitatissimo
,
e
passò
la
notte
senza
dormire
.
Ella
!
Narcisa
!
avea
assistito
al
suo
trionfo
,
avea
palpitato
dei
suoi
sentimenti
,
gli
avea
gettato
quel
mazzetto
che
avea
fatto
appassire
a
furia
di
baci
!
...
Ma
ella
non
era
sola
!
...
quell
'
uomo
,
quel
soldato
,
sì
giovane
,
sì
bello
,
sì
splendido
!
che
le
parlava
sì
da
presso
...
che
le
sorrideva
in
quel
modo
!
...
Tutt
'
a
un
tratto
le
sue
dita
incontrarono
l
'
anello
che
era
legato
al
mazzo
;
un
dubbio
atroce
lo
fece
impallidire
:
quei
fiori
,
che
la
donna
adorata
avea
lasciato
cadere
su
di
lui
,
invece
di
essere
l
'
espressione
della
simpatia
,
non
dimostravano
piuttosto
uno
di
quei
volgari
applausi
,
uno
di
quegli
splendidi
regali
con
cui
si
paga
l
'
abilità
di
un
istrione
?
...
Quest
'
idea
lo
martellò
a
lungo
;
e
l
'
indomani
,
ancora
sotto
questa
impressione
,
scrisse
il
seguente
biglietto
a
Narcisa
-
sarcasmo
pungente
ed
amaro
velato
dalla
forma
più
delicata
:
Signora
contessa
,
Ieri
ebbi
la
fortuna
di
raccogliere
un
mazzo
che
le
cadde
dal
palchetto
sulla
scena
.
Se
,
unita
ai
fiori
che
lo
compongono
,
non
vi
avessi
trovato
una
gemma
di
qualche
valore
,
io
l
'
avrei
forse
conservato
come
un
ricordo
dippiù
della
simpatia
di
cui
mi
onorarono
gli
spettatori
;
ma
nel
dubbio
d
'
ingannarmi
sulla
destinazione
del
suo
prezioso
regalo
,
poiché
tali
sogliono
essere
le
ricompense
dei
commedianti
celebri
,
mi
fo
un
dovere
di
rimetterlo
alle
mani
dalle
quali
è
partito
.
La
prego
,
signora
,
di
gradire
la
testimonianza
della
mia
più
distinta
considerazione
,
ecc
.
Suggellò
il
biglietto
,
dopo
averlo
firmato
,
aspettando
con
impazienza
l
'
ora
convenevole
per
ricapitarlo
.
Bisogna
dire
che
il
giovane
,
esagerando
la
sua
suscettibilità
,
scrivendo
quella
lettera
di
orgoglioso
rimprovero
sotto
le
frasi
gentili
,
cedeva
ad
una
segreta
speranza
di
mettersi
in
relazione
con
Narcisa
;
e
che
egli
avea
adottato
quel
mezzo
come
ne
avrebbe
adottato
un
altro
,
se
gli
si
fosse
presentato
.
A
mezzogiorno
suonò
,
e
disse
al
domestico
che
comparve
,
consegnandogli
la
lettera
ed
il
mazzo
:
«
V
'
informerete
dalla
servitù
del
signor
barone
di
Monterosso
dell
'
abitazione
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
andrete
a
recarle
questa
lettera
insieme
ai
fiori
e
all
'
anello
,
personalmente
»
,
aggiunse
in
ultimo
,
accentuando
la
parola
.
«Ascoltate....»,
disse
quindi
,
mentre
il
servitore
stava
per
uscire
,
esitando
tuttavia
a
proferire
quelle
parole
che
gli
pareva
svelassero
la
sua
segreta
speranza
che
cercava
dissimulare
a
se
stesso
:
«
se
vi
dicono
esserci
risposta
aspettatela
»
.
Attese
con
ansietà
febbrile
i
tre
quarti
d
'
ora
che
il
domestico
impiegò
a
ritornare
colla
risposta
.
Finalmente
l
'
udì
sulle
scale
e
andò
ad
incontrarlo
nel
salotto
,
dominandosi
a
pena
.
Gli
venne
recato
su
di
un
vassoio
da
lettere
un
biglietto
da
visita
;
al
di
sotto
del
titolo
Conte
di
Prato
in
litografia
,
c
'
era
scritto
a
mano
:
prega
il
sig
.
Brusio
di
far
trovare
alle
8
due
suoi
amici
al
Caffè
d
'
Europa
.
«
Un
duello
!
»
,
esclamò
Pietro
sorpreso
di
leggere
tutt
'
altro
di
quello
che
sperava
:
«
confesso
che
me
l
'
aspettava
pochissimo
.
Quello
che
non
so
comprendere
è
perché
il
signor
conte
spinga
la
permalosità
sino
a
sfidarmi
per
un
mazzo
rimandato
...
a
meno
che
...
»
.
Rimase
pensieroso
alcuni
secondi
,
senza
compire
la
frase
,
girandosi
il
biglietto
fra
le
dita
.
«
Non
importa
»
;
disse
quindi
riscuotendosi
;
«
quest
'
uomo
è
destinato
;
io
l
'
ucciderò
,
com
'
è
vero
che
mi
chiamo
Pietro
e
che
quest
'
uomo
mi
ha
insultato
a
Catania
...
»
Uscendo
per
prevenire
i
testimoni
passò
dal
barone
di
Monterosso
e
vi
trovò
un
altro
suo
amico
.
«
V
'
incontro
a
proposito
»
;
diss
'
egli
stringendo
le
due
mani
che
gli
venivano
stese
,
«
ho
un
affare
col
conte
di
Prato
e
venivo
a
pregarvi
della
vostra
assistenza
.
»
E
raccontò
ai
due
amici
il
fatto
della
mattina
che
avea
causato
la
sfida
del
conte
.
«
Le
condizioni
?
»
,
domandò
il
barone
.
«
Vi
dò
carta
bianca
;
l
'
appuntamento
è
per
stasera
,
alle
otto
,
al
Caffè
d
'
Europa
.
Vi
prevengo
soltanto
che
non
accetterò
accomodamenti
.
»
Alle
dieci
i
due
padrini
vennero
a
trovarlo
al
Teatro
S
.
Carlo
per
riferirgli
le
condizioni
stabilite
.
«
Diavolo
!
»
,
esclamò
il
barone
,
«
l
'
affare
sembra
più
serio
che
io
non
mi
fossi
immaginato
.
Il
conte
è
furioso
,
a
quanto
pare
;
ed
ha
proposto
condizioni
d
'
inferno
:
trenta
passi
,
dieci
passi
liberi
per
ciascheduno
.
C
'
è
da
divertirsi
con
due
uomini
che
possono
venire
a
scaricarsi
le
pistole
sul
petto
a
dieci
passi
!
»
«
Accetto
!
»
,
esclamò
Pietro
col
suo
accento
vivo
e
brusco
.
«
Caspita
!
lo
sapevamo
;
giacché
abbiamo
accettato
per
voi
...
Quando
c
'
entra
quel
demonio
di
contessa
...
»
«
La
contessa
?
»
«
Eh
,
via
!
...
forse
che
domani
andate
a
cacciarvi
una
palla
in
corpo
quasi
colle
pistole
appoggiate
sullo
stomaco
per
quel
povero
mazzo
che
c
'
entra
quanto
un
pretesto
?
!
...
Il
conte
è
irritatissimo
per
l
'
assiduità
che
spiegaste
nel
far
la
corte
a
sua
moglie
,
per
cui
la
seguitaste
da
Catania
a
Napoli
;
e
si
è
servito
di
questo
pretesto
per
sfidarvi
onde
evitare
il
rumore
.
»
«
Vi
assicuro
che
non
ho
ancora
l
'
onore
di
essere
conosciuto
personalmente
da
quella
signora
...
»
«
Il
conte
però
sembra
che
vi
conosca
molto
bene
...
A
domani
!
»
A
mezzanotte
Brusio
rientrando
trovò
una
lettera
che
il
cameriere
gli
disse
aver
recato
due
ore
avanti
una
giovane
assai
elegante
,
che
erasi
annunciata
per
la
cameriera
della
contessa
di
Prato
.
Egli
aprì
con
febbrile
impazienza
la
lettera
profumata
,
della
quale
il
bellissimo
carattere
inglese
era
tracciato
con
mano
incerta
,
e
vi
lesse
:
Signore
,
Il
conte
l
'
ha
sfidato
.
Le
condizioni
di
questo
duello
sono
orribili
:
due
uomini
che
si
battono
alla
pistola
non
si
battono
per
una
semplice
riparazione
;
si
battono
per
uccidersi
.
Questo
duello
è
un
delitto
.
A
Napoli
si
è
molto
parlato
del
suo
scontro
di
un
mese
fa
con
un
giornalista
il
quale
ancora
guarda
il
letto
;
si
dice
ancora
che
ella
è
un
terribile
tiratore
;
il
conte
anche
lui
possiede
questa
sciagurata
destrezza
...
E
questi
due
uomini
,
che
si
odiano
a
morte
,
andranno
,
domani
,
dope
essersi
abbigliati
freddamente
,
come
al
solito
,
dopo
di
aver
fatto
attaccare
la
carrozza
,
dopo
di
essersi
salutati
civilmente
,
a
mettersi
a
15
o
20
passi
di
distanza
colle
pistole
in
mano
,
mirando
col
triste
sangue
freddo
che
deve
dare
in
mano
dell
'
uno
la
vita
dell
'
altro
...
Oh
!
signore
!
...
lo
ripeto
:
questo
è
delitto
!
...
questo
è
il
più
spietato
assassinio
legale
!
...
O
il
conte
resta
ucciso
ed
io
avrò
il
rimorso
di
essere
stata
causa
della
sua
morte
...
o
invece
...
Signore
...
a
Catania
conobbi
un
giovane
nobile
e
generoso
...
che
mostrava
d
'
amarmi
...
Io
invoco
questa
memoria
per
scongiurare
tale
disgrazia
...
Questo
duello
non
deve
aver
luogo
!
Si
ritratti
,
signore
,
il
conte
accetterà
le
sue
più
semplici
scuse
,
e
le
basterà
di
fare
il
primo
passo
perch
'
egli
le
venga
incontro
a
stringerle
la
mano
.
Se
ha
una
madre
pensi
a
questa
madre
,
se
ha
un
'
amante
pensi
all
'
amante
,
signore
...
e
farà
il
più
nobile
sacrifizio
che
amor
proprio
d
'
uomo
possa
fare
evitando
questo
duello
.
Narcisa
Valderi
Pietro
fu
tristamente
colpito
da
quella
lettera
.
Egli
si
aspettava
tutt
'
altro
,
egli
credeva
di
trovare
affettuose
parole
di
donna
amante
,
e
per
contro
rinvenne
la
moglie
che
supplicava
il
duellista
famoso
per
la
vita
del
marito
;
egli
non
vide
,
non
seppe
scorgere
tutto
ciò
che
lasciava
[
in
]
travedere
,
che
accennava
anche
quella
lettera
che
parlava
delle
reminiscenze
di
Catania
...
poiché
a
quelle
reminiscenze
non
si
era
data
più
importanza
di
quanta
se
ne
dà
a
sentimenti
che
non
si
dividono
;
avea
riletto
due
o
tre
volte
una
parola
,
quell
'
o
invece
...
che
un
momento
avea
fatto
la
sua
speranza
,
come
se
avesse
cercato
interpretare
tutto
il
senso
di
quei
puntini
che
la
seguivano
,
e
trovarvi
quello
che
il
suo
cuore
voleavi
vedere
;
ma
quei
puntini
potevano
anche
nascondere
,
come
spesso
,
il
nulla
.
Se
Narcisa
gli
avesse
scritto
semplicemente
:
Pietro
,
non
uccidete
mio
marito
,
ritrattatevi
:
egli
non
si
sarebbe
ritrattato
,
ma
non
avrebbe
neanche
fatto
il
passo
che
fece
,
rimandandole
la
lettera
,
come
una
suprema
impertinenza
.
Sorridendo
del
suo
riso
amaro
,
scrisse
,
in
basso
della
stessa
lettera
della
contessa
,
queste
sole
linee
,
che
gli
parve
la
completassero
,
e
ne
fossero
la
degna
risposta
,
mormorando
fra
i
denti
stretti
dal
sarcasmo
:
«
Ah
!
costei
ha
paura
che
io
le
uccida
il
marito
!
...
costei
si
rivolge
al
giovane
di
Catania
,
e
ne
accenna
la
memoria
,
come
si
farebbe
di
un
balocco
ad
un
fanciullo
;
per
ottenere
il
suo
intento
!
...
Ma
non
sa
questa
donna
quali
lagrime
stillino
ancora
queste
memorie
?!...»
.
Le
due
linee
dicevano
:
«
Se
amassi
una
donna
,
come
io
e
nessuno
può
amare
-
e
questa
donna
mi
chiedesse
una
viltà
-
io
la
negherei
a
questa
donna
.
-
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
»
.
Sì
,
egli
l
'
amava
tanto
,
colei
,
malgrado
tutto
quello
che
aveva
sofferto
per
lei
,
e
forse
a
causa
di
ciò
,
malgrado
i
torti
che
si
figurava
aver
ella
verso
di
lui
,
da
farle
il
sacrifizio
della
vita
senza
neanche
pensarci
,
senza
neanche
farglielo
indovinare
;
mentre
l
'
assicurava
della
vita
di
suo
marito
,
ricusandosi
nel
tempo
istesso
a
far
le
sue
scuse
al
conte
,
-
ciò
che
valeva
offrirsi
come
un
bersaglio
ai
colpi
di
lui
.
Quest
'
uomo
che
non
sapeva
se
la
sera
del
domani
dovesse
venire
per
lui
;
quest
'
uomo
che
andava
fra
poche
ore
a
barattare
una
vita
giovane
e
ricca
d
'
avvenire
,
acclamata
,
festeggiata
,
contro
un
colpo
di
pistola
,
dormì
tranquillo
tutta
la
notte
,
poiché
si
sentiva
più
vicino
a
Narcisa
,
la
sirena
che
gli
avrebbe
fatto
adorare
l
'
inferno
per
mezzo
delle
sue
seduzioni
.
All
'
alba
era
alzato
e
si
vestiva
.
Nel
punto
di
scendere
le
scale
consegnò
al
cameriere
la
lettera
della
contessa
dicendogli
:
«
Recate
al
suo
indirizzo
questa
lettera
,
e
dite
alla
contessa
di
avervela
io
data
nel
punto
di
montare
in
carrozza
.
Fate
avanzare
»
.
«
La
carrozza
!
»
,
gridò
il
cameriere
.
I
briosi
cavalli
lo
trasportarono
rapidamente
all
'
abitazione
del
barone
,
nella
strada
del
Pilierò
,
ove
aspettavano
i
due
testimoni
.
VII
Quando
giunsero
sul
terreno
,
al
Vomero
,
vi
trovarono
il
conte
coi
suoi
due
padrini
;
tutti
si
salutarono
levandosi
i
cappelli
.
«
I
signori
hanno
da
offrire
ritrattazione
da
parte
del
loro
primo
?
»
,
domandò
uno
dei
testimoni
del
conte
a
quelli
di
Brusio
.
«
No
,
signore
»
;
rispose
breve
il
barone
.
Colui
sembrò
sorpreso
,
poiché
era
forse
prevenuto
dalla
contessa
di
aspettarsi
tutt
'
altro
,
e
cominciò
a
misurare
il
terreno
d
'
accordo
cogli
altri
.
Situati
i
duellanti
,
i
padrini
misero
loro
in
mano
le
pistole
,
e
si
allontanarono
.
In
questa
fatta
di
duelli
,
l
'
ultimo
colpo
è
scelto
a
preferenza
dal
più
coraggioso
,
o
dal
più
arrabbiato
,
che
approfittando
dell
'
eventuale
cattivo
esito
dell
'
avversario
,
può
venire
a
fare
il
suo
colpo
a
15
ed
anche
a
10
passi
di
distanza
;
ciò
che
dà
molte
probabilità
di
riuscita
.
I
padrini
di
Brusio
videro
dunque
colla
massima
sorpresa
,
che
questi
,
né
novizio
,
né
inesperto
,
fermo
al
suo
posto
(
dopo
aver
mirato
un
momento
con
freddezza
)
avea
tratto
il
suo
colpo
,
il
quale
avea
spezzato
un
ramoscello
,
che
sorpassando
il
muro
del
giardino
,
a
cui
volgeva
le
spalle
il
conte
,
si
stendeva
sulla
testa
di
quest
'
ultimo
.
Il
conte
(
che
si
era
fermato
dopo
tre
o
quattro
passi
,
facendo
l
'
atto
di
chi
prende
la
mira
più
accuratamente
per
tirare
,
onde
prevenire
il
giovane
)
rassicurato
dal
cattivo
esito
del
colpo
di
lui
,
fece
tranquillamente
i
suoi
dieci
passi
,
mirando
sempre
colla
calma
di
un
tiratore
al
bersaglio
,
e
fece
fuoco
a
20
passi
;
la
palla
andò
a
scalfire
il
braccio
sinistro
di
Brusio
.
«
L
'
onore
è
salvo
!
»
,
gridarono
i
padrini
.
Il
conte
salutò
e
andò
a
rimontare
nella
carrozza
coi
suoi
due
amici
.
Passando
dal
Caffè
Nuovo
offrì
una
colazione
ai
testimoni
;
dei
quali
uno
,
quello
che
avea
fatta
la
domanda
di
ritrattazione
,
si
scusò
di
non
potere
accettare
,
accusandone
un
affare
urgentissimo
e
partì
.
«
In
sala
c
'
è
un
signore
che
l
'
aspetta
da
cinque
minuti
,
e
che
mostrava
aver
molta
fretta
di
vederla
»
;
disse
il
cameriere
a
Brusio
,
appena
questi
fu
di
ritorno
.
«
Ha
detto
il
suo
nome
?
»
«
No
,
signore
.
»
«
Va
bene
.
»
Nel
salotto
infatti
aspettava
uno
dei
testimoni
del
conte
,
quello
che
l
'
avea
lasciato
al
Caffè
Nuovo
,
vecchietto
rubizzo
ed
elegante
.
Appena
vide
Pietro
gli
stese
la
mano
.
«
Ero
impaziente
di
stringere
la
mano
dell
'
uomo
più
nobile
e
generoso
ch
'
io
m
'
abbia
conosciuto
»
;
gli
disse
,
«
e
avrà
la
bontà
di
perdonarmi
se
ho
rischiato
d
'
essere
importuno
per
affrettarmene
il
piacere
.
»
«
Io
non
capisco
,
signore
»
,
rispose
Brusio
freddamente
.
«
Sono
l
'
interprete
dei
sentimenti
della
contessa
di
Prato
.
»
«
La
contessa
di
Prato
!
»
,
esclamò
Pietro
involontariamente
.
«
Cui
ella
ha
salvato
il
marito
rischiando
la
vita
.
»
«
Io
?
No
!
sono
stato
sfortunato
:
ecco
tutto
.
»
«
So
che
a
trenta
passi
ella
mette
una
palla
in
un
anello
.
Ho
assistito
al
più
strano
duello
ch
'
io
abbia
veduto
,
ed
ho
l
'
onore
d
'
assicurarle
che
me
ne
intendo
un
poco
di
questi
giochetti
.
Tutto
questo
mi
autorizza
a
creder
poco
nelle
sue
parole
,
in
questo
momento
,
e
molto
nella
sua
discrezione
e
nella
sua
modestia
.
»
«
Signore
!
»
«
E
che
!
...
forse
che
andiamo
in
collera
perché
vengo
a
recarle
i
ringraziamenti
della
contessa
?
»
«
La
signora
contessa
nulla
mi
deve
e
nulla
ha
a
ringraziarmi
.
»
«
Stamattina
,
molto
prima
di
partire
pel
Vomero
col
conte
,
ho
veduto
un
biglietto
così
concepito
in
sostanza
:
Io
non
mi
ritratterò
,
ma
posso
assicurare
la
signora
di
Prato
che
non
le
ucciderò
il
marito
.
Se
la
contessa
avesse
avuto
la
bontà
di
cedermi
per
un
quarto
d
'
ora
quel
biglietto
,
come
io
ne
l
'
avea
pregata
,
non
avrei
avuto
la
sfortuna
,
a
quest
'
ora
,
di
esser
sì
poco
creduto
.
»
Brusio
arrossì
impercettibilmente
e
chinò
la
testa
.
«
Ella
ha
letto
questo
biglietto
?...»,
disse
esitando
.
«
Letto
propriamente
no
;
poiché
è
stata
la
contessa
che
ha
avuto
la
bontà
di
leggermelo
.
»
Pietro
respirò
.
«
Ebbene
?
»
«
Ebbene
!
io
so
tutto
.
La
contessa
istessa
mi
ha
tutto
rivelato
!
»
,
aggiunse
con
enfasi
napoletana
l
'
interlocutore
di
Brusio
.
«
Ella
?
!
»
«
La
prego
di
credere
,
prima
di
farsene
le
meraviglie
,
ch
'
io
ho
l
'
onore
di
trovarmi
molto
innanzi
nell
'
amicizia
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
che
ella
ha
la
bontà
di
mostrarmi
tutta
la
fiducia
...
Non
so
se
ella
m
'intende...»
«
Non
molto
,
veramente
.
»
«
Eppure
è
sì
chiaro
!
»
,
aggiunse
il
vecchietto
con
un
sorriso
malizioso
.
«
È
adorabile
quella
contessa
!
...
peccato
che
lei
non
abbia
la
fortuna
di
conoscerla
intimamente
...
»
«
Me
ne
rincresce
di
cuore
.
Sicché
?...»
«
Sicché
ho
saputo
dalla
Valderi
,
ieri
sera
»
,
seguitò
colui
,
assumendo
completamente
l
'
aria
misteriosa
e
gonfia
del
vecchio
ganimede
che
si
crede
sicuro
del
fatto
suo
,
«
che
lei
,
signore
,
ha
voluto
,
non
so
perché
,
rimandare
alla
signora
un
mazzo
che
questa
le
avea
gettato
sul
proscenio
la
sera
che
si
rappresentava
il
suo
Gilberto
;
cosa
che
il
conte
ha
preso
in
mala
parte
,
per
cui
n
'
è
seguito
lo
scontro
di
stamattina
...
Quello
di
più
delicato
,
che
la
contessa
non
volle
,
non
seppe
nascondermi
,
è
che
ella
stessa
avesse
fatto
pregare
lei
,
signore
,
di
venire
ad
un
accomodamento
,
onde
il
sangue
non
fosse
sparso
per
una
causa
sì
futile
;
e
le
venne
risposto
con
quel
biglietto
ch
'
ella
mi
lesse
.
»
Pietro
sorrise
involontariamente
nel
vedere
la
pazza
persuasione
e
le
galanti
pretensioni
del
vecchietto
.
«
La
contessa
»
,
seguitò
colui
,
«
ed
io
stesso
non
avevamo
capito
perfettamente
quello
che
volessero
dire
quelle
parole
:
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
:
e
che
la
sua
nobile
condotta
di
stamattina
ha
spiegato
intieramente
.
Nella
mia
premura
di
presentarmi
alla
Prato
con
qualche
cosa
che
le
fosse
gradevole
,
io
son
corso
a
ringraziar
lei
di
cuore
,
a
stringerle
la
mano
per
la
contessa
e
per
me
,
essendo
sicuro
di
prevenire
il
desiderio
della
signora
.
»
«
Mi
permetta
di
farle
osservare
che
questa
sicurezza
è
,
per
lo
meno
,
molto
arrischiata
.
»
«
Per
bacco
!
dopo
aver
veduto
Narcisa
agitata
,
come
ieri
sera
l
'
ho
veduta
;
dopo
che
stamane
,
prima
ch
'
io
partissi
con
suo
marito
,
ella
mi
fece
chiamare
misteriosamente
...
segretamente
,
capisce
?
...
per
scongiurarmi
colle
più
calde
preghiere
,
colle
lagrime
agli
occhi
,
che
facessi
di
tutto
onde
venire
ad
un
accomodamento
,
non
c
'
è
bisogno
di
gran
sale
in
zucca
per
capire
che
la
contessa
dev
'
essere
contentissima
dell
'
esito
fortunatissimo
di
questo
affare
(
poiché
,
scusi
,
ma
la
sua
ferita
al
braccio
non
può
chiamarsi
una
disgrazia
)
e
che
io
,
dopo
aver
fatto
il
possibile
per
venire
all
'
aggiustamento
che
ella
mi
raccomandava
,
vada
ad
annunziarle
di
aver
accomodato
benone
le
cose
,
e
aver
perfino
ringraziato
lei
.
»
Sarei
dispiacentissimo
però
,
signore
,
ove
ella
,
senza
volerlo
,
le
avesse
reso
un
servigio
che
sarà
male
accolto
dalla
signora
.
»
«
Male
accolto
!
?
...
e
perché
?
»
«
Giacché
il
conte
n
'
è
uscito
illeso
,
cosa
deve
importare
di
me
,
di
uno
sconosciuto
,
a
quella
signora
?
E
come
dovrà
accettare
che
lei
vada
a
dirle
:
Ho
stretto
da
parte
vostra
la
mano
a
quell
'
uomo
che
ha
avuto
la
scortesia
di
rifiutarvi
un
sommo
favore
(
poiché
non
è
provato
ch
'
io
abbia
risparmiato
il
conte
)
e
che
è
andato
a
scaricare
la
sua
pistola
contro
il
petto
di
vostro
marito
?
»
Il
vecchietto
rimase
un
momento
confuso
,
come
colpito
da
quella
riflessione
;
ma
poco
dopo
riprese
vivamente
,
quasi
trionfante
:
«
No
,
no
!
son
sicuro
del
fatto
mio
.
Lei
non
conosce
la
bell
'
anima
di
Narcisa
;
ella
sarebbe
desolatissima
se
il
minimo
accidente
le
fosse
accaduto
...
L
'
ho
udita
con
questi
orecchi
esclamare
,
torcendosi
le
braccia
:
Mio
Dio
!
se
quel
giovane
morisse
...
per
me
!
»
.
«
Ella
ha
detto
questo
?
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
fuori
di
sé
...
«
Ma
sì
!
Diavolo
...
che
c
'
è
?
Le
reca
sorpresa
che
una
donna
abbia
paura
del
sangue
che
potrebbe
venire
sparso
per
cagion
sua
?
»
«
Al
contrario
...
È
che
...
in
tal
caso
...
essendo
sicuro
...
essendo
certo
di
rendere
a
lei
un
servigio
...
di
farle
un
buon
ufficio
presso
quella
signora
...
io
le
darei
un
attestato
di
quanto
ella
ha
fatto
per
scongiurare
il
pericolo
di
questo
duello
...
di
come
ella
si
è
adoperato
per
far
piacere
alla
contessa
...
»
«
Mio
amico
!
mio
caro
amico
!
»
,
esclamò
colui
,
abbracciandolo
;
«
come
le
ne
sarei
grato
!...»
«
E
se
lei
crede
che
due
righi
potrebbero
esserle
utili
presso
la
signora
di
Prato
...
»
«
Ella
è
la
bontà
in
persona
,
ed
io
le
sono
devotissimo
anima
e
corpo
.
»
Senza
aspettare
che
il
suo
interlocutore
fornisse
il
compito
dei
suoi
enfatici
ringraziamenti
Pietro
si
appressò
al
tavolino
da
albums
,
aprì
una
cartella
che
conteneva
foglietti
da
lettere
,
e
scrisse
:
«
Un
uomo
che
ha
molto
a
farsi
perdonare
dalla
signora
contessa
di
Prato
sarebbe
fortunatissimo
ove
ella
volesse
indicargli
un
'
ora
della
giornata
in
cui
potesse
venire
ad
implorare
questo
perdono
ai
suoi
piedi
»
.
Piegò
il
foglio
e
fece
mostra
di
rimetterlo
così
aperto
all
'
amico
della
Prato
.
«
Non
occorre
di
suggellarlo
,
se
lei
avrà
la
bontà
di
ricapitarlo
perso
-
nalmente
alla
signora
contessa
.
»
«
Anzi
!
anzi
!
...
suggelli
,
suggelli
pure
!
Voglio
fingere
di
non
sapere
di
che
si
tratti
...
Quest
'
attestato
del
quale
sembrerò
non
essere
informato
,
mi
gioverà
molto
presso
la
mia
cara
contessa
.
Ella
sarà
contentissima
di
me
...
poiché
...
capisce
....
ella
ha
molta
bontà
per
me
...
non
dico
per
vantarmi
...
»
«
Non
perda
tempo
adunque
!
»
,
replicò
Brusio
,
spingendolo
verso
la
porta
.
«
Un
altro
abbraccio
,
amico
carissimo
,
un
altro
abbraccio
.
Lei
troverà
sempre
in
me
un
uomo
tutto
suo
,
un
amico
vero
e
riconoscente
sino
alla
morte
.
Tratti
d
'
amicizia
come
i
suoi
,
che
non
si
fanno
aspettare
...
che
vengono
da
sé
...
non
si
dimenticano
...
Poiché
ella
ha
avuto
la
gentilezza
d
'
indovinare
...
che
io
per
quella
cara
Narcisa
...
capisce
?
!
»
«
Addio
,
caro
signore
.
»
«
Oh
,
come
mi
sarà
grata
la
contessa
!
come
creperanno
d
'
invidia
,
quegli
altri
giovanotti
,
quell
'
ufficialetto
di
cavalleria
pel
primo
!
...
Addio
,
caro
amico
.
»
Uscì
a
ritroso
,
inchinandosi
;
e
Pietro
,
lasciando
cadere
la
portiera
dietro
di
lui
,
non
poté
fare
a
meno
di
ridere
della
trista
figura
che
la
sciocca
presunzione
faceva
fare
a
quel
seduttore
di
58
anni
.
A
mezzogiorno
il
conte
rientrò
in
casa
e
domandò
della
moglie
.
«
La
signora
contessa
è
uscita
in
carrozza
»
,
rispose
il
suo
cameriere
.
«
Uscita
diggià
!
»
,
esclamò
il
conte
con
qualche
sorpresa
.
«
Ed
ha
lasciato
pel
signore
questo
biglietto
.
»
Il
conte
non
dissimulò
un
movimento
di
collera
,
ed
esitando
ad
aprire
la
lettera
,
disse
bruscamente
al
domestico
:
«
Va
bene
!
lasciatemi
»
.
Il
biglietto
di
Narcisa
era
semplicissimo
:
«
Lascio
questa
casa
perché
sento
ch
'
è
impossibile
rimanere
uniti
più
oltre
.
-
Sento
troppo
altamente
i
motivi
che
mi
spingono
a
tal
passo
per
nascondervelo
.
-
Non
mi
cercate
adunque
:
sarebbe
inutile
.
-
Vi
so
troppo
ricco
e
troppo
generoso
per
supporre
che
possiate
far
conto
della
mia
dote
:
vi
prego
quindi
di
passare
,
su
questa
,
8
o
9
mila
lire
all
'
anno
al
mio
incaricato
d
'
affari
a
Torino
,
signor
Treveri
.
Credo
che
basteranno
»
.
Era
quanto
vi
ha
di
incisivo
nell
'
ardire
portato
all
'
audacia
,
nella
franchezza
spinta
sino
al
cinismo
,
della
donna
volubile
e
galante
,
appassionata
ed
impetuosa
.
Quasi
nell
'
ora
istessa
un
elegante
calesse
si
fermava
dinanzi
il
portone
di
una
graziosa
casa
a
due
piani
nella
Strada
Nuova
.
Un
palafreniere
,
che
serviva
anche
da
portinaio
,
venne
ad
aprire
alla
signora
abbigliata
con
distinzione
,
che
era
discesa
dal
calesse
,
e
le
additò
una
scala
a
sinistra
,
della
quale
gli
scalini
di
marmo
erano
fiancheggiati
di
vasi
di
fiori
.
In
fondo
alla
corte
,
legati
alle
sbarre
di
un
cancello
che
chiudeva
un
giardino
di
piacevolissimo
aspetto
,
scalpitavano
tre
bellissimi
cavalli
inglesi
.
Nell
'
anticamera
,
ad
un
domestico
che
incontrò
,
la
dama
domandò
se
il
signor
Pietro
Brusio
era
in
casa
.
«
Sì
,
signora
;
ma
non
è
visibile
,
poiché
è
nel
suo
gabinetto
di
lavoro
.
»
«
Ditegli
che
c
'
è
una
signora
che
desidera
parlargli
.
»
«
Domando
scusa
,
signora
;
ma
la
prego
di
avere
la
bontà
di
ripassare
verso
le
sei
,
o
di
lasciare
il
suo
biglietto
;
poiché
quando
è
nel
suo
gabinetto
il
signore
non
vuol
essere
disturbato
assolutamente
.
»
«
Fategli
tenere
questo
biglietto
in
tal
caso
»
;
insisté
la
signora
con
una
lieve
tinta
d
'
impazienza
,
prendendo
da
un
elegante
porta
-
biglietti
una
carta
di
visita
e
piegandola
:
«
ditegli
che
aspetto
.
Non
vi
sgriderà
certamente
per
questo
»
.
Il
tuono
di
sicurezza
e
di
superiorità
con
cui
parlava
la
bella
signora
vinse
le
esitazioni
del
cameriere
,
che
si
decise
a
fare
quanto
ella
diceva
.
«
Si
dia
l
'
incomodo
di
seguirmi
in
sala
»
,
diss
'
egli
sollevando
la
portiera
di
un
uscio
;
«
il
signore
ci
sarà
a
momenti
.
»
Per
giungere
al
salotto
si
attraversava
una
piccola
serra
a
cristalli
,
che
occupava
uno
dei
lati
di
una
terrazza
assai
vasta
,
della
quale
s
'
era
fatto
un
giardino
pensile
,
sporgente
su
quella
spiaggia
incantata
della
Marinella
,
che
ha
il
bel
golfo
di
Napoli
per
orizzonte
,
e
in
fondo
Capri
e
Sorrento
.
Quella
specie
di
stufa
,
dove
vegetavano
le
più
belle
piante
esotiche
,
circoscriveva
come
in
un
'
atmosfera
separata
dalla
città
clamorosa
,
il
salotto
ed
il
gabinetto
da
studio
che
vi
era
contiguo
.
I
rumori
esterni
sembravano
estinguersi
sulla
sabbia
finissima
del
viale
,
come
il
più
lieve
alitare
di
vento
moriva
sulle
grandi
foglie
di
quelle
piante
immobili
nelle
loro
masse
svariate
.
Il
salotto
era
addobbato
con
lusso
;
ma
quel
pensiero
tutto
originale
che
avea
disposto
lo
stanzone
dei
fiori
prima
di
giungervi
,
e
il
giardino
sulla
terrazza
,
sembrava
aver
presieduto
nei
minimi
dettagli
alla
situazione
di
tutti
gli
oggetti
che
lo
decoravano
.
Le
porte
vetrate
,
che
si
aprivano
sulla
terrazza
,
erano
nascoste
,
alla
lettera
,
da
persiane
di
pianticelle
rampicanti
;
ciò
che
unito
alle
pitture
dei
vetri
,
e
alle
doppie
tende
di
raso
e
di
velo
,
facevano
penetrare
soltanto
nella
sala
quella
mezza
luce
,
che
,
col
lasciare
indistinte
le
forme
degli
oggetti
,
vi
crea
mille
nuove
immagini
,
e
ne
popola
la
semioscurità
di
quei
mille
sogni
incantati
,
di
quelle
sfumature
voluttuose
che
tanto
piacciono
alle
signore
galanti
;
il
passo
si
arrestava
sui
tappeti
vellutati
,
come
se
temesse
di
destare
un
'
eco
che
potesse
strappare
dalla
deliziosa
preoccupazione
che
faceva
nascere
quell
'
atmosfera
.
Il
cameriere
scomparve
senza
far
rumore
per
uno
degli
usci
dirimpetto
,
nascosto
dalla
stessa
tenda
di
raso
celeste
.
La
signora
si
sprofondò
in
una
delle
poltroncine
che
erano
vicine
ad
un
elegante
tavolino
da
albums
,
piccolo
capolavoro
nel
suo
genere
;
subendo
anch
'
essa
,
senza
accorgersene
,
il
fascino
che
esercitava
sui
sensi
quel
luogo
ricco
di
dorature
,
di
sete
,
di
specchi
e
di
profumi
:
fascino
al
quale
forse
ella
era
disposta
.
Poco
dopo
la
tenda
si
aperse
,
e
comparve
un
uomo
,
vestito
del
rigoroso
abito
nero
,
come
se
volesse
dare
a
divedere
di
apprezzare
tutto
il
valore
della
visita
che
riceveva
;
ancora
pallido
,
ma
di
quel
pallore
che
ci
fa
brillare
gli
occhi
,
quando
la
gioia
troppo
potente
della
felicità
sembra
chiamare
al
cuore
tutto
il
sangue
.
Una
benda
di
seta
gli
teneva
al
collo
il
braccio
sinistro
.
Un
momento
però
egli
sembrò
ondeggiare
indeciso
,
mentre
fissava
i
suoi
occhi
scintillanti
su
quel
corpo
da
fata
(
che
accennava
appena
le
sue
seduzioni
sotto
le
linee
quasi
vaporose
delle
vesti
,
voluttuosamente
disteso
sulla
poltroncina
)
e
su
quegli
occhi
che
lo
fissavano
del
loro
sguardo
più
bello
,
mentre
il
sorriso
più
dolce
errava
sulle
labbra
di
lei
.
Come
se
avesse
temuto
di
rompere
l
'
incanto
di
quel
sogno
troppo
bello
per
lui
,
[
egli
]
esclamò
,
quasi
impaziente
,
verso
un
testimonio
che
gli
stava
vicino
,
ma
che
però
non
si
vedeva
:
«
Non
ci
sono
per
nessuno
.
Quando
vi
voglio
suonerò
.
Andate
»
.
Non
si
udì
sul
tappeto
,
molto
spesso
,
il
passo
del
cameriere
che
si
allontanava
.
Pietro
si
avanzò
lentamente
verso
la
dama
,
come
se
avesse
voluto
assaporarne
,
con
una
voluttuosa
economia
d
'
analisi
,
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
.
Ella
,
nella
sua
positura
da
sirena
,
lo
fissava
sempre
senza
parlare
.
Il
giovane
non
pensava
neanche
a
proferire
la
più
semplice
formola
di
civiltà
.
Una
parola
sola
irruppe
spontanea
:
«
Lei
!
...
lei
,
signora
!
...
da
me
!
»
.
«
Che
c
'
è
di
strano
?
»
,
rispose
ella
con
un
indefinibile
sorriso
.
«
Non
ha
ella
rischiata
la
vita
per
me
,
perché
io
venga
a
rischiare
quelli
che
il
mondo
chiama
riguardi
per
lei
?...»
Gli
stese
la
destra
,
dopo
essersi
tolto
il
guanto
;
egli
esitò
a
prendere
quella
mano
,
che
,
forse
per
fargli
provare
in
tutta
l
'
intensità
il
brivido
del
suo
contatto
,
gli
si
metteva
nuda
fra
le
sue
.
«
Ho
ricevuto
il
suo
biglietto
dal
signor
Briolli
.
Se
lei
ha
molto
a
farsi
perdonare
,
io
ho
molto
a
ringraziarla
...
Ho
verso
di
lei
uno
di
quei
doveri
di
gratitudine
dinanzi
a
cui
le
convenienze
sociali
scompaiono
;
e
son
venuta
a
ringraziarla
,
signore
,
della
sua
azione
sì
nobile
,
sì
generosa
sino
al
sacrificio
!...»
Invece
di
rispondere
,
Pietro
seguitava
ad
ammirare
,
come
si
fa
di
un
oggetto
prezioso
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
che
si
teneva
fra
le
sue
senza
osare
di
stringerla
,
come
se
temesse
di
farne
appassire
la
delicata
bellezza
.
«
E
questa
ferita
!
...
Dio
mio
!...»,
continuò
la
contessa
commossa
vivamente
.
«
Nulla
...
una
scalfittura
.
»
Narcisa
si
avvide
forse
allora
della
tacita
ammirazione
con
cui
il
giovane
si
teneva
quella
mano
sulle
palme
,
e
,
arrossendo
impercettibilmente
,
fece
un
movimento
per
ritirarla
.
«
Oh
!
la
lasci
!...»,
mormorò
egli
come
un
fanciullo
che
parli
in
un
sogno
delizioso
.
«
È
cosi
bella
!...»
La
contessa
,
ancor
più
rossa
di
prima
,
ma
sorridendo
cogli
occhi
e
le
labbra
del
suo
sorriso
inebbriante
,
con
un
movimento
rapidissimo
e
quasi
istintivo
di
grazia
squisita
,
o
di
sopraffina
civetteria
,
gli
porse
l
'
altra
,
lasciandole
in
quelle
di
lui
e
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
Pietro
volle
baciare
quelle
mani
da
fata
;
ma
gli
parve
un
peccato
,
come
gli
era
sembrato
lo
stringerle
,
di
sfiorare
colle
sue
labbra
quella
pelle
rasata
.
Dopo
un
momento
di
silenzio
la
contessa
riprese
:
«
Uno
dei
testimoni
di
mio
marito
,
il
signor
Briolli
,
mi
ha
fatto
conoscere
tutta
la
generosità
della
sua
condotta
...
Se
io
avessi
potuto
sospettare
che
alla
mia
preghiera
ella
doveva
rispondere
con
tal
sacrificio
,
io
avrei
inorridito
di
avanzarla
...
come
ora
ho
rimorso
...
»
.
«
Non
mi
parli
di
ciò
!...»,
interruppe
quasi
brusco
il
giovane
,
come
se
avesse
temuto
di
destarsi
.
«
Noi
abbiamo
torti
reciproci
»
,
aggiunse
Narcisa
col
suo
sorriso
ammaliatore
;
«
siamo
franchi
in
tal
caso
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
per
poterceli
perdonare
scambievolmente
...
»
«
Reciproci
torti
?
»
,
interruppe
Pietro
come
trasognato
.
«
I
miei
saranno
più
gravi
»
,
rispose
Narcisa
;
«
ma
ho
la
buona
fede
di
confessarli
e
la
risoluzione
di
espiarli
...
E
voi
?...»
«
Io
non
me
ne
trovo
che
uno
!
...
ma
sì
grande
...
che
io
non
oso
rammentarlo
senza
arrossire
in
faccia
a
voi
...
»
«
Confessatelo
allora
;
forse
vi
verrà
perdonato
.
»
«Contessa!...»
«
È
molto
grave
adunque
perché
non
abbiate
il
coraggio
di
questa
confessione
?
»
«
Le
vostre
parole
me
lo
danno
;
io
ho
commesso
l
'
indegnità
d
'
insultarvi
rimandandovi
il
mazzo
e
l
'
anello
,
e
poco
fa
anche
il
biglietto
...
»
«
Avete
avuto
torto
nell
'
ultimo
caso
,
non
l
'
avevate
nel
primo
...
»
«
Perché
?
»
«
Perché
nel
primo
caso
quello
che
a
voi
pare
colpa
,
mi
provava
piuttosto
...
»
«Narcisa!...»
«
Che
voi
...
»
«
Che
io
vi
amo
come
un
pazzo
!
...
come
un
uomo
che
non
è
più
conscio
di
quello
che
fa
,
perché
voi
gli
avete
tolto
la
mente
e
la
ragione
,
Narcisa
!...»
Così
dicendo
Pietro
divorava
coi
baci
quelle
mani
che
si
teneva
fra
le
sue
.
«
Ora
che
la
vostra
confessione
è
fatta
»
,
diss
'
ella
,
non
rispondendo
direttamente
,
«
veniamo
alla
mia
.
»
Pietro
si
accosciò
sul
tappeto
ai
piedi
della
contessa
,
tenendo
sempre
le
sue
mani
.
«
Vi
scrissi
di
aver
conosciuto
a
Catania
un
giovanetto
generoso
sino
al
sagrifizio
,
nobile
sino
all
'
eroismo
...
Perdonatemi
,
non
m
'
interrompete
.
Allora
non
sapevo
chi
fosse
,
non
conoscevo
che
un
giovane
come
se
ne
veggono
tanti
,
inferiore
fors
'
anche
a
quei
giovani
eleganti
che
mi
facevano
la
corte
.
Anch
'
esso
mi
faceva
la
corte
alla
sua
maniera
,
come
la
fanno
i
provinciali
e
gli
adolescenti
...
Guardai
qualche
volta
costui
che
incontravo
sempre
sui
miei
passi
in
istrada
,
sulla
porta
del
Teatro
,
uscendo
e
rientrando
in
casa
...
Qualche
volta
,
quando
paragonavo
il
suo
stato
a
quello
di
coloro
che
mi
amavano
come
lui
ma
che
potevano
dirmelo
o
almeno
provarmelo
,
aspirare
almeno
ad
un
mio
sorriso
,
ad
una
mia
parola
...
mentre
costui
doveva
sacrificarsi
giorni
e
notti
intieri
per
vedermi
scendere
da
carrozza
o
per
passarmi
d
'
accanto
al
ritorno
da
un
ballo
,
ebbi
un
momento
di
curiosità
,
ed
anche
di
riconoscenza
sì
lontana
da
sfumare
nella
compassione
,
per
questo
giovane
che
mi
amava
in
tal
modo
,
e
mi
amava
senza
speranza
...
Poi
non
ci
pensai
più
...
Poco
tempo
fa
lo
rividi
in
una
festa
»
:
riprese
la
contessa
:
«
era
l
'
uomo
in
voga
;
l
'
alta
società
avea
per
lui
le
più
squisite
cortesie
,
le
donne
più
belle
e
più
nobili
gli
sorridevano
...
Un
vero
trionfo
!
Io
ammirai
quella
fronte
larga
e
pallida
,
e
mi
sembrò
di
scorgervi
qualche
cosa
di
nobile
che
non
vi
avevo
prima
notato
;
mi
parve
di
leggere
un
mondo
intiero
nei
suoi
occhi
,
sebbene
alquanto
malinconici
.
Lo
sguardo
ch
'
egli
mi
volse
mi
fece
pensare
al
giovanetto
sconosciuto
...
e
provai
una
viva
commozione
a
quel
pensiero
:
c
'
era
trionfo
ed
orgoglio
soltanto
,
in
quel
punto
.
Oh
!
io
sono
schietta
,
signore
,
per
farmi
credere
quello
che
ho
da
dire
in
seguito
.
Quest
'
uomo
avea
fatto
un
miracolo
pel
mio
amore
un
miracolo
da
genio
...
Io
l
'
ho
veduto
in
quell
'
opera
,
come
egli
non
ha
veduto
che
me
creandola
,
prendermi
la
mano
,
sorridendo
del
suo
triste
sorriso
,
e
farmi
passare
in
rassegna
il
suo
cuore
coi
suoi
palpiti
,
le
sue
speranze
e
le
sue
lagrime
...
e
trasportarmi
ai
giorni
delle
vaghe
aspirazioni
e
dei
sogni
ineffabili
.
Poi
mi
ha
fatto
piangere
del
suo
pianto
disperato
a
quelli
spasimanti
di
passione
...
e
si
è
arrestato
anelante
,
spossato
,
colle
braccia
stese
,
nel
punto
in
cui
sentiva
sfuggirsi
questo
fantasma
a
cui
incatenava
la
sua
esistenza
...
Oh
,
in
quel
momento
,
signore
...
s
'
io
avessi
veduto
dinanzi
a
me
quest
'
uomo
,
come
l
'
ho
veduto
nel
suo
sogno
,
nel
suo
dramma
...
gli
avrei
steso
le
braccia
ad
incontrare
le
sue
...
»
.
«Narcisa!...»,
mormorò
soffocato
Brusio
,
sollevandosi
sino
ad
inginocchiarsi
.
«
Qualche
volta
,
quando
penso
a
quest
'
amore
sì
ardente
e
sì
immenso
,
che
non
avrei
saputo
immaginare
se
non
l
'
avessi
ispirato
,
io
che
ho
sorriso
e
folleggiato
fra
le
ancor
più
folli
proteste
di
mille
galanti
,
io
stordita
da
quest
'
incenso
d
'
adulazioni
e
di
corteggio
che
gli
uomini
più
eleganti
,
più
ricchi
e
nobili
si
affollano
a
bruciarmi
ai
piedi
...
io
ho
un
movimento
d
'
incerto
terrore
;
...
mi
pare
che
debba
esser
terribile
,
divorante
,
questa
passione
,
quando
è
giunta
a
tal
grado
;
...
mi
pare
ch
'
essa
debba
assorbire
la
vita
in
un
bacio
di
fuoco
...
ma
in
un
bacio
di
tale
ebbrezza
da
sembrare
troppo
piccolo
compenso
la
vita
,
e
troppo
corti
i
giorni
per
avvelenarsene
...
»
«Narcisa!!...»,
ripeté
Pietro
colle
lagrime
agli
occhi
,
prendendole
le
mani
con
violenza
,
mentre
avea
ascoltato
sin
allora
cogli
occhi
spalancati
e
fissi
,
come
pazzo
di
felicità
,
e
coi
gomiti
appoggiati
sulle
ginocchia
di
lei
.
La
fata
si
curvò
mollemente
verso
di
lui
,
e
gli
posò
le
braccia
sulle
spalle
...
poi
lo
sollevò
lentamente
,
con
quell
'
abbandono
inimitabile
e
seducente
che
le
era
particolare
;
e
guardandolo
sempre
col
suo
sorriso
da
sirena
gli
susurrò
,
quasi
sulle
labbra
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
carezzevole
:
«
Son
venuta
a
vedere
il
tuo
gabinetto
da
studio
...
Pietro
...
»
.
Quel
soffio
passò
come
un
vento
ghiacciato
sul
sudore
che
inondava
la
fronte
di
lui
,
che
,
impotente
a
più
contenersi
,
la
sollevò
,
prendendola
tra
le
braccia
,
come
un
caro
fanciullo
,
e
la
divorò
di
baci
,
singhiozzando
in
un
sublime
delirio
:
«
Tu
sei
il
mio
Dio
!
ed
io
non
avrò
mai
forza
per
amarti
come
vorrei
!!!...»
.
La
portiera
ricadde
ondeggiante
dietro
di
loro
.
Pochi
giorni
dopo
,
verso
il
tramonto
,
due
giovani
che
s
'
avvincevano
colle
braccia
allacciate
,
come
le
rampicanti
che
coprivano
i
fusti
dei
grandi
alberi
del
giardino
pensile
,
appoggiati
alla
ringhiera
di
pietra
della
terrazza
,
guardavano
il
sole
che
tramontava
dietro
quel
mare
azzurro
che
si
stendeva
immenso
ai
loro
piedi
ed
ove
si
specchiavano
Ischia
e
Procida
.
Narcisa
teneva
appoggiata
la
testa
sulla
spalla
di
Pietro
,
e
di
quando
in
quando
si
aggrappava
al
collo
di
lui
colle
sue
candide
braccia
per
passare
le
sue
labbra
sulla
fronte
e
gli
occhi
di
lui
con
mille
baci
muti
della
sua
bocca
tremante
che
ne
formavano
un
solo
.
«
Che
vita
!
...
mio
Dio
!
che
vita
!!!...»,
mormorava
ella
soltanto
qualche
volta
.
«
Eppure
,
mio
dolce
angioletto
,
quando
io
bacio
questa
tua
fronte
,
e
mi
premo
fra
le
labbra
questi
capelli
,
e
ti
chiudo
gli
occhi
colle
mie
mani
,
e
mi
sento
fremere
fra
le
braccia
questo
tuo
corpo
da
fata
...
io
non
credo
,
no
...
malgrado
che
io
chiuda
gli
occhi
,
malgrado
che
io
torturi
disperatamente
il
mio
cervello
,
per
crederlo
,
che
ciò
che
io
provo
di
sì
immenso
,
di
sì
convulso
,
di
sì
spasimante
nella
voluttà
del
piacere
,
nel
delirio
del
godimento
,
mi
viene
da
te
;
...
che
tutto
ciò
non
è
uno
splendido
sogno
della
mia
fantasia
,
come
ti
sognai
nel
mio
dramma
...
e
ti
sognai
delirante
,
stringendomi
la
testa
infuocata
fra
le
mani
,
premendomi
il
cuore
che
sembrava
scoppiarmi
,
seduto
sul
marciapiede
di
faccia
ai
tuoi
veroni
!
...
No
...
io
non
posso
credere
che
quella
donna
che
incontravo
al
passeggio
,
al
braccio
di
un
altro
uomo
,
fra
l
'
ammirazione
di
quanti
la
vedevano
,
facendo
palpitare
il
mio
cuore
col
fruscio
del
suo
strascico
sulle
vie
;
...
che
quella
donna
che
vidi
al
Teatro
;
che
mi
passò
da
presso
senza
guardarmi
;
che
seguii
come
un
fanciullo
,
come
un
cane
;
...
che
non
mi
stancai
a
vedere
dalla
strada
,
per
due
mesi
intieri
,
sotto
la
sua
casa
,
ascoltando
il
minimo
rumore
che
mi
venisse
da
lei
,
che
mi
accennasse
la
sua
presenza
facendomi
trasalire
;
...
che
quella
donna
che
proferì
quelle
parole
...
quella
notte
...
dal
verone
;
...
che
mi
torturò
il
Cuore
colle
note
strillanti
del
suo
valtzer
,
quando
mi
parve
che
il
mio
cuore
fosse
rotto
;
...
che
quella
donna
ch
'
io
non
osavo
avvicinare
per
non
rompere
il
cerchio
luminoso
che
la
circondava
d
'
aureola
,
per
non
rapirle
un
atomo
di
quella
atmosfera
profumata
della
quale
ci
circondava
,
che
faceva
il
suo
prestigio
;
...
che
quella
donna
che
adorai
infine
come
un
pazzo
,
spaventandomi
di
adorarla
in
tal
modo
,
è
mia
!
...
mi
ama
!
...
mi
è
fra
le
braccia
!
!
...
che
io
posso
chiamarla
ogni
giorno
,
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
;
...
che
io
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
posso
udire
quella
voce
che
proferì
:
Quell
'
uomo
è
pazzo
:
che
mi
dice
che
m
'
ama
!
...
che
io
posso
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
vivere
la
sua
vita
e
suggergliela
coi
baci
delle
labbra
...
Oh
,
no
!
Narcisa
...
per
credere
a
ciò
bisogna
che
noi
ritorniamo
a
Catania
,
che
noi
abitiamo
quella
stessa
casa
che
io
guardai
con
più
venerazione
della
casa
di
Dio
;
che
io
respiri
l
'
aria
istessa
di
quelle
camere
;
che
mi
metta
a
quel
verone
,
con
te
,
al
posto
che
occupavi
seduta
sulla
poltrona
;
e
che
io
ti
legga
,
seduto
accanto
alle
tue
ginocchia
,
come
quell
'
uomo
...
Bisogna
che
mi
metta
con
te
,
di
notte
,
a
quell
'
ora
,
a
quel
verone
;
e
che
tu
ripeta
quelle
parole
infami
che
io
annegherei
sulle
tue
labbra
coi
miei
baci
;
bisogna
che
le
tue
mani
ripetano
su
quel
pianoforte
le
note
di
quel
valtzer
che
m
'
inseguirono
spietatamente
quando
fuggivo
delirante
come
se
fuggissi
il
cuore
che
sanguinava
dirotto
;
bisogna
che
io
mi
segga
su
quel
marciapiede
,
colla
fronte
fra
le
mani
,
come
allora
;
e
che
io
ascolti
lo
stormire
di
quegli
alberi
,
il
suono
di
quell
'
orologio
,
il
murmure
lontano
di
quel
mare
,
il
fruscio
della
tua
veste
;
...
e
che
io
vegga
il
lume
che
rischiara
la
tua
camera
;
...
e
che
la
tua
voce
soprattutto
,
la
tua
voce
inebbriante
,
mi
ripeta
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
,
che
quello
non
è
un
sogno
,
che
io
non
son
pazzo
;
...
e
che
le
tue
labbra
,
posandosi
sulla
mia
fronte
,
mi
scaccino
questo
turbine
affannoso
che
mi
sconvolge
la
mente
,
che
mi
fa
dubitare
della
mia
felicità
....
»
«
Andiamo
a
Catania
!
»
,
mormorò
Narcisa
,
dandogli
un
lungo
bacio
e
bagnandogli
la
fronte
di
due
lagrime
di
voluttà
.
VIII
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Catania
,
*
*
*
Agosto
186*
Amico
mio
,
apro
oggi
soltanto
le
lettere
che
mi
son
pervenute
da
due
mesi
per
la
posta
,
delle
quali
alcune
tue
e
di
mia
madre
sono
vecchie
da
più
di
70
giorni
.
Povera
madre
!
che
avrà
pensato
di
me
?
!
...
Eppure
se
ella
avesse
potuto
conoscere
la
felicità
del
figlio
suo
,
se
sapesse
i
godimenti
immensi
dei
quali
mi
sono
inebbriato
,
ella
sarebbe
lieta
,
quella
buona
madre
,
del
lungo
silenzio
del
figlio
,
che
le
proverebbe
ch
'
egli
ha
dimenticato
tutto
onde
vivere
soltanto
per
questa
vita
di
cui
un
'
ora
vale
un
secolo
,
per
immergersi
tutto
in
questo
sogno
febbricitante
,
in
cui
i
brividi
del
piacere
sono
sì
potenti
da
farlo
riscuotere
gemendo
come
di
spasimo
.
Raimondo
,
se
,
15
mesi
fa
,
quando
seguitavamo
quella
sconosciuta
,
della
quale
cominciavo
a
subire
il
fascino
inenarrabile
,
tu
mi
avessi
detto
:
«
costei
,
per
uno
di
quei
miracoli
che
provano
Dio
,
avrà
una
parola
,
una
sola
parola
per
te
»
...
io
non
avrei
osato
lusingarmi
di
questa
speranza
...
io
avrei
temuto
di
carezzarla
.
Ed
ora
,
nel
momento
in
cui
ti
scrivo
,
questa
donna
,
che
di
tutto
ciò
ch
'
è
leggiadro
s
'
è
fatto
un
corteggio
splendido
,
questa
donna
che
ha
il
sorriso
ammaliatore
,
gli
sguardi
inebbrianti
col
loro
raggio
pacato
,
le
promesse
più
affascinanti
nel
suo
voluttuoso
abbandono
,
questa
donna
mi
ama
!
...
me
l
'
ha
detto
colle
sue
labbra
posate
sulle
mie
!
...
Questa
donna
io
l
'
ho
posseduta
;
io
la
possiedo
!
...
È
mia
!
...
Quel
cuore
del
quale
mi
spaventavo
a
scandagliare
i
misteri
reconditi
,
come
se
gl
'
immensi
tesori
d
'
amore
che
vi
si
racchiudono
avessero
dovuto
annegarmi
nei
loro
diletti
sovrumani
,
quella
vita
ch
'
è
tutta
un
fremito
di
voluttà
,
io
l
'
ho
sentito
palpitare
fra
le
mie
braccia
...
Essa
è
vissuta
sotto
il
mio
tetto
;
ha
passeggiato
al
mio
braccio
;
...
e
le
sue
labbra
hanno
chiuso
i
miei
occhi
la
sera
,
per
riaprirmeli
l
'
indomani
!
...
Io
ho
baciato
quei
capelli
,
quella
fronte
,
quegli
occhi
,
quelle
labbra
;
io
mi
son
cullata
quella
testolina
sui
miei
ginocchi
,
ed
ho
passato
le
intiere
notti
fantasticando
cogli
occhi
fissi
in
quegli
occhi
,
a
leggervi
tale
amore
che
mai
uomo
in
terra
conoscerà
.
Raimondo
,
sai
tu
cos
'
è
questa
donna
?
...
È
l
'
amore
con
tutti
i
suoi
palpiti
più
arcani
e
misteriosi
;
è
la
voluttà
con
tutti
i
suoi
sussulti
più
ardenti
;
è
il
delirio
con
tutti
i
suoi
sogni
più
febbrili
.
Io
non
arriverò
mai
a
farti
immaginare
qual
fremito
di
piacere
si
provi
quando
quella
mano
da
fata
,
colle
sue
unghie
rosee
,
colle
sue
dita
affilate
,
colla
sua
pelle
rasata
e
candida
si
posa
sulla
fronte
;
e
quando
quegli
occhi
fanno
passare
nei
miei
baleni
di
quest
'
amore
che
al
primo
urto
scintillano
come
il
cozzo
di
due
spade
,
e
che
inebbriano
come
un
veleno
.
Questa
donna
che
vivea
pei
piaceri
,
della
quale
il
lusso
era
il
bisogno
come
l
'
aria
è
il
bisogno
dell
'
uomo
,
questa
donna
non
esce
più
quasi
mai
;
rifiuta
tutti
gl
'
inviti
;
si
alza
all
'
alba
,
per
venire
ad
appoggiare
la
sua
testa
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
lavoro
;
per
venire
a
spargermi
il
tavolino
di
fiori
ch
'
ella
ha
colti
per
me
...
per
dirmi
di
quelle
parole
che
ella
sola
sa
dire
.
È
una
vita
straordinaria
che
noi
facciamo
:
una
vita
che
c
'
invidierebbero
molti
e
che
molti
compiangerebbero
come
una
pazzia
.
A
Napoli
noi
uscivamo
qualche
volta
,
la
sera
,
verso
mezzanotte
,
in
carrozza
,
e
andavamo
a
Mergellina
per
la
Riviera
di
Chiaia
.
Io
non
ti
potrei
esprimere
le
sempre
nuove
sensazioni
che
costei
mi
faceva
provare
,
in
quell
'
ora
,
seduta
accanto
a
me
sui
cuscini
della
carrozza
.
Noi
lasciavamo
il
calesse
per
correre
,
di
notte
,
come
fanciulli
,
tenendoci
per
la
mano
,
sedendoci
a
terra
quando
eravamo
stanchi
.
Il
sole
ci
sorprendeva
spesso
ancora
passeggiando
,
come
nelle
prime
ore
della
notte
;
e
allora
noi
correvamo
a
casa
per
levarci
poi
alle
cinque
.
Qualche
altra
volta
uscivamo
a
cavallo
.
Narcisa
cavalca
come
un
'
amazzone
,
e
noi
galoppavamo
verso
Posillipo
.
Io
mi
spaventavo
nel
vedere
con
quale
audacia
piena
di
grazia
quel
fragile
corpo
che
sembra
soltanto
armonizzato
per
le
più
delicate
carezze
,
quella
giovane
nervosa
che
sembra
vivere
una
vita
a
metà
aerea
come
quella
di
una
farfalla
,
sfidava
i
pericoli
della
corsa
,
superando
gli
slanci
impetuosi
di
Arbek
,
il
mio
focoso
cavallo
,
con
tutta
la
disinvoltura
di
un
cavallerizzo
.
Quando
ritornavamo
,
coi
cavalli
anelanti
e
coperti
di
spuma
,
Narcisa
si
lasciava
cadere
nelle
mie
braccia
,
avvinghiandomi
le
sue
al
collo
;
ed
io
la
trasportavo
,
come
una
bambina
,
sulla
sua
poltrona
accanto
al
pianoforte
.
La
sera
facevamo
della
musica
insieme
.
Ella
è
di
un
gusto
squisito
,
quantunque
non
possegga
tutte
le
facilità
di
un
pianista
.
Quand
'
ella
suona
io
sto
seduto
al
suo
fianco
,
colle
braccia
allacciate
attorno
alla
sua
vita
;
ella
s
'
interrompe
per
guardarmi
,
per
sorridermi
;
...
e
quando
mi
ha
guardato
un
pezzo
,
com
'
ella
sola
sa
guardare
,
mi
chiude
gli
occhi
coi
baci
.
Colle
mie
mani
fra
le
sue
ha
voluto
ch
'
io
le
narrassi
tutta
la
mia
vita
,
colle
più
minute
particolarità
...
Ha
sorriso
del
suo
caro
sorriso
a
ciascuna
rimembranza
delle
mie
follie
di
giovinezza
,
e
mi
ha
detto
:
«
Giammai
tu
amerai
come
hai
amato
me
!...»
.
E
come
ebbra
del
suo
trionfo
mi
ha
circondato
la
testa
delle
sue
braccia
.
Ora
,
da
quaranta
giorni
,
noi
siamo
a
Catania
,
dove
ad
ogni
passo
io
provo
delle
emozioni
ineffabili
.
Spesso
rimango
delle
ore
intiere
a
contemplare
l
'
oggetto
insignificante
che
mi
ricordo
aver
veduto
quando
amavo
Narcisa
di
quel
terribile
amore
senza
speranza
.
Io
ho
salito
quella
scala
,
ho
passeggiato
per
quelle
stanze
,
ho
dormito
sotto
quel
tetto
...
ho
veduto
la
sua
camera
...
Qual
camera
!
se
la
vedessi
,
Raimondo
!
...
Un
uomo
che
non
avesse
mai
conosciuto
Narcisa
ne
immaginerebbe
il
ritratto
fisico
e
morale
quando
avesse
soltanto
veduta
la
sua
camera
.
Dappertutto
velluti
e
sete
;
e
,
a
renderne
meno
pesante
la
ricchezza
,
meno
severo
e
più
diafano
il
colorito
,
veli
dappertutto
,
e
fiori
,
e
un
profumo
appena
sensibile
,
ma
molle
,
delizioso
;
il
profumo
della
sua
pelle
delicata
...
L
'
altra
notte
udii
rumore
nel
suo
appartamento
;
mi
levai
anch
'
io
e
la
trovai
al
verone
istesso
dove
io
la
vedevo
qualche
volta
,
cogli
occhi
fissi
sulla
strada
dove
altra
volta
io
passavo
parte
delle
notti
.
Mi
accorsi
che
aveva
pianto
.
Come
mi
vide
mi
gettò
le
braccia
al
collo
e
scoppiò
in
singhiozzi
.
«
Oh
!
è
l
'
eccesso
della
felicità
che
mi
fa
male
!
»
,
mi
disse
.
E
l
'
alba
ci
trovò
ancora
a
quel
verone
,
abbracciati
.
Raimondo
!
...
Ti
svelo
un
gran
mistero
del
mio
cuore
,
che
Narcisa
non
dovrebbe
mai
conoscere
.
In
mezzo
a
questi
deliranti
piaceri
,
in
mezzo
a
questa
felicità
che
il
Paradiso
non
mi
potrebbe
mai
dare
,
ho
un
pensiero
che
mi
è
quasi
terrore
,
che
mi
agghiaccia
il
bacio
sulle
labbra
...
e
ciò
quando
penso
che
a
forza
d
'
inebbriarmi
a
questa
coppa
fatata
,
i
sensi
dell
'
uomo
,
troppo
deboli
per
la
piena
di
tanta
felicità
,
non
si
istupidiscano
nel
godimento
;
...
che
io
non
possa
più
assorbire
in
tutti
i
più
squisiti
particolari
questa
rugiada
d
'
amore
di
cui
ella
mi
abbevera
;
...
che
,
infine
,
(
ho
terrore
di
ripeterlo
a
me
stesso
!
)
a
forza
d
'
immedesimarmi
nella
vita
di
lei
,
a
forza
di
assorbirne
tutte
le
emanazioni
quando
me
la
stringo
fra
le
braccia
,
io
non
giunga
a
rompere
quel
velo
aereo
,
direi
,
di
cui
Narcisa
si
circonda
,
e
che
comanda
quasi
la
semioscurità
,
l
'
isolamento
,
per
farla
meglio
ammirare
...
Raimondo
,
se
ciò
avvenisse
,
sento
che
mi
farei
saltare
le
cervella
.
Quando
le
parlo
del
suo
passato
ella
mi
risponde
,
inebbriandomi
del
suo
sguardo
:
«
Ciò
che
io
rimpiango
sono
i
giorni
che
vi
ho
passato
senza
di
te
,
e
che
avrebbero
accumulato
tesori
d
'
amori
e
di
ricordi
trascorsi
al
tuo
fianco
»
.
Io
ti
ringrazio
,
amico
mio
,
delle
cure
affettuose
che
prodighi
alla
mia
famiglia
.
Vicini
a
te
,
quei
miei
cari
,
io
son
tranquillo
sul
loro
stato
.
Dirai
a
mia
madre
che
non
oso
scriverle
;
e
che
qualche
giorno
correrò
sino
a
Siracusa
per
farmi
perdonare
il
mio
lungo
silenzio
fra
le
sue
braccia
.
Addio
,
addio
!
Narcisa
mi
chiama
;
domani
forse
ti
scriverò
più
a
lungo
.
Il
tuo
Pietro
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Aci
-
Castello
.
*
*
*
Novembre
186*
Signore
,
Pietro
mi
ha
parlato
sì
spesso
di
lei
,
che
il
suo
nome
è
per
me
quello
di
un
amico
.
È
come
a
fratello
che
io
scrivo
dunque
,
o
signore
...
come
ad
un
uomo
che
è
l
'
amico
del
mio
Pietro
...
E
son
sola
...
e
non
ho
nessuno
a
cui
aprire
il
mio
cuore
,
per
mezzo
di
cui
far
pervenire
,
in
queste
memorie
,
i
miei
ultimi
ricordi
a
lui
!
Qual
vita
ho
fatta
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
Mi
pareva
impazzire
dalla
felicità
;
come
ora
mi
pare
impazzire
dal
dolore
,
quando
penso
a
quelle
ore
trascorse
come
baleni
nelle
sue
braccia
,
a
quei
suoi
baci
che
sembravano
divorarmi
,
a
quelle
sue
ferventi
parole
che
mi
atterrivano
quasi
colla
violenza
della
sua
passione
...
a
quei
sei
mesi
tutti
d
'
amore
di
cui
noi
assorbivamo
i
giorni
con
disperato
anelito
di
piacere
...
Ed
ora
...
È
triste
quello
che
ho
a
dirle
,
signore
!
...
Oh
,
è
ben
triste
!
...
Io
ho
soltanto
la
forza
di
scriverne
poiché
è
il
solo
conforto
che
mi
rimanga
,
poiché
questi
versi
saranno
letti
da
lui
...
che
,
allora
soltanto
...
forse
...
comprenderà
di
quale
amore
l
'
ho
amato
...
;
poiché
io
,
infine
,
vi
provo
un
penoso
godimento
,
dopo
quello
che
mi
resta
soltanto
ad
aspettarmi
...
Se
dieci
mesi
addietro
,
quando
ero
a
Catania
,
avessi
potuto
sognarmi
la
vita
che
ho
fatto
con
questo
giovane
,
io
avrei
riso
di
me
come
una
pazza
.
Ora
piango
,
signore
...
piango
lagrime
disperate
,
che
cassano
le
disperate
parole
che
scrivo
.
A
Napoli
lo
vidi
circondato
da
quell
'
aureola
che
dà
la
rinomanza
dell
'
ingegno
;
lo
vidi
festeggiato
,
messo
in
moda
.
Pensai
che
quest
'
uomo
,
di
cui
molte
duchesse
avrebbero
fatto
il
loro
amante
,
aveva
passato
quattro
mesi
sotto
i
miei
veroni
;
pensai
a
quest
'
uomo
cui
l
'
amore
,
ch
'
io
gli
aveva
ispirato
,
aveva
solcato
le
guancie
ed
elevato
il
cuore
sino
al
genio
...
e
l
'
amai
...
l
'
amai
come
mai
avevo
amato
...
come
non
m
'
era
parso
che
si
potrebbe
amare
giammai
.
Quest
'
uomo
,
questo
giovane
ch
'
io
non
avevo
distinto
in
mezzo
alla
folla
che
lo
circondava
,
recava
nel
cuore
tesori
ineffabili
di
passione
,
in
cui
assorbiva
tutto
il
mio
essere
.
Quest
'
uomo
per
sei
mesi
,
sei
intieri
mesi
,
mi
formò
una
vita
di
baci
e
di
carezze
.
Noi
non
uscivamo
quasi
mai
.
La
sera
ci
recavamo
sulla
terrazza
che
guarda
il
mare
e
restavamo
là
spesso
sino
a
giorno
;
qualche
volta
soltanto
uscivamo
in
carrozza
o
a
cavallo
,
ma
sempre
assieme
.
A
Catania
noi
seguitammo
ancora
due
mesi
questa
vita
incantata
che
per
me
sarebbe
rimasta
un
mistero
senza
di
lui
.
E
poi
...
Alcuni
giorni
dopo
Pietro
cominciò
ad
invitarmi
ad
uscire
...
ad
andare
in
società
...
Mio
Dio
!
mi
pareva
che
avessi
dovuto
aver
rimorso
di
quel
tempo
che
bisognava
rubare
al
nostro
amore
.
Allora
egli
mi
disse
che
per
lui
,
che
dovea
farsi
un
avvenire
,
era
impossibile
seguitare
a
vivere
così
ritirato
dal
mondo
,
e
che
quest
'
avvenire
gli
imponeva
qualche
sacrifizio
;
che
,
infine
,
per
quella
sera
avea
un
invito
al
quale
non
poteva
mancare
.
Lo
pregai
di
andar
solo
,
soffocando
un
penoso
sentimento
che
quasi
mi
faceva
piangere
d
'
angoscia
.
Nei
primi
mesi
che
noi
passammo
assieme
Pietro
non
avrebbe
pensato
a
ciò
.
Quel
fervente
amore
di
lui
cominciava
dunque
a
dar
luogo
ai
calmi
pensieri
dell
'
avvenire
...
Non
osai
gettare
uno
sguardo
su
quel
baratro
che
si
spalancava
lentamente
ad
inghiottire
la
mia
felicità
.
Quando
venne
a
stringermi
la
mano
,
quando
udii
il
rumore
della
sua
carrozza
che
si
allontanava
,
non
potei
frenare
le
lagrime
,
e
mi
misi
al
pianoforte
per
distrarmi
.
Mi
venne
sotto
le
mani
Il
Bacio
di
Arditi
,
quel
valtzer
ch
'
egli
mi
fa
ripetere
sì
spesso
marcandone
il
movimento
coi
suoi
baci
sulla
mia
testa
.
Quelle
note
mi
parve
che
piangessero
,
e
chiusi
il
pianoforte
con
impazienza
.
Lo
aspettai
al
verone
sino
a
mezzanotte
:
non
veniva
ancora
.
Ebbi
timore
di
lasciargli
scorgere
il
mio
affanno
,
se
mi
fossi
lasciata
trovare
aspettandolo
,
mi
ritirai
nel
mio
appartamento
.
Presi
un
libro
a
caso
,
ma
non
potei
leggerlo
.
Verso
le
tre
udii
finalmente
la
carrozza
che
rientrava
sotto
il
portone
,
e
i
passi
di
lui
sulla
scala
.
Ma
egli
non
venne
a
cercarmi
.
Divorata
dall
'
impazienza
,
suonai
per
domandare
di
lui
.
«
Il
signore
è
ritornato
»
;
mi
rispose
la
mia
cameriera
,
«
ma
è
rientrato
quasi
subito
nelle
sue
stanze
.
»
Non
era
venuto
almeno
,
come
faceva
ogni
sera
,
a
darmi
il
bacio
della
buona
notte
.
Ebbi
un
istante
il
pensiero
d
'
andare
da
lui
,
ma
lo
soffocai
,
colle
mie
lagrime
,
fra
i
guanciali
.
L
'
indomani
,
prima
ancora
dell
'
alba
,
ero
levata
,
poiché
non
avevo
dormito
un
secondo
;
ed
andai
ad
aspettarlo
nel
salotto
,
sperando
che
anch
'
egli
vi
sarebbe
venuto
.
Egli
si
alzò
soltanto
verso
le
undici
,
e
immediatamente
venne
a
cercare
di
me
.
«
Come
sei
bella
,
mia
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
abbracciandomi
con
effusione
;
«
mi
pare
di
amarti
dippiù
ogni
volta
che
ti
rivedo
!
»
Alzai
gli
occhi
,
umidi
di
lagrime
,
su
di
lui
,
atterrita
dall
'
idea
che
quelle
parole
fossero
simulate
.
No
!
non
era
possibile
in
lui
...
nel
mio
Pietro
!
...
il
più
nobile
cuore
ch
'
io
abbia
conosciuto
:
era
il
suo
sguardo
ardente
di
passione
,
e
la
sua
voce
che
recava
l
'
accento
del
cuore
.
Singhiozzante
gli
gettai
le
braccia
al
collo
,
come
per
non
lasciarmelo
sfuggire
mai
più
,
e
nascosi
la
testa
nel
suo
petto
.
«
Che
vuol
dire
questo
pianto
?
»
,
domandò
egli
asciugandomi
gli
occhi
coi
baci
;
«
son
molto
colpevole
adunque
?
»
«
Oh
,
no
!
no
!...»,
singhiozzai
;
«
è
che
...
quello
che
provo
vedendoti
...
»
Egli
mi
abbracciò
,
muto
,
senza
rispondere
,
quasi
pentito
.
Per
otto
o
dieci
giorni
non
mi
lasciò
più
un
minuto
.
Sentivo
che
questa
felicità
sovrumana
mi
logorava
lentamente
,
e
mi
dava
ogni
giorno
forze
novelle
per
sopportarne
la
piena
.
Il
giorno
che
ci
fu
recato
un
invito
per
una
serata
che
dava
C
*
*
*
,
Pietro
mi
disse
:
«
Vi
anderò
soltanto
a
condizione
che
ci
venga
anche
tu
»
.
«
Perché
piuttosto
non
uscire
assieme
,
a
farci
una
delle
nostre
passeggiate
sì
belle
?
!
...
Sai
bene
che
per
me
i
godimenti
che
dà
la
società
,
il
gran
mondo
,
non
hanno
più
attrattive
...
»
,
gli
risposi
.
«
Bisogna
forzarti
;
non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
Tu
sei
un
angelo
di
bellezza
,
ed
io
sono
orgoglioso
di
te
;
voglio
godere
del
tuo
trionfo
.
»
«
Giacché
lo
vuoi
...
»
,
gli
dissi
reprimendo
un
sospiro
.
«
Una
sera
»
,
seguitò
egli
tenendosi
le
mie
mani
fra
le
sue
,
«
una
di
quelle
sere
in
cui
ti
cercavo
come
smaniante
,
avevo
perduto
la
speranza
d
'
incontrarti
;
quando
vidi
passare
,
al
braccio
del
conte
,
una
donna
vestita
di
bianco
,
con
un
semplice
bóurnous
bianco
sulle
spalle
,
di
cui
il
cappuccio
era
tirato
sulla
testa
:
avea
il
corpo
svelto
ed
elegante
,
l
'
andatura
molle
ed
incantevole
,
il
sorriso
affascinante
,
alcuni
ricci
neri
scappanti
dall
'
orlo
del
cappuccio
bianco
sulla
fronte
di
un
candore
più
puro
e
direi
più
rasato
.
Eri
tu
!
...
che
parlavi
a
quell
'
uomo
,
che
sorridevi
a
quell
'
uomo
...
che
non
potevi
sapere
quel
che
provava
quell
'
incognito
che
ti
passò
d
'
accanto
senza
che
te
ne
avvedessi
.
Sentii
stringermi
il
cuore
da
una
mano
di
ferro
...
Ti
seguii
trepidante
,
divorando
degli
occhi
il
tuo
passo
,
i
tuoi
movimenti
,
il
tuo
minimo
gesto
;
reprimendo
i
battiti
del
mio
cuore
per
udire
l
'
insensibile
fruscio
della
tua
veste
...
Ti
seguii
senza
speranza
che
tu
ti
rivolgessi
a
vedermi
...
Andavi
da
S
*
*
*
.
Ti
aspettai
in
istrada
sino
alle
tre
,
ora
in
cui
la
tua
carrozza
venne
a
prenderti
,
vedendo
passare
i
fortunati
che
andavano
a
quella
festa
,
che
dovevano
vederti
ed
esserti
vicini
;
guardando
la
luce
abbagliante
che
scaturiva
dai
veroni
aperti
,
le
allegre
coppie
che
si
aggiravano
per
le
scale
;
ascoltando
il
suono
di
quella
musica
festante
.
Due
o
tre
volte
mi
sembrò
di
vedere
la
tua
figura
,
l
'
ombra
tua
,
che
girava
fra
le
vorticose
coppie
di
un
valtzer
...
e
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
;
...
e
passeggiai
delirante
come
un
pazzo
,
sotto
quella
casa
...
Ora
voglio
che
tu
ti
vesta
di
quegli
abiti
,
Narcisa
;
che
quel
cappuccio
bianco
copra
i
tuoi
capelli
.
Io
non
posso
esprimerti
quegli
atomi
,
quelle
percezioni
di
sensazioni
ineffabili
che
provo
in
queste
reminiscenze
;
cercando
d
'
illudermi
spesso
sino
alla
realtà
del
dolore
che
provai
,
per
sentire
più
viva
l
'
ebbrezza
della
felicità
che
tu
mi
dai
ora
!
»
E
mi
abbracciava
,
e
mi
baciava
frenetico
,
ardente
.
In
mezzo
a
quelle
parole
che
mi
facevano
piangere
di
gioia
una
frase
mi
era
rimasta
fitta
dolorosamente
come
una
spina
nel
cuore
:
egli
avea
detto
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
!
...
Quella
vita
che
avea
formato
il
mio
paradiso
,
adunque
,
quella
vita
che
noi
non
avevamo
vissuto
che
per
amarci
,
che
per
comunicarcela
l
'
un
l
'
altro
coi
baci
,
non
poteva
sempre
durare
...
non
era
stata
che
la
luna
di
miele
!
...
Quando
pensai
al
come
vivere
un
sol
giorno
senza
tal
vita
,
fremetti
di
terrore
,
e
corsi
a
vestirmi
per
nasconderlo
a
lui
.
Uscimmo
a
piedi
lungo
la
cinta
esterna
della
città
,
per
godere
di
un
magnifico
lume
di
luna
.
Pietro
si
mostrò
sì
allegro
,
sì
contento
della
nostra
felicità
,
che
per
qualche
tempo
riuscì
a
scacciare
anche
i
miei
tristi
presentimenti
.
Non
seppi
nascondergli
la
penosa
impressione
che
mi
avevano
lasciato
le
sue
parole
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
«
Sì
,
»
,
mi
rispose
egli
,
«
i
piaceri
,
le
feste
,
ti
sono
necessarii
,
poiché
ti
fanno
brillare
come
un
diamante
messo
in
luce
...
sono
necessarii
al
mio
istesso
amore
per
provare
quello
che
provavo
d
'
indefinibile
nel
fascino
che
ti
faceva
abbagliante
fra
tutte
le
pompe
del
tuo
lusso
.
»
«
Queste
parole
mi
fanno
male
,
Pietro
!
»
,
supplicai
stringendomi
contro
il
petto
il
suo
braccio
.
«
Perché
?
»
,
domandò
egli
sorpreso
.
«
Perché
mi
provano
che
tu
non
potrai
amarmi
sempre
come
mi
hai
amata
,
come
ormai
è
necessario
che
tu
mi
ami
perché
io
viva
!
»
«
Sei
pazza
!
»
,
esclamò
egli
,
baciandomi
sulla
bocca
.
Rimasi
fredda
,
muta
a
quel
bacio
;
fissando
i
miei
occhi
nella
luna
per
dissimulare
ch
'
erano
umidi
di
pianto
.
Le
lagrime
che
solcarono
le
mie
guancie
mi
tradirono
.
«
Ma
che
hai
dunque
?
»
,
esclamò
Pietro
fermandosi
,
vivamente
commosso
,
e
abbracciandomi
:
«
che
ti
ho
fatto
,
Dio
mio
?!...»
.
«
Oh
,
perdonami
...
perdonami
!
»
,
singhiozzai
,
premendomi
le
sue
mani
sulle
labbra
;
«
son
io
che
son
folle
!
...
perdonami
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
una
parola
...
Mi
ami
ancora
?
...
mi
ami
sempre
...
come
mi
amavi
?...»
Pietro
soffocò
quelle
parole
sulle
mie
labbra
coi
baci
,
suggendo
avidamente
le
mie
lagrime
.
«
Oh
!
che
ti
ho
fatto
io
per
meritarmi
questo
?
!
»
,
mi
diss
'
egli
colla
voce
tremante
,
dominando
a
stento
la
sua
emozione
.
«
Non
ti
adoro
come
sei
degna
di
essere
adorata
?
!
...
Amarti
ancora
!
...
ma
ogni
giorno
che
passa
è
un
affetto
nuovo
che
si
aggiunge
all
'
immenso
affetto
di
cui
ti
amo
!...»
«
Grazie
!
grazie
,
amico
mio
!
Tu
non
sai
qual
bene
mi
facciano
queste
parole
...
come
io
ne
avevo
bisogno
!
...
E
...
e
...
se
qualche
giorno
....
se
mai
...
»
,
ed
io
stentavo
a
proferire
fra
i
singhiozzi
che
mi
soffocavano
,
«
tu
non
mi
amassi
più
,
tu
non
mi
amassi
come
prima
,
come
io
voglio
essere
amata
da
te
...
tu
me
lo
dirai
...
dammi
parola
che
me
lo
dirai
!
...
meglio
questo
che
l
'
agonia
dell
'
incertezza
.
Tu
non
sai
mentire
,
Pietro
!
...
tu
me
lo
dirai
!...»
«Narcisa!...»
«
Oh
!
fammela
questa
promessa
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
questa
parola
...
»
«
Ma
sei
pazza
...
calmati
,
amor
mio
...
»
«
Oh
no
!
te
lo
chiedo
ginocchioni
...
promettimi
...
promettimi
che
tu
mi
dirai
...
che
me
lo
dirai
quando
non
mi
amerai
più
!...»
E
le
mie
ginocchia
,
senza
avvedermene
,
si
piegarono
.
«
Mio
Dio
!
Narcisa
...
Io
non
so
quello
che
tu
abbia
stasera
;
ma
se
ciò
può
farti
piacere
,
quantunque
io
senta
tutta
l
'
inutilità
di
tale
promessa
...
se
ciò
può
servire
a
calmarti
...
ebbene
!...io
te
la
do
.
»
«
Oh
!
grazie
,
grazie
!
»
,
esclamai
baciandolo
in
fronte
,
con
un
doloroso
trasporto
;
«
grazie
!
...
Io
sarò
più
tranquilla
!
...
potrò
almeno
godere
senza
sospetto
questi
giorni
di
felicità
che
puoi
darmi
...
»
«
Narcisa
!
...
per
pietà
!...»
«
Oh
,
no
...
Pietro
!
non
vedi
che
son
felice
,
ora
?!...»
Egli
rimase
triste
e
pensieroso
lungo
tutta
la
strada
.
Io
provavo
un
inenarrabile
godimento
nell
'
appoggiarmi
al
suo
braccio
,
nel
sentire
palpitare
contro
il
mio
polso
quel
cuore
che
ancora
palpitava
per
me
.
Tre
o
quattro
volte
alzai
gli
occhi
su
quel
volto
maschio
ed
energico
che
adoravo
,
che
divoravo
dello
sguardo
,
come
se
fossi
avara
dal
bene
che
possedevo
ancora
di
saziarmene
.
«
Confessiamo
»
,
disse
Pietro
nel
salire
le
scale
della
casa
ove
andavamo
,
sorridendo
ancora
con
una
lieve
tinta
di
mestizia
,
come
per
scacciare
la
penosa
preoccupazione
che
ci
aveva
invaso
ambedue
,
«
confessiamo
che
siamo
pure
i
gran
fanciulli
,
e
che
i
nostri
discorsi
sono
stati
ben
singolari
per
due
innamorati
che
vanno
ad
una
festa
da
ballo
.
»
Respirai
più
liberamente
quando
la
carrozza
ci
trasportava
rapidamente
verso
la
nostra
abitazione
:
mi
parea
d
'
essermi
levato
un
gran
peso
dal
cuore
col
togliermi
quella
maschera
di
convenienza
che
la
società
esige
,
e
che
,
quella
sera
,
in
mezzo
a
quella
splendida
folla
,
mi
era
sembrata
odiosa
.
L
'
indomani
Pietro
si
rimise
a
studiare
di
lena
,
come
non
l
'
avevo
mai
veduto
lavorare
.
Io
passavo
i
giorni
nel
suo
gabinetto
di
studio
,
disegnando
o
sfogliando
i
fiori
dei
quali
era
sempre
piena
la
giardiniera
che
contornava
il
suo
tavolino
,
e
dei
quali
spargevo
le
foglie
sulla
carta
in
cui
egli
scriveva
;
o
,
quand
'
egli
lo
voleva
,
andavo
al
pianoforte
e
gli
suonavo
il
pezzo
che
[
mi
]
domandava
.
Egli
usciva
sempre
la
sera
per
darsi
un
poco
di
distrazione
,
che
le
occupazioni
assidue
del
giorno
gli
rendevano
necessaria
.
Qualche
volta
l
'
accompagnavo
.
Una
sera
volli
rimanere
in
casa
per
vedere
ciò
che
avrebbe
fatto
:
uscì
solo
.
Quattro
mesi
prima
sarebbe
stato
più
avaro
del
tempo
che
avrebbe
potuto
passarmi
vicino
.
Di
tratto
in
tratto
egli
si
mostrava
preoccupato
,
quasi
triste
...
sembrava
staccarsi
con
isforzo
alle
sue
penose
meditazioni
per
prodigarmi
ancora
quelle
sue
ferventi
carezze
,
che
mi
fanno
obliare
in
un
bacio
tutti
i
terrori
dell
'
avvenire
.
Non
potevo
esser
gelosa
...
Alla
festa
,
ove
l
'
accompagnai
,
avevo
veduto
le
più
eleganti
e
belle
dame
sorridergli
con
quella
grazia
che
dà
diritti
a
sperare
,
prodigargli
le
più
obbliganti
attenzioni
,
e
l
'
avevo
veduto
rimaner
freddo
e
cortese
innanzi
a
quelle
attrattive
,
cercando
avidamente
il
mio
sguardo
e
il
mio
sorriso
.
Egli
è
troppo
generoso
e
nobile
per
potermi
parlare
come
mi
parla
e
guardarmi
come
egli
lo
fa
se
il
rimorso
di
un
altro
affetto
lo
facesse
arrossire
.
No
!
il
mio
Pietro
è
troppo
elevato
per
scendere
sino
alla
dissimulazione
...
egli
avrebbe
piuttosto
la
forza
brutale
di
abbandonarmi
.
Eppure
questa
certezza
,
che
per
molte
sarebbe
una
consolazione
,
per
me
è
il
più
crudele
disinganno
,
perché
mi
toglie
persino
la
speranza
dell
'
avvenire
...
Quello
che
scrivo
mi
scotta
le
mani
,
come
mi
brucia
il
cuore
...
Avrei
sempre
la
speranza
di
riavere
il
cuore
di
Pietro
che
si
allontanasse
da
me
per
un
'
altra
donna
,
poiché
egli
dovrebbe
,
tosto
o
tardi
,
accorgersi
che
giammai
,
giammai
donna
potrà
amarlo
come
l
'
amo
io
,
giammai
simile
amore
potrà
suggerire
alla
donna
tutti
gli
incanti
più
raffinati
per
fargli
bella
la
vita
,
per
fargli
sentire
tutte
le
infinite
percezioni
di
questo
amore
colle
pulsazioni
violente
delle
sue
arterie
...
ma
Pietro
stanco
del
mio
affetto
,
di
me
...
Pietro
disilluso
del
prestigio
che
mi
faceva
bella
ai
suoi
occhi
...
io
non
l
'
avrò
più
!
...
mai
...
mai
più
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
la
morte
...
piuttosto
la
morte
!
...
Alcune
notti
egli
è
rientrato
assai
tardi
...
Ho
udito
che
raccomandava
di
non
far
rumore
per
non
isvegliarmi
...
come
se
avessi
potuto
dormire
,
io
!
...
mentre
soffocavo
i
singhiozzi
nascosta
dietro
la
portiera
dell
'
uscio
.
Oh
,
egli
ha
potuto
pensarlo
ch
'
io
dormissi
...
prima
che
egli
fosse
ritornato
!
...
È
desolante
,
è
spaventevole
tutta
questa
insensibile
gradazione
che
ogni
giorno
sempre
più
assopisce
nel
suo
cuore
tutte
quelle
sensazioni
minime
,
delicate
,
squisite
,
che
la
passione
suscita
e
sublima
,
e
che
muoiono
con
essa
...
È
dunque
morto
il
suo
cuore
per
me
...
Dio
mio
?
!
...
No
!
egli
mi
ha
parlato
ancora
di
quelle
parole
,
tenendo
la
mia
mano
fra
le
sue
,
fissandomi
sempre
del
suo
sguardo
,
che
avea
tutta
l
'
espressione
d
'
allora
...
Ma
ciò
,
non
è
durato
sempre
!
...
sempre
!
...
a
dissetarmi
di
questo
bisogno
ardente
che
ne
ho
!
...
Quando
gli
parlo
della
sua
tristezza
,
della
sua
preoccupazione
,
della
sua
freddezza
sin
'
anche
,
egli
si
mostra
qualche
volta
come
impaziente
,
e
dissimula
appena
una
lieve
tinta
del
dispetto
che
prova
di
non
saper
meglio
nascondere
le
sue
impressioni
,
lo
leggo
chiaramente
nel
suo
cuore
:
egli
ha
ancora
la
generosità
d
'
imporsi
per
me
un
sentimento
che
non
prova
,
di
nascondermi
quelle
illusioni
perdute
che
egli
si
rimprovera
come
una
colpa
sua
,
colpa
che
però
non
ha
,
di
cui
il
pentimento
gli
dà
la
forza
di
stordirsi
nelle
mie
carezze
sino
alla
febbrile
e
quasi
ebbra
eccitazione
che
può
scambiarsi
coll
'
esaltazione
della
passione
.
Un
giorno
era
uscito
prima
ch
'
io
fossi
levata
,
e
avea
mandato
a
dirmi
che
,
invitato
da
alcuni
amici
,
avrebbe
desinato
fuori
.
La
sera
non
era
ancora
venuto
a
vedermi
;
verso
le
9
feci
attaccare
,
impaziente
d
'
attendere
più
oltre
,
e
andai
a
cercarlo
dove
sapevo
trovarsi
ogni
sera
.
Feci
fermare
il
legno
dinanzi
il
Caffè
di
Sicilia
e
mandai
il
piccolo
jockey
a
cercarlo
;
egli
si
alzò
subito
da
un
crocchio
d
'
amici
,
fra
i
quali
era
seduto
,
e
venne
a
mettersi
in
carrozza
con
me
.
«
Ti
chiedo
mille
scuse
,
mia
cara
,
della
noiosa
giornata
che
ti
ho
fatto
passare
»
,
mi
diss
'
egli
;
però
distinsi
nel
suo
accento
una
sfumatura
d
'
impazienza
.
Io
gli
strinsi
la
mano
,
poiché
ero
assai
commossa
,
e
non
risposi
.
La
carrozza
attraversò
tutto
il
corso
Vittorio
Emanuele
e
prese
la
strada
d
'
Ognina
.
Fuori
l
'
abitato
volli
scendere
e
prendere
il
braccio
di
lui
.
Il
calesse
ci
seguì
ad
una
cinquantina
di
passi
.
Entrambi
sentivamo
di
avere
un
penoso
discorso
da
intavolare
,
che
non
avevamo
il
coraggio
d
'
incominciare
,
e
che
perciò
ci
faceva
rimanere
in
silenzio
.
Provavo
il
bisogno
però
di
parlargli
,
di
aprirgli
il
mio
cuore
;
per
averne
la
forza
pensai
alle
sere
istesse
passate
al
fianco
di
lui
...
sere
di
cui
le
rimembranze
erano
ancora
palpitanti
di
piacere
,
e
a
misura
che
il
mio
pensiero
le
vedeva
più
vive
,
che
il
mio
cuore
batteva
più
forte
,
che
i
miei
occhi
si
velavano
di
lagrime
,
io
mi
stringevo
al
suo
braccio
come
fuori
di
me
,
come
se
avessi
voluto
con
quella
stretta
attaccarmi
a
quel
passato
che
idolatravo
;
infine
non
potei
più
frenare
i
singhiozzi
.
Pietro
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
commosso
profondamente
,
ma
non
sorpreso
da
quella
scena
che
forse
si
aspettava
.
«
Che
hai
dunque
,
Narcisa
»
,
esclamò
egli
,
prendendomi
le
mani
.
«
Oh
,
Pietro
!
»
,
esclamai
infine
,
«
tu
non
sei
lo
stesso
di
prima
!
...
No
!
tu
non
mi
ami
come
prima
!...»
«
Narcisa
,
tu
sei
folle
coi
tuoi
dubbî
penosi
...
Se
non
ti
amassi
come
prima
,
potrei
fare
la
vita
che
faccio
?...»
Queste
parole
,
che
cercavano
di
esprimere
un
pensiero
consolante
,
erano
dure
per
me
;
esse
parlavano
di
quella
vita
che
avea
fatto
la
nostra
felicità
come
di
un
sagrifizio
.
«
È
vero
dunque
»
,
proseguii
,
«
questa
vita
ti
è
penosa
?
!
...
tu
sei
stanco
di
farla
?!...»
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
interruppe
egli
,
stringendomi
le
mani
,
quasi
avesse
voluto
infondermi
forza
per
ascoltare
quello
che
aveva
a
dirmi
,
e
raddolcire
quanto
vi
poteva
essere
di
amaro
;
«
non
si
può
sempre
vivere
di
questa
vita
che
noi
abbiamo
fatto
,
che
è
la
mia
più
dolce
memoria
,
senza
avere
delle
ricchezze
,
che
io
non
posseggo
,
e
neanche
tu
,
e
le
possedessi
,
io
non
potrei
accettarle
da
te
;
bisogna
che
io
mi
faccia
una
posizione
,
che
risponda
alle
aspettative
che
si
sono
potute
basare
sul
mio
primo
lavoro
,
che
è
bello
del
tuo
riflesso
soltanto
.
Per
ciò
fare
bisogna
piegarsi
un
poco
a
tutte
quelle
convenienze
che
la
società
esige
rigorosamente
.
Io
ho
dimenticato
tutto
per
te
,
sei
intieri
mesi
:
gli
amici
,
il
mio
avvenire
,
gl
'
impegni
assunti
;
anche
una
madre
che
adoravo
,
la
più
buona
,
la
più
santa
fra
le
madri
,
che
avea
pur
diritto
all
'
amore
del
figlio
suo
,
e
che
sei
intieri
mesi
non
ha
avuto
una
parola
da
lui
,
non
l
'
ha
abbracciato
una
volta
...
Oh
,
credimi
,
Narcisa
...
è
colla
più
viva
commozione
,
colla
più
profonda
riconoscenza
anche
,
che
io
rammento
questi
sei
mesi
d
'
amore
...
Ma
perché
quest
'
amore
istesso
duri
con
tutti
i
suoi
incanti
bisogna
che
esso
sia
assaporato
lentamente
:
in
fondo
all
'
ebbrezza
che
stordisce
si
trova
presto
la
disillusione
che
uccide
l
'
amore
...
ed
io
voglio
amarti
sempre
,
mia
Narcisa
!
»
Soffocai
i
miei
gemiti
col
fazzoletto
,
e
rimasi
muta
,
pietrificata
dinanzi
a
lui
che
mi
stringeva
ancora
le
mani
,
e
mi
fissava
quasi
avesse
voluto
leggere
nei
miei
occhi
.
Dio
mio
!
quello
che
soffersi
in
quel
punto
,
credo
che
non
potrò
soffrirlo
mai
più
...
neanche
al
momento
...
Quand
'
ebbi
la
forza
di
parlare
gli
dissi
tristamente
,
divorando
tutta
l
'
estensione
del
mio
dolore
per
nasconderglielo
:
«
Se
mi
amassi
ancora
,
come
dici
,
non
avresti
mai
proferito
ciò
...
»
.
«
Narcisa
!
»
,
replicò
egli
,
tradendo
una
viva
impazienza
,
«
non
son
uso
a
mentire
...
mi
pare
...
»
«
Oh
,
no
!
tu
non
mentisci
...
o
piuttosto
tu
vuoi
ingannare
te
stesso
,
perché
hai
pietà
di
me
...
Grazie
,
Pietro
!
»
«
Io
avrei
dovuto
parlarti
da
qualche
tempo
su
questo
proposito
»
,
mi
diss
'
egli
;
«
ho
temuto
sempre
di
farti
dispiacere
,
ed
ho
indugiato
.
Tentai
di
lavorare
per
adempiere
in
parte
agli
obblighi
impostimi
,
ma
ti
confesso
che
nulla
mi
è
riuscito
...
Mia
madre
mi
ha
scritto
molte
volte
le
più
calde
preghiere
perché
io
vada
ad
abbracciarla
...
»
Egli
avea
esitato
a
proferire
l
'
ultima
frase
,
e
l
'
avea
poscia
pronunziata
colla
precipitazione
di
colui
che
prende
una
risoluzione
decisiva
.
Mi
aggrappai
al
suo
braccio
,
poiché
sentivo
le
gambe
piegarmisi
sotto
.
«
È
giusto
»
,
mormorai
quindi
a
metà
soffocata
;
«
tua
madre
,
ha
ragione
!...»
Ebbi
il
coraggio
supremo
di
non
piangere
.
Egli
rimase
muto
,
facendo
sforzi
visibili
per
dominare
la
sua
commozione
.
«
Mi
accorderai
almeno
quindici
giorni
prima
di
partire
?
»
,
gli
diss
'
io
,
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
piangendo
in
silenzio
.
«
Oh
,
amor
mio
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
con
le
lagrime
agli
occhi
,
«
non
credevo
di
essermi
meritate
tali
parole
!...»
«
Ebbene
!
...
fra
quindici
giorni
tu
partirai
per
vedere
tua
madre
!...»
Volle
abbracciarmi
,
come
per
ringraziarmi
del
sagrifizio
che
gli
facevo
,
ma
mi
allontanai
di
un
passo
,
supplicandolo
colle
mani
giunte
di
non
farlo
.
Temevo
di
perdere
la
forza
della
mia
risoluzione
in
quell
'
abbraccio
,
al
quale
mi
sentivo
spinta
violentemente
da
tutte
le
passioni
,
suscitate
sino
al
parossismo
,
che
tumultuavano
in
me
.
Egli
rimase
sorpreso
e
colpito
da
quell
'
apparente
freddezza
,
e
m
'
accorsi
ch
'
era
anche
indispettito
.
«
Grazie
!
»
,
mi
rispose
fremente
.
E
rimase
muto
...
E
non
una
parola
di
più
...
come
se
avesse
temuto
ch
'
io
mi
pentissi
di
ciò
che
gli
avevo
accordato
.
Ripresi
il
suo
braccio
per
continuare
a
passeggiare
,
mentre
non
avevo
la
forza
di
trascinarmi
.
Lo
guardavo
:
era
freddo
,
pensieroso
,
quasi
cupo
.
«
Oh
,
Pietro
!...»,
gridai
quindi
singhiozzante
,
non
sapendo
più
frenarmi
,
avvinghiandogli
le
braccia
al
collo
;
«
mi
ami
?
...
mi
ami
come
prima
?
!
...
Oh
,
Pietro
!
...
una
volta
mi
promettesti
,
mi
giurasti
...
che
m
'
avresti
confessato
quando
tu
non
mi
avresti
amato
più
...
come
prima
...
Pietro
!
...
confessalo
che
non
mi
ami
più
!...»
«
Narcisa
!
te
ne
supplico
...
queste
parole
mi
fanno
male
!
»
,
m
'
interruppe
egli
impallidendo
.
«
Oh
,
per
pietà
!
...
per
pietà
,
Pietro
!
Me
l
'
hai
promesso
...
me
l
'
hai
giurato
!
...
Sii
uomo
!
...
dillo
,
dillo
che
non
mi
ami
più
!...»
Invece
di
volere
questa
conferma
al
mio
doloroso
sospetto
,
attendevo
,
con
ansia
smaniosa
,
una
parola
in
contrario
,
che
avesse
potuto
farmi
gettare
nelle
sue
braccia
,
delirante
di
passione
.
Egli
esitò
...
egli
non
l
'
ebbe
;
...
e
rimase
muto
,
immobile
...
come
combattuto
da
un
'
interna
tempesta
...
«
Non
ha
dunque
cuore
quest
'
uomo
!
»
,
gridai
come
una
pazza
,
dopo
avere
invano
atteso
,
in
una
terribile
angoscia
,
col
petto
anelante
,
le
mani
giunte
,
le
lagrime
agli
occhi
,
quella
risposta
.
Non
ha
cuore
per
comprendere
quello
che
si
passa
nel
mio
,
per
farmi
felice
anche
con
una
menzogna
!
avevo
detto
in
quelle
parole
.
Quelle
parole
però
mi
perdettero
.
Pietro
non
capì
il
vero
senso
appassionato
,
addolorato
,
ansioso
,
che
dava
loro
il
mio
cuore
in
quello
stato
,
proferendole
;
egli
capì
soltanto
tutto
quello
che
vi
è
di
duro
,
di
sprezzante
,
d
'
insultante
anche
-
sì
,
d
'
insultante
-
in
queste
parole
prese
alla
lettera
,
che
parevano
dire
:
Siete
un
vile
!
mentre
avevano
detto
:
Non
avete
pietà
di
me
?
Egli
si
levò
pallido
,
coll
'
occhio
,
un
momento
innanzi
umido
di
lagrime
,
asciutto
e
quasi
fosco
,
coi
lineamenti
duri
e
severi
;
egli
...
quest
'
uomo
!
ebbe
la
forza
di
dirmi
colla
sua
voce
più
calda
ed
incisiva
:
«
È
forse
meglio
che
ci
separiamo
,
Narcisa
»
.
Ebbi
paura
di
lui
.
Non
potrei
mai
riprodurre
tutto
quello
che
vi
era
di
lacerante
in
quelle
fredde
parole
che
soffocavano
in
lui
il
risentimento
,
che
fa
supporre
pur
sempre
l
'
amore
,
per
esprimere
la
calma
ed
inflessibile
decisione
della
mente
.
Mi
sentivo
morire
,
e
caddi
annichilata
sul
muricciolo
accanto
alla
strada
;
Pietro
mi
diede
il
braccio
,
mi
sollevò
,
e
mi
strascinò
quasi
sino
alla
carrozza
.
Là
,
inginocchiata
sul
tappeto
,
col
volto
nascosto
fra
i
cuscini
,
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
.
Ora
che
ci
penso
a
mente
più
serena
,
io
non
risento
tutto
il
pentimento
di
quelle
parole
,
delle
quali
gli
chiesi
perdono
a
mani
giunte
,
colle
espressioni
più
umili
,
e
che
mi
parvero
aver
deciso
la
mia
condanna
;
se
Pietro
mi
avesse
amato
ancora
,
egli
non
avrebbe
dato
la
significazione
letterale
a
quelle
parole
;
...
se
il
suo
cuore
non
fosse
stato
morto
per
me
,
egli
non
avrebbe
potuto
prendere
quella
risoluzione
.
Era
finita
dunque
per
me
!
...
per
sempre
!
...
ed
io
,
folle
!
...
folle
!
...
gli
chiedevo
ancora
quella
franca
confessione
che
mi
ero
fatta
promettere
in
un
delirio
d
'
amore
,
come
se
le
parole
avessero
potuto
illudermi
,
quando
tutto
parlava
in
lui
chiaramente
.
Passai
una
notte
d
'
inferno
,
lacerando
coi
denti
il
merletto
dei
guanciali
inzuppati
di
lagrime
.
Quando
il
chiarore
incerto
che
penetrava
dalle
tende
del
verone
cominciò
ad
oscurare
il
globo
d
'
alabastro
della
lampada
da
notte
,
mi
alzai
,
ancora
vestita
degli
abiti
che
indossavo
la
sera
scorsa
...
Esitai
un
istante
prima
di
tirare
il
cordone
del
campanello
:
volevo
illudermi
ancora
su
tutta
l
'
estensione
della
mia
sventura
.
«
È
alzato
il
signore
?
»
,
domandai
alla
cameriera
che
veniva
a
prendere
i
miei
ordini
.
«
Anzi
Giuseppe
,
il
suo
cameriere
,
crede
che
non
sia
nemmeno
andato
a
letto
;
poiché
l
'
ha
udito
passeggiare
tutta
la
notte
.
»
Fui
commossa
profondamente
;
dunque
anch
'
egli
avea
provato
tutta
la
lotta
di
quella
disperata
passione
!
Mi
acconciai
allo
specchio
,
con
triste
civetteria
;
non
volevo
accrescere
il
suo
dolore
colle
tracce
del
mio
;
volevo
attaccarmi
a
lui
con
tutte
le
risorse
di
quell
'
eleganza
che
egli
avea
tanto
ammirato
in
me
;
e
passai
nelle
sue
stanze
.
Lo
trovai
che
scriveva
,
seduto
al
tavolino
nella
sua
stanza
da
studio
,
con
un
lume
ancora
acceso
dinanzi
,
sebbene
morente
.
Oh
,
signor
Raimondo
,
mi
perdoni
questi
dettagli
,
sui
quali
insisto
con
il
doloroso
piacere
che
si
prova
a
ritornare
sui
particolari
di
care
e
malinconiche
rimembranze
.
I
fiori
che
ornavano
ogni
mattina
la
giardiniera
,
situata
a
semicerchio
attorno
al
suo
tavolino
,
quei
fiori
fra
i
quali
egli
s
'
immergeva
,
direi
,
quando
si
metteva
a
scrivere
,
e
che
avvolgevano
i
suoi
sensi
in
un
vapore
di
colori
e
di
profumi
,
e
suscitavano
mille
indefinite
percezioni
nella
sua
mente
;
quei
fiori
dei
quali
egli
avea
detto
di
aver
bisogno
come
dell
'
aria
per
lavorare
e
per
pensare
a
me
,
erano
appassiti
;
le
tende
delle
finestre
chiuse
,
sicché
eravi
quasi
buio
nella
stanza
;
attraverso
l
'
uscio
aperto
della
sua
camera
da
dormire
vidi
il
letto
scomposto
,
colle
lenzuola
lacerate
e
cadenti
a
terra
,
ed
un
cuscino
sul
tappeto
,
accanto
ad
una
poltrona
rovesciata
.
Pietro
mi
voltava
le
spalle
,
colla
testa
appoggiata
fra
le
mani
;
avea
dinanzi
un
monte
di
quaderni
e
di
fogli
di
carta
,
dei
quali
alcuni
lacerati
;
sul
foglio
che
gli
stava
sotto
la
mano
era
scritta
l
'
intestazione
di
una
lettera
e
tre
o
quattro
versi
cancellati
.
Egli
non
mi
udì
avvicinare
,
e
si
riscosse
bruscamente
quando
mi
vide
vicino
a
lui
.
Poscia
si
alzò
e
venne
a
stringermi
la
mano
,
sorridendo
tristamente
.
«
Volevo
venire
a
farmi
perdonare
le
mie
cattiverie
di
ieri
sera
...
però
non
potevo
supporti
alzata
a
quest
'ora.»
«
Non
ho
dormito
,
Pietro
...
»
,
gli
risposi
colle
lagrime
agli
occhi
.
Egli
volse
i
suoi
in
giro
per
l
'
appartamento
,
quasi
avesse
voluto
nasconderne
il
disordine
;
li
abbassò
,
e
rimase
muto
.
Non
avea
voluto
confessarmi
che
ancor
esso
avea
sofferto
;
sentii
stringermi
il
cuore
dolorosamente
.
Venni
ad
appoggiarmi
alla
sua
spalla
,
come
nei
bei
giorni
in
cui
sentivo
un
brivido
percorrerlo
allo
sfiorargli
il
volto
coi
miei
capelli
,
e
lo
guardai
in
silenzio
,
spalancando
gli
occhi
per
dissimularne
le
lagrime
.
Vidi
lo
sforzo
ch
'
egli
faceva
per
contenersi
,
baciandomi
sulle
labbra
;
ma
quel
bacio
commosso
non
aveva
il
febbrile
trasporto
di
una
volta
,
che
gli
avrebbe
fatto
stringere
il
mio
corpo
fra
le
sue
braccia
fino
a
soffocarmi
...
Fu
solo
...
quasi
triste
...
«
Tu
scrivi
?
»
,
gli
diss
'
io
con
un
coraggio
di
cui
non
mi
sarei
creduta
mai
capace
.
Come
colto
in
fallo
egli
abbassò
gli
occhi
sulle
carte
che
gli
stavano
ammonticchiate
dinanzi
alla
rinfusa
,
e
rispose
con
un
cenno
del
capo
,
quasi
avesse
dubitato
di
avere
la
mia
forza
.
«
Scrivi
a
tua
madre
,
Pietro
?
...
Le
hai
detto
che
fra
quindici
giorni
sarai
da
lei
?...»
Questa
volta
egli
non
rispose
e
si
recò
la
mia
mano
alle
labbra
.
Mi
portai
l
'
altra
al
cuore
,
per
comprimere
i
battiti
,
dei
quali
il
rumore
mi
spaventava
.
Oh
,
signor
Raimondo
...
un
uomo
di
ferro
avrebbe
avuto
pietà
di
quest
'
agonia
straziante
,
che
mi
affascinava
però
colla
forza
stessa
del
dolore
,
che
mi
strascinava
a
misurare
tutta
l
'
estensione
della
mia
disgrazia
...
Pietro
!
...
egli
!
...
non
ebbe
pietà
di
quest
'
agonia
,
che
pure
avrebbe
dovuto
indovinare
dalla
calma
disperata
del
mio
accento
,
dal
tremito
convulso
delle
mie
braccia
,
che
si
appoggiavano
alla
sua
spalla
,
dalla
terribile
tensione
del
dolore
che
inaridiva
le
lagrime
sulla
mia
orbita
...
Egli
non
ebbe
una
parola
...
una
sola
!
...
o
piuttosto
non
ne
ebbe
la
forza
...
Egli
rimase
colle
labbra
fredde
e
tremanti
sulla
mia
mano
,
che
recava
quella
percezione
al
cuore
come
una
stilettata
,
cercandovi
forse
la
forza
di
rispondermi
.
Un
impeto
cieco
,
disperato
mi
spingeva
.
«
Son
venuta
a
chiederti
una
grazia
Pietro
»
,
gli
dissi
;
«
questi
ultimi
quindici
giorni
che
hai
avuto
la
bontà
di
concedermi
...
io
...
io
vorrei
passarli
in
Aci
-
Castello
...
su
quella
bella
spiaggia
che
visitammo
sì
spesso
nelle
nostre
passeggiate
notturne
...
Siamo
ai
28
di
Ottobre
,
il
13
di
Novembre
partirai
.
»
Speravo
ch
'
egli
,
soffocandomi
dei
suoi
baci
,
avesse
annullata
la
sua
risoluzione
della
sera
...
Non
fu
nulla
di
ciò
...
«
Oggi
stesso
manderò
Giuseppe
ad
affittarvi
un
casino
»
:
mi
rispose
stringendomi
le
mani
e
figgendomi
gli
occhi
in
volto
,
come
cercandovi
la
spiegazione
di
quel
desiderio
;
«
e
domani
partiremo
.
Vuoi
che
usciamo
assieme
oggi
?
»
Quella
domanda
fu
il
mio
colpo
di
grazia
:
quando
egli
mi
amava
come
un
pazzo
mi
avrebbe
pregata
di
non
uscire
;
in
appresso
non
mi
avrebbe
fatto
quella
domanda
poiché
non
si
sarebbe
potuto
supporre
che
l
'
uno
di
noi
potesse
uscir
solo
...
negli
ultimi
giorni
mi
amava
ancora
abbastanza
per
non
propormi
una
passeggiata
come
un
compenso
,
come
per
ringraziarmi
del
sacrifizio
che
gli
facevo
,
ciò
che
equivaleva
a
dichiararmela
una
compiacenza
,
come
avea
fatto
in
quel
momento
.
Mi
voltai
a
cogliere
un
fiore
da
un
vaso
di
porcellana
per
recare
il
fazzoletto
alla
bocca
...
Mi
sentivo
soffocare
...
Ebbi
appena
la
forza
di
mormorargli
:
«
No
...
no
...
grazie
...
Non
uscirò
tutta
la
giornata
...
»
.
Io
stessa
non
udii
il
suono
di
quelle
parole
...
Forse
neanche
egli
le
avrà
udite
...
Uscii
barcollando
,
operando
uno
sforzo
supremo
per
dominare
il
mio
dolore
immenso
,
aggrappandomi
alle
tende
che
incontravo
per
non
cadere
...
Nel
mio
salotto
caddi
su
di
una
duchesse
,
annichilata
.
Pietro
passò
al
mio
fianco
tutto
il
giorno
.
Mi
faceva
una
pena
orribile
a
vedere
gli
sforzi
che
faceva
per
contenere
la
sua
commozione
,
per
combattere
la
lotta
che
ferveva
in
lui
,
per
mantenersi
saldo
nella
risoluzione
che
parea
essersi
fissata
,
e
che
quei
momenti
avevano
fatto
ondeggiare
in
lui
...
Egli
fu
amoroso
con
me
,
come
si
può
esserlo
sino
ai
limiti
della
commozione
,
senza
il
trasporto
però
della
passione
,
di
quell
'
amore
caldo
,
cieco
,
irresistibile
,
quale
egli
me
l
'
avea
fatto
provare
,
quale
ormai
m
'
era
necessario
per
vivere
,
quale
avrebbemi
fatto
dimenticare
,
almeno
per
un
'
ora
,
in
un
bacio
,
tutta
l
'
estensione
dell
'
immensa
sventura
che
mi
percuoteva
.
Egli
non
ebbe
una
parola
,
non
una
sola
parola
che
alludesse
alla
nostra
separazione
;
ma
neanche
un
'
altra
che
la
facesse
mettere
in
dubbio
.
Un
momento
mi
parve
cattivo
e
spietato
quell
'
uomo
che
non
mi
amava
più
.
Poi
gli
baciai
le
mani
,
delirante
,
piangendo
a
calde
lagrime
;
gli
avvinghiai
le
braccia
al
collo
e
lo
soffocai
quasi
fra
le
mie
lagrime
e
i
miei
baci
,
come
se
avessi
voluto
farmi
perdonare
la
triste
impressione
di
quel
momento
.
Giammai
!
giammai
io
ho
amato
Pietro
di
quest
'
amore
immenso
,
frenetico
,
divorante
di
cui
l
'
ho
amato
in
quel
punto
...
L
'
indomani
partimmo
per
Aci
-
Castello
.
No
!
se
anche
scrivessi
questi
versi
col
sangue
che
tale
tortura
ha
stillato
dal
mio
cuore
,
io
non
potrei
arrivare
a
descrivere
tutto
lo
strazio
ineffabile
di
quest
'
agonia
immensa
che
è
durata
15
giorni
;
in
cui
ho
dovuto
divorare
le
mie
lagrime
,
soffocare
gli
urli
disperati
del
mio
cuore
,
perché
m
'
impedivano
di
vedere
,
di
sentire
come
ogni
ora
di
più
il
cuore
di
lui
s
'
allontanasse
dal
mio
;
come
quelle
sensazioni
impercettibili
,
che
formavano
l
'
amore
sovrumano
di
cui
quest
'
uomo
mi
adorava
,
andassero
morendo
in
lui
...
Io
non
potrò
esprimere
quello
che
ho
provato
di
orribile
in
tutta
l
'
intensità
del
dolore
,
quando
,
con
la
terribile
lucidità
che
mi
dà
la
mia
angoscia
,
ho
letto
chiaramente
in
quel
cuore
...
troppo
chiaramente
,
per
mia
sventura
!
...
la
sorpresa
,
la
tristezza
di
lui
,
direi
anche
il
rimorso
delle
perdute
illusioni
del
suo
amore
di
un
tempo
che
cerca
invano
...
Io
l
'
ho
veduto
,
quell
'
uomo
,
quel
cuore
,
chiudere
gli
occhi
,
immergersi
nel
vortice
delle
più
tempestose
carezze
,
soffocarmi
coi
più
febbrili
trasporti
...
frenetico
...
furibondo
quasi
,
cercando
quelle
illusioni
che
avea
adorato
in
me
...
e
nulla
!
!
...
nulla
!
!
...
e
staccarsene
pallido
,
annichilato
...
quasi
piangendo
come
un
fanciullo
,
guardandosi
attorno
come
smemorato
,
come
cercando
ancora
quelle
sensazioni
che
non
sa
più
trovare
in
me
...
e
che
io
!
!
!
...
disgraziata
!
!
...
io
non
posso
più
dargli
!
!
...
Oh
,
signore
!
nessuno
!
...
no
!
nessuno
potrà
mai
arrivare
a
comprendere
la
sublime
agonia
di
quell
'
istante
!
Dio
!
...
Dio
mio
!
...
se
impazzissi
!
No
!
Dio
non
è
giusto
!
No
!
Dio
non
ha
pietà
di
questo
dolore
sovrumano
!
Pietro
è
triste
,
malinconico
ogni
giorno
di
più
;
la
pietà
istessa
che
risente
di
me
,
di
quest
'
amore
di
cui
l
'
amo
,
ch
'
egli
comprende
,
e
del
quale
non
può
contraccambiarmi
,
malgrado
tutti
i
suoi
sforzi
generosi
,
questa
pietà
lo
distacca
da
me
,
lo
fa
fuggire
,
come
se
temesse
di
trovare
un
rimorso
nei
miei
occhi
,
che
,
Dio
sa
con
qual
coraggio
,
gli
nascondono
quello
che
si
passa
in
me
.
Egli
è
sdegnato
contro
se
stesso
e
dolente
della
simulazione
che
deve
imporsi
per
compassione
di
me
,
delle
menzogne
che
deve
giurarmi
col
volto
cosperso
del
rossore
della
vergogna
.
La
notte
lo
sento
passeggiare
spesso
sino
all
'
alba
,
ora
in
cui
parte
per
la
caccia
,
e
non
ritorna
che
a
sera
,
stanco
,
spossato
,
come
se
avesse
voluto
nella
stanchezza
dei
sensi
addormentare
il
rimorso
del
suo
amore
perduto
,
e
trovarvi
una
pace
che
la
tempesta
delle
sue
passioni
non
gli
accorda
giammai
.
Eppure
,
dopo
queste
corse
che
hanno
gonfiato
i
suoi
piedi
,
che
hanno
logorato
le
sue
forze
sino
alla
prostrazione
,
egli
non
trova
sonno
nel
letto
...
egli
si
stanca
ancora
a
passeggiare
per
la
sua
camera
...
Qualche
volta
ho
trovato
l
'
indomani
il
suo
fazzoletto
e
i
suoi
guanciali
umidi
:
al
sapore
acre
ho
conosciuto
che
erano
lagrime
...
Lui
!
questo
carattere
orgoglioso
e
forte
,
quest
'
uomo
di
ferro
...
ha
pianto
!
...
ha
pianto
di
dolore
,
di
rimorso
,
di
rabbia
,
per
quest
'
amore
che
gli
sfugge
,
che
vorrebbe
imporsi
.
No
!
...
tale
martirio
non
può
durare
per
entrambi
...
Io
sarò
forte
!
...
sì
,
quest
'
amore
istesso
me
ne
darà
la
forza
.
Morire
,
mio
Dio
!
morire
nelle
sue
braccia
almeno
...
addormentata
dalle
sue
carezze
!
...
Abbiamo
passato
13
giorni
su
questa
spiaggia
che
mi
sembra
deliziosa
,
malgrado
le
ore
crudeli
che
vi
ho
provate
.
Si
dice
che
il
dolore
rende
fosche
le
tinte
più
brillanti
del
luogo
ove
si
prova
...
Anch
'
io
ho
sentito
ciò
altravolta
;
ma
qui
,
in
questi
ultimi
giorni
,
questi
luoghi
io
li
ho
amati
nei
loro
minimi
particolari
;
forse
perché
mi
è
caro
anche
il
dolore
di
quest
'
agonia
che
posso
provare
vicino
a
lui
.
Nel
momento
in
cui
scrivo
per
parlare
di
lui
,
per
illudermi
con
lui
...
sola
,
di
notte
,
nella
mia
camera
da
letto
...
vedo
,
attraverso
le
tende
della
mia
finestra
aperta
,
sbattute
dal
vento
tempestoso
di
questi
ultimi
giorni
d
'
autunno
che
spoglia
gli
alberi
delle
foglie
,
la
massa
antica
,
imponente
,
severamente
e
grandemente
poetica
del
vecchio
e
rovinoso
castello
che
pende
da
una
balza
sul
mare
;
coi
suoi
muri
massicci
e
screpolati
,
sui
quali
stridono
i
gufi
in
mezzo
alle
ginestre
che
vi
germogliano
,
che
disegnano
la
loro
massa
bruna
su
questo
cielo
trasparente
ove
risplende
la
più
bella
luna
del
mondo
;
con
questo
mare
immenso
,
lucido
,
che
da
questa
lontananza
sembra
calmo
e
lievemente
increspato
,
e
che
muggisce
colla
sua
voce
potente
fra
i
precipizii
dell
'
abisso
che
circonda
le
fondamenta
del
castello
.
L
'
altro
giorno
volli
vedere
questo
castello
a
metà
distrutto
,
su
cui
sembra
talvolta
vedere
ancora
passeggiare
le
scolte
luccicanti
di
ferro
fra
i
merli
dei
torrioni
;
che
mi
fa
vivere
in
mezzo
agli
uomini
d
'
una
volta
che
l
'
hanno
abitato
,
coi
vivi
ricordi
che
tramanda
e
che
sembrano
infondersi
incancellabilmente
alla
sua
vista
.
Pietro
volle
dissuadermene
,
dicendo
che
la
strada
per
giungervi
era
molto
pericolosa
per
una
donna
.
«
Non
sarai
tu
con
me
?
»
,
gli
dissi
,
come
se
mi
fosse
stato
impossibile
un
accidente
vicino
a
lui
,
o
come
se
quest
'
infortunio
avessi
dovuto
amarlo
dividendolo
con
lui
.
Egli
...
costui
,
cui
l
'
amore
avea
dato
squisite
percezioni
,
cui
avea
fatto
oprare
un
miracolo
di
genio
e
di
sentimento
nel
suo
dramma
,
capì
appena
tutto
il
senso
di
quelle
parole
.
Mi
diede
il
braccio
,
come
per
nascondermi
il
suo
imbarazzo
,
e
mi
accompagnò
alla
salita
che
precede
l
'
ingresso
della
rocca
.
I
muri
della
torre
principale
che
guardano
il
paesetto
sembrano
di
un
'
altezza
smisurata
,
guardati
dal
basso
,
in
quel
punto
,
elevati
come
sono
su
di
un
immenso
scoglio
che
dalla
parte
del
mezzogiorno
sospende
le
sue
torri
sul
mare
.
Due
tavoloni
di
querce
sono
gettati
su
di
un
arco
in
rovina
per
traversare
l
'
abisso
orribile
che
si
stende
al
di
sotto
,
in
fondo
al
quale
mormora
il
mare
in
un
sordo
rumore
,
e
che
fa
venire
le
vertigini
al
solo
guardarlo
.
Pietro
passò
innanzi
e
mi
porse
la
mano
raccomandandomi
di
non
guardare
il
precipizio
per
non
avere
la
vertigine
;
all
'
incontro
io
provavo
un
'
affascinante
sensazione
nel
mirare
quella
gola
oscura
,
a
quasi
duecento
piedi
sotto
di
noi
,
ove
,
fra
le
acute
punte
degli
scogli
,
biancheggiava
la
spuma
minuta
delle
onde
rotte
e
imprigionate
nella
caverna
,
su
cui
l
'
assito
che
ci
sosteneva
si
piegava
sotto
il
peso
dei
nostri
corpi
scricchiolando
.
«
Se
cadessimo
qui
,
abbracciati
!
»
,
esclamai
io
quasi
involontariamente
,
stringendo
la
mano
di
Pietro
che
mi
guidava
.
Mi
pareva
più
dolce
quella
morte
,
e
preferibile
alle
torture
che
provavo
,
e
che
supponevo
anche
in
lui
.
«
Quale
pazzia
!
»
,
mormorò
egli
stringendo
il
mio
braccio
,
come
per
prevenire
l
'
effetto
di
un
capogiro
,
e
accelerando
il
passo
,
che
avea
reso
ardito
e
sicuro
,
quasi
per
garentire
la
mia
vita
ch
'
eragli
sospesa
.
Egli
non
ha
detto
:
Che
cara
pazzia
!
...
Ha
detto
semplicemente
:
Quale
pazzia
!
...
Ho
veduto
dalla
sommità
di
quelle
torri
questo
mare
azzurro
che
si
confonde
con
il
ceruleo
dell
'
orizzonte
,
che
si
stende
nella
sua
grande
immobilità
in
lontananza
e
freme
e
spumeggia
ai
miei
piedi
;
ho
veduto
quelle
barche
che
sembravano
giocattoli
da
quell
'
altezza
,
quel
litorale
sparso
di
ville
e
di
paesetti
,
e
Catania
...
Catania
ove
Pietro
mi
aveva
tanto
amato
....
Vi
fissai
un
lungo
sguardo
,
non
avvertendo
le
lagrime
che
bagnavano
le
mie
guance
.
«
Che
guardi
?
»
,
mi
domandò
egli
,
come
se
mi
avesse
domandato
:
Perché
piangi
?
«
Catania
!
»
,
risposi
colla
voce
ancora
tremante
.
Egli
sentì
forse
tutto
quanto
vi
era
di
passione
e
di
rimembranze
in
quella
parola
;
e
lo
provò
anch
'
egli
fors
'
anche
in
quel
momento
,
poiché
soggiunse
,
come
cedendo
ad
una
generosa
risoluzione
:
«
Vuoi
che
ritorniamo
a
Catania
?
»
.
Non
risposi
e
restai
cogli
occhi
umidi
e
fissi
sul
golfo
in
fondo
al
quale
biancheggiavano
le
cupole
che
indicavano
la
città
,
appoggiandomi
al
braccio
di
lui
.
Sentivo
quanto
vi
era
di
nobile
sacrifizio
in
quella
proposta
;
ciò
ch
'
escludeva
l
'
amore
,
ch
'
era
quello
che
mi
bisognava
.
«
Dov
'
è
Siracusa
?
»
,
domandai
poscia
,
come
non
accorgendomene
,
cedendo
ad
un
intimo
impulso
.
Pietro
mi
additò
un
punto
tra
mezzogiorno
e
ponente
,
dietro
il
Capo
Passero
che
si
vedeva
distintamente
,
ove
dovea
essere
il
suo
paese
natale
.
«
Perché
non
mi
conduci
a
Siracusa
piuttosto
?
»
,
gli
dissi
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
e
fissando
nei
suoi
i
miei
occhi
brillanti
di
lagrime
.
Egli
abbassò
gli
occhi
,
baciandomi
le
mani
,
e
rispose
,
dopo
avere
esitato
un
istante
:
«
Se
lo
vuoi
...
»
.
«
No
!
io
non
lo
voglio
...
Ciò
che
io
voglio
è
il
tuo
amore
!
il
tuo
amore
sfrenato
,
ardente
,
quale
lo
sentivi
per
me
,
quale
cerchi
ancora
come
smanioso
e
non
sai
più
trovare
,
quale
io
spero
qualche
volta
illudendomi
,
e
tento
tutte
le
occasioni
per
travedere
in
te
...
e
non
m
'
accorgo
,
pazza
,
disgraziata
ch
'
io
sono
,
che
tu
non
lo
trovi
...
che
tu
hai
la
generosità
,
la
nobiltà
di
fingerlo
meco
;
ciò
di
cui
senti
rimorso
;
...
e
che
tutto
...
tutto
!
...
perfino
le
tue
carezze
,
perfino
i
tuoi
sacrifizii
mi
dimostrano
che
tu
non
senti
più
per
me
...
»
«
Partiamo
!
»
,
soggiunsi
poco
dopo
strascinandolo
pel
braccio
,
soffocando
l
'
emozione
che
sentivo
prorompere
nell
'
eccitazione
della
corsa
,
poiché
mi
sentivo
morire
.
L
'
ultimo
raggio
di
sole
rischiarava
ancora
i
merli
della
più
alta
torre
,
e
nell
'
abisso
che
dovevamo
traversare
era
buio
profondo
;
e
gli
echi
ne
erano
mugghianti
;
e
gli
sprazzi
di
spuma
biancheggiavano
come
giganteschi
fantasmi
.
Un
momento
mi
sembrò
che
l
'
immenso
fascino
di
quello
spaventevole
abisso
attraesse
l
'
abisso
doloroso
del
mio
cuore
;
che
quei
bianchi
fantasmi
mi
stendessero
le
braccia
come
a
prepararmi
un
letto
eterno
che
dovesse
accogliermi
assieme
all
'
uomo
che
adoravo
tanto
più
freneticamente
quanto
più
lo
vedevo
allontanarsi
da
me
...
Un
momento
il
mio
piede
si
stese
sul
precipizio
e
la
mia
mano
strinse
più
forte
la
sua
per
allacciarlo
in
un
modo
che
nulla
sarebbe
valso
a
rapirmelo
mai
più
...
«
No
!
no
!
»
,
gridò
il
mio
cuore
gemente
,
«
no
!
...
ch
'
egli
viva
!
ch
'
egli
sia
felice
!
...
io
non
potrò
mai
essergli
grata
abbastanza
dei
giorni
che
mi
ha
dato
,
dei
sacrifizii
che
ha
avuto
la
bontà
d
'
imporsi
per
me
!
...
Ch
'
egli
sia
felice
...
anche
con
un
'altra!...»
Un
'
altra
!
...
Ecco
quell
'
idea
terribile
,
sanguinosa
,
che
mi
ha
attraversato
il
cuore
come
un
ferro
infuocato
,
e
alla
quale
non
avrei
forse
saputo
resistere
se
ci
avessi
prima
pensato
...
Mi
avvidi
,
quasi
con
gioia
,
come
se
fossi
stata
salvata
da
un
immenso
pericolo
,
che
camminavamo
sul
selciato
della
strada
.
Una
o
due
volte
,
in
quella
notte
agitata
e
febbrile
passata
al
davanzale
della
mia
finestra
,
ho
avuto
dei
momenti
di
speranza
,
d
'
illusione
...
speranza
tale
che
mi
faceva
mettere
dei
gridi
di
gioia
,
che
mi
faceva
comprimere
le
tempie
fra
le
mani
,
quasi
le
arterie
che
battevano
di
felicità
minacciassero
di
sconvolgermi
la
ragione
...
Egli
mi
avea
proposto
di
accompagnarmi
a
Catania
!
...
egli
aveva
avuto
forse
un
istante
d
'
amore
per
me
!
...
dell
'
amore
di
una
volta
!
...
Oh
!
Dio
!
Dio
!
...
morire
almeno
in
tal
momento
!
...
Ieri
volli
uscire
con
lui
;
volli
fare
una
passeggiata
in
barca
.
Egli
prese
i
remi
,
ed
entrambi
,
soli
,
ci
cullammo
nella
piccola
barchetta
da
pescatori
su
quelle
onde
azzurre
come
il
cielo
.
Quand
'
egli
è
solo
,
pensieroso
,
vicino
a
me
...
provo
un
momento
di
dubbio
,
d
'
incertezza
...
Mi
pare
di
sperare
,
mi
pare
di
averlo
mio
!
tutto
mio
!
...
e
che
nulla
abbia
potenza
di
strapparlo
all
'
amplesso
frenetico
delle
mie
braccia
.
Appena
fummo
al
largo
egli
lasciò
i
remi
e
venne
a
prendere
la
mia
mano
.
Lo
guardai
come
non
l
'
avevo
mai
guardato
:
sentivo
che
non
potevo
amarlo
più
di
quanto
io
l
'
amavo
in
quel
momento
;
mi
pareva
impossibile
ch
'
egli
dovesse
lasciarmi
il
dopodomani
.
Egli
baciava
le
mie
mani
,
e
sostava
per
guardarle
in
silenzio
,
come
se
avesse
temuto
di
alzare
gli
occhi
nei
miei
,
e
per
tornare
a
baciarle
...
Le
sentii
umide
delle
sue
lagrime
.
«
Pietro
!
»
,
esclamai
palpitante
di
una
sublime
emozione
,
mentre
tutti
i
pori
del
mio
cuore
si
dilatavano
ad
assorbire
le
inebbrianti
emanazioni
di
una
lusinghiera
speranza
:
«
ieri
ti
pregai
di
condurmi
a
Siracusa
...
con
te
...
»
.
Egli
non
poté
più
frenare
il
pianto
,
e
scosse
la
testa
tristamente
.
«
Impossibile
!
»
,
mormorò
con
un
soffio
appena
intelligibile
.
«Impossibile?...»,
ripetei
radunando
tutte
le
forze
di
cui
mi
sentivo
capace
;
«
e
perché
,
Pietro
?!...»
«
Oh
!
grazia
!
grazia
,
Narcisa
!
»
,
singhiozzò
egli
stringendomi
fra
le
sue
braccia
,
nascondendo
la
sua
testa
nel
mio
petto
;
«
grazia
!
...
io
sono
molto
vile
!!...»
Era
orribile
a
vedersi
l
'
angoscia
disperata
di
quel
volto
energico
,
l
'
annichilamento
completo
di
quel
carattere
di
bronzo
.
«
Sì
,
io
sono
vile
!
io
son
colpevole
!
io
sono
infame
!...»,
seguitò
con
voce
delirante
:
«
oh
!
grazia
,
Narcisa
!...»
.
L
'
amavo
tanto
che
non
sentii
tutto
lo
spasimo
sublime
che
quelle
parole
mi
facevano
provare
:
ebbi
soltanto
pietà
di
lui
.
Lo
abbracciai
,
piangendo
anch
'
io
,
tremando
convulsivamente
del
suo
tremito
,
mischiando
le
mie
labbra
alle
sue
.
«
Dillo
!
Pietro
...
dillo
!
»
,
gridai
con
disperato
sforzo
di
volontà
,
«
tu
non
mi
ami
più
!
...
tu
non
mi
ami
più
come
prima
!
»
.
Egli
rimase
abbattuto
,
in
silenzio
,
sulla
panchetta
della
barca
.
Quel
silenzio
durò
cinque
minuti
.
Quando
risollevò
il
volto
fui
atterrita
dallo
spaventevole
pallore
che
copriva
i
suoi
lineamenti
solcati
profondamente
.
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
cominciò
egli
con
voce
solenne
,
quasi
calma
:
«
io
ho
un
sacro
dovere
di
gratitudine
verso
di
te
...
dovere
che
mi
fanno
caro
le
reminiscenze
che
non
potrò
dimenticare
giammai
,
e
che
formano
ora
il
mio
inferno
...
Eppure
,
te
lo
giuro
sul
mio
onore
,
io
non
mi
trovo
colpevole
...
no
!
...
che
soltanto
queste
reminiscenze
mi
restino
ora
vicino
a
te
...
Tu
hai
il
diritto
di
disporre
di
me
,
in
tutto
...
Io
sacrificherò
al
dovere
quello
che
avrei
sacrificato
all
'
amore
,
e
farò
quanto
è
possibile
all
'
uomo
per
renderti
la
tua
felicità
.
Ho
tanto
provato
di
sì
immenso
nella
voluttà
del
godimento
,
nel
delirio
dell
'
esser
felice
,
che
forse
all
'
uomo
non
è
concesso
di
godere
...
e
Dio
mi
punisce
,
col
soffiare
su
tutte
quelle
sensazioni
che
formavano
il
mio
amore
...
che
cerco
invano
da
due
mesi
...
e
spegnerle
per
me
.
Nel
tremito
ardente
delle
tue
labbra
,
sul
tepore
della
tua
pelle
rosata
,
nelle
nervose
e
convulse
pressioni
delle
tue
braccia
,
nel
delirio
fervente
delle
tue
carezze
,
ho
cercato
invano
un
atomo
,
un
atomo
solo
,
di
quello
che
provavo
d
'
arcano
,
d
'
indefinibile
,
di
più
che
terreno
,
quando
,
seduto
sul
lastrico
della
strada
,
ti
vedevo
al
verone
,
ciò
che
formava
il
delirio
dei
miei
sogni
;
che
nei
primi
trasporti
del
possederti
,
quando
mi
pareva
di
divenire
folle
per
la
felicità
dell
'
amor
tuo
,
io
provai
sino
a
quel
parossismo
del
godimento
che
ci
annienta
,
direi
,
nel
godimento
istesso
,
e
che
ci
lascia
sbalorditi
della
sua
estensione
.
Io
ho
cercato
invano
questo
profumo
,
questo
vapore
che
ti
circondava
d
'
incenso
come
gli
angeli
,
e
in
cui
non
osavo
immergermi
per
timore
di
perdervi
la
ragione
o
di
perdervi
l
'
illusione
...
È
duro
,
è
crudele
quello
che
dico
...
ma
tu
hai
mente
per
apprezzarlo
e
cuore
per
perdonarmelo
...
come
mi
hai
perdonato
tutto
quello
che
ti
ho
fatto
soffrire
da
due
mesi
,
che
mi
sono
rimproverato
,
e
di
cui
il
rimorso
mi
lacera
...
Quello
che
io
piango
,
Narcisa
,
è
l
'
amore
che
ho
provato
e
che
non
posso
più
trovare
...
che
cerco
assetato
per
inebbriarmene
,
poiché
la
sete
che
ne
ho
è
ardente
,
divoratrice
,
e
che
mi
fugge
sempre
dinanzi
come
un
fuoco
fatuo
...
Io
avrei
paura
,
rimanendoti
più
a
lungo
vicino
,
che
la
stanchezza
dell
'
animo
non
vincesse
anche
il
desiderio
ineffabile
che
ho
di
questo
amore
...
e
che
tutto
questo
tesoro
di
diletti
che
trovasi
in
te
,
di
cui
m
'
abbeverai
forse
sino
all
'
ebbrietà
,
non
vada
perduto
dell
'
intutto
per
me
!
Oh
!
io
ho
paura
di
ciò
,
Narcisa
!
...
poiché
la
speranza
di
riamarti
un
giorno
come
ti
ho
amato
m
'
impedisce
che
mi
bruci
le
cervella
,
non
avendo
più
nulla
a
godere
sulla
terra
.
Bisogna
ch
'
io
mi
allontani
da
te
per
qualche
tempo
,
ch
'
io
torni
a
dubitare
della
felicità
che
ho
goduto
...
ch
'
io
dubiti
della
speranza
fin
anche
di
questa
felicità
,
per
esser
pazzo
di
te
come
lo
ero
quando
passavo
le
notti
innanzi
la
tua
casa
senza
sperare
un
'
occhiata
da
te
...
bisogna
che
io
ti
vegga
ancora
lontana
da
me
,
in
mezzo
alle
pompe
del
tuo
lusso
,
all
'
incanto
delle
tue
seduzioni
,
per
cercarti
ansioso
,
cieco
,
folle
,
come
allora
;
e
stendere
le
braccia
,
delirante
,
invocando
un
altro
sorso
di
questa
coppa
fatata
...
a
cui
fui
tanto
stolto
da
bere
troppo
...
»
.
Egli
non
poté
più
proseguire
,
soffocato
dalla
violenza
della
sua
commozione
,
tenendosi
il
petto
colle
mani
increspate
da
una
violenza
contrazione
,
inginocchiato
ai
miei
piedi
,
coll
'
occhio
luccicante
di
una
fosca
luce
sul
pallore
quasi
tetro
del
suo
volto
,
coi
capelli
irti
sulla
fronte
madida
di
freddo
sudore
.
Quest
'
addio
che
quel
cuore
mi
dava
era
grande
,
era
sublime
,
come
l
'
amore
di
cui
m
'
aveva
amato
.
Lo
sollevai
fra
le
mie
braccia
;
lo
baciai
in
fronte
,
sentendomi
ancor
io
fredda
di
sudore
ghiacciato
,
provando
una
forte
risoluzione
che
quelle
parole
infondevanmi
,
la
quale
correva
al
cuore
,
quasi
con
gli
smarrimenti
di
una
vertigine
,
insieme
al
sangue
che
da
tutte
le
vene
vi
affluiva
.
«
Addio
dunque
!
»
,
gli
dissi
con
una
calma
nella
voce
della
quale
io
stessa
ero
atterrita
:
«
Addio
,
Pietro
!...»
.
Egli
cercò
le
mie
labbra
colle
sue
,
fredde
,
tremanti
d
'
angoscia
e
di
voluttà
.
«Addio!...»,
gli
mormorarono
ancora
le
mie
labbra
palpitanti
nelle
sue
-
E
svenni
fra
le
sue
braccia
.
11
Novembre
Posdomani
egli
deve
partire
.
Ho
numerato
minuto
per
minuto
queste
ultime
ore
che
io
ho
passato
vicino
a
lui
...
cercando
illudermi
spesso
per
sentirne
poi
più
amaramente
tutta
la
disperazione
del
disinganno
.
No
!
lo
sento
...
il
suo
cuore
non
può
più
rinascere
per
me
!
Egli
tenta
lusingarsi
nelle
sue
speranze
...
o
piuttosto
ha
pietà
di
quello
che
soffro
...
Quand
'
egli
partirà
!
...
Dio
!
Dio
!
...
Quando
non
udrò
più
la
sua
voce
,
il
rumore
dei
suoi
passi
...
;
quando
non
lo
vedrò
più
e
non
l
'
attenderò
più
la
sera
,
affacciata
alla
finestra
!
...
Oh
!
no
!
...
no
!
...
è
meglio
prima
...
prima
ch
'
ei
parta
...
Riprenderò
questa
lettera
all
'
ultimo
istante
,
per
farla
poi
mettere
alla
Posta
a
catania
...
Domani
egli
aspetta
il
suo
amico
,
forse
lei
stesso
,
che
deve
venire
a
prenderlo
...
in
tal
caso
sarebbe
forse
meglio
...
L
'
ora
non
può
essere
molto
lontana
:
egli
parte
dopodomani
...
Ho
peccato
!
e
Dio
mi
punisce
col
mio
peccato
!
12
Novembre
L
'
inverno
è
sopravvenuto
troppo
improvvisamente
per
queste
contrade
...
Dio
mio
!
Ho
avuto
paura
di
questo
mare
burrascoso
,
di
questi
nuvoloni
che
fanno
nero
e
triste
il
cielo
,
di
questo
vento
che
strappa
le
ultime
foglie
dagli
alberi
...
Sì
,
ho
paura
di
questa
natura
,
pochi
giorni
fa
ancora
tanto
ridente
,
e
che
sembra
fuggirmi
con
la
vita
...
Ho
pianto
molto
...
sì
a
lungo
che
ora
sono
stanca
di
piangere
.
Gli
occhi
mi
bruciano
;
mi
sembra
che
il
petto
si
rompa
...
Dio
!
Dio
mio
!
Pietro
mi
sfugge
,
teme
d
'
incontrarsi
con
me
...
Che
gli
ho
fatto
?
...
Dio
mio
!
che
gli
ho
fatto
?
!
...
12
Novembre
-
ore
10
di
sera
Dio
!
Dio
!
Pietà
!
pietà
!
Son
pazza
,
Dio
mio
!
Mi
pare
di
perdere
la
ragione
!
...
mi
pare
di
morire
!
Ho
urlato
come
una
tigre
;
ho
lacerato
coi
denti
le
lenzuola
,
le
vesti
,
il
fazzoletto
;
mi
son
rotte
le
membra
urtando
contro
i
mobili
come
ebbra
...
Oh
,
no
!
no
!
Dio
non
è
giusto
!
Dio
è
crudele
!
...
Quale
tortura
!
quale
tortura
orrenda
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
L
'
ho
udito
!
sì
,
la
sua
voce
!
...
la
sua
voce
istessa
...
che
ordinava
i
cavalli
per
domani
...
Oh
,
quest
'
uomo
!
...
quest
'
uomo
!
...
Ma
io
l
'
amo
!
...
ma
io
l
'
adoro
...
com
'
egli
si
spaventerebbe
a
provarlo
,
se
lo
potesse
,
quest
'
uomo
che
mi
sfugge
!
...
che
ha
il
cuore
morto
per
me
!
...
Che
fare
?
...
che
fare
,
Dio
mio
?
!
...
Se
fossi
pazza
?
!
...
se
impazzissi
?
!
...
Dio
!
!
!
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
del
mio
delitto
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
dell
'
opera
sua
...
perché
...
perché
io
son
debole
...
perché
io
son
vile
dinanzi
all
'
estensione
di
questo
dolore
sovrumano
che
mi
si
apre
dinanzi
...
perché
io
,
da
Lui
che
mi
percuote
,
voglio
il
sonno
...
l
'
oblìo
almeno
!
...
Dio
!
Dio
!
...
pietà
!
pietà
!
...
grazia
!
!
!
...
IX
Un
'
ora
del
mattino
suonava
lentamente
all
'
orologio
del
salotto
nel
grazioso
casino
che
abitavano
i
due
giovani
.
Narcisa
,
pallida
del
suo
delicato
pallore
di
cera
,
coll
'
occhio
brillante
di
un
inusitato
splendore
che
avea
dei
lampi
di
felicità
,
vestita
di
bianco
,
il
suo
colore
favorito
,
sebbene
la
stagione
fosse
alquanto
inoltrata
,
coi
capelli
raccolti
mollemente
dentro
una
reticella
di
seta
ed
arricciantisi
sulla
fronte
quasi
sino
alle
sopra
[
c
]
ciglia
,
con
quella
moda
ardita
che
ricordava
le
più
belle
teste
delle
statue
greche
,
stava
seduta
abbandonatamente
sopra
un
canapè
,
accanto
a
Pietro
,
nella
sua
attitudine
solita
,
allacciandogli
il
collo
con
le
sue
belle
braccia
,
figgendo
avidamente
gli
occhi
negli
occhi
di
lui
,
ascoltando
le
sue
parole
;
e
sembrava
deliziarsi
nella
trasparente
e
profumata
atmosfera
che
le
mille
sensazioni
di
quel
momento
le
creavano
.
Giammai
la
donna
amante
avea
sussultato
di
tale
amore
fra
le
braccia
dell
'
uomo
amato
;
giammai
la
sirena
si
era
abbandonata
più
molle
,
più
languente
;
giammai
la
maliarda
avea
avuto
sguardo
più
inebbriante
da
fare
oscillare
convulsivamente
le
più
intime
fibre
del
cuore
di
lui
.
Sembrava
che
qualche
cosa
di
più
che
mortale
eccitasse
in
lei
tutte
le
più
squisite
risorse
,
le
ispirazioni
più
ardenti
della
donna
affascinante
,
della
donna
ebbra
anch
'
essa
di
questa
voluttà
che
ispirava
e
che
cercava
,
per
formarne
un
fascino
irresistibile
,
divorante
.
L
'
occhio
di
Pietro
era
raggiante
;
la
sua
parola
interrotta
a
scosse
come
per
delirio
;
le
sue
membra
tremanti
di
sovrumano
diletto
.
Egli
suggeva
avidamente
coi
baci
per
la
fronte
,
pei
capelli
,
per
le
labbra
,
per
gli
occhi
,
pel
collo
quelle
emanazioni
acri
e
violente
di
una
voluttà
insaziabile
,
che
eccitava
il
godimento
sino
al
delirio
...
«
Oh
!
Narcisa
!
Narcisa
!
»
,
esclamava
egli
come
un
pazzo
,
«
Narcisa
di
Napoli
...
di
Catania
!
...
t
'
ho
trovata
alfine
!
sì
,
t
'
ho
trovata
!!...»
Tutt
'
a
un
tratto
quel
corpo
affascinante
di
mille
seduzioni
ebbe
un
fremito
che
non
seppe
reprimere
,
e
quasi
una
dolorosa
contrazione
.
Pietro
l
'
abbracciò
più
strettamente
,
come
ebbro
...
poiché
lo
scambiò
per
un
fremito
di
piacere
.
«
Che
io
ti
vegga
,
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
colle
mani
giunte
,
inginocchiandosi
sul
tappeto
,
come
se
avesse
voluto
adorarla
:
«
oh
!
ch
'
io
possa
vederti
!
..
Perché
nel
tempo
istesso
che
io
provo
questo
godimento
supremo
,
che
mi
comunico
il
tuo
corpo
da
fata
fra
le
mie
braccia
,
non
posso
analizzarti
col
mio
sguardo
,
ed
assorbire
quell
'
altra
ebbrezza
sublime
di
divorare
le
tue
bellezze
?...»
.
Egli
si
tacque
,
sorpreso
,
allarmato
dal
pallore
che
copriva
i
delicati
lineamenti
di
lei
,
che
tradivano
qualche
lievissima
contrazione
spasmodica
:
e
che
cominciavano
a
bagnarsi
di
fredde
stille
di
sudore
a
fior
di
pelle
alla
radice
dei
capelli
.
Narcisa
,
come
per
nascondergli
quel
triste
spettacolo
inebbriandolo
fra
le
sue
carezze
,
lo
attirò
fra
le
sue
braccia
,
baciandolo
del
suo
bacio
languido
e
divorante
nella
sua
molle
seduzione
;
e
posò
il
suo
viso
sul
volto
di
lui
,
mischiando
i
ricci
dei
suoi
capelli
ai
suoi
...
«
Che
hai
,
Narcisa
?
»
,
le
gridò
Pietro
spaventato
dal
freddo
sudore
di
cui
gli
inumidiva
il
volto
il
contatto
di
lei
.
«
Oh
,
nulla
!
...
È
la
felicità
!
...
è
la
gioia
suprema
che
provo
...
che
sembra
farmi
svenire
...
Oh
!
come
son
felice
!
...
Dio
mio
!
come
son
felice
!...»
Mentre
quella
testolina
ricciuta
si
posava
sulla
sua
,
Pietro
la
sentì
farsi
più
pesante
sulla
sua
spalla
.
«Narcisa!...»
«
Oh
,
qual
felicità
,
Pietro
!
...
Mi
pare
di
aver
sonno
...
di
dover
sognare
questi
squisiti
diletti
...
Avevo
tanto
sofferto
!
...
Adagiami
sul
canapè
...
e
suonami
qualche
cosa
sul
pianoforte
...
Provo
delle
sfumature
sì
care
...
dei
sogni
incerti
sì
belli
!
...
Oh
,
Pietro
,
se
li
provassi
anche
tu
!
Mi
pare
di
dover
godere
di
più
con
quei
suoni
tratti
da
te
...
»
La
sua
pupilla
era
prodigiosamente
dilatata
;
ma
lo
fissava
ancora
coi
raggi
più
vivi
del
suo
sguardo
.
Pietro
s
'
inginocchiò
ai
suoi
piedi
;
ella
ebbe
il
coraggio
di
cambiare
in
un
sorriso
la
contrazione
di
spasimo
delle
sue
labbra
.
«
Suonami
il
valtzer
...
Il
Bacio
...
fammi
contenta
...
»
Pietro
esitava
.
«
Ma
che
hai
?
Dio
mio
!
sei
pallida
da
far
paura
...
»
«
È
nulla
,
ti
dico
...
è
l
'
eccesso
della
gioia
,
della
felicità
...
Son
tanto
felice
,
mio
Pietro
!
...
Fammi
questo
piacere
,
suona
quel
valtzer
...
che
mi
domandavi
sempre
...
»
E
giunse
le
mani
con
atto
infantile
di
preghiera
.
Pietro
cominciò
ad
eseguire
quella
musica
che
faceva
la
più
strana
impressione
in
mezzo
al
silenzio
della
notte
(
nella
mestizia
che
,
suo
malgrado
,
cominciava
ad
offuscarlo
)
,
ascoltata
da
quella
donna
coricata
sul
divano
,
che
giungeva
le
mani
;
della
quale
i
tratti
,
sussultanti
di
quando
in
quando
,
sembravano
assorbire
le
vibrazioni
come
delle
care
reminiscenze
;
della
quale
gli
occhi
si
dilatavano
colla
pupilla
di
una
spaventevole
fissità
;
della
quale
infine
le
labbra
si
aprivano
anelanti
come
a
bever
l
'
onda
di
quell
'
armonia
,
in
mezzo
alle
contrazioni
spasmodiche
che
non
poteva
dissimulare
;
nel
silenzio
quasi
lugubre
di
quel
salotto
,
che
cominciava
ad
esser
rotto
dall
'
anelito
affannoso
e
soffocato
della
respirazione
di
lei
.
Ella
si
era
alzata
lentamente
,
come
attratta
da
quel
suono
;
cogli
occhi
come
affascinati
da
immagini
che
ella
sola
poteva
vedere
...
E
si
era
trascinata
barcollante
,
stendendo
le
mani
tentoni
,
come
se
non
vedesse
più
,
verso
il
punto
dove
risuonavano
quelle
note
festanti
.
Ella
vi
giunse
,
anelante
di
fatica
e
di
piacere
,
e
si
aggrappò
alla
spalla
di
Pietro
per
non
cadere
,
gridando
con
accento
indescrivibile
:
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
dove
sei
?!...»
.
E
cadde
inginocchiata
.
Le
sue
pupille
azzurre
,
chiare
,
quasi
fosforescenti
,
si
fissavano
in
volto
a
lui
,
senza
sguardo
,
come
cercandolo
;
e
allorquando
sembrò
ch
'
ella
non
potesse
rompere
quel
velo
che
le
annebbiava
la
vista
,
che
le
impediva
di
pascersi
nelle
sembianze
di
lui
,
i
suoi
lineamenti
,
che
cominciavano
a
contrarsi
,
espressero
l
'
angoscia
...
un
terrore
nuovo
,
incomprensibile
.
«
Oh
,
Dio
!
Dio
mio
!
»
,
singhiozzò
agitando
le
labbra
convulsivamente
,
come
se
stentasse
a
trarre
quei
suoni
dalla
sua
gola
arida
e
ad
articolarli
colle
sue
labbra
tremanti
:
«
Oh
!
Dio
!
...
sì
presto
!
sì
presto
!...»
.
E
quando
incontrò
gli
abiti
del
giovane
,
le
sue
mani
increspate
cercarono
brancolando
le
mani
di
lui
,
che
strinsero
avidamente
,
con
tenace
ostinazione
,
quasi
temessero
di
lasciarsele
sfuggire
.
La
pelle
del
suo
viso
si
era
fatta
arida
,
e
le
vene
cominciavano
ad
iniettarsi
di
sangue
.
Pietro
,
stordito
,
spaventato
,
afferrò
il
cordone
del
campanello
.
«
È
giunto
il
signor
Angiolini
»
:
disse
un
domestico
sulla
soglia
.
«
Presto
!
presto
!
che
corra
...
soccorso
!
Ella
muore
!
»
,
gridò
Pietro
.
Sollevò
quel
bel
corpo
,
fattosi
di
un
'
inerte
pesantezza
,
fra
le
sue
braccia
,
stringendovelo
con
una
furibonda
tenerezza
,
e
lo
coricò
sul
divano
.
In
tutto
quel
tempo
le
mani
convulse
di
lei
cercarono
ancora
le
sue
;
e
quando
le
trovarono
fecero
atto
di
recarsele
alle
labbra
,
fissandolo
sempre
di
quella
pupilla
cerulea
,
dilatata
,
senza
sguardo
.
Si
udirono
dei
passi
precipitati
,
e
comparve
Raimondo
,
che
veniva
a
prendere
Brusio
per
condurlo
da
sua
madre
,
come
Narcisa
ne
avea
avuto
sentore
.
Con
un
solo
sguardo
egli
vide
di
che
si
trattava
,
e
senza
perder
tempo
in
domande
inutili
,
corse
da
lei
,
distesa
sul
divano
,
e
le
prese
il
polso
.
Le
pulsazioni
erano
deboli
,
lente
,
mancanti
;
osservò
la
pelle
arida
,
picch
[
i
]
ettata
in
alcuni
punti
delle
braccia
di
bollicine
incolori
;
il
volto
acceso
e
che
cominciava
a
farsi
livido
;
gli
occhi
fissi
che
operavano
uno
sforzo
prodigioso
per
non
cedere
alla
pesantezza
delle
palpebre
,
onde
fissarsi
ancora
su
di
Pietro
,
quantunque
non
lo
vedessero
più
.
Toccò
vivamente
la
regione
epigastrica
che
tradì
uno
spasimo
acuto
.
«
Hai
in
casa
dell
'
emetico
?
»
,
domandò
vivamente
Raimondo
al
suo
amico
,
rizzandosi
con
la
pronta
decisione
che
dà
l
'
intuizione
al
medico
di
genio
,
e
che
lo
fa
sollevare
e
dominare
in
tali
momenti
.
«
Oh
no
!
...
Dio
mio
!...»
«
Un
momento
!
avrete
almeno
questo
»
;
e
spezzò
il
cordone
del
campanello
,
strappandolo
con
violenza
.
«
Recate
un
bicchier
d
'
acqua
e
del
sapone
,
e
preparate
due
tazze
di
caffè
molto
carico
e
senza
zucchero
;
subito
!
»
,
ordinò
al
cameriere
che
comparve
.
«
Bisogna
che
tu
passi
nell
'
altra
stanza
»
;
soggiunse
quindi
a
Brusio
che
sembrava
di
sasso
.
Narcisa
,
che
udì
forte
e
comprese
quelle
parole
,
strinse
più
vivamente
le
mani
del
giovane
,
quasi
volesse
attaccarsi
a
lui
.
«
No
!
no
!
»
,
singhiozzò
Pietro
cadendo
inginocchiato
dinanzi
al
canapè
;
«
no
!
io
non
la
lascerò
un
minuto
...
Io
sarò
forte
,
Raimondo
!
»
Il
medico
si
strinse
con
impazienza
nelle
spalle
,
e
tentò
di
far
bere
a
Narcisa
il
bicchier
d
'
acqua
che
gli
avevano
recato
ove
avea
sciolto
del
sapone
.
Ella
ne
inghiottì
avidamente
due
o
tre
sorsi
,
afferrando
il
bicchiere
come
se
avesse
voluto
aggrapparsi
alla
vita
che
sentiva
sfuggirle
;
provò
qualche
movimento
di
vomito
,
che
rimase
senza
effetto
;
e
ricadde
pesantemente
sul
canapè
mormorando
:
«
Oh
!
la
vista
!
...
Dio
mio
!
la
vista
!
...
vederlo
almeno
!...»
.
E
due
lagrime
luccicarono
sulla
sua
orbita
.
I
suoi
lineamenti
erano
orribili
di
questa
lotta
penosa
che
cercava
vincere
e
dissimulare
con
isforzi
sovrumani
.
Raimondo
,
che
avea
preso
la
testa
di
lei
fra
le
sue
braccia
,
un
minuto
dopo
la
lasciò
ricadere
sul
cuscino
,
resa
di
una
cadaverica
pesantezza
;
e
rimase
muto
,
disanimato
.
Poco
dopo
mormorò
,
come
parlando
a
se
stesso
:
«
È
l
'
oppio
in
forti
dosi
...
Ora
il
delirio
...
dopo
il
coma
...
»
.
«
Che
sete
!
Dio
mio
,
che
sete
!
»
,
mormorava
Narcisa
colla
voce
secca
,
stentando
a
disnodare
la
lingua
,
legata
da
una
spaventevole
aridità
;
«
acqua
!
per
pietà
,
Pietro
!
...
acqua
!...»
Raimondo
le
fece
inghiottire
quasi
tre
tazze
di
caffè
amaro
.
«
Che
fare
?
Dio
!
...
che
fare
?
»
,
gridava
Pietro
implorando
,
con
l
'
accento
del
cuore
,
da
Raimondo
quell
'
aiuto
che
questi
non
poteva
dargli
mentre
avea
chinato
la
testa
sul
petto
,
come
se
avesse
voluto
dire
:
troppo
tardi
!
La
fisionomia
di
Narcisa
si
animava
come
se
contemplasse
deliziose
visioni
che
il
suo
occhio
sbarrato
e
fisso
poteva
vedere
soltanto
.
Ella
mormorava
frasi
interrotte
,
appena
sensibili
,
in
cui
spesso
le
sue
labbra
si
agitavano
come
per
sorridere
.
Una
o
due
volte
sembrò
riscuotersi
bruscamente
,
con
un
senso
penoso
...
e
allora
i
suoi
tratti
esprimevano
un
immenso
affanno
...
in
cui
ella
mormorava
:
«
Oh
,
Pietro
!
...
il
valtzer
!
...
il
valtzer
!...»
.
Pietro
,
che
aveva
soltanto
la
forza
di
bagnare
di
pianto
le
sue
mani
che
si
teneva
alle
labbra
,
gridò
singhiozzando
:
«
Ma
salvala
,
Raimondo
!
...
fratello
mio
!
...
Non
vedi
che
muore
!
...
Bisogna
ch
'
ella
non
muoia
!
...
Non
voglio
che
ella
muoia
!...»
.
Tutt
'
a
un
tratto
Raimondo
corse
al
pianoforte
,
come
cedendo
ad
un
'
ultima
e
subitanea
ispirazione
;
lo
strascinò
sulle
sue
carrucole
sino
al
canapè
dov
'
era
sdraiata
l
'
agonizzante
;
sollevò
questa
fra
le
sue
braccia
,
perché
le
braccia
di
lei
potessero
ancora
circondare
il
collo
di
Pietro
che
non
volevano
abbandonare
;
e
disse
a
Brusio
che
sembrava
istupidito
:
«
Non
c
'
è
più
che
un
miracolo
che
possa
prevenire
il
coma
,
che
possa
salvarla
:
bisogna
prolungare
questo
delirio
per
dare
il
tempo
di
operare
all
'
infuso
di
caffè
...
Suonale
quello
che
vuole
...
Ci
son
dei
casi
in
cui
la
scienza
bisogna
che
ricorra
all
'
arte
o
al
caso
»
.
Pietro
cominciò
a
suonare
quel
valtzer
allegro
e
brillante
,
di
cui
le
note
acquistavano
la
più
triste
inflessione
sotto
le
sue
dita
increspate
e
tremanti
,
e
che
strillavano
sinistramente
in
mezzo
al
funereo
silenzio
di
quella
stanza
.
Due
o
tre
volte
le
labbra
di
Narcisa
sorrisero
;
i
suoi
lineamenti
perdettero
la
loro
rigida
alterazione
per
esprimere
il
piacere
più
intenso
che
quel
suono
certamente
le
procurava
o
che
determinava
i
sogni
deliziosi
del
suo
delirio
...
Ella
stringeva
più
fortemente
,
sebbene
con
moto
convulso
,
quella
testa
che
abbracciava
;
e
qualche
volta
le
sue
labbra
si
agitarono
come
per
baciare
;
e
il
suo
capo
si
avanzava
tentoni
come
se
avesse
voluto
incontrare
quello
di
lui
;
...
e
la
sua
pupilla
appannata
,
vitrea
,
fissa
,
ebbe
un
lampo
,
un
raggio
di
uno
sguardo
in
cui
balenava
tutto
l
'
ineffabile
amore
che
l
'
agonia
non
poteva
assopire
in
quel
cuore
.
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
ti
vedo
!...»,
gridò
esultante
;
con
un
accento
indescrivibile
che
avea
più
dell
'
urlo
dello
spasimo
che
del
trasporto
della
gioia
;
«
m
'
ami
?
!
...
m
'
ami
tu
?!!!...»
E
si
rovesciò
assieme
a
lui
sul
canapè
vincendo
,
con
uno
sforzo
disperato
,
miracoloso
,
la
difficoltà
di
proferire
,
il
torpore
della
mente
,
l
'
inerzia
delle
forze
,
l
'
agonia
insomma
.
«
Pietro
,
m
'
ami
ancora
?
!
»
«
Sì
!
sì
!
t
'adoro!...»,
singhiozzò
egli
tentando
inumidire
l
'
aridità
di
quella
pelle
coll
'
umido
delle
sue
labbra
,
di
scacciare
il
torpore
di
quelle
membra
,
la
pesantezza
di
quelle
palpebre
coll
'
impeto
dei
suoi
baci
;
cercando
trasfondere
la
vita
che
sentiva
rigogliosa
,
giovane
,
potente
in
lui
,
nel
soffio
che
alitava
fra
le
labbra
di
lei
violacee
,
semiaperte
e
convulse
.
«
E
non
me
lo
dici
perché
hai
pietà
di
me
?
...
e
non
me
lo
dici
perché
io
muoio
?!...»,
seguitò
ella
aggrappandosi
al
suo
collo
,
nelle
convulsioni
dell
'
agonia
,
con
quel
moto
incerto
e
straziante
del
volto
e
delle
labbra
che
cercavano
il
volto
di
lui
per
baciarlo
.
«
Oh
,
no
!
...
non
ti
ho
mai
amato
come
t
'
amo
!
...
Narcisa
!
...
Narcisa
!
...
non
mi
abbandonare
!...»
«
Grazie
!
...
grazie
!...»,
mormorò
la
moribonda
con
un
anelito
interrotto
che
la
stentata
respirazione
soffocava
nella
sua
gola
;
«
grazie
!
...
oh
!
la
vita
!
...
dottore
,
fatemi
vivere
...
egli
mi
ama
!
!
...
io
non
voglio
morire
!
!
!
»
,
finì
con
accento
straziante
.
E
non
poté
più
proferire
,
quantunque
agitasse
ancora
penosamente
le
labbra
,
e
alcuni
suoni
rochi
e
interrotti
scappassero
dalla
sua
gola
arida
.
Ella
rimase
come
profondamente
assopita
;
riscossa
di
tratto
in
tratto
da
sussulti
convulsivi
:
rivelando
mille
impressioni
,
ora
deliziose
ora
tristi
,
nella
mutabile
espressione
dei
suoi
lineamenti
,
in
cui
l
'
occhio
soltanto
,
colla
sua
larga
e
lucida
fissità
faceva
prevedere
la
morte
.
Era
orribile
a
vedersi
la
rapida
decomposizione
di
quella
fisonomia
.
Finalmente
sopraggiunse
il
sonno
.
Pietro
rimaneva
,
com
'
ella
l
'
aveva
attirato
rovesciandolo
nella
sua
caduta
,
ancora
avvinghiato
a
quel
corpo
per
tre
quarti
cadavere
,
e
che
aveva
tuttavia
i
suoi
ultimi
moti
convulsivi
,
gli
estremi
sforzi
dei
suoi
rantoli
,
la
disperata
tensione
della
pupilla
per
lui
;
egli
era
come
affascinato
da
quell
'
orribile
spettacolo
che
impietrava
le
lagrime
nel
suo
occhio
ardente
e
dilatato
quasi
al
pari
di
quello
di
lei
.
«
Ma
parti
,
disgraziato
!
»
,
gli
gridò
Raimondo
tentando
di
strapparlo
a
quell
'
amplesso
di
morte
;
«
non
vedi
che
ciò
ti
uccide
...
!
»
Pietro
non
rispose
,
e
abbracciò
più
strettamente
quel
corpo
inerte
,
in
cui
gli
parve
sentire
un
ultimo
sussulto
al
suo
abbraccio
,
mentre
le
mani
gli
parve
lo
stringessero
più
tenacemente
,
come
per
ringraziarlo
e
non
lasciarlo
.
Quell
'
agonia
fu
lunga
,
penosa
,
orrenda
.
A
pena
il
medico
,
colla
mano
sul
petto
di
lei
a
numerare
i
battiti
del
cuore
,
poté
discernere
il
punto
in
cui
il
sonno
del
veleno
si
mischiò
al
sonno
della
morte
.
Pietro
rimase
istupidito
,
come
un
pazzo
;
per
un
mese
intiero
.
Il
secondo
rivide
sua
madre
;
poi
gli
amici
.
Un
anno
dopo
ricomparve
in
società
...
Chi
sa
quante
volte
al
giorno
pensa
a
quest
'
ora
a
Narcisa
,
la
donna
ch
'
è
morta
d
'
amore
per
lui
?
!
...
Le
splendide
promesse
del
suo
ingegno
,
che
l
'
amore
di
un
giorno
aveva
elevato
sino
al
genio
nella
sua
anima
fervente
,
erano
cadute
con
quest
'
amore
istesso
.
Pietro
Brusio
è
meno
di
una
mediocrità
,
che
trascina
la
vita
nel
suo
paese
natale
rimando
qualche
sterile
verso
per
gli
onomastici
dei
suoi
parenti
,
e
dissipando
il
più
allegramente
possibile
lo
scarso
suo
patrimonio
.
Misteri
del
cuore
!
Narrativa ,
I
Non
è
bella
la
vita
dei
pastori
in
Aspromonte
,
d
'
inverno
,
quando
i
torbidi
torrenti
corrono
al
mare
,
e
la
terra
sembra
navigare
sulle
acque
.
I
pastori
stanno
nelle
case
costruite
di
frasche
e
di
fango
,
e
dormono
con
gli
animali
.
Vanno
in
giro
coi
lunghi
cappucci
attaccati
a
una
mantelletta
triangolare
che
protegge
le
spalle
,
come
si
vede
talvolta
raffigurato
qualche
dio
greco
pellegrino
e
invernale
.
I
torrenti
hanno
una
voce
assordante
.
Sugli
spiazzi
le
caldaie
fumano
al
fuoco
,
le
grandi
caldaie
nere
sulla
bianca
neve
,
le
grandi
caldaie
dove
si
coagula
il
latte
tra
il
siero
verdastro
rinforzato
d
'
erbe
selvatiche
.
Tutti
intorno
coi
neri
cappucci
,
coi
vestiti
di
lana
nera
,
animano
i
monti
cupi
e
gli
alberi
stecchiti
,
mentre
la
quercia
verde
gonfia
le
ghiande
pei
porci
neri
.
Intorno
alla
caldaia
,
ficcano
i
lunghi
cucchiai
di
legno
inciso
,
e
buttano
dentro
grandi
fette
di
pane
.
Le
tirano
su
dal
siero
,
fumanti
,
screziate
di
bianco
purissimo
come
è
il
latte
sul
pane
.
I
pastori
cavano
fuori
i
coltelluzzi
e
lavorano
il
legno
,
incidono
di
cuori
fioriti
le
stecche
da
busto
delle
loro
promesse
spose
,
cavano
dal
legno
d
'
ulivo
la
figurina
da
mettere
sulla
conocchia
,
e
con
lo
spiedo
arroventato
fanno
buchi
al
piffero
di
canna
.
Stanno
accucciati
alle
soglie
delle
tane
,
davanti
al
bagliore
della
terra
,
e
aspettano
il
giorno
della
discesa
al
piano
,
quando
appenderanno
la
giacca
e
la
fiasca
all
'
albero
dolce
della
pianura
.
Allora
la
luna
nuova
avrà
spazzata
la
pioggia
,
ed
essi
scenderanno
in
paese
dove
stanno
le
case
di
muro
,
grevi
delle
chiacchiere
e
dei
sospiri
delle
donne
.
Il
paese
è
caldo
e
denso
più
di
una
mandra
.
Nelle
giornate
chiare
i
buoi
salgono
pel
sentiero
scosceso
come
per
un
presepe
,
e
,
ben
modellati
e
bianchi
come
sono
,
sembrano
più
grandi
degli
alberi
,
animali
preistorici
.
Arriva
di
quando
in
quando
la
nuova
che
un
bue
è
precipitato
nei
burroni
,
e
il
paese
,
come
una
muta
di
cani
,
aspetta
l
'
animale
squartato
,
appeso
in
piazza
al
palo
del
macellaio
,
tra
i
cani
che
ne
fiutano
il
sangue
e
le
donne
che
comperano
a
poco
prezzo
.
Né
le
pecore
né
i
buoi
né
i
porci
neri
appartengono
al
pastore
.
Sono
del
pigro
signore
che
aspetta
il
giorno
del
mercato
,
e
il
mercante
baffuto
che
viene
dalla
marina
.
Nella
solitudine
ventosa
della
montagna
il
pastore
fuma
la
crosta
della
pipa
,
guarda
saltare
il
figlio
come
un
capriolo
,
ode
i
canti
spersi
dei
più
giovani
,
intramezzati
dal
rumore
dell
'
acqua
nei
crepacci
,
che
borbotta
come
le
comari
che
vanno
a
far
legna
.
Qualcuno
,
seduto
su
un
poggio
,
come
su
un
mondo
,
dà
fiato
alla
zampogna
,
e
tutti
pensano
alle
donne
,
al
vino
,
alla
casa
di
muro
.
Pensano
alla
domenica
nel
paese
,
quando
si
empiono
i
vicoli
coi
lor
grossi
sospiri
,
e
rispondono
a
loro
,
soffiando
,
i
muli
nelle
stalle
e
i
porci
nei
covili
,
e
i
bambini
strillano
all
'
improvviso
come
passerotti
,
e
i
vecchi
che
non
si
possono
più
muovere
fissano
l
'
ultimo
filo
di
luce
,
e
le
vecchie
rinfrescano
all
'
aria
il
ventre
gonfio
e
affaticato
,
e
le
spose
sono
colombe
tranquille
.
Pensano
alla
visita
che
faranno
alla
casa
di
qualche
signore
borghese
,
dove
vedranno
la
bottiglia
del
vino
splendere
tra
le
mani
avare
del
padrone
di
casa
,
e
il
vino
calare
nel
bicchiere
che
vuoteranno
tutto
d
'
un
fiato
,
buttando
poi
con
violenza
le
ultime
gocciole
in
terra
.
Quel
vino
se
lo
ricordano
nelle
giornate
della
montagna
come
un
fuoco
dissetante
,
poveri
ed
eterni
poppanti
di
mandra
.
Accade
talvolta
che
dalle
mandre
vicine
arrivi
qualche
stupida
pecora
e
qualche
castrato
che
hanno
perduta
la
strada
.
Conoscono
gli
animali
come
noi
gli
uomini
,
e
sanno
di
chi
sono
,
come
noi
riconosciamo
i
forestieri
.
Si
affaccia
l
'
animale
interrogativo
,
e
i
cani
messi
in
allarme
si
chetano
subito
.
Zitti
e
cauti
afferrano
l
'
animale
e
lo
arrostiscono
.
Uno
gli
ha
ficcato
un
palo
in
corpo
,
un
altro
lo
rivoltola
sul
fuoco
,
un
altro
con
un
mazzetto
d
'
erbe
selvatiche
asperge
di
grasso
l
'
animale
rosolato
,
teso
,
solenne
come
una
vittima
prima
del
sacrifizio
,
propizia
al
bere
.
Bevono
acqua
e
si
sentono
ubbriachi
lo
stesso
.
Ma
serate
come
queste
ne
capitano
una
all
'
anno
,
se
pure
,
e
la
vita
è
dura
.
Almeno
,
a
primavera
salgono
da
loro
le
massaie
.
Allora
,
coi
primi
agnelli
che
saltano
sulla
terra
,
vagiscono
sull
'
erba
le
creature
dell
'
uomo
,
o
si
dondolano
nelle
culle
attaccate
fra
ramo
e
ramo
dove
balzano
ridesti
i
ghiri
e
gli
scoiattoli
.
Poi
rinverdiscono
perfino
le
pietre
,
e
la
gente
comincia
a
salire
la
montagna
col
vento
dell
'
estate
.
Cominciano
i
pellegrini
dei
santuari
a
passare
da
un
versante
all
'
altro
cantando
e
suonando
giorno
e
notte
.
Il
vinattiere
costruisce
la
sua
capanna
di
frasche
presso
la
sorgente
dell
'
acqua
,
e
la
notte
,
per
illuminare
la
strada
si
appicca
il
fuoco
agli
alberi
secchi
.
Gl
'
innamorati
girano
tra
la
folla
per
vedere
l
'
innamorata
;
e
cani
arrabbiati
,
vendicatori
,
devoti
,
latitanti
e
ubbriachi
che
rotolano
per
i
pendii
come
pietre
.
Allora
vive
la
montagna
,
e
da
tutte
le
parti
il
cielo
è
seminato
dei
fuochi
dei
razzi
che
si
levano
dai
paesi
lungo
il
mare
,
come
segni
indicatori
che
là
sono
le
case
,
là
i
santi
coi
loro
volti
di
popolani
che
non
hanno
più
da
faticare
e
stanno
nel
silenzio
spazioso
delle
chiese
.
Fu
appunto
in
una
di
queste
sere
che
in
montagna
accadde
una
disgrazia
.
Era
la
vigilia
della
festa
,
e
nella
capanna
di
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
c
'
era
silenzio
.
Il
figliolo
stava
cheto
,
il
pastore
suo
padre
gli
diceva
scuro
:
"
Antonello
,
tu
verrai
con
me
in
paese
.
Te
la
senti
di
camminare
?
"
"
Sì
,
padre
"
.
"
Ci
sono
sei
ore
di
strada
"
.
"
Camminerò
"
.
"
C
'
è
la
luna
,
del
resto
,
e
si
andrà
bene
,
freschi
"
.
"
Camminerò
"
,
disse
Antonello
,
"
sono
forte
,
io
"
.
Il
ragazzo
era
serio
serio
,
con
quella
forma
di
partecipazione
al
dolore
degli
altri
per
cui
i
ragazzi
diventano
pensierosi
e
ubbidienti
;
aveva
il
costume
di
pastore
,
che
gli
avevano
fatto
da
poco
,
con
la
cintura
di
cuoio
alta
un
palmo
intorno
alla
pancia
;
era
contento
di
andare
in
paese
col
vestito
nuovo
,
peloso
,
per
la
prima
volta
.
Era
nato
in
montagna
,
e
non
si
sapeva
immaginare
una
casa
di
muro
,
come
gli
dicevano
.
Siccome
sentì
che
suo
padre
rimestava
qualche
cosa
nella
capanna
,
saltò
su
a
dire
:
"
Volete
aiuto
,
padre
?
"
Quello
non
rispose
;
nella
capanna
bassa
dove
si
entrava
carponi
,
stava
mettendo
tutto
nella
bisaccia
:
la
fiasca
,
la
mantelletta
da
inverno
,
il
sacco
.
"
Portiamo
via
tutto
?
"
"
Come
vuole
Dio
,
figliolo
"
.
Antonello
si
mise
a
frugare
sotto
lo
strame
delle
pareti
e
tirò
fuori
il
fischietto
e
un
pacchetto
di
figurine
di
santi
tutte
gualcite
.
"
Volete
mettere
dentro
anche
queste
?
"
Il
padre
le
ripose
nella
bisaccia
,
e
questo
rispetto
verso
le
sue
cose
fece
piacere
al
ragazzo
.
La
bisaccia
fu
messa
sulla
soglia
della
capanna
.
Il
padre
si
sedette
un
poco
,
si
terse
il
sudore
,
poi
si
levò
,
si
caricò
la
bisaccia
a
tracolla
:
"
Andiamo
"
.
Ma
prima
di
partire
chiuse
accuratamente
la
porta
di
frasche
assicurandola
con
un
macigno
che
vi
rotolò
davanti
.
Si
vedeva
di
lontano
il
mare
balenante
nell
'
ombra
serale
,
che
laggiù
non
era
ancora
arrivata
,
e
davanti
al
mare
una
montagna
che
pareva
un
dito
teso
,
e
ancora
più
vicino
la
striscia
bianca
del
torrente
.
La
sera
girava
pei
monti
in
silenzio
e
ripiegava
i
lunghi
raggi
del
sole
.
Le
ombre
cominciavano
ad
allungarsi
per
la
pianura
.
"
Volete
che
vi
porti
un
poco
la
bisaccia
,
padre
?
"
Il
padre
gli
accomodò
la
bisaccia
a
tracolla
,
puntandola
nel
mezzo
con
un
bastone
che
faceva
leva
sulla
spalla
del
ragazzo
.
Il
ragazzo
era
contento
di
quel
peso
,
e
sentiva
il
bastone
che
gli
faceva
un
dolce
male
.
Il
padre
diede
un
'
ultima
occhiata
alla
capanna
.
Appena
risalito
il
monte
,
si
volsero
.
Videro
l
'
albero
magro
inclinato
sulla
capanna
,
i
sassi
attorno
come
bestie
che
meriggiassero
,
o
come
mobili
di
una
casa
;
là
si
erano
seduti
tante
volte
.
Il
grosso
cane
bianco
,
accorso
come
se
sapesse
che
si
partiva
,
li
seguì
.
Valicata
l
'
altura
,
videro
la
strada
lungo
il
ciglio
del
burrone
popolata
d
'
uomini
e
di
bestie
.
"
Viva
Maria
!
"
gridarono
verso
di
loro
.
Il
padre
levò
la
mano
e
disse
con
un
filo
di
voce
:
"
Viva
!
"
Gridò
anche
il
ragazzo
con
una
voce
argentina
,
lieto
di
aprir
bocca
.
Si
sentiva
dietro
,
sull
'
altro
versante
,
partire
colpi
di
fucile
,
una
gragnuola
di
colpi
.
La
folla
si
snodava
lungo
lo
stretto
sentiero
in
fila
indiana
.
I
bambini
piangevano
nelle
ceste
che
le
donne
portavano
sulla
testa
,
i
muli
con
qualche
signore
seduto
sopra
facevano
rotolare
a
valle
i
sassi
,
una
signora
vestita
bene
camminava
a
piedi
nudi
tenendo
le
scarpe
in
mano
,
per
voto
.
Una
donna
del
popolo
andava
con
le
trecce
sciolte
.
Un
popolano
portava
sulla
testa
un
enorme
cero
che
aveva
fatto
fondere
del
suo
stesso
peso
,
e
della
lunghezza
del
suo
corpo
,
per
voto
.
Antonello
stava
a
bocca
aperta
.
Nella
valle
l
'
ombra
era
alta
,
e
pareva
che
la
riempisse
,
col
rumore
di
un
torrente
che
si
gettava
da
un
salto
del
monte
.
La
luna
si
affacciò
dalla
parte
del
mare
,
dietro
ai
monti
,
come
una
guardia
.
Presso
una
capanna
di
frasche
il
pastore
e
Antonello
si
fermarono
.
L
'
uomo
che
stava
dietro
al
banco
tra
una
fila
di
bottiglie
,
presso
un
bottazzo
di
vino
,
appena
vide
il
pastore
poggiò
le
mani
al
banco
,
si
sporse
,
e
disse
:
"
O
compare
Argirò
,
che
cosa
succede
?
"
"
La
mia
sfortuna
,
compare
Fermo
"
.
"
Che
c
'
è
?
"
"
Ho
perduto
il
mio
bene
.
I
buoi
che
avevo
in
custodia
dal
signor
Filippo
Mezzatesta
,
sono
precipitati
giù
nel
burrone
.
È
finita
.
Questa
è
la
rovina
della
casa
mia
.
O
quando
?
"
"
Oggi
stesso
,
dopo
mezzogiorno
.
Bella
festa
della
Madonna
che
è
per
me
"
.
"
E
le
avevate
a
metà
le
bestie
?
"
"
Sissignore
,
col
signor
Filippo
Mezzatesta
"
.
"
Perché
non
le
comperate
voi
?
La
pelle
è
buona
,
la
carne
è
come
macellata
oggi
.
Non
sono
morte
di
morbo
.
Con
tutta
questa
gente
che
passa
si
vende
.
Carne
di
bestia
morta
,
è
sempre
"
.
"
Come
macellata
,
vi
dico
.
Questa
osservazione
non
me
la
dovevate
fare
proprio
voi
.
Tra
di
noi
...
"
"
Andiamo
a
vedere
?
"
"
Sono
qui
sotto
al
burrone
del
Monaco
"
.
"
Quattro
animali
,
avete
detto
?
"
"
Sì
;
e
c
'
era
una
giovenca
che
era
una
bellezza
,
tenera
come
il
latte
"
.
"
Tu
aspettami
qui
"
,
disse
il
padre
ad
Antonello
.
"
Se
qualcuno
domanda
della
bottega
"
,
aggiunse
il
Fermo
,
"
digli
che
torno
subito
.
Non
far
toccare
niente
a
nessuno
"
.
"
Che
rovina
della
mia
vita
,
compare
Fermo
!
"
Si
avviarono
.
Antonello
sedette
davanti
alla
bottega
e
chiamò
il
cane
a
sé
tenendolo
pel
collare
.
Ma
quello
gli
sfuggì
per
correre
dietro
al
padrone
.
Antonello
,
rimasto
solo
,
aveva
paura
.
Sentiva
l
'
odore
del
vino
,
odore
nuovo
che
gli
piaceva
,
e
guardava
quelle
bottiglie
in
fila
con
tanti
colori
.
"
Rosolio
"
:
questa
parola
gli
venne
alla
mente
.
I
pellegrini
si
facevano
più
rari
;
una
comitiva
sbucò
suonando
e
sparando
in
aria
.
Andava
avanti
uno
con
una
zampogna
,
e
un
altro
batteva
ora
il
pugno
ora
le
cinque
dita
a
un
tamburello
.
Altri
li
seguivano
a
passo
di
ballo
,
per
voto
,
come
potevano
,
uomini
e
donne
.
Uomini
e
donne
si
davano
a
tratti
,
ballando
,
di
gran
colpi
con
le
natiche
,
senza
ridere
.
La
luna
si
faceva
più
rossa
,
l
'
ombra
cadeva
come
un
mantello
.
Gli
alberi
,
quasi
tutti
col
solco
e
lo
squarcio
del
fulmine
,
si
ingigantivano
nell
'
ombra
.
La
compagnia
dei
suonatori
si
allontanava
.
Una
ragazza
a
piedi
nudi
passava
davanti
al
ragazzo
.
Egli
le
vide
un
filo
di
sangue
che
le
colava
sul
piede
.
"
Ragazza
"
,
le
gridò
;
"
quello
è
sangue
"
.
Ella
rise
:
"
Lo
so
"
Un
'
altra
frotta
di
pellegrini
sbucò
coi
fucili
sulla
strada
.
Avevano
accese
le
fiaccole
.
Uno
si
fermò
ai
piedi
di
una
quercia
spaccata
in
due
dal
fulmine
,
gialla
e
morta
,
le
accostò
una
fiaccola
di
resina
ai
rami
:
una
fiammata
avvolse
la
quercia
che
divampò
tutta
come
una
torcia
gigantesca
crepitando
veloce
.
Allora
il
ragazzo
chiamò
a
gran
voce
:
"
Fido
!
"
.
Il
cane
apparve
sul
ciglio
della
strada
coi
suoi
occhi
stupiti
.
Dalla
folla
allora
partì
un
colpo
,
un
grido
:
"
Eccolo
il
cane
arrabbiato
!
"
.
Il
cane
stramazzò
al
suolo
guardando
all
'
ingiro
che
pareva
parlasse
e
domandasse
perché
.
Il
ragazzo
battendo
i
denti
si
accovacciò
sulla
soglia
della
bottega
.
La
compagnia
era
dileguata
ridendo
.
Antonello
si
toccò
la
bisaccia
,
vi
si
sedette
sopra
,
e
non
aveva
il
coraggio
di
guardarsi
intorno
.
II
L
'
Argirò
col
figliolo
arrivarono
al
paese
che
era
l
'
alba
.
Risalito
il
poggio
,
le
case
addossate
una
all
'
altra
come
una
mandra
si
presentarono
ai
loro
occhi
.
Da
secoli
questo
paese
si
era
cacciato
nella
valle
,
e
vi
si
era
addormentato
.
Intorno
,
a
qualche
miglio
di
distanza
gli
altri
paesi
che
si
vedevano
in
cima
ai
cocuzzoli
rocciosi
si
confondevano
con
la
pietra
,
ne
avevano
la
stessa
struttura
,
lo
stesso
colore
,
come
la
farfalla
che
si
confonde
col
fiore
su
cui
è
posata
.
Sembra
un
mondo
spento
,
lunare
.
Attraverso
i
letti
dei
torrenti
,
i
viandanti
che
tentano
di
raggiungere
le
vallate
,
nel
silenzio
reso
più
solitario
dal
ritmo
della
cavalcatura
,
sembrano
abitatori
di
spelonche
.
Ma
a
inoltrarsi
appena
fra
gli
speroni
dei
monti
,
sulla
striscia
del
torrente
,
si
vede
la
montagna
che
nasce
tra
la
valle
animarsi
della
sua
vita
segreta
,
e
sembra
di
udir
le
voci
di
tutte
le
sorgenti
che
scaturiscono
da
essa
.
Si
rivelano
i
paesi
coi
loro
fiocchi
di
fumo
,
le
voci
disperse
,
i
suoni
intermessi
,
la
voce
soprana
delle
campane
.
È
una
vita
alla
quale
occorre
essere
iniziati
per
capirla
,
esserci
nati
per
amarla
,
tanto
è
piena
,
come
la
contrada
,
di
pietre
e
di
spine
.
Ora
la
strada
cui
lavorano
da
vent
'
anni
sta
per
bruciare
all
'
arrivo
con
l
'
ultima
mina
.
Già
arriva
qualche
forestiero
dove
arrivava
soltanto
qualche
carabiniere
in
occasione
di
qualche
delitto
,
o
il
merciaio
ambulante
che
raccatta
gli
stracci
e
compera
i
capelli
che
le
donne
nascondono
nei
buchi
dei
muri
.
Ancora
i
puledri
col
monello
a
bisdosso
cavalcano
pel
sentiero
secolare
,
e
i
buoi
portano
dall
'
alta
montagna
i
tronchi
d
'
albero
legati
a
una
fune
trascinandoli
in
terra
senza
carro
.
È
un
fatto
che
qui
manca
la
nozione
geometrica
della
ruota
.
Ma
per
poco
ancora
.
Come
al
contatto
dell
'
aria
le
antiche
mummie
si
polverizzano
,
si
polverizzerà
così
questa
vita
.
È
una
civiltà
che
scompare
,
e
su
di
essa
non
c
'
è
da
piangere
,
ma
bisogna
trarre
,
chi
ci
è
nato
,
il
maggior
numero
di
memorie
.
La
liberazione
del
reame
delle
Due
Sicilie
trovò
qui
un
ordine
stabilito
da
secoli
.
Il
parapiglia
che
avvenne
col
riordinamento
dei
beni
demaniali
,
ingrossò
alcune
fortune
già
pingui
.
Il
paese
rimase
quello
che
era
:
un
agglomerato
di
case
rustiche
composto
di
una
stanza
a
terreno
,
colla
terra
naturale
per
impiantito
,
la
roccia
per
sedile
e
per
foco
lare
,
intorno
a
una
sola
casa
nobile
con
portici
,
stalle
,
cucine
,
giardini
,
servi
.
Il
popolo
si
agitava
e
si
affannava
intorno
a
questa
casa
che
era
attigua
alla
chiesa
,
e
dove
era
tutta
la
ricchezza
,
tutto
il
bene
e
il
male
del
paese
.
Antonello
vide
questa
casa
posta
in
alto
,
su
un
poggio
,
col
suo
portico
che
reggeva
una
loggia
.
Egli
seguiva
,
saltando
,
le
orme
del
padre
,
e
non
si
stupiva
delle
case
di
muro
.
Ad
alcuni
edifizi
il
sole
baluginante
faceva
brillare
qualche
cosa
di
lucido
,
come
il
ghiaccio
,
che
si
infocava
a
mano
a
mano
per
poi
diventare
liscio
e
chiaro
come
l
'
acqua
.
Domandò
soltanto
:
"
Quale
è
la
casa
dove
sta
la
mamma
?
"
Non
si
vedeva
la
casa
.
Era
confusa
fra
tante
,
non
dissimile
da
nessuna
.
Poi
i
suoi
occhi
tornarono
alla
grande
casa
col
portico
,
e
pensò
:
"
Quella
dev
'
essere
la
casa
dei
Mezzatesta
"
.
I
galli
si
mandavano
la
voce
,
spersi
richiami
di
donne
rompevano
il
silenzio
.
Il
ragazzo
con
un
bastone
si
divertiva
a
fare
strage
di
certi
cardi
coi
fioccosi
fiori
rossi
bruciati
dalla
grande
estate
.
Tutto
gli
parve
più
gentile
che
in
montagna
.
Raggiunta
la
prima
casa
,
parve
che
la
terra
improvvisamente
si
restringesse
.
Usciva
dalla
porta
spalancata
un
fiato
caldo
come
dalla
bocca
di
un
animale
.
Una
donna
si
pettinava
seduta
sullo
scalino
della
porta
e
immergeva
il
pettine
in
un
catino
d
'
acqua
.
Siccome
era
festa
,
il
paese
era
quasi
deserto
e
pigro
.
Le
poche
persone
rimaste
stavano
sedute
sugli
spiazzi
davanti
alle
case
,
o
sugli
scalini
,
intente
alle
faccende
loro
,
a
pettinare
i
ragazzi
,
a
pulire
le
verdure
pel
pasto
.
Certe
ragazze
,
che
andavano
scalze
e
col
vestitino
da
festa
,
portavano
appesa
al
petto
,
legata
a
un
nastro
colorato
,
la
medaglina
della
Madonna
.
Una
fila
di
muli
sbucò
da
un
vicolo
,
e
davanti
la
faccia
rossa
del
mercante
di
pelli
.
"
Che
c
'
e
,
Argirò
?
"
La
voce
dei
quattro
buoi
precipitati
in
montagna
passò
,
non
si
sa
come
,
da
porta
a
porta
.
A
casa
trovarono
la
madre
sulla
soglia
.
"
Che
c
'
è
,
per
l
'
amor
di
Dio
?
"
Argirò
le
raccontò
tutto
in
quattro
parole
.
Dalle
finestre
basse
le
donne
si
erano
affacciate
a
sentire
e
si
passarono
la
notizia
.
Una
si
presentò
con
un
'
aria
maligna
e
sottomessa
,
e
disse
:
"
O
Betta
,
ce
l
'
avete
un
chilo
di
questa
carne
per
me
?
"
Nessuno
le
rispose
,
ma
dall
'
interno
della
casa
la
voce
dell
'
Argirò
si
mise
a
gridare
:
"
Gente
maledetta
,
che
vuoi
mangiare
della
mia
rovina
,
che
non
aspetti
che
finiscano
le
disgrazie
per
buttartici
sopra
.
L
'
ho
già
venduta
tutta
,
e
tutti
ne
mangeranno
meno
che
questa
gente
maledetta
.
Quando
a
un
cristiano
capita
qualche
cosa
di
male
,
tutti
intorno
a
volersene
profittare
come
cani
!
Misericordia
,
Signore
!
Puah
,
puah
!
"
Antonello
si
era
seduto
sulla
cassa
della
biancheria
e
ascoltava
quelle
parole
come
una
nenia
,
attentamente
.
Per
la
prima
volta
capiva
di
essere
in
mezzo
a
qualche
cosa
di
ingiusto
;
il
sentimento
della
sua
condizione
gli
si
affacciò
alla
mente
improvviso
e
chiaro
e
si
sentiva
come
un
angelo
caduto
.
Guardava
fisso
l
'
immagine
di
San
Luca
appesa
dietro
alla
porta
.
Suo
padre
si
era
seduto
sul
letto
.
La
madre
gli
diede
quattro
fichi
e
un
pezzo
di
pane
:
"
Mangia
,
figliolo
"
.
Quello
sentì
le
mani
di
sua
madre
nelle
sue
per
un
attimo
,
calde
come
se
fossero
le
sue
mani
stesse
.
La
stanza
era
segreta
e
fresca
.
Fuori
si
sentivano
voci
e
rumori
quasi
in
ritmo
,
come
il
rumore
assiduo
della
pioggia
.
Antonello
si
addormentò
col
pane
nel
pugno
,
sulla
cassa
.
III
Non
erano
le
otto
quando
l
'
Argirò
entrava
nel
palazzo
dei
Mezzatesta
.
Il
portone
era
aperto
.
L
'
arco
del
portone
,
di
cinque
metri
d
'
altezza
,
mostrava
la
sola
pietra
lavorata
che
esistesse
in
paese
,
e
di
cui
uno
scampolo
era
servito
per
lo
stipite
della
chiesa
,
per
i
gradini
,
per
le
due
magre
colonne
.
Palazzo
e
chiesa
addossati
,
recanti
essi
soli
i
materiali
nobili
del
paese
,
il
ferro
e
la
pietra
,
e
la
sola
forma
nobile
,
la
colonna
.
Dentro
quel
palazzo
,
composto
di
tre
edifizi
addossati
con
scale
interne
ed
esterne
,
che
partivano
tutte
da
un
ampio
cortile
,
a
entrate
diverse
,
sostenuti
da
contrafforti
coi
fichi
selvatici
nella
massa
del
muro
,
sui
bastioni
,
o
come
ciuffi
sull
'
arco
del
portone
,
viveva
la
grande
famiglia
dei
Mezzatesta
,
con
le
scuderie
a
terreno
,
i
magazzini
,
le
cucine
piene
di
servi
,
e
al
piano
nobile
i
padroni
con
le
loro
donne
dal
capo
incerto
e
vezzoso
agitantesi
in
ritmo
di
comando
.
Essere
servi
in
quella
casa
era
già
un
privilegio
.
Le
serve
che
in
lunghe
file
tutto
il
giorno
andavano
e
tornavano
con
gli
orci
e
i
barili
sulla
testa
ad
attingere
acqua
a
tre
chilometri
dal
paese
,
formavano
la
cupidigia
segreta
dei
maschi
,
recando
esse
,
fuori
di
casa
,
il
sorriso
della
più
giovane
padrona
nata
dalle
nozze
fra
cugini
,
che
annaffiava
castamente
verso
sera
il
garofano
elegante
sulla
terrazza
.
Queste
serve
avevano
smesso
l
'
abito
popolare
.
In
queste
case
pochi
penetravano
senza
un
segreto
timore
.
Dovunque
ci
si
voltava
era
terra
di
questa
casa
,
dalle
foreste
sui
monti
agli
orti
acquatici
presso
il
mare
.
Dovunque
,
comunque
.
Era
loro
la
terra
,
loro
le
ulive
che
vi
cadevano
sopra
,
erano
loro
le
foreste
sui
monti
intorno
,
loro
i
campi
tosati
di
luglio
quando
tutta
la
terra
è
gialla
e
i
colli
cretosi
crepano
aridi
.
Quanti
schiaffi
volarono
sulle
facce
dei
contadini
,
quanti
calci
dietro
a
loro
!
Le
anticamere
rigurgitavano
di
gente
misera
che
aspettava
di
essere
ricevuta
,
rovinata
per
un
maiale
colpito
dal
morbo
o
per
un
bue
precipitato
in
qualche
strapiombo
.
Qui
si
discuteva
della
roba
,
perché
erano
di
quella
casa
gli
animali
che
pascolavano
e
gli
alberi
che
davano
frutto
.
La
notte
,
tappati
nelle
case
,
mentre
rari
passanti
si
illuminavano
la
strada
con
fiaccole
e
tizzoni
,
i
ragazzi
ascoltavano
le
fiabe
immaginando
che
si
svolgessero
in
quella
casa
,
e
in
quelle
scuderie
pensavano
che
la
Cenerentola
avesse
ballato
col
Reuccio
.
I
signori
,
detti
anche
galantuomini
o
calzoni
lunghi
,
erano
due
tipi
di
aspetto
uguale
,
dai
nasi
brevi
e
ricurvi
come
quelli
di
certi
pappagalli
.
Le
loro
ramificazioni
nei
paesi
vicini
si
conoscevano
come
le
discendenze
regali
.
Venendo
l
'
età
del
matrimonio
,
si
decise
che
uno
di
essi
,
Filippo
,
sposasse
una
cugina
,
per
non
spartire
la
roba
.
Costei
arrivò
dal
mare
e
si
seppellì
nella
grande
casa
.
Teneva
le
chiavi
dei
magazzini
.
Quando
apriva
le
porte
sulla
strada
assolata
,
era
come
se
si
aprisse
un
paradiso
ombroso
:
il
grano
vi
stava
a
montagne
d
'
oro
,
il
granoturco
decorava
con
le
sue
pannocchie
i
soffitti
,
i
formaggi
in
pile
stavano
sotto
i
rocchi
colanti
delle
salsicce
,
le
giare
dell
'
olio
e
le
botti
davano
sonore
intonazioni
nella
profondità
.
Solo
in
quella
casa
si
sentivano
le
voci
risuonare
come
in
chiesa
.
I
monelli
si
sporgevano
alle
grate
delle
scuderie
e
dei
magazzini
per
gridare
"
Ah
!
"
e
per
sentire
il
grido
diventare
cantante
nei
meandri
delle
botti
.
Una
grande
scalinata
di
pietra
grigia
,
larga
come
un
fiume
,
sormontata
da
quattro
colonne
,
su
cui
erano
gittati
tre
archi
,
si
aprì
davanti
all
'
Argirò
.
Salirono
tenendosi
al
muro
come
per
un
luogo
troppo
stretto
.
Poi
,
superata
la
scalinata
,
una
grande
porta
.
Antonello
diede
la
mano
al
padre
.
Nell
'
andito
buio
e
sonoro
si
rispondevano
segrete
più
porte
.
Un
odore
di
strame
,
di
olio
,
di
fieno
,
invadeva
l
'
andito
su
cui
si
spalancavano
le
inferriate
dei
magazzini
e
delle
stalle
.
Quando
,
traversato
l
'
andito
e
salita
un
'
altra
scala
si
trovarono
su
un
pianerottolo
,
la
luce
di
un
grande
finestrone
li
investì
come
un
torrente
.
Piccoli
,
con
un
senso
di
freddo
,
si
trovarono
davanti
a
tre
porte
chiuse
.
Una
di
queste
si
aprì
e
una
donna
attempata
si
affacciò
a
vedere
.
"
Ah
,
siete
voi
l
'
Argirò
!
"
"
Si
può
parlare
col
padrone
?
"
"
A
quest
'
ora
?
I
signori
dormono
a
quest
'
ora
"
,
fece
la
donna
.
"
Se
volete
aspettare
...
"
aggiunse
aprendo
la
porta
.
Era
una
cucina
vasta
e
nera
.
Lungo
le
pareti
erano
disposti
i
sacchi
gobbi
del
grano
.
Al
soffitto
era
appesa
una
lunga
decorazione
di
salsicce
attorcigliate
attorno
a
una
canna
.
In
un
angolo
era
elevato
un
lettuccio
su
due
trespoli
di
ferro
,
coperto
d
'
un
candido
lenzuolo
sotto
il
quale
s
'
indovinavano
le
forme
del
pane
fresco
appena
impastato
come
una
teoria
di
mammelle
tagliate
a
molte
sante
martiri
.
Tre
donne
stavano
sedute
in
terra
,
e
un
'
altra
,
presso
il
forno
che
era
in
uni
canto
come
un
mostro
familiare
,
gittava
dentro
rami
secchi
che
avvampavano
subitanei
.
Una
delle
ragazze
accosciate
in
terra
faceva
girare
un
tubo
di
ferro
su
un
fornello
acceso
,
e
un
fumo
gentile
,
greve
,
inebriante
,
si
sprigionava
di
là
.
"
Questo
è
l
'
odore
del
caffè
"
disse
il
padre
ad
Antonello
.
Antonello
stava
a
guardare
,
in
piedi
,
accanto
a
suo
padre
appoggiato
alla
porta
.
Di
tratto
in
tratto
la
ragazza
che
tostava
il
caffè
lo
guardava
di
sotto
in
su
per
poi
abbassare
repentinamente
gli
occhi
sui
suoi
piedi
nudi
.
"
È
vostro
figlio
?
"
disse
la
più
vecchia
.
"
Sì
"
.
"
È
solo
?
"
"
Ce
n
'
è
un
altro
che
deve
arrivare
"
.
"
Salute
e
pace
"
Le
altre
donne
sorrisero
come
per
ripetere
l
'
augurio
.
"
Perché
non
vi
sedete
?
"
Essi
presero
posto
lungo
la
panca
,
e
non
sapevano
dove
metter
le
mani
.
Antonello
cercava
di
scoprire
chi
fosse
tra
quelle
donne
la
padrona
.
Guardava
la
donna
che
introduceva
le
fascine
nel
forno
,
e
il
ritmo
della
sua
veste
che
in
quel
moto
continuo
si
levava
e
si
abbassava
sulle
sue
anche
facendo
strane
figure
che
storcevano
la
bocca
e
il
naso
.
L
'
odore
del
pane
che
lievitava
era
tenero
come
quello
del
latte
e
aspretto
come
il
sudore
.
"
Padre
,
qual
'
è
la
signora
Dolores
?
"
"
Non
è
qui
;
queste
sono
tutte
le
sue
serve
"
.
Allora
egli
si
mise
a
guardare
quella
che
tostava
il
caffè
e
che
aveva
una
medaglina
della
Madonna
puntata
sul
petto
,
sopra
la
mammella
sinistra
,
e
gli
parve
che
si
avvicinasse
a
lui
come
fatta
del
suo
stesso
sangue
,
sentimento
vago
e
nuovo
.
Una
voce
tuonò
nell
'
andito
,
una
voce
strascicata
e
nasale
,
ma
imperiosa
:
"
Annunziata
!
"
La
donna
più
vecchia
si
precipitò
al
fornello
gridando
:
"
Subito
il
caffè
"
.
Parve
che
si
accorresse
da
tutta
la
casa
verso
un
punto
,
come
se
uno
stormo
di
topi
fuggisse
.
L
'
Annunziata
uscì
col
vassoio
e
le
tazze
e
il
bricco
e
il
bianchissimo
zucchero
.
Il
forno
si
era
chetato
:
caldo
e
dolce
,
grigio
d
'
un
grigio
lontano
,
simile
a
un
cielo
nuvoloso
,
la
sua
profondità
era
segreta
e
sovrana
.
L
'
odore
del
pane
cominciò
a
diffondersi
mentre
a
mano
a
mano
la
pala
infornava
,
e
i
pani
stavano
in
quella
profondità
come
creature
vive
,
o
come
semi
nell
'
urna
d
'
un
fiore
.
Una
delle
donne
si
accostò
al
ragazzo
e
gli
mise
fra
le
mani
qualcosa
di
caldo
e
morbido
:
"
Una
ciambella
.
Mettila
in
tasca
"
.
Antonello
sentiva
il
calore
di
quella
forargli
i
panni
,
posare
calda
sullo
stinco
con
un
senso
piacevole
e
nuovo
.
"
È
pane
bianco
"
gli
disse
il
padre
tentando
di
sorridere
.
Filippo
Mezzatesta
non
era
ancora
vestito
che
volle
parlare
con
l
'
Argirò
.
Appoggiandosi
alle
spalle
di
due
robuste
donne
,
aveva
camminato
soffiando
,
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
,
in
una
stanzetta
accanto
alla
camera
da
letto
e
si
era
buttato
di
schianto
su
un
sofà
.
Ora
poggiava
sul
tappetino
il
calcagno
nudo
,
tenendo
in
alto
raggricciate
le
dita
del
piede
.
Era
coperto
appena
della
camicia
e
di
un
paio
di
mutande
che
si
allacciavano
alla
caviglia
.
"
Carmela
,
Teresa
,
presto
,
bagasce
,
altrimenti
piglio
un
'
infreddatura
"
andava
dicendo
.
"
Oh
Dio
santo
,
o
Madonna
del
Carmine
!
"
Le
donne
accorrevano
di
qua
e
di
là
,
portando
gl
'
indumenti
.
Una
gl
'
infilò
le
calze
mentre
quello
continuava
a
soffiare
e
a
inveire
.
Poi
si
chetò
perché
era
arrivato
all
'
esercizio
più
pericoloso
:
quello
d
'
infilarsi
i
pantaloni
.
Alto
,
grosso
,
enorme
,
si
puntellava
con
la
mano
alla
testa
di
una
delle
due
donne
come
su
un
bastone
,
mentre
l
'
altra
lo
abbottonava
e
gli
affibbiava
la
cintura
di
cuoio
.
Le
sue
grosse
mani
cosparse
di
peli
rossicci
sentivano
la
testa
ben
pettinata
di
Carmela
coi
suoi
capelli
neri
,
e
la
forma
del
cranio
femminile
,
tondo
tondo
.
L
'
altra
li
aveva
impresso
nella
schiena
,
nella
furia
di
vestirlo
,
la
forma
delle
sue
dure
mammelle
.
Si
buttò
di
nuovo
sul
divano
mentre
gli
calzavano
le
scarpe
.
"
Piano
,
piano
,
con
garbo
!
"
Gli
stavano
infilando
la
scarpa
sinistra
ed
era
intento
a
soffiare
nella
tazza
del
caffè
quando
entrò
l
'
Argirò
.
Poggiò
il
piede
coperto
della
calzetta
rossa
in
terra
,
spalancò
i
piccoli
occhi
color
ciliegia
,
socchiusi
fra
le
guance
grosse
e
gonfie
coperte
di
peli
dorati
,
e
disse
:
"
Che
c
'
è
,
Zuccone
?
"
Antonello
,
che
seguiva
il
padre
come
un
'
ombra
,
sentì
per
la
prima
volta
questo
soprannome
.
Vedeva
ora
suo
padre
avanzare
a
capo
chino
,
ripiegare
la
berretta
nera
e
mettersela
in
tasca
,
stare
in
piedi
con
le
bracci
ciondoloni
,
appoggiato
alla
porta
come
chi
sia
sul
punto
di
scappare
.
"
Che
è
successo
?
"
gridò
il
signore
.
"
È
successo
,
è
successo
che
io
sono
rovinato
"
.
Raccontò
d
'
un
fiato
il
fatto
delle
bestie
,
e
,
come
se
abbandonasse
un
animale
vivo
,
mise
sulla
sedia
tre
biglietti
da
cento
lire
e
uno
da
cinquanta
che
si
muovevano
infatti
aprendo
gli
angoli
ripiegati
,
lentamente
,
come
insetti
che
allunghino
le
alucce
dopo
aver
finto
di
essere
morti
.
"
Ah
birbante
!
Ah
mascalzone
!
Tu
lo
hai
fatto
apposta
,
tu
mi
vuoi
rovinare
.
Ma
ti
rovino
io
,
invece
"
.
Gridava
e
pareva
sul
punto
di
soffocare
.
Si
mise
a
tossire
,
e
ne
era
tutto
scosso
e
traballante
nel
corpo
gigantesco
.
Le
donne
si
erano
messe
in
agitazione
e
gli
stavano
intorno
,
e
chi
gli
diceva
"
buono
buono
"
,
e
chi
gli
batteva
con
la
palma
della
mano
la
schiena
.
Si
affacciò
,
senza
rumore
,
attraverso
la
porta
socchiusa
,
un
ragazzo
che
stette
a
guardare
l
'
Antonello
.
Gli
si
avvicinò
,
gli
mise
una
mano
in
tasca
e
gli
disse
:
"
Hai
qualche
animalino
da
darmi
,
portato
dalla
montagna
?
"
Il
ragazzo
tirò
fuori
della
tasca
del
pastorello
la
ciambellina
,
la
guardò
,
si
mise
a
sbocconcellarla
.
Antonello
divenne
rosso
che
pareva
di
fuoco
e
non
sapeva
dove
guardare
.
"
Io
dico
,
signore
"
,
gridava
l
'
Argirò
,
"
che
quando
queste
cose
succedono
,
è
per
la
disgrazia
di
noi
poveri
pastori
.
I
signori
se
ne
infischiano
.
Essi
hanno
la
tavola
pronta
sempre
.
Ma
noialtri
...
"
"
Ce
ne
infischiamo
?
"
Il
Mezzatesta
si
era
piegato
a
raccattare
qualche
cosa
ma
non
ci
riuscì
,
impedito
com
'
era
dal
suo
voluminoso
ventre
.
In
un
secondo
tentativo
riuscì
ad
afferrare
la
scarpa
che
gli
stava
davanti
,
e
la
scaraventò
contro
il
pastore
.
Questi
la
ricevette
in
pieno
petto
,
e
la
vide
cadere
ai
suoi
piedi
chiodata
,
gialla
,
enorme
.
"
Tu
dici
che
ce
ne
infischiamo
?
Perché
?
Rubiamo
noi
forse
?
"
"
Non
dico
questo
.
Dico
che
voi
siete
il
padrone
di
mezzo
paese
,
il
padrone
nostro
,
e
della
nostra
ventura
.
Ma
io
che
facevo
affidamento
sulla
vendita
della
fiera
per
avere
la
mia
parte
,
per
me
è
un
disastro
.
Io
sono
rovinato
,
io
,
non
voi
.
Che
interesse
avevo
a
rovinarmi
con
le
mie
mani
?
È
la
mia
cattiva
stella
"
.
"
Nossignore
,
lo
hai
fatto
apposta
.
Tu
sei
una
zucca
,
proprio
come
ti
chiamano
.
Va
'
via
,
ora
,
e
non
mi
comparire
più
davanti
"
.
Dicendo
così
contava
il
denaro
che
quello
gli
aveva
lasciato
,
e
in
quell
'
atto
,
col
volto
chino
,
parlava
,
come
chi
prosegue
distrattamente
un
discorso
e
pensa
ad
altro
.
Le
donne
stavano
lungo
la
parete
con
le
mani
conserte
,
ed
era
come
non
sentissero
,
perché
più
volte
l
'
Argirò
,
guardandole
come
per
cercare
aiuto
,
aveva
veduto
i
loro
occhi
lontani
e
che
non
volevano
vedere
.
"
Ma
signore
mio
io
faccio
il
pastore
della
vostra
casa
fin
dalla
nascita
,
fin
da
quando
voi
eravate
ragazzo
.
Sono
come
questo
ragazzo
che
vedete
,
anche
lui
creatura
innocente
,
pastorello
vostro
.
Questa
volta
m
'
è
andata
male
.
Ma
come
vi
ho
servito
per
tanti
anni
?
"
"
Oh
,
sì
,
bella
la
vita
di
montagna
senza
far
nulla
.
Gli
animali
mangiano
da
loro
,
camminano
con
le
loro
zampe
.
Bello
sforzo
,
bello
sforzo
,
fare
il
pastore
"
.
"
La
cosa
è
andata
come
è
andata
.
Ma
che
non
potreste
darmi
da
custodire
i
maiali
,
per
esempio
,
o
le
pecore
?
La
sfortuna
non
si
ostinerà
poi
sempre
contro
di
me
"
.
"
Niente
,
niente
.
Va
'
via
.
Io
non
ti
voglio
più
vedere
.
Non
voglio
più
aver
nulla
da
fare
con
te
"
.
"
Ma
così
mi
rovinate
!
"
"
Ti
rovino
"
.
"
Ma
questo
,
ma
questo
...
"
Non
sapeva
che
dire
.
Si
guardò
attorno
,
vide
il
figlio
di
quell
'
uomo
,
che
sbocconcellava
l
'
ultimo
pezzo
di
ciambella
,
che
somigliava
sputato
a
suo
padre
e
lo
riconobbe
odiosamente
.
Con
una
sùbita
risoluzione
aggiunse
pacato
:
"
Allora
datemi
la
metà
del
mio
denaro
.
Quello
che
mi
spetta
"
.
"
Quello
che
ti
spetta
?
Sfacciato
!
Non
ti
do
un
soldo
,
capisci
?
E
ricorri
dal
giudice
,
se
vuoi
.
Fammi
la
causa
,
capisci
?
"
"
No
,
per
la
montagna
!
voi
me
la
darete
la
parte
mia
,
e
se
non
me
la
darete
la
darete
a
qualcun
altro
.
La
darete
a
Dio
ecco
,
al
Signore
Iddio
che
vede
questa
ingiustizia
"
.
Il
Mezzatesta
aveva
puntellati
i
pugni
sulle
ginocchia
aperte
,
sporgeva
il
capo
,
tirava
fuori
gli
occhi
,
apriva
la
bocca
per
parlare
.
Ma
l
'
Argirò
non
lo
sentì
perché
usciva
dalla
stanza
,
scendeva
le
scale
tirandosi
dietro
il
ragazzo
,
e
sentì
che
questo
gli
cercava
la
mano
con
la
sua
manina
.
Quest
'
atto
gli
fece
bene
al
cuore
.
Guardò
il
ragazzo
di
tralice
,
e
non
poté
resistere
dallo
sfiorargli
la
guancia
col
dorso
della
mano
.
Quando
passarono
davanti
alla
cucina
,
la
vecchietta
di
prima
domandò
:
"
Che
è
successo
?
"
"
Quel
che
vuole
Dio
"
.
E
scesero
per
quelle
scale
che
parevano
tanto
lunghe
.
Quando
furono
sotto
l
'
arco
,
l
'
Argirò
fu
preso
da
una
nuova
idea
.
"
Andiamo
da
questa
parte
"
,
disse
.
Traversarono
il
cortile
,
affrontarono
la
scala
ripida
,
che
menava
al
palazzo
più
basso
,
il
palazzo
del
fratello
di
Filippo
Mezzatesta
,
il
signor
Camillo
.
IV
La
porta
era
aperta
,
e
sulla
porta
,
seduta
in
terra
,
stava
una
donna
,
immobile
,
col
gomito
puntato
sul
ginocchio
,
col
pugno
chiuso
sul
mento
.
Intorno
a
lei
lo
stridore
delle
api
era
continuo
,
ed
ella
stentava
a
tenere
gli
occhi
aperti
nel
caldo
di
settembre
.
Quando
levò
la
testa
,
due
occhi
imperiosi
e
pungenti
si
puntarono
sul
visitatore
,
e
la
voce
di
lei
,
aspra
e
dura
,
disse
:
"
Che
cosa
vuoi
?
"
"
Volevo
parlare
col
signor
Camillo
Mezzatesta
"
.
"
Puoi
parlare
con
me
"
.
"
Io
sono
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
quello
soprannominato
lo
Zuccone
"
.
"
A
servizio
di
chi
stai
?
"
"
Stavo
al
servizio
di
Filippo
Mezzatesta
"
.
La
donna
si
levò
di
scatto
,
traversò
la
porta
e
disse
:
"
Entra
"
.
Ora
si
era
levata
desta
e
pronta
.
Era
una
bella
donna
,
piena
,
del
colore
dell
'
alabastro
;
i
suoi
occhi
ammiccavano
continuamente
e
sembrava
che
volessero
dire
più
di
quanto
non
dicesse
con
la
bocca
sinuosa
e
grande
.
I
capelli
spartiti
in
mezzo
alla
fronte
le
davano
un
aspetto
docile
,
ma
i
suoi
occhi
focosi
e
inquieti
smentivano
subito
questa
prima
impressione
.
Scalza
,
con
l
'
aiuto
delle
donne
del
popolo
,
era
difficile
scambiarla
per
una
di
esse
,
perché
i
segni
di
un
'
agiatezza
e
di
una
mollezza
sconosciute
alle
altre
erano
disegnati
nella
sua
figura
.
Il
mento
rotondo
,
le
mani
fini
,
che
cavava
di
quando
in
quando
di
sotto
il
grembiule
come
un
'
arma
,
la
dicevano
tutt
'
altro
che
comune
.
Tanto
è
vero
che
l
'
Argirò
si
levò
la
berretta
dicendo
:
"
Mi
scusi
tanto
la
vostra
signoria
"
.
Ella
parve
lusingata
di
questo
fatto
perché
sorrise
lievemente
sollevando
gli
angoli
della
bocca
.
L
'
Argirò
la
guardava
incuriosito
con
lo
sguardo
dell
'
uomo
che
capisce
,
ma
ella
ridivenne
fiera
e
ermetica
,
e
parve
che
gli
dicesse
:
"
Bada
con
chi
hai
da
fare
"
.
Fu
introdotto
in
una
stanza
illuminata
a
malapena
da
una
finestrella
volta
a
mezzogiorno
,
su
cui
alcune
piante
di
zenzero
e
di
basilico
mettevano
una
nota
fresca
di
verde
,
come
se
di
là
vi
fosse
un
giardino
.
Un
uomo
nel
fondo
,
seduto
su
una
poltrona
,
stava
assorto
a
guardare
in
terra
con
una
specie
di
smarrimento
fisso
e
continuo
.
Levò
appena
la
testa
,
e
disse
con
una
voce
smorzata
in
cui
strascicava
le
esse
:
-
-
"
Siete
voi
,
Pirria
?
Che
cosa
c
'
è
?
"
Ma
levando
il
capo
apparve
un
uomo
dalla
fisionomia
lunga
e
patita
,
con
due
baffetti
radi
e
sfilacciosi
sul
labbro
superiore
,
i
fili
della
barba
non
rasata
da
qualche
giorno
sulle
guance
di
cui
sottolineavano
il
pallore
.
Portava
sulla
testa
,
legata
con
un
filo
di
cotone
rosso
,
una
specie
di
corona
di
foglie
di
limone
.
Di
quando
in
quando
si
portava
la
mano
alla
fronte
per
raggiustarsela
.
La
donna
disse
all
'
Argirò
:
"
Ha
il
mal
di
testa
"
.
In
quest
'
atto
sorrise
appena
con
un
lampo
degli
occhi
.
Difatti
quello
tirava
lunghi
sospiri
.
"
Parlagli
"
,
aggiunse
la
donna
,
"
e
sbrigati
"
.
L
'
Argirò
non
sapeva
più
di
dove
cominciare
.
Cominciò
a
dire
delle
bestie
,
per
poi
tornare
indietro
a
raccontare
dei
suoi
primi
rapporti
col
Mezzatesta
,
e
in
mezzo
vi
mescolava
sua
moglie
,
suo
figlio
,
i
ricordi
più
lontani
e
più
disparati
,
fino
a
che
la
donna
levò
la
voce
per
gridargli
:
"
Insomma
,
che
cosa
vuoi
?
"
Allora
l
'
Argirò
,
sempre
annaspando
,
si
mise
a
dire
:
"
Capisce
bene
,
vostra
eccellenza
,
che
io
con
una
famiglia
,
così
,
dico
con
due
persone
,
e
una
terza
che
deve
arrivare
,
e
l
'
inverno
che
viene
,
e
io
non
ho
niente
...
"
Non
lo
lasciarono
finire
.
La
donna
gli
troncò
la
parola
e
gli
disse
"
Noialtri
qui
non
abbiamo
niente
da
darti
.
Hai
capito
?
"
L
'
uomo
non
sapeva
più
che
fare
.
Camminando
all
'
indietro
voleva
infilare
la
porta
ma
urtò
contro
una
sedia
.
Il
signore
non
aveva
aperto
bocca
,
e
soltanto
aveva
guardato
di
quando
in
quando
ora
lui
ora
la
donna
,
chinando
il
capo
,
non
si
sa
se
in
segno
di
approvazione
o
di
stanchezza
.
Solo
quando
il
visitatore
stava
per
infilare
la
porta
fece
un
cenno
con
la
mano
,
come
per
richiamarlo
indietro
.
"
Ti
vuol
dire
qualche
cosa
"
disse
la
donna
.
L
'
Argirò
si
avvicinò
,
e
quello
,
con
una
voce
strascicata
,
lontana
,
pronunziò
:
"
Tu
puoi
andare
da
Ignazio
Lisca
.
Quello
che
ci
ha
i
denari
e
li
dà
in
prestito
"
.
Allungò
ancora
la
mano
e
disse
:
"
Digli
che
ti
ci
mando
io
"
.
Sorrise
debolmente
.
Poi
,
con
uno
strillo
inatteso
disse
:
"
Ohi
,
ohi
la
mia
testa
!
"
Ma
la
donna
non
gli
diede
retta
e
uscì
insieme
col
visitatore
.
Questi
ringraziava
e
si
metteva
la
berretta
.
Sulla
porta
ritrovò
suo
figlio
seduto
sullo
scalino
,
che
giocava
con
una
bambina
.
La
bambina
era
la
Saveria
,
la
figlia
di
Camillo
Mezzatesta
.
Poteva
avere
la
stessa
età
di
Antonello
:
tonda
,
nera
in
viso
,
con
una
treccina
annodata
alla
sommità
del
capo
,
aveva
l
'
aria
assonnata
e
materna
che
distingue
le
bimbe
meridionali
.
Era
su
di
lei
quasi
un
'
esperienza
di
razza
,
e
malgrado
la
sua
tenera
età
aveva
le
labbra
tumide
e
lo
sguardo
esperto
delle
donne
grandi
,
ma
innocentemente
,
e
non
era
colpa
sua
.
E
poi
queste
erano
soltanto
apparenze
,
perché
a
contemplarla
mentre
faceva
i
suoi
giochi
,
ci
si
accorgeva
che
faceva
tutto
posatamente
,
con
un
raccoglimento
infantile
.
Molte
bambine
del
suo
paese
erano
precoci
e
quasi
portavano
in
sé
le
colpe
dei
loro
genitori
,
malgrado
la
loro
innocenza
.
Ma
Saveria
recava
in
viso
le
tracce
della
sua
discendenza
,
e
particolarmente
la
bocca
della
madre
,
come
se
un
'
ape
cattiva
la
morsicasse
ed
ella
non
riuscisse
a
scacciarla
.
Costei
giocava
col
figlio
dell
'
Argirò
che
le
descriveva
la
vita
della
montagna
,
le
pecore
,
il
cane
,
il
lupo
.
Si
era
chinato
in
terra
e
simulava
negli
atti
gli
atteggiamenti
di
quegli
animali
.
La
bambina
stava
attenta
come
se
fosse
vero
,
e
a
stento
tratteneva
le
risa
,
soltanto
per
non
distrarlo
dal
gioco
e
per
seguitare
l
'
illusione
di
quella
finzione
.
Ma
quando
uscì
il
padre
,
Antonello
si
levò
prestamente
in
piedi
come
a
un
comando
e
gli
fu
accanto
.
La
bambina
gli
raccomandava
che
tornasse
.
Si
avviarono
,
e
quando
stettero
per
svoltare
l
'
angolo
della
strada
si
volsero
tutti
e
due
indietro
.
La
madre
e
la
bambina
li
guardavano
ancora
.
L
'
Argirò
sorrise
mostrando
i
denti
forti
e
bianchi
.
-
-
Caspita
che
razza
di
donna
!
-
-
brontolò
.
La
casa
d
'
Ignazio
Lisca
consisteva
in
due
stanze
basse
che
davano
da
una
parte
sulla
strada
e
dall
'
altra
guardavano
su
una
casa
diroccata
sul
piano
inferiore
della
strada
;
la
casa
diroccata
dovette
ai
suoi
tempi
essere
un
'
abitazione
ampia
,
con
qualche
ornamento
,
come
si
vedeva
dalla
scanalatura
di
pietra
della
porta
.
Abbandonata
non
si
sa
da
quanti
anni
,
forse
in
seguito
a
un
terremoto
,
il
tetto
era
sprofondato
,
il
terriccio
aveva
coperto
il
pavimento
,
un
grosso
fico
era
cresciuto
nel
mezzo
,
vasto
e
dritto
.
Finestre
senza
balconi
davano
su
questa
rovina
.
Ignazio
viveva
con
la
moglie
,
una
donna
vecchia
prima
del
tempo
,
e
con
la
figlia
,
una
bambina
di
dieci
anni
.
La
sua
parentela
era
molto
intricata
.
Suo
padre
lo
aveva
generato
da
una
che
non
era
sua
moglie
,
e
che
un
giorno
era
fuggita
non
si
sa
dove
.
Rimasto
solo
,
il
padre
si
era
dato
alle
pratiche
di
pietà
,
frequentando
la
chiesa
tutti
i
giorni
e
cantando
con
voce
di
capra
accanto
all
'
organo
.
Suo
figlio
si
era
sposato
con
una
donna
nata
da
un
misterioso
signore
lombardo
,
che
si
era
ritirato
nel
paese
dopo
aver
combattuto
con
Garibaldi
,
dicevano
per
causa
di
un
suo
disgraziato
e
non
corrisposto
amore
al
suo
paese
,
dove
non
voleva
tornare
e
dove
non
tornò
.
Costui
si
era
tenuta
in
casa
una
donna
senza
volerla
mai
sposare
,
e
che
gli
diede
questa
figlia
.
Ignazio
era
tutt
'
altr
'
uomo
da
suo
padre
.
Aveva
i
capelli
ricci
color
rame
,
ricci
come
quelli
di
suo
padre
che
ora
portava
una
ricciuta
barba
bianca
come
un
vecchio
dio
pagano
.
Ma
contrariamente
al
padre
,
Ignazio
era
furbo
e
sottile
,
come
una
rivincita
contro
la
sensualità
che
aveva
dominata
la
sua
casa
.
Si
era
messo
a
dare
denaro
a
prestito
appena
avuti
i
primi
spiccioli
.
Così
allargò
il
suo
commercio
e
la
sua
influenza
,
e
ben
pochi
non
erano
debitori
suoi
.
Inoltre
giocava
a
carte
con
chi
poteva
,
dalla
mattina
alla
sera
.
Giocava
anche
in
quel
giorno
che
era
la
festa
della
Madonna
.
Era
suo
compagno
di
gioco
il
Labbrone
,
un
giovane
che
,
da
quando
aveva
fatto
il
soldato
,
aveva
smesso
il
costume
da
pastore
,
e
siccome
aveva
imparato
a
leggere
aspirava
al
posto
di
fattorino
comunale
.
I
due
avversari
di
gioco
erano
:
il
Pazzo
arrivato
in
paese
con
la
moglie
di
uno
di
Palermo
e
con
tre
figli
di
costei
cui
aveva
aggiunto
altri
due
suoi
,
e
un
forestiero
,
Giovanni
Milone
.
Si
vedeva
bene
che
era
forestiero
.
Era
di
un
paese
vicino
dove
la
gente
aveva
fama
di
essere
la
più
furba
della
contrada
.
Una
vecchia
rivalità
fra
i
due
paesi
,
narrata
dalle
favole
,
si
dimostrava
quel
giorno
aver
fondamento
.
Un
disprezzo
reciproco
regnava
fra
il
Milone
e
gli
altri
tre
.
Milone
,
vestito
pulitamente
,
con
un
odore
di
saponetta
addosso
,
guardava
con
disprezzo
i
tre
nei
loro
abiti
sudici
e
rattoppati
,
il
pelo
del
petto
fuori
della
camicia
sbottonata
.
Ignazio
aveva
contato
su
questo
giorno
in
cui
il
Milone
sarebbe
sceso
dal
Santuario
con
le
tasche
piene
d
'
oro
.
Milone
era
un
parente
del
priore
del
Santuario
,
e
tutti
gli
anni
,
alla
festa
,
stava
al
banco
della
chiesa
.
Davanti
ai
suoi
occhi
,
sul
tappetino
del
banco
,
i
fedeli
buttavano
anelli
e
orecchini
per
voto
alla
Madonna
.
Egli
aveva
veduto
,
fin
da
ragazzo
,
la
sera
,
trasportare
quell
'
oro
in
un
sacco
,
un
sacco
pieno
d
'
oro
.
Da
due
anni
,
da
quando
aveva
conosciuto
donne
e
carte
,
si
faceva
scivolare
in
tasca
qualche
cosa
di
quell
'
oro
.
Poi
,
compiuta
quest
'
operazione
,
si
sentiva
troppo
ricco
,
e
gli
pareva
che
non
dovesse
finir
mai
quella
ricchezza
sacrilega
.
Sembrava
che
avesse
una
gran
fretta
di
liberarsi
di
quel
peso
.
Ignazio
,
che
sapeva
che
cosa
è
il
denaro
,
lo
aveva
agguantato
come
un
brigante
allo
svolto
di
una
strada
.
Rivalità
,
disprezzo
,
puntiglio
,
si
erano
ben
mescolati
fra
loro
.
Il
fatto
che
quegli
rubasse
era
pubblico
,
ormai
,
e
sembrava
quasi
senza
importanza
,
come
una
bricconata
di
ragazzo
.
"
Fa
'
vedere
,
fa
'
vedere
quello
che
hai
portato
quest
'
anno
-
-
Non
mi
seccate
-
-
si
difendeva
Giovanni
Milone
.
Gli
occhi
di
tutti
erano
puntati
sulle
tasche
del
suo
vestito
nuovo
,
non
ancora
slabbrate
dalla
frequenza
di
mettervi
le
mani
.
Ma
quelli
non
si
davano
per
vinti
.
Aspettavano
con
gli
occhi
spalancati
,
e
,
adocchiandogli
un
anello
al
dito
,
dicevano
:
"
Fa
'
vedere
"
.
Ma
Milone
ammucchiava
,
senza
darsene
per
inteso
,
monete
davanti
a
sé
e
le
faceva
suonare
una
contro
l
'
altra
.
Ignazio
sapeva
che
quando
avrebbe
finito
il
denaro
,
avrebbe
tirato
fuori
altro
.
Infatti
,
quello
,
perse
alcune
partite
,
buttò
sul
tavolo
un
paio
d
'
orecchini
.
Erano
di
quegli
orecchini
ben
noti
fra
le
donne
del
popolo
,
rappresentanti
un
intrico
di
fiorellini
d
'
oro
raggelati
nella
fonditura
,
con
qualche
sbavatura
,
fiori
d
'
un
'
estate
inoltrata
.
Fiori
lontani
da
quelli
che
offrono
i
campi
,
fiori
d
'
un
giardino
artificiale
.
Due
straordinari
fiori
di
smalto
splendevano
nel
mezzo
,
freschi
.
Stranamente
l
'
oro
pareva
consunto
come
se
gli
orecchini
si
fossero
schiacciati
durante
il
sonno
,
come
gli
anelli
che
si
consumano
alle
dita
delle
spose
,
durante
le
faccende
domestiche
.
Il
Milone
li
pesò
un
poco
nel
cavo
della
mano
.
Ora
quelli
che
gli
stavano
intorno
non
ardivano
di
allungare
la
mano
,
ma
aspettavano
che
li
facesse
valutare
.
Silenziosamente
il
Milone
,
dopo
averli
soppesati
,
li
passò
agli
altri
.
Socchiudendo
gli
occhi
,
Ignazio
fece
lo
stesso
.
"
Quanto
dici
che
pesano
?
"
"
Credo
che
valgano
sessanta
lire
"
disse
il
Milone
"
Sessanta
lire
?
"
fece
Ignazio
e
glieli
ricacciò
in
mano
frettolosamente
.
Il
Labbrone
che
non
era
stato
consultato
li
aveva
presi
fra
le
dita
e
li
studiava
,
mentre
il
Pazzo
inghiottiva
silenziosamente
un
po
'
di
saliva
che
gli
faceva
andare
su
e
giù
per
il
magro
collo
il
pomo
d
'
adamo
.
"
Lascia
stare
,
lascia
stare
"
,
fece
il
Milone
togliendoli
bruscamente
dalle
mani
del
Labbrone
con
disprezzo
.
"
Non
ve
li
mangio
mica
"
.
Si
riprese
l
'
oggetto
mettendolo
davanti
a
sé
,
e
lo
batteva
sul
tavolo
come
per
fissargli
un
posto
.
Era
irritato
d
'
aver
perduto
.
Guardò
Ignazio
negli
occhi
e
gli
disse
:
"
Vuoi
giocare
con
me
da
solo
a
solo
questo
paio
d
'
orecchini
?
Non
valgono
sessanta
lire
,
ma
li
gioco
lo
stesso
"
.
Si
distribuirono
le
carte
,
e
Milone
ne
pizzicava
gli
angoli
scoprendo
lentamente
le
figure
che
gli
erano
venute
in
sorte
.
Perse
.
Ignazio
si
prese
gli
orecchini
delicatamente
,
e
se
li
mise
in
tasca
dopo
avere
studiato
come
funzionava
la
chiusura
.
Poi
,
guardando
il
suo
avversario
di
sotto
in
su
,
con
gli
occhi
freddi
e
fissi
,
mentre
gli
tremavano
i
baffi
,
diceva
accennando
con
le
dita
della
destra
unite
:
"
Qua
,
qua
,
tira
fuori
qualche
altra
cosa
"
.
Allora
cadde
sul
tavolo
una
spilla
d
'
oro
della
stessa
forma
degli
orecchini
,
ma
con
tre
piccoli
diamantini
nel
mezzo
.
"
Se
hai
qualche
cosa
di
più
grosso
tiralo
fuori
.
Io
gioco
per
qualunque
somma
"
.
Allora
il
Milone
ammucchiò
sul
tavolo
davanti
a
sé
,
cavandole
da
tutte
le
tasche
,
varie
cose
:
"
Ne
ho
qui
per
settecento
lire
almeno
!
Le
hai
settecento
lire
da
giocare
?
"
Il
Labbrone
guardava
e
gli
pareva
che
la
camera
sprofondasse
.
Respirava
a
bocca
aperta
,
con
un
lieve
sibilo
.
Il
Pazzo
,
inquieto
,
si
ravviava
i
baffi
che
gli
tremolavano
come
una
grossa
farfalla
grigia
.
Ignazio
andò
nell
'
altra
stanza
,
e
tornò
poco
dopo
con
un
pugno
di
carte
-
-
moneta
ben
piegate
e
quasi
nuove
.
Le
mostrò
davanti
,
di
dietro
,
in
trasparenza
:
"
Io
non
guardo
se
la
tua
roba
vale
davvero
.
Ma
mi
voglio
cavare
il
gusto
di
vincerti
.
Queste
sono
settecento
lire
"
.
Il
Labbro
ne
con
una
voce
roca
disse
:
"
L
'
oro
vale
più
di
settecento
lire
"
.
Tossì
per
schiarirsi
la
voce
.
Gli
avversari
si
avvicinarono
al
tavolo
premendovi
contro
il
petto
.
Ognuno
si
accomodava
la
sua
roba
davanti
.
Si
stringevano
le
carte
sul
petto
,
se
le
accostavano
alla
bocca
.
Ignazio
scoprì
le
carte
risolutamente
:
"
Ho
vinto
:
è
inutile
che
continui
a
giocare
Seguito
a
giocare
con
le
carte
scoperte
,
se
vuoi
"
.
Milone
battè
il
pugno
sul
tavolo
quando
ebbe
provato
a
seguitare
la
partita
,
e
gridò
:
"
Tu
conosci
le
carte
,
tu
le
hai
segnate
"
.
"
O
Milone
,
tutti
gli
anni
mi
fai
la
stessa
storia
.
Guarda
e
vedi
se
sono
segnate
.
È
che
so
giocare
meglio
di
te
"
.
"
Ah
,
questo
non
lo
devi
dire
"
.
"
Del
resto
,
se
non
la
smetti
,
io
ti
denunzio
,
e
dico
che
hai
rubato
l
'
oro
alla
Madonna
"
.
Il
Milone
,
pallido
,
si
aggiustava
la
cintura
,
si
raggiustava
la
giacca
indosso
,
si
ravviava
il
ciuffo
,
e
diceva
:
"
Bene
,
non
mi
vedrai
mai
più
.
Ho
qui
altra
roba
.
Fossi
stupido
a
farmela
mangiare
da
te
.
Meglio
farsela
mangiare
dalle
donne
.
E
io
sono
un
cretino
a
venire
a
giocare
da
te
"
.
Ignazio
,
intento
a
guardare
quell
'
oro
che
aveva
preso
nel
pugno
,
replicava
:
"
Intanto
ti
ho
vinto
,
e
farai
bene
a
non
giocare
più
perché
di
carte
non
te
ne
intendi
.
Gran
giocatore
che
sei
!
"
"
Ah
"
,
replicò
Milone
,
"
se
dici
di
nuovo
che
non
so
giocare
...
"
Gli
afferrò
il
polso
mentre
quello
stringeva
il
pugno
pieno
d
'
oro
.
Fu
a
questo
punto
che
una
voce
nell
'
ingresso
chiese
:
"
È
permesso
?
"
Giovanni
Milone
lasciò
la
presa
mentre
il
Labbrone
lo
reggeva
o
fingeva
di
reggerlo
.
Il
Pazzo
,
seduto
,
giungeva
le
mani
e
mormorava
:
"
Per
l
'
amor
di
Dio
,
calmatevi
,
vi
volete
rovinare
?
"
"
Ma
non
lo
vedete
che
ha
paura
?
"
diceva
il
Milone
.
Poi
uscì
brontolando
:
"
Me
la
pagherai
!
"
V
L
'
Argirò
si
era
fermato
e
fingeva
di
non
vedere
.
Quando
quello
fu
uscito
,
uscirono
tutti
gli
altri
.
Il
Lisca
non
aveva
mai
avuto
da
fare
con
l
'
Argirò
;
stette
un
po
'
a
squadrarlo
,
mentre
quello
guardava
di
sotto
in
su
,
e
faceva
girare
la
berretta
fra
le
dita
delle
mani
congiunte
.
Poi
,
risolutamente
,
gli
disse
:
"
Che
volete
da
me
?
"
Mi
ha
mandato
da
voi
il
signor
Camillo
.
"
Bene
"
.
"
Ho
bisogno
del
vostro
aiuto
"
.
Gli
raccontò
in
poche
parole
la
storia
,
come
erano
precipitati
i
buoi
,
come
lo
aveva
accolto
Filippo
Mezzatesta
,
tutto
.
Di
quando
in
quando
Ignazio
lo
interrompeva
"
Ti
ha
detto
che
non
ti
dava
nulla
?
Ti
ha
detto
di
fargli
la
causa
?
Se
gli
fai
la
causa
la
perdi
"
.
Alla
fine
disse
:
"
Vuoi
venticinque
lire
per
la
semina
?
Vieni
,
ecco
qua
"
.
Gli
contò
il
denaro
fra
le
mani
,
con
un
gesto
di
disprezzo
,
come
se
lo
cacciasse
via
.
"
Me
lo
restituirai
in
grano
,
dopo
il
raccolto
,
al
prezzo
di
quest
'
anno
.
Quindi
,
se
il
grano
costa
di
più
...
"
"
È
vostro
"
.
"
Non
avresti
un
ragazzo
che
potesse
venire
tutti
i
giorni
da
me
ad
attingermi
un
orcio
d
'
acqua
alla
sorgente
?
"
"
Un
ragazzo
?
"
disse
pieno
di
gratitudine
l
'
Argirò
.
"
Vi
manderò
mia
moglie
"
.
"
Va
bene
.
Dille
che
venga
domani
mattina
,
le
do
quanto
agli
altri
,
per
questi
servigi
.
Le
do
due
soldi
per
ogni
viaggio
"
.
"
Le
date
quanto
volete
.
C
'
è
bisogno
di
questi
patti
?
"
Così
l
'
Argirò
aveva
qualche
speranza
per
l
'
avvenire
.
Egli
aveva
in
mente
un
pezzo
di
terra
da
prendere
in
fitto
dal
Comune
,
presso
il
torrente
,
dove
il
grano
sarebbe
venuto
bello
.
Il
Lisca
,
dietro
le
sue
spalle
,
gli
chiese
mentre
usciva
:
"
È
vostro
questo
ragazzo
?
"
"
Sì
,
è
mio
"
.
"
Come
si
chiama
?
"
"
Antonello
"
.
"
Senti
,
Antonello
,
eccoti
i
soldi
e
va
'
per
il
paese
a
sentire
se
qualcuno
ha
uova
da
vendere
.
Se
no
,
che
mangio
stasera
?
"
Il
ragazzo
si
levò
volenteroso
,
aspettò
che
quello
tirasse
fuori
del
taschino
stretto
i
denari
,
li
strinse
nel
pugno
.
"
Non
li
perdere
"
gli
raccomandò
il
padre
.
Il
ragazzo
si
mise
a
correre
per
le
strade
e
si
sentiva
la
voce
sua
d
'
argento
gridare
:
"
Chi
ce
le
ha
le
uova
?
"
Era
contento
.
Strillava
e
saltava
,
guardando
le
donne
davanti
alle
porte
e
alle
finestre
.
Gli
piaceva
di
sentire
come
gridava
.
La
sua
voce
si
sentiva
qua
e
là
per
il
paese
,
ora
soffocata
ora
squillante
.
Poi
,
quando
la
sera
fu
alta
,
se
ne
tornò
con
quattro
uova
dentro
la
berretta
.
La
sera
era
chiara
,
c
'
era
la
luna
.
Erano
intinti
di
luna
gli
alberi
e
la
montagna
,
il
mare
lontano
.
Dopo
i
grandi
calori
era
come
se
una
lieve
rugiada
fosse
passata
sul
mondo
a
inumidirne
la
sete
.
Pareva
di
sentire
la
voce
delle
fonti
ai
piedi
dei
monti
,
o
dei
fiumi
risecchiti
che
si
ricordavano
del
loro
boato
.
Le
ombre
delle
case
per
le
strade
strette
erano
dense
e
nere
,
e
tagliavano
a
spicchi
e
a
triangoli
le
strade
,
come
se
vi
fosse
stato
disteso
qua
e
là
un
panno
scuro
.
Ma
non
erano
voci
di
fontane
quelle
che
si
udivano
,
erano
le
voci
delle
donne
.
Giungevano
dalle
soglie
delle
porte
dove
stavano
raccolte
e
cantavano
lunghe
filastrocche
in
onore
della
Madonna
.
Nei
momenti
di
pausa
sembrava
di
udire
come
si
concertavano
per
la
canzone
seguente
,
poi
una
voce
peritosa
si
levava
lenta
,
si
spiegava
appena
come
un
razzo
a
metà
del
suo
cammino
,
poi
si
librava
sicura
in
una
grande
nota
tenuta
,
fino
a
che
,
per
sorreggerla
,
sorgevano
le
voci
delle
compagne
,
quasi
che
quella
svenisse
sotto
il
peso
di
una
grande
emozione
.
Poi
si
riprendeva
quella
voce
,
e
faceva
sentire
la
sua
angoscia
tra
quella
delle
compagne
,
appunto
come
una
sposa
quando
è
accompagnata
dalle
amiche
e
dai
parenti
che
le
parlano
dolce
.
Antonello
,
seduto
sulla
soglia
della
porta
del
Lisca
,
ascoltava
e
cercava
di
indovinare
di
dove
partissero
quei
canti
.
Gli
sembrava
che
si
sarebbe
addormentato
,
e
la
tenebra
delle
ombre
dense
e
la
luna
lo
fasciavano
di
oblio
come
in
un
mondo
incantato
.
Mentre
stava
così
,
due
ragazzi
con
la
berretta
calata
sulle
orecchie
,
scalzi
,
tozzi
,
col
vestito
a
brandelli
,
gli
si
fermarono
davanti
.
Si
tenevano
per
mano
,
e
presero
un
'
aria
seria
e
provocante
.
"
Chi
sei
tu
?
"
"
Io
sono
il
figlio
dell
'
Argirò
,
il
pastore
"
.
"
Ah
,
sei
pastore
?
"
I
due
ragazzi
si
allontanarono
.
Poi
improvvisamente
dall
'
angolo
di
una
casa
un
sasso
volò
sopra
di
lui
e
andò
a
battere
contro
la
porta
del
Lisca
.
Una
voce
,
la
voce
di
uno
dei
ragazzi
,
disse
:
"
Dàlli
al
forese
,
dàlli
al
pastore
,
dàlli
al
vestito
di
pelo
!
"
Egli
ora
vedeva
le
due
figure
acquattate
nel
vicolo
,
e
ne
scorgeva
le
ombre
buttate
in
terra
dalla
luna
,
due
grandi
berretti
come
una
testa
di
animale
.
Si
levò
e
si
mise
a
correre
.
E
quelli
a
inseguirlo
.
Ma
non
lo
seguirono
fino
alle
case
alte
dove
dormono
i
pastori
,
e
dove
un
'
altra
compagnia
di
ragazzi
stava
a
confabulare
sotto
la
luna
.
Qui
gli
domandarono
"
Chi
sei
?
"
"
Il
figlio
del
pastore
Argirò
"
.
"
Bene
,
sei
dei
nostri
!
Sta
'
qui
fermo
"
.
Uno
di
quelli
che
aveva
parlato
aveva
sporta
la
testa
,
per
guardare
.
Una
sassata
radente
lo
sfiorò
.
Erano
tutti
figli
di
pastori
,
col
vestito
di
lana
pelosa
,
con
la
cintura
di
cuoio
,
per
la
maggior
parte
scalzi
.
"
Che
cosa
è
successo
?
"
chiedeva
Antonello
.
Finalmente
uno
gli
rispose
:
"
Quelli
dell
'
Università
ci
vogliono
picchiare
"
.
"
E
chi
sono
quelli
dell
'
Università
?
"
"
Quelli
che
hanno
i
pantaloni
lunghi
.
I
figli
dei
signori
"
.
Quello
che
aveva
detto
così
teneva
un
grosso
ciottolo
in
mano
.
La
compagnia
,
così
com
'
era
,
decise
di
trasferirsi
in
una
casa
diroccata
e
abbandonata
,
di
cui
rimaneva
soltanto
un
muro
alto
,
e
il
quadrato
basso
delle
mura
crollate
.
Qui
un
odore
acuto
di
strame
li
avvolse
,
e
il
silenzio
,
e
la
luna
che
viaggiava
alta
sopra
il
cielo
.
Stavano
in
silenzio
ad
aspettare
.
Poi
uno
,
quello
col
ciottolo
in
mano
,
si
sporse
,
tirò
il
sasso
appena
vide
un
'
ombra
che
si
avvicinava
.
Uno
strillo
gli
rispose
.
Si
guardarono
tutti
in
viso
e
si
dispersero
.
Ma
Antonello
non
aveva
capito
.
E
nello
stesso
istante
una
voce
lo
chiamava
:
"
Antonello
!
Antonello
!
Olà
!
"
la
voce
di
sua
madre
.
Ma
,
mentre
pensava
di
muoversi
,
si
vide
aggredito
da
tre
ragazzi
,
fra
cui
distinse
quei
due
che
aveva
incontrati
prima
.
Uno
con
un
sasso
gli
batteva
sulla
nuca
,
e
un
altro
gli
teneva
ferme
le
mani
,
mentre
il
terzo
diceva
:
"
Dài
,
dài
,
così
impara
"
.
Poi
se
la
diedero
a
gambe
nella
notte
.
Antonello
sentiva
un
gran
dolore
,
e
caldo
,
sulla
nuca
.
Vi
passò
sopra
una
mano
,
se
la
guardò
poi
al
chiarore
della
luna
.
Non
c
'
era
sangue
.
Ma
gli
doleva
.
Zitto
zitto
prese
la
strada
di
casa
.
Non
disse
nulla
a
nessuno
,
sbocconcellò
il
pane
e
le
pere
che
la
madre
gli
diede
nel
buio
,
poi
si
buttò
in
terra
su
una
tela
di
sacco
distesa
,
come
faceva
lassù
nella
sua
capanna
,
mentre
suo
padre
si
era
sdraiato
al
fresco
,
dietro
la
porta
.
Anche
attraverso
il
tetto
di
tegole
senza
il
riparo
del
soffitto
filtrava
la
luce
lunare
.
Si
vedeva
,
nella
casa
,
dopo
un
poco
,
tutto
quello
che
c
'
era
:
la
grande
giara
dell
'
acqua
a
un
canto
,
il
cestone
del
pane
appeso
al
soffitto
,
il
focolare
che
faceva
nel
buio
come
una
macchia
grigia
,
e
il
letto
su
cui
era
stesa
sua
madre
,
alto
alto
.
Accanto
al
focolare
,
lo
sprone
della
roccia
,
su
cui
era
costruita
la
casa
,
stava
come
un
'
ombra
inginocchiata
.
Egli
sentiva
respirare
forte
suo
padre
,
e
sua
madre
s
'
indovinava
dal
sonno
tranquillo
e
immobile
come
se
fosse
morta
.
Dalle
case
vicine
giungevano
grossi
sospiri
,
e
nelle
stalle
soffiavano
contro
gl
'
interstizi
della
porta
i
maiali
e
gli
asini
.
Tutte
queste
voci
sentiva
Antonello
per
la
prima
volta
,
dopo
gli
assorti
silenzi
delle
montagne
.
Il
mondo
era
un
'
onda
sonora
intorno
alla
sua
casa
,
e
il
cielo
,
e
le
montagne
che
lo
sostengono
con
le
loro
cime
e
i
loro
alberi
,
come
un
baldacchino
,
ora
pesava
immenso
sul
paese
e
sulla
valle
.
Era
come
un
fiume
alto
tenuto
in
un
fragile
letto
,
da
cui
poteva
filtrare
e
rovesciarsi
.
Ma
soprattutto
era
il
continuo
chiacchiericcio
dell
'
abitato
che
gli
faceva
sentire
d
'
avere
iniziata
una
vita
nuova
.
La
vita
in
comune
gli
sembrava
una
curiosa
invenzione
e
un
accordo
fra
gente
che
ha
paura
.
Si
addormentò
di
colpo
con
un
suono
di
campane
nella
testa
,
là
dove
gli
doleva
.
Siccome
il
pellegrinaggio
e
le
feste
erano
finiti
,
Antonello
conobbe
altri
ragazzi
.
La
gente
che
era
tornata
dalla
festa
portava
ancora
il
vestito
nuovo
per
un
paio
di
giorni
,
e
le
medaglie
della
Madonna
coi
nastri
di
seta
verdi
e
rossi
e
gialli
e
azzurri
,
stavano
appese
al
collo
delle
bambine
.
Avevano
vendemmiato
.
La
terra
si
riposava
.
Qualche
contadino
di
buon
'
ora
aveva
già
cominciato
ad
andare
pei
campi
a
fare
quei
gesti
folli
che
sembra
facciano
i
contadini
veduti
di
lontano
,
quando
assaltano
la
terra
come
una
donna
.
I
pastori
avevano
ripresa
la
strada
dei
monti
,
ma
non
il
padre
di
Antonello
che
si
era
buttato
sul
campo
tolto
in
fitto
e
che
si
era
messo
a
rivoltolare
con
la
vanga
.
La
madre
ora
faceva
i
servigi
in
casa
del
Lisca
,
portava
acqua
,
lavava
i
panni
,
andava
al
mulino
per
la
macinatura
del
grano
.
Antonello
la
seguì
per
qualche
giorno
come
un
cagnolino
,
e
si
divertiva
a
portarle
l
'
orcio
piccolo
.
Ella
entrava
col
suo
passo
scalzo
nella
casa
del
Lisca
,
e
per
un
poco
si
sentiva
il
suo
sospirare
trafelato
.
La
signora
Lisca
,
spettinata
e
sciamannata
,
la
guardava
fare
.
Poi
le
dava
un
piattello
di
roba
che
era
avanzata
e
la
mandava
via
.
Quella
riprendeva
la
strada
e
aveva
trovato
da
lavorare
ancora
a
portare
pietre
sulla
testa
per
una
fabbrica
nuova
,
la
fabbrica
del
prete
che
si
costruiva
una
casa
.
Andavano
e
tornavano
lunghe
file
di
donne
al
sole
,
una
dietro
l
'
altra
,
e
non
parlavano
.
Antonello
le
seguì
anche
un
poco
.
Gli
avevano
cambiato
il
vestito
di
orbace
,
ora
che
non
andava
più
in
montagna
,
e
gli
avevano
messo
un
paio
di
pantaloni
che
non
sapeva
chi
li
avesse
regalati
a
suo
padre
.
Andò
a
cercare
i
compagni
della
sera
prima
,
ma
li
vide
che
andavano
in
montagna
dal
padre
,
a
riprendere
la
vita
delle
capanne
.
Stava
seduto
dove
sua
madre
cercava
le
pietre
da
portare
alla
fabbrica
,
in
un
campo
sotto
una
pianta
di
mirto
,
e
vide
comparire
i
due
figuri
di
quella
sera
.
Erano
vestiti
pressappoco
come
lui
,
solo
che
avevano
un
vecchio
berretto
da
uomo
,
lacero
e
sudicio
,
che
copriva
loro
il
capo
fino
agli
occhi
.
Uno
aveva
fatto
un
nodo
scorsoio
a
uno
stelo
di
saggina
,
e
lo
aveva
posato
su
un
sasso
.
Là
presso
una
lucertola
stava
al
sole
,
e
sul
collo
le
pullulava
come
un
lieve
battito
che
le
gonfiava
la
pelle
cinerina
.
Un
ragazzo
si
mise
a
fischiare
per
incantarla
e
la
lucertola
pareva
udire
,
perché
rimaneva
fissa
e
ferma
,
a
guardare
in
alto
,
forse
il
sole
che
rotolava
pel
cielo
raggiante
.
Ma
poi
improvvisamente
la
lucertola
fuggì
con
quello
strepito
che
è
la
voce
dei
campi
sul
meriggio
,
tutta
fatta
di
fughe
e
di
animali
che
si
nascondono
tra
le
fratte
e
scivolano
fra
l
'
erba
secca
e
sonora
.
Antonello
guardava
quello
che
facevano
i
due
.
Poi
sedette
su
un
sasso
,
tanto
per
darsi
un
contegno
ruppe
un
ramo
d
'
oleandro
,
e
con
un
coltelluzzo
si
mise
a
fare
sulla
scorza
lunghi
fregi
serpentini
con
un
gran
sole
al
sommo
.
Ne
venne
fuori
una
bella
bacchetta
.
Allora
,
uno
di
quei
ragazzi
,
il
più
grande
,
lo
studiò
,
gli
si
piantò
davanti
,
e
gli
disse
:
"
Dammela
,
altrimenti
ti
picchio
"
.
"
Te
la
do
volentieri
,
senza
botte
"
,
disse
Antonello
,
"
a
patto
che
mi
facciate
giocare
con
voi
"
.
I
due
si
guardarono
e
risero
d
'
un
sorriso
furbo
,
con
occhiate
adulte
.
"
Bene
,
giocherai
con
noi
"
.
La
bacchetta
passò
nelle
mani
del
ragazzo
grande
.
"
Come
ti
chiami
?
"
"
Antonello
"
.
"
Io
sono
il
Titta
"
.
Antonello
finse
di
sapere
chi
fosse
il
Titta
.
L
'
altro
soggiunse
:
"
E
io
sono
Peppino
"
.
Stettero
un
poco
in
silenzio
e
il
Titta
aveva
steso
il
braccio
al
collo
di
Peppino
che
se
ne
stava
chiotto
chiotto
.
Portavano
i
berretti
di
traverso
,
con
un
'
aria
di
sfida
.
A
un
certo
punto
il
Titta
disse
con
un
sorriso
furbo
:
"
Quanti
anni
hai
?
"
"
Dieci
"
.
"
Io
ne
ho
tredici
e
sono
un
ladro
.
Sì
,
sono
un
ladro
,
vuoi
vedere
?
"
Tirò
fuori
della
tasca
una
cosa
che
pareva
una
testa
di
qualche
statuina
,
dipinta
al
naturale
,
che
pareva
una
cosa
di
favola
.
"
Questa
l
'
ho
rubata
in
chiesa
"
aggiunse
serio
.
Ma
Peppino
che
fingeva
di
ridere
aveva
paura
,
e
diceva
:
"
C
'
è
la
scomunica
"
.
Sbucò
dalla
fratta
e
sedette
accanto
a
loro
una
bambina
scalza
,
nera
,
con
un
visino
piccino
e
patito
dove
due
grandi
occhi
umidi
guardavano
fra
le
ciglia
nere
.
Ella
chinava
la
testa
,
e
si
metteva
a
ridere
senza
ragione
.
Titta
la
guardava
con
aria
di
protezione
,
e
le
disse
bruscamente
:
"
Brava
,
hai
fatto
bene
a
venire
"
.
Ella
stava
compunta
e
timida
,
e
voleva
sentire
quello
che
dicevano
.
Si
guardava
di
tratto
in
tratto
dietro
le
spalle
,
in
alto
,
sul
ciglio
del
colle
dove
si
scorgevano
le
case
basse
.
"
Mia
madre
mi
cerca
"
.
Una
voce
difatti
gridava
:
"
Lisabetta
,
Lisabetta
!
"
"
Io
non
rispondo
,
altrimenti
mi
picchia
.
Io
non
voglio
andare
a
casa
"
.
"
Certo
sarebbe
bello
se
scappassimo
tutti
,
col
brigante
Nino
Martino
!
"
"
Non
ci
sono
più
i
briganti
in
montagna
"
replicò
convinto
Antonello
.
"
E
tu
che
ne
sai
?
Vivono
nelle
caverne
,
e
se
ci
sono
non
vengono
a
dirlo
a
te
"
.
La
bambina
ascoltava
.
Ma
a
sentirsi
chiamare
di
nuovo
,
Lisabetta
,
si
levò
e
corse
verso
la
casa
dicendo
:
"
Son
qui
"
.
Il
Titta
esclamò
:
"
Ora
l
'
ammazza
di
botte
"
.
Difatti
si
sentì
la
bambina
che
gridava
:
"
Basta
,
basta
,
non
ne
voglio
più
"
.
"
Dov
'
eri
,
disgraziata
?
Con
quel
mascalzone
del
Titta
?
Con
quel
figlio
d
'
una
buona
donna
?
Non
ti
ci
voglio
più
vedere
.
Se
ci
vai
ancora
ti
lego
mani
e
piedi
"
.
Il
Titta
ascoltava
e
rideva
:
"
Parla
di
me
:
ma
se
la
incontro
una
sera
,
quella
donna
,
le
spacco
la
testa
con
una
sassata
"
.
Siccome
il
sole
aveva
invasa
la
valletta
a
perpendicolo
,
tornarono
a
casa
.
Ne
scapparono
via
subito
con
un
pezzo
di
pane
e
un
pugno
di
frutta
e
pranzarono
sotto
gli
archi
del
loggiato
della
casa
Mezzatesta
.
VI
Stavano
in
quell
'
ombra
e
discorrevano
rado
,
tra
le
voci
del
meriggio
,
le
cicale
assordanti
,
l
'
odore
grave
e
arso
del
mondo
che
era
intorno
come
la
cenere
rimasta
a
un
incendio
.
In
breve
si
formò
una
comitiva
di
ragazzi
.
Il
Titta
tirò
fuori
un
mazzo
di
carte
,
tutte
gualcite
,
e
non
più
di
venti
,
e
si
mise
a
distribuirle
con
sussiego
.
Più
in
là
un
altro
gruppo
guardava
.
Distribuite
le
carte
,
disse
:
"
Giochiamo
"
,
e
ne
tirò
una
.
Gli
altri
fecero
lo
stesso
,
ma
nessuno
sapeva
giocare
.
Allora
il
Titta
si
prese
le
carte
che
erano
state
tirate
e
se
le
accumulò
davanti
.
"
Perché
?
"
domandò
Antonello
.
"
Perché
sì
"
replicò
il
Titta
e
non
gli
diede
altra
spiegazione
.
Ma
Antonello
insorse
:
"
Spiegami
perché
hai
vinto
tu
"
.
"
Perché
sì
"
.
Il
dialogo
andò
così
avanti
un
pezzo
.
Il
Titta
,
raggiustandosi
il
berretto
davanti
agli
occhi
,
si
volgeva
agli
altri
compagni
e
indicava
con
un
'
occhiata
d
'
intesa
l
'
avversario
.
Poi
,
mettendo
la
mano
avanti
,
e
puntandogliela
sul
petto
,
si
mise
a
spingerlo
e
a
dirgli
:
"
Va
'
,
va
'
,
va
'
!
"
Quest
'
atto
fece
ribollire
il
sangue
ad
Antonello
.
Gli
altri
incitavano
i
leticanti
con
grida
di
ohè
,
ohè
,
e
mettendosi
la
mano
davanti
alla
bocca
e
battendola
in
modo
da
fare
un
grido
modulato
.
Alla
fine
,
quando
il
Titta
si
fu
assicurato
d
'
essere
spalleggiato
,
tirò
un
pugno
sul
ventre
all
'
avversario
.
Questi
non
gridò
né
pianse
,
divenne
bianco
bianco
,
si
portò
la
mano
al
ventre
,
poi
sedette
in
terra
e
faceva
con
la
mano
il
cenno
:
"
Aspetta
,
aspetta
!
"
.
Un
gruppo
di
ragazzi
che
aveva
assistito
di
lontano
alla
scena
,
si
raccolse
intorno
ad
Antonello
.
Erano
dei
ragazzi
molto
più
miseri
di
quegli
altri
,
patiti
e
pallidi
,
non
erano
neppure
vestiti
del
tutto
.
Attraverso
le
lacerature
dei
vestiti
si
vedevano
le
loro
grosse
pance
tonde
.
Uno
di
essi
,
soprannominato
il
Sorcio
,
disse
all
'
orecchio
di
Antonello
circondandogli
col
braccio
il
collo
:
"
Gridagli
figlio
di
una
buona
donna
,
perché
lo
è
"
.
"
Davvero
?
"
"
Non
sai
chi
è
sua
madre
?
"
"
No
,
che
non
lo
so
"
.
Tutti
intorno
si
misero
ridere
.
I
discorsi
che
faceva
questo
secondo
gruppo
erano
molto
diversi
da
quelli
degli
altri
:
essi
parlavano
di
donne
.
Uno
descriveva
di
aver
veduto
una
donna
salire
una
scala
a
pioli
,
e
tutti
ridevano
con
una
specie
di
oppressione
e
di
soffocazione
.
Sembrava
a
tutti
di
sprofondare
in
un
mare
di
ovatta
.
Ma
ecco
che
,
accolto
da
grandi
grida
,
apparve
un
altro
ragazzo
che
portava
legato
a
un
laccio
un
aquilotto
appena
piumato
.
Se
ne
veniva
avanti
senza
voltarsi
,
e
spesso
lo
trascinava
nella
polvere
come
una
ciabatta
.
Era
vestito
con
un
abituccio
pulito
,
a
scacchi
turchini
e
neri
.
Era
molto
diverso
dai
suoi
compagni
.
Prima
di
tutto
un
color
gentile
e
pallido
gli
era
diffuso
nel
viso
,
e
due
occhi
stranamente
azzurri
erano
tristi
come
certe
acque
dense
nei
fossatelli
dei
campi
.
L
'
aquilotto
si
fermava
di
quando
in
quando
a
inseguire
una
lucertola
che
traversava
la
strada
.
Il
ragazzo
dell
'
aquilotto
non
era
evidentemente
come
tutti
gli
altri
,
perché
si
fermò
un
poco
più
alto
degli
altri
su
un
mucchio
di
terra
.
Aveva
la
vocazione
di
fare
il
prete
,
lo
chiamavano
il
Pretino
,
ma
il
suo
nome
era
Andrea
.
Il
Pretino
si
sedette
attorniato
dai
ragazzi
.
L
'
aquilotto
guardava
la
luce
intorno
.
Gli
batteva
presso
gli
occhi
come
il
palpito
d
'
una
vena
.
Gli
occhi
li
aveva
coperti
d
'
una
membrana
bianca
come
se
fosse
una
lieve
cenere
.
Il
Pretino
si
mosse
e
tutti
gli
altri
gli
furono
dietro
.
Il
sole
declinava
,
e
i
ragazzi
decisero
di
fare
la
processione
.
Il
Pretino
teneva
l
'
aquila
al
guinzaglio
,
e
andava
in
testa
a
tutti
con
le
mani
giunte
.
I
ragazzi
dietro
si
erano
raggruppati
per
ordine
,
e
con
dei
sassi
che
picchiavano
uno
contro
l
'
altro
facevano
i
piatti
della
banda
,
mentre
altri
che
con
la
bocca
andavano
mugolando
"
Piripiripirirì
"
facevano
le
trombe
.
Solo
il
Titta
guardava
in
disparte
con
un
lieve
sorriso
di
compatimento
.
Antonello
si
era
mescolato
alla
processione
e
ne
era
inebriato
.
Non
sapeva
che
volesse
dire
,
ma
si
sentiva
trasformato
,
come
alla
vigilia
di
capire
cose
cui
non
aveva
mai
pensato
.
Anche
lui
si
era
messo
uno
stecco
davanti
alla
bocca
e
fingeva
di
suonarvi
,
mentre
il
suo
vicino
aveva
trovato
da
imitare
le
trombe
che
arrivano
dietro
l
'
orecchia
,
con
uno
storto
ramo
di
fico
.
La
processione
sbucò
in
piazza
,
passò
sotto
le
case
tra
gli
sguardi
annoiati
della
gente
che
oziava
nelle
piazze
e
sulle
soglie
delle
porte
.
Poi
,
un
buon
tratto
fuori
del
paese
,
alla
sorgente
,
la
processione
si
sciolse
e
si
cominciò
un
altro
gioco
,
quello
di
fare
ponti
e
canali
e
orti
presso
il
ruscello
.
I
ragazzi
si
erano
dispersi
,
il
Pretino
portava
il
suo
aquilotto
fra
gli
alberi
e
sull
'
erba
.
Antonello
stava
attento
a
quei
giochi
.
Antonello
era
sotto
il
ponte
ed
ascoltava
la
strana
musica
dei
calabroni
e
delle
vespe
che
lo
fasciavano
di
sonno
.
Stava
per
andarsene
,
quando
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
si
avvicinò
a
lui
una
bambina
.
Si
fermò
,
lo
stette
a
guardare
sotto
una
frangia
fittissima
di
ciglia
.
Aveva
un
viso
sottile
e
tutto
rifinito
,
fermo
e
breve
,
col
naso
che
si
attaccava
dritto
alla
fronte
e
che
le
dava
un
'
espressione
attonita
.
Egli
si
mise
a
fare
,
sul
ruscello
che
correva
sotto
il
ponte
,
un
ponticello
di
canne
,
poi
un
giardino
intorno
,
poi
il
recinto
d
'
una
mandra
,
poi
una
piccola
montagna
.
Lavorava
diligentemente
.
Alla
fine
la
bambina
disse
sgranando
gli
occhi
:
"
Oh
,
che
cos
'
è
?
"
e
indicò
,
tendendo
il
dito
,
l
'
opera
del
ragazzo
.
"
Questo
è
il
fiume
,
questo
il
giardino
,
questa
è
la
montagna
,
questa
la
mandra
"
.
"
Ma
non
ci
sono
gli
animali
"
.
Allora
Antonello
prese
dei
ciottoli
levigati
,
e
li
sparse
qua
e
là
.
"
Ecco
la
mandra
"
.
"
Oh
,
non
è
vero
!
"
Aveva
in
braccio
una
bambola
che
consisteva
in
un
sasso
tondo
rinvoltolato
in
un
cencio
bianco
,
come
una
mazza
.
Il
cencio
che
ricascava
da
tutte
le
parti
era
la
gonnella
della
bambola
che
non
aveva
né
occhi
né
bocca
.
"
E
questa
che
cos
'
è
?
"
disse
il
ragazzo
indicandola
.
"
È
la
mia
bambola
"
.
Ella
la
teneva
gelosa
35mente
stretta
in
grembo
,
e
di
quando
in
quando
la
guardava
fissa
allontanandola
da
sé
fra
le
mani
giunte
.
Poi
le
si
avventava
contro
e
le
stampava
di
quei
baci
caldi
e
quasi
rabbiosi
che
sanno
dare
le
madri
,
con
una
feroce
tenerezza
.
Antonello
la
considerò
un
poco
,
poi
le
si
accostò
.
Se
la
sentiva
respirare
vicina
.
Poi
si
misero
a
giocare
e
stabilirono
che
Antonello
era
il
marito
ed
ella
la
moglie
.
"
Come
ti
chiami
,
ragazzina
?
"
"
Teresa
"
,
disse
ella
indifferente
come
se
dicesse
il
nome
d
'
una
pianta
.
"
Bene
,
Teresa
,
adesso
io
torno
a
casa
"
.
Allora
Teresa
fece
le
viste
di
aver
molto
da
fare
.
Stese
la
bambola
in
terra
,
e
di
quando
in
quando
le
diceva
:
"
Zitta
,
zitta
,
adesso
vengo
a
darti
il
latte
"
.
Ma
appena
ebbe
detto
questo
le
venne
da
ridere
,
e
vergognandosi
delle
sue
parole
si
nascose
con
le
mani
la
bocca
.
Poi
si
mise
a
soffiare
su
un
focolare
immaginario
,
buttata
in
terra
.
Mentre
stavano
così
apparve
il
Pretino
.
"
Che
fate
?
"
"
Giochiamo
"
.
"
Mi
fate
giocare
anche
me
?
"
"
Ma
tu
non
sei
il
Pretino
che
non
gioca
?
"
"
Io
posso
giocare
,
chi
lo
ha
detto
che
non
posso
giocare
?
"
"
E
poi
in
tre
non
si
può
giocare
"
,
disse
la
bambina
:
"
bisogna
essere
soli
per
poter
giocare
"
.
Ella
diceva
queste
cose
tranquillamente
,
assorta
.
"
Vuoi
vedere
come
si
gioca
?
"
"
Vediamo
"
.
"
Ma
il
Pretino
deve
andar
fuori
"
"
Questa
è
la
mia
stanza
.
Allora
io
mi
corico
e
tu
ti
corichi
accanto
a
me
"
.
Il
Pretino
si
scostò
un
poco
fingendo
di
stare
dietro
la
porta
.
Invece
guardava
attento
,
con
gli
occhi
fissi
.
Antonello
si
coricò
accanto
alla
bambina
,
e
guardava
il
Pretino
.
Ella
gli
si
stringeva
accanto
,
e
sentiva
il
suo
respiro
che
era
come
la
voce
di
un
insetto
nell
'
aria
.
Anch
'
ella
faceva
col
respiro
un
ronzio
come
se
avesse
un
'
ape
nel
petto
.
Antonello
scese
dopo
un
poco
e
non
sapeva
che
dire
.
"
Mi
fai
provare
anche
a
me
?
"
disse
il
Pretino
.
"
Vieni
"
,
disse
ella
stando
sdraiata
e
agitando
le
mani
.
Aveva
un
'
aria
assorta
e
sofferente
.
Il
Pretino
le
stette
accanto
un
poco
ed
ella
gli
carezzava
la
testa
.
Il
ragazzo
tremava
.
Ella
lo
baciò
improvvisamente
stringendolo
fra
le
sue
braccia
magre
,
e
rideva
.
Il
ragazzo
si
mise
a
gridare
che
voleva
andar
via
.
VII
Il
Pretino
tornò
a
casa
col
batticuore
.
Si
mise
in
un
angolo
della
cucina
,
accano
alla
Saveria
,
che
era
sua
sorella
,
e
stette
a
guardare
il
fuoco
che
si
avvolgeva
alla
pentola
nera
.
Aveva
timore
di
guardare
sua
sorella
,
e
nello
stesso
tempo
gli
veniva
da
ridere
.
Ella
gli
si
sedette
accanto
,
ed
egli
non
tardò
ad
addormentarsi
col
capo
poggiato
alla
spalla
di
lei
.
Nel
sonno
udiva
tornare
in
casa
i
fratelli
,
e
la
voce
già
grave
e
burbera
del
Titta
,
e
quella
maliziosa
di
Peppino
,
e
quella
assennatina
di
sua
sorella
.
Nel
sonno
gli
pareva
che
sua
madre
picchiasse
la
Teresa
,
nel
sonno
vedeva
la
fontana
dove
le
donne
si
riunivano
a
ciarlare
,
le
strida
e
i
gesti
di
queste
donne
,
mobili
e
rapidi
,
e
gli
occhi
lucidi
,
e
gli
pareva
che
fossero
intorno
a
carezzarlo
con
le
loro
mani
brune
e
corte
,
e
ne
sentiva
il
respiro
come
quando
era
più
piccolo
.
Poi
sentì
che
qualcuno
amorevolmente
lo
spogliava
,
lo
metteva
a
letto
,
e
istintivamente
chiuse
le
braccia
intorno
a
una
testa
che
respirava
sul
suo
viso
un
alito
dolce
e
caldo
.
Era
sua
madre
;
e
come
sempre
gli
accadeva
nel
sonno
,
ne
sentiva
il
calore
della
pelle
,
e
la
grana
fine
e
quasi
un
sapore
dolciastro
.
Si
addormentò
su
un
'
alta
onda
di
sonno
come
se
il
suo
letto
si
fosse
levato
smisuratamente
e
toccasse
il
soffitto
.
Alla
mattina
il
suo
risveglio
fu
dolce
e
penoso
come
dopo
una
malattia
.
Aveva
l
'
impressione
,
nel
dormiveglia
mattutino
,
di
avere
lasciato
alla
vigilia
un
giocattolo
che
gli
piaceva
molto
,
ma
ora
destandosi
non
sapeva
più
quale
,
e
finalmente
gli
venne
alla
mente
l
'
immagine
di
Teresa
e
il
suo
gioco
.
Avrebbe
voluto
tornarvi
ma
non
vi
voleva
pensare
,
e
tremava
di
un
tremito
che
gli
scioglieva
il
sangue
.
Quando
fu
desto
e
vestito
,
sua
sorella
pettinata
strettamente
e
ancora
umida
d
'
acqua
fresca
,
gli
disse
che
la
mamma
doveva
parlargli
.
Egli
si
precipitò
nella
stanza
dov
'
era
di
solito
il
signor
Camillo
Mezzatesta
,
il
quale
ebbe
un
lampo
di
gioia
negli
occhi
a
vederlo
,
e
un
sorriso
all
'
angolo
della
bocca
,
infantile
.
Era
appena
rasato
.
I
servi
avevano
finito
di
vestirlo
,
e
stavano
ai
suoi
piedi
ad
allacciargli
le
scarpe
.
Egli
abbassava
di
quando
in
quando
gli
occhi
a
guardarli
,
senza
fretta
e
senza
impazienze
,
come
un
bambino
.
Quando
l
'
operazione
fu
finita
,
entrò
la
Pirria
e
sedette
su
una
sedia
bassa
.
Attrasse
a
sé
il
ragazzo
,
lo
baciò
sulla
guancia
con
un
bacio
schioccante
,
e
gli
domandò
con
più
attenzione
del
solito
:
"
Come
state
,
piccino
mio
?
"
Quando
era
tenera
gli
parlava
col
voi
.
Il
padre
lo
guardava
con
attenzione
,
e
sorrideva
mentre
un
filo
di
saliva
gli
scendeva
dagli
angoli
della
bocca
compiaciuta
.
In
quel
momento
una
voce
nell
'
atrio
suonò
allegra
,
la
voce
del
prete
.
Egli
esitò
un
minuto
sulla
porta
,
si
levò
il
cappello
precipitosamente
,
e
,
tirandosi
su
le
sottane
,
si
mise
a
sedere
accanto
al
padrone
di
casa
.
Gli
batté
la
mano
sul
ginocchio
dicendogli
:
"
Come
va
?
"
Ma
,
veduto
il
ragazzo
acanto
a
lui
,
lo
prese
sulle
ginocchia
e
carezzandolo
gli
disse
:
"
Ebbene
,
che
cosa
vogliamo
fare
con
questa
Comunione
?
Prima
di
partire
dovrà
pur
farla
"
.
"
Che
?
parto
di
già
?
"
chiese
il
ragazzo
con
voce
smarrita
.
Era
da
un
pezzo
che
si
parlava
di
mandarlo
al
seminario
a
studiare
per
diventare
prete
;
ed
egli
vi
pensava
sempre
;
ma
questa
mattina
non
si
sapeva
che
cosa
avesse
,
perché
si
mise
a
piangere
e
disse
:
"
E
i
miei
fratelli
,
il
Titta
e
Peppino
,
che
cosa
fanno
,
non
vengono
con
me
?
"
"
Oh
,
quelli
non
hanno
voglia
di
studiare
"
.
Scese
dalle
ginocchia
del
prete
e
si
rifugiò
presso
sua
madre
.
Questo
prete
,
il
Ceràvolo
,
era
un
uomo
tozzo
e
grasso
,
coi
capelli
grigi
e
uno
sguardo
fugace
negli
occhi
inquieti
che
non
posava
mai
a
lungo
in
un
luogo
.
"
Non
volete
più
andare
in
seminario
,
figliolo
?
"
disse
la
madre
.
Il
ragazzo
,
col
singhiozzo
in
gola
,
annuì
con
un
cenno
del
capo
.
"
Perché
,
altrimenti
,
come
farete
a
diventare
vescovo
?
"
Il
ragazzo
sorrise
.
Aprì
la
bocca
il
padre
,
il
quale
pronunziò
con
voce
strascicata
:
"
Del
resto
,
se
non
vuole
,
lasciatelo
stare
.
Noialtri
non
abbiamo
bisogno
di
nulla
"
.
"
Ma
che
si
fa
per
il
bisogno
?
Tra
i
nostri
figlioli
,
se
questo
ha
volontà
di
studiare
facciamolo
studiare
"
,
insorse
la
madre
.
"
Tanto
si
sa
che
i
suoi
fratelli
non
sono
buoni
a
niente
,
e
che
faranno
i
vagabondi
tutta
la
vita
.
Almeno
questo
...
"
Camillo
Mezzatesta
abbassò
il
capo
con
un
sorriso
puerile
e
disse
:
"
Questo
somiglia
a
me
.
Questo
è
il
mio
figliolo
"
.
E
indicava
il
ragazzo
col
dito
teso
.
Questa
faccenda
della
somiglianza
lo
aveva
sempre
preoccupato
di
fronte
alla
gente
.
Quando
era
stato
più
piccolo
,
il
Pretino
,
si
ricordava
,
le
donne
lo
fermavano
e
lo
guardavano
,
quando
non
gli
prendevano
il
viso
fra
le
mani
per
dire
:
"
Questo
sì
somiglia
a
suo
padre
.
Ma
gli
altri
...
"
Questo
fatto
lo
aveva
messo
sempre
in
una
condizione
di
privilegio
e
non
sapeva
perché
.
Anche
in
casa
,
il
Titta
e
il
Peppino
dormivano
in
una
stanza
e
lui
in
un
'
altra
,
e
non
li
vedeva
se
non
quando
si
trovavano
a
tavola
.
Sua
madre
insorse
per
dire
:
"
Che
cosa
volete
dire
con
questa
faccenda
della
somiglianza
?
"
Era
divenuta
pallida
e
fredda
,
come
non
era
facile
vedere
.
L
'
uomo
abbassò
gli
occhi
,
e
vide
il
ragazzo
che
guardava
fisso
ora
l
'
uno
ora
l
'
altra
.
Ma
brontolò
:
"
Niente
:
dico
che
questo
ha
preso
da
me
"
.
"
Va
'
a
giocare
,
figliolo
bello
,
va
'
a
giocare
"
,
disse
la
madre
rivolta
al
ragazzo
.
Il
Pretino
non
se
lo
fece
ripetere
due
volte
e
uscì
come
una
saetta
.
Appena
i
passi
del
ragazzo
si
sentirono
in
fondo
alle
scale
,
la
Pirria
si
levò
,
e
puntando
i
pugni
sui
fianchi
si
mise
a
dire
sottovoce
ma
con
un
tono
sibilante
:
"
Bisogna
finirla
con
questa
vergogna
del
figlio
e
non
figlio
,
della
somiglianza
a
me
o
a
voi
.
Tutto
il
paese
ne
è
pieno
,
e
quei
ragazzi
,
i
figli
miei
,
i
figli
vostri
,
vengono
tutti
i
giorni
a
dirmi
che
i
monelli
li
insultano
come
figlioli
di
una
sgualdrina
"
.
Si
tappò
la
bocca
con
la
mano
,
violentemente
,
e
in
quell
'
atto
era
bellissima
.
I
suoi
capelli
ricciuti
oscillavano
alla
sommità
del
capo
,
come
teneri
serpenti
,
i
suoi
occhi
splendevano
,
e
il
sentimento
dei
due
uomini
che
assistevano
a
quella
sfuriata
era
che
ella
fosse
ancora
mirabile
.
Il
prete
le
ruppe
la
parola
sulla
bocca
per
dirle
:
"
Lasciamo
andare
queste
cose
,
signora
Pirria
.
Lasciate
che
il
paese
dica
.
Ma
per
questo
ragazzo
che
va
agli
studi
,
che
entra
in
un
istituto
religioso
,
che
deve
mettersi
al
servizio
di
Dio
mi
pare
che
non
si
possa
fare
a
meno
di
regolare
seriamente
la
vostra
posizione
davanti
a
Dio
.
Come
volete
che
vi
accolgano
un
figlio
che
appare
come
figlio
d
'
ignoti
?
E
se
lo
accogliessero
sarebbe
una
condanna
che
peserebbe
su
quel
povero
innocente
per
tutta
la
vita
.
Fino
a
che
noialtri
siamo
qui
,
in
questo
paese
,
ci
conosciamo
,
sappiamo
chi
siete
voi
,
per
quanto
i
malintenzionati
e
i
monelli
si
facciano
giuoco
...
"
"
Questo
paese
è
pieno
di
bastarderia
,
ed
è
tutta
dovuta
a
questi
bei
campioni
dei
Mezzatesta
"
.
Il
prete
arricciò
il
naso
a
quest
'
uscita
.
Il
Mezzatesta
aveva
levato
il
capo
e
le
puntava
due
occhi
insolitamente
stupiti
.
Ella
si
mise
a
sedere
,
e
si
asciugava
le
lagrime
col
grembiule
.
"
Io
sono
qui
"
,
disse
il
prete
,
"
a
consigliarvi
per
il
bene
dei
vostri
figli
che
sono
vostri
figli
e
non
della
strada
,
a
chiudere
questo
capitolo
della
vostra
vita
irregolare
e
a
riparare
davanti
a
Dio
l
'
ingiustizia
caduta
su
questi
innocenti
.
Essi
sono
vostri
figli
,
riconosceteli
,
e
così
riparerete
un
peccato
che
può
diventare
un
delitto
"
.
Lo
sguardo
riconoscente
della
donna
lo
distrasse
,
ed
egli
smise
aspettando
la
risposta
di
Camillo
Mezzatesta
.
Quello
stava
ad
ascoltare
immobile
,
fissando
il
prete
come
se
non
dicesse
a
lui
ma
parlasse
dal
pulpito
.
Ma
si
scosse
,
fece
un
cenno
col
capo
,
e
diventando
più
pallido
di
quanto
non
fosse
,
rispose
:
"
Io
sono
disposto
a
riconoscere
per
mio
figliolo
Andreuccio
,
perché
lui
mi
appartiene
.
Perché
è
mio
figlio
e
ci
credo
;
ma
gli
altri
no
"
.
Quest
'
uscita
netta
e
secca
,
che
egli
pronunziò
levando
gli
occhi
con
un
resto
di
antica
nobiltà
,
come
se
parlasse
dall
'
alto
di
un
ritratto
,
stupì
i
due
ascoltatori
e
soprattutto
la
donna
che
mai
nella
sua
consuetudine
con
quell
'
uomo
lo
aveva
creduto
capace
di
tanto
.
Levò
gli
occhi
,
e
lo
vide
con
la
testa
alta
,
gli
occhi
fiammeggianti
,
la
mano
nello
sparato
della
giacca
,
nella
stessa
posa
del
ritratto
di
un
suo
antenato
che
si
poteva
ancora
osservare
nella
stanza
da
pranzo
.
Un
sentimento
di
dispetto
e
nello
stesso
tempo
un
'
involontaria
ammirazione
,
mai
sentita
verso
quell
'
uomo
,
la
smossero
,
mentre
,
sentendosi
molto
più
in
basso
di
quanto
la
consuetudine
con
quell
'
uomo
le
aveva
fatto
credere
,
perse
ogni
ritegno
:
un
diluvio
di
cattive
parole
e
di
espressioni
oscene
uscì
dalla
sua
bocca
:
"
Non
vi
vergognate
,
dopo
avermi
sedotta
e
portata
in
questa
casa
,
dopo
avermi
compromessa
agli
occhi
di
tutti
,
dopo
avermi
fatto
pubblicamente
la
vostra
mantenuta
,
non
vi
vergognate
di
trattarmi
così
?
Chi
sono
io
?
Infine
sono
la
madre
dei
vostri
figlioli
,
dico
dei
vostri
figli
"
.
A
queste
parole
il
Mezzatesta
levò
il
dito
e
voleva
parlare
;
ma
ella
,
temendo
il
peggio
,
levò
ancora
di
più
la
voce
.
Alla
fine
,
dopo
una
filastrocca
di
vituperi
,
ella
ricorse
all
'
ultima
minaccia
:
-
-
"
Ebbene
,
signor
mio
,
se
proprio
non
ne
volete
sapere
,
io
me
ne
vado
"
.
L
'
uomo
divenne
pallido
e
piagnucoloso
,
cominciò
a
supplicarla
che
non
se
ne
andasse
,
ché
altrimenti
che
cosa
avrebbe
detto
la
gente
?
Allora
la
donna
divenne
più
dolce
,
più
mite
,
gli
si
sedette
ai
piedi
e
gli
domandò
graziosamente
:
"
Siete
dunque
disposto
a
compiere
il
vostro
dovere
?
"
Egli
si
riprese
,
assunse
l
'
aria
straniera
che
aveva
usato
prima
,
e
pronunziò
:
"
Andreuccio
sì
,
ma
gli
altri
no
.
Gli
altri
non
meritano
il
nome
dei
Mezzatesta
"
.
La
donna
non
riusciva
a
rendersi
conto
che
proprio
quell
'
uomo
che
passava
le
giornate
solo
nella
sua
stanza
,
quasi
senza
volontà
,
senza
nessun
peso
nell
'
amministrazione
della
casa
,
riuscisse
a
pronunziare
quelle
parole
.
Di
scatto
uscì
,
e
fece
sentire
nell
'
altra
stanza
che
rimuginava
fra
le
sue
robe
,
come
chi
voglia
partire
.
Per
un
attimo
fu
un
silenzio
attento
.
Erano
rimasti
soli
il
prete
e
il
Mezzatesta
,
si
offrirono
del
tabacco
e
vi
fu
un
annusare
riflessivo
,
per
qualche
minuto
.
Poi
fu
il
Mezzatesta
a
riprendere
il
discorso
.
"
Ella
crede
che
io
sia
interamente
rimbecillito
,
ella
crede
che
io
non
sappia
nulla
e
non
mi
accorga
di
nulla
.
Io
so
tutto
,
e
so
di
chi
sono
quei
figlioli
.
Io
so
che
soltanto
Audreuccio
è
mio
.
Sono
pur
sempre
un
Mezzatesta
,
sono
uno
della
mia
famiglia
malgrado
tutto
.
Posso
essere
caduto
in
basso
,
e
certo
che
sono
caduto
in
basso
(
il
prete
fece
un
gesto
come
per
raccattarlo
)
;
sì
,
sono
caduto
in
basso
,
lo
so
;
ma
non
per
questo
il
mio
nome
deve
essere
buttato
nel
fango
.
Io
sì
,
ma
il
nome
dei
Mezzatesta
,
no
,
quello
no
!
"
Aveva
pronunziate
queste
parole
con
la
sua
calma
abituale
e
con
la
sua
pronunzia
incerta
.
"
Io
sono
debole
e
non
posso
fare
a
meno
di
quella
donna
;
ma
il
mio
nome
,
quello
,
quello
...
"
Parlava
con
sé
,
stesso
.
VIII
L
'
Argirò
non
se
ne
vedeva
riescir
bene
una
.
Prima
provò
a
coltivare
il
suo
pezzo
di
terra
,
ma
glielo
rovinò
il
torrente
.
Poi
si
mise
ad
allevare
un
paio
di
maiali
e
glieli
schiantò
il
morbo
.
Fece
molti
mestieri
fino
a
quando
,
essendo
venuti
certi
milanesi
per
i
lavori
delle
baracche
,
dopo
il
terremoto
,
riuscì
a
impiegarsi
come
sorvegliante
ai
lavori
e
mise
insieme
un
poco
di
denaro
.
Con
questo
pensò
subito
a
comperare
qualche
cosa
che
gli
servisse
per
un
suo
nuovo
mestiere
.
Comperò
una
mula
e
si
mise
a
fare
servizio
di
trasporto
fra
il
paese
e
il
mare
,
fornendo
ai
bottegai
le
merci
che
comperavano
negli
empori
della
marina
,
e
a
chiunque
servissero
.
Ora
cominciava
a
respirare
e
la
moglie
non
andava
più
a
servire
di
qua
e
di
là
.
Certo
,
le
donne
che
una
volta
erano
mandate
a
carovane
per
le
forniture
,
in
mancanza
di
bestie
,
si
lagnavano
che
quella
mula
avesse
tolto
loro
un
mestiere
.
L
'
Argirò
fece
il
passo
del
viandante
e
la
faccia
dell
'
uomo
che
vede
paesi
diversi
.
Se
ne
andava
cantando
e
dicendo
proverbi
,
non
parlava
che
a
sentenze
,
e
talvolta
diceva
pensieri
rimati
.
Faceva
tutte
le
mattine
la
strada
fra
il
paese
e
il
mare
,
venti
chilometri
attraverso
i
torrenti
e
i
boschi
che
sono
brutti
d
'
inverno
quando
scendono
improvvise
le
piene
,
e
i
fulmini
solcano
gli
alberi
che
li
aspettano
alti
levati
;
partiva
alle
quattro
del
mattino
e
tornava
la
sera
alle
quattro
;
dodici
ore
in
cui
si
intratteneva
coi
passanti
,
con
la
gente
delle
casupole
sparse
pei
campi
,
coi
lavoratori
delle
vigne
,
coi
pastori
quando
scendevano
al
piano
,
e
di
tutti
sapeva
come
andava
la
vita
.
Si
cacciava
innanzi
la
mula
che
era
la
sua
compagna
vera
,
le
faceva
lunghi
ragionamenti
,
le
dava
avvertenze
,
interpretava
i
suoi
sentimenti
,
la
informava
delle
novità
.
La
bestia
stava
a
sentire
con
quell
'
aria
attenta
delle
bestie
,
che
è
la
stessa
di
chi
ascolta
una
lingua
straniera
in
cui
cerca
di
afferrare
qualche
parola
.
Si
chiamava
Rosa
.
Pochi
erano
i
giorni
dell
'
anno
in
cui
non
facesse
questo
viaggio
:
nelle
grandi
feste
e
quando
pioveva
tanto
che
c
'
era
pericolo
di
esser
portati
via
dalla
piena
.
Allora
sedeva
sotto
l
'
arco
della
porta
,
e
guardava
il
paese
che
era
tutto
un
torrente
torbido
,
e
la
gente
che
girava
rasente
ai
muri
coi
sacchi
sulla
testa
per
ripararsi
dall
'
acqua
,
e
la
montagna
che
aveva
messo
anch
'
essa
un
cappuccio
di
nubi
.
Dov
'
era
la
grande
vallata
,
e
il
torrente
,
c
'
era
la
nebbia
opaca
come
il
cielo
,
e
il
corso
dei
torrenti
si
intravedeva
lucido
come
le
vie
dei
fulmini
nei
cieli
nuvolosi
.
Il
mare
si
indovinava
nel
grande
vuoto
dell
'
orizzonte
.
Quando
era
fermo
,
valeva
meno
di
qualunque
uomo
,
lui
che
era
abituato
a
vedere
i
risvegli
lungo
la
strada
,
e
come
andavano
i
lavori
,
e
come
crescevano
gli
orti
,
e
i
danni
del
torrente
giorno
per
giorno
.
Arrivava
in
vista
del
mare
quando
il
treno
passava
sul
ponte
(
ed
era
tutte
le
mattine
una
novità
puntuale
)
e
si
piegava
come
un
organetto
alle
voltate
.
Si
lamentava
,
quando
non
poteva
andar
via
.
Gli
altri
due
figli
,
gli
erano
nati
muti
,
e
lui
si
ostinava
a
volerne
,
sperando
che
quello
che
avesse
parlato
dopo
di
loro
avrebbe
detto
di
grandi
cose
.
Quei
due
,
quando
erano
venuti
,
avevano
articolato
quasi
per
isbaglio
le
sillabe
ma
ma
.
Poi
si
imbrogliarono
,
parve
,
e
dicevano
suoni
che
non
si
erano
mai
sentiti
,
ed
era
finita
.
Sarà
stato
perché
era
sempre
stanco
.
La
sera
,
quando
rincasava
,
gli
si
stringeva
il
cuore
,
e
le
lagrime
gli
diventavano
cocenti
dentro
il
petto
.
Da
tutte
le
case
si
strillava
,
da
tutte
le
case
si
piangeva
,
e
in
casa
sua
silenzio
,
i
ragazzi
seduti
intorno
alla
madre
,
che
parlava
loro
con
gridi
inumani
di
tratto
in
tratto
,
facendo
un
urlo
nella
bocca
messa
a
imbuto
,
che
pareva
la
madre
dei
gufi
.
Questi
ragazzi
erano
fuori
tutto
il
giorno
,
curiosi
di
vedere
e
di
sapere
;
si
appiattavano
mentre
gli
altri
giocavano
,
osservando
come
poveri
esclusi
dal
paradiso
,
e
se
c
'
era
da
affrontare
qualche
fatica
,
se
c
'
era
da
trasportare
qualche
cosa
,
se
c
'
era
da
fare
per
gioco
da
cavalli
o
da
asini
,
uscivano
fuori
e
si
mettevano
carponi
,
contenti
,
pur
di
stare
in
compagnia
.
Oppure
si
appiattavano
in
casa
,
sotto
la
scala
,
ad
aspettare
non
si
sa
che
cosa
.
Le
donne
,
che
generalmente
coi
figli
degli
altri
non
sono
buone
se
non
per
rispetto
ai
propri
,
verso
questi
poveretti
erano
tenere
,
e
allungavano
loro
qualche
cosuccia
da
mangiare
,
che
quelli
masticavano
senza
farsi
vedere
perché
avevano
vergogna
di
mostrarsi
.
Se
arrivava
qualcuno
in
paese
essi
erano
là
a
guardare
,
ed
entravano
nelle
case
senza
che
li
sentissero
.
Erano
come
le
ombre
,
e
nessuno
li
cacciava
via
,
perché
non
potevano
parlare
né
raccontare
quello
che
vedevano
.
Era
anzi
un
'
opera
di
carità
lasciarli
nei
loro
nascondigli
fino
a
che
non
si
fossero
annoiati
o
addormentati
.
Giravano
in
cerca
di
fatti
,
osservando
con
occhi
fissi
e
attenti
in
cui
,
insieme
con
quello
che
vedevano
,
pareva
di
leggere
i
ricordi
con
cui
Io
raffrontavano
per
farsene
un
giudizio
.
Ridevano
strizzando
l
'
occhio
,
spandendo
intorno
una
gaiezza
irragionevole
e
innocente
come
se
ridesse
un
passerotto
,
cosa
innaturale
.
Le
donne
dicevano
:
"
C
'
è
il
mutolo
"
,
come
se
dicessero
:
"
È
entrata
una
farfalla
"
.
Avevano
la
lingua
,
in
fondo
al
sorriso
malizioso
,
come
un
coltello
chiuso
in
fondo
a
una
tasca
,
e
pareva
davvero
che
la
balia
avesse
dimenticato
,
come
dice
vano
,
di
tagliar
loro
il
filo
di
carne
rosa
che
gliela
teneva
imbrigliata
al
palato
.
L
'
Argirò
,
era
come
se
avesse
fatta
una
scommessa
.
Gliene
nacque
uno
ancora
,
e
lui
era
convinto
che
fosse
quello
buono
.
IX
Antonello
aveva
preso
appena
sonno
che
sentì
la
voce
del
padre
su
di
lui
:
"
Guarda
che
la
mamma
ti
ha
fatto
un
fratellino
"
.
Gli
pareva
di
sognare
,
e
voltandosi
dall
'
altra
parte
sentì
un
odore
che
lo
riportava
all
'
infanzia
prima
,
come
spesso
gli
accadeva
durante
il
sonno
.
Poi
sentì
accanto
a
sé
sul
letto
,
fra
le
braccia
,
una
forma
tenera
e
rigida
nello
stesso
tempo
;
erano
le
fasce
in
cui
era
costretto
l
'
infante
che
non
poteva
muovere
mani
né
piedi
,
e
piangeva
con
la
voce
d
'
un
agnellino
.
Si
svegliò
e
si
sentì
due
,
come
se
lo
avessero
tratto
dai
suoi
sogni
di
ieri
;
quel
pianto
parlava
e
diceva
:
"
Sono
tuo
fratello
,
più
piccolo
di
te
,
e
tu
ormai
sei
grande
"
.
Era
azzurro
in
faccia
e
sdentato
come
un
vecchino
;
somigliava
al
padre
,
vecchio
e
nuovo
nello
stesso
tempo
.
Ora
la
casa
s
'
ingrandiva
,
Antonello
si
cacciava
sulla
sponda
del
letto
per
far
posto
al
piccino
,
il
quale
pareva
sapere
qualche
cosa
di
misterioso
,
che
si
lamentava
di
qualche
cosa
che
nessuno
riesciva
a
capire
.
Antonello
gli
metteva
il
dito
nel
pugno
per
sentirselo
stringere
,
gli
toccava
le
guance
e
gli
parve
che
rimanesse
,
dove
aveva
posato
il
dito
,
il
segno
d
'
una
fossetta
.
Poi
venne
il
padre
a
riprenderselo
e
diceva
:
"
Perbacco
,
di
questo
ne
faremo
un
dottorone
"
.
Antonello
domandò
:
"
Come
lo
chiameremo
?
"
"
Benedetto
"
.
Questo
nome
divenne
più
piccolo
e
vicino
,
divenne
conosciuto
,
si
rivestì
di
fasce
e
di
cuffie
,
come
comprato
nuovo
al
mercato
.
Il
nome
di
Antonello
parve
disusato
e
decaduto
.
Benedetto
diveniva
un
essere
privilegiato
perché
era
nuovo
,
e
ad
Antonello
pareva
di
esserci
sempre
stato
.
Benedetto
non
rispondeva
alle
sue
domande
,
ma
Antonello
lo
trattava
col
voi
e
gli
parlava
con
molto
riguardo
.
La
mamma
glielo
dava
in
braccio
e
gli
diceva
spesso
:
"
Tienilo
per
un
poco
e
attento
che
non
ti
cada
"
.
Antonello
lo
sentiva
divenire
tutti
i
giorni
più
pesante
,
come
se
lo
facesse
apposta
,
e
lo
guardava
piangergli
in
braccio
in
modo
inconsolabile
.
Antonello
sentiva
che
forse
era
colpa
sua
se
piangeva
.
Eppure
il
primo
sorriso
glielo
fece
a
lui
un
giorno
,
quando
gli
mise
un
dito
sul
mento
per
vezzeggiarlo
,
e
quello
rise
con
la
bocca
sdentata
.
Antonello
se
lo
portava
per
le
strade
in
braccio
,
che
pesava
assai
.
Guardava
gli
altri
monelli
giocare
,
e
lui
seduto
in
terra
col
fratellino
non
si
poteva
muovere
.
Certe
volte
tentava
di
giocare
con
Benedetto
stesso
,
quando
ne
aveva
troppa
voglia
,
e
faceva
ancora
dei
giochi
da
ragazzo
,
mentre
i
suoi
coetanei
guardavano
già
con
attenzione
le
donne
.
Poi
Benedetto
cominciò
a
camminare
,
le
vestine
gli
si
gonfiavano
come
se
volasse
,
e
mise
i
primi
denti
col
primo
vero
sorriso
.
Antonello
era
già
grande
e
si
vergognava
dei
suoi
piedi
nudi
,
troppo
lunghi
e
magri
,
si
metteva
a
sedere
per
non
mostrare
lo
strappo
dei
pantaloni
che
aveva
di
dietro
,
quando
passavano
le
ragazze
.
Il
fratello
,
piccolo
e
cocciuto
com
'
era
,
cominciò
a
comandare
.
Voleva
che
lo
accompagnasse
in
chiesa
dove
credeva
di
cantare
e
non
faceva
che
un
'
esclamazione
lunga
e
roca
.
Componeva
le
prime
parole
,
correttamente
,
senza
saltare
nessuna
lettera
.
Per
un
poco
si
era
dibattuto
fra
tutte
le
sillabe
del
mondo
scomposte
come
per
un
gioco
di
pazienza
,
poi
imbroccò
la
via
giusta
e
venne
fuori
con
una
infinità
di
parole
che
parvero
straordinarie
,
e
rideva
forse
per
mostrare
che
capiva
e
che
non
poteva
spiegarsi
meglio
perché
era
troppo
piccolo
.
"
Perbacco
!
"
disse
il
padre
.
"
Ne
voglio
fare
un
prete
predicatore
,
e
che
parli
per
tutta
la
famiglia
messa
insieme
"
.
Alla
prima
parola
sconcia
che
gli
sentì
dire
,
il
padre
rise
sgangheratamente
come
se
fosse
un
segno
certo
e
violento
di
vita
.
Siccome
Benedetto
era
nato
nell
'
età
meno
matura
del
padre
,
aveva
in
sé
qualche
cosa
di
predestinato
,
col
suo
colorito
pallido
e
biondastro
,
gli
occhi
azzurri
.
Siccome
aveva
la
memoria
pronta
,
le
donne
del
popolo
che
cantavano
in
chiesa
lo
chiamavano
perché
ripetesse
le
parole
dei
canti
imparati
.
Benedetto
vi
andava
,
e
le
donne
lo
tenevano
con
le
loro
mani
calde
,
e
lo
stringevano
fra
le
ginocchia
perché
stesse
fermo
.
Antonello
,
ora
che
non
aveva
più
a
badargli
,
si
nascondeva
dietro
la
fratta
della
fontana
per
vedere
le
donne
attingere
acqua
,
ne
sentiva
i
discorsi
e
gli
strilli
,
udiva
la
musica
del
getto
nell
'
orcio
di
creta
.
Qualche
volta
si
affacciava
,
quando
vedeva
la
Teresa
,
divenuta
grande
,
coi
rigonfi
del
corpetto
sul
seno
,
e
la
chiamava
:
"
Schiavina
!
Schiavina
!
"
Era
divenuta
bruna
in
faccia
,
come
di
cioccolata
,
e
la
chiamavano
Schiavina
di
soprannome
.
Ella
si
volgeva
e
diceva
levando
la
mano
per
ravviarsi
i
capelli
:
"
Mi
avete
fatto
paura
"
.
"
Figuratevi
che
bugia
mi
ha
raccontato
mio
padre
,
perché
non
vi
cerchi
:
mi
ha
detto
che
vi
è
andato
un
chicco
di
grano
nell
'
orecchia
,
che
vi
è
rimasto
ed
ha
messe
le
radici
nel
cervello
,
e
perciò
siete
pazza
,
dice
.
Ma
io
non
ci
credo
più
.
Schiavina
,
pensate
a
me
qualche
volta
?
"
"
Via
,
via
,
io
ho
altro
da
pensare
"
.
Ma
sorrideva
,
e
gli
mostrava
,
mentre
si
ravviava
i
capelli
,
la
palma
della
mano
nuda
coi
suoi
geroglifici
che
non
gli
riusciva
di
leggere
.
Un
giorno
l
'
Argirò
disse
ad
Antonello
:
"
Figliolo
,
ho
bisogno
di
te
.
Tu
vedi
quanto
è
intelligente
tuo
fratello
,
che
certo
diverrà
,
se
lo
facciamo
studiare
,
un
grand
'
uomo
,
Mi
è
venuta
quest
'
idea
,
e
me
la
sogno
la
notte
.
Se
riesco
a
fare
di
lui
un
prete
staremo
bene
tutti
,
e
anche
lui
.
Io
ho
pochi
soldi
da
parte
,
e
posso
cominciare
a
provvedere
.
Ma
poi
questo
mio
mestiere
non
mi
basterà
davvero
.
Sono
capace
di
indebitarmi
fino
ai
capelli
,
e
di
lavorare
il
doppio
.
Io
sono
risparmiatore
,
lo
sai
,
tant
'
è
vero
che
non
vado
mai
a
cavallo
sulla
mula
,
ma
a
piedi
sempre
,
perché
così
mi
campa
di
più
.
Qui
,
in
questo
paese
non
c
'
è
scampo
per
nessuno
,
con
questi
mariuoli
che
comandano
.
Bella
rivincita
che
sarebbe
per
me
,
per
noi
tutti
,
che
da
casa
nostra
uscisse
qualcuno
che
potesse
parlare
a
voce
alta
,
e
li
mettesse
a
posto
.
Il
prete
,
ci
vuole
.
Tu
mi
devi
aiutare
.
Comincia
a
lavorare
subito
e
a
guadagnare
.
Che
vuoi
fare
qui
,
imparare
un
mestiere
che
poi
non
ti
serve
ad
altro
che
a
farti
dannare
?
Ho
saputo
che
dalle
parti
di
C
...
si
lavora
a
ponti
e
a
strade
.
C
'
è
lavoro
e
tu
ci
devi
andare
.
Prima
fai
il
manovale
,
poi
fai
l
'
operaio
,
poi
finisci
sorvegliante
,
chi
lo
sa
?
se
il
Signore
ti
aiuta
.
Mi
mandi
la
metà
di
quello
che
guadagni
,
e
il
resto
te
lo
spendi
per
te
.
Io
ci
aggiungo
il
resto
,
e
mettiamo
insieme
quello
che
ci
vuole
per
mantenere
Benedetto
.
A
questa
gente
dobbiamo
fare
un
dispetto
che
se
lo
ricordino
per
tutta
la
vita
.
Poi
viene
Benedetto
vestito
da
prete
,
e
gli
devono
fare
l
'
inchino
.
Crepate
,
miserabili
;
zitti
,
prepotenti
.
Largo
.
Calcolo
che
verso
i
trentaquattro
anni
sarai
libero
di
sposarti
.
Va
bene
?
Ma
intanto
sta
'
attento
alle
donne
.
Non
ti
invischiare
,
non
t
'
innamorare
,
altrimenti
siamo
perduti
"
.
Antonello
non
ebbe
nulla
da
osservare
.
Scosse
il
capo
dicendo
di
sì
e
di
sì
,
non
capiva
bene
quello
che
prometteva
,
ma
gli
venivano
le
lagrime
agli
occhi
pensando
di
trovarsi
ormai
grande
e
utile
,
buono
per
lavorare
;
si
sentì
di
colpo
pari
a
suo
padre
,
e
tutti
intorno
gli
ebbero
riguardi
come
a
un
condannato
.
Nel
suo
cuore
sorse
uni
sentimento
paterno
verso
quel
ragazzo
.
Fuori
,
quando
si
trovò
a
lavorare
tirando
una
carretta
di
terriccio
alla
costruzione
di
una
strada
,
si
ricordava
di
suo
fratello
,
come
circondato
da
una
luce
misteriosa
,
e
scriveva
raccomandando
che
parlasse
davvero
bene
italiano
se
voleva
diventare
un
buon
predicatore
.
Questa
cosa
evidentemente
lo
preoccupava
,
e
pareva
che
non
pensasse
ad
altro
,
anche
quando
fu
chiamato
per
soldato
e
visse
nelle
città
.
Poi
trovò
altro
lavoro
,
in
un
paese
più
lontano
,
e
si
ricordava
,
dopo
una
visita
a
casa
,
di
aver
veduto
Benedetto
già
grande
,
che
si
preparava
a
partire
per
il
seminario
,
che
i
fratelli
mutoli
già
gli
baciavano
la
mano
per
mostrare
che
lo
riverivano
,
che
egli
non
si
poteva
muovere
per
la
stanzuccia
che
essi
,
dovunque
fossero
seduti
,
si
levavano
per
fargli
posto
;
che
certe
volte
,
mentre
mordevano
un
frutto
si
ricordavano
che
c
'
era
lui
e
gliel
'
offrivano
staccandoselo
dalla
bocca
,
col
segno
dei
denti
impresso
nella
dolce
polpa
.
X
Era
come
una
scommessa
.
Quando
Benedetto
tornava
a
casa
nei
mesi
dell
'
estate
,
infagottato
nel
suo
vestitino
nero
da
prete
,
gli
stava
intorno
la
gente
a
domandargli
per
sperimentarlo
se
sapesse
Egli
parlava
calmo
e
pacato
,
col
tono
d
'
un
adulto
,
e
diceva
cose
più
grandi
di
lui
.
Il
padre
era
come
ubbriaco
e
voleva
che
parlasse
sempre
,
e
dicesse
tutto
quello
che
sapeva
.
Il
fatto
che
il
figliolo
si
avviasse
al
sacerdozio
,
gli
dava
diritto
a
fare
delle
visite
di
dovere
quando
il
figliolo
arrivava
o
ripartiva
.
Allora
egli
entrava
nelle
case
dei
Mezzatesta
,
e
diceva
semplicemente
:
"
Siamo
venuti
a
farvi
una
visita
.
Lui
è
arrivato
"
.
Allora
quelli
,
donne
e
uomini
,
squadravano
il
ragazzo
da
capo
a
piedi
,
gli
osservavano
la
fronte
se
era
alta
o
bassa
,
e
come
parlava
,
e
se
aveva
un
difetto
di
pronunzia
.
Andreuccio
,
quello
ancora
soprannominato
il
Pretino
,
che
alla
fine
non
erano
riusciti
a
mandare
agli
studi
,
perché
se
ne
era
tornato
dicendo
che
si
mangiava
e
si
comandava
meglio
a
casa
sua
,
e
i
suoi
fratelli
il
Titta
e
il
Peppino
,
ora
non
facevano
altro
che
scorrazzare
per
le
terre
del
signor
Camillo
Mezzatesta
,
e
vendere
qualche
cosa
di
nascosto
per
poi
andare
a
spendere
nei
paesi
della
Marina
.
Lo
stavano
ad
ascoltare
senza
poter
vincere
un
certo
imbarazzo
.
Benedetto
diceva
cose
sensate
,
e
parlava
volentieri
dei
Santi
,
dei
loro
miracoli
,
in
modo
che
le
donnicciole
che
lo
sentivano
si
battevano
il
petto
devotamente
.
Le
bambine
,
coi
loro
occhi
neri
e
bianchi
,
lo
guardavano
fisso
,
sedute
in
terra
.
Egli
chiudeva
gli
occhi
,
sbattendo
in
fretta
le
palpebre
.
Una
sera
venne
anche
la
Schiavina
a
vederlo
,
e
gli
domandò
:
"
Come
sta
vostro
fratello
?
"
Il
padre
volle
troncare
subito
quel
discorso
.
L
'
Argirò
,
lo
Zuccone
,
il
disprezzato
,
fu
tenuto
in
una
certa
considerazione
,
trovava
anche
credito
.
Andava
lacero
,
raccattava
dovunque
quello
che
poteva
,
nei
suoi
viaggi
attraverso
gli
orti
della
valle
,
si
contentava
di
quello
che
gli
davano
e
trovava
modo
di
render
utile
ogni
cosa
;
tant
'
è
vero
che
a
chi
serviva
un
po
'
di
carta
o
una
bottiglia
vuota
o
uno
spago
o
un
chiodo
,
non
c
'
era
che
da
ricorrere
a
lui
che
conservava
tutto
.
Si
venne
a
sapere
in
breve
che
anche
altri
contadini
e
pastori
pensavano
di
mandare
i
figli
agli
studi
,
se
l
'
Argirò
aveva
mutato
già
rapidamente
condizione
nel
concetto
delle
persone
,
come
se
quel
figlio
fosse
un
capitale
depositato
in
una
banca
.
La
madre
di
Benedetto
era
tranquilla
soltanto
quando
il
figliolo
era
fuori
.
Aveva
paura
che
uscisse
di
casa
,
che
una
donna
lo
stregasse
,
che
gli
soffiassero
qualche
maledetta
polvere
addosso
,
che
egli
vedesse
le
donne
come
erano
fatte
,
che
ci
vuol
poco
,
nel
paese
,
ad
andare
di
sera
per
i
campi
.
Certe
ragazze
di
fronte
a
loro
,
avevano
dormito
un
pomeriggio
d
'
estate
sul
davanzale
della
finestra
,
che
faceva
impressione
,
e
poi
lo
guardavano
coi
loro
occhi
bovini
.
L
'
Argirò
si
metteva
in
tasca
le
lettere
di
nascosto
,
e
le
faceva
leggere
.
Ecco
come
scriveva
il
figliolo
:
"
Caro
padre
,
Buon
Natale
a
voi
e
alla
famiglia
,
ai
fratelli
,
a
tutti
.
Ho
ricevuto
tutto
,
e
le
scarpe
anche
,
e
non
ero
malato
.
La
berretta
ce
l
'
ho
e
i
quaderni
anche
,
e
credevo
che
i
piccoli
non
li
avessi
e
nemmeno
i
grandi
,
perché
non
ho
visto
nulla
nel
tavolino
.
E
ora
ci
ho
tutto
,
e
non
mi
mandate
niente
più
,
e
fornitevi
voi
che
la
sera
mangiate
pane
e
ulive
per
me
.
E
io
ho
anche
le
tre
sedie
,
e
la
volontà
di
studiare
,
e
di
appagare
i
vostri
desideri
.
La
posata
è
già
al
rame
,
e
il
torrone
lo
avreste
dovuto
tenere
per
voi
.
I
presepi
di
qui
sono
belli
.
Si
fingono
monti
facendo
alture
,
piccole
,
di
pietre
,
e
coprendole
con
vellutelli
.
Fanno
le
strade
in
mezzo
al
vellutello
,
fanno
il
fiume
finto
che
sembra
vero
e
va
a
gittarsi
in
un
laghetto
finto
,
dove
c
'
è
un
uomo
che
pesca
.
Fanno
la
grotta
che
sembra
vera
,
la
stalla
,
la
fontanella
e
tante
belle
cose
.
La
notte
di
Natale
,
che
gioia
,
giocammo
a
tombola
fino
alle
nove
della
sera
.
Io
ho
vinto
un
soldo
;
alle
nove
andammo
a
vestirci
,
e
andammo
in
cattedrale
dove
si
disse
la
Messa
e
a
mezzanotte
precisa
si
svelò
il
Bambino
che
era
grande
nella
sua
culla
dorata
.
Alle
due
andammo
a
dormire
e
dormimmo
fino
alle
otto
.
Spero
sentire
se
Antonello
lavora
e
se
il
Pretino
lo
passa
.
Ih
,
lavorava
Antonello
,
sai
?
Ti
mando
un
fiore
,
un
altro
al
padre
.
E
la
madre
e
i
fratelli
Santo
e
Ciro
?
Egli
dovrà
parlare
,
e
anche
Ciro
,
e
vorrò
sapere
che
qualche
giorno
imparate
a
parlare
.
Vorrò
sentire
all
'
onomastico
mio
che
parlano
.
Tutti
siano
occupati
,
e
i
genitori
godano
il
frutto
delle
loro
fatiche
saporitamente
.
Ci
ho
una
figura
di
San
Benedetto
.
Vi
bacio
la
mano
,
bacio
Antonello
,
Ciro
,
Santo
,
le
zie
,
lo
zio
,
il
nonno
,
la
comare
,
il
compare
e
auguro
a
tutti
mille
e
duemila
anni
di
felicità
salute
e
pace
.
Il
vostro
Argirò
Benedetto
.
Sancta
Maria
,
prega
per
me
ac
familiam
meam
"
.
L
'
Argirò
andava
in
giro
con
lettere
come
queste
,
che
si
gualcivano
nelle
sue
tasche
.
Inoltre
,
per
prepararsi
alla
venuta
del
figlio
,
si
mise
a
frequentare
la
chiesa
quando
poteva
,
e
la
domenica
cantava
accanto
all
'
organo
,
rinunziando
al
viaggio
.
Ma
impercettibilmente
nessuno
lo
poté
più
soffrire
.
Si
trovò
solo
senza
potersi
spiegare
la
ragione
,
solo
e
scansato
da
tutti
.
Inutilmente
cercava
di
attaccar
discorso
:
lo
stavano
a
sentire
un
poco
,
poi
ci
fischiettano
sopra
:
"
sì
sì
"
,
e
gli
voltavano
le
spalle
.
Tornò
impercettibilmente
a
un
animo
fanciullesco
,
quando
ci
si
vuol
rendere
conto
di
tutto
quello
che
si
vede
.
I
suoi
viaggi
diventavano
più
lunghi
perciò
:
con
la
lente
che
si
accostava
a
un
occhio
si
fermava
a
osservare
le
novità
,
la
macchina
del
fotografo
ambulante
,
il
fuoco
che
accende
lo
zingaro
coi
due
mantici
,
che
muove
alternamente
con
ambe
le
braccia
,
come
due
fisarmoniche
da
cui
non
riesce
cavare
neppure
una
nota
,
e
gli
orci
del
vasaio
e
i
pesci
del
mercante
,
senza
comperare
mai
niente
,
e
sempre
ostinatamente
attento
a
chi
incontrava
e
dove
si
fermava
.
Salutava
tutti
i
forestieri
che
incontrava
sui
muli
o
nelle
piazze
perché
voleva
discorrere
,
e
alla
fine
faceva
sapere
che
era
il
padre
di
un
ragazzo
che
studiava
per
prete
;
non
perché
lo
vedessero
così
povero
.
Era
come
se
stesse
sempre
vicino
a
quel
ragazzo
.
Le
stagioni
gli
tornavano
alla
mente
e
al
cuore
coi
loro
giochi
,
la
trottola
in
autunno
,
i
giochi
alle
noccioline
d
'
inverno
,
i
pifferi
in
febbraio
,
il
gioco
degli
aliossi
in
aprile
.
Le
grandi
stagioni
dei
ragazzi
.
Era
capace
di
girare
una
giornata
per
trovare
quell
'
osso
della
giuntura
della
zampa
degli
agnelli
,
con
cui
si
gioca
dopo
averlo
annerito
bene
e
lustrato
.
Glielo
avrebbe
spedito
,
perché
giocasse
.
Tutto
era
divenuto
per
lui
favoloso
e
immobile
come
in
un
'
infanzia
:
gl
'
insetti
dei
prati
,
i
fiori
dell
'
anemone
e
dell
'
asfodelo
,
che
vengono
su
improvvisamente
in
certi
spiazzi
dei
campi
a
segnare
le
impronte
della
primavera
che
vi
trascorre
col
passo
del
vento
.
Certe
volte
era
preoccupato
di
trovarsi
un
flauto
di
oleandro
,
e
quando
veniva
il
tempo
della
smielatura
poneva
da
parte
un
pezzo
di
cera
gialla
per
metterlo
a
pallina
nel
piffero
che
faceva
la
voce
dell
'
usignuolo
,
alla
sua
stagione
,
in
dicembre
.
Solo
perché
aveva
quel
figlio
stava
attento
che
suonasse
la
prima
zampogna
a
tempo
debito
,
quando
scoppia
improvvisamente
come
una
fonte
in
disgelo
nelle
notti
d
'
inverno
,
e
quando
i
pifferi
dei
ragazzi
suonano
insieme
tutti
a
Natale
,
che
pare
la
foresta
dei
rosignuoli
,
una
profonda
foresta
dove
si
accendono
come
luci
i
frutti
del
corbezzolo
.
Pensando
a
Benedetto
,
aveva
fatto
un
altarino
su
un
'
asse
,
con
certi
mozziconi
di
candela
e
un
'
immagine
di
carta
.
La
sua
casa
era
come
un
nido
vuoto
che
si
ritrova
fra
gli
alberi
,
dove
è
chiaro
il
lavoro
fatto
ad
averlo
messo
insieme
filo
per
filo
.
Si
privò
di
ogni
piacere
come
per
una
lunga
vigilia
propiziatrice
,
attento
a
quel
figliolo
che
doveva
improvvisamente
venir
fuori
a
parlare
con
bocca
nuova
e
dire
le
cose
che
fanno
tremare
il
cuore
.
Decise
di
andarle
a
trovare
una
primavera
,
senza
avvertirlo
,
portandogli
le
cose
che
gli
sarebbero
piaciute
.
All
'
uso
dei
pastori
mise
tutto
in
una
bisaccia
che
si
portò
a
tracolla
,
e
queste
cose
erano
il
suo
tesoro
e
non
immaginava
che
ne
esistessero
fuori
della
sua
casa
e
del
suo
paese
.
Tutta
l
'
umanità
che
si
vedeva
intorno
gli
pareva
ingannata
perché
non
conosceva
le
sue
pere
da
inverno
che
erano
tanto
tenere
,
e
i
suoi
dolci
duri
come
il
sasso
e
che
poi
si
sbriciolavano
sotto
i
denti
come
se
alla
fine
abbandonassero
tutti
i
loro
segreti
.
Egli
aveva
comperato
anche
un
organetto
in
una
fiera
e
lo
aveva
tenuto
in
serbo
.
L
'
organetto
suonava
allegro
come
se
gli
facesse
piacere
essere
destato
dalla
sua
inerzia
;
mettendovi
una
mano
intorno
come
una
cassa
armonica
faceva
un
suono
profondo
,
un
suono
d
'
organo
.
Il
metallo
nichelato
aveva
un
lieve
sapore
salato
,
i
fori
dell
'
organetto
erano
come
una
bocca
larga
,
che
ride
.
Dov
'
era
la
città
sull
'
altura
con
gli
olivi
pallidi
e
con
le
rocce
ferrigne
?
Tutto
gli
parve
più
ricco
e
più
nuovo
fuori
del
suo
paese
.
Ecco
un
bel
fiume
,
ecco
l
'
acqua
.
Benedetto
beve
di
certo
acqua
pura
e
fresca
.
Qui
c
'
è
le
fontane
,
qui
ci
sono
i
boschi
,
qui
c
'
è
tutto
.
Beati
quelli
che
stanno
nelle
città
dove
invecchiano
tardi
,
perché
hanno
tanti
piaceri
.
Hanno
le
case
grandi
e
comperano
quello
che
vogliono
perché
guadagnano
.
Ma
non
hanno
le
pere
da
inverno
e
i
pollastri
che
abbiamo
noi
.
Io
vorrei
sapere
che
cosa
pensano
i
superiori
e
i
compagni
quando
vedono
la
roba
che
gli
porto
io
.
Un
giorno
gliela
faccio
la
sorpresa
al
direttore
.
Gli
mando
una
cesta
di
frutta
da
inverno
con
un
poco
del
nostro
dolce
.
Si
sentiva
ricco
,
così
.
Era
sera
.
Arrivava
in
piazza
quando
scorse
una
fila
di
ragazzi
vestiti
di
nero
,
con
le
sottane
e
le
fasce
dei
seminaristi
;
erano
proprio
loro
,
piccoli
con
le
sottane
nere
,
e
in
quel
nero
non
si
vedevano
che
gli
occhi
lucidi
e
pronti
,
che
guardavano
qua
e
là
con
occhiate
fuggevoli
e
nostalgiche
.
Pareva
di
conoscerne
i
genitori
,
e
di
averli
veduti
curvi
sulla
terra
,
gente
del
popolo
,
pescatori
e
artigiani
,
come
erano
stati
i
primi
apostoli
.
I
cappelli
erano
troppo
grandi
,
le
vesti
troppo
lunghe
,
era
tutto
un
mondo
attonito
e
sommesso
.
Uno
arrotolava
una
fascia
rossa
che
gli
pendeva
dal
fianco
e
la
sventolava
come
una
bandiera
.
Quando
furono
vicini
gli
parve
di
sentire
un
sussurro
e
un
borbottio
,
come
un
gioco
improvvisamente
sospeso
.
Ma
invece
nessuno
di
loro
parlava
e
non
si
sapeva
perché
sembrava
che
si
dicessero
fra
di
loro
cose
infantili
e
supreme
.
Il
prete
che
li
accompagnava
apparve
in
fondo
alla
squadra
,
con
la
barba
rasata
nera
nera
,
gli
occhi
fissi
la
faccia
di
contadino
toccato
dalla
grazia
.
L
'
uomo
si
fermò
:
"
Se
ci
fosse
Benedetto
"
.
Ma
si
c
'
era
,
proprio
lui
,
Benedetto
,
col
cappello
troppo
grande
,
il
colletto
di
celluloide
che
gli
doveva
far
male
,
e
camminava
con
gli
altri
,
col
viso
bianco
,
fra
tante
facce
brune
,
come
un
essere
privilegiato
.
Lo
chiamò
:
"
Benedetto
!
"
ma
non
lo
sentirono
.
Allora
si
mise
a
tener
dietro
alla
squadra
che
si
avviava
fuori
della
città
..
Fuori
,
per
la
strada
di
campagna
,
il
gruppo
si
sciolse
,
allora
egli
sopraggiunse
di
corsa
e
si
mise
a
gridare
:
"
Benedetto
,
Benedetto
,
figlio
mio
!
"
Benedetto
si
volse
appena
,
lo
guardò
,
non
sorrise
,
in
quel
vestito
nero
che
pareva
lo
cancellasse
.
"
Non
mi
vedi
,
Benedetto
?
Sono
proprio
io
"
.
Il
ragazzo
si
volse
al
prete
che
li
accompagnava
e
disse
con
voce
chiara
e
ferma
,
dove
vibrava
il
tono
infantile
d
'
una
volta
,
ma
smorzato
come
un
ricordo
:
"
Reverendo
,
dica
a
mio
padre
che
non
posso
parlargli
perché
siamo
nel
periodo
della
Passione
di
Nostro
Signore
,
e
la
regola
del
seminario
ci
impone
il
raccoglimento
e
il
silenzio
"
.
Il
prete
ripeté
all
'
Argirò
quelle
parole
.
Benedetto
guardava
come
di
lontano
.
"
Perbacco
!
Io
vengo
a
vedere
mio
figlio
e
non
gli
posso
neppur
parlare
?
Mio
figlio
è
sempre
mio
figlio
"
.
E
si
avvicinò
tendendo
le
braccia
.
Ma
il
ragazzo
tese
le
sue
come
per
respingerlo
dolcemente
.
Il
prete
intervenne
dicendo
:
"
Lei
può
ritirare
suo
figlio
anche
questa
sera
,
se
vuole
.
Ma
fino
a
che
lo
lascia
fra
noi
non
può
dispensarlo
dall
'
osservanza
delle
regole
.
Non
vede
come
è
fervente
il
ragazzo
?
"
"
È
fervente
?
Sta
bene
?
Stai
bene
,
Benedetto
?
"
Ma
quello
non
rispose
.
Si
volse
un
poco
con
gli
occhi
al
cielo
che
veniva
voglia
di
baciarlo
.
"
O
perbacco
!
Sta
'
a
vedere
ora
che
non
posso
salutare
mio
figlio
!
Tu
parli
bene
,
Benedetto
mio
,
ma
io
ho
fatto
la
strada
a
piedi
.
Se
tu
sapessi
che
cosa
ti
ho
portato
parleresti
.
Ti
ho
portato
le
pere
da
inverno
.
E
ci
ho
un
bel
pollastro
.
E
il
dolce
di
miele
ti
piace
sempre
?
Una
volta
ti
piaceva
.
E
ho
comperato
un
organetto
,
di
quelli
che
costano
tre
lire
"
.
"
Reverendo
"
,
disse
Benedetto
,
senza
rispondere
al
padre
;
"
preghi
mio
padre
di
dare
queste
cose
ai
poveri
,
perché
io
non
posso
accettarle
prima
di
Pasqua
"
.
"
Ah
,
corpo
d
'
un
cane
!
Così
mi
rispondi
,
Benedetto
?
Sei
diventato
un
santo
davvero
?
Hai
imparato
a
predicare
anche
a
me
che
ti
conosco
?
"
La
squadra
dei
ragazzi
ora
si
muoveva
e
gli
volgeva
le
spalle
.
"
Quello
è
mio
figlio
,
per
la
montagna
!
e
sta
'
a
vedere
che
ora
non
posso
neppure
parlargli
.
Padre
mio
...
padre
suo
...
datelo
ai
poveri
...
Un
corno
,
ai
poveri
.
Il
povero
sono
io
.
È
la
regola
.
Ma
che
esiste
regola
quando
uno
arriva
da
lontano
?
E
io
che
volevo
uscire
con
lui
stasera
,
a
bere
un
buon
bicchiere
di
quello
buono
con
lui
.
Di
quello
mio
,
perché
qui
vino
buono
non
devono
saper
nemmeno
che
sia
.
Che
imbroglioni
che
devono
essere
questi
della
città
.
Macché
,
sono
venuto
qui
a
fare
la
carità
,
se
devo
dare
questa
roba
ai
poveri
?
Io
non
sono
pazzo
"
.
Tornava
lentamente
in
città
.
"
Caspita
come
sono
questi
preti
,
caspita
!
Me
lo
fanno
santo
sul
serio
.
Hai
inteso
come
predicava
?
Reverendo
padre
mio
,
non
posso
accettare
,
la
regola
,
e
sotto
,
e
sopra
...
Quello
predica
come
un
prete
vero
.
Ti
è
venuto
lo
scilinguagnolo
,
birbante
.
Ma
dimmi
almeno
buona
sera
.
Fammi
sentire
come
dirai
ai
Mezzatesta
:
ladri
e
birbanti
,
il
vostro
regno
è
finito
.
Fuori
di
qui
,
altrimenti
vi
prendo
a
calci
!
"
Alla
porta
del
seminario
non
ci
fu
verso
di
entrare
.
Gli
dissero
che
prima
di
sabato
nel
pomeriggio
era
inutile
che
tentasse
.
Ancora
sei
giorni
.
L
'
unica
era
tornarsene
indietro
.
Cenò
in
un
'
osteria
,
zitto
zitto
e
solo
solo
.
Disfece
i
suoi
pacchetti
,
che
era
un
peccato
mangiare
da
solo
.
Non
gli
entrava
niente
in
corpo
,
gli
si
era
chiusa
la
gola
,
tutto
gli
pareva
senza
sapere
.
Diede
un
morso
a
una
pera
e
vide
che
era
bacata
.
"
Ti
ci
metti
anche
tu
,
adesso
"
.
Si
sentiva
abbandonato
anche
da
Benedetto
,
e
si
preparava
a
tornarsene
indietro
perché
non
voleva
spendere
i
soldi
all
'
albergo
.
C
'
era
una
luna
di
gelo
,
le
finestre
del
seminario
erano
tutte
chiuse
,
e
gli
pareva
che
una
parete
,
dietro
a
cui
immaginava
che
dormisse
Benedetto
,
si
levasse
e
si
abbassasse
come
un
petto
gonfio
,
alla
luce
incerta
di
un
lampione
.
Si
mise
in
viaggio
.
Il
cielo
era
alto
alto
,
che
se
il
Signore
era
lassù
non
lo
vedeva
neppure
,
sperso
sulla
via
gialla
,
piccolo
nella
notte
e
nero
come
pezzo
di
legno
.
XI
Ma
lo
aspettava
di
peggio
quando
tornò
al
paese
.
La
moglie
gli
correva
incontro
che
non
poteva
più
parlare
;
poi
,
quando
poté
tirare
il
fiato
glielo
disse
:
avevano
dato
fuoco
alla
stalla
dov
'
era
la
mula
,
non
si
sa
chi
,
all
'
alba
.
"
E
la
mula
?
"
"
Bruciata
!
Che
il
morbo
bruci
chi
è
stato
"
.
Aveva
i
capelli
grigi
sparsi
su
per
le
spalle
come
stoppini
di
un
lume
spento
".Questa
è
la
rovina
,
questa
è
la
fine
per
davvero
"
.
Chi
poteva
essere
stato
?
O
non
era
troppo
facile
indovinarlo
?
Glielo
aveva
detto
tante
volte
di
non
menar
vanto
del
figlio
e
di
non
gloriarsi
dell
'
avvenire
,
perché
l
'
invidia
ha
gli
occhi
e
la
fortuna
è
cieca
.
Signore
Iddio
,
com
'
è
fatta
la
gente
!
che
non
può
vedere
un
po
'
di
bene
a
nessuno
,
e
anche
se
non
hanno
bisogno
di
nulla
invidiano
il
pane
che
si
mangia
e
le
speranze
che
vengono
su
.
Ella
se
lo
immaginava
chi
poteva
essere
.
Cominciò
a
darsi
dei
pugni
sulla
bocca
come
per
convincersi
a
stare
zitta
,
perché
l
'
Andreuccio
,
il
Peppino
e
il
Titta
,
con
quelle
facce
gialle
stavano
seduti
davanti
al
municipio
con
le
sedie
poggiate
al
muro
,
e
dondolavano
le
gambe
:
che
si
dondolassero
in
bocca
al
diavolo
.
Sì
,
che
si
dondolassero
e
la
madre
non
li
riconoscesse
,
si
dondolassero
a
una
forca
,
e
nessuno
ce
li
volesse
staccare
.
"
Volete
star
zitta
,
signora
mia
?
Ché
,
questa
è
la
fine
del
mondo
?
Ché
non
ci
si
può
rifare
?
Soltanto
chi
è
morto
ha
finito
.
Noialtri
abbiamo
la
pelle
dura
da
affilarci
il
rasoio
"
.
"
O
che
vi
accade
,
Argirò
?
"
Il
Titta
aveva
un
sorriso
canzonatorio
a
fior
di
labbra
,
e
i
fratelli
gli
si
nascondevano
dietro
le
spalle
per
non
ridere
.
"
La
Rosa
?
La
vostra
Rosina
?
"
"
Che
gliele
spargano
addosso
le
rosine
il
giorno
della
loro
prossima
morte
a
chi
è
stato
"
.
"
Volete
star
zitta
signora
moglie
?
Questo
è
il
nostro
destino
,
signor
Andreuccio
"
.
"
Ma
voi
ce
li
avete
sempre
i
soldi
sotto
il
mattone
,
lo
giurerei
.
Voi
non
vi
avvilite
per
tanto
poco
"
.
"
Che
mettano
sotto
il
mattone
chi
dico
io
"
.
"
Zitta
,
signora
moglie
.
Quanto
la
fate
lunga
.
È
lo
stesso
che
sputare
in
cielo
.
Chi
vi
dà
retta
?
È
modo
di
pregare
questo
?
"
Voltando
le
spalle
sentirono
che
davanti
alla
soglia
del
municipio
si
cantava
a
squarciagola
.
La
sera
era
brutta
e
fosca
,
coi
segni
del
temporale
imminente
.
Prometteva
tant
'
acqua
da
sommergere
il
grano
appena
verde
,
il
cielo
diveniva
rosso
di
fuoco
come
al
mese
di
settembre
.
In
questo
paese
anche
la
pioggia
è
nemica
.
O
non
ci
si
accosta
per
mesi
o
si
rovescia
da
tutte
le
cateratte
.
Verso
la
notte
cominciò
a
piovere
,
seguitò
per
più
giorni
come
per
dire
all
'
Argirò
che
,
anche
ad
avere
la
mula
,
i
torrenti
erano
troppo
grossi
e
non
si
potevano
fare
viaggi
.
Pareva
che
avrebbe
piovuto
sempre
,
ed
egli
non
sentiva
tanto
il
suo
dolore
,
attento
a
guardare
come
un
ebete
le
righe
della
pioggia
come
un
carcerato
le
sbarre
della
sua
prigione
.
Invece
si
levò
il
sipario
delle
nubi
,
e
la
terra
apparve
fresca
,
pulita
,
apparecchiata
,
che
si
distinguevano
perfino
gli
stazzi
in
montagna
.
Allora
si
ricordò
meglio
del
male
che
gli
avevano
fatto
e
gli
tornò
a
dolere
.
Seduta
presso
la
cenere
del
focolare
,
che
nemmeno
aveva
fatto
il
dolce
per
la
Pasqua
,
la
moglie
si
ricordava
come
se
la
assalissero
i
dolori
.
Dopo
qualche
minuto
di
abbandono
e
di
silenzio
tetro
si
affacciava
violentemente
alla
finestrella
come
un
pettirosso
che
si
ostina
a
trovare
l
'
uscita
della
gabbia
e
gridava
:
"
Maledizione
a
chi
dico
io
.
Maledizione
a
chi
ha
voluto
il
male
di
creature
innocenti
.
Che
li
fascino
con
l
'
allume
di
rocca
,
che
vadano
mendicando
per
i
forni
,
che
non
abbiano
pace
.
Che
la
madre
li
vada
cercando
e
non
li
riconosca
"
.
Ma
al
balcone
della
Pirria
un
'
altra
voce
femminile
ribatteva
:
"
Che
ricaschino
le
maledizioni
su
quella
brutta
bocca
"
.
Era
la
Pirria
che
si
scansava
come
da
un
fulmine
.
Allora
la
moglie
dell
'
Argirò
si
buttava
in
terra
e
gridava
:
"
Ecco
,
bacio
in
terra
,
bacio
in
terra
.
Ho
colpito
giusto
,
donnaccia
,
che
ti
conoscono
tutte
le
fratte
delle
campagne
,
che
ti
conoscono
le
stalle
"
.
La
Pirria
,
senza
più
ritegno
,
saltò
sul
balcone
coi
capelli
in
mano
e
il
pettine
brandito
:
"
Guardate
queste
straccione
che
audacia
si
pigliano
.
Ma
la
pagheranno
cara
"
.
Allora
si
videro
i
figli
del
signor
Camillo
Mezzatesta
con
l
'
Andreuccio
alla
testa
che
giravano
per
la
piazza
simulando
i
funerali
della
mula
,
e
uno
contraffaceva
l
'
Argirò
piangente
.
L
'
Argirò
li
vedeva
aggirarsi
,
senza
capire
,
e
si
lamentava
soltanto
:
"
Ohi
,
ohi
che
male
m
'
hanno
fatto
!
Che
cattiveria
è
questa
degli
uomini
!
"
"
Ma
non
la
vinceranno
!
"
si
affacciava
inviperita
la
moglie
.
"
Così
vi
voglio
in
processione
il
giorno
del
mio
trionfo
.
Ora
sono
io
che
mi
vanto
.
Io
ho
fatto
figli
che
si
ridono
di
queste
cose
.
Figli
che
sanno
stare
al
mondo
e
che
sono
forti
e
duri
.
Questa
pancia
li
ha
fatti
,
questa
pancia
!
"
E
si
batteva
violentemente
sulla
pancia
ingrossata
da
una
lunga
maternità
,
e
pareva
battesse
un
albero
carico
da
cui
saltasse
fuori
da
un
istante
all
'
altro
un
esercito
di
figli
inferocito
.
"
Io
sono
capace
di
andarmi
a
guadagnare
il
pane
traghettando
sulle
spalle
gente
per
due
soldi
,
al
torrente
.
Come
un
'
asina
.
Ma
non
la
vinceranno
,
quanto
è
vero
Dio
.
Devono
baciare
la
terra
dove
sono
passata
"
.
Antonello
fu
informato
che
il
padre
non
avrebbe
potuto
per
un
pezzo
provvedere
al
figliolo
:
che
si
stringesse
la
cintola
di
un
buco
ancora
,
e
resistesse
se
non
voleva
far
ridere
i
nemici
.
Poi
il
padre
avrebbe
guadagnato
anche
lui
.
Per
ora
si
era
messo
a
fare
il
corriere
a
piedi
,
andando
da
paese
a
paese
,
in
mancanza
di
meglio
.
Antonello
rispose
che
avrebbe
fatto
quello
che
poteva
,
e
intanto
gli
mandava
tutto
il
guadagno
dell
'
ultima
settimana
.
Si
raccomandava
soltanto
che
,
se
potevano
,
gli
mandassero
,
quando
facevano
il
pane
,
un
poco
di
quel
pane
impastato
dalla
mamma
,
che
è
tanto
buono
.
Poi
le
notizie
di
lui
si
fecero
più
scarse
,
poi
un
giorno
comparve
a
piedi
in
paese
.
Lo
riconobbero
e
cominciarono
a
ronzare
in
piazza
.
Egli
entrò
in
casa
che
nessuno
lo
aspettava
.
"
Sei
tu
,
figliolo
?
Mi
hai
fatto
paura
.
Che
ti
succede
?
"
era
pallido
,
emaciato
,
e
si
reggeva
appena
.
"
Perdonatemi
,
padre
,
perdonatemi
,
madre
,
perdonatemi
tutti
perché
sono
innocente
.
Del
resto
,
mi
vedete
?
"
Aprì
le
braccia
sul
petto
scarno
.
"
Non
posso
vivere
più
come
vivo
e
non
resisto
"
.
Volle
bere
nell
'
orcio
e
disse
:
"
Com
'
è
buona
,
quest
'
acqua
!
"
Ora
gli
sembrava
di
sentirsi
meglio
e
che
avrebbe
potuto
resistere
ancora
lontano
.
"
Mi
hanno
licenziato
perché
non
potevo
lavorare
abbastanza
.
Non
resistevo
e
stavo
sempre
malato
.
Io
lo
sapevo
che
cos
'
era
:
debolezza
.
Sono
tanti
anni
che
faccio
questa
vita
.
Come
può
campare
di
pane
solo
uno
che
lavora
?
"
I
ragazzi
muti
gli
stavano
attorno
.
Poi
venne
la
cena
.
La
madre
diede
anche
a
lui
una
fetta
di
pane
,
e
una
manciata
di
fichi
secchi
più
grossa
delle
altre
.
Stavano
seduti
intorno
al
focolare
freddo
e
si
sentiva
come
masticavano
.
Poi
,
raccattando
le
molliche
fra
le
pieghe
della
giacca
,
l
'
Antonello
disse
:
"
Come
è
buono
il
pane
nostro
"
.
Sentiva
il
giorno
crescere
e
scemare
,
pensando
ognuno
in
silenzio
la
vita
passata
e
cercando
una
strada
nell
'
avvenire
.
Poi
una
voce
chiamò
l
'
Argirò
dietro
la
porta
,
una
voce
di
donna
che
pareva
quella
d
'
un
angelo
venuto
improvvisamente
a
portare
un
consiglio
.
XII
Era
una
persona
che
non
si
era
mai
fatta
vedere
là
dentro
:
la
Schiavina
.
"
Ma
tu
non
sei
a
servizio
dell
'
Andreuccio
?
"
"
Lo
ero
,
lo
ero
,
comare
mia
.
Lasciatemi
dire
,
e
datemi
da
bere
un
sorso
d
'
acqua
,
per
l
'
amor
di
Dio
.
Sono
da
un
pezzo
abbandonata
in
una
baracca
fuori
del
paese
e
nessuno
mi
guarda
dacché
ho
lasciata
quella
casa
.
Figuratevi
che
non
avevo
la
forza
né
il
coraggio
di
andarmi
ad
attingere
un
orcio
d
'
acqua
.
Volevo
morire
.
Ma
poi
,
lo
sapete
come
succede
uno
si
pente
e
si
difende
.
Che
gente
cattiva
che
c
'
è
al
mondo
,
e
come
il
mondo
cambia
.
Qualche
cosa
ha
da
succedere
di
certo
,
perché
così
è
troppo
,
troppo
anche
per
dei
lupi
.
Mi
guardate
?
Non
mi
si
riconosce
più
,
non
è
vero
?
Ah
,
benedetti
voi
che
mi
avete
dissetata
,
avete
fatta
quest
'
opera
di
carità
.
E
ne
ho
trasportata
di
acqua
fresca
nella
mia
vita
!
"
Poi
si
mise
a
raccontare
.
Sì
.
Ella
si
era
messa
coll
'
Andreuccio
,
o
il
Pretino
,
come
lo
chiamavano
.
Prima
come
serva
,
poi
,
in
una
casa
vicino
al
mulino
,
dove
vivevano
insieme
.
Lei
era
orfana
,
fra
mille
tentazioni
,
e
ci
era
cascata
.
Era
il
meno
peggio
,
e
poi
gli
voleva
bene
.
Qualche
volta
la
picchiava
,
ma
lo
sapevano
che
lui
era
manesco
,
e
gli
uomini
certe
volte
manifestano
in
questo
modo
il
loro
amore
.
Certe
volte
la
prendeva
a
per
i
capelli
e
tirava
,
certe
volle
la
graffiava
.
Che
ci
volete
fare
?
Quando
uno
vuol
bene
.
Poi
usciva
,
inforcava
il
suo
cavallo
grigio
e
si
metteva
a
vagare
di
qua
e
di
là
,
come
se
avesse
sette
spiriti
in
corpo
.
Da
quando
aveva
fatto
il
soldato
e
aveva
vissuto
nelle
città
era
divenuto
così
strambo
.
Portava
quel
gran
cappello
nero
e
tondo
e
sembrava
bello
.
Ma
anche
lei
era
stata
bella
.
Non
la
dovevano
guardare
questa
sera
.
Del
resto
se
la
ricordavano
.
Lei
si
metteva
a
cercarlo
di
qua
e
di
là
,
domandando
alle
donne
che
passavano
se
lo
avessero
veduto
,
perché
aveva
paura
che
commettesse
qualche
cattiveria
e
magari
ne
buscasse
.
Si
metteva
a
correre
per
i
prati
e
per
i
boschi
,
guardando
dappertutto
se
scorgesse
la
gran
tesa
del
cappello
nero
.
Ma
,
nessuno
le
rispondeva
e
le
valli
e
i
boschi
si
prendevano
gioco
di
lei
fingendo
le
apparenze
di
lui
,
e
certe
volte
i
corvi
dietro
le
fratte
simulavano
il
suo
cappello
nero
.
Era
innamorata
.
(
Diceva
la
parola
innamorata
con
un
vago
accento
buffo
,
come
una
parola
più
forte
di
lei
,
e
che
le
avesse
fatto
del
male
)
.
Si
metteva
a
frugare
fra
gli
oleandri
del
torrente
,
convinta
di
scoprirlo
come
lo
scoprì
una
volta
con
una
donna
e
si
presero
per
i
capelli
.
No
,
non
era
fedele
.
Ella
spiava
anche
le
donne
che
si
avvicinavano
al
mulino
col
carico
di
grano
,
e
certe
volte
si
voleva
accertare
che
non
fosse
una
finta
per
poter
incontrare
Andreuccio
.
Non
capiva
nulla
,
e
la
vita
le
pareva
piena
di
tradimenti
,
di
appuntamenti
segreti
,
di
cose
che
non
capiva
.
E
così
le
apparivano
le
fratte
e
le
piante
quando
agitano
le
cime
come
se
qualcuno
fosse
là
dietro
.
Le
farfalle
si
rincorrevano
di
qua
e
di
là
e
le
sembravano
ambasciatrici
di
qualche
appuntamento
segreto
.
Quando
lei
passava
,
le
donne
la
fissavano
coi
loro
occhi
lucidi
e
immobili
e
dicevano
parole
di
fuoco
.
Allora
ella
si
metteva
a
inveire
e
domandava
che
stessero
a
fare
là
e
che
cosa
aspettassero
.
Certo
che
anche
lei
era
pazza
,
perché
aveva
fatto
cose
da
favole
,
e
peccati
.
Ma
lo
faceva
perché
egli
le
aveva
raccontato
di
cose
che
aveva
vedute
o
lette
in
città
.
Lo
amava
.
Davanti
alla
casa
c
'
era
un
boschetto
folto
di
rose
ed
essi
vi
si
rincorrevano
quando
c
'
era
la
luna
.
E
poi
cercavano
i
luoghi
selvatici
dove
c
'
erano
piante
strane
di
fiori
grossi
che
sembravano
avvelenate
,
cose
d
'
un
altro
regno
.
Li
conoscevano
insieme
,
specialmente
a
primavera
,
quando
certi
spiazzi
segreti
fioriscono
e
nessuno
lo
sa
.
Egli
guardava
come
un
padrone
lei
che
per
piacergli
si
metteva
a
ballare
sopra
quei
fiori
,
e
diceva
che
gli
pareva
di
essere
in
un
libro
.
E
poi
c
'
erano
le
ombre
blu
dei
boschi
,
le
fonti
segrete
dove
nessuno
vi
beve
,
che
nascono
diverse
ad
ogni
estate
,
e
gli
occhi
lascivi
delle
capre
,
e
quelli
attoniti
dei
buoi
,
e
tutto
il
mondo
animale
che
guardava
come
se
fosse
abituato
alle
apparizioni
misteriose
e
agli
spettacoli
che
nessun
sogno
riusciva
a
fingere
.
La
notte
calava
come
una
lunga
dimenticanza
,
ma
lei
si
svegliava
talvolta
all
'
improvviso
per
vedere
se
lui
c
'
era
ancora
.
Che
non
si
fa
quando
si
è
innamorati
?
Ella
si
presentava
a
lui
nelle
albe
nuove
coi
fiori
infilati
nei
capelli
,
perché
queste
commedie
gli
piacevano
.
Egli
parlava
delle
donne
conosciute
altrove
,
ed
ella
stava
ad
ascoltare
perché
voleva
imitarle
.
Poi
cominciò
a
trattarla
peggio
,
e
nei
momenti
di
furore
più
frequenti
le
diceva
:
"
La
mia
sorte
vuole
che
io
sia
l
'
ultimo
degli
uomini
,
mentre
volevo
essere
il
primo
di
tutti
e
il
migliore
.
Tutti
si
danno
da
fare
,
e
io
chi
sono
?
Un
vagabondo
,
il
figlio
di
una
donna
come
la
Pirria
e
non
mi
chiamo
neppure
Mezzatesta
,
ma
mi
hanno
messo
nome
Belfiore
,
un
nome
inventato
.
E
tutti
mi
canzonano
,
lo
so
,
anche
se
non
me
lo
dicono
in
faccia
"
.
La
sera
prima
che
vi
fosse
l
'
incendio
della
stalla
dell
'
Argirò
,
si
presentò
l
'
Andreuccio
in
casa
del
signor
Camillo
,
scortato
dai
suoi
due
fratelli
,
il
Titta
e
il
Peppino
,
che
tutti
sanno
che
vagabondi
siano
e
che
gente
da
discordia
.
"
Voi
non
ci
volete
riconoscere
tutti
e
tre
per
vostri
figli
?
Non
uno
solo
,
ma
tutti
e
tre
,
diciamo
,
perché
siamo
figli
della
stessa
madre
.
Oramai
siamo
grandi
e
dobbiamo
pensare
alla
nostra
vita
.
In
paese
tutti
salgono
e
noi
scendiamo
,
tutti
fanno
qualche
cosa
e
noi
non
facciamo
nulla
.
Chi
torna
coi
soldi
dall
'
America
,
chi
studia
,
chi
si
trova
un
mestiere
.
Sono
finiti
i
tempi
d
'
una
volta
,
e
fra
poco
,
se
non
stiamo
attenti
,
siamo
lo
zimbello
di
tutti
.
Volete
riconoscere
soltanto
Andreuccio
?
Nossignore
,
tutti
e
tre
.
E
a
tutti
e
tre
una
parte
della
terra
e
delle
proprietà
.
A
ognuno
quello
che
gli
tocca
.
Decidetevi
e
finitela
una
buona
volta
"
.
Ma
il
vecchio
,
duro
,
e
questa
volta
era
alleata
di
lui
anche
la
Pirria
.
Quelli
tirarono
fuori
le
rivoltelle
,
legarono
il
vecchio
alla
tavola
,
fino
a
che
disse
di
sì
,
che
avrebbe
fatto
quello
che
dicevano
loro
.
"
Ve
ne
approfittate
perché
sono
vecchio
.
Ma
il
nome
dei
Mezzatesta
...
"
Voi
lo
Sapete
che
l
'
aveva
sempre
con
quel
benedetto
nome
dei
Mezzatesta
.
Alla
fine
chiamarono
il
segretario
del
Comune
,
furono
fatte
le
carte
di
legittimazione
dei
figli
,
e
davanti
al
notaio
furono
spartiti
i
beni
.
Ma
in
quel
punto
saltò
fuori
il
Lisca
il
quale
chiese
alla
Pirria
la
restituzione
dei
denari
che
le
prestava
da
anni
,
o
in
cambio
la
terra
del
mulino
e
il
mulino
.
E
che
ne
aveva
fatto
la
Pirria
di
quei
soldi
?
Chi
li
aveva
mai
veduti
?
Il
Lisca
voleva
essere
pagato
,
perché
li
aveva
prestati
alla
signora
Mezzatesta
.
Il
signor
Camillo
,
con
la
sua
solita
voce
strascicata
disse
:
"
Piano
,
la
Pirria
non
è
mia
moglie
e
non
lo
sarà
mai
"
.
Per
chetare
il
Lisca
,
gli
diedero
quella
povera
innocente
della
Saveria
per
moglie
,
che
lui
voleva
da
tanto
tempo
,
da
quando
era
rimasto
vedovo
,
e
la
poverina
piangeva
da
spaccare
il
cuore
.
Ma
quando
i
patti
furono
conclusi
,
i
tre
fratelli
divennero
tre
diavoli
dannati
.
"
Ah
,
sì
,
finalmente
ci
avete
fatto
le
carte
!
Ora
comandiamo
noi
.
Via
,
signor
Camillo
Mezzatesta
,
nel
covile
,
fra
i
porci
"
.
"
Mi
cacciate
da
casa
mia
?
"
"
Vi
cacciamo
dal
vostro
palazzo
.
Via
nel
porcile
.
E
anche
tu
,
Pirria
,
ringraziaci
se
ci
dimentichiamo
di
te
"
.
Erano
proprio
tre
diavoli
dannati
.
Il
signor
Camillo
fu
davvero
cacciato
nel
porcile
e
soltanto
l
'
anima
benedetta
della
Saveria
lo
ha
tolto
fuori
e
se
lo
tiene
in
casa
,
e
leticano
tutti
i
giorni
,
perché
il
Lisca
non
vuole
che
mangi
a
tavola
con
loro
.
Il
Signor
Camillo
,
quello
che
,
una
volta
,
quando
passava
tremavano
tutti
!
Ma
non
è
il
peggiore
,
ed
è
più
stupido
che
cattivo
.
Il
suo
solo
torto
è
di
aver
voluto
bene
a
quella
donna
e
di
non
averne
potuto
fare
a
meno
.
Ma
lei
una
casuccia
se
la
è
tenuta
da
parte
in
piazza
e
vi
si
è
rifugiata
e
grida
tutto
il
giorno
.
Ecco
come
cominciavano
loro
;
dando
fuoco
alla
vostra
stalla
.
Il
signor
Filippo
Mezzatesta
,
quello
grosso
,
quando
lo
seppe
,
si
stava
,
spaccando
dal
gran
ridere
.
"
Ora
vedremo
che
farà
lo
Zuccone
,
ha
detto
"
.
Ma
anche
me
la
sorte
ha
voluto
punire
.
La
Pirria
,
messa
fuori
in
quel
modo
,
venne
giù
al
giardino
,
e
strappandosi
i
capelli
,
disse
al
figlio
:
"
Tu
non
mi
dai
più
pace
,
ma
ora
ti
levo
la
tua
.
Anche
la
Schiavina
,
la
tua
amante
,
è
figlia
mia
.
L
'
ho
fatta
col
mulattiere
che
morì
cinque
anni
fa
,
lo
Stanga
.
Ora
sposatela
la
tua
sorellastra
"
.
Io
volevo
morire
e
mi
buttai
ai
piedi
di
Andreuccio
dicendogli
che
mi
finisse
.
Mi
disse
soltanto
:
"
Va
'
,
e
non
ti
far
più
vedere
"
.
La
Schiavina
sbocconcellava
un
pezzo
di
pane
,
e
piangeva
silenziosamente
,
e
le
lagrime
le
facevano
salato
quel
pane
.
XIII
Era
una
notte
senza
luna
,
con
un
debole
lume
di
stelle
,
piena
tuttavia
di
rumori
,
di
passi
,
di
canti
lontani
.
Le
porte
si
erano
chiuse
all
'
ultimo
barlume
di
luce
,
e
qualcuno
stava
alla
finestra
,
nel
buio
,
a
respirare
il
fresco
che
scendeva
dai
monti
.
O
forse
era
soltanto
l
'
orcio
dell
'
acqua
,
che
pendeva
il
sereno
della
notte
.
Ed
ecco
che
in
quel
buio
si
levò
una
voce
,
alta
e
potente
,
che
veniva
dalla
cima
del
colle
soprastante
il
paese
.
Arrivava
distinta
come
quella
del
banditore
,
scendeva
a
larghe
spirali
su
quel
buio
d
'
uomini
,
e
le
parole
ben
sillabate
si
ricongiungevano
in
un
senso
meraviglioso
.
"
O
gente
!
"
diceva
quella
voce
:
"
O
voi
tutti
che
siete
poveri
,
che
soffrite
e
che
vi
arrabbiate
a
vivere
!
È
arrivato
il
giorno
in
cui
avrete
qualche
poco
d
'
allegria
.
Le
vostre
miserie
le
dimenticherete
,
perché
sta
arrivando
il
carnevale
,
sebbene
d
'
estate
.
Ve
lo
dico
io
!
Fra
poco
ci
sarà
abbondanza
e
allegria
per
tutti
.
Fra
poco
i
vostri
padroni
vi
verranno
a
pregare
,
fra
poco
starete
allegri
.
Riderete
.
Evviva
l
'
allegria
!
"
La
voce
si
tacque
,
qualche
finestra
che
si
era
aperta
per
intendere
meglio
si
chiuse
forte
.
Quella
voce
non
la
riconosceva
nessuno
e
quel
bando
era
qualcosa
di
soprannaturale
e
di
mai
ascoltato
.
Qualcuno
s
'
ingegnava
di
riconoscere
quella
voce
,
ma
senza
riuscirvi
.
Qualcuno
credette
forse
a
un
miracolo
.
XIV
La
mattina
seguente
un
bosco
di
Filippo
Mezzatesta
prese
fuoco
.
L
'
alba
aveva
sgomberata
la
montagna
dei
vapori
notturni
,
ma
una
bruma
bassa
rimaneva
come
un
velo
caduto
.
Poi
si
vide
un
luccicore
nel
sole
,
come
fa
il
fuoco
nella
luce
,
o
come
quello
che
con
gli
occhiali
da
presbite
alcuni
accendevano
nel
tabacco
della
pipa
.
Poi
un
alito
pesante
e
arso
che
si
mescolava
al
calore
del
solleone
.
Il
Mezzatesta
uscì
sulla
terrazza
a
guardare
.
Gli
portarono
una
sedia
,
e
si
mise
a
osservare
come
andava
il
fumo
greve
,
spostato
appena
da
qualche
alito
di
vento
,
come
se
fosse
troppo
denso
.
Poggiava
i
pugni
grossi
sul
davanzale
e
gridava
a
chiunque
passasse
:
"
Aiuto
,
non
lo
vedete
che
brucia
lassù
?
Quello
è
il
bosco
mio
,
il
bosco
di
Zefiria
.
Perché
non
correte
a
spegnere
?
"
"
La
vostra
Signoria
parla
con
me
?
"
rispondeva
qualcuno
e
seguitava
per
la
sua
strada
.
"
Gente
maledetta
da
Dio
,
perché
nessuno
corre
ad
aiutare
?
Olà
,
servi
,
correte
a
cercar
gente
.
Io
pago
,
pago
molto
!
"
Ma
nessuno
gli
dava
retta
e
i
servi
più
che
girare
come
asini
pel
paese
non
potevano
fare
.
Gli
sembrava
che
il
paese
intero
gli
volgesse
le
spalle
,
e
avesse
piacere
a
vederlo
disperarsi
enorme
sulla
terrazza
dove
non
appariva
mai
e
a
predicare
come
da
un
pulpito
.
Una
fila
di
ragazzi
e
di
donne
non
perdevano
uno
solo
dei
suoi
atti
e
delle
sue
parole
,
ed
egli
irritato
cominciò
a
tirare
in
basso
certi
calcinacci
che
aveva
staccato
dal
parapetto
della
terrazza
.
Guardava
i
progressi
del
fuoco
,
come
andava
sicuro
,
e
con
ordine
,
che
pareva
ragionasse
;
come
si
accendeva
e
come
sostava
,
come
si
alimentava
,
come
superava
le
barriere
dopo
essersi
raccolto
prima
del
salto
,
e
come
gli
rispondevano
subito
gli
alberi
più
lontano
prendendo
fuoco
subitamente
,
quasi
che
si
rallegrassero
e
si
incendiassero
soltanto
al
pensiero
dell
'
approssimarsi
della
fiamma
.
Alla
sera
il
fuoco
aveva
sbarrato
tutto
il
crinale
del
monte
.
Ci
volevano
non
meno
di
cinquanta
persone
a
tentare
di
fermare
quell
'
ira
di
Dio
.
Lui
protestava
che
avrebbe
pagato
.
Ma
gli
rispondevano
:
"
Poteva
pagare
prima
"
.
"
E
che
cosa
faccio
io
per
i
pascoli
quest
'
anno
?
E
che
do
da
mangiare
alle
bestie
?
O
fuoco
che
mi
brucia
,
o
danno
che
mi
rovina
!
"
I
pastori
arrivarono
dicendo
che
avevano
potuto
salvare
il
bestiame
portandolo
dall
'
altro
versante
,
che
inutilmente
si
erano
opposti
al
fuoco
e
che
la
montagna
ardeva
come
un
braciere
.
Egli
,
afferrato
al
parapetto
della
terrazza
,
ad
ogni
lembo
di
terra
che
il
fuoco
invadeva
,
gridava
come
se
la
vedesse
sprofondare
.
Sul
crinale
del
monte
i
ragazzi
videro
crollare
la
processione
d
'
alberi
che
si
staccavano
nel
cielo
e
intorno
a
cui
avevano
fantasticato
come
di
giganti
.
Il
Signor
Filippo
uscì
,
seguito
da
pochi
servi
e
pastori
,
si
fece
issare
su
un
mulo
,
e
prese
la
via
del
bosco
.
"
Lo
spengo
io
!
E
me
ne
ricorderò
di
quelli
che
non
mi
hanno
voluto
dare
aiuto
"
.
Ma
a
mezza
costa
il
mulo
non
poté
più
proseguire
,
ed
egli
,
in
testa
ai
suoi
uomini
,
affrontò
la
salita
.
Si
sentiva
l
'
imminenza
delle
fiamme
come
un
alito
stranamente
odoroso
.
Le
foglie
degli
alberi
più
lontani
si
accartocciavano
e
si
mettevano
a
tremare
come
creature
.
Più
lontano
,
tra
la
foschia
de
fumo
,
splendevano
verdi
e
abbaglianti
alcune
querce
come
in
un
teatro
,
ma
improvvisamente
avvampavano
con
uno
strepito
di
fuoco
d
'
artifizio
.
I
pastori
,
coi
piedi
e
le
mani
e
il
viso
coperti
di
stracci
,
fra
cui
solo
gli
occhi
si
aprivano
un
varco
,
fecero
a
colpi
d
'
accetta
certe
grandi
scope
di
rami
verdissimi
e
cominciarono
a
battere
il
fuoco
come
si
batte
il
grano
,
cercando
di
soffocare
le
fiamme
più
vicine
.
Era
notte
ma
ci
si
vedeva
come
davanti
a
un
forno
.
Si
sentivano
lontani
i
muggiti
e
i
belati
degli
armenti
in
fuga
,
e
fra
il
crepitio
delle
fiamme
che
era
come
un
gran
vento
impetuoso
,
le
voci
dei
pastori
che
gridavano
parole
incomprensibili
.
Nuovi
rami
verdi
sostituivano
quelli
con
cui
si
picchiava
il
fuoco
e
che
a
loro
volta
minacciavano
di
incendiarsi
,
ma
i
lentischi
là
in
mezzo
e
i
pinastri
sembravano
segnare
punto
e
daccapo
aggiungendo
le
fiamme
loro
veloci
a
tutte
le
difficoltà
del
fuoco
,
come
colate
d
'
olio
bollente
.
La
notte
era
lunga
,
e
il
calore
accumulato
nel
giorno
faceva
correre
per
l
'
orizzonte
lunghi
lampi
.
Una
voce
si
avvicinò
distintamente
e
disse
:
"
Duecento
pecore
sono
precipitate
in
un
burrone
.
Qualcuno
ci
si
è
parato
davanti
e
le
ha
spaventate
"
.
Ora
pareva
di
vedere
quell
'
individuo
agitarsi
fra
le
fiamme
con
un
forcone
,
saltare
come
una
salamandra
.
Era
invece
il
Signor
Filippo
che
gridava
aiuto
,
e
si
era
spinto
troppo
avanti
.
La
Pirria
sembrava
essersi
messa
in
festa
.
Aveva
cominciata
la
giornata
cicalando
con
le
donne
,
e
invitando
le
più
povere
a
venirsi
a
prendere
le
brode
del
giorno
avanti
per
i
maiali
,
e
le
scorze
dei
fichidindia
.
"
Oggi
è
la
festa
mia
"
diceva
.
Dopo
mezzodì
alcune
persone
con
un
tamburello
e
la
zampogna
si
misero
a
suonare
sulla
piazza
,
e
ballavano
.
La
Pirria
si
godeva
lo
spettacolo
dalla
finestra
.
Da
una
finestra
all
'
altra
le
donnicciuole
si
domandavano
che
festa
fosse
,
che
non
ne
avevano
mai
sentito
parlare
.
Ma
nessuno
le
sapeva
.
Non
si
sa
come
,
rotolò
in
mezzo
alla
piazza
un
barilotto
di
vino
e
correvano
i
bicchieri
da
mano
a
mano
.
La
Pirria
verso
sera
accese
il
lume
a
petrolio
e
lo
espose
alla
finestra
,
e
a
quel
chiarore
la
gente
si
era
data
convegno
,
cantando
e
cicalando
.
"
Non
li
vedete
i
fuochi
?
È
la
festa
della
montagna
"
.
Nella
casa
del
signor
Filippo
le
finestre
erano
chiuse
e
senza
lume
.
Solo
di
quando
in
quando
una
testa
si
affacciava
a
spiare
e
la
finestra
si
chiudeva
frettolosamente
come
davanti
alla
tempesta
.
La
voce
di
quello
che
succedeva
in
montagna
si
propagava
rapidamente
,
e
le
donne
se
lo
gridavano
a
squarciagola
.
Capre
e
buoi
del
signor
Filippo
non
esistevano
più
,
arrivavano
perfino
i
mercanti
da
fuori
a
chiedere
se
c
'
era
da
comperare
bestie
morte
.
Segno
che
la
fama
era
andata
molto
lontano
.
Poi
altri
mercanti
scesero
dalla
montagna
menando
davanti
a
sé
certe
bestie
,
e
a
chi
domandava
dove
le
avessero
comperate
rispondevano
che
gliele
aveva
vendute
un
giovane
,
lassù
.
"
Avete
capito
che
cosa
ci
aveva
?
"
strillava
la
Pirria
.
"
Cinquecento
pecore
,
duecento
buoi
,
e
settantacinque
porci
.
Avete
capito
?
"
Ad
aumentare
la
gazzarra
apparve
qualche
cosa
di
soprannaturale
,
un
uomo
che
pochi
riconobbero
per
l
'
Antonello
.
Passando
fra
quella
turba
magna
,
su
un
mulo
,
buttava
di
sella
certi
carichi
sanguinolenti
:
"
Ecco
,
gente
,
di
che
sfamarvi
.
Ecco
qui
carne
di
vitella
e
di
pecora
fresca
macellata
.
C
'
è
da
mangiare
per
tutti
.
Riempitevi
la
pancia
per
quello
che
avete
digiunato
"
.
Buttò
quella
roba
in
mezzo
alla
folla
e
sparì
.
Una
voce
là
in
mezzo
gridò
:
"
Anche
le
bestie
del
signor
Camillo
Mezzatesta
sono
sparite
"
.
Alla
scena
della
gazzarra
succedette
un
'
apparizione
di
donne
coi
capelli
sciolti
,
mogli
di
pastori
,
che
si
schierarono
davanti
alla
chiesa
facendo
gran
lamento
.
Si
strappavano
i
capelli
,
mentre
la
gente
si
rintanava
nelle
case
,
e
la
Pirria
ritirava
rapidamente
il
lume
,
ma
non
senza
gridare
:
"
Ah
,
gioia
mia
!
"
Ma
alcune
di
quelle
donne
si
ricomponevano
e
si
staccavano
da
quel
quadro
,
perché
un
pastore
venne
a
tranquillare
le
mogli
dei
piccoli
mandriani
,
che
non
erano
stati
toccati
:
"
Soltanto
i
grossi
,
si
sa
;
il
fulmine
sceglie
sempre
le
grandi
altezze
"
.
Immane
,
al
lume
di
una
fiaccola
di
resina
,
apparve
il
Signor
Filippo
.
La
piazza
era
stata
sgombrata
,
e
vi
si
aggiravano
soltanto
Andreuccio
e
il
Titta
che
inforcavano
i
loro
cavalli
per
raggiungere
la
montagna
e
far
giustizia
dei
malfattori
.
Si
gridò
:
"
Fate
attenzione
"
.
Uno
reggeva
la
fiaccola
sul
capo
del
signor
Filippo
,
nero
,
tutto
a
brandelli
,
mentre
qualcuno
gli
strofinava
il
viso
e
le
mani
con
una
pezza
intinta
d
'
olio
.
Aveva
due
righe
di
sangue
sul
viso
.
"
Attenti
a
non
urtarlo
,
scansatevi
.
Non
lo
vedete
che
ha
perduto
gli
occhi
?
"
XV
L
'
Antonello
stava
nella
sua
capanna
di
felci
e
di
canne
a
mezzacosta
dell
'
Aspromonte
.
Col
fucile
in
ispalla
girava
come
un
guardiano
,
all
'
erta
che
non
arrivasse
qualcuno
.
La
capanna
era
costruita
su
quattro
alberi
grossi
,
su
due
piani
,
e
al
pianterreno
aveva
un
posto
per
le
riserve
.
Qui
belavano
chiusi
i
montoni
,
e
i
buoi
,
che
facevano
un
gran
concerto
.
Qualcuno
passava
al
largo
,
ma
egli
lo
chiamava
con
un
cenno
,
e
posava
il
fucile
in
segno
di
pace
.
Voleva
che
,
se
andava
al
paese
,
portasse
qualche
piccolo
regalo
ai
suoi
amici
;
compensava
lautamente
.
Metteva
nella
bisaccia
del
passante
agnelli
vivi
e
coscie
di
manzo
.
Si
ricordava
dei
più
poveri
del
paese
,
con
la
memoria
dell
'
infanzia
.
Si
ricordava
dell
'
Agata
cieca
,
quella
che
andava
mendicando
,
e
le
mandava
un
agnellino
.
Si
ricordava
di
tutti
.
Gli
davano
anche
le
notizie
.
Il
signor
Filippo
era
rovinato
,
rovinati
i
tre
eredi
del
signor
Camillo
Mezzatesta
.
Erano
arrivati
la
notte
i
carabinieri
e
si
sarebbero
messi
alla
ricerca
degl
'
incendiari
.
Credevano
che
fosse
una
banda
,
e
l
'
Andreuccio
e
il
Titta
la
andavano
cercando
.
Egli
sorrideva
orgogliosamente
.
Intanto
era
tornato
suo
fratello
,
Benedetto
,
che
non
poteva
più
pagare
al
seminario
,
e
rimaneva
vestito
da
prete
.
Era
un
santo
,
predicava
la
pace
,
viveva
di
pane
ed
acqua
,
e
le
donne
lo
seguivano
e
gli
baciavano
l
'
orlo
della
veste
.
Giovane
com
'
era
,
dava
già
buoni
consigli
alla
gente
che
ne
chiedeva
,
e
scriveva
le
lettere
per
tutti
.
"
E
portate
"
,
diceva
l
'
Antonello
,
"
questi
pochi
denari
alla
Schiavina
,
con
questo
agnellino
.
La
conoscete
la
Schiavina
?
E
questo
maialino
che
lo
allevi
per
il
carnevale
,
alla
mia
salute
.
E
questi
denari
a
lui
,
a
,
mio
fratello
Benedetto
,
che
potrà
così
tornare
a
studiare
.
E
che
mi
perdoni
e
preghi
per
me
"
.
Ora
si
diceva
,
nelle
leggende
che
si
spargevano
sul
conto
suo
,
da
quelli
stessi
che
lo
avevano
veduto
,
che
stava
su
un
cumulo
di
carne
macellata
e
che
con
un
focone
davanti
alla
sua
capanna
faceva
arrostire
quarti
di
bue
e
bocconi
buoni
.
Egli
emanava
decreti
,
e
mandò
a
dire
ai
piccoli
mandriani
che
potevano
star
tranquilli
,
che
lui
non
ce
l
'
aveva
con
loro
.
Si
affacciarono
dunque
le
pecore
a
brucare
le
erbe
sui
precipizi
,
ed
egli
le
sentiva
scampanellare
e
belare
,
col
cuor
pieno
,
come
se
le
avesse
create
lui
.
Aspettava
la
sua
sorte
.
Quando
vide
i
berretti
dei
carabinieri
,
e
i
moschetti
puntati
su
di
lui
di
dietro
gli
alberi
,
buttò
il
fucile
e
andò
loro
incontro
.
"
Finalmente
"
,
disse
,
"
potrò
parlare
con
la
Giustizia
.
Ché
ci
è
voluto
per
poterla
incontrare
e
dirle
il
fatto
mio
!
"
LA
PIGIATRICE
D
'
UVA
Pareva
che
il
tempo
si
volesse
tenere
.
L
'
afa
era
ancora
pesante
,
il
cielo
velato
di
vapori
,
le
cicale
arrabbiate
;
a
oriente
,
dove
il
cielo
era
più
sgombro
,
qualche
fiocco
di
nuvole
era
spiaccicato
come
una
pennellata
.
La
pioggia
doveva
essere
assai
lontana
,
e
si
cominciò
la
vendemmia
.
Nelle
vigne
popolate
di
vespe
e
di
calabroni
i
grappoli
appena
punti
si
disfacevano
.
Un
odore
denso
era
dappertutto
,
e
i
pampini
erano
gelosi
come
vesti
.
I
grappoli
appiattati
nell
'
ombra
divenivano
misteriosi
come
tutti
gli
esseri
umani
che
si
affacciano
alla
vita
,
i
bianchi
parevano
di
cera
e
carnali
,
come
le
forme
delle
dita
,
o
dei
capezzoli
delle
capre
,
i
neri
serrati
e
ricciuti
come
la
testa
di
qualche
ragazza
.
Le
donne
si
sparsero
pel
campo
con
le
loro
ceste
sul
capo
,
e
si
adagiavano
sotto
le
viti
,
come
in
una
stanza
segreta
piena
d
'
inquiete
suggestioni
.
Le
dita
si
appiccicavano
legate
dai
succhi
e
dalle
ragnatele
.
Nell
'
aria
ancora
squillante
per
il
fresco
notturno
s
'
intonavano
canzoni
cui
si
rispondeva
da
vite
a
vite
,
e
i
peri
e
i
peschi
buttavano
giù
con
un
tonfo
qualche
frutto
troppo
maturo
.
L
'
aria
stessa
era
una
matassa
di
odori
vischiosi
,
all
'
ombra
delle
piante
.
Poi
il
giorno
ingrandiva
,
il
sole
bucava
e
infocava
il
cielo
disperdendone
i
vapori
,
e
tutto
era
chiaro
e
nudo
,
meno
la
nota
degli
aranci
che
rimanevano
appartati
nell
'
orto
sognando
le
chiare
notti
dell
'
inverno
.
Le
vespe
e
le
farfalle
messe
in
sospetto
volavano
più
alte
,
e
qualche
canto
era
interrotto
da
un
grido
pungente
.
Verso
mezzogiorno
il
palmento
si
empì
d
'
uva
e
fu
il
primo
convegno
delle
vespe
che
salivano
stordite
alla
superficie
dei
grappoli
.
L
'
aria
era
divenuta
di
miele
,
e
l
'
aroma
delle
piante
bruciate
dal
sole
si
mescolava
a
quello
dolce
e
inebriante
delle
uve
che
non
riuscivano
più
a
contenere
i
succhi
e
che
si
disfacevano
un
grappolo
sull
'
altro
,
nel
reciproco
peso
.
Mezzogiorno
era
alto
,
il
sole
era
un
buco
lucido
nel
cielo
opaco
,
la
voce
delle
cicale
saliva
di
tono
,
si
portava
in
alto
tutte
le
voci
dei
campi
,
e
,
tutta
la
terra
,
gridando
come
un
mare
,
era
colma
d
'
un
silenzio
assordante
.
I
vendemmiatori
si
riunirono
all
'
ombra
d
'
un
pesco
brandendo
la
bottiglia
di
vino
vecchio
che
si
passavano
a
turno
come
se
suonassero
la
trombetta
della
follia
.
Poi
una
giovane
saltò
su
,
una
giovane
coi
capelli
castani
striati
di
biondo
,
con
un
viso
camuso
e
ridente
.
Si
guardò
intorno
,
mentre
il
padrone
della
vigna
allegro
e
in
maniche
di
camicia
apriva
le
braccia
in
una
specie
d
'
invito
al
ballo
.
Da
lei
si
staccarono
due
ragazzi
che
si
diedero
a
inseguirsi
per
l
'
orto
,
tra
i
pomodori
rossi
e
le
melanzane
turchine
,
le
fiammelle
dei
peperoni
,
e
le
zucche
sdraiate
tutto
ventre
.
Avevano
i
pugni
pieni
d
'
uva
e
i
mostacci
violetti
di
mosto
.
Sembrava
che
la
donna
li
avesse
messi
al
mondo
in
quell
'
istante
di
lucida
follia
,
mentre
il
vino
vecchio
rideva
pallido
nella
bottiglia
,
e
quello
nuovo
nasceva
come
un
ruscello
torbido
dal
seno
di
quella
montagna
d
'
uve
.
La
donna
era
scalza
.
Sollevò
le
vesti
fino
al
ginocchio
,
e
reggendosele
con
le
due
mani
protese
tentò
di
scavalcare
il
muricciolo
del
palmento
;
ma
invece
incespicò
e
stava
per
cadere
,
quando
un
uomo
coi
pantaloni
rimboccati
fino
al
ginocchio
la
sostenne
e
per
un
attimo
la
tenne
fra
le
braccia
ridendo
sotto
il
naso
aquilino
.
Ella
fu
finalmente
nel
palmento
e
affondò
il
piede
fra
i
grappoli
,
che
fecero
un
vago
rumore
di
cosa
segreta
.
Sotto
il
suo
passo
si
sfranse
un
grappolo
nero
e
greve
,
mille
grappoli
la
circondarono
come
una
schiuma
di
un
mare
rosso
e
le
dipinsero
una
graziosa
scarpetta
sulla
pelle
bruna
.
Affondava
lentamente
fino
al
ginocchio
e
arrossiva
tutta
.
Cominciò
lievemente
a
muovere
i
passi
e
a
pestare
l
'
uva
.
Al
disopra
delle
ginocchia
le
sue
vene
azzurre
inseguivano
come
freschi
ruscelli
.
Abbassò
gli
occhi
impercettibilmente
per
vedere
;
poi
,
con
un
moto
che
pareva
di
danza
,
si
andava
snodando
la
treccia
che
le
pesava
sulla
testa
.
Vi
pose
sopra
un
fazzoletto
rosso
per
difendersi
dal
sole
,
e
in
certi
angoli
delle
sue
spalle
si
addensarono
ombre
azzurre
.
I
vendemmiatori
dopo
averla
osservata
come
in
un
momento
pericoloso
,
si
sparsero
di
nuovo
pei
campi
,
mentre
ella
affondava
nel
rosso
elemento
come
una
disperata
.
Il
caldo
e
i
vapori
del
mosto
la
stordivano
,
e
i
suoi
occhi
non
avevano
più
sguardo
.
La
caldaia
che
doveva
ricevere
il
mosto
presso
il
palmento
si
mise
a
ribollire
:
il
liquido
scendeva
come
da
una
ferita
troppo
larga
,
e
un
uomo
si
mise
ad
attingervi
carponi
con
una
misura
di
latta
,
a
versarlo
nei
barili
.
Il
liquido
voleva
scappare
da
tutte
le
parti
,
già
viaggiava
nella
fantasia
degli
uomini
,
empiva
facilmente
i
barili
,
mentre
i
muli
che
dovevano
trasportarlo
scalpitavano
inquieti
.
L
'
uomo
era
divenuto
fosco
,
e
guardava
la
donna
di
sotto
in
su
come
se
la
vedesse
la
prima
volta
.
Ella
scorgeva
tra
foglia
e
foglia
gli
uomini
al
lavoro
,
e
si
riparava
dall
'
arsura
delle
loro
occhiate
nei
verdi
segreti
fra
vite
e
vite
.
Le
sembrava
di
levarsi
impazzita
e
di
correre
per
tutto
il
colle
,
per
il
piano
lontano
dove
le
cavalcature
e
gli
armenti
mettevano
il
suono
dei
loro
campani
accanto
al
luccichio
delle
pietre
aride
del
torrente
.
Ella
non
si
tergeva
neppure
il
sudore
che
di
quando
in
quando
le
diveniva
fresco
come
una
pioggia
di
rugiada
.
Aveva
le
mani
grondanti
mosto
.
L
'
uomo
si
volse
per
dirle
:
"
Vuoi
che
ti
asciughi
il
sudore
?
"
"
Non
voglio
"
,
ella
rispose
con
una
voce
cattiva
.
"
Perché
mi
rispondi
così
?
"
Ella
ora
rideva
senza
ragione
,
come
se
lo
sforzo
di
pestare
l
'
uva
la
stancasse
piacevolmente
.
L
'
uomo
,
curvo
sulla
caldaia
,
mostrava
la
sua
pelle
scura
e
vellosa
fra
le
lacerature
del
vestito
.
Con
la
testa
china
sul
mosto
soffocante
,
cominciò
a
dire
con
una
voce
da
ubbriaco
:
"
Io
ti
ucciderò
,
un
giorno
,
ti
ucciderò
"
.
"
Non
lo
saprai
fare
"
.
"
Lo
vedrai
"
.
"
Perché
non
lo
fai
adesso
?
"
"
Ora
devi
finire
il
tuo
lavoro
"
.
"
Per
questo
?
Fallo
se
hai
coraggio
"
.
"
Tu
mi
dovrai
chiedere
perdono
in
ginocchio
,
prima
,
e
poi
...
"
"
Se
tu
avessi
questo
coraggio
io
non
ti
tradirei
"
.
Diceva
così
,
e
muoveva
le
gambe
in
un
ritmo
continuo
e
uguale
come
chi
debba
ballare
per
scommessa
.
L
'
uomo
si
levò
in
ginocchio
presso
la
caldaia
,
mentre
il
mosto
nei
barili
schiumava
attraverso
i
tappi
fatti
con
foglie
di
vite
.
Ella
aggiungeva
con
la
sua
voce
più
aspra
:
"
Io
sono
stata
di
chi
mi
piace
,
e
tu
non
mi
piaci
!
Ecco
:
vedi
che
non
sei
buono
a
uccidermi
?
Tu
lo
sai
e
stai
zitto
.
Tu
non
mi
farai
mai
nulla
.
E
allora
io
faccio
quello
che
mi
piace
"
.
All
'
ombra
del
fazzoletto
rosso
le
sue
labbra
si
muovevano
con
uno
straordinario
rilievo
,
come
quelle
eterne
e
inflessibili
delle
statue
.
"
Scendi
giù
"
.
le
disse
l
'
uomo
.
"
Se
vuoi
uccidermi
,
puoi
farlo
qui
"
.
La
rabbia
delle
cicale
assalì
il
sonno
pesante
del
pomeriggio
,
e
pareva
che
un
torrente
di
suoni
si
versasse
sulla
terra
dai
cieli
aperti
.
Le
ombre
dei
monti
e
degli
alberi
giravano
come
le
lancette
degli
orologi
,
e
le
vigne
lontane
avevano
assunto
da
un
'
ora
all
'
altra
quell
'
aspetto
spoglio
delle
vendemmie
,
quando
le
viti
annunziano
di
lontano
di
essere
sgravate
dal
loro
peso
.
La
donna
si
agitava
ora
su
un
cumulo
di
vinacce
torbide
,
e
come
un
mondo
di
lubrici
insetti
esse
le
si
attaccavano
alle
gambe
.
Una
lunga
armonia
scrosciante
si
levò
dall
'
attiguo
campo
di
lupini
che
rumoreggiavano
secchi
nel
loro
guscio
con
la
voce
di
mille
raganelle
,
mentre
qualcuno
le
traversava
di
corsa
.
Un
uomo
a
cavallo
spuntò
,
si
avvicinò
ingrandendo
a
vista
d
'
occhio
come
sotto
un
binocolo
,
un
giovane
trafelato
e
felice
precipitò
di
sella
,
correva
verso
il
palmento
,
lo
raggiungeva
,
vi
si
fermava
davanti
;
i
suoi
occhi
si
ficcavano
fra
l
'
uva
mentre
il
filo
del
mosto
si
assottigliava
scendendo
a
trivello
nella
caldaia
.
Sembrava
che
il
giovane
si
meravigliasse
di
trovarsi
tanto
alto
in
confronto
del
palmento
,
e
,
affacciandosi
con
la
cautela
con
cui
si
scruta
il
fondo
di
un
pozzo
,
fosse
deluso
di
vederlo
molto
più
piccolo
di
come
se
lo
immaginava
.
La
donna
si
tolse
il
fazzoletto
dal
capo
,
si
legò
i
capelli
di
nuovo
sulla
testa
,
si
asciugò
il
sudore
,
e
sentì
come
un
odore
di
foresta
selvaggia
intorno
.
Sedette
sul
muricciolo
del
palmento
,
le
dita
dei
piedi
le
spuntavano
fra
le
vinacce
ed
ella
ve
le
nascose
subito
di
nuovo
come
sotto
una
coltre
.
L
'
uomo
curvo
a
imbottare
mosto
,
col
viso
quasi
tuffato
nel
liquido
come
se
vi
fosse
rimasto
soffocato
,
si
volse
appena
.
Gli
occhi
di
lei
si
posarono
su
quell
'
uomo
buttato
in
terra
,
e
videro
il
suo
calcagno
magro
di
camminatore
,
e
la
nuca
,
sotto
il
cappello
di
paglia
,
magra
e
rientrante
e
cerea
al
confronto
dei
capelli
neri
come
la
pece
.
Il
giovane
sopraggiunto
si
curvò
sulla
caldaia
a
guardare
il
mosto
come
un
mare
perfidissimo
.
"
Chi
siete
?
"
gli
fece
l
'
uomo
diffidente
.
"
Il
figlio
del
padrone
;
non
mi
riconosci
?
"
Prese
il
mosto
fra
le
mani
giunte
e
vi
bevve
avidamente
.
"
Che
bellezza
,
dopo
tanti
anni
che
non
vedevo
la
vendemmia
!
Tutto
mi
pareva
tanto
più
grande
,
ma
è
bello
lo
stesso
"
.
L
'
uomo
seguitava
a
imbottare
senza
guardare
più
.
La
donna
,
come
per
coprire
il
silenzio
ostile
disse
al
suo
uomo
:
"
Mi
fai
bere
?
"
Egli
le
porse
la
misura
di
latta
senza
dir
parola
.
Ella
beveva
guardando
il
giovane
accanto
a
lei
,
e
si
vedeva
gli
occhi
specchiati
nel
mosto
cupo
.
Il
mondo
intorno
pareva
libero
e
felice
,
sgombro
di
non
si
sa
qual
vecchiaia
,
mentre
al
silenzio
immobile
del
meriggio
i
rami
carichi
dei
meli
e
dei
peschi
cominciavano
ad
agitarsi
animando
di
sé
il
paesaggio
intorno
.
Il
giovane
era
impallidito
sotto
il
colpo
del
vino
,
e
i
baffi
gli
tremavano
sul
labbro
.
La
donna
,
stando
seduta
,
ricominciò
ad
agitare
i
piedi
fra
l
'
uva
.
Il
giovane
fu
di
nuovo
d
'
un
balzo
sul
cavallo
,
era
già
tra
il
fracasso
dei
lupini
,
già
batteva
il
terreno
cretoso
,
appariva
e
spariva
fra
i
pioppi
,
curvo
sulla
criniera
del
cavallo
.
La
donna
con
una
voce
spenta
disse
:
"
Fa
caldo
"
.
La
voce
delle
api
le
ronzava
interminabilmente
negli
orecchi
.
Sedette
coi
piedi
fuori
del
palmento
.
Senza
nessuna
ragione
si
mise
a
piangere
,
e
quando
l
'
uomo
le
fu
vicino
,
si
diede
a
gridare
come
una
pazza
:
"
Voglio
quell
'
uomo
,
lo
voglio
andare
a
cercare
.
Non
voglio
più
nessuno
,
nessun
altro
che
lui
.
Andate
via
tutti
quelli
che
mi
state
intorno
.
Io
non
sapevo
che
esistesse
quell
'
uomo
.
Perché
non
me
lo
hanno
mai
fatto
vedere
?
"
L
'
uomo
aveva
messa
la
mano
in
tasca
e
si
gingillava
stupidamente
con
un
coltello
.
IL
RUBINO
Le
cronache
dei
giornali
registravano
uno
di
quei
fatti
che
per
una
giornata
sommuovono
una
città
e
fanno
il
giro
del
mondo
:
un
rubino
della
grossezza
d
'
una
nocciuola
,
un
gioiello
celebre
che
portava
un
nome
famoso
,
che
si
diceva
di
un
valore
spropositato
,
era
scomparso
.
Lo
portava
come
ornamento
un
principe
indiano
che
si
trovava
in
visita
in
una
metropoli
dell
'
America
del
Nord
.
Egli
si
era
accorto
di
averlo
perduto
subito
dopo
un
viaggio
fatto
in
un
'
auto
di
piazza
,
che
lo
aveva
depositato
in
incognito
in
un
albergo
suburbano
,
sfuggendo
alla
sorveglianza
del
suo
seguito
e
della
polizia
.
Furono
mobilitati
gli
agenti
investigativi
,
la
città
intera
si
destò
la
mattina
seguente
sotto
l
'
impressione
di
quella
perdita
,
e
fino
a
mezzogiorno
molti
s
'
illusero
di
trovare
sulla
loro
strada
il
famoso
gioiello
.
Cadde
sulla
città
una
di
quelle
ventate
di
ottimismo
e
di
delirio
,
quando
il
senso
della
ricchezza
di
uno
fa
più
ricche
le
speranze
di
tutti
.
Il
principe
,
nella
deposizione
che
fece
alla
polizia
,
fu
reticente
,
ma
escluse
che
la
persona
con
cui
aveva
viaggiato
potesse
essersi
resa
responsabile
di
quella
perdita
.
Perciò
non
doveva
essere
ricercata
.
Il
conduttore
del
veicolo
si
presentò
per
attestare
che
aveva
accompagnato
l
'
indiano
col
suo
turbante
prezioso
in
compagnia
di
una
donna
,
affermando
di
averli
lasciati
davanti
a
un
albergo
suburbano
.
Egli
affermava
che
la
donna
era
una
bianca
,
e
che
la
sola
cosa
che
la
distingueva
era
un
magnifico
brillante
,
della
grandezza
di
un
pisello
,
che
ella
portava
incastrato
alla
narice
sinistra
,
secondo
la
consuetudine
di
alcune
ricche
indiane
.
Questo
particolare
sviò
per
un
momento
l
'
attenzione
del
pubblico
dal
rubino
perduto
,
aggiungendo
curiosità
a
curiosità
.
Il
conduttore
del
veicolo
,
dopo
aver
visitato
accuratamente
l
'
interno
della
vettura
,
fece
il
calcolo
delle
persone
che
aveva
accompagnato
durante
le
prime
ore
di
quella
mattina
:
un
uomo
indaffarato
,
uno
straniero
che
aveva
accompagnato
fino
al
porto
e
che
evidentemente
s
'
imbarcava
per
l
'
Europa
,
una
donna
.
Lo
straniero
,
riconoscibile
per
un
italiano
,
era
uscito
da
una
di
quelle
case
dove
si
uniscono
a
vita
comune
gli
emigranti
;
questa
persona
portava
un
paio
di
pantaloni
larghi
come
amano
esagerare
gli
emigranti
,
le
scarpe
gibbose
e
tozze
che
si
usano
ormai
soltanto
fra
gente
di
quella
condizione
,
un
cappello
duro
su
un
viso
sbarbato
,
magro
,
seminato
di
rughe
.
Come
bagaglio
aveva
una
valigia
pesante
la
cui
chiusura
era
assicurata
da
una
grossa
fune
,
e
un
altro
involto
pesantissimo
che
pareva
una
scatola
di
acciaio
.
Egli
era
partito
il
giorno
stesso
.
Ma
l
'
idea
di
quest
'
individuo
si
cancellò
subito
dalle
ricerche
,
perché
lo
straniero
aveva
l
'
aria
di
viaggiare
per
la
prima
volta
in
un
'
auto
di
piazza
,
non
sapeva
neppure
chiudere
lo
sportello
;
e
si
era
tenuto
sempre
accosto
al
finestrino
davanti
,
forse
per
non
essere
proiettato
all
'
indietro
dalla
corsa
,
e
osservava
attentamente
le
strade
,
come
fanno
quelli
che
lasciano
una
città
sapendo
di
lasciarla
forse
per
sempre
.
L
'
attenzione
del
conduttore
si
fissò
invece
sull
'
uomo
che
,
uscendo
dall
'
alberghetto
suburbano
,
aveva
presa
la
vettura
subito
dopo
il
principe
,
e
si
era
fatto
portare
nel
quartiere
dei
lavoratori
italiani
,
dove
poi
lo
straniero
aveva
preso
posto
.
Quel
viaggiatore
,
di
cui
diede
i
connotati
,
e
che
doveva
essere
uno
della
città
,
fu
cercato
inutilmente
.
Del
resto
,
il
fatto
che
egli
non
si
facesse
vivo
agli
appelli
dei
giornali
e
alla
promessa
di
una
forte
mancia
,
dimostrava
a
rigor
di
logica
che
era
stato
lui
a
impadronirsi
del
famoso
gioiello
.
Ma
trattandosi
di
un
oggetto
riconoscibilissimo
,
celebre
in
tutto
il
mondo
,
si
sperava
che
un
giorno
o
l
'
altro
sarebbe
riapparso
.
L
'
emigrante
che
tornava
a
casa
sua
,
in
un
paese
dell
'
Italia
meridionale
,
dopo
cinque
anni
di
assenza
,
non
seppe
mai
nulla
di
questa
storia
.
Egli
rimpatriava
con
un
bagaglio
dei
più
singolari
,
per
quanto
gli
emigranti
ci
abbiano
abituati
alle
cose
più
strane
.
Una
valigia
di
cuoio
finto
,
che
egli
credeva
vero
,
conteneva
la
sua
casacca
turchina
da
fatica
,
ben
pulita
e
stirata
,
dodici
penne
stilografiche
che
egli
si
riprometteva
di
vendere
alla
gente
del
suo
paese
,
dimenticando
che
si
trattava
di
mandriani
,
e
che
non
più
di
sei
borghesi
adoperavano
penna
e
calamaio
,
inoltre
alcune
posate
con
uno
stemma
,
una
macchinetta
per
tosare
di
cui
si
era
servito
per
tagliare
i
capelli
ai
suoi
compagni
di
lavoro
,
un
oggetto
di
metallo
di
cui
non
conosceva
l
'
uso
e
lo
scopo
,
che
aveva
forma
di
pistola
e
non
sparava
,
dodici
tappeti
di
tela
cerata
e
qualche
oggetto
per
far
figura
e
per
regalo
alla
moglie
,
al
figlio
,
agli
amici
.
Il
bagaglio
pesante
era
una
cassaforte
di
acciaio
,
usata
,
che
si
apriva
con
un
meccanismo
in
cui
bisognava
comporre
una
parola
di
sei
lettere
e
la
parola
questa
volta
era
:
Annina
.
Quanto
a
contanti
,
portava
mille
dollari
,
di
cui
trecento
doveva
restituirli
a
chi
glieli
aveva
prestati
pel
viaggio
.
In
un
taschino
del
gilè
portava
un
pezzo
di
cristallo
rosa
,
grande
come
una
nocciuola
,
sfaccettato
,
trovato
per
caso
nella
vettura
che
lo
aveva
accompagnato
al
porto
,
e
di
cui
non
sapeva
l
'
uso
.
Lo
aveva
trovato
ficcando
le
mani
dietro
il
cuscino
della
vettura
.
Lo
prese
per
un
amuleto
della
sua
vita
avvenire
,
e
forse
lo
avrebbe
fatto
legare
come
ciondolo
alla
catena
dell
'
orologio
.
Era
strano
che
non
fosse
forato
,
e
quindi
non
poteva
essere
neppure
una
delle
tante
pietre
grosse
che
si
adoperano
per
le
collane
delle
signore
nelle
città
.
Quando
uno
lascia
un
paese
,
tutte
le
cose
acquistano
prima
della
partenza
un
valore
straordinario
di
ricordo
,
e
ci
fanno
pregustare
la
lontananza
e
la
nostalgia
.
Così
gli
fu
caro
questo
pezzo
di
cristallo
,
gelido
a
toccarlo
,
abbastanza
lucente
e
limpido
,
come
se
fosse
vuoto
dentro
,
e
vi
fosse
del
rosolio
,
come
nei
confetti
.
Quest
'
uomo
,
intorno
agli
elementi
che
possedeva
,
aveva
stabilito
il
suo
negozio
.
La
cassaforte
attaccata
al
muro
,
il
banco
per
la
vendita
,
le
penne
stilografiche
in
una
scatola
,
le
posate
con
lo
stemma
,
i
tappeti
di
tela
cerata
esposti
,
quelli
dove
è
raffigurata
la
statua
della
Libertà
e
agli
angoli
portano
i
ritratti
dei
fondatori
dell
'
indipendenza
americana
,
il
tutto
a
puntini
bianchi
e
azzurri
.
Tutte
queste
cose
le
aveva
radunate
pazientemente
in
cinque
anni
,
pensando
al
suo
ritorno
,
e
scegliendo
le
cose
che
sarebbero
apparse
più
strane
in
un
paese
come
il
suo
,
per
quanto
potesse
scegliere
fra
le
occasioni
di
roba
usata
che
gli
si
offrivano
,
proveniente
non
si
sa
di
dove
,
ma
che
fa
un
gran
giro
fra
le
mani
degli
emigranti
.
Ora
sarebbe
divenuto
negoziante
di
generi
misti
,
dopo
essere
partito
bracciante
,
e
la
prima
idea
del
negozio
gliel
'
aveva
data
la
cassaforte
.
Si
sarebbe
detto
che
avesse
scelto
tale
mestiere
proprio
perché
possedeva
una
cassaforte
.
Si
sentiva
quasi
ricco
,
poiché
i
denari
che
aveva
in
tasca
erano
denari
forestieri
che
col
cambio
aumentavano
.
Calcolando
mentalmente
quanti
erano
,
il
suo
pensiero
si
perdeva
volentieri
in
cifre
ad
ogni
minuto
diverse
.
Provava
un
piacere
infantile
a
toccare
nel
taschino
quel
cristallo
rosa
,
e
cominciava
a
crederlo
un
portafortuna
.
Era
uno
di
quegli
oggetti
senza
utilità
,
che
rimangono
tutta
la
vita
con
noi
,
di
cui
nessuno
ha
la
forza
di
disfarsi
,
e
che
finiscono
a
diventare
compagni
di
vite
intere
se
non
di
intere
generazioni
.
Molte
cose
importanti
si
perdono
,
tenute
ben
custodite
e
nascoste
,
ma
questi
oggetti
non
si
perdono
mai
,
e
qualche
volta
vi
pensiamo
.
Quest
'
oggetto
ora
,
a
pochi
giorni
di
distanza
,
gli
ricordava
quella
giornata
di
partenza
,
l
'
interno
di
quella
vettura
,
le
strade
che
si
arrotolavano
lentamente
come
scenari
dopo
una
rappresentazione
,
e
diventavano
ricordi
di
cose
lontane
.
Egli
mise
il
negozio
in
una
parte
del
paese
abitata
dai
contadini
e
dai
mandriani
,
in
alto
.
Quindici
giorni
dopo
il
suo
arrivo
,
il
pianterreno
di
una
casupola
era
mobiliato
con
un
lungo
banco
,
uno
scaffale
dove
avevano
trovato
posto
i
pacchi
turchini
della
pasta
,
la
cotonina
turchina
per
le
massaie
,
da
un
canto
un
barile
di
vino
su
due
trespoli
e
un
coppo
d
'
olio
.
Accanto
al
banco
era
murata
la
cassaforte
,
ed
egli
provava
un
gran
piacere
ad
aprirla
in
presenza
alla
gente
.
In
questa
cassaforte
era
il
libro
dei
conti
e
lo
scartafaccio
delle
merci
vendute
a
credito
,
da
pagarsi
al
tempo
del
raccolto
o
della
vendita
delle
bestie
.
Il
negozio
acquistò
lentamente
l
'
aspetto
di
tutti
i
negozi
,
con
l
'
odore
delle
merci
,
i
segni
fatti
col
gesso
dalla
moglie
sulle
pareti
,
per
ricordarsi
delle
cose
date
a
credito
,
perché
non
sapeva
scrivere
.
Invece
il
figliolo
,
che
andava
a
scuola
,
cominciò
a
tracciare
sul
registro
i
nomi
dei
clienti
,
e
qualche
volta
faceva
assennatamente
la
guardia
alla
bottega
,
nei
pomeriggi
caldi
,
quando
non
c
'
era
altro
traffico
che
quello
della
neve
per
i
signori
che
si
svegliavano
dal
sonno
pomeridiano
.
Lentamente
le
lunghe
scarpe
americane
si
erano
aggrinzite
ai
piedi
della
moglie
che
aveva
acquistata
l
'
aria
soddisfatta
e
meticolosa
delle
bottegaie
,
la
stoffa
nuova
che
il
marito
aveva
portato
era
andata
a
finire
fra
gli
stracci
,
e
soltanto
il
cappello
duro
di
lui
era
quasi
nuovo
nell
'
armadio
.
I
tappeti
di
tela
cerata
erano
stati
dati
in
regalo
alle
famiglie
importanti
,
e
quanto
alle
penne
stilografiche
nessuno
le
aveva
volute
.
Qualcuno
le
aveva
rotte
maneggiandole
,
e
i
pezzi
stavano
nella
cassaforte
.
Il
padrone
della
bottega
,
aveva
,
in
fondo
l
'
animo
di
un
ragazzo
,
perché
pensava
spesso
che
i
pennini
di
quelle
stilografiche
erano
d
'
oro
,
e
li
teneva
cari
come
il
ragazzo
tien
cara
la
stagnola
delle
cioccolate
.
Conservava
anche
un
giornale
scritto
in
inglese
,
lo
aveva
sempre
risparmiato
,
anche
quando
ne
aveva
avuto
bisogno
per
incartare
le
merci
.
Talvolta
si
metteva
a
osservarlo
,
e
le
figurine
delle
pagine
di
pubblicità
gli
facevano
rivedere
la
gente
che
fumava
le
sigarette
col
bocchino
d
'
oro
,
le
ragazze
,
i
grammofoni
,
la
vita
dei
quartieri
centrali
dove
talvolta
si
avventurava
.
Quanto
alla
pallina
di
cristallo
,
se
ne
ricordò
un
giorno
,
e
la
diede
al
figliolo
che
ci
giocasse
coi
compagni
il
giorno
di
Natale
.
In
quest
'
epoca
,
serve
ai
ragazzi
una
nocciolina
più
pesante
per
tirare
contro
i
castelli
fatti
di
nocciuole
e
buttarli
giù
e
vincerli
;
di
solito
se
ne
prende
una
un
po
'
grossa
,
la
si
vuota
pazientemente
attraverso
un
forellino
,
poi
la
si
carica
con
alcuni
grani
di
piombo
da
caccia
.
Questa
di
cristallo
andava
bene
,
era
pesante
,
e
colpiva
nel
segno
.
Un
altro
giocava
con
una
pallina
di
vetro
di
quelle
che
si
trovano
nelle
boccette
delle
gazose
,
che
sono
tonde
;
ma
il
figlio
del
negoziante
sosteneva
che
fosse
più
bella
la
sua
perché
veniva
dall
'
America
e
perché
,
era
rossa
.
La
teneva
molto
cara
,
come
fanno
i
ragazzi
,
che
non
perdono
mai
queste
cose
.
Il
padre
pensava
spesso
,
vedendo
quest
'
oggetto
che
serviva
di
giocattolo
al
suo
ragazzo
,
alle
sue
illusioni
di
quando
viaggiava
pel
mondo
,
e
il
mondo
gli
pareva
pieno
di
preziose
cose
perdute
che
i
fortunati
ritrovano
.
Per
questo
aveva
sempre
frugato
dove
gli
capitava
,
sotto
i
materassi
dei
lettucci
nel
vapore
,
dietro
i
cuscini
di
cuoio
degli
autobus
;
non
aveva
mai
trovato
nulla
.
Sì
,
una
volta
soltanto
,
aveva
trovato
cinque
dollari
per
istrada
,
e
,
se
lo
ricordava
sempre
,
quel
giorno
pioveva
.
LA
ZINGARA
Lo
zingaro
arriva
una
mattina
in
piazza
che
nessuno
se
lo
aspetta
,
si
mette
a
sedere
in
terra
,
scava
una
buca
,
tira
fuori
due
mantici
di
pelle
vellosa
,
congiunge
nella
buca
i
due
becchi
di
latta
,
si
mette
a
mandar
su
e
giù
i
mantici
come
se
suonasse
un
organetto
.
Nella
buca
si
accende
la
fiammella
azzurra
del
carbone
.
Fa
questo
lavoro
con
raccoglimento
,
guardando
appena
in
giro
coi
suoi
occhi
bianchi
.
Quando
la
fiamma
è
gialla
e
sicura
,
si
leva
,
tira
fuori
un
pane
di
stagno
in
cui
si
specchia
abbagliante
tutto
il
sole
.
Aspetta
che
gli
portino
i
vasi
di
rame
da
stagnare
e
da
saldare
.
Sembra
che
sia
arrivato
solo
;
invece
si
sente
un
suono
come
di
chi
piange
piano
per
non
farsi
sentire
:
è
lo
zingaro
più
piccolo
che
gira
per
richiamo
suonando
il
suo
strumento
invisibile
,
una
lamina
d
'
acciaio
che
si
mette
sotto
la
lingua
e
fa
vibrare
,
variandone
i
suoni
col
cavo
delle
mani
disposto
a
cassa
armonica
.
Poi
ne
spunta
un
altro
,
e
le
donne
silenziose
e
infide
.
La
gente
chiude
la
porta
perché
gli
zingari
sono
ladri
,
e
le
madri
non
finiscono
di
raccomandare
alle
figlie
di
non
aprire
e
di
non
dar
retta
per
quanto
dicano
.
Le
zingare
lo
sanno
e
stanno
ore
intere
dietro
la
porta
dicendo
:
"
Aprite
,
vi
devo
dire
una
bella
cosa
,
perché
ho
letto
nella
vostra
fortuna
.
Aprite
,
bella
stella
"
.
Parlano
,
insistono
,
pregano
,
supplicano
.
Le
ragazze
tremano
perché
,
vorrebbero
aprire
e
intanto
hanno
paura
.
Stanno
dietro
la
porta
e
guardano
dal
buco
della
serratura
:
la
zingara
coi
suoi
occhi
bramosi
e
là
dietro
e
guarda
la
porta
per
lungo
e
per
largo
con
quel
senso
di
stupore
animale
proprio
dei
cani
davanti
alle
porte
chiuse
.
"
Io
so
chi
vi
vuol
bene
"
,
supplica
la
zingara
.
"
Apritemi
e
ve
lo
dico
"
.
Lo
zingaro
,
invece
,
sta
serio
serio
in
piazza
.
Tutti
i
trafficanti
,
quando
arrivano
,
si
mettono
a
gridare
per
annunziarsi
,
ma
lui
no
;
basta
che
si
veda
da
lungi
il
suo
fuocherello
,
che
si
senta
il
grosso
respiro
dei
mantici
,
perché
tutti
corrano
a
vedere
,
Egli
sta
attento
che
non
gli
rubino
nulla
i
ragazzi
.
Coi
suoi
occhi
mette
in
soggezione
e
sembra
che
veda
da
tutte
le
parti
.
Ha
i
cerchietti
d
'
oro
agli
orecchi
.
Suo
figlio
o
suo
fratello
gira
per
le
porte
a
cercare
lavoro
;
i
suoi
occhi
pronti
scoprono
tutto
nella
penombra
delle
case
,
si
ficcano
addosso
alle
belle
ragazze
.
I
suoi
denti
,
mentre
parla
o
ride
,
fanno
rabbrividire
.
Le
ragazze
si
rifugiano
in
un
angolo
e
tremano
di
aver
aperto
.
Le
pastore
e
le
contadine
sono
audaci
quando
arriva
l
'
orefice
o
il
venditore
di
orci
di
creta
.
Fanno
siepe
intorno
,
complici
,
qualcuna
di
loro
riesce
a
mettersi
sotto
il
grembiule
una
cuccuma
o
una
fiasca
.
Qualcuna
è
riuscita
a
trafugare
un
anello
;
tant
'
è
vero
che
i
venditori
,
quando
arrivano
,
ora
,
fanno
col
bastone
un
continuo
giro
per
tener
indietro
la
gente
.
"
Paese
di
celebri
ladri
!
"
esclamano
,
e
nessuno
n
'
ha
per
male
.
Ma
la
sera
,
quando
va
via
,
il
venditore
s
'
accorge
che
gli
manca
qualche
cosa
.
Con
gli
zingari
invece
è
più
difficile
.
I
ragazzi
studiano
,
in
disparte
,
i
momenti
di
distrazione
dello
zingaro
sperando
di
portargli
via
il
martelletto
da
stagnare
,
o
un
pezzo
di
stagno
.
Gli
zingari
vanno
via
all
'
improvviso
come
ladroni
,
e
tutti
si
frugano
per
vedere
se
manca
qualche
cosa
.
Una
volta
mancò
una
ragazza
,
la
Crisolia
.
La
Crisolia
molti
se
la
ricordavano
ragazzina
proprio
l
'
anno
avanti
,
quando
le
legavano
i
capelli
ricci
in
un
ciuffo
stretto
al
sommo
del
capo
.
Fin
da
piccina
aveva
sempre
tentato
di
partire
con
tutti
quelli
che
partivano
,
e
pareva
un
capriccio
infantile
e
innocuo
.
Veniva
a
sapere
che
qualcuno
andava
via
ed
ella
si
presentava
all
'
alba
,
senza
dir
motto
,
alla
casa
di
costui
,
aspettava
pazientemente
fuori
della
porta
,
e
sentiva
i
rumori
dei
preparativi
alla
partenza
;
teneva
sulle
ginocchia
il
suo
bagaglio
:
una
scatola
di
cartone
in
cui
era
la
sua
vesticciuola
rossa
delle
feste
.
La
gente
,
quando
si
accorgeva
che
ella
aspettava
,
apriva
la
porta
,
la
invitava
a
entrare
,
perché
era
risaputo
che
all
'
alba
di
tutte
le
partenze
la
Crisolia
faceva
la
sua
apparizione
.
Ella
si
metteva
in
un
angolo
e
guardava
tutto
attentamente
,
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
In
fretta
,
prima
che
chi
partiva
si
muovesse
,
ella
discendeva
le
scale
e
si
precipitava
accanto
al
mulo
legato
davanti
al
mannnello
di
fieno
.
Si
arrampicava
coi
piedi
scalzi
(
la
mamma
non
le
aveva
messe
le
scarpe
per
la
partenza
)
sulle
sporgenze
del
muro
,
e
aspettava
.
Poi
,
quando
il
viaggiatore
scendeva
,
ella
supplicava
invano
che
la
portasse
con
sé
,
si
metteva
a
corrergli
dietro
,
e
piangeva
,
fino
a
che
non
lo
vedeva
dileguare
.
Poi
si
chetava
e
aspettava
di
partire
con
un
altro
,
mai
delusa
.
Ora
era
partita
sul
serio
dietro
allo
zingaro
.
Crisolia
non
ha
il
colore
della
pelle
degli
zingari
,
è
bianca
,
non
ha
rubato
mai
in
piazza
,
quando
arrivavano
i
mercanti
,
e
non
sa
rubare
neppur
ora
.
Lo
zingaro
la
guarda
compassionevolmente
,
non
senza
tenerezza
,
e
i
compagni
gliela
guardano
con
pietà
.
Ella
non
sa
più
perché
sta
con
lui
;
guarda
spesso
l
'
uomo
che
le
piacque
,
che
nella
sua
mente
non
ha
un
nome
preciso
,
e
si
chiama
ancora
e
sempre
per
lei
lo
Zingaro
.
Ella
non
ha
saputo
fargli
neppure
un
figlio
,
e
si
sa
che
i
ragazzi
servono
per
scorazzare
nei
paesi
,
e
portano
via
sempre
qualche
cosa
,
nascosta
sotto
la
camicia
.
Ella
non
va
più
da
molto
tempo
al
suo
paese
,
ma
in
tutti
i
paesi
che
traversa
riconosce
le
stesse
facce
del
luogo
dove
è
nata
;
questo
la
stupiva
un
poco
dapprima
;
a
quelle
si
affeziona
e
non
si
azzarda
a
far
male
.
Tutti
conoscono
la
vecchia
bigotta
che
sta
alla
Marina
.
Era
ricca
e
ora
non
ha
che
un
giardinetto
intorno
alla
casa
;
prega
tutto
il
giorno
,
e
quando
non
prega
sta
a
curare
i
suoi
fiori
;
delle
volte
aspetta
una
visita
promessa
,
perché
nei
momenti
liberi
è
in
giro
a
pregare
gli
amici
e
i
forestieri
che
vadano
a
visitare
il
suo
giardino
.
Bisogna
dirle
che
andrà
in
Paradiso
e
che
il
suo
giardino
è
bello
;
allora
fissa
l
'
interlocutore
coi
suoi
occhi
di
fedele
che
vede
lontano
e
domanda
:
"
Me
lo
dite
sul
serio
?
"
Poi
accompagna
il
visitatore
per
il
suo
giardinetto
,
guidandolo
per
ogni
pianta
come
in
un
mondo
.
"
Questa
è
la
menta
,
questa
è
la
salvia
,
questo
è
il
geranio
"
.
Guarda
i
fiori
che
spuntano
meravigliosamente
,
e
quando
è
generosa
stacca
una
foglia
e
la
porge
al
visitatore
.
Tutti
le
promettono
di
andare
da
lei
,
e
poi
magari
non
vanno
perché
si
annoiano
;
ella
aspetta
ore
intere
nelle
sue
stanze
dove
ha
messo
tutto
in
ordine
e
dove
ha
preparato
il
caffè
.
Lentamente
l
'
odore
inebriante
del
caffè
si
disperde
,
la
ciotola
diviene
fredda
,
ed
ella
la
tocca
di
quando
in
quando
come
si
fa
coi
febbricitanti
.
Nessuno
arriva
,
o
arriva
quando
è
sera
,
ed
è
troppo
tardi
per
vedere
il
giardino
.
Allora
esce
col
lume
a
farglielo
vedere
,
e
il
giardino
è
pieno
di
misteri
e
di
meandri
.
Quando
arrivano
le
zingare
,
costei
è
la
sola
che
apra
la
porta
sicura
e
che
si
fidi
di
loro
.
Dà
loro
i
trespoli
del
letto
,
e
il
tripode
di
ferro
della
catinella
perché
le
facciano
un
bel
lavoro
;
le
zingare
dileguano
e
non
si
fanno
più
vedere
.
Tutte
queste
vagabonde
lo
sanno
,
perché
ogni
carovana
manda
qualcuno
a
bussare
alla
sua
porta
e
a
supplicare
.
Le
prendono
la
vecchia
mano
,
l
'
aprono
,
e
vi
leggono
:
"
Qui
è
scritto
che
andrete
davvero
in
Paradiso
"
.
Invece
,
la
Crisolia
non
sa
fare
neppur
questo
.
Ella
dice
,
dietro
la
porta
,
cose
che
non
la
interessano
:
"
Presto
"
,
le
dice
"
riacquisterete
le
ricchezze
perdute
;
presto
vi
verrà
una
gran
novità
;
c
'
è
un
giovane
che
vi
vuol
male
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
A
me
dici
queste
cose
?
Chi
vuoi
che
mi
voglia
bene
e
che
mi
protegga
?
Tu
ti
devi
essere
sbagliata
,
e
non
sei
una
buona
zingara
"
.
La
vecchia
non
vuole
aprire
,
perché
questa
non
sa
tirar
bene
la
sorte
.
Ma
la
Crisolia
ha
paura
di
tornare
al
suo
uomo
a
mani
vuote
,
e
insiste
,
e
picchia
rabbiosamente
contro
la
porta
.
La
vecchia
dice
dietro
la
fessura
della
chiave
:
"
Tu
non
sei
una
vera
zingara
,
tu
devi
essere
una
ladra
"
.
Ora
la
Crisolia
trema
dietro
la
porta
e
supplica
:
"
Apritemi
,
signora
Adelaide
,
apritemi
perché
io
so
...
"
"
Che
cosa
sai
,
se
non
ti
viene
in
mente
che
non
mi
chiamo
Adelaide
?
"
Non
c
'
è
più
speranza
,
e
la
Crisolia
si
mette
a
supplicare
tremando
e
sudando
:
"
Datemi
qualche
cosa
a
gloria
del
Signore
,
datemi
qualche
cosa
:
un
pezzo
di
pane
,
mi
basta
.
Io
non
posso
tornare
a
mani
vuote
.
Voi
non
sapete
"
.
La
vecchia
non
risponde
altro
che
un
"
sì
,
sì
"
canzonatorio
,
e
la
Crisolia
la
vede
,
attraverso
la
serratura
,
che
sta
seduta
con
le
mani
sulle
ginocchia
,
e
un
ciuffo
di
capelli
stopposi
le
pende
sugli
occhi
spenti
.
Batte
le
mani
aperte
furiosamente
contro
la
porta
:
"
Datemi
almeno
un
po
'
d
'
acqua
.
Neanche
un
po
'
d
'
acqua
?
"
La
vecchia
alla
fine
si
decide
ad
aprire
e
le
butta
un
catino
d
'
acqua
sporca
addosso
.
La
Crisolia
,
come
un
cane
bagnato
,
si
mette
a
girare
per
i
vicoli
,
guarda
i
balconi
,
spia
le
entrate
delle
case
,
vede
che
molti
chiudono
precipitosamente
la
porta
.
Se
almeno
avesse
il
triangolo
di
acciaio
su
cui
battere
e
fare
un
poco
di
musica
per
richiamo
,
i
curiosi
si
affaccerebbero
.
Ma
così
ha
l
'
aria
di
essere
una
forestiera
e
non
una
zingara
,
perché
è
vestita
decentemente
e
non
è
scura
in
faccia
.
Sulla
fronte
ha
un
lieve
colore
perlaceo
e
dorato
;
le
labbra
rosse
,
le
guance
fiorenti
,
gli
occhi
chiari
e
limpidi
.
Ed
ecco
che
scorge
a
un
balcone
una
donna
,
una
ragazza
,
pare
,
che
si
sporge
un
poco
per
annaffiare
il
vaso
di
menta
:
si
vede
il
suo
gomito
aguzzo
e
infantile
.
La
Crisolia
infila
le
scale
,
di
corsa
,
arriva
davanti
alla
porta
sbarrata
,
bussa
discretamente
.
Nessuno
risponde
.
Bussa
più
forte
.
"
Chi
è
?
"
Ella
riprende
fiato
e
dice
in
fretta
in
fretta
come
ha
sentito
dire
a
molte
sue
compagne
:
"
Io
so
che
un
Peppino
vi
vuol
bene
,
che
una
vecchia
donna
vi
vuol
male
,
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
Ma
che
Peppino
!
"
strilla
una
voce
fresca
di
dentro
;
"
se
io
sono
sposata
,
e
mio
marito
si
chiama
Antonio
!
E
poi
mia
suocera
mi
vuol
bene
,
e
quanto
al
vecchio
signore
...
"
Ella
esita
.
Che
non
voglia
dire
che
il
vecchio
signore
,
suo
padre
,
si
deciderebbe
a
darle
quei
soldi
?
La
donna
dietro
la
porta
rincalza
:
"
Io
vi
so
dire
la
buona
ventura
"
.
Ma
questo
rimette
in
sospetto
la
padrona
di
casa
la
quale
non
risponde
.
"
Datemi
un
po
'
d
'
acqua
almeno
,
mi
contento
dell
'
acqua
.
La
volete
la
fortuna
per
un
po
'
d
'
acqua
?
"
"
Se
è
per
l
'
acqua
,
ecco
"
.
La
donna
ha
aperto
la
porta
.
È
una
cucina
abbastanza
larga
,
imbiancata
da
poco
,
segno
che
la
casa
è
abitata
da
gente
nuova
;
c
'
è
il
fornello
acceso
,
e
sopra
vi
bolle
una
pentola
con
un
odore
e
un
calore
di
mattinata
familiare
.
Dalla
finestrella
entra
la
luce
del
meriggio
,
e
la
grande
voce
della
campagna
supina
,
e
il
grappolo
sonoro
delle
cicale
.
La
padrona
di
casa
non
è
una
ragazza
come
pareva
.
Può
avere
diciotto
anni
,
esile
,
il
viso
magro
da
adolescente
,
e
poi
un
gran
ventre
su
cui
posa
le
mani
conserte
.
Ha
l
'
aspetto
avido
delle
ragazze
e
insieme
delle
donne
prossime
a
diventar
madri
,
e
i
suoi
gesti
ripetono
nelle
faccende
familiari
quelli
fatti
per
gioco
e
per
ischerzo
nell
'
infanzia
.
Su
una
sedia
è
un
cesto
di
frutta
,
ed
ella
lo
guarda
di
quando
in
quando
come
se
si
trattasse
di
darne
a
un
suo
figlio
ideale
,
a
un
figlio
non
nato
.
Forse
per
chetarlo
prende
un
pugno
di
ciliegie
e
mangia
,
come
se
le
spartisse
in
due
,
fra
madre
e
figlio
.
"
Ecco
l
'
acqua
.
Avete
dove
metterla
?
"
La
osserva
da
capo
a
piedi
,
i
piedi
nudi
,
mentre
la
zingara
si
e
chinata
sul
fornello
e
soffia
fra
le
brace
.
"
Dove
volete
che
metta
l
'
acqua
?
"
Avidamente
si
attacca
all
'
orcio
e
beve
a
grandi
sorsate
l
'
acqua
fresca
;
ora
ne
sembra
tutta
irrorata
,
la
pelle
le
diviene
fresca
e
morbida
,
la
gola
le
trema
mentre
beve
.
L
'
acqua
le
scende
sul
collo
,
fresca
,
mentre
posa
l
'
orcio
.
Si
pulisce
con
la
manica
.
"
Siete
sposata
da
poco
?
"
"
Sei
mesi
"
.
sSu
un
'
altra
sedia
è
una
fascia
bianca
arrotolata
.
La
zingara
la
prende
,
la
svolge
un
poco
,
sorride
;
ma
la
sposa
gliela
ghermisce
e
la
nasconde
in
una
cassa
.
La
zingara
ha
seguito
la
sposa
mentre
è
andata
di
là
,
dove
è
eretto
il
letto
alto
.
Appoggiata
alla
sponda
del
letto
la
padrona
di
casa
si
copre
il
ventre
gelosamente
con
le
due
mani
,
fissa
la
zingara
e
le
domanda
:
"
Voi
non
avete
avuto
figli
?
"
La
zingara
dice
di
no
col
capo
.
È
facile
indovinarlo
:
le
è
rimasto
un
che
d
'
immaturo
,
ha
la
vita
stretta
come
una
vespa
,
i
suoi
occhi
e
la
sua
bocca
hanno
contorni
netti
,
la
sua
voce
è
aspra
:
dà
,
insomma
,
l
'
idea
di
quegli
arboscelli
matti
che
crescono
sui
vecchi
muri
e
non
danno
frutti
,
pur
fiorendo
a
primavera
,
e
sembrano
forti
.
"
Il
Signore
non
me
ne
ha
voluti
dare
"
.
Intorno
a
lei
si
fa
il
silenzio
e
il
vuoto
,
mentre
la
padrona
di
casa
si
affretta
a
nascondere
tutto
quello
che
ricorda
il
bambino
che
deve
venire
.
La
zingara
se
ne
accorge
e
dice
:
"
Io
non
sono
nata
zingara
,
ma
mi
ci
sono
fatta
"
.
La
sposa
s
'
interessa
subito
a
questo
discorso
,
si
fa
raccontare
com
'
ella
è
fuggita
di
notte
,
come
si
nascose
presso
la
città
prima
,
come
al
suo
paese
ella
non
va
mai
,
mai
più
.
Ora
discorrono
tutte
e
due
presso
il
letto
,
e
la
sposa
vi
si
è
sdraiata
come
un
animale
.
Ricordandosene
improvvisamente
corre
in
un
angolo
,
trova
certe
mele
acerbe
,
ancora
piccole
come
mandorle
.
"
Le
mandorle
non
sono
buone
quest
'
anno
,
sono
vuote
,
ma
le
mele
,
anche
così
acerbe
,
sono
dolci
,
dolci
,
provate
"
.
È
intenta
a
mangiare
,
assorta
come
una
capra
,
e
come
una
capra
leva
gli
occhi
interrogativi
intorno
.
Il
frutto
sotto
i
suoi
denti
sembra
divenire
più
succoso
e
le
irrora
le
labbra
.
La
zingara
dà
un
morso
a
un
frutto
anch
'
essa
,
e
si
ricorda
improvvisamente
della
sua
infanzia
.
Dice
:
"
Io
sapevo
fare
tante
cose
,
sapevo
ricamare
,
sapevo
fare
il
merletto
.
Invece
eccomi
qui
"
.
La
sposa
domanda
tranquillamente
:
"
Vi
vuol
bene
lui
,
lo
zingaro
?
"
Ella
sospira
e
si
stringe
nelle
spalle
.
"
A
me
sì
,
il
mio
"
,
dice
la
sposa
.
"
Quando
torna
,
ora
che
è
la
stagione
dei
frutti
,
mi
porta
sempre
qualche
cosa
.
Entra
senza
dir
nulla
,
posa
una
manata
di
frutta
sulla
tavola
,
appena
staccata
dall
'
albero
,
e
lui
dice
:
"
Mangia
subito
e
non
ti
toccare
"
.
Ha
paura
che
faccia
il
figlio
con
una
voglia
di
nespola
o
di
ciliegia
"
.
La
zingara
dice
:
"
Avete
mai
mangiato
terra
e
carbone
,
come
fanno
tante
donne
nella
vostra
condizione
?
"
La
sposa
ha
una
smorfia
di
disgusto
.
"
A
me
,
perché
,
le
dovete
dire
certe
cose
?
"
Le
sembra
che
la
donna
voglia
farle
del
male
,
la
guarda
mentre
ha
preso
la
scopa
per
spazzare
,
gliela
strappa
di
mano
,
dice
:
"
È
tempo
che
ve
ne
andiate
via
"
.
Mentre
dice
questo
i
suoi
occhi
cadono
sulla
tovaglia
che
ella
ha
ripiegato
accuratamente
,
sui
bicchieri
che
ella
ha
lavato
,
sul
pavimento
spazzato
a
metà
.
La
Crisolia
la
guarda
supplichevole
:
"
Avete
veduto
che
so
fare
tutto
come
una
donna
civile
?
"
"
Andate
via
perché
se
mio
marito
mi
trova
con
una
zingara
mi
sgrida
"
.
La
Crisolia
si
è
avviata
alla
porta
,
e
prima
di
uscire
dice
:
"
Non
mi
regalate
nulla
?
Vi
ho
servita
"
.
Ma
quella
fa
di
no
col
capo
.
Allora
si
mette
a
supplicare
:
"
Per
l
'
amore
di
quello
che
vi
deve
nascere
,
datemi
qualche
cosa
,
per
non
farmi
tornare
a
mani
vuote
,
o
mi
dicono
che
non
lavoro
"
.
La
sposa
prende
la
scopa
,
la
brandisce
,
minaccia
come
si
fa
coi
monelli
.
La
Crisolia
si
precipita
in
cucina
,
dove
ha
veduto
un
pane
,
lo
afferra
,
se
lo
mette
sotto
il
grembiule
,
e
via
di
corsa
per
le
scale
.
La
sposa
si
è
affacciata
alla
finestra
gridando
:
"
Acchiappatela
la
zingara
che
mi
ha
derubata
"
.
Ora
si
vede
la
Crisolia
che
l
'
hanno
afferrata
chi
per
i
capelli
,
chi
per
le
orecchie
,
chi
per
la
veste
;
sente
che
vanno
cercando
una
guardia
,
e
non
si
può
muovere
.
Il
pane
è
caduto
in
terra
,
qualcuno
lo
raccatta
,
lo
spolvera
,
lo
bacia
,
perché
il
pane
non
si
butta
in
terra
.
Una
donna
esclama
:
"
Che
miracolo
,
acchiappare
una
zingara
che
ha
rubato
!
Credo
che
sia
la
prima
volta
che
succede
"
.
CORONATA
Ella
si
era
messa
al
collo
la
medaglina
della
Madonna
,
legata
con
un
nastro
color
giallo
che
le
stava
bene
,
sul
petto
,
e
commentava
sottilmente
il
color
ocra
della
sua
pelle
.
Certo
,
con
un
nastro
verde
sarebbe
stata
meglio
,
come
nell
'
anno
precedente
,
se
ne
ricordava
.
Ai
nodi
delle
trecce
i
suoi
capelli
divenivano
gialli
;
verdi
erano
gli
spicchi
di
stoffa
che
le
gonfiavano
il
corpetto
,
stranamente
celesti
i
suoi
occhi
.
A
guardarla
,
uno
si
ricordava
del
grano
,
dei
campi
d
'
estate
,
perché
come
l
'
estate
ella
era
asciutta
e
abbondante
.
Improvvisamente
si
mise
a
dire
che
non
voleva
più
andare
al
santuario
,
e
tremava
tutta
d
'
un
tremito
inconsulto
.
Il
padre
si
mise
a
gridare
:
che
non
era
modo
quello
,
dopo
avere
ottenuto
la
grazia
di
guarire
dalla
malattia
,
di
non
mantenere
il
voto
che
aveva
fatto
.
Doveva
fare
la
strada
a
piedi
,
scalza
,
con
un
cero
in
mano
,
quattro
ore
di
cammino
per
le
montagne
.
Allora
si
mise
a
supplicare
che
non
la
costringessero
,
che
si
sarebbero
accorti
che
aveva
ragione
lei
a
non
volerci
andare
,
che
aveva
fatto
cattivi
sogni
e
aveva
peggiori
presentimenti
.
Invece
ci
si
aggiunse
la
signora
Domenica
,
quella
che
aveva
il
bambino
mutolo
,
e
che
voleva
fosse
lei
,
la
Coronata
,
a
tenerlo
fra
le
braccia
davanti
all
'
altare
della
Madonna
che
gli
doveva
,
se
voleva
,
ridare
la
parola
.
La
Coronata
si
mise
a
piangere
e
si
affacciava
alla
finestra
come
se
aspettasse
qualcuno
.
Passavano
suonando
pifferi
e
zampogne
i
pellegrini
,
che
venivano
di
lontano
,
e
scaricavano
in
piazza
,
in
segno
di
gioia
,
fucili
e
pistole
caricate
a
mitraglia
.
C
'
era
chi
faceva
la
strada
ballando
,
e
chi
improvvisava
un
balletto
durante
la
sosta
in
piazza
,
c
'
erano
le
donne
coi
lattanti
caricati
nelle
ceste
che
portavano
sulla
testa
,
c
'
era
un
gran
chiasso
che
si
aggiungeva
allo
strepito
dell
'
estate
.
Uno
di
quei
pellegrini
,
con
un
cavallo
infiocchettato
come
se
lo
portasse
per
voto
,
si
mise
a
gridare
verso
di
lei
:
"
Viva
la
Madonna
!
"
e
ballava
furiosamente
brandendo
un
fucile
.
La
Coronata
rientrò
in
casa
tremando
tutta
come
una
gallina
,
scarruffata
,
e
si
mise
a
battere
col
piede
nudo
:
"
No
,
no
,
e
no
!
"
"
Turca
,
saracina
,
diavola
,
eretica
!
"
le
strillavano
intorno
.
Si
avviarono
,
la
madre
si
caricò
sul
capo
la
cesta
dei
viveri
,
la
Coronata
prese
il
cero
pesante
ornato
di
nastrini
,
si
mise
,
sulle
trecce
,
la
coroncina
di
spine
intrecciata
di
fiori
di
vitalba
che
sembravano
uno
stuolo
d
'
api
che
le
svolassero
intorno
al
viso
caldo
e
maturo
,
e
stava
attenta
a
non
pungersi
.
Si
batteva
la
mano
sul
petto
dicendo
:
"
Madonna
mia
,
che
cosa
mi
sta
per
succedere
!
"
Ma
nessuno
le
badava
,
e
il
padre
la
mandava
avanti
come
una
vitella
.
La
gente
del
cavallo
era
già
lontana
e
cantava
a
squarciagola
.
Il
mutolo
,
che
si
passavano
ora
l
'
una
ora
l
'
altra
portandolo
in
braccio
,
stava
a
guardare
come
tutti
gridavano
evviva
,
come
agitavano
le
armi
,
e
,
era
l
'
alba
,
gli
alberi
in
fiamme
che
avevano
illuminato
il
cammino
tutta
la
notte
.
"
Oh
,
lui
non
sente
niente
,
povero
angelo
!
"
diceva
la
signora
Domenica
.
Ma
il
mutolo
aveva
capito
,
e
agitava
le
braccine
come
chi
voglia
dire
qualche
cosa
.
A
una
fonte
della
montagna
la
gente
del
cavallo
si
era
fermata
,
mangiava
e
beveva
,
e
chi
non
aveva
da
masticare
cantava
a
squarciagola
.
Ma
non
cantavano
niente
di
religioso
,
tanto
che
la
signora
Domenica
si
lagnava
.
"
Guarda
che
razza
d
'
infedeli
,
che
vanno
cantando
canzonacce
alla
festa
ma
perché
ci
vanno
?
"
Nessuno
sapeva
di
dove
fossero
,
ma
la
Coronata
lo
sapeva
:
dovevano
essere
i
compratori
di
pelli
e
di
cera
che
venivano
dall
'
altro
versante
,
gente
che
vive
in
montagna
la
metà
dell
'
anno
,
e
poi
scende
con
le
bestie
cariche
di
merce
.
Come
lo
sapeva
?
Ella
si
mise
a
ridire
che
voleva
tornare
indietro
,
che
quella
era
una
brutta
giornata
per
lei
,
che
la
Madonna
le
perdonava
se
tornava
a
casa
.
Allora
il
padre
le
disse
che
era
capace
di
persuaderla
con
le
cattive
,
anche
coi
suoi
diciotto
anni
quanti
ne
aveva
.
L
'
alba
era
ormai
schiarita
,
il
sole
tentava
di
penetrare
nelle
valli
fresche
e
scure
,
cominciavano
sulle
vette
più
alte
le
cicale
a
cantare
,
mentre
in
basso
la
voce
invernale
dei
torrenti
strepitava
come
chi
non
vuole
ascoltare
.
Poi
cominciò
il
paesaggio
delle
baracche
di
felci
,
dove
tenevano
bottega
per
i
pellegrini
i
vinai
,
presso
le
fonti
limpide
,
e
le
strade
di
confluenza
dove
arrivavano
dagli
altri
paesi
le
genti
ubbriache
di
canti
,
di
chiasso
,
di
vino
e
i
malati
che
levavano
il
viso
emaciato
dalle
barelle
,
e
gli
ubbriachi
che
andavano
pencolando
sul
ciglio
delle
strade
come
i
muli
.
Si
spalancarono
gli
abissi
delle
valli
,
le
gole
dei
burroni
,
tra
un
coro
assordante
di
grida
,
uno
sventolio
di
cappelli
e
di
fazzoletti
,
i
pazzi
colpi
dei
fucili
:
apparve
il
santuario
bianco
con
la
sua
forma
di
vescovo
mitrato
,
in
fondo
alla
valle
.
La
Coronata
teneva
il
mutolo
in
braccio
presso
la
balaustra
dell
'
altare
,
e
diceva
:
"
Grida
,
grida
,
chiama
la
Madonna
"
.
Lo
teneva
stretto
fra
le
braccia
,
gli
premeva
il
capo
contro
il
marmo
freddo
della
ringhiera
.
Il
bambino
cacciava
fuori
urli
indistinti
,
grondante
di
sudore
,
coi
capelli
ritti
,
la
bocca
aperta
,
bianco
come
la
cera
.
Le
candele
dell
'
altare
si
storce
vano
lentamente
nel
gran
caldo
di
fiati
e
di
sospiri
della
folla
,
e
di
colpo
grondavano
grosse
lagrime
di
cera
sulla
tovaglia
dell
'
altare
.
La
Madonna
di
pietra
colorata
,
coperta
di
orecchini
e
di
braccialetti
,
guardava
coi
suoi
occhi
neri
dritto
alla
porta
da
cui
irrompeva
la
gente
,
sebbene
la
chiesa
fosse
affollata
.
Ad
ogni
gruppo
di
persone
che
entrava
,
la
folla
compatta
si
contraeva
come
il
corpo
di
un
mostro
che
digerisca
a
fatica
.
Vi
penetravano
,
come
in
un
mistico
ovile
,
le
mucche
e
le
capre
infiocchettate
che
i
pastori
portavano
in
voto
,
e
che
dovevano
giungere
fino
all
'
altare
.
Le
donne
,
attorno
al
mutolo
,
lo
premevano
da
tutte
le
parti
,
gli
gridavano
ai
sordi
orecchi
,
gli
mostravano
,
per
fargli
capire
,
come
muovevano
le
labbra
gialle
nell
'
atto
di
gridare
:
"
La
Madonna
!
"
.
Altre
donne
,
appassionate
di
quel
fatto
,
si
pigiavano
intorno
,
si
mettevano
a
battersi
il
petto
col
pugno
,
a
gridare
a
squarciagola
:
"
Fa
'
il
miracolo
,
Madonna
santa
!
"
Pareva
che
si
fosse
stabilita
una
gara
invidiosa
a
chi
ottenesse
il
miracolo
.
Il
mutolo
,
alto
su
tutta
la
folla
,
si
era
arrampicato
sul
marmo
della
balaustra
,
e
gli
pungevano
gli
occhi
tutte
quelle
candele
,
le
bocche
aperte
lo
stordivano
,
e
le
mani
intorno
che
lo
reggevano
parevano
portarlo
in
alto
,
in
alto
,
con
gli
angeli
.
Aveva
capito
,
e
ormai
la
voce
gli
usciva
dalle
labbra
come
in
rantolo
.
Gli
uomini
,
con
fusi
tra
la
folla
,
pallidi
a
sentirsi
stretti
fra
le
donne
,
si
smarrivano
.
Di
quando
in
quando
,
dal
banco
coperto
di
tela
bianca
,
su
cui
i
devoti
gittavano
orecchini
e
anelli
in
un
impeto
,
fremendo
e
gridando
:
"
Madonna
bella
!
"
,
il
prete
levava
gli
occhi
al
soffitto
,
come
se
vi
vedesse
volare
quella
voce
divenuta
articolata
,
e
quella
parola
che
avrebbe
fatto
saltare
di
urli
la
chiesa
.
Ma
a
un
tratto
la
Coronata
lasciò
andare
il
ragazzo
.
Un
uomo
si
era
avvicinato
a
lei
circondato
da
altri
visi
risoluti
.
Il
mutolo
si
afflosciò
sulla
balaustrata
,
gridò
,
parve
che
gridasse
distintamente
:
"
Madonna
mia
!
Mamma
mia
!
"
;
la
folla
si
levò
tumultuando
e
battendosi
il
petto
,
mentre
un
cavallo
nero
infiocchettato
di
rosso
si
faceva
strada
scalpitando
e
nitrendo
,
si
avvicinava
all
'
altare
,
ed
eccolo
che
invece
di
accosciarsi
come
era
uso
,
si
voltava
verso
la
porta
con
una
donna
in
groppa
,
e
sotto
i
colpi
di
un
giovane
fosco
,
aveva
infilato
la
porta
,
e
via
come
un
'
apparizione
.
La
gente
che
ballava
in
piazza
non
vi
aveva
fatto
caso
lì
per
lì
,
fino
a
quando
una
donna
non
si
precipitò
dalla
porta
della
chiesa
,
coi
capelli
sciolti
,
gridando
:
"
Mi
hanno
rubata
mia
figlia
!
"
Altre
grida
coprirono
quella
voce
:
"
Ha
fatto
il
miracolo
!
"
Il
cavallo
era
scomparso
non
si
sa
da
qual
parte
del
bosco
intorno
,
e
aveva
mandato
all
'
aria
un
gruppo
di
persone
intorno
all
'
indovina
ben
data
,
che
rimase
sola
sulla
piazza
come
se
giocasse
a
moscacieca
.
Le
madri
in
piazza
misero
fuori
un
gran
vocio
:
"
O
Marianna
,
o
Grazia
,
o
Lucia
!
"
per
assicurarsi
che
le
figliole
le
vi
fossero
ancora
.
Un
uomo
,
col
fucile
brandito
,
cominciò
a
chiedere
che
gli
prestassero
un
mulo
,
un
asino
,
per
inseguire
il
ladro
,
e
si
videro
un
uomo
e
una
donna
vecchi
che
spronavano
un
asino
ilare
e
trotterellante
,
dietro
le
tracce
del
cavallo
nero
.
Le
ragazze
erano
spaventate
e
sognanti
,
e
sapevano
di
che
paese
fosse
la
ragazza
rubata
.
Nel
bosco
fu
un
clamore
e
un
domandare
affannoso
a
chi
veniva
,
se
avevano
veduta
una
donna
in
groppa
a
un
cavallo
infiocchettato
e
un
giovane
anche
lui
in
groppa
.
Le
voci
erano
contraddittorie
,
sembrava
che
le
persone
non
capissero
nulla
,
che
cosa
fosse
una
donna
e
un
cavallo
.
Forse
avevano
paura
che
il
ladro
fosse
un
personaggio
pericoloso
,
e
indicavano
vagamente
la
strada
,
in
su
,
in
giù
,
di
qua
,
di
là
,
a
casaccio
.
La
madre
coi
capelli
sciolti
andava
invocando
e
supplicando
tutti
i
santi
.
Gridava
per
le
valli
:
"
O
Coronata
,
o
Coronata
!
Figliola
!
"
Ma
le
sue
parole
erano
coperte
dalla
voce
dei
fiumi
profondi
che
si
cercavano
per
le
valli
,
e
i
monti
stessi
non
ripetevano
né
ampliavano
quelle
parole
,
ma
facevano
una
vaga
risonanza
come
se
la
stessa
eco
fosse
ammutolita
.
Verso
sera
parve
,
in
una
conca
deserta
,
che
sul
pendio
d
'
una
montagna
si
accendesse
un
fuoco
;
parve
che
nella
macchia
scura
delicati
colori
di
panni
di
donna
risplendessero
come
un
'
apparizione
.
Il
padre
si
mise
sparare
all
'
impazzata
,
fino
a
che
si
fece
largo
fra
i
rami
d
'
un
albero
una
donna
che
si
mise
a
parlare
.
Tutta
la
valle
si
mise
a
sentire
,
e
ad
ampliare
quella
voce
che
pareva
sovrumana
,
la
voce
stessa
di
un
'
eco
che
miracolosamente
avesse
imparato
a
inventare
parole
;
e
diceva
:
"
Io
ve
lo
avevo
detto
che
non
volevo
partire
.
Lo
sapevo
che
sarebbe
finita
così
,
e
ormai
È
inutile
starci
a
pensare
.
Se
qualcuno
si
muove
gli
sparo
,
perché
questo
è
il
mio
marito
,
e
lo
amo
"
.
La
voce
si
spense
,
si
risentì
confusamente
ripetere
due
tre
volte
qualche
sillaba
di
quelle
parole
dagli
echi
assorti
e
lontani
,
con
la
loro
voce
burbera
e
ironica
.
Il
padre
era
seduto
su
un
sasso
,
col
viso
fra
le
mani
,
e
sembrava
morto
in
quell
'
atto
.
La
madre
,
coi
grigi
capelli
sciolti
,
con
le
lagrime
che
le
bagnavano
il
viso
come
un
sudore
disumano
,
disse
volgendosi
a
qualcuno
:
"
Ci
avrà
pensato
,
quel
maledetto
,
a
portarle
qualche
cosa
da
mangiare
?
Se
vi
fosse
qualcuno
che
le
portasse
una
pentola
e
un
poco
di
pasta
.
Io
no
,
non
li
voglio
più
vedere
.
Per
me
sono
morti
"
.
TERESITA
Il
Ferro
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
camminava
tutto
il
giorno
su
e
giù
per
la
stanza
come
un
carcerato
.
Appariva
a
tratti
alla
finestra
,
dava
un
'
occhiata
fuori
,
voltava
bruscamente
le
spalle
e
riprendeva
a
camminare
col
suo
passo
cadenzato
come
il
battito
d
'
un
orologio
.
I
ragazzi
,
quando
lo
vedevano
,
coi
capelli
bianchi
ritti
sulla
fronte
e
gli
occhi
grigi
,
si
nascondevano
dietro
il
grosso
macigno
che
era
rotolato
dall
'
alto
della
montagna
fin
sotto
alla
sua
finestra
.
Le
donne
di
casa
,
la
moglie
e
due
figlie
,
stavano
tutto
il
giorno
in
cucina
,
zitte
e
scalze
,
e
di
loro
non
si
sentiva
che
qualche
sospiro
.
Lo
servivano
,
gli
mettevano
le
scarpe
inginocchiate
ai
suoi
piedi
,
lo
lasciavano
mangiare
solo
,
sempre
attente
che
non
echeggiasse
la
sua
voce
iraconda
.
Egli
chiamava
:
"
Signora
Saveria
!
"
quando
chiamava
la
moglie
;
ella
accorreva
tremante
e
inchinata
,
e
stava
a
sentire
immobile
i
suoi
ordini
e
la
gragnuola
delle
sue
frasi
risentite
.
Egli
aveva
in
uggia
tutto
il
mondo
,
e
bastava
andare
a
chiedergli
un
consiglio
per
tornare
umiliati
e
irritati
dalle
male
parole
.
Ammetteva
alla
sua
presenza
soltanto
il
figlio
più
piccolo
,
quello
che
gli
somigliava
di
più
e
che
aveva
destinato
agli
studi
.
Altri
due
figli
più
grandi
,
appena
in
età
di
saltare
li
fece
pastori
.
Il
figliolo
privilegiato
lo
stava
a
guardare
ore
intere
come
andava
su
e
giù
,
facendo
a
tratti
qualche
gesto
quasi
per
togliersi
di
dosso
un
che
di
fastidioso
.
La
mattina
,
chiuso
nella
sua
stanza
,
sentiva
rivivere
tutta
la
casa
:
era
come
un
fremito
che
s
'
impossessava
di
tutto
,
coi
vetri
che
tintinnavano
,
con
le
scope
che
strisciavano
a
lungo
,
come
se
fuori
piovesse
a
scrosci
più
forti
e
men
forti
.
Poi
sentiva
la
voce
della
moglie
che
svegliava
la
bambina
più
piccola
,
Teresita
,
con
la
dolcezza
di
chi
distoglie
una
persona
amata
da
un
'
illusione
:
era
un
gorgheggio
,
un
richiamo
,
un
discreto
richiamo
tra
un
bosco
dove
qualcuno
si
fosse
smarrito
o
nascosto
.
Tutte
le
mattine
egli
notava
,
era
una
musica
nuova
,
qualche
cosa
di
bizzarro
e
di
capriccioso
che
la
madre
sapeva
inventare
.
Dopo
aver
fatto
il
trillo
dell
'
usignuolo
,
il
miagolio
del
gatto
e
il
tubare
della
voce
materna
,
chiamava
per
nome
la
bambina
:
"
Teresita
,
Teresita
"
,
e
la
distoglieva
così
dal
sonno
,
fino
a
che
quella
balzava
su
richiamata
dal
ricordo
improvviso
e
urgente
delle
cose
che
aveva
lasciate
alla
veglia
.
Poi
non
si
udiva
più
nulla
.
La
piccina
faceva
una
grande
fatica
a
orientarsi
;
tutta
la
casa
pendeva
sul
suo
silenzio
,
e
sulle
sue
prime
parole
roche
,
sul
suo
visino
ancora
impigliato
,
nel
groviglio
del
sonno
,
a
un
sogno
che
l
'
attraeva
ancora
come
fosse
ancora
vero
.
Il
padre
,
il
Ferro
,
aspettava
con
un
segreto
piacere
:
ella
si
avvicinava
alla
sua
porta
,
col
passo
strascicato
e
incerto
,
ed
era
come
gli
camminasse
sul
petto
.
Si
vedeva
,
di
sotto
l
'
interstizio
della
porta
,
l
'
ombra
della
piccina
assottigliarsi
e
allungarsi
fra
l
'
alta
luce
che
irrompeva
da
fuori
,
e
sull
'
altalena
delle
ombre
convergenti
in
cui
si
trasmutava
tutto
quello
che
si
moveva
nella
casa
,
ella
avanzava
finalmente
,
e
diceva
:
"
Papà
,
papà
"
.
Egli
la
lasciava
fare
e
taceva
.
Fino
a
che
la
piccina
cominciava
a
picchiare
,
in
ritmo
sempre
più
alto
come
una
frase
musicale
.
Ta
-
-
ta
-
-
ta
-
-
ta
.
Tatatatà
.
Poi
batteva
coi
piccoli
pugni
,
con
la
mano
aperta
,
col
ginocchio
nudo
.
Il
Ferro
ascoltava
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
Quella
sofferenza
e
quell
'
attesa
gli
davano
un
piacere
infantile
.
Apriva
la
porta
,
l
'
afferrava
tra
le
braccia
,
se
la
faceva
sedere
accanto
,
sul
letto
,
e
le
domandava
:
"
Che
cosa
hai
sognato
?
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
"
Su
questa
domanda
era
solito
insistere
:
"
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
Quanto
gli
vuoi
bene
?
Molto
?
Quanto
?
"
"
Quanto
voglio
bene
al
sole
,
alla
luna
"
,
ella
rispondeva
,
"
quanto
agli
occhi
,
quanto
al
pane
,
quanto
al
cielo
"
.
Egli
non
si
stancava
di
ascoltarla
,
e
le
faceva
ripetere
all
'
infinito
quelle
proteste
d
'
amore
,
lui
che
non
era
abituato
a
sentirne
.
Poi
si
levava
,
i
suoi
occhi
grigi
ridiventavano
protervi
,
la
sua
bocca
riprendeva
la
piega
amara
del
disprezzo
.
Teresita
tornava
piccola
piccola
con
la
mamma
in
cucina
,
e
sapeva
che
non
poteva
più
mostrarsi
perché
il
padre
l
'
avrebbe
sgridata
.
Egli
voleva
soltanto
che
lo
svegliasse
la
mattina
dicendogli
che
gli
voleva
bene
.
Quando
la
rivedeva
vestita
,
con
la
treccina
stretta
al
sommo
del
capo
,
col
visino
assorto
delle
bambine
che
aspettano
qualche
cosa
,
provava
lo
stesso
sentimento
che
aveva
verso
le
altre
figliole
una
specie
di
animosità
inconscia
,
come
se
quelle
fossero
sogni
suoi
finiti
male
.
Poi
maritò
le
più
grandi
mentre
la
Teresita
era
ancor
piccola
,
e
andava
rimuginando
a
chi
l
'
avrebbe
data
:
vi
pensava
,
e
sentiva
che
avrebbe
odiato
il
marito
di
Teresita
.
Intanto
ordinò
ai
figli
più
grandi
che
si
trovassero
lavoro
fuori
:
uno
lo
arruolò
fra
le
guardie
di
finanza
,
e
quello
strillava
che
voleva
rimanere
in
paese
a
lavorare
la
terra
;
l
'
altro
scappò
di
casa
una
notte
e
non
si
seppe
più
nulla
di
lui
.
Una
fretta
irragionevole
lo
prese
di
fronte
alla
vecchiaia
,
e
non
fu
contento
se
non
quando
la
casa
fu
vuota
,
quando
tutti
se
ne
furono
andati
chi
di
qua
chi
di
là
,
e
che
però
si
ricordavano
di
lui
e
della
sua
durezza
con
una
specie
di
tenero
accoramento
verso
l
'
infanzia
passata
fra
tanta
inutile
severità
.
Tutti
fuori
di
casa
,
e
lui
,
solo
,
inquieto
come
un
vecchio
leone
.
Anche
il
figlio
prediletto
,
appena
avuta
una
professione
,
lo
abbandonò
perché
si
volle
sposare
.
Questo
fu
per
il
vecchio
il
più
gran
dolore
.
Chi
gli
voleva
bene
,
ormai
?
Uscì
di
casa
per
ultima
,
data
a
un
contadino
ricco
,
la
Teresita
,
divenuta
una
bella
ragazza
.
Gliela
diede
con
rabbia
.
Rimaser
soli
,
nella
casa
,
lui
e
la
moglie
,
uno
di
qua
e
l
'
altra
di
là
,
senza
mai
vedersi
o
quasi
,
perché
egli
seguitava
a
dormire
solo
e
a
mangiar
solo
.
Il
giorno
dopo
le
nozze
di
Teresita
,
il
Ferro
aveva
finito
col
vestirsi
tardi
,
irritato
e
sorpreso
di
non
vedere
più
,
come
al
solito
,
la
figlia
.
Alla
moglie
che
lo
stava
calzando
si
mise
a
domandare
:
"
Che
ne
è
della
Teresita
e
di
suo
marito
?
Non
viene
a
salutarmi
?
Non
vengono
a
baciarmi
la
mano
per
ringraziarmi
di
averli
uniti
?
Quel
mascalzone
crede
di
potersi
dispensare
dalle
buone
usanze
?
Che
cosa
sono
divenuto
io
?
Io
sono
capace
di
farlo
arrestare
.
Non
mi
vuole
più
bene
nessuno
;
nessuno
mi
vuole
più
bene
"
.
Non
c
'
era
modo
di
fargli
tenere
fermo
il
piede
per
infilargli
la
scarpa
.
"
Buono
,
buono
"
,
diceva
la
moglie
"
verranno
,
verranno
certo
più
tardi
a
salutarvi
e
a
chiedervi
la
benedizione
"
.
Arrivarono
difatti
che
il
sole
era
già
alto
.
La
Teresita
si
mise
a
picchiare
disperatamente
,
ma
il
Ferro
ordinò
che
non
si
aprisse
,
e
diceva
:
"
Snaturati
!
È
questa
l
'
ora
di
levarsi
?
È
questa
l
'
ora
di
venire
a
chiedermi
la
benedizione
?
Non
apro
,
non
voglio
aprire
.
Nessuno
mi
vuole
più
bene
,
Teresita
"
.
Ma
ebbe
il
coraggio
di
lagnarsi
fino
a
che
restò
chiusa
la
porta
.
Quando
si
decise
ad
aprire
,
sedette
solennemente
su
una
sedia
e
vide
avanzare
lo
sposo
con
la
faccia
storta
e
contrariata
dietro
le
spalle
di
Teresita
.
Si
misero
in
ginocchio
ai
suoi
piedi
ed
egli
li
benedì
non
senza
mettersi
poi
a
leticare
col
genero
:
che
lasciasse
venire
da
lui
tutte
le
mattine
la
Teresita
a
svegliarlo
,
altrimenti
non
si
sarebbe
più
levato
dal
letto
.
Teresita
era
bellissima
,
con
gli
occhi
chiari
,
e
una
dolce
stanchezza
nello
sguardo
.
Egli
sospettò
che
fosse
felice
e
ne
ebbe
dispetto
.
Le
domandò
:
"
Sei
contenta
?
"
Ella
annuì
con
un
gran
cenno
del
capo
.
Allora
egli
divenne
furibondo
:
"
Dove
me
la
porti
questa
figliola
,
mascalzone
!
Tu
non
te
la
meritavi
;
tu
sei
uno
stupido
:
tu
finirai
in
carcere
"
.
Erano
abituati
alle
sue
parole
grosse
e
non
vi
facevano
caso
.
Tentarono
di
consolarlo
,
ed
egli
non
chiedeva
di
meglio
che
d
'
esser
consolato
,
circondato
di
premure
,
sentirli
discorrere
di
lui
sottovoce
;
domandarsi
che
cosa
potevano
somministrargli
per
calmarlo
.
Al
primo
bicchier
d
'
acqua
rinvenne
,
e
li
vide
che
si
scostavano
lungo
le
pareti
della
stanza
per
lasciarlo
passeggiare
.
Da
allora
,
tutte
le
mattine
Teresita
si
levava
,
in
fretta
e
correva
come
sempre
,
alle
sette
,
a
svegliarlo
.
Egli
risentiva
la
sua
voce
e
il
suo
tocco
,
e
questa
volta
fuori
della
porta
di
casa
.
La
lasciava
picchiare
e
si
ravvoltolava
nelle
coperte
.
Ella
cominciava
a
parlare
per
persuaderlo
ad
aprire
,
per
potergli
dire
buon
giorno
,
per
dirgli
che
gli
voleva
bene
e
servirlo
.
Egli
taceva
,
e
gli
veniva
da
ridere
,
contento
,
udendo
che
la
voce
di
lei
era
sempre
quella
d
'
un
tempo
,
una
tenera
voce
che
usciva
dal
suo
petto
maturo
come
di
sotto
un
velo
.
Alle
volte
si
addormentava
di
nuovo
per
pochi
minuti
,
ed
era
dolce
dormire
sapendosi
vigilato
.
Sapeva
che
Teresita
sedeva
sullo
scalino
della
porta
;
di
quando
in
quando
metteva
le
labbra
al
buco
della
serratura
e
chiamava
:
"
Papà
,
papà
"
.
Quella
voce
arrivava
a
lui
deformata
dalla
cavità
attraverso
cui
passava
,
e
lo
faceva
ridere
,
come
se
si
trattasse
d
'
un
gioco
di
ragazzi
.
Alla
fine
apriva
,
ed
ella
entrava
umile
e
sottomessa
.
Venne
l
'
inverno
,
le
strade
del
paese
in
pendio
divennero
torrenti
,
la
neve
sulle
montagne
brillava
nuova
.
Una
mattina
il
Ferro
aspettava
che
Teresita
picchiasse
alla
porta
.
Pareva
che
fosse
il
vento
e
non
era
:
era
lei
che
batteva
e
chiamava
,
come
travolta
dalla
tempesta
:
"
Papà
,
papà
!
Aprite
,
sono
io
"
.
Egli
fingeva
di
non
udire
,
e
sentiva
la
rabbia
della
pioggia
che
si
allontanava
e
si
avvicinava
a
seconda
del
vento
,
e
il
brontolio
frettoloso
del
torrente
che
si
rompeva
davanti
agli
argini
della
porta
.
"
Papà
,
papà
!
"
Egli
pensava
:
"
Se
apro
subito
,
per
lei
sarà
troppo
facile
.
Che
picchi
ancora
.
Se
mi
vuol
bene
starà
sotto
la
pioggia
e
aspetterà
"
.
Ella
seguitava
a
battere
,
disperatamente
,
e
si
sentivano
le
sue
nude
mani
bagnate
contro
la
porta
.
"
No
,
non
aprite
"
,
ammonì
egli
alla
moglie
.
"
Ve
lo
dico
io
quando
dovete
aprire
"
.
Alla
fine
aprirono
.
Ella
entrò
vacillando
,
bianca
come
la
cenere
,
col
viso
umido
di
pioggia
,
i
piedi
rossi
.
Sedette
ai
piedi
del
padre
come
un
povero
animale
,
e
si
mise
a
piangere
poggiando
la
guancia
alle
sue
ginocchia
.
Disse
:
"
Lo
sapete
che
ho
fatto
un
bambino
questa
notte
?
"
Un
filo
di
sangue
le
scorreva
sulla
caviglia
nuda
,
sul
piede
nudo
.
"
Ho
sonno
"
,
aggiunse
,
"
e
mi
sento
male
.
Mi
avete
fatto
aspettare
tanto
,
là
fuori
"
.
Egli
si
mise
a
carezzarle
i
capelli
umidi
,
come
quando
era
piccola
.
Ella
stravolse
gli
occhi
e
disse
in
un
soffio
:
"
Non
volevano
lasciarmi
,
ma
io
per
forza
sono
voluta
venire
.
Sono
saltata
dal
letto
di
nascosto
,
quando
non
mi
vedeva
nessuno
"
.
Divenne
smorta
,
pesante
.
Egli
le
carezzava
i
capelli
e
le
diceva
:
"
Sì
,
sì
,
lo
so
che
vuoi
bene
al
tuo
papà
"
.
Ma
poi
sentì
che
ella
non
si
muoveva
più
,
come
se
dormisse
.
Aveva
l
'
occhio
azzurro
spalancato
e
senza
sguardo
.
Il
Ferro
allora
si
mise
a
gridare
come
un
bambino
spaventato
,
e
la
scoteva
inutilmente
:
"
Chi
mi
vuole
più
bene
,
ora
,
Teresita
,
chi
mi
vuole
più
bene
?
"
ROMANTICA
La
ragazza
strillava
che
voleva
giocare
sempre
col
ragazzo
con
cui
l
'
avevano
sorpresa
dietro
una
fratta
.
Non
era
bello
che
alla
sua
età
,
già
fatta
,
corresse
pei
campi
come
un
puledro
;
ma
quella
non
si
rassegnava
a
non
essere
più
una
bambina
,
e
la
si
ritrovava
dappertutto
,
dove
i
ragazzi
si
davano
convegno
.
No
,
non
poteva
fare
a
meno
di
lui
,
perché
lui
sapeva
raccontare
tante
cose
cui
nessuno
pensa
,
voleva
discorrere
con
lui
notte
e
giorno
,
per
tutta
la
vita
.
Il
padre
di
questa
ragazza
era
uno
dell
'
Alta
Italia
,
trapiantatosi
nel
nostro
paese
dopo
un
lungo
vagabondaggio
attraverso
l
'
Italia
meridionale
.
Doveva
appartenere
a
una
grande
famiglia
,
almeno
a
quanto
diceva
il
suo
nome
.
Già
molto
giovane
era
fuggito
per
seguire
Garibaldi
,
poi
,
invece
di
tornare
a
casa
sua
,
si
ridusse
a
vivere
da
noi
.
Questa
prima
parte
della
sua
vita
era
un
mistero
.
Poi
,
da
una
donna
del
luogo
ebbe
questa
figliola
,
e
tuttavia
non
la
sposò
.
La
figliola
gli
rassomigliava
,
e
nessuno
si
stupiva
che
fosse
tanto
disposta
a
scorrazzare
.
Voleva
stare
insieme
col
ragazzo
?
Che
ci
stesse
.
Cominciarono
a
giocare
davanti
alla
porta
di
casa
,
e
già
tutti
e
due
erano
grandi
,
e
s
'
involavano
qualche
volta
per
i
campi
;
tornavano
trafelati
a
mezzogiorno
,
col
sentimento
che
di
quest
'
ora
hanno
gli
animali
domestici
e
i
ragazzi
.
"
Ah
,
che
razza
di
fidanzati
e
di
sposi
!
"
diceva
la
madre
che
era
una
povera
schiava
,
sempre
a
badare
all
'
uova
,
ai
conigli
,
alla
capra
,
all
'
erbetta
,
che
non
sedeva
mai
su
una
sedia
,
che
dormiva
presso
il
focolare
nella
stanza
accanto
a
quella
dell
'
uomo
.
I
due
giovani
si
sposarono
come
per
gioco
;
il
marito
si
mise
a
lavorare
,
ma
giocavano
insieme
lo
stesso
quando
avevano
tempo
,
e
non
era
difficile
vederli
la
sera
che
si
accapigliavano
per
due
soldi
che
giocavano
a
battimuro
.
La
figliola
si
presentò
in
casa
una
sera
per
domandare
alla
madre
:
"
Che
storia
è
questa
della
figliola
non
legittima
?
È
vero
che
io
sono
una
di
queste
?
È
una
cosa
di
cui
mi
devo
vergognare
?
"
La
madre
tremava
.
Ella
seguitò
:
"
Almeno
spiegatemi
quello
che
devo
sapere
"
.
Fu
a
questo
punto
che
la
ragazza
divenne
donna
.
Cominciò
a
frequentare
la
casa
più
spesso
e
ad
aiutare
la
.
madre
.
"
Allora
voi
non
siete
sposata
con
lui
?
"
"
Io
?
oh
,
no
!
Egli
è
di
una
grande
famiglia
,
e
non
mi
ha
mai
voluto
dare
il
suo
nome
.
Io
mi
chiamo
sempre
Padella
"
.
"
Ma
vi
ha
voluto
bene
?
"
"
Non
lo
so
,
non
lo
so
,
io
.
Chi
lo
sa
che
cosa
hanno
in
testa
questi
uomini
?
Da
trent
'
anni
non
sa
più
nulla
dei
suoi
e
non
cerca
di
sapere
.
Io
non
gli
ho
mai
chiesto
nulla
.
Parla
tanto
poco
"
.
"
Ma
bene
,
ve
ne
ha
voluto
?
"
"
Non
lo
so
.
Non
si
vede
più
che
sono
stata
bella
?
Ma
lo
sono
stata
,
e
bene
gliene
ho
voluto
.
Il
destino
ci
ha
messi
insieme
e
ci
siamo
rimasti
.
Ora
che
tu
non
ci
sei
,
siamo
anche
più
lontani
.
Chi
dice
più
una
parola
?
Egli
pensa
sempre
,
non
si
sa
a
che
"
.
"
E
non
vi
ha
mai
fatto
una
carezza
?
"
La
giovine
seguitò
a
dire
che
col
suo
sposo
era
un
'
altra
faccenda
,
che
erano
felici
,
che
anche
nel
sonno
si
cercavano
senza
volerlo
.
Qualche
volta
sognavano
di
giocare
e
si
mettevano
a
leticare
dormendo
.
La
madre
diceva
:
"
Ragazzi
!
"
,
ma
teneva
il
viso
coperto
con
le
mani
,
ma
pareva
che
ricordasse
qualche
cosa
che
le
faceva
male
.
"
Io
non
ho
mai
saputo
come
siano
queste
cose
.
Quando
venne
lui
così
alto
,
con
quegli
occhi
,
con
le
sue
maniere
,
me
ne
sono
andata
con
lui
.
Che
importa
?
Mi
ha
trattata
come
un
povero
animale
.
Che
importa
?
Ah
,
vi
volete
bene
?
Anche
nel
sonno
?
"
Cercava
di
sorridere
.
Il
vecchio
rincasava
come
al
solito
,
alla
solita
ora
.
La
figlia
:
"
Che
avete
fatto
di
mia
madre
?
Perché
,
io
non
ho
mai
saputo
nulla
?
Perché
,
non
siete
stato
buono
con
lei
?
Perché
mia
madre
non
è
stata
felice
?
Io
,
guardatemi
,
io
sono
felice
"
.
Il
vecchio
guardò
la
sua
donna
come
se
si
accorgesse
di
lei
la
prima
volta
,
e
gli
sembrasse
impossibile
che
ella
fosse
capace
di
soffrire
per
qualche
cosa
.
La
figlia
aggiunse
:
"
Anche
lei
è
una
povera
creatura
di
Dio
"
.
La
donna
,
ad
occhi
asciutti
ripeteva
fiocamente
:
"
Anch
'
io
sono
una
povera
creatura
di
Dio
"
,
come
se
dicesse
a
sé
sola
,
ma
la
stesse
ad
ascoltare
tutto
il
mondo
i
morti
e
i
vivi
,
la
gente
lontana
e
il
cielo
,
e
divenuta
grande
lei
che
si
era
sempre
considerata
tanto
piccola
.
"
Tutta
la
vita
in
silenzio
senza
dire
altro
che
le
frasi
d
'
ogni
giorno
.
Non
abbiamo
parlato
mai
,
nessuno
mi
ha
detto
mai
nulla
,
come
si
parla
alle
persone
.
Io
qualche
volta
parlavo
alle
bestie
,
alle
galline
e
ai
conigli
,
ecco
con
chi
parlavo
"
.
Le
disse
queste
cose
o
le
pensò
,
e
a
distanza
la
sua
vita
non
le
parve
altro
che
una
lunga
alternativa
di
lavoro
e
di
sonni
pesanti
,
le
galline
che
covavano
,
i
pulcini
che
saltavano
nuovi
come
i
ragazzi
,
la
capra
che
doveva
pascolare
e
che
ella
si
trascinava
dietro
per
i
campi
come
fosse
un
cane
.
E
da
tutte
queste
cose
dipendeva
la
loro
vita
.
Per
la
prima
volta
ebbe
l
'
impressione
di
essere
stata
infelice
senza
averlo
mai
saputo
,
come
succede
ai
bambini
poveri
,
quando
ricevono
un
poco
di
bene
.
Si
accorgeva
oscuramente
come
tutta
lei
stessa
si
fosse
piegata
e
conformata
a
seconda
dei
bisogni
e
delle
faccende
quotidiane
,
e
nel
fondo
della
sua
memoria
non
c
'
era
altro
,
quando
non
pensava
,
che
il
belare
delle
capre
,
il
pigolio
dei
pulcini
,
le
grida
delle
cicale
che
la
stordivano
quando
andava
a
spigolare
dietro
le
orme
dei
mietitori
.
Ora
le
sembrava
che
sarebbe
morta
se
non
le
avessero
detto
una
parola
buona
,
ella
che
non
vi
aveva
mai
pensato
.
"
Li
sentite
"
,
disse
rivolta
all
'
uomo
,
"
che
si
abbracciano
nel
sonno
?
Che
leticano
nel
sonno
?
Quando
si
sono
mai
veduti
degli
sposi
a
questa
maniera
?
"
Sorrise
?
Voleva
sorridere
.
"
Ecco
,
ecco
,
dirò
...
"
cominciò
l
'
uomo
.
"
Dirò
"
.
Ma
esitava
.
Si
tuffò
nel
passato
come
in
un
mare
,
parlò
come
se
confessasse
.
Egli
non
era
mai
riuscito
a
togliersi
dal
cuore
una
figura
di
donna
che
aveva
amato
,
giovinetto
,
lassù
,
nella
sua
città
.
Questa
donna
,
ora
che
lo
confessava
a
qualcuno
,
si
accorgeva
di
non
amarla
da
un
pezzo
,
non
si
ricordava
che
poco
di
come
era
fatta
,
si
ricordava
soltanto
il
suo
nome
,
forse
non
amava
più
che
quel
nome
.
Come
si
chiamava
?
Palmira
.
Non
è
un
bel
nome
?
Forse
non
era
neppure
un
bel
nome
.
Ma
gli
era
parso
bellissimo
,
e
quando
se
lo
ricordava
rivedeva
il
suo
sguardo
.
Aveva
gli
occhi
neri
.
Era
bionda
?
Sì
,
era
bionda
.
Ma
non
m
'
interrompete
con
queste
domande
.
L
'
aveva
amata
adolescente
poi
giovinetto
,
ed
ella
per
lui
era
la
sua
terra
.
La
sua
terra
era
prospera
,
ricca
,
con
monti
e
fiumi
,
boschi
e
fonti
,
con
città
popolose
,
donne
amorose
.
Era
partito
volontario
con
Garibaldi
;
tornò
,
la
trovò
fidanzata
;
ripartì
,
voleva
dimenticarla
.
Dove
andare
?
Allora
si
usava
andarsene
per
dimenticare
,
e
c
'
era
scritto
anche
nei
romanzi
.
Aveva
compiuto
venti
anni
il
giorno
in
cui
passò
lo
Stretto
di
Messina
col
suo
Generale
.
La
gioventù
non
era
per
lui
altro
che
questa
terra
,
ora
,
la
terra
con
gli
aranceti
che
aveva
davanti
,
e
la
veduta
dell
'
Aspromonte
come
un
gigante
che
volta
irritato
le
spalle
.
Non
l
'
avrebbe
più
riveduta
,
aveva
fatto
proposito
.
Forse
,
se
non
si
fosse
ostinato
a
rimanerne
lontano
,
a
rivedere
quella
donna
sposata
sarebbe
guarito
.
Se
ne
accorgeva
troppo
tardi
,
ma
quando
se
ne
accorse
non
poteva
più
muoversi
,
coi
suoi
vestiti
troppo
disusati
.
Averla
potuta
rivedere
,
era
sicuro
che
sarebbe
guarito
.
Ora
quella
figura
era
scomparsa
dalla
sua
memoria
,
e
di
lei
non
rimaneva
che
un
nome
,
e
il
colore
dell
'
adolescenza
.
Dapprincipio
questo
sacrificio
gli
era
piaciuto
,
e
gli
era
piaciuto
annullarsi
in
questo
modo
.
L
'
amava
ancora
?
Non
era
possibile
.
Gli
era
rimasto
come
un
grande
rancore
,
e
la
sorpresa
di
trovarsi
alla
fine
della
vita
,
sì
,
alla
fine
,
senza
accorgersene
,
per
questo
risentimento
giovanile
.
Era
come
se
fosse
scivolato
da
una
grande
altezza
e
si
ritrovasse
nel
fondo
senza
memoria
del
tragitto
.
E
ora
?
Ecco
come
si
perde
la
vita
,
ecco
come
ci
si
dimentica
di
noi
stessi
.
Egli
diceva
o
borbottava
queste
cose
,
seduto
,
con
le
mani
sulle
ginocchia
tremanti
,
come
un
accusato
;
ma
non
lo
capivano
,
se
non
quanto
bastava
per
aver
pietà
dell
'
amore
.
"
E
ora
,
andate
a
riposare
.
Questa
è
l
'
ora
vostra
.
Ecco
la
tazza
del
latte
.
Andate
a
dormire
"
.
Ella
come
sempre
gli
accese
il
lume
,
gli
preparò
il
tetto
,
gli
tolse
le
scarpe
.
Ma
questa
sera
,
che
aria
nuova
correva
il
mondo
per
lei
!
Stranamente
le
ritornava
con
quest
'
estate
la
memoria
di
molte
estati
lontane
,
e
le
luci
dell
'
orizzonte
,
dove
il
mare
le
teneva
ancora
,
erano
le
luci
della
sua
gioventù
.
Il
mondo
le
si
ripresentava
nuovo
e
intatto
,
e
non
era
mutato
nulla
,
neppur
lei
,
e
i
rumori
spersi
della
strada
,
battere
di
porte
,
risate
,
pianto
di
bambini
,
calpestio
,
richiami
,
si
svolgevano
come
una
musica
nota
d
'
un
mondo
che
comincia
per
noi
.
Una
impressione
di
felicità
pioveva
su
tutte
le
cose
.
Perché
era
tanto
libera
e
leggera
oggi
?
"
Disgraziato
"
,
diceva
con
la
sua
figliola
,
"
disgraziato
,
povero
infelice
.
Da
noialtri
è
tutta
un
'
altra
cosa
:
ama
chi
t
'
ama
e
rispondi
a
chi
ti
chiama
"
.
E
a
tutte
le
ragioni
per
cui
riteneva
quell
'
uomo
un
essere
privilegiato
si
aggiungeva
anche
questa
.
Ormai
parlavano
di
Palmira
spesso
,
come
d
'
un
sogno
comune
,
poiché
non
avevano
altro
in
comune
.
Che
si
poteva
dire
di
essersi
amati
,
incontrarsi
un
giorno
nel
bosco
,
egli
col
fucile
in
ispalla
,
ella
intenta
a
raccogliere
ghiande
?
Invece
Palmira
era
lontana
,
era
stata
bionda
,
lo
era
ancora
,
poiché
ella
rimaneva
giovane
e
amata
nel
ricordo
.
Si
era
sposata
?
Nessuno
lo
sapeva
.
Egli
non
ne
aveva
avuto
più
notizie
,
ed
era
andato
ramingo
da
paese
a
paese
appunto
perché
ella
ne
perdesse
le
tracce
.
Forse
si
ricordava
ancora
di
lui
,
e
pensava
che
egli
si
era
perduto
per
lei
.
O
che
non
avesse
creduto
che
si
era
trovato
un
amore
migliore
?
Fu
in
questa
comunità
di
discorsi
e
di
pensieri
che
la
donna
gli
posò
il
capo
sulle
ginocchia
,
ed
egli
distrattamente
le
ravviava
i
capelli
grigi
.
"
Anch
'
io
sono
stata
bella
,
non
è
vero
"
Egli
diceva
:
"
Io
non
sono
più
quello
di
allora
.
Mi
sembra
di
essere
nato
una
seconda
volta
qui
,
e
qualche
volta
mi
sembra
di
sognare
.
E
del
resto
,
perché
soffrire
?
Chi
si
accorge
che
noi
soffriamo
?
"
"
Oh
,
io
sono
stata
felice
senza
sapere
nulla
,
contenta
di
servirvi
.
Ora
che
so
,
mi
dispiace
,
ma
prima
chi
pensava
a
queste
cose
?
Avevo
altro
da
pensare
"
.
Un
giorno
arrivò
una
lettera
per
il
forestiero
,
cosa
straordinaria
,
perché
egli
non
ne
riceveva
mai
.
Doveva
aver
fatto
una
lunga
strada
perché
era
coperta
di
bolli
,
di
indicazioni
,
di
correzioni
e
d
'
indirizzi
.
Sembrava
che
tutto
quello
che
doveva
dire
lo
portasse
scritto
sulla
busta
,
e
che
dentro
non
vi
fosse
più
nulla
,
come
i
pensieri
vecchi
che
finiscono
sempre
con
l
'
affiorare
e
con
l
'
essere
rivelati
.
Ma
il
forestiero
non
era
là
per
riceverla
;
non
viveva
più
.
Questa
lettera
rimase
molti
anni
ancora
nelle
mani
della
sua
donna
,
come
un
cimelio
.
La
lettera
che
si
era
trascinata
tanti
anni
sulle
sue
tracce
rimaneva
ancora
chiusa
come
se
non
fosse
stata
scritta
.
Solo
più
tardi
qualcuno
l
'
apri
e
la
lesse
.
Diceva
:
"
Spero
che
questa
lettera
arrivi
a
trovarti
.
Dove
sei
?
Non
ti
ricordi
di
me
?
Rispondi
.
Ho
paura
che
tu
sia
troppo
lontano
.
Per
carità
,
rispondimi
.
Ho
da
dirti
cose
decisive
per
la
tua
e
la
mia
vita
.
Se
non
risponderai
vuol
dire
che
sei
perduto
per
sempre
.
E
io
che
farò
?
Palmira
"
.
E
sotto
la
firma
:
"
Vieni
,
vieni
!
"
.
La
calligrafia
e
l
'
inchiostro
avevano
avuto
il
tempo
d
'
invecchiare
e
d
'
ingiallire
,
la
data
era
divenuta
remota
:
trentacinque
anni
prima
.
Del
resto
,
quello
che
l
'
aprì
,
per
caso
,
non
vi
capì
nulla
.
LA
SIGNORA
FLAVIA
Fu
come
se
tra
il
grigio
delle
case
fosse
fiorito
improvvisamente
un
giardino
.
La
signora
Flavia
scendeva
in
istrada
accompagnata
dalla
domestica
che
si
teneva
umilmente
un
passo
indietro
,
gli
occhi
bassi
sul
petto
abbondante
.
La
signora
,
vestita
di
rosa
,
sembrava
dovesse
perdere
l
'
equilibrio
da
un
momento
all
'
altro
,
non
essendo
abituata
alle
ineguaglianze
della
strada
.
A
lei
stessa
pareva
di
prender
terra
dopo
una
malattia
.
Si
sentiva
addosso
una
gran
pienezza
,
e
il
petto
e
i
fianchi
come
se
si
muovessero
troppo
.
Ma
nessuno
si
accorgeva
di
queste
cose
.
Piuttosto
,
sembrava
più
piccola
di
quanto
di
solito
la
immaginava
chi
l
'
aveva
intravista
qualche
volta
alla
finestra
,
o
traversante
le
sue
stanze
sonore
,
più
piccola
,
al
modo
stesso
delle
statue
calate
dal
loro
piedistallo
.
E
allora
a
qualcuno
sembrava
più
bella
e
più
vicina
,
e
il
fatto
stesso
che
era
più
tozza
di
quanto
si
pensava
,
e
di
quanto
promettevano
le
sue
gambe
forti
,
era
una
di
quelle
imperfezioni
da
artefici
popolari
,
che
piacciono
al
popolo
.
Ma
su
quel
corpo
,
si
volgeva
con
un
lieve
tentennamento
la
testa
piccola
,
le
labbra
forti
,
il
naso
ricurvo
e
brevissimo
,
la
fronte
diritta
e
quadrata
,
come
se
non
vi
potessero
regnare
altro
che
pensieri
ordinati
e
chiari
.
Passò
attraverso
le
strade
come
in
processione
.
La
gente
si
ricomponeva
e
ammutoliva
.
Si
sentivano
soltanto
rotolare
i
ciottoli
che
urtava
con
le
scarpette
.
Come
per
non
turbarla
,
la
salutavano
a
bassa
voce
.
Invece
saltò
su
con
una
voce
sgangherata
Serafino
che
disse
:
"
Sono
vostro
servo
!
"
Ella
si
volse
appena
,
senza
guardarlo
,
e
allora
il
Serafino
si
accorse
di
avere
i
piedi
scalzi
,
e
si
ricordò
di
avere
uno
spacco
dietro
ai
pantaloni
.
E
contava
diciassette
anni
.
Si
vergognò
subito
,
sedette
sul
muricciolo
,
nascondendo
un
piede
dietro
l
'
altro
.
La
signora
aveva
rallentato
il
passo
,
e
si
levò
la
voce
nasale
della
domestica
la
quale
lo
avvertì
:
"
Prepara
la
cavalla
bianca
per
domani
mattina
.
La
signora
Flavia
deve
andare
al
giardino
"
.
Serafino
stava
seduto
sempre
;
la
donna
lo
redarguì
:
"
E
levati
in
piedi
,
quando
ti
trovi
davanti
alla
signora
"
.
La
signora
Flavia
parve
non
aver
udito
.
Solo
,
abbassando
gli
occhi
,
vide
il
dito
grosso
del
piede
di
lui
che
si
muoveva
nervosamente
.
"
Quanto
zelo
questi
servi
!
Non
sanno
che
inventare
per
compiacere
i
padroni
.
È
certo
che
se
fosse
stata
lei
,
la
signora
,
non
vi
avrebbe
fatto
caso
"
.
Si
era
rintanato
,
e
sul
suo
pagliericcio
non
riusciva
a
prender
sonno
.
Egli
aveva
sentito
parlare
la
signora
,
qualche
sera
,
stando
seduto
sotto
la
finestra
di
lei
,
a
prendere
il
fresco
con
la
servitù
:
le
finestre
erano
aperte
,
e
la
voce
di
lei
scendeva
lunga
e
assorta
come
la
voce
delle
fontane
nei
boschi
.
Indovinava
anche
il
sonoro
passo
di
lei
.
Egli
pensava
sempre
di
avere
un
giorno
un
vestito
nuovo
per
mostrarsi
,
ed
era
sicuro
che
allora
lo
avrebbe
comandato
:
"
Serafino
,
va
'
a
prendermi
tre
soldi
di
neve
.
Serafino
,
ha
detto
la
signora
di
andare
a
comperare
questo
e
questo
"
.
Ma
forse
era
proprio
la
domestica
che
non
gli
dava
mai
le
commissioni
,
e
perciò
lui
non
lo
comandavano
mai
.
Egli
immaginava
che
lo
avrebbero
mandato
al
paese
vicino
a
portare
i
regali
di
Natale
e
di
Pasqua
ai
parenti
di
lei
;
poi
immaginava
che
sarebbe
tornato
con
un
bigliettino
di
ringraziamento
e
lo
avrebbero
fatto
passare
per
darlo
personalmente
alla
signora
Flavia
.
Ma
siccome
lui
badava
alla
cavalla
,
queste
commissioni
le
affidavano
agli
altri
servi
,
quelli
che
avevano
in
custodia
i
muli
e
le
asine
.
La
signora
andava
a
cavallo
raramente
,
quando
scendeva
al
mare
pei
bagni
,
e
quando
andava
a
trovare
i
parenti
.
E
lui
l
'
indomani
non
avrebbe
avuto
un
vestito
nuovo
da
mettere
.
Se
lo
pagavano
male
non
era
certo
colpa
della
signora
.
Era
il
marito
Che
gli
lesinava
i
denari
,
e
lui
serviva
per
poter
dire
che
era
in
casa
loro
,
e
pel
rispetto
che
gliene
veniva
.
Si
rivoltolava
nel
lettuccio
.
Certo
che
questa
gente
ha
dei
vestiti
inverosimili
.
Hai
veduto
che
razza
di
stoffa
portava
indosso
?
Una
stoffa
che
sembrava
pelle
.
Macché
,
più
delicata
della
pelle
.
Aveva
un
odore
di
stoffa
nuova
che
si
sentiva
a
un
miglio
di
distanza
,
come
se
passasse
un
mercante
con
la
sua
roba
uscita
fresca
dalla
fabbrica
.
Ella
è
bianchissima
in
viso
.
Si
capisce
,
perché
,
sta
sempre
chiusa
.
Ha
qualche
efelide
intorno
agli
occhi
perché
,
è
troppo
bianca
,
troppo
bianca
,
troppo
.
La
sua
bocca
è
un
teatro
.
Che
cos
'
è
un
teatro
?
Egli
non
lo
ha
mai
veduto
;
ma
la
bocca
di
lei
è
un
teatro
.
A
teatro
non
ci
sono
le
dame
vestite
di
bianco
,
i
cavalieri
lucenti
,
i
paladini
con
le
tuniche
rosa
,
e
il
cavaliere
Orlando
con
la
sua
spada
d
'
oro
?
Quant
'
è
vero
Dio
che
la
sua
bocca
è
un
teatro
.
E
poi
le
mani
.
Sembra
che
debbano
a
un
certo
punto
allungarsi
,
e
invece
si
fermano
,
vengono
le
unghie
appannate
,
e
sembrano
le
mani
brevi
delle
bambine
.
I
capelli
sono
ordinati
.
Si
potrebbero
contare
uno
per
uno
,
sono
capelli
vivi
,
forti
e
densi
come
i
giardini
ombrosi
.
Tre
soldi
di
neve
,
e
la
neve
ha
il
colore
un
poco
dorato
delle
sue
mani
.
I
suoi
denti
bianchi
fanno
venire
la
sete
,
come
la
neve
.
L
'
orcio
dell
'
acqua
è
sulla
finestra
.
Vi
batte
la
luna
e
il
sereno
,
è
fresco
e
rugiadoso
,
emana
un
odore
di
fontana
.
Giunge
di
lontano
l
'
odore
dal
mirto
che
ha
fatto
le
bacche
rosse
come
i
grani
d
'
una
collana
.
La
signora
padrona
è
impenetrabile
come
una
statua
,
e
nessuno
può
immaginarsela
mentre
ride
.
Invece
ride
nella
sua
stanza
,
e
gli
angoli
ne
risuonano
.
Poi
non
ride
più
;
si
allontana
invero
similmente
,
diviene
piccola
e
triste
come
una
foglia
appassita
.
L
'
alba
è
fredda
e
fa
rabbrividire
gli
uomini
nei
loro
letti
.
Non
si
sa
che
ora
sia
.
Arriva
la
luce
da
lontano
forse
è
la
luce
che
viene
dal
mare
,
forse
la
luce
della
luna
al
tramonto
.
Si
sente
tossire
nelle
case
basse
.
Si
desta
il
mondo
.
Nel
sonno
la
signora
è
scomparsa
dietro
una
nuvola
.
Serafino
non
riesce
più
a
ricordarsela
,
e
gli
sembra
d
'
averla
perduta
.
Forse
non
è
vero
che
domani
deve
accompagnarla
sulla
cavalla
bianca
.
Bisogna
levarsi
presto
per
ricucire
gli
strappi
ai
pantaloni
.
Che
stupido
non
averci
pensato
prima
.
Ma
lui
non
ha
la
fidanzata
.
Il
giorno
avanza
caldo
,
crucciato
,
fosco
.
Poi
sembra
che
debba
piovere
,
giunge
a
tratti
l
'
odore
del
bosco
umido
,
a
tratti
giunge
un
odore
gonfio
di
nuvole
acquose
,
e
le
cime
delle
piante
si
mettono
a
tremare
.
Ma
non
piove
,
invece
.
Il
sole
si
leva
trionfante
e
asciuga
il
mondo
,
le
ore
cominciano
a
scandirsi
grandi
sulla
terra
.
La
cavalla
ha
una
criniera
lunga
e
sfrangiata
,
una
criniera
da
bestia
selvatica
.
Questa
mattina
sembra
pallida
,
perché
ha
il
muso
color
cenere
,
e
la
criniera
sembra
ingiallire
alle
sfrangiature
.
Questa
cavalla
è
proprio
una
signorina
.
È
mansueta
,
aspetta
tranquillamente
scalpitando
come
chi
cambi
posizione
nell
'
attesa
.
Ubbidisce
alla
voce
.
Improvvisamente
,
a
una
buffata
di
vento
,
nitrisce
superba
.
Vuole
correre
,
e
si
sente
già
il
suo
trotto
attraverso
i
boschi
e
gli
orti
,
per
la
ghiaia
e
per
la
terra
molle
,
quando
la
terra
sembra
vuota
sonora
come
un
petto
.
La
signora
vi
monta
con
disinvoltura
,
vi
si
accomoda
seduta
e
prende
le
briglie
.
"
Non
volete
che
tenga
io
le
briglie
,
e
cammini
avanti
,
ché
non
si
adombri
?
"
No
.
Egli
deve
correre
dietro
la
cavalla
correre
correre
,
parlarle
a
voce
alta
e
a
voce
bassa
,
chiamarla
con
tutti
i
nomi
che
le
ha
dato
quando
erano
soli
,
e
la
domava
scagliandola
selvaggia
per
la
valle
.
Avanti
,
testarda
avanti
,
colomba
;
piano
,
bandiera
,
al
passo
,
madama
.
Si
traversa
il
bosco
d
'
ulivi
,
si
traversano
i
ruscelli
asciutti
,
le
vallette
folte
di
canne
,
dominate
da
un
lungo
respiro
,
e
il
lamento
delle
fonti
che
buttano
goccia
a
goccia
l
'
acqua
ricantandola
su
tutti
i
toni
,
e
le
gore
d
'
acqua
stagnante
col
loro
profumo
sfatto
e
il
canto
fiacco
di
una
ranocchia
che
vi
è
rimasta
prigioniera
.
La
signora
respira
liberamente
non
si
regge
più
il
petto
ondeggiante
con
la
mano
.
Per
un
poco
egli
le
trotta
accanto
e
le
dice
con
voce
mozza
:
"
Se
per
caso
avete
bisogno
,
potete
poggiare
la
mano
alla
mia
testa
"
.
E
le
offre
la
testa
ricciuta
e
nera
.
Ella
invece
sorride
mentre
la
cavalla
la
scuote
su
e
giù
,
e
la
sua
veste
fa
delle
strane
smorfie
.
Egli
grida
correndo
avanti
,
per
frenare
il
cavallo
,
ora
che
il
bosco
è
basso
,
ed
ella
potrebbe
urtare
in
qualche
ramo
:
"
Che
brava
cavallerizza
che
siete
!
Questo
animale
è
proprio
un
cristiano
,
una
creatura
come
me
e
come
voi
,
con
licenza
parlando
"
.
Ella
non
risponde
,
e
lievemente
curva
in
avanti
,
di
fianco
,
e
le
scarpette
che
ha
appaiate
da
una
parte
sembrano
due
colombe
pronte
a
volare
.
La
cavalla
nitrisce
,
le
risponde
un
'
altra
voce
nel
bosco
;
qua
e
là
si
accendono
nel
verde
cupo
i
melograni
rossi
come
fiamme
nella
penombra
.
Spunta
un
altro
cavallo
al
trotto
.
Il
cavaliere
tiene
sulle
ginocchia
una
donna
e
le
stringe
col
pugno
il
petto
per
tenerla
ferma
;
ella
è
pallida
di
paura
.
Sono
passati
.
"
Non
l
'
avrà
mica
rubata
,
quella
donna
!
"
grida
Serafino
correndo
e
saltando
davanti
alla
cavalla
.
Finisce
il
bosco
,
sono
arrivati
in
prossimità
del
fiume
che
fa
sentire
la
sua
voce
volubile
.
Serafino
si
ferma
davanti
alla
cavalla
che
si
arresta
impennandosi
.
La
donna
tira
le
briglie
e
fa
col
gomito
l
'
atto
di
chi
trae
la
corda
d
'
un
arco
per
iscoccarne
la
freccia
.
Ferma
,
c
'
è
il
fiume
.
Qui
crescono
al
fresco
i
granoturchi
,
stanno
spropositate
le
zucche
,
gli
alberelli
da
frutto
stanno
nani
e
gonfi
di
succhi
;
qui
crescono
le
erbe
grasse
sulla
terra
non
dissodata
e
occupano
come
lumache
vegetali
il
suolo
,
i
melograni
e
gli
aranci
stanno
forti
e
lucidi
.
La
fornace
della
calce
mette
il
suo
color
bianco
e
assetato
in
quell
'
umidore
"
Andate
piano
,
non
la
spronate
,
e
se
vuole
,
lasciatela
bere
.
Non
guardate
l
'
acqua
,
guardate
sull
'
altra
riva
,
ma
non
l
'
acqua
.
Fa
girare
la
testa
"
.
La
voce
di
Serafino
arriva
rotta
dal
rumore
della
corrente
che
fa
chiasso
sui
sassi
,
fischia
e
zufola
fra
le
canne
,
brontola
tra
le
macchie
,
s
'
ingorga
cupa
qua
e
là
verso
la
riva
,
mentre
nel
mezzo
corre
il
filo
della
corrente
come
chi
non
abbia
da
perder
tempo
.
Si
sente
come
una
lunga
armonia
da
una
riva
all
'
altra
,
le
voci
lontane
divengono
meravigliosamente
vicine
,
spinte
dal
vento
,
rotte
dalle
sillabe
dell
'
acqua
che
variano
i
rumori
all
'
infinito
come
gli
accordi
di
una
musica
.
Sono
grida
di
uccelli
,
e
sembrano
canti
mutevoli
,
mentre
si
spande
su
tutto
la
voce
estatica
e
misteriosa
dei
monti
popolati
di
mandre
.
La
cavalla
ha
saggiato
la
profondità
dell
'
acqua
con
passo
prudente
.
Freme
un
poco
.
È
in
acqua
.
Serafino
si
è
rimboccati
i
pantaloni
e
sta
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
.
La
cavalla
dà
un
balzo
e
si
scrolla
.
Serafino
con
un
salto
è
in
groppa
alla
bestia
e
dice
:
"
Scusatemi
,
ma
l
'
acqua
è
troppo
profonda
"
.
La
cavalla
si
rafforza
sulle
zampe
,
ha
allungato
il
collo
per
bere
.
Sembra
ora
che
soffi
alle
nuvole
specchiate
nella
corrente
e
se
le
beva
,
bruchi
le
erbe
e
i
fiori
della
riva
,
lambisca
le
cime
delle
montagne
che
vi
si
riflettono
.
Fischia
nel
bosco
un
uccello
,
suona
una
zampogna
in
montagna
,
cantano
i
ranocchi
negli
stagni
,
e
la
corrente
del
fiume
sembra
che
corra
aerea
sul
mondo
,
carpisca
questi
rumori
e
li
trascini
nel
suo
gorgo
come
pagliuzze
.
Il
collo
dell
'
animale
si
allunga
,
si
allunga
,
diviene
una
china
pericolosa
,
e
l
'
acqua
intorno
vi
rumoreggia
e
si
affolla
invitando
a
scendere
con
le
sue
mille
voci
cattive
.
"
Ferma
!
"
grida
Serafino
.
Ma
la
signora
ha
allentate
le
briglie
,
a
un
tratto
ha
veduto
intorno
a
sé
il
mondo
girare
,
rovesciarsi
sulla
terra
come
imbuti
le
nuvole
,
lei
essere
scagliata
nell
'
acqua
,
come
nella
dimensione
del
cielo
.
La
cavalla
sembra
,
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
,
un
rottame
di
barca
.
Non
succede
nulla
,
nulla
!
La
signora
Flavia
si
è
fatta
pallida
,
si
è
rovesciata
all
'
indietro
.
Serafino
afferra
le
briglie
,
dà
un
grido
alla
cavalla
che
avanza
tremando
nell
'
acqua
,
e
sente
ad
ogni
passo
la
certezza
del
fondo
pietroso
.
Sembra
che
scivoli
,
e
la
corrente
ora
le
gira
intorno
allegra
e
maligna
.
Invece
ha
raggiunto
la
riva
,
e
freme
per
tutta
la
groppa
mentre
vi
punta
le
zampe
.
D
'
un
salto
Serafino
è
in
terra
,
reggendo
con
le
mani
alte
la
dama
svenuta
,
se
la
sente
scivolare
fra
le
braccia
come
un
segreto
,
si
accorge
che
stringe
con
la
mano
il
seno
di
lei
.
Qui
,
alla
piegatura
del
gomito
,
è
un
gran
solletico
.
Ha
paura
di
farle
male
,
la
vede
afflosciarsi
in
terra
come
cosa
morta
.
Stanno
in
una
macchia
d
'
oleandri
.
Un
ramo
,
soltanto
a
sfiorarla
,
le
ha
fatto
arrossire
la
pelle
sulla
guancia
.
Distesa
in
terra
,
è
come
in
una
buca
profonda
:
si
vede
il
cielo
e
le
nubi
,
si
vede
lontano
il
paese
come
se
fosse
diroccato
e
abbandonato
.
Sulla
terra
non
c
'
è
più
nessuno
,
nel
cielo
gli
uccelli
sembra
debbano
precipitare
colpiti
in
volo
.
Il
cavallo
scalpita
,
poi
si
mette
a
cercare
certi
fiorellini
azzurri
che
coglie
coi
grossi
denti
bianchi
.
Il
fiume
scorre
calmo
e
placato
,
come
se
avesse
scherzato
,
s
'
insinua
nella
macchia
e
diviene
lucido
e
segreto
.
Un
insetto
vi
si
è
imbarcato
su
una
pagliuzza
e
va
lontano
.
Serafino
chiama
piano
piano
:
"
Signora
,
signora
!
"
Si
mette
a
sedere
ai
suoi
piedi
come
un
cane
,
poi
fa
per
toccarle
una
mano
,
fa
per
sbottonarle
il
corpetto
.
Tremando
,
riesce
a
sciogliere
il
primo
bottone
,
ritrae
le
mani
.
"
È
tutto
molle
,
molle
,
molle
!
"
pensa
,
all
'
infinito
.
La
chiama
ancora
con
voce
suadente
come
se
avesse
timore
di
destarla
,
e
volesse
assicurarsi
davvero
che
non
sente
.
Ella
sospira
,
gonfia
il
petto
col
suo
respiro
,
il
suo
soffio
dipinge
il
cielo
con
una
nuvoletta
piccola
piccola
,
le
api
le
si
addensano
intorno
con
la
loro
musica
.
Una
lucertola
vibrante
si
agita
fra
l
'
erba
.
INNOCENZA
Verso
primavera
,
Biasi
,
che
lavorava
alla
strada
provinciale
,
come
manovale
,
andò
a
trovare
sua
madre
.
Era
distante
,
ma
contava
di
farcela
in
una
giornata
,
a
piedi
.
Invece
,
verso
sera
si
trovò
ancora
al
di
qua
delle
montagne
,
sempre
lungo
il
mare
,
tra
le
agavi
e
i
pali
del
telegrafo
che
si
confondevano
.
Allora
su
quella
costa
che
vedeva
distesa
all
'
infinito
,
si
assegnò
un
punto
dove
fermarsi
per
la
notte
:
le
case
sparse
sul
promontorio
,
sotto
la
lanterna
del
faro
.
Gli
faceva
piacere
pensare
che
si
sarebbe
fermato
là
;
la
lanterna
già
cominciava
a
tentennare
tra
accendersi
e
spegnersi
,
chiamando
invano
le
navi
che
filavano
illuminate
al
largo
.
Sotto
la
roccia
del
promontorio
le
case
si
acquattavano
nella
notte
,
e
il
bosco
di
aranci
odorava
a
intermittenza
.
Quando
Biasi
vi
arrivò
,
trovò
che
il
droghiere
teneva
ancora
aperto
.
A
dormire
sulla
riva
del
mare
faceva
ancora
freddo
,
e
si
vedevano
le
onde
spalancate
che
minacciavano
.
Allora
chiese
al
droghiere
di
permettergli
che
si
sedesse
.
Gli
accennarono
,
senza
parole
,
di
sì
.
Sedette
,
si
appoggiò
al
banco
,
la
testa
gli
si
posò
sulle
braccia
,
si
assopì
.
"
Una
candela
.
Un
soldo
di
tabacco
.
Mezzo
litro
di
vino
.
Una
sigaretta
.
Chi
è
questo
?
Un
viandante
.
Il
barone
ha
venduto
l
'
essenza
a
duecentocinquanta
.
Contate
il
resto
"
.
Ecco
le
voci
che
Biasi
sentiva
nel
sonno
,
e
entrare
e
uscire
,
voci
più
gravi
e
femminili
,
e
la
vicinanza
di
qualcuno
che
tentava
di
ravvisarlo
.
Più
tardi
una
voce
gli
disse
all
'
orecchio
:
"
Si
chiude
!
"
Si
levò
di
scatto
,
vide
una
grossa
farfalla
che
sbatteva
dietro
il
banco
,
girando
intorno
al
lumino
acceso
davanti
all
'
immagine
d
'
un
santo
,
si
trovò
sulla
strada
stordito
e
intirizzito
dal
sonno
.
Il
mare
faceva
un
gran
fracasso
,
e
come
se
fosse
incatenato
,
accanendosi
contro
la
luna
che
lo
faceva
parere
altissimo
.
Gli
alberi
si
lasciavano
incantare
pallidi
a
quel
121rumore
e
chiarore
.
Sulla
strada
non
c
'
era
nessuno
.
Sedette
su
un
muricciolo
davanti
a
una
casipola
,
e
vedeva
in
terra
l
'
ombra
,
netta
come
un
ricamo
,
di
un
albero
di
gaggia
che
stava
davanti
alla
porta
.
Ora
la
notte
gli
pareva
una
strana
stagione
d
'
un
sole
senza
più
forza
.
Guardando
meglio
,
si
accorse
che
la
porta
della
casipola
era
semiaperta
e
che
qualcuno
là
dentro
tossiva
.
Vi
si
accostò
.
Al
suo
scalpiccìo
una
voce
disse
:
"
Avanti
!
"
Egli
diede
una
spinta
alla
porta
ed
entrò
.
Disse
:
"
Buona
sera
.
Veramente
io
non
avevo
bussato
"
.
Sotto
una
lampada
appesa
al
soffitto
,
una
figura
femminile
stava
seduta
,
avvolta
in
uno
scialle
che
le
copriva
la
testa
,
e
lasciava
intravedere
soltanto
due
occhi
neri
e
fissi
,
due
occhi
senza
età
,
gli
occhi
delle
donne
del
popolo
.
Egli
disse
subito
il
fatto
suo
:
"
Se
mi
lasciate
dormire
,
magari
in
terra
,
e
se
permette
il
padrone
.
Io
posso
pagare
.
Sono
in
viaggio
e
vado
a
trovare
mia
madre
.
Sono
un
operaio
"
.
La
donna
fece
appena
un
cenno
con
la
testa
.
Egli
aggiunse
:
"
Grazie
,
se
è
così
mi
metto
a
sedere
"
.
I
due
occhi
neri
lo
fissavano
,
e
sembravano
sorridere
d
'
un
riso
involontario
.
"
Quanto
è
che
vi
devo
?
"
disse
il
giovane
sedendosi
,
e
faceva
tintinnare
i
soldi
in
tasca
.
"
Chiudete
la
porta
"
,
disse
la
donna
.
"
Chiudete
col
chiavistello
"
.
Nell
'
atto
di
levarsi
per
chiudere
,
ella
poté
misurarlo
,
agile
,
magro
,
con
una
testa
ricciuta
,
un
color
vivo
e
bruciato
in
viso
,
dove
la
prima
calugine
della
barba
dava
una
sofferenza
sproporzionata
a
quell
'
età
.
Egli
osservava
in
giro
,
guardava
la
coperta
distesa
a
modo
di
tenda
,
e
che
copriva
evidentemente
un
letto
.
Guardò
interrogativamente
la
donna
,
e
disse
:
"
Allora
siete
sola
?
"
Ella
accennò
di
sì
;
il
giovane
rimase
sovrappensiero
:
"
Io
sono
un
operaio
"
.
Si
mise
a
raccontare
come
lavoravano
alla
strada
,
e
come
avevano
un
caposquadra
cattivo
.
A
un
certo
punto
non
s
'
intese
più
parlare
.
Si
era
addormentato
penosamente
,
lottando
per
tenersi
seduto
.
Poi
si
buttò
istintivamente
in
terra
come
un
animale
;
l
'
idea
del
cammino
percorso
gli
era
addosso
,
e
lo
affaticava
ancora
.
Dormiva
tenendo
il
viso
contro
il
braccio
piegato
.
La
donna
lo
guardava
e
pensava
al
sonno
pesante
dei
giovani
,
alle
stanchezze
felici
e
leggiere
.
Come
se
fosse
lei
a
regalare
quel
riposo
,
pensava
,
e
quasi
diceva
:
"
Dormi
,
dormi
"
.
Il
giovane
,
istintivamente
teneva
una
mano
nella
tasca
dei
soldi
.
Si
sentì
bussare
alla
porta
leggermente
.
La
donna
,
in
piedi
sulla
sedia
,
spense
il
lume
,
aspettò
senza
muoversi
.
Bussavano
di
nuovo
,
più
forte
,
e
una
voce
dietro
la
porta
disse
:
"
Apri
,
Vènera
!
"
Si
sentiva
anche
il
rumore
d
'
una
comitiva
,
intorno
,
un
suono
di
armonica
subito
soffocato
,
e
risa
trattenute
.
Uno
si
mise
a
cantare
a
squarciagola
,
accompagnato
da
un
tamburello
,
mentre
un
altro
dava
calci
alla
porta
a
seconda
del
ritmo
di
quel
canto
.
Quel
canto
diceva
:
"
O
fiore
amaro
,
o
pecora
sperduta
!
"
Ridevano
.
Biasi
sentiva
tutto
questo
nel
sonno
,
confusamente
.
Fuori
della
porta
s
'
inferocivano
,
mentre
dalle
case
vicine
,
come
da
pollai
,
correva
un
lungo
brontolare
e
tossire
.
"
Apri
,
Vènera
,
altrimenti
,
guai
a
te
"
.
La
donna
si
mise
a
parlare
dietro
la
porta
:
"
Stasera
non
posso
aprire
,
andate
via
,
per
carità
tornate
domani
sera
"
.
"
Ora
,
ora
!
"
si
misero
a
gridare
.
Ridevano
,
fischiavano
,
facevano
schioccare
baci
.
"
Un
momento
,
lasciatemi
dire
"
replicava
la
donna
.
"
Ho
qui
un
cliente
,
quasi
un
ragazzo
,
che
non
sa
niente
.
Siate
buoni
,
lasciatemi
stare
,
infelice
ch
'
io
sono
;
lasciate
stare
questa
povera
orfana
"
.
Le
risposero
schiamazzando
.
"
Non
apro
"
,
disse
lei
rabbiosamente
.
"
Guai
a
te
,
Vènera
"
,
le
dicevano
.
Ma
si
dispersero
.
Soltanto
uno
tornò
a
supplicare
,
e
chiamarla
coi
nomi
più
dolci
,
con
una
voce
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
baciare
la
porta
.
"
Ti
brucerò
la
porta
!
"
minacciò
alla
fine
.
Ma
poi
non
si
sentì
più
nulla
,
e
soltanto
il
respiro
del
mare
che
riempiva
ormai
la
notte
e
passava
sul
mondo
immerso
nella
luce
fatata
della
luna
.
La
mattina
aveva
un
colore
di
festa
.
Il
giovane
vedeva
la
donna
affaccendata
davanti
a
un
fornello
,
e
questa
volta
aveva
la
testa
avvolta
in
una
pezzuola
azzurra
,
annodata
sotto
il
mento
e
il
suo
pallore
diventava
color
grigio
.
Egli
si
trovava
,
non
sapeva
come
,
sul
letto
:
la
tenda
era
sollevata
,
il
sole
lucente
aveva
conficcate
le
sue
lame
negli
interstizi
e
nelle
fessure
della
porta
e
della
finestra
.
Non
si
ricordava
come
era
salito
lassù
,
vestito
com
'
era
.
"
E
voi
dove
avete
dormito
?
"
"
C
'
era
posto
anche
per
me
"
,
rispose
la
donna
.
"
Avete
fatto
tutto
un
sonno
"
ella
aggiunse
,
"
e
dormivate
come
un
bambino
"
.
Un
gatto
si
pose
seduto
sulla
coda
nel
mezzo
della
stanza
e
lo
guardava
.
Le
pareti
della
stanza
erano
coperte
qua
e
là
da
fogli
di
giornali
illustrati
;
una
fotografia
d
'
uomo
nel
mezzo
di
un
ventaglio
formato
da
cartoline
illustrate
,
sembrava
trovarsi
davanti
a
un
tribunale
e
a
una
condanna
.
Il
giovane
vide
,
accanto
a
sé
,
l
'
impronta
di
una
testa
sul
cuscino
,
e
sospettosamente
,
senza
darlo
a
vedere
,
si
frugò
le
tasche
.
Erano
idee
vaghe
.
Poi
domandò
:
"
Mi
è
sembrato
che
questa
notte
facessero
chiasso
"
.
"
Già
,
suonavano
e
portavano
serenate
alle
donne
"
.
Ella
gli
porgeva
il
caffè
in
una
tazzina
dai
fiori
dorati
,
che
evidentemente
era
usata
di
rado
,
e
in
qualche
occasione
.
Sullo
specchio
opaco
di
quel
liquido
,
come
in
un
lago
notturno
,
egli
vide
per
un
momento
riflesso
il
suo
occhio
come
un
regno
profondo
.
Poi
cercava
le
scarpe
.
La
donna
gliele
porse
dopo
averle
lustrate
con
la
cocca
del
grembiule
,
e
questo
atto
gli
ricordava
sua
madre
.
Quando
si
fu
levato
ella
si
mise
a
spazzolarlo
.
Egli
sentiva
andar
su
e
giù
quella
spazzola
,
con
un
'
impressione
d
'
infanzia
,
e
di
quando
in
quando
,
tra
un
colpo
e
l
'
altro
,
sentiva
di
urtare
contro
qualche
cosa
di
morbido
;
lei
gli
stava
vicina
a
occhi
bassi
,
battendo
le
ciglia
per
non
esser
guardata
,
mentre
compiva
diligentemente
il
suo
lavoro
.
Di
nuovo
egli
si
mise
la
mano
in
tasca
par
darsi
un
contegno
:
"
Come
facciamo
per
questo
alloggio
?
"
Ella
rispose
:
"
Volete
sempre
pagare
.
Niente
,
niente
.
Io
sono
sola
e
non
ho
bisogno
di
niente
.
È
carità
del
prossimo
"
.
Intanto
aveva
preso
il
pettine
e
gli
ravviava
dolcemente
i
capelli
.
Vedeva
i
riccioli
stendersi
e
arrotolarsi
di
nuovo
.
"
Avete
l
'
innamorata
al
paese
?
"
"
No
,
non
ne
ho
"
.
"
Non
avete
una
donna
che
amate
?
"
"
Non
ne
ho
.
Ho
da
lavorare
"
,
-
-
rispose
serio
e
giudizioso
.
Rideva
,
poi
,
con
due
denti
grossi
come
due
mandorle
.
Ella
era
divenuta
brusca
,
e
col
pettine
gli
tirava
i
capelli
,
da
fargli
male
.
Seguitava
a
servirlo
,
gli
versò
l
'
acqua
nel
catino
,
e
aspettava
reggendogli
l
'
asciugatoio
aperto
fra
le
due
mani
.
Egli
disse
asciugandosi
:
"
Ora
bisognerà
che
me
ne
vada
"
.
"
E
avete
da
mangiare
per
la
strada
?
"
"
No
,
arrivo
poco
dopo
mezzogiorno
.
Vi
ringrazio
.
Voi
siete
proprio
un
angelo
del
Signore
.
Mi
ricorderò
di
voi
e
vi
verrò
a
trovare
quando
passo
da
queste
parti
"
.
Senza
dir
nulla
,
ella
aveva
aperto
il
fagotto
del
giovane
,
sciogliendo
con
le
dita
leste
i
nodi
del
fazzoletto
,
e
toccava
uno
per
uno
gli
oggetti
avvolti
là
dentro
,
come
per
riordinarli
.
Poggiò
poi
una
scaletta
al
muro
,
per
raggiungere
il
soffitto
dove
due
o
tre
reticelle
appese
chiudevano
certe
mele
rosate
.
E
stando
lassù
era
divenuta
loquace
.
"
Ora
vi
do
qualche
cosa
da
masticare
lungo
il
viaggio
.
Voi
siete
un
ragazzo
,
si
può
dire
,
e
i
ragazzi
hanno
sempre
bisogno
di
mangiare
"
.
"
Ragazzo
"
,
fece
egli
punto
sul
vivo
,
"
ragazzo
non
tanto
.
Ho
diciotto
anni
,
cosa
credete
?
"
La
vedeva
di
sotto
in
su
,
con
le
gonne
raccolte
fra
le
ginocchia
,
e
il
suo
viso
lo
guardava
dall
'
alto
,
lontano
come
se
si
fosse
involato
.
"
Non
tenete
la
scala
"
,
ella
disse
arrossendo
vergognosa
che
la
guardasse
così
;
"
scostatevi
"
.
La
scala
tentennò
a
un
suo
movimento
falso
,
ella
fece
un
gesto
di
chi
naufraga
in
aria
,
mentre
i
pomi
cadevano
in
terra
,
riuscì
appena
ad
aggrapparsi
a
un
piuolo
,
e
il
giovane
fece
in
tempo
a
raccoglierla
fra
le
braccia
.
Si
era
slacciata
la
pezzuola
turchina
che
le
copriva
la
testa
,
venne
fuori
una
chioma
castana
venata
di
biondo
.
Ella
corse
con
le
mani
alle
guance
,
se
le
copriva
,
e
guardava
fissa
il
giovane
.
"
Vi
siete
fatta
male
?
"
Lottando
contro
di
lei
le
staccò
le
mani
dalle
guance
,
temendo
che
si
fosse
fatta
male
,
e
vide
una
cicatrice
appena
rimarginata
,
d
'
una
lunga
ferita
,
di
taglio
che
le
sfregiava
una
guancia
dall
'
orecchio
al
mento
,
come
accade
di
vedere
tra
le
donne
perdute
,
segnate
così
come
da
una
condanna
.
Ella
non
accennava
più
a
coprirsi
,
stava
davanti
a
lui
come
una
colpevole
,
e
forse
per
darsi
da
fare
,
dopo
un
poco
,
riponeva
ordinatamente
nel
fagotto
le
mele
sparse
per
terra
.
Aveva
finito
.
Egli
le
si
accostò
,
le
prese
la
testa
fra
le
mani
,
la
fissò
,
posò
le
labbra
sulla
cicatrice
,
la
baciò
forte
come
se
chiamasse
a
testimoniare
la
luce
del
sole
,
e
senza
ripugnanza
.
"
Siete
buono
"
,
mormorò
la
donna
.
Bussarono
.
Un
giovane
torvo
e
pallido
,
entrò
.
Aspettò
che
l
'
ospite
uscisse
,
lo
squadrò
mentre
si
allontanava
,
sbattè
fragorosamente
la
porta
.
Il
sole
fuori
era
grandioso
e
il
mare
accecante
.
VOCESANA
E
PRIMANTE
Vocesana
e
Primante
erano
nemici
.
Nel
coro
della
chiesa
,
Vocesana
era
il
tenore
e
Primante
lo
incalzava
col
controcanto
.
Le
loro
voci
si
levavano
al
Kyrie
come
colombe
che
prendono
il
volo
nello
stesso
istante
.
Il
canto
di
Vocesana
toccava
altezze
vertiginose
e
pareva
si
dovesse
spezzare
contro
le
vetrate
;
la
voce
di
Primante
si
dibatteva
sperduta
e
bassa
.
Abitavano
due
case
vicine
.
Primante
diceva
le
preghiere
tutte
le
sere
,
a
voce
alta
.
Subito
dopo
si
sentiva
la
sua
voce
iraconda
per
le
stanze
.
Nei
paesi
i
muri
vedono
e
sentono
.
Vocesana
era
buon
compagno
,
faceto
,
qualche
volta
caritatevole
;
a
lui
piaceva
solennizzare
le
feste
:
ammirava
la
terra
e
i
suoi
frutti
,
e
quando
ragionava
del
tempo
,
anziché
riferirsi
alle
stagioni
,
prendeva
per
data
le
feste
che
nell
'
anno
sono
varie
e
portano
o
maturano
un
frutto
nuovo
.
Vocesana
e
Primante
avevano
pressappoco
la
stessa
età
.
Avevano
due
figli
maschi
ognuno
,
e
tutti
e
due
pensavano
di
fare
un
prete
del
più
grande
,
e
del
più
piccolo
un
pastore
che
così
non
pesava
e
poi
sarebbe
stato
beneficato
dal
fratello
.
Intanto
i
ragazzi
crescevano
.
Ma
mentre
il
figlio
maggiore
del
Vocesana
sembrava
il
figlio
d
'
un
signore
,
con
la
pelle
bianca
e
le
vene
azzurre
alle
tempie
,
come
un
predestinato
,
il
figlio
di
Primante
era
bruno
e
ottuso
.
I
due
uomini
frequentavano
insieme
un
solo
luogo
:
la
chiesa
.
Là
erano
rivali
.
La
loro
contesa
più
aspra
,
quella
che
riassumeva
tutte
le
altre
contese
,
l
'
avevano
per
Pasqua
.
Quando
nella
processione
del
Venerdì
uno
dei
fedeli
trascina
la
croce
e
un
altro
fa
da
sbirro
,
le
lotte
sono
accanite
.
Tutti
vorrebbero
fare
la
parte
del
crocifero
,
col
camice
bianco
e
la
stola
,
la
corona
di
vitalba
intrecciata
di
spine
,
che
di
quei
giorni
mettono
le
gemme
lungo
il
livido
tronco
.
Crocifero
fu
sempre
Primante
.
L
'
anno
passato
,
poi
,
il
vecchio
parroco
non
vide
la
Pasqua
.
I
fedeli
,
come
disse
un
pastore
,
rimasero
come
capre
senza
campàno
;
alcuni
cessarono
dalle
devozioni
perché
il
nuovo
parroco
era
troppo
giovane
,
sbrigava
le
cerimonie
senza
solennità
,
aveva
una
voce
che
non
arrivava
alla
volta
della
chiesa
,
e
pareva
che
il
Cielo
non
lo
udisse
.
I
vecchi
fedeli
si
diradavano
,
i
giovani
profittavano
per
prendere
il
loro
posto
nelle
processioni
,
accanto
al
prete
,
a
reggere
i
lembi
del
piviale
.
Accaddero
cose
mai
viste
.
Nell
'
ultimo
Natale
due
zampognari
vennero
a
lite
,
e
il
più
vecchio
,
quello
che
aveva
diritto
di
suonare
a
lato
dell
'
altar
maggiore
,
ebbe
l
'
otre
lacerata
da
un
colpo
di
trincetto
per
mano
del
suo
rivale
.
Vocesana
e
Primante
apparvero
nel
coro
soltanto
per
le
feste
solenni
.
Parvero
più
grigi
del
solito
.
Quando
venne
la
Pasqua
,
la
competizione
risorse
più
accanita
.
I
giovani
si
affollarono
intorno
alle
cariche
della
Sacra
Rappresentazione
.
Preparavano
novità
.
Il
figlio
maggiore
della
Nidìaca
che
non
lo
vollero
neppure
per
Giuda
,
si
preparava
a
comparire
in
testa
alla
processione
sotto
una
campana
intrecciata
di
spine
,
lunga
fino
ai
piedi
.
Tutti
aspettavano
di
vederlo
.
(
In
quella
benedetta
settimana
che
sulla
terra
non
c
'
è
frutti
,
gli
spini
che
circondano
i
campi
verdeggiano
,
e
non
si
scorge
altro
e
sembra
che
non
esista
altro
sulla
terra
)
.
Vocesana
e
Primante
tornarono
alla
lite
del
Crocifero
e
dello
sbirro
.
Dopo
una
settimana
di
occhiate
torve
e
d
'
intrighi
,
si
accordarono
di
affidarsi
alla
sorte
.
Uscì
il
nome
di
Vocesana
.
Era
Giovedì
.
La
sera
,
fino
a
notte
,
mentre
i
pastori
alimentavano
in
piazza
il
fuoco
di
Caifasso
,
il
paese
risuonava
di
canti
e
di
supplicazioni
,
e
il
canto
di
Vocesana
era
alto
e
acuto
come
il
canto
del
gallo
.
La
processione
del
Venerdì
uscì
dalla
chiesa
verso
sera
.
Senza
suono
di
campane
,
sparuta
.
Il
sole
era
velato
.
Un
po
'
di
vento
sbatteva
come
vele
le
coperte
che
paravano
i
balconi
.
Uscì
primo
,
reggendosi
appena
,
l
'
uomo
con
la
cappa
di
spine
fino
ai
piedi
.
Inciampò
sulla
scala
.
Una
goccia
di
sangue
gl
'
imperlò
il
petto
nudo
.
Appena
fu
sulla
piazza
,
reggendosi
a
fatica
,
si
aggiunse
allo
sbattimento
delle
coperte
un
gridio
confuso
di
gente
che
chiedeva
pietà
ricordandosi
dei
suoi
peccati
.
Parevano
le
voci
sperse
su
una
nave
in
pericolo
.
Dieci
chierici
uscirono
reggendo
il
cero
,
piccoli
,
innocenti
,
coronati
di
vitalba
fiorita
.
Il
secco
rumore
del
legno
che
sostituiva
le
campane
legate
crepitò
sulla
piazza
.
Apparve
Vocesana
vestito
del
camice
bianco
,
con
la
stola
rossa
,
curvo
sotto
il
peso
della
croce
.
Essa
recava
tutti
i
simboli
:
il
gallo
vi
cantava
sulla
sommità
,
le
tenaglie
e
il
martello
,
i
chiodi
e
la
lancia
,
e
la
spugna
sulla
canna
s
'
incrociavano
come
stemmi
sacri
.
Vocesana
appariva
compunto
e
sofferente
.
La
barba
che
non
si
era
rasa
da
più
giorni
rendeva
più
scabro
e
più
pallido
del
solito
il
suo
volto
su
cui
pendeva
bianchissimo
il
sudario
avvolto
alle
braccia
della
croce
.
I
compagni
della
buonamorte
che
lo
circondavano
col
cappuccio
calato
,
parvero
coperti
d
'
un
casco
d
'
acciaio
.
La
croce
era
pesante
e
si
trascinava
in
terra
lasciando
un
solco
come
un
aratro
senza
governo
.
Primante
apparve
nel
riquadro
della
porta
a
testa
alta
:
brandiva
una
corda
a
doppio
,
tutta
nodi
.
Sul
primo
scalino
vibrò
un
colpo
al
Crocifero
guardandosi
intorno
.
Il
corteo
intonò
il
Miserere
.
Vocesana
tentò
di
cantare
,
ma
la
voce
,
curvo
com
'
era
,
gli
uscì
soffocata
e
distante
.
Primante
brandì
la
corda
e
gli
vibrò
due
colpi
sul
fianco
.
Questo
era
il
suo
uffizio
.
Vocesana
pensò
che
quel
legno
pesava
.
Al
secondo
colpo
dello
sbirro
scivolò
e
cadde
sui
ginocchi
.
Tentando
di
risollevarsi
urtò
col
capo
contro
il
legno
e
una
spina
della
corona
gli
si
conficcò
nella
fronte
.
A
stento
e
senza
che
nessuno
lo
sorreggesse
,
riuscì
a
rizzarsi
in
piedi
,
e
traballando
si
raggiustò
il
peso
sulla
spalla
,
tra
l
'
omero
e
il
collo
.
Levando
il
volto
rigato
di
sudore
che
gli
bruciava
intorno
agli
occhi
,
guardò
Primante
,
ma
la
figura
di
lui
gli
parve
altissima
,
e
i
suoi
occhi
arrivarono
a
posarsi
sulla
mano
che
stringeva
la
corda
,
quella
mano
cosparsa
di
peli
neri
e
folti
come
la
zampa
d
'
un
orso
.
Quella
mano
egli
la
conosceva
.
Aveva
giocato
,
da
ragazzo
,
con
quella
mano
,
e
gli
si
ripresentava
ancora
come
se
la
ricordava
,
con
l
'
anulare
storto
e
il
pollice
corto
.
Primante
non
pareva
badare
a
lui
.
La
processione
ebbe
un
attimo
di
sosta
.
Come
tirando
una
corda
cui
fosse
legata
una
bestia
recalcitrante
,
Primante
continuava
a
cantare
,
e
giacché
non
gli
bastava
la
voce
,
faceva
risuonare
il
canto
nel
suo
naso
grosso
.
E
col
canto
trascinava
la
processione
e
il
Crocifero
.
Come
se
avesse
letta
questa
parola
su
una
casa
abbandonata
,
che
scorse
levando
gli
occhi
,
Vocesana
pensò
alla
vecchiaia
.
Aveva
veduto
sotto
di
sé
il
metro
di
terra
su
cui
era
caduto
,
coi
sassi
,
i
fuscelli
,
la
sporcizia
.
La
terra
non
l
'
aveva
veduta
da
vicino
,
col
suo
mondo
e
i
suoi
aspetti
,
da
chissà
quanti
anni
.
Gli
tornò
alle
narici
l
'
odor
nuovo
delle
cose
,
com
'
erano
quando
egli
era
ragazzo
,
e
si
ricordò
che
in
quello
stesso
luogo
dove
aveva
giocato
tante
volte
,
dove
era
caduto
estenuato
dai
giochi
,
aveva
veduta
la
terra
allo
stesso
modo
:
un
mondo
microscopico
dove
i
ciottoli
buttavano
l
'
ombra
d
'
una
montagna
nana
.
E
quello
stesso
luogo
si
ricordò
spazzato
dai
balli
del
Maggio
,
quando
tutti
gli
spiazzi
del
paese
si
macerano
come
i
piedi
delle
ballerine
.
Levando
gli
occhi
arsi
vide
intorno
un
nereggiare
di
popolo
,
e
tra
l
'
afa
della
folla
udì
i
canti
e
le
grida
,
e
ad
ogni
sferzata
il
rimbombo
dei
petti
picchiati
dalla
pietà
dei
devoti
.
Ora
stava
presso
la
sua
casa
.
Un
pensiero
comune
e
ridicolo
,
come
un
pensiero
di
ragazzo
,
gli
traversò
la
mente
:
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
Vide
,
e
gli
parve
altissimo
,
il
suo
balcone
parato
con
la
coperta
gialla
che
si
era
distesa
sulle
sue
nozze
,
e
una
figura
nera
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
:
sua
moglie
.
Chissà
dov
'
erano
i
suoi
ragazzi
.
I
canti
divennero
altissimi
,
acuti
,
spaventevoli
,
come
se
si
fossero
aperte
le
porte
del
Purgatorio
.
Gli
si
annebbiarono
gli
occhi
,
e
il
sole
parve
precipitare
spento
nel
mare
.
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
La
nausea
lo
assalì
,
un
colpo
sulla
nuca
lo
gittò
in
terra
.
"
Troppo
forte
,
troppo
forte
"
.
Un
solo
pensiero
gli
rimase
acceso
nella
mente
,
come
la
sola
molecola
viva
di
tutto
il
suo
essere
:
sua
moglie
ancora
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
.
Buio
.
E
in
quel
buio
brancolava
come
in
un
mare
,
e
brancolando
non
ritrovava
né
le
braccia
né
le
gambe
.
Pareva
la
coda
mozza
d
'
una
lucertola
.
Tutto
il
suo
essere
premeva
verso
quello
spiraglio
aperto
nel
suo
pensiero
:
quella
donna
,
barlume
di
luce
nella
tenebra
.
La
tenebra
si
popolò
di
suoni
;
dapprima
i
canti
squillarono
,
poi
divennero
un
rombo
confuso
,
poi
una
successione
di
suoni
sempre
più
acuti
,
come
quando
l
'
organo
cambia
registro
,
e
nella
nota
del
fagotto
il
tremolo
zampilla
come
una
vena
aperta
con
un
colpo
di
spillo
.
La
gente
che
lo
attorniava
gli
parve
che
gli
fosse
addosso
,
diavoli
d
'
un
regno
visitato
nei
terrori
dell
'
infanzia
.
Quello
spiraglio
di
luce
si
spense
,
ed
egli
non
fu
che
una
impressione
,
l
'
impressione
di
agitarsi
,
più
che
con
le
membra
,
col
pensiero
in
un
mare
denso
e
difficile
.
Parve
che
tutti
fossero
passati
già
su
di
lui
.
Sentì
bruciare
le
gote
e
la
bocca
.
Questo
gli
ridiede
il
senso
di
sé
stesso
.
Pensò
:
"
I
miei
denti
"
,
e
tentò
di
parlare
,
ma
gli
parve
che
gli
avessero
cancellata
la
bocca
.
Aprì
gli
occhi
e
rivide
il
metro
di
terra
sotto
di
sé
e
adagiandovisi
con
tutto
il
corpo
riprese
il
sentimento
della
sua
vita
.
E
in
quell
'
istante
sentì
sopra
di
sé
la
voce
di
Primante
e
la
sferza
che
gli
cadeva
ancora
sul
viso
.
Riuscì
a
risollevarsi
in
piedi
.
La
terra
intorno
a
lui
traballava
convulsa
.
Il
Crocifero
si
lanciò
sullo
sbirro
.
Sacrilegio
inaudito
.
Primante
si
rovesciò
su
se
stesso
.
Fu
un
gridare
,
un
disperdersi
,
un
battere
di
porte
.
Vocesana
era
rimasto
sulla
piazza
solo
.
Da
una
finestra
all
'
altra
si
gridava
.
La
sua
casa
gli
parve
deserta
,
e
sul
pianerottolo
della
scala
esterna
una
donna
chiamava
,
e
avendo
i
capelli
sciolti
.
Come
se
si
fosse
denudato
,
Vocesana
ricompose
il
camice
con
una
meticolosità
assurda
.
Richiuse
attonito
il
coltello
.
Non
sapeva
dove
metterlo
.
Lo
posò
in
terra
come
se
lo
avesse
raccattato
là
.
I
monti
intorno
erano
squallidi
e
deserti
;
gli
alberi
parevano
correre
.
La
sera
veloce
cadeva
.
"
Scappa
,
scappa
!
"
gridavano
.
All
'
alba
,
fra
due
carabinieri
,
Vocesana
ricomparve
in
paese
.
Tutta
la
terra
era
verde
.
Si
stavano
per
sciogliere
le
campane
,
e
la
Ma
donna
vestita
di
nero
correva
pei
campi
esultanti
,
correva
come
un
angelo
e
come
l
'
ombra
d
'
una
nube
in
cerca
del
figlio
risorto
.
Vocesana
,
coperto
di
lividure
,
sanguinante
,
legato
,
s
'
imbatté
nella
Madonna
vagante
,
ed
ella
non
lo
conosceva
.
TEMPORALE
D
'
AUTUNNO
Si
sentiva
la
pioggia
risalire
frettolosamente
i
fianchi
della
montagna
,
col
suo
rapido
passo
su
per
le
foglie
dei
boschi
.
I
viaggiatori
,
tirando
e
spingendo
le
cavalcature
,
guardavano
la
cima
ancora
sgombra
e
limpida
.
Ma
intorno
gli
alberi
si
agitavano
,
tremavano
le
foglie
,
col
fruscio
d
'
una
folla
aspettante
.
Scoccò
un
fulmine
e
frantumò
il
sole
incerto
in
un
pulviscolo
luminoso
.
Dietro
a
questo
splendettero
le
felci
verdissime
,
i
tronchi
grigi
e
rossastri
di
certi
alberi
,
e
gli
abeti
diventavano
chiari
e
gemmanti
come
alberi
di
palcoscenico
.
Si
vedeva
,
dal
fondo
delle
valli
,
la
gente
che
si
affrettava
per
i
fianchi
del
monte
,
e
i
musi
delle
bestie
nere
tesi
dietro
una
cavezza
invisibile
.
Ma
poi
il
sole
si
velò
,
la
montagna
si
mise
a
vociare
,
mentre
da
ogni
piega
si
buttava
giù
fragoroso
un
rivo
d
'
acqua
torbida
.
L
'
acqua
si
mise
a
scrosciare
interminabile
,
frustata
dai
fulmini
,
ne
era
piena
ogni
accidenza
della
terra
.
La
nuvola
larga
calata
sulla
montagna
la
stacciava
furiosamente
all
'
ingiro
,
si
allungava
a
sorvegliare
il
torrente
che
andava
verso
il
mare
,
preso
da
una
fretta
disperata
.
Le
prospettive
false
create
dai
baleni
e
dagli
strappi
improvvisi
delle
nubi
simulavano
regni
lontani
e
profondi
.
I
viandanti
che
dovevano
risalire
il
versante
,
e
che
erano
molti
perché
tornavano
da
una
festa
,
non
si
videro
più
.
Per
fortuna
ci
sono
le
caverne
e
i
ripari
dei
pastori
erranti
in
montagna
.
Un
viaggiatore
che
tirava
nella
tempesta
una
mula
,
apparve
su
un
poggiolo
del
monte
,
in
un
fumoso
splendore
d
'
incendio
.
Legò
a
un
albero
la
bestia
che
si
mise
a
odorare
il
cielo
col
muso
a
imbuto
,
compagno
delle
proboscidi
lunghe
delle
nubi
su
lei
.
L
'
uomo
si
cacciò
in
una
capanna
carponi
.
Ora
sentiva
la
pioggia
sullo
strame
del
ricovero
come
se
si
fosse
chetata
,
e
anzi
con
un
sentimento
di
piacevole
monotonia
.
Chiuse
la
porta
di
assi
imbottite
di
felci
,
ma
in
quel
momento
scorse
nel
fondo
scuro
una
forma
umana
.
"
Che
bella
avventura
,
eh
?
"
Gracile
gli
rispose
una
voce
di
donna
:
"
Eh
già
!
"
Un
vago
profumo
si
sentì
nella
capanna
.
"
Come
?
Come
?
Vi
siete
trovata
sola
in
montagna
,
con
questo
tempo
?
"
"
Non
sono
sola
.
Sono
scappati
gli
animali
che
ci
portavano
me
e
mio
padre
;
ora
li
cercano
,
ma
non
so
se
ritroveranno
questo
punto
o
se
abbiano
riparato
altrove
.
Quando
piove
non
si
capisce
più
niente
in
montagna
"
.
Ella
balbettava
queste
parole
,
accovacciata
nel
fondo
,
e
si
sentiva
che
era
assalita
da
lunghi
brividi
.
L
'
uomo
si
tolse
il
mantello
e
gliel
'
offrì
.
La
donna
tese
una
mano
,
lo
prese
,
se
lo
accomodò
addosso
.
L
'
uomo
si
tirò
su
i
risvolti
della
giacca
.
"
Speriamo
che
non
duri
molto
.
Del
resto
è
un
temporale
d
'
autunno
.
Sono
due
anni
che
fa
così
dopo
la
festa
.
L
'
anno
passato
ci
perse
la
vita
una
donna
con
le
sue
creature
"
.
"
Poveretta
!
"
Si
sentiva
ora
ostinarsi
la
pioggia
e
mutar
suono
poiché
picchiava
sul
terreno
divenuto
molle
;
così
il
mondo
sembrava
essersi
rattrappito
,
e
null
'
altro
che
una
pozza
d
'
acqua
.
Si
allontanarono
di
gran
carriera
i
tuoni
e
i
lampi
,
come
arrugginiti
dall
'
umidore
.
La
donna
guardava
coi
suoi
occhi
febbrili
fuori
del
mantello
.
Calò
la
sera
in
un
rapido
spegnersi
,
venne
la
notte
.
Erano
stati
zitti
,
col
pensiero
teso
al
rumore
dell
'
acqua
,
poi
questo
fu
un
ritmo
uguale
e
perpetuo
;
allora
poterono
parlare
.
Ma
quando
l
'
uomo
disse
:
"
Ci
toccherà
passare
la
notte
qui
dentro
"
,
batteva
i
denti
pel
freddo
.
"
E
quella
povera
bestia
là
fuori
!
"
aggiunse
.
Le
parole
gli
si
allungavano
fra
i
denti
,
e
come
una
ruota
in
movimento
non
riusciva
a
fermarle
.
Allora
la
donna
osservò
dall
'
angolo
buio
e
caldo
in
cui
stava
:
"
Mi
dispiace
che
abbiate
a
soffrire
per
me
senza
mantello
"
.
Pareva
che
volesse
dire
di
più
,
ma
tacque
.
Nel
buio
egli
la
vedeva
come
un
chiaro
alone
che
immaginava
caldo
.
Poi
non
vide
più
nulla
,
chiuse
gli
occhi
,
gli
sembrò
di
galleggiare
su
un
fiume
,
batteva
i
denti
in
un
sonno
pesante
da
cui
non
riusciva
a
destarsi
malgrado
ogni
sforzo
.
Poi
gli
pareva
di
aggirarsi
in
una
prigione
oscura
;
gli
buttavano
secchi
d
'
acqua
sulle
gambe
;
intorno
a
lui
ridevano
,
vedeva
,
da
una
finestra
,
danzare
e
suonare
gente
,
perché
,
si
trovava
di
nuovo
nella
festa
.
Riusciva
a
evadere
dalla
prigione
,
si
ritrovava
nella
chiesa
,
il
caldo
della
folla
lo
confortava
,
sentiva
,
un
odore
d
'
incenso
,
stava
bene
.
Questa
impressione
lo
sciolse
dal
torpore
come
il
gelo
al
fuoco
.
Riuscì
ad
aprire
gli
occhi
,
e
allora
capì
che
veramente
stava
caldo
;
si
trovò
coperto
da
un
lembo
del
mantello
,
si
ricordò
,
della
donna
,
allungò
la
mano
e
sentì
un
braccio
di
lei
.
Gli
parve
che
ella
facesse
uno
sforzo
per
non
ritrarsi
,
e
fingesse
di
dormire
;
si
scaldò
come
a
un
fuoco
solare
nella
piega
del
suo
braccio
,
nell
'
incontro
fra
braccio
e
seno
.
Si
ritrasse
.
Era
cessata
la
pioggia
,
si
era
scatenato
da
tutti
gli
antri
della
montagna
il
vento
,
e
pareva
che
i
massi
e
le
rocce
,
che
hanno
atteggiamenti
umani
,
si
lamentassero
in
coro
nella
notte
in
cui
si
credevano
soli
.
L
'
uomo
domandò
,
come
si
fa
coi
dormienti
,
che
sembra
di
interrogarli
per
carpir
loro
un
segreto
:
"
Dormite
?
"
Ella
rispose
di
no
.
"
Di
dove
siete
?
"
Ella
disse
il
nome
d
'
un
paese
.
"
Anch
'
io
sono
di
là
.
Allora
vi
devo
conoscere
;
come
vi
chiamate
?
"
"
Immacolata
"
.
"
Quale
Immacolata
?
"
Ella
scandì
:
"
Immacolata
Strano
"
.
"
Ah
!
siete
voi
!
Io
vi
ho
veduta
quando
eravate
piccola
,
e
poi
soltanto
intravista
.
Neanche
questa
notte
vi
vedo
.
Lo
sapete
che
siamo
nemici
con
la
vostra
famiglia
?
Io
sono
Filippo
Ligo
"
.
La
donna
taceva
.
"
Sono
vent
'
anni
che
le
nostre
famiglie
non
si
parlano
.
Da
quando
noi
eravamo
ragazzi
.
Che
brutta
cosa
,
fra
gente
dello
stesso
paese
,
e
quasi
parenti
,
essere
nemici
così
.
Non
è
vero
?
"
"
Io
che
ne
so
?
Io
sono
una
donna
"
.
"
Ho
sentito
parlare
molto
di
voi
"
.
"
Dove
sarà
andato
mio
padre
?
"
"
Con
questo
vento
è
impossibile
camminare
"
.
"
Avete
per
caso
paura
di
me
?
"
"
Io
non
ho
paura
di
nessuno
"
.
"
Quando
si
è
nemici
"
aggiunse
l
'
uomo
"
si
pensa
spesso
al
nemico
.
Non
è
vero
?
Uno
immagina
quello
che
c
'
è
fra
le
mura
proibite
,
come
un
altro
mondo
"
.
L
'
uomo
si
ricordava
ora
di
averla
toccata
,
di
averne
sentito
il
tepore
,
con
un
'
impressione
che
gli
durava
come
una
risonanza
.
"
Siete
stata
molto
gentile
,
a
coprirmi
con
un
lembo
del
mantello
.
Credo
che
sarei
morto
di
freddo
.
Forse
ho
dormito
per
molto
tempo
.
Vi
ringrazio
"
.
Ella
gli
porse
il
mantello
senza
replicare
.
L
'
uomo
lo
sentì
fra
le
mani
come
una
cosa
viva
;
caldo
ancora
di
lei
,
d
'
un
tepore
di
sonno
;
voleva
rifiutarlo
ma
vi
si
avvolgeva
intanto
,
fino
a
che
gli
riuscì
di
strapparselo
di
dosso
rabbrividendo
come
uscito
da
un
tiepido
bagno
.
"
Fate
questo
perché
siamo
nemici
?
Tenetelo
voi
"
.
Senza
volerlo
sentì
la
sua
scarpetta
fra
le
mani
.
Era
come
se
l
'
attesa
di
qualche
cosa
lo
sconvolgesse
,
e
i
suoi
pensieri
si
buttavano
verso
di
lei
come
i
fiumi
che
corrono
fatalmente
verso
il
mare
"
Eppure
"
aggiunse
"
quante
cose
strane
capitano
al
mondo
!
"
Gli
pareva
di
soffocare
,
e
improvvisamente
,
come
un
malato
che
sente
di
che
ha
bisogno
per
guarire
.
Batteva
dentro
di
lui
il
sangue
con
un
ritmo
di
martello
sull
'
incudine
,
e
faceva
un
rumore
assordante
.
Ora
sentiva
la
notte
come
un
profondo
ribollire
di
elementi
.
Disse
:
"
Ho
fatto
male
a
toccarvi
,
ma
non
volevo
"
.
La
donna
si
era
chiusa
in
un
silenzio
di
agguato
.
Come
per
tranquillarsi
,
l
'
uomo
cercò
impaziente
i
fiammiferi
,
provò
ad
accenderne
uno
,
bagnati
com
'
erano
.
Finalmente
vi
riuscì
.
Mentre
aveva
parlato
,
gli
era
parso
che
la
sua
voce
fosse
caduta
nella
voragine
della
notte
,
e
non
che
con
qualcuno
parlasse
,
ma
con
un
'
apparizione
;
ora
,
al
lume
di
quel
fiammifero
,
vide
gli
occhi
di
lei
cupi
e
gravi
,
ed
ebbe
l
'
idea
irragionevole
che
quella
tenesse
un
pugnale
sotto
il
giubbetto
.
Vederla
in
faccia
lo
calmò
.
Il
vento
cadeva
come
una
vela
floscia
;
pensarono
tutti
e
due
:
"
Fra
poco
spunta
l
'
alba
"
.
Quando
ella
carponi
spalancò
la
porta
,
il
mondo
comparve
in
un
colore
cinereo
,
fra
la
disperazione
degli
alberi
protesi
verso
oriente
,
in
attesa
della
nuova
luce
.
Le
stelle
ardevano
ancora
come
le
ultime
braci
d
'
un
fuoco
.
La
donna
si
preparava
a
uscire
,
ma
l
'
uomo
supplicava
:
"
Non
andate
via
.
Aspettate
ancora
"
.
Ella
sedette
sulla
soglia
a
torcersi
le
trecce
umide
e
a
riavvolgersele
intorno
alla
testa
.
L
'
uomo
,
accanto
a
lei
fece
:
"Sentite..."
e
si
trovarono
vicini
,
si
videro
negli
occhi
,
non
si
videro
più
,
si
baciavano
lentamente
col
rumore
della
pioggia
che
sgronda
dai
tetti
dopo
il
temporale
.
Ma
per
poco
che
si
guardarono
,
si
ritrovarono
occhi
disperati
.
Ella
cominciò
a
dare
pugni
e
graffi
,
l
'
uomo
rideva
stupidamente
.
La
vide
correre
all
'
impazzata
con
le
trecce
sulle
spalle
,
fermarsi
su
un
ripiano
del
monte
,
alta
contro
il
cielo
,
e
guardarlo
.
Poi
ridiscendeva
lentamente
:
"
Ma
che
devo
fare
?
Ma
che
devo
fare
?
Lasciatemi
andar
via
"
.
Era
divenuta
umile
e
sottomessa
.
Ora
si
trovavano
legati
insieme
da
un
laccio
invisibile
,
volevano
fuggirsi
e
si
avvicinavano
,
eccoli
uno
accanto
all
'
altra
uguali
di
statura
,
ridotti
alla
più
elementare
espressione
del
mondo
:
un
uomo
e
una
donna
,
e
nient
'
altro
:
uno
attento
all
'
altro
come
se
si
fossero
rubata
reciprocamente
qualche
cosa
.
Ella
disse
rabbrividendo
:
"
Se
ci
vede
mio
padre
...
"
Egli
aprì
le
mani
:
"
Vuoi
andar
via
?
Sei
ancora
in
tempo
.
Va
'
"
.
Ma
ella
non
fuggiva
.
"
È
destino
"
.
Si
torceva
le
mani
:
"
Dove
andiamo
?
"
"
Sali
"
egli
disse
porgendole
il
braccio
per
aiutarla
a
saltargli
in
grembo
,
mentre
stava
a
cavalcioni
sulla
mula
.
L
'
animale
risaliva
faticosamente
la
montagna
.
Il
sole
lanciò
un
raggio
caldo
come
un
buon
liquore
.
Le
loro
ombre
larghe
e
rosee
si
ritagliavano
nel
colore
dell
'
alba
,
viaggiavano
stampate
sul
terreno
:
sembrava
che
l
'
avesse
rubata
;
l
'
ambio
della
cavalcatura
era
monotono
come
una
culla
.
"
Tienti
forte
e
non
guardare
perché
ora
si
rasenta
il
precipizio
"
.
Difatti
esso
si
aprì
col
colore
dei
dirupi
,
e
il
ruscello
che
correva
col
suo
trito
chioccolare
nel
fondo
.
Egli
,
tenendola
stretta
,
giocava
con
le
dita
sulla
cintura
di
lei
.
"
Dove
andiamo
?
Non
andremo
al
paese
,
certo
"
.
"
No
,
cercheremo
un
posto
lontano
"
.
Non
pensavano
che
si
potevano
lasciare
.
Sembrava
che
qualcuno
alle
loro
spalle
li
scacciasse
da
un
regno
felice
,
incontro
a
un
dolore
sconosciuto
,
ma
che
finalmente
questa
era
la
felicità
.
Come
per
darle
valore
,
ella
osservò
:
"
Se
mio
padre
ci
trova
,
ci
ammazza
"
.
CATA
DORME
A
diciotto
anni
,
con
un
mio
compagno
,
per
ragioni
diverse
,
decidemmo
di
evadere
dalla
città
dove
ci
avevano
mandato
a
studiare
,
io
perché
troppo
povero
,
lui
perché
di
famiglia
agiata
,
trovava
meno
comoda
la
città
che
il
nostro
borgo
dove
aveva
servi
e
poderi
.
Scomparire
dalla
pensione
,
prendere
un
biglietto
di
terza
classe
,
partire
con
lo
stupore
di
trovare
i
treni
alta
stazione
,
quasi
che
ci
fosse
proibito
durante
l
'
anno
e
ci
fosse
permesso
salire
soltanto
a
esami
finiti
,
fu
una
cosa
pazza
più
forte
di
noi
.
Infilammo
a
piedi
poi
la
nostra
strada
,
come
un
pensiero
consueto
,
sentimmo
la
voce
del
fiume
improvvisa
e
assidua
fra
i
canneti
.
Sull
'
albero
abbattuto
a
guisa
di
ponte
lo
traversammo
,
ci
ritrovammo
in
prossimità
dei
giardini
,
e
ci
venne
l
'
idea
di
cacciarci
in
uno
di
essi
e
di
staccare
qualche
arancio
dagli
alberi
.
Stavano
,
questi
,
carichi
e
gonfi
nella
luce
della
lana
,
e
quando
li
staccammo
erano
come
vivi
,
impressione
non
provata
da
un
pezzo
.
Sbucciandoli
per
istrada
ci
dicevamo
:
"
Perbacco
,
queste
sono
le
arance
buone
e
non
quelle
che
ci
davano
alla
pensione
"
.
"
Ma
insomma
,
che
cosa
diremo
a
chi
ci
vede
tornare
ora
?
"
"
Io
"
,
rispose
il
mio
compagno
,
"
dirò
che
non
voglio
stare
in
città
perché
si
sta
male
,
e
si
mangia
male
"
.
"
Ma
io
non
posso
dire
lo
stesso
perché
non
sono
ricco
"
,
replicai
pensieroso
.
"
Posso
dire
piuttosto
che
non
posso
più
starci
perché
mi
fa
male
,
perché
mi
duole
la
testa
,
perché
a
questa
vita
dei
libri
non
ci
sono
nato
.
Perché
voglio
fare
il
contadino
e
la
terra
mi
piace
di
più
"
.
Ci
eravamo
dette
queste
cose
un
centinaio
di
volte
,
e
ce
le
ripetevamo
per
farci
coraggio
.
Ma
a
mano
a
mano
che
rivedevo
gli
aspetti
noti
della
mia
terra
mi
mancava
l
'
animo
e
facevo
uno
sforzo
a
proseguire
.
A
un
certo
punto
suggerii
:
"
Del
resto
potremmo
fare
una
cosa
:
rimanere
un
poco
per
le
campagne
,
andare
a
visitare
i
pastori
,
vedere
gente
nei
giardini
e
negli
orti
,
vivere
di
qua
e
di
là
,
forse
troveremo
la
fortuna
.
O
magari
,
dopo
esserci
svagati
,
tornare
in
città
"
.
"
Io
non
voglio
più
tornare
indietro
"
,
disse
il
mio
compagno
ostinatamente
.
Erravamo
di
qua
e
di
là
,
proprio
come
chi
non
vuole
arrivare
mai
.
Dagli
orti
i
contadini
si
erano
ritirati
nelle
loro
case
dell
'
abitato
e
non
c
'
era
anima
viva
intorno
.
Soltanto
un
gufo
scandiva
nell
'
aria
notturna
le
sue
risposte
a
qualche
interrogatore
.
Avevamo
risalito
il
poggio
,
e
il
paese
ci
si
parò
davanti
divenuto
color
d
'
argento
nella
luce
lunare
.
Siccome
avevamo
gli
occhi
esercitati
,
distinguemmo
una
casa
di
più
,
due
case
,
e
le
nostre
case
e
le
nostre
finestre
,
dove
ci
pareva
distinguere
l
'
ombra
della
mamma
,
di
quando
ci
salutava
alla
nostra
partenza
.
Ecco
dunque
che
ci
veniva
in
mente
la
mamma
.
Forse
pensavamo
la
stessa
cosa
perché
andavamo
mogi
come
cani
picchiati
.
Ci
sedemmo
su
un
sasso
come
per
riordinare
i
nostri
pensieri
.
"
La
questione
,
è
che
mio
padre
mi
picchierà
.
Io
con
lui
non
ci
posso
restare
.
Mi
picchierà
tutti
i
giorni
.
Se
torno
a
casa
così
si
metterà
a
ricordarmelo
tutti
i
giorni
mentre
mangio
,
e
la
roba
mi
va
di
traverso
.
Poi
mi
picchia
con
tutte
e
due
le
mani
,
e
io
mi
butto
in
terra
sulle
mani
e
sui
piedi
come
un
cane
.
Poi
mi
picchia
con
la
cinghia
di
cuoio
e
mi
fa
molto
male
"
.
Già
mi
ero
spaventato
,
e
non
sarei
andato
più
avanti
,
se
non
fosse
stato
per
seguire
il
mio
compagno
,
secondo
la
parola
data
.
"
E
poi
,
aggiunsi
"
,
mia
madre
non
mi
difende
più
come
una
volta
.
"
Prima
mi
difendeva
sempre
,
ma
ora
è
anche
lei
un
poco
invecchiata
,
e
dà
ragione
sempre
a
mio
padre
,
mentre
prima
non
gliela
dava
mai
.
Devi
figurarti
che
una
volta
mio
padre
mi
ha
sputato
in
faccia
"
.
Ancora
feci
l
'
atto
di
asciugarmi
.
Avevamo
ripreso
il
cammino
.
Traversammo
un
campo
verde
,
di
un
verde
aereo
,
e
io
dissi
teneramente
:
"
Lo
vedi
il
lino
?
"
Si
vedevano
i
fiori
azzurri
,
come
grigi
nella
notte
.
Era
il
mese
di
marzo
,
chiaro
e
duro
come
il
vetro
.
"
Guido
"
,
mi
disse
il
mio
compagno
,
"
tu
non
hai
coraggio
"
.
"
Io
dico
una
cosa
"
,
suggerii
dopo
un
poco
:
"
facciamo
una
sosta
in
casa
della
Cata
e
là
decidiamo
quello
che
si
ha
da
fare
.
Te
la
ricordi
la
Cata
?
"
"
Se
me
la
ricordo
!
"
disse
il
mio
compagno
messo
di
buon
umore
.
"
Io
credevo
che
tu
non
ci
avessi
mai
fatto
caso
a
lei
"
.
"
Chi
non
è
stato
innamorato
della
Cata
?
"
disse
tranquillamente
e
naturalmente
il
mio
compagno
.
"
Tutti
,
credo
,
quelli
della
nostra
età
,
e
non
soltanto
quelli
.
C
'
è
chi
ci
è
morto
o
è
andato
in
carcere
per
lei
.
È
la
più
bella
donna
di
qui
.
E
poi
non
invecchia
mai
.
Io
me
la
ricordo
sempre
allo
stesso
modo
,
con
la
stessa
faccia
.
È
piccola
,
è
giovane
,
è
lucente
come
una
statuina
di
porcellana
"
.
Da
ragazzo
io
cercavo
di
sorprenderla
sempre
e
di
farle
paura
,
e
certe
volte
le
cascavo
davanti
quando
meno
se
l
'
aspettava
,
saltando
giù
da
un
albero
,
sbucando
da
una
fratta
,
e
le
gridavo
:
"
Oh
,
Cata
!
"
.
Ella
rideva
;
una
volta
riuscì
ad
acchiapparmi
e
mi
baciò
.
Mi
baciò
sulla
bocca
.
Io
non
aspettai
neppure
che
si
voltasse
perché
mi
asciugai
subito
le
labbra
,
anzi
me
le
asciugai
anche
di
dentro
,
come
fosse
una
cosa
disgustosa
.
Ella
si
mise
a
ridere
come
chi
vede
un
infante
assaporare
un
frutto
nuovo
per
la
prima
volta
,
che
non
sa
se
gli
piace
.
Mi
ricordai
poi
sempre
di
questo
fatto
,
quel
bacio
poi
me
lo
sognai
la
notte
.
Uno
deve
saperle
,
certe
cose
,
e
allora
io
non
sapevo
niente
.
"
Una
buona
idea
.
Se
la
Cata
ci
lascia
stare
con
lei
,
e
ci
nasconde
per
qualche
giorno
.
Si
diffonde
la
voce
che
siamo
scomparsi
dalla
città
,
ci
cercheranno
,
e
poi
noi
salteremo
fuori
e
nessuno
ci
picchierà
.
Purché
la
Cata
ci
lasci
"
.
Con
questa
donna
in
mezzo
,
tutto
ci
sembrava
più
facile
;
noi
saremmo
vissuti
nella
casa
al
limitare
del
bosco
per
qualche
giorno
,
e
la
nostra
avventura
prendeva
subitamente
un
'
altra
piega
impensata
.
Io
domandai
:
"
Ci
restiamo
tutti
e
due
?
"
Il
mio
compagno
rimase
un
poco
sovrappensiero
.
Un
piccolo
pensiero
che
non
ci
dicevamo
,
che
non
riuscivamo
neppure
a
formulare
,
si
frappose
in
mezzo
a
noi
.
Io
aggiunsi
arrossendo
:
"
Ma
forse
la
Cata
riderà
di
noi
perché
siamo
ancora
ragazzi
.
Gente
forte
e
cattiva
ci
vuole
per
lei
"
.
"
O
perché
mai
?
"
Un
cane
si
mise
a
uggiolare
insistente
,
ci
venne
incontro
,
ci
girava
intorno
.
"
Qui
è
la
Cata
"
,
dissi
io
.
Mi
misi
a
tossire
perché
mi
batteva
forte
il
cuore
.
Traversammo
il
campo
seminato
badando
di
non
pestare
il
grano
che
nella
luce
lunare
era
come
un
'
acqua
verde
,
arrivammo
davanti
alla
sua
porta
.
Era
socchiusa
,
e
ci
parve
naturale
,
come
avevamo
spesso
pensato
nelle
nostre
fantasticherie
intorno
a
lei
.
L
'
aprimmo
con
una
spinta
.
La
stanza
era
immersa
nella
penombra
.
Un
lume
ardeva
posato
in
terra
,
accanto
allo
stipite
della
porta
,
e
ne
sottolineava
gl
'
interstizi
.
Sembrava
che
non
vi
fosse
nessuno
,
e
per
un
poco
rimanemmo
a
guardare
quello
che
era
nel
raggio
del
lume
;
una
grossa
farfalla
picchiava
forte
contro
il
soffitto
.
Fummo
stupiti
di
notare
,
nella
penombra
,
gli
stessi
oggetti
che
sono
in
tutte
le
case
delle
donne
del
popolo
:
un
arcolaio
con
una
matassa
di
lana
viola
,
altre
matasse
di
lana
tinte
da
poco
e
stese
ad
asciugare
,
e
,
disposti
lungo
la
parete
,
i
mazzi
gialli
del
granoturco
.
L
'
orcio
di
creta
,
panciuto
,
mi
parve
avesse
all
'
imboccatura
una
traccia
dorata
,
quella
delle
sue
labbra
che
vi
avevano
tante
volte
bevuto
.
L
'
ombra
formava
a
un
certo
punto
come
una
barriera
,
ed
era
un
altro
mondo
in
cui
era
audace
guardare
.
Qua
era
un
letto
grande
,
disteso
pazientemente
,
e
su
di
esso
una
forma
di
donna
,
come
un
cammeo
su
una
materia
scabrosa
,
posava
prona
sul
ventre
,
non
del
tutto
spogliata
,
come
se
fosse
caduta
addormentata
mentre
si
preparava
ad
andare
a
letto
,
in
uno
di
quei
colpi
di
sonno
dell
'
infanzia
.
Ci
accorgemmo
che
camminavamo
in
punta
di
piedi
,
e
ci
soffiammo
sorridendo
:
"
Dorme
"
.
Le
nostre
ombre
proiettate
dal
lume
basso
si
stamparono
sulla
parete
,
la
luce
arrivava
al
letto
di
striscio
,
con
una
diffusa
trasparenza
,
come
di
un
'
acqua
luminosa
,
e
quella
parte
nella
stanza
aveva
una
luce
di
acquario
.
Cata
dormiva
bocconi
,
con
la
fronte
poggiata
a
un
braccio
,
che
era
riuscita
ad
adattarsi
mentre
le
prendeva
il
sonno
,
e
con
l
'
altro
braccio
sulla
schiena
,
legato
al
polso
ancora
un
indumento
,
che
evidentemente
si
stava
togliendo
,
e
che
ora
le
faceva
da
velo
.
Era
ancora
con
un
piede
nudo
sul
pavimento
,
di
traverso
sul
letto
.
Ella
occupava
uno
spazio
grandissimo
nella
notte
e
nella
nostra
fantasia
:
volgendoci
un
poco
a
guardarci
intorno
,
tutte
le
cose
ci
parevano
nobilitate
,
artificiali
quasi
,
simboli
della
vita
di
tutti
i
giorni
;
i
lini
e
le
stoffe
azzurre
e
rosa
erano
disposti
ai
suoi
piedi
come
colori
,
e
fuor
di
essi
si
svolgeva
il
lusso
delle
sue
membra
d
'
avorio
Noi
eravamo
abituati
a
considerare
la
sua
bellezza
come
un
viso
perfetto
su
un
informe
di
panni
comuni
,
e
ora
ci
pareva
di
sorprendere
una
nobiltà
nascosta
e
vergognosa
,
nella
finezza
della
linea
delle
sue
spalle
,
nella
posa
del
braccio
,
nel
lusso
dei
fianchi
.
L
'
ombra
bruna
della
nuca
,
fra
i
capelli
che
vi
si
addensavano
era
la
macchia
del
sole
e
degli
inverni
,
e
degli
sguardi
degli
uomini
.
Il
suo
corpo
disteso
,
il
silenzio
,
la
notte
,
la
terra
senza
sospetto
nel
primo
fermento
della
primavera
,
erano
strani
complici
,
ed
ella
somigliava
nella
sua
architettura
ai
prati
e
ai
monti
distesi
all
'
infinito
.
Istintivamente
chiudemmo
la
porta
,
e
mormorammo
quasi
per
non
destarla
:
"
Cata
"
.
Ella
avrebbe
sollevato
il
viso
,
e
coi
suoi
occhi
simili
a
scarabei
mi
avrebbe
guardato
ridendo
e
dicendomi
:
"
Oh
,
Giulio
,
come
sei
cresciuto
!
"
Mi
avvicinavo
in
punta
di
piedi
,
ripetevo
il
suo
nome
presso
la
conchiglia
piccola
della
sua
orecchia
.
Le
dissi
,
come
per
coprire
uno
spazio
musicale
:
"
Sei
stanca
?
"
Il
mio
compagno
guardava
cupidamente
,
staccò
qualche
passo
;
ma
prima
che
egli
si
accostasse
io
mi
chinai
sul
collo
della
dormiente
.
Vidi
il
mio
compagno
arretrare
;
con
un
movimento
istintivo
mi
portai
la
mano
alle
labbra
:
mi
accorsi
allora
che
la
donna
giaceva
su
un
rivo
di
sangue
,
come
se
lo
ascoltasse
spicciare
lento
fuori
del
suo
petto
.
La
luna
al
tramonto
ci
accolse
sulla
strada
in
un
crepuscolo
di
morte
del
mondo
.
Corremmo
verso
il
fiume
,
io
mi
lavai
le
mani
e
il
viso
.
"
È
scomparso
?
"
domandavo
al
mio
compagno
che
mi
scrutava
.
Non
facemmo
una
parola
di
Cata
,
neppure
per
domandarci
chi
poteva
averla
uccisa
.
Ci
pareva
che
fosse
finita
coi
sogni
della
nostra
infanzia
,
e
che
nel
borgo
natio
,
dopo
la
sua
scomparsa
,
non
fosse
rimasto
più
nulla
di
bello
.
Più
tardi
,
finita
la
notte
,
svegliandoci
in
una
capanna
:
"
Peccato
"
diceva
il
mio
compagno
,
"
peccato
!
"
"
Che
cosa
?
"
"
Non
aver
conosciuto
la
Cata
.
Era
bellissima
"
.
Riprendemmo
la
strada
dirigendoci
verso
i
paesi
della
marina
.
VENTIQUATTR
'
ORE
Intorno
alla
città
non
crescevano
l
'
erbe
che
sono
tanto
buone
per
chi
le
ha
mangiate
da
ragazzo
;
per
esempio
il
cardo
selvatico
dal
sapore
dolceamaro
e
fibroso
;
era
tutta
un
'
erba
setolosa
,
ingiallita
ancora
dal
gelo
invernale
a
ciuffi
radi
.
I
tre
amici
si
ricordavano
di
queste
erbe
,
e
non
soltanto
per
averle
mangiate
da
ragazzi
,
ma
per
averle
trovate
anche
da
soldati
,
nei
riposi
delle
lunghe
marce
,
in
campagna
.
Tutto
era
cambiato
in
terra
straniera
.
La
terra
intorno
alla
città
bassa
in
pianura
era
sconvolta
come
in
prossimità
d
'
una
guerra
,
e
le
poche
piante
che
qualcuno
vi
aveva
messo
,
si
vedeva
,
nei
rettangoli
di
terra
smossa
,
erano
gelate
e
ridotte
come
vecchie
cartacce
.
Erano
tre
compagni
che
andavano
a
cercar
mondo
,
non
sapevano
perché
:
a
un
certo
punto
della
loro
vita
si
erano
trovati
su
strade
che
non
avevano
mai
immaginato
in
paesi
non
loro
,
e
vi
si
aggiravano
come
in
un
labirinto
.
Nessuno
di
loro
,
credo
,
era
nato
per
stare
lontano
dalla
sua
terra
,
e
tutti
e
tre
si
volevano
far
coraggio
;
ma
tutti
e
tre
avevano
una
ragione
segreta
che
non
si
raccontavano
.
La
ragione
generica
era
quella
di
cercar
fortuna
:
ma
alle
origini
ve
ne
doveva
essere
una
assai
più
profonda
,
che
essi
non
si
dicevano
,
ma
che
intuivano
,
perché
a
queste
cose
pensavano
continuamente
,
ed
era
impossibile
che
stando
insieme
non
lasciassero
trapelare
nulla
.
Di
tutto
,
infatti
,
parlavano
,
meno
che
delle
ragioni
del
loro
vagabondare
,
quando
,
bene
o
male
,
al
loro
paese
,
bastava
poco
per
vivere
.
I
loro
discorsi
erano
mal
legati
uno
all
'
altro
:
discorrevano
,
ma
senza
mai
rispondersi
,
seguendo
ognuno
le
sue
idee
,
dicendo
ognuno
quello
che
gli
cuoceva
dentro
.
Abbastanza
forte
,
quadrato
,
pallido
e
grigio
il
più
grande
di
loro
,
il
Ferro
,
non
parlava
che
di
donne
.
Le
scovava
dappertutto
,
le
notava
lui
per
primo
,
e
i
due
compagni
non
facevano
in
tempo
a
posar
gli
occhi
dove
lui
posava
i
suoi
,
ché
altre
egli
ne
suscitava
soltanto
a
guardare
.
L
'
altro
,
il
Borriello
invece
,
un
giovane
magro
e
scarno
,
pensava
sempre
a
quello
che
avrebbe
mangiato
più
volentieri
,
e
descriveva
qualche
piatto
del
suo
paese
con
compiacimento
.
Aveva
le
labbra
molto
rosse
,
il
riso
bianco
,
e
il
viso
giovane
segnato
di
molte
rughe
,
specialmente
attorno
alla
bocca
.
In
mezzo
a
loro
,
più
piccolo
di
statura
,
con
le
mani
in
tasca
,
col
passo
di
chi
ha
camminato
troppo
nella
sua
vita
,
Mandorla
,
non
diceva
che
rare
parole
.
Ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
degli
amici
gli
metteva
la
mano
sul
braccio
,
e
camminava
un
poco
al
passo
con
lui
.
Sebbene
il
più
insignificante
della
compagnia
,
il
Mandorla
rappresentava
un
oggetto
di
disputa
,
perché
come
accade
,
ognuno
dei
due
lo
voleva
amico
per
sé
;
aveva
gli
occhi
sempre
un
po
'
gonfi
e
rossi
:
le
lagrime
gli
venivano
e
gli
tornavano
indietro
come
al
Borriello
la
saliva
.
Il
suo
pensiero
fisso
per
quanto
lo
nascondesse
,
era
sempre
quello
della
moglie
.
"
Capisci
"
,
diceva
,
"
che
una
donna
,
quando
ti
tradisce
,
tu
te
ne
accorgi
anche
se
nessuno
ti
ha
detto
nulla
.
Te
ne
accorgi
da
certe
cose
,
per
esempio
...
"
Gli
altri
due
si
guardavano
malignamente
di
sopra
la
sua
testa
china
.
Poi
uno
,
con
una
voce
curiosa
ma
trattenuta
,
domandava
"
Per
esempio
?
"
"
Ti
bacia
in
un
altro
modo
,
e
si
sente
che
c
'
è
qualche
cosa
di
nuovo
.
Ella
gioca
come
se
tu
non
dovessi
capire
,
e
tu
hai
capito
,
invece
!
E
intanto
non
sai
che
cosa
fare
;
che
cosa
vuoi
fare
?
La
vuoi
uccidere
?
"
"
Naturalmente
.
Ucciderla
"
.
"
Ma
se
l
'
hai
amata
,
come
la
uccidi
?
Non
ti
riesce
.
Ti
dici
sempre
:
e
questo
domani
non
viene
mai
.
E
poi
,
io
non
potrei
,
perché
,
penserei
sempre
di
averla
uccisa
.
Tu
l
'
ammazzi
,
li
stesa
,
e
domandi
qualche
cosa
e
non
ti
può
più
rispondere
.
È
impossibile
"
.
Ora
non
poteva
più
parlare
,
e
guardava
in
alto
,
come
i
bambini
quando
piangono
,
e
per
distrarli
si
dice
loro
di
guardare
l
'
uccellino
che
vola
.
La
città
cominciava
bassa
e
sterile
,
con
le
sue
piazzette
,
le
sue
case
modeste
,
i
tranvai
che
vi
sbucavano
all
'
improvviso
come
se
vi
arrivassero
la
prima
volta
,
festosamente
.
Crepitavano
i
vetri
illuminati
delle
fabbriche
.
Stranamente
gli
edifici
enormi
sembravano
sprofondare
in
un
umo
antico
,
obliquandosi
un
poco
.
Gli
autobus
irrompevano
con
le
loro
forme
nuove
,
verniciati
di
fresco
,
come
se
avessero
sbagliata
la
strada
,
raccattando
i
passeggeri
frettolosi
per
puro
caso
.
Il
Borriello
si
fermava
a
leggere
,
sulla
soglia
dei
ristoranti
,
la
carta
delle
pietanze
.
Il
Ferro
profitta
va
per
dare
un
'
occhiata
,
attraverso
i
vetri
,
alle
donne
intente
alle
faccende
,
o
a
quelle
che
si
affacciavano
dall
'
alto
,
al
terzo
e
al
quarto
piano
,
a
scuotere
gli
strofinacci
,
mentre
il
Mandorla
,
a
capo
chino
,
ripeteva
:
"
Sbrighiamoci
,
sbrighiamoci
,
che
stiamo
a
fare
qui
?
"
"
E
che
andiamo
a
fare
in
un
altro
posto
?
Noi
non
abbiamo
da
far
nulla
né
qui
né
più
lontano
"
.
Il
Borriello
si
passava
una
mano
sul
labbro
inferiore
,
come
se
avesse
dimenticato
qualche
cosa
nel
fondo
della
memoria
,
poi
si
volgeva
per
domandare
:
"
Ti
piacciono
i
fegatini
?
"
Tutti
e
tre
riprendevano
la
strada
senza
più
parole
;
solo
il
Ferro
,
davanti
a
una
donna
piuttosto
piena
,
che
passava
con
la
rete
della
spesa
,
ripeteva
:
"
Ecco
una
donna
che
farebbe
per
me
"
.
Le
strade
,
dopo
il
primo
affollamento
mattutino
,
diventavano
improvvisamente
deserte
.
I
fischi
delle
sirene
si
destavano
di
botto
,
sotto
i
ponti
di
ferro
delle
metropolitane
scoppi
improvvisi
facevano
volgere
il
capo
ai
passanti
e
ponevano
un
punto
fermo
al
movimento
che
poi
riprendeva
fluido
e
felice
come
dopo
un
pericolo
.
La
città
pareva
assestarsi
,
e
intonare
i
suoi
rumori
dopo
la
pausa
del
sonno
:
scoppi
,
scampanellate
,
fischi
,
urli
di
trombe
,
si
rispondevano
prima
che
il
rombo
della
vita
piena
li
riunisse
in
un
solo
accordo
.
Gli
uomini
guardavano
inferociti
dall
'
alto
delle
vetture
,
tesi
a
quei
rumori
come
cavalli
alle
frustate
.
Il
Borriello
si
fermò
davanti
a
un
cartellone
esposto
nella
vetrina
di
un
venditore
di
tabacchi
:
"
Quanto
mi
è
antipatico
questo
tale
.
Non
lo
posso
sopportare
"
.
Era
l
'
immagine
di
un
uomo
che
fumava
con
compiacimento
un
grossissimo
sigaro
:
i
baffi
bene
arricciati
,
i
capelli
biondi
spartiti
sulla
fronte
,
e
un
vago
sorriso
di
delizia
:
era
l
'
immagine
di
tutti
gli
uomini
della
città
ridotti
a
una
sola
apparenza
.
Improvvisamente
,
passato
un
ponte
di
ferro
su
cui
un
treno
fissava
l
'
immagine
infantile
d
'
una
partenza
,
la
città
si
raccoglieva
in
un
quartiere
desolato
.
All
'
asfalto
lucido
succedeva
un
acciottolato
sconnesso
,
e
i
lampioni
miseri
del
gaz
ricordavano
le
notti
paurose
.
Cominciò
a
soffiare
un
vento
gelido
mentre
nubi
grigie
e
ovattate
si
accumulavano
pel
cielo
,
e
il
sole
le
traversava
da
un
punto
all
'
altro
dell
'
orizzonte
,
rapido
,
pareva
,
come
una
bomba
.
"
E
adesso
?
"
Adesso
tornava
alla
mente
di
tutti
e
tre
un
proposito
fatto
qualche
tempo
prima
,
mai
messo
in
esecuzione
,
e
che
li
riprendeva
tutte
le
volte
che
si
ritrovavano
insieme
,
e
in
una
condizione
come
quella
.
Un
uomo
tardo
e
pensieroso
,
con
una
borsa
sotto
il
braccio
,
li
rasentò
senza
far
caso
a
loro
:
portava
larghi
pantaloni
a
scacchi
bianchi
e
neri
,
un
tubino
sulla
testa
che
si
ampliava
sul
collo
e
sulla
nuca
;
le
scarpe
grosse
avevano
una
rappezzatura
evidente
,
tutte
e
due
dalla
parte
piena
di
ciascun
piede
.
I
tre
amici
si
guardarono
sorridendo
vagamente
,
come
se
fossero
delusi
.
"
Io
dico
che
certe
volte
sono
proprio
queste
le
persone
che
hanno
i
denari
.
Lo
sai
come
fa
la
gente
in
questo
paese
,
che
quando
va
a
lavorare
non
bada
come
è
vestita
"
,
diceva
il
Borriello
.
Il
Ferro
rispose
con
disprezzo
:
"
Se
noialtri
aspettiamo
che
passi
di
qui
la
gente
ricca
,
ci
staremo
un
bel
pezzo
.
Chi
volete
che
passi
da
queste
parti
?
Bisogna
andare
dove
sta
la
gente
"
.
"
Che
ne
sai
,
tu
?
Invece
io
dico
che
proprio
qui
c
'
è
da
fare
,
invece
.
E
poi
,
perché
devi
andare
a
cercare
i
gran
signori
?
Quelli
vanno
in
automobile
,
e
acchiappali
.
Anche
per
fare
queste
cose
ci
vogliono
dei
denari
,
potersi
presentare
,
potersi
aggirare
fra
la
gente
.
Chi
vuoi
invece
che
dia
un
soldo
di
credito
a
quello
là
?
"
Il
Borriello
indicava
il
Mandorla
il
quale
si
volse
appena
con
uno
sguardo
rassegnato
,
come
dire
che
lo
sapeva
di
essere
oggetto
di
scherno
,
ma
che
anche
lui
aveva
il
cuore
di
un
uomo
.
Ma
poi
non
si
tenne
e
disse
:
"
Tu
te
la
prendi
con
me
perché
sei
un
povero
imbecille
.
In
generale
diventi
insolente
quando
hai
mangiato
e
sei
a
pancia
piena
.
Invece
,
oggi
...
"
Il
Borriello
arrossì
e
si
grattava
la
guancia
come
se
avesse
ricevuto
uno
schiaffo
.
"
Eccone
una
"
,
disse
il
Ferro
.
Una
donna
veniva
avanti
,
con
una
grossa
borsa
in
mano
,
alta
e
rossa
in
faccia
;
ciocche
di
capelli
grigi
le
uscivano
di
sotto
il
cappello
.
Quando
fu
davanti
a
loro
si
fermò
come
presa
da
un
'
idea
,
aprì
la
borsa
,
trasse
un
piccolo
involto
che
si
mise
a
scartare
diligentemente
,
ne
cavò
delicatamente
un
panino
e
si
mise
a
morderlo
,
guardandolo
di
quando
in
quando
come
se
avesse
paura
di
avergli
fatto
male
.
"
Stiamo
bene
,
ragazzi
,
questo
è
un
quartiere
di
straccioni
"
.
Il
Borriello
era
divenuto
improvvisamente
triste
e
muto
.
Il
Mandorla
mormorò
:
"
Ma
se
non
lo
abbiamo
fatto
mai
di
...
perché
dobbiamo
farlo
adesso
?
Aspettiamo
fino
a
che
non
abbiamo
trovato
lavoro
.
Tanto
non
è
mestiere
nostro
,
questo
"
.
Ma
il
Borriello
volse
di
botto
il
capo
verso
i
suoi
compagni
,
tese
il
dito
,
e
storcendo
la
bocca
in
segno
d
'
intesa
annunziava
che
c
'
era
qualche
cosa
di
nuovo
.
Un
prete
,
abbastanza
grave
e
solenne
,
di
quelli
che
s
'
incontrano
nei
paesi
cattolici
,
sbucava
fra
un
arco
e
l
'
altro
del
ponte
,
reggendosi
con
la
mano
destra
la
sottana
,
sul
ginocchio
destro
,
con
un
gesto
evidentemente
abituale
.
Il
suo
abito
nero
di
lustrino
aveva
dei
riflessi
d
'
acciaio
che
in
quella
sudiceria
di
fumo
e
di
polvere
,
pareva
candore
addirittura
.
Ma
quello
che
dava
un
improvviso
senso
di
lusso
alla
sua
apparizione
,
erano
i
fiocchi
di
seta
pavonazza
che
gli
pendevano
dal
cappello
,
e
,
magnifica
,
come
una
nota
d
'
organo
in
una
chiesa
deserta
,
una
croce
d
'
oro
gli
pendeva
sul
petto
,
legata
a
una
catenella
anch
'
essa
d
'
oro
,
che
gli
scendeva
di
sugli
omeri
.
"
Caspita
,
un
vescovo
!
Ragazzi
,
è
quello
che
ci
voleva
"
.
E
il
Ferro
si
parò
davanti
a
tutti
con
la
sua
persona
massiccia
.
Il
prete
,
come
se
non
guardassero
lui
,
camminava
assorto
e
dritto
per
la
sua
strada
,
e
li
avrebbe
rasentati
.
Il
Ferro
mise
la
mano
in
tasca
come
se
vi
nascondesse
un
'
arma
,
e
non
si
scosse
a
un
'
occhiata
che
il
prete
gli
diede
di
tralice
,
probabilmente
senza
vederlo
.
Ma
in
quella
che
il
Ferro
allungava
un
braccio
,
il
Mandorla
glielo
afferrò
gridando
:
"
Fermo
,
fermo
!
"
Il
prete
sorpreso
si
fermò
e
guardò
or
l
'
uno
or
l
'
altro
dei
tre
compagni
;
il
Ferro
allungò
una
gomitata
al
Mandorla
e
si
accostava
al
prete
che
lo
guardò
con
gli
occhi
di
chi
capisce
di
correre
un
pericolo
.
Il
Mandorla
,
che
era
caduto
in
terra
,
si
mise
a
gridare
come
un
forsennato
:
"
Non
lo
toccare
perché
quello
è
uno
del
mio
paese
.
Quello
lo
conosco
,
mi
conosce
,
è
monsignor
Fratta
"
.
Poi
,
sollevandosi
,
si
mise
a
dire
:
"
Scusate
tanto
,
monsignore
mio
,
se
vi
abbiamo
fatto
paura
.
Mi
riconoscete
?
Che
state
a
fare
da
queste
parti
?
Guarda
un
po
'
dove
ci
si
ritrova
.
Vi
ricordate
di
me
?
"
Il
sacerdote
mise
avanti
la
mano
aperta
,
con
quel
gesto
familiare
con
cui
i
preti
accolgono
e
tengono
a
distanza
le
persone
,
dicendo
:
"
Tu
sei
...
"
"
Il
Mandorla
,
sissignore
;
come
ve
ne
ricordate
!
Come
va
al
paese
?
E
mia
moglie
,
l
'
avete
veduta
?
Questo
è
un
monsignore
del
mio
paese
.
Questo
lo
proteggo
io
,
e
non
si
tocca
.
I
paesani
non
si
toccano
.
Non
è
mica
un
estraneo
,
lui
.
Lui
è
dei
nostri
.
Dateci
una
benedizione
per
noialtri
tre
,
monsignore
caro
,
una
benedizione
per
noialtri
soli
,
e
che
la
Madonna
bella
ci
protegga
"
.
Il
prete
,
come
davanti
a
una
pratica
solita
,
alzò
il
palmo
della
mano
per
benedirli
.
Il
Mandorla
gli
volle
assolutamente
baciare
l
'
anello
,
e
risentì
quella
mano
morbida
che
una
volta
,
alla
cresima
gli
aveva
sfiorate
le
guance
.
Gli
altri
due
stavano
ad
ascoltare
,
con
le
mani
nelle
tasche
,
scambiandosi
sguardi
di
delusione
,
ma
alla
fine
si
levarono
la
berretta
e
,
sorpresi
del
loro
stesso
atto
,
si
misero
imbarazzati
a
grattarsi
il
ciuffo
.
"
Figlioli
"
,
disse
il
prete
con
l
'
aria
più
candida
del
mondo
,
"
figlioli
miei
,
se
avete
bisogno
di
qualche
cosa
io
sono
qui
.
Intanto
rimarrete
a
colazione
con
me
oggi
,
in
un
luogo
dove
troverete
molta
gente
delle
nostre
parti
"
.
"
Questi
"
,
disse
il
Mandorla
accennando
ai
due
compagni
,
"
non
sono
del
nostro
paese
,
ma
di
un
paese
vicino
.
Abbiamo
fatto
amicizia
,
ed
eccoli
qui
.
Chi
lo
avrebbe
mai
detto
che
ci
saremmo
incontrati
in
questo
modo
e
da
queste
parti
?
Perché
noialtri
,
siamo
qui
a
cercar
lavoro
,
e
non
altro
.
Noialtri
volevamo
scherzare
,
questa
mattina
;
noialtri
abbiamo
un
mestiere
,
e
che
il
Signore
ci
aiuti
.
E
voi
,
monsignore
,
come
mai
da
queste
parti
?
"
Il
prete
levò
gli
occhi
al
cielo
:
"
Stiamo
rifabbricando
il
Santuario
della
nostra
Madonna
,
e
io
sono
qui
a
vedere
la
gente
a
lei
devota
,
che
è
tutta
quella
della
nostra
regione
,
se
dà
qualche
cosa
per
i
lavori
,
perché
abbiamo
anche
in
mente
di
costruire
un
asilo
per
i
figlioli
degli
emigranti
.
Sono
venuto
,
ho
parlato
,
e
parlerò
.
La
Madonna
gradisce
anche
quel
poco
che
le
possono
dare
i
più
poveri
.
E
poi
,
per
un
'
opera
come
quella
dell
'
asilo
!
Chi
non
vuol
bene
ai
suoi
figli
?
"
"
E
in
questo
quartiere
?
Ma
questo
è
il
quartiere
dei
più
poveri
"
.
"
Profitto
per
por
tare
le
notizie
dei
loro
cari
a
quelli
della
diocesi
"
.
Avevano
varcato
il
ponte
e
si
trovavano
in
un
quartiere
squallido
dove
pareva
che
l
'
inverno
finisse
più
tardi
che
negli
altri
luoghi
della
città
.
Il
Ferro
,
indicando
su
un
marciapiede
uno
di
quei
disegni
fatti
col
gesso
su
cui
i
ragazzi
giocano
saltando
su
un
solo
piede
,
disse
:
"
Ecco
il
segno
che
è
arrivata
la
primavera
.
I
ragazzi
cominciano
a
giocare
per
le
strade
"
.
Donne
,
affacciate
alle
finestre
,
avevano
facce
che
pareva
di
aver
conosciuto
,
perché
il
Borriello
disse
:
"
Sembra
di
stare
al
paese
"
.
Poi
,
in
un
andito
scuro
il
prete
spinse
una
porta
,
vi
lasciò
passare
i
tre
amici
ed
entrò
stringendosi
il
cappello
sul
petto
.
Era
uno
stanzone
sordo
,
rettangolare
,
che
in
fondo
si
allargava
a
forma
d
'
imbuto
e
prendeva
luce
da
un
cortile
.
Alcune
tavole
allineate
e
apparecchiate
aspettavano
i
clienti
,
e
su
tutto
si
spandeva
la
luce
e
l
'
odore
discreto
delle
ore
che
precedono
i
pasti
,
quando
un
lieve
brontolio
di
attesa
fa
la
cucina
attraverso
la
porta
socchiusa
.
Un
pavimento
di
legno
verniciato
compattamente
di
marrone
,
al
muro
un
orologio
che
pareva
storto
,
uno
specchio
per
lungo
nel
fondo
,
e
al
cordone
della
lampada
che
pendeva
nel
mezzo
,
attorcigliato
un
lungo
nastro
bianco
rosso
e
verde
,
di
cui
si
pensava
molto
tardi
che
significasse
una
bandiera
.
A
poco
a
poco
,
come
se
sorgessero
da
terra
,
alcuni
uomini
occuparono
i
tavolini
,
e
un
cameriere
vi
si
aggirò
,
che
era
l
'
immagine
di
due
civiltà
:
sorrideva
con
una
bocca
anglosassone
rilevata
da
due
denti
d
'
oro
,
e
guardava
con
due
occhi
da
italiano
.
Fu
il
prete
che
si
levò
nel
bel
mezzo
di
quella
folla
intenta
a
mangiare
senza
quasi
parole
,
e
disse
:
"
Figlioli
miei
,
io
vengo
dai
vostri
paesi
.
C
'
è
nessuno
qui
che
appartenga
alla
diocesi
di
...
?
"
Si
levarono
di
scatto
una
ventina
di
persone
.
"
Al
nostro
paese
"
,
aggiunse
il
prete
,
"
il
raccolto
promette
bene
e
le
vigne
pure
.
Pare
che
sia
un
'
annata
straordinaria
.
Aspettano
le
notizie
degli
emigranti
e
vi
pensano
sempre
.
Noialtri
preghiamo
sempre
per
voi
,
che
torniate
sani
e
salvi
e
ricchi
.
Quest
'
anno
abbiamo
avuta
la
festa
del
Santo
patrono
,
il
glorioso
San
Luca
,
che
è
riuscita
più
bella
che
negli
altri
anni
.
Abbiamo
chiamata
la
banda
provinciale
a
suonare
in
piazza
,
e
abbiamo
fatto
i
fuochi
artificiali
del
maestro
Carbone
.
Lo
conoscete
il
maestro
Carbone
,
quello
che
gli
manca
un
braccio
?
Figuratevi
che
ha
fatto
in
cielo
un
disegno
di
fuoco
che
rappresentava
il
vapore
che
vi
deve
portare
tutti
al
paese
.
Abbiamo
avuto
molti
voti
,
e
abbiamo
veduto
appesi
fra
le
dita
del
Santo
,
con
nastrini
di
tutti
i
colori
,
alcuni
biglietti
di
banca
americani
,
doni
vostri
,
figlioli
miei
,
e
io
sono
qui
per
ringraziarvi
"
.
Fu
un
sommovimento
,
un
urlìo
,
una
confusione
che
copri
le
parole
del
prete
.
Molti
avevano
lasciati
i
loro
tavoli
e
si
erano
accostati
per
sentirlo
meglio
,
mentre
altri
,
che
non
erano
della
regione
,
rimanevano
a
guardarlo
con
la
forchetta
a
mezz
'
aria
o
chinavano
il
capo
pensierosi
.
Fu
un
coro
di
domande
e
di
esclamazioni
cui
il
prete
rispondeva
attentamente
,
anzi
alla
fine
tirò
fuori
una
carta
,
e
chiamando
uno
per
uno
quegli
uomini
,
diceva
:
"
Tua
moglie
sta
bene
.
Il
tuo
ragazzo
ha
già
messo
l
'
abito
da
pastore
.
Tuo
padre
,
coi
soldi
che
hai
mandati
,
ha
buttate
le
fondamenta
della
casa
"
.
Con
le
stesse
parole
rassicurava
ognuno
,
e
ciascuno
intendeva
in
quelle
parole
qualche
cosa
di
diverso
,
per
sé
solo
.
Una
porta
nel
fondo
si
aprì
nel
mezzo
di
questi
discorsi
,
e
apparve
una
donna
la
quale
mosse
appena
un
passo
per
appoggiarsi
alla
parete
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
Improvviso
silenzio
piombò
sull
'
adunata
.
Quelli
che
erano
rimasti
ai
loro
posti
si
curvarono
sul
piatto
,
mangiando
affrettatamente
,
altri
nascondeva
il
volto
dietro
la
mano
sinistra
;
quelli
che
si
erano
accostati
al
prete
si
fecero
più
piccoli
,
e
chi
poté
raggiunse
la
sedia
libera
che
si
trovò
più
vicina
.
Il
prete
stesso
rimase
col
braccio
a
mezz
'
aria
,
in
un
gesto
appena
abbozzato
,
corrugò
le
sopracciglia
,
puntò
gli
occhi
verso
la
parete
dove
campeggiava
il
volto
pallido
della
donna
,
in
una
strana
aureola
di
buio
,
e
disse
:
"
Chi
è
?
"
Non
c
'
era
dubbio
che
tutto
quel
trambusto
era
accaduto
per
quella
donna
,
la
quale
fissava
gli
occhi
limpidi
su
tutta
quella
folla
insieme
e
pareva
guardare
da
tutte
le
parti
.
I
tre
amici
che
accompagnavano
il
prete
erano
rimasti
in
piedi
accanto
a
lui
,
e
soltanto
quando
qualcuno
li
tirò
per
la
falda
della
giacca
sedettero
.
"
Ma
insomma
,
che
accade
?
"
disse
la
voce
del
Ferro
.
Il
cameriere
si
accostò
alla
donna
e
le
disse
qualche
cosa
cui
ella
ubbidì
,
perché
sedette
a
un
tavolo
con
la
testa
fra
le
mani
senza
più
guardare
nessuno
.
Una
ciocca
di
capelli
nerissima
le
traversava
la
mano
piccola
e
bruna
su
cui
poggiava
il
capo
.
L
'
assemblea
riprese
coraggio
,
ma
i
discorsi
erano
sommessi
,
con
un
brusio
e
un
chiacchierio
discreto
in
cui
si
indovinavano
mille
:
chi
è
,
e
che
cosa
è
successo
.
Il
prete
stesso
sedette
,
come
scampato
a
un
pericolo
di
cui
non
si
era
reso
conto
,
e
gli
fu
spiegato
di
che
cosa
si
trattava
.
Questa
donna
,
venuta
da
un
paese
della
Calabria
,
raminga
dietro
un
suo
amore
,
aveva
rivelato
una
qualità
che
di
sorpresa
le
tornava
in
alcuni
periodi
della
sua
vita
,
dicevano
ad
ogni
mutamento
di
stagione
:
in
tali
momenti
era
presa
dai
brividi
,
si
sconvolgeva
tutta
,
si
copriva
di
sudor
diaccio
,
si
morsicava
le
mani
,
i
capelli
le
si
levavano
sul
capo
dritti
come
serpi
,
i
suoi
occhi
divenivano
di
vetro
;
indicava
un
uomo
in
mezzo
alla
folla
,
e
diceva
:
"
Quello
!
"
Che
cosa
accadeva
?
La
prima
volta
che
fece
questa
designazione
,
al
suo
paese
,
dopo
la
fuga
del
suo
amante
,
l
'
uomo
che
ella
aveva
indicato
morì
entro
le
ventiquattr
'
ore
.
Da
allora
,
lo
stesso
fatto
ebbe
a
ripetersi
alcune
volte
,
ma
le
dicerie
degli
uomini
aumentavano
inverosimilmente
il
numero
di
questi
avvenimenti
.
Ella
poi
,
abbandonata
da
tutti
,
naturalmente
,
aveva
errato
in
diverse
contrade
,
cacciata
di
paese
in
paese
,
e
in
ultimo
si
decise
a
passare
il
mare
,
per
venire
dove
il
suo
amante
aveva
trovato
rifugio
.
Il
suo
arrivo
era
stato
segnalato
nelle
lettere
di
tutti
gli
emigranti
,
e
dal
paese
partirono
le
più
paurose
raccomandazioni
di
guardarsi
da
lei
.
Ma
nessuno
aveva
il
coraggio
di
cacciarla
quando
si
presentava
in
qualche
luogo
,
temendo
per
se
stesso
,
quasi
che
ella
potesse
disporre
del
destino
,
e
come
preferiva
i
luoghi
frequentati
da
persone
della
sua
stessa
terra
,
vi
appariva
come
un
castigo
,
come
la
grandine
nelle
campagne
e
le
folgori
nei
boschi
.
Era
bellissima
,
di
struttura
perfetta
,
dalle
spalle
ben
larghe
alle
braccia
lunghe
,
al
piede
sottile
e
forte
.
La
testa
piccola
,
dal
profilo
diritto
,
inverosimilmente
piccola
e
giusta
su
un
corpo
tanto
complesso
,
era
tutta
fissata
negli
occhi
grigi
,
che
le
lunghe
ciglia
circondavano
d
'
un
'
ombra
come
d
'
un
velo
,
fra
cui
lo
smalto
bianco
dell
'
occhio
balenava
duro
e
sibillino
.
La
pupilla
sembrava
staccarsi
e
roteare
come
un
astro
,
e
i
capelli
bui
e
compatti
facevano
risaltare
la
pelle
dorata
della
fronte
e
del
viso
.
Quando
il
prete
ebbe
sentite
le
cose
che
si
dicevano
di
costei
,
e
ad
ogni
frase
la
guardava
come
per
accertarsi
che
fosse
lei
,
fino
a
che
non
guardò
più
,
si
batté
la
mano
sulla
fronte
esclamando
:
"
Ma
sì
,
me
la
ricordo
,
la
conosco
fin
da
piccola
,
quando
veniva
alla
dottrina
"
.
Anche
gli
altri
tre
amici
la
sapevano
per
fama
,
e
si
guardarono
fra
di
loro
come
dire
:
"
In
che
bel
mondo
siamo
capitati
"
.
Ma
il
cameriere
che
su
un
cenno
del
prete
portò
loro
una
pietanza
,
li
distrasse
,
ed
essi
si
misero
a
divorare
a
gara
,
tra
occhiate
di
soddisfazione
e
di
timore
.
Era
chiaro
che
tutti
si
affrettavano
a
terminare
il
pasto
senza
volersene
dar
l
'
aria
,
presi
alle
spalle
da
un
nemico
minaccioso
,
e
di
fronte
il
cibo
che
è
così
buono
a
chi
ne
ha
poco
.
Brevi
ondeggiamenti
rispondevano
ai
più
piccoli
moti
di
quella
donna
,
mentre
verso
la
porta
i
tavoli
si
sgomberavano
.
Qualcuno
che
entrava
in
quel
momento
,
inconscio
del
pericolo
,
si
guardava
attorno
ed
era
guardato
,
come
un
attore
distratto
che
nel
colmo
di
un
dramma
traversi
il
palcoscenico
credendo
di
aggirarsi
ancora
fra
le
quinte
.
La
donna
si
volse
a
un
tratto
,
forse
richiamata
dal
silenzio
improvviso
che
si
era
fatto
,
si
fissò
sul
gruppo
del
prete
e
dei
tre
amici
,
disse
qualche
cosa
in
un
linguaggio
che
parve
a
tutti
una
misteriosa
accozzaglia
di
sillabe
,
puntò
il
dito
.
Il
prete
e
i
tre
compagni
,
come
colpiti
da
una
fucilata
a
tradimento
,
portarono
la
mano
al
petto
.
"
A
chi
ha
detto
?
"
domandò
qualcuno
.
Questa
domanda
parve
tranquillare
il
prete
e
i
suoi
amici
.
La
donna
invece
si
stava
accostando
con
lo
sguardo
fisso
,
la
mano
levata
,
e
un
vago
sorriso
che
le
storceva
l
'
angolo
della
bocca
.
Come
se
una
bomba
fosse
scoppiata
nel
mezzo
dell
'
adunata
,
la
sala
si
sgomberò
mezza
.
Uno
,
tirando
per
un
lembo
della
veste
la
donna
,
le
domandò
:
"
A
chi
avete
detto
?
"
Ma
non
ebbe
risposta
.
Nella
confusione
,
il
gruppo
dei
tre
compagni
col
prete
scomparve
,
la
sala
si
vuotò
in
un
baleno
,
si
sentì
il
ticchettio
dell
'
orologio
come
se
i
fosse
destato
e
cercasse
di
coprire
con
la
sua
voce
quella
solitudine
e
quel
silenzio
.
La
donna
si
passò
la
mano
sulla
fronte
e
tornò
al
suo
tavolino
,
intenta
a
finire
la
sua
pietanza
.
La
luce
della
finestra
la
investì
a
un
certo
punto
del
suo
tragitto
,
ed
ella
apparve
enorme
,
con
la
sua
ombra
nera
che
toccava
il
soffitto
;
la
luce
sottolineava
i
solchi
che
si
era
fatti
con
le
unghie
sulla
guancia
,
paralleli
come
un
tatuaggio
.
Nella
strada
la
compagnia
si
disperse
;
ma
più
in
là
,
sull
'
altro
marciapiede
,
si
formò
un
gruppo
di
curiosi
intorno
al
prete
e
ai
tre
compagni
.
Molti
passanti
credettero
trattarsi
di
persone
che
avessero
rischiato
di
essere
travolti
da
un
automobile
.
Essi
infatti
avevano
tirati
fuori
i
fazzoletti
,
e
asciugandosi
il
freddo
sudore
che
li
imperlava
,
pareva
che
nascondessero
una
macchia
di
sangue
.
Un
uomo
piccolo
e
gramo
,
con
due
sopracciglia
nere
e
forti
intorno
agli
occhietti
socchiusi
,
domandò
:
"
A
chi
ha
detto
di
voialtri
tre
?
"
Il
Ferro
si
volse
inviperito
:
"
A
chi
vuoi
che
abbia
detto
?
La
vuoi
smettere
,
uccello
di
malaugurio
?
La
vuoi
finire
?
Vuoi
che
ti
prenda
a
pugni
?
"
Lo
aveva
preso
per
i
risvolti
della
giacca
e
lo
scuoteva
come
un
sacco
vuoto
.
L
'
altro
non
opponeva
resistenza
,
solo
si
tirava
un
poco
indietro
,
come
per
toccarlo
il
meno
possibile
;
poi
,
quando
il
Ferro
lo
lasciò
,
l
'
omino
si
rassettò
,
si
allontanò
con
un
vago
sorriso
canzonatorio
che
era
la
sua
vendetta
.
Il
Ferro
lo
seguì
con
gli
occhi
fino
a
che
non
lo
vide
svoltare
strada
,
e
intanto
brontolava
che
quello
non
era
modo
,
che
la
gente
a
sentir
parlare
di
disgrazie
era
presa
da
una
curiosità
ignobile
,
che
insomma
tutti
andassero
via
,
via
,
che
li
lasciassero
soli
,
al
loro
destino
,
via
,
via
,
via
!
Il
gruppo
dei
curiosi
si
diradò
,
qualcuno
con
le
mani
nelle
tasche
rimase
per
un
poco
a
osservare
i
quattro
condannati
dall
'
altra
parte
del
marciapiede
,
e
riprese
la
sua
strada
soltanto
dietro
una
minaccia
del
Ferro
.
Anche
il
prete
scuoteva
le
mani
a
destra
e
a
sinistra
come
per
domandare
che
cosa
volessero
da
lui
.
"
È
l
'
una
"
,
disse
poi
il
prete
guardando
l
'
orologio
.
Quando
furono
soli
si
guardarono
.
Il
Mandorla
era
il
solo
che
stava
quieto
,
come
se
non
fosse
accaduto
nulla
,
almeno
all
'
aspetto
.
Stava
col
naso
fra
i
risvolti
della
giacca
che
si
era
tirata
sul
collo
,
contro
il
freddo
che
lo
aveva
preso
più
crudo
e
improvviso
,
e
non
fiatava
innocente
e
tranquillo
,
avvezzo
ai
colpi
della
fortuna
.
Ognuno
guardava
il
vicino
come
per
leggergli
in
faccia
che
lui
era
il
predestinato
,
e
fproprio
questi
sguardi
che
seminarono
in
ognuno
l
'
incertezza
e
la
diffidenza
sul
destino
:
si
sentivano
legati
tutti
e
tre
,
ormai
,
fino
a
che
il
temuto
avvenimento
si
compisse
,
e
di
quando
in
quando
con
un
'
occhiata
si
convincevano
di
essere
ciascuno
al
suo
posto
,
ciascuno
ancora
in
piedi
,
ciascuno
che
resisteva
allo
sforzo
,
come
se
la
vita
la
tenessero
fortemente
in
una
lotta
suprema
,
e
chi
avesse
avuto
meno
muscoli
avrebbe
ceduto
;
anche
i
colpettini
di
tosse
del
Mandorla
dovevano
essere
mezzi
per
sentirsi
vivo
;
di
quando
in
quando
il
prete
soffiava
più
forte
il
suo
respiro
,
come
provando
la
macchina
ancora
efficiente
dei
suoi
polmoni
.
Volsero
or
l
'
uno
or
l
'
altro
gli
occhi
al
cielo
,
dove
le
nuvole
si
sfrangiavano
sotto
un
vento
alto
,
fredde
alla
superficie
e
plumbee
,
luminose
e
calde
come
una
coltre
agli
orli
e
di
sotto
.
Il
sole
obliquamente
illuminava
i
palazzi
che
fiancheggiavano
la
strada
,
ne
faceva
risaltare
gli
ornamenti
,
ne
traeva
i
colori
fuori
dell
'
umidità
invernale
,
colori
pallidi
,
cilestrino
,
verdino
,
giallino
.
C
'
erano
dunque
ancora
tante
belle
cose
nel
mondo
?
Gli
stessi
colori
sembrava
loro
di
non
averli
mai
veduti
,
e
si
accorgevano
del
mondo
come
di
una
cosa
che
si
stesse
inventando
sotto
i
loro
occhi
.
La
stessa
città
,
che
in
fondo
era
straniera
a
loro
,
si
legava
ai
ricordi
della
loro
infanzia
e
delle
terre
che
amavano
,
attraverso
i
colori
e
la
luce
,
come
i
temi
fondamentali
della
vita
.
Si
accorsero
che
gli
alberi
del
viale
,
da
freddi
e
stecchiti
che
li
avevano
veduti
nell
'
inverno
,
in
quel
giorno
si
ammorbidivano
,
le
foglioline
in
cima
ai
rami
non
pungevano
più
il
cielo
che
si
svelava
grande
e
sereno
,
fuor
delle
nubi
che
sgomberavano
,
sotto
la
spinta
degli
alberi
sublimi
.
Un
desiderio
pazzo
di
movimento
li
aveva
presi
,
e
un
autobus
traballante
li
raccolse
dal
marciapiede
.
In
faccia
ad
ognuno
di
quelli
che
stavano
loro
vicini
si
studiavano
di
leggere
il
destino
,
e
nella
testa
di
uno
di
loro
sorse
il
pensiero
:
"
Tutti
questi
non
saranno
,
e
l
'
umanità
non
è
altro
che
un
carico
di
materia
che
viaggia
vertiginosamente
fino
a
che
non
si
scarica
in
qualche
luogo
.
E
dov
'
è
questo
luogo
?
"
Chi
pensava
così
,
forse
tutti
e
tre
,
cercava
dove
fosse
questo
luogo
,
e
si
ricordava
di
averne
veduto
uno
,
rasentandolo
con
la
ferrovia
cittadina
,
in
uno
spazio
soverchiato
dalle
case
,
con
la
trincea
nera
della
ferrovia
da
una
parte
,
dall
'
altra
le
strade
e
le
case
,
e
dall
'
alto
delle
finestre
doveva
apparire
come
una
cava
di
lastre
di
pietra
.
Il
muro
di
cinta
con
qualche
croce
spiccava
nel
cielo
rosso
di
quella
sera
,
e
vi
si
sentiva
il
ricordo
della
campagna
.
"
Là
mi
piacerebbe
di
stare
,
perché
mi
ricorda
qualche
cosa
del
mio
paese
.
Ma
forse
non
c
'
è
più
posto
"
.
L
'
autobus
li
sbatteva
uno
contro
l
'
altro
,
ed
essi
non
si
volevano
toccare
.
Si
lasciavano
invece
,
due
di
loro
,
spingere
contro
una
donna
,
a
sentire
quella
carne
viva
,
quel
senso
di
fragilità
e
di
immortalità
che
è
nelle
donne
assistite
dalla
gioventù
.
Tra
il
rombo
del
motore
greve
e
nauseabondo
,
tutto
il
rumore
della
strada
si
frantumava
come
di
tavole
sbattute
disordinatamente
tra
loro
,
o
come
un
lontano
applauso
.
Le
fermate
si
inseguivano
e
si
succedevano
l
'
una
all
'
altra
,
gente
saliva
e
scendeva
;
e
il
pensiero
vano
che
accompagna
chi
sta
nelle
città
,
"
forse
non
rivedrò
più
mai
questa
persona
che
mi
sta
accanto
"
,
questo
pensiero
aveva
ora
per
loro
un
senso
di
vero
.
Finì
il
viaggio
,
si
aprì
la
campagna
davanti
a
loro
.
Su
un
albero
stecchito
un
uccello
si
mise
a
cantare
piano
piano
,
smise
,
come
se
sapesse
di
avere
sbagliato
ora
e
stagione
.
Il
sole
aveva
scaldato
lievemente
la
terra
.
Non
si
erano
rivolta
la
parola
fino
a
quell
'
istante
.
"
Non
si
sta
bene
,
qui
"
,
cominciò
il
Mandorla
.
"
Guarda
che
campagna
!
"
Non
era
difatti
una
bella
campagna
.
Quattro
o
cinque
abeti
magri
erano
raggruppati
attorno
a
uno
stagno
,
ed
era
quello
il
solo
accidente
della
pianura
che
si
stendeva
a
perdita
d
'
occhio
,
di
un
verde
bruno
uniforme
.
La
città
imminente
volgeva
alla
pianura
i
suoi
muri
senza
finestre
.
Più
vicino
,
intorno
a
loro
,
un
muretto
crollato
,
una
siepe
di
filo
di
ferro
,
una
vecchia
traccia
d
'
aiuola
,
con
vecchie
piante
morte
su
cui
aveva
battuto
il
sole
e
poi
il
gelo
,
faceva
un
singolare
giardino
di
fiori
secchi
,
lontano
nel
tempo
.
"
Da
noialtri
non
è
così
la
campagna
.
La
primavera
arriva
dappertutto
,
da
noialtri
,
e
perfino
i
muriccioli
mettono
quel
poco
di
musco
che
li
adorna
.
C
'
è
un
buon
odore
libero
che
viene
dal
mare
.
Si
ha
sete
d
'
acqua
.
L
'
acqua
spunta
ai
piedi
dei
monti
e
fa
un
rumore
nuovo
,
specialmente
se
alla
vena
ci
metti
una
foglia
lunga
per
farla
scorrere
bene
"
.
Lontano
,
sull
'
orizzonte
,
una
forma
nera
si
mosse
,
rompendo
l
'
ombre
dense
che
vi
accumulava
la
sera
in
viaggio
.
"
Che
cosa
è
quello
laggiù
?
"
Era
,
una
immensa
croce
che
si
agitava
sulla
linea
fra
terra
e
cielo
,
roteando
su
sé
stessa
,
ma
rimanendo
sempre
allo
stesso
punto
,
e
sul
cielo
e
sulla
pianura
non
v
'
era
altro
:
la
stettero
a
guardare
un
pezzo
,
come
saliva
e
declinava
,
ora
dritta
ora
obliqua
,
disposti
alle
apparizioni
meravigliose
,
fino
a
che
il
Ferro
esclamò
:
"
Ma
se
è
un
mulino
!
"
Un
mulino
.
Tutti
si
misero
a
ridere
,
forte
,
dandosi
dei
colpi
sulle
spalle
e
sulle
braccia
.
"
Un
mulino
!
Guarda
che
razza
di
mulini
!
E
chi
sa
che
cosa
mi
pareva
!
"
Ma
il
Mandorla
era
divenuto
triste
e
assorto
,
e
senza
che
nessuno
sapesse
come
,
aveva
gli
occhi
gonfi
di
lagrime
.
"
Via
,
via
!
Questo
non
lo
devi
fare
.
Che
cosa
ti
prende
ora
?
"
"
Io
non
avevo
mai
pensato
da
ragazzo
,
che
nessuno
mi
volesse
bene
.
Tu
da
ragazzo
non
pensavi
che
un
giorno
avresti
trovato
chi
ti
avrebbe
amato
molto
?
Io
non
ho
fatto
male
a
nessuno
,
io
sono
innocente
.
Quasi
mi
dispiace
di
non
aver
fatto
male
,
e
di
essere
,
ora
,
come
un
bambino
.
C
'
è
chi
nasce
così
,
che
non
può
fare
il
male
e
non
riceve
il
bene
.
Io
ho
sbagliata
tutta
la
mia
vita
,
e
se
mi
dovessi
confessare
non
saprei
che
cosa
dire
.
Quando
sono
lontano
da
un
luogo
,
so
che
cosa
vi
avrei
potuto
fare
;
quando
ci
sto
,
non
so
più
,
e
vorrei
tornare
là
di
dove
sono
partito
.
Io
certe
volte
penso
alle
persone
che
ho
incontrato
nella
mia
vita
.
C
'
era
una
ragazza
che
forse
mi
avrebbe
voluto
bene
,
ma
io
non
sapevo
che
cosa
dirle
.
Che
cosa
credi
che
fosse
questa
ragazza
?
Io
non
mi
ricordo
più
se
fosse
piccola
o
grande
.
e
vorrei
tornare
indietro
per
vederla
com
'
era
.
Mi
ricordo
soltanto
come
mi
guardava
.
Quando
siamo
sul
posto
,
non
sappiamo
mai
come
sono
le
cose
,
e
poi
da
lontano
ce
ne
facciamo
un
'
idea
tutta
diversa
.
Come
è
la
mia
casa
?
Io
me
la
ricordo
grande
,
e
quando
ci
vado
la
trovo
piccola
.
Anche
mia
moglie
in
casa
mi
sembra
grande
e
quando
la
vedo
per
la
strada
la
trovo
piccola
.
E
la
strada
dove
giocavo
?
Quando
sono
in
un
posto
mi
dico
che
me
ne
voglio
ricordare
e
cerco
di
mettermi
bene
nella
memoria
come
stanno
le
cose
.
Poi
tutto
è
diverso
nel
ricordo
.
Mi
sembra
di
aver
sempre
sognato
.
Certe
volte
mi
domando
se
sono
proprio
io
che
vivo
di
qua
e
di
là
,
che
ieri
ero
in
un
posto
e
oggi
in
un
altro
.
Certe
mattine
quando
ho
dormito
poco
,
mi
sembra
di
essermi
lasciato
a
casa
.
Non
vi
succede
anche
a
voi
?
E
intanto
uno
cammina
,
fa
qualche
cosa
,
e
magari
non
sa
se
è
sveglio
o
se
è
morto
"
.
"
Smettila
,
smettila
!
"
gridarono
a
una
voce
il
Borriello
e
il
Ferro
cui
questa
parola
era
nella
mente
ma
pronunziarla
era
stato
come
metterla
loro
davanti
agli
occhi
.
Ecco
che
intorno
a
questa
parola
i
loro
pensieri
ondeggiavano
pericolosamente
,
da
un
momento
all
'
altro
perdevano
l
'
equilibrio
.
"
Non
vi
succede
a
voialtri
"
,
aggiunse
il
Mandorla
"
non
vi
succede
,
pensando
a
qualche
cosa
della
vostra
vita
,
che
vi
si
intromettono
persone
che
non
ci
hanno
niente
che
fare
?
A
me
in
questo
momento
mi
viene
in
testa
uno
che
gli
bruciarono
la
mula
,
al
mio
paese
,
per
dispetto
.
Gliela
bruciarono
dando
fuoco
alla
stalla
,
e
lui
poveraccio
le
voleva
più
bene
che
a
sua
moglie
.
Io
lo
vedo
che
passa
davanti
ai
miei
occhi
,
col
suo
passo
incerto
e
incespicante
di
uomo
che
cammina
troppo
,
e
mi
ricordo
,
curioso
,
la
sua
faccia
come
la
vidi
in
diversi
periodi
della
sua
vita
,
me
lo
ricordo
distintamente
,
perché
gli
vidi
cambiare
età
,
proprio
cambiare
età
.
Non
è
vero
che
è
difficile
notare
questa
cosa
nelle
persone
che
si
vedono
tutti
i
giorni
?
Io
mi
domando
se
vale
la
pena
di
girare
tanto
,
quando
poi
quello
che
vediamo
è
sempre
la
stessa
cosa
,
quello
che
vedemmo
nell
'
infanzia
.
Io
ho
veduto
come
è
fatto
l
'
elefante
;
eppure
quello
che
mi
ricordo
sempre
sono
le
lucertole
al
sole
d
'
estate
,
quando
si
incantano
su
una
pietra
che
brucia
,
e
qui
sotto
la
bocca
,
sul
collo
biancastro
,
batte
loro
qualche
cosa
come
una
vena
.
Io
ho
traversato
il
mare
e
ho
vedute
tante
cose
;
eppure
mi
ricordo
precisamente
soltanto
l
'
orto
che
facevamo
da
ragazzi
,
presso
il
ruscello
,
e
l
'
ombra
che
una
piantina
di
cece
appena
nata
faceva
quando
vi
batteva
il
sole
.
Mai
cipresso
ha
fatta
tanta
ombra
come
quella
,
nel
mio
ricordo
"
.
"
Io
invece
"
,
disse
il
Borriello
,
"
mi
ricordo
soltanto
delle
donne
.
Le
mani
delle
donne
,
per
esempio
,
io
me
le
ricordo
una
per
una
distintamente
,
più
della
loro
fisionomia
:
quelle
un
poco
fredde
e
inerti
delle
troppo
giovani
,
e
quelle
vive
delle
donne
fatte
.
Certe
volte
,
quando
mi
sveglio
,
mi
ricordo
improvvisamente
di
tutte
le
donne
che
ho
conosciuto
;
mi
si
affacciano
alla
mente
una
per
una
,
ognuna
col
suo
nome
,
con
la
sua
faccia
,
un
poco
più
pallida
,
forse
,
del
solito
.
Mi
pare
che
mi
dicano
:
Ecco
siamo
qui
,
quelle
di
cui
non
ti
sei
accorto
mai
,
quella
che
poteva
esser
tua
.
Io
sento
un
amore
infinito
per
le
donne
,
e
soltanto
quando
sto
con
loro
sono
interamente
vivo
.
Se
ci
pensate
,
è
una
cosa
straordinaria
,
abbracciare
un
essere
come
noi
,
che
ha
la
bocca
e
le
mani
,
e
intanto
è
del
tutto
diverso
.
Ci
sono
le
donne
che
noi
non
avremo
mai
,
quelle
che
appartengono
a
un
'
altra
razza
,
pare
.
Quelle
alte
,
per
me
sono
un
mistero
.
Esse
lo
sanno
che
io
sono
d
'
un
'
altra
razza
e
non
mi
guardano
neppure
.
Se
io
ne
conoscessi
una
di
queste
mi
sembrerebbe
di
entrare
in
un
altro
mondo
.
Quelle
alte
hanno
le
gambe
che
non
finiscono
mai
e
sono
lunghe
come
sospiri
.
Sembrano
malate
di
vertigine
.
Parlo
sul
serio
.
Perché
ridete
?
Poi
ci
sono
quelle
con
cui
ci
s
'
intende
subito
,
e
vediamo
che
ce
le
portano
via
da
tutte
le
parti
,
e
se
le
portano
via
i
treni
e
i
tranvai
sotto
i
nostri
occhi
,
e
noi
vorremmo
correr
dietro
a
loro
come
ragazzi
che
chiedono
l
'
elemosina
.
Certe
volte
basta
niente
per
entrare
nella
loro
confidenza
,
e
ci
sentiamo
quasi
parenti
.
Quando
un
uomo
dice
una
frase
un
po
'
forte
,
che
le
allontana
e
le
fa
più
piccole
,
si
umiliano
e
diventano
sottomesse
.
Allora
mi
piacciono
e
allora
vorrei
carezzarle
.
Da
principio
con
le
donne
si
fa
a
chi
è
più
forte
,
e
una
donna
non
si
fida
se
non
sente
che
siamo
noi
i
più
forti
.
Le
donne
sono
sempre
infelici
,
credo
,
perché
manca
sempre
a
loro
qualche
cosa
.
In
questi
giorni
,
quando
cominciò
la
primavera
,
tante
donne
camminavano
per
le
strade
della
città
come
stordite
.
Credo
che
bastasse
passare
il
braccio
sotto
il
braccio
delle
ragazze
per
portarsele
via
.
Era
scirocco
,
e
tutti
parevano
impazziti
"
.
Discorsi
come
questi
,
se
non
proprio
così
,
facevano
nell
'
ombra
della
sera
gli
amici
,
e
il
prete
rideva
di
tratto
in
tratto
e
scrollava
la
testa
.
Il
Ferro
interruppe
:
"
Che
discorsi
stupidi
!
Comincia
a
far
freddo
e
bisognerebbe
muoversi
.
Noialtri
non
abbiamo
denari
,
e
ci
penserà
monsignore
.
Per
questa
sera
...
"
Il
prete
che
se
ne
stava
pensieroso
da
una
parte
con
le
mani
distese
sulle
ginocchia
,
disse
vagamente
di
sì
.
Si
scosse
anche
lui
quando
gli
altri
si
mossero
,
e
di
nuovo
le
strade
li
presero
nel
loro
andirivieni
.
Si
erano
accesi
i
lumi
e
la
sera
vi
contrastava
debolmente
.
La
notte
poi
,
fra
il
cumulo
delle
case
e
degli
uomini
,
nacque
come
dovesse
esser
perpetua
.
Non
si
erano
accorti
d
'
essere
male
in
arnese
per
il
luogo
in
cui
entravano
,
i
tre
compagni
,
col
fazzoletto
colorato
intorno
al
collo
;
sebbene
la
presenza
del
prete
,
con
la
croce
un
poco
storta
sul
petto
,
desse
alla
comitiva
un
'
aria
di
fedeli
parrocchiani
scortati
dal
parroco
.
Essi
entrarono
risolutamente
,
e
soltanto
quando
furono
nel
mezzo
della
sala
si
accorsero
di
avere
sbagliato
luogo
,
dalle
luci
impetuose
che
lo
illuminavano
,
tra
cui
distinsero
,
come
in
un
pulviscolo
,
alcune
donne
sedute
in
abiti
da
sera
accanto
ai
loro
uomini
seri
e
neri
.
Presero
posto
subito
a
una
tavola
presso
la
porta
,
un
poco
abbagliati
sotto
gli
sguardi
dei
più
vicini
che
si
scambiavano
occhiate
vaghe
e
interrogative
.
Con
un
aria
esigente
,
un
uomo
sbarbato
accuratamente
e
l
'
abito
a
coda
,
si
presentò
al
loro
tavolo
,
e
soltanto
quando
il
prete
ebbe
ordinato
:
"
Una
bottiglia
di
vino
"
,
abbozzò
un
inchino
.
I
tre
compagni
parevano
rimettersi
da
un
gran
freddo
,
e
si
ricomponevano
senza
riuscire
a
prendere
un
atteggiamento
.
Il
prete
batteva
lievemente
le
dita
sulla
tavola
volgendo
gli
occhi
indifferenti
in
giro
.
"
E
mangiare
,
niente
?
"
disse
il
Borriello
.
"
Potrebbe
toccare
a
me
di
morire
,
e
meglio
sarebbe
a
pancia
piena
"
.
Si
era
azzardato
a
formulare
questo
pensiero
ora
che
stava
al
caldo
,
che
c
'
era
una
bella
luce
,
che
si
vedeva
uomini
e
donne
discorrere
senza
pensieri
,
e
la
vita
pareva
riprendere
.
Il
Mandorla
disse
:
"
Abbiamo
fatto
molto
bene
a
venire
qua
.
Ci
si
sente
meglio
"
.
Fu
portato
da
mangiare
,
e
il
Borriello
ai
primi
bocconi
disse
:
"
Dite
quel
che
volete
,
ma
la
vita
è
bella
"
.
Pareva
che
quella
sera
e
quelle
ore
non
dovessero
mai
finire
,
e
forse
nessuno
di
loro
si
ricordava
in
quel
momento
di
quanto
era
accaduto
,
né
di
quello
che
aspettavano
,
come
se
tutto
fosse
un
'
illusione
.
Il
prete
disse
a
un
certo
momento
,
sovrappensiero
:
"
Sia
fatta
la
volontà
di
Dio
"
.
Ma
poi
furono
di
quell
'
umore
dei
ragazzi
che
hanno
marinata
la
scuola
,
quando
il
pensiero
di
un
castigo
possibile
,
e
la
gioia
di
sentirsi
liberi
,
li
tengono
in
una
piacevole
ansia
.
Quel
luogo
,
che
in
un
'
altra
occasione
non
avrebbero
varcato
,
o
che
se
avessero
varcato
avrebbero
subito
lasciato
,
non
li
metteva
menomamente
in
soggezione
,
anzi
li
divertiva
,
ed
essi
guardavano
quel
mondo
intorno
con
occhi
disinteressati
quasi
non
avessero
nulla
da
perdere
al
confronto
.
Il
prete
,
preso
da
una
fretta
inconsulta
,
disse
:
"
Domattina
devo
andare
a
dir
messa
"
,
e
guardò
l
'
orologio
.
"
Sono
appena
le
undici
,
c
'
è
tempo
.
Fino
all
'
alba
abbiamo
sette
ore
"
.
"
Sette
ore
"
,
ripeté
qualcuno
,
e
quelle
ore
parvero
lunghe
e
piccole
nello
stesso
tempo
.
Il
prete
mostrava
agli
occhi
di
tutti
e
tre
l
'
orologio
dove
la
lancetta
piccola
superava
i
minuti
che
le
si
frapponevano
e
su
cui
pareva
dovesse
storcersi
e
fermarsi
.
Il
direttore
del
luogo
si
presentò
nuovamente
e
con
un
sorriso
convenzionale
disse
:
"
Domandano
se
qualcuno
di
loro
sa
cantare
"
.
Un
uomo
si
era
messo
davanti
al
pianoforte
in
fondo
alla
sala
,
e
cercava
con
le
dita
i
primi
accordi
sulla
tastiera
.
Accorgendosi
che
il
pianoforte
rispondeva
ancora
,
si
volgeva
Intorno
quasi
per
chiedere
aiuto
.
"
Perché
?
"
domandò
il
prete
.
"
Perché
questi
signori
devono
essere
italiani
,
e
qualcuno
domanda
se
sanno
cantare
"
.
Fu
il
Mandorla
che
,
col
coraggio
dei
timidi
,
si
levò
e
disse
tranquillamente
:
"
Io
"
.
Aggiunse
:
"
Io
avevo
una
bella
voce
di
contralto
quando
ero
più
giovane
,
e
adesso
vorrei
provare
"
.
Traversò
la
fila
dei
tavolini
,
raggiunse
il
pianoforte
,
e
i
suoi
compagni
lo
videro
lontano
nel
fondo
,
la
sua
ombra
riflessa
nel
lucido
legno
nero
:
pareva
che
lo
vedessero
la
prima
volta
,
e
così
,
da
lontano
,
sentirono
che
in
fondo
gli
volevano
bene
.
"
Povero
Mandorla
!
"
disse
il
Borriello
.
"
Perché
:
povero
Mandorla
?
"
"
È
il
più
debole
di
tutti
e
il
più
triste
.
Che
gli
resta
da
fare
?
"
Una
voce
dal
fondo
si
levò
in
quel
momento
,
dietro
gli
accordi
del
pianoforte
:
il
Mandorla
cantava
nascondendosi
il
volto
;
la
voce
usciva
battendo
contro
la
cassa
armonica
dello
strumento
,
era
una
voce
appannata
dapprima
,
come
d
'
uno
che
cantasse
nel
ricordo
,
o
con
una
coltre
sulla
bocca
a
mano
a
mano
divenne
più
chiara
,
gli
spazi
fra
una
frase
e
l
'
altra
si
fecero
meno
stanchi
,
e
la
canzone
,
una
vecchia
canzone
italiana
,
si
levava
intorpidita
con
le
sue
gale
,
i
suoi
sboffi
di
seta
,
il
suo
corpetto
alto
,
le
sue
piume
di
struzzo
.
Il
Mandorla
conquistava
lentamente
i
toni
più
alti
come
in
una
pericolosa
ascensione
,
e
fu
appunto
a
una
delle
note
più
acute
che
passò
un
brivido
sull
'
uditorio
,
e
lo
stesso
cantore
,
angosciato
,
non
riusciva
a
rattenere
le
lagrime
che
gli
scivolavano
fra
le
dita
come
i
grani
di
una
collana
di
cui
si
sia
rotto
il
filo
.
Da
un
tavolino
,
un
uomo
si
levò
traballante
,
pur
senza
lasciarsi
cadere
il
monocolo
dal
cavo
dell
'
occhio
e
si
mise
a
gridare
:
"
Italia
!
Italia
!
Napoli
!
Capri
!
Firenze
!
"
.
Non
sapeva
dir
altro
,
ma
avanzò
verso
il
gruppo
del
prete
con
una
bottiglia
di
vino
spumante
in
mano
e
ne
riempì
i
bicchieri
dei
tre
amici
del
Mandorla
.
Una
donna
,
nel
fondo
,
rossa
in
viso
e
con
gli
occhi
lucidi
,
agitava
le
mani
dicendo
qualche
cosa
d
'
incomprensibile
:
poi
coi
uno
scatto
raggiunse
una
sedia
presso
il
pianoforte
e
si
mise
ad
ascoltare
puntando
gli
occhi
febbricitanti
sul
cantore
.
Il
quale
appariva
pallido
,
di
un
pallore
di
perla
,
e
trasfigurato
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
,
che
avevano
vuotato
di
colpo
i
loro
bicchieri
,
si
accostarono
anche
loro
al
compagno
e
la
voce
del
Mandorla
si
spartì
come
un
ruscello
che
si
perde
qua
e
là
in
diversi
rami
,
con
rumori
diversi
,
d
'
argento
,
metallici
e
cupi
:
la
voce
del
Ferro
bassa
e
ronzante
le
volò
intorno
come
un
moscone
,
quella
acuta
del
Borriello
,
sguaiata
d
'
una
sguaiataggine
popolare
,
acuta
e
sgangherata
,
ridicola
e
patetica
,
volò
alta
.
Fu
un
coro
mai
sentito
,
con
le
picchiettature
e
gli
strilli
selvaggi
che
improvvisamente
venivano
alla
memoria
dei
cantori
dal
loro
paese
,
con
le
variazioni
delle
voci
di
testa
e
nasali
,
con
gli
oh
oh
oh
!
e
gli
uh
uh
uh
!
gettati
alti
,
come
essi
buttavano
alte
le
loro
berrette
che
avevano
prima
agitato
col
braccio
levato
;
strilli
,
grida
subitanee
,
urli
rauchi
,
note
alte
e
sicure
come
frecciate
si
inseguivano
e
non
si
trovavano
mai
,
e
in
basso
,
singhiozzi
e
versacci
e
lazzi
si
alternavano
,
per
bocca
degli
stessi
cantori
,
come
se
volessero
dileggiare
gli
appelli
più
patetici
,
con
una
volgarità
antica
e
rudimentale
che
faceva
sorridere
tutto
il
gruppo
dei
cantori
,
e
lo
stesso
prete
rideva
dal
suo
tavolino
,
come
ritrovasse
ora
allegri
amici
perduti
.
Il
canto
finì
in
un
coro
di
grida
e
di
lazzi
,
in
tronco
,
come
se
avesse
spiccato
il
volo
uscendo
fuor
della
finestra
e
infrangendone
i
vetri
.
I
tre
cantori
stettero
zitti
di
colpo
tremanti
dietro
la
nota
quasi
rischiassero
di
esserne
trascinati
in
alto
,
e
si
asciugavano
le
guance
;
le
loro
maschere
ritornarono
alla
prima
immobilità
:
quella
del
Ferro
buffa
col
moto
delle
labbra
ghignanti
in
su
,
quella
del
Mandorla
malinconica
e
funebre
,
quella
del
Borriello
come
colpita
da
una
divina
cretineria
.
L
'
uditorio
tacque
per
un
poco
.
Poi
,
come
se
passasse
una
carrozza
in
mezzo
alla
sala
,
scrosciarono
gli
applausi
.
La
donna
,
forse
ubbriaca
,
si
era
accostata
al
Mandorla
e
gli
domandava
qualche
cosa
cui
egli
rispondeva
tranquillamente
senza
guardarla
.
Vicini
,
il
Borriello
e
il
Ferro
sentivano
il
profumo
di
lei
buono
come
quello
del
pane
caldo
.
Lo
stesso
individuo
traballante
di
prima
si
accostò
con
tre
bicchieri
pieni
,
e
i
tre
bevvero
d
'
un
fiato
guardando
il
mondo
intorno
a
loro
trasformato
dai
vapori
del
vino
.
Poi
lo
stesso
individuo
cavò
fuori
un
libretto
e
vi
appuntava
qualche
cosa
;
dopo
di
che
proclamò
:
"
Domani
sera
,
cantare
da
me
,
al
Capitol
,
grande
successo
"
.
Disse
queste
parole
in
un
gergo
misto
di
francese
e
di
spagnuolo
,
e
nello
stesso
tempo
si
mise
ad
agitare
sotto
gli
occhi
dei
tre
compagni
un
lungo
biglietto
di
banca
.
La
donna
che
teneva
il
Mandorla
per
il
braccio
,
gli
faceva
intendere
quello
che
accadeva
;
egli
sentiva
il
braccio
di
lei
leggero
sul
suo
,
con
quell
'
impressione
di
leggerezza
ineffabile
che
dà
il
braccio
d
'
una
donna
,
e
la
lieve
lama
delle
sue
unghie
sul
polso
che
ella
stringeva
distrattamente
.
L
'
uomo
mostrava
ora
un
foglio
bianco
,
su
cui
scriveva
qualche
cosa
invitando
i
tre
compagni
a
firmare
.
Dopo
di
che
consegnava
loro
il
denaro
,
sorrideva
,
e
gridava
:
"
Domani
sera
,
domani
sera
!
"
Salutava
stando
in
piedi
come
se
li
vedesse
infinitamente
lontani
,
e
il
Ferro
gli
faceva
,
un
cenno
che
significava
:
Tutti
e
tre
?
"
E
nello
stesso
costume
che
indossate
stasera
"
,
si
raccomandò
l
'
uomo
.
Il
Borriello
si
era
seduto
al
tavolino
e
leggeva
con
cura
la
lista
delle
pietanze
,
il
Ferro
,
in
mancanza
di
meglio
,
stava
ad
ascoltare
attentamente
quello
che
cercavano
di
dirsi
la
donna
e
il
Mandorla
,
seduti
vicini
.
Ella
stava
raccolta
accanto
a
lui
,
con
le
mani
congiunte
sul
tavolino
,
e
si
passava
di
quando
in
quando
le
dita
intorno
alla
scollatura
della
veste
.
Così
accosto
il
Mandorla
sentiva
che
una
gamba
gli
tremava
sfiorando
la
veste
di
lei
.
Si
parlavano
piano
piano
,
come
se
avessero
timore
di
destarsi
;
il
Mandorla
era
intento
a
fare
una
inutile
piega
alla
tovaglia
bianca
,
il
Ferro
gli
diceva
all
'
orecchio
,
in
dialetto
,
perché
ella
non
capisse
:
"
Le
piaci
,
ti
vuole
,
e
un
capriccio
,
dille
qualche
cosa
,
se
non
ci
riesci
mi
ci
metto
io
.
È
graziosa
,
tanto
graziosa
"
.
Il
Mandorla
si
abbandonava
a
quella
voce
,
dimenticando
di
risponderle
,
e
le
credeva
.
Con
un
gesto
distratto
le
toccò
il
braccio
,
si
ritrasse
subito
,
perché
sentiva
che
se
avesse
continuato
lo
avrebbe
assalito
una
dolce
furia
.
Ella
lo
guardava
.
come
chi
abbia
molto
tempo
davanti
a
sé
,
fino
a
che
il
Mandorla
le
disse
:
"
Io
questa
sera
ho
bisogno
di
lei
"
.
Lo
disse
con
un
tono
di
abbandono
e
di
ferocia
.
La
donna
sorrise
vagamente
e
rispose
:
"
Perché
?
"
In
quel
momento
il
Borriello
si
accostò
per
dire
:
"
Guarda
che
razza
di
destino
:
io
ora
ho
i
soldi
,
voglio
mangiare
,
e
non
c
'
è
più
niente
da
mangiare
"
.
Era
tardi
,
il
locale
si
chiudeva
,
e
i
tre
amici
col
prete
uscirono
per
ultimi
,
dietro
la
donna
che
si
rassettava
il
mantello
indosso
come
se
riordinasse
i
propri
pensieri
.
Si
destavano
nella
città
i
rumori
dell
'
alba
,
quando
lo
stesso
movimento
è
come
un
sogno
pesante
.
Il
prete
tremava
dal
freddo
,
e
con
un
gesto
meccanico
si
tolse
la
croce
d
'
oro
e
se
la
mise
in
tasca
,
non
si
sa
perché
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
camminavano
l
'
uno
accanto
all
'
altro
,
urtandosi
di
quando
in
quando
e
dicevano
:
"
Che
razza
di
sorte
è
la
nostra
!
Coi
denari
in
tasca
ora
che
non
possiamo
spenderli
,
che
non
c
'
è
più
da
mangiare
non
ci
sono
donne
.
E
con
del
lavoro
trovato
,
ora
che
non
sappiamo
se
domani
saremo
vivi
o
morti
"
.
Il
Mandorla
discorreva
con
la
donna
:
"
Perché
non
oggi
?
Chissà
domani
se
ci
ritroveremo
!
È
tanto
facile
perdersi
in
questa
città
,
e
poi
non
si
sa
mai
che
può
succedere
"
.
Ma
ella
gli
diede
il
suo
indirizzo
col
numero
del
telefono
,
dicendo
:
"
Domani
"
.
Salì
su
un
autobus
che
passava
in
quel
momento
,
sorrise
agitando
una
mano
dietro
i
vetri
,
scomparve
.
La
notte
terminava
con
un
lungo
brivido
,
la
prima
luce
saliva
dall
'
oriente
come
superstite
da
un
paese
lontano
,
e
le
nuvole
nere
le
contrastavano
il
passo
.
Il
Mandorla
prese
il
biglietto
della
donna
,
ne
fece
una
pallottola
,
lo
buttò
lontano
.
Il
Ferro
corse
a
raccattarlo
,
e
alla
luce
di
un
lampione
lesse
questo
nome
:
Jenny
.
"
È
un
bel
nome
"
,
aggiunse
,
se
lo
ripose
in
tasca
.
Senza
che
si
notasse
nessun
teapasso
,
il
sole
con
le
sue
spade
d
'
oro
disperse
le
nubi
e
illuminò
debolmente
le
case
come
un
lume
troppo
alto
.
I
tre
amici
si
trovavano
seduti
sulla
soglia
di
una
chiesa
,
aspettando
che
si
aprisse
,
perché
il
prete
voleva
dire
il
suo
offizio
.
"
Mi
pare
,
disse
il
Ferro
,
lambito
da
un
raggio
di
sole
,
che
non
sia
accaduto
nulla
a
nessuno
.
Forse
la
profetessa
si
è
sbagliata
.
Fino
a
che
ora
bisogna
aspettare
per
esserne
certi
?
"
"
Ventiquattr
'
ore
.
Ancora
cinque
ore
"
.
"
Restituiscimi
quel
biglietto
coll
'
indirizzo
di
Jenny
"
,
disse
il
Mandorla
,
"
è
mio
"
.
SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade
retro
,
Satana
1
Il
prete
aveva
i
gomiti
poggiati
sul
davanzale
;
stava
immobile
,
con
lo
sguardo
fisso
.
Era
la
prima
volta
in
dieci
anni
che
vedeva
dalla
canonica
del
villaggio
(
il
più
alto
villaggio
del
Trentino
)
la
tempesta
sotto
i
suoi
piedi
,
intanto
che
il
sole
,
un
sole
pallido
,
quasi
intimorito
,
brillava
sulle
case
del
paesello
e
sulle
cime
delle
montagne
circostanti
.
Il
giovine
prete
,
a
intervalli
,
tossiva
.
Il
suo
collo
scoperto
era
candido
e
magro
;
la
sua
bella
faccia
affilata
in
quel
momento
sembrava
impassibile
.
Eppure
,
studiando
bene
i
lineamenti
del
volto
,
si
avrebbe
potuto
indovinare
il
di
dentro
:
tra
le
narici
e
gli
angoli
delle
labbra
pallide
nascevano
due
solchi
dritti
;
la
fronte
alta
ed
aperta
aveva
una
ruga
profonda
,
che
contrastava
con
la
espressione
dolce
,
quasi
infantile
degli
occhi
d
'
un
colore
celeste
d
'
oltremare
,
simile
a
quello
dell
'
acqua
nel
Lago
di
Garda
.
L
'
arteria
del
collo
batteva
forte
;
le
mani
delicate
si
stringevano
febbrilmente
;
i
capelli
biondi
,
cacciati
indietro
dal
vento
,
coprivano
la
chierica
.
E
intanto
le
nubi
si
agglomeravano
,
s
'
aggomitolavano
,
quali
onde
di
una
burrasca
fantastica
.
Era
un
lago
,
che
,
riempiendo
tutta
l
'
ampia
vallata
,
urtava
contro
la
corona
dei
monti
,
come
se
volesse
rovesciarne
le
roccie
,
i
boschi
,
i
ghiacciai
per
inghiottire
ogni
cosa
nel
proprio
fondo
,
nero
più
d
'
una
tomba
.
Si
vedeva
quel
fondo
a
intervalli
qua
e
là
secondo
gli
scherzi
del
turbine
,
quando
nei
flutti
delle
nubi
s
'
apriva
uno
squarcio
;
e
allora
l
'
occhio
piombava
dentro
nella
valle
,
dove
lampeggiavano
i
fulmini
,
mentre
sul
dorso
ai
mucchi
bianchi
dei
densi
vapori
le
saette
sembravano
appena
scintille
.
Uno
dei
buchi
tenebrosi
lasciò
indovinare
il
villaggio
di
Cogo
;
poi
quel
baratro
si
chiuse
,
e
se
n
'
aperse
un
altro
di
lontano
,
che
mostrò
per
un
istante
la
torre
del
castello
di
Sanna
.
E
il
prete
guardava
sospirando
,
sempre
coi
pugni
stretti
.
Sul
davanzale
aveva
lasciato
aperto
il
Breviario
,
che
il
vento
si
divertiva
a
scartabellare
.
Ma
il
vecchio
Menico
,
il
quale
stava
da
un
po
'
di
tempo
borbottando
dietro
il
curato
,
prese
il
libro
con
un
certo
suo
gesto
dispettoso
,
lo
chiuse
e
lo
depose
sulla
scrivania
.
Poi
,
raccogliendo
le
carte
,
che
il
vento
aveva
sparpagliate
sul
suolo
,
disse
ad
alta
voce
:
-
Un
bel
gusto
davvero
,
pigliarsi
un
raffreddore
!
Senza
niente
sul
capo
,
senza
un
fazzoletto
al
collo
-
.
E
aggiunse
un
po
'
più
basso
:
-
La
è
da
matto
,
proprio
da
matto
-
.
Uscì
di
camera
sbattendo
l
'
imposta
;
ma
poco
dopo
rientrò
,
andò
a
pigliare
sul
letto
il
calottino
del
padrone
e
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
glielo
mise
sulla
chierica
.
Il
prete
si
voltò
irritato
e
,
agguantato
il
calottino
,
lo
buttò
in
terra
dinanzi
a
Menico
,
gridando
:
-
Ho
caldo
,
vattene
via
.
Tornò
a
guardare
le
nuvole
;
ma
non
erano
scorsi
due
minuti
che
si
voltò
di
nuovo
,
cercando
con
gli
occhi
Menico
.
Non
c
'
era
;
andò
in
cucina
,
non
c
'
era
;
andò
nel
piano
superiore
,
una
specie
di
soffitta
mezzo
aperta
all
'
acqua
ed
alla
neve
,
non
c
'
era
.
Lo
trovò
a
'
piedi
della
stretta
e
scricchiolante
scala
di
legno
,
che
dal
piano
,
per
così
dire
,
nobile
dell
'
edificio
scendeva
esternamente
al
sagrato
della
chiesa
,
dove
cinque
o
sei
contadini
,
ragionando
sulla
novità
del
temporale
,
guardavano
ancora
con
tanto
d
'
occhi
alla
valle
,
in
cui
le
folgori
avevano
cessato
di
scoppiare
,
i
lampi
avevano
smesso
di
balenare
,
e
le
nubi
s
'
andavano
via
via
diradando
.
Il
prete
si
accostò
al
vecchio
e
,
nello
stendergli
la
mano
,
gli
disse
in
modo
che
i
contadini
potessero
udire
:
-
Menico
,
perdonami
-
.
Il
vecchio
girò
il
viso
dall
'
altro
lato
,
alzando
le
spalle
e
tenendo
le
mani
in
tasca
.
Era
piccolo
,
magro
,
sparuto
;
aveva
la
barba
meno
grigia
che
bianca
,
rasa
la
settimana
innanzi
,
irta
come
spilli
,
ma
le
folte
sopracciglia
,
sugli
occhietti
piccoli
,
erano
ancora
d
'
un
nero
d
'
inchiostro
.
Il
sacerdote
piegò
il
corpo
alto
ed
esile
,
e
,
umilmente
,
con
voce
tranquilla
,
dolce
,
ripeteva
:
-
Menico
,
ti
prego
di
scusarmi
-
.
I
contadini
ridevano
sotto
i
baffi
.
A
un
tratto
il
vecchio
,
afferrata
la
mano
del
padrone
,
senza
lasciare
a
questi
il
tempo
di
ritrarla
,
gliela
baciò
più
volte
;
e
gli
occhietti
piccoli
erano
lustri
di
lagrime
.
Il
prete
,
ritornato
nella
sua
camera
,
aveva
ripreso
il
Breviario
.
Lette
appena
due
facce
,
seguendo
,
come
vuole
la
Chiesa
,
con
gli
occhi
intenti
lo
scritto
e
pronunciando
sottovoce
ogni
sillaba
,
chiuse
sconfortato
il
volume
.
-
Non
posso
-
mormorò
-
non
posso
.
L
'
Officio
si
deve
recitare
con
attenzione
e
devozione
:
Officium
recitandum
est
attente
et
devote
...
Or
io
sento
in
tutte
le
membra
una
inquietudine
di
cui
non
so
capire
il
perché
,
come
se
migliaia
di
formiche
girassero
e
rigirassero
sulla
mia
pelle
.
Cerco
di
fissare
la
mente
all
'
un
pensiero
od
all
'
altro
,
e
la
mente
scappa
dove
le
garba
,
compiacendosi
in
cento
nuove
immagini
strane
e
puerili
.
Sarà
forse
l
'
aria
,
così
carica
oggi
d
'
elettricità
.
Forse
la
mia
consueta
febbriciattola
va
peggiorando
-
.
Si
pose
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
ad
un
Crocifisso
allampanato
.
Vi
stette
qualche
minuto
con
le
mani
giunte
,
il
capo
chino
,
bisbigliando
preghiere
:
poi
,
alzatosi
di
botto
,
disse
:
-
Oratio
sine
attentione
interna
non
est
oratio
.
In
quel
mentre
,
spalancando
l
'
uscio
,
comparve
il
cane
del
curato
,
un
bel
cane
da
caccia
,
e
si
mise
a
saltellare
intorno
al
caro
padrone
.
Questi
lo
accarezzò
distrattamente
,
e
ripeteva
tra
sé
,
intanto
che
con
il
pugno
serrato
continuava
a
picchiarsi
forte
il
petto
indolenzito
:
-
Il
sacerdote
dovrebb
'
essere
sempre
come
il
sole
sereno
di
poco
fa
:
dovrebbe
contemplare
la
tempesta
dall
'
alto
,
quieto
,
puro
,
intangibile
.
Entrò
,
senza
bussare
,
il
medico
dei
tre
villaggi
della
Val
Castra
,
bene
sbarbato
e
vestito
appuntino
:
-
Buon
giorno
,
signor
curato
.
Presto
,
levi
di
dosso
quella
giacchetta
,
metta
il
collarino
,
infili
la
sua
vesta
più
bella
,
e
venga
con
me
.
Il
demonio
la
vuole
,
reverendo
;
ma
che
caro
demonio
.
M
'
ha
detto
in
furia
queste
precise
parole
:
«
Corra
subito
,
mio
caro
dottore
(
ha
proprio
detto
mio
caro
dottore
)
,
corra
subito
dal
signor
curato
;
gli
racconti
il
mio
male
,
aggiunga
che
ho
bisogno
di
sentire
la
voce
del
cielo
,
che
sono
una
pecorella
pronta
a
rientrare
all
'
ovile
»
.
E
ripeteva
:
«
Voglio
il
curato
,
voglio
Don
Giuseppe
»
.
Il
prete
diventò
bianco
e
grave
.
-
È
in
pericolo
di
morte
?
-
chiese
.
Il
dottore
uscì
in
uno
scoppio
di
riso
:
-
Ci
vuol
sotterrare
tutti
,
reverendo
.
È
uno
scherzo
di
nervi
:
roba
di
donne
galanti
.
Non
ho
potuto
neanche
toccarle
il
polso
.
Mi
ha
cacciato
qui
senza
lasciarmi
tempo
di
fiatare
:
e
noti
che
venivo
dritto
,
sotto
le
nubi
e
i
fulmini
,
da
Ledizzo
,
e
sull
'
asino
.
Manco
male
che
avevo
l
'
ombrello
e
il
pastrano
.
Insomma
,
Don
Giuseppe
,
si
va
o
non
si
va
?
-
Non
vengo
-
,
rispose
il
prete
,
a
cui
la
fronte
e
le
gote
erano
diventate
rosse
infiammate
;
e
,
alzando
i
pugni
,
con
voce
da
far
tremare
le
muraglie
,
soggiunse
:
-
Quella
donna
e
i
suoi
drudi
sono
l
'
infamia
,
e
saranno
l
'
ultima
rovina
di
questa
valle
.
Dio
li
maledica
!
Il
dottore
,
scandolezzato
,
guardò
l
'
altro
negli
occhi
,
mormorando
:
-
Signor
curato
,
la
carità
cristiana
!
-
La
carità
cristiana
?
Io
mangio
polenta
e
cacio
,
qualche
volta
un
po
'
di
carne
di
maiale
,
mentre
il
mio
corpo
fragile
,
estenuato
,
roso
,
com
'
ella
sa
,
dottore
,
da
una
malattia
che
aspetta
ma
non
risparmia
,
avrebbe
bisogno
d
'
altri
sostentamenti
.
Io
vivo
in
mezzo
al
sudiciume
di
questo
paese
,
alle
miserie
di
questi
montanari
,
a
'
quali
ho
dato
quel
poco
che
ho
guadagnato
in
dieci
anni
.
La
sera
negli
otto
mesi
d
'
inverno
mi
faccio
piccolo
per
insegnare
ai
bimbi
del
villaggio
;
non
c
'
è
fanciullo
o
ragazza
dai
sette
anni
in
su
che
non
sappia
leggere
e
scrivere
e
distinguere
il
bene
dal
male
.
Al
vescovo
,
che
mi
voleva
parroco
nella
pianura
,
ho
risposto
:
«
Monsignore
,
amo
oramai
la
solitudine
e
la
neve
,
le
privazioni
e
l
'
ingratitudine
»
.
Amo
infatti
queste
grandezze
della
natura
selvaggia
,
nelle
quali
il
mio
corpo
è
rimasto
puro
e
sono
vissuto
fino
ad
ora
in
una
cara
povertà
di
spirito
.
Ho
dovuto
abbandonare
da
un
po
'
di
tempo
il
mio
più
vivo
conforto
mondano
,
la
caccia
,
e
rinunciare
alle
lunghe
passeggiate
solitarie
su
per
i
dorsi
dei
monti
.
La
mia
pelle
già
ruvida
e
bruna
-
e
il
prete
guardava
pietosamente
le
proprie
mani
-
è
diventata
morbida
e
bianca
,
come
quella
di
una
donna
galante
.
Dicono
che
,
così
magro
e
così
smorto
,
sembro
ringiovanito
:
ho
trent
'
anni
e
ne
mostro
venti
:
torno
fanciullo
.
Chi
mi
ridà
la
salute
e
la
forza
?
-
Il
dottore
sorrise
,
e
il
prete
continuò
:
-
Un
giorno
a
Trento
il
vicario
del
vescovo
mi
dice
con
ironia
:
«
Ella
,
reverendo
,
è
un
montanaro
d
'
Arcadia
»
.
I
miei
parrocchiani
,
salvo
pochi
,
mi
guardano
di
traverso
.
La
carità
cristiana
!
Ecco
che
in
questo
paese
,
il
più
alto
e
il
più
povero
del
Trentino
,
dove
gli
uomini
sono
attivi
,
sobrii
,
leali
,
e
le
donne
non
hanno
altra
bellezza
che
la
loro
virtù
,
viene
a
piantarsi
una
masnada
di
truffatori
e
sgualdrine
.
Inventano
delle
miniere
;
gridano
a
tutti
i
venti
che
nel
nostro
suolo
la
natura
ha
deposto
i
suoi
tesori
di
ferro
;
le
Gazzette
del
Tirolo
,
della
Germania
,
sono
piene
di
annunzii
e
di
lodi
sulla
famosa
Compagnia
siderurgica
della
valle
di
Castra
;
cinquemila
azioni
da
cinquecento
lire
ciascuna
,
interessi
,
dividendi
,
almeno
il
cento
per
cento
!
Troveranno
i
gonzi
,
intascheranno
i
milioni
,
una
parte
almeno
,
e
scapperanno
,
lasciando
alle
nostre
montagne
due
grotte
di
più
,
due
buchi
.
Ma
intanto
si
pianta
qui
,
per
alcune
settimane
,
in
un
palazzo
improvvisato
,
il
capo
dell
'
impresa
con
la
sua
ganza
;
e
servi
e
operai
e
donnacce
riempiono
il
villaggio
di
scandali
;
s
'
aprono
bettole
,
si
balla
tutta
notte
,
ci
si
ubbriaca
e
peggio
.
Alle
miniere
,
alle
ferrovie
ci
pensa
pincone
.
Tre
famiglie
del
paese
hanno
già
venduto
le
loro
giovenche
per
barattarle
con
le
mirifiche
azioni
siderurgiche
:
altre
seguiranno
l
'
esempio
.
Alla
rovina
materiale
si
rimedierà
,
ma
l
'
abiezione
morale
sarà
senza
riparo
.
Due
delle
più
ingenue
paesanelle
,
l
'
una
di
diciotto
,
l
'
altra
di
sedici
anni
,
la
Giulia
di
Pietro
...
La
voce
del
prete
,
rauca
e
fiera
,
s
'
interruppe
di
botto
.
Era
stato
un
torrente
di
parole
:
sembrava
che
non
dovesse
fermarsi
più
;
non
aveva
tossito
neanche
una
volta
.
L
'
indignazione
bolliva
da
un
pezzo
in
quello
spirito
ingenuo
,
ed
era
scoppiata
;
ma
dopo
l
'
ultima
frase
Don
Giuseppe
rimase
improvvisamente
impacciato
,
mortificato
.
Guardò
in
volto
il
dottore
per
ispiare
se
questi
avesse
potuto
intendere
il
senso
del
periodo
appena
incominciato
;
e
si
confortò
un
poco
,
vedendo
che
teneva
la
testa
bassa
,
come
sbalordito
dalla
foga
del
lungo
sermone
.
Il
curato
girò
gli
occhi
ad
un
angolo
della
stanza
,
li
fissò
un
istante
sul
Crocifisso
,
che
gli
parve
più
sanguinolento
,
più
addolorato
del
solito
,
e
recitò
un
'
orazione
interna
,
breve
,
ma
fervidissima
.
Un
sordo
,
esercitato
a
leggere
sulle
labbra
,
avrebbe
colto
dai
moti
convulsi
di
quelle
del
prete
alcune
voci
spezzate
:
Strictissima
obligatio
...
inviolabiliter
...
sigillum
confessionis
.
Frattanto
il
dottore
sorrideva
,
pensando
alla
rusticità
del
curato
.
Aveva
compiuto
egli
i
suoi
studi
di
scienza
medica
niente
meno
che
a
Vienna
,
e
in
quegli
otto
mesi
n
'
aveva
proprio
viste
di
belline
.
Le
raccontava
,
adombrate
appena
di
un
velo
,
persino
a
sua
moglie
.
Sì
,
signori
,
per
allargarsi
la
mente
,
per
non
lasciarsi
afferrare
dalle
idee
storte
e
sentimentali
,
per
acquistare
l
'
esperienza
del
mondo
,
per
imparare
i
modi
garbati
,
è
necessario
vivere
,
almeno
un
certo
tempo
,
nella
capitale
.
Fra
le
montagne
non
si
possono
educare
che
gli
orsi
.
Povero
curato
,
il
suo
massimo
viaggio
era
stato
quello
di
Trento
!
-
Don
Giuseppe
,
mi
permetta
di
parlarle
schietto
:
ella
,
scusi
,
mi
sembra
un
tantino
pessimista
-
.
Dette
queste
parole
quasi
per
tentare
il
terreno
,
il
medico
ristette
,
aspettando
una
risposta
.
La
risposta
non
venne
:
Don
Giuseppe
aveva
assunto
un
'
attitudine
raccolta
e
placida
.
Fattosi
coraggio
,
il
dottore
continuò
:
-
Può
darsi
,
non
lo
nego
,
che
le
cose
previste
da
lei
,
reverendo
,
sieno
tutte
vangelo
,
e
che
una
brutta
catastrofe
sovrasti
alla
povera
valle
;
ma
potrebbe
anche
darsi
,
chi
lo
sa
?
che
le
faccende
andassero
lisce
.
Lavorano
negli
scavi
,
hanno
fatto
gli
assaggi
;
né
sarebbe
impossibile
che
il
metallo
sbucasse
fuori
,
tanto
più
che
si
trovano
nei
nostri
monti
le
tracce
di
molte
vecchie
ferriere
.
Se
l
'
impresa
andasse
bene
,
quanta
ricchezza
non
ne
verrebbe
egli
a
tutti
i
luoghi
qui
intorno
?
Dall
'
altra
parte
questo
signor
banchiere
e
barone
,
avviato
l
'
affare
e
toltosi
il
ghiribizzo
della
vita
montanina
,
andrà
via
con
il
suo
codazzo
,
lasciando
i
veri
lavoratori
,
gli
onesti
operai
;
e
tutto
rientrerà
nell
'
ordine
consueto
,
con
qualche
soldo
e
qualche
comodità
di
più
,
che
ce
n
'
è
di
bisogno
.
-
Dio
voglia
!
-
Era
un
Dio
voglia
buttato
là
tanto
per
mutare
discorso
.
Il
curato
chiese
infatti
senza
interruzione
al
dottore
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
come
sta
oggi
la
signora
Carlina
?
-
Non
c
'
è
male
,
grazie
.
Mangia
poco
,
quasi
niente
,
sebbene
io
la
faccia
sgambettare
dietro
di
me
il
più
possibile
.
-
E
di
umore
?
-
Così
così
.
Quando
esco
la
mattina
o
dopo
il
desinare
per
le
mie
passeggiate
mediche
,
potrei
dire
per
i
miei
viaggi
quotidiani
,
m
'
abbraccia
e
si
mette
a
piangere
.
Qualche
volta
,
confesso
,
perdo
un
po
'
la
pazienza
.
-
Tolleri
,
dottore
.
È
una
bambina
,
e
le
vuol
tanto
bene
.
Dirò
di
più
,
veda
di
trattarla
con
infinita
indulgenza
,
con
ogni
sorta
di
amorevolezze
e
di
cure
.
La
tenga
come
una
pianticella
tenera
,
delicata
e
sottile
,
trapiantata
da
tre
mesi
soltanto
,
e
che
vuole
essere
irrorata
d
'
affetto
.
-
In
fondo
non
è
mai
malata
.
Qualche
dolor
di
capo
,
nient
'
altro
;
ma
non
ingrassa
.
E
poi
è
tanto
rustica
:
vorrebbe
stare
sempre
sola
o
con
me
.
Detesta
la
gente
nuova
;
anzi
,
a
dirgliela
,
Don
Giuseppe
,
sono
impacciato
.
La
bella
baronessa
vuole
vedere
mia
moglie
a
ogni
costo
.
Appena
entro
nella
sua
camera
grida
:
«
E
la
sposina
?
»
.
-
Per
amor
della
Vergine
Maria
non
gliela
conduca
.
Profanare
il
candore
,
il
pudore
della
giovinetta
semplice
,
della
colomba
di
diciott
'
anni
con
l
'
alito
della
donna
infame
!
-
Reverendo
,
ella
dice
bene
;
ma
io
ho
pur
bisogno
di
tutti
.
Nato
in
questa
valle
,
non
ho
intenzione
di
morirvi
.
Per
guadagnarmi
da
vivere
devo
fare
sulle
scorciatoie
dei
monti
tre
o
quattro
ore
di
cammino
ogni
giorno
al
rischio
di
cadere
in
un
precipizio
,
di
gelare
l
'
inverno
in
mezzo
alla
neve
o
di
crepare
giovine
d
'
un
vizio
di
cuore
.
Risparmio
il
mulo
ed
il
ciuco
,
tiranneggio
me
e
anche
un
poco
mia
moglie
per
mettere
da
parte
qualche
danaro
,
che
mi
permetta
di
piantarmi
in
una
città
,
dov
'
io
possa
fare
il
medico
davvero
.
Cavar
sangue
,
strappar
denti
,
aggiustar
ossa
a
questi
villani
non
è
poi
un
mestiere
decente
per
chi
ha
studiato
nella
capitale
e
s
'
è
assuefatto
a
nobili
desiderii
.
-
La
nobiltà
del
desiderio
consiste
,
dottore
,
nella
volontà
del
bene
;
e
il
bene
è
tanto
più
difficile
a
farsi
,
ma
tanto
più
meritorio
quanto
è
più
basso
e
,
aggiungerò
,
più
schifoso
l
'
oggetto
a
cui
si
rivolge
.
-
Ella
parla
d
'
oro
,
signor
curato
.
Ammiro
la
virtù
sublime
,
ma
tutti
non
hanno
,
neanche
secondo
il
Vangelo
,
l
'
obbligo
di
esser
santi
.
Si
può
vivere
da
galantuomini
,
si
può
beneficare
il
prossimo
anche
nelle
città
,
ed
io
mi
sento
nato
per
la
vita
civile
.
Ora
veda
,
Don
Giuseppe
,
quella
signora
,
chiamiamola
baronessa
o
altrimenti
,
mi
dà
quattro
fiorini
per
visita
e
mi
chiama
quasi
ogni
giorno
.
Il
mio
salvadanaio
ne
gongola
.
-
Dottore
,
la
signora
Carlina
non
approverebbe
questi
sentimenti
.
-
E
avrebbe
torto
.
Posso
io
rifiutare
a
colui
che
invoca
il
mio
ministero
l
'
aiuto
della
mia
scienza
?
Non
ci
sono
altri
medici
nella
valle
;
occorrerebbero
sette
ore
od
otto
per
averne
uno
:
intanto
il
malato
rischia
di
crepar
come
un
cane
.
È
poi
lecito
il
distinguere
un
contadino
da
un
signore
,
una
donna
onesta
da
una
bagascia
,
o
non
si
devono
soccorrere
tutti
ugualmente
?
Mi
dica
lei
,
Don
Giuseppe
,
se
un
peccatore
,
se
una
peccatrice
implorasse
,
anche
senza
sentirsi
in
punto
di
morte
,
una
parola
dal
ministro
di
Dio
,
una
parola
che
potesse
confortare
,
migliorare
,
illuminare
un
'
anima
sviata
,
avrebb
'
ella
il
diritto
di
dir
di
no
?
Stendere
la
mano
al
prossimo
smarrito
o
perverso
,
aiutarlo
a
ritrovare
la
via
diritta
,
non
è
forse
il
primo
,
il
più
sacro
dovere
del
pastor
buono
?
Queste
ultime
parole
vennero
pronunciate
con
molta
enfasi
dal
dottore
,
il
quale
teneva
i
suoi
occhi
furbi
fissi
negli
occhi
ingenui
del
prete
.
Seguì
un
silenzio
,
in
cui
si
potevano
udire
i
canti
e
le
risa
della
gente
del
villaggio
raccolta
nella
piazzetta
della
fontana
.
Il
curato
meditava
.
Fece
un
gesto
risoluto
,
andò
a
pigliare
il
collarino
nell
'
armadio
,
se
lo
affibbiò
senza
guardarsi
nello
specchietto
che
,
appeso
ad
un
chiodo
sul
telaio
della
finestra
,
gli
serviva
per
radersi
la
barba
,
e
infilò
la
sua
veste
nera
,
l
'
unica
che
avesse
;
poi
disse
:
-
Andiamo
.
In
quel
punto
al
baccano
sempre
crescente
dei
villani
s
'
unì
un
gran
frastuono
di
trombe
,
di
corni
,
di
cornette
e
d
'
altri
strumenti
d
'
ottone
,
i
quali
stonavano
e
scroccavano
maledettamente
;
e
,
fuori
del
paese
,
sul
dorso
del
monte
,
rispondevano
gli
spari
dei
mortaletti
.
Era
una
festa
solenne
:
avevano
fatto
venire
la
banda
musicale
dal
capoluogo
del
circondario
,
niente
meno
;
ed
il
Capo
-
comune
presiedeva
alla
cerimonia
.
Si
trattava
anzi
di
una
vera
marcia
trionfale
.
Gli
eroi
erano
due
ragazzi
in
sui
dodici
anni
,
l
'
uno
bruno
,
l
'
altro
biondo
,
incoronati
di
fiori
selvatici
,
e
tirati
in
uno
di
quei
veicoli
,
i
quali
servono
in
montagna
a
trasportare
il
letame
,
ed
hanno
,
curvi
come
sono
al
dinanzi
,
un
certo
aspetto
d
'
antica
biga
romana
.
Il
carro
,
tutto
a
ghirlande
e
a
festoni
,
era
tirato
da
due
maestosi
buoi
bianchi
,
ma
i
due
fanciulli
,
anziché
mostrare
la
baldanza
de
'
conquistatori
,
mostravano
una
gran
paura
di
essere
sbalzati
a
terra
,
quando
le
ruote
o
si
alzavano
sugli
enormi
sassi
,
di
cui
sono
sparse
le
tortuose
,
strette
ed
erte
vie
del
paesello
,
o
si
sprofondavano
nelle
buche
di
pantano
,
da
cui
schizzava
intorno
la
melma
.
I
due
monelli
guardavano
in
giro
,
confusi
di
tanto
chiasso
,
desiderosi
d
'
una
cosa
soltanto
,
di
saltar
giù
dal
carro
trionfale
per
unirsi
a
'
loro
compagni
e
dimenarsi
liberamente
e
gridare
anch
'
essi
:
Viva
,
viva
!
La
cagione
della
loro
gran
gloria
era
spiegata
da
Menico
ad
un
vecchio
,
venditore
ambulante
di
quegli
enormi
ombrelloni
rossi
e
azzurri
,
i
quali
mettono
nella
malinconia
del
paesaggio
,
quando
piove
,
una
pennellata
allegra
.
Il
caso
dunque
era
stato
questo
:
i
due
ragazzi
,
nel
principio
della
passata
primavera
,
andavano
a
raccogliere
sul
monte
della
Malga
,
quello
che
manda
la
più
lunga
ombra
nella
Val
della
Castra
,
le
radici
di
una
certa
erba
medicinale
.
È
uno
dei
piccoli
guadagni
dei
montanari
,
i
quali
per
un
grosso
peso
di
arnica
,
di
genziana
,
di
aconito
,
di
lichene
,
o
che
so
io
,
racimolati
sulle
roccie
,
alla
cima
dei
dirupi
,
col
rischio
di
rompersi
il
cranio
nella
voragine
,
pigliano
qualche
soldo
.
La
neve
al
basso
si
andava
squagliando
,
ma
i
due
fanciulli
,
raspandola
via
via
,
senza
pensare
ad
altro
,
salivano
sempre
più
in
un
luogo
che
da
otto
mesi
non
vedeva
anima
nata
.
All
'
improvviso
,
sotto
ad
un
pino
,
che
il
vento
aveva
gettato
a
terra
e
che
su
quel
lenzuolo
candido
con
il
suo
tronco
ed
i
suoi
rami
secchi
pareva
uno
scheletro
,
odono
un
fruscìo
.
Tendono
le
orecchie
;
il
fruscìo
si
rinnova
;
s
'
avvicinano
,
ed
ecco
che
sbuca
una
bestia
bruna
,
simile
ad
un
cane
non
grande
.
La
bestia
scappa
e
va
a
nascondersi
di
nuovo
in
una
macchia
di
arbusti
;
ed
i
fanciulli
dietro
.
Avevano
due
bastoni
,
e
si
mettono
a
picchiare
con
tutta
la
forza
di
cui
erano
capaci
,
l
'
uno
di
qua
,
l
'
altro
di
là
della
macchia
di
arbusti
,
la
quale
,
sebbene
priva
di
foglie
,
era
folta
.
Volevano
acchiappare
il
cane
.
La
bestia
,
in
fatti
,
spaurita
,
irritata
,
esce
fuori
,
ma
,
invece
di
fuggire
,
avventandosi
alle
braccia
di
uno
dei
fanciulli
,
le
addenta
e
ne
fa
uscire
il
sangue
,
che
arrossa
la
neve
;
ma
il
fanciullo
,
niente
paura
,
quanto
più
si
sente
mordere
tanto
più
tiene
saldo
.
Ed
ecco
l
'
altro
che
in
buon
punto
dà
con
la
mazza
un
forte
colpo
sulla
testa
dell
'
animale
,
ed
un
secondo
colpo
,
e
l
'
accoppa
.
Il
ferito
,
più
allegro
che
mai
,
tiene
per
un
poco
le
braccia
nella
neve
,
poi
,
con
il
compagno
,
scende
giù
a
sbalzi
portando
la
sua
preda
.
Erano
incerti
se
fosse
un
cane
o
una
volpe
.
Ma
,
prima
di
entrare
nel
villaggio
,
incontrano
un
vecchio
di
ottant
'
anni
,
alto
,
di
corpo
asciutto
,
dritto
ancora
come
un
fuso
,
svelto
ancora
come
un
cavriolo
,
che
andava
a
passeggiare
con
la
sua
carabina
ad
armacollo
.
La
fama
di
codesto
vecchio
esce
dalla
Val
della
Castra
:
Trento
stessa
lo
conosce
.
Nella
sua
vita
ha
ucciso
venti
orsi
;
l
'
ultimo
,
dopo
sbagliato
il
colpo
del
fucile
,
l
'
uccise
abbracciandolo
,
e
l
'
uomo
cacciava
all
'
orso
il
coltello
nel
ventre
,
e
poi
,
sempre
in
un
amplesso
,
arrotolarono
un
pezzo
sulla
china
del
monte
,
finché
l
'
orso
morì
,
e
l
'
uomo
di
ottant
'
anni
s
'
alzò
dritto
e
placido
.
Ora
quel
vecchio
chiamò
i
fanciulli
,
che
gli
passavano
innanzi
,
e
disse
:
-
Figliuoli
,
dove
avete
pescato
questa
bestiola
?
-
I
ragazzi
risposero
:
-
L
'
abbiamo
uccisa
noi
;
ma
è
una
volpe
od
un
cane
?
-
È
un
'
orsacchiotta
,
fortunati
figliuoli
:
fortunati
che
non
avete
trovato
la
sua
madre
,
e
fortunati
che
vi
beccate
trentasette
fiorini
belli
d
'
argento
.
Fate
l
'
istanza
al
Capitano
-
.
Dette
queste
parole
ripigliò
il
cammino
,
guardando
i
ghiacciai
sul
cucuzzolo
delle
montagne
.
Menico
mostrò
all
'
ombrellaio
,
tra
la
folla
,
un
montanaro
che
soverchiava
gli
altri
di
quasi
tutto
il
capo
,
e
che
guardava
con
serietà
i
due
piccoli
trionfatori
:
era
il
vecchio
degli
orsi
.
Per
farla
breve
,
i
ragazzi
avevano
potuto
dopo
qualche
mese
riscuotere
i
trentasette
fiorini
,
che
il
Governo
dà
quale
premio
per
l
'
uccisione
di
un
'
orsa
;
e
la
festa
era
fatta
a
commemorazione
e
a
rallegramento
del
caso
.
Bisogna
aggiungere
,
per
amore
di
verità
,
che
era
stata
anche
pensata
da
qualche
cervello
ingegnoso
per
avere
una
nuova
scusa
di
ballar
con
la
banda
tutta
notte
nell
'
osteria
e
di
scialacquare
in
istravizii
e
bordelli
;
e
,
perché
il
curato
lo
sapeva
bene
,
non
aveva
voluto
ingerirsi
né
con
la
sua
chiesa
,
né
con
la
sua
persona
in
così
fatta
commedia
.
Dall
'
altro
canto
la
caccia
dell
'
orso
aveva
lasciato
nell
'
animo
del
prete
un
rimorso
non
piccolo
.
S
'
era
imbattuto
un
inverno
anch
'
egli
fra
le
nevi
in
un
orsacchino
da
poppa
;
aveva
pigliato
l
'
orsacchino
e
,
picchiandolo
un
poco
,
l
'
aveva
fatto
guaire
,
perché
l
'
orsa
,
che
non
poteva
essere
lontana
,
lo
udisse
.
Venne
in
fatti
,
e
precipitò
furibonda
,
mentre
il
prete
mirava
attento
e
colpiva
giusto
.
L
'
orsa
,
ferita
a
morte
,
si
trascinò
accanto
al
suo
piccino
,
che
continuava
a
guaire
,
e
lo
leccava
in
atto
d
'
infinito
amore
.
Il
prete
tornò
a
casa
pensieroso
,
lasciando
nel
bosco
la
madre
morta
e
l
'
orsacchino
libero
.
La
sera
scartabellò
i
volumi
della
sua
piccola
libreria
per
conoscere
se
l
'
inganno
è
innocente
quando
si
volga
contro
le
bestie
feroci
;
ma
non
gli
riescì
di
raccapezzar
nulla
che
facesse
al
suo
caso
:
solo
nel
secondo
volume
del
Gury
,
Compendium
Theologiae
moralis
,
trovò
che
al
sacerdote
è
lecita
la
caccia
non
clamorosa
cum
sclopeto
et
uno
cane
.
Non
trovò
altro
;
ma
non
poté
mai
dimenticare
la
generosa
,
e
sviscerata
passione
di
quella
madre
morente
,
e
,
ripensandovi
,
sentiva
nel
cuore
uno
stringimento
.
Ripeté
ancora
al
dottore
:
-
Andiamo
-
ed
uscirono
,
allontanandosi
dal
frastuono
del
villaggio
in
festa
.
2
La
villa
del
barone
banchiere
era
sorta
all
'
improvviso
.
A
un
tiro
di
schioppo
fuori
del
paese
si
vedeva
dianzi
una
casa
costrutta
in
sasso
e
in
cemento
,
miracolo
in
quel
villaggio
fatto
tutto
di
legno
.
Era
stata
alzata
dieci
anni
addietro
da
un
brav
'
uomo
,
il
quale
,
essendo
andato
per
mezzo
secolo
a
lavorare
giù
per
l
'
Italia
da
calderaio
,
e
avendo
raggruzzolato
molte
migliaia
di
lire
,
voleva
godersele
con
la
famiglia
in
santa
pace
nell
'
aria
pura
e
nelle
lunghe
nevi
del
suo
caro
luogo
natale
.
Non
l
'
avesse
pensato
mai
!
Il
dì
che
fu
messa
la
prima
pietra
,
ecco
gli
muore
la
figliuola
;
appena
finito
il
solaio
del
primo
piano
,
ecco
gli
si
ammazza
giù
per
una
rupe
il
figliuolo
;
appena
compiuto
il
tetto
,
passa
a
miglior
vita
la
moglie
.
Il
misero
signorotto
,
solo
,
disperato
,
pieno
di
acciacchi
e
di
paure
,
camminò
un
anno
nelle
stanze
vuote
,
meditando
con
desiderio
ineffabile
al
tempo
della
sua
miseria
,
quando
la
moglie
ed
i
figli
,
sani
e
robusti
,
mangiavano
polenta
asciutta
,
ed
egli
martellava
quindici
ore
della
giornata
su
caldaie
e
padelle
.
Morì
di
settant
'
anni
lasciando
la
sua
casa
al
Comune
,
il
quale
vi
teneva
il
fieno
,
giacché
,
un
poco
per
cagione
dell
'
uso
di
abitare
in
isconquassate
catapecchie
di
legno
,
un
poco
per
l
'
idea
che
quell
'
edificio
fosse
stregato
e
recasse
sventura
,
nessuno
offriva
un
quattrino
per
andarvi
a
prendere
alloggio
.
I
vetri
delle
finestre
non
c
'
erano
più
,
le
imposte
cominciavano
a
sconnettersi
;
ma
il
palazzotto
così
bianco
e
alto
e
regolare
,
con
la
sua
bella
cornice
e
i
suoi
balconi
sporgenti
,
rallegrava
la
vista
,
in
mezzo
alle
capanne
ed
ai
tugurii
neri
della
valle
.
S
'
aggiunga
ch
'
era
piantato
in
uno
dei
più
bei
siti
:
sul
contrafforte
del
monte
,
dove
i
paeselli
della
vallata
di
qua
e
di
là
si
vedono
tutti
,
e
l
'
occhio
si
spinge
sino
al
piano
verde
ed
al
castello
di
Sanna
;
e
di
dietro
l
'
ombreggiava
una
folta
macchia
di
larici
antichi
,
mentre
dinanzi
lo
rallegrava
una
prateria
quasi
orizzontale
,
piena
di
grandi
arbusti
di
sambuco
rosso
,
con
i
suoi
grappoli
che
sembravano
coralli
infiammati
,
e
ricca
di
fiori
color
di
rosa
,
dondolanti
sui
gambi
altissimi
,
di
fiori
gialli
,
violetti
,
bianchi
,
da
farne
la
più
gentile
e
variopinta
corona
per
una
vergine
sposa
.
La
casa
del
calderaio
,
già
bella
,
era
diventata
un
incanto
.
Sulla
fronte
,
nel
piano
terreno
,
sporgeva
una
nuova
loggia
,
chiusa
durante
le
ore
del
sole
da
tende
che
parevano
di
splendido
drappo
persiano
;
nei
fianchi
uscivano
fuori
due
nuove
ali
in
forma
di
padiglione
,
da
cui
quattro
gradinate
esterne
scendevano
alla
prateria
trasformata
in
giardino
,
dove
non
mancavano
le
zolle
simmetriche
,
l
'
ampia
vasca
circolare
con
l
'
acqua
limpida
e
i
pesci
d
'
oro
,
né
i
sedili
dondolanti
sparsi
nei
luoghi
più
misteriosi
ed
ombrati
.
Nel
lato
posteriore
dell
'
edificio
un
nuovo
portico
riparava
le
cavalcature
mentre
aspettavano
i
cavalieri
;
la
cucina
,
la
scuderia
de
'
muli
,
l
'
abitazione
dei
servi
ed
altri
luoghi
di
basso
uso
avevano
trovato
posto
in
una
specie
di
casa
rustica
,
unita
alla
palazzina
per
mezzo
di
una
lunga
tettoia
,
la
quale
veniva
tutta
nascosta
da
piante
arrampicanti
e
da
arboscelli
trapiantati
.
Queste
nuove
fabbriche
erano
di
legno
,
alzate
su
in
fretta
e
destinate
alla
vita
di
tre
mesi
:
non
importava
che
le
prossime
nevi
ed
i
geli
le
sfasciassero
tutte
.
Ai
lavori
aveva
presieduto
il
vero
scopritore
,
o
,
per
meglio
dire
,
inventore
delle
miniere
,
un
farabutto
matricolato
,
al
paragone
del
quale
il
presidente
della
Società
siderurgica
,
il
barone
banchiere
,
poteva
dirsi
una
perla
.
Lo
chiamavano
Gregorio
Viorz
,
e
si
bucinava
che
fosse
stato
due
volte
in
carcere
per
truffa
;
gli
attribuivano
anche
un
veneficio
,
commesso
per
interesse
,
ma
le
prove
mancavano
e
la
giustizia
non
se
n
'
era
impacciata
.
Comunque
sia
,
ad
Innsbruck
,
sua
città
natale
,
n
'
aveva
fatte
tante
,
che
non
poteva
più
rimettervi
il
piede
.
Dio
l
'
aveva
dotato
,
per
disgrazia
degli
uomini
,
di
un
ingegno
feracissimo
e
di
un
'
attività
senza
pari
;
tanto
che
con
la
metà
della
fatica
e
del
cervello
,
ch
'
egli
impiegava
nelle
vie
torte
e
buie
,
avrebbe
potuto
lungo
la
strada
dritta
rendersi
ricco
e
stimato
e
sicuro
della
propria
fortuna
.
Ma
dall
'
animo
perverso
nascono
inevitabilmente
certe
debolezze
fatali
,
le
quali
sciupano
tutto
;
e
il
Viorz
ne
aveva
due
.
Prima
:
assottigliava
troppo
,
sicché
,
studiando
nelle
imprese
tutti
i
pericoli
e
industriandosi
di
mettere
a
tutti
un
anticipato
rimedio
,
creava
spesso
le
difficoltà
nell
'
atto
in
cui
voleva
prevenirle
.
Seconda
:
man
mano
che
si
avvicinava
il
momento
di
raccogliere
il
frutto
delle
sue
iniquità
,
la
gioia
e
l
'
orgoglio
del
buon
successo
gli
scemavano
la
calma
,
lo
inebbriavano
,
e
la
prima
cautela
volpina
si
trasformava
,
nella
lotta
contro
gli
ultimi
intoppi
,
in
violenza
brutale
.
Un
così
fatto
personaggio
non
poteva
dare
il
suo
nome
a
nessun
affare
d
'
industria
o
di
banca
;
anzi
si
doveva
tenere
avvolto
,
almeno
sul
principio
,
in
un
prudente
mistero
.
Aveva
dunque
bisogno
di
qualcuno
da
mettere
in
mostra
:
un
galantuomo
no
,
perché
non
si
sarebbe
prestato
a
simili
birbonate
;
un
noto
birbante
no
,
perché
avrebbe
,
invece
di
adescarla
,
fatto
scappare
la
gente
.
Ci
voleva
,
per
esempio
,
un
signore
che
si
fosse
mangiato
il
patrimonio
:
vizioso
e
in
urgente
necessità
di
quattrini
;
d
'
intelletto
bastevole
per
capire
e
secondare
le
finezze
dell
'
impresa
,
ma
di
poca
inventiva
,
perché
non
gli
saltasse
un
giorno
il
ghiribizzo
di
fare
da
sé
;
di
bei
modi
signorili
,
con
un
bel
nome
e
un
titolo
sonoro
.
A
tutte
le
indicate
qualità
bisognava
unirne
un
'
ultima
:
quella
di
non
essere
punto
conosciuto
nella
classe
degli
uomini
di
banca
,
o
,
meglio
,
di
esservi
conosciuto
favorevolmente
.
Questa
prerogativa
s
'
univa
alle
altre
nel
barone
di
Steinach
.
Era
piuttosto
un
uomo
scettico
e
leggiero
,
che
propriamente
perverso
.
L
'
uso
della
società
galante
di
Vienna
e
di
Parigi
l
'
aveva
rotto
ad
ogni
vizio
,
senza
fargli
perdere
il
garbo
delle
maniere
aristocratiche
ed
una
certa
sensibilità
di
natura
.
S
'
era
impacciato
tre
o
quattro
volte
in
affari
grossi
e
romorosi
,
ma
,
puntualmente
,
con
indifferenza
,
aveva
pagato
le
perdite
,
rimettendoci
sino
all
'
ultimo
soldo
.
Allora
,
dopo
avere
conosciuto
Gregorio
Viorz
,
che
non
lo
perdette
mai
più
di
vista
e
che
lo
richiamò
in
gran
fretta
,
qualche
anno
appresso
,
appena
avuta
la
prima
ispirazione
della
Compagnia
siderurgica
,
andò
a
Monaco
al
giuoco
,
facendosi
prestare
la
posta
,
e
guadagnò
;
e
con
quel
guadagno
,
piantatosi
a
Parigi
,
cominciò
la
vita
del
cavaliere
d
'
industria
.
In
un
modo
o
in
un
altro
se
la
campava
,
sempre
abbigliato
,
benché
con
un
'
ombra
di
gofferia
teutonica
,
secondo
l
'
ultima
voga
,
in
un
quartierino
di
nobile
apparenza
e
pieno
di
gingilli
artistici
,
dove
regnava
questa
o
quella
signora
,
bruna
,
bionda
,
fulva
o
rossa
,
ch
'
egli
ripescava
qua
o
là
e
rimutava
,
al
più
,
ogni
sei
mesi
.
Così
era
giunto
al
sessantesimo
anno
,
robusto
ancora
e
pieno
di
vita
,
che
pareva
un
miracolo
pensando
a
'
suoi
vizi
e
disordini
;
né
l
'
età
si
manifestava
in
lui
altrimenti
che
in
due
cose
:
nella
rotondità
del
ventre
,
che
con
il
suo
consueto
panciotto
bianco
diventava
anche
più
maestoso
,
e
nel
serbare
com
'
egli
faceva
presso
di
sé
da
un
anno
l
'
ultima
baronessa
,
rossa
di
capelli
,
senza
provare
nessun
desiderio
di
sostituirne
una
nuova
.
Il
curato
non
aveva
aperto
bocca
nel
cammino
da
casa
sua
alla
villa
,
sebbene
il
dottore
lo
andasse
stuzzicando
.
Pareva
distratto
;
guardava
le
nubi
strane
,
che
imbiancavano
una
parte
del
cielo
.
Un
domestico
,
in
livrea
turchina
con
la
pistagna
color
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
,
fece
entrare
i
due
visitatori
nella
sala
,
dove
il
barone
faceva
il
chilo
col
resto
della
compagnia
,
pregandoli
di
aspettare
che
la
signora
baronessa
li
potesse
ricevere
.
Il
barone
,
che
fumava
il
sigaro
immerso
in
una
larga
poltrona
,
s
'
alzò
,
andò
incontro
al
prete
,
e
,
stringendogli
la
mano
,
gli
disse
un
mondo
di
belle
cose
.
Aveva
bisogno
di
vederlo
,
conosceva
le
sue
virtù
,
desiderava
aiutare
i
poveri
del
paese
,
sapeva
che
la
baronessa
ne
'
primi
dì
del
suo
soggiorno
in
villa
era
stata
alla
canonica
a
portare
delle
elemosine
;
egli
voleva
fare
qualcosa
di
più
durevole
,
cento
idee
di
carità
gli
frullavano
nel
cervello
,
ma
per
metterle
in
atto
attendeva
il
consiglio
del
savio
e
sant
'
uomo
,
che
lo
guidasse
,
che
gl
'
insegnasse
a
fare
il
bene
utilmente
.
Quei
modi
cortesi
,
quel
sorriso
aperto
,
sopra
tutto
quelle
liberali
profferte
,
mettevano
il
povero
prete
in
un
terribile
impaccio
.
Già
rinasceva
nella
sua
mente
la
solita
tenzone
:
posso
io
respingere
il
danaro
del
diavolo
?
Posso
io
togliere
a
'
poverelli
i
soccorsi
di
cui
hanno
tanto
bisogno
?
Non
devo
io
anzi
sollecitare
codeste
larghezze
,
qualunque
sia
la
lor
causa
,
lasciando
a
Dio
di
entrare
nell
'
anima
dei
peccatori
?
Il
barone
continuava
a
discorrere
in
piedi
,
davanti
alla
finestra
,
da
cui
si
scorgeva
tutta
intiera
la
valle
e
si
vedeva
in
fondo
ad
essa
il
torrente
,
sinuoso
e
lucido
,
come
un
nastro
d
'
argento
puro
,
svolazzante
al
sole
.
Intanto
gli
ospiti
del
barone
chiacchieravano
intorno
ad
una
tavola
rotonda
piena
di
libri
e
giornali
,
nell
'
angolo
opposto
della
sala
.
A
un
tratto
il
maestro
di
pianoforte
della
baronessa
,
un
giovinetto
piccolo
,
con
gli
occhiali
sul
naso
a
ballotta
,
allievo
poco
fortunato
del
Conservatorio
di
Dresda
,
tolta
la
fascia
ad
uno
dei
giornali
illustrati
,
guardando
la
prima
pagina
,
esclama
:
-
Oh
bello
,
magnifico
stupendo
davvero
!
-
Poi
,
fatta
vedere
l
'
incisione
agli
altri
,
che
s
'
accordano
negli
ah
e
negli
oh
ammirativi
,
sbalza
accanto
al
barone
per
mostrargli
niente
meno
che
la
veduta
della
sua
villa
.
C
'
era
la
loggia
con
i
panneggiamenti
;
c
'
erano
i
padiglioni
con
le
quattro
gradinate
,
ma
con
l
'
aggiunta
,
per
verità
,
di
due
cupole
e
di
due
Fortune
sulla
cima
,
rimaste
,
pare
,
nella
fantasia
dell
'
architetto
restauratore
;
c
'
erano
le
fontane
con
nuovi
getti
d
'
acqua
:
insomma
una
reggia
.
Si
leggeva
sotto
:
Residenza
del
direttore
della
Compagnia
siderurgica
nella
valle
di
Castra
.
Il
barone
,
dopo
avere
gettato
uno
sguardo
sul
disegno
,
mormorò
tra
se
stesso
:
-
Astuzie
di
quella
volpe
del
Viorz
-
e
restituì
il
foglio
al
maestro
di
cembalo
,
il
quale
si
mise
a
leggere
l
'
articolo
che
accompagnava
e
spiegava
l
'
incisione
.
Era
un
inno
alla
nuova
impresa
:
le
miniere
gonfie
di
metallo
;
le
ferriere
vulcani
;
e
già
le
braccia
non
bastavano
più
al
lavoro
,
e
le
richieste
del
commercio
soverchiavano
venti
volte
la
produzione
dell
'
industria
;
bisognava
praticare
dei
nuovi
squarci
nei
fianchi
del
monte
miracoloso
,
moltiplicare
le
fucine
,
emettere
nuove
azioni
alla
banca
.
Seguivano
la
parte
artistica
e
la
parte
sentimentale
:
le
descrizioni
del
palazzo
e
del
giardino
;
le
beneficenze
del
direttore
,
vera
provvidenza
,
vero
Messia
della
valle
:
asili
d
'
infanzia
fondati
e
già
frequentati
da
trecento
bimbi
,
che
,
oltre
all
'
insegnamento
,
vi
ricevevano
gratis
la
colazione
e
il
desinare
;
nuove
strade
in
lavoro
;
farmacie
aperte
,
eccetera
,
eccetera
:
una
rigenerazione
.
Il
maestro
di
pianoforte
leggeva
ad
alta
voce
,
con
enfasi
,
facendo
spiccare
le
più
belle
frasi
;
né
badava
punto
al
barone
,
il
quale
,
interrompendo
il
suo
ragionamento
col
prete
,
gridava
:
-
Basta
,
basta
;
leggerete
poi
-
.
Ma
il
prete
non
porgeva
più
nessuna
attenzione
alle
lusinghe
dell
'
altro
;
tendeva
invece
le
orecchie
per
udir
la
lettura
,
avvicinandosi
anzi
passo
passo
alla
tavola
tonda
.
A
un
certo
punto
,
senz
'
aspettare
la
fine
,
strappò
dalle
mani
del
leggitore
il
foglio
e
lo
stracciò
in
più
brani
,
ripetendo
:
-
Sono
tutte
menzogne
,
tutte
menzogne
.
Il
barone
uscì
dalla
stanza
,
il
medico
scomparve
.
Ci
fu
un
mezzo
minuto
di
silenzio
e
d
'
immobilità
generale
;
poi
si
vide
alzarsi
un
ufficiale
dei
cacciatori
,
che
stava
accanto
al
maestro
di
pianoforte
.
S
'
accostò
al
prete
e
,
dopo
un
formidabile
ruggito
d
'
ira
,
gridò
:
-
Ringrazii
la
sua
chierica
ed
il
suo
collare
se
questo
braccio
...
-
e
alzava
il
braccio
in
atto
di
minaccia
.
In
quel
momento
il
servo
in
livrea
turchina
con
le
mostre
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
entrò
e
annunziò
dall
'
uscio
:
-
La
signora
baronessa
prega
il
reverendo
signor
curato
di
passare
nella
sua
camera
.
Il
curato
piegò
la
testa
in
atto
di
saluto
e
,
lentamente
,
uscì
dalla
sala
.
3
Aperto
l
'
uscio
della
camera
e
fatto
un
profondo
inchino
,
il
servo
si
ritirò
,
lasciando
il
prete
solo
con
la
donna
.
Nel
primo
istante
non
la
vide
,
perché
la
camera
sembrava
un
grazioso
incendio
,
e
gli
occhi
restavano
abbacinati
.
Le
tappezzerie
,
i
canapè
,
le
poltrone
,
tutto
era
di
stoffa
rossa
,
d
'
un
rosso
roseo
brillante
,
con
certi
disegni
gialli
sinuosi
,
come
a
fiamma
;
e
il
sole
del
tramonto
,
caldo
,
vivo
,
d
'
oro
,
entrava
dalle
due
finestre
spalancate
,
gettando
sul
rosso
e
sul
giallo
della
stanza
certi
lumi
incandescenti
e
certi
lustri
,
che
somigliavano
a
fuochi
e
a
scintille
.
Un
odore
di
essenze
,
acuto
,
inebbriante
,
si
effondeva
dalla
toletta
a
trine
e
a
ricami
,
dove
,
sotto
al
baldacchino
,
tenuto
in
aria
volando
da
un
putto
alato
,
luccicavano
dinanzi
alla
cornice
dello
specchio
,
tutta
a
fiori
di
vetro
,
innumerevoli
vasetti
di
metallo
bianco
e
pettiniere
e
saponiere
e
ampollette
di
cristallo
terso
e
ninnoli
d
'
ogni
maniera
.
Il
prete
,
entrando
,
si
sentì
una
vampa
alla
testa
:
avrebbe
voluto
fuggire
.
La
donna
lo
chiamò
con
voce
soave
come
un
liuto
lontano
.
Era
sdraiata
sopra
un
sofà
nel
solo
angolo
ombroso
della
stanza
,
lungo
il
lato
delle
finestre
,
in
fondo
,
lì
dove
le
pieghe
delle
ampie
tende
scemavano
sui
fianchi
la
luce
e
lasciavano
come
una
insenatura
fra
il
parato
ed
il
muro
.
-
Si
metta
qui
,
signor
curato
,
qui
accanto
,
in
questo
seggiolone
.
Mi
sento
così
debole
,
che
appena
appena
posso
parlar
sottovoce
.
Il
prete
rispose
ruvido
:
-
Scusi
,
ho
fretta
.
Sono
venuto
perché
il
medico
mi
aveva
detto
ch
'
ella
era
malata
e
aveva
bisogno
di
me
.
Posso
servirla
in
qualcosa
?
-
Sono
malata
,
e
come
!
Ma
quel
dottore
sventato
non
capisce
nulla
.
Ella
.
signor
curato
,
dotto
e
santo
com
'
è
,
può
dirmi
una
parola
,
che
mi
conforti
,
che
mi
rianimi
e
,
col
ridonarmi
la
fede
in
me
stessa
e
nelle
cose
del
mondo
,
tornarmi
forse
la
salute
del
corpo
.
Il
mio
male
sta
qui
-
.
Si
toccò
il
seno
.
Era
coperta
d
'
una
vesta
a
fiorami
,
che
lasciava
vedere
tutto
il
collo
,
una
parte
del
petto
candido
e
il
principio
delle
spalle
rotonde
,
sulle
quali
cadevano
,
sciolti
,
i
suoi
capelli
increspati
,
d
'
un
biondo
rossigno
.
Principiavano
bassi
,
in
riccioletti
matti
.
Il
naso
appiccicato
alla
fronte
,
quasi
senza
incavo
,
con
un
piano
vigoroso
e
largo
;
le
narici
gonfie
,
da
cui
la
donna
sbuffava
alle
volte
al
pari
d
'
una
cavalla
araba
;
le
labbra
tumide
,
le
gote
piene
,
e
il
mento
rientrante
davano
a
quel
viso
un
non
so
che
di
pecorino
e
lascivo
.
Il
cinabro
della
bocca
era
anzi
un
poco
troppo
vivace
,
il
roseo
delle
guance
un
poco
troppo
sfumato
,
e
la
forma
delle
brune
sopracciglia
un
poco
troppo
sottilmente
arcuata
per
poter
credere
che
l
'
arte
non
ci
entrasse
in
nulla
.
E
sotto
gli
occhi
cerulei
stava
un
lividetto
,
che
li
faceva
sembrare
più
grandi
.
Era
bella
insomma
alla
sua
maniera
e
carnale
.
Il
prete
rimaneva
in
piedi
.
Ella
si
alzò
con
fatica
,
andò
verso
di
lui
,
lo
prese
per
mano
e
,
condottolo
due
passi
innanzi
,
lo
fece
sedere
nel
seggiolone
.
Poi
,
guardandolo
fisso
,
come
se
ella
si
destasse
in
quel
punto
,
stirò
le
braccia
,
che
le
maniche
larghe
lasciarono
vedere
quasi
fino
alle
ascelle
;
e
il
petto
si
arrotondò
fieramente
.
Tornò
a
buttarsi
sul
sofà
,
lasciando
cadere
a
terra
dal
piede
destro
la
pantofola
ricamata
.
Gli
occhi
cerulei
erano
diventati
di
bragia
.
La
voce
non
aveva
più
la
stanchezza
e
la
dolcezza
di
prima
.
Vi
dominava
un
timbro
secco
,
strozzato
,
rabbioso
,
quando
disse
al
prete
interrottamente
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
Don
Giuseppe
,
perché
mi
sfugge
?
Perché
non
vuole
vedermi
più
?
Quand
'
io
passo
nel
villaggio
a
cavallo
della
mia
mula
,
perché
mi
chiude
in
faccia
le
imposte
della
sua
casa
?
Dopo
avermi
ricevuta
in
principio
quattro
volte
nella
canonica
,
perché
ha
ora
dato
l
'
ordine
di
non
lasciarmi
entrare
,
nemmeno
quando
io
reco
il
denaro
dei
poveri
?
Non
posso
metter
piede
in
sagrestia
;
è
molto
che
non
mi
caccino
,
come
un
cane
,
fuori
di
chiesa
.
Mi
si
rimandano
i
doni
che
faccio
al
tempio
.
Con
qual
diritto
?
Chi
può
mai
rifiutare
le
offerte
che
si
porgono
a
Dio
?
-
Sbalzò
in
piedi
e
si
piantò
di
contro
il
prete
,
domandando
:
-
L
'
odio
,
signor
curato
,
è
forse
una
virtù
cristiana
?
Il
curato
affermò
pacatamente
,
ma
con
la
voce
che
tremolava
:
-
L
'
odio
del
male
è
una
virtù
cristiana
.
-
Virtù
cristiana
,
reverendo
,
è
l
'
amore
.
Me
lo
insegnarono
da
fanciulla
,
quando
andava
in
chiesa
alla
dottrina
;
me
lo
hanno
ripetuto
al
confessionale
.
Poi
,
divenuta
donna
,
vidi
che
l
'
amor
vero
mi
rialzava
l
'
anima
,
mi
purificava
lo
spirito
,
mi
avvicinava
al
cielo
.
L
'
amor
vero
passò
,
e
,
giuro
,
senza
mia
colpa
.
Allora
,
abbandonata
,
povera
,
gettata
in
una
società
piena
di
seduzioni
e
di
corruzioni
,
cascai
nella
finzione
dell
'
amore
.
Ma
la
finzione
dell
'
amore
,
non
è
amore
,
è
odio
;
è
l
'
odio
anzi
più
vile
,
abbietto
,
pauroso
,
straziante
che
si
possa
provare
.
Quest
'
odio
m
'
uccide
.
Il
cuore
intanto
arde
,
e
cerca
da
molti
anni
invano
il
refrigerio
di
un
affetto
violento
e
sincero
.
Ho
bisogno
dell
'
amore
che
brucia
.
Il
prete
,
afferrando
con
un
supremo
sforzo
di
volontà
i
pensieri
,
che
svanivano
dalla
sua
testa
,
mormorò
:
-
Calmatevi
,
poverina
,
mettete
in
pace
la
fantasia
eccitata
dalle
sventure
e
dalle
colpe
della
vostra
vita
.
Fate
di
desiderare
una
sola
cosa
,
il
bene
.
Uscite
da
queste
sozzure
d
'
inganni
e
di
vizii
,
in
cui
si
trascina
e
imbratta
la
vostra
esistenza
.
Tornate
sola
e
povera
,
ma
pentita
e
buona
.
Allora
tutti
vi
dovranno
amare
,
perché
,
amando
voi
,
ameranno
la
virtù
.
-
Anche
voi
,
Don
Giuseppe
,
mi
amerete
anche
voi
?
E
gli
prese
la
mano
,
e
la
strinse
,
e
il
prete
s
'
avvicinò
.
La
donna
continuava
sommessamente
:
-
Don
Giuseppe
,
guidatemi
.
Insegnatemi
la
via
,
conducetemi
dove
vi
piace
.
Sarò
la
vostra
schiava
.
Sarò
,
se
vorrete
,
la
vostra
santa
.
Il
vostro
cuore
dev
'
essere
grande
e
nobile
,
deve
specchiare
il
cielo
,
come
i
vostri
occhi
.
Mi
piacete
perché
siete
bello
,
perché
siete
candido
,
perché
indovino
che
non
avete
mai
amato
,
perché
voglio
essere
il
vostro
primo
peccato
,
il
vostro
primo
rimorso
.
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
.
La
donna
,
arrovesciata
sul
sofà
,
teneva
sempre
con
le
due
mani
la
mano
del
prete
,
il
quale
tremava
dalla
testa
ai
piedi
.
Il
sole
era
tramontato
;
la
camera
diventava
buia
.
Ma
,
mentre
la
femmina
ripeteva
le
ultime
parole
,
sembrò
al
curato
che
d
'
improvviso
un
soffio
fresco
gli
passasse
sul
fronte
;
e
di
repente
gli
comparve
davanti
la
figura
tetra
e
sanguinosa
del
suo
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
solo
che
il
volto
,
anziché
piegato
e
morto
,
era
vivo
e
guardava
minaccioso
e
fierissimo
.
Il
prete
scattò
e
,
prima
che
la
donna
potesse
pronunziare
una
sillaba
,
era
uscito
dalla
stanza
.
Quando
il
servo
con
la
livrea
turchina
e
con
le
mostre
cremisi
vide
scappare
il
prete
dalla
villa
,
quasi
correndo
,
senza
voltarsi
,
come
se
dietro
le
spalle
lo
minacciasse
il
demonio
,
sorrise
maliziosamente
,
ponendosi
l
'
indice
della
mano
destra
sulla
punta
del
naso
.
4
Il
prete
girò
,
senza
saperlo
,
a
sinistra
,
dove
la
strada
sale
e
s
'
interna
nella
montagna
;
passò
a
'
piedi
della
chiesetta
di
San
Rocco
,
posta
sul
vertice
di
una
rupe
acuta
,
e
camminò
verso
il
prato
così
detto
del
Lago
.
Incontrava
parecchi
di
quei
carri
alpini
che
,
formati
delle
sole
ruote
dinanzi
e
di
due
lunghissime
stanghe
,
le
quali
si
trascinano
per
terra
con
la
loro
estremità
posteriore
,
servono
a
portare
il
carico
voluminoso
di
una
erba
appena
tagliata
,
olezzante
d
'
ogni
grato
profumo
e
tempestata
de
'
fiorellini
d
'
ogni
allegro
colore
.
I
poveri
buoi
,
scendendo
lenti
e
gravi
dall
'
erta
ripidissima
,
puntavano
vigorosamente
le
zampe
tra
i
sassi
enormi
,
docili
alla
parola
delle
montanine
che
li
guidavano
,
maestosi
e
rassegnati
,
con
l
'
occhio
umido
,
un
poco
inquieto
e
assai
mesto
.
Le
donne
salutavano
,
ma
il
curato
non
rispondeva
.
Una
volta
rischiò
di
rimanere
schiacciato
sotto
a
un
carro
,
che
non
aveva
scansato
in
tempo
.
Lasciò
la
strada
;
andò
su
per
i
sentieri
,
su
per
le
roccie
nude
.
La
notte
era
diventata
scura
,
e
il
prete
andava
senza
sapere
dove
mettesse
i
piedi
.
Si
trovò
a
un
tratto
sulla
riva
dell
'
alto
lago
,
uno
scolo
de
'
ghiacciai
,
dove
finalmente
il
rumore
di
due
torrentelli
,
che
precipitavano
dalle
cime
e
si
frangevano
tra
i
sassi
,
e
il
vento
rigido
delle
gole
,
e
la
tosse
,
che
gli
spezzava
il
petto
,
richiamarono
in
sé
il
curato
,
il
quale
cadde
con
le
ginocchia
a
terra
e
,
giungendo
le
mani
e
fissando
gli
occhi
nella
vòlta
tutta
nera
del
cielo
,
ringraziò
con
una
lunga
preghiera
il
figliuolo
di
Dio
.
In
Menico
frattanto
crescevano
le
ansie
.
L
'
orologio
della
canonica
aveva
suonato
la
mezza
dopo
le
dodici
,
e
il
padrone
non
ritornava
.
Il
vecchietto
aveva
visto
spegnersi
i
lumi
nella
villa
del
barone
e
sapeva
bene
che
non
c
'
erano
moribondi
nel
paese
:
dove
diamine
quella
testa
sventata
era
dunque
andato
a
passar
la
notte
?
Non
s
'
attentava
di
allontanarsi
troppo
di
casa
;
guardava
dalle
finestre
,
ma
non
vedeva
altro
che
tenebre
fitte
.
Se
non
fosse
stato
il
servo
di
un
sacerdote
si
sarebbe
sfogato
assai
volentieri
con
qualche
grossa
bestemmia
.
Tendeva
le
orecchie
,
un
cane
aveva
abbaiato
,
nulla
;
si
sentiva
un
calpestio
lontano
,
ascoltava
,
nulla
.
-
O
il
reverendo
l
'
avrà
da
fare
con
me
.
Starsene
via
tutta
notte
senza
neanche
avvisare
!
Siamo
cani
?
E
poi
,
col
rischio
di
pigliarsi
un
nuovo
malanno
in
tali
disordini
da
scomunicati
,
e
con
quella
maledettissima
tosse
,
che
non
lo
lascia
mai
stare
.
Figurarsi
,
sono
ore
queste
da
gironzare
per
le
strade
e
da
tenere
alzati
i
galantuomini
?
Gliele
voglio
cantare
secche
,
ma
secche
.
Farebbe
perdere
la
pazienza
a
san
Luigi
Gonzaga
-
.
Tornava
a
guardare
nell
'
oscurità
e
ad
origliare
;
niente
.
Alla
fine
gli
parve
di
udire
in
su
,
distante
,
il
passo
di
un
uomo
;
era
un
uomo
,
certo
,
che
scendeva
dalla
montagna
;
il
passo
s
'
affrettava
,
rintronava
;
i
cani
abbaiavano
:
era
il
passo
del
curato
.
Allora
il
piccolo
vecchio
si
pose
dinanzi
alla
porta
con
il
muso
arcigno
e
gli
occhi
da
cui
schizzavano
scintille
di
rabbia
;
aveva
i
pugni
piantati
sulle
anche
in
atto
di
sfida
,
come
se
volesse
impedire
al
prete
l
'
ingresso
della
canonica
,
e
già
schiudeva
le
labbra
per
cominciare
la
ramanzina
quando
,
vista
la
faccia
del
padrone
,
ammutolì
e
lo
lasciò
passare
.
Borbottava
tra
i
denti
o
per
meglio
dire
tra
le
gengive
:
-
Dio
santo
,
che
mutria
!
E
come
ha
conciato
i
panni
!
Mi
ci
vorrà
un
mese
a
ricucirli
e
a
rimetterli
un
po
'
in
assetto
.
Bella
carità
cristiana
.
Il
curato
passò
il
resto
della
notte
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
al
Crocifisso
,
che
lo
aveva
salvato
.
L
'
alba
fece
parere
più
livido
,
più
macilento
,
più
contorto
e
più
sanguinoso
quel
Cristo
in
croce
,
con
la
sua
testa
china
incoronata
di
spine
.
All
'
aurora
principiò
il
concerto
delle
campane
.
Le
suonava
Menico
,
facendosi
aiutare
durante
i
suoi
servigii
di
sagrestia
e
di
chiesa
,
o
quando
si
sentiva
le
braccia
stanche
,
da
un
ragazzotto
,
che
per
solito
era
uno
dei
due
monelli
trionfatori
del
giorno
innanzi
,
e
propriamente
quello
bruno
,
il
quale
della
metà
dei
trentasette
fiorini
guadagnati
per
l
'
uccisione
dell
'
orsacchiotta
non
aveva
visto
il
becco
di
un
soldo
,
tanto
i
suoi
parenti
erano
stati
lesti
a
mangiarli
tutti
ed
a
berli
.
Era
la
domenica
,
e
la
messa
del
curato
doveva
principiare
alle
dieci
.
Verso
le
otto
un
contadino
,
che
veniva
dalla
valle
,
consegnò
a
Menico
una
lettera
per
il
suo
padrone
.
L
'
indirizzo
,
scritto
in
calligrafia
sottile
,
snella
,
elegante
,
palesava
una
mano
di
donna
.
Il
prete
pigliò
la
lettera
,
la
guardò
;
le
dita
gli
bruciavano
,
le
mani
gli
tremavano
;
una
visione
terribilmente
allettevole
di
donna
mezza
nuda
gli
passò
nella
fantasia
,
e
gli
parve
di
udire
nelle
orecchie
l
'
eco
seducente
e
paurosa
di
una
voce
che
bisbigliasse
:
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
!
-
Il
curato
voleva
ad
ogni
costo
sapere
chi
avesse
mandata
la
lettera
:
ma
il
contadino
doveva
essere
già
lontano
,
né
Menico
aveva
avvertito
da
che
parte
fosse
andato
via
.
-
Del
resto
,
-
osservò
il
vecchietto
,
alzando
le
spalle
,
-
apra
e
vedrà
chi
scrive
-
.
Il
prete
stracciò
in
fatti
la
busta
e
spiegò
i
fogli
,
ch
'
erano
parecchi
,
con
un
gesto
d
'
angoscia
;
ma
tosto
si
rasserenò
,
si
mise
a
sedere
e
a
leggere
.
La
lettera
era
della
signora
Carlina
,
la
moglie
del
dottore
.
«
Reverendo
signor
curato
,
Ho
bisogno
di
tutta
la
pazienza
,
di
tutta
la
indulgenza
del
suo
cuore
.
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
si
è
mostrato
in
questi
mesi
tanto
dolce
verso
di
me
,
ch
'
io
non
esito
ad
aprirgli
la
mia
anima
intera
,
con
le
sue
tristezze
,
i
suoi
dubbii
e
le
sue
paure
.
Mi
pare
anche
di
non
agire
come
dovrei
;
ed
ella
mi
rimproveri
o
mi
conforti
,
ma
sopra
tutto
mi
consigli
,
giacché
la
mia
esperienza
è
così
piccola
e
la
mia
natura
,
pur
troppo
,
così
timida
,
ch
'
io
non
solo
non
so
risolvermi
a
operare
,
ma
spesso
non
distinguo
bene
quale
sia
il
cammino
da
scegliere
.
Mi
compatisca
,
signor
curato
.
Ho
diciott
'
anni
compiuti
:
dovrei
essere
quasi
una
matrona
:
però
sino
a
tre
mesi
addietro
,
sino
al
giorno
del
mio
matrimonio
,
io
era
vissuta
come
una
bambina
,
fra
mio
padre
,
ottimo
uomo
,
ma
severissimo
,
e
mia
madre
,
donna
tutta
di
casa
.
Non
si
vedeva
nessuno
,
io
non
aveva
passione
per
la
lettura
;
ricamava
,
teneva
i
libri
di
cucina
volentieri
,
mettendo
nell
'
arte
della
cuoca
,
massime
ne
'
piattini
dolci
(
bisogna
,
Don
Giuseppe
,
ch
'
ella
venga
ad
assaggiarne
uno
il
primo
giorno
che
avrà
tempo
.
S
'
intenda
con
Amilcare
)
,
mettendoci
,
confesso
,
un
poco
d
'
ambizione
.
Del
resto
dicevano
che
la
mia
salute
era
delicata
.
Ella
,
signor
curato
,
mi
guarda
qualche
volta
in
faccia
con
un
cert
'
occhio
compassionevole
,
come
se
dicesse
:
poveraccia
,
è
tanto
magra
,
tanto
pallida
!
Amilcare
mi
ha
,
come
dice
lui
,
ascoltata
più
volte
:
non
ha
trovato
,
dice
lui
,
neanche
l
'
ombra
del
male
.
Fatto
sta
che
io
non
sono
mai
obbligata
a
rimanere
a
letto
,
e
che
posso
dichiararmi
sul
serio
una
grande
camminatrice
,
una
vera
alpinista
.
Anzi
,
a
questo
proposito
,
vorrei
ch
'
ella
persuadesse
Amilcare
a
farmi
camminare
meno
.
Quand
'
egli
va
nelle
montagne
alla
visita
de
'
suoi
malati
,
vuole
,
quasi
ogni
volta
,
ch
'
io
lo
accompagni
;
ieri
mi
condusse
con
quel
sole
,
verso
le
due
,
sino
a
Masine
dalle
scorciatoie
dei
viottoli
;
un
'
ora
e
mezzo
di
salita
,
e
che
salita
,
e
che
sassi
!
Giunta
nel
paese
,
mi
cacciai
a
sedere
in
un
angolo
della
chiesa
,
una
chiesa
umida
e
melanconica
,
dove
mi
toccò
attendere
due
orette
buone
che
Amilcare
avesse
finito
di
dar
ricette
e
di
cavar
sangue
,
e
intanto
mi
sentiva
tutta
intirizzita
da
un
'
aria
fredda
gelata
.
Non
ho
coraggio
di
dir
di
no
.
Amilcare
osserva
giustamente
che
il
camminare
desta
l
'
appetito
,
e
che
io
,
avendo
bisogno
di
rinvigorirmi
,
devo
mangiare
,
carne
sopra
tutto
,
e
bere
almeno
un
bicchiere
di
vino
;
ma
il
vino
proprio
mi
ripugna
,
non
lo
dico
per
affettazione
,
e
la
stanchezza
mi
toglie
anche
quella
poca
voglia
di
mangiare
che
aveva
dianzi
.
Signor
curato
,
ella
non
ignora
come
fu
il
caso
delle
mie
nozze
.
Amilcare
è
il
mio
solo
cugino
;
era
,
si
può
dire
,
il
solo
giovinotto
che
,
ne
'
mesi
d
'
autunno
,
frequentasse
la
nostra
casa
;
e
poi
buono
,
bello
,
di
bei
modi
cortesi
,
e
con
una
vivacità
di
parlare
tutta
sua
;
studiava
molto
;
a
Vienna
si
faceva
onore
;
era
diventato
dottore
,
e
poi
medico
condotto
in
questa
valle
.
In
somma
,
quanti
sogni
io
andava
mulinando
nel
mio
cervello
!
Stava
desta
la
notte
per
poter
continuare
le
belle
fantasie
,
parendomi
che
la
intera
giornata
non
bastasse
a
tante
care
e
interminabili
meditazioni
.
Mio
padre
si
mostrava
poco
contento
;
gli
piaceva
poco
ch
'
io
dovessi
sposare
un
medico
;
diceva
che
i
medici
sono
tutti
materialisti
,
parola
ch
'
io
non
capiva
bene
,
ma
che
non
mi
piaceva
affatto
;
e
mi
dipingeva
la
vita
di
questa
valle
come
una
specie
di
sepoltura
:
otto
mesi
d
'
inverno
,
la
neve
alta
sei
piedi
,
tredici
gradi
di
freddo
,
impossibile
a
una
donna
l
'
uscir
di
casa
,
le
ansie
per
il
marito
,
un
mondo
di
guai
.
Ed
io
pensavo
all
'
opposto
dentro
di
me
;
l
'
inverno
sarà
il
mio
paradiso
;
due
stanzette
ben
calde
,
fiori
accanto
alle
stufe
,
i
miei
ricami
,
la
mia
cucinetta
,
qualche
lettera
alla
mamma
,
e
poi
,
anzi
prima
di
tutto
,
sopra
tutto
,
il
mio
Amilcare
sempre
indulgente
,
sempre
grazioso
,
sempre
allegro
,
e
che
lunghi
discorsi
,
e
come
sarà
contento
di
tornare
nella
sua
casina
,
presso
la
sua
Carluccia
,
che
gli
vorrà
tanto
bene
!
Scusi
,
signor
curato
:
sono
una
vera
sciocca
.
Dunque
ci
siamo
sposati
;
il
viaggetto
di
nozze
,
un
incanto
;
il
primo
mese
in
questa
valle
una
delizia
.
A
dirgliela
però
Amilcare
fumava
un
poco
troppo
anche
in
principio
,
e
mi
appestava
la
camera
.
Io
non
diceva
niente
;
ma
qualche
volta
mi
mancava
il
respiro
,
mi
sentiva
un
tantino
di
mal
di
stomaco
.
Cose
da
nulla
.
Il
mio
sposo
mi
amava
;
discorreva
sempre
del
futuro
,
quando
ci
pianteremo
in
una
città
,
e
il
suo
nome
diventerà
celebre
,
e
guadagnerà
tanti
quattrini
,
e
gli
pioveranno
addosso
tanti
onori
,
e
darà
delle
grandi
feste
,
nelle
quali
io
dovrò
essere
acconciata
da
vera
regina
.
Quest
'
ultima
parte
non
mi
andava
a
'
versi
;
ho
sempre
avuta
poca
inclinazione
a
figurar
nella
gente
.
Certe
piccolezze
mi
davano
già
ombra
,
m
'
offendevano
un
poco
;
aveva
torto
.
Il
male
è
cominciato
quasi
ad
un
tratto
,
quando
venne
ad
abitare
nella
villa
accanto
a
lei
,
signor
curato
,
quella
donna
che
dicono
la
baronessa
,
e
quando
,
fino
dal
primo
giorno
del
suo
arrivo
,
mandò
in
gran
furia
a
chiamar
mio
marito
.
Da
quel
momento
non
è
stato
più
lui
.
Ha
cento
fumi
per
la
testa
;
pare
che
si
vergogni
di
me
;
e
non
ostante
mi
sforza
a
seguirlo
nelle
sue
camminate
sui
monti
,
ma
non
mi
guarda
,
non
mi
parla
,
non
m
'
aiuta
nemmeno
a
salire
un
'
erta
o
a
passare
un
'
acqua
.
Anche
in
casa
,
se
gli
parlo
,
mi
risponde
sì
o
no
,
o
non
risponde
affatto
;
ogni
sua
parola
,
quando
finalmente
la
dice
,
è
un
rimprovero
o
,
che
mi
duole
ancora
più
,
un
sarcasmo
:
non
so
più
né
vestirmi
,
né
pettinarmi
,
né
quasi
mettere
alla
bocca
il
cucchiaio
,
né
adoperare
la
forchetta
e
il
coltello
.
La
casa
gli
sembra
piccola
;
non
gli
piace
né
il
desinare
né
la
cena
,
per
quanto
io
mi
lambicchi
nell
'
indovinare
i
suoi
gusti
e
nel
condire
e
cuocere
le
vivande
.
È
andato
quattro
volte
a
cenare
all
'
osteria
con
i
carrettieri
,
ed
anche
le
altre
sere
,
quando
non
è
alla
villa
o
non
esce
per
i
suoi
malati
,
va
a
bere
la
genziana
,
e
ne
beve
(
mi
vergogno
)
più
di
un
bicchierino
di
certo
.
Allora
poi
!
Mio
signor
curato
,
mio
buon
Don
Giuseppe
,
mi
aiuti
:
io
ci
perdo
la
testa
e
ci
muoio
.
A
mio
padre
,
alla
mamma
non
posso
dir
nulla
;
ella
,
Don
Giuseppe
,
è
la
sola
persona
sulla
terra
che
mi
sappia
compatire
e
soccorrere
.
E
divento
anche
cattiva
.
M
'
affatico
a
stargli
intorno
con
le
carezze
,
con
le
dolcezze
;
mi
respinge
,
ed
io
torno
più
mansueta
che
mai
;
ma
qualche
volta
non
posso
;
sento
nascermi
dentro
come
uno
spirito
fiero
di
ribellione
,
nuovissimo
,
incomprensibile
,
e
ch
'
è
pure
tanto
contrario
alla
pieghevolezza
della
mia
natura
.
Provo
una
sensazione
che
non
aveva
provata
mai
:
un
'
agrezza
,
un
'
amarezza
profonda
.
Oramai
conosco
il
sapore
del
fiele
.
Comprendo
tante
cose
di
cui
prima
non
capiva
nulla
:
un
mondo
brutto
mi
si
apre
dinanzi
.
Mi
sono
guardata
bene
nello
specchio
.
Sì
,
sono
magra
;
sì
,
sono
pallida
;
ma
i
miei
occhi
mi
paiono
neri
e
grandi
,
la
mia
fronte
,
la
mia
bocca
,
tutti
i
miei
lineamenti
sono
regolari
,
e
il
mio
corpo
non
è
poi
uno
scheletro
.
Non
ostante
,
al
mio
marito
di
tre
mesi
,
al
mio
sposo
non
piaccio
più
.
Cita
le
bellezze
tonde
della
baronessa
.
Le
ho
viste
io
quelle
sfacciate
bellezze
:
è
passata
tre
volte
sotto
le
mie
finestre
,
seguìta
da
corteggiatori
e
da
servi
,
sulla
sua
mula
bianca
.
Le
ho
piantato
gli
occhi
in
faccia
e
la
ho
studiata
bene
:
sulle
guance
ha
il
rossetto
,
sulle
labbra
la
polvere
di
corallo
,
e
le
sue
magnifiche
sopracciglia
sono
tracciate
col
pennello
.
Falsa
al
di
fuori
come
dev
'
essere
bugiarda
al
di
dentro
.
E
mi
ha
rubata
la
stima
,
mi
ha
rubata
l
'
affezione
di
Amilcare
!
Ora
,
un
'
ultima
parola
,
signor
curato
.
Amilcare
vuole
che
io
vada
a
visitar
la
sua
ganza
.
Ho
detto
di
no
,
ed
egli
insiste
,
ed
io
,
caschi
il
mondo
,
non
voglio
.
Ho
ragione
?
Ho
torto
?
Don
Giuseppe
,
mi
pigli
per
la
mano
.
Ella
che
vede
le
cose
di
questo
mondo
dall
'
altezza
della
sua
santa
pace
;
m
'
insegni
a
uscire
dalle
bassezze
di
questi
miei
nuovi
sospetti
e
dalle
viltà
di
queste
mie
nuove
angoscie
.
In
un
mese
come
è
mutata
La
sua
disgraziatissima
CARLINA
»
.
Il
prete
aveva
letto
la
lettera
attentamente
,
sospirando
in
principio
,
fremendo
alla
fine
.
-
Povera
santa
!
-
esclamò
;
e
scrisse
questo
polizzino
con
la
sua
scrittura
larga
e
affrettata
:
«
Verrò
domani
.
Discorreremo
,
e
vedrà
che
i
suoi
dubbii
non
sono
giusti
.
Pazienza
,
indulgenza
,
dolcezza
:
ecco
i
rimedii
.
Preghi
la
Santissima
Vergine
Maria
,
che
conosce
le
debolezze
e
le
ambascie
dei
mortali
.
A
rivederci
domani
»
.
Menico
aveva
annunziato
da
un
po
'
di
tempo
,
che
una
donna
,
la
Pina
del
Rosso
,
ed
il
vecchio
padre
di
lei
chiedevano
di
parlare
al
reverendo
signor
curato
.
Entrarono
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
;
e
la
donna
,
singhiozzando
,
raccontò
che
il
suo
marito
voleva
vendere
le
giovenche
,
tutte
,
una
ventina
,
l
'
unica
loro
ricchezza
,
per
impiegare
il
denaro
nella
impresa
delle
ferriere
:
-
Deve
condurre
le
bestie
doman
l
'
altro
al
mercato
di
Malè
,
e
ci
andranno
con
le
loro
mandre
altri
cinque
o
sei
di
questi
indemoniati
.
Daranno
via
il
bestiame
per
niente
:
e
poi
a
tali
imprese
,
che
il
diavolo
se
le
porti
,
io
non
ci
credo
.
Sono
trufferie
;
lo
dice
anche
mio
padre
,
che
sa
il
vivere
del
mondo
-
.
E
il
povero
vecchio
mezzo
paralitico
accennava
di
sì
,
crollando
mestamente
il
capo
.
-
Non
glielo
avessi
mai
detto
al
mio
uomo
!
S
'
è
infuriato
,
mi
ha
picchiata
;
veda
queste
lividure
-
e
mostrava
le
spalle
maculate
.
-
Ma
io
insisteva
,
e
lui
giù
botte
da
orbo
.
Non
ho
potuto
rimuoverlo
di
un
ette
.
Ci
salvi
lei
,
signor
curato
;
scriva
a
Trento
,
scriva
all
'
imperatore
;
impedisca
la
distruzione
del
villaggio
,
per
carità
.
Il
prete
s
'
era
alzato
e
,
ascoltando
la
donna
,
camminava
su
e
giù
per
la
stanza
,
in
preda
ad
un
'
agitazione
vivissima
.
Ripeteva
:
-
Infami
-
.
Poi
disse
ad
alta
voce
:
Parlerò
al
Capocomune
,
m
'
intenderò
con
lui
,
e
qualcosa
,
se
Dio
ci
aiuta
,
riusciremo
a
fare
.
-
Il
Capocomune
!
Un
bel
soccorso
!
-
ripigliò
la
donna
.
-
È
lui
che
ha
fatto
impazzir
la
gente
;
è
lui
che
suggerisce
a
tutti
di
barattare
il
bestiame
,
il
quale
dà
tanti
pensieri
,
come
dice
,
e
così
poco
profitto
,
con
quei
fogli
di
carta
che
fruttano
del
bell
'
oro
solo
a
guardarli
.
L
'
ho
sentito
io
con
le
mie
orecchie
,
signor
curato
.
Povero
il
nostro
armento
!
E
poi
(
la
ho
da
dire
?
)
a
quelli
che
rispondevano
che
Don
Giuseppe
non
crede
a
così
fatti
miracoli
,
il
Capocomune
replicava
:
«
Ah
sì
!
Quel
...
(
la
taccio
per
rispetto
)
quel
...
lo
caccieremo
via
,
e
presto
.
È
ora
di
finirla
con
quel
...
Non
vede
più
là
del
naso
e
pretende
d
'
insegnare
alla
gente
»
.
Poi
,
sottovoce
,
aggiungeva
:
«
Sappiate
che
durerà
poco
,
una
settimana
al
più
;
lo
so
io
,
e
basta
»
.
Il
prete
continuava
a
camminare
,
invaso
dall
'
ira
:
-
Ebbene
,
andrò
domani
dal
capitano
a
Malè
,
chiamerò
il
signor
giudice
,
farò
processare
tutta
questa
canaglia
-
.
Ma
Menico
,
dalla
soglia
della
camera
,
diceva
:
-
Signor
curato
,
sono
quasi
le
dieci
:
venga
a
vestirsi
per
la
messa
-
.
Dovette
avvicinarsi
al
padrone
e
ripeterglielo
più
volte
,
tanto
il
prete
era
fuori
di
sé
.
Don
Giuseppe
cercò
di
ricomporsi
un
poco
,
salutò
la
donna
e
il
vecchio
contadino
,
uscì
dalla
canonica
e
,
traversando
il
sagrato
,
entrò
dalla
porticina
esterna
in
sagrestia
,
intanto
che
il
ragazzotto
uccisore
dell
'
orsa
suonava
a
distesa
l
'
ultima
chiamata
.
Mentre
Menico
s
'
affaccendava
nell
'
aiutare
il
padrone
a
vestirsi
,
questi
premeva
violentemente
il
petto
con
la
mano
lì
dove
il
cuore
pulsa
,
come
se
avesse
voluto
impedirgli
di
battere
,
e
bisbigliava
le
preci
.
Mosse
all
'
altare
con
gli
occhi
a
terra
,
senza
veder
nessuno
;
s
'
inchinò
dinanzi
ai
gradini
,
poi
andò
a
baciare
la
tavola
consacrata
;
e
nello
stesso
tempo
ch
'
egli
pronunciava
le
parole
rituali
faceva
nell
'
interno
queste
giaculatorie
:
-
Io
sono
indegno
di
avvicinarmi
all
'
ara
dove
stanno
le
reliquie
dei
Santi
;
io
sono
indegno
di
essere
ammesso
al
divin
desco
dove
s
'
imbandisce
il
Santo
dei
Santi
.
Fate
,
oh
Signore
,
ch
'
io
non
vi
porga
un
bacio
simile
a
quello
di
Giuda
.
Ah
,
Signore
,
salvatemi
da
tanta
nefandità
purificando
il
mio
spirito
...
Oramus
te
Domine
...
Kyrie
eleison
...
Oh
,
dolce
Signore
,
quanti
beni
avete
dato
agli
uomini
,
e
come
questi
vi
restituiscono
il
male
.
Eccovi
in
faccia
il
più
ingrato
,
il
più
colpevole
di
tutti
.
Perdonatemi
,
Signore
;
compatite
alla
mia
miseria
;
abbiate
pietà
di
me
...
Gloria
in
excelsis
Deo
...
Il
prete
,
sempre
con
gli
occhi
a
terra
,
si
voltò
verso
il
popolo
;
e
mentre
con
la
bocca
leggeva
l
'
Epistola
dalla
parte
destra
dell
'
altare
,
mormorava
dentro
:
-
Agnello
senza
colpa
,
che
avete
voluto
essere
calunniato
,
deriso
,
offeso
per
compiere
gli
oracoli
della
Scrittura
,
fate
ch
'
io
possa
imitare
la
vostra
innocenza
negli
atti
e
la
vostra
pazienza
nelle
afflizioni
-
.
Tornò
alla
sinistra
e
cominciò
la
lettura
del
Vangelo
:
-
Munda
cor
meum
...
Verbo
grazioso
nella
dolcezza
e
nell
'
umiltà
,
fate
che
la
dolcezza
e
l
'
umiltà
non
abbandonino
mai
il
mio
cuore
...
Credo
in
unum
Deum
...
Il
prete
scopre
il
calice
,
lo
ricopre
,
si
purifica
le
mani
a
lato
dell
'
altare
,
mostra
il
volto
a
'
credenti
,
e
,
sempre
con
lo
sguardo
basso
,
dice
:
-
Orates
frates
-
.
Alza
poi
l
'
ostia
,
come
immagine
di
Gesù
alzato
sulla
croce
,
e
,
consacrato
il
vino
,
solleva
il
calice
.
-
Oh
sangue
prezioso
,
sgorga
insino
a
me
quale
nuovo
battesimo
.
Oh
se
potessi
versare
il
mio
sangue
tutto
per
te
,
il
mio
sangue
fino
all
'
ultima
stilla
...
per
omnia
saecula
...
Il
prete
spezza
in
due
parti
l
'
ostia
santa
,
a
similitudine
dell
'
anima
di
Gesù
che
si
stacca
dal
corpo
;
mette
una
parte
dell
'
ostia
nel
calice
e
la
consuma
picchiandosi
il
petto
:
-
Domine
non
sum
dignus
...
-
Indi
riceve
il
sangue
prezioso
nel
calice
,
e
,
dopo
essersi
comunicato
,
procede
alle
abluzioni
:
-
Dominus
vobiscum
...
Nella
ineffabile
gioia
di
vedervi
salire
al
cielo
,
oh
Salvatore
del
mondo
,
sento
la
contentezza
di
possedervi
ancora
qui
in
terra
;
la
mia
fede
vi
adora
sul
trono
del
vostro
amore
nell
'
Eucarestia
,
in
quello
stesso
modo
che
vi
adora
sul
trono
della
vostra
gloria
in
Paradiso
...
Nel
dire
:
-
Ite
Missa
est
-
il
sacerdote
alzò
gli
occhi
e
vide
dinanzi
alla
folla
,
seduta
nella
prima
linea
di
panche
,
Olimpia
,
la
baronessa
,
accanto
al
maestrino
di
pianoforte
.
Il
collo
di
neve
ed
il
principio
del
seno
candido
,
spiccavano
nella
mezza
oscurità
del
tempio
.
Ella
sorrideva
colle
sue
labbra
tumide
e
rosse
,
fissando
gli
occhi
negli
occhi
di
Don
Giuseppe
,
lasciva
e
sfacciata
.
Il
prete
sentì
un
velo
calargli
sulle
palpebre
;
non
ci
vide
più
;
traballò
;
il
sangue
gli
corse
tutto
al
cuore
.
Un
istante
dopo
gli
corse
tutto
al
cervello
,
e
allora
non
poté
più
frenarsi
,
e
cominciò
sui
gradini
stessi
dell
'
altare
,
con
la
voce
tonante
,
con
il
gesto
del
Cristo
nel
Giudizio
di
Michelangelo
,
una
predica
furibonda
.
-
Via
dalla
casa
del
Signore
i
perversi
e
gli
ipocriti
.
Fuori
i
profanatori
dal
tempio
.
Voglio
impugnare
lo
scudiscio
di
Gesù
per
cacciare
lontano
questi
corruttori
delle
anime
,
questi
ingannatori
delle
coscienze
,
questi
avidi
succhiatori
del
danaro
del
povero
.
E
voi
,
gente
illusa
,
non
vedete
,
orbi
che
siete
,
quale
precipizio
vi
si
apre
sotto
ai
piedi
?
Rovinate
il
paese
,
gettate
nella
miseria
i
vostri
figliuoli
,
la
vostra
moglie
,
i
vostri
vecchi
per
correre
dietro
all
'
inganno
.
Aprite
gli
occhi
,
figliuoli
.
Credete
a
me
,
che
da
dieci
anni
sono
con
tutto
il
cuore
vostro
padre
e
fratello
,
credete
a
me
,
che
piuttosto
di
lasciare
questa
cara
montagna
morirei
cento
volte
.
Ed
io
vi
scongiuro
,
come
pregavo
momenti
fa
il
Signore
,
padrone
di
tutte
quante
le
cose
:
ravvedetevi
,
tornare
ai
vostri
costumi
onesti
e
semplici
,
alla
cura
dei
vostri
armenti
,
all
'
amore
di
chi
vi
ama
davvero
.
Avrete
la
pace
in
terra
,
e
la
gioia
in
cielo
.
Rammentatevi
i
comandamenti
di
Dio
.
Nel
sesto
i
Canoni
penitenziali
gridano
anatema
contro
la
femmina
che
si
imbelletta
per
piacere
agli
uomini
;
nel
settimo
e
nel
nono
gridano
anatema
contro
colui
che
ruba
con
la
violenza
,
con
la
frode
,
o
con
le
false
lusinghe
.
Fuggite
i
peccatori
.
Dio
v
'
aiuti
e
vi
ispiri
.
5
Il
prete
,
poiché
si
fu
sfogato
,
rientrò
nella
sua
camera
livido
in
volto
,
salvo
due
cerchi
rosei
nel
mezzo
delle
gote
,
con
la
gola
arsa
,
con
il
petto
divorato
da
fiamme
interne
,
tossendo
,
sputando
nel
fazzoletto
larghe
chiazze
di
sangue
,
ma
abbastanza
calmo
,
mentre
al
di
fuori
invece
la
tempesta
s
'
andava
addensando
contro
di
lui
.
In
chiesa
,
nell
'
udire
la
voce
terribile
rintronar
sotto
le
vòlte
,
nessuno
aveva
ardito
di
fiatare
;
ma
poi
,
finita
la
predica
,
uscendo
all
'
aperto
,
fu
un
bisbiglio
,
un
interrogarsi
,
un
esclamare
,
uno
scandalizzarsi
quasi
generale
.
Chi
non
aveva
bene
afferrato
il
senso
delle
parole
se
le
faceva
spiegar
dal
compagno
.
La
baronessa
era
sparita
;
il
Capocomune
era
corso
a
dar
l
'
ordine
che
sellassero
il
mulo
,
intendendo
volare
a
Trento
per
ottenere
,
diceva
,
che
i
pazzi
furiosi
venissero
finalmente
mandati
al
manicomio
.
Il
dì
seguente
,
appena
giorno
,
non
ostante
la
febbre
,
il
curato
scese
a
piedi
nella
valle
,
e
poi
da
Cogo
,
montato
sopra
una
carretta
di
contadini
,
andò
a
Malè
per
vedere
il
Capitano
,
il
quale
,
ascoltate
le
parole
del
prete
con
qualche
impazienza
,
gli
disse
che
le
sue
proprie
informazioni
risultavano
differenti
;
non
c
'
erano
pericoli
;
non
c
'
era
un
perché
di
pigliarsela
tanto
calda
;
queste
cose
,
del
resto
,
riguardare
l
'
autorità
civile
,
non
l
'
ecclesiastica
;
stesse
quieto
dunque
e
tornasse
a
casa
.
Nel
ritorno
il
prete
,
avvilito
,
sfinito
,
si
fermò
dalla
signora
Carlina
,
che
era
sola
.
Si
rammentò
della
lettera
ricevuta
il
dì
innanzi
,
e
principiò
con
savie
ragioni
a
tentare
di
confortarla
;
ma
,
mentre
parlava
,
le
lagrime
gli
rigavano
le
guance
,
ed
ansava
.
La
buona
giovane
con
bel
garbo
lo
fece
tacere
,
lo
sforzò
dolcemente
a
pigliare
un
poco
di
brodo
,
un
mezzo
bicchier
di
vino
e
due
bocconcini
di
una
certa
torta
ch
'
ella
aveva
preparata
con
le
sue
bianche
mani
.
Il
prete
si
calmò
;
ascoltava
la
voce
tranquilla
,
soave
della
poverina
,
la
quale
aveva
dimenticato
i
suoi
proprii
dolori
per
alleviare
quelli
del
suo
caro
curato
.
Non
voleva
lasciarlo
andare
,
lo
pregava
a
mani
giunte
che
non
si
rimettesse
in
cammino
;
ma
il
prete
,
sospirando
,
ripeteva
:
-
Compirò
il
mio
dovere
.
Nell
'
uscire
da
quella
casa
si
sentì
più
robusto
,
più
leggero
e
più
puro
.
Prima
di
avviarsi
all
'
erta
della
sua
montagna
volle
tornare
indietro
una
ventina
di
passi
per
inginocchiarsi
ad
una
cappelletta
.
Un
lumino
rischiarava
l
'
immagine
della
Santa
,
la
quale
,
certo
,
non
era
stata
dipinta
né
dal
Beato
Angelico
,
né
da
Raffaello
da
Urbino
.
I
capelli
,
fatti
a
linee
ondulate
mezze
giallognole
e
mezze
rossigne
,
le
cadevano
sulle
spalle
,
ed
erano
circondati
da
una
grande
aureola
a
raggi
,
simile
alle
ruote
di
un
carro
;
aveva
le
guance
porporine
;
aveva
la
bocca
a
forma
di
sgraffa
orizzontale
d
'
un
bel
colore
vermiglio
;
e
le
sopracciglia
dovevano
essere
state
tracciate
con
le
seste
,
prendendo
a
centro
le
pupille
azzurre
,
tanto
il
loro
semicerchio
appariva
netto
e
preciso
.
Ma
quando
il
prete
,
nel
fervore
della
sua
orazione
,
alzò
gli
occhi
a
quella
figura
,
gli
parve
che
fosse
uno
scherzo
del
diavolo
.
Credé
di
vedere
un
'
atroce
caricatura
di
Olimpia
,
e
subito
sentì
il
cuore
martellargli
orribilmente
,
e
si
alzò
disperato
.
Mille
idee
ribollivano
nel
suo
cervello
;
ma
ce
n
'
era
una
piccola
,
la
quale
si
metteva
innanzi
a
ogni
tratto
,
ed
era
questa
:
-
La
donna
infame
ha
sì
o
no
le
labbra
,
le
gote
e
le
sopracciglia
dipinte
?
La
signora
Carlina
aveva
visto
bene
,
o
l
'
innocente
gelosia
le
aveva
forse
offuscato
il
giudizio
?
-
E
al
sospetto
che
fossero
finzioni
,
il
prete
sentiva
un
certo
vago
rammarico
.
Poi
si
vergognava
di
quegli
indegni
pensieri
,
s
'
affaticava
a
ritrovare
il
filo
della
preghiera
interrotta
;
ma
quanto
più
raccoglieva
le
sue
forze
per
cacciar
via
l
'
immagine
della
donna
oscena
,
tanto
più
quell
'
immagine
viva
,
imperiosa
,
seducente
,
supremamemte
bella
,
gli
si
piantava
ostinatamente
in
faccia
.
Il
dì
seguente
alle
cinque
del
mattino
il
curato
stava
seduto
nel
confessionario
ad
ascoltare
e
a
perdonare
i
peccati
monotoni
delle
paesane
.
Era
il
dì
di
San
Rocco
,
e
le
donne
timorate
,
prima
di
unirsi
con
la
candela
alla
processione
,
che
,
verso
le
quattro
della
sera
,
doveva
avere
luogo
tra
la
chiesa
del
villaggio
e
l
'
oratorio
del
Santo
,
volevano
mettere
la
coscienza
in
pace
.
Ad
ogni
assoluzione
il
prete
ripeteva
dentro
di
sé
,
compunto
e
devoto
,
i
versetti
del
cinquantesimo
Salmo
,
e
,
per
vincere
la
stanchezza
e
la
noia
,
riandava
nella
memoria
i
capitali
precetti
sul
ben
confessare
,
massime
quelli
dati
da
sant
'
Alfonso
dei
Liguori
,
il
quale
insegnò
a
rimanere
sempre
nel
giusto
mezzo
,
non
declinando
neque
ad
dexteram
rigorismi
,
neque
ad
sinistram
laxitatis
.
Una
ventina
di
penitenti
aveva
già
ricevuto
l
'
Ego
te
absolvo
quando
il
prete
sentì
un
olezzo
come
di
viole
,
soavissimo
,
e
vide
dai
bucherelli
della
fitta
grata
un
'
ombra
tutta
nera
.
In
quell
'
incavo
buio
del
confessionario
non
si
potevano
scorgere
i
lineamenti
del
volto
,
ch
'
erano
,
per
di
più
,
ricoperti
di
un
velo
nero
a
ricami
.
Il
sacerdote
principiò
in
tono
pieno
di
benevolenza
:
-
Ringraziamo
il
Signore
,
figliuola
mia
,
che
vi
ha
condotta
quest
'
oggi
al
tribunale
della
penitenza
.
Non
temete
:
io
non
sono
altro
che
il
vicario
del
suo
amore
,
vicarius
amoris
Christi
.
Dio
vuole
consolarvi
:
fate
dunque
cuore
;
io
vi
aiuterò
.
Qualunque
cosa
vi
sia
succeduta
,
col
soccorso
divino
rimedieremo
a
tutto
.
Dite
dunque
con
santa
confidenza
.
-
Padre
,
sono
io
.
Il
prete
scattò
e
fece
per
uscire
dal
confessionario
;
ma
poi
,
credendo
che
fosse
una
tentazione
del
demonio
,
strinse
la
croce
che
gli
pendeva
dal
collo
e
mormorò
una
preghiera
.
-
Padre
,
sono
io
,
-
ripeteva
la
voce
dell
'
ombra
nera
,
-
e
voglio
che
mi
ascoltiate
.
Il
prete
rimase
a
sedere
,
pensando
che
non
è
lecito
respingere
un
penitente
,
e
balbettò
,
mentre
grosse
stille
di
sudore
gli
gocciolavano
dalla
fronte
:
-
Siete
pentita
?
Propriamente
pentita
?
Sapete
che
cosa
è
la
contrizione
?
È
l
'
odio
del
peccato
commesso
con
la
ferma
volontà
di
emendarsi
.
-
Don
Giuseppe
,
vengo
a
salvarvi
.
-
Si
tratta
di
me
soltanto
?
-
Di
voi
solo
.
-
Allora
questo
non
è
il
luogo
.
Scrivetemi
.
-
Non
posso
.
Quel
che
vi
dirò
deve
rimanere
segreto
.
-
Sotto
suggello
di
confessione
?
-
Sotto
suggello
di
confessione
.
-
Vi
avverto
allora
che
non
dovete
pronunciare
nomi
di
colpevoli
o
complici
:
i
Concilii
hanno
riprovato
formalmente
queste
delazioni
.
-
Dirò
una
cosa
;
tacerò
i
nomi
.
Don
Giuseppe
,
siete
un
ostacolo
;
vogliono
torvi
di
mezzo
.
-
Lotterò
.
-
Don
Giuseppe
,
vogliono
farvi
morire
.
-
Mi
difenderò
.
-
Vi
avveleneranno
domani
.
Badate
all
'
ampolla
del
vino
.
Chiudete
la
sagrestia
;
mutate
il
vino
;
spezzate
l
'
ampolla
:
salvatevi
.
Addio
-
.
E
l
'
ombra
nera
scomparve
dalla
chiesa
,
mentre
il
sole
cominciava
a
indorare
la
cima
del
campanile
.
Il
curato
ripigliò
le
sue
confessioni
con
la
stessa
pazienza
,
con
la
identica
dolcezza
di
prima
.
Tutto
il
giorno
fu
affaccendato
nella
processione
,
nelle
visite
dei
preti
della
valle
,
ai
quali
dovette
offrire
del
vino
,
quello
ben
leggiero
e
acidetto
che
aveva
,
ed
in
molti
altri
uffici
ed
impicci
.
Diede
le
disposizioni
per
la
cerimonia
della
mattina
seguente
,
giacché
la
immagine
di
San
Rocco
,
ch
'
era
stata
solennemente
portata
dall
'
oratorio
alla
chiesa
del
villaggio
,
doveva
venire
di
nuovo
riportata
al
suo
luogo
,
e
,
salutato
Menico
,
si
rinchiuse
alla
fine
nella
propria
camera
più
morto
che
vivo
,
benché
la
febbre
fosse
diminuita
e
la
tosse
gli
avesse
lasciato
un
po
'
di
tregua
.
Subito
dopo
la
rivelazione
di
Olimpia
il
prete
era
diventato
un
altr
'
uomo
.
Le
incertezze
,
le
angoscie
,
il
malcontento
di
sé
,
le
lotte
basse
,
che
doveva
combattere
contro
la
propria
immaginazione
,
la
guerra
spietata
,
che
doveva
muovere
a
'
propri
sensi
,
il
dubbio
di
essere
già
caduto
,
per
causa
delle
sue
debolezze
,
in
qualche
grave
peccato
:
tutto
ciò
lo
aveva
incurvato
della
persona
e
prostrato
di
spirito
.
Si
era
tosto
raddrizzato
e
animato
;
aveva
tosto
assunto
un
'
aria
lieta
,
quasi
baldanzosa
.
-
Morirò
-
ripeteva
-
morirò
sull
'
altare
.
Uscirò
da
questo
sozzo
involucro
di
carne
;
diventerò
puro
spirito
.
Non
più
contrasti
,
non
più
rimorsi
,
la
quiete
dell
'
eternità
.
Ma
,
durante
il
giorno
,
gli
erano
nati
degli
scrupoli
.
Poteva
egli
bere
senz
'
altro
?
Non
aveva
egli
l
'
obbligo
di
serbarsi
alle
miserie
mortali
per
amor
del
prossimo
?
Il
segreto
della
confessione
doveva
spingersi
fino
a
danneggiare
se
stesso
,
quando
il
salvarsi
non
poteva
creare
sospetti
verso
nessuno
?
Cercò
nelle
decisioni
dei
Concilii
,
nel
Rituale
romano
;
guardò
il
Tractatus
de
Sacramento
Poenitentiae
;
consultò
gli
scritti
del
cardinale
di
Lugo
,
del
Coninck
sulla
Confessione
;
esaminò
le
opere
di
san
Tommaso
.
In
nessun
luogo
all
'
inviolabilità
del
sigillo
erano
ammesse
eccezioni
.
Il
prete
anzi
,
con
sommo
sconforto
,
rinvenne
un
caso
identico
al
suo
,
quello
del
beato
padre
del
Buffalo
,
fondatore
dei
Missionarii
del
Prezioso
Sangue
,
il
quale
,
avvertito
che
il
vino
delle
ampolle
era
avvelenato
,
andò
ugualmente
a
celebrare
la
messa
,
si
servì
di
quelle
ampolle
,
di
quel
vino
e
morì
.
Bisogna
,
in
una
parola
,
che
il
sacerdote
ignori
,
anche
per
sé
,
a
qualunque
costo
,
sempre
,
ciò
che
ha
udito
nel
confessionario
.
Messo
bene
in
sodo
questo
punto
essenziale
,
e
ringraziato
con
caldissima
effusione
il
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
il
curato
si
pose
a
letto
,
dove
trovò
,
dopo
tante
tempeste
,
un
sonno
lungo
e
placido
.
Menico
dovette
scuotere
più
volte
il
corpo
delicato
del
prete
prima
che
questi
riescisse
a
destarsi
bene
.
Buon
pro
le
faccia
,
signor
curato
,
-
disse
il
vecchio
bisbetico
.
-
È
ora
di
alzarsi
.
Non
sente
che
suonano
per
la
messa
?
-
Vengo
,
vengo
,
buon
Menico
-
.
E
in
venti
minuti
era
già
parato
in
sagrestia
,
e
ripeteva
,
beato
,
il
Veni
Creator
.
Entrò
in
chiesa
come
se
entrasse
in
Paradiso
;
aveva
gli
occhi
esultanti
;
il
suo
incesso
non
era
mai
stato
così
maestoso
;
la
sua
persona
non
era
mai
stata
così
superba
;
sembrava
ch
'
egli
,
raggiando
,
salisse
i
gradini
del
trono
di
Dio
.
Introibo
ad
altare
...
Introibo
ad
altare
...
e
Menico
,
che
doveva
risponder
messa
,
non
capitava
.
Finalmente
entrò
dalla
porticina
della
sagrestia
,
recando
sul
piccolo
vassoio
le
due
ampolle
di
vetro
,
e
s
'
affrettò
verso
l
'
altare
.
Ma
,
mentre
passava
,
un
'
ombra
vestita
di
nero
,
col
velo
che
le
copriva
la
faccia
,
s
'
alzò
,
e
come
se
volesse
precipitosamente
uscire
di
chiesa
,
diede
di
cozzo
al
vecchietto
piccolo
,
sicché
vassoio
e
ampolle
andarono
per
terra
.
Si
sentì
un
gran
fracasso
,
e
le
ampolle
si
ruppero
in
cento
pezzi
.
Il
vino
e
l
'
acqua
formarono
due
rigagnoletti
.
Non
si
può
dire
la
confusione
che
ne
nacque
.
Chi
è
stato
,
chi
non
è
stato
?
Una
donna
.
È
fuggita
.
L
'
ha
fatto
apposta
?
E
quello
sciocco
di
Menico
!
Ora
come
si
farà
?
Non
si
dirà
più
la
messa
.
Bisognerà
riconsacrare
la
chiesa
.
È
una
minaccia
del
cielo
.
-
Andate
a
pigliare
le
boccette
nell
'
oratorio
di
San
Rocco
.
Questo
consiglio
fu
immediatamente
seguito
,
e
,
dopo
un
quarto
d
'
ora
,
la
messa
poté
ricominciare
.
Dopo
la
messa
ebbe
luogo
la
processione
,
con
i
relativi
stendardi
,
le
solite
bambine
vestite
da
angioletti
,
i
soliti
incappati
di
rosso
e
di
verde
,
ed
i
consueti
brontolii
.
La
statua
di
San
Rocco
,
in
legno
colorito
,
con
il
suo
cappellone
a
larghe
tese
,
la
conchiglia
del
pellegrino
e
la
mano
che
mostra
le
piaghe
della
gamba
,
fu
rimessa
nella
nicchia
dell
'
oratorio
,
e
la
cerimonia
ebbe
fine
.
Il
curato
aveva
estremo
bisogno
di
rimanere
solo
.
Entrando
nella
canonica
,
vide
in
piedi
vicino
alla
finestra
dell
'
andito
due
persone
,
che
lo
dovevano
certo
aspettare
.
Erano
il
Capocomune
ed
un
ecclesiastico
,
appena
giunti
da
Trento
.
Li
pregò
di
mettersi
a
sedere
;
ma
l
'
ecclesiastico
,
in
attitudine
umile
e
compunta
,
porse
al
curato
una
grande
lettera
,
suggellata
con
le
armi
di
Monsignor
Vescovo
.
Il
curato
,
lette
le
prime
righe
,
impallidì
e
chiese
licenza
di
ritirarsi
per
un
momento
nella
sua
camera
.
Appoggiò
al
muro
le
spalle
e
continuò
a
leggere
,
poi
cadde
sulle
ginocchia
di
contro
al
Cristo
sanguinoso
e
pregò
alcuni
minuti
.
La
lettera
sospendeva
il
prete
dalle
sue
funzioni
di
curato
,
gli
ordinava
di
consegnare
immediatamente
la
chiesa
con
tutti
gli
oggetti
sacri
,
e
la
canonica
con
tutto
ciò
che
non
fosse
di
proprietà
sua
personale
,
all
'
ecclesiastico
esibitore
del
foglio
,
d
'
accordo
,
per
ciò
che
potesse
riferirsi
alla
potestà
civile
,
con
il
signor
Capocomune
.
Quanto
alle
ragioni
di
una
ordinanza
tanto
severa
era
detto
poco
.
Si
citava
questo
precetto
:
Parochus
debet
,
in
quantum
potest
,
cum
debita
prudentia
scandala
de
medio
tollere
;
ora
,
non
solamente
il
curato
aveva
mancato
di
prudenza
nel
cercare
di
togliere
via
gli
scandali
,
ma
ne
aveva
fatto
nascere
di
nuovi
e
gravissimi
,
senza
volersi
fermare
alla
sua
condotta
sospetta
,
o
per
lo
meno
incauta
anche
rispetto
alla
morale
.
Perduta
oramai
ogni
autorità
nella
parrocchia
,
doveva
lasciar
ad
altri
il
suo
ufficio
.
-
Firmato
:
GIOVANNI
Vescovo
.
L
'
ordine
era
perentorio
;
bisognava
ubbidire
.
Chiamò
Menico
,
pregandolo
di
fare
senza
indugio
un
involto
della
sua
poca
biancheria
,
della
veste
talare
,
di
un
paio
di
scarpe
,
di
tre
o
quattro
volumi
teologici
:
nient
'
altro
.
Si
mise
in
tasca
i
ritratti
in
dagherrotipo
del
padre
e
della
madre
defunti
,
ed
uscì
nell
'
andito
,
dicendo
:
-
Sono
pronto
.
Principiamo
,
se
credono
,
dalla
sagrestia
.
L
'
ecclesiastico
così
subito
non
voleva
;
facesse
il
comodo
suo
;
v
'
era
tempo
;
desiderava
anzi
mostrargli
la
propria
costernazione
;
bramava
che
si
sapesse
come
non
avrebbe
accettato
senza
il
vincolo
della
santa
ubbidienza
.
Don
Giuseppe
insistette
,
e
si
principiò
la
consegna
oggetto
per
oggetto
.
La
faccenda
non
avrebbe
dovuto
riuscire
lunga
,
tanto
la
chiesa
era
povera
e
l
'
armadio
della
sagrestia
piccolo
;
ma
il
nuovo
curato
voleva
esaminare
tutto
appuntino
,
e
con
voce
untuosa
,
con
accento
mellifluo
notava
:
-
O
Dio
,
com
'
è
sudicio
!
Santa
Vergine
Maria
,
com
'
è
stracciato
!
Ne
manca
un
pezzo
!
V
'
è
una
macchia
d
'
olio
!
Che
pitoccheria
!
Che
indecenza
!
-
Vi
fu
un
istante
in
cui
Don
Giuseppe
guardò
nel
viso
il
pretino
soave
,
poi
disse
con
la
frase
rotta
e
rapida
dell
'
impazienza
:
-
Reverendo
,
la
parrocchia
è
tanto
misera
!
Ho
dato
per
la
chiesa
tutto
quel
poco
che
avevo
,
tutto
fino
all
'
ultimo
centesimo
:
non
ho
saputo
far
meglio
.
Compatisca
-
.
L
'
altro
diventò
ancora
più
zuccherino
e
ostinato
.
Nominava
in
latino
gli
oggetti
e
li
esaminava
uno
ad
uno
meticolosamente
:
Purificatorium
lineum
...
è
tutto
sfilacciato
!
Mappa
triplex
ex
lino
vel
cannabe
confecta
...
vi
sono
due
buchi
,
anzi
tre
,
anzi
quattro
!
Calix
et
patena
...
di
ottone
,
e
quante
ammaccature
!
Missale
cum
puvillo
...
non
c
'
è
un
foglio
che
abbia
l
'
angolo
intiero
!
Paramenta
albi
,
rubri
,
viridis
,
violacei
et
nigri
coloris
...
oh
che
colori
sbiaditi
,
non
si
distinguono
più
l
'
uno
dall
'
altro
!
Bursa
,
velum
,
manutergium
...
roba
da
buttar
via
!
Ampullae
vitreae
...
-
Le
ampolle
non
c
'
erano
;
e
qui
la
faccia
del
novello
pastore
assunse
una
espressione
tra
lo
scandalizzato
,
il
disgustato
e
il
pietoso
,
chinando
il
capo
a
sinistra
e
giugnendo
le
mani
all
'
altezza
della
bocca
.
Nella
canonica
Don
Giuseppe
disse
:
-
Lascio
tutto
,
eccetto
,
se
permettono
,
questo
fardello
-
,
e
mostrava
la
roba
che
c
'
era
dentro
.
Continuò
lesto
,
come
se
le
parole
gli
bruciassero
le
labbra
:
-
Prego
il
signor
Capocomune
di
accettare
in
mia
memoria
questo
fucile
da
caccia
;
prego
il
reverendo
signor
curato
di
distribuire
ai
poveri
del
paese
un
poco
di
danaro
,
a
giudizio
suo
,
in
compenso
di
questi
mobili
,
di
tutti
questi
oggetti
,
che
sono
mia
proprietà
e
che
abbandono
alla
canonica
-
.
L
'
ecclesiastico
,
grave
e
contegnoso
,
dopo
avere
ben
guardato
in
ogni
angolo
della
stanza
,
assentì
col
capo
.
La
voce
di
Don
Giuseppe
ripigliò
fioca
,
strozzata
dal
dolore
:
-
Mi
faccia
poi
una
grazia
,
reverendo
:
ai
miei
...
scusi
,
ai
suoi
buoni
parrocchiani
rechi
l
'
ultimo
addio
del
povero
pastore
senza
gregge
.
Li
ho
tanto
amati
,
e
devo
partire
,
dopo
dieci
anni
,
senza
salutarli
con
una
sola
parola
d
'
affetto
,
e
nell
'
andarmene
sento
l
'
anima
straziata
ed
il
corpo
disfatto
,
e
mi
restano
pochi
giorni
di
vita
,
ma
in
questi
pochi
giorni
pregherò
per
essi
come
il
padre
prega
per
i
suoi
cari
figliuoli
-
.
Le
lagrime
spuntarono
negli
occhi
di
quel
disgraziato
.
Dalla
via
che
conduce
tosto
fuori
del
paese
,
il
prete
,
in
compagnia
di
Menico
,
s
'
avviò
rapido
giù
per
la
china
;
ma
,
dopo
un
centinaio
di
passi
,
si
fermò
come
avesse
scordato
una
cosa
di
suprema
importanza
.
Stette
un
poco
a
pensare
,
poi
,
dandosi
coraggio
,
tornò
indietro
e
bussò
alla
canonica
.
Quando
il
nuovo
curato
se
lo
vide
ancora
davanti
,
non
poté
trattenere
un
moto
di
dispetto
;
e
Don
Giuseppe
,
confuso
,
pauroso
,
bisbigliò
:
-
Perdoni
,
reverendo
;
un
minuto
solo
;
abbia
pietà
del
misero
prete
,
ch
'
ella
non
vedrà
mai
più
.
Il
suo
cuore
sia
generoso
,
senta
,
non
s
'
adiri
,
mi
faccia
un
dono
,
il
più
gran
dono
ch
'
io
possa
ricevere
in
questo
mondo
-
.
L
'
altro
aveva
negli
occhi
l
'
impazienza
,
lo
sprezzo
,
l
'
avarizia
,
ma
sulle
labbra
il
suo
perpetuo
sorriso
.
Don
Giuseppe
continuò
,
sempre
dalla
porta
,
timidamente
,
umilmente
,
al
modo
di
uno
che
implori
l
'
elemosina
:
-
Nella
camera
v
'
è
un
Cristo
in
croce
,
il
solo
conforto
mio
,
e
lo
ho
pregato
sempre
,
e
sempre
mi
ha
aiutato
,
e
sempre
mi
ha
salvato
dalle
tentazioni
della
carne
.
Senza
quel
Cristo
non
potrei
più
vivere
,
né
morire
.
Reverendo
,
abbia
compassione
di
me
,
mi
regali
quel
Cristo
.
Il
nuovo
curato
si
avvicinò
all
'
inginocchiatoio
e
guardò
la
figura
:
l
'
intaglio
era
grossolano
,
la
dipintura
goffa
,
con
il
rosso
grumoso
del
sangue
,
che
sprizzava
dalla
fronte
incoronata
di
spine
e
sgorgava
dalle
ampie
ferite
del
costato
;
e
le
membra
da
cadavere
si
contorcevano
tutte
;
e
la
lunga
e
magra
e
livida
faccia
metteva
disgusto
e
terrore
.
Il
degno
sacerdote
staccò
dalla
parete
il
Cristo
e
lo
porse
a
Don
Giuseppe
,
dicendo
:
-
L
'
immagine
del
Figliuolo
di
Dio
mi
piace
più
benigna
e
più
bella
.
La
religione
non
dev
'
essere
uno
spauracchio
da
bimbi
e
da
perversi
;
e
le
anime
dolci
,
come
la
mia
,
anelano
la
dolcezza
.
Prenda
e
vada
con
Dio
.
Menico
aspettava
fuori
del
villaggio
,
tenendo
in
mano
il
fardello
,
e
insistette
per
portare
anche
il
Cristo
,
ma
Don
Giuseppe
non
volle
.
Le
aveva
involto
in
uno
straccio
di
tela
verde
,
ma
lo
teneva
sotto
l
'
ascella
cautamente
,
come
fosse
stato
di
vetro
;
era
in
fatti
di
legno
tanto
tarlato
e
di
pezzi
così
male
incollati
insieme
che
certo
,
cadendo
in
terra
,
non
sarebbe
rimasto
intiero
.
Padrone
e
servo
si
guardavano
sovente
,
senza
pronunciare
una
sillaba
.
Cominciava
a
imbrunire
e
la
strada
era
deserta
.
Il
prete
sentiva
una
spossatezza
simile
a
quella
che
segue
le
grandi
febbri
,
e
aveva
la
fronte
bagnata
di
sudore
;
si
mise
a
sedere
sopra
un
sasso
,
quasi
in
terra
,
nascondendo
la
faccia
nelle
palme
delle
scarne
mani
e
posando
i
gomiti
sulle
ginocchia
;
pianse
;
poi
,
rialzando
la
testa
e
guardando
Menico
,
disse
:
-
Eppure
,
Menico
,
io
non
sono
colpevole
.
Non
ho
fatto
,
ch
'
io
sappia
,
niente
di
male
.
Ho
resistito
al
demonio
;
l
'
ho
vinto
.
Ho
amato
i
miei
parrocchiani
.
-
E
tornò
a
nascondere
il
volto
ed
a
piangere
.
Menico
si
fece
coraggio
,
e
chiese
finalmente
quel
che
voleva
domandare
da
un
pezzo
:
-
Signor
padrone
,
dove
intende
di
andare
?
-
Fino
a
Cogo
,
per
questa
sera
.
-
Ma
poi
?
-
Non
lo
so
.
-
E
allora
?
-
Mi
affido
alla
Provvidenza
.
-
La
Provvidenza
,
va
bene
;
ma
,
scusi
,
signor
padrone
,
ha
danari
in
tasca
?
-
No
.
-
Già
non
ne
poteva
avere
.
Li
consegnava
tutti
a
me
,
che
facevo
le
spese
.
Ma
se
non
me
ne
ricordavo
io
...
-
e
porse
al
padrone
un
vecchio
portamonete
,
soggiungendo
:
-
Vi
sono
cento
lire
.
-
Cento
lire
,
in
che
modo
?
Io
non
posso
averti
consegnato
tanto
.
-
Sì
,
signor
padrone
.
-
Dimmi
la
verità
.
-
Ebbene
,
c
'
è
dentro
qualche
cosa
de
'
miei
risparmi
.
-
Tutti
,
rispondi
il
vero
.
E
vuoi
restare
senza
nulla
?
-
Ho
bisogno
di
poco
.
-
Sei
un
cuor
d
'
oro
;
ma
non
voglio
.
Accetterò
venti
lire
.
-
Sessanta
per
lo
meno
.
-
No
,
venti
.
-
Eccone
venti
sole
,
-
e
Menico
diceva
una
bugia
.
Ne
aveva
lasciate
sessanta
.
-
Ora
va
,
Menico
;
è
vicina
la
notte
;
pare
che
voglia
far
temporale
;
dammi
il
fardello
e
torna
al
villaggio
.
Il
vecchietto
non
voleva
a
nessun
patto
;
intendeva
scendere
almeno
sino
a
Cogo
e
passarvi
la
notte
:
il
dì
seguente
il
cielo
avrebbe
provvisto
.
Ma
in
realtà
Menico
,
già
stracco
motto
,
camminava
zoppicando
e
inciampando
in
tutti
i
sassi
della
via
,
sicché
per
forza
si
dovette
fermare
.
Allora
il
prete
,
dando
un
bacio
sulla
fronte
al
vecchio
che
piangeva
,
gli
disse
addio
.
Nemmeno
il
cane
da
caccia
,
il
quale
aveva
seguito
il
suo
padrone
saltellandogli
intorno
,
voleva
tornare
indietro
;
e
Don
Giuseppe
,
mentre
lo
accarezzava
,
esaminò
nella
propria
coscienza
se
gli
fosse
lecito
d
'
ora
in
poi
ricevere
un
qualche
conforto
dal
gaio
affetto
della
bestia
fedele
,
ma
concluse
dentro
di
sé
vergognandosi
del
desiderio
profano
e
mormorando
:
-
Per
me
la
terra
non
deve
più
avere
nessuna
consolazione
-
.
Il
cane
,
legato
ad
una
funicella
e
tirato
da
Menico
,
si
contentò
di
rifare
con
la
coda
fra
le
gambe
il
cammino
alle
calcagna
del
vecchio
,
il
quale
andava
a
passi
di
lumaca
;
e
la
bestia
,
inquieta
,
insospettita
,
mandava
degli
ululati
lunghi
,
strazianti
,
che
si
diffondevano
come
voci
di
triste
presagio
nel
silenzio
delle
montagne
.
Quando
il
prete
non
poté
più
vederlo
,
Menico
si
sdraiò
sull
'
erba
,
brontolando
:
-
Gliel
'
ho
fatta
.
Egli
crede
che
io
ritorni
al
villaggio
;
invece
mi
riposo
un
'
oretta
,
e
poi
scendo
a
Cogo
a
raggiungerlo
,
e
sarà
bravo
chi
mi
potrà
staccare
da
lui
-
.
Di
tratto
in
tratto
ripeteva
:
-
O
che
caso
,
o
che
brutto
caso
!
6
Il
prete
restò
solo
.
La
via
piegava
in
quel
luogo
,
entrando
a
ghirigoro
in
un
'
altra
vallata
stretta
,
dalla
quale
non
si
poteva
più
scorgere
il
villaggio
alpino
.
Don
Giuseppe
si
voltò
per
guardare
la
sua
chiesa
,
il
suo
monte
,
e
fissare
gli
occhi
ancora
una
volta
sui
ghiacciai
della
cima
,
che
staccavano
biancastri
sulle
nubi
nella
luce
d
'
un
crepuscolo
grigio
e
monotono
.
Il
pover
'
uomo
non
tossiva
,
non
sentiva
nessun
bruciore
nel
petto
,
non
aveva
quella
febbriciattola
e
quelle
subitanee
accensioni
da
cui
era
tormentato
quasi
continuamente
:
ringraziò
il
cielo
,
che
gli
dava
un
'
ora
di
salute
il
giorno
in
cui
gli
aveva
tolto
ogni
altra
cosa
mortale
.
Solo
provava
uno
sfinimento
di
tutte
le
membra
,
il
quale
non
era
privo
di
una
certa
dolcezza
,
e
metteva
l
'
animo
in
uno
stato
di
vaga
e
come
sognante
ebrietà
.
Passando
dal
paesello
di
Ledizzo
,
alzò
gli
occhi
alle
finestre
della
casa
dove
abitava
la
signora
Carlina
.
Ella
che
guardava
appunto
nella
via
,
aspettando
il
dottore
,
vide
negli
ultimi
bagliori
della
sera
camminare
lentamente
il
suo
buon
Don
Giuseppe
,
e
lo
salutò
,
e
tutta
allegra
lo
pregò
di
salire
.
Al
prete
infelice
la
voce
purissima
di
quella
ingenua
creatura
parve
scendesse
dalle
alture
del
cielo
.
-
È
l
'
angelo
buono
-
mormorò
,
e
questo
pensiero
gli
richiamò
nella
fantasia
con
la
rapidità
del
fulmine
l
'
angelo
cattivo
,
il
demonio
terribilmente
bello
:
allora
,
scoperto
dal
drappo
verde
sdruscito
il
volto
sanguinoso
del
Cristo
che
teneva
sotto
l
'
ascella
,
gli
impresse
un
bacio
disperato
,
come
se
invocasse
da
quel
legno
la
propria
salvezza
.
Ma
la
signora
Carlina
insisteva
:
-
Venga
su
,
venga
,
signor
curato
;
ho
tante
cose
da
dirle
-
.
Il
prete
non
rispose
,
e
tirò
di
lungo
;
ma
,
dopo
venti
passi
,
mentre
stava
di
fianco
alla
cappelletta
,
ove
s
'
era
fermato
due
giorni
addietro
,
non
potendo
più
reggersi
sulle
gambe
,
sentendosi
vacillare
e
mancare
,
vi
entrò
.
Al
chiarore
incerto
del
lumino
,
l
'
immagine
goffa
della
santa
gli
tornò
a
sembrare
il
ritratto
infernale
di
Olimpia
.
Trascorse
una
mezz
'
ora
.
La
signora
Carlina
,
che
aveva
visto
il
prete
entrare
nella
cappella
,
dalla
quale
si
spandeva
in
un
breve
spazio
di
via
un
fioco
barlume
,
non
vedendolo
uscire
,
impensierita
cominciando
a
insospettirsi
di
qualcosa
,
scese
con
la
fantesca
e
andò
ella
stessa
a
vedere
.
Don
Giuseppe
,
accasciato
in
un
angolo
,
non
dava
segno
di
vita
:
le
braccia
penzoloni
,
il
capo
reclinato
all
'
indietro
,
gli
occhi
spenti
,
la
bocca
da
morto
.
Fu
chiesto
aiuto
,
e
il
corpo
del
povero
prete
venne
sollevato
,
portato
piano
piano
alla
casa
del
dottore
e
adagiato
sul
letto
nella
camera
della
signora
Carlina
,
la
quale
aveva
mandato
a
chiamare
in
gran
furia
il
marito
lì
dove
poteva
essere
a
quell
'
ora
,
dalla
baronessa
,
nelle
osterie
.
Ella
con
dita
leggiere
,
trattenendo
il
respiro
,
slacciò
il
goletto
del
prete
,
gli
sbottonò
la
sottoveste
,
e
pose
la
mano
sinistra
sul
petto
nudo
,
spiando
le
pulsazioni
.
Le
parve
di
sentire
che
il
cuore
battesse
;
allora
,
buttatasi
con
le
ginocchia
a
terra
,
ripeté
più
volte
:
-
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
,
oh
Dio
di
misericordia
,
salvatemi
il
mio
buon
Don
Giuseppe
!
-
Poi
tornava
subito
a
sentire
se
proprio
il
cuore
batteva
.
Il
prete
mandò
un
sospiro
così
lieve
che
non
avrebbe
mosso
la
fiamma
di
un
cerino
;
ma
la
giovine
donna
che
se
n
'
accorse
e
sulle
labbra
della
quale
spuntava
il
bel
sorriso
della
speranza
,
avvicinò
una
guancia
alle
labbra
livide
dell
'
infermo
per
accertarsi
se
ne
uscisse
davvero
un
poco
di
fiato
.
L
'
infermo
respirava
,
e
aprì
gli
occhi
trasognati
,
ma
le
membra
restarono
irrigidite
.
La
prima
cosa
ch
'
egli
domandò
e
che
la
signora
Carlina
comprese
più
dal
moto
della
bocca
che
non
dal
suono
della
parola
,
fu
questa
:
-
Il
mio
Cristo
,
il
mio
Crocifisso
-
.
Lo
avevano
trovato
infatti
,
adagiato
accuratamente
sopra
il
fardello
nell
'
oratorio
,
e
lo
avevano
recato
in
camera
.
La
signora
Carlina
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
mise
la
estremità
del
braccio
inferiore
della
croce
sul
cassettone
e
appoggiò
il
Cristo
alla
parete
,
dritto
,
in
faccia
alla
testiera
del
letto
,
sicché
il
prete
,
senza
muovere
il
capo
,
lo
potesse
guardare
.
La
croce
spiccava
negra
sulla
tinta
chiara
e
tersa
del
muro
,
in
mezzo
a
due
litografie
colorate
,
chiuse
tra
filetti
d
'
oro
,
l
'
una
delle
quali
figurava
Paolo
e
Virginia
al
guado
,
l
'
altra
la
morte
della
fanciulla
e
l
'
amante
che
se
ne
dispera
.
Il
Cristo
sanguinoso
e
sconquassato
sembrava
più
terribile
che
mai
nella
pulitezza
linda
e
leggiadra
della
camera
,
dove
non
c
'
era
una
macchia
od
un
granello
di
polvere
:
le
tende
di
bucato
a
bei
fiorami
inamidate
,
i
parati
del
letto
bianchi
a
disegni
di
rilievo
e
a
merletti
usciti
dalle
dita
sapienti
della
padrona
di
casa
,
e
ricami
a
lane
di
ogni
colore
sulle
poltrone
e
sulle
seggiole
,
e
fiocchi
e
nappe
e
passamani
condotti
da
lei
pensando
,
sognando
un
paradiso
ingenuo
,
modesto
,
virtuoso
,
nel
quale
vagava
da
un
po
'
di
tempo
questo
desiderio
indistinto
,
che
il
suo
Amilcare
somigliasse
al
suo
buon
Don
Giuseppe
.
Don
Giuseppe
,
che
non
fissava
più
il
Cristo
,
aveva
mutato
faccia
:
sembrava
spaventato
e
nello
stesso
tempo
attratto
da
una
visione
;
sbarrava
gli
occhi
verso
il
soffitto
per
vedere
meglio
,
e
apriva
la
bocca
sporgendo
le
labbra
come
per
aspirare
qualcosa
.
Bisbigliava
con
la
voce
esile
,
ma
ora
piena
di
terrori
,
ora
piena
di
esaltamenti
:
-
Vade
retro
,
Satana
.
Lucifero
.
Bella
,
bionda
e
infame
,
la
tua
mano
è
una
tenaglia
rovente
.
Nascondi
il
piede
ed
il
seno
.
Taci
...
Don
Giuseppe
il
tuo
amore
,
voglio
il
tuo
amore
;
sono
la
tua
schiava
;
un
bacio
...
Indietro
,
Lucifero
.
No
,
vieni
,
vieni
,
tentatrice
,
in
mezzo
alle
fiamme
;
ti
abbraccio
.
Dammi
le
labbra
,
lasciamele
succhiare
;
voglio
vedere
se
le
hai
colorite
di
rosso
.
Guardami
con
i
tuoi
occhi
celesti
;
lasciami
esaminare
quei
lividori
lì
sotto
se
sono
l
'
opera
del
pennello
o
l
'
opera
della
lussuria
.
Sozza
e
santa
,
i
tuoi
capelli
brillano
di
raggi
d
'
oro
,
più
lucenti
d
'
un
'
aureola
,
più
splendenti
di
un
nimbo
.
Copriti
,
per
carità
.
Non
posso
fissare
gli
occhi
nel
tuo
collo
,
nel
tuo
petto
:
come
i
ghiacciai
sugli
alti
vertici
delle
mie
montagne
quando
il
sole
di
mezzodì
li
illumina
in
un
caldo
giorno
di
estate
,
il
tuo
collo
ed
il
tuo
petto
mi
accecano
.
Ahi
,
non
istringermi
tanto
con
quelle
tue
braccia
morbide
e
rosee
,
che
mi
fai
male
.
Sì
,
stringi
,
soffocami
,
stritolami
,
fa
'
presto
:
vedi
le
fiamme
che
guizzano
intorno
a
noi
e
già
ci
ardono
i
piedi
,
le
gambe
,
il
cuore
,
la
testa
...
La
signora
Carlina
ascoltava
con
l
'
orecchio
teso
;
aveva
le
guance
rosse
di
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
Ripeteva
:
-
Anche
lui
,
anche
lui
!
-
e
si
copriva
la
faccia
con
le
due
mani
.
A
troncare
il
vaneggiamento
che
le
straziava
l
'
anima
,
alzò
il
capo
del
prete
,
volgendolo
dalla
parte
del
Crocifisso
,
e
gridò
:
-
Guardi
,
Don
Giuseppe
,
il
suo
Cristo
-
.
Gli
occhi
del
delirante
caddero
sulla
croce
,
e
a
poco
a
poco
una
influenza
benefica
agì
dentro
di
lui
;
si
andò
calmando
;
le
labbra
cominciarono
a
biascicar
preghiere
;
il
viso
bianco
si
rasserenava
,
riprendeva
la
sua
tranquilla
,
dolce
,
innocente
,
quasi
eterea
espressione
;
e
la
signora
Carlina
,
riconfortata
,
esclamava
:
-
Così
siete
bello
,
mio
buon
Don
Giuseppe
:
adesso
il
cielo
vi
si
specchia
nel
volto
-
;
e
il
prete
respirava
più
libero
,
e
già
poteva
stringere
con
la
propria
mano
la
mano
della
ingenua
infermiera
.
Lenta
lenta
,
ella
avvicinò
la
sua
bocca
pura
alla
fronte
pura
di
lui
.
Don
Giuseppe
non
se
n
'
accorse
:
guardava
sorridente
il
suo
Cristo
.
In
quell
'
istante
s
'
udì
un
gran
fracasso
alla
porta
di
casa
,
poi
un
passo
incerto
e
pesante
fece
scricchiolare
la
scala
di
legno
,
e
il
dottore
,
ubbriaco
,
entrò
nella
camera
sbattendo
violentemente
sugli
stipiti
l
'
imposta
dell
'
uscio
.
A
quell
'
urto
i
mobili
oscillarono
.
Allora
il
Cristo
,
perduto
l
'
equilibrio
,
precipitò
a
terra
,
rompendosi
in
tanti
pezzi
.
La
testa
rotolò
in
un
angolo
della
stanza
;
le
braccia
,
le
gambe
,
il
torso
,
si
sparsero
qua
e
là
;
il
rosso
del
sangue
pareva
sgorgasse
dalle
membra
squartate
.
Il
prete
,
avendo
seguito
con
lo
sguardo
quella
distruzione
,
invaso
da
uno
spavento
infernale
,
stravolto
,
contraffatto
,
orribile
a
vedersi
,
mandò
un
urlo
che
gli
spezzò
il
petto
.
Quando
il
medico
,
fetente
di
acquavite
,
s
'
avvicinò
al
letto
,
Don
Giuseppe
era
morto
.
Macchia
grigia
Questa
macchia
grigia
,
ch
'
io
vedo
dentro
ai
miei
occhi
,
può
essere
la
cosa
più
comune
della
vostra
scienza
oculistica
;
ma
mi
dà
gran
fastidio
,
e
vorrei
guarire
.
Esaminerete
con
i
vostri
ordigni
eleganti
,
quando
verrò
costà
fra
una
quindicina
di
giorni
,
cornea
,
pupilla
,
retina
e
il
resto
.
Intanto
,
giacché
la
vostra
amicizia
mi
sollecita
,
vi
descriverò
,
come
posso
,
il
mio
nuovo
malanno
.
In
mezzo
alla
molta
luce
ho
la
vista
da
lupo
cerviere
.
Il
giorno
nelle
vie
,
la
sera
in
teatro
distinguo
,
cento
passi
lontano
,
il
neo
sulla
guancia
di
una
bella
donna
.
Leggo
per
dieci
ore
di
fila
,
senza
stancarmi
,
il
più
minuto
caratterino
inglese
.
Non
ho
mai
avuto
bisogno
di
occhiali
;
posso
anzi
imbrancarmi
fra
quegli
animali
di
sì
altera
vista
,
che
,
come
dice
il
Petrarca
,
incontro
al
sol
pur
si
difende
.
Non
ho
mai
tanto
amato
il
sole
,
quanto
lo
amo
da
due
mesi
a
questa
parte
:
appena
comincia
l
'
aurora
,
spalanco
le
finestre
e
lo
benedico
.
Odio
le
tenebre
.
La
sera
,
di
mano
in
mano
che
cresce
l
'
oscurità
,
si
fa
più
intensa
di
contro
a
me
,
proprio
nel
punto
dove
fisso
gli
occhi
,
una
macchia
color
cenere
,
mutabile
,
informe
.
Durante
il
crepuscolo
o
mentre
splende
la
luna
,
è
pallidissima
,
quasi
impercettibile
;
ma
nella
notte
diventa
enorme
.
Ora
è
senza
moto
,
sicché
,
guardando
il
cielo
nero
,
sembra
uno
squarcio
chiaro
a
lembi
irregolari
,
come
la
carta
dei
cerchi
da
saltimbanco
quando
v
'
è
passato
in
mezzo
il
corpo
di
pagliaccio
;
e
si
crederebbe
di
vedere
,
attraverso
a
quel
buco
,
un
altro
brutto
cielo
di
là
dalle
stelle
.
Ora
s
'
agita
,
s
'
alza
,
s
'
abbassa
,
s
'
allarga
,
s
'
allunga
,
caccia
fuori
de
'
tentacoli
da
polipo
,
delle
corna
da
lumaca
,
delle
zampe
da
rospo
,
diventa
mostruosa
,
gira
a
destra
,
poi
rigira
a
sinistra
,
e
va
intorno
così
delle
ore
furiosamente
innanzi
al
mio
sguardo
.
Ho
accennato
a
queste
immagini
tanto
per
procurare
di
farmi
intendere
;
ma
veramente
non
c
'
è
ombra
di
forma
.
In
un
mese
,
dacché
devo
godermi
un
tale
spettacolo
,
non
ho
mai
potuto
afferrare
una
figura
determinata
.
Quando
mi
sembra
di
trovare
certe
analogie
con
certi
animali
,
con
qualche
oggetto
,
sia
pure
fantastico
,
con
qualche
cosa
insomma
di
definibile
,
ecco
che
quel
disegno
in
un
attimo
si
contorce
e
si
rimuta
indecifrabilmente
.
È
una
cosa
laida
,
una
cosa
volgare
.
Se
si
potesse
annasarla
,
puzzerebbe
.
Sembra
una
larga
pillacchera
di
fango
;
sembra
una
chiazza
animata
,
una
lacerazione
purulenta
che
viva
.
È
un
orrore
.
Non
dico
di
vederla
sempre
.
La
vedo
tutte
le
notti
,
ma
più
o
meno
a
lungo
,
secondo
la
disposizione
,
non
so
se
del
mio
animo
o
del
mio
corpo
.
Spesso
,
Dio
volendo
,
appena
comparsa
sparisce
.
Il
terribile
è
che
mi
compare
davanti
all
'
improvviso
,
mentre
sto
pensando
a
tutt
'
altro
.
Stringevo
al
barlume
di
una
lucerna
morente
la
mano
di
una
cara
fanciulla
,
dicendole
quel
che
non
si
racconta
neanche
a
voi
altri
medici
,
ed
ecco
a
un
tratto
la
macchia
che
le
sporca
il
seno
.
Mi
sentii
inorridire
.
Anche
di
giorno
s
'
io
entro
,
mettete
,
in
una
chiesa
buia
,
rischio
di
trovare
quella
sudiceria
sotto
l
'
ombra
fitta
dell
'
organo
,
sui
vecchi
dipinti
affumicati
,
nel
finestrello
nero
del
confessionario
.
La
paura
di
vederla
me
la
fa
scorgere
più
presto
.
La
notte
non
guardo
mai
impunemente
l
'
acqua
di
un
fiume
o
del
mare
.
Andai
giorni
addietro
a
Genova
.
Era
una
bella
sera
,
un
resto
d
'
estate
.
La
vòlta
del
cielo
tutta
serena
,
tutta
di
una
tinta
appena
digradata
da
ponente
a
levante
con
un
po
'
di
giallo
,
un
po
'
di
verde
,
un
poco
di
paonazzo
,
mostrava
nondimeno
,
quasi
sull
'
orizzonte
,
una
zona
isolata
di
nubi
dense
.
Una
striscia
sottilissima
,
limpidissima
d
'
aria
brillava
tra
le
nubi
ed
il
mare
.
Il
sole
,
che
era
rimasto
nascosto
un
poco
di
tempo
,
da
quelle
nubi
,
scendeva
dal
loro
lembo
inferiore
per
tuffarsi
nelle
onde
quiete
.
Prima
il
suo
oro
,
quando
non
si
vedeva
di
esso
che
il
segmento
di
sotto
,
parve
una
lumiera
sospesa
alle
nuvole
;
poi
il
cerchio
infiammato
toccò
con
la
circonferenza
per
un
minuto
nuvole
e
mare
;
poi
si
cacciò
pian
piano
nell
'
acqua
,
mostrando
nel
segmento
di
sopra
il
fuoco
incandescente
di
una
immane
bocca
da
forno
.
Avevo
desinato
bene
con
qualche
mio
vecchio
amico
.
Si
pigliò
un
battello
e
si
vogò
al
largo
.
Dopo
lo
splendore
del
tramonto
il
crepuscolo
fu
di
una
dolcezza
ineffabile
.
Cantavamo
a
mezza
voce
,
sognando
.
Annottava
.
L
'
acqua
d
'
un
verde
scuro
scintillava
,
luccicava
.
All
'
improvviso
vidi
lontan
lontano
nuotare
la
mia
macchia
grigia
;
e
ritrassi
paurosamente
lo
sguardo
entro
il
battello
,
e
la
mia
macchia
mi
seguì
tra
le
forcole
e
i
remi
,
e
,
gelato
di
ribrezzo
,
mi
ricondusse
,
compagna
lurida
,
a
terra
.
Certo
(
dottore
mio
,
non
ridete
)
è
offesa
la
retina
:
v
'
è
qualche
punto
cieco
,
un
piccolo
spazio
paralizzato
,
uno
scotoma
insomma
.
Ho
letto
come
sulla
retina
,
nell
'
occhio
dei
condannati
a
morte
,
s
'
è
trovato
,
dopo
recisa
la
testa
,
il
ritratto
degli
ultimi
oggetti
,
in
cui
i
disgraziati
avevano
ficcato
lo
sguardo
.
La
retina
dunque
,
non
solo
rimane
fuggevolmente
dipinta
:
in
certi
casi
resta
veramente
scolpita
.
Notate
poi
che
,
quando
chiudo
gli
occhi
per
dormire
,
io
sento
la
mia
macchia
dentro
di
me
.
E
allora
è
un
supplizio
diverso
.
La
macchia
non
si
aggira
più
intorno
a
se
stessa
,
ma
cammina
,
corre
.
Corre
in
su
,
e
nel
correre
tira
in
su
la
pupilla
;
sicché
mi
pare
che
il
globo
dell
'
occhio
debba
rovesciarsi
,
arrotolando
dentro
nell
'
orbita
.
Poi
corre
in
giù
,
poi
corre
dalle
parti
,
e
il
globo
dell
'
occhio
la
segue
,
e
i
legamenti
quasi
si
schiantano
,
ed
io
dopo
un
poco
mi
sento
dolere
,
proprio
effettivamente
dolere
gli
occhi
.
La
mattina
,
anche
dopo
dormito
,
gli
ho
indolenziti
e
un
po
'
gonfi
.
Voi
altri
medici
avete
la
virtù
di
essere
curiosi
;
volete
penetrare
nelle
cause
,
rimontare
al
seme
.
Vi
dirò
dunque
in
quali
circostanze
mi
si
è
manifestata
la
malattia
,
che
dovete
guarire
.
E
,
abbiate
pazienza
,
lo
dirò
nei
più
indifferenti
particolari
,
giacché
so
come
da
una
di
quelle
inezie
,
le
quali
sfuggono
all
'
attenzione
dei
profani
,
voi
scienziati
potete
cavare
la
scintilla
,
che
rischiara
poi
le
verità
più
riposte
.
*
*
*
Il
dì
24
dello
scorso
ottobre
,
sul
far
della
sera
,
passavo
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
per
andare
sino
a
Vestone
,
mia
passeggiata
consueta
del
dopo
pranzo
,
come
quella
della
mattina
era
verso
Vobarno
,
quando
non
preferivo
arrampicarmi
sulla
schiena
dei
monti
,
o
fare
qualche
viaggetto
,
sempre
pedestre
,
a
Bagolino
,
a
Gardone
,
in
Tirolo
.
Di
due
mesi
e
mezzo
passati
nella
Val
Sabbia
,
le
prime
due
settimane
furono
tutte
calme
,
altre
due
tutte
fuoco
,
e
il
rimanente
tristezze
e
terrori
.
Alle
bellezze
della
natura
,
che
tutti
corrono
a
vedere
e
che
tutti
ammirano
,
avevo
preferito
la
vallata
modesta
,
povera
,
dove
i
monti
hanno
già
un
certo
aspetto
selvaggio
,
e
dove
non
c
'
è
il
pericolo
di
vedere
mai
la
persona
allampanata
di
un
Inglese
,
e
neanche
la
barba
nera
di
un
alpinista
italiano
.
Mangiavo
le
belle
trote
rosee
del
lago
d
'
Idro
,
gamberi
saporiti
,
funghi
,
uccelli
,
cacini
di
capra
,
molte
ova
,
molta
polenta
.
V
'
è
ad
Idro
un
alberguccio
con
due
stanzine
ariose
,
pulite
.
Chi
non
ha
rimorsi
vive
colà
nella
quiete
del
paradiso
,
senza
giornali
,
senza
botteghe
da
caffè
,
senza
pettegolezzi
,
guardando
lo
specchio
del
lago
,
le
giovanotte
che
vogano
,
la
Rocca
d
'
Anfo
sull
'
altra
sponda
,
esercitando
più
le
gambe
che
il
cervello
,
abbrutendosi
anzi
a
poco
a
poco
nella
cara
,
nella
beata
libertà
del
non
pensare
a
nulla
e
del
non
far
proprio
niente
.
Quando
il
cielo
è
popolato
di
nubi
,
spinte
a
gran
corsa
dal
vento
,
l
'
aspetto
di
quel
paese
riesce
mutabile
all
'
infinito
.
I
monti
che
si
accavalcano
,
le
rupi
che
portano
muraglie
ruinate
di
castelli
o
chiesette
con
il
loro
campanile
bianco
,
i
colli
bassi
coronati
di
pini
,
cangiano
di
figura
ad
ogni
minuto
.
Ora
le
nuvole
mettono
in
ombra
il
dinanzi
del
quadro
,
e
il
sole
brilla
nel
fondo
;
ora
il
sole
splende
sul
dinanzi
,
e
il
fondo
rimane
buio
;
ora
invece
questa
parte
o
quella
del
centro
stacca
nera
in
mezzo
alla
luce
o
luminosa
in
mezzo
all
'
oscurità
,
e
s
'
accendono
e
si
spengono
ad
ogni
tratto
innumerevoli
sprazzi
di
colori
vari
e
vivissimi
.
Bisogna
salire
sul
monte
roccioso
,
che
sta
di
contro
alla
chiesetta
di
San
Gottardo
,
dall
'
altra
parte
del
Chiese
.
Il
monte
,
verso
il
fiume
,
scende
a
perpendicolo
.
A
destra
si
vede
sulla
bizzarra
collina
la
chiesa
di
Sabbio
,
alta
e
sottile
;
a
sinistra
si
scopre
da
lontano
la
Rocca
di
Nozza
,
della
quale
non
rimane
che
qualche
pezzo
di
muro
cadente
;
sotto
a
'
piedi
s
'
apre
il
vuoto
profondo
.
Ci
si
tiene
con
le
mani
agli
arbusti
,
e
si
guarda
in
giù
.
Il
Chiese
corre
in
arco
,
rompendo
le
onde
rapidissime
ai
sassi
enormi
,
di
cui
è
sparso
il
suo
letto
.
Garbe
abbasso
,
un
poco
a
dritta
,
e
più
in
là
,
già
ben
alto
sulla
montagna
,
il
campanile
di
Provaglio
.
Quasi
a
piombo
,
benché
dall
'
altra
parte
della
strettissima
valle
,
che
si
strozza
in
quel
punto
,
lasciando
appena
appena
luogo
al
fiume
ed
alla
strada
postale
,
si
vede
dall
'
alto
in
basso
la
chiesetta
di
San
Gottardo
,
di
cui
la
torre
scorcia
tanto
che
diventa
nana
,
e
gli
archi
del
piccolo
portico
sembrano
schiacciati
.
La
prima
volta
poco
mancò
che
non
mi
venisse
il
capogiro
.
Volevo
andare
più
alto
,
lì
dove
la
rupe
nuda
,
quasi
verticale
,
concede
appena
il
posto
per
mettere
il
piede
tra
le
sue
strette
fessure
.
Guardai
indietro
.
Il
monte
,
che
mi
stava
alle
spalle
,
tutto
ombroso
,
spiccava
sull
'
aria
celestina
.
Saranno
state
le
cinque
di
sera
,
due
settimane
dopo
il
mio
arrivo
a
Garbe
.
Il
sole
cominciava
a
scendere
dietro
il
giogo
della
montagna
;
un
vento
fresco
soffiava
dalla
gola
della
vallata
,
e
bisognava
tenere
il
cappello
perché
non
piombasse
nel
precipizio
,
quando
uno
sbuffo
impetuoso
,
mentre
coglievo
con
le
due
mani
non
so
che
strane
foglie
,
lo
fece
arrotolare
un
tratto
,
poi
andare
a
balzelloni
dall
'
una
all
'
altra
sporgenza
delle
acutissime
roccie
.
Gli
dissi
addio
,
e
continuavo
a
capo
nudo
le
mie
osservazioni
estetiche
sulle
piante
,
allorché
,
passati
appena
dieci
minuti
,
mi
comparve
innanzi
all
'
improvviso
una
montanara
,
la
quale
,
un
poco
imbarazzata
e
con
rustico
garbo
,
mi
porse
il
disgraziato
cappello
.
La
ringraziai
di
cuore
,
e
la
guardai
in
viso
.
Poteva
avere
dai
sedici
ai
diciassette
anni
:
abbronzita
,
ma
sotto
la
tinta
del
sole
s
'
indovinava
l
'
incarnato
fresco
;
nella
bocca
piccola
splendevano
i
denti
,
ammirabili
di
regolarità
e
di
bianchezza
;
negli
occhi
v
'
era
un
certo
che
di
selvatico
e
di
curioso
,
una
timidità
un
poco
impertinente
.
-
Bella
giovane
,
siete
di
Garbe
?
-
Signor
no
.
Sono
di
Idro
.
-
E
vi
fermate
qua
?
-
Parto
domani
con
mio
padre
,
che
è
lì
tra
i
cespugli
insieme
con
le
nostre
capre
.
Lo
vede
?
Guardi
bene
,
lì
in
fondo
-
e
m
'
indicava
il
luogo
,
ma
io
distinguevo
appena
di
lontano
un
uomo
che
aveva
la
barba
bianca
.
-
E
ad
Idro
dove
state
?
-
Fuori
del
paese
circa
due
miglia
,
sulla
via
che
conduce
al
monte
Pinello
.
-
E
che
nome
avete
,
bella
fanciulla
?
-
Teresa
,
a
'
suoi
comandi
,
signore
.
Si
continuò
a
discorrere
.
Io
la
tempestavo
di
interrogazioni
,
guardandola
negli
occhi
,
i
quali
ora
vagavano
di
qua
e
di
là
impacciati
dal
mio
sguardo
,
ora
mi
si
ficcavano
in
volto
,
anzi
addirittura
nel
cuore
.
Ad
uno
sposo
non
aveva
pensato
mai
:
non
sapeva
,
e
lo
giurava
ridendo
e
spalancando
gli
occhi
sinceri
,
che
cosa
fosse
amore
.
Ella
non
aveva
nessuno
al
mondo
,
salvo
il
padre
,
che
l
'
adorava
,
s
'
intende
,
e
non
l
'
aveva
mai
lasciata
un
giorno
dacché
era
nata
;
ma
il
buon
vecchio
doveva
andare
appunto
allora
per
quindici
dì
a
Gardegno
a
far
valere
i
proprii
diritti
sulla
successione
di
un
fratello
,
morto
con
molto
ben
di
Dio
e
senza
figliuoli
.
Il
vecchio
,
già
caporale
sotto
l
'
Austria
,
leggeva
e
scriveva
come
un
notaio
,
era
uomo
di
conto
e
per
giunta
più
agile
,
più
vigoroso
,
più
coraggioso
di
un
giovanotto
di
vent
'
anni
.
La
fanciulla
,
nell
'
assenza
del
padre
,
rimaneva
ad
Idro
,
affidata
ad
una
santola
di
settant
'
anni
.
Dottore
,
ve
lo
immaginate
,
andai
per
quindici
giorni
ad
abitare
il
pulito
e
solitario
alberguccio
di
Idro
.
Tutte
le
mattine
e
tutte
le
sere
salivo
lungo
la
stradicciuola
erta
,
torta
,
sparsa
di
sassi
acuti
,
che
conduce
a
monte
Pinello
,
e
mi
fermavo
alla
casa
della
montanara
gentile
.
Due
giorni
disse
di
no
;
poi
non
ci
fu
angolo
erboso
di
quella
scoscesa
china
su
cui
non
ci
si
adagiasse
a
discorrere
,
di
giorno
cercando
l
'
ombra
più
cupa
sulle
sponde
di
un
torrentello
,
entro
una
grotta
naturale
,
negli
ampi
interstizii
dei
massi
enormi
precipitati
Dio
sa
quando
dalle
creste
del
monte
;
di
sera
,
durante
le
prime
ore
della
notte
,
cercando
una
zolla
morbida
sotto
il
cielo
stellato
.
La
Teresa
,
certo
,
non
somigliava
alle
ragazze
di
città
:
la
sua
pelle
era
ruvida
,
la
sua
passione
quasi
ferina
.
Nei
primi
giorni
amava
tre
cose
:
il
suo
padre
,
le
sue
capre
e
me
;
dopo
una
settimana
non
parlava
più
del
padre
,
non
badava
più
alle
capre
,
mi
aspettava
sull
'
uscio
del
casolare
a
cominciare
dall
'
alba
,
spesso
mi
veniva
incontro
sino
ad
Idro
,
mi
trascinava
,
mi
violentava
,
mi
buttava
in
terra
come
se
volesse
sbranarmi
.
Certe
volte
dal
suo
corpo
esalava
un
odore
acre
e
inebbriante
di
erbe
selvatiche
,
certe
volte
un
puzzo
di
capra
nauseabondo
,
e
non
di
rado
un
fetore
di
strame
,
che
ammorbava
.
Insomma
invocavo
tra
me
il
ritorno
del
vecchio
.
Il
giorno
innanzi
al
suo
arrivo
cercai
di
preparare
Teresa
alla
mia
partenza
:
le
dissi
che
dovevo
andare
a
Brescia
e
a
Milano
,
ma
mi
affrettai
a
soggiungere
che
sarei
tornato
presto
,
dopo
due
settimane
al
più
,
forse
dopo
una
.
Ella
non
piangeva
:
tremava
tutta
,
ed
era
diventata
del
colore
del
piombo
.
Ripeteva
con
voce
strozzata
:
-
Lo
so
che
non
torni
più
,
lo
so
che
non
torni
-
.
Io
promettevo
,
giuravo
,
ma
ella
mi
continuava
a
guardare
con
gli
occhi
senza
lagrime
,
e
,
fatta
veggente
dalla
passione
,
insisteva
:
-
Non
torni
più
;
lo
sento
qui
nel
cuore
che
non
torni
più
-
.
Non
potei
cavarle
altre
parole
.
Invece
di
andare
a
Brescia
o
a
Milano
,
tornai
a
Garbe
.
Avevo
l
'
anima
rósa
dal
rimorso
:
tante
volte
mi
sentivo
spinto
dalla
coscienza
a
correre
ad
Idro
,
alla
capanna
di
Teresa
;
poi
gli
abbracciamenti
suoi
,
furiosi
e
disperati
,
mi
facevano
paura
,
e
non
di
meno
io
non
potevo
pensare
ad
altro
che
a
lei
.
Non
sapevo
se
l
'
amassi
,
benché
l
'
immagine
sua
mi
stesse
scolpita
sempre
davanti
.
Finalmente
,
dopo
una
trentina
di
giorni
,
la
coscienza
vinse
,
forse
anche
la
curiosità
.
Andai
ad
Idro
,
e
,
traversando
i
magri
prati
,
arrampicandomi
sulle
roccie
,
risalendo
il
letto
di
un
torrente
asciutto
,
mi
trovai
di
contro
al
casolare
dall
'
altra
parte
della
stradicciuola
;
gli
alberi
ed
i
cespugli
mi
nascondevano
.
La
fanciulla
stava
sull
'
uscio
,
immobile
,
esposta
senza
riparo
ai
raggi
del
sole
.
Nel
primo
istante
non
la
riconobbi
:
la
carnagione
era
diventata
d
'
un
rosso
cupo
,
i
capelli
le
cadevano
sulla
fronte
e
sulle
spalle
a
ciocche
sconvolte
,
il
viso
appariva
stranamente
smagrito
e
allungato
,
il
labbro
inferiore
pendeva
in
giù
,
gli
occhi
spenti
fissavano
innanzi
senza
vedere
:
non
so
perché
,
credetti
di
essere
in
faccia
a
un
cadavere
bruciato
.
In
quell
'
istante
una
voce
d
'
uomo
chiamò
dall
'
interno
del
casolare
così
sinistra
e
soffocata
che
pareva
uscisse
da
un
sepolcro
:
-
Teresa
,
Teresa
-
.
La
fanciulla
non
diede
segno
di
avere
udito
,
e
la
voce
continuava
tetra
e
straziante
:
-
Teresa
,
Teresa
.
Scappai
;
corsi
a
Brescia
,
ma
il
rumore
della
città
mi
riescì
insopportabile
:
tornai
a
Garbe
,
dove
,
a
forza
di
ripetere
a
me
stesso
,
che
il
tempo
rimedia
a
tutti
i
mali
,
anche
agli
strazii
della
passione
e
dell
'
abbandono
,
trovai
qualche
momento
di
pace
.
Non
ostante
,
dormivo
poco
,
tormentato
com
'
ero
da
sogni
orribili
e
da
inquietudini
febbrili
;
mangiavo
pochissimo
;
camminavo
molto
,
sperando
nella
stanchezza
.
*
*
*
Vi
dicevo
dunque
,
dottore
,
che
il
dì
24
dello
scorso
ottobre
passavo
sul
far
della
sera
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
.
Un
uomo
,
appoggiando
i
gomiti
sul
parapetto
e
il
mento
sulle
palme
,
guardava
molto
attentamente
l
'
acqua
del
fiume
.
Uscivano
tra
le
sue
dita
delle
ciocche
di
barba
bianchissima
;
la
faccia
,
mezzo
nascosta
dal
cappello
tirato
sulla
fronte
,
non
si
vedeva
bene
.
Non
era
vestito
propriamente
né
da
contadino
,
né
da
operaio
:
portava
una
casacca
e
de
'
larghi
calzoni
d
'
un
colore
chiaro
grigiastro
.
Passai
accanto
al
vecchio
;
non
si
mosse
;
continuò
a
fissare
l
'
acqua
vicino
alla
pila
del
ponte
,
dove
,
stringendosi
per
attraversare
le
due
arcate
,
gorgoglia
impetuosamente
.
Guardai
abbasso
anch
'
io
,
credendo
che
vi
fosse
qualcosa
di
curioso
a
vedere
;
non
avvertii
niente
di
strano
,
ma
quel
gioco
di
onde
,
a
cui
non
avevo
mai
badato
,
mi
piacque
.
È
una
lotta
formidabile
tra
l
'
acqua
che
corre
e
i
sassi
colossali
che
tentano
di
sbarrarle
la
via
.
E
le
onde
,
incalzate
da
quelle
che
sono
dietro
,
e
queste
cacciate
innanzi
dalle
altre
più
lontane
,
a
cominciare
dai
rigagnoli
nascenti
nelle
nubi
,
quanta
fatica
,
quanta
astuzia
devono
adoperare
,
e
come
s
'
affannano
a
spuntarla
di
proseguire
il
loro
cammino
!
Lo
spettacolo
del
contrasto
fatale
tra
il
moto
e
l
'
immobilità
,
eterno
e
d
'
ogni
attimo
,
mette
nell
'
anima
un
timido
scoramento
,
e
nello
stesso
tempo
fa
sorridere
di
un
così
cieco
impeto
nell
'
operare
e
di
una
così
orba
caparbietà
nel
resistere
.
C
'
è
dei
momenti
,
in
cui
le
forze
opposte
della
natura
somigliano
a
fanciulli
mal
educati
,
l
'
uno
dei
quali
gridi
voglio
,
e
l
'
altro
,
pestando
i
piedi
,
ripeta
non
voglio
.
E
su
quei
massi
,
i
quali
spuntano
fuori
dal
letto
,
che
non
è
un
letto
di
pace
,
vegetano
,
seminati
dal
vento
in
un
pugno
di
terra
deposta
colà
dallo
stesso
vento
a
un
granello
alla
volta
,
de
'
virgulti
di
salici
,
degli
arboscelli
di
pioppo
,
i
quali
canzonano
,
deboli
e
flessuosi
,
la
furia
che
li
circonda
.
La
natura
,
come
la
vita
,
è
una
catena
di
vani
sogghigni
.
Se
il
masso
non
solleva
molto
la
testa
,
l
'
acqua
gli
corre
su
,
e
scende
poi
in
cascate
gaie
,
cercando
il
piano
più
basso
:
è
un
cristallo
terso
,
curvo
,
regolare
,
una
campana
lucida
,
un
ombrello
trasparente
,
con
qualche
filetto
opaco
di
vetro
di
Murano
;
e
si
frange
poi
a
'
piedi
in
ispruzzi
d
'
infinite
perlette
bianche
,
di
quelle
che
le
Muranelle
infilano
le
sere
d
'
estate
,
sedute
sul
gradino
della
porta
di
casa
,
ciarlando
di
Tita
e
di
Nane
.
L
'
onda
è
avveduta
:
sceglie
per
solito
il
cammino
migliore
.
Ma
qualche
volta
si
trova
chiusa
tra
i
sassi
,
e
allora
,
non
potendo
aspettare
,
scatta
in
uno
sprazzo
e
via
;
tal
'
altra
si
caccia
distrattamente
in
un
laberinto
,
e
gira
e
rigira
e
,
se
vuole
uscirne
,
le
conviene
tornare
indietro
;
finalmente
accade
che
ella
si
smarrisca
in
uno
spazio
dove
il
caso
ha
messo
un
insormontabile
sostegno
di
pietre
,
e
allora
si
ferma
impaurita
,
perde
la
bussola
,
s
'
accascia
e
da
turbine
diventa
specchio
.
E
sotto
all
'
acqua
,
che
riflette
in
iride
la
tinta
del
cielo
o
che
si
trasforma
in
ispuma
d
'
argento
,
v
'
ha
il
vario
e
brioso
colore
dei
sassi
,
giallo
,
rosso
,
bianco
,
verde
di
muschi
e
di
licheni
.
La
gran
battaglia
si
concentrava
alla
pila
del
ponte
.
Le
onde
combattevano
le
onde
,
che
cozzavano
insieme
,
si
spezzavano
,
si
frantumavano
,
s
'
accavalcavano
,
s
'
ammonticchiavano
,
diventavano
matte
di
furor
bellicoso
,
mandavano
bava
in
vece
di
sangue
,
e
gocciole
e
stille
sino
al
parapetto
del
ponte
,
con
un
romore
,
con
un
frastuono
da
far
tremare
un
eroe
.
Il
vecchio
guardava
sempre
impassibile
.
Andai
per
la
mia
strada
,
senza
curarmi
di
lui
,
passo
passo
fino
a
Nozza
.
Il
cielo
nuvoloso
,
minaccioso
,
principiava
a
oscurarsi
,
e
soffiava
un
vento
assai
fresco
dalle
alte
montagne
.
Rinunciai
a
proseguire
la
passeggiata
,
e
tornai
indietro
.
Al
Ponte
dei
Re
c
'
era
sempre
il
vecchio
,
nello
stesso
posto
,
nella
stessa
attitudine
di
prima
.
Guardava
sempre
a
'
piedi
della
pila
.
La
cosa
mi
parve
bizzarra
;
mi
avvicinai
al
vecchio
e
gli
dissi
:
-
Buon
uomo
,
scusate
-
.
Non
si
mosse
.
Continuai
:
-
Scusate
se
vi
disturbo
;
ma
il
cielo
è
negro
,
minaccia
il
temporale
e
non
è
lontana
la
notte
.
Se
abitate
discosto
,
dovreste
incamminarvi
.
Il
vecchio
si
rizzò
lento
lento
,
mi
guardò
in
viso
come
trasognato
,
e
,
senza
aprir
bocca
,
tornò
ad
appoggiarsi
al
parapetto
e
a
contemplare
il
fiume
.
Io
insistetti
:
-
Avete
bisogno
di
nulla
?
-
No
-
,
rispose
senza
voltarsi
.
Gli
diedi
la
buona
notte
e
m
'
avviai
verso
Garbe
.
Fatti
cento
passi
mi
voltai
.
Non
so
se
fosse
curiosità
o
compassione
:
nella
faccia
di
quel
vecchio
bianco
credevo
di
avere
letto
un
dolore
profondo
,
una
sinistra
melanconia
.
Pallido
,
con
gli
occhi
infossati
,
con
le
labbra
nericcie
,
mi
aveva
fatto
pietà
e
terrore
.
Mi
trovai
al
suo
fianco
,
portato
da
una
forza
quasi
involontaria
,
e
gli
dissi
interrottamente
,
aspettando
una
risposta
che
non
veniva
:
-
Scusate
di
nuovo
.
Ditemi
se
posso
giovarvi
in
qualcosa
.
Vi
sentite
poco
bene
?
Vi
offro
una
stanza
a
Garbe
per
questa
notte
.
Mi
sembrate
forestiero
.
È
accaduto
anche
a
me
fuor
di
paese
di
trovarmi
senza
danaro
:
ne
avete
forse
bisogno
?
Dopo
queste
ultime
parole
il
vecchio
si
voltò
gravemente
,
tentando
di
muovere
le
labbra
a
un
sorriso
.
-
Grazie
,
non
mi
occorre
nulla
-
,
rispose
.
Poi
,
messa
la
mano
nella
tasca
dei
calzoni
,
ne
cavò
il
pugno
serrato
e
,
alzatolo
sopra
il
parapetto
,
l
'
aperse
.
Il
vento
fece
volar
via
nel
fiume
,
sparpagliati
qua
e
là
,
forse
una
ventina
di
piccoli
biglietti
.
Mentre
io
,
irritato
,
stavo
per
rimproverarlo
,
balbettò
con
voce
strozzata
:
-
Ho
sete
.
-
Scendete
a
bere
nel
fiume
-
,
esclamai
duramente
.
Il
vecchio
s
'
incamminò
alla
rampa
scoscesa
,
che
va
giù
a
lato
di
una
testata
del
ponte
;
ma
,
giunto
lì
,
vacillò
sulle
gambe
mal
ferme
.
Corsi
ad
aiutarlo
e
,
sostenendolo
per
l
'
ascella
,
lo
condussi
al
fiume
.
Riempii
io
stesso
il
suo
cappello
di
acqua
.
Bevette
a
brevi
sorsi
.
-
Non
vi
rimettete
subito
il
cappello
bagnato
in
testa
,
che
non
vi
faccia
male
.
Abitate
lontano
?
-
No
.
-
Ma
non
siete
di
questo
paese
?
-
No
.
-
E
dove
state
di
casa
?
Vi
accompagnerò
.
-
Non
importa
.
Sto
vicino
.
-
V
'
accompagnerò
ad
ogni
modo
.
Il
vecchio
mi
guardò
dritto
negli
occhi
,
e
con
accento
risoluto
disse
:
-
Non
voglio
.
Poi
,
meno
seccamente
,
aggiunse
quasi
con
ripugnanza
:
-
Aspetto
qualcuno
.
-
Un
figlio
forse
?
-
Non
ho
figli
.
-
Un
parente
?
-
Non
ho
parenti
.
-
Un
amico
?
-
Non
ho
amici
.
-
Chi
dunque
?
Pensò
un
poco
e
rispose
:
-
Il
destino
.
S
'
appoggiò
di
nuovo
al
parapetto
del
ponte
e
tornò
a
guardare
l
'
acqua
di
sotto
.
-
Perdonate
alla
mia
insistenza
.
Di
che
paese
siete
?
-
Di
un
paese
dove
si
muor
di
dolore
.
-
E
andate
?
-
In
un
paese
che
non
conosco
.
Queste
risposte
misteriose
fecero
nascere
nel
mio
cervello
uno
sciocco
sospetto
.
Esclamai
con
espansione
:
-
Se
dovete
rimanere
nascosto
,
se
la
giustizia
vi
cerca
,
giuro
che
non
vi
tradirò
.
Il
vecchio
s
'
alzò
dritto
in
piedi
,
e
rispose
alteramente
:
-
Non
ho
nulla
da
nascondere
agli
uomini
-
.
Poi
,
mormorando
tra
sé
:
-
La
mia
coscienza
è
pura
.
-
Gli
uomini
vi
hanno
ingannato
forse
,
vi
hanno
fatto
del
male
?
Avete
trovato
al
mondo
molti
nemici
?
-
De
'
nemici
?
Ne
ho
avuto
uno
solo
.
Quest
'
ultima
frase
venne
pronunciata
dal
vecchio
con
voce
così
cupa
,
il
suo
occhio
era
così
bieco
,
ch
'
io
mi
sentii
gelare
.
Gli
dissi
:
-
Vi
lascio
dunque
,
e
Dio
vi
benedica
.
-
Dio
,
Dio
!
-
sentii
ripetere
parecchie
volte
;
e
la
voce
sepolcrale
del
vecchio
si
perdeva
nel
muggito
del
Chiese
.
*
*
*
Non
intendevo
di
abbandonare
il
pover
'
uomo
.
In
quattro
salti
fui
a
Garbe
con
l
'
intenzione
di
parlare
al
sindaco
,
medico
valente
e
cuor
d
'
oro
,
e
di
condurre
meco
due
contadini
,
i
quali
facessero
la
guardia
,
foss
'
anche
per
tutta
la
notte
,
al
vecchio
strano
.
Trovai
il
sindaco
sotto
il
portone
della
sua
casa
,
una
casa
antica
,
murata
da
un
suo
antenato
,
gentiluomo
francese
,
fuggito
dalla
strage
di
San
Bartolomeo
.
Il
sindaco
discorreva
con
il
segretario
comunale
e
con
l
'
oste
di
Sabbio
,
due
tipi
curiosi
.
Questi
con
la
faccia
tonda
,
grasso
,
grosso
,
il
pizzo
lungo
e
folto
sotto
a
due
gran
baffi
neri
,
le
sopracciglia
spaventose
,
la
voce
tonante
,
un
cappello
in
testa
di
larghe
tese
,
a
cui
non
manca
altro
che
la
piuma
per
potersi
dire
spagnuolo
;
famigliare
con
tutti
,
spavaldo
,
buon
diavolo
,
mette
la
mano
in
atto
di
protezione
sulla
spalla
dell
'
avvocato
,
del
farmacista
,
del
signor
cavaliere
,
e
apre
volentieri
la
larga
bocca
al
riso
sguaiato
,
mentre
dice
una
barzelletta
sporca
;
una
specie
d
'
idalgo
,
che
versa
maestosamente
il
vino
dal
boccale
nel
bicchiere
de
'
suoi
avventori
,
che
tiene
il
pugno
al
fianco
,
maravigliato
di
non
trovarvi
la
spada
,
e
s
'
è
mangiato
in
qualche
mese
per
darsi
il
gusto
di
parere
un
negoziante
in
grosso
il
poco
suo
patrimonio
,
e
spera
di
portare
le
ossa
in
una
grande
città
degna
di
lui
,
lontano
dalle
piccolezze
montanare
,
dove
si
sente
proprio
fuori
di
posto
.
L
'
altro
,
il
segretario
comunale
,
sottile
e
lungo
come
il
campanile
di
Garbe
:
veste
da
contadino
,
con
la
giacchetta
e
i
calzoni
di
quella
certa
stoffa
lustra
color
cannella
sudicio
,
ma
tiene
la
giacchetta
buttata
sulle
spalle
,
mostrando
la
camicia
,
che
non
pare
sempre
di
bucato
,
e
le
braccia
,
e
il
petto
nudi
,
assai
più
scuri
dell
'
abito
;
ha
letto
Dante
,
scrive
da
letterato
fino
,
sa
a
mente
tutte
le
innumerevoli
ordinanze
,
tutte
le
infinite
circolari
prefettizie
indirizzate
al
Comune
,
che
è
cosa
miracolosa
;
cita
versi
e
proverbii
latini
;
non
ha
casa
;
l
'
inverno
dorme
sulla
tavola
nuda
del
Consiglio
comunale
,
con
una
busta
dell
'
archivio
per
origliere
e
per
coperta
il
tappeto
verde
:
l
'
estate
dorme
sotto
il
piccolo
portico
di
quella
chiesa
di
San
Gottardo
,
della
quale
ho
parlato
indietro
,
poggiando
il
capo
allo
scalino
di
granito
,
lungo
disteso
sulle
lastre
sconnesse
del
pavimento
,
godendosi
il
vento
fresco
,
che
soffia
senza
interruzione
dalla
stretta
gola
dei
monti
;
vive
di
pane
e
di
cipolle
,
di
polenta
e
cacio
pecorino
,
ma
si
compensa
con
qualche
bicchieretto
di
acquavite
,
e
,
quando
ne
ha
bevuto
un
tantino
più
del
bisogno
,
vuole
abbracciare
tutti
,
l
'
ostessa
,
il
reverendo
parroco
,
il
sindaco
,
persino
i
carabinieri
in
pattuglia
.
Questi
signori
,
e
tre
contadini
,
che
ero
andato
a
scovare
nella
bettola
vicina
,
s
'
avviarono
meco
al
ponte
.
Si
passò
dalla
chiesa
di
San
Gottardo
,
palazzo
d
'
estate
del
segretario
;
ma
,
quando
fui
lì
,
non
mi
potei
trattenere
:
lasciai
che
il
vecchio
sindaco
procedesse
con
il
suo
passo
,
che
egli
,
poveretto
,
cercava
di
affrettare
,
ma
che
mi
sembrava
ancora
troppo
lento
,
e
corsi
innanzi
.
Andai
su
e
giù
per
il
ponte
,
precipitai
abbasso
dalla
rampa
del
fiume
,
guardai
di
qua
e
di
là
in
quel
buio
della
brutta
notte
che
era
già
principiata
:
non
si
vedeva
un
'
anima
.
Gli
altri
mi
raggiunsero
ansanti
.
In
un
batter
d
'
occhio
diedi
le
mie
istruzioni
.
Il
sindaco
doveva
fermarsi
sul
ponte
;
l
'
idalgo
doveva
perlustrare
un
mezzo
chilometro
della
strada
di
Nozza
;
il
segretario
doveva
rimontare
il
corso
del
Chiese
lungo
un
viottolo
a
sinistra
;
i
tre
contadini
dovevano
salire
i
meno
erti
sentieri
delle
montagne
.
Quanto
alle
vie
più
scoscese
non
era
neanche
da
pensare
che
il
misero
vecchio
avesse
potuto
tentarle
.
Quartiere
generale
:
il
ponte
.
Io
m
'
ero
serbato
le
capanne
dei
carbonai
,
di
là
dal
Chiese
.
In
quindici
minuti
salii
alla
prima
casupola
.
Tutti
dormivano
;
picchiai
forte
;
nessuno
rispose
;
tornai
a
picchiare
con
tanta
violenza
che
i
colpi
rimbombarono
nella
valle
,
e
udii
finalmente
delle
voci
e
delle
imprecazioni
.
Dopo
un
poco
di
tempo
s
'
aperse
il
finestrello
e
vidi
una
testa
nera
,
nella
quale
brillavano
due
occhi
da
gatto
.
-
Sapete
niente
di
un
vecchio
con
la
barba
bianca
,
lunga
,
mezzo
malato
,
vestito
di
panno
chiaro
,
un
forestiere
che
vagava
stasera
presso
il
Ponte
dei
Re
?
-
Andate
all
'
inferno
.
-
Domandatene
,
di
grazia
,
ai
vostri
compagni
.
-
Andate
all
'
inferno
voi
e
il
vecchio
-
e
chiuse
la
finestra
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
avevo
già
rifatto
il
cammino
,
ed
ero
salito
da
un
'
altra
parte
ad
un
'
altra
capanna
.
Il
mio
bastone
nell
'
urtare
sul
legno
del
piccolo
uscio
destò
quattro
o
cinque
echi
sulle
cime
dei
monti
.
-
Chi
è
là
?
-
Un
amico
.
-
Il
nome
?
-
Un
amico
.
-
Non
apro
.
-
Venite
alla
finestra
.
-
Non
mi
muovo
.
-
Avete
visto
un
vecchio
?
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Un
vecchio
vestito
di
chiaro
,
con
la
barba
lunga
e
bianca
,
infermo
.
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Passeggiava
stasera
sul
Ponte
dei
Re
e
nelle
strade
vicine
.
-
Non
ho
visto
nessuno
,
vi
dico
-
e
tornò
a
russare
.
Tre
quarti
d
'
ora
dopo
eravamo
tutti
sul
ponte
.
Non
s
'
era
trovato
niente
,
non
s
'
era
saputo
niente
.
Neppure
i
due
carabinieri
di
Vestone
,
che
l
'
idalgo
aveva
incontrati
sulla
via
e
aveva
condotti
seco
,
ci
poterono
aiutare
in
nulla
.
Il
sindaco
giudicò
allora
,
che
noi
dovevamo
andare
a
dormire
.
Era
,
infatti
,
la
sola
cosa
ragionevole
che
ci
restasse
da
fare
.
Vi
ho
detto
,
caro
dottore
,
come
il
mio
sindaco
sia
una
perla
d
'
uomo
.
Ha
un
modo
suo
proprio
di
curare
la
difterite
,
in
grazia
del
quale
salva
realmente
tutti
i
bambini
del
Comune
.
Parla
de
'
suoi
rimedi
con
entusiasmo
giovanile
:
non
fallano
;
ad
una
infiammazione
ci
vuole
il
salasso
,
anzi
ogni
malanno
guasta
il
sangue
,
ed
il
sangue
corrotto
va
tolto
via
,
perché
se
ne
formi
del
sano
.
Ora
vive
senza
troppe
angustie
,
badando
a
'
suoi
pochi
campi
;
ma
fu
trent
'
anni
medico
condotto
,
e
quando
ricorda
le
fatiche
lunghe
e
mal
compensate
,
il
sollione
,
la
neve
,
il
gelo
,
i
turbini
sulle
montagne
,
lo
fa
con
tanta
dolcezza
,
che
pare
quasi
un
rimpianto
.
Discorre
de
'
suoi
malati
volentieri
,
con
modestia
affettuosa
,
e
,
se
può
dire
di
averli
strappati
alla
morte
,
due
lagrime
di
compiacenza
gli
scendono
sulle
gote
.
Ha
la
barba
grigia
,
i
capelli
appena
brizzolati
,
i
denti
candidissimi
,
gli
occhi
celestini
,
la
fronte
da
uomo
intelligente
e
virtuoso
.
Piglia
tabacco
e
lo
offre
.
Dichiara
ogni
anno
che
non
vuole
più
essere
sindaco
;
poi
ci
ricasca
.
Non
sa
dire
di
no
:
tutti
,
anche
i
cattivi
,
lo
rispettano
e
gli
vogliono
bene
.
Non
l
'
ho
mai
sentito
pronunciare
su
nessuno
,
fosse
il
più
grande
scellerato
,
una
parola
severa
,
aspra
o
pungente
:
non
trova
in
quella
sua
anima
mite
un
accento
sgarbato
nemmeno
per
l
'
omeopatia
,
ch
'
è
tutto
dire
.
Narra
molto
naturalmente
i
casi
semplici
della
sua
vita
,
quando
,
studente
all
'
Università
di
Padova
e
ricco
di
una
sola
svanzica
al
giorno
,
si
faceva
dare
all
'
osteria
il
riso
stantìo
per
pagarlo
un
soldo
meno
,
e
ossi
di
manzo
scarnati
,
e
culi
di
salame
:
non
beveva
mai
vino
.
Un
dì
,
avendo
visto
nella
Piazza
dei
Signori
un
giuocatore
di
bussolotti
,
gli
si
fece
amico
,
andò
a
desinare
con
lui
più
volte
,
finché
imparò
il
segreto
della
magia
,
pensando
che
se
la
medicina
falliva
,
quest
'
altra
arte
lo
avrebbe
potuto
soccorrere
.
Racconta
una
interminabile
filza
di
storielle
,
parte
da
stare
allegri
,
parte
da
spaventare
.
*
*
*
Bisogna
ch
'
io
entri
finalmente
nel
cuore
del
mio
racconto
.
Vi
siete
accorto
che
mi
ripugna
;
infatti
nello
scorrere
gli
sgorbii
buttati
sulla
carta
conosco
di
avere
fatto
come
colui
,
al
quale
duole
un
dente
e
va
per
farselo
strappare
.
Esce
lesto
,
quasi
correndo
;
ma
,
di
mano
in
mano
che
si
avvicina
alla
casa
del
dentista
,
rallenta
i
passi
,
finché
,
giunto
alla
porta
,
si
ferma
perplesso
,
chiedendo
a
sé
medesimo
:
-
Il
dente
ora
mi
duole
o
non
mi
duole
?
-
E
così
torna
indietro
un
buon
tratto
di
via
;
e
ogni
inezia
gli
serve
per
tirare
in
lungo
,
un
avviso
sulla
cantonata
,
un
cane
che
abbaia
.
Poi
si
vergogna
,
e
sale
fino
all
'
uscio
,
e
quando
,
risoluto
,
ha
già
in
mano
il
cordone
del
campanello
,
domanda
a
se
stesso
di
nuovo
:
-
Me
lo
devo
far
cavare
sì
o
no
?
Insomma
,
coraggio
.
Quella
sera
,
dopo
avere
dato
a
'
tre
contadini
i
soldi
per
bere
qualche
boccale
,
dopo
avere
salutato
il
sindaco
,
che
rientrava
in
casa
,
il
segretario
,
che
andava
ad
augurare
la
felice
notte
all
'
acquavitaia
,
e
l
'
idalgo
,
che
,
canterellando
con
la
sua
voce
di
basso
,
tornava
a
Sabbio
,
io
non
mi
sentii
nessuna
voglia
di
dormire
,
e
neanche
di
scrivere
,
di
leggere
o
di
discorrere
.
Avevo
un
gran
peso
alla
testa
,
e
provavo
il
bisogno
di
aspirare
,
di
cacciar
negli
ultimi
meati
dei
polmoni
l
'
aria
frizzante
.
C
'
era
stata
,
sere
addietro
,
nell
'
osteria
una
interminabile
discussione
intorno
a
questo
punto
;
se
,
tra
Vestone
e
Vobarno
,
le
trote
si
peschino
più
facilmente
sul
far
della
sera
,
la
mattina
di
buon
'
ora
,
la
notte
con
la
luna
o
la
notte
buia
.
Un
pescatore
giurava
che
nell
'
oscurità
profonda
ne
acchiappava
un
subisso
.
Presa
la
canna
e
un
lanternino
andai
a
piantarmi
dall
'
altra
banda
del
Chiese
,
dove
certi
enormi
massi
formano
una
specie
di
diga
.
Mi
pareva
di
quando
in
quando
di
sentire
abboccar
l
'
amo
,
e
tiravo
su
;
niente
.
Stufo
,
mi
posi
a
sedere
sopra
una
pietra
e
a
guardare
intorno
.
Non
si
vedeva
un
bel
nulla
.
Nero
il
cielo
,
nera
la
terra
:
non
una
stella
,
non
un
lume
.
Garve
,
nascosta
da
un
gruppo
di
alberi
,
a
quell
'
ora
dormiva
.
Sul
dorso
del
monte
,
lì
nel
sito
ove
doveva
essere
Provaglio
,
apparve
un
luccichìo
,
forse
una
candela
accesa
al
capezzale
di
un
moribondo
.
Era
un
sepolcro
di
tenebre
,
ma
un
sepolcro
pieno
di
frastuoni
.
Il
Chiese
,
battendo
contro
i
sassi
,
faceva
una
musica
da
assordare
:
c
'
erano
dentro
tutti
i
toni
,
tutti
gli
accordi
,
e
il
vento
v
'
aggiungeva
le
estreme
note
acute
.
A
un
poco
per
volta
si
finiva
ad
assuefare
gli
occhi
all
'
oscurità
e
a
distinguere
qualche
cosa
:
i
grossi
rospi
schifosi
,
per
esempio
,
che
sbalzavano
di
traverso
accanto
a
me
,
la
spuma
bianca
,
anche
il
verde
cupo
dell
'
acqua
.
Avevo
ripreso
la
canna
per
ritentare
la
sorte
,
quando
vidi
correre
a
precipizio
con
le
onde
e
fermarsi
alla
diga
una
massa
grande
,
biancastra
.
Non
capivo
che
cosa
fosse
,
e
pure
un
brivido
mi
corse
dalla
testa
ai
piedi
.
Presi
il
lanternino
,
che
avevo
lasciato
sul
sentiero
;
ma
,
mentre
mi
avvicinavo
col
lume
a
quell
'
oggetto
grigio
,
l
'
acqua
,
che
gli
aveva
fatto
intorno
un
gran
lavorìo
,
lo
sollevò
e
lo
portò
a
venti
passi
lontano
,
dove
diede
di
cozzo
in
una
gran
pietra
che
usciva
dal
fiume
.
L
'
attenzione
intensa
mi
aguzzava
la
vista
.
Aiutato
dal
pallido
chiarore
della
lanterna
tentai
di
guadare
il
piccolo
tratto
,
mettendo
i
piedi
sulle
teste
dei
sassi
:
non
mi
riuscì
.
Stetti
immobile
,
con
gli
occhi
fissi
.
Le
onde
percuotevano
la
massa
informe
,
schizzando
bava
,
come
se
fossero
adirate
,
e
le
giravano
intorno
,
formando
un
vortice
rapidissimo
:
il
Chiese
s
'
ostinava
rabbiosamente
nel
volere
trascinar
via
la
sua
preda
.
La
spuntò
.
L
'
oggetto
strano
fece
il
giro
del
sasso
e
ripigliò
il
suo
cammino
,
rovesciato
in
gran
furia
dal
fiume
.
Allora
principiò
una
lotta
terribile
tra
me
,
che
volevo
conoscere
il
mistero
di
quella
cosa
biancastra
,
e
il
fiume
che
me
lo
voleva
nascondere
.
Conoscevo
a
passo
a
passo
i
viottoli
della
sponda
:
in
un
solo
luogo
la
roccia
,
che
si
alza
quasi
verticale
per
un
centinaio
di
metri
,
obbliga
a
salire
e
a
discendere
;
il
resto
della
via
,
fino
a
Sabbio
,
è
piano
.
Ma
quella
salita
e
sopra
tutto
quella
discesa
non
erano
senza
pericolo
nelle
viuzze
strette
,
fiancheggiate
da
un
burrone
,
la
notte
.
Le
piogge
dei
giorni
precedenti
avevano
fatto
franare
in
un
punto
la
terra
del
viottolo
,
e
bisognava
sbalzare
sul
precipizio
.
Saltai
senza
pensarci
,
non
sapendo
dove
avrei
messo
i
piedi
,
e
mi
trovai
dall
'
altra
parte
sano
e
salvo
,
ma
col
lumino
spento
.
Continuai
la
strada
da
capre
nel
buio
,
intoppando
negli
sterpi
,
chiuso
tra
gli
arbusti
spinosi
,
scivolando
giù
dalla
china
sui
ciottoli
tondi
,
che
rotolavano
al
piano
.
Finalmente
giunsi
di
nuovo
alla
riva
del
fiume
.
Ma
,
dov
'
era
andata
la
massa
grigia
?
Era
corsa
innanzi
senza
intoppi
,
o
gli
ostacoli
,
di
cui
è
pieno
il
Chiese
,
l
'
avevano
trattenuta
?
Aspettai
un
pezzo
senza
batter
le
palpebre
,
con
gli
occhi
inariditi
che
mi
bruciavano
.
Alla
fine
passò
nella
corrente
,
in
un
attimo
.
Ripresi
a
correre
anch
'
io
su
quel
margine
,
dove
nascono
i
salici
sottili
e
le
larghe
foglie
delle
ninfee
.
Più
su
il
prato
è
verde
,
smaltato
di
fiori
,
e
ai
pioppi
si
mischiano
i
pini
,
gli
olmi
,
qualche
piccola
quercia
.
Lì
m
'
ero
posto
a
sedere
tante
volte
sopra
un
tronco
abbattuto
,
studiando
le
formiche
,
ammirando
gl
'
insetti
gialli
d
'
oro
,
rossi
di
rubino
,
verdi
di
smeraldo
,
leggendo
un
bel
libro
o
fantasticando
alle
cose
gaie
nella
vacuità
della
vita
.
Poco
lontano
,
dove
il
viottolo
costeggia
un
campo
di
magre
pannocchie
,
m
'
ero
sdraiato
una
mattina
a
guardare
per
un
'
ora
di
seguito
tre
giovani
donne
,
che
raccoglievano
le
noci
,
le
quali
,
scosse
da
un
ragazzo
sull
'
albero
,
cadevano
nel
fiume
,
e
le
tre
donne
,
ridendo
,
mostravano
le
grosse
gambe
fin
sopra
il
ginocchio
,
con
le
gonne
legate
ai
fianchi
.
La
macchia
grigia
era
andata
ad
arenarsi
sopra
un
banco
di
ghiaia
,
accanto
alla
riva
.
Mi
tolsi
le
scarpe
e
le
calze
,
mi
arrotolai
i
calzoni
alle
cosce
,
e
camminai
tra
le
onde
.
Non
mi
reggevo
in
piedi
.
Il
fiume
mi
tirava
giù
con
una
violenza
invincibile
.
Sentii
la
piccolezza
dell
'
uomo
in
faccia
alla
volontà
delle
cose
insensate
.
In
quell
'
istante
il
Chiese
dovette
chiamare
in
aiuto
tutte
le
forze
de
'
suoi
abissi
:
coperse
il
banco
di
ghiaia
con
un
'
ondata
impetuosa
e
,
avvoltolando
l
'
orrido
oggetto
biancastro
,
lo
portò
via
inesorabilmente
.
Mi
sentii
vinto
.
Rientrando
nella
mia
camera
di
Garbe
ero
inzuppato
d
'
acqua
e
di
sudore
,
sfinito
;
avevo
gli
occhi
gonfi
,
la
testa
in
fiamme
;
i
polsi
martellavano
.
Non
potei
chiudere
occhio
.
Appena
giorno
mi
alzai
barcollando
,
e
sulla
sinistra
del
Chiese
,
lungo
la
via
postale
,
andai
a
Sabbio
.
Ora
le
mie
membra
erano
tutte
ghiacciate
,
ora
dovevo
asciugarmi
la
fronte
.
A
Sabbio
,
dove
spesso
andavo
a
far
colazione
,
l
'
idalgo
e
la
sua
moglie
ostessa
m
'
accolsero
con
un
mondo
di
cortesie
,
chiedendomi
venti
volte
se
stavo
male
.
-
Non
è
niente
,
-
rispondevo
,
-
l
'
aria
fresca
,
la
passeggiata
e
la
colazione
mi
rimetteranno
-
.
Non
mangiai
nulla
.
Guardavo
come
in
sogno
il
largo
portico
adorno
di
ragnateli
,
le
chioccie
che
venivano
a
beccheggiare
i
minuzzoli
di
polenta
per
portarli
a
'
pulcini
,
la
chiesa
della
Madonna
,
la
quale
,
alta
com
'
è
sul
colle
e
posta
lì
proprio
accanto
,
pareva
piantata
sopra
i
tetti
dell
'
osteria
.
Mentre
io
stavo
immerso
in
queste
visioni
,
entra
uno
dei
figliuoli
dell
'
ostessa
,
Pierino
,
bel
ragazzotto
di
sette
anni
,
saltando
,
e
si
mette
a
gridare
:
-
Mamma
,
l
'
ho
visto
,
sai
?
-
Chi
?
-
L
'
uomo
che
hanno
trovato
nel
fiume
stamattina
.
-
È
bello
?
-
No
,
è
tanto
brutto
.
Domandalo
alla
Nina
.
La
Nina
era
entrata
insieme
col
fratello
,
ma
s
'
era
tosto
rincantucciata
in
un
angolo
del
portico
,
con
le
mani
giunte
,
mormorando
qualcosa
sotto
voce
.
Si
sentiva
a
intervalli
la
parola
Requiem
,
flebile
,
soffocata
.
-
È
giovine
o
vecchio
?
-
ripigliò
la
madre
.
La
Nina
non
rispose
.
Rispose
Pierino
:
-
È
vecchio
,
ha
la
barba
bianca
,
lunga
lunga
.
Ha
gli
occhi
stralunati
.
-
Dov
'
è
?
Voglio
vederlo
-
gridai
scattando
in
piedi
.
L
'
ostessa
mi
sbirciò
,
e
bisbigliando
:
-
Dio
,
che
gusti
!
-
ordinò
a
Pierino
di
accompagnarmi
.
In
quattro
salti
fui
alla
chiesa
,
quella
del
paese
basso
.
In
una
stanza
umida
annessa
alla
sagrestia
avevano
esposto
il
corpo
dell
'
annegato
.
La
stanza
era
piena
zeppa
di
contadini
.
Uno
diceva
:
-
Chi
lo
deve
conoscere
?
Si
vede
bene
da
'
panni
che
non
è
del
paese
.
Un
altro
soggiungeva
:
-
Io
dico
che
è
tedesco
.
-
No
,
è
di
Milano
.
-
Indosso
non
gli
hanno
trovato
niente
?
-
chiedeva
un
giovinotto
.
-
Niente
:
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Si
sarà
affogato
per
la
miseria
.
-
Io
dico
che
è
cascato
nel
fiume
.
-
Io
dico
che
ve
l
'
hanno
gettato
.
-
L
'
occhio
è
da
demonio
.
-
Con
quella
bocca
aperta
sembra
che
ci
voglia
mangiare
vivi
.
Una
bambina
si
nascondeva
,
tremando
,
dietro
al
corpo
del
padre
,
e
ripeteva
:
-
Ho
paura
,
ho
paura
;
andiamo
via
.
Il
padre
intanto
esaminava
da
vicino
l
'
abito
dell
'
annegato
,
lo
toccava
e
sentenziava
:
-
Bel
fustagno
!
Dev
'
essergli
costato
caro
.
M
'
ero
cacciato
innanzi
tra
la
folla
.
Il
vecchio
del
Ponte
dei
Re
fissava
gli
occhi
nel
mio
volto
,
sinistri
,
minacciosi
.
Sentivo
in
quello
sguardo
immobile
un
supremo
rimprovero
.
Alle
orecchie
mi
ronzava
un
soffio
da
tomba
,
che
diceva
:
-
Tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
potevi
salvarmi
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
avevi
indovinato
quel
che
io
stavo
per
compiere
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Il
soffitto
della
stanza
mi
crollava
sul
capo
;
la
folla
mi
stritolava
.
Credevo
di
essere
nell
'
inferno
,
in
mezzo
ai
diavoli
,
giudicato
dalla
voce
cavernosa
e
dagli
occhi
implacabili
di
un
cadavere
grigio
.
Entrò
un
contadino
,
che
avevo
visto
a
Idro
.
Guardando
l
'
annegato
,
esclamò
:
-
Povero
vecchio
,
le
voleva
tanto
bene
!
Due
giorni
soli
ha
potuto
vivere
dopo
morta
la
sua
Teresa
!
*
*
*
Mi
posero
a
letto
con
una
febbre
da
cavallo
.
Le
impressioni
di
quella
mattina
,
le
fatiche
della
sera
precedente
,
i
rimorsi
,
produssero
il
loro
effetto
:
avevo
delle
allucinazioni
spaventose
.
Gli
occhi
infiammati
mi
dolevano
assai
.
Il
mio
buon
sindaco
veniva
a
visitarmi
due
volte
al
giorno
,
e
mi
stava
accanto
delle
lunghe
ore
,
porgendomi
egli
stesso
le
medicine
e
raccontandomi
piano
,
quando
gli
sembravo
un
po
'
quieto
,
qualche
storiella
,
che
non
mi
faceva
sorridere
.
D
'
allora
in
poi
la
febbre
s
'
è
mitigata
,
ma
,
ad
onta
del
chinino
,
non
m
'
ha
voluto
lasciare
.
I
medici
dicono
che
è
di
quelle
periodiche
,
le
quali
si
pigliano
facilmente
con
l
'
umidità
e
con
gli
strapazzi
.
Io
la
sopporto
in
pace
;
ma
non
posso
tollerare
in
nessun
modo
questa
maledetta
macchia
negli
occhi
.
Appena
uscito
dai
vaneggiamenti
,
me
la
son
vista
dinanzi
,
e
continuo
a
vederla
,
come
vi
ho
descritto
,
ostinata
,
abbominevole
...
Ecco
,
anche
in
questo
momento
uno
spettro
scialbo
e
confuso
mi
balla
di
contro
,
ecco
che
insudicia
il
foglio
bianco
.
Il
sole
è
già
tramontato
,
e
la
scrivania
rimane
in
una
penombra
,
che
mi
basta
a
gettare
sulla
carta
in
furia
queste
parole
,
ma
che
non
mi
lascerebbe
rileggerle
.
Volevo
finire
prima
di
accendere
il
lume
,
e
la
macchia
si
giova
della
mezza
oscurità
per
lacerarmi
il
cervello
...
La
macchia
cresce
,
la
macchia
-
cosa
nuova
!
-
prende
una
forma
d
'
uomo
Le
spuntano
le
braccia
,
le
spuntano
le
gambe
,
le
nasce
il
capo
.
È
il
mio
vecchio
,
il
mio
terribile
vecchio
!
Parto
stasera
;
vi
consegnerò
io
stesso
domani
questo
manoscritto
.
O
guarisco
o
mi
strappo
gli
occhi
.
Il
collare
di
Budda
Gioacchino
aveva
certo
qualcosa
nella
fantasia
,
che
gli
dava
fastidio
.
Si
metteva
a
sedere
,
piantando
i
gomiti
sulla
tavola
e
posando
le
guance
scarne
sulle
mani
stecchite
,
e
abbassava
le
palpebre
come
se
volesse
meditare
lungamente
su
qualche
grave
sciagura
;
ma
,
dopo
un
minuto
,
balzava
in
piedi
,
andava
allo
specchio
appannato
e
piccolo
che
era
posto
sul
cassettone
,
contemplava
la
sua
triste
imagine
con
lo
sguardo
stralunato
,
e
vedendosi
più
giallo
del
solito
(
non
aveva
chiuso
occhio
in
tutta
la
notte
)
sentiva
un
brivido
scorrergli
dalla
testa
ai
piedi
.
Allora
si
tastava
il
polso
e
gli
pareva
di
aver
la
febbre
.
La
finestra
era
spalancata
,
ma
,
benché
non
fossero
ancora
le
sette
della
mattina
,
faceva
un
caldo
d
'
inferno
.
Il
sole
di
luglio
dardeggiava
una
luce
spietata
,
che
,
seguendo
in
quel
momento
la
direzione
della
stradicciuola
larga
un
metro
o
poco
più
,
andava
a
battere
sul
lastrico
,
diventato
una
striscia
di
fuoco
bianco
;
sicché
,
quando
l
'
inquieto
giovine
s
'
affacciò
alla
finestra
,
gli
parve
di
accecare
.
A
poco
a
poco
,
assuefattosi
alla
luce
,
fermò
lo
sguardo
all
'
estremità
della
calle
,
sul
ponte
storto
e
su
quel
caro
verde
dei
rii
veneziani
,
che
riposa
la
vista
.
Gioacchino
trovò
infatti
un
istante
di
requie
nel
bel
colore
di
smeraldo
oscillante
.
Giù
nella
calle
,
all
'
ombra
di
una
tenda
rossa
a
rappezzi
,
stava
seduto
Zaccaria
,
nella
bottega
del
quale
si
vedeva
un
paio
di
scarpe
rotte
esposte
accanto
ad
un
bacile
lustro
di
rame
,
tutto
figure
a
sbalzo
,
simile
ai
piatti
enormi
che
brillano
nel
negozio
ambulante
di
Zamaria
dalle
fritole
;
accanto
ad
un
paio
di
calzoni
rattoppati
e
ad
uno
spiedo
arrugginito
stava
una
spada
ad
elsa
dorata
,
eredità
d
'
un
consigliere
aulico
dell
'
Austria
,
ed
una
tabacchiera
con
certi
amorini
allegri
,
miniati
un
secolo
fa
da
un
pittore
francese
.
Gioacchino
dal
suo
quarto
piano
chiamò
:
-
Zaccaria
-
.
Zaccaria
alzò
le
due
punte
della
barba
grigia
.
Il
giovine
gli
chiese
con
voce
rauca
:
-
C
'
è
stato
nessuno
?
-
L
'
altro
si
contentò
di
stringersi
nelle
spalle
,
e
tornò
a
guardare
per
terra
.
Il
giovine
,
rientrato
nella
penombra
della
sua
camera
,
s
'
era
messo
a
guardare
una
specie
di
pesante
monile
di
metallo
bianco
,
largo
quattro
dita
,
sul
quale
stavano
incise
in
carattere
gotico
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
e
con
una
pezzuola
lo
andava
ripulendo
.
Gli
venne
una
idea
,
che
lo
rallegrò
:
la
collana
poteva
essere
d
'
argento
.
Si
vestì
in
fretta
.
Il
goletto
,
i
polsini
posticci
,
bianchi
di
bucato
,
erano
appiccati
ad
una
camicia
un
po
'
sudicia
;
ma
il
vestito
nero
pareva
nuovo
e
fatto
apposta
per
il
corpo
allampanato
del
nostro
Gioacchino
.
Solo
i
calzoni
leggeri
lasciavano
sconciamente
intravvedere
,
appena
sotto
alle
ginocchia
,
le
trombe
degli
stivali
.
Certo
quegli
stivali
,
ereditati
da
uno
zio
,
erano
larghi
per
le
gambe
magre
,
e
nei
calori
dell
'
estate
dovevano
dare
gran
noia
.
Insomma
Gioacchino
uscì
tenendo
in
mano
il
monile
,
e
a
cento
passi
dalla
sua
casa
entrò
in
una
botteguccia
piccola
,
bassa
,
che
aveva
nella
vetrina
qualche
orologio
d
'
ottone
,
qualche
enorme
cipolla
d
'
argento
,
cinque
o
sei
catenelle
d
'
acciaio
e
alcune
paia
di
orecchini
d
'
oro
sospetto
.
Mettendo
il
piede
sulla
soglia
non
ci
vide
più
nulla
:
bujo
pesto
.
Ma
un
po
'
alla
volta
cominciò
a
distinguere
le
cose
.
In
un
angolo
,
dove
entrava
un
tantino
di
luce
di
riflesso
pallida
,
stava
un
vecchio
con
gli
occhiali
sul
naso
,
che
guardava
,
attraverso
ad
una
lente
grossissima
,
la
carcassa
di
un
orologio
sconquassato
.
-
Oh
,
signor
Gioacchino
!
È
un
pezzo
che
non
la
si
vede
.
C
'
è
qualcosa
da
comprare
?
-
No
,
ho
bisogno
di
un
favore
.
-
Eccomi
pronto
,
purché
non
sieno
denari
.
Potrebbero
strapparmi
sette
denti
,
come
per
cavar
soldi
fece
a
un
ebreo
quel
re
d
'
Inghilterra
,
e
all
'
ottavo
non
troverei
una
lira
.
È
vero
che
non
ne
ho
sette
tra
tutte
due
le
mascelle
;
e
d
'
altra
parte
lei
,
signor
Gioacchino
,
n
'
ha
tanti
da
prestarne
a
tutti
,
e
denti
e
quattrini
.
In
che
cosa
posso
servirla
?
-
Veda
questa
roba
.
Il
vecchio
diede
un
'
occhiata
all
'
oggetto
di
metallo
,
e
disse
tosto
:
-
È
argento
,
argento
massiccio
e
puro
.
-
Quanto
potrebbe
valere
?
-
Lo
vuol
vendere
?
-
No
,
glie
l
'
ho
detto
.
-
Allora
pesiamo
.
Trenta
lire
,
piuttosto
meno
che
più
.
L
'
ha
trovato
,
questo
collare
?
-
Sì
.
Pensavo
bene
io
che
non
fosse
il
collare
d
'
un
suo
cane
.
I
cani
-
e
guardava
sardonicamente
agli
spropositati
stivaloni
del
giovinotto
-
i
cani
le
piacciono
poco
,
mi
pare
,
come
alla
buon
'
anima
di
suo
zio
.
Mentre
l
'
orefice
e
orologiaio
,
ridendo
a
squassi
,
borbottava
queste
ultime
parole
,
passava
un
monello
,
che
gridava
con
voce
argentina
:
-
L
'
«
Adriatico
»
,
l
'
«
Adriatico
»
,
col
gran
fatto
accaduto
...
Gioacchino
disse
un
grazie
rapido
al
vecchio
,
e
corse
dietro
al
monello
per
comperare
il
giornale
,
poi
se
lo
portò
su
in
camera
,
salendo
a
tre
a
tre
gli
scalini
alti
delle
branche
strettissime
.
Cercò
alla
fine
della
terza
pagina
,
e
trovò
in
carattere
grosso
l
'
avviso
,
che
tutti
i
fogli
del
giorno
innanzi
avevano
già
pubblicato
:
«
Chi
avesse
smarrito
un
collare
da
cane
con
tre
iniziali
,
la
prima
delle
quali
F
,
è
pregato
di
recarsi
a
ricuperarlo
il
più
presto
possibile
alla
bottega
portante
l
'
insegna
dello
Scudo
d
'
oro
,
in
calle
della
Forca
,
numero
512
.
Il
collare
verrà
consegnato
sulla
indicazione
delle
altre
due
lettere
,
senza
esigere
nessuna
mancia
»
.
V
'
erano
tre
o
quattro
errori
tipografici
;
ma
,
insomma
,
il
testo
appariva
chiaro
.
Suonarono
le
otto
.
Il
giovine
tornò
ad
uscire
in
gran
fretta
,
spinse
forte
l
'
uscio
due
o
tre
volte
per
essere
ben
certo
che
fosse
serrato
,
e
,
passando
vicino
alla
bottega
dello
Scudo
d
'
oro
,
disse
a
Zaccaria
,
il
quale
stava
ancora
seduto
sotto
la
tenda
rossa
:
-
Siamo
intesi
:
se
viene
qualcuno
a
chiedere
il
collare
,
mandatelo
al
cassiere
della
Banca
di
Sicurtà
commerciale
.
Va
bene
?
-
Ho
capito
,
ho
capito
.
Me
la
ricantò
ieri
cento
volte
la
solfa
.
-
Dunque
mi
fido
.
E
Zaccaria
,
nell
'
ombra
della
calletta
angusta
,
dove
il
sole
non
batteva
più
,
mormorò
tra
i
denti
,
sbirciando
Gioacchino
,
che
saliva
il
ponte
quasi
di
corsa
:
-
È
curiosa
!
Che
smania
di
restituire
la
roba
gli
è
venuta
d
'
un
tratto
.
Anche
questa
s
'
ha
da
vedere
!
-
Gioacchino
dal
canto
suo
pensava
:
-
È
d
'
argento
,
correranno
a
pigliarlo
.
*
*
*
Bisogna
sapere
che
Gioacchino
non
era
punto
avaro
;
ma
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
non
aveva
torto
:
quella
smania
riesciva
stravagante
.
Il
giovine
,
come
vedremo
,
spendeva
tutto
quello
che
guadagnava
.
La
sua
camera
non
si
poteva
dir
sudicia
,
benché
la
moglie
borbottona
di
Zaccaria
non
togliesse
la
polvere
dal
cassettone
,
dallo
specchio
,
dalle
quattro
scranne
,
dalla
poltrona
zoppa
e
dalla
tavola
tarlata
se
non
una
volta
ogni
due
settimane
.
Codesti
mobili
erano
assoluta
proprietà
di
Gioacchino
,
il
quale
pagava
cinque
lire
al
mese
la
stanza
vuota
,
e
dava
mensualmente
per
il
servizio
della
degna
sposa
di
Zaccaria
una
lira
:
molto
più
di
quello
che
si
meritasse
.
Ora
mettiamo
il
mangiare
,
il
vestire
,
i
divertimenti
,
e
giungeremo
alle
tre
lire
al
giorno
,
né
più
né
meno
.
Gioacchino
aveva
ereditato
dallo
zio
,
un
sant
'
uomo
,
centomila
lire
o
giù
di
lì
,
e
gli
affari
della
cassa
alla
Banca
di
Sicurtà
gli
avevano
dato
nell
'
ultimo
bilancio
un
frutto
netto
di
diecimila
lire
,
che
doveva
crescere
del
doppio
l
'
anno
seguente
;
ma
questo
non
era
guadagno
proprio
suo
,
era
guadagno
del
denaro
suo
:
bisogna
distinguere
.
Gioacchino
,
fra
le
altre
virtù
,
aveva
quella
della
modestia
:
valutava
poco
l
'
opera
propria
;
e
il
lavoro
di
tredici
ore
,
dalle
otto
della
mattina
alle
sei
e
dalle
otto
della
sera
alle
undici
,
gli
era
sembrato
,
dopo
molti
e
profondi
calcoli
,
degno
di
tre
lire
al
giorno
soltanto
.
L
'
entrata
dunque
e
l
'
uscita
si
pareggiavano
.
Anzi
,
di
quando
in
quando
gli
veniva
il
sospetto
di
essere
un
cervello
sventato
;
e
allora
resecava
un
po
'
sulle
spese
,
sicché
del
proprio
guadagno
effettivo
aveva
messo
da
parte
un
centinaio
di
lire
,
più
qualche
centesimo
,
destinate
in
casi
straordinarii
a
certi
matti
dispendii
.
Non
è
male
che
un
giovine
previdente
si
prepari
così
un
fondo
di
cassa
disponibile
agli
ultimi
estremi
per
una
qualche
pazzia
.
Il
momento
della
pazzia
,
una
vera
ed
improvvisa
pazzia
,
era
venuto
.
Sulle
donne
Gioacchino
aveva
delle
idee
molto
sentimentali
.
Non
gli
piacevano
quelle
che
si
fanno
pagare
;
ma
dall
'
altra
parte
a
quelle
che
non
si
fanno
pagare
non
sembra
che
Gioacchino
piacesse
troppo
.
Con
le
ragazze
ci
sono
gl
'
impegni
e
spesso
le
noie
de
'
fratelli
o
del
padre
;
quanto
alle
donne
maritate
,
la
moralità
sua
lo
salvava
dal
pensarvi
,
e
anche
un
poco
la
paura
dei
mariti
bisbetici
.
Così
dunque
il
nostro
giovine
,
con
la
sua
faccia
d
'
un
pallore
giallastro
,
gli
occhietti
bigi
,
le
labbra
grosse
violacee
,
il
pizzo
rado
,
le
guance
infossate
,
la
testa
quasi
pelata
,
magro
come
uno
stecchino
,
viveva
in
una
castità
molto
impaziente
.
Una
sera
,
alle
sei
e
mezzo
,
in
Merceria
di
San
Salvatore
,
mentre
usciva
dalla
sua
Cassa
,
ecco
si
imbatte
in
una
fanciulla
ammirabile
.
Alta
,
snella
,
con
certi
occhioni
neri
da
far
venire
la
pelle
d
'
oca
,
e
i
capelli
corvini
,
e
la
carnagione
(
si
vedeva
un
poco
più
giù
del
collo
)
d
'
un
bruno
caldo
,
infiammato
,
che
sembrava
un
riflesso
d
'
incendio
.
Gioacchino
sentì
nel
cuore
un
gran
colpo
,
e
,
fatti
due
passi
,
voltò
la
testa
.
In
quel
punto
voltava
il
capo
anche
la
bella
giovane
,
saettando
con
gli
occhioni
neri
.
Gioacchino
incerto
,
tremante
,
quando
la
ragazza
fu
lontana
ebbe
il
coraggio
di
seguirla
.
Alla
svolta
di
una
calle
od
alla
discesa
di
un
ponte
,
se
la
perdeva
di
vista
,
affrettava
il
passo
,
correva
;
poi
,
scopertala
,
si
fermava
di
botto
,
e
s
'
ella
stava
un
minuto
a
guardare
dinanzi
alla
mostra
d
'
una
bottega
,
egli
andava
a
rifugiarsi
vergognosamente
in
un
sottoportico
buio
.
Si
studiava
di
camminare
come
se
non
fosse
fatto
suo
,
fischiettando
,
guardando
in
aria
.
Passava
dalla
paura
all
'
ardire
:
tre
o
quattro
volte
gli
venne
l
'
impeto
di
accostarsi
alla
fanciulla
;
faceva
due
passi
,
e
l
'
animo
gli
mancava
.
Così
passarono
da
San
Bartolomeo
,
poi
dal
ponte
dell
'
Olio
,
poi
dalla
salizzada
di
San
Giovanni
Grisostomo
,
e
finalmente
dal
campo
de
'
Santi
Apostoli
,
dove
la
fanciulla
incontrò
una
vecchia
vestita
di
nero
,
con
il
cappellino
a
fiori
color
di
rosa
.
Il
sole
,
splendente
ancora
nella
vasta
piazza
,
bruciava
.
Svoltato
l
'
angolo
della
calle
del
Pistor
,
nel
ramo
delle
Zotte
,
in
fondo
al
quale
si
vedeva
brillare
il
verde
dell
'
acqua
e
passare
il
felse
di
una
gondola
nera
,
la
fanciulla
e
la
vecchia
sparirono
.
Per
farla
breve
,
cinque
giorni
dopo
,
la
vecchia
piccola
,
grassa
,
grinzosa
,
dal
cappellino
ornato
di
rose
,
aveva
già
con
infinite
astuzie
cavato
quaranta
lire
dal
salvadanaio
disponibile
del
nostro
giovine
cauto
.
Irene
era
propriamente
la
Dea
della
seduzione
.
Quando
stava
ritta
il
suo
mento
ovale
soverchiava
in
altezza
il
cocuzzolo
mezzo
pelato
di
Gioacchino
,
ma
si
piegava
con
tanta
grazia
!
Nello
slanciarsi
,
nell
'
incurvarsi
,
nell
'
ondeggiare
aveva
della
pantera
;
aveva
del
serpente
nell
'
attorcigliarsi
,
nell
'
aggomitolarsi
,
nello
strisciare
.
E
poi
era
tanto
allegra
.
Il
suo
labbro
superiore
rimaneva
naturalmente
alzato
,
massime
alle
estremità
in
una
curva
adorabile
,
che
faceva
pensare
a
non
so
che
di
canino
,
e
che
lasciava
sempre
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Gl
'
incisivi
dovevano
essere
arrotati
come
lame
di
coltello
,
ed
i
canini
erano
certo
puntuti
come
pugnali
.
Il
riso
le
stava
tanto
bene
:
gli
occhi
scintillavano
e
mandava
un
fremito
di
gaiezza
,
che
pareva
selvaggio
.
Gioacchino
aveva
perso
la
testa
.
Andava
in
calle
delle
Zotte
subito
dopo
il
desinare
e
vi
restava
fino
alle
sette
e
tre
quarti
,
l
'
ora
di
tornare
alla
Cassa
.
Vi
sarebbe
andato
anche
di
giorno
se
avesse
potuto
scappare
,
non
foss
'
altro
per
dieci
minuti
,
dalla
Banca
di
Sicurtà
;
vi
sarebbe
tornato
la
sera
tardi
,
se
la
fanciulla
e
la
vecchia
mamma
non
glielo
avessero
proibito
,
dicendo
che
andavano
sempre
a
dormire
innanzi
i
polli
,
e
che
non
intendevano
mettere
a
repentaglio
nel
vicinato
il
loro
nome
di
donne
oneste
.
Fatto
sta
che
il
settimo
giorno
,
a
contare
dal
primo
incontro
,
la
vecchia
strappò
al
giovinotto
ancora
trentacinque
lire
.
Ma
Irene
gli
voleva
tanto
bene
,
gli
si
buttava
addosso
con
tanto
furore
,
che
era
un
incanto
!
Aveva
anzi
il
caro
costume
di
morsecchiare
;
e
Gioacchino
,
la
sera
,
spogliandosi
,
guardava
con
infinita
compiacenza
le
lividure
delle
proprie
carni
.
Un
dopo
pranzo
(
si
conoscevano
da
nove
giorni
)
la
fanciulla
era
più
gaia
e
Gioacchino
anche
più
acceso
del
solito
.
Irene
gridò
improvvisamente
:
-
Voglio
mostrarti
d
'
un
colpo
tutto
quanto
il
mio
amore
-
e
si
avventò
contro
di
lui
e
,
afferrandolo
per
le
spalle
,
lo
girò
,
e
sotto
alla
nuca
gli
diede
un
gran
morso
con
que
'
suoi
denti
taglienti
e
puntuti
.
-
Sangue
,
sangue
!
-
ripeteva
sghignazzando
.
E
Gioacchino
,
benché
gli
facesse
un
poco
male
,
e
sopra
tutto
gli
rincrescesse
che
il
goletto
e
la
cravatta
avessero
ad
imbrattarsi
,
rideva
anche
lui
con
quella
sua
faccia
sparuta
e
squallida
,
e
si
asciugava
la
ferita
con
la
pezzuola
.
Erano
quasi
le
otto
.
Uscì
felice
,
toccandosi
a
brevi
intervalli
col
fazzoletto
la
nuca
,
dove
le
gocce
di
sangue
si
rinnovavano
ad
ogni
tratto
;
ma
,
poiché
il
sangue
non
voleva
stagnare
,
entrò
in
una
farmacia
a
farsi
mettere
sulla
ferita
un
pezzetto
di
cerotto
giallo
.
Di
notte
sentì
un
pizzicore
,
che
lo
tenne
svegliato
.
La
sera
seguente
Gioacchino
spasimava
d
'
amore
,
benché
durante
la
giornata
si
fosse
sentito
in
tutte
le
membra
una
spossatezza
grandissima
.
All
'
ora
consueta
la
vecchia
lo
aspettava
sulla
porta
di
strada
.
Quando
Gioacchino
la
vide
bisbigliò
:
-
Ci
siamo
!
-
La
vecchia
infatti
lo
tirò
nella
cucina
,
dove
due
pentole
,
un
candelotto
,
cinque
o
sei
tondi
e
qualche
posata
arrugginita
ornavano
la
credenza
.
Principiò
le
lamentazioni
.
Irene
non
ne
sapeva
nulla
,
poveretta
!
ma
certi
impegni
urgentissimi
,
gli
ultimi
creditori
impertinenti
da
far
tacere
;
bastavano
trenta
lire
;
era
tanto
buono
,
tanto
gentile
;
non
l
'
avrebbe
seccato
mai
più
,
lo
giurava
sulla
immagine
di
Santa
Brigida
.
Gioacchino
teneva
duro
.
Allora
la
vecchia
,
piantandosi
le
mani
ai
fianchi
,
smessa
la
studiata
dolcezza
del
volto
grinzoso
e
la
mellifluità
della
voce
fessa
,
continuò
ringhiando
.
Irene
dipendeva
da
lei
;
non
c
'
è
amore
che
tenga
;
gli
avrebbe
dato
un
calcio
da
quella
parte
,
e
poi
chiusa
la
porta
in
faccia
in
saecula
saeculorum
,
una
bella
faccia
davvero
!
Se
voleva
continuare
a
veder
la
ragazza
doveva
contribuire
anche
lui
alle
spese
di
casa
;
e
poi
una
ragazza
tutta
per
lui
,
così
pura
,
così
innocente
;
infine
si
trattava
di
poche
lire
;
era
una
spilorceria
,
una
sordidezza
;
o
con
chi
credeva
di
aver
da
fare
?
le
persone
si
devono
apprezzare
per
quel
che
meritano
,
e
lei
e
la
figliuola
volevano
essere
tenute
in
conto
di
donne
dabbene
;
l
'
aveva
intesa
sì
o
no
?
Gioacchino
diede
le
ultime
venticinque
lire
.
Oramai
dei
risparmi
sull
'
onorario
,
che
aveva
concesso
a
sé
medesimo
,
gli
restava
qualche
misero
soldo
;
ma
il
giovine
si
sentiva
tanti
bollori
addosso
,
che
l
'
intaccare
all
'
occorrenza
d
'
un
altro
centinaio
di
lire
le
ventimila
,
che
il
suo
danaro
doveva
in
quell
'
anno
fruttargli
,
non
gli
appariva
la
cosa
più
atroce
di
questa
terra
mortale
.
Irene
stava
sdraiata
sull
'
ottomana
.
Faceva
un
caldo
grave
umido
,
soffocante
.
Era
vestita
d
'
una
sottana
piuttosto
corta
e
d
'
un
casacchino
,
dal
quale
s
'
erano
strappati
quasi
tutti
i
bottoni
.
Gioacchino
,
vedendola
,
si
rasserenò
:
i
suoi
occhietti
si
spalancarono
,
il
viso
smorto
pigliò
un
bel
colore
rosato
.
Bisbigliò
nell
'
orecchio
della
fanciulla
la
eterna
parola
:
-
Mi
vuoi
bene
?
L
'
altra
rispose
a
voce
alta
,
ridendo
:
-
T
'
adoro
.
-
Ami
me
solo
?
Pensi
sempre
a
me
?
Io
,
vedi
,
darei
tutto
il
mio
sangue
per
la
mia
cara
Irene
.
E
le
rimproverò
dolcemente
il
morso
della
sera
innanzi
,
dicendole
che
ancora
la
nuca
gli
pizzicava
forte
.
Aveva
messo
il
capo
sulle
ginocchia
di
lei
.
Immerso
in
una
specie
di
sopore
beato
,
guardava
,
senza
pensare
,
alla
polvere
densa
,
che
da
più
mesi
non
era
stata
disturbata
sotto
ai
pochi
mobili
sconquassati
,
alle
sporcizie
del
pavimento
,
delle
quali
si
sarebbe
scandalezzata
persino
la
degna
sposa
di
Zaccaria
,
ed
alle
tendine
delle
finestre
rabescate
di
lordura
.
Dal
canale
quasi
asciutto
saliva
un
fetore
acre
.
Qualcosa
di
bianchiccio
,
di
lustro
,
dietro
ad
una
delle
gambette
storte
dell
'
armadio
,
fermò
lo
sguardo
di
Gioacchino
.
-
Guarda
,
che
cosa
c
'
è
lì
sotto
?
-
chiese
ad
Irene
,
e
senz
'
aspettar
la
risposta
andò
a
pigliare
l
'
oggetto
.
Era
un
collare
col
suo
fermaglio
e
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
La
faccia
di
Gioacchino
diventò
livida
.
-
Un
cane
,
c
'
è
stato
un
cane
in
questa
casa
.
Rispondi
.
Irene
rideva
,
mostrando
i
denti
.
-
C
'
è
stato
un
cane
e
ha
perduto
il
collare
?
Quando
?
-
Ieri
mattina
.
-
Ieri
?
-
Sì
,
ieri
;
-
e
la
donna
ci
pensò
un
attimo
,
poi
soggiunse
:
-
Entrò
dall
'
uscio
della
scala
,
che
la
mamma
con
questi
caldi
tiene
sempre
aperto
.
Ma
io
non
ho
paura
dei
cani
.
Anzi
guarda
-
e
mostrò
alla
polpa
della
gamba
destra
due
ferite
vicine
,
lunghe
,
parallele
,
non
ancora
rimarginate
.
-
È
stato
il
cane
?
-
gridò
Gioacchino
con
gli
occhi
fuori
dalla
testa
.
-
Sì
,
il
cane
.
Non
me
ne
rammentavo
quasi
più
.
-
E
non
hai
fatto
bruciare
la
piaga
?
-
Fossi
matta
!
Perché
mi
restasse
il
segno
tutta
la
vita
.
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Lo
so
io
!
Non
l
'
avevo
mai
visto
.
È
scappato
,
e
buon
viaggio
.
-
Scappato
subito
?
-
Subito
,
e
tanto
in
furia
che
pareva
arrabbiato
.
-
Arrabbiato
,
arrabbiato
!
-
e
si
toccava
la
morsicatura
della
nuca
,
che
da
un
minuto
gli
bruciava
la
carne
come
un
tizzone
ardente
.
Mise
in
tasca
il
collare
e
scappò
,
precipitando
giù
dalle
scale
,
correndo
nelle
calli
,
sui
ponti
,
lungo
le
fondamenta
,
dando
degli
spintoni
a
tutti
quelli
che
incontrava
,
finché
giunse
all
'
Ospedale
maggiore
,
dove
chiese
del
chirurgo
di
guardia
.
Voleva
farsi
medicare
col
ferro
e
col
fuoco
;
ma
il
chirurgo
disse
che
non
si
poteva
tentare
più
nulla
,
giacché
la
piaga
era
bell
'
e
cicatrizzata
.
Del
resto
,
saputo
il
caso
,
affermò
dottrinariamente
che
la
rabbia
non
si
trasfonde
da
uomo
ad
uomo
,
eccitò
Gioacchino
a
dormire
quindi
i
suoi
sonni
tranquilli
,
e
gli
voltò
le
spalle
.
Gioacchino
pensava
:
-
Menzogna
,
inganno
pietoso
.
Voglio
sapere
la
verità
ad
ogni
costo
-
e
nel
correre
verso
casa
,
passando
innanzi
alla
Farmacia
di
Santa
Fosca
,
di
cui
conosceva
il
principale
,
vi
entrò
difilato
.
Giunto
al
banco
starnutò
.
L
'
aria
impregnata
degli
odori
di
droghe
,
di
olii
,
di
mantecche
e
di
elettuarii
,
gli
punzecchiava
le
papille
del
naso
.
La
Farmacia
di
Santa
Fosca
è
celebre
.
Delle
sue
pillole
miracolose
si
occupò
più
volte
niente
meno
che
il
Gran
Consiglio
della
Repubblica
di
Venezia
.
La
sala
,
piuttosto
vasta
,
appare
molto
solenne
;
un
resto
,
perfettamente
conservato
,
dell
'
arte
barocca
:
grandi
armadii
tutt
'
intorno
in
legno
massiccio
,
a
pilastri
,
a
cornicioni
,
a
timpani
,
con
riquadri
arzigogolati
e
volute
gobbe
;
sulla
porta
di
mezzo
,
in
faccia
all
'
ingresso
,
il
busto
di
un
vecchio
sapiente
,
in
atto
di
consultare
un
librone
enorme
di
farmacopea
;
sulla
porta
a
destra
il
busto
d
'
un
giovine
,
che
tiene
una
storta
,
e
sulla
porta
a
sinistra
quello
di
un
altro
giovine
,
che
pesta
nel
mortaio
;
all
'
alto
dei
frontespizii
certe
figure
allegoriche
di
donne
sdraiate
e
dorate
;
qua
e
là
delfini
e
caducei
.
Il
soppalco
a
travi
regolari
,
dipinti
in
fiorami
gialli
,
non
ha
una
ragnatela
;
nelle
scansie
i
vetri
di
maiolica
,
bianchi
con
gli
ornati
di
fogliami
celesti
e
le
iscrizioni
a
lettere
gotiche
nere
,
i
più
grossi
e
panciuti
nel
palchetto
più
alto
,
in
mezzo
i
mezzani
e
sotto
i
piccoli
,
stanno
schierati
l
'
uno
accanto
all
'
altro
con
una
regolarità
,
dove
s
'
indovina
la
mano
avvezza
agli
scrupoli
d
'
oncia
.
Se
la
discorrevano
insieme
nella
stanza
vicina
,
intorno
alla
tavola
tonda
,
quattro
medici
,
mentre
,
dietro
al
banco
,
lo
speziale
attendeva
a
pesare
e
ad
incartare
non
si
sa
quali
polveri
bianche
.
Gioacchino
,
vergognandosi
di
parlare
di
sé
,
principiò
a
narrare
allo
speziale
il
caso
di
un
amico
suo
,
che
era
stato
morsicato
da
una
donna
,
la
quale
alla
sua
volta
era
stata
morsicata
da
un
cane
,
probabilmente
rabbioso
.
Nell
'
andare
innanzi
,
infervoratosi
nei
particolari
della
storia
,
alzò
a
poco
a
poco
la
voce
,
sicché
i
medici
,
dall
'
uscio
aperto
,
si
posero
ad
ascoltare
.
Il
punto
sul
quale
Gioacchino
voleva
essere
illuminato
era
questo
:
-
L
'
idrofobia
si
può
trasmettere
dall
'
uomo
all
'
uomo
?
-
Il
farmacista
non
sapeva
che
cosa
rispondere
;
ma
intanto
entrò
una
vecchietta
a
chiedere
tre
once
di
olio
di
ricino
,
e
il
farmacista
,
conducendo
Gioacchino
nella
stanza
attigua
,
espose
ai
medici
la
domanda
di
lui
,
mentre
la
vecchietta
gli
tirava
la
falda
dell
'
abito
perché
si
sbrigasse
a
darle
quel
purgante
,
il
quale
doveva
servire
a
guarir
dalla
colica
la
sua
nuora
,
un
bel
pezzo
di
giovinotta
,
che
aveva
mangiato
,
essendo
giorno
di
magro
,
un
subisso
di
baccalà
.
I
quattro
medici
,
i
quali
stavano
aspettando
invano
di
essere
chiamati
da
qualche
cliente
,
e
intanto
non
sapevano
come
ingannare
il
tempo
,
giudicarono
la
quistione
bella
,
ma
molto
intricata
.
Uno
,
il
più
vecchio
,
si
rammentava
di
avere
letto
nello
«
Sperimentale
»
di
un
caso
d
'
idrofobia
comunicata
ad
un
fanciullo
dalla
morsicatura
di
una
ragazza
,
innanzi
che
le
si
manifestasse
la
rabbia
.
Gioacchino
allibì
.
Vero
è
che
la
notizia
fu
poi
smentita
nello
stesso
periodico
.
Gioacchino
respirò
.
Frattanto
il
secondo
dottore
,
sbarbato
,
con
i
capelli
biondi
e
lunghi
e
gli
occhiali
sul
naso
,
era
andato
a
frugare
nella
libreria
,
che
pigliava
tre
lati
della
stanza
(
la
più
ricca
libreria
delle
farmacie
di
Venezia
)
e
ne
aveva
cavato
il
fascicolo
del
giugno
1880
del
«
Giornale
internazionale
delle
scienze
mediche
»
.
Interrompendo
senz
'
altro
i
discorsi
dei
colleghi
si
mise
a
leggere
lentamente
,
gravemente
alla
pagina
488
questo
articoletto
:
«
Sulla
trasmissibilità
della
Rabbia
»
,
pel
dottor
Raynaud
.
Fino
ad
ora
si
teneva
per
indiscutibile
che
l
'
uomo
rabido
non
sia
atto
a
trasmettere
ad
altri
la
malattia
;
oggi
pare
che
tale
questione
sia
entrata
in
una
fase
tutt
'
altro
che
rassicurante
.
Da
alcune
esperienze
è
lecito
dedurre
che
il
virus
rabido
dell
'
uomo
è
contagioso
.
L
'
inoculazione
fatta
nei
conigli
della
saliva
o
del
detrito
della
glandula
salivale
di
un
uomo
affetto
da
rabbia
,
per
morso
riportato
da
animale
sospetto
,
diede
luogo
ai
sintomi
rabidi
,
indi
alla
morte
.
Da
ciò
si
deduce
la
trasmissione
della
rabbia
non
solo
dall
'
uomo
agli
animali
,
ma
eziandio
da
uomo
ad
uomo
;
e
,
ciò
ammesso
,
si
comprende
come
bisogna
guardarsi
con
scrupolosa
attenzione
così
dai
morsi
degli
infermi
affetti
da
rabbia
,
come
anche
dalla
loro
saliva
e
dagli
oggetti
che
ne
fossero
imbrattati
,
specialmente
nel
caso
che
nelle
mani
esista
qualche
taglio
o
scalfittura
o
piaga
»
.
Gioacchino
era
diventato
verde
e
immobile
come
un
cadavere
:
soltanto
le
sue
labbra
tremavano
;
ma
i
medici
,
incaloriti
nella
questione
,
non
gli
badavano
affatto
.
Uno
di
essi
,
il
più
giovane
de
'
quattro
,
piccoletto
,
gobbetto
,
tutto
malizia
negli
occhi
e
nella
bocca
,
osservò
:
-
L
'
articolo
non
vuol
dir
nulla
.
Gli
uomini
,
è
vero
,
somigliano
ai
conigli
nell
'
animo
,
ma
non
si
possono
confondere
con
i
conigli
nel
fisico
.
Io
in
questa
materia
la
so
lunga
,
pur
troppo
!
La
mia
tesi
di
laurea
ebbe
a
tema
l
'
idrofobia
:
ho
dovuto
consultare
un
monte
di
libri
,
e
sono
stato
aiutato
dal
professore
Lussana
,
che
ha
compiuto
delle
belle
esperienze
.
Vi
ricordate
certo
di
quel
povero
dottore
Agostino
Marin
,
medico
condotto
di
Cervarese
Santa
Croce
,
tanto
buono
,
tanto
amato
da
tutti
,
il
quale
,
morsicato
da
un
cane
,
sentendosi
dopo
tre
mesi
i
primi
sintomi
dell
'
idrofobia
,
montò
in
carrettella
e
,
guidando
da
sé
,
si
recò
all
'
Ospedale
di
Padova
,
dove
al
medico
di
guardia
disse
quietamente
:
-
Vengo
a
finire
qui
,
per
non
funestare
con
l
'
orrendo
spettacolo
della
mia
morte
la
mia
moglie
ed
i
miei
figliuoli
,
che
amo
tanto
-
.
Morì
in
fatti
qualche
giorno
appresso
;
e
il
Lussana
,
avendo
avuto
un
poco
di
sangue
di
quel
disgraziato
,
lo
iniettò
nella
vena
femorale
di
due
cani
.
Uno
de
'
cani
poco
dopo
morì
,
l
'
altro
fu
ucciso
:
era
stata
comunicata
a
tutti
e
due
la
così
detta
idrofobia
lipemaniaca
o
taciturna
.
Il
medico
biondo
interruppe
:
-
O
dunque
,
se
ai
conigli
e
ai
cani
,
con
la
saliva
e
col
sangue
la
rabbia
si
trasmette
,
perché
non
s
'
ha
a
trasmettere
all
'
uomo
?
-
Caro
dottore
,
o
perché
i
cavalli
,
i
ciuchi
ed
i
buoi
vanno
soggetti
a
malattie
diverse
da
quelle
della
bestia
umana
?
Non
ci
sono
forse
dei
veleni
che
accoppano
certi
dati
animali
,
non
facendo
agli
altri
né
caldo
né
freddo
?
L
'
Hertwigx
dichiara
che
solo
il
quinto
degli
uomini
addentati
direttamente
da
cani
idrofobi
s
'
ammala
;
e
il
Giraud
,
il
Bezard
,
il
Parvisse
,
il
Gauhier
,
il
Vaughan
...
-
Basta
,
per
carità
!
-
gridò
lo
speziale
dal
suo
banco
.
-
...
Il
Giraud
,
il
Babington
praticarono
l
'
innesto
senza
ottenere
mai
ombra
d
'
idrofobia
.
Nessuno
dei
coraggiosi
dissettori
che
,
studiando
i
cadaveri
di
idrofobi
,
s
'
erano
fatti
alle
mani
o
tagli
o
graffiature
,
ebbe
a
soffrire
nulla
,
salvo
uno
,
pare
,
se
si
deve
credere
all
'
Andry
.
-
La
conclusione
è
questa
-
notò
il
medico
vecchio
-
che
non
sappiamo
nulla
;
ma
non
vorrei
,
lo
confesso
,
neanche
a
ricoprirmi
d
'
oro
,
sperimentare
nella
mia
carne
i
denti
di
un
uomo
idrofobo
.
Gioacchino
era
caduto
sopra
una
seggiola
:
tendeva
l
'
orecchio
,
ma
non
respirava
più
.
Si
fece
coraggio
,
e
chiese
,
balbettando
,
al
medico
gobbetto
,
che
gli
stava
accanto
:
-
La
rabbia
,
scusi
,
negli
uomini
e
nei
cani
si
può
sempre
riconoscere
dalle
loro
furie
,
dagli
ululati
,
dalla
bava
,
da
qualche
altro
segno
sicuro
?
Il
novello
Esculapio
,
lietissimo
di
poter
sciorinare
la
sua
sapienza
,
rispose
:
-
No
.
La
rabbia
non
si
manifesta
con
accessi
di
furore
,
anzi
è
una
malattia
,
a
prima
giunta
,
di
apparenza
benigna
;
ma
fino
dal
principio
la
saliva
riesce
virulenta
,
cioè
contiene
il
germe
inoculabile
;
ed
il
cane
,
o
anche
l
'
uomo
,
senza
fallo
,
è
allora
più
pericoloso
per
le
carezze
della
sua
lingua
,
che
non
per
la
tendenza
a
mordere
.
La
copia
della
bava
non
appare
un
indizio
costante
:
talvolta
la
gola
resta
umida
,
talvolta
secca
.
In
una
varietà
particolare
,
che
si
denomina
rabbia
muta
,
la
mascella
inferiore
si
discosta
assai
dalla
superiore
,
e
si
vede
sino
al
fondo
la
gola
nera
.
Sovente
il
cane
cammina
con
il
passo
vacillante
,
con
la
coda
rilassata
,
con
la
testa
china
e
gli
occhi
spalancati
e
la
lingua
pendente
fuori
della
bocca
,
lunga
,
azzurrastra
.
Alza
il
capo
per
mordere
,
e
poi
subito
ripiglia
il
suo
fatale
cammino
.
-
E
nei
rimedii
-
chiese
il
medico
vecchio
,
il
quale
non
aveva
più
voglia
di
tenere
dietro
ai
progressi
dubbiosi
della
sua
scienza
-
dopo
il
vano
tentativo
del
curaro
,
hanno
inventato
altro
?
-
La
tracheotomia
-
rispose
il
gobbetto
.
-
La
tracheotomia
-
brontolò
con
un
soffio
di
voce
Gioacchino
.
-
Che
cosa
è
?
-
È
un
taglio
lungo
la
trachea
-
e
il
medico
mostrava
la
gola
più
giù
del
colletto
.
-
Il
pathos
eminens
dell
'
idrofobia
consiste
in
uno
spasmo
laringo
-
faringeo
;
non
potendo
dunque
respirare
di
su
,
si
spacca
la
gola
e
si
respira
più
sotto
.
Gioacchino
inorridiva
,
ma
il
medico
,
senza
guardarlo
,
continuava
:
-
Vero
è
che
alla
stretta
dei
conti
si
muore
ugualmente
,
strozzati
,
epilettici
,
furiosi
,
con
la
bava
e
il
sangue
alla
bocca
,
ballando
come
nel
delirium
tremens
il
più
orribile
e
infernale
dei
can
-
can
.
Il
dottore
biondo
,
quello
con
gli
occhiali
,
mentre
i
colleghi
suoi
ragionavano
,
non
aveva
fatto
altro
che
togliere
dalla
libreria
dei
volumi
e
scartabellarli
e
ammonticchiarli
sulla
tavola
.
Sfogliandone
uno
,
dopo
avere
scorso
una
mezza
pagina
,
si
pose
a
ridere
,
dicendo
:
-
Sentite
,
amici
,
niente
meno
che
l
'
Encyclopêdie
,
quella
del
Diderot
e
del
d
'
Alembert
,
quella
che
ha
illuminato
il
mondo
.
Ecco
l
'
articolo
Rage
.
Rabbia
dunque
ce
n
'
è
di
sette
sorte
:
quattro
hanno
rimedio
:
per
le
altre
v
'
ha
un
riparo
soltanto
:
tuer
le
chien
enragé
.
E
delle
medicine
questa
è
amena
:
«
Pigliate
il
peso
di
sei
scudi
di
sugo
d
'
assenzio
,
il
peso
di
due
scudi
di
polvere
d
'
aloe
,
il
peso
di
due
scudi
di
corno
di
cervo
bruciato
,
due
dramme
di
agarico
e
il
peso
di
sei
scudi
di
vino
bianco
:
mêlez
le
tout
ensemble
,
et
les
faites
avaler
»
.
Qui
scoppiò
una
lunga
risata
;
ma
il
dottore
biondo
continuava
imperterrito
:
-
Farmaco
per
impedire
che
la
rabbia
si
manifesti
:
«
Pigliate
del
latte
di
vacca
appena
munto
,
mettetegli
in
fusione
della
pimpinella
selvatica
,
e
fatene
bere
tutte
le
mattine
per
nove
giorni
»
.
Lo
speziale
,
messo
in
curiosità
dalle
risa
dei
dottori
,
era
andato
ad
ascoltare
.
-
Ha
inteso
?
-
disse
a
Gioacchino
-
basta
bere
per
nove
mattine
il
latte
con
la
pimpinella
.
Ma
il
quarto
medico
,
il
quale
non
aveva
mai
aperto
bocca
,
e
pareva
che
sonnecchiasse
,
si
alzò
e
,
preso
in
disparte
Gioacchino
,
gli
bisbigliò
con
molta
solennità
in
un
orecchio
:
-
Lasci
sbraitare
questi
signori
.
Il
fatto
è
questo
,
che
la
trasmissione
dell
'
idrofobia
da
uomo
ad
uomo
è
cosa
oramai
certissima
.
Se
dunque
il
cane
era
idrofobo
,
l
'
amico
è
spacciato
.
Il
punto
sta
qui
:
sapere
se
il
cane
era
idrofobo
;
e
,
poiché
i
cani
idrofobi
non
guariscono
mai
,
sapere
se
il
cane
è
vivo
e
sano
.
Se
il
suo
amico
o
lei
o
qualche
conoscente
avessero
bisogno
di
un
medico
,
eccole
il
mio
biglietto
da
visita
.
Gioacchino
uscì
sbalordito
,
mezzo
tramortito
,
barcollando
sulle
magre
gambe
.
Sapere
se
il
cane
è
vivo
!
Gioacchino
si
rammentò
del
collare
che
aveva
in
tasca
.
Gli
venne
una
grande
idea
:
corse
la
sera
stessa
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
mattina
,
e
la
mattina
seguente
,
per
tempo
,
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
sera
;
e
fece
stampare
l
'
avviso
che
conosciamo
.
*
*
*
Lo
abbiamo
lasciato
che
andava
alla
sua
Cassa
,
dove
giunse
in
ritardo
,
ruminando
nel
cervello
cento
storie
terribili
di
cani
arrabbiati
,
d
'
uomini
morti
negli
spasimi
più
tremendi
,
quando
meno
se
l
'
aspettavano
,
molte
settimane
,
molti
mesi
,
molti
anni
dopo
morsicati
.
Vivere
in
tante
ambasce
!
meglio
buttarsi
subito
nel
canale
con
una
pietra
al
collo
.
E
contava
i
biglietti
di
banca
con
la
sicurezza
meccanica
della
consuetudine
lunga
;
e
pensava
intanto
al
suo
povero
zio
,
che
,
vedendo
un
cane
,
allibiva
,
sgattaiolava
lungo
i
muri
,
si
rannicchiava
ne
'
canti
;
al
suo
povero
zio
,
quel
sant
'
uomo
,
che
,
dopo
avere
mangiato
pane
e
cipolle
tutta
la
vita
,
gli
aveva
lasciato
centomila
lire
,
facendogli
giurare
solennemente
di
portare
sempre
gli
stivali
sino
alle
ginocchia
,
poiché
i
cani
hanno
l
'
usanza
di
addentare
alle
polpe
.
Si
presentò
allo
sportello
della
Cassa
la
testa
unta
di
Zaccaria
,
e
in
atto
di
mistero
disse
:
-
C
'
è
quel
signore
.
-
Chi
?
-
Quello
del
collare
.
Gioacchino
scattò
,
e
gli
passò
sulla
fronte
un
lampo
di
gioia
.
Il
proprietario
del
collare
era
un
bel
giovinotto
,
alto
e
robusto
,
tenente
di
fanteria
marina
,
il
quale
,
dette
le
due
lettere
che
l
'
avviso
chiedeva
e
ringraziato
il
cassiere
,
dichiarò
di
voler
pagare
,
non
foss
'
altro
,
le
spese
delle
pubblicazioni
;
ma
Gioacchino
non
rispondeva
.
Guardava
intorno
,
cercando
il
cane
:
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Il
cane
è
scappato
.
-
Quando
?
-
Ier
l
'
altro
.
Gioacchino
si
sentì
gelare
,
e
,
come
parlasse
a
sé
medesimo
,
con
un
accento
di
strazio
mortale
,
bisbigliò
:
-
Il
giorno
in
cui
ha
morsicato
Irene
!
-
Appunto
.
È
un
cane
mansueto
come
un
agnello
;
ma
non
bisogna
tirargli
le
orecchie
.
Irene
gliele
tirò
,
ed
egli
dentro
coi
denti
nelle
polpe
.
Allora
gliene
diedi
tante
e
tante
,
che
scappò
giù
dalle
scale
,
e
non
l
'
ho
più
veduto
.
Ma
tornerà
,
ne
son
certo
;
mi
capiterà
tra
i
piedi
o
al
caffè
,
o
in
qualche
casa
dove
ho
per
costume
di
andare
.
Non
è
la
prima
volta
che
mi
fa
questi
scherzi
.
-
Era
sano
?
-
Come
un
pesce
,
ma
con
questi
calori
non
si
sa
mai
.
Gioacchino
,
alzando
gli
occhi
e
guardando
il
volto
rotondo
e
gioviale
del
tenente
,
chiese
tremando
:
-
Ella
conosce
Irene
?
L
'
altro
si
mise
a
ridere
,
come
se
volesse
dire
:
e
chi
non
la
conosce
?
-
Scusi
,
ci
andò
ier
l
'
altro
per
caso
?
-
Sono
tre
mesi
che
ci
vado
tre
o
quattro
volte
la
settimana
e
le
ho
condotto
quasi
tutti
gli
ufficiali
del
battaglione
.
-
Irene
in
calle
delle
Zotte
,
numero
120
,
quella
ragazza
che
abita
con
la
madre
?
-
Una
bella
madre
davvero
!
-
Ma
insomma
,
Irene
...
?
-
Non
lo
sapeva
?
Allora
soltanto
il
bel
giovine
s
'
avvide
che
il
disgraziato
cassiere
non
si
sentiva
bene
,
e
,
poiché
Gioacchino
pregava
di
essere
lasciato
solo
,
il
tenente
,
senza
darsi
la
briga
di
capire
codesto
imbroglio
,
se
ne
andò
via
,
intendendosela
con
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
,
perché
,
quando
a
quel
matto
del
cassiere
fosse
piaciuto
,
gli
portasse
a
casa
il
collare
.
Zaccaria
s
'
inchinò
tanto
che
toccò
quasi
il
suolo
con
le
due
punte
della
barba
grigia
.
-
E
mi
costa
cento
lire
!
-
ripeteva
Gioacchino
,
e
,
mentre
contava
i
danari
allo
sportello
,
andava
ripensando
alla
pietra
da
legarsi
al
collo
e
al
canale
ove
affogarsi
.
Poi
esclamava
:
-
Voglio
vendicarmi
;
voglio
uccidere
la
vecchia
prima
e
la
giovane
poi
-
.
E
tremava
di
paura
.
Alle
sette
di
sera
,
senza
sapere
quel
che
si
facesse
,
entrò
nel
chiassuolo
delle
Zotte
.
La
porta
era
aperta
,
salì
e
sul
pianerottolo
si
fermò
un
istante
:
gli
pareva
di
sentirsi
strozzare
,
non
poteva
più
inghiottir
la
saliva
,
aveva
il
granchio
alle
mani
,
il
cuore
con
i
suoi
gran
colpi
voleva
spezzargli
il
petto
.
-
Ci
siamo
-
pensò
-
mi
restano
poche
ore
di
vita
-
.
Mise
il
piede
sulla
soglia
della
camera
d
'
Irene
.
Irene
,
sdraiata
come
al
solito
sull
'
ottomana
,
scherzava
con
un
cane
.
Gioacchino
si
voltò
per
fuggire
,
ma
Irene
gli
gridò
:
-
Vieni
,
vieni
,
guarda
com
'
è
grazioso
.
Poi
,
parlando
al
cane
:
-
Non
mi
morderai
più
,
non
è
vero
?
Era
il
cane
che
Gioacchino
cercava
,
sano
,
allegro
,
saltellante
.
Gioacchino
,
trasformato
,
cavò
di
tasca
il
collare
e
s
'
avvicinò
alla
bestia
,
la
quale
,
sentendo
l
'
odore
della
roba
sua
,
sbalzò
ai
piedi
del
giovinotto
,
e
ballandogli
intorno
abbaiava
di
gioia
.
Gioacchino
affibbiò
al
cane
il
collare
,
poi
con
un
ginocchio
a
terra
,
si
pose
ad
accarezzare
il
suo
pelo
nero
,
vellutato
,
morbido
;
e
il
cane
s
'
avvoltolava
,
e
con
la
pancia
all
'
aria
dimenava
le
zampe
.
Irene
rideva
a
crepapelle
.
A
un
tratto
Gioacchino
s
'
alzò
dignitosamente
,
e
cercando
di
dare
alla
sua
fisonomia
squallida
,
a
'
suoi
occhietti
piccoli
e
spenti
una
espressione
terribile
,
disse
con
la
sua
voce
stridula
:
-
Signora
,
vi
lascio
al
tenente
di
fanteria
marina
ed
al
suo
battaglione
;
vi
lascio
al
padrone
di
questa
bestia
.
So
tutto
,
tutto
-
e
s
'
avviò
risoluto
all
'
uscio
.
L
'
ilarità
di
Irene
non
ebbe
più
freno
;
si
sganasciava
,
e
,
battendo
le
mani
,
gridava
al
cane
:
-
Acchiappa
,
Budda
,
acchiappa
il
ladro
,
acchiappalo
-
e
incitava
il
cane
col
gesto
.
Budda
,
ringhiando
,
corse
giù
per
le
scale
dietro
a
Gioacchino
;
ma
questi
era
stato
più
lesto
e
aveva
chiuso
la
porta
.
La
vecchia
infame
gettò
dalla
finestra
sul
cappello
del
giovine
,
mentre
usciva
,
una
buccia
di
limone
.
*
*
*
Il
nostro
cassiere
tornò
alla
sua
vita
di
prima
,
regolare
e
monotona
;
non
s
'
attentò
più
di
seguire
nelle
vie
le
belle
brune
;
si
rimise
a
'
risparmii
,
e
comperò
un
paio
di
stivaloni
nuovi
,
per
proteggere
anche
le
ginocchia
.
Santuario
1
Era
l
'
ultimo
giorno
dell
'
anno
,
un
anno
pieno
di
malinconie
e
di
fastidii
.
Avevo
pagato
il
conto
all
'
oste
dei
Tre
Turchi
,
e
m
'
ero
acconciato
nella
carrettella
,
che
doveva
condurmi
al
Santuario
:
una
salita
di
settecento
metri
,
a
dir
poco
.
Il
sole
cadente
picchiettava
di
ombrette
e
di
scintille
il
fango
della
strada
,
il
quale
,
schizzando
a
destra
e
a
sinistra
,
pareva
borbottasse
pettegolo
contro
le
ruote
,
che
ne
disturbavano
la
quiete
molle
.
Su
quella
mota
nerastra
,
tormentata
a
lunghi
intervalli
dai
pesanti
carri
delle
ferriere
vicine
,
si
distendevano
ampie
striscie
o
s
'
alzavano
grandi
cumuli
di
neve
,
chiazzata
qua
e
là
di
brutte
macchie
di
melma
e
bruna
al
paragone
dei
lenzuoli
candidi
,
che
coprivano
i
campi
ondeggiati
,
divisi
da
fossatelli
,
e
i
tetti
dei
casolari
e
delle
villette
sparse
sulle
alture
.
Di
mano
in
mano
che
si
andava
in
su
,
il
fango
scompariva
per
lasciare
posto
anche
sulla
strada
alla
neve
,
solcata
da
poche
linee
profonde
;
e
,
un
'
ora
prima
di
giungere
al
Santuario
,
i
due
cavalli
,
sbuffando
,
sudando
,
tendendo
faticosamente
i
muscoli
,
cacciando
le
gambe
nella
neve
fino
alle
ginocchia
,
riuscivano
a
malapena
a
tirare
il
legnetto
,
di
cui
le
ruote
si
sprofondavano
quasi
fino
all
'
asse
.
La
temperatura
,
ch
'
era
stata
assai
mite
,
essendosi
fatta
freddissima
,
principiavo
a
sentirmi
i
piedi
gelati
e
le
mani
intirizzite
.
Battevo
i
denti
quando
,
verso
le
sette
,
al
buio
,
si
giunse
nel
primo
cortile
dell
'
ospizio
.
Le
gradinate
magnifiche
erano
scomparse
;
qualche
pezzo
di
balaustro
,
le
cimase
,
i
vasi
barocchi
,
non
si
vedeva
altro
.
Le
immense
ali
dell
'
edificio
s
'
alzavano
tetre
,
e
gli
archi
aperti
del
vasto
atrio
,
in
quella
luce
notturna
della
neve
,
azzurrognola
e
pallidissima
,
sembravano
l
'
ingresso
d
'
un
cimitero
fantastico
.
Il
vento
cacciava
sotto
all
'
atrio
un
pulviscolo
ghiacciato
,
sottile
,
turbinante
,
che
si
faceva
strada
fra
il
collo
e
la
pistagna
della
pelliccia
,
fra
le
maniche
e
i
polsi
.
Un
uomo
mi
venne
incontro
con
la
lanterna
;
e
mentre
io
gli
chiedevo
del
signor
rettore
dell
'
ospizio
,
e
lo
pregavo
di
condurmi
subito
al
fuoco
,
ecco
che
s
'
avanza
a
un
tratto
fra
lui
e
me
una
testina
bionda
di
donna
:
e
le
sue
labbra
sorridevano
,
ma
fissò
gli
occhi
ne
'
miei
con
uno
sguardo
così
audace
e
lungo
che
io
rimasi
turbato
.
Quella
sfacciataggine
non
s
'
accordava
coi
lineamenti
soavi
del
volto
,
né
coll
'
abito
della
bella
persona
.
Aveva
il
capo
chiuso
in
una
specie
di
cuffia
bianca
e
il
vestito
di
colore
azzurro
;
un
grembiule
candido
le
si
annodava
alla
vita
sottile
e
contornava
i
fianchi
e
si
alzava
a
coprire
la
curva
del
petto
,
sulla
quale
scendeva
,
appesa
ad
una
fettuccia
di
velluto
nero
,
una
croce
d
'
argento
.
Mentre
io
guardavo
la
strana
fanciulla
dalla
testa
ai
piedi
,
ella
,
immobile
,
impassibile
,
continuava
a
fissarmi
.
In
quello
sguardo
dritto
e
fiero
c
'
era
qualcosa
di
tanto
singolare
,
ch
'
io
,
che
già
tremavo
dal
freddo
,
mi
sentii
rabbrividire
.
Il
servo
,
nel
vedere
la
donna
,
non
si
scompose
,
ma
le
disse
dolcemente
:
-
Signora
,
piglierà
un
raffreddore
;
venga
con
me
-
e
,
pregandomi
di
aspettarlo
due
minuti
,
la
accompagnò
lungo
il
lato
destro
del
portico
.
Ella
lo
seguì
sommessa
,
senza
voltare
il
capo
.
La
lanterna
che
,
ad
intervalli
regolari
,
spariva
per
un
istante
dietro
alle
colonne
delle
logge
,
allontanandosi
e
diventando
sempre
più
smorta
,
s
'
andò
a
perdere
in
una
vasta
ombra
,
che
mi
parve
quella
d
'
una
chiesa
.
E
mi
sembrò
che
dall
'
ombra
cupa
uscisse
un
suono
flebile
e
dolce
.
Quando
il
servo
tornò
,
gli
domandai
:
-
Cantano
in
chiesa
?
-
Le
Figlie
di
Gesù
pregano
la
Madonna
.
-
E
pellegrini
ce
n
'
è
?
-
Neanche
uno
.
Con
questo
tempo
!
bisognerebbe
essere
matti
.
Volevo
chiedergli
qualcosa
della
fanciulla
bizzarra
,
ma
mi
trattenni
.
Il
buon
uomo
,
zoppicando
un
poco
,
mi
rischiarava
i
gradini
dello
scalone
.
2
La
stanza
del
rettore
era
un
paradisetto
.
Faceva
caldo
.
Nel
camino
brillava
un
gran
fuoco
,
e
dinanzi
ad
esso
un
uomo
lungo
e
stecchito
,
una
specie
di
Don
Chisciotte
prete
,
si
stava
scaldando
la
schiena
con
le
mani
dietro
.
Appena
mi
vide
entrare
,
innanzi
di
aprire
la
lettera
ch
'
io
gli
presentavo
,
mi
chiese
se
avessi
fame
,
se
avessi
freddo
,
se
fossi
stanco
,
se
volessi
bere
;
e
senz
'
attendere
la
risposta
,
andò
alla
credenza
a
cavarne
una
bottiglia
,
mi
fece
sedere
nella
poltrona
accanto
al
fuoco
,
e
chiamò
il
servo
,
ordinandogli
di
preparare
la
cena
.
Bevetti
il
vermouth
,
due
bicchieri
,
e
il
rettore
voleva
farmi
bere
il
terzo
a
ogni
costo
.
Lieto
come
una
pasqua
,
mi
pigliava
per
le
mani
,
mi
picchiava
famigliarmente
sulle
ginocchia
,
sorrideva
con
un
certo
ghigno
bonario
tutto
cuore
,
e
diceva
:
-
Ci
ho
proprio
gusto
:
mi
rincresceva
davvero
di
finire
l
'
anno
solo
come
un
eremita
.
Sia
benedetto
il
cielo
:
ho
trovato
un
compagno
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
un
altro
ceppo
ben
secco
.
Bada
all
'
arrosto
,
che
non
s
'
abbrustolisca
troppo
.
E
andava
su
e
giù
per
la
stanza
con
le
sue
gambe
interminabili
,
facendo
svolazzare
la
veste
;
poi
si
tornava
a
piantare
ritto
innanzi
al
camino
,
e
allora
l
'
ombra
oscillante
de
'
suoi
stinchi
,
proiettata
dalla
fiamma
,
si
distendeva
sul
pavimento
,
e
il
torso
si
sbatacchiava
sulla
parete
opposta
,
e
il
collo
e
il
capo
tracciavano
la
loro
forma
allungata
sul
soffitto
,
sicché
la
figura
nera
appariva
spezzata
in
tre
lati
,
e
si
muoveva
ora
di
qua
ora
di
là
,
come
un
pulcinella
di
legno
dislogato
da
un
ragazzo
impaziente
.
Alla
fine
il
rettore
lesse
la
lettera
di
presentazione
,
e
gli
Oh
!
e
gli
Ah
!
non
terminavano
più
.
-
Oh
,
ah
,
il
figliuolo
del
mio
caro
Gigi
!
È
proprio
lei
?
Sa
che
da
trent
'
anni
...
che
cosa
dico
?
da
quarant
'
anni
...
sicuro
,
fu
nel
...
non
mi
rammento
bene
...
ma
in
somma
sono
passati
quarant
'
anni
almeno
dacché
vidi
per
l
'
ultima
volta
il
mio
buon
Gigi
.
E
non
sapevo
che
avesse
preso
moglie
,
ed
ignoravo
che
avesse
un
rampollo
così
grande
e
grosso
,
scusi
,
come
lei
.
È
succeduto
quel
che
succede
sempre
quando
ci
si
vuol
bene
davvero
:
non
ci
si
scrive
mai
.
Ma
,
lo
creda
,
pensavo
sempre
all
'
amico
del
Liceo
e
del
Ginnasio
,
e
chiedevo
a
me
stesso
:
Gigi
sarà
vivo
,
sarà
sano
?
Egli
ignora
forse
ch
'
io
sono
canonico
,
ed
io
ignoro
...
A
proposito
,
a
che
professione
s
'
è
mai
dato
suo
padre
?
Mi
pareva
che
avesse
poca
voglia
di
sgobbare
a
quei
tempi
.
E
dove
s
'
è
piantato
?
A
Venezia
?
Ho
sempre
avuto
un
gran
prurito
di
andarci
;
ma
poi
,
seminario
,
noviziato
,
canonicato
,
rettorato
,
il
diavolo
che
mi
...
E
lei
da
qual
parte
del
mondo
mi
capita
qua
?
Oh
!
Ah
!
Vedi
bel
caso
.
Bene
,
benone
,
arcibenissimo
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
e
la
cena
presto
,
e
il
Grignolino
del
1870
,
intendi
bene
?
Non
pareva
una
cena
da
mille
metri
sul
livello
del
mare
,
né
da
Siberia
.
Si
mangiava
,
si
beveva
allegramente
.
-
Pasquale
,
un
'
altra
bottiglia
.
Il
Barbera
del
1860
.
-
Grazie
,
ho
bevuto
abbastanza
.
-
Via
,
via
,
l
'
ultima
sera
dell
'
anno
!
E
per
il
figliuolo
del
mio
più
vecchio
amico
!
E
sta
bene
Gigi
?
Sarà
diventato
grasso
,
mi
figuro
,
e
grigio
.
Porta
la
barba
intiera
o
il
pizzo
o
i
soli
baffi
o
ha
la
faccia
pelata
come
me
?
Quarant
'
anni
fa
era
una
buona
pelle
quando
ci
si
metteva
.
Una
certa
servotta
,
la
Santina
:
aveva
le
mani
e
le
guance
rosse
,
e
i
capelli
crespi
.
Una
sera
...
Dio
me
lo
perdoni
...
E
si
turava
con
le
due
mani
la
bocca
enorme
,
e
sghignazzava
.
Il
naso
lungo
e
adunco
,
gli
occhi
piccoli
e
biancastri
,
il
mento
aguzzo
e
sporgente
,
la
fronte
schiacciata
e
bassa
,
tutto
era
in
moto
in
quel
volto
,
su
quel
collo
interminabile
,
su
quella
interminabile
persona
scarnita
;
e
dimenava
le
braccia
come
un
mulino
a
vento
.
-
Pasquale
,
Pasquale
,
una
bottiglia
di
Barolo
,
di
quello
che
Sua
Eminenza
bevette
l
'
ultima
volta
,
ma
bada
di
non
sbagliare
,
del
più
vecchio
,
c
'
è
scritto
l
'
anno
1850
,
e
non
iscuotere
la
bottiglia
,
portala
adagio
adagio
come
se
fosse
una
reliquia
.
-
Grazie
,
non
posso
,
ho
bevuto
troppo
.
-
L
'
ultimo
dì
dell
'
anno
,
mi
canzona
!
E
com
'
è
stata
ch
'
è
venuto
qui
a
passare
l
'
ultima
notte
?
-
Ero
ai
Tre
Turchi
...
Pasquale
annunziò
una
deputazione
.
La
deputazione
si
componeva
di
un
solo
vecchietto
bianco
e
curvo
,
che
,
in
nome
dei
cinque
o
sei
sacerdoti
,
i
quali
vivono
rannicchiati
nelle
loro
camerette
dell
'
ospizio
anche
gli
eterni
mesi
dell
'
inverno
,
era
venuto
ad
augurare
il
buon
anno
al
signor
rettore
.
Borbottata
con
impaccio
infantile
qualche
parola
,
il
pretucolo
se
ne
andò
via
,
spaurito
del
suo
gaio
e
inquietissimo
superiore
,
del
forestiero
nuovo
,
e
forse
degli
avanzi
della
cena
sardanapalesca
.
-
Ero
ai
Tre
Turchi
da
due
giorni
per
certi
affari
urgenti
di
mio
padre
,
un
fallimento
improvviso
;
e
dovendo
partire
domani
sera
...
Pasquale
annunziò
un
'
altra
deputazione
.
Entrarono
due
donne
.
L
'
una
si
avanzò
placidamente
verso
il
rettore
,
che
prese
un
aspetto
compunto
,
abbassando
gli
occhi
e
giungendo
le
mani
all
'
altezza
del
petto
;
l
'
altra
rimase
all
'
uscio
e
mi
piantò
gli
occhi
addosso
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
che
avevo
vista
nell
'
atrio
.
A
un
tratto
si
staccò
dalla
soglia
,
e
con
tre
o
quattro
passi
leggeri
e
lenti
mi
venne
accanto
;
e
sempre
mi
guardava
fisso
,
come
se
volesse
frugarmi
dentro
nell
'
anima
o
ricercare
un
segreto
nelle
mie
viscere
profonde
.
Sentivo
sulla
mia
faccia
il
suo
alito
.
La
sua
compagna
,
che
aveva
finito
il
proprio
discorsetto
,
la
chiamò
due
volte
,
e
alla
fine
,
presala
dolcemente
per
un
braccio
,
la
condusse
fuori
.
Io
restai
sopraffatto
da
un
senso
arcano
,
che
somigliava
alla
paura
.
Anche
il
rettore
era
rimasto
un
poco
sopra
pensiero
.
Ci
sedemmo
al
fuoco
.
Desideravo
sapere
qualcosa
della
ragazza
bionda
;
ma
il
canonico
,
rientrato
già
nel
torrente
de
'
suoi
ricordi
giovanili
,
non
lasciava
posto
a
intromettervi
una
parola
,
e
s
'
io
tentavo
di
opporre
un
intoppo
alla
sua
straripante
eloquenza
,
egli
lo
spazzava
via
senza
neanche
darsene
per
inteso
.
A
un
certo
punto
,
giovandomi
astutamente
di
una
pausa
,
dissi
:
-
Reverendo
,
mi
cavi
una
curiosità
.
Chi
è
mai
quella
fanciulla
bionda
,
ch
'
è
venuta
dianzi
?
Il
prete
alzò
lo
sguardo
al
soffitto
.
-
Ha
certi
occhi
,
che
attraggono
e
che
spaventano
.
È
una
suora
?
-
Fece
segno
di
no
,
e
tacque
.
-
L
'
ho
vista
nell
'
atrio
sola
,
in
mezzo
alla
neve
.
È
qui
da
un
pezzo
?
-
Da
tre
settimane
.
Ci
vorrebbe
un
miracolo
,
e
lo
invoco
con
tutta
la
forza
dell
'
anima
mia
.
E
cominciò
allora
a
parlare
dei
miracoli
della
immagine
santa
.
L
'
estate
scorsa
,
mentre
c
'
erano
al
Santuario
quattromila
persone
,
un
contadino
ricuperò
la
favella
,
perduta
da
quindici
anni
;
un
falegname
paralitico
si
rizzò
in
piedi
,
lesto
come
un
daino
;
una
donna
,
la
quale
s
'
era
fratturata
una
gamba
,
in
due
giorni
guarì
.
Dai
prodigi
contemporanei
risalì
via
via
agli
antichissimi
,
e
nel
discorrerne
assumeva
una
espressione
ispirata
,
tanta
era
la
schietta
fede
che
traluceva
da
quegli
occhi
piccini
.
Ma
interruppe
la
litania
per
dire
:
-
Già
si
sa
,
ella
,
caro
signor
mio
,
è
un
poco
incredulo
.
Debolezza
dei
tempi
!
Nella
mia
gioventù
anch
'
io
avevo
,
come
il
buon
Gigi
,
il
cervello
storto
;
ma
s
'
ella
rimanesse
alcuni
mesi
su
questo
monte
,
in
mezzo
alle
nubi
,
accanto
alla
effigie
dipinta
da
san
Luca
,
e
fosse
testimonio
delle
effusioni
di
mille
e
mille
disgraziati
,
che
dalle
valli
,
dai
paesi
lontani
salgono
a
piedi
a
invocare
l
'
aiuto
del
cielo
,
e
vedesse
le
lagrime
e
udisse
i
sospiri
,
e
notasse
poi
la
espressione
giuliva
dei
loro
volti
;
s
'
ella
sapesse
le
consolazioni
,
le
santificazioni
segrete
,
e
come
la
fede
rammollisce
il
macigno
,
purifica
le
lordure
,
rialza
e
nobilita
l
'
abbiezione
più
vile
,
ella
,
stupito
dai
miracoli
operati
sui
cuori
,
crederebbe
agevolmente
agli
altri
materiali
ed
esterni
.
Salvare
un
'
anima
è
cosa
mille
volte
più
ardua
che
racconciare
una
gamba
o
ridare
il
moto
ai
nervi
e
ai
muscoli
di
membra
intorpidite
.
Vedesse
i
voti
di
cui
è
piena
la
chiesa
!
Se
non
fosse
questo
freddo
,
vorrei
condurvela
subito
.
-
Magari
!
-
Andiamo
dunque
.
3
Mi
gettai
la
pelliccia
sulle
spalle
,
ed
uscii
dalla
stanza
col
rettore
,
il
quale
correva
innanzi
svelto
,
senza
neanche
aspettare
che
il
servo
gli
facesse
lume
.
S
'
andò
in
fondo
alla
loggia
lunghissima
,
e
poi
si
scese
da
una
scaletta
a
chiocciola
,
rispondente
alla
sagrestia
.
Il
prete
andò
a
prendere
in
un
angolo
un
grosso
cero
,
e
lo
accese
alla
lanterna
di
Pasquale
.
Qua
e
là
nelle
cappelle
luccicavano
i
lumini
delle
lampade
.
Il
tempio
era
deserto
,
il
silenzio
sepolcrale
.
Innanzi
alla
immagine
del
Tabernacolo
solenne
ardevano
due
candele
;
ma
la
figura
non
si
vedeva
affatto
,
solo
scintillavano
su
di
essa
le
pietre
preziose
e
brillavano
gli
ori
,
posti
,
s
'
indovinava
,
in
forma
di
diadema
,
di
pendenti
,
di
monili
,
di
spilloni
,
di
catenelle
,
di
braccialetti
,
e
ammonticchiati
alla
base
.
Poiché
il
rettore
ebbe
detto
,
in
tre
minuti
al
più
,
fervorosissimamente
,
le
sue
giaculatorie
,
si
principiò
in
fretta
la
visita
dei
voti
:
quadri
grandi
,
mezzani
e
piccoli
,
innumerevoli
,
nei
quali
appena
si
distinguevano
al
fioco
lume
le
pietose
istorie
di
bimbi
malati
in
cuna
,
di
operai
precipitati
dal
tetto
,
di
viandanti
assassinati
,
di
carrozze
rovesciate
,
di
case
fulminate
,
di
navi
naufragate
,
di
terribili
massacri
in
battaglia
;
cuori
d
'
argento
con
la
loro
fiamma
;
corone
,
croci
,
grucce
,
stampelle
;
ghirlande
e
mazzi
di
fiori
artificiali
;
nastri
di
seta
con
frange
inargentate
;
bambole
e
altri
ninnoli
da
ragazzi
:
in
somma
,
una
farragine
di
roba
,
che
copriva
dall
'
alto
al
basso
le
pareti
delle
navi
e
del
presbiterio
,
le
facce
dei
pilastri
e
i
fusti
delle
colonne
.
Il
vento
,
soffiando
,
scuoteva
i
vetri
delle
finestre
,
e
vi
schiacciava
sopra
violentemente
i
larghi
fiocchi
di
neve
;
ma
nella
chiesa
si
sentiva
un
tepore
grave
e
umido
,
con
un
odore
stagnante
,
nauseabondo
d
'
incenso
.
Nell
'
uscire
si
passò
a
lato
di
un
confessionale
,
dove
,
ritto
,
al
posto
del
confessore
,
stava
immerso
nell
'
oscurità
un
fantasima
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
immobile
come
una
morta
.
Il
rettore
le
parlò
sottovoce
,
poi
la
affidò
a
Pasquale
,
che
la
menò
pian
piano
al
fondo
del
portico
,
dove
l
'
aveva
condotta
quando
la
incontrammo
nell
'
atrio
.
Il
rettore
bisbigliava
:
-
Poveretta
,
poveretta
!
Il
momento
mi
parve
buono
per
tornare
alle
domande
;
ma
il
prete
si
contentò
di
rispondere
:
-
Non
fa
male
a
nessuno
;
gira
da
sé
dappertutto
,
quieta
,
trasognata
.
Non
dorme
quasi
mai
.
Il
medico
dice
che
bisogna
lasciarla
fare
tutto
quel
che
le
garba
.
Dio
la
protegga
!
La
tristezza
non
s
'
addiceva
al
corpo
,
alla
faccia
,
alla
voce
del
reverendo
:
aveva
bisogno
di
agitare
le
braccia
,
di
scattare
,
di
ciarlare
,
di
ridere
.
Quando
pigliava
un
'
aria
addolorata
,
il
lungo
naso
mutava
contorno
,
il
profilo
non
era
più
lo
stesso
,
e
,
se
non
fosse
stato
il
corpo
a
pertica
e
il
collo
da
struzzo
,
tali
da
farlo
riconoscere
tra
un
milione
di
preti
,
la
mestizia
avrebbe
potuto
servirgli
di
maschera
.
Il
cordoglio
,
del
resto
,
lo
annebbiava
per
poco
.
Un
sospiro
da
mantice
,
uno
sguardo
al
cielo
,
una
scrollatina
di
testa
,
ed
ecco
era
tornata
,
come
per
incanto
,
la
bontà
chiassosa
ed
arzilla
dell
'
uomo
ingenuo
.
Si
bevette
un
altro
bicchiere
,
si
parlò
ancora
una
mezz
'
oretta
,
o
,
per
meglio
dire
,
egli
parlava
ed
io
fantasticavo
;
poi
,
alle
undici
,
m
'
accompagnò
in
camera
:
niente
meno
che
la
camera
destinata
a
monsignor
vescovo
,
quando
,
ogni
cinque
anni
,
si
reca
a
visitare
il
Santuario
.
-
Buona
notte
.
-
Buona
notte
,
e
veda
di
principiare
bene
il
nuovo
anno
con
una
santa
dormita
.
Io
domattina
non
potrò
venire
a
salutarla
:
devo
uscire
per
tempo
.
Si
figuri
che
morì
iersera
il
barbiere
,
un
ciarlone
,
un
burlone
,
che
Dio
l
'
abbia
in
gloria
;
ma
un
fior
di
galantuomo
,
e
gli
volevo
bene
come
a
un
fratello
-
e
il
prete
sospirò
,
mandando
dai
denti
,
che
aveva
radi
e
cavallini
,
un
fischietto
acuto
.
-
Pasquale
verrà
a
portarle
il
caffè
;
faremo
colazione
assieme
un
'
ora
prima
ch
'
ella
parta
,
giacché
vuole
proprio
partire
;
intanto
dorma
tranquillo
,
e
felice
notte
.
-
Felice
notte
.
4
La
camera
,
assai
grande
,
era
posta
in
un
angolo
dell
'
immenso
edificio
;
aveva
due
finestre
piccole
,
dalle
quali
si
vedeva
giù
nella
notte
una
zona
biancastra
e
poi
uno
spazio
nero
,
che
si
confondeva
con
le
tenebre
fitte
del
cielo
.
Continuava
a
nevicare
,
e
tirava
vento
.
Il
letto
alto
e
larghissimo
aveva
l
'
ampio
padiglione
di
damasco
cremisi
a
fiorami
gialli
,
con
quattro
angioletti
dorati
sulle
aste
torte
;
la
coperta
,
che
scendeva
sino
a
terra
,
era
di
raso
giallo
con
disegni
verdi
,
orlata
di
pizzo
bianco
.
Accanto
al
letto
stava
l
'
inginocchiatoio
,
e
sull
'
inginocchiatoio
spiccava
dal
parato
del
muro
un
crocifisso
d
'
ebano
.
Una
delle
pareti
era
ornata
di
un
quadro
assai
bello
,
che
figurava
un
santo
col
bambino
Gesù
;
nelle
altre
si
vedevano
in
piccole
cornici
alquante
riproduzioni
della
sacra
Immagine
,
qua
ricamata
a
fili
di
seta
rossa
in
raso
bianco
,
lì
eseguita
a
bucherelli
e
ritagli
in
cartoncino
,
o
modellata
in
cera
tramezzo
a
nuvole
di
cherubini
e
a
ghirlande
di
frutta
e
fiori
.
Nella
camera
reverendissima
stonava
la
scatola
di
cerini
,
che
Pasquale
aveva
lasciato
,
dove
dall
'
una
parte
si
vedeva
un
caporale
,
che
fa
la
sua
brava
dichiarazione
alla
cuoca
,
e
dall
'
altra
una
silfide
molto
scollacciata
e
sbracciata
.
Mi
sdraiai
nel
seggiolone
,
e
m
'
occupai
un
pezzo
a
guardare
le
scintille
del
fuoco
,
che
scoppiettava
.
Non
volevo
andare
a
letto
prima
che
l
'
orologio
segnasse
le
dodici
.
Nell
'
animo
pieno
di
una
vaga
afflizione
mi
sentii
nascere
il
desiderio
acuto
dei
miei
parenti
,
de
'
miei
amici
,
che
avevo
lasciato
pochi
giorni
addietro
,
ma
che
avrei
voluto
vedere
in
quell
'
ora
appunto
,
nella
quale
l
'
anno
vecchio
spirava
e
il
novello
vedeva
la
luce
.
Poi
dicevo
tra
me
:
-
Sono
ubbie
.
Non
ci
ho
pensato
fino
a
questo
momento
,
ed
ora
perché
ci
penso
?
Che
differenza
c
'
è
egli
tra
l
'
una
e
l
'
altra
mezzanotte
?
Non
sono
forse
tutti
uguali
i
giorni
dell
'
anno
?
-
E
non
ostante
provavo
dentro
un
certo
stringimento
:
mi
pareva
di
essere
rimasto
a
un
tratto
solo
in
questo
mondo
,
e
sentivo
un
vuoto
nuovo
nella
mia
vita
,
un
nuovo
e
lacerante
distacco
dagli
affetti
mortali
.
Pensavo
ad
altre
prime
notti
dell
'
anno
:
alle
speranze
,
che
si
spingevano
audaci
nei
campi
allettatori
dell
'
avvenire
,
ai
rinnovamenti
del
cuore
umano
,
che
,
pure
invecchiando
,
crede
di
ringiovanirsi
;
e
fra
tutte
quelle
notti
,
ce
n
'
era
una
,
una
,
che
mi
tornava
con
tenace
insistenza
nella
memoria
,
come
il
ricordo
straziante
d
'
una
gran
gioia
irremissibilmente
perduta
.
Il
minuto
in
cui
un
anno
si
connette
ad
un
altro
è
una
pietra
miliare
nell
'
esistenza
dell
'
uomo
,
o
è
la
cifra
d
'
un
numero
,
che
si
muta
?
Guardavo
la
lancetta
ed
ascoltavo
il
tic
tac
del
mio
oriuolo
nel
silenzio
profondo
.
Non
si
sentì
neanche
un
rintocco
,
neanche
un
botto
di
campana
in
quell
'
ora
in
cui
la
immaginazione
dei
poeti
e
dei
bambini
evoca
le
streghe
e
gli
spettri
.
Mezzanotte
era
passata
da
un
po
'
di
tempo
,
quando
udii
un
fruscìo
,
come
di
persona
che
si
muovesse
fuori
,
ed
un
bisbiglio
,
come
di
voce
che
parlasse
sommessa
.
Tesi
l
'
orecchio
:
il
romore
continuava
.
Pigliai
allora
la
candela
,
e
,
spalancando
l
'
uscio
della
camera
,
guardai
nella
vasta
,
ricca
e
freddissima
sala
,
che
la
precedeva
.
I
grandi
ritratti
appesi
alle
pareti
,
nel
lume
pallido
sembravano
vivi
.
Forse
quei
personaggi
che
,
dopo
visitato
il
Santuario
,
avevano
mandato
in
larghe
cornici
dorate
le
loro
gravi
immagini
,
conversavano
insieme
:
erano
dame
in
abito
da
corte
,
magistrati
in
divisa
,
marescialli
in
uniformi
,
principi
,
due
re
,
tre
regine
.
La
porta
della
sala
dava
sulla
loggia
:
nella
loggia
,
sullo
scalone
non
c
'
era
un
'
anima
.
-
Oh
sta
a
vedere
che
ho
da
far
con
gli
spiriti
!
-
brontolai
fra
me
stesso
.
Rientrai
nella
camera
risoluto
a
lasciare
che
si
sbizzarrissero
a
loro
posta
,
e
,
non
avendo
sonno
,
mi
sdraiai
daccapo
nel
seggiolone
.
Il
fuoco
s
'
andava
spegnendo
,
e
la
candela
mi
lasciava
quasi
al
buio
.
Buttai
nel
camino
un
fascio
di
legne
grosse
.
Ma
ecco
che
il
bisbiglio
ed
il
fruscìo
vanno
crescendo
,
e
in
un
angolo
della
camera
s
'
apre
un
uscio
a
muro
,
ch
'
io
non
avevo
visto
,
ed
entra
col
lume
in
mano
,
parlando
tra
sé
a
frasi
lente
e
brevi
,
la
bella
bionda
.
Mi
sentii
pietrificare
.
La
donna
,
che
doveva
essere
ben
pratica
di
quella
stanza
come
dell
'
intiero
ospizio
,
dove
,
tutto
essendo
affidato
all
'
onestà
e
alla
decenza
,
gli
usci
mancavano
di
serrature
,
andò
dritta
alla
parete
sulla
quale
stava
appeso
il
quadro
,
e
,
posata
innanzi
ad
esso
,
sopra
un
tavolino
,
la
lampada
con
cui
era
venuta
,
si
mise
a
guardarlo
fissamente
con
quel
suo
occhio
che
trapassava
gli
oggetti
.
La
tela
rappresentava
un
santo
giovane
,
di
volto
pallido
,
delicato
,
soave
;
aveva
la
barba
alla
nazarena
,
i
capelli
neri
,
lo
sguardo
tenero
e
le
labbra
socchiuse
,
come
se
pronunciasse
flebilmente
una
parola
d
'
affetto
.
Accanto
,
sopra
un
altare
,
in
mezzo
a
festoni
di
allegri
fiori
,
si
vedeva
il
Bambino
,
tutto
nudo
,
che
,
alzando
i
braccini
e
facendo
atto
di
saltare
,
pareva
volesse
uscir
di
botto
dalla
cornice
per
gettarsi
nelle
braccia
di
chi
lo
stava
guardando
.
Era
roseo
,
era
paffutello
,
era
gaio
,
vispo
,
gentile
,
carezzevole
:
un
amorino
da
mangiar
di
baci
.
La
bella
bionda
guardava
ora
il
santo
,
ora
il
bambino
.
Al
santo
diceva
:
-
Ti
ricordi
,
Giovanni
,
la
mattina
in
cui
ci
siamo
sposati
?
La
mamma
non
voleva
,
il
babbo
non
voleva
;
facevano
tanti
discorsi
,
che
non
capivo
.
Io
credeva
soltanto
a
te
.
Che
lieta
mattina
!
Mi
stringevi
la
mano
,
e
mi
dicevi
una
parola
...
Ripetila
,
te
ne
scongiuro
.
La
indovino
dalla
tua
bocca
.
Eravamo
in
paradiso
,
seduti
l
'
uno
accanto
all
'
altra
sotto
un
baldacchino
,
in
mezzo
a
un
prato
fiorito
,
e
le
fanciulle
e
i
giovinetti
ci
venivano
intorno
a
cantare
,
a
suonare
,
a
ballare
;
ci
facevano
una
riverenza
,
e
noi
salivamo
nel
nostro
trono
un
gradino
più
in
su
,
poi
un
altro
gradino
e
un
altro
gradino
ancora
:
era
la
scala
di
Giacobbe
.
Quando
fummo
arrivati
al
più
alto
di
tutti
i
cieli
,
mentre
ti
davo
un
bacio
,
una
mano
di
ferro
mi
buttò
giù
d
'
un
colpo
,
e
allora
precipitai
dalle
nuvole
a
capo
fitto
,
e
scendevo
,
scendevo
sempre
,
e
il
viaggio
non
terminava
mai
.
Era
un
sogno
.
Ti
ho
ritrovato
;
eppure
non
somigli
a
quello
di
prima
.
Prima
mi
parlavi
,
mi
baciavi
,
mi
stringevi
fra
le
tue
braccia
;
eravamo
in
festa
tutta
la
settimana
;
ora
sì
,
mi
vuoi
bene
,
non
dico
di
no
,
ma
sei
tutto
misteri
.
Vuoi
che
aspetti
?
Sempre
aspettare
,
sempre
.
Domani
,
doman
l
'
altro
,
non
ti
risolvi
mai
.
T
'
amo
tanto
,
che
mi
contento
di
guardarti
,
Giovanni
,
Giovanni
.
Aveva
un
sorriso
pieno
di
lagrime
;
la
sua
voce
insinuante
,
rispettosa
,
timida
,
avrebbe
rammollito
una
rupe
.
Continuò
a
guardare
e
tacque
per
un
istante
;
poi
,
mutando
espressione
,
si
volse
al
putto
:
-
Bambino
mio
,
anche
tu
mi
dici
di
attendere
.
Domani
,
doman
l
'
altro
!
Sei
cattivo
.
La
tua
mamma
t
'
adora
,
luce
degli
occhi
miei
,
sangue
del
mio
sangue
,
carino
,
diavolino
mio
;
e
tu
mi
stendi
le
manine
care
e
ti
rivolgi
verso
di
me
,
ma
non
t
'
affretti
a
ricadere
sul
seno
che
t
'
ha
nutrito
.
Non
ingannarmi
,
monello
.
Dormivi
in
una
cuna
ornata
di
brillanti
,
e
gli
angioletti
ti
cantavano
la
ninna
nanna
,
e
le
farfalle
con
le
loro
ali
di
tutti
quanti
i
colori
ti
svolazzavano
intorno
;
ma
un
dì
sei
scomparso
,
non
t
'
ho
trovato
più
,
sparito
sotto
un
monte
di
fiori
,
sotto
un
manto
ricamato
d
'
oro
e
d
'
argento
,
in
mezzo
ai
ceri
,
ai
bimbi
,
ai
canti
...
Ora
che
sei
tornato
,
perché
non
mi
balzi
in
grembo
?
Non
l
'
ami
più
questo
petto
?
-
e
si
sbottonava
dinanzi
il
vestito
azzurro
,
e
mostrava
al
figliuolo
il
seno
ignudo
,
mentre
la
immagine
dipinta
del
fanciullo
continuava
a
sogguardarla
e
a
ridere
.
Un
forte
scoppiettìo
del
fuoco
,
che
in
quel
silenzio
da
tomba
sembrò
un
fracasso
diabolico
,
le
fece
voltare
il
capo
,
e
mi
vide
.
Mi
cacciai
nel
fondo
della
poltrona
,
cercando
di
farmi
piccino
,
di
schiacciarmi
nella
spalliera
imbottita
,
tanto
da
sfuggire
all
'
occhio
tranquillo
e
tremendo
.
Mi
si
avvicinò
piano
piano
,
senza
curarsi
di
allacciare
l
'
abito
;
mi
porse
le
mani
piccole
e
bianche
,
facendo
segno
che
le
dessi
le
mie
:
gliele
diedi
;
allora
ella
,
stringendomele
,
mi
tirò
a
sé
lentamente
,
ma
vigorosamente
,
sicché
mi
alzai
ritto
di
contro
a
lei
,
confuso
e
tremante
.
Mi
prese
il
capo
fra
le
mani
,
e
si
pose
ad
esaminarmi
.
-
I
tuoi
capelli
,
-
bisbigliava
,
-
sono
mutati
.
Mi
sembrano
meno
neri
.
Ti
sei
fatto
radere
la
barba
-
e
passava
le
mani
delicate
intorno
alle
mie
guance
ed
al
mento
.
-
I
tuoi
occhi
non
brillano
più
del
loro
fuoco
divoratore
.
Ma
io
,
Giovanni
,
t
'
amo
tanto
,
tanto
!
Aggrottava
le
ciglia
come
se
tentasse
di
pensare
.
Avvicinò
le
sue
labbra
alle
mie
;
io
mi
ritrassi
;
ma
ella
,
che
mi
stringeva
sempre
il
capo
fra
le
mani
,
trattenendomi
,
pose
la
sua
sulla
mia
bocca
.
Le
labbra
erano
di
ghiaccio
,
e
il
respiro
di
quella
larva
di
donna
pareva
un
lievo
soffio
gelato
.
Mormorò
:
-
Dimmi
che
mi
ami
.
Non
sono
sempre
la
tua
sposa
,
la
tua
cara
,
la
tua
bella
?
Nello
studiarmi
di
retrocedere
quasi
insensibilmente
e
nel
tentare
di
svincolarmi
da
quella
stretta
rigida
,
caddi
sulla
poltrona
.
La
giovine
si
mise
a
sedere
sulle
mie
ginocchia
,
circondandomi
il
collo
con
il
braccio
sinistro
,
mentre
con
l
'
altra
mano
m
'
accarezzava
il
volto
.
-
Senti
,
ho
freddo
,
-
diceva
.
-
Vieni
,
vieni
a
scaldarmi
-
,
e
mi
sussurrava
nell
'
orecchio
delle
parole
,
ch
'
io
non
volevo
intendere
.
Intanto
il
fuoco
illuminava
di
luce
rossa
e
oscillante
quei
lunghi
capelli
d
'
oro
,
la
faccia
gentile
,
il
collo
,
i
seni
nudi
e
turgidi
.
Sentivo
offuscarmi
il
cervello
,
come
se
il
vecchio
vino
bevuto
alla
cena
mi
portasse
di
colpo
tutti
i
suoi
fumi
alla
testa
.
Non
riescivo
a
liberarmi
dal
peso
e
dall
'
abbraccio
di
lei
,
che
mi
fissava
sempre
con
il
suo
sguardo
di
donna
innamorata
in
un
mondo
vano
di
spettri
,
e
nella
quale
i
segni
della
passione
terrena
prendevano
l
'
aspetto
innocente
e
agghiacciante
di
una
fatalità
tutta
inconscia
.
Ripeteva
:
-
Vieni
a
scaldarmi
,
vieni
,
-
e
m
'
obbligava
a
porle
una
mano
sul
petto
e
a
baciarla
.
Dagli
alari
cadde
sul
pavimento
un
tizzone
acceso
,
che
rotolò
fino
ai
piedi
della
donna
.
La
sollevai
di
sbalzo
e
mi
precipitai
per
rimettere
con
le
molle
nel
focolare
il
legno
ardente
,
profittando
poi
subito
della
confusione
per
fuggire
nella
gran
sala
attigua
,
senza
che
la
giovane
se
n
'
avvedesse
.
Ascoltai
all
'
uscio
:
non
si
sentiva
più
nulla
.
Dopo
qualche
minuto
,
inquieto
di
quello
stesso
silenzio
,
socchiudendo
l
'
imposta
,
guardai
nella
camera
.
La
bionda
stava
di
nuovo
immobile
rimpetto
al
quadro
,
contemplandolo
.
Non
parlava
,
non
sorrideva
.
Finalmente
,
sottovoce
,
ma
con
accento
di
fiducia
sublime
,
ripeté
più
volte
:
-
Tornerò
domani
,
tornerò
domani
-
,
e
,
ripreso
il
lume
,
senza
guardare
intorno
,
lenta
,
grave
,
se
n
'
andò
via
dall
'
uscio
dond
'
era
entrata
.
5
Quel
dolore
,
svanito
nelle
memorie
e
nelle
speranze
,
mi
aveva
straziato
l
'
anima
.
M
'
accorsi
di
essere
assiderato
,
e
andai
a
letto
,
dove
,
tremando
dal
freddo
tutta
la
notte
,
non
mi
riuscì
di
chiudere
occhio
neanche
un
minuto
.
Alle
nove
uscivo
dal
Santuario
per
arrampicarmi
sul
monte
.
Nel
passare
dall
'
atrio
scansai
Pasquale
,
che
dianzi
,
portandomi
il
caffè
,
con
la
gamba
destra
zoppicante
e
col
muso
ingrugnato
,
non
aveva
neanche
avuto
la
degnazione
di
darmi
il
buon
giorno
.
Vedendomi
andare
in
fretta
,
mi
chiamò
:
-
Scusi
,
signore
,
se
incontrasse
suor
Maria
la
rimandi
all
'
ospizio
.
-
Suor
Maria
,
chi
è
?
La
chiamiamo
così
tanto
per
intenderci
.
È
la
signora
bionda
,
vestita
con
l
'
abito
delle
Figlie
di
Gesù
,
ch
'
ella
vide
qui
ieri
a
sera
.
-
È
uscita
?
-
Pur
troppo
.
Non
la
ho
trovata
né
in
chiesa
,
né
in
nessun
altro
luogo
.
Un
contadino
dice
di
aver
incontrato
alle
sette
circa
una
Figlia
di
Gesù
sulla
strada
delle
cappelle
.
È
la
prima
volta
in
tre
settimane
che
suor
Maria
s
'
allontana
così
dall
'
ospizio
.
Dio
voglia
che
non
le
accada
una
disgrazia
su
queste
rupi
,
con
questa
neve
.
Lo
predicavo
io
che
lasciarla
così
sola
e
libera
era
un
'
imprudenza
-
.
Due
grosse
lagrime
scendevano
sulle
ruvide
guance
di
Pasquale
,
e
sospirava
forte
.
-
Sentite
,
Pasquale
,
non
ha
parenti
quella
poveretta
?
-
Ha
padre
e
madre
;
ma
non
vogliono
veder
la
figliuola
,
perché
si
maritò
senza
il
loro
consenso
:
gente
cattiva
,
malvista
da
tutto
il
paese
.
-
E
il
marito
?
-
Un
poco
di
buono
.
Le
mangiò
quel
po
'
di
dote
,
e
un
bel
giorno
se
ne
scappò
via
,
in
America
,
pare
,
piantandola
senza
un
soldo
,
con
un
bambino
di
cinque
mesi
.
-
E
il
bambino
?
-
Tre
giorni
dopo
fuggito
il
padre
,
morì
.
Allora
la
disgraziata
...
-
e
Pasquale
agitò
due
volte
la
mano
destra
innanzi
alla
fronte
,
poi
continuò
:
-
Il
nostro
rettore
,
sant
'
uomo
,
ch
'
era
il
suo
confessore
e
non
voleva
fosse
consegnata
ai
cattivi
genitori
,
la
fece
venire
qui
,
affidandola
alle
Figlie
di
Gesù
.
Per
carità
,
signore
,
veda
se
può
trovarla
sulla
china
del
monte
,
verso
le
cappelle
.
Io
non
mi
posso
muovere
.
-
State
quieto
,
buon
uomo
,
cercherò
,
dappertutto
.
Ma
tornerà
senza
dubbio
da
sé
.
-
Dio
lo
voglia
.
Ho
un
brutto
presentimento
.
Mi
fermai
fuori
della
cancellata
un
poco
a
studiare
le
orme
.
Cercavo
quelle
di
due
piedi
piccoli
,
e
mi
parve
di
trovarle
.
La
neve
alta
,
non
essendo
gelata
alla
superficie
,
serbava
le
impronte
.
Scintillava
come
se
fosse
tutta
cosparsa
di
brillantini
;
raddolciva
gli
avvallamenti
del
terreno
,
i
precipizii
,
i
burroni
,
ma
li
mascherava
,
e
le
tortuosità
della
viuzza
erta
,
che
,
tagliata
nel
masso
,
conduceva
su
su
alle
cappelle
,
s
'
indovinava
appena
.
Non
solo
aveva
smesso
di
nevicare
,
ma
il
cielo
,
in
gran
parte
sereno
,
con
quel
contrasto
del
bianco
della
terra
,
che
abbagliava
gli
occhi
,
appariva
d
'
un
colore
turchino
splendido
.
Camminavo
seguendo
le
peste
leggiere
,
le
quali
ora
,
per
un
buon
tratto
,
si
seguivano
regolarmente
,
ora
si
smarrivano
di
qua
o
di
là
per
rientrare
poco
dopo
sulla
linea
torta
della
via
,
e
nello
stesso
tempo
guardavo
in
basso
alla
valle
,
alla
pianura
.
Sulla
pianura
stava
,
immobile
,
una
massa
non
interrotta
,
lunghissima
di
nubi
dense
,
che
si
vedevano
dall
'
alto
al
basso
.
Illuminate
dal
vivo
sole
parevano
candide
sul
dorso
,
d
'
un
candore
argenteo
,
e
coperte
come
di
ondulazioni
,
di
vette
,
di
punte
strane
,
che
le
facevano
somigliare
a
catene
di
monti
nevosi
,
e
sembrava
di
potervi
camminare
sopra
;
ma
di
giù
erano
brune
,
tenebrose
,
fracide
di
folgori
e
di
tempeste
,
e
mettevano
in
un
'
ombra
triste
e
nera
i
paeselli
e
i
campi
della
vallata
lontana
.
Sotto
a
quella
coltre
,
a
quella
cappa
plumbea
doveva
farci
notte
.
Le
traccie
si
perdevano
.
A
destra
,
dalla
parte
del
mezzodì
,
il
monte
alzandosi
a
picco
sopra
la
strada
,
serbava
in
essa
la
neve
tanto
ghiacciata
,
lustra
,
sdrucciolevole
,
che
non
si
poteva
reggersi
in
piedi
.
Poco
appresso
le
pedate
ricomparivano
.
Giunto
a
'
piedi
della
prima
cappella
,
m
'
arrampicai
più
lesto
:
guardai
dentro
,
non
v
'
era
nessuno
,
ma
si
vedeva
sul
suolo
il
segno
della
neve
portata
di
fresco
dalle
scarpe
d
'
una
persona
,
la
quale
era
andata
fino
al
cancello
,
che
divide
la
parte
destinata
ai
preganti
dalla
parte
destinata
alle
immagini
.
La
scena
rappresentava
in
molte
figure
grandi
al
naturale
,
eseguite
in
terra
cotta
e
dipinte
a
briosi
colori
,
la
Natività
di
nostro
Signore
;
personaggi
sacri
e
personaggi
profani
,
animali
e
prospettive
,
tutto
sembrava
il
vero
tale
e
quale
,
un
vero
che
stupiva
e
che
disgustava
.
Tornai
a
camminare
con
l
'
animo
sempre
più
inquieto
e
con
ansia
sempre
più
affannata
.
Mi
asciugavo
la
fronte
,
da
cui
gocciolava
il
sudore
;
sbottonavo
la
pelliccia
;
le
ginocchia
mi
tremavano
;
dovetti
fermarmi
un
istante
a
riprender
fiato
.
In
quel
mentre
si
distendeva
giù
,
dal
Santuario
verso
il
piccolo
cimitero
,
l
'
accompagnamento
funebre
del
barbiere
.
Innanzi
alla
bara
,
portata
da
quattro
contadini
,
camminavano
il
sagrestano
col
crocifisso
,
il
rettore
,
più
dritto
,
più
lungo
,
più
magro
della
sera
innanzi
e
occupato
a
tenere
in
freno
le
sue
gambe
interminabili
ed
impazienti
,
e
due
preti
vecchi
,
i
quali
stropicciavano
i
piedi
sulla
neve
,
temendo
di
scivolare
a
ogni
passo
.
Dietro
alla
bara
venivano
sei
Figlie
di
Gesù
,
delle
quali
le
voci
limpide
,
soavemente
accordate
insieme
,
destavano
gli
echi
lenti
della
montagna
.
Dieci
o
dodici
persone
chiudevano
il
breve
corteo
,
che
andava
strisciando
come
un
serpe
le
curve
della
strada
stretta
.
Intanto
io
giungevo
alla
seconda
cappella
,
poi
alla
terza
,
alla
quarta
.
Le
orme
si
fermavano
alla
porta
di
questa
ultima
.
Esclamai
con
gioia
:
-
È
salva
-
,
e
mi
precipitai
nell
'
interno
dell
'
oratorio
.
Chiamavo
:
-
Suor
Maria
,
suor
Maria
.
Tutto
era
sossopra
.
Una
parte
del
cancello
,
scassinata
a
forza
,
stava
rovesciata
sul
pavimento
;
le
figure
in
terra
cotta
rappresentavano
la
Strage
degli
Innocenti
.
Tutti
i
bimbi
erano
stati
strappati
dalle
branche
dei
carnefici
,
e
deposti
regolarmente
l
'
uno
accanto
all
'
altro
sul
gradino
del
parapetto
.
Ai
manigoldi
mancavano
la
testa
,
le
mani
o
le
braccia
,
e
codeste
membra
si
vedevano
sparse
sul
suolo
.
Erode
,
circondato
dai
grandi
satrapi
e
dalle
sue
cortigiane
,
guardava
impassibile
dall
'
alto
del
trono
alla
bizzarra
punizione
dei
proprii
sgherri
;
e
costoro
,
in
attitudini
furiosamente
crudeli
,
mutilati
a
quel
modo
,
apparivano
anche
più
spaventosi
,
mentre
le
donne
discinte
,
disperate
,
continuavano
a
trascinarsi
alle
loro
ginocchia
,
implorando
pietà
.
Mi
cacciai
per
entro
alla
confusione
.
Fra
quelle
sculture
,
che
parevano
la
verità
viva
,
fra
quelle
madri
nel
parossismo
del
dolore
,
fra
quei
fanciulli
squartati
,
vidi
finalmente
una
figura
di
donna
stesa
a
terra
con
le
mani
insanguinate
,
con
le
vesti
a
brandelli
,
coi
capelli
biondi
,
ed
un
sorriso
angelico
sulle
labbra
bianche
,
e
nel
volto
una
espressione
di
beatitudine
soprannaturale
.
Stringeva
al
petto
uno
dei
putti
di
terra
cotta
,
roseo
e
ricciuto
.
Era
gelata
,
il
suo
cuore
non
batteva
più
,
viveva
unicamente
nel
suo
sorriso
.
La
coprii
con
la
mia
pelliccia
,
e
corsi
fuori
per
cercare
aiuto
.
Passava
giù
nella
strada
del
cimitero
,
quasi
a
piombo
,
il
funerale
del
barbiere
.
Mi
posi
a
gridare
con
tutta
la
forza
de
'
miei
polmoni
:
-
Signor
rettore
,
signor
rettore
,
suor
Maria
è
moribonda
qui
nella
cappella
;
non
c
'
è
un
minuto
da
perdere
;
venga
,
per
carità
,
venga
subito
-
.
Il
rettore
diede
uno
sbalzo
,
piantò
lì
la
bara
,
e
principiò
a
salire
con
quelle
sue
gambe
a
pertica
,
saltando
sulla
neve
,
facendo
passi
da
gigante
,
aiutandosi
con
le
ginocchia
,
con
le
mani
,
affrontando
senza
esitare
gli
ostacoli
,
non
curando
i
pericoli
,
volando
.
Quando
giunse
all
'
oratorio
,
la
bella
bionda
,
ch
'
era
morta
,
sorrideva
ancora
.
Quattr
'
ore
al
lido
Schizzo
dal
vero
.
L
'
acqua
era
tiepida
,
il
mare
uno
specchio
.
Nuotando
ora
lesto
,
ora
tardo
,
m
'
ero
allontanato
bene
dalla
riva
,
sicché
la
barca
di
salvamento
mi
veniva
dietro
,
e
i
barcaiuoli
gridavano
che
gli
Avvisi
proibiscono
di
scostarsi
troppo
dai
Bagni
.
Uomo
avvisato
,
mezzo
salvato
.
Vedendo
che
non
davo
retta
alla
legge
,
i
barcaiuoli
se
ne
tornarono
indietro
,
e
mi
lasciarono
solo
.
Nell
'
acqua
profonda
sentivo
di
quando
in
quando
una
corrente
fresca
,
e
mi
scorreva
sulla
pelle
un
leggiero
brivido
;
poi
tornavo
nel
tepore
quieto
e
beato
.
Quella
libertà
delle
membra
in
mezzo
a
quella
immensità
di
mare
è
un
conforto
ineffabile
,
un
'
allegria
sublime
.
Non
un
'
onda
,
non
una
voce
.
L
'
edificio
dei
Bagni
era
diventato
piccino
.
Mi
pareva
di
entrare
nell
'
infinito
.
Cacciavo
sotto
il
capo
con
gli
occhi
aperti
per
vedere
il
verde
diafano
,
di
una
gradazione
così
delicata
,
così
gentile
,
che
avrei
voluto
sprofondarmici
dentro
,
sicuro
di
trovare
al
fondo
del
colore
smeraldino
una
sirena
bionda
.
Bevevo
l
'
acqua
salata
.
Tornavo
fuori
con
la
testa
,
quando
mi
mancava
tutta
l
'
aria
nel
petto
,
e
aspiravo
in
furia
,
e
sbuffavo
,
e
in
ogni
boccata
d
'
aria
c
'
era
qualche
goccia
di
sale
.
Ma
l
'
istante
in
cui
si
esce
dall
'
incanto
del
gorgo
è
terribile
.
Non
si
vede
più
nulla
:
sembra
di
entrare
,
asfitici
,
nelle
tenebre
della
morte
.
I
capelli
si
appiccicano
sugli
occhi
,
l
'
acqua
che
sgocciola
dal
fronte
impedisce
alle
palpebre
di
aprirsi
.
Si
respira
con
ansia
,
ma
si
è
ciechi
,
d
'
una
cecità
spaventosa
,
che
dura
meno
di
un
minuto
secondo
.
Quand
'
ero
un
po
'
stanco
,
facevo
il
morto
.
Mi
coricavo
sul
mare
come
sopra
il
più
morbido
dei
cuscini
,
immobile
,
con
le
braccia
aperte
e
con
le
gambe
unite
.
Il
mare
mi
dondolava
placidamente
,
cantandomi
la
ninna
nanna
.
Sull
'
orizzonte
non
vedevo
dinanzi
a
me
altro
che
le
punte
de
'
miei
piedi
;
ma
di
contro
al
mio
viso
si
apriva
la
grandezza
dei
cieli
.
Guardavo
le
nubi
in
faccia
.
Come
nelle
carrozze
della
ferrovia
accade
spesso
di
credere
che
si
vada
in
direzione
opposta
a
quella
nella
quale
corre
il
treno
,
e
si
sbalza
,
e
si
guarda
esterrefatti
;
così
a
me
sembrò
per
un
istante
di
essere
in
piedi
,
e
di
vedere
l
'
abisso
azzurro
al
di
sopra
e
al
di
sotto
.
Mi
pareva
di
stare
appoggiato
ad
una
parete
verticale
interminabile
,
nel
mezzo
ad
una
immensità
vertiginosa
di
colori
strani
.
Lo
splendore
del
tramonto
prendeva
figura
come
di
fuoco
diffuso
,
di
oro
liquefatto
,
di
vapore
celeste
misteriosissimo
,
di
brune
macchie
minacciose
e
di
bizzarri
luccicori
d
'
argento
:
l
'
atmosfera
del
sole
vista
nel
sole
non
può
essere
diversa
.
Ma
una
ondetta
,
passandomi
sul
fronte
,
mi
richiamava
alla
realtà
;
e
allora
io
mi
gustavo
di
nuovo
la
dolcezza
di
quel
giaciglio
soffice
e
fresco
.
E
di
botto
mi
rivoltavo
,
e
coi
remi
delle
braccia
e
delle
gambe
,
andando
rapido
,
ma
in
giusta
simmetria
e
senza
fatica
,
vogavo
un
pezzo
;
poi
sbattevo
le
mani
e
i
piedi
sull
'
acqua
,
alzando
una
spuma
candida
di
perlette
,
che
subito
si
scioglieva
nell
'
ampio
verde
.
Il
verde
nel
mare
è
di
una
varietà
,
che
gl
'
impasti
dei
più
raffinati
colori
e
le
più
sottili
velature
non
possono
imitare
neanche
di
lontano
.
Non
parlo
delle
spiagge
e
dei
mari
diversi
;
lo
stesso
mare
,
la
stessa
spiaggia
nella
stessa
stagione
non
ha
mai
la
stessa
tinta
l
'
un
giorno
e
l
'
altro
.
Ad
ogni
moto
dell
'
acqua
corrisponde
una
gradazione
differente
di
verde
,
di
azzurro
,
di
tinte
neutre
,
e
i
moti
dell
'
acqua
sono
innumerevoli
,
dalla
impassibile
calma
ai
furori
ciechi
della
tempesta
.
Anche
senza
andare
fino
allo
spavento
dei
cavalloni
,
il
nuotatore
lo
sa
.
Conosce
le
ondette
piccole
,
che
,
come
il
passo
rapido
e
breve
di
una
crestaina
,
si
seguono
l
'
una
all
'
altra
senza
romore
:
sono
verdoline
con
un
pizzico
di
giallo
.
Conosce
le
ondette
larghe
,
lente
,
ancora
graziose
e
leggermente
azzurrognole
,
indizio
di
una
bufera
lontana
.
E
poi
le
onde
maestose
,
quasi
direi
di
stile
classico
,
nelle
quali
il
nuotatore
si
lascia
calare
all
'
avvallamento
e
portare
al
colmo
con
il
viso
e
con
i
capelli
asciutti
,
basta
premere
le
mani
e
incurvare
la
persona
in
forma
di
sirena
,
mentre
il
flutto
s
'
innalza
;
e
dall
'
alto
si
vedono
le
creste
regolari
,
allineate
delle
altre
onde
,
che
sembrano
i
solchi
di
un
immenso
campo
;
e
nel
basso
si
crede
di
essere
caduti
al
fondo
di
un
fosso
,
tanto
i
marosi
,
che
chiudono
la
vista
,
somigliano
a
sponde
erbose
e
ripide
.
In
mare
il
tempo
s
'
allunga
.
L
'
allegria
o
la
tristezza
,
l
'
ardire
o
la
paura
fermano
l
'
attimo
;
e
si
pensa
in
un
minuto
più
e
meglio
di
quel
che
in
terra
si
penserebbe
in
un
'
ora
.
E
un
altro
dì
ci
sono
le
onde
pettegole
,
che
scherzano
intorno
sgarbate
,
vi
spruzzano
,
ciarlando
,
la
loro
saliva
in
volto
,
non
vi
lasciano
respirare
,
vi
tirano
di
qua
,
vi
premono
di
là
,
vi
gridano
nelle
orecchie
con
un
fracasso
assordante
ed
impertinente
,
come
le
donne
delle
Baruffe
chioggiotte
.
Ma
Dio
vi
salvi
dalle
onde
matte
,
uscite
dai
manicomii
del
gorgo
,
coperte
della
loro
densa
bava
bianca
,
nelle
quali
,
a
un
tratto
,
vi
sentite
sommerso
,
arrovesciato
,
travolto
,
e
quando
finalmente
mettete
fuori
la
testa
,
un
'
altra
onda
vi
si
sbatte
in
faccia
e
vi
spezza
il
respiro
;
poi
,
diventato
sospettoso
,
guardate
in
giro
con
tanto
d
'
occhi
,
e
vi
apprestate
a
ricevere
degnamente
sul
petto
una
ondata
minacciosa
,
che
vedete
precipitarsi
contro
di
voi
,
e
già
quasi
vi
seppellisce
,
ma
ecco
invece
che
si
spiana
e
si
risolve
in
nulla
;
gli
assalti
vi
vengono
vigliaccamente
dai
fianchi
e
dalle
spalle
,
senz
'
ordine
,
senza
ragione
;
vi
stancate
,
vi
spossate
,
cominciate
a
disperare
;
date
quasi
un
addio
alla
terra
,
e
toccate
dopo
sovrumani
sforzi
la
riva
,
uscendo
da
quell
'
acqua
sciaguattata
da
tutti
i
venti
,
nera
,
orlata
di
certe
frange
e
certi
fiocchi
d
'
argento
sudicio
,
che
le
dànno
aspetto
di
uno
sconfinato
drappo
funereo
.
Eppure
nel
mare
quieto
o
nel
mare
agitato
l
'
uomo
si
sente
pieno
di
vigoria
.
La
sua
buona
vanità
gli
fa
credere
o
di
dominar
la
natura
,
o
di
essere
tanto
grande
,
che
Dio
,
per
ischiacciarlo
,
debba
scatenargli
contro
tutte
le
furie
degli
abissi
.
Svaniscono
le
noie
mortali
,
il
cuore
si
ritempra
,
si
fa
provvisione
di
coraggio
e
di
forza
.
Un
'
ora
in
mare
è
un
'
ora
bene
impiegata
:
in
quella
salsedine
c
'
è
un
po
'
di
ferro
per
l
'
anima
.
Uscendo
dall
'
acqua
si
diventa
Greci
.
Dopo
essere
saliti
le
lunghe
scale
di
legno
,
dove
sui
gradini
viscidi
s
'
arrischia
di
sdrucciolare
e
le
alghe
fanno
talvolta
dei
brevi
taglietti
ai
piedi
,
si
entra
nel
proprio
camerino
e
si
avvolge
il
corpo
nudo
in
un
ampio
lenzuolo
;
poi
si
esce
così
drappeggiati
sul
ballatoio
,
che
guarda
il
mare
.
Alcuni
bagnanti
stanno
ancora
in
acqua
presso
la
riva
,
tenendosi
-
disgraziati
!
-
alle
corde
,
e
piantati
sull
'
arena
,
dove
passeggiano
i
granchi
.
L
'
immobilità
li
intirizzisce
,
li
raggricchia
:
paiono
ranocchie
umane
.
E
quant
'
è
difficile
trovare
il
corpo
bello
di
un
uomo
!
Nella
donna
la
bellezza
delle
membra
è
men
rara
:
basta
l
'
armonia
delle
parti
,
una
certa
rotondità
gentile
,
una
certa
bianchezza
trasparente
e
rosea
,
e
forse
il
desiderio
ci
fa
meno
difficili
.
Ma
nell
'
uomo
la
vigoria
sana
deve
accoppiarsi
alla
snellezza
morbida
;
le
membra
sciolte
,
giuste
,
né
troppo
asciutte
,
né
pesanti
di
polpa
;
una
espressione
generale
di
ardire
elegante
.
Gli
antichi
volevano
la
grazia
persino
sui
campi
di
battaglia
.
In
Tessaglia
la
iscrizione
di
una
statua
diceva
:
Ad
Elatione
,
che
ben
ballò
la
battaglia
,
questa
statua
il
popolo
.
La
sproporzione
,
da
noi
moderni
tollerata
con
indifferenza
,
era
insopportabile
agli
antichi
.
Un
dì
ad
un
mimo
tarchiato
e
grasso
il
pubblico
vociò
ridendo
:
Non
isfondare
il
palco
;
un
altro
dì
ad
un
mimo
pallido
e
mingherlino
mandò
ironicamente
questo
saluto
:
Fa
di
star
sano
,
e
un
'
altra
volta
ad
uno
di
troppo
alta
statura
,
figurante
Capaneo
che
si
avventa
alle
mura
di
Tebe
,
gridò
indispettito
:
Scavalca
il
muro
,
non
hai
bisogno
di
scale
.
Sul
ballatoio
,
verso
il
mare
,
si
atteggiavano
dunque
dieci
o
dodici
uomini
panneggiati
di
bianco
.
Avevano
messo
sul
capo
l
'
asciugamano
in
forma
di
Palliolum
,
e
si
avvolgevano
il
corpo
con
il
lenzuolo
a
modo
di
Pallium
,
nelle
diverse
fogge
,
che
piacevano
meglio
a
quella
naturale
affettazione
,
da
cui
l
'
uomo
coperto
di
un
gran
manto
non
si
sa
quasi
mai
liberare
.
I
Greci
avevano
venti
modi
di
acconciarsi
il
pallio
:
affibbiato
sul
petto
,
affibbiato
alle
spalle
,
senza
ripiegatura
,
addoppiato
,
con
le
mani
nascoste
,
con
un
braccio
fuori
dalla
spaccatura
di
destra
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
corto
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
lungo
,
stretto
alle
anche
con
pieghettine
trite
,
ondeggiante
in
gonfi
svolazzi
o
libero
di
cadere
in
larghi
piani
ed
in
ampie
curve
.
Ogni
maniera
aveva
il
suo
proprio
nome
,
conveniente
ai
zerbinotti
,
ai
filosofi
,
ai
viaggiatori
,
ad
ogni
classe
di
persone
.
Tacito
si
lagnava
già
delle
vesticciuole
misere
degli
oratori
romani
,
e
che
le
portassero
male
.
Figuratevi
noi
la
bella
figura
che
facciamo
,
usciti
dall
'
acqua
,
in
quei
pallii
bagnati
e
appiccicaticci
!
L
'
aria
salata
e
la
ginnastica
del
nuoto
mettono
in
corpo
una
gran
fame
.
Andai
sul
terrazzo
de
'
Bagni
,
e
ordinai
da
pranzare
.
L
'
edificio
,
che
si
distende
in
una
lunghissima
linea
retta
,
è
tutto
di
legno
e
piantato
su
alte
palafitte
,
le
quali
lasciano
sfogo
ai
marosi
quando
il
mare
è
grosso
,
e
quando
è
tranquillo
rompono
a
'
loro
piedi
le
onde
placide
,
che
pure
mandano
romore
a
intervalli
misurato
e
grave
,
quasi
battute
sorde
di
un
maestro
di
cappella
.
Il
coro
,
l
'
armonia
di
quell
'
ora
non
si
può
descrivere
.
Tutto
si
fonde
in
un
accordo
pieno
e
gaio
,
profondo
e
vago
:
arpa
eolia
dell
'
infinito
.
Il
sole
baciava
quasi
l
'
orizzonte
,
e
scendeva
dalla
parte
opposta
al
mare
,
dietro
al
Lido
,
dietro
alla
laguna
,
dietro
a
Venezia
.
I
suoi
raggi
orizzontali
non
toccavano
più
la
superficie
della
marina
,
che
era
diventata
scura
e
azzurrastra
;
ma
andavano
a
ferire
dritti
due
vele
lontane
di
due
barche
da
pescatori
,
facendole
brillare
d
'
un
colore
giallo
dorato
,
fiammelle
fantastiche
.
Il
piano
immenso
del
mare
nudo
;
non
uno
scoglio
,
non
una
lingua
di
terra
per
quanto
l
'
occhio
cercasse
:
pareva
di
navigare
sopra
un
vascello
fatato
nell
'
Oceano
a
mille
miglia
da
terra
.
E
le
due
vele
splendevano
;
e
il
cielo
pigliava
una
tinta
brunetta
ancora
cilestra
,
qua
e
là
rallegrata
da
qualche
nuvola
mezza
in
ombra
e
mezza
in
luce
,
la
quale
vagava
lenta
e
a
poco
a
poco
s
'
impiccoliva
e
svaniva
.
L
'
appetito
mi
faceva
parere
squisite
le
vivande
,
e
la
salsedine
,
che
mi
restava
in
bocca
,
dava
al
vino
una
dolcezza
inebbriante
.
Il
ventre
si
confortava
,
e
gli
occhi
s
'
incantavano
;
e
questi
e
quello
mi
riempivano
l
'
anima
di
una
felicità
solenne
,
la
quale
porta
il
riso
sulle
labbra
e
le
lagrime
sul
ciglio
.
V
'
era
poca
gente
.
La
banda
cominciò
a
suonare
.
A
sinistra
,
intorno
ad
una
tavola
,
stava
un
gruppo
d
'
Inglesi
.
Una
delle
signore
,
vestita
di
seta
cruda
con
grandi
nastri
rossi
sull
'
abito
e
sul
cappello
,
parlava
allegra
,
faceva
mille
graziose
smorfiette
col
viso
strano
e
piacente
.
L
'
altra
alta
di
statura
,
snella
,
flessuosa
,
con
il
collo
un
po
'
lungo
,
come
le
Diane
antiche
,
il
volto
regolare
,
delicato
,
d
'
un
rosa
pallido
,
gli
occhi
di
un
fine
azzurro
marino
,
le
mani
troppo
affilate
,
ma
nobilissime
e
dello
stesso
candore
di
quel
po
'
di
pelle
,
che
il
modesto
squarcio
dell
'
abito
lasciava
vedere
sotto
la
gola
.
Si
alzava
di
tratto
in
tratto
per
correre
dietro
ad
un
bambino
di
due
anni
,
biondo
,
paffuto
,
il
quale
alla
sua
volta
correva
dietro
ad
un
grosso
cane
nero
-
un
bel
cane
,
che
nuotava
meglio
di
me
,
e
che
mentre
facevo
il
mio
bagno
in
alto
mare
,
era
venuto
a
salutarmi
con
molta
grazia
.
La
signora
vestiva
di
seta
colore
perlino
,
col
cappello
a
larghe
tese
della
medesima
stoffa
;
e
mi
ricordo
che
il
tono
neutro
e
chiarissimo
faceva
,
come
dicono
i
pittori
,
un
buco
sul
cielo
,
pareva
cioè
più
lontano
del
fondo
.
Ma
da
questo
errore
di
tavolozza
veniva
nella
gentile
persona
un
non
so
che
di
aereo
,
un
non
so
che
di
ammaliante
.
Non
era
una
donna
:
era
una
fata
.
E
il
putto
continuava
a
scapparle
ad
ogni
momento
,
e
voleva
vedere
tutto
,
toccare
tutto
;
sghignazzava
di
un
riso
da
angioletto
,
pestava
i
piedi
e
batteva
le
mani
;
si
metteva
a
sedere
sulle
ginocchia
della
gente
,
e
la
mamma
andava
allora
a
pigliarlo
,
dicendogli
qualche
parola
con
una
severità
tutta
soave
,
e
carezzandogli
con
la
mano
sottile
i
lunghi
ricci
d
'
oro
.
Ella
era
la
regina
del
terrazzo
:
una
regina
dolce
,
sicura
di
sé
,
com
'
è
sicura
l
'
innocenza
,
e
disinvolta
,
com
'
è
disinvolto
il
pudore
.
Codesta
madre
pareva
il
simbolo
della
verginità
:
credetti
in
quel
momento
al
mistero
della
Immacolata
Concezione
.
Ma
la
soave
creatura
principesca
stava
in
compagnia
di
un
signore
,
che
sembrava
vecchio
se
si
badava
a
'
suoi
capelli
grigi
e
alla
sua
barba
mezza
bianca
,
ma
che
sembrava
giovine
se
si
guardava
ai
lineamenti
e
all
'
espressione
del
volto
.
Era
il
padre
,
era
il
marito
?
Questo
problema
mi
torturò
il
cervello
per
una
buona
mezz
'
ora
.
Più
lontani
,
sparsi
a
gruppi
di
due
,
di
tre
,
di
quattro
o
solitarii
,
stavano
degli
altri
forestieri
e
qualche
raro
veneziano
,
la
più
parte
immobili
,
ascoltando
la
musica
,
guardando
in
giro
,
o
discorrendo
sotto
voce
senza
gesticolare
.
Il
mare
tranquillo
innamora
e
sgomenta
.
Quei
flutti
,
che
si
frangono
perennemente
alla
riva
e
mandano
sempre
l
'
identico
suono
;
quell
'
aria
quieta
e
fresca
,
che
si
aspira
con
lunga
voluttà
;
quell
'
orizzonte
sconfinato
,
che
pare
nello
stesso
tempo
una
linea
retta
infinita
ed
un
cerchio
infinito
:
tutto
contribuisce
a
produrre
l
'
impressione
maestosa
di
un
tempio
enorme
,
in
cui
ci
si
toglie
reverenti
il
cappello
e
ci
si
sprofonda
nella
propria
coscienza
.
Non
ho
mai
visto
nessuno
,
per
quanto
fosse
povero
di
fantasia
,
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
il
quale
nel
mettere
i
piedi
sulla
soglia
di
una
cattedrale
bisantina
o
gotica
non
si
sentisse
invaso
da
un
arcano
senso
di
rispetto
,
e
non
interrompesse
le
parole
che
stava
pronunciando
;
ma
la
vera
chiesa
di
Dio
è
l
'
immensità
.
Lo
stato
naturale
dell
'
uomo
in
faccia
al
mare
è
il
silenzio
.
Quei
gruppi
di
persone
staccavano
bizzarramente
sul
campo
del
cielo
,
il
quale
diventava
sempre
più
fosco
:
erano
tinte
intiere
,
senza
ombreggiatura
,
che
non
trovavano
nel
tono
del
fondo
nessuna
maniera
di
fusione
;
e
già
i
colori
perdevano
la
loro
vivacità
nell
'
oscurarsi
crescente
della
sera
,
mentre
il
contorno
si
distingueva
tuttavia
preciso
e
un
po
'
secco
.
A
destra
si
muoveva
una
macchia
nera
di
camerieri
,
i
quali
,
non
sapendo
che
cosa
fare
,
discorrevano
tra
loro
.
Io
intanto
,
assottigliando
quanto
più
potevo
la
vista
,
fissavo
ancora
quelle
due
vele
lontane
,
le
quali
,
da
fiammeggianti
che
erano
quando
il
sole
mandava
loro
gli
ultimi
suoi
raggi
,
diventarono
grigie
,
e
poi
via
via
più
scure
,
finché
si
dipinsero
nere
sull
'
aria
già
lugubre
,
e
a
poco
a
poco
mi
sfuggivano
dallo
sguardo
.
Già
si
riducevano
ad
una
pennellata
quasi
impercettibile
.
Un
minuto
dopo
non
si
discernevano
più
.
Mi
rincrebbe
.
In
ogni
veduta
v
'
è
un
punto
,
al
quale
l
'
occhio
si
ferma
con
tenace
predilezione
;
e
quando
sparisce
ci
si
sente
come
strappare
qualcosa
,
e
si
piglia
quel
caso
semplice
e
inevitabile
per
un
segno
di
cattivo
augurio
.
In
faccia
al
mare
l
'
animo
si
riempie
di
pregiudizii
.
I
camerieri
accendevano
le
lampade
.
Il
cielo
si
era
lentamente
annuvolato
:
non
brillava
neanche
una
fetta
di
luna
,
non
luccicava
neanche
una
stella
.
L
'
aria
e
il
mare
si
confondevano
nel
buio
.
Solo
a
guardare
giù
dal
parapetto
del
terrazzo
si
scopriva
a
intervalli
un
po
'
del
bianco
della
spuma
sulle
onde
,
le
quali
mandavano
più
forte
,
più
frequente
e
quasi
minaccioso
il
loro
muggito
.
Uscii
dallo
Stabilimento
e
,
traversando
a
piedi
il
breve
spazio
che
divide
il
mare
dalla
laguna
,
sospirai
per
la
prima
volta
:
avrei
voluto
sentire
sul
mio
braccio
il
peso
leggiero
di
un
altro
braccio
,
e
udire
accanto
,
dopo
il
fruscìo
del
mare
,
quello
di
un
vestito
di
donna
.
Il
vaporetto
mandò
il
suo
fischio
,
e
si
partì
per
Venezia
.
La
notte
era
nera
,
la
laguna
era
cupa
.
Non
si
vedeva
altro
che
il
fanale
rosso
di
un
piccolo
vapore
,
che
veniva
,
sbuffando
,
incontro
a
noi
,
e
lontano
i
lumi
della
città
,
che
parevano
una
costellazione
piombata
in
terra
e
mezzo
spenta
.
Si
passò
la
punta
del
Giardino
,
poi
si
costeggiò
la
Riva
degli
Schiavoni
.
Il
campanile
di
San
Marco
usciva
dai
palazzi
che
lo
circondavano
e
,
illuminato
dai
fanali
della
Piazza
,
si
alzava
gigante
,
sfumandosi
nella
oscurità
verso
la
cima
e
cacciando
la
sua
punta
nelle
tenebre
delle
nubi
.
La
luce
della
Piazza
mi
abbagliò
.
I
musaici
della
chiesa
avevano
sull
'
orlo
delle
striscie
scintillanti
.
Le
finestre
spalancate
delle
Procuratìe
Vecchie
lasciavano
vedere
le
allegre
sale
illuminate
.
La
loggia
del
Palazzo
Ducale
si
perdeva
in
un
'
ombra
opaca
.
Mezz
'
ora
dopo
,
la
mia
madonnina
inglese
,
sorridente
,
svelta
,
correva
dietro
al
suo
putto
biondo
fra
le
seggiole
del
Caffè
Florian
.
Meno
di
un
giorno
La
stavo
aspettando
alla
stazione
di
Treviglio
.
Ell
'
aveva
passato
il
mese
di
settembre
ad
Iseo
,
in
villa
,
presso
la
sua
famiglia
,
e
doveva
partire
quel
giorno
,
sola
,
per
Milano
.
Avevamo
combinato
che
ella
scrivesse
a
Milano
annunziando
il
suo
arrivo
pel
dì
seguente
con
la
prima
corsa
.
Si
doveva
stare
in
compagnia
quell
'
intervallo
di
quindici
ore
:
un
saggio
del
paradiso
.
Mi
sentivo
dentro
le
furie
indiavolate
dell
'
impazienza
e
le
prostrazioni
delle
speranze
troppo
ripensate
.
Ora
stavo
rannicchiato
sulla
panca
della
sala
d
'
aspetto
,
ora
camminavo
a
gran
passi
nel
piazzale
della
stazione
,
dove
tre
o
quattro
cocchieri
di
birocci
sbraitavano
insieme
.
Tutt
'
a
un
tratto
mi
fermavo
e
giravo
gli
occhi
verso
Treviglio
,
pauroso
di
vedere
avvicinarsi
qualcuno
che
mi
conoscesse
,
che
conoscesse
lei
.
Studiavo
l
'
orario
delle
ferrovie
,
alla
pagina
26
,
Venezia
-
Milano
;
il
treno
doveva
giungere
alle
quattro
ore
e
quarantasette
minuti
.
Lo
sapevo
bene
,
ma
tornavo
a
leggere
quei
numeri
con
occhio
intento
,
quasi
che
ad
ogni
poco
m
'
uscissero
dalla
memoria
.
Guardavo
l
'
oriuolo
.
Questa
frase
del
Re
Giovanni
:
Veglio
su
voi
come
il
minuto
su
l
'
ora
,
mi
passò
nel
cervello
.
L
'
idea
dell
'
eternità
,
che
non
si
afferra
meditando
alla
lunga
serie
dei
secoli
,
diventa
chiara
seguendo
il
cammino
lento
della
lancetta
dei
minuti
.
Il
polso
batte
disuguale
,
rapido
;
una
irritazione
convulsa
invade
tutte
le
membra
;
si
sente
l
'
attimo
che
,
impassibile
,
crea
l
'
infinito
:
e
la
caduta
di
questa
stilla
di
tempo
nel
mare
senza
sponde
pare
meschina
e
immensa
,
ridicola
e
spaventosa
come
il
picchiettare
del
tarlo
nelle
veglie
di
una
lunga
notte
.
Aprivo
spesso
la
cassa
dell
'
orologio
per
contemplarne
il
fondo
.
Vi
stava
un
bel
ritratto
di
lei
.
Seguendo
i
delicati
contorni
del
mento
,
della
guancia
,
del
fronte
,
dei
capelli
,
avevo
ritagliata
tempo
addietro
quella
fotografia
con
attentissima
cura
,
per
incollarla
sopra
un
cerchio
di
cartoncino
celeste
,
corrispondente
appunto
alla
misura
del
tondo
dell
'
orologio
.
Il
ritratto
dal
suo
sicuro
nascondiglio
ogni
tanto
mi
sorrideva
;
e
avevo
mezzo
guastata
la
molla
della
custodia
.
La
testa
occupava
quasi
tutto
lo
spazio
,
sicché
il
candido
collo
scoperto
,
scendendo
giù
sino
al
lembo
,
non
lasciava
posto
neanche
al
principio
del
goletto
dell
'
abito
.
Sul
volume
dei
capelli
castani
spiccava
piccolo
,
fine
,
elegantissimo
l
'
orecchio
.
Ella
sapeva
di
averlo
bello
:
non
portava
orecchini
.
il
fronte
era
bassetto
,
e
la
distanza
tra
il
naso
e
la
bocca
lunghetta
;
le
narici
si
alzavano
in
su
un
tantino
,
dando
alla
regolarità
perfetta
del
naso
una
cert
'
aria
procace
:
ma
gli
occhi
cerulei
e
la
bocca
sottile
e
il
mento
piccolo
mischiavano
in
quel
caro
volto
una
gentile
melanconia
all
'
apparenza
sensuale
delle
altre
parti
.
Gli
occhi
,
gli
occhi
erano
tremendi
!
Sembravano
cerulei
,
ma
in
certi
momenti
diventavano
come
neri
:
erano
grandi
,
e
giravano
lenti
,
e
avevano
alle
volte
uno
sguardo
,
che
pareva
insieme
fisso
e
vago
,
scrutatore
e
distratto
.
Dopo
un
lungo
bacio
io
le
stringevo
le
mani
,
e
me
le
piantavo
dinanzi
fissandola
nelle
pupille
:
ella
mi
contemplava
serena
,
senza
batter
palpebra
.
Mi
sentivo
allora
invaso
dall
'
ardore
della
passione
e
insieme
da
un
misterioso
senso
di
paura
;
il
cuore
mi
si
serrava
,
e
le
chiedevo
:
-
Pensi
a
me
,
Matilde
?
Era
un
pezzo
che
non
la
vedevo
sola
,
senza
timori
.
Ci
avevamo
scritto
spesso
delle
lunghe
lettere
,
ma
la
penna
riesciva
tarda
,
ghiacciata
,
impotente
a
esprimere
il
pensiero
:
avevo
un
terribile
bisogno
di
dirle
a
voce
tante
cose
e
di
farle
tante
domande
.
Il
treno
era
in
ritardo
di
due
minuti
:
già
cominciavo
ad
agitarmi
in
un
mar
di
spaventi
,
quando
squillò
la
campanella
della
stazione
.
Si
principiava
a
sentire
il
rombo
della
macchina
lontana
,
e
cresceva
,
cresceva
,
finché
comparve
la
locomotiva
fumante
,
che
io
vedevo
con
ansia
ingigantirsi
via
via
,
pigra
alla
mia
impazienza
,
mentre
udivo
la
nota
del
fischio
sempre
più
acuta
e
stridente
.
Il
convoglio
allentò
la
corsa
.
Prima
che
si
fermasse
avevo
ricercato
ad
una
ad
una
con
rapidissimo
sguardo
le
finestrelle
dei
vagoni
.
Niente
.
Il
cuore
mi
batteva
impetuoso
;
un
dubbio
acre
mi
nasceva
nel
petto
,
e
mormoravo
:
-
Se
avesse
avuto
paura
,
se
non
m
'
amasse
abbastanza
per
affrontare
tanti
pericoli
!
Il
conduttore
aprì
finalmente
gli
sportelli
,
gridando
:
-
Treviglio
-
.
Da
una
carrozza
di
prima
classe
sbalzò
a
terra
snella
,
sicura
,
una
donna
,
coperta
il
volto
da
un
fittissimo
velo
nero
.
Un
istante
dopo
,
la
sua
mano
serrava
forte
la
mia
,
e
la
sua
voce
soave
diceva
:
-
Quanto
sono
felice
!
-
La
trassi
,
senza
parlare
,
beato
,
ad
una
timonella
,
che
avevo
fermata
dianzi
;
la
feci
salire
,
me
la
misi
accanto
e
gridai
al
cocchiere
:
-
A
Caravaggio
.
-
Al
Santuario
?
-
No
,
all
'
albergo
del
Pellegrino
.
Guardai
la
mia
compagna
lungamente
.
Ella
,
appena
la
carrozzetta
fu
posta
in
moto
,
sollevò
il
velo
per
sorridermi
.
-
Come
sei
bella
!
-
le
dissi
.
-
Ti
sembro
bella
davvero
?
Ho
voluto
essere
bella
per
te
,
per
queste
nostre
quindici
ore
di
paradiso
.
-
Ti
sta
bene
quest
'
abito
.
È
anche
troppo
attillato
.
-
Lo
feci
fare
a
Milano
prima
di
partire
,
e
in
campagna
non
lo
mettevo
mai
senza
mandarti
un
sospiro
di
desiderio
.
Ho
tanto
patito
,
sai
,
di
non
poterti
vedere
questo
eterno
mese
.
-
E
t
'
hanno
detto
bella
anche
in
campagna
,
non
è
vero
?
-
Non
lo
so
.
Mi
basta
sentirlo
dire
da
te
.
-
Eppure
,
sii
schietta
,
te
l
'
hanno
detto
.
-
O
Dio
,
avresti
voluto
che
paressi
proprio
la
befana
?
-
Vorrei
,
confesso
,
che
non
ti
dessi
tanta
briga
di
piacere
alla
gente
.
-
Sai
che
non
m
'
importa
di
piacere
ad
altri
che
a
te
,
a
te
solo
,
a
te
che
sei
un
cattivo
egoista
.
Se
ti
dicessero
che
sono
brutta
o
che
mi
vesto
senza
garbo
dorrebbe
pure
alla
tua
vanità
.
-
Certo
.
-
E
vorresti
che
fossi
tanto
stupida
da
non
avvedermi
che
non
sembro
né
goffa
,
né
brutta
?
-
Te
n
'
avvedi
e
te
ne
compiaci
.
-
Dunque
sono
una
civetta
-
,
e
ritirò
la
sua
mano
dalla
mia
.
-
Perdonami
,
Matilde
.
Io
sono
,
lo
sai
,
una
bestia
fastidiosissima
.
Tu
invece
sei
la
più
buona
,
la
più
angelica
creatura
di
questo
mondo
.
Perdonami
:
ti
amo
tanto
!
Ella
continuava
a
guardare
i
campi
,
stringendo
le
labbra
in
atto
dispettoso
e
svincolandosi
dal
mio
braccio
,
che
voleva
circondarle
il
busto
.
A
un
tratto
mi
guardò
in
faccia
;
aveva
gli
occhi
umidi
.
Mormorò
:
-
Sei
pure
cattivo
,
cattivo
oggi
,
nei
primi
momenti
che
siamo
soli
,
dopo
averlo
tanto
desiderato
,
mentre
metto
in
pericolo
il
mio
onore
per
te
,
forse
la
mia
vita
.
La
nube
,
che
mi
aveva
oscurato
per
un
istante
il
cervello
,
svanì
;
un
'
allegria
nuova
,
divina
,
mi
invase
tutto
,
e
certo
il
mio
volto
dovette
trasfigurarsi
perché
Matilde
esclamò
raggiante
di
gioia
:
-
Così
mi
piaci
,
così
sono
beata
!
I
ciottoli
del
paesucolo
di
Caravaggio
ci
risvegliarono
alla
vita
;
ma
quando
la
timonella
si
fu
fermata
all
'
albergo
del
Pellegrino
,
mettendo
il
piede
a
terra
e
aiutando
la
mia
compagna
a
scendere
,
mi
parve
di
barcollare
.
Ella
mi
disse
infatti
con
un
riso
pieno
di
compiacenza
:
-
Sei
ubriaco
,
bada
di
non
cadere
.
Due
servi
e
la
padrona
,
vecchietta
,
grassoccia
e
sorridente
,
ci
vennero
incontro
,
e
chi
toglieva
lo
scialle
e
la
sacchetta
alla
mia
compagna
,
chi
mi
liberava
dalla
spolverina
e
dall
'
ombrello
,
solleciti
,
premurosi
:
s
'
indovinava
che
l
'
albergo
era
vuoto
.
-
Vorremmo
desinare
,
ma
bene
e
presto
-
dissi
alla
padrona
.
Il
cuoco
,
che
con
il
suo
grembiule
quasi
bianco
s
'
era
affacciato
all
'
uscio
della
cucina
,
corse
ai
fornelli
.
-
Si
trattengono
la
notte
?
-
chiese
la
vecchietta
con
voce
insinuante
.
-
Sì
,
mi
raccomando
la
pulitezza
.
-
Non
dubiti
.
La
biancheria
è
tutta
di
tela
fina
,
candida
come
il
latte
.
Precedetti
Matilde
nella
vasta
sala
da
pranzo
.
Una
immensa
tavola
pigliava
tutta
la
sua
lunghezza
.
Alle
pareti
ornate
di
grandi
fiorami
gialli
su
fondo
verde
,
dipinti
a
stampo
,
pendevano
otto
quadretti
,
con
certe
litografie
miniate
,
rappresentanti
otto
miracoli
della
Madonna
di
Caravaggio
.
Il
soffitto
era
inghirlandato
di
ragnatele
.
Dalle
due
finestre
,
che
guardavano
in
una
stradicciuola
stretta
,
si
vedeva
in
faccia
una
casa
antica
,
con
la
muraglia
di
mattoni
bruni
e
il
cornicione
gotico
;
non
aveva
imposte
né
vetri
,
e
dentro
era
buia
buia
:
sembrava
il
palazzo
degli
spiriti
.
L
'
uscio
della
sala
s
'
apriva
in
un
lunghissimo
corridoio
,
occupato
anch
'
esso
da
due
interminabili
tavole
di
legno
greggio
,
portate
da
cavalletti
e
chiazzate
di
macchie
pavonazze
.
I
pellegrini
,
che
vanno
la
settimana
della
Madonna
a
far
voti
al
Santuario
,
promettono
tutto
,
salvo
l
'
astinenza
;
e
l
'
albergo
nei
dì
di
sagra
(
mi
diceva
il
servitore
mentre
in
un
angolo
dell
'
ampia
tavola
stava
apparecchiando
due
posate
)
è
così
pieno
zeppo
di
penitenti
,
uomini
e
donne
,
che
un
cantuccio
non
vi
rimane
vuoto
.
Il
giuoco
della
mora
s
'
alterna
alle
salmodie
;
e
queste
e
quello
asciugano
la
gola
.
Mentre
Matilde
entrava
,
portavano
la
minestra
.
Eravamo
allegri
,
mangiavamo
,
discorrevamo
della
nostra
gioia
,
di
cento
cose
.
Di
tratto
in
tratto
per
altro
si
sospirava
,
si
taceva
un
pezzetto
e
ci
si
stringeva
le
mani
.
-
Due
ore
e
mezzo
son
già
passate
!
-
mormorò
Matilde
;
ma
poi
subito
:
-
E
via
!
Ce
ne
restano
dodici
e
mezzo
-
e
tornò
tutta
gaia
.
Dopo
il
desinare
ci
si
avviò
lentamente
al
Santuario
,
girando
intorno
alla
cittaduzza
.
Cominciava
a
imbrunire
.
I
raggi
della
luna
vincevano
già
la
luce
del
crepuscolo
quando
entrammo
nel
grande
viale
,
che
,
lungo
un
miglio
,
fiancheggiato
da
antichi
pini
,
mena
dritto
alla
chiesa
.
La
strada
larghissima
era
,
mezz
'
ora
dopo
,
regolarmente
listata
dalle
ombre
nere
degli
alberi
,
i
quali
,
neri
anch
'
essi
,
andavano
rimpicciolendosi
via
via
alla
vista
e
convergendo
in
angolo
sotto
la
cupola
del
tempio
,
che
a
quella
distanza
,
involta
nei
vapori
della
notte
,
pareva
enorme
.
Spiccavano
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
a
brevi
intervalli
,
candidi
sulla
tinta
fosca
del
terreno
,
i
sedili
di
marmo
bianco
.
Matilde
,
poggiata
la
mano
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
la
circondavo
col
braccio
alla
cintura
,
camminava
tacendo
.
Io
ero
immerso
in
una
contemplazione
indeterminata
:
il
mio
cuore
si
scioglieva
,
si
evaporava
nella
beatitudine
:
sentivo
come
le
molecole
volanti
della
mia
anima
diffondersi
e
sparpagliarsi
in
una
immensa
parte
di
terra
,
in
una
immensa
parte
di
cielo
.
Il
mio
pensiero
non
afferrava
più
nulla
:
invadeva
tutto
.
Guardavamo
a
'
nostri
piedi
le
ombre
.
Di
quando
in
quando
alzavamo
gli
occhi
per
fissarci
in
viso
teneramente
:
e
le
nostre
labbra
si
toccavano
.
Ci
trovammo
a
un
tratto
in
una
grande
ombra
opaca
,
e
udimmo
nello
stesso
tempo
un
salmeggiare
sommesso
di
voci
femminili
.
Alla
sinistra
del
viale
s
'
alzava
una
chiesetta
:
aveva
il
portico
sostenuto
da
esili
colonnine
e
coperto
da
una
larga
tettoia
di
legno
.
La
porta
spalancata
mandava
un
chiarore
fioco
fioco
.
Entrammo
.
Un
frate
solenne
con
la
barba
d
'
argento
leggeva
le
litanie
al
lume
di
un
cerino
aggomitolato
,
che
teneva
nella
mano
tremante
,
e
ad
ogni
versetto
una
dozzina
di
contadine
inginocchiate
rispondevano
cantando
.
Nelle
tenebre
della
chiesa
il
moccolo
del
frate
mandava
un
barlume
oscillante
sulle
teste
immobili
delle
donne
,
e
faceva
intravedere
non
so
che
bizzarre
e
lugubri
forme
.
Pareva
che
nello
sfondo
della
nave
s
'
aprisse
una
lunga
serie
di
pesanti
arcate
,
e
in
fondo
luccicassero
pallidi
due
stoppini
;
pareva
che
le
muraglie
fossero
dipinte
a
bieche
figure
di
santi
,
di
dannati
e
di
mostri
;
pareva
che
il
negro
soffitto
di
grosse
travature
si
trasformasse
nella
cupa
scala
delle
regioni
de
'
fantasimi
.
Dalla
stretta
finestra
di
una
cappella
entrava
un
raggio
di
luna
smorto
.
Le
litanie
correvano
più
spedite
e
le
voci
sembravano
crescere
ed
echeggiare
,
quando
in
un
istante
le
donne
si
alzarono
e
il
frate
spense
il
cerino
.
Tutto
entrò
nella
oscurità
,
eccetto
dove
la
luna
mandava
sul
pavimento
della
cappella
la
lista
sottile
di
luce
.
Alcune
ombre
ci
passarono
innanzi
senza
vederci
.
Rimanemmo
soli
in
quel
triste
silenzio
.
La
chiesetta
era
diventata
d
'
una
vastità
smisurata
.
Matilde
s
'
avvinghiò
al
mio
corpo
,
ed
io
sentii
sulla
mia
guancia
un
morso
divino
.
-
Mi
amerai
sempre
?
-
chiesi
a
Matilde
con
un
soffio
di
voce
.
-
Finch
'
io
vivrò
,
sempre
sempre
.
-
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
te
lo
giuro
.
Su
tutto
ciò
che
ho
di
più
sacro
,
in
questo
luogo
,
sulla
tua
vita
stessa
,
te
lo
giuro
.
E
tu
m
'
amerai
sempre
?
-
Oh
sì
,
sempre
,
lo
sai
-
.
Poi
soggiunsi
,
esitando
un
poco
:
-
Giurami
che
non
hai
amato
altri
che
me
.
-
Non
ho
bisogno
di
giurartelo
,
caro
.
-
Giuramelo
,
te
ne
supplico
.
-
Conosci
tutta
la
mia
vita
,
cattivo
:
tutta
,
meglio
di
me
,
perché
io
te
la
ho
svelata
intiera
,
e
tu
ci
ripensi
,
mentre
oramai
io
me
la
sono
scordata
.
La
mia
memoria
non
mi
serve
che
per
te
solo
.
-
Ti
scongiuro
,
giuramelo
-
replicai
con
un
fremito
.
-
Puoi
tu
pensare
che
io
abbia
provato
per
nessuno
ciò
che
provo
per
te
?
Non
si
può
amare
che
una
volta
,
una
volta
sola
come
io
t
'
amo
.
A
poco
a
poco
s
'
era
avvicinata
alla
porta
.
Mi
trascinò
per
la
mano
,
dicendomi
:
-
Usciamo
.
Avevamo
fatto
quaranta
passi
sulla
strada
,
quando
s
'
udì
cigolare
le
imposte
della
porta
della
chiesetta
.
Si
continuò
la
via
verso
il
Santuario
.
Non
passava
un
'
anima
.
Ci
fermammo
qualche
minuto
nel
vasto
piazzale
del
tempio
,
circondato
dai
lunghi
portici
di
mattoni
,
che
al
lume
della
luna
parevano
neri
.
Le
parole
di
Matilde
,
invece
di
confortarmi
,
mi
avevano
messo
sossopra
.
Il
cuore
mi
picchiava
dentro
con
battiti
furiosi
e
disuguali
;
avevo
la
gola
arida
:
un
fantasima
mi
camminava
a
lato
,
e
mi
guardava
,
sogghignando
con
una
certa
smorfia
di
canzonatura
spietata
,
come
se
dicesse
:
-
L
'
ho
colto
io
il
fiore
di
quell
'
affetto
.
Contentati
dei
resti
.
La
voce
non
voleva
uscirmi
dalla
strozza
.
Tacqui
un
pezzo
.
Matilde
mi
spiava
di
quando
in
quando
con
una
occhiata
rapida
,
senza
aprir
bocca
.
Non
volevo
toccare
lì
dove
proprio
mi
doleva
;
mi
vergognavo
verso
di
lei
,
verso
me
stesso
;
temevo
,
sfogandomi
,
d
'
infuriare
ciecamente
;
sentivo
una
profonda
ripugnanza
a
funestare
con
acerbi
e
vani
discorsi
quelle
ore
,
le
quali
dovevano
essere
tutte
destinate
alla
gioia
;
e
poi
ripetevo
a
me
stesso
,
senza
riescire
affatto
a
persuadermi
della
buona
e
semplice
ragione
:
-
Che
colpa
ne
ha
lei
?
In
fondo
,
è
suo
marito
.
Alla
fine
,
non
mi
potendo
trattenere
,
dissi
con
accento
rotto
e
strozzato
,
tanto
per
dire
qualcosa
di
diverso
da
ciò
che
mi
stava
fisso
nel
cervello
:
-
Senti
,
Matilde
,
se
io
morissi
o
se
ti
abbandonassi
,
e
se
tuo
marito
fosse
morto
,
torneresti
a
maritarti
?
Non
rispose
.
Irritato
da
quel
silenzio
,
insistetti
:
-
Ti
prego
,
dimmelo
.
Matilde
sospirò
e
tacque
ancora
;
ma
io
,
ch
'
ero
entrato
in
quella
nuova
ostinazione
,
ripetei
:
-
Dimmelo
,
te
ne
prego
.
Ella
rispose
un
po
'
infastidita
:
-
No
,
no
,
non
tornerei
a
maritarmi
.
-
Avresti
torto
.
Già
se
io
ti
abbandonassi
,
quali
obblighi
serberesti
verso
di
me
?
E
se
morissi
,
perché
dovresti
sacrificarti
nell
'
inutile
culto
d
'
una
memoria
?
Aggiungi
i
casi
della
vita
:
restare
senz
'
aiuto
con
i
figliuoli
;
le
difficoltà
dell
'
educarli
,
del
dirigerli
;
le
strettezze
economiche
.
E
perché
non
potresti
,
fra
cinque
,
fra
dieci
anni
,
sbolliti
i
fumi
della
fantasia
,
incontrarti
con
un
uomo
attempato
,
onesto
,
ricco
,
che
ti
amasse
e
al
quale
tu
volessi
bene
?
-
Sarà
sempre
impossibile
.
-
Perché
?
-
ribattevo
con
tenacità
acre
e
noiosa
.
-
Non
foss
'
altro
perché
non
potrei
rimaritarmi
senza
svelare
al
secondo
marito
di
avere
tradito
il
primo
.
-
Certe
cose
,
si
dicono
?
Mi
fissò
negli
occhi
con
uno
sguardo
,
che
mi
fece
arrossire
;
ma
io
continuavo
a
tasteggiare
,
a
stuzzicare
.
-
C
'
è
dei
galantuomini
ai
quali
il
passato
non
preme
.
La
sincerità
può
accordarsi
con
l
'
utile
.
Nuovo
silenzio
lungo
,
durante
il
quale
si
sentivano
gracidare
in
coro
le
ranocchie
dei
fossati
.
Ripigliai
:
-
È
singolare
!
Può
darsi
dunque
,
presto
o
tardi
,
che
ti
accada
di
innamorarti
d
'
un
altro
.
Io
avevo
l
'
illusione
che
la
tua
vita
fosse
indissolubilmente
legata
alla
mia
.
Aspettai
in
vano
una
risposta
,
che
avevo
onta
di
sollecitare
,
tanto
le
mie
proprie
parole
mi
sembravano
sciocche
e
vili
.
La
bile
mi
suggerì
:
-
Strano
!
Unisci
la
passione
dell
'
oggi
,
profonda
,
infrenabile
,
per
quanto
affermi
...
-
E
il
fatto
lo
mostra
,
mi
pare
.
-
...
la
unisci
con
una
certa
cautela
pratica
per
l
'
avvenire
.
-
Non
ho
detto
di
volermi
rimaritare
.
Già
mio
marito
vive
,
e
tu
mi
ami
,
e
io
t
'
amo
tanto
,
e
te
lo
provo
.
Non
ci
affatichiamo
a
tormentarci
senza
un
perché
.
Si
avventò
per
darmi
un
bacio
.
La
respinsi
.
-
Senti
,
giurami
che
non
ti
rimariteresti
in
nessun
caso
,
mai
.
-
Giuro
per
il
passato
,
quando
so
di
giurare
il
vero
,
ma
per
l
'
avvenire
,
benché
certa
,
non
posso
.
-
Bella
certezza
!
Conosco
dei
giuocatori
di
lotto
che
sono
sicuri
di
non
vincere
;
ma
la
polizza
non
la
buttano
via
.
Tu
non
vuoi
lacerare
la
polizza
del
futuro
.
Del
resto
,
adesso
a
giurare
sarebbe
tardi
.
Sono
cose
d
'
impeto
,
d
'
istinto
:
il
male
sta
nel
doverci
pensare
.
-
Abbi
pazienza
,
caro
.
Quando
vuoi
ch
'
io
giuri
sulla
tua
vita
io
non
posso
mai
farlo
senza
riandare
in
me
stessa
tutte
le
azioni
,
tutti
i
pensieri
,
tutti
i
sentimenti
,
che
si
riferiscono
al
giuramento
.
Un
giuramento
solenne
e
tremendo
non
isvanisce
:
dura
per
sempre
.
Mi
accosto
ad
esso
come
ad
un
altare
,
con
la
coscienza
sicura
,
ma
con
la
mente
turbata
.
Voglio
che
,
insieme
con
il
cuore
,
risponda
il
giudizio
.
Mi
credi
?
Ti
contenti
della
mia
promessa
?
-
Credo
che
ora
il
solo
pensare
ad
un
nuovo
legame
debba
sembrarti
cosa
abbominevole
;
ma
poi
,
quando
la
nostra
relazione
dovesse
,
nell
'
un
modo
o
nell
'
altro
,
finire
,
quando
tu
fossi
libera
...
-
Mai
,
mai
,
non
potrei
amarti
come
ti
amo
se
questo
affetto
non
dovesse
riempirmi
l
'
anima
sino
all
'
ultimo
istante
della
vita
.
-
Oggi
ti
ripugna
il
pensiero
,
lo
vedo
:
ma
non
credi
il
fatto
assolutamente
impossibile
.
-
Sì
,
lo
credo
impossibile
.
-
E
se
lo
credi
impossibile
,
perché
non
giuri
?
M
'
ero
allontanato
un
poco
da
Matilde
;
mi
asciugavo
con
la
mano
il
sudore
dalla
fronte
;
avevo
sulle
labbra
un
'
amarezza
che
voleva
schizzar
fuori
.
Matilde
mi
si
avvinghiò
stretta
stretta
,
gridando
:
-
Sì
giuro
,
giuro
sulla
mia
vita
.
-
Sulla
mia
,
giuralo
.
-
Sì
.
-
Dillo
.
-
Sì
,
sulla
tua
vita
lo
giuro
.
Il
mio
spirito
,
confuso
,
pentito
,
vergognoso
,
tornò
in
meno
di
un
quarto
d
'
ora
beato
d
'
una
beatitudine
tutta
fuoco
e
tutta
fiamme
.
Matilde
si
sentiva
stanca
.
Tornando
all
'
albergo
s
'
appoggiò
forte
al
mio
braccio
.
La
camera
grande
,
bassa
,
fredda
,
era
quasi
vuota
.
Il
letto
alto
,
con
una
coperta
rossa
scarlatta
,
il
cassettone
ornato
di
due
mazzi
di
fiori
artificiali
sotto
le
polverose
campane
di
vetro
,
qualche
seggiola
impagliata
,
una
tavola
su
cui
stava
confusamente
la
nostra
roba
:
ecco
tutto
.
Guardai
se
gli
scuretti
delle
finestre
erano
chiusi
,
ed
origliai
agli
usci
laterali
per
sentire
se
le
camere
vicine
fossero
abitate
.
Tutto
taceva
.
L
'
orologio
del
corridoio
aveva
suonato
da
un
po
'
di
tempo
le
dodici
quando
s
'
udì
un
gran
fracasso
:
qualcuno
entrava
nella
camera
a
destra
,
e
dalle
fessure
della
porta
si
vide
una
striscia
di
luce
.
Due
stivaloni
furono
gettati
sul
pavimento
,
un
corpo
si
buttò
sul
letto
,
e
,
dopo
qualche
minuto
,
principiò
un
russare
profondo
,
continuo
.
La
mattina
seguente
io
provavo
un
certo
inesplicabile
stringimento
al
cuore
.
Nel
cielo
d
'
un
bell
'
azzurro
dolce
veleggiavano
poche
nuvolette
dorate
;
ma
la
luce
del
giorno
mi
sembrò
melanconica
.
Doveva
esserci
nel
mio
sorriso
qualche
cosa
di
strano
,
perché
Matilde
,
pallida
,
mi
chiese
due
volte
:
-
Che
cos
'
hai
?
Ti
senti
poco
bene
?
Le
pigliavo
la
mano
bisbigliando
:
-
Non
ho
nulla
.
Ti
amo
tanto
!
Quando
la
vidi
entrare
in
vagone
e
,
con
i
begli
occhi
pieni
di
lagrime
sempre
fissi
su
di
me
,
allontanarsi
nel
lungo
treno
e
sparire
,
mi
sentii
come
alleggerito
di
un
peso
.
Avevo
l
'
animo
vuoto
,
ma
il
respiro
più
libero
.
Il
demonio
muto
1
Nipote
mio
,
ho
compiuto
quest
'
oggi
i
miei
novant
'
anni
,
e
ho
fatto
il
mio
testamento
.
Lascio
quasi
tutti
i
miei
soldi
,
circa
un
centinaio
di
mila
lire
,
a
tua
sorella
Maria
,
che
ha
sette
figliuoli
ed
è
vedova
,
con
il
patto
di
passare
tremila
lire
l
'
anno
alla
mia
buona
Menica
,
la
quale
è
troppo
vecchia
e
stanca
per
attendere
agli
affari
.
Vero
è
che
la
mia
buona
Menica
mi
fa
arrabbiare
tutte
le
sante
sere
.
Non
vuole
andare
a
letto
prima
di
me
,
per
quanto
io
la
preghi
e
scongiuri
;
e
mentre
scrivo
al
lume
di
questa
lucerna
e
ne
smoccolo
i
lucignoli
,
ecco
lì
la
tua
zia
,
dall
'
altra
parte
di
questa
tavola
,
che
dorme
col
gatto
nero
sulle
ginocchia
.
Da
mezzo
secolo
si
fa
la
stessa
vita
placida
e
dolce
e
tanto
rapida
che
le
settimane
volano
come
giorni
;
e
la
mia
cara
vecchietta
tutta
linda
,
con
la
sua
cuffia
bianca
inamidata
,
quando
si
sveglia
e
,
alzando
il
capo
,
fissa
a
un
tratto
gli
occhi
ne
'
miei
,
e
mi
chiama
:
-
Carlo
!
-
mi
fa
ribollire
nelle
vene
un
sangue
da
giovinotto
.
Per
conto
tuo
non
hai
bisogno
di
nulla
.
Sei
solo
,
agiato
e
non
avido
.
Ma
sai
che
,
sebbene
io
non
ti
veda
troppo
di
rado
in
queste
montagne
,
pure
ho
sempre
sentito
un
grande
affetto
per
te
,
e
lo
meriti
;
e
mi
rincrescerebbe
che
,
quando
sarò
volato
via
da
questa
terra
,
tu
non
avessi
nessuna
occasione
di
rammentarti
dell
'
antico
parente
.
Da
parecchi
giorni
vado
dunque
intorno
in
questa
casa
mezzo
diroccata
per
trovare
un
oggetto
che
possa
non
dispiacerti
.
Ma
ogni
cosa
è
logora
,
sbeccucciata
,
sbiadita
,
sconnessa
:
corrisponde
insomma
ai
capelli
canuti
ed
alle
rughe
dei
padroni
.
Da
trent
'
anni
non
sono
neanche
più
andato
a
Brescia
:
si
può
dire
ch
'
io
non
abbia
più
comperato
nulla
.
Le
cose
più
belle
in
questo
polveroso
palazzo
,
dove
le
finestre
mostrano
ancora
i
loro
vetri
tondi
,
ondulati
dal
centro
alla
periferia
,
come
fa
un
sasso
quando
si
butta
nell
'
acqua
,
dove
i
pavimenti
paiono
un
mare
in
burrasca
,
sono
le
cose
più
vecchie
.
Sai
che
ho
quattro
di
quelle
casse
di
legno
intagliato
,
che
si
mettevano
a
'
piedi
del
letto
degli
sposi
,
tutte
a
putti
che
giuocano
,
ad
amorini
alati
,
a
ninfe
nude
;
e
vi
stanno
gli
antichi
stemmi
della
nostra
famiglia
.
Poi
ho
dei
seggioloni
enormi
a
grossi
fogliami
nei
bracciuoli
e
nella
spalliera
,
che
punzecchiano
le
mani
e
la
schiena
,
e
certe
lettiere
spropositate
a
colonne
ed
a
timpani
,
che
paiono
monumenti
sepolcrali
.
Poi
ho
quegli
otto
grandissimi
ritratti
nelle
loro
massicce
cornici
d
'
un
oro
diventato
nero
:
memoria
dei
nostri
augusti
antenati
,
che
Dio
li
abbia
in
gloria
:
quei
ritratti
che
,
quando
da
bambino
venivi
qui
a
passare
i
mesi
delle
vacanze
,
ora
ti
facevano
ridere
ed
ora
ti
mettevano
paura
.
La
dama
,
ti
ricordi
?
con
il
guardinfante
verdone
e
con
una
piramide
rossa
per
acconciatura
,
che
pare
una
bottiglia
sigillata
;
il
cavaliero
con
il
grande
cappellaccio
alla
spagnuola
,
il
tabarro
bruno
,
la
mano
sull
'
elsa
e
l
'
occhio
truce
,
e
poi
il
Beato
Antonio
,
il
santo
Missionario
,
il
grande
onore
della
Val
Trompia
,
che
ti
faceva
scappar
via
.
È
pallido
come
un
fantasma
,
magro
stecchito
,
con
gli
occhi
infossati
e
un
sorriso
sulle
labbra
da
far
ghiacciare
il
sangue
.
In
mano
ha
due
cilicii
spaventosi
,
l
'
uno
a
scudiscio
pieno
di
terribili
punte
,
l
'
altro
a
ruote
dentate
.
Mi
raccontava
Giovanni
(
sai
?
devo
avertene
parlato
,
il
servitore
che
in
gioventù
assisteva
il
Beato
Antonio
,
quand
'
era
infermo
,
e
da
vecchio
aveva
cura
di
me
e
mi
conduceva
alla
scuola
)
Giovanni
mi
raccontava
,
ed
io
tremavo
di
spavento
,
che
una
mattina
,
essendo
entrato
all
'
improvviso
nella
nuda
camera
del
Santo
,
vide
in
un
angolo
una
camicia
,
che
stava
in
piedi
da
sé
sola
e
ch
'
era
di
color
pavonazzo
.
Guarda
,
tocca
:
il
sangue
,
di
cui
appariva
inzuppata
,
raggrumandosi
e
indurando
,
aveva
ridotto
la
tela
rigida
come
un
legno
.
Don
Antonio
aveva
le
mani
così
scarne
e
le
dita
così
slogate
,
che
con
le
unghie
poteva
toccar
l
'
avambraccio
.
Era
un
miracolo
di
eloquenza
,
un
miracolo
di
abnegazione
.
Parlava
a
dodici
a
quattordicimila
persone
,
che
correvano
a
udirlo
dalle
valli
,
dai
monti
lontani
,
e
si
faceva
sentire
da
tutti
.
Eppure
,
se
tu
vai
a
Brescia
,
puoi
vedere
nella
chiesa
di
San
Filippo
,
appesa
all
'
altare
del
Santo
,
una
lingua
d
'
argento
,
voto
di
Don
Antonio
,
quando
per
intercessione
di
Filippo
Neri
guarì
dalla
balbuzie
.
A
Roma
,
poco
prima
di
morire
,
predicando
nella
chiesa
del
Gesù
,
fece
piangere
il
Papa
.
Aveva
per
consuetudine
,
ne
'
siti
dove
egli
andava
,
di
parlare
contro
i
vizii
che
più
dominavano
in
paese
.
A
Desenzano
tuonò
contro
l
'
ubbriachezza
.
Il
dì
dopo
tutte
le
osterie
,
tutte
quante
le
bettole
erano
chiuse
,
e
l
'
Autorità
dovette
farne
aprire
alcune
per
forza
a
servizio
dei
forestieri
.
All
'
ultimo
sermone
non
voleva
altro
che
i
miserabili
:
era
la
predica
sulla
Povertà
.
Dopo
avere
mostrato
la
vanità
delle
ricchezze
,
dopo
avere
eccitato
gli
animi
al
disprezzo
degli
agi
,
chiamava
ad
uno
ad
uno
i
suoi
ascoltatori
,
e
divideva
con
essi
tutto
intiero
il
guadagno
del
Quaresimale
e
i
pochi
panni
che
gli
restavano
.
Senti
questa
.
Giovanni
stava
dietro
al
pulpito
,
mentre
Don
Antonio
predicava
un
dì
sull
'
Inferno
.
Dopo
una
pausa
,
il
Beato
Antonio
con
voce
rimbombante
grida
:
-
Pentitevi
,
figliuoli
,
tornate
nella
via
della
virtù
;
giacché
per
voi
,
o
perversi
,
che
continuate
a
vivere
nel
peccato
,
che
state
duri
nel
vizio
,
i
sepolcri
-
e
gridava
sempre
più
alto
,
come
ispirato
dal
cielo
-
i
sepolcri
si
spalancheranno
,
e
,
precipitando
sulle
ossa
degli
antichi
scheletri
,
nella
notte
e
nel
gelo
,
sarete
a
poco
a
poco
rosicchiati
vivi
dai
vermi
-
.
Allora
Giovanni
udì
come
un
fruscìo
,
un
muoversi
improvviso
,
ma
sordo
,
lamenti
soffocati
,
singhiozzi
repressi
.
Guarda
dal
parapetto
del
pulpito
,
e
vede
,
cosa
strana
!
nella
chiesa
,
la
quale
prima
era
così
zeppa
di
gente
,
che
una
presa
di
tabacco
-
diceva
Giovanni
tabaccone
-
non
avrebbe
potuto
cadere
in
terra
,
vede
il
pavimento
nudo
in
larghi
spazii
,
vede
scoperte
di
popolo
tutte
le
grandi
lapidi
delle
tombe
.
La
gente
,
spaventata
dalle
parole
del
Missionario
,
s
'
era
ritirata
dai
sepolcri
,
e
,
sempre
in
ginocchio
,
piangendo
e
picchiandosi
il
petto
,
si
pigiava
,
si
schiacciava
,
si
accatastava
a
gruppi
,
e
implorava
sotto
voce
il
perdono
di
Dio
.
Di
questi
ritratti
neri
e
di
questi
mobili
tarlati
tu
non
sapresti
che
cosa
fare
.
Qui
invece
stanno
bene
,
così
impietriti
al
loro
posto
.
Dopo
tanti
anni
che
le
pareti
,
le
masserizie
,
i
quadri
si
guardano
,
e
forse
nel
loro
linguaggio
si
parlano
sommessamente
,
lo
strappare
qualcosa
parrebbe
un
'
amputazione
,
sarebbe
una
crudeltà
.
Quando
i
figliuoli
di
tua
sorella
,
diventati
forti
giovinotti
,
vorranno
passare
alcune
settimane
cacciando
sui
monti
,
uccellando
nelle
valli
o
pescando
le
trote
rosee
nel
lago
d
'
Idro
o
nel
Chiese
,
troveranno
intatta
l
'
antichità
di
questo
palazzaccio
.
Si
scalderanno
al
fuoco
del
caminone
di
marmo
giallo
,
in
cui
dodici
uomini
possono
stare
comodamente
seduti
;
guarderanno
i
soffitti
a
travature
sagomate
e
dipinte
,
e
cammineranno
su
e
giù
nella
galleria
dove
,
tra
gli
stucchi
sgretolati
,
il
vento
gavazza
.
Tu
sentissi
che
musiche
sa
comporre
il
vento
in
queste
gole
alpestri
e
in
queste
muraglie
rovinose
:
sono
tripudii
o
spaventi
,
fischii
lieti
e
trilli
e
scale
e
accordi
sonori
e
poi
il
finimondo
,
e
sempre
continua
il
pedale
,
come
dicono
gli
organisti
,
del
romore
sinistro
,
che
le
acque
del
Chiese
fanno
nel
loro
letto
sassoso
ed
erto
.
2
Ho
trovato
,
nipote
mio
,
quel
che
ti
devo
lasciare
.
È
una
cosa
che
mi
salvò
quasi
la
vita
.
Prima
che
tu
nascessi
,
i
medici
di
Brescia
e
di
Milano
mi
avevano
spacciato
.
Una
maledetta
malattia
nervosa
del
ventricolo
s
'
era
ostinata
a
volermi
spingere
al
mondo
di
là
,
ed
ero
ridotto
,
per
tutto
pasto
,
a
nutrirmi
di
pezzettini
di
cacio
lodigiano
che
tenevo
in
bocca
,
e
di
cui
a
poco
a
poco
succhiavo
la
sostanza
.
Pigliai
questo
malanno
,
il
primo
e
l
'
ultimo
della
mia
vita
,
cacciando
nelle
valli
,
quando
,
dopo
avere
mal
dormito
qualche
ora
in
un
casolare
,
alle
tre
della
notte
mi
alzavo
,
camminavo
fino
alle
sei
in
cerca
del
miglior
sito
della
palude
,
con
il
freschetto
del
dicembre
o
del
gennaio
ed
una
sottile
umidità
che
entrava
nelle
ossa
,
e
poi
dall
'
alba
al
tramonto
mi
piantavo
immobile
nell
'
acqua
e
nella
nebbia
ad
aspettare
una
folaga
,
la
quale
molto
spesso
non
voleva
mostrarsi
.
Mi
scordavo
di
mangiare
.
Bevevo
,
io
che
sono
sempre
stato
mezzo
astemio
,
de
'
larghi
sorsi
di
acquavite
.
Vedi
bestia
che
è
l
'
uomo
!
Amando
le
montagne
e
le
balze
,
cacciarsi
con
tanta
fatica
e
con
sì
misero
fine
dentro
ai
pantani
!
Tornavo
a
casa
,
dopo
qualche
giorno
,
affranto
,
sfinito
.
La
Menica
mi
dava
brodi
,
petti
di
pollo
,
latte
di
gallina
,
vino
vecchio
e
il
suo
sorriso
tutta
bontà
;
ma
io
non
avevo
fame
e
digerivo
male
.
Pensa
che
malinconia
m
'
era
venuta
addosso
!
Non
potevo
uscire
di
camera
:
andavo
dal
letto
al
lettuccio
.
Se
per
caso
giravo
gli
occhi
allo
specchio
,
vedendo
un
coso
allampanato
con
le
guance
smunte
,
gli
occhi
spenti
,
il
quale
non
somigliava
affatto
al
mio
signor
io
,
non
sapevo
vincere
l
'
ombra
di
un
tristissimo
sorriso
,
che
mi
correva
sulle
labbra
e
si
trasmutava
tosto
in
due
lagrime
lente
.
Da
quindici
giorni
,
all
'
aprirsi
della
primavera
,
mangiavo
,
non
ostante
,
un
pochino
di
più
,
dicevo
qualche
parola
volentieri
,
cavavo
qualche
accordo
flebile
con
meno
stento
dalla
mia
amata
chitarra
,
la
quale
mi
stava
accanto
sul
sofà
o
sul
letto
.
Quand
'
ecco
a
un
tratto
,
una
sera
,
mi
sento
esinanire
.
La
Menica
si
spaventa
.
Era
un
gran
pezzo
ch
'
ella
non
dormiva
sotto
le
coltri
,
non
andava
nel
brolo
a
respirare
una
boccata
d
'
aria
,
non
faceva
altro
che
starmi
intorno
sollecita
,
sempre
attenta
ad
un
'
allegria
fiduciosa
e
serena
,
che
non
le
veniva
dal
cuore
,
ma
che
ella
simulava
virtuosamente
per
il
suo
povero
infermo
.
Ell
'
aveva
pensato
fino
allora
al
mio
corpo
:
pensò
in
quel
punto
alla
mia
anima
.
Mezz
'
ora
dopo
entrò
il
curato
e
,
sottovoce
,
mi
chiese
s
'
io
volessi
confessarmi
.
Gli
occhi
della
Menica
m
'
imploravano
.
La
camera
era
buia
,
silenziosa
,
sepolcrale
.
Mi
confessai
a
spizzico
,
quasi
senza
fiato
;
ma
non
fu
cosa
lunga
,
poiché
non
credo
in
mia
vita
di
avere
mai
desiderato
male
a
nessuno
.
Toccai
la
mano
alla
mia
buona
infermiera
,
che
mi
ringraziò
con
effusione
angelica
e
mi
baciò
sulla
fronte
.
Mi
sentivo
sollevato
.
Il
prete
stava
sempre
in
piedi
a
sinistra
del
letto
,
duro
duro
,
brontolando
le
sue
preghiere
.
Negl
'
infermi
le
impressioni
son
rapide
come
il
lampo
.
Guardai
fisso
il
volto
del
prete
,
e
nell
'
osservarlo
provai
dentro
un
irrefrenabile
impeto
di
riso
.
Bisogna
che
tu
sappia
come
quel
curato
,
uomo
di
mezza
età
,
rubicondo
,
tarchiato
,
panciuto
,
ottimo
di
cuore
,
ma
un
po
'
beone
e
mangiatore
insaziabile
,
era
il
più
gioviale
matto
di
questa
terra
.
Cantava
certe
canzonette
da
fare
sbellicare
dalle
risa
,
faceva
certi
giuochi
di
prestigio
con
i
bussolotti
da
maravigliare
un
mago
,
scriveva
sonetti
buffoneschi
,
imitava
con
la
sola
varietà
dei
fischi
la
predica
del
Vescovo
biascicone
e
con
la
sola
varietà
delle
inflessioni
di
voce
tutte
le
lingue
,
compresa
la
turca
;
faceva
dietro
una
tela
bianca
le
ombre
chinesi
con
le
mani
,
figurando
cigni
,
lepri
,
porci
,
elefanti
,
gatti
e
una
pantomima
di
burattini
,
in
cui
Arlecchino
era
innamorato
di
Rosaura
e
bastonava
Pantalone
;
finalmente
con
la
faccia
rappresentava
il
temporale
,
agitando
ora
lenti
,
ora
impetuosi
tutti
i
muscoli
delle
gote
,
del
naso
,
della
bocca
,
del
fronte
,
persino
le
orecchie
,
così
che
pareva
proprio
di
vedere
i
primi
lampi
,
di
sentire
il
rombo
dei
primi
tuoni
,
e
poi
via
via
crescere
la
tempesta
e
scrosciare
la
pioggia
e
scoppiare
le
folgori
,
finché
un
po
'
alla
volta
,
con
qualche
ritorno
di
vento
e
d
'
acqua
,
la
bufera
si
dileguava
e
,
rinata
la
calma
,
tornava
a
splendere
la
viva
luce
del
giorno
.
Tu
avessi
visto
come
a
questo
punto
il
viso
del
prete
sbocciava
,
come
s
'
irradiava
,
come
brillava
:
era
il
sole
tale
e
quale
.
Il
gaio
curato
veniva
,
prima
della
mia
malattia
,
tutte
le
domeniche
a
desinare
da
noi
,
e
di
quando
in
quando
,
bevuta
una
bottiglia
di
quel
vecchio
,
ci
dava
lo
spettacolo
esilarante
del
suo
temporale
.
Ora
,
al
vedere
il
muso
tondo
,
comicamente
solenne
,
a
cui
neanche
l
'
aspetto
della
morte
avrebbe
potuto
cancellare
l
'
impronta
della
giovialità
,
borbottare
le
orazioni
fra
i
denti
agitando
le
labbra
,
battendo
le
ciglia
ed
increspando
la
fronte
,
mi
tornò
alla
memoria
il
temporale
,
e
scoppiai
in
una
fragorosa
e
interminabile
risata
.
Il
prete
,
che
era
lesto
di
cervello
,
capì
in
un
attimo
la
ragione
delle
mie
risa
e
,
scordando
il
suo
ministero
,
non
potendosi
più
tenere
cominciò
a
sghignazzare
a
crepapelle
.
La
Menica
e
la
serva
,
che
erano
presenti
,
ci
credettero
impazziti
;
ma
,
giacché
il
riso
è
contagioso
ed
il
prete
riesciva
tanto
bizzarro
nei
suoi
contorcimenti
,
si
misero
a
ridere
anch
'
esse
.
La
solennità
dell
'
olio
santo
s
'
era
trasformata
così
in
una
farsetta
da
carnevale
.
Allora
io
pigliai
da
lato
la
mia
chitarra
e
cominciai
gli
accordi
,
e
il
prete
intonò
una
canzone
delle
sue
più
sguaiate
;
ed
egli
cantava
con
pazza
gioia
ed
io
accompagnavo
con
tanto
felice
ardore
,
che
mi
pareva
di
essere
il
dio
della
contentezza
.
Ma
la
saggia
Menica
mi
fece
smettere
per
forza
,
e
mandò
via
il
curato
bislacco
,
che
si
sentiva
ridere
ancora
sulle
scale
e
in
istrada
di
questo
suo
penitente
mezzo
morto
,
resuscitato
.
Il
dì
seguente
mi
svegliai
con
un
rabbioso
appetito
.
Due
giorni
dopo
giravo
tutta
la
casa
;
quattro
giorni
appresso
andavo
nel
brolo
e
nel
paese
,
e
,
passata
una
settimana
,
mi
arrampicavo
sui
monti
e
avrei
mangiato
i
gusci
delle
ostriche
.
La
mia
guarigione
fu
cominciata
dalle
smorfie
del
prete
,
ma
fu
compiuta
dalla
chitarra
.
Tu
non
puoi
pensare
quale
beatitudine
fosse
la
mia
nel
potere
di
nuovo
agitare
fieramente
le
corde
di
quello
strumento
,
che
amo
sin
da
fanciullo
,
e
che
mi
è
sempre
stato
una
grande
consolazione
nelle
traversìe
della
vita
giovanile
e
ne
'
piccoli
fastidii
della
vecchiaia
.
Tu
mi
hai
sentito
suonare
.
Sono
un
buon
chitarrista
,
non
è
vero
?
Ho
le
mie
ambizioncelle
anch
'
io
,
caro
nipote
.
Quando
andavo
sotto
il
balcone
della
Menica
,
settant
'
anni
addietro
,
e
suonavo
dolce
dolce
un
minuetto
del
Monteverde
,
la
gente
stava
ad
ascoltarmi
a
bocca
aperta
,
e
il
cuore
batteva
forte
alla
mia
fidanzata
,
che
mi
scoccava
dalle
imposte
socchiuse
delle
occhiate
assassine
.
Adesso
ancora
mi
diverto
a
cercare
nelle
antiche
melodie
le
antiche
memorie
.
Vado
nella
cappella
del
palazzo
,
che
è
,
come
tu
sai
,
all
'
angolo
della
galleria
,
ed
ha
l
'
altare
tutto
di
legno
ad
angeli
paffuti
e
a
cartocci
barocchi
,
i
quali
mostrano
ne
'
luoghi
più
riposti
i
segni
delle
scomparse
dorature
:
e
vi
sono
i
vetri
a
figure
colorate
,
qua
e
là
rotti
e
restaurati
con
pezzi
di
vetri
bianchi
,
sicché
ad
un
Santo
manca
la
testa
,
all
'
altro
un
braccio
o
una
gamba
:
e
non
ostante
la
chiesetta
ha
qualcosa
di
severo
e
di
sacro
nella
sua
mezza
oscurità
.
Non
c
'
è
neanche
un
quadro
;
le
pareti
son
nude
;
solo
da
una
parte
si
vede
appesa
ad
un
chiodo
la
mia
chitarra
,
che
è
quasi
una
reliquia
.
Stacco
lo
strumento
,
e
,
salendo
dallo
scalone
interno
,
quello
scalone
lungo
e
diritto
,
che
ha
i
suoi
dugento
gradini
tutti
sconnessi
,
vado
pian
piano
nel
giardino
alto
,
da
cui
si
domina
il
villaggio
e
la
valle
,
e
mi
metto
a
sedere
sui
graticci
,
i
quali
,
servendo
solo
per
i
bachi
da
seta
,
restano
quasi
tutto
l
'
anno
accatastati
nel
padiglione
delle
feste
.
Questo
magazzino
,
gioia
dei
topi
e
dei
ragni
,
era
una
piccola
reggia
tre
secoli
addietro
.
I
nostri
antenati
vi
godevano
le
loro
orgie
,
che
non
invidio
:
donne
,
balli
,
buffoni
,
cene
,
le
quali
non
terminavano
prima
dell
'
alba
e
lasciavano
uomini
e
femmine
arrotolati
per
terra
.
Col
vino
scorreva
qualche
volta
il
sangue
.
I
muri
portano
ancora
,
quasi
cancellati
dal
tempo
,
i
nomi
ed
i
motti
di
qualcuno
dei
violenti
e
gaudenti
cavalieri
.
V
'
è
,
tra
le
altre
,
sotto
al
disegno
rozzo
di
un
cuore
trafitto
,
l
'
impresa
:
Dopo
il
bacio
il
pugnale
.
Così
,
seduto
al
fresco
ne
'
bei
giorni
d
'
estate
,
strappo
alle
corde
i
miei
vecchi
ricordi
in
questi
ultimi
anni
,
che
sono
i
più
tranquilli
e
i
più
lieti
della
mia
vita
.
Lascio
morire
flebilmente
le
armonie
sotto
la
vòlta
della
sala
,
seguendo
attentissimo
con
l
'
orecchio
le
ultime
oscillazioni
,
che
si
dileguano
nel
brontolìo
lontano
del
Chiese
.
Poi
,
sentendomi
ringalluzzito
,
picchio
forte
su
tutte
quante
le
corde
e
comincio
un
allegro
amoroso
,
una
gavotta
saltellante
;
ma
pur
troppo
la
mia
mano
sinistra
ha
perduto
un
poco
di
agilità
,
e
la
mia
destra
è
scemata
un
poco
di
vigore
.
Oggi
son
più
valente
negli
adagi
,
nelle
ariette
patetiche
:
ai
vecchi
s
'
addice
meglio
il
rimpianto
.
La
mia
chitarra
ha
cinque
corde
doppie
;
sale
dal
la
al
mi
,
due
ottave
e
mezzo
.
È
uno
strumento
ammirabile
per
la
sonorità
e
l
'
eleganza
.
La
rosa
,
intagliata
a
minuti
intrecci
e
trafori
di
cerchi
,
di
triangoli
,
di
foglioline
,
pare
un
'
opera
in
filigrana
.
Il
manico
,
intarsiato
di
avorio
e
di
ebano
con
dei
filetti
d
'
oro
,
rappresenta
una
caccia
in
figure
alte
un
'
oncia
:
cavalcatori
,
dame
,
falconieri
,
con
cani
,
cavrioli
,
lepri
,
cignali
e
ogni
sorta
di
selvaggina
.
Al
basso
della
cassa
armonica
s
'
ammira
poi
una
figuretta
d
'
argento
,
un
Apollo
sdraiato
che
suona
la
cetra
,
cosa
che
più
graziosa
al
mondo
non
si
potrebbe
vedere
.
Oltre
a
ciò
,
accomodate
in
vago
ornamento
,
stanno
un
centinaio
di
perle
,
alcune
assai
grosse
,
e
così
bene
incastonate
,
che
sette
soltanto
si
sono
rotte
o
perdute
.
Insomma
questa
chitarra
magnifica
desidero
,
dopo
la
mia
morte
,
lasciarla
al
mio
caro
nipote
.
Fors
'
è
un
'
ubbia
dello
zio
quasi
rimbambito
,
ma
non
vorrei
che
la
chitarra
uscisse
dalla
nostra
famiglia
.
C
'
è
sotto
una
storiella
.
Te
la
racconterò
,
prima
perché
giova
che
tu
la
sappia
,
e
poi
per
amore
di
me
medesimo
.
Non
posso
dormire
,
come
accade
ai
vecchioni
,
più
di
due
o
tre
ore
la
notte
,
e
ho
gli
occhi
sani
,
e
non
cavo
troppo
gusto
a
leggere
libri
per
cagione
della
memoria
,
che
mi
serve
benissimo
nelle
cose
lontane
,
ma
pochissimo
nelle
vicine
,
sicché
alla
fine
di
un
volume
rischio
di
non
rammentarmi
il
principio
.
Bisogna
dunque
ch
'
io
metta
un
poco
di
nero
sul
bianco
per
occupar
la
sera
in
qualcosa
,
mentre
la
Menica
,
tenendo
in
grembo
il
suo
micio
,
pisola
nel
seggiolone
.
3
Ti
scrivo
di
giorno
all
'
ombra
dell
'
antico
padiglione
e
all
'
aria
aperta
,
nel
giardino
ora
tutto
intralciato
e
spinoso
,
che
sta
innanzi
al
padiglione
ed
è
protetto
da
balaustri
spezzati
e
da
pilastri
,
su
cui
piantano
de
'
mozziconi
di
Ercoli
,
di
Diane
e
di
Veneri
!
La
roccia
scende
a
perpendicolo
dietro
il
palazzo
,
del
quale
da
questa
altura
si
dominano
i
tetti
vicini
;
più
giù
,
a
sinistra
,
si
vede
la
piazza
del
paese
,
e
più
giù
ancora
il
ponte
ed
una
lunga
e
sinuosa
striscia
di
fiume
.
È
un
'
afa
,
che
non
si
può
respirare
.
Me
ne
sto
qui
da
un
pezzo
a
guardare
le
montagne
ed
il
cielo
.
Le
curve
ripide
e
rotte
del
monte
di
San
Gottardo
alla
destra
e
dell
'
altro
,
che
gli
sorge
di
contro
,
pare
si
tocchino
a
'
piedi
,
tanto
è
stretta
la
spaccatura
del
Chiese
.
In
mezzo
a
quelle
due
chine
brulle
d
'
un
colore
cupo
rossastro
si
vede
quasi
orizzontalmente
il
dorso
celestino
di
un
monte
lontanissimo
.
Le
nubi
s
'
erano
squarciate
e
,
sul
largo
campo
azzurro
,
da
quell
'
angolo
basso
saliva
saliva
una
nuvola
bianca
,
illuminata
dal
sole
.
Prima
sembrò
una
corona
d
'
argento
posta
sul
culmine
del
monte
lontano
;
poi
si
espanse
,
invase
una
gran
parte
del
cielo
.
Pigliò
figura
di
un
toro
immane
,
che
si
avanzasse
con
la
sua
testa
cornuta
.
Le
corna
venivano
sino
alla
metà
della
vòlta
celeste
;
una
gamba
poggiava
sopra
uno
dei
monti
,
l
'
altra
sull
'
altro
.
Poi
,
in
un
minuto
,
il
toro
mutò
apparenza
:
la
testa
da
grossa
che
era
si
allungò
,
diventò
il
grugno
di
un
porco
,
le
corna
si
accorciarono
in
orecchie
,
le
gambe
si
restrinsero
a
zampini
,
e
la
figura
,
che
prima
era
maestosa
,
diventò
grottesca
.
Poi
la
nuvola
grande
si
sciolse
in
diverse
nuvolette
candide
:
qua
e
là
de
'
gruppi
di
punti
argentei
si
raccoglievano
come
in
tanti
palloncini
aereostatici
,
i
quali
vagavano
un
pezzo
innanzi
di
ridursi
al
nulla
.
L
'
aria
è
restata
d
'
un
celeste
purissimo
,
su
cui
le
due
montagne
vicine
tagliano
scure
,
e
l
'
ultimo
monte
appena
stacca
in
quasi
impercettibile
sfumatura
.
Intanto
il
Chiese
,
ingrossato
dalle
ultime
piogge
,
mugghia
più
iracondo
che
mai
.
Le
case
,
brune
,
ancora
bagnate
,
hanno
de
'
bizzarri
scintillamenti
,
e
gli
alberi
sono
lustri
.
Giù
nelle
strade
fangose
le
capre
passano
,
accompagnate
da
fanciulli
,
che
portano
sul
capo
immense
frasche
fronzute
di
castagno
o
di
quercia
,
sotto
alle
quali
restano
curvati
e
nascosti
.
Son
piante
che
camminano
;
e
quando
diciotto
o
venti
di
quei
ragazzi
scendono
così
dai
sentieri
delle
montagne
l
'
un
dietro
all
'
altro
,
pare
che
un
pezzo
di
bosco
si
muova
,
e
si
pensa
-
non
mi
rammento
bene
,
ma
qualcosa
mi
resta
nella
memoria
di
spaventoso
-
a
quel
re
,
a
cui
,
dopo
la
profezia
di
certe
orribili
streghe
,
venne
incontro
così
una
foresta
minacciante
e
vendicatrice
.
Dalla
parte
di
San
Gottardo
sai
che
si
va
a
Bagolino
,
costeggiando
il
melanconico
Lago
d
'
Idro
,
passando
dalle
mura
merlate
della
Rocca
d
'
Anfo
e
camminando
un
pezzo
sulla
stupenda
strada
,
che
lascia
ben
basso
il
Caffaro
,
e
dai
parapetti
della
quale
si
vedono
i
precipizii
vertiginosi
,
dove
nella
cupezza
del
fondo
le
acque
del
torrente
,
col
rimbalzare
da
un
masso
all
'
altro
,
col
piombare
in
cascate
,
col
frangersi
alle
roccie
,
mostrano
il
luccichìo
della
loro
spuma
.
In
quelle
orridezze
si
rovesciano
spesso
uomini
e
cavalli
e
,
senza
che
la
loro
caduta
mandi
il
più
lieve
romore
,
vanno
a
seppellirsi
nella
gran
fossa
del
monte
.
La
via
bellissima
è
sparsa
di
panporcini
e
di
croci
.
O
quante
volte
son
passato
su
quella
strada
cantando
,
con
il
mio
fucile
a
pietra
sulla
spalla
,
la
fiaschetta
piena
di
polvere
,
la
ventriera
fasciata
alla
vita
e
ben
provvista
di
palle
e
pallini
,
e
la
carniera
ad
armacollo
!
Avevo
con
me
Lampo
e
Bigio
,
oppure
Livia
e
Toti
.
Non
c
'
è
una
svolta
ch
'
io
non
ricordi
,
né
una
cappelletta
,
né
una
pietra
migliaria
.
A
Nozza
,
avendo
pigliato
una
scorciatoia
,
trovai
sul
viottolo
rasente
al
Chiese
due
vipere
,
ed
una
ne
uccisi
coi
tacchi
de
'
miei
grossi
stivali
.
A
Vestone
il
povero
Lampo
ebbe
un
formidabile
calcio
da
un
ciuco
,
e
continuò
poi
a
guaire
tutta
la
giornata
.
Ad
Anfo
c
'
era
un
'
ostessa
gobbetta
e
zoppa
,
la
quale
mi
dava
il
vino
bianco
e
le
tinche
fritte
.
Facevo
centro
a
Bagolino
,
ma
poi
,
partendo
all
'
alba
e
spesso
non
tornando
la
sera
,
correvo
lontano
a
cacciare
i
camosci
sulle
balze
e
le
starne
nei
boschi
.
La
prima
volta
che
salii
solo
alla
cittaduzza
alpestre
,
e
avevo
allora
,
che
ero
giovane
,
un
'
aria
baldanzosa
ed
una
gran
barba
nera
,
un
vecchietto
mi
venne
incontro
e
,
togliendosi
rispettosamente
il
cappello
e
sorridendo
con
malizia
,
mi
fece
segno
di
seguirlo
.
Dopo
avermi
condotto
,
senz
'
aprir
bocca
,
un
trecento
passi
all
'
in
su
e
all
'
in
giù
per
quelle
viuzze
sudicie
e
strette
,
il
vecchietto
si
ferma
e
alzando
il
braccio
mi
mostra
coll
'
indice
una
lapide
antica
infissa
nella
rovinosa
muraglia
di
una
casa
.
Vi
leggo
a
stento
questi
bei
versi
:
Oggi
non
è
il
tempo
Né
la
stagione
Di
stare
in
questo
loco
Chi
non
sta
a
ragione
.
Prima
che
avessi
agio
di
pigliarmela
col
sardonico
vecchietto
e
chiedergli
la
causa
della
sua
minaccia
,
egli
se
l
'
era
prudentemente
svignata
.
Lo
cercai
tutt
'
in
giro
senza
poterlo
trovare
.
Desinai
all
'
osteria
del
Pavone
,
e
poi
,
essendo
domenica
e
non
avendo
sentito
messa
,
m
'
arrampicai
sulle
interminabili
gradinate
della
chiesa
ed
entrai
a
pregare
.
Il
sole
mandava
i
suoi
raggi
quasi
orizzontalmente
dalle
finestre
della
facciata
sino
all
'
altar
maggiore
,
gettando
su
questo
la
luce
infiammata
del
tramonto
e
facendo
scintillare
la
custodia
dorata
del
ciborio
.
La
chiesa
era
deserta
.
Solo
si
sentiva
un
leggiero
picchio
a
intervalli
regolari
ora
di
qua
ora
di
là
.
Una
vecchia
,
tanto
curva
che
il
suo
mento
giungeva
appena
all
'
altezza
delle
panche
,
passava
abbastanza
lesta
da
un
altare
all
'
altro
,
mettendo
innanzi
ad
ogni
passo
il
suo
bastoncino
,
su
cui
poggiava
il
peso
del
corpo
cadente
.
Mentre
uscivo
,
ell
'
era
accanto
alla
pila
dell
'
acqua
santa
,
le
diedi
qualche
soldo
:
mi
ringraziò
tremolando
.
Il
sole
scendeva
in
quel
punto
dietro
le
montagne
.
Non
sapendo
come
passare
il
tempo
,
mi
posi
a
sedere
sul
parapetto
del
portico
e
guardai
intorno
le
chine
verdi
;
ma
nell
'
abbassare
lo
sguardo
,
sopra
un
quadratello
di
marmo
bianco
,
incassato
nelle
lastre
scure
del
pavimento
,
mi
parve
di
vedere
il
nome
della
nostra
famiglia
.
Sentii
punzecchiarmi
dalla
curiosità
e
guardai
bene
.
Potei
leggere
,
oltre
al
casato
,
Don
Antonio
,
e
l
'
anno
MDCCLXX
;
ma
il
testo
,
tra
l
'
essere
logoro
dallo
stropiccìo
de
'
piedi
e
l
'
essere
scritto
in
latino
,
non
mi
entrava
nel
cervello
.
Stavo
così
lambiccandomi
da
dieci
minuti
,
quand
'
odo
dietro
di
me
una
voce
fessa
e
biascicante
,
la
quale
brontola
,
come
se
ripetesse
una
lezione
imparata
a
memoria
:
«
Sul
sagrato
di
questa
chiesa
Don
Antonio
,
maestro
di
virtù
,
fece
ardere
in
benefica
pira
gli
strumenti
del
peccato
,
e
scacciò
il
Demonio
muto
dal
cuore
dei
penitenti
»
.
Non
capii
nulla
neanche
nella
traduzione
,
e
,
vincendo
il
ribrezzo
che
la
vecchia
mi
metteva
addosso
,
le
chiesi
s
'
ella
poteva
spiegarmi
il
mistero
dell
'
epigrafe
.
Mi
pigliò
per
il
braccio
con
la
sua
mano
adunca
,
che
pareva
un
artiglio
,
e
mi
trascinò
sul
piazzale
,
nel
mezzo
,
tra
il
portico
della
chiesa
e
le
gradinate
della
roccia
,
le
quali
scendono
al
paese
;
poi
,
sempre
tenendosi
al
mio
braccio
,
fece
il
segno
con
la
punta
del
suo
bastoncino
di
un
largo
circolo
intorno
a
noi
,
e
disse
:
-
Qui
,
proprio
qui
.
Era
un
gran
fuoco
.
Pareva
un
incendio
.
I
ragazzi
avevano
portato
le
fascine
secche
;
gli
uomini
avevano
accomodato
le
legne
in
una
immensa
catasta
;
le
donne
con
le
mani
giunte
,
inginocchiate
,
pregavano
.
Poi
una
si
alza
e
,
togliendosi
i
pendenti
dalle
orecchie
,
li
getta
nelle
fiamme
;
e
,
dopo
questa
,
tutte
,
ad
una
ad
una
,
o
un
monile
,
o
un
braccialetto
,
od
uno
spillone
,
o
quel
che
hanno
di
prezioso
e
di
bello
gettano
nel
fuoco
.
Le
litanie
si
sollevano
al
cielo
:
lo
scoppiettare
e
lo
stridere
del
rogo
pare
un
inferno
.
Si
avanzano
gli
uomini
come
spiritati
.
È
notte
,
e
le
fiamme
,
tingendo
la
chiesa
e
le
case
di
un
rosso
sanguigno
,
dànno
ai
devoti
l
'
aspetto
di
demonii
.
Ecco
che
volano
sul
fuoco
mandolini
,
flauti
,
tamburini
,
tiorbe
.
Due
alzano
una
spinetta
,
e
giù
sulle
brace
.
Quante
chitarre
!
Una
,
fra
le
altre
,
di
avorio
,
di
ebano
,
d
'
oro
,
di
perle
!
Che
bellezza
!
...
Mi
sentii
serrare
il
braccio
più
forte
.
La
vecchia
s
'
era
interrotta
,
tremava
in
tutte
le
membra
,
e
sulle
guance
grinzose
e
terrose
sgocciolava
qualche
lagrima
.
Si
percuoteva
il
petto
col
pomo
del
bastoncino
.
Durò
un
pezzo
a
rimettersi
,
e
poi
alzò
sopra
di
me
gli
occhi
così
stravolti
,
che
ne
ebbi
paura
.
Certo
,
era
matta
.
Continuò
,
facendo
da
sé
sola
dieci
passi
indietro
e
picchiando
tre
volte
col
bastoncino
in
terra
:
-
Qui
stava
il
Santo
,
immobile
,
maestoso
.
Guardava
in
alto
.
Qualche
volta
faceva
un
gesto
con
la
mano
,
e
allora
quelli
che
gli
erano
vicini
gridavano
:
Silenzio
.
E
tutti
tacevano
,
e
si
sentiva
,
accompagnata
dal
romore
della
legna
ardente
,
la
voce
di
lui
,
che
gridava
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
.
Quegl
'
infami
oggetti
sono
del
diavolo
.
Regalateli
a
me
,
ch
'
io
li
dono
a
Dio
.
Non
più
balli
,
non
più
suoni
,
non
più
gioielli
.
Via
gli
eccitamenti
alla
corruzione
,
le
tentazioni
al
peccato
.
Vivete
,
pensando
solamente
alla
morte
ed
al
cielo
»
.
E
di
quando
in
quando
si
sentiva
la
stessa
voce
,
che
dominava
il
turbinoso
frastuono
del
popolo
,
ripetere
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
»
.
Mi
sembrò
che
i
pochi
capelli
bianchi
della
vecchia
le
si
rizzassero
sul
cranio
.
Dopo
una
pausa
ripigliò
:
-
Io
era
giovane
allora
,
bella
,
sana
,
ricca
,
empia
.
Mi
scaldavo
le
mani
alla
catasta
e
ridevo
.
Puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
queste
parole
della
strega
avevano
solleticato
la
mia
voglia
di
sapere
ogni
cosa
,
e
se
io
la
tempestassi
d
'
interrogazioni
.
Ma
ella
non
rispondeva
più
niente
.
Pareva
che
fantasticasse
a
qualcosa
di
là
dal
mondo
.
Finalmente
,
infastidita
dalla
mia
insistenza
,
mi
chiese
con
ira
:
-
Chi
è
lei
che
m
'
interroga
?
Che
cosa
importa
a
lei
di
queste
storie
di
mezzo
secolo
addietro
?
Non
può
lasciarmi
quieta
nelle
mie
memorie
e
ne
'
miei
rimorsi
?
Cercai
di
placarla
,
e
per
iscusare
la
importunità
le
dissi
il
mio
casato
e
ch
'
io
ero
pronipote
del
Beato
Antonio
.
-
Nipote
!
-
gridò
,
spalancando
gli
occhi
cisposi
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
-
mormorava
la
vecchia
fra
le
gengive
,
come
se
studiasse
questo
grado
di
parentela
.
Mi
guardò
nel
volto
con
attenzione
minutissima
,
e
invasa
da
una
crescente
contentezza
:
-
È
lui
-
esclamò
-
lui
stesso
.
Ecco
il
naso
aquilino
,
il
fronte
alto
,
le
labbra
sottili
,
le
folte
sopracciglia
,
gli
occhi
neri
.
È
lui
,
lui
,
proprio
lui
!
Nel
sottopormi
a
questo
esame
la
vecchia
decrepita
s
'
accostava
al
mio
viso
,
vicino
vicino
,
giacché
il
crepuscolo
cominciava
a
imbrunire
.
Sentivo
l
'
acre
respiro
di
quel
cadavere
ischeletrito
.
-
Lo
stesso
sguardo
-
continuava
-
e
la
stessa
voce
!
È
lui
,
proprio
lui
-
.
E
intanto
si
faceva
il
segno
della
croce
,
e
mi
baciava
il
lembo
della
cacciatora
.
-
Avrei
dato
-
ripigliò
-
tutta
la
poca
vita
che
mi
resta
per
trovare
un
discendente
del
Santo
.
Ora
posso
morire
in
pace
.
Restituirò
al
nipote
ciò
che
ho
rubato
all
'
avo
.
Venga
con
me
fino
al
mio
casolare
,
là
sulla
montagna
.
Non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Potrei
morire
da
un
momento
all
'
altro
-
e
s
'
incamminò
.
Già
cominciava
a
far
buio
.
Il
cielo
,
che
s
'
era
tornato
a
coprire
di
nubi
,
diventava
nero
.
Scendemmo
dietro
la
chiesa
un
centinaio
di
passi
;
poi
,
entrati
in
una
viuzza
,
si
principiò
a
salire
.
La
vecchia
ansava
.
La
strada
era
formata
di
sassi
puntuti
e
sconnessi
,
con
pozzanghere
ad
ogni
tratto
e
qualche
torrentello
.
Incespicavo
negli
sterpi
.
Dei
tronchi
d
'
albero
disseccati
sbarravano
il
sentiero
.
Udivo
de
'
fruscii
:
vidi
la
coda
di
un
lungo
serpe
nero
guizzare
in
una
buca
.
La
vecchia
andava
a
piccoli
sbalzi
,
picchiando
sempre
con
il
suo
bastoncino
,
e
voltandosi
indietro
a
guardarmi
.
Ad
una
svolta
si
fermò
e
si
mise
a
sedere
in
terra
.
Sembrava
una
pallottola
.
-
Ero
dunque
giovane
-
disse
-
e
bella
.
Avevo
sposato
Angelo
il
Moro
,
il
sicario
.
Egli
viaggiava
per
le
sue
faccende
,
e
quando
tornava
,
dopo
tre
o
quattro
mesi
,
mi
portava
tanto
oro
,
ch
'
io
duravo
fatica
a
spenderlo
tutto
in
vesti
,
in
balli
,
in
orgie
.
Angelo
mi
regalava
i
gioielli
rapiti
alle
dame
.
Una
volta
mi
portò
una
chitarra
,
una
maraviglia
,
rubata
a
una
duchessa
di
Milano
.
Io
,
che
mi
divertivo
a
suonare
quello
strumento
,
ne
fui
beata
;
ma
l
'
amante
mio
,
che
amavo
ancora
più
della
chitarra
,
me
la
chiese
,
e
gliela
diedi
.
L
'
infame
mi
tradì
poco
dopo
.
Da
quel
fagotto
schiacciato
al
suolo
continuava
a
uscire
una
voce
rauca
:
-
Ero
alta
di
corpo
,
snella
;
avevo
gli
occhi
bruni
ed
i
capelli
biondi
.
Ballavo
dal
tramonto
all
'
alba
,
nuotavo
nel
lago
d
'
Idro
,
facevo
all
'
amore
.
Una
sera
,
sentendo
che
il
Beato
Antonio
,
di
cui
parlavano
le
valli
e
i
monti
,
ma
che
io
non
avevo
ancora
veduto
,
ordinava
di
bruciare
gli
strumenti
da
musica
e
gli
ornamenti
delle
donne
,
volli
goder
lo
spettacolo
.
Alcuni
de
'
miei
corteggiatori
s
'
erano
convertiti
alla
fede
del
Santo
,
altri
non
si
attentarono
ad
accompagnarmi
,
uno
solo
venne
con
me
travestito
per
non
farsi
conoscere
.
Quella
sera
sentivo
dentro
un
diavolo
:
ero
ubbriaca
di
peccato
.
A
un
tratto
vidi
il
mio
amante
traditore
accanto
a
me
,
il
quale
stava
per
gettare
nel
fuoco
la
mia
chitarra
.
Sentii
ribollirmi
il
sangue
.
Nel
baccano
e
nella
confusione
,
appena
la
chitarra
fu
sul
rogo
,
io
,
al
rischio
di
bruciarmi
le
vesti
,
mi
scagliai
sulle
fiamme
e
la
trassi
fuori
intatta
.
Qualche
giorno
appresso
Angelo
fu
appiccato
in
Brescia
.
Mi
ammalai
:
restai
povera
e
sola
.
La
megera
si
alzò
,
e
continuò
il
cammino
.
Era
notte
scura
;
non
vedevo
dove
mettessi
i
piedi
;
sdrucciolavo
;
tre
o
quattro
volte
fui
lì
lì
per
cadere
.
Il
nome
del
Moro
mi
rammentava
i
raccapricci
d
'
infanzia
,
quando
il
mio
vecchio
servo
Giovanni
raccontava
le
prodezze
del
famoso
assassino
,
il
quale
,
per
esperimentare
la
curiosità
d
'
una
sua
fidanzata
,
le
aveva
lasciato
in
deposito
un
paniere
coperto
di
foglie
fresche
,
proibendole
di
guardarvi
dentro
,
e
dopo
un
'
ora
torna
e
trova
la
ragazza
in
deliquio
,
perché
ella
aveva
trovato
nel
paniere
una
testa
d
'
uomo
tagliata
.
La
vecchia
continuava
interrottamente
,
fermandosi
ad
ogni
venti
passi
:
-
Mi
nacque
a
poco
a
poco
nel
cuore
una
cosa
nuova
,
il
rimorso
.
Entrai
qualche
volta
in
chiesa
;
ascoltai
qualche
messa
.
Passato
un
anno
,
tornò
a
Bagolino
il
Beato
Antonio
.
M
'
acconciai
per
il
primo
sermone
accanto
al
pulpito
,
e
vidi
il
Santo
pallido
,
smunto
,
salire
faticosamente
i
gradini
.
Annunziò
con
voce
fioca
l
'
argomento
della
predica
:
Il
Demonio
muto
.
La
sua
parola
era
lenta
,
quasi
stentata
,
ma
tanto
semplice
,
tanto
chiara
,
che
nasceva
negli
ascoltatori
una
certa
maraviglia
di
non
avere
pensato
prima
da
sé
a
così
naturali
discorsi
.
«
Nell
'
animo
nostro
(
egli
diceva
)
noi
nascondiamo
quasi
sempre
,
spesso
senza
volerlo
,
qualche
volta
senza
saperlo
,
la
memoria
o
il
desiderio
di
un
peccato
.
Come
non
lo
confessiamo
al
prete
,
così
non
lo
confessiamo
a
noi
stessi
.
E
pure
quel
punto
,
quella
piccola
ulcera
venefica
un
po
'
alla
volta
s
'
allarga
,
si
estende
e
incancrenisce
via
via
l
'
anima
intera
.
Ci
credevamo
giusti
,
ci
troviamo
iniqui
»
.
E
il
Santo
veniva
agli
esempii
:
la
moglie
,
che
dal
grato
ricordo
di
una
stretta
di
mano
scivola
alla
infedeltà
;
il
negoziante
,
che
dalla
prima
menzogna
sul
prezzo
di
una
merce
scende
al
fallimento
bugiardo
;
il
servo
,
che
ruba
prima
un
soldo
sulla
spesa
,
e
poi
,
vedendo
come
la
padrona
non
se
n
'
accorge
,
ne
ruba
due
,
dieci
,
venti
,
e
finisce
col
rubare
nella
borsa
e
nello
scrigno
;
il
giovinotto
,
che
dal
primo
stravizio
precipita
all
'
ubbriachezza
:
e
così
per
ognuno
quasi
degli
ascoltatori
c
'
era
una
parola
che
lo
toccava
dentro
.
«
Nella
più
remota
e
angusta
cameretta
del
cuore
alloggia
il
Demonio
muto
.
Egli
se
ne
sta
lì
accovacciato
,
arrotolato
,
silenzioso
;
ma
poi
,
quando
gli
pare
che
l
'
uomo
sia
più
distratto
o
più
fiacco
,
stende
le
membra
,
s
'
adagia
,
s
'
impadronisce
di
una
stanza
,
dell
'
altra
,
e
riesce
ad
occupare
tutta
quanta
la
casa
della
nostra
coscienza
.
La
nostra
coscienza
diventa
allora
un
inferno
.
Tutto
sta
dunque
nel
guardarci
dentro
e
nel
trovare
il
nostro
mortale
nemico
,
quand
'
egli
è
ancora
quasi
impercettibile
:
tutto
sta
nel
cacciare
via
subito
il
piccolo
Demonio
muto
»
.
Ma
il
Santo
cangiava
voce
.
Da
dolce
e
insinuante
ch
'
era
in
principio
,
diventava
aspra
,
violenta
,
terribile
.
Parlava
sul
Demonio
muto
delle
coscienze
già
infami
:
delle
donne
empie
,
degli
uomini
perversi
,
che
occultano
un
peccato
obbrobrioso
.
Terminò
tuonando
,
sicché
la
chiesa
rimbombava
:
«
Furti
,
assassinii
,
inganni
,
sacrilegii
,
lordure
d
'
ogni
specie
,
venite
fuori
dal
petto
di
voi
che
m
'
ascoltate
,
entrate
nelle
mie
orecchie
;
e
salga
il
vostro
rimorso
e
il
vostro
pentimento
a
Dio
.
Dio
è
misericordioso
!
»
.
Il
popolo
si
gettava
per
terra
e
,
piangendo
,
gridava
:
«
Pietà
,
pietà
!
»
.
La
vecchia
,
già
stanca
,
sedeva
nel
mezzo
della
strada
,
e
ormai
l
'
oscurità
era
così
fitta
,
ch
'
io
appena
distinguevo
il
corpiciattolo
bruno
.
Sembrava
che
la
voce
uscisse
da
sotto
terra
.
Cominciai
a
sentirmi
de
'
brividi
nelle
membra
,
poiché
tirava
un
vento
fresco
,
il
quale
faceva
stormire
le
foglie
e
produceva
dei
fischi
e
come
degli
ululati
lamentevoli
e
strani
.
Neanche
un
lume
lontano
;
neanche
una
stella
.
Il
suono
fesso
delle
parole
della
vecchia
che
ricominciava
:
-
Uscii
dalla
chiesa
,
convertita
e
spaventata
.
Tornai
a
casa
correndo
.
Mi
prese
una
febbre
,
che
per
dieci
giorni
tenne
il
mio
corpo
in
orridi
vaneggiamenti
.
Non
ero
guarita
,
quando
una
mattina
scappai
dal
sito
dove
abitavo
,
distante
un
'
ora
,
e
,
portando
con
me
la
chitarra
,
che
avevo
rubata
al
rogo
del
Santo
,
andai
a
Bagolino
per
confessarmi
.
Il
Beato
Antonio
era
già
andato
a
Gardone
,
assai
malato
anch
'
esso
,
quasi
morente
.
Presi
una
carrettella
,
e
,
sempre
col
mio
strumento
maledetto
,
partii
.
Il
giorno
appresso
ero
in
val
Trompia
,
a
Gardone
.
Corsi
tosto
alla
chiesa
,
e
la
vidi
tutta
parata
di
nero
,
tutta
a
ceri
ardenti
.
L
'
infinito
popolo
singhiozzava
e
pregava
;
i
sacerdoti
cantavano
a
morto
.
Nel
mezzo
,
sopra
un
immenso
catafalco
,
seduto
in
un
trono
maestoso
,
vestito
degli
abiti
sacri
,
col
calice
in
mano
,
stava
il
Santo
,
più
livido
che
mai
.
Era
immobile
.
Aveva
gli
occhi
aperti
e
fissi
.
Pareva
che
guardasse
.
Il
cadavere
,
certo
,
mi
malediva
.
La
vecchia
riprese
a
camminare
assai
lenta
.
Io
le
andavo
dietro
senza
vedere
più
nulla
.
-
Siamo
lontani
?
-
le
domandai
.
Non
rispose
.
Si
continuò
a
salire
la
montagna
.
La
vecchia
era
diventata
taciturna
,
ma
sentivo
sempre
il
picchio
del
suo
bastoncino
sui
sassi
.
Finalmente
si
giunse
dinanzi
ad
un
casolare
.
La
vecchia
spinse
l
'
uscio
ed
entrò
.
Cercò
qualcosa
,
e
poi
,
battendo
con
l
'
acciarino
,
fece
uscire
dalla
pietra
qualche
scintilla
;
accese
l
'
esca
e
un
lumino
,
il
quale
rischiarava
assai
male
la
miserabile
stanza
.
Un
po
'
di
strame
in
un
angolo
,
una
panca
,
una
ciotola
;
il
tetto
nascosto
dai
ragnateli
;
il
pavimento
di
mota
lubrica
;
i
muri
di
sassi
tutti
sconnessi
e
cadenti
.
La
strega
,
gettandosi
per
terra
,
levò
le
foglie
muffite
del
suo
giaciglio
e
cominciò
a
raschiare
con
le
unghie
il
terreno
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
mi
fece
segno
di
accostarmele
,
e
vidi
il
coperchio
di
una
cassa
;
aiutai
la
vecchia
a
levarlo
,
ed
apparve
la
famosa
chitarra
con
le
sue
corde
spezzate
.
Alla
luce
del
lumino
fumoso
le
perle
sembravano
scintillette
scialbe
e
l
'
argento
del
piccolo
Apollo
brillava
appena
.
La
vecchia
mi
porse
lo
strumento
con
un
sorriso
che
le
contorceva
la
bocca
,
e
disse
tra
sé
:
-
Morirò
più
quieta
.
Salutai
la
povera
donna
,
ed
uscii
dal
casolare
,
dove
il
tanfo
cominciava
a
nausearmi
.
Solo
,
nelle
tenebre
più
nere
,
con
la
chitarra
sotto
il
braccio
e
senza
rammentarmi
il
cammino
,
puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
mi
sentissi
lieto
.
Mi
guidarono
le
punte
dei
grossi
sassi
della
via
,
martoriandomi
i
piedi
.
Dio
volendo
,
a
mezzanotte
bussai
alla
porta
dell
'
Albergo
,
dove
tutti
dormivano
;
e
,
andato
a
letto
,
sognai
tutta
notte
lemuri
,
fantasmi
,
diavoli
,
megere
e
streghe
.
Sei
mesi
dopo
tornai
a
Bagolino
per
le
mie
caccie
,
e
volli
andare
a
salutar
la
mia
vecchia
.
Trovai
con
grande
stento
il
casolare
.
Era
deserto
.
Domandai
notizie
di
essa
ai
contadini
della
montagna
ed
allo
scaccino
della
chiesa
.
Era
sparita
da
un
pezzo
,
proprio
come
una
strega
.
Nessuno
ne
ha
saputo
più
nulla
.
4
Oggi
è
stata
una
magnifica
festa
,
di
quelle
che
lasciano
il
cuore
più
sereno
e
più
alto
.
Si
cominciò
ier
sera
con
i
fuochi
sulle
montagne
.
Tu
avessi
visto
com
'
era
bello
quell
'
improvviso
accendersi
,
quell
'
alternarsi
di
qua
,
di
là
,
delle
fiamme
d
'
allegria
,
alla
distanza
di
più
miglia
,
dall
'
una
e
dall
'
altra
parte
della
valle
;
e
come
pareva
che
le
cime
dei
monti
si
rispondessero
nel
gaio
linguaggio
di
fuoco
!
Le
campane
suonavano
ora
a
distesa
,
ora
a
rapidi
rintocchi
,
ed
ora
con
una
certa
ingenua
pretensione
d
'
imitare
qualche
arietta
popolare
,
senza
colpa
del
campanaro
se
tre
note
su
sette
dovevano
restar
nel
battaglio
.
Verso
le
otto
,
che
era
ben
buio
,
andai
con
la
mia
Menica
nel
mezzo
del
ponte
,
a
godermi
per
una
mezz
'
oretta
questo
spettacolo
;
e
il
Chiese
,
riflettendo
i
fuochi
delle
alture
,
pareva
se
la
godesse
anche
lui
.
Stamane
poi
all
'
alba
è
stato
un
scoppio
di
gioia
.
Mortaletti
da
tutte
le
parti
,
come
cannonate
d
'
una
finta
battaglia
;
la
banda
musicale
di
Salò
,
che
soffiava
e
batteva
a
tutto
andare
;
il
popolo
,
che
riempiva
le
piazze
e
le
vie
,
ilare
,
chiassoso
,
vestito
da
festa
,
con
fazzoletti
da
collo
e
scialli
d
'
un
rosso
scarlatto
.
M
'
è
venuto
il
ghiribizzo
di
andare
incontro
anch
'
io
al
nuovo
Curato
,
che
faceva
il
suo
ingresso
trionfale
.
Appena
mi
ha
visto
è
sceso
dalla
carrozzetta
,
dove
stava
con
il
Sindaco
.
Ha
voluto
per
forza
che
mi
appoggiassi
al
suo
braccio
,
e
così
a
piedi
siamo
andati
insieme
fino
al
piazzale
della
chiesa
,
in
mezzo
a
due
fitte
ale
di
popolo
,
che
salutava
rispettosamente
.
Il
curato
rispondeva
ai
saluti
con
pronta
affabilità
.
Ha
i
bei
capelli
folti
tutti
d
'
argento
,
che
gli
circondano
il
capo
come
un
'
aureola
;
gli
occhi
azzurri
limpidi
,
d
'
una
soavità
da
fanciulla
;
i
denti
bianchissimi
e
perfetti
.
Veste
pulito
,
quasi
accurato
.
Parla
con
una
dolcezza
semplice
,
profonda
,
affettuosa
,
che
affascina
.
È
,
dicono
,
il
più
virtuoso
prete
della
diocesi
di
Brescia
:
dà
tutto
ai
poveri
:
mangia
polenta
,
cacio
,
latte
soltanto
;
ma
nasconde
la
sua
carità
e
la
sua
povertà
volontaria
sotto
un
aspetto
di
persona
studiosa
e
gentile
.
Mi
ha
detto
:
-
So
ch
'
ella
,
signor
Carlo
,
è
il
più
vecchio
e
più
savio
uomo
di
questi
monti
.
Permetterà
ch
'
io
venga
a
discorrere
spesso
con
lei
e
che
mi
chiami
suo
amico
.
Il
maestro
di
scuola
si
è
avanzato
per
leggere
,
balbettando
,
la
sua
poesia
;
una
fanciulletta
dell
'
Asilo
ha
recitato
lesta
il
suo
discorsino
;
i
preti
della
Parrocchia
hanno
presentato
al
nuovo
pastore
,
con
una
lunga
orazione
latina
,
le
chiavi
della
chiesa
,
portate
sopra
un
cuscino
di
seta
bianca
a
frangie
ed
a
nappe
d
'
oro
.
Ed
è
cominciata
la
processione
:
stendardi
rossi
con
la
Madonna
dipinta
in
mezzo
,
banderuole
,
croci
,
torchi
,
baldacchini
;
fanciulle
inghirlandate
di
fiori
e
tutte
vestite
di
bianco
,
le
quali
portavano
in
mano
con
gran
compunzione
quale
un
Agnello
di
carta
,
quale
un
Bambino
Gesù
in
fasce
,
quale
una
Vergine
incoronata
;
ragazzi
con
mitrie
o
con
turbanti
,
e
dietro
una
coda
interminabile
di
donne
e
d
'
uomini
,
la
quale
,
vista
un
poco
dall
'
alto
,
sembrava
tutta
d
'
un
pezzo
,
e
pareva
che
così
lunga
lunga
si
muovesse
flessuosamente
secondo
l
'
avvallarsi
,
il
girare
o
il
rialzarsi
della
strada
.
A
stare
accanto
alla
chiesa
e
appartati
,
come
abbiamo
fatto
la
mia
buona
Menica
ed
io
,
che
siamo
troppo
vecchi
per
cacciarci
nella
folla
,
si
sentiva
l
'
organo
suonare
un
'
allegra
marcia
con
tutti
i
pedali
e
campanelli
e
tamburi
e
piatti
,
poi
le
campane
suonavano
sul
nostro
capo
,
poi
scoppiavano
i
mortaletti
,
che
era
un
frastuono
da
diventare
sordi
;
ma
quando
per
caso
,
in
certi
momenti
,
tutti
questi
romori
cessavano
,
s
'
udiva
,
già
lontano
,
il
salmeggiare
basso
dei
sacerdoti
della
processione
e
l
'
armonia
vaga
,
lunga
,
angelica
della
risposta
delle
donne
.
*
*
*
La
vecchiaia
è
orrenda
.
Non
ci
sono
lagrime
negli
occhi
,
non
ci
sono
singhiozzi
nel
petto
.
La
disperazione
non
si
espande
nella
pietà
degli
altri
,
non
si
getta
al
di
fuori
con
le
parole
,
con
i
gesti
,
con
le
grida
.
Lo
strazio
è
solitario
.
Si
guarda
al
proprio
dolore
tranquilli
,
con
le
ciglia
asciutte
.
È
una
calma
bieca
;
è
una
freddezza
spaventosa
.
Par
di
uscire
da
se
stessi
,
e
di
aggirarsi
nel
nulla
.
Non
si
pensa
,
non
si
sente
:
si
vive
in
una
tomba
.
La
mia
Menica
è
morta
.
Dieci
giorni
sono
,
mercoledì
sera
,
si
sentiva
un
po
'
stanca
,
e
s
'
addormentò
,
come
al
solito
,
nella
sua
poltrona
.
Io
leggevo
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
il
micio
nero
sbalza
in
terra
e
miagola
come
impaurito
.
Non
gli
bado
.
Alle
dieci
mi
alzo
,
e
mormoro
nell
'
orecchio
della
Menica
:
-
Mia
buona
,
è
l
'
ora
di
andare
a
letto
-
.
Non
risponde
.
Le
metto
,
così
per
giuoco
,
le
due
mani
sul
fronte
.
Lo
sento
di
ghiaccio
.
Era
morta
.
Beata
lei
,
che
è
morta
com
'
era
vissuta
,
nella
sua
santa
placidezza
!
*
*
*
La
casa
è
deserta
,
le
montagne
sono
bianche
di
neve
,
e
gela
.
A
desinare
,
così
solo
,
non
mangio
più
.
La
sera
non
c
'
è
nessuno
che
mi
dia
con
affetto
la
buona
notte
,
e
la
mattina
mi
vesto
nella
camera
vuota
,
intristito
dal
silenzio
fatale
.
La
ragazza
,
che
mi
serve
da
pochi
mesi
,
mi
guarda
con
occhio
indifferente
,
annoiato
.
Pensa
forse
che
i
vecchi
stanno
meglio
nella
bara
.
Ha
ragione
.
Ho
un
solo
conforto
,
il
Curato
.
È
un
santo
uomo
.
Parliamo
di
religione
,
e
la
mia
vecchia
fede
si
ravviva
.
Ieri
mi
diceva
:
-
Signor
Carlo
,
si
prepari
alla
felicità
del
Paradiso
.
Si
stacchi
dalle
cose
di
questa
terra
.
Pensi
a
Dio
.
Non
ho
rimorsi
,
eppure
un
certo
stringimento
di
cuore
mi
dice
forse
che
c
'
è
una
macchia
nella
mia
vita
.
Quando
sono
seduto
al
fuoco
nell
'
interno
del
gran
camino
della
sala
,
e
vedo
sulla
parete
di
contro
il
ritratto
del
Beato
Antonio
,
smorto
,
severo
,
minaccioso
,
mi
sembra
ch
'
egli
apra
le
labbra
ed
alzi
la
mano
per
rimproverarmi
qualcosa
.
Che
cosa
?
Non
ho
mai
fatto
male
apposta
a
nessuno
.
Ho
amato
i
miei
genitori
,
i
miei
parenti
,
la
mia
Menica
.
Ho
seguito
la
dottrina
e
i
riti
della
Chiesa
.
E
non
ostante
,
gli
occhi
dipinti
del
ritratto
di
Don
Antonio
,
che
sono
vivi
,
mi
scrutano
dentro
nelle
viscere
,
mi
strappano
fuori
un
non
so
che
dall
'
anima
.
È
uno
scavo
nella
coscienza
.
Forse
il
mio
Demonio
muto
.
Chi
lo
sa
?
Forse
quell
'
oggetto
di
profano
piacere
,
che
io
vagheggiavo
,
e
che
può
avermi
distolto
spesso
dalla
contemplazione
di
Dio
!
Sì
,
quel
maledetto
strumento
,
rubato
da
un
sicario
e
destinato
al
rogo
,
poi
di
nuovo
rubato
da
una
femmina
iniqua
.
Certo
,
a
quello
sguardo
,
che
scintilla
fuor
della
tela
,
ci
deve
essere
una
profonda
cagione
.
Don
Antonio
,
bisogna
ch
'
io
ti
plachi
.
Interrogai
il
Curato
.
Perdonami
,
nipote
mio
:
ho
già
provvisto
a
te
nel
codicillo
del
testamento
,
ma
ritiro
il
dono
,
che
ti
avevo
fatto
.
Il
buon
prete
mi
consiglia
di
distruggere
quella
mia
vecchia
gioia
mondana
,
che
oggi
mi
è
occasione
di
rimorsi
e
di
paure
.
*
*
*
Ieri
sera
nevicava
,
tirava
vento
,
si
sentivano
certe
voci
lugubri
a
tutte
le
finestre
ad
a
tutti
gli
usci
.
Non
avevo
dormito
da
una
settimana
.
Andai
nella
cappella
a
staccar
la
chitarra
e
la
potrai
nella
sala
.
Al
lume
del
fuoco
le
perlette
e
l
'
oro
brillavano
,
e
la
figuretta
di
Apollo
sorrideva
.
Il
demonio
mi
tentò
e
toccai
le
corde
.
Un
suono
rauco
e
terribile
uscì
dallo
strumento
scordato
.
Allora
feci
aggiungere
molta
legna
sul
fuoco
,
e
quando
la
vampa
toccò
la
cappa
altissima
del
camino
,
fatto
un
supremo
sforzo
,
gettai
la
chitarra
sul
rogo
,
seguendola
attentamente
con
gli
occhi
.
Le
corde
si
contorsero
come
serpi
,
mandando
un
sibilo
di
dolore
;
il
legno
sottile
della
cassa
armonica
diventò
nero
,
si
spaccò
in
più
luoghi
,
e
,
senza
infiammarsi
,
si
ridusse
a
carbone
;
le
perlette
sparirono
;
il
manico
durò
un
gran
pezzo
a
bruciare
,
e
le
figurette
della
caccia
,
staccandosi
ad
una
ad
una
,
caddero
nelle
brace
.
Chiamai
la
serva
,
che
gettasse
dell
'
altra
legna
sul
fuoco
.
Tutto
fu
consumato
.
Nell
'
uscire
dalla
sala
,
passando
innanzi
al
ritratto
di
Don
Antonio
,
mentre
le
ultime
brace
ardenti
lo
irradiavano
di
una
luce
oscillante
e
sanguigna
,
credetti
che
lo
sguardo
del
Santo
mi
seguisse
ancora
tenace
,
torvo
,
implacabile
.
Gelai
tutto
e
svenni
.
Mando
un
addio
a
te
,
a
tua
sorella
ed
ai
suoi
figliuoli
;
e
mi
dolgo
che
siate
troppo
lontani
,
perch
'
io
vi
possa
vedere
mai
più
.
Sono
alzato
e
ti
scrivo
dal
tavolino
;
ma
sento
dentro
di
me
come
un
presentimento
felice
.
Ho
chiamato
per
questa
sera
il
mio
buon
Curato
.
Mi
confesserà
e
mi
darà
l
'
olio
santo
.
Senso
Dallo
scartafaccio
segreto
della
contessa
Livia
.
Ieri
nel
mio
salotto
giallo
,
mentre
l
'
avvocatino
Gino
,
con
la
voce
rauca
della
passione
lungamente
repressa
,
mi
susurrava
nell
'
orecchio
:
-
Contessa
,
abbia
compassione
di
me
:
mi
cacci
via
,
ordini
ai
servi
di
non
lasciarmi
più
entrare
;
ma
,
in
nome
di
Dio
,
mi
tolga
da
una
incertezza
mortale
,
mi
dica
se
posso
o
se
non
posso
sperare
-
;
mentre
il
povero
giovane
mi
si
gettava
ai
piedi
,
io
,
ritta
,
impassibile
,
mi
guardavo
nello
specchio
.
Esaminava
il
mio
volto
per
trovarmi
una
ruga
.
La
mia
fronte
,
su
cui
scherzano
i
riccioletti
,
è
liscia
e
tersa
come
quella
di
una
bimba
;
a
'
lati
delle
mie
ampie
narici
,
al
di
sopra
delle
mie
labbra
un
po
'
grosse
e
rosse
,
non
si
vede
una
grinza
.
Non
ho
mai
scoperto
un
filo
bianco
ne
'
lunghi
capelli
,
i
quali
,
sciolti
,
cadono
in
belle
onde
lucide
,
neri
più
dell
'
inchiostro
,
sulle
mie
spalle
candide
.
Trentanove
anni
!
...
tremo
nello
scrivere
questa
orribile
cifra
.
Diedi
un
colpetto
leggiero
con
le
mie
dita
affusolate
sulla
mano
calda
dell
'
avvocatino
,
la
quale
brancolava
verso
di
me
,
e
m
'
avviai
per
uscire
;
ma
,
spinta
da
non
so
quale
sentimento
(
certo
un
sentimento
lodevole
di
compassione
e
di
amicizia
)
,
voltandomi
sulla
soglia
,
bisbigliai
,
credo
,
questa
parola
:
-
Sperate
.
Ho
bisogno
di
mortificare
la
vanità
.
Alla
inquietudine
,
che
rode
la
mia
anima
e
che
lascia
quasi
intatto
il
mio
corpo
,
s
'
alterna
la
presunzione
della
mia
bellezza
:
né
trovo
altro
conforto
che
questo
solo
,
il
mio
specchio
.
Troverò
,
spero
,
un
altro
conforto
nello
scrivere
i
miei
casi
di
sedici
anni
addietro
,
ai
quali
vado
ripensando
con
acre
voluttà
.
Lo
scartafaccio
,
chiuso
a
tre
chiavi
nel
mio
scrigno
segreto
,
non
potrà
essere
visto
da
occhio
umano
,
e
,
appena
compiuto
,
lo
getterò
sul
fuoco
,
disperdendone
le
ceneri
;
ma
il
confidare
alla
carta
i
vecchi
ricordi
deve
servire
a
mitigarne
l
'
acerbità
e
la
tenacia
.
Mi
resta
scolpita
in
mente
ogni
azione
,
ogni
parola
e
sopra
tutto
ogni
vergogna
di
quell
'
affannoso
periodo
del
mio
passato
;
e
tento
sempre
e
ricerco
le
lacerazioni
della
piaga
non
rimarginata
;
né
so
bene
se
ciò
ch
'
io
provo
sia
,
in
fondo
,
dolore
o
solletico
.
O
che
gioia
,
confidarsi
unicamente
a
sé
,
liberi
da
scrupoli
,
da
ipocrisie
,
da
reticenze
,
rispettando
nella
memoria
la
verità
anche
in
ciò
che
le
stupide
affettazioni
sociali
rendono
più
difficile
a
proclamare
,
le
proprie
bassezze
!
Ho
letto
di
santi
anacoreti
,
i
quali
vivevano
in
mezzo
ai
vermi
ed
alle
putrefazioni
(
quelle
,
certo
,
erano
lordure
)
,
ma
credevano
di
alzarsi
tanto
più
in
su
quanto
più
si
avvoltolavano
nel
fango
.
Così
il
mio
spirito
nell
'
umiliarsi
si
esalta
.
Sono
altera
di
sentirmi
affatto
diversa
dalle
altre
donne
:
il
mio
sguardo
non
teme
nessuno
spettacolo
;
c
'
è
nella
mia
debolezza
una
forza
audace
;
somiglio
alle
Romane
antiche
,
a
quelle
che
giravano
il
pollice
verso
terra
,
a
quelle
di
cui
tocca
il
Parini
in
una
ode
...
non
mi
rammento
bene
,
ma
so
che
quando
la
lessi
mi
sembrava
proprio
che
il
poeta
alludesse
a
me
.
Se
non
fosse
dall
'
una
parte
la
febbre
delle
vive
ricordanze
,
dall
'
altra
lo
spavento
della
vecchiaia
,
dovrei
essere
una
donna
felice
.
Mio
marito
,
vecchio
,
acciaccoso
,
pieno
di
fiducia
in
me
,
mi
lascia
spendere
quanto
voglio
e
fare
quel
che
mi
piace
;
sono
una
delle
prime
dame
di
Trento
:
corteggiatori
non
mi
mancano
,
e
la
cara
invidia
delle
mie
buone
amiche
,
invece
di
scemare
,
si
rinfocola
sempre
più
.
Di
venti
anni
ero
,
naturalmente
,
più
bella
.
Non
che
le
fattezze
del
mio
volto
sieno
mutate
,
o
che
il
mio
corpo
sembri
meno
svelto
e
flessuoso
;
ma
negli
occhi
miei
c
'
era
una
fiamma
,
che
ora
pur
troppo
si
va
smorzando
.
Il
nero
stesso
delle
pupille
mi
pare
,
a
guardarlo
bene
,
un
poco
meno
intenso
.
Dicono
che
il
sommo
della
filosofia
consista
nel
conoscere
se
stessi
:
io
mi
studio
con
tanta
trepidazione
da
tanti
anni
,
ora
per
ora
,
minuto
per
minuto
,
che
credo
di
conoscermi
a
fondo
e
di
potermi
proclamare
una
filosofessa
perfetta
.
Direi
di
avere
toccato
il
colmo
della
mia
bellezza
(
c
'
è
sempre
nel
fiorire
della
donna
un
periodo
breve
di
suprema
espansione
)
quando
avevo
di
poco
varcato
i
ventidue
anni
,
a
Venezia
.
Era
il
luglio
dell
'
anno
1865
.
Maritata
da
pochi
giorni
,
facevo
il
viaggio
di
nozze
.
Per
mio
marito
,
che
avrebbe
potuto
essere
mio
nonno
,
sentivo
una
indifferenza
mista
di
pietà
e
disprezzo
:
portava
i
suoi
sessantadue
anni
e
l
'
ampia
pancia
con
apparente
energia
;
si
tingeva
i
radi
capelli
e
i
folti
baffi
con
un
unguento
puzzolente
,
il
quale
lasciava
sui
guanciali
delle
larghe
macchie
giallastre
.
Del
rimanente
,
buon
uomo
,
pieno
,
alla
sua
maniera
,
di
attenzioni
per
la
giovine
sposa
,
inclinato
alla
crapula
,
bestemmiatore
all
'
occorrenza
,
fumatore
instancabile
,
aristocratico
burbanzoso
,
violento
verso
i
timidi
e
pauroso
in
faccia
ai
violenti
,
raccontatore
vivace
di
storielle
lubriche
,
che
ripeteva
a
ogni
tratto
,
né
avaro
,
né
scialacquatore
.
Si
pavoneggiava
nel
tenermi
al
suo
braccio
,
ma
guardava
le
donnette
facili
,
che
passeggiavano
accanto
a
noi
nella
piazza
di
San
Marco
,
con
un
sorriso
d
'
intelligenza
lasciva
;
ed
io
da
un
lato
n
'
avevo
gusto
,
giacché
l
'
avrei
cacciato
volontieri
in
braccio
di
chicchessia
pure
di
liberarmene
,
dall
'
altro
ne
sentivo
dispetto
.
Lo
avevo
pigliato
spontaneamente
,
anzi
lo
avevo
proprio
voluto
io
.
I
miei
erano
contrarii
ad
un
matrimonio
così
male
assortito
;
né
,
bisogna
dire
la
verità
,
il
pover
'
uomo
ardiva
di
chiedere
la
mia
mano
.
Ma
io
mi
sentivo
stufa
della
mia
qualità
di
zitella
:
volevo
avere
carrozze
mie
,
brillanti
,
abiti
di
velluto
,
un
titolo
,
e
sopra
tutto
,
la
mia
libertà
.
Ce
ne
vollero
delle
occhiate
per
accendere
il
cuore
nel
gran
ventre
del
conte
;
ma
,
una
volta
acceso
,
non
provò
pace
finché
non
m
'
ebbe
,
né
badò
alla
piccola
dote
,
né
pensò
all
'
avvenire
.
Io
,
innanzi
al
prete
,
risposi
un
Sì
fermo
e
sonoro
.
Ero
contenta
di
quello
che
avevo
fatto
,
ed
oggi
,
dopo
tanti
anni
,
non
ne
sono
pentita
.
In
fondo
,
non
mi
pareva
di
dovermene
pentire
neanche
in
quei
giorni
in
cui
,
aperta
l
'
anima
quasi
d
'
un
tratto
,
mi
sfogavo
nel
parossismo
di
una
prima
passione
cieca
.
Sino
ai
ventidue
anni
passati
il
mio
cuore
era
rimasto
chiuso
.
Le
mie
amiche
,
deboli
in
faccia
alle
lusinghe
dell
'
amore
sentimentale
,
m
'
invidiavano
e
mi
rispettavano
:
nella
mia
freddezza
,
nella
mia
sdegnosa
noncuranza
delle
parole
tenere
e
delle
occhiate
languide
vedevano
una
preminenza
di
raziocinio
e
di
forza
.
A
sedici
anni
avevo
assodata
già
la
mia
fama
scherzando
con
l
'
affetto
di
un
bel
giovane
del
mio
paese
e
disprezzandolo
poi
,
sicché
il
misero
tentò
di
uccidersi
e
,
guarito
,
scappò
da
Trento
in
Piemonte
,
e
si
arruolò
volontario
,
e
in
una
delle
battaglie
del
'59
,
non
mi
ricordo
quale
,
morì
.
Ero
troppo
giovane
allora
per
sentirne
rimorso
;
e
dall
'
altra
parte
i
miei
genitori
e
parenti
e
conoscenti
,
tutti
affezionati
al
governo
dell
'
Austria
,
che
servivano
fedelmente
quali
militari
e
impiegati
,
non
avevano
trovata
altra
orazione
funebre
in
onore
del
povero
esaltato
se
non
questa
:
-
Gli
sta
bene
.
A
Venezia
rinascevo
.
La
mia
bellezza
sbocciava
intiera
.
Negli
occhi
degli
uomini
brillava
,
quando
mi
guardavano
,
un
lampo
di
desiderio
;
sentivo
le
fiamme
degli
sguardi
rivolti
sulla
mia
persona
anche
senza
vederli
.
Persino
le
donne
mi
fissavano
in
volto
,
poi
mi
ricercavano
giù
giù
sino
ai
piedi
,
ammirando
.
Sorridevo
come
un
regina
,
come
una
dea
.
Diventavo
,
nella
contentezza
della
mia
vanità
,
buona
,
indulgente
,
famigliare
,
spensierata
,
spiritosa
:
la
grandezza
del
mio
trionfo
mi
faceva
quasi
apparire
modesta
.
Mio
marito
,
ch
'
era
stato
uno
dei
rappresentanti
della
nobiltà
tirolese
nella
dieta
di
Innsbruck
,
fu
invitato
con
me
ai
pranzi
ed
alle
conversazioni
del
Luogotenente
imperiale
.
Quando
entravo
nella
sala
con
le
braccia
nude
,
con
il
collo
e
un
poco
del
seno
scoperti
,
con
un
abito
di
velo
e
trine
a
lunghissima
coda
,
e
un
grande
fiore
di
rubini
a
foglie
di
smeraldi
sul
capo
,
sentivo
un
fremito
correre
tutt
'
intorno
.
Un
rossore
di
compiacenza
mi
coloriva
il
viso
;
facevo
qualche
passo
lento
,
solenne
e
semplice
,
senza
guardare
nessuno
;
e
,
mentre
la
padrona
di
casa
mi
veniva
incontro
e
m
'
invitava
a
sederle
accanto
,
agitavo
il
ventaglio
innanzi
alla
mia
faccia
,
come
per
nascondermi
pudicamente
agli
occhi
della
gente
stupita
.
Ai
freschi
,
alle
serenate
non
mancavo
mai
.
In
piazza
di
San
Marco
al
caffè
Quadri
avevo
intorno
un
nuvolo
di
satelliti
:
ero
il
sole
di
un
nuovo
sistema
planetario
:
ridevo
,
scherzavo
,
canzonavo
chi
voleva
pigliarmi
con
i
sospiri
o
con
i
versi
,
mi
mostravo
una
fortezza
inespugnata
,
ma
non
mi
affaticavo
poi
troppo
,
per
non
iscoraggire
nessuno
,
a
sembrare
proprio
inespugnabile
.
La
mia
corte
si
componeva
in
massima
parte
di
ufficialetti
e
d
'
impiegati
tirolesi
piuttosto
scipiti
e
assai
tronfii
,
tanto
che
i
più
dilettevoli
erano
i
più
scapati
,
quelli
che
avevano
nella
scostumatezza
acquistato
non
foss
'
altro
l
'
audacia
petulante
delle
proprie
sciocchezze
.
Tra
questi
ne
conobbi
uno
,
il
quale
usciva
dal
mazzo
per
due
ragioni
.
Alla
dissolutezza
sbadata
,
univa
,
per
quanto
i
suoi
stessi
amici
affermavano
,
una
così
cinica
immoralità
di
principii
,
che
niente
gli
pareva
rispettabile
in
questo
mondo
,
salvo
il
codice
penale
e
il
regolamento
militare
.
Oltre
a
ciò
era
veramente
bellissimo
e
straordinariamente
vigoroso
:
un
misto
di
Adone
e
di
Alcide
.
Bianco
e
roseo
,
con
i
capelli
biondi
ricciuti
,
il
mento
privo
di
barba
,
le
orecchie
tanto
minute
che
sembravano
quelle
di
una
fanciulla
,
gli
occhi
grandi
e
inquieti
di
colore
celeste
:
in
tutto
il
volto
una
espressione
ora
dolce
,
ora
violenta
,
ma
di
una
violenza
o
dolcezza
mitigata
dai
segni
di
un
'
ironia
continua
,
quasi
crudele
.
La
testa
piantata
superbamente
sul
collo
robusto
;
le
spalle
non
erano
quadre
e
massiccie
,
ma
scendevano
giù
con
grazia
;
il
corpo
muscoloso
,
stretto
nella
divisa
bianca
dell
'
ufficiale
austriaco
,
s
'
indovinava
tutto
,
e
rammentava
le
statue
romane
dei
gladiatori
.
Questo
tenente
di
linea
,
il
quale
aveva
solo
ventiquattro
anni
,
due
più
di
me
,
era
riuscito
a
divorarsi
la
ricca
sostanza
paterna
,
e
continuando
sempre
a
giuocare
,
a
pagar
donne
,
a
scialarla
da
signore
,
nessuno
oramai
sapeva
come
vivesse
;
ma
nessuno
lo
vinceva
nel
nuoto
,
nella
ginnastica
,
nella
forza
del
braccio
.
Non
aveva
mai
avuto
occasione
di
trovarsi
in
guerra
;
non
amava
i
duelli
,
anzi
due
ufficialetti
mi
raccontarono
una
sera
,
che
,
piuttosto
che
battersi
,
aveva
più
volte
ingoiato
atrocissimi
insulti
.
Forte
,
bello
,
perverso
,
vile
,
mi
piacque
.
Non
glielo
lasciavo
intendere
,
perché
mi
compiacevo
nell
'
irritare
e
tormentare
quell
'
Ercole
.
Venezia
,
che
non
avevo
mai
vista
e
che
avevo
tanto
desiderato
di
vedere
,
mi
parlava
più
ai
sensi
che
all
'
anima
;
i
suoi
monumenti
,
dei
quali
non
conoscevo
la
storia
e
non
intendevo
la
bellezza
,
m
'
importavano
meno
dell
'
acqua
verde
,
del
cielo
stellato
,
della
luna
d
'
argento
,
dei
tramonti
d
'
oro
,
e
sopra
tutto
della
gondola
nera
,
in
cui
,
sdraiata
,
mi
lasciavo
andare
ai
più
voluttuosi
capricci
della
immaginazione
.
Nei
calori
gravi
del
luglio
,
dopo
una
giornata
di
fuoco
,
il
ventolino
fresco
mi
accarezzava
la
fronte
andando
in
barca
tra
la
Piazzetta
e
l
'
isola
di
Sant
'
Elena
o
,
più
lontano
,
verso
Santa
Elisabetta
e
San
Nicolò
del
Lido
:
quello
zeffiro
,
impregnato
dell
'
acre
profumo
salso
,
rianimandomi
le
membra
e
lo
spirito
,
pareva
che
bisbigliasse
nelle
mie
orecchie
i
misteri
fervidi
dell
'
amor
vero
.
Cacciavo
nell
'
acqua
sino
al
gomito
il
braccio
nudo
,
bagnando
il
merletto
che
ornava
la
corta
manica
;
e
guardavo
poi
cadere
una
ad
una
dalle
mie
unghie
le
gocciole
somiglianti
a
brillantini
purissimi
.
Una
sera
tolsi
dal
dito
un
anello
,
dono
di
mio
marito
,
dove
splendeva
un
grosso
diamante
,
e
lo
gettai
lontano
dalla
barca
in
laguna
:
mi
parve
di
avere
sposato
il
mare
.
La
moglie
del
Luogotenente
volle
condurmi
un
giorno
a
vedere
la
galleria
dell
'
Accademia
di
belle
arti
:
non
ci
capii
quasi
nulla
.
Poi
con
i
viaggi
,
con
la
conversazione
dei
pittori
(
uno
,
bello
come
Raffaello
Sanzio
,
voleva
ad
ogni
costo
insegnarmi
a
dipingere
)
qualche
cosa
ho
imparato
;
ma
allora
,
benché
non
sapessi
niente
,
quell
'
allegrezza
di
colori
,
quella
sonorità
di
rossi
,
di
gialli
,
di
verdi
e
di
azzurri
e
di
bianchi
,
quella
musica
dipinta
con
tanto
ardore
di
amor
sensuale
non
mi
sembrò
un
'
arte
,
mi
sembrò
una
faccia
della
natura
veneziana
;
e
le
canzoni
,
che
avevo
udito
cantare
dal
popolo
sboccato
,
mi
tornavano
nella
memoria
innanzi
alla
dorata
Assunta
di
Tiziano
,
alla
Cena
pomposa
di
Paolo
,
alle
figure
carnose
,
carnali
e
lucenti
del
Bonifacio
.
Mio
marito
fumava
,
russava
,
diceva
male
del
Piemonte
,
comperava
cosmetici
:
io
avevo
bisogno
di
amare
.
Ora
ecco
in
qual
modo
principiò
la
mia
terribile
passione
per
l
'
Alcide
,
per
l
'
Adone
in
assisa
bianca
,
il
quale
si
chiamava
con
un
nome
che
non
m
'
andava
a
'
versi
-
Remigio
.
Costumavo
tutte
le
mattine
di
recarmi
al
bagno
galleggiante
di
Rima
,
posto
fra
il
giardinetto
del
Palazzo
Reale
e
la
punta
della
Dogana
.
Avevo
preso
per
un
'
ora
,
dalle
sette
alle
otto
,
una
Sirena
,
cioè
una
delle
due
vasche
per
donne
,
grande
quanto
bastava
per
nuotarvi
qualche
poco
,
e
la
mia
cameriera
veniva
a
spogliarmi
e
a
vestirmi
;
ma
,
siccome
nessun
altro
poteva
entrare
,
così
non
mi
davo
la
briga
di
mettermi
l
'
abito
da
bagno
.
La
vasca
,
chiusa
intorno
da
pareti
di
legno
e
coperta
da
una
tenda
cenerognola
a
larghe
zone
rosse
,
aveva
il
fondo
di
assi
accomodato
a
tale
profondità
sott
'
acqua
che
alle
signore
di
piccola
statura
rimanesse
fuori
la
testa
.
A
me
restavano
fuori
le
spalle
intiere
.
Oh
la
bella
acqua
smeraldina
,
ma
limpida
,
sotto
alla
quale
vedevo
ondeggiare
vagamente
le
mie
forme
sino
ai
piedi
sottili
!
e
qualche
pesce
piccoletto
e
argentino
mi
guizzava
intorno
.
Nuotavo
quant
'
era
lunga
la
Sirena
;
battevo
l
'
acqua
con
le
mani
aperte
,
finché
la
spuma
candida
coprisse
il
verde
diafano
;
mi
sdraiavo
supina
,
lasciando
che
si
bagnassero
i
miei
lunghi
capelli
e
tentando
di
rimanere
per
un
istante
a
galla
,
immobile
;
spruzzavo
la
cameriera
,
che
fuggiva
lontana
;
ridevo
come
una
bimba
.
Molte
larghe
aperture
,
appena
sotto
il
livello
dell
'
acqua
,
lasciavano
entrare
e
passare
l
'
acqua
liberamente
,
e
le
pareti
,
mal
commesse
,
permettevano
,
attraverso
le
fessure
,
di
vedere
,
applicandovi
l
'
occhio
,
qualche
cosa
al
di
fuori
-
il
campanile
rosso
di
San
Giorgio
,
una
linea
di
laguna
,
dove
fuggivano
leste
le
barche
,
una
fetta
sottile
del
Bagno
militare
,
che
galleggiava
a
piccola
distanza
della
mia
Sirena
.
Sapevo
che
tutte
le
mattine
,
alle
sette
,
il
tenente
Remigio
vi
andava
a
nuotare
.
In
acqua
era
un
eroe
:
saltava
dall
'
alto
a
capo
fitto
,
ripescava
una
bottiglia
sul
fondo
,
usciva
dal
recinto
attraversando
di
sotto
lo
spazio
dei
camerini
.
Avrei
dato
non
so
che
cosa
per
poterlo
vedere
,
tanto
m
'
attraevano
l
'
agilità
e
la
forza
.
Una
mattina
,
mentre
guardavo
sulla
mia
coscia
destra
una
macchietta
livida
,
forse
una
contusione
leggiera
,
che
deturpava
un
poco
la
bianchezza
rosea
della
pelle
,
udii
fuori
un
romore
come
di
persona
,
la
quale
nuotasse
rapidamente
.
L
'
acqua
si
agitò
,
la
ondulazione
fresca
mi
fece
correre
un
brivido
per
le
membra
,
e
da
uno
dei
larghi
fori
tra
il
suolo
e
le
pareti
entrò
improvviso
nella
Sirena
un
uomo
.
Non
gridai
,
non
ebbi
paura
.
Mi
parve
fatto
di
marmo
,
tanto
era
candido
e
bello
;
ma
il
suo
ampio
torace
si
agitava
per
il
respiro
profondo
,
e
i
suoi
occhi
celesti
brillavano
,
e
dai
capelli
biondi
cadevano
le
gocciole
come
pioggia
di
lucenti
perle
.
Ritto
in
piedi
,
mezzo
velato
dall
'
acqua
ancora
tremolante
,
alzò
le
braccia
muscolose
e
morbide
:
pareva
che
ringraziasse
i
numi
e
dicesse
:
-
Finalmente
!
Così
principiò
la
nostra
relazione
;
e
d
'
allora
in
poi
lo
vidi
ogni
giorno
o
al
passeggio
,
o
al
caffè
,
o
al
ristorante
,
dove
mio
marito
,
che
aveva
preso
a
volergli
bene
,
lo
invitava
sovente
.
Lo
vedevo
anche
in
segreto
,
anzi
via
via
i
nostri
colloqui
misteriosi
diventarono
a
dirittura
quotidiani
.
Spesso
si
stava
insieme
una
o
due
ore
da
solo
a
sola
,
mentre
il
conte
dormiva
tra
la
colazione
ed
il
pranzo
o
andava
a
gironzare
per
la
città
,
poi
si
passavano
due
o
tre
ore
in
compagnia
pubblicamente
,
dandoci
di
sfuggita
qualche
stretta
di
mano
.
Talvolta
egli
premeva
di
soppiatto
con
il
suo
piede
il
mio
,
e
non
di
rado
mi
faceva
tanto
male
che
diventavo
tutta
rossa
in
volto
;
ma
quello
stesso
dolore
mi
piaceva
.
Non
ero
mai
parsa
tanto
bella
alla
gente
e
a
me
stessa
,
mai
tanto
sana
e
allegra
e
contenta
di
me
,
della
vita
,
di
tutto
e
di
tutti
.
La
seggiola
di
paglia
su
cui
mi
adagiavo
in
Piazza
San
Marco
diventava
un
trono
;
credevo
che
la
banda
militare
,
la
quale
suonava
i
valzer
degli
Strauss
e
le
melodie
del
Meyerbeer
innanzi
alle
Procuratìe
vecchie
,
indirizzasse
la
sua
musica
soltanto
a
me
,
e
mi
sembrava
che
il
cielo
azzurro
e
i
monumenti
antichi
godessero
della
mia
contentezza
.
Il
luogo
dei
nostri
ritrovi
non
era
sempre
il
medesimo
.
Alle
volte
Remigio
in
una
gondola
chiusa
mi
aspettava
alla
riva
sudicia
di
una
lunga
calletta
buia
,
che
riesciva
ad
un
canale
stretto
,
fiancheggiato
di
casupole
tanto
gobbe
e
storpie
da
parere
crollanti
,
e
alle
finestre
delle
quali
pendevano
cenci
di
ogni
colore
;
alle
volte
,
lasciata
la
prudenza
,
si
entrava
in
barca
da
qualche
luogo
frequentato
della
città
,
persino
dal
Molo
innanzi
alla
Piazzetta
.
Coperta
il
viso
d
'
un
denso
velo
nero
,
andavo
da
lui
in
una
casa
accanto
alla
caserma
di
San
Sepolcro
,
incontrando
nell
'
ombra
fitta
delle
scale
tortuose
ufficiali
e
soldati
,
che
non
mi
lasciavano
passare
senza
porgermi
un
segno
della
loro
galanteria
.
In
quella
casa
,
dove
il
sole
non
batteva
mai
,
il
tanfo
della
umidità
si
univa
al
puzzo
nauseabondo
del
fumo
di
tabacco
,
stagnante
nelle
camere
non
ventilate
.
*
*
*
Questo
avvocatino
Gino
mi
secca
.
Guarda
con
certi
occhi
stralunati
,
che
spesso
mi
fanno
ridere
,
ma
qualche
volta
mi
fanno
gelare
;
dice
che
non
può
più
vivere
senza
la
carità
d
'
una
mia
parola
d
'
affetto
;
implora
,
piange
,
singhiozza
;
mi
va
ripetendo
:
-
Contessa
,
si
ricorda
quel
giorno
in
cui
lì
sull
'
uscio
,
voltandosi
,
mi
disse
con
la
voce
di
un
angelo
:
Sperate
?
-
ed
insiste
,
e
torna
ad
invocare
pietà
,
a
singhiozzare
ed
a
piangere
.
Non
ne
posso
più
.
Giorni
sono
gli
lasciai
la
mano
:
la
baciò
più
volte
così
forte
che
mi
restarono
per
un
poco
delle
macchie
livide
sulla
pelle
.
Insomma
,
sono
stufa
.
Ieri
,
persa
la
pazienza
,
gli
gridai
che
mi
lasciasse
in
pace
,
che
non
si
attentasse
mai
più
di
rimettere
il
piede
in
casa
mia
,
e
che
se
avesse
ardito
ancora
di
comparirmi
innanzi
,
l
'
avrei
fatto
cacciare
dai
servi
e
avrei
raccontato
ogni
cosa
al
conte
.
L
'
avvocatino
impallidì
per
modo
che
i
suoi
occhi
neri
parvero
due
buchi
in
una
faccia
di
gesso
;
s
'
alzò
dal
canapè
barcollando
ed
uscì
senza
guardarmi
.
Tornerà
,
tornerà
,
scommetto
.
Ma
è
un
gran
dire
che
a
commuovermi
l
'
anima
non
ci
sia
altro
verso
che
il
rammentarmi
d
'
un
uomo
,
nel
quale
,
ad
onta
della
mia
furibonda
passione
,
vedevo
intiera
la
bassezza
infame
.
*
*
*
Remigio
ogni
tanto
mi
domandava
danaro
.
In
principio
la
pigliava
un
poco
larga
:
era
un
debito
di
giuoco
;
era
un
pranzo
che
doveva
offrire
ai
compagni
per
non
so
quale
occasione
:
avrebbe
restituito
la
somma
pochi
giorni
appresso
.
Finì
col
chiedere
senza
pretesti
ora
cento
fiorini
,
ora
dugento
;
una
volta
mi
chiese
mille
lire
.
Io
davo
,
e
mi
faceva
piacere
di
dare
.
Avevo
dei
risparmii
miei
,
poi
mio
marito
largheggiava
con
me
,
anzi
era
lieto
quando
gli
domandavo
qualcosa
;
ma
venne
un
momento
in
cui
gli
parve
che
spendessi
troppo
.
Mi
offesi
,
mi
adirai
tempestosamente
;
egli
,
bonone
per
solito
e
pieghevole
,
tenne
duro
una
giornata
intiera
.
Quella
giornata
appunto
Remigio
aveva
bisogno
urgente
,
immediato
di
dugentocinquanta
fiorini
:
mi
accarezzava
,
mi
diceva
tante
cose
belle
e
con
una
voce
così
ardente
d
'
amore
,
che
mi
sentii
beata
di
potergli
donare
uno
spillone
di
brillanti
,
il
quale
costava
,
se
mi
rammento
bene
,
quaranta
napoleoni
d
'
oro
.
Il
dì
seguente
Remigio
mancò
all
'
appuntamento
.
Dopo
avere
passeggiato
su
e
giù
per
certe
callette
al
di
là
del
Ponte
di
Rialto
una
ora
buona
,
sicché
la
gente
mi
guardava
con
curiosità
e
con
malizia
,
ed
i
motti
scherzosi
mi
scoppiettavano
intorno
,
alla
fine
,
con
le
guance
infiammate
dalla
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
d
'
ira
,
disperando
oramai
d
'
incontrare
l
'
amante
,
fantasticando
Dio
sa
che
sventure
,
corsi
a
casa
sua
trafelata
,
quasi
fuori
di
senno
.
La
sua
ordinanza
,
che
stava
lucidando
la
sciabola
,
mi
disse
come
il
tenente
dal
giorno
innanzi
non
si
fosse
veduto
.
-
Tutta
la
notte
fuori
?
-
domandai
,
non
avendo
capito
bene
.
Il
soldato
,
zufolando
,
fece
di
sì
con
la
testa
.
-
In
nome
di
Dio
,
correte
,
informatevi
di
lui
:
gli
sarà
seguita
qualche
disgrazia
:
ferito
forse
,
ucciso
!
Il
soldato
alzò
le
spalle
ghignando
.
-
Ma
,
rispondete
,
dov
'
è
il
povero
padrone
?
-
e
avevo
afferrato
per
le
braccia
il
soldato
mentre
continuava
a
ridere
,
e
lo
scuotevo
forte
.
Avvicinò
il
suo
mustacchio
al
mio
viso
;
mi
gettai
indietro
,
ma
ripetevo
:
-
Per
carità
,
rispondete
.
Brontolò
finalmente
:
-
A
cena
con
la
Gigia
,
o
la
Cate
,
o
la
Nana
,
o
con
tutte
e
tre
in
compagnia
.
Altro
che
disgrazie
!
Compresi
allora
che
il
tenente
Remigio
era
la
mia
vita
.
Il
sangue
mi
si
gelò
,
caddi
quasi
priva
di
sensi
sul
letto
nella
camera
buia
,
e
s
'
egli
non
fosse
apparso
in
quell
'
istante
all
'
uscio
,
il
cuore
in
un
parossismo
di
sospetti
e
di
rabbia
mi
si
sarebbe
spezzato
.
Ero
gelosa
fino
alla
pazzia
;
avrei
potuto
diventare
all
'
occasione
gelosa
fino
al
delitto
.
Mi
piaceva
in
quell
'
uomo
la
stessa
viltà
.
Quando
esclamava
:
-
Ti
giuro
,
Livia
,
non
amerò
e
non
abbraccierò
mai
altra
donna
che
te
-
io
gli
credevo
;
e
,
mentre
egli
mi
stava
innanzi
ginocchioni
,
lo
guardavo
adorando
,
come
fosse
un
Dio
.
Se
mi
avessero
chiesto
:
-
Vuoi
che
Remigio
diventi
Leonida
?
-
avrei
risposto
:
-
No
-
.
Che
cosa
mi
doveva
importare
dell
'
eroe
?
Anzi
la
perfetta
virtù
mi
sarebbe
parsa
scipita
e
sprezzabile
al
paragone
de
'
suoi
vizii
;
la
sua
mancanza
di
fede
,
di
onestà
,
di
delicatezza
,
di
ritegno
mi
sembrava
il
segno
di
una
vigoria
arcana
,
ma
potente
,
sotto
alla
quale
ero
lieta
,
ero
orgogliosa
di
piegarmi
da
schiava
.
Quanto
più
il
suo
cuore
appariva
basso
,
tanto
più
il
suo
corpo
splendeva
bello
.
Due
sole
volte
e
per
un
solo
istante
l
'
avrei
bramato
diverso
.
Passavamo
un
giorno
lungo
una
fondamenta
che
guarda
la
cinta
dell
'
Arsenale
.
La
mattina
era
allegra
d
'
un
sole
abbagliante
;
alla
sinistra
spiccavano
sull
'
aria
turchina
gli
alti
fumaiuoli
a
campana
capovolta
e
le
cornici
candide
e
i
tetti
rossi
,
mentre
sulla
destra
correva
il
lungo
muraglione
dei
Cantieri
,
severo
e
chiuso
.
Gli
occhi
abbacinati
riposavano
in
certe
ombre
cupe
,
lì
dove
si
affondava
un
sottoportico
o
si
stringeva
una
calle
;
e
l
'
acqua
brillava
di
tutti
i
verdi
,
rifletteva
tutti
i
colori
,
si
perdeva
qua
e
là
in
buchi
e
striscie
di
un
nero
denso
.
Correvano
e
saltavano
sulla
fondamenta
,
la
quale
dalla
parte
del
canale
non
aveva
nessun
riparo
,
dieci
o
dodici
monelli
,
vociando
a
squarciagola
.
Ve
n
'
erano
di
piccini
e
di
grandetti
.
Uno
dei
piccoli
,
quasi
nudo
,
grassotto
,
con
i
riccioletti
biondi
,
che
gli
coronavano
la
faccia
rosea
e
paffutella
,
faceva
un
chiasso
da
indemoniato
,
dando
scappellotti
,
pizzicando
i
compagni
e
poi
scappando
via
come
un
fulmine
.
Mi
fermai
a
guardare
,
mentre
Remigio
mi
raccontava
le
sue
grandezze
passate
.
A
un
tratto
quel
diavoletto
di
bimbo
,
non
potendo
in
una
corsa
precipitosa
fermare
il
piede
al
ciglio
della
fondamenta
,
volò
nel
canale
.
S
'
udì
uno
strido
ed
un
tonfo
,
poi
subito
intronarono
l
'
aria
le
grida
di
tutti
quanti
i
ragazzi
e
di
tutte
quante
le
donne
,
le
quali
prima
se
la
discorrevano
nella
via
o
guardavano
dalla
finestra
;
ma
in
quel
clamore
dominava
lo
strillo
acuto
,
disperato
,
straziante
della
giovine
madre
,
che
,
slanciatasi
ai
piedi
di
Remigio
,
unico
uomo
presente
a
quella
scena
,
urlava
:
-
Me
lo
salvi
,
per
carità
,
me
lo
salvi
!
-
Remigio
,
freddo
,
ghiacciato
,
rispose
alla
donna
:
-
Non
so
nuotare
-
.
Intanto
uno
dei
fanciulli
più
grandi
s
'
era
buttato
in
acqua
,
aveva
pigliato
per
i
ricci
biondi
il
piccino
e
lo
aveva
tirato
a
riva
.
Fu
un
attimo
.
Lo
stridìo
si
mutò
in
applauso
frenetico
;
donne
e
ragazzi
piangevano
di
gioia
;
la
gente
correva
da
tutte
le
parti
a
vedere
,
e
il
putto
biondo
guardava
intorno
con
i
suoi
occhioni
celesti
,
maravigliato
di
tanto
baccano
.
Remigio
con
uno
strappo
violento
mi
cavò
dalla
folla
.
L
'
altra
volta
che
un
poco
il
mio
amante
mi
spiacque
fu
per
questa
cagione
.
S
'
era
fatto
udire
nel
caffè
Quadri
,
ciarlando
in
tedesco
a
voce
alta
con
alcuni
impiegati
tirolesi
,
a
dir
male
dei
Veneziani
.
Un
signore
,
che
stava
in
un
canto
,
s
'
alzò
di
sbalzo
,
e
piantandosi
di
contro
a
lui
,
che
era
in
uniforme
,
gridò
:
-
Vigliacco
d
'
un
militare
-
e
gli
buttò
in
faccia
tre
o
quattro
de
'
suoi
biglietti
da
visita
.
Ne
nacque
un
parapiglia
.
Il
dì
seguente
i
padrini
dovevano
combinare
il
duello
;
ma
Remigio
,
avendo
notato
che
il
suo
avversario
era
piccolo
,
mingherlino
e
gracilissimo
,
rifiutò
la
pistola
,
rifiutò
la
spada
,
e
,
benché
la
scelta
delle
armi
spettasse
allo
sfidato
,
volle
ad
ogni
costo
la
sciabola
,
sicuro
com
'
egli
era
della
forza
del
proprio
braccio
.
Il
Veneziano
si
piegò
alla
prepotenza
;
ma
,
prima
del
duello
,
era
già
in
carcere
,
ed
a
Remigio
veniva
trasmesso
l
'
ordine
di
andare
immediatamente
ad
una
nuova
destinazione
in
Croazia
.
Quando
seppi
la
cosa
mi
disperai
:
senza
quell
'
uomo
io
non
potevo
vivere
.
Tanto
feci
presso
la
moglie
del
Luogotenente
,
e
tanto
si
adoperò
mio
marito
,
sollecitato
da
me
,
presso
il
Governatore
ed
i
Generali
,
che
Remigio
ottenne
di
venire
mandato
a
Trento
,
dove
io
ed
il
conte
dovevamo
tornare
appunto
in
quei
giorni
.
Tutto
fino
allora
era
andato
a
seconda
della
mia
cieca
passione
.
*
*
*
Da
tre
mesi
non
vedo
questo
mio
scartafaccio
.
Non
mi
sono
attentata
di
portarlo
in
viaggio
,
e
mi
doleva
,
confesso
,
di
averlo
lasciato
a
Trento
.
Riandando
nella
memoria
i
casi
di
tanti
anni
or
sono
,
il
cuore
torna
a
palpitare
e
sento
un
'
aura
calda
di
gioventù
,
che
mi
spira
d
'
intorno
.
Il
manoscritto
è
rimasto
serrato
a
tripla
chiave
nel
mio
scrigno
segreto
,
dietro
all
'
alcova
della
mia
camera
;
e
stava
chiuso
con
cinque
suggelli
in
una
grande
busta
,
su
cui
,
prima
di
partire
,
avevo
scritto
a
grossi
caratteri
:
«
Affido
all
'
onore
di
mio
marito
il
segreto
di
queste
carte
,
ch
'
egli
,
dopo
la
mia
morte
,
brucierà
senza
dissuggellarle
»
.
Me
ne
andai
tranquillissima
:
ero
certa
che
il
conte
,
anche
sospettando
,
avrebbe
religiosamente
adempiuto
la
volontà
di
sua
moglie
.
Ho
avuto
adess
'
adesso
dalla
cameriera
una
notizia
,
che
mi
ha
disgustata
:
l
'
avvocatino
Gino
prende
moglie
.
Ecco
la
costanza
degli
uomini
,
ecco
la
saldezza
delle
passioni
!
-
Contessa
Livia
,
muoio
,
mi
uccido
;
la
sua
immagine
sparirà
dal
mio
petto
con
l
'
ultima
goccia
del
mio
sangue
;
mi
calpesti
come
uno
schiavo
,
ma
mi
permetta
di
adorarla
come
una
Dea
-
.
Frasi
da
melodramma
.
Pochi
mesi
,
e
tutto
svanisce
.
Amore
,
furore
,
giuramenti
,
lagrime
,
singhiozzi
,
non
c
'
è
più
nulla
!
Schifosa
natura
umana
.
E
a
vedere
quegli
occhi
neri
in
quella
faccia
smorta
si
sarebbe
detto
che
vi
lampeggiasse
la
sincerità
profonda
dell
'
anima
appassionata
.
Come
balbettavano
le
labbra
e
pulsavano
le
arterie
e
tremavano
le
mani
e
la
persona
tutta
strisciava
umile
sotto
a
'
miei
piedi
.
L
'
avvocatino
scrofoloso
e
miserabile
meritò
davvero
il
calcio
che
ricevette
da
me
.
Bifolco
.
E
chi
sposa
?
Una
scioccherella
di
diciotto
anni
,
che
i
suoi
parenti
non
hanno
voluto
condurre
in
casa
mia
,
perché
la
contessa
Livia
,
si
sa
,
è
donna
troppo
galante
;
una
scipita
con
due
mele
ingranate
per
guance
,
le
mani
corte
,
grasse
e
rosse
,
i
piedi
da
stalliere
,
e
un
'
aria
impertinentina
da
santarella
,
che
consola
.
E
l
'
uomo
il
quale
piglia
una
tale
bamboccia
ha
osato
amarmi
e
dirmelo
!
Sento
le
brace
sul
viso
...
*
*
*
Il
mio
ufficiale
di
sedici
anni
addietro
,
se
non
era
un
grand
'
uomo
,
era
almeno
un
vero
uomo
.
Mi
stringeva
alla
vita
in
modo
da
stritolarmi
,
e
mi
mordeva
le
spalle
facendomele
sanguinare
.
Cominciavano
a
diffondersi
delle
vaghe
voci
di
guerra
,
poi
le
solite
notizie
contradditorie
e
le
consuete
smentite
:
armano
,
non
armano
,
sì
,
no
;
intanto
un
certo
movimento
insieme
febbrile
e
misterioso
si
propagava
dai
militari
ai
civili
,
i
treni
della
ferrovia
principiavano
a
ritardare
,
a
portare
giù
nuovi
soldati
e
cavalli
e
carriaggi
e
cannoni
,
mentre
i
giornali
non
ismettevano
di
negare
pur
l
'
ombra
dell
'
armamento
.
Io
,
senza
badare
agli
occhi
miei
,
credevo
ai
giornali
,
tanto
il
pensiero
di
una
guerra
mi
spaventava
.
Temevo
per
la
vita
dell
'
amante
;
ma
temevo
anche
più
il
distacco
lungo
,
inevitabile
,
che
avrebbe
dovuto
seguire
tra
noi
due
.
A
Remigio
,
in
fatti
,
l
'
ultimo
dì
di
marzo
fu
ordinato
di
recarsi
a
Verona
.
Ottenne
,
innanzi
di
partire
,
due
giorni
di
permesso
,
che
passammo
insieme
,
senza
lasciarci
mai
un
minuto
,
nella
misera
camera
di
un
'
osteria
sul
laghetto
di
Cavedine
;
ed
egli
mi
giurava
di
venire
presto
a
vedermi
,
ed
io
gli
giuravo
di
andare
a
Verona
quando
non
avesse
potuto
muoversi
di
lì
.
Nel
dargli
l
'
ultimo
abbraccio
gli
gettai
nella
tasca
un
borsellino
con
cinquanta
marenghi
.
Il
conte
,
ritornando
dalla
campagna
,
mi
trovò
,
dieci
o
dodici
giorni
dopo
la
partenza
di
Remigio
,
smagrita
e
pallida
.
Soffrivo
in
realtà
moltissimo
.
Di
quando
in
quando
sentivo
delle
accensioni
alla
testa
e
mi
venivano
dei
capogiri
,
tanto
che
tre
o
quattro
volte
,
barcollando
,
dovetti
appoggiarmi
alla
parete
o
ad
un
mobile
per
non
cadere
.
I
medici
,
che
mio
marito
,
premuroso
ed
inquieto
,
volle
consultare
,
ripetevano
,
stringendosi
nelle
spalle
:
-
Affare
di
nervi
-
;
mi
raccomandarono
di
far
moto
,
di
mangiare
,
di
dormire
e
di
stare
allegra
.
Eravamo
alla
metà
dell
'
aprile
ed
oramai
gli
apprestamenti
si
facevano
senza
maschera
:
militari
d
'
ogni
sorta
ingombravano
le
vie
;
marciavano
i
battaglioni
al
suono
delle
bande
e
dei
tamburi
;
volavano
sui
loro
cavalli
gli
aiutanti
di
campo
;
i
vecchi
generali
,
un
po
'
curvi
sulla
sella
,
passavano
al
trotto
seguiti
dallo
Stato
maggiore
,
baldo
,
brillante
,
caracollante
.
Quei
preparativi
mi
riempivano
di
paure
fantastiche
.
L
'
Italia
voleva
passare
a
fil
di
spada
tutti
quanti
gli
Austriaci
;
Garibaldi
,
con
le
sue
orde
di
demonii
rossi
,
voleva
scannare
tutti
quelli
che
gli
sarebbero
capitati
in
mano
:
si
presagiva
un
'
ecatombe
.
Avevo
le
furie
in
corpo
:
da
Verona
in
sei
settimane
m
'
erano
capitate
quattro
lettere
sole
.
La
posta
si
può
dire
che
non
esistesse
più
;
bisognava
consegnare
,
pregando
e
pagando
,
i
fogli
a
qualcuno
che
,
disposto
ad
affrontare
gli
ostacoli
e
gli
interminabili
ritardi
del
viaggio
,
avesse
necessità
e
ardire
di
recarsi
da
un
luogo
all
'
altro
.
Io
,
non
potendo
più
vivere
nelle
angoscie
,
in
cui
mi
teneva
notte
e
giorno
il
silenzio
o
volontario
o
innocente
di
Remigio
,
m
'
ero
risoluta
di
tentare
il
viaggio
;
ma
come
fare
senza
che
mio
marito
ne
sapesse
nulla
?
come
fare
io
donna
e
sola
e
giovane
e
bella
in
mezzo
alla
brutalità
dei
soldati
,
resi
più
audaci
dalla
disciplina
allentata
e
dal
pensiero
degli
stessi
pericoli
a
cui
andavano
incontro
?
Una
mattina
,
all
'
alba
,
dopo
una
eterna
notte
di
smanie
,
m
'
ero
addormentata
,
quando
a
un
tratto
un
romore
mi
sveglia
;
apro
gli
occhi
e
mi
vedo
accanto
Remigio
.
Mi
parve
un
sogno
.
L
'
aurora
illuminava
già
di
luce
lieve
e
rossastra
la
camera
;
scesi
con
un
balzo
dal
letto
per
chiudere
le
tende
dell
'
alcova
,
e
si
cominciò
sotto
voce
a
discorrere
.
Ero
inquieta
;
il
conte
,
che
dormiva
a
due
stanze
d
'
intervallo
,
poteva
sentire
,
poteva
venire
;
i
domestici
potevano
avere
visto
il
mio
amante
entrare
furtivamente
a
quell
'
ora
.
Egli
mi
rassicurò
con
poche
parole
impazienti
:
aveva
picchiato
,
come
altre
volte
,
ai
vetri
della
finestra
terrena
,
dove
la
cameriera
dormiva
;
ella
pian
piano
gli
aveva
aperto
il
portone
,
ed
era
entrato
senza
che
nessuno
sospettasse
di
nulla
.
Della
cameriera
m
'
importava
poco
,
giacché
sapeva
ogni
cosa
;
ma
il
peggio
stava
nell
'
uscire
:
bisognava
spicciarsi
.
Tornai
a
sbalzare
dal
letto
;
andai
ad
origliare
all
'
uscio
della
stanza
di
mio
marito
:
russava
.
-
Ti
fermi
a
Trento
,
non
è
vero
?
-
Sei
matta
.
-
Qualche
giorno
almeno
?
-
È
impossibile
.
-
Uno
?
-
Parto
fra
un
'
ora
.
Rimasi
accasciata
;
il
mio
cuore
,
pieno
un
minuto
prima
di
gaie
speranze
,
si
riempì
d
'
affanni
e
di
paure
.
-
E
non
tentare
di
trattenermi
.
In
tempo
di
guerra
non
si
scherza
.
-
Guerra
maledetta
!
-
Maledetta
sì
.
Dovrà
essere
terribile
,
a
quanto
pare
.
-
Senti
,
non
potresti
fuggire
,
non
potresti
nasconderti
?
Ti
aiuterò
.
Non
voglio
che
la
tua
vita
sia
messa
in
pericolo
.
-
Fanciullaggini
.
Mi
scoprirebbero
,
mi
piglierebbero
,
e
sarei
fucilato
per
disertore
.
-
Fucilato
!
-
Ho
bisogno
di
te
.
-
La
mia
vita
,
tutto
.
-
No
.
Duemilacinquecento
fiorini
.
-
Dio
,
come
faccio
?
-
Vuoi
salvarmi
?
-
Ad
ogni
costo
.
-
Senti
dunque
.
Con
duemilacinquecento
fiorini
i
due
medici
dell
'
ospedale
e
i
due
della
brigata
mi
fanno
un
certificato
di
malattia
,
e
vengono
a
visitarmi
ogni
tanto
per
confermare
presso
il
Comando
una
mia
infermità
qualunque
,
la
quale
mi
renda
inabile
affatto
al
servizio
.
Non
perdo
il
mio
grado
,
non
perdo
il
mio
soldo
,
scanso
ogni
pericolo
e
rimango
a
casa
tranquillo
,
zoppicando
un
poco
,
è
vero
,
per
una
sciatica
maligna
o
per
una
lesione
all
'
osso
della
gamba
,
ma
quieto
e
beato
.
Troverò
qualche
impiegatuzzo
con
cui
giuocare
a
briscola
;
berrò
,
mangierò
,
farò
le
lunghe
dormite
;
avrò
la
noia
di
stare
a
casa
nel
giorno
,
ma
la
notte
,
sempre
zoppicando
un
poco
per
prudenza
,
mi
potrò
sfogare
.
Ti
piace
?
-
Mi
piacerebbe
,
se
tu
fossi
a
Trento
.
Verrei
da
te
ogni
giorno
,
due
volte
al
giorno
.
Già
quando
ti
credono
malato
,
stare
a
Verona
o
a
Trento
non
è
lo
stesso
?
-
No
,
i
regolamenti
vogliono
che
il
militare
malato
stia
nella
sede
del
Comando
,
sotto
la
continua
e
coscienziosa
vigilanza
dei
medici
.
Ma
,
appena
finita
la
guerra
,
tornerò
qua
.
La
guerra
sarà
fiera
,
ma
breve
.
-
Mi
amerai
sempre
,
mi
sarai
sempre
fedele
,
non
guarderai
nessun
'
altra
donna
?
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
sì
,
te
lo
giuro
;
ma
l
'
ora
passa
,
e
i
duemilacinquecento
fiorini
mi
occorrono
.
-
Subito
?
-
Sicuro
,
devo
portarli
con
me
.
-
Ma
nello
scrignetto
credo
di
avere
appena
una
cinquantina
di
napoleoni
d
'
oro
.
Tengo
sempre
poco
denaro
.
-
Insomma
,
trovali
.
-
Come
vuoi
ch
'
io
li
trovi
?
Posso
chiederli
a
mio
marito
a
quest
'
ora
,
così
,
con
quale
pretesto
,
per
darli
a
chi
?
-
L
'
amore
si
conosce
dai
sacrifizii
.
Non
mi
ami
.
-
Non
ti
amo
?
io
che
ti
darei
volentieri
tutto
il
mio
sangue
.
-
Queste
sono
parole
.
Se
non
hai
denaro
,
dammi
i
gioielli
.
Non
risposi
e
mi
sentii
impallidire
.
Accortosi
della
impressione
che
mi
avevano
fatto
le
sue
ultime
parole
,
Remigio
mi
serrò
tra
le
braccia
di
ferro
,
e
mutato
tono
,
ripeté
più
volte
:
-
Sai
che
ti
amo
infinitamente
,
Livia
mia
,
e
ti
amerò
finché
avrò
un
soffio
di
vita
;
ma
questa
vita
salvamela
,
te
ne
scongiuro
,
salvala
per
te
,
se
mi
vuoi
bene
.
Mi
prendeva
le
mani
,
e
le
baciava
.
Ero
già
vinta
.
Andai
alla
scrivania
a
prendere
le
tre
piccole
chiavi
dello
scrignetto
:
temevo
di
far
romore
;
camminavo
in
punta
di
piedi
,
benché
avessi
i
piedi
nudi
.
Remigio
mi
accompagnò
nel
gabinetto
dietro
l
'
alcova
;
serrai
l
'
uscio
,
perché
il
conte
non
potesse
udire
,
ed
aperto
lo
scrigno
con
qualche
difficoltà
,
tanto
ero
agitata
,
ne
trassi
un
fornimento
intiero
di
brillanti
,
mormorando
:
-
Ecco
,
prendi
.
Costò
quasi
dodicimila
lire
.
Troverai
da
venderlo
?
Remigio
mi
tolse
di
mano
l
'
astuccio
;
guardò
i
gioielli
e
disse
:
-
Usurai
ce
n
'
è
dappertutto
.
-
Sarebbe
un
peccato
il
darlo
via
per
poco
.
Cerca
modo
di
poterlo
ricuperare
.
Mi
piangeva
il
cuore
.
Il
diadema
specialmente
mi
stava
tanto
bene
.
-
E
i
denari
me
li
dai
?
-
chiese
Remigio
,
-
mi
farebbero
comodo
.
Cercai
nello
scrigno
i
napoleoni
d
'
oro
,
che
avevo
messi
in
un
mucchietto
,
e
,
senza
contarli
,
glieli
diedi
.
Mi
baciò
e
,
frettolosamente
,
fece
per
uscire
.
Lo
trattenni
.
Con
un
atto
d
'
impazienza
mi
respinse
,
dicendo
:
-
Se
ti
preme
la
mia
vita
,
lasciami
andare
.
-
Fa
piano
,
non
senti
che
gli
stivali
scricchiolano
?
E
poi
,
aspetta
.
Voglio
vedere
se
c
'
è
la
cameriera
;
bisogna
ch
'
ella
venga
ad
accompagnarti
.
La
cameriera
,
infatti
,
attendeva
in
una
stanza
vicina
.
-
Mi
scriverai
subito
?
-
Sì
.
-
Ogni
due
giorni
?
Volevo
dare
un
ultimo
bacio
all
'
amante
mio
,
che
amavo
tanto
:
era
già
sparito
.
Aperte
le
invetriate
,
guardai
nella
via
.
Il
sole
indorava
le
alte
cime
dei
monti
.
Innanzi
al
portone
stavano
discorrendo
fra
loro
il
mozzo
di
stalla
ed
il
guattero
.
Alzarono
gli
occhi
e
mi
videro
;
poi
videro
uscire
dal
palazzo
Remigio
,
che
camminava
in
fretta
con
le
tasche
dell
'
abito
rigonfie
.
Tornai
a
letto
e
piansi
tutto
il
giorno
:
l
'
energia
della
mia
natura
era
fiaccata
.
Il
medico
la
mattina
appresso
trovò
che
bruciavo
e
che
avevo
una
gran
febbre
;
ordinò
il
chinino
,
che
non
presi
:
avrei
voluto
morire
.
Una
settimana
intiera
dopo
la
visita
di
Remigio
la
cameriera
mi
portò
con
la
sua
solita
placidezza
una
lettera
,
che
,
appena
vista
,
le
strappai
di
mano
rabbiosamente
:
avevo
indovinato
,
era
di
lui
,
la
prima
dopo
la
sua
partenza
,
e
mi
posi
a
leggerla
con
sì
furiosa
avidità
che
,
giunta
alla
fine
,
dovetti
ricominciare
:
non
ne
avevo
capito
nulla
.
Me
la
ricordo
ancora
oggi
parola
per
parola
,
tante
volte
la
lessi
e
tante
volte
i
casi
terribili
,
che
la
seguirono
,
me
ne
fecero
risovvenire
:
«
Livia
adorata
,
M
'
hai
salvato
la
vita
.
Ho
venduto
l
'
astuccio
a
un
Salomone
qualunque
,
per
poco
,
a
dire
il
vero
,
ma
in
queste
circostanze
di
trambusti
e
di
spaventi
non
si
poteva
esigere
di
più
,
duemila
fiorini
,
i
quali
sono
bastati
a
riempire
la
vorace
pancia
dei
medici
.
Prima
di
dovermi
ammalare
ho
trovato
una
bella
stanza
verso
l
'
Adige
in
via
Santo
Stefano
al
numero
147
(
scrivimi
a
questo
indirizzo
)
,
grande
,
pulita
,
con
una
anticamera
tutta
per
me
,
da
cui
si
esce
direttamente
sulla
scala
;
mi
sono
provvisto
di
tabacco
,
di
rum
,
di
carte
da
giuoco
e
di
tutti
i
volumi
di
Paolo
di
Koch
e
di
Alessandro
Dumas
.
Non
manco
di
compagnia
piacevole
,
tutti
maschi
(
non
ti
agitare
)
,
tutti
scrocconi
,
e
se
non
fosse
che
devo
parere
zoppo
e
che
di
giorno
non
posso
uscire
di
casa
,
mi
direi
l
'
uomo
più
felice
del
mondo
.
Certo
,
mi
manca
una
cosa
,
la
tua
persona
,
cara
Livia
,
che
adoro
e
che
vorrei
avere
il
dì
e
la
notte
fra
le
mie
braccia
.
Dunque
non
ti
dar
pensiero
di
nulla
.
Io
leggerò
le
notizie
della
guerra
fumando
;
e
quanti
più
Italiani
e
Austriaci
se
ne
andranno
all
'
inferno
tanto
più
ci
avrò
gusto
.
Amami
sempre
come
io
t
'
amo
;
appena
la
guerra
sarà
finita
e
questi
cani
di
dottori
,
i
quali
mi
costano
un
occhio
della
testa
,
m
'
avranno
lasciato
in
pace
,
correrà
ad
abbracciarti
,
più
ardente
che
mai
,
il
tuo
REMIGIO
»
.
La
lettera
mi
lasciò
sconcertata
e
disgustata
,
così
mi
parve
volgare
;
ma
poi
,
nel
tornarvi
su
,
a
poco
a
poco
mi
persuasi
che
il
tono
in
cui
era
scritta
fosse
affettatamente
leggiero
e
gaio
,
e
che
l
'
amante
avesse
fatto
un
crudele
,
ma
nobilissimo
sforzo
nel
contenere
l
'
impeto
del
suo
cuore
,
tanto
per
non
gettare
nuova
esca
nella
mia
passione
,
che
era
già
un
incendio
,
e
per
quietarmi
un
poco
l
'
animo
,
ch
'
egli
sapeva
terribilmente
ansioso
.
Ristudiai
la
lettera
in
ogni
frase
,
in
ogni
sillaba
.
Avevo
bruciate
tutte
le
altre
quasi
appena
ricevute
;
serbai
questa
in
un
taschino
del
portamonete
,
per
cavarnela
spesso
quando
ero
sola
,
dopo
avere
serrato
a
chiave
gli
usci
della
stanza
.
Tutto
mi
confermava
nella
mia
credenza
benevola
:
quelle
espressioni
d
'
affetto
mi
apparivano
tanto
più
potenti
quanto
più
erano
rapide
,
e
quei
periodi
grossolani
e
cinici
mi
si
presentavano
alla
fantasia
sublimi
di
generoso
sacrifizio
.
Avevo
tanto
bisogno
di
credere
che
la
mia
smania
trovasse
una
scusa
nella
smania
dell
'
altro
;
e
la
viltà
di
lui
mi
riempiva
il
seno
d
'
entusiasmo
,
purché
io
credessi
di
esserne
la
cagione
.
Ma
il
mio
cervello
galoppante
non
si
fermava
qui
.
Chi
sa
,
pensavo
tra
me
,
chi
sa
che
questa
lettera
sia
tutta
un
magnanimo
inganno
!
Forse
egli
è
già
partito
per
il
campo
,
forse
egli
sta
di
contro
al
nemico
;
ma
,
più
curante
di
me
che
di
lui
,
non
volendo
farmi
morire
negli
sbigottimenti
e
nei
terrori
,
m
'
addormenta
con
la
menzogna
pietosa
.
Appena
un
tale
pensiero
si
fece
adito
nel
mio
spirito
,
me
ne
sentii
tutta
invasa
.
Le
insonnie
,
l
'
avversione
al
mangiare
,
i
disturbi
fisici
contribuivano
ad
una
vera
esaltazione
mentale
.
Vivevo
quasi
nella
solitudine
.
Già
la
mia
società
s
'
era
andata
via
via
restringendo
,
poiché
le
famiglie
nobili
trentine
,
avverse
alle
opinioni
politiche
del
conte
,
avevano
da
un
pezzo
lasciato
con
bel
garbo
lui
e
me
affatto
in
disparte
;
i
giovani
,
frementi
d
'
italianismo
,
ci
sfuggivano
senza
riguardi
e
ci
odiavano
;
gl
'
impiegati
del
paese
,
non
sapendo
come
la
guerra
sarebbe
andata
a
finire
,
per
non
rischiare
di
compromettersi
né
in
un
modo
né
in
un
altro
,
oramai
si
astenevano
dal
mettere
piede
in
casa
nostra
:
vedevamo
,
in
somma
,
qualche
nobile
austriacante
,
spiantato
e
parassita
,
qualche
alto
funzionario
tirolese
,
duro
,
testardo
,
puzzolente
di
birra
e
di
cattivo
tabacco
.
I
militari
non
trovavano
più
l
'
agio
né
la
voglia
di
occuparsi
di
me
.
La
mia
relazione
col
tenente
Remigio
,
conosciuta
da
tutti
,
eccetto
che
da
mio
marito
,
aveva
accresciuto
il
mio
isolamento
,
il
quale
,
del
resto
,
m
'
era
gradito
,
anzi
necessario
nello
stato
d
'
animo
in
cui
da
un
po
'
di
tempo
vivevo
.
Remigio
,
dopo
la
lettera
famosa
,
non
aveva
più
scritto
.
Sognavo
per
lui
de
'
pericoli
,
che
mi
apparivano
tanto
più
orrendi
quanto
più
erano
incerti
.
Avrei
potuto
sopportare
forse
la
sicurezza
dei
rischi
d
'
una
battaglia
;
ma
il
non
sapere
se
il
mio
amante
andasse
alla
guerra
o
no
,
era
un
dubbio
che
mi
faceva
impazzire
.
Scrissi
a
Verona
ad
un
generale
che
conoscevo
,
a
due
colonnelli
,
poi
a
qualcuno
di
quegli
ufficialetti
,
i
quali
mi
avevano
tanto
corteggiato
a
Venezia
:
nessuno
rispose
.
Tempestavo
Remigio
di
lettere
;
niente
.
Intanto
le
ostilità
principiarono
:
la
vita
civile
era
soppressa
;
la
ferrovia
,
le
strade
non
servivano
ad
altro
che
ai
carriaggi
delle
munizioni
,
delle
ambulanze
,
delle
proviande
,
agli
squadroni
di
cavalleria
,
che
passavano
in
mezzo
a
nuvoli
di
polvere
,
alle
batterie
,
che
facevano
tremare
le
case
,
ai
reggimenti
di
fanteria
,
che
si
svolgevano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
interminabili
,
sinuosi
,
striscianti
come
un
verme
,
il
quale
volesse
abbracciare
nelle
sue
enormi
spire
tutta
quanta
la
terra
.
Una
mattina
calda
,
affannosa
,
il
26
del
giugno
,
capitarono
le
prime
notizie
di
una
battaglia
orribile
:
l
'
Austria
era
disfatta
,
diecimila
morti
,
ventimila
feriti
,
le
bandiere
perdute
,
Verona
ancora
nostra
,
ma
vicina
a
cedere
,
come
le
altre
fortezze
,
all
'
impeto
infernale
degli
Italiani
.
Mio
marito
era
in
villa
,
e
doveva
starci
una
settimana
.
Suonai
con
furia
;
la
cameriera
non
veniva
;
tornai
a
suonare
;
si
presentò
all
'
uscio
il
domestico
.
-
Dormite
tutti
?
maledetti
poltroni
.
Fammi
venire
subito
il
cocchiere
,
ma
subito
,
intendi
?
Qualche
minuto
dopo
entrò
Giacomo
sbigottito
,
abbottonandosi
la
livrea
.
-
Da
qui
a
Verona
quante
miglia
ci
sono
?
Stette
un
poco
a
pensare
.
-
Dunque
?
-
ripresi
stizzita
.
Giacomo
faceva
i
suoi
conti
:
-
Da
qui
a
Roveredo
circa
quattordici
;
da
Roveredo
a
Verona
dovrebbero
essere
...
non
saprei
...
ci
si
mette
con
due
buoni
cavalli
dieci
ore
,
poco
più
,
poco
meno
,
senza
contare
le
fermate
.
-
Ci
sei
mai
stato
con
i
cavalli
da
Trento
a
Verona
?
-
No
,
signora
contessa
;
andai
da
Roveredo
a
Verona
.
-
Fa
lo
stesso
.
Da
qui
a
Roveredo
so
bene
anch
'
io
che
occorrono
due
ore
.
-
Due
ore
e
mezzo
,
scusi
,
signora
contessa
.
-
Dunque
due
e
dieci
fanno
dodici
in
tutto
.
-
Mettiamo
tredici
,
signora
contessa
,
e
di
buon
trotto
.
-
Quanti
cavalli
ha
preso
con
sé
il
padrone
?
-
La
sua
solita
cavallina
morella
.
-
Ne
restano
quattro
in
scuderia
.
-
Sì
,
signora
padrona
:
Fanny
,
Candida
,
Lampo
e
lo
stallone
.
-
Potresti
attaccarli
tutti
quattro
?
-
Insieme
?
-
Sì
,
insieme
.
Giacomo
sorrise
con
una
cert
'
aria
di
benevola
compassione
:
-
Scusi
,
signora
contessa
,
non
è
possibile
.
Lo
stallone
...
-
Ebbene
,
attacca
gli
altri
tre
.
-
Lampo
ha
una
sciancatura
,
povero
Lampo
,
non
può
neanche
trascinarsi
al
passo
.
-
Attacca
dunque
come
al
solito
Fanny
e
Candida
,
in
nome
di
Dio
-
gridai
,
pestando
i
piedi
,
e
soggiunsi
:
-
Domattina
alle
quattro
.
-
Sarà
servita
,
signora
padrona
;
e
,
scusi
,
per
regolarmi
nella
biada
da
portar
via
,
dove
si
va
?
-
A
Verona
.
-
A
Verona
,
misericordia
!
In
quanti
giorni
?
-
Dalla
mattina
alla
sera
.
-
Signora
padrona
,
scusi
,
ma
questo
proprio
non
si
può
.
-
Ed
io
lo
voglio
,
hai
capito
?
-
replicai
con
accento
così
imperioso
che
il
pover
'
uomo
trovò
appena
il
coraggio
di
balbettare
:
-
Abbia
compassione
di
me
.
Accopperemo
le
due
cavalle
,
e
il
padrone
mi
caccerà
sulla
strada
.
-
La
responsabilità
è
mia
.
Obbedisci
e
non
pensare
ad
altro
-
e
gli
diedi
quattro
marenghi
.
-
Ti
darò
il
doppio
quando
saremo
tornati
,
ad
un
patto
per
altro
,
che
tu
non
dica
niente
a
nessuno
.
-
Per
questo
non
c
'
è
pericolo
;
ma
gl
'
ingombri
della
strada
,
carri
,
i
cannoni
,
le
prepotenze
dei
soldati
,
le
seccature
dei
gendarmi
?
-
Ci
penso
io
.
Giacomo
piegò
il
capo
,
rassegnato
,
ma
non
persuaso
.
-
A
che
ora
giungeremo
a
Verona
?
-
Quando
vorrà
il
cielo
,
signora
padrona
;
e
sarà
un
miracolo
se
ci
arriveremo
vivi
,
lei
,
signora
padrona
,
io
e
le
due
povere
bestie
.
Per
me
poco
importa
,
ma
per
lei
e
per
le
bestie
!
-
Bene
,
alle
quattro
dunque
,
e
silenzio
.
Se
taci
avrai
quello
che
ti
ho
promesso
,
se
parli
ti
licenzio
sui
due
piedi
e
senza
salario
.
Hai
inteso
?
Bada
che
tutti
,
anche
la
cameriera
,
devono
credere
che
andiamo
a
San
Michele
,
dalla
marchesa
Giulia
.
Giacomo
,
rannuvolato
,
s
'
inchinò
ed
uscì
dalla
stanza
.
All
'
alba
ero
in
carrozza
,
e
via
.
Avevo
chiuso
le
tendine
degli
sportelli
,
e
guardavo
da
un
angolo
ai
fantaccini
trafelati
e
polverosi
,
i
quali
credendo
che
nel
cocchio
stesse
un
qualche
gran
personaggio
,
si
schieravano
lungo
i
fossati
;
alcuni
facevano
il
saluto
militare
.
Di
quando
in
quando
bisognava
rallentare
la
corsa
con
mio
fiero
dispetto
,
o
a
dirittura
fermarsi
alcuni
minuti
per
aspettare
che
i
pesanti
e
cigolanti
carri
avessero
lasciato
libero
il
passo
:
le
cose
per
altro
andavano
assai
meglio
di
quello
che
avesse
predetto
Giacomo
.
Una
pattuglia
di
gendarmi
a
cavallo
fermò
la
carrozza
,
ma
il
sergente
,
vedendo
che
c
'
era
dentro
una
signora
,
si
contentò
di
gridare
cavallerescamente
:
-
Buon
viaggio
-
.
Più
giù
di
Roveredo
,
a
Pieve
,
ci
si
trattenne
a
rinfrescare
un
poco
;
poi
a
Borghetto
,
staccate
le
giumente
,
che
non
ne
potevano
più
,
passammo
tre
ore
buone
,
che
mi
parvero
tre
anni
,
rannicchiata
com
'
ero
nella
carrozza
,
udendo
i
lamenti
e
le
bestemmie
dei
soldati
,
i
quali
si
lasciavano
cascare
in
terra
a
squadre
per
pochi
istanti
vicino
all
'
osteria
,
sotto
la
scarsa
ombra
degli
alberi
magri
,
e
mangiavano
un
tozzo
di
pagnotta
e
bevevano
un
sorso
d
'
acqua
.
Avrò
chiamato
dieci
volte
Giacomo
,
il
quale
veniva
allo
sportello
con
tanto
di
grugno
,
sforzandosi
di
parere
composto
,
e
si
toglieva
il
cappello
,
e
ripeteva
:
-
Signora
contessa
,
ancora
dieci
minuti
-
.
Si
ripigliò
,
quando
Dio
volle
,
il
cammino
.
L
'
Adige
,
che
costeggiavamo
,
era
quasi
asciutto
,
i
campi
sembravano
arsi
,
la
strada
brillava
d
'
un
candore
abbagliante
,
non
si
vedeva
una
macchia
nel
cielo
azzurro
,
le
pareti
della
carrozza
bruciavano
,
e
in
quell
'
afa
grave
,
in
quella
densa
polvere
,
io
mi
sentivo
soffocare
.
La
fronte
mi
gocciolava
e
battevo
i
piedi
per
l
'
impazienza
.
Non
badai
alla
Chiusa
:
ascoltavo
lo
scoppiettìo
della
frusta
di
Giacomo
.
A
Pescantina
si
tornò
a
rinfrescare
:
le
buone
bestie
camminavano
a
stento
,
e
a
giungere
a
Verona
ci
volevano
ancora
dieci
lunghe
miglia
.
Il
sole
era
scomparso
in
un
nimbo
di
fuoco
.
Sempre
carri
e
soldati
,
ronde
di
gendarmi
,
polvere
,
e
a
momenti
un
frastuono
assordante
e
uno
stridore
acuto
di
ferramenta
,
a
momenti
un
mormorio
confuso
e
pauroso
,
nel
quale
si
distinguevano
gemiti
e
imprecazioni
e
le
strofe
di
qualche
canzonaccia
oscena
,
cantata
da
voci
strozzate
.
Fino
ad
ora
eravamo
scesi
con
la
corrente
degli
uomini
e
dei
veicoli
,
ora
ci
s
'
incontrava
in
qualche
vettura
d
'
ambulanza
,
in
qualche
compagnia
pedestre
di
militari
leggermente
feriti
,
col
braccio
al
collo
,
una
fasciatura
alla
testa
,
verdi
in
volto
,
curvi
,
zoppicanti
,
laceri
.
E
Remigio
,
Remigio
!
Gridavo
a
Giacomo
di
battere
le
bestie
col
manico
della
frusta
.
Cominciava
a
far
notte
.
S
'
arrivò
alle
mura
di
Verona
verso
le
nove
;
e
tanto
era
il
timor
panico
,
tanto
il
trambusto
,
che
nessuno
badò
alla
carrozza
,
e
si
poté
giungere
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
senz
'
altri
intoppi
.
Non
c
'
era
più
una
camera
,
non
c
'
era
un
buco
dove
poter
dormire
,
né
in
quell
'
albergo
,
né
,
per
quanto
mi
assicurarono
,
in
nessuna
altra
locanda
della
città
:
tutto
era
stato
requisito
per
gli
ufficiali
.
I
cavalli
,
morti
di
stanchezza
,
vennero
legati
nel
cortile
;
Giacomo
doveva
attendere
ad
essi
;
io
finalmente
sbalzai
a
terra
.
Mi
feci
accompagnare
a
piedi
da
un
ragazzaccio
nella
via
Santo
Stefano
al
numero
147
.
Si
dovette
camminare
più
volte
su
e
giù
nella
strada
,
guardando
all
'
alto
delle
porte
,
innanzi
di
distinguere
nel
barlume
dei
rari
fanali
il
numero
della
casa
.
Se
Remigio
c
'
era
,
volevo
fargli
una
improvvisata
:
le
mie
membra
tremavano
tutte
d
'
impazienza
e
di
desiderio
,
ma
poteva
essere
a
letto
,
poteva
stare
in
compagnia
di
qualcuno
,
e
,
sebbene
volessi
ad
ogni
costo
vederlo
subito
,
pure
mi
sembrò
di
dover
mandare
il
ragazzo
avanti
in
esplorazione
.
Era
furbo
e
capì
al
volo
:
doveva
suonare
,
chiedere
del
tenente
per
una
faccenda
urgentissima
,
insistere
perché
gli
aprissero
,
salire
,
dirgli
una
fandonia
qualunque
,
per
esempio
che
un
signore
,
del
quale
s
'
era
scordato
il
nome
e
che
alloggiava
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
bramava
,
senza
ritardo
,
avere
notizie
della
sua
salute
.
Il
fanciullo
nel
venir
fuori
aveva
da
lasciare
aperti
l
'
uscio
del
quartiere
e
la
porta
di
strada
.
Io
mi
nascosi
sul
fianco
della
casa
,
in
un
chiassuolo
tra
la
via
ed
il
fiume
.
Il
fanciullo
suonò
.
S
'
udì
una
voce
rabbiosa
dall
'
ultimo
piano
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
L
'
altro
campanello
,
quello
di
mezzo
:
alla
malora
.
Il
fanciullo
suonò
all
'
altro
campanello
.
Passò
un
minuto
,
che
mi
sembrò
interminabile
,
e
nessuno
comparve
;
il
ragazzo
tornò
a
suonare
;
allora
dal
secondo
piano
una
voce
di
donna
chiese
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
Sì
,
ma
non
riceve
nessuno
.
-
Ho
bisogno
di
parlargli
.
-
Domattina
dopo
le
nove
.
-
No
,
questa
sera
.
Hanno
paura
dei
ladri
?
Passò
un
altro
minuto
e
finalmente
la
porta
si
aprì
.
Remigio
c
'
era
!
la
gioia
mi
spezzava
il
cuore
:
mi
si
offuscò
la
vista
e
,
non
potendo
reggermi
sulle
gambe
,
m
'
appoggiai
alla
muraglia
.
Poco
dopo
il
fanciullo
tornò
:
s
'
era
fatto
mandare
al
diavolo
,
ma
aveva
potuto
lasciare
l
'
uscio
e
la
porta
socchiusi
.
Mi
tornarono
le
forze
,
diedi
qualche
moneta
all
'
astuto
monello
,
e
,
strisciando
,
entrai
nella
casa
.
Avevo
previsto
che
mi
sarebbero
occorsi
i
fiammiferi
;
al
pianerottolo
del
secondo
piano
v
'
erano
due
usci
,
sopra
uno
dei
quali
stava
appiccato
il
biglietto
da
visita
di
Remigio
;
spinsi
l
'
imposta
,
che
cedette
,
ed
entrai
senza
romore
in
una
stanza
quasi
buia
.
Toccavo
la
cima
delle
mie
speranze
,
sentivo
già
le
braccia
dell
'
amante
mio
,
per
il
quale
avrei
dato
senza
esitare
tutto
quello
ch
'
io
avevo
e
la
mia
vita
insieme
,
schiacciarmi
impetuosamente
sopra
il
suo
largo
torace
,
sentivo
i
suoi
denti
incidere
la
mia
pelle
,
e
pregustavo
un
mondo
inenarrabile
di
allegrezze
furiose
.
La
consolazione
mi
fiaccava
:
dovetti
sedermi
sopra
una
seggiola
,
che
stava
accanto
all
'
ingresso
.
Udivo
e
vedevo
come
se
fossi
immersa
in
un
sogno
:
avevo
perso
il
senso
della
realtà
.
Ma
qualcuno
lì
d
'
appresso
rideva
rideva
:
era
un
riso
di
donna
stridulo
,
sguaiato
,
sgangherato
,
che
a
poco
a
poco
mi
destò
.
Ascoltai
,
mi
rizzai
e
,
trattenendo
il
respiro
,
m
'
avvicinai
ad
un
uscio
spalancato
,
dal
quale
si
vedeva
in
una
vasta
camera
illuminata
.
Io
stavo
nell
'
ombra
,
né
mi
si
poteva
scorgere
.
Oh
,
perché
in
quel
punto
Dio
non
mi
accecò
!
V
'
era
una
tavola
,
co
'
resti
d
'
una
cena
;
v
'
era
,
dietro
alla
tavola
,
un
largo
canapè
verde
su
cui
Remigio
,
sdraiato
,
faceva
per
gioco
il
solletico
sotto
l
'
ascella
ad
una
ragazza
,
la
quale
sghignazzava
,
si
sbellicava
,
si
dimenava
,
si
contorceva
tutta
,
sforzandosi
invano
di
svincolarsi
dalle
mani
dell
'
uomo
,
che
le
dava
baci
sulle
braccia
,
sul
collo
,
sulla
nuca
,
dove
capitava
.
Io
non
mi
potevo
più
muovere
;
ero
inchiodata
al
mio
posto
,
con
gli
occhi
fissi
,
le
orecchie
tese
,
la
gola
arsa
.
L
'
uomo
,
stufo
della
burla
,
afferrò
alla
vita
la
ragazza
,
mettendosela
a
sedere
sulle
ginocchia
.
Allora
cominciarono
i
discorsi
,
interrotti
spesso
da
scherzi
e
da
carezze
.
Sentivo
le
parole
,
il
senso
mi
sfuggiva
.
A
un
tratto
la
donna
pronunciò
il
mio
nome
.
-
Mostrami
i
ritratti
della
contessa
Livia
.
-
Li
hai
visti
tante
volte
.
-
Mostrameli
,
te
ne
prego
.
L
'
uomo
,
rimanendo
disteso
sul
canapè
,
alzò
un
lembo
della
tovaglia
,
aperse
il
cassetto
della
tavola
e
ne
cavò
delle
carte
.
La
ragazza
,
diventata
seria
,
cercò
fra
quelle
i
ritratti
e
li
guardò
lungamente
,
poi
:
-
È
bella
la
contessa
Livia
?
-
Lo
vedi
.
-
Non
mi
capisci
:
voglio
sapere
se
ti
par
più
bella
di
me
.
-
Nessuna
donna
mi
può
parer
più
bella
di
te
.
-
Vedi
,
in
questa
fotografia
il
vestito
da
ballo
lascia
scoperte
le
braccia
intiere
e
le
spalle
giù
giù
-
e
la
fanciulla
s
'
accomodava
la
camicia
,
confrontando
con
il
ritratto
:
-
Guarda
,
ti
sembro
più
bella
?
L
'
uomo
la
baciò
in
mezzo
al
petto
,
esclamando
:
-
Mille
volte
più
bella
.
La
fanciulla
,
accanto
alla
lucerna
,
fissando
negli
occhi
l
'
uomo
,
che
sorrideva
,
pigliò
ad
uno
ad
uno
i
quattro
ritratti
,
e
lenta
lenta
li
lacerò
ciascuno
in
quattro
pezzi
;
e
lasciava
cadere
quei
brani
sulla
tavola
in
mezzo
ai
tondi
e
ai
bicchieri
.
L
'
uomo
continuava
a
sorridere
.
-
Ma
tu
,
cattivo
,
le
dici
pure
di
volerle
bene
.
-
Sai
che
glielo
dico
il
meno
possibile
;
ma
ho
bisogno
di
lei
,
e
non
saremmo
qui
insieme
,
cara
,
se
non
m
'
avesse
dato
il
danaro
che
sai
.
Quei
maledetti
medici
me
l
'
hanno
fatta
pagar
salata
la
vita
.
-
Quanto
t
'
è
rimasto
?
-
Cinquecento
fiorini
,
che
sono
già
in
parte
sfumati
.
Bisogna
scrivere
a
Trento
alla
cassa
:
ogni
parola
dolce
,
un
marengo
.
-
Eppure
-
disse
la
donna
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
-
eppure
mi
pesa
.
L
'
uomo
se
la
tirò
vicina
vicina
sul
canapè
verde
,
mormorando
:
-
Lagrime
non
ne
voglio
.
In
quel
punto
il
cuore
mi
si
rivoltolò
dentro
:
l
'
amore
era
diventato
esecrazione
.
Mi
trovai
nella
strada
.
Andavo
senza
sapere
dove
;
mi
passavano
accanto
nella
oscurità
,
urtandomi
,
gruppi
di
soldati
,
barelle
,
da
cui
venivano
gemiti
lunghi
o
strilli
di
dolore
,
qualche
cittadino
frettoloso
,
qualche
contadino
spaurito
;
nessuno
badava
a
me
,
che
scivolavo
lungo
i
muri
delle
case
ed
ero
vestita
tutta
di
nero
con
un
fitto
velo
sul
volto
.
Riescii
ad
un
largo
viale
piantato
di
alberi
cupi
,
dove
il
fiume
,
corrente
alla
mia
destra
,
rinfrescava
un
poco
l
'
aria
affannosa
.
L
'
acqua
si
perdeva
quasi
nelle
tenebre
;
ma
non
mi
venne
,
neanche
per
un
attimo
,
la
tentazione
del
suicidio
.
Era
già
nato
in
me
,
senza
ch
'
io
neppure
me
ne
fossi
avveduta
,
un
pensiero
bieco
,
ancora
indeterminato
,
ancora
annebbiato
,
il
quale
m
'
invadeva
adagio
adagio
l
'
anima
intiera
e
la
mente
,
il
pensiero
della
vendetta
.
Avevo
offerto
tutto
a
quell
'
uomo
,
ero
vissuta
per
lui
,
senza
di
lui
m
'
ero
sentita
morire
,
con
lui
ero
salita
in
cielo
;
ed
il
suo
cuore
,
i
suoi
baci
egli
li
dava
ad
un
'
altra
!
La
scena
a
cui
avevo
assistito
,
mi
si
dipingeva
tutta
dinanzi
;
vedevo
ancora
sotto
a
'
miei
occhi
quelle
lascivie
.
Infame
!
Corro
per
lui
,
superando
ogni
ostacolo
,
sprezzando
ogni
pericolo
,
gettando
nel
fango
il
mio
nome
:
corro
ad
aiutarlo
,
corro
a
confortarlo
,
e
lo
trovo
sano
,
più
bello
che
mai
e
nelle
braccia
di
una
donna
!
E
lui
,
che
mi
deve
tutto
,
e
la
sua
ganza
,
calpestano
insieme
la
mia
dignità
ed
il
mio
affetto
e
mi
scherniscono
e
mi
vituperano
.
E
sono
io
che
pago
le
loro
orgie
;
e
quella
donna
bionda
si
vanta
,
nuda
,
di
essere
più
bella
di
me
;
e
lui
,
lui
(
m
'
era
serbato
questo
supremo
obbrobrio
)
la
proclama
lui
stesso
più
bella
!
Tante
emozioni
m
'
avevano
affranto
:
l
'
ira
,
che
bolliva
dentro
di
me
,
aveva
messo
in
tutto
il
mio
corpo
una
febbre
ardente
,
che
mi
faceva
tremare
le
gambe
.
Non
sapevo
dove
fossi
;
non
volevo
,
né
potevo
farmi
accompagnare
da
un
passante
fino
all
'
albergo
per
chiudermi
di
nuovo
nella
carrozza
;
mi
posi
a
sedere
sulla
sponda
del
fiume
,
fissando
gli
occhi
nel
cielo
nero
.
Non
trovavo
requie
;
rientrai
nelle
vie
della
città
;
impazzivo
;
cascavo
di
fatica
;
da
diciotto
ore
non
avevo
mangiato
.
Mi
trovai
per
caso
di
contro
ad
una
modesta
bottega
da
caffè
,
e
,
dopo
avere
più
volte
girato
innanzi
alla
vetrina
,
parendomi
che
non
ci
fosse
nessuno
,
andai
a
pormi
nel
canto
più
lontano
e
scuro
,
ordinando
qualcosa
.
Nell
'
angolo
opposto
,
sdraiati
sullo
stesso
sofà
rosso
,
che
circondava
la
sala
vasta
,
bassa
,
umida
e
mezza
buia
,
stavano
due
militari
,
fumando
e
sbadigliando
.
Poco
dopo
entrarono
due
altri
ufficiali
;
un
giovinetto
,
che
poteva
avere
diciannove
anni
,
lungo
,
smilzo
,
con
i
baffetti
sottili
,
ed
un
uomo
sui
quaranta
,
tozzo
,
pesante
,
con
il
muso
pavonazzo
a
bitorzoli
ed
a
bernoccoli
,
le
larghe
sopracciglia
nere
come
il
carbone
e
due
mustacchi
sotto
il
naso
grosso
così
folti
ed
irti
che
parevano
setole
;
aveva
in
bocca
una
pipa
boema
,
corta
nel
cannello
,
ma
enorme
nel
camino
,
dalla
quale
uscivano
ampie
nubi
di
fumo
,
che
andavano
l
'
una
dopo
l
'
altra
ad
annerire
il
soppalco
.
Il
giovinetto
andò
dritto
a
salutare
gli
ufficiali
nell
'
angolo
.
Sentii
che
diceva
:
-
Ne
ho
visti
morire
quaranta
in
due
ore
nella
sala
delle
operazioni
sotto
i
ferri
dei
chirurghi
,
i
quali
buttavano
via
braccia
e
gambe
come
se
giuocassero
al
pallone
,
e
trapanavano
e
aggiustavano
teste
...
-
Bisognerebbe
che
aggiustassero
quelle
dei
nostri
generali
-
brontolò
il
Boemo
,
ghignando
.
Nessuno
badava
a
me
.
Entrò
,
sola
,
una
ragazza
,
pareva
una
crestaia
,
e
si
pose
a
sedere
a
lato
dell
'
ufficialetto
magro
,
chiedendogli
ad
alta
voce
:
-
Me
lo
paghi
un
caffè
?
Dopo
alcuni
discorsi
,
ai
quali
non
posi
attenzione
,
uno
dei
militari
sdraiati
disse
alla
ragazza
,
senza
muoversi
:
-
Sai
,
Costanza
,
ho
visto
il
tuo
tenente
Remigio
-
Quando
?
-
chiese
la
femmina
.
-
Oggi
.
Sono
andato
da
lui
.
Era
insieme
con
Giustina
.
La
conosci
Giustina
?
-
Sì
,
quella
biondona
,
che
ha
tre
denti
rimessi
.
-
Non
me
ne
sono
accorto
.
-
Guardala
bene
.
E
come
sta
Remigio
?
-
Qualche
doloretto
alla
gamba
,
che
lo
fa
guaire
ogni
tanto
,
e
zoppica
un
poco
,
ecco
tutto
.
È
stata
proprio
una
malattia
provvidenziale
quella
.
Gli
altri
arrischiano
la
pelle
,
si
logorano
nelle
fatiche
,
nei
calori
d
'
inferno
,
nella
fame
,
in
tutte
le
maledizioni
di
questa
guerra
,
e
lui
mangia
,
beve
e
sta
allegro
e
trova
chi
lo
mantiene
.
-
Chi
vuoi
che
lo
mantenga
quel
buon
mobile
?
-
Una
signora
.
-
Una
vecchia
bavosa
.
-
No
,
mia
cara
,
una
signora
bella
,
giovane
e
,
per
giunta
,
milionaria
e
contessa
e
innamorata
matta
di
lui
.
-
E
paga
le
bellezze
del
tenente
?
-
Gli
dà
del
danaro
,
e
molto
.
-
Povera
sciocca
!
-
Remigio
la
chiama
la
sua
Messalina
.
Non
me
ne
ha
detto
il
casato
,
ma
mi
ha
confidato
ch
'
è
di
Trento
e
che
ha
nome
Livia
.
C
'
è
nessuno
qui
che
sia
pratico
di
Trento
?
L
'
ufficialetto
smilzo
disse
:
-
M
'
informerò
io
e
vi
riferirò
ogni
cosa
domani
a
sera
,
se
saremo
a
Verona
.
Contessa
Silvia
,
non
è
vero
?
-
Contessa
Livia
,
Livia
,
ricordatelo
bene
-
gridò
l
'
ufficiale
sdraiato
.
Costanza
riprese
:
-
Ma
Remigio
è
malato
per
davvero
?
-
Oh
per
questo
poi
sì
.
Capisci
bene
che
non
la
si
dà
a
bere
a
quattro
medici
:
uno
del
reggimento
di
Remigio
,
un
altro
scelto
dal
generale
in
un
altro
reggimento
e
due
dell
'
ospedale
militare
.
Ogni
tre
giorni
vanno
a
visitarlo
;
palpano
la
gamba
-
e
picchiano
e
tirano
e
lo
fanno
strillare
.
Una
volta
svenne
.
Ora
sta
meglio
.
-
Finita
la
guerra
,
guarita
la
gamba
insistette
la
Costanza
.
-
Non
lo
dite
neanche
per
ischerzo
-
osservò
il
secondo
ufficiale
sdraiato
,
il
quale
fino
allora
non
aveva
fatto
sentir
la
sua
voce
.
-
Sai
che
per
il
solo
sospetto
di
un
inganno
il
tenente
ed
i
medici
verrebbero
fucilati
in
ventiquattt
'
ore
,
l
'
uno
come
disertore
dal
campo
di
battaglia
,
gli
altri
come
complici
e
manutengoli
?
-
E
se
la
meriterebbero
,
per
Dio
-
esclamò
ruggendo
il
Boemo
senza
cavarsi
la
pipa
di
bocca
.
L
'
ufficialetto
aggiunse
:
-
Il
generale
Hauptmann
non
aspetterebbe
neanche
ventiquattr
'
ore
.
A
queste
parole
l
'
idea
,
che
già
mi
stava
in
nebbia
nel
cervello
,
splendette
di
vivissima
luce
;
avevo
trovato
,
avevo
risoluto
.
-
Il
generale
Hauptmann
!
-
ripetevo
tra
me
.
Le
vampe
,
che
mi
salivano
al
capo
,
m
'
obbligarono
a
togliere
del
tutto
il
velo
dalla
faccia
;
bruciavo
:
chiamai
perché
mi
portassero
dell
'
acqua
.
Gli
ufficiali
,
che
allora
s
'
accorsero
di
me
,
mi
furono
tutti
attorno
.
-
O
la
bella
donna
!
-
Ha
bisogno
di
qualcosa
?
-
Vuole
un
bicchierino
di
Marsala
?
-
Possiamo
tenerle
compagnia
?
-
Aspetta
qualcuno
?
-
Occhi
stupendi
!
-
Labbra
da
baci
!
-
L
'
ufficialetto
magro
mi
si
era
cacciato
accanto
sul
sofà
:
essendo
il
più
giovane
voleva
mostrarsi
il
più
ardito
.
Mi
svincolai
dalle
sue
mani
e
cercai
di
alzarmi
per
fuggire
,
ma
due
altri
mi
trattenevano
;
il
Boemo
sudicio
guardava
e
fumava
.
Mi
rivolsi
a
lui
gridando
:
-
Signore
,
sono
una
gentildonna
,
m
'
aiuti
e
mi
accompagni
a
casa
,
alla
Torre
di
Londra
-
.
Il
Boemo
si
fece
largo
,
dando
degli
spintoni
di
qua
e
di
là
e
mandando
quasi
con
le
gambe
all
'
aria
l
'
ufficialetto
novello
;
poi
,
duro
,
serio
,
mettendo
in
tasca
la
pipa
,
m
'
offerse
il
braccio
.
Uscii
con
lui
.
Durante
la
via
,
che
non
era
lunga
,
mi
disse
poche
e
rispettose
parole
.
Io
gli
chiesi
chi
fosse
il
generale
Hauptmann
,
dove
avesse
il
suo
uffizio
e
altre
notizie
,
le
quali
mi
premevano
per
le
mie
buone
ragioni
.
Seppi
come
il
generale
del
Comando
stesse
in
Castel
San
Pietro
.
Il
portone
dell
'
albergo
rimaneva
spalancato
,
benché
il
tocco
dopo
mezzanotte
fosse
suonato
da
un
pezzo
:
c
'
era
un
grande
andirivieni
di
militari
e
di
borghesi
.
Ringraziai
l
'
ufficiale
,
che
puzzava
di
maledetto
tabacco
,
e
m
'
accomodai
alla
meglio
sui
cuscini
della
mia
carrozza
,
posta
in
un
angolo
del
cortile
.
Stracca
morta
com
'
ero
,
m
'
assopii
tosto
;
ma
mi
destò
in
sussulto
il
picchiare
forte
di
una
mano
sullo
sportello
.
La
voce
rauca
e
volgare
del
Boemo
ripeteva
:
-
Sono
io
,
signora
contessa
,
io
che
vorrei
dirle
,
col
debito
ossequio
,
una
sola
parola
.
Abbassai
il
cristallo
,
e
l
'
ufficiale
mi
porse
qualcosa
:
era
il
mio
portamonete
,
dimenticato
sulla
tavola
della
bottega
da
caffè
,
mentre
stavo
per
pagare
e
successe
il
tafferuglio
.
Lo
avevano
trovato
e
riportato
i
tre
compagni
di
lui
,
il
quale
disse
con
gravità
solenne
:
-
Non
manca
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Ma
le
carte
sono
state
lette
?
-
e
pensavo
alla
lettera
di
Remigio
,
l
'
unica
serbata
da
me
e
che
non
avrei
voluto
per
cosa
al
mondo
vedermi
uscire
di
mano
.
-
No
,
signora
contessa
.
Sono
stati
visti
i
suoi
biglietti
da
visita
e
il
ritratto
del
tenente
Remigio
:
niente
altro
,
lo
dichiaro
sul
mio
onore
.
La
mattina
seguente
,
prima
delle
nove
,
mi
feci
condurre
nella
mia
carrozza
al
Comando
della
fortezza
.
L
'
erta
mi
pareva
interminabile
:
gridavo
a
Giacomo
di
frustare
i
cavalli
.
Una
folla
di
militari
d
'
ogni
colore
,
di
feriti
,
di
popolani
,
ingombrava
il
piazzale
innanzi
al
Castello
;
ma
giunsi
senza
ostacoli
all
'
anticamera
degli
uffizii
,
dove
un
vecchio
invalido
pigliò
il
mio
biglietto
da
visita
.
Dopo
qualche
minuto
ritornò
,
dicendomi
che
il
generale
Hauptmann
mi
pregava
di
passare
nel
suo
quartiere
privato
,
e
che
appena
sbrigati
certi
affari
urgentissimi
,
sarebbe
venuto
a
presentarmi
il
suo
omaggio
.
Fui
condotta
attraverso
logge
,
corridoi
e
terrazze
in
una
sala
,
che
dominava
dalle
tre
larghe
finestre
la
città
intiera
.
L
'
Adige
,
interrotto
da
'
suoi
ponti
,
si
torceva
in
una
S
,
avente
la
prima
delle
sue
pancie
a
'
piedi
del
monticello
su
cui
sorge
Castel
San
Pietro
,
e
la
seconda
a
'
piedi
di
un
altro
bruno
castello
merlato
;
e
sorgevano
dalle
case
i
culmini
e
le
torri
delle
vecchie
basiliche
;
e
in
un
largo
spazio
si
vedeva
l
'
ovale
enorme
dell
'
Arena
antica
.
Il
sole
mattutino
rallegrava
l
'
abitato
ed
i
colli
,
e
dall
'
una
parte
indorava
le
montagne
,
dall
'
altra
gettava
una
luce
placida
sulla
interminabile
pianura
verde
,
sparsa
di
villaggi
bianchi
,
di
case
,
di
chiese
,
di
campanili
.
Entrarono
nella
sala
con
fracasso
di
risa
e
salti
due
bimbe
,
le
quali
avevano
il
volto
color
di
rosa
e
i
capelli
biondi
paglierini
.
Vedendomi
,
di
primo
botto
rimasero
impacciate
,
ma
poi
subito
si
fecero
coraggio
e
mi
vennero
accanto
.
La
più
grandicella
disse
:
-
Signora
,
s
'
accomodi
.
Vuole
che
vada
a
chiamare
la
mamma
?
-
No
,
fanciulla
mia
,
aspetto
il
tuo
babbo
.
-
Il
babbo
non
l
'
abbiamo
ancora
visto
stamane
.
Ha
tanto
da
fare
.
-
Lo
voglio
vedere
io
il
babbo
-
gridò
la
più
piccina
.
-
Gli
voglio
tanto
bene
io
al
babbo
.
In
quella
entrò
il
generale
,
e
le
bimbe
gli
corsero
incontro
,
gli
si
avviticchiarono
alle
gambe
,
tentavano
di
saltargli
sulle
spalle
;
egli
prendeva
l
'
una
e
l
'
alzava
e
le
dava
un
bacio
,
poi
prendeva
l
'
altra
;
e
le
due
pazzerelle
ridevano
,
e
negli
occhi
del
generale
spuntavano
due
lagrime
di
tenerezza
beate
.
Si
volse
a
me
,
dicendo
:
-
Scusi
,
signora
;
s
'
ella
ha
figliuoli
mi
compatirà
-
.
Si
mise
a
sedere
in
faccia
a
me
,
e
soggiunse
:
-
Conosco
di
nome
il
signor
conte
,
e
sarei
lieto
se
potessi
servire
in
qualcosa
la
signora
contessa
.
Feci
un
cenno
al
generale
perché
allontanasse
le
bambine
,
ed
egli
disse
loro
con
voce
piena
di
dolcezza
:
-
Andate
,
figliuole
mie
,
andate
,
dobbiamo
parlare
con
la
signora
.
Le
bambine
fecero
un
passo
verso
di
me
come
per
darmi
un
bacio
;
voltai
la
testa
;
se
ne
andarono
finalmente
un
poco
mortificate
.
-
Generale
-
mormorai
-
vengo
a
compiere
un
dovere
di
suddita
fedele
.
-
La
signora
contessa
è
tedesca
?
-
No
,
sono
trentina
.
-
Ah
,
va
bene
-
esclamò
,
guardandomi
con
una
cert
'
aria
di
stupore
e
d
'
impazienza
.
-
Legga
-
e
gli
porsi
in
atto
risoluto
la
lettera
di
Remigio
,
quella
che
avevo
ritrovata
nel
taschino
del
portamonete
.
Il
generale
,
dopo
avere
letto
:
-
Non
capisco
;
la
lettera
è
indirizzata
a
lei
?
-
Sì
,
generale
.
-
Dunque
l
'
uomo
che
scrive
è
il
suo
amante
.
Non
risposi
.
Il
generale
cavò
di
tasca
un
sigaro
e
lo
accese
,
s
'
alzò
da
sedere
e
si
pose
a
camminare
su
e
giù
per
la
sala
;
tutt
'
a
un
tratto
mi
si
piantò
innanzi
e
,
ficcandomi
gli
occhi
in
volto
,
disse
:
-
Dunque
,
ho
fretta
,
si
sbrighi
.
-
La
lettera
è
di
Remigio
Ruz
,
luogotenente
del
terzo
reggimento
granatieri
.
-
E
poi
?
-
La
lettera
parla
chiaro
.
S
'
è
fatto
credere
malato
,
pagando
i
quattro
medici
-
e
aggiunsi
con
l
'
accento
rapido
dell
'
odio
:
-
È
disertore
dal
campo
di
battaglia
.
-
Ho
inteso
.
Il
tenente
era
l
'
amante
suo
e
l
'
ha
piantata
.
Ella
si
vendica
facendolo
fucilare
,
e
insieme
con
lui
facendo
fucilare
i
medici
.
È
vero
?
-
Dei
medici
non
m
'
importa
.
Il
generale
stette
un
poco
meditabondo
con
le
ciglia
aggrottate
,
poi
mi
stese
la
lettera
,
che
gli
avevo
data
:
-
Signora
,
ci
pensi
:
la
delazione
è
un
'
infamia
e
l
'
opera
sua
è
un
assassinio
.
-
Signor
generale
-
esclamai
,
alzando
il
viso
e
guardandolo
altera
-
compia
il
suo
dovere
.
La
sera
,
verso
le
nove
,
un
soldato
portò
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
dove
finalmente
mi
avevano
trovato
una
camera
,
un
biglietto
,
che
diceva
così
:
«
Domattina
alle
quattro
e
mezzo
precise
verranno
fucilati
nel
secondo
cortile
di
Castel
San
Pietro
il
tenente
Remigio
Ruz
ed
il
medico
del
suo
reggimento
.
Questo
foglio
servirà
per
assistere
alla
esecuzione
.
Il
sottoscritto
chiede
scusa
alla
signora
contessa
di
non
poterle
offrire
anche
lo
spettacolo
della
fucilazione
degli
altri
medici
,
i
quali
,
per
ragioni
che
qui
è
inutile
riferire
,
vennero
rimandati
ad
un
altro
Consiglio
di
guerra
.
GENERALE
HAUPTMANN
»
.
Alle
tre
e
mezzo
nella
notte
buia
uscivo
a
piedi
dall
'
albergo
,
accompagnata
da
Giacomo
.
Al
basso
del
colle
di
Castel
San
Pietro
gli
ordinai
che
mi
lasciasse
,
e
cominciai
sola
a
salire
la
strada
erta
;
avevo
caldo
,
soffocavo
;
non
volevo
togliermi
il
velo
dalla
faccia
,
bensì
,
sciolti
i
primi
bottoni
dell
'
abito
,
rivoltai
i
lembi
dello
scollo
al
di
dentro
;
quel
po
'
d
'
aria
sul
seno
mi
faceva
respirare
meglio
.
Le
stelle
impallidivano
,
si
diffondeva
intorno
un
albore
giallastro
.
Seguii
de
'
soldati
,
che
girando
il
fianco
del
Castello
,
entrarono
in
un
cortile
chiuso
dagli
alti
e
cupi
muri
di
cinta
.
Vi
stavano
già
schierate
due
squadre
di
granatieri
,
immobili
.
Nessuno
badava
a
me
in
quel
brulichìo
silenzioso
di
militari
e
in
quelle
mezze
tenebre
.
Si
sentivano
le
campane
suonare
giù
nella
città
,
dalla
quale
salivano
mille
romori
confusi
.
Cigolò
una
porta
bassa
del
Castello
,
e
ne
uscirono
due
uomini
con
le
mani
legate
dietro
la
schiena
;
l
'
uno
magro
,
bruno
,
camminava
innanzi
ritto
,
sicuro
,
con
la
fronte
alta
;
l
'
altro
,
fiancheggiato
da
due
soldati
,
che
lo
reggevano
con
molta
fatica
alle
ascelle
,
si
strascinava
singhiozzando
.
Non
so
che
cosa
seguisse
;
leggevano
,
credo
;
poi
udii
un
gran
frastuono
,
e
vidi
il
giovane
bruno
cadere
,
e
nello
stesso
punto
mi
accorsi
che
Remigio
era
nudo
fino
alla
cintura
,
e
quelle
braccia
,
quelle
spalle
,
quel
collo
,
tutte
quelle
membra
,
che
avevo
tanto
amato
,
m
'
abbagliarono
.
Mi
volò
nella
fantasia
l
'
immagine
del
mio
amante
,
quando
a
Venezia
,
nella
Sirena
,
pieno
di
ardore
e
di
gioia
,
m
'
aveva
stretta
per
la
prima
volta
fra
le
sue
braccia
d
'
acciaio
.
Un
secondo
frastuono
mi
scosse
:
sul
torace
ancora
palpitante
e
bianco
più
del
marmo
s
'
era
slanciata
una
donna
bionda
,
cui
schizzavano
addosso
i
zampilli
di
sangue
.
Alla
vista
di
quella
femmina
turpe
si
ridestò
in
me
tutto
lo
sdegno
,
e
con
lo
sdegno
la
dignità
e
la
forza
.
Avevo
la
coscienza
del
mio
diritto
,
m
'
avviai
per
uscire
,
tranquilla
nell
'
orgoglio
di
un
difficile
dovere
compiuto
.
Alla
soglia
del
cancello
mi
sentii
strappare
il
velo
dal
volto
;
mi
girai
e
vidi
innanzi
a
me
il
grugno
sporco
dell
'
ufficiale
Boemo
.
Cavò
dalla
bocca
enorme
il
cannello
della
sua
pipa
,
e
,
avvicinando
al
mio
viso
il
suo
mustacchio
,
mi
sputò
sulla
guancia
...
*
*
*
L
'
avevo
detto
io
che
l
'
avvocatino
Gino
sarebbe
tornato
.
Bastò
una
riga
:
Venite
,
faremo
la
pace
,
perché
capitasse
a
precipizio
.
Ha
piantato
quella
bamboccia
della
sua
sposa
una
settimana
innanzi
al
giorno
destinato
pel
matrimonio
;
e
va
ripetendo
ogni
tanto
,
stringendomi
quasi
con
la
vigoria
del
tenente
Remigio
:
-
Livia
,
sei
un
angelo
!
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La
casa
era
semplice
,
ma
comoda
:
due
camere
per
piano
,
grandi
,
un
po
'
basse
,
coi
pianciti
e
i
soffitti
di
legno
;
imbiancate
con
la
calce
;
l
'
ingresso
diviso
in
mezzo
da
una
parete
:
a
destra
la
scala
,
la
prima
rampata
di
scalini
di
granito
,
il
resto
di
ardesia
;
a
sinistra
alcuni
gradini
che
scendevano
nella
cantina
.
Il
portoncino
solido
,
fermato
con
un
grosso
gancio
di
ferro
,
aveva
un
battente
che
picchiava
come
un
martello
,
e
un
catenaccio
e
una
serratura
con
la
chiave
grande
come
quella
di
un
castello
.
La
stanza
a
sinistra
dell
'
ingresso
era
adibita
a
molti
usi
,
con
un
letto
alto
e
duro
,
uno
scrittoio
,
un
armadio
ampio
,
di
noce
,
sedie
quasi
rustiche
,
impagliate
,
verniciate
allegramente
di
azzurro
:
quella
a
destra
era
la
sala
da
pranzo
,
con
un
tavolo
di
castagno
,
sedie
come
le
altre
,
un
camino
col
pavimento
battuto
.
Null
'
altro
.
Un
uscio
solido
pur
esso
e
fermato
da
ganci
e
catenacci
,
metteva
nella
cucina
.
E
la
cucina
era
,
come
in
tutte
le
case
ancora
patriarcali
,
l
'
ambiente
più
abitato
,
più
tiepido
di
vita
e
d
'
intimità
.
C
'
era
il
camino
,
ma
anche
un
focolare
centrale
,
segnato
da
quattro
liste
di
pietra
:
e
sopra
,
ad
altezza
d
'
uomo
,
attaccato
con
quattro
corde
di
pelo
,
alle
grosse
travi
del
soffitto
di
canne
annerite
dal
fumo
,
un
graticcio
di
un
metro
quadrato
circa
,
sul
quale
stavano
quasi
sempre
,
esposte
al
fumo
che
le
induriva
,
piccole
forme
di
cacio
pecorino
,
delle
quali
l
'
odore
si
spandeva
tutto
intorno
.
E
attaccata
a
sua
volta
a
uno
spigolo
del
graticcio
,
pendeva
una
lucerna
primitiva
,
di
ferro
nero
,
a
quattro
becchi
;
una
specie
di
padellina
quadrata
,
nel
cui
olio
allo
scoperto
nuotava
il
lucignolo
che
si
affacciava
a
uno
dei
becchi
.
Del
resto
tutto
era
semplice
e
antico
nella
cucina
abbastanza
grande
,
alta
,
bene
illuminata
da
una
finestra
che
dava
sull
'
orto
e
da
uno
sportello
mobile
dell
'
uscio
sul
cortile
.
Nell
'
angolo
vicino
alla
finestra
sorgeva
il
forno
monumentale
,
col
tubo
in
muratura
e
tre
fornelli
sull
'
orlo
:
in
un
braciere
accanto
a
questi
si
conservava
,
giorno
e
notte
accesa
e
coperta
di
cenere
,
un
po
'
di
brace
,
e
sotto
l
'
acquaio
di
pietra
,
presso
la
finestra
,
non
mancava
mai
,
in
una
piccola
conca
di
sughero
,
un
po
'
di
carbone
;
ma
per
lo
più
le
vivande
si
cucinavano
con
la
fiamma
del
camino
o
del
focolare
,
su
grossi
treppiedi
di
ferro
che
potevano
servire
da
sedili
.
Tutto
era
grande
e
solido
,
nelle
masserizie
della
cucina
;
la
padella
di
rame
accuratamente
stagnate
,
le
sedie
basse
intorno
al
camino
,
le
panche
,
la
scansia
per
le
stoviglie
,
il
mortaio
di
marmo
per
pestare
il
sale
,
la
tavola
e
la
mensola
sulla
quale
,
oltre
alle
pentole
,
stava
un
recipiente
di
legno
sempre
pieno
di
formaggio
grattato
,
e
un
canestro
di
asfodelo
col
pane
d
'
orzo
e
il
companatico
per
i
servi
.
Gli
oggetti
più
caratteristici
erano
sulla
scansia
;
ecco
una
fila
di
lumi
di
ottone
,
e
accanto
l
'
oliera
per
riempirli
,
col
lungo
becco
e
simile
a
un
arnese
di
alchimista
:
e
il
piccolo
orcio
di
terra
con
l
'
olio
buono
,
e
un
armamento
di
caffettiere
,
e
le
antiche
tazze
rosse
e
gialle
,
e
i
piatti
di
stagno
che
parevano
anch
'
essi
venuti
da
qualche
scavo
delle
età
preistoriche
:
e
infine
il
tagliere
pastorale
,
cioè
un
vassoio
di
legno
,
con
l
'
incavo
,
in
un
angolo
,
per
il
sale
.
Altri
oggetti
paesani
davano
all
'
ambiente
un
colore
inconfondibile
:
ecco
una
sella
attaccata
alla
parete
accanto
alla
porta
,
e
accanto
un
lungo
sacco
di
tessuto
grezzo
di
lana
,
che
serviva
da
mantello
e
da
coperta
al
servo
:
e
la
bisaccia
anch
'
essa
di
lana
,
sulla
quale
alla
notte
dormiva
,
quando
era
in
paese
,
lo
stesso
servo
,
pastore
o
contadino
che
fosse
.
Sull
'
acquaio
non
mancava
mai
un
paiolino
di
rame
pieno
d
'
acqua
attinta
al
pozzo
del
cortile
,
e
su
una
panca
l
'
anfora
di
creta
con
l
'
acqua
potabile
,
faticosamente
portata
dalla
fontana
distante
dall
'
abitato
.
L
'
acqua
era
allora
un
problema
,
e
se
ne
misurava
,
d
'
estate
,
ogni
stilla
;
a
meno
che
non
sopraggiungesse
un
buon
acquazzone
a
riempire
la
tinozza
collocata
sotto
il
tubo
di
scolo
dei
tetti
:
eppure
la
pulizia
più
diligente
,
praticata
a
secco
,
rendeva
piacevole
tutta
la
casa
.
Dalla
finestra
,
munita
d
'
inferriata
,
come
tutte
le
altre
del
piano
terreno
,
si
vedeva
il
verde
dell
'
orto
;
e
fra
questo
verde
il
grigio
e
l
'
azzurro
dei
monti
.
La
porta
invece
,
come
si
è
detto
,
dava
sul
cortile
triangolare
,
piuttosto
lungo
e
occupata
quasi
a
metà
da
una
rustica
tettoia
dalla
quale
,
per
un
usciolino
,
si
andava
nell
'
orto
.
In
fondo
c
'
era
il
pozzo
,
e
,
sotto
il
muro
alto
di
cinta
,
una
catasta
di
legna
da
ardere
,
rifugio
di
numerosi
gatti
e
delle
galline
che
vi
nascondevano
il
nido
delle
uova
.
Un
'
asse
appoggiata
su
due
ceppi
,
accanto
al
muro
laterale
della
casa
,
ancora
grezzo
e
sul
quale
,
al
primo
piano
,
si
apriva
una
sola
finestra
(
le
finestre
erano
tutte
senza
persiane
)
,
serviva
da
sedile
.
E
un
grande
portone
fermato
anch
'
esso
da
ganci
e
stanghe
,
tinto
di
un
color
marrone
scuro
,
dava
sulla
strada
.
Di
giorno
era
quasi
socchiuso
,
e
,
più
che
il
portoncino
della
facciata
,
serviva
per
il
passaggio
degli
abitanti
e
degli
amici
della
casa
.
A
questo
portone
,
una
mattina
di
maggio
,
si
affaccia
una
bambina
bruna
,
seria
,
con
gli
occhi
castanei
,
limpidi
e
grandi
,
le
mani
e
i
piedi
minuscoli
,
vestita
di
un
grembiale
grigiastro
con
le
tasche
,
con
le
calze
di
grosso
cotone
grezzo
e
le
scarpe
rustiche
a
lacci
,
più
paesana
che
borghese
,
e
aspetta
,
dondolandosi
,
che
passi
qualcuno
o
qualcuno
si
affacci
a
una
finestra
di
fronte
,
per
comunicare
una
notizia
importante
.
Ma
la
strada
,
stretta
e
sterrata
,
in
quell
'
ora
fresca
del
mattino
è
ancora
deserta
come
un
sentiero
di
campagna
,
e
nella
vecchia
casa
di
contro
,
anch
'
essa
con
l
'
alto
muro
di
un
cortile
a
fianco
e
un
portone
rossastro
,
non
si
vede
nessuno
.
Questa
casa
è
abitata
da
un
canonico
,
un
lungo
e
nero
asceta
taciturno
,
e
da
una
sua
giovane
nipote
intelligente
,
che
avrebbe
voluto
farsi
suora
,
ma
dopo
qualche
mese
di
noviziato
è
stata
rimandata
a
casa
per
la
sua
cagionevole
salute
.
Gente
per
bene
,
semplice
e
austera
.
Il
canonico
si
lamenta
che
nessuno
,
per
la
strada
,
lo
saluti
:
è
lui
,
invece
,
che
cammina
sempre
ad
occhi
bassi
e
assorto
nelle
sue
speculazioni
religiose
:
la
nipote
,
visto
che
Dio
non
l
'
ha
voluta
in
sposa
,
si
compiace
della
corte
discreta
di
un
bel
giovane
ebanista
,
decisa
però
a
non
sposarlo
perché
non
è
un
proprietario
o
un
funzionario
come
converrebbe
a
lei
.
La
bambina
sul
portone
,
sa
queste
cose
,
e
considera
i
suoi
vicini
di
casa
come
personaggi
straordinari
.
Tutto
,
del
resto
,
è
straordinario
per
lei
:
pare
venuta
da
un
mondo
diverso
da
quello
dove
vive
,
e
la
sua
fantasia
è
piena
di
ricordi
confusi
di
quel
mondo
di
sogno
,
mentre
la
realtà
di
questo
non
le
dispiace
,
se
la
guarda
a
modo
suo
,
cioè
anch
'
esso
copi
colori
della
sua
fantasia
.
Odori
di
campagna
vengono
dal
fondo
della
strada
;
il
silenzio
è
profondo
,
e
solo
il
rintocco
delle
ore
e
dei
quarti
suonati
dall
'
orologio
della
cattedrale
,
lo
interrompono
.
Passano
le
rondini
a
volo
,
sul
cielo
azzurro
denso
,
un
po
'
basso
come
nei
paesaggi
dei
pittori
spagnoli
,
ma
anche
le
rondini
sono
silenziose
.
Finalmente
una
finestra
si
apre
nella
casa
di
fronte
,
e
un
viso
bruno
,
coi
grandi
occhi
velati
dei
miopi
,
si
sporge
a
guardare
qua
e
là
negli
sfondi
della
strada
.
È
la
signorina
Peppina
,
la
nipote
del
canonico
.
La
bambina
si
solleva
tutta
,
afferrandosi
allo
spigolo
del
portone
per
allungarsi
meglio
,
e
grida
la
notizia
per
lei
importantissima
:
-
Signora
Peppina
,
abbiamo
un
bambino
nuovo
:
un
Sebastianino
.
Risultò
poi
che
era
una
femmina
:
ma
la
bambina
desiderava
un
fratellino
;
e
se
lo
era
inventato
,
col
nome
e
tutto
.
Soddisfatta
,
rientrò
nella
cucina
e
aspettò
che
la
serva
finisse
di
cuocere
il
latte
per
la
colazione
.
Bisogna
dire
due
parole
di
questa
serva
,
che
,
a
ricordarla
,
sembra
anch
'
essa
una
invenzione
fuori
della
realtà
.
Si
chiamava
Nanna
;
e
adesso
siede
certamente
alla
destra
di
Dio
,
fedele
ancora
ai
suoi
padroni
,
nella
schiera
dei
Patriarchi
.
Da
venti
anni
era
al
servizio
della
casa
,
altri
venti
ne
doveva
trascorrere
.
Aveva
allora
trent
'
anni
;
era
venuta
bambina
,
da
un
tugurio
di
santi
poveri
,
per
badare
al
primo
bambino
dei
padroni
,
che
era
morto
dopo
pochi
mesi
dalla
nascita
,
ma
lasciando
il
posto
nella
culla
ad
un
altro
.
Primitiva
era
anche
questa
culla
,
come
scavata
nel
tronco
d
'
un
noce
,
senza
veli
né
ornamenti
,
e
non
rimaneva
mai
vuota
.
Nanna
era
ancora
una
bella
donna
,
con
gli
occhi
castanei
di
cane
buono
,
un
mazzetto
di
peli
all
'
angolo
destro
della
bocca
,
i
seni
lunghi
e
bassi
delle
razze
schiave
.
Schiava
non
era
certo
,
in
quella
casa
,
e
tutto
le
veniva
affidato
,
compresi
i
bambini
,
che
dormivano
con
lei
,
e
che
lei
si
trascinava
appresso
quando
andava
per
le
commissioni
.
Se
lavorava
giorno
e
notte
lo
faceva
volontariamente
:
andava
a
prendere
l
'
acqua
alla
fontana
,
a
lavare
i
panni
lontano
,
dove
si
trovasse
qualche
rigagnolo
,
puliva
la
farina
e
faceva
,
con
la
padrona
,
il
pane
di
frumento
e
quello
di
orzo
:
andava
a
battere
gli
olivi
nel
podere
,
a
cogliere
ghiande
per
il
maiale
,
nel
bosco
della
montagna
;
spaccava
la
legna
,
dava
da
mangiare
al
cavallo
;
le
toccava
anche
di
spazzare
il
tratto
di
strada
davanti
alla
casa
,
poiché
il
Comune
non
se
ne
incaricava
;
e
al
tempo
della
vendemmia
pigiava
l
'
uva
coi
suoi
forti
piedi
nudi
rivestiti
d
'
una
pelle
che
sembrava
conciata
.
E
lo
stipendio
glielo
serbava
il
padrone
,
che
lo
metteva
a
frutto
:
quando
ella
aveva
avuto
venti
anni
ed
era
bella
e
quasi
bionda
i
maligni
dicevano
che
il
padrone
aveva
un
debole
per
lei
;
ma
erano
chiacchiere
e
il
tempo
le
dissipò
.
Ecco
adesso
ella
cuoce
attenta
il
latte
sul
fornello
sopra
il
forno
grande
:
per
l
'
occasione
del
parto
della
padrona
si
è
messa
le
scarpe
,
senza
calze
s
'
intende
,
pronta
a
tutti
gli
ordini
:
una
ruga
le
solca
la
fronte
e
le
sue
orecchie
sono
tese
come
quelle
delle
lepri
.
La
responsabilità
della
casa
è
adesso
tutta
sua
,
ed
ella
profitta
della
sua
padronanza
solo
per
sorbirsi
qualche
tazzina
di
caffè
in
più
,
sola
sua
passione
.
I
ragazzi
vengono
uno
ad
uno
a
prendere
il
caffè
e
latte
,
che
ella
versa
nelle
rotonde
tazze
di
creta
gialla
e
rossa
:
anche
i
più
grandi
,
che
sono
maschi
e
frequentano
già
il
ginnasio
della
piccola
città
.
Il
maggiore
,
Santus
,
è
un
bel
ragazzo
col
profilo
e
gli
occhi
grandi
,
d
'
un
grigio
celeste
,
dalla
sclerotica
azzurra
:
ha
un
'
aria
pensosa
e
leale
,
veste
già
con
qualche
ricercatezza
,
e
mentre
beve
il
suo
caffè
e
latte
finisce
di
ripassare
la
lezione
di
latino
.
L
'
avvenimento
della
casa
non
lo
sorprende
né
lo
turba
:
ne
conosce
il
mistero
e
lo
accetta
come
una
cosa
naturale
.
I
suoi
sensi
sono
calmi
,
quasi
freddi
:
la
fantasia
misurata
.
Non
ama
le
donne
,
non
pensa
che
a
studiare
,
approfondire
le
cose
della
vita
,
ma
attraverso
i
libri
.
No
,
non
ho
fantasia
,
ma
forse
anche
lui
è
un
po
'
visionario
,
come
la
sorella
piccola
,
e
viene
da
un
mondo
lontano
dalla
cruda
realtà
.
Ha
fretta
di
andare
a
scuola
,
coi
libri
ben
legati
con
una
cinghia
,
e
non
si
preoccupa
se
l
'
altro
fratello
invece
ritarda
e
forse
dorme
ancora
nella
loro
camera
all
'
ultimo
piano
che
ha
due
finestre
,
una
sulla
facciata
,
l
'
altra
sui
tetti
sottostanti
della
dispensa
e
della
rimessa
e
di
altri
ripostigli
.
E
infatti
prima
di
lui
scendono
le
due
sorelle
maggiori
,
Enza
e
Giovanna
,
che
vanno
anch
'
esse
a
scuola
,
piccole
di
statura
,
quasi
eguali
come
due
gemelle
,
con
gli
occhi
celesti
e
i
capelli
neri
stretti
stretti
in
una
treccia
che
finisce
con
un
ricciolo
.
I
loro
vestiti
sono
davvero
buffi
,
con
la
sottana
larga
e
lunga
allacciata
alla
vita
intorno
alla
camicetta
a
sprone
con
le
maniche
abbondanti
:
il
tutto
di
un
tessuto
a
striscie
colorate
:
della
stessa
stoffa
è
la
borsa
per
i
libri
:
hanno
anch
'
esse
le
calze
bianche
e
gli
scarponcini
coi
chiodi
;
e
in
testa
fazzoletti
di
seta
che
già
però
esse
annodano
con
civetteria
sulla
guancia
sinistra
,
lasciando
scoperti
i
capelli
fino
a
metà
testa
.
La
piccola
,
Cosima
,
che
ancora
non
ha
l
'
età
di
andare
a
scuola
,
le
guarda
con
ammirazione
e
invidia
,
ma
anche
con
un
certo
timore
,
poiché
esse
,
specialmente
Enza
,
non
solo
non
giocano
volentieri
con
lei
,
ma
le
prodigano
pugni
,
spintoni
e
bòtte
e
parolacce
:
tutta
roba
imparata
dalle
compagne
di
scuola
.
Più
buono
,
con
lei
,
è
il
fratello
Andrea
.
Ecco
che
,
quando
le
due
sorelle
sono
già
anch
'
esse
avviate
a
scuola
,
il
ragazzo
scende
,
ma
disdegna
di
prendere
il
caffè
e
latte
;
roba
di
donnicciuole
,
dice
.
Lui
mangerebbe
già
una
fetta
di
carne
rossa
mezzo
cruda
,
e
non
essendoci
questa
si
contenta
di
tirar
giù
il
canestro
dei
servi
e
rosicchia
coi
suoi
forti
denti
il
pane
duro
e
una
crosta
di
formaggio
.
Nanna
gli
va
appresso
supplichevole
,
con
la
tazza
colma
in
mano
:
poiché
questo
Andrea
è
il
suo
idolo
maggiore
,
il
suo
affanno
e
la
sua
preoccupazione
.
-
Mi
sembri
un
pastore
,
-
dice
,
mettendogli
davanti
la
tazza
.
-
Prendi
questo
;
prendi
,
agnello
;
il
maestro
ti
sentirà
l
'
odore
di
formaggio
.
-
E
lui
,
chi
è
?
Io
sono
un
pastore
ricco
,
ma
lui
è
un
povero
accattone
,
un
ubriacone
pidocchioso
.
Così
parla
Andrea
del
suo
professore
di
latino
;
e
lo
dice
con
convinzione
poiché
tutta
la
gente
che
vive
di
lavoro
intellettuale
è
per
lui
più
povera
dei
mandriani
e
dei
manovali
.
La
sua
mentalità
è
davvero
da
ricco
pastore
,
che
fa
una
vita
rude
ma
ha
bestiame
,
terre
e
denaro
;
e
sopra
tutto
libertà
di
azione
,
tanto
per
il
bene
come
per
il
male
.
Anche
la
sua
persona
è
tozza
,
squadrata
,
le
vesti
trasandate
;
ma
la
testa
è
caratteristica
,
possente
,
tutta
capelli
nerissimi
;
il
profilo
è
camuso
,
con
le
labbra
sensuali
;
gli
occhi
d
'
un
grigio
dorato
,
corruscanti
come
quelli
del
falco
.
Non
ama
lo
studio
,
ed
è
felice
solo
quando
può
scappare
di
casa
,
a
cavallo
,
come
un
centauro
adolescente
.
Nessuno
gli
ha
insegnato
a
cavalcare
:
eppure
egli
monta
anche
senza
sella
sui
puledri
indomiti
,
e
i
suoi
urli
per
aizzarli
gareggiano
coi
loro
nitriti
.
Nell
'
accorgersi
di
Cosima
,
che
se
ne
stava
quieta
seduta
su
una
seggiolina
bassa
,
con
la
scodella
in
grembo
,
le
sorrise
e
prima
di
uscire
le
si
avvicinò
dicendole
sottovoce
,
con
un
accento
sommesso
di
complicità
:
-
Domenica
ti
porterò
,
a
cavallo
,
al
Monte
:
ma
zitta
,
eh
!
I
grandi
occhi
di
lei
si
aprirono
,
lucenti
di
gioia
e
di
speranza
:
e
questa
promessa
del
fratello
,
piena
di
lusinghe
e
di
visioni
straordinarie
,
si
mischiò
alle
sue
fantasticherie
,
intorno
al
mistero
della
creatura
nata
quella
notte
in
casa
,
venuta
non
si
sa
di
dove
,
come
,
né
perché
.
Questa
nascita
,
inoltre
,
portava
un
certo
cambiamento
di
vita
.
Le
due
sorelle
maggiori
dovevano
sistemarsi
nella
camera
alta
,
per
lasciare
posto
,
nel
letto
di
Nanna
,
a
lei
Cosima
,
e
alla
piccola
Beppa
che
ancora
dormiva
nella
culla
in
camera
dei
genitori
.
Beppa
aveva
circa
tre
anni
,
ma
ne
dimostrava
di
meno
e
ancora
non
parlava
bene
perché
aveva
la
cartilagine
sotto
la
lingua
più
corta
del
solito
:
e
si
parlava
di
fare
un
piccolo
taglio
per
sciogliere
la
lingua
dal
suo
impaccio
.
Ecco
che
anche
lei
fa
comparsa
in
cucina
,
portata
a
mano
dalla
nonna
.
La
nonna
non
viveva
con
loro
ma
aveva
passato
la
notte
in
casa
per
assistere
,
lei
,
col
solo
aiuto
di
Nanna
,
la
figlia
partoriente
.
E
tutto
era
andato
bene
,
senza
strepiti
,
senza
disordine
.
Adesso
la
puerpera
e
la
bambina
riposavano
,
e
anche
il
padre
,
che
aveva
vegliato
tutta
la
notte
leggendo
o
passeggiando
silenzioso
nella
camera
attigua
a
quella
della
moglie
,
s
'
era
addormentato
su
un
vecchio
sofà
.
La
nonna
invece
non
sentiva
il
bisogno
di
dormire
,
sebbene
fosse
una
piccolissima
donna
fragile
,
quasi
nana
,
con
mani
e
piedi
da
bambina
;
e
anche
gli
occhi
color
nocciola
,
con
lunghe
ciglia
nere
,
erano
pieni
d
'
innocenza
,
come
mai
avessero
veduto
l
'
ombra
del
male
.
Una
cuffietta
di
panno
nero
le
raccoglieva
i
capelli
già
bianchi
,
ma
qualche
ricciolo
scappava
sulla
nuca
e
sulle
orecchie
,
e
le
dava
un
'
aria
sbarazzina
.
Le
nipotine
la
consideravano
come
una
loro
eguale
,
mentre
avevano
suggezione
della
madre
,
e
Cosima
provava
uno
strano
senso
di
sogno
quando
la
vedeva
comparire
d
'
improvviso
.
Ma
più
che
di
sogno
era
un
senso
fisico
di
ricordo
inafferrabile
,
una
lieve
vertigine
,
come
un
baleno
sanguigno
,
che
più
tardi
ella
si
spiegò
col
crederlo
un
affiorare
e
subito
di
nuovo
sommergersi
di
vita
anteriore
rimasta
o
rinata
nel
subcosciente
.
La
nonna
,
poi
,
le
ricordava
,
-
ma
questo
un
po
'
volontariamente
,
-
certe
donnine
favolose
,
o
piccole
fate
,
buone
o
cattive
secondo
l
'
occasione
,
che
la
leggenda
popolare
affermava
abitassero
un
tempo
in
piccole
case
di
pietra
,
scavate
nella
roccia
,
specialmente
negli
altipiani
granitici
del
luogo
.
E
queste
minuscole
abitazioni
preistoriche
esistevano
ed
esistono
ancora
,
monumenti
megalitici
che
risalgono
a
epoche
remote
,
chiamati
appunto
le
Case
delle
piccole
Fate
.
La
nonnina
prese
il
caffè
,
fece
mangiare
e
poi
lavò
la
piccola
,
e
infine
mandò
la
serva
a
fare
la
spesa
:
spesa
presto
fatta
,
poiché
in
casa
c
'
erano
tutte
le
provviste
,
compreso
il
pane
,
e
non
si
trattava
che
di
comprare
la
carne
per
il
brodo
,
o
un
po
'
di
pesce
,
se
per
caso
raro
venuto
dalla
spiaggia
orientale
dell
'
isola
.
Cosima
,
con
la
sua
scodella
vuota
,
era
incerta
se
seguire
la
serva
nella
breve
uscita
mattutina
,
o
eseguire
un
suo
progetto
.
Voleva
penetrare
nella
camera
della
mamma
e
vedere
la
bambina
;
profittò
quindi
del
momento
in
cui
la
nonna
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
per
infilarsi
nelle
scale
silenziose
.
Dopo
la
prima
rampata
,
tutta
di
scalini
di
granito
,
su
un
piccolo
pianerottolo
si
apriva
l
'
uscio
di
una
specie
di
dispensa
,
col
pavimento
di
legno
e
il
soffitto
,
come
quello
della
cucina
,
di
canne
che
formavano
un
graticcio
solido
e
fresco
.
Di
solito
l
'
uscio
era
chiuso
a
chiave
:
questa
volta
,
nella
confusione
della
notte
,
era
stato
lasciato
aperto
.
E
prima
di
proseguire
verso
la
sua
mèta
,
Cosima
non
esitò
ad
esplorare
la
grande
stanza
,
che
anch
'
essa
rappresentava
per
lei
un
ripostiglio
di
misteri
.
E
ce
n
'
era
ragione
:
poiché
le
cose
e
gli
oggetti
più
disparati
stavano
raccolti
là
dentro
,
in
una
vaga
luce
che
penetrava
dallo
sportello
di
una
finestra
tutta
d
'
un
pezzo
,
aperto
su
un
lontano
sfondo
di
orizzonte
montuoso
.
Mucchi
di
frumento
,
di
orzo
,
di
mandorle
,
di
patate
,
occupavano
gli
angoli
,
mentre
una
tavola
lunga
era
sovraccarica
di
lardo
e
di
salumi
,
e
intorno
i
cestini
di
asfodelo
pieni
di
fave
,
fagiuoli
,
lenticchie
e
ceci
,
facevano
corte
agli
orci
di
strutto
,
di
conserve
,
di
pomidori
secchi
e
salati
.
Ma
quello
che
più
attirava
la
bramosia
di
Cosima
erano
alcuni
grappoli
d
'
uva
e
di
pere
raggrinzite
che
ancora
pendevano
da
una
delle
travi
di
sostegno
del
soffitto
:
un
'
ape
,
o
una
vespa
che
fosse
,
vi
ronzava
intorno
beata
,
mentre
a
lei
non
era
permesso
di
toccare
un
acino
:
sapeva
però
che
c
'
era
una
canna
,
spaccata
in
cima
,
per
staccare
il
giunco
che
legava
i
grappolo
e
tirarli
giù
in
salvamento
:
la
trovò
,
dietro
l
'
uscio
,
la
sollevò
come
lo
scaccino
quando
accende
in
alto
le
candele
:
l
'
ape
volò
via
,
un
grappolo
fu
afferrato
,
ma
a
metà
discesa
scappò
dei
denti
della
canna
,
cadde
,
si
sciolse
sul
pavimento
come
una
collana
rotta
.
Sulle
prime
ella
si
sbigottì
;
poi
pensò
che
la
mamma
,
la
più
severa
della
casa
,
non
poteva
accorgersi
del
piccolo
disastro
;
e
con
una
pazienza
di
volontà
che
lei
sola
possedeva
,
raccolse
uno
per
uno
gli
acini
,
li
mise
dentro
il
suo
fazzoletto
,
fece
sparire
i
raspi
e
il
giunco
,
ripose
la
canna
,
e
quando
ogni
traccia
del
danno
scomparve
,
pensò
che
sarebbe
anche
lei
stata
buona
,
come
sentiva
raccontare
dai
servi
quando
ritornavano
di
campagna
,
a
commettere
un
furto
,
un
abigeato
,
e
farne
sparire
le
traccie
in
modo
che
nessuno
avrebbe
mai
sospettato
il
vero
colpevole
.
Queste
fantasie
barbariche
non
le
mancavano
nella
mente
;
ma
erano
gli
stessi
servi
e
gli
altri
paesani
che
frequentavano
la
casa
,
e
spesso
anche
i
borghesi
,
i
parenti
,
gli
amici
del
babbo
,
gli
ospiti
che
venivano
dai
paesi
dei
monti
e
delle
valli
,
a
seminarle
nei
fanciulli
curiosi
e
sensibili
coi
racconti
delle
avventure
brigantesche
che
allora
fiorivano
come
un
residuo
di
imprese
e
di
guerriglie
medioevali
,
in
un
raggio
di
chilometri
e
chilometri
intorno
.
Con
questi
fermenti
,
i
ragazzi
però
venivano
su
anche
coraggiosi
,
pronti
a
combattere
coi
malviventi
,
e
le
ragazza
,
anche
se
piccole
,
come
Cosima
,
avevano
già
istinti
di
amazzoni
.
La
educazione
materna
,
tutta
religione
e
austerità
,
smorzava
fin
che
poteva
la
vivezza
interiore
dei
figli
;
e
più
ancora
avrebbe
fatto
quella
paterna
,
poiché
il
capo
della
famiglia
,
il
signor
Antonio
,
era
l
'
uomo
più
mite
e
giusto
della
regione
:
ma
egli
era
troppo
occupato
nei
suoi
affari
,
spinto
dal
bisogno
di
assicurare
una
solida
agiatezza
ai
figli
,
per
potersi
dedicare
anche
alla
loro
ricchezza
spirituale
.
Li
mandava
a
scuola
,
è
vero
,
e
in
sua
presenza
essi
,
sia
per
rispetto
e
affetto
naturali
verso
di
lui
,
sia
per
ipocrisia
,
si
mostravano
buoni
e
beneducati
.
Cosima
,
poi
,
sentiva
per
lui
un
senso
sconfinato
di
confidenza
e
qualche
volta
anche
di
ammirazione
.
Non
si
preoccupò
,
quindi
,
nel
vederlo
apparire
in
alto
,
sul
pianerottolo
del
primo
piano
,
mentre
ella
saliva
il
secondo
rampante
delle
scale
.
Adesso
gli
scalini
erano
di
lavagna
,
bene
illuminati
dalla
finestra
del
pianerottolo
:
e
questo
era
grande
come
una
camera
,
con
un
armadio
a
muro
ricoperto
da
una
tendina
di
percalle
,
la
macchina
da
cucire
e
alcune
sedie
;
e
vi
si
aprivano
gli
usci
della
camera
matrimoniale
e
di
un
'
altra
che
serviva
anch
'
essa
per
gli
ospiti
,
quando
erano
più
di
uno
,
il
che
avveniva
spesso
.
Da
questa
camera
,
che
era
la
meglio
arredata
della
casa
,
con
due
finestre
,
una
sulla
strada
l
'
altra
sul
cortile
,
il
sofà
e
un
tavolino
rotondo
intarsiato
di
legno
bianco
,
usciva
appunto
in
quel
momento
il
signor
Antonio
,
fermandosi
ad
origliare
all
'
uscio
della
moglie
.
Nell
'
accorgersi
della
piccola
Cosima
le
accennò
di
non
far
rumore
:
ed
ella
si
fermò
appoggiata
alla
parte
della
scala
,
intimidita
ma
non
troppo
.
Il
babbo
era
sopra
di
lei
;
le
sembrava
alto
,
quasi
gigantesco
,
mentre
invece
era
piccolo
e
un
po
'
grasso
.
Ma
se
le
gambe
erano
corte
,
il
busto
era
forte
,
grande
,
e
la
testa
grossa
,
calva
,
con
una
ghirlandina
di
ricciolo
già
grigi
che
dalle
orecchie
rosee
pendeva
intorno
alla
nuca
possente
.
E
anche
il
viso
sembrava
a
Cosima
il
più
straordinario
di
tutti
quelli
che
conosceva
:
un
viso
in
realtà
pieno
di
carattere
,
con
la
fronte
alta
,
il
naso
corto
a
scarpa
,
la
bocca
piccola
e
stretta
fra
il
grande
labbro
superiore
e
il
mento
quadrato
.
Glabro
ma
sempre
con
un
po
'
di
prepotente
peluria
sulle
guancie
larghe
,
aveva
,
quel
viso
semplice
di
paesano
diventato
borghese
,
i
segni
e
i
solchi
di
una
intelligenza
e
di
una
saggezza
non
comuni
;
e
gli
occhi
grigi
o
azzurri
o
verdastri
secondo
la
luce
del
momento
,
potevano
essere
quelli
di
un
santo
ma
anche
quelli
di
un
guerriero
.
In
quel
momento
erano
azzurri
,
quasi
riflettendo
il
colore
del
cielo
sopra
la
finestra
,
e
ammiccavano
infantilmente
verso
la
bambina
appoggiata
alla
parete
;
ma
subito
si
fecero
grigi
,
poiché
nella
camera
si
udiva
un
vagito
.
Allora
accennò
a
Cosima
di
salire
e
aprì
l
'
uscio
.
La
bambina
si
sentì
battere
il
cuore
.
Come
faceva
il
padre
a
indovinare
il
suo
desiderio
?
Si
trovò
nella
camera
,
dietro
di
lui
,
e
rivide
le
note
cose
:
il
letto
grande
con
una
sopracoperta
di
percalle
a
fiori
,
la
consolle
di
noce
,
che
era
il
mobile
più
elegante
della
casa
,
i
quadri
,
il
caminetto
bianco
:
ma
tutto
le
parve
mutato
,
come
se
una
luce
di
miracolo
avesse
dato
alle
cose
un
aspetto
diverso
,
d
'
incantamento
,
come
quando
si
vedono
riflesse
nell
'
acqua
od
anche
sui
vetro
spalancati
di
una
finestra
;
e
quel
riverbero
si
spandeva
da
una
fonte
straordinaria
:
da
un
canestro
di
asfodelo
,
deposto
sulla
pietra
del
camino
,
e
dove
,
fra
cuscini
e
pannolini
,
era
la
neonata
.
Fasciata
con
le
manine
dentro
,
come
allora
si
usava
,
aveva
la
testina
coperta
da
una
cuffietta
di
trina
rosa
;
e
da
questa
cuffietta
il
viso
rosso
,
gonfio
,
con
la
bocca
già
spalancata
al
pianto
,
dava
l
'
idea
di
un
boccio
che
si
spacca
per
fiorire
.
Per
Cosima
fu
una
delusione
:
poiché
ella
si
era
immaginata
la
nuova
sorellina
già
tutta
ricciuta
,
bionda
e
levigata
come
il
bambino
che
nel
quadro
sopra
il
letto
era
tenuto
in
braccio
da
un
bonario
e
rossastri
san
Giuseppe
,
e
da
qualunque
parte
lo
si
guardasse
volgeva
gli
occhioni
celesti
come
un
pargolo
vivo
.
La
madre
sonnecchiava
:
lei
sola
non
era
cambiata
,
col
suo
pallido
viso
dal
naso
un
po
'
aquilino
,
la
bocca
già
appassita
e
i
capelli
già
grigi
:
né
giovane
né
vecchia
,
come
la
bambina
l
'
aveva
sempre
conosciuta
;
né
allegra
né
triste
,
quasi
impassibile
e
quasi
enigmatica
.
Quando
al
padre
parve
che
Cosima
avesse
soddisfatto
la
sua
curiosità
,
le
accennò
di
andarsene
;
ed
ella
se
ne
andò
,
ma
profittando
sempre
dell
'
occasione
continuò
ad
esplorare
la
casa
.
Visitò
la
camera
dall
'
altro
lato
del
pianerottolo
;
passò
il
dito
sugli
intarsi
del
vecchio
sofà
le
cui
molle
si
erano
abbassate
.
Le
piacevano
i
mobili
diversi
dai
soliti
di
casa
;
e
invero
anche
le
sedie
imbottite
,
di
noce
e
di
stoffa
verdastra
,
che
completavano
l
'
arredamento
di
quella
camera
quasi
signorile
,
erano
interessanti
;
poiché
il
sedile
era
mobile
e
si
poteva
toglierlo
dal
fondo
della
sedia
per
spazzolarlo
con
comodo
.
Ecco
che
ella
ne
solleva
uno
piano
piano
,
osservandone
l
'
imbottitura
interna
sostenuta
da
striscie
di
grossa
tela
;
e
pensa
che
se
avesse
qualche
cosa
da
nascondere
,
quello
sarebbe
il
posto
migliore
.
Nascondere
!
Questa
,
anche
,
era
una
delle
sue
più
segrete
e
forti
aspirazioni
,
e
questa
,
anche
,
si
spiegò
più
tardi
,
collegandola
all
'
istinto
degli
avi
che
vivevano
sulle
montagne
e
nascondevano
le
loro
cose
per
sottrarle
alla
rapina
dei
nemici
.
Poi
ritornò
sulla
scala
;
altre
cose
interessanti
,
per
lei
,
erano
una
finestrina
vuota
aperta
sulla
parete
interna
fra
una
rampata
e
l
'
altra
,
e
,
affaciandovisi
,
ella
fantasticava
un
precipizio
,
una
cascata
di
lava
soffermatasi
con
quei
gradini
azzurrognolo
;
e
sopra
tutto
una
finestra
più
grande
,
segnata
ma
non
aperta
sull
'
alto
della
parere
che
finiva
sul
soffitto
.
Chi
aveva
segnato
quell
'
apertura
che
non
si
apriva
,
quel
rettangolo
scavato
sul
muro
che
,
se
sfondato
,
avrebbe
lasciato
vedere
un
grande
orizzonte
di
cielo
e
di
lontananza
?
Forse
era
stato
un
capriccio
del
muratore
,
forse
si
pensava
a
una
sopraelevazione
della
casa
,
cui
sarebbe
stata
poi
utile
quell
'
apertura
:
ad
ogni
modo
,
Cosima
si
incantava
ogni
volta
a
guardarla
;
l
'
apriva
con
la
sua
fantasia
,
e
mai
in
vita
sua
vide
un
orizzonte
più
ampio
e
favoloso
di
quello
che
si
immaginava
nello
sfondo
di
quel
segno
polveroso
e
pieno
di
ragnatele
.
Però
,
anche
l
'
armadio
a
muro
del
pianerottolo
,
era
della
stessa
famiglia
;
e
poiché
nella
camera
della
madre
s
'
era
di
nuovo
fatto
silenzio
,
ella
ridiscese
cauta
,
e
sollevò
la
tendina
di
percalle
a
fiori
rossi
e
gialli
.
Tante
cose
straordinarie
arricchivano
le
due
mensole
trasversali
:
a
quella
più
alta
Cosima
non
poteva
arrivarci
,
e
doveva
allontanarsi
di
due
passi
per
vederci
bene
;
ed
era
giusto
che
le
cose
lassù
non
dovessero
toccarsi
,
come
non
si
toccano
i
sacri
oggetti
dell
'
altare
.
Con
l
'
altare
la
mensola
aveva
qualche
rassomiglianza
,
coi
quattro
candelabri
in
fila
,
due
di
ottone
,
due
di
rame
;
e
in
mezzo
un
vaso
di
vetro
;
ma
l
'
oggetto
più
meraviglioso
era
un
grande
piatto
di
cristallo
,
finemente
inciso
come
nel
diamante
appoggiato
alla
parete
di
fondo
;
Cosima
non
ricordava
di
averlo
mai
veduto
adoperare
,
e
neppure
aveva
un
'
idea
dell
'
uso
che
poteva
farsene
;
questo
lo
rendeva
più
raro
,
quasi
misterioso
:
le
pareva
,
vagamente
,
un
simbolo
,
un
piatto
sacro
,
proveniente
da
antichi
tesori
,
e
magari
una
immagine
del
sole
,
della
luna
,
dell
'
ostensorio
quando
il
sacerdote
lo
innalza
e
lo
fa
vedere
alle
folle
adoranti
.
E
lei
lo
adorava
davvero
quel
piatto
,
alto
,
intoccabile
;
lo
adorava
,
-
e
questo
anche
lo
capì
molto
più
tardi
,
-
perché
rappresentava
l
'
arte
e
la
bellezza
.
Nella
mensola
di
sotto
c
'
erano
stoviglie
,
ampolle
,
e
alcune
tazze
per
caffè
,
bellissime
anch
'
esse
,
dipinte
di
rose
pallide
e
dorature
delicate
;
e
i
relativi
cucchiaini
di
ottone
,
col
manico
lavorato
;
fin
qui
il
dito
di
Cosima
poteva
arrivare
,
ma
solo
il
dito
,
per
sfiorare
una
rosellina
sul
candore
della
porcellana
,
come
si
sfiora
una
rosa
vera
che
è
proibito
di
cogliere
;
poi
la
tenda
ricade
,
come
un
sipario
,
su
quell
'
altare
,
su
quel
giardino
;
ed
ella
ritorna
sulla
scala
,
conta
i
gradini
,
è
sull
'
ultimo
pianerottolo
,
quasi
eguale
a
quello
di
sotto
;
ma
invece
dell
'
armadio
a
muro
c
'
è
qui
un
'
altra
comodità
:
due
fornelli
,
caso
mai
si
dovesse
un
giorno
servirsi
di
quell
'
ambiente
per
uso
di
cucina
.
E
la
piccola
sognatrice
pensa
che
un
giorno
dovrà
anche
lei
sposarsi
,
come
la
madre
,
come
le
zie
,
e
abitare
lassù
.
E
in
quei
fornelli
manipolare
i
cibi
per
sé
e
la
famiglia
.
Per
adesso
le
due
camere
,
a
destra
e
a
sinistra
,
coi
pavimenti
di
legno
quasi
ancora
grezzo
,
sono
le
più
povere
della
casa
;
con
lettini
di
ferro
,
i
paglierecci
pieni
di
foglie
crepitanti
di
granone
,
una
tavola
,
alcune
sedie
.
Ma
in
quella
dei
ragazzi
esiste
pure
una
grande
ricchezza
;
uno
scaffale
pieno
di
libri
:
libri
vecchi
e
libri
nuovi
,
alcuni
di
scuola
,
altri
comprati
da
Santus
nell
'
unica
libreria
della
piccola
città
.
Cosima
non
sa
ancora
leggere
,
ma
capisce
le
figure
,
e
sebbene
anche
qui
sia
proibito
di
toccare
,
apre
piano
piano
un
grande
libro
di
fogli
grossi
,
anzi
di
cartoni
color
cilestrino
,
tutti
segnati
di
punti
gialli
,
ch
'
ella
sa
che
cosa
sono
:
sono
le
stelle
,
nell
'
atlante
celeste
.
Dopo
di
che
non
le
rimane
che
guardare
dalle
finestre
aperte
;
una
sulla
strada
,
l
'
altra
sullo
spazio
dell
'
orto
e
poi
su
degli
orti
attigui
,
fin
dove
questi
scendono
alla
valle
invisibile
,
dalla
quale
si
sollevano
i
monti
:
monti
grigi
vicini
,
con
macchie
di
boschi
,
con
profili
marcati
di
roccie
,
con
torri
di
granito
:
monti
più
lontani
,
di
calcare
azzurrognolo
,
quasi
luminosi
al
sole
di
maggio
;
e
altri
monti
ancora
,
più
alti
,
più
azzurri
,
evanescenti
,
monti
di
leggenda
e
di
sogno
.
La
finestra
che
guarda
è
meno
pittoresca
,
ma
anch
'
essa
interessante
e
viva
.
Solo
un
breve
marciapiede
corre
davanti
la
casa
:
il
resto
della
strada
è
selciato
di
ciottoli
,
con
una
cunetta
centrale
per
lo
scolo
dell
'
acqua
piovana
.
Le
case
sono
abbastanza
civili
;
appartengono
quasi
tutte
ai
parenti
del
signor
Antonio
.
Quella
in
fondo
è
del
fratello
prete
,
don
Ignazio
tabaccone
e
trasandato
;
poi
viene
quella
di
zia
Paolina
,
vedova
benestante
con
figli
pastori
e
agricoltore
;
poi
anche
quella
di
zia
Tonia
,
anche
lei
benestante
,
con
un
figlio
che
studia
per
droghiere
.
Il
padre
di
questo
ragazzo
è
morto
,
tuttavia
zia
Tonia
non
è
vedova
;
poiché
ha
preso
un
secondo
marito
,
ma
dopo
un
mese
di
matrimonio
lo
ha
cacciato
via
di
casa
,
e
infine
si
è
separata
legalmente
da
lui
;
è
una
donna
simpatica
,
energica
,
intelligente
,
e
le
persone
più
gioviali
del
quartiere
la
visitano
giornalmente
nelle
ore
di
riposo
;
giocano
a
carte
,
discutono
,
combinano
burle
,
mascherate
di
carnevale
,
tengono
allegro
tutto
il
vicinato
.
La
casa
più
importante
è
però
quella
abitata
dal
canonico
,
di
fronte
:
un
vero
fortilizio
,
con
cortili
e
giardini
interni
,
uno
dei
quali
,
quasi
pensile
,
pieno
di
rose
,
di
melograni
,
con
un
gelso
alto
carico
di
piccolo
frutti
violetti
.
Di
là
si
stende
un
panorama
di
case
e
casupole
che
formano
il
quartiere
più
caratteristico
e
popolare
della
piccola
città
,
e
il
campanile
bianco
della
chiesa
del
Rosario
emerge
sopra
i
tetti
bassi
e
scuri
come
un
faro
tra
gli
scogli
.
Adesso
il
signor
Antonio
è
nella
stanza
al
pianterreno
,
seduto
allo
scrittoio
,
e
sbriga
la
sua
corrispondenza
,
adoperando
certi
grandi
fogli
a
quadretti
che
,
scritta
con
la
sua
nitida
e
sobria
calligrafia
la
lettera
,
egli
piega
in
modo
da
formare
una
busta
e
questa
ferma
e
sigilla
con
certe
piccole
ostie
colorate
che
sono
una
delle
altre
attrazioni
di
Cosima
.
La
corrispondenza
riguarda
quasi
tutta
affari
abbastanza
ingenti
;
una
delle
lettere
è
indirizzata
a
uno
spedizioniere
della
costa
,
che
si
occupa
di
caricare
su
un
battello
mercantile
partite
di
carbone
vegetale
e
di
cenere
spedite
dal
signor
Antonio
;
un
'
altra
per
un
proprietario
che
vuol
vendere
un
bosco
,
appunto
per
il
taglio
da
ridurre
a
carbone
e
cenere
;
un
'
altra
ad
un
capomacchia
dell
'
Appennino
pistoiese
,
che
deve
arrivare
con
un
nucleo
di
operai
sul
posto
,
specializzati
per
la
lavorazione
delle
carbonaie
.
Ma
c
'
è
anche
una
lettera
di
amicizia
,
per
il
signor
Francesco
,
possidente
,
di
un
paese
distante
cinque
ore
di
viaggio
a
cavallo
dalla
piccola
città
.
Da
tanti
anni
il
signor
Antonio
e
il
signor
Francesco
sono
amici
,
anzi
compari
,
poiché
il
secondo
ha
tenuto
a
battesimo
la
piccola
Cosima
;
adesso
l
'
amico
gli
scrive
per
annunziargli
la
nascita
dell
'
ultima
bambina
,
e
lo
invita
per
la
nuova
festa
battesimale
.
Poi
cominciarono
ad
arrivare
le
visite
.
Dapprima
fu
don
Sebastiano
,
il
fratello
della
puerpera
.
In
quel
tempo
i
preti
sceglievano
la
loro
carriera
per
non
saper
che
altro
fare
;
ma
lo
zio
Sebastiano
,
sebbene
di
famiglia
povera
,
aveva
scelta
la
sua
per
vocazione
sincera
.
Era
un
uomo
intelligente
e
anche
colto
,
che
sapeva
di
lettere
e
di
latino
,
tanto
che
una
volta
,
essendo
stato
a
Roma
,
con
un
sacerdote
polacco
che
non
conosceva
l
'
italiano
si
erano
perfettamente
intesi
nella
lingua
di
Cicerone
.
Al
contrario
dell
'
altro
prete
di
famiglia
,
don
Ignazio
,
fratello
del
signor
Antonio
,
egli
amava
la
povertà
,
era
di
umore
allegro
,
e
l
'
unica
sua
debolezza
era
di
mandar
giù
,
fin
dalla
mattina
,
bicchierini
di
acquavite
e
di
vino
buono
.
Fu
Cosima
a
riceverlo
,
poiché
il
padre
finiva
le
sue
lettere
:
egli
sedette
a
gambe
aperte
,
nella
stanza
da
pranzo
,
tirando
su
la
sottana
sui
pantaloni
neri
sui
quali
pendevano
due
larghe
tasche
colme
di
carte
,
di
libri
e
di
altre
cose
;
mise
il
cappello
sulla
sedia
accanto
e
il
suo
viso
roseo
e
sodo
,
col
naso
corto
,
s
'
illuminò
di
gioia
quando
la
serva
gli
portò
un
calice
di
vino
bianco
.
Anche
la
manina
piccola
gli
si
era
avvicinata
con
confidenza
,
e
tirava
una
di
quelle
tasche
misteriose
che
attiravano
a
lui
i
fanciulli
come
comandava
Gesù
:
anzi
,
la
manina
di
lei
s
'
introdusse
nella
spaccatura
di
quella
specie
di
bisaccia
,
e
ne
trasse
un
piccolo
dolce
schiacciato
nel
suo
involucro
di
carta
velina
.
Cosima
volle
sgridarla
;
le
diede
un
colpettino
sulla
mano
,
ma
avrebbe
voluto
frugare
anche
lei
,
e
più
a
fondo
,
nelle
tasche
dello
zio
.
Egli
lasciava
fare
,
ridendo
;
poi
prese
entrambe
le
bambine
fra
le
sue
gambe
e
le
strinse
piuttosto
forte
,
mentre
traeva
dolci
,
frutta
secche
e
giuggiole
dalla
profondità
delle
saccocce
.
Ne
trasse
anche
due
numeri
della
Unità
cattolica
,
il
giornale
listato
a
nero
per
il
lutto
del
perduto
potere
temporale
del
pontefice
,
e
li
porse
al
signor
Antonio
,
entrato
in
qual
momento
.
Era
il
solo
giornale
che
essi
leggevano
,
passandoselo
uno
con
l
'
altro
;
e
anche
quella
mattina
discussero
l
'
articolo
di
fondo
di
don
Margotti
,
e
poi
la
critica
acerba
che
si
faceva
alla
moglie
di
un
ministro
del
Governo
usurpatore
;
poiché
la
signora
era
intervenuta
ad
una
festa
da
ballo
con
un
vestito
che
si
diceva
costasse
la
favolosa
somma
di
venti
mila
lire
.
Poi
andarono
tutti
,
comprese
le
bambine
che
si
attaccavano
alla
sottana
dello
zio
come
a
quella
di
una
donna
,
a
vedere
la
puerpera
.
Fu
,
quello
,
un
inverno
lungo
e
crudelissimo
,
quale
mai
non
s
'
era
conosciuto
.
Prima
venne
una
gran
neve
che
seppellì
i
monti
e
i
paesi
;
davanti
alla
casa
si
alzò
,
in
una
notte
,
oltre
un
metro
e
si
dovette
praticare
una
scia
,
in
mezzo
,
per
poter
passare
senza
affondarsi
.
I
ragazzi
,
sulle
prime
,
erano
felici
,
specialmente
quelli
che
avevano
la
scusa
di
non
andare
a
scuola
.
Andrea
fece
nell
'
orto
una
grande
statua
monumentale
,
con
due
castagne
per
pupille
e
un
berretto
di
pelo
in
testa
:
Santus
invece
tentò
di
andare
a
scuola
,
ma
dovette
tornare
indietro
perché
le
Scuole
erano
in
un
antico
Convento
al
limite
estremo
della
cittadina
e
la
neve
era
così
alta
che
non
ci
si
poteva
arrivare
.
Allora
lo
studente
si
chiuse
nella
camera
alta
,
con
un
freddo
siberiano
,
e
si
mise
a
studiare
.
Quella
che
più
si
divertiva
era
Cosima
.
Per
la
prima
volta
vedeva
la
neve
in
tutta
la
sua
terribile
bellezza
,
e
le
cose
le
sembravano
infinitamente
grandi
,
trasformate
in
nuvole
.
Un
altro
spettacolo
per
lei
meraviglioso
era
il
fuoco
.
Tutti
i
camini
erano
accesi
e
anche
il
focolare
centrale
della
cucina
;
pareva
che
la
fiamma
scaturisse
naturale
dal
pavimento
,
piegandosi
di
qua
e
di
là
curiosa
e
quasi
desiderosa
di
staccarsi
e
correre
intorno
;
il
fumo
saliva
verso
il
soffitto
e
verso
ogni
apertura
,
ma
tornava
indietro
come
respinto
dal
freddo
di
fuori
,
e
allora
si
faceva
dispettoso
e
annoiava
la
gente
.
Per
fortuna
un
servo
era
tornato
il
giorno
prima
dal
seminerio
,
cioè
dai
campi
ove
seminava
il
grano
,
e
adesso
,
bloccato
dalla
neve
,
restava
in
casa
e
si
rendeva
utile
in
cento
modi
:
spezzava
la
legna
sotto
la
tettoia
,
badava
al
cavallo
confinato
nella
stalla
,
al
maiale
e
alle
galline
rattrappite
dal
freddo
,
attizzava
il
fuoco
,
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
e
infine
andò
anche
in
cerca
di
un
po
'
di
carne
per
fare
il
brodo
ai
padroni
.
Le
altre
provviste
erano
tutte
in
casa
,
e
non
c
'
era
da
aver
paura
anche
se
la
neve
durava
per
settimane
intere
.
Verso
sera
infatti
ricominciò
a
cadere
,
fitta
e
incessante
;
furono
chiuse
e
sprangate
porte
e
finestre
,
quasi
contro
un
nemico
,
e
nel
silenzio
profondo
le
voci
della
casa
vibrarono
come
in
un
rifugio
di
montagna
.
Nella
stanza
da
pranzo
,
c
'
era
anche
un
braciere
intorno
al
quale
sedevano
la
madre
e
le
bambine
:
Cosima
cercò
di
prender
posto
fra
le
sorelle
,
ma
le
due
,
al
solito
,
la
respinsero
e
la
punzecchiarono
,
nonostante
i
rimproveri
della
madre
:
paziente
e
silenziosa
ella
si
ritrasse
e
se
ne
andò
in
cucina
.
Lì
si
stava
forse
meglio
,
sebbene
il
fumo
continuasse
a
velare
l
'
ambiente
.
La
serva
sedeva
davanti
al
camino
e
già
sonnecchiava
,
mentre
il
servo
stava
lontano
dal
fuoco
,
poiché
un
uomo
forte
non
ha
e
non
deve
avere
freddo
,
e
,
per
spirito
d
'
imitazione
,
Andrea
gli
sedeva
accanto
,
entrambi
su
due
seggioline
basse
.
Cosima
a
sua
volta
sedette
a
fianco
della
serva
e
le
posò
la
testa
sul
grembo
un
po
'
grasso
e
tiepido
.
Il
servo
era
un
uomo
dei
paesi
:
si
chiamava
Proto
;
basso
e
tozzo
,
con
una
gran
barba
rossiccia
quadrata
e
gli
occhi
verdognoli
,
aveva
un
aspetto
quasi
fratesco
;
e
infatti
era
molto
religioso
e
semplice
,
di
una
innata
bontà
francescana
;
raccontava
sempre
storie
di
Santi
,
sebbene
Andrea
e
la
stessa
Cosima
preferissero
leggende
o
racconti
briganteschi
:
ma
questi
egli
li
lasciava
all
'
altro
servo
,
che
era
amico
dei
latitanti
ed
anche
dei
banditi
:
per
contentare
i
padroncini
Proto
sceglieva
una
via
di
mezzo
e
narrava
certe
lunghe
favole
che
sembravano
romanzi
.
-
Questa
,
-
diceva
quella
sera
,
-
non
è
inventata
:
è
proprio
vera
,
ed
è
accaduta
quando
io
ero
bambino
.
Al
mio
paese
l
'
inverno
è
più
lungo
e
rigido
di
questo
,
perché
stiamo
sui
monti
,
e
i
pastori
devono
scendere
con
le
greggie
a
svernare
in
pianura
,
le
donne
non
escono
mai
di
casa
,
i
mufloni
scendono
dalle
cime
in
cerca
di
cibo
.
-
Anche
i
lupi
?
-
domanda
Andrea
.
-
No
,
lupi
non
ce
ne
sono
.
Siamo
gente
buona
,
noi
,
e
anche
le
bestie
sono
buone
.
Non
c
'
è
animale
più
dolce
del
muflone
,
che
è
una
specie
di
capra
selvatica
,
ma
più
bello
e
agile
della
capra
;
e
assolutamente
innocuo
.
I
cacciatori
che
lo
prendono
,
e
vengono
anche
molto
di
lontano
per
questo
,
sono
più
crudeli
del
più
selvatico
di
essi
.
Una
volta
,
dunque
,
uno
di
questi
buoni
animali
,
spinto
dalla
fame
,
scese
fino
all
'
ultima
casa
del
paese
e
vi
si
aggirò
intorno
tutta
la
notte
.
Ora
dovete
sapere
che
in
quella
casa
viveva
una
fanciulla
il
cui
fidanzato
,
ricco
pastore
di
pecore
,
era
un
mese
avanti
partito
per
i
pascoli
del
sud
:
ma
durante
il
viaggio
si
era
ammalato
,
di
polmonite
,
e
adesso
giaceva
in
un
paese
lontano
,
mentre
i
suoi
servi
continuavano
il
viaggio
col
gregge
.
Il
dolore
più
grave
opprimeva
la
ragazza
:
avrebbe
voluto
raggiungere
il
fidanzato
,
ma
i
genitori
non
lo
permettevano
.
Quindi
piangeva
sempre
e
alla
notte
non
dormiva
.
Sentì
dunque
il
lieve
fruscìo
che
il
muflone
destava
intorno
alla
casa
.
Sulle
prime
si
spaventò
,
credendo
fossero
i
ladri
;
poi
pensò
che
forse
il
fidanzato
era
morto
e
il
suo
spirito
,
ritornato
nei
luoghi
della
loro
felicità
,
la
cercasse
.
Allora
si
alzò
e
aprì
la
finestra
.
La
notte
era
fredda
,
ma
serena
e
senza
neve
.
La
luna
illuminava
la
china
del
monte
,
che
scendeva
fino
alla
casa
:
e
in
quel
chiarore
la
ragazza
vide
il
muflone
,
che
frugava
qua
e
là
in
cerca
di
cibo
:
era
una
graziosa
bestia
,
col
pelo
color
rame
lucidato
dal
freddo
,
gli
occhi
grandi
e
dolci
scintillanti
alla
luna
.
Ella
pensò
:
è
certamente
il
suo
spirito
,
che
ha
preso
questa
forma
e
viene
a
salutarmi
prima
di
andarsene
all
'
altro
mondo
.
Scese
al
pian
terreno
e
socchiuse
la
porta
:
la
bestia
,
però
,
fuggì
.
Allora
lei
si
mise
il
cappuccio
e
andò
verso
una
muriccia
sotto
la
china
del
monte
:
il
muflone
non
tornava
,
ed
ella
si
persuase
che
non
era
lo
spirito
.
Rientrò
in
casa
,
e
mise
fuori
della
porta
un
canestro
con
fieno
ed
orzo
:
e
poco
dopo
sentì
il
ruminare
del
muflone
affamato
.
La
notte
dopo
fu
la
stessa
cosa
.
La
terza
notte
ella
lasciò
la
porta
aperta
e
mise
il
canestro
sulla
soglia
.
Seduta
accanto
al
focolare
,
vide
la
bestia
avanzarsi
,
tornare
indietro
,
avanzarsi
ancora
e
mangiare
.
Alla
quarta
notte
mise
il
canestro
nell
'
interno
della
cucina
,
accanto
alla
porta
spalancata
:
e
la
bestia
si
fece
coraggio
ed
entrò
.
Così
,
un
po
'
alla
volta
,
divennero
amici
;
ed
ella
si
affezionò
talmente
al
suo
protetto
,
che
provò
quasi
sollievo
alla
sua
pena
.
Lo
aspettava
tutte
le
notti
,
come
un
innamorato
,
e
se
esso
tardava
s
'
inquietava
per
lui
.
Non
raccontava
a
nessuno
l
'
avventura
,
per
timore
che
qualcuno
molestasse
la
bestia
:
la
raccontò
solo
al
fidanzato
,
quando
tornò
,
guarito
,
in
primavera
;
e
Alessio
,
così
si
chiamava
il
giovine
,
divenne
stranamente
geloso
.
Ma
il
muflone
,
adesso
,
non
scendeva
più
dai
monti
:
non
aveva
più
fame
;
inoltre
,
nel
tempo
bello
la
gente
stava
fuori
e
poteva
dargli
la
caccia
.
La
fanciulla
credette
di
non
rivederlo
più
:
si
sposò
in
autunno
;
e
ai
primi
d
'
inverno
lo
sposo
dovette
ripartire
con
la
greggia
,
i
servi
,
i
cani
.
Ed
ecco
,
la
notte
stessa
,
freddissima
notte
di
gelo
,
il
muflone
ritornò
:
ella
lo
sentì
battere
le
corna
alla
porta
e
scese
ad
aprire
col
cuore
che
le
pulsava
come
per
un
appuntamento
clandestino
.
La
storia
ricominciò
:
il
muflone
si
aggirava
famigliarmente
nella
cucina
,
come
un
cane
,
si
avvicinava
al
fuoco
;
e
la
sposa
gli
raccontava
sottovoce
tutte
le
sue
vicende
.
Ella
non
era
superstiziosa
;
non
credeva
,
come
altre
donne
del
paese
,
che
gli
spiriti
e
spesso
anche
gli
uomini
vivi
si
trasformino
in
bestie
,
specialmente
di
notte
:
ci
aveva
creduto
un
momento
,
al
primo
apparire
del
muflone
,
quando
si
sentiva
infelice
per
la
malattia
del
fidanzato
;
ma
adesso
che
era
felice
pensava
che
la
bestia
per
sé
stessa
era
una
creatura
straordinaria
,
sì
,
ma
semplicemente
bestia
,
che
le
voleva
bene
.
E
anche
lei
gliene
voleva
;
avrebbe
voluto
tenerselo
in
casa
;
le
dispiaceva
però
tenerlo
prigioniero
e
così
,
dopo
la
solita
visita
,
gli
riapriva
la
porta
.
E
adesso
viene
la
cosa
importante
.
Per
Natale
tornò
lo
sposo
.
Ella
fu
incerta
se
raccontargli
o
no
la
sua
avventura
:
però
non
nascose
una
certa
inquietudine
,
e
,
come
nelle
prime
notti
,
mise
il
canestro
col
fieno
e
l
'
orzo
fuori
della
porta
.
Il
mattino
dopo
lo
trovò
intatto
:
segno
che
la
bestia
non
era
venuta
.
E
non
tornò
,
per
tutte
le
notti
che
lo
sposo
restò
in
paese
.
Allora
un
senso
di
superstizione
riprese
la
giovine
donna
.
Si
,
certo
,
il
muflone
doveva
avere
qualche
cosa
di
umano
:
dimostrava
troppa
intelligenza
per
essere
solamente
un
animale
selvatico
.
D
'
altra
parte
ella
pensava
che
potevano
averlo
ucciso
,
e
ne
provava
un
vago
dolore
.
Lo
sposo
se
ne
accorgeva
,
e
non
sapeva
se
riderne
o
irritarsi
:
poiché
qualcuno
gli
aveva
riferito
che
una
voce
correva
in
paese
:
cioè
che
la
sposa
,
sebbene
da
così
poche
settimane
maritata
,
apriva
la
notte
la
porta
a
un
uomo
misterioso
,
venuto
di
lontano
,
che
correva
in
modo
da
non
lasciarsi
distinguere
.
Ed
ecco
il
giovane
marito
riparte
;
la
casetta
rimane
di
nuovo
triste
senza
di
lui
;
il
paese
è
coperto
di
neve
.
La
sposa
veglia
;
aspetta
il
suo
amico
,
ma
senza
troppa
speranza
di
rivederlo
.
Invece
il
muflone
,
come
avvertito
da
un
istinto
sovrannaturale
,
ritorna
:
ella
lo
accoglie
tremante
,
lo
nutre
,
lo
accarezza
,
lo
sente
palpitare
e
ansare
,
quasi
aspetta
di
sentirlo
parlare
.
E
osserva
che
la
bestia
,
questa
volta
,
non
ha
fretta
di
andarsene
.
E
ancora
ella
è
tentata
di
tenerselo
in
casa
;
che
male
ci
sarebbe
!
Finalmente
si
decide
a
riaprire
la
porta
,
e
l
'
amico
riparte
:
un
minuto
,
e
di
dietro
dalla
muriccia
bianca
di
neve
parte
un
colpo
di
fucile
:
la
bestia
cade
;
nel
silenzio
grande
si
sentono
i
cani
abbaiare
e
qualche
finestrina
si
apre
:
la
sposa
ha
un
presentimento
;
aspetta
che
tutto
sia
di
nuovo
quieto
;
esce
;
al
chiarore
della
neve
si
avanza
fino
alla
muriccia
e
trova
il
muflone
ucciso
,
con
gli
occhioni
spalancati
che
brillano
ancora
di
dolore
.
Ella
lo
coprì
di
neve
,
con
le
sue
mani
;
poi
tutta
la
notte
pianse
.
Non
si
accennò
all
'
avventura
;
e
quando
le
nevi
si
sciolsero
e
fu
ritrovata
la
spoglia
del
muflone
lo
si
credette
morto
di
fame
e
di
assideramento
.
Non
se
ne
parlò
più
;
neppure
col
marito
,
quando
egli
fu
di
ritorno
;
ma
una
cosa
terribile
accadde
.
In
settembre
nacque
alla
giovane
sposa
un
bambino
:
era
bello
,
coi
capelli
color
rame
e
gli
occhi
grandi
e
dolci
come
quelli
del
muflone
:
ma
era
sordomuto
.
La
storia
piacque
a
Cosima
.
Col
capo
appoggiato
al
grembo
della
serva
,
credeva
di
sognare
:
vedeva
il
paese
di
Proto
,
con
le
case
coperte
di
assi
annerite
dal
tempo
,
e
i
monti
scintillanti
di
neve
e
di
luna
;
ma
sopra
tutto
le
destava
una
impressione
profonda
,
quasi
fisica
,
il
mistero
della
favola
,
quel
silenzio
finale
,
grave
di
cose
davvero
grandiose
e
terribili
,
il
mito
di
una
giustizia
sovrannaturale
,
l
'
eterna
storia
dell
'
errore
,
del
castigo
,
del
dolore
umano
.
La
neve
durò
parecchi
giorni
;
più
disastroso
fu
un
periodo
di
pioggie
torrenziali
che
per
quattordici
giorni
diluviarono
ininterrottamente
,
accompagnate
da
raffiche
di
scirocco
quasi
calde
.
Adesso
il
fumo
non
tentava
neppure
di
uscire
dalla
cucina
;
la
pioggia
penetrava
dalle
finestre
,
sgocciolava
dai
tetti
;
una
vera
sorgente
scaturì
dalla
cantina
e
il
signor
Antonio
dovette
in
fretta
far
costruire
dal
fabbro
-
stagnaio
un
tubo
di
ferro
e
prendere
due
uomini
per
scaricare
l
'
acqua
della
cantina
nella
strada
.
Anche
la
strada
era
diventata
un
torrente
;
l
'
orto
uno
stagno
:
si
aveva
l
'
impressione
di
essere
in
una
barca
che
faceva
acqua
da
tutte
le
parti
.
Poi
le
ragazze
si
ammalarono
:
anche
Cosima
si
sentì
stringere
la
gola
,
fu
assalita
da
una
febbre
altissima
e
cominciò
a
sognare
le
cose
più
strane
e
spaventose
.
Giaceva
nel
letto
della
camera
a
pian
terreno
,
e
nei
momenti
di
lucidità
vedeva
il
viso
pallido
della
madre
piegarsi
sul
suo
e
ne
provava
un
senso
di
frescura
come
se
una
ninfea
umida
la
sfiorasse
:
ma
un
giorno
,
il
giorno
di
Sant
'
Antonio
,
grosse
gocce
di
rugiada
parvero
cadere
da
quel
fiore
:
era
ardente
,
però
,
quella
rugiada
;
e
Cosima
ne
sentì
anche
il
sapore
salato
:
il
sapore
del
più
grande
dolore
che
possa
colpire
una
donna
.
Venne
una
parente
,
per
domandare
come
stavano
le
ragazze
;
entrando
,
per
non
dimostrare
inquietudine
,
domandò
con
voce
allegra
:
-
Oggi
è
la
festa
del
padrone
di
casa
:
farete
banchetto
:
dov
'
è
il
porcellino
di
latte
?
-
Il
porcellino
per
la
festa
è
su
,
in
camera
delle
bambine
,
-
disse
la
madre
,
con
voce
rauca
.
E
la
parente
andò
a
vedere
:
era
morta
Giovanna
,
la
più
bella
di
tutte
le
cinque
sorelline
.
Dopo
la
morte
di
Giovanna
,
l
'
umore
della
mamma
cambiò
.
Era
stata
sempre
seria
;
adesso
diveniva
melanconica
,
taciturna
,
chiusa
in
un
mondo
tutto
suo
;
badava
ai
figli
e
alle
cose
domestiche
,
ma
con
una
freddezza
quasi
meccanica
,
con
scrupoli
di
un
dovere
dal
quale
non
si
aspetta
nessun
premio
.
Era
giovane
ancora
,
bella
,
ben
fatta
,
sebbene
di
piccola
statura
;
ma
a
volte
sembrava
vecchia
,
piegata
,
stanca
.
Forse
il
mistero
della
sua
tristezza
derivava
dal
fatto
ch
'
ella
si
era
sposata
senza
amore
,
ad
un
uomo
di
venti
anni
più
vecchio
di
lei
,
che
la
circondava
di
cure
,
che
viveva
solo
per
lei
e
la
famiglia
,
ma
non
poteva
darle
la
soddisfazione
e
il
piacere
dei
quali
tutte
le
donne
giovani
hanno
bisogno
.
Ed
ella
non
poteva
procurarseli
fuori
del
recinto
domestico
:
non
poteva
,
per
dovere
innato
.
Aveva
una
volta
amato
?
Si
diceva
che
,
sì
,
prima
di
sposarsi
,
avesse
corrisposto
ad
un
giovine
povero
:
nessuno
sapeva
però
chi
era
,
e
forse
neppure
esisteva
.
Ci
sono
mole
donne
che
vivono
del
ricordo
di
un
amore
fantastico
;
e
l
'
amore
vero
è
per
esse
un
mistero
grande
e
inafferrabile
come
quello
della
divinità
.
Inoltre
la
famiglia
della
mamma
era
tutta
un
po
'
strana
.
Il
padre
,
d
'
origine
straniera
,
chi
diceva
genovese
,
chi
addirittura
spagnuolo
,
aveva
fatto
un
po
'
tutti
i
mestieri
:
in
ultimo
,
proprietario
di
una
casa
e
di
un
piccolo
podere
nella
valle
,
si
era
ritirato
in
questo
,
in
una
capanna
,
e
viveva
da
eremita
,
coltivando
la
poca
terra
e
allevando
uccelli
e
gatti
selvatici
.
Eppure
i
figli
erano
venuti
su
bene
,
perché
la
loro
piccola
madre
li
educava
santamente
:
uno
era
prete
,
l
'
altro
segretario
comunale
in
un
paese
del
circondario
:
le
figlie
sposate
:
ma
tutti
avevano
un
carattere
diverso
da
quello
degli
abitanti
del
luogo
;
mattoidi
,
li
chiamavano
,
questi
altri
abitanti
beffardi
e
scrutatori
,
mentre
i
figli
dell
'
eremita
erano
distratti
e
sognatori
e
quando
parlavano
dicevano
sempre
parole
di
tagliente
verità
.
Fra
questa
gente
e
in
questo
ambiente
è
cresciuta
dunque
la
piccola
Cosima
:
adesso
ha
sette
anni
e
va
anche
lei
a
scuola
,
con
la
sorella
maggiore
che
ripete
la
quarta
elementare
.
Il
viaggio
,
per
arrivare
al
Convento
che
serve
da
scuola
,
è
tutto
avventuroso
per
lei
:
bisogna
scendere
per
strade
anguste
male
selciate
,
attraverso
casette
di
povera
gente
,
fino
alla
piazza
,
dove
è
il
quartiere
aristocratico
,
con
case
alte
,
balconi
,
tende
inamidate
alle
finestre
.
Siedono
per
terra
,
in
un
lato
della
piazza
,
le
erbivendole
coi
loro
cestini
di
verdura
:
per
lo
più
sono
serve
,
che
vendono
i
prodotti
degli
orti
dei
loro
padroni
,
e
raccontano
i
fatti
di
questi
;
a
volte
c
'
è
anche
un
carro
che
viene
dai
paesi
della
costa
,
carico
di
pesce
,
o
di
cocomeri
e
di
melloni
;
allora
è
un
accorrere
di
compratori
golosi
,
e
lo
stesso
signor
Antonio
,
se
gli
capita
,
acquista
un
chilogramma
di
cefali
o
un
popone
fragrante
e
lo
porta
a
casa
dentro
il
fazzolettone
a
scacchi
.
Dalla
piazza
lo
stradone
provinciale
,
che
attraversa
il
paese
,
prende
il
nome
di
Via
Maggiore
:
c
'
è
un
lungo
palazzo
signorile
,
che
con
le
sue
logge
e
i
suoi
cornicioni
forma
la
meraviglia
di
Cosima
;
c
'
è
,
più
giù
,
il
caffè
con
le
porte
vetrate
e
,
dentro
,
gli
specchi
e
i
divani
,
altra
meraviglia
di
Cosima
:
e
qua
e
là
negozi
e
mercerie
,
botteghe
di
panno
e
botteghe
di
commestibili
:
ma
quella
che
più
interessa
la
nostra
scolaretta
è
la
libreria
del
signor
Carlino
,
dove
si
vendono
i
quaderni
,
l
'
inchiostro
,
i
pennini
;
tutte
quelle
cose
magiche
,
insomma
,
con
le
quali
si
può
tradurre
in
segni
la
parola
,
e
più
che
la
parola
il
pensiero
dell
'
uomo
.
Qualcuno
di
questi
segni
straordinarii
Cosima
lo
sa
già
tracciare
,
perché
lo
zio
Sebastiano
glielo
ha
insegnato
;
in
modo
che
ella
non
va
alla
prima
,
ma
addirittura
alla
seconda
elementare
.
Il
Convento
ha
due
ingressi
,
uno
per
i
maschi
e
l
'
altro
per
le
femmine
:
a
questo
si
sale
per
una
breve
scaletta
esterna
,
e
si
entra
in
un
lungo
corridoio
chiaro
e
pulito
sul
quale
si
aprono
le
aule
:
piccole
aule
che
sanno
ancora
di
odore
claustrale
,
con
le
finestre
munite
d
'
inferriata
,
dalle
quali
però
si
vede
il
verde
degli
orti
e
si
sente
il
fruscìo
dei
pioppi
e
delle
canne
della
valle
sottostante
.
Uccellini
verdognoli
si
posano
sui
davanzali
,
le
nuvole
color
di
rame
dei
primi
giorni
di
ottobre
passano
sul
ciclo
basso
di
un
azzurro
intenso
eppure
luminoso
,
e
la
voce
della
maestra
risona
nel
silenzio
come
quella
del
mandriano
che
su
una
china
alpestre
richiama
le
caprette
sbandate
.
E
delle
caprette
dai
grandi
occhi
liquidi
di
un
colore
azzurrognolo
,
le
ragazzine
,
una
quindicina
in
tutto
,
hanno
la
voglia
di
evadere
dal
recinto
,
ove
si
pascola
l
'
erba
del
sapere
,
per
precipitarsi
nei
meandri
della
valle
e
arrampicarsi
sui
pioppi
lungo
il
torrentello
ancora
asciutto
.
Sono
quasi
tutte
ragazzine
un
po
'
selvatiche
,
sebbene
alcune
,
come
Cosima
,
di
famiglie
benestanti
e
quasi
signorili
:
le
sue
compagne
di
banco
sono
però
figlie
una
di
pastori
,
l
'
altra
di
un
fabbro
che
venuto
da
un
paese
lontano
sulle
prime
dovette
,
per
la
sua
grande
povertà
,
prendere
alloggio
in
una
grotta
poco
distante
dal
paese
,
poi
a
poco
a
poco
fece
fortuna
e
adesso
ha
una
bella
casa
e
un
'
officina
che
lavora
giorno
e
notte
.
Anche
la
maestra
non
è
del
luogo
;
anzi
viene
di
molto
lontano
,
d
'
oltre
mare
,
e
la
chiamano
appunto
la
Continentale
:
è
una
donna
ancora
bella
,
coi
capelli
biondi
crespi
,
ma
irascibile
e
nervosa
.
Cosima
sola
ha
da
lei
una
accoglienza
buona
e
gentile
:
la
bambina
però
,
istintiva
,
prova
subito
un
senso
di
diffidenza
per
quella
signora
dalla
voce
grossa
e
gli
occhi
vuoti
,
e
rimane
ferma
,
rigida
,
al
suo
posto
accanto
alla
finestra
.
Per
nove
mesi
dell
'
anno
ella
occupò
quel
posto
,
profittando
delle
lezioni
più
di
ogni
altra
scolaretta
;
era
una
delle
più
piccole
,
ma
la
più
brava
,
e
quando
veniva
l
'
ispettore
era
sempre
lei
l
'
interrogata
.
E
faceva
bella
figura
,
sebbene
l
'
uomo
,
con
una
grossa
testa
carducciana
,
scuro
il
viso
,
le
destasse
un
brivido
di
spavento
:
ma
anche
di
ammirazione
:
poiché
egli
era
l
'
arca
santa
del
sapere
,
colui
che
davvero
poteva
interpretare
le
carte
scritte
e
le
pagine
stampate
come
i
sacerdoti
i
libri
sacri
.
E
Cosima
aveva
una
gran
voglia
di
sapere
:
più
che
i
giocattoli
l
'
attiravano
i
quaderni
;
e
la
lavagna
della
classe
,
con
quei
segni
bianchi
che
la
maestra
vi
tracciava
,
e
che
aveva
per
lei
il
fascino
di
una
finestra
aperta
sull
'
azzurro
scuro
di
una
notte
stellata
.
Fu
promossa
senza
esame
:
la
maestra
le
consegno
una
letterina
per
il
signor
Antonio
,
con
la
fausta
notizia
;
ed
ella
la
portò
a
casa
sventolandola
ogni
tanto
come
una
bandiera
di
trionfo
;
tanto
che
la
sorella
maggiore
le
dava
,
per
il
dispetto
,
pizzicotti
e
spintoni
;
ma
quando
il
padre
aprì
il
messaggio
rimase
piuttosto
freddo
,
ed
anzi
un
sorriso
sarcastico
gli
strinse
le
labbra
sottili
:
poiché
la
signora
maestra
,
il
cui
marito
era
un
noto
ubriacone
,
e
anche
lei
,
si
diceva
,
non
sdegnava
qualche
bicchierotto
di
vino
buono
,
gli
chiedeva
denari
in
prestito
.
Questa
fu
una
delle
prime
commediole
tragiche
della
realtà
che
diede
a
Cosima
una
lezione
pratica
della
vita
.
Gli
altri
anni
di
scuola
passarono
presto
:
tre
in
tutto
,
poiché
la
quarta
classe
fu
ripetuta
,
ed
ella
ebbe
facilmente
il
primo
premio
,
consistente
in
un
libro
del
Tommaseo
con
la
copertina
bianca
fregiata
di
oro
.
Adesso
aveva
dieci
anni
,
e
la
sua
precocità
gliene
accresceva
qualcun
altro
.
Due
bizzarre
famiglie
,
disordinate
e
forestiere
tutte
e
due
,
erano
intanto
venute
ad
abitare
nel
piccolo
quartiere
;
una
era
quella
di
un
armaiolo
,
cacciatore
infaticato
,
che
quando
era
in
casa
faceva
rintronare
i
dintorni
con
gli
urli
contro
la
moglie
e
le
figlie
giovinette
.
Da
queste
ragazze
,
che
già
avevano
girato
un
bel
po
'
di
mondo
,
Cosima
apprese
i
misteri
che
fanno
della
donna
e
dell
'
uomo
un
essere
solo
:
non
ne
fu
molto
turbata
,
perché
i
suoi
sensi
erano
chiusi
ancora
in
un
boccio
che
la
vita
castissima
della
sua
famiglia
non
tendeva
certo
a
far
fiorire
.
Ma
le
cose
,
specialmente
della
natura
,
le
apparvero
già
in
un
barlume
nuovo
,
come
di
aurora
che
segue
l
'
incerto
biancore
dell
'
alba
.
Ecco
,
più
che
le
confidenze
a
bassa
voce
delle
sue
amichette
straniere
,
la
colpiscono
i
diversi
profumi
del
piccolo
orto
;
quello
dei
gigli
,
sopra
tutto
,
e
delle
rose
;
ella
chiude
gli
occhi
nel
piegare
il
viso
sui
fiori
appena
sbocciati
,
e
quel
misterioso
senso
subcosciente
di
una
vita
anteriore
,
che
prova
nel
vedere
la
nonnina
,
la
riprende
più
forte
.
Già
ella
ne
capiva
qualche
cosa
,
e
tentava
di
spiegarsela
,
vagamente
,
come
si
cerca
d
'
interpretare
i
sogni
.
Anche
leggendo
già
di
nascosto
i
libri
del
fratello
maggiore
,
e
quelli
che
esistevano
in
casa
,
pensava
a
una
vita
lontana
,
diversa
dalla
sua
,
e
che
pure
le
sembrava
di
aver
un
giorno
conosciuto
.
Così
,
a
quell
'
età
,
lesse
i
primi
romanzi
:
uno
dei
quali
era
I
Martiri
di
Chateaubriand
,
che
lasciò
nella
sua
fantasia
una
traccia
profonda
.
Non
è
detto
però
che
anche
nel
suo
ambiente
la
vita
non
cominciasse
a
mostrarle
la
faccia
della
realtà
,
e
gli
avvenimenti
non
prendessero
,
a
volte
,
colori
e
movimenti
insoliti
.
Uno
dei
fatti
più
impressionanti
e
dolorosi
fu
la
scoperta
fatta
un
giorno
dal
padre
,
di
denari
che
mancavano
dal
suo
cassetto
chiuso
a
chiave
.
Egli
non
si
ingannò
un
attimo
solo
:
chiamò
il
figlio
Andrea
,
che
allora
aveva
sedici
anni
,
e
lo
interrogò
a
lungo
.
Andrea
era
rimasto
un
ragazzo
basso
e
robusto
,
senza
voglia
di
studiare
,
e
frequentava
altri
ragazzi
di
famiglie
paesane
,
benestanti
e
prepotenti
.
Alcune
donne
di
malaffare
,
appollaiate
in
certe
casupole
del
quartiere
di
San
Pietro
,
il
più
schiettamente
popolare
della
cittadina
,
attiravano
questi
giovanetti
esuberanti
di
vita
e
abbandonati
a
se
stessi
.
Il
signor
Antonio
,
un
po
'
tardi
,
si
avvedeva
di
aver
dato
anche
lui
troppa
libertà
al
ragazzo
,
buono
e
generoso
in
fondo
,
ma
con
tutti
gli
istinti
di
una
razza
ancora
primitiva
.
Un
furore
muto
,
alimentato
di
rimorso
,
di
paura
per
l
'
avvenire
,
di
propositi
di
fermezza
e
di
repressione
ad
ogni
costo
,
lo
sostenne
nel
lungo
interrogatorio
che
fece
ad
Andrea
.
Il
giovane
negava
di
aver
preso
i
denari
:
allora
il
padre
lo
perquisì
;
gli
trovò
alcune
monete
e
la
chiave
che
apriva
il
cassetto
.
Andrea
continuava
a
negare
.
Allora
il
signor
Antonio
prese
una
corda
e
la
lanciò
ad
una
trave
della
cucina
:
chiuse
le
porte
e
le
finestre
,
mandò
fuori
le
donne
.
Disse
con
calma
:
-
Vedi
,
Andrea
:
io
stesso
farò
giustizia
immediatamente
,
se
tu
non
riconosci
la
tua
colpa
.
Ti
impiccherò
con
le
mie
mani
.
E
l
'
altro
confessò
.
Tutto
parve
cancellato
:
eppure
un
'
ombra
rimase
sopra
la
famiglia
:
poiché
padre
e
figlio
erano
d
'
improvviso
apparsi
in
una
luce
di
terrore
e
di
morte
.
La
madre
si
fece
ancora
più
triste
:
Cosima
si
piegò
come
uno
dei
suoi
gigli
sciupati
dal
vento
.
Ma
il
giovane
parve
immediatamente
emendarsi
.
Dichiarò
che
non
voleva
proseguire
inutilmente
gli
studi
,
e
desiderava
lavorare
.
Allora
il
padre
pensò
di
associarlo
ai
suoi
affari
:
lo
mandò
a
sorvegliare
le
lavorazioni
di
carbone
e
di
cenere
che
aveva
sui
boschi
della
montagna
,
non
solo
,
ma
lo
fece
partire
per
un
viaggio
d
'
istruzione
commerciale
,
con
lettere
di
presentazione
e
raccomandazioni
ai
suoi
corrispondenti
di
Napoli
e
di
Livorno
.
Anche
Santus
era
fuori
:
già
da
due
anni
frequentava
il
liceo
di
Cagliari
,
e
prometteva
di
diventare
un
bravo
dottore
in
lettere
o
in
medicina
.
Preferì
quest
'
ultima
,
pure
non
abbandonando
i
suoi
studi
e
i
suoi
gusti
letterari
.
Quando
tornava
per
le
vacanze
era
un
ampio
respiro
di
nuova
vita
che
animava
la
casa
.
Portava
libri
e
regali
,
ed
era
vestito
con
modesta
ma
accurata
eleganza
.
Ed
era
bello
,
col
viso
fine
che
sembrava
quello
di
una
razza
diversa
dalla
sua
,
i
grandi
occhi
chiari
,
trasparenti
di
intelligenza
e
di
bontà
.
Non
parlava
molto
,
ma
parlava
bene
,
e
aveva
già
una
cultura
larga
e
profonda
,
aiutata
da
una
memoria
straordinaria
.
E
quello
che
più
stupiva
in
lui
era
la
serietà
,
quasi
l
'
austerità
dei
costumi
:
non
fumava
,
non
beveva
,
non
guardava
le
donne
:
studiava
sempre
,
anche
durante
le
vacanze
.
Qualche
volta
veniva
a
cercarlo
un
suo
compagno
di
studi
;
Antonino
,
si
chiamava
,
un
bellissimo
giovane
bruno
dall
'
aria
un
po
'
beffarda
,
vestito
inappuntabilmente
alla
moda
di
allora
,
-
cappellino
di
paglia
con
nastro
di
tulle
e
veletta
all
'
estate
,
mantello
azzurro
d
'
inverno
,
drappeggiato
con
eleganza
dannunziana
,
-
(
almeno
così
Antonino
dava
ad
intendere
,
chiamando
fraternamente
col
solo
nome
di
Gabriele
il
giovanissimo
poeta
che
aveva
degnato
di
una
sua
visita
il
paese
di
Cosima
)
.
Anche
lui
,
Antonino
,
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
fra
borghese
e
paesana
:
la
madre
e
le
sorelle
vestivano
in
costume
,
mentre
lui
e
i
fratelli
,
tutti
studenti
,
avevano
quasi
un
'
aria
aristocratica
.
Il
padre
,
veramente
,
era
esattore
d
'
imposte
,
un
uomo
rude
,
taciturno
,
poco
pratico
della
lingua
italiana
(
come
i
maggiori
signori
del
resto
)
,
di
mirabile
animo
e
nobiltà
.
Ben
caratteristica
era
la
loro
abitazione
,
l
'
ultima
del
paese
,
costituita
da
fabbricati
bassi
che
davano
su
un
cortile
chiuso
,
e
dove
,
oltre
la
loro
famiglia
,
vivevano
altri
parenti
,
con
numerosi
ragazzi
:
una
specie
di
clan
,
ma
di
gente
incivilita
,
anzi
,
intelligentissima
.
I
ragazzi
studiavano
tutti
,
ed
erano
caustici
,
osservatori
,
beffardi
.
Una
bella
vigna
che
guardava
sulla
valle
e
verso
i
monti
a
nord
,
in
dolce
pendìo
,
era
attigua
alla
casa
:
più
tardi
il
padre
di
Antonino
costruì
in
un
angolo
di
questa
vigna
una
casina
alta
,
dove
lo
studente
,
nelle
poche
settimane
che
rimaneva
in
paese
,
viveva
come
in
una
torre
d
'
avorio
,
studiando
,
o
fingendo
di
studiare
.
Fu
il
primo
,
il
lungo
amore
di
Cosima
.
Quando
egli
veniva
a
cercare
Santus
,
ella
si
nascondeva
,
presa
dal
terrore
che
egli
potesse
rivolgerle
un
semplice
sguardo
.
Ma
non
c
'
era
pericolo
:
egli
passava
accanto
a
lei
e
alle
altre
ragazze
anche
maggiori
e
più
belle
ed
esperte
di
lei
,
senza
neppure
vederle
;
e
se
veniva
a
cercare
Santus
era
perché
con
lui
poteva
parlare
delle
cose
e
delle
persone
conosciute
nella
città
dei
loro
studi
;
e
perché
Santus
,
poi
,
lo
attirava
con
la
sua
singolare
intelligenza
e
la
sua
originalità
.
Adesso
,
poi
,
il
futuro
medico
,
si
dedica
insolitamente
ad
altre
cose
all
'
infuori
dei
suoi
studi
.
Costruisce
,
per
esempio
,
un
pallone
volante
,
come
li
chiamavano
allora
,
e
riesce
a
meraviglia
:
nessuno
conosce
il
segreto
del
suo
apparecchio
;
ma
è
certo
che
il
pallone
,
di
carta
-
seta
,
per
il
cui
finanziamento
Santus
è
riuscito
a
farsi
dare
qualche
sussidio
dalla
madre
,
un
bel
giorno
sale
dal
cortile
della
casa
,
leggero
e
colorato
come
una
grande
bolla
di
sapone
;
vola
sopra
il
paese
,
richiamando
l
'
attenzione
e
l
'
ammirazione
di
tutti
,
sparisce
,
non
ritorna
.
Qualche
giorno
dopo
si
seppe
che
era
sceso
,
senza
incendiarsi
,
in
un
angolo
della
montagna
.
Alcuni
piccoli
pastori
di
capre
lo
avevano
veduto
librarsi
sopra
le
roccie
,
illuminato
dal
tramonto
,
credendolo
una
cosa
sovrannaturale
,
e
,
nel
vederlo
scendere
,
si
erano
inginocchiati
presi
da
terrore
superstizioso
,
gridando
:
È
lo
Spirito
Santo
,
è
lo
Spirito
Santo
.
Lusingato
da
questo
successo
,
lo
studente
ne
tentò
un
altro
.
Costruì
una
ruota
pirotecnica
,
che
doveva
innalzarsi
come
il
pallone
e
accendersi
con
fuochi
artificiali
di
sorprendente
effetto
.
Alcuni
razzi
di
prova
riuscirono
bene
:
guizzarono
in
alto
,
una
sera
di
agosto
,
si
aprirono
in
meravigliosi
getti
di
fiori
incandescenti
:
ma
quando
si
trattò
di
issare
e
far
funzionare
la
ruota
,
questa
s
'
incendiò
,
con
grande
spavento
della
famiglia
,
e
il
giovine
inventore
ne
ebbe
una
mano
e
un
braccio
gravemente
ustionati
.
L
'
insuccesso
e
il
male
lo
avvilirono
:
dovette
mettersi
a
letto
,
e
per
placargli
le
sofferenze
e
farlo
dormire
,
il
dottore
gli
ordinò
una
miscela
alla
quale
era
mescolato
del
cognac
.
Egli
si
addormentò
;
ma
come
se
gli
avessero
propinato
una
bevanda
magica
,
si
svegliò
stordito
,
e
quando
le
sofferenze
della
sua
scottatura
lo
tormentavano
,
si
preparava
la
bevanda
e
ricadeva
in
sopore
.
Il
suo
umore
cambiò
:
divenne
irascibile
e
pigro
,
trascurò
i
suoi
libri
,
si
assentò
per
intere
giornate
da
casa
senza
dire
dove
andava
.
Solo
la
compagnia
di
Antonino
pareva
piacergli
:
si
chiudevano
per
lunghe
ore
nella
camera
alta
della
casa
,
e
se
Cosima
,
con
la
forza
della
curiosità
e
della
passione
,
riusciva
a
mettersi
in
ascolto
nel
pianerottolo
li
sentiva
leggere
ad
alta
voce
e
commentare
e
discutere
di
cose
letterarie
.
Antonino
recitava
i
versi
ultimi
del
suo
diletto
poeta
:
una
mattina
la
sua
voce
risonò
più
alta
del
solito
,
e
nell
'
umile
sereno
silenzio
della
piccola
casa
patriarcale
,
si
diffuse
come
una
musica
che
raccontava
di
città
lontane
,
luminose
di
fontane
,
di
statue
,
di
giardini
,
popolate
solo
di
amanti
,
di
donne
bellissime
,
di
gente
felice
.
Quante
volte
,
in
su
'
mattini
chiari
e
tiepidi
io
l
'
aspetto
!
Ella
ancora
ne
'
l
suo
letto
ride
ai
sogni
mattutini
.
Su
la
piazza
Barberini
s
'
apre
il
ciel
,
zaffiro
schietto
.
Il
Tritone
del
Bernini
leva
il
candido
suo
getto
.
Intorno
a
quel
tempo
morì
la
nonnina
.
L
'
estate
era
certamente
stagione
più
felice
.
C
'
erano
giornate
caldissime
,
ma
era
un
caldo
fermo
,
quasi
lucido
,
e
l
'
azzurro
del
cielo
,
un
po
'
basso
,
sembrava
quello
dei
quadri
di
Zuloaga
.
Qualche
servo
tornava
dalla
mietitura
,
abbrustolito
come
da
un
incendio
,
e
si
buttava
,
febbricitante
di
malaria
,
su
una
stuoia
nell
'
angolo
della
tettoia
:
in
cambio
le
donne
che
,
all
'
ombra
del
cortile
,
spezzavano
mucchi
di
mandorle
che
un
incettatore
veniva
tutti
gli
anni
a
comprare
,
ridevano
e
cantavano
stornelli
paesani
che
facevano
un
contrasto
ben
curioso
coi
rondò
preziosissimi
recitati
da
Antonino
nella
camera
di
Santus
.
Erano
gridi
di
passione
,
profonda
e
ardente
come
quel
cielo
sopra
la
terra
bruciata
dal
sole
:
e
chi
,
di
quelle
donne
giovani
e
brune
che
non
pensavano
ad
altro
che
all
'
amore
,
si
lamentava
di
vivere
in
mezzo
alle
spine
,
per
un
solo
innamorato
:
chi
diceva
all
'
amante
:
a
cara
bellu
ja
ses
,
traitore
che
a
Zudas
:
bello
di
viso
,
traditore
come
Giuda
;
chi
invitava
un
altro
a
succhiarle
il
sangue
vivo
dal
cuore
;
qualche
volta
la
voce
di
una
donna
disillusa
si
alzava
però
ad
ammonire
le
appassionate
,
e
allora
il
coro
femminile
taceva
,
con
una
pausa
quasi
spaventata
.
L
'
ammonimento
diceva
:
Su
sordadu
in
sa
gherra
nan
chi
s
'
est
,
olvidadu
;
no
s
'
ammentat
,
de
Deus
.
Torrat
,
su
corpus
meu
,
pustis
chi
es
,
sepultadu
,
a
sett
'
unzas
de
terra
.
Il
soldato
,
nella
guerra
,
-
dicono
che
si
è
dimenticato
,
-
non
si
ricorda
di
Dio
.
-
Ritorna
il
corpo
mio
,
-
dopo
che
è
seppellito
,
-
a
sette
oncie
di
terra
.
Verso
sera
,
andate
via
le
donne
,
raccolte
entro
sacchi
puliti
le
mandorle
sgusciate
,
la
serva
,
le
ragazze
,
qualche
volta
la
madre
,
sedevano
al
fresco
del
cortile
,
sotto
le
grandi
stelle
dell
'
Orsa
le
cui
ruote
viaggiavano
verso
un
paese
di
sogno
.
Il
servo
malarico
,
riavutosi
alquanto
,
si
sollevava
e
prendeva
parte
alle
chiacchiere
famigliari
.
Era
un
bel
giovine
,
lontano
parente
del
signor
Antonio
,
olivastro
e
coi
denti
bianchissimi
:
pareva
un
etiope
,
ed
anche
il
suo
modo
di
pensare
aveva
un
colore
barbarico
.
Parlava
sempre
di
banditi
e
delle
loro
imprese
brigantesche
.
Bisogna
dire
che
,
in
quel
tempo
,
il
banditismo
locale
aveva
ancora
un
carattere
quasi
epico
.
Odî
di
famiglia
,
sete
di
vendetta
,
pregiudizî
di
onore
erano
per
lo
più
l
'
origine
di
questi
episodî
di
sangue
che
funestavano
la
vita
del
paese
e
di
intere
contrade
.
Il
giovane
servo
,
poi
,
abbelliva
le
avventure
dei
banditi
con
la
sua
fantasia
,
e
lui
stesso
si
lasciava
travolgere
da
una
suggestione
malefica
che
lo
spingeva
a
farneticare
sogni
di
libertà
,
di
imprese
ove
,
più
che
altro
,
il
ribelle
alle
leggi
sociali
,
ha
modo
di
spiegare
il
suo
coraggio
,
la
sua
abilità
,
la
sua
forza
d
'
animo
,
il
disprezzo
per
il
pericolo
e
la
morte
.
Era
,
infine
,
una
specie
di
anarchico
,
che
non
potendo
eguagliare
la
sorte
degli
uomini
liberi
e
svincolarsi
dal
suo
destino
di
servo
,
intendeva
distruggere
il
bene
degli
altri
e
crearsi
una
potenza
,
una
regola
di
vita
diversa
da
quella
usuale
.
In
quel
tempo
,
specialmente
una
banda
di
uomini
armati
di
tutto
punto
,
decisi
a
tutto
,
protetti
anche
,
o
per
amicizia
,
o
per
complicità
,
o
per
paura
,
da
una
vasta
rete
di
favoreggiatori
,
infieriva
nel
Circondario
.
I
capi
erano
due
fratelli
,
giovanissimi
,
terribili
,
si
diceva
anche
feroci
:
la
radice
del
loro
odio
contro
la
società
era
una
ingiustizia
da
loro
subita
,
una
condanna
per
un
reato
del
quale
erano
innocenti
:
condanna
alla
quale
d
'
altronde
sfuggivano
con
la
loro
latitanza
.
Bisogna
dire
però
che
,
o
per
istinto
,
o
esasperati
dalla
loro
mala
sorte
,
non
rispettavano
la
roba
altrui
;
così
che
in
pochi
anni
s
'
erano
fatti
un
patrimonio
:
possedevano
terre
,
case
,
bestiame
,
servi
e
pastori
.
Un
giorno
,
durante
quell
'
ultima
estate
,
una
giovane
donna
,
quasi
fanciulla
,
si
presentò
di
mattina
nella
casa
del
signor
Antonio
e
chiese
di
parlargli
.
Egli
la
ricevette
nella
stanza
dove
sbrigava
i
suoi
affari
,
e
le
domandò
benevolmente
che
cosa
desiderava
.
Ella
era
vestita
in
costume
:
aveva
un
viso
pallido
e
fine
,
con
due
grandi
;
occhi
neri
sormontati
da
sopracciglia
foltissime
,
rivelatrici
di
un
carattere
forte
.
Disse
,
con
una
certa
umiltà
:
-
Lei
possiede
,
sul
Monte
Orthobene
,
un
bosco
di
lecci
,
che
tutti
gli
anni
affitta
per
il
pascolo
delle
ghiande
ai
porci
.
Si
vorrebbe
averlo
noi
in
affitto
,
questa
prossima
stagione
.
-
È
già
affittato
-
dice
il
signor
Antonio
;
-
per
tre
anni
lo
ha
esclusivamente
il
proprietario
di
bestiame
Elias
Porcu
.
-
Elias
lo
cederà
volentieri
,
se
vossignoria
lo
permette
.
-
Non
credo
possa
cederlo
volentieri
:
ne
ha
bisogno
assoluto
.
-
Se
vossignoria
glielo
impone
,
Elias
lo
cederà
immediatamente
.
Calmo
e
fermo
,
col
piccolo
pugno
bianco
sul
tavolo
,
l
'
uomo
replica
:
-
Io
non
ho
mai
imposto
a
nessuno
cosa
che
non
fosse
giusta
.
-
Ma
anche
adesso
sarebbe
una
cosa
giusta
.
Poiché
i
miei
fratelli
hanno
bisogno
,
per
il
loro
branco
di
suini
,
di
un
pascolo
di
ghiande
;
e
tutti
i
proprietari
dicono
di
averli
già
affittati
,
mentre
non
è
vero
.
-
Io
non
so
quello
che
possono
dire
gli
altri
proprietari
;
ciò
che
so
è
che
il
mio
bosco
è
già
affittato
:
e
basta
!
-
concluse
,
sollevando
il
pugno
;
ma
subito
lo
riposò
sul
tavolo
senza
picchiarvi
sopra
:
i
suoi
occhi
però
avevano
preso
la
luce
argentea
e
lucente
dell
'
acciaio
affilato
.
La
ragazza
non
cedeva
:
anche
i
suoi
occhi
brillarono
,
tuttavia
cupi
sotto
le
tempestose
sopracciglia
.
-
Vossignoria
sa
chi
sono
i
miei
fratelli
?
-
E
poiché
l
'
altro
non
dimostrava
curiosità
,
aggiunse
con
fierezza
,
quasi
vantasse
una
parentela
di
eroi
:
-
Sono
i
fratelli
...
-
e
pronunziò
un
nome
.
-
I
banditi
.
Allora
il
signor
Antonio
sorrise
.
-
Fossero
pure
i
sette
fratelli
della
favola
,
i
banditi
che
diedero
il
loro
nome
ai
monti
sui
quali
si
nascondevano
,
io
non
manco
di
impegno
con
Elias
Porcu
.
E
basta
!
-
ripeté
;
e
questa
volta
batté
il
pugno
,
come
quando
sigillava
una
lettera
con
le
ostie
colorate
.
La
ragazza
si
alzò
:
non
proferì
una
minaccia
,
ma
se
ne
andò
senza
salutare
.
Il
signor
Antonio
non
disse
nulla
in
famiglia
,
sebbene
tutti
si
fossero
accorti
della
visita
e
ne
provassero
inquietudine
.
E
un
fatto
strano
accadde
la
sera
stessa
,
a
ora
tarda
,
quando
tutti
erano
già
a
letto
,
e
solo
il
padrone
vegliava
ancora
nella
stanza
da
pranzo
,
leggendo
un
numero
arretrato
della
sua
prediletta
nerolistata
Unità
cattolica
.
D
'
un
tratto
qualcuno
bussò
lievemente
alla
porta
.
Il
signor
Antonio
aprì
,
e
neppure
per
un
attimo
si
illuse
sullo
scopo
di
quella
visita
insolita
.
La
strada
era
buia
,
ma
al
chiarore
che
,
per
il
corridoio
d
'
ingresso
,
arrivava
alla
porta
,
egli
vide
,
nel
vano
di
questa
,
come
in
un
quadro
a
fondo
scuro
,
una
figura
gigantesca
,
con
un
ruvido
costume
nero
dalle
brache
giallastre
,
che
aveva
qualche
cosa
di
demoniaco
.
Il
viso
color
bronzo
era
circondato
da
una
barba
a
collare
,
di
un
nero
corvino
,
che
lasciava
scoperte
le
grosse
labbra
sanguigne
:
gli
occhi
,
con
le
sopracciglia
come
quelle
della
sorella
dei
banditi
,
ma
esageratamente
più
abbondanti
,
avevano
la
pupilla
grande
e
la
sclerotica
azzurra
.
Sono
perduto
,
pensò
il
signor
Antonio
,
ma
non
finse
neppure
di
sorridere
per
nascondere
la
sua
forza
.
Fece
entrare
l
'
uomo
,
e
notò
che
costui
,
nonostante
la
mole
massiccia
della
sua
persona
,
camminava
silenzioso
e
leggero
come
un
daino
:
aveva
ai
grandi
piedi
calzari
di
pelle
grezza
,
allacciati
sotto
le
uose
di
orbace
:
calzari
da
uomo
che
usa
correre
furtivo
e
allontanarsi
in
poche
ore
dal
luogo
del
suo
misfatto
,
in
modo
da
procurarsi
un
infallibile
alibi
.
Questo
,
stanotte
mi
strozza
,
pensa
il
signor
Antonio
;
tuttavia
lo
fa
entrare
nella
stanza
ospitale
,
gli
assegna
il
posto
d
'
onore
davanti
alla
tavola
,
ma
non
si
affretta
a
offrirgli
da
bere
per
dimostrargli
la
sua
sicurezza
.
Anche
prima
di
essere
interrogato
,
l
'
uomo
comincia
a
parlare
:
la
sua
voce
e
bassa
e
quieta
;
la
parola
lenta
,
prudente
.
E
subito
il
signor
Antonio
respira
:
poiché
tutto
nell
'
uomo
,
anche
l
'
occhio
,
può
mentire
:
mai
la
voce
,
anche
se
egli
cerchi
di
mascherarla
.
E
la
voce
di
quell
'
uomo
che
pareva
un
ciclope
venuto
giù
dai
monti
pietrosi
per
abbattere
qualche
cosa
che
non
gli
andava
a
genio
,
era
quella
di
un
saggio
.
L
'
argomento
era
quello
:
l
'
affitto
del
bosco
ghiandifero
ai
banditi
.
Egli
non
disse
che
era
un
loro
favoreggiatore
,
anzi
un
loro
complice
,
ancora
a
piede
libero
perché
troppo
furbo
e
prudente
per
lasciarsi
scoprire
;
narrò
che
era
un
loro
amico
,
perché
i
disgraziati
erano
pur
degni
di
avere
amici
,
fra
tanti
nemici
che
li
perseguitavano
come
i
cacciatori
i
cinghiali
,
colpevoli
solo
della
loro
fiera
indipendenza
:
questi
nemici
arrivavano
al
punto
di
impedire
ai
due
fratelli
di
far
pascolare
le
loro
greggie
e
i
loro
branchi
di
porci
in
terre
di
cristiani
:
onde
il
signor
Antonio
era
pregato
di
aver
compassione
delle
bestie
e
dei
loro
padroni
.
-
Questo
è
il
denaro
:
due
,
trecento
scudi
;
quello
che
vuole
,
signor
Antonio
.
Trasse
dal
petto
un
portafogli
legato
con
una
correggia
,
e
fece
atto
di
toglierne
il
denaro
:
la
mano
bianca
dell
'
altro
fermò
la
sua
,
e
non
se
ne
staccò
,
mentre
gli
occhi
chiari
del
galantuomo
cercavano
di
penetrare
in
quelli
scuri
del
colosso
come
un
fanciullo
fiducioso
che
si
avanza
in
un
bosco
spinoso
certo
di
trovarci
un
sentiero
.
Disse
:
-
Amico
,
voi
sapete
che
la
cosa
è
impossibile
.
Quel
contatto
,
quello
sguardo
,
sopra
tutto
la
parola
amico
pronunziata
in
quel
modo
e
in
quel
momento
,
operarono
,
come
l
'
uomo
ebbe
a
dire
più
tardi
,
un
vero
miracolo
.
Egli
rimise
il
portafogli
,
ma
insisté
nella
sua
richiesta
,
calcando
,
forse
con
sincerità
da
parte
sua
,
sul
bisogno
assoluto
che
i
fratelli
S
.
avevano
di
protezione
e
di
soccorso
da
parte
delle
buone
persone
che
conoscevano
le
loro
disavventure
.
-
L
'
unico
soccorso
che
io
posso
suggerire
ai
due
sviati
,
è
che
si
costituiscano
subito
alle
autorità
,
-
disse
il
signor
Antonio
:
-
prima
che
sia
tardi
per
loro
,
ed
anche
per
i
loro
amici
.
L
'
uomo
ha
un
sogghigno
:
il
suo
viso
rassomiglia
proprio
,
in
quel
momento
,
a
quello
del
diavolo
.
Ma
l
'
altro
continua
:
-
Noi
un
giorno
ci
rivedremo
;
e
allora
mi
darete
ragione
.
Quei
due
giovani
sono
come
due
pietruzze
staccatesi
dalla
cima
di
una
roccia
:
cadono
,
ne
travolgono
altre
,
precipitano
sulla
china
,
diventano
una
valanga
,
finiscono
nell
'
abisso
.
-
Certo
,
se
nessuno
li
aiuta
,
-
brontola
il
gigante
.
-
È
facile
parlare
così
,
seduti
davanti
a
una
tavola
tranquilla
,
col
foglio
in
mano
.
Bisogna
però
trovarsi
nel
loro
covo
,
nelle
loro
difficoltà
,
per
pensare
in
altro
modo
.
E
bisognerebbe
parlare
con
loro
,
non
coi
loro
ambasciatori
.
-
Io
sono
disposto
a
parlare
con
loro
,
e
convincerli
a
cambiare
strada
.
Procuratemi
un
abboccamento
,
dove
e
quando
essi
vogliono
;
parlerò
ai
due
disgraziati
ragazzi
come
fossi
il
padre
loro
.
Pensando
forse
che
essi
invece
,
noti
anche
per
la
loro
loquela
impetuosa
e
appassionata
,
avrebbero
convinto
lui
,
procurandosi
in
tal
modo
un
nuovo
amico
e
protettore
potente
per
la
sua
sola
bontà
e
la
fama
della
sua
rettitudine
,
l
'
uomo
della
montagna
si
animò
insolitamente
.
Accettò
il
bicchiere
di
vino
che
l
'
ospite
gli
offriva
,
e
sene
andò
silenzioso
,
dopo
aver
promesso
di
tornare
.
Tornò
,
infatti
,
ma
per
il
colloquio
coi
S
.
non
si
poté
concludere
nulla
.
I
banditi
erano
diffidenti
,
e
i
discorsi
romantici
del
signor
Antonio
li
facevano
ridere
.
Costituirsi
?
Può
un
guerriero
barbaro
,
che
difende
la
sua
libertà
e
la
sua
sanguigna
fame
di
vivere
,
darsi
prigioniero
al
nemico
?
Eppure
la
profezia
del
signor
Antonio
si
avverò
.
Di
delitto
in
delitto
,
di
rapina
in
rapina
,
essi
e
la
loro
banda
precipitarono
in
un
abisso
.
Fra
gli
illusi
da
loro
travolti
,
vi
fu
anche
,
con
dolore
del
signor
Antonio
,
e
di
tutta
la
famiglia
,
anche
il
giovane
servo
,
malarico
e
visionario
,
Juanniccu
,
che
,
senza
aver
commesso
la
più
lieve
colpa
,
solo
per
spirito
di
avventura
,
si
unì
negli
ultimi
tempi
alla
banda
e
fu
con
loro
preso
.
In
compenso
l
'
uomo
della
montagna
tornò
spesso
dal
signor
Antonio
,
e
diventò
il
suo
pastore
porcaro
.
Per
lunghi
anni
fu
uno
dei
dipendenti
più
fedeli
e
affezionati
al
signor
Antonio
.
E
confessò
che
quella
notte
era
venuto
con
la
sinistra
intenzione
di
sopprimerlo
,
se
non
si
piegava
ai
voleri
dei
malvagi
.
Giusto
e
buono
era
il
signor
Antonio
,
e
tutti
lo
amavano
.
Esercitava
,
senza
volerlo
,
senza
accorgersene
,
un
fascino
benefico
su
tutti
quelli
che
lo
avvicinavano
.
Eppure
la
sua
parola
era
semplice
,
disadorna
;
ma
il
suono
della
sua
voce
che
saliva
profondo
dall
'
anima
tutta
fatta
di
verità
e
d
'
indulgenza
,
era
come
una
musica
che
esprimeva
l
'
inesprimibile
.
Del
resto
egli
aveva
una
certa
cultura
,
ed
era
,
in
fondo
,
un
poeta
.
Aveva
studiato
a
Cagliari
,
quando
ancora
si
viaggiava
da
una
città
all
'
altra
a
cavallo
,
e
aveva
portato
i
suoi
libri
e
le
sue
provviste
entro
le
bisaccie
,
come
un
pastore
o
un
contadino
che
va
a
seminare
il
grano
in
luoghi
lontani
.
Aveva
studiato
ciò
che
in
quel
tempo
si
chiamava
Rettorica
,
o
preso
il
diploma
di
procuratore
.
A
dire
il
vero
non
esercitava
questa
nobile
professione
,
ma
molti
ricorrevano
a
lui
per
consigli
e
consultazioni
legali
,
profondamente
persuasi
della
sua
saggezza
e
sopra
tutto
della
sua
rettitudine
.
Il
commercio
lo
aveva
quasi
arricchito
.
Ma
,
come
un
umanista
primitivo
,
egli
coltivava
anche
gli
studi
poetici
:
le
sue
poesie
erano
dialettali
,
tuttavia
in
una
forma
che
si
avvicinava
alla
lingua
italiana
.
Bravo
anche
come
poeta
estemporaneo
,
raccoglieva
a
volte
intorno
a
sé
altri
campioni
famosi
in
quelle
gare
,
e
competeva
coi
più
bravi
e
inspirati
.
E
aveva
iniziative
geniali
,
anche
come
proprietario
e
come
agricoltore
.
Tentò
piantagioni
di
agrumi
,
di
sommaco
,
di
barbabietole
:
l
'
aridità
della
terra
rocciosa
,
bruciata
da
lunghe
siccità
,
frustrò
i
suoi
tentativi
.
Impiantò
anche
una
piccola
tipografia
e
stampò
a
sue
spese
un
giornaletto
,
e
le
poesie
sue
e
dei
suoi
amici
:
fallimento
completo
anche
questo
.
Nelle
ore
di
riposo
,
alla
bella
stagione
,
sedeva
all
'
ombra
della
casa
,
davanti
alla
porta
,
leggendo
i
giornali
.
Tutti
quelli
che
passavano
lo
salutavano
o
si
fermavano
addirittura
a
conversare
con
lui
.
E
se
passava
una
donna
bisognosa
,
egli
traeva
in
silenzio
dal
taschino
una
moneta
e
gliela
porgeva
,
accennandole
,
col
dito
sulla
bocca
,
di
non
fiatare
.
Così
,
tutti
si
allontanavano
consolati
.
Oltre
ad
Antonino
,
frequentava
la
casa
un
altro
giovanissimo
studente
,
già
compagno
di
scuola
di
Andrea
.
Era
un
ragazzo
smilzo
,
dal
profilo
rapace
,
gli
occhi
inquieti
e
diffidenti
,
orgoglioso
e
ambizioso
,
e
di
una
serietà
insolita
alla
sua
età
.
Ma
anche
lui
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
che
non
era
borghese
ma
neppure
esclusivamente
paesana
,
che
anzi
vantava
essere
di
pura
e
antica
razza
locale
:
abitavano
in
una
casa
buia
,
in
fondo
a
un
cortile
chiuso
,
quasi
murato
come
una
prigione
;
e
tutti
della
famiglia
,
il
padre
alto
e
già
quasi
vecchio
,
i
fratelli
,
le
sorelle
,
delle
quali
una
bellissima
e
con
rari
occhi
celesti
,
erano
di
una
rigidità
quasi
tragica
.
Scarso
il
patrimonio
,
tanto
che
quando
si
trattò
di
mandare
il
ragazzo
a
studiare
a
Cagliari
,
si
dovette
fare
sacrifici
.
Ma
Gioanmario
,
lo
studente
,
dava
buone
promesse
.
Durante
quelle
ultime
vacanze
,
mentre
si
preparava
a
partire
,
le
sue
visite
diventarono
più
frequenti
.
Tutte
le
sere
cercava
di
Andrea
,
pur
sapendo
che
l
'
amico
non
era
in
casa
,
e
coglieva
tutte
le
scuse
per
attardarsi
con
le
ragazze
.
I
suoi
discorsi
le
interessavano
:
per
lo
più
egli
riportava
le
notizie
del
paese
,
i
pettegolezzi
,
le
storielle
di
innocenti
amori
fra
studenti
e
fanciulle
del
luogo
:
Cosima
e
sopra
tutto
Enza
lo
ascoltavano
incantate
.
Enza
era
già
quasi
una
signorina
,
un
po
'
strana
,
a
volte
taciturna
a
volte
di
una
allegria
insolente
e
isterica
.
Non
si
tardò
ad
accorgersi
che
lei
e
Gioanmario
si
erano
stretti
con
un
legame
d
'
amore
;
trovarono
il
modo
di
vedersi
in
segreto
e
l
'
opposizione
della
famiglia
di
lei
,
che
sperava
in
un
matrimonio
più
sollecito
e
solido
,
aumentò
la
loro
passione
.
Fu
una
vera
passione
,
alimentata
dal
carattere
quasi
violento
dei
due
ragazzi
.
Gioanmario
si
mise
a
studiare
con
dura
tenacia
,
e
in
soli
due
anni
superò
gli
esami
del
liceo
,
inscrivendosi
poi
alla
facoltà
di
legge
.
Ma
lo
studio
,
le
privazioni
,
l
'
orgoglio
punto
dalla
persistente
ostilità
della
famiglia
di
Enza
,
lo
rendevano
cupo
e
nervoso
.
A
volte
i
suoi
occhi
erano
venati
di
rosso
,
e
la
voce
aspra
,
le
parole
amare
.
Vennero
però
tristi
giorni
anche
per
la
famiglia
di
Cosima
:
Andrea
non
andava
bene
:
si
diceva
che
già
avesse
un
figlio
,
da
una
bella
ragazza
del
popolo
,
e
che
giocasse
coi
suoi
amici
scapestrati
.
Invano
il
signor
Antonio
cercava
di
richiamarlo
sulla
buona
strada
:
lo
mandava
a
sorvegliare
i
lavori
delle
carbonaie
,
a
vigilare
i
poderi
.
Andrea
obbediva
;
era
,
come
si
disse
,
buono
e
molto
generoso
,
ma
anche
lui
trascinato
da
istinti
di
razza
,
sensuale
e
impulsivo
.
E
anche
l
'
altro
,
il
maggiore
,
si
era
,
dopo
la
disgrazia
dei
fuochi
artificiali
,
come
incrinato
.
Incrinato
:
come
s
'
incrina
ad
un
urto
una
tazza
di
cristallo
,
un
vaso
di
porcellana
.
Continuava
i
suoi
studi
,
all
'
Università
di
Cagliari
,
mentre
Antonino
aveva
ottenuto
,
poiché
la
sua
famiglia
ne
aveva
a
sufficienza
i
mezzi
,
di
andare
a
Roma
.
Forse
anche
la
lontananza
dell
'
amico
fu
per
Santus
dannosa
:
egli
cominciò
a
frequentare
compagni
meno
intelligenti
e
fini
,
e
a
domandare
denari
più
del
necessario
.
Anche
di
lui
si
seppe
che
studiava
sempre
meno
,
e
che
beveva
.
Questo
fu
un
grave
dispiacere
per
tutti
.
Il
signor
Antonio
divenne
pensieroso
;
la
madre
sempre
più
taciturna
e
melanconica
.
Che
fare
?
La
vita
segue
il
suo
corso
fluviale
,
inesorabile
:
vi
sono
tempi
di
calma
e
tempi
torbidi
,
a
cui
nulla
può
mettere
riparo
:
e
invano
si
tenta
di
arginarla
,
di
opporsi
anche
di
traverso
nella
corrente
per
impedire
che
altri
venga
travolto
.
Forze
occulte
.
Fatali
,
spingono
l
'
uomo
al
bene
o
al
male
;
la
natura
stessa
,
che
sembra
perfetta
,
è
sconvolta
dalle
violenze
di
una
sorte
ineluttabile
.
Il
signor
Antonio
,
e
più
di
lui
la
signora
Francesca
,
si
piegavano
sulla
china
che
pareva
franasse
sotto
i
piedi
dei
loro
figliuoli
:
si
rimproveravano
,
ciascuno
però
per
conto
proprio
,
di
non
aver
saputo
creare
,
con
l
'
educazione
,
l
'
energia
,
la
costanza
,
il
sacrificio
di
tutte
le
ore
,
un
terreno
più
solido
e
sicuro
per
il
cammino
dei
loro
figli
:
il
signor
Antonio
aveva
loro
comprato
terreni
e
greggi
,
la
signora
Francesca
aveva
per
loro
risparmiato
anche
il
centesimo
:
che
valeva
?
Anzi
valeva
forse
dannosamente
,
perché
,
senza
il
benessere
e
l
'
avvenire
assicurato
,
i
ragazzi
sarebbero
stati
costretti
a
lavorare
e
crearsi
da
loro
una
posizione
.
Fantasie
,
forse
,
anche
queste
:
poiché
c
'
erano
intorno
esempi
di
gente
povera
,
o
mediocre
,
che
tuttavia
era
spinta
da
un
destino
di
dolore
e
di
colpa
,
molto
più
triste
di
quello
dei
fratelli
di
Cosima
.
Se
n
'
era
avuto
un
caso
nel
disgraziato
Juanniccu
.
E
un
altro
caso
anche
più
doloroso
colpì
un
cugino
,
figlio
di
una
sorella
del
signor
Antonio
,
severa
e
intelligentissima
donna
,
rimasta
vedova
in
giovine
età
con
parecchi
figli
da
allevare
:
possedeva
,
è
vero
,
una
certa
sostanza
,
e
non
le
mancava
l
'
aiuto
dell
'
altro
fratello
sacerdote
che
conviveva
con
lei
;
ma
era
una
donna
litigiosa
,
che
per
motivi
da
nulla
intentava
causa
ai
suoi
vicini
e
confinanti
di
terra
e
di
domicilio
,
e
si
faceva
mangiare
buona
parte
delle
sue
entrate
dagli
avvocati
e
dalle
spese
di
giustizia
.
Da
piccoli
proprietari
che
erano
,
i
figli
custodivano
personalmente
il
loro
patrimonio
;
ma
il
cugino
era
sanguigno
,
ambizioso
e
violento
,
e
cominciò
con
l
'
appropriarsi
di
qualche
capo
di
bestiame
per
aumentare
il
suo
gregge
.
Scoperto
,
fu
punito
.
Aveva
venticinque
anni
:
era
bello
,
alto
,
robusto
;
in
guerra
sarebbe
stato
un
ottimo
condottiero
.
Ma
la
vita
,
l
'
ambiente
,
il
destino
,
erano
così
.
E
anche
nella
casa
di
Cosima
s
'
era
introdotto
il
male
,
subdolo
,
velenoso
,
forse
inevitabile
,
come
tutti
i
mali
del
mondo
.
Anche
Andrea
fu
trascinato
,
una
notte
,
ad
una
impresa
di
quelle
che
certi
giovani
facevano
più
per
spacconeria
che
per
malvagità
.
Rubarono
galline
:
ma
furono
anch
'
essi
presi
.
Un
lutto
più
che
mortale
ottenebrò
la
famiglia
del
signor
Antonio
:
egli
si
accorò
talmente
che
,
fatto
ogni
più
grave
sforzo
per
salvare
il
figliuolo
,
si
accasciò
e
si
ammalò
.
Furono
mesi
e
mesi
di
dolore
rodente
,
quasi
di
disperazione
.
Finché
l
'
uomo
buono
,
l
'
uomo
saggio
e
giusto
,
cadde
,
e
la
famiglia
rimase
come
l
'
umile
erba
tremante
all
'
ombra
della
quercia
fulminata
.
E
poiché
la
famiglia
era
in
questo
cerchio
d
'
ombra
,
restava
rassegnata
,
in
attesa
di
vederla
un
giorno
diradare
.
Con
la
morte
del
padre
,
Andrea
parve
metter
giudizio
;
prese
lui
ad
amministrare
il
patrimonio
rimasto
ancora
in
comune
;
ma
ne
profittava
largamente
,
in
modo
che
rimaneva
appena
il
tanto
per
aiutare
negli
studi
l
'
altro
fratello
,
e
per
pagare
le
tasse
.
La
madre
si
lamentava
sempre
,
per
queste
tasse
,
e
se
ne
preoccupava
tanto
da
non
dormire
la
notte
.
Per
fortuna
nella
casa
c
'
era
ogni
provvista
,
e
le
ragazze
si
contentavano
di
nulla
.
Il
lutto
per
il
padre
fu
lungo
:
per
mesi
interi
le
finestre
rimasero
chiuse
e
nessuna
delle
donne
,
tranne
la
serva
,
metteva
il
piede
fuori
della
porta
:
ma
Enza
si
consolava
scrivendo
lettere
interminabili
al
suo
Gioanmario
e
le
tre
piccole
,
intelligentissime
,
leggevano
sempre
,
chiacchierando
e
anche
discutendo
fra
di
loro
,
in
perfetto
accordo
.
Chi
non
andava
bene
era
Santus
.
La
morte
del
padre
,
invece
di
richiamarlo
in
sé
,
parve
sprofondarlo
di
più
nella
china
abissale
dove
di
giorno
in
giorno
precipitava
.
Studiò
fino
ad
arrivare
al
quarto
anno
di
medicina
:
ma
beveva
.
Durante
le
ultime
vacanze
fu
trascurato
anche
da
Antonino
,
che
non
andò
più
a
cercarlo
:
né
lui
parve
preoccuparsene
,
chiuso
sempre
in
una
sua
indifferenza
da
animale
malato
.
Se
ne
stava
nella
sua
camera
,
chiuso
a
chiave
,
-
poiché
Andrea
s
'
era
stabilito
in
quella
che
doveva
funzionare
da
salotto
,
-
e
non
usciva
se
non
per
andare
a
cercare
da
bere
.
Del
resto
era
innocuo
;
non
molestava
nessuno
;
nelle
ore
buone
scendeva
in
cortile
e
fabbricava
giocattoli
con
la
ferula
,
per
i
bambini
del
vicinato
;
tutti
gli
volevano
bene
,
ma
la
sua
ombra
gravava
intorno
e
accresceva
il
lutto
della
madre
e
delle
sorelle
.
Dopo
quelle
ultime
vacanze
,
verso
ottobre
,
parve
svegliarsi
dal
suo
malefico
incantesimo
;
preparò
i
suoi
libri
,
disse
che
avrebbe
fatto
ogni
sforzo
per
compiere
entro
l
'
anno
scolastico
il
resto
degli
studi
e
laurearsi
.
L
'
arcobaleno
della
speranza
illuminò
il
grigio
orizzonte
della
famiglia
:
fu
raccolto
il
gruzzolo
necessario
per
fa
sua
partenza
,
e
la
madre
,
anzi
,
gli
diede
i
pochi
risparmi
che
teneva
nascosti
per
riserva
,
in
caso
di
bisogni
impreveduti
.
Fu
una
festa
,
la
partenza
di
lui
,
e
anche
un
senso
di
liberazione
per
la
casa
;
alla
sua
camera
fu
data
aria
,
come
a
quella
di
uno
che
è
morto
o
guarito
dopo
lunga
malattia
,
e
finalmente
fu
vista
la
madre
sorridere
e
prender
parte
alle
conversazioni
animate
delle
ragazze
.
Sei
notti
dopo
la
partenza
di
Santus
,
fu
sentito
,
sul
tardi
,
qualcuno
bussare
replicatamente
alla
porta
.
Dopo
mezzo
secolo
di
vita
,
Cosima
ricorda
ancora
quel
picchiare
come
di
tamburo
che
annunzia
una
disgrazia
:
lo
sente
ancora
rimbombare
dentro
il
suo
cuore
;
è
il
suono
più
terribile
che
abbia
mai
udito
,
più
funebre
di
quello
che
annunzia
la
morte
,
più
del
suono
della
campana
che
chiama
a
spegnere
un
incendio
.
La
buona
serva
si
alza
;
ma
prima
di
aprire
ascolta
,
con
ansia
paurosa
.
Chi
può
essere
?
Un
bandito
,
un
ladro
,
un
uomo
della
giustizia
?
Anche
un
fantasma
può
essere
,
un
morto
che
passa
nella
strada
e
bussa
alle
porte
per
avvertire
i
viventi
che
l
'
inferno
li
aspetta
.
Era
qualche
cosa
di
peggio
ancora
:
un
morto
vivente
che
annunziava
l
'
inferno
,
sì
,
ma
prima
della
morte
,
nella
vita
stessa
.
Era
Santus
,
con
gli
occhi
azzurri
velati
,
la
lingua
legata
.
Per
misurare
la
gravità
di
queste
disgrazie
bisogna
considerare
anche
l
'
intransigenza
malevola
dell
'
ambiente
dove
si
svolgevano
.
Tutti
si
conoscevano
,
nella
piccola
città
,
tutti
si
giudicavano
severamente
,
e
quelli
che
meno
avrebbero
dovuto
scagliare
la
prima
pietra
erano
i
più
inesorabili
.
Quando
si
seppe
del
ritorno
e
della
perdizione
di
Santus
,
fu
un
lungo
compiacersi
e
sogghignare
,
fra
i
conoscenti
della
famiglia
;
e
i
più
cattivi
erano
i
parenti
.
C
'
erano
due
cugine
della
signora
Francesca
,
due
vecchie
zitelle
che
facevano
pensione
a
un
canonico
,
-
questo
veramente
santo
,
-
e
stavano
sempre
in
chiesa
.
Ogni
tanto
si
presentavano
nella
casa
di
Cosima
,
rigide
e
composte
,
dure
come
due
mummie
;
non
parlavano
molto
,
ma
ogni
loro
parola
era
una
frecciata
:
e
di
tutto
,
anche
quando
le
cose
andavano
egregiamente
,
trovavano
da
ridire
,
persino
se
le
ragazze
avevano
un
abituccio
nuovo
,
o
si
ornavano
di
un
nastro
economico
ritagliato
magari
da
un
fazzoletto
di
seta
logoro
.
Piombarono
in
casa
il
giorno
dopo
del
ritorno
di
Santus
,
e
fecero
piangere
la
signora
Francesca
,
addossandole
tutta
la
colpa
del
disordine
famigliare
.
Tutto
,
intorno
,
per
loro
,
era
una
tragedia
;
e
lo
era
,
sì
,
ma
forse
,
almeno
per
le
ragazze
,
non
irreparabile
.
Irreparabile
lo
era
per
le
due
vecchie
zitelle
,
che
,
istintivamente
,
senza
precisa
cattiveria
,
riversavano
sul
destino
degli
altri
il
proprio
squilibrio
.
Una
carica
particolare
,
quasi
non
bastasse
la
prima
,
fu
fatta
contro
Enza
,
della
quale
si
conoscevano
gli
amori
segreti
e
palesi
con
Gioanmario
:
per
le
due
acri
e
sterili
zie
,
che
mai
avevano
conosciuto
l
'
amore
,
il
romanzo
innocente
e
in
fondo
melanconico
dei
due
giovani
innamorati
era
tragico
e
terribile
quasi
come
quello
di
Isotta
la
bionda
e
Tristano
,
o
di
Paolo
e
Francesca
.
Predissero
le
cose
più
sinistre
per
l
'
immorale
e
sfrontata
ragazza
,
mormorarono
che
per
causa
di
lei
la
famiglia
e
l
'
intero
parentado
erano
scherniti
e
disprezzati
da
tutta
la
gente
benpensante
,
e
che
il
disonore
ricadeva
anche
sulle
sorelle
che
mai
avrebbero
trovato
marito
.
La
madre
piangeva
:
che
altro
poteva
fare
?
E
,
certo
,
neppure
lei
era
contenta
per
la
storia
di
Enza
,
sebbene
,
dopo
le
ultime
disgrazie
famigliari
,
la
sua
ostilità
verso
Gioanmario
fosse
diminuita
,
e
pensasse
che
un
uomo
ordinato
ed
energico
,
in
casa
,
sarebbe
stato
di
grande
aiuto
:
ma
non
rispondeva
alle
insinuazioni
vituperose
delle
cugine
,
e
tale
sua
quasi
accondiscendenza
fu
quella
che
più
esasperò
Enza
,
la
quale
naturalmente
origliava
all
'
uscio
.
D
'
un
tratto
si
sentirono
alte
grida
ululanti
,
e
il
tonfo
d
'
un
corpo
che
cade
.
Era
lei
,
l
'
infelice
ragazza
,
presa
da
un
attacco
isterico
,
quasi
epilettico
.
Allora
la
madre
si
sollevò
,
come
la
cerbiatta
alla
quale
vien
ferito
il
figlio
,
e
trovò
l
'
energia
di
cacciar
via
le
donne
e
di
sollevare
e
confortare
la
sua
bambina
.
Poiché
tutti
i
figli
,
per
lei
,
compreso
il
più
traviato
,
anzi
lui
forse
più
degli
altri
,
erano
ancora
deboli
creature
che
il
Signore
avrebbe
fatto
crescere
e
rinsavire
.
Il
risultato
fu
che
Gioanmario
fu
riconosciuto
come
fidanzato
di
Enza
,
e
si
fissarono
le
nozze
per
l
'
estate
seguente
,
appena
egli
si
fosse
laureato
.
Nozze
umili
e
quasi
tristi
;
non
quali
il
padre
aveva
sognate
e
preparate
per
le
sue
figliuole
.
Ai
due
giovani
sposi
fu
assegnata
una
modesta
rendita
,
e
concessa
per
abitazione
una
vecchia
casa
che
la
famiglia
possedeva
in
un
quartiere
eccentrico
della
cittadina
.
Ma
era
una
casa
troppo
grande
,
con
una
scala
erta
,
le
camere
vaste
dai
pavimenti
di
legno
,
le
finestre
piccole
,
le
pareti
imbiancate
con
la
calce
;
Enza
ci
si
immelanconì
e
si
strapazzò
a
pulirla
e
renderla
abitabile
,
aiutata
solo
da
una
donna
a
mezzo
servizio
.
Presto
cominciarono
i
guai
.
Gioanmario
,
entrato
nello
studio
di
un
avvocato
,
vi
rimaneva
tutto
il
giorno
,
e
ancora
senza
compenso
.
Il
dover
vivere
con
la
piccola
rendita
della
moglie
lo
umiliava
e
lo
esasperava
.
Provocato
dal
malumore
di
lei
cominciò
a
rinfacciarle
la
fretta
di
essersi
voluta
sposare
:
ella
rispondeva
aspra
:
litigi
violenti
scoppiavano
fra
di
loro
,
seguiti
da
riconciliazioni
che
duravano
poco
,
da
fughe
di
lui
che
rimaneva
assente
il
più
possibile
.
Una
triste
mattina
,
la
donna
che
andava
da
loro
per
i
servizi
,
corse
spaventata
a
casa
dei
parenti
,
dicendo
che
aveva
trovato
la
piccola
padrona
stesa
a
letto
senza
sensi
,
fredda
come
una
morta
.
L
'
aveva
fatta
rinvenire
;
ma
temeva
che
la
cosa
fosse
grave
.
La
signora
Francesca
era
sofferente
anch
'
essa
,
per
un
male
alle
reni
,
e
le
ragazze
giudicarono
di
non
spaventarla
con
le
notizie
di
Enza
.
Cosima
,
che
spesso
andava
dai
giovani
sposi
ed
era
al
corrente
della
loro
disordinata
e
dolorosa
vita
,
corse
lei
con
la
speranza
che
si
trattasse
di
uno
dei
soliti
disturbi
nervosi
della
sorella
.
La
trovò
insolitamente
calma
,
troppo
calma
,
abbandonata
sul
letto
pallidissima
,
coi
grandi
occhi
spauriti
.
Non
parlava
,
non
si
moveva
;
ma
un
odore
sgradevole
e
caldo
esalava
dal
letto
,
e
quando
Cosima
,
con
un
coraggio
superiore
alla
sua
età
,
cercò
di
scoprire
il
mistero
si
accorse
che
l
'
infelice
Enza
giaceva
in
una
pozza
di
sangue
nero
.
Arrivò
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
un
aborto
.
Alla
meglio
tentarono
di
riparare
:
ma
era
tardi
:
prima
che
il
marito
tornasse
da
una
seduta
al
Tribunale
,
Enza
era
morta
.
Morta
,
senza
dolore
,
senza
coscienza
,
vuota
di
tutto
il
suo
sangue
malato
e
turbolento
:
adesso
era
bianca
,
bella
,
purificata
,
come
una
statua
di
marmo
scolpita
sul
suo
modello
.
Prima
di
avvertire
la
madre
e
le
sorelle
,
prima
ancora
che
Gioanmario
rientrasse
,
Cosima
,
da
sola
,
chiuse
i
grandi
occhi
vitrei
di
Enza
,
ne
lavo
il
corpo
,
trasportato
in
un
lettuccio
della
camera
attigua
a
quella
matrimoniale
;
lo
profumò
;
compose
i
bei
capelli
castani
intorno
al
viso
diafano
,
e
infine
la
rivestì
del
modesto
abito
bianco
di
sposa
e
le
calzò
anche
le
scarpette
di
raso
.
Agiva
sotto
l
'
impulso
di
una
forza
quasi
sovrannaturale
,
come
in
uno
stato
di
ebbrezza
.
Ebbrezza
di
dolore
,
di
disinganno
,
di
spavento
della
vita
,
che
,
come
tutte
le
ubriachezze
violente
,
le
lasciò
un
fondo
di
amarezza
,
anzi
di
terrore
;
un
terrore
che
non
l
'
abbandonò
mai
più
,
sebbene
accuratamente
sepolto
da
lei
in
fondo
al
cuore
come
il
segreto
di
una
colpa
misteriosa
e
involontaria
:
l
'
antica
colpa
dei
primi
padri
,
quella
che
attirò
sul
mondo
il
dolore
e
ricade
indistintamente
su
tutti
gli
uomini
.
Adesso
Cosima
aveva
quattordici
anni
,
e
conosceva
dunque
la
vita
nelle
sue
più
fatali
manifestazioni
.
Ma
nonostante
quella
paura
misteriosa
della
fatalità
che
si
era
annidata
nel
suo
cuore
,
poiché
questo
cuore
era
poi
fisicamente
e
moralmente
forte
,
ella
aveva
ereditato
dal
padre
e
dagli
avi
paterni
,
quasi
tutti
agricoltori
e
pastori
,
quindi
patriarcalmente
unici
alla
terra
e
alla
natura
,
un
fondo
di
bontà
,
d
'
intelligenza
,
di
filosofia
,
e
sentiva
profonda
la
gioia
di
vivere
.
Durante
l
'
infanzia
aveva
avuto
le
malattie
comuni
a
tutti
i
bambini
,
ma
adesso
era
,
sebbene
gracile
e
magra
,
sana
e
relativamente
agile
e
forte
.
Piccola
di
statura
,
con
la
testa
piuttosto
grossa
,
mani
e
piedi
minuscoli
,
con
tutte
le
caratteristiche
fisiche
sedentarie
delle
donne
della
sua
razza
,
forse
d
'
origine
libica
,
con
lo
stesso
profilo
un
po
'
camuso
,
i
denti
selvaggi
e
il
labbro
superiore
molto
allungato
;
aveva
però
una
carnagione
chiara
e
vellutata
,
bellissimi
capelli
neri
lievemente
ondulati
e
gli
occhi
grandi
,
a
mandorla
,
di
un
nero
dorato
e
a
volte
verdognolo
,
con
la
grande
pupilla
appunto
delle
donne
di
razza
camitica
,
che
un
poeta
latino
chiamò
doppia
pupilla
,
di
un
fascino
passionale
,
irresistibile
.
Per
la
morte
di
Enza
fu
ripreso
il
lutto
,
chiuse
ancora
le
finestre
,
ripresa
una
vita
veramente
claustrale
.
Ma
un
lievito
di
vita
,
un
germogliare
di
passioni
e
una
fioritura
freschissima
d
'
intelligenza
simile
a
quella
dei
prati
cosparsi
di
fiori
selvatici
a
volte
più
belli
di
quelli
dei
giardini
,
univa
le
tre
sorelle
in
una
specie
di
danza
silenziosa
piena
di
grazia
e
di
poesia
.
Le
due
piccole
,
Pina
e
Coletta
,
leggevano
già
anch
'
esse
avidamente
tutto
quello
che
loro
capitava
in
mano
,
e
,
quando
erano
sole
con
Cosima
,
si
abbandonavano
insieme
a
commenti
e
discussioni
che
uscivano
dal
loro
ambiente
e
dalle
ristrettezze
della
loro
vita
quotidiana
.
E
Cosima
,
come
costretta
da
una
forza
sotterranea
,
scriveva
versi
e
novelle
.
Da
sua
parte
Andrea
aveva
molti
difetti
,
ma
era
anche
generoso
e
gioviale
.
Forse
troppo
:
e
la
sua
generosità
era
alimentata
da
un
po
'
di
amor
proprio
,
di
vanità
,
di
boria
:
ma
spesso
era
schietta
e
istintiva
:
aveva
,
poi
,
impeti
di
vero
entusiasmo
per
cose
che
agli
altri
sembravano
degne
di
poco
aiuto
,
se
non
proprio
di
essere
contrariate
;
e
allora
gli
sembrava
di
fare
atto
di
giustizia
mettendosi
dalla
parte
del
debole
.
Così
,
quando
si
venne
a
sapere
che
la
sua
sorellina
Cosima
,
quella
ragazzina
di
quattordici
anni
che
ne
dimostrava
meno
e
sembrava
selvaggia
e
timida
come
una
piccola
cerbiatta
,
era
invece
una
specie
di
ribelle
a
tutte
le
abitudini
,
le
tradizioni
,
gli
usi
della
famiglia
e
anzi
della
razza
,
poiché
s
'
era
messa
a
scrivere
versi
e
novelle
,
e
tutti
cominciarono
a
guardarla
con
una
certa
stupita
diffidenza
,
se
non
pure
a
sbeffeggiarla
e
prevedere
per
lei
un
quasi
losco
avvenire
,
Andrea
prese
a
proteggerla
e
tentò
,
in
modo
invero
molto
intelligente
ed
efficace
,
ad
aiutarla
.
Egli
aveva
fatto
solo
il
ginnasio
,
e
sebbene
avesse
appena
ventidue
anni
si
occupava
adesso
dell
'
amministrazione
dei
beni
lasciati
dal
padre
,
traendone
,
è
vero
,
molto
profitto
per
sé
e
per
i
suoi
divertimenti
;
ma
leggeva
,
anche
,
e
in
certo
modo
era
al
corrente
degli
avvenimenti
letterarî
.
L
'
eco
di
questi
era
sempre
portata
alla
piccola
città
da
Antonino
,
lo
studente
di
lettere
del
più
intimo
amico
di
Andrea
.
Questo
fratello
si
chiamava
Salvatore
,
e
aveva
anche
lui
preferito
allo
studio
la
vita
beata
del
piccolo
proprietario
sempre
a
cavallo
per
i
suoi
campi
ad
aizzare
il
lavoro
dei
servi
e
a
divertirsi
poi
con
le
belle
e
ardenti
ragazze
del
paese
:
e
si
beffava
,
pur
ammirandolo
in
segreto
,
di
Antonino
,
che
aveva
le
mani
bianche
e
affusolate
di
donna
e
gli
occhi
pieni
di
sogni
;
e
non
era
buono
neppure
a
montare
sulla
giumenta
sulla
quale
balzavano
d
'
un
salto
le
servette
di
casa
per
andare
a
prender
l
'
acqua
alla
fontana
:
come
nei
suoi
eterni
studi
,
nelle
Università
più
celebri
del
Continente
,
spendendo
tutti
i
risparmi
della
famiglia
,
non
riusciva
o
non
voleva
riuscire
a
prendere
la
laurea
.
Ad
ogni
modo
questo
bellissimo
,
questo
elegante
e
quasi
principesco
studente
(
e
in
quei
tempi
e
in
quel
luogo
la
parola
studente
significava
ancora
un
essere
superiore
:
un
uomo
al
quale
potevano
essere
assegnati
i
più
alti
e
potenti
destini
della
terra
)
portava
davvero
nella
cerchia
familiare
,
primitiva
,
isolata
,
quasi
condannata
a
un
esilio
dal
mondo
grande
,
un
soffio
di
quella
grandezza
tanto
più
luminosa
quanto
più
lontana
.
Egli
parlava
di
Re
,
di
Regine
,
di
alti
personaggi
politici
,
di
artisti
e
di
letterati
,
come
fossero
tutti
suoi
intimi
amici
.
Sulla
figura
di
Gabriele
d
'
Annunzio
,
allora
in
tutto
il
suo
più
radioso
splendore
,
circonfusa
inoltre
dall
'
aureola
di
notizie
leggendarie
,
egli
si
appoggiava
sopra
tutto
,
come
il
credente
si
appoggia
alla
colonna
del
tempio
per
riceverne
forza
e
maestà
.
Le
cose
raccontate
dal
buono
,
dall
'
epico
Antonino
,
infiammavano
di
folli
sogni
il
cuore
del
rude
,
ma
anche
lui
a
suo
modo
epico
Andrea
.
Egli
cominciò
a
fantasticare
sulla
piccola
Cosima
.
Bisognava
pertanto
aiutarla
.
La
mandò
a
prendere
lezioni
d
'
italiano
,
poiché
a
dire
il
vero
ella
scriveva
più
in
dialetto
che
in
lingua
,
da
un
professore
di
ginnasio
.
Queste
lezioni
accrebbero
il
senso
di
ostilità
istintiva
che
la
piccola
scrittrice
provava
per
ogni
genere
di
studi
libreschi
,
a
meno
che
non
fossero
romanzi
o
poesie
.
Più
efficaci
furono
le
lezioni
pratiche
che
il
fratello
volonteroso
le
procurò
facendole
conoscere
tipi
di
vecchi
pastori
che
raccontavano
storie
più
mirabili
di
quelle
scritte
sui
libri
,
e
portandola
in
giro
,
nei
villaggi
più
caratteristici
della
contrada
,
alle
feste
campestri
,
agli
ovili
sparsi
nei
pascoli
solitari
e
nascosti
come
nidi
nelle
conche
boscose
della
montagna
.
Una
di
queste
gite
fu
meravigliosa
,
anche
perché
fatta
in
buona
compagnia
.
Oltre
al
fratello
di
Antonino
,
c
'
erano
altri
amici
di
Andrea
,
quasi
tutti
studenti
mancati
,
che
ai
tormentosi
fasti
del
vocabolario
preferivano
quelli
della
fisarmonica
e
la
Odissea
,
se
la
creavano
da
sé
prendendosi
a
pugni
per
qualche
bella
giovane
paesana
e
poi
riconciliandosi
in
banchetti
ove
le
ossa
degli
agnelli
arrostiti
alla
viva
fiamma
si
ammucchiavano
ai
loro
piedi
come
sotto
le
mense
degli
eroi
e
conti
di
Re
Carlo
.
Uno
di
questi
banchetti
fu
apprestato
quel
giorno
,
nell
'
ovile
delle
tancas
paterne
di
Andrea
e
di
Cosima
.
Ai
pastori
porcari
,
che
avevano
finito
la
loro
stagione
,
erano
seguiti
quelli
di
pecore
e
di
capre
.
Le
pecore
brucavano
l
'
asfodelo
secco
,
i
cui
lunghi
steli
dorati
scrocchiavano
fra
i
denti
delle
bestie
come
grissini
,
e
le
capre
nere
,
dalle
teste
diaboliche
,
si
profilavano
sulla
madreperla
delle
cime
rocciose
.
Quel
giorno
Cosima
imparò
più
cose
che
in
dieci
lezioni
del
professore
di
belle
lettere
.
Imparò
a
distinguere
la
foglia
dentellata
della
quercia
da
quella
lanceolata
del
leccio
,
e
il
fiore
aromatico
del
tasso
barbasso
da
quello
del
vilucchio
.
E
da
un
castello
di
macigni
sopra
i
quali
volteggiavano
i
falchi
che
parevano
attirati
dal
sole
come
le
farfalle
notturne
dalle
lampade
,
vide
una
grande
spada
luccicante
messa
ai
piedi
di
una
scogliera
come
in
segno
che
l
'
isola
era
stata
tagliata
dal
continente
e
tale
doveva
restare
per
l
'
eternità
.
Era
il
mare
che
Cosima
vedeva
per
la
prima
volta
.
Certo
,
fu
una
giornata
indimenticabile
,
come
quella
della
cresima
,
quando
un
fanciullo
che
crede
fermamente
in
Dio
si
sente
più
vicino
a
lui
,
lavato
del
tutto
dal
peccato
originale
.
Tutto
pareva
straordinario
a
Cosima
,
persino
il
grido
rapace
delle
ghiandaie
e
i
cardi
spinosi
fra
le
pietre
arse
:
ma
invece
di
esaltarsi
si
sentiva
piccola
e
umile
accanto
alle
rocce
che
scintillavano
come
rivestite
di
scaglie
,
e
ai
lecci
millenari
che
sembravano
più
antichi
delle
stesse
rocce
.
L
'
ombra
era
fitta
,
e
se
qualche
nuvoletta
solcava
il
cielo
sembrava
si
afferrasse
alle
cime
più
alte
,
in
certi
piccoli
squarci
del
bosco
,
come
i
fanciulli
che
guardano
in
fondo
a
un
pozzo
.
Ma
il
banchetto
fu
servito
in
una
radura
,
per
terra
s
'
intende
,
tutta
circondata
da
un
colonnato
di
tronchi
come
un
salone
regale
:
per
Cosima
Andrea
preparò
con
una
sella
e
una
bisaccia
una
comoda
poltrona
;
e
i
migliori
bocconi
furono
per
lei
:
per
lei
il
rognone
dell
'
agnello
,
tenero
e
dolce
come
una
sorba
matura
;
per
lei
il
cocuzzolo
del
formaggello
arrostito
allo
spiedo
,
per
lei
il
più
bel
grappolo
d
'
uva
primaticcia
portata
appositamente
dal
fratello
premuroso
.
Si
accorsero
,
i
convitati
,
di
queste
gentilezze
quasi
galanti
,
e
cominciarono
a
urtarsi
coi
gomiti
;
e
come
se
una
parola
d
'
ordine
si
trasmettesse
fra
loro
con
questo
gesto
,
un
bel
momento
tutti
sporsero
verso
Cosima
le
loro
curiose
forchette
di
stecchi
di
legno
,
e
ad
esse
infilati
pezzetti
di
carne
,
di
pane
,
di
cacio
,
di
tutte
le
vivande
che
si
trovavano
sulla
mensa
.
Ella
arrossì
,
ma
non
pronunziò
una
parola
:
non
aveva
mai
aperto
bocca
,
del
resto
,
durante
tutto
il
tempo
del
banchetto
,
e
pareva
una
estranea
,
sulla
sua
sella
ricoperta
dal
drappo
arcaico
della
bisaccia
,
coi
suoi
grandi
occhi
silenziosi
,
oscuri
del
cupo
verde
dell
'
ombra
del
bosco
:
come
una
delle
piccole
fate
ambigue
,
non
sai
se
buone
o
cattive
,
che
popolano
le
grotte
del
monte
e
da
millennii
vi
tessono
,
dentro
,
nei
loro
telai
d
'
oro
reti
per
imprigionare
i
falchi
,
i
venti
,
le
nuvole
,
i
sogni
degli
uomini
.
Era
un
po
'
stizzita
,
però
,
che
il
fratello
l
'
avesse
esposta
alla
beffa
,
per
quanto
rispettosa
,
dei
compagni
;
e
non
toccò
più
cibo
,
e
,
appena
sfuggita
all
'
attenzione
dei
convitati
,
si
volse
di
fianco
e
parve
balzare
dalla
sella
come
da
un
cavallo
in
corsa
.
Si
allontanò
rapida
tra
le
felci
della
radura
,
sfiorandole
con
le
braccia
aperte
,
come
una
rondine
che
vola
basso
all
'
avvicinarsi
del
temporale
,
e
tornò
poi
in
cima
al
dirupo
donde
si
vedeva
il
mare
.
Il
mare
:
il
grande
mistero
,
la
landa
di
cespugli
azzurri
,
con
a
riva
una
siepe
di
biancospini
fioriti
;
il
deserto
che
la
rondine
sognava
di
trasvolare
verso
le
meravigliose
regioni
del
Continente
.
Se
non
altro
ella
avrebbe
voluto
restare
lì
sullo
spalto
dei
macigni
,
come
la
castellana
nel
solitario
maniero
,
a
guardare
l
'
orizzonte
in
attesa
che
una
vela
vi
apparisse
con
i
segni
della
speranza
,
o
sulla
riva
balzasse
,
vestito
dei
colori
del
mare
,
il
Principe
dell
'
amore
.
Le
grida
dei
giovani
nella
radura
la
richiamavano
alla
realtà
:
si
udivano
anche
i
fischi
dei
pastori
che
radunavano
il
gregge
,
e
ogni
voce
,
ogni
suono
vibrava
nel
grande
silenzio
con
un
'
eco
limpida
come
in
una
casa
di
cristallo
.
Il
sole
calava
dalla
parte
opposta
,
sopra
le
montagne
di
là
della
pianura
,
e
già
le
capre
,
ancora
arrampicate
sulle
vette
,
avevano
gli
occhi
rossi
come
quelli
dei
falchi
.
Era
tempo
di
ritornare
a
casa
;
e
ricordando
le
sue
giornate
ancora
fanciullesche
,
rallegrate
solo
dalle
storielle
ch
'
ella
raccontava
a
sé
stessa
,
ella
si
sentiva
al
cospetto
del
mare
e
sopra
i
grandi
precipizi
rossi
di
tramonto
,
come
la
capretta
sulla
vetta
merlata
della
roccia
,
che
vorrebbe
imitare
il
volo
del
falco
e
invece
,
al
fischio
del
pastore
,
deve
ritornare
allo
stabbio
.
E
,
invece
,
un
fischio
,
più
acuto
e
diverso
dagli
altri
,
le
arrivò
come
una
freccia
,
seguito
da
altri
che
lo
imitavano
beffardi
.
Era
Andrea
che
la
chiamava
,
avvertendola
che
non
bisognava
abusare
della
sua
indulgenza
di
guardiano
:
e
l
'
irrisione
dei
compagni
le
ricordava
meglio
ancora
che
le
sue
scorribande
non
erano
sopportate
che
una
volta
sola
dalle
leggi
della
comunità
dov
'
ella
era
destinata
a
vivere
.
Allora
ella
si
alzò
,
ma
scosse
di
nuovo
le
braccia
,
verso
il
mare
,
sembrandole
di
sfiorare
le
onde
come
poco
prima
aveva
sfiorato
le
felci
della
radura
,
quale
rondine
che
migra
,
dopo
l
'
inverno
caldo
,
sì
,
ma
sterile
,
degli
altipiani
libici
,
verso
le
terre
del
sole
,
i
rossi
crepuscoli
estivi
,
l
'
amore
che
solo
concede
il
dono
dell
'
eternità
.
Questo
sogno
,
da
allora
,
non
l
'
abbandonò
mai
più
.
Quando
nelle
sere
d
'
inverno
,
accanto
al
braciere
e
alla
luce
di
due
lampadine
ad
olio
(
qualche
volta
ne
accendeva
anche
tre
)
,
o
nei
mattini
di
primavera
,
nell
'
orticello
fiorito
di
rose
e
ronzante
di
mosconi
,
e
poi
d
'
estate
nella
camera
su
in
alto
col
paesaggio
sonnolento
dei
monti
alla
finestra
,
poteva
aver
fra
le
mani
una
rivista
illustrata
,
ne
studiava
a
lungo
le
figure
,
specialmente
le
riproduzioni
fotografiche
di
strade
,
monumenti
,
palazzi
di
grandi
città
.
Roma
era
la
sua
mèta
:
lo
sentiva
.
Non
sapeva
ancora
come
sarebbe
riuscita
ad
andarci
:
non
c
'
era
nessuna
speranza
,
nessuna
probabilità
:
non
l
'
illusione
di
un
matrimonio
che
l
'
avrebbe
condotta
laggiù
:
eppure
sentiva
che
ci
sarebbe
arrivata
.
Ma
non
era
ambizione
mondana
,
la
sua
,
non
pensava
a
Roma
per
i
suoi
splendori
:
era
una
specie
di
città
santa
,
Gerusalemme
dell
'
arte
,
il
luogo
dove
si
è
più
vicini
a
Dio
,
e
alla
gloria
.
Come
giungessero
fino
a
lei
i
giornali
illustrati
non
si
sa
:
forse
era
Santus
,
o
lo
stesso
Andrea
a
procurarli
:
il
fatto
è
che
allora
,
nella
capitale
,
dopo
l
'
aristocratico
editore
Sommaruga
,
era
venuto
su
,
da
operaio
di
tipografia
,
un
editore
popolare
che
fra
molte
pubblicazioni
di
cattivo
gusto
ne
aveva
buone
,
quasi
fini
,
e
sapeva
divulgarle
anche
nei
paesi
più
lontani
della
penisola
.
Arrivavano
anche
nella
casa
di
Cosima
;
erano
giornali
per
ragazzi
,
riviste
agili
e
bene
figurate
,
giornali
di
varietà
e
di
moda
.
Sicuro
,
l
'
Ultima
Moda
,
coi
suoi
figurini
di
donna
dall
'
alta
pettinatura
imbottita
,
la
vita
sottile
e
il
paniere
prominente
,
l
'
ombrellino
grande
a
merletti
come
quello
del
Santissimo
Sacramento
,
e
i
ventagli
di
piume
simili
a
quelli
del
Sultano
,
era
la
gioia
,
il
tormento
,
la
corruzione
delle
ragazze
.
Nelle
ultime
pagine
c
'
era
sempre
una
novella
,
scritta
bene
,
spesso
con
una
grande
firma
:
non
solo
,
ma
il
direttore
del
giornale
era
un
uomo
di
gusto
,
un
poeta
,
un
letterato
a
quei
tempi
notissimo
,
della
schiera
scampata
al
naufragio
del
Sommaruga
e
rifugiatasi
in
parte
nella
barcaccia
dell
'
editore
Perino
.
E
dunque
alla
nostra
Cosima
salta
nella
testa
chiusa
ma
ardita
di
mandare
una
novella
al
giornale
di
mode
,
con
una
letterina
piena
di
graziose
esibizioni
,
come
,
per
esempio
,
la
sommaria
pittura
della
sua
vita
,
del
suo
ambiente
,
delle
sue
aspirazioni
,
e
sopra
tutto
con
forti
e
prodi
promesse
per
il
suo
avvenire
letterario
.
E
forse
,
più
che
la
composizione
letteraria
,
dove
del
resto
si
raccontava
di
una
fanciulla
quasi
simile
a
lei
,
fu
questa
prima
epistola
ad
aprirle
il
cuore
del
buon
poeta
che
presiedeva
al
mondo
femminile
artificiosetto
del
giornale
di
mode
,
e
con
il
cuore
di
lui
le
porte
della
fama
.
Fama
che
come
una
bella
medaglia
aveva
il
suo
rovescio
segnato
da
una
croce
dolorosa
:
poiché
se
il
direttore
dell
'
Ultima
Moda
,
nel
pubblicare
la
novella
presentò
al
mondo
dell
'
arte
,
con
nobile
slancio
,
la
piccola
scrittrice
,
e
subito
la
invitò
a
mandare
altri
lavori
,
in
paese
la
notizia
che
il
nome
di
lei
era
apparso
stampato
sotto
due
colonne
di
prosa
ingenuamente
dialettale
,
e
che
,
per
maggiore
scandalo
,
parlavano
di
avventure
arrischiate
,
destò
una
esecrazione
unanime
e
implacabile
.
Ed
ecco
le
zie
,
le
due
vecchie
zitelle
,
che
non
sapevano
leggere
e
bruciavano
i
fogli
con
le
figure
di
peccatori
e
di
donne
maledette
,
precipitarsi
nella
casa
malaugurata
,
spargendovi
il
terrore
delle
loro
critiche
e
delle
peggiori
profezie
.
Ne
fu
scosso
persino
Andrea
:
i
suoi
sogni
sull
'
avvenire
di
Cosima
si
velarono
di
vaghe
paure
:
ad
ogni
modo
consigliò
la
sorella
di
non
scrivere
più
storie
d
'
amore
,
tanto
più
che
alla
sua
età
,
con
la
sua
poca
esperienza
in
materia
,
oltre
a
farla
passare
per
una
ragazza
precoce
e
già
corrotta
,
non
potevano
essere
del
tutto
verosimili
.
L
'
estate
era
certamente
la
stagione
più
bella
,
per
Cosima
sopra
tutto
.
Grande
era
il
caldo
,
a
giorni
,
ma
un
caldo
secco
,
che
alla
notte
si
placava
in
un
senso
di
straordinaria
dolcezza
.
Arrivavano
allora
,
dalla
valle
e
dai
campi
mietuti
,
odori
di
stoppia
,
di
cespugli
aromatici
;
e
le
voci
delle
donne
accoccolate
nella
strada
a
godere
il
fresco
risonavano
con
bassi
accordi
musicali
.
Lunghi
erano
i
vesperi
,
rossi
,
glauchi
,
violetti
sopra
la
montagna
,
e
se
la
luna
spuntava
sopra
le
roccie
il
suo
chiarore
si
fondeva
con
quello
dell
'
ultimo
giorno
in
un
crepuscolo
quasi
orientale
.
E
poi
era
la
stagione
in
cui
Antonino
tornava
per
le
vacanze
.
Cosima
aspettava
questo
ritorno
come
altri
aspettano
la
primavera
o
il
fare
del
giorno
.
Quell
'
anno
,
poi
,
alla
sua
attesa
si
mischiava
una
vaga
paura
:
paura
che
Antonino
avesse
saputo
la
grande
novità
,
che
anche
lei
era
diventata
una
scrittrice
,
una
candidata
alla
gloria
,
e
che
sorridesse
di
lei
,
con
quel
suo
ironico
sorriso
di
famiglia
,
velato
però
,
in
lui
,
da
una
finissima
melanconia
,
come
quella
dei
grandi
,
dei
veramente
grandi
e
forti
,
per
i
piccoli
e
deboli
.
In
fondo
non
le
importava
gran
che
,
ferma
nella
sua
ambiziosa
sicurezza
di
non
aver
bisogno
di
forze
diverse
dalle
sue
per
andar
diritta
nella
strada
che
Dio
stesso
le
aveva
tracciata
:
e
da
Antonino
non
sperava
niente
,
non
solo
,
ma
non
voleva
niente
,
neppure
che
egli
sospettasse
del
suo
amore
per
lui
.
Amore
.
La
parola
era
finalmente
sbocciata
,
nel
cuore
e
sopra
tutto
nella
coscienza
di
lei
,
da
quel
giorno
sulle
rocce
:
come
sboccia
la
rosa
rossa
e
fragrante
che
basta
a
illuminare
un
giardino
desolato
.
Eppure
il
corpo
di
Antonino
non
esisteva
per
lei
;
e
neppure
il
lontano
desiderio
,
neppure
per
istinto
,
di
un
solo
bacio
di
lui
,
le
vibrava
nel
sangue
.
Di
lui
non
conosceva
che
la
linea
,
una
linea
quasi
azzurra
,
poiché
egli
vestiva
quasi
sempre
di
colore
turchino
chiaro
,
quasi
soffusa
del
chiarore
della
lontananza
in
cui
egli
le
appariva
,
anche
se
in
realtà
la
sua
figura
spuntava
in
fondo
alla
strada
solitaria
.
Egli
doveva
attraversare
per
forza
quella
strada
,
per
scendere
dalla
sua
casa
al
centro
del
paese
:
ella
lo
sapeva
,
e
lo
aspettava
alla
finestra
,
ma
appena
la
figura
di
lui
appariva
ella
si
nascondeva
.
Ma
questa
volta
ella
lo
vede
sotto
una
luce
diversa
,
su
uno
sfondo
che
ha
del
fantastico
.
Era
andata
,
con
la
sorella
Pina
,
a
trovare
le
loro
amiche
,
cugine
di
Antonino
.
La
serva
le
ha
accompagnate
,
consegnandole
alla
signora
Lucia
,
con
la
promessa
che
sarebbe
andata
a
riprenderle
verso
sera
.
È
poco
,
eppure
è
una
festa
per
Cosima
,
che
può
respirare
l
'
aria
del
cortile
e
della
vigna
di
Antonino
.
Come
si
è
detto
,
le
case
delle
quattro
famiglie
si
aprono
tutte
su
questo
grande
cortile
arioso
,
lastricato
bene
,
con
panchine
di
granito
poggiate
al
muro
,
accanto
alle
porte
.
Quella
della
signora
Lucia
è
a
un
solo
pianterreno
,
ma
le
stanze
sono
comode
,
e
c
'
è
anche
il
salotto
,
col
tavolino
rotondo
in
mezzo
,
e
il
sofà
con
la
spalliera
ricoperta
da
una
trina
all
'
uncinetto
.
Le
ragazze
vi
si
raccolgono
e
cominciano
a
pigolare
:
anche
l
'
amica
di
Cosima
e
quella
di
Pina
,
della
stessa
età
,
sono
piccoline
,
brune
,
intelligenti
e
lingue
lunghe
.
Finito
di
parlar
male
delle
comuni
conoscenze
,
cominciano
a
punzecchiarsi
scambievolmente
,
con
istintive
malignità
e
derisioni
.
Le
due
ragazze
M
.
vestono
bene
,
perché
il
padre
è
impiegato
al
Tribunale
ed
ha
una
sorella
a
Sassari
,
dove
spesso
le
ragazze
passano
qualche
settimana
e
apprendono
le
eleganze
cittadine
.
Oggetto
della
loro
beffa
sono
quindi
i
goffi
vestitini
delle
altre
due
,
fatti
dalla
sarta
paesana
.
Giallo
,
con
guarnizioni
rosse
,
quello
di
Cosima
,
che
parrebbe
ridicolo
e
pure
dà
risalto
al
suo
viso
pallido
e
ai
folti
capelli
neri
.
-
Sembri
una
ciliegia
che
comincia
a
maturare
,
-
le
dice
l
'
amica
Lenedda
,
e
Cosima
arrossisce
e
tace
,
ma
la
sorella
Pina
,
squadrando
il
vestito
verde
e
nero
dell
'
altra
,
ribatte
:
-
E
tu
sembri
una
vipera
.
L
'
altra
ride
;
dice
:
-
Non
mi
ricordavo
che
ti
hanno
tagliato
il
filo
della
lingua
.
Infatti
era
vero
:
da
piccola
Pina
balbutiva
poiché
lo
scilinguagnolo
sotto
la
sua
lingua
era
eccessivamente
corto
:
e
le
fu
tagliato
;
cosa
che
tutti
,
per
il
resto
della
vita
,
le
rinfacciarono
.
-
A
te
non
occorreva
tagliartelo
,
il
filo
della
lingua
:
anzi
bisognerebbe
ricucirlo
.
Risero
,
le
ragazze
,
perché
in
fondo
erano
allegre
e
si
divertivano
delle
loro
stesse
malizie
:
fu
portato
il
caffè
,
e
si
riprese
a
parlar
male
delle
altre
cugine
,
le
sorelle
di
Antonino
,
che
spiavano
dalle
finestre
di
faccia
,
ma
non
si
degnavano
di
venire
a
salutare
le
piccole
borghesi
.
Poiché
esse
vestivano
in
costume
,
sì
,
ma
in
modo
sfarzoso
,
ed
erano
più
ricche
delle
altre
,
in
modo
che
la
loro
madre
diceva
convinta
:
-
Per
le
mie
figlie
occorrono
uomini
in
alto
,
fieri
e
potenti
.
Invece
la
maggiore
,
molti
anni
più
tardi
,
sposò
un
possidente
paesano
,
e
la
minore
un
ricco
commerciante
.
Quel
giorno
,
esse
non
si
unirono
alla
compagnia
delle
nostre
ragazze
neppure
quando
,
verso
il
tramonto
,
le
quattro
amiche
uscirono
nella
vigna
attigua
alla
casa
.
Bellissimo
era
il
luogo
in
pendìo
sopra
la
valle
,
in
faccia
ai
monti
arrossati
dal
sole
calante
:
un
muricciuolo
lo
separava
dal
sentiero
che
andava
a
perdersi
verso
i
pendii
di
un
'
altra
valle
,
a
nord
,
e
su
questo
muricciuolo
,
di
contro
uno
sfondo
di
cielo
abbagliante
come
una
lamina
d
'
oro
,
sedeva
,
con
un
giornale
in
mano
,
l
'
agile
Antonino
.
Quando
dal
fondo
del
vialetto
della
vigna
Cosima
lo
vide
,
si
piegò
in
avanti
come
dovesse
cadere
,
chiudendo
gli
occhi
quasi
con
angoscia
.
Ella
non
sapeva
che
era
tornato
,
come
del
resto
non
lo
sapevano
neppure
le
cugine
di
lui
,
che
lo
guardarono
con
curiosità
insolente
e
gli
corsero
incontro
senza
salutarlo
battendogli
i
pugni
sulle
ginocchia
.
Egli
le
respinse
,
preoccupato
solo
per
la
piega
dei
suoi
pantaloni
,
e
non
avrebbe
neppure
smesso
di
leggere
senza
la
presenza
delle
altre
due
ragazze
.
Stentò
un
po
'
a
ricordarsi
chi
erano
,
ma
quando
ebbe
riconosciuto
bene
Cosima
balzò
in
piedi
e
la
salutò
,
con
quel
suo
sorriso
dolce
,
stanco
e
beffardo
che
gli
sollevava
il
labbro
sopra
i
denti
luminosi
.
Tutto
era
luminoso
,
in
lui
,
in
quel
momento
,
e
la
luce
d
'
oro
del
tramonto
pareva
scaturisse
dai
suoi
occhi
,
dal
suo
viso
bruno
,
dai
capelli
raggianti
.
Per
tutta
la
sua
vita
Cosima
lo
ricordò
così
:
e
basta
ancora
che
pensi
a
lui
per
sentire
una
gioia
misteriosa
,
fatta
di
luce
e
di
angoscia
,
come
si
prova
soltanto
al
primo
rivelarsi
della
vita
cosciente
,
anche
se
l
'
immagine
della
vita
sorrida
come
in
quell
'
attimo
sorrideva
Antonino
.
Eppure
,
in
fondo
al
suo
pensiero
rimaneva
il
ricordo
delle
sue
prime
esperienze
d
'
arte
,
e
aspettava
con
orgoglio
che
il
giovane
accennasse
alla
sua
novella
,
pronta
a
difendersi
se
gliela
derideva
.
Ma
pareva
ch
'
egli
non
sapesse
nulla
:
o
almeno
non
accennò
nulla
.
Domandò
solo
di
Santus
,
e
disse
che
sarebbe
andato
a
trovarlo
.
Cosima
arrossì
;
egli
se
ne
accorse
e
non
insisté
.
Poi
le
due
ragazze
minori
essendosi
allontanate
,
rimasero
accanto
al
muricciuolo
le
due
maggiori
,
e
Lenedda
cominciò
a
stuzzicare
Antonino
,
permettendosi
di
pigliarlo
in
giro
,
per
il
modo
con
cui
vestiva
,
e
perché
i
capelli
gli
lucevano
troppo
.
-
Ti
sei
messo
l
'
olio
di
lentischio
,
come
le
donne
di
Oliena
.
A
chi
vuoi
piacere
,
in
questo
paese
di
selvaggi
?
Qui
,
dame
non
ce
ne
sono
.
Cosima
abbassava
gli
occhi
.
La
speranza
ch
'
egli
volesse
rispondere
alla
cugina
,
sull
'
argomento
scottante
,
le
faceva
battere
il
cuore
:
ma
egli
non
badava
a
Lenedda
più
che
alle
pietre
del
muro
sul
quale
si
appoggiava
:
però
si
passava
la
mano
bianca
,
con
le
unghie
che
riflettevano
l
'
oro
del
tramonto
,
sui
capelli
divisi
da
un
lato
da
una
sottile
scriminatura
candida
,
e
se
li
tormentava
come
per
dimostrare
che
non
erano
lucidi
per
artifizio
.
-
E
poi
,
perché
non
hai
il
corpetto
?
L
'
hai
perduto
?
La
tua
camicia
sembra
la
camicetta
di
una
donna
.
Cosima
taceva
,
mortificata
e
offesa
per
lui
,
e
provò
una
gioia
cattiva
quando
egli
allungò
il
giornale
e
lo
sbatté
più
volte
sulla
testa
della
cuginetta
insolente
:
ma
non
fu
tutto
:
allorché
Lenedda
,
con
un
piccolo
salto
felino
tentò
di
tirargli
i
capelli
,
egli
l
'
afferrò
per
un
braccio
,
la
fece
girare
intorno
a
sé
come
una
trottola
,
la
spinse
costringendola
a
scendere
di
precipizio
nel
vialetto
in
declino
.
Ella
strillava
come
una
ghiandaia
,
e
lui
non
rideva
,
tutt
'
altro
,
anzi
stringeva
un
po
'
crudelmente
i
denti
,
e
continuava
ad
agitare
il
giornale
,
come
avesse
un
gran
caldo
.
Cosima
stava
lì
quasi
tramortita
,
e
avrebbe
voluto
non
assistere
a
quella
scena
.
Poiché
il
suo
idolo
si
scomponeva
alquanto
;
eppure
se
egli
avesse
fatto
su
di
lei
lo
scempio
toccato
alla
cugina
,
ne
sarebbe
stata
paurosamente
felice
.
Egli
però
le
mostrava
,
pur
con
la
sua
indifferenza
,
il
massimo
rispetto
;
non
solo
,
ma
ella
aveva
l
'
impressione
che
la
lezione
data
a
Lenedda
fosse
in
suo
omaggio
,
per
non
essere
diminuito
agli
occhi
di
lei
.
Ad
ogni
modo
ella
respirò
quando
egli
,
dopo
averla
salutata
con
un
lieve
cenno
del
capo
se
ne
andò
senza
far
più
caso
degli
strilli
della
cugina
.
Ma
ella
doveva
incontrarlo
ancora
in
condizioni
più
felici
,
insperate
e
quasi
favolose
.
Sopra
la
piccola
città
,
che
era
già
a
seicento
metri
sul
livello
del
mare
,
sulla
cima
dell
'
Orthobene
,
sovrastante
fra
boschi
di
lecci
e
rocce
di
granito
,
poco
distante
dalla
proprietà
della
famiglia
di
Cosima
e
da
dove
per
la
prima
volta
ella
aveva
veduto
il
mare
lontano
,
sorgeva
una
piccola
chiesa
detta
appunto
Madonna
del
Monte
,
su
uno
spiazzo
sollevato
e
recinto
di
massi
.
Piccole
stanzette
erano
addossate
alla
chiesa
,
sotto
lo
stesso
tetto
,
e
una
specie
di
portichetto
si
apriva
davanti
alle
due
porte
,
una
a
mezzodì
l
'
altra
a
ponente
,
con
sedili
in
muratura
tutto
intorno
.
Nelle
stanzette
dimoravano
i
fedeli
,
durante
il
periodo
della
novena
e
della
festa
della
piccola
Madonna
.
La
leggenda
raccontava
che
un
vescovo
,
forse
di
Pisa
,
nel
viaggiare
per
la
sua
visita
pastorale
nell
'
isola
,
colto
da
tempesta
,
aveva
promesso
,
se
il
naviglio
si
salvava
,
di
erigere
un
santuario
sulla
prima
cima
di
montagna
apparsa
all
'
orizzonte
.
E
immediatamente
il
mare
si
era
calmato
,
e
una
cima
rocciosa
era
emersa
fra
le
nuvole
sopra
l
'
isola
.
Lo
zio
di
Cosima
,
il
tabaccoso
prete
Ignazio
,
che
aveva
una
parrucca
rossa
con
la
chierica
,
fungeva
da
cappellano
della
chiesetta
.
La
sorella
Paola
lo
accompagnava
:
avevano
per
loro
uso
,
oltre
la
piccola
sagrestia
,
nel
cui
armadietto
zia
Paola
nascondeva
i
dolci
per
sottrarli
all
'
avidità
dei
ragazzi
,
una
stanzetta
pulita
per
il
prete
,
con
una
branda
e
il
materasso
,
e
una
vasta
grezza
stanza
col
pavimento
sterrato
e
tanti
piuoli
fissi
al
muro
per
attaccarvi
le
robe
.
In
questo
primitivo
ambiente
,
che
aveva
della
capanna
e
della
caverna
,
e
riceveva
luce
solo
dalla
porticina
aperta
sul
bosco
,
Cosima
quell
'
anno
,
poiché
la
zia
Paola
l
'
aveva
invitata
con
le
sorelle
a
trascorrere
con
lei
il
tempo
della
novena
,
passò
i
giorni
più
belli
della
sua
vita
.
Fu
proprio
un
sogno
,
bello
,
completo
,
pieno
di
cose
misteriose
,
come
i
veri
sogni
.
Il
viaggio
,
circa
due
ore
di
salita
per
un
sentiero
appena
tracciato
fra
i
dirupi
,
gli
avvallamenti
,
il
basco
,
fu
attraversato
a
piedi
dalle
ragazze
pazzamente
felici
ed
ebbre
di
quella
meravigliosa
mattina
di
agosto
,
mentre
un
carro
tirato
da
buoi
e
carico
di
masserizie
e
provviste
,
le
seguiva
traballando
sui
sassi
e
gli
sterpi
.
La
prima
sosta
,
breve
,
fatta
non
per
stanchezza
ma
per
divertimento
,
fu
al
cominciare
del
bosco
fitto
,
sotto
una
strana
pietra
poggiata
su
altre
e
detta
la
tomba
del
gigante
.
Sembrava
una
grande
bara
,
di
granito
,
coperta
da
un
drappo
di
musco
,
solenne
nella
vasta
solitudine
del
luogo
.
Un
tempo
,
diceva
la
leggenda
,
i
giganti
abitavano
la
montagna
,
e
uno
di
essi
,
a
turno
,
vigilava
l
'
ingresso
della
foresta
:
l
'
ultimo
,
si
stese
per
morire
sulla
pietra
di
confine
,
che
si
richiuse
su
di
lui
e
ancora
custodisce
il
suo
corpo
.
Era
davvero
,
quello
,
l
'
ingresso
al
mondo
degli
eroi
,
dei
forti
,
di
quelli
che
non
possono
concepire
pensieri
meschini
;
e
Cosima
toccò
il
masso
,
come
in
altri
luoghi
,
abbelliti
di
leggende
sacre
,
si
tocca
la
pietra
dove
si
sia
riposato
qualche
santo
.
Il
sogno
confuso
della
fanciulla
era
già
illuminato
da
un
desiderio
,
oltre
che
di
purezza
,
di
cose
grandi
,
al
di
sopra
delle
difficoltà
quotidiane
:
e
le
sembrava
davvero
,
riprendendo
a
salire
il
sentiero
tra
le
felci
e
le
chine
già
morbide
di
capelvenere
e
di
sottilissime
erbe
di
montagna
,
all
'
ombra
dei
grandi
elci
patriarcali
,
di
evadere
dal
suo
piccolo
mondo
e
ritrovarsi
fra
i
giganti
che
vivono
alti
sino
quasi
al
cielo
,
compagni
dei
venti
,
del
sole
e
degli
astri
.
Una
seconda
tappa
fu
alla
sorgente
d
'
acqua
pura
e
luminosa
come
il
diamante
,
che
scaturiva
in
una
piccola
conca
di
pietre
e
si
spandeva
modesta
e
quasi
furtiva
fra
l
'
erba
calpestata
e
fangosa
,
in
un
cerchio
di
lecci
qua
e
là
arrampicati
sulle
cime
azzurre
.
Già
si
sentiva
il
grido
delle
ghiandaie
,
e
l
'
aria
sembrava
un
liquore
profumato
di
menta
.
Le
ragazze
s
'
inginocchiarono
sulla
pietra
e
si
protesero
a
bere
nella
fontana
:
e
nel
piccolo
specchio
d
'
onice
dell
'
acqua
in
ombra
Cosima
vide
i
suoi
occhi
che
le
parvero
della
stessa
miracolosa
luce
:
luce
che
scaturiva
dalla
profondità
della
sua
terra
e
aveva
un
giorno
riflesso
davvero
l
'
anima
assetata
di
divinità
dei
suoi
avi
pastori
e
poeti
.
La
realtà
doveva
consistere
nell
'
abitazione
che
,
simile
alla
capanna
scavata
fra
le
rocce
dai
medesimi
avi
,
aspettava
questa
nuova
tribù
di
fanciulle
che
anelavano
allo
spazio
del
mondo
lontano
,
alle
città
affollate
e
rumorose
.
E
le
sorelle
di
Cosima
si
rivoltarono
,
sul
principio
,
nel
vedere
che
il
giaciglio
,
in
comune
con
la
zia
Paola
,
era
steso
per
terra
,
fatto
di
uno
strato
di
felci
,
di
coperte
,
cuscini
e
grosse
lenzuola
;
che
gli
armadii
erano
i
piuoli
e
,
per
lavarsi
,
c
'
era
in
un
angolo
,
su
una
panchina
di
pietra
,
accanto
alla
brocca
per
bere
,
un
vaso
di
creta
;
e
per
ribellarsi
,
ma
anche
divertirsi
,
cominciarono
a
rotolarsi
sul
giaciglio
,
scovarono
la
parrucca
dello
zio
Ignazio
,
che
viveva
nella
stanzetta
accanto
,
e
ne
fecero
scempio
.
Ma
poi
uscirono
nel
bosco
e
si
confortarono
con
lo
sfarzo
del
meraviglioso
luogo
pieno
di
recessi
,
di
divani
coperti
di
musco
,
di
quadri
e
broccati
mai
visti
così
belli
,
dei
quali
erano
ricchi
gli
sfondi
.
Solo
Cosima
non
era
disillusa
:
anzi
l
'
interno
dell
'
abitazione
,
col
suo
odore
di
umido
e
di
felci
,
coi
suoi
arnesi
trogloditici
,
con
quella
porticina
coperta
dalla
tenda
sul
verdone
del
bosco
,
quei
sedili
di
pietra
grezza
,
quell
'
anfora
di
creta
e
i
recipienti
pastorali
fatti
di
sughero
e
di
corno
,
le
diedero
uno
strano
senso
di
ricordanze
remote
,
come
quello
che
provava
da
bambina
incosciente
nel
veder
apparire
la
piccola
nonna
materna
,
-
la
nonnina
che
partecipava
della
natura
delle
fate
nane
della
tradizione
locale
,
che
abitavano
nelle
casette
di
granito
in
mezzo
ai
monti
e
sugli
altipiani
rocciosi
:
-
e
prima
di
raggiungere
le
sorelle
si
diede
da
fare
per
rendere
più
abitabile
la
primordiale
dimora
.
Cominciò
con
l
'
appendere
i
pochi
vestiti
suoi
e
delle
sorelle
ai
piuoli
,
coprendoli
con
uno
scialle
per
preservarli
dalla
polvere
e
dalla
curiosità
degli
estranei
;
stese
davanti
al
giaciglio
,
dalla
parte
dove
avrebbero
dormito
loro
,
a
mo
'
di
tappeto
,
un
lungo
sacco
di
lana
che
invero
ne
aveva
lo
spessore
;
nascose
le
scarpe
in
un
cestino
,
e
infine
,
con
un
piccolo
specchio
e
una
mensoletta
che
aveva
previdentemente
portato
da
casa
sua
,
preparò
la
toeletta
.
Intanto
,
fuori
,
il
servo
di
zia
Paola
costruiva
una
capanna
di
frasche
,
abbastanza
alta
e
larga
,
che
doveva
servire
da
cucina
.
Avevano
portato
un
fornello
a
mano
e
un
sacco
di
carbone
;
ma
la
serva
volle
dietro
la
capanna
,
in
un
angolo
riparato
,
una
specie
di
focolare
di
pietre
e
dichiarò
che
avrebbe
cucinato
col
fuoco
di
legna
.
E
queste
non
mancavano
davvero
a
portata
di
mano
,
quali
erano
e
pronte
ad
accendersi
come
torcie
.
Anche
alcune
sedie
e
un
tavolo
erano
stati
portati
sul
carro
;
e
il
tavolo
avrebbe
dovuto
servire
per
i
pasti
e
per
scrittoio
a
prete
Ignazio
,
ma
egli
non
intendeva
perdere
neppure
un
minuto
per
impugnare
la
penna
;
e
così
il
tavolo
fu
collocato
nella
stanza
grande
,
accanto
alla
luce
della
porta
e
servi
,
sì
,
per
i
pasti
,
ma
anche
da
scrittoio
a
Cosima
.
Oh
,
e
ben
il
calamaio
ella
aveva
portato
,
avvolto
in
uno
straccio
nero
e
ficcato
dentro
una
scarpa
perché
nel
transito
non
si
rovesciasse
;
e
trovò
anche
,
nella
primordiale
dimora
,
una
specie
di
nicchia
,
che
avrebbe
dovuto
servire
per
qualche
lumino
e
qualche
immagine
sacra
,
e
della
quale
,
invece
,
ella
si
servì
per
deporvi
il
calamaio
,
la
penna
,
il
suo
scartafaccio
e
alcuni
libri
,
formandone
così
un
altarino
per
i
suoi
misteri
d
'
arte
.
Poi
raggiunse
le
sorelle
nel
bosco
;
e
furono
ore
e
poi
giorni
di
appassionata
gioia
.
Non
fu
tutto
un
sogno
?
Uno
di
quei
sogni
che
bastano
a
illuminare
una
vita
,
anche
negli
angoli
più
ombrosi
,
come
il
sole
e
la
luna
illuminavano
,
in
quei
favolosi
giorni
di
agosto
,
la
boscaglia
di
elci
intorno
alla
miracolosa
chiesetta
.
Che
importava
l
'
umiltà
e
la
rozza
accoglienza
della
capanna
?
Serviva
di
rifugio
solo
nella
notte
,
e
a
Cosima
nelle
ore
delle
sue
scritture
;
il
rumorio
del
bosco
la
copriva
col
suo
suono
di
organo
,
e
la
luna
col
suo
drappo
d
'
argento
.
E
le
ragazze
dormivano
cullate
da
quella
musica
che
non
aveva
l
'
eguale
poiché
era
la
musica
della
fanciullezza
che
risuona
una
sola
volta
nella
vita
.
Ma
per
Cosima
era
qualche
cosa
di
più
grande
e
trepido
:
era
tutta
una
rete
di
mistero
,
uno
svolgersi
di
cose
sorprendenti
,
come
se
ella
galleggiasse
in
un
fondo
oceanico
,
circondata
,
non
dal
selvaggio
bosco
di
elci
e
dalle
roccie
fantastiche
,
ma
da
tutte
le
meraviglie
delle
foreste
sottomarine
.
E
tutto
questo
,
oltre
la
reale
dolcezza
del
soggiorno
,
allietato
dalla
libertà
e
dallo
spazio
del
luogo
,
dalla
bellezza
del
paesaggio
e
delle
lontananze
e
dai
semplici
svaghi
della
poca
gente
che
dimorava
intorno
alla
chiesetta
,
dipendeva
dalla
presenza
,
in
una
delle
stanze
verso
la
parte
opposta
di
quella
del
cappellano
,
della
famiglia
di
Antonino
.
Egli
non
c
'
era
,
ma
doveva
pure
qualche
giorno
venirci
,
come
tutti
gli
altri
giovani
della
città
,
che
anche
se
i
loro
parenti
non
erano
lassù
,
combinavano
gite
e
passavano
anche
la
notte
nel
luogo
incantevole
,
accendendo
grandi
fuochi
,
combinando
cene
e
balli
,
bivaccando
sotto
gli
alberi
e
facendo
la
corte
alle
ragazze
;
doveva
arrivare
;
e
la
sola
speranza
di
vederlo
,
anche
alla
sfuggita
,
in
quello
sfondo
che
era
lo
sfondo
stesso
della
Poesia
,
riempiva
l
'
animo
di
Cosima
di
una
gioia
senza
limiti
.
Ma
ella
non
andava
mai
dalla
parte
ove
la
famiglia
di
lui
abitava
,
e
ne
sfuggiva
le
sorelle
come
per
paura
che
indovinassero
il
suo
segreto
e
la
sbeffeggiassero
,
o
semplicemente
perché
il
suo
segreto
era
per
lei
grande
e
sacro
come
un
tabernacolo
che
nessuno
doveva
profanare
.
Ed
ecco
egli
arriva
davvero
,
un
giorno
:
è
solo
,
a
piedi
,
con
una
fronda
in
una
mano
e
il
cappello
di
paglia
nell
'
altra
.
Cosima
,
che
vigilava
sempre
sul
sentiero
dall
'
alto
di
una
roccia
,
lo
vede
salire
un
po
'
stanco
,
frustando
le
felci
con
la
sua
fronda
:
le
sembra
scontento
e
disincantato
,
e
pensa
che
,
certo
,
il
luogo
,
per
quanto
pittoresco
,
non
è
degno
di
lui
:
per
lui
occorrono
i
parchi
coi
viali
lisci
come
il
velluto
,
le
scalee
e
le
terrazze
delle
ville
principesche
,
le
fontane
e
le
grotte
artificiali
dei
giardini
settecenteschi
,
come
ella
li
ammirava
nelle
riviste
illustrate
.
E
sentì
quasi
pietà
di
lui
,
decisa
a
nascondersi
per
non
aumentargli
il
malumore
che
doveva
provare
.
Eppure
la
sola
idea
che
egli
era
lì
,
nell
'
umile
portico
dove
le
sorelle
gli
servivano
il
caffè
,
illuminava
ancora
di
più
,
se
era
possibile
,
il
paesaggio
intorno
:
e
le
felci
toccate
da
lui
scintillavano
come
palme
dorate
,
e
il
cielo
era
più
vasto
e
azzurro
.
Incantesimi
della
fanciullezza
,
che
nel
ricordo
dànno
un
'
idea
di
quello
che
debba
essere
un
giorno
,
per
l
'
anima
che
ci
crede
e
lo
aspetta
in
ricompensa
degli
innumerevoli
disinganni
della
vita
,
il
regno
di
Dio
sulla
terra
.
Adesso
Cosima
è
di
nuovo
nella
sua
casa
melanconica
,
dove
ogni
cosa
,
dopo
il
ritorno
dalla
montagna
,
ha
preso
un
aspetto
più
triste
,
quasi
di
decadenza
,
o
meglio
di
appassimento
,
un
colore
umido
di
autunno
,
un
odore
funebre
di
crisantemi
.
Ella
ha
freddo
,
nell
'
alta
stanza
dalla
cui
finestra
si
vede
il
Monte
,
già
anch
'
esso
coperto
di
nebbia
:
il
grido
dei
corvi
annunzia
l
'
inverno
.
Ma
ancora
ci
sono
,
per
lei
,
momenti
nei
quali
il
cielo
torna
a
spalancarsi
,
e
un
tepore
primaverile
le
scalda
il
sangue
.
Ella
scrive
:
piegata
sul
suo
scartafaccio
,
quando
le
sorelle
tengono
a
bada
la
madre
,
e
Andrea
è
fuori
in
campagna
,
e
Santus
dorme
uno
dei
suoi
soliti
terribili
sonni
,
ella
si
slancia
nel
mondo
delle
sue
fantasie
,
e
scrive
,
scrive
,
per
un
bisogno
fisico
,
come
altre
adolescenti
corrono
per
i
viali
dei
giardini
,
o
vanno
a
un
luogo
loro
proibito
;
se
possono
,
a
un
convegno
d
'
amore
.
Anche
lei
,
nelle
sue
scritture
,
combina
convegni
di
amore
:
è
una
storia
,
la
sua
,
dove
la
protagonista
è
lei
,
il
mondo
è
il
suo
,
il
sangue
dei
personaggi
,
la
loro
ingenuità
,
le
loro
innocenti
follie
sono
le
sue
.
Il
titolo
del
libro
non
può
essere
che
quello
che
è
:
Rosa
di
macchia
.
E
un
giorno
,
quando
è
finito
,
ella
lo
sente
palpitare
vivo
fra
le
sue
mani
fredde
,
come
un
uccello
che
le
sguscia
fremente
fra
le
dita
e
vola
a
batter
le
ali
contro
i
vetri
chiusi
della
finestra
.
Ella
non
esita
a
cercare
il
modo
di
liberarlo
,
lasciarlo
andar
via
per
gli
spazi
infiniti
.
Scrive
all
'
editore
della
rivista
di
mode
,
e
l
'
uomo
,
che
ha
l
'
intelligenza
istintiva
e
il
cuore
grande
del
lavoratore
sbocciato
dal
popolo
,
capisce
con
chi
ha
da
fare
.
Risponde
che
gli
mandi
il
manoscritto
.
Cosima
si
stacca
con
dolore
ed
orgoglio
dalla
famiglia
dei
suoi
personaggi
,
e
la
manda
per
il
vasto
mondo
.
Il
plico
del
manoscritto
è
accuratamente
involto
in
tela
e
carta
,
con
una
rete
di
spaghi
che
deve
resistere
al
lungo
viaggio
di
terra
e
di
mare
:
ed
è
anche
raccomandato
:
tutte
spese
che
Cosima
non
può
sopportare
col
suo
scarno
bilancio
personale
composto
dai
pochi
centesimi
che
la
madre
le
dà
ogni
domenica
.
Ma
poiché
è
necessario
andare
avanti
a
tutti
i
costi
,
ecco
che
la
scrittrice
,
la
poetessa
,
la
creatura
delle
nuvole
,
scende
in
cantina
e
ruba
un
litro
d
'
olio
:
è
facile
,
questa
ladroneria
,
perché
lei
e
le
sorelle
,
quando
la
madre
e
la
serva
sono
occupate
in
cucina
,
e
qualche
donna
viene
a
comprare
olio
o
vino
,
non
sdegnano
di
servirla
.
Arriva
dunque
la
donna
di
servizio
della
famiglia
del
cancelliere
del
Tribunale
,
che
abita
da
pochi
giorni
la
casa
della
zia
Paola
,
in
fondo
alla
strada
,
e
compra
un
fiasco
d
'
olio
:
Cosima
riceve
la
somma
,
in
piccole
monete
di
argento
da
mezza
lira
l
'
una
:
a
lungo
,
andata
via
la
donna
,
ella
tiene
quei
semi
bianchi
entro
il
pugno
,
fino
a
scaldarli
;
ha
scrupolo
,
ha
paura
,
anche
un
po
'
di
vergogna
;
ma
poi
pensa
che
un
familiare
non
esita
a
intascare
metà
del
fitto
del
bosco
e
del
provento
delle
mandorle
,
per
sprecarlo
col
gioco
e
con
le
donne
,
e
divide
anche
lei
le
monete
:
metà
alla
casa
,
metà
alla
gloria
.
È
vero
che
poi
rivelò
il
peccato
al
confessore
,
dicendo
di
aver
rubato
,
senza
però
riferirne
il
motivo
:
e
per
penitenza
digiunò
il
venerdì
e
il
sabato
.
Presto
arrivarono
le
bozze
di
stampa
del
romanzo
.
Cosima
non
sapeva
con
precisione
di
che
si
trattasse
:
credette
che
l
'
editore
le
mandasse
un
campione
,
e
si
meravigliò
che
le
pagine
fossero
lunghe
come
le
colonne
di
stampa
dei
giornali
.
Le
tenne
lì
,
trovando
buffo
e
quasi
allucinante
quel
trasformarsi
del
suo
lavoro
.
Il
suo
nome
,
in
cima
,
sovrastante
al
titolo
,
le
dava
quasi
soggezione
:
le
pareva
fosse
troppo
esposto
alla
curiosità
del
lettore
.
Non
vedendo
ritornare
le
bozze
l
'
editore
scrisse
quasi
seccato
,
richiedendole
corrette
.
Allora
Cosima
si
decise
a
correggere
i
molti
errori
di
stampa
,
e
sentì
la
prima
tortura
di
ricercare
le
doppie
lettere
sul
frusto
vocabolario
che
era
appartenuto
a
suo
padre
e
ancora
aveva
odore
e
macchie
di
tabacco
da
naso
:
ma
le
correzioni
ella
le
fece
in
un
modo
nuovo
,
mai
veduto
,
cioè
non
sul
margine
del
foglio
,
sibbene
sul
corpo
stesso
delle
parole
errate
;
talché
ne
germogliò
una
fioritura
selvatica
di
sgorbi
,
un
groviglio
che
terrorizzò
il
tipografo
destinato
a
sbrogliarlo
.
L
'
editore
decise
di
non
mandare
le
ulteriori
bozze
alla
scrittrice
,
ma
le
richiese
una
fotografia
da
mettere
sulla
porta
del
romanzo
.
Di
fotografie
Cosima
ne
possedeva
solo
una
,
che
era
stata
anch
'
essa
una
delle
prime
sue
disillusioni
personali
.
S
'
era
voluta
fotografare
coi
capelli
sciolti
,
col
vestito
nuovo
color
viola
di
mezzo
lutto
e
il
fermaglio
d
'
argento
al
collo
:
ne
era
venuta
una
immagine
torva
,
corrucciata
,
con
gli
occhi
selvaggi
,
la
bocca
sdegnosa
,
il
petto
legnoso
;
la
prima
deformazione
della
sua
personalità
spirituale
,
che
sotto
le
asprezze
fisiche
dell
'
adolescenza
ella
sentiva
invece
bella
e
fina
.
Era
abbastanza
vanitosa
per
non
pensar
neppure
di
mandare
quel
cupo
ritratto
di
sé
stessa
ad
affacciarsi
all
'
apertura
del
suo
libro
di
sogni
:
ma
farne
un
altro
era
un
po
'
difficile
,
ed
anche
dispendioso
.
Forza
e
coraggio
,
e
sopra
tutto
astuzia
:
altri
mezzi
litri
di
olio
e
di
vino
furono
sottratti
al
bilancio
domestico
:
fu
combinata
una
gita
ad
un
orto
di
proprietà
della
famiglia
,
vicino
alla
casa
del
fotografo
,
e
tutto
,
questa
volta
,
riuscì
bene
:
la
testa
di
Cosima
emergeva
da
un
grande
ventaglio
di
piume
di
struzzo
nere
,
ch
'
ella
aveva
con
arte
aperto
sul
suo
scarno
petto
:
emergeva
come
da
un
'
ala
,
che
poteva
anche
avere
un
simbolo
;
e
gli
occhi
avevano
il
loro
languore
orientale
,
un
po
'
esagerato
,
il
viso
tutto
dolce
,
sornione
,
un
po
'
per
volontà
di
lei
,
un
po
'
per
abilità
del
fotografo
intelligente
,
che
aveva
capito
a
modo
suo
di
che
si
trattava
.
Aveva
capito
che
quell
'
immagine
era
destinata
a
un
amatore
,
a
qualcuno
che
Cosima
voleva
attirare
per
passione
,
ma
anche
per
arte
:
e
questo
primo
innamorato
lontano
,
ricco
come
un
re
e
forse
anche
più
potente
,
era
il
pubblico
dei
lettori
,
specialmente
giovani
,
intelligenti
e
affini
all
'
anima
e
alle
fantasie
di
lei
.
Il
libro
invece
ebbe
un
successo
femminile
:
lo
lessero
le
fanciulle
,
e
vi
si
ritrovarono
,
coi
loro
amori
più
libreschi
che
reali
,
coi
loro
convegni
notturni
immaginari
,
con
le
loro
finte
ali
di
struzzo
che
non
possono
volare
.
L
'
editore
mandò
cento
copie
del
volume
,
per
tutto
compenso
dell
'
opera
:
il
valore
non
superava
quello
dell
'
olio
e
del
vino
rubati
in
cantina
;
e
il
grosso
pacco
piombò
in
casa
come
un
bolide
sconquassatore
.
La
madre
ne
fu
atterrita
,
la
sera
gli
girò
attorno
con
la
diffidenza
spaventata
di
un
cane
che
vede
un
animale
sconosciuto
:
per
fortuna
Cosima
ricordò
che
un
suo
cugino
in
terzo
grado
aveva
una
bottega
di
barbiere
e
spacciava
giornali
e
riviste
.
Era
un
intellettuale
anche
lui
,
a
modo
suo
,
perché
mandava
la
corrispondenza
locale
al
giornale
del
capoluogo
:
e
la
proposta
di
Cosima
,
di
spacciare
qualche
copia
del
romanzo
,
fu
da
lui
accolta
con
disinteresse
assoluto
.
Ma
per
la
scrittrice
fu
un
disastro
morale
completo
:
non
solo
le
zie
inacidite
,
ma
i
ben
pensanti
del
paese
,
e
le
donne
che
non
sapevano
leggere
ma
consideravano
i
romanzi
come
libri
proibiti
,
tutti
si
rivoltarono
contro
la
fanciulla
:
fu
un
rogo
di
malignità
,
di
supposizioni
scandalose
,
di
profezie
libertine
:
la
voce
del
Battista
che
dalla
prigione
opaca
della
sua
selvaggia
castità
urlava
contro
Erodiade
era
meno
inesorabile
.
Lo
stesso
Andrea
era
scontento
:
non
così
aveva
sognato
la
gloria
della
sorella
:
della
sorella
che
si
vedeva
minacciata
dal
pericolo
di
non
trovare
marito
.
Ma
a
consolare
l
'
umiliazione
sdegnosa
di
Cosima
arrivarono
le
prime
lettere
delle
sue
ammiratrici
,
ed
anche
di
qualche
giovanissimo
ammiratore
,
cosa
che
maggiormente
la
confortò
.
Uno
le
mandò
,
da
Roma
,
-
da
Roma
!
-
una
piccola
poesia
d
'
amore
,
musicata
,
dedicata
a
lei
.
Ella
aveva
già
un
certo
spirito
critico
per
giudicare
puerili
e
sgrammaticati
i
versi
,
-
non
più
dei
suoi
,
ma
incoraggiò
la
propria
vanità
col
credere
che
la
musica
fosse
migliore
;
per
conto
suo
non
conosceva
una
nota
,
e
di
musica
aveva
finora
sentito
quella
della
chitarra
e
della
fisarmonica
e
quella
dell
'
organo
della
cattedrale
:
ma
quello
che
più
la
lusingava
e
la
cullava
in
una
risonanza
immaginaria
,
era
il
fatto
che
l
'
omaggio
veniva
da
un
giovane
,
forse
un
ragazzo
,
un
ragazzo
che
se
sapeva
comporre
musica
,
oltre
a
poesia
,
doveva
essere
di
condizione
civile
,
di
gente
educata
;
forse
era
un
Antonino
ancora
acerbo
,
forse
anzi
in
via
d
'
evoluzione
più
raffinata
di
quella
dell
'
esteta
locale
;
e
aveva
su
di
questi
il
vantaggio
di
essere
meno
indifferente
,
e
di
pensare
dunque
a
lei
,
di
essere
all
'
altra
riva
del
solitario
oceano
di
sogni
dov
'
ella
viveva
.
Fu
il
suo
primo
amore
lontano
,
tutto
suo
,
poiché
dell
'
ignoto
musicista
non
seppe
mai
l
'
indirizzo
,
neppure
il
nome
,
-
e
se
ne
sapeva
l
'
età
e
il
sesso
era
perché
i
versi
li
svelavano
:
-
ed
egli
non
scrisse
,
non
parlò
,
non
cantò
più
.
Fu
come
un
grido
d
'
uccello
nella
notte
,
un
richiamo
passeggero
di
usignuolo
,
illuso
anche
lui
dal
chiarore
delle
lontananze
;
la
serenata
di
un
fantasma
di
trovatore
sceso
dalla
foresta
lunare
delle
pagine
di
un
libro
romantico
.
Questo
fatto
cominciò
a
staccarla
da
Antonino
,
tanto
più
che
egli
non
diede
il
minimo
segno
di
essersi
accorto
di
quello
che
per
lei
,
certo
,
era
un
avvenimento
straordinario
.
Un
filo
di
dispetto
si
intrecciò
ai
ricordo
di
lui
,
anzi
fu
come
una
trama
che
si
rompe
,
in
un
tessuto
prezioso
,
e
a
poco
a
poco
tira
le
altre
,
irrimediabilmente
.
Poi
un
'
altra
cosa
accadde
:
un
altro
poeta
si
accorse
di
lei
:
e
questo
era
vicino
e
accostabile
:
oh
,
anche
troppo
,
accostabile
,
poiché
egli
faceva
di
tutto
per
esserlo
.
Ma
,
ahimè
!
era
un
ben
piccolo
e
triste
e
meschino
poeta
,
in
tutto
.
Era
zoppo
,
fin
dalla
nascita
;
non
poteva
studiare
per
mancanza
di
mezzi
,
non
riusciva
a
trovare
un
posto
decoroso
per
mancanza
di
studio
:
era
il
figlio
illegittimo
del
cancelliere
,
quello
venuto
ad
abitare
in
fondo
alla
strada
,
e
,
si
diceva
,
del
cancelliere
stesso
,
che
non
lo
riconosceva
ma
se
lo
tirava
appresso
,
lo
manteneva
,
gli
faceva
fare
il
copista
,
e
gli
permetteva
di
scrivere
versi
.
Il
cancelliere
era
vedovo
:
aveva
due
figlie
già
anziane
,
una
tutta
riccioli
neri
,
tinti
e
grassi
,
l
'
altra
di
un
biondo
di
stoppia
bruciata
,
con
una
guancia
pelosa
come
quella
di
un
gatto
.
Si
volevano
tutti
bene
:
le
ragazze
sognavano
un
ricco
matrimonio
per
il
presunto
fratello
.
Fortunio
,
si
chiamava
,
ed
esse
speravano
che
il
nome
gli
portasse
fortuna
:
ed
era
anche
bello
di
viso
,
con
due
grandi
occhi
castanei
,
femminei
,
i
capelli
lisci
,
dello
stesso
colore
,
quasi
della
stessa
lucentezza
,
un
non
so
che
di
carezzevole
e
languido
in
tutta
la
persona
,
anche
nel
modo
di
trascinare
la
gamba
storta
con
la
scarpa
che
pareva
di
ferro
.
Le
sorelle
riuscirono
a
fare
amicizia
con
Cosima
;
un
'
amicizia
un
po
'
sostenuta
e
cerimoniosa
,
però
;
mandavano
la
serva
a
domandare
quando
potevano
,
senza
disturbo
,
far
visita
,
e
arrivavano
puntuali
,
coi
vestiti
nuovi
,
i
cappellini
che
sembravano
spoglie
di
pappagalli
;
e
trovavano
sempre
il
modo
di
parlare
di
Fortunio
:
sì
,
anche
Fortunio
aveva
pubblicato
un
volumetto
di
versi
;
anche
Fortunio
scriveva
un
romanzo
;
anche
Fortunio
riceveva
e
spediva
tante
lettere
.
Ne
mandò
una
anche
a
lei
,
con
la
serva
,
e
istintivamente
Cosima
la
nascose
:
ma
quando
l
'
aprì
rise
,
un
po
'
delusa
,
poiché
il
collega
la
pregava
di
tradurgli
in
italiano
una
parola
dialettale
molto
usata
nella
città
,
ma
della
quale
egli
non
sapeva
con
precisione
il
significato
.
Ella
rispose
:
egli
scrisse
ancora
,
ringraziando
.
Le
loro
lettere
avevano
le
impronte
oleose
delle
dita
della
serva
.
Poi
l
'
amicizia
si
strinse
:
Cosima
andò
con
le
sorelle
a
visitare
le
nuove
amiche
e
osservò
che
la
loro
casa
era
povera
,
disordinata
,
quasi
sudicia
:
e
quei
riccioli
neri
unti
,
quella
frangia
di
stoppia
che
ricadeva
fin
sugli
occhi
bianchi
della
più
vecchia
delle
zitelle
,
le
destarono
un
senso
di
diffidenza
,
quasi
di
ripugnanza
.
Che
si
ingrandì
questo
senso
,
quando
,
non
seppe
come
,
le
due
streghe
trovarono
il
modo
di
condurre
le
ragazze
più
piccole
a
vedere
un
vaso
di
gerani
nella
loggetta
della
casa
,
e
nella
stanzetta
che
serviva
da
pranzo
e
da
ricevere
entrò
come
per
caso
lo
zoppo
.
Ella
che
s
'
era
piegata
a
guardare
sul
tavolo
coperto
da
un
tappeto
fatto
con
orribili
ritagli
di
scatole
di
fiammiferi
,
alcune
di
quelle
immagini
con
paesaggi
,
sentì
la
scarpa
di
lui
come
la
zampata
di
un
cavallo
che
si
ferma
davanti
ad
un
ostacolo
:
e
balzò
in
piedi
rossa
e
spaventata
.
A
dire
il
vero
anche
lui
arrossì
e
le
sue
labbra
tremarono
:
ma
ciò
valse
a
far
notare
a
Cosima
che
egli
aveva
una
bella
bocca
,
carnosa
ma
non
sensuale
,
o
,
se
mai
,
di
una
sensualità
sana
e
attraente
come
quella
di
un
frutto
maturo
.
Per
la
prima
volta
ella
ebbe
la
sensazione
di
ciò
che
doveva
essere
un
bacio
,
la
sensazione
fisica
;
un
bacio
carnale
,
fra
due
che
si
desiderano
e
sono
spinti
ad
attaccarsi
l
'
uno
all
'
altro
da
una
terribile
forza
di
natura
:
e
anche
la
sua
bocca
tremò
,
ma
come
quella
di
un
bambino
che
sta
per
piangere
e
neppur
lui
sa
perché
.
Fortunio
fu
certo
,
almeno
in
apparenza
,
fortunato
con
Cosima
.
Ma
lo
fu
perché
era
audace
e
spinto
,
in
fondo
,
da
un
misterioso
senso
di
odio
verso
di
lei
e
verso
tutta
la
classe
boriosa
e
orgogliosa
senza
motivo
alla
quale
ella
apparteneva
.
Ella
era
quasi
ricca
,
quasi
nobile
,
e
nonostante
le
gravi
pecche
dei
fratelli
,
considerata
una
ragazza
di
rango
superiore
.
La
sua
stessa
ambigua
qualità
di
scrittrice
le
attirava
,
dopo
tutto
,
l
'
attenzione
di
un
intero
paese
,
e
di
gente
più
lontana
ancora
:
e
Fortunio
era
abbastanza
intelligente
per
capire
ch
'
ella
giocava
una
carta
:
poteva
perdere
ma
poteva
anche
vincere
.
Lui
sapeva
benissimo
,
meglio
di
quelli
del
paese
,
che
un
vero
artista
non
manca
mai
al
suo
avvenire
.
E
in
Cosima
egli
sentiva
l
'
artista
;
mentre
lui
era
diseredato
in
tutto
,
anche
nelle
sue
velleità
di
intellettuale
.
La
passione
che
egli
cominciò
a
provare
sul
serio
per
lei
era
in
parte
sincera
,
in
parte
avida
e
interessata
.
Le
lettere
che
cominciò
arditamente
a
scriverle
,
facendogliele
pervenire
incollate
nelle
copertine
dei
libri
che
si
scambiavano
apertamente
,
erano
belle
,
poetiche
,
sensuali
;
forse
le
cose
migliori
che
egli
scrisse
in
tutta
la
sua
,
d
'
altronde
breve
,
carriera
di
scrittore
:
Cosima
se
le
sorbiva
con
avidità
,
e
le
nascondeva
ben
bene
per
il
terrore
che
venissero
scoperte
da
Andrea
:
se
Andrea
le
avesse
scoperte
sarebbero
successi
certamente
dei
guai
.
Poiché
Fortunio
era
per
lui
un
essere
assolutamente
inferiore
,
socialmente
e
fisicamente
:
era
peggio
di
un
servo
,
peggio
di
un
suonatore
ambulante
,
e
come
tale
gli
perdonava
,
anche
perché
nulla
ancora
di
sospetto
gli
passava
nella
mente
,
le
serenate
che
,
con
chitarra
e
relative
appassionate
canzoni
dialettali
,
il
giovane
zoppo
,
con
altri
suoi
amici
,
si
permetteva
di
eseguire
sotto
le
finestre
di
casa
.
Era
un
uso
locale
,
abbastanza
antico
sebbene
del
tutto
diverso
da
quello
delle
vere
serenate
popolari
composte
di
cori
vocali
e
di
canzoni
arcaiche
,
quello
delle
serenate
diremo
borghesi
,
combinate
da
studenti
e
giovanotti
della
classe
non
esclusivamente
paesana
.
Canzoni
semi
-
dotte
accompagnate
dalla
musica
della
chitarra
,
del
mandolino
,
anche
della
fisarmonica
,
facevano
sollevare
la
testa
dai
loro
guanciali
quasi
monastici
,
alle
fanciulle
sognanti
:
ma
era
un
po
'
difficile
identificare
a
chi
la
voce
appassionata
che
rompeva
il
silenzio
notturno
coi
suoi
richiami
d
'
amore
,
era
diretta
:
poiché
l
'
amatore
,
per
lo
più
ostacolato
nelle
sue
aspirazioni
amorose
,
per
crearsi
una
specie
di
impunità
non
si
fermava
,
con
la
sua
compagnia
solo
sotto
le
finestre
dell
'
amata
,
ma
sotto
molte
altre
dove
c
'
erano
fanciulle
:
così
che
il
suo
sfogo
poteva
passare
per
quello
di
un
dilettante
di
serenate
,
di
uno
spirito
innamorato
del
suo
universale
sogno
d
'
amore
:
o
anche
di
un
artista
in
esercizio
di
canto
e
di
notturne
melodie
.
Cosima
non
si
ingannò
un
istante
quando
una
notte
sentì
,
dapprima
lontana
,
poi
sempre
più
vicina
e
quasi
tempestosa
e
tiepida
,
quasi
palpabile
,
come
appunto
il
levarsi
del
vento
dalle
lontananze
del
mare
e
poi
dalla
valle
,
nelle
notti
di
marzo
,
il
vento
che
porta
dalle
terre
d
'
Oriente
l
'
annunzio
della
primavera
,
la
voce
di
Fortunio
.
Bisogna
dirlo
,
era
una
voce
potente
,
calda
,
un
po
'
raffreddata
come
quella
di
un
vero
tenore
,
-
e
anche
su
questa
le
sorelle
di
Fortunio
contavano
,
sperando
di
far
di
lui
un
cantante
;
-
ed
egli
sapeva
scegliere
,
aggiustandole
con
anelli
di
sua
invenzione
,
le
poesie
più
adatte
a
penetrare
come
in
sogno
nel
letto
delle
fanciulle
,
ad
avvolgerle
con
ali
d
'
angelo
sempre
più
calde
,
sempre
più
strette
,
fino
a
tramutarsi
in
un
abbraccio
umano
appassionato
.
Cosima
tenta
di
reagire
:
in
fondo
non
è
romantica
e
già
,
per
tante
prove
crudeli
,
conosce
la
vita
;
ma
la
monotonia
dei
giorni
senza
speranza
di
notevole
mutamento
le
gravava
intorno
come
una
ingiusta
condanna
,
-
antica
condanna
delle
donne
della
sua
stirpe
,
-
e
lei
ardeva
tutta
di
desideri
di
volo
,
di
più
vasti
orizzonti
,
di
vita
movimentata
.
Così
diede
ascolto
alla
voce
lusingatrice
,
sebbene
Fortunio
le
destasse
diffidenza
e
quasi
disprezzo
.
Un
giorno
,
in
maggio
,
quando
le
prime
ebbrezze
della
sua
avventura
letteraria
erano
dileguate
,
per
lasciar
posto
,
in
lei
,
ad
uno
scoraggiamento
pesante
,
per
colmo
di
disdetta
,
le
arriva
una
lunga
critica
,
manoscritta
,
della
sua
povera
ma
sincera
fatica
:
il
romanzo
,
la
novella
,
persino
un
timido
racconto
per
bambini
pubblicato
in
una
rivistina
per
ragazzi
,
tutto
e
stroncato
,
e
non
con
debole
malizia
,
ma
a
vigorosi
colpi
di
accetta
:
tutto
,
con
logica
,
con
coscienza
:
tutto
ridotto
a
scheggie
,
buone
,
-
conclude
il
critico
,
-
per
accendere
il
fuoco
del
forno
ove
la
madre
di
Cosima
cuoce
il
pane
.
Torni
,
torni
,
la
piccola
grafomane
,
nel
limite
dell
'
orticello
paterno
,
a
coltivare
i
garofani
e
la
madreselva
;
torni
a
fare
la
calza
,
a
crescere
,
ad
aspettare
un
buon
marito
,
a
prepararsi
ad
un
avvenire
sano
di
affetti
famigliari
e
di
maternità
.
Cosima
piange
;
di
rabbia
,
di
umiliazione
:
piange
,
ma
in
fondo
si
sente
tutta
scossa
,
ha
coscienza
di
aver
sbagliato
strada
,
decide
di
ritornare
davvero
al
chiuso
esilio
del
suo
vero
destino
.
Strappa
il
foglio
di
condanna
,
e
riprende
i
suoi
lavori
di
ricamo
,
di
cucina
,
le
passeggiate
con
le
sorelle
,
le
gite
confortevoli
nelle
belle
campagne
rallegrate
dalla
fastosa
primavera
.
Ad
una
di
queste
gite
presero
parte
anche
le
sorelle
di
Fortunio
:
anzi
furono
loro
che
portarono
le
provviste
per
fare
una
merenda
sull
'
erba
,
accanto
alla
sorgente
dell
'
acqua
che
scaturiva
da
una
roccia
alle
falde
del
monte
.
E
furono
ore
di
schietta
,
innocente
allegria
;
e
Cosima
poté
anche
,
contemplando
il
tramonto
sulle
cime
opposte
della
valle
,
sopra
gli
oliveti
sognanti
,
mettere
da
parte
i
tenebrosi
propositi
di
abbandonare
i
suoi
sogni
di
poesia
;
la
ferita
si
chiudeva
,
ed
ella
provava
come
una
gioia
di
convalescenza
,
quando
,
a
stendere
un
'
ombra
sulla
luce
del
suo
cuore
,
-
la
sola
luce
ch
'
ella
sentiva
di
essere
vera
,
limpida
e
dissetante
come
la
sorgente
della
roccia
,
-
apparve
,
sulla
strada
sovrastante
,
la
figura
di
Fortunio
.
Al
solito
,
pareva
che
egli
fosse
sopraggiunto
per
caso
.
Dall
'
alto
del
paracarri
si
affacciò
e
parlamentò
con
le
sorelle
,
che
lo
invitavano
ad
avvicinarsi
,
a
prender
parte
alla
merenda
,
con
un
certo
diritto
,
poiché
la
roba
l
'
avevano
portata
loro
:
ma
egli
rifiutò
,
severo
e
triste
,
conscio
,
anche
lui
,
del
posto
che
gli
spettava
:
affacciato
al
parapetto
dello
stradone
in
modo
che
la
sua
gamba
storta
non
si
vedesse
,
e
risaltasse
la
bella
testa
con
gli
occhi
e
le
vivide
fresche
labbra
lucenti
al
riflesso
del
tramonto
,
guardava
con
tristezza
lontano
,
e
appoggiava
la
guancia
alla
mano
fina
,
dalle
unghie
che
parevano
di
alabastro
rosa
.
A
Cosima
pareva
una
di
quelle
figure
romantiche
che
le
piacevano
nelle
vignette
di
qualche
antica
edizione
di
Chateaubriand
,
possedute
da
Santus
;
così
,
un
giovine
sventurato
,
preso
da
una
segreta
passione
,
che
si
smarrisce
nella
solitudine
di
un
tramonto
campestre
e
appoggiato
al
riparo
di
un
precipizio
,
o
seduto
sul
tronco
abbattuto
di
una
quercia
,
fra
tralci
d
'
edera
e
rupi
coperte
dal
fiore
del
muschio
,
medita
sulla
sua
triste
sorte
.
Triste
,
certo
,
era
la
sorte
del
giovine
Fortunio
,
e
il
cuore
di
Cosima
non
poteva
non
accoglierne
l
'
eco
,
fra
le
voci
poetiche
che
le
raccontavano
l
'
eterna
poesia
del
dolore
umano
:
e
così
,
quando
la
comitiva
prese
la
via
del
ritorno
,
lasciando
lo
sventurato
poeta
solo
appoggiato
alla
roccia
della
sorgente
,
intento
a
sentirne
anche
lui
il
mormorio
melanconico
,
fra
le
ombre
già
dorate
del
crepuscolo
,
ella
si
sbandava
,
a
capo
chino
,
mentre
le
compagne
si
ricorrevano
nello
stradone
e
cantavano
e
ridevano
come
figlie
di
contadini
,
al
ritorno
dal
lavoro
dei
campi
.
Sorge
la
luna
,
fra
i
denti
del
monte
,
sopra
i
macigni
che
dànno
l
'
illusione
delle
rovine
di
un
castello
:
il
suo
chiarore
lilla
si
fonde
con
quello
arancione
dell
'
orizzonte
;
l
'
odore
della
vegetazione
inumidisce
l
'
aria
tiepida
;
canti
lontani
rispondono
a
quelli
delle
fanciulle
che
accompagnano
e
trasportano
sull
'
ala
del
loro
coro
la
tristezza
indistinta
di
Cosima
.
Che
cosa
vuole
,
Cosima
?
Non
lo
sa
bene
neppure
lei
:
vorrebbe
fermarsi
,
non
tornare
nella
sua
casa
soffocante
,
appoggiarsi
anche
lei
al
parapetto
dello
stradone
,
sopra
la
valle
piena
di
mistero
,
seguire
il
corso
della
luna
sul
cielo
sempre
più
chiaro
e
luminoso
.
Le
compagne
non
badavano
a
lei
:
le
sorelle
,
stordite
dall
'
allegria
delle
amiche
,
si
lasciavano
trascinare
avanti
,
e
lei
rimaneva
sola
,
sperduta
,
come
dimenticata
nella
strada
e
nel
mondo
.
Sopraggiungeva
qualche
carro
di
contadini
,
trainato
dai
buoi
sonnolenti
,
qualche
uomo
a
cavallo
,
qualche
tarda
donnicciuola
che
ritornava
dall
'
aver
lavato
i
panni
al
torrente
:
le
ombre
si
allungavano
di
traverso
sulla
strada
bianca
,
le
voci
e
i
passi
risonavano
dolci
nell
'
aria
molle
e
profumata
.
Ed
ecco
un
passo
diverso
dagli
altri
,
con
qualche
cosa
di
ambiguo
,
come
il
passo
di
un
essere
fantastico
,
uno
gnomo
,
un
gigante
che
tenta
di
non
far
rumore
,
o
un
Belfagor
fatale
,
o
un
arcangelo
che
con
un
batter
d
'
ali
può
trasportarti
fra
le
torri
d
'
argento
e
gli
spalti
lunari
della
montagna
.
È
Fortunio
:
sarebbe
stato
più
in
carattere
con
la
chitarra
a
tracolla
,
come
un
trovatore
sceso
appunto
dai
boschi
d
'
elci
che
circondavano
gli
illusorii
castelli
dell
'
orizzonte
:
ad
ogni
buon
fine
aveva
ancora
un
libro
in
mano
:
un
libro
che
biancheggiava
alla
luna
,
con
le
parole
magiche
che
aprono
la
porta
dei
sogni
.
Versi
;
versi
d
'
amore
.
Raggiunse
Cosima
e
le
si
mise
a
fianco
,
silenzioso
.
Ella
non
si
stupì
:
tutto
doveva
procedere
così
;
e
quando
egli
le
cinse
lievemente
le
spalle
col
braccio
che
tremava
ella
non
protestò
,
non
cercò
di
liberarsi
.
Tutto
doveva
procedere
così
:
era
una
cosa
ordita
dalle
sorelle
maliziose
di
Fortunio
,
ma
pareva
anche
un
incantesimo
prodotto
dall
'
ora
,
dal
luogo
,
dalla
sorte
che
protegge
gl
'
innamorati
.
Anche
l
'
ombra
folta
che
si
stendeva
al
margine
dello
stradone
,
in
una
svolta
ove
le
rocce
scendevano
fino
al
paracarri
,
parve
una
tenda
di
velluto
,
che
avvolse
i
due
giovani
poeti
e
permise
ai
loro
freschi
volti
di
formarne
uno
solo
:
il
volto
dell
'
amore
.
Tutto
sembrava
proteggerli
:
il
modo
facile
di
scambiarsi
le
lettere
,
la
strada
in
comune
,
la
vicinanza
dei
loro
orti
.
E
dell
'
orto
di
Cosima
,
di
notte
,
quando
si
sapeva
che
la
madre
e
le
sorelle
riposavano
,
la
prima
avvolta
anche
nel
sonno
dal
suo
velo
di
sofferenza
e
di
preghiere
,
le
seconde
nei
loro
sogni
ancora
bianchi
di
innocenza
,
Fortunio
riusciva
,
nonostante
la
sua
infermità
,
a
scavalcare
il
muricciuolo
,
e
ritrovare
,
sinceramente
ansante
e
appassionato
,
all
'
ombra
di
un
angolo
protettore
,
la
sua
piccola
amica
che
sembrava
,
così
sbalordita
e
silenziosa
,
il
fantasma
di
sé
stessa
.
Ella
si
lasciava
baciare
da
lui
,
ne
sentiva
il
calore
della
persona
,
i
fremiti
e
gli
ànsiti
di
eroe
incatenato
,
la
violenza
impotente
con
la
quale
egli
avrebbe
voluto
portarsela
via
;
ma
una
fredda
,
quasi
malvagia
potenza
di
analisi
la
sosteneva
in
quella
specie
di
lotta
dei
sensi
contro
sé
stessa
e
contro
l
'
altro
;
e
ne
usciva
stanca
,
disgustata
,
amara
di
umiliazione
e
di
rimorso
.
Anche
di
rimorso
:
poiché
credeva
,
fra
le
altre
cose
,
di
commettere
peccato
:
ella
non
avrebbe
mai
sposato
Fortunio
.
Finché
la
vicenda
non
trapelò
,
destando
una
nuova
ondata
di
scandalo
fra
la
gente
per
bene
del
luogo
.
Eh
!
si
capiva
;
Cosima
sola
era
capace
di
quelle
avventure
,
con
uno
storpio
,
un
bastardo
,
un
rinnegato
dalla
sorte
.
E
un
giorno
Andrea
disse
,
in
pubblica
piazza
,
che
avrebbe
fracassato
col
bastone
l
'
altra
gamba
del
suonatore
di
chitarra
;
e
a
Cosima
somministrò
una
dose
di
schiaffi
e
pugni
che
oltre
le
membra
le
pestarono
l
'
anima
come
il
sale
nel
mortaio
.
Anche
questa
lezione
le
servì
per
la
scuola
della
vita
;
sentì
che
ella
davvero
non
rassomigliava
e
non
doveva
rassomigliare
alle
ragazze
di
buona
famiglia
,
che
commettono
incoscienti
ma
astute
i
loro
peccatucci
d
'
amore
;
che
Dio
le
aveva
dato
una
intelligenza
superiore
alla
comune
e
sopra
tutto
una
coscienza
limpida
e
profonda
come
un
'
acqua
nella
quale
si
vede
ogni
filo
di
luce
e
di
ombra
,
per
guidarsi
da
sola
nella
strada
della
verità
.
Il
castigo
per
il
suo
capriccio
con
Fortunio
,
capriccio
di
curiosità
sentimentale
,
ma
anche
sensuale
,
le
parve
giusto
;
e
decise
di
sorvegliarsi
,
di
vivere
con
una
sua
certa
religione
.
Anche
il
pensiero
per
Antonino
le
si
svelò
,
ad
un
tratto
,
quasi
morboso
.
Perché
perseguire
una
chimera
inutile
e
,
in
fondo
,
per
lei
,
umiliante
?
Non
si
mise
più
alla
finestra
,
per
aspettare
il
passaggio
della
meteora
:
non
andò
più
,
con
le
sorelle
,
a
far
visite
alle
amiche
;
si
chiuse
in
un
cerchio
di
silenzio
,
di
rassegnazione
,
di
lavoro
.
E
poi
la
vita
quotidiana
incalzava
,
i
giorni
si
facevano
scuri
e
arcigni
come
per
un
inverno
che
doveva
durare
a
lungo
.
Una
notte
si
sentì
,
nella
casa
uno
strano
lamento
,
poi
la
voce
di
Andrea
che
cercava
di
convincere
il
fratello
Santus
a
mettersi
a
letto
e
calmarsi
;
ma
il
disgraziato
si
dibatteva
,
gridando
che
sotto
il
suo
letto
c
'
era
un
uomo
nero
che
voleva
strangolarlo
;
poi
toccava
le
pareti
urlando
che
erano
piene
di
tarantole
e
di
scolopendre
.
In
un
attimo
la
madre
,
la
serva
e
le
ragazze
furono
in
piedi
,
circondarono
i
due
fratelli
,
si
avvidero
che
Santus
,
pallido
,
tutto
preso
da
un
tremito
convulso
e
con
gli
occhi
grandi
,
metallici
,
allucinati
,
delirava
.
Ma
era
un
delirio
terribile
il
suo
;
peggiore
del
delirio
di
un
moribondo
o
di
un
idrofobo
:
Andrea
lo
capiva
.
Un
terrore
mai
prima
conosciuto
invase
Cosima
,
come
se
davvero
la
casa
fosse
piena
di
uomini
neri
e
abbominevoli
nascosti
e
pronti
ad
ogni
crudeltà
,
e
,
le
pareti
brulicassero
di
rettili
velenosi
.
La
madre
credette
che
Santus
fosse
invaso
dallo
spirito
maligno
,
e
pensò
di
mandare
a
chiamare
uno
dei
preti
di
casa
per
esorcizzarlo
.
Ma
Andrea
sogghignava
;
riuscì
a
far
ritornare
a
letto
il
fratello
,
e
lo
vegliò
tutta
la
notte
.
Notte
di
angoscia
indimenticabile
,
durante
la
quale
Cosima
conobbe
un
'
altra
pagina
del
libro
terribile
della
vita
.
Invece
del
prete
venne
il
dottore
,
il
quale
consigliò
che
Santus
e
Andrea
,
il
quale
si
offrì
di
sorvegliare
il
fratello
,
andassero
ad
abitare
in
una
casupola
che
la
famiglia
possedeva
in
un
orto
non
molto
distante
dalla
casa
.
Furono
riattate
e
ammobiliate
alla
meglio
,
le
povere
stanzette
terrene
,
che
di
buono
avevano
solo
alcune
finestrine
dalle
quali
si
vedevano
i
monti
lontani
:
e
Santus
vi
si
lasciò
condurre
docilmente
:
era
buono
e
mite
,
in
fondo
,
e
il
primo
ad
essere
mortalmente
triste
del
suo
vizio
,
che
il
dottore
aveva
dichiarato
essere
null
'
altro
che
una
malattia
dalla
quale
il
paziente
non
può
,
anche
con
tutta
la
sua
volontà
,
mai
guarire
,
era
lui
.
Un
dolore
profondo
gli
si
leggeva
negli
occhi
chiari
:
di
tanto
in
tanto
pareva
sollevarsi
,
smetteva
,
e
tentava
di
lavorare
:
ma
poi
ricadeva
,
come
un
virgulto
stroncato
,
non
ancora
morto
nelle
radici
ma
irrimediabilmente
inutile
a
se
stesso
e
dannoso
agli
altri
.
Nella
casa
delle
fanciulle
ci
fu
una
relativa
tranquillità
:
ma
l
'
ombra
del
dolore
la
velava
;
e
la
madre
si
fece
ancora
più
silenziosa
,
pallida
,
e
qualche
volta
inquieta
,
di
quell
'
inquietudine
di
uno
che
ha
smarrito
qualche
cosa
di
prezioso
.
Cominciò
anche
a
diventare
un
po
'
strana
:
a
volte
usciva
di
casa
furtiva
,
con
qualche
oggetto
o
qualche
pacco
nascosto
sotto
lo
scialle
:
andava
nella
casetta
dei
figli
;
a
portar
loro
da
mangiare
e
da
vestirsi
.
Non
che
ad
essi
nulla
mancasse
,
anzi
,
quando
l
'
altro
era
tranquillo
,
Andrea
tornava
a
mangiare
con
la
famiglia
,
ed
entrambi
frequentavano
giornalmente
la
casa
:
ma
la
madre
aveva
paura
che
essi
mancassero
del
necessario
:
pensava
a
loro
come
a
bambini
smarriti
nel
bosco
,
e
andava
a
cercarli
,
e
si
smarriva
anche
lei
nelle
ombre
di
una
selva
pericolosa
:
quella
della
disperazione
.
Attiguo
alla
casetta
dei
fratelli
,
c
'
era
,
anch
'
esso
di
proprietà
della
famiglia
,
un
frantoio
per
olive
:
era
un
lungo
stanzone
irregolare
,
scuro
eppure
lucido
,
come
scavato
in
una
montagna
di
schisto
:
nero
,
come
unto
anch
'
esso
,
era
il
forte
cavallo
paziente
che
faceva
girare
la
ruota
dentro
la
vasca
rotonda
dove
venivano
pestate
le
olive
:
la
pasta
violacea
di
queste
,
versata
entro
sporte
rotonde
,
la
spremeva
il
torchio
di
ferro
;
ma
il
torchio
,
collocato
in
una
specie
di
nicchia
scavata
nella
parete
,
erano
gli
uomini
che
lo
manovravano
,
con
una
stanga
:
il
mugnaio
o
un
suo
aiutante
.
L
'
olio
cadeva
nero
e
grasso
entro
un
grande
paiuolo
,
e
le
sanse
,
finita
di
spremere
la
pasta
,
venivano
buttate
da
una
larga
finestra
giù
nell
'
orto
,
formando
un
monticello
odoroso
che
a
suo
tempo
veniva
acquistato
dallo
stesso
negoziante
che
in
estate
comprava
le
mandorle
della
famiglia
:
ed
era
una
discreta
rendita
,
assieme
con
quella
dell
'
olio
,
che
i
proprietari
delle
olive
lasciavano
in
compenso
per
la
manipolazione
.
Ma
bisognava
stare
molto
attenti
,
perché
il
mugnaio
,
un
piccolo
uomo
religioso
con
due
occhi
di
vero
santo
,
che
serviva
da
anni
e
anni
la
famiglia
,
e
le
era
sinceramente
affezionato
,
rubava
a
man
salva
,
tanto
ai
clienti
quanto
ai
padroni
.
Il
luogo
era
sempre
pieno
di
gente
,
anche
perché
in
un
angolo
,
tra
la
finestra
e
il
torchio
,
ardeva
sempre
un
grande
fuoco
con
su
un
paiuolo
d
'
acqua
bollente
,
dove
venivano
immerse
e
lavate
le
sporte
:
e
intorno
a
questo
fuoco
si
riuniva
un
gruppo
d
'
individui
che
,
verso
sera
specialmente
,
formavano
un
quadro
degno
di
Rembrandt
.
Erano
tutti
disoccupati
e
poveri
,
ma
di
una
strana
povertà
dovuta
più
a
loro
stessi
che
alla
sorte
:
e
venivano
lì
a
riscaldarsi
,
a
confortarsi
l
'
uno
col
contatto
dell
'
altro
.
Capo
fila
era
un
uomo
rossiccio
,
che
era
stato
ricco
e
aveva
dilapidato
la
sua
sostanza
con
le
donne
e
il
vino
:
poi
un
vecchione
con
la
barba
di
patriarca
,
anche
lui
decaduto
,
che
faceva
il
giardiniere
a
tempo
perso
e
viveva
con
la
caccia
dei
gatti
,
dei
quali
si
nutriva
;
e
altri
reietti
,
che
non
sdegnavano
di
unirsi
con
i
bravi
contadini
e
i
piccoli
proprietari
che
portavano
a
macinare
le
loro
olive
,
e
lo
stesso
padrone
del
frantoio
,
Andrea
,
che
capitava
ogni
tanto
per
sorvegliare
il
mugnaio
.
Santus
,
poi
,
non
mancava
mai
,
e
quando
appariva
lui
tutti
si
scostavano
per
fargli
posto
;
camminava
anche
lui
nella
fatale
scia
dei
miserabili
compagnoni
raccolti
intorno
al
fuoco
,
ma
tutti
ancora
lo
rispettavano
,
perché
ancora
la
sua
famiglia
lo
sostentava
ed
egli
aveva
un
rifugio
e
la
protezione
del
fratello
;
anzi
,
sapendolo
generoso
,
cercavano
la
sua
amicizia
per
potergli
spillare
un
po
'
di
quattrini
;
ma
egli
,
nonostante
la
torbida
incoscienza
in
cui
spesso
affondava
,
capiva
il
suo
stato
,
conosceva
il
cuore
del
prossimo
,
e
amava
solo
la
compagnia
dei
rinnegati
del
frantoio
perché
appunto
si
sentiva
già
loro
compagno
di
fatalità
.
Non
si
creda
che
queste
riunioni
fossero
melanconiche
.
Tutt
'
altro
.
Quando
il
fuoco
aveva
seccato
addosso
i
poveri
vestiti
,
spesso
bagnati
dalla
pioggia
,
di
questa
specie
di
vagabondi
,
e
,
per
benignità
della
sorte
,
essi
erano
riusciti
a
bere
vino
,
o
meglio
ancora
acquavite
,
l
'
allegria
più
infantile
regnava
fra
loro
:
uno
di
essi
arrivava
a
cantare
pezzi
d
'
opera
,
un
altro
tirava
fuori
un
pane
,
lo
spaccava
,
si
faceva
facilmente
versare
sulla
mollica
un
filo
d
'
olio
,
e
lo
abbrustoliva
sulla
brace
,
dividendolo
poi
fraternamente
coi
compagni
.
E
Santus
mandava
a
comprare
un
fiasco
di
vino
,
che
bevevano
alla
salute
di
tutti
.
Salute
e
lunghi
anni
:
la
vita
è
di
chi
si
contenta
di
viverla
.
Le
giornate
erano
quasi
sempre
grigie
,
nel
freddo
mattino
del
tardo
autunno
:
ma
a
poco
a
poco
il
cielo
si
schiariva
e
si
sollevava
sopra
i
monti
che
prendevano
una
lucentezza
opaca
di
stagno
,
e
sull
'
alto
si
apriva
l
'
occhio
,
bianco
prima
,
poi
perlato
del
sole
,
come
di
un
dormiente
che
dopo
aver
lottato
con
un
triste
sogno
si
sveglia
ridente
alla
dolce
realtà
.
Allora
tutto
prendeva
colore
;
il
cielo
sembrava
un
mare
sparso
d
'
isolette
rocciose
,
sui
rami
degli
alberi
le
ultime
foglie
palpitavano
come
farfalle
d
'
oro
e
i
monti
riprendevano
le
loro
tinte
azzurre
e
rosee
.
Quando
il
tempo
era
bello
capitavano
nell
'
orto
la
padrona
che
non
sdegnava
di
coltivare
i
cavoli
e
i
carciofi
,
e
le
bambine
.
Cosima
aveva
già
venti
anni
;
ma
a
volte
ne
dimostrava
di
meno
,
a
volte
di
più
.
Il
viso
bianco
,
corrucciato
,
gli
occhi
che
sembravano
selvaggi
,
la
fronte
coi
capelli
tirati
su
e
stretti
con
la
noncuranza
delle
donne
vecchie
,
si
aprivano
e
illuminavano
come
il
cielo
in
quelle
ambigue
mattine
,
quando
il
riso
schietto
le
sgorgava
dai
denti
stretti
con
la
violenza
d
'
un
'
acqua
sorgiva
dalla
roccia
.
Ora
,
nelle
assenze
di
Andrea
,
spesso
costretto
a
recarsi
in
campagna
per
sorvegliare
chi
lavorava
,
sapendo
che
di
Santus
il
mugnaio
poteva
,
con
l
'
aiuto
diabolico
dell
'
acquavite
,
farne
quello
che
voleva
,
ella
penetrava
con
coraggio
nel
frantoio
,
e
faceva
le
sue
brave
ispezioni
.
C
'
era
,
anche
nella
cameruccia
di
Andrea
,
un
registro
dove
venivano
segnate
le
macinate
delle
olive
;
ogni
macinata
sette
quarti
di
ettolitro
di
olive
;
compenso
due
litri
d
'
olio
grezzo
lasciato
nel
paiuolo
apposito
o
,
se
il
proprietario
preferiva
,
due
lire
in
contanti
.
Molti
lasciavano
correre
il
tempo
,
prima
di
pagare
,
e
allora
il
conto
rimaneva
aperto
.
Ed
ecco
Cosima
,
seduta
al
tavolo
dove
c
'
erano
gli
avanzi
del
pane
e
dei
cibi
dei
fratelli
,
sfogliare
l
'
unto
registro
e
segnare
in
fila
i
nomi
e
il
numero
delle
macinate
;
era
una
poesia
anche
quella
,
e
il
sole
,
che
sbaragliava
le
ultime
rocciose
nuvolette
e
splendeva
alto
sui
monti
,
dorava
il
foglio
dove
lei
scriveva
e
lucidava
i
suoi
capelli
severi
.
Così
ella
veniva
a
contatto
col
popolo
,
col
vero
popolo
,
laborioso
e
mite
,
che
se
pure
poteva
,
come
il
mugnaio
,
mettere
le
grinfie
sulla
piccola
roba
del
prossimo
,
lo
faceva
con
parsimonia
e
poi
andava
a
confessarsene
.
Magari
anche
la
confessione
era
un
po
'
fraudolenta
,
come
quella
del
famoso
contadino
che
tentò
d
'
ingannare
il
confessore
dicendogli
di
aver
rubato
una
corda
,
e
alle
insistenti
inquisizioni
dell
'
uomo
di
Dio
,
finì
col
dire
che
alla
corda
c
'
era
attaccato
un
bue
:
ad
ogni
modo
tutta
gente
buona
:
donnine
rispettose
e
sornione
,
uomini
che
dovevano
combattere
con
la
terra
ingrata
e
solitaria
e
i
venti
e
gli
uccelli
e
le
volpi
per
strappare
il
grano
e
il
vino
,
dei
quali
si
nutrivano
come
il
sacerdote
nella
Messa
.
Cosima
li
osservava
,
li
studiava
,
ne
imparava
il
linguaggio
,
le
superstizioni
,
le
maledizioni
e
le
preghiere
:
e
dal
suo
posto
di
osservazione
vedeva
anche
il
quadro
e
le
figure
del
frantoio
:
sentiva
le
storielle
che
vi
si
raccontavano
,
le
canzoni
dell
'
ubriaco
,
e
se
le
doleva
il
cuore
o
piegava
la
testa
umiliata
nel
vedere
Santus
,
il
fratello
nato
per
grandi
destini
,
intagliare
carrettini
di
ferula
per
i
bambini
del
mugnaio
,
o
spolpare
le
ossa
di
un
arrosto
di
gatto
con
gli
altri
compagnoni
,
pensava
che
solo
la
pietà
può
sollevare
l
'
anima
piegata
dal
male
degli
altri
,
e
portarla
sulle
sue
ali
fino
alle
altissime
soglie
di
un
mondo
ove
un
giorno
tutti
saremo
eguali
nella
gioia
di
Dio
.
Fra
un
segno
e
l
'
altro
del
registro
i
clienti
del
frantoio
le
raccontavano
i
loro
guai
,
i
loro
drammi
:
qualcuno
la
pregava
di
scrivergli
una
lettera
o
una
supplica
:
così
le
venne
lo
spunto
per
un
nuovo
romanzo
;
attinto
dal
vero
:
attinto
come
la
pasta
nera
delle
olive
dalla
vasca
del
frantoio
,
che
si
mutava
in
olio
,
in
balsamo
,
in
luce
:
e
mise
un
titolo
grigio
,
che
sotto
però
nascondeva
anch
'
esso
il
seme
del
fuoco
:
lo
intitolò
Rami
caduti
.
Questa
volta
la
fortuna
le
arrise
compiuta
.
Ella
tentò
presso
un
editore
di
una
certa
notorietà
,
che
non
solo
accettò
e
pubblicò
il
romanzo
,
ma
lo
fece
accompagnare
dalla
prefazione
di
uno
scrittore
illustre
:
ed
ecco
d
'
un
tratto
la
figura
di
Cosima
balzò
sull
'
orizzonte
letterario
,
circonfusa
d
'
un
'
aureola
quasi
di
mistero
.
Mistero
creato
dalla
lontananza
di
lei
e
della
sua
terra
,
dalle
vaghe
notizie
sulla
sua
vita
quasi
selvatica
,
ma
sopra
tutto
dalla
forza
ingenua
e
nello
stesso
tempo
vigorosa
del
suo
racconto
,
dalla
sua
prosa
scorretta
e
primitiva
eppure
efficace
,
e
dall
'
evidenza
dei
suoi
personaggi
.
D
'
un
colpo
ella
diventa
celebre
:
giornali
e
riviste
le
domandano
novelle
:
e
l
'
editore
manda
denari
.
Non
molti
,
ma
tanti
quanti
a
lei
bastano
per
non
frodare
più
la
cantina
,
e
comprarsi
un
bel
vestito
di
setina
nera
a
puntini
d
'
oro
e
un
boa
di
piume
di
struzzo
nere
e
bianche
che
ha
del
serpente
e
dell
'
uccello
.
Quando
apparve
,
con
le
sorelle
alle
quali
aveva
regalato
per
confortarle
eleganti
sciarpe
di
velo
,
alla
Messa
celebrata
dal
Vescovo
,
in
una
brillante
mattina
di
autunno
,
una
schiera
di
giovanotti
,
i
più
intellettuali
e
spregiudicati
del
luogo
,
che
andavano
in
chiesa
solo
per
sbirciare
le
donne
,
si
allineò
fra
una
navata
e
l
'
altra
della
bella
Cattedrale
,
e
i
loro
occhi
la
serrarono
in
un
nutrito
fuoco
di
fila
.
Anche
le
donne
la
guardavano
,
alle
spalle
,
affascinate
,
più
che
altro
,
dal
suo
vestito
e
dal
suo
boa
dai
colori
di
notte
stellata
,
piegata
sul
suo
libro
di
preghiere
.
Ella
volava
:
le
pareva
di
essere
una
rondine
;
sentiva
voglia
di
piangere
;
era
un
rigurgito
di
gioia
,
di
trionfo
,
ma
anche
di
dolore
profondo
;
e
se
sollevava
gli
occhi
umidi
e
vedeva
i
finestroni
alti
sotto
la
volta
della
chiesa
,
azzurri
di
miraggi
quasi
marini
,
pensava
allo
sfondo
della
finestra
del
frantoio
e
alle
povere
donne
unte
di
olio
nuovo
che
le
raccontavano
le
loro
pene
.
Allora
una
lieve
vertigine
le
saliva
dalle
radici
dell
'
anima
,
come
quando
bambina
l
'
immagine
della
nonna
le
rimescolava
nel
subcosciente
un
mondo
atavico
avventuroso
e
fiabesco
.
La
cerimonia
e
la
musica
accrescevano
l
'
incanto
.
Il
Vescovo
era
alto
,
aristocratico
;
ricordava
i
prelati
pittoreschi
dei
grandi
romanzi
francesi
dell
'
Ottocento
;
solo
la
sua
voce
era
un
po
'
aspra
,
ma
si
sperdeva
,
col
fumo
dell
'
incenso
,
nel
rombare
nostalgico
dell
'
organo
,
che
suonava
il
coro
del
Nabucco
:
Va
pensiero
su
l
'
ali
dorate
E
tutto
,
luce
,
suoni
,
colori
,
accresceva
la
luminosa
illusione
di
Cosima
,
che
si
vedeva
trasportata
in
un
mondo
fantastico
.
Fu
proprio
da
quei
tempo
che
la
sua
vita
prese
un
ritmo
fiabesco
.
I
giornali
parlavano
di
lei
.
Arrivò
persino
,
fino
alla
casa
di
lei
,
da
una
città
lontana
,
un
alto
,
grasso
,
biondo
giornalista
,
la
cui
presenza
mise
in
subbuglio
tutto
il
vicinato
.
In
Cosima
quella
visita
suscitò
il
più
alto
orgoglio
e
la
più
cocente
umiliazione
.
Umiliazione
di
doverlo
ricevere
in
quella
stanza
terrena
quasi
povera
,
dove
nella
vecchia
libreria
si
vedevano
ancora
le
carte
d
'
affari
del
padre
morto
;
però
,
le
sorelle
avevano
steso
un
'
antica
tovaglietta
di
pizzo
sul
tavolino
dove
fu
servito
il
caffè
:
ella
aveva
indossato
il
suo
vestito
di
seta
stellata
,
ma
non
sapeva
che
dire
,
mentre
l
'
uomo
biondo
la
scrutava
coi
piccoli
occhi
verdognoli
che
,
a
guardarli
di
sfuggita
,
quasi
con
spavento
,
a
lei
ricordavano
quelli
dei
gatti
selvatici
in
agguato
contro
gli
uccellini
di
primo
volo
.
Egli
però
fu
gentile
,
e
nel
suo
giornale
scrisse
che
la
scrittrice
pallida
,
piccola
,
nervosa
,
(
nervosa
?
non
sapeva
che
cosa
questa
parola
significasse
:
tuttavia
la
lusingò
)
questa
fragile
creatura
che
,
senza
mai
essere
uscita
dal
suo
quieto
nido
,
conosce
tuttavia
,
in
modo
che
fa
quasi
sbalordire
,
i
misteri
del
cuore
umano
eccetera
.
(
Oh
,
grande
uomo
biondo
che
vivi
nella
metropoli
,
a
contatto
col
mondo
più
tumultuoso
,
tu
non
saprai
mai
per
tua
esperienza
quello
che
Cosima
conosce
attraverso
la
propria
)
.
L
'
intervista
fu
commentata
,
riprodotta
,
colorita
.
Il
libro
di
Cosima
si
vendeva
;
altri
articoli
lo
resero
quasi
di
moda
.
Ella
,
al
solito
,
nonostante
appunto
le
sue
esperienze
e
i
suoi
saggi
propositi
,
ricominciò
a
fantasticare
:
perché
non
avrebbe
potuto
sposare
il
biondo
gigante
?
:
l
'
avrebbe
portata
nel
turbine
della
vita
.
Gli
scrisse
per
ringraziarlo
;
egli
rispose
:
la
chiamava
piccola
grande
amica
parve
farle
la
corte
:
tanto
che
un
giorno
Andrea
intercettò
una
lettera
,
ma
ne
fu
contento
.
Ecco
uno
che
finalmente
andava
bene
per
la
sorellina
.
E
lei
passeggiava
intorno
all
'
orticello
,
come
un
'
aquiletta
catturata
,
pronta
a
spiccare
il
lungo
volo
appena
avesse
potuto
.
L
'
orticello
era
tutto
in
fiore
:
rose
paesane
,
gigli
e
garofani
vi
spandevano
un
profumo
di
altare
quando
si
celebra
il
mese
di
Maria
.
Anche
per
lei
era
arrivato
il
mese
della
sua
gloria
.
Scrisse
finalmente
anche
quel
superbone
di
Antonino
,
che
continuava
a
studiare
per
poter
vivere
in
città
:
faceva
i
complimenti
e
gli
auguri
a
Cosima
,
e
le
domandava
anche
notizie
di
Santus
.
Ella
non
rispose
,
ma
conservò
il
biglietto
di
lui
fra
i
ricordi
che
la
seguirono
nelle
strade
della
vita
.
Adesso
pensava
all
'
altro
,
al
grande
biondo
dagli
occhi
tigreschi
:
e
dopo
una
lunga
ambigua
corrispondenza
,
egli
un
giorno
le
mandò
,
una
lettera
strana
,
dove
,
fra
le
altre
cose
spiacevoli
,
le
diceva
che
ella
gli
era
sembrata
quasi
una
nana
.
Pertanto
le
esperienze
di
Cosima
continuavano
.
Vi
furono
giorni
di
nuovo
fulgore
.
Arrivarono
contemporaneamente
due
lettere
:
e
una
veniva
di
molto
lontano
,
dal
castello
di
un
principe
tedesco
,
col
sigillo
d
'
argento
e
su
impressa
appunto
una
corona
di
principe
.
Forse
era
il
suo
segretario
,
che
aveva
letto
il
romanzo
di
Cosima
e
le
scriveva
ancora
turbato
,
dicendole
chiaramente
,
in
ultimo
fi
amo
,
signorina
,
fi
amo
.
Lo
credette
il
segretario
,
poiché
il
nome
era
comune
,
e
Cosima
era
corazzata
di
inguaribile
diffidenza
:
ma
perché
non
poteva
esser
lui
,
il
principe
?
Ella
rispose
,
ringraziando
;
ma
poi
,
immaginandoselo
anche
lui
biondo
e
alto
e
con
gli
occhi
felini
come
il
crudele
giornalista
,
e
per
di
più
principe
o
granduca
,
non
mandò
la
lettera
.
All
'
altra
invece
rispose
.
Ed
era
anche
questa
di
un
principe
di
diversa
specie
;
era
di
un
giovine
di
ventidue
anni
,
che
doveva
essere
molto
ricco
perché
le
scriveva
che
stava
per
partire
,
con
mezzi
suoi
,
per
una
spedizione
nell
'
America
ancora
inesplorata
;
e
le
chiedeva
il
permesso
di
mettere
il
suo
nome
alla
regione
che
egli
avrebbe
attraversata
per
il
primo
:
e
le
dava
l
'
indirizzo
della
estrema
città
dell
'
America
del
Sud
ove
si
sarebbe
fermato
per
formare
la
carovana
.
Ah
,
sì
,
Cosima
adesso
risponde
,
con
lettera
raccomandata
,
e
non
si
proibisce
di
abbandonarsi
con
la
fantasia
,
come
un
angelo
viaggiante
,
al
seguito
dell
'
avventuroso
suo
cavaliere
.
Le
pare
di
vivere
al
tempo
delle
Crociate
:
egli
va
,
col
nome
di
lei
nel
cuore
,
a
combattere
contro
i
pagani
,
i
pellirosse
,
i
serpenti
,
le
foreste
vergini
,
le
erbe
che
uccidono
.
Furono
i
giorni
più
belli
della
vita
di
Cosima
,
più
belli
ancora
di
quelli
passati
sul
Monte
,
a
respirare
l
'
aria
che
respirava
Antonino
.
Era
il
sogno
vivo
,
adesso
,
l
'
avventura
epica
,
alla
quale
ella
prendeva
parte
cavalcando
sulle
nuvole
rosse
dell
'
orizzonte
,
sui
glauchi
mari
delle
sere
di
luna
.
Tutto
le
sembrava
grande
e
luminoso
.
Nella
casa
di
faccia
alla
sua
,
essendo
morto
il
nero
canonico
medioevale
e
sposata
a
un
vecchio
cugino
la
nipote
,
era
venuto
ad
abitare
un
ricco
attempato
,
ma
ancora
sanguigno
e
forte
negoziante
di
scorze
d
'
albero
e
di
sugheri
.
Era
anche
un
cacciatore
famoso
e
ogni
tanto
radunava
gli
amici
per
una
partita
di
caccia
grossa
.
Scalpitavano
i
cavalli
,
nella
strada
stupita
da
tanta
animazione
quasi
guerresca
,
e
i
cavalieri
,
armati
di
tutto
punto
,
alcuni
smilzi
e
dritti
in
sella
,
altri
,
già
anziani
,
barbuti
,
grassi
e
un
po
'
cascanti
,
ma
col
viso
duro
e
deciso
come
di
vetusti
razziatori
abituati
a
far
preda
,
aspettavano
che
il
gruppo
fosse
al
completo
,
mentre
i
cani
s
'
incontravano
e
facevano
,
fra
le
zampe
dei
cavalli
,
una
schermaglia
rintronante
di
guaiti
e
latrati
;
e
appena
usciva
dal
portone
spalancato
il
cacciatore
rosso
dalle
coscie
possenti
e
dagli
occhi
verdi
brillanti
di
gioia
beffarda
e
feroce
,
sul
suo
balzano
quasi
ancora
indomito
,
la
comitiva
si
slanciava
al
galoppo
inondando
la
strada
come
un
'
orda
diretta
alla
conquista
di
un
luogo
nemico
:
i
passi
dei
cavalli
risonavano
a
lungo
,
anche
quando
la
strada
ritornava
deserta
,
e
pareva
uno
scalpitio
di
treno
che
s
'
allontanava
:
Cosima
,
alla
finestra
,
mentre
ritirava
,
dopo
averlo
sgrullato
,
il
piccolo
soppedaneo
del
suo
lettuccio
,
s
'
incontrava
a
seguire
nell
'
aria
l
'
eco
della
cavalcata
:
e
pensava
al
suo
esploratore
,
alla
caccia
dei
selvaggi
;
e
si
sentiva
anche
lei
in
corpo
una
smania
di
amazzone
,
un
ardore
di
eroina
da
avventure
audaci
;
ma
poi
le
toccava
rifare
i
letti
e
pulire
le
camere
,
e
,
per
risalire
a
galla
da
questo
stagno
di
realtà
,
aspettare
almeno
il
passaggio
del
portalettere
.
Era
un
uomo
rude
,
il
portalettere
,
anche
lui
rosso
di
pelo
e
di
pelle
;
e
quando
passava
,
con
le
sue
grosse
scarpe
,
battendo
alle
porte
dei
cittadini
e
gridando
forte
:
posta
,
posta
,
tutti
gli
echi
intorno
si
risvegliavano
,
persino
i
cani
abbaiavano
,
l
'
aria
prendeva
un
colore
di
inquietudine
.
Per
Cosima
rappresentava
un
personaggio
quasi
mitologico
,
apportatore
di
bene
e
di
male
,
e
quando
ne
sentiva
la
voce
di
lontano
tremava
come
se
il
destino
fosse
in
cammino
verso
di
lei
.
Era
stato
lui
,
in
fatti
,
a
portarle
le
lettere
di
gloria
e
di
amore
,
di
umiliazione
e
di
speranza
,
e
il
vaglia
,
e
i
giornali
col
suo
nome
scritto
come
su
lapidi
che
le
parevano
eterne
.
Adesso
ella
aspettava
notizie
da
un
mondo
misterioso
,
lontano
,
quasi
di
là
dai
confini
del
mondo
reale
:
lettere
dell
'
esploratore
,
che
a
quel
suo
mondo
nuovo
voleva
mettere
il
nome
di
lei
.
Ma
il
portalettere
passava
con
la
borsa
,
che
faceva
un
rumorino
speciale
,
sulla
cinghia
di
cuoio
,
come
quello
dei
carnieri
dei
cacciatori
,
e
picchiava
con
violenza
il
battente
della
porta
del
negoziante
di
scorze
,
traendo
dalla
borsa
un
pacco
di
lettere
e
di
giornali
.
E
a
lei
nulla
:
e
la
voce
aspra
dell
'
uomo
della
sorte
che
si
andava
affievolendo
le
pareva
si
burlasse
crudelmente
di
lei
.
Così
passò
la
bella
stagione
:
ella
non
si
curava
più
neppure
di
Antonino
.
Di
nessuno
si
curava
,
tranne
che
delle
sue
scritture
,
illuminate
dalla
luce
di
quel
sogno
che
era
il
più
bello
dei
romanzi
che
ella
avrebbe
mai
potuto
scrivere
.
In
ottobre
ci
fu
,
come
al
solito
,
la
vendemmia
.
No
,
non
come
al
solito
,
poiché
la
madre
,
d
'
accordo
con
Andrea
,
aveva
fatto
costruire
una
piccola
casa
di
pietra
nella
vigna
,
sotto
un
pino
che
vigilava
solitario
la
grande
distesa
quasi
tutta
selvaggia
come
una
landa
,
e
dichiarò
che
la
voleva
abitare
per
qualche
settimana
.
Solo
la
vigna
rallegrava
coi
suoi
quadrati
verdi
e
gialli
,
con
qualche
filare
di
grandi
fichi
bassi
,
la
dolce
triste
solitudine
del
luogo
:
i
monti
lontani
innalzavano
una
muraglia
azzurra
intorno
all
'
orizzonte
.
Un
colono
del
Continente
coltivava
,
fin
dal
tempo
in
cui
era
vivo
il
padre
di
Cosima
,
la
vigna
da
lui
piantata
,
e
un
grande
orto
che
godeva
di
un
rivolo
d
'
acqua
raccolto
in
una
vasca
ampia
come
un
laghetto
,
circondata
di
giunchi
,
canne
e
salici
selvaggi
.
Il
luogo
era
bello
:
una
specie
di
oasi
nella
desolazione
della
pianura
incolta
e
pietrosa
,
saettata
,
nell
'
estate
,
da
un
sole
implacabile
.
Ed
ecco
,
adesso
,
la
casetta
di
pietra
lo
rendeva
più
pittoresco
ed
ospitale
:
erano
appena
due
stanze
,
addossate
ad
un
'
altra
,
piccola
,
che
fino
a
quel
tempo
era
stata
l
'
abitazione
del
solitario
colono
,
il
quale
non
si
moveva
mai
dal
posto
,
rifornito
ogni
tanto
di
pane
e
altri
viveri
da
Andrea
,
che
di
ritorno
portava
a
casa
i
prodotti
dell
'
orto
.
Erano
per
lo
più
patate
,
legumi
,
verze
,
zucche
e
insalate
,
e
qualche
volta
anche
poponi
e
cocomeri
.
E
nella
stagione
l
'
uva
,
quasi
tutta
da
vino
,
quel
vino
leggero
ma
saporoso
che
aveva
aiutato
Cosima
a
comprar
francobolli
e
spedir
manoscritti
.
Fu
dunque
mandato
un
carro
di
mobili
,
come
si
usava
per
andare
al
Monte
:
e
Cosima
si
offrì
ad
accompagnare
la
madre
,
mentre
le
sorelle
,
che
non
volevano
neanche
sentir
parlare
di
un
luogo
sperduto
come
quello
,
sarebbero
rimaste
a
casa
sotto
la
sorveglianza
della
serva
fedele
.
Il
servo
che
accompagnava
il
carro
sarebbe
rimasto
nella
vigna
,
e
anche
Andrea
vi
avrebbe
passato
la
notte
per
maggior
sicurezza
delle
donne
.
Ma
il
luogo
era
tranquillo
;
non
si
era
mai
sentito
parlare
di
vicende
spiacevoli
:
l
'
aperta
e
nuda
pianura
non
permetteva
neppure
il
passaggio
di
malviventi
,
tanto
che
il
colono
non
aveva
un
arma
,
un
cane
.
Ad
ogni
modo
una
pattuglia
dl
carabinieri
a
cavallo
adibita
alla
sicurezza
stradale
,
percorreva
ogni
giorno
lo
stradone
comunale
che
attraversava
quella
specie
di
altipiano
selvaggio
.
Cosima
e
la
madre
s
'
incamminarono
,
a
piedi
,
lungo
lo
stradone
,
dopo
aver
oltrepassato
le
ultime
case
del
paese
.
La
giornata
era
limpida
,
tiepida
:
un
acquazzone
aveva
rinfrescato
i
campi
,
e
gli
stessi
cespugli
e
le
erbe
già
inariditi
della
distesa
intorno
alla
vigna
avevano
ripreso
il
verde
:
le
ginestre
fiorivano
ancora
,
ancora
qualche
sambuco
nano
,
dove
il
terreno
era
umido
,
apriva
le
sue
ombrella
d
'
argento
filigranato
.
Il
pino
,
sopra
la
casetta
che
ancora
odorava
di
calce
,
vibrava
tutto
di
canti
d
'
uccelli
:
ce
n
'
erano
di
ogni
specie
,
sopra
tutto
di
passeracei
,
poiché
era
l
'
unico
rifugio
del
luogo
,
e
il
loro
chiassoso
concerto
strideva
anche
di
voci
di
battaglia
:
tutti
però
,
d
'
accordo
nello
scavare
i
fichi
nella
vigna
e
a
piluccare
l
'
uva
,
nonostante
gli
spauracchi
drizzati
qua
e
là
dall
'
ingegnoso
colono
.
Del
resto
anche
lui
aveva
l
'
aspetto
di
uno
spaventapasseri
,
alto
,
scarno
,
dinoccolato
,
con
gli
enormi
piedi
scalzi
nodosi
,
i
calzoni
logori
di
fustagno
rimboccati
sulle
caviglie
rosse
,
e
altrettanto
le
maniche
sulle
braccia
che
,
se
egli
stringeva
i
grossi
pugni
,
sembravano
clave
.
Tutto
il
suo
aspetto
tra
,
più
che
di
contadino
,
di
vecchio
marinaio
,
di
lupo
di
mare
,
per
il
viso
arso
,
di
terracotta
,
i
capelli
irsuti
di
colore
del
sale
,
e
come
scarmigliati
dal
vento
:
ma
specialmente
per
gli
occhi
piccoli
,
stretti
,
dei
quali
si
vedeva
quasi
solo
la
pupilla
verdognola
.
Quando
arrivarono
le
padrone
egli
aiutava
il
servo
a
scaricare
la
roba
dal
carro
,
e
non
rispondeva
alle
domande
e
agli
scherzi
dell
'
altro
:
pareva
sordo
,
anzi
anche
muto
,
perché
salutò
solo
con
un
cenno
del
capo
,
e
non
aprì
la
lunga
bocca
rientrante
,
quasi
invisibile
.
In
cambio
parlava
molto
il
servo
,
un
giovinotto
bruno
tutto
occhi
e
denti
,
che
ogni
tanto
si
aggiustava
la
cintura
e
rideva
per
nulla
:
la
sua
presenza
metteva
allegria
,
e
quasi
egli
piaceva
alla
signorina
:
lo
trovava
per
lo
meno
della
sua
razza
,
uno
schietto
contadino
,
figlio
della
stessa
terra
,
mentre
il
colono
,
-
già
per
il
nome
stesso
,
che
gli
era
stato
consacrato
dal
vecchio
padrone
,
-
rappresentava
uno
straniero
,
un
lavoratore
di
terre
lontane
,
d
'
origine
ignota
se
non
quasi
misteriosa
.
Infatti
nessuno
aveva
mai
saputo
la
sua
provenienza
,
anche
perché
nessuno
,
dopo
il
tempo
in
cui
,
finita
la
sorveglianza
della
polizia
,
era
stato
assunto
in
servizio
dal
signor
Antonio
e
confinato
lì
nella
vigna
solitaria
,
nessuno
se
ne
era
più
curato
:
neppure
Andrea
,
che
come
il
corvo
ad
Elia
,
gli
portava
il
pane
.
E
infatti
l
'
uomo
si
chiamava
Elia
.
Dopo
che
ebbero
messo
a
posto
,
nelle
due
stanzette
,
i
lettucci
,
due
tavolini
,
alcune
sedie
,
un
attaccapanni
e
qualche
arnese
di
cucina
,
i
due
uomini
se
ne
andarono
a
lavorare
,
a
togliere
i
pampini
superflui
alle
viti
,
perché
l
'
uva
finisse
di
maturare
;
il
giovine
servo
si
mise
a
cantare
,
e
la
sua
voce
sonora
ma
monodica
si
sperdeva
come
nella
vastità
di
una
chiesa
deserta
.
Allora
Cosima
,
come
già
aveva
fatto
sul
Monte
,
cominciò
a
riordinare
e
abbellire
quella
che
,
per
far
sorridere
la
madre
,
chiamava
la
villa
.
La
madre
non
sorrideva
:
come
sempre
era
taciturna
e
chiusa
in
una
tutta
sua
segreta
preoccupazione
:
ma
gli
occhi
le
si
erano
un
po
'
illuminati
,
e
il
da
fare
che
si
diede
,
per
preparare
un
po
'
di
cibo
nel
camino
della
prima
stanzetta
,
adibita
a
cucina
,
sala
da
pranzo
e
da
ricevere
,
la
distrasse
.
Si
sarebbe
potuto
usufruire
,
per
gli
usi
più
comuni
,
della
cameretta
del
colono
,
dove
c
'
era
un
vecchio
e
grande
camino
che
tirava
molto
bene
;
ma
la
padrona
intendeva
rispettare
gli
antichi
privilegi
del
dipendente
,
che
con
la
sua
sola
opera
si
era
costruito
quel
rifugio
da
quando
aveva
assunto
servizio
nella
vigna
,
e
vi
teneva
i
suoi
stracci
e
il
suo
giaciglio
.
Cosima
d
'
altronde
ci
sentiva
odore
di
selvatico
e
non
le
sarebbe
piaciuto
neppure
di
guardare
dentro
se
il
vecchio
non
avesse
attirato
la
sua
curiosa
attenzione
,
interessata
,
di
osservatrice
di
tipi
fuori
del
comune
,
con
la
nebulosità
del
suo
passato
e
la
sagoma
della
sua
figura
.
Egli
avrebbe
forse
potuto
,
ad
esplorarlo
,
a
farlo
diventare
docile
e
confidente
,
raccontarle
qualche
cosa
d
'
interessante
,
con
un
colore
diverso
dal
locale
,
qualche
cosa
da
mettersi
sulla
carta
e
trasformarlo
in
materia
d
'
arte
.
Appena
dunque
l
'
abitazione
fu
in
ordine
,
ella
andò
nella
vigna
,
dove
i
due
uomini
lavoravano
,
e
diede
ascolto
ai
discorsi
del
servo
paesano
,
poiché
l
'
altro
conservava
il
suo
assoluto
e
impassibile
mutismo
.
-
Speriamo
,
-
diceva
il
giovinotto
,
-
che
la
vostra
mutria
si
cambi
in
buon
umore
fra
una
settimana
,
quando
verranno
le
ragazze
a
vendemmiare
.
Verranno
due
mie
cugine
:
ma
quelle
dovete
contentarvi
di
guardarle
da
lontano
e
di
non
toccarle
neppure
con
una
canna
:
le
altre
,
che
la
padrona
sceglierà
di
suo
gusto
,
ve
le
lascio
liberamente
,
vecchio
cinghiale
.
Il
vecchio
cinghiale
pareva
non
lo
sentisse
neppure
:
solo
,
all
'
accenno
di
una
donna
,
una
vedova
già
anziana
,
che
un
tempo
si
diceva
avesse
avuto
relazioni
con
l
'
esiliato
,
i
suoi
occhi
si
allargarono
un
poco
,
ed
egli
scosse
il
mazzo
di
foglie
di
viti
che
teneva
in
mano
:
ma
non
aprì
bocca
,
non
si
volse
a
guardare
Cosima
che
era
arrivata
in
mezzo
al
filare
e
lo
osservava
silenziosa
.
Né
più
fruttuosi
furono
gli
altri
approcci
durante
quella
prima
giornata
,
sebbene
ai
due
uomini
fosse
servito
un
pasto
certo
per
loro
insolito
,
preparato
dalla
padrona
,
e
anche
lei
tentasse
di
attaccare
discorso
col
vecchio
taciturno
.
Egli
rispondeva
sì
e
no
alle
domande
di
lei
,
riguardanti
l
'
orto
e
la
vigna
;
nel
vederla
si
alzava
e
si
piegava
con
segni
di
un
rispetto
quasi
esagerato
:
null
'
altro
.
-
È
un
idiota
,
-
disse
il
servo
,
quando
l
'
altro
non
poteva
sentirlo
.
-
Ma
è
anche
malizioso
,
e
la
sa
lunga
.
E
raccontò
della
vedova
,
che
un
tempo
veniva
a
trovarlo
nella
vigna
,
e
accennò
al
lontano
passato
di
lui
.
Pare
che
avesse
tentato
di
derubare
un
suo
ricchissimo
parente
,
nelle
cui
terre
lavorava
:
sebbene
il
parente
avesse
rimesso
la
querela
,
Elia
era
stato
condannato
.
Poi
la
voce
cambiava
;
il
parente
diventava
un
banchiere
,
o
addirittura
una
banca
,
che
era
stata
svaligiata
da
un
gruppo
di
ladri
,
dopo
narcotizzato
il
custode
,
e
fra
i
manigoldi
era
Elia
.
Disse
la
padrona
:
-
Se
fosse
stato
così
,
il
mio
povero
marito
non
l
'
avrebbe
assunto
al
suo
servizio
.
-
Oh
,
il
signor
Antonio
era
buono
:
era
un
santo
,
di
quelli
che
non
ne
nascono
più
,
-
disse
il
servo
.
Nel
pomeriggio
arrivò
,
a
cavallo
,
Andrea
.
Fra
le
altre
cose
portava
un
giornale
e
una
lettera
per
Cosima
.
Una
lettera
!
Ella
la
prese
,
come
faceva
sempre
,
trepidando
:
le
pareva
,
ogni
volta
,
di
afferrare
un
uccello
a
volo
,
l
'
uccello
favoloso
della
fortuna
e
della
felicità
.
Ma
questa
era
una
semplice
lettera
d
'
invito
a
mandare
i
suoi
libri
a
un
giornaletto
,
che
prometteva
di
parlarne
ai
suoi
lettori
.
Ed
ella
la
lasciò
andare
,
come
appunto
si
lascia
andare
un
uccellino
che
non
serve
a
niente
.
Ad
ogni
modo
la
giornata
finì
bene
:
il
tramonto
arrossava
la
vigna
,
la
vasca
e
i
salici
scintillavano
;
le
distese
della
pianura
avevano
la
calma
e
melanconica
poesia
della
steppa
,
come
Cosima
l
'
aveva
intraveduta
in
qualche
racconto
russo
:
ma
il
punto
centrale
del
paesaggio
,
il
più
bello
,
era
il
pino
solitario
entro
il
quale
vibravano
le
fiamme
del
sole
che
pareva
vi
si
annidasse
come
un
grande
uccello
di
porpora
.
E
Cosima
se
ne
andò
per
un
sentiero
della
brughiera
dove
avrebbe
potuto
camminare
finché
voleva
,
poiché
non
c
'
era
pericolo
di
sperdersi
,
e
dalla
vigna
potevano
sorvegliarla
con
un
solo
sguardo
.
Le
erbe
sembravano
colore
di
rosa
,
ogni
seme
,
ogni
fiorellino
,
ogni
bacca
,
aveva
come
un
occhio
d
'
oro
che
rispondeva
al
suo
sguardo
:
e
i
monti
lontani
,
color
d
'
acquamarina
,
svaporavano
nel
cielo
arancione
e
verde
e
rosso
che
a
poco
a
poco
trascolorava
e
cambiava
tinta
.
Una
coccinella
salì
,
da
un
cespuglio
,
sulla
veste
di
Cosima
,
come
su
un
cespuglio
più
alto
:
andò
su
,
su
,
tranquilla
,
fino
al
braccio
di
lei
,
fino
alla
sua
mano
.
Era
un
essere
meraviglioso
e
quasi
terribile
:
sul
piccolo
dorso
piatto
,
d
'
un
rosso
scuro
di
lacca
,
era
disegnato
in
nero
un
viso
umano
perfetto
,
con
gli
occhi
,
il
naso
,
la
bocca
,
tutti
un
po
'
obliqui
come
nelle
maschere
giapponesi
:
parve
a
Cosima
che
quegli
occhi
la
guardassero
,
con
la
stessa
meraviglia
misteriosa
con
cui
lei
li
guardava
.
Arrivata
all
'
estremità
del
dito
medio
,
sull
'
unghia
rosea
di
tramonto
,
la
coccinella
aprì
due
piccole
ali
iridate
e
volò
via
.
Cosima
avrebbe
voluto
imitarla
,
ma
i
suoi
piedi
erano
legati
alla
terra
,
ed
ella
avrebbe
dovuto
camminare
fino
all
'
estremità
del
mondo
per
potersi
slanciare
così
.
Quando
il
sole
sparì
,
uno
stupore
quasi
infantile
parve
incantare
ogni
cosa
:
il
cielo
si
fece
trasparente
come
l
'
acqua
,
e
la
stella
che
apparve
sull
'
orizzonte
vi
tremolò
come
appunto
riflessa
dal
mare
.
Mai
Cosima
,
neppure
sul
limite
dei
boschi
e
delle
roccie
del
Monte
,
davanti
ai
sontuosi
tramonti
visti
dall
'
alto
,
aveva
provato
una
malia
simile
a
questa
che
l
'
avvolgeva
in
mezzo
alla
terra
incolta
,
guardata
solo
da
Dio
.
Invece
di
sentirsi
piccola
,
e
poiché
era
impotente
a
volare
,
le
parve
di
essere
alta
,
alta
fino
a
toccare
con
la
fronte
la
stella
della
sera
:
eppure
in
quel
momento
dimenticava
tutte
le
sue
ambizioni
,
i
suoi
vani
sogni
,
la
sua
attesa
di
avvenimenti
straordinari
.
La
vita
era
bella
così
,
anche
fra
gli
umili
steli
nati
da
sé
,
fra
le
cose
create
da
Dio
per
la
gioia
del
cuore
che
è
vicino
a
lui
come
il
cuore
del
bambino
e
quello
della
madre
:
ed
ella
ne
ebbe
quasi
la
prima
rivelazione
,
e
si
sentì
uno
scalino
ancora
più
in
alto
,
nella
scala
di
Giacobbe
che
doveva
essere
la
sua
vita
.
Così
,
per
nulla
:
solo
perché
vedeva
la
stella
della
sera
brillare
sopra
i
monti
non
meno
e
non
più
meravigliosa
della
coccinella
,
e
le
erbe
selvatiche
odoravano
al
suo
passaggio
.
Decise
di
non
aspettare
più
nulla
che
le
arrivasse
dall
'
esterno
,
dal
mondo
agitato
degli
uomini
;
ma
tutto
da
sé
stessa
,
dal
mistero
della
sua
vita
interiore
.
Così
,
ebbe
fine
l
'
attesa
delle
notizie
dell
'
esploratore
:
e
anche
lui
,
del
resto
,
non
scrisse
più
Eppure
un
fatto
che
aveva
dell
'
inverosimile
,
le
avvenne
:
un
fatto
che
superò
tutte
le
altre
vicende
accadute
fino
a
quel
tempo
,
che
a
lei
parevano
,
ma
forse
non
erano
,
straordinarie
.
Erano
passati
tre
giorni
da
che
si
trovavano
nella
vigna
,
tutti
e
tre
eguali
,
limpidi
,
sereni
.
Ella
s
'
era
rimessa
a
scrivere
,
sul
tavolinetto
della
camera
da
letto
,
davanti
alla
piccola
finestra
nel
cui
vano
ronzavano
le
vespe
senza
però
venire
dentro
.
Inutile
,
fino
a
quel
momento
,
intervistare
Elia
:
pareva
un
uomo
meccanico
,
Elia
:
si
piegava
,
si
sollevava
,
lavorando
,
senza
muovere
un
muscolo
del
viso
.
E
lingua
in
bocca
,
-
come
diceva
il
servo
che
chiacchierava
per
tutti
e
due
,
ma
per
dir
frasi
,
proverbi
,
canzonette
e
scempiaggini
che
non
interessavano
Cosima
.
Solo
le
mani
di
Elia
avevano
,
a
osservarle
quando
egli
non
se
ne
accorgeva
,
una
strana
sensibilità
:
mani
scure
e
nodose
,
con
le
falangi
coperte
di
peli
,
ma
piccole
,
per
un
uomo
così
alto
e
lavoratore
,
a
volte
adunche
come
artigli
,
a
volte
aperte
e
quasi
molli
,
come
snodate
.
Con
quelle
mani
egli
era
capace
ancora
di
fare
qualsiasi
lavoro
che
gli
venisse
richiesto
o
che
gli
fosse
necessario
.
Infatti
si
cuciva
da
sé
le
vesti
,
lavava
,
si
faceva
le
scarpe
,
gli
occhiali
,
gli
arnesi
di
lavoro
,
preparava
la
conserva
dei
pomidori
e
seccava
i
fichi
,
fabbricava
,
con
una
certa
creta
da
lui
scovata
fra
i
giunchi
,
vasi
e
pentole
:
e
lavorava
anche
da
stagnaio
e
da
falegname
.
La
sua
stanzetta
sembrava
un
museo
archeologico
,
con
una
raccolta
persino
di
pietre
cercate
nella
brughiera
,
che
sembravano
tartarughe
,
conchiglie
,
ossa
fossilizzate
.
E
stava
zitto
,
rispondendo
solo
sì
e
no
alle
domande
della
padrona
,
che
anche
lei
,
del
resto
,
cavava
fuori
le
parole
con
diffidenza
sospettosa
,
come
gemme
da
uno
scrigno
.
Or
dunque
,
quale
non
fu
la
meraviglia
di
Cosima
,
quando
la
sera
del
terzo
giorno
,
ritornando
dalla
solita
passeggiata
,
sentì
che
i
due
taciturni
parlavano
fra
di
loro
.
Stavano
nella
prima
delle
stanzette
e
la
madre
cucinava
qualche
cosa
nel
camino
.
La
porta
era
aperta
,
ed
essi
non
si
accorsero
della
presenza
di
Cosima
,
che
,
ferma
fuori
,
ascoltava
.
Del
resto
il
discorso
era
semplice
:
ma
il
suo
tono
amichevole
,
nella
voce
di
quei
due
,
un
po
'
lamentoso
nella
padrona
,
confortante
in
quella
del
servo
,
sorprese
la
fanciulla
.
La
madre
non
le
aveva
mai
parlato
in
quel
modo
:
e
d
'
altronde
era
proprio
di
lei
che
si
lagnava
.
Diceva
:
-
Andrea
tarda
,
stasera
:
speriamo
non
sia
accaduto
nulla
,
laggiù
:
ho
sempre
paura
.
E
anche
quella
stordita
che
se
ne
va
in
giro
come
una
capra
.
-
Non
abbia
timore
,
-
rispose
l
'
uomo
,
con
una
voce
fra
roca
e
dolce
,
ma
anche
quasi
canora
,
che
la
padroncina
non
gli
conosceva
;
-
c
'
è
Ippolito
che
è
andato
a
raccogliere
sterpi
per
il
fuoco
,
e
la
sorveglia
.
Poi
non
si
è
quasi
mai
sentito
niente
,
in
questi
posti
.
Chi
vuole
che
veda
la
signorina
?
E
poi
è
tanto
savia
,
quella
:
non
c
'
è
pericolo
che
abbia
dato
appuntamento
all
'
innamorato
.
-
Non
si
sa
mai
,
insisteva
la
madre
:
e
Cosima
pensò
in
sua
coscienza
che
realmente
,
su
questo
punto
,
si
potevano
elevare
dubbi
.
-
Le
ragazze
sono
tutte
stordite
:
quella
,
poi
,
ha
certe
idee
in
testa
.
Tutte
quelle
scritture
,
quei
cattivi
libri
,
quelle
lettere
che
riceve
.
E
non
è
venuto
anche
,
a
trovarla
,
un
omaccione
rosso
come
la
volpe
?
e
da
lontano
,
è
venuto
,
e
poi
ha
scritto
di
lei
sui
giornali
?
La
gente
mormora
.
Cosima
non
troverà
mai
da
sposarsi
cristianamente
:
e
anche
le
sorelle
ne
risentiranno
,
perché
in
famiglia
tutto
sta
a
sposar
bene
la
primogenita
.
È
vero
che
-
giunse
con
ancora
più
lamentosa
,
-
ci
sono
anche
i
fratelli
,
che
non
ci
fanno
troppo
da
sostegno
:
oh
,
tu
lo
sai
bene
,
Elia
.
Egli
lo
sapeva
:
eppure
aveva
una
fede
cieca
,
un
attaccamento
appassionato
per
il
signorino
Andrea
:
ed
anche
la
sua
voce
tremolò
quasi
di
pianto
quando
ne
parlò
.
-
No
,
padrona
,
non
si
lamenti
troppo
del
signorino
Andrea
.
È
buono
,
posso
dire
,
quasi
quanto
lo
era
il
signor
Antonio
:
solo
,
è
troppo
generoso
;
è
troppo
amico
di
cattivi
amici
.
Ma
del
resto
bada
alla
roba
,
e
ama
le
sorelle
in
modo
particolare
.
-
Bada
alla
roba
?
Sì
,
ma
per
pigliarsi
lui
quasi
tutta
la
rendita
:
e
gioca
,
e
va
con
le
male
donne
.
Questa
la
chiami
bontà
?
Lo
chiami
amore
per
la
famiglia
?
Andrea
ci
lascia
appena
il
tanto
per
pagare
i
servi
e
le
tasse
.
Io
non
dormo
,
un
giorno
o
l
'
altro
l
'
esattore
verrà
in
casa
a
sequestrare
:
lo
vedo
in
sogno
,
ne
ho
paura
come
del
demonio
.
Oh
,
oh
:
Elia
;
e
tutto
questo
perché
i
miei
figlioli
hanno
abbandonato
le
vie
del
Signore
.
-
Lei
esagera
,
padrona
:
ci
sono
figli
peggiori
:
tutte
le
famiglie
hanno
la
loro
croce
.
Il
signorino
Andrea
,
dopo
tutto
,
bada
alla
roba
e
la
fa
fruttare
:
è
,
dirò
così
,
come
un
fattore
,
che
si
piglia
la
porzione
maggiore
.
Ma
poi
metterà
giudizio
.
-
No
,
Elia
,
non
lo
spero
.
D
'
altronde
,
che
si
fa
?
Siamo
povere
donne
sole
,
con
quel
castigo
terribile
di
Santus
:
e
bisogna
pure
appoggiarsi
ad
Andrea
.
Tante
volte
penso
di
dividere
il
patrimonio
:
a
ciascun
figlio
il
suo
:
ma
sarebbe
peggio
,
poiché
il
disgraziato
Santus
in
pochi
mesi
cadrebbe
nella
miseria
,
e
anche
il
tuo
signorino
Andrea
si
giocherebbe
la
sua
parte
.
Non
c
'
è
via
di
uscita
:
bisogna
soffrire
.
E
poi
io
voglio
bene
ai
miei
figli
:
troppo
bene
gli
voglio
;
più
sono
disgraziati
più
li
amo
e
li
compatisco
.
Ma
quella
Cosima
!
È
quella
che
più
mi
dà
pensiero
.
-
E
invece
sarà
quella
che
più
le
darà
consolazioni
:
vedrà
.
Ma
la
madre
,
mentre
rimuginava
nella
padella
le
patate
che
lentamente
si
arrossavano
e
spandevano
un
buon
odore
,
continuava
a
sospirare
.
-
Non
è
questo
,
Elia
,
io
non
ho
bisogno
di
consolazione
:
la
mia
strada
è
finita
,
e
nulla
esiste
più
per
me
tranne
il
bene
dei
miei
figli
.
Ma
essi
non
seguono
la
via
giusta
,
quella
che
abbiamo
percorsa
io
e
il
padre
loro
,
benedetto
sia
.
Sarà
mia
la
colpa
:
sono
una
donna
senza
forza
e
senza
volontà
;
ma
loro
dovrebbero
capirlo
.
E
se
parlo
così
con
te
,
questa
sera
,
Elia
,
è
perché
so
che
tu
solo
puoi
compatirmi
.
-
Oh
,
padrona
!
-
egli
esclamò
:
e
una
commozione
sincera
,
piena
di
sorpresa
e
di
gratitudine
,
gli
vibrava
nella
voce
:
probabilmente
nessuno
,
da
molto
tempo
,
gli
aveva
parlato
così
.
E
intese
forse
quello
che
la
padrona
voleva
dirgli
,
che
anche
lui
aveva
peccato
e
sofferto
,
ma
era
rientrato
nella
giusta
via
,
perché
aggiunse
:
-
Le
strade
del
Signore
sono
tante
,
ed
Egli
aiuta
sempre
i
buoni
cristiani
.
-
Tu
,
dunque
,
credi
in
Dio
?
Io
,
vedi
,
a
volte
,
non
ci
credo
più
.
-
Non
so
:
anche
io
non
vado
a
messa
da
venti
anni
.
Non
so
:
non
so
:
ma
so
che
ad
essere
buoni
e
pazienti
ci
si
guadagna
sempre
.
E
,
dunque
,
padrona
,
coraggio
.
Tacquero
un
momento
:
si
sentiva
il
friggere
sommesso
della
padella
sulla
fiamma
:
un
odore
di
gente
umile
ma
rassegnata
usciva
da
quella
stanzetta
solitaria
.
Il
pino
vibrava
ancora
di
fruscii
,
di
pigolii
,
di
vaghi
lamenti
,
e
dallo
stradone
arrivava
il
rumore
di
un
passo
di
cavallo
:
Andrea
.
Cosima
sentiva
voglia
di
appoggiarsi
al
muro
e
piangere
:
in
quel
momento
avrebbe
rinunziato
a
tutti
i
suoi
sogni
,
pur
di
consolare
la
madre
:
pensò
che
bisognava
almeno
darle
il
conforto
della
speranza
di
un
buon
matrimonio
,
fra
lei
e
un
qualche
bravo
giovane
del
luogo
,
e
passò
in
rassegna
tutti
i
proprietari
,
i
professionisti
,
gli
impiegati
di
sua
conoscenza
.
Ma
essi
erano
tutti
imbevuti
del
pregiudizio
che
ella
non
potesse
,
con
quella
sua
passione
dei
libri
,
diventare
una
buona
moglie
:
né
,
d
'
altronde
,
ella
voleva
più
umiliarsi
con
nessuno
.
E
fu
in
quel
momento
che
le
venne
l
'
idea
di
muoversi
,
di
uscire
dal
ristretto
ambiente
della
piccola
città
,
e
andare
in
cerca
di
fortuna
.
Per
dare
consolazione
alla
madre
.
Intanto
continuava
a
scrivere
,
davanti
alla
piccola
finestra
ronzante
di
vespe
.
Ma
era
un
po
'
disorientata
,
per
le
parole
della
madre
e
perché
non
trovava
un
vivo
argomento
ai
suoi
nuovi
racconti
.
La
vita
le
sembrava
piatta
,
incolore
,
sebbene
invece
dentro
di
lei
sentisse
muoversi
un
dramma
di
incertezze
,
di
scrupoli
,
di
melanconia
.
Le
pareva
di
esser
già
vecchia
,
piena
di
esperienza
e
col
fiore
della
speranza
già
appassito
fra
le
dita
.
Pensava
fosse
effetto
della
solitudine
,
della
povertà
del
luogo
e
della
sua
stessa
vita
:
e
disperava
di
poter
ritrovare
una
occasione
di
guardare
la
vita
altrui
,
ricca
di
dolori
,
di
miserie
,
di
esaltazioni
e
di
umanità
umile
e
grande
nello
stesso
tempo
,
come
nel
cerchio
nero
del
molino
di
olive
.
Non
contava
più
in
Elia
,
e
neppure
nel
movimento
della
vicina
vendemmia
,
della
quale
aveva
già
conosciuto
i
colori
d
'
idillio
,
e
li
aveva
anche
già
riversati
in
qualche
sua
novella
.
Invece
un
piccolo
accidente
accadde
,
mentre
le
donne
venute
apposta
per
la
faccenda
,
spinte
e
pizzicate
da
Ippolito
,
coglievano
l
'
uva
deponendola
in
cestini
a
doppia
ansa
,
che
poi
trasportavano
in
due
,
dondolandoli
come
culle
,
versandone
i
grappoli
in
un
carro
apposito
,
foderato
di
stuoie
,
che
appena
colmo
veniva
portato
in
città
per
la
manipolazione
del
vino
.
Una
di
queste
donne
aveva
portato
un
bambino
,
che
per
un
po
'
s
'
era
trastullato
tra
i
filari
delle
viti
,
poi
,
scomparso
,
s
'
era
ad
un
tratto
sentito
piangere
e
gridare
.
Tutti
si
slanciarono
a
cercarlo
,
con
urli
di
richiamo
e
di
spavento
:
solo
Elia
non
aprì
bocca
,
ma
andò
dritto
alla
vasca
e
vi
si
gettò
,
vestito
,
traendo
il
bambino
che
scosse
e
fece
sgocciolare
come
uno
straccio
bagnato
.
Fu
solo
un
po
'
di
paura
:
ma
alla
sera
il
vecchio
ebbe
qualche
brivido
di
febbre
,
e
si
fece
più
rigido
del
solito
.
All
'
alba
però
già
era
all
'
opera
nella
vigna
:
finita
la
vendemmia
le
donne
se
ne
andarono
,
ed
anche
la
padrona
dichiarò
che
voleva
tornare
a
casa
per
presiedere
alla
pigiatura
dell
'
uva
:
senonché
Elia
s
'
era
d
'
improvviso
buttato
giù
sul
suo
giaciglio
e
pareva
un
cadavere
.
Non
si
poteva
abbandonarlo
così
;
anzi
si
pensò
di
far
venire
un
dottore
,
e
se
il
servo
si
aggravava
di
portarlo
in
paese
.
Queste
premure
parvero
scuoterlo
e
ravvivarlo
.
Cosima
gli
offrì
una
tazza
di
caffè
,
gli
aggiustò
il
giaciglio
,
rimise
in
ordine
la
stanzetta
.
E
ogni
tanto
lo
guardava
con
occhi
pietosi
,
senza
dimostrare
ripugnanza
per
quel
lungo
corpo
ricoperto
di
stracci
maleodoranti
come
quello
di
un
mendicante
,
coi
grossi
piedi
scalzi
terrosi
e
tutti
tagliuzzati
per
cicatrici
di
sterpi
e
spine
,
che
pareva
avessero
camminato
attraverso
interminabili
lande
per
arrivare
a
quel
piccolo
rifugio
ospitale
.
Egli
stava
ad
occhi
chiusi
;
ma
d
'
improvviso
li
aprì
,
un
po
'
febbrili
e
lucidi
,
e
la
guardò
come
un
cane
malato
.
Uno
sguardo
,
solo
,
ma
Cosima
vide
un
misterioso
balenìo
in
fondo
alle
pupille
che
non
erano
quelle
del
duro
e
freddo
Elia
,
ma
di
un
uomo
disperato
,
che
aveva
paura
di
morire
solo
,
abbandonato
,
come
un
vecchio
cane
.
Gli
si
avvicinò
e
disse
:
-
Come
vi
sentite
?
Faremo
venire
il
dottore
,
o
vi
porteremo
a
casa
.
Egli
accennò
di
no
,
di
no
:
per
quanto
solo
e
malato
,
non
voleva
il
dottore
e
non
voleva
muoversi
dalla
sua
tana
:
ma
l
'
occhio
gli
si
era
rischiarato
,
pieno
di
una
dolcezza
,
quasi
di
un
sorriso
infantile
.
-
Andate
,
andate
pure
,
-
disse
,
-
Vadano
pure
a
casa
,
signorina
,
lei
e
la
signora
padrona
:
bisogna
pigiare
l
'
uva
e
metterla
nel
tino
.
-
Eh
,
non
la
pigiamo
noi
,
coi
nostri
piedi
,
-
disse
Cosima
,
tentando
di
scherzare
.
-
C
'
è
poi
Andrea
,
che
ci
bada
:
non
pensateci
.
E
poi
il
tempo
si
cambia
:
minaccia
di
piovere
.
Non
vogliamo
lasciarti
così
,
zio
Elia
.
Ella
lo
chiamava
così
,
come
si
usava
con
tutti
i
vecchi
servi
;
ma
era
la
prima
volta
che
egli
si
sentiva
accomunato
agli
altri
,
come
fosse
nato
nella
stessa
terra
e
tutto
il
suo
passato
sprofondasse
quasi
in
una
vita
anteriore
.
Tuttavia
non
parlò
,
non
dimostrò
la
sua
gratitudine
:
anzi
fece
un
po
'
indispettire
la
padroncina
col
rispondere
sempre
con
un
cenno
negativo
del
capo
a
tutte
le
sue
domande
premurose
.
No
,
egli
non
voleva
il
dottore
,
non
voleva
muoversi
,
non
voleva
che
nessuno
si
disturbasse
per
lui
.
Vecchio
testardo
.
Pareva
volesse
morire
solo
,
come
solo
era
vissuto
.
Ma
le
padrone
restarono
,
finché
arrivò
Andrea
che
portò
del
chinino
:
si
discusse
però
se
si
doveva
o
no
somministrarlo
al
malato
:
e
del
resto
la
discussione
fu
vana
,
perché
egli
dichiarò
che
non
avrebbe
preso
nessuna
medicina
.
Durante
la
notte
si
scatenò
una
forte
bufera
:
la
grandine
mitragliava
la
piccola
casa
,
e
il
pino
urlava
come
un
mostro
.
Dietro
gli
scurini
mal
connessi
i
vetri
della
finestra
parvero
spaccarsi
e
spargersi
in
frammenti
d
'
oro
e
d
'
ametista
,
con
un
rombo
spaventoso
.
Lampi
e
tuoni
.
Non
c
'
è
da
nascondere
che
Cosima
aveva
paura
e
la
madre
tremava
come
una
fronda
sbattuta
dal
vento
.
Storie
spaventose
di
banditi
e
malfattori
,
che
in
notti
simili
sbucano
come
demoni
dalla
tempesta
e
assalgono
le
dimore
solitarie
,
tornavano
in
mente
alle
donne
:
e
il
fatto
che
il
servo
e
Andrea
erano
rimasti
sul
posto
,
non
le
rassicurava
.
Il
vento
gridava
e
piangeva
nella
pianura
come
nel
mare
,
e
solo
il
pino
pareva
potesse
combattere
con
l
'
uragano
come
un
eroe
inferocito
contro
un
intero
esercito
.
Nel
suo
giaciglio
Elia
,
con
la
febbre
alta
,
ricordava
come
il
signor
Antonio
lo
aveva
accolto
benevolmente
quando
lui
si
era
presentato
in
cerca
di
lavoro
,
mentre
nessun
altro
dei
diffidenti
proprietari
del
luogo
aveva
accettato
la
sua
offerta
;
e
il
padrone
gli
aveva
affidato
la
vigna
nuova
,
l
'
orto
,
fa
terra
intorno
.
Adesso
il
vecchio
amava
questa
terra
con
una
passione
tenace
;
era
diventata
la
sua
nuova
patria
,
la
sua
famiglia
;
e
il
solo
pensiero
che
i
padroni
giovani
avrebbero
potuto
mandarlo
via
,
come
una
vecchia
bestia
che
non
può
più
lavorare
,
lo
colmava
di
tristezza
;
non
per
la
probabile
ventura
povertà
,
ma
per
l
'
amore
alla
terra
che
oramai
faceva
parte
della
sua
carne
e
del
suo
sangue
.
Ed
ecco
,
invece
,
la
padrona
e
la
signorina
,
e
lo
stesso
Andrea
,
si
mostravano
benevoli
,
fino
al
punto
di
restare
vicino
a
lui
in
quella
notte
tempestosa
mentre
avrebbero
potuto
già
essere
nella
loro
casa
tranquilla
.
E
non
lo
avrebbero
cacciato
,
no
:
lo
sentiva
;
lo
aveva
sentito
nella
voce
di
Cosima
,
e
gli
sembrava
che
questa
voce
fosse
l
'
unica
medicina
che
potesse
guarirlo
.
E
la
certezza
che
un
giorno
forse
avrebbe
potuto
dimostrarle
la
sua
riconoscenza
,
già
lo
alleviava
dal
male
.
All
'
alba
il
tempo
si
calmò
,
d
'
un
tratto
,
dopo
un
tuono
formidabile
che
parve
un
ordine
militare
:
la
battaglia
doveva
cessare
.
Solo
il
pino
continuò
in
un
suo
lieve
brontolio
,
quasi
pensieroso
.
Cosima
lo
sentiva
nel
sonno
lieve
del
mattino
:
e
le
pareva
che
il
pino
mormorasse
:
Perché
tutto
questo
?
Si
combatte
,
si
soffre
,
ci
si
tormenta
per
nulla
:
la
forza
del
vento
è
vana
;
tutto
è
vano
e
vuoto
;
eppure
bisogna
combattere
perché
così
vuole
Dio
.
Poi
tacque
anche
l
'
albero
;
ma
quando
Cosima
aprì
la
finestruola
vide
uno
spettacolo
indimenticabile
:
centinaia
di
uccelli
svolazzavano
sui
rami
battuti
dal
sole
,
e
parevano
d
'
oro
e
d
'
argento
:
ogni
loro
battere
d
'
ali
faceva
cadere
goccie
simili
a
scintille
:
e
ad
ogni
ago
delle
foglie
era
infilata
una
perla
dai
colori
dell
'
iride
.
Pareva
un
albero
magico
,
fatto
di
uccelli
,
di
rubini
,
smeraldi
e
diamanti
.
E
fu
certo
una
giornata
di
miracolo
quella
.
Tutto
sembrava
trasformato
;
tutto
,
nell
'
orto
,
nella
vigna
sebbene
spoglia
,
nella
brughiera
riarsa
,
tutto
riluceva
e
sorrideva
.
Dio
era
passato
con
un
corteo
di
tuoni
e
fulmini
,
ma
trovando
gli
uomini
di
buona
volontà
si
placava
e
ritornava
paterno
.
Andrea
ripartì
la
mattina
presto
,
con
la
promessa
di
tornare
nel
pomeriggio
e
passare
la
notte
nella
casetta
,
per
sorvegliare
il
malato
,
mentre
la
madre
e
Cosima
col
servo
sarebbero
tornati
in
città
.
Cosima
portò
il
caffè
ad
Elia
,
che
si
mise
a
sedere
sul
giaciglio
,
e
prese
la
tazza
con
le
mani
tremanti
.
-
Che
,
avete
freddo
?
-
domandò
la
signorina
.
-
Buon
segno
:
vuol
dire
che
la
febbre
passa
:
fatemi
sentire
.
E
gli
toccò
la
grande
orecchia
destra
,
scura
e
dura
come
la
facciata
di
una
grotta
.
Al
contatto
della
piccola
mano
,
egli
rabbrividì
,
come
per
il
solletico
:
i
suoi
occhi
ebbero
di
nuovo
un
balenìo
d
'
occhi
di
cane
accarezzato
.
-
Siete
fresco
come
rosa
,
zio
Elia
:
camperete
ancora
cento
anni
,
quando
anche
la
nostra
memoria
sarà
dispersa
.
Egli
sorbiva
il
caffè
,
versò
nella
tazzina
quello
che
s
'
era
versato
nel
piattino
e
raschiò
il
residuo
dello
zucchero
,
come
fanno
i
bambini
:
ma
anche
dopo
rimase
col
viso
piegato
,
guardando
il
fondo
della
chicchera
come
ci
vedesse
qualche
immagine
.
-
Dov
'
è
la
padrona
?
-
domandò
sottovoce
.
E
Cosima
ebbe
l
'
impressione
che
egli
volesse
dirle
qualche
cosa
,
ma
senza
pericolo
di
essere
ascoltati
.
La
padrona
era
affacendata
nelle
stanzette
attigue
:
ed
egli
disse
:
-
Si
sarà
spaventata
,
stanotte
,
povera
padrona
.
Per
colpa
mia
:
e
anche
lei
.
-
Ma
no
,
zio
Elia
:
anzi
ho
avuto
quasi
piacere
:
non
avevo
mai
sentito
un
diavolìo
così
,
e
in
piena
campagna
poi
.
Oh
,
io
non
sono
paurosa
:
se
in
casa
sento
un
rumore
,
di
notte
,
mi
alzo
e
scendo
anche
in
cantina
esplorando
se
ci
sono
i
ladri
.
Ma
adesso
rimettetevi
giù
e
state
quieto
:
vi
copro
io
,
perché
oggi
fa
freschetto
.
Egli
si
rimise
giù
,
ma
sembrava
meno
quieto
e
duro
del
giorno
avanti
:
anche
perché
si
sentiva
meglio
.
Avrebbe
voluto
alzarsi
e
tornare
al
lavoro
,
ma
Ippolito
,
che
gli
voleva
bene
a
modo
suo
,
minacciò
di
negarlo
se
si
moveva
.
E
la
padroncina
gli
servì
il
brodo
,
con
l
'
uovo
sbattuto
dentro
,
e
anche
un
bicchiere
di
vino
.
Egli
però
lasciò
il
bicchiere
intatto
,
con
una
vespa
che
vi
ronzava
attorno
incantata
.
Il
sole
era
caldo
;
dal
finestrino
si
vedeva
l
'
orizzonte
,
coi
monti
lontani
di
un
azzurro
liquido
d
'
acquamarina
.
Una
quiete
profonda
regnava
dappertutto
e
dalla
brughiera
veniva
un
odore
tiepido
di
erbe
come
nei
meriggi
di
primavera
.
Il
servo
lavorava
nell
'
orto
e
la
padrona
era
andata
fino
alla
vasca
a
lavare
i
panni
.
Cosima
pensò
di
raggiungerla
e
pregarla
di
smettere
e
di
portare
la
roba
sporca
in
paese
;
nel
passare
davanti
al
finestrino
di
Elia
guardò
dentro
;
e
vide
che
il
vecchio
,
seduto
sul
giaciglio
,
le
accennava
di
entrare
,
Entrò
:
si
accorse
che
egli
aveva
bevuto
il
vino
e
aveva
il
viso
lievemente
colorito
e
gli
occhi
insolitamente
bene
aperti
.
-
Dov
'
è
la
padrona
?
-
tornò
nuovamente
a
domandare
.
Saputo
che
lavava
i
panni
,
parve
indispettirsi
.
-
Ecco
,
è
venuta
a
prendere
la
mia
camicia
e
la
lava
lei
,
non
è
bene
.
-
Ma
sì
che
è
bene
,
zio
Elia
:
la
mamma
si
diverte
:
non
può
restare
un
momento
in
ozio
,
povera
mamma
.
-
Povera
padrona
;
con
tutti
quei
pensieri
,
-
egli
disse
,
piegando
la
testa
come
aveva
fatto
la
mattina
:
e
si
fece
pensieroso
.
-
La
mamma
esagera
,
-
disse
Cosima
,
quasi
per
rassicurarlo
:
-
vede
sempre
nero
.
Invece
la
provvidenza
non
manca
mai
.
-
Lei
crede
alla
provvidenza
di
Dio
?
-
Io
sì
,
e
come
!
Allora
accadde
una
cosa
strana
:
egli
si
alzò
,
lungo
,
coi
grossi
piedi
nudi
che
sembravano
ceppi
,
e
andò
a
chiudere
il
finestrino
.
Disse
:
-
Queste
vespe
!
Via
,
via
.
Senta
,
io
le
voglio
far
vedere
una
cosa
:
lei
però
non
deve
dire
nulla
a
nessuno
:
me
lo
promette
?
Nulla
,
mai
a
nessuno
.
Ella
stette
incerta
;
poi
,
più
per
curiosità
che
per
altro
,
disse
:
-
Ve
lo
prometto
.
Fu
tutto
.
Il
vecchio
si
avvicinò
al
camino
,
si
piegò
,
raschiò
con
la
paletta
,
accumulandoli
nell
'
angolo
,
la
cenere
e
gli
avanzi
dei
ceppi
,
poi
con
la
stessa
paletta
sollevò
il
mattone
centrale
.
Apparve
,
sotto
il
mattone
,
una
lastra
di
ferro
,
una
specie
di
sportellino
,
chiuso
con
un
lucchetto
;
ed
egli
si
trasse
dal
seno
una
chiavetta
pendente
da
una
catenella
nera
,
e
apri
il
ripostiglio
:
la
lastra
si
sollevò
,
in
due
piccoli
battenti
,
ed
egli
introdusse
la
mano
nel
vuoto
,
molto
in
fondo
,
parve
come
slegare
un
sacchetto
o
un
involto
che
fosse
in
quel
fondo
e
ne
trasse
un
pugno
di
monete
:
le
guardò
,
nel
cavo
della
mano
,
come
si
guardano
le
sementi
per
assicurarsi
che
sono
buone
,
poi
le
fece
vedere
a
Cosima
.
La
sua
mano
concava
ricordò
alla
fanciulla
la
mestola
con
la
quale
il
diavolo
trae
dalla
pentola
dei
tesori
maledetti
le
monete
tentatrici
delle
anime
:
si
scostò
d
'
un
passo
,
quasi
impaurita
,
e
guardò
in
viso
il
vecchio
.
E
invero
quel
viso
scuro
,
con
gli
occhi
che
sembravano
due
fessure
con
in
fondo
un
'
acqua
verde
opaca
,
e
quella
bocca
chiusa
,
ermetica
,
aveva
qualche
cosa
di
diabolico
:
i
pensieri
più
cattivi
e
paurosi
passarono
in
mente
a
Cosima
:
ebbe
paura
,
guardò
verso
la
porticina
:
la
porticina
era
aperta
,
ed
ella
avrebbe
potuto
subito
salvarsi
se
il
vecchio
tentasse
farle
del
male
.
Egli
dovette
sentire
tutte
queste
cose
perché
il
suo
viso
cambiò
maschera
:
si
fece
triste
.
Mai
Cosima
aveva
veduto
un
viso
così
nobilmente
triste
,
accigliato
e
severo
.
-
Sono
buone
,
-
egli
disse
,
tirando
su
con
le
dita
dell
'
altra
mano
le
monete
,
e
lasciandole
ricadere
nel
pugno
.
Cosima
lo
vedeva
bene
:
erano
monete
che
sembravano
nuove
,
alcune
col
profilo
melanconico
e
rapace
di
Napoleone
III
,
altre
col
grande
gallo
piumato
della
Repubblica
francese
:
monete
d
'
oro
,
schiette
,
moderne
,
da
spendersi
,
se
si
voleva
,
senza
difficoltà
.
Ma
non
le
toccò
e
il
solo
pensiero
che
Elia
avrebbe
potuto
offrirgliele
,
sia
pure
per
generosità
o
affetto
,
le
faceva
spavento
:
poiché
ricordava
le
voci
misteriose
che
correvano
sul
conto
di
lui
,
ed
era
sicura
che
il
tesoro
provenisse
da
una
rapina
.
Ma
egli
richiuse
il
pugno
,
tornò
a
piegarsi
sul
vuoto
del
camino
,
rimise
a
posto
ogni
cosa
,
riaprì
la
finestrina
,
andò
a
sedersi
sul
giaciglio
,
piegò
la
testa
pensieroso
.
La
vespa
da
lui
cacciata
tornò
a
volteggiare
e
ronzare
sullo
sfondo
d
'
acquamarina
dei
monti
lontani
.
Tutto
s
'
era
svolto
in
pochi
minuti
,
come
in
un
passaggio
di
nuvole
;
e
Cosima
si
avvicinava
alla
porticina
per
andarsene
sicura
in
cuor
suo
di
saper
tutto
e
non
volersi
immischiare
nella
pericolosa
faccenda
,
quando
il
vecchio
la
richiamò
:
-
Signorina
,
volevo
dirle
questo
;
quando
sarò
morto
,
o
anche
prima
se
le
occorre
,
quella
roba
è
sua
.
Ella
avrebbe
voluto
protestare
,
dirgli
che
non
voleva
una
sola
di
quelle
monete
,
gridargli
che
sarebbe
stato
meglio
restituirle
a
chi
erano
appartenute
;
ma
vedeva
la
madre
che
risaliva
dall
'
orto
con
la
camicia
di
Elia
attorcigliata
fra
le
mani
ancora
bagnate
,
e
saltò
nello
spiazzo
con
l
'
impressione
di
risvegliarsi
da
un
sogno
.
La
madre
stese
la
camicia
su
una
cordicella
attaccata
fra
due
pali
,
che
appunto
serviva
al
vecchio
per
asciugare
i
suoi
stracci
,
poi
rientrò
nella
casetta
e
cominciò
a
preparare
le
cose
per
la
partenza
.
Cosima
andò
verso
il
pino
e
appoggiò
la
testa
alle
scaglie
rossastre
del
tronco
,
come
per
ascoltare
una
voce
nascosta
dentro
l
'
albero
amico
,
che
la
consigliasse
,
la
salvasse
.
Poiché
le
sembrava
di
essere
coinvolta
in
un
dramma
colpevole
,
di
essere
complice
di
un
furto
,
forse
anche
di
un
delitto
.
Che
doveva
fare
?
Accusare
il
vecchio
?
D
'
altra
parte
egli
era
da
più
di
trent
'
anni
in
paese
,
e
,
se
reato
avesse
commesso
,
esisteva
la
prescrizione
.
E
delitto
di
sangue
non
doveva
esservi
,
se
la
condanna
di
lui
fra
stata
solo
quella
del
domicilio
coatto
.
E
non
poteva
aver
rinvenuto
senza
colpa
il
tesoro
?
Giusto
in
quei
giorni
i
giornali
parlavano
dei
tesoro
di
oltre
un
milione
,
di
monete
d
'
oro
,
trovato
in
casa
di
un
antiquario
,
e
di
un
altro
rinvenuto
nello
scaffale
di
un
medico
stravagante
e
solitario
che
aveva
attirato
gente
da
tutte
le
parti
del
mondo
con
un
suo
specifico
che
guariva
i
dolori
reumatici
.
Durante
l
'
infanzia
,
e
anche
dopo
,
dai
servi
,
dai
contadini
,
dai
pastori
,
Cosima
aveva
continuamente
assorbito
racconti
di
tesori
,
trovati
nelle
rovine
dei
vecchi
castelli
,
dentro
tronchi
d
'
alberi
,
in
piena
terra
.
Uno
pare
venisse
fuori
anche
dal
vecchio
cimitero
,
dalla
tomba
scoperta
di
una
giovine
dama
sepolta
dal
marito
con
tutti
i
suoi
gioielli
e
un
'
anfora
piena
di
monete
d
'
oro
.
Forse
si
poteva
sapere
qualche
cosa
di
più
preciso
da
Elia
:
ma
il
solo
pensiero
di
riparlare
con
lui
le
destava
ripugnanza
e
quasi
terrore
.
D
'
altronde
aveva
promesso
di
non
parlare
con
nessuno
del
segreto
:
e
fermamente
decise
di
non
occuparsene
più
.
Potevano
anche
crederla
visionaria
,
come
del
resto
appariva
a
molti
;
e
lei
stessa
non
era
sicura
di
non
aver
intravveduto
una
delle
sue
tante
fantasie
romanzesche
.
Ad
ogni
modo
non
ebbe
occasione
di
trovarsi
più
sola
,
per
quel
giorno
,
col
vecchio
stregone
;
il
quale
era
ricaduto
nel
suo
mutismo
.
Quella
notte
,
nel
letto
ben
riparato
della
sua
camera
alta
,
Cosima
sognò
la
nonnina
.
La
nonnina
era
viva
,
tale
quale
s
'
era
lasciata
vedere
l
'
ultima
volta
,
col
suo
bei
visino
di
santa
,
tutta
agghindata
piccola
come
una
nana
.
Come
una
nana
.
Anche
nel
sonno
Cosima
ricordava
l
'
offesa
;
e
ricordava
insieme
,
nitidamente
,
l
'
avventura
di
quel
giorno
e
i
suoi
propositi
eroici
di
non
profittare
mai
del
tesoro
equivoco
di
Elia
.
Si
vedrebbe
se
era
una
nana
o
una
gigantessa
.
Verso
la
nonnina
Cosima
aveva
un
rimorso
.
L
'
ultima
volta
che
era
venuta
a
far
visita
in
casa
,
ella
non
le
aveva
dato
il
caffè
,
non
l
'
aveva
quasi
neppure
salutata
:
adesso
,
nel
sogno
,
si
affaccendava
a
preparare
la
bevanda
prediletta
dalla
cara
vecchina
,
ma
l
'
acqua
bollente
rigurgitava
dal
cuccuma
e
spegneva
il
fuoco
.
Lascia
,
bambina
,
diceva
la
nonna
,
con
le
manine
intrecciate
sul
grembo
,
i
grandi
occhi
color
nocciola
e
la
piccola
bocca
circondati
da
raggiere
di
rughe
;
oramai
non
ho
più
bisogno
di
nulla
.
E
d
'
un
tratto
,
voltandosi
,
Cosima
vide
che
la
nonnina
era
vestita
da
sposa
con
un
costume
di
orbace
,
scarlatto
e
broccato
:
il
grembiale
era
ricamato
a
vivi
colori
,
sulle
punte
davanti
del
corsetto
verdeggiavano
due
foglie
di
palma
.
La
benda
che
avvolgeva
la
piccola
testa
,
bianca
e
un
po
'
inamidata
,
pareva
di
antico
bisso
.
Come
sei
bella
,
nonnina
;
adesso
,
sì
,
sembri
davvero
una
fata
.
Ma
perché
la
vecchina
era
vestita
così
?
Ho
ritrovato
il
nonno
Andrea
,
e
adesso
siamo
contenti
,
in
Paradiso
,
sposi
in
eterno
.
Il
nonno
Andrea
,
Cosima
non
lo
aveva
conosciuto
,
ma
sapeva
che
anche
lui
era
un
giorno
arrivato
di
lontano
,
chi
diceva
da
Genova
,
chi
diceva
dalla
Spagna
,
e
s
'
era
messo
a
lavorare
la
terra
;
e
,
anche
dopo
sposato
,
stava
sempre
in
campagna
,
a
lavorare
i
campi
,
in
una
valle
aspra
piena
di
macchie
e
di
bestie
selvatiche
.
Anche
lui
era
selvatico
,
ma
tanto
buono
che
gli
uccelli
gli
si
posavano
sul
braccio
,
le
serpi
accorrevano
al
suo
fischiare
,
quando
alla
sera
si
riposava
davanti
alla
sua
capanna
e
guardava
le
stelle
,
Anche
i
gatti
selvatici
gli
facevano
compagnia
.
La
gente
diceva
che
era
un
po
'
matto
;
ma
con
questo
nome
la
gente
spiega
il
mistero
degli
uomini
diversi
dalla
normalità
.
Chissà
che
cosa
vedeva
il
nonno
Andrea
,
che
conosceva
altre
terre
e
altri
mari
,
negli
occhi
dei
gatti
selvatici
,
nelle
piume
iridate
delle
cornacchie
,
nella
pelle
argentata
delle
biscie
che
si
sollevavano
incantate
dal
suo
fischio
.
Forse
gli
stessi
fantastici
riflessi
che
anche
lei
vedeva
negli
occhi
degli
animali
,
nelle
foglie
,
nelle
pietre
.
Adesso
,
nel
sogno
,
si
spiegava
d
'
un
tratto
molte
cose
;
lo
stesso
senso
di
vertigine
,
dello
spalancarsi
e
richiudersi
rapidissimo
di
un
mondo
anteriore
,
subcosciente
,
che
la
vista
della
nonnina
viva
le
destava
,
adesso
le
appariva
chiaro
:
era
l
'
apparizione
dello
spirito
sognatore
del
nonno
,
di
cui
la
vecchina
ancora
innamorata
portava
l
'
immagine
nella
pupilla
,
e
che
era
anche
l
'
immagine
di
lei
,
di
Cosima
sognatrice
.
Ma
nessuno
le
aveva
mai
raccontato
chiaramente
donde
egli
era
venuto
;
pareva
che
neppure
la
madre
lo
sapesse
con
precisione
.
E
nel
sogno
confondeva
il
passato
del
nonno
con
quello
del
vecchie
Elia
,
provandone
un
'
angoscia
paurosa
:
ma
il
nonno
,
questo
ella
lo
sapeva
benissimo
,
era
morto
povero
in
canna
,
lasciando
nella
sua
capanna
una
famiglia
di
leprotti
addomesticati
;
e
questo
la
confortava
.
Tuttavia
volle
domandare
alla
nonnina
notizie
di
lui
.
Tutte
fandonie
,
disse
la
vecchina
,
senza
scomporsi
:
egli
non
è
venuto
né
da
Genova
né
dalla
Spagna
:
ci
saranno
venuti
i
suoi
avi
,
forse
,
ma
lui
no
.
Egli
arrivava
da
un
paese
di
mare
,
sì
,
dove
la
gente
è
buona
,
e
suo
padre
era
pescatore
:
Andrea
però
non
amava
il
mare
,
perché
troppo
sovente
si
cambia
in
mostro
e
divora
gli
uomini
vivi
:
e
aveva
anche
pietà
dei
pesci
che
vengono
venduti
e
divorati
anch
'
essi
quasi
vivi
:
certo
,
era
un
po
'
sempliciotto
,
ma
buono
,
cristiano
e
dolce
.
Giunse
dunque
qui
,
in
cerca
di
lavoro
,
perché
amava
la
terra
che
non
tradisce
e
dà
all
'
uomo
le
erbe
e
i
frutti
innocenti
.
Persino
dei
fiori
egli
aveva
compassione
;
e
gli
uccelli
e
tutte
le
bestioline
della
valle
,
persino
le
bisce
,
persino
gli
scorpioni
,
gli
diventavano
amici
.
Questa
è
la
sua
vera
storia
.
E
questa
storia
,
sebbene
così
semplice
e
raccontata
in
sogno
,
fece
a
Cosima
un
'
impressione
profonda
,
quasi
come
quella
che
le
aveva
lasciato
il
passaggio
della
coccinella
sulla
sua
persona
:
più
che
tutte
le
storie
di
tesori
,
di
passioni
e
di
guerre
fra
i
popoli
.
Spesso
si
domandava
se
era
religiosa
,
o
superstiziosa
,
o
visionaria
e
d
'
animo
debole
:
ma
sentiva
in
fondo
che
la
sua
rettitudine
era
una
cosa
superiore
a
tutte
le
forze
sovrapposte
dall
'
educazione
e
dalla
crudeltà
della
vita
.
Si
nasce
,
con
questo
dono
di
Dio
,
come
gli
uccelli
nascono
con
la
loro
potenza
di
volo
:
e
se
ne
rallegrava
,
pur
senza
leggere
gli
Evangeli
e
le
laudi
al
Signore
.
Quell
'
inverno
,
rigidissimo
inverno
,
la
fortuna
parve
un
po
'
sorridere
alla
famiglia
così
serena
in
apparenza
,
così
travagliata
in
realtà
.
Beppa
era
allora
assai
fanciulla
:
era
intelligentissima
anche
lei
spregiudicata
,
allegra
e
lingua
lunga
.
Trovava
il
lato
ridicolo
di
tutti
,
cominciando
da
Cosima
,
e
i
suoi
giudizi
sul
prossimo
erano
spietati
.
La
madre
le
rinfacciava
di
averle
tagliato
il
filo
della
lingua
.
Ma
era
bella
,
bianca
,
i
capelli
d
'
un
castaneo
dorato
e
gli
occhi
azzurri
.
Dava
l
'
impressione
di
un
fascio
di
fiori
:
rose
e
gigli
,
fioralisi
e
narcisi
.
E
aveva
spasimanti
più
che
Cosima
:
tutti
però
alla
larga
,
sempre
per
la
triste
ragione
dei
fratelli
.
Quell
'
inverno
però
le
capitò
un
adoratore
più
serio
degli
altri
.
Era
niente
meno
che
il
direttore
della
Scuola
Normale
,
pezzo
grosso
per
la
piccola
città
;
un
bell
'
uomo
alto
,
roseo
,
già
un
po
'
calvo
ma
ancora
possente
,
con
una
parlantina
che
incantava
anche
i
più
imperterriti
attaccabottoni
del
luogo
.
Organizzava
poi
feste
da
ballo
,
rappresentazioni
,
concerti
e
conferenze
,
per
divertire
e
istruire
i
suoi
giovani
allievi
,
che
lo
adoravano
.
In
una
di
queste
riunioni
vide
Beppa
,
che
vi
era
andata
per
un
caso
straordinario
con
la
madre
di
uno
degli
studenti
,
e
ne
rimase
colpito
.
Era
un
tipo
diverso
dalle
altre
ragazze
del
luogo
:
quasi
sembrava
della
razza
di
lui
,
e
forse
fu
questa
specie
di
affinità
che
lo
attiro
.
D
'
un
colpo
,
con
una
facilità
che
rasentava
la
leggerezza
,
strana
in
un
personaggio
che
rappresentava
l
'
educatore
,
il
guidatore
dei
futuri
maestri
di
scuola
,
dichiarò
a
Beppa
il
suo
amore
e
le
chiese
se
voleva
sposarlo
.
Ella
rimase
stordita
:
l
'
uomo
non
le
piaceva
,
anzi
le
destava
quasi
ripugnanza
così
massiccio
e
carnale
com
'
era
,
emanante
dal
viso
,
dal
petto
,
dal
ventre
,
già
un
po
'
prominente
,
un
calore
animalesco
:
ma
d
'
altronde
l
'
occasione
era
ottima
;
il
grande
sogno
di
poter
lasciare
un
giorno
la
piccola
città
per
una
più
grande
e
la
vanità
di
vendicarsi
dei
malevoli
concittadini
;
e
sopra
tutto
il
pensiero
di
dare
un
conforto
alla
madre
sempre
melanconica
e
preoccupata
.
D
'
altronde
la
fanciulla
considerava
anche
lei
la
cosa
con
leggerezza
,
e
senza
troppo
consultare
i
parenti
accettò
la
proposta
.
L
'
uomo
venne
in
casa
a
far
visita
:
portò
libri
,
mandò
regali
.
Lo
ricevevano
le
ragazze
,
e
ridevano
quando
egli
raccontava
storie
allegre
,
non
troppo
adatte
per
loro
.
Andrea
avrebbe
desiderato
una
domanda
ufficiale
fatta
con
regola
,
magari
per
mezzo
di
un
autorevole
paraninfo
,
come
d
'
uso
nel
luogo
;
ma
non
osava
opporsi
alla
progettata
vicenda
,
e
in
fondo
sperava
che
tutto
andasse
bene
.
Solo
minacciava
di
bastonare
le
sorelle
se
per
un
attimo
avessero
lasciati
soli
i
curiosi
fidanzati
.
Neppure
Cosima
era
contenta
:
ma
anche
lei
provava
un
certo
piacere
per
gli
acri
commenti
delle
famiglie
del
paese
,
per
le
invidie
,
i
pettegolezzi
,
le
maldicenze
,
che
la
fortuna
di
Beppa
destava
nell
'
intera
contrada
.
Si
cominciò
a
dir
peste
del
signor
Direttore
:
che
era
un
libertino
,
che
teneva
in
casa
una
bella
ragazza
mora
,
che
la
faceva
camminare
carponi
sui
pavimenti
e
l
'
aizzava
come
una
bestia
:
e
,
infine
,
che
si
burlava
delle
povere
signorine
che
non
avevano
altra
difesa
che
quella
del
selvatico
fratello
.
L
'
uomo
invece
pareva
innamorato
sul
serio
:
faceva
regali
,
complimentava
la
futura
suocera
,
congedò
la
cameriera
mora
per
far
cessare
le
chiacchiere
,
fissò
lui
stesso
la
data
delle
nozze
.
In
ottobre
,
al
ritorno
dalle
vacanze
.
E
tutta
la
rendita
di
quell
'
anno
,
dai
pascoli
sul
Monte
all
'
olio
del
frantoio
,
dalle
mandorle
al
sughero
,
fu
,
con
volontario
sacrifizio
di
Andrea
,
dedicata
al
corredo
.
Cucivano
e
ricucivano
,
le
tre
sorelle
,
tessendo
sogni
candidi
come
i
fiori
delle
tovaglie
e
delle
lenzuola
.
Ma
un
giorno
il
grosso
fidanzato
,
che
passava
le
vacanze
nel
suo
lontano
paese
alpino
,
scrisse
che
era
stato
traslocato
,
che
in
ottobre
non
sarebbe
tornato
,
sibbene
più
tardi
,
per
le
nozze
.
Poi
le
sue
lettere
si
fecero
rade
:
infine
un
giorno
si
presentò
alla
signora
Francesca
un
avvocato
,
che
era
stato
in
relazione
con
lui
per
certi
affari
della
scuola
,
e
domandò
a
quanto
ascendesse
la
dote
di
Beppa
.
Fu
un
colpo
:
ma
questo
era
l
'
uso
dei
paesi
del
fidanzato
.
E
,
dopo
tutto
,
la
piccola
dote
che
per
l
'
eredità
paterna
spettava
alla
fanciulla
,
se
la
sarebbe
goduta
lei
con
la
sua
futura
famiglia
,
Risposta
:
sarà
assegnata
a
Beppa
la
sesta
,
mettiamo
pure
la
quinta
parte
del
patrimonio
:
circa
venticinquemila
lire
in
terreni
poco
redditizi
.
Torna
,
dopo
otto
giorni
di
grigiore
e
d
'
attesa
,
il
messaggero
flemmatico
:
il
fidanzato
si
lamenta
,
dice
che
la
vita
è
difficile
,
che
non
vuol
fare
cattive
figure
,
né
provocare
privazioni
alla
futura
sposina
:
bisogna
che
la
dote
sia
almeno
di
cinquantamila
lire
,
non
solo
,
ma
che
ventimila
siano
in
titoli
garantiti
.
Andrea
fu
preso
da
un
furore
sanguigno
.
Quel
bestione
,
dunque
,
quel
porco
grasso
e
vile
,
non
era
entrato
in
casa
delle
sorelle
per
amore
,
ma
per
interesse
,
e
adesso
tentava
quasi
un
ricatto
,
poiché
sapeva
che
il
matrimonio
andato
a
monte
avrebbe
maggiormente
screditato
le
povere
ragazze
.
Parlò
di
andare
a
scovarlo
,
di
ammazzarlo
con
la
lesina
come
un
maiale
vero
;
ma
la
madre
piangeva
,
e
Cosima
dichiarò
che
avrebbe
ceduto
alla
sorella
la
sua
parte
di
eredità
.
Si
cercò
di
vendere
qualche
cosa
,
ma
le
offerte
erano
irrisorie
,
e
d
'
altronde
non
poteva
spogliare
l
'
intera
famiglia
,
già
tanto
impoverita
e
quasi
bisognosa
.
Fu
allora
che
Cosima
,
visto
l
'
avvilimento
della
madre
e
della
stessa
Beppa
che
deperiva
per
l
'
umiliazione
e
la
delusione
,
fu
raggirata
dal
demonio
.
Pensò
al
tesoro
di
Elia
,
all
'
offerta
di
lui
,
alla
possibilità
di
accettarla
:
ma
poi
il
solo
pensiero
l
'
atterrì
.
Mai
,
mai
:
avrebbe
voluto
flagellarsi
per
scacciare
anche
il
semplice
ricordo
del
maledetto
tesoro
.
Eppure
la
tentazione
,
in
fondo
,
non
l
'
abbandonava
:
le
diceva
:
Sei
una
stupida
,
una
che
nella
vita
non
avrà
mai
bene
,
e
mai
potrà
procurarlo
a
chi
ama
.
E
chi
dice
,
del
resto
,
che
i
denari
del
vecchio
non
siano
suoi
?
Va
,
cerca
di
saper
meglio
,
indaga
,
cerca
,
cerca
...
.
Le
sembrava
di
essere
aizzata
come
un
cane
alla
caccia
della
selvaggina
:
ma
non
si
moveva
,
più
che
mai
ferma
nel
proposito
di
tener
la
promessa
fatta
al
vecchio
,
di
non
rivelare
a
nessuno
il
segreto
di
lui
.
Se
egli
era
colpevole
,
lo
era
davanti
a
Dio
,
e
potevano
intendersela
fra
di
loro
.
Per
sfuggire
meglio
alla
tentazione
,
rinunziò
anche
di
andare
quell
'
anno
alla
vendemmia
:
persino
la
madre
,
tormentata
dai
pensieri
della
triste
faccenda
,
stette
appena
tre
giorni
nella
vigna
.
Il
fidanzato
non
scriveva
più
,
l
'
avvocato
non
si
faceva
vedere
:
il
corredo
già
pronto
venne
chiuso
in
una
cassa
,
come
un
morto
.
Andrea
era
cupo
,
preoccupato
,
più
che
per
il
dispiacere
,
per
il
discredito
della
famiglia
:
quando
veniva
in
casa
,
le
sorelle
si
nascondevano
quasi
con
paura
,
come
colpevoli
delle
cose
accadute
.
Ai
primi
di
novembre
Cosima
rivide
in
sogno
la
piccola
nonna
:
era
sempre
vestita
da
sposa
,
col
rosario
di
madreperla
fra
le
mani
di
bambina
.
E
Cosima
aveva
sempre
il
rimorso
di
non
averle
dato
il
caffè
,
l
'
ultima
volta
che
era
venuta
,
e
si
affaccendava
a
prepararlo
:
ma
la
bevanda
rigurgitava
dalla
caffettiera
e
spegneva
il
fuoco
Lascia
stare
,
disse
la
nonnina
:
noi
,
di
lassù
non
abbiamo
bisogno
di
nulla
.
Sono
venuta
solo
per
un
salutino
,
e
ti
porto
anche
i
saluti
di
Francesco
.
Francesco
era
il
nome
del
fidanzato
di
Beppa
:
pareva
che
la
nonnina
scherzasse
crudelmente
;
ma
poi
si
seppe
che
proprio
quella
notte
,
poco
prima
dell
'
ora
del
sogno
di
Cosima
,
il
commendator
Francesco
era
morto
,
dopo
appena
tre
giorni
di
polmonite
.
Così
secondo
la
misericordia
divina
,
prendeva
anche
lui
parte
alla
famiglia
:
e
le
cose
questo
mondo
erano
appianate
.
E
fu
proprio
in
quei
giorni
che
Dio
parve
compensare
Cosima
in
altro
modo
più
consolante
.
Una
grande
rivista
straniera
domandava
la
traduzione
del
romanzo
Rami
caduti
e
offriva
una
discreta
somma
.
Inoltre
desiderava
notizie
biografiche
della
scrittrice
,
perché
la
traduzione
doveva
essere
preceduta
da
una
nota
critica
.
Ad
occhi
chiusi
sempre
con
l
'
impressione
di
sognare
,
Cosima
accettò
.
Aveva
persino
paura
della
sua
fortuna
:
non
avrebbe
dovuto
scontarla
con
altri
guai
?
Ed
ecco
arrivare
la
somma
,
e
alla
posta
le
viene
pagata
in
monete
d
'
oro
,
simili
e
quelle
del
tesoro
di
Elia
.
Ella
le
guardava
quasi
spaventata
e
non
osava
toccarle
;
fece
cambiare
in
biglietti
di
banca
,
e
parte
le
depositò
in
un
libretto
postale
:
ma
quando
la
madre
vide
il
denaro
lo
guardò
quasi
torva
:
le
sembrava
frutto
di
un
peccato
mortale
.
-
Ebbene
,
-
disse
Cosima
,
-
lo
spenderò
non
voglio
mettere
più
da
parte
niente
;
e
i
miei
guadagni
se
ne
vadano
come
foglie
al
vento
.
Ed
ecco
l
'
occasione
presentarsi
:
una
sua
ammiratrice
,
che
dirigeva
una
rivistina
letteraria
nella
città
di
*
*
*
,
sul
mare
,
la
invitò
ad
andare
ospite
in
casa
sua
:
ed
ella
vi
andò
,
nonostante
i
terrori
della
madre
ed
i
brontolii
di
Andrea
,
che
volle
almeno
accompagnarla
per
un
tratto
del
viaggio
,
in
ferrovia
,
e
quando
la
lasciò
gli
parve
di
averla
imbarcata
sull
'
Atlantico
.
In
fondo
anche
lei
si
sentiva
smarrita
.
Dove
andava
?
Che
voleva
?
Come
Cappuccetto
Rosso
in
mezzo
al
bosco
aveva
l
'
impressione
d
'
incontrare
il
lupo
;
ma
in
fondo
sperava
di
cavarsela
bene
,
poiché
aveva
la
coscienza
tranquilla
,
e
l
'
ombra
del
male
era
simile
a
quelle
grandi
ombre
di
nuvole
già
invernali
che
salivano
dai
monti
scuri
e
lambivano
le
valli
solitarie
lungo
le
cui
coste
correva
il
trenino
che
sembrava
un
giocattolo
.
Il
cielo
era
grande
,
di
un
azzurro
carico
,
e
le
nuvole
correnti
,
spinte
da
un
caldo
vento
di
scirocco
,
lo
facevano
apparire
più
alto
,
più
turchino
A
Cosima
,
affacciata
al
famigliare
ballatoio
del
treno
,
sembrava
un
cielo
straniero
,
inospitale
,
mentre
la
terra
,
sotto
di
lei
,
aveva
ancora
l
'
aspetto
ma
terno
,
ch
'
ella
ben
conosceva
:
le
stesse
chine
coperte
di
erba
tremula
,
le
macchie
,
le
pietre
,
le
quercie
indurite
dal
dolore
dei
secoli
e
dalla
loro
resistenza
al
tempo
e
agli
elementi
.
I
piccoli
villaggi
neri
,
accovacciati
come
cornacchie
sui
loro
nidi
di
roccie
apparivano
e
sparivano
nella
luce
cangiante
della
lontananza
:
qualche
pastore
con
la
sua
greggia
si
profilava
sull
'
orlo
verde
di
un
ciglione
,
e
le
pecore
si
spostavano
come
l
'
ombra
delle
nuvole
al
passare
del
treno
:
e
Cosima
aveva
l
'
impressione
che
tutto
il
paesaggio
si
movesse
per
la
sorpresa
di
veder
lei
a
muoversi
ad
andare
verso
una
nuova
vita
.
A
misura
che
si
scendeva
verso
le
pianure
marine
il
clima
mutava
completamente
:
si
era
ancora
ai
primi
di
autunno
,
laggiù
;
il
cielo
,
sgombro
di
nuvole
,
si
faceva
chiaro
,
verdognolo
,
e
d
'
un
tratto
Cosima
lo
vide
riflesso
in
uno
specchio
d
'
acqua
che
le
ricordò
la
vasca
della
vigna
:
era
uno
stagno
.
Uccelli
mai
veduti
,
grandi
,
con
le
ali
iridate
,
si
sollevarono
dallo
stagno
,
come
sgorgassero
dall
'
acqua
e
disegnarono
sul
cielo
una
specie
di
arcobaleno
:
forse
un
miraggio
:
a
lei
parve
lieto
auspicio
.
E
la
prima
persona
che
vide
,
quando
il
treno
si
fermò
in
una
stazione
che
pareva
,
col
suo
giardino
di
palme
e
in
fondo
un
arco
di
quel
luminoso
cielo
smeraldino
,
un
'
oasi
civilizzata
,
fu
un
giovine
vestito
di
un
color
marrone
dorato
,
con
due
meravigliosi
baffi
dello
stesso
colore
e
gli
occhi
lunghi
orientali
.
La
guardò
come
se
la
conoscesse
,
e
anche
a
lei
parve
di
averlo
già
veduto
in
qualche
posto
:
dove
?
non
sapeva
;
e
dopo
tanti
anni
provò
ancora
quel
misterioso
senso
di
vertigine
che
nell
'
infanzia
e
meno
spesso
nell
'
adolescenza
le
destava
la
presenza
della
nonna
.
Ma
una
piccola
folla
invadeva
il
marciapiede
,
e
l
'
uomo
scomparve
.
Una
signora
vestita
in
modo
quasi
buffo
,
tutta
volanti
e
frangie
,
con
un
cappellino
a
sghimbescio
sui
radi
capelli
gialli
,
balzò
verso
la
fanciulla
,
la
prese
quasi
a
volo
sul
predellino
del
vagone
,
la
strinse
al
suo
petto
scarno
,
le
coprì
il
viso
di
baci
:
i
suoi
occhi
di
un
azzurro
di
porcellana
erano
stillanti
di
lagrime
che
le
colavano
sul
naso
aquilino
e
si
confondevano
con
la
saliva
che
le
schizzava
dalla
bocca
.
E
con
un
singhiozzo
convulso
chiamava
a
voce
alta
la
fanciulla
col
suo
nome
e
cognome
,
tanto
che
Cosima
si
vergognò
:
la
gente
la
guardava
,
qualcuno
doveva
già
conoscere
quel
nome
e
quel
cognome
,
e
salutava
,
fra
il
rispetto
per
lei
e
la
beffa
per
la
sua
chiassosa
ospite
.
Avrebbe
voluto
risalire
sul
treno
e
tornarsene
a
casa
:
ma
era
destino
che
quel
giorno
ella
dovesse
cominciare
a
conoscere
le
tribolazioni
della
celebrità
,
perché
all
'
arrivo
nella
casa
dell
'
ospite
,
-
un
grazioso
palazzo
tutto
balconi
,
di
fronte
a
un
giardino
e
a
una
chiesa
,
-
lungo
la
scala
di
marmo
con
la
ringhiera
ornata
di
tralci
verdi
,
vide
con
mite
terrore
una
fila
di
bambine
e
giovinette
,
quasi
tutte
vestite
di
bianco
,
con
mazzolini
di
fiori
in
mano
.
Sembrava
la
scala
del
Paradiso
,
vigilata
da
angeli
senza
ali
,
e
mentre
il
facchino
scaricava
dalla
carrozzella
la
modesta
vecchia
valigia
di
Cosima
,
reliquia
di
famiglia
,
e
la
stessa
donna
Maria
,
l
'
ospite
palpitante
,
s
'
incaricava
di
portarla
di
sopra
come
un
prezioso
tesoro
,
le
ragazzine
intonarono
un
coro
che
pareva
insegnato
loro
da
un
'
abile
maestra
.
La
maestra
era
stata
donna
Maria
,
e
gli
angioletti
erano
tutte
le
fanciulle
che
abitavano
nel
palazzo
.
A
questo
punto
bisognava
assolutamente
mostrarsi
commossa
,
e
,
potendolo
,
fare
,
dall
'
alto
della
rampata
della
scala
,
un
discorso
di
ringraziamento
,
Cosima
si
coprì
il
viso
col
fazzoletto
,
ma
non
poté
piangere
né
parlare
.
E
del
coro
,
composto
in
suo
onore
,
non
le
rimase
in
mente
che
il
motivo
monotono
e
quasi
triste
,
che
si
confondeva
con
un
rumore
lontano
,
da
lei
non
ancora
mai
bene
inteso
,
che
le
pareva
quello
del
pino
nella
vigna
.
Era
il
rumore
del
mare
.
Era
lì
,
il
mare
,
in
fondo
alla
larga
strada
,
che
costeggiava
una
fila
di
case
nuove
bianche
abbaglianti
.
Cosima
aveva
sempre
più
l
'
impressione
di
trovarsi
in
una
città
orientale
:
palmizii
,
cactus
ed
altri
alberi
esotici
si
movevano
pesanti
su
quel
cielo
caldo
,
sullo
sfondo
turchino
del
lido
.
Sui
balconi
fiorivano
i
garofani
;
un
odore
di
erbe
aromatiche
scendeva
dalla
collinetta
coperta
di
pini
che
chiudeva
l
'
orizzonte
di
fronte
alla
strada
.
E
la
gente
era
tutta
fuori
,
come
nelle
sere
d
'
estate
;
e
canti
e
suoni
di
mandolino
continuavano
,
di
fuori
,
il
coro
in
onore
di
Cosima
:
così
a
lei
sembrava
,
ma
invece
di
orgoglio
ne
provava
quasi
paura
.
Dopo
averla
rimpinzata
di
dolci
e
bevande
,
la
sua
ospite
,
che
continuava
a
baciarla
e
quasi
a
leccarla
come
un
cane
che
ha
ritrovato
il
padrone
,
la
lasciò
sola
nell
'
appartamento
ov
'
ella
abitava
col
paziente
marito
che
era
impiegato
in
un
'
azienda
privata
.
Aveva
destinato
a
Cosima
la
camera
più
bella
,
col
balcone
,
quella
appunto
donde
si
vedeva
il
mare
:
e
le
lasciava
libero
anche
il
salotto
,
pieno
di
fiori
di
carta
,
di
vasi
incrinati
,
di
tovagliette
,
di
oggetti
di
cattivo
gusto
.
-
Qui
potrai
ricevere
i
tuoi
amici
,
i
tuoi
ammiratori
.
Ma
Cosima
non
aveva
amici
,
e
si
atterriva
al
solo
pensiero
di
averne
uno
solo
.
Di
ammiratori
,
poi
,
non
ne
voleva
:
le
pareva
di
esser
già
,
per
lunga
esperienza
,
scottata
da
loro
.
Eppure
d
'
un
tratto
sentì
suonare
alla
porta
dell
'
ingresso
,
e
senza
pensarci
su
tanto
aprì
.
Era
il
garzone
di
un
fioraio
,
che
portava
un
grande
mazzo
di
rose
rosse
,
avvolte
nella
carta
velina
.
Per
lei
?
Proprio
per
lei
:
ma
non
si
sapeva
da
parte
di
chi
.
Ella
stette
a
guardarle
quasi
con
la
sorpresa
paurosa
con
cui
aveva
guardato
nel
pugno
di
Elia
le
monete
d
'
oro
:
e
il
profumo
quasi
violento
delle
rose
,
e
il
loro
colore
,
le
parvero
vivi
,
caldi
,
sanguinanti
:
più
che
dal
coro
delle
fanciulle
e
dal
ronzio
delle
musiche
della
strada
,
sentì
da
quell
'
alito
quasi
carnale
venirle
incontro
la
vita
:
ma
quando
si
decise
a
prendere
il
mazzo
dalle
mani
del
garzone
che
la
guardava
con
occhi
maliziosi
,
si
sentì
pungere
da
una
spina
acuminata
:
e
pensò
che
la
vita
anche
sotto
l
'
illusione
delle
cose
più
belle
e
ricche
,
nasconde
le
unghie
inesorabili
.
Mise
le
rose
in
uno
dei
vasi
del
salotto
,
e
tornò
al
balcone
:
sì
,
era
come
d
'
estate
;
una
grande
luna
rosea
saliva
dai
pini
dell
'
altura
,
e
il
cielo
e
il
mare
,
fra
due
palmizi
che
luccicavano
come
le
palme
dorate
dalla
stagnola
,
usate
per
la
Pasqua
nel
paese
di
Cosima
,
si
confondevano
in
un
colore
di
smeraldo
azzurro
.
I
bambini
,
nella
strada
ancora
bianca
,
giocavano
al
gioco
dell
'
ambasciatore
venuto
a
domandare
una
sposa
:
ed
ella
si
sentiva
trasportata
nel
loro
cerchio
,
come
la
piccola
sposa
richiesta
dall
'
ambasciatore
per
un
misterioso
grande
personaggio
.
Narrativa ,
ÿþCome
andò
che
maestro
Ciliegia
,
falegname
,
trovò
un
pezzo
di
legno
,
che
piangeva
e
rideva
come
un
bambino
.
C
'
era
una
volta
...
-
Un
re
!
-
diranno
subito
i
miei
piccoli
lettori
.
No
,
ragazzi
,
avete
sbagliato
.
C
'
era
una
volta
un
pezzo
di
legno
.
Non
era
un
legno
di
lusso
,
ma
un
semplice
pezzo
da
catasta
,
di
quelli
che
d
'
inverno
si
mettono
nelle
stufe
e
nei
caminetti
per
accendere
il
fuoco
e
per
riscaldare
le
stanze
.
Non
so
come
andasse
,
ma
il
fatto
gli
è
che
un
bel
giorno
questo
pezzo
di
legno
capitò
nella
bottega
di
un
vecchio
falegname
,
il
quale
aveva
nome
mastr
'
Antonio
,
se
non
che
tutti
lo
chiamavano
maestro
Ciliegia
,
per
via
della
punta
del
suo
naso
,
che
era
sempre
lustra
e
paonazza
,
come
una
ciliegia
matura
.
Appena
maestro
Ciliegia
ebbe
visto
quel
pezzo
di
legno
,
si
rallegrò
tutto
e
dandosi
una
fregatina
di
mani
per
la
contentezza
,
borbottò
a
mezza
voce
:
-
Questo
legno
è
capitato
a
tempo
:
voglio
servirmene
per
fare
una
gamba
di
tavolino
.
Detto
fatto
,
prese
subito
l
'
ascia
arrotata
per
cominciare
a
levargli
la
scorza
e
a
digrossarlo
,
ma
quando
fu
lì
per
lasciare
andare
la
prima
asciata
,
rimase
col
braccio
sospeso
in
aria
,
perché
sentì
una
vocina
sottile
,
che
disse
raccomandandosi
:
-
Non
mi
picchiar
tanto
forte
!
Figuratevi
come
rimase
quel
buon
vecchio
di
maestro
Ciliegia
!
Girò
gli
occhi
smarriti
intorno
alla
stanza
per
vedere
di
dove
mai
poteva
essere
uscita
quella
vocina
,
e
non
vide
nessuno
!
Guardò
sotto
il
banco
,
e
nessuno
;
guardò
dentro
un
armadio
che
stava
sempre
chiuso
,
e
nessuno
;
guardò
nel
corbello
dei
trucioli
e
della
segatura
,
e
nessuno
;
apri
l
'
uscio
di
bottega
per
dare
un
'
occhiata
anche
sulla
strada
,
e
nessuno
!
O
dunque
?
...
-
Ho
capito
;
-
disse
allora
ridendo
e
grattandosi
la
parrucca
,
-
si
vede
che
quella
vocina
me
la
sono
figurata
io
.
Rimettiamoci
a
lavorare
.
E
ripresa
l
'
ascia
in
mano
,
tirò
giù
un
solennissimo
colpo
sul
pezzo
di
legno
.
-
Ohi
!
tu
m
'
hai
fatto
male
!
-
gridò
rammaricandosi
la
solita
vocina
.
Questa
volta
maestro
Ciliegia
resta
di
stucco
,
cogli
occhi
fuori
del
capo
per
la
paura
,
colla
bocca
spalancata
e
colla
lingua
giù
ciondoloni
fino
al
mento
,
come
un
mascherone
da
fontana
.
Appena
riebbe
l
'
uso
della
parola
,
cominciò
a
dire
tremando
e
balbettando
dallo
spavento
:
-
Ma
di
dove
sarà
uscita
questa
vocina
che
ha
detto
ohi
?
...
Eppure
qui
non
c
'
è
anima
viva
.
Che
sia
per
caso
questo
pezzo
di
legno
che
abbia
imparato
a
piangere
e
a
lamentarsi
come
un
bambino
?
Io
non
lo
posso
credere
.
Questo
legno
eccolo
qui
;
è
un
pezzo
di
legno
da
caminetto
,
come
tutti
gli
altri
,
e
a
buttarlo
sul
fuoco
,
c
'
è
da
far
bollire
una
pentola
di
fagioli
...
O
dunque
?
Che
ci
sia
nascosto
dentro
qualcuno
?
Se
c
'
è
nascosto
qualcuno
,
tanto
peggio
per
lui
.
Ora
l
'
accomodo
io
!
E
cosi
dicendo
,
agguantò
con
tutt
'
e
due
le
mani
quel
povero
pezzo
di
legno
e
si
pose
a
sbatacchiarlo
senza
carità
contro
le
pareti
della
stanza
.
Poi
si
messe
in
ascolto
,
per
sentire
se
c
'
era
qualche
vocina
che
si
lamentasse
.
Aspettò
due
minuti
,
e
nulla
;
cinque
minuti
,
e
nulla
;
dieci
minuti
,
e
nulla
!
-
Ho
capito
,
-
disse
allora
sforzandosi
di
ridere
e
arruffandosi
la
parrucca
,
-
si
vede
che
quella
vocina
che
ha
detto
ohi
,
me
la
sono
figurata
io
!
Rimettiamoci
a
lavorare
.
E
perché
gli
era
entrata
addosso
una
gran
paura
,
si
provò
a
canterellare
per
farsi
un
po
'
di
coraggio
.
Intanto
,
posata
da
una
parte
l
'
ascia
,
prese
in
mano
la
pialla
,
per
piallare
e
tirare
a
pulimento
il
pezzo
di
legno
;
ma
nel
mentre
che
lo
piallava
in
su
e
in
giù
,
senti
la
solita
vocina
che
gli
disse
ridendo
:
-
Smetti
!
tu
mi
fai
il
pizzicorino
sul
corpo
!
Questa
volta
il
povero
maestro
Ciliegia
cadde
giù
come
fulminato
.
Quando
riaprì
gli
occhi
,
si
trovò
seduto
per
terra
.
Il
suo
viso
pareva
trasfigurato
,
e
perfino
la
punta
del
naso
,
di
paonazza
come
era
quasi
sempre
,
gli
era
diventata
turchina
dalla
gran
paura
.
Maestro
Ciliegia
regala
il
pezzo
di
legno
al
suo
amico
Geppetto
,
il
quale
lo
prende
per
fabbricarsi
un
burattino
maraviglioso
che
sappia
ballare
,
tirar
di
scherma
e
fare
i
salti
mortali
.
In
quel
punto
fu
bussato
alla
porta
.
-
Passate
pure
,
-
disse
il
falegname
,
senza
aver
la
forza
di
rizzarsi
in
piedi
.
Allora
entrò
in
bottega
un
vecchietto
tutto
arzillo
,
il
quale
aveva
nome
Geppetto
;
ma
i
ragazzi
del
vicinato
,
quando
lo
volevano
far
montare
su
tutte
le
furie
,
lo
chiamavano
col
soprannome
di
Polendina
,
a
motivo
della
sua
parrucca
gialla
che
somigliava
moltissimo
alla
polendina
di
granturco
.
Geppetto
era
bizzosissimo
.
Guai
a
chiamarlo
Polendina
!
Diventava
subito
una
bestia
e
non
c
'
era
più
verso
di
tenerlo
.
-
Buon
giorno
,
mastr
'
Antonio
,
-
disse
Geppetto
.
-
Che
cosa
fate
costì
per
terra
?
-
Insegno
l
'
abbaco
alle
formicole
.
-
Buon
pro
vi
faccia
!
-
Chi
vi
ha
portato
da
me
,
compar
Geppetto
?
-
Le
gambe
.
Sappiate
,
mastr
'
Antonio
,
che
son
venuto
da
voi
,
per
chiedervi
un
favore
.
-
Eccomi
qui
,
pronto
a
servirvi
,
-
replicò
il
falegname
,
rizzandosi
su
i
ginocchi
.
-
Stamani
m
'
è
piovuta
nel
cervello
un
'
idea
.
-
Sentiamola
.
-
Ho
pensato
di
fabbricarmi
da
me
un
bel
burattino
di
legno
;
ma
un
burattino
maraviglioso
,
che
sappia
ballare
,
tirare
di
scherma
e
fare
i
salti
mortali
.
Con
questo
burattino
voglio
girare
il
mondo
,
per
buscarmi
un
tozzo
di
pane
e
un
bicchier
di
vino
;
che
ve
ne
pare
?
-
Bravo
Polendina
!
-
gridò
la
solita
vocina
,
che
non
si
capiva
di
dove
uscisse
.
A
sentirsi
chiamar
Polendina
,
compar
Geppetto
diventò
rosso
come
un
peperone
dalla
bizza
,
e
voltandosi
verso
il
falegname
,
gli
disse
imbestialito
:
-
Perché
mi
offendete
?
-
Chi
vi
offende
?
-
Mi
avete
detto
Polendina
!
...
-
Non
sono
stato
io
.
-
Sta
un
po
'
a
vedere
che
sarò
stato
io
!
Io
dico
che
siete
stato
voi
.
-
No
!
-
Si
!
-
No
!
-
Si
!
E
riscaldandosi
sempre
più
,
vennero
dalle
parole
ai
fatti
,
e
acciuffatisi
fra
di
loro
,
si
graffiarono
,
si
morsero
e
si
sbertucciarono
.
Finito
il
combattimento
,
mastr
'
Antonio
si
trovò
fra
le
mani
la
parrucca
gialla
di
Geppetto
,
e
Geppetto
si
accorse
di
avere
in
bocca
la
parrucca
brizzolata
del
falegname
.
-
Rendimi
la
mia
parrucca
!
-
gridò
mastr
'
Antonio
.
-
E
tu
rendimi
la
mia
,
e
rifacciamo
la
pace
.
I
due
vecchietti
,
dopo
aver
ripreso
ognuno
di
loro
la
propria
parrucca
,
si
strinsero
la
mano
e
giurarono
di
rimanere
buoni
amici
per
tutta
la
vita
.
-
Dunque
,
compar
Geppetto
,
-
disse
il
falegname
in
segno
di
pace
fatta
,
-
qual
è
il
piacere
che
volete
da
me
?
-
Vorrei
un
po
'
di
legno
per
fabbricare
il
mio
burattino
;
me
lo
date
?
Mastr
'
Antonio
,
tutto
contento
,
andò
subito
a
prendere
sul
banco
quel
pezzo
di
legno
che
era
stato
cagione
a
lui
di
tante
paure
.
Ma
quando
fu
lì
per
consegnarlo
all
'
amico
,
il
pezzo
di
legno
dette
uno
scossone
e
sgusciandogli
violentemente
dalle
mani
,
ando
a
battere
con
forza
negli
stinchi
impresciuttiti
del
povero
Geppetto
.
-
Ah
!
gli
è
con
questo
bel
garbo
,
mastr
'
Antonio
,
che
voi
regalate
la
vostra
roba
?
M
'
avete
quasi
azzoppito
!
...
-
Vi
giuro
che
non
sono
stato
io
!
-
Allora
sarò
stato
io
!
...
-
La
colpa
è
tutta
di
questo
legno
...
-
Lo
so
che
è
del
legno
:
ma
siete
voi
che
me
l
'
avete
tirato
nelle
gambe
!
-
Io
non
ve
l
'
ho
tirato
!
-
Bugiardo
!
-
Geppetto
,
non
mi
offendete
;
se
no
vi
chiamo
Polendina
!
...
-
Asino
!
-
Polendina
!
-
Somaro
!
-
Polendina
!
-
Brutto
scimmiotto
!
-
Polendina
!
A
sentirsi
chiamar
Polendina
per
la
terza
volta
,
Geppetto
perse
il
lume
degli
occhi
,
si
avvento
sul
falegname
;
e
lì
se
ne
dettero
un
sacco
e
una
sporta
.
A
battaglia
finita
,
mastr
'
Antonio
si
trovo
due
graffi
di
piu
sul
naso
,
e
quell
'
altro
due
bottoni
di
meno
al
giubbetto
.
Pareggiati
in
questo
modo
i
loro
conti
,
si
strinsero
la
mano
e
giurarono
di
rimanere
buoni
amici
per
tutta
la
vita
.
Intanto
Geppetto
prese
con
se
il
suo
bravo
pezzo
di
legno
,
e
ringraziato
mastr
'
Antonio
,
se
ne
tornò
zoppicando
a
casa
.
Geppetto
,
tornato
a
casa
,
comincia
subito
a
fabbricarsi
il
burattino
e
gli
mette
il
nome
di
Pinocchio
.
prime
monellerie
del
burattino
.
La
casa
di
Geppetto
era
una
stanzina
terrena
,
che
pigliava
luce
da
un
sottoscala
.
La
mobilia
non
poteva
essere
più
semplice
:
una
seggiola
cattiva
,
un
letto
poco
buono
e
un
tavolino
tutto
rovinato
.
Nella
parete
di
fondo
si
vedeva
un
caminetto
col
fuoco
acceso
;
ma
il
fuoco
era
dipinto
,
e
accanto
al
fuoco
c
'
era
dipinta
una
pentola
che
bolliva
allegramente
e
mandava
fuori
una
nuvola
di
fumo
,
che
pareva
fumo
davvero
.
Appena
entrato
in
casa
,
Geppetto
prese
subito
gli
arnesi
e
si
pose
a
intagliare
e
a
fabbricare
il
suo
burattino
.
-
Che
nome
gli
metterò
?
-
disse
fra
sé
e
sé
.
-
Lo
voglio
chiamar
Pinocchio
.
Questo
nome
gli
porterà
fortuna
.
Ho
conosciuto
una
famiglia
intera
di
Pinocchi
:
Pinocchio
il
padre
,
Pinocchia
la
madre
e
Pinocchi
i
ragazzi
,
e
tutti
se
la
passavano
bene
.
Il
più
ricco
di
loro
chiedeva
l
'
elemosina
.
Quando
ebbe
trovato
il
nome
al
suo
burattino
,
allora
cominciò
a
lavorare
a
buono
,
e
gli
fece
subito
i
capelli
,
poi
la
fronte
,
poi
gli
occhi
.
Fatti
gli
occhi
,
figuratevi
la
sua
maraviglia
quando
si
accorse
che
gli
occhi
si
muovevano
e
che
lo
guardavano
fisso
fisso
.
Geppetto
,
vedendosi
guardare
da
quei
due
occhi
di
legno
,
se
n
'
ebbe
quasi
per
male
,
e
disse
con
accento
risentito
:
-
Occhiacci
di
legno
,
perché
mi
guardate
?
Nessuno
rispose
.
Allora
,
dopo
gli
occhi
,
gli
fece
il
naso
;
ma
il
naso
,
appena
fatto
,
cominciò
a
crescere
:
e
cresci
,
cresci
,
cresci
diventò
in
pochi
minuti
un
nasone
che
non
finiva
mai
.
Il
povero
Geppetto
si
affaticava
a
ritagliarlo
;
ma
più
lo
ritagliava
e
lo
scorciva
,
e
più
quel
naso
impertinente
diventava
lungo
.
Dopo
il
naso
,
gli
fece
la
bocca
.
La
bocca
non
era
ancora
finita
di
fare
,
che
cominciò
subito
a
ridere
e
a
canzonarlo
.
-
Smetti
di
ridere
!
-
disse
Geppetto
impermalito
;
ma
fu
come
dire
al
muro
.
-
Smetti
di
ridere
,
ti
ripeto
!
-
urlò
con
voce
minacciosa
.
Allora
la
bocca
smesse
di
ridere
,
ma
cacciò
fuori
tutta
la
lingua
.
Geppetto
,
per
non
guastare
i
fatti
suoi
,
finse
di
non
avvedersene
,
e
continuò
a
lavorare
.
Dopo
la
bocca
,
gli
fece
il
mento
,
poi
il
collo
,
le
spalle
,
lo
stomaco
,
le
braccia
e
le
mani
.
Appena
finite
le
mani
,
Geppetto
senti
portarsi
via
la
parrucca
dal
capo
.
Si
voltò
in
su
,
e
che
cosa
vide
?
Vide
la
sua
parrucca
gialla
in
mano
del
burattino
.
-
Pinocchio
!
...
rendimi
subito
la
mia
parrucca
!
E
Pinocchio
,
invece
di
rendergli
la
parrucca
,
se
la
messe
in
capo
per
sé
,
rimanendovi
sotto
mezzo
affogato
.
A
quel
garbo
insolente
e
derisorio
,
Geppetto
si
fece
triste
e
melanconico
,
come
non
era
stato
mai
in
vita
sua
,
e
voltandosi
verso
Pinocchio
,
gli
disse
:
-
Birba
d
'
un
figliuolo
!
Non
sei
ancora
finito
di
fare
,
e
già
cominci
a
mancar
di
rispetto
a
tuo
padre
!
Male
,
ragazzo
mio
,
male
!
E
si
rasciugò
una
lacrima
.
Restavano
sempre
da
fare
le
gambe
e
i
piedi
.
Quando
Geppetto
ebbe
finito
di
fargli
i
piedi
,
sentì
arrivarsi
un
calcio
sulla
punta
del
naso
.
-
Me
lo
merito
!
-
disse
allora
fra
sé
.
-
Dovevo
pensarci
prima
!
Ormai
è
tardi
!
Poi
prese
il
burattino
sotto
le
braccia
e
lo
posò
in
terra
,
sul
pavimento
della
stanza
,
per
farlo
camminare
.
Pinocchio
aveva
le
gambe
aggranchite
e
non
sapeva
muoversi
,
e
Geppetto
lo
conduceva
per
la
mano
per
insegnargli
a
mettere
un
passo
dietro
l
'
altro
.
Quando
le
gambe
gli
si
furono
sgranchite
,
Pinocchio
cominciò
a
camminare
da
sé
e
a
correre
per
la
stanza
;
finché
,
infilata
la
porta
di
casa
,
saltò
nella
strada
e
si
dette
a
scappare
.
E
il
povero
Geppetto
a
corrergli
dietro
senza
poterlo
raggiungere
,
perché
quel
birichino
di
Pinocchio
andava
a
salti
come
una
lepre
,
e
battendo
i
suoi
piedi
di
legno
sul
lastrico
della
strada
,
faceva
un
fracasso
,
come
venti
paia
di
zoccoli
da
contadini
.
-
Piglialo
!
piglialo
!
-
urlava
Geppetto
;
ma
la
gente
che
era
per
la
via
,
vedendo
questo
burattino
di
legno
,
che
correva
come
un
barbero
,
si
fermava
incantata
a
guardarlo
,
e
rideva
,
rideva
e
rideva
,
da
non
poterselo
figurare
.
Alla
fine
,
e
per
buona
fortuna
,
capitò
un
carabiniere
,
il
quale
,
sentendo
tutto
quello
schiamazzo
e
credendo
si
trattasse
di
un
puledro
che
avesse
levata
la
mano
al
padrone
,
si
piantò
coraggiosamente
a
gambe
larghe
in
mezzo
alla
strada
,
coll
'
animo
risoluto
di
fermarlo
e
di
impedire
il
caso
di
maggiori
disgrazie
.
Ma
Pinocchio
,
quando
si
avvide
da
lontano
del
carabiniere
che
barricava
tutta
la
strada
,
s
'
ingegnò
di
passargli
,
per
sorpresa
,
frammezzo
alle
gambe
,
e
invece
fece
fiasco
.
Il
carabiniere
,
senza
punto
smoversi
,
lo
acciuffò
pulitamente
per
il
naso
(
era
un
nasone
spropositato
,
che
pareva
fatto
apposta
per
essere
acchiappato
dai
carabinieri
)
,
e
lo
riconsegnò
nelle
proprie
mani
di
Geppetto
;
il
quale
,
a
titolo
di
correzione
,
voleva
dargli
subito
una
buona
tiratina
d
'
orecchi
.
Ma
figuratevi
come
rimase
quando
,
nel
cercargli
gli
orecchi
,
non
gli
riuscì
di
poterli
trovare
:
e
sapete
perché
?
Perché
,
nella
furia
di
scolpirlo
,
si
era
dimenticato
di
farglieli
.
Allora
lo
prese
per
la
collottola
,
e
,
mentre
lo
riconduceva
indietro
,
gli
disse
tentennando
minacciosamente
il
capo
:
-
Andiamo
a
casa
.
Quando
saremo
a
casa
,
non
dubitare
che
faremo
i
nostri
conti
!
Pinocchio
,
a
questa
antifona
,
si
buttò
per
terra
,
e
non
volle
più
camminare
.
Intanto
i
curiosi
e
i
bighelloni
principiavano
a
fermarsi
lì
dintorno
e
a
far
capannello
.
Chi
ne
diceva
una
,
chi
un
'
altra
.
-
Povero
burattino
!
-
dicevano
alcuni
,
-
ha
ragione
a
non
voler
tornare
a
casa
!
Chi
lo
sa
come
lo
picchierebbe
quell
'
omaccio
di
Geppetto
!
...
E
gli
altri
soggiungevano
malignamente
:
-
Quel
Geppetto
pare
un
galantuomo
!
ma
è
un
vero
tiranno
coi
ragazzi
!
Se
gli
lasciano
quel
povero
burattino
fra
le
mani
,
è
capacissimo
di
farlo
a
pezzi
!
...
Insomma
,
tanto
dissero
e
tanto
fecero
,
che
il
carabiniere
rimise
in
libertà
Pinocchio
e
condusse
in
prigione
quel
pover
'
uomo
di
Geppetto
.
Il
quale
,
non
avendo
parole
lì
per
lì
per
difendersi
,
piangeva
come
un
vitellino
,
e
nell
'
avviarsi
verso
il
carcere
,
balbettava
singhiozzando
:
-
Sciagurato
figliuolo
!
E
pensare
che
ho
penato
tanto
a
farlo
un
burattino
per
bene
!
Ma
mi
sta
il
dovere
!
Dovevo
pensarci
prima
!
...
Quello
che
accadde
dopo
,
è
una
storia
da
non
potersi
credere
,
e
ve
la
racconterò
in
quest
'
altri
capitoli
.
La
storia
di
Pinocchio
col
Grillo
-
parlante
,
dove
si
vede
come
i
ragazzi
cattivi
hanno
a
noia
di
sentirsi
correggere
da
chi
ne
sa
più
di
loro
.
Vi
dirò
dunque
,
ragazzi
,
che
mentre
il
povero
Geppetto
era
condotto
senza
sua
colpa
in
prigione
,
quel
monello
di
Pinocchio
,
rimasto
libero
dalle
grinfie
del
carabiniere
,
se
la
dava
a
gambe
giù
attraverso
ai
campi
,
per
far
più
presto
a
tornarsene
a
casa
;
e
nella
gran
furia
del
correre
saltava
greppi
altissimi
,
siepi
di
pruni
e
fossi
pieni
d
'
acqua
,
tale
e
quale
come
avrebbe
potuto
fare
un
capretto
o
un
leprottino
inseguito
dai
cacciatori
.
Giunto
dinanzi
a
casa
,
trovò
l
'
uscio
di
strada
socchiuso
.
Lo
spinse
,
entrò
dentro
,
e
appena
ebbe
messo
tanto
di
paletto
,
si
gettò
a
sedere
per
terra
,
lasciando
andare
un
gran
sospirone
di
contentezza
.
Ma
quella
contentezza
durò
poco
,
perché
sentì
nella
stanza
qualcuno
che
fece
:
-
Crì
-
crì
-
crì
!
-
Chi
è
che
mi
chiama
?
-
disse
Pinocchio
tutto
impaurito
.
-
Sono
io
!
Pinocchio
si
voltò
e
vide
un
grosso
Grillo
che
saliva
lentamente
su
su
per
il
muro
.
-
Dimmi
,
Grillo
:
e
tu
chi
sei
?
-
Io
sono
il
Grillo
-
parlante
,
ed
abito
in
questa
stanza
da
più
di
cent
'
anni
.
-
Oggi
però
questa
stanza
è
mia
,
-
disse
il
burattino
,
-
e
se
vuoi
farmi
un
vero
piacere
,
vattene
subito
,
senza
nemmeno
voltarti
indietro
.
-
Io
non
me
ne
anderò
di
qui
,
-
rispose
il
Grillo
,
-
se
prima
non
ti
avrò
detto
una
gran
verità
.
-
Dimmela
e
spicciati
.
-
Guai
a
quei
ragazzi
che
si
ribellano
ai
loro
genitori
e
che
abbandonano
capricciosamente
la
casa
paterna
!
Non
avranno
mai
bene
in
questo
mondo
;
e
prima
o
poi
dovranno
pentirsene
amaramente
.
-
Canta
pure
,
Grillo
mio
,
come
ti
pare
e
piace
:
ma
io
so
che
domani
,
all
'
alba
,
voglio
andarmene
di
qui
,
perché
se
rimango
qui
,
avverrà
a
me
quel
che
avviene
a
tutti
gli
altri
ragazzi
,
vale
a
dire
mi
manderanno
a
scuola
e
per
amore
o
per
forza
mi
toccherà
studiare
;
e
io
,
a
dirtela
in
confidenza
,
di
studiare
non
ne
ho
punto
voglia
e
mi
diverto
più
a
correre
dietro
alle
farfalle
e
a
salire
su
per
gli
alberi
a
prendere
gli
uccellini
di
nido
.
-
Povero
grullerello
!
Ma
non
sai
che
,
facendo
così
,
diventerai
da
grande
un
bellissimo
somaro
e
che
tutti
si
piglieranno
gioco
di
te
?
-
Chetati
.
Grillaccio
del
mal
'
augurio
!
-
gridò
Pinocchio
.
Ma
il
Grillo
,
che
era
paziente
e
filosofo
,
invece
di
aversi
a
male
di
questa
impertinenza
,
continuò
con
lo
stesso
tono
di
voce
:
-
E
se
non
ti
garba
di
andare
a
scuola
,
perché
non
impari
almeno
un
mestiere
,
tanto
da
guadagnarti
onestamente
un
pezzo
di
pane
?
-
Vuoi
che
te
lo
dica
?
-
replicò
Pinocchio
,
che
cominciava
a
perdere
la
pazienza
.
-
Fra
tutti
i
mestieri
del
mondo
non
ce
n
'
è
che
uno
solo
,
che
veramente
mi
vada
a
genio
.
-
E
questo
mestiere
sarebbe
?
...
-
Quello
di
mangiare
,
bere
,
dormire
,
divertirmi
e
fare
dalla
mattina
alla
sera
la
vita
del
vagabondo
.
-
Per
tua
regola
,
-
disse
il
Grillo
-
parlante
con
la
sua
solita
calma
,
-
tutti
quelli
che
fanno
codesto
mestiere
finiscono
sempre
allo
spedale
o
in
prigione
.
-
Bada
,
Grillaccio
del
mal
'
augurio
!
...
se
mi
monta
la
bizza
,
guai
a
te
!
-
Povero
Pinocchio
!
Mi
fai
proprio
compassione
!
...
-
Perché
ti
faccio
compassione
?
-
Perché
sei
un
burattino
e
,
quel
che
è
peggio
,
perché
hai
la
testa
di
legno
.
A
queste
ultime
parole
,
Pinocchio
saltò
su
tutt
'
infuriato
e
preso
sul
banco
un
martello
di
legno
lo
scagliò
contro
il
Grillo
-
parlante
.
Forse
non
credeva
nemmeno
di
colpirlo
:
ma
disgraziatamente
lo
colse
per
l
'
appunto
nel
capo
,
tanto
che
il
povero
Grillo
ebbe
appena
il
fiato
di
fare
crì
-
crì
-
crì
,
e
poi
rimase
lì
stecchito
e
appiccicato
alla
parete
.
Pinocchio
ha
fame
,
e
cerca
un
uovo
per
farsi
una
frittata
;
ma
sul
più
bello
,
la
frittata
gli
vola
via
dalla
finestra
.
Intanto
cominciò
a
farsi
notte
,
e
Pinocchio
,
ricordandosi
che
non
aveva
mangiato
nulla
,
senti
un
'
uggiolina
allo
stomaco
,
che
somigliava
moltissimo
all
'
appetito
.
Ma
l
'
appetito
nei
ragazzi
cammina
presto
;
e
di
fatti
dopo
pochi
minuti
l
'
appetito
diventò
fame
,
e
la
fame
,
dal
vedere
al
non
vedere
,
si
converti
in
una
fame
da
lupi
,
una
fame
da
tagliarsi
col
coltello
.
Il
povero
Pinocchio
corse
subito
al
focolare
,
dove
c
'
era
una
pentola
che
bolliva
e
fece
l
'
atto
di
scoperchiarla
,
per
vedere
che
cosa
ci
fosse
dentro
,
ma
la
pentola
era
dipinta
sul
muro
.
Figuratevi
come
restò
.
Il
suo
naso
,
che
era
già
lungo
,
gli
diventò
più
lungo
almeno
quattro
dita
.
Allora
si
dette
a
correre
per
la
stanza
e
a
frugare
per
tutte
le
cassette
e
per
tutti
i
ripostigli
in
cerca
di
un
po
'
di
pane
,
magari
un
po
'
di
pan
secco
,
un
crosterello
,
un
osso
avanzato
al
cane
,
un
po
'
di
polenta
muffita
,
una
lisca
di
pesce
,
un
nocciolo
di
ciliegia
,
insomma
di
qualche
cosa
da
masticare
:
ma
non
trovò
nulla
,
il
gran
nulla
,
proprio
nulla
.
E
intanto
la
fame
cresceva
,
e
cresceva
sempre
:
e
il
povero
Pinocchio
non
aveva
altro
sollievo
che
quello
di
sbadigliare
:
e
faceva
degli
sbadigli
cosi
lunghi
,
che
qualche
volta
la
bocca
gli
arrivava
fino
agli
orecchi
.
E
dopo
avere
sbadigliato
,
sputava
,
e
sentiva
che
lo
stomaco
gli
andava
via
.
Allora
piangendo
e
disperandosi
,
diceva
:
-
Il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
.
Ho
fatto
male
a
rivoltarmi
al
mio
babbo
e
a
fuggire
di
casa
...
Se
il
mio
babbo
fosse
qui
,
ora
non
mi
troverei
a
morire
di
sbadigli
!
Oh
!
che
brutta
malattia
che
è
la
fame
!
Quand
'
ecco
gli
parve
di
vedere
nel
monte
della
spazzatura
qualche
cosa
di
tondo
e
di
bianco
,
che
somigliava
tutto
a
un
uovo
di
gallina
.
Spiccare
un
salto
e
gettarvisi
sopra
,
fu
un
punto
solo
.
Era
un
uovo
davvero
.
La
gioia
del
burattino
è
impossibile
descriverla
:
bisogna
sapersela
figurare
.
Credendo
quasi
che
fosse
un
sogno
,
si
rigirava
quest
'
uovo
fra
le
mani
,
e
lo
toccava
e
lo
baciava
,
e
baciandolo
diceva
:
-
E
ora
come
dovrò
cuocerlo
?
Ne
farò
una
frittata
?
...
No
,
è
meglio
cuocerlo
nel
piatto
!
...
O
non
sarebbe
più
saporito
se
lo
friggessi
in
padella
?
O
se
invece
lo
cuocessi
a
uso
uovo
da
bere
?
No
,
la
più
lesta
di
tutte
è
di
cuocerlo
nel
piatto
o
nel
tegamino
:
ho
troppa
voglia
di
mangiarmelo
!
Detto
fatto
,
pose
un
tegamino
sopra
un
caldano
pieno
di
brace
accesa
:
messe
nel
tegamino
,
invece
d
'
olio
o
di
burro
,
un
po
'
d
'
acqua
:
e
quando
l
'
acqua
principiò
a
fumare
,
tac
!
;
..
spezzò
il
guscio
dell
'
uovo
,
e
fece
l
'
atto
di
scodellarvelo
dentro
.
Ma
invece
della
chiara
e
del
torlo
,
scappò
fuori
un
pulcino
tutto
allegro
e
complimentoso
,
il
quale
,
facendo
una
bella
riverenza
,
disse
:
-
Mille
grazie
,
signor
Pinocchio
,
d
'
avermi
risparmiata
la
fatica
di
rompere
il
guscio
!
Arrivedella
,
stia
bene
e
tanti
saluti
a
casa
!
Ciò
detto
distese
le
ali
e
,
infilata
la
finestra
che
era
aperta
,
se
ne
volò
via
a
perdita
d
'
occhio
.
Il
povero
burattino
rimase
lì
,
come
incantato
,
cogli
occhi
fissi
,
colla
bocca
aperta
e
coi
gusci
delI
'
uovo
in
mano
.
Riavutosi
,
peraltro
,
dal
primo
sbigottimento
,
cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
battere
i
piedi
in
terra
,
per
la
disperazione
,
e
piangendo
diceva
:
-
Eppure
il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
!
Se
non
fossi
scappato
di
casa
e
se
il
mio
babbo
fosse
qui
,
ora
non
mi
troverei
a
morire
di
fame
!
Oh
!
che
brutta
malattia
che
è
la
fame
!
...
E
perché
il
corpo
gli
seguitava
a
brontolare
più
che
mai
,
e
non
sapeva
come
fare
a
chetarlo
,
pensò
di
uscir
di
casa
e
di
dare
una
scappata
al
paesello
vicino
,
nella
speranza
di
trovare
qualche
persona
caritatevole
che
gli
avesse
fatto
l
'
elemosina
di
un
po
'
di
pane
.
Pinocchio
si
addormenta
coi
piedi
sul
caldano
,
e
la
mattina
dopo
si
sveglia
coi
piedi
tutti
bruciati
.
Per
l
'
appunto
era
una
nottataccia
d
'
inferno
.
Tuonava
forte
forte
,
lampeggiava
come
se
il
cielo
pigliasse
fuoco
,
e
un
ventaccio
freddo
e
strapazzone
,
fischiando
rabbiosamente
e
sollevando
un
immenso
nuvolo
di
polvere
,
faceva
stridere
e
cigolare
tutti
gli
alberi
della
campagna
.
Pinocchio
aveva
una
gran
paura
dei
tuoni
e
dei
lampi
:
se
non
che
la
fame
era
più
forte
della
paura
:
motivo
per
cui
accostò
l
'
uscio
di
casa
,
e
presa
la
carriera
,
in
un
centinaio
di
salti
arrivò
fino
al
paese
,
colla
lingua
fuori
e
col
fiato
grosso
,
come
un
cane
da
caccia
.
Ma
trova
tutto
buio
e
tutto
deserto
.
Le
botteghe
erano
chiuse
;
le
porte
di
casa
chiuse
;
le
finestre
chiuse
;
e
nella
strada
nemmeno
un
cane
.
Pareva
il
paese
dei
morti
.
Allora
Pinocchio
,
preso
dalla
disperazione
e
dalla
fame
,
si
attaccò
al
campanello
d
'
una
casa
,
e
cominciò
a
suonare
a
distesa
,
dicendo
dentro
di
sé
:
-
Qualcuno
si
affaccierà
.
Difatti
si
affacciò
un
vecchino
,
col
berretto
da
notte
in
capo
,
il
quale
gridò
tutto
stizzito
:
-
Che
cosa
volete
a
quest
'
ora
?
-
Che
mi
fareste
il
piacere
di
darmi
un
po
'
di
pane
?
-
Aspettami
costì
che
torno
subito
,
-
rispose
il
vecchino
,
credendo
di
aver
da
fare
con
qualcuno
di
quei
ragazzacci
rompicollo
che
si
divertono
di
notte
a
suonare
i
campanelli
delle
case
,
per
molestare
la
gente
per
bene
,
che
se
la
dorme
tranquillamente
.
Dopo
mezzo
minuto
la
finestra
si
riaprì
e
la
voce
del
solito
vecchino
gridò
a
Pinocchio
:
-
Fatti
sotto
e
para
il
cappello
.
Pinocchio
si
levò
subito
il
suo
cappelluccio
;
ma
mentre
faceva
l
'
atto
di
pararlo
,
sentì
pioversi
addosso
un
'
enorme
catinellata
d
'
acqua
che
lo
annaffiò
tutto
dalla
testa
ai
piedi
,
come
se
fosse
un
vaso
di
giranio
appassito
.
Tornò
a
casa
bagnato
come
un
pulcino
e
rifinito
dalla
stanchezza
e
dalla
fame
e
perché
non
aveva
più
forza
di
reggersi
ritto
,
si
pose
a
sedere
,
appoggiando
i
piedi
fradici
e
impillaccherati
sopra
un
caldano
pieno
di
brace
accesa
.
E
lì
si
addormentò
;
e
nel
dormire
,
i
piedi
che
erano
di
legno
,
gli
presero
fuoco
e
adagio
adagio
gli
si
carbonizzarono
e
diventarono
cenere
.
E
Pinocchio
seguitava
a
dormire
e
a
russare
,
come
se
i
suoi
piedi
fossero
quelli
d
'
un
altro
.
Finalmente
sul
far
del
giorno
si
svegliò
,
perché
qualcuno
aveva
bussato
alla
porta
.
-
Chi
è
?
-
domandò
sbadigliando
e
stropicciandosi
gli
occhi
.
-
Sono
io
,
-
rispose
una
voce
.
Quella
voce
era
la
voce
di
Geppetto
.
Geppetto
torna
a
casa
,
rifà
i
piedi
al
burattino
e
gli
dà
la
colazione
che
il
pover
'
uomo
aveva
portata
con
sé
.
Il
povero
Pinocchio
,
che
aveva
sempre
gli
occhi
fra
il
sonno
,
non
s
'
era
ancora
avvisto
dei
piedi
,
che
gli
si
erano
tutti
bruciati
:
per
cui
appena
sentì
la
voce
di
suo
padre
,
schizzò
giù
dallo
sgabello
per
correre
a
tirare
il
paletto
;
ma
invece
,
dopo
due
o
tre
traballoni
,
cadde
di
picchio
tutto
lungo
disteso
sul
pavimento
.
E
nel
battere
in
terra
fece
lo
stesso
rumore
,
che
avrebbe
fatto
un
sacco
di
mestoli
.
cascato
da
un
quinto
piano
.
-
Aprimi
!
-
intanto
gridava
Geppetto
dalla
strada
.
-
Babbo
mio
,
non
posso
,
-
rispondeva
il
burattino
piangendo
e
ruzzolandosi
per
terra
.
-
Perché
non
puoi
?
-
Perché
mi
hanno
mangiato
i
piedi
.
-
E
chi
te
li
ha
mangiati
?
-
Il
gatto
,
-
disse
Pinocchio
,
vedendo
il
gatto
che
colle
zampine
davanti
si
divertiva
a
far
ballare
alcuni
trucioli
di
legno
.
-
Aprimi
,
ti
dico
!
-
ripetè
Geppetto
,
-
se
no
quando
vengo
in
casa
,
il
gatto
te
lo
do
io
!
-
Non
posso
star
ritto
,
credetelo
.
O
povero
me
!
povero
me
che
mi
toccherà
a
camminare
coi
ginocchi
per
tutta
la
vita
!
...
Geppetto
,
credendo
che
tutti
questi
piagnistei
fossero
un
'
altra
monelleria
del
burattino
,
pensò
bene
di
farla
finita
,
e
arrampicatosi
su
per
il
muro
,
entrò
in
casa
dalla
finestra
.
Da
principio
voleva
dire
e
voleva
fare
:
ma
poi
quando
vide
il
suo
Pinocchio
sdraiato
in
terra
e
rimasto
senza
piedi
davvero
,
allora
sentì
intenerirsi
;
e
presolo
subito
in
collo
,
si
dette
a
baciarlo
e
a
fargli
mille
carezze
e
mille
moine
,
e
,
coi
luccioloni
che
gli
cascavano
giù
per
le
gote
,
gli
disse
singhiozzando
:
-
Pinocchiuccio
mio
!
Com
'
è
che
ti
sei
bruciato
i
piedi
?
-
Non
lo
so
,
babbo
,
ma
credetelo
che
è
stata
una
nottata
d
'
inferno
e
me
ne
ricorderò
fin
che
campo
.
Tonava
,
balenava
e
io
avevo
una
gran
fame
e
allora
il
Grillo
-
parlante
mi
disse
:
"
Ti
sta
bene
;
sei
stato
cattivo
,
e
te
lo
meriti
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Bada
,
Grillo
!...",
e
lui
mi
disse
:
"
Tu
sei
un
burattino
e
hai
la
testa
di
legno
"
e
io
gli
tirai
un
martello
di
legno
,
e
lui
morì
ma
la
colpa
fu
sua
,
perché
io
non
volevo
ammazzarlo
,
prova
ne
sia
che
messi
un
tegamino
sulla
brace
accesa
del
caldano
,
ma
il
pulcino
scappò
fuori
e
disse
:
"
Arrivedella
...
e
tanti
saluti
a
casa
"
e
la
fame
cresceva
sempre
,
motivo
per
cui
quel
vecchino
col
berretto
da
notte
,
affacciandosi
alla
finestra
mi
disse
:
"
Fatti
sotto
e
para
il
cappello
"
e
io
con
quella
catinellata
d
'
acqua
sul
capo
,
perché
il
chiedere
un
po
'
di
pane
non
è
vergogna
,
non
è
vero
?
me
ne
tornai
subito
a
casa
,
e
perché
avevo
sempre
una
gran
fame
,
messi
i
piedi
sul
caldano
per
rasciugarmi
,
e
voi
siete
tornato
,
e
me
li
sono
trovati
bruciati
,
e
intanto
la
fame
l
'
ho
sempre
e
i
piedi
non
li
ho
più
!
Ih
!
...
ih
!
...
ih
!
...
ih
!
...
E
il
povero
Pinocchio
cominciò
a
piangere
e
a
berciare
così
forte
,
che
lo
sentivano
da
cinque
chilometri
lontano
.
Geppetto
,
che
di
tutto
quel
discorso
arruffato
aveva
capito
una
cosa
sola
,
cioè
che
il
burattino
sentiva
morirsi
dalla
gran
fame
,
tirò
fuori
di
tasca
tre
pere
,
e
porgendogliele
,
disse
:
-
Queste
tre
pere
erano
per
la
mia
colazione
:
ma
io
te
le
do
volentieri
.
Mangiale
,
e
buon
pro
ti
faccia
.
-
Se
volete
che
le
mangi
,
fatemi
il
piacere
di
sbucciarle
.
-
Sbucciarle
?
-
replicò
Geppetto
meravigliato
.
-
Non
avrei
mai
creduto
,
ragazzo
,
mio
,
che
tu
fossi
così
boccuccia
e
così
schizzinoso
di
palato
.
Male
!
In
questo
mondo
,
fin
da
bambini
,
bisogna
avvezzarsi
abboccati
e
a
saper
mangiare
di
tutto
,
perché
non
si
sa
mai
quel
che
ci
può
capitare
.
I
casi
son
tanti
!
...
-
Voi
direte
bene
,
-
soggiunse
Pinocchio
,
-
ma
io
non
mangerò
mai
una
frutta
,
che
non
sia
sbucciata
.
Le
bucce
non
le
posso
soffrire
.
E
quel
buon
uomo
di
Geppetto
,
cavato
fuori
un
coltellino
,
e
armatosi
di
santa
pazienza
,
sbucciò
le
tre
pere
,
e
pose
tutte
le
bucce
sopra
un
angolo
della
tavola
.
Quando
Pinocchio
in
due
bocconi
ebbe
mangiata
la
prima
pera
,
fece
l
'
atto
di
buttar
via
il
torsolo
:
ma
Geppetto
gli
trattenne
il
braccio
,
dicendogli
:
-
Non
lo
buttar
via
:
tutto
in
questo
mondo
può
far
comodo
.
-
Ma
io
il
torsolo
non
lo
mangio
davvero
!
...
-
gridò
il
burattino
,
rivoltandosi
come
una
vipera
.
-
Chi
lo
sa
!
I
casi
son
tanti
!
...
-
ripetè
Geppetto
,
senza
riscaldarsi
.
Fatto
sta
che
i
tre
torsoli
,
invece
di
essere
gettati
fuori
dalla
finestra
,
vennero
posati
sull
'
angolo
della
tavola
in
compagnia
delle
bucce
.
Mangiate
o
,
per
dir
meglio
,
divorate
le
tre
pere
,
Pinocchio
fece
un
lunghissimo
sbadiglio
e
disse
piagnucolando
:
-
Ho
dell
'
altra
fame
!
-
Ma
io
,
ragazzo
mio
,
non
ho
più
nulla
da
darti
.
-
Proprio
nulla
,
nulla
?
-
Ci
avrei
soltanto
queste
bucce
e
questi
torsoli
di
pera
.
-
Pazienza
!
-
disse
Pinocchio
,
-
se
non
c
'
è
altro
,
mangerò
una
buccia
.
E
cominciò
a
masticare
.
Da
principio
storse
un
po
'
la
bocca
;
ma
poi
,
una
dietro
l
'
altra
,
spolverò
in
un
soffio
tutte
le
bucce
:
e
dopo
le
bucce
,
anche
i
torsoli
,
e
quand
'
ebbe
finito
di
mangiare
ogni
cosa
,
si
battè
tutto
contento
le
mani
sul
corpo
,
e
disse
gongolando
:
-
Ora
sì
che
sto
bene
!
-
Vedi
dunque
,
-
osservò
Geppetto
,
-
che
avevo
ragione
io
quando
ti
dicevo
che
non
bisogna
avvezzarsi
né
troppo
sofistici
né
troppo
delicati
di
palato
.
Caro
mio
,
non
si
sa
mai
quel
che
ci
può
capitare
in
questo
mondo
.
I
casi
son
tanti
!
...
Geppetto
rifa
i
piedi
a
Pinocchio
e
vende
la
propria
casacca
per
comprargli
l
'
Abbecedario
.
Il
burattino
,
appena
che
si
fu
levata
la
fame
,
cominciò
subito
a
bofonchiare
e
a
piangere
,
perché
voleva
un
paio
di
piedi
nuovi
.
Ma
Geppetto
,
per
punirlo
della
monelleria
fatta
lo
lasciò
piangere
e
disperarsi
per
una
mezza
giornata
:
poi
gli
disse
:
-
E
perché
dovrei
rifarti
i
piedi
?
Forse
per
vederti
scappar
di
nuovo
da
casa
tua
?
-
Vi
prometto
,
-
disse
il
burattino
singhiozzando
,
-
che
da
oggi
in
poi
sarò
buono
...
-
Tutti
i
ragazzi
,
-
replicò
Geppetto
,
-
quando
vogliono
ottenere
qualcosa
,
dicono
così
.
-
Vi
prometto
che
anderò
a
scuola
,
studierò
e
mi
farò
onore
...
-
Tutti
i
ragazzi
,
quando
vogliono
ottenere
qualcosa
,
ripetono
la
medesima
storia
.
-
Ma
io
non
sono
come
gli
altri
ragazzi
!
Io
sono
più
buono
di
tutti
e
dico
sempre
la
verità
.
Vi
prometto
,
babbo
,
che
imparerò
un
'
arte
e
che
sarò
la
consolazione
e
il
bastone
della
vostra
vecchiaia
.
Geppetto
che
,
sebbene
facesse
il
viso
di
tiranno
,
aveva
gli
occhi
pieni
di
pianto
e
il
cuore
grosso
dalla
passione
di
vedere
il
suo
povero
Pinocchio
in
quello
stato
compassionevole
,
non
rispose
altre
parole
:
ma
,
presi
in
mano
gli
arnesi
del
mestiere
e
due
pezzetti
di
legno
stagionato
,
si
pose
a
lavorare
di
grandissimo
impegno
.
E
in
meno
d
'
un
'
ora
,
i
piedi
erano
bell
'
e
fatti
;
due
piedini
svelti
,
asciutti
e
nervosi
,
come
se
fossero
modellati
da
un
artista
di
genio
.
Allora
Geppetto
disse
al
burattino
:
-
Chiudi
gli
occhi
e
dormi
!
E
Pinocchio
chiuse
gli
occhi
e
fece
finta
di
dormire
.
E
nel
tempo
che
si
fingeva
addormentato
,
Geppetto
con
un
po
'
di
colla
sciolta
in
un
guscio
d
'
uovo
gli
appiccicò
i
due
piedi
al
loro
posto
,
e
glieli
appiccicò
così
bene
,
che
non
si
vedeva
nemmeno
il
segno
dell
'
attaccatura
.
Appena
il
burattino
si
accorse
di
avere
i
piedi
,
saltò
giù
dalla
tavola
dove
stava
disteso
,
e
principiò
a
fare
mille
sgambetti
e
mille
capriole
,
come
se
fosse
ammattito
dalla
gran
contentezza
.
-
Per
ricompensarvi
di
quanto
avete
fatto
per
me
,
-
disse
Pinocchio
al
suo
babbo
,
-
voglio
subito
andare
a
scuola
.
-
Bravo
ragazzo
!
-
Ma
per
andare
a
scuola
ho
bisogno
d
'
un
po
'
di
vestito
.
Geppetto
,
che
era
povero
e
non
aveva
in
tasca
nemmeno
un
centesimo
,
gli
fece
allora
un
vestituccio
di
carta
fiorita
,
un
paio
di
scarpe
di
scorza
di
albero
e
un
berrettino
di
midolla
di
pane
.
Pinocchio
corse
subito
a
specchiarsi
in
una
catinella
piena
d
'
acqua
e
rimase
così
contento
di
sé
,
che
disse
pavoneggiandosi
:
-
Paio
proprio
un
signore
!
-
Davvero
,
-
replicò
Geppetto
,
-
perché
,
tienlo
a
mente
,
non
è
il
vestito
bello
che
fa
il
signore
.
ma
è
piuttosto
il
vestito
pulito
.
-
A
proposito
,
-
soggiunse
il
burattino
,
-
per
andare
alla
scuola
mi
manca
sempre
qualcosa
:
anzi
mi
manca
il
più
e
il
meglio
.
-
Cioè
?
-
Mi
manca
l
'
Abbecedario
.
-
Hai
ragione
:
ma
come
si
fa
per
averlo
?
-
è
facilissimo
:
si
va
da
un
libraio
e
si
compra
.
-
E
i
quattrini
?
-
Io
non
ce
l
'
ho
.
-
Nemmeno
io
,
-
soggiunse
il
buon
vecchio
,
facendosi
tristo
.
E
Pinocchio
,
sebbene
fosse
un
ragazzo
allegrissimo
,
si
fece
tristo
anche
lui
:
perché
la
miseria
,
quando
è
miseria
davvero
,
la
intendono
tutti
:
anche
i
ragazzi
.
-
Pazienza
!
-
gridò
Geppetto
tutt
'
a
un
tratto
rizzandosi
in
piedi
;
e
infilatasi
la
vecchia
casacca
di
fustagno
,
tutta
toppe
e
rimendi
,
uscì
correndo
di
casa
.
Dopo
poco
tornò
:
e
quando
tornò
aveva
in
mano
l
'
Abbecedario
per
il
figliuolo
,
ma
la
casacca
non
l
'
aveva
più
.
Il
pover
'
uomo
era
in
maniche
di
camicia
,
e
fuori
nevicava
.
-
E
la
casacca
,
babbo
?
-
L
'
ho
venduta
.
-
Perché
l
'
avete
venduta
?
-
Perché
mi
faceva
caldo
.
Pinocchio
capì
questa
risposta
a
volo
,
e
non
potendo
frenare
l
'
impeto
del
suo
buon
cuore
,
saltò
al
collo
di
Geppetto
e
cominciò
a
baciarlo
per
tutto
il
viso
.
Pinocchio
vende
l
'
Abbecedario
per
andare
a
vedere
il
teatrino
dei
burattini
.
Smesso
che
fu
di
nevicare
,
Pinocchio
col
suo
bravo
Abbecedario
nuovo
sotto
il
braccio
,
prese
la
strada
che
menava
alla
scuola
:
e
strada
facendo
,
fantasticava
nel
suo
cervellino
mille
ragionamenti
e
mille
castelli
in
aria
,
uno
più
bello
dell
'
altro
.
E
discorrendo
da
sé
solo
diceva
:
-
Oggi
,
alla
scuola
,
voglio
subito
imparare
a
leggere
:
domani
poi
imparerò
a
scrivere
e
domani
l
'
altro
imparerò
a
fare
i
numeri
.
Poi
,
colla
mia
abilità
,
guadagnerò
molti
quattrini
e
coi
primi
quattrini
che
mi
verranno
in
tasca
,
voglio
subito
fare
al
mio
babbo
una
bella
casacca
di
panno
.
Ma
che
dico
di
panno
?
Gliela
voglio
fare
tutta
d
'
argento
e
d
'
oro
,
e
coi
bottoni
di
brillanti
.
E
quel
pover
'
uomo
se
la
merita
davvero
:
perché
,
insomma
,
per
comprarmi
i
libri
e
per
farmi
istruire
,
è
rimasto
in
maniche
di
camicia
...
a
questi
freddi
!
Non
ci
sono
che
i
babbi
che
sieno
capaci
di
certi
sacrifizi
!
...
Mentre
tutto
commosso
diceva
così
gli
parve
di
sentire
in
lontananza
una
musica
di
pifferi
e
di
colpi
di
grancassa
:
pì
pì
pì
zum
,
zum
,
zum
,
zum
.
Si
fermò
e
stette
in
ascolto
.
Quei
suoni
venivano
di
fondo
a
una
lunghissima
strada
traversa
,
che
conduceva
a
un
piccolo
paesetto
fabbricato
sulla
spiaggia
del
mare
.
-
Che
cosa
sia
questa
musica
?
Peccato
che
io
debba
andare
a
scuola
,
se
no
...
E
rimase
lì
perplesso
.
A
ogni
modo
,
bisognava
prendere
una
risoluzione
:
o
a
scuola
,
o
a
sentire
i
pifferi
.
-
Oggi
anderò
a
sentire
i
pifferi
,
e
domani
a
scuola
:
per
andare
a
scuola
c
'
è
sempre
tempo
,
-
disse
finalmente
quel
monello
facendo
una
spallucciata
.
Detto
fatto
,
infilò
giù
per
la
strada
traversa
,
e
cominciò
a
correre
a
gambe
.
Più
correva
e
più
sentiva
distinto
il
suono
dei
pifferi
e
dei
tonfi
della
grancassa
:
pì
pì
pì
..
zum
,
zum
,
zum
,
zum
.
Quand
'
ecco
che
si
trovò
in
mezzo
a
una
piazza
tutta
piena
di
gente
,
la
quale
si
affollava
intorno
a
un
gran
baraccone
di
legno
e
di
tela
dipinta
di
mille
colori
.
-
Che
cos
'
è
quel
baraccone
?
-
domandò
Pinocchio
,
voltandosi
a
un
ragazzetto
che
era
lì
del
paese
.
-
Leggi
il
cartello
,
che
c
'
è
scritto
,
e
lo
saprai
.
-
Lo
leggerei
volentieri
,
ma
per
l
'
appunto
oggi
non
so
leggere
.
-
Bravo
bue
!
Allora
te
lo
leggerò
io
.
Sappi
dunque
che
in
quel
cartello
a
lettere
rosse
come
il
fuoco
c
'
è
scritto
:
GRAN
TEATRO
DEI
BURATTINI
...
-
è
molto
che
è
incominciata
la
commedia
?
-
Comincia
ora
.
-
E
quanto
si
spende
per
entrare
?
-
Quattro
soldi
.
Pinocchio
,
che
aveva
addosso
la
febbre
della
curiosità
,
perse
ogni
ritegno
,
e
disse
senza
vergognarsi
al
ragazzetto
,
col
quale
parlava
:
-
Mi
daresti
quattro
soldi
fino
a
domani
?
-
Te
li
darei
volentieri
,
-
gli
rispose
l
'
altro
canzonandolo
,
-
ma
oggi
per
l
'
appunto
non
te
li
posso
dare
.
-
Per
quattro
soldi
,
ti
vendo
la
mia
giacchetta
,
-
gli
disse
allora
il
burattino
.
-
Che
vuoi
che
mi
faccia
di
una
giacchetta
di
carta
fiorita
?
Se
ci
piove
su
,
non
c
'
è
più
verso
di
cavartela
da
dosso
.
-
Vuoi
comprare
le
mie
scarpe
?
-
Sono
buone
per
accendere
il
fuoco
.
-
Quanto
mi
dai
del
berretto
?
-
Bell
'
acquisto
davvero
!
Un
berretto
di
midolla
di
pane
!
C
'
è
il
caso
che
i
topi
me
lo
vengano
a
mangiare
in
capo
!
Pinocchio
era
sulle
spine
.
Stava
lì
lì
per
fare
un
'
ultima
offerta
:
ma
non
aveva
coraggio
;
esitava
,
tentennava
,
pativa
.
Alla
fine
disse
:
-
Vuoi
darmi
quattro
soldi
di
quest
'
Abbecedario
nuovo
?
-
Io
sono
un
ragazzo
,
e
non
compro
nulla
dai
ragazzi
,
-
gli
rispose
il
suo
piccolo
interlocutore
,
che
aveva
molto
più
giudizio
di
lui
.
-
Per
quattro
soldi
l
'
Abbecedario
lo
prendo
io
,
-
gridò
un
rivenditore
di
panni
usati
,
che
s
'
era
trovato
presente
alla
conversazione
.
E
il
libro
fu
venduto
lì
sui
due
piedi
.
E
pensare
che
quel
pover
'
uomo
di
Geppetto
era
rimasto
a
casa
,
a
tremare
dal
freddo
in
maniche
di
camicia
,
per
comprare
l
'
Abbecedario
al
figliuolo
!
I
burattini
riconoscono
il
loro
fratello
Pinocchio
e
gli
fanno
una
grandissima
festa
;
ma
sul
più
bello
,
esce
fuori
il
burattinaio
Mangiafoco
,
e
Pinocchio
corre
il
pericolo
di
fare
una
brutta
fine
.
Quando
Pinocchio
entrò
nel
teatrino
delle
marionette
,
accadde
un
fatto
che
destò
mezza
rivoluzione
.
Bisogna
sapere
che
il
sipario
era
tirato
su
e
la
commedia
era
già
incominciata
.
Sulla
scena
si
vedevano
Arlecchino
e
Pulcinella
,
che
bisticciavano
fra
di
loro
e
,
secondo
il
solito
,
minacciavano
da
un
momento
all
'
altro
di
scambiarsi
un
carico
di
schiaffi
e
di
bastonate
.
La
platea
,
tutta
attenta
,
si
mandava
a
male
dalle
grandi
risate
,
nel
sentire
il
battibecco
di
quei
due
burattini
,
che
gestivano
e
si
trattavano
d
'
ogni
vitupero
con
tanta
verità
,
come
se
fossero
proprio
due
animali
ragionevoli
e
due
persone
di
questo
mondo
.
Quando
all
'
improvviso
,
che
è
che
non
è
,
Arlecchino
smette
di
recitare
,
e
voltandosi
verso
il
pubblico
e
accennando
colla
mano
qualcuno
in
fondo
alla
platea
,
comincia
a
urlare
in
tono
drammatico
:
-
Numi
del
firmamento
!
sogno
o
son
desto
?
Eppure
quello
laggiù
è
Pinocchio
!
...
-
è
Pinocchio
davvero
!
-
grida
Pulcinella
.
-
è
:
proprio
lui
!
-
strilla
la
signora
Rosaura
,
facendo
capolino
di
fondo
alla
scena
.
-
è
:
Pinocchio
!
è
Pinocchio
!
-
urlano
in
coro
tutti
i
burattini
,
uscendo
a
salti
fuori
delle
quinte
.
è
Pinocchio
!
è
il
nostro
fratello
Pinocchio
!
Evviva
Pinocchio
.
-
Pinocchio
,
vieni
quassù
da
me
,
-
grida
Arlecchino
,
-
vieni
a
gettarti
fra
le
braccia
dei
tuoi
fratelli
di
legno
!
A
questo
affettuoso
invito
Pinocchio
spicca
un
salto
,
e
di
fondo
alla
platea
va
nei
posti
distinti
;
poi
con
un
altro
salto
,
dai
posti
distinti
monta
sulla
testa
del
direttore
d
'
orchestra
,
e
di
lì
schizza
sul
palcoscenico
.
è
:
impossibile
figurarsi
gli
abbracciamenti
,
gli
strizzoni
di
collo
,
i
pizzicotti
dell
'
amicizia
e
le
zuccate
della
vera
e
sincera
fratellanza
,
che
Pinocchio
ricevè
in
mezzo
a
tanto
arruffio
dagli
attori
e
dalle
attrici
di
quella
compagnia
drammatico
-
vegetale
.
Questo
spettacolo
era
commovente
,
non
c
'
è
che
dire
:
ma
il
pubblico
della
platea
,
vedendo
che
la
commedia
non
andava
più
avanti
,
s
'
impazientì
e
prese
a
gridare
:
-
Vogliamo
la
commedia
,
vogliamo
la
commedia
!
Tutto
fiato
buttato
via
,
perché
i
burattini
,
invece
di
continuare
la
recita
,
raddoppiarono
il
chiasso
e
le
grida
,
e
,
postosi
Pinocchio
sulle
spalle
,
se
lo
portarono
in
trionfo
davanti
ai
lumi
della
ribalta
.
Allora
uscì
fuori
il
burattinaio
,
un
omone
così
brutto
,
che
metteva
paura
soltanto
a
guardarlo
.
Aveva
una
barbaccia
nera
come
uno
scarabocchio
d
'
inchiostro
,
e
tanto
lunga
che
gli
scendeva
dal
mento
fino
a
terra
:
basta
dire
che
,
quando
camminava
,
se
la
pestava
coi
piedi
.
La
sua
bocca
era
larga
come
un
forno
,
i
suoi
occhi
parevano
due
lanterne
di
vetro
rosso
,
col
lume
acceso
di
dietro
,
e
con
le
mani
faceva
schioccare
una
grossa
frusta
,
fatta
di
serpenti
e
di
code
di
volpe
attorcigliate
insieme
.
All
'
apparizione
inaspettata
del
burattinaio
,
ammutolirono
tutti
:
nessuno
fiatò
più
.
Si
sarebbe
sentito
volare
una
mosca
.
Quei
poveri
burattini
,
maschi
e
femmine
,
tremavano
tutti
come
tante
foglie
.
-
Perché
sei
venuto
a
mettere
lo
scompiglio
nel
mio
teatro
?
-
domandò
il
burattinaio
a
Pinocchio
,
con
un
vocione
d
'
Orco
gravemente
infreddato
di
testa
.
-
La
creda
,
illustrissimo
,
che
la
colpa
non
è
stata
mia
!
...
-
Basta
cosi
!
Stasera
faremo
i
nostri
conti
.
Difatti
,
finita
la
recita
della
commedia
,
il
burattinaio
andò
in
cucina
,
dov
'
egli
s
'
era
preparato
per
cena
un
bel
montone
,
che
girava
lentamente
infilato
nello
spiedo
.
E
perché
gli
mancavano
la
legna
per
finirlo
di
cuocere
e
di
rosolare
,
chiamò
Arlecchino
e
Pulcinella
e
disse
loro
:
-
Portatemi
di
qua
quel
burattino
che
troverete
attaccato
al
chiodo
.
Mi
pare
un
burattino
fatto
di
un
legname
molto
asciutto
,
e
sono
sicuro
che
,
a
buttarlo
sul
fuoco
,
mi
darà
una
bellissima
fiammata
all
'
arrosto
.
Arlecchino
e
Pulcinella
da
principio
esitarono
;
ma
impauriti
da
un
'
occhiataccia
del
loro
padrone
,
obbedirono
:
e
dopo
poco
tornarono
in
cucina
,
portando
sulle
braccia
il
povero
Pinocchio
,
il
quale
,
divincolandosi
come
un
'
anguilla
fuori
dell
'
acqua
,
strillava
disperatamente
:
-
Babbo
mio
,
salvatemi
!
Non
voglio
morire
,
non
voglio
morire
!
...
Mangiafoco
starnutisce
e
perdona
a
Pinocchio
,
il
quale
poi
difende
dalla
morte
il
suo
amico
Arlecchino
.
Il
burattinaio
Mangiafoco
che
(
questo
era
il
suo
nome
)
pareva
un
uomo
spaventoso
,
non
dico
di
no
,
specie
con
quella
sua
barbaccia
nera
che
,
a
uso
grembiale
,
gli
copriva
tutto
il
petto
e
tutte
le
gambe
;
ma
nel
fondo
poi
non
era
un
cattiv
'
uomo
.
Prova
ne
sia
che
quando
vide
portarsi
davanti
quel
povero
Pinocchio
,
che
si
dibatteva
per
ogni
verso
,
urlando
"
Non
voglio
morire
,
non
voglio
morire
!
"
,
principiò
subito
a
commuoversi
e
a
impietosirsi
e
,
dopo
aver
resistito
un
bel
pezzo
,
alla
fine
non
ne
poté
più
,
e
lasciò
andare
un
sonorissimo
starnuto
.
A
quello
starnuto
,
Arlecchino
,
che
fin
allora
era
stato
afflitto
e
ripiegato
come
un
salcio
piangente
,
si
fece
tutto
allegro
in
viso
,
e
chinatosi
verso
Pinocchio
,
gli
bisbigliò
sottovoce
:
-
Buone
nuove
,
fratello
.
Il
burattinaio
ha
starnutito
,
e
questo
è
segno
che
s
'
è
mosso
a
compassione
per
te
,
e
oramai
sei
salvo
.
Perché
bisogna
sapere
che
,
mentre
tutti
gli
uomini
,
quando
si
sentono
impietositi
per
qualcuno
,
o
piangono
o
per
lo
meno
fanno
finta
di
rasciugarsi
gli
occhi
,
Mangiafoco
,
invece
,
ogni
volta
che
s
'
inteneriva
davvero
,
aveva
il
vizio
di
starnutire
.
Era
un
modo
come
un
altro
,
per
dare
a
conoscere
agli
altri
la
sensibilità
del
suo
cuore
.
Dopo
aver
starnutito
,
il
burattinaio
,
seguitando
a
fare
il
burbero
,
gridò
a
Pinocchio
:
-
Finiscila
di
piangere
!
I
tuoi
lamenti
mi
hanno
messo
un
'
uggiolina
in
fondo
allo
stomaco
...
Sento
uno
spasimo
,
che
quasi
quasi
...
Etcì
etcì
-
e
fece
altri
due
starnuti
.
-
Felicità
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Grazie
!
E
il
tuo
babbo
e
la
tua
mamma
sono
sempre
vivi
?
-
gli
domandò
Mangiafoco
.
-
Il
babbo
,
sì
la
mamma
non
l
'
ho
mai
conosciuta
.
-
Chi
lo
sa
che
dispiacere
sarebbe
per
il
tuo
vecchio
padre
,
se
ora
ti
facessi
gettare
fra
quei
carboni
ardenti
!
Povero
vecchio
!
lo
compatisco
!
..
Etcì
etcì
etcì
-
e
fece
altri
tre
starnuti
.
-
Felicità
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Grazie
!
Del
resto
bisogna
compatire
anche
me
,
perché
,
come
vedi
,
non
ho
più
legna
per
finire
di
cuocere
quel
montone
arrosto
,
e
tu
,
dico
la
verità
,
in
questo
caso
mi
avresti
fatto
un
gran
comodo
!
Ma
oramai
mi
sono
impietosito
e
ci
vuol
pazienza
.
Invece
di
te
,
metterò
a
bruciare
sotto
lo
spiedo
qualche
burattino
della
mia
Compagnia
...
Olà
,
giandarmi
!
A
questo
comando
comparvero
subito
due
giandarmi
di
legno
,
lunghi
lunghi
,
secchi
secchi
,
col
cappello
a
lucerna
in
testa
e
colla
sciabola
sfoderata
in
mano
.
Allora
il
burattinaio
disse
loro
con
voce
rantolosa
:
-
Pigliatemi
lì
quell
'
Arlecchino
,
legatelo
ben
bene
,
e
poi
gettatelo
a
bruciare
sul
fuoco
.
Io
voglio
che
il
mio
montone
sia
arrostito
bene
!
Figuratevi
il
povero
Arlecchino
!
Fu
tanto
il
suo
spavento
,
che
le
gambe
gli
si
ripiegarono
e
cadde
bocconi
per
terra
.
Pinocchio
,
alla
vista
di
quello
spettacolo
straziante
,
andò
a
gettarsi
ai
piedi
del
burattinaio
e
piangendo
dirottamente
e
bagnandogli
di
lacrime
tutti
i
peli
della
lunghissima
barba
,
cominciò
a
dire
con
voce
supplichevole
:
-
Pietà
,
signor
Mangiafoco
!
...
-
Qui
non
ci
son
signori
!
-
replicò
duramente
il
burattinaio
.
-
Pietà
,
signor
Cavaliere
!
...
-
Qui
non
ci
son
cavalieri
!
-
Pietà
,
signor
Commendatore
!
...
-
Qui
non
ci
son
commendatori
!
-
Pietà
,
Eccellenza
!
...
A
sentirsi
chiamare
Eccellenza
il
burattinaio
fece
subito
il
bocchino
tondo
,
e
diventato
tutt
'
a
un
tratto
più
umano
e
più
trattabile
,
disse
a
Pinocchio
:
-
Ebbene
,
che
cosa
vuoi
da
me
?
-
Vi
domando
grazia
per
il
povero
Arlecchino
!
...
-
Qui
non
c
'
è
grazia
che
tenga
.
Se
ho
risparmiato
te
,
bisogna
che
faccia
mettere
sul
fuoco
lui
,
perché
io
voglio
che
il
mio
montone
sia
arrostito
bene
.
-
In
questo
caso
,
-
gridò
fieramente
Pinocchio
,
rizzandosi
e
gettando
via
il
suo
berretto
di
midolla
di
pane
,
-
in
questo
caso
conosco
qual
è
il
mio
dovere
.
Avanti
,
signori
giandarmi
!
Legatemi
e
gettatemi
là
fra
quelle
fiamme
.
No
,
non
è
giusta
che
il
povero
Arlecchino
,
il
vero
amico
mio
,
debba
morire
per
me
!
...
Queste
parole
,
pronunziate
con
voce
alta
e
con
accento
eroico
,
fecero
piangere
tutti
i
burattini
che
erano
presenti
a
quella
scena
.
Gli
stessi
giandarmi
,
sebbene
fossero
di
legno
,
piangevano
come
due
agnellini
di
latte
.
Mangiafoco
,
sul
principio
,
rimase
duro
e
immobile
come
un
pezzo
di
ghiaccio
:
ma
poi
,
adagio
adagio
,
cominciò
anche
lui
a
commuoversi
e
a
starnutire
.
E
fatti
quattro
o
cinque
starnuti
,
aprì
affettuosamente
le
braccia
e
disse
a
Pinocchio
:
-
Tu
sei
un
gran
bravo
ragazzo
!
Vieni
qua
da
me
e
dammi
un
bacio
.
Pinocchio
corse
subito
,
e
arrampicandosi
come
uno
scoiattolo
su
per
la
barba
del
burattinaio
,
andò
a
posargli
un
bellissimo
bacio
sulla
punta
del
naso
.
-
Dunque
la
grazia
è
fatta
?
-
domandò
il
povero
Arlecchino
,
con
un
fil
di
voce
che
si
sentiva
appena
.
-
La
grazia
è
fatta
!
-
rispose
Mangiafoco
:
poi
soggiunse
sospirando
e
tentennando
il
capo
:
-
Pazienza
!
Per
questa
sera
mi
rassegnerò
a
mangiare
il
montone
mezzo
crudo
,
ma
un
'
altra
volta
,
guai
a
chi
toccherà
!
...
Alla
notizia
della
grazia
ottenuta
,
i
burattini
corsero
tutti
sul
palcoscenico
e
,
accesi
i
lumi
e
i
lampadari
come
in
serata
di
gala
,
cominciarono
a
saltare
e
a
ballare
.
Era
l
'
alba
e
ballavano
sempre
.
Il
burattinaio
Mangiafoco
regala
cinque
monete
d
'
oro
a
Pinocchio
,
perché
le
porti
al
suo
babbo
Geppetto
:
e
Pinocchio
,
invece
,
si
lascia
abbindolare
dalla
Volpe
e
dal
Gatto
e
se
ne
va
con
loro
.
Il
giorno
dipoi
Mangiafoco
chiamò
in
disparte
Pinocchio
e
gli
domandò
:
-
Come
si
chiama
tuo
padre
?
-
Geppetto
.
-
E
che
mestiere
fa
?
-
Il
povero
.
-
Guadagna
molto
?
-
Guadagna
tanto
,
quanto
ci
vuole
per
non
aver
mai
un
centesimo
in
tasca
.
Si
figuri
che
per
comprarmi
l
'
Abbecedario
della
scuola
dovè
vendere
l
'
unica
casacca
che
aveva
addosso
:
una
casacca
che
,
fra
toppe
e
rimendi
,
era
tutta
una
piaga
.
-
Povero
diavolo
!
Mi
fa
quasi
compassione
.
Ecco
qui
cinque
monete
d
'
oro
.
Vai
subito
a
portargliele
e
salutalo
tanto
da
parte
mia
.
Pinocchio
,
com
'
è
facile
immaginarselo
,
ringraziò
mille
volte
il
burattinaio
,
abbracciò
,
a
uno
a
uno
,
tutti
i
burattini
della
Compagnia
,
anche
i
giandarmi
:
e
fuori
di
sé
dalla
contentezza
,
si
mise
in
viaggio
per
tornarsene
a
casa
sua
.
Ma
non
aveva
fatto
ancora
mezzo
chilometro
,
che
incontrò
per
la
strada
una
Volpe
zoppa
da
un
piede
e
un
Gatto
cieco
da
tutt
'
e
due
gli
occhi
,
che
se
ne
andavano
là
là
,
aiutandosi
fra
di
loro
,
da
buoni
compagni
di
sventura
.
La
Volpe
che
era
zoppa
,
camminava
appoggiandosi
al
Gatto
:
e
il
Gatto
,
che
era
cieco
,
si
lasciava
guidare
dalla
Volpe
.
-
Buon
giorno
,
Pinocchio
,
-
gli
disse
la
Volpe
,
salutandolo
garbatamente
.
-
Com
'
è
che
sai
il
mio
nome
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Conosco
bene
il
tuo
babbo
.
-
Dove
l
'
hai
veduto
?
-
L
'
ho
veduto
ieri
sulla
porta
di
casa
sua
.
-
E
che
cosa
faceva
?
-
Era
in
maniche
di
camicia
e
tremava
dal
freddo
.
-
Povero
babbo
!
Ma
,
se
Dio
vuole
,
da
oggi
in
poi
non
tremerà
più
!
...
-
Perché
?
-
Perché
io
sono
diventato
un
gran
signore
.
-
Un
gran
signore
tu
?
-
disse
la
Volpe
,
e
cominciò
a
ridere
di
un
riso
sguaiato
e
canzonatore
:
e
il
Gatto
rideva
anche
lui
,
ma
per
non
darlo
a
vedere
,
si
pettinava
i
baffi
colle
zampe
davanti
.
-
C
'
è
poco
da
ridere
,
-
gridò
Pinocchio
impermalito
.
-
Mi
dispiace
davvero
di
farvi
venire
l
'
acquolina
in
bocca
,
ma
queste
qui
,
se
ve
ne
intendete
,
sono
cinque
bellissime
monete
d
'
oro
.
E
tirò
fuori
le
monete
avute
in
regalo
da
Mangiafoco
.
Al
simpatico
suono
di
quelle
monete
la
Volpe
,
per
un
moto
involontario
,
allungò
la
gamba
che
pareva
rattrappita
,
e
il
Gatto
spalancò
tutt
'
e
due
gli
occhi
,
che
parvero
due
lanterne
verdi
:
ma
poi
li
richiuse
subito
,
tant
'
è
vero
che
Pinocchio
non
si
accorse
di
nulla
.
-
E
ora
,
-
gli
domandò
la
Volpe
,
-
che
cosa
vuoi
farne
di
codeste
monete
?
-
Prima
di
tutto
,
-
rispose
il
burattino
,
-
voglio
comprare
per
il
mio
babbo
una
bella
casacca
nuova
,
tutta
d
'
oro
e
d
'
argento
e
coi
bottoni
di
brillanti
:
e
poi
voglio
comprare
un
Abbecedario
per
me
.
-
Per
te
?
-
Davvero
:
perché
voglio
andare
a
scuola
e
mettermi
a
studiare
a
buono
.
-
Guarda
me
!
-
disse
la
Volpe
.
-
Per
la
passione
sciocca
di
studiare
ho
perduto
una
gamba
.
-
Guarda
me
!
-
disse
il
Gatto
.
-
Per
la
passione
sciocca
di
studiare
ho
perduto
la
vista
di
tutti
e
due
gli
occhi
.
In
quel
mentre
un
Merlo
bianco
,
che
se
ne
stava
appollaiato
sulla
siepe
della
strada
,
fece
il
solito
verso
e
disse
:
-
Pinocchio
,
non
dar
retta
ai
consigli
dei
cattivi
compagni
:
se
no
,
te
ne
pentirai
!
Povero
Merlo
,
non
l
'
avesse
mai
detto
!
Il
Gatto
,
spiccando
un
gran
salto
,
gli
si
avventò
addosso
,
e
senza
dargli
nemmeno
il
tempo
di
dire
ohi
se
lo
mangiò
in
un
boccone
,
con
le
penne
e
tutto
.
Mangiato
che
l
'
ebbe
e
ripulitasi
la
bocca
,
chiuse
gli
occhi
daccapo
e
ricominciò
a
fare
il
cieco
,
come
prima
.
-
Povero
Merlo
!
-
disse
Pinocchio
al
Gatto
,
-
perché
l
'
hai
trattato
così
male
?
-
Ho
fatto
per
dargli
una
lezione
.
Così
un
'
altra
volta
imparerà
a
non
metter
bocca
nei
discorsi
degli
altri
.
Erano
giunti
più
che
a
mezza
strada
,
quando
la
Volpe
,
fermandosi
di
punto
in
bianco
,
disse
al
burattino
:
-
Vuoi
raddoppiare
le
tue
monete
d
'
oro
?
-
Cioè
?
-
Vuoi
tu
,
di
cinque
miserabili
zecchini
,
farne
cento
,
mille
,
duemila
?
-
Magari
!
E
la
maniera
?
-
La
maniera
è
facilissima
.
Invece
di
tornartene
a
casa
tua
,
dovresti
venire
con
noi
.
-
E
dove
mi
volete
condurre
?
-
Nel
paese
dei
Barbagianni
.
Pinocchio
ci
pensò
un
poco
,
e
poi
disse
risolutamente
:
-
No
,
non
ci
voglio
venire
.
Oramai
sono
vicino
a
casa
,
e
voglio
andarmene
a
casa
,
dove
c
'
è
il
mio
babbo
che
m
'
aspetta
.
Chi
lo
sa
,
povero
vecchio
,
quanto
ha
sospirato
ieri
,
a
non
vedermi
tornare
.
Pur
troppo
io
sono
stato
un
figliolo
cattivo
,
e
il
Grillo
-
parlante
aveva
ragione
quando
diceva
:
"
I
ragazzi
disobbedienti
non
possono
aver
bene
in
questo
mondo
"
.
E
io
l
'
ho
provato
a
mie
spese
,
Perché
mi
sono
capitate
dimolte
disgrazie
,
e
anche
ieri
sera
in
casa
di
Mangiafoco
,
ho
corso
pericolo
...
Brrr
!
mi
viene
i
bordoni
soltanto
a
pensarci
!
-
Dunque
,
-
disse
la
Volpe
,
-
vuoi
proprio
andare
a
casa
tua
?
Allora
vai
pure
,
e
tanto
peggio
per
te
!
-
Tanto
peggio
per
te
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Pensaci
bene
,
Pinocchio
,
perché
tu
dai
un
calcio
alla
fortuna
.
-
Alla
fortuna
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
I
tuoi
cinque
zecchini
,
dall
'
oggi
al
domani
sarebbero
diventati
duemila
.
-
Duemila
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Ma
com
'
è
mai
possibile
che
diventino
tanti
?
-
domandò
Pinocchio
,
restando
a
bocca
aperta
dallo
stupore
.
-
Te
lo
spiego
subito
,
-
disse
la
Volpe
.
-
Bisogna
sapere
che
nel
paese
dei
Barbagianni
c
'
è
un
campo
benedetto
,
chiamato
da
tutti
il
Campo
dei
miracoli
.
Tu
fai
in
questo
campo
una
piccola
buca
e
ci
metti
dentro
per
esempio
uno
zecchino
d
'
oro
.
Poi
ricuopri
la
buca
con
un
po
'
di
terra
:
l
'
annaffi
con
due
secchie
d
'
acqua
di
fontana
,
ci
getti
sopra
una
presa
di
sale
,
e
la
sera
te
ne
vai
tranquillamente
a
letto
.
Intanto
,
durante
la
notte
,
lo
zecchino
germoglia
e
fiorisce
,
e
la
mattina
dopo
,
di
levata
,
ritornando
nel
campo
,
che
cosa
trovi
?
Trovi
un
bell
'
albero
carico
di
tanti
zecchini
d
'
oro
,
quanti
chicchi
di
grano
può
avere
una
bella
spiga
nel
mese
di
giugno
.
-
Sicché
dunque
,
-
disse
Pinocchio
sempre
più
sbalordito
,
-
se
io
sotterrassi
in
quel
campo
i
miei
cinque
zecchini
,
la
mattina
dopo
quanti
zecchini
ci
troverei
?
-
è
un
conto
facilissimo
,
-
rispose
la
Volpe
,
-
un
conto
che
puoi
farlo
sulla
punta
delle
dita
.
Poni
che
ogni
zecchino
ti
faccia
un
grappolo
di
cinquecento
zecchini
:
moltiplica
il
cinquecento
per
cinque
e
la
mattina
dopo
ti
trovi
in
tasca
duemila
cinquecento
zecchini
lampanti
e
sonanti
.
-
Oh
che
bella
cosa
!
-
gridò
Pinocchio
,
ballando
dall
'
allegrezza
.
-
Appena
che
questi
zecchini
gli
avrò
raccolti
,
ne
prenderò
per
me
duemila
e
gli
altri
cinquecento
di
più
li
darò
in
regalo
a
voi
altri
due
.
-
Un
regalo
a
noi
?
-
gridò
la
Volpe
sdegnandosi
e
chiamandosi
offesa
.
-
Dio
te
ne
liberi
!
-
Te
ne
liberi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Noi
,
-
riprese
la
Volpe
,
-
non
lavoriamo
per
il
vile
interesse
:
noi
lavoriamo
unicamente
per
arricchire
gli
altri
.
-
Gli
altri
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Che
brave
persone
!
-
pensò
dentro
di
sé
Pinocchio
:
e
dimenticandosi
lì
sul
tamburo
,
del
suo
babbo
,
della
casacca
nuova
,
dell
'
Abbecedario
e
di
tutti
i
buoni
proponimenti
fatti
,
disse
alla
Volpe
e
al
Gatto
:
-
Andiamo
pure
.
Io
vengo
con
voi
.
L
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
Cammina
,
cammina
,
cammina
,
alla
fine
sul
far
della
sera
arrivarono
stanchi
morti
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
Fermiamoci
un
po
'
qui
,
-
disse
la
Volpe
,
-
tanto
per
mangiare
un
boccone
e
per
riposarci
qualche
ora
.
A
mezzanotte
poi
ripartiremo
per
essere
domani
,
all
'
alba
,
nel
Campo
dei
miracoli
.
Entrati
nell
'
osteria
,
si
posero
tutti
e
tre
a
tavola
:
ma
nessuno
di
loro
aveva
appetito
.
Il
povero
Gatto
,
sentendosi
gravemente
indisposto
di
stomaco
,
non
poté
mangiare
altro
che
trentacinque
triglie
con
salsa
di
pomodoro
e
quattro
porzioni
di
trippa
alla
parmigiana
:
e
perché
la
trippa
non
gli
pareva
condita
abbastanza
,
si
rifece
tre
volte
a
chiedere
il
burro
e
il
formaggio
grattato
!
La
Volpe
avrebbe
spelluzzicato
volentieri
qualche
cosa
anche
lei
:
ma
siccome
il
medico
le
aveva
ordinato
una
grandissima
dieta
,
così
dovè
contentarsi
di
una
semplice
lepre
dolce
e
forte
con
un
leggerissimo
contorno
di
pollastre
ingrassate
e
di
galletti
di
primo
canto
.
Dopo
la
lepre
si
fece
portare
per
tornagusto
un
cibreino
di
pernici
,
di
starne
,
di
conigli
,
di
ranocchi
,
di
lucertole
e
d
'
uva
paradisa
;
e
poi
non
volle
altro
.
Aveva
tanta
nausea
per
il
cibo
,
diceva
lei
,
che
non
poteva
accostarsi
nulla
alla
bocca
.
Quello
che
mangiò
meno
di
tutti
fu
Pinocchio
.
Chiese
uno
spicchio
di
noce
e
un
cantuccino
di
pane
,
e
lasciò
nel
piatto
ogni
cosa
.
Il
povero
figliuolo
col
pensiero
sempre
fisso
al
Campo
dei
miracoli
,
aveva
preso
un
'
indigestione
anticipata
di
monete
d
'
oro
.
Quand
'
ebbero
cenato
,
la
Volpe
disse
all
'
oste
:
-
Dateci
due
buone
camere
,
una
per
il
signor
Pinocchio
e
un
'
altra
per
me
e
per
il
mio
compagno
.
Prima
di
ripartire
schiacceremo
un
sonnellino
.
Ricordatevi
però
che
a
mezzanotte
vogliamo
essere
svegliati
per
continuare
il
nostro
viaggio
.
-
Sissignori
,
-
rispose
l
'
oste
e
strizzò
l
'
occhio
alla
Volpe
e
al
Gatto
,
come
dire
:
"
Ho
mangiata
la
foglia
e
ci
siamo
intesi
!..."
.
Appena
che
Pinocchio
fu
entrato
nel
letto
,
si
addormentò
a
colpo
e
principiò
a
sognare
.
E
sognando
gli
pareva
di
essere
in
mezzo
a
un
campo
,
e
questo
campo
era
pieno
di
arboscelli
carichi
di
grappoli
,
e
questi
grappoli
erano
carichi
di
zecchini
d
'
oro
che
,
dondolandosi
mossi
dal
vento
,
facevano
zin
,
zin
,
zin
,
quasi
volessero
dire
:
"
Chi
ci
vuole
venga
a
prenderci
"
.
Ma
quando
Pinocchio
fu
sul
più
bello
,
quando
,
cioè
,
allungò
la
mano
per
prendere
a
manciate
tutte
quelle
belle
monete
e
mettersele
in
tasca
,
si
trovò
svegliato
all
'
improvviso
da
tre
violentissimi
colpi
dati
nella
porta
di
camera
.
Era
l
'
oste
che
veniva
a
dirgli
che
la
mezzanotte
era
suonata
.
-
E
i
miei
compagni
sono
pronti
?
-
gli
domandò
il
burattino
.
-
Altro
che
pronti
!
Sono
partiti
due
ore
fa
.
-
Perché
mai
tanta
fretta
?
-
Perché
il
Gatto
ha
ricevuto
un
'
imbasciata
,
che
il
suo
gattino
maggiore
,
malato
di
geloni
ai
piedi
,
stava
in
pericolo
di
vita
.
-
E
la
cena
l
'
hanno
pagata
?
-
Che
vi
pare
?
Quelle
lì
sono
persone
troppo
educate
perché
facciano
un
affronto
simile
alla
signoria
vostra
.
-
Peccato
!
Quest
'
affronto
mi
avrebbe
fatto
tanto
piacere
!
-
disse
Pinocchio
,
grattandosi
il
capo
.
Poi
domandò
:
-
E
dove
hanno
detto
di
aspettarmi
quei
buoni
amici
?
-
Al
Campo
dei
miracoli
,
domattina
,
allo
spuntare
del
giorno
.
Pinocchio
pagò
uno
zecchino
per
la
cena
sua
e
per
quella
dei
suoi
compagni
,
e
dopo
partì
.
Ma
si
può
dire
che
partisse
a
tastoni
,
perché
fuori
dell
'
osteria
c
'
era
un
buio
così
buio
,
che
non
ci
si
vedeva
da
qui
a
lì
.
Nella
campagna
all
'
intorno
non
si
sentiva
alitare
una
foglia
.
Solamente
alcuni
uccellacci
notturni
,
traversando
la
strada
da
una
siepe
all
'
altra
,
venivano
a
sbattere
le
ali
sul
naso
di
Pinocchio
,
il
quale
,
facendo
un
salto
indietro
per
la
paura
,
gridava
:
-
Chi
va
là
?
-
e
l
'
eco
delle
colline
circostanti
ripeteva
in
lontananza
:
-
Chi
va
là
?
chi
va
là
?
chi
va
là
?
Intanto
,
mentre
camminava
,
vide
sul
tronco
di
un
albero
un
piccolo
animaletto
che
riluceva
di
una
luce
pallida
e
opaca
,
come
un
lumino
da
notte
dentro
una
lampada
di
porcellana
trasparente
.
-
Chi
sei
?
-
gli
domandò
Pinocchio
.
-
Sono
l
'
ombra
del
Grillo
-
parlante
,
-
rispose
l
'
animaletto
,
con
una
vocina
fioca
fioca
,
che
pareva
venisse
dal
mondo
di
là
.
-
Che
vuoi
da
me
?
-
disse
il
burattino
.
-
Voglio
darti
un
consiglio
.
Ritorna
indietro
e
porta
i
quattro
zecchini
,
che
ti
sono
rimasti
,
al
tuo
povero
babbo
che
piange
e
si
dispera
per
non
averti
più
veduto
.
-
Domani
il
mio
babbo
sarà
un
gran
signore
,
perché
questi
quattro
zecchini
diventeranno
duemila
.
-
Non
ti
fidare
,
ragazzo
mio
,
di
quelli
che
promettono
di
farti
ricco
dalla
mattina
alla
sera
.
Per
il
solito
,
o
sono
matti
o
imbroglioni
!
Dai
retta
a
me
,
ritorna
indietro
.
-
E
io
,
invece
,
voglio
andare
avanti
.
-
L
'
ora
è
tarda
!
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
La
nottata
è
scura
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
La
strada
è
pericolosa
...
-
Voglio
andare
avanti
.
-
Ricordati
che
i
ragazzi
che
vogliono
fare
di
loro
capriccio
e
a
modo
loro
,
prima
o
poi
se
ne
pentono
.
-
Le
solite
storie
.
Buona
notte
,
Grillo
.
-
Buona
notte
,
Pinocchio
,
e
che
il
cielo
ti
salvi
dalla
guazza
e
dagli
assassini
!
Appena
dette
queste
ultime
parole
,
il
Grillo
-
parlante
si
spense
a
un
tratto
,
come
si
spenge
un
lume
soffiandoci
sopra
,
e
la
strada
rimase
più
buia
di
prima
.
Pinocchio
,
per
non
aver
dato
retta
ai
buoni
consigli
del
Grillo
-
parlante
,
s
'
imbatte
negli
assassini
.
-
Davvero
,
-
disse
fra
sé
il
burattino
rimettendosi
in
viaggio
,
-
come
siamo
disgraziati
noialtri
poveri
ragazzi
!
Tutti
ci
sgridano
,
tutti
ci
ammoniscono
,
tutti
ci
danno
consigli
.
A
lasciarli
dire
,
tutti
si
metterebbero
in
capo
di
essere
i
nostri
babbi
e
i
nostri
maestri
;
tutti
:
anche
i
Grilli
-
parlanti
.
Ecco
qui
:
perché
io
non
ho
voluto
dar
retta
a
quell
'
uggioso
di
Grillo
,
chi
lo
sa
quante
disgrazie
,
secondo
lui
,
mi
dovrebbero
accadere
!
Dovrei
incontrare
anche
gli
assassini
!
Meno
male
che
agli
assassini
io
non
ci
credo
,
né
ci
ho
creduto
mai
.
Per
me
gli
assassini
sono
stati
inventati
apposta
dai
babbi
,
per
far
paura
ai
ragazzi
che
vogliono
andare
fuori
la
notte
.
E
poi
se
anche
li
trovassi
qui
sulla
strada
,
mi
darebbero
forse
soggezione
?
Neanche
per
sogno
.
Anderei
loro
sul
viso
,
gridando
:
"
Signori
assassini
,
che
cosa
vogliono
da
me
?
Si
rammentino
che
con
me
non
si
scherza
!
Se
ne
vadano
dunque
per
i
fatti
loro
,
e
zitti
!
"
.
A
questa
parlantina
fatta
sul
serio
,
quei
poveri
assassini
,
mi
par
di
vederli
,
scapperebbero
via
come
il
vento
.
Caso
poi
fossero
tanto
ineducati
da
non
voler
scappare
,
allora
scapperei
io
,
e
così
la
farei
finita
...
Ma
Pinocchio
non
poté
finire
il
suo
ragionamento
,
perché
in
quel
punto
gli
parve
di
sentire
dietro
di
sé
un
leggerissimo
fruscio
di
foglie
.
Si
voltò
a
guardare
e
vide
nel
buio
due
figuracce
nere
tutte
imbacuccate
in
due
sacchi
da
carbone
,
le
quali
correvano
dietro
a
lui
a
salti
e
in
punta
di
piedi
,
come
se
fossero
due
fantasmi
.
-
Eccoli
davvero
!
-
disse
dentro
di
sé
:
e
non
sapendo
dove
nascondere
i
quattro
zecchini
,
se
li
nascose
in
bocca
e
precisamente
sotto
la
lingua
.
Poi
si
provò
a
scappare
.
Ma
non
aveva
ancor
fatto
il
primo
passo
,
che
sentì
agguantarsi
per
le
braccia
e
intese
due
voci
orribili
e
cavernose
,
che
gli
dissero
:
-
O
la
borsa
o
la
vita
!
Pinocchio
non
potendo
rispondere
con
le
parole
,
a
motivo
delle
monete
che
aveva
in
bocca
,
fece
mille
salamelecchi
e
mille
pantomime
per
dare
ad
intendere
a
quei
due
incappati
,
di
cui
si
vedevano
soltanto
gli
occhi
attraverso
i
buchi
dei
sacchi
,
che
lui
era
un
povero
burattino
,
e
che
non
aveva
in
tasca
nemmeno
un
centesimo
falso
.
-
Via
,
via
!
Meno
ciarle
e
fuori
i
denari
!
-
gridavano
minacciosamente
i
due
briganti
.
E
ii
burattino
fece
col
capo
e
colle
mani
un
segno
come
dire
:
"
Non
ne
ho
"
.
-
Metti
fuori
i
denari
o
sei
morto
,
-
disse
l
'
assassino
più
alto
di
statura
.
-
Morto
!
-
ripetè
l
'
altro
.
-
E
dopo
ammazzato
te
,
ammazzeremo
anche
tuo
padre
!
-
Anche
tuo
padre
!
-
No
,
no
,
no
,
il
mio
povero
babbo
no
!
-
gridò
Pinocchio
con
accento
disperato
:
ma
nel
gridare
così
,
gli
zecchini
gli
suonarono
in
bocca
.
-
Ah
!
furfante
!
Dunque
i
denari
te
li
sei
nascosti
sotto
la
lingua
?
Sputali
subito
!
E
Pinocchio
,
duro
!
-
Ah
!
tu
fai
il
sordo
?
Aspetta
un
poco
,
che
penseremo
noi
a
farteli
sputare
!
Difatti
,
uno
di
loro
afferrò
il
burattino
per
la
punta
del
naso
e
quell
'
altro
lo
prese
per
la
bazza
,
e
lì
cominciarono
a
tirare
screanzatamente
,
uno
per
in
qua
e
l
'
altro
per
in
là
,
tanto
da
costringerlo
a
spalancare
la
bocca
:
ma
non
ci
fu
verso
.
La
bocca
del
burattino
pareva
inchiodata
e
ribadita
.
Allora
l
'
assassino
più
piccolo
di
statura
,
cavato
fuori
un
coltellaccio
,
provò
a
conficcarglielo
,
a
guisa
di
leva
e
di
scalpello
,
fra
le
labbra
:
ma
Pinocchio
,
lesto
come
un
lampo
,
gli
azzannò
la
mano
coi
denti
,
e
dopo
avergliela
con
un
morso
staccata
di
netto
,
la
sputò
;
e
figuratevi
la
sua
maraviglia
quando
,
invece
di
una
mano
,
si
accorse
di
aver
sputato
in
terra
uno
zampetto
di
gatto
.
Incoraggiato
da
questa
prima
vittoria
,
si
liberò
a
forza
dalle
unghie
degli
assassini
e
,
saltata
la
siepe
della
strada
,
cominciò
a
fuggire
per
la
campagna
.
E
gli
assassini
a
correre
dietro
a
lui
,
come
due
cani
dietro
una
lepre
:
e
quello
che
aveva
perduto
uno
zampetto
correva
con
una
gamba
sola
,
né
si
è
saputo
mai
come
facesse
.
Dopo
una
corsa
di
quindici
chilometri
,
Pinocchio
non
ne
poteva
più
.
Allora
,
vistosi
perso
,
si
arrampicò
su
per
il
fusto
di
un
altissimo
pino
e
si
pose
a
sedere
in
vetta
ai
rami
.
Gli
assassini
tentarono
di
arrampicarsi
anche
loro
,
ma
giunti
a
metà
del
fusto
sdrucciolarono
e
,
ricascando
a
terra
,
si
spellarono
le
mani
e
i
piedi
.
Non
per
questo
si
dettero
per
vinti
:
che
anzi
,
raccolto
un
fastello
di
legna
secche
a
piè
del
pino
,
vi
appiccarono
il
fuoco
.
In
men
che
non
si
dice
,
il
pino
cominciò
a
bruciare
e
a
divampare
,
come
una
candela
agitata
dal
vento
.
Pinocchio
,
vedendo
che
le
fiamme
salivano
sempre
più
,
e
non
volendo
far
la
fine
del
piccione
arrosto
,
spiccò
un
bel
salto
di
vetta
all
'
albero
,
e
via
a
correre
daccapo
attraverso
ai
campi
e
ai
vigneti
.
E
gli
assassini
dietro
,
sempre
dietro
,
senza
stancarsi
mai
.
Intanto
cominciava
a
baluginare
il
giorno
e
si
rincorrevano
sempre
;
quand
'
ecco
che
Pinocchio
si
trovò
sbarrato
il
passo
da
un
fosso
largo
e
profondissimo
,
tutto
pieno
di
acquaccia
sudicia
,
color
del
caffè
e
latte
.
Che
fare
?
"
Una
,
due
,
tre
!
"
gridò
il
burattino
,
e
slanciandosi
con
una
gran
rincorsa
,
saltò
dall
'
altra
parte
.
E
gli
assassini
saltarono
anche
loro
,
ma
non
avendo
preso
bene
la
misura
,
patatunfete
!
...
cascarono
giù
nel
bel
mezzo
del
fosso
.
Pinocchio
che
sentì
il
tonfo
e
gli
schizzi
dell
'
acqua
,
urlò
ridendo
e
seguitando
a
correre
:
-
Buon
bagno
,
signori
assassini
.
E
già
si
figurava
che
fossero
bell
'
e
affogati
,
quando
invece
,
voltandosi
a
guardare
,
si
accorse
che
gli
correvano
dietro
tutti
e
due
,
sempre
imbacuccati
nei
loro
sacchi
e
grondanti
acqua
come
due
panieri
sfondati
.
Gli
assassini
inseguono
Pinocchio
;
e
,
dopo
averlo
raggiunto
,
lo
impiccano
a
un
ramo
della
Quercia
grande
.
Allora
il
burattino
,
perdutosi
d
'
animo
,
fu
proprio
sul
punto
di
gettarsi
in
terra
e
di
darsi
per
vinto
,
quando
nel
girare
gli
occhi
all
'
intorno
vide
fra
mezzo
al
verde
cupo
degli
alberi
biancheggiare
in
lontananza
una
casina
candida
come
la
neve
.
-
Se
io
avessi
tanto
fiato
da
arrivare
fino
a
quella
casa
,
forse
sarei
salvo
,
-
disse
dentro
di
sé
.
E
senza
indugiare
un
minuto
riprese
a
correre
per
il
bosco
a
carriera
distesa
.
E
gli
assassini
sempre
dietro
.
E
dopo
una
corsa
disperata
di
quasi
due
ore
,
finalmente
tutto
trafelato
arrivò
alla
porta
di
quella
casina
e
bussò
.
Nessuno
rispose
.
Tornò
a
bussare
con
maggior
violenza
,
perché
sentiva
avvicinarsi
il
rumore
dei
passi
e
il
respiro
grosso
e
affannoso
dè
suoi
persecutori
.
Lo
stesso
silenzio
.
Avvedutosi
che
il
bussare
non
giovava
a
nulla
,
cominciò
per
disperazione
a
dare
calci
e
zuccate
nella
porta
.
Allora
si
affacciò
alla
finestra
una
bella
bambina
,
coi
capelli
turchini
e
il
viso
bianco
come
un
'
immagine
di
cera
,
gli
occhi
chiusi
e
le
mani
incrociate
sul
petto
,
la
quale
senza
muovere
punto
le
labbra
,
disse
con
una
vocina
che
pareva
venisse
dall
'
altro
mondo
:
-
In
questa
casa
non
c
'
è
nessuno
.
Sono
tutti
morti
.
-
Aprimi
almeno
tu
!
-
gridò
Pinocchio
piangendo
e
raccomandandosi
.
-
Sono
morta
anch
'
io
.
-
Morta
?
e
allora
che
cosa
fai
costì
alla
finestra
?
-
Aspetto
la
bara
che
venga
a
portarmi
via
.
Appena
detto
così
,
la
bambina
disparve
,
e
la
finestra
si
richiuse
senza
far
rumore
.
-
O
bella
bambina
dai
capelli
turchini
,
-
gridava
Pinocchio
,
-
aprimi
per
carità
!
Abbi
compassione
di
un
povero
ragazzo
inseguito
dagli
assass
...
Ma
non
poté
finir
la
parola
,
perche
sentì
afferrarsi
per
il
collo
,
e
le
solite
due
vociaccie
che
gli
brontolarono
minacciosamente
:
-
Ora
non
ci
scappi
più
!
Il
burattino
,
vedendosi
balenare
la
morte
dinanzi
agli
occhi
,
fu
preso
da
un
tremito
così
forte
,
che
nel
tremare
,
gli
sonavano
le
giunture
delle
sue
gambe
di
legno
e
i
quattro
zecchini
che
teneva
nascosti
sotto
la
lingua
.
-
Dunque
?
-
gli
domandarono
gli
assassini
,
-
vuoi
aprirla
la
bocca
,
sì
o
no
?
Ah
!
non
rispondi
?
...
Lascia
fare
:
ché
questa
volta
te
la
faremo
aprir
noi
!
...
E
cavato
fuori
due
coltellacci
lunghi
lunghi
e
affilati
come
rasoi
,
zaff
...
gli
affibbiarono
due
colpi
nel
mezzo
alle
reni
.
Ma
il
burattino
per
sua
fortuna
era
fatto
d
'
un
legno
durissimo
,
motivo
per
cui
le
lame
,
spezzandosi
,
andarono
in
mille
schegge
e
gli
assassini
rimasero
col
manico
dei
coltelli
in
mano
,
a
guardarsi
in
faccia
.
-
Ho
capito
,
-
disse
allora
uno
di
loro
,
-
bisogna
impiccarlo
!
Impicchiamolo
!
-
Impicchiamolo
,
-
ripetè
l
'
altro
.
Detto
fatto
,
gli
legarono
le
mani
dietro
le
spalle
e
passatogli
un
nodo
scorsoio
intorno
alla
gola
,
lo
attaccarono
penzoloni
al
ramo
di
una
grossa
pianta
detta
la
Quercia
grande
.
Poi
si
posero
là
,
seduti
sull
'
erba
,
aspettando
che
il
burattino
facesse
l
'
ultimo
sgambetto
:
ma
il
burattino
,
dopo
tre
ore
,
aveva
sempre
gli
occhi
aperti
,
la
bocca
chiusa
e
sgambettava
più
che
mai
.
Annoiati
finalmente
di
aspettare
,
si
voltarono
a
Pinocchio
e
gli
dissero
sghignazzando
:
-
Addio
a
domani
.
Quando
domani
torneremo
qui
,
si
spera
che
ci
farai
la
garbatezza
di
farti
trovare
bell
'
e
morto
e
con
la
bocca
spalancata
.
E
se
ne
andarono
.
Intanto
s
'
era
levato
un
vento
impetuoso
di
tramontana
,
che
soffiando
e
mugghiando
con
rabbia
,
sbatacchiava
in
qua
e
in
là
il
povero
impiccato
,
facendolo
dondolare
violentemente
come
il
battaglio
di
una
campana
che
suona
a
festa
.
E
quel
dondolio
gli
cagionava
acutissimi
spasimi
,
e
il
nodo
scorsoio
,
stringendosi
sempre
più
alla
gola
,
gli
toglieva
il
respiro
.
A
poco
a
poco
gli
occhi
gli
si
appannavano
;
e
sebbene
sentisse
avvicinarsi
la
morte
,
pure
sperava
sempre
che
da
un
momento
all
'
altro
sarebbe
capitata
qualche
anima
pietosa
a
dargli
aiuto
.
Ma
quando
,
aspetta
aspetta
,
vide
che
non
compariva
nessuno
,
proprio
nessuno
,
allora
gli
tornò
in
mente
il
suo
povero
babbo
...
e
balbettò
quasi
moribondo
:
-
Oh
babbo
mio
!
se
tu
fossi
qui
!
...
E
non
ebbe
fiato
per
dir
altro
.
Chiuse
gli
occhi
,
aprì
la
bocca
,
stirò
le
gambe
e
,
dato
un
grande
scrollone
,
rimase
lì
come
intirizzito
.
La
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
fa
raccogliere
il
burattino
:
lo
mette
a
letto
,
e
chiama
tre
medici
per
sapere
se
sia
vivo
o
morto
.
In
quel
mentre
che
il
povero
Pinocchio
impiccato
dagli
assassini
a
un
ramo
della
Quercia
grande
,
pareva
oramai
più
morto
che
vivo
,
la
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
si
affacciò
daccapo
alla
finestra
,
e
impietositasi
alla
vista
di
quell
'
infelice
che
,
sospeso
per
il
collo
,
ballava
il
trescone
alle
ventate
di
tramontana
,
battè
per
tre
volte
le
mani
insieme
,
e
fece
tre
piccoli
colpi
.
A
questo
segnale
si
sentì
un
gran
rumore
di
ali
che
volavano
con
foga
precipitosa
,
e
un
grosso
falco
venne
a
posarsi
sul
davanzale
della
finestra
.
-
Che
cosa
comandate
,
mia
graziosa
Fata
?
-
disse
il
Falco
abbassando
il
becco
in
atto
di
reverenza
(
perché
bisogna
sapere
che
la
Bambina
dai
capelli
turchini
non
era
altro
,
in
fin
dei
conti
,
che
una
buonissima
Fata
,
che
da
più
di
mill
'
anni
abitava
nelle
vicinanze
di
quel
bosco
)
:
-
Vedi
tu
quel
burattino
attaccato
penzoloni
a
un
ramo
della
Quercia
grande
?
-
Lo
vedo
.
-
Orbene
:
vola
subito
laggiù
:
rompi
col
tuo
fortissimo
becco
il
nodo
che
lo
tiene
sospeso
in
aria
e
posalo
delicatamente
sdraiato
sull
'
erba
a
piè
della
Quercia
.
Il
Falco
volò
via
e
dopo
due
minuti
tornò
dicendo
:
-
Quel
che
mi
avete
comandato
,
è
fatto
.
-
E
come
l
'
hai
trovato
?
Vivo
o
morto
?
-
A
vederlo
,
pareva
morto
,
ma
non
dev
'
essere
ancora
morto
perbene
,
perché
,
appena
gli
ho
sciolto
il
nodo
scorsoio
che
lo
stringeva
intorno
alla
gola
,
ha
lasciato
andare
un
sospiro
,
balbettando
a
mezza
voce
:
"
Ora
mi
sento
meglio
!
"
.
Allora
la
Fata
,
battendo
le
mani
insieme
,
fece
due
piccoli
colpi
,
e
apparve
un
magnifico
Can
-
barbone
,
che
camminava
ritto
sulle
gambe
di
dietro
,
tale
e
quale
come
se
fosse
un
uomo
.
Il
Can
-
barbone
era
vestito
da
cocchiere
in
livrea
di
gala
.
Aveva
in
capo
un
nicchiettino
a
tre
punte
gallonato
d
'
oro
,
una
parrucca
bianca
coi
riccioli
che
gli
scendevano
giù
per
il
collo
,
una
giubba
color
di
cioccolata
coi
bottoni
di
brillanti
e
con
due
grandi
tasche
per
tenervi
gli
ossi
che
gli
regalava
a
pranzo
la
padrona
,
un
paio
di
calzoni
corti
di
velluto
cremisi
,
le
calze
di
seta
,
gli
scarpini
scollati
,
e
di
dietro
una
specie
di
fodera
da
ombrelli
,
tutta
di
raso
turchino
,
per
mettervi
dentro
la
coda
,
quando
il
tempo
cominciava
a
piovere
.
-
Su
da
bravo
,
Medoro
!
-
disse
la
Fata
al
Can
-
barbone
;
-
Fai
subito
attaccare
la
più
bella
carrozza
della
mia
scuderia
e
prendi
la
via
del
bosco
.
Arrivato
che
sarai
sotto
la
Quercia
grande
,
troverai
disteso
sull
'
erba
un
povero
burattino
mezzo
morto
.
Raccoglilo
con
garbo
,
posalo
pari
pari
su
i
cuscini
della
carrozza
e
portamelo
qui
.
Hai
capito
?
Il
Can
-
barbone
,
per
fare
intendere
che
aveva
capito
,
dimenò
tre
o
quattro
volte
la
fodera
di
raso
turchino
,
che
aveva
dietro
,
e
partì
come
un
barbero
.
Di
lì
a
poco
,
si
vide
uscire
dalla
scuderia
una
bella
carrozzina
color
dell
'
aria
,
tutta
imbottita
di
penne
di
canarino
e
foderata
nell
'
interno
di
panna
montata
e
di
crema
coi
savoiardi
.
La
carrozzina
era
tirata
da
cento
pariglie
di
topini
bianchi
,
e
il
Can
-
barbone
,
seduto
a
cassetta
,
schioccava
la
frusta
a
destra
e
a
sinistra
,
come
un
vetturino
quand
'
ha
paura
di
aver
fatto
tardi
.
Non
era
ancora
passato
un
quarto
d
'
ora
,
che
la
carrozzina
tornò
,
e
la
Fata
,
che
stava
aspettando
sull
'
uscio
di
casa
,
prese
in
collo
il
povero
burattino
,
e
portatolo
in
una
cameretta
che
aveva
le
pareti
di
madreperla
,
mandò
subito
a
chiamare
i
medici
più
famosi
del
vicinato
.
E
i
medici
arrivarono
subito
,
uno
dopo
l
'
altro
:
arrivò
,
cioè
,
un
Corvo
,
una
Civetta
e
un
Grillo
-
parlante
.
-
Vorrei
sapere
da
lor
signori
,
-
disse
la
Fata
,
rivolgendosi
ai
tre
medici
riuniti
intorno
al
letto
di
Pinocchio
,
-
vorrei
sapere
da
lor
signori
se
questo
disgraziato
burattino
sia
morto
o
vivo
!
...
A
quest
'
invito
,
il
Corvo
,
facendosi
avanti
per
il
primo
,
tastò
il
polso
a
Pinocchio
:
poi
gli
tastò
il
naso
,
poi
il
dito
mignolo
dei
piedi
:
e
quand
'
ebbe
tastato
ben
bene
,
pronunziò
solennemente
queste
parole
:
-
A
mio
credere
il
burattino
è
bell
'
e
morto
:
ma
se
per
disgrazia
non
fosse
morto
,
allora
sarebbe
indizio
sicuro
che
è
sempre
vivo
!
-
Mi
dispiace
,
-
disse
la
Civetta
,
-
di
dover
contraddire
il
Corvo
,
mio
illustre
amico
e
collega
:
per
me
,
invece
,
il
burattino
è
sempre
vivo
;
ma
se
per
disgrazia
non
fosse
vivo
,
allora
sarebbe
segno
che
è
morto
davvero
!
-
E
lei
non
dice
nulla
?
-
domandò
la
Fata
al
Grillo
-
parlante
.
-
Io
dico
che
il
medico
prudente
quando
non
sa
quello
che
dice
,
la
miglior
cosa
che
possa
fare
,
è
quella
di
stare
zitto
.
Del
resto
quel
burattino
lì
non
m
'
è
fisonomia
nuova
:
io
lo
conosco
da
un
pezzo
!
...
Pinocchio
,
che
fin
allora
era
stato
immobile
come
un
vero
pezzo
di
legno
,
ebbe
una
specie
di
fremito
convulso
,
che
fece
scuotere
tutto
il
letto
.
-
Quel
burattino
lì
,
-
seguitò
a
dire
il
Grillo
-
parlante
,
-
è
una
birba
matricolata
...
Pinocchio
aprì
gli
occhi
e
li
richiuse
subito
.
-
è
un
monellaccio
,
uno
svogliato
,
un
vagabondo
.
Pinocchio
si
nascose
la
faccia
sotto
i
lenzuoli
.
-
Quel
burattino
lì
è
un
figliuolo
disubbidiente
,
che
farà
morire
di
crepacuore
il
suo
povero
babbo
!
...
A
questo
punto
si
sentì
nella
camera
un
suono
soffocato
di
pianti
e
di
singhiozzi
.
Figuratevi
come
rimasero
tutti
,
allorché
sollevati
un
poco
i
lenzuoli
,
si
accorsero
che
quello
che
piangeva
e
singhiozzava
era
Pinocchio
.
-
Quando
il
morto
piange
,
è
segno
che
è
in
via
di
guarigione
,
-
disse
solennemente
il
Corvo
.
-
Mi
duole
di
contraddire
il
mio
illustre
amico
e
collega
,
-
soggiunse
la
Civetta
,
-
ma
per
me
,
quando
il
morto
piange
è
segno
che
gli
dispiace
a
morire
.
Pinocchio
mangia
lo
zucchero
,
ma
non
vuol
purgarsi
:
Però
quando
vede
i
becchini
che
vengono
a
portarlo
via
,
allora
si
purga
.
Poi
dice
una
bugia
e
per
gastigo
gli
cresce
il
naso
.
Appena
i
tre
medici
furono
usciti
di
camera
,
la
Fata
si
accostò
a
Pinocchio
e
,
dopo
averlo
toccato
sulla
fronte
,
si
accorse
che
era
travagliato
da
un
febbrone
da
non
si
dire
.
Allora
sciolse
una
certa
polverina
bianca
in
un
mezzo
bicchier
d
'
acqua
,
e
porgendolo
al
burattino
,
gli
disse
amorosamente
:
-
Bevila
,
e
in
pochi
giorni
sarai
guarito
.
Pinocchio
guardò
il
bicchiere
,
storse
un
po
'
la
bocca
,
e
poi
dimanda
con
voce
di
piagnisteo
:
-
è
dolce
o
amara
?
-
è
amara
,
ma
ti
farà
bene
.
-
Se
è
amara
,
non
la
voglio
.
-
Dà
retta
a
me
:
bevila
.
-
A
me
l
'
amaro
non
mi
piace
.
-
Bevila
:
e
quando
l
'
avrai
bevuta
,
ti
darò
una
pallina
di
zucchero
,
per
rifarti
la
bocca
.
-
Dov
'
è
la
pallina
di
zucchero
?
-
Eccola
qui
,
-
disse
la
Fata
,
tirandola
fuori
da
una
zuccheriera
d
'
oro
.
-
Prima
voglio
la
pallina
di
zucchero
,
e
poi
beverò
quell
'
acquaccia
amara
...
-
Me
lo
prometti
?
-
Sì
...
La
fata
gli
dette
la
pallina
,
e
Pinocchio
,
dopo
averla
sgranocchiata
e
ingoiata
in
un
attimo
,
disse
leccandosi
i
labbri
:
-
Bella
cosa
se
anche
lo
zucchero
fosse
una
medicina
!
...
Mi
purgherei
tutti
i
giorni
.
-
Ora
mantieni
la
promessa
e
bevi
queste
poche
gocciole
d
'
acqua
,
che
ti
renderanno
la
salute
.
Pinocchio
prese
di
mala
voglia
il
bicchiere
in
mano
e
vi
ficcò
dentro
la
punta
del
naso
:
poi
se
l
'
accostò
alla
bocca
:
poi
tornò
a
ficcarci
la
punta
del
naso
:
finalmente
disse
:
-
è
troppo
amara
!
troppo
amara
!
Io
non
la
posso
bere
.
-
Come
fai
a
dirlo
se
non
l
'
hai
nemmeno
assaggiata
?
-
Me
lo
figuro
!
L
'
ho
sentita
all
'
odore
.
Voglio
prima
un
'
altra
pallina
di
zucchero
...
e
poi
la
beverò
!
...
Allora
la
Fata
,
con
tutta
la
pazienza
di
una
buona
mamma
,
gli
pose
in
bocca
un
altro
po
'
di
zucchero
;
e
dopo
gli
presentò
daccapo
il
bicchiere
.
-
Così
non
la
posso
bere
!
-
disse
il
burattino
,
facendo
mille
smorfie
.
-
Perché
?
-
Perché
mi
dà
noia
quel
guanciale
che
ho
laggiù
sui
piedi
.
La
Fata
gli
levò
il
guanciale
.
-
è
inutile
!
Nemmeno
così
la
posso
bere
...
-
Che
cos
'
altro
ti
dà
noia
?
-
Mi
dà
noia
l
'
uscio
di
camera
,
che
è
mezzo
aperto
.
La
Fata
andò
e
chiuse
l
'
uscio
di
camera
.
-
Insomma
,
-
gridò
Pinocchio
,
dando
in
uno
scoppio
di
pianto
,
-
quest
'
acquaccia
amara
,
non
la
voglio
bere
,
no
,
no
,
no
!
...
-
Ragazzo
mio
,
te
ne
pentirai
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
La
tua
malattia
è
grave
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
La
febbre
ti
porterà
in
poche
ore
all
'
altro
mondo
...
-
Non
me
n
'
importa
...
-
Non
hai
paura
della
morte
?
-
Punto
paura
!
...
Piuttosto
morire
,
che
bevere
quella
medicina
cattiva
.
A
questo
punto
,
la
porta
della
camera
si
spalancò
ed
entrarono
dentro
quattro
conigli
neri
come
l
'
inchiostro
,
che
portavano
sulle
spalle
una
piccola
bara
da
morto
.
-
Che
cosa
volete
da
me
?
-
gridò
Pinocchio
,
rizzandosi
tutto
impaurito
a
sedere
sul
letto
.
-
Siamo
venuti
a
prenderti
,
-
rispose
il
coniglio
più
grosso
.
-
A
prendermi
?
...
Ma
io
non
sono
ancora
morto
!
...
-
Ancora
no
:
ma
ti
restano
pochi
minuti
di
vita
avendo
tu
ricusato
di
bevere
la
medicina
,
che
ti
avrebbe
guarito
dalla
febbre
!
...
-
O
Fata
,
o
Fata
mia
,
-
cominciò
allora
a
strillare
il
burattino
,
-
datemi
subito
quel
bicchiere
.
Spicciatevi
,
per
carità
,
perché
non
voglio
morire
no
...
non
voglio
morire
...
E
preso
il
bicchiere
con
tutt
'
e
due
le
mani
,
lo
votò
in
un
fiato
.
-
Pazienza
!
-
dissero
i
conigli
.
-
Per
questa
volta
abbiamo
fatto
il
viaggio
a
ufo
.
E
tiratisi
di
nuovo
la
piccola
bara
sulle
spalle
,
uscirono
di
camera
bofonchiando
e
mormorando
fra
i
denti
.
Fatto
sta
che
di
lì
a
pochi
minuti
,
Pinocchio
saltò
giù
dal
letto
,
bell
'
e
guarito
;
perché
bisogna
sapere
che
i
burattini
di
legno
hanno
il
privilegio
di
ammalarsi
di
rado
e
di
guarire
prestissimo
.
E
la
Fata
,
vedendolo
correre
e
ruzzare
per
la
camera
,
vispo
e
allegro
come
un
gallettino
di
primo
canto
,
gli
disse
:
-
Dunque
la
mia
medicina
t
'
ha
fatto
bene
davvero
?
-
Altro
che
bene
!
Mi
ha
rimesso
al
mondo
!
...
-
E
allora
come
mai
ti
sei
fatto
tanto
pregare
a
beverla
?
-
Egli
è
che
noi
ragazzi
siamo
tutti
così
!
Abbiamo
più
paura
delle
medicine
che
del
male
.
-
Vergogna
!
I
ragazzi
dovrebbero
sapere
che
un
buon
medicamento
preso
a
tempo
può
salvarli
da
una
grave
malattia
e
fors
'
anche
dalla
morte
...
-
Oh
!
ma
un
'
altra
volta
non
mi
farò
tanto
pregare
!
Mi
rammenterò
di
quei
conigli
neri
,
colla
bara
sulle
spalle
...
e
allora
piglierò
subito
il
bicchiere
in
mano
,
e
giù
!
...
-
Ora
vieni
un
po
'
qui
da
me
e
raccontami
come
andò
che
ti
trovasti
fra
le
mani
degli
assassini
.
-
Gli
andò
che
il
burattinaio
Mangiafoco
mi
dette
alcune
monete
d
'
oro
,
e
mi
disse
:
"
Tò
,
portale
al
tuo
babbo
!
"
e
io
,
invece
,
per
la
strada
trovai
una
Volpe
e
un
Gatto
,
due
persone
molto
per
bene
,
che
mi
dissero
:
"
Vuoi
che
codeste
monete
diventino
mille
e
duemila
?
Vieni
con
noi
,
e
ti
condurremo
al
Campo
dei
Miracoli
"
.
E
io
dissi
:
"
Andiamo
"
;
e
loro
dissero
:
"
Fermiamoci
qui
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
e
dopo
la
mezzanotte
ripartiremo
"
.
Ed
io
,
quando
mi
svegliai
,
loro
non
c
'
erano
più
,
perché
erano
partiti
.
Allora
io
cominciai
a
camminare
di
notte
,
che
era
un
buio
che
pareva
impossibile
,
per
cui
trovai
per
la
strada
due
assassini
dentro
due
sacchi
da
carbone
,
che
mi
dissero
:
"
Metti
fuori
i
quattrini
"
;
e
io
dissi
:
"
Non
ce
n
'
ho
"
;
perché
le
quattro
monete
d
'
oro
me
l
'
ero
nascoste
in
bocca
,
e
uno
degli
assassini
si
provò
a
mettermi
le
mani
in
bocca
,
e
io
con
un
morso
gli
staccai
la
mano
e
poi
la
sputai
,
ma
invece
di
una
mano
sputai
uno
zampetto
di
gatto
.
E
gli
assassini
a
corrermi
dietro
e
,
io
corri
che
ti
corro
,
finché
mi
raggiunsero
,
e
mi
legarono
per
il
collo
a
un
albero
di
questo
bosco
,
col
dire
:
"
Domani
torneremo
qui
,
e
allora
sarai
morto
e
colla
bocca
aperta
,
e
così
ti
porteremo
via
le
monete
d
'
oro
che
hai
nascoste
sotto
la
lingua
"
.
-
E
ora
le
quattro
monete
dove
le
hai
messe
?
-
gli
domandò
la
Fata
.
-
Le
ho
perdute
!
-
rispose
Pinocchio
;
ma
disse
una
bugia
,
perché
invece
le
aveva
in
tasca
.
Appena
detta
la
bugia
,
il
suo
naso
,
che
era
già
lungo
,
gli
crebbe
subito
due
dita
di
più
.
-
E
dove
le
hai
perdute
?
-
Nel
bosco
qui
vicino
.
A
questa
seconda
bugia
il
naso
seguitò
a
crescere
.
-
Se
le
hai
perdute
nel
bosco
vicino
,
-
disse
la
Fata
,
-
le
cercheremo
e
le
ritroveremo
:
perché
tutto
quello
che
si
perde
nel
vicino
bosco
,
si
ritrova
sempre
.
-
Ah
!
ora
che
mi
rammento
bene
,
-
replicò
il
burattino
,
imbrogliandosi
,
-
le
quattro
monete
non
le
ho
perdute
,
ma
senza
avvedermene
le
ho
inghiottite
mentre
bevevo
la
vostra
medicina
.
A
questa
terza
bugia
,
il
naso
gli
si
allungò
in
un
modo
così
straordinario
,
che
il
povero
Pinocchio
non
poteva
più
girarsi
da
nessuna
parte
.
Se
si
voltava
di
qui
batteva
il
naso
nel
letto
o
nei
vetri
della
finestra
,
se
si
voltava
di
là
,
lo
batteva
nelle
pareti
o
nella
porta
di
camera
,
se
alzava
un
po
'
di
più
il
capo
,
correva
il
rischio
di
ficcarlo
in
un
occhio
alla
Fata
.
E
la
Fata
lo
guardava
e
rideva
.
-
Perché
ridete
?
-
gli
domandò
il
burattino
,
tutto
confuso
e
impensierito
di
quel
suo
naso
che
cresceva
a
occhiate
.
-
Rido
della
bugia
che
hai
detto
.
-
Come
mai
sapete
che
ho
detto
una
bugia
?
-
Le
bugie
,
ragazzo
mio
,
si
riconoscono
subito
!
perché
ve
ne
sono
di
due
specie
:
vi
sono
le
bugie
che
hanno
le
gambe
corte
,
e
le
bugie
che
hanno
il
naso
lungo
:
la
tua
per
l
'
appunto
è
di
quelle
che
hanno
il
naso
lungo
.
Pinocchio
,
non
sapendo
più
dove
nascondersi
per
la
vergogna
,
si
provò
a
fuggire
di
camera
;
ma
non
gli
riuscì
.
Il
suo
naso
era
cresciuto
tanto
,
che
non
passava
più
dalla
porta
.
Pinocchio
ritrova
la
Volpe
e
il
Gatto
,
e
va
con
loro
a
seminare
le
quattro
monete
nel
Campo
dè
Miracoli
.
Come
potete
immaginarvelo
,
la
Fata
lasciò
che
il
burattino
piangesse
e
urlasse
una
buona
mezz
'
ora
,
a
motivo
di
quel
suo
naso
che
non
passava
più
dalla
porta
di
camera
;
e
lo
fece
per
dargli
una
severa
lezione
perché
si
correggesse
dal
brutto
vizio
di
dire
le
bugie
,
il
più
brutto
vizio
che
possa
avere
un
ragazzo
.
Ma
quando
lo
vide
trasfigurato
e
cogli
occhi
fuori
della
testa
dalla
gran
disperazione
,
allora
,
mossa
a
pietà
,
battè
le
mani
insieme
,
e
a
quel
segnale
entrarono
in
camera
dalla
finestra
un
migliaio
di
grossi
uccelli
chiamati
Picchi
,
i
quali
,
posatisi
tutti
sul
naso
di
Pinocchio
,
cominciarono
a
beccarglielo
tanto
e
poi
tanto
,
che
in
pochi
minuti
quel
naso
enorme
e
spropositato
si
trovò
ridotto
alla
sua
grandezza
naturale
.
-
Quanto
siete
buona
,
Fata
mia
,
-
disse
il
burattino
,
asciugandosi
gli
occhi
,
-
e
quanto
bene
vi
voglio
!
-
Ti
voglio
bene
anch
'
io
,
-
rispose
la
Fata
,
-
e
se
tu
vuoi
rimanere
con
me
,
tu
sarai
il
mio
fratellino
e
io
la
tua
buona
sorellina
...
-
Io
resterei
volentieri
...
ma
il
mio
povero
babbo
?
-
Ho
pensato
a
tutto
.
Il
tuo
babbo
è
stato
digià
avvertito
:
e
prima
che
faccia
notte
,
sarà
qui
.
-
Davvero
?
...
-
gridò
Pinocchio
,
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Allora
,
Fatina
mia
,
se
vi
contentate
,
vorrei
andargli
incontro
!
Non
vedo
l
'
ora
di
poter
dare
un
bacio
a
quel
povero
vecchio
,
che
ha
sofferto
tanto
per
me
!
-
Vai
pure
,
ma
bada
di
non
ti
sperdere
.
Prendi
la
via
del
bosco
,
e
sono
sicurissima
che
lo
incontrerai
.
Pinocchio
partì
:
e
appena
entrato
nel
bosco
,
cominciò
a
correre
come
un
capriolo
.
Ma
quando
fu
arrivato
a
un
certo
punto
,
quasi
in
faccia
alla
Quercia
grande
,
si
fermò
,
perché
gli
parve
di
aver
sentito
gente
fra
mezzo
alle
frasche
.
Difatti
vide
apparire
sulla
strada
,
indovinate
chi
?
...
la
Volpe
e
il
Gatto
,
ossia
i
due
compagni
di
viaggio
,
coi
quali
aveva
cenato
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
Ecco
il
nostro
caro
Pinocchio
!
-
gridò
la
Volpe
,
abbracciandolo
e
baciandolo
.
-
Come
mai
sei
qui
?
-
Come
mai
sei
qui
?
-
ripetè
il
Gatto
.
-
è
una
storia
lunga
,
-
disse
il
burattino
,
-
e
ve
la
racconterò
a
comodo
.
Sappiate
però
che
l
'
altra
notte
,
quando
mi
avete
lasciato
solo
nell
'
osteria
,
ho
trovato
gli
assassini
per
la
strada
...
-
Gli
assassini
?
...
O
povero
amico
!
E
che
cosa
volevano
?
-
Mi
volevano
rubare
le
monete
d
'
oro
.
-
Infami
!
...
-
disse
la
Volpe
.
-
Infamissimi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Ma
io
cominciai
a
scappare
,
-
continuò
a
dire
il
burattino
,
-
e
loro
sempre
dietro
:
finché
mi
raggiunsero
e
m
'
impiccarono
a
un
ramo
di
quella
quercia
.
E
Pinocchio
accennò
la
Quercia
grande
,
che
era
lì
a
due
passi
.
-
Si
può
sentir
di
peggio
?
-
disse
la
Volpe
.
-
In
che
mondo
siamo
condannati
a
vivere
?
Dove
troveremo
un
rifugio
sicuro
noi
altri
galantuomini
?
...
Nel
tempo
che
parlavano
così
,
Pinocchio
si
accorse
che
il
Gatto
era
zoppo
dalla
gamba
destra
davanti
,
perché
gli
mancava
in
fondo
tutto
lo
zampetto
cogli
unghioli
:
per
cui
gli
domandò
:
-
Che
cosa
hai
fatto
del
tuo
zampetto
?
Il
Gatto
voleva
rispondere
qualche
cosa
,
ma
s
'
imbrogliò
.
Allora
la
Volpe
disse
subito
:
-
Il
mio
amico
è
troppo
modesto
,
-
e
per
questo
non
risponde
.
Risponderò
io
per
lui
.
Sappi
dunque
che
un
'
ora
fa
abbiamo
incontrato
sulla
strada
un
vecchio
lupo
,
quasi
svenuto
dalla
fame
,
che
ci
ha
chiesto
un
po
'
d
'
elemosina
.
Non
avendo
noi
da
dargli
nemmeno
una
lisca
di
pesce
,
che
cosa
ha
fatto
l
'
amico
mio
,
che
ha
davvero
un
cuore
di
Cesare
?
...
Si
è
staccato
coi
denti
uno
zampetto
delle
sue
gambe
davanti
e
l
'
ha
gettato
a
quella
povera
bestia
,
perché
potesse
sdigiunarsi
.
E
la
Volpe
nel
dir
così
,
si
asciugò
una
lacrima
.
Pinocchio
,
commosso
anche
lui
,
si
avvicinò
al
Gatto
,
sussurrandogli
negli
orecchi
:
-
Se
tutti
i
gatti
ti
somigliassero
,
fortunati
i
topi
!
...
-
E
ora
che
cosa
fai
in
questi
luoghi
?
-
domandò
la
Volpe
al
burattino
.
-
Aspetto
il
mio
babbo
,
che
deve
arrivare
qui
di
momento
in
momento
.
-
E
le
tue
monete
d
'
oro
?
-
Le
ho
sempre
in
tasca
,
meno
una
che
la
spesi
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
.
-
E
pensare
che
,
invece
di
quattro
monete
,
potrebbero
diventare
domani
mille
e
duemila
!
Perché
non
dai
retta
al
mio
consiglio
?
Perché
non
vai
a
seminarle
nel
Campo
dei
miracoli
?
-
Oggi
è
impossibile
:
vi
anderò
un
altro
giorno
.
-
Un
altro
giorno
sarà
tardi
,
-
disse
la
Volpe
.
-
Perché
?
-
Perché
quel
campo
è
stato
comprato
da
un
gran
signore
e
da
domani
in
là
non
sarà
più
permesso
a
nessuno
di
seminarvi
i
denari
.
-
Quant
'
è
distante
di
qui
il
Campo
dei
miracoli
?
-
Due
chilometri
appena
.
Vuoi
venire
con
noi
?
Fra
mezz
'
ora
sei
là
:
semini
subito
le
quattro
monete
:
dopo
pochi
minuti
ne
raccogli
duemila
e
stasera
ritorni
qui
colle
tasche
piene
.
Vuoi
venire
con
noi
?
Pinocchio
esitò
un
poco
a
rispondere
,
perché
gli
tornò
in
mente
la
buona
Fata
,
il
vecchio
Geppetto
e
gli
avvertimenti
del
Grillo
-
parlante
;
ma
poi
finì
col
fare
come
fanno
tutti
i
ragazzi
senza
un
fil
di
giudizio
e
senza
cuore
;
finì
,
cioè
,
col
dare
una
scrollatina
di
capo
,
e
disse
alla
Volpe
e
al
Gatto
:
-
Andiamo
pure
:
io
vengo
con
voi
.
E
partirono
.
Dopo
aver
camminato
una
mezza
giornata
arrivarono
a
una
città
che
aveva
nome
"
Acchiappa
-
citrulli
"
.
Appena
entrato
in
città
,
Pinocchio
vide
tutte
le
strade
popolate
di
cani
spelacchiati
,
che
sbadigliavano
dall
'
appetito
,
di
pecore
tosate
che
tremavano
dal
freddo
,
di
galline
rimaste
senza
cresta
e
senza
bargigli
,
che
chiedevano
l
'
elemosina
d
'
un
chicco
di
granturco
,
di
grosse
farfalle
,
che
non
potevano
più
volare
,
perché
avevano
venduto
le
loro
bellissime
ali
colorite
,
di
pavoni
tutti
scodati
,
che
si
vergognavano
a
farsi
vedere
,
e
di
fagiani
che
zampettavano
cheti
cheti
,
rimpiangendo
le
loro
scintillanti
penne
d
'
oro
e
d
'
argento
,
oramai
perdute
per
sempre
.
In
mezzo
a
questa
folla
di
accattoni
e
di
poveri
vergognosi
passavano
di
tanto
in
tanto
alcune
carrozze
signorili
con
dentro
o
qualche
volpe
,
o
qualche
gazza
ladra
o
qualche
uccellaccio
di
rapina
.
-
E
il
Campo
dei
miracoli
dov
'
è
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
è
qui
a
due
passi
.
Detto
fatto
traversarono
la
città
e
,
usciti
fuori
dalle
mura
,
si
fermarono
in
un
campo
solitario
che
,
su
per
giù
,
somigliava
a
tutti
gli
altri
campi
.
-
Eccoci
giunti
,
-
disse
la
Volpe
al
burattino
.
-
Ora
chinati
giù
a
terra
,
scava
con
le
mani
una
piccola
buca
nel
campo
e
mettici
dentro
le
monete
d
'
oro
.
Pinocchio
ubbidì
.
Scavò
la
buca
,
ci
pose
le
quattro
monete
d
'
oro
che
gli
erano
rimaste
:
e
dopo
ricoprì
la
buca
con
un
po
'
di
terra
.
-
Ora
poi
,
-
disse
la
Volpe
,
-
vai
alla
gora
qui
vicina
,
prendi
una
secchia
d
'
acqua
e
annaffia
il
terreno
dove
hai
seminato
.
Pinocchio
andò
alla
gora
,
e
perché
non
aveva
lì
per
lì
una
secchia
,
si
levò
di
piedi
una
ciabatta
e
,
riempitala
d
'
acqua
,
annaffiò
la
terra
che
copriva
la
buca
.
Poi
domandò
:
-
C
'
è
altro
da
fare
?
-
Nient
'
altro
,
-
rispose
la
Volpe
.
-
Ora
possiamo
andar
via
.
Tu
poi
ritorna
qui
fra
una
ventina
di
minuti
e
troverai
l
'
arboscello
già
spuntato
dal
suolo
e
coi
rami
tutti
carichi
di
monete
.
Il
povero
burattino
,
fuori
di
sé
dalla
contentezza
,
ringraziò
mille
volte
la
Volpe
e
il
Gatto
,
e
promise
loro
un
bellissimo
regalo
.
-
Noi
non
vogliamo
regali
,
-
risposero
quei
due
malanni
.
-
A
noi
ci
basta
di
averti
insegnato
il
modo
di
arricchire
senza
durar
fatica
,
e
siamo
contenti
come
pasque
.
Ciò
detto
salutarono
Pinocchio
,
e
augurandogli
una
buona
raccolta
,
se
ne
andarono
per
i
fatti
loro
.
Pinocchio
è
derubato
delle
sue
monete
d
'
oro
e
,
per
gastigo
,
si
busca
quattro
mesi
di
prigione
.
Il
burattino
,
ritornato
in
città
,
cominciò
a
contare
i
minuti
a
uno
a
uno
;
e
,
quando
gli
parve
che
fosse
l
'
ora
,
riprese
subito
la
strada
che
menava
al
Campo
dei
miracoli
.
E
mentre
camminava
con
passo
frettoloso
,
il
cuore
gli
batteva
forte
e
gli
faceva
tic
,
tac
,
tic
,
tac
,
come
un
orologio
da
sala
,
quando
corre
davvero
.
E
intanto
pensava
dentro
di
sé
:
-
E
se
invece
di
mille
monete
,
ne
trovassi
su
i
rami
dell
'
albero
duemila
?
...
E
se
invece
di
duemila
,
ne
trovassi
cinquemila
?
...
E
se
invece
di
cinquemila
ne
trovassi
centomila
?
Oh
che
bel
signore
,
allora
,
che
diventerei
!
...
Vorrei
avere
un
bel
palazzo
,
mille
cavallini
di
legno
e
mille
scuderie
,
per
potermi
baloccare
,
una
cantina
di
rosoli
e
di
alchermes
,
e
una
libreria
tutta
piena
di
canditi
,
di
torte
,
di
panettoni
,
di
mandorlati
e
di
cialdoni
colla
panna
.
Così
fantasticando
,
giunse
in
vicinanza
del
campo
,
e
lì
si
fermò
a
guardare
se
per
caso
avesse
potuto
scorgere
qualche
albero
coi
rami
carichi
di
monete
:
ma
non
vide
nulla
.
Fece
altri
cento
passi
in
avanti
,
e
nulla
:
entrò
sul
campo
...
andò
proprio
su
quella
piccola
buca
,
dove
aveva
sotterrato
i
suoi
zecchini
,
e
nulla
.
Allora
diventò
pensieroso
e
,
dimenticando
le
regole
del
Galateo
e
della
buona
creanza
,
tirò
fuori
una
mano
di
tasca
e
si
dette
una
lunghissima
grattatina
di
capo
.
In
quel
mentre
sentì
fischiare
negli
orecchi
una
gran
risata
:
e
voltatosi
in
su
,
vide
sopra
un
albero
un
grosso
pappagallo
che
si
spollinava
le
poche
penne
che
aveva
addosso
.
-
Perché
ridi
?
-
gli
domandò
Pinocchio
con
voce
di
bizza
.
-
Rido
,
perché
nello
spollinarmi
mi
son
fatto
il
solletico
sotto
le
ali
.
Il
burattino
non
rispose
.
Andò
alla
gora
e
riempita
d
'
acqua
la
solita
ciabatta
,
si
pose
nuovamente
ad
annaffiare
la
terra
che
ricuopriva
le
monete
d
'
oro
.
Quand
'
ecco
che
un
'
altra
risata
,
anche
più
impertinente
della
prima
,
si
fece
sentire
nella
solitudine
silenziosa
di
quel
campo
.
-
Insomma
,
-
gridò
Pinocchio
,
arrabbiandosi
,
-
si
può
sapere
,
Pappagallo
mal
educato
,
di
che
cosa
ridi
?
-
Rido
di
quei
barbagianni
,
che
credono
a
tutte
le
scioccherie
e
che
si
lasciano
trappolare
da
chi
è
più
furbo
di
loro
.
-
Parli
forse
di
me
?
-
Sì
,
parlo
di
te
,
povero
Pinocchio
,
di
te
che
sei
così
dolce
di
sale
,
da
credere
che
i
denari
si
possano
seminare
e
raccogliere
nei
campi
,
come
si
seminano
i
fagioli
e
le
zucche
.
Anch
'
io
l
'
ho
creduto
una
volta
,
e
oggi
ne
porto
le
pene
.
Oggi
(
ma
troppo
tardi
!
)
mi
son
dovuto
persuadere
che
per
mettere
insieme
onestamente
pochi
soldi
,
bisogna
saperseli
guadagnare
o
col
lavoro
delle
proprie
mani
o
coll
'
ingegno
della
propria
testa
.
-
Non
ti
capisco
,
-
disse
il
burattino
,
che
già
cominciava
a
tremare
dalla
paura
.
-
Pazienza
!
Mi
spiegherò
meglio
,
-
soggiunse
il
Pappagallo
.
-
Sappi
dunque
che
,
mentre
tu
eri
in
città
,
la
Volpe
e
il
Gatto
sono
tornati
in
questo
campo
:
hanno
preso
le
monete
d
'
oro
sotterrate
,
e
poi
sono
fuggiti
come
il
vento
.
E
ora
chi
li
raggiunge
,
è
bravo
!
Pinocchio
restò
a
bocca
aperta
,
e
non
volendo
credere
alle
parole
del
Pappagallo
,
cominciò
colle
mani
e
colle
unghie
a
scavare
il
terreno
che
aveva
annaffiato
.
E
scava
,
scava
,
scava
,
fece
una
buca
così
profonda
,
che
ci
sarebbe
entrato
per
ritto
un
pagliaio
:
ma
le
monete
non
ci
erano
più
.
Allora
,
preso
dalla
disperazione
,
tornò
di
corsa
in
città
e
andò
difilato
in
tribunale
,
per
denunziare
al
giudice
i
due
malandrini
,
che
lo
avevano
derubato
.
Il
giudice
era
uno
scimmione
della
razza
dei
Gorilla
:
un
vecchio
scimmione
rispettabile
per
la
sua
grave
età
,
per
la
sua
barba
bianca
e
specialmente
per
i
suoi
occhiali
d
'
oro
,
senza
vetri
,
che
era
costretto
a
portare
continuamente
,
a
motivo
di
una
flussione
d
'
occhi
,
che
lo
tormentava
da
parecchi
anni
.
Pinocchio
,
alla
presenza
del
giudice
,
raccontò
per
filo
e
per
segno
l
'
iniqua
frode
,
di
cui
era
stato
vittima
;
dette
il
nome
,
il
cognome
e
i
connotati
dei
malandrini
,
e
finì
col
chiedere
giustizia
.
Il
giudice
lo
ascoltò
con
molta
benignità
:
prese
vivissima
arte
al
racconto
:
s
'
intenerì
,
si
commosse
:
e
quando
il
burattino
non
ebbe
più
nulla
da
dire
,
allungò
la
mano
e
suonò
il
campanello
.
A
quella
scampanellata
comparvero
subito
due
can
mastini
vestiti
da
giandarmi
.
Allora
il
giudice
,
accennando
Pinocchio
ai
giandarmi
,
disse
loro
:
-
Quel
povero
diavolo
è
stato
derubato
di
quattro
monete
d
'
oro
:
pigliatelo
dunque
e
mettetelo
subito
in
prigione
.
Il
burattino
,
sentendosi
dare
questa
sentenza
fra
capo
e
collo
,
rimase
di
princisbecco
e
voleva
protestare
:
ma
i
giandarmi
,
a
scanso
di
perditempi
inutili
,
gli
tapparono
la
bocca
e
lo
condussero
in
gattabuia
.
E
lì
v
'
ebbe
a
rimanere
quattro
mesi
:
quattro
lunghissimi
mesi
:
e
vi
sarebbe
rimasto
anche
di
più
,
se
non
si
fosse
dato
un
caso
fortunatissimo
.
Perché
bisogna
sapere
che
il
giovane
Imperatore
che
regnava
nella
città
di
Acchiappa
-
citrulli
,
avendo
riportato
una
gran
vittoria
contro
i
suoi
nemici
,
ordinò
grandi
feste
pubbliche
,
luminarie
,
fuochi
artificiali
,
corse
di
barberi
e
velocipedi
,
e
in
segno
di
maggiore
esultanza
,
volle
che
fossero
aperte
le
carceri
e
mandati
fuori
tutti
i
malandrini
.
-
Se
escono
di
prigione
gli
altri
,
voglio
uscire
anch
'
io
,
-
disse
Pinocchio
al
carceriere
.
-
Voi
no
,
-
rispose
il
carceriere
,
-
perché
voi
non
siete
del
bel
numero
...
-
Domando
scusa
,
-
replicò
Pinocchio
,
-
sono
un
malandrino
anch
'
io
.
-
In
questo
caso
avete
mille
ragioni
,
-
disse
il
carceriere
;
e
levandosi
il
berretto
rispettosamente
e
salutandolo
,
gli
aprì
le
porte
della
prigione
e
lo
lasciò
scappare
.
Liberato
dalla
prigione
,
si
avvia
per
tornare
a
casa
della
Fata
;
ma
lungo
la
strada
trova
un
serpente
orribile
,
e
poi
rimane
preso
alla
tagliuola
.
Figuratevi
l
'
allegrezza
di
Pinocchio
,
quando
si
sentì
libero
.
Senza
stare
a
dire
che
è
e
che
non
è
,
uscì
subito
fuori
della
città
e
riprese
la
strada
che
doveva
ricondurlo
alla
Casina
della
Fata
.
A
motivo
del
tempo
piovigginoso
,
la
strada
era
diventata
tutta
un
pantano
e
ci
si
andava
fino
a
mezza
gamba
.
Ma
il
burattino
non
se
ne
dava
per
inteso
.
Tormentato
dalla
passione
di
rivedere
il
suo
babbo
e
la
sua
sorellina
dai
capelli
turchini
,
correva
a
salti
come
un
cane
levriero
,
e
nel
correre
le
pillacchere
gli
schizzavano
fin
sopra
il
berretto
.
Intanto
andava
dicendo
fra
sé
e
sé
:
-
Quante
disgrazie
mi
sono
accadute
...
E
me
le
merito
!
perché
io
sono
un
burattino
testardo
e
piccoso
...
e
voglio
far
sempre
tutte
le
cose
a
modo
mio
,
senza
dar
retta
a
quelli
che
mi
voglion
bene
e
che
hanno
mille
volte
più
giudizio
di
me
!
...
Ma
da
questa
volta
in
là
,
faccio
proponimento
di
cambiar
vita
e
di
diventare
un
ragazzo
ammodo
e
ubbidiente
...
Tanto
ormai
ho
bell
'
e
visto
che
i
ragazzi
,
a
essere
disubbidienti
,
ci
scapitano
sempre
e
non
ne
infilano
mai
una
per
il
sù
verso
.
E
il
mio
babbo
mi
avrà
aspettato
?
...
Ce
lo
troverò
a
casa
della
Fata
?
è
tanto
tempo
,
pover
'
uomo
,
che
non
lo
vedo
più
,
che
mi
struggo
di
fargli
mille
carezze
e
di
finirlo
dai
baci
!
E
la
Fata
mi
perdonerà
la
brutta
azione
che
le
ho
fatto
?
...
E
pensare
che
ho
ricevuto
da
lei
tante
attenzioni
e
tante
cure
amorose
...
e
pensare
che
se
oggi
son
sempre
vivo
,
lo
debbo
a
lei
!
Ma
si
può
dare
un
ragazzo
più
ingrato
e
più
senza
cuore
di
me
?
...
Nel
tempo
che
diceva
così
,
si
fermò
tutt
'
a
un
tratto
spaventato
e
fece
quattro
passi
indietro
.
Che
cosa
aveva
veduto
?
...
Aveva
veduto
un
grosso
Serpente
,
disteso
attraverso
alla
strada
,
che
aveva
la
pelle
verde
,
gli
occhi
di
fuoco
e
la
coda
appuntuta
,
che
gli
fumava
come
una
cappa
di
camino
.
Impossibile
immaginarsi
la
paura
del
burattino
:
il
quale
,
allontanatosi
più
di
mezzo
chilometro
,
si
mise
a
sedere
sopra
un
monticello
di
sassi
,
aspettando
che
il
Serpente
se
ne
andasse
una
buona
volta
per
i
fatti
suoi
e
lasciasse
libero
il
passo
della
strada
.
Aspettò
un
'
ora
;
due
ore
;
tre
ore
;
ma
il
Serpente
era
sempre
là
,
e
,
anche
di
lontano
,
si
vedeva
il
rosseggiare
dè
suoi
occhi
di
fuoco
e
la
colonna
di
fumo
che
gli
usciva
dalla
punta
della
coda
.
Allora
Pinocchio
,
figurandosi
di
aver
coraggio
,
si
avvicinò
a
pochi
passi
di
distanza
,
e
facendo
una
vocina
dolce
,
insinuante
e
sottile
,
disse
al
Serpente
:
-
Scusi
,
signor
Serpente
,
che
mi
farebbe
il
piacere
di
tirarsi
un
pochino
da
una
parte
,
tanto
da
lasciarmi
passare
?
Fu
lo
stesso
che
dire
al
muro
.
Nessuno
si
mosse
.
Allora
riprese
colla
solita
vocina
:
-
Deve
sapere
,
signor
Serpente
,
che
io
vado
a
casa
,
dove
c
'
è
il
mio
babbo
che
mi
aspetta
e
che
è
tanto
tempo
che
non
lo
vedo
più
!
...
Si
contenta
dunque
che
io
seguiti
per
la
mia
strada
?
Aspettò
un
segno
di
risposta
a
quella
dimanda
:
ma
la
risposta
non
venne
:
anzi
il
Serpente
,
che
fin
allora
pareva
arzillo
e
pieno
di
vita
,
diventò
immobile
e
quasi
irrigidito
.
Gli
occhi
gli
si
chiusero
e
la
coda
gli
smesse
di
fumare
.
-
Che
sia
morto
davvero
?
...
-
disse
Pinocchio
,
dandosi
una
fregatina
di
mani
dalla
gran
contentezza
:
e
senza
mettere
tempo
in
mezzo
,
fece
l
'
atto
di
scavalcarlo
,
per
passare
dall
'
altra
parte
della
strada
.
Ma
non
aveva
ancora
finito
di
alzare
la
gamba
,
che
il
Serpente
si
rizzò
all
'
improvviso
,
come
una
molla
scattata
:
e
il
burattino
,
nel
tirarsi
indietro
,
spaventato
,
inciampò
e
cadde
per
terra
.
E
per
l
'
appunto
cadde
così
male
,
che
restò
col
capo
conficcato
nel
fango
della
strada
e
con
le
gambe
ritte
su
in
aria
.
Alla
vista
di
quel
burattino
,
che
sgambettava
a
capofitto
con
una
velocità
incredibile
il
Serpente
fu
preso
da
una
tal
convulsione
di
risa
,
che
ridi
,
ridi
,
ridi
,
alla
fine
,
dallo
sforzo
del
troppo
ridere
,
gli
si
strappò
una
vena
sul
petto
:
e
quella
volta
morì
davvero
.
Allora
Pinocchio
ricominciò
a
correre
per
arrivare
a
casa
della
Fata
prima
che
si
facesse
buio
.
Ma
lungo
la
strada
non
potendo
più
reggere
ai
morsi
terribili
della
fame
,
saltò
in
un
campo
coll
'
intenzione
di
cogliere
poche
ciocche
d
'
uva
moscadella
.
Non
l
'
avesse
mai
fatto
!
Appena
giunto
sotto
la
vite
,
crac
...
sentì
stringersi
le
gambe
da
due
ferri
taglienti
,
che
gli
fecero
vedere
quante
stelle
c
'
erano
in
cielo
.
Il
povero
burattino
era
rimasto
preso
da
una
tagliuola
appostata
là
da
alcuni
contadini
per
beccarvi
alcune
grosse
faine
,
che
erano
il
flagello
di
tutti
i
pollai
del
vicinato
.
Pinocchio
è
preso
da
un
contadino
,
il
quale
lo
costringe
a
far
da
can
da
guardia
a
un
pollaio
.
Pinocchio
,
come
potete
figurarvelo
,
si
dette
a
piangere
,
a
strillare
,
a
raccomandarsi
:
ma
erano
pianti
e
grida
inutili
,
perché
lì
all
'
intorno
non
si
vedevano
case
,
e
dalla
strada
non
passava
anima
viva
.
Intanto
si
fece
notte
.
Un
po
'
per
lo
spasimo
della
tagliuola
,
che
gli
segava
gli
stinchi
,
e
un
po
'
per
la
paura
di
trovarsi
solo
e
al
buio
in
mezzo
a
quei
campi
,
il
burattino
principiava
quasi
a
svenirsi
;
quando
a
un
tratto
vedendosi
passare
una
Lucciola
di
sul
capo
,
la
chiamò
e
le
disse
:
-
O
Lucciolina
,
mi
faresti
la
carità
di
liberarmi
da
questo
supplizio
?
...
-
Povero
figliuolo
!
-
replicò
la
Lucciola
,
fermandosi
impietosita
a
guardarlo
.
-
Come
mai
sei
rimasto
colle
gambe
attanagliate
fra
codesti
ferri
arrotati
?
-
Sono
entrato
nel
campo
per
cogliere
due
grappoli
di
quest
'
uva
moscadella
,
e
...
-
Ma
l
'
uva
era
tua
?
-
No
...
-
E
allora
chi
t
'
ha
insegnato
a
portar
via
la
roba
degli
altri
?
...
-
Avevo
fame
...
-
La
fame
,
ragazzo
mio
,
non
è
una
buona
ragione
per
potere
appropriarsi
la
roba
che
non
è
nostra
...
-
è
vero
,
è
vero
!
-
gridò
Pinocchio
piangendo
,
-
ma
un
'
altra
volta
non
lo
farò
più
.
A
questo
punto
il
dialogo
fu
interrotto
da
un
piccolissimo
rumore
di
passi
,
che
si
avvicinavano
.
Era
il
padrone
del
campo
che
veniva
in
punta
di
piedi
a
vedere
se
qualcuna
di
quelle
faine
,
che
mangiavano
di
nottetempo
i
polli
,
fosse
rimasta
al
trabocchetto
della
tagliuola
.
E
la
sua
maraviglia
fu
grandissima
quando
,
tirata
fuori
la
lanterna
di
sotto
il
pastrano
,
s
'
accorse
che
,
invece
di
una
faina
,
c
'
era
rimasto
preso
un
ragazzo
.
-
Ah
,
ladracchiolo
!
-
disse
il
contadino
incollerito
,
-
dunque
sei
tu
che
mi
porti
via
le
galline
?
-
Io
no
,
io
no
!
-
gridò
Pinocchio
,
singhiozzando
.
-
Io
sono
entrato
nel
campo
per
prendere
soltanto
due
grappoli
d
'
uva
!
...
-
Chi
ruba
l
'
uva
è
capacissimo
di
rubare
anche
i
polli
.
Lascia
fare
a
me
,
che
ti
darò
una
lezione
da
ricordartene
per
un
pezzo
.
E
aperta
la
tagliuola
,
afferrò
il
burattino
per
la
collottola
e
lo
portò
di
peso
fino
a
casa
,
come
si
porterebbe
un
agnellino
di
latte
.
Arrivato
che
fu
sull
'
aia
dinanzi
alla
casa
,
lo
scaraventò
in
terra
:
e
tenendogli
un
piede
sul
collo
,
gli
disse
:
-
Oramai
è
tardi
e
voglio
andare
a
letto
.
I
nostri
conti
li
aggiusteremo
domani
.
Intanto
,
siccome
oggi
mi
è
morto
il
cane
che
mi
faceva
la
guardia
di
notte
,
tu
prenderai
subito
il
suo
posto
.
Tu
mi
farai
da
cane
di
guardia
.
Detto
fatto
,
gl
'
infilò
al
collo
un
grosso
collare
tutto
coperto
di
spunzoni
di
ottone
,
e
glielo
strinse
in
modo
da
non
poterselo
levare
passandoci
la
testa
dentro
.
Al
collare
c
'
era
attaccata
una
lunga
catenella
di
ferro
:
e
la
catenella
era
fissata
nel
muro
.
-
Se
questa
notte
,
-
disse
il
contadino
,
-
cominciasse
a
piovere
,
tu
puoi
andare
a
cuccia
in
quel
casotto
di
legno
,
dove
c
'
è
sempre
la
paglia
che
ha
servito
di
letto
per
quattr
'
anni
al
mio
povero
cane
.
E
se
per
disgrazia
venissero
i
ladri
,
ricordati
di
stare
a
orecchi
ritti
e
di
abbaiare
.
Dopo
quest
'
ultimo
avvertimento
,
il
contadino
entrò
in
casa
chiudendo
la
porta
con
tanto
di
catenaccio
:
e
il
povero
Pinocchio
rimase
accovacciato
sull
'
aia
,
più
morto
che
vivo
,
a
motivo
del
freddo
,
della
fame
e
della
paura
.
E
di
tanto
in
tanto
,
cacciandosi
rabbiosamente
le
mani
dentro
al
collare
,
che
gli
serrava
la
gola
,
diceva
piangendo
:
-
Mi
sta
bene
!
...
Pur
troppo
mi
sta
bene
!
Ho
voluto
fare
lo
svogliato
,
il
vagabondo
...
ho
voluto
dar
retta
ai
cattivi
compagni
,
e
per
questo
la
sfortuna
mi
perseguita
sempre
.
Se
fossi
stato
un
ragazzino
per
bene
,
come
ce
n
'
è
tanti
,
se
avessi
avuto
voglia
di
studiare
e
di
lavorare
,
se
fossi
rimasto
in
casa
col
mio
povero
babbo
,
a
quest
'
ora
non
mi
troverei
qui
,
in
mezzo
ai
campi
,
a
fare
il
cane
di
guardia
alla
casa
d
'
un
contadino
.
Oh
,
se
potessi
rinascere
un
'
altra
volta
!
...
Ma
oramai
è
tardi
,
e
ci
vuol
pazienza
!
Fatto
questo
piccolo
sfogo
,
che
gli
venne
proprio
dal
cuore
,
entrò
dentro
il
casotto
e
si
addormentò
.
Pinocchio
scuopre
i
ladri
e
,
in
ricompensa
di
essere
stato
fedele
,
vien
posto
in
libertà
.
Ed
era
già
più
di
due
ore
che
dormiva
saporitamente
;
quando
verso
la
mezzanotte
fu
svegliato
da
un
bisbiglio
e
da
un
pissi
-
pissi
di
vocine
strane
,
che
gli
parve
di
sentire
nell
'
aia
.
Messa
fuori
la
punta
del
naso
dalla
buca
del
casotto
,
vide
riunite
a
consiglio
quattro
bestiuole
di
pelame
scuro
,
che
parevano
gatti
.
Ma
non
erano
gatti
:
erano
faine
,
animaletti
carnivori
,
ghiottissimi
specialmente
di
uova
e
di
pollastrine
giovani
.
Una
di
queste
faine
,
staccandosi
dalle
sue
compagne
,
andò
alla
buca
del
casotto
e
disse
sottovoce
:
-
Buona
sera
,
Melampo
.
-
Io
non
mi
chiamo
Melampo
,
-
rispose
il
burattino
.
-
O
dunque
chi
sei
?
-
Io
sono
Pinocchio
.
-
E
che
cosa
fai
costì
?
-
Faccio
il
cane
di
guardia
.
-
O
Melampo
dov
'
è
?
dov
'
è
il
vecchio
cane
,
che
stava
in
questo
casotto
?
-
è
morto
questa
mattina
.
-
Morto
?
Povera
bestia
!
Era
tanto
buono
!
...
Ma
giudicandoti
alla
fisonomia
,
anche
te
mi
sembri
un
cane
di
garbo
.
-
Domando
scusa
,
io
non
sono
un
cane
!
...
-
O
chi
sei
?
-
Io
sono
un
burattino
.
-
E
fai
da
cane
di
guardia
?
-
Purtroppo
:
per
mia
punizione
!
...
-
Ebbene
,
io
ti
propongo
gli
stessi
patti
,
che
avevo
col
defunto
Melampo
:
e
sarai
contento
.
-
E
questi
patti
sarebbero
?
-
Noi
verremo
una
volta
la
settimana
,
come
per
il
passato
,
a
visitare
di
notte
questo
pollaio
,
e
porteremo
via
otto
galline
.
Di
queste
galline
,
sette
le
mangeremo
noi
,
e
una
la
daremo
a
te
,
a
condizione
,
s
'
intende
bene
,
che
tu
faccia
finta
di
dormire
e
non
ti
venga
mai
l
'
estro
di
abbaiare
e
di
svegliare
il
contadino
.
-
E
Melampo
faceva
proprio
così
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
Faceva
così
,
e
fra
noi
e
lui
siamo
andati
sempre
d
'
accordo
.
Dormi
dunque
tranquillamente
,
e
stai
sicuro
che
prima
di
partire
di
qui
,
ti
lasceremo
sul
casotto
una
gallina
bell
'
e
pelata
,
per
la
colazione
di
domani
.
Ci
siamo
intesi
bene
?
-
Anche
troppo
bene
!
...
-
rispose
Pinocchio
:
e
tentennò
il
capo
in
un
certo
modo
minaccioso
,
come
se
avesse
voluto
dire
:
"
Fra
poco
ci
riparleremo
!
"
.
Quando
le
quattro
faine
si
credettero
sicure
del
fatto
loro
,
andarono
difilato
al
pollaio
,
che
rimaneva
appunto
vicinissimo
al
casotto
del
cane
,
e
aperta
a
furia
di
denti
e
di
unghioli
la
porticina
di
legno
,
che
ne
chiudeva
l
'
entratina
,
vi
sgusciarono
dentro
,
una
dopo
l
'
altra
.
Ma
non
erano
ancora
finite
d
'
entrare
,
che
sentirono
la
porticina
richiudersi
con
grandissima
violenza
.
Quello
che
l
'
aveva
richiusa
era
Pinocchio
;
il
quale
,
non
contento
di
averla
richiusa
,
vi
posò
davanti
per
maggior
sicurezza
una
grossa
pietra
,
a
guisa
di
puntello
.
E
poi
cominciò
ad
abbaiare
:
e
,
abbaiando
proprio
come
se
fosse
un
cane
di
guardia
,
faceva
colla
voce
bu
-
bu
-
bu
-
bu
.
A
quell
'
abbaiata
,
il
contadino
saltò
dal
letto
e
,
preso
ii
fucile
e
affacciatosi
alla
finestra
,
domandò
:
-
Che
c
'
è
di
nuovo
?
-
Ci
sono
i
ladri
!
-
rispose
Pinocchio
.
-
Dove
sono
?
-
Nel
pollaio
.
-
Ora
scendo
subito
.
E
infatti
,
in
men
che
non
si
dice
amen
,
il
contadino
scese
:
entrò
di
corsa
nel
pollaio
e
,
dopo
avere
acchiappate
e
rinchiuse
in
un
sacco
le
quattro
faine
,
disse
loro
con
accento
di
vera
contentezza
:
-
Alla
fine
siete
cascate
nelle
mie
mani
!
Potrei
punirvi
,
ma
sì
vil
non
sono
!
Mi
contenterò
,
invece
,
di
portarvi
domani
all
'
oste
del
vicino
paese
,
il
quale
vi
spellerà
e
vi
cucinerà
a
uso
lepre
dolce
e
forte
.
E
'
un
onore
che
non
vi
meritate
,
ma
gli
uomini
generosi
come
me
non
badano
a
queste
piccolezze
!
...
Quindi
,
avvicinatosi
a
Pinocchio
,
cominciò
a
fargli
molte
carezze
,
e
,
fra
le
altre
cose
,
gli
domandò
:
-
Com
'
hai
fatto
a
scuoprire
il
complotto
di
queste
quattro
ladroncelle
?
E
dire
che
Melampo
,
il
mio
fido
Melampo
,
non
s
'
era
mai
accorto
di
nulla
...
Il
burattino
,
allora
,
avrebbe
potuto
raccontare
quel
che
sapeva
:
avrebbe
potuto
,
cioè
,
raccontare
i
patti
vergognosi
che
passavano
fra
il
cane
e
le
faine
:
ma
ricordatosi
che
il
cane
era
morto
,
pensò
subito
dentro
di
sé
:
-
A
che
serve
accusare
i
morti
?
...
I
morti
son
morti
,
e
la
miglior
cosa
che
si
possa
fare
è
quella
di
lasciarli
in
pace
!
...
-
All
'
arrivo
delle
faine
sull
'
aia
,
eri
sveglio
o
dormivi
?
-
continuò
a
chiedergli
il
contadino
.
-
Dormivo
,
-
rispose
Pinocchio
,
-
ma
le
faine
mi
hanno
svegliato
coi
loro
chiacchiericci
,
e
una
è
venuta
fin
qui
al
casotto
per
dirmi
:
"
Se
prometti
di
non
abbaiare
e
di
non
svegliare
il
padrone
,
noi
ti
regaleremo
una
pollastra
bell
'
e
pelata
!..."
.
Capite
,
eh
?
Avere
la
sfacciataggine
di
fare
a
me
una
simile
proposta
!
Perché
bisogna
sapere
che
io
sono
un
burattino
,
che
avrò
tutti
i
difetti
di
questo
mondo
:
ma
non
avrò
mai
quello
di
star
di
balla
e
di
reggere
il
sacco
alla
gente
disonesta
!
-
Bravo
ragazzo
!
-
gridò
il
contadino
,
battendogli
sur
una
spalla
.
-
Cotesti
sentimenti
ti
fanno
onore
:
e
per
provarti
la
mia
grande
soddisfazione
,
ti
lascio
libero
fin
d
'
ora
di
tornare
a
casa
.
E
gli
levò
il
collare
da
cane
.
Pinocchio
piange
la
morte
della
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
:
poi
trova
un
Colombo
che
lo
porta
sulla
riva
del
mare
,
e
lì
si
getta
nell
'
acqua
per
andare
in
aiuto
del
suo
babbo
Geppetto
.
Appena
Pinocchio
non
sentì
più
il
peso
durissimo
e
umiliante
di
quel
collare
intorno
al
collo
,
si
pose
a
scappare
attraverso
i
campi
,
e
non
si
fermò
un
solo
minuto
,
finché
non
ebbe
raggiunta
la
strada
maestra
,
che
doveva
ricondurlo
alla
Casina
della
Fata
.
Arrivato
sulla
strada
maestra
,
si
voltò
in
giù
a
guardare
nella
sottoposta
pianura
,
e
vide
benissimo
a
occhio
nudo
il
bosco
,
dove
disgraziatamente
aveva
incontrato
la
Volpe
e
il
Gatto
:
vide
,
fra
mezzo
agli
alberi
,
inalzarsi
la
cima
di
quella
Quercia
grande
,
alla
quale
era
stato
appeso
ciondoloni
per
il
collo
:
ma
guarda
di
qua
,
guarda
di
là
,
non
gli
fu
possibile
di
vedere
la
piccola
casa
della
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
.
Allora
ebbe
una
specie
di
tristo
presentimento
e
datosi
a
correre
con
quanta
forza
gli
rimaneva
nelle
gambe
,
si
trovò
in
pochi
minuti
sul
prato
,
dove
sorgeva
una
volta
la
Casina
bianca
.
Ma
la
Casina
bianca
non
c
'
era
più
.
C
'
era
,
invece
,
una
piccola
pietra
di
marmo
sulla
quale
si
leggevano
in
carattere
stampatello
queste
dolorose
parole
:
QUI
GIACE
LA
BAMBINA
DAI
CAPELLI
TURCHINI
MORTA
DI
DOLORE
PER
ESSERE
STATA
ABBANDONATA
DAL
SUO
FRATELLINO
PINOCCHIO
Come
rimanesse
il
burattino
,
quand
'
ebbe
compitate
alla
peggio
quelle
parole
,
lo
lascio
pensare
a
voi
.
Cadde
bocconi
a
terra
e
coprendo
di
mille
baci
quel
marmo
mortuario
,
dette
in
un
grande
scoppio
di
pianto
.
Pianse
tutta
la
notte
,
e
la
mattina
dopo
,
sul
far
del
giorno
,
piangeva
sempre
,
sebbene
negli
occhi
non
avesse
più
lacrime
:
e
le
sue
grida
e
i
suoi
lamenti
erano
così
strazianti
e
acuti
,
che
tutte
le
colline
all
'
intorno
ne
ripetevano
l
'
eco
.
E
piangendo
diceva
:
-
O
Fatina
mia
,
perché
sei
morta
?
...
perché
,
invece
di
te
,
non
sono
morto
io
,
che
sono
tanto
cattivo
,
mentre
tu
eri
tanto
buona
?
...
E
il
mio
babbo
,
dove
sarà
?
O
Fatina
mia
,
dimmi
dove
posso
trovarlo
,
che
voglio
stare
sempre
con
lui
,
e
non
lasciarlo
più
!
più
!
più
!
...
O
Fatina
mia
,
dimmi
che
non
è
vero
che
sei
morta
!
...
Se
davvero
mi
vuoi
bene
...
se
vuoi
bene
al
tuo
fratellino
,
rivivisci
...
ritorna
viva
come
prima
!
...
Non
ti
dispiace
a
vedermi
solo
e
abbandonato
da
tutti
?
Se
arrivano
gli
assassini
.
mi
attaccheranno
daccapo
al
ramo
dell
'
albero
...
e
allora
morirò
per
sempre
.
Che
vuoi
che
faccia
qui
,
solo
in
questo
mondo
?
Ora
che
ho
perduto
te
e
il
mio
babbo
,
chi
mi
darà
da
mangiare
?
Dove
anderò
a
dormire
la
notte
?
Chi
mi
farà
la
giacchettina
nuova
?
Oh
!
sarebbe
meglio
,
cento
volte
meglio
,
che
morissi
anch
'
io
!
Sì
,
voglio
morire
!
...
ih
!
ih
!
ih
!
...
E
mentre
si
disperava
a
questo
modo
,
fece
l
'
atto
di
volersi
strappare
i
capelli
:
ma
i
suoi
capelli
,
essendo
di
legno
,
non
poté
nemmeno
levarsi
il
gusto
di
ficcarci
dentro
le
dita
.
Intanto
passò
su
per
aria
un
grosso
Colombo
,
il
quale
soffermatosi
,
a
ali
distese
,
gli
gridò
da
una
grande
altezza
:
-
Dimmi
,
bambino
,
che
cosa
fai
costaggiù
?
-
Non
lo
vedi
?
piango
!
-
disse
Pinocchio
alzando
il
capo
verso
quella
voce
e
strofinandosi
gli
occhi
colla
manica
della
giacchetta
.
-
Dimmi
,
-
soggiunse
allora
il
Colombo
-
non
conosci
per
caso
fra
i
tuoi
compagni
,
un
burattino
,
che
ha
nome
Pinocchio
?
-
Pinocchio
?
...
Hai
detto
Pinocchio
?
-
ripetè
il
burattino
saltando
subito
in
piedi
.
-
Pinocchio
sono
io
!
Il
Colombo
,
a
questa
risposta
,
si
calò
velocemente
e
venne
a
posarsi
a
terra
.
Era
più
grosso
di
un
tacchino
.
-
Conoscerai
dunque
anche
Geppetto
?
-
domandò
al
burattino
.
-
Se
lo
conosco
?
E
'
il
mio
povero
babbo
!
Ti
ha
forse
parlato
di
me
?
Mi
conduci
da
lui
?
Ma
è
sempre
vivo
?
Rispondimi
per
carità
:
è
sempre
vivo
?
-
L
'
ho
lasciato
tre
giorni
fa
sulla
spiaggia
del
mare
.
-
Che
cosa
faceva
?
-
Si
fabbricava
da
sé
una
piccola
barchetta
per
traversare
l
'
Oceano
.
Quel
pover
'
uomo
sono
più
di
quattro
mesi
che
gira
per
il
mondo
in
cerca
di
te
:
e
non
avendoti
potuto
trovare
,
ora
si
è
messo
in
capo
di
cercarti
nei
paesi
lontani
del
nuovo
mondo
.
-
Quanto
c
'
è
di
qui
alla
spiaggia
?
-
domandò
Pinocchio
con
ansia
affannosa
.
-
Più
di
mille
chilometri
.
-
Mille
chilometri
?
O
Colombo
mio
,
che
bella
cosa
potessi
avere
le
tue
ali
!
...
-
Se
vuoi
venire
,
ti
ci
porto
io
.
-
Come
?
-
A
cavallo
sulla
mia
groppa
.
Sei
peso
di
molto
?
...
-
Peso
?
tutt
'
altro
!
Son
leggiero
come
una
foglia
.
E
lì
,
senza
stare
a
dir
altro
,
Pinocchio
saltò
sulla
groppa
al
Colombo
e
messa
una
gamba
di
qua
e
l
'
altra
di
là
,
come
fanno
i
cavallerizzi
,
gridò
tutto
contento
:
-
Galoppa
,
galoppa
,
cavallino
,
ché
mi
preme
di
arrivar
presto
!
...
Il
Colombo
prese
l
'
aire
e
in
pochi
minuti
arrivò
col
volo
tanto
in
alto
,
che
toccava
quasi
le
nuvole
.
Giunto
a
quell
'
altezza
straordinaria
,
il
burattino
ebbe
la
curiosità
di
voltarsi
in
giù
a
guardare
:
e
fu
preso
da
tanta
paura
e
da
tali
giracapi
che
,
per
evitare
il
pericolo
di
venir
disotto
,
si
avviticchiò
colle
braccia
,
stretto
stretto
,
al
collo
della
sua
piumata
cavalcatura
.
Volarono
tutto
il
giorno
.
Sul
far
della
sera
,
il
Colombo
disse
:
-
Ho
una
gran
sete
!
-
E
io
una
gran
fame
!
-
soggiunse
Pinocchio
.
-
Fermiamoci
a
questa
colombaia
pochi
minuti
;
e
dopo
ci
rimetteremo
in
viaggio
,
per
essere
domattina
all
'
alba
sulla
spiaggia
del
mare
.
Entrarono
in
una
colombaia
deserta
,
dove
c
'
era
soltanto
una
catinella
piena
d
'
acqua
e
un
cestino
ricolmo
di
veccie
.
Il
burattino
,
in
tempo
di
vita
sua
,
non
aveva
mai
potuto
patire
le
veccie
:
a
sentir
lui
,
gli
facevano
nausea
,
gli
rivoltavano
lo
stomaco
:
ma
quella
sera
ne
mangiò
a
strippapelle
,
e
quando
l
'
ebbe
quasi
finite
,
si
voltò
al
Colombo
e
gli
disse
:
-
Non
avrei
mai
creduto
che
le
veccie
fossero
così
buone
!
-
Bisogna
persuadersi
,
ragazzo
mio
,
-
replicò
il
Colombo
,
-
che
quando
la
fame
dice
davvero
e
non
c
'
è
altro
da
mangiare
,
anche
le
veccie
diventano
squisite
!
La
fame
non
ha
capricci
né
ghiottonerie
!
Fatto
alla
svelta
un
piccolo
spuntino
,
si
riposero
in
viaggio
,
e
via
!
La
mattina
dopo
arrivarono
sulla
spiaggia
del
mare
.
Il
Colombo
posò
a
terra
Pinocchio
,
e
non
volendo
nemmeno
la
seccatura
di
sentirsi
ringraziare
per
aver
fatto
una
buona
azione
,
riprese
subito
il
volo
e
sparì
.
La
spiaggia
era
piena
di
gente
che
urlava
e
gesticolava
guardando
il
mare
.
-
Che
cos
'
è
accaduto
?
-
domandò
Pinocchio
a
una
vecchina
.
-
Gli
è
accaduto
che
un
povero
babbo
,
avendo
perduto
il
figliolo
,
gli
è
voluto
entrare
in
una
barchetta
per
andare
a
cercarlo
di
là
dal
mare
;
e
il
mare
oggi
è
molto
cattivo
e
la
barchetta
sta
per
andare
sott
'
acqua
...
-
Dov
'
è
la
barchetta
?
-
Eccola
laggiù
,
diritta
al
mio
dito
,
-
disse
la
vecchia
,
accennando
una
piccola
barca
che
,
veduta
in
quella
distanza
,
pareva
un
guscio
di
noce
con
dentro
un
omino
piccino
piccino
.
Pinocchio
appuntò
gli
occhi
da
quella
parte
,
e
dopo
aver
guardato
attentamente
,
cacciò
un
urlo
acutissimo
gridando
:
-
Gli
è
il
mì
babbo
!
gli
è
il
mì
babbo
!
Intanto
la
barchetta
,
sbattuta
dall
'
infuriare
dell
'
onde
,
ora
spariva
fra
i
grossi
cavalloni
,
ora
tornava
a
galleggiare
:
e
Pinocchio
ritto
sulla
punta
di
un
alto
scoglio
non
finiva
più
dal
chiamare
il
suo
babbo
per
nome
e
dal
fargli
molti
segnali
colle
mani
e
col
moccichino
da
naso
e
perfino
col
berretto
che
aveva
in
capo
.
E
parve
che
Geppetto
,
sebbene
fosse
molto
lontano
dalla
spiaggia
,
riconoscesse
il
figliuolo
,
perché
si
levò
il
berretto
anche
lui
e
lo
salutò
e
,
a
furia
di
gesti
,
gli
fece
capire
che
sarebbe
tornato
volentieri
indietro
,
ma
il
mare
era
tanto
grosso
,
che
gl
'
impediva
di
lavorare
col
remo
e
di
potersi
avvicinare
alla
terra
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
venne
una
terribile
ondata
,
e
la
barca
sparì
.
Aspettarono
che
la
barca
tornasse
a
galla
:
ma
la
barca
non
si
vide
più
tornare
.
-
Pover
'
omo
!
-
dissero
allora
i
pescatori
,
che
erano
raccolti
sulla
spiaggia
:
e
brontolando
sottovoce
una
preghiera
si
mossero
per
tornarsene
alle
loro
case
.
Quand
'
ecco
che
udirono
un
urlo
disperato
,
e
,
voltandosi
indietro
,
videro
un
ragazzetto
che
,
di
vetta
a
uno
scoglio
,
si
gettava
in
mare
gridando
:
-
Voglio
salvare
il
mio
babbo
!
Pinocchio
,
essendo
tutto
di
legno
,
galleggiava
facilmente
e
nuotava
come
un
pesce
.
Ora
si
vedeva
sparire
sott
'
acqua
,
portato
dall
'
impeto
dei
flutti
,
ora
riappariva
fuori
con
una
gamba
o
con
un
braccio
,
a
grandissima
distanza
dalla
terra
.
Alla
fine
lo
persero
d
'
occhio
e
non
lo
videro
più
.
-
Povero
ragazzo
!
-
dissero
alIora
i
pescatori
,
che
erano
raccolti
sulla
spiaggia
:
e
brontolando
sottovoce
una
preghiera
tornarono
alle
loro
case
.
Pinocchio
arriva
all
'
isola
delle
Api
industriose
e
ritrova
la
Fata
.
Pinocchio
,
animato
dalla
speranza
di
arrivare
in
tempo
a
dare
aiuto
al
suo
povero
babbo
,
nuotò
tutta
quanta
la
notte
.
E
che
orribile
nottata
fu
quella
!
Diluviò
,
grandinò
,
tuonò
spaventosamente
,
e
con
certi
lampi
che
pareva
di
giorno
.
Sul
far
del
mattino
,
gli
riuscì
di
vedere
poco
distante
una
lunga
striscia
di
terra
.
Era
un
'
isola
in
mezzo
al
mare
.
Allora
fece
di
tutto
per
arrivare
a
quella
spiaggia
:
ma
inutilmente
.
Le
onde
,
rincorrendosi
e
accavallandosi
,
se
lo
abballottavano
fra
di
loro
,
come
se
fosse
stato
un
fuscello
o
un
filo
di
paglia
.
Alla
fine
,
e
per
sua
buona
fortuna
,
venne
un
'
ondata
tanto
prepotente
e
impetuosa
,
che
lo
scaraventò
di
peso
sulla
rena
del
lido
.
Il
colpo
fu
così
forte
che
,
battendo
in
terra
,
gli
crocchiarono
tutte
le
costole
e
tutte
le
congiunture
:
ma
si
consolò
subito
col
dire
:
-
Anche
per
questa
volta
l
'
ho
proprio
scampata
bella
!
Intanto
a
poco
a
poco
il
cielo
si
rasserenò
;
il
sole
apparve
fuori
in
tutto
il
suo
splendore
e
il
mare
diventò
tranquillissimo
e
buono
come
un
olio
.
Allora
il
burattino
distese
i
suoi
panni
al
sole
per
rasciugarli
e
si
pose
a
guardare
di
qua
e
di
là
se
per
caso
avesse
potuto
scorgere
su
quella
immensa
spianata
d
'
acqua
una
piccola
barchetta
con
un
omino
dentro
.
Ma
dopo
aver
guardato
ben
bene
,
non
vide
altro
dinanzi
a
sé
che
cielo
,
mare
e
qualche
vela
di
bastimento
,
ma
cosi
lontana
,
che
pareva
una
mosca
.
-
Sapessi
almeno
come
si
chiama
quest
'
isola
!
-
andava
dicendo
.
-
Sapessi
almeno
se
quest
'
isola
è
abitata
da
gente
di
garbo
,
voglio
dire
da
gente
che
non
abbia
il
vizio
di
attaccare
i
ragazzi
ai
rami
degli
alberi
;
ma
a
chi
mai
posso
domandarlo
?
A
chi
,
se
non
c
'
è
nessuno
?
...
Quest
'
idea
di
trovarsi
solo
,
solo
,
solo
in
mezzo
a
quel
gran
paese
disabitato
,
gli
messe
addosso
tanta
malinconia
,
che
stava
lì
lì
per
piangere
;
quando
tutt
'
a
un
tratto
vide
passare
,
a
poca
distanza
dalla
riva
,
un
grosso
pesce
,
che
se
ne
andava
tranquillamente
per
i
fatti
suoi
,
con
tutta
la
testa
fuori
dell
'
acqua
.
Non
sapendo
come
chiamarlo
per
nome
,
il
burattino
gli
gridò
a
voce
alta
,
per
farsi
sentire
:
-
Ehi
,
signor
pesce
,
che
mi
permetterebbe
una
parola
?
-
Anche
due
,
-
rispose
il
pesce
,
il
quale
era
un
Delfino
così
garbato
,
come
se
ne
trovano
pochi
in
tutti
i
mari
del
mondo
.
-
Mi
farebbe
il
piacere
di
dirmi
se
in
quest
'
isola
vi
sono
dei
paesi
dove
si
possa
mangiare
,
senza
pericolo
d
'
esser
mangiati
?
-
Ve
ne
sono
sicuro
,
-
rispose
il
Delfino
.
-
Anzi
,
ne
troverai
uno
poco
lontano
di
qui
.
-
E
che
strada
si
fa
per
andarvi
?
-
Devi
prendere
quella
viottola
là
,
a
mancina
,
e
camminare
sempre
diritto
al
naso
.
Non
puoi
sbagliare
.
-
Mi
dica
un
'
altra
cosa
.
Lei
che
passeggia
tutto
il
giorno
e
tutta
la
notte
per
il
mare
,
non
avrebbe
incontrato
per
caso
una
piccola
barchettina
con
dentro
il
mì
babbo
?
-
E
chi
è
il
tuo
babbo
?
-
Gli
è
il
babbo
più
buono
del
mondo
,
come
io
sono
il
figliuolo
più
cattivo
che
si
possa
dare
.
-
Colla
burrasca
che
ha
fatto
questa
notte
,
-
rispose
il
delfino
,
-
la
barchettina
sarà
andata
sott
'
acqua
.
-
E
il
mio
babbo
?
-
A
quest
'
ora
l
'
avrà
inghiottito
il
terribile
Pesce
-
cane
,
che
da
qualche
giorno
è
venuto
a
spargere
lo
sterminio
e
la
desolazione
nelle
nostre
acque
.
-
Che
è
grosso
di
molto
questo
Pesce
-
cane
?
-
domandò
Pinocchio
,
che
digià
cominciava
a
tremare
dalla
paura
.
-
Se
gli
è
grosso
!
...
-
replicò
il
Delfino
.
-
Perché
tu
possa
fartene
un
'
idea
,
ti
dirò
che
è
più
grosso
di
un
casamento
di
cinque
piani
,
ed
ha
una
boccaccia
così
larga
e
profonda
,
che
ci
passerebbe
comodamente
tutto
il
treno
della
strada
ferrata
colla
macchina
accesa
.
-
Mamma
mia
!
-
gridò
spaventato
il
burattino
:
e
rivestitosi
in
fretta
e
furia
,
si
voltò
al
delfino
e
gli
disse
:
-
Arrivedella
,
signor
pesce
:
scusi
tanto
l
'
incomodo
e
mille
grazie
della
sua
garbatezza
.
Detto
ciò
,
prese
subito
la
viottola
e
cominciò
a
camminare
di
un
passo
svelto
;
tanto
svelto
,
che
pareva
quasi
che
corresse
.
E
a
ogni
più
piccolo
rumore
che
sentiva
,
si
voltava
subito
a
guardare
indietro
,
per
la
paura
di
vedersi
inseguire
da
quel
terribile
pesce
-
cane
grosso
come
una
casa
di
cinque
piani
e
con
un
treno
della
strada
ferrata
in
bocca
.
Dopo
mezz
'
ora
di
strada
,
arrivò
a
un
piccolo
paese
detto
"
Il
paese
delle
Api
industriose
"
.
Le
strade
formicolavano
di
persone
che
correvano
di
qua
e
di
là
per
le
loro
faccende
:
tutti
lavoravano
,
tutti
avevano
qualche
cosa
da
fare
.
Non
si
trovava
un
ozioso
o
un
vagabondo
nemmeno
a
cercarlo
col
lumicino
.
-
Ho
capito
,
-
disse
subito
quello
svogliato
di
Pinocchio
,
-
questo
paese
non
è
fatto
per
me
!
Io
non
son
nato
per
lavorare
!
Intanto
la
fame
lo
tormentava
,
perché
erano
oramai
passate
ventiquattr
'
ore
che
non
aveva
mangiato
più
nulla
;
nemmeno
una
pietanza
di
veccie
.
Che
fare
?
Non
gli
restavano
che
due
modi
per
potersi
sdigiunare
:
o
chiedere
un
po
'
di
lavoro
,
o
chiedere
in
elemosina
un
soldo
o
un
boccone
di
pane
.
A
chiedere
l
'
elemosina
si
vergognava
:
perché
il
suo
babbo
gli
aveva
predicato
sempre
che
l
'
elemosina
hanno
il
diritto
di
chiederla
solamente
i
vecchi
e
gl
'
infermi
.
I
veri
poveri
,
in
questo
mondo
,
meritevoli
di
assistenza
e
di
compassione
,
non
sono
altro
che
quelli
che
,
per
ragione
d
'
età
o
di
malattia
,
si
trovano
condannati
a
non
potersi
più
guadagnare
il
pane
col
lavoro
delle
proprie
mani
.
Tutti
gli
altri
hanno
l
'
obbligo
di
lavorare
:
e
se
non
lavorano
e
patiscono
la
fame
,
tanto
peggio
per
loro
.
In
quel
frattempo
,
passò
per
la
strada
un
uomo
tutto
sudato
e
trafelato
,
il
quale
da
sé
tirava
con
gran
fatica
due
carretti
carichi
di
carbone
.
Pinocchio
,
giudicandolo
dalla
fisonomia
per
un
buon
uomo
,
gli
si
accostò
e
,
abbassando
gli
occhi
dalla
vergogna
,
gli
disse
sottovoce
:
-
Mi
fareste
la
carità
di
darmi
un
soldo
,
perché
mi
sento
morir
dalla
fame
?
-
Non
un
soldo
solo
,
-
rispose
il
carbonaio
,
-
ma
te
ne
do
quattro
,
a
patto
che
tu
m
'
aiuti
a
tirare
fino
a
casa
questi
due
carretti
di
carbone
.
-
Mi
meraviglio
!
-
rispose
il
burattino
quasi
offeso
,
-
per
vostra
regola
io
non
ho
fatto
mai
il
somaro
:
io
non
ho
mai
tirato
il
carretto
!
...
-
Meglio
per
te
!
-
rispose
il
carbonaio
.
-
Allora
,
ragazzo
mio
,
se
ti
senti
davvero
morir
dalla
fame
,
mangia
due
belle
fette
della
tua
superbia
e
bada
di
non
prendere
un
'
indigestione
.
Dopo
pochi
minuti
passò
per
la
via
un
muratore
,
che
portava
sulle
spalle
un
corbello
di
calcina
.
-
Fareste
,
galantuomo
,
la
carità
d
'
un
soldo
a
un
povero
ragazzo
,
che
sbadiglia
dall
'
appetito
?
-
Volentieri
;
vieni
con
me
a
portar
calcina
,
-
rispose
il
muratore
,
-
e
invece
d
'
un
soldo
,
te
ne
darò
cinque
.
-
Ma
la
calcina
è
pesa
,
-
replicò
Pinocchio
,
-
e
io
non
voglio
durar
fatica
.
-
Se
non
vuoi
durar
fatica
,
allora
,
ragazzo
mio
,
-
divertiti
a
sbadigliare
,
e
buon
pro
ti
faccia
.
In
men
di
mezz
'
ora
passarono
altre
venti
persone
,
e
a
tutte
Pinocchio
chiese
un
po
'
d
'
elemosina
,
ma
tutte
gli
risposero
:
-
Non
ti
vergogni
?
Invece
di
fare
il
bighellone
per
la
strada
,
và
piuttosto
a
cercarti
un
po
'
di
lavoro
,
e
impara
a
guadagnarti
il
pane
!
Finalmente
passò
una
buona
donnina
che
portava
due
brocche
d
'
acqua
.
-
Vi
contentate
,
buona
donna
,
che
io
beva
una
sorsata
d
'
acqua
alla
vostra
brocca
?
-
disse
Pinocchio
,
che
bruciava
dall
'
arsione
della
sete
.
-
Bevi
pure
,
ragazzo
mio
!
-
disse
la
donnina
,
posando
le
due
brocche
in
terra
.
Quando
Pinocchio
ebbe
bevuto
come
una
spugna
,
borbottò
a
mezza
voce
,
asciugandosi
la
bocca
:
-
La
sete
me
la
sono
levata
!
Così
mi
potessi
levar
la
fame
!
...
La
buona
donnina
,
sentendo
queste
parole
,
soggiunse
subito
:
-
Se
mi
aiuti
a
portare
a
casa
una
di
queste
brocche
d
'
acqua
,
ti
darò
un
bel
pezzo
di
pane
.
Pinocchio
guardò
la
brocca
,
e
non
rispose
né
sì
né
no
.
-
E
insieme
col
pane
ti
darò
un
bel
piatto
di
cavolfiore
condito
coll
'
olio
e
coll
'
aceto
,
-
soggiunse
la
buona
donna
.
Pinocchio
dette
un
'
altra
occhiata
alla
brocca
,
e
non
rispose
né
sì
né
no
.
-
E
dopo
il
cavolfiore
ti
darò
un
bel
confetto
ripieno
di
rosolio
.
-
Alle
seduzioni
di
quest
'
ultima
ghiottoneria
,
Pinocchio
non
seppe
più
resistere
e
,
fatto
un
animo
risoluto
,
disse
:
-
Pazienza
!
Vi
porterò
la
brocca
fino
a
casa
!
La
brocca
era
molto
pesa
,
e
il
burattino
,
non
avendo
forza
da
portarla
colle
mani
,
si
rassegnò
a
portarla
in
capo
.
Arrivati
a
casa
,
la
buona
donnina
fece
sedere
Pinocchio
a
una
piccola
tavola
apparecchiata
e
gli
pose
davanti
il
pane
,
il
cavolfiore
condito
e
il
confetto
.
Pinocchio
non
mangiò
,
ma
diluviò
.
Il
suo
stomaco
pareva
un
quartiere
rimasto
vuoto
e
disabitato
da
cinque
mesi
.
Calmati
a
poco
a
poco
i
morsi
rabbiosi
della
fame
,
allora
alzò
il
capo
per
ringraziare
la
sua
benefattrice
;
ma
non
aveva
ancora
finito
di
fissarla
in
volto
,
che
cacciò
un
lunghissimo
ohhh
!
...
di
maraviglia
e
rimase
là
incantato
,
cogli
occhi
spalancati
,
colla
forchetta
per
aria
e
colla
bocca
piena
di
pane
e
di
cavolfiore
.
-
Che
cos
'
è
mai
tutta
questa
maraviglia
?
-
disse
ridendo
la
buona
donna
.
-
Egli
è
...
-
rispose
balbettando
Pinocchio
,
-
egli
è
...
egli
è
...
che
voi
somigliate
...
voi
mi
rammentate
...
sì
,
sì
,
sì
,
la
stessa
voce
...
gli
stessi
occhi
..
gli
stessi
capelli
...
sì
,
sì
,
sì
...
anche
voi
avete
i
capelli
turchini
...
come
lei
!
...
O
Fatina
mia
!
...
O
Fatina
mia
!
...
ditemi
che
siete
voi
,
proprio
voi
!
...
Non
mi
fate
più
piangere
!
Se
sapeste
!
...
Ho
pianto
tanto
,
ho
patito
tanto
..
E
nel
dir
così
,
Pinocchio
piangeva
dirottamente
,
e
gettandosi
ginocchioni
per
terra
,
abbracciava
i
ginocchi
di
quella
donnina
misteriosa
.
Pinocchio
promette
alla
Fata
di
essere
buono
e
di
studiare
,
perché
è
stufo
di
fare
il
burattino
e
vuol
diventare
un
bravo
ragazzo
.
In
sulle
prime
la
buona
donnina
cominciò
col
dire
che
lei
non
era
la
piccola
Fata
dai
capelli
turchini
:
ma
poi
,
vedendosi
oramai
scoperta
e
non
volendo
mandare
più
a
lungo
la
commedia
,
fini
col
farsi
riconoscere
,
e
disse
a
Pinocchio
:
-
Birba
d
'
un
burattino
!
Come
mai
ti
sei
accorto
che
ero
io
?
-
Gli
è
il
gran
bene
che
vi
voglio
quello
che
me
l
'
ha
detto
.
-
Ti
ricordi
?
Mi
lasciasti
bambina
e
ora
mi
ritrovi
donna
;
tanto
donna
,
che
potrei
quasi
farti
da
mamma
.
-
L
'
ho
caro
dimolto
,
perché
così
,
invece
di
sorellina
,
vi
chiamerò
la
mia
mamma
.
Gli
è
tanto
tempo
che
mi
struggo
di
avere
una
mamma
come
tutti
gli
altri
ragazzi
!
...
Ma
come
avete
fatto
a
crescere
cosi
presto
?
-
è
un
segreto
.
-
Insegnatemelo
:
vorrei
crescere
un
poco
anch
'
io
.
Non
lo
vedete
?
Sono
sempre
rimasto
alto
come
un
soldo
di
cacio
.
-
Ma
tu
non
puoi
crescere
,
-
replicò
la
Fata
.
-
Perché
?
-
Perché
i
burattini
non
crescono
mai
.
Nascono
burattini
,
vivono
burattini
e
muoiono
burattini
.
-
Oh
!
sono
stufo
di
far
sempre
il
burattino
!
-
gridò
Pinocchio
,
dandosi
uno
scappellotto
.
-
Sarebbe
ora
che
diventassi
anch
'
io
un
uomo
come
tutti
gli
altri
.
-
E
lo
diventerai
,
se
saprai
meritartelo
...
-
Davvero
?
E
che
posso
fare
per
meritarmelo
?
-
Una
cosa
facilissima
:
avvezzarti
a
essere
un
ragazzino
perbene
.
-
O
che
forse
non
sono
?
-
Tutt
'
altro
!
I
ragazzi
perbene
sono
ubbidienti
,
e
tu
invece
...
-
E
io
non
ubbidisco
mai
.
-
I
ragazzi
perbene
prendono
amore
allo
studio
e
al
lavoro
,
e
tu
...
-
E
io
,
invece
,
faccio
il
bighellone
e
il
vagabondo
tutto
l
'
anno
.
-
I
ragazzi
perbene
dicono
sempre
la
verità
...
-
E
io
sempre
le
bugie
.
-
I
ragazzi
perbene
vanno
volentieri
alla
scuola
...
-
E
a
me
la
scuola
mi
fa
venire
i
dolori
di
corpo
.
Ma
da
oggi
in
poi
voglio
mutar
vita
.
-
Me
lo
prometti
?
-
Lo
prometto
.
Voglio
diventare
un
ragazzino
perbene
e
voglio
essere
la
consolazione
del
mio
babbo
...
Dove
sarà
il
mio
povero
babbo
a
quest
'
ora
?
-
Non
lo
so
.
-
Avrò
mai
la
fortuna
di
poterlo
rivedere
e
abbracciare
?
-
Credo
di
sì
:
anzi
ne
sono
sicura
.
A
questa
risposta
fu
tale
e
tanta
la
contentezza
di
Pinocchio
,
che
prese
le
mani
alla
Fata
e
cominciò
a
baciargliele
con
tanta
foga
,
che
pareva
quasi
fuori
di
sé
.
Poi
,
alzando
il
viso
e
guardandola
amorosamente
,
le
domandò
:
-
Dimmi
,
mammina
:
dunque
non
è
vero
che
tu
sia
morta
?
-
Par
di
no
,
-
rispose
sorridendo
la
Fata
.
-
Se
tu
sapessi
,
che
dolore
e
che
serratura
alla
gola
che
provai
,
quando
lessi
qui
giace
...
-
Lo
so
:
ed
è
per
questo
che
ti
ho
perdonato
.
La
sincerità
del
tuo
dolore
mi
fece
conoscere
che
tu
avevi
il
cuore
buono
:
e
dai
ragazzi
buoni
di
cuore
,
anche
se
sono
un
po
'
monelli
e
avvezzati
male
,
c
'
è
sempre
da
sperar
qualcosa
:
ossia
,
c
'
è
sempre
da
sperare
che
rientrino
sulla
vera
strada
.
Ecco
perché
son
venuta
a
cercarti
fin
qui
.
Io
sarò
la
tua
mamma
...
-
Oh
!
che
bella
cosa
!
-
gridò
Pinocchio
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Tu
mi
ubbidirai
e
farai
sempre
quello
che
ti
dirò
io
.
-
Volentieri
,
volentieri
,
volentieri
!
-
Fino
da
domani
,
-
soggiunse
la
Fata
,
-
tu
comincerai
coll
'
andare
a
scuola
.
Pinocchio
diventò
subito
un
po
'
meno
allegro
.
-
Poi
sceglierai
a
tuo
piacere
un
'
arte
o
un
mestiere
...
Pinocchio
diventò
serio
.
-
Che
cosa
brontoli
fra
i
denti
?
-
domandò
la
Fata
con
accento
risentito
.
-
Dicevo
...
-
mugolò
il
burattino
a
mezza
voce
,
-
che
oramai
per
andare
a
scuola
mi
pare
un
po
'
tardi
...
-
Nossignore
.
Tieni
a
mente
che
per
istruirsi
e
per
imparare
non
è
mai
tardi
.
-
Ma
io
non
voglio
fare
né
arti
né
mestieri
...
-
Perché
?
-
Perché
a
lavorare
mi
par
fatica
.
-
Ragazzo
mio
,
-
disse
la
Fata
,
-
quelli
che
dicono
cosi
,
finiscono
quasi
sempre
o
in
carcere
o
all
'
ospedale
.
L
'
uomo
,
per
tua
regola
,
nasca
ricco
o
povero
,
è
obbligato
in
questo
mondo
a
far
qualcosa
,
a
occuparsi
,
a
lavorare
.
Guai
a
lasciarsi
prendere
dall
'
ozio
!
L
'
ozio
è
una
bruttissima
malattia
,
e
bisogna
guarirla
subito
,
fin
da
ragazzi
:
se
no
,
quando
siamo
grandi
,
non
si
guarisce
più
.
Queste
parole
toccarono
l
'
animo
di
Pinocchio
,
il
quale
rialzando
vivacemente
la
testa
disse
alla
Fata
:
-
Io
studierò
,
io
lavorerò
,
io
farò
tutto
quello
che
mi
dirai
,
perché
,
insomma
,
la
vita
del
burattino
mi
è
venuta
a
noia
,
e
voglio
diventare
un
ragazzo
a
tutti
i
costi
.
Me
l
'
hai
promesso
,
non
è
vero
?
-
Te
l
'
ho
promesso
,
e
ora
dipende
da
te
.
Pinocchio
va
cò
suoi
compagni
di
scuola
in
riva
al
mare
,
per
vedere
il
terribile
Pescecane
.
Il
giorno
dopo
Pinocchio
andò
alla
scuola
comunale
.
Figuratevi
quelle
birbe
di
ragazzi
,
quando
videro
entrare
nella
loro
scuola
un
burattino
!
Fu
una
risata
,
che
non
finiva
più
.
Chi
gli
faceva
uno
scherzo
,
chi
un
altro
;
chi
gli
levava
il
berretto
di
mano
;
chi
gli
tirava
il
giubbettino
di
dietro
;
chi
si
provava
a
fargli
coll
'
inchiostro
due
grandi
baffi
sotto
il
naso
;
e
chi
si
attentava
perfino
a
legargli
dei
fili
ai
piedi
e
alle
mani
per
farlo
ballare
.
Per
un
poco
Pinocchio
usò
disinvoltura
e
tirò
via
;
ma
finalmente
,
sentendosi
scappar
la
pazienza
,
si
rivolse
a
quelli
,
che
più
lo
tafanavano
e
si
pigliavano
gioco
di
lui
,
e
disse
loro
a
muso
duro
:
-
Badate
,
ragazzi
:
io
non
son
venuto
qui
per
essere
il
vostro
buffone
.
Io
rispetto
gli
altri
e
voglio
essere
rispettato
.
-
Bravo
berlicche
!
Hai
parlato
come
un
libro
stampato
!
-
urlarono
quei
monelli
,
buttandosi
via
dalle
matte
risate
:
e
uno
di
loro
,
più
impertinente
degli
altri
allungò
la
mano
coll
'
idea
di
prendere
il
burattino
per
la
punta
del
naso
.
Ma
non
fece
a
tempo
:
perché
Pinocchio
stese
la
gamba
sotto
la
tavola
e
gli
consegnò
una
pedata
negli
stinchi
.
-
Ohi
!
che
piedi
duri
!
-
urlò
il
ragazzo
stropicciandosi
il
livido
che
gli
aveva
fatto
il
burattino
.
-
E
che
gomiti
!
...
anche
più
duri
dei
piedi
!
-
disse
un
altro
che
,
per
i
suoi
scherzi
sguaiati
,
s
'
era
beccata
una
gomitata
nello
stomaco
.
Fatto
sta
che
dopo
quel
calcio
e
quella
gomitata
Pinocchio
acquistò
subito
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
i
ragazzi
di
scuola
:
e
tutti
gli
facevano
mille
carezze
e
tutti
gli
volevano
un
bene
dell
'
anima
.
E
anche
il
maestro
se
ne
lodava
,
perché
lo
vedeva
attento
,
studioso
,
intelligente
,
sempre
il
primo
a
entrare
nella
scuola
,
sempre
l
'
ultimo
a
rizzarsi
in
piedi
,
a
scuola
finita
.
Il
solo
difetto
che
avesse
era
quello
di
bazzicare
troppi
compagni
:
e
fra
questi
,
c
'
erano
molti
monelli
conosciutissimi
per
la
loro
poca
voglia
di
studiare
e
di
farsi
onore
.
Il
maestro
lo
avvertiva
tutti
i
giorni
,
e
anche
la
buona
Fata
non
mancava
di
dirgli
e
di
ripetergli
più
volte
:
-
Bada
,
Pinocchio
!
Quei
tuoi
compagnacci
di
scuola
finiranno
prima
o
poi
col
farti
perdere
l
'
amore
allo
studio
e
,
forse
forse
,
col
tirarti
addosso
qualche
grossa
disgrazia
.
-
Non
c
'
è
pericolo
!
-
rispondeva
il
burattino
,
facendo
una
spallucciata
e
toccandosi
coll
'
indice
in
mezzo
alla
fronte
,
come
per
dire
:
"
C
'
è
tanto
giudizio
qui
dentro
!
"
.
Ora
avvenne
che
un
bel
giorno
,
mentre
camminava
verso
scuola
,
incontrò
un
branco
dei
soliti
compagni
,
che
andandogli
incontro
,
gli
dissero
:
-
Sai
la
gran
notizia
?
-
No
.
-
Qui
nel
mare
vicino
è
arrivato
un
Pesce
-
cane
,
grosso
come
una
montagna
.
-
Davvero
?
...
Che
sia
quel
medesimo
Pesce
-
cane
di
quando
affogò
il
mio
povero
babbo
?
-
Noi
andiamo
alla
spiaggia
per
vederlo
.
Vieni
anche
tu
?
-
Io
,
no
:
voglio
andare
a
scuola
.
-
Che
t
'
importa
della
scuola
?
Alla
scuola
ci
anderemo
domani
.
Con
una
lezione
di
più
o
con
una
di
meno
,
si
rimane
sempre
gli
stessi
somari
.
-
E
il
maestro
che
dirà
?
-
Il
maestro
si
lascia
dire
.
E
'
pagato
apposta
per
brontolare
tutto
il
giorno
.
-
E
la
mia
mamma
?
...
-
Le
mamme
non
sanno
mai
nulla
,
-
risposero
quei
malanni
.
-
Sapete
che
cosa
farò
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Il
Pesce
-
cane
voglio
vederlo
per
certe
mie
ragioni
...
ma
anderò
a
vederlo
dopo
la
scuola
.
-
Povero
giucco
!
-
ribattè
uno
del
branco
.
-
Che
credi
che
un
pesce
di
quella
grossezza
voglia
star
lì
a
fare
il
comodo
tuo
?
Appena
s
'
è
annoiato
,
piglia
il
dirizzone
per
un
'
altra
parte
,
e
allora
chi
s
'
è
visto
s
'
è
visto
.
-
Quanto
tempo
ci
vuole
di
qui
alla
spiaggia
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Fra
un
'
ora
,
siamo
bell
'
e
andati
e
tornati
.
-
Dunque
,
via
!
e
chi
più
corre
,
è
più
bravo
!
-
gridò
Pinocchio
.
Dato
cosi
il
segnale
della
partenza
,
quel
branco
di
monelli
,
coi
loro
libri
e
i
loro
quaderni
sotto
il
braccio
,
si
messero
a
correre
attraverso
ai
campi
;
e
Pinocchio
era
sempre
avanti
a
tutti
:
pareva
che
avesse
le
ali
ai
piedi
.
Di
tanto
in
tanto
,
voltandosi
indietro
,
canzonava
i
suoi
compagni
rimasti
a
una
bella
distanza
,
e
nel
vederli
,
ansanti
,
trafelati
,
polverosi
e
con
tanto
di
lingua
fuori
,
se
la
rideva
proprio
di
cuore
.
Lo
sciagurato
in
quel
momento
non
sapeva
a
quali
paure
e
a
quali
orribili
disgrazie
andava
incontro
!
...
Gran
combattimento
fra
Pinocchio
e
i
suoi
compagni
:
uno
dè
quali
essendo
rimasto
ferito
,
Pinocchio
viene
arrestato
dai
carabinieri
.
Giunto
che
fu
sulla
spiaggia
,
Pinocchio
dette
subito
una
grande
occhiata
sul
mare
;
ma
non
vide
nessun
Pesce
-
cane
.
Il
mare
era
tutto
liscio
come
un
gran
cristallo
da
specchio
.
-
O
il
Pesce
-
cane
dov
'
è
?
-
domandò
,
voltandosi
ai
compagni
.
-
Sarà
andato
a
far
colazione
,
-
rispose
uno
di
loro
,
ridendo
.
-
O
si
sarà
buttato
sul
letto
per
far
un
sonnellino
,
-
soggiunse
un
altro
,
ridendo
più
forte
che
mai
.
Da
quelle
risposte
sconclusionate
e
da
quelle
risatacce
grulle
,
Pinocchio
capì
che
i
suoi
compagni
gli
avevano
fatto
una
brutta
celia
,
dandogli
ad
intendere
una
cosa
che
non
era
vera
;
e
pigliandosela
a
male
,
disse
a
loro
con
voce
di
bizza
:
-
E
ora
?
Che
sugo
ci
avete
trovato
a
darmi
ad
intendere
la
storiella
del
Pesce
-
cane
?
-
Il
sugo
c
'
è
sicuro
!
...
-
risposero
in
coro
quei
monelli
.
-
E
sarebbe
?
...
-
Quello
di
farti
perdere
la
scuola
e
di
farti
venire
con
noi
.
Non
ti
vergogni
a
mostrarti
tutti
i
giorni
così
preciso
e
cosi
diligente
alle
lezioni
?
Non
ti
vergogni
a
studiar
tanto
,
come
fai
?
-
E
se
io
studio
,
che
cosa
ve
ne
importa
?
-
A
noi
ce
ne
importa
moltissimo
perché
ci
costringi
a
fare
una
brutta
figura
col
maestro
...
-
Perché
?
-
Perché
gli
scolari
che
studiano
fanno
sempre
scomparire
quelli
,
come
noi
,
che
non
hanno
voglia
di
studiare
.
E
noi
non
vogliamo
scomparire
!
Anche
noi
abbiamo
il
nostro
amor
proprio
!
...
-
E
allora
che
cosa
devo
fare
per
contentarvi
?
-
Devi
prendere
a
noia
,
anche
tu
,
la
scuola
,
la
lezione
e
il
maestro
,
che
sono
i
nostri
tre
grandi
nemici
.
-
E
se
io
volessi
seguitare
a
studiare
?
-
Noi
non
ti
guarderemo
più
in
faccia
,
e
alla
prima
occasione
ce
la
pagherai
!
...
-
In
verità
mi
fate
quasi
ridere
,
-
disse
il
burattino
con
una
scrollatina
di
capo
.
-
Ehi
,
Pinocchio
!
-
gridò
allora
il
più
grande
di
quei
ragazzi
,
andandogli
sul
viso
.
-
Non
venir
qui
a
fare
lo
smargiasso
:
non
venir
qui
a
far
tanto
il
galletto
!
...
Perché
se
tu
non
hai
paura
di
noi
,
noi
non
abbiamo
paura
di
te
!
Ricordati
che
tu
sei
solo
e
noi
siamo
in
sette
.
-
Sette
come
i
peccati
mortali
,
-
disse
Pinocchio
con
una
gran
risata
.
-
Avete
sentito
?
Ci
ha
insultati
tutti
!
Ci
ha
chiamati
col
nome
di
peccati
mortali
!
...
-
Pinocchio
!
chiedici
scusa
dell
'
offesa
...
se
no
,
guai
a
te
!
...
-
Cucù
!
-
fece
il
burattino
,
battendosi
coll
'
indice
sulla
punta
del
naso
,
in
segno
di
canzonatura
.
-
Pinocchio
!
la
finisce
male
!
...
-
Cucù
!
-
Ne
toccherai
quanto
un
somaro
!
...
-
Cucù
!
-
Ritornerai
a
casa
col
naso
rotto
!
...
-
Cucù
!
-
Ora
il
cucù
te
lo
darò
io
!
-
gridò
il
più
ardito
di
quei
monelli
.
-
Prendi
intanto
quest
'
acconto
e
serbalo
per
la
cena
di
stasera
.
E
nel
dir
così
gli
appiccicò
un
pugno
sul
capo
.
Ma
fu
,
come
si
suol
dire
,
botta
e
risposta
;
perché
il
burattino
,
come
c
'
era
da
aspettarselo
,
rispose
con
un
altro
pugno
:
e
lì
,
da
un
momento
all
'
altro
,
il
combattimento
diventò
generale
e
accanito
.
Pinocchio
,
sebbene
fosse
solo
,
si
difendeva
come
un
eroe
.
Con
quei
suoi
piedi
di
legno
durissimo
lavorava
così
bene
,
da
tener
sempre
i
suoi
nemici
a
rispettosa
distanza
.
Dove
i
suoi
piedi
potevano
arrivare
e
toccare
,
ci
lasciavano
sempre
un
livido
per
ricordo
.
Allora
i
ragazzi
,
indispettiti
di
non
potersi
misurare
col
burattino
a
corpo
a
corpo
,
pensarono
bene
di
metter
mano
ai
proiettili
,
e
sciolti
i
fagotti
dè
loro
libri
di
scuola
,
cominciarono
a
scagliare
contro
di
lui
i
Sillabari
,
le
Grammatiche
,
i
Giannettini
,
i
Minuzzoli
,
i
Racconti
del
Thouar
,
il
Pulcino
della
Baccini
e
altri
libri
scolastici
:
ma
il
burattino
,
che
era
d
'
occhio
svelto
e
ammalizzito
,
faceva
sempre
civetta
a
tempo
,
sicché
i
volumi
,
passandogli
di
sopra
al
capo
,
andavano
tutti
a
cascare
nel
mare
.
Figuratevi
i
pesci
!
I
pesci
,
credendo
che
quei
libri
fossero
roba
da
mangiare
,
correvano
a
frotte
a
fior
d
'
acqua
;
ma
dopo
avere
abboccata
qualche
pagina
o
qualche
frontespizio
,
la
risputavano
subito
facendo
con
la
bocca
una
certa
smorfia
,
che
pareva
volesse
dire
:
"
Non
è
roba
per
noi
:
noi
siamo
avvezzi
a
cibarci
molto
meglio
!
"
Intanto
il
combattimento
s
'
inferociva
sempre
più
,
quand
'
ecco
che
un
grosso
Granchio
,
che
era
uscito
fuori
dell
'
acqua
e
s
'
era
adagio
adagio
arrampicato
fin
sulla
spiaggia
,
gridò
con
una
vociaccia
di
trombone
infreddato
:
-
Smettetela
,
birichini
che
non
siete
altro
!
Queste
guerre
manesche
fra
ragazzi
e
ragazzi
raramente
vanno
a
finir
bene
.
Qualche
disgrazia
accade
sempre
!
...
Povero
Granchio
!
Fu
lo
stesso
che
avesse
predicato
al
vento
.
Anzi
quella
birba
di
Pinocchio
,
voltandosi
indietro
a
guardarlo
in
cagnesco
,
gli
disse
sgarbatamente
:
-
Chetati
,
Granchio
dell
'
uggia
!
...
Faresti
meglio
a
succiare
due
pasticche
di
lichene
per
guarire
da
codesta
infreddatura
di
gola
.
Vai
piuttosto
a
letto
e
cerca
di
sudare
!
In
quel
frattempo
i
ragazzi
,
che
avevano
finito
oramai
di
tirare
tutti
i
loro
libri
,
occhiarono
lì
a
poca
distanza
il
fagotto
dei
libri
del
burattino
,
e
se
ne
impadronirono
in
men
che
non
si
dice
.
Fra
questi
libri
,
v
'
era
un
volume
rilegato
in
cartoncino
grosso
,
colla
costola
e
colle
punte
di
cartapecora
.
Era
un
Trattato
di
Aritmetica
.
Vi
lascio
immaginare
se
era
peso
dimolto
!
Uno
di
quei
monelli
agguantò
quel
volume
e
,
presa
di
mira
la
testa
di
Pinocchio
,
lo
scagliò
con
quanta
forza
aveva
nel
braccio
:
ma
invece
di
cogliere
il
burattino
,
colse
nella
testa
uno
dei
compagni
;
il
quale
diventò
bianco
come
un
panno
lavato
,
e
non
disse
altro
che
queste
parole
:
-
O
mamma
mia
,
aiutatemi
...
perché
muoio
!
Poi
cadde
disteso
sulla
rena
del
lido
.
Alla
vista
di
quel
morticino
,
i
ragazzi
spaventati
si
dettero
a
scappare
a
gambe
e
in
pochi
minuti
non
si
videro
più
.
Ma
Pinocchio
rimase
lì
,
e
sebbene
per
il
dolore
e
per
lo
spavento
,
anche
lui
fosse
più
morto
che
vivo
,
nondimeno
corse
a
inzuppare
il
suo
fazzoletto
nell
'
acqua
del
mare
e
si
pose
a
bagnare
la
tempia
del
suo
povero
compagno
di
scuola
.
E
intanto
piangendo
dirottamente
e
disperandosi
,
lo
chiamava
per
nome
e
gli
diceva
:
-
Eugenio
!
...
povero
Eugenio
mio
!
...
apri
gli
occhi
,
e
guardami
!
...
Perché
non
mi
rispondi
?
Non
sono
stato
io
,
sai
,
che
ti
ho
fatto
tanto
male
!
Credilo
,
non
sono
stato
io
!
...
Apri
gli
occhi
,
Eugenio
...
Se
tieni
gli
occhi
chiusi
,
mi
farai
morire
anche
me
...
O
Dio
mio
!
come
farò
ora
a
tornare
a
casa
?
...
Con
che
coraggio
potrò
presentarmi
alla
mia
buona
mamma
?
Che
sarà
di
me
?
...
Dove
fuggirò
?
...
Dove
andrò
a
nascondermi
?
...
Oh
!
quant
'
era
meglio
,
mille
volte
meglio
che
fossi
andato
a
scuola
!
...
Perche
ho
dato
retta
a
questi
compagni
,
che
sono
la
mia
dannazione
?
...
E
il
maestro
me
l
'
aveva
detto
!
...
e
la
mia
mamma
me
lo
aveva
ripetuto
:
"
Guardati
dai
cattivi
compagni
!
"
-
.
Ma
io
sono
un
testardo
...
un
caparbiaccio
...
lascio
dir
tutti
,
e
poi
fo
sempre
a
modo
mio
!
...
E
dopo
mi
tocca
a
scontarle
...
E
così
,
da
che
sono
al
mondo
,
non
ho
mai
avuto
un
quarto
d
'
ora
di
bene
.
Dio
mio
!
Che
sarà
di
me
,
che
sarà
di
me
,
che
sarà
di
me
?
...
E
Pinocchio
continuava
a
piangere
,
e
berciare
,
a
darsi
pugni
nel
capo
e
a
chiamar
per
nome
il
povero
Eugenio
:
quando
sentì
a
un
tratto
un
rumore
sordo
di
passi
che
si
avvicinavano
.
Si
voltò
:
erano
due
carabinieri
-
Che
cosa
fai
così
sdraiato
per
terra
?
-
domandarono
a
Pinocchio
.
-
Assisto
questo
mio
compagno
di
scuola
.
-
Che
gli
è
venuto
male
?
-
Par
di
sì
!
..
-
Altro
che
male
!
-
disse
uno
dei
carabinieri
,
chinandosi
e
osservando
Eugenio
da
vicino
.
-
Questo
ragazzo
è
stato
ferito
in
una
tempia
:
chi
è
che
l
'
ha
ferito
?
-
Io
no
,
-
balbettò
il
burattino
che
non
aveva
più
fiato
in
corpo
.
-
Se
non
sei
stato
tu
,
chi
è
stato
dunque
che
l
'
ha
ferito
?
-
Io
no
,
-
ripetè
Pinocchio
.
-
E
con
che
cosa
è
stato
ferito
?
-
Con
questo
libro
.
-
E
il
burattino
raccattò
di
terra
il
Trattato
di
Aritmetica
,
rilegato
in
cartone
e
cartapecora
,
per
mostrarlo
al
carabiniere
.
-
E
questo
libro
di
chi
è
?
-
Mio
.
-
Basta
così
:
non
occorre
altro
.
Rizzati
subito
e
vieni
via
con
noi
.
-
Ma
io
...
-
Via
con
noi
!
-
Ma
io
sono
innocente
...
-
Via
con
noi
!
Prima
di
partire
,
i
carabinieri
chiamarono
alcuni
pescatori
,
che
in
quel
momento
passavano
per
l
'
appunto
colla
loro
barca
vicino
alla
spiaggia
,
e
dissero
loro
:
-
Vi
affidiamo
questo
ragazzetto
ferito
nel
capo
.
Portatelo
a
casa
vostra
e
assistetelo
.
Domani
torneremo
a
vederlo
.
Quindi
si
volsero
a
Pinocchio
,
e
dopo
averlo
messo
in
mezzo
a
loro
due
,
gl
'
intimarono
con
accento
soldatesco
:
-
Avanti
!
e
cammina
spedito
!
se
no
,
peggio
per
te
!
Senza
farselo
ripetere
,
il
burattino
cominciò
a
camminare
per
quella
viottola
,
che
conduceva
al
paese
.
Ma
il
povero
diavolo
non
sapeva
più
nemmeno
lui
in
che
mondo
si
fosse
.
Gli
pareva
di
sognare
,
e
che
brutto
sogno
!
Era
fuori
di
sé
.
I
suoi
occhi
vedevano
tutto
doppio
:
le
gambe
gli
tremavano
:
la
lingua
gli
era
rimasta
attaccata
al
palato
e
non
poteva
più
spiccicare
una
sola
parola
.
Eppure
,
in
mezzo
a
quella
specie
di
stupidità
e
di
rintontimento
,
una
spina
acutissima
gli
bucava
il
cuore
:
il
pensiero
,
cioè
,
di
dover
passare
sotto
le
finestre
di
casa
della
sua
buona
Fata
,
in
mezzo
ai
carabinieri
.
Avrebbe
preferito
piuttosto
di
morire
.
Erano
già
arrivati
e
stavano
per
entrare
in
paese
,
quando
una
folata
di
vento
strapazzone
levò
di
testa
a
Pinocchio
il
berretto
,
portandoglielo
lontano
una
decina
di
passi
.
-
Si
contentano
,
-
disse
il
burattino
ai
carabinieri
,
-
che
vada
a
riprendere
il
mio
berretto
?
-
Vai
pure
:
ma
facciamo
una
cosa
lesta
.
Il
burattino
andò
,
raccattò
il
berretto
...
ma
invece
di
metterselo
in
capo
,
se
lo
mise
in
bocca
fra
i
denti
,
e
poi
cominciò
a
correre
di
gran
carriera
verso
la
spiaggia
del
mare
.
Andava
via
come
una
palla
di
fucile
.
I
carabinieri
,
giudicando
che
fosse
difficile
raggiungerlo
,
gli
aizzarono
dietro
un
grosso
cane
mastino
,
che
aveva
guadagnato
il
primo
premio
in
tutte
le
corse
dei
cani
.
Pinocchio
correva
,
e
il
cane
correva
più
di
lui
:
per
cui
tutta
la
gente
si
affacciava
alle
finestre
e
si
affollava
in
mezzo
alla
strada
,
ansiosa
di
veder
la
fine
di
questo
palio
feroce
.
Ma
non
poté
levarsi
questa
voglia
,
perché
il
cane
mastino
e
Pinocchio
sollevarono
lungo
la
strada
un
tal
polverone
,
che
dopo
pochi
minuti
non
fu
più
possibile
di
veder
nulla
.
Pinocchio
corre
pericolo
di
essere
fritto
in
padella
come
un
pesce
.
Durante
quella
corsa
disperata
,
vi
fu
un
momento
terribile
,
un
momento
in
cui
Pinocchio
si
credé
perduto
:
perché
bisogna
sapere
che
Alidoro
(
era
questo
il
nome
del
can
-
mastino
)
a
furia
di
correre
e
correre
,
l
'
aveva
quasi
raggiunto
.
Basti
dire
che
il
burattino
sentiva
dietro
di
sé
,
alla
distanza
d
'
un
palmo
,
l
'
ansare
affannoso
di
quella
bestiaccia
e
ne
sentiva
perfino
la
vampa
calda
delle
fiatate
.
Per
buona
fortuna
la
spiaggia
era
oramai
vicina
e
il
mare
si
vedeva
lì
a
pochi
passi
.
Appena
fu
sulla
spiaggia
,
il
burattino
spiccò
un
bellissimo
salto
,
come
avrebbe
potuto
fare
un
ranocchio
,
e
andò
a
cascare
in
mezzo
all
'
acqua
.
Alidoro
invece
voleva
fermarsi
;
ma
trasportato
dall
'
impeto
della
corsa
,
entrò
nell
'
acqua
anche
lui
.
E
quel
disgraziato
non
sapeva
nuotare
;
per
cui
cominciò
subito
ad
annaspare
colle
zampe
per
reggersi
a
galla
:
ma
più
annaspava
e
più
andava
col
capo
sott
'
acqua
.
Quando
torno
a
rimettere
il
capo
fuori
,
il
povero
cane
aveva
gli
occhi
impauriti
e
stralunati
,
e
,
abbaiando
,
gridava
.
-
Affogo
!
Affogo
!
-
Crepa
!
-
gli
rispose
Pinocchio
da
lontano
,
il
quale
si
vedeva
oramai
sicuro
da
ogni
pericolo
.
-
Aiutami
,
Pinocchio
mio
!
...
salvami
dalla
morte
!
...
A
quelle
grida
strazianti
,
il
burattino
,
che
in
fondo
aveva
un
cuore
eccellente
,
si
mosse
a
compassione
,
e
voltosi
al
cane
gli
disse
:
-
Ma
se
io
ti
aiuto
a
salvarti
,
mi
prometti
di
non
darmi
più
noia
e
di
non
corrermi
dietro
?
-
Te
lo
prometto
!
Te
lo
prometto
!
Spicciati
per
carità
,
perché
se
indugi
un
altro
mezzo
minuto
,
son
bell
'
e
morto
.
Pinocchio
esitò
un
poco
:
ma
poi
ricordandosi
che
il
suo
babbo
gli
aveva
detto
tante
volte
che
a
fare
una
buona
azione
non
ci
si
scapita
mai
,
andò
nuotando
a
raggiungere
Alidoro
,
e
,
presolo
per
la
coda
con
tutte
e
due
le
mani
,
lo
portò
sano
e
salvo
sulla
rena
asciutta
del
lido
.
Il
povero
cane
non
si
reggeva
più
in
piedi
.
Aveva
bevuto
,
senza
volerlo
,
tant
'
acqua
salata
,
che
era
gonfiato
come
un
pallone
.
Per
altro
il
burattino
,
non
volendo
fare
a
fidarsi
troppo
,
stimò
cosa
prudente
di
gettarsi
novamente
in
mare
;
e
,
allontanandosi
dalla
spiaggia
,
gridò
all
'
amico
salvato
:
-
Addio
,
Alidoro
,
fai
buon
viaggio
e
tanti
saluti
a
casa
.
-
Addio
,
Pinocchio
,
-
rispose
il
cane
;
-
mille
grazie
di
avermi
liberato
dalla
morte
.
Tu
mi
hai
fatto
un
gran
servizio
:
e
in
questo
mondo
quel
che
è
fatto
è
reso
.
Se
capita
l
'
occasione
,
ci
riparleremo
.
Pinocchio
seguitò
a
nuotare
,
tenendosi
sempre
vicino
alla
terra
.
Finalmente
gli
parve
di
esser
giunto
in
un
luogo
sicuro
;
e
dando
un
'
occhiata
alla
spiaggia
,
vide
sugli
scogli
una
specie
di
grotta
,
dalla
quale
usciva
un
lunghissimo
pennacchio
di
fumo
.
-
In
quella
grotta
,
-
disse
allora
fra
sé
,
-
ci
deve
essere
del
fuoco
.
Tanto
meglio
!
Anderò
a
rasciugarmi
e
a
riscaldarmi
,
e
poi
?
...
E
poi
sarà
quel
che
sarà
.
Presa
questa
risoluzione
,
si
avvicinò
alla
scogliera
;
ma
quando
fu
lì
per
arrampicarsi
,
sentì
qualche
cosa
sotto
l
'
acqua
che
saliva
,
saliva
,
saliva
e
lo
portava
per
aria
.
Tentò
subito
di
fuggire
,
ma
oramai
era
tardi
,
perché
con
sua
grandissima
maraviglia
si
trovò
rinchiuso
dentro
a
una
grossa
rete
in
mezzo
a
un
brulichio
di
pesci
d
'
ogni
forma
e
grandezza
,
che
scodinzolando
si
dibattevano
come
tant
'
anime
disperate
.
E
nel
tempo
stesso
vide
uscire
dalla
grotta
un
pescatore
così
brutto
,
ma
tanto
brutto
,
che
pareva
un
mostro
marino
.
Invece
di
capelli
aveva
sulla
testa
un
cespuglio
foltissimo
di
erba
verde
;
verde
era
la
pelle
del
suo
corpo
,
verdi
gli
occhi
,
verde
la
barba
lunghissima
,
che
gli
scendeva
fin
quaggiù
.
Pareva
un
grosso
ramarro
ritto
su
i
piedi
di
dietro
.
Quando
il
pescatore
ebbe
tirata
fuori
la
rete
dal
mare
,
gridò
tutto
contento
:
-
Provvidenza
benedetta
!
Anch
'
oggi
potrò
fare
una
bella
scorpacciata
di
pesce
!
-
Manco
male
,
che
io
non
sono
un
pesce
!
-
disse
Pinocchio
dentro
di
sé
,
ripigliando
un
po
'
di
coraggio
.
La
rete
piena
di
pesci
fu
portata
dentro
la
grotta
,
una
grotta
buia
e
affumicata
,
in
mezzo
alla
quale
friggeva
una
gran
padella
d
'
olio
,
che
mandava
un
odorino
di
moccolaia
da
mozzare
il
respiro
.
-
Ora
vediamo
un
po
'
che
pesci
abbiamo
presi
!
-
disse
il
pescatore
verde
;
e
ficcando
nella
rete
una
manona
così
spropositata
,
che
pareva
una
pala
da
fornai
,
tirò
fuori
una
manciata
di
triglie
.
-
Buone
queste
triglie
!
-
disse
,
guardandole
e
annusandole
con
compiacenza
.
E
dopo
averle
annusate
,
le
scaraventò
in
una
conca
senz
'
acqua
.
Poi
ripetè
più
volte
la
solita
operazione
;
e
via
via
che
cavava
fuori
gli
altri
pesci
,
sentiva
venirsi
l
'
acquolina
in
bocca
e
gongolando
diceva
:
-
Buoni
questi
naselli
!
...
-
Squisiti
questi
muggini
!
...
-
Deliziose
queste
sogliole
!
...
-
Prelibati
questi
ragnotti
!
...
-
Carine
queste
acciughe
col
capo
!
...
Come
potete
immaginarvelo
,
i
naselli
,
i
muggini
,
le
sogliole
,
i
ragnotti
e
le
acciughe
,
andarono
tutti
alla
rinfusa
nella
conca
,
a
tener
compagnia
alle
triglie
.
L
'
ultimo
che
restò
nella
rete
fu
Pinocchio
.
Appena
il
pescatore
l
'
ebbe
cavato
fuori
,
sgranò
dalla
maraviglia
i
suoi
occhioni
verdi
,
gridando
quasi
impaurito
:
-
Che
razza
di
pesce
è
questo
?
Dei
pesci
fatti
a
questo
modo
non
mi
ricordo
di
averne
mai
mangiati
!
E
tornò
a
guardarlo
attentamente
,
e
dopo
averlo
guardato
ben
bene
per
ogni
verso
,
finì
col
dire
:
-
Ho
già
capito
:
dev
'
essere
un
granchio
di
mare
.
Allora
Pinocchio
mortificato
di
sentirsi
scambiare
per
un
granchio
,
disse
con
accento
risentito
:
-
Ma
che
granchio
e
non
granchio
?
Guardi
come
lei
mi
tratta
!
Io
per
sua
regola
sono
un
burattino
.
-
Un
burattino
?
-
replicò
il
pescatore
.
-
Dico
la
verità
,
il
pesce
burattino
è
per
me
un
pesce
nuovo
!
Meglio
così
!
Ti
mangerò
più
volentieri
.
-
Mangiarmi
?
Ma
la
vuol
capire
che
io
non
sono
un
pesce
?
O
non
sente
che
parlo
,
e
ragiono
come
lei
?
-
è
verissimo
,
-
soggiunse
il
pescatore
,
-
e
siccome
vedo
che
sei
un
pesce
,
che
hai
la
fortuna
di
parlare
e
di
ragionare
,
come
me
,
così
voglio
usarti
anch
'
io
i
dovuti
riguardi
.
-
E
questi
riguardi
sarebbero
?
...
-
In
segno
di
amicizia
e
di
stima
particolare
,
lascerò
a
te
la
scelta
del
come
vuoi
essere
cucinato
.
Desideri
essere
fritto
in
padella
,
oppure
preferisci
di
essere
cotto
nel
tegame
colla
salsa
di
pomidoro
?
-
A
dir
la
verità
,
-
rispose
Pinocchio
,
-
se
io
debbo
scegliere
,
preferisco
piuttosto
di
essere
lasciato
libero
,
per
potermene
tornare
a
casa
mia
.
-
Tu
scherzi
?
Ti
pare
che
io
voglia
perdere
l
'
occasione
di
assaggiare
un
pesce
cosi
raro
?
Non
capita
mica
tutti
i
giorni
un
pesce
burattino
in
questi
mari
.
Lascia
fare
a
me
:
ti
friggerò
in
padella
assieme
a
tutti
gli
altri
pesci
,
e
te
ne
troverai
contento
.
L
'
esser
fritto
in
compagnia
è
sempre
una
consolazione
.
L
'
infelice
Pinocchio
,
a
quest
'
antifona
,
cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
raccomandarsi
e
piangendo
diceva
:
-
Quant
'
era
meglio
,
che
fossi
andato
a
scuola
!
...
Ho
voluto
dar
retta
ai
compagni
,
e
ora
la
pago
!
Ih
!
...
Ih
!
...
Ih
!
...
E
perché
si
divincolava
come
un
anguilla
e
faceva
sforzi
incredibili
,
per
isgusciare
dalle
grinfie
del
pescatore
verde
,
questi
prese
una
bella
buccia
di
giunco
,
e
dopo
averlo
legato
per
le
mani
e
per
i
piedi
,
come
un
salame
,
lo
gettò
in
fondo
alla
conca
cogli
altri
.
Poi
,
tirato
fuori
un
vassoiaccio
di
legno
,
pieno
di
farina
,
si
dette
a
infarinare
tutti
quei
pesci
;
e
man
mano
che
li
aveva
infarinati
,
li
buttava
a
friggere
dentro
la
padella
.
I
primi
a
ballare
nell
'
olio
bollente
furono
i
poveri
naselli
:
poi
toccò
ai
ragnotti
,
poi
ai
muggini
,
poi
alle
sogliole
e
alle
acciughe
,
e
poi
venne
la
volta
di
Pinocchio
.
Il
quale
a
vedersi
così
vicino
alla
morte
(
e
che
brutta
morte
!
)
fu
preso
da
tanto
tremito
e
da
tanto
spavento
,
che
non
aveva
più
né
voce
né
fiato
per
raccomandarsi
.
Il
povero
figliuolo
si
raccomandava
cogli
occhi
!
Ma
il
pescatore
verde
,
senza
badarlo
neppure
,
lo
avvoltolò
cinque
o
sei
volte
nella
farina
,
infarinandolo
così
bene
dal
capo
ai
piedi
,
che
pareva
diventato
un
burattino
di
gesso
.
Poi
lo
prese
per
il
capo
,
e
...
Ritorna
a
casa
della
Fata
,
la
quale
gli
promette
che
il
giorno
dopo
non
sarà
più
un
burattino
,
ma
diventerà
un
ragazzo
.
Gran
colazione
di
caffè
-
e
-
latte
per
festeggiare
questo
grande
avvenimento
.
Mentre
il
pescatore
era
proprio
sul
punto
di
buttar
Pinocchio
nella
padella
,
entrò
nella
grotta
un
grosso
cane
condotto
là
dall
'
odore
acutissimo
e
ghiotto
della
frittura
.
-
Passa
via
!
-
gli
gridò
il
pescatore
minacciandolo
e
tenendo
sempre
in
mano
il
burattino
infarinato
.
Ma
il
povero
cane
aveva
una
fame
per
quattro
,
e
mugolando
e
dimenando
la
coda
,
pareva
che
dicesse
:
"
Dammi
un
boccon
di
frittura
e
ti
lascio
in
pace
"
.
-
Passa
via
,
ti
dico
!
-
gli
ripetè
il
pescatore
;
e
allungò
la
gamba
per
tirargli
una
pedata
.
Allora
il
cane
che
,
quando
aveva
fame
davvero
,
non
era
avvezzo
a
lasciarsi
posar
mosche
sul
naso
,
si
rivoltò
ringhioso
al
pescatore
,
mostrandogli
le
sue
terribili
zanne
.
In
quel
mentre
si
udì
nella
grotta
una
vocina
fioca
fioca
,
che
disse
:
-
Salvami
,
Alidoro
!
...
Se
non
mi
salvi
,
son
fritto
!
Il
cane
riconobbe
subito
la
voce
di
Pinocchio
e
si
accorse
con
sua
grandissima
maraviglia
che
la
vocina
era
uscita
da
quel
fagotto
infarinato
che
il
pescatore
teneva
in
mano
.
Allora
che
cosa
fa
?
Spicca
un
gran
lancio
da
terra
,
abbocca
quel
fagotto
infarinato
e
tenendolo
leggermente
coi
denti
,
esce
correndo
dalla
grotta
,
e
via
come
un
baleno
!
Il
pescatore
,
arrabbiatissimo
di
vedersi
strappar
di
mano
un
pesce
,
che
egli
avrebbe
mangiato
tanto
volentieri
,
si
provò
a
rincorrere
il
cane
;
ma
fatti
pochi
passi
,
gli
venne
un
nodo
di
tosse
e
dovè
tornarsene
indietro
.
Intanto
Alidoro
,
ritrovata
che
ebbe
la
viottola
che
conduceva
al
paese
,
si
fermò
e
posò
delicatamente
in
terra
l
'
amico
Pinocchio
.
-
Quanto
ti
debbo
ringraziare
!
-
disse
il
burattino
.
-
Non
c
'
è
bisogno
,
-
replicò
il
cane
.
-
Tu
salvasti
me
,
e
quel
che
è
fatto
,
è
reso
.
Si
sa
:
in
questo
mondo
bisogna
tutti
aiutarsi
l
'
uno
coll
'
altro
.
-
Ma
come
mai
sei
capitato
in
quella
grotta
?
-
Ero
sempre
qui
disteso
sulla
spiaggia
più
morto
che
vivo
,
quando
il
vento
mi
ha
portato
da
lontano
un
odorino
di
frittura
.
Quell
'
odorino
mi
ha
stuzzicato
l
'
appetito
,
e
io
gli
sono
andato
dietro
.
Se
arrivavo
un
minuto
più
tardi
!
...
-
Non
me
lo
dire
!
-
urlò
Pinocchio
che
tremava
ancora
dalla
paura
.
-
Non
me
lo
dire
!
Se
tu
arrivavi
un
minuto
più
tardi
,
a
quest
'
ora
io
ero
bell
'
e
fritto
,
mangiato
e
digerito
.
Brrr
!
...
mi
vengono
i
brividi
soltanto
a
pensarvi
!
...
Alidoro
,
ridendo
,
stese
la
zampa
destra
verso
il
burattino
,
il
quale
gliela
strinse
forte
forte
in
segno
di
grande
amicizia
:
e
dopo
si
lasciarono
.
Il
cane
riprese
la
strada
di
casa
:
e
Pinocchio
,
rimasto
solo
,
andò
a
una
capanna
lì
poco
distante
,
e
domandò
a
un
vecchietto
che
stava
sulla
porta
a
scaldarsi
al
sole
:
-
Dite
,
galantuomo
,
sapete
nulla
di
un
povero
ragazzo
ferito
nel
capo
e
che
si
chiamava
Eugenio
?
...
-
Il
ragazzo
è
stato
portato
da
alcuni
pescatori
in
questa
capanna
,
e
ora
...
Ora
sarà
morto
!
...
-
interruppe
Pinocchio
con
gran
dolore
.
-
No
:
ora
è
vivo
,
ed
è
già
ritornato
a
casa
sua
.
-
Davvero
,
davvero
?
-
gridò
il
burattino
,
saltando
dall
'
allegrezza
.
-
Dunque
la
ferita
non
era
grave
?
-
Ma
poteva
riuscire
gravissima
e
anche
mortale
,
-
rispose
il
vecchietto
,
-
perché
gli
tirarono
sul
capo
un
grosso
libro
rilegato
in
cartone
.
-
E
chi
glielo
tirò
?
-
Un
suo
compagno
di
scuola
:
un
certo
Pinocchio
...
-
E
chi
è
questo
Pinocchio
?
-
domandò
il
burattino
facendo
lo
gnorri
.
-
Dicono
che
sia
un
ragazzaccio
,
un
vagabondo
,
un
vero
rompicollo
...
-
Calunnie
!
Tutte
calunnie
!
-
Lo
conosci
tu
questo
Pinocchio
?
-
Di
vista
!
-
rispose
il
burattino
.
-
E
tu
che
concetto
ne
hai
?
-
gli
chiese
il
vecchietto
.
-
A
me
mi
pare
un
gran
buon
figliuolo
,
pieno
di
voglia
di
studiare
,
ubbidiente
,
affezionato
al
suo
babbo
e
alla
sua
famiglia
...
Mentre
il
burattino
sfilava
a
faccia
fresca
tutte
queste
bugie
,
si
toccò
il
naso
e
si
accorse
che
il
naso
gli
s
'
era
allungato
più
d
'
un
palmo
.
Allora
tutto
impaurito
cominciò
a
gridare
:
-
Non
date
retta
,
galantuomo
,
a
tutto
il
bene
che
ve
ne
ho
detto
:
perché
conosco
benissimo
Pinocchio
e
posso
assicurarvi
anch
'
io
che
è
davvero
un
ragazzaccio
,
un
disubbidiente
e
uno
svogliato
,
che
invece
di
andare
a
scuola
,
va
coi
compagni
a
fare
lo
sbarazzino
!
Appena
ebbe
pronunziate
queste
parole
,
il
suo
naso
raccorcì
e
tornò
della
grandezza
naturale
,
come
era
prima
.
-
E
perché
sei
tutto
bianco
a
codesto
modo
?
-
gli
domandò
a
un
tratto
il
vecchietto
.
-
Vi
dirò
...
senza
avvedermene
,
mi
sono
strofinato
a
un
muro
,
che
era
imbiancato
di
fresco
,
-
rispose
il
burattino
,
vergognandosi
a
confessare
che
lo
avevano
infarinato
come
un
pesce
,
per
poi
friggerlo
in
padella
.
-
O
della
tua
giacchetta
,
dè
tuoi
calzoncini
e
del
tuo
berretto
che
cosa
ne
hai
fatto
?
-
Ho
incontrato
i
ladri
e
mi
hanno
spogliato
.
Dite
,
buon
vecchio
,
non
avreste
per
caso
da
darmi
un
po
'
di
vestituccio
,
tanto
perché
io
possa
ritornare
a
casa
?
-
Ragazzo
mio
,
in
fatto
di
vestiti
,
io
non
ho
che
un
piccolo
sacchetto
,
dove
ci
tengo
i
lupini
.
Se
vuoi
,
piglialo
:
eccolo
là
.
E
Pinocchio
non
se
lo
fece
dire
due
volte
:
prese
subito
il
sacchetto
dei
lupini
che
era
vuoto
,
e
dopo
averci
fatto
colle
forbici
una
piccola
buca
nel
fondo
e
due
buche
dalle
parti
,
se
lo
infilò
a
uso
camicia
.
E
vestito
leggerino
a
quel
modo
,
si
avviò
verso
il
paese
.
Ma
,
lungo
la
strada
,
non
si
sentiva
punto
tranquillo
;
tant
'
è
vero
che
faceva
un
passo
avanti
e
uno
indietro
e
,
discorrendo
da
se
solo
,
andava
dicendo
:
-
Come
farò
a
presentarmi
alla
mia
buona
Fatina
?
Che
dirà
quando
mi
vedrà
?
...
Vorrà
perdonarmi
questa
seconda
birichinata
?
...
Scommetto
che
non
me
la
perdona
!
...
Oh
!
Non
me
la
perdona
di
certo
...
E
mi
sta
il
dovere
:
perché
io
sono
un
monello
che
prometto
sempre
di
correggermi
,
e
non
mantengo
mai
!
...
Arrivò
al
paese
che
era
già
notte
buia
,
e
perché
faceva
tempaccio
e
l
'
acqua
veniva
giù
a
catinelle
,
andò
diritto
diritto
alla
casa
della
Fata
coll
'
animo
risoluto
di
bussare
alla
porta
e
di
farsi
aprire
.
Ma
,
quando
fu
lì
,
sentì
mancarsi
il
coraggio
,
e
invece
di
bussare
si
allontanò
,
correndo
,
una
ventina
di
passi
.
Si
avvicinò
una
seconda
volta
alla
porta
,
e
non
concluse
nulla
:
si
avvicinò
una
terza
volta
,
e
nulla
:
la
quarta
volta
prese
,
tremando
,
il
battente
di
ferro
in
mano
,
e
bussò
un
piccolo
colpettino
.
Aspetta
,
aspetta
,
finalmente
dopo
mezz
'
ora
si
aprì
una
finestra
dell
'
ultimo
piano
(
la
casa
era
di
quattro
piani
)
e
Pinocchio
vide
affacciarsi
una
grossa
Lumaca
,
che
aveva
un
lumicino
acceso
sul
capo
,
la
quale
disse
:
-
Chi
è
a
quest
'
ora
?
-
La
Fata
è
in
casa
?
-
domandò
il
burattino
.
-
La
Fata
dorme
e
non
vuol
essere
svegliata
:
ma
tu
chi
sei
?
-
Sono
io
!
-
Chi
io
?
-
Pinocchio
.
-
Chi
Pinocchio
?
-
Il
burattino
,
quello
che
sta
in
casa
colla
Fata
.
-
Ah
!
ho
capito
,
-
disse
la
Lumaca
.
-
Aspettami
costì
,
che
ora
scendo
giù
e
ti
apro
subito
.
-
Spicciatevi
,
per
carità
,
perché
io
muoio
dal
freddo
.
-
Ragazzo
mio
,
io
sono
una
lumaca
,
e
le
lumache
non
hanno
mai
fretta
.
Intanto
passò
un
'
ora
,
ne
passarono
due
,
e
la
porta
non
si
apriva
:
per
cui
Pinocchio
,
che
tremava
dal
freddo
,
dalla
paura
e
dall
'
acqua
che
aveva
addosso
,
si
fece
cuore
e
bussò
una
seconda
volta
,
e
bussò
più
forte
.
A
quel
secondo
colpo
si
aprì
una
finestra
del
piano
di
sotto
e
si
affacciò
la
solita
Lumaca
.
-
Lumachina
bella
,
-
gridò
Pinocchio
dalla
strada
,
-
sono
due
ore
che
aspetto
!
E
due
ore
,
a
questa
serataccia
,
diventano
più
lunghe
di
due
anni
.
Spicciatevi
,
per
carità
.
-
Ragazzo
mio
-
gli
rispose
dalla
finestra
quella
bestiola
tutta
pace
e
tutta
flemma
,
-
ragazzo
mio
,
io
sono
una
lumaca
,
e
le
lumache
non
hanno
mai
fretta
.
E
la
finestra
si
richiuse
.
Di
lì
a
poco
suonò
la
mezzanotte
:
poi
il
tocco
,
poi
le
due
dopo
mezzanotte
,
e
la
porta
era
sempre
chiusa
.
Allora
Pinocchio
,
perduta
la
pazienza
,
afferrò
con
rabbia
il
battente
della
porta
per
bussare
un
gran
colpo
da
far
rintronare
tutto
il
casamento
:
ma
il
battente
che
era
di
ferro
,
diventò
a
un
tratto
un
'
anguilla
viva
,
che
sgusciandogli
dalle
mani
sparì
nel
rigagnolo
d
'
acqua
in
mezzo
alla
strada
.
-
Ah
,
sì
?
-
gridò
Pinocchio
sempre
più
accecato
dalla
collera
.
-
Se
il
battente
è
sparito
,
io
seguiterò
a
bussare
a
furia
di
calci
.
E
tiratosi
un
poco
indietro
,
lasciò
andare
una
solennissima
pedata
nell
'
uscio
della
casa
.
Il
colpo
fu
così
forte
,
che
il
piede
penetrò
nel
legno
fino
a
mezzo
:
e
quando
il
burattino
si
provò
a
ricavarlo
fuori
,
fu
tutta
fatica
inutile
:
perché
il
piede
c
'
era
rimasto
conficcato
dentro
,
come
un
chiodo
ribadito
.
Figuratevi
il
povero
Pinocchio
!
Dovè
passare
tutto
il
resto
della
notte
con
un
piede
in
terra
e
con
quell
'
altro
per
aria
.
La
mattina
,
sul
far
del
giorno
,
finalmente
la
porta
si
aprì
.
Quella
brava
bestiola
della
Lumaca
,
a
scendere
dal
quarto
piano
fino
all
'
uscio
di
strada
,
ci
aveva
messo
solamente
nove
ore
.
Bisogna
proprio
dire
che
avesse
fatto
una
sudata
!
-
Che
cosa
fate
con
codesto
piede
conficcato
nell
'
uscio
?
-
domandò
ridendo
al
burattino
.
-
E
'
stata
una
disgrazia
.
Vedete
un
po
'
,
Lumachina
bella
,
se
vi
riesce
di
liberarmi
da
questo
supplizio
.
-
Ragazzo
mio
,
così
ci
vuole
un
legnaiolo
,
e
io
non
ho
mai
fatto
la
legnaiola
.
-
Pregate
la
Fata
da
parte
mia
!
...
-
La
Fata
dorme
e
non
vuol
essere
svegliata
.
-
Ma
che
cosa
volete
che
io
faccia
inchiodato
tutto
il
giorno
a
questa
porta
?
-
Divertiti
a
contare
le
formicole
che
passano
per
la
strada
.
-
Portatemi
almeno
qualche
cosa
da
mangiare
,
perché
mi
sento
rifinito
.
-
Subito
!
-
disse
la
Lumaca
.
Difatti
dopo
tre
ore
e
mezzo
Pinocchio
la
vide
tornare
con
un
vassoio
d
'
argento
in
capo
.
Nel
vassoio
c
'
era
un
pane
,
un
pollastro
arrosto
e
quattro
albicocche
mature
.
-
Ecco
la
colazione
che
vi
manda
la
Fata
,
-
disse
la
Lumaca
.
Alla
vista
di
quella
grazia
di
Dio
,
il
burattino
sentì
consolarsi
tutto
.
Ma
quale
fu
il
suo
disinganno
,
quando
incominciando
a
mangiare
,
si
dovè
accorgere
che
il
pane
era
di
gesso
,
il
pollastro
di
cartone
e
le
quattro
albicocche
di
alabastro
,
colorite
al
naturale
.
Voleva
piangere
,
voleva
darsi
alla
disperazione
,
voleva
buttar
via
il
vassoio
e
quel
che
c
'
era
dentro
:
ma
invece
,
o
fosse
il
gran
dolore
o
la
gran
languidezza
di
stomaco
,
fatto
sta
che
cadde
svenuto
.
Quando
si
riebbe
,
si
trovò
disteso
sopra
un
sofà
,
e
la
Fata
era
accanto
a
lui
.
-
Anche
per
questa
volta
ti
perdono
,
-
gli
disse
la
Fata
,
-
ma
guai
a
te
se
me
ne
fai
un
'
altra
delle
tue
!
...
Pinocchio
promise
e
giurò
che
avrebbe
studiato
,
e
che
si
sarebbe
condotto
sempre
bene
.
E
mantenne
la
parola
per
tutto
il
resto
dell
'
anno
.
Difatti
,
agli
esami
delle
vacanze
,
ebbe
l
'
onore
di
essere
il
più
bravo
della
scuola
;
e
i
suoi
portamenti
,
in
generale
,
furono
giudicati
così
lodevoli
e
soddisfacenti
,
che
la
Fata
,
tutta
contenta
,
gli
disse
:
-
Domani
finalmente
il
tuo
desiderio
sarà
appagato
!
-
Cioè
?
-
Domani
finirai
di
essere
un
burattino
di
legno
,
e
diventerai
un
ragazzo
perbene
.
Chi
non
ha
veduto
la
gioia
di
Pinocchio
,
a
questa
notizia
tanto
sospirata
,
non
potrà
mai
figurarsela
.
Tutti
i
suoi
amici
e
compagni
di
scuola
dovevano
essere
invitati
per
il
giorno
dopo
a
una
gran
colazione
in
casa
della
Fata
,
per
festeggiare
insieme
il
grande
avvenimento
:
e
la
Fata
aveva
fatto
preparare
dugento
tazze
di
caffè
-
e
-
latte
e
quattrocento
panini
imburrati
di
sotto
e
di
sopra
.
Quella
giornata
prometteva
d
'
essere
molto
bella
e
molto
allegra
,
ma
...
Disgraziatamente
,
nella
vita
dei
burattini
c
'
è
sempre
un
ma
,
che
sciupa
ogni
cosa
.
Pinocchio
,
invece
di
diventare
un
ragazzo
,
parte
di
nascosto
col
suo
amico
Lucignolo
per
il
Paese
dei
Balocchi
.
Com
'
è
naturale
,
Pinocchio
chiese
subito
alla
Fata
il
permesso
di
andare
in
giro
per
la
città
a
fare
gli
inviti
:
e
la
Fata
gli
disse
:
-
Vai
pure
a
invitare
i
tuoi
compagni
per
la
colazione
di
domani
:
ma
ricordati
di
tornare
a
casa
prima
che
faccia
notte
.
Hai
capito
?
-
Fra
un
'
ora
prometto
di
essere
bell
'
e
ritornato
,
-
replicò
il
burattino
.
-
Bada
,
Pinocchio
!
I
ragazzi
fanno
presto
a
promettere
:
ma
il
più
delle
volte
,
fanno
tardi
a
mantenere
.
-
Ma
io
non
sono
come
gli
altri
:
io
,
quando
dico
una
cosa
,
la
mantengo
.
-
Vedremo
.
Caso
poi
tu
disubbidissi
,
tanto
peggio
per
te
.
-
Perché
?
-
Perché
i
ragazzi
che
non
danno
retta
ai
consigli
di
chi
ne
sa
più
di
loro
,
vanno
sempre
incontro
a
qualche
disgrazia
.
-
E
io
l
'
ho
provato
!
-
disse
Pinocchio
.
-
Ma
ora
non
ci
ricasco
più
!
-
Vedremo
se
dici
il
vero
.
Senza
aggiungere
altre
parole
,
il
burattino
salutò
la
sua
buona
Fata
,
che
era
per
lui
una
specie
di
mamma
,
e
cantando
e
ballando
uscì
fuori
della
porta
di
casa
.
In
poco
più
d
'
un
'
ora
,
tutti
i
suoi
amici
furono
invitati
.
Alcuni
accettarono
subito
e
di
gran
cuore
:
altri
da
principio
si
fecero
un
po
'
pregare
;
ma
quando
seppero
che
i
panini
da
inzuppare
nel
caffè
-
e
-
latte
sarebbero
stati
imburrati
anche
dalla
parte
di
fuori
,
finirono
tutti
col
dire
:
"
Verremo
anche
noi
,
per
farti
piacere
"
.
Ora
bisogna
sapere
che
Pinocchio
,
fra
i
suoi
amici
e
compagni
di
scuola
,
ne
aveva
uno
prediletto
e
carissimo
,
il
quale
si
chiamava
di
nome
Romeo
:
ma
tutti
lo
chiamavano
col
soprannome
di
Lucignolo
,
per
via
del
suo
personalino
asciutto
,
secco
e
allampanato
,
tale
e
quale
come
il
lucignolo
nuovo
di
un
lumino
da
notte
.
Lucignolo
era
il
ragazzo
più
svogliato
e
più
birichino
di
tutta
la
scuola
:
ma
Pinocchio
gli
voleva
un
gran
bene
.
Difatti
andò
subito
a
cercarlo
a
casa
,
per
invitarlo
alla
colazione
,
e
non
lo
trovò
:
tornò
una
seconda
volta
,
e
Lucignolo
non
c
'
era
:
tornò
una
terza
volta
,
e
fece
la
strada
invano
.
Dove
poterlo
ripescare
?
Cerca
di
qua
,
cerca
di
là
,
finalmente
lo
vide
nascosto
sotto
il
portico
di
una
casa
di
contadini
.
-
Che
cosa
fai
costì
?
-
gli
domandò
Pinocchio
,
avvicinandosi
.
-
Aspetto
la
mezzanotte
,
per
partire
...
-
Dove
vai
?
-
Lontano
,
lontano
,
lontano
!
-
E
io
che
son
venuto
a
cercarti
a
casa
tre
volte
!
...
-
Che
cosa
volevi
da
me
?
-
Non
sai
il
grande
avvenimento
?
Non
sai
la
fortuna
che
mi
è
toccata
?
-
Quale
?
-
Domani
finisco
di
essere
un
burattino
e
divento
un
ragazzo
come
te
,
e
come
tutti
gli
altri
.
-
Buon
pro
ti
faccia
.
-
Domani
,
dunque
,
ti
aspetto
a
colazione
a
casa
mia
.
-
Ma
se
ti
dico
che
parto
questa
sera
.
-
A
che
ora
?
-
Fra
poco
.
-
E
dove
vai
?
-
Vado
ad
abitare
in
un
paese
...
che
è
il
più
bel
paese
di
questo
mondo
:
una
vera
cuccagna
!
...
-
E
come
si
chiama
?
-
Si
chiama
il
Paese
dei
Balocchi
.
Perché
non
vieni
anche
tu
?
-
Io
?
no
davvero
!
-
Hai
torto
,
Pinocchio
!
Credilo
a
me
che
,
se
non
vieni
,
te
ne
pentirai
.
Dove
vuoi
trovare
un
paese
più
salubre
per
noialtri
ragazzi
?
Lì
non
vi
sono
scuole
:
lì
non
vi
sono
maestri
:
lì
non
vi
sono
libri
.
In
quel
paese
benedetto
non
si
studia
mai
.
Il
giovedì
non
si
fa
scuola
:
e
ogni
settimana
è
composta
di
sei
giovedì
e
di
una
domenica
.
Figurati
che
le
vacanze
dell
'
autunno
cominciano
col
primo
di
gennaio
e
finiscono
coll
'
ultimo
di
dicembre
.
Ecco
un
paese
,
come
piace
veramente
a
me
!
Ecco
come
dovrebbero
essere
tutti
i
paesi
civili
!
...
-
Ma
come
si
passano
le
giornate
nel
Paese
dei
Balocchi
?
-
Si
passano
baloccandosi
e
divertendosi
dalla
mattina
alla
sera
.
La
sera
poi
si
va
a
letto
,
e
la
mattina
dopo
si
ricomincia
daccapo
.
Che
te
ne
pare
?
-
Uhm
!
...
-
fece
Pinocchio
:
e
tentennò
leggermente
il
capo
,
come
dire
:
"
è
una
vita
che
farei
volentieri
anch
'
io
!
"
.
-
Dunque
,
vuoi
partire
con
me
?
Sì
o
no
?
Risolviti
.
-
No
,
no
,
no
e
poi
no
.
Oramai
ho
promesso
alla
mia
buona
Fata
di
diventare
un
ragazzo
perbene
,
e
voglio
mantenere
la
promessa
.
Anzi
,
siccome
vedo
che
il
sole
va
sotto
,
così
ti
lascio
subito
e
scappo
via
.
Dunque
addio
e
buon
viaggio
.
-
Dove
corri
con
tanta
furia
?
-
A
casa
.
La
mia
buona
Fata
vuole
che
ritorni
prima
di
notte
.
-
Aspetta
altri
due
minuti
.
-
Faccio
troppo
tardi
.
-
Due
minuti
soli
.
-
E
se
poi
la
Fata
mi
grida
?
-
Lasciala
gridare
.
Quando
avrà
gridato
ben
bene
,
si
cheterà
,
-
disse
quella
birba
di
Lucignolo
.
-
E
come
fai
?
Parti
solo
o
in
compagnia
?
-
Solo
?
Saremo
più
di
cento
ragazzi
.
-
E
il
viaggio
lo
fate
a
piedi
?
-
A
mezzanotte
passerà
di
qui
il
carro
che
ci
deve
prendere
e
condurre
fin
dentro
ai
confini
di
quel
fortunatissimo
paese
.
-
Che
cosa
pagherei
che
ora
fosse
mezzanotte
!
...
-
Perché
?
-
Per
vedervi
partire
tutti
insieme
.
-
Rimani
qui
un
altro
poco
e
ci
vedrai
.
-
No
,
no
:
voglio
ritornare
a
casa
.
-
Aspetta
altri
due
minuti
.
-
Ho
indugiato
anche
troppo
.
La
Fata
starà
in
pensiero
per
me
.
-
Povera
Fata
!
Che
ha
paura
forse
che
ti
mangino
i
pipistrelli
?
-
Ma
dunque
,
-
soggiunse
Pinocchio
,
-
tu
sei
veramente
sicuro
che
in
quel
paese
non
ci
sono
punte
scuole
?
...
-
Neanche
l
'
ombra
.
-
E
nemmeno
maestri
?
...
-
Nemmen
'
uno
.
-
E
non
c
'
è
mai
l
'
obbligo
di
studiare
?
-
Mai
,
mai
,
mai
!
-
Che
bel
paese
!
-
disse
Pinocchio
,
sentendo
venirsi
l
'
acquolina
in
bocca
.
-
Che
bel
paese
!
Io
non
ci
sono
stato
mai
,
ma
me
lo
figuro
!
...
-
Perché
non
vieni
anche
tu
?
-
E
inutile
che
tu
mi
tenti
!
Oramai
ho
promesso
alla
mia
buona
Fata
di
diventare
un
ragazzo
di
giudizio
,
e
non
voglio
mancare
alla
parola
.
-
Dunque
addio
,
e
salutami
tanto
le
scuole
ginnasiali
!
...
E
anche
quelle
liceali
,
se
le
incontri
per
la
strada
.
-
Addio
,
Lucignolo
:
fai
buon
viaggio
,
divertiti
e
rammentati
qualche
volta
degli
amici
.
Ciò
detto
,
il
burattino
fece
due
passi
in
atto
di
andarsene
:
ma
poi
,
fermandosi
e
voltandosi
all
'
amico
,
gli
domandò
:
-
Ma
sei
proprio
sicuro
che
in
quel
paese
tutte
le
settimane
sieno
composte
di
sei
giovedì
e
di
una
domenica
?
-
Sicurissimo
.
-
Ma
lo
sai
di
certo
che
le
vacanze
abbiano
principio
col
primo
di
gennaio
e
finiscano
coll
'
ultimo
di
dicembre
?
-
Di
certissimo
!
-
Che
bel
paese
!
-
ripetè
Pinocchio
,
sputando
dalla
soverchia
consolazione
.
Poi
,
fatto
un
animo
risoluto
,
soggiunse
in
fretta
e
furia
:
-
Dunque
,
addio
davvero
:
e
buon
viaggio
.
-
Addio
.
-
Fra
quanto
partirete
?
-
Fra
due
ore
!
-
Peccato
!
Se
alla
partenza
mancasse
un
'
ora
sola
,
sarei
quasi
quasi
capace
di
aspettare
.
-
E
la
Fata
?
...
-
Oramai
ho
fatto
tardi
!
...
E
tornare
a
casa
un
'
ora
prima
o
un
'
ora
dopo
,
è
lo
stesso
.
-
Povero
Pinocchio
!
E
se
la
Fata
ti
grida
?
-
Pazienza
!
La
lascerò
gridare
.
Quando
avrà
gridato
ben
bene
,
si
cheterà
.
Intanto
si
era
già
fatta
notte
e
notte
buia
:
quando
a
un
tratto
videro
muoversi
in
lontananza
un
lumicino
...
e
sentirono
un
suono
di
bubboli
e
uno
squillo
di
trombetta
,
così
piccolino
e
soffocato
,
che
pareva
il
sibilo
di
una
zanzara
!
-
Eccolo
!
-
gridò
Lucignolo
,
rizzandosi
in
piedi
.
-
Chi
è
?
-
domandò
sottovoce
Pinocchio
.
-
E
'
il
carro
che
viene
a
prendermi
.
Dunque
,
vuoi
venire
,
sì
o
no
?
-
Ma
è
proprio
vero
,
-
domandò
il
burattino
,
-
che
in
quel
paese
i
ragazzi
non
hanno
mai
l
'
obbligo
di
studiare
?
-
Mai
,
mai
,
mai
!
-
Che
bel
paese
!
...
che
bel
paese
!
...
che
bel
paese
!
...
Dopo
cinque
mesi
di
cuccagna
,
Pinocchio
,
con
sua
grande
maraviglia
,
sente
spuntarsi
un
bel
paio
d
'
orecchie
asinine
e
diventa
un
ciuchino
,
con
la
coda
e
tutto
.
Finalmente
il
carro
arrivò
:
e
arrivò
senza
fare
il
più
piccolo
rumore
,
perché
le
sue
ruote
erano
fasciate
di
stoppa
e
di
cenci
.
Lo
tiravano
dodici
pariglie
di
ciuchini
,
tutti
della
medesima
grandezza
,
ma
di
diverso
pelame
.
Alcuni
erano
bigi
,
altri
bianchi
,
altri
brizzolati
a
uso
pepe
e
sale
,
e
altri
rigati
a
grandi
strisce
gialle
e
turchine
.
Ma
la
cosa
più
singolare
era
questa
:
che
quelle
dodici
pariglie
,
ossia
quei
ventiquattro
ciuchini
,
invece
di
essere
ferrati
come
tutti
le
altre
bestie
da
tiro
o
da
soma
,
avevano
ai
piedi
degli
stivali
da
uomo
di
vacchetta
bianca
.
E
il
conduttore
del
carro
?
...
Figuratevi
un
omino
più
largo
che
lungo
,
tenero
e
untuoso
come
una
palla
di
burro
,
con
un
visino
di
melarosa
,
una
bocchina
che
rideva
sempre
e
una
voce
sottile
e
carezzevole
,
come
quella
d
'
un
gatto
che
si
raccomanda
al
buon
cuore
della
padrona
di
casa
.
Tutti
i
ragazzi
,
appena
lo
vedevano
,
ne
restavano
innamorati
e
facevano
a
gara
nel
montare
sul
suo
carro
,
per
essere
condotti
da
lui
in
quella
vera
cuccagna
conosciuta
nella
carta
geografica
col
seducente
nome
di
Paese
dei
Balocchi
.
Difatti
il
carro
era
già
tutto
pieno
di
ragazzetti
fra
gli
otto
e
i
dodici
anni
,
ammonticchiati
gli
uni
sugli
altri
,
come
tante
acciughe
nella
salamoia
.
Stavano
male
,
stavano
pigiati
,
non
potevano
quasi
respirare
:
ma
nessuno
diceva
ohi
!
,
nessuno
si
lamentava
.
La
consolazione
di
sapere
che
fra
poche
ore
sarebbero
giunti
in
un
paese
,
dove
non
c
'
erano
né
libri
,
né
scuole
,
né
maestri
,
li
rendeva
così
contenti
e
rassegnati
,
che
non
sentivano
né
i
disagi
,
né
gli
strapazzi
,
né
la
fame
,
né
la
sete
,
né
il
sonno
.
Appena
che
il
carro
si
fu
fermato
,
l
'
omino
si
volse
a
Lucignolo
e
con
mille
smorfie
e
mille
manierine
,
gli
domandò
sorridendo
:
-
Dimmi
,
mio
bel
ragazzo
,
vuoi
venire
anche
tu
in
quel
fortunato
paese
?
-
Sicuro
che
ci
voglio
venire
.
-
Ma
ti
avverto
,
carino
mio
,
che
nel
carro
non
c
'
è
più
posto
.
Come
vedi
,
è
tutto
pieno
!
...
-
Pazienza
!
-
replicò
Lucignolo
,
-
se
non
c
'
è
posto
dentro
,
io
mi
adatterò
a
star
seduto
sulle
stanghe
del
carro
.
E
spiccato
un
salto
,
montò
a
cavalcioni
sulle
stanghe
.
-
E
tu
,
amor
mio
?
...
-
disse
l
'
omino
volgendosi
tutto
complimentoso
a
Pinocchio
.
-
Che
intendi
fare
?
Vieni
con
noi
,
o
rimani
?
...
-
Io
rimango
,
-
rispose
Pinocchio
.
-
Io
voglio
tornarmene
a
casa
mia
:
voglio
studiare
e
voglio
farmi
onore
alla
scuola
,
come
fanno
tutti
i
ragazzi
perbene
.
-
Buon
pro
ti
faccia
!
-
Pinocchio
!
-
disse
allora
Lucignolo
.
-
Dai
retta
a
me
:
vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
.
-
No
,
no
,
no
!
-
Vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
,
-
gridarono
altre
quattro
voci
di
dentro
al
carro
.
-
Vieni
via
con
noi
e
staremo
allegri
,
-
urlarono
tutte
insieme
un
centinaio
di
voci
di
dentro
al
carro
.
-
E
se
vengo
con
voi
,
che
cosa
dirà
la
mia
buona
Fata
?
-
disse
il
burattino
che
cominciava
a
intenerirsi
e
a
ciurlar
nel
manico
.
-
Non
ti
fasciare
il
capo
con
tante
melanconie
.
Pensa
che
andiamo
in
un
paese
dove
saremo
padroni
di
fare
il
chiasso
dalla
mattina
alla
sera
!
Pinocchio
non
rispose
:
ma
fece
un
sospiro
:
poi
fece
un
altro
sospiro
:
poi
un
terzo
sospiro
;
finalmente
disse
:
-
Fatemi
un
po
'
di
posto
:
voglio
venire
anch
'
io
!
...
-
I
posti
son
tutti
pieni
,
-
replicò
l
'
omino
,
-
ma
per
mostrarti
quanto
sei
gradito
,
posso
cederti
il
mio
posto
a
cassetta
...
-
E
voi
?
...
-
E
io
farò
la
strada
a
piedi
.
-
No
,
davvero
,
che
non
lo
permetto
.
Preferisco
piuttosto
di
salire
in
groppa
a
qualcuno
di
questi
ciuchini
!
-
gridò
Pinocchio
.
Detto
fatto
,
si
avvicinò
al
ciuchino
manritto
della
prima
pariglia
e
fece
l
'
atto
di
volerlo
cavalcare
:
ma
la
bestiola
,
voltandosi
a
secco
,
gli
dette
una
gran
musata
nello
stomaco
e
lo
gettò
a
gambe
all
'
aria
.
Figuratevi
la
risatona
impertinente
e
sgangherata
di
tutti
quei
ragazzi
presenti
alla
scena
.
Ma
l
'
omino
non
rise
.
Si
accostò
pieno
di
amorevolezza
al
ciuchino
ribelle
,
e
,
facendo
finta
di
dargli
un
bacio
,
gli
staccò
con
un
morso
la
metà
dell
'
orecchio
destro
.
Intanto
Pinocchio
,
rizzatosi
da
terra
tutto
infuriato
,
schizzò
con
un
salto
sulla
groppa
di
quel
povero
animale
.
E
il
salto
fu
così
bello
,
che
i
ragazzi
,
smesso
di
ridere
,
cominciarono
a
urlare
:
"
Viva
Pinocchio
!
"
e
a
fare
una
smanacciata
di
applausi
,
che
non
finivano
più
.
Quand
'
ecco
che
all
'
improvviso
il
ciuchino
alzò
tutt
'
e
due
le
gambe
di
dietro
,
e
dando
una
fortissima
sgropponata
,
scaraventò
il
povero
burattino
in
mezzo
alla
strada
sopra
un
monte
di
ghiaia
.
Allora
grandi
risate
daccapo
:
ma
l
'
omino
,
invece
di
ridere
,
si
sentì
preso
da
tanto
amore
per
quell
'
irrequieto
asinello
,
che
,
con
un
bacio
,
gli
portò
via
di
netto
la
metà
di
quell
'
altro
orecchio
.
Poi
disse
al
burattino
:
-
Rimonta
pure
a
cavallo
e
non
aver
paura
.
Quel
ciuchino
aveva
qualche
grillo
per
il
capo
:
ma
io
gli
ho
detto
due
paroline
negli
orecchi
e
spero
di
averlo
reso
mansueto
e
ragionevole
.
Pinocchio
montò
:
e
il
carro
cominciò
a
muoversi
:
ma
nel
tempo
che
i
ciuchini
galoppavano
e
che
il
carro
correva
sui
ciotoli
della
via
maestra
,
gli
parve
al
burattino
di
sentire
una
voce
sommessa
e
appena
intelligibile
,
che
gli
disse
:
-
Povero
gonzo
!
Hai
voluto
fare
a
modo
tuo
,
ma
te
ne
pentirai
!
Pinocchio
,
quasi
impaurito
,
guardò
di
qua
e
di
là
,
per
conoscere
da
qual
parte
venissero
queste
parole
;
ma
non
vide
nessuno
:
i
ciuchini
galoppavano
,
il
carro
correva
,
i
ragazzi
dentro
al
carro
dormivano
,
Lucignolo
russava
come
un
ghiro
e
l
'
omino
seduto
a
cassetta
,
canterellava
fra
i
denti
:
Tutti
la
notte
dormono
E
io
non
dormo
mai
...
Fatto
un
altro
mezzo
chilometro
,
Pinocchio
sentì
la
solita
vocina
fioca
che
gli
disse
:
-
Tienlo
a
mente
,
grullerello
!
I
ragazzi
che
smettono
di
studiare
e
voltano
le
spalle
ai
libri
,
alle
scuole
e
ai
maestri
,
per
darsi
interamente
ai
balocchi
e
ai
divertimenti
,
non
possono
far
altro
che
una
fine
disgraziata
!
...
Io
lo
so
per
prova
!
...
E
te
lo
posso
dire
!
Verrà
un
giorno
che
piangerai
anche
tu
,
come
oggi
piango
io
...
ma
allora
sarà
tardi
!
...
A
queste
parole
bisbigliate
sommessamente
,
il
burattino
,
spaventato
più
che
mai
,
saltò
giù
dalla
groppa
della
cavalcatura
e
andò
a
prendere
il
suo
ciuchino
per
il
muso
.
E
immaginatevi
come
restò
,
quando
s
'
accorse
che
il
suo
ciuchino
piangeva
...
e
piangeva
proprio
come
un
ragazzo
!
-
Ehi
,
signor
omino
,
-
gridò
allora
Pinocchio
al
padrone
del
carro
,
-
sapete
che
cosa
c
'
è
di
nuovo
?
Questo
ciuchino
piange
.
-
Lascialo
piangere
:
riderà
quando
sarà
sposo
-
Ma
che
forse
gli
avete
insegnato
anche
a
parlare
?
-
No
:
ha
imparato
da
sé
a
borbottare
qualche
parola
,
essendo
stato
tre
anni
in
una
compagnia
di
cani
ammaestrati
.
-
Povera
bestia
!
...
-
Via
,
via
,
-
disse
l
'
omino
,
-
non
perdiamo
il
nostro
tempo
a
veder
piangere
un
ciuco
.
Rimonta
a
cavallo
,
e
andiamo
:
la
notte
è
fresca
e
la
strada
è
lunga
.
Pinocchio
obbedì
senza
rifiatare
.
Il
carro
riprese
la
sua
corsa
:
e
la
mattina
,
sul
far
dell
'
alba
,
arrivarono
felicemente
nel
Paese
dei
Balocchi
.
Questo
paese
non
somigliava
a
nessun
altro
paese
del
mondo
.
La
sua
popolazione
era
tutta
composta
di
ragazzi
.
I
più
vecchi
avevano
quattordici
anni
:
i
più
giovani
ne
avevano
otto
appena
.
Nelle
strade
,
un
'
allegria
,
un
chiasso
,
uno
strillio
da
levar
di
cervello
!
Branchi
di
monelli
dappertutto
.
Chi
giocava
alle
noci
,
chi
alle
piastrelle
,
chi
alla
palla
,
chi
andava
in
velocipede
,
chi
sopra
a
un
cavallino
di
legno
;
questi
facevano
a
mosca
-
cieca
,
quegli
altri
si
rincorrevano
;
altri
,
vestiti
da
pagliacci
,
mangiavano
la
stoppa
accesa
:
chi
recitava
,
chi
cantava
,
chi
faceva
i
salti
mortali
,
chi
si
divertiva
a
camminare
colle
mani
in
terra
e
colle
gambe
in
aria
;
chi
mandava
il
cerchio
,
chi
passeggiava
vestito
da
generale
coll
'
elmo
di
foglio
e
lo
squadrone
di
cartapesta
;
chi
rideva
,
chi
urlava
,
chi
chiamava
,
chi
batteva
le
mani
,
chi
fischiava
,
chi
rifaceva
il
verso
alla
gallina
quando
ha
fatto
l
'
ovo
;
insomma
un
tal
pandemonio
,
un
tal
passeraio
,
un
tal
baccano
indiavolato
,
da
doversi
mettere
il
cotone
negli
orecchi
per
non
rimanere
assorditi
.
Su
tutte
le
piazze
si
vedevano
teatrini
di
tela
,
affollati
di
ragazzi
dalla
mattina
alla
sera
,
e
su
tutti
i
muri
delle
case
si
leggevano
scritte
col
carbone
delle
bellissime
cose
come
queste
:
Viva
i
balocci
(
invece
di
balocchi
)
:
non
voglamo
più
schole
(
invece
di
non
vogliamo
più
scuole
)
:
abbasso
Larin
Metica
(
invece
di
l
'
aritmetica
)
e
altri
fiori
consimili
.
Pinocchio
,
Lucignolo
e
tutti
gli
altri
ragazzi
,
che
avevano
fatto
il
viaggio
coll
'
omino
,
appena
ebbero
messo
il
piede
dentro
la
città
,
si
ficcarono
subito
in
mezzo
alla
gran
baraonda
,
e
in
pochi
minuti
,
come
è
facile
immaginarselo
,
diventarono
gli
amici
di
tutti
.
Chi
più
felice
,
chi
più
contento
di
loro
?
In
mezzo
ai
continui
spassi
e
agli
svariati
divertimenti
,
le
ore
,
i
giorni
,
le
settimane
,
passavano
come
tanti
baleni
.
-
Oh
!
che
bella
vita
!
-
diceva
Pinocchio
tutte
le
volte
che
per
caso
s
'
imbatteva
in
Lucignolo
.
-
Vedi
,
dunque
,
se
avevo
ragione
?
...
-
ripigliava
quest
'
ultimo
.
-
E
dire
che
tu
non
volevi
partire
!
E
pensare
che
t
'
eri
messo
in
capo
di
tornartene
a
casa
dalla
tua
Fata
,
per
perdere
il
tempo
a
studiare
!
....
Se
oggi
ti
sei
liberato
dalla
noia
dei
libri
e
delle
scuole
,
lo
devi
a
me
,
ai
miei
consigli
,
alle
mie
premure
,
ne
convieni
?
Non
vi
sono
che
i
veri
amici
che
sappiano
rendere
di
questi
grandi
favori
.
-
E
'
vero
,
Lucignolo
!
Se
oggi
io
sono
un
ragazzo
veramente
contento
,
è
tutto
merito
tuo
.
E
il
maestro
,
invece
,
sai
che
cosa
mi
diceva
,
parlando
di
te
?
Mi
diceva
sempre
:
"
Non
praticare
quella
birba
di
Lucignolo
perché
Lucignolo
è
un
cattivo
compagno
e
non
può
consigliarti
altro
che
a
far
del
male
!..."
.
-
Povero
maestro
!
-
replicò
l
'
altro
tentennando
il
capo
.
-
Lo
so
purtroppo
che
mi
aveva
a
noia
e
che
si
divertiva
sempre
a
calunniarmi
,
ma
io
sono
generoso
e
gli
perdono
!
-
Anima
grande
!
-
disse
Pinocchio
,
abbracciando
affettuosamente
l
'
amico
e
dandogli
un
bacio
in
mezzo
agli
occhi
.
Intanto
era
già
da
cinque
mesi
che
durava
questa
bella
cuccagna
di
baloccarsi
e
di
divertirsi
le
giornate
intere
,
senza
mai
vedere
in
faccia
né
un
libro
,
né
una
scuola
,
quando
una
mattina
Pinocchio
,
svegliandosi
,
ebbe
,
come
si
suol
dire
,
una
gran
brutta
sorpresa
che
lo
messe
proprio
di
malumore
.
A
Pinocchio
gli
vengono
gli
orecchi
di
ciuco
,
e
poi
diventa
un
ciuchino
vero
e
comincia
a
ragliare
.
E
questa
sorpresa
quale
fu
?
Ve
lo
dirò
io
,
miei
cari
e
piccoli
lettori
:
la
sorpresa
fu
che
Pinocchio
,
svegliandosi
,
gli
venne
fatto
naturalmente
di
grattarsi
il
capo
;
e
nel
grattarsi
il
capo
si
accorse
...
Indovinate
un
po
'
di
che
cosa
si
accorse
?
Si
accorse
con
sua
grandissima
maraviglia
che
gli
orecchi
gli
erano
cresciuti
più
d
'
un
palmo
.
Voi
sapete
che
il
burattino
,
fin
dalla
nascita
,
aveva
gli
orecchi
piccini
piccini
:
tanto
piccini
che
,
a
occhio
nudo
,
non
si
vedevano
neppure
!
Immaginatevi
dunque
come
restò
,
quando
si
poté
scorgere
che
i
suoi
orecchi
,
durante
la
notte
,
erano
così
allungati
,
che
parevano
due
spazzole
di
padule
.
Andò
subito
in
cerca
di
uno
specchio
,
per
potersi
vedere
:
ma
non
trovando
uno
specchio
,
empì
d
'
acqua
la
catinella
del
lavamano
,
e
specchiandovisi
dentro
,
vide
quel
che
non
avrebbe
mai
voluto
vedere
:
vide
,
cioè
,
la
sua
immagine
abbellita
di
un
magnifico
paio
di
orecchi
asinini
.
Lascio
pensare
a
voi
il
dolore
,
la
vergogna
e
la
disperazione
del
povero
Pinocchio
!
Cominciò
a
piangere
,
a
strillare
,
a
battere
la
testa
nel
muro
:
ma
quanto
più
si
disperava
,
e
più
i
suoi
orecchi
crescevano
,
crescevano
e
diventavano
pelosi
verso
la
cima
.
Al
rumore
di
quelle
grida
acutissime
,
entrò
nella
stanza
una
bella
Marmottina
,
che
abitava
il
piano
di
sopra
:
la
quale
,
vedendo
il
burattino
in
così
grandi
smanie
,
gli
domandò
premurosamente
:
-
Che
cos
'
hai
,
mio
caro
casigliano
?
-
Sono
malato
,
Marmottina
mia
,
molto
malato
...
e
malato
d
'
una
malattia
che
mi
fa
paura
!
Te
ne
intendi
tu
del
polso
?
-
Un
pochino
.
-
Senti
dunque
se
per
caso
avessi
la
febbre
.
La
Marmottina
alzò
la
zampa
destra
davanti
:
e
dopo
aver
tastato
il
polso
di
Pinocchio
gli
disse
sospirando
:
-
Amico
mio
,
mi
dispiace
doverti
dare
una
cattiva
notizia
!
...
-
Cioè
?
-
Tu
hai
una
gran
brutta
febbre
!
...
-
E
che
febbre
sarebbe
?
-
E
'
la
febbre
del
somaro
.
-
Non
la
capisco
questa
febbre
!
-
rispose
il
burattino
,
che
l
'
aveva
pur
troppo
capita
.
-
Allora
te
la
spiegherò
io
,
-
soggiunse
la
Marmottina
.
-
Sappi
dunque
che
fra
due
o
tre
ore
tu
non
sarai
più
burattino
,
né
un
ragazzo
...
-
E
che
cosa
sarò
?
-
Fra
due
o
tre
ore
,
tu
diventerai
un
ciuchino
vero
e
proprio
,
come
quelli
che
tirano
il
carretto
e
che
portano
i
cavoli
e
l
'
insalata
al
mercato
.
-
Oh
!
Povero
me
!
Povero
me
!
-
gridò
Pinocchio
pigliandosi
con
le
mani
tutt
'
e
due
gli
orecchi
,
e
tirandoli
e
strapazzandoli
rabbiosamente
,
come
se
fossero
gli
orecchi
di
un
altro
.
-
Caro
mio
,
-
replicò
la
Marmottina
per
consolarlo
,
-
che
cosa
ci
vuoi
tu
fare
?
Oramai
è
destino
.
Oramai
è
scritto
nei
decreti
della
sapienza
,
che
tutti
quei
ragazzi
svogliati
che
,
pigliando
a
noia
i
libri
,
le
scuole
e
i
maestri
,
passano
le
loro
giornate
in
balocchi
,
in
giochi
e
in
divertimenti
,
debbano
finire
prima
o
poi
col
trasformarsi
in
tanti
piccoli
somari
.
-
Ma
davvero
è
proprio
così
?
-
domandò
singhiozzando
il
burattino
.
-
Purtroppo
è
cosi
!
E
ora
i
pianti
sono
inutili
.
Bisognava
pensarci
prima
!
-
Ma
la
colpa
non
è
mia
:
la
colpa
,
credilo
,
Marmottina
,
è
tutta
di
Lucignolo
!
...
-
E
chi
è
questo
Lucignolo
!
...
-
Un
mio
compagno
di
scuola
.
Io
volevo
tornare
a
casa
:
io
volevo
essere
ubbidiente
:
io
volevo
seguitare
a
studiare
e
a
farmi
onore
...
ma
Lucignolo
mi
disse
:
"
Perché
vuoi
annoiarti
a
studiare
?
Perché
vuoi
andare
alla
scuola
?
Vieni
piuttosto
con
me
,
nel
Paese
dei
Balocchi
:
lì
non
studieremo
più
:
lì
ci
divertiremo
dalla
mattina
alla
sera
e
staremo
sempre
allegri
"
.
-
E
perché
seguisti
il
consiglio
di
quel
falso
amico
?
di
quel
cattivo
compagno
?
-
Perché
?
...
Perché
,
Marmottina
mia
,
io
sono
un
burattino
senza
giudizio
...
e
senza
cuore
.
Oh
!
se
avessi
avuto
un
zinzino
di
cuore
,
non
avrei
mai
abbandonato
quella
buona
Fata
,
che
mi
voleva
bene
come
una
mamma
e
che
aveva
fatto
tanto
per
me
!
...
E
a
quest
'
ora
non
sarei
più
un
burattino
...
ma
sarei
invece
un
ragazzino
a
modo
,
come
ce
n
'
è
tanti
!
Oh
!
...
ma
se
incontro
Lucignolo
,
guai
a
lui
!
Gliene
voglio
dire
un
sacco
e
una
sporta
!
E
fece
l
'
atto
di
volere
uscire
.
Ma
quando
fu
sulla
porta
,
si
ricordò
che
aveva
gli
orecchi
d
'
asino
,
e
vergognandosi
di
mostrarli
al
pubblico
,
che
cosa
inventò
?
...
Prese
un
gran
berretto
di
cotone
,
e
,
ficcatoselo
in
testa
,
se
lo
ingozzò
fin
sotto
la
punta
del
naso
.
Poi
uscì
:
e
si
dette
a
cercar
Lucignolo
dappertutto
.
Lo
cercò
nelle
strade
,
nelle
piazze
,
nei
teatrini
,
in
ogni
luogo
:
ma
non
lo
trovò
.
Ne
chiese
notizia
a
quanti
incontrò
per
la
via
,
ma
nessuno
l
'
aveva
veduto
.
Allora
andò
a
cercarlo
a
casa
:
e
arrivato
alla
porta
bussò
.
-
Chi
è
?
-
domandò
Lucignolo
di
dentro
.
-
Sono
io
!
-
rispose
il
burattino
.
-
Aspetta
un
poco
,
e
ti
aprirò
.
Dopo
mezz
'
ora
la
porta
si
aprì
:
e
figuratevi
come
restò
Pinocchio
quando
,
entrando
nella
stanza
,
vide
il
suo
amico
Lucignolo
con
un
gran
berretto
di
cotone
in
testa
,
che
gli
scendeva
fin
sotto
il
naso
.
Alla
vista
di
quel
berretto
,
Pinocchio
sentì
quasi
consolarsi
e
pensò
subito
dentro
di
sé
:
"
Che
l
'
amico
sia
malato
della
mia
medesima
malattia
?
Che
abbia
anche
lui
la
febbre
del
ciuchino
?..."
E
facendo
finta
di
non
essersi
accorto
di
nulla
,
gli
domandò
sorridendo
:
-
Come
stai
,
mio
caro
Lucignolo
?
-
Benissimo
:
come
un
topo
in
una
forma
di
cacio
parmigiano
.
-
Lo
dici
proprio
sul
serio
?
-
E
perché
dovrei
dirti
una
bugia
?
-
Scusami
,
amico
:
e
allora
perché
tieni
in
capo
codesto
berretto
di
cotone
che
ti
cuopre
tutti
gli
orecchi
?
-
Me
l
'
ha
ordinato
il
medico
,
perché
mi
sono
fatto
male
a
questo
ginocchio
.
E
tu
,
caro
burattino
,
perché
porti
codesto
berretto
di
cotone
ingozzato
fin
sotto
il
naso
?
-
Me
l
'
ha
ordinato
il
medico
,
perche
mi
sono
sbucciato
un
piede
.
-
Oh
!
povero
Pinocchio
!
...
-
Oh
!
povero
Lucignolo
!
...
A
queste
parole
tenne
dietro
un
lunghissimo
silenzio
,
durante
il
quale
i
due
amici
non
fecero
altro
che
guardarsi
fra
loro
in
atto
di
canzonatura
.
Finalmente
il
burattino
,
con
una
vocina
melliflua
e
flautata
,
disse
al
suo
compagno
:
-
Levami
una
curiosità
,
mio
caro
Lucignolo
:
hai
mai
sofferto
di
malattia
agli
orecchi
?
-
Mai
!
...
E
tu
?
-
Mai
!
Per
altro
da
questa
mattina
in
poi
ho
un
orecchio
,
che
mi
fa
spasimare
.
-
Ho
lo
stesso
male
anch
'
io
.
-
Anche
tu
?
...
E
qual
è
l
'
orecchio
che
ti
duole
?
-
Tutt
'
e
due
.
E
tu
?
-
Tutt
'
e
due
.
Che
sia
la
medesima
malattia
?
-
Ho
paura
di
sì
?
-
Vuoi
farmi
un
piacere
,
Lucignolo
?
-
Volentieri
!
Con
tutto
il
cuore
.
-
Mi
fai
vedere
i
tuoi
orecchi
?
-
Perché
no
?
Ma
prima
voglio
vedere
i
tuoi
,
caro
Pinocchio
.
-
No
:
il
primo
devi
essere
tu
.
-
No
,
carino
!
Prima
tu
,
e
dopo
io
!
-
Ebbene
,
-
disse
allora
il
burattino
,
-
facciamo
un
patto
da
buoni
amici
.
-
Sentiamo
il
patto
.
-
Leviamoci
tutt
'
e
due
il
berretto
nello
stesso
tempo
:
accetti
?
-
Accetto
.
-
Dunque
attenti
!
E
Pinocchio
cominciò
a
contare
a
voce
alta
:
-
Uno
!
Due
!
Tre
!
Alla
parola
tre
!
i
due
ragazzi
presero
i
loro
berretti
di
capo
e
li
gettarono
in
aria
.
E
allora
avvenne
una
scena
,
che
parrebbe
incredibile
,
se
non
fosse
vera
.
Avvenne
,
cioè
,
che
Pinocchio
e
Lucignolo
,
quando
si
videro
colpiti
tutt
'
e
due
dalla
medesima
disgrazia
,
invece
di
restar
mortificati
e
dolenti
,
cominciarono
ad
ammiccarsi
i
loro
orecchi
smisuratamente
cresciuti
,
e
dopo
mille
sguaiataggini
finirono
col
dare
in
una
bella
risata
.
E
risero
,
risero
,
risero
da
doversi
reggere
il
corpo
:
se
non
che
,
sul
più
bello
del
ridere
,
Lucignolo
tutt
'
a
un
tratto
si
chetò
,
e
barcollando
e
cambiando
colore
,
disse
all
'
amico
:
-
Aiuto
,
aiuto
,
Pinocchio
!
-
Che
cos
'
hai
?
-
Ohimè
.
Non
mi
riesce
più
di
star
ritto
sulle
gambe
.
-
Non
mi
riesce
più
neanche
a
me
,
-
gridò
Pinocchio
,
piangendo
e
traballando
.
E
mentre
dicevano
così
,
si
piegarono
tutt
'
e
due
carponi
a
terra
e
,
camminando
con
le
mani
e
coi
piedi
,
cominciarono
a
girare
e
a
correre
per
la
stanza
.
E
intanto
che
correvano
,
i
loro
bracci
diventarono
zampe
,
i
loro
visi
si
allungarono
e
diventarono
musi
e
le
loro
schiene
si
coprirono
di
un
pelame
grigiolino
chiaro
,
brizzolato
di
nero
.
Ma
il
momento
più
brutto
per
què
due
sciagurati
sapete
quando
fu
?
Il
momento
più
brutto
e
più
umiliante
fu
quello
quando
sentirono
spuntarsi
di
dietro
la
coda
.
Vinti
allora
dalla
vergogna
e
dal
dolore
,
si
provarono
a
piangere
e
a
lamentarsi
del
loro
destino
.
Non
l
'
avessero
mai
fatto
!
Invece
di
gemiti
e
di
lamenti
,
mandavano
fuori
dei
ragli
asinini
:
e
ragliando
sonoramente
,
facevano
tutt
'
e
due
coro
:
j
-
a
,
j
-
a
,
j
-
a
.
In
quel
frattempo
fu
bussato
alla
porta
,
e
una
voce
di
fuori
disse
:
-
Aprite
!
Sono
l
'
Omino
,
sono
il
conduttore
del
carro
che
vi
portò
in
questo
paese
.
Aprite
subito
,
o
guai
a
voi
!
Diventato
un
ciuchino
vero
,
è
portato
a
vendere
,
e
lo
compra
il
direttore
di
una
compagnia
di
pagliacci
per
insegnargli
a
ballare
e
a
saltare
i
cerchi
;
ma
una
sera
azzoppisce
e
allora
lo
ricompra
un
altro
,
per
far
con
la
sua
pelle
un
tamburo
.
Vedendo
che
la
porta
non
si
apriva
,
l
'
Omino
la
spalancò
con
un
violentissimo
calcio
:
ed
entrato
che
fu
nella
stanza
,
disse
col
suo
solito
risolino
a
Pinocchio
e
a
Lucignolo
:
-
Bravi
ragazzi
!
Avete
ragliato
bene
,
e
io
vi
ho
subito
riconosciuti
alla
voce
.
E
per
questo
eccomi
qui
.
A
tali
parole
,
i
due
ciuchini
rimasero
mogi
mogi
,
colla
testa
giù
,
con
gli
orecchi
bassi
e
con
la
coda
fra
le
gambe
.
Da
principio
l
'
Omino
li
lisciò
,
li
accarezzò
,
li
palpeggiò
:
poi
,
tirata
fuori
la
striglia
,
cominciò
a
strigliarli
perbene
.
E
quando
a
furia
di
strigliarli
,
li
ebbe
fatti
lustri
come
due
specchi
,
allora
messe
loro
la
cavezza
e
li
condusse
sulla
piazza
del
mercato
,
con
la
speranza
di
venderli
e
di
beccarsi
un
discreto
guadagno
.
E
i
compratori
,
difatti
,
non
si
fecero
aspettare
.
Lucignolo
fu
comprato
da
un
contadino
,
a
cui
era
morto
il
somaro
il
giorno
avanti
,
e
Pinocchio
fu
venduto
al
direttore
di
una
compagnia
di
pagliacci
e
di
saltatori
di
corda
,
il
quale
lo
comprò
per
ammaestrarlo
e
per
farlo
poi
saltare
e
ballare
insieme
con
le
altre
bestie
della
compagnia
.
E
ora
avete
capito
,
miei
piccoli
lettori
,
qual
era
il
bel
mestiere
che
faceva
l
'
Omino
?
Questo
brutto
mostriciattolo
,
che
aveva
una
fisionomia
tutta
latte
e
miele
,
andava
di
tanto
in
tanto
con
un
carro
a
girare
per
il
mondo
:
strada
facendo
raccoglieva
con
promesse
e
con
moine
tutti
i
ragazzi
svogliati
,
che
avevano
a
noia
i
libri
e
le
scuole
:
e
dopo
averli
caricati
sul
suo
carro
,
li
conduceva
nel
Paese
dei
Balocchi
,
perché
passassero
tutto
il
loro
tempo
in
giochi
,
in
chiassate
e
in
divertimenti
.
Quando
poi
quei
poveri
ragazzi
illusi
,
a
furia
di
baloccarsi
sempre
e
di
non
studiare
mai
,
diventavano
tanti
ciuchini
,
allora
tutto
allegro
e
contento
s
'
impadroniva
di
loro
e
li
portava
a
vendere
sulle
fiere
e
sui
mercati
.
E
così
in
pochi
anni
aveva
fatto
fior
di
quattrini
ed
era
diventato
milionario
.
Quel
che
accadesse
di
Lucignolo
,
non
lo
so
:
so
,
per
altro
,
che
Pinocchio
andò
incontro
fin
dai
primi
giorni
a
una
vita
durissima
e
strapazzata
.
Quando
fu
condotto
nella
stalla
,
il
nuovo
padrone
gli
empì
la
greppia
di
paglia
:
ma
Pinocchio
,
dopo
averne
assaggiata
una
boccata
,
la
risputò
.
Allora
il
padrone
,
brontolando
,
gli
empì
la
greppia
di
fieno
:
ma
neppure
il
fieno
gli
piacque
.
-
Ah
!
non
ti
piace
neppure
il
fieno
?
-
gridò
il
padrone
imbizzito
.
-
Lascia
fare
,
ciuchino
bello
,
che
se
hai
dei
capricci
per
il
capo
,
penserò
io
a
levarteli
!
...
E
a
titolo
di
correzione
,
gli
affibbiò
subito
una
frustata
nelle
gambe
.
Pinocchio
dal
gran
dolore
,
cominciò
a
piangere
e
a
ragliare
,
e
ragliando
,
disse
:
-
J
-
a
,
j
-
a
,
la
paglia
non
la
posso
digerire
!
...
-
Allora
mangia
il
fieno
!
-
replicò
il
padrone
che
intendeva
benissimo
il
dialetto
asinino
.
-
J
-
a
,
j
-
a
,
il
fieno
mi
fa
dolere
il
corpo
!
...
-
Pretenderesti
,
dunque
,
che
un
somaro
,
par
tuo
,
lo
dovessi
mantenere
a
petti
di
pollo
e
cappone
in
galantina
?
-
soggiunse
il
padrone
arrabbiandosi
sempre
più
e
affibbiandogli
una
seconda
frustata
.
A
quella
seconda
frustata
Pinocchio
,
per
prudenza
,
si
chetò
subito
e
non
disse
altro
.
Intanto
la
stalla
fu
chiusa
e
Pinocchio
rimase
solo
:
e
perché
erano
molte
ore
che
non
aveva
mangiato
cominciò
a
sbadigliare
dal
grande
appetito
.
E
,
sbadigliando
,
spalancava
una
bocca
che
pareva
un
forno
.
Alla
fine
,
non
trovando
altro
nella
greppia
,
si
rassegnò
a
masticare
un
po
'
di
fieno
:
e
dopo
averlo
masticato
ben
bene
,
chiuse
gli
occhi
e
lo
tirò
giù
.
-
Questo
fieno
non
è
cattivo
,
-
poi
disse
dentro
di
sé
,
-
ma
quanto
sarebbe
stato
meglio
che
avessi
continuato
a
studiare
!
...
A
quest
'
ora
,
invece
di
fieno
,
potrei
mangiare
un
cantuccio
di
pan
fresco
e
una
bella
fetta
di
salame
!
...
Pazienza
!
La
mattina
dopo
,
svegliandosi
,
cercò
subito
nella
greppia
un
altro
po
'
di
fieno
;
ma
non
lo
trovò
perché
l
'
aveva
mangiato
tutto
nella
notte
.
Allora
prese
una
boccata
di
paglia
tritata
:
ma
in
quel
mentre
che
la
masticava
si
dovè
accorgere
che
il
sapore
della
paglia
tritata
non
somigliava
punto
né
al
risotto
alla
milanese
né
ai
maccheroni
alla
napoletana
.
-
Pazienza
!
-
ripetè
,
continuando
a
masticare
.
-
Che
almeno
la
mia
disgrazia
possa
servire
di
lezione
a
tutti
i
ragazzi
disobbedienti
e
che
non
hanno
voglia
di
studiare
.
Pazienza
!
...
pazienza
!
-
Pazienza
un
corno
!
-
urlò
il
padrone
,
entrando
in
quel
momento
nella
stalla
.
-
Credi
forse
,
mio
bel
ciuchino
,
ch
'
io
ti
abbia
comprato
unicamente
per
darti
da
bere
e
da
mangiare
?
Io
ti
ho
comprato
perché
tu
lavori
e
perché
tu
mi
faccia
guadagnare
molti
quattrini
.
Su
,
dunque
,
da
bravo
!
Vieni
con
me
nel
Circo
,
e
là
ti
insegnerà
a
saltare
i
cerchi
,
a
rompere
col
capo
le
botti
di
foglio
e
a
ballaré
il
valzer
e
la
polca
,
stando
ritto
sulle
gambe
di
dietro
.
Il
povero
Pinocchio
,
per
amore
o
per
forza
,
dovè
imparare
tutte
queste
bellissime
cose
;
ma
,
per
impararle
,
gli
ci
vollero
tre
mesi
di
lezioni
,
e
molte
frustate
da
levare
il
pelo
.
Venne
finalmente
il
giorno
,
in
cui
il
suo
padrone
poté
annunziare
uno
spettacolo
veramente
straordinario
.
I
cartelloni
di
vario
colore
,
attaccati
alle
cantonate
delle
strade
,
dicevano
cosi
:
Quella
sera
,
come
potete
figurarvelo
,
un
'
ora
prima
che
cominciasse
lo
spettacolo
,
il
teatro
era
pieno
stipato
.
Non
si
trovava
più
né
un
posto
distinto
,
né
un
palco
,
nemmeno
a
pagarlo
a
peso
d
'
oro
.
Le
gradinate
del
Circo
formicolavano
di
bambini
,
di
bambine
e
di
ragazzi
di
tutte
le
età
,
che
avevano
la
febbre
addosso
per
la
smania
di
veder
ballare
il
famoso
ciuchino
Pinocchio
.
Finita
la
prima
parte
dello
spettacolo
,
il
direttore
della
compagnia
,
vestito
in
giubba
nera
,
calzoni
bianchi
a
coscia
e
stivaloni
di
pelle
fin
sopra
ai
ginocchi
,
si
presentò
all
'
affollatissimo
pubblico
,
e
,
fatto
un
grande
inchino
,
recitò
con
molta
solennità
il
seguente
spropositato
discorso
:
"
Rispettabile
pubblico
,
cavalieri
e
dame
!
L
'
umile
sottoscritto
essendo
di
passaggio
per
questa
illustre
metropolitana
,
ho
voluto
procrearmi
l
'
onore
nonché
il
piacere
di
presentare
a
questo
intelligente
e
cospicuo
uditorio
un
celebre
ciuchino
,
che
ebbe
già
l
'
onore
di
ballare
al
cospetto
di
Sua
Maestà
l
'
Imperatore
di
tutte
le
Corti
principali
d
'
Europa
.
"
E
col
ringraziandoli
,
aiutateci
della
vostra
animatrice
presenza
e
compatiteci
!
"
Questo
discorso
fu
accolto
da
molte
risate
e
da
molti
applausi
:
ma
gli
applausi
raddoppiarono
e
diventarono
una
specie
di
uragano
alla
comparsa
del
ciuchino
Pinocchio
in
mezzo
al
Circo
.
Egli
era
tutto
agghindato
a
festa
.
Aveva
una
briglia
nuova
di
pelle
lustra
,
con
fibbie
e
borchie
d
'
ottone
;
due
camelie
bianche
agli
orecchi
;
la
criniera
divisa
in
tanti
riccioli
legati
con
fiocchettini
d
'
argento
attraverso
alla
vita
,
e
la
coda
tutta
intrecciata
con
nastri
di
velluto
amaranto
e
celeste
.
Era
,
insomma
,
un
ciuchino
da
innamorare
!
Il
direttore
,
nel
presentarlo
al
pubblico
,
aggiunse
queste
parole
:
"
Miei
rispettabili
auditori
!
Non
starò
qui
a
farvi
menzogne
delle
grandi
difficoltà
da
me
soppressate
per
comprendere
e
soggiogare
questo
mammifero
,
mentre
pascolava
liberamente
di
montagna
in
montagna
nelle
pianure
della
zona
torrida
.
Osservate
,
vi
prego
,
quanta
selvaggina
trasudi
dà
suoi
occhi
,
conciossiaché
essendo
riusciti
vanitosi
tutti
i
mezzi
per
addomesticarlo
al
vivere
dei
quadrupedi
civili
,
ho
dovuto
più
volte
ricorrere
all
'
affabile
dialetto
della
frusta
.
Ma
ogni
mia
gentilezza
invece
di
farmi
da
lui
benvolere
,
me
ne
ha
maggiormente
cattivato
l
'
animo
.
Io
però
,
seguendo
il
sistema
di
Galles
,
trovai
nel
suo
cranio
una
piccola
cartagine
ossea
che
la
stessa
Facoltà
Medicea
di
Parigi
riconobbe
essere
quello
il
bulbo
rigeneratore
dei
capelli
e
della
danza
pirrica
.
E
per
questo
io
lo
volli
ammaestrare
nel
ballo
nonché
nei
relativi
salti
dei
cerchi
e
delle
botti
foderate
di
foglio
.
Ammiratelo
,
e
poi
giudicatelo
!
Prima
però
di
prendere
cognato
da
voi
,
permettete
,
o
signori
,
che
io
v
'
inviti
al
diurno
spettacolo
di
domani
sera
:
ma
nell
'
apoteosi
che
il
tempo
piovoso
minacciasse
acqua
,
allora
lo
spettacolo
invece
di
domani
sera
,
sarà
posticipato
a
domattina
,
alle
ore
undici
antimeridiane
del
pomeriggio
"
.
E
qui
il
direttore
fece
un
'
altra
profondissima
riverenza
:
quindi
rivolgendosi
a
Pinocchio
,
gli
disse
:
-
Animo
,
Pinocchio
!
...
Avanti
di
dar
principio
ai
vostri
esercizi
,
salutate
questo
rispettabile
pubblico
,
cavalieri
,
dame
e
ragazzi
!
Pinocchio
,
ubbidiente
,
piegò
subito
i
due
ginocchi
davanti
,
fino
a
terra
,
e
rimase
inginocchiato
fino
a
tanto
che
il
direttore
,
schioccando
la
frusta
,
non
gli
gridò
:
-
Al
passo
!
Allora
il
ciuchino
si
rizzò
sulle
quattro
gambe
,
e
cominciò
a
girare
intorno
al
Circo
,
camminando
sempre
di
passo
.
Dopo
un
poco
il
direttore
grido
:
-
Al
trotto
!
-
e
Pinocchio
,
ubbidiente
al
comando
,
cambiò
il
passo
in
trotto
.
-
Al
galoppo
!
...
-
e
Pinocchio
staccò
il
galoppo
.
-
Alla
carriera
!
-
e
Pinocchio
si
dette
a
correre
di
gran
carriera
.
Ma
in
quella
che
correva
come
un
barbero
,
il
direttore
,
alzando
il
braccio
in
aria
,
scaricò
un
colpo
di
pistola
.
A
quel
colpo
il
ciuchino
,
fingendosi
ferito
,
cadde
disteso
nel
Circo
,
come
se
fosse
moribondo
davvero
.
Rizzatosi
da
terra
,
in
mezzo
a
uno
scoppio
di
applausi
,
d
'
urli
e
di
battimani
,
che
andavano
alle
stelle
,
gli
venne
naturalmente
di
alzare
la
testa
e
di
guardare
in
su
...
e
guardando
,
vide
in
un
palco
una
bella
signora
,
che
aveva
al
collo
una
grossa
collana
d
'
oro
,
dalla
quale
pendeva
un
medaglione
.
Nel
medaglione
c
'
era
dipinto
il
ritratto
d
'
un
burattino
.
-
Quel
ritratto
è
il
mio
!
...
quella
signora
è
la
Fata
!
-
disse
dentro
di
sé
Pinocchio
,
riconoscendola
subito
:
e
lasciandosi
vincere
dalla
gran
contentezza
,
si
provò
a
gridare
:
-
Oh
Fatina
mia
!
oh
Fatina
mia
!
Ma
invece
di
queste
parole
,
gli
uscì
dalla
gola
un
raglio
cosi
sonoro
e
prolungato
,
che
fece
ridere
tutti
gli
spettatori
,
e
segnatamente
tutti
i
ragazzi
che
erano
in
teatro
.
Allora
il
direttore
,
per
insegnargli
e
per
fargli
intendere
che
non
è
buona
creanza
mettersi
a
ragliare
in
faccia
al
pubblico
,
gli
diè
col
manico
della
frusta
una
bacchettata
sul
naso
.
Il
povero
ciuchino
,
tirato
fuori
un
palmo
di
lingua
,
durò
a
leccarsi
il
naso
almeno
cinque
minuti
,
credendo
forse
così
di
rasciugarsi
il
dolore
che
aveva
sentito
.
Ma
quale
fu
la
sua
disperazione
quando
,
voltandosi
in
su
una
seconda
volta
,
vide
che
il
palco
era
vuoto
e
che
la
Fata
era
sparita
!
...
Si
sentì
come
morire
:
gli
occhi
gli
si
empirono
di
lacrime
e
cominciò
a
piangere
dirottamente
.
Nessuno
però
se
ne
accorse
e
,
meno
degli
altri
,
il
direttore
,
il
quale
,
anzi
,
schioccando
la
frusta
,
gridò
:
-
Da
bravo
,
Pinocchio
!
Ora
farete
vedere
a
questi
signori
con
quanta
grazia
sapete
saltare
i
cerchi
.
Pinocchio
si
provò
due
o
tre
volte
:
ma
ogni
volta
che
arrivava
davanti
al
cerchio
,
invece
di
attraversarlo
,
ci
passava
più
comodamente
di
sotto
.
Alla
fine
spiccò
un
salto
e
l
'
attraversò
:
ma
le
gambe
di
dietro
gli
rimasero
disgraziatamente
impigliate
nel
cerchio
:
motivo
per
cui
ricadde
in
terra
dall
'
altra
parte
tutto
in
un
fascio
.
Quando
si
rizzò
,
era
azzoppito
,
e
a
malapena
poté
ritornare
alla
scuderia
.
-
Fuori
Pinocchio
!
Vogliamo
il
ciuchino
!
Fuori
il
ciuchino
!
-
gridavano
i
ragazzi
dalla
platea
,
impietositi
e
commossi
al
tristissimo
caso
.
Ma
il
ciuchino
per
quella
sera
non
si
fece
rivedere
.
La
mattina
dopo
il
veterinario
,
ossia
il
medico
delle
bestie
,
quando
l
'
ebbe
visitato
,
dichiarò
che
sarebbe
rimasto
zoppo
per
tutta
la
vita
.
Allora
il
direttore
disse
al
suo
garzone
di
stalla
:
-
Che
vuoi
tu
che
mi
faccia
d
'
un
somaro
zoppo
?
Sarebbe
un
mangiapane
a
ufo
.
Portalo
dunque
in
piazza
e
rivendilo
.
Arrivati
in
piazza
,
trovarono
subito
il
compratore
,
il
quale
domandò
al
garzone
di
stalla
:
-
Quanto
vuoi
di
cotesto
ciuchino
zoppo
?
-
Venti
lire
.
-
Io
ti
do
venti
soldi
.
Non
credere
che
io
lo
compri
per
servirmene
:
lo
compro
unicamente
per
la
sua
pelle
.
Vedo
che
ha
la
pelle
molto
dura
,
e
con
la
sua
pelle
voglio
fare
un
tamburo
per
la
banda
musicale
del
mio
paese
.
Lascio
pensare
a
voi
,
ragazzi
,
il
bel
piacere
che
fu
per
il
povero
Pinocchio
,
quando
sentì
che
era
destinato
a
diventare
un
tamburo
!
Fatto
sta
che
il
compratore
,
appena
pagati
i
venti
soldi
,
condusse
il
ciuchino
sopra
uno
scoglio
ch
'
era
sulla
riva
del
mare
;
e
messogli
un
sasso
al
collo
e
legatolo
per
una
zampa
con
una
fune
che
teneva
in
mano
,
gli
diè
improvvisamente
uno
spintone
e
lo
gettò
nell
'
acqua
.
Pinocchio
,
con
quel
macigno
al
collo
,
andò
subito
a
fondo
;
e
il
compratore
,
tenendo
sempre
stretta
in
mano
la
fune
,
si
pose
a
sedere
sullo
scoglio
,
aspettando
che
il
ciuchino
avesse
tutto
il
tempo
di
morire
affogato
,
per
poi
levargli
la
pelle
.
Pinocchio
,
gettato
in
mare
,
è
mangiato
dai
pesci
e
ritorna
ad
essere
un
burattino
come
prima
;
ma
mentre
nuota
per
salvarsi
,
è
ingoiato
dal
terribile
Pesce
-
cane
.
Dopo
cinquanta
minuti
che
il
ciuchino
era
sott
'
acqua
,
il
compratore
disse
,
discorrendo
da
sé
solo
:
-
A
quest
'
ora
il
mio
povero
ciuchino
zoppo
deve
essere
bell
'
affogato
.
Ritiriamolo
dunque
su
,
e
facciamo
con
la
sua
pelle
questo
bel
tamburo
.
E
cominciò
a
tirare
la
fune
,
con
la
quale
lo
aveva
legato
per
una
gamba
:
e
tira
,
tira
,
tira
,
alla
fine
vide
apparire
a
fior
d
'
acqua
...
indovinate
?
Invece
di
un
ciuchino
morto
,
vide
apparire
a
fior
d
'
acqua
un
burattino
vivo
che
scodinzolava
come
un
'
anguilla
.
Vedendo
quel
burattino
di
legno
,
il
pover
'
uomo
credé
di
sognare
e
rimase
lì
intontito
,
a
bocca
aperta
e
con
gli
occhi
fuori
della
testa
.
Riavutosi
un
poco
dal
suo
primo
stupore
,
disse
piangendo
e
balbettando
:
-
E
il
ciuchino
che
ho
gettato
in
mare
dov
'
è
?
-
Quel
ciuchino
son
io
!
-
rispose
il
burattino
,
ridendo
.
-
Tu
?
-
Io
.
-
Ah
!
mariuolo
!
Pretenderesti
forse
burlarti
di
me
?
-
Burlarmi
di
voi
?
Tutt
'
altro
,
caro
padrone
:
io
vi
parlo
sul
serio
.
-
Ma
come
mai
tu
,
che
poco
fa
eri
un
ciuchino
,
ora
,
stando
nell
'
acqua
sei
diventato
un
burattino
di
legno
?
...
-
Sarà
effetto
dell
'
acqua
del
mare
.
Il
mare
ne
fa
di
questi
scherzi
.
-
Bada
,
burattino
,
bada
!
...
Non
credere
di
divertirti
alle
mie
spalle
.
Guai
a
te
,
se
mi
scappa
la
pazienza
.
-
Ebbene
,
padrone
:
volete
sapere
tutta
la
vera
storia
?
Scioglietemi
questa
gamba
e
io
ve
la
racconterò
.
Quel
buon
pasticcione
del
compratore
,
curioso
di
conoscere
la
vera
storia
,
gli
sciolse
subito
il
nodo
della
fune
,
che
lo
teneva
legato
:
e
allora
Pinocchio
,
trovandosi
libero
come
un
uccello
nell
'
aria
prese
a
dirgli
così
:
-
Sappiate
dunque
che
io
ero
un
burattino
di
legno
come
sono
oggi
:
ma
mi
trovavo
a
tocco
e
non
tocco
di
diventare
un
ragazzo
,
come
in
questo
mondo
ce
n
'
è
tanti
:
se
non
che
per
la
mia
poca
voglia
di
studiare
e
per
dar
retta
ai
cattivi
compagni
,
scappai
di
casa
...
e
un
bel
giorno
,
svegliandomi
,
mi
trovai
cambiato
in
un
somaro
con
tanto
di
orecchi
...
e
con
tanto
di
coda
!
...
Che
vergogna
fu
quella
per
me
!
...
Una
vergogna
,
caro
padrone
,
che
Sant
'
Antonio
benedetto
non
la
faccia
provare
neppure
a
voi
!
Portato
a
vendere
sul
mercato
degli
asini
,
fui
comprato
dal
Direttore
di
una
compagnia
equestre
,
il
quale
si
messe
in
capo
di
far
di
me
un
gran
ballerino
e
un
gran
saltatore
di
cerchi
;
ma
una
sera
durante
lo
spettacolo
,
feci
in
teatro
una
brutta
cascata
,
e
rimasi
zoppo
da
tutt
'
e
due
le
gambe
.
Allora
il
direttore
non
sapendo
che
cosa
farsi
d
'
un
asino
zoppo
,
mi
mandò
a
rivendere
,
e
voi
mi
avete
comprato
!
-
Pur
troppo
!
E
ti
ho
pagato
venti
soldi
.
E
ora
chi
mi
rende
i
miei
poveri
venti
soldi
?
-
E
perché
mi
avete
comprato
?
Voi
mi
avete
comprato
per
fare
con
la
mia
pelle
un
tamburo
!
...
un
tamburo
!
...
-
Pur
troppo
!
...
E
ora
dove
troverò
un
'
altra
pelle
?
-
Non
vi
date
alla
disperazione
,
padrone
.
Dei
ciuchini
ce
n
'
è
tanti
,
in
questo
mondo
!
-
Dimmi
,
monello
impertinente
:
e
la
tua
storia
finisce
qui
?
-
No
,
-
rispose
il
burattino
,
-
ci
sono
altre
due
parole
,
e
poi
è
finita
.
Dopo
avermi
comprato
,
mi
avete
condotto
in
questo
luogo
per
uccidermi
;
ma
poi
,
cedendo
a
un
sentimento
pietoso
d
'
umanità
,
avete
preferito
di
legarmi
un
sasso
al
collo
e
di
gettarmi
in
fondo
al
mare
.
Questo
sentimento
di
delicatezza
vi
onora
moltissimo
,
e
io
ve
ne
serberò
eterna
riconoscenza
.
Per
altro
,
caro
padrone
,
questa
volta
avete
fatto
i
vostri
conti
senza
la
Fata
...
-
E
chi
è
questa
Fata
?
-
E
la
mia
mamma
,
la
quale
somiglia
a
tutte
quelle
buone
mamme
,
che
vogliono
un
gran
bene
ai
loro
ragazzi
e
non
li
perdono
mai
d
'
occhio
,
e
li
assistono
amorosamente
in
ogni
disgrazia
,
anche
quando
questi
ragazzi
,
per
le
loro
scapataggini
e
per
i
loro
cattivi
portamenti
,
meriterebbero
di
essere
abbandonati
e
lasciati
in
balia
a
se
stessi
.
Dicevo
,
dunque
,
che
la
buona
Fata
,
appena
mi
vide
in
pericolo
di
affogare
,
mandò
subito
intorno
a
me
un
branco
infinito
di
pesci
,
i
quali
credendomi
davvero
un
ciuchino
bell
'
e
morto
,
cominciarono
a
mangiarmi
!
E
che
bocconi
che
facevano
!
Non
avrei
mai
creduto
che
i
pesci
fossero
più
ghiotti
anche
dei
ragazzi
!
Chi
mi
mangiò
gli
orecchi
,
chi
mi
mangiò
il
muso
,
chi
il
collo
e
la
criniera
,
chi
la
pelle
delle
zampe
,
chi
la
pelliccia
della
schiena
...
e
fra
gli
altri
,
vi
fu
un
pesciolino
cosi
garbato
,
che
si
degnò
perfino
di
mangiarmi
la
coda
.
-
Da
oggi
in
poi
,
-
disse
il
compratore
inorridito
,
-
faccio
giuro
di
non
assaggiar
più
carne
di
pesce
.
Mi
dispiacerebbe
troppo
di
aprire
una
triglia
o
un
nasello
fritto
e
di
trovargli
in
corpo
una
coda
di
ciuco
!
-
Io
la
penso
come
voi
,
-
replicò
il
burattino
,
ridendo
.
-
Del
resto
,
dovete
sapere
che
quando
i
pesci
ebbero
finito
di
mangiarmi
tutta
quella
buccia
asinina
,
che
mi
copriva
dalla
testa
ai
piedi
,
arrivarono
,
-
com
'
è
naturale
,
all
'
osso
...
o
per
dir
meglio
,
arrivarono
al
legno
,
perché
,
come
vedete
,
io
son
fatto
di
legno
durissimo
.
Ma
dopo
dati
i
primi
morsi
,
quei
pesci
ghiottoni
si
accorsero
subito
che
il
legno
non
era
ciccia
per
i
loro
denti
,
e
nauseati
da
questo
cibo
indigesto
se
ne
andarono
chi
in
qua
chi
in
là
,
senza
voltarsi
nemmeno
a
dirmi
grazie
...
Ed
eccovi
raccontato
come
qualmente
voi
,
tirando
su
la
fune
,
avete
trovato
un
burattino
vivo
,
invece
d
'
un
ciuchino
morto
.
-
Io
mi
rido
della
tua
storia
,
-
gridò
il
compratore
imbestialito
.
-
Io
so
che
ho
speso
venti
soldi
per
comprarti
,
e
rivoglio
i
miei
quattrini
.
Sai
che
cosa
farò
?
Ti
porterò
daccapo
al
mercato
,
e
ti
rivenderò
a
peso
di
legno
stagionato
per
accendere
il
fuoco
nel
caminetto
.
-
Rivendetemi
pure
:
io
sono
contento
,
-
disse
Pinocchio
.
Ma
nel
dir
cosi
,
fece
un
bel
salto
e
schizzò
in
mezzo
all
'
acqua
.
E
nuotando
allegramente
e
allontanandosi
dalla
spiaggia
,
gridava
al
povero
compratore
:
-
Addio
,
padrone
;
se
avete
bisogno
di
una
pelle
per
fare
un
tamburo
,
ricordatevi
di
me
.
E
poi
rideva
e
seguitava
a
nuotare
:
e
dopo
un
poco
,
rivoltandosi
indietro
,
urlava
più
forte
:
-
Addio
,
padrone
:
se
avete
bisogno
di
un
po
'
di
legno
stagionato
,
per
accendere
il
caminetto
,
ricordatevi
di
me
.
Fatto
sta
che
in
un
batter
d
'
occhio
si
era
tanto
allontanato
,
che
non
si
vedeva
quasi
più
:
ossia
,
si
vedeva
solamente
sulla
superficie
del
mare
un
puntolino
nero
,
che
di
tanto
in
tanto
rizzava
le
gambe
fuori
dell
'
acqua
e
faceva
capriole
e
salti
,
come
un
delfino
in
vena
di
buonumore
.
Intanto
che
Pinocchio
nuotava
alla
ventura
,
vide
in
mezzo
al
mare
uno
scoglio
che
pareva
di
marmo
bianco
:
e
su
in
cima
allo
scoglio
,
una
bella
Caprettina
che
belava
amorosamente
e
gli
faceva
segno
di
avvicinarsi
.
La
cosa
più
singolare
era
questa
:
che
la
lana
della
Caprettina
,
invece
di
esser
bianca
,
o
nera
,
o
pallata
di
due
colori
,
come
quella
delle
altre
capre
,
era
invece
turchina
,
ma
d
'
un
color
turchino
sfolgorante
,
che
rammentava
moltissimo
i
capelli
della
bella
Bambina
.
Lascio
pensare
a
voi
se
il
cuore
del
povero
Pinocchio
cominciò
a
battere
più
forte
!
Raddoppiando
di
forza
e
di
energia
si
diè
a
nuotare
verso
lo
scoglio
bianco
:
ed
era
già
a
mezza
strada
,
quando
ecco
uscir
fuori
dall
'
acqua
e
venirgli
incontro
una
orribile
testa
di
mostro
marino
,
con
la
bocca
spalancata
,
come
una
voragine
,
e
tre
filari
di
zanne
che
avrebbero
fatto
paura
anche
a
vederle
dipinte
.
E
sapete
chi
era
quel
mostro
marino
?
Quel
mostro
marino
era
né
più
né
meno
quel
gigantesco
Pesce
-
cane
,
ricordato
più
volte
in
questa
storia
,
e
che
per
le
sue
stragi
e
per
la
sua
insaziabile
voracità
,
veniva
soprannominato
"
l
'
Attila
dei
pesci
e
dei
pescatori
"
.
Immaginatevi
lo
spavento
del
povero
Pinocchio
alla
vista
del
mostro
.
Cerco
di
scansarlo
,
di
cambiare
strada
:
cercò
di
fuggire
:
ma
quella
immensa
bocca
spalancata
gli
veniva
sempre
incontro
con
la
velocità
di
una
saetta
.
-
Affrettati
,
Pinocchio
,
per
carità
!
-
gridava
belando
la
bella
Caprettina
.
E
Pinocchio
nuotava
disperatamente
con
le
braccia
,
col
petto
,
con
le
gambe
e
coi
piedi
.
-
Corri
,
Pinocchio
,
perché
il
mostro
si
avvicina
!
E
Pinocchio
,
raccogliendo
tutte
le
sue
forze
,
raddoppiava
di
lena
nella
corsa
.
-
Bada
,
Pinocchio
!
...
il
mostro
ti
raggiunge
!
...
Eccolo
!
...
Eccolo
!
...
Affrettati
per
carità
,
o
sei
perduto
!
...
E
Pinocchio
a
nuotar
più
lesto
che
mai
,
e
via
,
e
via
,
e
via
,
come
andrebbe
una
palla
di
fucile
.
E
già
era
presso
lo
scoglio
,
e
già
la
Caprettina
,
spenzolandosi
tutta
sul
mare
,
gli
porgeva
le
sue
zampine
davanti
per
aiutarlo
a
uscire
dall
'
acqua
!
Ma
oramai
era
tardi
!
Il
mostro
lo
aveva
raggiunto
:
il
mostro
,
tirando
il
fiato
a
sé
,
si
bevve
il
povero
burattino
,
come
avrebbe
bevuto
un
uovo
di
gallina
:
e
lo
inghiottì
con
tanta
violenza
e
con
tanta
avidità
,
che
Pinocchio
,
cascando
giù
in
corpo
al
Pesce
-
cane
,
battè
un
colpo
cosi
screanzato
,
da
restarne
sbalordito
per
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
ritornò
in
sé
da
quello
sbigottimento
,
non
sapeva
raccapezzarsi
,
nemmeno
lui
,
in
che
mondo
si
fosse
.
Intorno
a
sé
c
'
era
da
ogni
parte
un
gran
buio
:
ma
un
buio
così
nero
e
profondo
,
che
gli
pareva
di
essere
entrato
col
capo
in
un
calamaio
pieno
d
'
inchiostro
.
Stette
in
ascolto
e
non
senti
nessun
rumore
:
solamente
di
tanto
in
tanto
sentiva
battersi
nel
viso
alcune
grandi
buffate
di
vento
.
Da
principio
non
sapeva
intendere
da
dove
quel
vento
uscisse
:
ma
poi
capì
che
usciva
dai
polmoni
del
mostro
.
Perché
bisogna
sapere
che
il
Pesce
-
cane
soffriva
moltissimo
d
'
asma
,
e
quando
respirava
,
pareva
proprio
che
tirasse
la
tramontana
.
Pinocchio
,
sulle
prime
,
s
'
ingegnò
di
farsi
un
poco
di
coraggio
:
ma
quand
'
ebbe
la
prova
e
la
riprova
di
trovarsi
chiuso
in
corpo
al
mostro
marino
allora
cominciò
a
piangere
e
a
strillare
:
e
piangendo
diceva
:
-
Aiuto
!
aiuto
!
Oh
povero
me
!
Non
c
'
è
nessuno
che
venga
a
salvarmi
?
-
Chi
vuoi
che
ti
salvi
,
disgraziato
?
...
-
disse
in
quel
buio
una
vociaccia
fessa
di
chitarra
scordata
.
-
Chi
è
che
parla
cosi
?
-
domandò
Pinocchio
,
sentendosi
gelare
dallo
spavento
.
-
Sono
io
!
sono
un
povero
Tonno
,
inghiottito
dal
Pesce
-
cane
insieme
con
te
.
E
tu
che
pesce
sei
?
-
Io
non
ho
che
vedere
nulla
coi
pesci
.
Io
sono
un
burattino
.
-
E
allora
,
se
non
sei
un
pesce
,
perché
ti
sei
fatto
inghiottire
dal
mostro
?
-
Non
son
io
,
che
mi
son
fatto
inghiottire
:
gli
è
lui
che
mi
ha
inghiottito
!
Ed
ora
che
cosa
dobbiamo
fare
qui
al
buio
?
...
-
Rassegnarsi
e
aspettare
che
il
Pesce
-
cane
ci
abbia
digeriti
tutt
'
e
due
!
...
-
Ma
io
non
voglio
esser
digerito
!
-
urlò
Pinocchio
,
ricominciando
a
piangere
.
-
Neppure
io
vorrei
esser
digerito
,
-
soggiunse
il
Tonno
,
-
ma
io
sono
abbastanza
filosofo
e
mi
consolo
pensando
che
,
quando
si
nasce
Tonni
,
c
'
è
più
dignità
a
morir
sott
'
acqua
che
sott
'
olio
!
...
-
Scioccherie
!
-
gridò
Pinocchio
.
-
La
mia
è
un
'
opinione
,
-
replicò
il
Tonno
,
-
e
le
opinioni
,
come
dicono
i
Tonni
politici
,
vanno
rispettate
!
-
Insomma
...
io
voglio
andarmene
di
qui
...
io
voglio
fuggire
...
-
Fuggi
,
se
ti
riesce
!
...
-
è
molto
grosso
questo
Pesce
-
cane
che
ci
ha
inghiottiti
?
-
domandò
il
burattino
.
-
Figurati
che
il
suo
corpo
è
più
lungo
di
un
chilometro
,
senza
contare
la
coda
.
Nel
tempo
che
facevano
questa
conversazione
al
buio
,
parve
a
Pinocchio
di
veder
lontan
lontano
una
specie
di
chiarore
.
-
Che
cosa
sarà
mai
quel
lumicino
lontano
lontano
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Sarà
qualche
nostro
compagno
di
sventura
,
che
aspetterà
come
noi
il
momento
di
esser
digerito
!
....
-
Voglio
andare
a
trovarlo
.
Non
potrebbe
darsi
il
caso
che
fosse
qualche
vecchio
pesce
capace
di
insegnarmi
la
strada
per
fuggire
?
-
Io
te
l
'
auguro
di
cuore
,
caro
burattino
.
-
Addio
,
Tonno
.
-
Addio
,
burattino
;
e
buona
fortuna
.
-
Dove
ci
rivedremo
?
...
-
Chi
lo
sa
?
...
è
meglio
non
pensarci
neppure
!
Pinocchio
ritrova
in
corpo
al
Pesce
-
cane
...
Chi
ritrova
?
Leggete
questo
capitolo
e
lo
saprete
.
Pinocchio
,
appena
che
ebbe
detto
addio
al
suo
buon
amico
Tonno
,
si
mosse
brancolando
in
mezzo
a
quel
buio
,
e
cominciò
a
camminare
a
tastoni
dentro
il
corpo
del
Pesce
-
cane
,
avviandosi
un
passo
dietro
l
'
altro
verso
quel
piccolo
chiarore
che
vedeva
baluginare
lontano
lontano
.
E
nel
camminare
sentì
che
i
suoi
piedi
sguazzavano
in
una
pozzanghera
d
'
acqua
grassa
e
sdrucciolona
,
e
quell
'
acqua
sapeva
di
un
odore
così
acuto
di
pesce
fritto
che
gli
pareva
di
essere
a
mezza
quaresima
.
E
più
andava
avanti
,
e
più
il
chiarore
si
faceva
rilucente
e
distinto
:
finché
,
cammina
cammina
,
alla
fine
arrivò
:
e
quando
fu
arrivato
...
che
cosa
trovò
?
Ve
lo
do
a
indovinare
in
mille
:
trovò
una
piccola
tavola
apparecchiata
,
con
sopra
una
candela
accesa
infilata
in
una
bottiglia
di
cristallo
verde
,
e
seduto
a
tavola
un
vecchiettino
tutto
bianco
,
come
se
fosse
di
neve
o
di
panna
montata
,
il
quale
se
ne
stava
lì
biascicando
alcuni
pesciolini
vivi
,
ma
tanto
vivi
,
che
alle
volte
mentre
li
mangiava
,
gli
scappavano
perfino
di
bocca
.
A
quella
vista
il
povero
Pinocchio
ebbe
un
'
allegrezza
così
grande
e
così
inaspettata
,
che
ci
mancò
un
ette
non
cadesse
in
delirio
.
Voleva
ridere
,
voleva
piangere
,
voleva
dire
un
monte
di
cose
;
e
invece
mugolava
confusamente
e
balbettava
delle
parole
tronche
e
sconclusionate
.
Finalmente
gli
riuscì
di
cacciar
fuori
un
grido
di
gioia
e
spalancando
le
braccia
e
gettandosi
al
collo
del
vecchietto
,
cominciò
a
urlare
:
-
Oh
!
babbino
mio
!
finalmente
vi
ho
ritrovato
!
Ora
poi
non
vi
lascio
più
,
mai
più
,
mai
più
!
-
Dunque
gli
occhi
mi
dicono
il
vero
?
-
replicò
il
vecchietto
stropicciandosi
gli
occhi
,
-
Dunque
tu
sé
proprio
il
mì
caro
Pinocchio
?
-
Sì
,
sì
,
sono
io
,
proprio
io
!
E
voi
mi
avete
digià
perdonato
,
non
è
vero
?
Oh
!
babbino
mio
,
come
siete
buono
!
...
e
pensare
che
io
,
invece
...
Oh
!
ma
se
sapeste
quante
disgrazie
mi
son
piovute
sul
capo
e
quante
cose
mi
son
andate
per
traverso
!
Figuratevi
che
il
giorno
che
voi
,
povero
babbino
,
col
vendere
la
vostra
casacca
mi
compraste
l
'
Abbecedario
per
andare
a
scuola
,
io
scappai
a
vedere
i
burattini
,
e
il
burattinaio
mi
voleva
mettere
sul
fuoco
perché
gli
cocessi
il
montone
arrosto
,
che
fu
quello
poi
che
mi
dette
cinque
monete
d
'
oro
,
perché
le
portassi
a
voi
,
ma
io
trovai
la
Volpe
e
il
Gatto
,
che
mi
condussero
all
'
osteria
del
Gambero
Rosso
dove
mangiarono
come
lupi
,
e
partito
solo
di
notte
incontrai
gli
assassini
che
si
messero
a
corrermi
dietro
,
e
io
via
,
e
loro
dietro
,
e
io
via
e
loro
sempre
dietro
,
e
io
via
,
finché
m
'
impiccarono
a
un
ramo
della
Quercia
grande
,
dovecché
la
bella
Bambina
dai
capelli
turchini
mi
mandò
a
prendere
con
una
carrozzina
,
e
i
medici
,
quando
m
'
ebbero
visitato
,
dissero
subito
:
"
Se
non
è
morto
,
è
segno
che
è
sempre
vivo
"
,
e
allora
mi
scappò
detto
una
bugia
,
e
il
naso
cominciò
a
crescermi
e
non
mi
passava
più
dalla
porta
di
camera
,
motivo
per
cui
andai
con
la
Volpe
e
col
Gatto
a
sotterrare
le
quattro
monete
d
'
oro
,
che
una
l
'
avevo
spesa
all
'
osteria
,
e
il
pappagallo
si
messe
a
ridere
,
e
viceversa
di
duemila
monete
non
trovai
più
nulla
,
la
quale
il
giudice
quando
seppe
che
ero
stato
derubato
,
mi
fece
subito
mettere
in
prigione
,
per
dare
una
soddisfazione
ai
ladri
,
di
dove
,
col
venir
via
,
vidi
un
bel
grappolo
d
'
uva
in
un
campo
,
che
rimasi
preso
alla
tagliola
e
il
contadino
di
santa
ragione
mi
messe
il
collare
da
cane
perché
facessi
la
guardia
al
pollaio
,
che
riconobbe
la
mia
innocenza
e
mi
lasciò
andare
,
e
il
Serpente
,
colla
coda
che
gli
fumava
,
cominciò
a
ridere
e
gli
si
strappò
una
vena
sul
petto
e
cosi
ritornai
alla
Casa
della
bella
Bambina
,
che
era
morta
,
e
il
Colombo
vedendo
che
piangevo
mi
disse
:
"
Ho
visto
il
tù
babbo
che
si
fabbricava
una
barchettina
per
venirti
a
cercare
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Oh
!
se
avessi
l
'
ali
anch
'
io
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Vuoi
venire
dal
tuo
babbo
?
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Magari
!
ma
chi
mi
ci
porta
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Ti
ci
porto
io
"
,
e
io
gli
dissi
:
"
Come
?
"
,
e
lui
mi
disse
:
"
Montami
sulla
groppa
"
,
e
così
abbiamo
volato
tutta
la
notte
,
e
poi
la
mattina
tutti
i
pescatori
che
guardavano
verso
il
mare
mi
dissero
:
"
C
'
è
un
pover
'
uomo
in
una
barchetta
che
sta
per
affogare
"
,
e
io
da
lontano
vi
riconobbi
subito
,
perché
me
lo
diceva
il
core
,
e
vi
feci
cenno
di
tornare
alla
spiaggia
...
-
Ti
riconobbi
anch
'
io
,
-
disse
Geppetto
,
-
e
sarei
volentieri
tornato
alla
spiaggia
:
ma
come
fare
?
Il
mare
era
grosso
e
un
cavallone
m
'
arrovesciò
la
barchetta
.
Allora
un
orribile
Pesce
-
cane
che
era
lì
vicino
,
appena
m
'
ebbe
visto
nell
'
acqua
corse
subito
verso
di
me
,
e
tirata
fuori
la
lingua
,
mi
prese
pari
pari
,
e
m
'
inghiottì
come
un
tortellino
di
Bologna
.
-
E
quant
'
è
che
siete
chiuso
qui
dentro
?
-
domandò
Pinocchio
.
-
Da
quel
giorno
in
poi
,
saranno
oramai
due
anni
:
due
anni
,
Pinocchio
mio
,
che
mi
son
parsi
due
secoli
!
-
E
come
avete
fatto
a
campare
?
E
dove
avete
trovata
la
candela
?
E
i
fiammiferi
per
accenderla
,
chi
ve
li
ha
dati
?
-
Ora
ti
racconterò
tutto
.
Devi
dunque
sapere
che
quella
medesima
burrasca
,
che
rovesciò
la
mia
barchetta
,
fece
anche
affondare
un
bastimento
mercantile
.
I
marinai
si
salvarono
tutti
,
ma
il
bastimento
colò
a
fondo
e
il
solito
Pesce
-
cane
,
che
quel
giorno
aveva
un
appetito
eccellente
,
dopo
aver
inghiottito
me
,
inghiottì
anche
il
bastimento
...
-
Come
?
Lo
inghiottì
tutto
in
un
boccone
?
...
-
domandò
Pinocchio
maravigliato
.
-
Tutto
in
un
boccone
:
e
risputò
solamente
l
'
albero
maestro
,
perché
gli
era
rimasto
fra
i
denti
come
una
lisca
.
Per
mia
gran
fortuna
,
quel
bastimento
era
carico
di
carne
conservata
in
cassette
di
stagno
,
di
biscotto
,
ossia
di
pane
abbrostolito
,
di
bottiglie
di
vino
,
d
'
uva
secca
,
di
cacio
,
di
caffè
,
di
zucchero
,
di
candele
steariche
e
di
scatole
di
fiammiferi
di
cera
.
Con
tutta
questa
grazia
di
Dio
ho
potuto
campare
due
anni
:
ma
oggi
sono
agli
ultimi
sgoccioli
:
oggi
nella
dispensa
non
c
'
è
più
nulla
,
e
questa
candela
,
che
vedi
accesa
,
è
l
'
ultima
candela
che
mi
sia
rimasta
...
-
E
dopo
?
...
-
E
dopo
,
caro
mio
,
rimarremo
tutt
'
e
due
al
buio
.
-
Allora
,
babbino
mio
,
-
disse
Pinocchio
,
-
non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Bisogna
pensar
subito
a
fuggire
...
-
A
fuggire
?
...
e
come
?
-
Scappando
dalla
bocca
del
Pesce
-
cane
e
gettandosi
a
nuoto
in
mare
.
-
Tu
parli
bene
:
ma
io
,
caro
Pinocchio
,
non
so
nuotare
.
-
E
che
importa
?
...
Voi
mi
monterete
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
io
,
che
sono
un
buon
nuotatore
,
vi
porterò
sano
e
salvo
fino
alla
spiaggia
.
-
Illusioni
,
ragazzo
mio
!
-
replicò
Geppetto
,
scotendo
il
capo
e
sorridendo
malinconicamente
.
-
Ti
par
egli
possibile
che
un
burattino
,
alto
appena
un
metro
,
come
sei
tu
,
possa
aver
tanta
forza
da
portarmi
a
nuoto
sulle
spalle
?
-
Provatevi
e
vedrete
!
A
ogni
modo
,
se
sarà
scritto
in
cielo
che
dobbiamo
morire
,
avremo
almeno
la
gran
consolazione
di
morire
abbracciati
insieme
.
E
senza
dir
altro
,
Pinocchio
prese
in
mano
la
candela
,
e
andando
avanti
per
far
lume
,
disse
al
suo
babbo
:
-
Venite
dietro
a
me
,
e
non
abbiate
paura
.
E
così
camminarono
un
bel
pezzo
,
e
traversarono
tutto
il
corpo
e
tutto
lo
stomaco
del
Pesce
-
cane
.
Ma
giunti
che
furono
al
punto
dove
cominciava
la
gran
gola
del
mostro
,
pensarono
bene
di
fermarsi
per
dare
un
'
occhiata
e
cogliere
il
momento
opportuno
alla
fuga
.
Ora
bisogna
sapere
che
il
Pesce
-
cane
,
essendo
molto
vecchio
e
soffrendo
d
'
asma
e
di
palpitazione
di
cuore
,
era
costretto
a
dormir
a
bocca
aperta
:
per
cui
Pinocchio
,
affacciandosi
al
principio
della
gola
e
guardando
in
su
,
poté
vedere
al
di
fuori
di
quell
'
enorme
bocca
spalancata
un
bel
pezzo
di
cielo
stellato
e
un
bellissimo
lume
di
luna
.
-
Questo
è
il
vero
momento
di
scappare
,
-
bisbigliò
allora
voltandosi
al
suo
babbo
.
-
Il
Pescecane
dorme
come
un
ghiro
:
il
mare
è
tranquillo
e
ci
si
vede
come
di
giorno
.
Venite
dunque
,
babbino
,
dietro
a
me
e
fra
poco
saremo
salvi
.
Detto
fatto
,
salirono
su
per
la
gola
del
mostro
marino
,
e
arrivati
in
quell
'
immensa
bocca
cominciarono
a
camminare
in
punta
di
piedi
sulla
lingua
;
una
lingua
così
larga
e
così
lunga
,
che
pareva
il
viottolone
d
'
un
giardino
.
E
già
stavano
lì
lì
per
fare
il
gran
salto
e
per
gettarsi
a
nuoto
nel
mare
,
quando
,
sul
più
bello
,
il
Pesce
-
cane
starnutì
,
e
nello
starnutire
,
dette
uno
scossone
così
violento
,
che
Pinocchio
e
Geppetto
si
trovarono
rimbalzati
all
'
indietro
e
scaraventati
novamente
in
fondo
allo
stomaco
del
mostro
.
Nel
grand
'
urto
della
caduta
la
candela
si
spense
,
e
padre
e
figliuolo
rimasero
al
buio
.
-
E
ora
?
...
-
domandò
Pinocchio
facendosi
serio
.
-
Ora
ragazzo
mio
,
siamo
bell
'
e
perduti
.
-
Perché
perduti
?
Datemi
la
mano
,
babbino
,
e
badate
di
non
sdrucciolare
!
...
-
Dove
mi
conduci
?
-
Dobbiamo
ritentare
la
fuga
.
Venite
con
me
e
non
abbiate
paura
.
Ciò
detto
,
Pinocchio
prese
il
suo
babbo
per
la
mano
:
e
camminando
sempre
in
punta
di
piedi
,
risalirono
insieme
su
per
la
gola
del
mostro
:
poi
traversarono
tutta
la
lingua
e
scavalcarono
i
tre
filari
di
denti
.
Prima
però
di
fare
il
gran
salto
,
il
burattino
disse
al
suo
babbo
:
-
Montatemi
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
abbracciatemi
forte
forte
.
Al
resto
ci
penso
io
.
Appena
Geppetto
si
fu
accomodato
per
bene
sulle
spalle
del
figliuolo
,
Pinocchio
,
sicurissimo
del
fatto
suo
,
si
gettò
nell
'
acqua
e
cominciò
a
nuotare
.
Il
mare
era
tranquillo
come
un
olio
:
la
luna
splendeva
in
tutto
il
suo
chiarore
e
il
Pesce
-
cane
seguitava
a
dormire
di
un
sonno
così
profondo
,
che
non
l
'
avrebbe
svegliato
nemmeno
una
cannonata
.
Finalmente
Pinocchio
cessa
d
'
essere
un
burattino
e
diventa
un
ragazzo
.
Mentre
Pinocchio
nuotava
alla
svelta
per
raggiungere
la
spiaggia
,
si
accorse
che
il
suo
babbo
,
il
quale
gli
stava
a
cavalluccio
sulle
spalle
e
aveva
le
gambe
mezze
nell
'
acqua
,
tremava
fitto
fitto
,
come
se
al
pover
'
uomo
gli
battesse
la
febbre
terzana
.
Tremava
di
freddo
o
di
paura
?
Chi
lo
sa
?
Forse
un
po
'
dell
'
uno
e
un
po
'
dell
'
altro
.
Ma
Pinocchio
,
credendo
che
quel
tremito
fosse
di
paura
,
gli
disse
per
confortarlo
:
-
Coraggio
babbo
!
Fra
pochi
minuti
arriveremo
a
terra
e
saremo
salvi
.
-
Ma
dov
'
è
questa
spiaggia
benedetta
?
-
domandò
il
vecchietto
diventando
sempre
più
inquieto
,
e
appuntando
gli
occhi
,
come
fanno
i
sarti
quando
infilano
l
'
ago
.
-
Eccomi
qui
,
che
guardo
da
tutte
le
parti
,
e
non
vedo
altro
che
cielo
e
mare
.
-
Ma
io
vedo
anche
la
spiaggia
,
-
disse
il
burattino
.
-
Per
vostra
regola
io
sono
come
i
gatti
:
ci
vedo
meglio
di
notte
che
di
giorno
.
Il
povero
Pinocchio
faceva
finta
di
essere
di
buonumore
:
ma
invece
...
Invece
cominciava
a
scoraggiarsi
:
le
forze
gli
scemavano
,
il
suo
respiro
diventava
grosso
e
affannoso
...
insomma
non
ne
poteva
più
,
la
spiaggia
era
sempre
lontana
.
Nuotò
finché
ebbe
fiato
:
poi
si
voltò
col
capo
verso
Geppetto
,
e
disse
con
parole
interrotte
:
-
Babbo
mio
,
aiutatemi
...
perché
io
muoio
!
E
il
padre
e
il
figliuolo
erano
oramai
sul
punto
di
affogare
,
quando
udirono
una
voce
di
chitarra
scordata
che
disse
:
-
Chi
è
che
muore
?
-
Sono
io
e
il
mio
povero
babbo
!
...
-
Questa
voce
la
riconosco
!
Tu
sei
Pinocchio
!
...
-
Preciso
:
e
tu
?
-
Io
sono
il
Tonno
,
il
tuo
compagno
di
prigionia
in
corpo
al
Pesce
-
cane
.
-
E
come
hai
fatto
a
scappare
?
-
Ho
imitato
il
tuo
esempio
.
Tu
sei
quello
che
mi
hai
insegnato
la
strada
,
e
dopo
te
,
sono
fuggito
anch
'
io
.
-
Tonno
mio
,
tu
capiti
proprio
a
tempo
!
Ti
prego
per
l
'
amor
che
porti
ai
Tonnini
tuoi
figliuoli
:
aiutaci
,
o
siamo
perduti
.
-
Volentieri
e
con
tutto
il
cuore
.
Attaccatevi
tutt
'
e
due
alla
mia
coda
,
e
lasciatevi
guidare
.
In
quattro
minuti
vi
condurrò
alla
riva
.
Geppetto
e
Pinocchio
,
come
potete
immaginarvelo
accettarono
subito
l
'
invito
:
ma
invece
di
attaccarsi
alla
coda
,
giudicarono
più
comodo
di
mettersi
addirittura
a
sedere
sulla
groppa
del
Tonno
.
-
Siamo
troppo
pesi
?
...
-
gli
domandò
Pinocchio
.
-
Pesi
?
Neanche
per
ombra
;
mi
par
di
avere
addosso
due
gusci
di
conchiglia
,
-
rispose
il
Tonno
,
il
quale
era
di
una
corporatura
così
grossa
e
robusta
,
da
parere
un
vitello
di
due
anni
.
Giunti
alla
riva
,
Pinocchio
saltò
a
terra
il
primo
,
per
aiutare
il
suo
babbo
a
fare
altrettanto
;
poi
si
voltò
al
Tonno
,
e
con
voce
commossa
gli
disse
:
-
Amico
mio
,
tu
hai
salvato
il
mio
babbo
!
Dunque
non
ho
parole
per
ringraziarti
abbastanza
!
Permetti
almeno
che
ti
dia
un
bacio
in
segno
di
riconoscenza
eterna
!
...
Il
Tonno
cacciò
il
muso
fuori
dall
'
acqua
,
e
Pinocchio
,
piegandosi
coi
ginocchi
a
terra
,
gli
posò
un
affettuosissimo
bacio
sulla
bocca
.
A
questo
tratto
di
spontanea
e
vivissima
tenerezza
,
il
povero
Tonno
,
che
non
c
'
era
avvezzo
,
si
sentì
talmente
commosso
,
che
vergognandosi
a
farsi
veder
piangere
come
un
bambino
,
ricacciò
il
capo
sott
'
acqua
e
sparì
.
Intanto
s
'
era
fatto
giorno
.
Allora
Pinocchio
,
offrendo
il
suo
braccio
a
Geppetto
,
che
aveva
appena
il
fiato
di
reggersi
in
piedi
,
gli
disse
:
-
Appoggiatevi
pure
al
mio
braccio
,
caro
babbino
,
e
andiamo
.
Cammineremo
pian
pianino
come
le
formicole
,
e
quando
saremo
stanchi
ci
riposeremo
lungo
la
via
.
-
E
dove
dobbiamo
andare
?
-
domandò
Geppetto
.
-
In
cerca
di
una
casa
o
d
'
una
capanna
,
dove
ci
diano
per
carità
un
boccon
di
pane
e
un
po
'
di
paglia
che
ci
serva
da
letto
.
Non
avevano
ancora
fatti
cento
passi
,
che
videro
seduti
sul
ciglione
della
strada
due
brutti
ceffi
,
i
quali
stavano
lì
in
atto
di
chiedere
l
'
elemosina
.
Erano
il
Gatto
e
la
Volpe
:
ma
non
si
riconoscevano
più
da
quelli
d
'
una
volta
.
Figuratevi
che
il
Gatto
,
a
furia
di
fingersi
cieco
,
aveva
finito
coll
'
accecare
davvero
:
e
la
Volpe
invecchiata
,
intignata
e
tutta
perduta
da
una
parte
,
non
aveva
più
nemmeno
la
coda
.
Così
è
.
Quella
trista
ladracchiola
,
caduta
nella
più
squallida
miseria
,
si
trovò
costretta
un
bel
giorno
a
vendere
perfino
la
sua
bellissima
coda
a
un
merciaio
ambulante
,
che
la
comprò
per
farsene
uno
scacciamosche
.
-
O
Pinocchio
,
-
gridò
la
Volpe
con
voce
di
piagnisteo
,
-
fai
un
po
'
di
carità
a
questi
due
poveri
infermi
.
-
Infermi
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Addio
,
mascherine
!
-
rispose
il
burattino
.
-
Mi
avete
ingannato
una
volta
,
e
ora
non
mi
ripigliate
più
.
-
Credilo
,
Pinocchio
,
che
oggi
siamo
poveri
e
disgraziati
davvero
!
-
Davvero
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Se
siete
poveri
,
ve
lo
meritate
.
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
I
quattrini
rubati
non
fanno
mai
frutto
"
.
Addio
,
mascherine
!
-
Abbi
compassione
di
noi
!
...
-
Di
noi
!
...
-
Addio
,
mascherine
!
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
La
farina
del
diavolo
va
tutta
in
crusca
"
.
-
Non
ci
abbandonare
!
...
-
...
are
!
-
ripetè
il
Gatto
.
-
Addio
,
mascherine
!
Ricordatevi
del
proverbio
che
dice
:
"
Chi
ruba
il
mantello
al
suo
prossimo
,
per
il
solito
muore
senza
camicia
"
.
E
così
dicendo
,
Pinocchio
e
Geppetto
seguitarono
tranquillamente
per
la
loro
strada
:
finché
,
fatti
altri
cento
passi
,
videro
in
fondo
a
una
viottola
in
mezzo
ai
campi
una
bella
capanna
tutta
di
paglia
,
e
col
tetto
coperto
d
'
embrici
e
di
mattoni
.
-
Quella
capanna
dev
'
essere
abitata
da
qualcuno
,
-
disse
Pinocchio
.
-
Andiamo
là
e
bussiamo
.
Difatti
andarono
,
e
bussarono
alla
porta
.
-
Chi
è
?
-
disse
una
vocina
di
dentro
.
-
Siamo
un
povero
babbo
e
un
povero
figliuolo
,
senza
pane
e
senza
tetto
,
-
rispose
il
burattino
.
-
Girate
la
chiave
,
e
la
porta
si
aprirà
,
-
disse
la
solita
vocina
.
Pinocchio
girò
la
chiave
,
e
la
porta
si
apri
.
Appena
entrati
dentro
,
guardarono
di
qua
,
guardarono
di
là
,
e
non
videro
nessuno
.
-
O
il
padrone
della
capanna
dov
'
è
?
-
disse
Pinocchio
maravigliato
.
-
Eccomi
quassù
!
Babbo
e
figliuolo
si
voltarono
subito
verso
il
soffitto
,
e
videro
sopra
un
travicello
il
Grillo
-
parlante
:
-
Oh
!
mio
caro
Grillino
,
-
disse
Pinocchio
salutandolo
garbatamente
.
-
Ora
mi
chiami
il
"
tuo
caro
Grillino
"
,
non
è
vero
?
Ma
ti
rammenti
di
quando
,
per
scacciarmi
di
casa
tua
,
mi
tirasti
un
martello
di
legno
?
...
-
Hai
ragione
,
Grillino
!
Scaccia
anche
me
...
tira
anche
a
me
un
martello
di
legno
:
ma
abbi
pietà
del
mio
povero
babbo
...
-
Io
avrò
pietà
del
babbo
e
anche
del
figliuolo
:
ma
ho
voluto
rammentarti
il
brutto
garbo
ricevuto
,
per
insegnarti
che
in
questo
mondo
,
quando
si
può
,
bisogna
mostrarsi
cortesi
con
tutti
,
se
vogliamo
esser
ricambiati
con
pari
cortesia
nei
giorni
del
bisogno
.
-
Hai
ragione
,
Grillino
,
hai
ragione
da
vendere
e
io
terrò
a
mente
la
lezione
che
mi
hai
data
.
Ma
mi
dici
come
hai
fatto
a
comprarti
questa
bella
capanna
?
-
Questa
capanna
mi
è
stata
regalata
ieri
da
una
graziosa
capra
,
che
aveva
la
lana
d
'
un
bellissimo
colore
turchino
.
-
E
la
capra
dov
'
è
andata
?
-
-
Non
lo
so
.
-
E
quando
ritornerà
?
...
-
domandò
Pinocchio
,
con
vivissima
curiosità
.
-
Non
ritornerà
mai
.
Ieri
è
partita
tutta
afflitta
,
e
,
belando
,
pareva
che
dicesse
:
"
Povero
Pinocchio
...
oramai
non
lo
rivedrò
più
...
il
Pesce
-
cane
a
quest
'
ora
l
'
avrà
bell
'
e
divorato
!..."
.
-
Ha
detto
proprio
così
?
...
Dunque
era
lei
!
...
Era
lei
!
...
era
la
mia
cara
Fatina
!
...
-
cominciò
a
urlare
Pinocchio
,
singhiozzando
e
piangendo
dirottamente
.
Quand
'
ebbe
pianto
ben
bene
,
si
rasciugò
gli
occhi
e
,
preparato
un
buon
lettino
di
paglia
,
vi
distese
sopra
il
vecchio
Geppetto
.
Poi
domandò
al
Grillo
-
parlante
:
-
Dimmi
,
Grillino
:
dove
potrei
trovare
un
bicchiere
di
latte
per
il
mio
povero
babbo
?
-
Tre
campi
distante
di
qui
c
'
è
l
'
ortolano
Giangio
,
che
tiene
le
mucche
.
Và
da
lui
e
troverai
il
latte
,
che
cerchi
.
Pinocchio
andò
di
corsa
a
casa
dell
'
ortolano
Giangio
;
ma
l
'
ortoiano
gli
disse
:
-
Quanto
ne
vuoi
del
latte
?
-
Ne
voglio
un
bicchiere
pieno
.
-
Un
bicchiere
di
latte
costa
un
soldo
.
Comincia
intanto
dal
darmi
il
soldo
.
-
Non
ho
nemmeno
un
centesimo
,
-
rispose
Pinocchio
tutto
mortificato
e
dolente
.
-
Male
,
burattino
mio
,
-
replicò
l
'
ortolano
.
-
Se
tu
non
hai
nemmeno
un
centesimo
,
io
non
ho
nemmeno
un
dito
di
latte
.
-
Pazienza
!
-
disse
Pinocchio
e
fece
l
'
atto
di
andarsene
.
-
Aspetta
un
po
'
,
-
disse
Giangio
.
-
Fra
te
e
me
ci
possiamo
accomodare
.
Vuoi
adattarti
a
girare
il
bindolo
?
-
Che
cos
'
è
il
bindolo
?
-
Gli
è
quell
'
ordigno
di
legno
,
che
serve
a
tirar
su
l
'
acqua
dalla
cisterna
,
per
annaffiare
gli
ortaggi
.
-
Mi
proverò
...
-
Dunque
,
tirami
su
cento
secchie
d
'
acqua
e
io
ti
regalerò
in
compenso
un
bicchiere
di
latte
.
-
Sta
bene
.
Giangio
condusse
il
burattino
nell
'
orto
e
gl
'
insegnò
la
maniera
di
girare
il
bindolo
.
Pinocchio
si
pose
subito
al
lavoro
;
ma
prima
di
aver
tirato
su
le
cento
secchie
d
'
acqua
,
era
tutto
grondante
di
sudore
dalla
testa
ai
piedi
.
Una
fatica
a
quel
modo
non
l
'
aveva
durata
mai
.
-
Finora
questa
fatica
di
girare
il
bindolo
,
-
disse
l
'
ortolano
,
-
l
'
ho
fatta
fare
al
mio
ciuchino
:
ma
oggi
quel
povero
animale
è
in
fin
di
vita
.
-
Mi
menate
a
vederlo
?
-
disse
Pinocchio
.
-
Volentieri
.
Appena
che
Pinocchio
fu
entrato
nella
stalla
vide
un
bel
ciuchino
disteso
sulla
paglia
,
rifinito
dalla
fame
e
dal
troppo
lavoro
.
Quando
l
'
ebbe
guardato
fisso
fisso
,
disse
dentro
di
sé
,
turbandosi
:
-
Eppure
quel
ciuchino
lo
conosco
!
Non
mi
è
fisonomia
nuova
!
E
chinatosi
fino
a
lui
,
gli
domandò
in
dialetto
asinino
:
-
Chi
sei
?
A
questa
domanda
,
il
ciuchino
apri
gli
occhi
moribondi
,
e
rispose
balbettando
nel
medesimo
dialetto
:
-
Sono
Lu
...
ci
...
gno
...
lo
.
E
dopo
richiuse
gli
occhi
e
spirò
.
-
Oh
!
povero
Lucignolo
!
-
disse
Pinocchio
a
mezza
voce
:
e
presa
una
manciata
di
paglia
,
si
rasciugò
una
lacrima
che
gli
colava
giù
per
il
viso
.
-
Ti
commovi
tanto
per
un
asino
che
non
ti
costa
nulla
?
-
disse
l
'
ortolano
.
-
Che
cosa
dovrei
far
io
che
lo
comprai
a
quattrini
contanti
?
-
Vi
dirò
...
era
un
mio
amico
!
...
-
Tuo
amico
?
-
Un
mio
compagno
di
scuola
!
...
-
Come
?
!
-
urlò
Giangio
dando
in
una
gran
risata
.
-
Come
?
!
avevi
dei
somari
per
compagni
di
scuola
!
...
Figuriamoci
i
belli
studi
che
devi
aver
fatto
!
...
Il
burattino
,
sentendosi
mortificato
da
quelle
parole
,
non
rispose
:
ma
prese
il
suo
bicchiere
di
latte
quasi
caldo
,
e
se
ne
tornò
alla
capanna
.
E
da
quel
giorno
in
poi
,
continuò
più
di
cinque
mesi
a
levarsi
ogni
mattina
,
prima
dell
'
alba
,
per
andare
a
girare
il
bindolo
,
e
guadagnare
così
quel
bicchiere
di
latte
,
che
faceva
tanto
bene
alla
salute
cagionosa
del
suo
babbo
.
Né
si
contentò
di
questo
:
perché
a
tempo
avanzato
,
imparò
a
fabbricare
anche
i
canestri
e
i
panieri
di
giunco
:
e
coi
quattrini
che
ne
ricavava
,
provvedeva
con
moltissimo
giudizio
a
tutte
le
spese
giornaliere
.
Fra
le
altre
cose
,
costruì
da
sé
stesso
un
elegante
carrettino
per
condurre
a
spasso
il
suo
babbo
alle
belle
giornate
,
e
per
fargli
prendere
una
boccata
d
'
aria
.
Nelle
veglie
poi
della
sera
,
si
esercitava
a
leggere
e
a
scrivere
.
Aveva
comprato
nel
vicino
paese
per
pochi
centesimi
un
grosso
libro
,
al
quale
mancavano
il
frontespizio
e
l
'
indice
,
e
con
quello
faceva
la
sua
lettura
.
Quanto
allo
scrivere
,
si
serviva
di
un
fuscello
temperato
a
uso
penna
;
e
non
avendo
né
calamaio
né
inchiostro
,
lo
intingeva
in
una
boccettina
ripiena
di
sugo
di
more
e
di
ciliege
.
Fatto
sta
,
che
con
la
sua
buona
volontà
d
'
ingegnarsi
,
di
lavorare
e
di
tirarsi
avanti
,
non
solo
era
riuscito
a
mantenere
quasi
agiatamente
il
suo
genitore
sempre
malaticcio
,
ma
per
di
più
aveva
potuto
mettere
da
parte
anche
quaranta
soldi
per
comprarsi
un
vestitino
nuovo
.
Una
mattina
disse
a
suo
padre
:
-
Vado
qui
al
mercato
vicino
,
a
comprarmi
una
giacchettina
,
un
berrettino
e
un
paio
di
scarpe
.
Quando
tornerò
a
casa
,
-
soggiunse
ridendo
,
-
sarò
vestito
così
bene
,
che
mi
scambierete
per
un
gran
signore
.
E
uscito
di
casa
,
cominciò
a
correre
tutto
allegro
e
contento
.
Quando
a
un
tratto
sentì
chiamarsi
per
nome
:
e
voltandosi
,
vide
una
bella
Lumaca
che
sbucava
fuori
della
siepe
.
-
Non
mi
riconosci
?
-
disse
la
Lumaca
.
-
Mi
pare
e
non
mi
pare
...
-
Non
ti
ricordi
di
quella
Lumaca
,
che
stava
per
cameriera
con
la
Fata
dai
capelli
turchini
?
Non
ti
rammenti
di
quella
volta
,
quando
scesi
a
farti
lume
e
che
tu
rimanesti
con
un
piede
confitto
nell
'
uscio
di
casa
?
-
Mi
rammento
di
tutto
,
-
gridò
Pinocchio
.
-
Rispondimi
subito
,
Lumachina
bella
:
dove
hai
lasciato
la
mia
buona
Fata
?
Che
fa
?
Mi
ha
perdonato
?
Si
ricorda
sempre
di
me
?
Mi
vuol
sempre
bene
?
E
'
molto
lontana
da
qui
?
Potrei
andare
a
trovarla
?
A
tutte
queste
domande
fatte
precipitosamente
e
senza
ripigliar
fiato
,
la
Lumaca
rispose
con
la
sua
solita
flemma
:
-
Pinocchio
mio
!
La
povera
Fata
giace
in
un
fondo
di
letto
allo
spedale
!
...
-
Allo
spedale
?
...
-
Pur
troppo
!
Colpita
da
mille
disgrazie
,
si
è
gravemente
ammalata
e
non
ha
più
da
comprarsi
un
boccon
di
pane
.
-
Davvero
?
...
Oh
!
Che
gran
dolore
che
mi
hai
dato
!
Oh
!
povera
Fatina
!
Povera
Fatina
!
Povera
Fatina
!
...
Se
avessi
un
milione
,
correrei
a
portarglielo
...
Ma
io
non
ho
che
quaranta
soldi
...
eccoli
qui
:
andavo
giusto
a
comprarmi
un
vestito
nuovo
.
Prendili
,
Lumaca
,
e
và
a
portarli
subito
alla
mia
buona
Fata
.
-
E
il
tuo
vestito
nuovo
?
...
-
Che
m
'
importa
del
vestito
nuovo
?
Venderei
anche
questi
cenci
che
ho
addosso
,
per
poterla
aiutare
!
Và
,
Lumaca
,
spicciati
:
e
fra
due
giorni
ritorna
qui
,
che
spero
di
poterti
dare
qualche
altro
soldo
.
Finora
ho
lavorato
per
mantenere
il
mio
babbo
:
da
oggi
in
là
,
lavorerò
cinque
ore
di
più
per
mantenere
anche
la
mia
buona
mamma
.
Addio
,
Lumaca
,
e
fra
due
giorni
ti
aspetto
.
La
Lumaca
,
contro
il
suo
costume
,
cominciò
a
correre
come
una
lucertola
nei
grandi
solleoni
d
'
agosto
.
Quando
Pinocchio
tornò
a
casa
,
il
suo
babbo
gli
domandò
:
-
E
il
vestito
nuovo
?
-
Non
m
'
è
stato
possibile
di
trovarne
uno
che
mi
tornasse
bene
.
Pazienza
!
...
Lo
comprerò
un
'
altra
volta
.
Quella
sera
Pinocchio
,
invece
di
vegliare
fino
alle
dieci
,
vegliò
fino
alla
mezzanotte
suonata
;
e
invece
di
far
otto
canestre
di
giunco
ne
fece
sedici
.
Poi
andò
a
letto
e
si
addormentò
.
E
nel
dormire
,
gli
parve
di
vedere
in
sogno
la
Fata
,
tutta
bella
e
sorridente
,
la
quale
,
dopo
avergli
dato
un
bacio
,
gli
disse
così
.
-
Bravo
Pinocchio
!
In
grazia
del
tuo
buon
cuore
,
io
ti
perdono
tutte
le
monellerie
che
hai
fatto
fino
a
oggi
.
I
ragazzi
che
assistono
amorosamente
i
propri
genitori
nelle
loro
miserie
e
nelle
loro
infermità
,
meritano
sempre
gran
lode
e
grande
affetto
,
anche
se
non
possono
esser
citati
come
modelli
d
'
ubbidienza
e
di
buona
condotta
.
Metti
giudizio
per
l
'
avvenire
,
e
sarai
felice
.
A
questo
punto
il
sogno
finì
,
e
Pinocchio
si
svegliò
con
tanto
d
'
occhi
spalancati
.
Ora
immaginatevi
voi
quale
fu
la
sua
maraviglia
quando
,
svegliandosi
,
si
accorse
che
non
era
più
un
burattino
di
legno
:
ma
che
era
diventato
,
invece
,
un
ragazzo
come
tutti
gli
altri
.
Dette
un
'
occhiata
all
'
intorno
e
invece
delle
solite
pareti
di
paglia
della
capanna
,
vide
una
bella
camerina
ammobiliata
e
agghindata
con
una
semplicità
quasi
elegante
.
Saltando
giù
dal
letto
,
trovò
preparato
un
bel
vestiario
nuovo
,
un
berretto
nuovo
e
un
paio
di
stivaletti
di
pelle
,
che
gli
tornavano
una
vera
pittura
.
Appena
si
fu
vestito
gli
venne
fatto
naturalmente
di
mettere
la
mani
nelle
tasche
e
tirò
fuori
un
piccolo
portamonete
d
'
avorio
,
sul
quale
erano
scritte
queste
parole
:
"
La
Fata
dai
capelli
turchini
restituisce
al
suo
caro
Pinocchio
i
quaranta
soldi
e
lo
ringrazia
tanto
del
suo
buon
cuore
"
.
Aperto
il
portamonete
,
invece
dei
quaranta
soldi
di
rame
,
vi
luccicavano
quaranta
zecchini
d
'
oro
,
tutti
nuovi
di
zecca
.
Dopo
andò
a
guardarsi
allo
specchio
,
e
gli
parve
d
'
essere
un
altro
.
Non
vide
più
riflessa
la
solita
immagine
della
marionetta
di
legno
,
ma
vide
l
'
immagine
vispa
e
intelligente
di
un
bel
fanciullo
coi
capelli
castagni
,
cogli
occhi
celesti
e
con
un
'
aria
allegra
e
festosa
come
una
pasqua
di
rose
.
In
mezzo
a
tutte
queste
meraviglie
,
che
si
succedevano
le
une
alle
altre
,
Pinocchio
non
sapeva
più
nemmeno
lui
se
era
desto
davvero
o
se
sognava
sempre
a
occhi
aperti
.
-
E
il
mio
babbo
dov
'
è
?
-
gridò
tutt
'
a
un
tratto
:
ed
entrato
nella
stanza
accanto
trovò
il
vecchio
Geppetto
sano
,
arzillo
e
di
buonumore
,
come
una
volta
,
il
quale
,
avendo
ripreso
subito
la
sua
professione
d
'
intagliatore
in
legno
,
stava
appunto
disegnando
una
bellissima
cornice
ricca
di
fogliami
,
di
fiori
e
di
testine
di
diversi
animali
.
-
Levatemi
una
curiosità
,
babbino
:
ma
come
si
spiega
tutto
questo
cambiamento
improvviso
?
-
gli
domandò
Pinocchio
saltandogli
al
collo
e
coprendolo
di
baci
.
-
Questo
improvviso
cambiamento
in
casa
nostra
è
tutto
merito
tuo
,
-
disse
Geppetto
.
-
Perché
merito
mio
?
...
-
Perché
quando
i
ragazzi
,
di
cattivi
diventano
buoni
,
hanno
la
virtù
di
far
prendere
un
aspetto
nuovo
e
sorridente
anche
all
'
interno
delle
loro
famiglie
.
-
E
il
vecchio
Pinocchio
di
legno
dove
si
sarà
nascosto
?
-
Eccolo
là
,
-
rispose
Geppetto
;
e
gli
accennò
un
grosso
burattino
appoggiato
a
una
seggiola
,
col
capo
girato
sur
una
parte
,
con
le
braccia
ciondoloni
e
con
le
gambe
incrocicchiate
e
ripiegate
a
mezzo
,
da
parere
un
miracolo
se
stava
ritto
.
Pinocchio
si
voltò
a
guardarlo
;
e
dopo
che
l
'
ebbe
guardato
un
poco
,
disse
dentro
di
sé
con
grandissima
compiacenza
:
-
Com
'
ero
buffo
,
quand
'
ero
un
burattino
!
...
e
come
ora
son
contento
di
essere
diventato
un
ragazzino
perbene
!
...
Narrativa ,
ÿþAl
mio
ottimo
amico
Professore
Angelo
Vecchio
.
Tu
lo
volesti
,
ed
io
ho
compiuto
l
'
«
Abrakadabra
»
.
Lo
dedico
a
te
,
che
mai
non
cessasti
di
insistere
perché
io
conducessi
a
termine
questo
bizzarro
lavoro
,
tante
volte
ripreso
e
sospeso
.
-
Ecco
un
libro
,
che
ai
più
sembrerà
una
stravaganza
,
fors
'
anche
una
insensatezza
Tu
,
arguto
e
gentile
,
scoprirai
in
esso
qualche
seria
intenzione
,
qualche
tema
sociale
e
politico
degno
di
meditazione
e
di
studi
.
Io
ho
pagato
il
mio
debito
a
te
ed
ai
pochi
dei
quali
ho
ambito
la
stima
e
l
'
affetto
.
Questo
mi
stava
a
cuore
;
del
pubblico
superficiale
e
svogliato
poco
mi
preme
.
Ti
ringrazio
del
bene
che
mi
hai
fatto
incessantemente
,
spronandomi
al
lavoro
e
combattendo
le
mie
diffidenze
.
Ricordami
sempre
quale
uno
de
'
tuoi
amici
più
affezionati
.
A
.
GHISLANZONI
Caprino
Bergamasco
,
28
novembre
1883
.
PROLOGO
CAPITOLO
I
.
Perchè
quell
'
uomo
si
chiamasse
"
Abrakadabra
"
.
Nell
'
aprile
dell
'
anno
1860
,
un
eccentrico
personaggio
venne
ad
abitare
l
'
alpestre
paesello
di
C
....
Era
un
uomo
sui
cinquant
'
anni
,
magro
,
sparuto
,
dagli
occhi
incavati
ed
immobili
,
dal
sorriso
amorevole
,
tratto
tratto
mefistofelico
.
La
foggia
del
suo
soprabito
nero
,
ampio
,
abbottonato
fino
al
mento
e
lungo
fino
al
tallone
;
la
callotta
di
tela
ch
'
egli
portava
,
a
guisa
di
turbante
,
involta
a
più
riprese
da
una
fascia
azzurra
;
tutto
il
suo
abbigliamento
formava
una
strana
figura
di
prete
e
di
pascià
,
che
lungi
dal
riuscire
ridicola
,
ispirava
simpatia
e
rispetto
.
Quell
'
eccentrico
personaggio
aveva
preso
in
affitto
una
casa
di
rustiche
apparenze
,
ma
comoda
e
decente
.
Tutti
lo
sapevano
ricco
e
di
gran
cuore
.
I
poveri
del
paesello
dicevano
che
quel
forestiere
era
stato
mandato
in
paese
dalla
Provvidenza
.
Nei
primi
tempi
lo
chiamavano
il
signore
.
Erano
con
lui
due
domestici
ed
un
medico
.
Questi
gli
stava
sempre
a
lato
.
Rare
volte
parlavano
assieme
.
Quando
uscivano
al
passeggio
,
il
medico
leggeva
o
fumava
;
l
'
altro
a
giudicarne
dalla
immobilità
dello
sguardo
,
pareva
assorto
in
una
sola
,
irremovibile
idea
.
In
paese
correva
voce
che
il
signore
fosse
malato
di
cervello
per
eccessiva
applicazione
agli
studi
,
e
avesse
appunto
abbandonata
la
città
per
ritemprarsi
nella
buon
'
aria
dei
monti
.
In
fatti
,
dopo
un
mese
di
vita
campestre
,
a
dire
dei
paesani
,
il
signore
aveva
fatto
una
ciera
più
lustra
.
I
suoi
denti
di
alabastro
brillavano
più
spesso
nel
sorriso
dell
'
amorevolezza
che
non
in
quello
della
ironia
mefistofelica
.
Usciva
più
sovente
al
passeggio
.
Si
intratteneva
sulla
piazzetta
a
udire
i
colloqui
dei
contadini
,
a
veder
giuocare
i
fanciulli
.
Riceveva
qualche
visita
alla
sera
.
Il
curato
,
il
sindaco
ed
il
farmacista
erano
divenuti
assidui
nella
sua
sala
,
ed
egli
stava
le
lunghe
ore
ad
ascoltare
le
loro
polemiche
religiose
e
politiche
.
Il
curato
,
il
sindaco
e
il
farmacista
di
C
...
per
lui
rappresentavano
i
tre
partiti
,
la
eterna
invariabile
trinità
del
pensiero
umano
,
che
a
suo
credere
,
era
cominciata
nella
mente
dei
tre
primi
abitatori
dell
'
universo
.
Il
curato
rappresentava
il
non
possumus
,
la
forza
reazionaria
;
Il
sindaco
il
liberale
moderato
o
moderatore
;
Il
farmacista
l
'
uomo
del
progresso
ad
ogni
costo
,
l
'
utopista
rivoluzionario
,
che
non
ammette
intervallo
tra
il
pensiero
e
l
'
azione
.
Questi
tre
principii
,
come
ognuno
può
immaginare
,
si
detestavano
cordialmente
;
e
il
loro
attrito
era
scabro
e
sfavillante
come
quello
dell
'
acciaio
colla
pietra
.
Ciò
nullameno
,
il
curato
,
il
sindaco
e
il
farmacista
venivano
ogni
sera
ad
occupare
nella
sala
del
signore
tre
lati
di
un
tavolo
coperto
di
ricco
tappeto
.
Nel
centro
di
quel
tavolo
,
quegli
spiriti
eterogenei
,
intolleranti
,
irreconciliabili
,
avevano
trovato
un
punto
di
coincidenza
simpatica
.
Era
un
'
immane
bottiglia
,
un
'
anfora
imponente
e
generosa
,
il
cui
sugo
inesauribile
produceva
nei
tre
antagonisti
il
doppio
effetto
di
rifiammare
gli
ardori
politici
e
di
ammorbidire
le
gole
.
Il
curato
,
il
sindaco
e
il
farmacista
pigliavano
un
gusto
matto
a
bisticciarsi
e
a
contraddirsi
in
quel
tiepido
ambiente
dove
la
più
gustosa
delle
bevande
era
sempre
là
per
estinguere
ogni
ardore
di
sete
e
di
entusiasmo
.
Essi
amavano
il
buon
vino
con
esemplare
concordia
;
e
siccome
il
buon
vino
non
corre
le
bettole
e
le
cantine
del
volgo
,
così
la
loro
ripulsione
politica
si
era
mutata
in
attrazione
pel
fascino
di
un
barolo
squisito
.
Il
curato
si
scusava
:
-
Forse
che
alla
chiesa
non
conveniamo
tutti
,
uomini
dabbene
e
peccatori
,
papisti
e
scomunicati
,
intorno
all
'
altare
del
Dio
uno
e
vero
?
E
il
farmacista
rifletteva
:
-
Dinanzi
alla
malattia
non
conosco
avversarii
politici
;
io
prodigo
i
miei
medicinali
anche
ai
vili
moderati
che
vorrei
avvelenare
di
arsenico
.
La
malattia
e
la
sete
stanno
al
di
sopra
di
ogni
rancore
di
partito
.
Il
sindaco
,
nella
sua
qualità
di
moderato
,
credeva
dar
prova
di
sublime
tolleranza
,
trincando
coi
due
partiti
estremi
.
Di
qual
modo
si
erano
introdotti
nella
casa
dell
'
eccentrico
signore
tre
individui
di
opinioni
così
avverse
?
Il
signore
li
aveva
conquistati
nei
primi
tempi
del
suo
soggiorno
in
paese
.
Ciascuno
alla
sua
volta
,
il
curato
,
il
sindaco
e
il
farmacista
,
avevano
ricevuto
dal
forestiere
una
carta
di
visita
ed
un
autografo
accompagnato
da
un
biglietto
a
stampa
di
effetto
miracoloso
.
Sulle
carte
di
visita
era
impresso
uno
stemma
gentilizio
sovrapposto
ad
una
parola
enigmatica
,
che
i
tre
sapienti
del
villaggio
non
avevano
osato
interpretare
:
Abrakadabra
.
I
biglietti
a
stampa
erano
altrettanti
boni
della
banca
nazionale
del
valore
di
cinquecento
franchi
cadauno
.
Le
tre
lettere
determinavano
lo
scopo
e
l
'
indirizzo
dell
'
oblazione
.
La
prima
,
al
curato
,
per
l
'
obolo
di
San
Pietro
;
La
seconda
,
al
sindaco
,
pel
monumento
a
Vittorio
Emanuele
;
La
terza
,
al
farmacista
,
da
suddividersi
fra
le
due
collette
promosse
da
Garibaldi
e
da
Mazzini
pel
milione
di
fucili
...
e
pel
soccorso
alla
libera
stampa
.
Il
curato
,
il
sindaco
e
il
farmacista
,
nell
'
aprire
quell
'
inatteso
dispaccio
,
nel
constatare
le
intenzioni
del
generoso
oblatore
,
si
erano
fregati
le
mani
a
versarne
sangue
,
esclamando
con
enfasi
da
partigiani
:
il
signore
è
dei
nostri
!
Ed
ecco
per
quale
impulso
i
tre
avversari
politici
del
paesello
si
erano
recati
a
visitare
il
signore
,
coincidendo
intorno
alla
grossa
bottiglia
,
che
poi
doveva
riavvicinarli
quotidianamente
a
discutere
i
grandi
problemi
lulla
politica
mondiale
.
Durante
la
polemica
,
il
contegno
del
signore
era
sempre
enigmatico
.
Taceva
con
disperante
costanza
.
La
sua
fronte
spaziosa
a
volte
si
corrugava
:
i
suoi
occhi
profondi
vibravano
lampi
;
le
labbra
tumide
e
sorridenti
si
contraevano
,
e
i
denti
si
serravano
con
sinistro
cigolio
.
Pareva
ch
'
egli
facesse
uno
sforzo
violento
contro
gli
impeti
della
propria
volontà
,
per
reprimere
un
torrente
di
idee
e
di
parole
che
tentavano
prorompere
.
Quelle
crisi
erano
passeggiere
,
ma
atterrivano
gli
oratori
,
e
imponevano
agli
entusiasmi
della
loro
facondia
.
Un
silenzio
solenne
regnava
per
qualche
tempo
nella
sala
.
«
Che
razza
d
'
uomo
!
-
pensava
il
curato
-
credo
ch
'
egli
abbia
il
diavolo
in
corpo
!
»
E
gli
occhi
dei
tre
antagonisti
si
incontravano
nell
'
espressione
di
un
sentimento
comune
;
vattel
'
a
pesca
come
la
pensi
costui
!
Queste
pause
della
politica
erano
ordinariamente
impiegate
nelle
libazioni
più
generose
.
Tutti
vuotavano
il
bicchiere
,
e
si
affrettavano
a
riempirlo
come
soldati
che
si
preparino
a
nuovi
attacchi
.
Brevi
uragani
.
Si
scioglievano
senza
rumore
e
senza
danno
.
La
fronte
del
signore
riprendeva
la
sua
calma
severa
-
l
'
occhio
si
dileguava
nelle
palpebre
folte
,
e
il
labbro
si
ricomponeva
al
più
mite
sorriso
,
nell
'
articolazione
di
una
parola
misteriosa
:
Abrakadabra
.
Quella
parola
era
il
terrore
del
curato
,
il
quale
la
riteneva
diabolica
.
Il
farmacista
,
cui
le
spiegazioni
del
dizionario
di
scienze
mediche
l
'
avevano
resa
incomprensibile
,
sorrideva
con
aria
sapiente
e
faceva
lo
sbadato
.
Qualche
volta
,
per
soccorrere
alla
intelligenza
dei
suoi
ospiti
,
il
signore
traduceva
l
'
Abrakadabra
nel
motto
latino
:
ibis
,
redibis
.
Poi
accennava
ad
essi
di
ripigliare
la
discussione
-
e
in
mezzo
al
frastuono
delle
voci
mormorava
fra
i
denti
un
fiat
lux
,
che
pareva
il
gemito
di
un
Epulone
assetato
di
luce
»
Abrakadabra
,
che
non
cessava
di
essere
un
enigma
per
tutti
,
era
divenuto
dopo
alcuni
mesi
il
soprannome
del
signore
.
CAPITOLO
II
.
Il
discorso
del
farmacista
.
Una
sera
i
tre
antagonisti
di
C
...
si
erano
infervorati
più
che
mai
nella
discussione
politica
.
Le
finestre
della
sala
erano
aperte
,
e
parecchi
paesani
attratti
dalle
grida
,
sporgevano
dai
parapetti
le
bocche
spalancate
.
La
Camera
del
signore
aveva
le
sue
tribune
.
Quella
sera
l
'
assemblea
era
completa
.
Il
medico
e
i
due
domestici
sedevano
a
poca
distanza
dal
signore
.
Il
farmacista
aveva
la
parola
:
«
-
No
!
...
colle
mezze
misure
non
si
otterranno
che
deplorabili
risultati
-
e
fra
poco
le
idee
liberali
dovranno
soccombere
,
a
meno
che
sull
'
apatia
universale
non
prevalgano
gli
uomini
del
nostro
partito
.
«
I
moderati
sono
la
peste
delle
rivoluzioni
.
L
'
oppio
è
il
più
esiziale
dei
narcotici
,
in
quanto
esso
uccida
cogli
allettamenti
di
un
sopore
delizioso
.
«
Questa
nostra
società
,
corrotta
dal
despotismo
,
incadaverita
dall
'
inazione
e
dal
servaggio
,
domanda
rimedii
eroici
-
fuoco
,
sangue
,
terrore
.
Di
tal
guisa
si
rigenerano
le
nazioni
.
«
Tronchiamo
le
membra
guaste
,
e
il
corpo
sorgerà
vivificato
!
Dovunque
elevasi
un
campanile
,
si
pianti
una
ghigliottina
!
I
nemici
del
progresso
sono
i
sicarii
della
umanità
,
la
negazione
di
Dio
.
Esterminiamoli
!
La
voce
del
popolo
li
ha
colpiti
del
suo
tremendo
anatema
.
«
Gli
schiavi
,
gli
oppressi
,
i
sofferenti
,
sono
la
maggioranza
,
Questa
maggioranza
...
è
onnipotente
.
Già
da
secoli
le
ossa
di
quel
misero
Laocoonte
che
è
il
popolo
,
stridono
nell
'
improbo
amplesso
di
pochi
rettili
coronati
-
il
Briareo
dalle
cento
braccia
si
lascia
stritolare
senza
gemiti
,
come
un
gramo
fanciullo
nelle
fascie
.
«
Riscuotiti
,
o
gigante
!
Strappa
a
'
tuoi
carnefici
quelle
squame
dorate
che
finora
ti
abbagliarono
la
vista
.
Schiaccia
sotto
il
forte
tallone
le
teste
dell
'
idra
.
-
Sperdi
nel
fango
le
bave
velenose
!
...
Guai
se
una
sola
testa
uscirà
intatta
dall
'
eccidio
!
Ella
andrà
a
rintanarsi
fino
a
quando
non
abbia
ricuperate
le
sue
spire
e
il
suo
veleno
.
Al
primo
intiepidirsi
della
stagione
,
spiccherà
un
salto
per
morderti
alla
carotide
e
succhiare
il
tuo
sangue
.
«
Che
abbiamo
fatto
noi
?
che
facciamo
,
colla
nostra
rivoluzione
tanto
vantata
e
tanto
infruttuosa
?
...
Abbiamo
atterrito
il
dispotismo
col
tuono
di
una
cannonata
-
abbiamo
lanciato
una
bomba
di
carta
in
mezzo
a
questo
intrigo
di
rettili
.
Ma
i
rettili
si
ritrassero
nelle
loro
tane
sibilando
minaccia
,
e
aspettando
gli
eventi
.
«
Poi
misero
fuori
la
cresta
,
e
si
sparsero
fra
il
popolo
coll
'
aria
mansueta
del
primo
serpente
.
E
noi
li
vediamo
,
li
incontriamo
nelle
nostre
vie
-
li
accogliamo
nelle
nostre
case
-
li
riscaldiamo
nel
nostro
grembo
-
e
istupiditi
dall
'
oppio
,
non
sentiamo
le
nuove
trafitture
.
Oh
la
bella
,
la
grande
rivoluzione
!
«
Metà
dell
'
Italia
è
schiava
degli
stranieri
.
I
moderati
ci
promettono
il
compimento
dell
'
opera
,
predicando
la
rassegnazione
e
la
pazienza
.
-
Noi
ci
prepariamo
!
-
gridano
essi
.
-
O
che
?
Forse
i
tedeschi
,
i
clericali
,
i
nemici
nostri
non
profittano
anch
'
essi
della
tregua
per
prepararsi
alla
lor
volta
?
...
«
Aspettiamo
!
diamo
tempo
alla
reazione
di
completare
la
sua
trama
!
Così
,
il
giorno
in
cui
i
soldati
d
'
Italia
dovranno
schierarsi
sul
Mincio
per
attaccare
i
tedeschi
,
ovvero
spingersi
a
Roma
alla
conquista
di
una
capitale
,
nel
volgere
il
capo
dietro
i
loro
passi
,
vedranno
sventolare
sulle
aguglie
delle
nostre
cattedrali
i
colori
abborriti
!
«
Stolti
!
avete
perdonato
ai
despoti
quando
essi
giacevano
nel
fango
ai
vostri
piedi
!
Liberi
per
un
quarto
d
'
ora
,
tremaste
della
libertà
conquistata
più
che
delle
vinte
tirannidi
.
Adulaste
gli
oppressori
caduti
,
confermando
nei
vostri
Parlamenti
le
leggi
dell
'
oppressione
.
Temeste
di
mostrarvi
troppo
liberali
,
e
vi
lusingaste
,
col
rispetto
di
un
abbominevole
passato
,
conciliarvi
le
simpatie
di
chi
non
potrà
in
nessun
modo
allearsi
con
voi
.
«
Perseguitaste
gli
uomini
della
luce
,
per
allearvi
,
inconsapevoli
o
colpevoli
,
agli
uomini
delle
tenebre
.
Impotenti
o
malvagi
,
ritiratevi
!
Il
popolo
non
è
con
voi
,
non
può
essere
con
voi
.
«
Guai
,
se
svegliandosi
da
quel
sonno
artifiziale
che
è
il
prodotto
dei
vostri
narcotici
,
il
popolo
si
accorgerà
di
esser
tradito
!
Allora
il
vostro
sangue
correrà
nelle
vie
a
torrenti
;
allora
tutti
gli
alberi
e
tutti
i
metalli
si
convertiranno
in
ghigliottine
,
in
istrumenti
di
morte
,
pel
vostro
completo
esterminio
.
«
I
Robespierre
,
i
Danton
,
i
Marat
sorgeranno
a
migliaia
dalle
officine
pensanti
.
E
questa
volta
non
sarà
l
'
ottantanove
della
Francia
,
ma
quello
di
tutta
l
'
Europa
liberale
,
coalizzata
contro
i
tiranni
.
Voi
vi
troverete
accerchiati
da
un
milione
di
baionette
,
minacciati
da
un
milione
di
mannaie
-
e
la
libertà
,
come
aurora
boreale
,
splenderà
sull
'
universo
imporporata
di
sangue
...
«
E
badate
,
che
i
vostri
giorni
sono
contati
;
che
la
pazienza
è
prossima
a
mutarsi
in
furore
...
In
quel
giorno
,
i
clericali
e
i
moderati
,
gli
uomini
delle
tenebre
e
gli
uomini
del
crepuscolo
,
saranno
travolti
dal
medesimo
turbine
.
Coloro
che
si
oppongono
al
progresso
come
quelli
che
pretendono
moderarlo
,
rimarranno
stritolati
sotto
le
sue
ruote
prepotenti
»
.
Il
terribile
oratore
pose
fine
alla
sua
arringa
per
essiccamento
di
fauci
,
e
sedette
nel
cupo
silenzio
de
'
suoi
ascoltatori
.
La
fronte
del
signore
annunciava
un
intimo
turbamento
,
sebbene
più
volte
egli
avesse
dato
segno
di
adesione
con
un
leggero
movimento
del
capo
.
Il
curato
,
durante
il
discorso
dell
'
implacabile
demagogo
,
non
aveva
cessato
di
interromperlo
con
delle
esclamazioni
che
parevano
giaculatorie
.
Poichè
il
farmacista
ebbe
finito
di
parlare
,
il
buon
prete
giunse
le
mani
in
atto
di
orrore
,
ed
ai
paesani
,
che
ascoltavano
dalla
finestra
,
fece
un
gesto
come
dicesse
:
non
vi
scandalizzate
di
tante
bestemmie
!
Il
Sindaco
aveva
ascoltato
con
moderazione
,
meditando
un
'
eloquente
risposta
.
CAPITOLO
III
.
Il
discorso
del
Sindaco
.
-
L
'
ottantanove
!
...
sempre
l
'
ottantanove
!
-
cominciò
il
sindaco
levandosi
in
piedi
dopo
aver
vuotato
il
bicchiere
.
-
Robespierre
!
Danton
!
Marat
!
...
Ecco
il
vostro
ritornello
,
la
vostra
eterna
minaccia
,
o
infelici
rimestatori
di
un
passato
che
non
può
rinnovarsi
.
«
Tutto
il
progresso
della
civiltà
europea
,
le
poche
franchigie
,
le
poche
libertà
acquisite
dal
popolo
da
quell
'
epoca
di
sangue
infino
ad
oggi
,
sono
,
a
vostro
dire
,
il
frutto
della
rivoluzione
.
E
sta
bene
,
se
col
nome
di
rivoluzione
voi
intendiate
designare
il
genio
innovatore
,
la
ribellione
intellettuale
del
gran
secolo
che
ci
ha
preceduti
,
Buffon
,
Beaumarchais
,
Voltaire
,
Diderot
,
Rousseau
,
D
'
Alembert
,
Volney
,
tutti
i
grandi
pensatori
di
un
'
epoca
luminosa
-
ecco
la
vera
rivoluzione
,
la
rivoluzione
irresistibile
,
indomabile
,
soverchiatrice
di
ogni
ostacolo
.
«
Chi
ha
ritardata
l
'
opera
della
filosofia
?
quali
furono
i
nemici
più
esiziali
dell
'
idea
?
-
quelli
che
allora
rappresentavano
il
partito
di
azione
,
i
demagoghi
,
i
tiranni
dal
berretto
frigio
.
Via
!
cessate
una
volta
dall
'
adulare
la
ghigliottina
,
attribuendo
all
'
istrumento
feroce
che
ha
mietuto
tante
nobili
intelligenze
la
facoltà
di
rigenerare
la
terra
e
di
fecondarvi
il
progresso
!
«
La
filosofia
è
luce
di
verità
.
Dessa
si
espande
libera
e
vivace
nell
'
atmosfera
tranquilla
,
ma
rifugge
dai
cieli
procellosi
.
I
pensatori
di
quel
secolo
di
luce
,
colla
logica
stringente
dei
diritti
naturali
,
col
sarcasmo
demolitore
,
colla
satira
,
coll
'
inno
di
libertà
,
avevano
già
compiuta
la
grande
rivoluzione
dell
'
ottantanove
,
prima
che
la
ghigliottina
si
arrogasse
il
vanto
di
averla
iniziata
colle
sue
orgie
di
sangue
.
«
Quanti
anni
sono
trascorsi
dacchè
Rousseau
inaugorava
l
'
epoca
di
redenzione
col
suo
Contratto
sociale
;
dacchè
Voltaire
,
denudando
le
vergogne
della
terra
e
del
cielo
le
esponeva
alla
berlina
dello
scherno
popolare
!
Nondimeno
,
quante
tirannie
,
quanti
pregiudizii
nella
nostra
Europa
di
oggigiorno
!
Se
la
ghigliottina
e
le
stragi
napoleoniche
non
avessero
interposto
un
torrente
di
sangue
fra
le
idee
degli
enciclopedisti
e
le
indefinite
aspirazioni
delle
moltitudini
ignare
;
non
credete
voi
che
ci
troveremmo
più
avanzati
nel
progresso
?
«
Che
avete
fatto
voi
,
o
cannibali
del
liberalismo
?
Voi
diffidaste
della
verità
.
La
vostra
impazienza
sanguinaria
non
sofferse
gli
indugi
.
In
luogo
di
aspettare
la
convinzione
,
presumeste
violentarla
col
terrore
.
Per
voi
fu
delitto
l
'
esitanza
.
Agli
attoniti
,
ai
perplessi
,
che
consultavano
la
propria
ragione
e
la
propria
coscienza
per
ammettere
le
nuove
dottrine
;
ai
timorosi
,
agli
onesti
che
discutevano
,
voi
gridaste
con
efferata
baldanza
:
o
seguirci
o
morire
!
«
Che
avvenne
?
I
girondini
,
i
moderati
di
allora
,
votarono
la
morte
della
monarchia
rinnegando
una
convinzione
;
ma
il
re
li
precedette
di
pochi
mesi
al
patibolo
.
Da
Luigi
XVI
a
Robespierre
,
tutte
le
teste
più
illustri
della
Francia
caddero
inesorabilmente
troncate
.
Il
berretto
frigio
non
impose
alla
ferocia
briaca
più
del
diadema
reale
.
E
qual
rimase
la
Francia
dopo
quelle
orgie
di
sangue
?
Una
bottega
da
macello
piena
di
terrore
,
esalante
ribrezzo
.
Dopo
ciò
,
meditate
quella
istoria
,
e
comprenderete
come
l
'
orrore
delle
stragi
e
del
sangue
potesse
più
tardi
ispirare
l
'
avversione
alle
idee
.
«
Ma
non
tutte
le
idee
,
non
tutti
i
principii
dell
'
ottantanove
soccombettero
ai
massacri
della
ghigliottina
.
Un
genio
fatale
,
sorto
dalla
rivoluzione
,
ne
impose
all
'
Europa
quel
tanto
che
essa
era
in
grado
di
comportarne
.
Napoleone
,
il
despota
dei
nuovi
tempi
,
coi
lampi
e
le
folgori
della
sua
potenza
,
parve
precludere
il
ritorno
al
despotismo
passato
;
il
codice
di
Napoleone
fu
il
solo
,
il
positivo
risultato
della
grande
rivoluzione
francese
.
«
Qual
fu
la
riconoscenza
dell
'
Europa
verso
quel
grande
?
La
gloria
di
cento
vittorie
,
il
fascino
del
genio
,
l
'
apoteosi
del
trono
,
tutti
i
prodigi
operati
da
lui
nel
più
meraviglioso
decennio
della
storia
contemporanea
,
non
bastarono
ad
invertire
gli
istinti
della
umanità
.
I
macelli
del
cannone
fecero
inorridire
l
'
Europa
come
i
macelli
della
ghigliottina
-
e
il
mondo
dissanguato
domandò
pace
ad
ogni
prezzo
,
anche
a
costo
di
capitolare
cogli
antichi
tiranni
.
«
Quando
il
leone
dell
'
Elba
scosse
le
catene
per
ritornare
in
campo
a
ricominciare
la
lotta
,
i
popoli
,
scorati
o
ribelli
,
lo
rinnegarono
,
lo
consegnarono
al
nemico
,
l
'
obbliarono
-
o
,
peggio
ancora
,
ricordarono
lui
vivo
e
sofferente
a
Sant
'
Elena
come
una
sublime
figura
istorica
già
scomparsa
dal
mondo
.
«
Non
serve
falsare
il
passato
.
I
trattati
del
1815
,
che
ribadirono
i
chiodi
dell
'
antico
servaggio
,
perciò
solo
che
significavano
tregua
dal
sangue
,
furono
accolti
dai
nostri
padri
come
una
benedizione
del
cielo
.
Nel
1815
,
una
buona
metà
dell
'
Europa
-
e
dico
poco
-
intuonò
il
Te
Deum
con
sincera
compunzione
per
quell
'
indegno
mercato
di
popoli
.
«
Ho
risuscitate
queste
memorie
perchè
desse
,
a
mio
credere
,
ritardarono
di
vent
'
anni
la
seconda
riscossa
,
e
arrestarono
il
corso
delle
nobili
idee
colla
vergogna
e
col
rimorso
di
atroci
misfatti
.
Il
terrore
della
anarchia
repubblicana
e
di
una
conflagrazione
universale
,
anche
oggigiorno
rende
sterile
il
voto
ed
il
lamento
di
tante
nazionalità
conculcate
.
La
minaccia
di
una
guerra
Europea
impone
alle
aspirazioni
generose
dei
principi
e
dei
popoli
.
La
Polonia
,
segno
di
tante
simpatie
,
di
tanti
voti
,
dovrà
forse
soccombere
a
questa
minaccia
.
«
La
guerra
!
sublime
spettacolo
nelle
epopee
di
Omero
e
di
Ossian
!
Quando
nel
1859
,
il
cannone
degli
invalidi
annunziò
alla
Francia
la
grande
battaglia
,
la
grande
vittoria
di
Solferino
,
tutta
la
nazione
si
scosse
di
entusiasmo
.
Le
contrade
pavesate
di
drappi
tricolori
,
le
luminarie
,
i
fuochi
di
gioia
salutarono
il
fausto
avvenimento
.
Ma
sotto
quella
superficie
festante
,
nella
retroscena
di
quei
splendidi
entusiasmi
,
quante
lacrime
,
quanti
terrori
!
«
Quarantamila
morti
!
In
verità
il
bullettino
non
poteva
essere
più
splendido
.
Chi
non
ha
gustato
l
'
epico
entusiasmo
di
quel
grandioso
massacro
?
L
'
avete
voi
veduto
un
campo
di
battaglia
,
una
pianura
di
Solferino
,
dopo
una
grande
vittoria
?
Quarantamila
cadaveri
o
frammenti
di
carne
umana
,
orribilmente
pestati
,
confusi
,
ingrommati
di
caligine
e
di
sangue
?
...
«
Rifuggiamo
dall
'
orribile
spettacolo
!
Voi
,
filosofi
della
umanità
,
voi
protettori
del
povero
popolo
,
che
nell
'
eccesso
di
una
sensibilità
altamente
benefica
,
cadete
in
deliquio
,
e
più
sovente
imprecate
alla
società
tutta
intera
se
la
ruota
incolpevole
di
una
carrozza
signorile
offende
lo
strascico
di
una
povera
donna
pedestre
-
voi
che
vi
intenerite
alla
vista
di
un
spazzacamino
senza
scarpe
-
voi
,
che
gridate
al
delitto
di
lesa
umanità
,
se
il
poliziotto
non
si
mette
i
guanti
per
arrestare
il
cavaborse
-
voi
,
che
tutte
le
mattine
versate
una
lagrima
sulla
paziente
schiavitù
del
somaro
,
e
sulla
fine
miseranda
del
montone
che
vi
fornisce
il
gigot
-
voi
morireste
di
raccapriccio
alla
vista
di
quarantamila
cadaveri
umani
!
-
Copriamoli
di
terra
e
di
oblio
,
e
ricominciamo
i
massacri
!
...
«
Pur
troppo
!
è
la
storia
di
tutti
i
tempi
!
è
la
condanna
tremenda
della
razza
ragionevole
!
-
La
guerra
è
un
disastro
inevitabile
.
-
Tutte
le
riforme
politiche
e
sociali
,
tutti
i
progressi
della
libertà
domandano
il
loro
tributo
di
sangue
!
Rispetterò
questa
barbara
convinzione
,
sebbene
io
vi
potrei
rammentare
la
più
grande
delle
rivoluzioni
umane
,
la
rivoluzione
di
Cristo
,
operata
dagli
inermi
pescatori
di
Galilea
col
pacifico
mezzo
della
predicazione
-
potrei
mostrarvi
le
immense
legioni
del
paganesimo
,
debellate
da
poche
parabole
ripiene
di
verità
e
di
sapienza
-
potrei
altresì
ricordarvi
che
il
codice
di
un
vangelo
altamente
umanitario
,
allora
soltanto
cominciò
ad
ispirare
diffidenza
ed
avversione
,
quando
i
successori
dei
primi
apostoli
si
arrogarono
di
imporlo
colle
spade
e
coi
roghi
.
«
Forse
che
l
'
Europa
del
1864
si
troverebbe
meno
avanzata
nel
progresso
delle
idee
liberali
,
ove
gli
anni
degli
eccidii
e
del
terrore
fossero
stati
impiegati
nella
educazione
del
popolo
,
nella
diffusione
dei
lumi
?
Vi
par
egli
che
un
secolo
padrone
della
stampa
,
del
telegrafo
,
del
vapore
,
abbia
proprio
bisogno
dei
massacri
per
civilizzarsi
,
per
ottenere
ciò
che
desidera
?
...
«
Ma
l
'
Europa
liberalissima
vuole
affrettarsi
.
Un
indugio
di
trent
'
anni
,
di
mezzo
secolo
,
sarebbe
troppo
grave
alla
impazienza
dei
dittatori
umanitarii
.
-
Povero
popolo
!
...
bisogna
far
presto
a
redimerlo
,
a
patto
che
egli
paghi
il
suo
riscatto
con
un
miliardo
di
vittime
.
«
Ebbene
!
accettiamo
il
barbaro
assurdo
!
Ammettiamo
che
l
'
animale
ragionevole
non
ceda
che
alla
logica
delle
bombe
.
Dichiariamoci
antropofagi
,
e
rinunziamo
ad
ogni
speranza
di
convertire
il
mondo
alle
pacifiche
utopie
.
-
Ma
almeno
-
poichè
la
carneficina
dovrà
aver
luogo
,
procuriamo
di
assicurarne
i
risultati
a
benefizio
delle
nostre
idee
;
non
prodighiamo
le
vittime
;
non
avventuriamo
ad
un
improvvido
azzardo
il
passato
,
il
presente
e
l
'
avvenire
.
I
moderati
non
chiedono
altro
.
Facciamo
che
questa
lotta
sia
breve
,
sia
decisiva
,
e
sopratutto
vittoriosa
.
«
Mentre
voi
,
uomini
dell
'
azione
,
urlate
nelle
piazze
i
vostri
entusiasmi
;
noi
nei
nostri
gabinetti
calcoliamo
i
mezzi
di
riuscita
-
voi
fidate
nell
'
intervento
di
Dio
:
noi
numeriamo
i
nostri
cannoni
e
le
nostre
navi
corazzate
-
voi
dite
:
popolo
,
come
direste
venti
milioni
di
combattenti
;
noi
passiamo
in
rassegna
l
'
esercito
,
e
contiamo
trecentomila
soldati
-
voi
sperate
nell
'
alleanza
di
tutti
gli
oppressi
,
di
tutti
i
malcontenti
di
Europa
;
noi
domandiamo
l
'
appoggio
o
la
neutralità
di
potenti
nazioni
-
voi
minacciate
e
sfidate
,
noi
destreggiamo
perchè
ci
lascino
fare
-
voi
vi
fate
beffe
della
diplomazia
;
noi
ci
facciamo
diplomatici
per
ischermircene
.
«
Ecco
perché
ci
chiamate
moderati
,
uomini
della
paura
!
Moderati
?
Oh
sì
!
noi
lo
siamo
...
La
moderazione
è
da
esseri
ragionevoli
-
i
bruti
,
i
selvaggi
non
la
conoscono
.
Paura
?
Se
la
passione
non
vi
impedisse
di
renderci
giustizia
,
voi
la
chiamereste
prudenza
.
Una
sola
cosa
noi
temiamo
:
perdere
il
frutto
del
sangue
versato
a
prezzo
di
nuovo
sangue
.
«
Gridateci
codardi
,
impotenti
,
traditori
!
Abbiamo
fatto
il
callo
alle
vostre
invettive
!
Noi
aspetteremo
fino
a
quando
la
convinzione
del
poter
fare
non
ci
gridi
:
avanti
!
«
Frattanto
,
i
giorni
della
attesa
non
saranno
sprecati
per
opera
nostra
.
Noi
non
turberemo
la
fede
del
popolo
con
suggestioni
nefande
;
predicheremo
la
concordia
e
il
compatimento
-
insegneremo
la
libertà
,
esercizio
di
equi
diritti
e
legge
di
sacri
doveri
.
Mentre
l
'
esercito
si
agguerrisce
,
impareremo
a
divenire
nazione
.
«
Non
è
malva
,
non
è
oppio
quello
che
noi
spargiamo
nei
circoli
,
nelle
associazioni
degli
operai
,
nelle
scuole
gratuite
da
noi
favorite
e
protette
.
Noi
insegniamo
la
libertà
ogni
qualvolta
voi
non
ci
interrompiate
per
obbligarci
a
combattere
la
licenza
e
la
violazione
delle
leggi
.
«
Più
che
altro
ci
sta
a
cuore
di
riconciliare
alle
idee
di
civiltà
e
di
progresso
i
molti
che
finora
le
guardarono
con
isgomento
.
Noi
vogliamo
persuadere
gli
onesti
di
tutte
le
classi
che
libertà
è
ordine
assoluto
,
che
rivoluzione
non
è
sinonimo
di
anarchia
e
di
ghigliottina
.
La
nostra
moderazione
ha
già
risolto
molte
esitanze
,
conquistato
molte
simpatie
.
Procediamo
a
questo
intento
!
È
a
sperarsi
che
il
nostro
metodo
riesca
completamente
.
È
a
sperarsi
che
i
pertinaci
fautori
del
passato
,
i
più
accaniti
nemici
delle
nostre
idee
,
gli
stessi
clericali
,
si
accostino
un
giorno
al
banchetto
delle
nazionalità
redente
,
e
vengano
con
noi
a
celebrare
la
Pasqua
di
riconciliazione
.
Non
è
vero
,
signor
curato
revendissimo
?
»
CAPITOLO
IV
.
Non
possumus
!
La
inattesa
perorazione
del
sindaco
produsse
un
effetto
galvanico
sul
curato
,
il
quale
nella
sua
canonica
riservatezza
,
avrebbe
voluto
astenersi
da
quella
vivace
polemica
.
Tacere
,
dopo
una
interpellanza
così
diretta
,
era
lo
stesso
che
approvare
o
dichiararsi
convinto
.
E
quale
scandalo
per
le
tribune
dei
villani
!
quale
sconfitta
per
il
principio
!
Tutti
gli
occhi
erano
fissi
in
lui
.
Il
signore
col
suo
sguardo
severo
pareva
esigere
una
spiegazione
.
Il
curato
si
levò
in
piedi
,
e
volgendosi
all
'
uditorio
con
un
gesto
da
dominus
vobiscum
,
replicò
a
tutta
voce
due
parole
latine
,
il
motto
inesorabile
,
nel
quale
si
riassume
tutto
il
programma
religioso
e
politico
della
setta
clericale
:
«
Non
possumus
!
«
Non
possiamo
!
non
possiamo
!
proseguì
a
tutta
voce
l
'
onorevole
interpellato
,
traducendo
il
suo
testo
per
adattarsi
alla
intelligenza
delle
tribune
idiote
.
«
Il
papa
e
i
prelati
della
sacra
venerabile
curia
romana
,
i
grandi
dottori
della
Chiesa
vi
manderebbero
a
spasso
con
questo
semplice
motto
,
che
è
il
corollario
di
un
coscienzioso
e
meditato
sistema
.
Ma
io
non
sono
prelato
,
nè
dottore
della
chiesa
;
io
sono
un
povero
curato
,
l
'
ultimo
fra
gli
ultimi
nella
gerarchia
ecclesiastica
;
e
voi
potreste
supporre
che
io
ripeta
da
papagallo
il
testo
consacrato
dalla
Curia
senza
aver
studiata
la
questione
.
«
Voi
vi
ingannereste
,
o
signori
.
Io
sono
pienamente
convinto
del
mio
non
possumus
,
più
che
voi
non
lo
siate
delle
vostre
utopie
liberali
,
umanitarie
.
Io
le
ho
studiate
le
vostre
utopie
,
le
ho
discusse
-
ho
fatto
di
più
-
mi
sono
provato
ad
applicarle
mentalmente
alla
vita
pratica
,
e
sono
riuscito
a
concludere
che
tutte
le
vostre
riforme
,
le
vostre
innovazioni
,
ciò
che
voi
chiamate
civiltà
,
libertà
,
progresso
,
non
sono
che
larve
ingannevoli
,
assunte
dallo
spirito
malefico
per
insinuarsi
nel
mondo
a
moltiplicarvi
la
miseria
e
la
corruzione
.
«
Ah
!
voi
predicate
la
scienza
universale
;
volete
che
tutti
apprendano
a
leggere
,
a
scrivere
,
a
ragionare
,
a
filosofare
!
E
siete
voi
che
spacciate
queste
felici
teorie
!
...
voi
proprietario
di
seicento
pertiche
di
terreno
,
e
padrone
di
un
vasto
opifizio
dove
lavorano
ogni
giorno
da
oltre
sessanta
operai
!
«
Avete
mai
riflettuto
cosa
avverrà
dei
vostri
campi
e
dei
vostri
meccanismi
il
giorno
in
cui
la
educazione
universale
avrà
cessato
di
essere
una
brillante
utopia
per
tradursi
in
una
realtà
deplorabile
?
«
Quando
voi
,
beatamente
sdraiato
nel
vostro
birroccio
,
lo
zigaro
in
bocca
,
la
punta
del
naso
fiammante
di
vino
,
percorrete
la
strada
che
attraversa
i
vostri
poderi
,
i
contadini
che
non
san
leggere
,
si
levano
rispettosamente
il
cappello
,
col
sorriso
e
col
cuore
vi
danno
il
buon
giorno
,
e
ansanti
,
sudanti
,
raddoppiano
la
lena
della
vanga
.
«
Essi
dicono
:
il
padrone
è
ricco
,
e
noi
siamo
poveretti
-
egli
è
il
nostro
benefattore
-
egli
ci
mantiene
,
ci
dà
la
polenta
-
lavoriamo
per
lui
!
-
è
nostro
dovere
!
senza
di
lui
come
potremmo
vivere
?
«
Così
gli
idioti
contadini
,
che
non
sanno
leggere
,
nè
ragionare
.
Vedete
qual
logica
balorda
!
Come
si
illudono
grossolanamente
i
poveretti
sulla
legittimità
dei
vostri
diritti
di
proprietario
,
e
sulla
necessità
del
loro
servaggio
!
Sono
ignoranti
,
sono
zotici
i
vostri
paesani
!
!
!
«
Via
,
signor
sindaco
!
...
bisogna
soccorrere
all
'
idiotismo
di
questi
infelici
.
Affrettiamoci
ad
educarli
!
Poniamo
loro
in
mano
l
'
abbecedario
,
poi
la
grammatica
,
poi
l
'
istradamento
al
comporre
,
la
prosodia
,
se
volete
-
qualche
libro
di
amena
letteratura
-
e
da
ultimo
,
abboniamoli
ai
giornali
politici
!
«
Tutto
sta
che
i
maestri
ci
si
mettano
di
zelo
;
e
in
meno
di
cinque
o
sei
anni
,
i
vostri
contadini
,
signor
sindaco
,
ne
sapranno
quanto
voi
,
o
per
lo
meno
quanto
il
vostro
segretario
.
«
Ecco
là
un
'
assemblea
di
scienziati
,
un
areopago
di
filosofi
...
Via
!
battete
le
mani
,
signor
sindaco
presidente
!
Il
grande
miracolo
è
compiuto
!
I
vostri
villani
erano
bruti
ed
ora
sono
diventati
uomini
-
erano
schiavi
,
ed
hanno
infranto
le
catene
-
nuotavano
nelle
tenebre
,
ed
oggi
aspirano
alla
luce
.
Tanto
ciò
è
vero
che
essi
hanno
gettata
la
vanga
e
la
gerla
,
e
non
vogliono
più
saperne
di
fecondare
coi
loro
sudori
la
gleba
del
tiranno
.
«
E
sapete
cosa
è
la
gleba
,
signor
sindaco
?
-
è
il
vostro
campo
.
Sapete
chi
è
il
tiranno
?
-
Il
tiranno
siete
voi
.
Consolatevi
!
questa
scoperta
è
dovuta
al
vostro
sistema
di
educazione
universale
.
Il
risultato
poteva
esser
più
pronto
e
più
soddisfacente
?
«
Ma
io
ho
forse
abordato
con
soverchia
leggerezza
una
quistione
molto
seria
,
che
racchiude
il
germe
di
sanguinosi
avvenimenti
.
Il
nostro
non
possumus
data
da
secoli
,
e
mette
capo
a
quel
libro
divino
,
a
cui
non
vorrete
negare
qualche
autorità
-
parlo
del
vangelo
.
I
pericoli
e
i
danni
della
scienza
universale
sono
prevenuti
in
quel
codice
santo
,
dove
la
povertà
dello
spirito
e
l
'
umiltà
del
cuore
stabiliscono
la
base
di
una
morale
feconda
di
beatitudine
.
«
Attenendoci
ai
consigli
della
sapienza
divina
,
noi
abbiamo
tremato
di
ogni
nuova
istituzione
che
tendesse
a
traviare
l
'
umanità
pel
cammino
dell
'
orgoglio
e
del
disordine
.
«
Fummo
avversi
alla
stampa
,
presaghi
delle
sue
abbominazioni
infrenabili
;
perseguitammo
Galileo
;
ponemmo
ostacolo
per
quanto
era
da
noi
alle
temerarie
pellegrinazioni
di
Colombo
-
abbiamo
negato
il
vapore
,
contrastato
il
telegrafo
,
imprecato
a
tutti
gli
abusi
della
ragione
,
alla
filosofia
,
all
'
esame
critico
,
ai
sacrileghi
attentati
della
chimica
e
del
magnetismo
,
due
scienze
di
terribile
avvenire
!
...
«
Se
il
genio
del
male
fu
più
potente
di
noi
-
se
la
stampa
e
il
vapore
,
i
più
fieri
nemici
dell
'
umanità
,
si
scatenarono
sulla
faccia
dell
'
universo
-
noi
non
cesseremo
,
per
quanto
i
nostri
mezzi
ce
lo
permettono
,
di
opporre
un
freno
allo
spirito
ed
alla
materia
ribelle
.
Se
non
ci
è
dato
impedire
,
noi
ritarderemo
.
Verrà
giorno
in
cui
,
meditando
il
nostro
non
possumus
,
quegli
stessi
che
oggi
ci
accusano
quali
nemici
della
umanità
,
ci
proclameranno
ispirati
da
Dio
.
«
Poco
dianzi
,
parlandovi
dei
contadini
e
degli
effetti
immediati
che
dovranno
prodursi
in
questa
categoria
sociale
dal
benefizio
dell
'
istruzione
,
io
vi
faceva
presentire
la
terribile
minaccia
:
«
badate
!
l
'
uomo
che
sa
leggere
e
ragionare
non
può
adattarsi
a
trascinare
l
'aratro.»
In
questa
verità
stanno
i
germi
della
più
micidiale
,
della
più
orribile
rivoluzione
che
mai
abbia
insanguinata
la
superficie
della
terra
.
«
Come
riuscirete
a
sedarla
?
quale
sarà
il
mezzo
della
tregua
?
il
componimento
finale
?
-
Via
!
confessatelo
,
signori
progressisti
umanitarii
-
su
questo
punto
della
questione
voi
non
siete
più
avanzati
di
noi
.
«
Basta
!
a
suo
tempo
ci
penseremo
-
non
è
vero
?
tale
è
la
vostra
filosofia
;
ed
io
mi
congratulo
di
vedervi
sorvolare
con
tanta
leggerezza
agli
scrupoli
dell
'
avvenire
.
Ma
vi
è
nel
presente
qualche
cosa
di
più
grave
,
di
più
contradditorio
,
a
cui
forse
non
avete
ancora
badato
.
I
vostri
progressi
non
sono
solamente
una
minaccia
che
gravita
sui
vostri
contemporanei
.
Tutte
le
scoperte
che
soccorrono
ad
un
bisogno
,
ad
un
comodo
,
o
ad
un
diletto
della
vita
umana
-
ogni
nuovo
passo
dello
spirito
inventivo
,
che
,
a
vostro
dire
,
segna
una
nuova
fase
di
civilizzazione
,
moltiplica
necessariamente
sulla
terra
il
numero
degli
schiavi
,
e
inchioda
più
aspramente
alla
catena
quei
milioni
di
paria
che
voi
pretendereste
redimere
.
«
Voi
scuotete
il
capo
,
signor
farmacista
!
Ciò
vi
sembra
un
paradosso
...
Vi
spiegherò
il
pensiero
cogli
esempi
...
Compiacetevi
di
abbandonare
le
astrazioni
,
e
di
scendere
con
me
sul
terreno
della
vita
reale
,
a
cui
,
se
non
mi
inganno
,
voi
altri
liberali
vi
dimenticate
troppo
spesso
di
appartenere
.
«
Il
primo
uomo
che
,
camminando
per
una
foresta
di
vergini
piante
,
corse
dietro
ad
un
candido
fiocco
staccatosi
da
un
ramo
,
e
strofinandolo
leggermente
fra
le
dita
,
concepì
il
pensiero
di
ridurlo
a
filo
per
tramarne
dei
tessuti
-
il
primo
uomo
che
si
propose
coltivare
il
cotone
per
farne
dei
drappi
;
quell
'
uomo
,
nell
'
ingenua
compiacenza
di
recare
un
immenso
vantaggio
alla
umanità
,
segnò
la
condanna
di
milioni
e
milioni
di
negri
-
fu
l
'
innocente
iniziatore
di
una
mostruosa
barbarie
,
che
anche
oggigiorno
fa
inorridire
la
terra
.
«
Volgetevi
intorno
-
una
occhiata
alla
vostra
mensa
-
alla
vostra
guardaroba
-
ai
vostri
mobili
-
ai
meccanismi
che
vi
rendono
agiata
l
'
esistenza
!
...
«
Dacchè
il
sale
divenne
una
necessità
dei
palati
istupiditi
,
parecchi
milioni
di
uomini
furono
condannati
a
intisichire
onde
apprestarvelo
.
Per
variare
i
vostri
foraggi
,
il
riso
fu
introdotto
sulle
mense
-
non
importa
che
migliaia
di
infelici
paghino
della
loro
vita
questo
capriccio
di
ghiottoneria
.
Il
paria
delle
risaie
lombarde
,
dopo
aver
lottato
venticinque
anni
colle
terzane
,
a
trent
'
anni
è
vecchio
,
a
quaranta
è
decrepito
,
a
quarantacinque
anni
è
cadavere
.
«
I
cristalli
che
vi
splendono
sulla
tavola
,
i
colori
brillanti
delle
vostre
tappezzerie
,
i
metalli
che
servono
agli
usi
più
comuni
,
la
luce
artifiziale
della
notte
;
tutto
il
lusso
,
tutti
gli
agi
che
vi
circondano
,
narrano
la
istoria
dei
vostri
progressi
con
gemiti
e
strida
disperate
.
«
La
locomotiva
che
attraversa
la
terra
come
un
conquistatore
inebriato
di
fumo
e
di
possanza
;
questo
sorprendente
meccanismo
che
accelera
il
moto
dell
'
uomo
e
la
diffusione
delle
idee
-
non
ha
forse
relegati
nelle
cave
di
carbon
fossile
migliaia
e
migliaia
di
sciagurati
,
perchè
muoiano
nelle
impure
esalazioni
a
benefizio
del
progresso
che
cammina
?
Esaminatelo
attentamente
il
grande
ordigno
civilizzatore
-
studiatelo
in
ogni
sua
parte
,
in
ogni
suo
accessorio
-
poi
fate
bene
il
vostro
computo
,
e
ditemi
quanti
milioni
di
schiavi
sieno
necessariamente
aggiogati
e
stritolati
alle
ruote
di
questo
carro
emancipatore
!
«
Ed
ora
vediamo
un
po
'
come
la
intendiate
!
Questi
paria
,
questi
schiavi
della
civiltà
,
che
dovranno
necessariamente
moltiplicarsi
per
servire
ai
nuovi
bisogni
,
ai
nuovi
comodi
del
secolo
-
impareranno
anch
'
essi
a
leggere
,
a
filosofare
con
voi
?
E
qual
sarà
la
catena
per
vincolarli
alle
cave
tenebrose
,
al
maglio
rodente
delle
officine
?
Forse
la
coscienza
del
dovere
?
-
Io
credo
,
signor
sindaco
,
che
il
vostro
cenno
affermativo
sia
un
amaro
sarcasmo
.
La
coscienza
dei
propri
diritti
farà
dire
a
questi
paria
conculcati
:
È
oramai
tempo
che
i
felici
del
mondo
prendano
il
nostro
posto
!
«
Una
volta
-
ai
tempi
dell
'
ignoranza
e
della
superstizione
-
quando
il
paesano
vegetava
nella
sua
atmosfera
più
omogenea
,
quando
l
'
operaio
non
si
era
ancora
associato
all
'
esaltazione
ed
all
'
ateismo
-
bastava
un
versetto
del
vangelo
o
una
parola
del
curato
per
mantenere
in
questo
povero
popolo
la
fede
del
lavoro
,
e
la
rassegnazione
alla
miseria
.
«
Noi
ripetevamo
al
villano
:
i
ricchi
godono
la
loro
porzione
di
felicità
in
questo
mondo
,
ma
voi
ne
avrete
a
ridoppio
nell
'
altro
-
beati
coloro
che
soffrono
,
perocchè
saranno
consolati
!
-
più
soffrirete
quaggiù
,
e
più
grande
sarà
la
vostra
esaltazione
in
paradiso
.
«
Gli
scorati
,
i
dubbiosi
avevano
fede
nella
parola
del
curato
;
tornavano
ai
campi
,
alle
officine
-
lavoravano
,
soffrivano
...
e
morivano
nella
speranza
.
«
Ah
!
voi
credete
utile
e
morale
istillare
la
diffidenza
e
il
sospetto
in
quei
semplici
cuori
!
Che
faranno
i
vostri
libri
?
Distruggeranno
la
fede
e
la
rassegnazione
sotto
pretesto
di
combattere
il
pregiudizio
.
La
vostra
educazione
griderà
agli
schiavi
:
«
tutti
gli
uomini
hanno
uguali
diritti
»
,
non
è
giusto
che
i
milioni
lavorino
nel
pianto
perchè
i
pochi
tripudiino
nell
'
abbondanza
e
nel
potere
-
animo
,
dunque
!
insorgete
!
domandate
la
porzione
che
vi
spetta
!
...
«
E
sapete
voi
quale
sarà
la
vostra
porzione
?
(
proseguì
il
prete
volgendosi
ai
contadini
delle
tribune
)
.
Dopo
avervi
rapito
il
maggior
di
ogni
bene
,
la
fede
:
dopo
avervi
spogliati
della
vostra
semplicità
,
dopo
aver
mutato
la
vostra
operosa
pazienza
in
disperata
ribellione
-
il
giorno
in
cui
domanderete
il
compenso
di
una
libertà
tante
volte
promessa
,
sarete
appiccati
ai
gelsi
delle
vostre
campagne
,
o
ricacciati
nelle
officine
a
furore
di
mitraglia
.
«
No
!
figliuoli
delle
officine
e
dei
campi
!
Non
vi
lasciate
adescare
dai
falsi
apostoli
della
scienza
.
La
scienza
,
come
il
pomo
del
paradiso
terrestre
,
ci
insegna
il
bene
,
ma
ci
riempie
di
mali
.
«
Ciò
che
vi
si
promette
è
un
inganno
.
Credete
al
vostro
curato
.
I
ministri
di
una
religione
,
che
ha
per
codice
il
Vangelo
,
non
potranno
mai
farsi
complici
di
quest
'
opera
abbominevole
.
Non
possumus
!
non
possumus
!
sarà
la
nostra
insegna
,
la
nostra
invariabile
protesta
,
quando
anche
tutte
le
ire
e
le
violenze
del
secolo
si
rovesciassero
sopra
di
noi
!
CAPITOLO
V
.
Rassegna
delle
idee
.
I
contadini
si
inginocchiarono
come
alla
perorazione
del
Passio
,
e
il
curato
impartì
ad
essi
la
benedizione
.
Il
sindaco
e
il
farmacista
non
osarono
far
repliche
.
Tutti
gli
occhi
eran
fissi
nel
signore
,
aspettando
che
egli
gettasse
in
mezzo
alla
quistione
una
parola
decisiva
come
la
spada
di
Brenno
.
Il
signore
si
levò
in
piedi
,
e
girò
intorno
una
occhiata
che
fece
abbassare
tutte
le
ciglia
.
Il
medico
e
i
domestici
accorsero
a
lui
,
come
infermieri
al
primo
delirio
di
un
malato
.
Regnava
nella
sala
un
silenzio
solenne
.
-
Abrakadabra
!
Abrakadabra
!
Abrakadabra
!
tuonò
la
voce
del
signore
.
E
portò
la
mano
alla
fronte
,
rimanendo
nella
attitudine
dell
'
abbarbagliato
che
invoca
dalle
tenebre
una
luce
più
veritiera
.
Ma
quella
sera
l
'
Abrakadabra
non
doveva
essere
l
'
ultima
parola
del
signore
.
Trascorsi
pochi
minuti
,
egli
ritrasse
la
mano
dalla
fronte
,
e
volgendosi
ai
tre
antagonisti
in
sembiante
più
calmo
:
«
Grazie
!
mille
grazie
a
voi
tutti
!
-
esclamò
-
se
la
vostra
polemica
,
non
mi
ha
dato
l
'
ultimo
verbo
della
idea
,
ha
però
versato
molta
luce
sul
caos
.
Io
sento
che
le
acque
si
separano
dalla
terra
,
che
l
'
aria
ed
il
fuoco
prendono
il
loro
posto
.
Fra
poco
raccoglierò
i
miei
pensieri
per
ordinarli
sotto
questo
raggio
di
luce
,
e
forse
domani
potrò
gridare
eureka
!
»
Ciò
detto
,
il
signore
fece
un
gesto
di
congedo
,
al
quale
tutti
obbedirono
.
Il
medico
e
i
domestici
,
che
parevano
esitare
,
dovettero
uscire
dalla
sala
fulminati
da
un
'
occhiata
inesorabile
.
Poichè
tutti
furono
usciti
,
il
signore
sedette
,
appoggiò
i
gomiti
alla
tavola
,
e
,
raccolta
la
testa
fra
le
mani
,
si
fece
a
passare
in
rassegna
le
proprie
idee
,
adunandole
per
ordinarle
o
respingerle
,
come
farebbe
un
generale
con
un
esercito
di
sconfitti
.
«
-
Ragione
?
forse
che
tutti
non
hanno
ragione
?
...
e
non
sarebbe
più
logico
il
dire
che
tutti
hanno
torto
?
...
Il
triangolo
è
necessario
,
perfetto
.
Ciascun
lato
presenta
la
medesima
superficie
.
Leggete
per
diritto
,
leggete
per
rovescio
,
capovolgete
-
le
cifre
non
si
mutano
,
la
figura
non
si
scompone
-
Abrakadabra
!
-
Perchè
adunque
tanto
strepito
di
polemiche
?
...
Acquietamoci
una
volta
!
Conveniamo
che
il
moto
non
viene
da
noi
,
che
l
'
uomo
è
uno
strumento
,
un
meccanismo
subordinato
all
'
intelligenza
mondiale
.
La
regola
è
stabilita
,
nè
può
mutarsi
.
Tutto
ciò
che
pensiamo
,
tutto
ciò
che
tentiamo
è
perfettamente
logico
,
perchè
necessario
.
Ciò
che
si
chiama
errore
,
contraddizione
,
inganno
,
è
una
necessità
sapientissima
nell
'
ordine
,
nell
'
armonia
universale
.
«
Perchè
si
dice
progresso
?
...
Moto
è
la
parola
.
Se
l
'
umanità
progredisse
nel
meglio
;
quanto
sarebbero
da
compiangere
i
nostri
antenati
,
che
vissero
seimila
anni
prima
di
noi
!
Pure
anch
'
essi
lavoravano
per
la
medesima
illusione
...
e
si
affannavano
in
questo
moto
d
'
idee
e
di
tentativi
che
non
dà
requie
allo
spirito
umano
.
-
Seimila
anni
di
corsa
;
e
dove
siamo
arrivati
?
...
-
Al
punto
di
partenza
.
Valeva
la
pena
di
mettersi
in
cammino
?
...
«
Eppure
,
tutti
i
giorni
si
parte
,
e
si
corre
...
Non
vi
è
dunque
una
meta
?
...
Il
farmacista
,
nel
limite
delle
sue
idee
politiche
,
vi
dirà
che
la
sua
meta
è
la
repubblica
universale
.
Il
sindaco
non
vuol
andare
così
lontano
-
egli
si
arresterebbe
alla
unificazione
completa
dell
'
Italia
,
con
un
voto
di
simpatia
per
le
nazionalità
oppresse
.
Tutto
ciò
può
avverarsi
.
Ma
quando
il
sindaco
e
il
farmacista
saranno
arrivati
?
...
Da
capo
,
signori
!
L
'
umanità
non
può
arrestarsi
-
bisogna
riprendere
la
corsa
,
lasciarsi
rimorchiare
...
o
farsi
stritolare
,
che
è
peggio
!
«
Chi
rallenta
,
chi
si
fa
rimorchiare
è
moderato
-
chi
si
ferma
e
pretende
arrestare
,
è
reazionario
.
-
Convenzioni
!
Moda
!
-
Quest
'
ultima
parola
mi
chiarisce
l
'
idea
.
«
La
moda
è
prepotente
;
o
tosto
o
tardi
,
tutti
dobbiamo
uniformarci
al
figurino
dell
'
epoca
.
Gli
ultimi
che
adottarono
la
coda
,
appendice
delle
teste
rivoluzionarie
di
un
'
epoca
liberalissima
,
furono
gli
ultimi
a
tagliarsela
.
Per
averla
portata
fuori
di
tempo
,
il
mondo
li
chiamò
reazionarii
,
e
il
codinismo
passò
in
proverbio
.
«
I
primi
che
mettono
fuori
il
figurino
di
una
idea
,
son
chiamati
liberali
.
La
moda
viene
accettata
,
si
propaga
,
si
allarga
-
a
lungo
andare
,
tutti
debbono
svestire
l
'
abito
vecchio
,
per
adottare
la
nuova
foggia
.
Ma
dopo
alcuni
anni
comparisce
un
altro
figurino
,
un
figurino
che
alla
sua
volta
si
chiama
progresso
,
civiltà
,
democrazia
,
socialismo
,
ciò
che
meglio
vi
piace
.
Gli
iniziatori
della
moda
precedente
,
i
liberali
di
un
'
altra
epoca
,
vorrebbero
resistere
e
persistere
.
Essi
gridano
il
non
possumus
del
curato
,
e
in
rapporto
ai
nuovi
tempi
divengono
reazionarii
.
«
Abrakadabra
!
ibis
!
redibis
!
Ciò
che
ieri
era
il
bene
,
oggi
rappresenta
il
male
;
ciò
che
pei
nostri
predecessori
era
la
meta
,
per
noi
diviene
il
punto
di
partenza
.
Sarebbero
dunque
,
anche
il
bene
ed
il
male
,
una
illusione
del
convenzionalismo
?
Il
principio
delle
nazionalità
,
che
rappresenta
il
non
plus
ultra
del
liberalismo
contemporaneo
,
come
dovrà
apparire
meschino
e
puerile
fra
un
secolo
,
quando
nel
pensiero
della
comunanza
di
origine
e
della
fratellanza
naturale
,
l
'
uomo
si
dirà
cosmopolita
;
quando
le
frontiere
delle
Alpi
,
dei
fiumi
e
dei
mari
,
scompariranno
,
insieme
ai
pregiudizii
di
razza
;
e
l
'
umanità
,
che
oggi
pone
il
suo
vanto
nel
suddividersi
in
cento
frazioni
nemiche
,
si
riunirà
tutta
per
formare
una
sola
famiglia
!
«
Bene
,
male
!
...
per
disingannarci
di
codeste
distinzioni
che
non
hanno
senso
,
rimontiamo
alla
origine
delle
cose
,
a
Dio
.
«
Dio
non
è
una
parola
-
è
una
idea
innata
,
congenita
all
'
uomo
,
trasfusa
in
tutto
il
creato
.
Dio
è
l
'
essere
,
la
luce
,
il
moto
del
pensiero
.
Dio
è
la
perfezione
-
tutto
che
emana
da
lui
è
perfetto
.
«
Orbene
,
a
che
discutere
il
torto
e
la
ragione
,
il
bene
ed
il
male
?
-
parole
!
Poichè
l
'
universo
riflette
la
perfezione
di
Dio
,
le
leggi
che
lo
governano
e
gli
atomi
che
lo
compongono
debbono
considerarsi
irriprovevoli
.
Potete
voi
concepire
la
perfezione
del
tutto
,
escludendo
la
perfezione
delle
parti
?
«
L
'
uomo
,
nella
sua
vanità
provvidenziale
,
facendosi
centro
della
creazione
,
credette
che
quest
'
opera
gigantesca
e
inconcepibile
non
avesse
altro
scopo
che
il
di
lui
individuale
vantaggio
.
Tale
è
il
nostro
peccato
di
origine
,
la
superbia
incarnata
,
da
cui
si
genera
il
dolore
,
l
'
impotente
desiderio
del
meglio
.
«
Tutto
per
noi
!
ecco
la
strana
illusione
!
-
Cerca
,
prova
,
rimescola
,
agita
,
va
,
torna
,
edifica
,
dissolvi
;
tutto
questo
moto
,
questa
operosità
incessante
dell
'
uomo
non
può
migliorare
di
un
solo
grado
la
di
lui
condizione
.
L
'
illuso
egoista
non
vuol
persuadersi
che
il
suo
moto
intelligente
e
appassionato
è
diretto
ad
uno
scopo
più
universale
,
cui
è
interessata
tutta
la
creazione
.
«
Se
l
'
umanità
potesse
raggiungere
il
meglio
a
cui
tende
,
allora
la
sua
esistenza
diverrebbe
un
assurdo
,
il
moto
cesserebbe
,
e
il
mondo
intero
sarebbe
disorganizzato
.
«
Il
vos
non
vobis
è
la
legge
di
tutti
gli
elementi
mondiali
.
-
Forse
che
il
sole
percorre
ogni
anno
il
suo
giro
indeclinabile
a
benefizio
della
propria
individualità
?
Il
moto
è
una
legge
di
sacrifizio
per
lui
come
per
gli
altri
pianeti
,
parimenti
subordinati
a
reciproci
rapporti
,
ad
inevitabili
dipendenze
.
Tutto
per
il
cosmos
,
nulla
per
noi
;
ecco
la
legge
di
tutte
le
intelligenze
organizzate
che
si
agitano
nel
creato
.
«
E
l
'
atomo
vanitoso
che
si
classifica
ragionevole
presumerebbe
emanciparsi
dalla
legge
universale
!
Non
deridiamo
,
non
insultiamo
!
Questa
pretesa
dell
'
istinto
umano
costituisce
appunto
il
motore
della
sua
efficienza
.
Illuso
,
inconsapevole
,
l
'
uomo
segue
il
suo
corso
di
rotazione
.
Cercando
il
meglio
nell
'
esclusivo
interesse
della
propria
individualità
,
il
suo
moto
,
la
sua
azione
diviene
,
come
quella
delle
altre
intelligenze
mondiali
,
un
perpetuo
sacrifizio
al
bene
dell
'
universo
.
«
Misterioso
,
imponente
,
pieno
di
sublime
poesia
è
questo
sacrifizio
di
tutti
per
il
tutto
.
Il
sole
,
questa
grande
intelligenza
luminosa
,
che
non
può
uscire
dalle
sue
rotaie
inesorabili
,
che
non
può
arrestarsi
,
che
non
può
svestirsi
della
sua
immensa
luce
,
nè
temperare
gli
ardori
della
sua
combustione
perenne
-
la
terra
che
si
affatica
nel
rapido
movimento
di
ogni
giorno
,
roteante
fra
i
nembi
e
le
folgori
,
sospinta
e
ribalzata
da
più
potenti
pianeti
-
la
belva
che
ruggisce
per
fame
,
il
montone
che
dev
'
essere
divorato
,
l
'
augello
che
canta
per
dolore
,
l
'
uomo
che
ride
per
impotenza
,
la
pianta
che
piange
e
geme
negli
sforzi
della
vegetazione
,
la
materia
e
l
'
intelligenza
che
si
accoppiano
per
dissolversi
nella
corruzione
-
tutto
ciò
che
vediamo
o
immaginiamo
,
tutto
ciò
che
si
nasconde
ai
nostri
sensi
,
ma
si
rivela
al
nostro
spirito
-
tutto
rappresenta
l
'
individualità
che
si
sacrifica
all
'
ordine
dell
'
universo
.
«
Una
volta
riconosciuta
questa
legge
,
una
volta
stabilita
questa
fede
,
che
risulta
lucidissima
ai
sensi
,
tanto
che
la
mente
più
pregiudicata
non
oserebbe
rinegarla
;
è
egli
più
possibile
di
prender
sul
serio
queste
miserabili
questioni
di
parole
e
di
formole
,
le
quali
non
sono
che
il
risultato
di
un
errore
vanitoso
,
per
cui
l
'
uomo
vorrebbe
disconoscere
,
adempiendola
,
la
propria
missione
?
«
Non
fanno
pietà
queste
gare
mal
definite
tra
il
passato
e
il
presente
?
queste
lotte
di
principii
ugualmente
erronei
?
queste
verità
dell
'
oggi
che
domani
si
trasmuteranno
in
menzogne
?
queste
riforme
che
scaturiscono
dall
'
antico
e
sono
da
uomini
antichi
respinte
come
nuove
?
queste
sillabe
accozzate
che
vorrebbero
dar
corpo
ad
una
larva
?
queste
larve
che
si
decompongono
e
svaniscono
il
giorno
in
cui
prendono
corpo
?
queste
scoperte
della
scienza
che
accusano
la
stoltezza
dei
nostri
predecessori
e
fra
un
secolo
accuseranno
la
nostra
?
questi
trovati
dell
'
arte
e
dell
'
industria
che
forniscono
un
diletto
creando
mille
bisogni
?
queste
rivoluzioni
che
massacrano
le
moltitudini
per
istabilire
una
idea
?
queste
idee
che
aspettano
di
essere
accettate
e
tradotte
nell
'
azione
pratica
per
divenire
intollerabili
ed
esecrate
?
«
E
quanto
ardore
nelle
polemiche
!
quanto
entusiasmo
negli
assurdi
!
...
qual
cecità
nelle
contraddizioni
!
-
Un
dabben
farmacista
crede
di
aver
inventato
il
liberalismo
perchè
osa
dire
:
ammazziamo
chi
vorrebbe
soperchiarci
!
Questa
politica
era
già
nella
mente
solitaria
di
Caino
,
il
figliuolo
primogenito
dell
'
uomo
.
Ma
la
storia
è
troppo
antica
-
non
è
meraviglia
che
il
farmacista
l
'
abbia
dimenticata
.
«
E
il
curato
,
che
pretende
egli
col
suo
non
possumus
?
Arrestare
il
movimento
?
Uccidere
l
'
idea
?
-
Non
ha
egli
appreso
dalla
istoria
che
una
idea
,
antica
o
nuova
non
importa
,
purchè
lusinghi
questo
istintivo
desiderio
del
meglio
che
è
il
principio
motore
della
umanità
,
deve
fare
il
suo
cammino
,
svolgersi
e
completarsi
nella
esperienza
fino
a
quando
l
'
esperienza
non
la
riprovi
?
Non
si
avvede
egli
,
il
buon
curato
,
che
il
suo
non
possumus
sta
al
moto
delle
idee
come
la
zavorra
alle
navi
-
invece
di
sommergere
,
equilibra
ed
assicura
?
«
E
il
sindaco
,
ignora
egli
che
le
violenze
e
le
stragi
sono
del
pari
una
necessità
del
movimento
?
che
,
per
dar
passo
alla
locomotiva
,
il
ferro
e
la
polvere
debbono
prepararle
il
cammino
,
distruggendo
la
vegetazione
,
appianando
la
montagna
,
divergendo
il
torrente
?
«
Non
è
questa
la
istoria
inevitabile
del
movimento
umano
?
...
Ma
chi
bada
alla
storia
?
Chi
la
comprende
?
L
'
uomo
è
sempre
nuovo
sulla
terra
.
L
'
esperienza
de
'
suoi
predecessori
non
è
lezione
per
lui
se
non
in
quanto
lo
ammonisca
che
essi
nulla
hanno
fatto
di
bene
,
che
tutto
bisogna
rifare
.
«
Oh
!
se
l
'
uomo
potesse
leggere
l
'
avvenire
!
Forse
riconoscerebbe
la
sua
vera
missione
,
l
'
inanità
de
'
suoi
sforzi
per
migliorare
la
condizione
propria
,
e
la
sua
divina
efficacia
nel
cooperare
all
'
equilibrio
ed
allo
sviluppo
del
cosmos
!
Ove
ciò
avvenisse
,
un
nobile
orgoglio
potrebbe
egli
sostituire
alla
vanità
disillusa
dell
'
io
,
e
dire
con
più
soda
convinzione
:
io
sono
una
leva
della
intelligenza
di
Dio
-
agisco
per
lui
e
con
lui
-
tutto
che
produco
è
perfetto
-
e
forse
,
l
'
atomo
perduto
nell
'
universo
,
compiuto
il
sacrificio
del
dolore
operoso
,
si
riunirà
,
si
identificherà
in
quell
'
Essere
Uno
,
che
è
la
Causa
e
l
'
Effetto
dei
mondi
.
«
Scriviamo
la
storia
dell
'
avvenire
.
Dessa
troverà
fede
più
che
la
storia
del
passato
.
Per
essa
la
vanità
e
la
follia
si
acquieteranno
in
un
concetto
filosofico
e
morale
...
!
«
Per
scrivere
questa
storia
,
non
è
mestieri
di
profonda
dottrina
,
nè
di
penose
investigazioni
,
nè
di
lunghi
e
meditati
raffronti
.
La
logica
naturale
può
dettarla
.
Raccogliamo
le
idee
dei
nostri
tempi
,
i
principii
innovatori
che
oggi
si
presentano
in
germe
;
seguiamo
il
loro
movimento
,
il
loro
sviluppo
-
completiamo
tutte
le
aspirazioni
dell
'
epoca
nostra
traducendole
in
fatti
;
l
'
avvenire
non
avrà
più
segreti
per
noi
.
La
nostra
istoria
potrà
ingannarsi
nelle
date
.
-
Cosa
sono
le
date
?
-
Una
divisione
convenzionale
del
tempo
indivisibile
.
Che
importa
se
gli
avvenimenti
non
sieno
numerizzati
e
disposti
a
rubriche
come
le
cartelle
del
notaio
?
Non
basta
il
saperli
veri
,
necessariamente
esatti
come
il
prodotto
di
una
addizione
,
come
la
logica
di
un
calcolo
algebrico
?
«
Osiamo
dunque
!
...
Poichè
la
definizione
mi
sfugge
;
poichè
il
verbo
si
rifiuta
ad
esprimere
l
'
idea
-
sforziamoci
di
tradurla
in
una
serie
di
fatti
!
«
Che
è
mai
l
'
Abrakadabra
se
non
il
programma
,
lo
scheletro
di
tutta
la
istoria
umana
?
Completiamolo
-
riempiamo
le
lacune
,
vestiamolo
di
muscoli
e
di
nervi
!
Ch
'
egli
si
muova
,
si
agiti
,
precorra
gli
spazii
dell
'
avvenire
!
...
Tutti
lo
riconosceranno
,
lo
comprenderanno
,
e
l
'
umanità
dovrà
arrendersi
all
'
evidenza
del
suo
concetto
...
»
CAPITOLO
VI
Eureka
!
Il
signore
aveva
trovato
.
Snodò
le
mani
dalla
fronte
,
prese
un
gran
foglio
di
carta
,
e
in
mezzo
a
quello
disegnò
con
la
penna
la
figura
cabalistica
del
suo
concetto
:
A
B
R
A
K
A
D
A
B
R
A
A
B
R
A
K
A
D
A
B
R
A
B
R
A
K
A
D
A
B
A
B
R
A
K
A
D
A
A
B
R
A
K
A
D
A
B
R
A
K
A
A
B
R
A
K
A
B
R
A
A
B
R
A
B
A
La
mente
del
signore
non
era
punto
affaticata
dal
cozzo
di
tante
idee
,
di
tante
ipotesi
mal
definite
e
peggio
coordinate
.
Quella
rassegna
aveva
portato
il
suo
frutto
.
Gli
aveva
suggerito
il
modo
più
ovvio
per
esprimersi
.
Egli
non
cercava
di
meglio
.
Vegliò
tutta
la
notte
sull
'
Abrakadabra
.
Quando
il
medico
e
i
domestici
entrarono
,
al
mattino
,
nella
sala
,
trovarono
il
signore
seduto
al
tavolo
,
cogli
occhi
fissi
alla
figura
cabalistica
,
intorno
alla
quale
avea
disegnato
un
laberinto
di
lineette
e
di
segni
misteriosi
,
un
intreccio
di
circoli
e
di
triangoli
bizzarramente
collegati
;
e
in
quello
sfondo
egiziano
,
inverosimili
accoppiamenti
d
'
uomini
e
di
belve
,
di
alberi
e
di
case
,
una
nuova
generazione
di
animali
e
di
vegetali
sospesi
o
inchiodati
alla
periferia
di
un
mondo
impossibile
.
Il
medico
,
che
era
entrato
in
punta
di
piedi
,
si
pose
dietro
le
spalle
del
signore
,
e
contemplava
quegli
sgorbi
con
espressione
di
pietà
.
-
Non
sarebbe
tempo
di
prendere
un
po
'
di
riposo
?
-
disse
il
medico
a
mezza
voce
,
come
temesse
di
produrre
una
scossa
troppo
violenta
sui
nervi
dell
'
amico
.
Il
signore
,
colpito
da
quella
voce
,
tracciò
rapidamente
sul
margine
superiore
del
foglio
alcune
lineette
ondeggiate
,
e
volgendosi
al
medico
col
sorriso
più
sereno
:
«
Grazie
del
buon
suggerimento
,
gli
disse
!
ora
che
il
lavoro
è
compiuto
,
posso
mettermi
a
letto
col
cuore
tranquillo
.
Da
dieci
mesi
non
ho
mai
gustato
il
bisogno
del
sonno
come
in
questo
momento
»
.
Il
medico
,
come
era
usato
di
fare
ogni
mattina
,
portò
la
mano
al
polso
del
signore
,
e
parve
molto
sorpreso
di
trovarlo
in
piena
calma
.
-
Sono
guarito
!
-
disse
il
signore
levandosi
in
piedi
-
l
'
Abrakadabra
è
spiegato
...
Esso
è
qui
...
su
questo
foglio
,
e
quando
mi
piaccia
,
io
potrò
leggerlo
all
'
universo
e
farlo
comprendere
a
tutti
.
-
Che
!
...
queste
linee
?
...
questi
geroglifici
?
...
-
Sono
la
storia
dell
'
avvenire
,
sono
la
soluzione
del
grande
problema
mondiale
-
disse
il
signore
coll
'
accento
della
convinzione
più
serena
.
-
A
rivederci
...
domani
...
volevo
dire
...
stassera
...
!
...
fa
di
invitare
tutti
i
nostri
conoscenti
...
Che
tutti
prendano
parte
alla
festa
!
...
Io
sono
guarito
!
...
perfettamente
guarito
!
Il
signore
piegò
il
foglio
,
se
lo
pose
in
tasca
,
ed
uscì
per
avviarsi
alla
sua
camera
da
letto
.
Il
medico
e
i
due
domestici
stettero
parecchi
minuti
a
guardarsi
in
faccia
;
né
potevano
riaversi
dalla
sorpresa
.
-
Ch
'
egli
sia
guarito
davvero
?
-
pensò
il
medico
.
-
Tanto
meglio
!
Io
avrò
guadagnato
della
celebrità
a
buon
mercato
...
e
in
pochi
anni
potrò
avere
il
mio
posto
alla
direzione
della
Senavra
!
...
Così
va
il
mondo
,
e
bisogna
lasciarlo
andare
così
per
il
meglio
di
tutti
!
Il
nostro
medico
aveva
assorbito
il
sistema
filosofico
dell
'
Abrakadabra
senz
'
avvedersene
.
Per
tutta
la
giornata
il
signore
fu
invisibile
.
I
domestici
,
inquieti
,
più
volte
avevano
spiato
all
'
uscio
della
sua
camera
da
letto
-
nessun
rumore
,
nessun
movimento
.
Il
medico
,
verso
tre
ore
,
entrò
nella
camera
.
Il
signore
dormiva
profondamente
.
Gli
ordini
erano
stati
eseguiti
.
Fu
preparato
un
copioso
desinare
.
Il
sindaco
,
il
farmacista
,
il
curato
,
il
marescalco
,
il
barbiere
ed
altri
notabili
del
paese
furono
invitati
.
Nessuno
mancò
all
'
appello
.
A
sei
ore
tutti
si
trovavano
nella
sala
.
Il
signore
entrò
festevolmente
,
strinse
la
mano
di
tutti
,
e
accennò
ai
commensali
di
sedere
.
Inesplicabile
cangiamento
!
...
La
fisonomia
del
signore
non
era
più
quella
del
giorno
precedente
.
Pareva
ringiovanito
.
Un
raggio
di
benessere
,
di
felicità
,
brillava
nel
suo
sguardo
,
nella
candidezza
vivace
della
sua
fronte
.
La
callotta
turchesca
era
scomparsa
,
e
i
capelli
abbondanti
e
crespi
si
espandevano
intorno
alle
tempia
d
'
alabastro
,
scolpite
di
intelligenza
e
di
bontà
.
L
'
abbigliamento
era
semplice
nella
sua
eleganza
.
Il
soprabito
,
aperto
sul
petto
,
metteva
in
evidenza
il
candore
irreprovevole
dei
lini
leggermente
ombreggiati
da
una
barba
tizianesca
.
Al
principiare
del
pranzo
,
nessuno
parlava
.
Lo
stupore
imponeva
alle
lingue
.
Ma
il
signore
,
con
una
disinvoltura
,
con
una
spigliatezza
ammirabile
,
aperse
la
conversazione
e
ridonò
la
loquela
ai
commensali
.
Parlava
di
tutto
.
Sfiorava
gli
argomenti
più
serii
con
una
leggerezza
che
toccava
l
'
affettazione
.
Il
curato
non
poteva
darsi
pace
in
udirlo
celiare
sul
tema
delle
scomuniche
e
sulle
strategie
bellicose
di
monsignore
De
-
Merode
.
Il
farmacista
più
volte
dovette
fremere
nel
vedere
il
suo
Garibaldi
degradato
al
confronto
di
Cavour
,
e
la
reggia
di
Torino
ritenuta
più
modesta
della
reggia
di
Caprera
.
Il
sindaco
,
che
credeva
passarsela
netta
dagli
attacchi
,
sull
'
ultimo
dovette
trasalire
per
una
terribile
sentenza
:
i
moderati
,
per
trovarsi
nel
centro
dei
due
partiti
estremi
,
non
hanno
altro
vantaggio
che
di
essere
più
prossimi
alla
ghigliottina
di
questi
ed
alla
forca
di
quelli
.
Il
signore
si
divertiva
a
tormentare
i
suoi
commensali
politici
con
una
sequela
di
proposte
contradittorie
,
di
domande
equivoche
,
di
sarcasmi
,
di
sofismi
provocanti
.
Egli
sorrideva
trionfalmente
del
loro
imbarazzo
,
e
tratto
tratto
lanciava
una
ironica
occhiata
al
marescalco
ed
al
barbiere
,
i
quali
,
senza
comprendere
,
aderivano
a
tutto
.
-
«
Essi
mangiano
e
approvano
-
pensava
egli
-
ecco
la
maggioranza
,
il
coro
di
tutti
i
drammi
sociali
,
il
fondo
massiccio
di
tutte
le
storie
»
.
In
sul
finire
del
pranzo
,
per
un
gusto
di
rappresaglia
naturalissimo
a
chi
si
sente
umiliato
da
una
eloquenza
intrattabile
,
il
curato
fece
una
sortita
veramente
pretesca
,
dove
il
malumore
e
la
stizza
spiccavano
in
tutta
buona
fede
.
«
A
dire
il
vero
...
signor
mio
-
e
voi
non
vi
meraviglierete
,
nè
v
'
offenderete
d
'
una
cosa
cotanto
naturale
-
c
'
erano
molti
in
paese
...
e
anch
'
io
fra
questi
-
vi
parlo
schiettamente
-
c
'
erano
molti
,
che
a
giudicarvi
dalle
apparenze
esteriori
e
sopratutto
dalla
vostra
taciturnità
...
vi
credevano
...
-
Pazzo
...
non
è
vero
?
...
-
Io
non
avrei
osato
dir
tanto
-
proseguì
il
curato
-
ma
,
poiché
la
signoria
vostra
ha
voluto
buttarla
fuori
netta
e
schietta
-
credo
inutile
temperare
l
'
espressione
con
dei
sinonimi
,
che
presso
a
poco
si
equivarrebbero
...
-
A
meraviglia
!
...
La
verità
,
bisogna
aver
il
coraggio
di
dirla
per
intero
...
Io
fui
pazzo
-
ed
il
mio
ottimo
medico
potrebbe
attestarlo
meglio
di
chicchessia
-
io
fui
pazzo
pel
corso
di
oltre
dieci
mesi
;
e
la
mia
guarigione
non
data
che
da
poche
ore
.
Io
mi
era
smarrito
in
un
immenso
laberinto
di
idee
;
io
mi
esauriva
in
uno
sforzo
del
pari
tormentoso
che
impotente
per
trovare
ad
esse
una
formola
precisa
ed
evidente
all
'
altrui
intelligenza
.
Io
cercava
questa
formola
nelle
vostre
polemiche
,
nelle
vostre
interminabili
discussioni
.
Era
il
mio
torto
.
Seguendo
questo
sistema
,
io
non
faceva
che
alimentare
la
mia
pazzia
coi
riflessi
della
vostra
.
Ah
!
perchè
io
ricuperassi
la
mia
ragione
,
perchè
io
potessi
rassicurare
la
mia
coscienza
e
il
mio
intelletto
,
era
necessario
che
l
'
Abrakadabra
si
convertisse
in
un
'
avvenimento
storico
-
e
che
io
-
sull
'
appoggio
di
questo
avvenimento
-
potessi
dirvi
:
i
pazzi
siete
voi
!
-
Ma
in
nome
di
Dio
!
-
sorse
a
dire
il
curato
-
ci
spiegherete
voi
alla
fine
cosa
sia
questo
vostro
Abrakadabra
?
...
-
L
'
Abrakadabra
-
rispose
il
signore
-
è
la
storia
perenne
del
movimento
umano
riflessa
in
un
'
epoca
sconosciuta
all
'
universale
,
in
un
'
epoca
avvenire
.
-
Ah
!
sarei
ben
curioso
di
sapere
in
qual
libro
voi
l
'
abbiate
trovata
codesta
istoria
dell
'
avvenire
!
Deve
essere
un
libro
raro
e
preziossimo
...
ed
io
mi
terrei
ben
felice
che
qualcuno
me
lo
prestasse
...
tanto
da
sbizzarrirmi
una
mezz
'
ora
nei
mondi
sconosciuti
!
-
Il
libro
non
è
raro
,
signor
curato
,
ma
non
cessa
di
essere
prezioso
.
La
natura
lo
ha
impresso
nella
mente
di
tutti
;
sebbene
noi
abbiamo
il
torto
di
leggerlo
a
rovescio
.
L
'
istoria
del
passato
e
del
presente
sono
una
conseguenza
logica
dell
'
istinto
umano
,
che
non
può
mutarsi
.
Studiate
in
voi
stessi
le
leggi
di
questo
istinto
,
e
avrete
la
istoria
dell
'
avvenire
.
-
E
voi
...
credete
...
di
conoscere
questa
storia
...
?
-
Tanto
che
,
se
voi
non
sapeste
leggerla
nel
vostro
libro
,
potrei
prestarvi
il
mio
,
perfettamente
trascritto
e
corredato
di
commenti
.
Il
signore
parlava
con
una
calma
,
con
una
convinzione
,
che
eccitava
all
'
ultimo
grado
la
curiosità
de
'
suoi
uditori
.
Il
curato
era
perplesso
.
Non
ardiva
manifestare
il
suo
desiderio
...
Temeva
per
sè
,
per
la
fede
degli
altri
...
Un
segreto
presentimento
lo
avvertiva
che
la
storia
del
signore
doveva
portare
un
terribile
crollo
al
sistema
del
non
possumus
e
ad
altre
teorie
venerande
.
La
curiosità
del
sindaco
non
era
scevra
di
terrore
.
La
ghigliottina
o
la
forca
si
affacciavano
alla
sua
imaginazione
come
un
terribile
dilemma
...
La
mano
ignota
dell
'
avvenire
lo
stringeva
alla
gola
come
un
capestro
...
Il
farmacista
era
più
fidente
.
Un
uomo
di
idee
tanto
avanzate
credeva
di
non
aver
nulla
a
temere
dal
progresso
.
Nella
storia
dell
'
avvenire
egli
si
vedeva
riservata
la
parte
più
brillante
.
Il
signore
attraverso
alle
esitanze
ed
ai
terrori
,
indovinò
il
desiderio
della
sua
piccola
assemblea
.
Si
levò
di
tasca
il
foglio
cabalistico
che
noi
conosciamo
,
lo
spiegò
sulla
tavola
,
e
si
fece
a
narrare
la
sua
istoria
.
E
poichè
la
storia
dell
'
Abrakadabra
vuol
essere
molto
lunga
,
e
,
osiamo
sperarlo
,
molto
interessante
,
noi
la
riporteremo
tutta
di
seguito
senza
avvertire
le
pause
,
le
objezioni
,
le
piccole
controversie
suscitate
dai
fatti
,
e
quegli
accidenti
di
tempo
e
di
luogo
che
non
hanno
da
fare
coll
'
azione
.
Il
signore
narrò
la
sua
istoria
in
diverse
riprese
.
La
sua
fisonomia
mutava
espressione
a
seconda
degli
avvenimenti
,
o
piuttosto
a
seconda
delle
momentanee
disposizioni
dell
'
animo
.
A
volte
grave
e
severo
,
a
volte
scherzoso
e
beffardo
.
I
suoi
entusiasmi
erano
brevi
,
intermittenti
-
si
ammorzavano
d
'
improvviso
come
se
un
lampo
di
incredulità
gli
attraversasse
la
mente
.
Rideva
nel
dipingere
una
scena
di
desolazione
-
declamava
tragicamente
una
inezia
.
Quando
i
suoi
ascoltatori
parevano
profondamente
impressionati
,
egli
si
affrettava
a
distrarli
con
una
digressione
faceta
,
con
un
episodio
puerile
.
Non
sempre
riusciva
all
'
intento
.
Col
procedere
della
narrazione
,
collo
svilupparsi
degli
avvenimenti
,
egli
prendeva
pe
'
suoi
personaggi
immaginarii
,
un
reale
interesse
.
Finiva
coll
'
amarli
-
e
da
ultimo
,
come
il
Dio
della
Genesi
,
si
pentiva
di
averli
creati
.
Comprendete
voi
quest
'
uomo
singolare
?
...
Lo
vedete
?
...
Ascoltate
la
sua
istoria
come
egli
ve
la
narra
-
meditando
e
ridendo
.
CAPITOLO
VII
.
Dove
conduce
il
principio
di
nazionalità
.
A
quell
'
epoca
-
parlo
del
1977
-
l
'
Unione
Europea
(
)
era
un
fatto
compiuto
.
Quante
transazioni
di
idee
e
di
principii
,
quante
lotte
della
intelligenza
e
della
materia
,
quanti
dolori
,
quanti
sacrifizii
,
quanto
sangue
,
per
riuscire
al
patto
federativo
di
tutti
i
popoli
di
Europa
!
Non
per
questo
dobbiamo
ritenere
illogici
gli
sforzi
del
secolo
precedente
per
determinare
e
circoscrivere
le
nazioni
entro
i
confini
segnati
dalla
natura
(
)
e
dalla
tradizione
storica
.
A
prima
giunta
parrà
assurdo
.
Ma
l
'
idea
di
costituire
l
'
Europa
in
una
sola
e
grande
nazione
non
avrebbe
potuto
sorgere
nella
mente
dei
popoli
se
il
principio
di
separazione
non
si
fosse
preventivamente
concretato
.
La
mente
umana
procede
a
gradi
,
ma
non
si
diparte
mai
dalla
linea
retta
.
Un
po
'
di
storia
retrospettiva
per
intenderci
meglio
.
Vi
fu
tempo
-
quando
le
aspirazioni
,
che
più
tardi
si
chiamarono
nazionali
,
si
agitavano
in
embrione
nella
mente
di
pochissimi
-
vi
fu
tempo
in
cui
l
'
Italia
era
patria
ignorata
per
la
massima
parte
degli
Italiani
.
-
Ciò
che
per
l
'
Italia
,
ripetasi
per
la
Francia
,
per
la
Spagna
,
per
tutte
le
altre
nazioni
.
Da
noi
si
diceva
:
milanesi
,
bergamaschi
,
lucchesi
,
aretini
,
faentini
e
via
via
.
Ci
vedevamo
di
rado
.
Poco
ci
conoscevamo
:
disgiunti
da
naturali
barriere
,
da
pregiudizii
ereditati
,
ci
detestavamo
per
tradizione
.
Si
aprirono
delle
strade
-
le
comunicazioni
si
resero
più
facili
-
il
commercio
mise
a
contatto
queste
popolazioni
limitrofe
,
che
per
molti
secoli
si
credettero
antipode
.
-
Oh
che
?
...
non
siamo
tutti
fratelli
?
...
Non
si
parla
tutti
la
medesima
lingua
?
E
dopo
una
tale
domanda
,
in
un
giorno
di
buon
umore
o
di
comune
pericolo
,
i
cittadini
di
Lodi
e
quelli
di
Bergamo
,
i
cittadini
di
Arezzo
e
i
Pistoiesi
,
i
cittadini
di
Faenza
e
quei
di
Ferrara
,
si
fusero
in
una
denominazione
più
collettiva
-
Lombardi
,
Toscani
,
Romagnoli
.
Il
Municipio
si
eclissò
nella
provincia
-
più
tardi
le
grosse
provincie
assorbirono
le
minori
-
le
mille
divisioni
si
restrinsero
a
cento
-
e
quando
le
cento
divennero
dieci
,
la
parola
italiani
uscì
finalmente
dallo
spirito
del
popolo
,
e
da
quel
giorno
l
'
Italia
fu
fatta
.
Più
tardi
-
(
le
proporzioni
si
dilatano
,
ma
il
processo
è
sempre
uguale
)
-
italiani
,
francesi
,
spagnuoli
,
portoghesi
,
quattro
nazioni
di
indole
omogenea
e
strettamente
collegate
da
reciproci
interessi
,
un
bel
giorno
si
accorgono
di
aver
comune
l
'
origine
.
-
Chi
siamo
?
d
'
onde
veniamo
?
Meraviglia
!
stupore
!
...
E
dire
che
per
tanti
secoli
ci
siamo
guardati
in
cagnesco
,
chiamandoci
stranieri
con
reciproca
diffidenza
ed
abborrimento
!
Noi
siamo
latini
!
-
La
parola
è
trovata
.
-
Una
razza
distinta
dai
germani
e
dagli
slavi
-
una
razza
che
deve
fare
da
sè
,
che
deve
fondersi
,
serrarsi
in
vincolo
dissolubile
...
-
Latini
,
tedeschi
,
slavi
-
ecco
la
nuova
divisione
che
deve
fondare
il
nuovo
principio
separatore
,
che
deve
condurci
alla
unità
europea
.
Le
strade
di
ferro
,
il
compiuto
traforo
del
Cenisio
,
il
telegrafo
parlante
,
le
locomotive
aeree
,
ed
altre
facilitazioni
di
contatto
fra
popoli
e
popoli
,
affrettano
necessariamente
l
'
applicazione
del
nuovo
principio
.
Dal
1884
al
1890
la
questione
di
razza
tiene
agitata
l
'
Europa
,
come
trenta
anni
prima
la
questione
di
nazionalità
.
Non
intendo
farvi
attraversare
tutta
la
storia
di
un
secolo
;
ma
l
'
incidente
che
venne
a
determinare
questo
nuovo
progresso
verso
la
fratellanza
universale
vuol
essere
accennato
come
una
terribile
minaccia
alla
diplomazia
incongruente
ed
egoista
.
I
popoli
latini
erano
prossimi
a
fondersi
.
Convenuti
i
patti
,
accettati
in
massima
dalle
singole
parti
.
L
'
iniziativa
latina
doveva
necessariamente
seguirsi
dai
tedeschi
e
dagli
slavi
,
informati
al
nuovo
principio
.
Che
si
tarda
?
...
Come
si
spiega
questa
lunga
esitazione
?
Dal
1888
al
1890
,
pel
corso
di
due
anni
,
eterni
,
fastidiosi
,
rovinosi
,
le
tre
razze
si
guardano
,
diffidenti
e
non
osano
fare
il
passo
decisivo
.
Che
farà
l
'
Inghilterra
?
-
ecco
la
domanda
che
tutti
si
ripetono
.
Da
qual
parte
vorrà
mettersi
l
'
Inghilterra
?
-
Rimanere
neutrale
?
...
isolarsi
?
-
non
è
possibile
-
Unirsi
ai
latini
?
-
Gli
antichi
pregiudizii
vi
si
oppongono
.
-
Mettersi
cogli
slavi
?
-
C
'
è
troppa
ruggine
colla
Russia
.
-
Farsi
tedesca
?
-
Non
c
'
è
il
suo
tornaconto
.
L
'
Inghilterra
diplomatizza
....
.
minaccia
interventi
...
piega
a
destra
...
piega
a
sinistra
...
giuoca
di
ministeri
e
di
note
contraddittorie
...
oggi
parla
latino
...
domani
sbuffa
degli
off
tanto
lunghi
o
si
prova
a
belare
degli
oschi
...
!
A
forza
di
svolgere
,
di
invertire
,
di
avviluppare
la
questione
,
l
'
Inghilterra
perde
la
bussola
...
non
riconosce
più
la
propria
razza
...
minaccia
di
dichiararsi
calmucca
...
Tutta
Europa
rimane
per
due
anni
sospesa
,
aggirata
dal
vecchio
manubrio
di
lord
Palmerston
...
Finalmente
...
la
mattina
del
20
agosto
1890
...
un
dispaccio
dell
'
Agenzia
Stefani
leva
i
popoli
dall
'
ansietà
,
l
'
Europa
dall
'
immenso
fastidio
...
Il
dispaccio
annunzia
un
terribile
cataclisma
già
preveduto
fino
dal
secolo
precedente
...
La
grande
isola
Britannica
,
a
forza
di
proteggere
e
di
mantenere
l
'
equilibrio
di
Europa
,
ha
finito
col
perdere
ella
stessa
il
proprio
equilibrio
,
e
si
è
capovolta
...
,
sommersa
nell
'
Oceano
!
I
bastimenti
a
vapore
partiti
quella
mattina
dall
'
Havre
per
approdare
alle
foci
del
Tamigi
,
dopo
breve
tratto
di
mare
,
furono
attratti
da
un
flusso
irresistibile
e
condotti
a
naufragare
sovra
un
informe
ammasso
di
carbon
fossile
e
di
balle
di
cotone
,
che
il
giorno
innanzi
si
chiamava
Inghilterra
.
Questo
avvenimento
storico
era
troppo
grave
perchè
io
potessi
pretermetterlo
.
E
debbo
aggiungere
-
a
vergogna
dell
'
umanità
-
che
il
raccapriccio
dell
'
orribile
cataclisma
non
fu
espresso
dall
'
Europa
colla
desiderabile
ipocrisia
.
A
Parigi
e
a
Pietroburgo
si
fecero
luminarie
e
fuochi
di
artifizio
.
La
questione
di
razza
era
sciolta
,
e
nel
novembre
1890
divenne
un
fatto
compiuto
.
Che
manca
ora
all
'
unificazione
completa
di
Europa
?
-
Un
breve
passo
dell
'
idea
.
Cessate
di
chiamarvi
latini
,
tedeschi
e
slavi
!
-
non
siete
tutti
Europei
?
Perchè
fantasticare
una
differenza
di
origine
?
Una
è
la
terra
che
vi
ha
generati
;
identici
i
costumi
,
pari
la
civiltà
.
Per
una
vicenda
di
tristissimi
secoli
,
invasori
ed
invasi
,
persecutori
e
perseguitati
,
rimescolati
da
cupidigie
prepotenti
,
da
odii
ed
amori
nefasti
,
qual
'
è
di
voi
che
porti
nel
volto
e
nello
spirito
i
caratteri
originali
della
propria
razza
?
La
Provvidenza
vi
ha
resi
bastardi
perchè
un
giorno
abbiate
ad
abbracciarvi
e
chiamarvi
fratelli
.
Qual
marchio
vi
distingue
gli
uni
dagli
altri
?
...
Come
potete
riconoscervi
?
-
Al
diverso
linguaggio
?
-
Ebbene
:
perchè
mai
questo
epilogo
di
razze
non
potrà
parlare
la
medesima
lingua
?
...
Si
stabilisca
una
lingua
per
tutti
-
la
lingua
universale
,
la
lingua
cosmica
!
-
e
tutte
le
differenze
spariranno
.
Credereste
?
-
l
'
idea
della
unificazione
di
Europa
fu
appena
enunziata
dai
pensatori
,
che
subito
venne
sancita
dall
'
universale
consenso
.
Parimenti
ben
accetto
fu
il
pensiero
di
creare
una
lingua
cosmica
;
ma
la
scelta
di
questa
lingua
diede
origine
a
fatali
dissensioni
.
I
vecchi
pregiudizii
tornarono
a
galla
-
i
puntigli
si
inviperirono
-
la
lotta
fu
lunga
e
piena
di
fastidi
.
-
Inventeremo
una
nuova
lingua
?
-
A
che
pro
,
mentre
tante
ne
abbiamo
?
Perchè
incomodare
tutto
il
mondo
allo
studio
di
un
nuovo
dizionario
?
Non
è
meglio
servirci
di
una
lingua
già
usata
...
,
della
francese
,
per
esempio
,
nota
alla
maggioranza
degli
Europei
?
La
questione
fu
deferita
ad
un
congresso
di
filologi
,
i
quali
si
adunarono
a
Berlino
,
e
dopo
tre
anni
di
discussione
,
convennero
nel
proposito
di
creare
la
nuova
lingua
incominciando
dal
riformare
l
'
alfabeto
.
Quella
decisione
fu
accolta
in
Europa
con
poco
favore
.
Ma
l
'
assemblea
dei
filologi
stette
dura
!
Erano
molti
,
circa
duemila
,
e
caparbii
.
Si
accinsero
in
buona
fede
all
'
arduo
lavoro
.
Si
accapigliarono
per
ben
cinque
anni
prima
di
decidere
se
il
nuovo
alfabeto
avesse
a
cominciare
coll
'
o
piuttosto
che
coll
'
a
.
Millenovecentonovantanove
oratori
avevano
parlato
pro
e
contro
.
Quando
l
'
ultimo
inscritto
si
alzò
per
parlare
in
merito
,
una
grossa
bomba
venne
a
cadere
sul
tavolo
del
presidente
,
e
scoppiò
con
orribile
fracasso
.
Fuggirono
tutti
.
Que
'
buoni
filologi
,
nel
calore
della
polemica
,
non
si
erano
accorti
che
la
razza
latina
e
la
razza
tedesca
trattavamo
da
due
anni
la
medesima
questione
cogli
argomenti
delle
bombe
e
delle
cannonate
.
I
latini
entrarono
in
Berlino
la
mattina
del
10
gennaio
1925
,
e
occuparono
la
città
malgrado
le
proteste
e
le
minacce
di
tutta
la
Confederazione
germanica
.
Era
fissato
che
quella
occupazione
militare
affrettasse
l
'
effettuazione
delle
nuove
idee
.
I
preliminari
della
unione
federativa
delle
tre
razze
furono
stesi
a
Berlino
.
Quei
preliminari
,
due
anni
dopo
,
nel
1930
,
ebbero
conferma
di
un
trattato
definitivo
,
che
fu
steso
a
Parigi
e
firmato
da
duemila
rappresentanti
del
popolo
europeo
eletti
per
suffragio
universale
.
I
latini
,
preponderanti
di
autorità
per
le
recenti
vittorie
delle
armi
,
ottennero
di
far
accettare
la
francese
come
lingua
cosmica
.
Singolare
è
l
'
articolo
che
si
riferisce
a
questa
legge
.
La
lingua
francese
viene
accettata
a
condizione
che
,
per
l
'
uso
universale
,
essa
venga
traslocata
dal
naso
alla
bocca
,
e
purgata
dalla
blague
.
La
grande
Unione
non
poteva
costituirsi
che
sopra
un
sistema
di
discentramento
amministrativo
molto
frazionato
e
molto
libero
.
L
'
Europa
si
divise
in
ventiquattro
dipartimenti
.
L
'
Italia
,
suddivisa
in
quindici
comuni
di
primo
ordine
o
centrali
,
e
centoventidue
di
secondo
ordine
,
nel
1957
era
considerata
il
più
popoloso
e
il
più
civile
dipartimento
della
Unione
.
Chi
mai
avrebbe
immaginato
che
un
sì
rapido
sviluppo
di
intelligenza
e
di
moralità
,
dovesse
emergere
da
un
impeto
di
collera
popolare
,
da
un
avvenimento
barbaro
in
apparenza
,
e
con
tal
titolo
riprovato
dagli
storici
contemporanei
?
Questo
avvenimento
-
poichè
ci
accadde
accennarlo
-
fu
l
'
incendio
e
la
distruzione
di
Roma
,
decretata
da
quel
popolo
stesso
che
pochi
anni
prima
aveva
eletta
la
città
dei
Cesari
e
dei
papi
a
capitale
del
nuovo
regno
italiano
.
Istallarsi
in
Roma
,
consenziente
la
Curia
,
benevolo
il
papa
,
voleva
dire
per
il
governo
italiano
abdicazione
di
ogni
idea
liberale
,
di
ogni
principio
di
moralità
.
Tardi
ma
in
tempo
lo
compresero
gli
italiani
.
Quando
ai
banali
entusiasmi
della
piazza
,
alimentati
dal
baiocco
papalino
;
quando
al
sacrilego
connubio
delle
mascherate
e
delle
processioni
,
delle
riviste
e
dei
tridui
,
sottentrò
la
calma
normale
di
una
nazione
che
grande
si
crede
,
allora
i
disinganni
cominciarono
,
il
pericolo
si
annunziò
minaccioso
,
il
tradimento
della
Curia
esalò
putrido
e
nero
dalle
sentine
cardinalizie
.
Il
Parlamento
invaso
da
canonici
-
il
Senato
una
congrega
di
cardinali
e
di
cappuccini
corpulenti
-
le
riforme
del
Codice
affidate
ad
una
Commissione
di
Domenicani
!
L
'
Italia
,
più
che
mai
aggravata
dalla
cappa
di
piombo
simboleggiata
;
dall
'
Alighieri
,
dopo
tanti
fastidi
e
tante
guerre
per
la
conquista
della
capitale
,
ricominciò
a
cospirare
per
disfarsene
.
La
nuova
cospirazione
affrontò
senza
esitanza
e
senza
scrupoli
il
dogma
religioso
.
Rénan
preso
il
posto
di
Mazzini
.
La
Vita
di
Gesù
Cristo
divenne
la
Giovine
Italia
dell
'
epoca
nuova
.
Pio
X
vide
gonfiarsi
la
marea
della
rivoluzione
anticattolica
,
e
tremò
di
esser
l
'
ultimo
dei
papi
.
Assediato
dalle
riforme
fin
dentro
le
mura
del
Vaticano
,
mal
trincerato
negli
antichi
sofismi
e
inesorabilmente
aggredito
dalla
logica
universale
,
stolidamente
pertinace
,
pertinacemente
crudele
,
si
avvisò
di
sommergere
la
idea
in
un
oceano
di
sangue
umano
.
E
il
Nerone
dei
papi
non
ebbe
raccapriccio
a
pensare
che
,
per
riuscire
nel
suo
immane
proposito
,
l
'
eccidio
di
tutti
gli
italiani
,
di
trentadue
milioni
di
italiani
,
non
avrebbe
rappresentato
che
un
impercettibile
episodio
dell
'
universale
macello
.
Ad
esempio
di
un
suo
predecessore
,
del
pari
insensato
ma
meno
cannibale
,
Pio
X
fuggì
da
Roma
con
poco
seguito
,
lasciando
dietro
i
suoi
passi
benedizioni
e
scomuniche
derise
.
Ma
fuori
dell
'
Italia
,
segnatamente
in
Francia
e
nel
Belgio
,
il
gonzume
cattolico
prestò
al
pontefice
un
contingente
di
armati
abbastanza
numeroso
.
Tutto
il
pantano
,
tutta
la
feccia
del
sanfedismo
fermentò
per
la
nuova
crociata
.
Ricondurre
il
papa
a
Roma
fu
l
'
ultimo
grido
della
setta
impotente
.
Questo
supremo
attentato
dei
papi
contro
il
progresso
,
quest
'
ultimo
sforzo
per
estinguere
nella
umanità
la
ragione
,
il
soffio
di
Dio
,
allarmò
gli
Italiani
,
e
convertì
la
pazienza
di
lunghi
secoli
in
furore
disperato
.
Si
distrugga
Roma
!
-
fu
il
grido
di
tutta
Italia
.
-
E
l
'
Italia
,
stanca
di
preti
e
di
atroci
pregiudizii
,
era
pronta
ad
incenerire
le
sue
cento
città
,
a
suicidarsi
in
un
ammasso
di
ceneri
.
La
città
dei
Cesari
,
la
sentina
dei
preti
,
la
capitale
di
un
nuovissimo
regno
,
il
giorno
24
settembre
1888
,
non
era
più
che
un
mucchio
di
macerie
e
di
carboni
.
Due
idolatrie
,
la
pagana
e
la
cattolica
,
furono
sepolte
in
quell
'
incendio
per
non
lasciare
alcuna
traccia
della
loro
esistenza
.
Gli
ultimi
torsi
di
Apollo
e
di
Vesta
si
rovesciarono
nell
'
amplesso
degli
scheletri
santificati
,
delle
carogne
adorate
.
Le
due
superstizioni
sprofondarono
nell
'
immenso
rogo
,
irridendosi
,
imprecandosi
.
Da
quell
'
incendio
una
gran
luce
si
diffuse
per
tutta
la
Italia
,
la
luce
della
riforma
.
Al
vangelo
dei
papi
sottentrò
il
vangelo
che
grida
all
'
umanità
:
siate
fratelli
!
Che
poteva
la
reazione
dopo
una
protesta
sì
imponente
?
-
I
crociati
si
perdettero
d
'
animo
.
Pio
X
,
vedendo
la
sua
causa
disperata
,
domandò
asilo
alla
Francia
.
Voleva
morire
nel
castello
di
Avignone
.
Ma
la
città
che
altre
volte
aveva
assaggiato
la
mala
gramigna
,
non
volle
saperne
di
calze
rosse
nè
di
chieriche
.
E
certo
avrebbe
accolto
a
sassate
il
venerando
corteo
,
se
il
papa
ed
i
suoi
,
con
opportuno
consiglio
,
non
si
fossero
arrestati
in
una
città
meno
guasta
.
L
'
ultimo
papa
finì
i
suoi
giorni
a
Carpentras
,
come
un
vecchio
mobile
obliato
nel
solaio
.
Nell
'
anno
1890
il
governo
italiano
trasferì
la
sua
sede
a
Napoli
,
che
ebbe
titolo
di
capitale
del
Regno
.
Ciò
avvenne
con
grande
soddisfazione
di
tutti
.
Un
conte
Ricciardi
,
che
dietro
un
tal
esito
avrebbe
consentito
ad
accettare
il
portafogli
degli
interni
,
morì
per
esuberanza
di
gioia
.
Questa
digressione
sulle
cose
di
Roma
mi
ha
preso
il
tempo
che
io
intendeva
consacrare
ad
un
quadro
statistico
di
tutti
i
dipartimenti
e
dei
principali
Comuni
della
Unione
Europea
,
nell
'
anno
1977
.
Io
vi
prego
dispensarmi
da
tale
fatica
.
A
chiarire
gli
avvenimenti
che
sto
per
narrare
sarà
più
opportuno
un
rapido
cenno
delle
leggi
che
formano
la
base
della
nuova
Costituzione
,
delle
istituzioni
,
delle
opinioni
politiche
e
religiose
dell
'
epoca
,
degli
usi
introdotti
nella
vita
pubblica
e
privata
,
delle
condizioni
morali
e
fisiche
della
nuova
società
,
considerata
nell
'
individuo
e
nelle
masse
.
Tutto
ciò
occuperà
lo
spazio
di
un
breve
capitolo
.
CAPITOLO
VIII
.
L
'
avvenire
comincia
a
beffarsi
del
presente
.
Conciliare
la
più
ampia
libertà
individuale
colle
maggiori
guarentigie
di
sicurezza
e
di
ordine
pubblico
,
ecco
il
principio
a
cui
si
informano
tutte
le
istituzioni
politiche
e
sociali
dell
'
Unione
Europea
.
Il
secolo
precedente
disputava
di
forme
.
Monarchia
costituzionale
o
Repubblica
,
tale
il
dilemma
rappresentato
da
due
frazioni
ugualmente
ispirate
da
liberalismo
.
Le
moltitudini
si
lasciavano
imporre
dalla
parola
senza
badare
all
'
essenza
.
Ignare
di
storia
o
dimentiche
,
non
comprendevano
che
la
tirannia
può
prendere
tutti
i
nomi
e
inalberare
tutte
le
bandiere
.
Si
discuteva
,
si
pugnava
per
le
apparenze
,
per
le
etichette
,
per
il
timbro
delle
carte
pubbliche
.
L
'
Unione
Europea
riflette
quegli
antichi
assurdi
nei
mirabili
risultati
della
sua
tolleranza
.
I
capi
dei
dipartimenti
,
e
perfino
i
capi
dei
comuni
si
chiamano
capricciosamente
Gran
Proposti
,
Sindaci
,
Presidi
,
Re
,
Imperatori
,
Capo
-
famiglie
,
Padri
,
Czarri
,
Sultani
,
Borgomastri
,
Consoli
,
Dogi
,
Centurioni
,
Pretori
,
Custodi
,
Moderatori
,
Gonfalonieri
,
Istromenti
,
Bani
,
Governatori
,
Commissarii
,
ecc
.
,
ecc
.
Tanto
è
vero
che
la
nuova
civiltà
non
fa
caso
dei
nomi
.
Le
attribuzioni
di
questi
Capi
,
comunque
si
chiamino
,
sono
perfettamente
identiche
.
Vittorio
Emanuele
III
re
del
comune
Dora
,
Berretta
III
gran
proposto
dell
'
Olona
,
Manin
Il
doge
di
Venezia
,
Libeny
Il
governatore
di
Vienna
,
Camillo
Ugo
presidente
di
Parigi
,
Carlo
Bixio
borgomastro
di
Genova
,
non
sono
che
mandatarii
del
popolo
,
eletti
per
voto
universale
,
incaricati
di
presiedere
il
Consesso
degli
Anziani
o
Padri
di
famiglia
nelle
adunanze
Comunali
.
Vittorio
Emanuele
III
,
con
titolo
di
Re
,
rappresenta
il
capo
del
dipartimento
Italia
,
sebbene
i
proposti
dei
singoli
comuni
sieno
affatto
indipendenti
da
lui
.
Tutti
i
proposti
(
usiamo
questo
titolo
per
intenderci
)
sono
anche
rappresentanti
del
comune
nelle
assemblee
del
dipartimento
e
nei
congressi
generali
della
Unione
.
Le
assemblee
parziali
del
dipartimento
,
per
l
'
Italia
,
si
tengono
a
Napoli
nell
'
ultimo
giorno
di
ciascun
mese
.
I
congressi
generali
si
adunano
a
Berlino
due
volte
all
'
anno
,
alla
fine
di
ciascun
semestre
.
I
rappresentanti
del
popolo
Europeo
sommavano
,
nel
1976
,
a
duemilasettecento
quattordici
.
Lo
statuto
della
Unione
ha
per
base
la
santificazione
di
un
diritto
naturale
che
l
'
umanità
per
lunghi
secoli
disconobbe
;
il
diritto
di
esistenza
.
Ciascun
cittadino
di
Europa
,
dal
giorno
della
nascita
fino
al
giorno
dell
'
estinzione
,
è
alloggiato
,
vestito
,
nutrito
a
spese
del
comune
.
Questo
comune
,
che
noi
chiameremo
Famiglia
per
conformarci
al
linguaggio
dei
tempi
,
diviene
necessariamente
l
'
esclusivo
proprietario
delle
terre
,
l
'
amministratore
della
sostanza
pubblica
.
Tutti
i
cittadini
della
Unione
sono
guarentiti
dalla
miseria
,
e
l
'
educazione
si
estende
a
tutte
le
classi
del
popolo
.
-
Ed
ora
,
chi
vorrà
consacrarsi
alle
manuali
fatiche
?
Chi
vorrà
sottomettersi
ai
disagi
,
alla
servitù
dei
lavori
agricoli
?
I
canapi
e
le
officine
rimarranno
deserte
...
I
terrori
del
nostro
parroco
reverendissimo
si
sono
realizzati
da
oltre
venti
anni
.
La
rivoluzione
del
1935
ha
tolto
di
mezzo
le
ultime
tirannie
sociali
.
Il
mondo
ha
dovuto
convincersi
che
disuguaglianza
di
condizioni
non
può
esistere
dove
tutti
abbiano
raggiunto
l
'
uguale
sviluppo
di
civiltà
.
L
'
uomo
che
pensa
non
può
essere
il
volontario
dell
'
aratro
.
La
scienza
conquistava
gli
intelletti
,
le
braccia
disertavano
dal
campo
.
La
reazione
del
1835
si
provò
di
respingere
alla
gleba
gli
spiriti
ribelli
,
ma
si
riconobbe
impotente
.
I
paria
si
emanciparono
.
L
'
Europa
tremò
del
futuro
-
l
'
umanità
tutta
intera
ebbe
a
dubitare
della
propria
conservazione
.
L
'
agricoltura
è
una
necessità
della
esistenza
umana
-
l
'
agricoltura
è
dunque
un
dovere
di
ciascun
uomo
.
Questo
assioma
sociale
arresterà
il
disastro
minacciato
.
La
coscrizione
agraria
prenderà
il
posto
della
coscrizione
militare
.
Dai
venti
ai
venticinque
anni
,
per
legge
del
nuovo
Statuto
,
ciascun
individuo
della
Unione
sarà
coltivatore
.
Vanno
esenti
dalla
coscrizione
gli
impotenti
ai
lavori
manuali
,
e
gli
Eletti
dell
'
intelligenza
.
A
questi
ultimi
,
di
numero
assai
limitato
,
lo
Statuto
accorda
l
'
esenzione
per
rispetto
ai
privilegi
del
genio
.
Godremo
più
tardi
l
'
imponente
e
giocondo
spettacolo
di
un
campo
di
coscritti
.
Vedremo
come
la
vegetazione
si
avvantaggi
da
questa
nuova
coltura
operata
da
braccia
vigorose
e
intelligenti
.
I
cinque
anni
di
agraria
sono
pei
contadini
dell
'
Unione
,
i
più
felici
,
i
più
caramente
ricordati
nella
vita
.
Qual
differenza
fra
l
'
antica
e
la
nuova
circoscrizione
!
Questa
destinata
a
fecondare
la
terra
,
a
portarvi
la
salute
e
il
ben
'
essere
;
quell
'
altra
condannata
a
distruggersi
distruggendo
,
al
soldo
di
una
idea
non
compresa
o
ripugnante
!
I
lavori
campestri
sono
un
esercizio
riparatore
pel
giovane
estenuato
dalle
lunghe
fatiche
della
mente
.
Lo
Statuto
dell
'
Unione
,
accordando
a
tutti
i
cittadini
i
mezzi
di
esistenza
a
patto
che
lavorino
,
pretende
altresì
che
tutti
sappiano
.
Ma
il
sapere
non
è
facile
conquista
-
non
lo
fu
mai
-
oggi
meno
che
mai
.
Eccovi
,
brevemente
tracciato
,
il
programma
degli
studi
obbligatorii
a
ciascun
individuo
dell
'
Unione
.
La
lingua
cosmica
è
la
sola
adottata
nel
pubblico
insegnamento
.
Fra
pochi
anni
lo
studio
di
questa
lingua
sarà
molto
semplificato
.
Purchè
i
padri
e
le
madri
si
facciano
scrupolo
di
parlarla
in
famiglia
a
tutto
rigore
di
grammatica
e
di
stile
,
i
figliuoli
la
apprenderanno
naturalmente
,
si
risparmierà
il
tempo
e
la
noia
degli
esercizii
scolastici
.
Ma
i
padri
e
le
madri
,
nel
1977
,
risentono
un
poco
dell
'
antica
barbarie
.
La
lingua
cosmica
non
ha
peranco
distrutti
gli
antichi
dialetti
,
e
a
Milano
si
odono
ancora
dei
vecchi
sessagenarii
ricambiarsi
il
loro
meneghino
con
qualche
pretesa
di
municipalismo
.
Lo
studio
della
lingua
cosmica
fa
dunque
parte
del
programma
scolastico
.
Il
fanciullo
l
'
apprende
dai
cinque
ai
sette
anni
.
A
otto
anni
egli
ne
sa
quanto
basta
per
comporre
i
suoi
temi
in
prosa
ed
in
versi
,
e
sostenere
un
dibattimento
improvvisato
dalla
cattedra
di
eloquenza
.
Poichè
tutta
Europa
parla
in
lingua
cosmica
,
ne
viene
di
conseguenza
che
lo
studio
d
'
altre
lingue
si
rende
superfluo
.
Se
l
'
Asia
o
l
'
America
vorranno
intendersela
coll
'
Unione
converrà
bene
che
apprendano
a
parlare
come
noi
.
Questa
massima
vanitosamente
praticata
dai
francesi
in
epoca
più
remota
,
oggi
è
all
'
ordine
del
giorno
in
Europa
.
Ciò
fa
sperare
che
fra
un
altro
mezzo
secolo
la
lingua
cosmica
diverrà
praticamente
la
lingua
di
tutti
.
Dagli
otto
ai
quindici
anni
-
il
tempo
che
i
barbari
del
secolo
precedente
sprecavano
nel
latino
e
nel
greco
-
oggi
viene
impiegato
negli
studi
matematici
e
filosofici
,
nella
storia
,
nella
fisica
,
nella
astronomia
,
nella
geologia
,
e
nella
spiritodossia
,
di
cui
fa
parte
il
magnetismo
,
il
galvanismo
animale
,
e
l
'
ipoteticonia
.
Grulli
,
grullissimi
i
nostri
nonni
,
che
si
ebetizzavano
dieci
anni
a
imparare
una
lingua
morta
,
per
non
averne
più
traccia
cinque
anni
dopo
!
Ma
venti
volte
più
grulli
,
e
pazzamente
spietati
,
quando
alla
povera
vittima
del
Ginnasio
e
del
Liceo
,
inesperta
dei
propri
talenti
,
della
propria
individualità
,
imponevano
la
scelta
indeclinabile
delle
quattro
professioni
universitarie
-
la
medicina
,
la
farmacia
,
le
matematiche
,
o
il
diritto
!
Forse
che
ciascun
uomo
non
è
tenuto
a
conoscere
le
leggi
del
proprio
paese
,
i
diritti
e
gli
obblighi
che
gli
insegnino
a
governarsi
,
a
tutelare
i
propri
interessi
?
E
la
scienza
della
economia
animale
,
dell
'
organismo
umano
,
non
è
forse
un
bisogno
di
tutti
?
Come
può
l
'
uomo
provvedere
alla
propria
conservazione
,
alla
igiene
propria
,
esercitare
la
beneficenza
e
l
'
amore
verso
i
congiunti
e
le
persone
più
care
,
quando
non
sia
in
grado
di
applicare
opportunamente
i
pochi
trovati
dell
'
arte
farmaceutica
?
...
E
la
matematica
?
Potete
voi
reggervi
sulla
persona
,
camminare
,
muovere
un
passo
-
che
dico
?
-
affidarvi
ad
un
consiglio
della
ragione
,
se
questa
scienza
non
vi
presti
il
suo
appoggio
e
la
sua
logica
?
Or
bene
:
dopo
un
corso
regolare
nella
Università
della
Unione
,
all
'
età
di
venti
anni
,
ciascun
cittadino
è
giurisperito
,
medico
,
farmacista
,
ingegnere
,
architetto
e
magnetizzatore
.
Vale
a
dire
:
egli
conosce
delle
singole
scienze
quanto
può
occorrergli
per
l
'
uso
proprio
e
pel
servigio
altrui
.
Le
Università
della
Unione
vi
danno
l
'
uomo
completo
,
l
'
uomo
che
basta
a
sè
stesso
,
che
a
tutti
può
giovare
.
Nel
secolo
gaglioffo
del
latino
e
del
greco
,
chi
avesse
osato
proporre
un
tale
programma
di
studii
universitarii
si
sarebbe
buscato
dell
'
utopista
,
del
matto
!
Eppure
,
a
quei
tempi
,
uno
studente
,
purchè
si
ricordasse
di
sfogliare
il
suo
testo
una
settimana
innanzi
all
'
esame
,
apprendeva
in
poche
ore
tutta
la
scienza
medica
o
legale
di
un
intero
anno
scolastico
.
Che
vuol
dir
ciò
?
Vuol
dire
che
i
professori
di
quell
'
epoca
diluivano
in
otto
mesi
di
insegnamento
la
scienza
aquisibile
in
poche
ore
.
Vi
pare
inverosimile
che
,
dopo
cinque
mesi
di
studi
patologici
e
chimici
e
dopo
altrettanti
mesi
di
clinica
pratica
,
un
giovane
di
buona
volontà
sappia
conoscere
le
febbri
al
moto
del
polso
,
e
sia
in
grado
di
comporre
una
purga
,
di
forare
la
vena
per
un
salasso
,
di
strappare
un
molare
o
una
mascella
?
Eppure
,
i
grandi
dottori
del
secolo
precedente
non
erano
più
illuminati
nè
più
pratici
.
Ma
il
massimo
torto
dei
metodi
antichi
era
di
insegnare
le
scienze
ab
origine
,
discutendo
i
vari
sistemi
,
raffrontando
,
eliminando
,
riproducendo
tutte
le
ipotesi
e
tutti
gli
assurdi
,
pel
gusto
di
confutarli
e
di
agglomerare
nei
cervelli
una
erudizione
,
al
meno
danno
,
superflua
.
Che
m
'
importa
di
Giustiziano
e
delle
Pandette
?
-
fatemi
conoscere
il
mio
codice
,
i
miei
doveri
e
i
miei
diritti
!
ne
saprò
abbastanza
per
l
'
uso
mio
,
ed
anche
un
poco
per
l
'
uso
degli
altri
.
-
In
medicina
,
riepilogate
il
buono
degli
antichi
,
e
i
risultati
positivi
delle
esperienze
più
recenti
.
In
una
parola
:
dateci
la
scienza
dei
tempi
nostri
,
la
sua
ultima
parola
.
Più
tardi
,
per
lusso
,
per
capriccio
di
erudizione
,
consulterò
le
Pandette
,
o
leggerò
il
vecchio
Ippocrate
.
Così
ragiona
il
secolo
nuovo
-
su
questa
logica
si
basa
il
nuovo
programma
degli
studi
universitari
.
I
giovani
,
che
in
un
ramo
speciale
della
quadrupla
scienza
,
dimostreranno
una
attitudine
fuori
della
comune
;
gli
Eletti
della
Intelligenza
godranno
la
esenzione
dalla
legge
agraria
,
e
a
spese
della
Famiglia
verranno
mantenuti
per
altri
cinque
anni
in
qualche
Ateneo
di
perfezionamento
.
Ivi
,
sotto
la
scorta
dei
più
illustri
Primati
si
applicheranno
al
più
ampio
svolgimento
della
scienza
preferita
,
per
divenire
più
tardi
Medici
consulenti
,
Legali
di
ricorso
,
o
Ingegneri
di
miracolo
.
Meno
questi
pochi
eletti
,
tutti
gli
altri
escono
dalla
Università
per
divenire
coscritti
dell
'
agro
.
Ivi
si
completano
con
esercizii
corporali
molto
favorevoli
alla
salute
ed
alla
vigoria
.
Mi
sono
un
po
'
dilungato
sul
metodo
di
educazione
,
perchè
da
quello
vi
sarà
facile
argomentare
il
grado
di
civiltà
generale
.
Come
vedete
,
i
carichi
della
Famiglia
sono
gravi
e
dispendiosi
,
ma
i
proventi
,
le
rendite
sono
enormi
.
Oltre
ai
prodotti
naturali
delle
terre
,
che
esclusivamente
le
appartengono
,
la
Famiglia
percepisce
le
imposte
sul
lusso
,
le
multe
criminali
,
e
gli
accidenti
ereditarii
.
Le
multe
criminali
costituiscono
per
la
famiglia
una
sorgente
di
reddito
importantissimo
.
Desse
furono
sostituite
,
nel
nuovo
codice
,
alla
pena
di
reclusione
.
Una
volta
abolita
la
pena
di
morte
,
dietro
il
principio
che
l
'
uomo
non
ha
diritto
per
qualsivoglia
ragione
di
togliere
la
vita
al
proprio
simile
;
come
potreste
mantenere
l
'
inumana
condanna
della
carcerazione
,
per
cui
il
cittadino
è
privato
della
libertà
,
diritto
sacro
del
pari
e
forse
più
inviolabile
del
diritto
di
esistenza
?
Alla
morte
civile
,
supremo
castigo
dei
grandi
delinquenti
,
nel
Codice
di
redenzione
si
coordinano
gradatamente
le
multe
criminali
.
Per
comprendere
queste
multe
è
mestieri
ricorrere
alle
leggi
che
provvedono
al
diritto
di
esistenza
.
Ciascun
cittadino
della
Unione
,
nato
da
legale
matrimonio
,
viene
,
dal
giorno
di
sua
nascita
,
iscritto
nel
libro
di
famiglia
,
e
da
questa
iscrizione
ha
principio
l
'
assegno
di
vita
.
I
genitori
,
o
chi
per
essi
,
ritirano
l
'
assegno
fino
a
quando
il
fanciullo
abbia
toccato
l
'
età
gestiente
,
vale
a
dire
ch
'
egli
sia
in
grado
di
governarsi
.
Raggiunta
questa
età
-
dodici
anni
-
l
'
adulto
percepisce
direttamente
il
proprio
assegno
.
La
Famiglia
gli
fornisce
l
'
alloggio
,
il
mantenimento
,
l
'
uniforme
,
e
una
somma
di
cento
lussi
(
franchi
)
all
'
anno
,
fino
al
compimento
del
corso
universitario
.
La
posta
lettere
,
le
strade
ferrate
,
i
vapori
di
mare
,
tutti
i
mezzi
di
trasporto
sono
gratuiti
,
ad
eccezione
dei
palloni
aereostatici
,
delle
navi
sottomarine
,
e
delle
locomotive
a
ribalzo
.
Il
popolo
ha
libero
accesso
in
tutti
i
teatri
di
prosa
,
direttamente
amministrati
e
sorvegliati
dal
Consiglio
di
Famiglia
.
Sospendete
questi
provvedimenti
,
queste
agevolezze
,
questi
comodi
,
questi
piaceri
al
cittadino
che
ha
mancato
a
'
suoi
doveri
verso
la
società
-
ecco
un
eccellente
codice
di
punizione
!
Cento
lussi
!
...
Ah
!
voi
non
potete
apprezzare
il
valore
di
cento
lussi
per
un
nullatenente
,
per
un
povero
diavolo
che
non
abbia
risorse
fuori
della
piccola
pensione
che
gli
viene
pagata
dalla
famiglia
!
Figuratevi
la
disperazione
di
un
borsaiuolo
,
quando
,
alla
scadenza
del
suo
premio
,
udrà
la
voce
del
pubblico
tesoriere
gridargli
alla
coscienza
:
-
il
tribunale
ha
posto
il
veto
su
'
tuoi
cento
lussi
per
il
battizza
che
hai
fatto
sparire
,
per
la
catena
che
ti
sei
appropriato
!
Procedete
dai
minori
ai
maggiori
delitti
,
applicate
le
pene
in
proporzione
.
Sospendete
il
premio
de
'
cento
lussi
,
vietate
l
'
ingresso
ai
teatri
,
negate
il
trasporto
sulle
ferrovie
,
su
tutti
i
veicoli
della
Unione
,
diminuite
l
'
assegno
necessario
,
salite
di
grado
in
grado
alla
più
terribile
delle
punizioni
,
alla
morte
civile
.
Voi
avrete
una
idea
generica
,
ma
precisa
del
nuovo
codice
criminale
.
Però
anche
in
queste
leggi
tanto
provvide
e
benefiche
,
apparisce
,
a
chi
ben
le
consideri
,
lo
stigmate
inevitabile
della
umana
imperfezione
.
Perchè
esclusi
dal
benefizio
di
esistenza
i
nati
da
unione
illegittima
?
Forse
hanno
colpa
i
miserelli
della
loro
origine
meno
legale
?
Non
hanno
diritto
alla
vita
?
I
dottori
dell
'
epoca
vi
rispondono
:
-
la
eccezione
si
è
fatta
per
ristabilire
e
generalizzare
il
matrimonio
,
orribilmente
screditato
nel
secolo
precedente
.
Sotto
questo
aspetto
,
è
mestieri
confessarlo
,
legge
più
efficace
non
potevasi
ideare
.
E
perchè
l
'
uniforme
obbligatoria
agli
adulti
che
percepiscono
l
'
assegno
di
famiglia
?
-
Una
misura
economica
basata
sull
'
orgoglio
umano
.
Non
accordandosi
l
'
assegno
agli
adulti
che
a
patto
di
indossare
la
uniforme
del
nullatenente
,
molti
si
asterranno
per
vergogna
,
e
penseranno
a
guadagnarsi
l
'
esistenza
col
lavoro
.
Ma
i
poveretti
che
moriranno
di
inedia
piuttosto
che
far
mostra
della
loro
miseria
?
E
i
ricchi
sfrontati
che
indosseranno
la
livrea
per
vivere
a
spese
altrui
?
-
Meno
male
che
la
Legge
ereditaria
restringerà
,
fino
a
renderlo
impercettibile
,
il
numero
degli
accumulatori
e
degli
usurai
.
Ma
di
questa
legge
,
e
d
'
altre
importantissime
,
come
di
tutti
i
progressi
giganteschi
delle
scienze
,
delle
arti
e
delle
industrie
,
si
vedranno
manifestamente
gli
effetti
,
quando
al
breve
accenno
delle
istituzioni
seguiranno
le
storie
del
fatto
.
L
'
anno
1977
,
da
cui
appunto
principiano
queste
storie
,
presenterebbe
l
'
apogeo
del
moto
saliente
dell
'
epoca
.
L
'
ordine
pubblico
,
la
pace
,
la
moralità
,
il
sentimento
umanitario
e
religioso
diffuso
in
tutte
le
classi
e
perfettamente
armonizzante
colla
intelligenza
e
col
sapere
,
il
rapido
succedersi
delle
scoperte
,
la
pronta
effettuazione
di
ogni
idea
veramente
utile
,
gli
incredibili
ardimenti
del
genio
,
e
l
'
impotente
cooperazione
di
tutte
le
forze
animate
e
materiali
che
si
associano
per
tradurli
in
fatto
,
ci
obbligherebbero
a
chiamar
questo
il
vero
secolo
d
'
oro
,
l
'
era
preconizzata
della
felicità
universale
,
se
...
Questo
se
è
il
punto
nero
di
tutti
i
tempi
,
di
tutte
le
storie
umane
.
Noi
lo
vedremo
disegnarsi
,
prender
corpo
,
agitarsi
nella
nuova
epoca
,
mischiarsi
a
tutte
le
sue
aspirazioni
,
a
tutte
le
sue
feste
,
a
'
suoi
trionfi
,
per
gridarle
eternamente
:
«
il
secolo
peggiore
e
il
secolo
migliore
per
l
'
umanità
non
esistono
!
»
Ma
prima
che
si
rivelino
i
dolori
latenti
,
illudiamoci
ancora
un
istante
su
questa
superficie
di
bene
.
CAPITOLO
IX
.
Il
prete
e
la
donna
.
Il
secolo
ventesimo
è
eminentemente
spiritualista
.
Un
secolo
di
temperamento
nervoso
,
di
umore
ipocondriaco
-
sentimentale
fino
alla
affettazione
.
Un
secolo
che
abusa
di
fantasia
,
che
stravizza
nello
studio
e
nella
operosità
,
che
si
strugge
dietro
l
'
ideale
di
una
perfezione
impossibile
.
Un
secolo
che
delira
di
ascetismo
e
di
amore
.
Il
prete
e
la
donna
,
come
nel
medio
evo
,
rappresentano
le
figure
predominanti
di
questa
nuova
società
,
che
intenderebbe
sublimarsi
emancipandosi
da
ogni
istinto
materiale
.
Dopo
la
riforma
religiosa
,
che
ebbe
principio
colla
distruzione
di
Roma
,
due
foggie
di
preti
,
il
bianco
ed
il
nero
,
simboleggiarono
distintamente
la
chiesa
novella
e
la
antica
,
le
superstizioni
del
passato
e
la
fede
dell
'
avvenire
.
I
preti
della
chiesa
riformata
vestirono
la
tunica
bianca
come
gli
antichi
leviti
.
I
settarii
del
non
possumus
mantennero
il
loro
abito
nero
,
fatto
più
sudicio
e
più
lugubre
.
Poco
ci
occuperemo
degli
avanzi
sdrusciti
della
Curia
romana
,
sopravvissuti
all
'
ultimo
papa
di
Carpentras
,
all
'
ultimo
Lamoricière
della
Vandea
.
Nell
'
anno
1977
le
statistiche
del
Monde
e
dell
'
Union
si
gloriavano
di
poterne
contare
venticinque
in
tutta
Europa
.
Il
prete
riformato
,
il
prete
bianco
,
era
l
'
incarnazione
più
pura
del
progresso
del
secolo
.
Per
lui
l
'
Europa
si
era
unificata
anche
nel
pensiero
religioso
.
Il
Cristianesimo
contava
sulla
terra
settecento
milioni
di
credenti
.
Un
vangelo
che
si
riassume
nel
sublime
precetto
:
non
fate
agli
altri
ciò
che
non
vorreste
fosse
fatto
a
voi
,
perdonate
,
amate
,
non
poteva
tradursi
nell
'
osservanza
generale
che
in
un
'
epoca
molto
civile
e
illuminata
.
I
secoli
ignoranti
inneggiarono
a
Cristo
senza
comprenderlo
.
La
superstizione
,
l
'
idolatria
,
il
fanatismo
tennero
luogo
del
culto
morale
.
Era
tempo
che
il
cristianesimo
riprendesse
la
sua
alta
missione
libera
e
umanitaria
.
Era
tempo
che
una
convinzione
illuminata
si
sostituisse
al
cieco
entusiasmo
,
per
proclamare
questa
verità
incontestabile
-
che
un
Dio
sapiente
e
benefico
non
potrebbe
dare
alla
umanità
un
codice
più
santo
del
vangelo
.
Il
prete
bianco
divenne
apostolo
,
fratello
,
consolatore
della
umanità
.
I
templi
,
consacrati
esclusivamente
alla
predicazione
ed
alle
assemblee
,
rinunciarono
alle
pompe
idolatre
.
Le
cerimonie
del
culto
si
celebrarono
a
porte
chiuse
.
I
sacri
bronzi
,
annunziando
la
preghiera
del
levita
,
trasmettevano
al
popolo
la
benedizione
,
del
Dio
che
è
dappertutto
.
I
leviti
erano
pochi
,
ma
esemplari
di
moralità
e
di
abnegazione
.
Non
era
ammesso
al
sacerdozio
chi
non
avesse
compiuti
i
trent
'
anni
.
Il
matrimonio
spirituale
era
permesso
ai
leviti
.
Si
associavano
alla
donna
per
avere
in
essa
una
ispiratrice
,
un
'
emula
di
virtù
e
di
sacrifizio
,
per
adoperarla
nelle
missioni
più
dilicate
e
più
ardue
di
carità
e
di
consolazione
.
Ma
voi
non
conoscete
la
donna
dei
nuovi
tempi
!
Voi
non
potete
figurarvi
questo
angelico
tipo
dell
'
Eva
redenta
,
che
tanto
più
si
sublima
quanto
più
i
nostri
padri
la
vollero
degradata
!
La
sorveglianza
tiranna
è
abolita
.
-
E
tu
pure
,
o
vivace
farfalla
dalle
candide
ali
,
esci
dalla
tua
prigionia
secolare
;
percorri
liberamente
il
giardino
del
creato
;
inebbriati
di
luce
e
di
profumi
,
raccogli
il
fiore
che
ti
sorride
,
e
,
santificato
da
'
tuoi
baci
,
chiudilo
nel
tuo
seno
palpitante
!
Povera
fanciulla
!
-
Aspettare
,
desiderare
,
morire
...
!
tale
la
legge
infame
degli
uomini
antichi
,
de
'
tuoi
oppressori
brutali
.
Per
sottrarti
a
quella
legge
,
a
te
non
si
apriva
che
una
via
,
una
via
disperata
,
tremenda
-
gettarti
nell
'
abisso
delle
colpe
,
annegarti
nel
materialismo
e
nell
'
onta
.
Tu
non
potevi
esprimere
al
giovane
amato
le
forti
concitazioni
de
'
tuoi
sensi
.
La
tua
giovinezza
si
consumava
in
disperati
desiderii
.
Venivano
cinque
...
venivano
venti
...
ma
egli
non
veniva
!
...
Che
fare
?
...
Morire
senza
amore
,
o
prostituirti
al
libertinaggio
o
,
peggio
ancora
,
immolarti
in
connubii
legittimi
e
nefandi
.
Oggi
,
colle
tue
note
più
vergini
,
tu
canti
l
'
amore
alla
gran
luce
del
sole
.
Nessuno
ti
terrà
disonorata
!
Le
scienze
e
le
arti
hanno
cessato
di
respingerti
.
Al
contrario
,
esse
ti
invocano
.
Le
infermità
reclamano
la
tua
mano
leggera
ed
amorosa
,
i
tuoi
farmachi
ispirati
.
Il
dolore
domanda
i
tuoi
sorrisi
,
i
tuoi
pianti
.
La
colpa
aspetta
l
'
assoluzione
della
sacerdotessa
immolata
!
Due
vie
ti
schiude
la
bellezza
,
non
avventurose
del
pari
,
ma
ugualmente
onorevoli
e
benefiche
.
-
L
'
uomo
o
l
'
umanità
,
l
'
amore
o
il
sacrifizio
.
Quale
sarà
la
tua
scelta
?
...
A
tale
domanda
io
mi
sento
invadere
da
un
dubbio
affannoso
...
Via
!
rispondiamo
una
volta
a
tutte
queste
ansie
,
a
queste
perplessità
dello
spirito
!
Lo
scenario
è
compiuto
-
le
tinte
locali
son
date
-
la
ribalta
è
abbastanza
illuminata
-
il
coro
ha
recitato
il
suo
prologo
.
È
tempo
che
i
personaggi
principali
si
mettano
in
azione
.
CAPITOLO
X
.
Una
sentenza
di
morte
civile
.
Trasportiamoci
sulla
piazza
della
cattedrale
di
Milano
,
nel
giorno
15
agosto
dell
'
anno
1977
.
Da
soli
tre
mesi
fu
ridotta
a
compimento
la
magnifica
facciata
del
tempio
;
da
soli
tre
mesi
,
nella
vastissima
piazza
,
larga
tre
miglia
quadrate
,
auspice
il
Proposto
Terzo
Berretta
,
la
famiglia
dell
'
Olona
ha
solennizzata
la
Nuova
Pasqua
delle
genti
.
Ed
oggi
il
funebre
squillo
della
campana
di
Giustizia
richiama
i
cittadini
nella
piazza
per
assistere
ad
una
cerimonia
lugubre
,
alla
condanna
di
un
gran
delinquente
,
cui
giusta
il
Codice
di
redenzione
è
riservata
la
pena
della
morte
civile
.
Allo
scoccare
dell
'
ora
sesta
,
una
folla
di
duecentomila
persone
si
estende
dalla
gradinata
del
tempio
fino
alla
estremità
della
contrada
Santo
è
il
Lavoro
,
che
termina
all
'
Arco
della
Pace
.
Non
una
donna
fra
tanta
moltitudine
.
Questa
elettissima
parte
dell
'
umana
famiglia
è
dispensata
dall
'
intervenire
alla
triste
cerimonia
.
-
Nell
'
anno
1977
,
una
donna
che
spontanea
assistesse
a
tale
spettacolo
sarebbe
disonorata
.
La
creatura
nata
per
amare
,
benedire
e
compiangere
,
non
deve
assistere
ai
sacrifizii
inesorabili
della
legge
.
Ma
silenzio
...
!
L
'
ora
giuridica
è
suonata
...
L
'
esecutore
della
legge
ha
tolte
le
cortine
che
coprivano
il
palco
d
'
infamia
elevato
a
poca
distanza
dalla
cattedrale
...
Il
colpevole
,
vestito
di
gramaglia
,
le
ginocchia
strette
di
catene
e
il
volto
velato
...
deve
udire
la
sentenza
...
I
magistrati
,
i
savii
,
gli
anziani
del
popolo
,
che
seggono
nelle
tribune
laterali
,
si
levano
in
piedi
,
si
scoprono
il
capo
...
Le
porte
del
tempio
si
spalancano
.
I
sacerdoti
preceduti
dal
gran
Levita
si
schierano
sulla
gradinata
,
giungendo
le
mani
in
atto
di
preghiera
.
Un
colpo
di
cannone
annunzia
ai
presenti
ed
ai
lontani
fratelli
dell
'
Olona
che
il
banditore
della
giustizia
è
salito
sulla
torre
e
sta
per
proferire
la
sentenza
...
La
coscienza
del
dovere
ha
imposto
silenzio
alla
folla
...
Duecentomila
persone
ammutoliscono
...
al
primo
cenno
della
legge
.
Qual
è
dunque
la
voce
potente
,
che
si
propaga
dall
'
un
capo
all
'
altro
della
città
,
come
eco
di
tuono
?
Il
banditore
della
giustizia
parla
dalla
tromba
elettroeufonica
,
che
ha
facoltà
di
centuplicare
il
volume
dei
suoni
...
L
'
Angelo
dell
'
Apocalisse
potrebbe
servirsi
di
quella
tromba
per
evocare
i
morti
al
giudizio
finale
.
Ascoltiamo
la
voce
del
banditore
:
«
A
me
,
Federico
Manfredi
,
banditore
del
Tribunale
di
Giustizia
nella
famiglia
centrale
dell
'
Olona
,
incombe
il
triste
ufficio
di
partecipare
ai
presenti
ed
ai
lontani
,
ai
cittadini
d
'
Italia
e
di
tutta
la
Unione
Europea
,
nonché
agli
abitatori
delle
altre
parti
del
globo
che
a
noi
si
legarono
o
fecero
solenne
adesione
ai
nuovi
patti
sociali
e
politici
dell
'
Era
di
Redenzione
,
qualmente
all
'
adulto
fratello
Secondo
Albani
,
reo
,
confesso
e
convinto
di
parricidio
,
dietro
sentenza
concorde
dei
trecento
consiglieri
giurati
,
e
il
voto
dei
savii
e
degli
anziani
del
popolo
,
sia
decretata
la
condanna
suprema
della
morte
civile
.
«
Le
sagge
riforme
del
Codice
,
le
benefiche
istituzioni
civili
e
i
tanti
provvedimenti
umanitarii
introdotti
nella
famiglia
sociale
,
resero
il
delitto
meno
frequente
.
Da
quattro
anni
il
nostro
Tribunale
di
Giustizia
non
ebbe
a
giudicare
alcun
individuo
imputato
di
assassinio
.
Ma
pur
troppo
alle
leggi
e
alle
savie
istituzioni
sociali
non
è
concesso
mutare
la
natura
dell
'
uomo
.
Il
progresso
ha
temperato
gli
istinti
,
raddolciti
i
costumi
;
ma
il
germe
del
male
,
inerente
alla
creta
viziata
,
non
può
a
meno
di
svilupparsi
in
qualche
individuo
,
e
produrre
il
misfatto
.
«
Finalmente
,
oggi
abbiamo
a
deplorare
una
anomalia
di
tal
genere
.
Secondo
Albani
,
l
'
adulto
ventenne
,
che
oggi
vediamo
relegato
sul
palco
dell
'
infamia
,
sospinto
da
una
passione
indomata
,
acciecato
dall
'
ira
,
trafisse
di
propria
mano
l
'
autore
de
'
suoi
giorni
.
Le
circostanze
del
fatto
constatate
e
determinate
da
giudici
incorruttibili
,
stanno
scritte
nel
resoconto
che
da
tre
giorni
venne
sottoposto
al
pubblico
sindacato
nel
Diario
del
dipartimento
.
Nessun
difensore
essendosi
presentato
innanzi
l
'
ora
prefissa
dalla
legge
,
è
ritenuto
che
la
coscienza
pubblica
abbia
facoltà
di
confermare
la
sentenza
del
Tribunale
.
Da
questo
momento
la
condanna
di
Secondo
Albani
è
divenuta
irrevocabile
.
«
Ed
ora
mi
rivolgo
a
te
,
fratello
reietto
;
e
bada
che
la
mia
voce
è
la
voce
di
tutta
l
'
umanità
che
grida
anatema
sul
tuo
capo
.
«
In
epoca
non
lontana
che
con
stolida
jattanza
intitolossi
civile
,
l
'
assassino
era
condannato
a
morire
per
mano
del
carnefice
sulla
piazza
,
al
cospetto
di
un
popolo
,
che
assisteva
a
quella
scena
di
sangue
come
a
spettacolo
giocondo
.
Il
delitto
punito
col
delitto
,
in
luogo
di
moralizzare
le
masse
,
le
abituava
al
ribrezzo
dell
'
orribile
vista
.
Il
popolo
fu
veduto
ammirare
ed
applaudire
al
cinismo
del
condannato
.
-
Sul
palco
di
morte
il
delitto
parve
circondarsi
di
un
'
aureola
gloriosa
-
la
vittima
fu
compianta
,
il
boia
imprecato
.
-
E
nondimeno
,
a
quell
'
epoca
,
molti
eminenti
legisti
facevano
l
'
apologia
della
forca
.
I
più
miti
,
riconoscendo
l
'
immoralità
del
supplizio
,
lo
dissero
terrore
indispensabile
a
reprimere
istinti
feroci
.
-
Non
avrei
evocate
le
memorie
dei
barbari
tempi
,
se
non
fosse
rarissimo
il
caso
in
cui
il
Tribunale
di
Giustizia
debba
applicare
ad
un
grande
colpevole
gli
estremi
rigori
del
Codice
di
redenzione
.
-
È
necessario
che
al
fratello
del
reietto
,
e
a
tutta
la
famiglia
che
mi
ascolta
,
io
ricordi
in
che
consista
la
pena
della
morte
civile
,
e
come
debbasi
applicare
,
e
quali
sieno
quindi
innanzi
i
soli
rapporti
possibili
fra
il
condannato
e
la
società
che
lo
respinge
dal
suo
grembo
.
«
A
te
dunque
,
Secondo
Albani
,
da
questo
momento
è
tolto
il
diritto
di
portare
il
nome
de
'
tuoi
avi
e
dei
tuoi
congiunti
di
sangue
,
perocché
non
è
giusto
che
tu
abbia
cosa
veruna
di
comune
con
uomini
onesti
e
rispettati
.
«
Il
titolo
di
Secondo
,
a
te
conferito
nel
giorno
dell
'
adolescenza
,
per
stimolarti
all
'
emulazione
di
un
padre
benemerito
della
umanità
,
verrà
trasmesso
fra
due
giorni
al
minore
fratello
,
cui
rimarrà
il
privilegio
di
portarlo
e
trasmetterlo
al
figlio
primogenito
.
«
Per
cinque
anni
e
un
giorno
dovrà
cessare
ogni
comunicazione
fra
te
e
il
resto
della
umana
famiglia
.
Non
potrai
soggiornare
oltre
ventiquattro
ore
in
una
città
o
circondario
,
né
penetrare
nelle
case
dei
fratelli
che
ti
hanno
reietto
,
né
assiderti
alla
mensa
de
'
tuoi
simili
,
né
profittare
di
alcun
istituto
pubblico
,
né
viaggiare
coi
veicoli
della
Unione
,
né
servirti
di
cosa
veruna
che
appartenga
alla
Comunità
degli
uomini
.
«
I
tuoi
fratelli
,
a
qualunque
famiglia
appartengano
o
circondario
o
dipartimento
della
grande
Unione
Europea
e
delle
altre
comunità
che
adottarono
il
Nuovo
Codice
,
non
ricambieranno
con
te
un
saluto
né
una
parola
quando
ti
incontrino
pel
loro
cammino
.
Passerai
fra
le
genti
come
un
'
ombra
invisibile
,
come
larva
di
un
uomo
che
ha
cessato
di
esistere
.
«
E
perché
tutti
ti
riconoscano
,
e
nessuno
per
inscienza
o
inavvertenza
possa
opporsi
ai
voti
della
legge
,
l
'
Esecutore
della
Giustizia
ti
imporrà
il
collare
di
riprovazione
,
che
tu
porterai
al
collo
per
cinque
anni
ed
un
giorno
fino
ad
espiazione
compiuta
.
l
'
esecutore
di
Giustizia
sarà
tenuto
a
conservare
la
chiave
di
detto
collare
,
che
egli
stesso
discioglierà
in
questo
luogo
medesimo
,
al
cospetto
dei
magistrati
e
del
popolo
,
quando
,
esaurlta
la
condanna
,
tornerai
all
'
amplesso
dei
fratelli
.
«
Trascorsi
i
cinque
anni
ed
un
giorno
,
se
,
per
malattia
,
o
per
altre
circostanze
indipendenti
dal
tuo
libero
arbitrio
,
tu
non
fossi
in
grado
di
tornare
in
questo
luogo
stesso
per
ricevere
l
'
assoluzione
della
famiglia
;
in
qualunque
Dipartimento
,
o
Circondario
della
Unione
Europea
,
avrai
diritto
di
invocare
la
risurrezione
morale
,
che
ti
verrà
prontamente
accordata
,
in
dipendenza
al
messaggio
telegrafico
che
oggi
si
trasmette
a
tutti
i
Tribunali
di
Europa
determinante
il
tempo
e
la
durata
della
tua
condanna
.
«
Trascorsi
i
cinque
anni
ed
un
giorno
,
dacché
l
'
esecutore
della
Giustizia
ti
abbia
levato
il
collare
di
riprovazione
e
i
fratelli
ti
abbian
reso
l
'
amplesso
del
perdono
e
dell
'
oblio
,
tu
riprenderai
il
tuo
nome
di
casato
,
sopprimendo
il
titolo
onorifico
che
ad
altri
venne
trasmesso
.
Da
quel
momento
verrai
riammesso
al
libero
esercizio
di
tutti
i
diritti
-
tu
sarai
puro
ed
onorato
al
cospetto
degli
uomini
come
al
giorno
della
tua
nascita
.
Noi
confidiamo
nella
saviezza
del
popolo
,
perché
i
voti
della
legge
vengano
esauditi
.
Quegli
stessi
che
oggi
si
allontanano
dal
condannato
,
troncando
ogni
rapporto
con
lui
,
e
cooperando
per
tal
modo
alla
espiazione
della
orribile
colpa
,
fra
cinque
anni
saranno
i
primi
ad
abbracciare
il
redento
e
ad
accoglierlo
come
fratello
.
«
Ed
ora
,
o
parricida
,
la
tua
espiazione
incomincia
.
L
'
esecutore
del
Tribunale
faccia
l
'
opera
sua
.
Al
terzo
squillo
di
tromba
,
la
piazza
sia
sgombrata
dal
popolo
-
sulla
Via
della
Misericordia
,
che
il
condannato
dovrà
percorrere
per
uscire
dalla
città
,
non
veggasi
persona
;
-
tutte
le
finestre
e
le
porte
dei
palazzi
si
chiudano
.
-
Giorno
di
lutto
è
codesto
,
e
gravissimo
lutto
per
l
'
umanità
!
Un
fratello
è
morto
alla
vita
civile
!
»
Le
parole
del
Banditore
furono
obbedite
.
Appena
le
trombe
mandarono
il
terzo
squillo
,
i
cittadini
silenziosi
e
commossi
abbandonarono
la
piazza
.
Era
triste
spettacolo
.
-
Le
tribune
e
le
logge
nello
spazio
di
pochi
minuti
rimasero
vuote
.
-
I
magistrati
,
i
savii
e
gli
anziani
erano
scomparsi
...
I
cittadini
pei
larghi
sbocchi
delle
vie
si
disperdevano
,
affrettando
il
passo
come
a
fuggire
un
luogo
di
desolazione
.
Sulla
piazza
deserta
,
poco
lungi
dal
tempio
,
non
rimaneva
che
un
solo
essere
vivente
-
e
questi
,
curvato
,
immobile
,
incatenato
al
palco
di
infamia
,
dominava
la
vasta
solitudine
,
simile
ad
uno
di
quei
neri
fantocci
che
i
contadini
pongono
a
guardia
dei
campi
.
L
'
Albani
,
durante
la
tremenda
cerimonia
,
aveva
provato
tutti
gli
spasimi
dell
'
agonia
morale
.
Atterrito
dal
silenzio
e
dalla
solitudine
,
il
condannato
fece
uno
sforzo
per
sollevare
la
fronte
...
aperse
gli
occhi
...
Poi
,
ricurvando
la
testa
,
ruggì
coll
'
accento
della
disperazione
:
«
Tutti
dunque
mi
hanno
abbandonato
!
»
-
Non
tutti
!
-
rispose
una
voce
melodiosa
e
soave
come
la
voce
di
un
angelo
.
-
Non
tutti
!
Gli
uomini
hanno
sentenziato
nella
giustizia
,
ma
Dio
viene
a
te
nella
misericordia
!
E
l
'
uomo
che
parlava
di
tal
guisa
,
posò
la
mano
sulla
spalla
del
condannato
:
e
questi
rianimandosi
,
levò
di
nuovo
lo
sguardo
,
e
vide
un
giovane
levita
,
coperto
di
bianche
vesti
,
che
con
affettuosa
pazienza
si
adoperava
a
rimuovergli
le
catene
.
-
Coraggio
,
fratello
mio
!
-
proseguì
il
sacerdote
...
-
Voi
mi
chiamate
fratello
?
-
mormorò
l
'
Albani
ricurvando
la
testa
.
-
Io
solo
ho
questo
diritto
;
è
un
santo
diritto
,
che
mi
accorda
l
'
altare
,
che
il
tribunale
degli
uomini
non
potrebbe
contendermi
.
Al
condannato
,
al
reietto
dalla
umana
famiglia
,
la
Chiesa
accorda
un
fratello
,
un
compagno
di
pellegrinaggio
,
perchè
sostenga
il
paziente
sul
cammino
della
espiazione
.
Questo
incarico
di
sublime
pietà
venne
a
me
accordato
dal
grande
Levita
,
ed
io
gli
resi
grazie
-
e
il
mio
cuore
esulta
di
trovarmi
teco
.
-
Sorgi
dunque
!
sorgi
,
cristiano
fratello
,
appoggiati
al
mio
braccio
-
noi
procederemo
insieme
o
insieme
cadremo
.
L
'
Albani
si
levò
macchinalmente
,
e
discese
i
gradini
del
palco
sorreggendosi
al
braccio
del
giovane
sacerdote
.
Attraversarono
a
lenti
passi
la
Via
della
Misericordia
.
Il
bianco
levita
,
colla
bisaccia
sulle
spalle
,
un
largo
cappello
in
testa
,
e
un
bastone
di
giunco
alla
mano
,
era
costretto
di
soffermarsi
ad
ogni
tratto
perchè
il
compagno
riprendesse
lena
.
La
lunga
via
era
affatto
deserta
,
le
finestre
e
le
porte
serrate
,
la
solitudine
resa
più
tetra
dalle
ombre
crepuscolari
.
Dopo
un
'
ora
di
cammino
,
i
due
pellegrini
si
trovarono
lunge
dalle
case
,
all
'
aperta
campagna
.
Le
ombre
si
eran
fatte
più
dense
-
la
Stella
d
'
Amore
spuntava
nel
firmamento
.
I
due
viandanti
udirono
uno
squillo
lontano
-
entrambi
si
fermarono
.
-
Fratello
!
-
disse
il
levita
-
è
l
'
ora
di
benedizione
!
Questo
suono
tu
devi
conoscerlo
.
In
questo
punto
tutti
i
tuoi
fratelli
piegano
il
ginocchio
,
e
ringraziano
Dio
colla
preghiera
del
cuore
che
in
parole
non
si
traduce
.
Il
gran
levita
dalla
torre
del
tempio
inaccessibile
,
stende
la
mano
a
benedire
tutti
i
figli
della
terra
...
Inginocchiati
,
o
fratello
!
L
'
Albani
piegò
le
ginocchia
-
un
tremito
convulso
gli
scosse
le
membra
-
indi
proruppe
in
uno
sfogo
di
lacrime
.
Quand
'
egli
levossi
per
riprendere
il
cammino
:
-
Ho
sentito
la
voce
di
Dio
!
-
esclamò
l
'
Albani
con
accento
rassegnato
:
-
io
avrò
forza
per
compiere
il
duro
pellegrinaggio
...
Espierò
la
mia
colpa
...
rivivrò
nella
stima
e
nell
'
amore
dei
fratelli
...
purchè
voi
non
mi
abbandoniate
!
-
Abbandonarti
!
-
esclamò
il
levita
colla
sua
voce
d
'
angelo
-
qual
altra
missione
può
avere
il
sacerdote
di
Cristo
fuori
quella
di
portare
la
croce
degli
infelici
,
di
perdonare
e
di
redimere
?
I
due
viandanti
si
abbracciarono
,
e
di
nuovo
si
posero
in
cammino
.
FINE
DEL
PROLOGO
.
IL
DRAMMA
STORICO
CAPITOLO
I
.
Cinque
anni
dopo
.
La
notte
del
quattro
settembre
1982
,
da
un
magnifico
palazzo
posto
nelle
vicinanze
dell
'
Antico
giardino
uscivano
tre
giovani
donne
-
Luce
,
Viola
e
Fidelia
-
tre
tipi
di
quell
'
angelica
bellezza
,
che
l
'
amore
cosmopolita
aveva
creato
da
pochi
anni
rigenerando
la
specie
umana
.
-
Oh
!
finalmente
si
respira
!
-
esclamò
Fidelia
,
la
più
giovane
delle
tre
.
-
Se
l
'
ora
non
fosse
tanto
avanzata
,
io
proporrei
di
fare
una
gita
fino
al
Larietto
per
vedere
gli
apparecchi
della
gran
macchina
.
-
Non
sono
che
dieci
ore
e
mezzo
-
disse
la
Viola
.
-
Affrettiamo
il
passo
.
-
Oh
sì
!
andiamo
!
-
soggiunse
Luce
.
-
Ho
proprio
bisogno
di
correre
un
poco
su
questi
tappeti
d
'
erba
.
La
seduta
di
questa
sera
fu
lunga
fino
alla
noia
...
Figuratevi
ch
'
io
sono
entrata
al
Circolo
delle
sorelle
prima
delle
quattro
!
In
verità
,
io
non
credeva
di
aver
tanto
coraggio
civile
da
reggere
ad
una
discussione
di
sei
ore
e
mezzo
.
-
Dunque
?
-
Dunque
!
spieghiamo
le
ali
...
e
via
!
Hai
tu
uno
zigaretto
,
mia
buona
Fidelia
?
-
Io
ne
tengo
dei
famosi
,
a
me
regalati
da
Speranza
,
mia
sorella
d
'
amore
.
-
Zigari
alla
Rosa
?
-
Meglio
!
-
Alla
vaniglia
!
-
Meglio
ancora
!
-
Al
gelsomino
?
-
Fatene
la
prova
,
e
giudicate
.
E
Fidelia
si
levò
dalla
tasca
un
astuccio
elegante
,
dal
quale
estrasse
alcuni
zigari
bianchi
come
avorio
,
che
distribuì
alle
compagne
.
Non
appena
le
donne
ebbero
appressata
alle
labbra
la
foglia
profumata
e
sciolto
con
legger
tocco
dell
'
ugna
il
nodo
fiammifero
,
proruppero
in
una
specie
di
ovazione
.
-
Delizioso
!
-
Inebbriante
!
-
Tutti
i
sapori
dell
'
ananasso
!
-
Tutti
gli
aromi
della
terra
benedetta
!
-
Questi
zigari
-
disse
Fidelia
-
si
fabbricano
alle
Canarie
colla
foglia
della
Fragola
vergine
,
detta
arbusto
del
paradiso
.
Il
Parlamento
della
Confederazione
ha
deciso
che
in
tutti
i
dipartimenti
di
Europa
venga
piantato
quell
'
arbusto
,
ed
ha
votato
una
somma
ragguardevole
per
incoraggiare
i
coltivatori
,
accordando
la
privativa
di
smerciare
i
nuovi
zigari
a
duemila
società
anonime
.
Lo
zigaro
della
fragola
vergine
è
dotato
di
speciali
prerogative
,
ed
esercita
un
'
azione
benefica
sul
cuore
,
moderandone
i
trasporti
.
A
quanto
pare
,
esso
verrà
adottato
negli
stabilimenti
di
educazione
femminile
,
a
preferenza
della
rosa
e
della
vaniglia
,
che
pure
hanno
tanto
giovato
a
raddolcire
gli
istinti
.
-
E
chi
è
l
'
inventore
?
-
Franco
Dolosias
,
un
giovane
di
circa
ventisette
anni
,
del
Dipartimento
di
Portogallo
.
Luce
cavò
di
tasca
un
portafogli
,
e
soffermandosi
al
piede
di
una
stella
elettrica
,
scrisse
il
nome
del
giovane
,
dicendo
alle
compagne
:
-
L
'
inventore
di
questo
zigaro
deve
avere
un
'
anima
gentile
.
-
Nelle
antiche
poesie
di
Prati
Secondo
ho
letto
che
la
donna
allora
soltanto
potrà
dirsi
rigenerata
,
quand
'
ella
avrà
succhiato
tutti
i
profumi
dei
fiori
.
-
Il
Prati
ha
dimenticato
di
qualificare
i
suoi
fiori
.
Pur
troppo
ve
n
'
hanno
di
velenosi
che
rappresentano
la
essenza
del
male
.
-
Hai
ragione
,
Viola
;
ma
il
poeta
ha
forse
omessa
la
distinzione
per
necessità
del
verso
e
della
rima
.
Prati
Secondo
ha
vissuto
in
un
'
epoca
,
che
avea
ridotta
la
poesia
ad
un
frivolo
giuoco
di
accenti
e
di
echi
.
Pure
il
suo
concetto
è
abbastanza
trasparente
.
Iddio
ha
posto
nel
mondo
animato
gli
elementi
del
male
e
del
bene
,
spargendoli
in
tutti
gli
oggetti
visibili
ed
invisibili
,
nell
'
aria
,
nelle
piante
,
in
seno
alle
onde
,
perfino
nelle
intime
viscere
della
terra
.
Che
ha
fatto
la
creatura
ragionevole
,
in
luogo
di
seguire
gli
istinti
che
la
conducono
verso
l
'
utile
e
il
buono
?
Passando
da
errore
in
errore
,
da
abisso
in
abisso
,
ella
si
ridusse
al
punto
da
imprecare
al
Creatore
,
e
da
affrettare
co
'
suoi
voti
il
cataclisma
.
Un
branco
di
scellerati
divenne
padrone
dell
'
umanità
imbecillita
,
e
per
dominarla
eternamente
,
la
governò
colla
legge
del
male
fabbricando
su
quella
il
despotismo
,
che
durò
molti
secoli
.
Quando
io
penso
che
il
despotismo
ha
inventato
la
galera
e
la
forca
prima
di
stabilire
il
Diritto
all
'
esistenza
,
debbo
credere
che
le
generazioni
precedenti
alla
nostra
non
fossero
al
mondo
che
per
espiare
un
delitto
.
Possiamo
noi
leggere
le
storie
del
passato
,
senza
provare
una
specie
di
ribrezzo
per
coloro
che
ci
hanno
preceduti
?
Eppure
noi
vediamo
che
i
pochi
fautori
dell
'
era
antica
,
coloro
che
in
giovane
età
succhiarono
la
corruzione
,
oggi
non
sono
in
grado
di
comprendere
il
bene
.
Essi
hanno
nel
sangue
il
veleno
,
ereditato
dai
loro
antenati
.
La
loro
essenza
non
è
la
nostra
-
e
il
Codice
di
redenzione
fu
ispirato
da
somma
giustizia
quando
stabilì
maggior
mitezza
di
pena
pei
delinquenti
nati
prima
del
1925
.
-
Vero
!
vero
purtroppo
!
-
esclamò
Fidelia
con
voce
commossa
,
-
I
nostri
padri
sono
molto
diversi
di
noi
!
Bisogna
compatirli
e
rispettarli
nei
loro
pregiudizi
,
pensando
che
essi
ci
hanno
preceduti
sul
cammino
della
libertà
,
ch
'
essi
hanno
fatto
sforzi
da
giganti
per
rimuovere
quella
diga
secolare
che
stava
fra
le
due
grandi
epoche
dell
'
umanità
.
-
Ciò
che
io
trovo
inconcepibile
-
proseguì
Luce
è
che
molti
dell
'
Era
vecchia
,
mentre
riconoscono
i
grandi
progressi
di
questi
ultimi
tempi
,
la
saggezza
delle
nuove
istituzioni
,
la
squisitezza
dei
nuovi
trovati
,
non
solo
rimpiangono
sovente
il
passato
,
ma
non
possono
interamente
rinunziare
alle
orribili
abitudini
contratte
nella
loro
gioventù
.
Mio
nonno
,
cui
sono
riuscita
colle
dolci
violenze
della
persuasione
e
dell
'
amore
a
rendere
graditi
gli
zigari
alla
rosa
,
che
egli
per
molti
anni
trovò
detestabili
,
ogni
mese
riceve
dalle
Antille
una
cassetta
di
zigari
alla
foglia
di
tabacco
fabbricati
da
una
società
anonima
di
Ottentotti
.
Dippiù
egli
ha
pagato
dodicimila
lussi
per
avere
mille
pacchi
di
certi
fuscellini
neri
e
puzzolenti
,
di
cui
si
trovarono
alcune
casse
negli
scavi
dell
'
antico
Foro
Bonaparte
.
-
Mio
nonno
si
fuma
ogni
giorno
uno
di
quegli
orribili
fuscellini
,
e
li
trova
deliziosi
,
e
dice
che
noi
abbiamo
torto
di
fuggire
di
casa
quando
egli
ci
ammorba
di
quella
puzza
insopportabile
.
-
Oh
!
pur
troppo
li
ho
conosciuti
anch
'
io
i
fuscellini
di
tuo
nonno
!
Fortunatamente
mio
padre
ha
esaurito
la
sua
provvista
,
e
n
'
è
disperato
.
-
Ogni
qualvolta
io
sento
dire
che
in
città
vien
proposta
la
demolizione
di
qualche
antico
monumento
,
pensando
al
pericolo
di
vederne
uscire
quella
peste
,
mi
viene
la
pelle
d
'
oca
!
-
Eppure
quelli
erano
i
famosi
zigari
Virginia
,
croce
e
delizia
del
secolo
passato
!
-
Ora
giudicate
se
la
natura
umana
doveva
essere
viziata
a
quei
tempi
!
-
L
'
altra
sera
,
conversando
con
maestro
Umbold
quarto
,
io
gli
ho
proposto
la
questione
se
sia
presumibile
che
nel
secolo
passato
i
fiori
avessero
colori
,
fragranza
od
altra
proprietà
che
in
oggi
non
hanno
;
non
potendo
io
concepire
come
i
nostri
avi
abbiano
potuto
deliziarsi
nel
fetore
dei
loro
tabacchi
!
-
Le
leggi
di
natura
sono
immutabili
-
mi
rispose
il
maestro
-
perché
sono
perfette
.
Ai
nostri
padri
come
a
noi
la
primavera
offeriva
ogni
anno
le
sue
rose
olezzanti
,
i
ligustri
,
le
viole
,
i
gelsomini
...
Il
profumo
del
bene
esalava
dai
campi
,
si
spandeva
nell
'
aria
e
penetrava
nelle
cose
dell
'
uomo
,
per
adescarlo
a
seguire
il
buon
cammino
-
e
l
'
uomo
aspirava
l
'
infezione
del
tabacco
,
e
si
avvelenava
il
sangue
e
l
'
intelletto
coll
'
absinzio
e
coll
'
acquavite
.
-
E
credi
tu
,
Viola
,
che
a
quei
tempi
esistesse
la
santa
virtù
che
si
chiama
l
'
amore
?
-
Io
credo
che
l
'
amore
abbia
sempre
esistito
nel
mondo
-
e
che
a
lui
si
debba
ogni
sviluppo
delle
umane
perfezioni
.
Io
mi
sento
orgogliosa
di
essere
donna
-
perché
ritengo
che
,
nei
barbari
tempi
dell
'
abbrutimento
universale
,
la
donna
abbia
sempre
conservata
e
alimentata
la
favilla
della
carità
.
Quando
tutte
le
case
erano
ammorbate
di
tabacco
,
e
tutti
gli
uomini
imbestialiti
nella
crapula
,
o
peggio
ancora
,
mummificati
dall
'
egoismo
,
o
fatti
macchina
dalla
cupidigia
dell
'
oro
-
tutta
la
poesia
del
creato
si
rifugiava
nel
cuore
di
poche
donne
,
angioli
predestinati
al
martirio
,
che
viveano
per
amare
e
morivano
per
aver
troppo
amato
.
-
Oh
!
io
non
avrei
potuto
amare
quei
rozzi
e
balordi
animali
d
'
allora
-
disse
Fidelia
ridendo
.
-
Ti
giuro
,
o
sorella
,
che
se
io
fossi
vissuta
nel
secolo
scorso
,
piuttosto
che
lasciarmi
baciare
da
un
uomo
...
Che
orrore
!
Uomini
che
all
'
età
di
trent
'
anni
non
avevano
più
denti
in
bocca
,
né
capelli
sulla
nuca
!
Questa
ingenua
sortita
di
Fidelia
portava
la
conversazione
sopra
un
tema
favorito
.
Ragionando
di
quella
misteriosa
e
gentile
aspirazione
dei
giovani
cuori
,
di
quel
bisogno
imperioso
dei
sensi
che
è
l
'
amore
,
le
tre
donne
divennero
eloquenti
.
CAPITOLO
II
.
Amore
.
La
notte
era
limpida
e
serena
-
il
cielo
sfavillante
di
stelle
-
l
'
aria
imbalsamata
.
Mille
augelletti
canori
,
da
poco
tempo
climatizzati
in
Europa
,
svolazzavano
tra
gli
alberi
odorosi
,
tolti
alle
vergini
foreste
americane
e
trapiantati
nell
'
ampio
giardino
.
I
vivaci
colibrì
dalle
ali
di
fuoco
precedevano
le
tre
donne
,
formando
sul
loro
capo
una
nuvoletta
dorata
.
Tutta
la
poesia
del
creato
si
rifletteva
in
quei
giovani
cuori
,
fecondando
i
germogli
della
più
sublime
,
della
più
santa
passione
.
La
voce
,
la
parola
,
l
'
accento
di
quella
conversazione
era
una
musica
divina
,
nella
quale
si
fondevano
tutte
le
armonie
misteriose
della
natura
.
Presso
l
'
Arco
della
Pace
le
tre
donne
fecero
sosta
.
Il
lago
era
a
poca
distanza
,
e
i
gruppi
dei
lavoratori
e
dei
passeggieri
che
si
dirigevano
a
quella
volta
,
divenivano
frequenti
.
-
Mutiamo
argomento
-
disse
la
Viola
,
trattenendo
le
compagne
.
-
Qualche
profano
dell
'
antica
razza
potrebbe
udirci
e
burlarsi
di
noi
.
Non
esponiamo
le
cose
sante
al
ludibrio
dei
pervertiti
.
-
Noi
ci
siamo
slanciati
per
una
via
di
fiori
;
abbiamo
discusse
le
illusioni
,
i
sogni
gentili
della
vita
,
ma
nulla
abbiamo
concluso
.
-
La
sola
conclusione
possibile
-
disse
la
Viola
-
è
che
nell
'
era
antica
l
'
amore
fu
riguardato
come
un
piacere
,
mentre
il
piacere
non
è
nell
'
amore
che
un
modo
di
manifestazione
ed
un
complemento
.
-
Io
credo
che
nessuno
sia
in
grado
di
definire
l
'
amore
-
disse
la
Viola
-
o
piuttosto
che
ciascuna
donna
lo
senta
diversamente
,
secondo
l
'
indole
propria
e
l
'
educazione
degli
eventi
.
Per
me
l
'
amore
è
desiderio
.
-
L
'
amore
è
sacrifizio
!
-
soggiunse
Luce
.
-
L
'
amore
è
perdono
!
-
sospirò
Fidelia
.
E
in
quel
punto
una
voce
vibrata
e
sonora
ripetè
le
parole
della
fanciulla
,
e
un
giovane
di
bellissimo
aspetto
uscì
da
un
cespo
di
dalie
,
e
mosse
incontro
a
Fidelia
stendendole
la
mano
.
Le
tre
donne
trasalirono
di
sorpresa
.
Ma
gli
occhi
di
Fidelia
furono
attratti
da
forza
magnetica
verso
lo
sconosciuto
-
le
due
mani
s
'
incontrarono
-
e
un
fremito
di
voluttà
corse
rapidamente
dall
'
uno
all
'
altro
cuore
.
Quel
fremito
era
la
parola
misteriosa
dell
'
amore
,
il
muto
linguaggio
delle
anime
,
che
l
'
una
all
'
altra
si
rivelano
.
-
Adulto
!
-
disse
la
Viola
allo
sconosciuto
-
noi
non
possiamo
intrattenerci
o
camminare
in
vostra
compagnia
,
se
prima
non
abbiate
adempiuto
alla
legge
di
ricognizione
.
-
Dispensatemi
dal
palesare
il
mio
nome
-
rispose
il
giovane
.
-
Una
sola
di
voi
ha
il
diritto
di
conoscerlo
...
ella
che
diceva
poco
dianzi
:
l
'
amore
è
perdono
.
-
Quanto
alle
mie
qualifiche
,
vi
basti
sapere
che
io
sono
l
'
inventore
della
nuova
macchina
per
la
pioggia
artificiale
che
domani
verrà
esperimentata
al
cospetto
dell
'
universo
.
-
Voi
...
il
nuovo
benefattore
dell
'
umanità
!
-
sclamò
Fidelia
con
entusiasmo
.
-
Voi
,
l
'
inventore
della
macchina
che
ha
destato
la
meraviglia
del
mondo
!
-
Pur
troppo
io
sono
quello
sventurato
!
-
rispose
il
giovane
con
voce
commossa
.
E
in
quel
punto
il
volto
del
giovane
si
coperse
di
pallore
,
e
una
ruga
gl
'
increspò
leggermente
la
fronte
.
Luce
e
Viola
si
ricambiarono
una
occhiata
significante
,
poi
rivolgendosi
a
Fidelia
:
-
Vanne
,
-
le
dissero
,
-
la
pietà
accompagni
il
dolore
.
Quest
'
uomo
aveva
bisogno
della
confessione
,
e
Dio
gli
ha
mandato
il
suo
angelo
!
Fidelia
baciò
in
fronte
le
amiche
,
e
preso
per
mano
il
giovane
addolorato
,
si
diresse
con
lui
verso
la
spiaggia
del
lago
.
-
Chi
lo
crederebbe
?
-
disse
Viola
alla
Luce
,
seguendo
con
lo
sguardo
i
due
che
si
allontanavano
.
-
Quest
'
uomo
da
oltre
venti
giorni
riempie
il
mondo
della
sua
fama
;
domani
,
per
assistere
all
'
esperimento
de
'
suoi
meravigliosi
meccanismi
,
dai
confini
più
remoti
della
terra
converranno
a
Milano
tutti
i
primati
dell
'
intelligenza
.
Più
di
tremila
areostati
sono
già
scesi
quest
'
oggi
all
'
arsenale
di
Corsico
-
la
Casa
di
ospitalità
dell
'
antico
Foro
ha
già
ricoverato
ventimila
forestieri
,
-
domani
prima
di
mezzogiorno
arriveranno
i
tre
palloni
smisurati
del
dipartimento
Russia
,
e
la
grande
arca
Americana
della
forza
di
cinquecento
aquile
...
Tutti
i
veicoli
della
Unione
saranno
in
moto
per
trasportare
passeggieri
-
le
viscere
della
terra
fremeranno
per
elettrico
impulso
negli
scambi
della
grande
novella
...
Ed
ecco
:
l
'
uomo
che
ha
dominato
gli
elementi
,
che
ha
sconvolto
l
'
ordine
della
natura
fisica
;
l
'
uomo
che
domani
sarà
idoleggiato
da
tutta
la
famiglia
umana
,
non
può
emanciparsi
dalla
tirannia
del
dolore
,
non
può
con
tutti
gli
sforzi
della
sua
volontà
e
della
sua
intelligenza
sospendere
anche
per
un
momento
il
battito
delle
proprie
passioni
.
Sarebbe
mai
vero
il
paradosso
propugnato
dalla
nuova
setta
dei
Ginevrini
,
che
l
'
umanità
progredisce
a
scapito
degli
individui
?
...
Per
giungere
al
lago
,
Fidelia
e
il
suo
giovane
compagno
avevano
attraversato
una
folta
selva
di
pini
.
Uscendo
all
'
aperta
,
uno
spettacolo
meraviglioso
si
presentò
al
loro
sguardo
,
spettacolo
affatto
nuovo
per
la
giovinetta
,
che
arrestossi
sospesa
sulla
punta
dei
piedi
,
immobile
come
la
statua
dell
'
ammirazione
.
Le
acque
erano
sparite
-
una
immensa
lastra
di
metallo
ne
copriva
la
superficie
,
formando
sovr
'
esse
una
cupola
lucente
,
dal
cui
centro
usciva
una
piramide
colossale
,
gigantesca
,
immensurabile
,
la
cui
estremità
superiore
si
perdeva
negli
oscuri
spazi
della
notte
.
La
torre
di
Babele
è
dunque
riedificata
?
E
Iddio
ha
permesso
agli
uomini
del
ventesimo
secolo
di
stabilire
una
comunicazione
fra
la
terra
ed
il
cielo
?
E
perché
non
ha
egli
punito
,
come
in
altri
tempi
,
questo
sacrilego
attentato
della
superbia
umana
?
La
favola
di
Babele
non
è
certo
la
meno
immorale
delle
tante
immoralità
delle
Genesi
.
-
Iddio
non
può
punire
quel
provvidenziale
istinto
della
azione
che
è
nella
mente
della
umanità
.
Oggimai
nessuno
può
disconoscere
questo
vero
immutabile
.
Rimescolare
la
materia
,
agitarla
,
trasformarla
,
tale
è
la
missione
dell
'
uomo
.
Orgoglioso
,
superbo
fino
a
credersi
onnipotente
,
l
'
uomo
non
cesserà
mai
da
questa
lotta
gigantesca
che
aspira
al
perfezionamento
e
forse
conduce
alla
dissoluzione
.
Il
Titano
schiacciato
non
cesserà
di
agitare
i
suoi
massi
,
di
accumulare
i
macigni
per
salire
fino
a
Dio
-
perché
egli
sente
di
aver
qualche
cosa
di
comune
con
Dio
:
l
'
intelligenza
e
lo
spirito
creatore
!
CAPITOLO
III
.
I
terrori
del
genio
,
-
Giovinetta
-
disse
l
'
adulto
coll
'
accento
dell
'
entusiasmo
-
l
'
estasi
del
vostro
volto
,
l
'
eloquenza
del
vostro
silenzio
mi
compensano
di
cinque
anni
di
patimenti
!
-
Perdonate
al
mio
egoismo
-
disse
Fidelia
,
riavendosi
dallo
stupore
.
-
Ammirando
la
vostra
opera
,
ho
dimenticato
i
vostri
dolori
.
-
E
anch
'
io
li
dimentico
in
questo
momento
,
e
siete
voi
che
me
li
fate
obliare
!
-
Prima
che
l
'
uomo
vi
confidi
le
pene
del
cuore
,
permettete
che
l
'
artista
profitti
di
questo
breve
entusiasmo
,
per
rivelarvi
le
creazioni
del
suo
genio
.
Questo
grande
meccanismo
che
domani
verrà
posto
in
azione
,
io
l
'
ho
concepito
da
oltre
cinque
anni
,
nell
'
estate
del
1976
,
quando
una
siccità
desolante
avea
costretti
buona
parte
dei
cittadini
ad
emigrare
in
paesi
lontani
.
Un
avvenimento
terribile
...
mi
vietò
di
presentare
il
mio
progetto
alla
Commissione
dei
Primati
dell
'
intelligenza
...
E
forse
fu
pel
meglio
...
E
l
'
uomo
,
che
a
quei
tempi
mi
sconsigliava
dal
tentare
il
voto
della
Commissione
,
era
forse
ispirato
dalla
saggezza
e
dall
'
amore
.
Ma
rifuggiamo
da
queste
ricordanze
...
Pur
troppo
esse
non
danno
mai
tregua
al
mio
spirito
,
e
fra
poco
io
sarò
costretto
a
dividerne
con
voi
l
'
amarezza
.
Cinque
anni
di
aspettazione
e
di
meditazione
modificarono
in
diverse
guise
il
mio
progetto
,
finché
,
ridotto
e
semplificato
col
soccorso
di
nuove
scoperte
,
riuscì
tale
da
venire
ammesso
all
'
esperimento
con
milleseicento
voti
favorevoli
e
quattrocento
contrari
.
La
più
grande
difficoltà
del
meccanismo
stava
nel
produrre
l
'
ebollizione
del
lago
-
ed
io
spero
averla
superata
,
risparmiando
le
materie
combustibili
,
e
derivando
il
calorico
dal
sole
cogli
specchi
ustorii
di
Archimede
,
riprodotti
e
perfezionati
dal
secondo
Volta
.
Questo
immenso
coperchio
di
metallo
,
che
si
estende
alla
superficie
del
lago
,
chiudendo
ermeticamente
le
acque
,
non
ha
che
un
solo
sfogo
,
la
torre
gigantesca
del
centro
,
dalla
quale
usciranno
i
vapori
condensati
dalla
ebollizione
sospinti
da
forza
violentissima
all
'
altezza
di
tremila
metri
.
Gli
specchi
ustorii
verranno
posti
in
attività
verso
le
undici
antimeridiane
-
ho
calcolato
che
,
in
meno
di
tre
ore
,
passando
pei
duecento
conduttori
che
si
elevano
dalla
circonferenza
del
lago
,
il
calorico
si
propagherà
alle
acque
,
producendo
l
'
ebollizione
.
Oh
quanto
mi
tarda
di
udire
il
brontolìo
delle
onde
commosse
!
...
di
vedere
una
bianca
nuvoletta
spuntare
dalla
piccola
valvola
,
e
sfumare
leggera
leggera
nell
'
orizzonte
!
...
Perocchè
-
lo
dico
a
voi
,
o
fanciulla
,
a
voi
sola
che
avete
un
'
anima
per
comprendere
i
dolori
e
i
terrori
della
vita
-
io
non
sono
pienamente
rassicurato
sull
'
esito
dell
'
opera
mia
...
Io
temo
che
qualche
ostacolo
impreveduto
,
qualche
fatale
combinazione
atmosferica
,
qualche
forza
fisica
da
me
obliata
si
interponga
fra
il
concepimento
e
l
'
effetto
...
Temo
altresì
che
la
giustizia
di
Dio
mi
attenda
al
varco
fatale
per
intercettare
colla
sua
mano
onnipotente
l
'
opera
del
peccatore
!
...
-
Oh
!
non
dubitate
!
-
esclamò
Fidelia
coll
'
accento
della
convinzione
.
-
Il
genio
emana
da
lui
,
ed
egli
non
lo
dona
perché
vada
sprecato
.
La
vostra
opera
fu
concetta
nel
desiderio
del
bene
,
e
ciò
che
è
buono
è
benedetto
da
Dio
!
Ormai
non
ho
bisogno
di
altre
spiegazioni
.
Contemplando
da
questo
luogo
i
meravigliosi
apparecchi
,
io
già
mi
figuro
il
grande
spettacolo
che
deve
aver
luogo
domani
.
Le
acque
ribollono
come
per
incanto
...
I
vapori
si
concentrano
nel
vasto
serbatoio
...
Al
cadere
del
sole
,
voi
aprite
le
grandi
valvole
-
una
densa
colonna
di
fumo
,
sospinta
dalle
trombe
pneumatiche
,
si
slancia
verso
l
'
orizzonte
che
in
pochi
minuti
sì
copre
di
nubi
...
Dalla
città
si
leva
un
grido
di
ammirazione
,
e
i
vapori
agglomerati
e
rinfrescati
nelle
alte
regioni
dello
spazio
,
si
sciolgono
in
pioggia
abbondante
!
...
-
L
'
angelo
ha
parlato
;
io
non
posso
più
dubitare
dell
'
opera
mia
;
-
disse
il
giovane
cadendo
in
ginocchio
dinanzi
a
Fidelia
,
e
baciandole
un
lembo
della
tunica
verginale
.
-
Ora
che
avete
confermata
la
fede
dell
'
artista
,
aggiungete
,
o
fanciulla
,
un
miracolo
,
rendete
all
'
uomo
la
pace
che
egli
ha
perduto
da
molti
anni
!
-
Alzatevi
!
-
sclamò
Fidelia
quasi
atterrita
.
-
La
pace
viene
da
Dio
,
che
la
promette
e
la
dona
agli
uomini
di
buona
volontà
.
-
La
voce
della
donna
è
la
voce
di
Dio
-
proseguì
il
giovane
coll
'
entusiasmo
dell
'
ispirazione
.
-
Io
non
leverò
le
mie
ginocchia
dalla
terra
,
prima
che
voi
abbiate
risposto
ad
una
domanda
.
Credete
voi
che
un
uomo
,
il
quale
un
tempo
si
chiamava
Secondo
Albani
,
possa
aspirare
all
'
amore
di
una
donna
?
-
Quale
strana
domanda
!
-
sclamò
la
giovinetta
,
fissando
gli
occhi
smarriti
nel
volto
dello
sconosciuto
.
Poi
,
non
potendo
indovinare
il
senso
delle
misteriose
parole
,
stese
la
mano
al
genuflesso
,
e
con
voce
commossa
:
-
Sorgete
-
gli
disse
;
-
il
nome
che
avete
pronunziato
è
un
suono
affatto
nuovo
al
mio
orecchio
;
ma
se
voi
siete
l
'
uomo
a
cui
desso
appartiene
,
io
lo
scolpirò
nel
mio
cuore
per
non
dimenticarlo
mai
più
.
-
Voi
dunque
ignorate
la
triste
storia
del
mio
passato
!
...
-
proruppe
il
giovane
levandosi
da
terra
e
premendo
al
cuore
la
mano
di
Fidelia
.
-
Gli
uomini
sono
migliori
che
io
non
credeva
,
poiché
obbediscono
alla
Legge
di
redenzione
!
Ebbene
,
poiché
le
vostre
parole
mi
hanno
dimostrato
che
i
fratelli
non
obliarono
il
dovere
,
anch
'
io
avrò
il
coraggio
di
prevalermi
de
'
miei
diritti
.
A
voi
sola
,
per
cui
l
'
amore
è
perdono
,
a
voi
ho
rivelato
il
nome
fatale
ch
'
io
desiderava
nascondere
a
a
tutti
.
L
'
inventore
della
pioggia
artifiziale
,
domani
,
dopo
l
'
esperimento
voleva
allontanarsi
per
sempre
da
questa
città
che
gli
diè
vita
,
per
isfuggire
ad
una
amara
ricordanza
,
per
involarsi
ad
una
gloria
che
avrebbe
ridestato
nei
fratelli
un
'
eco
di
riprovazione
.
Ebbene
,
io
rimarrò
-
io
sfiderò
i
pericoli
della
celebrità
-
il
mio
nome
allo
spuntare
dell
'
alba
,
verrà
proclamato
dai
banditori
-
dirigerò
io
stesso
,
alla
prima
luce
del
sole
,
i
meccanismi
preparati
nelle
tenebre
...
Voi
non
potete
comprendere
quanto
vi
sia
di
terribile
nella
mia
risoluzione
...
Nulla
oso
dirvi
in
questo
momento
;
ma
domani
a
notte
avanzata
,
quando
tutto
vi
sarà
noto
,
io
sarò
qui
,
tra
gli
spasimi
del
terrore
e
della
speranza
,
tremante
,
convulso
,
ad
aspettarvi
sotto
questo
platano
stesso
,
dove
mi
avete
detto
che
il
nome
di
Secondo
Albani
rimarrà
eternamente
scolpito
nel
vostro
cuore
.
Se
prima
di
mezzanotte
voi
tornerete
a
me
per
ripetermi
le
sante
parole
,
allora
avrò
il
coraggio
alla
mia
volta
di
chiedervi
qual
nome
abbia
imposto
il
Signore
all
'
angelo
di
redenzione
.
In
quel
punto
,
dalla
torre
Garibaldi
squillò
il
richiamo
delle
vergini
.
Era
la
prima
volta
,
dacché
Fidelia
avea
compiuta
l
'
età
dell
'
emancipazione
,
che
quel
suono
la
sorprendeva
fuori
della
casa
paterna
.
La
giovinetta
in
quella
notte
avea
sorbiti
i
profumi
inebbrianti
dell
'
amore
.
Ma
il
tempo
inesorabile
e
pedante
non
ha
riguardo
né
pietà
per
le
anime
innamorate
.
Lo
squillo
del
richiamo
troncò
sul
labbro
di
Fidelia
una
risposta
che
il
giovane
avrebbe
pagato
a
prezzo
di
sangue
.
CAPITOLO
IV
.
Il
despotismo
della
legge
naturale
.
-
Che
ho
mai
fatto
!
-
esclamò
la
giovinetta
riscuotendosi
,
e
volgendo
intorno
lo
sguardo
smarrito
.
-
Mio
padre
!
Che
dirà
egli
,
mio
padre
,
nel
vedermi
rientrare
sì
tardi
?
-
Tu
sarai
nella
tua
cameretta
all
'
ora
legale
-
disse
una
voce
ben
nota
alla
fanciulla
.
-
Oh
!
voi
...
mie
buone
sorelle
!
-
Presto
!
a
venti
passi
dall
'
Arco
c
'
è
una
stazione
di
gondole
volanti
-
disse
Viola
,
dando
il
braccio
alla
giovane
amica
...
-
In
meno
di
tre
minuti
,
prima
che
la
campana
abbia
cessato
di
suonare
,
noi
scenderemo
alla
porta
del
tuo
palazzo
.
L
'
agitazione
di
Fidelia
,
sopratutto
l
'
accento
di
terrore
ond
'
ella
proferì
il
nome
del
padre
,
agghiacciarono
il
cuore
del
giovane
innamorato
.
Non
osò
muover
passo
,
non
proferire
una
parola
.
Ma
prima
di
allontanarsi
,
Fidelia
volse
a
lui
uno
sguardo
ed
un
addio
,
che
equivalevano
ad
una
promessa
.
-
E
mentre
le
tre
donne
si
dileguavano
per
l
'
ampio
viale
,
l
'
Albani
sentiva
nell
'
anima
una
voce
soave
ripetergli
in
mille
toni
melodiosi
:
io
ti
amo
!
Presso
l
'
Arco
della
Pace
,
le
tre
donne
salirono
in
una
gondola
volante
,
che
elevandosi
rapidamente
all
'
altezza
di
cento
metri
,
si
diresse
verso
la
città
con
moto
velocissimo
.
Luce
,
Fidelia
e
Viola
,
adagiate
nella
aerea
navicella
,
sorvolavano
alle
piante
ed
alle
abitazioni
,
come
tre
cherubini
portati
da
una
nuvoletta
.
La
campana
del
richiamo
vibrava
gli
ultimi
squilli
,
allorquando
Fidelia
,
salutate
le
amiche
,
entrava
negli
atrii
del
palazzo
paterno
.
Corse
alla
sedia
ascendente
,
toccò
il
bottone
dorato
,
e
tosto
,
pel
rapido
agitarsi
delle
carrucole
,
tra
il
fremito
armonioso
delle
corde
vellutate
,
ella
trovossi
negli
appartamenti
superiori
.
Le
prime
sensazioni
dell
'
amore
,
i
moti
involontari
dell
'
anima
che
sente
la
seconda
vita
,
riflettonsi
nel
volto
di
giovane
donna
.
Le
guance
di
Fidelia
erano
bianche
siccome
l
'
alabastro
,
l
'
occhio
radiante
di
nuova
luce
,
le
labbra
voluttuosamente
socchiuse
.
Un
insolito
abbandono
,
una
melanconica
rilassatezza
in
tutta
la
persona
.
-
L
'
amore
,
che
più
tardi
rinvigorisce
e
rigenera
la
donna
,
in
sulle
prime
si
annunzia
coi
sintomi
della
febbre
.
Al
leggero
cigolio
delle
carrucole
,
che
annunziava
l
'
ascensione
di
Fidelia
negli
appartamenti
superiori
,
due
gravi
personaggi
mossero
ad
incontrarla
nella
galleria
.
Non
appena
la
sedia
ristette
,
l
'
un
d
'
essi
stese
la
mano
alla
fanciulla
per
aiutarla
a
discendere
-
l
'
altro
,
il
più
vecchio
,
arrestandosi
a
pochi
passi
dalla
porta
d
'
onde
era
uscito
-
figliuola
mia
,
disse
con
voce
severa
,
tu
sai
che
io
non
amo
di
saperti
in
volta
...
ad
ora
sì
tarda
della
notte
...
Fidelia
non
rispose
.
-
È
l
'
ora
legale
-
disse
il
più
giovane
dei
personaggi
...
-
Il
richiamo
dello
vergini
suona
tuttavìa
...
-
Sempre
da
capo
con
queste
vostre
teorie
della
legalità
!
-
proruppe
il
vecchio
con
accento
di
stizza
...
-
Io
rispetto
le
leggi
,
e
mi
adopero
con
tutto
lo
zelo
per
farle
rispettare
dalla
famiglia
;
ma
fra
un
padre
ed
una
figlia
i
doveri
ed
i
diritti
non
vanno
misurati
alle
norme
del
codice
.
L
'
amore
che
io
porto
a
Fidelia
mi
impone
di
ricordarle
che
l
'
aria
della
notte
è
nociva
alla
salute
,
e
quand
'
anche
non
vi
fossero
per
lei
altri
pericoli
andando
in
volta
ad
ora
sì
tarda
,
questo
solo
basterebbe
perché
ella
dovesse
piegarsi
a
'
miei
desiderii
.
-
Eravamo
uscite
un
po
'
tardi
dal
circolo
...
Luce
e
Viola
mi
hanno
invitata
ad
accompagnarle
fino
al
Larietto
per
vedere
gli
apparecchi
della
macchina
...
Fidelia
articolava
a
stento
le
parole
.
Ella
appoggiò
il
suo
braccio
a
quello
del
padre
,
e
tutti
insieme
entrarono
nella
sala
.
-
Figliuola
mia
-
disse
il
vecchio
assestandosi
in
un
pieritto
(
)
,
mentre
Fidelia
si
coricava
sovra
un
divano
di
velluto
-
non
vorrei
che
queste
scappatelle
notturne
si
rinnovassero
troppo
spesso
...
So
che
tu
mi
vuoi
bene
...
Spero
che
la
voce
dell
'
affetto
figliale
in
avvenire
preverrà
di
due
o
tre
ore
il
richiamo
delle
campane
...
Vedete
,
Gran
Prestinaio
;
non
vi
pare
che
mia
figlia
abbia
un
viso
da
febbre
terzana
?
-
Più
pallida
,
più
estenuata
...
difatti
...
-
Immaginate
,
cittadino
Rolland
,
che
sono
stata
ritta
più
di
un
'
ora
al
medesimo
posto
,
per
udire
la
spiegazione
dei
meravigliosi
meccanismi
che
devono
produrre
la
pioggia
artiflziale
...
-
E
chi
ebbe
la
fortuna
di
svelare
i
misteri
della
scienza
ad
un
'
allieva
sì
docile
e
sì
gentile
?
-
chiese
Rolland
a
Fidelia
.
-
Oh
!
la
fortuna
fu
tutta
mia
-
rispose
la
giovinetta
arrossendo
-
io
non
sperava
d
'
incontrare
sulla
riva
del
lago
un
maestro
tanto
istruito
e
sapiente
.
Figuratevi
che
la
spiegazione
della
meravigliosa
macchina
io
l
'
ebbi
dall
'
inventore
...
-
Tu
hai
parlato
con
quell
'
uomo
!
-
esclamò
il
padre
di
Fidelia
,
balzando
dal
pieritto
.
-
Tu
dici
d
'
aver
parlato
coll
'
inventore
della
macchina
...
!
-
ripetè
il
vecchio
con
voce
corrucciata
.
-
Gran
Proposto
:
-
disse
Rolland
levandosi
in
piedi
-
moderate
quei
vostri
trasporti
dinanzi
ad
una
fanciulla
...
Non
vedete
?
voi
la
fate
tremare
!
-
Fidelia
!
mia
buona
Fidelia
!
-
riprese
il
vecchio
dopo
breve
silenzio
,
accostandosi
alla
figlia
e
stringendole
la
mano
con
tenerezza
.
-
Rispondi
sinceramente
al
tuo
vecchio
padre
:
conosci
tu
il
nome
del
giovine
artista
,
col
quale
ti
sei
intrattenuta
a
conversare
?
T
'
ha
egli
nulla
rivelato
delle
sue
vicende
...
delle
sue
...
sventure
?
-
Io
non
conosco
la
menzogna
-
riprese
Fidelia
con
voce
commossa
.
-
L
'
inventore
della
pioggia
artifiziale
mi
ha
rivelato
il
proprio
nome
coll
'
accento
straziante
di
chi
confessa
una
colpa
.
Questo
nome
,
che
domani
non
sarà
più
un
segreto
per
alcuno
,
io
non
ho
difficoltà
di
ripeterlo
a
voi
...
Il
giovane
artista
si
chiama
Secondo
Albani
...
-
Egli
ti
ha
ingannata
,
figliuola
mia
!
-
proruppe
il
vecchio
con
ira
.
-
Colui
non
ha
più
diritto
di
chiamarsi
Secondo
,
dacché
la
legge
lo
ha
condannato
...
Ma
il
vecchio
non
potè
compiere
la
frase
...
perocché
il
Rolland
,
balzando
in
piedi
,
e
intromettendosi
fra
il
padre
e
la
figlia
:
-
Gran
Proposto
!
-
disse
con
voce
autorevole
;
-
in
nome
di
quella
legge
che
tu
,
primo
magistrato
della
famiglia
Olona
,
devi
affermare
coll
'
esempio
,
io
ti
ammonisco
che
tu
mancheresti
al
più
sacro
dovere
di
fraternità
,
accusando
ed
infamando
un
cittadino
,
che
oggi
è
puro
ed
onorabile
come
al
giorno
della
sua
nascita
.
-
Io
sono
in
casa
mia
,
mastro
Rolland
.
Nella
libera
cerchia
del
santuario
domestico
,
fra
un
padre
ed
una
figlia
,
ve
lo
ripeto
,
non
può
esservi
altro
codice
che
quello
dell
'
amore
.
-
Con
autorità
di
fratello
vi
ho
ricordato
un
dovere
-
proseguì
Rolland
-
ed
ora
fate
ciò
che
la
coscienza
v
'
ispira
.
Badate
che
questa
legge
che
voi
chiamate
di
amore
,
non
sia
piuttosto
un
avanzo
di
pregiudizi
ereditati
.
Queste
parole
turbarono
la
fronte
al
vecchio
Proposto
.
Rolland
gli
strinse
la
mano
,
uscì
dalla
comune
,
e
abbandonandosi
al
pendio
della
glissante
(
)
,
scivolò
sino
agli
atrii
inferiori
.
Il
Gran
Proposto
fece
uno
sforzo
violento
sopra
sé
stesso
.
Per
quella
sera
egli
non
proferse
altre
parole
.
Prese
per
mano
la
figlia
,
e
,
accompagnandola
fin
presso
la
stanza
delle
rose
,
prese
commiato
da
lei
col
bacio
del
buon
sogno
.
Fidelia
era
vivamente
commossa
.
Gli
sdegni
del
padre
,
le
parole
concitate
e
interrotte
,
le
strane
proteste
di
Rolland
,
tutta
la
scena
cui
poco
dianzi
aveva
assistito
le
riempirono
il
cuore
di
tristi
presagi
.
Prima
di
coricarsi
,
ella
si
assise
al
cembalo
magnetico
e
scorrendo
colle
dita
sovra
la
tastiera
di
avorio
,
parlò
alla
sorella
d
'
amore
.
-
Vegli
,
o
Speranza
?
-
Veglio
.
-
Finalmente
le
rose
diedero
fragranza
,
ma
le
spine
sono
cresciute
.
-
Narrami
la
storia
del
tuo
cuore
-
io
chino
l
'
orecchio
sul
cembalo
per
udire
il
melodioso
canto
della
vergine
innamorata
.
La
casa
di
Fidelia
e
la
casa
di
Speranza
erano
disgiunte
da
tre
lunghe
contrade
-
ma
le
due
donne
conversarono
fino
all
'
alba
colle
oscillazioni
del
telegrafo
.
Per
comunicare
agli
avorii
le
magnetiche
parole
,
Fidelia
raccoglieva
tutte
le
forze
dell
'
anima
sospingendole
colla
volontà
verso
l
'
estremo
delle
dita
.
Gli
occhi
della
giovinetta
mandavano
fiamme
;
le
labbra
oscillavano
;
i
polsi
tremavano
convulsi
per
la
pressione
del
fluido
sospinto
...
E
quando
Fidelia
,
stanca
da
quegli
sforzi
violenti
,
reclinava
la
testa
sul
timpano
sonoro
,
una
musica
soavissima
le
parlava
allo
spirito
-
una
musica
di
consigli
,
di
speranze
e
di
benedizioni
-
la
musica
di
un
'
anima
sorella
.
-
Il
telegrafo
magnetico
di
Terzo
Bonelli
riparava
ai
tanti
peccati
dei
telegrafi
antichi
-
traduttore
fedele
dell
'
anima
,
esso
non
poteva
in
verun
modo
trasmettere
la
menzogna
.
CAPITOLO
V
.
Meneghini
puro
sangue
.
Da
tempo
immemorabile
,
alla
vasta
città
dell
'
Olona
non
erano
affluiti
tanti
forestieri
da
tutte
parti
del
mondo
.
Nella
casa
di
ospitalità
dell
'
antico
Lazzaretto
,
ove
,
fino
dal
giorno
antecedente
,
han
preso
alloggio
trentamila
persone
-
nei
quattrocento
palazzi
di
ferro
che
gli
Anziani
della
famiglia
hanno
fatto
collocare
nel
Campo
Ausiliario
,
non
trovasi
più
una
sola
camera
disponibile
.
-
Tutti
gli
alberghi
di
lusso
,
tutti
gli
asili
gratuiti
riboccano
di
gente
.
E
dire
che
siamo
appena
al
mezzogiorno
,
e
dalle
cinque
ferrovie
giungono
ad
ogni
tratto
nuovi
convogli
-
e
innumerevoli
aerostati
,
immense
arche
natanti
negli
spazi
del
cielo
,
si
librano
a
trecento
metri
di
altezza
sovra
il
porto
Corsico
,
attendendo
il
segnale
della
calata
.
I
tardi
arrivati
,
disperando
di
trovare
alloggio
,
si
accalcano
nelle
vie
,
o
nelle
sale
da
rinfresco
.
Il
grande
Caffè
Centrale
della
Associazione
Gnocchi
,
verso
un
'
ora
pomeridiana
ribocca
di
uomini
,
donne
e
bestie
d
'
ogni
paese
.
-
Gran
bel
Milano
!
-
esclama
uno
dei
vecchi
abituati
del
Caffè
,
il
quale
da
cinque
ore
sta
seduto
in
compagnia
di
alcuni
buontemponi
sulla
porta
di
Occidente
.
-
Gran
bel
Milano
!
Per
me
,
ho
giurato
di
non
uscir
mai
dalla
mia
città
quand
'
anche
a
due
miglia
di
distanza
piovessero
beccafichi
arrostiti
,
come
ai
tempi
di
Mosè
.
-
Via
!
per
una
pioggia
di
beccafichi
si
potrebbe
fare
il
sacrifizio
di
una
piccola
corsa
in
vapore
!
-
dice
un
altro
milanese
.
-
Voi
mi
avete
capito
,
caro
Pirotta
-
in
vapore
!
-
Che
!
tu
!
un
uomo
che
possiede
trentamila
lussi
di
rendita
...
viaggi
ancora
coi
veicoli
gratuiti
della
Unione
?
-
Io
amo
di
andare
all
'
antica
,
mio
caro
Perelli
;
con
questi
malcreati
palloni
io
lascio
viaggiare
i
matti
,
che
han
voglia
di
rompersi
il
collo
precipitando
dall
'
altezza
di
due
o
trecento
metri
sulla
cupola
di
qualche
campanile
!
-
Non
hai
torto
,
mio
caro
Pestalozza
!
E
pazienza
se
quei
matti
,
che
pretendono
viaggiare
nell
'
aria
,
rischiassero
soltanto
la
propria
vita
!
...
Ma
pur
troppo
la
loro
imprudenza
è
un
continuo
attentato
alla
sicurezza
altrui
.
Anche
ieri
,
causa
quei
maledetti
palloni
;
avvennero
quattro
o
cinque
disastri
nella
nostra
Milano
...
Il
Guardapolli
del
giardino
Balzaretti
,
mentre
stava
sulla
porta
della
piccionaia
distribuendo
il
grano
alle
bestie
,
ricevette
sul
ghigno
il
complimento
di
un
lungo
cannocchiale
che
uno
dei
viaggiatori
si
lasciò
scappare
di
mano
.
Sulla
piazza
del
Duomo
,
mentre
la
folla
dei
nullabbienti
si
accalcava
presso
la
porta
della
decima
Dispensa
per
ricevere
il
pane
,
venne
a
cadere
una
pioggia
di
grosse
ostriche
,
le
quali
,
ti
giuro
,
non
resero
il
miglior
servizio
alle
nuche
pelate
di
alcuni
poveretti
...
-
Perciò
..
,
viva
sempre
il
cilindro
!
E
dicano
pure
i
balordi
che
noi
siamo
antiquari
,
retrogradi
,
codini
,
cappelloni
,
torrioni
...
Ma
un
buon
cappello
a
cilindro
...
-
Della
fabbrica
Ponzone
...
-
Bravo
!
della
fabbrica
Ponzone
!
Da
centoventisette
anni
la
mia
famiglia
si
serve
in
quel
negozio
!
Oh
!
...
vedi
quanta
gente
vien
su
dalla
strada
dei
medici
!
....
Forestieri
arrivati
di
fresco
!
-
Se
non
m
'
inganno
,
debbon
essere
scienziati
!
-
Primati
dell
'
intelligenza
,
si
deve
dire
...
-
Scienziati
o
primati
fa
lo
stesso
...
Chiamali
come
ti
pare
meglio
,
sono
e
saranno
sempre
sinonimi
di
gabbamondo
.
-
Dove
andrà
ad
alloggiare
tutta
questa
gente
?
-
Con
tutta
la
loro
scienza
,
i
signori
primati
dovranno
rassegnarsi
,
e
far
di
necessità
virtù
,
dormendo
a
cielo
scoperto
.
-
È
proprio
una
vergogna
che
il
municipio
...
cioè
...
volevo
dire
...
come
lo
chiamano
ora
?
...
-
Il
Consiglio
di
famiglia
...
-
C
'
è
da
perder
la
testa
a
imparare
queste
nuove
denominazioni
!
Che
ne
dici
,
caro
Perelli
?
...
Hanno
fatto
un
gran
sfoggio
di
belle
parole
,
ma
nel
fatto
non
si
è
punto
avvantaggiato
!
Fra
le
nostre
Giunte
municipali
e
i
moderni
Consigli
di
famiglia
non
veggo
gran
differenza
...
-
Io
direi
piuttosto
che
siamo
andati
di
male
in
peggio
.
-
Figurati
se
in
una
giornata
come
questa
non
si
doveva
pensare
a
far
venire
da
Bergamo
o
da
Como
duecento
o
trecento
case
di
ferro
!
...
Signori
no
!
ha
detto
il
Sindaco
...
o
Gran
Proposto
...
come
ora
lo
chiamano
...
Milano
non
deve
ricorrere
alle
famiglie
minori
-
non
deve
disturbare
i
vicini
-
Milano
deve
fare
da
sè
!
-
Ed
ecco
...
corpo
di
mille
diavoli
!
...
che
per
voler
fare
da
sé
,
il
Municipio
...
non
ha
saputo
far
nulla
...
e
il
decoro
della
città
è
compromesso
!
...
-
Questo
nostro
Sindaco
...
o
Gran
Proposto
...
vuol
durar
poco
nella
sua
carica
!
...
Ho
sentito
certe
campane
...
-
Parliamo
a
voce
bassa
...
Voi
sapete
che
io
vado
a
pranzo
da
lui
due
volte
la
settimana
...
E
non
vorrei
...
-
Eh
!
non
siamo
più
ai
tempi
della
repubblica
rossa
!
Ora
si
può
parlare
liberamente
!
...
-
Non
si
sa
mai
...
quello
che
può
accadere
...
Io
non
ho
dimenticato
il
precetto
di
mio
nonno
:
delle
autorità
,
dei
magistrati
,
dei
funzionari
pubblici
-
fin
quando
sono
in
carica
-
bisogna
dirne
bene
,
salvo
a
lapidarli
quando
sieno
caduti
...
-
Io
poi
,
non
ho
tanti
scrupoli
,
caro
Perelli
...
Anche
ai
tempi
della
repubblica
era
permesso
dir
male
dei
sindaci
e
delle
Giunte
...
Toglieteci
il
piacere
di
parlare
contro
il
Municipio
,
e
in
verità
non
sapremmo
come
passare
la
vita
...
Volete
che
io
ve
la
dica
schietta
e
netta
come
la
sento
in
cuore
?
...
anche
in
codesta
faccenda
della
pioggia
artificiale
io
ci
veggo
del
marcio
...
-
Sicuro
che
c
'
è
del
marcio
!
-
sciamano
in
coro
i
circostanti
.
-
Qui
sotto
c
'
è
qualche
imbroglio
,
qualche
brutto
intrigo
dei
signori
anziani
...
-
E
aggiungete
pure
del
Gran
Proposto
!
...
-
Quando
si
pensa
che
Parigi
,
Berlino
,
Lucerna
,
Varsavia
,
infine
le
principali
città
della
Unione
respinsero
la
proposta
dell
'
esperimento
!
...
-
Ciò
significa
che
il
meccanismo
è
difettoso
...
-
Io
dubito
piuttosto
che
una
pioggia
artifiziale
possa
recare
gravi
danni
all
'
igiene
pubblica
,
suscitando
dalla
terra
evaporazioni
pestifere
...
Questa
dev
'
essere
la
vera
ragione
per
cui
i
Municipii
delle
capitali
più
illuminate
non
vollero
tentare
la
prova
...
Oh
!
vedrete
!
vedrete
!
...
Grazie
alla
intelligenza
ed
al
senno
del
nostro
Municipio
,
avremo
fra
pochi
giorni
a
Milano
la
petecchiale
o
la
febbre
gialla
...
-
Quanto
a
me
,
nessuno
mi
leva
dalla
mente
che
avremo
una
pioggia
di
acqua
calda
,
la
quale
cremerà
in
poche
ore
tutta
la
vegetazione
...
-
Voi
parlate
di
danni
probabili
e
possibili
;
ma
nessuno
di
voi
ha
avvertito
il
danno
certo
,
reale
,
inevitabile
....
la
morte
di
tutti
i
pesci
del
lago
...
-
E
tu
credi
,
Pirotta
,
che
tutti
i
pesci
?
...
-
Oh
,
veh
l
'
ingenua
domanda
!
Poiché
il
lago
deve
bollire
,
ne
viene
di
conseguenza
...
-
Sicuro
!
ne
viene
di
conseguenza
che
i
pesci
si
cuoceranno
..
,
-
Ora
comprendo
!
-
grida
il
Perelli
,
levandosi
in
piedi
,
e
spalancando
tanto
d
'
occhi
...
-
E
quando
i
pesci
saran
cotti
...
-
Allora
...
!
-
I
signori
del
Municipio
...
-
Il
Gran
Proposto
...
-
Gli
anziani
...
-
Una
buona
mangiata
fra
loro
...
alla
barba
dei
gonzi
,
che
hanno
fatto
le
spese
della
pioggia
!
...
La
strana
conclusione
dell
'
ultimo
oratore
fu
accolta
con
una
esplosione
di
viva
,
di
applausi
e
di
risa
sguaiate
.
L
'
idea
che
il
Gran
Proposto
e
gli
anziani
del
Consiglio
avessero
approvato
l
'
esperimento
della
pioggia
artificiale
al
solo
scopo
di
fare
un
lauto
pranzo
con
pesci
del
lago
,
percorse
i
crocchi
vicini
,
ma
venne
respinta
ben
tosto
e
soffocata
dai
sarcasmi
delle
persone
intelligenti
.
Un
secolo
addietro
,
quella
assurdità
grossolana
e
maligna
avrebbe
trovato
eco
nelle
masse
,
e
venti
o
trenta
pappagalli
del
giornalismo
l
'
avrebbero
stampata
per
edificazione
del
popolo
.
CAPITOLO
VI
.
Le
pillole
alimentari
di
Raspali
Ma
lasciamo
il
vestibolo
,
e
spingiamo
lo
sguardo
nelle
sale
interne
,
ove
stanno
adunate
più
di
duemila
persone
giunte
da
lontani
paesi
.
Duecento
garzoni
ed
altrettante
donzelle
vanno
,
vengono
,
si
incontrano
,
si
urtano
presso
la
Rotonda
centrale
,
per
levare
le
imbandigioni
da
distribuirsi
nei
ventiquattro
emicicli
.
Ad
ogni
tratto
nuovi
forestieri
sopraggiungono
.
Dappertutto
è
un
ricambiarsi
di
saluti
,
di
augurii
,
di
strette
di
mano
.
Amici
e
conoscenti
,
che
vivono
disgiunti
da
immensurabili
spazi
di
terra
e
di
mare
:
uomini
che
senza
essersi
veduti
mai
,
per
mezzo
di
un
filo
miracoloso
si
ricambiarono
per
molti
anni
le
aspirazioni
e
le
idee
-
eccoli
riuniti
in
una
sola
città
,
in
un
sol
punto
del
globo
,
per
assistere
ad
un
nuovo
prodigio
dell
'
intelligenza
.
In
uno
dei
più
vasti
emicicli
,
conversavano
a
voce
alta
due
personaggi
,
che
al
vestito
ed
al
distintivo
di
nobiltà
ond
'
erano
fregiati
,
mostravano
appartenere
alla
onorata
congregazione
dei
Primati
.
-
Povera
umanità
-
diceva
l
'
un
d
'
essi
,
volgendo
uno
sguardo
di
commiserazione
alla
folla
.
-
Povera
umanità
!
Studia
!
lavora
!
inventa
pure
il
miracolo
onde
migliorare
la
tua
condizione
,
tu
starai
sempre
a
disagio
nel
mondo
.
La
scienza
non
può
soccorrere
a
'
tuoi
bisogni
senza
crearne
dei
nuovi
.
La
noia
,
il
desiderio
,
il
dolore
aggraveranno
eternamente
il
fardello
della
vita
!
...
Questa
città
nel
breve
corso
di
un
secolo
si
è
estesa
di
oltre
venti
miglia
in
circonferenza
.
Le
più
belle
,
le
più
utili
istituzioni
furono
qui
favorite
dalla
ricchezza
e
dalla
generosità
de
'
cittadini
.
Un
migliaio
di
stabilimenti
pubblici
e
privati
si
eressero
come
per
incanto
nell
'
ultimo
decennio
;
le
case
di
ospitalità
,
gli
alberghi
,
i
palazzi
mobili
possono
dar
ricetto
a
seicentomila
forestieri
:
nondimeno
,
ecco
venire
un
giorno
in
cui
il
concorso
strabocchevole
dimostra
l
'
insufficienza
dei
provvedimenti
umani
,
e
i
disordini
rinascono
,
la
confusione
si
rinnova
,
e
da
ogni
parte
sorgono
grida
di
malcontento
!
Nel
primo
caffè
di
Milano
,
fornito
di
venti
fornelli
e
servito
da
oltre
quattrocento
volonterosi
,
io
veggo
dei
poveri
diavoli
che
attendono
da
due
ore
la
colazione
!
-
Tu
hai
sempre
il
tuo
umor
nero
,
amico
Rousseau
;
-
disse
un
giovane
di
circa
venticinque
anni
,
che
portava
sulla
fronte
il
doppio
distintivo
della
nobiltà
(
)
.
-
Convengo
che
il
dipartimento
Italia
,
e
sopratutto
la
famiglia
dell
'
Olona
,
han
molto
progredito
nella
civiltà
in
quest
'
ultimo
decennio
;
ma
rispetto
agli
altri
dipartimenti
di
Europa
,
qui
trovo
ancora
un
barbarismo
deplorabile
.
Il
progresso
,
come
tu
dici
,
crea
dei
nuovi
bisogni
,
e
guai
se
ciò
non
avvenisse
!
l
'
uomo
diverrebbe
stazionario
,
ovvero
camminerebbe
retrogrado
.
Una
invenzione
,
una
scoperta
qualunque
,
producendo
nuovi
bisogni
,
trae
seco
di
conseguenza
altre
invenzioni
ed
altre
scoperte
-
e
così
l
'
uomo
procede
gradatamente
a
quell
'
apice
di
perfezione
,
che
è
il
fine
supremo
della
vita
.
Guai
allo
sciagurato
che
si
arresta
a
mezzo
del
cammino
!
Guai
tre
volte
a
colui
,
che
si
adagia
sul
presente
,
rifiutando
i
benefizi
quotidiani
della
intelligenza
!
Quest
'
oggi
parecchie
migliaia
di
persone
si
trovano
a
Milano
senza
albergo
e
senza
vitto
-
ciò
non
avverrebbe
a
Parigi
,
nè
a
Napoli
,
nè
a
Berlino
,
quand
'
anche
,
in
un
sol
giorno
,
tutti
gli
abitatori
dall
'
universo
si
adunassero
in
quei
centri
popolosi
.
In
occasione
dell
'
ultima
esposizione
,
a
Parigi
v
'
era
un
'
affluenza
quotidiana
di
circa
otto
milioni
di
forestieri
,
ma
in
meno
di
due
giorni
sui
tetti
delle
case
vennero
elevati
cinque
o
sei
piani
di
piccole
camere
in
guttaperca
,
e
gli
alloggi
furono
quadruplicati
.
Quanto
alla
bisogna
del
vitto
,
il
provvedimento
è
ancora
più
facile
.
Se
a
Milano
i
proprietari
degli
Alberghi
e
dei
Caffè
si
fossero
provveduti
di
midollo
concentrato
di
leone
,
tutti
quei
poveretti
che
attendono
la
colazione
da
due
ore
,
con
una
sola
pillola
potrebbero
nutrirsi
per
l
'
intera
giornata
.
-
Bella
invenzione
davvero
,
le
vostre
pillole
di
midollo
concentrato
!
-
disse
Rousseau
,
crollando
la
testa
.
-
I
Milanesi
non
diedero
mai
prova
di
tanto
buon
senso
,
quanto
nel
rifiutare
questo
nuovo
metodo
di
alimentazione
,
che
debilita
lo
stomaco
e
priva
l
'
uomo
de
'
più
squisiti
piaceri
.
-
E
credi
tu
,
che
se
in
questo
momento
giungesse
a
Milano
uno
speculatore
,
il
quale
mettesse
in
vendita
due
o
tre
barili
delle
mie
pillole
,
non
sarebbe
un
gran
benefizio
per
gli
stomachi
digiuni
?
...
Un
sorriso
di
dubbio
,
quasi
di
scherno
,
increspò
leggermente
il
labbro
di
Rousseau
.
E
già
stava
per
rispondere
una
amara
parola
,
quando
una
ondata
di
giovincelli
bizzarramente
vestiti
irruppe
nella
sala
.
Erano
i
piccoli
banditori
del
commercio
e
della
industria
,
venditori
di
giornali
,
di
zigaretti
e
fotografie
,
porta
voci
di
notizie
,
anticamente
denominati
barabini
,
ed
ora
distinti
col
titolo
espressivo
di
demonietti
di
città
.
Abbigliati
di
una
semplice
blouse
di
seta
color
scarlatto
,
la
fronte
protetta
da
un
elegante
berettino
di
velluto
azzurro
,
i
capelli
lunghi
e
scendenti
sulle
spalle
,
la
gamba
ignuda
fino
al
ginocchio
,
il
piede
serrato
in
uno
stivaletto
rosso
colle
calze
riverse
,
di
una
candidezza
incensurabile
;
snelli
,
petulanti
,
loquaci
,
attraversavano
la
folla
senza
toccarla
,
filtravano
nei
crocchi
,
strillavano
,
sparivano
come
esseri
fantastici
.
Il
grido
di
quei
piccoli
demoni
pose
fine
alla
quistione
dei
due
scienziati
.
Un
pallone
da
commercio
giunto
da
Parigi
in
quel
punto
aveva
recato
a
Milano
quattromila
case
di
guttaperca
e
parecchi
barili
di
pillole
Raspail
preparate
col
midollo
di
leone
.
All
'
annunzio
inaspettato
,
tutte
le
sale
furono
in
moto
.
I
forestieri
,
che
già
da
parecchie
ore
languivano
a
stomaco
digiuno
,
e
che
non
avevano
trovato
alloggio
nella
città
,
assediano
la
sporta
dei
piccoli
venditori
,
i
quali
strillano
a
tutta
gola
:
-
avanti
,
fratelli
!
-
Una
camera
per
cinque
lussi
!
-
Un
pranzo
in
una
pillola
!
-
Midollo
concentrato
di
leone
!
Un
vaso
di
trenta
pillole
Raspail
per
sessanta
lussi
!
-
Non
più
fame
per
un
mese
!
-
Non
più
osti
!
Palazzi
di
guttaperca
con
mobili
e
senza
mobili
!
!
!
-
Che
il
diavolo
vi
porti
!
-
brontola
Rousseau
,
levandosi
impetuosamente
dal
sedile
.
E
salutando
con
aria
dispettosa
il
collega
scienziato
:
-
amico
-
gli
dice
-
io
non
posso
reggere
a
questi
orribili
spettacoli
della
umana
follia
.
Le
tue
pillole
di
midollo
affrettano
di
due
secoli
il
suicidio
totale
dell
'
umanità
.
-
Il
tempo
farà
ragione
delle
nostre
differenze
-
rispose
l
'
altro
scienziato
,
il
quale
era
appunto
l
'
illustre
Raspail
III
,
inventore
dell
'
alimento
omeopatico
.
-
Ma
i
tuoi
sofismi
non
possono
distruggere
nel
mio
cuore
la
compiacenza
che
io
provo
in
questo
momento
!
In
meno
di
un
quarto
d
'
ora
,
i
ragazzi
aveano
infatti
esaurita
la
loro
provvisione
di
pillole
;
e
buona
parte
dei
forestieri
,
confortato
lo
stomaco
dai
sughi
efficaci
,
erano
usciti
dal
Caffè
,
ciascuno
col
suo
rotolo
di
guttaperca
sotto
braccio
,
che
doveva
trasformarsi
in
camera
o
in
palazzo
ammobigliato
.
CAPITOLO
VII
.
L
'
uomo
alato
di
Fourrier
.
Mentre
Rousseau
usciva
dall
'
emiciclo
,
entravano
dalla
porta
Orientale
tre
nuovi
personaggi
,
i
quali
dopo
breve
ricambio
di
saluti
,
sedettero
presso
Raspail
.
Erano
tre
primati
del
dipartimento
francese
:
Virey
,
Michelet
e
Fourrier
,
celebri
innovatori
o
piuttosto
trasformatori
della
scienza
zoologica
.
Michelet
era
seguito
da
due
magnifiche
tigri
,
sommesse
e
docili
come
cani
di
Terranuova
.
Le
due
fiere
dell
'
africano
deserto
,
ammansate
da
quella
forza
simpatico
-
magnetica
che
Dio
ha
dato
all
'
uomo
quando
lo
istituì
signore
del
creato
,
si
sdraiarono
sul
pavimento
facendo
sgabello
del
dorso
ai
piedi
del
potente
domatore
.
Alla
vista
delle
ammirabili
belve
,
quanti
sedevano
nell
'
emiciclo
si
alzarono
mandando
un
grido
di
sorpresa
.
Da
oltre
dieci
anni
,
i
leoni
,
le
iene
,
gli
orsi
ed
altri
animali
,
che
ai
tempi
andati
si
chiamavano
feroci
,
soggiogati
dal
magnetismo
e
raddolciti
dalla
educazione
,
viveano
famigliarmente
coll
'
uomo
.
La
sola
tigre
avea
resistito
alla
potenza
dell
'
elettrico
animale
,
sfidando
il
coraggio
e
l
'
imperiosa
volontà
dei
più
temerari
.
Immaginate
la
meraviglia
dei
circostanti
in
vedere
lo
scienziato
distendere
sbadatamente
le
gambe
sui
cuscini
della
pelle
contratta
,
e
solleticare
colla
punta
dello
stivaletto
gli
irti
mustacchi
della
belva
!
Se
non
che
,
a
scemare
l
'
impressione
terribile
di
quella
scena
,
un
altro
fatto
meno
sorprendente
,
perché
constatato
da
altre
esperienze
,
ma
sempre
interessante
e
giocondo
,
distrasse
l
'
attenzione
dei
curiosi
.
Un
centinaio
di
augelletti
d
'
ogni
specie
e
d
'
ogni
colore
aveano
invasa
la
sala
,
e
svolazzavano
dai
capitelli
alle
cornici
,
dai
ventilatori
ai
lampadari
,
cinguettando
festosamente
.
Fourrier
levò
lo
sguardo
,
e
sorrise
coll
'
espressione
di
chi
risponde
ad
un
cortese
saluto
con
animo
profondamente
addolorato
.
Poi
trasse
dalla
bisaccia
una
elegante
scatoletta
ripiena
di
semi
odorosi
-
e
gli
augelletti
a
discendere
tosto
,
beccare
il
loro
granello
,
e
di
nuovo
sparpagliarsi
nelle
regioni
più
elevate
.
Sulla
fronte
dello
scienziato
era
una
nube
di
tristezza
.
Raspail
se
ne
avvide
,
gli
stese
la
mano
,
e
coll
'
affetto
dello
sguardo
gli
chiese
il
segreto
de
'
suoi
dolori
.
-
Il
mio
dolore
non
è
più
un
segreto
pei
miei
compagni
di
viaggio
-
prese
a
dire
Fourrier
coll
'
accento
della
più
viva
commozione
,
e
accennava
a
Virey
e
a
Michelet
.
-
Pure
io
ripeterò
la
confessione
,
perocché
la
mia
anima
ha
bisogno
di
rivelarsi
.
Nella
sala
si
fece
un
silenzio
solenne
.
Gli
augelli
ristettero
e
cessarono
dal
canto
.
-
Colleghi
,
amici
,
fratelli
-
riprese
Fourrier
-
la
scienza
genera
la
superbia
,
e
la
superbia
genera
l
'
errore
.
Questa
antica
sentenza
oggi
mi
ricorre
al
pensiero
nella
sua
verità
più
terribile
.
Seguendo
le
orme
d
'
un
mio
illustre
antenato
,
io
mi
era
prefisso
di
concorrere
alla
rigenerazione
della
umana
famiglia
perfezionando
l
'
organizzazione
fisica
dell
'
uomo
,
facendo
violenza
alle
leggi
istesse
della
natura
.
Ho
consumata
la
giovinezza
in
lunghi
e
pazienti
studi
,
in
esperienze
terribili
,
che
più
volte
mi
costarono
dei
rimorsi
;
ma
l
'
idea
fissa
,
irremovibile
,
l
'
idea
dominatrice
di
tutti
i
miei
pensieri
era
quella
di
dare
all
'
uomo
una
nuova
facoltà
,
la
facoltà
di
volare
come
l
'
aquila
delle
Alpi
,
come
il
Condoro
delle
Indie
.
Io
mi
ero
detto
:
finché
l
'
uomo
non
potrà
elevarsi
negli
spazi
infiniti
dell
'
aere
,
solo
,
per
suo
proprio
impulso
,
senza
dipendere
da
meccanismi
che
richieggono
il
concorso
di
altri
uomini
;
indipendenza
e
libertà
saranno
aspirazioni
vane
,
parole
vuote
di
senso
.
I
palloni
aerostatici
,
i
vagoni
delle
ferrovie
,
i
fili
telegrafici
,
le
navi
sottomarine
,
saranno
mai
sempre
subordinati
a
quel
dispotismo
sociale
,
che
niuna
legge
può
distruggere
.
Ove
altro
non
esistesse
,
rimarrebbe
la
tirannia
del
denaro
,
principio
e
fomite
di
schiavitù
.
-
Per
compiere
il
volo
di
Dedalo
,
si
vorrebbe
denaro
a
provvedere
la
cera
e
le
piume
;
ali
non
si
avrebbero
senza
il
soccorso
di
meccanismi
costosi
.
Non
sarà
dunque
possibile
modificare
la
conformazione
fisica
dell
'
uomo
in
guisa
da
fargli
spuntare
in
sulle
spalle
questo
nuovo
organo
,
che
deve
aprirgli
le
libere
vie
del
firmamento
?
Nel
1940
,
proposi
il
quesito
ad
una
assemblea
di
scienziati
americani
,
-
ed
ebbi
lo
scherno
per
sola
risposta
.
Due
anni
dopo
,
passeggiando
nel
podere
di
un
industre
colono
di
Strasburgo
,
questi
mi
fece
notare
una
magnifica
pianta
,
sulla
quale
maturavano
dieci
qualità
di
frutti
differenti
,
sicché
dall
'
un
ramo
pendevano
le
più
belle
pesche
,
dall
'
altro
fichi
prelibati
,
qui
grappoli
d
'
uva
,
più
in
alto
pere
,
e
mandorle
,
e
noci
;
e
tutta
questa
varietà
di
frutta
era
cresciuta
sullo
stesso
tronco
per
effetto
di
innesto
...
-
Comprendo
,
-
interruppe
Raspail
;
-
l
'
innesto
dei
vegetali
ti
ha
suggerito
l
'
idea
...
di
tentare
l
'
ugual
prova
nei
regno
animato
.
-
E
l
'
idea
era
troppo
logica
perché
io
non
mi
affrettassi
a
realizzarla
;
io
,
che
da
tanti
anni
non
vagheggiava
che
una
sola
speranza
al
mondo
!
...
Prima
di
tentare
la
prova
nell
'
animale
ragionevole
,
feci
parecchie
esperienze
sui
bruti
,
le
quali
riuscirono
a
meraviglia
.
Nell
'
anno
1945
non
restandomi
più
alcun
dubbio
sul
risultato
delle
mie
operazioni
,
presi
in
alloggio
una
villa
a
poca
distanza
da
Lima
,
e
quivi
,
col
soccorso
di
pochi
amici
e
la
benedizione
di
Dio
,
produssi
per
la
prima
volta
il
grande
fenomeno
dell
'
uomo
alato
.
Due
gentili
bambini
,
che
oggi
amo
con
cuore
di
padre
,
sottoposero
le
tenere
membra
al
ferro
incisore
...
Le
lacrime
ch
'
essi
versarono
in
quel
giorno
doveano
essere
compensate
ad
usura
dal
benefizio
della
libertà
.
Incisi
le
tenere
carni
all
'
estremità
della
scapola
,
v
'
innestai
prontamente
le
ali
ancora
palpitanti
di
una
colomba
...
Chiusi
la
cicatrice
con
cera
vergine
ed
aromi
glutinosi
.
I
due
bimbi
,
nutriti
di
sughi
animatori
,
per
tre
giorni
rimasero
in
fasce
...
Nel
quarto
giorno
,
al
levarsi
dei
lini
,
io
vidi
le
ali
agitarsi
di
novella
vitalità
...
Il
ramo
innestato
non
poteva
deperire
...
Le
due
piccole
creature
,
che
mi
stavano
dinanzi
,
avevano
le
forme
dell
'
angelo
immaginato
dai
cristiani
.
Il
tuono
di
una
cannonata
interruppe
la
conversazione
di
Fourrier
.
-
Era
il
primo
segnale
della
pioggia
.
-
Due
minuti
ancora
,
e
le
valvole
della
gran
macchina
dovevano
aprirsi
...
Tutti
quanti
si
levarono
per
uscire
dalla
sala
.
Fourrier
,
dando
il
braccio
a
Raspail
e
seguito
dai
colleghi
,
si
condusse
sulla
porta
di
occidente
,
proseguendo
a
narrare
la
sua
istoria
...
I
quattro
scienziati
,
affacciandosi
alla
grande
apertura
che
dominava
la
piazza
del
Duomo
,
ristettero
meravigliati
.
Il
terreno
,
i
balconi
,
le
muraglie
,
i
tetti
e
gli
orti
superiori
delle
case
erano
spariti
.
Da
qualunque
parte
volgessero
lo
sguardo
,
non
incontravano
che
una
folta
selva
di
gente
.
A
un
tratto
la
folla
parve
agitarsi
come
l
'
onda
dell
'
Oceano
ai
primi
soffi
della
bufera
.
-
Tutte
le
teste
si
levarono
verso
il
firmamento
,
le
braccia
e
le
mani
accennarono
-
un
milione
di
cannocchiali
si
volsero
a
due
corpi
bianchi
che
nuotavano
nello
spazio
con
moto
discendente
.
A
quella
vista
Fourrier
non
potè
trattenere
un
grido
di
gioia
.
-
Son
dessi
!
-
esclamò
lo
scienziato
.
-
Le
mie
creature
!
...
Rondine
e
Lucarino
,
i
miei
figli
di
adozione
!
...
Oh
!
mi
perdoni
il
Signore
la
colpevole
diffidenza
!
-
Miracolo
della
scienza
!
-
esclamò
Raspail
seguendo
con
estatico
sguardo
i
due
giovani
alati
,
che
calavano
rapidamente
sovra
la
maggiore
aguglia
del
Duomo
...
-
Io
non
aveva
calcolato
le
ore
del
riposo
-
soggiunse
Fourrier
...
-
Questa
fu
la
sola
causa
del
loro
ritardo
!
...
-
Ma
donde
vengono
essi
?
Qual
fu
il
loro
viaggio
?
-
chiesero
ad
una
voce
i
circostanti
...
-
Presero
il
volo
da
Filadelfia
ieri
notte
,
due
ore
prima
che
io
partissi
coll
'
aerostata
La
Hoeu
...
Ma
ecco
!
...
Vedete
!
han
raccolte
le
ali
!
...
Essi
precipitano
come
due
frecce
!
...
Un
grido
si
levò
dalla
folla
...
Poi
successe
il
silenzio
terribile
dell
'
ansia
repressa
...
Fourrier
con
moto
involontario
appoggiò
la
mano
convulsa
sulla
spalla
dell
'
amico
,
e
levossi
sulla
punta
dei
piedi
...
Il
terrore
fu
breve
...
I
due
pellegrini
dell
'
aria
,
dopo
una
discesa
precipitosa
di
oltre
mille
metri
,
improvvisamente
distesero
le
immense
ali
...
e
scherzando
con
leggerissimo
volo
intorno
alla
cupola
del
Duomo
,
ristettero
abbracciati
sulla
testa
dorata
della
Madonna
...
In
quel
punto
il
cannone
della
gran
torre
diede
il
secondo
segnale
,
che
annunziava
l
'
apertura
delle
valvole
!
...
CAPITOLO
VIII
.
La
pioggia
artifiziale
,
I
cinquanta
subalterni
,
che
fino
a
quel
momento
erano
rimasti
a
guardia
dei
tubi
ustorii
,
si
diressero
verso
il
centro
della
cupola
,
e
concentrando
le
loro
forze
intorno
ai
manubrii
,
fecero
scattare
il
coperchio
della
gran
torre
.
Allora
fu
udito
un
rumore
simile
al
ruggito
di
mille
Leoni
;
e
una
densa
colonna
di
vapore
lanciossi
verso
il
firmamento
;
e
il
limpido
azzurro
si
coperse
di
nuvole
opache
,
divenne
torbido
e
fremente
come
un
lago
all
'
irrompere
di
torrente
impetuoso
.
Io
non
vi
saprei
descrivere
l
'
effetto
meraviglioso
di
quella
scena
,
e
molto
meno
ritrarre
le
agitazioni
,
le
impazienze
,
i
terrori
del
giovane
Albani
,
il
quale
da
una
gabbia
sporgente
dalla
gran
torre
,
aveva
dirette
le
operazioni
del
pericoloso
meccanismo
;
ed
ora
,
avvolto
da
una
nuvola
ardente
,
fra
lo
scroscio
spaventevole
del
vapore
,
somigliava
ad
Elia
profeta
,
sospeso
fra
il
cielo
e
la
terra
sul
carro
di
fuoco
.
L
'
Albani
combatteva
l
'
ultima
crisi
di
quella
febbre
che
uccide
il
genio
col
disinganno
,
o
lo
ravviva
col
successo
.
Ma
l
'
eruzione
è
cessata
-
le
sorgenti
inaridite
-
il
cielo
plumbeo
,
opaco
,
minaccioso
-
gli
augelli
sorpresi
dalla
improvvisa
caligine
,
si
smarriscono
per
l
'
aere
mandando
strida
lamentose
...
La
città
si
è
dunque
mutata
in
deserto
?
-
Ma
no
-
le
vie
,
i
balconi
,
i
tetti
,
le
torri
,
gli
alberi
sono
scomparsi
sotto
quest
'
onda
di
popolo
,
che
dall
'
agitazione
rumorosa
è
passato
d
'
un
tratto
all
'
immobilità
,
al
silenzio
più
solenne
.
Si
direbbe
che
,
a
punire
questa
titanica
ribellione
contro
l
'
ordine
della
natura
,
Iddio
abbia
pietrificato
di
uno
sguardo
l
'
umanità
tutta
intera
.
Dopo
dieci
minuti
di
attesa
terribile
,
l
'
Albani
sentì
piovere
sulla
fronte
uno
gocciola
refrigerante
.
Era
la
stilla
invocata
dal
dannato
Epulone
...
Il
giovine
levò
al
cielo
uno
sguardo
più
eloquente
di
ogni
parola
...
e
quello
sguardo
era
l
'
inno
di
riconoscenza
,
era
l
'
omaggio
dell
'
intelligenza
subordinata
,
che
rimonta
alla
sorgente
divina
da
cui
emana
e
dipende
.
Tutti
i
calcoli
dell
'
Albani
si
erano
avverati
.
Una
pioggia
lenta
,
fresca
,
abbondante
,
simile
in
tutto
alla
pioggia
naturale
,
scendeva
sulla
terra
a
vivificare
gli
animali
,
le
piante
,
i
campi
e
le
onde
.
L
'
artista
non
potè
contenere
un
grido
di
soddisfazione
;
ma
quel
grido
andò
perduto
negli
applausi
,
nell
'
urlo
di
dieci
milioni
di
spettatori
.
Quando
l
'
Albani
abbassò
lo
sguardo
con
sublime
compiacenza
per
leggere
su
quella
immensa
superficie
di
teste
l
'
ammirazione
dell
'
opera
sua
,
le
teste
erano
già
sparite
sotto
uno
sterminato
padiglione
di
ombrelli
,
ed
egli
potè
sorridere
,
come
Dio
,
sulla
umana
debolezza
.
Due
ore
dopo
,
per
mezzo
dei
fili
telegrafici
,
la
riuscita
del
nuovo
meccanismo
era
annunziata
agli
estremi
confini
dell
'
universo
,
e
l
'
artefice
prendeva
il
suo
posto
fra
i
primati
dell
'
intelligenza
col
nome
di
primo
Albani
.
CAPITOLO
IX
La
Confessione
.
Al
cader
della
notte
,
era
cessata
per
l
'
Albani
l
'
ebbrezza
del
trionfo
.
La
sua
fronte
si
era
nuovamente
increspata
di
una
ruga
profonda
.
Le
memorie
del
passato
,
le
trepidanze
dell
'
avvenire
riprendevano
imperiosamente
il
loro
posto
nell
'
anima
del
giovine
.
Prevedendo
il
pericolo
di
una
ovazione
popolare
,
l
'
Albani
salì
in
una
gondola
volante
onde
uscire
liberamente
dalla
folla
.
Per
due
ore
,
il
giovane
artista
si
aggirò
negli
spazi
dell
'
aere
,
in
preda
a
'
suoi
cupi
pensieri
.
Il
tempo
era
lento
per
lui
.
Le
ore
per
lui
si
svolgevano
lente
e
terribili
,
come
quelle
del
delinquente
che
aspetta
il
giudizio
degli
uomini
.
Ma
in
quella
meditazione
,
fosca
e
lugubre
come
l
'
inferno
,
traluceva
di
quando
in
quando
un
raggio
di
paradiso
.
La
sua
anima
travolta
nelle
tenebre
si
riscuoteva
al
suono
di
una
voce
melodiosa
che
gli
diceva
:
l
'
amore
di
una
donna
è
il
santo
riflesso
del
perdono
di
Dio
;
per
esso
si
cancellano
tutti
i
peccati
e
tutti
i
rimorsi
dell
'
uomo
.
-
Bada
di
non
iscostarti
troppo
dalla
città
-
disse
l
'
Albani
al
conduttore
della
gondola
.
-
A
undici
ore
io
debbo
trovarmi
sulla
riva
del
lago
,
presso
l
'
antico
Arco
della
Pace
.
-
Il
gran
faro
cittadino
segna
le
dieci
e
cinque
minuti
-
rispose
il
gondoliere
dell
'
aere
,
volgendo
gli
occhi
ad
un
immenso
globo
di
luce
che
sorgeva
a
poca
distanza
dalla
cattedrale
.
-
Colla
mia
gondola
potrei
condurvi
fino
a
Bergamo
,
e
restituirvi
alla
spiaggia
per
l
'
ora
indicata
-
Due
ore
di
attesa
!
...
ancora
due
ore
di
incertezza
...
di
terribile
agonia
!
-
mormorò
l
'
Albani
.
-
No
,
io
non
potrei
reggere
più
a
lungo
a
questa
lotta
.
Poi
,
volgendosi
di
nuovo
al
gondoliere
-
ritorniamo
alla
città
-
disse
ad
alta
voce
-
alla
contrada
di
Riparazione
,
numero
zero
.
Mentre
la
gondola
drizzava
rapidamente
il
rostro
verso
il
faro
cittadino
,
la
fronte
dell
'
Albani
si
andava
rasserenando
,
riflettendo
le
intime
compiacenze
di
un
'
anima
che
crede
aver
trovato
il
farmaco
a
'
suoi
dolori
.
-
Oh
!
troppo
tardi
mi
è
venuta
questa
ispirazione
-
pensava
egli
.
-
Nelle
perplessità
,
nei
pericoli
della
vita
,
non
mi
ha
egli
pregato
di
ricorrere
a
lui
?
Ed
io
ho
potuto
dimenticare
le
ultime
parole
del
mesto
congedo
,
le
promesse
che
ci
siamo
ricambiate
nel
bacio
dell
'
addio
?
Non
fu
egli
il
solo
compagno
,
l
'
amico
mio
,
nel
lungo
pellegrinaggio
di
cinque
anni
?
Quando
gli
uomini
scagliarono
sul
mio
capo
l
'
anatema
e
la
morte
,
le
sue
parole
furono
amore
e
speranza
.
Ogni
volta
che
,
estenuato
dai
patimenti
,
dalla
vergogna
e
dal
rimorso
,
io
cadeva
a
terra
,
invocando
la
fine
di
una
insopportabile
esistenza
,
la
sua
mano
mi
rialzava
dolcemente
,
ed
io
sentiva
rinascere
le
forze
smarrite
,
io
riprendeva
il
coraggio
al
suono
di
quella
voce
santa
che
mi
diceva
:
Prosegui
,
l
'
espiazione
cancella
la
colpa
!
Mentre
l
'
Albani
era
assorto
in
tali
pensieri
,
la
gondola
,
oltrepassato
il
Faro
cittadino
,
sostava
all
'
altezza
di
duecento
metri
sopra
il
Quartiere
di
Misericordia
.
Il
gondoliere
,
per
riconoscere
la
contrada
sulla
quale
doveva
calarsi
,
si
pose
agli
occhi
una
chatvue
(
)
,
e
dopo
alcuni
minuti
di
esplorazione
,
diede
moto
a
'
suoi
meccanismi
,
e
scese
rapidamente
nella
via
di
Riparazione
,
toccando
terra
presso
la
casa
che
gli
era
stata
indicata
.
Il
giovane
balzò
dai
cuscini
,
ed
entrò
nella
casa
senza
dir
motto
al
conduttore
.
Questi
riprese
l
'
alto
colla
sua
gondola
,
e
ristette
sopra
la
porta
ad
aspettare
che
quegli
uscisse
.
L
'
Albani
attraversò
rapidamente
la
galleria
terrena
,
o
piuttosto
un
viale
di
rose
d
'
ogni
colore
e
fragranza
,
rischiarato
da
una
luce
artifiziale
,
in
cui
parevano
fondersi
il
raggio
melanconico
della
luna
e
il
vivace
candore
del
mattino
.
Ad
incontrarlo
mosse
una
donna
vestita
di
tunica
bianca
,
le
chiome
raccolte
in
una
reticella
di
perle
e
di
topazi
,
splendenti
come
foglie
irrorate
dal
mattino
.
La
tunica
,
chiusa
sul
petto
da
una
croce
di
diamanti
,
scendeva
con
ricca
onda
di
pieghe
fino
all
'
estremo
dello
stivaletto
.
Senza
cintura
,
senza
ornamenti
.
Lo
splendore
dello
sguardo
,
il
vermiglio
delle
labbra
,
l
'
ebano
delle
chiome
,
rivelavano
la
donna
sotto
la
effige
dell
'
angelo
.
-
Che
cercate
,
o
fratello
,
nella
casa
di
benedizione
?
-
chiese
la
donna
all
'
Albani
con
soavissimo
accento
.
-
Io
cerco
-
rispose
il
giovane
con
voce
commossa
.
-
io
cerco
il
predicatore
dell
'
evangelo
,
che
fra
i
ministri
porta
il
nome
di
fratello
consolatore
.
-
Il
ministro
è
assente
-
disse
la
donna
-
ma
egli
sarà
di
ritorno
fra
poco
.
Noi
dobbiamo
uscire
insieme
per
assistere
ad
una
cerimonia
nuziale
,
che
deve
compiersi
prima
di
mezzanotte
in
un
quartiere
alquanto
discosto
dal
nostro
.
-
Una
cerimonia
nuziale
prima
di
mezzanotte
!
-
esclamò
il
giovane
radiante
di
gioia
...
-
Dunque
...
sarebbe
vero
?...Fidelia
avrebbe
acconsentito
?
...
-
Fidelia
!
...
Il
nome
che
voi
profferite
-
disse
la
donna
-
mi
dà
a
conoscere
il
vostro
...
Voi
siete
l
'
Albani
...
il
fidanzato
della
mia
sorella
d
'amore!...Venite!
...
Affrettiamo
gl
'
istanti
della
consolazione
,
perocché
sulla
terra
i
dolori
sono
sempre
imminenti
...
La
vostra
fidanzata
è
là
,
nell
'
intimo
sacrario
del
ministro
,
ad
attendere
quell
'
ora
che
voi
avete
prevenuta
coll
'
impaziente
desiderio
.
Così
parlando
,
la
sposa
del
ministro
prese
per
mano
l
'
Albani
e
lo
introdusse
in
una
rotonda
scolpita
nell
'
alabastro
,
dove
,
sovra
un
divano
coperto
di
bianchi
drappi
,
sedeva
la
figlia
del
Gran
Proposto
.
L
'
Albani
,
al
primo
vederla
,
la
credette
una
statua
.
Ma
le
candide
forme
erano
animate
,
la
statua
levossi
in
piedi
,
e
sciolse
la
voce
:
-
Amico
!
fratello
!
-
esclamò
Fidelia
coll
'
accento
della
più
viva
commozione
.
-
E
tu
pure
hai
indovinato
la
strada
più
breve
per
toccare
la
meta
!
I
nostri
cuori
si
attraggono
!
L
'
Albani
non
potè
profferire
parola
,
e
cadde
alle
ginocchia
di
Fidelia
.
-
Poiché
l
'
istinto
del
bene
vi
ha
qui
riuniti
innanzi
l
'
ora
prefissa
-
parlò
la
sposa
del
ministro
-
noi
compiremo
la
cerimonia
in
questo
luogo
.
Fratello
Consolatore
sarà
qui
fra
pochi
minuti
;
ma
i
minuti
dell
'
uomo
benefico
sono
preziosi
agli
infelici
,
e
noi
che
respiriamo
la
gioia
,
non
dobbiamo
usurpare
i
diritti
del
dolore
.
Prima
che
il
ministro
ritorni
,
noi
possiamo
dar
passo
ai
preliminari
della
vostra
unione
spirituale
.
Innanzi
tutto
,
voi
dovete
adempiere
al
dovere
di
confessione
,
a
quel
sacro
dovere
,
che
ora
non
vuolsi
più
considerare
,
come
ai
tempi
del
pervertimento
curiale
,
una
formalità
ripugnante
ed
assurda
,
ma
sibbene
un
attestato
di
reciproca
fiducia
necessaria
a
guarentire
la
vostra
pace
avvenire
;
io
vi
lascio
,
o
figliuoli
!
Quando
la
vostra
confessione
sarà
compiuta
,
io
verrò
qui
,
col
ministro
,
a
benedire
i
vostri
legami
di
spirito
!
La
sacerdotessa
pose
la
mano
di
Fidelia
in
quella
del
suo
giovane
fidanzato
,
e
uscì
dalla
rotonda
.
Allora
l
'
Albani
,
rimanendo
genuflesso
,
la
mano
di
Fidelia
stretta
alle
labbra
,
cominciò
la
sua
confessione
:
-
Oh
sì
!
Una
santa
istituzione
è
codesta
,
che
ci
obbliga
a
rivelare
tutte
le
nostre
debolezze
,
tutte
le
nostre
colpe
,
prima
che
il
giuramento
d
'
amore
sia
profferito
.
Due
cuori
non
possono
amarsi
davvero
se
prima
non
si
conoscano
.
Miserabile
quell
'
uomo
che
pretende
affermare
la
fede
della
sua
compagna
colla
dissimulazione
e
coll
'
inganno
!
Ed
era
la
mia
una
immensa
stoltezza
di
affidarmi
ai
rigori
delle
leggi
umane
perché
tu
avessi
ad
ignorare
il
triste
mistero
del
mio
passato
.
A
te
dunque
,
o
giovinetta
,
che
mi
rivelasti
il
divino
istinto
del
perdono
;
a
te
,
che
assumendo
la
missione
dell
'
angelo
,
hai
steso
la
mano
al
caduto
per
redimerlo
dalla
vergogna
e
dai
rimorsi
,
io
narrerò
quella
orribile
istoria
...
-
No
!
...
basta
!
-
interruppe
Fidelia
con
un
leggiero
brivido
di
terrore
-
la
confessione
non
è
obbligatoria
.
Io
posso
dispensarti
dall
'
accusare
le
tue
colpe
,
prevenendoti
col
mio
perdono
.
La
donna
che
si
consacra
ad
un
uomo
per
tutta
la
vita
,
non
solo
deve
assolvere
il
di
lui
passato
,
ma
anche
il
di
lui
avvenire
.
In
ciò
la
donna
è
più
sublime
di
Dio
!
Così
parlando
,
Fidelia
chinò
le
labbra
sulla
fronte
infuocata
,
dell
'
Albani
,
e
vi
ristette
con
un
lungo
bacio
.
Poi
ella
fece
un
movimento
per
levarsi
in
piedi
e
cedere
il
suo
posto
al
giovane
,
che
tuttavia
rimaneva
inginocchiato
.
-
Mio
fidanzato
,
mio
fratello
d
'
amore
-
riprese
Fidelia
con
dolcissimo
accento
-
dispensandoti
dalla
confessione
io
mi
sono
prevalsa
di
un
mio
diritto
,
ma
non
intendo
perciò
esonerarmi
da
'
miei
doveri
.
Al
contrario
,
io
ti
prego
di
acconsentirmi
questo
sfogo
dell
'
anima
che
la
legge
mi
impone
,
perocché
io
sappia
che
l
'
uomo
non
può
gustare
,
nelle
braccia
di
una
donna
,
tutta
intera
la
voluttà
dell
'
amore
,
quand
'
egli
non
sia
ben
certo
che
questa
donna
non
abbia
mai
appartenuto
ad
alcuno
...
-
E
potrei
io
dubitare
della
tua
illibatezza
?
-
esclamò
l
'
Albani
trattenendo
la
giovinetta
con
dolce
violenza
.
-
Tutta
la
tua
vita
si
riflette
nel
tuo
purissimo
sguardo
.
Nella
freschezza
delle
tue
mani
,
nella
fragranza
del
tuo
alito
,
nelle
caste
pieghe
dei
lini
che
disegnano
le
tue
membra
,
io
respiro
la
vergine
,
indovino
una
limpida
fonte
,
a
cui
nessuno
ha
mai
portato
le
labbra
!
La
legge
mi
comanda
di
proferire
a
mia
volta
la
parola
perdono
;
ed
io
,
per
obbedire
a
questa
legge
,
ti
perdono
la
sola
colpa
che
in
te
riconosco
,
quella
di
aver
amato
un
uomo
immeritevole
di
possederti
.
I
due
fidanzati
,
nell
'
estasi
di
un
lungo
abbracciamento
,
non
si
accorsero
che
la
porta
si
era
aperta
,
che
non
erano
più
soli
.
Speranza
e
fratello
Consolatore
entrarono
nella
rotonda
.
Il
ministro
si
accostò
al
due
amanti
per
compiere
la
cerimonia
dell
'
unione
spirituale
colla
formola
prescritta
dai
canoni
religiosi
.
-
Io
ti
amo
e
ti
amerò
sempre
!
-
disse
l
'
Albani
-
mentre
il
sacerdote
univa
la
sua
mano
a
quella
di
Fidelia
.
La
giovinetta
replicò
la
promessa
con
tremula
voce
.
E
mentre
il
ministro
baciava
in
fronte
i
due
sposi
,
dalla
torre
Garibaldi
partirono
i
primi
squilli
del
richiamo
delle
vergini
.
La
cerimonia
era
compiuta
.
I
due
giovani
si
levarono
in
piedi
.
La
sposa
del
ministro
offerse
il
braccio
a
Fidelia
,
e
tutti
quanti
uscirono
dal
sacrario
.
Appena
sboccati
nella
via
,
l
'
Albani
scosse
la
funicella
che
pendeva
dalla
sua
gondola
,
e
il
conduttore
,
svegliandosi
al
suono
dell
'
organetto
acustico
(
)
,
calò
a
terra
presso
la
porta
.
CAPITOLO
X
.
Petizione
civile
.
La
cerimonia
religiosa
era
compiuta
;
l
'
Albani
e
Fidelia
erano
sposi
dinanzi
a
Dio
;
la
benedizione
del
sacerdote
aveva
santificato
il
loro
amore
,
affermati
i
desiderii
e
le
promesse
con
vincolo
indissolubile
;
ma
essi
non
potevano
convivere
sotto
il
medesimo
tetto
prima
di
aver
adempiuto
alla
formalità
del
contratto
civile
,
Il
matrimonio
delle
anime
non
imponeva
che
alle
coscienze
-
il
matrimonio
civile
stabiliva
i
doveri
e
i
diritti
dei
coniugi
,
legittimava
la
prole
,
si
faceva
riconoscere
e
rispettare
dalla
famiglia
.
-
Ed
ora
,
mia
dolce
Fidelia
-
parlava
l
'
Albani
alla
sua
donna
durante
il
tragitto
aereo
-
bisogna
affrettare
il
compimento
della
nostra
felicità
...
Purché
tu
mi
assecondi
,
purché
non
insorgano
ostacoli
d
'
altra
parte
,
fra
un
mese
e
tre
giorni
,
lo
squillo
di
richiamo
non
avrà
più
forza
di
separarci
...
-
Non
è
dunque
compiuta
la
nostra
felicità
?
-
domandò
Fidelia
con
ingenua
sorpresa
.
-
Che
altro
ci
resta
a
desiderare
?
sono
amata
,
e
ti
amo
!
Questa
sortita
di
Fidelia
portò
un
leggiero
turbamento
nell
'
anima
del
giovane
.
-
Tu
sai
bene
,
sorella
mia
-
affrettossi
a
dire
l
'
Albani
-
che
noi
non
abbiamo
diritto
di
chiamarci
sposi
dinanzi
alla
società
,
fino
a
quando
la
nostra
unione
non
sia
riconosciuta
dalla
famiglia
.
-
È
vero
!
-
mormorò
Fidelia
,
e
la
sua
parola
parve
un
gemito
.
L
'
Albani
sentì
crescere
le
ansietà
.
-
Che
?
...
tu
dunque
non
dividi
il
mio
desiderio
?
-
Poss
'
io
desiderare
altra
cosa
fuor
quello
che
tu
desideri
?
...
Pure
...
non
aveva
pensato
...
non
credeva
che
sì
presto
...
-
Spero
di
comprenderti
,
Fidelia
!
Io
so
bene
che
,
fra
giovani
amanti
,
il
matrimonio
spirituale
quasi
sempre
suol
precedere
di
parecchi
anni
la
unione
civile
.
A
diciotto
,
a
venti
anni
,
si
stringono
i
legami
religiosi
fra
due
cuori
che
si
amano
,
ma
difficilmente
un
cittadino
della
Confederazione
Europea
si
trova
in
grado
di
passare
alla
conferma
coniugale
,
prima
di
aver
compiuto
gli
studi
universitari
e
gli
esercizi
dell
'
agro
.
Le
fanciulle
si
compiacciono
di
questi
ritardi
,
ed
è
orgoglio
per
esse
poter
dire
:
il
mio
è
stato
fedele
per
tanti
anni
senz
'
avere
altri
vincoli
che
quelli
della
propria
coscienza
!
E
tu
forse
,
mia
buona
Fidelia
,
tu
vagheggiavi
questa
prova
di
sentimento
,
che
ha
pure
le
sue
dolcezze
sublimi
!
-
Tu
non
riesci
a
comprendere
perché
io
voglia
sì
presto
rinunziare
a
questa
ineffabile
voluttà
che
deriva
dall
'
amore
di
una
vergine
.
-
Se
tu
non
mi
avessi
generosamente
dispensato
dal
confessarti
le
mie
colpe
,
ora
non
avrei
mestieri
di
spiegarti
le
mie
impazienze
.
Ti
basti
sapere
che
la
mia
giovinezza
non
trascorse
.
come
quella
dei
fratelli
,
nel
severo
esercizio
degli
studi
,
nell
'
operoso
lavoro
dei
campi
.
Io
fui
esentato
dalla
coscrizione
agraria
,
per
una
eventualità
dolorosa
...
che
ormai
debbo
tacerti
,
poiché
tu
bramasti
di
ignorarla
.
Quei
cinque
anni
per
me
furono
lunghi
,
segnati
di
incredibili
angosce
;
all
'
agro
,
il
cittadino
corrobora
la
sua
giovinezza
;
io
,
precorrendo
le
esperienze
della
vita
,
ho
abbreviato
il
mio
avvenire
.
Che
è
mai
l
'
esistenza
di
un
uomo
ai
tempi
nostri
?
Per
chi
non
esca
dalla
strada
comune
,
la
vita
finisce
a
ventisei
anni
,
o
a
trenta
,
al
più
tardi
.
Per
me
,
trascinato
dalla
sventura
in
una
carriera
eccezionale
,
il
mondo
non
ha
più
attrattive
fuor
quelle
della
solitudine
e
dell
'
amore
.
«
In
meno
di
dieci
anni
,
noi
apprendiamo
tutta
la
scienza
vera
-
in
meno
di
due
mesi
,
per
mezzo
dei
palloni
aerei
,
noi
vediamo
tutto
il
globo
nella
sua
vasta
circonferenza
,
noi
conosciamo
i
costumi
di
tutti
i
popoli
;
nulla
più
ci
resta
a
sapere
.
Io
aspirava
alla
gloria
,
alla
ricchezza
-
ed
ecco
,
mi
chiamano
primate
dell
'
intelligenza
,
e
l
'
invenzione
del
mio
meccanismo
per
la
pioggia
artificiale
mi
verrà
pagata
oltre
dieci
milioni
.
Tu
vedi
bene
,
o
Fidelia
,
che
io
non
ho
quindi
più
nulla
a
desiderare
...
fuori
di
te
-
che
tu
sola
puoi
riempiere
l
'
immenso
vuoto
della
mia
esistenza
avvenire
;
che
nel
tuo
aspetto
soltanto
io
potrò
leggere
la
ragione
della
mia
vita
.
-
Sovvengati
,
o
Fidelia
!
...
-
e
così
parlando
la
voce
dell
'
Albani
mutò
improvvisamente
di
tono
-
che
se
mai
un
ostacolo
insorgesse
fra
noi
,
se
qualche
anima
sleale
...
-
Ma
ciò
non
può
essere
,
amico
mio
!
-
interruppe
Fidelia
atterrita
.
-
Poiché
tu
vuoi
...
poiché
io
sono
pronta
a
secondarti
...
poiché
Iddio
ci
ha
già
uniti
di
un
vincolo
che
vuolsi
ritenere
il
più
sacro
,
il
più
indissolubile
...
-
Ebbene
...
domani
vedrai
pubblicata
la
mia
domanda
...
Per
un
mese
e
tre
giorni
noi
vivremo
disgiunti
,
come
impongono
le
leggi
di
petizione
.
Fra
noi
ogni
comunicazione
sarà
sospesa
...
E
quand
'
io
tornerò
a
Milano
...
-
Quando
tornerai
a
Milano
...
la
tua
Fidelia
avrà
risposto
alla
domanda
come
il
tuo
cuore
desidera
,
come
io
pure
desidero
in
questo
momento
.
Il
conduttore
aveva
fermata
la
sua
gondola
sopra
la
Cupola
maggiore
del
Piccolo
Campidoglio
.
-
Erano
cessati
gli
squilli
del
richiamo
.
-
Presto
!
scendiamo
!
...
a
sinistra
...
alla
casa
del
gran
Proposto
.
I
due
giovani
si
abbracciarono
,
ripetendosi
mille
giuramenti
.
Fidelia
discese
a
terra
,
e
l
'
Albani
si
elevò
di
bel
nuovo
colla
sua
gondola
,
ordinando
al
conduttore
di
dirigersi
al
Palazzo
di
Famiglia
.
Quivi
giunto
,
l
'
Albani
entrò
nella
sala
d
'
amore
,
e
richiesto
agli
anziani
di
guardia
il
libro
di
petizione
pubblica
,
vi
scrisse
le
parole
seguenti
:
«
Io
,
Redento
Albani
,
adulto
,
costruttore
della
macchina
per
la
pioggia
artificiale
,
figlio
di
Primo
Albani
,
inventore
delle
stufe
cittadine
(
)
chieggo
legittimare
con
la
cerimonia
civile
il
matrimonio
religioso
da
me
precedentemente
contratto
con
la
adulta
Fidelia
Berretta
,
figlia
di
Terzo
Berretta
,
Gran
Proposto
di
Milano
.
»
CAPITOLO
XI
.
Due
personaggi
di
tutti
i
tempi
.
Quella
mattina
,
il
funzionario
Torresani
,
Capo
di
Sorveglianza
della
Famiglia
Olona
,
fu
svegliato
innanzi
tempo
da
dodici
squilli
della
campana
elettrica
.
-
Caspita
!
-
esclamò
il
vecchio
balzando
dal
letto
-
il
Gran
Proposto
mi
chiama
di
buon
'
ora
...
Qualche
cosa
di
serio
!
...
E
il
Capo
di
Sorveglianza
si
gettò
sulle
spalle
un
mantello
grigio
,
si
pose
in
testa
un
alto
cilindro
,
poi
,
discese
con
passo
celere
la
Cava
(
)
,
e
fece
levare
un
espresso
per
recarsi
al
Piccolo
Campidoglio
.
Il
Torresani
era
un
uomo
di
circa
sessantacinque
anni
,
un
po
'
ricurvo
,
ma
ancora
vigoroso
.
La
sua
faccia
ossea
,
bernoccoluta
,
dura
,
affettava
una
giovialità
poco
rassicurante
.
I
suoi
occhi
grigi
vibravano
dai
solchi
profondi
delle
guance
una
luce
sinistra
-
due
occhi
,
che
tratto
tratto
si
eclissavano
,
rintanandosi
nelle
palpebre
come
due
teste
da
serpente
.
Cento
anni
addietro
,
quel
pubblico
funzionario
si
sarebbe
chiamato
Commissario
superiore
di
polizia
,
ovvero
Questore
.
Nel
1982
,
il
titolo
era
mutato
,
ma
le
funzioni
erano
identiche
.
La
Polizia
,
la
Questura
,
l
'
Uffizio
di
sorveglianza
furono
e
saranno
una
necessità
di
tutti
i
tempi
.
Quando
l
'
espresso
venne
a
fermarsi
presso
la
porta
intima
del
Piccolo
Campidoglio
,
il
Gran
Proposto
Berretta
stava
sulla
soglia
ad
attenderlo
.
I
due
funzionari
si
salutarono
con
un
cenno
democratico
della
mano
,
cui
il
Torresani
aggiunse
un
leggiero
inchino
della
schiena
.
I
due
pubblici
funzionari
entrarono
in
un
gabinetto
terreno
.
E
siccome
un
vecchio
commissario
di
Sorveglianza
(
di
polizia
,
se
meglio
vi
piace
)
non
ha
bisogno
della
vista
magnetica
per
leggere
in
quel
viscere
opaco
che
si
chiama
il
cuore
umano
,
al
Torresani
bastò
una
rapida
occhiata
,
un
'
occhiata
da
basilisco
,
per
indovinare
il
turbamento
del
suo
superiore
.
Il
Gran
Proposto
si
era
tuffato
con
tutta
la
persona
in
una
sedia
liquida
(
)
i
cui
cilindri
congelatori
girarono
con
moto
rapidissimi
.
Egli
stringeva
nella
mano
una
ampolletta
di
argento
,
la
quale
a
giudicarne
dal
timbro
,
doveva
contenere
il
famoso
elisire
di
ambra
distillata
,
il
più
potente
moderatore
degli
sdegni
umani
.
Quelle
due
circostanze
non
isfuggirono
allo
sguardo
maligno
del
Capo
di
Sorveglianza
,
il
quale
non
era
mai
tanto
felice
come
quando
poteva
accertarsi
che
alcuno
de
'
suoi
superiori
versasse
in
gravi
imbarazzi
.
Il
Torresani
era
stoffa
da
impiegato
.
Per
dissimulare
le
proprie
impressioni
,
egli
si
studiava
di
prendere
un
'
aria
di
bonomia
che
faceva
a
pugni
col
suo
grugno
sinistro
.
Teneva
gli
occhi
bassi
-
il
labbro
semiaperto
-
e
preparava
in
sua
mente
dei
concettini
,
delle
arguzie
,
delle
banalità
umoristiche
,
tanto
da
prolungare
un
colloquio
,
dal
quale
prevedeva
ottimi
risultati
.
Il
Torresani
voleva
divertirsi
a
spese
del
Gran
Proposto
,
e
cavare
da
'
suoi
imbarazzi
il
maggior
profitto
che
per
lui
si
potesse
.
-
Mio
caro
Torresani
...
noi
viviamo
in
tempi
difficili
!
-
cominciò
il
Gran
Proposto
,
dopo
aver
sorbito
due
o
tre
gocciole
dell
'
elisire
moderatore
.
-
In
verità
-
rispose
l
'
altro
-
i
tempi
non
sono
facili
...
I
due
interlocutori
si
sbirciarono
di
traverso
-
e
ciascuno
aspettava
che
l
'
altro
riprendesse
il
dialogo
.
Il
Gran
Proposto
,
dopo
breve
pausa
,
dovette
intuonare
una
seconda
volta
:
-
Viviamo
in
tempi
...
nefasti
!
...
-
Voi
parlate
come
un
giornale
dell
'
opposizione
,
eccellentissimo
signor
Proposto
.
-
Moderate
le
vostre
parole
,
ovvero
sarò
costretto
a
registrare
il
vostro
nome
fra
quelli
dei
malcontenti
,
dei
pregiudicati
politici
,
dei
settari
,
dei
nemici
dell
'
ordine
,
di
quei
sciagurati
che
cospirano
contro
il
migliore
dei
Governi
...
contro
il
Governo
attuale
...
-
Voi
non
mi
avete
compreso
,
ottimo
collega
-
ed
io
mi
affretterò
a
chiarirvi
il
mio
concetto
;
altrimenti
,
da
quel
fiero
e
zelante
impiegato
ch
'
io
vi
conosco
,
voi
sareste
capace
di
farmi
arrestare
al
primo
tumulto
di
popolo
.
I
tempi
sono
difficili
-
intendiamoci
bene
-
difficili
per
noi
,
alti
dignitari
dello
Stato
,
rappresentanti
della
legge
,
e
moderatori
dell
'
ordine
pubblico
!
...
-
Senza
far
torto
alle
sapientissime
e
ossequiatissime
istituzioni
della
serenissima
Confederazione
Europea
,
mi
sia
permesso
di
soggiungere
che
,
in
ogni
tempo
,
sotto
qualsivoglia
Governo
,
gl
'
impiegati
pubblici
furono
retribuiti
meschinamente
...
Eppure
...
come
si
fa
?
...
Bisogna
stare
col
Governo
!
...
sostenere
il
Governo
!
...
E
guai
se
avessimo
ad
allentare
le
redini
...
alla
canaglia
!
...
Nelle
rivoluzioni
,
i
primi
martiri
siamo
noi
...
Meglio
la
mezza
pensione
del
Governo
,
che
non
il
congedo
assoluto
dei
popoli
!
...
Basta
!
...
Lasciamo
andare
questo
lugubre
argomento
...
e
tiriamo
innanzi
alle
mercé
di
Dio
...
e
dei
nostri
superiori
!
Nel
proferire
quest
'
ultima
parola
,
la
voce
del
Torresani
era
divenuta
fioca
e
rantolosa
,
come
quella
di
un
infermo
accattone
.
-
Vero
...
verissimo
...
quanto
voi
asserite
-
riprese
il
Gran
Proposto
-
i
nemici
naturali
dei
governanti
sono
i
popoli
governati
.
Le
leggi
,
per
quanto
eque
e
liberali
esse
sieno
-
non
cesseranno
mai
di
rappresentare
,
nel
giudizio
del
popolo
,
altrettanti
vincoli
di
schiavitù
.
Noi
,
che
ne
siamo
gli
interpreti
e
gli
esecutori
,
dobbiamo
necessariamente
subire
l
'
odio
delle
moltitudini
ignoranti
e
depravate
...
I
popoli
troveranno
sempre
dei
pretesti
per
cospirare
contro
il
principio
di
autorità
che
si
incarna
nei
pubblici
funzionari
...
-
Negli
uomini
più
eminenti
della
Nazione
...
-
Dunque
...
come
voi
dicevate
poco
dianzi
...
noi
dobbiamo
fare
a
gara
nel
sostenerci
...
nel
prestarci
mano
...
nel
renderci
scambievoli
servigi
...
dobbiam
stringere
una
alleanza
compatta
...
-
E
solida
...
-
Usare
di
tutti
i
mezzi
...
-
Solidi
...
-
Che
sono
in
nostro
potere
,
onde
far
fronte
a
questa
incessante
reazione
di
popolo
,
che
minaccia
la
nostra
sicurezza
personale
,
i
nostri
averi
,
i
nostri
titoli
,
e
perfino
la
nostra
tranquillità
...
la
nostra
pace
domestica
...
-
Gran
Proposto
-
interruppe
il
Torresani
con
una
animazione
artificiale
che
somigliava
ad
un
impeto
di
zelo
-
se
dal
mio
infimo
gradino
io
posso
qualche
cosa
per
voi
che
sedete
al
più
alto
vertice
della
Gerarchia
Governativa
,
non
avete
che
a
proferire
una
parola
,
ad
emettere
un
ordine
,
perché
anima
e
corpo
,
io
mi
adoperi
a
vostro
vantaggio
...
Non
dico
per
vantarmi
,
ma
credo
,
nel
disimpegno
delle
mie
attribuzioni
,
di
avervi
sempre
dato
prova
di
intelligenza
,
di
abilità
e
sopratutto
di
molto
zelo
.
-
Voi
portate
gloriosamente
il
nome
del
Torresani
-
rispose
il
Gran
Proposto
con
accento
solenne
-
epperò
nelle
emergenze
difficili
,
io
ebbi
sempre
ricorso
a
voi
,
ed
oggi
più
che
mai
faccio
assegnamento
sul
vostro
ingegno
,
sulla
vostra
esattezza
...
Il
Torresani
si
levò
in
piedi
e
portò
la
mano
al
cuore
esprimendo
la
più
rispettosa
divozione
.
Poi
,
ricomponendosi
nel
pieritto
,
fissò
in
volto
il
Proposto
con
tutta
la
malizia
dei
suoi
due
occhi
da
serpente
.
Il
Gran
Proposto
portò
alle
labbra
l
'
ampolla
dell
'
elisire
,
la
sorbì
fino
all
'
ultima
stilla
-
indi
riprese
con
calma
:
-
Voi
siete
padre
di
famiglia
,
mio
caro
Torresani
...
-
Colle
istituzioni
attuali
,
ciò
non
porta
imbarazzi
...
I
miei
dodici
figli
sono
mantenuti
a
spese
del
Comune
...
-
Fino
a
quando
la
prole
fu
a
carico
dei
genitori
,
gli
affetti
erano
meno
vivi
,
meno
intensi
...
-
E
i
figli
più
scarsi
di
numero
...
-
La
vostra
osservazione
è
profonda
,
ma
non
serve
al
caso
mio
-
rispose
il
Gran
Proposto
alquanto
turbato
.
-
Iddio
non
ha
voluto
gratificarmi
di
una
prole
numerosa
quanto
la
vostra
.
Ebbi
una
sola
figlia
,
e
tutti
i
miei
affetti
,
tutte
le
mie
speranze
si
concentrarono
in
essa
.
Voi
la
conoscete
-
mia
figlia
,
che
all
'
ultimo
Concorso
di
Napoli
(
)
ha
ottenuto
il
secondo
premio
di
bellezza
-
una
figlia
amorosa
,
buona
,
che
tutti
i
padri
m
'
invidiano
.
-
Voi
sapete
ancora
che
da
molti
anni
ho
perduto
la
moglie
;
che
io
non
ho
sulla
terra
altro
bene
,
altro
conforto
ai
vecchi
giorni
fuori
della
mia
Fidelia
...
-
Se
non
m
'
inganno
,
la
vostra
Fidelia
deve
aver
compiuto
i
diciannove
anni
...
Ella
è
nata
nel
1963
,
all
'
epoca
in
cui
ebbi
anch
'
io
una
figlia
...
una
figlia
che
si
chiamava
Stella
...
no
...
mi
inganno
...
Giacinta
...
o
piuttosto
Camelia
...
Questi
tre
nomi
c
'
erano
nella
famiglia
...
e
so
di
averli
iscritti
ne
'
miei
registri
...
Ah
!
voi
siete
un
padre
fortunato
,
signor
Proposto
...
Avete
potuto
tenere
presso
di
voi
una
figlia
per
diciannove
anni
,
mentre
a
me
,
de
'
miei
dodici
,
non
ne
rimane
più
uno
.
Le
mie
ragazze
,
quale
a
sedici
anni
,
quale
a
dodici
,
quale
a
dieci
,
se
ne
andarono
al
quinto
cielo
coi
palloni
a
vapore
;
e
quando
una
ragazza
abbia
fatto
la
sua
prima
corsa
in
pallone
,
domando
io
chi
può
fermarla
!
Il
Gran
Proposto
si
fece
pallido
in
viso
.
L
'
altro
,
che
già
cominciava
a
comprendere
il
segreto
del
suo
turbamento
,
riprese
,
nel
sembiante
e
nelle
parole
,
il
suo
fare
più
ingenuo
.
-
Il
vostro
esordio
,
onorevolissimo
Gran
Proposto
,
mi
darebbe
a
credere
che
voi
pure
abbiate
dei
gravi
dispiaceri
nella
vostra
famiglia
privata
.
-
Tanto
gravi
,
che
quelli
della
famiglia
pubblica
,
e
sono
pure
ingentissimi
,
al
paragone
mi
sembrano
inezie
.
-
Se
ciò
è
,
mi
spiace
,
onorevolissimo
Gran
Proposto
,
che
io
non
sarò
in
grado
di
giovarvi
come
avrei
desiderato
.
-
Al
contrario
...
Non
solamente
voi
siete
in
grado
di
prestarmi
aiuto
,
ma
fuori
di
voi
,
non
avvi
persona
al
mondo
sulla
quale
io
possa
contare
nel
terribile
frangente
in
cui
mi
trovo
.
Il
furbo
Torresani
sapeva
già
tutto
,
ma
proseguiva
a
fare
l
'
attonito
.
-
Voi
...
senza
dubbio
...
avrete
letto
i
giornali
di
ieri
sera
-
disse
il
Gran
Proposto
con
un
largo
sospiro
-
voi
saprete
la
notizia
pubblicata
dal
Figaro
,
organo
uffiziale
dei
matrimoni
,
la
notizia
...
che
oggi
corre
sulle
labbra
di
tutti
...
-
Ah
!
...
To
!
...
Veh
!
...
La
gran
testa
d
'
oca
ch
'
io
sono
...
!
E
dire
che
io
mi
era
già
scordato
...
Vedete
se
la
politica
ci
rende
imbecilli
...
!
Perdonate
se
io
non
mi
sono
affrettato
a
rivolgervi
le
mie
congratulazioni
.
-
Grazie
,
onorevole
collega
!
...
Grazie
!
Non
è
il
caso
di
farmi
delle
congratulazioni
,
ma
piuttosto
di
condolervi
...
-
Che
?
...
vediamo
un
poco
se
ci
intendiamo
!
-
proseguì
il
Torresani
abbandonandosi
ad
una
loquacità
che
escludeva
ogni
interruzione
.
-
Io
voleva
alludere
alla
petizione
di
matrimonio
inoltrata
dal
cittadino
Redento
Albani
,
dal
celebre
inventore
della
pioggia
artifiziale
,
in
favore
di
vostra
figlia
...
Figuratevi
,
Gran
Proposto
,
qual
fu
la
mia
sorpresa
ieri
sera
...
sì
...
ieri
sera
...
al
teatro
degli
Automi
...
voi
sapete
...
a
quel
vecchio
teatro
che
un
tempo
si
chiamava
della
Scala
,
e
che
oggi
serve
agli
spettacoli
automeccanici
delle
grandi
marionette
.
Io
vado
ogni
sera
a
quel
teatro
,
vi
ero
abbonato
da
ragazzo
,
fino
dai
tempi
in
cui
vi
si
rappresentava
l
'
opera
in
musica
...
Che
volete
...
?
Siamo
milanesi
...
e
quindi
...
per
indole
...
per
educazione
...
fors
'
anche
per
influenza
di
clima
...
un
po
'
abitudinari
.
Una
sera
,
invece
dei
soliti
cantanti
,
delle
solite
ballerine
,
ci
hanno
dato
le
marionette
...
Io
,
e
i
miei
coetanei
,
piuttosto
che
abbandonare
la
nostra
sedia
fissa
,
il
nostro
palco
di
quarta
fila
...
piuttosto
che
allontanarci
dal
nostro
vecchio
centro
,
ci
siamo
accontentati
di
quel
nuovo
spettacolo
...
e
vi
assicuro
...
Gran
Proposto
...
che
ci
si
diverte
di
cuore
,
e
che
la
vecchia
Scala
è
tuttora
il
primo
teatro
del
mondo
.
Il
Gran
Proposto
sbuffava
,
ma
non
ardiva
interrompere
quella
foga
di
parole
.
Il
vecchio
Torresani
tirava
innanzi
con
una
facondia
inesorabile
.
-
Or
bene
-
voi
conoscete
il
nuovo
sistema
dei
sipari
adottati
recentemente
nei
grandi
teatri
-
voglio
parlare
del
sipario
-
giornale
,
che
suol
calarsi
dopo
il
secondo
atto
della
rappresentazione
.
Su
quella
vasta
tela
sono
stampati
,
a
grandi
caratteri
,
i
dispacci
più
importanti
della
giornata
e
buona
parte
delle
notizie
cittadine
.
Figuratevi
dunque
la
mia
sorpresa
...
la
mia
commozione
...
la
mia
gioia
...
quando
,
ieri
sera
,
volgendo
il
mio
binoccolo
al
sipario
-
giornale
,
potei
leggere
la
petizione
del
cittadino
Albani
,
riprodotta
testualmente
dal
foglio
uffiziale
dei
matrimoni
.
Oh
!
vi
assicuro
io
,
onorandissimo
Gran
Proposto
,
che
quelle
poche
linee
produssero
una
viva
sensazione
in
tutta
la
sala
...
Tutti
si
compiacevano
della
vostra
buona
fortuna
...
Tutti
dicevano
che
un
partito
migliore
non
poteva
presentarsi
a
quella
cara
,
a
quella
buona
,
a
quella
adorabile
figliuola
...
-
Basta
così
!
basta
,
Torresani
!
-
proruppe
il
Berretta
balzando
dalla
sedia
liquida
-
ciò
che
voi
narrate
è
troppo
inverosimile
...
!
Io
non
posso
credere
che
voi
,
che
un
uomo
qualunque
dotato
di
sana
ragione
possa
congratularsi
meco
di
un
tale
avvenimento
con
sincerità
di
cuore
.
Il
Torresani
portò
le
mani
al
petto
e
stravolse
gli
occhi
,
come
uomo
che
chiegga
perdono
di
un
fallo
involontario
.
Nel
fondo
dell
'
anima
egli
tripudiava
di
aver
prodotta
nel
suo
superiore
quella
impetuosa
irritazione
.
-
Torresani
...
mio
vecchio
collega
!
-
riprese
il
Gran
Proposto
con
accento
più
moderato
-
mettete
una
mano
sul
vostro
cuore
di
padre
...
e
poi
rispondetemi
ciò
che
esso
vi
detta
.
Dareste
voi
in
moglie
la
figlia
vostra
,
l
'
unica
vostra
figlia
,
ad
uomo
come
...
lui
?
...
-
In
verità
..
,
giudicando
dietro
i
calcoli
dell
'
interesse
...
un
primate
dell
'
intelligenza
...
un
uomo
che
può
guadagnarsi
dieci
o
quindici
milioni
di
lussi
colla
sua
invenzione
...
-
Torresani
...
-
Sentiamo
...
dunque
...
-
Parliamoci
da
buoni
colleghi
...
-
Da
fratelli
...
se
vi
piace
...
-
Come
si
poteva
parlare
...
ai
nostri
buoni
tempi
...
ai
tempi
dell
'
Unione
latina
...
Il
Gran
Proposto
parlava
con
voce
commossa
,
con
accento
supplichevole
:
-
Conoscete
voi
tutta
intera
la
biografia
di
questo
uomo
...
che
osa
chiedere
in
moglie
la
mia
Fidelia
...
?
-
Nella
mia
qualità
di
Capo
di
Sorveglianza
,
io
dovrei
conoscere
tutti
i
cittadini
che
entrano
nel
circuito
del
mio
Dipartimento
;
ma
pure
,
dopo
l
'
attivazione
di
quella
malaugurata
locomotiva
dell
'
aria
,
vi
confesso
,
onorevole
Proposto
,
che
mi
riesce
oltremodo
difficile
assumere
su
tutti
delle
informazioni
complete
...
-
Non
vi
ricorda
come
or
fanno
cinque
anni
e
pochi
mesi
,
un
giovane
,
che
a
quell
'
epoca
si
chiamava
Secondo
Albani
,
fosse
implicato
in
un
processo
...
in
un
processo
...
che
fece
inorridire
la
città
tutta
intera
...
?
io
spero
che
voi
m
'
intendiate
...
che
non
vorrete
obbligarmi
ad
esporre
certi
fatti
...
-
Fatti
...
orribili
...
atroci
...
-
Voi
dunque
...
vi
sovvenite
...
?
-
In
verità
...
nella
mia
qualità
di
cittadino
...
io
dovrei
...
-
Comprendo
i
vostri
scrupoli
,
mio
eccellentissimo
...
-
Un
capo
di
Sorveglianza
...
-
Deve
necessariamente
tener
nota
di
certe
precedenze
...
-
Le
quali
,
in
caso
di
recidiva
,
o
di
sospetto
...
-
Potrebbero
fornire
...
argomenti
...
-
E
servire
come
prove
o
titoli
aggravanti
...
-
A
meraviglia
...
!
Io
vedo
che
non
occorrono
altri
discorsi
...
Voi
siete
una
perla
d
'impiegato.!
...
-
Gran
Proposto
,
voi
mi
onorate
di
troppo
!
I
due
funzionari
si
alzarono
come
due
automi
,
si
ricambiarono
un
profondo
inchino
,
poi
ripresero
il
loro
posto
.
Dopo
breve
silenzio
,
il
Berretta
uscì
fuori
con
una
domanda
risoluta
,
colla
quale
egli
sperava
abbreviare
quel
disgustoso
colloquio
.
-
Torresani
!
...
Io
farei
torto
al
vostro
acume
,
alla
vostra
perspicacia
,
e
,
aggiungiamolo
pure
,
alla
vostra
provata
amicizia
,
se
mostrassi
dubitare
che
voi
non
abbiate
ancora
indovinato
ciò
che
io
bramo
da
voi
.
Siete
voi
disposto
ad
assecondarmi
?
...
-
Quanto
all
'
assecondarvi
-
rispose
il
Capo
di
Sorveglianza
con
un
accento
di
sommissione
che
fece
rabbrividire
il
Gran
Proposto
-
voi
sapete
che
un
misero
impiegato
di
seconda
classe
,
quale
io
mi
sono
,
deve
necessariamente
subordinare
la
sua
volontà
a
quella
degli
alti
dignitari
dello
Stato
...
Vi
ho
già
detto
che
,
su
questo
punto
,
fra
noi
non
può
esistere
difficoltà
di
sorta
...
Tutto
sta
che
io
abbia
realmente
compresa
la
situazione
vostra
,
e
in
conseguenza
le
vostre
intenzioni
...
Io
non
vorrei
offendere
la
vostra
delicatezza
di
cittadino
...
parlandovi
con
soverchia
libertà
...
Il
Gran
Proposto
arrossì
leggermente
.
L
'
altro
proseguiva
:
-
Basta
!
Nel
caso
mi
fossi
ingannato
...
oso
sperare
che
non
vorrete
prendere
in
mala
parte
le
mie
supposizioni
.
,
e
vorrete
perdonarle
come
effetto
di
zelo
soverchio
.
Il
Torresani
fissava
le
sue
grigie
pupille
nel
volto
del
Gran
Proposto
,
e
tirava
innanzi
con
voce
asmatica
:
-
Eccovi
dunque
come
io
la
intendo
,
onorandissimo
e
colendissimo
cittadino
Proposto
.
Voi
non
bramate
che
vostra
figlia
,
la
vostra
unica
figlia
,
si
unisca
in
matrimonio
a
quell
'
emerito
cittadino
,
oggi
Primate
d
'
intelligenza
,
che
porta
il
nome
di
Albani
Redento
,
e
ciò
per
la
ragione
,
un
po
'
illegale
,
se
vogliamo
,
ma
pure
assai
potente
sul
cuore
di
un
padre
,
che
quel
cittadino
,
quel
Primate
,
l
'
Albani
in
una
parola
,
in
epoca
non
remota
,
pose
...
la
famiglia
tutta
intera
...
e
quindi
anche
voi
...
noi
...
tutti
quanti
...
nella
necessità
di
dover
dimenticare
certe
sue
azioni
...
Basta
!
...
Tanto
io
che
voi
,
onorandissimo
e
sempre
colendissimo
Proposto
,
siamo
troppo
fedeli
osservatori
della
legge
per
insistere
su
quest
'
ombra
di
reminiscenza
!
-
Bravo
!
-
L
'
essenziale
è
di
impedire
il
matrimonio
,
opponendo
alla
petizione
del
giovane
,
ed
al
probabile
assenso
di
vostra
figlia
,
il
veto
paterno
,
che
le
leggi
rendono
inesorabile
ogni
qualvolta
sia
appoggiato
da
gravi
ragioni
,
e
convalidato
dal
voto
degli
Anziani
.
-
Voi
leggete
nel
mio
cuore
,
o
nobile
amico
.
-
La
lettura
è
un
po
'
difficile
,
ma
le
vostre
lodi
mi
incoraggiano
.
Non
potendo
motivare
il
nostro
veto
su
quelle
tali
precedenze
che
tanto
io
...
come
voi
...
abbiamo
dimenticato
...
-
E
dimentichiamo
...
-
Sta
bene
!
...
Convien
frugare
nella
vita
più
recente
del
nostro
uomo
,
vedere
se
dopo
l
'
epoca
di
Redenzione
egli
non
siasi
per
avventura
macchiato
...
-
Torresani
!
...
Voi
siete
un
sublime
Questore
...
!
-
Capo
di
sorveglianza
-
se
vi
piace
!
...
-
Perdonate
!
-
la
parola
mi
è
sfuggita
in
un
impeto
di
entusiasmo
...
È
un
lapsus
linguæ
che
vi
onora
...
Torniamo
al
nostro
...
uomo
.
-
Fra
la
petizione
e
il
contratto
finale
di
matrimonio
,
giusta
le
vigenti
leggi
(
capitolo
centosettanta
,
paragrafo
novantotto
)
deve
trascorrere
un
mese
ed
un
giorno
,
nel
qual
tempo
i
due
futuri
devono
vivere
separati
da
una
distanza
di
sessanta
miglia
,
né
avere
fra
loro
comunicazione
di
sorta
.
-
È
una
dilazione
di
prova
che
impone
dei
rigorosi
doveri
...
-
Dei
doveri
che
molto
spesso
vengono
obliati
dall
'
una
parte
o
dall
'
altra
,
nella
quasi
certezza
che
nessuno
ne
tenga
conto
...
-
Si
esigerebbe
dunque
...
per
parte
nostra
...
un
po
'
di
sorveglianza
...
-
Molta
sorveglianza
...
-
Una
sorveglianza
perenne
,
insistente
,
minuziosa
...
-
Importuna
...
-
Irritante
...
-
Accanita
...
-
Accanita
!
...
Ecco
la
vera
parola
,
onorandissimo
signor
prefetto
...
-
Gran
Proposto
...
se
vi
piace
!
...
-
I
lapsus
linguæ
son
contagiosi
...
Vi
chieggo
mille
perdoni
!
...
-
In
un
mese
...
anche
l
'
uomo
più
onesto
può
commettere
delle
azioni
...
-
Nefande
!
...
Il
giusto
pecca
sette
volte
all
'
ora
,
dicono
i
preti
riformati
,
i
preti
della
vecchia
portavano
la
cifra
a
settanta
volte
sette
!
...
-
Voi
dunque
credete
?
...
-
Io
credo
che
in
due
linee
di
scritto
si
trovino
sempre
dieci
capi
di
accusa
per
far
condannare
un
imbecille
,
così
l
'
uomo
il
più
astuto
,
e
diciamolo
pure
,
il
più
onesto
,
dopo
un
mese
di
sorveglianza
fatta
a
dovere
...
-
Fatta
da
voi
,
mio
buon
Torresani
...
-
O
da
'
miei
incaricati
...
-
È
un
uomo
posto
fuori
dalla
legge
...
-
Un
uomo
...
impossibile
!
Il
Gran
Proposto
e
il
Capo
di
Sorveglianza
si
levarono
in
piedi
con
moto
simultaneo
,
e
si
strinsero
la
mano
come
due
cospiratori
.
-
Io
sono
orgoglioso
di
avervi
perfettamente
indovinato
-
disse
il
Torresani
con
affettata
compunzione
.
-
Ormai
ogni
altra
parola
sarebbe
superflua
;
convien
mettersi
in
moto
e
agire
prontamente
...
Il
nostro
uomo
è
partito
per
Costantinopoli
;
di
là
,
fra
una
settimana
,
dovrà
recarsi
a
Pietroburgo
...
Prima
ch
'
egli
ci
sfugga
,
bisogna
mettergli
a
fianco
due
dei
nostri
...
due
buoni
bracchi
dei
meglio
addestrati
a
simili
imprese
...
Scriverò
privatamente
a
tutti
i
Capi
di
Sorveglianza
dei
principali
Dipartimenti
della
Confederazione
...
Insomma
,
non
risparmieremo
né
cura
...
né
danaro
...
-
A
proposito
...
Io
mi
scordava
dell
'
essenziale
-
disse
il
Gran
Proposto
,
trattenendo
Torresani
che
prendeva
le
mosse
per
andarsene
.
-
Per
compiere
il
vostro
piano
,
vi
abbisogneranno
senza
dubbio
dei
mezzi
straordinari
...
Via
!
che
serve
?
...
Facciamo
le
cose
a
dovere
...
No
!
io
non
vi
lascio
partire
...
se
prima
...
non
dichiarate
...
-
Ma
se
vi
dico
che
sono
inezie
!
Trattandosi
di
voi
...
della
vostra
famiglia
...
a
cui
mi
legano
tante
obbligazioni
...
-
No
!
...
no
!
...
I
fondi
segreti
debbono
servire
a
qualche
cosa
...
Ed
è
appunto
in
tali
emergenze
straordinarie
...
-
Basta
!
poichè
voi
...
lo
esigete
...
-
Duecentomila
lussi
...
Che
vi
pare
,
Torresani
?.,
.
Tanto
da
cominciare
le
operazioni
...
-
Io
direi
,
poichè
vi
sta
tanto
a
cuore
la
buona
riuscita
dell
'
impresa
,
io
direi
che
,
seguendo
l
'
antico
proverbio
:
omne
trinum
!
...
-
Trecentomila
lussi
!
...
Ma
voi
siete
troppo
discreto
,
mio
vecchio
collega
!
Trattandosi
,
come
dicevate
poc
'
anzi
,
di
rendere
un
immenso
servigio
...
-
Al
Governo
...
Il
Gran
Proposto
si
sentì
trafitto
da
quest
'
ultimo
sarcasmo
.
Prese
la
penna
con
mano
tremante
,
sottoscrisse
un
bono
di
trecentomila
lussi
,
e
lo
porse
al
Torresani
,
senza
aggiunger
parola
.
Questi
chiuse
il
viglietto
nel
portafoglio
,
e
,
fatto
un
inchino
grottesco
,
uscì
dal
gabinetto
.
Quella
sera
,
nell
'
Unità
mondiale
,
altro
dei
fogli
dell
'
opposizione
,
leggevasi
la
seguente
notizia
cittadina
:
«
Stamane
,
fra
il
proconsole
Terzo
Berretta
e
il
famigerato
poliziotto
Torresani
ebbe
luogo
un
lungo
conciliabolo
a
porte
chiuse
,
in
seguito
a
importanti
dispacci
venuti
da
Berlino
,
e
da
altri
capoluoghi
della
Unione
.
Noi
sappiamo
da
fonte
sicura
che
il
partito
governativo
(
il
partito
coda
)
sta
tramando
un
orribile
complotto
contro
la
libertà
dei
popoli
.
Il
colpo
di
Stato
,
già
tante
volte
preconizzato
da
noi
,
è
tanto
imminente
,
che
può
dirsi
un
fatto
compiuto
.
All
'
erta
cittadini
!
...
Popoli
dell
'
Unione
preparatevi
ad
agire
!...»
CAPITOLO
XII
.
Strategie
di
un
Capo
di
Sorveglianza
.
Il
Torresani
,
dopo
il
suo
abboccamento
col
Gran
Proposto
,
si
recò
all
'
Uffizio
di
Sorveglianza
per
procedere
senza
ritardo
alle
operazioni
richieste
dal
caso
.
Il
suo
zelo
fu
adeguato
alla
importanza
della
missione
;
ma
forse
egli
non
sarebbe
riuscito
ad
appagare
pienamente
i
desideri
del
suo
superiore
,
se
la
fortuna
non
lo
avesse
singolarmente
favorito
.
Erano
trascorsi
quindici
giorni
dacché
l
'
Albani
aveva
lasciato
Milano
per
recarsi
a
Costantinopoli
e
quindi
a
Pietroburgo
,
e
il
Torresani
,
che
aveva
mandato
sulle
sue
tracce
una
mezza
dozzina
de
'
suoi
segugi
più
fidati
per
spiare
ogni
sua
azione
,
ogni
suo
movimento
,
non
aveva
ancora
ricevuto
alcun
dispaccio
soddisfacente
.
Il
vecchio
Capo
di
Sorveglianza
già
cominciava
a
dubitare
della
buona
riuscita
del
suo
piano
strategico
,
quando
un
incidente
,
che
a
prima
giunta
non
pareva
avere
alcun
rapporto
coll
'
affare
che
tanto
gli
stava
a
cuore
,
venne
inaspettatamente
in
suo
soccorso
.
Una
mattina
,
mentre
il
Torresani
se
ne
stava
,
come
al
solito
,
nel
suo
gabinetto
,
a
decifrare
i
dispacci
arrivati
nella
notte
,
un
esploratore
di
alto
cielo
(
)
venne
a
riferirgli
che
una
volante
di
terzo
ordine
già
da
parecchi
giorni
stazionava
al
disopra
della
città
,
mantenendosi
ancorata
ad
una
elevatezza
molto
sospetta
.
Quella
volante
,
a
dire
dell
'
esploratore
,
presentava
una
struttura
singolarissima
.
Il
gran
pallone
,
di
colore
azzurrognolo
,
diafano
,
terso
come
cristallo
,
rifletteva
siffattamente
la
tinta
atmosferica
,
che
in
quella
si
fondeva
,
si
smarriva
,
rendendosi
quasi
impercettibile
.
La
navicella
era
chiusa
,
immobili
le
ruote
,
la
coda
timoniera
costantemente
abbassata
;
non
sibilo
,
non
fumo
,
nessun
indizio
che
il
cavo
contenesse
degli
abitatori
.
Più
volte
l
'
esploratore
aveva
veduto
una
gondola
cittadina
elevarsi
in
quella
direzione
,
e
poi
disparire
,
come
se
il
grande
veicolo
l
'
avesse
assorbita
.
Queste
ascensioni
erano
avvenute
ad
ora
molto
avanzata
della
notte
,
e
la
gondola
cittadina
,
in
onta
alle
prescrizioni
,
si
era
slanciata
nell
'
aria
a
fanali
spenti
.
L
'
esploratore
due
o
tre
volte
si
era
provato
ad
inseguirla
,
ma
al
momento
di
raggiungerla
,
improvvisamente
il
suo
chatvue
si
era
annebbiato
,
e
le
ruotelle
del
suo
brik
aveano
preso
a
girare
in
senso
retrogrado
.
Il
vecchio
Torresani
ascoltò
la
relazione
del
suo
subalterno
senza
dar
segno
di
meraviglia
.
Uscì
dal
gabinetto
,
accennò
all
'
altro
di
seguirlo
,
e
tutti
due
salirono
sulla
gran
torre
che
dominava
l
'
intera
città
.
Quivi
giunti
,
il
Capo
di
Sorveglianza
avvicinossi
ad
un
immenso
aereoscopio
(
)
,
e
volgendosi
all
'
esploratore
:
-
sai
tu
indicarmi
-
gli
disse
-
in
qual
punto
stazioni
la
nave
sospetta
?
-
Tirate
una
retta
fra
Venere
e
Marte
;
dividetela
in
otto
sezioni
perfettamente
uguali
;
alla
quinta
metà
dell
'
ultima
sezione
d
'
ovest
,
abbassate
un
triangolo
,
e
al
lato
a
,
b
,
c
.
troverete
la
nave
.
-
Sta
bene
!
-
mormorò
il
Torresani
incurvato
sotto
il
poderoso
cannocchiale
.
In
quel
momento
il
vecchio
Capo
di
Sorveglianza
somigliava
ad
un
ragno
,
e
parlava
con
voce
chioccia
,
com
'
egli
temesse
di
essere
udito
al
di
sopra
delle
nuvole
.
-
Ecco
!
appunto
una
nave
di
terzo
ordine
a
distanza
di
mille
e
novecento
metri
...
Presto
!
...
Applichiamo
alla
lente
la
nostra
camera
oscura
...
fotografiamo
!
...
Ah
!
La
nave
si
muove
...
!
Mutano
di
posto
...
!
se
ne
vanno
!
...
Via
!
non
serve
correr
tanto
,
signori
miei
!
Vi
ho
conosciuti
,
vi
conosco
...
-
Che
!
...
a
tanta
distanza
,
voi
avete
potuto
riconoscere
le
persone
che
sono
là
dentro
!
-
esclamò
il
subalterno
spalancando
due
grossi
occhi
da
imbecille
.
Il
Torresani
gettò
su
lui
uno
sguardo
pieno
di
sarcasmo
e
di
commiserazione
.
-
E
tu
,
imbecille
,
non
hai
ancora
capito
che
razza
di
gente
sia
quella
,
che
mostra
tanta
paura
del
nostro
cannocchiale
?
-
Gente
sospetta
...
capisco
anch
'
io
...
-
balbettò
il
subalterno
colla
persuasione
d
'
aver
fatto
una
grande
scoperta
.
-
Ah
!
quei
signori
tu
li
chiami
gente
sospetta
,
imbecille
!
Di
'
piuttosto
canaglia
della
peggior
specie
,
furfanti
,
bricconi
,
ladri
,
barattieri
,
e
ignoranti
,
presuntuosi
,
che
credono
sottrarsi
al
rigore
della
legge
...
che
pretendono
corbellare
il
vecchio
Torresani
!..,
Presto
!
...
Scendiamo
abbasso
,
lumacone
!
...
Lascia
in
pace
quel
l
'
ordigno
maledetto
...
Dire
che
i
primati
dell
'
ottica
non
hanno
ancora
trovato
il
modo
di
fornirci
un
aereoscopio
,
che
si
possa
nascondere
fra
i
polpastrelli
delle
dita
...
Non
importa
!
Abbiamo
altre
risorse
...
I
birboni
della
scienza
favoriscono
le
ladrerie
e
le
truffe
:
ma
fortunatamente
ci
porgono
mille
mezzi
per
discoprirle
e
punirle
...
C
'
è
progresso
da
ambe
le
parti
,
signori
garbatissimi
!
Peccato
che
gli
statuti
dell
'
Unione
non
ci
permettano
di
violentare
i
cittadini
!
...
Le
manette
,
la
prigione
,
la
forca
,
quelli
erano
espedienti
efficacissimi
per
tutelare
l
'
ordine
pubblico
!
...
Nondimeno
,
parola
da
Torresani
,
fra
pochi
minuti
io
farò
vedere
a
quei
pirati
di
alto
cielo
,
che
anche
noi
siamo
in
grado
di
far
rispettare
le
leggi
e
di
imporre
alla
canaglia
!
...
Così
parlando
,
il
Capo
di
Sorveglianza
giunse
nella
sala
di
diramazione
,
dove
,
appena
entrato
,
fece
scattare
una
molla
,
la
quale
,
per
varii
fili
elettrici
,
era
in
comunicazione
coi
principali
dipartimenti
del
palazzo
.
Le
pareti
oscillarono
,
e
dopo
alcuni
minuti
,
si
apersero
nei
quattro
lati
della
sala
parecchie
porticelle
numerizzate
,
e
a
ciascuna
porticella
affacciossi
un
individuo
,
portante
la
divisa
dei
subalterni
di
sorveglianza
.
Il
Torresani
salì
sovra
un
pulpito
e
prese
a
diramare
i
suoi
ordini
.
-
Numero
uno
:
convocare
i
duecento
nella
sala
di
magnetismo
,
e
arrestare
nel
termine
di
dieci
minuti
la
nave
sospetta
.
-
Numero
due
:
recarsi
da
Duroni
,
e
far
ritrarre
la
nave
in
ventiquattro
copie
,
dodici
a
fotografia
colorata
,
dodici
a
fotografia
ponderabile
(
)
.
-
Numero
tre
:
riferire
il
numero
preciso
delle
gondole
stazionate
nei
diversi
quartieri
,
e
di
quelle
che
tengono
l
'
alto
.
-
Numero
quattro
:
esaminare
i
tesseri
dei
singoli
padroni
di
gondole
,
portanti
le
note
giornaliere
dal
dieci
settembre
fino
a
questo
giorno
,
e
riferire
l
'
itinerario
di
ciascun
conduttore
.
Ciascun
subalterno
,
appena
scoccato
l
'
ordine
,
scompariva
come
fantasma
,
gli
altri
rimanevano
in
sentinella
alle
porte
ad
attendere
i
cenni
del
Capo
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
di
attesa
,
il
numero
due
entrò
nella
sala
,
e
depose
sul
pulpito
del
Torresani
ventiquattro
cartoni
,
sui
quali
era
disegnata
la
nave
volante
.
Il
Capo
di
Sorveglianza
gettò
una
rapida
occhiata
sulle
fotografie
,
indi
rispose
:
-
Numero
cinque
:
prendete
una
copia
di
questo
disegno
,
e
compite
sollecitamente
l
'
ispezione
di
raffronto
.
-
Numero
sei
:
portate
quest
'
altra
copia
nella
sala
di
chimica
onde
sia
ponderata
e
decomposta
.
-
Numero
sette
:
a
voi
quest
'
altro
cartone
!
fate
l
'
inventario
dei
mobili
,
degli
attrezzi
,
degli
accessorii
che
appariscono
alla
superficie
della
nave
.
-
Numero
otto
:
verificate
se
da
qualche
finestra
o
pertugio
apparisce
alcun
frammento
di
figura
umana
,
una
testa
,
un
naso
,
un
orecchio
,
una
gamba
,
non
importa
!
riportatemi
quei
frammenti
centuplicati
di
proporzioni
.
Per
alcuni
minuti
,
fu
nella
sala
un
andirivieni
di
subalterni
.
Il
Torresani
,
dall
'
alto
del
suo
pulpito
,
non
cessava
di
impartire
ordini
a
questi
e
a
quelli
.
I
suoi
occhi
grigi
mandavano
faville
.
In
termine
di
mezz
'
ora
,
i
documenti
più
essenziali
erano
raccolti
.
Il
Torresani
li
esaminava
,
li
confrontava
con
feroce
compiacenza
.
Le
sue
labbra
,
frattanto
,
non
cessavano
di
brontolare
una
specie
di
monologo
,
dal
quale
spiccavano
tratto
tratto
degli
ordini
,
delle
interrogazioni
,
e
più
spesso
dei
grugniti
di
piacere
.
-
Voi
dicevate
,
subalterno
numero
uno
,
che
i
vostri
duecento
magnetizzatori
hanno
durato
molta
fatica
a
trattenere
la
nave
per
dieci
minuti
,
vuol
dire
che
abbiamo
delle
volontà
deboli
,
fors
'
anche
dei
contrari
,
dei
traditori
,
che
mangiano
la
pensione
del
Governo
e
servono
ai
cospiratori
...
Non
importa
...
I
cinque
minuti
hanno
bastato
al
Duroni
per
darmi
delle
buone
fotografie
...
La
nave
è
di
costruzione
americana
,
porta
il
numero
2724
,
probabilmente
un
numero
falso
...
Nel
gran
catalogo
delle
navi
volanti
ne
abbiamo
trovato
una
perfettamente
identica
a
questa
...
Lo
stesso
disegno
...
la
stessa
forza
...
lo
stesso
peso
...
non
c
'
è
dubbio
...
Ah
!
ah
!
...
Questa
nave
fu
fabbricata
a
Rio
Janeiro
dagli
industriali
Thompson
e
Stefany
...
tre
anni
sono
,
e
fu
venduta
al
Primate
Michelet
,
il
quale
a
sua
volta
la
cedette
al
Bonafous
pel
servizio
della
retta
fra
Milano
e
Pietroburgo
.
Ah
!
...
comprendo
...
!
I
Bonafous
,
due
anni
sono
,
la
cedettero
ai
Calzado
,
fabbricatori
di
carte
da
giuoco
a
Madrid
,
poi
...
poi
...
Dacché
i
Calzado
vennero
sfrattati
dalla
Unione
,
la
nave
scomparve
per
due
mesi
,
quindi
fu
riveduta
e
segnalata
da
parecchi
aereoscopi
,
dapprima
a
Torino
,
poi
a
Napoli
,
quindi
a
Parigi
,
più
tardi
a
Pietroburgo
,
a
Berlino
,
a
Lucerna
.
Confrontiamo
le
date
di
queste
apparizioni
colla
Cronaca
criminale
delle
città
nominate
...
Ci
siamo
...
!
Ecco
...
!
Sta
bene
!
...
L
'
avrei
indovinato
;
a
Torino
una
sorpresa
notturna
alle
guardie
del
tesoro
reale
;
a
Napoli
una
sottrazione
di
monete
antiche
al
pubblico
Museo
;
a
Parigi
vincite
considerevoli
al
maccao
per
parte
di
un
truffatore
;
a
Pietroburgo
,
a
Vienna
,
a
Lucerna
altri
fatti
dell
'
egual
genere
...
Dapertutto
,
l
'
apparizione
di
questa
nave
ha
portato
la
truffa
,
l
'
aggressione
,
il
delitto
...
Dunque
io
non
mi
era
ingannato
...
Là
dentro
c
'
era
un
nido
di
briganti
,
di
barattieri
,
fors
'
anche
di
assassini
...
E
voi
,
signori
uffiziali
di
magnetismo
,
non
avete
avuto
forza
di
trattenerli
una
mezz
'
ora
,
tanto
che
io
potessi
ottenere
un
mandato
di
arresto
eccezionale
...
Basta
!
...
C
'
è
ancora
una
speranza
...
Non
tutti
quei
bricconi
saranno
partiti
colla
nave
...
può
darsi
che
qualcuno
sia
rimasto
fra
noi
...
Il
Lissoni
,
proprietario
di
gondole
al
quartiere
del
Macello
pubblico
,
riferisce
che
uno
dei
suoi
conduttori
,
il
nominato
Bigino
,
per
cinque
notti
consecutive
fece
delle
ascensioni
fuori
di
torno
,
a
fanali
spenti
.
Eh
!
di
là
!
Numero
quattordici
!
conducetemi
tosto
il
Bigino
!
Egli
è
disceso
stamattina
prima
dell
'
albeggiare
;
non
è
improbabile
che
la
sua
gondola
abbia
portato
abbasso
uno
di
quei
gabbamondo
...
E
noi
lo
conosceremo
...
perdio
!
E
s
'
io
riesco
a
pigliar
in
mano
un
filo
della
matassa
...
giuro
districarla
in
pochi
giorni
...
e
vi
prometto
che
quella
galera
di
birboni
non
farà
,
quindi
innanzi
,
un
lungo
viaggio
!
...
Il
Torresani
accennò
col
dito
a
diversi
subalterni
,
i
quali
immediatamente
gli
si
fecero
appresso
,
per
ricevere
alcuni
ordini
segreti
.
Poco
dopo
,
entrò
nella
sala
il
Bigino
,
conduttore
di
gondole
.
CAPITOLO
XIII
.
Un
settario
che
osserva
la
legge
.
-
Bigino
...
fatti
innanzi
!
...
più
innanzi
!
-
cominciò
con
voce
alquanto
aspra
il
Torresani
.
-
Sul
tuo
tessero
veggo
notate
quattro
trasgressioni
dal
primo
d
'
anno
a
tutt
'
oggi
...
Un
'
altra
ancora
,
e
saremo
autorizzati
a
levarti
la
patente
di
conduttore
...
Ciò
dipende
da
noi
...
dal
nostro
beneplacito
...
Bada
ora
dunque
a
rispondere
con
sincerità
alle
nostre
interrogazioni
;
a
tale
patto
soltanto
noi
potremo
usarti
qualche
indulgenza
.
Per
tre
notti
consecutive
,
contrariamente
alle
prescrizioni
dell
'
Ufficio
di
Sorveglianza
,
tu
ti
sei
permesso
di
esercitare
il
servizio
fuori
di
torno
,
e
di
prendere
l
'
alto
senza
accendere
i
fanali
...
Il
Bigino
,
che
posava
dinanzi
al
pulpito
in
un
'
attitudine
da
cinico
petulante
,
crollò
leggermente
le
spalle
,
e
fissando
i
suoi
occhi
avvinazzati
in
quelli
del
Torresani
:
-
Signor
Questore
-
rispose
-
il
servizio
fuori
di
torno
...
com
'
ella
può
bene
imaginare
...
qualche
volta
diviene
obbligatorio
...
sopratutto
...
se
gli
altri
colleghi
di
professione
(
ciò
che
accade
sovente
...
)
dopo
essersi
sbarazzati
del
soffietto
acustico
,
si
addormentano
della
quinta
,
e
caschi
il
mondo
,
non
scendono
al
richiamo
.
Quanto
poi
alla
questione
dei
lumi
,
la
colpa
non
è
mia
,
dacché
ai
fanali
della
gondola
mancano
quattro
vetri
,
ed
ella
sa
meglio
di
me
,
signor
Questore
onorevolissimo
...
-
Io
non
mi
chiamo
Questore
,
ma
Capo
di
Sorveglianza
...
-
La
perdoni
...
!
Noi
altri
milanesi
siamo
un
po
'
duri
a
imparare
le
parole
nuove
...
sopratutto
se
queste
parole
non
esprimano
che
idee
antichissime
...
e
rappresentino
delle
istituzioni
altrimenti
qualificate
nei
tempi
addietro
.
Gli
è
già
molto
se
abbiamo
potuto
abituarci
a
denominare
Questura
ciò
che
nel
secolo
scorso
si
chiamava
Polizia
...
-
Lasciamo
andare
queste
inezie
-
rispose
il
Torresani
con
un
suo
sorrisetto
che
aspirava
ad
essere
ingenuo
.
-
Bigino
!
...
Io
so
bene
che
malgrado
le
tue
irregolarità
nell
'
esercizio
della
tua
professione
,
tu
sei
un
buon
figliuolo
,
un
buon
cittadino
,
ed
all
'
Università
passavi
anche
per
uno
spirito
pronto
e
illuminato
...
Tu
conosci
le
leggi
dello
Stato
e
ne
comprendi
lo
spirito
e
le
intenzioni
.
Tu
sai
che
in
un
Governo
ben
ordinato
,
libero
,
popolare
,
dove
tutti
hanno
uguali
diritti
e
uguali
doveri
,
ciascun
cittadino
che
non
renda
testimonianza
del
vero
contro
i
malfattori
...
che
non
cooperi
...
-
Non
serve
studiare
le
frasi
-
interruppe
il
Bigino
col
suo
fare
più
bislacco
.
-
In
un
governo
ben
ordinato
,
libero
,
popolare
...
tutti
siamo
in
dovere
di
fare
la
spia
...
!
-
Tu
profferisci
una
parola
che
in
verità
...
suona
alquanto
sinistra
ed
antipatica
alle
masse
...
ma
pure
...
ne
convengo
...
-
Via
!
parliamo
giù
alla
meneghina
!
Rendere
testimonianza
e
fare
la
spia
...
sono
due
frasi
che
si
equivalgono
perfettamente
...
Ma
via
!
Non
sgomentatevi
,
signor
Questore
.
Io
amo
alquanto
bisticciare
sulla
elasticità
del
linguaggio
umano
e
sulle
consuetudini
dei
tempi
.
Dopo
aver
compiuto
il
corso
completo
nelle
Università
della
Unione
,
anche
a
noi
conduttori
di
gondole
è
permesso
di
filosofare
un
pochetto
.
Del
resto
io
vi
dichiaro
,
signor
Questore
,
che
fra
i
tanti
doveri
che
opprimono
i
liberi
cittadini
della
Unione
,
questo
di
rendere
testimonianza
per
effetto
di
legge
lo
ritengo
il
più
sacro
.
Per
incoraggiarvi
,
dirò
di
più
.
Io
appartengo
a
quella
setta
di
politici
,
i
quali
si
accordano
nel
principio
che
il
mondo
non
sarà
mai
perfettamente
governato
,
fino
a
quando
il
potere
esecutivo
non
sarà
nelle
mani
di
tutti
!
Il
Torresani
fece
una
smorfia
sinistra
.
Le
ultime
parole
del
conduttore
di
gondole
rimescolavano
nella
sua
mente
una
terribile
idea
,
una
idea
che
era
il
tormento
delle
sue
ore
inoperose
,
l
'
incubo
delle
sue
notti
più
insonni
.
Commissari
di
polizia
,
questori
,
capi
di
sorveglianza
,
non
sacrifichereste
voi
una
metà
del
vostro
stipendio
per
allontanare
questo
orribile
fantasma
che
vi
grida
eternamente
con
un
milione
di
voci
:
rivoluzione
!
...
mutamento
di
Governo
!
anarchia
!
?
...
Ma
il
vecchio
Torresani
riprese
ben
tosto
la
sua
calma
,
e
fingendo
di
non
aver
compreso
la
minaccia
del
suo
interlocutore
:
-
Bigino
!
-
gli
disse
-
poiché
ti
veggo
sì
ben
disposto
a
secondare
l
'
autorità
,
nella
quale
,
per
ora
,
si
concentrano
i
poteri
necessarii
alla
tutela
dell
'
ordine
pubblico
,
non
dubito
che
tu
vorrai
rispondermi
con
tutta
schiettezza
.
Nelle
tue
ascensioni
fuori
di
torno
,
tu
hai
condotto
delle
persone
sospette
alla
volante
stazionata
da
circa
dieci
giorni
al
disopra
della
città
,
portante
abusivamente
il
numero
2724
.
-
Persone
sospette
!
...
Ecco
delle
parole
molto
elastiche
e
molto
abusate
dagli
antichi
e
dai
nuovi
rappresentanti
dell
'
autorità
governativa
.
Sarebbe
ormai
tempo
di
sopprimerle
,
onorevolissimo
Questore
.
Il
sospetto
è
il
nemico
più
naturale
della
equità
,
ed
è
quasi
sempre
il
precursore
della
ingiustizia
.
Basta
!
A
suo
tempo
muteremo
il
frasario
...
Io
vi
ho
detto
,
onorevole
Torresani
,
che
intendo
adempiere
al
dovere
di
testimonianza
con
iscrupolosa
sincerità
.
Risparmiatevi
dunque
la
pena
delle
subdole
interrogazioni
,
e
lasciate
che
io
esponga
i
fatti
nella
schiettezza
dell
'
animo
mio
.
Il
vostro
metodo
di
inquisizione
potrebbe
irritarmi
,
ed
io
sarei
tentato
di
reagire
con
quelle
medesime
armi
che
voi
siete
soliti
adoperare
in
tali
occasioni
.
Il
Torresani
si
morse
le
labbra
,
e
ripensò
ai
tempi
beati
,
quando
una
osservazione
di
tal
genere
,
indirizzata
ad
un
Commissario
di
Polizia
,
avrebbe
valso
all
'
inquisito
due
o
tre
mesi
di
arresto
.
Il
Bigino
,
senza
attendere
altro
cenno
,
si
fece
a
narrare
la
sua
istoria
:
-
La
sera
dell
'
otto
corrente
,
verso
nove
ore
,
uno
sconosciuto
venne
a
patteggiare
la
mia
gondola
per
una
ascensione
diretta
,
eccedente
l
'
elevatezza
legale
.
Per
altri
mi
sarei
rifiutato
;
ma
l
'
individuo
mi
si
diede
a
conoscere
per
un
graduato
della
setta
equilibrista
,
ed
io
dovetti
obbedire
.
Salimmo
rapidamente
,
i
lumi
si
spensero
,
il
mio
uomo
non
fece
parola
durante
l
'
ascensione
;
egli
governava
il
timone
per
dirigere
la
gondola
,
e
frattanto
girava
rapidamente
il
suo
chatvue
per
esplorare
gli
spazi
tenebrosi
.
Giunti
alla
nave
ancorata
,
egli
stesso
volle
gettare
gli
uncini
di
presa
,
e
dopo
avermi
generosamente
regalato
,
mi
pregò
di
attendere
alcuni
minuti
.
Poco
dopo
,
quattro
individui
discesero
nella
mia
gondola
,
staccarono
gli
uncini
,
e
mi
ordinarono
di
calare
verso
gli
orti
Balzaretti
.
Nell
'
atto
di
pagarmi
,
gli
sconosciuti
mi
imposero
di
tornare
la
sera
appresso
in
quel
medesimo
luogo
,
donde
sarebbero
ripartiti
per
l
'
alto
colla
mia
gondola
.
Promisi
e
tenni
parola
.
A
dieci
ore
della
notte
,
io
presi
l
'
alto
co
'
miei
quattro
individui
per
risalire
alla
volante
ancorata
.
Essi
entrarono
nella
nave
;
io
,
dietro
loro
richiesta
,
patteggiai
di
risalire
la
notte
seguente
per
tenermi
pronto
ad
ogni
cenno
.
Si
fecero
parecchi
viaggi
...
-
Basta
!
-
interruppe
il
Torresani
,
il
quale
durante
l
'
esposizione
del
Conduttore
non
aveva
cessato
mai
di
sfogliare
i
documenti
che
erano
ammassati
nel
suo
pulpito
-
so
quante
volte
sei
asceso
,
quante
volte
sei
calato
,
e
con
quanti
individui
,
e
in
quali
circostanze
.
Lodo
la
tua
schiettezza
,
Bigino
.
Ma
ora
,
per
abbreviare
le
formalità
dell
'
esame
,
io
ti
prego
rispondere
alle
poche
domande
che
sono
per
indirizzarti
:
Nell
'
ultima
tua
calata
,
hai
tu
deposto
in
Milano
qualcuno
degli
abitatori
della
Nave
?
-
Uno
.
-
Il
primo
,
forse
,
lo
stesso
che
,
la
sera
dell
'
otto
,
venne
a
noleggiare
la
tua
gondola
,
dandosi
a
conoscere
per
un
graduato
della
setta
equilibrista
...
?
-
Un
altro
...
-
Uno
dei
quattro
...
?
-
Un
individuo
,
che
io
non
aveva
mai
visto
,
una
persona
molto
seria
,
molto
interessante
.
-
E
questa
persona
...
molto
seria
...
molto
interessante
...
ti
ha
fatto
promettere
di
tornare
colla
tua
gondola
...
a
rilevarlo
...
?
-
Al
contrario
,
gusta
volta
io
fui
licenziato
,
e
congedato
formalmente
.
-
Bigino
!
...
Un
ultimo
favore
,
poi
ti
lascio
andare
pei
fatti
tuoi
,
senz
'
altra
molestia
:
ti
prego
di
salire
un
istante
sul
mio
pulpito
...
Il
conduttore
si
avanzò
verso
il
pulpito
colle
mani
in
saccoccia
,
e
giunto
presso
i
gradini
,
si
fermò
come
un
ciuco
restìo
.
-
Salite
,
dunque
,
cittadino
fratello
!
...
-
Cittadino
questore
,
io
non
amo
i
luoghi
alti
...
-
Tu
!
un
conduttore
di
gondole
volanti
!
...
-
Le
gondole
si
elevano
nell
'
aria
libera
;
ma
qui
...
più
si
va
in
alto
...
e
più
manca
il
respiro
...
-
Dunque
,
cittadino
Bigino
,
tu
vuoi
proprio
che
il
vecchio
Torresani
discenda
?
...
-
Chi
è
salito
discenda
,
chi
è
caduto
si
rialzi
,
tale
è
il
motto
degli
Equilibristi
.
Il
Torresani
scese
dal
pulpito
,
e
accostandosi
al
Bigino
con
affabilità
carezzante
,
gli
pose
sottocchio
un
ritratto
fotografico
.
-
Conosci
tu
questa
figura
?
-
È
lui
!
...
quegli
che
la
sera
dell
'
otto
richiese
pel
primo
la
mia
gondola
...
-
Sta
bene
!
Ed
ora
,
sfogliamo
rapidamente
l
'
Album
dei
pregiudicati
;
e
vediamo
se
fra
questi
duecento
ritratti
tu
puoi
riconoscere
anche
l
'
altro
individuo
che
hai
deposto
in
città
nell
'
ultima
tua
calata
.
Il
Bigino
sfogliò
rapidamente
il
gran
libro
,
e
poi
crollò
la
testa
in
segno
negativo
.
-
Dunque
egli
non
è
qui
?
Osserva
bene
!
Non
v
'
è
alcun
figuro
qua
dentro
di
tua
conoscenza
?
-
Ho
detto
di
no
!
-
Bigino
!
...
Tu
hai
parlato
di
una
persona
seria
...
interessante
...
Non
sapresti
fornirmi
altri
connotati
di
quell
'
uomo
?
...
Aspetta
...
Bigino
!
...
Una
idea
!
...
Colui
è
iscritto
tra
gli
affigliati
alla
setta
degli
Equilibristi
!
...
Vediamo
un
po
'
!
...
Così
parlando
,
il
Torresani
spiccò
un
salto
verso
il
suo
pulpito
,
aperse
un
cassettino
,
ne
levò
un
ritratto
in
fotografia
,
e
tornando
presso
il
conduttore
di
gondole
,
glielo
pose
sotto
gli
occhi
.
Il
Bigino
guardò
fissamente
l
'
effigie
,
poi
il
vecchio
Capo
di
Sorveglianza
che
sorrideva
maliziosamente
,
e
obbedì
alla
voce
del
dovere
,
che
gli
imponeva
la
testimonianza
legale
:
-
È
lui
!
...
-
Lui
!
!
!
-
esclamò
il
Torresani
-
lui
...
a
Milano
!
...
Ma
il
Capo
di
Sorveglianza
non
lasciò
intravedere
che
un
lampo
della
immensa
sua
gioia
.
Immediatamente
egli
congedò
il
conduttore
,
salì
di
nuovo
in
bigoncia
,
e
adunati
intorno
a
sé
tutti
i
subalterni
che
durante
l
'
interrogatorio
erano
rimasti
sulle
porticelle
come
altrettante
cariatidi
,
riassunse
con
voce
convulsa
le
sue
deduzioni
:
-
Nella
volante
incriminata
si
trova
il
famigerato
Antonio
Casanova
,
altro
dei
graduati
della
setta
di
Equilibrio
,
ladro
,
falsario
,
truffatore
,
barattiere
da
giuoco
,
già
processato
in
contumacia
in
due
dipartimenti
della
Unione
,
privato
d
'
ogni
diritto
di
famiglia
,
e
oggimai
posto
fuori
della
legge
.
Gli
agenti
di
Sorveglianza
hanno
dunque
sulla
nave
e
sull
'
individuo
il
diritto
di
cattura
e
di
esterminio
,
del
quale
possono
prevalersi
in
ogni
tempo
e
in
qualsivoglia
circostanza
senza
obbligo
di
intimazione
.
Il
Compartimento
di
complicità
è
incaricato
di
segnalare
la
detta
nave
a
tutti
gli
Uffizii
dello
Stato
,
trasmettendo
a
ciascun
Uffizio
una
copia
fotografica
del
veicolo
,
col
ritratto
del
reo
inassolvibile
.
Quanto
poi
all
'
altro
individuo
,
parimenti
affigliato
alla
setta
degli
equilibristi
secondo
ogni
probabilità
residente
ora
in
Milano
,
noi
possiamo
constatare
essere
questi
un
celebre
industriale
da
pochi
giorni
elevato
al
rango
dei
Primati
dell
'
intelligenza
,
l
'
inventore
della
macchina
per
la
pioggia
artificiale
,
noto
attualmente
sotto
il
nome
di
Albani
Redento
.
Non
risulta
dai
nostri
cataloghi
verun
delitto
a
di
lui
carico
,
ed
essendo
l
'
Albani
nel
suo
pieno
diritto
di
percorrere
ed
abitare
a
suo
beneplacito
tutti
i
dipartimenti
della
Unione
,
noi
non
ci
terremo
obbligati
ad
esercitare
su
lui
una
speciale
sorveglianza
.
Pure
,
considerata
la
circostanza
pregiudiziale
di
aver
egli
viaggiato
in
un
veicolo
sospetto
e
in
compagnia
di
uomini
riprovati
e
processati
e
condannati
a
tutto
rigore
di
legge
,
credo
opportuno
e
prudente
far
seguire
le
sue
tracce
,
e
far
sindacare
le
sue
azioni
da
quattro
uffiziali
di
prevenzione
,
i
quali
verranno
scelti
fra
i
più
cauti
e
manierosi
del
compartimento
.
Questi
quattro
uffiziali
si
pongano
immediatamente
sulle
peste
.
L
'
Albani
è
proprietario
di
una
villa
suntuosa
,
sulle
sponde
del
canale
Lariano
,
a
venti
miglia
dalla
città
.
I
nostri
bracchi
fiutino
per
quella
parte
,
e
troveranno
il
loro
uomo
.
Prudenza
,
discrezione
,
alacrità
,
rapporti
celeri
e
immediati
!
-
Abbiamo
inteso
?
Il
processo
è
esaurito
!
...
Il
Torresani
,
dopo
queste
parole
,
toccò
la
molla
di
congedo
,
i
subalterni
sparirono
com
'
erano
venuti
,
le
porticelle
si
chiusero
,
e
la
sala
rimase
deserta
.
Poco
dopo
,
il
vecchio
Capo
di
Sorveglianza
spediva
a
Pietroburgo
un
telegramma
:
«
Bolza
,
-
sei
un
imbecille
!
-
Albani
è
a
Milano
da
otto
giorni
,
e
tu
l
'
hai
veduto
ieri
a
Pietroburgo
;
da
questo
momento
ti
metto
in
disponibilità
con
un
quarto
di
stipendio
»
.
E
subito
da
Pietroburgo
un
telegramma
di
risposta
:
«
Albani
è
qui
;
ho
fatto
colazione
con
lui
stamattina
al
Caffè
Kertzel
.
Mettendomi
in
disponibilità
commettereste
un
abuso
di
potere
,
e
la
vedremo
!
«
Bolza
»
.
Il
Torresani
,
letto
il
dispaccio
,
rimase
alcuni
minuti
sopra
pensiero
.
I
suoi
occhi
erano
quelli
del
gatto
che
vede
levarsi
a
volo
una
allodola
sfuggitagli
dall
'
ugna
.
-
Non
importa
!
-
esclamò
poco
dopo
-
le
deposizioni
del
Bigino
varranno
a
qualche
cosa
,
se
non
altro
a
convincere
il
Gran
Proposto
della
nostra
buona
volontà
.
CAPITOLO
XIV
.
Antonio
Casanova
(
)
.
La
strategia
dell
'
astuto
Torresani
,
tuttoché
abilissima
,
questa
volta
non
giunse
a
salvarlo
dalle
mistificazioni
del
più
scaltrito
industriante
dell
'
epoca
.
Questo
industriante
,
o
meglio
cavaliere
di
industria
,
chiamasi
Antonio
Casanova
.
Per
discoprire
i
suoi
ingegnosi
stratagemmi
ci
converrà
salire
nelle
regioni
dell
'
aria
,
all
'
altezza
di
mille
e
novecento
metri
,
per
introdurci
nella
sua
cabina
riservata
.
La
sua
nave
si
era
ancorata
al
disopra
di
Milano
fino
dal
4
settembre
,
sebbene
gli
esploratori
dell
'
alto
cielo
non
l
'
avessero
avvertita
che
tre
giorni
più
tardi
.
Antonio
Casanova
aveva
scelto
il
suo
tempo
per
venire
a
Milano
.
La
straordinaria
affluenza
di
veicoli
aerei
e
terrestri
che
portavano
alla
famiglia
dell
'
Olona
tante
migliaia
di
forestieri
attratti
dal
nuovo
spettacolo
della
pioggia
artifiziale
,
era
una
circostanza
molto
propizia
a
'
suoi
disegni
.
I
cavalieri
di
industria
corrono
dov
'
è
la
folla
.
La
biografia
del
nostro
barattiere
fornirebbe
un
romanzo
poco
edificante
,
ma
pieno
di
interesse
.
Io
mi
limiterò
ad
accennarne
alcuni
tratti
,
nei
quali
si
scorge
come
il
progresso
delle
scienze
,
delle
arti
e
delle
industrie
si
possa
facilmente
usufruttare
dai
birboni
al
maggior
danno
della
società
.
Le
prime
scene
del
mio
racconto
splendevano
di
poesia
,
di
amore
e
di
felicità
;
io
mi
compiaceva
di
spaziare
nella
luce
di
questo
secolo
avanzato
e
meraviglioso
,
che
io
godeva
raffigurarmi
tanto
diverso
dal
nostro
nel
più
completo
sviluppo
di
ogni
idea
liberale
e
umanitaria
,
nella
soddisfazione
di
tutti
i
desideri
più
nobili
e
più
audaci
.
Ed
eccoci
,
troppo
presto
,
intricati
in
quel
labirinto
di
miserie
,
di
bassezze
,
di
fatuità
,
di
stravaganze
,
di
delitti
,
che
costituiscono
il
fondo
reale
e
positivo
di
tutta
la
istoria
umana
!
La
nostra
fantasia
può
ben
colorire
di
rose
tutta
un
'
epoca
,
e
abbellirla
di
un
prestigio
incantevole
;
può
rappresentarsi
la
perfezione
ideale
dello
spiritualismo
e
della
virtù
,
incarnata
nei
suoi
molteplici
personaggi
;
ma
essa
non
può
mentire
a
sé
medesima
al
punto
da
rinnegare
uno
dei
due
elementi
che
costituiscono
la
natura
dell
'
uomo
.
Esageriamo
il
bene
a
comodo
nostro
,
e
noi
vedremo
,
sulle
orme
di
quello
,
insorgere
il
male
in
proporzioni
gigantesche
.
Estraete
il
fuoco
dalla
silice
;
e
mentre
gli
assiderati
ne
ritrarranno
la
vita
,
il
prete
si
trarrà
in
disparte
a
meditare
l
'
orrendo
supplizio
dei
roghi
.
Mentre
voi
benedite
l
'
acciaio
che
vi
fornisce
il
vomere
a
coltura
dei
campi
,
il
boia
imaginerà
la
mannaia
.
Quale
è
la
scienza
,
quale
l
'
industria
,
che
possa
vantarsi
innocente
di
corruzione
e
di
calamità
?
La
stampa
,
che
diffonde
la
luce
,
moltiplica
i
pregiudizi
!
,
il
telegrafo
accelera
il
moto
del
pensiero
,
e
serve
alla
menzogna
dei
despoti
,
alle
frodi
della
Borsa
.
Dappertutto
i
due
elementi
dell
'
uomo
si
rivelano
:
il
bene
ed
il
male
camminano
di
pari
passo
.
Il
secolo
d
'
oro
è
inconcepibile
.
Perdonate
la
digressione
,
e
proseguiamo
il
racconto
.
Antonio
Casanova
di
poco
oltrepassava
i
trent
'
anni
,
e
già
il
suo
nome
era
tristamente
famoso
nella
Cronaca
criminale
dell
'
epoca
.
Questo
insigne
barattiere
avea
già
posto
in
allarme
tutti
gli
uffizi
di
sorveglianza
dei
Dipartimenti
della
Unione
,
le
Questure
e
le
Polizie
dell
'
altre
parti
del
mondo
.
Dotato
di
una
forza
fisica
sorprendente
,
magnetizzatore
di
prima
potenza
,
il
Casanova
aveva
incominciate
le
sue
prodezze
nelle
case
da
giuoco
.
La
sua
volontà
efficiente
si
esercitava
con
mirabile
effetto
sulle
carte
e
sulle
palle
da
bigliardo
.
Aveva
viaggiato
parecchi
anni
con
una
stecca
di
sua
invenzione
,
nel
cui
legno
perforato
scorreva
un
zampillo
di
mercurio
iniettato
in
una
vena
capillare
di
nervi
umani
.
Quel
tubo
era
un
inalterabile
conduttore
della
volontà
.
Il
Casanova
,
lanciando
la
sua
biglia
,
non
aveva
che
a
prescriverle
il
corso
nella
sua
mente
,
perché
quella
obbedisse
al
suo
volere
come
un
corpo
intelligente
.
La
palla
descriveva
sul
verde
tappeto
delle
curve
,
dei
circoli
inverosimili
.
La
colla
,
il
salto
degli
uomini
,
la
carambola
,
nessuna
difficoltà
di
giuoco
imbarazzava
quell
'
avorio
prudente
e
sicuro
,
il
quale
trionfava
di
ogni
ostacolo
,
e
pareva
schernire
la
trepidazione
dei
circostanti
.
Il
Casanova
,
usando
della
sua
stecca
,
poteva
dare
venti
punti
al
più
abile
giuocatore
...
Al
macao
,
al
lanzichenecchi
,
all
'
ecarté
,
le
istesse
risorse
magnetiche
.
Il
Casanova
,
purché
avesse
le
carte
nelle
mani
,
col
semplice
tocco
delle
dita
,
mutava
i
picche
in
fiori
,
i
cuori
in
quadri
,
sostituiva
un
fante
ad
un
asso
,
creava
il
suo
giuoco
.
Egli
vinceva
colla
volontà
,
portando
ne
'
suoi
competitori
il
turbamento
e
la
disperazione
.
Guadagnava
tesori
.
Ma
questa
professione
del
giuoco
era
troppo
monotona
per
uno
spirito
insofferente
e
fantastico
.
Il
Casanova
ne
fu
presto
annoiato
.
La
sua
natura
era
perversa
.
Più
che
l
'
utile
proprio
egli
amava
il
danno
d
'
altrui
.
Il
giuoco
non
gli
offriva
che
delle
vittime
volontarie
,
uscite
per
la
più
parte
dai
ranghi
più
screditati
della
società
;
egli
aveva
bisogno
di
portare
il
male
nelle
famiglie
oneste
,
nelle
classi
più
stimate
e
,
a
suo
vedere
,
più
felici
.
Sopratutto
egli
si
compiaceva
di
truffare
gli
uomini
altolocati
,
i
funzionar
!
del
Governo
,
i
primati
dell
'
intelligenza
.
Tutto
ciò
che
era
talento
,
illustrazione
,
rappresentanza
di
moralità
e
d
'
ordine
pubblico
,
per
lui
,
anima
di
Caino
,
era
oggetto
di
odio
e
di
persecuzione
.
Affigliato
alla
setta
degli
Equilibristi
propugnatori
della
anarchia
universale
,
in
breve
era
salito
ai
primi
gradi
dell
'
ordine
.
Gli
Equilibristi
domandavano
la
perfetta
uguaglianza
sociale
,
ma
fra
essi
era
già
stabilita
la
gerarchla
.
I
settarii
di
buona
fede
cooperavano
,
inconscii
od
illusi
,
alle
sue
ladrerie
.
Nelle
città
più
importanti
della
Unione
e
d
'
altre
parti
del
mondo
,
il
Casanova
poteva
impiegare
al
servizio
de
'
propri
disegni
una
camorra
potente
.
Rubava
,
e
divideva
co
'
suoi
correligionarii
il
quinto
dei
redditi
.
Il
resto
spendeva
in
gozzoviglie
,
ovvero
in
procacciarsi
nuovi
mezzi
a
compiere
le
sue
imprese
temerarie
.
Ed
ora
,
dopo
questi
brevi
cenni
,
vediamo
il
nostro
uomo
nell
'
azione
che
direttamente
si
riferisce
alla
nostra
istoria
.
CAPITOLO
XV
.
I
misteri
della
nave
2724
.
Antonio
Casanova
,
venendo
a
Milano
,
aveva
già
fissata
la
sua
vittima
.
Riportiamoci
alla
data
del
sei
settembre
.
Al
sorgere
del
mattino
,
tutti
i
forastieri
venuti
a
Milano
per
assistere
all
'
esperimento
della
pioggia
artifiziale
,
ripartivano
per
diverse
direzioni
.
L
'
aria
era
ingombra
di
palloni
;
le
locomotive
volanti
si
staccavano
dalla
terra
come
bolidi
opachi
,
lanciandosi
negli
spazii
.
Una
popolazione
di
oltre
cinquecentomila
viaggiatori
salutava
la
città
ospitale
dall
'
altezza
di
ottocento
metri
cogli
spari
delle
bombe
fraterne
,
le
quali
,
scoppiando
,
sviluppavano
una
pioggia
di
confetti
e
di
fiori
.
La
nave
2724
,
profittando
della
concorrenza
,
si
era
abbassata
al
livello
del
Duomo
;
tanto
che
il
timoniere
,
lanciando
una
corda
di
sospensione
,
potè
attirarvi
il
Casanova
,
che
fino
all
'
alba
stava
spiando
i
movimenti
del
suo
legno
dalla
cupola
maggiore
.
Quella
operazione
si
compiva
in
un
lampo
.
Appena
il
Casanova
fu
a
bordo
della
sua
nave
,
questa
prese
a
salire
rapidamente
in
linea
diretta
,
e
scomparve
tra
le
nuvole
.
Durante
quella
giornata
il
nostro
cavaliere
di
industria
si
tenne
chiuso
nella
sua
cabina
.
Verso
mezzanotte
fece
chiamare
quattro
uomini
di
fiducia
per
concertare
con
essi
il
suo
piano
strategico
.
-
Io
l
'
ho
veduto
-
cominciò
il
Casanova
-
l
'
ho
veduto
ieri
,
di
pieno
giorno
,
sulla
gabbia
della
torre
centrale
che
dominava
la
sua
macchina
,
mentre
egli
dirigeva
le
operazioni
.
Dippiù
,
l
'
ho
udito
parlare
,
onde
io
mi
tengo
sicuro
di
poter
imitare
perfettamente
la
sua
voce
e
le
sue
inflessioni
.
L
'
Albani
ha
,
presso
a
poco
,
la
mia
statura
.
La
sua
testa
è
enorme
,
la
sua
corporatura
più
sviluppata
della
mia
;
in
una
parola
,
quell
'
uomo
mi
va
come
un
guanto
.
Oramai
non
mi
resta
che
discendere
un
'
ultima
volta
per
spiare
l
'
entità
e
la
deposizione
dei
morto
(
)
;
voi
mi
capite
!
È
un
'
operazione
delicata
e
difficile
,
per
la
quale
si
richiedono
tutto
il
mio
accorgimento
e
la
mia
potenza
di
volontà
.
Questa
notte
io
mi
lascierò
cadere
su
Milano
,
e
spero
,
se
il
diavolo
mi
assiste
,
scoprire
nello
spazio
di
due
giorni
quanto
mi
abbisogna
.
Ad
ogni
modo
,
io
sarò
di
ritorno
posdomani
verso
le
nove
e
mezzo
di
notte
.
Verrò
con
una
gondola
;
voi
tenetevi
pronti
a
discendere
immediatamente
,
perocchè
,
nel
caso
nostro
,
la
rapidità
è
la
condizione
più
essenziale
per
ottenere
il
successo
.
-
Io
non
credo
prudente
-
osservò
uno
dei
quattro
-
che
voi
,
per
tornare
alla
nave
,
vi
serviate
d
'
una
gondola
cittadina
.
Questi
sorveglianti
di
gondole
sono
altrettante
spie
della
Sorveglianza
,
e
noi
rischieremmo
di
venir
segnalati
a
quel
vecchio
birbone
di
Torresani
...
-
Non
ti
prenda
pensiero
-
rispose
il
Casanova
coll
'
accento
della
più
ferma
sicurezza
-
io
so
scegliere
i
miei
uomini
.
Noi
abbiamo
degli
equilibristi
perfino
tra
gli
agenti
della
Polizia
.
-
E
se
mai
,
durante
la
vostra
assenza
,
ci
vedessimo
esplorati
...
inseguiti
?
-
Reagite
colla
volontà
!
-
Noi
siamo
pochi
di
numero
...
-
Ma
concordi
...
e
potenti
...
!
-
Il
vecchio
Torresani
tiene
a
'
suoi
ordini
duecento
magnetisti
...
-
E
fra
questi
,
sessantaquattro
spiriti
avversi
.
Alla
distanza
di
mille
e
ottocento
metri
,
venti
volontà
compatte
e
risolute
possono
tener
fronte
a
cento
magnetisti
discordi
e
spossati
.
In
ogni
modo
,
i
poliziotti
non
potranno
agire
sulla
nave
oltre
cinque
minuti
,
-
e
se
mai
,
durante
il
fermo
,
voi
vedeste
avvicinarsi
qualche
brik
del
Torresani
,
-
scaricate
le
pile
contro
esso
,
e
avvenga
che
può
.
Una
volta
liberati
dall
'
attrazione
,
manovrate
per
l
'
alto
in
linea
diretta
.
Nel
nostro
serbatoio
c
'
è
tanta
aria
respirabile
pel
consumo
di
quattro
giorni
!
I
quattro
uffiziali
non
mossero
altre
obiezioni
.
Il
Casanova
uscì
dalla
cabina
,
venne
fuori
all
'
aperto
,
esplorò
la
posizione
da
un
immenso
chatvue
collocato
all
'
estremità
della
nave
,
indi
,
spiegato
l
'
ombrello
di
salvezza
,
spiccò
un
salto
dal
ponte
.
In
meno
di
due
minuti
,
il
Casanova
toccava
terra
nel
mezzo
dell
'
anfiteatro
dell
'
Arena
.
Le
testimonianze
prodotte
dal
Bigino
dinanzi
al
Tribunale
del
Torresani
erano
state
veritiere
.
Antonio
Casanova
,
la
sera
dell
'
otto
ottobre
,
fece
ritorno
alla
sua
nave
colla
gondola
del
conduttore
settario
.
Il
nostro
industriante
avea
studiato
il
terreno
e
fissato
il
suo
piano
strategico
.
Appena
fu
a
bordo
della
nave
,
egli
adunò
nuovamente
nella
cabina
i
suoi
quattro
confidenti
per
metterli
al
fatto
di
quanto
egli
aveva
operato
,
ed
impartire
ad
essi
degli
ordini
.
-
Oramai
io
so
tutto
quanto
mi
giovava
sapere
,
non
restano
che
alcuni
particolari
di
niun
conto
dei
quali
voi
dovrete
incaricarvi
.
Com
'
io
aveva
preveduto
,
all
'
indomani
dell
'
esperimento
per
la
pioggia
artifiziale
,
il
Consiglio
di
Milano
ha
decretato
all
'
Albani
un
sussidio
di
due
milioni
di
lussi
,
elevandolo
in
pari
tempo
alla
dignità
di
Primate
.
L
'
Albani
è
un
apostata
vile
,
che
per
orgoglio
ha
disertato
dalla
nostra
setta
;
l
'
Albani
è
ricco
e
potente
,
e
fa
parte
di
quelle
caste
privilegiate
che
noi
dobbiamo
perseguitare
e
distruggere
.
I
suoi
milioni
ci
appartengono
;
noi
abbiamo
il
diritto
di
confiscarli
a
benefizio
della
nostra
idea
.
Fratelli
:
io
voglio
sperare
che
voi
converrete
pienamente
nelle
mie
vedute
,
e
vi
adoprerete
a
secondarle
con
tutte
le
vostre
forze
,
con
tutto
il
vostro
zelo
.
-
Da
Omega
ad
Alfa
!
-
risposero
i
quattro
alzando
la
mano
.
-
Sta
bene
!
Una
circostanza
molto
favorevole
ai
nostri
disegni
la
è
questa
,
che
l
'
Albani
,
in
seguito
alla
sua
petizione
di
matrimonio
ha
dovuto
assentarsi
da
Milano
per
consumare
,
a
distanza
legale
,
il
mese
di
dilazione
imposto
dalle
leggi
.
Noi
dunque
potremo
agire
con
sicurezza
.
L
'
Albani
,
prima
di
partire
,
ha
comperato
una
deliziosa
villa
,
la
villa
Paradiso
,
sorgente
sulla
sponda
destra
del
Canale
Lariano
a
poca
distanza
di
Camerlata
.
Egli
ha
dato
trecentomila
lussi
all
'
architetto
mobiliare
Perroni
perché
provveda
a
decorare
quell
'
incantevole
albergo
durante
la
sua
assenza
.
Il
resto
dei
due
milioni
venno
depositato
presso
il
Custode
della
Villa
.
La
sommetta
è
appetibile
alla
nostra
cassa
,
un
po
'
esausta
,
quel
denaro
può
servire
.
Io
mi
incarico
di
far
volare
il
marsupio
alle
alte
regioni
del
firmamento
,
purché
voi
mi
aiutiate
fedelmente
.
Scendete
tutti
e
quattro
su
Milano
,
nella
gondola
che
ho
espressamente
trattenuta
.
Uno
di
voi
si
rechi
alla
Villa
per
informarsi
se
l
'
Albani
vi
abbia
messo
di
guardia
qualcuno
dei
suoi
leoni
.
Un
altro
vada
domattina
allo
Stabilimento
Rota
a
levare
il
ritratto
fotoplastico
da
me
ordinato
,
badando
di
confrontarlo
colla
prima
copia
per
veriflcare
se
sia
veramente
identico
.
Presentando
alla
Dama
di
commercio
la
mia
carta
di
visita
che
porta
il
nome
di
Don
Fernando
Blaga
Gran
Torreadore
di
Saragozza
,
il
ritratto
vi
sarà
consegnato
.
Un
terzo
raccolga
i
diversi
vestimenti
da
me
ordinati
ai
cinquanta
sarti
dei
quali
vi
trasmetto
la
nota
.
E
il
quarto
finalmente
,
si
tenga
in
comunicazione
cogli
Agenti
di
Sorveglianza
affigliati
alla
setta
,
per
avvertirmi
in
tempo
utile
se
mai
il
Torresani
venisse
a
fiutare
le
orme
nostre
.
Il
Casanova
aggiunse
a
questi
ordini
non
poche
ammonizioni
di
lieve
importanza
;
poi
stretta
la
mano
a
'
suoi
quattro
colleghi
,
li
accompagnò
sul
ponte
della
nave
.
Il
Bigino
era
là
ad
attenderli
.
I
quattro
calarono
nella
gondola
,
e
immediatamente
sprofondarono
nelle
tenebre
.
All
'
indomani
tutti
gli
ordini
del
Casanova
erano
stati
eseguiti
.
I
quattro
si
ricondussero
alla
nave
,
portando
un
ritratto
fotoplastico
dell
'
Albani
di
perfettissima
somiglianza
,
due
canestri
ripieni
di
vestiti
,
ed
altri
piccoli
attrezzi
necessari
alle
strategie
di
tal
genere
.
Il
Casanova
fece
recare
quegli
oggetti
nella
sua
cabina
,
e
quivi
si
rinchiuse
per
alcune
ore
in
compagnia
di
un
giovane
napolitano
,
certo
Anselmo
Furlay
,
abilissimo
metamorfo
.
Parrà
inverosimile
quanto
io
sto
per
narrare
,
e
voi
che
mi
udite
,
farete
delle
esclamazioni
di
meraviglia
,
forse
anche
crollerete
il
capo
da
increduli
.
Voi
non
riescirete
a
concepire
questi
nuovi
perfezionamenti
della
acconciatura
,
dove
la
guttaperca
è
chiamata
ad
operare
delle
trasformazioni
prodigiose
.
Ma
io
non
avrò
certo
la
pazienza
di
spiegarvi
tutto
un
processo
,
che
d
'
altronde
può
essere
facilmente
indovinato
dagli
spiriti
arguti
.
A
me
basta
accennare
il
fatto
,
a
me
basta
di
porre
in
rilievo
i
mezzi
che
concorrono
a
crearlo
.
La
maschera
ritratto
non
è
una
invenzione
del
secolo
ventesimo
;
se
avete
letto
i
Cento
anni
di
Rovani
,
vi
sovverrete
degli
orribili
scandali
che
ebbero
a
prodursi
a
Milano
fino
dal
secolo
precedente
,
per
questo
trovata
della
menzogna
e
della
frode
.
Ma
a
quei
tempi
non
si
conoscevano
le
meravigliose
proprietà
della
guttaperca
,
si
ignoravano
quegli
altri
mezzi
chimici
,
che
ora
,
nel
ventesimo
secolo
,
concorrono
a
trasformar
completamente
un
profilo
,
una
fisonomia
,
riproducendo
in
un
individuo
le
sembianze
di
un
altro
.
Nella
cabina
del
settario
equilibrista
venne
dunque
ad
operarsi
una
di
codeste
meravigliose
trasformazioni
.
Uno
strato
di
guttaperca
modellato
al
ritratto
fotoplastico
dell
'
Albani
,
iniettato
di
cera
rosea
e
di
liquido
vitale
,
trasformò
il
Casanova
completamente
.
Il
metamorfo
Furlay
questa
volta
fu
sublime
di
trovati
,
fu
vero
artista
.
Egli
riprodusse
l
'
originale
nella
maschera
con
insuperabile
precisione
.
E
non
solo
nei
contorni
del
viso
e
del
collo
,
ma
nel
colorito
delle
guance
e
delle
labbra
il
Casanova
rappresentava
così
fattamente
l
'
Albani
,
che
quegli
,
mirandosi
nello
specchio
,
provò
un
fremito
di
terrore
,
quasiché
l
'
imagine
riflessa
dovesse
accusarlo
e
svelare
l
'
inganno
.
Il
Casanova
,
parlando
dell
'
Albani
a
'
suoi
colleghi
,
aveva
detto
:
quell
'
uomo
mi
va
come
un
guanto
!
Il
capo
degli
Equilibristi
aveva
calcolato
perfettamente
.
Ed
ora
che
abbiamo
veduto
abbigliarsi
dietro
la
scena
questo
nuovo
attore
del
nostro
dramma
,
precediamolo
di
poche
ore
sul
teatro
dell
'
azione
;
scendiamo
prima
di
lui
nei
penetrali
della
Villa
Paradiso
.
CAPITOLO
XVI
.
Alla
Villa
Paradiso
.
Erano
venute
in
lieta
comitiva
a
visitare
quel
piccolo
Eden
,
quel
meraviglioso
,
elegantissimo
palazzo
,
fabbricato
da
uno
dei
più
celebri
architetti
di
amore
.
Un
palazzo
,
che
,
a
vederlo
da
lontano
,
pareva
un
tempio
di
alabastro
galleggiante
sulle
onde
o
sospeso
in
una
nuvola
di
fiori
.
Erano
venute
in
sull
'
ora
del
tramonto
,
Fidelia
,
Speranza
,
Viola
,
Luce
ed
altre
sorelle
del
circolo
delle
vergini
,
tutte
legate
di
tenera
amicizia
alla
figlia
del
Gran
proposto
...
Si
erano
slanciate
nei
viali
come
uno
stormo
di
cigni
-
si
erano
perdute
in
quel
vasto
labirinto
di
alberi
e
di
colonne
,
dopo
aver
fissato
,
per
punto
di
ritrovo
,
la
sala
terrena
del
palazzo
.
L
'
Albani
aveva
comperata
e
fatta
riabbellire
la
Villa
Paradiso
per
quivi
ritirarsi
colla
eletta
del
suo
cuore
a
gioire
,
fra
gli
incanti
della
natura
e
dell
'
arte
,
i
primi
tripudii
di
un
amore
ricambiato
.
Ed
ora
l
'
appassionata
Fidelia
veniva
a
pregustare
le
gioie
benedette
,
a
inebbriarsi
nei
sogni
prediletti
dell
'
avvenire
.
Era
una
piccola
festa
di
fanciulle
.
Le
amiche
della
fidanzata
,
giusta
il
costume
dell
'
epoca
,
avevano
portato
il
loro
dono
di
nozze
.
Quei
doni
misteriosi
,
di
cui
ciascuna
guardava
scrupolosamente
il
segreto
,
dovevano
riuscire
altrettante
sorprese
alla
giovane
sposa
,
il
giorno
in
cui
ella
avrebbe
passeggiato
per
la
prima
volta
a
braccio
del
consorte
negli
intimi
viali
del
giardino
.
E
noi
rispetteremo
il
segreto
di
quelle
fantastiche
fanciulle
;
noi
ci
guarderemo
dall
'
esplorare
col
nostro
occhio
profano
gl
'
ingegnosi
stratagemmi
dell
'
amicizia
,
i
gentili
trovati
di
quelle
anime
vergini
di
donna
.
Fidelia
non
aveva
voluto
staccarsi
dalla
sua
sorella
di
amore
.
Ella
appoggiava
il
braccio
a
quello
di
Speranza
,
e
senza
divagare
dal
grande
viale
che
metteva
al
palazzo
,
camminava
a
passo
lento
in
quella
direzione
,
e
parlava
all
'
amica
con
angelico
abbandono
:
-
Dieci
giorni
ancora
!
...
sai
che
sono
lunghi
...
dieci
giorni
!
-
Cosa
sarebbe
l
'
amore
,
cosa
sarebbe
la
gioia
-
esclamava
Speranza
con
accento
ispirato
-
senza
i
giorni
del
desiderio
e
della
aspettazione
!
Io
credo
che
Viola
avesse
perfettamente
ragione
,
quand
'
ella
,
nel
circolo
,
ha
dato
dell
'
amore
quella
sublime
definizione
così
poco
apprezzata
dalle
sorelle
.
L
'
amore
è
desiderio
.
-
L
'
amore
è
perdono
!
-
mormorò
Fidelia
con
un
sospiro
.
E
questo
concetto
era
per
lei
una
soave
reminiscenza
,
queste
parole
erano
una
melodia
sommessa
che
le
inebbriava
tutti
i
sensi
.
Giunsero
al
palazzo
.
Le
porte
erano
abbassate
,
e
la
sala
terrena
sfarzosamente
addobbata
splendeva
di
fantastica
luce
.
Una
tavola
oblunga
,
sfolgorante
di
preziose
suppellettili
e
imbandita
di
vivande
vespertine
attendeva
la
gioconda
comitiva
delle
ospiti
fanciulle
.
All
'
entrare
di
Fidelia
,
l
'
anziana
del
palazzo
e
le
quattro
volonterose
che
stavano
a
guardia
della
sala
,
spruzzarono
di
faville
i
vasi
purificatori
,
e
da
questi
subitamente
elevossi
una
nuvola
bianco
-
rosata
che
,
dissipandosi
nel
vano
,
imbalsamava
l
'
atmosfera
di
atomi
odorosi
.
-
Fra
un
'
ora
saranno
qui
tutte
!
-
disse
Fidelia
alle
donne
.
-
Frattanto
io
e
la
mia
buona
sorella
di
amore
visiteremo
gli
appartamenti
.
-
Non
vi
sono
appartamenti
in
questo
palazzo
-
disse
sorridendo
l
'
anziana
-
o
piuttosto
ve
ne
sono
tanti
,
quanti
ne
può
ideare
la
umana
fantasia
;
ma
voi
potete
vederli
tutti
senza
uscire
da
questa
sala
.
Fidelia
e
Speranza
si
ricambiarono
una
occhiata
di
sorpresa
.
-
Ebbene
-
domandò
l
'
anziana
.
-
Volete
voi
godere
il
meraviglioso
spettacolo
?
Compiacetevi
di
sedere
su
quel
piccolo
divano
di
muschio
satinato
,
e
noi
vi
mostreremo
una
ventina
di
appartamenti
,
vi
offriremo
allo
sguardo
tale
varietà
di
mobilie
e
di
addobbi
quale
non
saprebbe
ideare
la
mente
più
ingegnosa
.
Io
credo
che
la
moderna
architettura
non
abbia
ancora
prodotto
un
palazzo
più
sorprendente
di
questo
in
nessuna
città
della
Unione
Europea
.
Fidelia
e
Speranza
,
tenendosi
per
mano
,
quasi
impaurite
,
andarono
a
collocarsi
sopra
il
divano
loro
assegnato
.
E
tosto
,
per
un
cenno
dell
'
anziana
,
le
quattro
volonterose
corsero
ad
occupare
i
quattro
angoli
della
sala
,
e
toccando
ciascuna
un
bottone
sporgente
dalla
muraglia
,
produssero
uno
di
quei
cambiamenti
di
scena
che
in
teatro
producono
tanto
effetto
.
La
parete
di
fondo
scomparve
...
Ciò
vi
sembra
prodigioso
,
non
è
vero
?
Orbene
:
eccovi
in
due
parole
la
spiegazione
del
miracolo
.
Quella
parete
non
era
che
un
grandioso
ventaglio
di
taffetà
americano
,
il
quale
,
disteso
,
formava
un
abbagliante
sipario
azzurro
dorato
come
il
lapislazzulì
.
Le
quattro
volonterose
,
premendo
i
bottoni
che
lo
tenevano
dispiegato
,
ottennero
che
immediatamente
si
contraesse
,
formando
di
tal
modo
una
colonna
quadrata
per
cui
la
vasta
scena
veniva
a
dividersi
in
due
grandi
scompartimenti
.
Al
di
là
di
quella
colonna
si
apriva
un
mondo
incantevole
,
che
offriva
allo
sguardo
tutte
le
seduzioni
della
natura
,
e
non
era
di
fatto
che
un
meraviglioso
accordo
di
tutte
le
industrie
,
di
tutte
le
arti
umane
.
Fidelia
e
Speranza
rimasero
alcun
tempo
assorte
nella
contemplazione
di
quel
nuovo
spettacolo
,
mentre
l
'
anziana
con
affettuosa
compiacenza
descriveva
alle
due
fanciulle
le
bellezze
del
quadro
.
-
Da
quella
parte
...
al
lato
destro
-
accennava
l
'
anziana
-
voi
vedete
una
collina
di
facile
pendìo
,
dei
praticelli
,
delle
grotte
,
dei
chioschi
,
dei
cespugli
di
fiori
.
Sono
altrettante
camere
,
altrettanti
ricoveri
copiati
fedelmente
dalla
natura
.
L
'
architetto
,
nel
costruire
quei
nidi
di
velluto
,
quei
chioschi
di
bambagia
,
quelle
nuvole
di
guttaperga
,
era
ispirato
dall
'
amore
,
come
il
Dio
della
Genesi
nella
creazione
del
paradiso
terrestre
.
Il
primo
palazzo
di
Eva
,
ideato
dall
'
architetto
divino
,
non
poteva
essere
più
confortevole
e
più
delizioso
.
Voi
stupite
,
o
gentile
Fidelia
!
...
Voi
non
credevate
che
un
pensatore
di
case
potesse
elevarsi
a
tanta
sublimità
di
concetti
...
Quella
nuvola
che
vedete
agitarsi
mollemente
al
di
sopra
della
collina
è
la
stanza
che
deve
accogliervi
fanciulla
per
iniziarvi
ai
misteri
deliziosi
dell
'
amore
...
Osservate
quella
grotta
!
...
Da
quelle
stalattiti
bianche
trasudano
gli
unguenti
più
odorosi
,
i
balsami
più
delicati
.
È
il
vostro
gabinetto
di
acconciatura
.
Attraversandolo
,
ne
uscirete
profumata
e
vivificata
.
A
poca
distanza
da
quella
grotta
,
una
magnolia
gigantesca
distende
i
suoi
rami
di
un
bel
verde
opaco
...
Quella
è
la
vostra
biblioteca
.
I
libri
stanno
raccolti
nel
tronco
dell
'
albero
,
e
le
eleganti
legature
formano
intorno
a
quel
tronco
una
corteccia
di
oro
e
di
gemme
.
Abbassate
lo
sguardo
a
quella
pianura
lucente
...
a
sinistra
della
colonna
!
Non
vi
sembra
che
quel
tappeto
imiti
perfettamente
le
onde
tremolanti
di
un
lago
?
È
un
tappeto
di
mercurio
bianco
imprigionato
in
una
tela
di
vetro
elastico
.
Voi
sentite
il
mercurio
agitarsi
sotto
il
vostro
piede
,
e
la
illusione
di
passeggiare
sulle
acque
è
tanto
verosimile
,
che
quasi
vi
meravigliate
di
poterne
uscire
a
piede
asciutto
.
Come
vedete
,
due
gondole
eleganti
galleggiano
su
quel
piccolo
lago
artifiziale
.
Una
di
quelle
gondole
è
destinata
ad
essere
il
vostro
gabinetto
musicale
.
Noi
vi
abbiamo
collocato
un
pianoforte
a
corde
di
cigno
,
ed
un
'
arpa
magnetica
.
Assisa
al
pianoforte
,
per
la
rifrazione
dei
vari
specchi
mirabilmente
congegnati
,
vi
parrà
di
trovarvi
isolata
in
mezzo
ad
un
lago
senza
confini
.
I
vostri
canti
,
i
vostri
suoni
si
ispireranno
nella
poesia
della
solitudine
e
delle
onde
...
Quel
pianoforte
ha
due
pedali
,
per
cui
potrete
modificare
a
grado
vostro
la
calma
e
le
procelle
del
piccolo
oceano
.
Il
tappeto
mercuriale
,
sotto
la
pressione
del
vostro
piede
,
potrà
fingere
tutti
i
commovimenti
della
marina
.
L
'
altra
gondola
è
una
sala
di
refezione
;
e
questa
,
a
piacere
dei
naviganti
,
può
scivolare
fino
alla
estremità
della
pianura
,
dove
,
per
una
porticiuola
che
da
questo
luogo
non
si
scorge
,
essa
uscirà
dal
lago
artifiziale
per
islanciarsi
nel
lago
vero
.
Qual
sorpresa
per
voi
,
qual
gioconda
sensazione
,
al
finire
di
una
cena
iniziata
nel
palazzo
fra
le
carezze
ed
i
baci
dello
sposo
,
uscire
sulla
prora
della
gondola
,
e
veder
sfilare
le
cento
ville
del
Lario
,
una
meravigliosa
fantasmagoria
di
palazzi
e
di
giardini
emergenti
dalle
onde
!
Ma
basti
!
...
Gli
è
un
vero
peccato
quello
che
io
sto
commettendo
,
un
peccato
di
indiscrezione
che
il
vostro
sposo
non
saprebbe
perdonarmi
.
A
che
buono
svelarvi
tutti
i
misteri
di
questo
meraviglioso
palazzo
?
...
Che
altro
è
la
gioia
se
non
la
sorpresa
del
nuovo
,
dell
'
inaspettato
?
...
Ma
pure
io
mi
ravvedo
in
tempo
...
Io
non
vi
ho
palesato
che
la
millesima
parte
delle
delizie
che
qui
vi
attendono
.
L
'
ho
fatto
a
fine
di
bene
;
per
serenare
l
'
animo
vostro
,
per
alleviare
colle
promesse
dell
'
avvenire
le
crudeli
impazienze
del
presente
.
Ho
tracciato
il
cammino
alla
vostra
fantasia
di
fanciulla
e
di
amante
.
Se
in
questi
giorni
di
dilazione
che
ancora
vi
rimangono
,
il
vostro
spirito
verrà
a
spaziare
su
questi
prati
di
seta
,
fra
questi
alberi
a
foglie
di
piume
che
stillano
rugiade
di
diamante
,
fra
queste
onde
di
metallo
animato
;
voi
troverete
una
distrazione
soave
alle
cure
che
vi
opprimono
.
Io
però
mi
tengo
sicuro
che
voi
non
riescirete
mai
ad
indovinare
la
centesima
parte
delle
meraviglie
qui
adunate
da
quei
due
creatori
sublimi
di
poesia
che
sono
il
vostro
Albani
e
Regolo
Mengoni
pensatori
di
edifizii
.
Poiché
l
'
anziana
ebbe
finito
di
parlare
,
la
fidanzata
dell
'
Albani
,
nell
'
ingenuità
della
sua
anima
innamorata
,
si
lasciò
sfuggire
una
esclamazione
che
rivelava
tutto
il
suo
cuore
:
-
Ma
egli
!
...
il
mio
sposo
!
...
-
Comprendo
il
vostro
pensiero
-
affrettossi
a
dire
l
'
anziana
.
-
Egli
...
il
vostro
Albani
non
verrà
a
dimorare
in
questa
villa
,
che
tutta
vi
appartiene
.
Vi
spiegherò
il
suo
concetto
come
io
credo
di
averlo
compreso
.
Dell
'
Albani
voi
non
dovete
conoscere
che
l
'
amante
e
lo
sposo
.
Egli
verrà
in
questo
luogo
per
portarvi
il
suo
amore
,
per
cogliervi
il
vostro
,
per
godere
dei
vostri
tripudii
,
per
consolare
le
vostre
afflizioni
,
per
chiedere
a
sua
volta
il
diletto
e
la
forza
a
sostenere
i
dolori
della
vita
.
I
vostri
rapporti
,
in
una
parola
,
non
devon
essere
che
rapporti
d
'
amore
.
Perché
riesca
feconda
di
bene
,
l
'
unione
coniugale
vuol
essere
circondata
di
poesia
.
In
altri
tempi
,
quando
era
obbligatorio
agli
sposi
convivere
sotto
il
medesimo
tetto
,
vedersi
a
tutte
l
'
ore
del
giorno
e
della
notte
,
dividere
le
cure
disaggradevoli
e
qualche
volta
un
po
'
volgari
del
regime
di
famiglia
,
avveniva
sovente
una
rilassatezza
di
affetti
,
che
a
lungo
andare
degenerava
in
fastidio
,
in
avversione
.
C
'
è
molta
differenza
fra
il
vedersi
spesso
e
il
vedersi
sempre
.
L
'
augello
che
rinnova
così
frequenti
i
trasporti
dell
'
amore
,
si
allontana
dalla
sua
compagna
dopo
l
'
ebbrezza
vivace
del
connubio
,
e
si
perde
negli
spazi
finché
quella
non
lo
richiami
co
'
suoi
gorgheggi
,
finché
quella
non
gli
dica
coi
suoi
gemiti
melodiosi
:
ritorna
!
ho
bisogno
delle
tue
carezze
,
dei
tuoi
baci
!
Desideriamoci
,
se
vogliamo
amarci
eternamente
!
Il
vostro
Albani
,
ispirandosi
a
questo
concetto
,
verrà
in
questa
casa
come
un
ospite
.
Egli
vi
apparirà
inaspettato
-
egli
giungerà
fino
a
voi
per
cento
vie
misteriose
.
Lo
vedrete
uscire
da
questa
gondola
,
lo
troverete
adagiato
in
quella
grotta
,
udrete
la
sua
voce
carezzante
rispondervi
da
quella
nube
,
Quando
i
vostri
due
cuori
si
chiameranno
per
quella
voce
arcana
che
esala
dall
'
amore
,
vi
sentirete
allacciati
da
soavissimo
amplesso
.
Io
credo
,
Fidelia
,
che
il
vostro
animo
gentile
avrà
compreso
il
delicato
pensiero
che
io
ho
tentato
di
esprimervi
.
Lo
sguardo
di
Fidelia
splendeva
di
angelica
luce
.
Quell
'
anima
giovane
era
inebbriata
di
felicità
.
Si
levò
in
piedi
,
e
con
timida
voce
,
qual
di
fanciullo
che
non
osa
manifestare
un
capriccio
per
paura
di
vedersi
contrariato
,
disse
all
'
anziana
:
-
Vi
par
egli
che
io
sia
troppo
indiscreta
nel
domandarvi
una
concessione
?
...
Amerei
di
attraversare
quel
lago
...
di
salire
in
quella
gondola
...
di
provare
,
sull
'
istromento
che
dovrà
essere
l
'
interprete
dei
miei
pensieri
,
una
canzone
che
ho
composta
per
...
lui
!
Sarà
la
canzone
di
richiamo
.
E
tu
,
mia
buona
Speranza
,
tu
l
'
ascolterai
da
questo
luogo
,
e
mi
dirai
qual
effetto
essa
avrà
prodotto
sull
'
animo
tuo
!
...
E
poi
!
...
ho
in
mente
un
pensiero
...
Mi
pare
che
i
suoni
di
quel
cembalo
debbano
attraversare
gli
spazii
immensi
...
e
giungere
fino
a
lui
.
-
Non
vi
è
ragione
perché
io
mi
opponga
a
così
onesto
desiderio
-
rispose
l
'
anziana
-
venite
!
La
fanciulla
,
dopo
essersi
congedata
con
un
bacio
dalla
sorella
di
amore
,
sorvolò
con
piede
leggerissimo
al
mobile
tappeto
,
salì
nella
gondola
,
e
disparve
colla
sua
guida
.
L
'
anziana
,
per
un
sentimento
di
deferenza
e
di
rispetto
che
erale
imposto
dalla
sua
condizione
,
non
si
intrattenne
con
Fidelia
nel
piccolo
gabinetto
.
D
'
altronde
,
ella
aveva
l
'
obbligo
di
far
gli
onori
del
palazzo
,
e
in
quel
momento
suonava
l
'
ora
di
refezione
,
e
le
amiche
della
fidanzata
,
giusta
il
patto
convenuto
,
entravano
nel
vestibolo
.
-
Rilasciate
il
gran
ventaglio
!
rilevate
le
mense
!
-
ordinò
l
'
anziana
alle
volonterose
-
prima
che
le
ospiti
fanciulle
fossero
entrate
nella
sala
.
E
subito
la
scena
mutò
di
aspetto
,
e
l
'
incantevole
panorama
scomparve
dietro
il
velario
ondulato
,
che
formava
una
muraglia
di
lapislazzulì
.
Nel
momento
in
cui
le
fanciulle
entravano
nella
sala
,
dalla
sua
gondola
invisibile
Fidelia
sciolse
la
voce
.
Speranza
portò
il
dito
alle
labbra
,
e
le
fanciulle
ristettero
ad
ascoltare
coll
'
estasi
in
volto
.
Erano
le
più
dolci
note
che
mai
si
modulassero
pel
labbro
di
una
vergine
innamorata
.
Quelle
note
,
attraversando
l
'
azzurro
padiglione
,
parevano
il
canto
di
un
cherubino
smarrito
negli
spazii
del
firmamento
.
E
davvero
Fidelia
aveva
dimenticato
la
terra
.
Ella
si
sentiva
isolata
nel
suo
piccolo
gabinetto
come
una
sirena
sugli
scogli
dell
'
oceano
.
Immersa
negli
elementi
più
vergini
del
creato
,
nell
'
aria
e
nelle
acque
,
la
sua
anima
possedeva
le
ali
bianche
e
il
melodioso
sospiro
del
cigno
.
Le
parole
della
sua
canzone
esprimevano
questi
pensieri
gentili
:
«
Iddio
ha
creato
la
terra
,
ma
l
'
amore
soltanto
ha
creato
il
paradiso
.
«
No
!
questo
non
è
il
paradiso
,
dacché
,
aggirandomi
fra
i
miracoli
della
creazione
,
io
sento
che
il
creatore
è
lontano
.
«
Quando
il
creatore
sarà
tornato
,
quando
l
'
aria
di
questo
giardino
sarà
l
'
alito
della
sua
bocca
o
il
dolce
fremito
del
suo
cuore
,
allora
io
potrò
dire
:
egli
mi
ha
riportato
il
mio
paradiso
.
«
Oh
venga
presto
colui
che
può
creare
il
paradiso
,
perché
il
paradiso
è
in
lui
,
soltanto
in
lui
!
»
Il
canto
di
Fidelia
era
una
estasi
voluttuosa
.
Mentre
il
labbro
scioglieva
le
note
,
mentre
il
cuore
modulava
gli
accenti
,
lo
sguardo
della
fanciulla
errava
nelle
illusioni
di
un
mondo
fantastico
.
Questo
mondo
fantastico
si
creava
dinnanzi
a
lei
per
una
combinazione
di
specchi
metallici
,
i
quali
ritraevano
perfettamente
un
cielo
di
zaffiro
,
un
lago
placido
e
sereno
.
Gli
occhi
di
Fidelia
aspettavano
che
quella
solitudine
di
spazio
e
di
acque
si
animasse
improvvisamente
di
una
figura
umana
,
di
una
figura
che
per
lei
,
per
la
fanciulla
innamorata
,
avrebbe
rappresentato
il
Dio
animatore
.
Era
delirio
?
...
Era
sogno
?
...
La
fanciulla
sentì
mancarle
le
forze
,
la
sua
voce
si
spense
,
un
tremito
le
invase
tutte
le
membra
...
Quella
vasta
solitudine
si
era
davvero
animata
:
l
'
uomo
dell
'
amore
,
il
Dio
era
comparso
...
Fidelia
non
osava
li
volgere
il
capo
,
ma
lo
specchio
inesorabile
che
le
stava
dinanzi
riproduceva
una
figura
umana
,
riproduceva
un
essere
vagheggiato
e
invocato
,
che
per
lei
aveva
nome
di
Redento
Albani
.
Quell
'
uomo
,
ritto
ed
immobile
dietro
il
seggio
della
fanciulla
,
pareva
assorto
nel
contemplare
le
forme
perfette
di
lei
.
La
fronte
di
quell
'
uomo
era
calma
;
i
tratti
del
volto
non
rivelavano
veruna
commozione
;
ma
l
'
occhio
irrequieto
,
iniettato
di
viva
luce
,
aveva
una
espressione
quasi
sinistra
.
Fidelia
ne
fu
atterrita
più
che
sorpresa
.
Dalla
sua
fronte
sgocciolava
il
sudore
a
grosse
stille
,
pure
non
aveva
forza
di
portarvi
la
mano
ad
asciugarle
.
Come
si
spiega
questo
terrore
della
fanciulla
alla
vista
di
un
amante
,
di
un
fidanzato
,
di
lui
che
era
l
'
oggetto
de
'
suoi
ardenti
desiderii
,
delle
sue
invocazioni
?
Se
quell
'
uomo
fosse
stato
l
'
Albani
,
Fidelia
non
avrebbe
esitato
un
momento
a
levarsi
dal
seggio
,
ad
avvincerlo
tra
le
sue
braccia
,
a
inondarlo
di
baci
.
Ella
esitava
...
tremava
...
Erano
le
sembianze
ben
note
;
la
sua
statura
,
i
suoi
capelli
ondeggianti
e
fosforici
,
il
suo
labbro
perfettamente
delineato
,
i
suoi
denti
pieni
di
sorriso
.
Ma
pure
,
qualche
cosa
mancava
a
quell
'
uomo
per
essere
l
'
amante
,
il
fidanzato
di
Fidelia
.
Mancava
la
magnetica
corrente
che
si
espande
dai
cuori
innamorati
,
il
flusso
che
non
si
può
suscitare
dai
nervi
e
dal
sangue
,
se
questi
nervi
,
se
questo
sangue
non
sieno
agitati
da
una
vera
passione
.
La
fanciulla
non
poteva
penetrare
l
'
orribile
inganno
di
quella
apparizione
.
Ella
fissava
quella
larva
con
occhio
attonito
;
meditava
quelle
sembianze
come
si
medita
un
sinistro
problema
.
Quella
contemplazione
,
quella
meditazione
angosciosa
doveva
risolversi
per
lei
in
un
giudizio
altrettanto
erroneo
che
tremendo
:
«
Egli
è
ben
desso
,
ma
egli
ha
cessato
di
amarmi
»
.
Era
la
logica
più
naturale
che
il
cuore
della
fanciulla
innamorata
potesse
seguire
,
la
sola
spiegazione
che
ella
potesse
ammettere
dello
strano
turbamento
che
l
'
invadeva
.
A
sì
triste
convincimento
,
Fidelia
nascose
il
volto
fra
le
mani
e
proruppe
in
dirotto
pianto
.
Ma
il
Casanova
(
noi
gli
daremo
il
suo
vero
nome
)
non
era
uomo
da
smarrirsi
di
coraggio
per
quella
fredda
accoglienza
.
Magnetista
di
prima
potenza
,
egli
contava
sulla
forza
del
proprio
volere
per
dominare
quella
gracile
fanciulla
estenuata
dalle
commozioni
dell
'
amore
e
della
paura
.
Egli
stese
la
mano
sul
capo
di
Fidelia
,
e
accarezzando
le
chiome
odorose
per
innondarle
del
suo
fluido
irresistibile
,
parlò
con
accento
animato
:
-
Fidelia
!
...
mia
buona
...
mia
bella
Fidelia
!
...
non
era
mestieri
che
tu
mi
chiamassi
....
Sarei
venuto
ugualmente
....
Anch
'
io
numerava
i
giorni
e
le
ore
.
Avevo
bisogno
di
vederti
.
Un
bacio
,
un
solo
tuo
bacio
potrà
darmi
la
forza
per
reggere
a
questi
ultimi
giorni
di
prova
....
Fidelia
!
...
I
momenti
sono
contati
.
Nessuno
mi
ha
veduto
entrare
,
nessuno
mi
vedrà
uscire
da
questo
luogo
....
Non
c
'
è
a
temere
di
nulla
!
...
Oh
!
la
mia
bella
Fidelia
!
Abbandonati
agli
istinti
del
cuore
....
Poichè
mi
ami
...
poichè
hai
giurato
di
esser
mia
....
Mia
sorella
...
mia
sposa
....
Tu
mi
ami
:
Io
sapeva
bene
che
tu
non
avresti
negato
questa
gioia
!
...
Le
tue
fibre
sono
commosse
....
Allacciami
il
collo
colle
tue
braccia
di
neve
....
Che
io
respiri
il
fresco
alito
della
tua
bocca
!
...
Le
mie
labbra
erano
arse
,
e
la
sete
di
amore
mi
avrebbe
consumato
,
senza
il
refrigerio
di
un
tuo
...
bacio
divino
!
Così
parlando
,
il
Casanova
si
era
impadronito
della
fanciulla
attraendola
al
proprio
petto
colla
potenza
affascinante
della
volontà
.
Fidelia
,
inebbriata
da
quelle
parole
,
da
quelle
carezze
,
si
abbandonò
a
lui
come
un
corpo
morto
.
I
dubbi
,
i
terrori
erano
svaniti
.
La
sua
faccia
inondata
di
lacrime
era
divenuta
radiante
.
In
quel
momento
di
suprema
illusione
,
la
fanciulla
sognava
il
paradiso
.
Quel
sogno
fu
un
lampo
.
Nell
'
amplesso
di
quella
larva
adorata
,
Fidelia
si
attendeva
una
inondazione
di
delizie
.
Ma
appena
le
labbra
dell
'
avventuriero
ebbero
sfiorate
le
sue
,
la
fanciulla
arretrò
con
ribrezzo
,
mandò
dal
petto
un
grido
affannoso
,
e
cadde
al
suolo
tramortita
.
Il
bacio
di
quell
'
uomo
,
o
piuttosto
di
quella
maschera
umana
,
le
era
sembrato
gelido
come
il
bacio
di
un
morto
.
Tutta
questa
scena
era
passata
rapidamente
,
mentre
le
sorelle
del
Circolo
,
nel
compartimento
anteriore
del
palazzo
,
attendevano
che
Fidelia
ripigliasse
la
canzone
,
ovvero
ritornasse
nella
sala
per
prendere
parte
al
convito
.
Il
grido
della
fanciulla
destò
lo
sgomento
nella
piccola
comitiva
.
L
'
anziana
fece
allentare
il
gran
ventaglio
,
e
le
amiche
di
Fidelia
accorsero
tutte
verso
la
gondola
.
Quand
'
esse
posero
il
piede
nel
gabinetto
musicale
,
il
Casanova
era
già
scomparso
;
nessun
indizio
,
nessuna
traccia
di
lui
.
Fidelia
giaceva
a
terra
coll
'
abbandono
della
morte
.
Le
sue
chiome
,
le
sue
vesti
scomposte
davano
a
supporre
che
ella
avesse
dovuto
soccombere
ad
un
assalto
violento
.
Le
fanciulle
non
si
perdettero
in
vane
esclamazioni
.
Improvvisarono
una
catena
magnetica
,
e
scaricando
il
loro
fluido
sulla
giacente
,
in
men
che
non
si
pensi
,
la
ridonarono
alla
vita
.
Fidelia
si
levò
in
piedi
,
girò
intorno
gli
occhi
smarriti
come
chi
,
risvegliandosi
da
un
orribile
sogno
,
tremi
di
rivedere
una
larva
.
Poi
sorrise
alle
amiche
,
e
appoggiandosi
al
braccio
di
Speranza
uscì
con
quella
dal
gabinetto
.
-
Domani
ti
dirò
tutto
-
disse
Fidelia
alla
sua
prediletta
.
E
per
quella
serata
non
si
tenne
più
parola
del
misterioso
avvenimento
.
Durante
la
cena
,
le
fanciulle
ripresero
insensibilmente
la
loro
abituale
gaiezza
.
Fidelia
sorrideva
alle
amiche
,
e
pareva
dividere
i
loro
ingenui
tripudii
.
Di
tratto
in
tratto
ella
trasaliva
,
portava
la
mano
agli
occhi
come
a
rimuovere
un
velo
,
a
dissipare
una
nube
.
E
subito
,
dopo
quel
gesto
,
la
sua
fronte
tornava
serena
,
e
l
'
occhio
riacquistava
la
sua
luce
.
Ai
primi
squilli
del
richiamo
delle
vergini
,
quella
gioconda
comitiva
uscì
dalla
villa
Paradiso
per
disperdersi
nei
varii
compartimenti
della
città
.
Fidelia
baciò
le
amiche
ad
una
ad
una
,
e
salita
in
una
gondola
volante
,
si
fece
ricondurre
al
palazzo
di
famiglia
.
Quella
sera
,
il
Gran
Proposto
era
di
umore
assai
lieto
.
Quell
'
inesorabile
partigiano
delle
antiche
discipline
,
che
non
poteva
tollerare
nella
propria
famiglia
ciò
che
egli
chiamava
insubordinazione
legale
agli
ordini
della
natura
;
quel
padre
severo
che
non
aveva
mai
perdonato
a
Fidelia
le
lunghe
assenze
notturne
,
mosse
ad
incontrarla
con
volto
radiante
,
l
'
accolse
con
insolita
profusione
di
amorevolezze
.
C
'
era
qualche
cosa
di
misterioso
,
qualche
cosa
di
sinistro
nella
bonomia
di
quel
vecchio
.
Le
sue
carezze
parvero
a
Fidelia
una
affettazione
di
cattivo
augurio
,
ond
'
ella
,
per
sottrarsi
a
quell
'
impeto
di
tenerezza
paterna
,
pose
in
campo
un
pretesto
e
ritirossi
nel
suo
appartamento
.
Il
Gran
Proposto
,
dopo
averla
accompagnata
com
'
era
suo
costume
,
e
salutata
col
bacio
del
buon
sogno
,
rientrò
nel
suo
gabinetto
.
Sullo
scrittoio
del
primo
funzionario
dell
'
Olona
stava
spiegato
un
dispaccio
portante
il
timbro
del
Ministero
di
Sorveglianza
pubblica
.
Erano
poche
linee
di
scrittura
,
ma
il
vecchio
non
si
saziava
di
rileggerle
,
e
pareva
che
da
quel
foglio
uscisse
un
riflesso
di
beatitudine
ad
irradiargli
tutto
il
volto
.
Il
dispaccio
era
così
concepito
:
«
Onorevole
Gran
Proposto
,
«
Ho
la
soddisfazione
di
annunziarvi
che
il
nostro
zelo
,
le
nostre
sollecitudini
,
la
nostra
pertinacia
hanno
trionfato
di
ogni
difficoltà
.
Redento
Albani
ha
violato
la
legge
di
dilazione
.
Questa
notte
egli
era
a
Milano
,
ha
visitato
la
Villa
Paradiso
,
si
è
intrattenuto
col
Custode
-
direttore
,
ed
ebbe
anche
un
segreto
colloquio
con
vostra
figlia
nel
piccolo
gabinetto
musicale
addetto
alla
villa
stessa
.
Non
è
mestieri
che
io
vi
aggiunga
altre
parole
;
vostra
onorevolezza
sa
troppo
bene
ciò
che
le
resta
a
fare
.
Aggradite
,
onorandissimo
Gran
Proposto
,
gli
umili
ossequi
del
vostro
subordinato
devotissimo
,
e
comandatemi
in
ogni
occasione
.
«
Dato
dal
primo
gabinetto
di
Sorveglianza
pubblica
la
notte
del
ventisette
settembre
19
...
«
TORRESANI
DEGLI
EX
-BARONI.»
CAPITOLO
XVII
.
Il
veto
del
Gran
Proposto
.
Velocissima
è
la
corsa
del
tempo
,
anche
per
gli
addolorati
e
per
gli
amanti
,
cui
le
ore
sembrano
secoli
.
E
l
'
Albani
,
compiuto
il
mese
di
dilazione
,
superata
la
terribile
prova
della
lontananza
e
dell
'
isolamento
,
tornava
a
Milano
più
innamorato
che
mai
,
coll
'
anima
piena
di
entusiasmi
e
di
terrori
.
In
quel
mese
egli
aveva
percorse
le
principali
città
dell
'
Unione
,
soffermandosi
di
preferenza
a
Berlino
,
a
Pietroburgo
,
a
Parigi
,
a
Pest
,
dove
era
stato
chiamato
per
dirigervi
i
suoi
sorprendenti
meccanismi
.
Negli
ultimi
giorni
di
dilazione
,
egli
aveva
provate
quella
febbre
tormentosa
della
impazienza
che
,
all
'
avvicinarsi
di
una
catastrofe
desiderata
,
sviluppa
nei
temperamenti
irritabili
i
sintomi
della
follia
.
Per
illudere
sè
stesso
,
per
placare
quelle
ansie
affannose
,
egli
aveva
anticipata
di
ventiquattro
ore
la
sua
partenza
da
Pest
,
servendosi
di
quei
mezzi
di
trasporto
che
erano
i
meno
veloci
,
e
come
tali
,
accordati
gratuitamente
dagli
statuti
della
Unione
alla
classe
dei
nullabbienti
.
Era
venuto
da
Pest
a
Parigi
colla
ferrovia
a
pressione
atmosferica
;
da
Parigi
a
Saint
Jean
de
Maurienne
colla
Messaggeria
pneumatica
dei
Bonafous
;
e
da
ultimo
aveva
sorpassato
il
Cenisio
colla
locomotiva
ertoascendente
della
Società
Goudar
e
Blondeau
,
una
locomotiva
che
aveva
fatto
obliare
il
meraviglioso
traforo
praticato
fino
dal
secolo
precedente
nelle
viscere
del
monte
.
(
)
L
'
Albani
giunse
in
Milano
verso
le
nove
della
sera
.
Prima
di
oltrepassare
la
cinta
balsamica
(
)
,
egli
si
fermò
un
istante
per
consultare
il
suo
orologio
calamitato
,
poi
,
come
uomo
che
tema
di
essere
veduto
o
riconosciuto
,
sbottonò
dalle
spalline
il
berretto
succursale
per
riporselo
in
capo
,
rialzando
al
tempo
stesso
i
due
paraventi
acustici
(
)
fino
al
disopra
dell
'
orecchio
.
Se
un
agente
della
pubblica
sorveglianza
lo
avesse
sorpreso
in
quell
'
atto
,
avrebbe
creduto
di
mancare
al
proprio
debito
omettendo
di
segnalare
i
di
lui
connotati
sul
tessero
dei
forestieri
sospetti
.
Quella
esitanza
,
quelle
precauzioni
,
non
erano
per
parte
dell
'
Albani
che
uno
scrupolo
eccessivo
di
legalità
.
Egli
aveva
notato
che
mancavano
ancora
dieci
minuti
al
termine
assegnato
dalle
leggi
per
la
prova
di
dilazione
.
-
Conviene
ch
'
io
sia
rigoroso
fino
all
'
eccesso
!
-
pensava
egli
.
-
Il
bene
cui
vado
incontro
è
così
grande
,
e
d
'
altra
parte
sono
così
grandi
i
pericoli
che
mi
circondano
,
che
io
mi
riterrei
uno
scellerato
quando
dovessi
imputare
alla
mia
trascuratezza
od
alla
mia
imprudenza
un
disastro
qualunque
.
Come
ognun
vede
,
quell
'
anima
ardente
ed
onesta
era
sempre
agitata
dal
dubbio
e
dai
presentimenti
sinistri
.
Per
comprendere
il
cuore
dell
'
Albani
e
le
lotte
tremende
del
suo
spirito
,
è
mestieri
che
noi
ricordiamo
sempre
ciò
che
egli
non
poteva
mai
dimenticare
,
il
suo
terribile
passato
.
Quest
'
uomo
si
era
macchiato
di
un
orrendo
delitto
,
aveva
subito
una
pubblica
condanna
,
per
cinque
anni
morto
alla
società
,
egli
non
era
mai
riuscito
a
persuadersi
che
questa
avesse
realmente
obliato
e
perdonato
.
Nella
rettitudine
della
sua
coscienza
,
egli
si
giudicava
inferiore
a
tutti
gli
incolpevoli
.
E
quando
la
voce
della
coscienza
parea
placarsi
,
un
'
altra
voce
più
lugubre
gli
rintronava
nell
'
anima
,
quella
del
pubblico
banditore
,
che
dall
'
alto
suo
pergamo
,
in
mezzo
ad
una
piazza
gremita
di
popolo
e
muta
non
di
meno
come
una
tomba
,
veniva
ad
intimargli
la
morte
civile
.
Gli
accadeva
sovente
di
fermarsi
col
pensiero
in
questa
meditazione
angosciosa
...
Lo
spirito
della
legge
gli
appariva
eccellente
.
La
condanna
della
morte
civile
,
dopo
i
cinque
anni
di
espiazione
,
prometteva
l
'
oblìo
del
delitto
,
e
la
riabilitazione
completa
.
Tutto
ciò
era
scritto
nei
codici
,
tutto
ciò
era
articolo
di
legge
.
Ma
i
codici
,
gli
statuti
,
le
leggi
sono
un
contratto
sociale
,
che
non
può
mutare
la
essenza
,
la
natura
dell
'
uomo
,
quand
'
anche
quest
'
uomo
apparisca
grandemente
modificato
dalla
così
detta
civilizzazione
.
-
I
sofismi
sono
vani
.
-
No
!
io
non
posso
arrendermi
a
codesto
assurdo
del
convenzionalismo
contemporaneo
-
gridava
l
'
Albani
con
accento
disperato
ogni
qualvolta
gli
avveniva
di
soffermarsi
in
questo
doloroso
argomento
.
-
Io
non
cesserò
mai
di
essere
un
morto
;
la
società
tutta
intera
non
cesserà
mai
di
considerarmi
come
tale
,
sebbene
ella
debba
,
in
forza
di
una
legge
,
accogliermi
come
un
essere
vivente
.
Mentiranno
.
Taluni
vorranno
anche
prodigarmi
delle
speciali
amorevolezze
...
Ma
questo
sentimento
,
questo
atto
di
carità
,
o
peggio
di
compassione
,
accuserà
il
non
senso
della
legge
.
Mentre
io
non
ho
mai
potuto
,
né
potrò
mai
cancellare
dalla
mia
mente
le
terribili
impressioni
di
quella
condanna
;
potranno
essi
obbliarle
?
essi
!
...
Gli
uomini
!
...
gli
spettatori
del
lugubre
palco
,
che
hanno
inorridito
del
mio
misfatto
e
del
mio
nome
?
Ma
in
questa
procella
di
pensieri
che
turbava
incessantemente
lo
spirito
dell
'
Albani
,
un
astro
solitario
brillava
di
luce
perenne
-
la
fanciulla
dell
'
amore
e
del
perdono
-
Fidelia
!
La
fede
dell
'
Albani
era
tutta
in
quel
punto
luminoso
,
che
egli
vedeva
brillare
attraverso
alle
nuvole
opache
;
in
quella
vergine
bianca
e
diafana
,
che
in
una
notte
di
supreme
angosce
posando
una
mano
di
neve
sulla
sua
fronte
inaridita
,
aveva
dato
dell
'
amore
quella
sola
definizione
in
cui
egli
poteva
aver
fede
.
L
'
avvenire
dell
'
Albani
era
Fidelia
.
Il
cuore
di
Fidelia
era
un
mondo
,
che
gli
offriva
un
rifugio
,
un
paradiso
dov
'
egli
sperava
di
obliare
sé
stesso
e
di
farsi
obliare
.
Ed
ora
,
ritornando
dopo
l
'
assenza
di
un
mese
,
dopo
la
prova
di
una
legge
,
per
la
quale
era
vietata
qualunque
comunicazione
fra
due
amanti
fidanzati
,
l
'
Albani
riportava
a
Milano
tutto
il
suo
amore
e
tutta
la
sua
fede
nella
donna
che
già
gli
era
sposa
nel
vincolo
religioso
;
ma
i
suoi
dubbi
,
le
sue
diffidenze
,
i
suoi
terrori
non
potevano
dissiparsi
completamente
fino
a
quando
,
sul
libro
di
petizione
pubblica
,
non
avesse
letto
l
'
adesione
formale
di
Fidelia
,
e
ciò
che
egli
tremava
di
vedersi
negato
,
lo
assenso
del
Gran
Proposto
.
Ma
l
'
ora
,
che
doveva
risolvere
i
suoi
dubbi
,
che
doveva
metter
fine
a
quelle
ansie
febbrili
,
era
giunta
.
I
dieci
minuti
trascorsero
.
Il
termine
legale
di
dilazione
era
spirato
,
e
l
'
Albani
poteva
entrare
liberamente
nella
città
.
Salito
in
una
gondola
volante
,
ordinò
al
conduttore
di
prendere
la
via
del
Palazzo
di
Famiglia
,
laddove
un
mese
prima
,
quasi
alla
medesima
ora
,
egli
era
entrato
coll
'
anima
inebbriata
di
amore
,
per
iscrivere
la
sua
domanda
di
legittimazione
civile
al
matrimonio
religioso
da
lui
precedentemente
contratto
colla
figlia
del
Gran
Proposto
.
La
volata
fu
breve
.
Disceso
dalla
gondola
,
l
'
Albani
precipitò
nel
palazzo
,
corse
alla
sala
di
amore
,
si
fece
portare
il
gran
libro
,
e
dopo
averlo
sfogliato
,
arrestò
gli
occhi
sulla
pagina
che
portava
la
sua
petizione
.
Sotto
i
caratteri
,
una
mano
di
donna
,
la
mano
gentile
di
Fidelia
,
avea
tracciato
queste
poche
linee
,
che
l
'
Albani
lesse
avidamente
,
«
Io
Fidelia
,
adulta
,
figlia
di
Terzo
Berretta
Gran
Proposto
di
Milano
,
attestandosi
unita
dall
'
indissolubile
vincolo
religioso
all
'
adulto
Redento
Albani
qui
sopra
iscritto
,
aderisco
di
cuore
,
per
quanto
a
me
spetta
,
alla
petizione
di
civile
matrimonio
formolata
da
lui
salvo
sempre
il
rispetto
del
veto
paterno
,
come
di
legge
,
e
l
'
adempimento
delle
cerimonie
obbligatorie
»
.
L
'
adesione
di
Fidelia
era
esplicita
,
senza
condizioni
,
quale
l
'
Albani
l
'
aspettava
,
quale
egli
aveva
il
diritto
di
attenderla
.
Ma
al
piè
di
quelle
cifre
così
gentilmente
tracciate
dall
'
amore
,
spiccavano
due
linee
di
carattere
diverso
,
due
linee
improntate
da
altra
mano
,
difformi
,
contorte
,
quasi
illegibili
.
All
'
occhio
,
al
cuore
dell
'
Albani
,
quelle
due
linee
produssero
l
'
impressione
di
un
rettile
nero
,
raggruppato
sotto
un
cespo
di
rose
.
Gli
occhi
dell
'
Albani
si
iniettarono
di
sangue
.
A
lui
non
era
mestieri
di
leggere
quello
scritto
per
accertarsi
della
propria
sciagura
,
per
riconoscere
avverati
i
suoi
presentimenti
sinistri
,
E
nondimeno
portò
la
mano
alla
fronte
e
fece
un
gesto
come
a
rimuovere
un
velo
che
gli
offuscasse
la
vista
.
Le
sue
pupille
avide
e
truci
sibilavano
le
parole
,
-
e
ciascuna
di
quelle
sillabe
gli
sgocciolava
sul
cuore
come
una
stilla
di
piombo
infuocato
.
Il
veto
del
Gran
Proposto
portava
una
data
recente
,
ad
era
formulato
nei
termini
più
assoluti
.
«
Io
sottoscritto
,
appoggiandomi
ai
miei
diritti
di
paternità
,
e
rassicurato
in
questi
diritti
da
gravi
ragioni
che
io
farò
valere
,
dietro
reclamo
delle
parti
interessate
,
dinanzi
al
Consiglio
inappellabile
degli
Anziani
di
famiglia
;
credo
di
opporre
il
mio
veto
alla
petizione
di
matrimonio
civile
inoltrata
dall
'
inscritto
Redento
Albani
in
favore
dell
'
accettante
Fidelia
Berretta
,
mia
figlia
adulta
.
TERZO
BERRETTA
Gran
Proposto
della
famiglia
Olona
»
.
Sotto
il
peso
di
un
'
accusa
inaspettata
e
terribile
,
avviene
che
l
'
uomo
più
incolpevole
provi
il
bisogno
di
scandagliare
la
propria
coscienza
,
non
foss
'
altro
per
attingervi
il
coraggio
e
la
forza
di
respingere
gli
attacchi
.
Ma
l
'
Albani
era
troppo
sicuro
di
sè
stesso
per
discendere
a
questo
esame
.
Il
veto
del
Gran
Proposto
,
per
tutt
'
altri
che
per
lui
,
poteva
essere
considerato
un
atto
di
accusa
;
ma
egli
,
per
quella
logica
di
sospetti
e
di
diffidenze
che
era
stata
il
supplizio
de
'
suoi
giorni
di
esilio
,
per
quella
divinazione
del
presentimento
che
rare
volte
fallisce
,
per
gl
'
impeti
sdegnosi
del
suo
nobile
cuore
,
non
rimase
perplesso
un
istante
.
Quelle
linee
fatali
scritte
dal
Gran
Proposto
erano
la
dissimulazione
del
codardo
,
la
calunnia
,
il
tradimento
,
il
principio
di
un
assassinio
legale
.
I
pugni
serrati
alla
sbarra
del
leggio
,
le
labbra
livide
e
spumanti
,
l
'
Albani
rimase
alcun
tempo
nella
immobilità
contratta
del
forte
che
vuoi
resistere
agli
impeti
della
passione
.
Orribili
disegni
gli
attraversavano
la
mente
.
I
truci
lampi
del
suo
sguardo
rivelavano
l
'
anelito
della
vendetta
.
Quell
'
uomo
era
il
nembo
che
si
condensa
per
esplodere
terribilmente
.
E
forse
,
nell
'
impeto
,
della
disperazione
,
l
'
Albani
avrebbe
tutto
dimenticato
,
il
suo
amore
,
la
sua
donna
,
i
suoi
doveri
verso
la
società
,
i
mezzi
più
pronti
e
più
validi
che
la
legge
istessa
gli
offriva
per
ottenere
giustizia
;
se
a
scuoterlo
dal
cupo
letargo
non
fosse
intervenuta
una
voce
piena
di
dolcezza
,
una
voce
santa
come
le
aspirazioni
di
Dio
,
cui
quel
carattere
indomito
e
procelloso
non
aveva
mai
resistito
.
Era
la
voce
del
suo
compagno
di
espiazione
,
di
lui
che
lo
aveva
sorretto
per
cinque
anni
sul
cammino
del
dolore
;
del
giovine
levita
che
portava
il
nome
di
Fratello
Consolatore
.
La
parola
,
l
'
aspetto
di
quell
'
amico
produssero
nell
'
anima
dell
'
Albani
una
reazione
benefica
.
-
Tu
qui
,
fratello
!
-
esclamò
l
'
Albani
volgendosi
al
Levita
,
e
gettandogli
al
collo
le
braccia
.
-
Io
!
...
E
poteva
essere
altrove
in
questo
momento
?
...
L
'
ora
del
tuo
ritorno
era
scritta
nel
mio
cuore
,
ed
io
sapeva
che
i
tuoi
primi
passi
sarebbero
diretti
a
questo
luogo
,
e
che
qui
...
avresti
avuto
bisogno
di
conforti
e
di
consigli
.
-
Io
ti
ringrazio
,
fratello
!
-
rispose
l
'
Albani
,
dopo
aver
sfogato
sul
petto
del
levita
la
piena
delle
lagrime
-
io
ti
ringrazio
!
...
Ebbene
!
...
Vediamo
;
quali
conforti
,
quali
consigli
puoi
tu
offrirmi
?
Vedi
!
...
Io
mi
era
affidato
alle
tue
promesse
...
Io
aveva
contato
sulla
giustizia
di
Dio
...
ed
anche
un
poco
sulla
giustizia
de
gli
uomini
!
...
-
E
troppo
presto
hai
cominciato
a
disperare
soggiunse
amorevolmente
il
levita
.
-
I
conforti
che
io
ti
posso
offrire
derivano
sempre
della
medesima
sorgente
,
dalla
fede
nello
spirito
del
bene
;
i
consigli
saranno
ora
come
sempre
quelli
della
ragione
e
della
legalità
.
Non
hai
tu
nulla
da
rimproverare
a
te
stesso
?
Sei
tu
disceso
nella
tua
coscienza
per
investigarne
le
pieghe
più
occulte
?
Hai
chiamato
a
rassegna
le
tue
azioni
dal
giorno
in
cui
la
umanità
ti
aperse
le
braccia
rendendoti
il
bacio
del
perdono
e
dell
'
oblio
?
Or
bene
:
poiché
nessuna
ricordanza
di
colpe
viene
ora
ad
affliggere
il
tuo
spirito
;
poiché
a
nessun
dovere
hai
mancato
verso
la
patria
,
verso
la
società
e
verso
le
leggi
,
non
è
mestieri
che
io
ti
insegni
ciò
che
ti
resta
a
fare
.
Quel
libro
sul
quale
è
registrata
l
'
accusa
,
ti
aprirà
le
vie
della
giustizia
,
ti
accorderà
tutti
i
mezzi
della
discolpa
.
Se
ti
preme
l
'
amore
della
tua
donna
,
se
ti
è
cara
la
tua
onoratezza
,
se
non
hai
ripudiata
quella
fede
religiosa
che
grida
alla
coscienza
:
esser
dovere
dell
'
uomo
cooperare
incessantemente
sulla
terra
al
trionfo
del
bene
,
tu
guarderai
in
faccia
alla
verità
,
e
la
sfiderai
al
cospetto
dell
'
universo
!
L
'
Albani
stette
alcun
tempo
senza
proferir
parola
.
Poi
,
coll
'
accento
dell
'
incredulo
che
sì
piega
ad
una
convinzione
autorevole
:
-
Amico
...
fratello
-
disse
al
levita
-
fino
dal
primo
momento
che
mi
occorse
agli
occhi
quel
veto
,
ho
riconosciuto
che
esso
racchiudeva
una
calunnia
,
una
trama
inqualificabile
,
contro
la
quale
io
sarò
impotente
a
lottare
.
Essi
...
gli
infami
...
avranno
calcolato
tutte
le
evenienze
possibili
...
Egli
che
occupa
un
posto
tanto
eminente
nella
società
,
non
potrebbe
lanciare
un
tal
colpo
,
se
prima
non
fosse
ben
sicuro
che
non
avesse
a
ricadergli
sul
capo
.
Io
ti
giuro
,
fratello
,
che
il
mio
cuore
non
ha
più
fede
nella
giustizia
degli
uomini
.
Nondimeno
voglio
cedere
ancora
una
volta
a
'
tuoi
amichevoli
consigli
che
mi
furono
legge
negli
anni
più
desolati
della
mia
esistenza
.
Ma
,
bada
!
questa
è
la
mia
ultima
prova
!
Se
dessa
non
riesce
quale
tu
me
la
prometti
,
quale
dovrebbe
riuscire
perché
io
riconosca
il
tuo
Dio
,
allora
tu
stesso
dovrai
assolvermi
dall
'
obbedire
alle
leggi
del
male
,
ed
io
diverrò
quello
che
fui
nei
primi
tempi
della
mia
giovinezza
:
un
vindice
della
umanità
conculcata
,
un
fulmine
dei
soperchiatori
e
dei
despoti
.
Ciò
detto
,
l
'
Albani
si
accostò
di
nuovo
al
leggio
,
prese
una
penna
,
e
sotto
il
veto
del
Gran
Proposto
scrisse
le
due
linee
seguenti
:
«
Io
domando
che
,
a
termine
di
legge
,
entro
le
ventiquattro
ore
prescritte
,
il
Gran
Proposto
Terzo
Berretta
mi
renda
ragione
del
suo
veto
dinanzi
al
Consiglio
degli
Anziani
.
«
REDENTO
ALBANI
»
.
Compiuta
quella
formalità
,
i
due
amici
si
separarono
.
L
'
Albani
salì
nella
sua
gondola
e
ordinò
al
conduttore
di
calarlo
alla
Villa
Paradiso
.
Giunto
alla
Villa
,
il
fidanzato
di
Fidelia
diede
il
segnale
perché
si
aprissero
i
cancelli
.
Entrò
senza
volger
parola
al
Custode
che
era
mosso
ad
incontrarlo
.
Attraversò
i
viali
a
passo
concitato
;
congedò
bruscamente
le
volonterose
che
lo
attendevano
negli
atrî
,
ordinando
che
fosse
tolta
la
luce
al
palazzo
.
Rimasto
solo
in
quel
vasto
salone
reso
tetro
dall
'
oscurità
come
una
grotta
popolata
di
immobili
spettri
,
l
'
Albani
si
sdraiò
sul
tappeto
ruggendo
:
-
Guai
a
loro
!
guai
a
tutti
...
se
domani
io
dovessi
portare
le
fiamme
dell
'
inferno
in
questo
paradiso
creato
dall
'
amore
!
CAPITOLO
XVIII
.
Catastrofe
impreveduta
,
Se
quella
notte
fu
lunga
ed
angosciosa
per
l
'
Albani
,
ciascuno
di
leggieri
comprende
che
anche
il
Gran
Proposto
Berretta
e
il
Capo
di
Sorveglianza
Torresani
non
dormirono
sovra
un
letto
di
rose
.
Quanto
alla
buona
e
sensibile
Fidelia
,
basti
sapere
ch
'
ella
vegliò
fino
all
'
alba
in
lacrime
e
preghiere
.
Chi
all
'
indomani
apparve
più
rassicurato
e
fidente
,
fu
l
'
Albani
.
Nella
propria
coscienza
egli
aveva
attinto
il
coraggio
;
se
qualche
cosa
gli
rimaneva
ancora
a
temere
dalla
malvagità
degli
uomini
o
dalla
soperchieria
dei
potenti
,
pur
si
sentiva
agguerrito
alla
lotta
dalla
propria
rettitudine
e
dalla
inesorabilità
della
legge
.
Serena
la
fronte
e
l
'
occhio
infiammato
di
febbrile
impazienza
,
egli
uscì
dalla
villa
,
e
dopo
aver
errato
alcun
tempo
nei
quartieri
più
popolosi
della
città
,
si
diresse
verso
il
palazzo
di
Giustizia
Civile
.
La
sala
del
Consiglio
si
apriva
nelle
ore
pomeridiane
,
al
principiare
dei
crepuscoli
.
Quando
l
'
Albani
comparve
alla
piccola
Tribuna
degli
appellanti
,
i
trecento
anziani
già
occupavano
le
scranne
dell
'
Emiciclo
.
I
cinque
Seniori
,
ai
quali
spettava
esclusivamente
il
diritto
di
interrogare
e
di
discutere
,
già
avevano
compiuto
l
'
esame
dei
molti
documenti
ammucchiati
sulla
tavola
.
Il
Gran
Proposto
Berretta
,
calmo
in
apparenza
,
ma
in
cuore
vivamente
preoccupato
,
era
assiso
,
colla
testa
raccolta
fra
le
mani
,
alla
tribuna
di
ragione
.
All
'
apparire
dell
'
Albani
,
si
riscosse
,
alzò
gli
occhi
,
ma
non
ardì
sostenere
il
lampo
di
uno
sguardo
che
pareva
sfidarlo
.
I
quattro
compartimenti
dell
'
anfiteatro
superiore
frattanto
si
inondavano
di
una
folla
di
curiosi
,
avida
di
emozioni
.
Un
dibattimento
nel
quale
dovevano
trovarsi
di
fronte
due
grandi
notabilità
della
famiglia
,
il
Proposto
Terzo
Berretta
e
il
celebre
inventore
della
pioggia
artifiziale
Redento
Albani
doveva
naturalmente
destare
nella
moltitudine
il
più
vivo
interesse
.
La
vertenza
offriva
altresì
una
speciale
attrattiva
ai
malcontenti
di
tutte
le
classi
,
ai
nullabbienti
,
ai
federati
dei
partiti
estremi
,
nemici
naturali
di
ogni
autorità
costituita
,
bramosi
di
scandali
e
impazienti
di
lotte
.
Allo
scoccare
dell
'
ora
settima
,
il
Presidente
temporaneo
degli
Anziani
annunziò
l
'
apertura
del
dibattimento
.
Tutti
i
labbri
ammutirono
.
Tutti
gli
sguardi
si
volgerò
al
Seniore
Inquirente
che
dal
suo
seggio
elevato
ripetè
quattro
volte
il
nome
del
Gran
Proposto
.
Questi
a
sua
volta
si
levò
in
piedi
.
-
Cittadino
Berretta
-
tuonò
la
voce
dell
'
Inquirente
-
la
legge
ti
interroga
,
la
famiglia
ti
ascolta
e
Dio
ti
vede
nel
cuore
(
)
.
Perchè
hai
tu
posto
il
veto
alla
petizione
di
matrimonio
civile
inoltrata
dal
fratello
Primo
Albani
in
favore
di
Fidelia
tua
figlia
?
-
Nella
mia
qualità
di
Supremo
Magistrato
dell
'
Olona
-
risponde
il
Gran
Proposto
con
voce
commossa
-
sento
che
la
più
rigida
osservanza
delle
leggi
mi
è
sacro
dovere
.
L
'
Albani
ha
violato
la
legge
di
dilazione
;
nella
notte
del
27
settembre
,
egli
venne
a
Milano
furtivamente
e
si
intrattenne
parecchie
ore
nei
giardini
della
Villa
Paradiso
.
-
È
falso
!
-
urlò
l
'
Albani
balzando
in
piedi
coll
'
impeto
del
suo
ardente
carattere
.
E
quel
grido
dell
'
anima
concitata
destò
nella
sala
un
eco
tumultuoso
.
Il
Gran
Proposto
si
fece
pallido
in
viso
.
-
Cittadino
Albani
-
riprese
l
'
Anziano
Inquirente
-
moderate
i
vostri
impeti
che
a
nulla
giovano
,
se
non
forse
a
pregiudicarvi
,
quando
in
vostro
favore
non
intercedano
le
irresistibili
prove
del
fatto
.
Il
cittadino
Berretta
ha
recato
sul
banco
della
giustizia
dei
gravi
documenti
che
appoggiano
la
sua
asserzione
,
e
noi
,
col
vostro
beneplacito
,
ne
daremo
contezza
a
quanti
ci
ascoltano
.
-
Si
leggano
i
documenti
!
-
rispose
l
'
Albani
assidendosi
e
chinando
la
testa
fra
le
mani
.
Al
cominciare
della
lettura
,
l
'
attesa
del
pubblico
era
solenne
e
imponente
il
silenzio
;
ma
appena
il
nome
dell
'
ex
barone
Torresani
autore
del
rapporto
segreto
risuonò
nella
sala
,
insorse
da
ogni
parte
un
mormorio
sinistro
e
provocante
.
Un
Capo
di
sorveglianza
pubblica
non
era
meno
detestato
sotto
il
fraterno
regime
della
Unione
,
che
nol
fossero
un
secolo
addietro
un
prefetto
di
polizia
od
un
questore
.
L
'
Albani
,
che
ascoltava
con
angoscia
impaziente
,
appena
fu
esaurita
la
lettura
di
quel
primo
documento
,
si
rialzò
dal
suo
seggio
,
e
tutti
notarono
con
meraviglia
come
il
di
lui
volto
,
poco
dianzi
allibito
dalla
collera
,
esprimesse
calma
e
fiducia
.
-
Onorevoli
Seniori
,
onorevoli
Anziani
,
onorevolissimi
cittadini
e
fratelli
-
parlò
l
'
Albani
con
ferma
voce
-
i
voti
del
mio
cuore
sono
appagati
,
ciò
che
io
ardentemente
desiderava
si
è
avverato
;
il
rapporto
del
cittadino
Torresani
mi
apre
l
'
unica
via
sulla
quale
mi
sarà
dato
di
raccogliere
a
mia
giustificazione
delle
prove
assolute
.
In
detto
rapporto
si
afferma
che
nei
giardini
della
Villa
Paradiso
io
mi
trattenni
colla
figlia
del
Gran
Proposto
,
Orbene
:
se
il
padre
di
Fidelia
acconsente
,
io
eleggo
a
termine
impreteribile
di
assoluzione
o
di
condanna
,
la
pubblica
testimonianza
di
quell
'
angelo
di
luce
e
di
bontà
,
di
quella
santa
creatura
,
inaccessibile
alla
menzogna
,
che
porta
il
nome
di
Fidelia
...
Il
suo
verdetto
mi
sarà
sacro
,
ed
io
mi
appresto
ad
ascoltarlo
col
sorriso
nel
volto
e
colla
fede
nel
cuore
.
L
'
Albani
guardava
fissamente
il
Gran
Proposto
,
ma
nessun
segno
di
turbamento
o
di
esitazione
appariva
su
quella
fronte
marmorea
.
Quel
vecchio
non
poteva
aver
scrupoli
né
rimorsi
in
presenza
de
'
suoi
istinti
di
padre
;
quel
magistrato
si
sentiva
agguerrito
dalla
coscienza
del
vero
.
Prima
che
l
'
Anziano
Inquirente
gli
ripetesse
,
come
d
'
uso
,
la
proposta
dell
'
avversario
civile
,
il
Berretta
si
levò
in
piedi
profferendo
queste
due
semplici
parole
:
«
accetto
la
testimonianza
di
mia
figlia
come
termine
impreteribile
;
venga
Fidelia
!
»
La
figlia
del
Gran
Proposto
non
era
lungi
.
Gli
Anziani
,
prevedendo
l
'
incidente
,
l
'
avevano
chiamata
al
giudizio
,
e
la
giovinetta
,
circondata
dalle
amiche
,
attendeva
l
'
appello
della
matrona
legale
nella
sala
di
aspetto
riservata
alle
fanciulle
.
Nel
di
lei
volto
non
appariva
alcun
segno
delle
interne
agitazioni
:
ma
quella
calma
sgomentava
le
amiche
,
e
la
buona
Speranza
ne
era
siffattamente
allarmata
che
a
stento
reprimeva
i
singulti
.
Al
primo
appello
della
matrona
,
Fidelia
si
levò
in
piedi
e
appoggiata
al
braccio
delle
amiche
,
la
persona
castamente
avvolta
nel
peplo
mattutino
,
si
diresse
verso
la
porticella
che
metteva
alla
tribuna
.
Quella
apparizione
destò
nella
sala
un
mormorio
di
simpatia
.
I
Seniori
e
gli
Anziani
si
scopersero
il
capo
,
Il
Gran
Proposto
e
l
'
Albani
rimasero
al
loro
posto
come
impietriti
.
Sì
l
'
uno
che
l
'
altro
furono
investiti
da
un
tremito
che
pareva
un
presagio
.
Gli
occhi
di
Fidelia
.
eretti
al
cielo
,
si
irradiavano
tratto
tratto
di
una
luce
fosforescente
.
-
Abbassate
la
reticella
vitrea
!
(
)
-
ordina
il
Presidente
Temporaneo
degli
Anziani
ai
meccanici
di
legge
;
-
il
risultato
della
testimonianza
vuol
essere
decisivo
;
è
necessario
che
la
verità
non
venga
pregiudicata
da
influssi
magnetici
o
da
altri
poteri
occulti
.
-
È
vano
!
-
rispose
dalla
tribuna
la
voce
di
Fidelia
;
-
nessuna
volontà
umana
potrebbe
violentare
il
mio
libero
arbitrio
.
L
'
anima
di
mia
madre
è
con
me
,
e
la
menzogna
non
può
uscire
dal
mio
labbro
.
Così
parlando
,
la
giovinetta
sviluppò
dal
peplo
il
suo
candido
braccio
,
e
alzando
la
destra
fece
brillare
allo
sguardo
degli
assembrati
un
bellissimo
carbonchio
umano
(
)
sfavillante
come
l
'
astro
di
Venere
.
L
'
emozione
degli
astanti
toccava
il
parossismo
.
L
'
inquirente
,
dopo
breve
attesa
,
raccolse
dalla
mano
del
Presidente
il
quesito
finale
già
formulato
e
riveduto
dagli
Anziani
e
dai
Seniori
;
indi
,
nel
silenzio
più
opaco
della
assemblea
,
si
volse
a
Fidelia
:
-
Adulta
Fidelia
Berretta
:
la
legge
ti
interroga
,
la
famiglia
ti
ascolta
e
Dio
ti
vede
nel
cuore
.
Puoi
tu
asserire
che
nella
notte
dal
ventisette
al
ventotto
settembre
dell
'
anno
corrente
,
l
'
adulto
Redento
o
Primo
Albani
siasi
intrattenuto
teco
a
colloquio
in
Milano
,
e
precisamente
nella
sua
villa
detta
del
Paradiso
?
...
-
Sì
!
-
rispose
Fidelia
senza
esitare
un
istante
.
L
'
Albani
,
che
durante
la
interpellanza
si
era
levato
in
sulla
punta
dei
piedi
,
col
labbro
ansante
e
l
'
occhio
iniettato
di
una
luce
che
era
fede
e
certezza
,
ricadde
sulla
seggiola
mettendo
un
grido
.
Ma
un
altro
grido
uscito
da
molti
cuori
di
donne
in
quel
medesimo
punto
,
distrasse
dall
'
Albani
l
'
attenzione
degli
astanti
per
portarla
sovra
la
figlia
del
Gran
Proposto
.
Il
monosillabo
affermativo
partito
dalla
tribuna
delle
vergini
era
stato
l
'
ultimo
sospiro
vitale
di
Fidelia
.
La
giovinetta
,
nel
profferirlo
,
era
caduta
nelle
braccia
delle
amiche
come
un
giglio
reciso
.
-
Morta
!
morta
!
-
gridavano
le
donne
.
-
Uccisa
dalla
menzogna
!
-
ruggì
l
'
Albani
insorgendo
e
accennando
al
Gran
Proposto
.
-
La
prova
galvanica
!
la
prova
galvanica
!
-
urlarono
mille
voci
dall
'
emiciclo
.
Il
Presidente
degli
Anziani
sollevò
la
mazza
di
primo
ammonito
per
sedare
il
tumulto
.
E
frattanto
,
in
men
che
io
nol
dica
,
quattro
matrone
di
ufficio
trasportarono
il
corpo
di
Fidelia
nel
centro
della
sala
,
e
il
chirurgo
primate
del
tribunale
le
applicò
il
pungiglione
galvanico
all
'
occipite
.
La
folla
irruppe
dalle
sbarre
.
Seniori
,
Anziani
,
bidelli
,
subalterni
,
spettatori
,
si
pressarono
compatti
intorno
al
banco
di
risurrezione
.
L
'
Albani
stringeva
nelle
sue
la
mano
di
Fidelia
.
Il
Gran
Proposto
piangeva
desolato
ai
piedi
della
figlia
.
Al
tumulto
scapigliato
era
succeduto
come
per
incanto
il
silenzio
della
riverenza
e
della
aspettazione
.
La
puntura
galvanica
non
tardò
molto
ad
agire
.
Fidelia
si
riscosse
...
-
Discendi
in
te
stessa
-
disse
il
primate
di
chirurgia
parlandole
all
'
orecchio
;
-
visita
il
tuo
cuore
e
i
tuoi
visceri
,
e
dimmi
qual
fu
la
sincope
che
ti
ha
colpita
.
Le
labbra
di
Fidelia
si
agitarono
e
proffersero
la
parola
morte
.
Il
primate
le
applicò
il
pungiglione
galvanico
alla
fronte
.
-
Puoi
tu
asserire
-
domandò
l
'
inquirente
-
che
Primo
Albani
abbia
avuto
teco
un
colloquio
nella
notte
dal
ventisette
al
ventotto
settembre
?
-
No
!
-
rispose
la
morta
.
-
In
quella
notte
l
'
Albani
era
ben
lungi
...
ben
lungi
...
da
Milano
.
-
Perché
dunque
-
riprese
l
'
Inquirente
-
hai
tu
voluto
,
quando
eri
in
vita
,
affermare
un
fatto
che
ora
sei
costretta
a
smentire
?
...
-
Perché
desso
...
perché
colui
...
-
Parla
!
...
una
sola
voce
!
...
una
parola
...
ancora
!
-
gridò
l
'
Albani
!
-
È
vano
!
-
disse
il
primate
ritirando
il
pungiglione
dalla
fronte
dell
'
estinta
e
riponendolo
nell
'
astuccio
.
-
Il
galvanismo
non
ha
più
azione
su
lei
:
la
materia
animale
è
ottusa
.
Ciò
che
avvenne
in
quel
punto
nella
sala
non
può
descriversi
a
parole
.
Caliamo
la
tela
su
questa
scena
di
desolazione
e
di
tumulto
.
CAPITOLO
XIX
.
Le
dimissioni
.
Due
giorni
sono
,
trascorsi
I
cittadini
dell
'
Olona
si
affollano
intorno
a
due
proclami
apparsi
dallo
spuntare
del
giorno
sulle
muraglie
di
affissione
.
L
'
un
d
'
essi
porta
la
firma
del
Gran
Proposto
,
l
'
altro
è
segnato
Torresani
.
Soffermiamoci
dinanzi
al
primo
proclama
,
e
leggiamo
:
«
Ai
presenti
ed
ai
lontani
salute
e
buon
senso
!
«
Duemila
telegrammi
partiti
dai
centri
esecutivi
della
Unione
domandano
che
io
mi
dimetta
dalla
carica
di
Gran
Proposto
dell
'
Olona
.
«
Lo
stesso
voto
esprimono
le
seicentomila
cartoline
postali
che
oggi
pervennero
al
mio
domicilio
.
Dinanzi
a
questa
e
ad
altre
manifestazioni
imponenti
dell
'
autorità
pubblica
,
io
non
posso
indugiare
un
istante
a
svestirmi
di
un
potere
più
illusorio
che
reale
e
punto
invidiabile
.
«
Ma
i
motivi
che
contro
me
provocarono
questa
unanime
protesta
della
opinione
pubblica
sono
di
tal
natura
che
mi
terrei
disonorato
affermandoli
col
mio
silenzio
.
Né
moralmente
,
né
civilmente
,
io
so
di
aver
mancato
al
dovere
;
e
ne
faccio
solenne
giuramento
sulle
ceneri
tuttora
fumanti
di
mia
figlia
,
testé
raccolte
dal
funebre
amianto
.
Nessun
altro
tesoro
all
'
infuori
di
queste
e
di
altre
ceneri
care
,
io
esporterò
dal
piccolo
Campidoglio
ove
per
venti
anni
tenni
il
governo
della
pubblica
amministrazione
.
«
Tanto
mi
tengo
in
debito
di
affermare
ai
presenti
ed
ai
lontani
,
e
non
dubito
punto
che
le
mie
parole
abbiano
a
trovar
fede
presso
gli
onesti
di
qualunque
partito
.
L
'
EX
PROPOSTO
BERRETTA
»
.
-
Nobili
parole
,
degne
del
suo
gran
cuore
!
-
esclama
,
tergendosi
le
lagrime
,
un
meneghino
,
che
il
giorno
innanzi
avea
spedita
al
Gran
Proposto
la
sua
cartolina
di
ostracismo
.
Volgiamoci
all
'
altro
proclama
,
e
vediamo
con
quali
formole
il
Capo
di
Sorveglianza
annunzii
la
propria
dimissione
:
«
Cittadini
ladri
,
truffatori
,
manutengoli
,
barattieri
,
furfanti
d
'
ogni
specie
che
costituite
la
maggioranza
della
Società
umana
:
«
Esultate
!
Ciò
che
era
nei
vostri
voti
si
è
compiuto
;
la
dimissione
di
sua
Eccellenza
Riveritissima
il
Gran
Proposto
Terzo
Berretta
implica
necessariamente
la
mia
.
«
Il
benemerito
dicastero
di
sorveglianza
pubblica
rimarrà
per
uno
o
più
giorni
senza
capo
.
«
Cittadini
ladri
,
truffatori
e
furfanti
di
ogni
specie
,
esultate
!
ve
lo
ripeto
.
E
frattanto
,
i
pochi
galantuomini
-
se
è
pur
vero
che
ve
ne
abbiano
,
ciò
che
a
me
non
consta
positivamente
-
badino
alle
loro
tasche
ed
alle
serrature
dei
loro
forzieri
!
«
Il
mio
successore
,
entrando
in
carica
,
vedrà
che
durante
la
mia
gestione
tutto
ha
proceduto
con
ordine
e
con
giustizia
.
Con
quale
accortezza
e
tenacità
io
abbia
lottato
per
oltre
venti
anni
contro
la
ribalderia
umana
,
apparirà
evidentemente
dai
registri
e
dai
tesseri
che
io
lasciai
negli
uffizii
.
Se
non
che
-
lo
confesso
con
immenso
rammarico
-
in
questi
ultimi
tempi
la
mia
e
l
'
attività
indomabile
de
'
miei
subalterni
riuscì
in
molti
casi
impotente
.
Già
da
oltre
mezzo
secolo
,
quei
nostri
famigerati
utopisti
che
ripetevano
la
frequenza
dei
crimini
dall
'
analfabetismo
delle
masse
,
hanno
dovuto
convincersi
che
l
'
istruzione
universale
ha
quadruplicato
il
numero
dei
falsarii
e
dei
ricattatori
.
Più
tardi
,
la
scienza
medica
e
farmaceutica
appresa
a
tutti
indistintamente
i
cittadini
della
Unione
,
moltiplicò
gli
avvelenatori
e
gli
assassinî
domestici
.
Le
locomotive
aeree
agevolarono
le
contumacie
dei
bricconi
e
favorirono
la
impunità
.
La
sistemazione
e
applicazione
pratica
delle
forze
magnetiche
produsse
abbominazioni
che
fanno
inorridire
.
«
A
questi
,
sempre
crescenti
ausiliarii
della
iniquità
e
della
corruzione
,
i
governi
opposero
una
resistenza
in
fino
ad
oggi
abbastanza
efficace
.
Nelle
nostre
mani
le
nuove
armi
fornite
dal
progresso
alla
depravazione
ed
alla
colpa
divennero
una
forza
riparatrice
.
La
nostra
sorveglianza
dalla
terra
e
dal
mare
si
estese
alle
amplissime
regioni
dell
'
aria
.
Abbiamo
non
pochi
esempi
di
grandi
ed
audacissimi
malfattori
,
catturati
dai
nostri
agenti
a
poca
distanza
dalla
luna
.
«
Ma
qual
pro
'
da
questa
caccia
affannosa
e
piena
di
pericoli
?
Noi
inseguiamo
il
calabrone
malefico
,
lo
afferriamo
,
lo
rechiamo
trionfanti
,
esultanti
,
sul
banco
della
giustizia
,
acciò
questa
si
prenda
il
bel
spasso
di
aprirci
il
pugno
per
ridonare
il
captivo
al
libero
esercizio
de
'
suoi
perfidi
talenti
.
«
Tante
grazie
,
signori
riformatori
del
Codice
penale
!
...
Ma
non
vi
par
tempo
di
finirla
con
questa
buffoneria
che
si
chiama
il
Ministero
di
Sorveglianza
pubblica
?
A
che
serve
lo
inseguire
,
il
catturare
dei
delinquenti
,
mentre
alla
giustizia
più
non
rimane
alcun
serio
mezzo
di
punizione
?
«
Nei
secoli
addietro
,
allorquando
a
migliaia
a
migliaia
i
galantuomini
,
o
dirò
meglio
,
gli
impregiudicati
,
morivano
di
fame
,
un
cotal
Beccaria
finse
di
intenerirsi
sulla
sorte
degli
assassini
appiccati
alla
forca
.
Tutti
i
filosofi
dell
'
epoca
fecero
eco
alla
nenia
,
e
la
canaglia
(
ciò
si
comprende
)
proclamò
il
Beccaria
altamente
benemerito
della
Società
umana
.
«
La
pena
di
morte
venne
col
tempo
abolita
;
tanto
è
vero
che
tutte
le
idee
,
anche
le
più
strane
e
più
esiziali
,
seguono
il
loro
corso
di
rotazione
e
a
lungo
andare
si
traducono
in
fatto
.
I
briganti
,
gli
aggressori
di
strada
,
gli
avvelenatori
,
i
parricidi
arsero
dei
ceri
alla
statua
grottesta
di
Beccaria
(
)
.
«
Più
tardi
,
questi
signori
umanitarii
progressisti
che
mai
non
seppero
formulare
un
concetto
benefico
in
favore
dei
così
detti
galantuomini
,
si
accorsero
che
negli
ergastoli
e
nelle
galere
i
birbaccioni
non
godevano
le
maggiori
agiatezze
della
vita
.
«
Lugete
,
Veneres
,
cupidinesque
!
«
E
mano
alle
riforme
carcerarie
!
...
Le
case
di
pena
si
tramutino
in
altrettanti
cenobii
di
fannulloni
ben
vestiti
,
meglio
pasciuti
e
confortati
,
a
spese
del
comune
,
da
ogni
sorta
di
ricreamento
.
«
È
troppo
giusto
che
il
vizio
ed
il
crimine
dormano
sovra
un
soffice
letto
,
mentre
i
contadini
pusillanimi
che
rispettano
la
legge
debbon
coricarsi
a
digiuno
sulla
paglia
ammorbata
.
«
Non
basta
ancora
,
non
basta
,
perdio
!
La
reclusione
è
una
infamia
...
L
'
uomo
è
nato
libero
...
La
libertà
è
un
inviolabile
diritto
di
tutti
.
Chi
si
attenta
,
sotto
qualsivoglia
pretesto
,
di
vincolare
questo
istinto
sovrano
della
umanità
,
commette
un
mostruoso
fratricidio
.
«
Si
atterrino
le
case
...
di
riposo
!
...
Uscite
,
o
sfortunati
!
La
società
vi
riapre
le
braccia
;
cittadini
ladri
,
cittadini
assassini
,
i
fratelli
vi
reclamano
.
La
famiglia
Europea
offrirà
a
tutti
il
pane
e
l
'
alloggio
gratuito
;
voi
sarete
vestiti
e
nutriti
a
spese
del
Comune
;
potrete
viaggiare
gratuitamente
sulle
ferrovie
e
sui
piroscafi
:
alla
sera
,
nelle
grandi
città
,
avrete
libero
accesso
ai
teatri
.
La
famiglia
non
è
abbastanza
ricca
per
offrirvi
dei
lauti
sussidii
in
denaro
.
Un
lusso
al
giorno
!
...
è
poca
cosa
,
ne
conveniamo
.
Ma
alle
spese
delle
gozzoviglie
,
dei
capricci
galanti
,
delle
corse
aeree
,
provvederanno
i
vostri
talenti
.
«
E
infatti
...
si
è
veduto
:
«
Non
appena
questo
bel
trovato
dell
'
amnistia
generale
ebbe
scatenati
sulle
famiglie
della
Unione
i
trentamila
fratelli
detenuti
,
a
tutte
le
porte
delle
abitazioni
fu
mestieri
applicare
la
serratura
a
revolver
.
Il
grande
avvenimento
venne
festeggiato
nelle
principali
città
di
Europa
con
luminarie
e
banchetti
,
ma
tutti
ricordano
quali
immediate
prove
di
ravvedimento
abbian
fornito
ai
loro
concittadini
questi
antichi
martiri
del
cenobbio
.
Dalle
finestre
sparirono
i
candelabri
,
dalle
mense
le
posate
e
le
tovaglie
.
«
Voi
avete
supposto
che
le
multe
,
la
denunziazione
pubblica
,
la
nota
di
infamia
e
la
morte
civile
potessero
costituire
,
in
un
secolo
illuminato
,
dei
validi
freni
al
delitto
.
Che
faranno
i
ladri
per
soddisfare
alle
multe
?
La
risposta
è
troppo
ovvia
:
ruberanno
.
Le
denunzie
,
le
note
di
infamia
potranno
ancora
far
breccia
,
in
quelle
anime
incallite
al
misfatto
?
Il
più
enorme
dei
vostri
supplizi
!
,
la
morte
civile
,
ucciderà
nel
delinquente
ogni
senso
di
moralità
;
e
voi
lo
vedrete
,
dopo
i
cinque
anni
di
espiazione
,
ritornare
al
consorzio
dei
fratelli
coll
'
odio
di
Caino
nel
cuore
e
con
propositi
atroci
.
I
pochissimi
rigenerati
dalla
espiazione
,
disperando
dell
'
oblio
promesso
,
soccomberanno
alla
lenta
agonia
del
rimorso
e
della
vergogna
,
o
affretteranno
il
loro
fine
in
una
piscina
dissolvente
(
)
.
«
A
tale
è
giunta
la
Società
umana
,
dopo
tante
fasi
di
rinnovamenti
e
di
progressi
.
«
E
guai
se
io
sollevassi
il
velo
che
ricopre
il
mondo
latente
!
«
Unico
freno
alla
esplosione
della
completa
anarchia
rimane
il
terrore
dell
'
ignoto
e
,
diciamolo
pure
,
quella
provvidenziale
dissidenza
di
partiti
,
che
noi
abbiamo
abilmente
e
con
ogni
mezzo
mantenuta
.
Ma
allorquando
una
delle
tante
sette
politico
-
sociali
-
religiose
che
fremono
nelle
viscere
corrose
della
Unione
,
riuscirà
ad
ottenere
una
prevalenza
assoluta
;
allora
,
o
signori
,
aspettatevi
il
diluvio
...
la
pioggia
di
fuoco
,
l
'inferno...!
I
primi
furori
della
spaventevole
rivolta
si
rovescieranno
,
come
di
uso
,
sui
Proposti
,
sugli
Imperatori
,
sugli
Czarri
,
sui
Capi
di
Sorveglianza
,
sui
tiranni
che
lottarono
per
scongiurare
il
cataclisma
...
In
seguito
...
lasciate
fare
agli
equilibristi
...
!
Vi
prometto
io
,
che
in
pochi
giorni
l
'
equilibrio
sarà
perfetto
.
«
Prima
di
finirla
,
vorrei
dire
due
parole
sul
fatto
speciale
che
ha
provocata
la
dimissione
del
Gran
Proposto
e
la
mia
.
Nel
rapporto
che
io
presentai
ai
Tribunali
relativo
alla
violazione
della
legge
di
«
dilazione
per
parte
dell
'
Albani
,
io
so
di
non
aver
peccato
contro
il
dovere
di
primate
legale
.
L
'
Albani
fu
realmente
veduto
dai
miei
agenti
nella
notte
dal
27
al
28
settembre
entrare
nella
Villa
Paradiso
e
quivi
intrattenersi
colla
figlia
del
Gran
Proposto
.
Ma
i
due
verdetti
contradittorii
della
prima
e
non
mai
abbastanza
deplorata
vittima
dell
'
infausto
processo
,
mi
hanno
dato
a
riflettere
...
«
Io
non
mi
accuso
di
aver
mancato
per
negligenza
o
mal
volere
,
ma
temo
che
l
'
impotenza
assoluta
a
lottare
contro
uno
dei
più
abbominevoli
trovati
della
industria
moderna
abbia
tradito
i
miei
calcoli
.
«
Che
qualche
furfante
,
abusando
della
maschera
-
ritratto
,
a
tanto
sia
riuscito
da
ingannare
la
mia
accortezza
non
solo
,
ma
anche
quell
'
istinto
di
gentile
penetrazione
,
quella
direi
quasi
intuizione
divina
che
è
propria
delle
donne
innamorate
?
...
Una
tale
ipotesi
spiegherebbe
molte
cose
;
ed
io
non
dispero
che
,
profittando
delle
molte
note
da
me
tracciate
in
argomento
,
il
mio
successore
riesca
a
scoprire
la
verità
e
a
porgermi
i
mezzi
di
una
giustificazione
più
completa
.
«
E
dopo
questo
,
cittadini
ladri
,
manutengoli
,
ecc
.
ecc
.
,
io
rientro
nella
vita
privata
,
ringraziando
voi
e
la
provvidenza
,
di
avermi
aperta
,
a
svignarmela
sano
e
salvo
dal
palazzo
di
Sorveglianza
,
una
uscita
abbastanza
sicura
,
quale
difficilmente
vorrà
offrirsi
al
mio
successore
.
«
L
'
EX
BARONE
TORRESANI
»
Quella
sera
al
teatro
Scalvoni
e
Barbetta
si
rappresentava
una
grandiosa
tragedia
-
ballo
in
venti
atti
e
sessantotto
quadri
,
intitolata
la
Caduta
di
un
Gran
Proposto
,
ossia
il
tremendo
verdetto
della
Giustizia
divina
per
opera
d
'
uno
specillo
galvanico
.
Verso
le
ore
sette
,
una
ondata
di
oltre
cinquantamila
spettatori
irrompeva
nel
gran
teatro
popolare
.
La
impazienza
e
la
concitazione
del
pubblico
si
rivelava
dagli
atroci
latrati
dei
binoccoli
canini
(
)
.
All
'
alzarsi
del
sipario
,
tutti
i
palchi
erano
stipati
di
spettatori
.
Solo
il
palco
al
numero
sette
di
prima
fila
si
vedeva
coperto
dal
riparatore
(
)
,
ed
era
ovvio
,
il
supporre
che
dietro
quello
si
nascondeva
la
cinica
figura
dell
'
ex
-
capo
di
Sorveglianza
.
Il
dramma
non
era
che
una
indigesta
e
gaglioffa
parodia
dell
'
avvenimento
della
giornata
,
colle
solite
invettive
ai
consorti
,
ai
tiranni
,
agli
uomini
della
reazione
.
Abilmente
riprodotti
a
mezzo
delle
maschere
guttaperche
,
sfilavano
sulla
scena
i
principali
attori
del
dramma
cittadino
.
Il
Gran
Proposto
e
il
Barone
Torresani
ricomparivano
in
ogni
atto
per
raccogliere
le
invettive
del
palco
scenico
,
e
quelle
più
irriverenti
e
chiassose
della
platea
.
La
produzione
sortì
l
'
esito
che
era
da
attendersi
:
fanatismo
completo
...
Ma
al
momento
in
cui
gli
autori
comparivano
per
la
ducentesima
volta
al
proscenio
,
il
velario
riparatore
che
copriva
il
palco
numero
sette
si
alzò
improvvisamente
,
mettendo
allo
scoperto
la
sarcastica
figura
del
Torresani
.
-
Signori
e
signore
!
-
gridò
il
barone
colla
sua
voce
rantolosa
e
vibrata
;
-
abbiate
la
compiacenza
di
fermarvi
un
istante
per
ascoltare
la
protesta
di
un
libero
cittadino
!
Tutti
gli
sguardi
si
volsero
al
palco
di
prima
fila
,
e
i
cinquantamila
spettatori
ammutirono
come
un
sol
muto
.
-
Signori
e
signore
-
riprese
il
Torresani
nel
generale
silenzio
;
-
nella
mia
qualità
di
ex
-
ministro
di
Sorveglianza
pubblica
io
non
poteva
attendermi
dagli
autori
del
nuovo
dramma
delle
allusioni
o
delle
apostrofi
gentili
.
A
queste
non
intendo
rispondere
;
io
le
ho
ascoltate
con
indicibile
compiacenza
,
le
ho
raccolte
come
un
glorioso
attestato
di
onoratezza
.
L
'
onore
di
un
Capo
di
Sorveglianza
,
o
altrimenti
Questore
,
è
posto
sotto
la
salvaguardia
dell
'
odio
generale
,
ed
io
mi
glorio
di
essere
esecrato
.
Ciò
che
mi
preme
rettificare
è
una
circostanza
storica
del
dramma
,
la
quale
,
se
fosse
accolta
come
veritiera
,
mi
pregiudicherebbe
grandemente
sotto
l
'
aspetto
finanziario
.
Nell
'
ultimo
atto
,
l
'
autore
si
è
piaciuto
di
farmi
appiccare
ad
un
fico
.
Come
vedete
,
io
non
mi
sono
appiccato
,
e
vi
giuro
che
non
intendo
appiccarmi
.
Ma
in
quella
vece
aprirò
domani
un
grandioso
negozio
di
salumeria
in
via
dei
Ghiotti
al
numero
10
.
Colgo
questa
occasione
per
fare
un
po
'
di
réclame
al
mio
Stabilimento
,
e
augurando
a
tutti
il
miglior
appetito
,
vi
abbasso
le
mie
salutazioni
più
affettuose
.
-
No
!
no
!
-
grida
una
voce
dalla
platea
;
-
nessun
cittadino
onesto
metterà
il
piede
nel
tuo
negozio
;
nessun
onesto
mangerà
il
salame
della
questura
!
-
Mi
importa
assai
degli
onesti
!
-
mormora
il
Torresani
riabbassando
il
velario
riparatore
.
-
Purché
i
ladri
onorino
la
mia
bottega
,
in
due
mesi
diverrò
milionario
.
Così
parlando
,
il
sarcastico
vecchietto
sovrappose
al
proprio
volto
una
maschera
-
guttaperca
al
sembiante
del
drammaturgo
Scalvoni
,
e
lanciandosi
destramente
nell
'
atrio
,
si
fece
largo
tra
la
folla
plaudente
fino
alla
volante
che
lo
attendeva
sulla
piazza
.
Lasciamo
che
egli
se
ne
vada
pe
'
fatti
suoi
,
e
poniamoci
sulle
orme
di
altri
personaggi
più
meritevoli
e
simpatici
.
CAPITOLO
XX
.
Il
chiodo
fantastico
.
In
una
delle
più
intime
stanze
della
Villa
Paradiso
,
disteso
sovra
un
candido
letto
,
il
pallido
volto
abbandonato
ai
guanciali
,
giace
l
'
amante
di
Fidelia
assopito
da
un
letargo
affannoso
.
Al
lato
dell
'
infermo
,
in
atteggiamento
di
profonda
mestizia
,
sta
assiso
il
Levita
che
porta
il
nome
di
fratello
Consolatore
.
Il
suo
sguardo
e
il
suo
pensiero
sembrano
assorti
in
un
fascicolo
di
carte
manoscritte
.
Un
lieve
rumore
di
passi
ha
riscosso
il
Levita
.
La
porta
si
apre
,
e
il
vecchio
custode
della
villa
introduce
nella
stanza
l
'
illustre
primate
di
medicina
Secondo
Virey
,
seguito
da
due
praticanti
specialisti
,
incaricati
di
esercitare
l
'
azione
magnetica
sull
'
infermo
.
Fratello
Consolatore
ha
ceduto
il
posto
al
Primate
.
I
due
praticanti
distendono
le
braccia
,
e
il
Virey
non
tarda
un
istante
ad
iniziare
l
'
esplorazione
.
-
Sei
tu
in
grado
di
osservare
?
-
Lo
sono
-
risponde
il
malato
agitando
lievemente
la
testa
.
-
Hai
tu
compiuto
il
tuo
corso
di
scienza
medica
?
...
-
Io
dovetti
interromperlo
per
forza
di
legge
,
ma
non
vi
è
arcano
della
scienza
che
a
me
sia
sconosciuto
,
-
Vedi
tu
nulla
di
anormale
nel
colore
del
tuo
sangue
arterioso
?
-
Nulla
,
-
Al
cuore
?
...
-
Una
leggiera
enfiagione
al
lato
destro
.
-
Al
cervello
?
-
Delle
parziali
alterazioni
negli
organi
inferiori
;
disparizione
quasi
completa
della
stearina
,
e
prevalenza
di
fosforo
.
-
Sei
tu
ben
sicuro
di
quanto
asserisci
circa
la
prevalenza
del
fosforo
?
Il
malato
chiude
gli
occhi
,
e
dopo
breve
silenzio
risponde
affermativamente
.
Ad
un
cenno
del
Virey
,
i
due
praticanti
magnetisti
abbassarono
le
braccia
,
e
la
testa
del
malato
,
abbandonata
dal
fluido
possente
,
ricadde
assopita
sui
guanciali
.
Il
Virey
rivolse
la
parola
al
fratello
Consolatore
.
-
Credo
esser
nel
vero
affermando
che
l
'
illustre
infermo
rappresenta
una
delle
tante
vittime
dello
spiritualismo
esagerato
dell
'
epoca
nostro
.
Porgetemi
la
biografia
di
questo
sventurato
...
Fratello
Consolatore
si
fece
innanzi
e
consegnò
il
manoscritto
al
Primate
.
-
Le
alterazioni
del
sistema
arterioso
-
riprese
quest
'
ultimo
con
calma
solenne
-
derivano
da
grandi
sofferenze
morali
accoppiate
ad
una
violenta
attività
del
cervello
.
Questa
attività
ha
potuto
assorbire
,
distraendola
dal
cuore
,
una
delle
grandi
cause
efficienti
della
malattia
.
Senza
questa
circostanza
,
l
'
aneurisma
avrebbe
già
prodotto
le
sue
conseguenze
mortali
.
Ma
la
biografia
del
malato
chiarirà
meglio
la
mia
diagnosi
.
Potete
voi
giurare
,
o
fratello
Levita
,
che
in
queste
pagine
non
vi
abbia
parola
la
quale
non
sia
ispirata
dalla
verità
?
.
Fratello
Consolatore
portò
la
mano
al
petto
e
rispose
:
-
Pel
corso
di
cinque
anni
ho
diviso
tutte
le
angosce
dell
'
uomo
che
ci
sta
dinanzi
:
la
sua
anima
si
è
completamente
rivelata
alla
mia
e
voi
la
vedrete
riflessa
in
quelle
carte
...
-
Voi
fortunati
!
-
esclamò
il
Virey
con
un
sorriso
di
sdegnosa
ironia
-
voi
che
avete
il
privilegio
di
scorgere
l
'
anima
attraverso
le
molecole
organiche
dalle
quali
risulta
la
vitalità
...
La
scienza
di
noi
profani
non
giunge
a
tanto
.
Vedete
voi
la
vostra
anima
,
fratello
Levita
?
-
Non
la
vedo
,
ma
la
sento
-
rispose
fratello
Consolatore
con
umile
voce
.
-
E
siete
proprio
persuaso
che
il
battito
delle
arterie
,
il
respiro
dei
polmoni
,
la
facoltà
di
pensare
e
di
agire
dipendano
da
una
potenza
misteriosa
che
non
ha
da
fare
colla
materia
?
-
Il
giorno
in
cui
in
me
cessasse
una
tale
convinzione
,
arrossirei
di
esser
uomo
e
invocherei
di
morire
.
-
Mentre
io
mi
occuperò
a
leggere
queste
note
biografiche
-
disse
il
Virey
allontanandosi
-
voi
potrete
,
o
fratello
,
esercitare
le
vostre
pratiche
salutari
sull
'
anima
dell
'
infermo
.
Più
tardi
,
se
i
vostri
rimedi
non
avranno
giovato
,
io
mi
permetterò
di
tentare
qualche
prova
sulla
massa
corporea
.
Vi
prometto
che
il
vostro
metodo
di
cura
non
ne
rimarrà
pregiudicato
.
Così
parlando
,
il
Virey
si
ritirò
nel
vicino
gabinetto
.
Fratello
Consolatore
cadde
in
ginocchio
presso
il
letto
dell
'
infermo
mormorando
una
preghiera
.
Trascorsa
un
'
ora
,
il
Primate
di
medicina
rientrò
nella
stanza
.
Ai
due
praticanti
magnetisti
che
lo
accompagnavano
si
era
aggiunto
un
numeroso
drappello
di
giovani
studenti
,
intervenuti
spontaneamente
al
consulto
per
erudirsi
nella
dotta
e
faconda
parola
dell
'
illustre
scienziato
.
Il
Virey
da
più
mesi
non
era
venuto
a
Milano
;
tutti
si
attendevano
che
al
letto
degli
infermi
egli
avrebbe
solennemente
proclamate
e
spiegate
le
sue
grandi
teorie
innovatrici
.
L
'
aspettativa
non
fu
delusa
.
I
giovani
si
schierarono
silenziosi
intorno
al
letto
,
e
il
Primate
con
accento
solenne
prese
a
parlare
:
«
L
'
esplorazione
magnetica
non
mi
aveva
ingannato
;
la
biografia
dell
'
infermo
,
e
più
che
altro
la
storia
delle
sue
ultime
peripezie
ha
confermato
i
miei
criterii
sulla
natura
del
male
che
reclama
i
nostri
soccorsi
.
«
La
scienza
medica
ha
fatto
,
nella
prima
metà
del
corrente
secolo
,
dei
progressi
meravigliosi
.
Oggimai
non
vi
è
legge
dell
'
organismo
umano
che
a
noi
sia
ignota
,
non
vi
è
forza
della
natura
che
abbia
potuto
sottrarsi
alle
nostre
investigazioni
ed
al
dominio
delle
nostre
esperienze
.
Ogni
mistero
si
è
rivelato
;
l
'
organismo
umano
non
ha
più
segreti
per
noi
;
la
chimica
ha
messo
a
nostra
disposizione
tutte
le
sostanze
vitali
disperse
negli
elementi
,
tutti
i
reagenti
salutari
che
rispondono
alle
umane
fralezze
.
«
Possiamo
noi
inorgoglirci
degli
stupendi
risultati
?
«
Possiamo
noi
esultare
dei
nostri
trionfi
,
mentre
gettando
uno
sguardo
sulla
umanità
ci
è
forza
di
constatare
il
suo
incessante
deperimento
?
«
I
nostri
legislatori
si
mostrano
sgomentati
della
frequenza
,
per
verità
spaventevole
,
dei
suicidii
individuali
;
eppure
-
strano
a
pensarsi
-
assistono
spettatori
indifferenti
ed
improvvidi
al
suicidio
di
tutta
la
specie
umana
!
«
Se
fosse
lecito
dubitare
della
perfezione
matematica
dell
'
universo
,
che
implica
necessariamente
la
perfezione
dei
singoli
elementi
cosmici
,
in
verità
noi
dovremmo
chiamare
assurda
ed
improvvida
questa
grande
sproporzione
che
si
manifesta
tra
la
facoltà
immaginativa
e
la
forza
puramente
meccanica
dell
'
uomo
.
Tutte
le
malattie
,
tutte
le
passioni
e
le
ansie
che
ci
contristano
la
vita
ripetono
la
loro
origine
e
la
loro
causa
efficiente
da
questo
fenomeno
implacabile
.
Il
progressivo
sviluppo
e
la
conseguente
attività
delle
forze
morali
segna
nell
'
organismo
dell
'
uomo
le
fasi
del
deperimento
che
conduce
alla
morte
.
Questo
attrito
incessante
fra
l
'
uomo
intelligente
e
l
'
uomo
bruto
risponderebbe
per
avventura
ad
una
misteriosa
esigenza
dell
'
ordine
universale
?
Questa
legge
,
così
assurda
nelle
apparenze
,
costituirebbe
forse
il
principio
demolitore
,
o
meglio
,
la
potenza
trasformatrice
della
umanità
?
La
razza
umana
sarebbe
mai
destinata
a
scomparire
dopo
un
lasso
di
secoli
,
per
vivere
e
riprendere
sotto
nuovi
aspetti
la
sua
attività
cooperativa
in
un
mondo
ringiovanito
?
Ammessa
una
tale
ipotesi
,
per
la
quale
verrebbero
ad
eliminarsi
molti
assurdi
concetti
,
volgendo
uno
sguardo
alle
condizioni
attuali
della
umanità
,
ed
ai
gravissimi
indizi
di
prostrazione
che
in
ogni
parte
si
manifestano
,
non
possiamo
astenerci
dall
'
emettere
un
grido
di
allarme
-
l
'
agonia
della
nostra
specie
è
cominciata
.
Il
fuoco
della
nostra
intelligenza
ha
raggiunto
il
massimo
grado
della
incandescenza
;
questo
fuoco
sta
per
estinguersi
.
«
Noi
siamo
all
'
ultimo
atto
della
grande
tragedia
umana
.
Il
Titano
intelligente
si
elevò
ad
una
altezza
non
mai
raggiunta
,
ma
la
sua
caduta
sarà
irreparabile
.
«
Abbiamo
spogliate
le
foreste
,
abbiamo
traforate
e
abbattute
le
montagne
,
abbiamo
aperte
delle
voragini
per
rapire
alla
terra
le
materie
combustibili
e
gazose
;
abbiamo
deviate
le
correnti
elettriche
;
dapertutto
la
mano
dell
'
uomo
ha
portato
lo
scompiglio
e
lo
sfacelo
.
«
Che
più
ci
resta
a
tentare
?
Dopo
aver
dominato
la
terra
e
le
acque
,
ecco
le
nostre
locomotive
ci
sollevano
ai
cieli
...
Non
basta
?
Fourrier
,
coll
'
innesto
delle
ali
,
ci
comunica
una
nuova
facoltà
,
ci
promette
una
trasformazione
...
«
Affrettiamoci
,
signori
!
Ciò
che
abbiamo
fatto
per
suicidarci
è
poca
cosa
...
Voliamo
alle
regioni
dove
spaziano
le
aquile
!
...
Voliamo
colà
dove
per
l
'
uomo
si
respira
la
morte
...
«
E
i
sintomi
mortali
si
scorgono
dapertutto
.
L
'
attività
febbrile
che
nello
scorso
decennio
ha
operato
dei
prodigi
,
oggi
accenna
ad
estenuarsi
;
la
luce
della
intelligenza
umana
è
quella
del
lucignolo
prossimo
a
spegnersi
.
«
E
frattanto
,
qual
forza
ci
soccorre
?
La
terra
,
nostra
madre
,
e
nudrice
,
è
ormai
stanca
delle
nostre
violenze
.
Essa
comincia
a
ribellarsi
.
I
cereali
intisichiscono
,
la
vite
non
dà
più
grappoli
;
gli
animali
che
più
abbondante
e
vigoroso
ci
fornivano
l
'
alimento
,
si
ammorbano
e
periscono
sui
pascoli
insteriliti
.
«
E
già
i
governi
mandano
un
grido
di
allarme
;
e
il
diritto
alla
esistenza
sancito
dalle
nuove
leggi
diverrà
fra
poco
una
derisione
...
Ma
a
ciò
provveda
chi
deve
.
«
Il
nostro
compito
,
o
signori
,
è
quello
di
affermare
,
per
quanto
è
da
noi
,
la
vita
individuale
,
mentre
le
masse
precipitano
nella
morte
.
«
L
'
umanità
è
colpita
là
dove
ha
molto
peccato
.
La
prevalenza
del
succo
nerveo
ha
paralizzato
le
forze
del
sangue
;
l
'
equilibrio
degli
elementi
vitali
è
cessato
;
l
'
uomo
vegetale
,
l
'
uomo
bruto
fu
invaso
dell
'
uomo
pensante
.
«
Dalle
cattedre
,
dai
libri
,
dai
giornali
noi
abbiamo
reagito
costantemente
contro
l
'
invadenza
di
uno
spiritualismo
micidiale
.
Ma
la
superbia
umana
ha
sordo
l
'
orecchio
alle
verità
che
la
umiliano
.
«
La
religione
riformata
,
accarezzando
l
'
orgoglio
dell
'
uomo
e
l
'
idealismo
irrazionale
della
donna
,
ha
messo
il
colino
alla
esaltazione
.
In
ogni
paese
,
in
ogni
tempo
,
l
'
ascetismo
fu
nemico
della
nostra
scienza
;
ma
a
nessuna
epoca
mai
come
alla
nostra
,
il
prete
ed
il
poeta
,
questi
eterni
falsarii
della
legge
naturale
,
questi
allucinati
o
coscienti
mistificatori
delle
plebi
umane
,
esercitarono
più
micidiale
il
loro
predominio
.
I
fanatici
del
nuovo
culto
impazziscono
a
migliaia
.
Parigi
,
la
superba
città
che
era
nello
scorso
secolo
denominata
il
cervello
del
mondo
,
Parigi
non
rappresenta
oggigiorno
che
un
vasto
manicomio
.
«
Ma
questi
signori
vi
diranno
:
ciò
che
a
noi
importa
è
la
salute
delle
anime
!
Orbene
!
(
e
così
parlando
il
Virey
si
volse
a
fratello
Consolatore
)
non
vi
par
tempo
che
noi
interveniamo
?
«
Vorrete
poi
permetterci
di
tentare
qualche
esperienza
profana
sugli
atomi
vitali
che
per
avventura
serpeggiano
tuttavia
in
questo
corpo
estenuato
?...»
Fratello
Consolatore
non
rispose
e
chinò
la
testa
mestamente
.
Il
Virey
,
per
un
istante
disarmato
dall
'
umile
atteggiamento
del
Levita
,
riprese
la
parola
con
intonazione
più
dimessa
:
«
La
malattia
che
ha
colpito
quest
'
uomo
è
una
delle
più
comuni
oggidì
:
la
lassitudine
nervosa
complicata
e
aggravata
da
un
chiodo
fantastico
.
«
Lo
sfinimento
dell
'
apparato
nervoso
ripete
la
sua
origine
da
troppo
intense
e
prolungate
esercitazioni
della
macchina
cerebrale
;
il
chiodo
fantastico
è
frutto
di
una
troppo
costante
e
inesaudita
surreccitazione
dei
globuli
simpatici
.
Il
bagno
fosforico
e
le
fasciature
elettro
-
magnetiche
applicate
con
prudente
moderazione
potrebbero
in
breve
tempo
rinvigorire
il
sistema
pregiudicato
;
ma
un
tal
metodo
di
cura
aggraverebbe
la
crisi
dell
'
organo
più
compromesso
.
«
Signori
!
...
occhio
al
cervello
!
...
occhio
al
padrone
,
al
governatore
,
al
tiranno
della
casa
vitale
!
Abbiate
per
fermo
che
nessuna
malattia
è
mortale
quando
l
'
organo
tiranno
che
siede
là
dentro
conservi
piena
ed
intatta
la
sua
forza
di
volere
.
«
Affrettiamoci
dunque
!
Il
nostro
primo
compito
sia
quello
di
ristabilire
l
'
equilibrio
fra
i
globi
cerebrali
.
Ottenuto
l
'
equilibrio
,
quando
il
malato
sarà
in
grado
di
pensare
e
di
volere
,
in
pochi
giorni
la
resurrezione
delle
fibre
sarà
completa
.
«
Riassumiamoci
.
La
biografia
del
paziente
ci
ha
rivelato
che
un
intenso
desiderio
di
possessione
riportato
sovra
una
donna
fu
causa
della
anomalia
.
L
'
idealismo
!
sempre
l
'
idealismo
!
fomite
di
ogni
follia
,
di
ogni
disordine
,
per
non
dire
di
ogni
umana
scelleratezza
.
Questo
uomo
,
credendo
di
amare
,
ha
fatto
violenza
alle
leggi
della
natura
e
si
è
reso
impotente
.
Io
vorrei
bene
,
o
signori
(
e
qui
la
parola
del
medico
riprese
una
intonazione
più
vibrata
)
,
io
vorrei
bene
,
se
la
situazione
del
malato
non
esigesse
tutte
le
nostre
sollecitudini
,
sbizzarrirmi
alcun
poco
nella
diagnosi
di
questa
vacuità
a
cui
le
moltitudini
danno
il
nome
di
amore
!
...
Oh
!
chi
scriverà
la
storia
dell
'
amore
?
Chi
vorrà
riprodurre
nella
sua
spaventevole
ampiezza
la
cronaca
delle
follie
e
dei
delitti
derivati
da
questo
equivoco
,
da
questa
fatale
illusione
della
superbia
umana
?
E
fino
a
quando
proseguiremo
noi
ad
insultare
la
natura
,
a
pervertirci
,
a
suicidarci
,
per
la
mania
di
idealizzare
a
mezzo
di
una
insensata
parola
l
'
attrazione
simpatica
dei
sessi
,
comune
a
tutti
gli
enti
,
a
tutte
le
molecole
della
creazione
?
«
Ma
torniamo
al
malato
.
La
prevalenza
del
fosforo
,
rivelata
dalla
esplorazione
,
mi
è
di
buon
augurio
;
l
'
assenza
della
febbre
mi
allarma
.
Provochiamo
la
febbre
!
provochiamo
questa
benefica
agitazione
del
sangue
che
tende
ad
espellere
dall
'
organismo
gli
atomi
eterogenei
,
«
Soffiamo
in
questa
bonaccia
!
suscitiamo
la
tempesta
riparatrice
!
...
«
E
non
perdiamo
un
istante
(
proseguì
il
medico
,
ritraendo
la
mano
dalla
fronte
del
malato
)
;
si
chiami
tosto
...
Ma
,
no
!
...
io
stesso
sceglierò
l
'
individuo
da
applicarsi
...
«
Vi
è
qui
alcuno
che
possegga
un
ritratto
della
donna
che
questo
infelice
ha
creduto
di
amare
?...»
Fratello
Consolatore
si
levò
in
piedi
,
levò
dal
portafoglio
una
fotografia
e
la
porse
al
primato
.
-
Sta
bene
!
...
Conducetemi
tosto
ad
una
casa
di
Immolate
...
Là
troveremo
l
'
individuo
simpatico
che
ci
abbisogna
.
E
volgendosi
ai
giovani
studenti
che
in
silenzio
lo
avevano
ascoltato
:
-
Spero
-
disse
-
che
mi
avete
compreso
.
L
'
estirpazione
del
chiodo
fantastico
allora
si
effettuerà
spontaneamente
,
quando
si
ottenga
che
quest
'
uomo
abbia
a
credere
in
un
'
altra
forma
di
donna
...
Se
a
tanto
può
giungere
il
talento
e
la
volontà
di
una
Immolata
,
è
indubitabile
che
lo
sviluppo
istantaneo
della
febbre
ricondurrà
l
'
equilibrio
nelle
forze
mentali
,
e
allora
il
cervello
potrà
gridare
a
'
suoi
satelliti
:
sorgete
e
obbeditemi
!
»
Ciò
detto
,
il
Virey
riconsegnò
a
fratello
Consolatore
la
fotografia
dell
'
Albani
,
dopo
averne
spiccato
uno
dei
tanti
ritratti
fotografici
che
vi
erano
intercalati
.
-
Levita
!
-
riprese
il
Primate
nell
'
atto
di
congedarsi
-
voi
perdonerete
alla
vivacità
di
alcune
mie
espressioni
che
per
avventura
possono
aver
irritate
le
vostre
suscettibilità
-
la
scienza
medica
non
fu
mai
troppo
scrupolosa
nella
pratica
del
galateo
.
-
Dopo
tutto
,
se
i
nostri
principii
e
le
nostre
credenze
si
avversano
,
ciò
non
impedisce
che
noi
ci
chiamiamo
fratelli
.
-
Fratelli
!
-
ripetè
il
Levita
stringendo
al
cuore
la
mano
che
aveva
cercato
la
sua
-
è
pur
consolante
l
'
udir
profferire
questa
parola
da
un
uomo
che
nega
l
'
amore
e
non
crede
all
'
esistenza
dell
'
anima
...
Il
Virey
,
irritabile
come
tutti
gli
scienziati
,
stava
per
riprendere
la
sua
polemica
,
ma
un
sospiro
affannoso
del
malato
gli
ricordò
che
i
minuti
erano
contati
.
Egli
volse
al
Levita
un
'
ultima
occhiata
piena
di
ironia
e
uscì
dalla
stanza
seguito
dagli
alunni
.
Giunto
nella
via
,
il
Virey
fece
salire
nella
sua
volante
il
custode
della
Villa
,
e
scambiate
sommessamente
alcune
parole
con
lui
,
ordinò
al
conduttore
di
dirigersi
alla
piazza
dell
'
antica
cattedrale
.
CAPITOLO
XXI
.
Una
casa
di
Immolate
La
gondola
volante
prese
terra
presso
il
vestibolo
principale
di
quel
superbo
edifizio
ideato
dall
'
illustre
Mengoni
che
un
tempo
si
chiamava
la
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
Dopo
l
'
attivazione
dei
velarii
trasparenti
e
delle
stufe
cittadine
,
quel
passaggio
coperto
di
cristalli
ha
cessato
di
rappresentare
un
rifugio
ed
un
luogo
di
convegno
per
le
avventuriere
e
pei
fannulloni
eleganti
.
Le
contrade
principali
di
Milano
,
meglio
riparate
dalle
intemperie
e
dai
geli
,
riscaldate
nell
'
inverno
dalle
stufe
o
rinfrescate
nella
calda
stagione
dai
ventilatori
roteanti
,
attraggono
di
preferenza
i
passeggieri
.
Fin
dal
1958
,
gli
Anziani
di
famiglia
hanno
deliberato
di
utilizzare
la
galleria
derelitta
,
convertendola
in
una
casa
di
Immolate
.
Quattro
porte
di
bronzo
dorato
chiudono
gli
accessi
,
già
complici
nel
secolo
precedente
di
tante
stragi
reumatiche
.
Quelle
porte
,
superbamente
cesellate
,
narrano
ai
risguardanti
tutta
la
storia
dei
sacrifizi
di
beltà
consumati
dall
'
eroismo
femminile
attraverso
le
barbarie
dei
secoli
.
Non
arrestiamoci
a
contemplare
questi
quadri
,
che
rappresentano
altrettanti
capolavori
.
Il
Virey
ha
sorpassato
il
vestibolo
e
già
si
è
introdotto
nel
gabinetto
di
informazione
occupato
dalle
emerite
.
Le
vecchie
matrone
seggono
gravemente
agli
scrittoi
.
Donna
Transita
,
là
direttrice
,
sta
per
assiderai
ad
una
piccola
mensa
in
compagnia
di
un
Commesso
di
bellezza
arrivato
in
quel
punto
dalle
Isole
Mormoniche
(
)
.
All
'
apparire
del
Virey
,
che
portava
sospeso
al
collo
le
insegne
del
suo
ordine
accademico
,
donna
Transita
fece
un
leggiero
cenno
di
saluto
gridando
con
voce
secca
alle
emerite
:
-
Attenzione
a
questo
...
Czarre
!...(
)
.
Il
Virey
espose
brevemente
la
sua
richiesta
.
-
Si
tratta
di
un
caso
urgentissimo
...
Io
domando
un
mandato
di
estradizione
momentanea
per
una
delle
vostre
alunne
.
-
Un
mandato
di
estradizione
!
-
ringhiò
nuovamente
la
Direttrice
;
-
veramente
...
all
'
ora
della
refezione
...
non
dovrei
...
non
potrei
...
-
Si
tratta
di
un
uomo
che
sta
per
morire
-
disse
il
Virey
bruscamente
-
e
a
termini
di
legge
...
-
Non
è
il
caso
...
non
è
il
caso
-
interruppe
donna
Transita
;
-
il
nostro
stabilimento
,
nol
dico
per
vantarmene
,
può
esser
preso
a
modello
di
ordine
e
di
disciplina
...
La
carità
delle
nostre
alunne
non
ha
mai
esitato
dinanzi
al
sacrifizio
...
E
volgendosi
ad
una
delle
emerite
:
«
A
te
,
Miracolosa
!
Sia
fatto
il
beneplacito
del
postulante
!
Trecento
lussi
all
'
ora
per
la
martire
...
e
le
buone
grazie
dello
czarre
pel
nostro
incomodo
»
.
Donna
Transita
,
alla
vista
di
una
pernice
truffata
apparsa
sulla
mensa
,
piombò
sulla
scranna
con
tutto
il
peso
della
sua
formidabile
corporatura
e
non
disse
più
motto
.
L
'
emerita
che
portava
il
nome
di
Miracolosa
stese
rapidamente
il
mandato
;
e
il
Virey
,
dopo
aver
depositata
la
somma
di
lussi
novecento
,
venne
introdotto
nella
galleria
Quel
grandioso
ed
elegante
quadrivio
coperto
di
cristalli
offre
un
colpo
d
'
occhio
stupendo
.
Tutto
è
disposto
per
la
refezione
delle
suore
.
Sulla
grande
via
lastricata
di
marmi
dove
in
altre
tempi
si
affollavano
i
passeggieri
,
ora
si
estendono
le
mense
coperte
di
candidi
lini
.
I
candelabri
,
i
fiori
,
il
vasellame
d
'
argento
rivelano
il
gusto
artistico
e
il
sensualismo
raffinato
dell
'
epoca
.
La
illuminazione
è
abbagliante
.
La
cupola
gigantesca
dell
'
ottagono
sfolgora
come
un
sole
.
Duecento
serpentelli
di
bronzo
stillano
dalle
fauci
una
pioggia
fosforescente
;
lagrime
di
fuoco
,
che
cadendo
nella
sottoposta
piscina
,
formano
l
'
onda
letale
destinata
a
dissolvere
il
suicida
(
)
.
Al
momento
in
cui
il
Virey
entrava
nella
galleria
,
le
immolate
scendevano
dai
loro
appartamenti
per
assidersi
alle
mense
.
Immaginate
l
'
effetto
di
ottocento
donne
,
splendenti
di
gioventù
,
abbigliate
con
quella
elegante
semplicità
che
rivelando
tutti
i
contorni
della
persona
,
non
cessa
di
irritare
il
desiderio
.
Le
vesti
hanno
il
colore
e
la
trasparenza
dell
'
ambra
.
Le
capigliature
lussureggianti
riflettono
i
bagliori
della
luce
artifiziale
come
nuvole
baciate
dal
sole
.
Ciascuna
si
è
assisa
al
suo
posto
.
Un
'
onda
vaporosa
di
suoni
esce
dai
sotterranei
per
confondersi
ai
bisbigli
delle
donne
,
ai
sussurri
delle
vesti
,
al
giocondo
tintinnio
delle
suppellettili
.
Le
leggi
dell
'
Istituto
esigono
che
all
'
ora
della
refezione
il
sesso
forte
si
tenga
in
disparte
.
Ma
vi
hanno
alle
finestre
ed
ai
balconi
degli
spettatori
,
che
fumando
il
loro
fragola
(
)
,
contemplano
dall
'
alto
il
lieto
spettacolo
,
lanciando
motti
e
sorrisi
alle
belle
commensali
.
Il
divieto
di
scendere
al
piano
-
terra
durante
la
refezione
delle
suore
,
non
poteva
estendersi
ai
visitatori
premuniti
di
un
mandato
legale
.
Al
momento
in
cui
le
ancelle
si
accingevano
ad
esportare
dalle
mense
il
desiderium
(
)
,
l
'
illustre
Virey
avea
quasi
compiuta
la
sua
rassegna
di
donne
.
Raffrontando
col
ritratto
fotografico
di
Fidelia
le
svariate
sembianze
che
si
offrivano
al
suo
sguardo
,
egli
procedeva
esitante
e
turbato
.
In
quel
giardino
di
bellezze
viventi
non
vi
era
dunque
una
forma
che
riproducesse
i
divini
contorni
della
estinta
fidanzata
dell
'
Albani
?
...
Ma
un
lampo
di
gioia
irradia
improvvisamente
la
fronte
dello
scienziato
.
Il
tipo
che
egli
va
cercando
gli
sta
dinanzi
:
ecco
la
realtà
che
potrà
surrogare
una
idea
;
ecco
la
donna
meglio
adatta
per
sostituirsi
ad
una
larva
...
Il
Virey
fece
il
giro
della
tavola
,
e
in
un
batter
di
ciglio
fu
presso
alla
immolata
.
-
Sorella
di
amore
-
disse
lo
scienziato
all
'
orecchio
della
bella
-
sono
dolentissimo
di
dovervi
importunare
in
tal
momento
...
Vi
è
un
malato
...
un
morente
...
che
reclama
i
vostri
soccorsi
...
La
sua
vita
dipende
da
voi
...
Abbandonate
la
mensa
e
seguitemi
!
...
-
La
preferenza
che
voi
mi
accordate
-
rispose
la
donna
con
amabile
accento
-
mi
colmerebbe
di
troppa
gioia
,
se
in
questo
istante
la
mia
vanità
femminile
non
fosse
dominata
da
un
istinto
più
volgare
.
Gli
stimoli
del
desiderium
mi
hanno
surreccitate
le
papille
nervee
a
tal
segno
,
che
il
mio
appetito
di
vivande
si
è
reso
feroce
,
e
voi
converrete
meco
che
questi
ninnoli
non
potranno
ottenere
altro
effetto
fuor
quello
di
irritare
davvantaggio
la
rabbia
de
'
miei
denti
.
Così
parlando
,
la
bella
portò
al
labbro
un
elegante
spillone
d
'
argento
,
sulla
cui
estremità
stavano
infisse
due
lingue
di
usignuolo
affumicate
.
-
Il
nostro
collega
Raspail
ha
provveduto
a
tali
urgenze
-
disse
il
Virey
traendo
da
una
scatoletta
due
pillole
di
midollo
concentrato
di
leone
.
-
Questi
due
globuletti
racchiudono
gli
atomi
sostanziali
di
due
pranzi
lautissimi
.
-
Sia
fatta
la
vostra
volontà
!
-
rispose
con
tristezza
la
donna
inghiottendo
le
pillole
;
-
ma
un
buon
pranzo
è
una
grande
consolazione
dei
sensi
,
mentre
invece
questi
surrogati
della
scienza
...
Poi
,
mutando
improvvisamente
di
tono
:
-
Ditemi
,
Primate
,
è
egli
bello
il
vostro
malato
?
-
Giudicatene
!
-
rispose
il
Virey
.
E
in
così
dire
,
pose
innanzi
alla
donna
una
fotografia
colorata
che
ritraeva
l
'
Albani
in
tutto
il
fulgore
della
sua
bellezza
giovanile
.
Che
è
stato
?
perché
mai
al
vedere
quelle
sembianze
l
'
Immolata
trasalisce
e
balza
dalla
seggiola
con
febbrile
agitazione
?
-
Presto
!
che
tardiamo
?
non
si
perda
un
istante
!
-
esclama
la
donna
con
voce
affannata
,
appoggiandosi
al
braccio
del
medico
.
E
già
entrambi
muovevano
per
uscire
,
quando
un
uomo
,
o
piuttosto
un
mostro
della
specie
umana
sbucò
improvvisamente
da
una
delle
porte
che
mettevano
agli
appartamenti
superiori
,
e
chiuse
il
passo
alla
donna
esclamando
con
terribile
voce
:
-
Fermatevi
!
voi
obbliate
le
vostre
promesse
!
...
L
'
Immolata
si
strinse
al
braccio
del
Virey
,
tremante
e
spaurita
come
una
capinera
in
presenza
dell
'
aspide
.
CAPITOLO
XXII
.
Cardano
.
Chi
era
quel
personaggio
...
terribile
?
Lo
sapremo
più
tardi
;
vediamo
ora
qual
fosse
nell
'
aspetto
.
La
sua
testa
era
enorme
.
Figuratevi
la
materia
organica
di
quattro
teste
,
impiegata
a
formarne
una
sola
.
Al
vederlo
,
il
Virey
provò
un
fremito
di
ribrezzo
e
si
arrestò
come
impietrito
.
-
Non
è
dunque
una
favola
la
testa
di
Medusa
?
Se
alla
capacità
di
questo
cranio
-
pensò
lo
scienziato
-
corrisponde
il
volume
del
midollo
cerebrale
,
qual
genio
portentoso
...
qual
grande
scellerato
dev
'
essere
costui
!
...
Indubbiamente
quell
'
uomo
era
un
mostro
;
pure
,
alla
immane
testa
non
poteva
rimproverarsi
altro
difetto
fuor
quello
di
essere
sproporzionata
al
restante
della
persona
.
Spiccate
il
capo
al
Mosé
di
Michelangelo
e
ponetelo
sulle
spalle
di
un
nano
,
voi
avrete
una
immagine
approssimativa
dello
strano
personaggio
.
I
suoi
grandi
occhi
bovini
,
coronati
da
grandi
sopracciglia
e
iniettati
di
sangue
,
rivelavano
una
straordinaria
potenza
di
percezione
.
L
'
espressione
del
suo
sguardo
era
tetra
,
non
sinistra
.
Le
grosse
labbra
,
perfettamente
delineate
,
dinotavano
la
energia
e
il
sensualismo
di
un
carattere
ardente
.
Era
una
testa
che
a
primo
tratto
eccitava
lo
sgomento
e
il
ribrezzo
,
ma
l
'
occhio
che
sovr
'
essa
osava
arrestarsi
un
istante
,
ne
rimaneva
abbagliato
.
La
corporatura
,
comparativamente
tozza
e
deforme
,
si
faceva
ammirare
per
lo
spiccato
rilievo
dei
contorni
.
Sotto
la
elegante
sopraveste
del
nano
si
indovinavano
un
torace
di
granito
,
due
braccia
di
acciaio
e
una
muscolatura
da
atleta
.
Il
Virey
,
dopo
aver
contemplato
in
silenzio
i
singoli
tratti
di
quel
fenomeno
vivente
,
prese
animo
a
parlargli
:
-
Potete
voi
affermare
dei
diritti
legali
sulla
suora
che
io
intendo
esportare
per
opera
di
carità
umana
?
...
In
tal
caso
soltanto
...
-
Dessa
mi
appartiene
!
-
interruppe
il
nano
vivamente
.
-
Interrogatela
!
...
Non
posso
supporre
che
ella
abbia
obliati
gli
impegni
con
me
presi
or
fanno
pochi
minuti
.
-
Noi
apparteniamo
alla
umanità
tutta
intera
-
rispose
l
'
Immolata
sospirando
;
-
ma
quelli
che
soffrono
,
quelli
che
partono
dalla
terra
hanno
su
noi
dei
diritti
più
urgenti
.
Così
parlando
,
la
donna
guardava
il
nano
fissamente
,
colla
espressione
supplichevole
e
mesta
del
delinquente
che
chiede
grazia
all
'
arbitro
de
'
suoi
giorni
.
E
vedendo
che
quegli
non
accennava
ad
arrendersi
,
la
trepida
donna
rivolse
la
parola
all
'
uomo
che
le
dava
di
braccio
,
invitandolo
a
mostrare
il
mandato
di
estradizione
di
cui
era
munito
.
Il
Virey
non
esitò
un
istante
a
porgere
il
foglio
.
Il
nano
lo
percorse
rapidamente
coll
'
occhio
,
e
parve
disarmato
.
-
Intorno
a
questa
mensa
-
riprese
lo
strano
personaggio
volgendo
la
parola
al
Virey
con
intonazione
più
mite
-
vi
hanno
ottocento
suore
disposte
a
prestarvi
i
loro
servizi
;
non
sareste
voi
abbastanza
cortese
per
riferire
la
vostra
scelta
sovra
una
di
quelle
?
-
Ragioni
di
scienza
me
lo
vietano
-
rispose
il
Virey
gravemente
.
-
L
'
illustre
malato
reclama
l
'
applicazione
di
un
assorbente
eminentemente
simpatico
,
e
in
questa
donna
soltanto
ho
potuto
scorgere
le
facoltà
che
al
mio
caso
si
confanno
.
Il
nano
aggrottò
le
ciglia
,
le
sue
labbra
impallidirono
e
parvero
minacciare
una
violenta
esplosione
di
collera
.
Girò
una
occhiata
d
'
intorno
,
un
'
occhiata
bieca
,
sospettosa
,
tremenda
;
ma
scorgendo
due
ufficiali
di
sorveglianza
che
si
avanzavano
alla
sua
volta
,
coll
'
accento
cupo
di
chi
si
reprime
,
disse
:
-
Sia
fatta
la
volontà
della
legge
!
Noi
ci
vedremo
più
tardi
...
Il
Virey
fece
un
saluto
del
capo
,
e
la
donna
,
cui
erano
state
dirette
le
ultime
parole
del
nano
,
rispose
con
una
intraducibile
occhiata
piena
di
angoscia
e
di
sommissione
.
Poco
dopo
,
la
volante
che
stazionava
sulla
piazza
della
cattedrale
,
accoglieva
nel
suo
grembo
il
Primate
e
la
suora
,
e
dirigevasi
con
moto
rapidissimo
verso
la
villa
Paradiso
.
Durante
il
tragitto
,
l
'
Immolata
appariva
turbata
.
-
Quest
'
uomo
-
le
disse
il
Virey
-
ha
prodotto
sui
vostri
nervi
una
impressione
dolorosa
.
Procurate
di
ricomporvi
e
di
obliare
.
Per
la
missione
che
ora
andate
a
compiere
si
esige
molta
calma
e
molta
energia
di
volere
.
-
Se
voi
conosceste
quel
mostro
!
-
esclamò
l
'
Immolata
rabbrividendo
.
-
Egli
è
dunque
di
una
specie
ben
trista
,
se
voi
tremate
e
vi
coprite
di
pallore
al
ricordarlo
?
...
-
Egli
è
un
mistero
più
buio
della
notte
e
più
profondo
del
mare
.
-
Voi
dunque
ignorate
affatto
chi
egli
sia
?
-
Se
ogni
sua
parola
non
è
una
menzogna
,
debbo
credere
che
egli
si
chiami
Cardano
,
e
ch
'
egli
sia
ricco
e
potente
come
un
re
.
-
E
viene
spesso
in
cerca
di
voi
?
-
Mi
ama
!
-
sospirò
la
donna
con
un
gesto
di
orrore
.
-
Se
sapeste
quale
tremenda
cosa
sia
per
noi
il
dover
subire
di
tali
amori
!
...
Uno
scoppio
di
lacrime
troncò
le
parole
della
donna
.
Il
medico
accerchiò
la
bellissima
testa
col
braccio
e
premendola
al
petto
esclamò
mestamente
:
-
La
società
moderna
,
designandovi
col
titolo
di
Immolate
,
ha
reso
giustizia
al
vostro
eroismo
.
-
No
!
no
!
-
riprendeva
la
desolata
singhiozzando
.
-
La
mente
dell
'
uomo
non
riuscirà
mai
a
concepire
le
atrocità
del
nostro
martirio
.
Uno
dei
più
orrendi
supplizii
ideati
dalla
scelleraggine
antica
fu
quello
di
legare
ad
un
vivo
il
corpo
di
un
estinto
per
seppellirli
abbracciati
nella
medesima
tomba
.
Orbene
:
nelle
prepotenze
a
cui
la
Immolata
si
assoggetta
vi
è
qualche
cosa
che
assomiglia
all
'
accoppiamento
di
un
morto
e
di
un
vivo
...
Essere
amata
da
quel
mostro
,
dover
subire
i
suoi
amplessi
,
dover
fingere
al
segno
,
ch
'
egli
talvolta
possa
illudersi
di
essere
amato
!
...
È
orribile
...
è
spaventoso
!
...
-
Da
quanto
tempo
conoscete
quell
'
uomo
?
-
domandò
il
Virey
.
-
Da
sei
o
sette
mesi
.
Dal
giorno
in
cui
a
Milano
ebbe
luogo
l
'
esperimento
della
pioggia
artifiziale
ideata
dal
celebre
Albani
.
Non
potrò
mai
obliare
le
tremende
parole
ch
'
io
lo
intesi
profferire
in
quella
occasione
.
Al
cadere
delle
prime
stille
,
mentre
dalla
città
si
alzava
un
grido
di
sorpresa
e
di
plauso
,
l
'
esplosione
di
un
ghigno
satanico
mi
trasse
a
rivolgere
il
capo
.
I
miei
occhi
si
incontrarono
per
la
prima
volta
in
quelli
del
basilisco
.
Ed
egli
,
senza
smettere
il
suo
ghigno
beffardo
,
e
guardandomi
fissamente
:
«
applaudite
!
applaudite
!
-
ringhiava
colla
sua
voce
cavernosa
;
-
questo
meccanismo
,
migliorato
,
corretto
e
opportunamente
applicato
,
al
meno
danno
potrà
fra
pochi
mesi
riprodurre
il
diluvio
!
»
Il
Virey
prestava
la
massima
attenzione
alle
parole
della
Immolata
e
a
sua
volta
diveniva
tetro
.
Il
moto
discendente
della
gondola
avvertì
lo
scienziato
che
era
tempo
di
avviare
la
conversazione
sovra
altro
tema
.
-
Adunate
le
vostre
forze
-
diss
'
egli
;
-
cacciate
dalla
mente
ogni
avversa
preoccupazione
;
il
nuovo
sacrificio
a
cui
andate
incontro
darà
la
vita
ad
un
fratello
che
ha
resi
i
più
segnalati
servigi
alla
umanità
.
Poco
dianzi
avete
nominato
l
'
Albani
,
l
'
inventore
della
pioggia
artifiziale
.
Orbene
,
sappiatelo
:
gli
è
appunto
quell
'
insigne
cittadino
che
reclama
le
vostre
cure
.
Poco
fa
,
nel
gettar
gli
occhi
sulla
di
lui
effigie
,
le
vostre
guance
si
animarono
di
un
vivo
rossore
,
e
se
io
non
mi
sono
ingannato
,
i
vostri
nervi
furono
scossi
da
un
elettrismo
simpatico
.
-
Primate
!
-
esclamò
la
donna
rianimandosi
improvvisamente
-
gli
è
che
quella
effigie
...
quelle
sembianze
...
-
Ebbene
!
-
esclamò
il
medico
colla
impaziente
curiosità
di
chi
sta
per
afferrare
l
'
ultima
parola
di
un
enigma
.
-
Ebbene
!
-
sospirò
l
'
Immolata
-
quella
effigie
e
quelle
sembianze
mi
hanno
ricordato
ciò
che
una
donna
della
mia
condizione
ha
l
'
obbligo
di
obliare
,
che
anch
'
io
sulla
terra
ho
amato
una
volta
,
e
molto
,
e
intensamente
amato
pel
solo
diletto
di
amare
.
Su
queste
parole
della
Immolata
la
gondola
toccò
terra
.
Il
Virey
offerse
il
braccio
alla
donna
,
e
si
inoltrò
con
essa
nella
galleria
che
metteva
alla
stanza
del
malato
.
-
Nessun
sintomo
allarmante
?
-
chiese
il
medico
entrando
.
-
Nessuno
-
rispose
fratello
Consolatore
.
-
Lasciamo
con
lui
questa
suora
e
ritiriamoci
.
Ciò
che
importa
-
soggiunse
il
medico
volgendosi
alla
Immolata
-
è
che
quest
'
uomo
creda
in
voi
prima
che
siano
trascorse
due
ore
.
Tutti
uscirono
dalla
stanza
ad
eccezione
della
donna
.
Questa
si
appressò
tremando
al
letto
dell
'
infermo
.
La
luce
melanconica
della
lampada
azzurra
,
rischiarando
il
pallido
volto
,
lo
abbelliva
di
una
tristezza
funerea
.
L
'
Immolata
,
al
vedere
quelle
sembianze
,
potè
a
stento
reprimere
un
grido
.
Si
gettò
su
quel
corpo
assiderato
coll
'
impeto
di
una
madre
selvaggia
che
trova
il
proprio
figlio
ucciso
da
una
serpe
.
Le
sue
braccia
,
incrociandosi
tra
le
chiome
dell
'
infermo
,
sollevarono
dai
guanciali
il
capo
estenuato
;
le
sue
labbra
tumide
di
sangue
,
esuberanti
di
ardore
,
corsero
avidamente
a
baciare
una
bocca
,
dove
la
morte
già
delineava
il
suo
glaciale
sorriso
.
Quel
bacio
poteva
essere
eterno
.
L
'
Immolata
,
affiggendo
le
sue
labbra
a
quelle
dell
'
Albani
,
dovea
trasmettere
la
vita
o
assorbire
la
dissoluzione
.
Ma
i
presagi
del
Virey
non
tardarono
ad
avverarsi
.
L
'
infermo
dopo
alcuni
istanti
aprì
gli
occhi
.
-
Che
è
stato
?
-
domandò
con
fioca
voce
.
L
'
Immolata
trasalì
,
e
cadendo
in
ginocchio
presso
il
letto
del
malato
,
gli
mormorò
all
'
orecchio
una
parola
che
parve
rianimarlo
.
-
Il
vostro
nome
!
il
vostro
nome
!
-
ripeteva
l
'
Albani
,
guardandola
fissamente
.
E
allora
,
con
un
accento
pieno
di
soavità
e
di
tristezza
,
la
genuflessa
prese
a
parlare
di
tal
guisa
:
CAPITOLO
XXIII
.
Sogno
di
una
notte
di
estate
.
-
Lassù
,
al
paese
,
dove
le
figliuole
non
hanno
cessato
di
portare
con
orgoglio
i
nomi
delle
loro
madri
,
mi
chiamavano
Maria
.
Più
tardi
,
mutando
dimora
e
condizione
,
io
presi
il
nome
di
Glicinia
...
-
La
Glicinia
è
un
pallido
fiore
-
mormorò
l
'
Albani
.
-
Se
voi
non
vi
chiamate
Fidelia
,
come
accade
ch
'
io
vi
vegga
inginocchiata
davanti
al
mio
letto
?
-
È
il
posto
che
mi
spetta
;
e
non
credo
che
altra
persona
al
mondo
più
di
me
ci
avrebbe
dritto
.
Noi
donne
siamo
portate
ad
amare
con
istinto
materno
coloro
ai
quali
abbiamo
dato
la
vita
,
e
quando
una
di
queste
vite
è
in
pericolo
,
noi
sappiamo
che
per
salvarla
nessuna
potenza
umana
uguaglierebbe
la
nostra
!
-
Mia
madre
è
morta
!
-
sospirò
l
'
Albani
;
-
le
sue
carezze
e
i
suoi
baci
mancarono
alla
mia
giovinezza
.
-
Nè
vi
resta
il
sovvenire
di
altre
carezze
,
di
altri
baci
,
più
impetuosi
,
più
ardenti
,
che
in
una
notte
di
spasimi
atroci
,
in
un
'
ora
di
tremenda
agonia
vi
fecero
esclamare
:
la
giustizia
degli
uomini
mi
avea
ucciso
e
l
'
amore
di
un
angelo
mi
richiama
alla
vita
?
...
L
'
Albani
si
rizzò
sui
guanciali
,
ma
tosto
,
vinto
dalla
spossatezza
,
piegò
il
capo
su
quello
della
Immolata
esclamando
:
parlami
!
-
Parlami
ancora
!
la
tua
voce
mi
fa
bene
al
cuore
.
-
Or
fanno
cinque
anni
-
riprese
la
donna
-
al
cadere
del
giorno
,
io
sedeva
con
mia
madre
fuor
della
casetta
tutta
coperta
di
edera
e
di
glicinie
,
posta
sul
declivio
di
una
collina
.
Il
sole
tramontava
dietro
un
padiglione
di
nuvole
ardenti
,
i
cui
riflessi
di
porpora
rischiaravano
il
villaggio
come
vampa
di
Incendio
.
Si
respirava
un
'
aria
di
fuoco
.
Regnava
intorno
a
noi
quel
silenzio
lugubre
che
sembra
presagire
l
'
uragano
.
Allo
svolto
del
sentiero
che
metteva
alla
nostra
abitazione
apparve
un
viandante
affannato
.
Si
appoggiò
al
muricciuolo
,
e
scuotendosi
la
polvere
dagli
abiti
,
pareva
cercare
collo
sguardo
una
persona
a
cui
chiedere
soccorso
.
Vestiva
la
tunica
bianca
del
prete
riformato
,
e
sotto
il
suo
largo
cappello
da
pellegrinaggio
si
disegnavano
i
contorni
di
un
bellissimo
viso
.
Mia
madre
si
alzò
.
Quel
movimento
attrasse
a
noi
gli
sguardi
del
Levita
,
che
tosto
si
diresse
alla
nostra
volta
esclamando
una
parola
di
benedizione
.
-
La
volontà
di
Dio
e
la
saggezza
degli
uomini
-
proseguì
egli
colla
sua
voce
piena
di
angelica
dolcezza
-
mi
hanno
imposto
di
accompagnare
pel
duro
calle
della
espiazione
uno
sventurato
,
che
oggimai
non
ha
più
il
diritto
di
coabitare
coi
fratelli
.
Ma
la
pietà
di
Dio
impone
dei
temperamenti
alla
giustizia
della
società
,
e
l
'
arbitro
di
questi
temperamenti
suoi
essere
il
sacerdote
.
Ora
,
ecco
un
caso
nel
quale
io
posso
di
tutta
coscienza
invocare
pel
mio
martire
la
tregua
dei
rigori
legali
.
Il
reietto
è
là
...
giacente
sul
terreno
...
affranto
dalla
stanchezza
e
dalla
febbre
...
L
'
uragano
è
imminente
...
Io
non
debbo
permettere
che
quell
'
infelice
muoia
sulla
via
maledicendo
agli
uomini
ed
al
cielo
.
Consentireste
voi
a
dargli
asilo
per
questa
notte
?
Mia
madre
ed
io
ci
ricambiammo
uno
sguardo
,
e
introducemmo
il
Levita
nel
cortiletto
.
Benedette
le
case
dei
nostri
padri
!
-
esclamò
il
prete
;
-
questi
porticati
erano
una
ispirazione
della
carità
!
qui
le
rondini
fabbricavano
i
loro
nidi
,
e
qui
dormivano
nella
sicurezza
i
perseguitati
e
i
mendichi
.
Non
volete
salire
agli
appartamenti
superiori
?
-
chiese
mia
madre
al
Levita
.
-
No
!
...
l
'
infrazione
della
legge
eccederebbe
i
limiti
che
mi
sono
prescritti
.
Si
stabilì
di
collocare
un
pagliericcio
al
piede
della
scala
.
Mia
madre
ed
io
ci
affrettammo
ad
apprestare
quel
povero
letto
,
corredandolo
di
un
guanciale
e
di
una
coltre
.
Noi
stendemmo
fra
le
colonne
del
portico
una
tenda
di
riparo
:
una
scranna
,
un
'
anfora
d
'
acqua
,
un
lavacro
ed
una
lampada
elettrica
completarono
il
mobilio
di
quell
'
andito
terreno
,
dove
la
pietà
,
sposandosi
all
'
infortunio
,
doveva
in
quella
notte
tramutarsi
in
un
amore
infinito
.
«
Frattanto
,
il
sacerdote
era
uscito
con
due
famigli
per
soccorrere
il
caduto
e
sorreggerlo
fino
alla
porta
della
nostra
casa
.
Il
vergine
cuore
di
una
fanciulla
ha
dei
presentimenti
divini
.
Ciò
che
noi
proviamo
all
'
appressarsi
di
quel
lui
ignorato
che
dovrà
essere
il
sole
della
nostra
esistenza
è
qualche
cosa
che
simiglia
ad
un
'
aurora
.
La
nostra
anima
si
rischiara
,
i
nostri
sensi
tripudiano
;
noi
ci
sentiamo
inondate
di
una
beatitudine
rivelatrice
...
Nella
attonita
fantasia
il
mistero
prende
forma
,
ed
è
una
forma
indeterminata
,
volubile
,
che
ad
ogni
tratto
svanisce
per
ricomporsi
,
per
rassodarsi
,
per
isfuggirci
di
nuovo
,
fino
a
quando
,
all
'
apparire
di
un
essere
reale
,
il
cuore
non
ci
gridi
con
un
sussulto
:
eccolo
!
è
lui
!
Ho
cercato
di
esprimere
le
ansie
della
attesa
,
ma
invano
tenterei
dipingere
a
parole
la
emozione
che
provai
nel
vedermi
innanzi
...
quello
sventurato
.
Egli
era
bello
della
tua
bellezza
;
egli
era
pallido
come
tu
lo
sei
;
egli
soffriva
come
tu
soffri
...
I
due
famigli
,
sorreggendolo
,
lo
accompagnarono
fino
al
letto
.
Mi
passò
accanto
,
levò
gli
occhi
,
e
il
suo
sguardo
-
poiché
la
parola
gli
era
contesa
dal
dovere
-
esprimeva
un
ringraziamento
affettuoso
.
«
I
miei
occhi
non
si
affissarono
che
un
istante
su
lui
,
ma
la
sua
imagine
rimase
avvinta
al
mio
cuore
per
non
più
dipartirsene
.
Mia
madre
,
all
'
atto
di
allontanarsi
,
chiese
al
Levita
se
di
nulla
abbisognasse
.
«
Troverò
il
mio
posto
per
riposarmi
-
riprese
quegli
,
e
accennando
al
compagno
che
si
appoggiava
alla
muraglia
per
sorreggersi
,
ci
fece
comprendere
che
la
nostra
presenza
cominciava
a
divenire
importuna
.
Ci
avviammo
per
salire
agli
appartamenti
superiori
.
Io
non
proffersi
parola
;
le
lacrime
agglomerate
sul
cuore
facevano
intoppo
alla
voce
.
Prima
che
noi
fossimo
entrate
nelle
nostre
stanze
,
uno
scoppio
fragoroso
di
tuono
annunziò
lo
scatenarsi
dell
'
uragano
»
.
L
'
Immolata
si
interruppe
.
Il
tremito
convulso
onde
l
'
infermo
era
assalito
lo
avvertiva
che
i
dettagli
spaventevoli
di
quella
scena
potevano
ucciderlo
.
La
crisi
fu
passeggiera
.
Il
sembiante
dell
'
Albani
si
ricompose
,
una
leggiera
tinta
di
rossore
traspirò
dalle
pallide
guance
,
gli
occhi
si
animarono
di
viva
luce
.
L
'
Immolata
raccolse
tra
le
braccia
il
bel
capo
che
per
un
istante
si
era
scostato
da
lei
,
e
riprese
a
parlare
di
tal
guisa
:
-
Le
grandi
commozioni
della
natura
non
durano
a
lungo
.
Di
là
a
pochi
istanti
,
la
tempesta
era
cessata
,
e
il
cielo
raggiante
di
stelle
,
gli
alberi
ed
i
fiori
rinfrescati
dalla
pioggia
si
scambiavano
un
saluto
di
luce
e
di
profumi
.
La
notte
riprendeva
la
sua
calma
solenne
,
e
tutto
il
creato
pareva
gioire
.
Ciò
che
non
poteva
placarsi
era
il
turbamento
,
l
'
agitazione
,
la
febbre
del
mio
povero
cuore
.
Io
non
mi
era
coricata
.
Durante
l
'
uragano
,
io
non
aveva
cessato
di
pregare
,
di
piangere
,
di
baciare
col
desiderio
della
pietà
e
dell
'
amore
il
bel
volto
dell
'
ospite
infelice
.
L
'
atmosfera
della
stanzetta
mi
soffocava
.
Apersi
la
finestra
;
la
dolce
frescura
e
le
esalazioni
del
giardino
non
valsero
a
confortarmi
.
Sotto
la
finestra
che
sovrastava
al
porticato
,
io
vedevo
al
soffio
dell
'
aere
agitarsi
una
tenda
.
Dei
singulti
affannosi
giungevano
al
mio
orecchio
,
e
penetrandomi
nel
cuore
,
parevano
tradursi
in
richiami
e
rimproveri
.
Sorpassando
quel
debole
riparo
di
tela
,
il
mio
pensiero
penetrava
nell
'
andito
lugubre
,
ove
un
bello
,
un
giovane
uomo
,
reietto
dalla
società
,
implorava
nei
tremiti
della
febbre
quella
stilla
ravvivatrice
che
è
una
parola
di
perdono
e
di
amore
.
E
mentre
nell
'
animo
mio
si
dibattevano
le
esitanze
e
i
desiderii
;
mentre
i
pregiudizii
contrastavano
a
quegli
istinti
di
pietà
e
di
sacrifizio
che
fanno
santa
la
donna
,
io
aveva
sorpassata
la
soglia
della
stanzetta
;
ero
discesa
al
piano
terreno
,
ero
caduta
in
ginocchio
presso
il
giaciglio
di
un
infelice
...
-
E
quegli
?
-
domandò
l
'
Albani
con
voce
animata
.
-
Sollevò
il
capo
e
mi
stese
le
braccia
,
profferendo
la
parola
del
Cristo
morente
...
«
ho
sete
!
»
-
Gli
sventurati
hanno
sete
di
pietà
e
di
amore
-
interruppe
l
'
Albani
.
-
Infatti
-
proseguì
l
'
Immolata
-
l
'
acqua
che
io
gli
porsi
non
valse
a
dissetarlo
...
-
Oh
!
mi
sovvengo
-
riprese
l
'
Albani
contemplando
con
espressione
di
viva
riconoscenza
e
di
affetto
il
bel
volto
della
donna
;
mi
sovvengo
di
tutto
...
Eppure
,
in
quella
notte
gli
ardori
del
mio
labbro
furono
ammorzati
!
...
-
Ti
rammenti
di
qual
maniera
?
-
chiese
Glicinia
sollevandosi
e
affiggendo
amorosamente
la
bocca
a
quella
dell
'
infermo
.
-
Tu
mi
attiravi
al
tuo
petto
esclamando
:
«
io
ti
ringrazio
...
io
ti
benedico
...
I
tuoi
baci
mi
daranno
la
forza
di
vivere
...
e
di
soffrire
.
»
La
reminiscenza
di
una
ebbrezza
sovrumana
,
ravvivata
dall
'
aspetto
,
dalla
voce
,
dalle
ardenti
carezze
di
una
donna
incomparabilmente
leggiadra
,
operarono
il
miracolo
.
Ripetendo
con
voce
sussultante
le
parole
della
enfatica
narratrice
,
l
'
Albani
aveva
ripreso
,
colle
illusioni
del
passato
,
tutta
la
energia
del
suo
temperamento
giovanile
.
Quel
lungo
duetto
di
amore
si
chiuse
con
una
cabaletta
che
il
gusto
musicale
dell
'
epoca
nostra
ci
impone
di
sopprimere
.
L
'
impeto
della
passione
non
poteva
durare
a
lungo
nella
fibra
estenuata
dell
'
infermo
.
Quando
il
Virey
e
fratello
Consolatore
rientrarono
poco
dopo
nella
stanza
,
l
'
Albani
era
ricaduto
nel
letargo
;
ma
il
pallido
volto
supino
ai
guanciali
pareva
tuttavia
irradiato
di
felicità
,
e
il
labbro
atteggiato
al
sorriso
rivelava
la
calma
serena
degli
organi
intelligenti
.
Il
Primate
si
accostò
al
letto
.
Posò
la
mano
sul
cuore
dell
'
infermo
,
e
guardando
fissamente
la
donna
,
colla
espressione
di
chi
si
attende
una
risposta
affermativa
,
le
chiese
a
bassa
voce
:
«
ha
creduto
?
»
-
Ha
creduto
-
rispose
l
'
Immolata
.
E
la
porpora
delle
guance
,
lo
splendore
degli
occhi
,
l
'
ansia
del
petto
,
prestavano
alla
pudica
parola
il
più
espressivo
dei
commenti
.
-
Voi
potete
ritirarvi
-
disse
il
medico
all
'
Immolata
;
-
la
vostra
missione
è
compiuta
;
dopo
il
breve
letargo
,
avremo
la
reazione
febbrile
,
e
in
seguito
a
quella
potremo
operare
sul
sangue
con
sicurezza
di
riuscita
.
In
quel
punto
entravano
nella
stanza
gli
alunni
e
alcuni
subalterni
della
villa
.
-
Ho
l
'
onore
di
annunziarvi
-
proseguì
il
Virey
solennemente
-
che
fra
dodici
giorni
l
'
illustre
Albani
avrà
ricuperata
l
'
integrità
del
suo
essere
,
e
potrà
presentarsi
alla
Assemblea
elettorale
del
nobile
Dipartimento
che
intende
elevarlo
alla
carica
di
Gran
Proposto
.
L
'
Immolata
esitava
ad
uscire
.
Fratello
Consolatore
la
prese
per
mano
e
traendola
in
disparte
:
-
Sorella
-
le
disse
all
'
orecchio
;
-
al
sacerdote
e
all
'
Immolata
non
è
mai
permesso
di
obliare
che
la
vita
è
un
sacrifizio
.
-
No
!
no
!
-
rispose
la
donna
colla
vivacità
di
un
fanciullo
contrariato
;
-
noi
viviamo
di
amore
,
e
ogni
voto
,
ogni
legge
sociale
che
si
oppone
a
questo
sovrano
istinto
della
natura
,
è
una
mostruosità
di
cui
Dio
deve
inorridire
.
Io
amo
quest
'
uomo
!
...
Egli
mi
ha
insegnato
i
più
intensi
piaceri
e
i
dolori
più
tremendi
della
vita
..
»
per
lui
divenni
madre
!
...
Il
Levita
levò
gli
occhi
nel
bellissimo
volto
soffuso
di
lacrime
,
e
quello
sguardo
gli
ravvivò
nel
pensiero
mille
memorie
assopite
.
E
traendo
seco
la
donna
oltre
il
vestibolo
per
passare
nel
giardino
:
-
Non
era
dunque
-
esclamava
-
un
sogno
di
inferma
fantasia
ciò
che
il
mio
povero
compagno
di
viaggio
ebbe
a
rivelarmi
dopo
quella
notte
angosciosa
che
noi
passammo
a
Losanna
.
Ma
voi
...
?
Come
avviene
che
io
debba
rivedervi
fra
le
Immolate
,
dopo
che
Iddio
vi
aveva
fatta
santa
col
maggiore
de
'
suoi
benefizii
,
rendendovi
madre
?
...
-
Io
perdetti
mio
figlio
-
rispose
la
donna
con
un
sospiro
.
-
Morto
?
...
-
Rapito
in
età
di
due
mesi
.
Fratello
Consolatore
giunse
le
mani
esclamando
:
-
E
Iddio
vorrà
permettere
che
duri
eternamente
impunita
questa
tratta
misteriosa
di
neonati
per
cui
piangono
tante
madri
!
...
Duemila
e
cinquecento
bimbi
scomparsi
dall
'
Europa
in
meno
di
tre
anni
...
e
nessun
indizio
...
nessuna
traccia
...
-
Tacete
!
...
-
interruppe
la
donna
rabbrividendo
.
-
Che
è
stato
?
...
-
Vedete
...
quell
'
uomo
?
...
-
Un
orribile
uomo
!
-
disse
il
Levita
,
guardando
verso
la
cancellata
del
giardino
.
-
Ebbene
...
quel
terribile
nano
...
quel
mostro
...
in
un
momento
di
esaltazione
amorosa
...
mi
avrebbe
promesso
...
-
Vi
avrebbe
promesso
?
...
-
Di
restituirmi
la
mia
creatura
a
patto
che
io
infranga
i
miei
voti
,
a
patto
ch
'
io
mi
sacrifichi
a
lui
per
tutto
il
resto
de
'
miei
giorni
.
Fratello
Consolatore
alzò
gli
occhi
al
cielo
e
dopo
breve
silenzio
esclamò
con
fatidico
accento
:
-
È
necessario
che
il
sacrificio
si
compia
;
i
figli
sono
la
redenzione
dei
padri
.
Così
parlando
,
il
sacerdote
e
la
donna
erano
giunti
alla
porta
maestra
del
gran
parco
.
-
Sorella
di
amore
!
-
ringhiò
il
nano
che
stava
ad
attenderli
oltre
il
cancello
-
i
termini
della
estradizione
sono
spirati
-
vorrete
voi
permettere
,
o
bella
fra
le
belle
,
che
io
vi
riconduca
all
'
ovile
nella
mia
gondola
?
...
L
'
Immolata
si
ritrasse
con
ribrezzo
;
ma
appena
il
sacerdote
le
ebbe
mormorato
all
'
orecchio
una
misteriosa
parola
,
abbandonando
il
suo
braccio
a
quello
del
mostro
,
ella
salì
con
lui
nella
gondola
e
disparve
.
CAPITOLO
XXIV
.
Al
Caffè
Merlo
.
Usciamo
dalle
alcove
!
Uno
splendido
sole
ravviva
le
contrade
della
bella
e
popolosa
Milano
.
Questo
ente
collettivo
,
che
rappresenta
lo
spirito
e
l
'
attività
di
una
fra
le
più
illustri
famiglie
della
Unione
,
si
prepara
ad
eleggere
il
Gran
Proposto
che
dovrà
succedere
al
dimissionario
Berretta
.
La
lotta
elettorale
,
a
norma
di
Legge
,
dovrà
chiudersi
nel
termine
di
dodici
giorni
,
onde
il
nuovo
titolato
possa
intervenire
al
Congresso
dipartimentale
di
Napoli
e
di
là
trasferirsi
a
Berlino
dove
l
'
Assemblea
sovrana
suole
adunarsi
alla
fine
d
'
anno
.
Il
proclama
politico
del
Torresani
,
la
diagnosi
dell
'
umano
deperimento
e
i
tremendi
pronostici
enunziati
dal
Virey
,
nonchè
i
tetri
e
complicati
episodii
a
cui
abbiamo
assistito
,
ci
avvertono
che
,
malgrado
l
'
apparente
benessere
dell
'
Europa
,
gli
individui
vi
si
muovono
a
disagio
e
non
paiono
troppo
soddisfatti
dell
'
ordinamento
politico
e
sociale
che
li
regge
.
-
Vi
è
un
motto
che
sempre
fu
mormorato
dalle
masse
all
'
indomani
di
ogni
conquista
,
di
ogni
progresso
liberale
:
si
stava
meglio
quando
si
stava
peggio
.
Dovremo
noi
meravigliarci
se
l
'
assurda
querimonia
si
va
tuttavia
ripetendo
in
un
'
epoca
,
nella
quale
si
veggono
realizzate
le
più
audaci
utopie
dei
secoli
precedenti
?
...
La
natura
dell
'
uomo
non
si
muta
e
il
moto
delle
aspirazioni
è
infinito
.
Fatto
è
che
il
Governo
della
Unione
(
come
tutti
i
governi
che
furono
e
che
saranno
)
ha
per
base
...
un
vulcano
.
Duecento
sessanta
quattro
Comuni
,
oltre
quello
di
Milano
,
sono
chiamati
a
nominare
il
loro
Capo
e
rappresentante
.
Il
fervore
,
l
'
agitazione
,
l
'
entusiasmo
degli
elettori
,
nonchè
l
'
apparato
delle
macchine
e
la
complicazione
delle
manovre
dimostrano
la
straordinaria
importanza
della
lotta
.
Non
dipartiamoci
dalla
città
che
fu
il
teatro
degli
avvenimenti
fin
qui
riferiti
.
Lo
spettacolo
che
oggi
vorrà
offrirci
Milano
non
sarà
molto
dissimile
da
quello
che
potremmo
scorgere
altrove
.
Come
ho
detto
,
la
giornata
è
abbellita
da
uno
splendido
sole
.
Gli
Apparatori
pubblici
hanno
allentati
i
velarli
riparatori
e
l
'
estate
di
S
.
Martino
penetra
allegramente
nelle
vie
a
cacciarne
le
poco
salubri
esalazioni
delle
stufe
.
Dai
balconi
e
dalle
finestre
svolazzano
bandiere
e
girandole
di
mille
colori
,
e
al
suono
delle
fanfare
a
migliaia
i
subalterni
di
ogni
classe
sì
spandono
nella
città
per
affiggere
i
proclami
di
concorso
.
Chi
potrà
reggere
alla
rassegna
di
quelle
tappezzerie
stampate
e
dipinte
?
-
Si
vuole
che
i
pretendenti
alla
Propostura
dell
'
Olona
siano
diecimila
.
-
vorreste
voi
leggere
altrettanti
proclami
?
Attendiamo
!
Quelle
dicerie
verranno
riprodotte
dai
giornali
:
ed
ecco
appunto
una
processione
di
Portavvisi
si
diparte
dal
Piccolo
Campidoglio
per
attraversare
quella
grande
arteria
cittadina
che
si
intitola
il
Corso
Ossobuco
.
Poniamoci
a
sedere
sotto
il
Padiglione
del
Caffè
Merlo
,
dove
la
processione
dovrà
passare
e
dove
per
avventura
ci
sarà
dato
raccogliere
dalle
conversazioni
animatissime
dei
cittadini
qualche
sintomo
della
pubblica
opinione
.
Affrettiamoci
.
V
'
è
ancora
un
tavolino
libero
,
e
poco
lungi
da
quello
,
seggono
,
con
alcuni
milanesi
di
nostra
antica
conoscenza
,
due
Primati
dalla
fisonomia
grave
ma
altrettanto
simpatica
.
-
Ci
siamo
,
caro
Pestalozza
!
-
La
è
proprio
così
,
caro
Pirotta
!
E
i
due
milanesi
,
scambiandosi
un
risolino
più
ebete
che
sarcastico
,
tuffano
il
loro
chiffer
nel
caffè
e
pannera
ed
esclamano
:
-
Prepariamoci
alla
lotta
!
-
Rinforziamo
la
macchina
!
Esaurita
la
colazione
,
i
due
amici
riprendono
il
discorso
.
-
Hai
fissato
il
tuo
...
individuo
?
-
Non
ancora
;
ma
io
voterò
colla
maggioranza
de
'
miei
colleghi
politici
.
-
Tu
appartieni
a
qualche
circolo
?
-
Al
Circolo
dei
Droghieri
indipendenti
.
-
Il
vostro
programma
?
-
Vogliamo
che
il
governo
adotti
il
caffè
igienico
fico
-
patata
pei
Coscritti
dell
'
Agro
.
-
Come
afferma
il
vecchio
Pungolo
,
tutte
le
opinioni
politiche
sono
rispettabili
quando
si
ispirino
,
al
pari
delle
vostre
,
ai
grandi
interessi
della
patria
.
Quanto
a
me
,
intendo
portare
il
mio
voto
sul
Primate
Albani
...
-
Vedremo
il
suo
manifesto
...
Pur
che
vi
abbia
qualche
allusione
in
favore
dell
'
anzidetto
caffè
igienico
,
io
vedrò
di
appoggiarlo
.
-
L
'
elezione
dell
'
Albani
farebbe
scoppiare
dalla
bile
quel
bel
mobile
dell
'
ex
proposto
Berretta
con
tutti
i
satelliti
della
infame
Consorteria
.
-
S
'
io
fossi
certo
di
veder
crepare
l
'
ex
proposto
...
-
Quel
ludro
!
-
Quel
ladro
,
dico
io
!
-
E
che
ladro
!
Si
vuole
che
tutti
gli
anni
mandasse
secretamente
a
Madera
un
miliardo
di
lussi
!
...
-
E
i
buoni
Milanesi
l
'
han
lasciato
partire
...
-
Oh
!
la
morte
del
Prina
!
...
-
E
noi
due
a
far
la
parte
del
cavallo
...
Ma
ecco
un
compare
che
sarà
del
nostro
avviso
.
-
Che
vuol
dire
quell
'
aria
affannata
?
Il
brugnone
Perelli
si
accosta
al
tavolino
con
un
giornale
alla
mano
,
esclamando
:
-
Avete
letto
?
cose
da
far
piangere
i
sassi
!
...
-
Che
è
stato
?
-
È
morto
l
'
ex
-
proposto
Berretta
.
-
Morto
!
Oh
,
disgrazia
!
Ma
quando
?
Ma
come
?
-
Leggete
!...sentite!
«
La
mano
ci
trema
...
le
lagrime
ci
fan
velo
agli
occhi
...
il
cuore
ci
si
spezza
nel
trascrivere
l
'
infausta
novella
...
Quell
'
ottimo
patriota
,
quell
'
illustre
pubblicista
,
quell
'
integro
amministratore
della
cosa
pubblica
,
quel
solerte
funzionario
al
cui
genio
,
alla
cui
operosità
Milano
va
debitrice
dei
tanti
abbellimenti
edilizii
,
dei
tanti
provvedimenti
economici
e
filantropici
che
in
pochi
anni
la
elevarono
al
rango
di
città
capitalissima
-
l
'
illustre
,
il
benemerito
,
il
grande
,
l
'
immortale
nostro
concittadino
Berretta
non
è
più
!
Al
momento
di
abbandonare
per
sempre
la
sua
diletta
Milano
,
quel
nobile
cuore
si
è
spezzato
...
di
angoscia
»
.
-
Povero
Berretta
!
-
esclama
il
Pestalozza
;
-
vero
galantuomo
!...vero
patriota
!
...
-
E
una
testa
!
-
soggiunge
il
Pirotta
,
-
una
di
quelle
teste
...
-
E
galantuomo
,
perdio
!
-
Uomini
che
non
dovrebbero
morir
mai
!
-
Ma
Milano
farà
il
suo
dovere
.
-
Apriamo
subito
una
sottoscrizione
per
erigergli
un
monumento
...
-
Approvato
!
-
gridarono
molte
voci
.
-
Io
proporrei
...
-
Sentiamo
!
tu
proporresti
?
...
-
Che
i
Milanesi
facessero
pubblica
e
solenne
riparazione
dei
loro
torti
verso
l
'
illustre
estinto
,
rieleggendolo
alla
carica
di
Gran
Proposto
.
-
Sarebbe
una
dimostrazione
degna
di
noi
.
L
'
illustre
estinto
aveva
troppo
buon
senso
per
opporsi
alla
adottazione
del
caffè
igienico
fico
-
patata
...
Proporrò
la
nomina
al
Circolo
dei
droghieri
...
-
Frattanto
sottoscriviamo
!
Olà
!
penna
,
calamaio
!
e
avanti
a
chi
tocca
!
I
circostanti
si
affollano
intorno
al
Pirotta
,
e
mentre
,
inneggiando
al
defunto
,
tutti
gareggiano
nell
'
offrir
denaro
pel
monumento
,
i
due
Primati
prendono
a
parlare
fra
loro
sommessamente
.
-
Ecco
un
altro
cittadino
benemerito
,
a
cui
verrà
resa
giustizia
quando
i
suoi
compatrioti
non
vedranno
più
in
lui
che
un
uomo
di
Pietra
!
-
mormora
il
giovane
Foscolo
.
-
Il
volgo
fu
sempre
volgo
-
risponde
il
Primate
Alfieri
,
e
l
'
istruzione
universale
ha
cretinizzato
le
masse
completamente
.
Se
il
governo
non
mette
un
freno
alla
stampa
...
-
E
tu
osi
profferire
questo
voto
liberticida
?
...
-
Esso
formerà
la
base
del
mio
programma
elettorale
.
La
libertà
di
stampa
fu
utile
e
buona
ai
tempi
in
cui
l
'
istruzione
era
privilegio
di
pochi
.
A
quell
'
epoca
,
l
'
audacia
dello
scrivere
quasi
sempre
andava
accompagnata
alla
coscienza
del
sapere
.
La
falange
degli
scrittori
pessimi
non
era
tanto
compatta
da
chiudere
il
varco
agli
intelligenti
ed
agli
onesti
,
e
la
voce
solitaria
del
genio
poteva
ancora
soverchiare
il
raglio
collettivo
delle
plebi
.
Ma
oggi
?
Tutti
leggono
,
tutti
scrivono
.
La
statistica
libraria
ci
afferma
che
nella
Unione
Europea
vengono
in
luce
da
venti
a
trentamila
volumi
ogni
giorno
.
Altrettanti
,
e
forse
più
,
ne
produce
l
'
America
;
e
non
parliamo
delle
altre
province
già
invase
e
corrotte
dalla
nostra
civiltà
.
A
leggere
tutti
i
volumi
che
si
pubblicano
in
un
giorno
,
appena
basterebbe
la
vita
di
un
uomo
!
Qual
criterio
può
ora
guidare
le
nostre
preferenze
?
E
chi
ci
addita
il
buon
libro
?
Chi
vorrà
sommergersi
in
questo
oceano
di
insensatezze
stampate
,
colla
incerta
lusinga
di
scoprire
quando
che
sia
,
per
favore
del
caso
,
qualche
perla
sepolta
fra
le
alghe
?
Ammesso
che
alla
espansività
dell
'
idiotismo
che
scrive
non
si
voglia
mettere
un
freno
,
qual
sarà
l
'
avvenire
della
nostra
letteratura
?
L
'
asfissia
del
senso
comune
,
e
un
contagio
di
asinità
irreparabile
.
Uomini
di
genio
,
appiccatevi
!
Il
mondo
non
ha
più
orecchio
per
voi
,
dacché
la
stampa
è
in
balia
dell
'
ebete
maggioranza
.
-
I
parrucchieri
!
i
parrucchieri
!
(
)
gridano
a
tal
punto
molte
voci
.
Gli
assembrati
si
levano
come
un
sol
uomo
,
e
iportabandiere
del
giornalismo
cominciano
a
sfilare
dinanzi
al
padiglione
.
-
Sai
tu
-
chiede
a
Foscolo
l
'
Alfieri
-
a
quanti
ascendano
i
nuovi
organi
di
mistificazione
che
oggi
si
istituirono
a
Milano
per
la
bisogna
delle
elezioni
?
...
-
Da
seicento
ad
ottocento
,
salvo
errore
.
-
Non
meno
di
duemila
...
Ma
il
rullo
dei
tamburi
,
il
fragore
delle
tube
egizie
,
e
gli
urli
dei
banditori
di
giornalismo
ingrossati
dai
saxo
-
pelitti
(
)
coprono
la
conversazione
dei
due
Primati
di
letteratura
.
Qual
discussione
sensata
potrebbe
reggere
a
tanto
frastuono
?
Le
arti
della
réclame
oggimai
costituiscono
un
caos
.
Chi
leggerà
quei
duemila
giornali
quotidiani
,
proiettati
sugli
elettori
dai
carri
luminarii
e
dalle
gondole
volanti
?
È
una
grandine
di
carta
stampata
,
un
nembo
di
parole
che
ottenebra
l
'
aria
.
In
questa
gara
di
candidati
,
che
abusano
di
ogni
trovato
della
industria
moderna
per
ischiacciare
i
competitori
,
le
idee
ed
i
principii
si
sommergono
,
trascinando
all
'
aberrazione
anche
i
criteri
più
retti
.
Quand
'
anche
,
mercé
un
accozzo
di
elocubrazioni
inaudite
,
riuscisse
a
me
di
descrivere
la
babelica
scena
,
qual
mente
umana
potrebbe
oggi
comprendermi
?
Lasciamo
che
passi
la
volontà
del
paese
,
vale
a
dire
la
volontà
dei
mistificatori
più
audaci
;
e
frattanto
,
mentre
dura
nella
città
il
baccanale
politico
,
usciamo
a
vedere
ciò
che
si
passa
in
un
agro
,
sotto
i
limpidi
raggi
del
sole
di
ottobre
,
all
'
epoca
del
più
giocondo
ricolto
.
In
questa
escursione
campestre
avremo
a
compagni
due
nostri
conoscenti
,
l
'
Albani
ed
il
Virey
,
sì
l
'
uno
che
l
'
altro
indicati
agli
elettori
di
Milano
quali
successori
al
Berretta
nella
carica
di
Gran
Proposto
.
CAPITOLO
XXV
.
Vendemmia
.
La
raccolta
delle
uve
non
era
abbondante
;
ma
i
coscritti
dell
'
agro
celebravano
allegramente
la
loro
vendemmia
.
Per
molti
veniva
a
spirare
il
termine
delle
obligatorie
fatiche
rurali
;
fatiche
gradevoli
e
corroboranti
,
ma
,
a
lungo
andare
,
incresciose
.
Il
più
simpatico
degli
esercizi
viene
a
noia
quando
sia
imposto
rigida
mente
dalla
legge
.
Il
compartimento
agrario
dove
a
noi
piace
introdurci
è
uno
dei
più
ubertosi
,
dei
meglio
coltivati
e
ordinati
.
Esso
si
estende
pel
colli
e
sulle
pianure
circostanti
a
Stradella
,
già
fertilissimi
di
uve
nel
secolo
precedente
.
Ora
,
la
coltivazione
della
vite
ha
preso
un
esclusivo
predominio
su
quei
terreni
,
e
mercé
l
'
applicazione
dei
nuovi
concimi
fosforo
-
alcalini
,
i
sapienti
coltivatori
hanno
veduto
ringagliardirsi
in
pochi
anni
gli
arbusti
viniferi
,
già
sterminati
dalle
filossere
devastatrici
e
dalla
progressiva
viziatura
dell
'
humo
.
Le
due
avventurose
città
di
Stradella
e
di
Broni
,
ove
stettero
accasermati
durante
l
'
anno
più
di
ottomila
coscritti
,
diventano
all
'
epoca
vendemmiale
,
due
luoghi
di
convegno
pel
mondo
dovizioso
che
in
esse
viene
a
versarsi
dai
compartimenti
lombardi
.
Le
feste
bacchiche
organizzate
e
celebrate
dai
coscritti
per
la
chiusura
della
stagione
costituiscono
una
solleticante
attrattiva
pei
gaudenti
d
'
ambo
i
sessi
;
e
la
pigiatura
delle
uve
,
ritenuta
oggimai
uno
dei
mezzi
terapeutici
più
efficaci
per
combattere
l
'
anemia
e
il
nervosismo
,
fa
accorrere
i
convalescenti
alle
piscine
del
mosto
corroborante
.
Pigiare
!
Ecco
l
'
ultima
parola
della
scienza
e
della
moda
.
Diecimila
lussi
per
pigiatura
,
un
patrimonio
per
la
cura
completa
di
quindici
o
venti
attriti
di
grappoli
,
ecco
una
nuova
risorsa
della
speculazione
,
che
non
cesserà
mai
di
lucrare
sulla
infermità
e
sulla
miseria
.
L
'
Albani
,
dietro
consiglio
dell
'
illustre
suo
medico
,
si
era
appunto
recato
a
Stradella
per
attingere
vigore
dai
bagni
effervescenti
.
I
due
primati
si
vedevano
ogni
giorno
,
si
comunicavano
ogni
giorno
le
loro
idee
,
discutevano
.
Qualche
volta
nel
calore
della
disputa
si
irritavano
.
Ma
erano
impeti
fuggitivi
,
ai
quali
succedeva
bentosto
una
limpida
calma
.
Il
Virey
,
scienziato
profondo
,
sempre
logico
ed
eloquente
nel
derivare
le
sue
deduzioni
dalle
leggi
fisiche
che
governano
l
'
uomo
ed
il
cosmos
,
si
adoperava
a
sventare
le
fantastiche
utopie
del
suo
antagonista
con
fervore
da
apostolo
.
L
'
altro
,
al
finire
di
ogni
controversia
,
esausto
di
argomenti
,
chinava
il
capo
in
silenzio
,
nell
'
atteggiamento
di
un
convertito
,
di
un
discepolo
ossequioso
e
convinto
.
Quali
erano
le
teorie
del
gran
medico
?
Noi
le
conosciamo
.
Al
letto
dell
'
Albani
,
in
quella
sapiente
diagnosi
sulla
origine
,
la
natura
e
gli
sviluppi
del
chiodo
fantastico
,
il
Virey
aveva
ampiamente
spiegato
il
suo
programma
.
Di
tutte
le
calamità
pubbliche
e
private
,
dell
'
incessante
deperimento
della
razza
umana
,
del
disordine
sociale
sempre
più
minaccioso
,
della
infelicità
di
ogni
vivente
origine
sola
la
prevalenza
dello
spiritualismo
.
Ricostruiamo
l
'
uomo
antico
,
l
'
uomo
primitivo
,
l
'
uomo
della
natura
!
Imponiamo
un
limite
alle
aspirazioni
inconcludenti
;
ripudiamo
i
bisogni
fittizii
,
per
donare
alle
necessità
assolute
la
più
ampia
,
la
più
libera
soddisfazione
.
Corpo
sano
e
vigoroso
,
ecco
ciò
che
si
esige
a
costituire
il
benessere
.
Riempite
l
'
universo
di
meraviglie
industriali
;
create
,
a
mezzo
dell
'
elettricità
o
della
condensazione
radiale
,
una
luce
abbagliante
che
faccia
impallidire
il
sole
;
inventate
dei
mezzi
di
locomozione
più
rapidi
del
baleno
,
ecc
.
,
ecc
.
,
qual
grado
di
felicità
potrà
attendersi
da
tali
parvenze
di
bene
l
'
uomo
estenuato
,
l
'
uomo
deperito
e
quasi
consunto
da
'
suoi
abusi
vitali
?
Non
vi
ha
godimento
possibile
quando
non
sussistano
in
noi
le
condizioni
che
ci
rendano
atti
a
godere
.
L
'
individuo
malato
non
gode
;
ed
oggimai
l
'
umanità
tutta
intera
è
peggio
che
malata
,
è
quasi
agonizzante
.
Tali
erano
le
teorie
del
Virey
,
e
su
queste
si
aggiravano
incessantemente
le
vivaci
polemiche
dei
due
primati
.
Frattanto
nell
'
agro
regnava
una
grande
agitazione
.
Da
una
parte
,
i
preparativi
per
l
'
ultima
solennità
bacchica
,
la
quale
doveva
vincere
in
sontuosità
e
sfrenatezza
tutte
le
feste
antecedenti
;
dall
'
altra
,
i
tumulti
della
lotta
elettorale
,
omai
prossima
a
chiudersi
.
I
mistificatori
della
città
erano
venuti
a
inondare
l
'
agro
di
proclami
e
di
giornali
.
Tutti
si
accaloravano
nella
discussione
;
la
maggioranza
dei
coscritti
parteggiava
pei
candidati
equilibristi
,
i
quali
miravano
a
distruggere
ogni
supremazia
,
fosse
pur
quella
delle
alte
facoltà
intellettuali
e
morali
.
Fra
questi
ed
i
naturalisti
caldeggiati
dal
Virey
esistevano
delle
affinità
;
ma
gli
uni
dissentivano
dagli
altri
nella
scelta
dei
mezzi
.
Gli
equilibristi
volevano
la
rivoluzione
immediata
,
micidiale
,
inesorabile
;
i
naturalisti
miravano
a
combattere
gli
abusi
della
intelligenza
e
della
attività
umana
colla
abolizione
progressiva
di
ogni
legge
derivata
dallo
spiritualismo
.
Questi
pretendevano
di
riformare
l
'
umanità
riconducendola
ai
principii
naturali
ed
agli
esercizii
moderati
della
energia
organica
;
quelli
,
allucinati
ancora
da
un
fatuo
idealismo
,
si
illudevano
di
poter
raggiungere
il
benessere
pubblico
colla
esagerazione
delle
utopie
più
fallaci
.
Sì
gli
uni
che
gli
altri
si
vantavano
progressisti
.
Gli
equilibristi
procedevano
sulla
via
dell
'
errore
!
i
naturalisti
recedevano
verso
il
bene
.
Quale
era
il
più
savio
dei
partiti
?
In
sull
'
albeggiare
del
18
ottobre
,
un
grande
strepito
di
tube
egizie
destò
gli
abitatori
dell
'
agro
.
Era
il
giorno
della
grande
,
dell
'
ultima
solennità
bacchica
.
Al
tripudio
che
ordinariamente
si
produce
in
un
centro
popoloso
dall
'
aspettazione
di
grandiosi
spettacoli
,
si
univano
questa
volta
le
inquietudini
e
le
ansie
più
che
mai
eccitate
della
passione
politica
.
La
lotta
era
finita
il
giorno
precedente
;
si
attendevano
da
un
'
ora
all
'
altra
i
telegrammi
annunzianti
i
nomi
degli
eletti
.
L
'
impazienza
era
febbrile
.
Milano
,
al
quarto
ed
ultimo
scrutinio
generale
,
aveva
eletto
la
sua
triade
definitiva
rappresentata
dall
'
Albani
(
spiritualista
)
,
dal
Virey
(
naturalista
)
e
da
Antonio
Casanova
(
equilibrista
)
.
A
quale
dei
tre
verrà
deliberata
la
carica
di
Gran
Proposto
dell
'
Olona
?
Gli
è
ciò
che
i
telegrammi
annunzieranno
fra
poche
ore
.
Le
belle
pigianti
al
levar
del
sole
son
balzate
dai
loro
letti
di
piume
di
cigno
per
gettarsi
nella
folla
chiassosa
che
invade
tutte
le
aree
di
spettacolo
.
Fanfare
da
trecento
,
da
quattrocento
e
più
suonatori
irrompono
dalle
colline
,
riempiendo
l
'
aria
di
musiche
esilaranti
.
Dapertutto
si
erigono
baracche
,
si
improvvisano
eleganti
casupole
di
guttaperca
per
dar
alloggio
ai
forestieri
,
avidi
di
sollazzo
e
di
baccano
.
I
ciarlatani
sostano
coi
loro
carri
sulle
piazze
d
'
industria
,
mettendo
in
mostra
i
loro
apparati
chirurgici
.
Ohimè
!
Non
vi
sono
più
denti
da
estirpare
,
ma
in
compenso
,
quanto
lavoro
,
e
qual
lauto
guadagno
dalla
applicazione
dei
denti
,
delle
chiome
,
dalle
sferoidi
posticce
!
Commetteremo
noi
l
'
indiscretezza
di
rivelare
un
segreto
che
accusa
inesorabilmente
la
donna
del
secolo
decorrente
?
A
che
gioverebbe
il
nostro
silenzio
?
I
ciarlatani
lo
vanno
gridando
sulle
pubbliche
vie
dalle
loro
bigonce
rotabili
.
La
donna
del
secolo
ventesimo
ha
quasi
cessato
di
appartenere
alla
classe
zoologica
dei
mammiferi
.
Le
pillole
Raspail
ed
altri
surrogati
di
allattamento
insensibilmente
hanno
quasi
atrofizzato
ciò
che
costituiva
nell
'
organismo
del
sesso
muliebre
un
soave
agente
della
maternità
,
ed
un
gentile
,
attraentissimo
accessorio
della
bellezza
.
Cento
anni
prima
,
il
gran
Darvin
avea
lasciato
sospettare
questo
pericolo
,
ma
pur
troppo
le
divinazioni
della
scienza
passano
in
ogni
tempo
inavvertite
.
Ciò
che
attirava
sull
'
area
massima
la
più
gran
folla
dei
curiosi
era
un
mostruoso
cartellone
stampato
a
lettere
cubitali
.
Il
Virey
e
l
'
Albani
,
che
passeggiavano
in
mezzo
alla
moltitudine
irrequieta
,
calmi
e
sereni
,
poco
o
nulla
preoccupati
del
voto
che
in
quel
giorno
poteva
elevare
l
'
uno
o
l
'
altro
ad
uno
dei
più
onorifici
seggi
della
rappresentanza
europea
,
si
soffermavano
dinanzi
a
quello
strano
reclamo
.
-
Mo
'
!
vedete
dove
si
arriva
!
-
sclamò
il
Virey
;
-
e
in
verità
non
v
'
è
ragione
da
stupirne
!
Io
stesso
,
nella
mia
prima
giovinezza
avevo
concepito
la
possibilità
di
costruire
l
'
uomo
.
L
'
Albani
leggeva
come
trasognato
,
facendo
spiccare
le
sillabe
:
\
_
«
Elettori
,
Coscritti
,
Pigianti
d
'
ambo
i
sessi
:
«
Leggete
!
!
!
\
=
«
Vi
si
annunzia
che
oggi
,
alle
ore
6
pomeridiane
,
il
sottoscritto
Primate
di
Scienza
Naturale
,
esporrà
alla
ammirazione
del
rispettabile
pubblico
il
suo
Gigante
chimico
-
automatico
-
animalesco
,
da
lui
costruito
coll
'
impiego
di
tutte
le
sostanze
omogenee
all
'
organismo
umano
sin
qui
conosciute
.
Sarà
un
Uomo
dieci
volte
più
grande
del
comune
,
perfettamente
costituito
e
dotato
di
vitalità
a
mezzo
di
una
immissione
adeguata
di
sangue
taurino
.
Chi
bramasse
assistere
a
quest
'
ultima
operazione
della
trasmissione
del
sangue
vivo
e
dell
'
applicazione
delle
pile
animatrici
,
potrà
,
mediante
sborso
di
trentamila
lussi
,
accedere
al
Padiglione
numero
10
,
via
De
-
Pretis
,
dove
il
sottoscritto
da
oltre
venti
anni
sta
elaborando
alla
confezione
dello
stupendo
meccanismo
.
Ai
serii
cultori
della
scienza
,
ai
veri
amici
del
progresso
non
parrà
soverchio
lo
spendere
trentamila
lussi
per
rendersi
edotti
di
tutti
i
congegni
imaginati
e
messi
in
opera
ad
ottenere
un
fenomeno
che
fra
poche
ore
farà
stupire
l
'
universo
.
Il
padiglione
sarà
aperto
a
mezzodì
.
\
_
SECONDO
PIRIA
Primate
di
Scienze
naturali
Professore
di
chimica
applicata
e
di
Antropologia
»
.
\
=
-
E
tu
credi
-
esclamò
l
'
Albani
volgendosi
al
Virey
-
che
questo
signor
Piria
non
sia
un
matto
o
un
ciarlatano
?
-
Perdona
-
rispose
il
Virey
con
severità
;
-
or
fanno
pochi
mesi
,
parecchi
scienziati
di
Europa
si
facevano
la
stessa
domanda
all
'
udire
che
un
Albani
si
riprometteva
di
produrre
la
pioggia
artificiale
.
Vi
è
del
pazzo
in
ogni
uomo
di
genio
;
e
tutte
le
audacie
dello
spirito
inventivo
provocarono
in
ogni
tempo
,
prima
del
fatto
compiuto
,
diffidenza
e
derisione
.
L
'
Albani
arrossì
leggermente
.
-
Io
ritengo
-
proseguì
l
'
altro
mutando
intonazione
di
voce
,
-
che
il
gigante
del
Primate
Piria
riuscirà
ad
agitarsi
,
a
camminare
,
a
compiere
fors
'
anche
le
funzioni
più
essenziali
alla
vitalità
,
non
mai
a
pensare
e
ad
agire
con
riflessione
.
-
Dobbiamo
noi
-
domandò
l
'
Albani
colla
sua
impazienza
generosa
da
scienziato
,
-
spendere
bravamente
i
nostri
trentamila
lussi
per
entrare
nel
Padiglione
?
-
Serbiamo
i
nostri
capitali
per
miglior
impiego
-
rispose
il
Virey
.
-
A
sei
ore
,
constateremo
l
'
effetto
;
a
più
tardi
la
diagnosi
delle
cause
.
CAPITOLO
XXVI
Clara
Michel
.
La
conversazione
dei
due
scienziati
fu
interrotta
dallo
squillo
simultaneo
di
un
centinaio
di
trombe
.
Una
folla
di
gente
irruppe
sull
'
area
massima
.
Mille
voci
gridarono
:
«
largo
alle
emancipate
!
largo
alle
sapienti
della
Senna
!
»
E
urtandosi
,
pigiandosi
,
accavallandosi
,
i
cittadini
facevano
del
loro
meglio
per
dar
libero
passo
ad
un
pelottone
di
cavalcatrici
,
le
quali
a
bandiera
spiegata
scendevano
dalla
collina
.
Chi
erano
?
Che
volevano
?
Dove
andavano
quelle
cento
donne
quasi
nude
,
graziosamente
atteggiate
sulle
candide
selle
?
Erano
le
rappresentanti
del
circolo
Michel
,
venute
da
Parigi
per
propagare
nei
dipartimenti
italiani
le
libere
idee
della
emancipazione
del
sesso
femminile
.
Giovani
,
belle
,
vigorose
,
le
chiome
ondeggianti
sui
seni
di
alabastro
,
l
'
occhio
radiante
,
la
mente
esaltata
da
ardenti
entusiasmi
,
esse
sfilavano
sull
'
area
tra
le
acclamazioni
della
moltitudine
come
altrettante
amazzoni
trionfatrici
.
Sostarono
sotto
un
grande
baldacchino
,
eretto
il
giorno
innanzi
dalle
consorelle
del
Circolo
Olona
;
e
l
'
onda
della
folla
,
momentaneamente
divisa
dal
loro
passaggio
,
si
riunì
compatta
,
numerosa
,
per
precipitarsi
verso
le
sbarre
che
circondavano
il
padiglione
.
Di
lì
a
poco
,
quell
'
immenso
frastuono
di
grida
,
quell
'
urto
impetuoso
di
popolo
,
si
mutarono
in
un
silenzio
di
sepolcro
,
in
un
'
immobilità
di
acqua
stagnante
.
Clara
Michel
,
la
capitana
delle
emancipatrici
,
si
discostò
un
breve
tratto
dalle
sorelle
,
e
avanzandosi
a
cavallo
verso
quella
selva
di
gente
,
con
voce
vibrata
e
sonora
da
contralto
,
parlò
in
tal
guisa
:
«
È
a
voi
,
consorelle
del
sesso
avvilito
,
che
io
dirigo
la
parola
.
I
bruti
che
vi
premono
i
fianchi
col
titolo
di
mariti
,
di
padri
,
di
fratelli
o
di
amanti
,
furono
sordi
in
ogni
tempo
ai
nostri
legittimi
reclami
;
né
io
pretendo
che
essi
mi
prestino
orecchio
benigno
.
«
Il
nostro
maschio
è
inaccessibile
ad
ogni
sentimento
di
delicatezza
.
Dominarci
,
tiranneggiarci
,
abbrutirci
,
ecco
il
suo
statuto
sessuale
.
Fummo
chiamate
sesso
debole
;
e
noi
,
atterrite
dai
grossi
vocioni
,
ci
lasciammo
sottomettere
.
Parlo
della
generalità
;
poiché
in
epoche
poco
remote
da
noi
,
come
oggi
,
troviamo
esempi
luminosi
di
donne
emancipate
.
Quelle
emerite
si
chiamarono
etère
,
cortigiane
,
cocottes
;
erano
semplicemente
delle
audaci
ribelli
.
Sentivano
di
essere
forti
,
e
spregiando
gli
assurdi
pregiudizii
,
schiacciavano
chi
si
arrogava
il
diritto
di
dominarle
.
La
gelosia
dei
contemporanei
,
l
'
ipocrisia
delle
pusille
,
più
tardi
la
stupida
pedanteria
degli
storici
e
dei
poeti
,
si
piacquero
stigmatizzarle
come
creature
viziate
ed
infami
;
ma
esse
,
cionnullameno
,
vissero
da
regine
,
e
verrà
giorno
,
quando
noi
avrem
vinto
la
non
ardua
battaglia
,
verrà
giorno
,
ripeto
,
in
cui
quelle
generose
iniziatrici
della
rivolta
saran
collocate
sugli
altari
.
Ciò
che
noi
vogliamo
è
noto
,
la
nostra
unica
aspirazione
è
quella
di
esser
messe
a
pari
col
maschio
.
Non
si
pretende
a
supremazia
;
si
esige
l
'
uguaglianza
.
Uguaglianza
di
diritti
,
uguaglianza
di
posizione
sociale
,
uguaglianza
di
trattamenti
.
Noi
siamo
elettrici
;
ma
quante
restrizioni
a
nostro
disfavore
!
Noi
paghiamo
il
nostro
diritto
di
votare
con
sacrifizii
,
i
quali
talvolta
ci
costano
la
vita
.
La
elettrice
nubile
dev
'
essere
una
vergine
;
la
elettrice
coniugata
deve
presentare
un
certificato
di
fedeltà
segnato
dal
marito
;
le
figlie
del
libero
amore
,
assurdamente
dichiarate
illegittime
,
non
hanno
diritto
di
civile
rappresentanza
.
Sempre
la
stessa
disuguaglianza
,
la
stessa
tirannia
da
parte
dell
'
uomo
,
e
identici
i
risultati
.
Si
è
ottenuto
,
a
forza
di
restrizioni
,
che
la
donna
rappresenti
una
minoranza
quasi
impercettibile
;
in
ogni
lotta
legale
noi
ci
troviamo
deboli
,
quasi
impotenti
;
le
nostre
aspirazioni
più
legittime
sono
soffocate
dalla
violenza
grossolana
,
brutale
,
dispotica
,
del
sesso
dominatore
.
Da
che
proviene
tutto
questo
?
Via
!
Non
esageriamo
di
troppo
i
torti
del
maschio
;
l
'
ambizione
del
dominio
è
in
lui
naturalissima
;
ciò
che
fa
meraviglia
,
ciò
che
rende
inescusabile
il
nostro
sesso
,
è
la
nostra
sommissione
volontaria
,
la
nostra
condiscendenza
codarda
.
Noi
siamo
più
forti
di
lui
!
Tale
la
coscienza
,
tale
la
convinzione
delle
Frinì
,
delle
Aspasie
,
delle
Dubarry
,
delle
Montes
,
di
tutte
le
illustri
etére
che
dominarono
il
maschio
nei
tempi
più
difficili
.
Noi
possediamo
la
forza
della
bellezza
,
delle
attrazioni
affascinanti
,
delle
carezze
che
inebbriano
.
Ogni
donna
,
che
senta
la
propria
possanza
,
può
governare
un
migliaio
di
questi
bruti
camuffati
da
eroi
o
da
legislatori
,
i
quali
cospirano
alla
nostra
infelicità
.
Abbiate
fede
nelle
vostre
forze
,
e
vincerete
.
Non
si
tratta
di
scendere
in
campo
a
mano
armata
,
di
sfidare
la
mitraglia
,
di
guadagnare
la
posizione
con
sacrifizi
di
sangue
.
Faremmo
al
maschio
troppo
buon
giuoco
;
egli
si
è
serbato
in
ogni
tempo
,
e
serba
ancora
esclusivamente
il
monopolio
delle
mitragliatrici
e
degli
altri
stromenti
micidiali
.
La
nostra
lotta
deve
compendiarsi
in
un
monosillabo
,
in
un
No
assoluto
e
irrevocabile
.
Ciò
che
noi
propugniamo
,
ciò
che
voi
,
consorelle
,
dovete
esigere
,
è
l
'
abolizione
del
matrimonio
.
Dal
matrimonio
hanno
origine
tutte
le
schiavitù
,
tutte
le
miserie
,
tutte
le
nefandità
umane
.
Abbasso
l
'
unione
forzosa
!
evviva
il
libero
amore
!
viva
la
selezione
!
Ottenuta
l
'
abolizione
del
matrimonio
,
noi
potremo
rallegrarci
di
aver
raggiunto
il
massimo
grado
di
felicità
alla
quale
miriamo
;
la
nostra
emancipazione
non
potrà
dirsi
completa
,
ma
sarà
spezzato
il
più
solido
anello
della
nostra
catena
.
Non
si
tratta
,
consorelle
amatissime
,
di
redigere
vane
proteste
.
Conviene
tradurre
in
azione
l
'
idea
.
Il
matrimonio
,
nelle
forzose
repressioni
degli
istinti
più
simpatici
,
era
per
noi
l
'
unica
valvola
di
salvezza
.
Gli
uomini
legislatori
ci
avevano
imposta
la
dura
condizione
di
non
poter
amare
se
non
a
patto
di
costringere
i
nostri
affetti
in
un
vincolo
assurdo
.
Essi
han
gridato
ad
ogni
coppia
di
amanti
:
Voi
non
avete
diritto
di
amarvi
oggi
,
se
prima
non
vi
obbligate
ad
amarvi
sempre
.
Illusoria
parola
il
sempre
degli
innamorati
;
ma
,
via
!
tanto
dolce
a
profferirsi
!
Che
due
innamorati
credano
alla
eternità
delle
reciproche
simpatie
,
è
naturale
,
è
conforme
alle
esigenze
della
fantasia
sovreccitata
dal
desiderio
.
Ciò
che
è
mostruoso
,
abbominevole
,
nefando
,
è
che
la
forza
delle
leggi
intervenga
per
istabilire
,
sulla
vanità
di
un
'
illusione
,
un
contratto
indissolubile
.
Una
coppia
di
amanti
!
quale
spettacolo
più
bello
,
più
giocondo
,
più
degno
di
rispetto
e
di
ammirazione
?
Nel
ricambio
di
uno
sguardo
,
di
un
sorriso
,
di
una
stretta
di
mano
,
si
è
sviluppato
da
due
esseri
simpatici
il
fluido
dell
'
attrazione
.
I
cuori
sussultano
,
le
labbra
inumidite
anelano
di
baciarsi
,
il
sangue
sì
agita
,
i
due
corpi
vorrebbero
confondersi
.
Alto
là
!
grida
un
bramino
,
un
levita
,
un
sindaco
od
un
assessore
del
palazzo
di
petizione
:
le
vostre
estasi
deliziose
sono
un
abbominio
,
se
io
bramino
,
se
io
prete
,
se
io
sindaco
,
non
intervengo
a
legittimarle
con
una
cerimonia
religiosa
,
con
un
atto
notarile
.
Siete
voi
disposti
ad
impegnare
la
vostra
fede
per
sempre
,
a
rendere
obbligatoria
fra
voi
la
convivenza
fino
a
quando
la
morte
dell
'
uno
o
dell
'
altra
non
abbia
sciolto
il
vostro
patto
?
-
Sì
!
Sì
!
rispondono
ad
una
voce
i
due
illusi
.
Sotto
l
'
impero
della
passione
,
quei
due
si
lancierebbero
abbracciati
tra
le
fiamme
di
un
rogo
.
Orbene
:
quel
sì
,
strappato
dal
prete
o
dal
sindaco
a
due
creature
innamorate
,
incoscienti
dell
'
avvenire
,
non
segna
forse
,
nella
più
parte
dei
casi
,
una
condanna
peggiore
dei
lavori
forzati
a
vita
?
Cosa
accadrà
?
Ciò
che
deve
necessariamente
accadere
.
Converrebbe
disconoscere
le
leggi
di
evoluzione
che
governano
il
cosmos
ed
ogni
atomo
vivente
,
per
contare
su
altri
risultati
.
Ammettiamo
pure
,
a
consolazione
degli
ipocriti
e
dei
casisti
,
qualche
eccezione
;
ma
il
fatto
più
costante
sarà
sempre
codesto
.
Dopo
un
lustro
,
dopo
un
anno
,
dopo
un
mese
;
qualche
volta
,
più
spesso
che
non
si
creda
,
dopo
una
notte
di
godimenti
coniugali
,
la
deliziosa
attrazione
reciproca
andrà
svanita
.
Comincieranno
le
svogliatezze
,
più
tardi
le
ripugnanze
insormontabili
.
Via
!
dissimulate
!
fatevi
animo
!
Siete
marito
e
moglie
;
a
termini
di
legge
,
dovete
ricoricarvi
sul
talamo
e
ricambiarvi
delle
carezze
.
Che
importa
se
non
vi
amate
?
Forse
più
tardi
vi
abborrirete
;
la
vostra
conversazione
diverrà
un
ricambio
di
ingiurie
e
di
minacce
;
godetevela
!
è
la
porzione
di
felicità
domestica
che
vi
siete
assicurata
per
la
vita
segnando
il
grazioso
contratto
.
L
'
amore
vi
ha
illusi
,
la
legge
vi
ha
gabbati
;
in
nome
della
giustizia
e
della
moralità
,
voi
dovete
alla
notte
accoppiarvi
detestandovi
,
per
trascinare
durante
il
giorno
la
catena
del
forzato
,
imprecandovi
con
tutte
le
energie
della
disperazione
.
Ma
,
questi
matrimonii
creati
dall
'
amore
furono
rari
in
ogni
tempo
.
La
fanciulla
vessata
dalle
leggi
,
dalle
ipocrisie
sociali
,
dalle
volgari
cupidigie
dei
parenti
,
dalle
imperiose
necessità
dell
'
esistenza
,
dalla
astinenza
sessuale
imposta
alle
nubili
,
si
abbandonò
,
per
un
errore
di
calcolo
,
alla
china
dell
'
abisso
.
Ella
accettò
il
matrimonio
vagheggiando
l
'
adulterio
;
si
fece
moglie
per
esercitare
con
minor
pericolo
i
suoi
diritti
di
amante
.
Doveva
essa
,
la
martire
derelitta
,
abdicare
completamente
a
'
suoi
istinti
più
imperiosi
e
geniali
?
Ed
ecco
il
sopravvento
dei
matrimonii
di
menzogna
,
ecco
il
primo
passo
della
schiava
verso
l
'
emancipazione
:
ingannare
un
uomo
per
conquistare
l
'
impunità
nell
'
amore
,
ripararsi
dietro
un
'
istituzione
balorda
e
vessatoria
,
dalle
ipocrisie
sociali
ugualmente
stolide
e
spietate
.
Vi
sembra
morale
?
Noi
stesse
ne
conveniamo
:
è
abbominevole
.
Può
mai
scaturire
da
una
impura
sorgente
la
limpida
linfa
?
Lapidiamo
l
'
adultera
!
gridarono
i
feroci
legislatori
.
Ma
,
sciagurati
!
non
siete
voi
,
non
è
ancora
la
barbara
proscrizione
dell
'
amor
libero
,
che
ci
ha
trascinato
su
questa
via
obliqua
dello
spergiuro
e
dell
'
inganno
?
Ci
avete
imposto
di
segnare
un
contratto
ripugnante
alla
umana
natura
,
e
poi
fingeste
inorridire
ogni
qual
volta
noi
fummo
indotte
a
violarlo
.
Ma
,
infine
,
quali
erano
le
vostre
pretese
?
Credevate
schiacciarci
rincarendo
sulla
nostra
colpabilità
;
otteneste
,
a
forza
di
cavilli
e
di
sofismi
,
di
stabilire
una
diversa
misura
di
responsabilità
fra
le
vostre
turpitudini
e
i
nostri
irresistibili
bisogni
.
Mentre
noi
,
trascinate
dall
'
amore
,
ansanti
,
inquiete
,
trepide
del
pericolo
,
correvamo
furtivamente
,
col
velo
sugli
occhi
,
al
convegno
desiderato
di
chi
potea
darci
l
'
amore
;
che
facevate
voi
,
allora
,
o
grotteschi
Otelli
da
commedia
,
per
affermare
la
legittimità
dei
vostri
furori
gelosi
,
delle
vostre
tiranniche
rappresaglie
?
Ciò
che
voi
facevate
è
scritto
nelle
statistiche
delle
antiche
e
delle
nuove
Questure
.
Voi
fornivate
alle
case
di
tolleranza
ed
alle
alcove
delle
Immolate
il
più
grosso
contingente
;
voi
spendevate
dei
patrimoni
per
alimentare
il
lusso
delle
etére
che
vi
sputavano
in
viso
.
Avete
mai
dato
prova
di
comprendere
l
'
amore
?
La
tirannia
che
esercitate
su
noi
non
è
che
stupido
orgoglio
.
Non
permettete
che
si
rechi
onta
al
vostro
nome
,
e
frattanto
oltraggiate
ogni
giorno
la
donna
che
deve
portarlo
,
posponendola
alle
più
vili
meretrici
.
La
società
non
vi
disprezza
per
questo
.
A
voi
è
lecito
menar
vanto
della
vostra
abbiettezza
;
vi
terreste
piuttosto
disonorati
,
temereste
di
apparire
ridicoli
dichiarandovi
fedeli
al
contratto
coniugale
.
Ma
non
è
tutto
.
Quali
furono
,
nel
secolo
scorso
,
quali
sono
oggi
i
criteri
che
vi
dirigono
nella
scelta
di
una
sposa
?
Le
attrattive
della
gioventù
,
della
bellezza
,
dello
spirito
,
della
bontà
,
non
esercitano
verun
fascino
sui
vostri
sensi
e
sul
vostro
intelletto
.
Signorina
:
a
quanto
ammonta
la
vostra
dote
?
Mi
occorrono
trecentomila
lussi
per
riparare
a
'
miei
dissesti
:
li
avete
?
In
caso
affermativo
,
mi
onorerò
di
darvi
il
mio
nome
,
obbligandomi
con
atto
notarile
ad
amarvi
per
la
vita
.
-
Non
li
avete
!
Darò
il
mio
nome
ad
un
'
altra
qualsiasi
,
meglio
fornita
di
numerario
,
imponendomi
di
abbracciarla
con
trasporto
ad
ogni
scadenza
di
cambiale
.
È
questa
la
santità
del
vincolo
indissolubile
?
Voi
pagate
le
prostitute
,
e
vi
fate
pagare
dalla
moglie
;
questo
si
chiama
pareggio
!
Meravigliatevi
poi
se
avviene
che
qualche
povera
fanciulla
,
uscita
dalle
famiglie
nullabbienti
,
riesca
ad
accalappiare
un
ricco
merlo
,
e
a
farsi
pagare
da
lui
tutte
le
agiatezze
della
vita
,
l
'
amante
compreso
!
Sotto
qualunque
aspetto
lo
si
consideri
,
il
matrimonio
è
un
'
assurdità
,
un
'
ingiustizia
,
un
fomite
di
corruzione
,
un
incentivo
al
delitto
.
Dalla
disperazione
non
può
generarsi
che
il
male
,
e
la
disperazione
è
in
ogni
casa
dove
convivono
un
marito
ed
una
moglie
.
I
meno
ottusi
alla
percezione
del
vero
definirono
il
matrimonio
una
calamità
necessaria
alla
tutela
della
prole
.
Un
sofisma
per
giustificare
una
assurdità
!
Non
sono
i
figli
abbastanza
protetti
da
quella
forza
di
amore
che
la
natura
ha
posto
nel
cuore
dei
parenti
?
Non
è
questa
forza
d
'
amore
,
il
più
nobile
istinto
di
ogni
essere
animato
?
Se
la
femmina
dell
'
uomo
ha
mostrato
talvolta
di
ribellarsi
,
le
ragioni
del
fatto
mostruoso
convien
ripeterle
dal
matrimonio
.
Ogni
violazione
della
legge
naturale
genera
un
mostro
;
i
genitori
che
abbandonano
i
figli
,
che
li
odiano
,
che
gioiscono
nel
tormentarli
,
sono
le
orribili
anomalie
prodotte
dall
'
orribile
istituzione
.
La
madre
che
insevisce
contro
il
nato
dalle
sue
viscere
,
è
,
nella
più
parte
dei
casi
,
una
schiava
ribelle
,
la
quale
disfoga
sul
debole
le
sue
rappresaglie
contro
il
forte
che
la
opprime
.
Ella
percuote
il
figlio
,
perché
non
le
è
dato
di
sbranare
il
marito
.
Tutti
gli
affetti
svaniscono
,
tutti
i
nobili
istinti
si
corrompono
in
quell
'
ambiente
di
tedio
e
di
avversioni
che
si
suol
formare
nel
così
detto
santuario
domestico
.
Qui
abbiamo
le
vendette
della
madre
legittima
,
come
altrove
,
fuori
dal
consorzio
coniugale
,
si
hanno
gli
infanticidii
perpetrati
,
in
un
accesso
di
disperazione
o
di
demenza
,
dalle
scomunicate
,
dalle
maledette
,
le
quali
osarono
concepire
senza
autorizzazione
del
prete
o
del
sindaco
.
Ma
,
via
!
oggimai
ogni
scrupolo
è
soverchio
.
Non
ci
hanno
più
diseredati
,
nè
derelitti
,
sotto
le
leggi
che
ci
governano
.
Il
diritto
all
'
esistenza
è
sancito
dai
nuovi
codici
;
dal
giorno
della
nascita
sino
all
'
ora
di
estinzione
ogni
cittadino
dell
'
Unione
è
nutrito
,
alloggiato
,
vestito
a
spese
del
Comune
.
Se
oggidì
esistessero
dei
genitori
capaci
di
abbandonare
la
prole
,
il
governo
,
questo
padre
legittimo
di
tutti
,
provvederebbe
.
Che
più
si
tarda
?
Affermiamo
i
nostri
diritti
,
realizziamo
il
nostro
splendido
programma
!
Non
più
riti
religiosi
!
via
le
formalità
che
intorpidiscono
i
sensi
e
mettono
il
ghiaccio
nei
cuori
!
Il
Dio
è
in
noi
quando
amiamo
;
non
è
più
mestieri
di
invocarlo
.
Fra
due
che
si
amano
nessuno
ha
diritto
di
intervenire
.
Cosa
significa
questa
legge
di
dilazione
,
che
ci
obbliga
a
discostarci
quando
il
torrente
della
passione
irrompe
da
noi
coll
'
impeto
massimo
?
Ogni
unione
generata
dal
libero
amore
è
legittima
;
fuori
di
là
,
tutto
è
prostituzione
e
delitto
.
Viva
l
'
amore
che
giustifica
ogni
audacia
,
che
santifica
ogni
lussuria
!
Abbasso
il
matrimonio
,
che
contrista
,
che
abbrutisce
!
Opponiamo
ad
ogni
petizione
civile
un
assoluto
diniego
.
Sciolte
dalla
servitù
coniugale
,
qual
freno
potrà
ancora
trattenerci
dal
marciare
rapidamente
alla
meta
?
L
'
uguaglianza
morale
e
civile
sarà
in
breve
raggiunta
dalla
donna
;
chi
oserà
resisterci
?
Accarezzato
dall
'
amore
spontaneo
,
il
nostro
maschio
diverrà
arrendevole
e
mite
,
quanto
ostinato
e
crudele
fin
qui
lo
avean
reso
le
nostre
riluttanze
di
moglie
e
i
nostri
abborrimenti
da
schiava
.
Egli
dovrà
comprendere
che
la
infelicità
da
lui
imposta
al
nostro
sesso
si
è
mai
sempre
riflessa
su
lui
.
Questo
insensato
,
che
dopo
aver
trascorsa
metà
della
vita
nel
corrompere
fanciulle
,
nell
'
irridere
ad
ogni
virtù
d
'
amore
,
pretendeva
,
esausto
e
abbrutito
,
di
sposare
una
vergine
per
farne
una
schiava
,
dovrà
alfine
riconoscere
i
propri
torti
.
Egli
griderà
con
meraviglia
e
dolore
:
noi
fummo
stolti
,
noi
fummo
barbari
!
abbiamo
creduto
vincolare
la
fedeltà
,
e
abbiamo
scatenato
l
'
adulterio
,
ci
siamo
illusi
di
poter
combattere
la
natura
con
quattro
articoli
del
codice
;
ma
la
natura
si
è
vendicata
delle
nostre
repressioni
,
immergendoci
in
un
abisso
di
tenebre
e
di
miserie
;
benediciamo
al
libero
amore
,
che
ci
ha
rigenerati
!
»
Alla
fine
della
calorosa
allocuzione
,
un
uragano
di
applausi
insorse
dalla
folla
.
I
giovani
coscritti
e
le
donne
gridarono
ad
una
voce
:
-
Viva
Clara
Michel
!
Viva
la
selezione
!
Viva
l
'
uguaglianza
morale
e
civile
!
-
No
!
No
!
-
rispondeva
una
debole
minoranza
di
oppositori
:
-
Abbasso
la
cortigiana
!
Rispetto
alle
istituzioni
!
Viva
il
matrimonio
!
-
Ah
!
vi
sono
ancora
-
riprese
con
impeto
la
bella
presidentessa
delle
emancipate
;
-
vi
sono
ancora
degli
zotici
,
dei
bruti
,
che
ardiscono
ribellarsi
alla
evidenza
della
verità
?
Vediamoli
un
poco
alla
prova
della
tentazione
,
questi
falsi
apostoli
della
fedeltà
obbligatoria
e
del
vincolo
santo
!
Alzate
gli
occhi
,
o
mamalucchi
,
e
guardatemi
bene
!
Così
parlando
,
la
Michel
aveva
dato
un
balzo
,
e
levandosi
in
piedi
sulla
sella
,
aveva
esposto
all
'
attonita
folla
tutte
le
formosità
delle
sue
membra
rigogliose
,
leggermente
accarezzate
da
un
velo
trasparentissìmo
.
Un
urlo
di
entusiasmo
maschile
si
sollevò
dall
'
area
.
Tutte
le
pupille
si
dilatarono
per
tuffarsi
in
quel
bagliore
di
bellezza
.
-
Orbene
-
ripigliò
la
Michel
sempre
più
animata
;
-
mi
vedete
?
vi
paio
bella
?
Io
mi
dono
a
quello
di
voi
,
che
essendo
stretto
ad
una
donna
dal
vincolo
coniugale
,
nullameno
salirà
in
groppa
del
mio
cavallo
,
e
riuscirà
pel
primo
a
baciarmi
la
punta
d
'
uno
stivaletto
!
In
un
attimo
quella
immensa
moltitudine
di
gente
fu
veduta
agitarsi
come
un
mare
in
tempesta
.
Gli
uomini
si
spingevano
innanzi
,
urlando
,
manovrando
coi
pugni
e
coi
bastoni
,
dilaniandosi
l
'
un
l
'
altro
i
vestimenti
e
le
carni
.
Le
sbarre
che
difendevano
il
padiglione
caddero
rovesciate
ed
infrante
in
quell
'
impeto
erotico
di
maschio
calore
.
L
'
eroina
del
congresso
,
sgomentata
,
diede
l
'
allarme
alle
compagne
;
i
cavalli
nitrirono
scalpitando
...
Ma
...
ecco
...
il
ruggito
della
folla
echeggia
più
gagliardo
e
minaccioso
.
Cos
'
è
avvenuto
?
Un
uomo
contuso
,
sanguinolento
è
riuscito
a
farsi
innanzi
...
ha
sorpassato
la
barriera
frantumata
...
si
è
spinto
fino
al
proscenio
del
padiglione
...
e
salito
sul
destriero
della
vezzosa
cavalcatrice
...
ha
stretto
al
labbro
il
profilato
piedino
ch
'
ella
ha
vibrato
nell
'
aria
...
Clara
Michel
dà
il
segnale
della
partenza
;
la
comitiva
equestre
si
slancia
a
briglia
sciolta
sullo
stradone
sportheno
(
)
che
conduce
alla
capitale
dell
'
Olona
...
Il
padiglione
rimane
sgombro
.
Di
là
a
pochi
minuti
,
nell
'
agro
circolava
la
notizia
che
il
fortunato
quanto
audace
mortale
,
trascinato
in
groppa
dalla
famosa
emancipatrice
,
era
un
tal
Settimio
Crispani
,
già
processato
per
bigamia
,
padre
di
quattordici
figli
di
ignota
dimora
.
CAPITOLO
XXVII
Disordine
anarchico
.
Non
era
cessata
sull
'
area
massima
l
'
agitazione
suscitata
dalla
Michel
,
quando
una
volante
di
alto
cielo
seguita
da
un
centinaio
di
gondolette
venne
ad
attraversare
gli
spazii
sovrastanti
all
'
agro
.
Un
fragore
come
di
tuono
rimbombò
nell
'
aria
.
Tutti
gli
occhi
si
levarono
al
cielo
,
tutte
le
braccia
si
distesero
.
Il
rombo
delle
mitragliatrici
pacifiche
annunziava
una
scarica
di
telegrammi
.
Chi
poteva
dubitarne
?
Quei
cartoncini
pioventi
dalle
regioni
eteree
erano
altrettanti
elenchi
di
nomi
,
e
quei
nomi
rappresentavano
il
risultato
delle
ultime
elezioni
.
Il
silenzio
e
l
'
immobilità
regnavano
nell
'
agro
.
Tutti
leggevano
con
ansia
,
avidamente
,
come
si
trattasse
per
ognuno
di
un
proprio
,
individuale
interesse
.
I
duecentosessantacinque
Comuni
dell
'
Unione
si
erano
pronunziati
.
Il
partito
degli
spiritualisti
aveva
subito
uno
scacco
completo
;
i
naturalisti
avevano
guadagnato
sessanta
voti
;
duecento
cinque
eletti
rappresentavano
la
schiacciante
prevalenza
del
partito
equilibrista
.
I
primi
commenti
della
folla
furono
un
mormorio
di
approvazione
.
I
coscritti
dell
'
agro
tripudiavano
.
In
ogni
tempo
i
giovani
si
lasciarono
inconsideratamente
trascinare
dalle
utopie
esagerate
.
Recava
però
meraviglia
,
anche
a
molti
dei
più
enfatici
aderenti
al
programma
degli
equilibristi
,
che
la
colta
ed
onesta
famiglia
di
Milano
avesse
scelto
a
suo
reggitore
e
rappresentante
uno
degli
uomini
più
scandalosamente
famigerati
della
Confederazione
.
Per
succedere
al
compianto
Berretta
nella
carica
di
Gran
Proposto
i
milanesi
avevano
eletto
Antonio
Casanova
.
Il
ragionamento
degli
elettori
equilibristi
era
stato
codesto
:
«
Casanova
è
un
furfante
,
Casanova
è
un
falsario
,
Casanova
è
un
barattiere
da
gioco
;
ma
egli
è
il
solo
della
triade
che
professi
i
nostri
principii
,
e
noi
dobbiamo
concordi
e
compatti
votare
per
lui
.
Al
disopra
di
tutto
e
di
tutti
,
il
trionfo
del
partito
!
»
L
'
Albani
si
sentiva
umiliato
.
-
Se
tu
fossi
riuscito
-
disse
l
'
ingenuo
quanto
orgoglioso
Primate
stendendo
la
mano
al
Virey
-
avrei
provato
una
grande
soddisfazione
.
Tu
sei
migliore
di
me
;
nella
tua
elezione
avrei
ammirato
il
senno
de
'
miei
concittadini
e
applaudito
al
trionfo
della
giustizia
.
Ma
lui
!
...
quel
furfante
!
quel
ladro
!
...
Il
Virey
crollò
la
testa
sorridendo
.
-
Ladro
!
furfante
!
Chi
tien
conto
di
queste
inezie
?
Il
candidato
non
rappresenta
che
il
congegno
d
'
una
locomotiva
politica
;
che
importa
se
questo
congegno
sia
di
vile
metallo
e
lordato
da
ogni
bruttura
?
Purché
agisca
sulle
rotaie
del
partito
,
non
si
chiede
di
più
.
Accordando
una
specie
di
impunità
agli
eletti
della
nazione
,
i
nostri
sapienti
legislatori
hanno
mostrato
di
saper
interpretare
lo
spirito
delle
masse
.
Credilo
,
amico
:
le
masse
,
analfabete
od
erudite
,
barbare
o
civili
,
saranno
sempre
cretine
;
correranno
sempre
dietro
il
carro
del
ciarlatano
che
batterà
più
forte
la
gran
cassa
.
Ti
fa
meraviglia
che
un
Antonio
Casanova
abbia
trionfato
di
noi
?
Mentre
i
due
primati
discorrevano
nel
frastuono
dei
commenti
generali
succeduti
alla
tacita
sorpresa
,
da
una
torre
di
sorveglianza
partì
un
razzo
color
porpora
.
Era
un
segnale
di
allarme
.
Tutti
gli
uffiziali
e
gli
agenti
di
sicurezza
pubblica
si
chiamarono
a
raccolta
a
mezzo
dei
soffietti
acustici
,
e
riunendosi
in
pelottone
,
si
posero
in
marcia
dirigendosi
verso
Broni
.
Una
ciurma
di
equilibristi
impaziente
e
fatta
audace
dall
'
esito
delle
elezioni
,
minacciava
di
realizzare
immediatamente
le
utopie
del
partito
,
invadendo
e
saccheggiando
le
case
degli
abbienti
privilegiati
.
Uno
dei
più
reputati
stabilimenti
di
pigiatura
,
occupato
dai
convalescenti
più
doviziosi
e
dalle
etère
più
famigerate
,
era
preso
di
assalto
.
I
sopraintendenti
e
i
subalterni
resistevano
debolmente
;
le
belle
pigianti
si
sbandavano
ignude
e
rosseggianti
di
mosto
pei
vasti
corridoi
,
invocando
soccorso
.
Uno
dei
capi
della
rivolta
,
entrato
per
la
finestra
di
una
cabina
di
pigiatura
,
si
dibatteva
furiosamente
sulla
scaletta
di
una
piscina
uvaria
colla
bella
moglie
di
uno
czarre
,
la
quale
con
ceffate
e
con
graffi
da
pantera
tentava
di
schermirsi
.
Frattanto
,
al
vedere
gli
agenti
di
sicurezza
attrupparsi
per
marciare
verso
il
centro
della
sommossa
,
in
altri
punti
dell
'
agro
si
formavano
degli
assembramenti
minacciosi
.
I
coscritti
,
affigliati
per
la
più
parte
alle
sètte
anarchiche
,
affiggevano
ai
berettoni
solari
le
coccarde
riottose
.
L
'
uragano
della
sommossa
si
annunciava
terribile
e
spietato
.
Le
botteghe
si
chiudevano
;
i
merciaiuoli
smontavano
le
baracche
;
le
madri
paurose
traevano
i
bambini
fuor
della
folla
;
altre
più
audaci
,
invase
da
un
ardore
di
ribellione
,
coi
pargoli
in
sulle
braccia
,
animavano
all
'
azione
i
giovani
esitanti
.
Ciò
che
accadeva
in
quel
momento
nei
due
agri
collegati
di
Stradella
e
di
Broni
non
era
che
un
minimo
episodio
della
grande
rivoluzione
,
suscitata
per
naturale
coincidenza
di
passioni
politiche
,
in
ogni
quartiere
popolato
dei
dipartimenti
dell
'
Unione
.
-
Che
si
fa
?
-
chiese
il
Virey
all
'
Albani
,
traendosi
in
disparte
per
dar
passo
ad
un
pelettone
di
sorveglianti
i
quali
si
avanzavano
intimando
l
'
ammonito
ad
un
gruppo
di
rivoltosi
.
-
Io
sarei
d
'
avviso
che
ci
imbarcassimo
bravamente
in
una
volante
,
e
ci
facessimo
condurre
a
Milano
,
senza
preoccuparci
dei
nostri
bagagli
,
i
quali
,
c
'
è
da
scommetterlo
,
a
quest
'
ora
devono
aver
già
assaggiate
le
garbatezze
dei
nostri
futuri
governanti
.
-
Credi
tu
che
a
Milano
si
abbia
a
godere
maggior
sicurezza
?
...
Ma
,
via
!
Si
può
tentare
...
Forse
giungeremo
in
tempo
da
poter
assistere
al
saccheggio
della
mia
villa
.
Vorrei
che
di
quell
'
edifizio
maledetto
,
nel
quale
ho
sommerso
tutti
i
milioni
da
me
guadagnati
coll
'
invenzione
della
pioggia
artifiziale
,
non
rimanesse
più
vestigio
.
Oggimai
è
penetrata
nel
mio
animo
questa
convinzione
,
che
ogni
attentato
violento
fatto
alla
natura
è
opera
da
pazzo
,
per
non
dire
da
scellerato
,
e
che
io
,
al
par
di
altri
orgogliosi
della
mia
specie
,
colla
mia
superba
invenzione
mi
sono
reso
complice
dei
più
grandi
disastri
che
affliggono
il
mondo
.
-
Tu
,
dunque
,
vorrai
essere
dei
nostri
?
-
chiese
il
Virey
radiante
di
gioia
.
-
Sì
!
per
la
vita
dell
'
umanità
!
-
rispose
l
'
Albani
con
ardore
entusiastico
.
-
Torniamo
alla
natura
!
Il
vostro
programma
quindi
innanzi
sarà
il
mio
.
-
Dunque
?
...
A
Milano
?
...
-
A
Milano
!
...
-
Presto
!
Facciamo
calare
una
volante
!
...
Ecco
là
una
aerea
da
due
posti
,
che
pare
fatta
per
noi
.
Diamo
il
segnale
!
Il
conduttore
della
volante
,
all
'
udire
il
fischio
,
lasciò
calare
il
veicolo
a
quattro
metri
dalla
testa
dei
reclamanti
.
-
Più
basso
!
-
gridò
il
Virey
;
-
si
vuol
partire
immediatamente
.
-
Più
basso
?
-
esclamò
l
'
auriga
di
cielo
in
tono
più
beffardo
.
-
Io
son
disceso
di
quattro
metri
,
ora
spetta
a
voi
di
salire
altrettanto
.
Siamo
,
o
non
siamo
equilibristi
?
Animo
,
dunque
!
Salite
!
-
Bella
pretesa
davvero
!
-
sclamò
l
'
Albani
irritato
.
-
Via
!
non
son
momenti
di
celie
codeste
!
Vien
giù
!
...
Sarai
pagato
lautamente
.
-
Non
potete
salire
?
peggio
per
voi
-
rispose
l
'
auriga
di
cielo
;
-
e
nemmen
io
posso
scendere
.
Sono
uomo
di
principii
.
Il
vostro
denaro
non
mi
tenta
...
Chi
più
ha
,
meno
ha
diritto
di
avere
.
Il
Bigino
ha
l
'
onore
di
augurarvi
la
buona
notte
.
Viva
Antonio
Casanova
e
l
'
abolizione
della
moneta
!
Viva
l
'
equilibrio
sociale
!
E
cantando
una
gaia
ballata
,
l
'
auriga
fece
risalire
la
volante
,
che
andò
a
smarrirsi
nelle
brume
vespertine
.
Il
tumulto
cresceva
nell
'
agro
.
Ai
ribelli
si
aggiungevano
i
curiosi
;
pochi
atti
di
violenza
si
commettevano
,
ma
lo
strepito
saliva
alle
stelle
.
I
rappresentanti
del
governo
legale
ripetevano
indarno
le
ammonizioni
.
Plochiù
,
il
generale
comandante
della
spedizione
eletta
a
sedare
la
rivolta
,
prima
di
ricorrere
ai
mezzi
estremi
,
esitava
,
temporeggiava
,
attendendo
rinforzi
.
Verso
le
cinque
pomeridiane
,
in
luogo
delle
truppe
arrivò
un
telegramma
.
Il
generale
lo
lesse
esprimendo
cogli
accenni
del
capo
la
più
viva
soddisfazione
:
Assemblea
generale
in
seduta
permanente
delibera
ed
ordina
nessuna
resistenza
movimento
anarchico
generale
-
passi
la
volontà
del
paese
-
passerà
presto
.
Dato
a
Berlino
,
ore
quattro
.
-
A
meraviglia
!
Lasciamo
che
si
arrabattino
fra
loro
.
Se
la
godano
un
paio
di
giorni
la
loro
anarchia
!
Nessuno
dei
militi
volonterosi
da
me
dipendenti
rischierà
una
scalfittura
per
mettere
al
dovere
questi
pazzi
!
Di
là
a
pochi
minuti
,
i
rappresentanti
del
potere
legale
si
ritiravano
dai
centri
tumultuosi
.
Una
grande
aerostata
governativa
e
duemila
volanti
di
seconda
mole
ancoravano
alla
stazione
centrale
per
accogliere
e
trasportare
i
ben
pensanti
.
Un
razzo
fosforescente
proiettò
sull
'
agro
una
luce
azzurrognola
,
che
subito
si
spense
.
Era
un
segnale
ben
noto
ai
ribelli
;
un
segnale
che
voleva
dire
:
il
governo
si
dichiara
nolente
o
impotente
a
resistere
:
si
salvi
chi
può
!
L
'
Albani
e
il
Virey
si
gettarono
nella
corrente
dei
fuggenti
,
incalzati
dagli
urli
,
o
piuttosto
dai
ruggiti
di
quella
belva
capace
di
tutti
gli
orrori
,
che
è
un
popolo
scatenato
.
A
Stradella
ed
a
Broni
si
saccheggiava
impunemente
,
e
,
diciamolo
ad
onore
del
vero
,
con
ordine
,
con
garbatezza
,
coi
più
delicati
riguardi
alle
suscettibilità
dei
saccheggiati
.
Sulle
aree
,
la
ripartizione
e
l
'
equilibrio
dei
beni
faceva
le
sue
prime
prove
gaiamente
.
Ad
un
cittadino
che
aveva
nel
portafoglio
diecimila
lussi
,
si
accosta
un
nullabbiente
per
esigere
la
metà
del
suo
avere
.
-
Presto
fatto
!
Eccovi
cinquemila
lussi
,
e
buona
notte
...
per
ora
!
La
ripartizione
amichevole
è
approvata
dall
'
applauso
popolare
;
ma
ecco
i
due
equilibristi
son
presi
in
mezzo
da
altri
equilibristi
che
esigono
la
metà
della
metà
toccata
a
ciascuno
.
-
È
troppo
giusto
.
A
ciascuno
duemila
e
cinquecento
lussi
-
siete
soddisfatti
?
-
Ma
non
è
finita
,
convien
ripartire
anche
i
duemila
cinquecento
;
e
così
via
,
via
.
di
ripartizione
in
ripartizione
,
i
capitali
vanno
siffattamente
assottigliandosi
,
che
all
'
ultima
fase
dell
'
equilibrio
generale
ciascuno
risulta
possessore
di
circa
dieci
centesimi
.
Ci
vorrebbero
dei
volumi
per
riprodurre
gli
episodi
tragi
-
comici
di
quel
breve
trabordo
di
anarchiche
utopie
.
Basti
dire
che
ad
un
lacero
nullabbiente
il
quale
si
era
fatto
cedere
il
paletot
dal
droghiere
Pirotta
,
toccò
indi
a
poco
di
dover
dividere
le
sue
spoglie
con
un
correligionario
sprovveduto
di
giubba
.
E
ciascuno
dovette
andarsene
mezzo
vestito
,
con
un
solo
braccio
insaccato
in
una
manica
e
un
frammento
di
bavero
attorno
al
collo
.
Malgrado
le
irritazioni
inevitabili
in
ogni
attrito
di
popolo
,
la
giornata
prometteva
di
chiudersi
con
un
allegro
chiasso
di
canti
e
di
balli
.
Un
fratellevole
accordo
si
produceva
dalla
comunanza
degli
interessi
;
dall
'
uguaglianza
nella
miseria
tutti
si
attendevano
l
'
età
dell
'
oro
;
dal
deprezzamento
delle
intelligenze
,
l
'
uniformità
del
sapere
e
lo
schianto
di
ogni
supremazia
.
Ma
sul
far
della
notte
,
le
cose
mutarono
aspetto
.
I
caporioni
della
sommossa
,
che
pei
primi
si
erano
slanciati
all
'
assalto
degli
stabilimenti
di
pigiatura
,
non
riflettendo
al
pericolo
,
dopo
essersi
immersi
nel
mosto
fino
alla
gola
e
aver
tracannato
a
larghe
fauci
il
licore
effervescente
,
avean
levate
le
spine
alle
botti
.
Il
vino
inondava
gli
appartamenti
e
scorreva
a
rigagnoli
per
le
scale
.
L
'
esalazione
alcoolica
saliva
ai
cervelli
;
i
bevitori
quasi
asfissiati
si
avvoltolavano
come
giumenti
in
una
melma
rossiccia
;
i
meno
briachi
,
per
uscire
da
quell
'
afa
irrespirabile
,
si
aprivano
il
varco
rompendo
la
folla
coi
pugni
.
Frattanto
,
irrompevano
altri
bevitori
.
I
fanciulli
camminavano
carponi
leccando
i
pavimenti
;
le
donne
succhiavano
dalle
spine
le
ultime
sgocciolature
.
Nelle
cantine
dei
ricchi
proprietari
,
i
coscritti
stappavano
bottiglie
di
vecchio
barbera
;
decapitavano
l
'
Asti
spumoso
e
trincavano
senza
freno
.
La
fede
equilibrista
era
scossa
;
non
vi
era
più
alcuno
in
Stradella
ed
in
Broni
che
fosse
in
grado
di
tenersi
in
equilibrio
.
Si
vedevano
dei
vecchi
avvinazzati
strappar
le
gonnelle
alle
donne
,
affermando
il
diritto
all
'
uguaglianza
dei
sessi
;
le
donne
,
a
loro
volta
,
pretendevano
all
'
onore
dei
calzoni
.
Rotolavano
come
botti
,
sul
pendio
dello
stradone
curricolare
,
delle
coppie
di
ubbriachi
,
strettamente
collegate
.
L
'
agro
era
invaso
dalla
follia
contagiosa
;
abbracciamenti
e
ceffate
,
lacrime
di
tenerezza
e
invettive
,
danze
a
suono
di
calci
,
baci
e
morsi
di
lussuria
impotente
,
tutte
le
maniere
di
amplessi
imaginate
dall
'
Aretino
e
dal
Carnicci
;
l
'
orgia
del
sabbato
antico
coi
raffinamenti
e
gli
orrori
della
sensualità
alcoolizzata
.
Chi
porrà
fine
a
questo
orrendo
scompiglio
?
...
Udite
!
Udite
!
Un
muggito
reboante
,
che
par
quello
di
cento
tori
riuniti
,
ha
percosso
l
'
aria
con
spaventose
vibrazioni
.
Dalla
via
De
-
Pretis
è
uscito
un
gran
fragore
di
terremoto
;
un
padiglione
è
crollato
,
è
un
fuggi
fuggi
di
gente
che
urla
come
fosse
pigiata
.
Cos
'
è
avvenuto
?
Pressoché
nulla
:
un
leggerissimo
errore
di
calcolo
nella
mente
di
un
grande
scienziato
.
Chi
farà
la
storia
delle
infinite
sciagure
derivate
alla
famiglia
umana
dalle
lievi
abberrazioni
dei
forti
intelletti
!
L
'
illustre
primate
Piria
avea
perfettamente
costruito
il
suo
gigante
automatico
-
chimico
-
vitale
.
La
macchina
umana
era
riuscita
;
tutti
gli
elementi
essenziali
che
la
chimica
poteva
prestare
alla
formazione
dell
'
ossatura
,
dei
muscoli
,
dei
condotti
,
delle
parti
viscerali
,
dei
glutini
nervei
,
erano
stati
da
Piria
impiegati
e
coordinati
sapientemente
.
Un
gigante
dell
'
altezza
di
trenta
metri
,
proporzionatamente
sviluppato
nelle
singole
membra
,
giaceva
disteso
nel
padiglione
di
via
De
-
Pretis
.
Verso
le
cinque
pomeridiane
,
in
presenza
di
un
centinaio
di
spettatori
,
l
'
illustre
scienziato
aveva
operato
la
trasmissione
del
sangue
e
del
movimento
.
Incisa
la
carotide
del
mostro
inanimato
e
messala
in
comunicazione
,
a
mezzo
di
un
tubo
elastico
,
con
quella
di
un
toro
parimenti
svenato
,
l
'
illustre
creatore
dell
'
uomo
colossale
avea
veduto
realizzarsi
con
rapidità
l
'
assorbimento
e
la
dejezione
.
Si
volle
il
sangue
di
dieci
tori
per
fornire
al
vasto
cuore
ed
ai
grandi
condotti
arteriosi
del
gigante
il
liquido
vitale
occorrente
.
L
'
azione
simultanea
di
due
pile
elettriche
di
quadrupla
potenza
diede
impulso
alla
circolazione
,
suscitò
l
'
irritazione
nervosa
e
il
movimento
dei
muscoli
.
La
materia
inerte
si
scosse
...
Due
grandi
occhi
si
spalancarono
assorbendo
la
luce
,
le
nari
si
gonfiarono
,
il
petto
parve
scoppiare
pei
forti
aneliti
di
aria
ossigenata
,
le
braccia
si
agitarono
,
le
mani
si
distesero
per
afferrare
l
'
ignoto
;
e
finalmente
...
Chi
poteva
prevedere
un
tal
impeto
di
vita
?
Dalle
fauci
del
gigante
elettrizzato
proruppe
un
muggito
spaventoso
.
L
'
immane
corpo
si
sollevò
,
atterrò
con
un
calcio
poderoso
l
'
enorme
banco
sul
quale
stava
adagiato
,
e
lanciandosi
colla
violenza
di
un
toro
inferocito
verso
la
porta
di
uscita
,
si
diede
a
percorrere
la
via
,
sorpassando
ogni
barriera
.
Trecento
baracche
di
merciaiuoli
andarono
capovolte
;
quattro
olmi
secolari
,
urtati
da
lui
,
si
rovesciarono
sradicati
.
Egli
cozzava
,
rompeva
,
abbatteva
ogni
ostacolo
,
impiegando
a
tal
uopo
,
con
istinto
taurino
,
la
catapulta
di
un
cranio
resistente
ad
ogni
urto
.
Imaginate
il
terrore
di
quella
apparizione
,
in
una
folla
esaltata
dagli
entusiasmi
politici
e
dai
fumi
del
vino
!
Dove
la
gente
non
era
lesta
a
sgombrare
,
il
gigante
si
faceva
largo
coll
'
impeto
della
persona
,
colle
irruzioni
del
capo
,
colla
violenza
dei
calci
.
I
più
accorti
tentavano
schermirsi
da
lui
passandogli
fra
le
cosce
o
saltandogli
sul
capo
per
scivolare
al
suolo
tra
le
curve
della
schiena
interminabile
;
ma
i
fortunati
ai
quali
riusciva
di
salvarsi
,
se
la
davano
poi
a
gambe
esterrefatti
,
annunziando
il
finimondo
e
la
comparsa
dell
'
anticristo
.
Quello
sgomento
generale
aveva
fatto
passare
la
generale
ubbriacatura
;
in
meno
d
'
un
'
ora
il
vasto
agro
di
Stradella
e
di
Broni
si
era
mutato
in
un
deserto
.
La
popolazione
che
prendeva
il
largo
,
sbandandosi
pei
vigneti
e
cercando
rifugio
nei
letti
dei
fiumi
,
verso
le
otto
della
sera
fu
colpita
da
un
nuovo
terrore
.
Nell
'
impeto
bestiale
della
corsa
,
il
gigante
aveva
dato
il
capo
in
un
campanile
,
quattro
metri
più
alto
di
lui
.
La
torre
era
crollata
,
ma
anche
il
grosso
cranio
,
con
tanta
sapienza
di
mezzi
chimici
confezionato
dal
Piria
.
si
era
spezzato
nell
'
urto
.
Slanciando
il
suo
uomo
chimico
-
meccanico
,
il
dabben
Piria
non
aveva
riflettuto
che
in
ogni
essere
animato
la
percezione
sensuale
non
può
svilupparsi
che
gradatamente
.
Per
la
conservazione
di
quel
mostruoso
fenomeno
vitale
si
esigeva
un
trattamento
di
neonato
;
supponendo
in
lui
ingenita
quella
facoltà
di
discernimento
che
può
formarsi
soltanto
nell
'
adulto
per
una
successione
di
esperienze
,
l
'
illustre
primate
vide
sfasciarsi
in
un
attimo
la
più
ardita
creazione
che
mai
fosse
concepita
e
realizzata
dal
genio
umano
.
Coll
'
ultimo
muggito
del
gigante
chimico
-
meccanico
,
e
col
fragore
di
un
campanile
in
rovina
,
a
Stradella
ed
a
Broni
ebbe
fine
in
quella
notte
il
baccanale
rivoluzionario
degli
equilibristi
.
A
dieci
ore
l
'
ordine
più
perfetto
regnava
nell
'
acro
.
CAPITOLO
XXVIII
,
Malthus
.
Negli
altri
dipartimenti
dell
'
Unione
la
rivolta
assumeva
proporzioni
spaventevoli
,
ma
i
rappresentanti
governativi
adunati
in
permanenza
a
Berlino
non
si
davano
la
pena
di
prendere
verun
provvedimento
.
Gli
equilibristi
,
inferociti
da
parziali
resistenze
,
avevano
perpetrato
in
parecchi
comuni
le
più
feroci
rappresaglie
contro
i
facoltosi
,
abbattendo
e
incendiando
edifizii
,
violentando
persone
.
Negli
ultimi
bollettini
del
22
ottobre
,
il
numero
delle
vittime
si
faceva
ascendere
a
due
milioni
cinquemila
e
ottocento
.
Il
Presidente
temporario
del
Consiglio
,
nel
rilevare
questa
cifra
,
si
fregò
le
mani
esclamando
:
«
Il
nostro
sistema
di
non
repressione
ha
dato
ottimi
risultati
.
Lasciar
passare
la
volontà
dei
pazzi
è
il
migliore
stratagemma
per
ricondurre
alla
ragione
le
maggioranze
.
La
violenza
e
l
'
eccesso
generano
mai
sempre
la
reazione
.
Fra
una
ventina
di
giorni
il
partito
equilibrista
sarà
schiacciato
,
nè
si
udrà
più
riparlarne
in
Europa
,
nè
anche
a
Manicopoli
.
Le
previsioni
dell
'
arguto
presidente
si
avverarono
.
Di
là
ad
un
mese
,
quel
moto
rivoluzionario
che
aveva
scompigliato
tante
proprietà
e
distrutte
tante
vite
,
era
appena
ricordato
come
una
sfuriata
ridicola
di
pochi
imbecilli
.
I
nuovi
rappresentanti
della
nazione
protestarono
contro
gli
abberramenti
dei
loro
elettori
;
e
lo
stesso
Casanova
,
l
'
Acclamato
di
Milano
,
il
Redentore
del
popolo
,
il
Messia
dell
'
uguaglianza
universale
,
nella
adunanza
del
30
Novembre
dichiarava
in
pieno
Parlamento
che
i
suoi
elettori
,
prendendo
sul
serio
il
programma
da
lui
pubblicato
per
scroccare
un
milione
di
voti
,
aveano
mostrato
di
essere
una
mandra
di
ciuchi
.
Un
secolo
addietro
,
i
ciarlatani
della
politica
non
giudicavano
altrimenti
il
criterio
dei
pecoroni
che
si
affidavano
alle
loro
ciance
;
ma
non
eran
abbastanza
civilizzati
per
dichiarare
alla
Camera
i
loro
apprezzamenti
.
Mentre
il
fascio
degli
equilibristi
si
andava
scomponendo
,
i
naturalisti
guadagnavano
aderenti
.
Nei
centri
più
popolosi
e
più
illuminati
si
aprivano
nuovi
Circoli
.
I
recenti
affigliati
si
prestavano
con
fervore
da
neofiti
alla
propaganda
del
principio
.
Nelle
alte
sfere
governative
,
questa
diversione
dello
spirito
pubblico
verso
una
riforma
comparativamente
retriva
,
era
veduta
di
buon
occhio
.
Pel
giorno
quindici
dicembre
i
naturalisti
furono
invitati
ad
un
solenne
comizio
nella
capitale
della
gioia
(
)
.
L
'
importanza
di
quel
convegno
era
rilevata
dai
giornali
coi
più
strani
commenti
.
Non
uno
degli
illustri
capi
del
partito
sarebbe
mancato
all
'
appello
;
si
trattava
di
deliberare
intorno
al
modo
ed
al
tempo
dell
'
azione
,
si
volevano
discutere
le
controversie
dei
dissidenti
,
stabilire
il
credo
unico
ed
universale
della
prossima
rigenerazione
europea
.
Si
parlava
di
un
misterioso
personaggio
,
di
un
antico
profeta
e
legislatore
che
sarebbe
uscito
prodigiosamente
dalla
tomba
per
affermare
nel
comizio
i
principii
divini
,
per
dissipare
molte
erronee
credenze
relative
agli
istinti
dell
'
uomo
ed
alle
leggi
dell
'
universo
.
I
cronisti
meglio
informati
pretendevano
sapere
che
quell
'
uomo
straordinario
era
vissuto
cinquant
'
anni
sulla
sommità
di
una
montagna
coperta
di
gelo
,
orando
e
meditando
;
che
la
parola
di
Dio
era
scesa
nel
suo
spirito
;
che
,
infine
,
le
più
sublimi
rivelazioni
erano
da
attendersi
da
lui
.
L
'
Albani
,
recentemente
convertito
alla
fede
naturalista
e
già
iscritto
negli
ordini
superiori
del
partito
non
poteva
mancare
all
'
appello
.
Nel
giorno
fissato
per
la
solenne
adunanza
,
egli
giunse
a
Napoli
in
compagnia
del
Virey
,
e
all
'
ora
di
mezzodì
,
indicata
per
l
'
apertura
del
comizio
,
andò
col
collega
a
prender
posto
in
una
galleria
del
teatro
massimo
.
Non
si
è
ancora
perduta
a
quest
'
epoca
la
consuetudine
di
adunare
il
popolo
a
discutere
di
politica
nei
luoghi
ordinariamente
destinati
agli
spettacoli
dell
'
opera
e
della
commedia
;
vi
è
sempre
qualche
cosa
di
teatrale
,
di
spettacoloso
e
di
comico
in
ogni
assembramento
di
politicanti
;
l
'
ambiente
,
in
ogni
caso
,
risponde
al
carattere
dei
personaggi
e
consuona
coll
'
enfasi
dei
discorsi
.
La
folla
si
pigiava
nella
platea
;
gli
uomini
del
governo
,
i
rappresentanti
della
nazione
,
i
primati
,
le
etére
,
le
dame
di
capriccio
,
le
Immolate
,
le
mogli
emerite
prendevan
posto
nelle
sedie
riservate
o
salivano
ad
occupare
le
logge
.
Una
impazienza
febbrile
agitava
quel
pubblico
di
trentamila
persone
.
Quando
la
sfera
del
grande
orologio
elettrico
sovrastante
al
palco
scenico
toccò
il
mezzodì
,
il
sipario
si
alzò
rapidamente
e
gli
occhi
della
folla
furon
paghi
.
Un
applauso
fragoroso
ma
breve
salutò
i
capi
della
assemblea
,
assisi
in
atteggiamento
grave
attorno
ad
un
tavolo
coperto
di
nero
tappeto
.
Il
presidente
si
levò
in
piedi
,
diè
una
scossa
al
campanello
e
parlò
nel
generale
silenzio
:
«
Io
vi
ammonisco
,
o
cittadini
,
che
le
sorti
del
nostro
partito
,
l
'
avvenire
della
umanità
,
il
coronamento
del
benessere
pubblico
al
quale
mirarono
sempre
i
nostri
studii
e
le
opere
nostre
,
dipendono
dal
presente
comizio
.
Aspettatevi
delle
grandi
sorprese
;
preparatevi
gli
orecchi
e
la
mente
a
rivelazioni
inaudite
.
Le
indiscrezioni
della
stampa
vi
hanno
prevenuti
,
ma
ciò
che
qui
vedrete
,
ciò
che
udrete
fra
pochi
istanti
,
sorpasserà
ogni
esigenza
della
vostra
aspettativa
.
Non
è
il
caso
di
ripigliare
le
viete
questioni
,
sulle
quali
tutti
gli
argomenti
vennero
già
esauriti
.
Oggimai
i
criterii
fondamentali
sono
stabiliti
;
ulteriori
ciance
a
nulla
approderebbero
.
Noi
ci
troviamo
in
presenza
di
un
grande
mistero
;
dobbiamo
constatare
un
fatto
nuovo
,
quasi
inverosimile
,
ed
avvisare
al
miglior
partito
che
da
noi
si
possa
trarne
a
benefizio
dell
'
umanità
e
ad
onore
dei
nostri
principii
.
I
dilettanti
di
rettorica
inutile
si
tengano
per
questa
volta
in
disparte
;
l
'
avvenimento
che
qui
vedranno
compiersi
porgerà
ad
essi
materia
di
cicalare
per
dieci
anni
.
Ciò
detto
,
il
Presidente
si
volse
ad
uno
dei
volonterosi
di
cappa
magna
e
gli
ordinò
di
introdurre
il
Venerando
Fabbristol
.
L
'
apparizione
del
nuovo
personaggio
fu
salutata
da
triplice
acclamazione
.
Il
Venerando
si
avanzò
fino
al
proscenio
,
sedette
sopra
il
tripode
di
onore
,
e
con
voce
sonora
espose
la
seguente
relazione
:
-
Io
mi
chiamo
Arnaldo
Fabbristol
;
ho
fatto
da
parecchi
anni
adesione
al
vangelo
dei
naturalisti
,
e
,
grazie
alle
circostanze
che
ora
sto
per
esporvi
,
venni
dal
Consiglio
supremo
dell
'
ordine
incaricato
di
una
delle
più
importanti
missioni
che
ad
uomo
fosse
mai
dato
di
compiere
.
«
Or
fanno
cinquant
'
anni
vivea
sulla
terra
un
grande
scienziato
,
un
uomo
di
forte
intelletto
e
di
straordinaria
energia
morale
,
chiamato
Malthus
.
Era
nipote
di
un
altro
filosofo
vissuto
in
epoca
avversa
ad
ogni
lume
di
verità
,
un
banditore
di
sapienti
teorie
mal
comprese
e
peggio
apprezzate
da
'
suoi
contemporanei
.
«
Quelle
teorie
racchiudevano
i
germi
dei
principii
indiscutibili
che
formano
oggi
la
base
della
nostra
fede
politica
.
Il
Malthus
che
oggi
ricomparisce
sulla
scena
del
mondo
,
avendo
raccolta
e
fatta
sua
la
splendida
eredità
di
idee
lasciate
dallo
zio
,
pensò
di
istituire
un
'
associazione
la
quale
si
incaricasse
di
diffonderle
.
Gli
apostoli
delle
dottrine
Malthusiane
si
prestarono
allo
scopo
con
zelo
entusiastico
,
ma
incontrarono
un
'
opposizione
accanita
e
pertinace
.
I
tempi
non
erano
maturi
.
La
nuova
generazione
,
invasa
da
un
fervido
spiritualismo
,
chiudeva
l
'
orecchio
alle
nostre
dottrine
.
Il
prete
riformato
,
poetizzando
gli
antichi
dogmi
,
avea
riconquistata
la
donna
,
questo
essere
volubile
e
fantastico
,
sempre
mai
allettato
dalle
parvenze
,
sempre
facile
ad
esaltarsi
per
ogni
sentimentalismo
insensato
.
Tutte
le
nuove
istituzioni
,
tutte
le
leggi
dello
stato
si
ispiravano
alle
tendenze
dell
'
epoca
;
nei
nostri
codici
si
riflessero
tutte
le
stravaganze
e
le
follie
di
un
popolo
abberrato
.
Correva
l
'
anno
1932
.
Il
nostro
Malthus
,
che
allora
toccava
appena
i
trent
'
anni
,
si
lasciò
prendere
dallo
scoramento
,
e
disperando
di
riuscire
ne
'
suoi
alti
disegni
,
un
bel
giorno
,
adunati
i
suoi
apostoli
più
fedeli
,
annunziò
ad
essi
il
suo
proposito
di
abbandonare
la
vita
.
Sì
:
quel
grand
'
uomo
voleva
morire
nel
fiore
dell
'
età
;
voleva
fuggire
da
un
mondo
che
,
a
suo
vedere
,
non
sarebbe
mai
stato
capace
di
comprenderlo
.
Perdoniamo
al
genio
un
istante
di
debolezza
;
le
più
alte
intelligenze
,
le
nature
più
energiche
subiscono
delle
prostrazioni
inesplicabili
.
Le
esortazioni
,
i
conforti
,
le
preghiere
degli
amici
,
nulla
valeva
a
smuovere
quello
scorato
dalla
nefasta
risoluzione
.
Se
non
che
,
all
'
ordine
naturale
del
cosmos
era
necessaria
quella
esistenza
.
Malthus
e
il
trionfo
delle
sue
teorie
non
potevano
esimersi
dall
'
entrare
e
dal
compiere
la
loro
parabola
ascendente
nel
moto
provvidenziale
di
rotazione
imposto
dalla
legge
fisica
universale
,
«
Fra
gli
apostoli
del
principio
che
in
quel
giorno
stavano
adunati
intorno
al
Capo
,
c
'
era
uno
scienziato
,
o
,
come
allora
si
diceva
,
un
utopista
di
zoologia
,
chiamato
Gorini
,
discendente
per
linea
indiretta
da
quell
'
illustre
diseredato
che
già
aveva
fatto
nel
secolo
precedente
delle
meravigliose
scoperte
sulla
origine
del
mondo
,
e
riuniti
gli
elementi
chimici
più
atti
alla
pietrificazione
dei
cadaveri
.
Al
momento
in
cui
Malthus
,
nel
suo
implacabile
desiderio
di
finirla
,
colla
vita
,
portava
alla
bocca
una
pillola
asfissiante
,
un
grido
imperioso
risuonò
nell
'
aula
:
fermate
!
Malthus
guardò
fissamente
l
'
apostolo
che
si
era
alzato
per
accorrere
a
lui
;
l
'
altro
con
piglio
più
assoluto
,
ripetè
l
'
intimazione
:
fermate
!
In
quel
grido
c
'
era
una
potenza
irresistibile
.
-
Che
hai
tu
a
dire
ad
un
moribondo
?
-
domandò
Malthus
,
trattenendo
la
pillola
sospesa
fra
l
'
indice
e
il
pollice
.
-
Due
logiche
e
serie
parole
-
rispose
il
Gorini
:
-
voi
volete
morire
,
perché
avete
riconosciuto
,
come
noi
riconosciamo
,
non
essere
l
'
epoca
attuale
matura
alla
realizzazione
delle
nostre
sublimi
teorie
.
Orbene
,
se
qualcuno
venisse
a
proporvi
di
sostituire
alla
morte
un
lunghissimo
sonno
,
un
sonno
di
dieci
,
di
vent
'
anni
,
di
mezzo
secolo
,
persistereste
voi
ancora
nel
proposito
disperato
?
-
Ho
piena
fede
nell
'
avvenire
-
rispose
Malthus
;
-
ma
un
mezzo
secolo
dovrà
trascorrere
prima
che
l
'
umanità
riconosca
erroneo
e
rovinoso
il
principio
da
cui
oggi
è
trascinata
,
-
Ebbene
!
-
replicò
il
Gorini
;
-
dormite
per
mezzo
secolo
,
e
il
vostro
risveglio
segnerà
l
'
epoca
delle
nostre
vittorie
.
Voi
mi
guardate
con
stupore
,
come
se
le
mie
parole
uscissero
dalla
bocca
di
un
pazzo
.
No
!
io
non
sono
pazzo
,
io
non
posso
ingannarmi
ne
'
miei
calcoli
;
mi
tengo
sicuro
della
riuscita
.
Quello
che
nella
rigida
stagione
avviene
dei
serpenti
e
d
'
altri
animali
soggetti
al
torpore
,
deve
necessariamente
riprodursi
nell
'
uomo
a
mezzo
di
una
ben
praticata
assiderazione
.
Nell
'
uomo
assiderato
la
vitalità
può
durare
parecchi
secoli
,
fino
a
quando
,
per
una
accidentale
combinazione
o
per
effetto
del
volere
altrui
,
non
venga
ad
operarsi
il
disgelo
.
Volete
voi
,
illustre
pontefice
dell
'
avvenire
,
sottomettervi
alla
prova
?
Io
vi
ho
additata
la
via
;
io
metterò
a
vostra
disposizione
i
miei
trovati
scientifici
.
Voi
prescriverete
la
durata
ed
il
termine
del
vostro
assopimento
.
Nel
giorno
e
nell
'
ora
da
voi
prefissi
,
i
discepoli
,
istruiti
per
tradizione
dei
vostri
voleri
,
verranno
a
ridestarvi
dal
lungo
sonno
,
e
voi
potrete
,
uomo
antico
e
precursore
dell
'
evo
felice
,
gioire
delle
mondiali
acclamazioni
e
dirigere
l
'
umanità
verso
la
meta
altissima
infino
ad
oggi
inutilmente
vagheggiata
da
voi
.
«
All
'
udire
tale
risposta
,
Malthus
stette
un
istante
silenzioso
;
ma
i
suoi
occhi
sfavillanti
esprimevano
soddisfazione
ed
assenso
.
I
due
scienziati
si
erano
compresi
.
Di
là
a
quattro
ore
,
il
Malthus
,
il
Gorini
e
gli
apostoli
seniori
,
a
mezzo
della
ferrovia
funicolare
Agudio
,
salivano
alle
alture
nevose
del
Moncenisio
.
Inutile
che
vi
riferisca
e
descriva
di
qual
maniera
si
compiesse
lassù
,
per
opera
dell
'
immaginoso
zoologo
,
la
prova
non
mai
tentata
dell
'
assideramento
umano
.
Ciò
che
importa
sapere
,
ciò
che
io
sono
impaziente
di
annunziarvi
,
è
che
il
Malthus
,
il
sapiente
Malthus
,
il
divino
Malthus
,
il
nostro
legislatore
,
il
nostro
profeta
,
or
fanno
tre
giorni
,
dopo
mezzo
secolo
di
torpore
,
si
è
ridestato
alla
vita
attiva
.
La
volontà
dell
'
illustre
sopito
è
compiuta
.
I
depositarii
della
tradizione
Malthusiana
,
consapevoli
di
ogni
patto
,
penetrarono
,
nel
giorno
e
nell
'
ora
stabilita
,
dentro
la
cavità
granitica
,
dove
il
profeta
dormiva
da
cinquant
'
anni
in
una
temperatura
di
sessanta
gradi
sotto
zero
.
Seguendo
le
istruzioni
lasciate
dal
Gorini
,
in
meno
di
due
ore
quei
prudenti
operatori
ottennero
gradatamente
il
disgelo
:
il
corpo
irrigidito
si
riscosse
,
si
riapersero
gli
occhi
,
la
favella
si
sciolse
...
Gli
apostoli
si
gettarono
a
terra
adorando
,
inneggiando
al
redivivo
.
-
Sospendete
,
o
fratelli
,
quei
plausi
;
imponete
al
vostro
entusiasmo
!
Serbate
gli
osanna
a
lui
solo
.
Fra
pochi
istanti
,
allo
squillar
dei
due
tocchi
pomeridiani
,
il
gran
Malthus
sarà
qui
.
Egli
lo
ha
promesso
,
egli
mi
ha
incaricato
di
recarvi
la
buona
novella
.
Sì
,
fra
dieci
minuti
...
egli
sarà
in
mezzo
a
noi
...
Egli
avrà
preso
il
mio
posto
su
questa
tribuna
per
rivelarvi
l
'
ultimo
verbo
del
suo
genio
divino
.
Che
se
mai
...
-
Da
Manicopoli
!
-
gridò
un
volonteroso
di
alto
grado
,
avanzandosi
verso
il
proscenio
e
presentando
un
dispaccio
al
Presidente
del
Comizio
.
-
Leggete
!
leggete
!
-
gridarono
dal
teatro
trentamila
voci
.
Il
Presidente
sciolse
il
piego
,
gettò
uno
sguardo
sulle
cifre
,
e
pallido
,
con
voce
tremante
,
lesse
quanto
segue
:
«
Malthus
redivivo
suicidatosi
ignote
cause
,
attendonsi
schiarimenti
.
«
Il
seniore
SAFFUS
»
.
-
Impossibile
!
assurdo
!
-
urlò
il
Relatore
con
accento
irritato
;
maledetta
la
Stefani
!
-
Maledetta
la
Stefani
!
-
rispose
la
folla
con
sdegno
.
-
Silenzio
!
...
Un
secondo
telegramma
!
Il
Presidente
si
fece
innanzi
,
e
lesse
:
«
Suicidio
Malthus
avvenuto
nel
palazzo
marchesa
Sara
Jobart
sua
antica
amante
.
Giornali
pubblicano
lettera
autografa
.
Pare
che
forti
disinganni
spingessero
illustre
uomo
a
procacciarsi
sonno
più
duro
.
«
Seniore
KEMPIS
»
.
-
Assurdità
!
assurdità
!
-
si
mormorava
da
ogni
parte
;
-
attendiamo
una
formale
smentita
.
Ma
ecco
,
nel
mormorio
generale
,
spiccano
delle
grida
più
acute
;
i
folletti
di
città
guizzano
tra
le
panche
,
saltano
sui
parapetti
dei
palchi
,
inondano
il
teatro
di
giornali
.
Di
là
a
pochi
minuti
,
in
un
tetro
silenzio
,
quelle
trentamila
persone
adunate
pel
Comizio
leggevano
la
lettera
lasciate
da
Malthus
:
«
Correligionarii
e
fratelli
,
«
È
stato
un
errore
;
tanto
più
illogico
e
imperdonabile
a
noi
,
che
,
professando
i
principii
del
naturalismo
,
pur
nullameno
abbiamo
tentato
di
violentare
la
natura
.
Quando
io
mi
sottoposi
alla
prova
dell
'
assideramento
,
mi
ero
lasciato
vincere
da
un
orgoglio
insensato
.
Ho
creduto
che
la
mia
esistenza
fosse
necessaria
al
bene
comune
;
non
ho
riflettuto
che
l
'
individuo
conta
per
nulla
,
che
i
progressi
della
umanità
si
compiono
pel
concorso
simultaneo
di
tutte
le
forze
viventi
.
È
necessario
,
perché
ognuno
mi
comprenda
,
che
io
esponga
la
diagnosi
delle
mie
impressioni
.
Lo
farò
sinceramente
e
colla
maggior
brevità
possibile
.
Quando
i
fratelli
,
esecutori
fedeli
del
patto
tradizionale
,
vennero
or
fanno
tre
giorni
a
risvegliarmi
dall
'
assopimento
,
al
mio
primo
risveglio
io
provai
un
senso
di
melanconica
sorpresa
.
Mi
si
affollarono
nella
mente
le
idee
colle
quali
mi
ero
addormentato
mezzo
secolo
addietro
;
mi
meravigliai
grandemente
nel
vedere
intorno
al
mio
letto
di
granito
delle
figure
a
me
ignote
;
domandai
che
fosse
avvenuto
dei
fratelli
i
quali
la
sera
innanzi
mi
avevano
aiutato
a
coricarmi
.
«
-
Avete
dormito
cinquant
'
anni
,
-
risposero
ad
una
voce
gli
astanti
.
«
-
È
vero
!
è
vero
!
-
risposi
io
raccapezzando
le
confuse
memorie
:
-
infatti
...
quella
sera
...
i
fratelli
...
gli
apostoli
...
Ma
,
voi
!
voi
,
chi
siete
?
Perché
quegli
altri
non
sono
al
mio
fianco
?
«
-
Quegli
altri
-
mi
risposero
-
sono
morti
;
e
noi
,
eredi
della
tradizione
,
li
abbiamo
sostituiti
.
«
Io
guardava
con
meraviglia
e
tristezza
quei
sembianti
sconosciuti
.
Essi
mi
parlavano
dei
grandi
progressi
sociali
avvenuti
nel
corso
di
mezzo
secolo
,
mi
annunziavano
il
prossimo
trionfo
della
riforma
naturalista
,
mi
promettevano
ovazioni
,
glorificazioni
,
quali
nessun
orgoglio
umano
avrebbe
osato
sognare
.
Io
li
ascoltava
attonito
,
quasi
svogliato
.
Portai
la
mano
sul
petto
e
ne
trassi
un
medaglione
sul
quale
era
impressa
l
'
effigie
di
una
giovane
marchesa
da
me
adorata
.
Mi
sovvenni
che
gli
antichi
fratelli
si
erano
opposti
al
mio
desiderio
di
metter
a
parte
quella
impareggiabile
donna
della
misteriosa
operazione
che
doveva
per
tanti
anni
tenermi
disgiunto
da
lei
.
Si
voleva
che
il
segreto
della
mia
assiderazione
rimanesse
esclusivamente
affidato
ai
pochi
apostoli
;
temevano
che
ella
,
per
impeto
di
dolore
e
di
amore
,
potesse
tradirci
.
Con
quali
palpiti
di
gioia
ribaciai
quel
ritratto
!
«
-
Orbene
!
-
esclamai
;
-
prima
di
rientrare
nel
campo
delle
agitazioni
politiche
,
prima
di
abbandonarmi
alle
glorificazioni
da
voi
promesse
,
io
mi
debbo
a
colei
che
occupava
tanto
posto
nel
mio
cuore
,
che
forse
mi
avrà
pianto
per
morto
,
che
forse
non
avrà
mai
cessato
di
attendermi
.
Sapete
voi
se
esista
ancora
a
Parigi
quel
portento
di
bellezza
,
di
grazia
e
di
spirito
,
che
si
chiamava
la
marchesa
Sara
Jobard
?
«
Gli
apostoli
si
scambiarono
uno
sguardo
di
sorpresa
e
per
poco
non
scoppiarono
in
una
risata
.
Uno
dei
seniori
,
che
penava
molto
a
serbarsi
serio
,
si
volse
ai
fratelli
dicendo
:
«
-
È
giusto
che
ogni
sua
volontà
venga
da
noi
soddisfatta
;
rimanderemo
il
Comizio
a
sabato
prossimo
,
e
frattanto
accompagneremo
a
Parigi
l
'
illustre
redivivo
,
e
lo
aiuteremo
a
raccogliere
le
informazioni
che
tanto
lo
preoccupano
.
«
Ciò
convenuto
,
uscimmo
dalla
cava
granitica
,
e
ci
trovammo
dinanzi
ad
una
carrozza
sormontata
da
un
pallone
aereostatico
.
«
-
Cos
'
è
questo
?
-
domandai
.
«
-
Una
volante
di
seconda
portata
,
il
veicolo
che
in
meno
di
un
'
ora
ci
condurrà
sulla
piazza
massima
di
Parigi
.
«
-
E
voi
pretendereste
che
io
salissi
in
quel
cassone
?
-
esclamai
arretrando
;
-
ma
dunque
...
non
vi
son
più
ferrovie
?
...
non
vi
sono
locomotive
elettriche
?
«
-
Tali
mezzi
di
trasporto
-
rispose
il
seniore
,
scambiando
cogli
altri
apostoli
un
'
occhiata
di
meraviglia
-
oggimai
fanno
esclusivamente
il
servizio
pei
nullabbienti
.
«
-
Ebbene
!
trattatemi
pure
da
nullabbiente
,
-
gridai
io
-
ma
in
quella
baracca
sospesa
nell
'
aria
,
io
,
Malthus
,
vi
prometto
che
non
sarò
mai
per
ficcarci
il
mio
nobile
individuo
.
«
-
Con
tutto
il
rispetto
che
da
noi
si
professa
al
vostro
nobile
individuo
-
rispose
il
seniore
dopo
essersi
consultato
coi
fratelli
,
-
noi
non
possiamo
dimenticare
il
mandato
perentorio
del
Gran
Maestro
dell
'
ordine
;
le
ore
sono
contate
,
il
tempo
vuol
essere
misurato
;
vi
abbiamo
accordato
una
proroga
di
tre
giorni
;
ora
conviene
affrettarsi
.
«
E
prima
che
io
potessi
muovere
due
passi
per
discostarmi
,
quattro
fratelli
mi
afferrarono
pel
torso
,
mi
sollevarono
,
mi
immersero
nella
cabina
della
volante
.
«
Che
dirvi
di
quel
viaggio
?
Non
impiegammo
che
un
'
ora
per
tragittare
dal
Moncenisio
a
Parigi
,
ma
quell
'
ora
è
bastata
a
svelarmi
l
'
orrore
della
mia
situazione
.
Il
linguaggio
di
quegli
apostoli
che
mi
parlavano
dei
loro
disegni
,
che
mi
interrogavano
,
per
prender
consiglio
,
il
più
delle
volte
mi
riusciva
incomprensibile
.
Basta
dunque
un
mezzo
secolo
a
corrompere
ogni
idioma
,
ad
alterare
perfino
le
inflessioni
della
pronunzia
?
Essi
accennavano
ad
istituzioni
,
alludevano
ad
avvenimenti
a
me
ignoti
;
nominavano
scrittori
e
scienziati
vissuti
nell
'
ultima
metà
del
secolo
;
citavano
libri
usciti
recentemente
e
già
quasi
obliati
da
'
contemporanei
,
e
parevano
meravigliati
ad
ogni
tratto
della
mia
ignoranza
,
d
'
altronde
naturalissima
in
chi
aveva
dormito
pel
corso
di
cinquant
'
anni
.
Quand
'
io
ricordava
i
miei
tempi
,
essi
sbadigliavano
o
sorridevano
con
ironia
.
Dopo
avermi
quasi
idolatrato
,
erano
,
in
meno
di
un
'
ora
,
passati
dalla
adorazione
all
'
indifferenza
sprezzante
.
Arrivando
a
Parigi
,
al
momento
in
cui
si
scendeva
dalla
volante
,
uno
dei
seniori
disse
all
'
altro
sommessamente
:
«
-
Mi
pare
che
l
'
assideramento
abbia
imbecillito
il
Profeta
.
«
E
l
'
altro
:
«
-
È
a
credere
che
egli
già
fosse
imbecille
prima
di
intorpidirsi
;
a
que
'
tempi
la
fama
di
illustre
si
acquistava
a
buon
mercato
.
«
Quanti
disinganni
mi
attendevano
a
Parigi
!
Invano
io
cercava
nella
folla
dei
balovardi
qualche
sembianza
nota
.
In
quella
città
ch
'
era
stata
il
teatro
dei
miei
primi
trionfi
;
in
quella
vasta
metropoli
,
dove
un
tempo
ero
additato
e
salutato
da
tutti
,
io
non
vedeva
che
sconosciuti
,
non
incontrava
che
occhiate
indifferenti
o
beffarde
.
Il
mio
modo
di
parlare
,
il
mio
contegno
imbarazzato
attiravano
l
'
attenzione
e
provocavano
le
risa
.
Nuovo
agli
usi
della
società
moderna
,
attonito
,
sbalordito
,
io
somigliava
ad
uno
di
quei
gaglioffi
montanari
,
che
dopo
aver
vissuto
quarant
'
anni
fra
le
capre
,
si
trovano
balzati
in
una
splendida
capitale
,
nel
faragginoso
brulichio
della
attività
cittadina
.
Urtava
nella
gente
;
mi
pareva
strana
ogni
foggia
di
vestito
;
mi
arrestava
istupidito
dinanzi
alle
statue
che
rappresentavano
personaggi
divenuti
famosi
negli
ultimi
tempi
.
Gli
edifizii
recenti
,
gli
spazii
aperti
dalle
demolizioni
,
i
nuovi
nomi
delle
vie
sostituiti
agli
antichi
,
mi
imbarazzavano
siffattamente
,
che
io
mi
stringevo
colla
mano
alla
zimarra
dei
colleghi
per
paura
di
smarrirmi
.
Fui
condotto
ad
un
albergo
.
I
fratelli
incaricandosi
di
andare
al
palazzo
di
città
per
attingere
informazioni
sul
conto
della
marchesa
,
mi
lasciarono
solo
.
Allora
io
trassi
dal
petto
l
'
effige
della
mia
Sara
,
e
contemplando
,
ribaciando
mille
volte
le
angeliche
sembianze
di
quella
tanto
cara
,
diedi
in
uno
scoppio
di
lacrime
.
-
Avrò
io
la
consolazione
di
rivederti
,
o
creatura
adorata
?
-
E
dopo
questo
,
mi
sentii
assalito
da
una
tetra
melanconia
.
Le
più
amare
riflessioni
si
succedevano
nel
mio
spirito
.
-
Perché
son
venuti
a
ridestarmi
?
Di
qual
modo
potrò
io
riannodare
la
mia
alla
esistenza
di
questa
generazione
?
Non
si
vive
bene
che
fra
i
contemporanei
;
la
gente
che
ora
mi
brulica
dattorno
rappresenta
la
mia
posterità
.
Nulla
oggimai
vi
può
essere
di
comune
fra
me
e
costoro
.
Io
non
li
comprendo
;
essi
dovranno
deridermi
.
In
un
mezzo
secolo
si
rinnovano
le
idee
,
le
tendenze
,
le
istituzioni
.
Chi
non
ha
preso
parte
alla
graduale
metamorfosi
,
non
può
essere
capace
di
apprezzarla
.
«
Che
diverrò
io
il
giorno
in
cui
mi
toccherà
presentarmi
al
Comizio
per
dichiarare
la
mia
dottrina
?
Potrò
io
dire
cosa
che
già
non
sia
stata
le
mille
volte
ripetuta
,
con
linguaggio
più
eletto
,
dai
miei
correligionarii
?
Non
ho
veduto
i
miei
dieci
apostoli
sogghignare
sotto
i
baffi
ogni
volta
che
io
dirigeva
ad
essi
una
domanda
?
Io
era
un
dotto
,
io
era
un
illustre
or
fanno
Cinquant
'
anni
,
nell
'
ambiente
formato
da
me
e
dai
miei
contemporanei
.
Trasferito
nel
nuovo
ambiente
,
in
una
epoca
sulla
quale
è
trascorso
lo
spirito
e
l
'
attività
di
due
generazioni
,
io
debbo
necessariamente
rappresentare
la
figura
dell
'
idiota
.
-
Dio
...
Che
vedo
?
Due
figure
umane
che
volano
rasenti
ai
tetti
del
palazzo
di
faccia
!
Sta
a
vedere
che
è
comparsa
nel
mondo
una
specie
di
uomini
alati
!
«
I
fratelli
non
rientrarono
all
'
albergo
quella
notte
,
nè
a
me
diè
l
'
animo
d
'
uscire
.
All
'
indomani
,
verso
le
10
del
mattino
,
li
vidi
entrare
nella
mia
stanza
e
salutarmi
con
espressione
sì
beffarda
che
fui
sul
punto
di
prenderli
a
schiaffi
.
Mi
annunziarono
che
la
marchesa
Sara
era
in
vita
,
che
abitava
un
sontuoso
palazzo
in
via
dei
Lunatici
,
ch
'
essi
l
'
avevano
prevenuta
della
mia
prossima
visita
.
Balzai
dal
letto
:
come
il
cuore
mi
batteva
!
Di
là
a
pochi
minuti
,
io
saliva
le
scale
del
palazzo
indicato
;
i
miei
apostoli
erano
rimasti
ad
attendermi
in
un
salotto
al
piano
terreno
.
Una
giovane
e
bella
cameriera
m
'
introdusse
in
un
gabinetto
elegantissimo
,
mi
pregò
di
sedere
e
corse
ad
avvertire
la
signora
.
«
Imaginate
con
quali
ansie
io
invocava
l
'
amplesso
di
quella
donna
,
che
già
si
era
data
a
me
coi
voluttuosi
abbandoni
dell
'
amante
!
Sventurato
!
Io
dimenticava
di
aver
dormito
mezzo
secolo
,
poiché
quel
mezzo
secolo
per
me
era
stato
breve
come
una
notte
.
Potevo
io
figurarmi
quella
donna
altrimenti
,
che
vestita
delle
sue
forme
giovanili
,
della
sua
splendida
bellezza
?
«
La
porticella
del
gabinetto
si
dischiuse
.
Il
fruscio
di
una
veste
di
seta
mi
annunziò
che
ella
entrava
.
«
-
Angelo
mio
!
-
gridai
gettandomi
a
terra
per
abbracciarle
la
tunica
che
sporgeva
dai
cortinaggi
.
«
-
Tu
!
il
mio
caro
Eugenietto
!
-
rispose
una
voce
rantolosa
da
vecchia
decrepita
;
-
qua
dunque
un
bel
bacio
!
Dio
!
come
sei
ben
conservato
!
...
Lascia
dunque
...
«
E
mentre
al
mio
orecchio
ringhiava
quella
voce
da
nonna
,
due
labbra
di
cartapecora
si
imposero
con
violenza
alle
mie
,
e
mi
inchiodarono
sulla
lingua
un
paio
di
denti
posticci
...
Io
balzai
in
piedi
esterrefatto
...
Sputai
sul
pavimento
i
due
corpi
eterogenei
...
e
dopo
aver
guardato
fissamente
quella
scarna
figura
di
ottuagenaria
,
mi
lasciai
cadere
sul
divano
come
tramortito
.
«
Era
dessa
-
era
proprio
dessa
-
la
mia
Sara
-
la
mia
marchesa
-
quella
che
un
mezzo
secolo
addietro
mi
aveva
dato
un
paradiso
di
ebbrezze
!
...
Non
riferirò
tutto
quello
che
avvenne
in
appresso
fra
me
e
quella
donna
.
Noi
conversammo
due
buone
ore
senza
mai
comprenderci
;
quello
strano
dialogo
terminò
con
una
scarica
di
singhiozzi
.
Allora
la
pregai
perché
mi
fornisse
l
'
occorrente
per
scrivere
.
E
mentre
io
,
dopo
aver
scritto
poche
linee
,
tornava
a
lei
per
congedarmi
con
un
supremo
e
disperato
addio
,
mi
accorsi
,
all
'
immobilità
del
suo
corpo
,
al
pallore
del
suo
volto
,
alla
rigidezza
della
sua
mano
,
ch
'
ella
era
morta
di
sincope
...
«
La
cameriera
,
che
entrerà
fra
poco
nel
gabinetto
,
troverà
qui
due
cadaveri
.
A
lei
commetto
l
'
incarico
di
consegnare
ai
fratelli
il
mio
ultimo
autografo
,
perché
venga
letto
al
Comizio
.
Un
uomo
,
per
quanto
nobile
e
grande
,
non
ha
più
il
diritto
di
vivere
,
dacchè
il
suo
spirito
,
il
suo
cuore
,
la
sua
esperienza
son
diventati
un
anacronismo
.
«
MALTHUS
»
.
-
Che
ne
dite
?
-
chiese
l
'
Albani
al
Virey
,
dopo
aver
letto
.
-
Io
dico
che
quell
'
uomo
ha
dato
,
togliendosi
la
vita
,
una
prova
di
gran
senno
.
Il
suicidio
è
una
delle
manifestazioni
più
evidenti
della
superiorità
dell
'
intelligenza
umana
.
È
nullameno
deplorabile
che
la
nostra
razza
sia
tanto
percossa
dalla
infelicità
che
in
molti
casi
ci
convenga
invocare
la
morte
quale
unico
rimedio
alle
angosce
della
nostra
travagliata
esistenza
.
Il
teatro
si
andava
spopolando
,
e
la
gente
si
disperdeva
lentamente
,
in
preda
ad
una
profonda
mestizia
.
L
'
Albani
,
svolgendo
il
giornale
per
gettare
gli
occhi
sulla
quarta
pagina
,
nella
rubrica
dei
Reclami
privati
lesse
le
seguenti
righe
a
lui
indirizzate
:
«
In
nome
della
umanità
e
della
religione
divina
,
il
Primate
Redento
Albani
è
invitato
a
recarsi
immediatamente
a
Milano
nella
casa
a
lui
ben
nota
del
sottoscritto
per
ricevere
comunicazione
di
un
importante
avvenimento
che
lo
riguarda
.
«
FRATELLO
CONSOLATORE
»
.
-
Perché
così
turbato
?
-
chiese
il
Virey
al
fratello
.
-
Io
parto
per
Milano
-
rispose
l
'
Albani
;
-
volete
profittare
della
mia
volante
e
tenermi
compagnia
?
-
Impossibile
.
Devo
trovarmi
a
Pietroburgo
questa
sera
per
prender
parte
ad
un
Consulto
finale
(
)
al
letto
dello
Czarre
,
gravemente
tormentato
dai
calcoli
.
Con
dolore
mi
separo
dai
voi
.
-
Ci
rivedremo
?
-
Ne
dubito
.
Ho
l
'
anima
percossa
da
sinistri
presentimenti
.
La
lettera
dello
sfortunato
Malthus
ha
scosso
la
mia
fede
...
Temo
che
ogni
sforzo
della
scienza
per
migliorare
le
sorti
dell
'
umanità
sia
opera
vana
.
Forse
provvederà
la
...
natura
.
I
due
primati
si
separarano
,
e
ciascuno
prese
la
sua
via
negli
spazii
dell
'
aria
.
CAPITOLO
XXIX
.
Il
segreto
di
Cardano
.
-
Eccomi
a
te
-
disse
l
'
Albani
entrando
nel
vestibolo
dove
lo
attendeva
il
compagno
de
'
suoi
giorni
di
espiazione
.
Fratello
Consolatore
gli
stese
la
mano
e
lo
introdusse
nel
parlatorio
.
-
Dio
ti
riconduce
-
disse
il
Levita
;
-
Dio
vuol
darti
un
'
altra
prova
della
sua
misericordia
infinita
...
-
Mettiamo
da
parte
questo
tuo
fantasima
invisibile
,
creato
dall
'
immaginazione
,
fors
'
anco
dalla
furfanteria
umana
-
interruppe
l
'
Albani
con
impazienza
;
-
da
oltre
un
mese
ho
abbracciato
la
religione
dei
naturalisti
.
Il
vostro
Dio
non
lo
comprendo
;
io
credo
nella
natura
.
-
Dio
e
natura
sono
due
potenze
del
pari
inesplicabili
...
-
Mi
hai
tu
richiamato
per
farmi
subire
una
lezione
di
catechismo
?
-
No
,
fratello
.
Io
debbo
comunicarti
delle
notizie
importanti
.
Vedi
tu
là
(
e
così
parlando
il
Levita
accennava
ad
un
letticciuolo
)
,
vedi
tu
là
quel
bambino
di
cinque
anni
che
sporge
dalle
coltrici
bianche
la
sua
testolina
coronata
di
ricci
biondi
?
-
Bello
come
un
amore
...
-
Bello
,
dovresti
dire
,
come
tutti
i
bimbi
generati
da
una
forza
di
carità
sublime
.
Ah
!
tu
lo
abbracci
...
lo
accarezzi
...
ed
egli
ti
sorride
...
vorrebbe
parlarti
...
E
a
sua
madre
non
sarà
dunque
più
concesso
di
baciarlo
!
-
Orfano
...
forse
?
-
Non
può
chiamarsi
orfano
un
bimbo
che
gioisce
nelle
carezze
d
'
un
padre
...
-
Mio
figlio
...
-
Sì
:
tuo
figlio
,
nato
da
quella
santa
,
che
un
tempo
,
nel
suo
umile
paesello
,
si
chiamava
Maria
;
nato
da
colei
,
che
or
fanno
sei
anni
,
co
'
suoi
vergini
baci
...
-
Maria
!
-
esclamò
l
'
Albani
coll
'
accento
della
più
viva
commozione
;
-
ma
tu
...
poco
dianzi
...
dicevi
...
-
Calmati
,
fratello
!
coll
'
aiuto
di
Dio
e
colla
forza
dell
'
amore
è
da
sperarsi
che
noi
riusciamo
a
salvarla
.
Leggi
questo
scritto
ch
'
ella
ti
ha
indirizzato
.
In
altra
lettera
a
me
diretta
quella
infelice
aggiunge
delle
spiegazioni
che
io
non
tralascerò
di
comunicarti
,
se
ciò
mi
parrà
utile
...
L
'
Albani
spiegò
il
foglio
,
lo
scorse
rapidamente
coll
'
occhio
;
poi
,
ricoricato
il
bimbo
sul
letticciuolo
,
esclamava
:
-
In
nome
del
tuo
Dio
,
in
nome
della
natura
,
del
Padre
Eterno
,
di
tutti
i
diavoli
...
dell
'
antecristo
...
qui
bisogna
agire
...
bisogna
accorrere
...
dar
l
'
avviso
ai
Capi
di
Sorveglianza
...
mandar
sul
luogo
dei
militi
...
-
Non
affannarti
-
disse
il
Levita
trattenendo
il
desolato
che
correva
dall
'
un
all
'
altro
capo
della
stanza
come
uscito
di
senno
;
-
il
Consiglio
di
sorveglianza
è
informato
,
i
militi
sono
in
marcia
.
Quello
stesso
messaggiero
che
ieri
a
notte
mi
consegnò
il
bambino
e
le
lettere
,
si
è
incaricato
di
far
appello
agli
esecutori
di
giustizia
e
di
comunicare
ai
giornali
la
notizia
di
un
fatto
al
quale
si
annodano
tanti
interessi
.
Mentre
il
Levita
parlava
,
si
udì
nel
vestibolo
un
rumore
somigliante
a
quello
di
due
grandi
parapioggia
che
si
chiudono
.
-
Eccoli
di
ritorno
!
-
esclamò
con
gioia
fratello
Consolatore
.
E
uscito
per
un
istante
,
rientrò
nell
'
aula
in
compagnia
di
due
gentili
figure
di
giovinetto
e
di
fanciulla
,
entrambi
ravvolti
in
due
grandi
ali
,
che
proteggevano
,
a
guisa
di
manto
,
le
rosee
delicatezze
dei
corpi
leggiadri
.
Quelle
due
figure
,
che
in
forma
plastica
e
vivente
traducevano
l
'
angelo
dei
cristiani
,
si
chiamavano
Rondine
e
Lucarino
.
Noi
abbiam
veduto
questi
due
alati
portentosi
scendere
a
volo
e
sostare
sulla
guglia
maggiore
della
cattedrale
di
Milano
,
il
giorno
in
cui
l
'
Albani
produceva
il
miracolo
della
pioggia
artificiale
.
L
'
opera
di
Fourrier
,
perfettamente
riuscita
,
consolidata
dall
'
esercizio
,
prometteva
alla
specie
umana
una
trasformazione
stupenda
.
-
I
due
che
ti
stanno
dinanzi
-
disse
il
Levita
presentando
all
'
Albani
quella
coppia
di
alati
,
-
potranno
informarti
di
ciò
che
ora
si
sta
operando
in
favore
della
buona
Maria
.
Dopo
averti
restituito
il
figlio
,
è
giusto
che
essi
ti
riferiscano
sulle
sorti
della
madre
.
Lucarino
prese
la
parola
:
-
Ieri
,
al
cader
del
giorno
,
noi
traversavamo
di
volo
gli
spazii
sovrastanti
a
quel
monte
gigantesco
,
sempre
coperto
di
nevi
,
che
si
chiama
il
Gottardo
.
Essendoci
di
molto
abbassati
per
sottrarci
alle
punture
dell
'
aria
rigidissima
,
giunsero
al
nostro
orecchio
dei
suoni
che
parevano
strida
da
pappagalli
,
misti
ad
ululati
da
jena
.
«
Sostammo
,
e
raccogliendo
il
volo
sovra
una
superficie
lucente
,
che
da
lungi
ci
era
parsa
un
enorme
ammasso
di
ghiaccio
,
il
nostro
piede
avvertì
una
gradita
esalazione
di
tepore
.
Immaginate
la
nostra
meraviglia
!
Noi
passeggiavamo
sovra
una
tettoia
di
cristallo
leggermente
riscaldato
,
e
sotto
i
nostri
piedi
si
sprofondavano
le
muraglie
di
un
vasto
palazzo
popolato
di
esseri
viventi
.
Che
mistero
è
codesto
?
quali
saranno
gli
abitatori
di
questo
immenso
edilizio
fabbricato
sulle
alture
di
una
montagna
oggimai
divenuta
inaccessibile
?
«
Aggirandoci
intorno
al
quadrilatero
,
osservando
,
ascoltando
,
ci
avvenne
di
scorgere
una
giovane
donna
che
correva
,
invocando
soccorso
,
fra
gli
scoscendimenti
di
una
valle
poco
discosta
.
Quel
grido
ci
trafisse
l
'
anima
;
accorremmo
,
e
in
meno
ch
'
io
ve
lo
dico
,
ci
trovammo
al
fianco
di
quella
donna
.
«
-
Se
voi
siete
due
angeli
-
esclamò
ella
con
accento
desolato
-
prendete
sotto
la
vostra
custodia
questa
mia
creatura
innocente
;
è
un
figlio
dell
'
amore
,
del
primo
,
dell
'
unico
amore
che
abbia
fatto
trasalire
le
mie
viscere
.
«
Così
parlando
,
la
tapina
ci
sporse
un
paniere
,
dove
tra
bianchi
pannilini
giacea
sopito
il
grazioso
bimbo
che
ora
posa
su
quel
letto
.
«
-
Io
sono
inseguita
-
riprese
ella
con
terrore
;
-
inseguita
da
un
uomo
potente
e
feroce
.
Presto
!
esaudite
il
voto
di
una
povera
madre
.
Prendete
quel
fanciullo
,
dirigetevi
su
Milano
e
fate
di
scendere
alla
casa
di
quel
santo
che
si
chiama
il
fratello
Consolatore
.
Nel
paniere
vi
hanno
due
lettere
,
dirette
l
'
una
al
buon
Levita
,
l
'
altra
a
colui
:
..
«
Ma
la
tapina
non
potè
proseguire
,
sgomentata
da
uno
strepito
di
passi
.
«
Chi
avrebbe
esitato
?
Noi
afferrammo
il
paniere
dai
due
lati
,
e
ansanti
,
desolati
di
non
poter
alla
misera
donna
giovare
altrimenti
,
con
rapido
volo
ci
allontanammo
dal
luogo
nefasto
.
-
Povera
Maria
!
-
sciamò
l
'
Albani
;
-
quel
Cardano
...
quel
mostro
...
l
'
avrà
uccisa
.
-
Egli
l
'
amava
troppo
per
ucciderla
-
disse
il
Levita
.
-
Fui
io
stesso
,
che
consigliai
alla
povera
immolata
il
più
grande
dei
sacrifizi
,
inducendola
a
seguire
quell
'
uomo
.
Ed
ecco
,
per
mezzo
di
lei
,
alla
provvidenza
è
piaciuto
svelarmi
l
'
autore
della
misteriosa
disparizione
di
tanti
neonati
.
Sì
;
avete
ragione
;
Cardano
è
un
mostro
;
ma
egli
è
uno
di
quei
mostri
generati
dall
'
orgoglio
e
della
manìa
di
sapere
,
che
in
tanta
copia
si
producono
all
'
età
nostra
.
Volendo
conoscere
le
prime
espressioni
della
favella
umana
e
studiare
gli
istinti
ingeniti
della
nostra
specie
,
quello
scienziato
abbominevole
esercitava
la
tratta
dei
neonati
.
Le
piccole
creature
rapite
alle
madri
venivano
accolte
e
allattate
da
mute
nutrici
nel
vasto
edifizio
destinato
alle
atroci
esperienze
.
Parecchie
centinaia
di
fanciulli
d
'
ambo
i
sessi
erano
là
da
parecchi
anni
a
stridere
,
ad
ululare
come
animali
selvaggi
,
avvoltolandosi
nella
terra
,
commettendo
tutte
le
stranezze
e
gli
abbominii
suggeriti
dall
'
istinto
sfrenato
...
-
Orrore
!
orrore
!
-
gridava
l
'
Albani
percorrendo
la
stanza
a
passi
concitati
.
-
Il
dolore
delle
madri
è
salito
al
cielo
!
-
disse
il
Levita
.
-
E
la
giustizia
umana
compirà
l
'
opera
sua
-
soggiunse
Lucarino
.
-
Il
fatto
è
segnalato
.
A
quest
'
ora
,
sulle
alture
del
Gottardo
,
migliaia
e
migliaia
di
cuori
gridano
:
morte
a
Cardano
.
-
E
noi
siamo
ancora
qui
?
Ciò
detto
,
l
'
Albani
con
ardore
paterno
baciò
in
fronte
il
bambino
,
e
ricoricatolo
sul
letticciuolo
,
uscì
a
passi
precipitati
dalla
casa
del
Levita
.
CAPITOLO
XXX
.
Deladromo
.
In
quel
giorno
all
'
Assemblea
della
Unione
si
discutevano
dei
nuovi
articoli
di
legge
.
Una
sensibile
trasformazione
di
partiti
si
era
prodotta
nella
Camera
elettiva
,
in
seguito
ai
moti
anarchici
avvenuti
recentemente
.
Gli
equilibristi
transigevano
,
e
una
notevole
maggioranza
si
dichiarava
favorevole
ad
ogni
proposta
del
partito
naturalista
.
I
seguenti
ordini
del
giorno
erano
stati
approvati
per
acclamazione
:
I
.
Considerando
che
le
esagerazioni
della
viabilità
hanno
negli
Stati
d
'
Europa
usurpato
all
'
agricoltura
tanta
superficie
di
terreno
quanta
basterebbe
ad
alimentare
annualmente
due
milioni
di
famiglie
;
visto
che
al
trasporto
delle
derrate
e
delle
merci
possono
oggidì
largamente
provvedere
le
navi
aereostatiche
e
le
volanti
di
cielo
;
il
Governo
decreta
la
immediata
soppressione
di
un
milione
e
ottocentomila
chilometri
di
ferrovia
,
di
strade
rotabili
e
sphortene
;
ordinando
al
medesimo
tempo
una
leva
straordinaria
di
trecentomila
coscritti
agricoli
,
acciò
le
dette
aree
improduttive
vengano
,
nel
termine
di
un
anno
,
ridotte
a
coltivazione
;
II
.
Considerando
che
al
cane
ed
all
'
uomo
occorrono
per
sostentarsi
degli
identici
alimenti
;
visto
che
ad
alimentare
ogni
individuo
canino
si
richiede
la
spesa
di
mezzo
lusso
al
giorno
;
visto
che
negli
Stati
d
'
Europa
esistono
attualmente
sessanta
milioni
di
cani
,
il
cui
mantenimento
esige
una
spesa
quotidiana
di
trenta
milioni
all
'
incirca
e
un
relativo
consumo
di
commestibili
,
evidentemente
detratti
alla
nutrizione
della
famiglia
umana
;
il
Governo
decreta
l
'
immediata
e
totale
distruzione
della
razza
canina
,
da
effettuarsi
e
compirsi
spontaneamente
dai
singoli
cittadini
,
o
altrimenti
,
con
ogni
mezzo
coercitivo
,
dagli
agenti
di
ordine
pubblico
.
Perché
un
Governo
ricorra
a
tali
misure
è
d
'
uopo
che
il
malessere
generale
sia
giunto
al
colmo
.
E
già
il
rappresentante
Cavalloni
sorgeva
a
protestare
contro
il
secondo
articolo
di
legge
,
dichiarandolo
pericoloso
alla
sicurezza
dei
cantanti
,
quando
dalla
valvula
di
salute
pubblica
venne
ad
irrompere
sulla
testa
del
presidente
una
pioggia
di
foglietti
.
-
Dio
ci
scampi
!
-
esclamò
il
Presidente
;
-
abbiamo
duemila
telegrammi
.
Leggiamo
il
primo
che
ci
viene
tra
le
mani
;
degli
altri
si
incaricheranno
i
posteri
:
«
Assembramento
minaccioso
sulle
alture
del
Gottardo
,
grande
avvenimento
politico
-
scientifico
,
imminente
guerra
civile
»
.
-
È
tempo
di
finirla
!
-
grida
il
Casanova
levandosi
in
piedi
;
-
il
Governo
,
colla
sua
longanimità
,
non
ha
fatto
che
incoraggiare
l
'
anarchia
.
Io
propongo
di
nominare
una
Commissione
di
inchiesta
.
-
Una
Commissione
!
Una
Commissione
!
-
risposero
mille
voci
.
-
L
'
onorevole
Casanova
,
si
incarichi
di
comporla
e
si
rechi
immediatamente
con
quella
sul
campo
del
disordine
.
In
meno
ch
'
io
ve
lo
dica
,
la
Commissione
era
costituita
,
e
gli
onorevoli
potevano
,
di
là
a
pochi
istanti
,
contemplare
da
una
volante
di
prima
classe
,
uno
spettacolo
non
più
veduto
;
il
più
vasto
ondulamento
di
massi
nevosi
che
immaginare
si
possa
,
popolato
e
stipato
di
gente
come
nol
fu
mai
un
teatro
di
capitale
in
una
serata
di
prima
rappresentazione
.
Perché
si
era
adunata
quella
gente
?
Di
qua
si
gridava
:
morte
a
Cardano
!
morte
al
rapitore
di
faciulli
!
Di
là
si
muggiva
:
viva
Cardano
!
viva
la
libera
scienza
!
Chi
sviscera
i
gruppi
,
chi
riproduce
gli
episodi
di
quella
scena
tumultuosa
e
fantastica
?
Ciò
che
a
noi
preme
,
è
di
raggiungere
i
principali
personaggi
del
nostro
dramma
e
di
assistere
alle
estreme
peripezie
(
ohimè
!
estreme
per
essi
e
per
tutti
)
della
loro
travagliata
esistenza
.
Eccoli
!
L
'
Albani
giungendo
sul
luogo
,
è
riuscito
,
seguendo
le
indicazioni
di
Rondine
e
Lucarino
,
a
calare
sulla
tettoia
del
palazzo
di
cristallo
.
Altri
padri
,
esasperati
dalla
disparizione
de
'
figli
,
erano
accorsi
ad
abbattere
con
martelli
e
picconi
l
'
infame
edilizio
.
Una
breccia
era
aperta
...
Cardano
,
vedendosi
perduto
,
si
disponeva
a
fuggire
traendo
seco
l
'
immolata
.
Quell
'
uomo
amava
Glicinia
disperatamente
,
come
il
mostro
soltanto
può
amare
ciò
che
è
bello
e
perfetto
.
Mentre
egli
stava
per
sciogliere
la
slitta
,
dove
aveva
collocata
la
sua
donna
,
l
'
Albani
gli
fu
sopra
,
gli
spaccò
il
cranio
con
un
colpo
di
mazza
,
e
stesa
la
mano
a
Glicinia
,
se
la
attirò
al
petto
per
abbracciarla
e
coprirla
di
baci
.
Sul
corpo
quasi
esanime
di
Cardano
si
curvò
un
uomo
esclamando
:
sventura
!
sventura
!
il
martello
della
vendetta
ha
spezzato
un
cranio
che
racchiudeva
i
più
importanti
segreti
della
scienza
.
Io
spenderò
un
milione
di
lussi
per
possedere
questa
meravigliosa
scatola
di
intelligenza
e
di
sapere
.
Quegli
che
così
parlava
era
il
Virey
.
Frattanto
,
l
'
Albani
colla
sua
donna
al
braccio
tentava
allontanarsi
da
quel
luogo
facendosi
largo
colla
voce
e
col
manico
della
mazza
.
Il
palazzo
di
cristallo
era
quasi
demolito
.
Un
migliaio
di
essere
umani
si
agitavano
ignudi
fra
le
rovine
di
quel
piccolo
mondo
sotterraneo
,
spauriti
dalla
folla
,
rifuggenti
da
ogni
carezza
,
emettendo
grida
selvaggie
.
Taluni
,
i
più
adulti
,
mordevano
i
pietosi
che
a
loro
si
accostavano
.
Si
vedevano
delle
ignude
fanciulle
ancora
impuberi
avvinghiarsi
ai
garzonetti
parimenti
nudi
,
invocando
protezione
con
gemiti
strazianti
,
con
gesticolazioni
che
parevano
licenziose
ed
erano
ingenue
.
Il
monte
era
letteralmente
coperto
di
persone
.
I
curiosi
serrati
in
battaglione
urtavano
la
massa
degli
inerti
.
Tutti
miravano
ad
un
punto
,
anelavano
di
vedere
l
'
ignoto
.
Le
grida
di
viva
e
di
morte
formavano
un
tal
frastuono
che
le
creste
del
monte
ne
oscillavano
.
Le
nevi
smosse
precipitavano
dai
culmini
più
elevati
,
formando
delle
valanghe
.
Nessuno
parea
preoccuparsi
di
un
singolare
fenomeno
atmosferico
che
si
andava
sviluppando
;
nessuno
pareva
accorgersi
che
il
cielo
si
copriva
di
nuvole
sinistre
,
che
l
'
aria
tratto
tratto
era
scossa
da
nn
cupo
rombo
di
tuono
.
Eppure
lo
scioglimento
era
prossimo
,
e
quale
!
...
Una
voce
che
parlava
da
un
immane
tubo
saxopelitto
echeggiò
improvvisamente
di
vetta
in
vetta
.
-
Deladromo
!
Deladromo
!
-
gridò
la
folla
convergendosi
ad
una
delle
creste
più
elevate
del
monte
,
dov
'
era
apparso
un
personaggio
a
tutti
noto
.
A
quel
grido
di
moltitudine
succedette
un
silenzio
da
deserto
.
Deladromo
(
poiché
era
ben
desso
,
il
celebre
primate
di
astronomia
,
l
'
uomo
acclamato
dalla
moltitudine
)
tuffò
la
bocca
nello
stromento
fonico
che
centuplicava
la
sonorità
della
sua
voce
,
e
parlò
di
tal
guisa
:
-
Mentecatti
,
buffoni
e
bricconi
della
razza
superiore
,
alla
quale
non
mi
son
mai
gloriato
di
appartenere
,
ascoltate
bene
ciò
che
sta
per
dirvi
chi
non
vi
ha
mai
ingannati
.
Questa
mattina
,
alle
ore
sette
antimeridiane
precise
,
il
pianeta
Osiride
ha
cominciato
la
sua
corsa
di
precipitazione
verso
il
nostro
globo
.
Questa
corsa
periodica
,
che
suole
effettuarsi
ad
ogni
scadenza
di
diecimila
anni
,
si
compie
inevitabilmente
nello
spazio
di
quindici
giorni
.
La
qual
cosa
significa
,
badate
bene
,
o
mamalucchi
,
che
allo
spirare
di
quindici
giorni
,
tutta
la
superficie
del
nostro
globo
sarà
sconvolta
e
rinnovata
dalle
acque
.
Io
vi
annunzio
il
fenomeno
;
voi
,
se
le
forze
vi
bastano
,
provvedete
!
Ohimè
!
le
vostre
forze
non
basteranno
.
La
superficie
terrestre
esige
di
rinnovarsi
ad
epoche
fisse
;
ciò
è
nell
'
ordine
indeclinabile
della
natura
.
Quali
trasformazioni
subirà
la
razza
umana
nella
nuova
genesi
che
sta
per
iniziarsi
?
Mistero
.
Questo
solo
apparisce
evidente
,
che
l
'
umanità
vissuta
sin
qui
,
perisce
nella
completa
ignoranza
della
sua
missione
fisica
ed
intellettuale
,
perisce
attestando
la
sua
incapacità
a
migliorarsi
.
Tutti
i
nostri
sforzi
per
giungere
al
meglio
hanno
sempre
abortito
;
qualche
cosa
di
abberrato
era
in
noi
per
condurci
costantemente
sul
cammino
dell
'
errore
e
della
infelicità
.
Consoliamoci
!
Fra
quindici
giorni
la
nostra
generazione
sarà
spenta
,
e
i
nostri
successori
dovranno
ignorare
che
noi
abbiamo
esistito
,
come
noi
ignorammo
la
vita
delle
epoche
a
noi
precedenti
.
E
sarà
pel
loro
meglio
;
poiché
almeno
i
venturi
non
erediteranno
i
nostri
errori
,
le
nostre
follie
,
e
forse
...
Ma
una
scossa
di
terremoto
che
fece
traballare
il
gran
monte
,
impose
un
termine
alle
parole
dell
'
astronomo
.
Degli
enormi
crepacci
si
apersero
come
voragini
sotto
i
piedi
degli
uditori
.
Alcune
vette
crollarono
.
Dio
!
quante
grida
di
dolore
e
di
imprecazione
!
E
quanti
vuoti
in
quella
folla
poco
dianzi
sì
compatta
!
I
superstiti
non
osavano
più
muoversi
,
e
l
'
uno
all
'
altro
si
addossavano
per
sorreggersi
.
L
'
Albani
,
uscito
incolume
da
quella
scossa
,
nella
slitta
del
Cardano
scivolava
dal
monte
,
abbracciato
a
Glicinia
tramortita
di
spavento
.
Fratello
Consolatore
predicava
da
un
masso
:
«
Cristiani
!
maceratevi
le
membra
!
cingetevi
i
lombi
di
cilizii
!
invocate
l
'
Altissimo
!
Egli
solo
è
grande
...
egli
è
buono
»
.
-
Tante
grazie
della
bontà
sua
!
-
bestemmiavano
i
naturalisti
.
Antonio
Casanova
,
nella
sua
gondola
aerea
vertiginosamente
sbattuta
dal
vento
,
esilarava
,
ebbro
di
sciampagna
,
i
membri
infrolliti
della
Commissione
di
inchiesta
,
esponendo
la
sincera
diagnosi
della
sua
vita
.
«
Dal
canto
mio
ho
sempre
pigliato
il
mondo
come
vuol
essere
preso
da
ogni
persona
che
abbia
senno
:
ho
sempre
mangiato
e
bevuto
lautamente
;
ho
goduto
quanto
si
può
godere
,
ho
gabbato
il
prossimo
quanto
il
prossìmo
avrebbe
voluto
gabbarmi
;
ho
vissuto
da
gran
signore
rasentando
la
galera
;
e
i
miei
concittadini
mandandomi
alla
camera
elettiva
,
hanno
dichiarato
che
ero
degno
di
rappresentarli
.
Viva
dunque
il
pianeta
Osiride
!
Era
ben
tempo
di
farla
finita
con
questa
generazione
di
imbecilli
!
»
Di
là
a
quindici
giorni
,
giusta
la
profezia
del
Deladromo
,
la
superficie
del
globo
terrestre
era
sparita
sotto
uno
strato
di
acque
.
E
al
sedicesimo
giorno
,
il
pianeta
Osiride
ricominciò
il
suo
moto
ascendente
,
e
le
piogge
cessarono
,
e
uno
splendido
sole
sfolgorò
sulla
muta
solitudine
.
E
in
appresso
spuntarono
dalle
acque
le
cime
dei
nuovi
monti
;
e
due
esseri
umani
,
forniti
di
ali
,
uscendo
dall
'
ultimo
battello
di
scampo
,
dove
l
'
Albani
,
fratello
Consolatore
e
Glicinia
erano
periti
,
drizzarono
il
volo
ad
uno
scoglio
...
E
su
quello
scoglio
,
i
due
alati
,
che
si
chiamavano
Rondine
e
Lucarino
,
con
assicelle
e
fogliami
depositati
dalle
acque
edificarono
la
loro
capanna
e
vissero
parecchi
mesi
di
pescagione
.
E
Rondine
,
di
là
a
un
anno
,
concepì
...
E
Lucarino
si
rallegrava
pensando
:
nostro
figlio
avrà
le
ali
come
noi
,
e
così
sarà
dei
nostri
discendenti
,
E
il
figlio
di
Rondine
nacque
senza
ali
,
perché
l
'
uomo
alato
sarebbe
un
mostro
;
e
Lucarino
,
turbato
da
gravi
sospetti
,
pianse
amaramente
.
E
in
seguito
,
Rondine
e
Lucarino
ebbero
degli
altri
figliuoli
d
'
ambo
i
sessi
,
i
quali
crebbero
e
si
moltiplicarono
sulla
faccia
della
terra
,
per
rinnovare
le
stravaganze
e
le
follie
delle
generazioni
ignorate
che
li
avevano
preceduti
.
FINE
.
Narrativa ,
ÿþI
.
Di
provincia
,
questo
sì
,
ma
una
casa
colossale
e
delle
ricchezze
degne
della
storica
nobiltà
del
nome
;
una
casa
come
ce
ne
son
poche
ormai
,
mercè
la
sacra
e
rovinosa
giustizia
,
cui
dobbiamo
l
'
abolizione
dei
privilegi
di
primogenitura
.
E
(
incredibile
ma
vero
)
l
'
attuale
capo
della
casa
,
Sua
Eccellenza
il
signor
Principe
d
'
Astianello
,
un
bell
'
uomo
sui
quarantacinque
anni
,
vedovo
,
con
una
sola
bambina
,
non
voleva
saperne
di
rimaritarsi
.
Non
già
che
gli
fossero
mancati
suggerimenti
in
proposito
.
Amici
,
parenti
,
chi
aveva
diritto
a
dar
parere
e
chi
non
l
'
aveva
,
tutti
battevan
quella
solfa
.
Gli
parlavano
continuamente
di
visetti
adorabili
,
di
doti
cospicue
,
di
educazioni
finitissime
,
di
alleanze
sovrane
.
Egli
non
diceva
di
no
,
non
sfuggiva
la
visuale
dei
visetti
adorabili
,
non
sprezzava
le
doti
cospicue
,
lodava
le
finite
educazioni
,
onorava
le
quintessenze
di
sangue
bleu
...
ma
,
ecco
qua
:
non
sposava
!
E
però
egli
era
severamente
giudicato
da
un
venerabile
sinodo
di
nonne
,
di
mamme
e
di
zie
,
cui
teneva
bordone
un
coro
,
più
timido
ma
non
meno
malcontento
,
d
'
interessanti
vedovelle
.
Egli
non
parlava
mai
della
defunta
Duchessa
;
non
pareva
,
nè
era
infelice
.
Era
quasi
sempre
gioviale
e
di
buon
umore
.
Non
era
per
nulla
un
santo
padre
del
deserto
,
godeva
largamente
e
pacificamente
dell
'
esistenza
.
Non
s
'
occupava
di
politica
,
ma
se
se
ne
fosse
occupato
sarebbe
stato
un
conservatore
feroce
e
un
implacabile
codino
.
Lo
era
bensì
per
conto
proprio
ed
in
casa
sua
,
dove
serbava
gelosamente
inalterate
le
costumanze
e
le
tradizioni
della
famiglia
.
In
casa
d
'
Astianello
c
'
eran
sempre
state
le
razze
di
cavalli
;
orbene
,
egli
continuava
quell
'
abitudine
,
le
razze
ci
sarebbero
sempre
,
per
l
'
appunto
.
L
'
estesa
dei
pascoli
era
immensa
e
colà
nitrivano
e
sgambettavano
i
puledri
delle
cavalle
ch
'
egli
aveva
ereditate
puledre
dal
padre
suo
.
Le
razze
di
casa
d
'
Astianello
erano
antiche
e
pregiate
e
costituivano
una
questione
di
dare
ed
avere
non
indifferente
nonchè
una
delle
più
apprezzate
vanaglorie
della
famiglia
.
Il
Principe
,
a
dirla
qui
fra
noi
,
non
se
ne
intendeva
più
che
tanto
,
ma
altri
della
casa
se
ne
intendeva
per
lui
e
qualchevolta
i
suoi
cavalli
,
buscavano
il
premio
alle
esposizioni
ippiche
.
E
allora
che
baldoria
nella
tenuta
!
Il
Principe
amava
parlare
dei
suoi
cavalli
.
Specialmente
quando
qualche
imprudente
e
zelante
amico
tentava
intavolare
,
anche
alla
lontana
,
quel
benedetto
argomento
del
matrimonio
.
Allora
sì
che
entrava
in
campo
la
scienza
ippica
.
Il
Principe
prendeva
a
sfoderare
le
sue
cognizioni
in
fatto
d
'
allevamento
.
Apriti
cielo
....
S
'
intende
piova
,
ma
non
tempesta
.
Ed
era
invece
tempesta
,
ma
così
fatta
,
a
chicchi
così
grossi
,
così
innumerevoli
che
il
povero
interlocutore
seccato
a
morte
,
stordito
,
assordato
,
non
vedeva
l
'
ora
di
battersela
e
alla
prima
interruzione
,
se
la
batteva
senz
'
altro
.
Il
Principe
rideva
e
continuava
...
a
non
sposare
.
Da
qualche
anno
in
qua
il
nerbo
degli
amici
cospiratori
aveva
mutato
sistema
.
Avevano
detto
:
lasciamo
fare
al
tempo
.
Ma
il
tempo
passava
senza
recare
sulle
sue
decrepite
ali
una
seconda
principessa
d
'
Astianello
.
Eppure
il
Principe
aveva
,
a
modo
suo
,
amata
moltissimo
la
sua
povera
moglie
.
E
forse
appunto
per
questo
egli
era
ora
così
fedele
alla
memoria
di
lei
e
alla
propria
libertà
.
Oltre
a
queste
due
sante
cose
,
il
Principe
amava
molto
la
sua
bambina
e
il
pensiero
di
darle
una
matrigna
gli
tornava
odioso
.
Non
già
che
vivesse
molto
con
lei
o
che
attendesse
egli
stesso
alla
sua
educazione
.
Ma
gli
era
caro
veder
bazzicare
per
l
'
ampio
dei
grandi
saloni
quel
nonnulla
di
bambina
,
quella
cosuccia
bianca
,
delicata
,
soave
,
che
non
voleva
saperne
di
crescere
,
che
nello
studio
non
faceva
grandi
progressi
e
non
era
nè
impertinente
nè
spiritosa
,
ma
che
veniva
su
adagino
,
lentamente
come
uno
dei
fiorellini
esotici
della
serra
e
che
voleva
tanto
bene
a
lui
.
Gli
era
caro
,
quando
saliva
a
cassetta
per
condurre
il
tiro
a
quattro
,
veder
la
ragazzina
andare
in
estasi
e
contemplarlo
rapita
,
come
avrebbe
contemplato
un
re
,
seduto
in
trono
.
Una
sola
cosa
gli
dispiaceva
;
che
la
sua
Camilla
(
Milla
per
amore
di
brevità
)
fosse
così
timida
e
paurosa
.
E
il
bello
è
che
essa
non
diceva
mai
:
ho
paura
.
Ma
come
diventava
smorta
quando
cominciava
il
temporale
come
tremava
quando
suo
padre
parlava
di
metterla
in
sella
;
che
sgomento
nei
suoi
occhioni
amorosi
quando
egli
aveva
la
crudeltà
di
pretendere
ch
'
ella
assistesse
in
giardino
ad
un
esercizio
di
tiro
colla
carabina
Flaubert
!
Decisamente
Camilla
non
aveva
in
sè
la
stoffa
di
un
'
amazzone
.
E
il
Principe
,
dopo
essersene
un
po
'
stizzito
,
finiva
collo
scusarla
,
considerando
che
già
....
veramente
era
un
po
'
delicatina
.
Ora
anzi
stava
meglio
di
prima
a
furia
di
cure
e
d
'
aria
d
'
Astianello
,
ma
non
era
proprio
il
caso
di
tormentarla
nè
per
l
'
ardire
,
nè
per
l
'
amore
allo
studio
.
Tutte
cose
che
verrebbero
poi
a
tempo
debito
.
E
se
non
verrebbero
...
nemmen
più
tardi
...
poco
male
!
Il
Principe
,
un
po
'
per
gusto
proprio
,
un
po
'
per
la
bambina
,
passava
buona
parte
dell
'
anno
ad
Astianello
.
Quella
gran
libertà
della
campagna
,
la
sovranità
assoluta
ch
'
egli
vi
esercitava
,
si
confacevano
al
suo
carattere
di
feudatario
benigno
.
Si
sa
;
ogni
tanto
una
scappatina
o
a
Parigi
o
a
Torino
,
o
a
Firenze
per
rifarsi
un
po
'
della
solitudine
.
Bene
spesso
un
'
invasione
d
'
amici
alla
villa
;
qualche
grande
caccia
che
vi
riuniva
delle
gaie
brigate
,
occasioni
gradite
d
'
esercitare
una
ospitalità
larga
,
franca
,
veramente
opulenta
nella
stessa
sua
semplicità
.
Nessun
cerimoniale
,
s
'
intende
,
nessun
sussiego
,
tutto
schietto
,
alla
mano
,
un
po
'
all
'
antica
,
abbondanza
eccessiva
,
una
buona
dose
di
sperperi
e
d
'
abusi
,
ma
lieta
anche
questa
,
quasi
consacrata
dall
'
abitudine
e
dalla
gratitudine
.
Una
moltitudine
di
persone
di
servizio
,
per
far
poco
o
nulla
,
ma
per
scialare
allegramente
alle
spalle
del
padrone
che
ignorava
molto
e
tollerava
assai
,
ed
era
oggetto
,
da
parte
di
quanti
se
la
godevano
alle
sue
spese
,
d
'
una
specie
di
culto
,
grossolano
forse
,
ma
se
non
altro
sincero
.
La
villa
era
bellissima
,
vecchia
,
ma
d
'
un
'
architettura
già
emancipata
dallo
stile
greve
e
freddamente
monumentale
del
più
delle
sue
contemporanee
.
S
'
alzava
in
mezzo
al
giardino
su
un
rialzo
di
terreno
che
componeva
una
vasta
spianata
tutta
coltivata
a
fiori
.
Di
fronte
alla
facciata
principale
,
si
stendeva
un
viale
di
antichi
ipocastani
che
facevan
capo
ad
un
'
ampia
cancellata
e
all
'
entrata
della
villa
.
Il
viale
costeggiava
a
destra
il
vastissimo
fabbricato
delle
scuderie
,
a
sinistra
il
giardino
.
I
fabbricati
rustici
dipendenti
dalla
villa
,
rimanevan
colati
dietro
un
folto
boschetto
di
cipressi
e
celavano
alla
lor
volta
l
'
immediata
vicinanza
delle
prime
case
del
villaggio
.
Ond
'
è
che
bene
spesso
,
un
contadino
,
di
ritorno
dai
campi
o
che
avesse
premura
,
si
metteva
francamente
pel
viale
e
passava
rasente
alla
villa
senza
che
nessuno
ne
facesse
caso
.
Il
cancello
d
'
entrata
era
sempre
aperto
durante
il
giorno
.
Il
giardino
era
,
come
dissi
,
ricchissimo
di
fiori
.
Sulla
spianata
,
a
ridosso
della
facciata
principale
,
una
doppia
gradinata
,
bipartendosi
lateralmente
da
una
fontanina
,
saliva
,
sino
alla
terrazzina
del
primo
piano
,
mettendolo
così
in
comunicazione
diretta
col
giardino
.
Quelle
due
scalinate
avevano
una
fisonomia
gentilmente
teatrale
d
'
idillio
,
colle
loro
barocche
ringhiere
ammantate
da
fitte
diramazioni
di
rosai
,
di
serenelle
,
di
caprifoglie
;
era
come
un
'
invasione
di
fiori
,
intenti
a
dar
la
scalata
alla
casa
.
Peccato
che
la
finestra
del
terrazzino
fosse
sempre
chiusa
!
Dietro
c
'
era
una
bellissima
stanza
da
letto
,
tutta
parata
in
raso
celeste
.
Quella
era
la
camera
matrimoniale
del
Principe
e
la
Milla
v
'
era
nata
ma
egli
non
ci
metteva
mai
piede
,
nè
permetteva
che
alcuno
l
'
abitasse
.
Milla
dimorava
in
un
'
altr
'
ala
della
casa
.
Aveva
anch
'
essa
uno
stanzone
grande
e
ricco
e
il
suo
piccolo
lettuccio
pareva
ancor
più
piccolo
in
quella
severa
vastità
d
'
ambiente
.
Ma
,
come
a
correggere
l
'
esiguità
di
quel
lettuccio
di
bimba
,
accanto
a
questo
s
'
accampava
maestoso
l
'
ampio
letto
ove
stendevansi
pudicamente
ogni
sera
,
l
'
ossea
carcassa
e
le
forme
allampanate
della
rispettabile
Miss
Rhoda
Spring
,
la
governante
inglese
della
Principessina
.
A
dire
vero
,
Miss
_
Spring
_
non
faceva
grande
onore
al
suo
poetico
nome
.
La
primavera
di
quella
degna
signora
era
da
più
anni
compiuta
ed
era
difficile
persino
il
ricordo
delle
mammolette
e
del
ritorno
delle
rondini
davanti
a
quella
formidabile
persona
,
così
maestosamente
,
così
intrepidamente
brutta
.
Con
tutto
questo
Miss
Spring
era
un
angiolo
insulare
di
zitellona
,
buona
,
ingenua
,
candidissima
;
ma
nel
villagio
e
nella
tenuta
non
godeva
le
simpatie
dell
'
universale
.
Abituati
a
stimare
altamente
le
razze
di
cavalli
inglesi
e
a
pregiare
sovra
ogni
altra
,
le
puledre
venuto
dall
'
Irlanda
,
quella
brava
gente
non
poteva
capacitarsi
come
una
compaesana
,
per
esempio
,
di
Lady
Rowena
(
quella
famosa
morellona
che
aveva
portato
via
il
premio
all
'
Esposizione
di
Roma
)
potesse
essere
così
brutta
,
e
avere
dei
piedi
cosiffatti
,
e
una
faccia
smorta
,
che
pareva
il
muso
d
'
una
cavalletta
.
Il
male
era
che
,
per
l
'
appunto
,
il
Principe
aveva
scritto
a
un
suo
amico
a
Dublino
di
mandargli
una
cavalla
così
e
così
.
Infatti
avevano
viaggiato
,
si
può
dire
,
di
conserva
,
ma
,
giungendo
,
non
avevano
incontrato
per
nulla
lo
stesso
aggradimento
.
Il
che
non
vuol
dire
però
,
che
non
avessero
entrambe
fatta
,
ciascuna
a
modo
suo
,
eccellente
riescita
:
Rowena
era
l
'
idolo
della
scuderia
,
e
Miss
Spring
era
l
'
idolo
di
Camilla
.
A
dirla
schietta
,
non
ci
voleva
poi
gran
che
per
diventare
l
'
idolo
della
Milla
.
Il
suo
cuoricino
di
bimba
aveva
un
grande
bisogno
di
voler
bene
.
E
in
quella
baraonda
di
casa
,
fra
quell
'
andirivieni
di
gente
,
esclusivamente
occupata
di
cavalli
e
dove
l
'
elemento
femminile
non
era
rappresentato
che
dalle
guardarobiere
o
dalle
mogli
dei
fattori
e
dei
palafrenieri
,
una
donna
che
si
occupasse
della
bambina
,
che
le
usasse
certe
cure
,
doveva
,
senza
fallo
,
occupare
un
posto
importante
nell
'
animo
suo
.
Milla
poi
aveva
un
benedetto
carattere
....
Si
affezionava
presto
,
con
un
grande
ardore
,
che
durava
,
nutrendosi
del
proprio
elemento
,
esaltandosi
,
raffinandosi
,
facendosi
sempre
più
scevro
d
'
egoismo
.
Oh
!
come
aveva
amata
quella
zoticona
della
sua
balia
,
rimastale
vicino
sino
a
che
ella
avesse
raggiunto
il
settimo
anno
!
Che
pianti
,
che
disperazione
quando
dovette
lasciarla
!
E
ora
,
ecco
,
il
suo
amore
era
Miss
Spring
!
Certo
;
Miss
Spring
era
proprio
una
buona
donna
,
e
anch
'
essa
s
'
era
affezionata
assai
alla
Milla
....
Credeva
in
piena
buona
fede
di
far
l
'
educazione
di
quella
creatura
....
_
darling
_
Milla
!
Ma
in
realtà
_
darling
_
Milla
si
educava
da
sè
sola
,
colla
dolcezza
infinita
,
soave
del
suo
carattere
,
col
suo
ardente
bisogno
di
voler
bene
.
Non
faceva
immensi
progressi
nello
studio
,
era
molto
timida
,
e
non
era
punto
furba
;
ma
questo
cosa
importava
?
....
Il
signor
Principe
aveva
raccomandato
di
non
seccarla
troppo
,
povera
piccina
,
con
tutte
le
storie
in
_ia_...;
non
si
curava
affatto
d
'
aver
una
bambina
prodigio
,
e
d
'
altronde
era
di
parere
che
una
donna
ne
sà
sempre
abbastanza
.
Ond
'
è
che
Milla
passava
sole
poche
ore
del
giorno
nel
salotto
così
detto
di
studio
,
e
quando
il
tempo
lo
permetteva
,
lei
e
Miss
Spring
vivevano
all
'
aria
aperta
,
a
passeggio
o
in
giardino
.
Anche
il
medico
aveva
suggerito
di
far
così
;
e
realmente
,
nulla
poteva
tornar
più
giovevole
alla
salute
della
bambina
.
Miss
Spring
prediligeva
l
'
ombra
fitta
e
fresca
degli
ipocastani
;
a
mezzo
il
viale
,
dal
lato
del
giardino
,
il
Principe
aveva
fatta
fabbricare
una
specie
di
capanna
rustica
con
dei
banchi
e
qualche
seggiola
,
e
questo
era
il
quartier
generale
della
governante
e
dell
'
allieva
.
A
destra
,
a
capo
al
viale
,
la
casa
;
a
sinistra
,
in
fondo
al
viale
,
il
cancello
sempre
aperto
;
dietro
il
giardino
;
davanti
,
il
muro
basso
,
rossiccio
,
interminabile
delle
scuderie
.
Quanta
gente
ci
viveva
su
quel
lusso
delle
scuderie
!
L
'
allevamento
era
una
fonte
continua
di
prosperità
e
di
guadagni
per
la
popolazione
di
Astianello
,
e
quasi
tutte
le
braccia
valide
vi
trovavano
sicuro
impiego
.
E
come
andavano
superbi
di
appartenere
alla
tenuta
del
signor
Principe
!
I
cavallanti
,
poi
,
in
ispecie
formavano
quasi
una
corporazione
privilegiata
,
dove
la
successione
si
trasmetteva
di
padre
in
figlio
.
Avevano
la
riputazione
d
'
essere
esperti
,
arditissimi
,
anche
un
po
'
temerari
,
se
si
vuole
.
Li
chiamavano
i
diavoli
d
'
Astianello
,
ed
essi
erano
lusingatissimi
della
loro
denominazione
e
si
sforzavano
di
farle
onore
,
cavalcando
sempre
di
carriera
,
portando
il
berretto
in
un
modo
speciale
e
usando
un
certo
linguaggio
,
pittoresco
all
'
estremo
,
che
strappava
degl
'
innumeri
_
shocking
_
!
dalle
labbra
smorte
di
Miss
Spring
.
Ma
i
cavallanti
,
forse
perchè
non
capivano
il
pudico
valore
di
quella
parola
,
non
ristavano
dall
'
infiorare
i
loro
discorsi
di
quelle
energiche
locuzioni
.
Era
un
'
abitudine
,
un
vezzo
come
un
altro
;
probabilmente
essi
eran
persuasi
che
ciò
contribuisse
assai
al
_
chic
_
della
professione
.
I
più
giovani
naturalmente
esageravano
questa
pretesa
;
tra
i
ragazzi
poi
,
i
cavallantini
in
erba
,
era
una
cosa
terribile
.
Bisognava
sentir
Drollino
,
per
esempio
!
Era
per
l
'
appunto
il
ragazzo
più
taciturno
della
tenuta
;
ma
le
poche
parole
che
diceva
eran
tutte
moccoli
....
proprio
tutte
!
Che
tipo
curioso
quel
Drollino
!
Veramente
si
chiamava
Pietro
,
ed
era
figlio
d
'
uno
dei
più
bravi
cavallanti
della
tenuta
.
Le
consuetudini
del
dialetto
della
provincia
avevano
alterato
il
suo
nome
,
allungandolo
:
ne
avevan
fatto
,
Pedrolo
.
Senonchè
,
per
distinguerlo
dai
molti
altri
Pedroli
e
dal
padre
stesso
,
che
si
chiamava
pur
egli
così
,
il
nostro
Pedrolo
diventò
Pedrollino
;
poi
,
per
abbreviare
,
si
disse
Drollino
.
Egli
portava
bene
quel
nome
spiccio
.
Era
un
ragazzeto
sui
dieci
anni
,
magrissimo
,
con
una
faccia
fina
,
piccola
,
espressiva
,
abbronzata
dal
sole
ardente
dei
pascoli
.
Sua
madre
era
morta
nel
darlo
alla
luce
,
ed
egli
,
che
non
amava
la
matrigna
,
non
voleva
saperne
di
stare
in
casa
...
era
sempre
a
zonzo
pei
pascoli
,
col
padre
suo
o
solo
.
A
scuola
non
ci
voleva
andare
;
veniva
su
alla
libera
,
ignorante
come
un
ciuco
,
di
tutto
ciò
che
non
fosse
cavalli
.
Con
questi
,
si
sa
,
pane
e
cacio
;
ed
egli
preferiva
assai
trovarsi
in
mezzo
ai
puledri
che
coi
compagni
suoi
.
Cavalcava
già
,
con
destrezza
mirabile
.
Il
male
era
che
s
'
affezionava
tenacemente
agl
'
individui
della
razza
,
e
,
se
accadeva
la
vendita
di
qualche
pariglia
o
di
qualche
allievo
del
quale
egli
si
fosse
personalmente
occupato
,
considerava
quella
misura
quasi
come
un
insulto
personale
,
digrignava
i
denti
,
bestemmiando
come
un
Turco
e
per
più
giorni
batteva
la
pianura
come
un
zingaro
.
Poi
l
'
amore
pei
cavalli
lo
vinceva
e
la
pecorella
tornava
all
'
ovile
.
Ragazzo
com
'
era
aveva
già
una
salda
esperienza
del
suo
mestiere
;
ne
sapeva
quasi
tutte
le
malizie
;
ciò
che
piace
ai
cavalli
e
ciò
che
dà
loro
ai
nervi
.
Era
un
po
'
prepotente
e
quando
imbizzarriva
,
tirava
calci
e
mordeva
.
-
-
Mi
spiace
a
dirlo
,
ma
temo
che
Drollino
non
avesse
sulle
parole
_
tuo
_
e
_
mio
_
delle
nozioni
d
'
una
precisione
matematica
.
Il
frutteto
riceveva
spesso
qualche
sua
visita
notturna
e
il
giardiniere
trovava
sempre
mancanti
all
'
appello
certi
limoni
acerbi
ch
'
egli
contava
spesso
con
una
cura
piena
di
speranze
.
E
Drollino
amava
molto
i
limoni
acerbi
...
Ma
non
si
lasciava
mai
cogliere
sul
fatto
.
Con
tutto
ciò
era
un
ragazzo
simpatico
...
aveva
certe
qualità
indicatissime
pel
suo
mestiere
.
Oltre
ai
cavalli
adorava
il
suo
padrone
.
Gli
rubava
i
limoni
è
vero
,
ma
per
lui
si
sarebbe
fatto
ammazzare
,
quando
occorresse
.
Per
Drollino
il
possessore
di
tutti
quei
cavalli
,
di
quella
tenuta
immensa
non
poteva
essere
un
uomo
come
gli
altri
.
Era
maestà
infinita
,
senza
pari
.
E
quando
pensava
che
,
se
il
padrone
non
si
rimaritava
,
tutta
la
tenuta
,
la
villa
,
lo
spazio
immenso
delle
campagne
apparterrebbero
un
giorno
a
quella
creaturina
vestita
di
bianco
che
giocava
nel
viale
,
la
bambina
assumeva
ai
suoi
occhi
un
aspetto
fantastico
;
diventava
un
essere
straordinario
anche
lei
,
come
una
specie
di
deità
,
destinata
a
uno
splendore
incomparabile
di
avvenire
.
In
quello
,
al
povero
Pedrolo
,
il
padre
di
Drollino
,
accadde
un
brutto
caso
.
Un
puledro
mal
domo
,
ch
'
egli
stava
governando
,
gli
sferrò
un
calcio
terribile
nella
coscia
.
Il
poveretto
ebbe
a
restare
coricato
per
quaranta
giorni
e
quando
s
'
alzò
s
'
avvide
con
immenso
dolore
d
'
essere
ormai
irrimediabilmente
sciancato
!
Si
trattava
dunque
di
rinunziare
ai
cavalli
.
Che
colpo
per
il
povero
cavallante
....
non
poteva
crederci
,
non
sapeva
rassegnarsi
!
Ma
il
Principe
impietosito
seppe
assicurargli
un
posto
che
,
da
un
lato
almeno
,
tornava
consono
alla
vocazione
del
ferito
e
alle
sue
attuali
condizioni
di
salute
.
Lo
fece
portinaio
delle
scuderie
coll
'
alloggio
accanto
a
queste
.
Pedrolo
non
governava
più
i
cavalli
liberi
,
ma
vedeva
gli
altri
,
li
udiva
,
poteva
passeggiar
tutto
il
giorno
arrancando
colla
sua
gamba
storpia
nei
pressi
della
scuderia
.
Drollino
naturalmente
aveva
seguito
il
padre
nella
sua
nuova
dimora
.
Ma
con
quanto
dispiacere
!
Scappava
laggiù
ai
pascoli
tutte
le
volte
che
poteva
;
ma
pure
ogni
tanto
gli
toccava
star
in
casa
!
Almeno
se
avesse
potuto
lavorare
in
scuderia
!
Ma
i
palafrenieri
e
i
cocchieri
non
eran
punto
teneri
pei
cavallanti
;
ed
i
mozzi
erano
in
continua
lite
con
quel
ragazzotto
insolente
,
facevano
apposta
a
non
lasciarlo
giungere
sino
ai
cavalli
,
lo
canzonavano
quando
egli
pretendeva
dar
pareri
.
Drollino
si
rodeva
(
forte
dei
suoi
bricioli
di
esperienza
)
,
del
suo
acuto
istinto
d
'
osservazione
.
Pensava
a
fuggire
definitivamente
.
Aveva
un
certo
progettino
;
voleva
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
rubare
un
cavallo
e
poi
scappare
,
andarsene
nella
pianura
illimitata
.
Capiterebbe
Dio
sa
dove
,
ma
intanto
avrebbe
un
cavallo
suo
,
proprio
suo
,
tutto
suo
!
Cristo
!
...
che
cosa
!
....
avere
un
cavallo
suo
!
Quando
Drollino
non
ardiva
allontanarsi
soverchiamente
dalla
casa
nuova
gironzava
pel
giardino
e
bene
spesso
scavalcando
un
muricciuolo
,
capitava
nel
viale
.
E
così
fu
che
s
'
imbattè
varie
volte
colla
Milla
occupata
ad
ammonticchiare
le
castagne
d
'
India
,
cadute
dagli
alti
piantoni
.
Dapprima
,
sgomentato
,
fuggiva
come
se
vedesse
la
versiera
;
poi
s
'
era
fermato
a
guardare
,
poi
un
sorriso
della
Milla
gli
aveva
dato
il
coraggio
di
fare
un
passo
avanti
,
poi
avevano
scambiata
qualche
parola
e
avevano
finito
col
mettersi
a
giocare
assieme
.
Miss
Spring
sulle
prime
aveva
mossa
qualche
obiezione
;
poi
,
vedendo
che
il
ragazzo
si
conduceva
bene
e
che
le
sue
letture
riescivano
meno
interrotte
dacchè
Milla
aveva
un
compagno
,
finì
per
permettere
che
il
_
fiery
boy
_
giocasse
colla
padroncina
.
Essa
lo
chiamava
così
:
«
ragazzo
ardito
»
;
e
in
fondo
non
le
dispiaceva
.
D
'
altronde
,
come
il
più
delle
sue
connazionali
,
aveva
nel
sangue
un
po
'
di
manìa
di
proselitismo
e
le
era
balenato
nell
'
animo
che
in
quel
ragazzo
indomito
ci
fosse
qualche
cosa
di
convertibile
.
E
se
Milla
,
come
quell
'
angelica
Evelina
della
_
Capanna
dello
zio
Tom
_
,
fosse
destinata
a
ricondurre
sulla
buona
strada
il
_
fiery
boy
_
e
farne
per
lo
meno
un
_
tetotaller
_
?
...
I
_
tetotaller
_
....
erano
il
sogno
di
Miss
Spring
.
Essa
aveva
molta
fede
,
molta
immaginazione
e
i
moccoli
di
Drollino
nascevano
così
fitti
,
così
smozzicati
fra
i
denti
,
che
la
credula
governante
,
udendoli
,
non
li
capiva
e
sorrideva
benevolmente
osservando
quanto
i
nostri
differenziano
dai
dialetti
della
sua
nativa
natura
e
verde
Erinni
.
Certo
è
che
i
moccoli
di
Drollino
erano
d
'
una
specie
affatto
particolare
.
Li
pronunciava
a
mezza
voce
,
con
un
tono
secco
,
stridente
,
come
se
masticasse
dei
bottoni
di
porcellana
.
La
Milla
però
li
capiva
e
se
Miss
Spring
non
era
vicina
lo
sgridava
.
-
-
Ah
!
Drollino
!
non
sta
bene
!
-
-
diceva
con
un
'
aria
patetica
di
rimprovero
.
E
Drollino
a
furia
di
sentire
quella
vocina
dire
che
i
moccoli
non
stanno
bene
cominciò
ad
arrossire
ogni
volta
che
,
per
caso
,
gliene
sfuggiva
detto
uno
.
Non
già
che
non
fosse
stato
mosso
qualche
appunto
al
suo
linguaggio
,
anche
prima
;
ma
chi
gli
faceva
queste
osservazioni
gliele
faceva
a
suon
di
ceffoni
e
di
tirate
d
'
orecchio
ed
egli
trovava
più
comprensibile
il
linguaggio
di
Milla
.
Erano
bimbi
affatto
e
giocavano
di
gran
cuore
.
Egli
le
usava
certe
attenzioni
,
delle
quali
nessuno
l
'
avrebbe
creduto
capace
.
Le
compose
un
'
altalena
,
e
le
rimproverò
la
sua
dappocaggine
e
la
sua
paura
dei
cavalli
.
Le
portava
degli
uccellini
semivivi
,
dei
gatti
d
'
una
magrezza
incredibile
;
una
volta
le
portò
persino
una
marmotta
,
ancor
mezzo
addormentata
.
Essa
serbava
spesso
per
lui
qualche
dolce
del
desinare
.
Allora
Drollino
,
che
era
fiero
e
non
voleva
mangiare
i
dolci
a
ufo
,
le
recava
delle
pesche
stupende
rubate
per
lei
con
somma
maestria
e
non
lieve
pericolo
,
dal
frutteto
stesso
della
villa
.
La
bambina
,
complice
innocente
,
mangiava
con
piacere
le
frutta
proibite
!
Invertita
,
ma
pur
sempre
la
scena
eterna
di
Adamo
ed
Eva
!
Il
Principe
aveva
visto
più
volte
sul
viale
i
due
piccoli
compagni
di
gioco
,
ma
la
cosa
non
gli
fece
la
minima
impressione
.
Trovò
anzi
che
era
naturalissimo
.
E
lo
era
infatti
,
col
sistema
e
le
abitudini
quel
tempo
in
cui
egli
pure
era
stato
bambino
!
Drollino
giocava
molto
e
parlava
poco
.
Ma
ora
che
era
proprio
in
confidenza
colla
Milla
gli
veniva
fatto
ogni
tanto
di
accennare
alla
sua
grande
,
indomabile
passione
,
i
cavalli
.
Oh
come
rimpiangeva
l
'
epoca
anteriore
alla
disgrazia
di
suo
padre
!
-
-
Oh
se
sapessi
,
Milla
....
cos
'è!...--S'animava
narrando
le
gioie
della
vita
libera
,
le
voluttà
delle
corse
sfrenate
in
groppa
ai
puledri
vellosi
!
Oh
!
se
l
'
avesse
lui
....
un
cavallo
!
Ma
lo
avrebbe
voluto
piccolo
,
appena
nato
,
per
poterlo
domare
,
educare
....
Suo
!
suo
!
suo
!
...
gli
occhi
gli
scintillavano
d
'
entusiasmo
.
Un
giorno
capitò
sul
viale
come
un
uragano
.
-
-
Oh
Milla
!
se
sapessi
!
è
nata
or
ora
....
lì
in
scuderia
....
da
Rowena
.
--Chi?...--chiese
innocentemente
la
bambina
.
-
-
Una
puledrina
!
...
Se
la
vedessi
!
dicono
che
sarà
una
meraviglia
.
È
grande
così
,
guarda
,
come
Lupo
,
il
mastino
di
guardia
!
Se
fosse
mia
,
ah
Cris
....
Si
fermò
perchè
Milla
faceva
un
visino
scandalizzato
....
Alzò
le
spalle
,
con
un
atto
sprezzante
poi
,
di
volo
,
ritornò
verso
la
scuderia
.
Ci
stette
tardi
,
sin
che
potè
....
sinchè
il
mozzo
di
guardia
non
lo
mandò
via
minacciandolo
d
'
una
pedata
.
Implorò
di
poter
passare
la
notte
,
lì
sulla
paglia
,
accanto
alla
neonata
.
Ma
invano
.
In
scuderia
,
passate
le
dieci
,
non
potevano
rimanere
se
non
le
persone
addette
al
servizio
notturno
.
Uscì
agitatissimo
,
con
un
desiderio
febbrile
di
tornare
là
dentro
.
Non
poteva
spiccarsi
dai
pressi
della
scuderia
.
Ronzava
continuamente
attorno
all
'
uscio
serrato
,
correva
di
qua
e
di
là
,
assorto
nel
pensiero
che
tutto
lo
dominava
;
aspettando
impazientemente
l
'
alba
che
gli
avrebbe
agevolata
l
'
occasione
di
tornare
in
quel
paradiso
perduto
e
di
cacciarsi
in
un
cantuccio
.
Oh
!
non
importa
dove
,
pur
che
fosse
là
,
vicino
al
_
box
_
,
dove
Rowena
collo
sguardo
stanco
memore
del
male
sofferto
e
fatta
ancor
più
intelligente
dalla
recente
maternità
,
fissava
la
piccola
bestiolina
pelosa
che
ancora
non
sapeva
reggersi
in
piedi
.
Così
venne
la
mezzanotte
.
Era
un
tempaccio
tempestoso
:
una
luna
color
di
sangue
acceso
battagliava
con
una
irosa
schiera
di
nuvoloni
plumbei
,
che
la
volevano
affogare
.
Lontano
lontano
,
in
un
denso
nereggiamento
dell
'
orizzonte
,
si
susseguivano
,
con
un
brontolìo
cupo
e
prolungato
,
tre
o
quattro
voci
di
tuoni
,
intesi
a
soperchiarsi
l
'
un
l
'
altro
.
A
un
tratto
,
in
mezzo
a
una
folata
di
vento
che
passava
,
soffocata
rasente
al
suolo
,
Drollino
sentì
poco
lungi
un
certo
fischio
sommesso
,
che
col
vento
non
aveva
nulla
a
che
fare
.
-
-
Cosa
sarà
?
-
-
disse
il
ragazzo
insospettito
ma
senza
paura
.
Era
già
nell
'
ombra
;
vi
rimase
,
anzi
s
'
ingolfò
meglio
nel
buio
,
passando
dietro
una
gran
macchia
di
ortensie
e
coll
'
acutissimo
sguardo
prese
a
indagare
,
per
quanto
gli
riesciva
,
il
vasto
sfondo
del
viale
.
Non
andò
guari
che
un
secondo
fischio
,
ma
stavolta
appena
percettibile
all
'
udito
,
gli
giunse
da
quella
direzione
.
Poi
vide
confusamente
un
gruppo
di
due
o
tre
persone
camminare
lente
,
con
somma
cautela
,
verso
il
fianco
settentrionale
della
villa
....
dove
per
l
'
appunto
si
trovavano
le
dispense
e
i
tinelli
della
servitù
.
Drollino
indovinò
che
quella
silenziosa
comitiva
erano
ladri
.
Non
si
sgomentò
,
non
smarrì
nessuna
delle
sue
facoltà
.
Senti
un
'
acre
gioia
di
averli
veduti
,
di
potere
sventar
i
loro
progetti
.
-
-
Ah
!
birbanti
!
-
-
pensò
con
trasporto
....
-
-
or
ora
vi
servo
io
!
...
Svoltò
l
'
angolo
della
villa
,
si
mise
pel
fossatello
,
e
,
scivolando
come
una
serpe
per
l
'
erba
agitata
dal
vento
,
fu
in
un
lampo
alla
corte
rustica
.
Svegliò
il
fattore
,
un
vecchio
animoso
,
che
alla
sua
volta
destò
e
fece
armare
frettolosamente
cinque
o
sei
dei
più
arditi
famigli
.
Guidata
da
Drollino
,
la
piccola
comitiva
avviata
a
sorprendere
i
malviventi
si
recò
nel
luogo
accennato
dal
fanciullo
.
Allorchè
vi
giunse
,
i
ladri
,
che
non
si
erano
ancor
avveduti
di
nulla
,
erano
già
intenti
a
smovere
l
'
inferriata
d
'
una
delle
finestre
a
terreno
,
in
faccia
ad
un
corritoio
che
metteva
capo
al
tinello
,
dove
alla
sera
si
rinserrava
l
'
argenteria
.
Drollino
capitanò
la
schiera
dei
famigli
sino
al
riparo
d
'
una
vicina
macchia
d
'
oleandri
;
poi
si
spinse
solo
,
strisciando
come
un
rettile
,
finchè
giunse
quasi
accanto
ai
ladri
.
Allora
si
voltò
,
accennando
ai
suoi
di
farsi
avanti
.
Ma
in
quel
momento
volle
fatalità
che
la
luna
,
liberandosi
inaspettatamente
dalle
nubi
,
piovesse
sul
mistero
muto
di
quella
scena
una
viva
striscia
di
luce
mercè
la
quale
il
viso
da
zingaro
di
Drollino
e
la
sua
mano
alzata
a
far
cenno
,
riusciron
visibili
ai
ladri
.
Questi
,
lasciata
sul
momento
l
'
inferriata
,
si
diedero
a
fuggire
precipitosamente
.
Allora
,
nel
silenzio
della
notte
,
si
sentì
,
acuta
,
stridula
,
rapida
come
lo
scoppio
d
'
un
razzo
,
la
voce
di
Drollino
che
mandava
il
grido
d
'
allarme
«
Ai
ladri
!
»
E
gridando
,
s
'
era
lanciato
su
quello
dei
malfattori
che
gli
stava
più
vicino
e
gli
si
era
appeso
ad
un
braccio
facendosi
,
nella
fuga
precipitosa
di
colui
,
trascinare
come
un
peso
morto
.
Il
cane
di
guardia
abbaiava
a
squarciagola
,
i
contadini
inseguivano
correndo
;
s
'
era
alzato
un
baccano
incredibile
.
A
un
tratto
si
vide
un
lampo
,
s
'
udì
uno
sparo
,
cui
tenne
dietro
un
grido
acutissimo
.
I
fuggitivi
erano
incalzati
da
vicino
,
ma
due
di
questi
riescirono
a
porsi
in
salvo
;
il
terzo
,
quello
a
cui
s
'
era
avvinghiato
Drollino
,
e
che
per
isbarazzarsene
gli
aveva
sparato
addosso
un
colpo
di
pistola
,
fu
preso
.
Ma
il
fanciullo
giaceva
inerte
sul
terreno
.
Non
morto
però
,
nè
moribondo
.
La
palla
s
'
era
acquartierata
in
un
polpaccio
rispettando
le
ossa
.
Gli
venne
estratta
la
notte
stessa
ed
egli
rimase
l
'
eroe
incontrastato
dell
'
avventura
.
Il
Principe
venne
a
trovarlo
nello
stanzino
del
portinaio
;
s
'
accostò
al
letto
,
disse
un
sonoro
«
bravo
»
,
e
cacciò
la
mano
sotto
il
lenzuolo
per
sentire
il
parere
del
polso
.
C
'
era
un
po
'
di
febbre
,
naturalmente
,
ma
nulla
di
grave
.
L
'
eroe
era
debole
assai
,
ma
grato
,
superbo
di
aver
meritato
tanti
onori
e
sopratutto
una
visita
del
Principe
.
Al
padre
che
gli
chiedeva
più
tardi
se
nel
momento
terribile
non
avesse
avuto
paura
,
rispose
coscienziosamente
di
no
.
-
-
Cioè
-
-
corresse
un
momento
dopo
-
-
ho
avuto
paura
di
due
cose
:
che
mettessero
fuoco
alle
scuderie
e
che
destassero
la
signorina
Milla
!
Rimase
a
letto
per
una
ventina
di
giorni
.
Il
Principe
non
s
'
era
accontentato
dell
'
elogio
fattogli
in
quella
notte
memorabile
.
Mandava
ogni
giorno
a
prender
sue
notizie
e
volle
che
fosse
per
tutto
il
tempo
della
malattia
nutrito
a
spese
della
casa
.
Poi
un
bel
mattino
,
quando
seppe
che
era
proprio
guarito
,
lo
mandò
a
chiamare
.
Drollino
venne
subito
accompagnato
da
suo
padre
.
Era
ancora
assai
debole
;
il
sangue
perso
e
quei
venti
giorni
di
letto
l
'
avevano
infiacchito
assai
;
era
magrissimo
e
aveva
le
labbra
smorte
.
Il
cuore
gli
batteva
forte
e
le
gambe
gli
tremavano
un
poco
mentre
attraversava
la
lunga
infilata
delle
sale
a
terreno
.
Il
Principe
stava
ad
aspettarli
nel
salotto
chinese
e
vicino
a
lui
c
'
era
Milla
vestita
di
bianco
come
al
solito
,
coi
begli
occhioni
azzurri
spalancati
,
per
contemplar
meglio
l
'
eroe
di
quella
misteriosa
nottata
.
A
dir
vero
,
siccome
essa
dormiva
placidamente
quand
'
era
accaduto
tutto
quel
tramestìo
,
non
sapeva
bene
cosa
fosse
stato
;
ma
dai
discorsi
di
Miss
Spring
,
entusiasta
del
_
fiery
boy
_
,
s
'
era
capacitata
che
Drollino
aveva
fatto
qualche
cosa
di
straordinario
.
E
perciò
lo
guardava
ammirata
,
un
po
'
impaurita
forse
da
quella
magrezza
e
da
quel
pallore
eccessivo
.
Il
ragazzo
non
era
punto
vanaglorioso
in
quel
momento
;
tremava
e
avrebbe
voluto
essere
altrove
;
il
Principe
gli
faceva
animo
parlando
in
tono
scherzoso
del
fatto
;
chiedendo
particolari
.
Ogni
,
tanto
il
padre
metteva
bocca
anche
lui
e
Milla
guardava
,
guardava
.
-
-
Milla
-
-
disse
a
un
tratto
il
Principe
,
con
una
serietà
affettata
,
-
-
e
tu
non
dici
nulla
a
questo
tuo
compagno
che
è
stato
così
coraggioso
?
Orsù
,
fagli
i
tuoi
mirallegro
.
Pare
che
i
mirallegro
non
fossero
il
forte
della
bambina
;
stava
lì
attenta
,
immobile
,
senza
parlare
.
Poi
,
a
un
tratto
,
stese
timidamente
una
manina
,
che
Drollino
non
accennava
per
nulla
di
prendere
.
-
-
Ho
capito
-
-
disse
il
Principe
,
ridendo
.
-
-
Tu
,
Drollino
,
vieni
qua
e
tu
,
Milla
,
falla
finita
e
dagli
un
bacio
.
Drollino
,
il
coraggioso
!
non
era
più
pallido
;
era
rosso
rosso
,
e
non
si
moveva
.
Fu
dessa
a
moversi
,
ad
andargli
incontro
sorridendo
,
cercando
,
colle
labbruzze
strette
,
riunite
all
'
insù
,
le
labbra
pallide
del
fanciullo
,
che
,
vergognandosi
,
si
schermiva
.
Le
trine
del
candido
abitino
di
mussola
si
gualcivano
al
contatto
della
rude
fustagnina
di
Drollino
.
Miss
Spring
,
presente
a
quella
scena
,
stava
perplessa
fra
uno
_
shocking
_
e
un
_
darling
_
;
ma
il
Principe
rideva
di
gran
cuore
.
E
il
bacio
,
un
po
'
per
amore
,
un
po
'
per
forza
,
fu
ricambiato
.
-
-
Oh
!
-
-
disse
il
Principe
-
-
così
va
bene
.
Ma
ora
è
giusto
che
abbi
,
oltre
a
questo
,
un
compenso
più
duraturo
.
E
voglio
lasciarne
la
scelta
a
te
.
Dì
su
,
ragazzo
,
cosa
vuoi
?
Sulle
prime
Drollino
parve
non
capire
.
Poi
,
quand
'
ebbe
afferrato
il
senso
della
frase
,
quando
capì
che
forse
potrebbe
ardire
,
ardire
assai
,
si
fece
di
bragia
,
gli
occhi
gli
scintillarono
in
fronte
,
sulla
sua
mobile
fisonomia
si
dipinse
l
'
ansia
d
'
un
supremo
desiderio
.
Ma
non
seppe
parlare
.
Non
gli
riesciva
....
l
'
idea
della
sua
ambizione
lo
atterriva
....
No
,
no
....
era
impossibile
....
era
impossibile
....
era
troppo
.
Il
padre
,
cogli
sguardi
,
col
gesto
,
gli
faceva
animo
;
ma
egli
non
guardava
suo
padre
e
respirava
a
stento
.
-
-
Orsù
,
disse
il
Principe
impazientito
-
-
hai
capito
di
parlare
?
vuoi
farmi
star
qui
tutta
la
mattina
?
Drollino
non
aveva
certo
una
così
perversa
intenzione
;
si
sforzava
,
poveretto
,
a
parlare
;
ma
la
parola
strozzata
dall
'
inquietudine
,
gli
moriva
in
gola
.
-
-
Papà
-
-
disse
timida
,
ma
pronta
,
la
bambina
,
tirando
la
manica
della
giacchetta
indossata
dal
padre
-
-
vuoi
che
te
lo
dica
io
...
cosa
desidera
Drollino
?
Il
Principe
si
mise
a
ridere
.
-
-
Tu
?
...
ma
cosa
vuoi
sapere
tu
,
pettegolina
che
sei
?
Essa
non
si
offese
.
Insistette
,
armeggiando
in
siffatto
modo
colle
manine
che
il
Principe
dovette
chinarsi
e
ascoltare
le
sue
sommesse
parole
.
-
-
Vuole
la
puledrina
di
Rowena
,
quella
che
era
appena
nata
quando
successe
la
storia
....
-
-
Oh
!
-
-
rispose
forte
il
Principe
,
alzandosi
e
squadrando
Drollino
con
un
fare
canzonatorio
...
-
-
Vuole
la
puledrina
di
Rowena
,
eh
!
questo
monello
!
Drollino
tremava
come
una
foglia
.
Ecco
che
l
'
avevan
tradito
!
E
ora
....
lo
caccerebbero
di
casa
,
naturalmente
,
per
punirlo
di
aver
osato
tanto
.
Ma
il
Principe
non
parlò
di
scacciarlo
.
Trovava
quell
'
ambizione
un
po
'
audace
,
ma
giusta
.
Non
si
adirò
per
nulla
,
e
,
dopo
essersi
divertito
un
momento
delle
visibili
angoscie
del
ragazzo
,
le
troncò
d
'
improvviso
,
dicendo
che
avrebbe
dati
lui
stesso
gli
ordini
necessari
perchè
la
puledrina
gli
fosse
consegnata
.
-
-
Ma
-
-
soggiunse
-
-
ci
hai
pensato
bene
?
Non
vorrei
poi
che
nelle
tue
mani
quella
povera
bestia
....
Non
finì
;
s
'
avvide
che
ogni
raccomandazione
era
superflua
.
La
faccia
di
Drollino
sfolgorava
.
Egli
non
seppe
ringraziare
nè
il
padrone
,
nè
la
Milla
;
ma
da
questa
a
quello
scoccò
rapidamente
uno
sguardo
impetuoso
,
esaltato
.
Volle
bensì
parlare
,
ma
proprio
non
gli
venne
fatto
.
E
il
Principe
rimase
contento
,
e
disse
a
Milla
ch
'
era
una
cara
pettegolina
,
e
che
,
giacchè
sapeva
indovinar
così
bene
,
più
tardi
sarebbe
riuscita
a
condurre
suo
marito
pel
naso
.
La
Milla
non
capiva
bene
la
profondità
di
questa
frase
,
ma
non
ardì
chiedere
altro
.
Rimase
contenta
anch
'
essa
,
benchè
le
toccasse
d
'
avvedersi
,
fra
non
molto
,
di
non
averci
punto
guadagnato
personalmente
,
colla
sua
intercessione
fortunata
.
Drollino
,
dacchè
aveva
la
puledra
,
trascurava
Milla
indegnamente
,
era
sempre
in
scuderia
,
e
non
scappava
più
a
giocare
sul
viale
,
all
'
ombra
degli
ipocastani
.
-
-
Che
bestia
!
-
-
disse
,
la
sera
dopo
,
un
vecchio
stalliere
ad
un
camerata
.
-
-
Chiedere
una
puledra
,
mentre
avrebbe
potuto
farsi
una
sorte
!
Ma
già
,
è
sempre
stato
un
disperato
colui
!
E
ora
,
cosa
fa
?
-
-
Oh
!
-
-
rispose
l
'
altro
,
mutando
quartiere
alla
sua
cicca
-
-
è
in
scuderia
,
da
ier
sera
.
Non
è
uscito
neppur
pel
desinare
,
e
seguita
a
ripetere
:
«
È
mia
,
è
mia
!
»
-
-
Dovrebbe
chiamarla
Mia
!
-
-
disse
burlando
lo
stalliere
.
-
-
Domani
glielo
dico
.
-
-
Perchè
no
?
-
-
rispose
fieramente
Drollino
,
quando
udì
quella
proposta
,
fatta
in
tono
di
scherno
.
-
-
È
mia
!
sapete
?
-
-
È
matto
,
-
-
dissero
ridendo
i
mozzi
e
gli
stallieri
.
-
-
Ma
la
puledrina
aveva
un
nome
ormai
.
E
,
prima
per
chiasso
,
poi
sul
serio
,
venne
chiamata
così
.
La
neve
cominciò
presto
quell
'
anno
,
e
Astianello
prese
un
'
aria
malinconica
,
nella
campagna
,
fatta
brulla
dal
verno
.
Le
caccie
eran
finite
,
le
brigate
disperse
;
i
cavalli
dovevano
esser
ferrati
a
ghiaccio
,
il
casone
non
era
guari
riparato
dal
freddo
,
e
il
Principe
si
annoiava
.
Ma
,
benchè
si
annoiasse
seriamente
,
non
gli
passò
neppur
pel
capo
di
prender
moglie
.
Bensì
gli
venne
in
mente
d
'
andare
a
passar
l
'
inverno
a
Parigi
.
D
'
altra
parte
,
era
ormai
tempo
di
mettere
la
Milla
in
collegio
.
E
il
collegio
c
'
era
,
bell
'
e
pronto
.
Un
austero
convento
,
celebre
come
educandato
,
e
dove
delle
monache
aristocratiche
insegnavano
un
monte
di
belle
cose
a
una
falange
non
meno
aristocratica
di
signorine
.
Il
convento
era
a
Torino
,
e
quella
santa
regina
di
Maria
Adelaide
,
quand
'
era
viva
,
ci
andava
di
frequente
.
La
superiora
era
una
cugina
in
secondo
grado
del
Principe
.
Milla
non
poteva
esser
meglio
raccomandata
,
nè
completare
,
sotto
auspici
più
favorevoli
,
l
'
educazione
iniziata
dalla
povera
Miss
Spring
.
Affrettiamoci
a
dire
che
Miss
Spring
aveva
in
vista
,
per
consolarsi
del
dolore
di
quella
separazione
,
l
'
immediato
avvicinarsi
d
'
una
:
_
sacra
alleanza
_
con
un
coraggioso
,
ma
non
estetico
,
ministro
della
chiesa
anglicana
.
L
'
intrepido
brittanno
,
a
65
anni
,
sposava
Miss
Spring
.
Ma
la
Milla
,
che
non
era
provveduta
di
siffatte
prospettive
consolanti
,
non
si
poteva
dar
pace
di
dover
lasciare
il
padre
,
Astianello
e
il
suo
amore
irlandese
.
Di
tutto
le
rincresceva
,
persino
di
Drollino
.
Era
proprio
sconsolata
,
quando
ci
pensava
.
E
ci
pensava
spesso
...
così
bambina
com
'
era
....
E
in
paese
,
che
dispiacere
per
tutti
...
I
padroni
andavano
via
...
davvero
?
...
Il
Principe
sarebbe
tornato
a
primavera
,
ma
la
bimba
no
;
andava
in
un
convento
lontano
,
e
non
sarebbe
tornata
che
dopo
varii
anni
.
La
fattora
lagrimava
,
la
giardiniera
anche
lei
,
la
guardarobiera
aveva
gli
occhi
rossi
...
tutti
dicevano
:
«
Va
via
la
_
nostra
_
signorina
,
»
con
un
'
aria
triste
,
sinceramente
triste
....
Bisognava
vedere
quanta
gente
s
'
era
riunita
in
corte
,
sotto
il
portico
,
appiè
dello
scalone
,
la
mattina
della
partenza
,
mentre
in
scuderia
si
rivestivano
dei
finimenti
i
cavalli
che
stavan
per
essere
attaccati
al
_
landau
_
.
E
la
piccina
,
avvolta
nel
suo
mantellone
foderato
di
pelliccia
,
col
visino
mezzo
smarrito
nella
felpa
bianca
della
cappottina
da
viaggio
,
coll
'
aria
confusa
,
cogli
occhi
rossi
,
riceveva
con
affettuosa
gratitudine
quei
saluti
,
quegli
omaggi
,
e
andava
ripetendo
:
«
Addio
,
arrivederci
,
grazie
,
»
colla
voce
proprio
commossa
.
A
un
tratto
le
si
fece
davanti
il
suo
compagno
di
gioco
,
Drollino
!
Anch
'
egli
aveva
la
faccia
malinconica
.
Sulle
prime
pareva
che
volesse
dir
tante
cose
;
ma
poi
si
morse
le
labbra
,
e
disse
solamente
:
«
Buon
viaggio
.
»
-
-
Addio
,
-
-
disse
affettuosamente
la
Milla
.
E
togliendo
dal
guantino
una
manina
,
microscopica
nel
suo
guanto
di
flanella
bianca
,
gliela
porse
.
Egli
non
la
baciò
;
la
prese
un
momento
fra
le
sue
;
poi
non
si
ricordò
neppure
che
avrebbe
potuto
stringerla
,
e
la
lasciò
andare
.
I
due
bambini
si
guardarono
un
momento
in
silenzio
,
con
una
certa
voglia
di
piangere
;
soli
,
avrebbero
pianto
...
forse
...
-
-
Ricordati
!
-
-
disse
subitamente
Milla
.
Egli
si
fece
rosso
,
e
scosse
energicamente
il
capo
.
No
,
non
le
avrebbe
dette
più
quelle
brutte
parole
.
Si
compresero
,
e
sorrisero
.
-
-
Salutami
Mia
...
-
-
continuò
gravemente
la
bimba
.
-
-
Vieni
Milla
,
-
-
chiamò
il
Principe
.
-
-
È
attaccato
.
Drollino
si
mise
a
correre
disperatamente
lungo
il
viale
.
Giunse
al
cancello
,
trafelato
,
ma
in
tempo
per
vedere
a
passar
la
carrozza
...
per
gettare
nell
'
interno
di
questa
uno
sguardo
profondo
.
Dietro
il
cristallo
alzato
,
si
vide
per
un
secondo
una
manina
bianca
che
salutava
.
L
'
agente
,
che
era
anch
'
esso
venuto
sin
lì
,
prese
per
sè
quel
saluto
,
e
scappellò
profondamente
.
Era
molto
lusingato
,
e
Drollino
,
accanto
a
lui
,
teneva
dietro
collo
sguardo
alla
carrozza
,
che
si
faceva
già
piccina
piccina
sulla
neve
della
strada
.
Stavolta
gli
onori
e
i
rimpianti
della
partenza
erano
stati
tutti
quanti
per
Milla
,
che
non
sarebbe
tornata
più
per
tanti
anni
.
Il
Principe
aveva
detto
gaiamente
:
«
Arrivederci
questa
primavera
,
»
e
nessuno
s
'
era
creduto
in
obbligo
di
commuoversi
per
lui
.
Pure
l
'
assenza
sua
doveva
essere
ben
più
lunga
di
quella
di
Milla
,
doveva
prolungarsi
sinchè
i
mesi
diventassero
anni
,
gli
anni
secoli
,
e
i
secoli
eternità
.
I
suoi
agenti
,
i
suoi
cocchieri
,
i
suoi
cavallanti
l
'
avevano
veduto
per
l
'
ultima
volta
.
Morì
a
Parigi
,
sul
finire
dell
'
inverno
,
d
'
un
malore
acutissimo
,
mentre
la
Milla
,
nel
suo
grandioso
e
signorile
convento
,
cominciava
ad
abituarsi
a
quella
vita
di
reclusa
,
a
farsi
adorare
dalle
sue
compagne
,
e
a
innamorarsi
perdutamente
della
superiora
,
di
sette
suore
,
di
due
converse
e
di
quattordici
compagne
,
e
parlava
di
farsi
monaca
per
star
sempre
con
loro
.
E
così
avvenne
che
,
per
otto
anni
seguiti
,
la
grandiosa
villa
rimase
chiusa
.
Invano
,
nel
giardino
ridente
,
i
fiori
olezzarono
instancabili
;
invano
nella
serra
maturarono
gli
ananassi
;
invano
l
'
allevamento
equino
diede
lietissimi
risultati
.
Nessuno
venne
ad
abitare
quelle
camere
,
sempre
chiuse
,
coll
'
atmosfera
greve
d
'
un
odore
di
muffa
e
di
tarlo
.
Gli
agenti
soltanto
andavano
e
venivano
per
conto
dell
'
attuale
proprietaria
di
tutte
quelle
immense
ricchezze
;
e
questa
era
un
'
educanda
umile
ed
affettuosa
,
che
non
sapeva
nulla
del
mondo
e
della
vita
,
e
aveva
un
cuore
grande
grande
,
grande
,
e
una
statura
piccina
,
piccina
,
piccina
....
II
.
-
-
Ouff
!
-
-
disse
il
Duca
Giuliano
,
uscendo
dal
_
boudoir
_
di
velluto
color
pesca
a
garofani
di
raso
granata
-
-
ouff
!
...
La
signora
di
Rèmusat
,
nelle
sue
agro
-
dolci
_
Memorie
del
primo
Impero
_
,
ci
narra
come
Napoleone
si
divertisse
un
giorno
a
mistificare
crudelmente
alcuni
dei
suoi
più
intimi
cortigiani
,
chiedendo
loro
cosa
direbbe
il
mondo
s
'
egli
,
l
'
Imperatore
,
avesse
a
scomparire
d
'
un
tratto
.
E
nell
'
imbarazzo
generale
che
susseguì
a
quella
domanda
,
la
risposta
suonò
repentina
,
dalla
bocca
stessa
che
aveva
posata
la
questione
:
-
-
Sapete
cosa
direbbe
il
mondo
?
...
direbbe
:
ouff
!
...
Ora
,
date
le
debite
proporzioni
fra
l
'
impero
di
un
Bonaparte
e
quello
di
una
brillante
Baronessa
,
può
essere
che
l
'
ouff
di
Giuliano
rappresentasse
del
pari
un
sospirone
di
sollievo
.
Può
essere
che
egli
avesse
preventivamente
desiderato
di
lanciarlo
così
ai
quattro
venti
;
può
essere
che
,
entrando
schiavo
in
quel
tepido
gabinetto
,
egli
avesse
in
animo
d
'
uscirne
libero
;
può
essere
che
la
perifrasi
gentile
,
destinata
a
velare
l
'
odiosità
d
'
un
«
basta
,
»
fosse
stata
detta
da
lui
e
non
da
lei
...
A
malgrado
però
di
tutte
queste
supposizioni
,
è
cosa
positiva
che
il
duca
Giuliano
si
fermò
un
momento
nell
'
andito
-
serra
,
e
rimase
immobile
accanto
a
un
grande
_
arum
_
.
Si
fermò
coll
'
orecchio
teso
,
coll
'
occhio
attento
,
come
aspettando
.
Un
minuto
completo
,
non
la
parte
di
un
minuto
.
Ma
non
udì
nulla
.
Non
voce
angosciosa
che
chiamasse
,
non
rumore
sommesso
di
singhiozzi
,
non
strepito
di
seggiole
smosse
,
non
tonfo
di
caduta
...
Nemmeno
una
scampanellata
...
per
chiamar
la
cameriera
col
_
flacon
_
del
sale
volatile
.
Si
voltò
anche
a
guardare
la
porta
ch
'
egli
aveva
testè
serrata
,
ma
,
dietro
ai
vetri
,
non
passò
la
più
lieve
ombra
.
Allora
Giuliano
diede
un
'
energica
crollata
di
spalle
,
si
mise
con
passo
risoluto
per
la
lunga
infilata
delle
sale
,
raggiunse
l
'
anticamera
,
e
scese
allegro
la
scala
di
marmo
,
salutando
beffardamente
il
paffuto
angiolo
di
stucco
bianco
che
,
recando
sempre
fra
le
mani
il
tulipano
di
vetro
del
lume
a
gas
,
s
'
era
tante
e
tante
volte
veduto
passare
davanti
quel
bellissimo
giovane
.
La
novella
,
la
grande
novella
del
giorno
,
fu
pronta
a
percorrere
tutta
Torino
.
In
capo
a
qualche
ora
,
nessuno
dell
'
_
high
life
_
cittadina
ignorava
che
il
Duca
Giuliano
Lantieri
aveva
riacquistata
la
sua
libertà
.
Allo
spettacolo
del
Regio
,
quella
sera
,
ci
fu
nei
palchetti
e
nelle
poltrone
un
po
'
d
'
irrequietezza
.
Molti
cannocchiali
erano
appuntati
,
non
già
verso
il
palco
scenico
,
dove
_
Mignon
_
chiedeva
dolcemente
in
italiano
,
col
pensiero
di
Goethe
e
colla
musica
di
Thomas
:
_
Kennst
du
das
Land
?
_
;
ma
bensì
verso
un
palco
in
seconda
fila
,
occupato
da
una
splendida
figura
di
donna
non
più
giovanissima
,
ma
di
quelle
che
hanno
il
privilegio
di
percorrere
nella
vita
due
o
tre
giovinezze
consecutive
.
La
Baronessa
Olga
,
benchè
russa
,
era
bruna
di
capelli
.
Era
vigorosa
,
non
molto
grande
,
con
delle
forme
splendide
,
e
una
fisonomia
affatto
straniera
,
non
bella
forse
,
ma
ricca
d
'
un
certo
fascino
irritante
.
Aveva
il
naso
piccolo
,
un
po
'
camuso
,
una
bocca
quasi
da
mora
,
grande
,
sana
,
ridente
,
con
dei
denti
che
parevano
quasi
fulgidi
nella
loro
bianchezza
di
smalto
e
all
'
ombra
di
quelle
labbra
tumide
,
violenti
di
forma
,
di
colorito
,
d
'
espressione
.
Dirimpetto
a
lei
,
al
posto
spesso
occupato
da
Giuliano
,
brillava
l
'
insipida
figura
d
'
un
Viscontino
francese
.
Furono
osservate
varie
cose
:
primo
,
che
la
Baronessa
Olga
era
più
bella
che
mai
;
secondo
,
che
aveva
una
_
toilette
_
nuova
;
terzo
,
che
serbava
quella
tal
aria
serena
,
di
buon
umore
,
che
la
rendeva
adorabile
;
quarto
,
che
aveva
precisamente
i
modi
,
la
maniera
di
guardare
delle
altre
sere
;
quinto
,
che
il
suo
palco
fu
affollatissimo
.
Giuliano
,
quella
sera
,
venne
in
teatro
,
s
'
adagiò
nella
sua
poltrona
,
andò
a
far
visite
nei
palchi
delle
signore
di
sua
conoscenza
.
Non
andò
nel
palco
della
Baronessa
,
ecco
tutto
.
Ma
al
_
Fiorio
_
,
dopo
il
teatro
,
quante
se
ne
dissero
!
...
Tutti
sapevano
il
perchè
di
quella
rottura
...
era
un
motivo
frivolo
,
dietro
il
quale
si
celava
forse
un
reciproco
senso
di
stanchezza
.
Generalmente
,
si
approvava
Giuliano
e
la
sua
ribellione
.
La
Baronessa
aveva
qualche
anno
più
di
lui
,
e
,
a
dir
vero
,
viaggiava
troppo
.
Un
signore
,
autorità
vecchia
,
ma
incontestata
,
di
quel
formidabile
palazzo
di
giustizia
,
fu
il
solo
a
sostenere
che
Giuliano
aveva
fatto
uno
sproposito
,
enorme
.
Gli
altri
insistevano
:
diavolo
!
si
sapeva
positivamente
che
la
Baronessa
aveva
6
o
7
anni
più
di
Giuliano
.
Ma
il
vecchio
si
ostinava
.
Ne
avesse
dieci
o
quindici
di
più
!
era
pur
sempre
la
sola
donna
che
Giuliano
_
potesse
_
amare
.
-
-
Perchè
,
perchè
?
-
-
chiesero
tutti
a
una
voce
.
-
-
Ah
!
-
-
rispose
il
vecchio
con
uno
di
quei
sorrisi
brevi
,
che
alla
lunga
dovrebbero
corrodere
le
labbra
che
li
recano
,
tanto
sono
acri
,
incisivi
,
mordaci
.
-
-
Povero
Giuliano
!
-
-
disse
qualcuno
-
-
cosa
farà
ora
?
E
fu
la
fine
.
Giuliano
non
fece
nulla
di
straordinario
per
celebrare
l
'
era
della
sua
riacquistata
indipendenza
.
Si
vide
più
festeggiato
,
più
accolto
,
più
ben
voluto
che
mai
.
Passò
un
carnevale
delizioso
,
si
divertì
,
fu
amabile
,
evitò
ogni
laccio
,
si
congratulò
molto
con
sè
stesso
,
e
accompagnò
a
teatro
due
o
tre
volte
la
sua
vecchia
mamma
.
Un
giorno
,
un
'
idea
bizzarra
gli
passò
per
la
mente
:
«
Se
prendessi
moglie
?
»
Ma
la
scacciò
subito
subito
,
come
una
tentazione
.
Ora
aveva
la
sua
libertà
e
voleva
goderla
.
Goderla
,
ma
come
?
Se
avesse
avuta
una
gran
fortuna
,
ecco
,
sarebbe
andato
a
Parigi
!
E
invece
suo
padre
gli
aveva
lasciato
un
patrimonio
discreto
,
ma
nulla
più
,
e
lui
stesso
,
sicuro
,
un
po
'
aveva
speso
...
si
sa
.
Divini
quei
tre
anni
nei
lacci
della
baronessa
Olga
!
ma
era
proprio
una
cosa
curiosa
il
vedere
quanto
alla
Baronessa
Olga
piacessero
i
dolci
,
le
statuine
di
Saxe
,
le
tazze
di
_
vieux
Vienne
_
,
le
rose
durante
l
'
inverno
,
le
camelie
in
estate
,
i
viaggi
in
primavera
e
in
autunno
,
e
le
gite
in
tutte
le
stagioni
.
Eh
!
non
c
'
era
che
dire
,
in
quel
patrimonio
s
'
era
fatto
una
gran
buca
!
Come
colmarla
?
E
qui
l
'
idea
della
dote
tornò
in
campo
;
odiosa
,
a
dir
vero
,
nella
sua
arcigna
fisionomia
d
'
espediente
.
Il
Duca
la
mandò
via
risoluto
;
ma
quella
passò
soltanto
l
'
uscio
,
e
si
celò
dietro
un
battente
,
aspettando
.
La
libertà
...
celeste
cosa
!
Ma
,
un
giorno
,
Giuliano
andò
sulle
furie
con
sè
stesso
,
perchè
uscendo
alla
sera
,
senz
'
avvedersene
s
'
era
messo
per
la
via
che
conduceva
alla
dimora
della
Baronessa
.
Provò
un
gran
dispetto
,
imbizzì
colla
forza
cieca
dell
'
abitudine
.
No
....
diavolo
,
no
....
E
in
quel
giorno
fu
del
parere
del
marchese
Colombi
,
che
le
accademie
si
fanno
o
non
si
fanno
.
Ma
,
passata
la
prima
gioia
della
sua
liberazione
,
questa
cominciò
a
parergli
uno
strano
arnese
,
come
una
foggia
troppo
attillata
d
'
abito
o
di
cappello
,
in
cui
egli
si
sentisse
un
po
'
a
disagio
.
Certe
ore
gli
parevano
lente
assai
.
Il
disordine
sistematico
lo
seccava
alla
lunga
,
e
non
si
trovava
abbastanza
ricco
per
organizzare
attorno
a
sè
un
lusso
di
vizio
quale
l
'
avrebbe
inteso
,
in
omaggio
ai
suoi
gusti
raffinati
e
dispendiosi
.
Ricominciare
ancora
,
tornare
nella
stessa
direzione
,
mettendosi
per
altro
sentiero
?
...
Chè
....
non
valeva
la
spesa
;
allora
,
tanto
valeva
continuare
a
quell
'
altro
modo
.
Tornar
da
capo
è
noioso
,
e
non
tutte
le
belle
signore
hanno
un
marito
dotato
di
un
carattere
buono
e
conciliante
,
quale
la
Provvidenza
l
'
aveva
impartito
al
barone
Dornelli
.
E
quel
benedetto
tirocinio
....
che
cosa
seccante
!
Prendersi
un
'
altra
volta
la
briga
d
'
innamorarsi
!
Già
,
egli
non
si
sentiva
fatto
per
le
difficili
fasi
d
'
una
grande
passione
;
per
lui
ci
voleva
proprio
l
'
amore
d
'
oggigiorno
,
piano
,
senza
complicazioni
,
ben
educato
.
Era
tanto
pigro
,
tanto
indolente
quel
Giuliano
!
Anzi
,
era
uno
dei
suoi
pregi
,
dei
suoi
mezzi
di
seduzione
quella
sua
indolenza
languida
,
dolce
,
gentile
,
che
si
tradiva
nei
suoi
modi
,
nella
sua
voce
,
fin
nei
suoi
sguardi
,
che
dava
alla
sua
sana
bellezza
bionda
un
carattere
speciale
.
La
Baronessa
lo
chiamava
creolo
...
,
e
quella
disinvoltura
che
aveva
l
'
arte
di
ridurre
tutto
a
un
'
espressione
placida
,
facile
,
elementare
,
schiva
-
fatica
,
armonizzava
,
forse
per
forza
di
contrasto
,
colla
tempra
insolentemente
energica
di
quella
donna
.
Però
l
'
aveva
voluto
e
serbato
schiavo
sino
al
momento
in
cui
gli
aveva
concesso
di
ribellarsi
.
Le
era
parso
che
qualcun
altro
l
'
avrebbe
meglio
,
o
solo
altrimenti
,
divertita
.
E
ora
,
egli
non
ci
voleva
tornare
laggiù
in
quel
gabinetto
color
pesca
a
fiori
di
granata
,
non
ci
voleva
tornare
.
E
non
ci
tornò
.
Siccome
era
creolo
,
così
accadeva
qualche
volta
che
la
sua
stupenda
vesta
da
camera
orientale
avvolgesse
tuttora
le
sue
forme
da
Apollo
impinguato
,
in
quell
'
ora
privilegiata
durante
la
quale
la
gente
per
bene
esce
di
casa
e
popola
i
Portici
,
via
di
Po
e
il
Corso
.
Allora
accendeva
un
_
chibouk
_
e
sfogliazzava
un
romanzo
.
Ma
tant
'
è
eran
lunghette
quelle
ore
.
Il
suo
salotto
era
un
mezzo
museo
,
e
la
povera
mamma
gli
aveva
dati
i
suoi
due
_
cachemires
_
turchi
,
perch
'
egli
ne
facesse
delle
portiere
;
ma
dalla
finestra
di
fianco
si
vedeva
l
'
angolo
d
'
un
'
ala
del
palazzo
,
molto
deteriorata
,
molto
...
;
e
Giuliano
si
ricordava
che
anche
lo
scalone
era
in
cattivissimo
stato
,
e
che
il
portinaio
aveva
un
abito
bleu
,
sdruscito
in
un
modo
orribile
.
E
la
vecchia
duchessa
s
'
era
adattata
a
star
lassù
,
al
terzo
piano
....
per
poter
affittare
i
quartieri
migliori
....
Bisognava
trottare
a
piedi
ora
...
;
nelle
scuderie
c
'
era
un
pigionante
falegname
;
invece
del
nitrito
,
dello
scalpitìo
dei
cavalli
,
si
sentiva
continuamente
lo
stridere
della
sega
,
lo
scorrere
della
pialla
,
il
rantolo
quasi
catarroso
del
torno
.
Parve
a
Giuliano
che
allora
soltanto
tutto
ciò
si
rivelasse
a
lui
con
un
aspetto
e
un
accento
insopportabilmente
nuovi
.
E
mentre
,
disgustato
,
annoiato
,
pensava
quanto
il
destino
gli
fosse
avverso
,
malevolo
,
l
'
idea
ch
'
egli
aveva
così
sgarbatamente
messa
alla
porta
alcuni
giorni
prima
,
si
riaffacciava
adagino
adagino
,
insinuandosi
silenziosamente
,
strisciando
lungo
le
pareti
,
giungendo
mezzo
inavvertita
,
sino
a
lui
;
s
'
insinuava
nei
suoi
pensieri
,
si
confondeva
nel
profumo
orientale
delle
volute
di
fumo
che
,
attorcigliandosi
in
alto
,
allungandosi
,
assottigliandosi
,
parevano
quasi
assumere
una
femminilità
indecisa
di
contorni
,
disegnare
nell
'
aria
una
mossa
pudica
di
fanciulla
,
una
semplicità
fresca
e
schietta
,
di
gesto
e
di
sguardo
.
-
-
Puh
!
-
-
osservò
il
Duca
,
socchiudendo
i
suoi
begli
occhi
azzurri
,
d
'
un
azzurro
carico
di
porcellana
,
come
si
fanno
alle
bambole
.
-
-
Dopo
tutto
....
Sì
,
veramente
....
dopo
tutto
....
Si
addormentò
un
momento
,
come
se
quel
pensiero
gli
avesse
cantato
la
_
ninna
nanna
_
,
scotendo
ritmicamente
la
lunga
poltrona
americana
sulla
quale
egli
giaceva
.
Si
svegliò
di
botto
,
spaventato
.
L
'
idea
della
scelta
torturava
già
la
sua
pigrizia
.
Simile
a
quel
sibarita
che
sudava
vedendo
uno
schiavo
occupato
a
spaccar
legna
,
egli
si
asciugava
la
fronte
pensando
alle
venture
perplessità
del
suo
spirito
quando
si
tratterebbe
di
decidersi
.
Già
,
prima
di
tutto
,
egli
non
aveva
mai
potuto
soffrire
le
signorine
,
quelle
modeste
cifre
incognite
,
quegli
insipidi
indovinelli
ammantati
di
bianco
,
di
celeste
,
di
rosa
,
presso
alle
quali
bisognava
stare
attenti
alle
proprie
parole
e
agli
occhi
formidabili
delle
mamme
.
Ah
!
che
cosa
opprimente
!
Un
momento
pensò
a
una
vedova
.
Ma
poi
scosse
la
sua
bella
zazzera
bionda
.
Ah
!
no
,
una
vedova
!
Ci
sarebbe
da
lottare
col
....
fu
....
poveretto
.
E
poi
....
sciocchezze
,
se
vogliamo
,
ma
per
lui
ci
voleva
il
dominio
completo
,
assoluto
,
primo
.
Ragazza
,
dunque
,
molto
giovane
,
s
'
intende
,
appunto
per
poterla
avvezzare
a
modo
suo
;
denari
molti
,
cosa
indispensabile
.
Ma
dove
trovarla
....
dove
?
Ci
pensò
un
poco
.
-
-
Che
seccatura
-
-
conchiuse
sbadigliando
-
-
ne
parlerò
a
mia
madre
.
E
la
sua
mente
riposò
in
quest
'
idea
.
Avevano
finito
di
desinare
,
e
la
vecchia
signora
guardava
di
sottecchi
Giuliano
,
il
quale
teneva
fra
le
sua
belle
dita
paffute
una
sigaretta
di
Salonicco
,
senza
decidersi
ad
accenderla
.
La
Duchessa
Lantieri
non
era
stata
bella
.
Attualmente
era
molto
santa
,
d
'
una
santità
sagace
e
che
vedeva
abbastanza
lontano
.
La
vecchia
dama
stava
bene
,
comodamente
,
in
quell
'
atmosfera
d
'
una
devozione
che
armonizzava
colla
sua
fine
e
provata
scienza
del
mondo
.
Senza
avere
molto
spirito
,
la
Duchessa
aveva
quello
della
sua
età
;
adorava
suo
figlio
,
non
lo
seccava
mai
;
viveva
in
una
stretta
,
ma
decorosa
economia
.
Era
modesta
,
umile
,
semplice
assai
nei
modi
,
di
quella
semplicità
queta
e
in
fondo
orgogliosissima
,
del
più
delle
dame
piemontesi
.
Giorno
e
notte
pensava
al
maggior
bene
di
Giuliano
.
Aveva
avuto
un
immenso
dispiacere
,
ed
era
quello
di
vederlo
avvinto
nei
lacci
di
quella
sirena
del
Nord
.
S
'
era
consolata
un
pochino
,
però
,
pensando
che
quella
sconsigliata
,
priva
del
divino
aiuto
,
era
una
Zorodoff
,
figlia
d
'
un
ciambellano
alla
Corte
imperiale
di
Russia
,
e
aveva
sposato
un
barone
Dornelli
di
S
.
Maurizio
.
Giacchè
,
pur
troppo
....
si
sa
....
la
gioventù
eh
!...--qui
la
Duchessa
metteva
un
gran
sospiro
.
-
-
Meglio
così
,
insomma
,
che
peggio
ancora
,
ecco
.
E
Dio
l
'
avrebbe
esaudita
certamente
un
giorno
o
l
'
altro
,
facendo
cessare
quella
triste
cosa
,
e
ispirando
a
Giuliano
il
pensiero
di
prender
moglie
.
E
pregava
di
cuore
;
il
che
non
le
impediva
di
darsi
d
'
attorno
perchè
,
nel
caso
d
'
un
pronto
esaudimento
,
non
si
sa
mai
,
la
buona
volontà
di
Giuliano
non
avesse
a
cogliere
lei
sprovveduta
.
Giuliano
era
sopra
pensiero
.
Le
cose
non
andavano
a
modo
suo
,
e
l
'
intendente
di
casa
gli
aveva
presentato
un
certo
quadro
,
il
cui
ricordo
non
lo
ricreava
punto
.
Era
stato
al
corso
,
e
aveva
veduta
la
Baronessa
in
un
_
landau
_
nuovo
,
stupendo
,
con
una
_
toilette
_
splendida
,
e
un
mezzo
sorriso
amabile
,
che
gli
aveva
fatto
un
certo
effetto
molto
stizzoso
.
Egli
era
bensì
andato
a
fare
una
lunga
sosta
alla
portiera
della
contessa
Zeta
,
ma
la
contessa
Zeta
l
'
aveva
annoiato
un
pochino
,
e
a
fianco
del
_
landau
_
della
Baronessa
,
aveva
veduto
il
Viscontino
a
cavallo
....
Poi
,
come
se
non
bastasse
,
lì
nel
salottino
c
'
era
un
odore
di
baccalà
,
che
lo
irritava
al
sommo
.
-
-
Che
profumo
!
-
-
disse
languidamente
a
sua
madre
,
recandosi
alle
nari
il
fazzoletto
coll
'
orlo
ricamato
a
colori
vivaci
.
-
-
È
venerdì
!
-
-
osservò
umilmente
la
contessa
.
Il
male
era
che
la
cucina
in
quel
quartierino
ristretto
si
trovava
a
due
passi
dalla
sala
.
E
in
corte
,
nello
scuderie
vuote
,
profanate
,
la
sega
andava
in
su
o
in
giù
stridendo
allegramente
.
Giuliano
contemplò
a
lungo
la
pietra
del
suo
anello
,
un
occhio
di
gatto
cinto
da
nitidissimi
brillantini
.
La
Duchessa
pareva
contare
i
punti
del
suo
lavoro
in
lana
,
ma
il
cuore
,
presago
,
le
batteva
,
e
le
sue
labbra
fino
sussurravano
qualche
cosa
all
'
indirizzo
di
_
Nossgnôr
_
!
Giuliano
accese
la
sigaretta
e
disse
placidamente
:
-
-
Dov
'
è
?
...
La
Duchessa
attonita
alzò
gli
occhi
.
-
-
Cosa
?
-
-
E
poi
,
siccome
un
animo
l
'
avvertiva
,
soggiunse
sorridendo
:
-
-
Chi
?
-
-
Chi
?
(
che
orrore
di
sigaretta
!
)
Dico
;
questa
sposina
,
quando
capita
?
La
Duchessa
sentì
un
gran
rimescolìo
.
Ma
frenò
la
sua
gioia
.
Sapeva
che
Giuliano
non
amava
nè
le
scene
,
nè
le
spiegazioni
.
Con
voce
un
po
'
tremante
,
con
un
pensiero
d
'
accesa
gratitudine
verso
Dio
,
rispose
soltanto
;
-
-
C
'
è
....
-
-
Uhm
!
-
-
borbottò
Giuliano
.
E
siccome
era
un
magnanimo
gentiluomo
,
chiese
anzitutto
:
-
-
Bella
?
La
Duchessa
ebbe
un
sorriso
contento
,
e
chinò
il
capo
.
-
-
Ricca
?
La
Duchessa
alzò
il
capo
.
-
-
Tre
milioni
-
-
susurrò
poi
con
dolcezza
infinita
,
assaporando
lentamente
la
frase
.
Giuliano
guardò
sua
madre
sul
serio
.
L
'
aveva
sempre
stimata
,
ma
ora
una
specie
di
languida
venerazione
sorgeva
nel
suo
animo
.
-
-
Ah
!
ho
capito
.
La
figlia
d
'
un
banchiere
ebreo
.
Diceva
così
per
celia
,
sapendo
a
che
punto
sua
madre
fosse
inesorabile
per
tutto
ciò
che
avrebbe
potuto
urtare
le
loro
tradizioni
,
l
'
alterigia
calma
e
serena
che
un
lungo
ordine
di
antenati
aveva
loro
trasmessa
.
La
Duchessa
ebbe
una
frase
laconica
:
-
-
Corona
chiusa
!
Giuliano
si
gingillò
un
poco
,
curiosando
nella
scatola
da
lavoro
.
-
-
Mia
cara
mamma
,
tu
possiedi
dello
forbici
impossibili
....
Quanti
anni
abbiamo
?
-
-
Diciotto
;
ed
è
tuttora
in
convento
.
-
-
Un
'
educazione
da
farsi
,
nevvero
?
Ingenua
molto
?
A
meno
che
....
qualche
volta
sono
sveglie
,
sai
,
queste
educande
,
sveglie
davvero
.
Mi
ricordo
,
anni
fa
,
in
un
convento
di
monachine
....
-
-
Oh
!
Giuliano
,
-
-
interruppe
la
vecchia
,
-
-
che
discorsi
!
Invece
di
ringraziar
Dio
!
-
-
Sì
....
proprio
!
...
credi
che
sia
un
gran
divertimento
il
prender
moglie
,
rinunziare
alla
propria
libertà
per
sposare
una
sciocchina
qualunque
,
che
non
ha
mai
visto
niente
in
vita
sua
e
alla
quale
bisogna
far
da
precettore
....
mentre
....
è
così
facile
....
-
-
Trovar
qualcuno
che
insegni
a
noi
....
nevvero
,
Giuliano
?
La
Duchessa
aveva
qualche
volta
,
colla
sua
aria
umile
,
di
queste
e
simili
sortite
.
Giudiano
ebbe
per
un
momento
l
'
idea
di
montar
sulle
furie
....
ma
così
,
dopo
desinare
,
non
andava
fatto
.
Sorrise
soltanto
,
e
senza
guardar
sua
madre
:
-
-
Già
....
continuò
....
quasi
quasi
...
:
è
più
facile
e
più
piacevole
....
Dunque
?
La
Duchessa
si
sgomentò
e
bruciò
le
sue
navi
.
-
-
Quando
la
vuoi
vedere
?
-
-
Chi
?
-
-
Lei
.
-
-
La
mia
maestra
?
-
-
Giuliano
!
-
-
mormorò
angosciosamente
la
Duchessa
,
colla
voce
piena
di
lagrime
.
Egli
si
mise
a
ridere
....
dondolandosi
sulla
seggiola
....
E
la
Duchessa
cominciò
a
ragionare
....
a
pregare
....
a
spiegare
.
-
-
Sarei
così
contenta
....
chiuderei
gli
occhi
in
pace
!
-
-
La
povera
donna
era
quasi
eloquente
.
E
l
'
odor
di
baccalà
intanto
penetrava
,
intollerabile
,
nel
salotto
.
«
Il
primo
piano
per
lei
,
»
pensava
pacatamente
Giuliano
;
«
la
mia
_
garçonnière
_
,
al
secondo
....
la
mamma
avrebbe
per
sè
sola
questo
appartamento
.
»
-
-
Oh
Giuliano
-
-
continuava
la
madre
....
-
-
credimi
,
fuori
dell
'
ordine
morale
non
esiste
vera
felicità
....
Ed
è
orfana
,
per
cui
,
capisci
....
il
capitale
subito
,
e
una
gran
tenuta
in
Lombardia
.
Un
carattere
adorabile
,
ti
assicuro
.
Ci
sono
anche
i
brillanti
di
casa
.
E
pensa
un
poco
,
figlio
mio
,
quando
sarai
vecchio
,
che
consolazione
aver
la
tua
famiglia
!
-
-
Già
,
un
monte
di
biricchini
che
non
vogliono
studiare
,
o
di
ragazzacci
che
fanno
debiti
.
Era
veramente
perplesso
.
Gli
seccava
di
prendersi
la
briga
di
decidere
.
Abbasso
in
corte
,
la
sega
canzonava
,
col
suo
aspro
gemito
irritante
.
La
sala
diventava
buia
nel
tramonto
primaverile
.
La
pendola
suonò
le
otto
con
una
voce
strana
uggiosa
,
colla
voce
di
una
pendola
che
non
è
più
di
moda
.
L
'
ultimo
raggio
del
sole
entrava
di
sbieco
dalla
finestra
,
e
cadeva
sul
velluto
scolorito
,
ammaccato
d
'
una
poltrona
zoppa
.
Giuliano
mise
un
sospiro
lungo
lungo
,
il
sospiro
d
'
un
uomo
che
fa
una
fatica
enorme
.
-
-
Per
farti
piacere
....
-
-
disse
poi
dolcemente
a
sua
madre
.
-
-
Ma
sai
che
amo
le
cose
spiccie
.
La
Duchessa
trattenne
un
grido
di
trionfo
,
e
s
'alzò.--Oh!
Giuliano
,
Giuliano
.
-
-
Non
voleva
piangere
,
ma
si
mise
a
piangere
,
ciò
non
ostante
.
Le
vecchie
hanno
facile
il
pianto
e
la
Duchessa
evitava
con
ogni
possa
di
tradire
sè
stessa
in
quel
modo
,
davanti
a
Giuliano
,
che
in
questi
casi
soleva
prendere
con
aria
grave
il
suo
cappello
e
si
ritirava
un
tantino
più
frettolosamente
del
solito
.
Ma
stavolta
....
ah
stavolta
non
seppe
proprio
trattenersi
.
Ecco
,
era
la
Madonna
della
Consolata
,
lei
per
l
'
appunto
.
Certo
,
un
cuor
d
'
oro
....
lo
comanderebbe
subito
....
a
Canavero
.
Giuliano
non
se
ne
andò
.
Ora
che
aveva
fatto
quell
'
immane
sforzo
,
era
contento
.
Sì
!
era
contento
di
fare
una
fine
;
e
poi
era
contento
anche
di
sè
stesso
per
aver
data
quella
consolazione
alla
sua
povera
mamma
.
Oh
!
per
lei
lo
faceva
volentieri
quel
sagrifizio
,
e
per
la
vecchia
casa
,
che
aveva
tanto
bisogno
di
esser
riattata
.
La
Baronessa
forse
non
se
l
'
aspettava
così
subito
;
era
una
cosa
divertente
il
pensare
che
probabilmente
,
anzi
inevitabilmente
,
un
certo
dispetto
l
'
avrebbe
provato
.
Questo
le
insegnerebbe
a
inaugurare
dei
Viscontini
francesi
,
il
giorno
dopo
la
rottura
con
lui
.
Certo
,
il
matrimonio
doveva
farsi
presto
....
Egli
sperava
che
sua
moglie
avesse
delle
belle
mani
....
era
una
cosa
alla
quale
teneva
assolutamente
.
E
se
non
sapeva
vestirsi
,
un
inverno
a
Parigi
avrebbe
rimediato
.
Si
sentì
virtuoso
;
eminentemente
morale
.
Gli
spuntò
nell
'
anima
una
bizzarra
e
affettuosa
stima
per
sè
stesso
.
Egli
,
così
bello
,
così
signore
,
così
gentiluomo
,
si
adattava
a
prender
moglie
prima
dell
'
êra
della
parrucca
,
dell
'
obesità
,
dei
denti
finti
,
delle
cambiali
al
50
per
cento
.
Sorrise
placidamente
,
sorrise
al
futuro
,
e
complimentò
sua
madre
.
-
-
Brava
mamma
!
e
me
l
'
hai
tenuta
in
conserva
per
tutto
questo
tempo
,
a
malgrado
....
Le
vizze
gote
della
Duchessa
assunsero
una
tinta
quasi
giovanile
.
-
-
Aspettavo
-
-
disse
semplicemente
.
-
-
Ora
,
sì
,
che
sarai
felice
!
-
-
Credi
?
Ebbene
,
tanto
meglio
.
Già
,
una
fine
bisognava
farla
,
un
giorno
o
l
'
altro
.
La
sega
taceva
,
e
l
'
odore
del
baccalà
veniva
meno
nella
brezza
vespertina
ch
'
era
entrata
da
una
finestra
apertasi
adagino
adagino
,
senza
che
nessuno
se
n
'
avvedesse
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
«
_
Alla
signora
Rhoda
Lawson
Spring
-
-
Lawson
'
s
cottage
S
....
shire
_
«
Mi
scuserà
se
questa
volta
non
le
scrivo
in
inglese
;
ma
ho
da
dirle
tante
cose
,
cose
serie
e
importanti
e
di
confidenza
,
che
bisogna
proprio
che
gliele
dica
a
modo
mio
.
Non
creda
però
che
trascuri
i
miei
esercizi
o
i
miei
temi
...
;
cioè
,
adesso
veramente
....
ma
però
in
avvenire
....
Ohimè
,
vede
come
m
'
ingarbuglio
?
...
Insomma
,
le
prometto
di
non
trascurare
l
'
inglese
,
perchè
è
tanto
bello
,
e
perchè
so
che
lei
desidera
ch
'
io
non
dimentichi
ciò
ch
'
ella
ha
avuto
la
bontà
d
'
insegnarmi
.
E
la
prego
di
non
far
attenzione
se
questa
lettera
non
è
scritta
bene
,
neppure
in
italiano
,
perchè
la
scrivo
di
nascosto
,
e
senz
'
avere
il
tempo
di
pensare
alla
sintassi
ed
a
quelle
altre
birberie
così
difficili
della
grammatica
.
Oh
,
cara
signora
Rhoda
!
se
sapesse
quante
cose
sono
accadute
da
che
le
scrissi
l
'
ultima
volta
,
e
che
novità
ci
sono
per
la
sua
Milla
!
«
Certi
momenti
,
mi
par
di
sognare
,
e
ho
paura
di
svegliarmi
;
e
certi
altri
momenti
,
non
so
da
che
parola
cominciare
per
ringraziar
il
Signore
.
Mi
accade
,
specialmente
quando
chiudo
gli
occhi
,
di
figurarmi
che
l
'
aria
,
dove
sono
,
sia
diventata
azzurra
,
come
nel
cielo
che
è
in
alto
;
è
una
stranissima
cosa
,
che
farà
,
ne
son
certa
,
meravigliare
anche
lei
.
Con
tutto
ciò
,
non
creda
che
faccia
delle
follie
;
anzi
,
sono
molto
quieta
,
perchè
vedo
che
il
Signore
ha
voluto
aprire
davanti
a
me
una
bella
strada
verde
,
con
tanto
sole
e
dei
fiori
a
bizzeffe
.
Insomma
,
mi
proverò
a
dirle
tutto
quanto
;
e
non
so
proprio
perchè
,
essendo
così
felice
e
contenta
,
provo
come
una
specie
di
timore
nel
dirle
tutte
queste
cose
....
guardi
che
sciocchezza
!
«
Si
ricorda
,
quando
le
scrissi
che
volevo
farmi
monaca
?
...
Per
fortuna
che
la
mia
cara
Madre
Superiora
mi
consigliò
di
aspettare
per
provarmi
la
vocazione
!
Ora
m
'
avvedo
che
avrei
fatto
un
grande
sbaglio
!
Ma
allora
m
'
era
venuta
quest
'
idea
perchè
avevo
visto
a
morire
la
mia
povera
compagna
Giulia
Ferranito
(
ah
!
che
dolore
fu
quello
per
me
)
,
e
la
mia
cara
amica
Teresa
Reccadei
era
uscita
di
collegio
,
e
avevamo
avuta
in
convento
la
vestizione
di
Maria
San
Fermo
;
cerimonia
che
mi
aveva
fatto
un
grandissimo
effetto
.
A
dir
vero
,
avevo
anche
un
altro
motivo
,
ma
quello
non
l
'
ho
mai
detto
.
M
'
era
venuta
una
gran
malinconia
,
perchè
al
giovedì
tutte
le
altre
allieve
eran
chiamate
in
parlatorio
,
e
per
me
non
veniva
mai
nessuno
,
mai
nessuno
!
In
quel
giorno
non
facevo
altro
che
piangere
,
e
quando
le
mie
compagne
tornavano
dalla
grata
e
venivano
,
allegre
,
contente
,
a
raccontarmi
certe
novità
,
io
mi
sforzavo
a
parere
d
'
esser
contenta
anch
'
io
,
per
non
far
loro
dispiacere
.
Le
monache
erano
,
e
son
sempre
state
,
buonissime
per
me
;
ma
quel
tal
dolore
della
mamma
che
non
c
'
è
,
è
inutile
,
non
si
rimedia
!
Dunque
(
pensavo
fra
me
)
cosa
andrei
a
fare
io
sola
in
quel
mondo
terribile
,
pieno
di
pericoli
,
di
pene
e
di
dolori
,
se
non
ho
nessuno
che
si
prenda
cura
di
me
e
mi
voglia
bene
,
e
m
'
insegni
le
cose
che
vanno
fatte
?
...
E
per
questo
avevo
in
animo
di
farmi
monaca
,
e
di
restar
sempre
qui
con
queste
buone
suore
.
Ma
adesso
....
oh
Dio
....
è
tutto
cambiato
....
il
mio
destino
,
il
mondo
,
tutto
quanto
!
«
Lei
saprà
senza
dubbio
....
già
glielo
scrissi
tante
volte
....
come
la
nostra
Madre
Superiora
,
madre
Maria
della
Croce
,
sia
una
santa
donna
,
che
tutti
venerano
e
onorano
.
«
Siccome
prima
di
farsi
monaca
era
Contessa
di
Ronano
,
così
ha
serbato
ancora
nel
mondo
molte
amiche
,
che
vengono
spesso
a
vederla
per
tener
con
lei
delle
conversazioni
edificanti
e
chiederle
dei
buoni
consigli
.
Una
di
queste
sue
amiche
è
una
Duchessa
Lantieri
,
una
signora
grande
,
magra
,
che
ispirerebbe
molta
soggezione
,
se
non
avesse
una
voce
dolce
e
delle
maniere
che
,
invece
,
fanno
innamorare
.
Un
giorno
,
la
Superiora
mi
disse
di
accompagnarla
alla
grata
.
Può
immaginare
che
caso
per
me
.
Tremavo
come
una
foglia
,
ma
poi
mi
rassicurai
,
quando
,
alla
grata
,
vidi
una
signora
che
mi
fece
un
mondo
di
feste
,
e
mi
disse
che
un
suo
nipote
era
cugino
del
cognato
d
'
una
grande
amica
della
mia
povera
mamma
!
Si
figuri
!
...
sentirmi
a
parlare
della
mia
povera
mamma
....
mi
vennero
le
lagrime
agli
occhi
!
...
La
Duchessa
(
era
lei
)
mi
consolò
....
mi
disse
tante
belle
cose
,
e
promise
che
sarebbe
tornata
a
trovarmi
.
Infatti
,
quasi
tutte
le
settimane
anch
'
io
andavo
in
parlatorio
,
e
la
buona
Duchessa
mi
portava
quasi
sempre
dei
regalini
,
delle
immagini
sacre
,
belle
,
che
non
avevo
mai
viste
le
uguali
,
e
dei
libri
devoti
che
formavano
la
mia
felicità
e
l
'
ammirazione
delle
compagne
.
Poi
mi
chiedeva
dei
miei
studii
,
mi
domandava
cento
particolari
sulla
nostra
vita
di
convento
;
insomma
io
mi
intenerivo
pensando
alla
sua
bontà
per
me
,
e
non
vedevo
l
'
ora
che
tornasse
il
giovedì
per
parlare
ancora
colla
zia
del
cugino
del
cognato
dell
'
amica
di
mia
madre
!
«
Ecco
che
un
bel
giorno
,
eravamo
soltanto
al
martedì
,
la
Superiora
mi
manda
a
chiamare
,
mi
accomoda
la
mantellina
,
mi
fa
mettere
i
guanti
,
perchè
avevo
ancora
un
poco
di
geloni
,
e
mi
conduce
lei
stessa
in
parlatorio
.
E
lì
,
dietro
alla
grata
,
vedo
subito
la
mia
cara
Duchessa
,
accompagnata
da
un
signore
giovane
,
grande
,
biondo
.
Può
immaginare
come
rimasi
...
;
credo
che
non
seppi
neppur
salutare
....
Ma
la
Duchessa
non
se
l
'
ebbe
per
male
;
mi
fece
ancora
più
festa
del
solito
;
disse
che
quel
signore
era
suo
figlio
,
il
quale
era
tornato
da
un
viaggio
a
Roma
e
veniva
a
portare
alla
reverendissima
Madre
Superiora
un
rosario
montato
in
argento
,
che
il
Santo
Padre
aveva
benedetto
per
lei
.
Io
ero
molto
edificata
,
e
ascoltavo
quel
signore
,
il
quale
diceva
tante
belle
cose
con
una
voce
che
pareva
una
musica
,
e
ogni
tanto
si
rivolgeva
anche
a
me
;
ma
io
ero
così
intimidita
che
non
trovavo
il
coraggio
di
dire
una
parola
.
Quando
furono
per
andar
via
,
egli
mi
fece
un
saluto
cortesissimo
,
e
disse
che
si
raccomandava
alle
mie
orazioni
.
Infatti
,
io
pregai
proprio
di
cuore
,
pensando
a
quella
visita
che
non
mi
sarei
mai
aspettata
,
e
all
'
ingiunzione
fattami
dalla
Superiora
di
non
parlarne
alle
mie
compagne
,
mulinando
con
una
grande
curiosità
se
la
signora
tornerebbe
il
giovedì
venturo
,
e
se
sarebbe
tornata
sola
.
«
Ma
,
quella
sera
stessa
,
madre
Maria
della
Croce
mi
mandò
a
chiamare
,
e
mi
domandò
cosa
mi
pareva
di
quel
signore
.
Io
dissi
che
mi
pareva
buono
come
la
sua
mamma
.
Allora
la
Superiora
mi
fece
un
gran
discorso
sulla
volontà
del
Signore
,
e
poi
mi
disse
che
il
Duca
Lantieri
,
sapendo
che
avevo
ricevuta
una
così
buona
educazione
in
quel
convento
,
mi
chiedeva
in
isposa
.
«
Può
immaginare
,
signora
Rhoda
,
come
rimasi
.
Mi
pareva
come
se
m
'
avessero
data
una
gran
botta
al
cuore
....
non
sapevo
più
in
che
mondo
mi
fossi
!
Ma
la
Superiora
mi
fece
animo
,
dicendomi
che
non
dovevo
turbarmi
,
ma
invece
ringraziare
il
Signore
che
aveva
voluto
evitarmi
i
pericoli
che
una
giovane
trova
infallibilmente
nel
mondo
,
facendomi
subito
trovare
una
così
fortunata
occasione
di
abbracciare
uno
stato
che
,
per
quanto
imperfetto
,
per
quanto
inferiore
allo
stato
religioso
,
era
pure
quello
che
la
Provvidenza
aveva
destinato
al
più
delle
ragazze
.
Mi
fece
l
'
elogio
del
Duca
,
della
nobiltà
della
sua
casa
,
e
mi
dimostrò
quanto
dovevo
essergli
grato
d
'
aver
pensato
a
un
'
umile
educanda
,
mentre
avrebbe
potuto
fare
una
scelta
molto
più
brillante
.
Dopo
di
che
,
mi
disse
che
ci
pensassi
per
tre
giorni
,
facendo
una
_
retraite
_
e
implorando
l
'
aiuto
speciale
del
Signore
,
della
Madonna
e
di
tutti
i
Santi
,
perchè
illuminassero
la
mia
mente
e
mi
rivelassero
la
volontà
della
divina
Provvidenza
.
«
Allora
fui
subito
più
quieta
,
e
a
furia
d
'
interrogare
il
Signore
,
la
Madonna
e
i
Santi
,
mi
parve
proprio
che
rispondessero
di
sì
,
e
che
facevo
bene
ad
accettare
.
Anche
il
mio
confessore
fu
dello
stesso
parere
,
e
io
in
capo
ai
tre
giorni
dissi
alla
Superiora
che
accettavo
.
La
Duchessa
venne
subito
,
mi
chiamò
la
sua
cara
figliuola
,
e
mi
colmò
di
regali
stupendi
,
che
fanno
andare
in
estasi
le
mie
compagne
.
Il
mio
fidanzato
tornò
pure
parecchie
volte
,
e
io
adesso
non
capisco
più
come
ci
sia
scritto
nella
dottrina
che
la
moglie
ha
_
l
'
obbligo
_
di
amare
suo
marito
!
Bell
'
obbligo
,
bell
'
impresa
!
«
Io
,
per
dire
vero
,
capisco
di
parere
una
stupida
,
perchè
non
so
mai
trovare
il
coraggio
di
parlare
,
e
sono
anzi
più
contenta
di
star
lì
quieta
,
dietro
alla
grata
,
a
sentirlo
parlare
con
una
voce
dolce
come
,
oh
no
,
molto
più
dolce
di
quella
della
sua
mamma
,
e
a
vederlo
al
di
là
della
grata
appoggiare
sulle
sbarre
la
fronte
bianca
e
la
sua
barba
bionda
che
par
d
'
oro
.
Mi
sono
accorta
che
ha
gli
occhi
celesti
.
Poi
ha
delle
mani
bianche
bianche
,
con
un
anello
che
getta
certi
lampi
!
Mi
dice
delle
cose
....
delle
cose
....
Per
esempio
,
si
figuri
,
che
aveva
sentito
tanto
a
parlar
di
me
,
e
che
mi
voleva
bene
anche
prima
di
conoscermi
.
Si
vede
proprio
ch
'
è
il
dito
di
Dio
che
ci
ha
fatti
incontrare
.
Dice
che
farà
di
tutto
per
rendermi
contenta
,
che
esaudirà
i
miei
più
piccoli
desideri
;
anzi
,
per
farmi
piacere
,
è
stato
fissato
che
,
subito
dopo
il
matrimonio
,
partiremo
per
Astianello
.
Ah
,
pensi
,
il
mio
povero
Astianello
,
che
non
rivedo
da
dieci
anni
!
Sarà
certo
un
gran
dolore
lasciare
il
convento
,
e
queste
buone
suore
,
e
le
mie
compagne
,
ma
pure
,
benchè
senta
tanto
dispiacere
(
sarà
forse
una
cattiveria
?
)
,
sono
contenta
lo
stesso
,
e
mi
pare
,
come
le
ho
detto
,
di
essere
in
un
altro
mondo
.
Le
mie
amiche
ammirano
la
mia
felicità
,
le
suore
sono
contentissime
,
benchè
ogni
tanto
parlino
delle
croci
del
matrimonio
;
ma
io
credo
che
un
pochino
dicano
così
perchè
non
sanno
bene
come
sia
.
A
me
pare
che
non
mi
farei
proprio
monaca
per
tutto
l
'
oro
del
mondo
,
e
che
il
Signore
è
stato
troppo
buono
per
me
.
«
Mi
scusi
quest
'
orrore
di
lettera
.
Si
figuri
poi
se
avessi
scritto
in
inglese
con
quell
'
impiccio
di
_
should
_
e
_
would
_
!
Le
scriverò
per
dirle
quando
si
farà
il
matrimonio
.
Chi
sa
che
non
ci
possiamo
trovare
ancora
ad
Astianello
!
Pensi
!
Ad
Astianello
,
in
primavera
,
con
lui
....
volevo
dire
con
mio
marito
.
Che
parola
curiosa
,
nevvero
?
Non
dimentichi
il
nome
:
Giuliano
....
Duca
Giuliano
Lantieri
....
Io
però
l
'
ho
sempre
chiamato
signor
Duca
sino
ad
ora
,
e
lui
mi
dice
signorina
.
Chissà
come
farà
per
dire
Milla
!
...
«
Ieri
ho
pianto
tanto
pensando
alla
mia
povera
mamma
,
che
non
ho
mai
conosciuta
,
e
al
mio
papà
,
che
ho
perduto
così
presto
!
Oh
!
come
saranno
contenti
lassù
in
Paradiso
!
....
«
Ecco
che
mi
tornano
le
lagrime
agli
occhi
.
Mi
scusi
questa
lettera
,
chissà
quanti
errori
ci
sono
!
Mi
scriva
presto
,
e
mi
creda
la
sua
beata
,
felicissima
allieva
.
«
Torino
,
convento
dell
....
«
MILLA
D
'
ASTIANELLO
.
«_PS._
Non
si
scordi
il
nome
....
Giuliano
.
»
III
.
Ad
Astianello
la
notizia
giunse
improvvisa
,
in
una
lunga
lettera
d
'
affari
,
scritta
dal
tutore
all
'
agente
.
Il
matrimonio
sarebbe
celebrato
a
Torino
,
il
giorno
tal
dei
tali
,
e
,
dopo
un
viaggio
di
sei
ore
,
gli
sposi
giungerebbero
alla
stazione
ferroviaria
di
*
*
*
,
dove
troverebbero
le
carrozze
di
casa
per
recarsi
alla
villa
.
I
viali
inghiaiati
,
dar
aria
all
'
appartemento
celeste
,
quello
della
stanza
da
letto
che
dava
sul
terrazzino
,
e
prepararlo
per
gli
sposi
.
Il
desinare
per
due
,
alle
sette
.
Fu
una
gran
cosa
,
quell
'
annunzio
inaspettato
,
quel
vento
di
padrone
nuovo
,
che
si
era
levato
così
repentino
nell
'
atmosfera
.
Chi
era
?
com
'
era
lo
sposo
della
signorina
?
...
questo
essere
privilegiato
che
aveva
incontrata
una
fortuna
di
quella
sorte
?
...
Le
informazioni
giunsero
poche
e
alla
spicciolata
,
ma
qualche
cosa
si
seppe
di
questo
benedetto
sposo
.
Era
un
Duca
...
un
nobilone
anche
lui
,
che
sino
ad
allora
aveva
fatta
la
bella
vita
...
e
di
quattrini
non
glie
n
'
eran
rimasti
molti
.
Si
diceva
però
ch
'
era
bellissimo
,
e
la
signorina
si
era
innamorata
di
lui
in
convento
...
anche
perchè
una
mamma
avveduta
aveva
saputo
metter
le
mani
in
pasta
.
Siccome
il
loro
quartiere
non
era
pronto
,
venivano
ad
Astianello
.
La
curiosità
era
grande
fra
quella
buona
gente
,
e
l
'
incertezza
pure
.
Come
l
'
andrebbe
con
questo
padrone
nuovo
?
Chi
comanderebbe
,
lui
o
lei
?
E
le
razze
?
Se
ne
intendeva
colui
?
Avrebbe
saputo
mantenerle
bene
?
...
Nei
pascoli
non
si
parlava
d
'
altro
.
E
,
a
misura
che
s
'
avvicinava
il
giorno
dell
'
arrivo
,
una
trepidazione
più
affettuosa
,
meno
egoista
,
teneva
agitati
i
dipendenti
della
tenuta
,
e
questo
era
il
pensiero
del
marito
della
signorina
.
Finalmente
il
gran
giorno
spuntò
.
Un
bel
giorno
degli
ultimi
d
'
aprile
,
tiepido
,
sereno
;
un
vero
giorno
di
nozze
.
L
'
agente
diede
ordini
precisi
.
Alla
stazione
,
alle
4
pom
.
,
il
_
landau
_
,
con
quattro
cavalli
,
e
un
cacciatore
a
cavallo
per
seguire
la
carrozza
:
Drollino
per
l
'
appunto
,
ch
'
era
il
cavalcatore
più
destro
e
più
appariscente
che
ci
fosse
in
tutta
la
tenuta
.
Veramente
,
nello
spazio
di
questi
otto
anni
,
Drollino
s
'
era
fatto
bellissimo
.
Era
cresciuto
rapidamente
;
snello
e
gagliardo
come
un
antico
discobulo
.
L
'
indole
sua
non
aveva
subito
grandi
mutazioni
;
egli
aveva
serbato
una
grande
indipendenza
di
carattere
,
non
era
nè
allegro
,
nè
socievole
,
e
non
bazzicava
coi
suoi
compagni
più
di
quanto
lo
comportassero
le
esigenze
del
comune
mestiere
.
Stava
sempre
in
mezzo
ai
cavalli
,
in
scuderia
e
ai
pascoli
,
errava
continuamente
per
tutta
la
vasta
zona
dell
'
allevamento
.
Ora
non
bestemmiava
quasi
più
,
ma
continuava
nel
suo
sistema
di
parlar
poco
.
Era
ormai
presso
ai
venti
anni
,
e
,
se
avesse
voluto
,
avrebbe
potuto
destare
grandi
passioni
fra
le
ragazze
del
paese
;
ma
era
così
poco
gentile
con
loro
,
se
ne
occupava
così
poco
,
che
le
simpatie
,
scoraggiate
,
si
smorzavano
presto
.
In
complesso
,
ispirava
più
soggezione
che
simpatia
.
Ma
nella
tenuta
si
faceva
molto
calcolo
di
Drollino
.
Intollerante
d
'
ogni
lezione
,
aveva
imparato
solo
,
a
furia
di
volontà
tenace
,
le
più
ardite
prodezze
del
suo
mestiere
.
Era
il
primo
domatore
che
vantasse
casa
d
'
Astianello
.
Ahimè
!
non
più
d
'
Astianello
...
Lantieri
!
Aveva
un
metodo
tutto
suo
per
venire
a
capo
delle
bestie
più
ribelli
,
un
metodo
ch
'
egli
non
insegnava
ad
altri
,
che
aveva
appreso
,
si
diceva
,
da
un
certo
mandriano
di
tori
,
mezzo
stregone
,
mezzo
zingaro
,
un
pochino
contrabbandiere
.
Può
essere
che
non
fosse
tutta
arte
naturale
.
Si
dubitava
d
'
un
segreto
;
d
'
una
specie
di
malìa
.
Egli
,
per
non
essere
seccato
,
lasciava
che
questa
diceria
si
perpetuasse
nella
tenuta
;
forse
lui
stesso
ignorava
come
gli
venisse
fatto
di
dominare
a
quel
modo
,
con
una
specie
di
forza
magnetica
,
i
cavalli
più
indocili
.
Voleva
!
ecco
tutto
.
Era
sempre
serio
,
benchè
non
si
potesse
accusarlo
di
tetraggine
o
di
malumore
.
E
meglio
che
coi
compagni
,
meglio
che
colle
rusticane
beltà
della
tenuta
,
egli
pareva
trovarsi
contento
nelle
solitudini
grandiose
del
piano
,
dove
la
sua
compagna
,
quasi
inseparabile
,
era
Mia
!
Mia
era
diventata
una
stupenda
giumenta
,
celebre
per
la
bellezza
eccezionale
delle
sue
forme
,
e
per
le
qualità
dell
'
indole
propria
.
Quando
Drollino
attraversava
i
pascoli
,
cavalcando
Mia
anche
a
dorso
nudo
,
i
palafrenieri
ed
i
cavallanti
interrompevano
le
loro
faccende
,
per
fermarsi
ad
ammirare
quel
gruppo
magnifico
.
La
riputazione
di
Mia
aveva
oltrepassati
i
limiti
della
tenuta
e
vistosissime
offerte
di
compra
erano
giunte
sino
a
Drollino
,
ma
il
giovane
rispondeva
con
un
no
così
brusco
e
reciso
che
ormai
nessuno
più
s
'
attentava
a
intavolar
trattative
.
Mia
era
l
'
orgoglio
,
la
passione
di
Drollino
.
Non
aveva
mai
permesso
a
nessuno
di
cavalcarla
nè
di
governarla
ed
era
istancabile
nell
'
usarle
infinite
e
delicatissime
cure
.
Qualche
volta
le
andava
mormorando
all
'
orecchio
qualche
parola
,
come
se
ella
potesse
intenderlo
...
dargli
retta
.
Si
faceva
ubbidire
senza
mai
batterla
,
l
'
aveva
avvezzata
ad
una
straordinaria
sensibilità
di
bocca
...
Il
suo
sogno
di
bambino
era
esaudito
;
quella
cavalla
,
era
sua
,
sempre
,
veramente
sua
....
No
!
non
sempre
.
Un
caso
esisteva
,
solo
,
ma
esisteva
,
in
cui
la
voce
di
Drollino
perdeva
ogni
prestigio
per
l
'
orecchio
di
Mia
.
In
_
quel
_
caso
,
Mia
si
ribellava
.
Nulla
poteva
vincere
quella
ribellione
,
non
cure
,
non
richiami
,
non
castighi
violenti
nè
scudisciate
crudeli
.
Mia
aveva
paura
dello
sparo
di
un
'
arme
da
fuoco
.
Una
paura
insana
,
delirante
,
che
determinava
in
lei
come
l
'
accesso
d
'
un
pazzo
orgasmo
.
Appena
udito
lo
sparo
essa
partiva
a
gran
carriera
,
colle
nari
al
vento
,
con
un
acuto
nitrito
di
dolore
.
E
per
non
esser
balzati
di
sella
o
dal
legnetto
leggero
a
cui
Drollino
soleva
talvolta
attaccare
la
sua
cavalla
,
bisognava
proprio
esser
lui
,
coi
suoi
garretti
ed
i
suoi
polsi
d
'
acciaio
.
Drollino
aveva
fatto
il
fattibile
per
guarire
la
povera
bestia
da
quella
suscettibilità
nervosa
dell
'
udito
;
ma
non
era
venuto
a
capo
di
nulla
e
Mia
in
quei
momenti
,
diventava
anche
per
lui
una
cavalla
pericolosa
.
Nella
tenuta
si
sapeva
di
quest
'
unico
difetto
di
Mia
;
ma
nessuno
ardiva
tenerne
parola
a
Drollino
,
da
poi
che
un
mozzo
malaccorto
,
per
avergli
rimproverata
con
scherno
quella
codardia
della
cavalla
,
s
'
era
buscata
...
Dio
!
che
tempesta
di
pugni
s
'
era
buscata
colui
!
*
*
*
*
*
Davanti
alla
piccola
stazione
pochi
contadini
attoniti
e
sbalorditi
guardano
lo
splendido
_
landeau
_
che
un
cocchiere
imponente
,
guidando
quattro
massicci
cavalli
meklemburghesi
,
fa
passeggiare
al
passo
sulla
spianata
.
Un
po
'
in
disparte
,
un
palafreniere
in
gran
livrea
frena
a
stento
lo
scalpicciare
inquieto
di
una
superba
giumenta
,
Mia
.
Ogni
tanto
Drollino
la
lascia
sbizzarrire
un
po
'
,
osservando
con
occhio
malizioso
il
prudente
_
dietro
front
_
del
sig
.
Damelli
,
agente
della
casa
,
ch
'
è
venuto
anch
'
egli
ad
ossequiare
gli
sposi
e
che
non
pare
troppo
smanioso
di
proseguire
la
sua
passeggiata
in
vicinanza
della
cavalla
.
Ma
udendo
il
treno
rumoreggiare
in
lontananza
Drollino
si
mette
in
guardia
e
raccoglie
le
briglie
.
Il
_
landeau
_
si
ferma
proprio
dirimpetto
alla
stazione
,
la
locomotiva
è
visibile
e
le
teste
si
protendono
,
curiose
.
Un
nereggiamento
rumoroso
s
'
avvicina
velocissimo
,
traendosi
dietro
un
gran
pennacchio
di
fumo
bianco
.
Si
sente
una
scampanellata
,
si
vede
sventolare
una
bandiera
rossa
.
Mia
s
'
inquieta
,
sbuffa
,
accenna
ad
impennarsi
,
ma
il
suo
cavaliere
le
stringe
i
fianchi
come
in
una
morsa
di
acciaio
,
mentre
colla
mano
guantata
in
pelle
di
daino
,
accarezza
il
collo
della
cavalla
,
battendo
leggermente
sulla
criniera
.
Mia
si
rassegna
ed
aspetta
,
ma
colle
orecchie
tese
,
coi
garretti
frementi
.
Un
lungo
fischio
risuona
oltre
i
cancelli
,
il
treno
si
ferma
e
riparte
un
minuto
dopo
,
ed
in
mezzo
ad
un
po
'
di
ressa
,
emerge
dalla
porta
della
stazione
avanzandosi
verso
il
_
landeau
_
,
una
giovane
e
bellissima
coppia
.
Son
dessi
!
...
Gli
sposi
di
otto
ore
prima
.
Drollino
la
vede
subito
,
la
guarda
,
come
trasognato
!
Si
,
è
lei
...
la
signorina
.
Ingrandita
,
di
certo
,
ma
non
tanto
e
sempre
quel
visino
dolcissimo
.
Com
'
è
pallida
!
...
Ma
ora
,
con
quel
sorriso
sulle
labbra
,
par
tal
e
quale
la
Milla
di
otto
anni
fa
!
Porta
un
gran
cappellone
,
tutto
velluto
nero
e
piume
nere
,
un
abito
inglese
,
attillato
e
scuro
.
Gira
attorno
uno
sguardo
,
ch
'
è
a
un
tempo
commosso
,
sgomentato
e
felice
.
L
'
intendente
si
fa
innanzi
ad
ossequiarla
.
Essa
s
'intenerisce.--Ah!
signor
Damelli
,
nevvero
!
...
il
mio
povero
Papà
...
-
-
Sulle
palpebre
castane
spunta
una
lagrima
.
Poi
la
sposa
si
scuote
,
sorride
,
arrossisce
,
e
presenta
il
signor
Damelli
a
Giuliano
...
il
duca
...
mio
marito
.
È
la
prima
volta
che
dice
così
:
«
mio
marito
.
»
Il
qual
marito
è
senza
dubbio
un
bellissimo
giovane
,
non
molto
grande
,
grassotto
,
con
una
barba
d
'
oro
alla
nazzarena
.
I
tratti
signorili
all
'
estremo
,
tondi
,
tendenti
al
floscio
.
È
amabilissimo
col
signor
Damelli
,
d
'
una
amabilità
languida
,
che
,
se
si
avesse
il
tempo
di
studiarla
,
parrebbe
un
pochino
sprezzante
.
Ha
un
non
so
che
di
seccato
che
consola
;
nel
suo
sorriso
fisso
,
nell
'
azzurro
acceso
dei
suoi
occhi
,
si
legge
una
premura
insolente
d
'
essere
a
casa
.
Drollino
,
immobile
,
snello
sulla
sua
bella
cavallona
,
lo
guarda
attentamente
,
scrutando
quella
nuova
faccia
di
padrone
,
che
non
lo
soddisfa
.
Però
,
con
una
riflessione
degna
del
suo
senno
pratico
,
pensa
che
per
giudicare
infallibilmente
d
'
un
uomo
bisogna
prima
averlo
veduto
in
sella
.
Mentre
si
caricano
i
bauli
,
Milla
si
guarda
attorno
per
ritrovare
quel
noto
paesaggio
.
E
in
questo
paesaggio
vede
la
macchietta
immobile
di
un
palafreniere
a
cavallo
.
Guarda
,
le
pare
,
non
le
pare
,
vede
due
occhi
scintillanti
,
una
faccia
bruna
:
-
-
Oh
!
-
-
dice
sorridendo
,
commossa
.
-
-
Drollino
!
Drollino
s
'
inchina
profondamente
,
mentre
una
fiamma
impetuosa
arrossa
la
tinta
bruna
del
suo
viso
.
Milla
avvicinandosi
,
gli
dice
:
-
-
Oh
,
Drollino
!
come
ti
sei
fatto
grande
!
Poi
si
ricorda
di
Mia
,
e
gli
chiede
di
Mia
.
-
-
Eccola
-
-
dice
Drollino
,
accennando
la
sua
cavalcatura
.
Milla
stende
la
mano
come
per
accarezzar
Mia
,
ed
entrambi
,
palafreniere
e
Duchessa
,
sorridendo
,
si
ricordano
.
Ma
i
bauli
sono
caricati
,
e
il
Duca
s
'
è
sbarazzato
del
signor
Damelli
.
-
-
Milla
!
chiama
con
impazienza
.
Essa
dimentica
Drollino
,
dimentica
Mia
,
li
lascia
sui
due
piedi
senza
salutare
,
e
si
avvicina
a
sua
marito
,
che
le
offre
il
braccio
,
per
aiutarla
a
entrare
in
carrozza
.
-
-
Avanti
,
-
-
ordina
il
Duca
;
e
sulla
strada
polverosa
,
stretta
,
fiancheggiata
dai
vasti
campi
del
grano
ancor
verde
,
i
quattro
cavalli
trottano
rapidi
e
pomposi
.
Drollino
è
rimasto
dietro
la
carrozza
,
aspettando
che
una
maggior
larghezza
della
via
gli
permetta
di
oltrepassar
l
'
attacco
.
Il
_
landeau
_
è
aperto
;
ed
egli
vede
il
cappellone
di
piume
nero
e
l
'
elegante
berretto
scozzese
da
viaggio
farsi
vicini
uno
all
'
altro
,
chinandosi
,
come
se
volessero
intavolare
loro
la
conversazione
...
,
vede
delle
larghe
spalle
irrequiete
e
delle
spalluccie
fine
che
tremano
un
poco
....
vedo
dei
profili
in
moto
,
delle
labbra
che
parlano
e
sorridono
.
Ma
,
ad
un
tratto
,
il
cappellone
nero
,
come
se
avvertise
un
pericolo
,
si
tira
in
là
...
bruscamente
.
Allora
il
Duca
,
con
un
movimento
d
'
impazienza
quasi
brutale
,
si
volta
.
-
-
Passa
avanti
,
-
-
dice
ruvidamente
a
Drollino
.
Mia
si
sente
a
figgere
gli
sproni
nei
fiacchi
,
si
sente
spinta
in
un
passaggio
strettissimo
,
che
corre
fra
la
carrozza
ed
i
campi
,
a
sinistra
della
via
.
Passa
rapida
come
un
lampo
,
e
Drollino
non
vede
la
mano
del
Duca
correre
sotto
l
'
ala
del
cappellone
nero
e
posarsi
,
imperiosamente
morbida
,
sulla
spalla
della
Duchessa
.
Il
personale
della
tenuta
era
quasi
tutto
riunito
al
cancello
del
viale
d
'
ipocastani
.
La
balia
di
Milla
e
la
fattoressa
piagnucolavano
,
affettuosamente
,
parlando
della
loro
piccina
che
tornava
,
ed
era
sposa
!
Era
un
sussurrìo
continuo
di
osservazioni
,
di
ricordi
,
di
pronostici
....
e
il
coro
non
faceva
sosta
se
non
quando
s
'
udiva
da
lungi
sulla
via
il
rumore
d
'
un
veicolo
.
Allora
le
parole
si
facevano
tronche
...
sommesse
...
Ora
viene
...
è
lei
...
a
momenti
...
è
qui
.
Ma
non
era
mai
lei
,
e
intanto
annottava
.
Finalmente
s
'
udì
un
galoppo
continuo
,
concitato
...
Sono
loro
di
certo
.
E
tutti
ritti
in
punta
di
piedi
,
per
veder
meglio
e
prima
.
Ma
no
...
era
Drollino
.
Lui
a
briglia
sciolta
,
coi
capelli
al
vento
,
pareva
un
indemoniato
.
Mia
era
tutta
bianca
di
schiuma
.
Con
due
sbalzi
,
cavalla
e
cavaliere
oltrepassarono
il
cancello
fra
le
due
ali
di
folla
che
davanti
a
quell
'
arrivo
precipitoso
s
'
erano
ritirate
gridando
.
Drollino
non
si
fermò
a
dar
spiegazioni
,
corse
via
sempre
di
carriera
,
e
scomparve
quasi
subito
nella
direzione
dei
pascoli
.
La
carrozza
coi
quattro
cavalli
non
giunse
che
venti
minuti
dopo
.
IV
.
Alla
torre
bruna
del
campanile
,
l
'
orologio
,
serio
e
grave
,
annunziava
le
dieci
e
mezzo
.
Il
desinare
degli
sposi
era
finito
da
non
molto
,
ed
il
Duca
,
parlando
languidamente
della
stanchezza
dei
viaggio
,
aveva
subito
condotto
Milla
di
sopra
,
della
loro
stanza
....
E
la
camere
illuminate
e
silenziose
,
la
fuga
delle
sale
a
terreno
avevano
veduto
passare
quella
coppia
,
taciturna
ormai
....
sui
passi
del
domestico
,
che
spalancava
gli
usci
.
Poi
gli
usci
s
'
erano
chiusi
,
e
non
si
sentiva
rumore
di
sorta
.
Il
chiasso
e
l
'
allegria
s
'
eran
concentrati
nel
tinello
della
servitù
....
dove
e
vino
e
motti
festosi
correvano
senza
posa
in
mezzo
alle
libere
risate
e
alle
libere
frasi
.
Ma
quella
gazzarra
schietta
e
grossolana
moriva
lì
,
tra
le
pareti
crudamente
bianche
di
quel
locale
.
La
casa
era
immersa
in
un
silenzio
religioso
,
come
addormentata
,
nella
serenità
luminosa
della
notte
.
Biancheggiava
alta
,
chiusa
,
signorile
,
nel
vivo
chiaro
di
luna
che
,
piovendo
senza
riparo
sulla
facciata
,
pareva
rivestirla
d
'
un
'
immensa
frescura
d
'
argento
.
L
'
ombra
della
villa
spiccava
di
fianco
nerissima
,
sul
verde
umido
del
giardino
.
In
quella
luce
dolce
,
senza
bagliori
,
tutto
pareva
acquistare
un
forte
risalto
di
contorni
,
ed
il
fogliame
scuro
del
viale
pareva
staccarsi
,
cesellato
,
sullo
sfondo
dell
'
aria
serena
,
tinta
d
'
un
cupo
azzurro
grigiastro
.
Una
pace
infinita
.
Attorno
al
laghetto
,
nel
canneto
,
qualche
breve
sussurro
di
giunchi
dondolati
da
una
subita
bava
di
vento
notturno
;
dalla
parte
del
viale
,
qualche
nota
smarrita
di
rosignuolo
....
L
'
aria
era
pregna
d
'
un
odore
forte
e
grato
di
serenella
....
e
ve
n
'
era
infatti
una
gran
macchia
,
tutta
in
fiore
,
poco
discosto
....
In
mezzo
a
quella
pace
e
a
quel
silenzio
,
una
ombra
mascolina
or
s
'
allungava
,
or
si
faceva
più
corta
sulla
ghiaia
del
giardino
,
a
seconda
della
direzione
del
corpo
che
la
proiettava
.
Era
l
'
ombra
di
Drollino
.
Il
giovane
palafreniere
s
'
era
trovato
lì
senza
sapere
come
,
nè
perchè
....
Quel
fracasso
infernale
del
tinello
l
'
aveva
stordito
;
era
uscito
per
respirare
un
po
'
d
'
aria
fresca
,
e
camminava
in
su
e
in
giù
sulla
grande
spianata
.
Si
fermò
un
momento
dietro
alla
macchia
delle
serenelle
,
guardando
come
trasognato
la
doppia
scalinata
che
sale
sulla
facciata
della
villa
e
fa
capo
alla
terrazzina
del
primo
piano
.
Sapeva
esser
quello
l
'
appartamento
destinato
agli
sposi
.
La
brezza
notturna
si
mette
improvvisamente
in
moto
.
Allora
tutto
quell
'
arruffio
di
piante
arrampicanti
,
avvinghiate
alla
balaustra
,
s
'
agita
,
freme
,
i
fiori
oscillano
,
rizzano
le
pendule
teste
sui
rami
curvati
ad
arco
.
Anche
loro
vogliono
vedere
:
come
lui
....
Perchè
?
...
Cosa
importa
ai
fiori
delle
fatali
ore
umane
?
E
cosa
importa
a
lui
,
a
quel
giovane
ineducato
,
mezzo
zingaro
,
mezzo
selvaggio
,
che
se
la
dice
e
sta
coi
cavalli
più
volentieri
che
coi
pari
suoi
?
La
finestra
s
'
aprì
impetuosamente
.
Milla
apparve
....
lassù
sul
terrazzino
.
Non
aveva
più
il
suo
elegante
vestito
da
viaggio
;
la
sua
personcina
,
minuta
,
snella
,
era
avvolta
in
un
'
ampia
_
douillette
_
di
casimirra
bianca
.
E
subito
,
alle
spalle
di
Milla
,
ecco
il
Duca
....
Milla
voltò
il
visino
smarrito
verso
la
luna
....
quella
vecchia
amica
di
tutte
le
gioventù
!
Ma
egli
no
,
non
lo
guardò
neppure
quel
disco
pallido
e
muto
.
Parlava
,
e
il
vento
portava
le
sue
parole
,
brevi
,
tronche
,
come
soffocate
:
-
-
Ma
che
idea
!
vieni
,
amor
mio
....
vieni
.
Essa
rideva
,
appoggiata
,
stretta
alla
balaustra
,
come
una
rondine
che
,
in
tempo
di
bufera
,
si
stringe
alla
gronda
.
-
-
Vieni
,
vieni
!
-
-
ripeteva
il
Duca
,
null
'
altro
che
:
«vieni.»
Ma
quella
parola
vibrava
....
ardente
....
nell
'
aria
fresca
.
Milla
lo
pregava
d
'
aspettare
un
momento
.
-
-
Oh
!
Giuliano
....
no
....
aspetta
un
momento
....
ti
prego
....
guarda
....
com
'
è
bello
!
Era
smarrita
,
ansante
;
guardava
quella
gran
pace
di
luce
smorta
,
quella
divina
poesia
notturna
,
che
nell
'
ora
suprema
della
sua
esistenza
metteva
un
minuto
di
suprema
poesia
d
'
amore
.
Ma
il
Duca
,
in
quel
momento
,
non
aveva
nessuna
voglia
di
contemplare
la
luna
,
la
trovava
anzi
molto
inutile
...
;
non
disse
più
:
«
vieni
,
»
ma
,
avanzandosi
rapidamente
verso
Milla
,
la
recinse
con
un
braccio
alla
vita
.
Essa
non
lottò
,
lasciò
andare
il
capo
all
'
indietro
,
sinchè
lo
sentì
appoggiato
sul
petto
di
lui
,
ed
alzò
gli
occhi
a
guardar
Giuliano
.
Allora
egli
chinò
il
volto
,
e
le
baciò
la
bocca
dando
un
passo
addietro
.
E
così
,
adagino
adagino
,
con
quel
metodo
,
camminando
a
ritroso
,
a
furia
di
baci
,
di
sconnesse
parole
,
la
ricondusse
sulla
soglia
.
Poi
sciogliendosi
per
un
momento
si
voltò
repentino
a
serrar
le
gelosie
,
i
vetri
,
le
imposte
e
quanto
diavolo
c
'
era
.
Di
fuori
,
rimase
il
lume
di
luna
,
così
perentoriamente
messo
alla
porta
.
E
nel
lume
di
luna
,
la
faccia
turbata
,
quasi
stravolta
di
Drollino
!
Sua
!
mormorò
il
giovane
....
E
digrignò
i
denti
....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Si
guardò
attorno
.
Era
precisamente
in
quel
lato
del
giardino
dove
,
otto
anni
prima
,
aveva
avvertito
l
'
avvicinarsi
dei
malfattori
.
Rivide
,
colla
memoria
,
quelle
tre
faccie
sinistre
sbucanti
cautamente
dall
'
oscurità
del
viale
!
...
Ma
ora
,
la
pace
era
completa
.
La
facciata
della
villa
taceva
nella
molle
bianchezza
che
l
'
illuminava
.
Un
subito
pensiero
scosse
Drollino
.
Provò
un
impulso
....
quello
di
destare
ancora
,
tutti
con
un
grido
d
'
allarme
:
al
ladro
.
Ma
si
trattenne
,
con
uno
sforzo
violento
che
gli
fece
provare
come
un
senso
di
stringimento
alle
fauci
....
Ah
Cris
....
Ma
non
potè
finir
quella
parola
...
neppur
quella
...
Allora
,
come
se
lo
avesse
colpito
un
subito
spavento
,
fuggì
rapidamente
pel
viale
e
scomparve
nell
'
ombra
,
sforacchiata
dai
cerchiolini
argentei
che
piovevano
a
terra
,
sotto
il
traforo
del
fogliame
.
*
*
*
*
*
Pochi
giorni
dopo
,
il
Duca
e
la
Duchessa
vennero
,
in
carrozza
s
'
intende
,
a
visitare
i
pascoli
.
Le
puledrine
erravano
,
sgambettando
attorno
alle
madri
,
che
posatamente
pascevano
,
alzando
ogni
tanto
le
teste
per
guardare
,
con
quei
loro
occhi
calmi
e
profondi
,
l
'
orizzonte
sereno
del
piano
.
Qualche
gaio
nitrito
echeggiava
qua
e
là
nelle
mandrie
e
le
grandi
biche
del
fieno
maggengo
profumavano
l
'
atmosfera
,
accanto
ai
casolari
.
Drollino
,
osservava
con
piena
soddisfazione
l
'
equipaggio
,
una
leggiadra
_
vittoria
_
attaccata
a
due
nervosi
cavalli
ungaresi
.
Stava
un
po
'
in
disparte
,
di
fianco
alla
carrozza
.
Che
cosa
curiosa
era
mai
quella
Duchessa
!
La
sua
piccola
persona
scompariva
quasi
nell
'
ampiezza
della
vittoria
e
nell
'
intricata
vicenda
di
trine
bianche
e
_
thibel
_
grigio
tenero
della
sua
stupenda
_
toilette
_
di
primavera
,
ma
la
bianchezza
dell
'
incarnato
,
la
delicatezza
squisita
dell
'
ovale
e
la
grazia
soave
della
fisonomia
componevano
nello
sfondo
roseo
dell
'
ombrellino
aperto
,
un
quadretto
supremamente
gentile
.
Essa
non
aveva
più
l
'
aria
sgomentata
;
era
un
po
'
pallida
,
ma
su
quel
passeggiero
abbattimento
dei
tratti
,
che
dolcezza
infinita
di
contento
,
che
luce
ridente
,
quanto
raggio
di
gioia
,
d
'
un
orgoglio
nuovo
,
appassionato
!
Un
sorriso
lievemente
estatico
le
posava
sulle
labbra
ed
ella
riusciva
a
gran
stento
a
strappare
ogni
tanto
dal
volto
del
Duca
il
suo
sguardo
,
invincibilmente
affascinato
.
Il
Duca
,
quieto
,
ilare
e
molto
bello
,
nel
suo
elegante
_
tout
de
même
_
inglese
,
rispondeva
ad
intervalli
alla
involontaria
fissità
degli
sguardi
di
lei
,
con
certe
rapide
e
molli
carezze
dell
'
occhio
.
E
con
una
compiacenza
,
non
meno
paga
e
sincera
,
guardava
pure
i
cavalli
che
il
capo
di
scuderia
gli
andava
accennando
e
che
i
mozzi
della
tenuta
facevano
passeggiare
avanti
e
indietro
a
fianco
della
_
vittoria
_
.
Egli
li
esaminava
,
socchiudendo
per
vederci
meglio
,
uno
dei
suoi
splendidi
occhi
azzurri
.
Faceva
il
possibile
onde
persuadere
gli
astanti
d
'
essere
al
fatto
di
quanto
costituisce
la
difficile
arte
dell
'
allevamento
equino
,
ma
le
sue
cognizioni
in
proposito
,
limitate
al
dispendioso
sì
,
ma
ristretto
_
dilettantismo
_
dei
più
dei
giovanotti
eleganti
,
non
impedivano
che
ogni
tanto
gli
scappassero
detti
certi
maestosi
strafalcioni
,
che
la
Duchessa
aveva
per
vangelo
,
ma
che
sortivano
un
ben
altro
effetto
presso
gli
altri
.
Qualche
sorrisetto
spuntava
qua
e
là
sui
volti
abbronzati
;
mozzi
e
palafrenieri
scambiavano
certi
sguardi
,
ch
'
erano
vere
salve
di
canzonatura
.
Il
Duca
non
se
ne
accorse
,
e
incoraggiato
da
un
intimo
sentimento
della
propria
disinvoltura
,
volle
scendere
,
per
scegliere
un
cavallo
da
sella
,
ch
'
egli
destinerebbe
al
suo
uso
particolare
.
Ne
provò
parecchi
e
dei
migliori
,
ma
su
tutti
trovò
a
ridire
.
Questo
aveva
la
bocca
dura
,
quello
il
trotto
ineguale
....
quell
'
altro
l
'
andatura
sgarbata
....
Alla
lunga
,
s
'
impazientì
.
A
lui
non
piacevano
....
ecco
!
...
era
abituato
a
ben
altri
_
soggetti
_
....
Già
;
con
queste
benedette
razze
italiane
,
è
inutile
,
ci
sarebbero
sempre
degli
inconvenienti
!
E
anche
le
mandre
,
i
riparti
,
i
pascoli
lasciavano
molto
a
desiderare
....
Penserebbe
,
provvederebbe
lui
;
ci
voleva
un
altro
impianto
;
ecco
cosa
ci
voleva
!
A
un
tratto
gli
venne
veduta
,
un
po
'
in
lontananza
una
cavalla
alta
,
di
stupende
forme
,
con
una
testa
fina
,
delle
gambe
sottili
e
nervose
,
un
collo
elegantissimo
,
sul
quale
i
turgidi
meandri
delle
vene
spiccavano
in
nitido
risalto
.
La
cavalla
stava
immobile
,
in
una
posa
felicissima
e
atta
a
far
valere
la
classica
bellezza
delle
sue
linee
.
-
-
To
!
pensò
il
Duca
!
ecco
il
caso
mio
.
Si
voltò
verso
l
'
intendente
e
gli
disse
accennando
quella
cavalla
:
-
-
Ecco
un
discreto
prodotto
;
come
si
chiama
?
-
-
Mia
!
-
-
rispose
dietro
alla
_
vittoria
_
una
voce
giovane
e
vibrata
.
Il
Duca
si
voltò
e
vide
che
chi
aveva
detto
quel
nome
era
uno
dei
cavallari
.
Per
cui
,
senza
rispondere
a
colui
,
si
rivolse
nuovamente
all
'
agente
:
-
-
Che
nome
ridicolo
....
Dev
'
essere
una
buona
bestia
....
Amerei
vederla
in
moto
.
D
'
un
salto
,
e
benchè
Mia
non
fosse
sellata
,
Drollino
le
fu
in
groppa
.
Sciolse
la
cavezza
,
e
si
mise
in
moto
.
Con
due
o
tre
monosillabi
fece
prendere
successivamente
alla
cavalla
il
trotto
,
il
galoppo
,
saltar
una
barriera
,
fermarsi
repentina
,
poi
tornare
scambiettando
al
sito
donde
avea
prese
le
mosse
.
E
tutto
questo
fu
compiuto
in
un
momento
,
con
una
maestria
,
una
sveltezza
,
una
_
bravura
_
ammirabili
.
-
-
Bravo
,
Drollino
!
-
-
sclamò
la
Duchessa
con
entusiasmo
e
guardando
suo
marito
per
vedere
l
'
_
effetto
_
che
sortiva
in
lui
lo
spettacolo
della
valentìa
di
Drollino
.
Ma
il
Duca
non
si
degnò
di
esprimere
la
sua
soddisfazione
.
Ordinò
che
sellassero
la
cavalla
;
voleva
provarla
.
L
'
intendente
rimase
un
po
'
imbarazzato
.
-
-
Veramente
....
signor
Duca
....
-
-
Cosa
?
-
-
chiese
brusco
il
padrone
.
-
-
Ecco
....
signor
Duca
....
certamente
...
,
si
figuri
....
ma
vede
,
quella
cavalla
....
sicuro
....
è
bensì
un
prodotto
della
tenuta
,
ma
non
appartiene
propriamente
alla
tenuta
.
-
-
No
?
e
di
chi
è
?
...
-
-
Mia
!
-
-
disse
tranquillamente
Drollino
,
che
,
disceso
di
sella
,
stava
ritto
accanto
alla
cavalla
,
guardando
fisso
il
Duca
.
-
-
Ah
!
-
-
rispose
questi
con
suprema
indifferenza
.
Risalì
in
carrozza
e
si
rivolse
di
nuovo
al
signor
Damelli
:
-
-
Come
mai
si
permette
a
un
addetto
alla
tenuta
di
tener
cavalli
proprii
?
...
Damelli
tentò
una
specie
di
giustificazione
.
-
-
Era
stato
il
fu
signor
Principe
,
in
ricompensa
d
'
un
importante
servigio
....
-
-
Queste
sono
irregolarità
-
-
interruppe
il
Duca
-
-
cose
che
non
dovrebbero
accadere
.
Mi
avvedo
che
ci
sono
varie
riforme
da
fare
in
questa
tenuta
.
Provvederemo
,
provvederemo
.
Il
signor
Damelli
,
più
ossequioso
che
mai
,
si
affrettava
a
scappellare
,
vedendo
che
il
Duca
si
disponeva
a
dar
l
'
ordine
di
partenza
.
Ma
i
fastidi
del
buon
intendente
non
eran
finiti
.
Il
Duca
gli
fè
segno
d
'
accostarsi
,
e
gli
disse
abbassando
la
voce
:
-
-
Caro
signor
Damelli
,
ella
ha
l
'
incarico
di
pagare
a
quel
ragazzo
il
valore
della
cavalla
e
di
farla
condurre
stasera
in
scuderia
.
-
-
Avanti
-
-
ordinò
poscia
al
cocchiere
;
e
la
carrozza
si
mosse
in
mezzo
ai
saluti
ossequiosi
dei
dipendenti
.
Ma
,
appena
rizzate
,
quasi
tutte
le
teste
ebbero
un
dondolìo
:
il
nuovo
padrone
non
era
riescito
simpatico
a
nessuno
,
e
lo
si
giudicava
severamente
.
Che
boria
!
che
fare
sprezzante
!
E
che
bel
modo
di
stare
in
sella
!
com
'
era
sgarbato
a
cavallo
!
che
personale
tozzo
,
che
corporatura
floscia
,
molle
!
A
loro
non
pareva
neppur
bello
di
viso
con
quella
faccia
bianca
e
grassa
,
quegli
occhi
di
vetro
celeste
,
e
quel
barbone
biondo
!
La
Duchessa
,
quella
sì
...
;
a
lei
,
ch
'
era
una
donna
,
stava
bene
il
visino
bianco
.
E
com
'
era
contenta
,
come
sorrideva
,
come
conosceva
tutti
!
S
'
era
ricordata
persino
d
'
un
vecchio
mozzo
che
una
volta
,
quand
'
essa
era
piccina
,
le
aveva
fatto
fare
il
giro
del
giardino
sulla
carretta
del
fieno
!
Ah
!
che
povera
idea
aveva
avuta
la
signorina
d
'
innamorarsi
di
quel
biondone
spiantato
che
non
sapeva
far
altro
che
criticare
a
diritto
e
a
rovescio
.
-
-
Eppure
-
-
concluse
un
Pedrolo
osservatore
-
-
si
capisce
ch
'
essa
gli
è
_
morta
addietro
_
!
Morta
addietro
?
Sì
certamente
;
quel
Pedrolo
non
andava
errato
.
Milla
s
'
era
completamente
smarrita
nella
repentina
rivelazione
d
'
un
amore
ch
'
essa
non
aveva
avuto
il
tempo
di
prevenire
,
studiandolo
o
immaginandolo
.
Il
cuore
della
bambina
s
'
era
improvvisato
cuor
di
donna
,
e
la
scossa
subitanea
di
quella
trasformazione
era
stata
più
forte
di
lei
.
La
prima
goccia
della
tazza
era
bastata
per
inebbriare
Milla
;
essa
era
ebbra
d
'
amore
,
pazza
d
'
amore
.
E
su
di
lei
era
piombata
quella
strana
,
malaugurata
specie
di
passione
che
invade
facilmente
le
anime
pure
e
ignoranti
,
la
passione
più
innocente
e
più
pericolosa
,
più
sublime
e
più
sciocca
fra
tutte
,
quella
che
non
calcola
,
che
spende
,
spande
,
sperpera
scioccamente
tesori
di
tenerezza
senza
mai
fermarsi
a
noverare
quanto
ha
dato
,
o
a
chiedere
quanto
ha
ricevuto
.
Passione
sitibonda
di
schiavitù
,
che
nell
'
oggetto
del
suo
culto
crea
infallibilmente
il
tiranno
dell
'
oggi
e
forse
l
'
annoiato
del
domani
.
Alla
sera
di
quel
giorno
memorabile
,
il
signor
Damelli
,
terribilmente
imbrogliato
e
coll
'
aria
d
'
un
cane
che
ha
lasciata
scappar
la
lepre
,
si
presentò
al
cospetto
del
signor
Duca
.
-
-
Ebbene
?
-
-
gli
chiese
questo
imperiosamente
.
Il
sig
.
Damelli
non
sapeva
da
che
parte
rifarsi
.
Ma
finalmente
,
con
molti
giri
e
rigiri
di
frasi
,
finì
col
confessare
che
aveva
fatto
un
buco
nell
'
acqua
.
-
-
Oh
!
Eccellenza
,
si
figuri
,
è
proprio
riconoscentissimo
quel
giovane
,
anzi
mi
ha
detto
di
ringraziarla
della
sua
generosa
offerta
....
Ma
creda
....
che
non
....
insomma
sarebbe
per
lui
una
vera
disgrazia
....
Egli
adora
quella
cavalla
....
non
vuole
....
insomma
non
può
separarsene
!
-
-
No
?
-
-
disse
il
Duca
.
-
-
Com
'
è
ingenuo
,
caro
signor
Damelli
.
Non
vede
che
quel
ragazzaccio
voleva
far
salire
l
'
offerta
?
-
-
L
'
ho
fatta
salire
,
l
'
ho
fatta
salire
-
-
s
'
affrettò
a
rispondere
l
'
intendente
;
-
-
ho
promesso
una
somma
enorme
,
ho
detto
che
il
prezzo
lo
fissasse
lui
.
Ma
nulla
....
l
'
ostinazione
di
quel
giovane
fu
invincibile
.
Pare
ch
'
egli
abbia
una
specie
di
_
arlia
_
per
quella
bestia
....
Fu
un
attestato
di
riconoscenza
del
povero
Principe
,
per
un
import
....
-
-
Basta
!
-
-
disse
il
Duca
,
rosso
come
un
galletto
....
Congedò
bruscamente
il
signor
Damelli
,
e
passò
nella
camera
della
Duchessa
.
Milla
era
occupatissima
a
provarsi
un
paio
di
scarpettine
ricamate
;
ma
vedendo
entrare
Giuliano
con
quel
viso
rabbioso
,
si
spaventò
.
S
'
alzò
,
e
,
camminando
con
un
piedino
calzato
e
l
'
altro
no
,
venne
a
incontrar
suo
marito
.
-
-
Oh
Dio
!
Giuliano
!
cos
'
è
accaduto
?
-
-
È
accaduto
-
-
sbuffò
il
Duca
,
-
-
è
accaduto
che
questa
casa
è
una
Babilonia
,
e
che
c
'
è
bisogno
di
riforme
più
del
pane
.
Hai
dei
bei
tipi
,
sai
,
fra
questi
tuoi
dipendenti
!
Ma
lo
manderò
via
quel
biricchino
,
lui
e
la
sua
rozza
....
per
insegnargli
....
E
le
raccontò
la
storia
,
a
quel
modo
,
con
delle
minaccie
rabbiose
di
fare
,
di
disfare
,
di
metter
tutto
all
'
aria
.
La
Duchessa
trovò
ch
'
era
un
abbominio
,
e
che
Drollino
avrebbe
dovuto
stimarsi
ben
fortunato
di
cedere
,
non
una
,
ma
cento
Mie
a
Giuliano
.
Ma
,
mentre
condannava
Drollino
,
sorrideva
a
Giuliano
con
una
soavità
biricchina
di
donna
felice
.
-
-
Oh
!
che
sciocco
è
mai
colui
....
E
tu
,
Giuliano
,
non
te
ne
curare
....
Per
una
cavalla
!
non
son
tutte
tue
quelle
dei
pascoli
e
delle
scuderie
?
...
E
se
vuoi
,
falle
venir
da
Londra
,
là
,
dove
dici
che
son
così
belle
....
Non
pensar
più
a
colui
.
È
una
cosa
da
nulla
....
-
-
E
per
quella
cosa
da
nulla
prodigava
baci
,
carezze
,
soavità
di
sguardi
e
di
parole
da
bastare
alla
felicità
di
tutta
un
'
esistenza
.
Giuliano
era
disarmato
,
e
il
suo
terrore
delle
scene
,
la
sua
pigrizia
naturale
finirono
di
placarlo
.
Tralasciò
di
borbottare
,
e
fu
lui
che
calzò
l
'
altra
pantofolina
celeste
sul
piede
rosa
(
grande
come
un
biscottino
di
Novara
)
della
sua
Milla
....
Ma
la
collera
non
era
completamente
passata
;
gli
rimase
una
certa
uggia
verso
Drollino
.
Quel
monello
,
che
cavalcava
come
un
cavallerizzo
,
che
si
permetteva
d
'
aver
una
cavalla
propria
,
che
aveva
avuto
l
'
ardire
di
rifiutarsi
a
cedergliela
,
gli
dava
sui
nervi
.
Tanto
,
che
ne
parlò
addirittura
coll
'
agente
.
-
-
Non
le
pare
che
sarebbe
bene
mandarlo
a
spasso
...
,
per
dare
una
prova
di
energia
...
?
per
incutere
negli
altri
una
salutare
idea
della
disciplina
indispensabile
?
eh
!
...
Ma
l
'
agente
,
con
infiniti
riguardi
,
espose
varie
buone
ragioni
.
Veramente
,
faceva
osservare
che
,
proprio
,
gli
estremi
non
c
'
erano
.
Avrebbe
fatto
più
dispiacere
che
effetto
a
tutti
quanti
,
il
vedere
scacciato
quel
ragazzo
.
Sua
Eccellenza
sapeva
senza
dubbio
il
servizio
da
lui
reso
,
tempo
addietro
,
alla
casa
.
E
poi
,
bisognava
riconoscere
che
aveva
un
'
abilità
straordinaria
come
allevatore
e
domatore
....
e
nel
resto
teneva
una
condotta
irreprensibile
.
Giuliano
capì
il
latino
.
L
'
ira
gli
era
sbollita
ormai
,
ed
egli
,
annoiato
da
quella
prolissa
difesa
,
si
sentiva
tornare
addosso
la
serena
indifferenza
del
creolo
.
In
cuor
suo
cominciava
a
trovare
che
proprio
non
valeva
la
pena
!
Per
cui
finì
coll
'
esser
magnanimo
,
e
perdonò
senz
'
altro
a
Drollino
,
col
patto
però
che
colui
non
avesse
più
a
capitargli
fra
i
piedi
.
Colui
,
dal
canto
suo
,
non
aveva
nessuna
smania
di
capitar
tra
i
piedi
di
quell
'
eccelso
signore
.
La
faccia
del
Duca
non
gli
tornava
punto
simpatica
.
Trovava
che
rassomigliava
a
certi
musi
di
cavalli
traditori
,
sparmiafatica
,
che
non
ci
pensano
punto
a
tirare
un
calcio
anche
a
chi
li
governa
e
riempie
la
mangiatoia
davanti
a
loro
.
La
sua
maniera
di
stare
in
sella
lo
esasperava
,
ed
egli
si
compiaceva
di
far
osservare
ai
compagni
il
modo
indegno
col
quale
il
Duca
guidando
,
rovinava
la
bocca
alle
bestie
.
No
....
a
lui
non
pareva
proprio
che
la
signorina
avesse
fatta
una
scelta
ammodo
.
Perchè
mo
'
aveva
avuta
tanta
fortuna
quella
botte
d
'
uomo
con
quella
barba
pettinata
!
perchè
l
'
aveva
sposata
,
lei
....
il
loro
orgoglio
,
quella
specie
di
madonnina
bianca
....
Almeno
fosse
sempre
lì
in
ginocchio
davanti
a
lei
!
...
Ma
no
,
era
sempre
la
signora
che
faceva
a
modo
suo
,
che
godeva
a
vederlo
spadroneggiare
nella
tenuta
,
nella
villa
.
E
lui
,
con
quell
'
aria
placida
,
sicuro
del
fatto
suo
,
che
si
lasciava
adorare
,
che
criticava
tutto
!
Eppure
non
c
'
è
Cristi
,
il
padrone
ora
era
lui
!
La
villa
,
la
terra
,
i
cavalli
erano
suoi
....
Anche
Milla
era
sua
....
E
non
gli
era
bastata
....
Anche
Mia
avrebbe
voluto
!
...
-
-
Mia
!
ah
no
!
...
piuttosto
....
Cristo
!
...
Stava
più
che
poteva
nella
pianura
dei
pascoli
.
Gli
era
accaduto
qualche
volta
,
capitando
per
tempo
alla
villa
,
di
vedere
in
giardino
la
veste
bianca
di
Milla
,
e
attorno
alla
vita
di
Milla
una
gran
macchia
scura
,
cioè
il
braccio
del
Duca
.
Aveva
sentito
di
sfuggita
,
passando
,
qualche
sussurro
di
parole
amorose
.
Come
rideva
,
Drollino
,
di
quelle
sciocchezze
!
Gli
parevan
così
buffe
che
,
quando
poteva
,
evitava
di
vederle
e
di
udirle
.
Egli
non
capiva
....
da
loro
non
si
usava
far
all
'
amore
così
....
Pure
,
certe
volte
un
'
acre
curiosità
lo
tormentava
!
Come
aveva
fatto
quel
biondo
antipatico
a
farsi
voler
bene
....
così
?
Ecco
,
quando
la
Duchessa
era
sola
e
passava
lì
accanto
,
la
cosa
mutava
affatto
.
Non
gli
rincresceva
allora
di
procedere
franco
,
di
farle
un
saluto
profondo
...
;
non
era
forse
lei
la
sua
vera
padrona
,
la
signora
d
'
Astianello
?
La
cosa
era
assolutamente
diversa
.
Milla
,
quando
vedeva
Drollino
,
rispondeva
cortesemente
al
suo
saluto
,
ma
non
gli
parlava
.
Gli
serbava
un
po
'
di
rancore
,
per
essere
stato
così
ostinato
e
per
non
aver
voluto
ceder
Mia
al
_
suo
_
Giuliano
.
Un
giorno
,
però
,
s
'
incontrarono
nel
viale
.
La
Duchessa
rispose
con
un
sorriso
al
saluto
di
Drollino
.
Poi
si
fermò
,
e
gli
chiese
se
stesse
sempre
nella
casetta
della
scuderia
.
Drollino
rispose
di
no
.
Dopo
la
morte
di
suo
padre
,
era
tornato
laggiù
....
nei
pascoli
.
Ora
stava
in
una
cascina
....
Sa
bene
....
la
Favorita
.
-
-
Mi
ricordo
-
-
disse
Milla
.
-
-
Ci
sta
la
suocera
della
mia
sorella
di
latte
....
E
ti
piace
a
star
lì
?
-
-
Sì
,
rispose
Drollino
.
-
-
È
come
al
tempo
antico
....
quando
c
'
era
il
signor
Principe
.
Negli
occhi
di
Milla
venne
un
luccicore
umido
.
-
-
Oh
!
papà
....
povero
papà
....
Com
'
era
buono
....
nevvero
?
-
-
Tanto
!
-
-
disse
con
forza
Drollino
.
E
l
'
accento
era
così
sentito
che
Milla
provò
una
specie
di
gratitudine
.
-
-
Ecco
,
anche
lui
si
ricordava
....
Oh
!
se
il
suo
povero
papà
potesse
vederla
ora
....
così
felice
,
così
beata
!
-
-
E
subito
il
pensiero
di
Giuliano
tornò
ad
afferrarle
l
'
anima
,
a
sbandirne
il
passato
,
a
immergerla
di
nuovo
nell
'
estasi
delirante
del
suo
presente
.
L
'
occhio
di
Milla
era
ancora
velato
,
ma
aveva
cessato
di
guardar
l
'
orizzonte
e
di
veder
Drollino
....
essa
pensava
che
Giuliano
poteva
già
essere
sceso
in
sala
da
pranzo
ad
aspettarla
.
Disse
in
fretta
;
-
-
Addio
,
Drollino
-
-
e
voltò
strada
,
dirigendosi
verso
la
villa
.
Drollino
,
naturalmente
,
non
capì
,
nè
indovinò
.
Andò
via
lentamente
,
pensando
alla
vecchia
camera
,
all
'
entrata
della
scuderia
,
a
un
muricciuolo
facile
a
scavalcare
,
e
a
certe
pigne
di
castagne
d
'
India
,
che
per
un
soffio
,
per
un
sassolino
diroccavano
giù
,
ruzzolando
in
tutte
le
direzioni
sulla
sabbia
di
quel
viale
,
quello
per
l
'
appunto
.
Drollino
incontrò
un
'
altra
volta
la
Duchessa
,
e
fu
contento
di
vederla
,
perchè
aveva
udito
dire
che
la
signora
non
stava
tanto
bene
.
Si
buccinava
anzi
che
ci
fossero
delle
speranze
...
,
certe
speranze
soavi
,
che
si
concretano
nei
preparativi
d
'
una
piccola
culla
....
La
Duchessa
aveva
infatti
l
'
aria
un
po
'
patita
e
Drollino
,
vedendola
passare
lentamente
sul
sentiero
soleggiato
del
giardino
,
con
una
mossa
stranamente
dolce
e
stanca
,
rimase
un
momento
come
trasognato
.
Com
'
era
bella
!
....
le
altre
donne
ch
'
egli
vedeva
lì
e
in
città
non
le
somigliavano
punto
.
Così
piccola
,
minuta
,
com
'
era
,
rappresentava
per
lui
la
gloria
,
la
potenza
,
il
pregio
di
casa
d
'
Astianello
.
E
per
questo
egli
la
guardava
così
....
con
quello
sguardo
devoto
che
ammirava
.
Anche
stavolta
fu
lei
a
fermarsi
e
a
rivolgergli
la
parola
.
-
-
Buon
giorno
,
Drollino
.
Drollino
trovò
il
coraggio
di
chiederle
come
stesse
.
Essa
arrossì
profondamente
con
un
pudore
giocondo
.
E
rispose
:--Bene.--Ma
rispose
in
fretta
,
colta
da
un
conscio
imbarazzo
davanti
alla
semplice
,
ossequiosa
domanda
d
'
un
palafreniere
qualunque
.
E
subito
;
per
cambiare
argomento
:
-
-
Drollino
,
sai
che
andiamo
via
?
Egli
non
sapeva
nulla
,
e
disse
:
-
-
Come
mai
?
così
presto
....
due
mesi
soltanto
....
E
sbarrò
gli
occhi
con
un
'
espressione
curiosa
a
vedersi
,
difficile
a
definire
.
-
-
Sicuro
....
si
va
via
....
la
settimana
ventura
.
Io
starei
ancora
qui
tanto
volentieri
,
ma
il
Duca
dice
che
bisogna
andare
ai
bagni
.
Diceva
queste
cose
con
rammarico
,
ma
anche
con
una
segreta
gioia
di
poter
ardere
questo
rammarico
,
come
un
granello
d
'
incenso
,
sull
'
altare
del
suo
nume
.
Il
Duca
aveva
parlato
dei
bagni
,
li
aveva
vantati
come
giovevoli
alla
sua
salute
;
non
aveva
detto
positivamente
«
andiamo
,
»
ma
diceva
a
Milla
,
con
quella
sua
voce
lenta
e
melodica
,
che
il
caldo
ad
Astianello
minacciava
di
farsi
eccessivo
,
e
che
anche
per
lei
,
anzi
,
ben
inteso
per
lei
,
sarebbe
stato
meglio
un
po
'
d
'
aria
di
mare
,
un
po
'
di
svago
....
Quando
Milla
udì
quella
parola
:
svago
,
guardò
per
un
momento
Giuliano
,
coll
'
aria
incerta
d
'
una
persona
che
non
capisce
.
Svago
....
per
lei
?
...
-
-
Oh
,
Giuliano
,
Giuliano
,
come
puoi
credere
?
-
-
disse
finalmente
,
ridendo
.
Ma
capì
meglio
un
'
altra
volta
,
quando
le
venne
udito
,
in
pieno
giorno
,
senza
ombra
di
causa
apparente
,
un
breve
sbadiglio
di
Giuliano
.
Un
'
idea
terribile
le
trapassò
,
come
una
spada
,
la
mente
.
Giuliano
....
forse
si
annoiava
?
Senza
forse
,
povera
Milla
!
il
primo
mese
era
stato
incantevole
pel
Duca
,
il
suo
nuovo
amore
e
i
suoi
nuovi
splendori
avevano
occupato
egregiamente
il
secondo
;
ma
il
terzo
....
il
terzo
....
Erano
soli
,
molto
soli
ad
Astianello
:
e
le
ville
vicine
non
sarebbero
occupate
che
durante
l
'
autunno
.
Quell
'
eterno
argomento
dell
'
allevamento
lo
interessava
sino
ad
un
certo
punto
!
Milla
era
un
angiolo
,
oh
questo
sì
,
ed
egli
era
il
più
felice
degli
uomini
;
ma
quella
luna
di
miele
così
prolungata
,
così
esclusiva
,
prendeva
delle
proporzioni
allarmanti
.
Giuliano
trovava
che
non
bisogna
abusar
di
nulla
,
nemmeno
della
felicità
.
E
Milla
,
che
aveva
fatto
conto
di
rimaner
lì
celata
,
rannicchiata
nella
suprema
estasi
del
suo
amore
sino
al
Natale
per
lo
meno
....
Pure
,
un
giorno
,
disse
soavemente
a
Giuliano
:
-
-
Quando
partiamo
?
-
-
Quando
vuoi
-
-
rispose
languidamente
il
Duca
.
Ma
come
fu
caro
in
quel
giorno
,
e
adorabilmente
affettuoso
per
la
sua
Milla
!
V
.
Tornarono
sullo
scorcio
del
settembre
,
nella
molle
e
tiepida
stagione
in
cui
l
'
anno
,
come
un
saggio
epicureo
,
si
riposa
e
dice
:
godiamo
,
prima
di
prepararci
a
morire
.
La
Duchessa
aveva
lasciata
ai
bagni
la
sua
celeste
speranza
.
Aveva
abortito
,
chi
diceva
per
una
passeggiata
troppo
faticosa
,
chi
per
un
accidente
,
chi
per
uno
spavento
,
chi
per
una
grande
emozione
.
Qualcuno
parlò
di
una
scena
avvenuta
fra
lei
e
Giuliano
per
certe
gelosie
,
senza
capo
,
nè
coda
.
Poi
era
successa
una
riconciliazione
,
e
tutto
era
finito
:
gli
sposi
tornavano
e
felicissimi
.
Il
Duca
era
ingrassato
un
altro
po
'
;
Milla
invece
era
dimagrata
.
E
più
ancora
di
prima
,
era
pazzamente
innamorata
di
suo
marito
.
Nel
suo
amore
c
'
erano
due
elementi
nuovi
,
la
gelosia
e
il
timore
.
Ecco
com
'
era
venuta
la
gelosia
.
Ai
bagni
a
Viareggio
,
avevano
trovata
molta
gente
.
Vecchie
conoscenze
di
Giuliano
,
che
naturalmente
non
s
'
erano
potute
scansare
.
L
'
isolamento
,
in
un
luogo
così
frequentato
,
sarebbe
stato
assolutamente
ridicolo
.
Almeno
Giuliano
diceva
così
,
e
Milla
era
troppo
ragionevole
per
non
capire
che
Giuliano
,
sino
a
un
certo
punto
,
non
aveva
torto
.
L
'
intimità
dunque
era
finita
.
Bisognò
unirsi
a
quei
gruppi
chiassosi
di
bagnanti
,
prender
parte
a
delle
allegre
gite
,
cenare
a
ora
tarda
al
Nettuno
,
fare
scampagnate
alla
Pineta
,
a
Massa
,
a
Lucca
.
Dio
!
che
tormento
!
Erano
tutte
buone
,
gentili
quelle
signore
,
e
facevano
un
mondo
di
feste
alla
sposina
;
e
i
signori
,
quelli
poi
gentilissimi
,
al
punto
di
farla
rimanere
un
po
'
impacciata
,
qualche
volta
:
ma
che
stordimento
,
che
noia
in
quel
chiasso
,
in
quel
divertimento
che
pareva
tanto
piacere
a
Giuliano
!
Egli
ci
si
trovava
come
nel
suo
elemento
,
ed
ella
invece
....
Uno
sciaguratissimo
giorno
,
era
capitata
da
Livorno
,
con
un
vaporetto
della
Marina
,
una
compagnia
elettissima
....
oh
si
,
proprio
eletta
....
di
signore
e
di
signori
.
Eran
venute
a
fare
una
gita
di
piacere
a
Viareggio
.
Fra
quelle
signore
ce
n
'
era
una
bellissima
,
vestita
con
impareggiabile
eleganza
che
a
un
tratto
,
aveva
detto
a
Giuliano
,
passandogli
accanto
-
-
Oh
caro
Duca
!
lei
qui
?...--con
una
piacevolezza
,
una
disinvoltura
infinita
.
Giuliano
sulle
prime
era
rimasto
lì
come
un
po
'
impacciato
;
poi
s
'
era
messo
a
ridere
.
E
aveva
risposto
:
-
-
Ma
....
pare
....
Baronessa
....
-
-
Olga
!
-
-
aveva
chiamata
un
'
amica
della
signora
,
e
la
signora
s
'
era
fatta
accompagnare
in
là
da
Giuliano
.
Quindici
minuti
dopo
,
le
due
società
s
'
erano
fuse
in
una
sola
,
e
la
signora
,
che
Giuliano
aveva
presentata
a
sua
moglie
,
le
usava
mille
gentilezze
,
le
presentava
alla
sua
volta
i
cavalieri
del
suo
gruppo
,
e
assicurava
a
tutti
,
con
un
sorriso
singolarmente
gentile
,
che
la
Duchessa
Lantieri
era
proprio
un
'
adorabile
donnina
!
...
Milla
non
aveva
mai
visto
Giuliano
così
animato
.
Si
divertiva
immensamente
,
fu
brillantissimo
,
prodigò
mille
attenzioni
alle
numerose
signore
della
brigata
.
Nella
cena
,
che
coronò
splendidamente
quella
giornata
campale
,
il
Duca
fu
spiritosissimo
,
i
suoi
occhi
azzurri
ebbero
certi
strani
lampi
,
come
di
sfida
.
La
signora
elegantissima
rideva
molto
,
eran
tutti
di
buon
umore
,
e
lo
sarebbe
stata
anche
Milla
,
se
non
avesse
afferrata
al
volo
un
frammento
del
colloquio
imprudente
di
due
vicini
.
-
-
Caso
?
...
davvero
?
-
-
aveva
chiesto
un
signore
accennando
,
con
un
lievissimo
moto
del
mento
,
Giuliano
e
la
signora
elegantissima
.
--Speriamo....--aveva
risposto
l
'
altro
.
E
s
'
erano
guardati
,
ridendo
,
con
una
cert
'
aria
,
ammiccando
.
Poi
uno
degli
interlocutori
aveva
fatto
,
accorgendosi
ch
'
ella
era
vicina
.--St...,
come
per
avvisar
l
'
altro
.
E
avevan
cambiato
discorso
,
con
grande
prontezza
.
Allora
essa
sentì
,
per
la
prima
volta
,
di
non
esser
felice
,
sentì
che
fra
quella
donna
e
Giuliano
c
'
era
_
forse
_
qualche
cosa
....
Ebbe
un
momento
d
'
angoscia
terribile
,
l
'
angoscia
dell
'
incertezza
....
Oh
!
quella
cena
terribile
,
lunga
,
così
gaia
per
gli
altri
,
così
tremenda
per
lei
....
Non
disse
nulla
,
sentì
la
suprema
necessità
della
dissimulazione
.
Ma
non
potè
impedirsi
di
osservare
!
E
nell
'
osservazione
,
rimase
astratta
,
confusa
,
quasi
istupidita
.
Li
guardava
come
incantata
:
erano
abbastanza
lontani
da
lei
perchè
la
fissità
del
suo
sguardo
non
paresse
rivolta
soltanto
a
loro
....
Essi
erano
allegri
entrambi
,
allegrissimi
;
quella
signora
lo
trattava
con
una
certa
cordialità
serena
,
indulgente
.
Egli
aveva
l
'
aria
contenta
,
molto
contenta
;
essa
da
lontano
le
mandò
un
sorrisetto
amichevole
,
festoso
,
a
cui
la
Duchessa
tentò
rispondere
con
uno
sforzo
che
le
parve
faticosissimo
.
Il
mare
,
sotto
all
'
impalcato
,
diceva
,
nell
'
eccitamento
ondoso
della
notte
sopraggiunta
,
delle
cose
gravi
e
severe
,
che
nessuno
ascoltava
.
I
tappi
delle
bottiglie
volavano
ad
ogni
momento
,
oltre
le
balaustre
di
legno
,
e
andavano
a
posarsi
sui
dorsi
e
sulle
irrequietudini
delle
spume
candide
,
nel
buio
.
Finalmente
,
quell
'
angoscia
crudele
ebbe
fine
.
La
Baronessa
e
la
sua
comitiva
s
'
imbarcarono
per
Livorno
.
Ma
non
prima
d
'
aver
combinato
coi
bagnanti
della
Spezia
una
seconda
gita
.
C
'
erano
le
regate
a
Genova
;
s
'
andrebbe
tutti
assieme
alle
regate
.
Milla
si
sentì
morire
....
E
mentre
il
vaporetto
illuminato
s
'
allontanava
rapidamente
sul
mare
,
bianco
di
raggi
lunari
,
essa
diceva
a
sè
stessa
:
-
-
Stanotte
gli
domanderò
....
Giuliano
era
di
cattivo
umore
tornando
a
casa
.
Lo
sciampagna
non
valeva
nulla
,
disse
a
sua
moglie
.
E
non
aveva
sonno
.
Era
quasi
impensierito
.
Non
triste
,
un
po
'
irritato
.
Pure
,
a
Milla
,
pareva
più
affascinante
che
mai
.
E
irritata
anch
'
essa
,
malaccorta
,
impetuosa
,
entrò
bruscamente
a
interrogare
:
-
-
Perchè
quei
due
avevan
detto
così
?
...
Giuliano
s
'
alzò
di
botto
,
e
sul
viso
stravolto
di
sua
moglie
lesse
l
'
avvicinarsi
d
'
una
scena
.
S
'
alzò
,
s
'
inchinò
lievemente
e
passò
nella
camera
vicina
.
E
Milla
rimase
col
martellamento
della
gelosia
,
col
dubbio
d
'
essere
stata
una
gran
sciocca
,
col
terrore
d
'
aver
offeso
Giuliano
.
Era
la
prima
volta
che
le
accadeva
tutto
ciò
.
All
'
indomani
,
al
Nettuno
la
Duchessa
parve
a
tutti
molto
pallida
.
Giuliano
era
più
piacevole
che
mai
,
invece
.
Ma
la
povera
sposa
soffriva
così
visibilmente
che
,
alla
sera
,
non
potè
uscir
di
casa
....
E
due
giorni
dopo
,
un
'
animuccia
,
disgustata
,
sgomentata
,
tornava
dond
'
era
venuta
,
senza
aver
pagato
all
'
eternità
lo
scotto
d
'
un
'
umana
esistenza
.
Nel
momento
del
pericolo
,
mentre
si
sentiva
oscillare
fra
la
vita
e
la
morte
,
Milla
ebbe
una
bizzarra
parola
.
Disse
a
Giuliano
:
-
-
Perdonami
.
Il
Duca
,
nell
'
angoscia
stessa
ond
'
era
compreso
,
ebbe
un
istante
di
maraviglia
.
Poi
capì
.
Più
tardi
,
quando
La
Duchessa
,
ancora
pallidissima
nella
sua
veste
da
camera
bianca
,
gli
sorrideva
,
beata
di
sentirsi
a
rivivere
e
di
vederlo
tornato
suo
,
egli
le
disse
dolcemente
:
-
-
Cattiva
!
Ella
chinò
il
capo
,
arrossendo
.
Oh
!
sì
era
stata
tanto
cattiva
....
Aveva
avuto
certi
pensieri
....
Ma
aveva
sentito
.
E
gli
disse
cosa
aveva
sentito
.
Egli
prese
un
'
aria
seria
,
quasi
paterna
.
-
-
Ah
!
se
la
sua
Milla
non
fosse
stata
così
bambina
da
dar
retta
a
delle
assurdità
.
Certamente
,
un
tempo
c
'
era
stato
qualche
cosa
.
Ma
....
-
-
Ah
!
c
'
era
stato
?...--osservò
Milla
,
mentre
sulle
sue
gote
pallide
passava
un
rossore
di
fiamma
.
Il
Duca
alzò
le
spalle
e
si
mise
a
ridere
.
-
-
Certo
-
-
disse
placidamente
-
-
ero
un
po
'
scapato
ai
miei
tempi
.
E
per
farmi
far
giudizio
ci
volevi
proprio
tu
....
Essa
arrossì
ancora
,
ma
d
'
orgoglio
questa
volta
,
d
'
un
orgoglio
delizioso
di
donna
amata
!
...
E
,
col
cuore
pieno
di
gioia
e
di
rimorso
,
tese
la
mano
a
suo
marito
.
Egli
la
prese
,
e
Milla
capì
a
qual
punto
era
stata
sciocca
e
bambina
!
Oh
,
sì
!
egli
l
'
amava
come
essa
amava
lui
,
esclusivamente
,
e
per
sempre
....
Il
passato
non
esisteva
più
....
era
un
sogno
svanito
.
Tornarono
ad
Astianello
,
prima
del
tempo
fissato
.
Milla
stava
attenta
,
molto
attenta
!
Giuliano
sbadiglierebbe
ancora
?
No
.
Giuliano
non
sbadigliava
....
almeno
in
presenza
di
Milla
.
Ma
,
certe
volte
,
aveva
un
'
aria
un
po
'
svogliata
e
,
passeggiando
sotto
il
viale
a
passi
strascicati
,
tormentava
colla
punta
degli
stivalini
lucidi
certi
poveri
fiorellini
,
che
proprio
non
ne
avevan
colpa
.
Un
giorno
,
Milla
scese
a
colazione
con
una
novità
.
Era
una
piccola
matita
elegantissima
,
tolta
ad
un
_
carnet
_
da
ballo
.
E
strettala
fra
le
ditine
cominciò
a
tracciare
sul
margine
del
giornale
,
che
Giuliano
aveva
finito
di
leggere
,
qualche
nome
.
La
manina
tremava
un
po
'
,
ma
le
parole
eran
tracciate
bene
.
-
-
Che
fai
?
-
-
chiese
languidamente
Giuliano
.
Essa
ristette
dallo
scrivere
,
con
una
mossa
improvvisa
,
come
d
'
una
bambina
colta
in
fallo
.
Poi
,
con
una
dolcezza
infinita
,
disse
:
-
-
Penso
che
,
dopo
tutto
,
per
l
'
ottobre
si
potrebbe
invitar
qualcuno
.
E
lo
guardava
,
lo
guardava
,
studiando
la
sua
fisonomia
,
aspettando
forse
ch
'
egli
le
dicesse
di
no
.
Ma
egli
non
disse
di
no
.
Disse
soltanto
-
-
Ma
cara
Milla
,
tu
sei
un
angiolo
!
-
-
E
più
tardi
,
quando
s
'
alzarono
di
tavola
,
le
diede
il
braccio
,
guardandola
e
sorridendole
quasi
coma
l
'
aveva
guardata
e
le
aveva
sorriso
nei
primi
giorni
del
suo
matrimonio
.
E
Milla
,
povera
bambina
,
ebbe
un
momento
di
suprema
gioia
.
Ecco
!
l
'
aveva
trovato
il
modo
....
Contentarlo
nelle
piccole
cose
.
Ah
!
ora
sapeva
!
Milla
era
felice
.
Il
suo
Giuliano
era
tornato
di
buon
umore
.
Si
divertiva
un
mezzo
mondo
mettendo
la
villa
a
soqquadro
,
rinnovando
gli
addobbi
delle
sale
,
il
mobiglio
delle
camere
,
rimodernando
da
capo
a
fondo
gli
appartamenti
.
Aveva
certo
_
trovate
_
artistiche
tutte
sue
,
sapeva
combinare
meravigliosamente
quanto
,
oltre
alla
ricchezza
,
rivela
in
un
appartamento
,
il
carattere
e
l
'
immaginazione
signorile
di
chi
lo
abita
.
Una
vera
legione
d
'
operai
s
'
era
stabilita
alla
villa
,
e
,
con
una
rapidità
quasi
magica
,
l
'
interno
della
casa
andava
assumendo
un
nuovo
e
più
brillante
aspetto
.
Il
creolo
sapeva
dar
gli
ordini
necessari
,
e
Milla
,
ch
'
egli
non
consultava
mai
,
era
in
uno
stato
di
continua
ammirazione
.
Eppure
,
certe
volte
,
in
mezzo
al
suo
entusiasmo
pel
talento
di
Giuliano
,
un
pensiero
malinconico
le
si
levava
in
cuore
:
ecco
,
le
vecchie
cose
se
ne
andavano
tutte
,
una
per
volta
.
Errava
,
con
passo
lento
,
quasi
timido
,
in
mezzo
a
tutta
quella
novità
fresca
di
ricchezze
e
d
'
eleganza
,
che
per
lei
non
avevano
nessun
ricordo
,
nessuna
attrattiva
di
segreta
intesa
.
Astianello
si
mutava
;
era
una
bella
cosa
,
senza
dubbio
,
ed
era
giusto
che
,
dal
momento
ch
'
essa
aveva
acconsentito
a
ricevere
,
i
suoi
ospiti
avessero
a
trovare
in
casa
sua
tutto
ciò
che
probabilmente
avevano
in
casa
propria
;
ma
tant
'
è
....
E
un
giorno
,
in
cui
Giuliano
le
chiese
ridendo
dove
andrebbero
a
far
dimora
durante
gli
otto
giorni
indispensabili
per
rinnovare
quella
loro
antiquata
camera
da
letto
,
Milla
si
sentì
una
gran
stretta
al
cuore
.
Abbassò
il
capo
....
sentiva
due
lagrime
sull
'
orlo
delle
palpebre
.
Giuliano
alzò
le
spalle
.
Ma
non
insistette
;
e
Milla
gli
fu
indicibilmente
grata
di
quel
sacrifizio
.
Il
suo
amore
,
sempre
più
cieco
,
sempre
più
assoluto
,
diventava
idolatria
.
In
esso
smarriva
ogni
equo
giudizio
delle
rispettive
loro
posizioni
,
ogni
idea
dei
suoi
diritti
;
non
afferrava
neppur
per
ombra
,
col
pensiero
,
l
'
assieme
reale
delle
proprie
circostanze
.
Adorava
suo
marito
,
aveva
riunite
,
per
versarle
su
di
lui
,
tutte
le
tenerezze
ond
'
era
capace
l
'
assurda
potenza
dal
suo
cuore
;
l
'
amava
come
e
quanto
avrebbe
amato
suo
padre
,
sua
madre
,
i
fratelli
,
le
sorelle
,
con
tutta
la
somma
degli
affetti
che
il
passato
non
aveva
mai
esatti
dal
suo
cuore
,
e
che
vi
si
eran
sempre
celati
inoperosi
.
Essenzialmente
donna
,
nel
sano
rigoglio
della
sua
imperiosa
gioventù
,
ella
subiva
il
fascino
di
quell
'
uomo
bellissimo
,
che
all
'
ignoranza
sacra
della
sua
profonda
verginità
morale
aveva
rivelato
il
Dio
ignoto
,
quel
Dio
che
alle
anime
veramente
pure
si
rivela
anche
con
un
mistico
e
singolare
corteo
di
purezze
indicibili
,
di
suprema
poesia
.
Milla
si
sentiva
completamente
travolta
,
assorbita
nella
vita
nuova
.
La
Duchessa
amava
a
modo
suo
,
non
a
modo
della
prudenza
e
dell
'
antiveggenza
.
Amava
coll
'
inconscia
forza
di
una
volontà
disarmata
,
con
una
doppia
cecità
di
istinti
,
quella
del
cuore
e
....
l
'
altra
.
Non
era
punto
santa
,
e
sopratutto
non
era
punto
avveduta
.
Non
chiedeva
mai
a
sè
stessa
:
«
faccio
bene
o
faccio
male
ad
amare
così
?
»
Non
chiedeva
altro
a
Dio
,
se
non
che
continuasse
così
...
,
e
che
ella
potesse
sempre
far
felice
Giuliano
!
Certi
amori
,
onesti
,
virtuosi
hanno
un
carattere
bizzarro
,
bene
spesso
.
Si
ha
torto
di
non
studiarli
;
sono
anch
'
essi
una
curiosa
varietà
psicologica
,
hanno
profonde
e
stranissime
forme
.
Si
è
detto
per
molto
tempo
che
il
matrimonio
è
la
tomba
dell
'
amore
;
ma
quando
,
per
caso
,
n
'
è
la
culla
?
E
peggio
ancora
,
quando
è
tomba
da
un
lato
e
culla
dall
'
altro
?
...
quando
sulla
verde
sterilità
del
cipresso
s
'
innesta
un
ramo
di
rosa
nel
pieno
fermento
dei
suoi
primi
germogli
?
...
Il
Duca
si
compiaceva
assai
,
specialmente
sulle
prime
,
di
quell
'
adorazione
costante
,
quasi
insana
.
Il
suo
amor
proprio
era
soddisfatto
;
qualche
volta
,
in
cuor
suo
,
n
'
era
leggermente
commosso
.
Eppure
....
accadeva
,
ogni
tanto
,
ch
'
egli
sentisse
uno
strano
moto
d
'
impazienza
.
Dio
!
com
'
era
mai
bambina
quella
cara
Milla
.
Aveva
certe
fanciullaggini
!
Il
lato
sublime
di
quelle
fanciullaggini
gli
sfuggiva
....
non
era
stato
abituato
_così_...;
le
fantasticherie
di
sua
moglie
,
certe
_
esagerazioni
_
poetiche
del
suo
amore
per
lui
gli
riescivano
,
ahimè
,
alquanto
stucchevoli
!
Gli
toccava
,
certe
volte
,
di
fingere
di
capire
ciò
che
Milla
gli
diceva
e
questa
per
il
creolo
,
era
una
fatica
improba
!
La
sua
lunga
esperienza
della
donna
gli
tornava
vana
di
fronte
al
carattere
bizzarramente
affettuoso
di
Milla
,
davanti
a
quel
completo
oblio
di
sè
stessa
,
che
in
lei
semplificava
tutto
,
ad
un
punto
eccessivo
.
Ora
,
la
semplicità
nella
donna
,
era
cosa
affatto
nuova
per
Giuliano
;
egli
la
confondeva
facilmente
colla
povertà
e
mentre
trovava
che
l
'
amore
d
'
una
cara
e
ingenua
donnina
era
pur
qualcosa
di
terribilmente
elementare
,
non
gli
veniva
mai
la
voglia
o
la
curiosità
di
studiare
le
profondità
possibili
e
i
probabili
congegni
di
questo
sentimento
elementare
.
Egli
aveva
certamente
la
pretesa
di
raffazzonare
sua
moglie
a
modo
suo
,
in
tutto
e
per
tutto
,
per
questo
soltanto
l
'
aveva
sposata
così
giovane
e
tolta
da
un
convento
,
ma
educare
per
lui
non
era
sinonimo
di
studiare
ed
egli
non
si
sentiva
affatto
di
far
la
parte
odiosa
del
pedagogo
.
Egli
aveva
per
principio
che
colle
donne
non
si
discute
mai
.
E
però
non
discuteva
neppur
con
Milla
.
Le
diceva
spesso
ch
'
essa
era
bellina
e
,
qualche
volta
,
che
le
voleva
molto
bene
.
E
per
una
di
quelle
:
qualche
volta
,
per
una
delle
eleganti
frasi
di
affetto
ch
'
egli
si
lasciava
di
quando
in
quando
cader
dalle
labbra
,
Milla
si
sarebbe
gettata
nel
fuoco
!
La
sua
premura
di
fargli
piacere
,
assumeva
talvolta
le
preoccupazioni
d
'
un
'
angoscia
.
L
'
aveva
fatto
arbitro
assoluto
d
'
ogni
aver
suo
,
padrone
di
casa
,
nel
più
stretto
senso
della
frase
;
essa
non
dava
un
ordine
senza
chiedere
il
suo
consenso
e
provava
un
acuto
senso
di
gioia
,
quando
le
accadeva
di
poter
fare
,
_
per
lui
_
un
sacrificio
qualsiasi
.
E
siccome
il
Duca
,
con
una
generosità
senza
pari
,
non
aveva
più
parlato
dei
progettati
mutamenti
nella
famosa
camera
celeste
,
Milla
,
in
mezzo
alla
sua
stessa
soddisfazione
,
cominciò
a
provare
la
puntura
di
certi
rimorsi
.
Com
'
era
stata
scompiacente
,
egoista
!
Ecco
che
obbligava
suo
marito
a
stare
in
una
camera
così
male
arredata
,
mentr
'
egli
,
con
quel
suo
buon
gusto
così
squisito
avrebbe
fatto
chi
sa
che
meraviglie
per
procacciare
a
lei
il
piacere
di
avere
una
stupenda
camera
da
letto
.
Dio
!
com
'
era
bello
Giuliano
!
Cento
volte
più
di
lei
....
s
'
intende
!
E
com
'
era
buono
!
che
nobile
fiducia
aveva
per
lei
,
non
guardava
mai
nel
suo
scrittoio
,
come
facevano
le
monache
,
laggiù
in
convento
,
non
leggeva
mai
le
lettere
delle
sue
amiche
....
Mentre
essa
invece
,
da
quell
'
egoista
ch
'
ell
'
era
l
'
avrebbe
voluto
segregar
lì
,
in
campagna
e
quella
volta
....
là
;
a
Viareggio
!
...
Il
ricordo
della
scena
di
Viareggio
era
per
Milla
una
vera
trafittura
.
Oh
!
com
'
era
stata
sciocca
,
imprudente
,
cattiva
!
Per
una
parola
,
per
un
nonnulla
aveva
fatto
a
Giuliano
quella
malaugurata
scena
!
...
Come
se
Giuliano
fosse
stato
capace
....
Non
perdonava
a
sè
stessa
l
'
ingiustizia
cieca
di
quel
dubbio
....
le
pareva
che
ormai
le
corresse
l
'
obbligo
,
per
tutta
la
vita
,
di
farselo
perdonare
.
Chissà
quanto
ne
aveva
sofferto
,
povero
Giuliano
,
senza
dirne
nulla
!
E
un
giorno
,
nell
'
assurdità
incredibile
del
suo
povero
cuoricino
di
moglie
innamorata
,
nacque
un
pensiero
.
Fu
respinto
sulle
prime
,
e
rinnegato
aspramente
,
tollerato
più
tardi
e
finalmente
adottato
.
Milla
aveva
ogni
tanto
il
terrore
di
non
essere
all
'
altezza
di
Giuliano
.
Egli
trattandola
sempre
coll
'
indulgenza
più
o
meno
paziente
che
si
ha
verso
una
bambina
l
'
aveva
facilmente
persuasa
d
'
esser
tale
.
E
quell
'
animuccia
ardente
ed
appassionata
ne
soffriva
.
Provava
ogni
tanto
un
segreto
senso
d
'
umiliazione
,
aveva
delle
calde
aspirazioni
verso
una
posatezza
,
un
'
assennatezza
da
gran
dama
,
da
signora
calma
e
sicura
del
fatto
suo
....
Diventare
come
Giuliano
,
per
esempio
;
egli
non
s
'
alterava
mai
....
Ah
!
ma
quanto
era
lontana
da
questo
ideale
colla
sua
ignoranza
,
colle
sue
sciocche
timidità
,
colle
sue
continue
e
tormentose
esitanze
!
Un
giorno
,
le
capitò
,
a
caso
,
fra
le
mani
,
un
romanzo
inglese
.
In
esso
,
due
coniugi
,
nati
uno
per
l
'
altro
,
fatti
per
essere
costantemente
virtuosi
e
felici
,
vedevano
invece
minacciata
la
loro
felicità
da
un
triste
malinteso
.
Un
'
antica
fiamma
del
marito
faceva
capolino
nel
loro
presente
,
e
per
un
momento
le
cose
s
'
avviavano
maluccio
.
Ma
la
moglie
,
col
suo
senno
,
colla
sua
presenza
di
spirito
,
con
una
fortunata
audacia
di
confronti
,
avvedutamente
cercati
,
con
un
'
illimitata
fiducia
,
dimostrata
al
marito
,
riesciva
a
scongiurare
il
pericolo
,
mentre
il
marito
,
subito
ravveduto
,
avvertiva
in
quella
lotta
stessa
e
per
la
prima
volta
il
valore
morale
di
sua
moglie
.
La
rivale
,
vinta
e
schernita
,
s
'
allontanava
,
e
il
trionfo
della
moglie
e
della
morale
si
affermava
incontrastato
.
Tutto
questo
era
molto
gentilmente
descritto
nella
calma
sassone
d
'
un
nitido
volume
della
_
Tauchnitz
edition
_
.
A
vent
'
anni
(
tanti
ne
aveva
Milla
,
Duchessa
Lantieri
)
,
un
libro
è
bene
spesso
una
voce
autorevole
,
una
specie
di
suggeritore
intimo
,
col
quale
l
'
immaginazione
fervida
non
tarda
a
mettersi
in
rapporto
.
Nella
sua
ingenua
ammirazione
per
l
'
eroina
del
libro
,
la
nostra
Milla
attinse
un
'
ispirazione
che
le
parve
un
'
ammirabile
misura
preventiva
.
Nel
terrore
d
'
un
pericolo
,
che
pure
non
esisteva
al
momento
,
essa
trovò
il
coraggio
strano
,
inverosimile
di
scendere
deliberatamente
a
incontrarlo
.
Con
un
'
audacia
imprudente
,
in
un
accesso
di
temerario
ardire
,
cagionato
da
un
timore
intenso
,
essa
volle
,
con
un
colpo
solo
,
tagliar
tutte
le
teste
possibili
d
'
una
Medusa
avvenire
,
volle
conquistare
intiero
il
futuro
,
improvvisarsi
grande
,
prudente
,
generosa
e
invincibile
.
Volle
far
vedere
a
Giuliano
che
la
bambina
era
una
donna
.
Gli
propose
d
'
invitare
ad
Astianello
la
Baronessa
Olga
Dornelli
....
la
signora
della
cena
di
Viareggio
.
Giuliano
cascò
dalle
nuvole
:
-
-
La
Baronessa
Olga
?
...
dici
sul
serio
?
...
la
Baronessa
Olga
?
La
voce
di
Milla
non
tremava
punto
mentre
essa
rispondeva
bravamente
:
-
-
Sì
,
la
Baronessa
Olga
.
Giuliano
si
mise
a
ridere
.
-
-
Non
sei
più
gelosa
,
dunque
?
-
-
Gelosa
,
io
?
...
ma
ti
pare
....
sono
le
sciocche
,
le
bambine
che
sono
gelose
....
io
....
so
bene
,
sai
,
che
tu
....
che
tu
mi
ami
.
Egli
la
guardò
coll
'
aria
maravigliata
di
chi
si
trova
a
fronte
d
'
un
problema
divertente
e
nuovo
.
-
-
Cosa
ti
salta
in
capo
?
-
-
le
chiese
poscia
.
Milla
era
scontenta
;
avrebbe
voluto
veder
la
sua
offerta
accolta
altrimenti
.
-
-
Dico
sul
serio
,
sai
.
È
una
signora
gentile
....
elegante
....
E
....
le
scriverei
oggi
stesso
....
a
meno
che
tu
non
voglia
....
Si
fermò
aspettando
....
guardandolo
negli
occhi
.
-
-
Io
?
rispose
il
Duca
....
-
-
anzi
,
figurati
....
sono
affatto
indifferente
...
;
ma
...
la
conosci
così
poco
....
-
-
Non
meno
delle
altre
signore
che
abbiamo
invitate
....
-
-
rispose
Milla
.
Ma
aveva
il
cuore
pieno
di
malinconia
;
...
ecco
....
egli
non
s
'
accorgeva
nemmeno
....
-
-
Uhm
!
-
-
disse
il
Duca
,
-
-
sai
ch
'
è
un
'
idea
curiosa
la
tua
?
-
-
Non
vuoi
?
-
-
chiese
impetuosamente
Milla
.
E
con
un
'
imprudenza
sublime
,
piena
di
passione
,
domandò
:
-
-
Hai
paura
?
Egli
prese
a
dondolarsi
tranquillamente
sulla
seggiola
.
-
-
Bambina
!
-
-
rispose
quasi
subito
,
-
-
non
vedi
che
non
me
ne
importa
nulla
?
Ella
gettò
un
grido
di
gioia
.
-
-
Giuliano
!
...
ah
!
Giuliano
!
Nel
silenzio
del
salotto
suonò
il
rumore
dolce
d
'
un
bacio
.
Poi
ella
scappò
via
dicendo
:
-
-
Vado
a
scrivere
.
Egli
s
'
alzò
per
tenerle
dietro
,
per
dirle
:
lascia
stare
,
non
voglio
....
Poi
rimase
irresoluto
,
sopra
pensiero
.
-
-
Puh
!
-
-
disse
poscia
,
tornando
lentamente
indietro
,
-
-
lasciamo
correre
....
Come
la
prenderà
lei
?
...
Non
verrà
....
forse
....
anzi
certo
....
non
verrà
.
Accese
un
sigaro
.
-
-
Sarei
curioso
,
pensò
,
di
vedere
cosa
dirà
....
Dopo
tutto
,
era
impossibile
che
non
c
'
incontrassimo
quest
'
inverno
....
E
se
viene
?
...
Ebbene
,
vedrà
come
sono
le
cose
,
e
che
non
ho
perso
nulla
....
lasciandola
.
Il
sigaro
non
si
voleva
accendere
.
-
-
Curioso
-
-
continuò
il
Duca
,
parlando
sempre
tra
sè
.
-
-
Curioso
davvero
....
Che
idea
da
stordita
ha
avuta
Milla
!
...
Imparerà
a
vestirsi
,
ciò
le
gioverà
....
E
se
non
venisse
,
quell
'
altra
?
...
Diavolo
d
'
un
sigaro
,
non
vuol
saperne
d
'
accendersi
....
_
Tout
passe
,
tout
casse
,
tout
lasse
!
_
Chi
sarà
ora
?
...
Ancora
il
Viscontino
?
...
Eh
!
sapremo
!
...
Quando
si
dice
il
caso
!
Per
fortuna
che
son
sicuro
di
me
stesso
e
che
....
Non
finì
il
pensiero
.
Lo
sigaro
s
'
era
acceso
,
ed
egli
fumava
coll
'
intima
delizia
d
'
un
esperto
.
-
-
Non
verrà
!
-
-
disse
risolutamente
al
fumo
azzurro
del
suo
sigaro
.
-
-
Non
verrà
!
-
-
Ecco
-
-
pensava
,
dal
canto
suo
,
Milla
con
una
specie
di
gaiezza
nervosa
.
-
-
Ecco
l
'
avvenire
sicuro
....
-
-
Ma
nella
gioia
del
suo
trionfo
era
stanca
,
agitata
.
Oh
Milla
!
se
tu
avessi
avuto
tua
madre
!
...
VI
.
Quando
la
disdetta
ci
si
mette
,
è
inutile
,
non
si
può
vincerla
,
nè
impattarla
.
La
casa
era
in
ordine
,
gli
appartamenti
in
pieno
assetto
.
Ma
il
capo
di
scuderia
,
quell
'
inglese
antipatico
,
aveva
,
laconicamente
sì
,
ma
colla
più
testarda
ostinazione
,
chiesti
i
suoi
otto
giorni
.
Proprio
in
quell
'
epoca
!
Andava
via
all
'
ultimo
di
settembre
,
e
verso
i
due
o
i
tre
d
'
ottobre
capitavano
i
conti
Garbi
,
i
primi
fra
gli
invitati
.
Giuliano
era
sulle
spine
.
Come
supplire
lì
per
lì
?
E
per
l
'
appunto
gli
premeva
immensamente
d
'
avere
in
quei
giorni
un
servizio
elegante
,
inappuntabile
di
scuderia
.
Voleva
telegrafare
a
Parigi
,
a
Londra
,
a
Napoli
.
Ma
il
signor
Damelli
gli
diede
un
suggerimento
più
pratico
:
-
-
Provi
Drollino
.
-
-
Drollino
!
-
-
disse
il
Duca
,
attonito
e
scontento
.
-
-
Drollino
!
Poi
,
ripensandoci
,
cominciò
a
persuadersi
....
Dopo
tutto
....
aveva
un
personale
adatto
,
quel
monello
!
E
,
ormai
,
della
sua
valentìa
non
poteva
più
dubitare
....
tutti
lo
designavano
pel
più
intelligente
ed
elegante
fra
i
direttori
della
tenuta
....
È
vero
che
era
un
caratteraccio
caparbio
,
insolente
...
,
ma
....
per
la
circostanza
poteva
tornar
utile
;
e
il
Duca
non
pensava
certamente
a
nutrire
rancori
verso
un
palafreniere
che
per
ignoranza
,
senza
dubbio
,
era
stato
disobbediente
ed
ostinato
.
Non
disse
nulla
,
però
,
al
signor
Damelli
.
Si
rivolse
invece
alla
Duchessa
.
Milla
,
lietissima
,
ringraziò
con
effusione
Giuliano
....
per
quel
pensiero
così
delicato
.
E
subito
mandò
a
chiamar
Drollino
.
Quando
se
lo
vide
davanti
serio
,
quasi
cupo
nel
sembiante
,
rimase
per
un
momento
imbarazzata
,
e
l
'
esito
della
commissione
non
le
parve
facile
come
le
era
parso
un
momento
prima
.
Non
gli
diede
l
'
ordine
di
venire
-
-
Milla
non
sapeva
dar
ordini
;
-
-
gli
spiegò
la
cosa
e
il
bisogno
che
avevano
di
lui
,
in
un
modo
gentile
,
esitante
...
,
pregandolo
d
'
accettare
,
per
far
piacere
al
Duca
,
che
aveva
sentito
a
dir
tanto
bene
di
lui
.
Conviene
supporre
che
l
'
espressione
del
viso
di
Drollino
fosse
poco
incoraggiante
,
perchè
Milla
si
sentì
intimidita
,
e
seguitò
,
con
una
voce
mite
mite
,
a
dar
spiegazioni
,
ad
accatastar
motivi
.
Tutto
ciò
,
in
fondo
,
era
ridicolo
;
ma
Milla
l
'
aveva
proprio
quel
mal
vezzo
di
profondere
con
chicchessia
quelle
sue
squisite
delicatezze
di
riguardi
.
Temeva
sempre
di
urtare
qualche
suscettibilità
,
di
ferire
qualche
recondita
sensibilità
di
fibra
....
Drollino
,
sulle
prime
,
ebbe
la
decisa
intenzione
di
rifiutare
.
Lui
....
al
servizio
del
Duca
!
...
ah
!
...
no
,
mai
!
Ma
egli
non
poteva
spiegare
a
sè
stesso
cosa
accadeva
nel
segreto
dell
'
animo
suo
;
la
resistenza
a
quel
desiderio
di
Milla
pareva
farsi
sempre
più
difficile
.
Rimase
stranamente
perplesso
per
un
minuto
;
ascoltando
la
voce
di
Milla
,
udendo
quella
sua
frase
gentile
:
«
e
anche
a
me
,
sai
,
farebbe
tanto
piacere
,
»
ebbe
la
coscienza
d
'
un
potere
arcano
che
lo
attirava
invincibilmente
.
Si
fece
triste
,
e
guardò
a
lungo
,
con
una
espressione
quasi
smarrita
,
i
fiori
variopinti
del
tappeto
.
Poi
alzò
gli
occhi
e
,
di
sfuggita
,
guardò
lei
.
--Verrò....--disse
lentamente
,
con
isforzo
,
come
se
una
possa
arcana
,
alla
quale
egli
obbediva
a
malincuore
,
gli
imponesse
quella
parola
d
'
adesione
.
-
-
Oh
!
bravo
,
bravo
-
-
disse
Milla
,
picchiando
le
manine
una
contro
l
'altra.--Bravo,
Drollino
,
così
va
bene
.
Vieni
subito
.
Ora
,
abbiamo
gente
-
-
continuò
animandosi
-
-
e
il
signor
Duca
sarà
contento
.
Egli
,
freddissimo
,
s
'
inchinò
ed
uscì
.
Appena
fu
sotto
al
portico
,
si
fermò
;
subitamente
pentito
.
Cos
'
aveva
fatto
?
Aveva
accettata
una
nuova
forma
di
schiavitù
;
ora
non
potrebbe
più
battere
la
pianura
in
libertà
,
diventava
anch
'
egli
un
servitore
come
gli
altri
,
un
servitore
del
signor
Duca
.
Sentì
un
impeto
d
'
ira
gonfiargli
il
cuore
,
e
si
voltò
per
tornare
indietro
,
per
andar
a
dire
alla
Duchessa
che
,
assolutamente
,
non
poteva
.
Ma
quella
strada
da
rifare
gli
parve
difficile
,
troppo
difficile
.
Fece
un
gesto
d
'
ira
,
contro
sè
stesso
.
Giunto
a
casa
sua
,
sellò
Mia
,
e
per
molte
ore
del
pomeriggio
nelle
più
lontane
distese
dal
pascolo
,
suonò
concitato
un
galoppo
che
non
s
'
allentava
mai
.
Era
venuto
l
'
ottobre
,
e
con
lui
gli
ospiti
attesi
.
Astianello
diventava
una
villeggiatura
alla
moda
.
Tutti
i
giorni
qualche
gita
,
qualche
divertimento
;
la
servitù
era
sempre
in
moto
,
naturalmente
.
-
-
Ecco
-
-
disse
Battista
,
il
cameriere
del
Duca
,
accennando
una
signora
a
Drollino
dalla
finestra
del
tinello
-
-
è
quella
là
!
-
-
Ah
!
-
-
disse
Drollino
semplicemente
.
-
-
Bella
donna
,
perdio
!
-
-
continuò
Battista
.
-
-
Sett
'
anni
,
capisci
!
Ora
naturalmente
è
finita
,
ma
è
curiosa
però
che
sia
venuta
anche
lei
,
eh
?
-
-
Curiosa
-
-
ripetè
Drollino
.
-
-
È
una
bella
donna
,
infatti
.
Era
una
bella
donna
veramente
,
sana
,
forte
,
attraente
.
In
vece
di
dignità
,
la
sua
fisonomia
possedeva
un
certo
fascino
pronto
,
ricco
d
'
infiniti
sottintesi
d
'
espressione
.
Era
eccessivamente
,
fatalmente
donna
,
e
sapeva
anche
esser
signora
senza
pregiudizio
d
'
ogni
altra
sua
prerogativa
.
Accanto
alla
semplicità
delicata
di
Milla
,
pareva
ancor
più
pomposa
e
stranamente
elegante
.
Nella
sua
ardita
acconciatura
da
mattino
;
la
sua
freschezza
matura
somigliava
alla
fioritura
opulenta
d
'
un
fiore
esotico
,
dal
profumo
irritante
.
Aveva
una
chioma
splendidamente
fulva
,
una
bocca
grande
,
e
un
riso
sonoro
,
che
scopriva
una
dentatura
irregolare
,
ma
d
'
un
bianco
lucente
,
quasi
di
smalto
.
Olga
Dornelli
Zorodoff
era
stata
alquanto
maravigliata
dell
'
invito
di
Milla
,
e
l
'
aveva
accettato
unicamente
perchè
l
'
aveva
interpretato
come
una
sfida
di
Giuliano
.
Aveva
deciso
suo
marito
ad
accompagnarla
,
ed
eran
venuti
.
Dopo
tutto
,
erano
parenti
di
casa
Lantieri
,
e
la
visita
poteva
assumere
una
apparenza
di
plausibità
.
Ed
ora
ella
si
compiaceva
di
esser
venuta
.
Trovava
che
Milla
non
era
punto
male
.
Aveva
capito
subito
che
l
'
invito
era
stato
una
di
quelle
sublimi
assurdità
,
delle
quali
non
può
esser
capace
se
non
la
più
ignara
delle
inesperienze
,
e
l
'
idea
d
'
un
cordiale
ammaestramento
era
penetrato
nella
mente
ben
disposta
della
ex
-
rivale
.
Il
suo
programma
era
benevolo
:
guadagnare
l
'
animo
di
quella
bambina
,
indurla
a
pienamente
tradirsi
,
ridere
un
poco
con
lei
,
e
dirle
:
-
-
Bada
,
bimba
;
non
va
fatto
così
.
Bisogna
cangiar
tattica
.
-
-
Ordinariamente
;
queste
educazioni
fra
donne
sono
una
cosa
molto
spiccia
.
Olga
seppe
ad
Astianello
guadagnare
tutte
le
simpatie
.
Sin
dal
primo
giorno
,
ebbe
gli
uomini
dalla
sua
.
E
le
donne
,
naturalmente
,
tennero
dietro
.
Ma
la
Duchessa
no
.
Milla
aveva
subito
provata
per
la
Baronessa
una
specie
di
avversione
istintiva
.
La
trovava
più
formidabile
di
quanto
l
'
entusiasmo
della
sua
determinazione
gliel
'
avesse
rappresentata
.
Vedendola
,
aveva
subito
imparata
una
crudele
lezione
.
Non
la
temeva
precisamente
;
essa
era
sicura
di
Giuliano
,
oh
!
sicurissima
;
ma
,
nel
segreto
dell
'
animo
suo
,
avrebbe
dato
dieci
,
vent
'
anni
della
sua
vita
per
poter
cancellare
dal
suo
passato
quel
momento
d
'
insana
temerità
ch
'
essa
,
appena
compito
,
aveva
cessato
di
spiegare
a
sè
stessa
.
Non
già
che
colla
Baronessa
fosse
sgarbata
,
o
mancasse
come
che
sia
ai
suoi
doveri
di
padrona
di
casa
.
Oh
,
no
;
era
inappuntabile
nel
suo
contegno
,
nella
sua
cortesia
.
Ma
si
sforzava
ad
esserlo
,
e
talvolta
,
in
quell
'
esattezza
così
rigorosa
,
lo
sforzo
era
visibile
.
Olga
cercava
invano
d
'
accaparrarsi
quell
'
animuccia
di
ex
-
educanda
,
di
cui
voleva
,
moralissimamente
,
farsi
un
trastullo
,
poichè
aveva
generosamente
rinunziato
ad
un
altro
genere
di
divertimento
.
Ma
il
suo
fascino
non
la
serviva
bene
in
questa
occasione
.
Milla
non
le
era
ostile
;
le
era
soltanto
aliena
.
S
'
era
bensì
provata
a
trattarla
altrimenti
,
come
una
amica
;
non
le
riusciva
.
Mentre
la
Russa
l
'
avvolgeva
,
con
un
tatto
infinito
,
nelle
apparenze
di
un
'
intimità
cordiale
ed
affettuosa
,
essa
invece
rifuggiva
,
quasi
per
istinto
,
da
ogni
dimostrazione
d
'
intrinsichezza
.
Non
sapeva
,
colla
schiettezza
ignara
dell
'
animo
suo
prestarsi
ad
una
commedia
che
non
la
persuadeva
.
Ond
'
è
che
agli
ospiti
in
generale
,
Milla
,
con
quella
sua
contegnosità
enigmatica
,
riesciva
meno
simpatica
di
quella
allegra
Baronessa
,
sempre
e
così
schiettamente
cordiale
.
E
Olga
cominciava
a
trovare
più
facili
,
più
piani
i
rapporti
col
Duca
.
Il
loro
passato
non
li
imbarazzava
punto
.
Olga
,
colla
sua
semplicità
sapiente
,
con
quella
sua
inalterabile
uguaglianza
d
'
umore
,
l
'
aveva
abolito
.
Con
una
manovra
,
d
'
un
'
audacia
senza
pari
,
aveva
fatto
punto
e
da
capo
.
Era
convenuto
che
fra
lei
e
Giuliano
non
esisteva
più
se
non
l
'
amicizia
.
Il
Barone
,
dopo
aver
accompagnato
sua
moglie
ad
Astianello
,
era
partito
per
certe
caccie
maremmane
,
ma
promettendo
di
tornare
per
riprenderla
e
condurla
poscia
nel
Mezzogiorno
.
Anche
quello
era
un
matrimonio
che
andava
benissimo
.
*
*
*
*
*
Si
aspettava
la
colazione
in
giardino
.
Olga
,
seduta
in
una
poltrona
americana
,
si
dondolava
con
una
mossa
pigra
,
che
le
stava
bene
.
Milla
,
appoggiata
alla
balaustra
del
terrazzo
,
coglieva
dei
gelsomini
;
accanto
a
lei
,
la
Contessa
Garbi
tentava
con
molto
,
ma
vano
buon
volere
un
acquerello
infelice
.
Più
in
là
,
due
o
tre
signore
si
ostinavano
al
_
croket
_
,
col
concorso
degli
uomini
della
brigata
.
Giuliano
solo
,
postosi
dietro
la
Contessa
Garbi
,
guardava
l
'
acquerello
progredire
,
e
pareva
approvarne
caldamente
l
'
esecuzione
;
ma
ogni
tanto
il
suo
grande
occhio
azzurro
si
distraeva
.
-
-
Mia
cara
Milla
,
tu
disegni
,
nevvero
?
-
-
chiese
dolcemente
la
Baronessa
.
-
-
Avevo
principiato
,
ma
ora
non
disegno
più
,
dacchè
ho
visto
quanto
è
difficile
per
noi
donne
.
-
-
Ma
col
tuo
talento
....
-
-
fu
pronta
ad
aggiungere
la
Russa
.
-
-
Perchè
hai
un
bel
negarlo
,
cara
mammoletta
,
tu
hai
proprio
del
talento
,
e
per
tutto
....
-
-
Trovi
?
-
-
chiese
Milla
impetuosamente
,
dando
,
senza
saper
bene
perchè
,
un
accento
di
ironia
a
quella
parola
.
La
Baronessa
ebbe
un
sorriso
indulgente
,
quasi
materno
.
-
-
E
tu
non
trovi
?
-
-
chiese
in
tono
sommesso
.
Un
silenzio
,
freddino
assai
,
successe
a
quella
domanda
.
-
-
Stupendo
,
-
-
osservò
Giuliano
,
alludendo
al
quadretto
.
Ma
il
suo
sguardo
inquieto
errava
da
Milla
alla
Baronessa
.
-
-
Non
so
,
-
-
rispose
Milla
quasi
distrattamente
.
Vedeva
sul
viso
di
Giuliano
una
specie
di
malcontento
nuovo
;
e
vedeva
sul
volto
di
lei
un
sorriso
dolce
,
pieno
di
benevolenza
,
che
la
turbava
profondamente
.
Ah
!
...
perchè
l
'
aveva
fatta
venir
lì
quella
donna
così
calma
,
della
quale
Giuliano
ammirava
tanto
_
les
toilettes
_
!
Olga
aveva
fatto
una
confidenza
a
Milla
.
Quelle
sue
famose
_
toilettes
_
non
erano
mica
di
Worth
!
Gliele
mandava
una
sarta
modestissima
,
un
vero
genio
dell
'
arte
,
ancora
ignoto
.
Ella
sola
l
'
aveva
indovinata
,
e
si
guarderebbe
bene
di
dar
l
'
indirizzo
di
quella
sua
scoperta
ad
un
'
altra
signora
.
Per
lei
però
,
per
Milla
,
sì
,
avrebbe
fatta
una
eccezione
.
Ma
Milla
,
adducendo
a
scusa
l
'
affezione
da
lei
serbata
alla
sua
vecchia
sarta
,
aveva
rifiutato
:
-
-
No
,
grazie
.
-
-
Ah
!
-
-
pensò
Olga
;
E
quando
udì
quel
«
Trovi
?
»
lo
mise
da
parte
assieme
al
«
No
,
grazie
.
»
La
Garbi
s
'
era
alzata
per
andar
a
cercare
più
in
disparte
un
gruppo
d
'
alberi
meno
difficili
a
copiare
.
Milla
si
vide
sola
fra
suo
marito
e
la
Baronessa
.
Essi
tacevano
.
La
Duchessa
provò
un
timore
strano
,
che
tacessero
per
causa
sua
.
Un
orgoglio
intimo
le
morse
il
cuore
,
e
di
subito
,
cedendo
all
'
impulso
primo
,
che
ancor
non
sapeva
nè
scrutare
,
nè
dominare
,
s
'
allontanò
.
I
due
però
continuarono
a
tacere
.
-
-
Mio
caro
-
-
disse
finalmente
Olga
,
-
-
voi
siete
l
'
uomo
il
più
fortunato
di
questo
mondo
.
Vostra
moglie
è
....
-
-
Un
angelo
,
-
-
interruppe
placidamente
Giuliano
.
-
-
Ah
!
-
-
continuò
Olga
non
meno
placidamente
-
-
lo
sapete
?
-
-
Ma
l
'
avete
detto
tante
volte
....
sfido
io
.
-
-
Non
mai
abbastanza
,
mio
caro
.
Quando
si
hanno
delle
fortune
di
questa
entità
,
bisogna
capacitarsene
.
Egli
alzò
le
spalle
sorridendo
.
-
-
Creolo
!
-
-
disse
la
Baronessa
.
Giuliano
si
fe
'
serio
.
Non
rispose
.
Guardava
laggiù
,
in
fondo
,
nelle
brume
della
pianura
.
Milla
camminava
diritta
pel
viale
,
senza
voltarsi
.
Olga
disse
ancora
a
Giuliano
ch
'
egli
aveva
una
moglie
adorabile
;
glielo
disse
sei
giorni
dopo
a
cena
.
Ordinariamente
,
non
si
cenava
alla
villa
.
Quel
giorno
,
però
,
una
gita
lunga
e
divertentissima
aveva
ricondotto
la
comitiva
ad
ora
tarda
e
s
'
era
sentita
la
necessità
di
un
gaio
:
_
souper
_
.
Alle
frutta
la
Baronessa
tornò
sull
'
argomento
.
-
-
Adorabile
!
Guardate
come
le
sta
bene
quel
costume
pifferaro
...
;
ecco
....
avrebbe
bisogno
di
esser
sempre
così
....
contenta
e
animata
.
È
di
carattere
molto
calmo
,
nevvero
?
...
-
-
Sì
,
-
-
rispose
Giuliano
.
E
soggiunse
:
-
-
Un
poco
di
champagne
,
Baronessa
?
-
-
No
,
basta
;
grazie
.
Voi
ne
avete
già
bevuti
cinque
bicchieri
...
Veramente
,
questo
è
eccellente
.
-
-
Non
c
'
è
male
,
infatti
;
io
però
preferisco
....
-
-
Il
_
Tokay
_
,
-
-
suggerì
prontamente
la
Baronessa
.
Poi
,
in
modo
che
si
vedesse
bene
,
si
morse
le
labbra
.
Ah
!
le
era
sfuggito
....
Egli
depose
il
bicchiere
e
la
guardò
....
Ah
!
si
ricordava
!
Sorrise
e
bevette
.
Dopo
tutto
,
che
male
c
'
era
?
Essa
cominciò
subito
a
parlar
di
tutt
'
altro
.
Poi
,
come
se
cercasse
un
rifugio
più
definitivo
,
tornò
sull
'
argomento
di
Milla
.
-
-
Vi
assicuro
che
è
simpaticissima
.
Giuliano
si
mise
a
ridere
.
-
-
Proprio
?
-
-
chiese
.
E
,
con
quell
'
eterno
vezzo
che
hanno
tanti
a
questo
mondo
di
mostrare
o
di
fingere
lo
sprezzo
di
tutto
ciò
che
loro
appartiene
,
soggiunse
:
-
-
Puh
!
una
buona
ragazzetta
!
-
-
Oh
,
Giuliano
!
-
-
insistè
la
Russa
.
-
-
Orsù
,
datemi
retta
;
ascoltate
il
parere
d
'
una
vecchia
amica
.
-
-
Vecchia
?
!
-
-
interruppe
Giuliano
,
guardando
cogli
occhi
lustri
quel
viso
fresco
,
forte
,
sodo
,
dove
la
vita
rigogliosa
imperava
.
Si
guardarono
sorridendo
.
Essa
era
sicura
del
pensiero
che
quella
parola
gli
andava
suscitando
nella
mente
,
sicura
della
parola
che
avrebbe
tenuto
dietro
a
quel
pensiero
.
E
nella
fiacca
,
pigra
facilità
dell
'
animo
di
Giuliano
,
nella
vigliaccheria
di
quel
momento
,
stranamente
foggiato
dai
ricordi
ravvivati
dallo
sciampagna
,
quella
parola
uscì
lenta
,
strascicata
sulle
sue
labbra
:
-
-
Vecchia
,
cioè
prima
!
-
-
Oh
!
-
-
rispose
lietamente
Olga
-
-
c
'
è
qualche
cosa
di
meglio
dell
'
esser
la
prima
.
-
-
Cioè
?
-
-
chiese
languidamente
Giuliano
.
-
-
Esser
l
'
ultima
,
per
esempio
.
Egli
non
rimase
soddisfatto
.
Fece
una
smorfia
bizzarra
,
grottesca
,
e
questa
esprimeva
un
tale
ammasso
di
contraddizioni
intime
,
involontarie
forse
,
ma
così
patenti
,
che
la
Baronessa
non
potè
trattenere
un
gaio
scoppio
di
risa
.
-
-
Quante
sciocchezze
!--rispose.--Ora
datemi
un
mandarino
,
e
state
zitto
.
Mentre
sbucciava
il
mandarino
,
mandò
di
sbieco
una
lunga
occhiata
verso
Milla
,
che
calma
,
dignitosa
,
ma
un
po
'
pallida
,
guardava
ogni
tanto
laggiù
,
verso
loro
.
«
Perchè
non
hai
voluto
venir
con
me
nel
_
drag
_
?
»
pensava
la
Baronessa
.
«
Guarda
ora
!
»
E
si
voltò
verso
Giuliano
:
-
-
Vi
prego
,
fatemi
fresco
.
Gli
porse
il
suo
ventaglione
di
piume
d
'
aquila
,
ed
egli
cominciò
coscienziosamente
a
farle
fresco
.
-
-
Il
caffè
....
-
-
ordinò
bruscamente
la
Duchessa
,
-
-
di
là
....
in
sala
!
*
*
*
*
*
Drollino
era
capo
di
scuderia
,
disponeva
e
preparava
gli
attacchi
,
assegnava
il
posto
ai
cocchieri
e
ai
palafrenieri
.
Egli
non
saliva
mai
a
cassetto
.
Pure
una
volta
gli
accadde
di
farlo
.
E
fu
così
.
La
Duchessa
voleva
andare
,
sola
,
ad
un
certo
santuario
distante
quasi
tre
miglia
da
Astianello
.
Accanto
a
quel
santuario
,
in
un
vecchio
convento
,
pochi
frati
agostiniani
esaurivano
quietamente
l
'
esistenza
propria
e
quella
della
casa
.
Fra
essi
si
trovava
il
confessore
della
Duchessa
,
il
buon
sacerdote
a
cui
era
toccato
il
facile
còmpito
di
guidare
quell
'
anima
innocente
e
soave
.
Essa
andava
a
trovarlo
ogni
tanto
,
facendosi
per
lo
più
accompagnare
da
una
vecchia
cameriera
.
Suo
marito
,
compiacente
qual
'
era
,
le
permetteva
queste
debolezze
,
col
patto
,
ben
inteso
,
di
non
farsene
complice
.
In
quella
notte
,
nella
stanza
coi
parati
celesti
c
'
era
stato
un
gran
silenzio
.
Giuliano
e
Milla
,
turbati
entrambi
,
avevano
finto
ognuno
un
sonno
straordinario
.
Milla
stava
immota
,
tutta
raccolta
al
suo
posto
,
cogli
occhi
spalancati
nel
buio
,
colle
mani
strette
tenacemente
sul
petto
.
Ora
che
nessuno
poteva
vederla
,
si
mordeva
le
labbra
....
Oh
,
com
'
era
stata
imprudente
!
Non
accusava
nessuno
,
no
....
ma
perchè
soffriva
tanto
....
perchè
il
ricordo
di
tanti
episodi
di
quella
gita
le
riesciva
intollerabile
?
....
perchè
si
rammentava
ora
tante
piccole
,
piccolissime
cose
?
...
perchè
le
recavano
un
fastidio
così
intollerabile
?
...
La
sera
precedente
a
quella
notte
s
'
era
fatta
tardi
ballando
nel
gran
salone
illuminato
....
ella
li
aveva
visti
più
volte
assieme
...
stretti
nei
giri
molli
d
'
una
mazurka
di
Chopin
....
Le
altre
coppie
non
ballavano
a
quel
modo
,
pallidi
,
in
silenzio
....
Oh
!
come
la
martellava
quel
ricordo
così
recente
!
che
ansie
senza
nome
le
destava
in
cuore
!
Si
sentì
quasi
infelice
.
E
pensò
alla
necessità
d
'
un
consiglio
....
al
conforto
d
'
una
parola
intima
,
segreta
di
consolazione
....
Sì
,
andrebbe
al
convento
da
padre
Loria
,
ci
andrebbe
subito
,
di
gran
mattino
,
mentre
le
altre
signore
,
stanche
,
dormirebbero
ancora
mentre
lui
....
Giuliano
....
sarebbe
tuttora
addormentato
.
Il
suo
dolore
senza
nome
,
cullato
da
quella
risoluzione
,
s
'
acquietò
in
una
malinconia
spossata
,
che
le
procurò
un
po
'
di
sonno
.
Giuliano
dormì
pure
assai
poco
,
durante
quella
notte
.
Era
anch
'
egli
profondamente
turbato
;
nei
sensi
,
nella
mente
,
in
quel
po
'
di
animo
che
Dio
gli
aveva
consentito
.
Sentiva
d
'
essere
su
una
via
pericolosa
,
di
subire
un
fascino
che
non
era
meno
potente
di
prima
,
benchè
lo
fosse
altrimenti
.
Egli
avvertiva
bene
,
in
quella
specie
di
falsa
amicizia
che
aveva
,
senz
'
avvedersene
,
stretta
colla
Baronessa
,
il
fermento
dell
'
antica
passione
,
sentiva
l
'
impero
di
quella
donna
ch
'
egli
aveva
creduto
un
momento
di
poter
punire
,
mortificare
,
presentandosele
in
tutta
la
pompa
della
sua
felicità
.
E
ora
,
che
suono
bizzarro
aveva
quella
parola
in
bocca
sua
!
...
Ebbe
anch
'
egli
una
brusca
,
strana
consolazione
.
In
fin
dei
conti
,
Milla
non
aveva
_
diritto
_
di
lagnarsi
di
nulla
.
Egli
era
tuttora
un
marito
....
fedele
....
E
lo
sarebbe
....
diavolo
....
non
c
'
era
pericolo
del
contrario
....
Ma
non
si
poteva
negare
che
Olga
....
perdio
,
che
donna
di
spirito
!
E
il
Viscontino
!
non
era
vero
niente
....
gliel
'
aveva
assicurato
lei
,
positivamente
.
*
*
*
*
*
La
Duchessa
s
'
alzò
di
buonissima
ora
,
dopo
avere
,
nell
'
incerta
luce
del
mattino
che
penetrava
dalla
porta
socchiusa
,
gettato
uno
sguardo
triste
e
appassionato
verso
Giuliano
.
Egli
dormiva
ora
,
bellissimo
nella
sua
attitudine
riposata
e
serena
.
Essa
richiuse
la
porta
,
procurando
di
non
far
rumore
,
per
non
destarlo
.
Mentre
si
pettinava
,
mandò
giù
la
Carolina
,
la
sua
cameriera
prediletta
,
ad
avvisare
che
attaccassero
subito
la
_
vittoria
_
.
La
ragazza
,
una
bella
e
franca
giovanotta
,
fece
la
commissione
a
Drollino
.
Questi
chiese
laconicamente
:
-
-
Sola
?
-
-
Eh
!
certo
!
-
-
rispose
la
giovane
,
che
trovava
Drollino
un
originale
_
mica
antipatico
_
-
-
chi
vuol
l
'
accompagni
al
convento
a
quest
'
ora
?
il
signor
Duca
?
...
forse
?
...
Quel
«
forse
»
biricchino
,
e
illustrato
da
un
sorriso
maliziosetto
,
avrebbe
potuto
essere
un
programma
di
conversazione
;
ma
il
capo
di
scuderia
non
lo
considerò
sotto
quest
'
aspetto
.
Fece
un
cenno
col
capo
,
e
s
'
allontanò
.
--Stupido!...--pensò
la
ragazza
mentre
,
leggermente
indispettita
,
teneva
dietro
collo
sguardo
a
quell
'
originale
.
Questi
se
ne
andò
a
dar
gli
ordini
.
Ma
non
accennò
al
cocchiere
che
avrebbe
dovuto
guidare
la
_
vittoria
_
.
Quando
tutto
fu
pronto
,
egli
stesso
salì
in
serpino
.
La
Duchessa
scese
verso
le
otto
,
vestita
semplicissimamente
,
e
seguita
dalla
Tonia
,
la
vecchia
guardarobiera
.
Il
legno
aspettava
davanti
alla
scalinata
dell
'
atrio
.
A
cassetta
,
a
fianco
del
domestico
,
stava
Drollino
,
colle
redini
in
mano
,
bellissimo
nel
suo
_
raglan
_
bianco
.
Si
misero
in
via
,
con
un
tempaccio
malinconico
.
Una
nebbia
grigia
serrava
la
campagna
circostante
,
circuendo
gli
orizzonti
in
una
sfumatura
umida
e
greve
.
Giunsero
finalmente
,
e
la
carrozza
si
fermò
sul
piazzale
del
Santuario
.
La
Duchessa
scese
,
e
la
sua
delicata
personcina
scomparve
dietro
il
portone
,
ingolfandosi
nell
'
ombra
mite
e
tiepida
della
chiesa
.
Drollino
,
facendo
muovere
lentamente
i
cavalli
,
aspettò
un
'
ora
all
'
incirca
sul
piazzale
deserto
,
ornato
da
due
filari
di
tisiche
acacie
,
sulle
quali
il
cadere
continuo
e
minuto
della
pioggia
produceva
un
lieve
strepito
cadenzato
e
susurrante
.
Finalmente
Milla
riapparve
.
Si
fermò
un
istante
sulla
soglia
,
guardando
il
tempo
.
Si
vedeva
che
aveva
pianto
molto
,
e
con
quell
'
effusione
ardente
che
,
nei
dolori
delle
anime
giovani
,
diventa
bene
spesso
un
trasporto
delirante
.
E
doveva
aver
pregato
con
una
fede
intensa
,
piena
di
passione
e
d
'
angoscia
.
Il
visino
aveva
pallidissimo
,
gli
occhi
gonfi
e
sbattuti
,
con
un
gran
cerchio
livido
.
Il
labbro
serbava
ancora
un
po
'
di
tremito
,
la
mano
stringeva
sul
petto
il
libro
di
preghiere
,
come
quella
d
'
un
guerriero
che
preme
l
'
elsa
della
spada
consueta
,
nel
giorno
della
battaglia
.
Drollino
vide
tutto
ciò
.
Sentì
uno
strano
rimescolìo
....
Ah
!
la
padroncina
piangeva
....
la
padroncina
pregava
....
Ed
egli
sapeva
perchè
....
Battista
,
il
cameriere
del
Duca
,
aveva
detto
un
giorno
,
tra
due
bicchierini
di
cognac
:
-
-
La
signora
ha
paura
della
Russa
....
-
-
E
aveva
ammiccato
,
in
modo
che
si
sapesse
,
che
si
capisse
,
perchè
la
padrona
aveva
paura
della
Russa
....
Drollino
fece
avanzare
i
cavalli
sino
a
che
la
_
vittoria
_
fosse
proprio
di
fianco
alla
porta
;
poi
,
gettate
le
redini
fra
le
mani
del
domestico
attonito
,
fu
d
'
un
balzo
a
terra
.
Rialzò
il
mantice
e
abbassò
il
grembiale
di
cuoio
;
porse
quindi
rispettosamente
il
gomito
alla
Duchessa
per
aiutarla
a
salire
.
Allora
soltanto
Milla
lo
ravvisò
.
Sul
suo
visino
stravolto
passò
il
mesto
sforzo
d
'
un
sorriso
....
essa
aveva
ancora
tanta
voglia
di
piangere
!
...
Ma
nel
suo
sguardo
stanco
c
'
era
come
una
inconscia
preghiera
,
un
ignaro
appello
alla
compassione
e
alla
simpatia
.
Essa
era
tuttora
agitatissima
;
calda
ancora
del
recente
slancio
religioso
,
aveva
il
cuore
pieno
di
quell
'
entusiasmo
profondo
della
preghiera
che
,
di
tutto
,
fa
anima
e
fraternità
!
Ci
voleva
ben
poco
per
maggiormente
commoverla
.
Infatti
,
la
vista
di
quella
persona
,
ch
'
ella
sapeva
essere
affezionata
a
lei
,
alla
memoria
del
padre
suo
,
le
fece
in
quello
strano
momento
un
effetto
non
meno
strano
.
Nel
dolore
delle
sue
inquietudini
,
del
suo
isolamento
morale
,
Drollino
le
parve
quasi
un
amico
.
Lo
guardò
con
una
dolcezza
ignara
,
ma
affettuosa
,
e
per
un
momento
,
senza
saperlo
,
come
una
persona
stanca
che
cerchi
un
appoggio
,
trattenne
la
sua
mano
nuda
,
tremante
,
su
quella
,
guantata
di
camoscio
,
che
Drollino
teneva
pronta
per
aiutarla
a
salire
.
Un
brivido
forte
,
ma
tosto
represso
,
agitò
per
un
secondo
la
magra
persona
di
Drollino
.
Un
lampo
,
subito
smorzato
,
passò
nei
suoi
occhi
neri
;
poi
egli
chinò
la
testa
come
un
colpevole
,
e
,
sorreggendo
Milla
colla
forza
del
suo
pugno
d
'
acciaio
,
l
'
aiutò
a
salire
in
carrozza
.
Essa
non
s
'
accorse
per
nulla
dell
'
impressione
violenta
che
Drollino
aveva
risentito
in
tutte
le
fibre
dell
'
esser
suo
.
Drollino
fu
d
'
un
salto
a
cassetta
,
e
via
,
di
trotto
serrato
,
per
la
strada
fangosa
.
La
Duchessa
,
rannicchiata
nel
suo
_
plaid
_
,
immersa
in
uno
di
quegli
assoluti
abbattimenti
d
'
animo
e
di
corpo
che
susseguono
quasi
sempre
all
'
ardore
d
'
un
sincero
sfogo
della
mente
o
del
cuore
,
si
abbandonava
al
rapido
moto
della
carrozza
.
Il
suo
sguardo
inerte
si
smarriva
nella
nebbiosità
malinconica
,
velata
di
piova
,
della
campagna
.
E
Drollino
faceva
volare
i
cavalli
.
Li
sferzava
continuamente
,
eccitandoli
con
certi
_
ehp
!
_
stridenti
,
che
parevano
metter
loro
il
diavolo
in
corpo
.
Il
domestico
,
intimorito
,
lo
guardava
ogni
tanto
,
senza
ardire
d
'
interrogarlo
.
Nell
'
interno
della
_
vittoria
_
la
vecchia
guardarobiera
,
sgomentata
,
ripeteva
sommessamente
delle
innumeri
_
Ave
Marie
_
.
La
Duchessa
non
avvertiva
nulla
di
quelle
preghiere
,
nè
di
quel
timore
.
Calcolava
quanti
giorni
dovevano
passare
,
prima
che
spuntasse
quello
della
partenza
di
Olga
.
Giunsero
a
casa
senza
inconvenienti
.
Milla
,
nello
scendere
,
s
'
accorse
che
a
mala
pena
si
reggeva
in
piedi
.
Si
ricordò
che
non
aveva
ancor
preso
nulla
;
e
perciò
,
invece
di
dirigersi
verso
il
proprio
appartamento
,
pensò
di
fermarsi
un
momento
in
sala
da
pranzo
.
Questa
si
trovava
in
un
'
altr
'
ala
della
villa
,
dove
il
rumore
della
carrozza
che
giungeva
poteva
benissimo
non
essere
stato
avvertito
.
La
tavola
per
la
colazione
comune
non
era
ancora
preparata
;
ma
,
in
un
cantuccio
appartato
nel
vano
d
'
una
finestra
,
un
tavolino
elegantissimamente
apparecchiato
,
faceva
testimonianza
di
un
allegro
asciolvere
,
testè
compiuto
da
due
persone
.
Infatti
,
il
Duca
e
la
Baronessa
Olga
avevano
allora
finito
di
prendere
il
caffè
.
Erano
soli
;
nè
ospiti
,
nè
servi
.
Nella
stanza
vicina
però
risuonava
incessante
il
_
clic
clac
_
delle
palle
da
bigliardo
,
urtantisi
continuamente
sul
panno
verde
,
e
un
incrociarsi
non
meno
insistente
di
voci
mascoline
.
Olga
era
avvolta
in
un
'
ampia
veste
da
camera
di
_
cachemir
_
rosso
cupo
,
e
il
suo
collo
spariva
nelle
pieghe
intralciate
d
'
una
grande
sciarpa
di
trina
fiamminga
.
L
'
energia
slava
della
testa
spiccava
maravigliosamente
su
quel
piedestallo
di
trapunto
e
sullo
sfondo
di
cuoio
cesellato
della
tappezzeria
.
La
Baronessa
sedeva
,
molto
allungata
,
su
una
poltrona
,
con
un
braccio
penzolone
.
Fumava
una
sigaretta
di
tabacco
orientale
ed
un
molle
sorriso
sfiorava
,
tra
le
fresche
gote
carnose
,
le
tumide
e
rosse
sue
labbra
.
Giuliano
le
era
seduto
vicino
,
a
cavalcioni
su
una
sedia
,
e
teneva
posata
una
mano
sulla
spalliera
della
poltrona
.
Aveva
chinata
la
sua
faccia
,
così
bionda
e
regolare
,
verso
di
lei
,
tuffando
con
visibile
piacere
il
naso
armato
di
_
pince
-
nez
_
,
nel
fumo
acremente
profumato
della
sigaretta
.
Poi
d
'
un
tratto
,
arretrando
il
naso
colla
mossa
d
'
un
fanciullo
che
s
'
allontana
dal
frutto
proibito
,
mandò
un
sospiro
tra
mesto
e
comico
.
-
-
Ahimè
!
-
-
disse
poscia
con
un
accento
che
anch
'
esso
aveva
un
po
'
del
burlevole
,
un
po
'
del
patetico
.
-
-
Sapete
cosa
mi
figuro
in
questo
momento
?
Ella
lo
sapeva
benissimo
,
e
non
si
diede
la
pena
di
chiedere
cosa
fosse
.
Ed
egli
,
per
non
lasciar
morire
il
discorso
,
finì
la
frase
così
:
-
-
Mi
figuro
,
il
vostro
_
boudoir
_
granata
e
rosa
.
-
-
Sciocchezze
....
mio
caro
;
quel
ch
'
è
stato
è
stato
.
Non
è
egli
convenuto
che
voi
siete
per
l
'
appunto
il
più
felice
degli
uomini
?
E
se
mai
,
in
vita
vostra
,
avete
fatto
delle
corbellerie
,
è
giusto
....
-
-
Ch
'
io
le
sconti
,
nevvero
?
-
-
chiese
Giuliano
con
un
'
amarezza
d
'
accento
che
voleva
esser
patetica
.
Ella
ebbe
un
maligno
sorriso
:
-
-
Ma
,
mio
caro
creolo
,
voi
siete
sempre
stato
molto
indipendente
,
e
avete
voluto
....
-
-
No
....
non
fui
io
,
a
volerlo
-
-
rispose
stizzosamente
-
-
è
stata
mia
madre
.
-
-
Ah
!
-
-
diss
'
ella
.
E
lo
guardò
sorridendo
,
con
quel
sorriso
che
scopriva
tutto
quanto
il
lucido
avorio
dei
suoi
denti
.
In
quella
giornata
grigia
,
piovosa
,
nella
atmosfera
cupa
dell
'
antica
sala
da
pranzo
,
il
suo
volto
aveva
una
formidabile
espressione
di
vita
,
di
moto
,
che
aizzava
il
sangue
....
Giuliano
si
sentiva
diventar
vile
,
vile
....
vile
....
Essa
si
mise
a
ridere
,
ma
,
nella
direzione
di
quell
'
occhio
azzurro
,
languido
che
la
guardava
ricordando
,
mandò
un
po
'
di
fumo
,
che
somigliava
a
un
sospiro
inebriante
....
-
-
Olga
-
-
disse
il
Duca
senza
curarsi
d
'
abbassare
la
voce
-
-
ditemi
,
oh
ditemi
che
non
tutte
le
corbellerie
sono
irreparabili
,
e
che
quella
immensa
,
mastodontica
ch
'
io
commisi
nel
prender
moglie
....
Olga
,
con
uno
dei
suoi
più
chiassosi
scoppi
di
risa
,
gli
troncò
la
parola
in
bocca
.
Aveva
veduta
la
Duchessa
,
rigida
,
immobile
sulla
soglia
,
di
fronte
a
loro
.
Aveva
udito
?
Giudicando
dal
suo
aspetto
,
c
'
era
poca
speranza
d
'
una
risposta
negativa
.
Ma
Olga
pensò
che
la
fortuna
arride
agli
audaci
,
e
con
un
gesto
appena
percettibile
avvertì
Giuliano
.
Poi
,
con
una
disinvoltura
superiore
ad
ogni
plauso
,
s
'
alzò
,
e
,
col
più
amabile
,
col
più
cordiale
dei
suoi
sorrisi
,
andò
ad
incontrar
la
Duchessa
.
-
-
Buon
giorno
,
cara
,
come
stai
?
Sono
scesa
di
buon
'
ora
,
nevvero
?
Le
altre
dormono
ancora
....
che
pigrone
!
E
così
,
com
'
è
andata
la
tua
gita
misteriosa
?
Milla
non
rispondeva
,
nè
accennava
di
udire
.
Ansimava
,
e
,
con
un
gesto
nervoso
e
macchinale
,
tentava
di
togliersi
i
guanti
.
-
-
Poverina
!
-
-
continuava
Olga
,
sempre
più
premurosa
,
-
-
si
vede
che
sei
molto
stanca
.
Lo
credo
....
con
questo
tempaccio
....
Stavo
appunto
dicendo
a
tuo
marito
....
-
-
Sicuro
....
sicuro
-
-
interruppe
Giuliano
,
per
secondare
la
Baronessa
.
-
-
Giusto
....
mi
diceva
,
e
io
rispondeva
che
tu
facevi
malissimo
,
ch
'
era
una
delle
tue
ubbie
solite
,
e
che
io
permettendolo
avevo
fatto
una
corbel
....
Ma
la
Baronessa
,
che
studiava
attentamente
il
viso
di
Milla
,
troncò
con
uno
sguardo
la
trovata
del
Duca
.
-
-
Ti
senti
male
?
-
-
chiese
alla
Duchessa
,
con
un
mirabile
crescendo
di
gentilezza
.
Milla
non
rispose
;
si
sentiva
la
gola
serrata
da
uno
spasimo
isterico
.
Eppure
voleva
parlare
....
voleva
dirla
una
parola
atta
ad
esprimere
il
senso
d
'
indignazione
che
la
padroneggiava
.
Ma
l
'
agitazione
nervosa
che
scuoteva
tutta
la
sua
povera
personcina
fu
più
forte
di
lei
.
Milla
si
sentiva
smarrire
,
non
ci
vedeva
quasi
più
,
sentiva
nelle
orecchie
uno
scampanio
stridente
.
Vacillava
,
e
,
per
non
cadere
,
s
'
appoggiò
con
ambe
le
mani
a
un
tavolino
lì
presso
.
Olga
le
corse
vicino
,
e
volle
sostenerla
.
Milla
,
nel
suo
smarrimento
,
avvertì
il
pericolo
di
quel
contatto
,
e
provò
un
sentimento
così
violento
di
ripulsione
e
d
'
orgoglio
che
per
un
istante
si
riebbe
,
galvanizzata
....
Si
rizzò
,
diede
un
passo
addietro
,
e
dalle
labbra
smorte
le
uscì
un
«
No
»
vibrato
....
pieno
d
'
odio
e
di
ribellione
.
Nella
vasta
sala
da
pranzo
ci
fu
un
momento
di
silenzio
....
poco
piacevole
.
Poi
,
a
un
tratto
,
la
Duchessa
svenne
.
VII
.
Eran
tutte
nel
salotto
rosso
,
un
po
'
agitate
,
un
po
'
inquiete
.
-
-
Veramente
....
Milla
si
era
sentita
male
?
...
Oh
!
poveretta
!
Ma
come
....
perchè
?
...
Forse
,
la
stanchezza
del
ballo
....
-
-
Già
-
-
osservò
la
Garbi
,
-
-
si
vedeva
,
sulla
fine
,
ch
'
era
un
po
'
abbattuta
.
-
-
No
,
-
-
sentenziò
una
vecchia
signora
.
-
-
Sarà
qualche
cosa
,
qualche
novità
.
-
-
Magari
!
-
-
risposero
in
coro
il
più
delle
signore
,
con
qualche
sorrisetto
....
--Davvero?...--osservò
Olga
,
ch
'
era
entrata
in
quel
momento
.
-
-
Che
bella
cosa
sarebbe
,
che
felicità
per
entrambi
!
...
-
-
Tu
eri
in
sala
,
nevvero
....
quando
quella
poveretta
si
sentì
male
?
-
-
chiese
la
contessina
Ghisneri
.
-
-
Per
l
'
appunto
,
mia
cara
,
n
'
ebbi
uno
spavento
grandissimo
.
Io
ero
scesa
a
_
déjeuner
_
....
A
un
tratto
,
Milla
comparisce
sulla
soglia
,
pallida
come
uno
spettro
.
Era
stata
,
Dio
sa
dove
,
a
far
la
meditazione
....
che
so
io
....
a
confessarsi
.
Sapete
,
poverina
,
quanto
è
pia
,
quanto
è
buona
!
Convien
dire
che
l
'
umido
le
avesse
fatto
male
,
che
si
fosse
strapazzata
....
Poi
,
è
delicatina
,
nevvero
?
...
Insomma
,
la
vidi
annaspare
,
poi
svenne
....
lì
....
sui
due
piedi
.
Corsi
subito
a
sostenerla
,
gridai
....
chiamai
;
per
fortuna
,
c
'
era
gente
nella
sala
del
bigliardo
....
Venne
subito
anche
il
Duca
....
scesero
le
cameriere
;
la
portammo
su
....
Si
riebbe
a
poco
a
poco
,
e
l
'
ho
lasciata
or
ora
,
che
stava
meglio
.
-
-
Anderò
su
a
vedere
-
-
disse
la
vecchia
dama
.
-
-
Se
vi
fossero
novità
....
scriverei
subito
alla
Duchessa
Margherita
.
-
-
Dov
'
è
ora
quella
cara
signora
?
-
-
chiese
Olga
.
-
-
Oh
!
sempre
a
Torino
.
E
come
dicevo
....
-
-
Mia
cara
Marchesa
,
-
-
osservò
Olga
con
voce
sommessa
e
carezzevole
-
-
rammento
ora
che
Milla
stava
per
addormentarsi
;
forse
un
po
'
di
sonno
le
gioverebbe
meglio
d
'
ogni
altro
rimedio
.
In
quella
entrò
Giuliano
,
e
tutti
gli
furon
d
'
attorno
a
chiederle
notizie
di
sua
moglie
.
Oh
,
era
una
cosa
da
nulla
....
uno
sconcerto
passeggiero
,
cagionato
dal
freddo
....
dalla
stanchezza
.
Milla
si
era
riavuta
subito
....
mandava
a
salutare
le
sue
buone
amiche
;
dormirebbe
per
qualche
ora
,
e
scenderebbe
senza
dubbio
a
desinare
.
Giuliano
in
cuor
suo
era
di
cattivissimo
umore
.
Che
bestia
era
stato
!
uno
scolaretto
non
ci
sarebbe
cascato
più
scioccamente
....
E
in
complesso
...
per
....
nulla
.
E
ora
chi
sa
che
scena
gli
toccherebbe
,
quanti
rimproveri
gli
rivolgerebbe
Milla
!
Senonchè
,
con
sua
grande
sorpresa
,
Milla
non
gli
aveva
rivolti
rimproveri
di
sorta
.
Quand
'
egli
entrò
in
camera
,
prima
del
pranzo
,
per
chiedere
sue
notizie
,
la
trovò
ancora
coricata
,
immobile
.
Ella
parve
non
avvertirlo
;
chiuse
gli
occhi
.
Giuliano
esitò
un
momento
;
poi
chiamò
dolcemente
:
-
-
Milla
!
-
-
Essa
aprì
gli
occhi
,
con
un
amarissimo
sforzo
di
sorriso
,
poi
,
lentamente
,
li
richiuse
.
-
-
Milla
!
-
-
disse
ancora
Giuliano
.
Ella
non
rispose
...
;
serrò
gli
occhi
più
forte
,
perchè
non
lasciassero
adito
ad
una
lagrima
.
Giuliano
aspettò
un
momento
,
poi
se
ne
andò
;
adagio
e
inquieto
.
Forse
avrebbe
preferita
la
scena
.
Condusse
le
signore
a
fare
una
trottata
.
Tornando
,
si
seppe
che
la
Duchessa
non
scenderebbe
neppure
a
desinare
.
Le
era
sopraggiunta
un
po
'
di
febbre
.
Gli
ospiti
espressero
naturalmente
il
loro
rammarico
;
dopo
di
che
,
ognuno
andò
in
camera
sua
a
vestirsi
pel
pranzo
.
Ma
in
quella
mezz
'
ora
affaccendata
di
pettinature
riedificate
,
di
vitine
assestate
alle
persone
,
di
_
fichus
_
drappeggiati
sulle
spalle
,
di
baffi
incerati
ed
unghie
brillantate
,
una
piccante
notizia
s
'
insinuò
fra
una
stanza
e
l
'
altra
,
venne
scambiata
in
fretta
nella
penombra
dei
corridoi
.
Dal
tinello
dei
domestici
,
d
'
onde
aveva
prese
le
mosse
,
una
frase
fece
rapidamente
il
giro
del
primo
piano
.
Quando
suonò
la
prima
campana
del
pranzo
,
tutti
(
meno
gl
'
interessati
,
s
'
intende
)
sapevano
il
vero
motivo
dello
svenimento
di
Milla
.
Certo
....
era
capitata
inattesa
,
e
aveva
veduto
....
aveva
udito
....
Cosa
?
...
Questo
non
si
diceva
,
prima
perchè
non
si
sapeva
bene
,
e
poi
perchè
nella
reticenza
c
'
era
un
delizioso
sottinteso
,
un
ampio
orizzonte
di
supposizioni
.
L
'
avvenimento
aveva
avuto
un
testimone
inavvertito
,
il
domestico
che
aveva
aperta
,
per
la
Duchessa
,
la
porta
della
sala
da
pranzo
.
Naturalmente
,
le
primizie
dei
commenti
ebbero
luogo
in
cucina
.
Il
passato
di
Olga
e
di
Giuliano
non
era
mai
stato
un
mistero
per
la
servitù
;
la
rinnovata
infatuazione
del
Duca
non
era
certo
sfuggita
a
nessuno
di
quegli
arghi
implacabili
che
si
chiamano
:
i
nostri
domestici
.
Si
parlava
dell
'
accaduto
,
senza
ombra
di
reticenza
.
I
più
compativano
Milla
,
e
fra
questi
erano
,
naturalmente
,
i
dipendenti
nati
della
casa
.
Ma
un
certo
nucleo
si
ostinava
a
proteggere
Olga
,
una
bella
donna
,
perdio
,
e
che
,
quando
montava
a
cavallo
,
mostrava
d
'
avere
un
gran
coraggio
e
un
polso
d
'
acciaio
!
Qualcuno
interpellò
Drollino
:
-
-
Che
te
ne
pare
,
eh
?
...
Ma
egli
non
rispose
;
disse
che
aveva
altro
pel
capo
....
un
certo
puledro
che
gli
pareva
tendere
ad
azzoppare
.
Prese
il
berretto
ed
uscì
,
benchè
piovesse
che
Dio
la
mandava
.
Olga
scese
a
desinare
,
bellissima
nel
velluto
verde
-
oliva
della
sua
ricca
_
toilette
_
.
Ma
alle
_
entrées
_
cominciò
a
sospettare
qualcosa
.
Sorprese
qualche
sorrisetto
bizzarro
,
qualche
occhiata
curiosa
,
che
si
fermava
un
momento
addosso
a
lei
e
poi
fuggiva
rapidissimamente
.
All
'
arrosto
,
era
quasi
certa
;
al
caffè
,
non
serbava
ombra
di
dubbio
.
Qualcuna
si
rivolse
a
lei
per
chiederle
,
con
una
strana
inflessione
di
voce
,
le
notizie
di
quella
_
cara
_
Milla
.
Olga
non
si
scompose
per
nulla
.
Celò
a
meraviglia
la
sua
viva
irritazione
,
fu
più
serena
,
più
affettuosa
,
più
amabile
che
mai
.
Rispose
sempre
a
tuono
,
ignorando
i
sorrisi
,
ostinandosi
a
non
afferrare
nulla
più
del
senso
letterale
delle
varie
interrogazioni
che
le
venivano
rivolte
.
Ma
,
in
fondo
al
cuore
,
era
furibonda
.
Con
Milla
,
ben
inteso
.
Cos
'
era
venuto
in
mente
a
quella
sciocchina
d
'
invitarla
ad
Astianello
per
farle
poi
di
quelle
scene
mute
da
vittima
?
E
il
bello
era
che
lei
non
se
ne
curava
per
nulla
di
quello
stolido
di
Giuliano
,
ed
era
animata
delle
migliori
intenzioni
.
Lui
,
si
sa
,
sfido
io
!
Olga
aveva
voluto
provare
,
divertirsi
un
poco
,
nulla
più
.
L
'
avevano
invitata
per
far
vedere
che
non
la
temevano
;
è
naturale
ch
'
essa
desse
loro
una
piccola
lezione
.
Ma
ora
Milla
,
colle
sue
imprudenze
,
la
metteva
in
una
posizione
falsa
,
seccante
...
,
e
quasi
quasi
meritava
davvero
....
Durante
tutta
la
sera
,
quella
valente
schermitrice
fu
impareggiabile
.
Si
mostrò
così
gentile
,
così
naturalmente
calma
,
seppe
talmente
manovrare
,
celando
l
'
apparenza
d
'
ogni
manovra
,
che
a
poco
a
poco
i
più
creduli
cominciarono
a
dubitare
.
E
giunta
l
'
ora
di
separarsi
pel
riposo
notturno
,
alcune
fra
le
signore
chiedevano
a
sè
stesse
:
-
-
E
se
non
fosse
vero
?
-
-
Molti
aspettavano
l
'
indomani
per
decidere
.
Bisognava
vederle
di
fronte
....
Milla
e
la
Baronessa
.
Davvero
,
sarebbe
interessante
.
A
domani
,
dunque
.
Intanto
non
ci
si
annoiava
ad
Astianello
.
Ma
l
'
indomani
non
fu
apportatore
della
scena
desiderata
.
Milla
non
si
era
alzata
e
la
febbriciattola
perdurava
.
Giuliano
era
crudelmente
imbarazzato
.
I
suoi
doveri
di
padrone
di
casa
lo
assorbivano
in
parte
,
occupavano
buona
parte
del
giorno
;
ma
ogni
tanto
bisognava
pure
che
salisse
a
tener
compagnia
a
sua
moglie
,
e
quelle
brevi
soste
nella
camera
azzurra
non
riescivano
punto
piacevoli
.
Eppure
Milla
continuava
ad
astenersi
dalle
scene
;
essa
non
gli
rivolgeva
mai
la
parola
,
non
lo
guardava
.
Era
sfinita
,
non
provava
che
un
immenso
disgusto
,
un
imperioso
bisogno
di
assopirsi
,
d
'
annientarsi
nell
'
oblio
.
Oh
!
se
avesse
avuto
sua
madre
!
Se
avesse
potuto
chinare
sul
seno
d
'
una
vera
amica
la
sua
povera
testa
così
greve
ed
ardente
e
narrare
,
piangendo
,
la
sua
sventura
!
Ella
,
che
aveva
tanto
d
'
uopo
d
'
amore
,
di
simpatia
!
Si
sentiva
,
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
supremamente
offesa
....
Quando
vedeva
Giuliano
,
il
suo
orgoglio
di
donna
onesta
si
ribellava
,
imponeva
silenzio
all
'
amore
.
Essa
non
poteva
parlargli
,
non
poteva
guardarlo
....
La
forza
della
volontà
aveva
e
serbava
alzata
una
barriera
che
pareva
di
ghiaccio
.
Ma
dietro
a
quella
barriera
,
il
povero
cuore
di
donna
sanguinava
lentamente
,
in
silenzio
!
...
Il
giorno
dopo
,
fu
chiamato
il
medico
del
villaggio
.
Era
un
buon
diavolo
,
onesto
e
capace
.
Giudicò
,
colla
sua
semplice
esperienza
,
che
la
Duchessa
avesse
,
più
che
altro
,
bisogno
di
riposo
;
e
,
vedendo
che
le
circostanze
,
il
tramestìo
degli
ospiti
non
si
prestavano
guari
all
'
attuazione
di
questo
desiderio
,
pensò
di
parlarne
francamente
al
Duca
.
Ma
il
caso
aveva
disposto
altrimenti
.
Nello
scender
le
scale
,
s
'
imbattè
in
una
vecchia
signora
,
la
quale
prese
a
informarsi
minutamente
della
salute
di
Milla
,
e
finì
coll
'
alludere
discretamente
alla
possibilità
d
'
uno
stato
interessante
.
Povera
contessa
Nemi
,
ci
teneva
allo
stato
interessante
di
Milla
!
Ai
suoi
tempi
,
era
il
solo
male
che
patissero
le
spose
,
ed
essa
non
ne
intendeva
altri
.
Rimase
dunque
attonita
e
quasi
scandalizzata
quando
udì
che
si
trattava
invece
d
'
una
febbre
continua
.
Oh
Dio
....
ella
che
aveva
tanta
paura
delle
febbri
....
Ma
di
che
sorta
di
febbre
si
trattava
?
...
Sperava
bene
che
non
fosse
infiammatoria
....
non
attaccaticcia
....
-
-
Eh
!
eh
!
-
-
disse
il
dottore
,
cogliendo
la
palla
al
balzo
-
-
non
so
,
spero
che
non
sia
....
non
si
può
precisar
nulla
per
ora
...
,
ma
non
vorrei
....
che
....
certi
lontani
indizi
di
tifoidea
....
Dio
guardi
,
potrebbero
far
capolino
da
un
momento
all
'
altro
....
La
contessa
Nemi
strisciò
frettolosamente
una
semi
-
riverenza
,
e
scappò
via
.
Il
medico
s
'
allontanò
ridendo
,
senza
nessun
rimorso
pel
suo
stratagemma
.
I
medici
di
campagna
hanno
talvolta
delle
benefiche
audacie
di
questo
genere
.
La
sera
stessa
,
la
Contessa
riceveva
una
lettera
del
suo
notaio
,
che
,
per
un
affare
urgentissimo
,
la
richiamava
a
casa
.
E
,
caso
singolare
,
la
Garbi
aveva
notizie
non
troppo
buone
di
sua
madre
.
Due
partenze
furono
dunque
annunziate
per
l
'
indomani
.
Le
signore
chiedevano
col
più
vivo
affetto
notizie
di
Milla
,
ma
nessuna
insistè
,
come
avevan
fatto
tanto
gentilmente
nei
primi
tempi
,
nell
'
offrirsi
a
tenerle
compagnia
.
E
in
capo
a
due
giorni
Olga
pensò
bene
di
ricevere
un
telegramma
di
suo
marito
,
il
quale
le
chiedeva
di
venire
a
raggiungerlo
,
scusandosi
di
non
poter
egli
stesso
recarsi
a
riprenderla
,
per
affari
molto
intricati
,
della
cancelleria
,
s
'
intende
.
Giuliano
,
quando
seppe
di
questo
telegramma
,
ebbe
un
momento
di
viva
irritazione
.
Ecco
che
se
ne
andavano
tutti
e
lo
lasciavano
lì
solo
....
in
faccia
a
quella
donnina
smorta
,
che
non
gli
faceva
scene
,
ma
non
voleva
saperne
di
alzarsi
,
nè
di
guardarlo
in
viso
.
Poi
ebbe
un
sentimento
di
soddisfazione
.
Eh
,
eh
...
,
la
cosa
prendeva
un
certo
aspetto
....
Meglio
così
....
forse
la
posizione
avrebbe
potuto
farsi
critica
,
ed
egli
era
tanto
....
creolo
!
*
*
*
*
*
Olga
prese
a
tempo
la
decisione
di
partire
.
Dubbi
o
non
dubbi
,
la
sua
fermata
ad
Astianello
non
era
più
indicata
:
le
altre
signore
formavano
un
formidabile
areopago
.
La
simpatia
per
Milla
era
tornata
,
alla
lontana
sì
,
ma
viva
assai
,
avvalorata
dall
'
invidia
che
,
alla
lunga
,
Olga
doveva
pur
destare
in
un
circolo
femminile
.
L
'
invidia
non
ha
molta
strada
da
fare
per
diventar
censura
,
e
la
Russa
conosceva
molto
bene
ciò
ch
'
era
atto
a
giovarle
,
o
a
recarle
danno
.
Aveva
saputo
sino
ad
allora
farsi
perdonar
molto
,
e
non
compromettere
in
nessuna
delle
sue
varie
vicende
di
....
cuore
l
'
invidiabile
posto
che
occupava
nella
società
.
C
'
era
rimasta
,
imponendosi
o
altrimenti
,
anche
a
dispetto
della
sua
lunga
avventura
con
Giuliano
...
,
ma
essa
sapeva
benissimo
sino
a
che
punto
si
può
gettare
impunemente
della
polvere
negli
ocelli
.
Trovò
dunque
un
effetto
di
partenza
felicissimo
;
l
'
onore
della
ritirata
era
più
che
salvo
!
...
Ma
in
fondo
era
indispettita
,
e
,
all
'
ultimo
momento
,
un
dubbio
l
'
aveva
inquietata
.
Forse
la
malattia
di
Milla
era
un
'
astuzia
di
guerra
....
la
Duchessa
si
liberava
così
di
lei
e
delle
sue
apprensioni
....
E
,
sotto
l
'
impressione
di
quel
sospetto
,
morse
per
un
secondo
le
bellissime
labbra
.
Di
Giuliano
non
le
importava
affatto
;
pure
seppe
così
bene
simulare
presso
di
lui
che
,
nell
'
animo
di
questi
,
quel
po
'
di
rimorso
relativo
che
s
'
era
andato
formando
a
fatica
,
tacque
subitamente
per
dar
luogo
ad
una
specie
di
vigliacco
dispetto
!
Olga
se
ne
avvide
,
e
,
mentre
saliva
nel
legno
che
doveva
condurla
alla
stazione
,
mandò
in
su
uno
sguardo
rapido
,
ma
strano
,
verso
la
finestra
chiusa
della
camera
di
Milla
.
E
lasciò
per
lei
i
più
affettuosi
,
i
più
cordiali
saluti
,
certa
di
rivederla
presto
,
perfettamente
guarita
,
fresca
come
una
rosa
.
E
frattanto
ella
stessa
era
bellissima
,
forte
e
formidabile
nella
pienezza
vigorosa
delle
forme
.
Era
molto
attraente
così
,
in
abito
da
viaggio
.
Le
sue
pelliccie
non
l
'
infagottavano
punto
come
infagottano
il
più
delle
signore
;
parevano
avvolgerla
come
il
manto
d
'
una
regina
selvaggia
.
E
Giuliano
rimase
solo
coll
'
ammalata
.
Non
già
un
'
ammalata
grave
.
Di
tifoidea
nessun
indizio
;
la
febbriciattola
non
cresceva
,
e
veniva
solo
ogni
tanto
.
Milla
s
'
era
alzata
per
salutare
la
vecchia
signora
,
amica
di
sua
suocera
,
e
anche
per
assicurarla
che
ora
stava
propriamente
benino
.
Ma
,
dopo
la
partenza
degli
ultimi
ospiti
,
era
tornata
a
star
così
così
.
Non
usciva
più
di
camera
,
mangiava
poco
o
nulla
,
e
ogni
tanto
si
metteva
a
piangere
in
silenzio
.
Con
Giuliano
non
scambiava
che
qualche
rara
e
indifferente
parola
.
Era
esausta
di
forze
,
ma
resisteva
,
e
in
quella
lotta
,
che
nessuno
avvertiva
,
la
sua
energia
si
consumava
.
Il
suo
era
uno
di
quei
graduati
sfinimenti
a
cui
certi
temperamenti
femminili
si
prestano
fatalmente
.
Questo
bizzarro
genere
di
malattia
non
è
punto
mortale
in
sè
stesso
,
si
può
benissimo
guarire
,
solo
però
quando
lo
si
voglia
assolutamente
.
Se
no
,
si
muore
,
commettendo
innocentemente
un
insensato
e
crudele
suicidio
.
Due
settimane
passarono
così
.
Giuliano
incominciava
a
impensierirsi
,
e
il
medico
del
villaggio
a
non
saper
più
che
dire
.
Un
giorno
,
uscì
a
proporre
che
si
chiamasse
un
altro
dottore
....
per
avere
un
parere
di
più
.
-
-
Ah
!
-
-
disse
Giuliano
.
Si
sgomentò
.
E
se
veramente
la
povera
Milla
....
fosse
proprio
così
malata
....
per
aver
udito
quello
sciagurato
colloquio
!
Che
stupido
era
mai
stato
!
E
Olga
lo
aveva
canzonato
bellamente
;
dopo
tutto
!
....
Mentre
invece
Milla
l
'
adorava
,
povera
creatura
!
Oh
!
sì
!
...
ci
voleva
proprio
un
bravo
medico
,
una
celebrità
.
E
la
celebrità
,
chiamata
telegraficamente
da
Giuliano
,
capitò
pochi
giorni
dopo
ad
Astianello
.
Non
disse
gran
cosa
,
in
complesso
.
Parlò
di
nervi
,
di
gran
simpatico
,
d
'
anemia
,
di
debolezza
.
E
mentre
faceva
queste
osservazioni
e
teneva
fra
le
mani
il
polso
bianco
e
magro
di
Milla
,
guardava
attentamente
ora
Giuliano
,
ora
la
faccia
rigida
della
Duchessa
.
Finì
dunque
coll
'
assicurare
che
non
c
'
era
nulla
di
grave
;
ordinò
marziali
,
accennò
alla
necessità
d
'
una
vita
molto
quieta
;
e
suggerì
di
passar
l
'
invernata
nel
Mezzogiorno
.
Poi
se
ne
andò
,
certo
in
cuor
suo
che
quella
donna
soffriva
crudelmente
,
senza
concedersi
uno
sfogo
.
Il
celebre
dottore
non
era
soltanto
celebre
,
era
vecchio
,
conosceva
del
pari
la
donna
e
la
vita
.
Nell
'
andarsene
,
ebbe
una
sorpresa
.
Giungendo
alla
stazione
,
vi
trovò
ad
attenderlo
un
giovinotto
bruno
,
magro
,
con
due
occhi
assai
vivi
e
profondi
,
il
quale
,
qualificandosi
per
un
addetto
della
tenuta
d
'
Astianello
,
gli
chiese
semplicemente
,
ma
in
modo
abbastanza
categorico
,
se
la
Duchessa
fosse
ammalata
molto
,
molto
?
...
Il
medico
non
ricusò
di
rispondere
,
ma
non
si
curò
di
dare
al
giovanotto
nulla
più
d
'
una
di
quelle
elementari
risposte
,
ch
'
egli
giudicava
sufficienti
a
soddisfare
la
curiosità
o
l
'
attaccamento
ai
padroni
,
da
parte
d
'
una
persona
di
servizio
.
Ma
Drollino
non
si
contentò
.
-
-
Potrebbe
morire
?
chiese
colla
massima
calma
.
La
celebrità
medica
,
impazientita
alzò
le
spalle
.
-
-
Caro
mio
,
che
andate
chiedendo
?
Perchè
dovrebbe
morire
?
Ha
un
buon
temperamento
,
è
giovane
.
Ha
bisogno
di
quiete
e
che
la
lascino
stare
in
pace
,
ecco
tutto
.
-
-
Già
,
disse
Drollino
....
Ma
se
invece
....
Rimase
in
silenzio
,
con
un
'
espressione
bizzarra
e
cupamente
inquieta
.
-
-
Che
ci
siano
ancora
dei
servitori
affezionati
?
chiese
a
sè
stesso
il
celebre
medico
mentre
saliva
sul
treno
,
in
una
bella
carrozza
di
prima
classe
.
*
*
*
*
*
-
-
Ecco
qua
,
borbottava
in
guardaroba
,
la
vecchia
Tonia
,
è
la
terza
volta
che
viene
oggi
,
colla
scusa
di
prender
le
notizie
della
signora
Duchessa
.
-
-
Eh
,
eh
!
rispose
la
Teresa
,
la
guardarobiera
in
secondo
,
non
ha
poi
tutti
i
torti
;
non
è
il
diavolo
la
Carolina
.
E
lui
ha
un
bel
salario
ora
,
e
sono
tutti
e
due
della
tenuta
.
Sarebbe
un
bel
matrimonio
.
La
Carolina
entrò
all
'
improvviso
.
-
-
Che
c
'
è
?
chiese
stizzosa
,
indovinando
che
la
sua
venuta
aveva
troncato
un
discorso
.
-
-
Niente
,
niente
.
Si
diceva
soltanto
di
....
Drollino
.
-
-
Miracolo
!
ribattè
la
giovane
....
E
sarà
per
dirne
del
male
,
mi
figuro
!
tutti
ce
l
'
hanno
amara
con
quel
poveretto
.
E
io
invece
sostengo
che
....
-
-
Eh
!
si
sa
,
si
sa
....
-
-
Cosa
si
sa
?
...
Non
è
vero
niente
,
a
me
non
me
ne
importa
niente
affatto
di
colui
,
non
mi
dispiace
,
no
,
perchè
è
un
buon
figliuolo
,
affezionato
alla
signora
.
-
-
Sfido
io
,
saltò
su
a
dire
la
Teresa
,
sono
stati
beneficati
tutti
dalla
casa
,
quando
c
'
era
il
padrone
vecchio
.
-
-
Bene
,
bene
....
Oh
gli
altri
non
sono
forse
stati
beneficati
anche
loro
?
...
Eppure
....
guardate
se
si
rammentano
di
venire
a
vedere
se
la
padrona
è
viva
o
morta
.
-
-
Caspita
!
susurrò
la
Tonia
,
non
hanno
mica
le
ragioni
che
può
avere
Drollino
di
venire
in
guardaroba
.
La
Carolina
arrossì
e
tentò
una
smorfia
.
-
-
No
,
no
ve
l
'
assicuro
,
viene
proprio
soltanto
per
sapere
....
-
-
Ma
lo
diceva
mollemente
,
con
un
mezzo
sorriso
biricchino
e
un
po
'
ipocrita
.
-
-
Non
è
vero
che
sia
cattivo
,
proseguì
,
anzi
,
ha
buonissime
maniere
.
Vien
su
adagino
....
per
non
far
strepito
e
sta
a
sentire
tutto
quello
che
gli
dico
.
E
gliene
diceva
,
quella
buona
ragazza
....
Si
rifaceva
con
lui
delle
lunghe
ore
silenziose
che
le
toccava
passare
in
camera
della
Duchessa
.
Gli
narrava
in
disteso
come
la
padrona
divenisse
ogni
giorno
più
pallida
e
più
magra
,
e
come
ella
la
ritrovasse
sempre
immobile
,
cogli
occhi
chiusi
e
con
certi
lagrimoni
tanto
fatti
,
sulle
guancie
.
No
,
no
,
alla
Carolina
non
la
davano
a
bere
e
i
medici
potevano
dir
nomacci
latini
quanti
ne
volevano
,
ma
il
male
di
quella
signora
era
tutta
passione
,
ecco
cos
'
era
,
le
gelosie
e
le
pene
che
le
aveva
fatte
passare
il
Duca
per
quella
strega
grassa
,
per
quella
Russa
che
rideva
sempre
.
Drollino
ascoltava
attentamente
questi
sfoghi
della
Carolina
,
senza
dir
nulla
,
senz
'
avvedersi
che
la
cameriera
belloccia
e
garbata
avrebbe
forse
parlato
anche
di
qualcos
'
altro
.
Egli
aveva
ben
poco
da
fare
in
quei
giorni
e
però
ammazzava
il
tempo
a
furia
di
lunghe
,
faticose
cavalcate
,
al
ritorno
delle
quali
Mia
era
bene
spesso
tutta
bianca
di
schiuma
.
Qualche
volta
,
in
casa
o
pel
viale
Drollino
si
imbatteva
col
Duca
.
Giuliano
non
s
'
accorgeva
sempre
della
presenza
del
giovane
,
ma
Drollino
avvertiva
ogni
volta
,
con
una
specie
d
'
intuizione
,
l
'
appressarsi
del
padrone
e
se
n
'
aveva
il
tempo
,
evitava
l
'
incontro
.
Sentiva
,
vedendolo
,
uno
strano
brivido
nel
sangue
,
involontariamente
digrignava
i
denti
,
gli
veniva
come
un
'
insana
voglia
d
'
essere
insolente
verso
quell
'
uomo
,
di
ribellarsi
a
lui
.
Un
'
acre
bestemmia
pareva
destarglisi
in
bocca
.
Ma
allora
gli
veniva
in
mente
la
Duchessa
,
a
cui
le
bestemmie
spiacevano
tanto
,
e
non
ardiva
proferirne
....
Eppure
con
quale
piacere
egli
le
avrebbe
scaraventate
in
faccia
al
Duca
.
Lo
odiava
profondamente
....
senza
scrupoli
di
sorta
.
Egli
non
era
persuaso
di
essere
al
suo
servizio
.
La
sua
padrona
era
Milla
.
E
ora
Milla
....
forse
morrebbe
per
colui
!
Una
volta
Drollino
,
capitando
in
scuderia
,
ci
trovò
il
Duca
,
che
a
passo
lento
e
a
capo
chino
traversava
l
'
andito
.
Gli
tenne
dietro
con
uno
sguardo
torvo
,
e
un
'
idea
confusa
,
ma
terribile
,
gli
balenò
nella
mente
.
E
per
salvarsi
da
quel
pensiero
,
ne
evocò
un
altro
,
non
mai
completamente
abbandonato
per
l
'
addietro
,
un
pensiero
che
l
'
aveva
agitato
sin
da
bambino
,
quello
di
fuggire
con
Mia
,
d
'
andar
lontano
lontano
.
Così
non
saprebbe
nulla
,
non
vedrebbe
nulla
se
....
caso
mai
!
...
Lasciò
la
scuderia
,
e
si
diresse
verso
il
suo
antico
alloggio
.
Era
una
piccola
cascina
,
addossata
ad
un
vasto
fabbricato
ad
uso
fienile
,
e
stava
proprio
dirimpetto
alla
grande
estesa
del
piano
.
Un
vecchio
guardiano
dei
pascoli
vi
faceva
dimora
colla
famiglia
.
L
'
alloggio
di
Drollino
consisteva
in
una
ex
-
cucina
a
terreno
;
egli
vi
aveva
lasciato
il
suo
letto
,
due
seggiole
e
una
vecchia
cassapanca
,
dove
serbava
,
alla
rinfusa
,
i
pochi
panni
ereditati
dal
padre
,
i
suoi
,
non
quelli
di
livrea
,
e
qualche
cianfrusaglia
.
Era
un
pezzo
che
non
capitava
laggiù
.
La
massaia
aveva
approfittato
della
sua
assenza
per
ammonticchiare
in
un
canto
della
stanza
l
'
ultima
raccolta
delle
patate
;
ampie
ragnatele
si
erano
acquartierate
fra
le
travi
del
soffitto
,
e
l
'
unica
finestrina
aveva
i
vetri
rotti
.
Aprì
la
cassapanca
,
e
prese
a
rovistare
nei
vecchi
panni
.
A
un
tratto
s
'
arrestò
.
Gli
era
capitato
sotto
le
dita
un
oggetto
pesante
,
freddo
.
Con
un
gesto
vivace
l
'
estrasse
.
Era
una
vecchia
pistola
a
due
canne
,
ed
egli
riconobbe
subito
la
solita
arma
di
guardia
di
suo
padre
.
L
'
esaminò
a
lungo
;
era
ancora
in
discreto
stato
;
cercando
bene
,
trovò
pure
in
un
angolo
della
cassapanca
lo
scatolino
delle
cariche
.
Drollino
non
pensò
a
rimettere
in
ordine
i
panni
.
Guardava
fisso
fisso
,
come
magnetizzato
,
quell
'
arma
vecchia
,
cogli
acciai
un
poco
irrugginiti
.
Lentamente
prese
a
pulirla
,
la
rimise
in
assetto
,
poi
la
caricò
,
pensando
:
-
-
Servirà
pel
viaggio
.
Ma
quando
la
vide
lucida
,
forbita
,
pronta
,
col
grilletto
obbediente
,
si
fermò
di
nuovo
.
Aveva
il
volto
acceso
,
le
tempia
gli
martellavano
;
ed
egli
alzava
,
riabbassava
,
trattenendolo
,
il
cane
,
con
un
gesto
che
aveva
qualcosa
di
convulso
,
come
se
si
dibattesse
nello
stretto
di
un
'
intima
,
formidabile
lotta
.
Finalmente
,
su
quella
faccia
stravolta
passò
il
lampo
d
'
un
pensiero
che
vinceva
.
Drollino
cacciò
la
pistola
nella
tasca
interna
della
giacca
che
indossava
,
poi
ricacciò
tutti
assieme
e
confusamente
i
panni
nell
'
interno
della
cassapanca
.
Giunto
a
casa
,
chiese
della
Duchessa
.
La
febbre
era
aumentata
.
L
'
indomani
,
cadde
la
prima
neve
e
seppellì
nel
bianco
silenzio
invernale
gli
orizzonti
della
splendida
villa
.
Una
grande
malinconia
invase
al
casa
.
Il
Duca
non
si
vedeva
quasi
più
,
e
Milla
,
da
più
giorni
non
si
alzava
.
Il
freddo
capitato
così
improvvisamente
,
le
aveva
fatto
male
.
Non
già
che
soffrisse
molto
;
anzi
,
s
'
era
come
adagiata
in
una
grande
quiete
funesta
,
le
pareva
di
sentirsi
cullata
nella
progressione
lenta
,
molle
d
'
un
'
atonia
che
l
'
assopiva
dolcemente
.
E
se
a
capo
di
questa
progressione
ci
fosse
anche
la
fine
....
ebbene
....
tanto
meglio
!
...
Così
non
si
poteva
vivere
.
Umiliarsi
,
ella
?
...
tanto
offesa
....
dimenticare
?
Ah
no
!
...
piuttosto
morire
,
morire
....
Giuliano
era
,
dal
canto
suo
,
profondamente
agitato
.
Un
rimorso
grave
turbava
quell
'
anima
impotente
.
Egli
provava
il
sincero
desiderio
di
salvare
quella
donna
,
che
alla
sconfinata
vanità
di
lui
offriva
l
'
olocausto
della
propria
vita
.
Lungi
dall
'
immediato
dominio
di
Olga
,
egli
tornava
in
sè
,
si
pentiva
d
'
averla
amata
ancora
,
gli
pareva
d
'
abborrirla
.
S
'
inteneriva
sulla
sorte
di
sua
moglie
,
piangeva
spesso
,
uscendo
dalla
camera
azzurra
.
Avrebbe
pur
voluto
(
egli
che
detestava
le
scene
)
cadere
ai
piedi
di
Milla
,
dirle
che
però
,
in
fondo
,
non
era
colpevole
come
forse
ella
lo
credeva
....
implorare
cionnullameno
il
suo
perdono
...
giurarle
,
e
mantenerle
poi
,
una
fede
sincera
e
....
assoluta
.
Tentò
due
o
tre
volte
una
spiegazione
.
Ma
essa
lo
guardò
con
un
'
alterigia
così
profonda
,
così
glaciale
,
ch
'
egli
interruppe
subito
i
preliminari
e
rimise
la
spiegazione
a
....
più
tardi
.
Un
giorno
,
la
Carolina
annunziò
a
Drollino
una
cosa
che
le
faceva
molta
pena
.
La
Duchessa
aveva
mandato
a
chiamare
il
padre
Loria
.
Drollino
non
disse
nulla
più
che
il
suo
solito
«
Ah
!
»
ma
lo
disse
con
un
accento
rauco
,
quasi
gutturale
.
Allora
la
Carolina
volle
rassicurarlo
.
Oh
!
oh
!
...
non
era
già
perchè
proprio
si
fosse
a
questi
estremi
;
ma
la
signora
Duchessa
era
tanto
pia
,
e
poi
....
forse
....
Drollino
rimase
serio
,
cupo
,
cogli
occhi
fissi
sul
tavolone
dove
si
stirava
.
Nevicava
fitto
fitto
,
a
grandi
falde
,
lente
e
sfioccate
,
e
il
padre
Loria
giunse
sotto
l
'
atrio
in
uno
stato
proprio
compassionevole
.
Mentre
si
asciugava
davanti
al
fuoco
acceso
nel
gran
camino
della
stanza
da
pranzo
,
il
duca
venne
a
incontrarlo
.
Il
colloquio
fu
breve
,
riuscì
freddo
,
quasi
come
la
giornata
.
Il
prete
e
il
padrone
di
casa
si
studiavano
a
vicenda
,
e
a
vicenda
diffidavano
l
'
uno
dell
'
altro
.
Giuliano
ebbe
due
o
tre
frasi
un
po
'
contorte
;
raccomandava
di
non
stancare
la
Duchessa
,
già
piuttosto
deboluccia
,
poveretta
.
Il
padre
Loria
ebbe
due
o
tre
mosse
del
capo
,
che
non
rassicurarono
al
tutto
il
Duca
.
Ma
questo
dovette
pure
mormorare
un
cortese
:
-
-
S
'
accomodi
,
-
-
sulla
soglia
della
camera
azzurra
,
e
ritirarsi
adagino
,
mentre
la
dolce
figura
paterna
del
sacerdote
s
'
accostava
lentamente
al
letto
di
Milla
.
Il
padre
Loria
non
fece
certamente
apposta
a
inquietare
e
a
stancare
la
Duchessa
Milla
,
ma
certo
è
che
la
inquietò
e
la
stancò
orribilmente
,
e
il
loro
colloquio
riuscì
critico
e
tempestoso
.
Fu
un
vero
duello
tra
l
'
autorità
e
la
ribellione
.
Milla
gli
narrò
ogni
cosa
con
uno
sfogo
febbrile
,
con
tutto
l
'
impeto
del
suo
risentimento
,
col
bisogno
di
simpatia
che
la
torturava
.
Gli
narrò
,
con
subita
energia
,
il
suo
amore
pel
marito
,
e
il
dolore
che
sentiva
roderle
la
vita
,
come
il
verme
rode
la
radice
d
'
un
fiore
.
Oh
!
essa
l
'
aveva
amato
tanto
....
così
ardentemente
....
No
,
la
sua
mitezza
non
era
stata
vigliaccheria
,
la
sua
docilità
,
tenera
,
inesauribile
non
era
la
debolezza
d
'
un
'
anima
inetta
al
dominio
;
era
stato
un
volere
ragionato
,
era
la
sua
interpretazione
dell
'
amore
,
era
una
insaziabile
necessità
di
sacrifizio
,
una
manìa
innamorata
di
abnegazione
!
Essa
si
era
fidata
....
aveva
voluto
fargli
vedere
che
si
fidava
!
...
Voleva
a
tutti
i
costi
bastare
al
cuore
di
quell
'
uomo
!
E
tutto
ciò
non
era
valso
a
nulla
.
Era
caduto
un
'
altra
volta
ai
piedi
di
quella
....
E
ora
?
Il
padre
Loria
la
lasciò
dire
.
Ma
,
quando
essa
ebbe
finito
,
quando
,
ancor
tutta
fremente
del
suo
sfogo
,
si
lasciò
ricadere
sui
guanciali
con
un
gesto
risoluto
,
egli
prese
a
parlare
.
Non
fece
discorsi
lunghi
.
-
-
La
comprendo
e
la
compatisco
,
-
-
mormorò
dolcemente
.
Poi
,
mentr
'
ella
lo
guardava
smarrita
cogli
occhi
grondanti
lacrime
,
ingiunse
pacatamente
:
-
-
Ora
bisogna
far
due
cose
.
La
prima
:
perdonare
.
Essa
ebbe
un
lungo
brivido
.
-
-
E
poi
?
-
-
chiese
con
un
'
appassionata
ironia
.
-
-
Bisogna
vivere
....
-
-
rispose
semplicemente
il
padre
Loria
.
Un
'
ora
dopo
,
quando
il
vecchio
prete
uscì
dalla
camera
della
Duchessa
,
s
'
imbattè
subito
col
Duca
,
il
quale
,
impaziente
ed
inquieto
per
il
lungo
protrarsi
del
colloquio
,
camminava
a
gran
passi
in
su
ed
in
giù
nel
corritoio
.
Confessore
e
marito
scambiarono
un
saluto
cortesissimo
....
ancor
più
cortese
di
quello
dell
'
arrivo
....
ma
non
meno
diffidente
e
pieno
di
mutua
avversione
.
Giuliano
sentiva
qualche
cosa
nell
'
aria
.
La
minaccia
,
per
esempio
,
d
'
una
spiegazione
,
che
ora
,
suggerita
dal
prete
,
gli
pareva
di
nuovo
formidabile
ad
incontrarsi
.
E
fu
per
lui
un
vero
sollievo
quando
udì
dalla
cameriera
che
la
signora
,
stanchissima
,
aveva
raccomandato
la
lasciassero
riposare
.
Milla
aveva
riposato
...
;
ma
ora
era
spossata
....
Quel
riposo
era
stato
in
realtà
una
delle
più
aspre
battaglie
intime
del
suo
povero
cuore
offeso
e
innamorato
a
un
tempo
.
La
religione
aveva
dato
un
consiglio
;
e
la
natura
e
la
gioventù
l
'
avevano
avvalorato
,
con
un
assenso
segreto
...
;
ma
l
'
orgoglio
aveva
avuto
anch
'
esso
la
sua
ribelle
parola
.
Il
crepuscolo
invernale
,
prolungato
dal
bianco
riflesso
della
neve
caduta
e
da
quella
tuttora
cadente
,
scendeva
lento
,
in
una
mezza
luce
grigiastra
.
Nella
progressione
graduata
della
penombra
,
il
letto
ampio
,
coi
parati
di
raso
sbiadito
spiccava
netto
.
La
bianchezza
del
visino
di
Milla
si
confondeva
col
morbido
bianco
dei
guanciali
,
pareva
quasi
assumere
l
'
area
sfumatura
di
contorni
d
'
una
larva
.
-
-
Comanda
la
lucerna
?
-
-
chiese
a
bassa
voce
la
cameriera
.
-
-
No
,
-
-
rispose
Milla
,
con
voce
stranamente
affievolita
.
Va
pure
....
voglio
riposare
.
La
giovane
uscì
,
in
punta
di
piedi
.
Il
silenzio
della
stanza
era
grave
e
solenne
.
Giuliano
provava
un
'
angoscia
inesplicabile
,
guardava
,
come
affascinato
il
candore
opaco
del
letto
,
tentava
d
'
afferrar
nettamente
,
collo
sguardo
,
l
'
incerto
contorno
di
quel
corpicino
femminile
che
giaceva
,
spossato
,
sotto
alle
lenzuola
e
pareva
quasi
farsi
di
nebbia
,
illanguidire
nell
'
ombra
cupa
che
andava
invadendo
la
stanza
.
Avrebbe
voluto
parlare
a
Milla
,
udire
la
sua
voce
,
ne
sentiva
come
un
bisogno
angoscioso
.
E
mentre
pensava
come
potrebbe
rivolgere
a
Milla
una
domanda
anche
indifferente
,
ma
che
la
obbligasse
a
rispondere
,
ecco
che
per
l
'
appunto
quella
povera
e
debole
vocetta
s
'
alzò
in
seno
al
silenzio
pesante
e
misterioso
,
pronunziando
una
parola
,
che
,
da
tempo
non
s
'
era
sprigionata
dalle
labbra
di
Milla
.
-
-
Giuliano
!
Egli
trasalì
e
si
chinò
sul
letto
,
premurosamente
,
con
un
terrore
indistinto
di
quell
'
ora
e
di
quell
'
accento
.
Ella
gli
porse
la
sua
manina
tanto
smagrita
.
--Giuliano....--ripetè
lentamente
,
non
debbo
....
non
bisogna
che
io
me
ne
vada
.
E
per
ciò
....
sai
....
Oh
!
non
la
sapeva
recitare
quella
lezione
;
così
sublime
e
così
crudele
.
Tremava
....
si
confondeva
.
--Sai....--proseguì
con
uno
sforzo
eroico
,
volevo
dirti
che
....
che
io
non
mi
ricorderò
più
di
niente
.
Ma
bisogna
che
anche
tu
...
se
vuoi
ch
'
io
....
Egli
non
la
lasciò
finire
.
Si
gettò
in
ginocchio
,
le
afferrò
le
mani
,
le
chiese
perdono
,
con
accento
rotto
,
appassionato
,
le
giurò
ch
'
egli
l
'
adorava
,
che
non
era
realmente
colpevole
,
che
ciò
ch
'
ella
aveva
udito
non
era
stato
che
l
'
espressione
d
'
un
momento
di
delirio
passeggero
....
un
capriccio
passeggero
,
senza
base
,
senza
conseguenze
....
E
iterava
proteste
,
ardenti
e
sincere
,
com
'
era
in
quel
momento
,
ardente
e
sincero
il
suo
ravvedimento
.
E
in
quella
tempestosa
reazione
,
in
quel
subito
rinnovarsi
del
suo
amore
per
la
donna
ch
'
egli
temeva
di
perdere
;
Giuliano
riesciva
eloquentissimo
e
si
presentava
sotto
un
aspetto
nuovo
,
l
'
aspetto
cioè
ch
'
egli
,
nella
placida
sicurezza
del
suo
dominio
su
Milla
,
non
si
era
mai
curato
d
'
assumere
per
lei
.
-
-
Ma
tu
m
'
ami
,
dunque
,
tu
m
'
ami
?
-
-
chiese
l
'
ammalata
,
balzata
in
quel
momento
in
una
calda
e
rapida
transazione
del
suo
amore
,
che
le
faceva
ancora
scusare
,
perdonare
,
scordar
tutto
,
che
la
consegnava
cieca
,
sorda
,
smemorata
,
in
braccio
ad
una
più
potente
,
ad
una
più
salda
illusione
.
Egli
la
copriva
di
baci
.
Oh
!
se
l
'
amava
!
Se
aveva
sofferto
....
Oh
la
sua
Milla
!
la
sua
Milla
adorata
!
Non
era
punto
:
creolo
....
in
quel
momento
!
Allora
Milla
ebbe
un
subito
e
febbrile
risveglio
delle
forze
.
S
'
alzò
a
sedere
sul
letto
,
s
'
avvinghiò
colle
braccia
scarne
al
collo
di
Giuliano
e
gli
si
strinse
convulsa
sul
petto
,
con
un
grido
supremo
di
trionfo
e
di
desiderio
:
Vivere
!
...
vivere
!
...
*
*
*
*
*
La
villa
era
ancor
tutta
sottosopra
.
Poche
ore
prima
il
Duca
e
la
Duchessa
erano
partiti
per
Napoli
,
dove
li
avrebbe
raggiunti
la
vecchia
Duchessa
Lantieri
.
La
partenza
era
recente
e
l
'
ardore
dei
commenti
non
era
pur
anche
venuto
meno
.
Veramente
la
signora
non
era
al
tutto
ristabilita
;
stava
però
assai
meglio
.
Ma
ne
aveva
patito
del
male
,
poveretta
!
E
che
festa
per
tutti
,
quando
,
era
scesa
a
desinare
per
la
prima
volta
!
Non
la
scorderebbero
così
presto
,
quella
sera
.
Il
pranzo
era
stato
preparato
,
non
già
nel
salone
grande
,
ma
in
un
salottino
caldo
,
caldo
,
ornato
delle
più
belle
camelie
della
serra
!
Finito
il
desinare
,
la
Duchessa
,
appoggiata
al
braccio
di
suo
marito
,
era
venuta
un
momento
sotto
il
portico
,
per
ringraziare
quella
brava
gente
che
aveva
tanto
gridato
:
Evviva
!
Aveva
parlato
quasi
a
tutti
,
aveva
riconosciuta
la
vecchia
portinaia
,
salutata
la
fattora
,
poi
aveva
osservato
che
ci
erano
due
guardiani
dei
pascoli
e
persino
Drollino
,
il
quale
,
da
quel
selvaticone
che
sarebbe
sempre
,
se
ne
stava
mezzo
nascosto
,
dietro
uno
dei
pilastri
.
Anzi
,
lo
fece
chiamare
.
-
-
Ho
saputo
-
-
gli
disse
soavemente
-
-
che
tu
pure
venivi
spesso
a
chieder
mie
nuove
.
Ti
ringrazio
.
Egli
la
guardava
fisso
....
come
incantato
.
Com
'
era
bella
e
pallida
....
e
com
'
era
diversa
dalle
altre
!
Giuliano
,
che
aveva
bevuto
del
_
Johannisberg
_
molto
vecchio
in
onore
della
Duchessa
,
era
di
lietissimo
umore
!
--Certo....--sclamò
benignamente
-
-
veniva
ogni
giorno
a
chiedere
alla
Carolina
....
eh
!
...
eh
!
...
guarda
....
Drollino
!
Drollino
guardò
infatti
il
Duca
,
e
in
modo
siffatto
che
questi
,
pur
continuando
a
ridere
,
non
proseguì
a
toccar
quel
tasto
.
E
un
momento
dopo
,
temendo
che
Milla
fosse
stanca
,
la
condusse
via
.
Milla
non
si
oppose
;
senz
'
avvedersene
,
ricadeva
invincibilmente
nella
obbedienza
cieca
e
fiduciosa
dell
'
amor
suo
.
Partirono
adunque
sui
primi
di
dicembre
,
contenti
,
felici
,
e
in
perfetta
armonia
.
In
casa
rimaneva
tuttora
parte
della
servitù
,
quella
che
avrebbe
più
tardi
raggiunti
i
padroni
a
Napoli
,
e
quella
fissa
per
tutto
l
'
anno
ad
Astianello
.
La
sera
stessa
si
trovarono
riuniti
in
cucina
,
attorno
all
'
allegra
fiammata
del
caminone
.
Drollino
ci
andò
pure
un
momento
,
prima
di
recarsi
a
letto
.
Nel
crocchio
si
discutevano
,
naturalmente
,
gli
ultimi
avvenimenti
di
quella
fortunosa
villeggiatura
.
-
-
E
la
Russa
?
-
-
chiese
a
un
tratto
il
paggetto
.
Il
capo
cuoco
alzò
una
mano
a
livello
del
mento
,
e
con
una
vivace
smorfia
soffiò
rapidamente
sul
palmo
.
-
-
Andata
!
-
-
soggiunse
con
un
'
espressione
comicissima
,
come
un
prestidigitatore
che
fa
scomparire
una
pallina
di
sughero
.
E
fu
una
risata
generale
.
Ma
il
paggetto
maligno
insistè
:
-
-
Per
sempre
?
...
Il
cocchiere
alzò
le
spalle
con
un
'
aria
da
filosofo
.
-
-
Caro
mio
,
chi
sa
l
'
avvenire
?
...
Speriamo
di
sì
!
Certo
è
che
,
in
grazia
di
quella
diavolessa
,
la
nostra
povera
signora
è
stata
a
un
brutto
rischio
.
-
-
Io
dico
che
se
le
capita
un
'
altra
volta
....
-
-
prese
a
sentenziare
il
maggiordomo
.
-
-
Muore
,
eh
,
muore
davvero
?
-
-
interrogo
premurosamente
il
paggetto
.
-
-
Al
diavolo
i
monelli
-
-
rispose
stizzosamente
il
maggiordomo
;
-
-
che
c
'
entri
tu
,
bardassa
,
a
far
cotesti
discorsi
?
E
per
fargli
vedere
che
non
c
'
entrava
proprio
,
accennò
ad
allungargli
una
pedata
.
Ma
non
l
'
allungò
,
e
si
mise
a
ridere
.
Drollino
uscì
dalla
cucina
senza
che
nessuno
se
ne
accorgesse
,
e
si
recò
in
scuderia
.
In
quell
'
ambiente
vasto
,
l
'
atmosfera
aveva
un
tepore
dolce
,
e
l
'
occhio
si
riposava
in
una
semioscurità
,
rotta
ad
intervalli
dal
chiarore
di
certe
lampadine
appese
alle
arcate
della
volta
.
In
fondo
,
presso
alta
porta
d
'
uscita
,
un
piccolo
lume
ad
olio
ardeva
vacillando
davanti
ad
un
quadretto
di
Sant
'
Antonio
e
socio
.
In
un
_
box
_
aperto
e
disoccupato
,
il
sorvegliante
di
servizio
,
coricato
su
di
una
branda
ed
avvolto
nel
suo
bigio
mantellone
,
russava
saporitamente
.
In
scuderia
non
c
'
erano
in
quei
giorni
più
di
una
quindicina
di
cavalli
.
Stavano
quieti
.
I
più
dormivano
,
alcuni
si
movevano
ogni
tanto
,
con
un
lieve
scalpitìo
,
accusando
le
proprie
mosse
col
rumore
delle
palle
di
legno
appese
alle
_
cavezze
_
....
che
si
urtavano
contro
le
pareti
esterne
delle
mangiatoie
.
Mia
era
ultima
nel
compartimento
di
destra
,
e
dormiva
stesa
di
fianco
sulla
paglia
;
ma
quando
Drollino
,
avvicinandosi
,
la
chiamò
sommessamente
per
nome
,
la
povera
bestia
,
destandosi
,
si
rizzò
impetuosamente
,
con
quel
moto
così
rapido
proprio
del
cavallo
fino
che
non
si
vuol
lasciar
sorprendere
in
una
posa
d
'
inazione
.
Voltò
la
testina
intelligente
,
e
fissò
il
padrone
coi
grandi
occhi
espressivi
.
-
-
Mia
!
-
-
disse
Drollino
col
tono
monotono
di
chi
parla
in
sogno
,
e
accarezzando
la
lucida
groppa
della
cavalla
.
-
-
Mia
!
...
è
partita
!
...
Il
riverbero
del
lumicino
di
Sant
'
Antonio
accendeva
un
punto
luminoso
nella
pupilla
attenta
di
Mia
.
-
-
Mia
!
-
-
continuò
Drollino
collo
stesso
accento
-
-
se
lei
fosse
morta
....
io
l
'
avrei
ammazzato
....
sai
?
...
Uno
dei
cavalli
vicini
diè
un
forte
strappo
alla
corda
,
e
la
palla
picchiò
rumorosamente
contro
la
barriera
.
-
-
Ohe
!
-
-
borbottò
il
mozzo
,
fra
il
sonno
e
la
veglia
.
Una
gran
quiete
regnò
in
scuderia
.
VIII
.
Maggio
e
i
suoi
fiori
,
maggio
e
il
suo
cielo
sereno
,
le
sue
nuvole
passeggere
e
i
suoi
tepori
precoci
!
Maggio
che
sorride
alla
villa
d
'
Astianello
,
e
Milla
che
sorride
alle
rose
di
maggio
e
d
'
Astianello
.
In
giardino
ce
n
'
è
un
'
infinità
,
di
tutte
le
qualità
,
di
tutti
i
colori
;
ce
n
'
è
persino
una
tutta
verde
,
che
non
è
punto
bella
,
e
il
cui
arbusto
costa
un
occhio
del
capo
.
È
una
rarità
,
s
'
intende
.
Quella
onesta
varietà
della
specie
avrebbe
il
buon
senso
di
non
voler
nascere
a
casa
nostra
,
ben
sapendo
quanto
sfiguri
in
mezzo
alle
sue
splendide
sorelline
.
Ma
noi
,
anzichè
saperle
grado
del
suo
accorgimento
estetico
e
della
sua
ritrosia
,
ne
la
castighiamo
sforzandola
invece
a
crescere
stentatamente
e
a
fiorire
di
mala
voglia
nei
nostri
giardini
.
Milla
è
stata
china
,
a
guardar
la
macchia
,
per
un
po
'
di
tempo
.
Finalmente
si
rizza
,
e
,
voltandosi
,
chiama
:
-
-
Giuliano
!
Ogni
traccia
di
malattia
è
scomparsa
dal
suo
visino
il
quale
è
ormai
più
tondeggiante
e
suffuso
d
'
un
lieve
incarnato
.
La
personcina
è
sempre
snella
e
minuta
,
ma
le
angolosità
d
'
un
tempo
si
vedono
più
.
Milla
veste
un
'
elegantissima
_
matinèe
_
di
mussola
bianca
ricamata
,
adorna
d
'
un
profluvio
di
fiocchi
azzurri
e
fiorellini
rosa
....
Sta
veramente
benino
quella
gentile
creatura
;
il
vento
fresco
del
mattino
le
ha
alquanto
scomposta
la
capigliatura
,
ed
i
capelli
biondi
piovono
alla
rinfusa
sulla
fronte
,
adombrando
quei
cari
occhi
castani
,
pieni
di
luce
,
di
gioia
e
d
'
amore
.
-
-
Giuliano
!
-
-
ripetè
a
voce
più
alta
,
voltandosi
verso
la
finestra
d
'
un
salottino
a
terreno
.
Giuliano
,
obbedendo
a
quel
gaio
appello
,
comparve
finalmente
nel
vano
interno
della
finestra
.
Il
suo
busto
emergeva
nello
sfondo
bruno
del
vuoto
,
e
la
sua
faccia
campeggiava
bene
,
così
bianca
,
e
con
tanto
oro
di
capelli
e
di
barba
.
Guardandolo
,
però
,
pareva
un
poco
invecchiato
,
e
,
sotto
ai
suoi
begli
occhi
azzurri
,
alcune
rughette
,
appena
percettibili
,
s
'
eran
dato
convegno
.
Aveva
anch
'
egli
un
'
espressione
ilare
e
soddisfatta
,
ed
il
profumo
del
suo
biondo
sigaro
d
'
Avana
giungeva
sino
alla
macchia
delle
rose
,
mischiandosi
in
istrana
guisa
coi
loro
forti
e
vari
olezzi
.
Milla
lasciò
la
macchia
e
s
'
accostò
al
davanzale
.
Colla
destra
teneva
sola
la
famosa
rosa
verde
,
colla
sinistra
serrava
un
mazzo
di
stupende
rose
_
Gloire
de
Dijon
_
.
-
-
Sai
,
Giuliano
,
non
mi
piace
!
-
-
Cosa
?
-
-
Questa
rosa
.
-
-
E
perchè
non
ti
piace
?
-
-
Perchè
non
è
una
rosa
schietta
come
le
altre
;
ha
voluto
far
l
'
originale
,
e
ciò
non
va
bene
.
-
-
No
?
...
-
-
No
!
bisogna
aver
buon
senso
,
e
fare
ciò
che
fanno
gli
altri
.
E
di
ciò
son
tanto
persuasa
,
che
non
voglio
predicar
bene
e
razzolar
male
.
Non
voglio
essere
come
la
rosa
verde
.
Dunque
,
a
giugno
,
andremo
ai
bagni
!
-
-
Ma
,
mia
cara
,
che
bisogno
c
'
è
di
andare
ai
bagni
,
se
non
ne
hai
voglia
?
Potremmo
benissimo
rimanere
qui
.
-
-
Sì
,
che
ne
ho
voglia
!
E
poi
è
giusto
;
so
che
,
a
lungo
andare
,
la
campagna
ti
annoia
.
Andremo
ai
bagni
....
dove
vorrai
tu
,
ben
inteso
,
e
poi
....
torneremo
qui
!
Ah
,
qui
si
sta
così
bene
,
non
è
vero
?
-
-
Certo
!
-
-
disse
allegramente
Giuliano
;
ma
un
'
ombra
fuggitiva
gli
passò
sulla
fronte
.
-
-
Dunque
-
-
ricominciò
Milla
-
-
dove
andiamo
?
a
San
Moritz
?
-
-
Eh
!
vada
per
San
Moritz
.
-
-
O
a
Recoaro
,
Lucca
,
Sorrento
,
Villa
d
'
Este
?
Basta
,
decideremo
poi
.
Già
,
abbiamo
tutto
il
mese
per
pensarvi
.
E
quest
'
inverno
,
per
un
mese
o
due
,
torneremo
a
Napoli
?
-
-
Certo
,
dove
vuoi
!
Ammenochè
gli
affari
....
-
-
Oh
!
gli
affari
!
-
-
disse
Milla
con
un
'
adorabile
smorfietta
.
-
-
Sai
che
sei
insoffribile
con
questi
affari
!
Dacchè
ti
sei
messo
in
capo
di
rivendicare
quei
possessi
nel
Genovesato
,
ti
sei
cacciato
a
capo
fitto
,
nei
litigi
,
nei
processi
,
nei
consulti
d
'
avvocati
,
tanto
che
mi
diventi
tu
pure
un
vero
leguleio
.
Rideva
,
così
dicendo
,
e
cercava
invano
d
'
assumere
un
'
aria
indispettita
;
ma
in
cuor
suo
era
tutt
'
altro
che
avversa
alle
occupazioni
di
Giuliano
.
Le
avevan
detto
,
e
s
'
era
persuasa
,
che
una
occupazione
indefessa
,
accaparrante
poteva
benissimo
riescire
una
salvaguardia
.
-
-
Orsù
-
-
continuò
con
una
soave
ipocrisia
di
pazienza
-
-
speriamo
che
si
_
possa
_
andare
a
Napoli
.
Ti
ricordi
di
Napoli
?
-
-
Sì
-
-
diss
'
egli
lietamente
,
rimovendo
la
cenere
dall
'
estremità
dello
sigaro
.
-
-
Oppure
,
andremo
a
Nizza
.
E
di
Nizza
ti
rammenti
?
-
-
Sì
-
-
disse
ancora
Giuliano
,
ma
non
lo
disse
lietamente
.
-
-
Oh
!
io
mi
ricordo
,
sai
!
La
passeggiata
degli
Inglesi
,
il
Circolo
della
_
Méditerranée
_
,
et
la
_
place
Massena
_
,
e
il
_
Restaurant
français
_
,
dove
abbiam
fatta
quella
famosa
colazione
.
E
il
_
Vallon
obscur
_
?
E
Cannes
?
E
Montecarlo
?
A
proposito
,
bada
che
,
se
andiamo
a
Nizza
,
stavolta
voglio
proprio
venire
anch
'
io
a
Montecarlo
.
Egli
aggrottò
le
ciglia
e
parve
scontento
.
-
-
Oh
,
bella
!
-
-
continuò
Milla
,
sempre
più
infervorata
nei
suoi
progetti
.
-
-
Ci
vanno
tutti
,
ci
voglio
andare
anch
'
io
.
E
voglio
vedere
a
giocare
;
chissà
che
non
m
'
arrischi
io
pure
;
sapessi
quanto
mi
rincrebbe
di
non
poter
venir
con
te
il
giorno
in
cui
ci
andasti
!
Ti
ricordi
di
quel
giorno
?
Non
mi
sentivo
bene
,
e
rimasi
a
casa
.
Non
volevo
far
parere
,
ma
mi
struggevo
di
venir
anch
'
io
a
Monaco
!
Giuliano
fece
una
strana
smorfia
,
e
balbettò
fra
i
denti
qualche
parola
.
-
-
Ma
stavolta
-
-
continuò
Milla
-
-
questo
capriccio
me
lo
voglio
levare
.
Sissignore
,
giocherò
anch
'
io
,
e
vedremo
se
la
perdita
di
qualche
migliaio
di
lire
farà
venire
,
a
me
pure
,
la
faccia
da
scomunicato
che
avevi
tu
,
la
sera
,
quando
tornasti
.
Le
venne
voglia
di
ridere
,
e
rise
infatti
,
celando
il
visino
nella
profumata
bianchezza
delle
rose
.
Egli
s
'
era
voltato
bruscamente
;
per
buttar
via
lo
sigaro
.
Una
brezza
freschina
passava
di
lì
,
suscitando
nell
'
erba
un
tremolìo
di
amoerro
,
e
facendo
dimenar
le
cime
alle
rose
,
come
se
fossero
tante
testine
di
piccole
fate
dubbiose
.
Milla
alzò
di
nuovo
il
viso
,
aspirando
con
gioia
la
frescura
di
quell
'
arietta
.
Girò
attorno
lo
sguardo
,
vide
quella
bella
villa
signorile
,
così
idilica
,
colla
sua
verde
cintura
di
arrampicanti
.
Vide
il
giardino
ridente
e
il
piano
maestoso
e
i
colli
vicini
,
e
tutto
ciò
le
parve
bellissimo
.
Allora
pensò
che
Giuliano
,
il
suo
fedele
Giuliano
,
era
pure
molto
bello
.
E
la
vita
dunque
non
era
forse
bellissima
anch
'
essa
?
...
Chiuse
gli
occhi
,
e
,
paga
,
col
cuore
riboccante
di
gratitudine
e
di
dolcezza
gioconda
,
mormorò
sommessamente
:
-
-
Oh
Giuliano
!
come
sono
felice
!
Rimase
per
un
istante
come
raccolta
nel
pensiero
della
sua
felicità
,
mentre
Giuliano
,
pallido
,
tormentava
fra
le
dita
paffute
,
i
ciondoli
del
suo
orologio
.
Milla
schiuse
gli
occhi
e
diede
un
sospiro
.
-
-
Che
peccato
che
tu
debba
sempre
andar
laggiù
,
a
Genova
a
conferire
con
quell
'
avvocato
!
Non
potrebbe
venir
qui
lui
ogni
tanto
?
...
-
-
Impossibile
!
-
-
rispose
recisamente
Giuliano
,
mordendosi
le
labbra
.
-
-
Ma
sarò
assente
per
pochi
giorni
,
te
lo
prometto
.
-
-
E
penserai
a
me
?
-
-
chiese
timidamente
Milla
,
ridendo
,
e
colla
vaga
intuizione
di
dire
una
gran
sciocchezza
.
-
-
E
tu
,
penserai
a
me
?
-
-
rispose
Giuliano
,
colla
coscienza
di
dir
cinque
parole
orribilmente
vane
e
stonate
.
-
-
Uhm
!
-
-
rispose
Milla
-
-
secondo
....
se
avrò
tempo
.
Perchè
,
-
-
soggiunse
con
un
fare
soavemente
biricchino
-
-
se
tu
hai
delle
occupazioni
....
può
darsi
che
ne
abbia
anch
'
io
....
e
che
siano
importanti
come
le
tue
.
Egli
la
guardò
,
con
un
'
espressione
indefinibile
.
--Come?...--mormorò--che
intendi
dire
?
...
-
-
Sei
curioso
,
eh
?
Ci
ho
gusto
.
Oh
bella
!
perchè
non
avrei
anch
'
io
i
miei
affari
....
come
li
hai
tu
?
...
--Perchè....--ripetè
Giuliano
-
-
perchè
?
...
-
-
Via
,
via
,
non
far
quegli
occhiacci
.
Sai
pure
che
di
affari
,
propriamente
detti
,
non
posso
sentir
a
parlare
per
cinque
minuti
consecutivi
,
senza
addormentarmi
.
Ho
piena
coscienza
che
,
se
me
ne
immischiassi
,
non
sarei
nulla
più
d
'
una
guastamestieri
;
e
poi
non
sei
forse
tu
che
te
ne
occupi
,
che
pensi
e
provvedi
a
tutto
onde
risparmiarmi
ogni
briga
?
Un
profondo
ed
amaro
turbamento
si
dipinse
per
un
secondo
sul
volto
di
Giuliano
.
-
-
Cara
Milla
!...--sussurrò
quasi
involontariamente
,
con
voce
soffocata
.
-
-
Zitto
là
,
Giuliano
,
e
torniamo
a
bomba
.
Dicevo
dunque
che
le
mie
occupazioni
,
le
ho
anch
'
io
.
Ammetto
che
non
somiglino
alle
tue
,
ma
ciò
non
scema
la
loro
importanza
,
e
un
giorno
o
l
'
altro
....
forse
....
ne
vedrai
il
risultato
.
-
-
Oh
!
oh
!
-
-
disse
Giuliano
,
ch
'
era
tornato
a
rasserenarsi
,
-
-
e
non
si
può
saper
niente
ora
?
-
-
Niente
affatto
.
È
una
sorpresa
;
resterai
con
tanto
di
naso
.
E
rideva
,
allegra
come
una
bambina
,
assaporando
anticipatamente
la
sorpresa
e
la
soddisfazione
di
suo
marito
.
Questi
le
afferrò
una
mano
,
abbandonata
sul
davanzale
.
-
-
Milla
!
-
-
chiese
con
accento
rotto
ed
angoscioso
-
-
Milla
!
sei
felice
,
nevvero
?
Milla
tralasciò
di
ridere
.
Sporgendosi
colla
persona
oltre
il
davanzale
,
chinò
il
capo
sulla
spalla
di
lui
.
Egli
sentiva
il
battere
concitato
di
quel
vero
cuor
di
donna
e
il
calore
di
quella
fronte
,
ove
piovevano
scomposti
i
ricciolini
d
'
oro
.
Drelin
,
drelin
,
drelin
....
la
campanella
della
colazione
!
Si
divisero
ridendo
,
movendosi
entrambi
,
l
'
una
al
di
qua
,
l
'
altro
al
di
là
della
finestra
,
e
riuscirono
ad
incontrarsi
sotto
il
portico
.
-
-
A
proposito
,
-
-
disse
Milla
a
suo
marito
,
-
-
ricordati
stavolta
,
di
portarmi
il
_
pan
douce
_
e
i
canditi
.
E
quando
avrai
finiti
i
tuoi
affari
,
andremo
ai
bagni
.
-
-
Non
voglio
essere
la
rosa
verde
,
-
-
soggiunse
ridendo
e
appuntandosi
sul
petto
una
delle
rose
bianche
.
*
*
*
*
*
Giuliano
partì
il
giorno
susseguente
.
Milla
tenne
dietro
,
sino
oltre
il
cancello
del
viale
all
'
elegante
_
phaèton
_
che
,
guidato
dal
Duca
stesso
,
s
'
avviava
verso
la
stazione
.
Poi
tornò
indietro
,
asciugandosi
gli
occhi
un
po
'
rossi
.
Si
fermò
a
terreno
e
mandò
a
chiamar
Drollino
.
-
-
Senti
,
Drollino
,
-
-
gli
disse
appena
se
lo
vide
davanti
,
serio
e
muto
come
al
solito
,
-
-
di
devi
fare
un
piacere
.
Sceglimi
in
scuderia
una
bestia
buona
,
sicura
,
proprio
quieta
.
-
-
Ci
sarebbe
Calif
,
-
-
rispose
Drollino
,
dopo
aver
pensato
alquanto
.
Calif
,
ai
suoi
giorni
,
era
stato
un
fiero
corridore
,
ma
ora
era
vecchietto
assai
e
aveva
smesso
ogni
baldanza
.
-
-
Bravo
!
Calif
;
per
l
'
appunto
.
Sai
cosa
voglio
fare
?
...
Voglio
montare
a
cavallo
.
-
-
Lei
!
-
-
disse
Drollino
attonito
.
Era
noto
a
tutti
,
nella
tenuta
,
che
quell
'
angiolo
della
Duchessa
aveva
sempre
avuto
una
paura
terribile
dei
cavalli
.
--Sicuro....--continuò
Milla
.
-
-
Il
Duca
avrebbe
tanto
caro
che
imparassi
.
E
ora
,
capisci
,
approfittando
delle
sue
assenze
,
voglio
fargli
questa
sorpresa
.
Drollino
represse
una
specie
d
'
amaro
sorriso
,
e
stette
immobile
,
ascoltando
.
-
-
A
Nizza
avevamo
provato
,
in
maneggio
;
ma
sai
,
non
vi
riuscivo
bene
.
Ho
paura
di
non
esser
molto
coraggiosa
....
Oppure
non
sapevano
insegnarmi
.
Ma
ora
,
m
'
insegnerai
tu
,
nevvero
?
-
-
Io
?
-
-
disse
impetuosamente
,
quasi
spaventato
,
Drollino
.
-
-
Tu
,
sì
....
-
-
rispose
Milla
ridendo
-
-
cominciando
da
oggi
.
Ho
la
sella
e
tutto
l
'
occorrente
.
Va
a
far
sellare
Calif
,
e
aspettami
in
maneggio
.
Io
mi
vestirò
frattanto
,
e
fra
mezz
'
ora
scenderò
.
E
così
accadde
che
Drollino
divenne
_
ipso
facto
_
maestro
di
equitazione
della
Duchessa
.
Sulle
prime
,
la
cosa
durò
fatica
ad
avviarsi
.
Milla
era
terribilmente
impacciata
nella
sua
lunghissima
gonnella
di
amazzone
,
e
non
sapeva
raccapezzarsi
in
nulla
.
Era
molto
bellina
però
,
e
nell
'
ampiezza
del
maneggio
la
sua
figurina
delicata
,
acquistava
una
nuova
leggiadria
.
Il
collo
pareva
veramente
finissimo
,
quasi
esile
,
così
stretto
nel
collettino
ritto
,
fortemente
insaldato
,
o
compito
alla
chiusura
da
un
nodo
di
cravatta
color
verde
cupo
.
Il
visino
tanto
giovane
e
fresco
,
coi
capelli
,
strettamente
raccolti
sulla
nuca
,
e
adombrato
dalla
breve
falda
d
'
un
_
pioppino
_
inglese
,
pareva
quello
d
'
un
giovanotto
di
primo
pelo
.
Drollino
durava
fatica
talvolta
a
non
distrarsi
,
guardandola
in
quell
'
aspetto
nuovo
,
che
tanto
armonizzava
colle
aspirazioni
della
sua
irresistibile
vocazione
.
E
per
due
ore
al
giorno
,
sinchè
fu
assento
il
Duca
,
egli
si
trovò
colla
Duchessa
,
così
vestita
e
affidata
completamente
a
lui
.
Toccò
a
lui
a
metterla
in
sella
,
a
insegnarle
il
maneggio
delle
redini
,
le
chiamate
,
le
attitudini
.
Milla
trovava
la
cosa
ancor
più
seria
di
quanto
s
'
era
immaginata
;
non
andava
avanti
che
a
furia
di
buona
volontà
,
facendo
sforzi
eroici
per
vincere
la
paura
.
Ma
questa
ogni
tanto
ritornava
,
invincibile
,
e
Milla
,
nei
suoi
sgomenti
irragionevoli
,
temendo
sempre
di
cadere
,
smarrita
,
soffocando
la
voglia
di
gridare
,
afferrava
con
mano
convulsa
il
braccio
di
Drollino
.
Questi
sentiva
alla
sua
volta
uno
strano
rimescolìo
,
un
intimo
turbamento
lo
sconvolgeva
tutto
.
Ma
senza
fermarsi
a
chiedere
cosa
fosse
,
lo
dominava
,
e
,
calmo
egli
stesso
,
rassicurava
la
Duchessa
,
ripetendole
,
col
suo
accento
vibrato
,
di
non
temere
,
di
fidarsi
di
lui
.
Le
faceva
animo
;
con
un
sorriso
che
aveva
qualcosa
d
'
imperioso
e
di
supplichevole
ad
un
tempo
,
con
qualche
raro
:
-
-
Brava
!
-
-
Milla
si
fidava
,
e
ciò
le
giovava
immensamente
.
Persisteva
nella
sua
impresa
,
sostenuta
dal
pensiero
che
tutte
queste
difficoltà
le
incontrava
per
Giuliano
,
per
procurargli
il
piacere
di
una
sorpresa
.
E
nei
momenti
critici
,
quando
le
pareva
proprio
di
non
poter
più
reggersi
in
sella
,
guardava
intensamente
Drollino
,
attingendo
il
sangue
freddo
nella
calma
scintillante
di
quello
sguardo
,
certa
che
,
in
ogni
caso
,
la
mano
di
lui
l
'
avrebbe
sorretta
.
Ah
,
sì
,
Drollino
era
proprio
un
buon
maestro
!
Siccome
il
tempo
era
limitato
,
le
lezioni
si
ripetevano
ogni
giorno
,
benchè
,
a
dir
vero
,
quell
'
esercizio
violento
,
al
quale
non
era
abituata
,
stancasse
non
poco
la
Duchessa
.
Quando
scendeva
di
sella
,
a
mala
pena
si
reggeva
in
piedi
,
e
bene
spesso
,
per
uscir
dal
maneggio
,
doveva
appoggiarsi
al
braccio
di
Drollino
.
Oh
,
com
'
era
stanca
....
tanto
,
che
s
'
abbandonava
quasi
,
così
spossata
com
'
era
,
sul
saldo
braccio
del
giovane
maestro
.
Il
ritorno
del
Duca
pose
fine
al
primo
periodo
delle
lezioni
.
Egli
era
pallido
,
sbattuto
;
ma
ne
accagionò
presso
Milla
la
stanchezza
della
nottata
,
trascorsa
in
ferrovia
.
Era
un
po
'
nervoso
,
un
po
'
inquieto
;
gli
affari
si
complicavano
,
ma
egli
voleva
spuntarla
ad
ogni
costo
,
e
però
gli
toccherebbe
d
'
assentarsi
ancora
,
forse
,
più
volte
.
Portò
,
oltre
ai
_
pandouce
_
ed
ai
canditi
,
una
splendida
collana
di
corallo
e
una
ventina
di
gingilli
in
filagrana
.
Milla
ne
fu
così
lieta
che
si
mise
a
piangere
di
contentezza
,
e
non
rifiniva
di
ringraziare
suo
marito
.
Ma
Giuliano
non
pareva
gustare
moltissimo
quella
sfuriata
di
ringraziamenti
,
e
forse
per
interromperli
chiese
d
'
un
tratto
:
-
-
E
la
sorpresa
?
-
-
Non
ancora
-
-
rispose
Milla
ridendo
-
-
sarà
per
quest
'
altra
volta
.
Ma
non
fu
nemmeno
per
«
quest
'
altra
volta
,
»
benchè
,
appena
ripartito
Giuliano
,
la
Duchessa
ricominciasse
di
gran
lena
le
lezioni
con
Drollino
.
Quando
il
Duca
tornò
,
non
s
'
era
per
anco
usciti
dal
maneggio
.
Stavolta
le
portò
in
regalo
un
anello
in
brillanti
,
ma
non
chiese
della
sorpresa
.
E
,
in
capo
a
quindici
giorni
,
ricevette
delle
lettere
d
'
affari
che
l
'
obbligarono
a
ripartire
.
Milla
,
che
sulle
prime
,
e
per
la
ragione
che
sappiamo
,
aveva
fatto
buon
viso
alle
nuove
occupazioni
di
Giuliano
,
cominciava
a
trovarle
ora
un
tantino
indiscrete
.
Ora
per
l
'
appunto
,
quando
egli
era
diventato
così
dolce
,
così
compiacente
,
così
premuroso
per
lei
,
glielo
portavano
sempre
via
....
sempre
....
quei
benedetti
affari
!
Milla
era
veramente
felice
,
dimenticava
il
passato
come
si
dimentica
un
brutto
sogno
.
Giuliano
s
'
era
completamente
ravveduto
da
quella
sciagurata
sorpresa
dello
scorso
autunno
.
In
fin
dei
conti
,
un
po
'
di
colpa
ce
l
'
aveva
avuta
anche
lei
,
colla
sua
imprudenza
.
No
,
ora
capiva
bene
com
'
è
l
'
esistenza
.
Bisogna
esser
prudente
,
fuggire
le
occasioni
,
non
mettere
la
paglia
accanto
al
fuoco
!
Ora
non
c
'
era
più
pericolo
di
sorta
,
ed
ella
ormai
era
sicura
di
nuovo
,
meglio
anzi
di
prima
,
del
cuore
di
Giuliano
!
Il
giorno
dopo
la
terza
partenza
di
suo
marito
,
Milla
,
nello
scendere
in
maneggio
,
ebbe
una
sorpresa
.
Invece
di
Calif
,
trovò
ad
aspettarla
Mia
,
già
insellata
e
tenuta
a
mano
da
Drollino
.
Esitò
un
momento
,
guardando
il
giovane
.
Egli
arrossì
,
ma
disse
dolcemente
:
-
-
Salga
,
signora
Duchessa
.
E
quando
l
'
ebbe
bene
adagiata
sulla
sella
,
soggiunse
a
bassa
voce
:
-
-
Ho
pensato
che
adesso
,
coi
progressi
che
abbiamo
fatto
,
sarebbe
bene
di
provare
un
cavallo
nuovo
.
-
-
Ma
non
ti
rincresce
?
-
-
chiese
Milla
ridendo
.
-
-
No
-
-
rispose
Drollino
-
-
e
lei
ci
avrà
più
piacere
a
cavalcare
Mia
.
Infatti
,
era
tutt
'
altra
cosa
!
Mia
aveva
il
boccato
straordinariamente
fino
,
le
mosse
pronte
e
leggere
.
Milla
a
poco
a
poco
smetteva
la
paura
,
e
prendeva
a
gustare
l
'
indicibile
soddisfazione
del
cavalcare
.
Cominciava
a
tenersi
bene
in
sella
,
ad
acquistare
destrezza
e
disinvoltura
;
e
Drollino
provava
un
grande
orgoglio
quando
vedeva
la
leggiadra
amazzone
,
franca
ormai
e
sicura
,
sul
dorso
di
Mia
.
Gli
parevano
tutt
'
e
due
,
nella
bellezza
aristocratica
delle
rispettive
loro
razze
,
creature
privilegiate
,
incomparabilmente
pregevoli
.
Entrambe
in
quel
momento
gli
erano
soggette
,
entrambe
egli
guidava
colla
voce
,
col
gesto
,
collo
sguardo
;
sentiva
per
entrambe
come
una
bizzarra
analogia
di
ammirazione
appassionata
;
per
Milla
come
per
Mia
,
sarebbe
stato
capace
di
tutti
i
sacrifizi
.
L
'
ora
della
lezione
era
diventata
per
lui
la
più
bella
ora
del
giorno
;
l
'
aspettava
ansiosamente
,
ma
pure
non
senza
un
certo
vago
,
nuovo
timore
,
che
a
lui
,
così
impavido
,
riesciva
inesplicabile
.
Se
a
Milla
,
per
esempio
,
succedesse
qualcosa
?
...
se
cadesse
?
...
se
si
facesse
male
?
...
Gli
accadeva
,
certe
volte
,
di
dover
frenare
un
tremito
quasi
doloroso
,
quando
serrava
sullo
stivaletto
inglese
della
Duchessa
la
fibbia
della
staffa
,
o
quando
,
dandole
la
briglia
,
le
sua
dita
s
'
impigliavano
fra
quelle
della
signora
.
Certe
volte
,
gli
venivano
delle
strane
idee
;
nella
sua
mente
si
combinavano
certe
insensate
ipotesi
.
Se
,
per
esempio
,
i
loro
cavalli
,
prendendo
subitamente
il
morso
fra
i
denti
,
fuggissero
di
conserva
,
e
così
a
rompicollo
li
portassero
lontano
lontano
....
in
un
sito
d
'
onde
non
si
potesse
far
ritorno
...
;
se
Mia
s
'
impennasse
,
ed
egli
potesse
salvare
la
Duchessa
....
magari
anche
,
morendo
per
lei
!
...
Ma
tutta
queste
vacue
immaginazioni
frullavano
solo
per
un
momento
,
e
di
rado
,
in
quella
testa
di
22
anni
,
o
meglio
la
sfioravano
appena
,
e
subito
svanivano
,
di
fronte
alla
logica
semplicissima
della
realtà
.
Il
bello
fu
quando
si
cominciò
ad
uscire
dal
maneggio
!
La
lezione
allora
aveva
luogo
per
lo
spazio
infinito
dei
pascoli
.
Drollino
,
nella
sua
qualità
di
maestro
,
cavalcava
a
pari
della
Duchessa
;
e
questa
,
che
non
era
mai
stata
altiera
co
'
suoi
dipendenti
,
non
sdegnava
di
rivolgergli
la
parola
,
parlandogli
alla
buona
,
e
facendolo
parlare
,
come
quando
erano
bambini
.
Drollino
era
fiero
di
poter
condurre
la
signora
per
l
'
ampio
verde
dei
pascoli
che
le
appartenevano
;
faceva
sfilare
le
mandre
davanti
a
lei
,
le
spiegava
le
consuetudini
dell
'
allevamento
,
le
insegnava
a
discernere
le
qualità
che
costituivano
il
pregio
dei
prodotti
.
Le
impartiva
alcune
fra
le
immense
cognizioni
ch
'
egli
possedeva
sull
'
allevamento
,
e
sapeva
porgerle
in
un
modo
che
non
era
nè
pedante
,
nè
grossolano
.
Si
infervorava
,
parlandole
di
quelle
cose
che
per
lui
erano
intimamente
collegate
alla
forza
,
all
'
ardore
della
sua
vocazione
;
i
suoi
accenti
assumevano
una
specie
di
schietta
e
virile
energia
,
in
cui
vibrava
come
un
'
eco
lontana
di
passione
invincibile
....
La
scena
era
bella
,
infinita
,
davanti
a
loro
.
Milla
respirava
a
pieni
polmoni
l
'
aria
calma
e
libera
della
pianura
,
e
si
compiaceva
d
'
interrogare
Drollino
su
quanto
le
cadeva
sott
'
occhio
....
Altre
volte
invece
la
Duchessa
non
si
sentiva
disposta
a
parlare
,
ed
essi
percorrevano
in
silenzio
lunghi
tratti
di
via
,
al
galoppo
,
mentre
lo
scalpitìo
dei
loro
cavalli
risuonava
così
unito
,
così
uguale
sul
terreno
da
parere
il
ritmo
affrettato
d
'
un
ritornello
senza
fine
.
Milla
aveva
preso
a
voler
bene
a
Mia
;
le
portava
dello
zuccaro
e
l
'
accarezzava
di
frequente
.
E
a
Drollino
succedeva
qualche
volta
,
dopo
aver
ricondotta
la
cavalla
in
scuderia
,
di
rimanere
per
lungo
tempo
immobile
,
collo
sguardo
fisso
,
colla
mano
posata
sulla
lucente
criniera
di
Mia
,
precisamente
al
posto
dov
'
era
scesa
per
un
istante
la
carezza
lieve
della
Duchessa
.
*
*
*
*
*
Quando
il
Duca
era
in
villa
,
le
cose
mutavano
affatto
,
e
Drollino
evitava
con
ogni
sua
possa
di
trovarsi
coi
padroni
.
Stava
molto
in
scuderia
,
e
lo
si
trovava
ordinariamente
vicino
al
_
box
_
di
Mia
.
In
casa
era
tornato
il
tempo
lieto
.
Quello
delle
scene
era
passato
:
il
padrone
s
'
era
radicalmente
corretto
...
,
la
malattia
della
Duchessa
aveva
fatto
miracoli
.
Egli
non
pensava
neppur
per
idea
a
lagnarsi
della
solitudine
,
non
pareva
sentir
bisogno
alcuno
di
svago
,
era
affettuosissimo
per
Milla
,
e
le
portava
ogni
volta
bellissimi
regali
.
Tutti
dicevano
ch
'
era
una
vera
consolazione
,
e
che
ormai
la
signora
Duchessa
era
proprio
felice
.
E
per
persuadersene
non
bastava
forse
vedere
il
Viso
illuminato
,
raggiante
di
Milla
?
Essa
metteva
in
opera
certe
raffinatezze
,
certe
civetterie
a
cui
per
l
'
addietro
non
avrebbe
certo
pensato
.
Ogni
tanto
giungevano
da
Parigi
delle
_
toilettes
_
elegantissime
,
che
la
giovane
signora
sfoggiava
ad
ogni
ritorno
di
Giuliano
.
Era
sempre
in
moto
per
casa
,
nel
giardino
s
'
udiva
di
frequente
la
sua
esile
,
ma
graziosa
vocetta
tentare
qualche
strofa
di
gentili
romanze
.
Era
più
che
mai
soave
ed
affabile
,
profondeva
ai
poveri
vistose
elemosine
,
avrebbe
voluto
poter
sollevare
tutte
le
miserie
che
la
cadevano
sott
'
occhio
.
Colmava
costantemente
di
fiori
gl
'
innumeri
vasetti
del
suo
salotto
,
e
si
cullava
per
ore
ed
ore
nell
'
_
hamac
_
,
sognando
,
mezza
desta
,
colle
labbra
semiaperte
,
in
una
dolcezza
quasi
estatica
di
sorriso
.
Ma
un
giorno
chiese
impazientemente
a
Drollino
:
-
-
Ora
posso
andare
sola
col
Duca
?
Drollino
rimase
un
momento
in
silenzio
,
come
se
non
avesse
afferrato
bene
il
senso
di
quella
domanda
,
ch
'
era
pur
tanto
semplice
:
-
-
Dico
-
-
insistè
la
Duchessa
-
-
se
posso
andare
per
conto
mio
....
senza
maestro
,
insomma
?
Egli
esitò
un
poco
poi
,
con
voce
fioca
,
disse
:
-
-
Non
ancora
.
Milla
,
scontenta
,
tormentava
la
punta
del
suo
frustino
.
-
-
Ha
ancora
bisogno
d
'
impratichirsi
un
poco
....
-
-
soggiunse
Drollino
dolcemente
.
-
-
Ma
presto
potrà
andar
sola
....
Essa
fece
un
gesto
annoiato
.
-
-
Sola
!
non
ho
nessuna
idea
di
andar
sola
....
Va
pure
-
-
disse
poi
distrattamente
a
Drollino
.
Drollino
s
'
inchinò
e
tornò
in
scuderia
.
Camminava
a
passo
lento
,
a
capo
chino
....
come
un
uomo
che
ha
ricevuto
sul
collo
un
colpo
di
bastone
.
Certo
....
la
cosa
era
semplicissima
;
tanto
semplice
ch
'
egli
chiedeva
a
sè
stesso
come
mai
non
l
'
avesse
avuta
sempre
davanti
agli
occhi
.
Sicuro
!
quella
era
la
conseguenza
immediata
del
suo
zelo
nell
'
insegnar
l
'
equitazione
alla
Duchessa
....
metterla
in
grado
d
'
accompagnare
....
anche
a
cavallo
,
suo
marito
.
Ancora
qualche
giorno
,
e
le
lezioni
sarebbero
finite
....
ed
egli
diventava
inutile
a
Milla
.
Ebbene
....
tanto
meglio
!
...
Egli
era
stanco
di
quella
vita
,
ne
sentiva
talvolta
come
una
specie
d
'
uggia
dolorosa
,
provava
da
qualche
tempo
in
qua
un
'
irritazione
latente
,
ma
incessante
.
Sentiva
,
così
ad
intervalli
,
un
desiderio
febbrile
d
'
allontanarsi
di
lì
,
di
mutar
vita
....
d
'
imbattersi
in
qualche
distrazione
nuova
,
potente
,
che
lo
togliesse
alla
vita
stupida
,
inerte
che
avrebbe
condotto
ad
Astianello
quando
fossero
finite
le
lezioni
dell
'
arte
ch
'
egli
idolatrava
!
...
L
'
antica
tentazione
riprese
il
suo
impero
sul
cuore
di
quel
giovane
impetuoso
.
Egli
si
sentiva
spostato
ad
Astianello
,
sapeva
che
i
suoi
compagni
non
l
'
avevano
caro
.
In
quanto
ai
padroni
....
Del
Duca
,
in
fondo
,
non
si
poteva
lagnare
.
Perchè
,
dunque
,
continuava
ad
odiarlo
?
...
perchè
,
quando
lo
vedeva
giungere
bello
,
placido
,
colla
barba
d
'
oro
così
ben
pettinata
,
si
sentiva
fremere
e
ribollire
il
sangue
?
Oh
,
no
!
non
s
'
era
mai
potuto
avvezzare
a
vederlo
,
a
saperlo
padrone
,
quell
'
intruso
,
quel
gaudente
,
che
tutto
doveva
all
'
amore
d
'
una
donna
,
e
che
,
per
rimeritarla
,
l
'
aveva
un
tempo
resa
infelice
,
l
'
aveva
quasi
condotta
sull
'
orlo
della
tomba
!
...
Drollino
taceva
,
mordendosi
le
labbra
,
quando
sentiva
dai
suoi
compagni
,
o
dai
contadini
,
vantare
l
'
attuale
condotta
di
Giuliano
;
e
quando
lo
vedeva
accanto
alla
Duchessa
,
gli
venivano
degl
'
impeti
violentissimi
d
'
avversione
.
La
diffidenza
continuava
,
acre
,
spietata
,
nutrendosi
del
proprio
elemento
.
Ora
che
non
aveva
più
una
ragione
positiva
di
odiare
quell
'
uomo
,
Drollino
capiva
d
'
odiarlo
maggiormente
.
C
'
era
dei
momenti
in
cui
gli
veniva
come
un
insano
rammarico
che
Giuliano
avesse
lasciata
la
Russa
.
Pure
egli
avrebbe
data
la
vita
perchè
Milla
fosse
felice
....
Cos
'
era
dunque
questa
contraddizione
strana
....
questa
sensazione
?
Rimaneva
come
sbigottito
da
questa
lotta
interna
,
ch
'
egli
non
sapeva
spiegare
a
sè
stesso
,
e
che
lo
tormentava
.
E
un
bel
giorno
,
così
all
'
improvviso
,
Drollino
prese
una
decisione
.
*
*
*
*
*
-
-
Impossibile
!
-
-
sclamò
la
Duchessa
,
quando
l
'
agente
venne
ad
informarla
che
il
capo
di
scuderia
s
'
era
congedato
per
la
fine
del
mese
.
-
-
Impossibile
!
-
-
ripetè
,
con
vero
dispiacere
,
-
-
Ma
perchè
vuol
andar
via
Drollino
?
cos
'
è
accaduto
?
...
che
ragioni
dà
?
-
-
Ragioni
,
a
dir
vero
,
non
ne
dà
nessune
,
signora
Duchessa
.
È
venuto
nello
studio
stamane
e
ha
detto
che
se
n
'
andava
,
ecco
tutto
!
Milla
non
poteva
capacitarsi
.
-
-
Provi
a
mandarlo
da
me
,
chissà
che
io
non
venga
a
capo
di
scoprir
qualcosa
.
Dev
'
essere
un
malinteso
.
E
lei
,
signor
Damelli
,
non
ha
proprio
nessun
sentore
dei
motivi
,
delle
intenzioni
di
quel
giovane
?
-
-
Nessuno
,
signora
Duchessa
.
-
-
A
meno
che
...
non
so
....
m
'
hanno
detto
ch
'
egli
avrebbe
l
'
idea
di
farsi
soldato
.
-
-
Soldato
?
...
ripetè
Milla
.
Soldato
?
Il
signor
Damelli
si
congedò
e
di
lì
a
cinque
minuti
capitò
Drollino
.
La
Duchessa
si
trovava
in
quel
tal
salotto
chinese
dove
tanti
anni
addietro
,
aveva
saputo
ottenere
per
Drollino
,
il
dono
di
Mia
e
dove
aveva
dato
a
questo
,
per
forza
,
quel
memorabile
bacio
.
Milla
avrebbe
voluto
ora
far
della
diplomazia
con
Drollino
.
Ma
la
diplomazia
non
era
mai
stato
il
forte
di
quella
cara
donnina
.
Si
limitò
dunque
a
chiedere
impetuosamente
al
giovane
,
il
quale
stava
muto
,
grave
dinanzi
a
lei
:
-
-
Oh
Drollino
!
è
vero
che
vuoi
andar
via
?
-
-
È
vero
,
signora
Duchessa
.
-
-
Ma
perchè
....
che
idea
!
...
ma
ti
pare
?
...
Ti
hanno
fatto
qualche
torto
,
qualche
soverchieria
?
-
-
No
....
signora
Duchessa
.
-
-
Di
'
la
verità
....
Hai
qualche
motivo
?
-
-
Nessun
motivo
,
signora
Duchessa
.
È
così
....
una
mia
idea
.
-
-
Vuoi
che
ti
faccia
aumentare
il
salario
?
vuoi
tornare
alla
tenuta
?
Se
desideri
qualcosa
,
dillo
francamente
.
Lo
sai
che
sono
sempre
contenta
di
te
e
che
t
'
ho
sempre
voluto
bene
.
-
-
Lo
so
,
rispose
Drollino
con
voce
tremante
.
E
una
specie
di
sorriso
,
stranamente
triste
passò
sul
volto
dei
giovane
.
-
-
E
anche
mio
marito
,
-
-
proseguì
Milla
,
anche
lui
,
adesso
,
ti
vuol
bene
.
Il
sorriso
scomparve
in
un
baleno
dal
volto
di
Drollino
e
gli
succedette
una
lieve
contrazione
nervosa
.
-
-
Sicuro
,
-
-
continuò
Milla
,
con
soave
insistenza
,
avevamo
anche
fissato
di
mandarti
a
Londra
,
perchè
accompagnassi
qui
i
cavalli
nuovi
,
pel
tiro
a
quattro
.
Ma
la
Duchessa
dovette
accorgersi
,
studiando
la
fisonomia
inflessibile
di
Drollino
,
che
neppure
quella
splendida
suggestione
,
valeva
a
farlo
recedere
dal
suo
proposito
.
Non
insistette
.
Quell
'
ostinazione
invincibile
la
offendeva
.
-
-
Allora
,
-
-
disse
con
subita
alterigia
,
quand
'
è
così
,
va
pure
.
Ma
un
momento
dopo
,
sentì
una
lagrima
spuntarle
sul
ciglio
.
Ella
voleva
bene
ai
suoi
;
a
quelli
di
casa
sua
.
E
ne
rimanevano
pochi
ormai
ad
Astianello
.
I
nuovi
servitori
,
scelti
dal
Duca
,
avevano
a
poco
a
poco
,
accaparrati
i
posti
migliori
.
E
ora
....
anche
Drollino
.
Era
un
altro
lembo
del
passato
che
scompariva
.
Egli
vide
quella
lagrima
e
rimase
inchiodato
al
suo
posto
pallido
,
atterrito
.
-
-
Signora
Duchessa
,
-
-
disse
con
voce
tremante
;
creda
....
anch
'
io
....
mi
perdoni
....
-
-
Oh
Drollino
!
sclamò
Milla
,
smettendo
subito
il
fare
risentito
,
perchè
mi
dai
questo
dispiacere
?
Egli
fece
un
passo
avanti
.
-
-
Oh
no
....
non
dica
così
....
signora
Duchessa
....
creda
....
anzi
....
che
io
....
-
-
Ti
assicuro
-
-
proseguì
Milla
,
che
faresti
tanto
dispiacere
anche
al
Duca
.
Drollino
diè
un
passo
indietro
,
volle
parlare
,
ma
non
gli
venne
fatto
....
-
-
È
impossibile
!
disse
finalmente
-
-
_
bisogna
_
che
vada
.
Ma
il
suo
viso
aveva
un
'
espressione
così
turbata
,
che
Milla
non
seppe
più
adirarsi
.
-
-
Dimmi
almeno
il
perchè
?
-
-
chiese
mestamente
.
Il
giovane
scosse
il
capo
.
-
-
Che
vuole
-
-
signora
Duchessa
,
m
'
è
venuto
un
desiderio
,
che
so
io
,
una
smania
di
girare
il
mondo
,
di
veder
degli
altri
siti
,
delle
altre
tenute
.
Ma
mi
ricorderò
sempre
sa
,
di
lei
....
della
sua
bontà
per
me
.
E
forse
,
di
qui
a
un
po
'
di
anni
....
chissà
che
non
torni
....
già
....
a
cercare
ancora
....
i
miei
cavalli
....
qui
a
Astianello
.
Drollino
non
sapeva
più
quel
che
dicesse
.
Milla
,
invece
,
cominciava
a
persuadersi
.
-
-
Ah
!
Drollino
!
...
mi
rincresce
tanto
.
Avevo
certe
idee
....
certi
progetti
....
Pensa
....
andar
via
ora
,
dopo
che
m
'
avevi
insegnato
a
montar
a
cavallo
.
Il
giovane
si
morse
le
labbra
.
--Sicuro....--rispose--così
adesso
si
divertirà
....
Adesso
che
può
andar
sola
....
Un
momento
di
silenzio
regnò
nella
sala
.
Poi
Drollino
disse
timidamente
,
con
uno
sforzo
terribile
:
-
-
Signora
Duchessa
,
vuol
tenere
Mia
?
--Mia!...--esclamò
la
Duchessa
,
maravigliata
e
commossa
.
-
-
Sì
,
signora
...
;
scuserà
se
mi
prendo
questa
libertà
,
ma
ho
visto
che
vanno
così
bene
loro
due
....
e
son
persuaso
che
la
tratterà
sempre
bene
,
nevvero
?
...
e
così
forse
....
si
ricorderanno
qualche
volta
di
me
....
-
-
Oh
!
Drollino
-
-
disse
intenerita
la
Duchessa
-
-
vuoi
proprio
lasciarmi
Mia
?
...
Ma
non
ti
rincresce
....
davvero
?
-
-
No
,
no
....
non
mi
rincresce
....
Tanto
,
non
saprei
come
fare
a
condurla
ora
....
e
poi
è
giusto
....
perchè
,
si
ricorda
?
...
è
stata
lei
che
me
l
'
ha
fatta
avere
....
Gli
pareva
di
compiere
un
doloroso
atto
di
giustizia
.
Aveva
la
mente
e
gli
occhi
pieni
del
ricordo
della
scena
accaduta
lì
....
in
quella
stessa
sala
,
tanti
anni
prima
.
Si
vedeva
,
bambino
,
debole
,
agitato
,
sentiva
ancora
sulle
labbra
un
'
impressione
che
gli
pareva
quella
d
'
un
ferro
rovente
,
l
'
impressione
d
'
un
bacio
di
bambina
.
Milla
,
con
un
atto
inconsulto
,
gli
stese
la
mano
....
Ma
subito
,
memore
che
non
andava
fatto
,
la
ritrasse
.
Ma
era
indicibilmente
commossa
,
mormorò
:
-
-
Oh
Drollino
,
oh
Drollino
!...--con
un
accento
di
gratitudine
che
valutava
e
compensava
tutto
il
sacrificio
di
quel
povero
ragazzo
.
Egli
tremava
lievemente
,
e
teneva
il
capo
chino
come
un
colpevole
.
In
quel
bizzarro
colloquio
successe
una
pausa
bizzarra
anch
'
essa
....
piena
per
entrambi
d
'
indefinibili
incertezze
.
-
-
Senti
,
Drollino
-
-
disse
finalmente
la
padrona
-
-
vedo
che
tu
....
hai
proprio
fissato
di
andar
via
....
Ma
non
farmi
il
dispiacere
di
farlo
ora
,
mentre
siamo
qui
.
Tanto
,
fra
poco
,
andiamo
ai
bagni
.
-
-
Sperava
che
in
quel
tempo
si
ravvedesse
,
chi
lo
sa
,
che
rinunziasse
a
quel
suo
assurdo
progetto
.
Egli
rimase
scontento
,
combattuto
.
Avrebbe
preferito
andarsene
subito
.
Un
segreto
istinto
gli
suggeriva
di
rifiutare
,
di
lasciare
Astianello
al
più
presto
.
Ma
gli
occhi
castani
di
Milla
,
ancora
umidi
di
_
quella
_
lagrima
,
erano
alzati
a
guardarlo
,
senza
alterigia
di
sorta
,
pieni
di
benevolenza
e
di
dolcezza
.
Egli
non
seppe
dir
di
no
....
Fece
un
cenno
d
'
adesione
,
e
chinò
ancora
il
capo
.
-
-
In
quanto
a
Mia
-
-
disse
Milla
affettuosamente
-
-
ti
ringrazio
....
la
terrò
sempre
cara
,
e
non
ti
dimenticherò
mai
.
Egli
se
ne
andò
colle
labbra
strette
strette
,
cogli
occhi
semi
-
chiusi
.
Il
Duca
,
quando
riseppe
la
cosa
,
non
mostrò
,
a
dir
vero
,
tutto
il
rincrescimento
che
Milla
gli
aveva
generosamente
attribuito
.
Non
gli
faceva
nè
caldo
,
nè
freddo
,
ora
che
non
c
'
erano
ospiti
in
villa
.
Non
perdette
però
quell
'
occasione
di
canzonare
Milla
,
pei
gusti
vagabondi
dei
suoi
protetti
.
Non
si
commosse
nemmeno
pel
dono
di
Mia
.
Chiese
solo
a
sua
moglie
quanto
aveva
avuta
la
dabbenaggine
di
pagargliela
a
colui
.
-
-
Pagarla
....
sclamò
Milla
-
-
che
cascava
dalle
nuvole
....
pagarla
?
...
Ma
t
'
accerto
che
non
è
stato
nulla
di
simile
....
Non
abbiamo
scambiata
una
parola
,
su
questo
proposito
.
-
-
Eh
!
lo
so
anch
'
io
che
con
te
,
non
avrà
parlato
di
prezzo
.
Ma
te
ne
avvedrai
quando
farai
i
conti
col
signor
Damelli
.
-
-
Credi
....
proprio
?
...
E
io
che
m
'
ero
commossa
!
...
Ma
pure
....
-
-
Per
bacco
,
mia
cara
,
è
chiara
come
il
giorno
.
Voleva
liberarsene
;
non
sapeva
come
,
e
te
l
'
ha
affibbiata
;
ecco
tutto
!
Ora
poi
sarei
curioso
di
sapere
ciò
che
pretendi
fare
di
quella
bestia
,
tu
che
non
hai
mai
voluto
saperne
di
cavalcare
.
-
-
Ah
!
-
-
rispose
Milla
,
lieta
del
suo
mistero
.
-
-
Non
importa
,
lascia
fare
a
me
!
...
L
'
attaccherò
alla
_
giardiniera
_
,
e
imparerò
a
guidare
.
-
-
Uhm
!
-
-
disse
il
Duca
-
-
è
troppo
forte
per
la
_
giardiniera
_
,
andrebbe
meglio
col
_
phaèton
_
.
È
ancora
una
buona
cavalla
.
Quasi
quasi
,
ora
che
non
è
più
di
quel
biricchino
,
avrei
una
mezza
idea
di
provarla
io
stesso
.
Domani
forse
....
*
*
*
*
*
Drollino
era
fermo
sulla
soglia
del
cancello
di
fronte
al
viale
.
E
quivi
per
l
'
appunto
vide
Mia
,
la
sua
Mia
,
attaccata
al
_
phaèton
_
e
guidata
dal
Duca
.
Non
molto
ben
guidata
,
a
dir
vero
;
Giuliano
la
conduceva
come
un
dilettante
conduce
,
per
lo
più
,
un
cavallo
che
sta
provando
.
Alquanto
a
casaccio
,
cioè
,
tirando
indiscretamente
i
filetti
ora
a
destra
,
ora
a
sinistra
,
tormentandole
il
morso
in
bocca
,
spingendola
,
con
certe
mosse
intempestive
delle
redini
che
dovevano
torturare
la
povera
bestia
,
abituata
alla
mano
salda
,
mirabilmente
esperta
,
di
Drollino
.
Questi
divenne
livido
,
sentì
nell
'
interno
dell
'
animo
come
uno
schianto
.
Cogli
occhi
spalancati
,
immoto
,
come
impietrito
,
guardò
quello
spettacolo
,
che
lo
straziava
.
Il
Duca
non
s
'
avvide
di
lui
.
S
'
indispettiva
contro
Mia
che
non
voleva
ubbidirlo
,
e
,
in
difetto
di
più
persuasivi
argomenti
,
le
rovesciò
addosso
una
furia
di
scudisciate
.
Drollino
trattenne
un
grido
.
Ah
!
quelle
scudisciate
!
gli
parve
d
'
averle
ricevute
lui
,
attraverso
alla
vita
!
Ebbe
un
impulso
violento
e
prepotente
di
spiccare
un
salto
,
di
precipitarsi
verso
il
_
phaèton
_
,
d
'
afferrare
lui
lo
scudiscio
e
di
....
Ma
si
contenne
.
Si
morse
a
sangue
le
labbra
,
e
torse
lo
sguardo
.
Mia
si
avviava
con
un
trotto
incerto
,
rotto
,
pesante
,
mentre
il
Duca
,
con
una
aria
avvezza
,
dimenava
trionfalmente
la
frusta
.
Drollino
s
'
accorse
d
'
esser
tutto
sudato
.
Un
pensiero
crudele
gli
passò
pel
capo
:
-
-
Oh
!
se
Mia
potesse
impennarsi
in
quel
momento
,
far
cadere
colui
....
fargli
rompere
il
collo
....
Oh
,
se
avesse
saputo
....
se
avesse
potuto
prevedere
....
Egli
,
che
aveva
fatto
quel
supremo
sacrifizio
per
lei
....
per
la
Duchessa
....
perchè
avesse
una
buona
cavalla
e
un
motivo
di
ricordarsi
....
del
passato
.
Oh
!
se
avesse
saputo
....
Mia
....
la
sua
Mia
!
Un
'
onda
di
torbide
fantasie
gli
sconvolse
per
un
momento
il
cervello
;
gli
parve
di
smarrire
ogni
idea
che
non
fosse
dolore
,
ira
,
rabbia
impotente
.
No
,
non
poteva
far
nulla
....
ormai
....
Certo
....
egli
era
stato
un
grande
imbecille
;
la
colpa
era
sua
.
Doveva
pur
saperlo
ciò
che
il
Duca
era
per
Milla
.
Un
idolo
a
cui
tutto
era
dovuto
,
persino
l
'
omaggio
ultimo
....
il
dono
lasciato
a
lei
,
per
lei
da
un
povero
cavallaro
che
se
ne
andava
.
Non
ebbe
un
pensiero
di
rimprovero
per
Milla
.
Ma
la
sua
avversione
per
Giuliano
prese
da
quel
punto
le
proporzioni
d
'
una
passione
tormentosa
.
Se
ne
andò
verso
il
pascolo
,
e
non
tornò
alla
villa
se
non
tre
giorni
dopo
,
quando
seppe
che
Giuliano
era
andato
di
nuovo
per
la
quarta
volta
a
Genova
,
onde
conferire
con
quella
celebrità
d
'
avvocato
che
trattava
i
suoi
affari
.
*
*
*
*
*
Non
si
doveva
risapere
,
eppure
si
riseppe
.
Fu
per
tutti
una
gran
maraviglia
,
e
se
ne
parlò
molto
,
sottovoce
,
con
una
vera
grandine
di
commenti
.
Va
via
per
questo
,
per
quest
'
altro
.
Non
si
poteva
adottare
la
versione
nuda
e
semplice
dell
'
affare
:
un
capriccio
di
Drollino
.
Ci
doveva
esser
qualche
motivo
segreto
,
qualche
grossa
magagna
scoperta
di
recente
.
-
-
Eh
!
-
-
osservò
sghignazzando
Battista
in
un
conciliabolo
tenuto
allo
scopo
di
discutere
la
questione
-
-
avranno
scoperto
qualche
cosa
di
questo
genere
.
-
-
E
fece
colle
dite
aperto
il
gesto
come
di
chi
pizzica
le
corde
dell
'arpa.--E
siccome
è
uno
della
casa
,
e
lo
proteggono
a
spada
tratta
,
avranno
accomodato
le
cose
alla
chetichella
....
e
fanno
figurare
che
....
-
-
Non
è
vero
,
non
è
vero
niente
-
-
urlò
inviperita
la
Carolina
,
prendendo
le
difese
di
Drollino
con
un
calore
,
con
una
energia
che
le
valsero
addirittura
un
subisso
di
allusioni
più
o
meno
riguardose
;
ma
tutte
dirette
a
constatare
lo
stato
veramente
anormale
del
suo
cuore
.
Tanto
che
,
sentendosi
così
accanitamente
attaccata
,
la
giovane
battè
una
pronta
ritirata
,
e
si
rifugiò
nei
solinghi
recessi
della
guardaroba
a
piangere
le
sue
speranze
perdute
,
e
a
disperarsi
della
partenza
di
Drollino
e
dell
'
insolenza
di
Battista
.
Anche
il
conciliabolo
ebbe
un
'
eco
,
mentre
sarebbe
stato
assai
più
desiderabile
che
non
l
'
avesse
avuto
.
E
fu
la
Carolina
stessa
che
,
vantandosi
apertamente
della
sua
difesa
,
disse
a
Drollino
cos
'
aveva
detto
di
lui
quel
birbante
di
Battista
.
Drollino
l
'
ascoltò
in
pace
,
non
le
fece
nè
ringraziamenti
,
nè
scuse
.
Non
si
indignò
delle
accuse
del
cameriere
;
ebbe
un
'
ombra
strana
,
pallida
di
sorriso
.
Forse
non
si
maravigliò
;
certo
è
che
non
accennò
d
'
esser
maravigliato
.
La
Carolina
rimase
scontenta
e
perplessa
.
Aveva
sperato
,
senza
confessarlo
a
sè
stessa
,
che
Drollino
sarebbe
rimasto
più
colpito
dal
suo
generoso
intervento
e
avrebbe
data
maggior
importanza
alla
sua
rivelazione
.
Ma
invece
se
ne
andrebbe
quietamente
,
senza
rompere
il
muso
a
quella
canaglia
di
Battista
.
Poichè
,
è
d
'
uopo
confessarlo
,
il
cameriere
del
signor
Duca
non
godeva
affatto
le
simpatie
dei
suoi
colleghi
.
Non
si
poteva
negare
la
sua
valentìa
,
egli
possedeva
in
tutto
e
per
tutto
l
'
arte
del
suo
mestiere
.
Ma
la
sua
onestà
non
era
neppur
più
problematica
ed
egli
,
da
qualche
tempo
in
qua
,
si
trascurava
non
poco
.
Battista
era
bene
spesso
ubbriaco
,
e
s
'
andava
ingolfando
in
certe
avventure
rustiche
,
tutt
'
altro
che
perdonabili
e
pur
sempre
,
se
non
perdonate
,
ignorate
dall
'
inesauribile
indulgenza
del
Duca
.
Ora
poi
,
in
assenza
del
padrone
,
Battista
abusava
assolutamente
della
sua
libertà
....
al
punto
di
passare
quasi
tutta
la
giornata
,
nonchè
parecchie
ore
della
sera
,
in
una
botteguccia
con
spaccio
di
liquori
,
situata
alla
estremità
del
paese
e
dove
trovava
del
rhum
più
forte
di
quello
della
dispensa
,
un
'
ostessa
tarchiata
e
tre
o
quattro
buoni
compagni
,
ai
quali
egli
insegnava
dei
bellissimi
giuochi
di
carte
di
una
facilità
maravigliosa
,
e
che
ogni
persona
che
si
rispetta
deve
aver
famigliari
.
I
buoni
compagni
avevano
un
'
ammirazione
illimitata
per
quel
personaggio
così
ben
vestito
e
colle
tasche
così
ben
guarnite
.
Drollino
non
aveva
certamente
fatto
gran
caso
del
riferto
della
Carolina
.
Ma
nella
sua
mente
,
così
logica
e
risoluta
,
invece
della
gratitudine
,
si
levava
per
l
'
appunto
una
specie
di
rammarico
e
l
'
idea
che
la
cameriera
avesse
fatto
male
a
dirgli
come
fosse
andata
la
cosa
.
Ora
,
tornava
proprio
indispensabile
,
prima
ch
'
egli
lasciasse
Astianello
,
ch
'
egli
si
prendesse
la
briga
di
cacciar
quattro
denti
in
gola
,
a
quella
canaglia
.
Lasciò
passar
qualche
giorno
;
poi
si
decise
.
Già
....
non
lo
aveva
mai
potuto
soffrire
colui
;
quel
protetto
del
signor
Duca
!
Andò
a
cercarlo
la
sera
stessa
,
nel
noto
botteghino
.
Laggiù
si
giocava
molto
e
sicuri
,
dietro
la
complice
ombra
d
'
una
cortina
di
cotone
verde
che
separava
dalla
bottega
propriamente
un
bugigattolo
scuro
,
stretto
,
sucidissimo
.
La
rustica
sirena
era
andata
ad
una
sagra
vicina
e
in
vece
sua
stava
al
banco
un
ragazzotto
mezzo
addormentato
.
Drollino
non
penetrò
nell
'
antro
dove
si
giocava
,
stette
in
bottega
aspettando
,
paziente
ed
immobile
,
davanti
ad
un
bicchierino
d
'
anisette
.
Dietro
la
cortina
verde
,
si
sentiva
un
vocìo
assordante
ed
un
continuo
moto
di
bicchieri
,
e
ogni
tanto
lo
squillo
d
'
una
moneta
che
risonava
sul
tavolo
.
Allora
soltanto
il
ragazzo
si
riscoteva
,
destandosi
come
al
suono
d
'
una
musica
gradita
e
collo
sguardo
stupido
,
ma
già
vizioso
,
ammiccava
confidenzialmente
Drollino
.
-
-
È
il
signor
Battista
!
disse
alfine
e
con
voce
misteriosa
.
È
proprio
lui
....
se
sapesse
....
quanti
!
...
-
-
Quanti
?
...
Che
?
...
rispose
Drollino
distrattamente
.
-
-
Oh
bella
?
denari
.
Non
sa
che
_
lui
_
perde
sempre
;
e
sempre
paga
.
Il
bello
della
cosa
,
pel
ragazzo
,
era
per
l
'
appunto
che
il
perdente
pagasse
.
Drollino
invece
non
esternò
nessuna
meraviglia
.
Ma
con
un
susseguirsi
,
macchinalmente
ragionato
,
di
pensieri
,
egli
finiva
col
chiedere
a
sè
stesso
:
Come
fa
?
...
Battista
aveva
un
forte
salario
;
questo
si
sapeva
.
Ma
si
sapeva
pure
che
aveva
dei
vizi
,
anzi
molti
vizi
,
e
che
a
mantenerli
tutti
,
non
sarebbero
bastate
tre
di
quelle
splendide
paghe
.
E
ora
giocava
così
rovinosamente
e
pagava
....
pagava
....
Di
là
,
si
sentivano
correre
le
monete
sul
tavolo
ma
eran
gli
avversari
che
vincevano
.
Era
facile
,
ascoltando
,
tener
dietro
alle
varie
fasi
del
giuoco
.
-
-
Come
mai
?
chiedeva
ostinatamente
Drollino
a
sè
stesso
.
Finalmente
ebbe
termine
la
partita
,
ed
i
giocatori
entrarono
tutti
nel
botteghino
,
che
si
riempì
subito
d
'
un
denso
fumo
di
pipe
,
e
dell
'
eco
di
grossolane
esclamazioni
,
di
parolaccie
,
di
sguaiati
scoppi
di
risa
.
I
vincitori
facevano
gazzarra
,
ma
il
vinto
era
anch
'
esso
di
buonissimo
umore
e
rideva
,
più
rumorosamente
degli
altri
.
Anzi
volle
pagare
ancora
un
bicchiere
di
vino
bianco
alla
compagnia
.
-
-
Diavolo
!
-
-
urlò
al
ragazzotto
che
vedendoli
già
alticci
,
esitava
a
servirli
,
hai
capito
di
stappare
?
Hai
paura
,
forse
,
che
non
ti
si
paghi
?
Sappi
,
brutta
faccia
di
pagnotta
,
che
dove
c
'
è
Battista
,
la
miseria
non
ci
può
stare
e
che
a
casa
mia
quando
non
ce
n
'
è
più
,
ce
n
'
è
ancora
.
Scoccava
già
la
mezzanotte
,
quando
la
comitiva
si
sciolse
.
Battista
uscì
ultimo
,
e
Drollino
,
il
quale
lo
aveva
sempre
aspettato
in
silenzio
e
senza
unirsi
ai
buoni
compagni
,
gli
tenne
dietro
.
Lo
lasciò
andare
avanti
finchè
non
ebbe
oltrepassato
il
villaggio
.
Non
voleva
provocar
chiassi
e
baruffe
in
vicinanza
dell
'
abitato
.
Le
ragioni
che
aveva
da
dirgli
gliele
direbbe
all
'
aperto
,
sulla
strada
maestra
.
Senonchè
,
quando
furono
usciti
dall
'
ombra
delle
case
,
egli
s
'
accorse
che
colui
aveva
un
modo
bizzarro
di
camminare
,
tutto
a
sbalzi
e
a
zig
-
zag
.
-
-
Ho
capito
,
pensò
Drollino
;
è
ubbriaco
.
Non
volle
profittare
di
quella
circostanza
,
cimentandosi
con
un
uomo
che
non
avrebbe
potuto
tenergli
testa
.
-
-
Sarà
per
un
'
altra
volta
!
mormorò
fra
sè
e
sè
.
E
si
pose
a
camminare
frettolosamente
,
senza
altro
intendimento
che
di
far
pronto
ritorno
alla
villa
.
Ma
,
oltrepassando
il
cameriere
,
s
'
avvide
che
questi
era
affatto
incapace
di
raccapezzare
dove
metteva
i
piedi
.
Era
uno
sconcio
spettacolo
quell
'
uomo
che
camminava
barcollando
sulla
strada
,
battuta
dal
lume
di
luna
,
in
vicinanza
della
villa
...
Bell
'
onore
per
la
casa
....
se
qualcuno
lo
vedeva
.
E
,
sotto
l
'
impero
di
questo
timore
,
Drollino
risolse
di
ricondurre
egli
stesso
Battista
per
evitare
,
se
si
poteva
,
ogni
scandalo
.
Gli
s
'
accostò
e
lo
chiamò
forte
per
nome
.
-
-
Ah
!
-
-
rispose
l
'
altro
fermandosi
....
-
-
sei
tu
,
Drollino
?
...
Bel
nome
davvero
....
E
un
bel
giovanotto
,
anche
....
ma
allegro
come
un
martôro
.
E
dunque
eh
!
ho
sentito
che
te
ne
vai
....
Fai
bene
,
perdio
....
Si
vegeta
in
questa
baracca
,
in
questo
nido
di
....
colombini
.
E
strizzava
gli
occhi
sorridendo
sguaiatamente
,
con
un
'
espressione
che
tentava
d
'
essere
ironica
.
-
-
Bisogna
vedere
il
mondo
....
ragazzo
mio
....
Andare
di
qua
,
di
là
...
,
a
Parigi
....
a
Londra
....
fare
come
ho
fatto
io
col
signor
Duca
....
Ah
!
allora
però
....
non
erano
i
tempi
buoni
come
adesso
!
...
Denari
,
ora
,
denari
come
terra
....
Il
signor
Duca
....
non
dice
mai
di
no
....
quel
briccone
!
Sfido
io
,
sfi
....
Ora
si
trattava
di
mettersi
pel
viale
,
e
c
'
era
da
passare
la
porticina
.
Fu
una
vera
impresa
che
Drollino
condusse
a
buon
fine
,
impiegandovi
però
più
d
'
un
quarto
d
'
ora
.
Poi
dovette
aiutare
colui
a
percorrere
il
viale
,
evitando
di
urtare
i
tronchi
degl
'
ippocastani
,
in
quell
'
ombra
fitta
che
Battista
faceva
risonare
delle
sue
frasi
sempre
più
sconnesse
d
'
ubbriaco
di
buon
umore
.
Ma
,
come
Dio
volle
,
giunsero
sulla
spianata
.
Erano
scoccate
le
dodici
;
la
villa
dormiva
quietamente
,
con
tutte
le
finestre
chiuse
,
nel
silenzio
della
notte
.
Battista
continuava
a
parlare
,
consigliando
fervorosamente
Drollino
a
imitarlo
,
a
star
allegro
,
ad
assicurarsi
....
le
bontà
del
padrone
.
Gl
'
insegnava
che
i
padroni
vanno
tenuti
per
il
collo
,
vanno
!
E
non
bisognava
star
ingrognati
,
bisognava
essere
come
lui
,
allegri
,
sollazzevoli
.
E
subito
,
colla
voce
avvinazzata
,
si
pose
improvvisamente
a
cantare
le
prime
strofe
d
'
una
canzonaccia
.
-
-
Cristo
!
-
-
sclamò
a
bassa
voce
Drollino
,
tappandogli
la
bocca
colle
mani
,
-
-
taci
,
mascalzone
;
potresti
destar
la
signora
Duchessa
!
-
-
Ah
!
-
-
rispose
impermalito
l
'
ubbriaco
-
-
che
maniere
!
...
va
al
diavolo
tu
e
la
Duchessa
!
...
Me
ne
importa
tanto
di
quella
faccia
di
carta
!
Ma
di
subito
cangiò
parere
.
-
-
A
proposito
,
-
-
disse
con
somma
confidenza
a
Drollino
-
-
se
vuoi
venir
qui
....
ho
una
cosa
da
dirle
....
alla
signora
Duchessa
.
Ho
da
dirle
....
E
alzava
la
voce
.
Drollino
,
fremendo
,
lo
interrompeva
,
cercava
di
condurlo
via
in
fretta
,
ma
Battista
,
incaponito
in
un
'
ideaccia
tutta
sua
,
non
voleva
muoversi
,
e
seguitava
a
parlar
forte
.
Drollino
stava
per
afferrarlo
alla
vita
,
portarlo
via
a
forza
,
e
quindi
gettarlo
in
un
angolo
remoto
del
giardino
a
smaltire
il
suo
vino
;
ma
invece
rimase
immobile
come
impietrito
,
guardando
l
'
ubbriaco
con
uno
sguardo
spaventato
.
Una
,
fra
le
insensate
frasi
dello
sciagurato
cameriere
l
'
aveva
colpito
.
-
-
Valla
a
chiamare
....
voglio
dirle
la
verità
....
di
Genova
e
del
signor
Duca
.
-
-
Il
signor
Duca
?...--chiese
cautamente
Drollino
,
chinandosi
verso
Battista
.
-
-
Genova
?
..
-
-
Sì
,
sì
-
-
ripeteva
con
voce
gorgogliante
l
'
ubbriaco
-
-
tanto
bisogna
che
lo
sappia
....
un
giorno
o
l
'
altro
....
che
la
Russa
....
E
l
'
avvocato
....
ah
!
l
'
avvocato
!
...
L
'
occhio
di
Drollino
ebbe
un
lampo
di
feroce
ansietà
.
Egli
si
chinò
ancora
di
più
sull
'
ubbriaco
,
che
seguitava
:
-
-
L
'
avvocato
!
l
'
ho
visto
io
,
l
'
avvocato
!
...
Eh
uno
strascico
lungo
lungo
di
seta
e
tanti
bei
ricciolini
,
e
quelle
spalle
bianche
.
Per
Dio
,
ha
ragione
il
Duca
....
è
bella
quella
Russa
....
Di
subito
l
'
ubbriaco
si
fece
malinconico
.
-
-
Poverina
!
-
-
disse
,
tentando
di
accennare
le
finestre
della
facciata
-
-
poverina
,
povera
donnina
,
mi
fa
pena
....
se
sapesse
?
...
E
si
mise
a
piagnucolare
:
l
'
ubbriachezza
in
lui
si
faceva
tenera
,
sentimentale
!
E
nell
'
iterarsi
di
grotteschi
singhiozzi
,
in
quel
lagrimare
ributtante
,
le
frasi
riuscivano
smozzicate
,
e
le
parole
,
rotte
,
non
avevan
più
senso
.
Drollino
rimase
un
momento
in
forse
:
-
-
Vino
o
verità
?
-
-
chiese
angosciosamente
a
sè
stesso
,
guardando
Battista
,
che
,
colpito
improvvisamente
dal
sonno
plumbeo
dell
'
ebbrezza
,
s
'
era
buttato
sull
'
erba
e
pareva
già
addormentato
.
-
-
Bisogna
saperlo
....
ad
ogni
costo
-
-
mormorò
sotto
voce
Drollino
.
-
-
E
se
è
vero
!
...
Nel
vivo
lume
della
luna
,
una
mano
bruna
,
nervosa
si
protese
con
un
gesto
di
minaccia
implacabile
.
Poi
Drollino
afferrò
l
'
ubbriaco
,
inetto
ormai
ad
opporgli
la
minima
resistenza
;
se
lo
cacciò
sulle
spalle
come
un
sacco
di
biada
,
e
,
passando
dalla
scala
interna
di
servizio
,
lo
portò
nella
propria
cameretta
,
quella
che
occupava
attualmente
al
terzo
piano
della
villa
.
Lo
gettò
sul
letto
in
modo
abbastanza
ruvido
;
ma
il
sonno
dell
'
ubbriaco
era
ormai
così
profondo
ch
'
egli
non
se
ne
risentì
per
nulla
.
Drollino
sedette
appiè
del
letto
,
e
rimase
desto
per
tutta
la
notte
,
vegliando
Battista
.
Era
giorno
fatto
quando
il
cameriere
si
risentì
;
girò
attorno
gli
sguardi
,
attonito
di
trovarsi
lì
,
in
camera
di
Drollino
.
-
-
Cosa
diamine
?
-
-
chiese
.
-
-
Nulla
,
mio
caro
....
Ti
ho
trovato
per
via
e
t
'
ho
portato
qui
.
-
-
Oh
!
-
-
rispose
Battista
confuso
,
ma
tentando
un
risolino
.
-
-
Ho
capito
.
Eh
,
son
traditori
questi
vostri
vinetti
leggieri
;
e
poi
un
po
'
di
rhum
....
sicuro
.
Non
era
più
brillo
,
ma
aveva
ancora
la
testa
balorda
,
lo
stomaco
sconvolto
,
o
parlava
con
un
fare
melenso
.
-
-
Sicchè
-
-
continuò
,
alquanto
impacciato
-
-
m
'
hai
proprio
trovato
per
via
?
Sarà
,
sarà
....
non
mi
ricordo
più
!
E
dormivo
,
eh
?
-
-
No
,
allora
non
dormivi
;
non
facevi
che
strillare
e
chiacchierare
.
-
-
Ah
!
sì
,
chiacchieravo
?
-
-
E
divenuto
subitamente
inquieto
,
soggiunse
in
tono
negligente
:
-
-
Oh
bella
,
chiacchieravo
?
e
,
così
per
curiosità
....
cosa
dicevo
?
Drollino
alzò
le
spalle
,
e
si
sforzò
a
sorridere
.
L
'
altro
non
ardiva
insistere
,
ma
lo
guardava
,
dubbioso
.
-
-
Mio
caro
-
-
continuò
Drollino
-
-
sta
tranquillo
.
Hai
detto
un
monte
di
bestialità
.
Per
fortuna
che
c
'
ero
soltanto
io
a
udirti
,
e
ciò
che
tu
dicevi
lo
sapevo
da
un
pezzo
.
--Tu...!--sclamò
Battista
con
vivo
malcontento
.
-
-
Sapevi
già
....
cosa
?
-
-
Ma
certo
!
-
-
continuò
freddamente
Drollino
.
-
-
Credevi
d
'
esser
tu
solo
a
possedere
il
segreto
del
signor
Duca
?
-
-
Ma
come
diavolo
hai
fatto
a
sapere
?
-
-
Ch
'
egli
si
reca
là
a
Genova
....
-
-
ed
esitò
ammiccando
.
-
-
Sì
,
per
trovarsi
con
lei
!
-
-
finì
brutalmente
Battista
-
-
con
la
Russa
.
Capirai
,
tutte
questo
reticenze
,
che
sugo
hanno
adesso
?
Il
diavolo
ci
porti
.
-
-
Questo
-
-
rispose
pacatamente
Drollino
-
-
è
affar
mio
e
non
ti
riguarda
.
-
-
Ma
,
allora
,
perchè
non
me
ne
hai
mai
parlato
?
-
-
Perchè
?
Perchè
non
m
'
accomodava
.
Cosa
c
'
entro
io
con
questo
cose
?
Io
me
ne
vado
fra
poco
,
e
buona
notte
.
E
può
essere
che
,
per
tacere
,
avessi
anch
'
io
delle
buone
ragioni
come
le
hai
tu
.
Battista
non
arrossì
,
e
si
pose
vivamente
le
mani
in
tasca
.
-
-
Non
ce
n
'
è
quasi
più
-
-
disse
,
facendo
ballare
fra
le
dita
due
o
tre
monete
.
-
-
Io
però
le
godo
e
sto
allegro
,
e
fo
star
allegri
gli
altri
,
mentre
tu
....
Che
bocca
amara
m
'
è
rimasta
!
...
A
dir
vero
,
il
Duca
fa
le
cose
bene
....
da
gran
signore
,
non
è
vero
?
Drollino
assentì
.
Certo
;
il
Duca
pagava
bene
il
loro
silenzio
.
-
-
Eh
!
-
-
continuò
Battista
con
una
risata
maligna
-
-
non
gli
conviene
a
far
diversamente
.
Davvero
,
si
troverebbe
in
un
bell
'
impiccio
se
a
me
saltasse
il
ticchio
....
Perchè
,
capisci
,
l
'
andrà
;
finchè
mi
pare
,
ma
se
un
bel
giorno
colui
mi
rompesse
proprio
le
tasche
,
io
vado
da
lei
,
e
le
rifiato
tutto
quanto
;
capisci
?
-
-
Ah
!
le
rifiati
tutto
quanto
....
Andiamo
,
via
,
non
sei
capace
!
-
-
Io
non
son
capace
!
...
L
'
avresti
a
vedere
.
Vado
là
,
franco
come
uno
schioppo
,
e
le
conto
la
storia
.
Signora
Duchessa
;
succede
così
e
così
.
Il
suo
signor
marito
va
a
Genova
per
abboccarsi
coll
'
avvocato
....
E
l
'
avvocato
,
Dio
mi
danni
,
è
la
Russa
....
quella
Baronessa
che
....
se
l
'
è
tornato
a
prendere
per
vendetta
.
-
-
Per
vendetta
?
-
-
chiese
tranquillamente
Drollino
,
stendendo
appiè
del
letto
la
sua
snella
persona
.
-
-
Sicuro
-
-
continuò
Battista
,
che
,
passato
il
primo
momento
di
dispetto
,
trovava
ora
un
certo
gusto
a
potere
finalmente
parlar
con
qualcuno
di
quella
cosa
così
gustosa
e
proficua
.
-
-
Ce
l
'
aveva
amara
con
la
Duchessa
,
perchè
qui
erano
accadute
quelle
scene
,
ti
ricordi
?
Bene
,
dunque
,
quando
noi
fummo
a
Napoli
,
essa
scrisse
al
padrone
.
Ma
questi
aveva
ancora
la
paura
che
gli
morisse
la
moglie
,
e
non
rispose
.
Allora
quella
s
'
impuntigliò
,
e
gli
tenne
dietro
a
Nizza
.
La
signora
era
un
po
'
indisposta
e
usciva
di
rado
.
Un
giorno
,
lui
se
ne
va
a
Montecarlo
,
e
ci
trova
la
Russa
.
Stette
ancora
un
poco
sul
tentennare
,
poi
ci
ricascò
....
meglio
di
prima
.
Ecco
qua
....
la
sapevi
tu
com
'
era
andata
?
-
-
No
-
-
confessò
umilmente
Drollino
-
-
non
la
sapevo
così
lunga
.
Sapevo
solo
che
ora
....
si
ritrovavano
a
Genova
,
colla
scusa
dell
'
avvocato
.
Mi
figuro
che
sarà
sempre
una
cosa
in
grande
.
Ha
cavalli
,
lei
?
-
-
chiese
poscia
con
una
subita
premura
di
professione
.
-
-
No
,
rimessa
.
-
-
Ah
!
e
lui
?
-
-
Niente
,
carrozza
d
'
albergo
.
Lei
sta
in
un
villino
,
laggiù
verso
via
Carignano
.
La
sera
sul
tardi
escono
assieme
,
vanno
all
'
Acquasola
.
Qui
diede
in
un
riso
sguaiato
.
-
-
Una
bella
coppia
....
sai
....
-
-
Certo
-
-
rispose
Drollino
,
-
-
una
bella
coppia
....
-
-
E
la
Duchessa
?
-
-
continuò
Battista
-
-
se
lo
sapesse
!
...
Io
dico
che
se
lo
sa
stavolta
,
gli
riprende
tutti
i
soldi
che
gli
ha
dato
e
lo
manda
al
diavolo
....
ammenochè
....
non
si
consoli
.
-
-
Come
?
...
-
-
Eh
,
diamine
!
facendo
altrettanto
.
Drollino
si
drizzò
d
'
un
salto
,
cogli
occhi
iniettati
di
sangue
,
pallido
come
un
morto
,
e
per
un
momento
guardò
l
'
ex
-
ubbriaco
in
un
modo
molto
bizzarro
e
poco
rassicurante
.
Ma
subito
si
calmò
,
e
si
mise
a
ridere
.
Si
sarebbe
detto
che
,
a
furia
di
star
sempre
così
serio
,
avesse
dimenticato
come
si
fa
a
ridere
;
certo
che
il
suo
ridere
non
somigliava
a
quello
di
nessun
altro
.
-
-
Ah
!
vorresti
provare
....
dici
?
...
-
-
Sì
....
per
curiosità
.
Vorrei
provare
come
la
piglia
.
Certe
volte
,
quando
la
vedo
allegra
,
contenta
,
mi
viene
come
una
rabbia
,
una
smania
di
dire
la
verità
a
quella
povera
donna
.
Almeno
non
farebbe
più
la
figura
d
'
una
bambina
,
e
non
si
struggerebbe
più
dietro
a
quella
perla
di
marito
,
che
va
a
Genova
....
coi
denari
di
sua
moglie
,
beninteso
.
E
a
te
-
-
domandò
ancora
Battista
con
un
rimasuglio
d
'
inquietudine
-
-
questa
voglia
non
ti
vien
mai
?
...
dico
...
,
non
vorrei
che
tu
m
'
avessi
a
prevenire
....
sai
,
perchè
potrebbe
darsi
che
lei
,
per
saper
bene
....
-
-
E
fece
il
gesto
di
chi
snocciola
denari
.
-
-
No
-
-
disse
Drollino
....
-
-
io
non
ho
nessuna
idea
di
parlare
.
E
ora
me
ne
vado
,
per
cui
....
Tanto
,
questa
storia
finirà
presto
....
-
-
soggiunse
con
molta
calma
.
-
-
Finirà
?
-
-
chiese
l
'
altro
sbadigliando
-
-
credi
che
finirà
?
...
Per
bacco
,
mi
dispiacerebbe
....
è
un
provento
che
mi
garba
....
E
perchè
finirebbe
?
...
sono
innamorati
cotti
!
La
Russa
gli
comanda
a
bacchetta
,
lo
tratta
come
un
imbecille
,
e
lui
....
contentone
.
Perchè
avrebbe
a
finire
?
-
-
Perchè
finirà
-
-
disse
con
gran
pacatezza
Drollino
.
E
scese
lentamente
;
era
l
'
ora
del
primo
pasto
dei
cavalli
.
Battista
,
rassicurato
,
si
ricacciò
sotto
le
coltri
per
finir
di
riposarsi
;
tanto
,
lui
non
aveva
nulla
da
fare
....
in
casa
ora
c
'
era
la
cuccagna
!
Dopo
il
mezzodì
,
Drollino
si
presentò
all
'
agente
e
gli
chiese
due
giorni
di
permesso
.
Voleva
andar
a
vedere
i
puledri
di
casa
Canossa
,
prima
che
partissero
per
l
'
Esposizione
ippica
.
L
'
agente
accordò
il
congedo
.
Drollino
se
ne
andò
la
sera
stessa
;
e
in
capo
a
due
giorni
era
di
ritorno
.
Tutti
gli
furono
attorno
a
chieder
dei
puledri
.
Ma
non
ne
disse
gran
che
,
non
ne
fece
maraviglie
.
Erano
così
così
,
come
gli
altri
....
Non
era
stato
alla
tenuta
Canossa
;
era
stato
a
Genova
e
all
'
Acquasola
.
Celato
dietro
una
macchia
,
aveva
visto
passare
,
in
una
carrozza
di
rimessa
,
il
Duca
e
la
Baronessa
....
Era
saltato
in
legnetto
di
piazza
e
aveva
tenuto
dietro
al
loro
equipaggio
sino
alle
prime
case
di
via
Carignano
.
Nei
giorni
seguenti
diede
ancora
due
o
tre
lezioni
alla
Duchessa
,
e
rinunciò
a
dare
la
progettata
lezione
a
Battista
.
Drollino
era
quieto
,
calmo
assai
....
La
sera
dopo
,
mentre
si
distribuiva
l
'
ultima
razione
di
biada
,
il
signor
Damelli
capitò
in
scuderia
,
e
diede
precisamente
quest
'
ordine
:
-
-
Domattina
alle
dieci
l
'
_
americana
_
ad
un
cavallo
per
andare
alla
stazione
a
prendere
il
signor
Duca
.
Drollino
ch
'
era
poco
lungi
,
udì
quell
'
ordine
.
Alzò
bruscamente
il
capo
,
e
appoggiò
per
un
secondo
la
mano
sul
muro
,
come
se
si
sentisse
minacciato
da
una
vertigine
.
Poi
disse
rispettosamente
:
-
-
Sì
signore
....
ci
penso
io
.
*
*
*
*
*
L
'
indomani
,
il
tempo
era
splendido
.
Suonavano
le
otto
del
mattino
,
e
sulla
spianata
della
rimessa
Drollino
si
teneva
ritto
davanti
a
Mia
,
già
attaccata
al
_
phaèton
_
e
che
,
impaziente
dell
'
indugio
,
allungava
ogni
tanto
il
collo
e
colla
lunga
coda
flagellava
i
suoi
nobili
fianchi
.
Battista
,
già
in
livrea
,
ma
colla
tunica
ancora
sbottonata
,
lisciava
col
gomito
il
pelo
del
cappello
a
coccarda
.
Un
vecchio
mozzo
,
col
capo
coperto
da
una
berretta
scozzese
e
colla
pipa
in
bocca
,
stava
poco
lungi
dal
legno
e
guardava
con
ammirazione
la
cavalla
che
,
annoiata
dalle
mosche
,
or
coll
'
una
e
or
coll
'
altra
zampa
tormentava
il
terreno
.
-
-
Ci
siamo
?
-
-
chiese
il
cocchiere
,
infilando
i
guanti
di
pelle
rossa
.
-
-
Un
momento
,
-
-
rispose
Drollino
,
mentre
colla
mano
tremante
disponeva
sul
frontale
una
ciocca
della
criniera
di
Mia
.
Il
cocchiere
salì
a
cassetta
ed
afferrò
le
redini
.
Nella
corte
rustica
,
vicino
alla
rimessa
,
s
'
udì
l
'
ululato
cupo
di
un
cane
.
-
-
Cattivo
segno
,
-
-
osservò
il
mozzo
,
togliendosi
la
pipa
di
bocca
.
-
-
Pedrolo
....
badate
un
po
'
ai
fatti
vostri
.
Il
cocchiere
si
mise
a
ridere
,
agitando
festosamente
la
frusta
.
-
-
Quante
bestialità
!
-
-
rispose
con
gaio
sprezzo
.
Era
contento
di
guidar
Mia
,
quella
famosa
Mia
,
che
per
tanto
tempo
era
stata
così
esclusivamente
custodita
da
Drollino
.
Drollino
passò
ancora
una
volta
,
con
una
carezza
prolungata
e
tremante
,
la
mano
sulla
criniera
di
Mia
....
la
guardò
per
un
secondo
,
con
una
intensità
disperata
....
Poi
si
ritrasse
,
e
senza
parlare
,
con
un
piccolo
gesto
,
avvisò
il
cocchiere
che
poteva
partire
.
S
'
udì
in
breve
la
sabbia
del
viale
scricchiolare
sotto
le
ruote
del
leggero
equipaggio
,
mentre
il
rumore
del
trotto
elegante
di
Mia
si
perdeva
nella
lontananza
.
Drollino
stava
sempre
immobile
,
fissando
come
trasognato
lo
spazio
dove
Mia
,
un
momento
prima
,
aveva
alzata
,
verso
lui
,
la
sua
fina
testina
.
-
-
Per
bacco
!
-
-
disse
il
mozzo
con
molta
simpatia
professionale
-
-
capisco
,
sapete
.
Non
c
'
è
che
dire
,
una
bestia
che
non
ha
l
'
uguale
.
Vi
rincrescerà
,
eh
?
Drollino
diede
un
guizzo
coma
se
una
serpe
gli
avesse
morso
il
tallone
....
Poi
chiese
impetuosamente
:
-
-
Cosa
?
...
-
-
Oh
bella
!
...
che
ve
l
'
abbiano
portata
via
.
È
una
cosa
curiosa
,
sapete
,
che
ve
ne
siate
stancato
così
,
mentre
,
non
c
'
è
che
dire
,
è
ancora
un
fior
di
cavalla
!
E
l
'
avete
proprio
voluta
cedere
al
Duca
!
...
Chissà
,
eh
....
che
buon
affare
?
...
Uno
spasimo
passò
sulla
faccia
di
Drollino
,
ma
egli
rimase
muto
.
-
-
Eh
!
si
capisce
.
Se
vi
è
venuto
questo
capriccio
di
girar
il
mondo
,
vi
gioveranno
più
i
denari
che
la
cavalla
.
E
a
dirla
schietta
-
-
continuò
il
mozzo
,
che
s
'
era
proprio
messo
in
mente
di
voler
consolar
Drollino
ad
ogni
costo
-
-
la
Mia
era
ormai
un
po
'
_
sul
tempo
_
anche
lei
,
come
me
!
E
poi
il
suo
piccolo
difetto
ce
l
'
aveva
pure
....
quello
di
non
voler
sentire
gli
spari
....
E
non
s
'
è
mai
voluta
correggere
....
eh
?
...
-
-
No
-
-
stridette
Drollino
-
-
no
!
Il
vecchio
mozzo
si
mise
a
ridere
.
-
-
Via
,
via
!
...
non
v
'
arrabbiate
a
questo
modo
.
Si
sa
che
avete
fatto
di
tutto
per
toglierle
quel
vizio
.
È
inutile
....
ho
provato
anch
'
io
.
Una
volta
nella
tenuta
c
'
era
un
alzano
che
....
Ma
la
storia
dell
'
alzano
non
progredì
.
Drollino
,
il
quale
era
stato
per
un
momento
come
sprofondato
nelle
sue
riflessioni
,
si
scosse
bruscamente
e
s
'
allontanò
a
rapidi
passi
.
Il
mozzo
rimase
lì
,
in
asso
.
-
-
Cosa
diavolo
gli
piglia
a
colui
?
-
-
disse
tenendo
dietro
collo
sguardo
a
Drollino
,
il
quale
pareva
quasi
fuggire
,
tanto
correva
,
nella
direzione
della
tenuta
.
Non
eran
cinque
minuti
che
Drollino
era
scomparso
,
quando
Vincenzo
,
il
cameriere
della
Duchessa
,
si
presentò
sulla
spianata
.
-
-
Drollino
-
-
chiamò
-
-
Drollino
!
-
-
È
andato
via
or
ora
-
-
rispose
il
vecchio
mozzo
.
-
-
Cosa
c
'
è
?
-
-
Subito
,
subito
,
insellare
Mia
per
la
signora
Duchessa
,
e
Drollino
si
prepara
ad
accompagnarla
.
Il
mozzo
s
'
alzò
.
-
-
Mi
dispiace
-
-
disse
-
-
ma
in
quanto
a
Mia
la
signora
è
bell
'
e
servita
.
La
cavalla
è
stata
attaccata
all
'
_
americana
_
ed
è
già
a
mezza
strada
della
stazione
.
E
Drollino
è
andato
via
per
i
pascoli
,
a
zonzo
....
Dio
sa
dove
!
...
Il
domestico
scomparve
,
ma
tornò
subito
,
dopo
cinque
minuti
,
trafelato
.
-
-
Sellare
Calif
;
subito
al
momento
,
e
chiamare
Toni
per
andar
dietro
alla
signora
.
Toni
era
in
scuderia
e
fu
subito
avvisato
.
Dodici
minuti
dopo
,
Milla
,
con
un
nuovo
abito
da
amazzone
,
giuntole
il
giorno
avanti
da
Torino
,
col
volto
splendido
della
gioia
misteriosa
e
biricchina
della
sua
sorpresa
,
s
'
avviava
al
trotto
,
seguita
da
Toni
,
per
la
strada
che
dalla
villa
conduce
alla
stazione
.
Drollino
invece
si
dirigeva
verso
la
sua
antica
dimora
,
nel
grande
cascinale
.
Camminava
a
passi
concitati
stringendo
le
palme
,
barcollando
ogni
tanto
come
sotto
l
'
influenza
d
'
un
principio
d
'
ubbriachezza
.
Un
momento
,
sentì
che
non
stava
più
in
piedi
....
e
cercò
di
reggersi
,
brancolando
,
come
se
fosse
al
buio
.
Un
grido
soffocato
gli
uscì
dal
petto
:
-
-
Mia
!
povera
Mia
!
Sulle
sue
gote
brune
,
schizzò
una
lagrima
.
Ma
subito
,
come
sotto
un
soffio
ardente
,
asciugò
.
Si
gettò
bocconi
sull
'
erba
.
Era
appena
fuori
del
giardino
.
La
villa
era
bellissima
a
vedersi
,
ancora
immersa
nel
bacio
mattiniero
del
sole
,
cinta
di
verdura
,
colle
lucide
persiane
inverniciate
di
recente
.
Egli
mordeva
l
'
erba
,
digrignando
i
denti
furiosamente
.
Ma
a
un
tratto
si
calmò
.
Il
suo
sguardo
fisso
,
teso
,
si
spingeva
nell
'
interno
della
camera
della
Duchessa
.
La
finestra
del
terrazzino
era
aperta
,
si
vedevano
passare
pel
vano
le
teste
delle
cameriere
in
faccende
.
La
brezza
entrava
curiosa
,
molle
,
agitando
le
vecchie
frangie
degli
addobbi
della
finestra
,
enfiando
,
come
fossero
lembi
di
vele
,
i
tessuti
leggeri
dei
cortinaggi
,
le
bianche
cortine
del
letto
.
Drollino
si
fece
calmo
.
Guardò
a
lungo
lassù
,
come
se
quella
vista
gli
facesse
bene
,
rinnovasse
in
lui
l
'
energia
dello
spirito
.
-
-
Per
lei
!
-
-
disse
finalmente
a
bassa
voce
,
agitando
la
mano
nel
vuoto
,
con
un
gesto
pazzo
ed
appassionato
di
saluto
.
S
'
alzò
rinfrancato
,
ed
in
breve
fu
alla
sua
antica
stanzetta
.
Vi
rimase
circa
un
quarto
d
'
ora
.
N
'
uscì
senza
che
nessuno
l
'
avvertisse
,
vestito
dei
panni
suoi
,
bianco
come
un
cencio
lavato
,
e
colla
destra
stretta
al
petto
,
sopra
la
tasca
del
lato
ministro
.
Si
mise
pei
campi
,
in
salita
,
evitando
di
por
piede
sulla
strada
maestra
,
e
pur
costeggiandola
.
*
*
*
*
*
Egli
stava
immobile
,
accasciato
dietro
il
muricciuolo
del
cimitero
,
che
in
un
dato
punto
,
rasenta
la
strada
maestra
fra
Astianello
e
la
stazione
.
Era
un
cimitero
piccolissimo
,
brutto
,
una
vera
miseria
di
cimitero
.
Apparteneva
a
un
paesucolo
vicino
,
il
quale
non
era
nulla
più
che
una
frazione
di
Astianello
.
Il
luogo
era
molto
triste
anche
nella
giocondità
dell
'
ora
mattutina
.
Aveva
un
non
so
che
di
abbandonato
,
che
dava
alla
malinconia
naturale
del
sito
un
carattere
speciale
....
pareva
la
dimora
dell
'
oblìo
.
Quelle
povere
tombe
recavano
patenti
le
traccie
dell
'
intemperie
;
sulla
cappelletta
di
mezzo
una
misera
immagine
a
fresco
del
Redentore
,
arrossata
dal
gelo
,
si
scrostava
lentamente
,
trascinando
nella
sua
rovina
l
'
intonaco
,
che
si
andava
quasi
sfarinando
.
Nel
lato
settentrionale
del
recinto
l
'
erba
era
umidissima
,
e
la
rugiada
si
ostinava
a
serbar
lucido
lo
zoccolo
di
pietra
dell
'
unico
monumentino
che
vantasse
il
cimitero
.
Qualche
aristocratica
croce
di
ferro
si
notava
ancora
in
quel
lembo
riservato
,
ma
era
tuttora
nell
'
ombra
.
Nel
lato
soleggiato
era
la
fossa
comune
,
quella
dei
poverissimi
del
comune
.
Al
centro
s
'
alzava
una
buona
croce
di
legno
,
forte
e
poderosa
,
e
bastava
per
tutti
i
morti
di
quella
classe
.
La
porticina
pareva
chiusa
.
Drollino
,
nell
'
entrare
,
aveva
avuta
la
precauzione
d
'
accostarla
.
Non
si
moveva
punto
....
Stava
rannicchiato
appiè
del
muricciolo
,
silenzioso
,
immobile
come
le
tombe
senza
nome
che
lo
attorniavano
....
Era
livido
in
volto
e
teneva
gli
occhi
sbarrati
,
ma
sui
tratti
così
alterati
,
recava
,
come
incisa
,
l
'
espressione
immutabile
d
'
una
selvaggia
determinazione
.
A
un
tratto
s
'
alzò
,
e
d
'
un
salto
,
aggrappandosi
alle
tegole
,
sollevò
il
capo
oltre
il
livello
del
muricciolo
....
scrutando
collo
sguardo
l
'
aperta
campagna
.
Aveva
scelto
bene
il
suo
posto
di
agguato
.
La
strada
maestra
passava
,
scendendo
,
davanti
al
piccolo
cimitero
.
Oltrepassandolo
d
'
un
trar
di
sassi
,
faceva
un
gomito
con
una
brusca
voltata
.
Dall
'
altro
lato
della
via
,
il
terreno
si
rompeva
in
uno
scoscendimento
ripido
,
terminando
in
un
burrone
ghiaioso
,
che
ai
tempi
di
piova
si
mutava
in
un
torrentello
.
Quello
era
forse
il
solo
punto
della
via
che
richiedesse
un
po
'
d
'
attenzione
in
chi
transitava
di
là
.
Anni
addietro
,
un
carrettiere
ubbriaco
s
'
era
ucciso
,
precipitando
col
suo
mulo
da
quell
'
erta
traditora
.
Occhio
ci
voleva
,
e
stare
attenti
,
specialmente
allo
svolto
.
L
'
orologio
d
'
un
campanile
poco
lontano
suonò
le
dieci
.
-
-
Ancora
mezz
'
ora
!
-
-
pensò
Drollino
.
Scese
,
si
terse
il
sudore
che
gli
rigava
le
tempie
,
estrasse
di
tasca
la
pistola
,
la
osservò
attentamente
,
e
la
depose
sul
terreno
accanto
a
sè
,
a
portata
della
sua
mano
destra
.
Nella
macchia
vicina
i
passeri
spionciavano
senza
fine
,
in
lontananza
il
picchio
ripeteva
a
misurati
intervalli
la
sua
barocca
canzone
,
nell
'
erba
del
cimitero
gl
'
insetti
si
movevano
,
saltavano
,
si
facevano
strada
,
fra
gli
steli
.
Attorno
alla
croce
comune
,
due
farfalle
,
d
'
un
bel
giallo
chiaro
,
si
inseguivano
amorosamente
.
Drollino
non
guardava
attorno
a
sè
.
Teneva
fisso
al
suolo
quel
terribile
sguardo
interno
,
che
l
'
occhio
trova
soltanto
nei
momenti
supremi
della
vita
.
Ogni
tanto
,
quando
sulla
strada
sottostante
udiva
avvicinarsi
il
rumore
d
'
una
carrozza
,
Drollino
illividiva
,
s
'
alzava
,
stava
in
ascolto
un
momento
,
poi
guardava
in
giù
.
-
-
Non
è
lui
-
-
diceva
ogni
volta
,
quasi
ad
alta
voce
.
E
con
una
terribile
pazienza
,
tornava
a
sedere
,
celato
dal
muricciuolo
.
S
'
era
alzato
un
po
'
di
vento
;
l
'
erbe
grasse
,
ben
nutrite
del
cimitero
,
ebbero
un
moto
,
quasi
un
fremito
di
conscio
ribrezzo
.
*
*
*
*
*
Il
treno
era
giunto
,
in
ritardo
però
di
quasi
un
quarto
d
'
ora
,
e
il
Duca
Giuliano
usciva
frettolosamente
dalla
stazione
,
cercando
qua
e
là
collo
sguardo
il
legno
che
doveva
trovarsi
ad
aspettare
.
E
non
solo
vide
il
legno
,
la
graziosa
_
americana
_
,
alla
quale
era
attaccata
Mia
,
ma
vide
altresì
una
elegantissima
amazzone
,
che
,
seguita
da
un
_
groom
_
in
livrea
,
si
avanzava
alla
sua
volta
.
-
-
Giuliano
!
Giuliano
!
-
-
disse
l
'
amazzone
,
accostandosi
e
ridendo
lietamente
.
Egli
rimase
di
princisbecco
....
quando
ravvisò
sua
moglie
;
e
-
-
Milla
!
-
-
sclamò
con
accento
schiettamente
ammirativo
.
-
-
È
la
mia
sorpresa
,
-
-
continuò
Milla
,
beata
del
successo
del
suo
segreto
.
-
-
Sapevo
che
lo
desideravi
,
e
,
mentre
eri
assente
,
ho
imparato
.
Non
te
lo
dissi
che
avevo
anch
'
io
i
miei
affari
?
Il
Duca
la
contemplava
muto
e
pallido
.
-
-
Milla
!
-
-
esclamò
involontariamente
,
-
-
tu
sei
un
angiolo
e
io
sono
un
....
-
-
Si
fermò
un
momento
,
poi
finì
la
frase
:
-
-
un
marito
veramente
fortunato
.
E
subito
le
fece
mille
complimenti
,
lodò
il
suo
pensiero
,
il
suo
buon
gusto
.
Quell
'
abito
le
stava
a
pennello
....
come
aveva
scelto
bene
il
colore
verde
bottiglia
,
e
che
felice
idea
quella
di
quei
bottoni
larghi
,
dorati
della
giacchetta
!
E
che
amore
di
_
tuba
_
....
Era
veramente
un
'
amazzone
classica
!
Ora
sì
che
era
contento
....
ora
andrebbero
assieme
alla
mattina
a
far
delle
trottate
lunghe
,
piacevolissime
.
Ma
che
brava
Milla
!
-
-
Ora
andiamo
a
casa
,
-
-
disse
finalmente
il
Duca
;
-
-
vuoi
che
t
'
accompagni
a
cavallo
?
-
-
Veramente
,
-
-
rispose
Milla
-
-
ora
che
ho
fatta
la
mia
figura
,
preferirei
quasi
di
venir
teco
.
Sono
un
poco
stanca
.
-
-
Benissimo
!
-
-
disse
il
Duca
-
-
Battista
e
Toni
condurranno
a
casa
i
cavalli
,
e
io
ti
farò
da
automedonte
,
se
non
sdegni
il
mio
legnetto
da
giovanotto
.
Milla
scosse
il
capo
,
scese
da
cavallo
,
e
salì
prontamente
sull
'
_
americana
_
a
fianco
del
marito
.
Era
lietissima
!
-
-
Quanto
mi
diverte
-
-
disse
-
-
oh
come
me
la
godo
....
dobbiamo
far
la
figura
di
due
scapestrati
,
nevvero
,
di
due
scappati
da
casa
!
Quell
'
idea
la
divertiva
immensamente
.
Si
figurava
che
i
passeri
delle
siepi
l
'
avrebbero
presa
per
una
perversa
creatura
,
in
piena
rivoluzione
contro
le
convenienze
.
Diceva
mille
gentili
pazzie
,
col
volto
acceso
dal
piacere
,
ed
era
veramente
carina
sotto
l
'
ombra
di
quel
cappello
mascolino
.
E
Giuliano
,
guidando
Mia
,
che
in
quel
giorno
pareva
straordinariamente
docile
e
savia
,
guardava
con
vero
piacere
la
Duchessa
,
che
gli
pareva
molto
più
bellina
del
solito
,
con
quel
non
so
che
di
nuovo
,
di
biricchino
,
di
piccante
che
s
'
era
messo
addosso
,
in
un
colla
foggia
ardita
,
quasi
mascolina
,
del
suo
acconciamento
.
E
allora
,
nell
'
animo
vigliacco
del
creolo
,
un
'
ignobile
contentezza
si
diffuse
.
Il
rimorso
si
ritrasse
davanti
alla
segreta
soddisfazione
d
'
aver
così
bene
organizzato
il
libro
mastro
,
in
partita
doppia
,
della
sua
esistenza
.
Ora
cominciava
ad
apprezzar
Milla
....
si
proponeva
di
crearle
un
'
esistenza
veramente
beata
.
Non
era
forse
uno
squisito
contrasto
quello
che
l
'
aspettava
di
piè
fermo
,
ad
ogni
suo
ritorno
da
Genova
?
Nella
placida
,
profonda
corruzione
dell
'
animo
suo
,
il
gentiluomo
aveva
poste
le
basi
del
_
modus
vivendi
_
per
l
'
avvenire
,
e
si
congratulava
ignobilmente
con
sè
stesso
.
Marito
ed
amante
fortunato
,
egli
godeva
contemporaneamente
gli
orgasmi
febbrili
d
'
un
antico
ardore
,
ravvivato
nell
'
attrattiva
suprema
d
'
un
secondo
adulterio
,
e
le
pure
,
soavi
soddisfazioni
d
'
un
affetto
ingenuo
,
delicato
,
gentile
....
quasi
abbastanza
attraente
per
dare
una
certa
poesia
persino
alla
noiosa
prosa
dell
'
amore
legittimo
.
Egli
pensava
così
,
e
sul
suo
capo
il
cielo
azzurreggiava
intensamente
,
il
sole
irradiava
la
sua
strada
,
la
campagna
amena
,
sorridente
lo
accompagnava
colle
sue
verdi
,
infinite
giocondità
.
Per
un
po
'
quei
due
scappati
da
casa
chiacchierarono
allegramente
.
Ma
,
quando
furono
al
principio
della
discesa
,
Giuliano
disse
a
Milla
:
-
-
Ora
,
carina
,
fammi
il
piacere
di
star
quieta
per
un
momento
;
siamo
vicini
ad
una
certa
voltata
alla
quale
bisogna
star
attenti
.
Ci
vuol
occhio
e
un
cavallo
sodo
.
-
-
Oh
!
Mia
è
una
perla
-
-
rispose
Milla
,
crogiolandosi
nel
suo
cantuccio
e
imitando
scherzosamente
la
posa
classica
d
'
un
_
groom
_
a
cassetto
.
Giuliano
serrò
il
freno
della
meccanica
,
e
,
benchè
la
discesa
non
fosse
ancora
principiata
,
mise
Mia
al
passo
.
Drollino
,
dietro
al
muro
del
cimitero
,
aveva
udito
da
lungi
il
passo
di
Mia
.
Oh
!
quel
passo
della
sua
cavalla
!
...
l
'
avrebbe
riconosciuto
fra
mille
.
Sentì
nel
cuore
un
gran
schianto
,
una
ribellione
tremenda
.
Ma
non
cedette
.
Solo
per
esser
più
sicuro
,
guardò
ancora
una
volta
oltre
il
sommo
del
muricciuolo
.
No
,
non
s
'
era
ingannato
.
Sulla
strada
il
sole
batteva
splendidamente
suscitando
dei
riflessi
abbaglianti
nei
cristalli
dei
fanali
.
Ma
ciò
non
gli
impedì
di
ravvisare
Mia
,
l
'
_
americana
_
,
la
barba
bionda
del
Duca
,
e
accanto
a
lui
l
'
uniforme
verde
coi
bottoni
dorati
di
Battista
.
Ecco
,
il
momento
era
venuto
.
Scese
,
armò
il
cane
della
pistola
,
e
,
nicchiato
dietro
il
muro
,
aspettò
che
la
carrozza
passasse
precisamente
di
lì
.
Mormorò
due
nomi
:
-
-
Mia
e
Milla
!
-
-
Sì
,
egli
liberava
entrambe
da
un
ignobile
giogo
!
Esse
non
lo
sapevano
,
ma
egli
le
vendicava
in
un
punto
solo
,
Mia
e
Milla
!
No
!
la
Duchessa
non
_
doveva
_
correre
il
rischio
delle
rivelazioni
d
'
un
mascalzone
!
E
se
moriva
anche
lui
,
questo
mascalzone
;
ebbene
,
meglio
così
,
il
segreto
che
,
svelato
,
_
potrebbe
_
uccidere
la
Duchessa
,
_
morrebbe
_
con
lui
e
col
Duca
,
laggiù
,
in
quel
burrone
.
Mia
giungeva
in
quel
momento
,
al
passo
,
davanti
al
muro
del
cimitero
.
Drollino
cessò
di
pensare
.
Sorrise
,
alzò
la
pistola
e
sparò
.
Fu
un
tonfo
terribile
.
Subito
,
in
strada
,
s
'
udì
un
galoppo
sfrenato
,
poi
un
grido
di
donna
disperato
,
acutissimo
.
Drollino
balzò
in
piedi
,
s
'
avventò
al
vertice
del
muricciuolo
e
guardò
in
giù
.
Mia
,
furente
,
fuggiva
a
precipizio
per
la
discesa
con
degli
sbalzi
violentissimi
.
Il
Duca
,
stravolto
in
viso
,
tirava
le
redini
a
dritta
e
a
sinistra
con
tutta
la
forza
dei
polsi
;
accanto
a
lui
,
invece
di
Battista
,
c
'
era
una
donna
.
Teneva
il
capo
rovesciato
all
'
indietro
,
il
cappello
le
era
caduto
,
e
Drollino
ravvisò
la
Duchessa
.
Rimase
un
secondo
come
fulminato
.
Poi
urlò
-
-
Cristo
!
-
-
s
'
avventò
all
'
altro
lato
del
muricciuolo
,
spiccò
un
salto
e
cadde
sulla
via
.
Si
rizzò
colle
mani
insanguinate
.
Mia
,
in
preda
al
suo
parossismo
di
terrore
,
precipitando
per
la
china
giungeva
in
quel
momento
.
Faceva
scarti
violenti
che
sconquassavano
l
'
_
americana
_
,
aveva
la
criniera
al
vento
,
le
nari
fumanti
.
Il
Duca
,
cogli
occhi
smisuratamente
aperti
,
gridava
:
aiuto
!
Era
pazzo
di
terrore
,
fissava
il
burrone
verso
cui
si
sentiva
irresistibilmente
trascinato
.
Gettò
un
urlo
e
chiuse
gli
occhi
.
Milla
era
svenuta
.
Drollino
,
con
un
salto
da
pantera
,
s
'
era
gettato
sulla
cavalla
,
avvinghiandosele
al
morso
,
opponendo
all
'
impeto
delirante
della
corsa
sfrenata
la
forza
d
'
una
resistenza
quasi
sovrumana
.
L
'
uomo
ed
il
cavallo
lottarono
un
momento
,
poi
s
'
udì
un
nitrito
di
dolore
,
uno
schianto
di
legnami
che
si
spezzano
,
poi
,
in
un
nuvolo
di
polvere
,
si
vide
a
pochi
passi
dal
ciglio
del
burrone
un
informe
gruppo
di
membra
umane
e
cavalline
,
che
dibattendosi
e
rotolando
,
cadevano
assieme
.
La
carrozza
,
con
un
ultimo
violento
sobbalzo
,
si
fermò
,
mentre
quell
'
ammasso
s
'
agitava
sul
terreno
con
una
serie
di
moti
convulsi
,
che
s
'
andarono
gradatamente
quietando
.
Tutto
ciò
era
accaduto
in
pochi
secondi
.
Il
Duca
aprì
gli
occhi
,
si
vide
salvo
,
e
vide
che
Milla
era
soltanto
svenuta
.
La
sollevò
fra
le
braccia
e
l
'
adagiò
sull
'
erba
,
al
sicuro
.
Poi
si
accostò
di
nuovo
al
legno
spezzato
.
Vide
Mia
,
distesa
per
terra
,
che
dava
gli
ultimi
tratti
,
e
,
sotto
al
fianco
palpitante
della
cavalla
,
vide
colui
che
con
atto
di
audacia
disperata
era
giunto
in
suo
aiuto
,
in
quel
supremo
istante
di
pericolo
.
Si
chinò
a
guardare
,
e
in
quell
'
uomo
,
immobile
,
morto
forse
o
privo
di
sensi
,
ravvisò
Drollino
.
Il
rimbombo
dello
sparo
aveva
chiamata
gente
.
La
Duchessa
,
che
cominciava
a
riaversi
,
fu
sopra
una
barella
improvvisata
ricondotta
alla
villa
.
Il
Duca
,
rassicurato
sul
conto
di
sua
moglie
,
volle
tornare
sul
luogo
del
disastro
dove
i
sopraggiunti
finivano
allora
allora
di
liberare
Drollino
.
L
'
infelice
giovane
era
ancor
vivo
,
ma
il
suo
stato
metteva
raccapriccio
.
Nella
sua
lotta
disperata
colla
cavalla
aveva
ricevuto
da
questa
un
violento
calcio
nel
petto
;
un
braccio
era
spezzato
,
e
al
disopra
dell
'
occhio
destro
il
sangue
generoso
del
giovane
,
spicciava
abbondante
da
una
ampia
ferita
.
Il
medico
del
villaggio
,
chiamato
in
fretta
e
furia
,
visitò
sul
luogo
stesso
Drollino
,
che
i
contadini
avevano
adagiato
sui
cuscini
della
carrozza
.
Pareva
ancora
svenuto
.
Il
dottore
,
dopo
averlo
attentamente
esaminato
,
si
lasciò
sfuggire
un
_
ehm
_
che
non
prometteva
nulla
di
buono
.
Il
Duca
lo
interrogò
ansiosamente
.
-
-
Mi
spiace
-
-
rispose
il
dottore
,
-
-
ma
temo
che
i
polmoni
siano
in
isconquasso
.
È
un
uomo
andato
....
questione
di
giorni
...
,
capisce
?
Drollino
ebbe
un
moto
ed
un
gemito
.
Era
tornato
in
sè
....
aveva
udita
la
sua
condanna
?
Chi
potrebbe
dirlo
?
Sul
suo
volto
macchiato
di
sangue
e
di
polvere
l
'
espressione
era
illeggibile
.
Lo
trasportarono
,
semivivo
,
nella
sua
antica
stanzetta
della
cascina
,
al
limitare
dei
pascoli
.
*
*
*
*
*
La
Duchessa
s
'
era
addormentata
,
e
Giuliano
,
ritto
a
piè
del
letto
,
guardava
la
bella
testina
serena
,
adagiata
mollemente
sul
guanciale
.
Egli
aveva
voluto
,
per
eccesso
di
precauzione
,
che
Milla
rimanesse
a
letto
durante
i
primi
tre
giorni
susseguiti
al
terribile
avvenimento
.
Ma
la
giovane
signora
s
'
era
prontamente
riavuta
.
D
'
altronde
,
la
scossa
non
era
stata
eccessiva
,
neppur
per
il
suo
delicato
organismo
.
Svenuta
sui
primordii
del
pericolo
,
ella
non
aveva
assistito
a
tutte
le
fasi
del
disastro
:
ritrovatasi
incolume
a
casa
,
e
vedendo
illeso
Giuliano
,
non
aveva
pensato
che
a
ringraziare
fervorosamente
Iddio
.
Le
avevan
detto
che
la
carrozza
s
'
era
fermata
a
tempo
.
Il
Duca
,
per
non
arrecarle
dispiacere
,
aveva
espressamente
proibito
che
le
si
parlasse
di
Drollino
.
Milla
ignorava
quella
coraggiosa
intervenzione
e
le
sue
fatali
conseguenze
.
Sempre
allo
scopo
di
non
affliggerla
,
non
le
tennero
neppur
parola
della
morte
di
Mia
.
Giuliano
le
asseverò
essere
lo
sparo
fatale
,
che
tanto
aveva
spaventata
la
cavalla
,
nulla
più
che
l
'
opera
d
'
un
cacciatore
di
passere
.
Milla
accettò
,
senza
discuterla
,
la
versione
di
Giuliano
;
si
calmò
gradatamente
,
tornò
lieta
e
serena
.
Non
era
forse
Giuliano
il
suo
profeta
infallibile
e
adorato
?
perchè
non
gli
crederebbe
quando
per
l
'
appunto
egli
diceva
così
?
Ecco
,
per
esempio
,
egli
le
aveva
detto
or
ora
:
-
-
Sii
buona
,
e
provati
a
dormire
,
hai
bisogno
davvero
d
'
una
dormitina
.
-
-
Ella
non
sentiva
affatto
il
bisogno
della
dormitina
;
pure
,
a
furia
di
star
quieta
e
immobile
,
il
sonno
era
venuto
.
Dormiva
ora
placidamente
,
con
un
abbandono
dolce
e
sicuro
,
con
una
mano
ancora
serrata
fra
quelle
di
Giuliano
.
E
così
noi
,
nella
calma
fiduciosa
del
suo
sonno
sereno
,
vediamo
per
l
'
ultima
volta
la
nostra
eroina
,
la
Duchessa
Milla
Lantieri
dei
Principi
d
'
Astianello
.
Giuliano
districò
pianamente
le
proprie
dita
dalle
dita
di
sua
moglie
,
depose
con
delicata
cura
la
mano
di
Milla
sulla
rimboccatura
del
lenzuolo
,
poi
quasi
furtivamente
,
in
punta
di
piedi
,
uscì
dalla
stanza
.
Era
profondamente
turbato
....
il
corso
pericolo
,
quel
vedersi
,
sentirsi
di
fronte
a
una
morte
terribile
,
e
,
diciamo
pure
,
anche
il
pensiero
della
sorte
che
aveva
minacciata
la
Duchessa
,
avevano
lasciato
nell
'
animo
suo
un
'
impressione
grave
.
Il
creolo
era
stato
fortemente
scosso
;
non
poteva
sopportare
il
ricordo
di
quel
momento
,
ma
il
ricordo
implacabile
non
lo
abbandonava
mai
.
La
sua
riconoscenza
per
Drollino
era
infinita
,
e
l
'
idea
che
quell
'
infelice
morisse
,
così
,
per
loro
,
gli
era
penosissima
.
E
,
come
se
non
bastasse
,
gli
era
giunta
all
'
orecchio
una
strana
diceria
,
che
aboliva
intieramente
il
cacciatore
di
passere
,
ed
evocava
in
sua
vece
un
nemico
ignoto
,
implacabile
,
il
quale
,
edotto
del
difetto
di
Mia
,
ne
aveva
calcolate
le
conseguenze
,
e
s
'
era
valso
d
'
un
mezzo
che
non
lasciava
traccie
,
e
avrebbe
infallibilmente
sortito
i
più
funesti
effetti
,
se
Drollino
,
per
un
'
inesplicabile
,
quasi
miracolosa
circostanza
del
caso
,
non
si
fosse
trovato
lì
per
l
'
appunto
in
quell
'
istante
fatale
.
Ma
come
scoprirlo
questo
strano
nemico
,
come
garantirsene
in
avvenire
....
a
chi
chiedere
?
...
Drollino
solo
forse
avrebbe
potuto
dir
qualche
cosa
.
Ma
Drollino
,
poveretto
,
non
era
certo
in
grado
di
fornir
ragguagli
:
le
lesioni
interne
erano
così
gravi
da
non
lasciar
la
benchè
minima
speranza
:
s
'
indeboliva
gradatamente
,
aveva
continui
sbocchi
di
sangue
,
ed
ogni
parola
che
pronunziasse
equivaleva
ad
un
agitare
della
clessidra
,
quando
gli
ultimi
granelli
di
sabbia
stanno
per
cadere
lungo
la
strettissima
gola
del
cristallo
.
In
villa
e
per
tutta
quanta
la
tenuta
la
relazione
dell
'
avvenimento
aveva
suscitate
forti
emozioni
,
ammirazione
illimitata
per
Drollino
,
e
dubbi
gravi
assai
.
Da
tutti
si
compiangeva
il
giovane
capo
di
scuderia
,
si
vantava
il
suo
atto
eroico
di
abnegazione
,
gli
si
perdonava
ora
,
in
grazia
dell
'
accaduto
,
il
suo
carattere
aspro
e
orgoglioso
,
le
bizze
,
l
'
indipendenza
un
po
'
selvatica
del
suo
passato
.
Il
primo
giorno
,
alla
cascina
,
c
'
era
stata
una
vera
processione
dei
camerati
della
tenuta
;
ma
ora
il
medico
,
d
'
accordo
con
Drollino
stesso
,
aveva
rigorosamente
proibite
le
visite
;
eccettuate
,
ben
inteso
,
quelle
del
Duca
.
Il
Duca
si
mostrava
angustiato
dallo
stato
di
Drollino
.
Veniva
spesso
a
vederlo
,
e
inquieto
del
rapido
progresso
del
male
,
si
recava
alla
cascina
ogni
qualvolta
poteva
allontanarsi
dalla
villa
senza
dar
sospetto
a
sua
moglie
.
E
anche
stavolta
,
non
appena
vide
Milla
addormentata
,
uscì
in
fretta
,
dirigendosi
verso
la
cascina
.
Nel
cortile
,
all
'
ombra
d
'
un
vecchio
fico
,
stava
riunito
un
gruppo
di
contadini
,
inquilini
del
cascinale
.
Al
giunger
del
Duca
,
s
'
alzaron
tutti
,
salutando
rispettosamente
.
Giuliano
si
fermò
a
chieder
loro
notizie
dell
'
ammalato
.
Un
vecchietto
rubizzo
rispose
subito
e
per
tutti
:
-
-
Male
,
male
assai
,
signor
padrone
.
Stamane
è
venuto
il
prevosto
,
e
gli
ha
fatto
fare
le
sue
divozioni
;
e
il
dottore
ha
detto
che
sarà
un
miracolo
se
passa
la
notte
.
Il
Duca
mise
un
sospiro
profondo
e
sincero
.
-
-
Vuole
andar
su
?
-
-
chiese
premurosamente
una
donnetta
attempata
,
ch
'
era
allora
allora
sbucata
da
una
prossima
cucina
.
-
-
Vedrà
che
cosa
da
far
pena
!
Son
io
che
lo
veglio
,
quel
poveretto
,
e
da
tre
notti
non
chiudo
occhio
.
E
così
parlando
,
precedeva
il
Duca
su
una
scaletta
di
legno
,
e
poscia
per
un
andito
scuro
che
faceva
capo
alla
camera
di
Drollino
.
Entrarono
entrambi
in
punta
di
piedi
.
La
stanza
era
pulita
;
le
patate
c
'
eran
tuttora
,
ma
ammonticchiate
accuratamente
in
un
canto
,
e
non
davan
noia
.
La
finestrina
era
chiusa
,
e
alla
rottura
dei
vetri
s
'
era
riparato
apponendo
sulla
intelaiatura
qualche
spesso
foglio
di
carta
,
attraverso
il
quale
giungeva
affiochita
la
luce
dall
'
esterno
.
Drollino
sedeva
sul
letto
,
appoggiandosi
ad
un
ammasso
di
cuscini
,
e
si
sentiva
sin
dall
'
uscio
lo
sforzo
penoso
del
suo
alitare
.
Il
braccio
rotto
stava
inerte
e
stecchito
nella
sua
fasciatura
appeso
al
collo
con
un
_
foulard
_
rosso
,
colla
mano
libera
;
il
giovane
portava
ogni
tanto
alle
labbra
un
fazzoletto
bianco
,
e
lo
ritraeva
quindi
macchiato
di
sangue
.
Una
benda
bianca
gli
serrava
di
sbieco
la
fronte
,
e
lasciava
vedere
soltanto
l
'
occhio
sinistro
stranamente
quieto
e
profondo
,
d
'
una
luminosità
quasi
paurosa
.
Qualche
chiazza
di
sangue
qua
e
là
sulle
lenzuola
.
Il
Duca
,
col
cuore
stretto
da
un
'
angoscia
profonda
,
sedette
appiè
del
letto
,
su
una
seggiola
che
la
vecchia
gli
aveva
premurosamente
recata
.
Salutò
l
'
ammalato
,
e
cercò
d
'
intavolare
qualche
frase
di
conforto
e
di
speranza
.
Ma
non
proseguì
.
L
'
occhio
di
Drollino
s
'
era
repentinamente
fissato
su
di
lui
con
una
forza
così
intensa
di
divieto
che
il
Duca
smarrì
il
filo
del
discorso
,
e
tacque
.
Drollino
alzò
la
mano
che
reggeva
il
fazzoletto
,
guardò
la
vecchia
,
e
,
con
quel
cencio
insanguinato
,
le
accennò
la
porta
.
La
vecchia
allibì
,
rimase
un
momento
in
forse
;
poi
,
completamente
dominata
,
uscì
senza
far
rumore
.
Al
Duca
parve
che
nella
camera
fosse
piombata
in
quell
'
istante
un
'
ombra
nuova
ed
arcana
.
E
stava
fermo
,
inchiodato
sulla
seggiola
da
una
possa
misteriosa
,
ch
'
egli
subiva
suo
malgrado
.
Drollino
continuava
a
fissarlo
col
suo
occhio
da
ciclope
,
acceso
dall
'
ardor
della
febbre
.
Il
silenzio
continuava
oppressivo
,
pesante
.
Finalmente
il
Duca
,
tormentato
,
chiese
a
Drollino
se
avesse
qualche
cosa
da
dirgli
.
-
-
Sì
,
-
-
rispose
Drollino
.
La
voce
di
Drollino
era
orribile
a
udirsi
:
roca
,
sibilante
,
con
un
suono
alterato
,
gutturale
,
come
il
congegno
d
'
una
macchina
che
,
spazzata
,
stride
sotto
la
mano
di
chi
lo
tenta
.
Il
Duca
dominò
un
brivido
,
e
continuò
:
-
-
Forse
,
nevvero
,
vuoi
parlarmi
dell
'
accidente
in
cui
la
tua
generosa
audacia
....
Sapresti
....
potresti
dirmi
chi
?
...
Si
dice
che
sia
stato
un
attentato
.
E
tu
sai
...
?
-
-
Lo
so
!
-
-
Oh
,
te
se
prego
....
parla
....
Capisci
bene
,
è
necessario
....
perchè
possa
premunirmi
....
per
l
'
avvenire
.
Drollino
ebbe
una
specie
di
sorriso
,
e
le
sue
labbra
si
contrassero
con
un
'
espressione
d
'
ironia
.
-
-
Non
c
'
è
più
bisogno
di
precauzioni
!
egli
non
può
più
farle
del
male
.
Guardi
....
E
col
fazzoletto
indicò
sè
stesso
.
Giuliano
non
poteva
,
non
voleva
capire
.
Gettò
un
grido
.
-
-
Tu
?
-
-
disse
finalmente
,
balzando
indietro
e
tremando
.
-
-
Io
.
-
-
Tu
....
sciagurato
!
...
apposta
?
...
apposta
?
...
perchè
rimanessimo
uccisi
?
Drollino
scosse
il
capo
.
-
-
Non
loro
due
....
io
non
sapevo
che
ci
fosse
anche
la
signora
....
Volevo
....
solamente
lei
....
Sulle
tempie
del
Duca
scorrevano
grosse
goccie
di
sudore
.
-
-
Tu
-
-
sclamò
ancora
-
-
tu
?
ma
perchè
?
cosa
t
'
ho
fatto
?
-
-
A
me
....
nulla
-
-
rispose
Drollino
fra
due
sibili
.
-
-
Ma
perchè
guidava
Mia
?
e
perchè
voleva
far
morire
la
nostra
....
signora
?
-
-
Io
?
-
-
gridò
inorridito
il
Duca
;
-
-
ma
tu
sei
impazzito
?
-
-
No
,
-
-
rispose
Drollino
,
-
-
l
'
ha
detto
il
dottore
....
e
non
era
giusto
ch
'
ella
morisse
....
per
causa
sua
....
Si
ricordi
....
l
'
autunno
scorso
....
Il
Duca
cominciava
a
capire
.
Si
fece
pallidissimo
;
cercò
invano
,
con
uno
sforzo
disperato
,
una
parola
di
diniego
,
di
scusa
da
gettare
in
faccia
a
quel
morente
.
Ma
non
la
trovò
,
e
non
poteva
mentire
davanti
a
quell
'
occhio
unico
che
lo
guardava
immobile
.
Drollino
gli
accennò
d
'
avvicinarsi
.
-
-
Non
abbia
paura
,
-
-
continuò
,
serbando
sempre
quel
funebre
simulacro
di
sorriso
-
-
ora
,
ora
....
vede
bene
....
è
finita
.
Si
fermò
,
la
voce
gli
venne
meno
in
uno
schianto
di
tosse
,
che
gli
empi
la
bocca
d
'
una
salivazione
sanguigna
.
Giuliano
aspettò
,
tremando
verga
a
verga
;
poi
:
-
-
Ma
ora
....
ora
....
-
-
tentò
di
mormorare
.
--Ora....--rispose
con
uno
stridore
soffocato
Drollino
.
E
avventò
,
ergendo
il
capo
,
una
sola
parola
:
-
-
Genova
!
Atterrito
,
annientato
,
il
Duca
chinò
la
testa
.
Vacillava
come
un
giunco
mosso
dal
vento
.
Drollino
,
passato
l
'
accesso
,
continuava
:
-
-
Ora
,
sarebbe
morta
,
forse
....
quando
lo
avesse
saputo
....
E
lei
,
signor
Duca
....
ha
preso
Mia
....
Allora
mi
sono
ricordato
,
e
volevo
che
Mia
fosse
la
causa
....
Ma
ho
visto
la
Duchessa
,
e
sono
venuto
....
Non
potè
proseguire
;
un
secondo
impeto
di
tosse
gli
mozzava
quell
'
aspro
filo
di
voce
.
Allora
,
nell
'
accesso
stesso
sbattuto
dallo
sforzo
dello
schianto
rantoloso
della
tosse
,
ma
tenendo
sempre
Giuliano
sotto
il
fascino
spietato
del
suo
sguardo
,
Drollino
lasciò
andare
il
fazzoletto
,
e
sollevando
la
mano
,
come
un
giudice
che
condanna
inesorabilmente
,
alzò
un
dito
.
Nel
silenzio
della
stanza
si
sentiva
l
'
affanno
ormai
,
quasi
parimenti
angoscioso
,
di
due
aliti
oppressi
.
Un
gorgoglio
s
'
affoltò
nella
gola
di
Drollino
.
Ma
egli
,
con
uno
sforzo
supremo
,
mormorò
ancora
una
parola
:
-
-
Si
ricordi
!
...
Poi
tacque
,
cessò
di
guardar
Giuliano
,
e
adagiò
il
capo
sui
guanciali
.
Passò
un
minuto
prima
che
il
Duca
trovasse
la
forza
di
uscire
.
Sulla
soglia
della
cascina
s
'
imbattè
col
dottore
.
-
-
Sta
male
,
eh
!
quel
poveraccio
?
-
-
chiese
il
medico
,
vedendo
il
viso
alterato
di
Giuliano
.
--Sì....--balbettò
il
Duca
-
-
temo
che
....
-
-
Per
bacco
!
...
l
'
ho
detto
subito
che
era
affar
di
pochi
giorni
.
Ma
lei
non
ci
venga
più
qui
.
Vada
via
,
che
questi
non
sono
spettacoli
per
lor
signori
;
e
tanto
,
ormai
è
finita
.
Vada
via
,
le
dico
,
e
mi
cambi
subito
quella
brutta
cera
,
che
,
se
no
,
son
capace
di
farle
un
salasso
qui
sui
due
piedi
.
Giuliano
rispose
con
un
tentativo
di
sorriso
agli
scherzi
e
ai
consigli
del
medico
;
poi
s
'
allontanò
adagio
adagio
,
perchè
dal
cascinale
non
si
avvedessero
ch
'
egli
si
reggeva
a
stento
sulle
gambe
.
E
solo
quando
fu
lontano
sulla
via
,
lungi
da
ogni
sguardo
,
nell
'
ombra
discreta
d
'
una
macchia
,
allora
soltanto
si
lasciò
andare
.
Cadde
a
sedere
su
un
tronco
d
'
albero
....
brancolando
....
cercando
un
appoggio
,
come
una
donna
che
vien
meno
.
Il
Duca
era
vinto
....
la
scena
era
stata
troppo
forte
per
lui
.
Sulla
sua
fronte
pallida
il
sudore
si
rinnovava
ogni
momento
.
Balbettava
sconnesse
parole
....
batteva
i
denti
....
rabbrividiva
,
smentendo
,
nel
codardo
abbandono
di
quel
momento
,
tutta
la
sua
calma
di
gentiluomo
,
la
sua
placidità
di
uomo
forte
,
la
sua
stupenda
indifferenza
di
creolo
.
Ebbe
uno
scoppio
di
pianto
nervoso
,
quasi
isterico
,
e
non
cercò
di
frenarlo
:
chi
lo
vedeva
colà
,
chi
lo
udiva
?
...
Milla
non
era
in
presenza
del
suo
idolo
.
Olga
era
a
Genova
,
lungi
dal
suo
schiavo
gran
signore
!
E
i
passeri
della
macchia
non
si
curavano
punto
di
quel
Duca
in
lagrime
,
buttato
là
come
un
cencio
....
scosso
da
quei
singhiozzi
spasmodici
....
che
non
erano
forse
nè
tutta
paura
,
nè
tutto
rimorso
!
...
*
*
*
*
*
La
camera
di
Drollino
era
quasi
buia
.
Per
terra
,
in
un
angolo
,
ardeva
un
lumicino
d
'
olio
,
e
la
sua
poca
luce
era
attenuata
da
una
specie
di
paralume
improvvisato
.
Dietro
ai
vetri
e
alla
carta
della
finestrina
,
s
'
urtava
un
raggio
di
luna
che
cercava
d
'
insinuarsi
all
'
interno
disegnando
sull
'
ammattonato
e
sulle
pareti
lunghe
striscie
bianche
,
d
'
uno
splendore
freddo
ed
immobile
.
Nel
camino
ardevano
lentamente
alcuni
rimasugli
di
legna
umida
,
e
una
vecchietta
,
adagiata
in
un
rustico
seggiolone
impagliato
,
lottava
ostinatamente
col
sonno
.
Un
gentile
odore
d
'
erba
secca
veniva
dal
vicino
fienile
,
e
nel
silenzio
della
stanza
giungeva
ancora
dal
prossimo
piano
uno
stridore
ritmico
e
incessante
di
grilli
,
cui
teneva
bordone
una
voce
più
immediata
,
uscita
dal
focolare
stesso
del
camino
.
E
,
a
lunghi
intervalli
,
qualche
nitrito
affievolito
dalla
distanza
....
qualche
lontano
interrotto
canto
di
rossignolo
....
le
voci
solitarie
dei
pascoli
,
che
si
stendevano
addormentati
ora
e
ravvolti
nell
'
ombra
notturna
e
infinita
del
piano
.
La
donna
non
ne
poteva
più
.
Lo
aveva
detto
al
Duca
;
eran
tre
notti
che
non
chiudeva
gli
occhi
!
E
ora
quei
poveri
occhi
stanchi
si
chiudevano
irresistibilmente
.
Il
rumore
affannoso
,
sibilante
che
Drollino
faceva
respirando
,
non
bastava
più
a
tenerla
desta
.
E
i
grilli
,
nell
'
interminabile
monotonia
del
loro
coro
,
non
parevano
modulare
che
una
sola
parola
:
dormire
,
dormire
!
A
dir
vero
,
Drollino
pareva
molto
più
quieto
adesso
;
il
rumore
dei
suoi
rantoli
affaticati
pareva
diminuire
.
Ora
invece
vaneggiava
.
Sulle
prime
,
essa
aveva
voluto
dar
retta
alle
parole
,
alle
frasi
interrotte
di
quel
quieto
delirio
.
Ma
poi
se
n
'
era
stancata
;
eran
tutte
frasi
del
suo
mestiere
,
e
non
si
capiva
nulla
.
Piuttosto
,
per
tenersi
desta
,
ricorse
al
rosario
.
Ma
nemmen
questo
valeva
:
essa
pronunciava
affatto
macchinalmente
quelle
note
e
sacre
parole
;
la
mente
le
si
intorpidiva
nel
sonno
.
-
-
Mia
!
sta
quieta
,
-
-
diceva
dolcemente
Drollino
.
-
-
No
,
no
,
non
va
bene
così
!
più
ritta
....
Avanzi
il
ginocchio
....
ora
terrò
la
staffa
....
tiri
a
destra
.
La
vecchia
provò
a
cambiare
.
_
Salve
regina
,
vita
dulcedo
,
spes
nostra
_
....
Drollino
continuava
sempre
più
sommessamente
:
-
-
Volti
,
ora
;
aspetti
....
poggi
sul
fianco
,
niente
paura
...
,
più
alta
la
briglia
.
Non
abbia
paura
...
,
non
si
farà
male
....
son
qua
io
....
In
quegli
accenti
spezzati
si
sentiva
una
modulazione
quasi
carezzevole
,
qualche
cosa
di
indicibilmente
sentito
e
profondo
.
La
vecchia
si
destò
con
un
sobbalzo
,
e
continuò
:
_
in
hac
....
lacrimarum
valle
_
....
Di
repente
sul
volto
di
Drollino
si
operò
un
mutamento
.
I
tratti
s
'
affilarono
,
informandosi
sulle
ossa
,
che
parvero
avanzarsi
sotto
la
pelle
e
sporgersi
con
un
più
marcato
rilievo
.
Il
volto
assunse
una
tinta
grigiastra
,
d
'
una
trasparenza
perlacea
,
e
sotto
alla
quale
s
'
accusava
,
sotto
un
lividore
quasi
violaceo
,
il
colore
di
un
frutto
troppo
maturo
che
,
toccato
,
si
ammacca
.
La
vecchia
s
'
era
addormentata
.
Russava
ora
ella
stessa
,
colla
corona
abbandonata
sulle
scarne
nocche
delle
dita
.
La
lucernetta
,
in
cui
l
'
olio
veniva
meno
,
mandava
una
luce
vacillante
,
che
si
esauriva
lottando
ad
un
tempo
contro
l
'
ombra
della
stanza
e
il
chiarore
incerto
del
lume
di
luna
.
Allora
,
nell
'
agonia
solitaria
di
Drollino
,
cominciò
la
splendida
gloria
d
'
un
sogno
.
L
'
ordine
della
sua
esistenza
si
capovolse
negli
ultimi
sforzi
della
memoria
:
presso
alla
fine
,
egli
rivisse
,
l
'
estasi
suprema
di
un
'
ora
della
sua
prima
gioventù
.
-
-
Dagli
un
bacio
,
-
-
diceva
il
Principe
ridendo
.
E
la
testolina
bruna
della
bambina
si
chinava
verso
di
lui
;
due
labbruzze
strette
,
allungate
cercavano
le
sue
;
una
vocina
festosa
ripeteva
:
-
-
Prendi
,
Drollino
,
prendi
!
Egli
non
si
tirò
in
là
,
non
ricusò
.
Mosso
il
braccio
,
brancolando
nel
buio
,
come
se
volesse
stringere
....
afferrare
.
Poi
,
con
un
'
ospressione
di
supremo
trionfo
,
gridò
:
-
-
Mia
!
La
vecchia
si
destò
di
botto
....
Gesù
Maria
!
...
parlava
sempre
quel
poveretto
,
non
si
chetava
mai
!
Ecco
che
adesso
chiamava
la
sua
cavalla
.
*
*
*
*
*
Stette
ancora
in
ascolto
,
ma
non
sentì
più
nulla
.
Le
parve
anzi
che
il
rantolo
fosse
cessato
....
a
un
tratto
.
Inquieta
,
s
'
alzò
,
attizzò
il
lucignolo
della
lucerna
e
s
'
accostò
al
letto
!
E
subito
,
spaventata
,
si
ritrasse
per
chiamar
gente
.
La
camera
s
'
empì
in
breve
di
contadini
.
Ma
nessuno
ormai
,
nulla
al
mondo
poteva
turbare
l
'
ultimo
sogno
di
Drollino
.
Lo
spirito
,
all
'
estremo
,
s
'
era
rifugiato
in
quel
sogno
,
e
aveva
varcato
il
confine
.
FINE
.
CUORE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1886 )
Narrativa ,
ÿþQuesto
libro
è
particolarmente
dedicato
ai
ragazzi
delle
scuole
elementari
,
i
quali
sono
tra
i
nove
e
i
tredici
anni
,
e
si
potrebbe
intitolare
:
Storia
d
'
un
anno
scolastico
,
scritta
da
un
alunno
di
terza
d
'
una
scuola
municipale
d
'
Italia
.
-
Dicendo
scritta
da
un
alunno
di
terza
,
non
voglio
dire
che
l
'
abbia
scritta
propriamente
lui
,
tal
qual
è
stampata
.
Egli
notava
man
mano
in
un
quaderno
,
come
sapeva
,
quello
che
aveva
visto
,
sentito
,
pensato
,
nella
scuola
e
fuori
;
e
suo
padre
,
in
fin
d
'
anno
,
scrisse
queste
pagine
su
quelle
note
,
studiandosi
di
non
alterare
il
pensiero
,
e
di
conservare
,
quanto
fosse
possibile
,
le
parole
del
figliuolo
.
Il
quale
poi
,
quattro
anni
dopo
,
essendo
già
nel
Ginnasio
,
rilesse
il
manoscritto
e
v
'
aggiunse
qualcosa
di
suo
,
valendosi
della
memoria
ancor
fresca
delle
persone
e
delle
cose
.
Ora
leggete
questo
libro
,
ragazzi
:
io
spero
che
ne
sarete
contenti
e
che
vi
farà
del
bene
.
OTTOBRE
Il
primo
giorno
di
scuola
17
,
lunedì
Oggi
primo
giorno
di
scuola
.
Passarono
come
un
sogno
quei
tre
mesi
di
vacanza
in
campagna
!
Mia
madre
mi
condusse
questa
mattina
alla
Sezione
Baretti
a
farmi
inscrivere
per
la
terza
elementare
:
io
pensavo
alla
campagna
e
andavo
di
mala
voglia
.
Tutte
le
strade
brulicavano
di
ragazzi
;
le
due
botteghe
di
libraio
erano
affollate
di
padri
e
di
madri
che
compravano
zaini
,
cartelle
e
quaderni
,
e
davanti
alla
scuola
s
'
accalcava
tanta
gente
che
il
bidello
e
la
guardia
civica
duravan
fatica
a
tenere
sgombra
la
porta
.
Vicino
alla
porta
,
mi
sentii
toccare
una
spalla
:
era
il
mio
maestro
della
seconda
,
sempre
allegro
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
,
che
mi
disse
:
-
Dunque
,
Enrico
,
siamo
separati
per
sempre
?
-
Io
lo
sapevo
bene
;
eppure
mi
fecero
pena
quelle
parole
.
Entrammo
a
stento
.
Signore
,
signori
,
donne
del
popolo
,
operai
,
ufficiali
,
nonne
,
serve
,
tutti
coi
ragazzi
per
una
mano
e
i
libretti
di
promozione
nell
'
altra
,
empivan
la
stanza
d
'
entrata
e
le
scale
,
facendo
un
ronzio
che
pareva
d
'
entrare
in
un
teatro
.
Lo
rividi
con
piacere
quel
grande
camerone
a
terreno
,
con
le
porte
delle
sette
classi
,
dove
passai
per
tre
anni
quasi
tutti
i
giorni
.
C
'
era
folla
,
le
maestre
andavano
e
venivano
.
La
mia
maestra
della
prima
superiore
mi
salutò
di
sulla
porta
della
classe
e
mi
disse
:
-
Enrico
,
tu
vai
al
piano
di
sopra
,
quest
'
anno
;
non
ti
vedrò
nemmen
più
passare
!
-
e
mi
guardò
con
tristezza
.
Il
Direttore
aveva
intorno
delle
donne
tutte
affannate
perché
non
c
'
era
più
posto
per
i
loro
figliuoli
,
e
mi
parve
ch
'
egli
avesse
la
barba
un
poco
più
bianca
che
l
'
anno
passato
.
Trovai
dei
ragazzi
cresciuti
,
ingrassati
.
Al
pian
terreno
,
dove
s
'
eran
già
fatte
le
ripartizioni
,
c
'
erano
dei
bambini
delle
prime
inferiori
che
non
volevano
entrare
nella
classe
e
s
'
impuntavano
come
somarelli
,
bisognava
che
li
tirassero
dentro
a
forza
;
e
alcuni
scappavano
dai
banchi
;
altri
,
al
veder
andar
via
i
parenti
,
si
mettevano
a
piangere
,
e
questi
dovevan
tornare
indietro
a
consolarli
o
a
ripigliarseli
,
e
le
maestre
si
disperavano
.
Il
mio
piccolo
fratello
fu
messo
nella
classe
della
maestra
Delcati
;
io
dal
maestro
Perboni
,
su
al
primo
piano
.
Alle
dieci
eravamo
tutti
in
classe
:
cinquantaquattro
:
appena
quindici
o
sedici
dei
miei
compagni
della
seconda
,
fra
i
quali
Derossi
,
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Mi
parve
così
piccola
e
triste
la
scuola
pensando
ai
boschi
,
alle
montagne
dove
passai
l
'
estate
!
Anche
ripensavo
al
mio
maestro
di
seconda
,
così
buono
,
che
rideva
sempre
con
noi
,
e
piccolo
,
che
pareva
un
nostro
compagno
,
e
mi
rincresceva
di
non
vederlo
più
là
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
.
Il
nostro
maestro
è
alto
,
senza
barba
coi
capelli
grigi
e
lunghi
,
e
ha
una
ruga
diritta
sulla
fronte
;
ha
la
voce
grossa
,
e
ci
guarda
tutti
fisso
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
come
per
leggerci
dentro
;
e
non
ride
mai
.
Io
dicevo
tra
me
:
-
Ecco
il
primo
giorno
.
Ancora
nove
mesi
.
Quanti
lavori
,
quanti
esami
mensili
,
quante
fatiche
!
-
Avevo
proprio
bisogno
di
trovar
mia
madre
all
'
uscita
e
corsi
a
baciarle
la
mano
.
Essa
mi
disse
:
-
Coraggio
Enrico
!
Studieremo
insieme
.
-
E
tornai
a
casa
contento
.
Ma
non
ho
più
il
mio
maestro
,
con
quel
sorriso
buono
e
allegro
,
e
non
mi
par
più
bella
come
prima
la
scuola
.
Il
nostro
maestro
18
,
martedì
Anche
il
mio
nuovo
maestro
mi
piace
,
dopo
questa
mattina
.
Durante
l
'
entrata
,
mentre
egli
era
già
seduto
al
suo
posto
,
s
'
affacciava
di
tanto
in
tanto
alla
porta
della
classe
qualcuno
dei
suoi
scolari
dell
'
anno
scorso
,
per
salutarlo
;
s
'
affacciavano
,
passando
,
e
lo
salutavano
:
-
Buongiorno
,
signor
maestro
.
-
Buon
giorno
,
signor
Perboni
;
-
alcuni
entravano
,
gli
toccavan
la
mano
e
scappavano
.
Si
vedeva
che
gli
volevan
bene
e
che
avrebbero
voluto
tornare
con
lui
.
Egli
rispondeva
:
-
Buon
giorno
,
-
stringeva
le
mani
che
gli
porgevano
;
ma
non
guardava
nessuno
,
ad
ogni
saluto
rimaneva
serio
,
con
la
sua
ruga
diritta
sulla
fronte
,
voltato
verso
la
finestra
,
e
guardava
il
tetto
della
casa
di
faccia
,
e
invece
di
rallegrarsi
di
quei
saluti
,
pareva
che
ne
soffrisse
.
Poi
guardava
noi
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
attento
.
Dettando
,
discese
a
passeggiare
in
mezzo
ai
banchi
,
e
visto
un
ragazzo
che
aveva
il
viso
tutto
rosso
di
bollicine
,
smise
di
dettare
,
gli
prese
il
viso
fra
le
mani
e
lo
guardò
;
poi
gli
domandò
che
cos
'
aveva
e
gli
posò
una
mano
sulla
fronte
per
sentir
s
'
era
calda
.
In
quel
mentre
,
un
ragazzo
dietro
di
lui
si
rizzò
sul
banco
e
si
mise
a
fare
la
marionetta
.
Egli
si
voltò
tutt
'
a
un
tratto
;
il
ragazzo
risedette
d
'
un
colpo
,
e
restò
lì
,
col
capo
basso
,
ad
aspettare
il
castigo
.
Il
maestro
gli
pose
una
mano
sul
capo
e
gli
disse
:
-
Non
lo
far
più
.
-
Nient
'
altro
.
Tornò
al
tavolino
e
finì
di
dettare
.
Finito
di
dettare
,
ci
guardò
un
momento
in
silenzio
;
poi
disse
adagio
adagio
,
con
la
sua
voce
grossa
,
ma
buona
:
-
Sentite
.
Abbiamo
un
anno
da
passare
insieme
.
Vediamo
di
passarlo
bene
.
Studiate
e
siate
buoni
.
Io
non
ho
famiglia
.
La
mia
famiglia
siete
voi
.
Avevo
ancora
mia
madre
l
'
anno
scorso
:
mi
è
morta
.
Son
rimasto
solo
.
Non
ho
più
che
voi
al
mondo
,
non
ho
più
altro
affetto
,
altro
pensiero
che
voi
.
Voi
dovete
essere
i
miei
figliuoli
.
Io
vi
voglio
bene
,
bisogna
che
vogliate
bene
a
me
.
Non
voglio
aver
da
punire
nessuno
.
Mostratemi
che
siete
ragazzi
di
cuore
;
la
nostra
scuola
sarà
una
famiglia
e
voi
sarete
la
mia
consolazione
e
la
mia
alterezza
.
Non
vi
domando
una
promessa
a
parole
;
son
certo
che
,
nel
vostro
cuore
,
m
'
avete
già
detto
di
sì
.
E
vi
ringrazio
.
-
In
quel
punto
entrò
il
bidello
a
dare
il
finis
.
Uscimmo
tutti
dai
banchi
zitti
zitti
.
Il
ragazzo
che
s
'
era
rizzato
sul
banco
s
'
accostò
al
maestro
,
e
gli
disse
con
voce
tremante
:
-
Signor
maestro
,
mi
perdoni
.
-
Il
maestro
lo
baciò
in
fronte
e
gli
disse
:
-
Va
'
,
figliuol
mio
.
Una
disgrazia
21
,
venerdì
L
'
anno
è
cominciato
con
una
disgrazia
.
Andando
alla
scuola
,
questa
mattina
,
io
ripetevo
a
mio
padre
quelle
parole
del
maestro
,
quando
vedemmo
la
strada
piena
di
gente
,
che
si
serrava
davanti
alla
porta
della
Sezione
.
Mio
padre
disse
subito
:
-
Una
disgrazia
!
L
'
anno
comincia
male
!
-
Entrammo
a
gran
fatica
.
Il
grande
camerone
era
affollato
di
parenti
e
di
ragazzi
,
che
i
maestri
non
riuscivano
a
tirar
nelle
classi
,
e
tutti
eran
rivolti
verso
la
stanza
del
Direttore
,
e
s
'
udiva
dire
:
-
Povero
ragazzo
!
Povero
Robetti
!
-
Al
disopra
delle
teste
,
in
fondo
alla
stanza
piena
di
gente
,
si
vedeva
l
'
elmetto
d
'
una
guardia
civica
e
la
testa
calva
del
Direttore
:
poi
entrò
un
signore
col
cappello
alto
,
e
tutti
dissero
:
-
È
il
medico
.
-
Mio
padre
domandò
a
un
maestro
:
-
Cos
'
è
stato
?
-
Gli
è
passata
la
ruota
sul
piede
,
-
rispose
.
-
Gli
ha
rotto
il
piede
,
-
disse
un
altro
.
Era
un
ragazzo
della
seconda
,
che
venendo
a
scuola
per
via
Dora
Grossa
e
vedendo
un
bimbo
della
prima
inferiore
,
sfuggito
a
sua
madre
,
cadere
in
mezzo
alla
strada
,
a
pochi
passi
da
un
omnibus
che
gli
veniva
addosso
,
era
accorso
arditamente
,
l
'
aveva
afferrato
e
messo
in
salvo
;
ma
non
essendo
stato
lesto
a
ritirare
il
piede
,
la
ruota
dell
'
omnibus
gli
era
passata
su
.
È
figliuolo
d
'
un
capitano
d
'
artiglieria
.
Mentre
ci
raccontavano
questo
,
una
signora
entrò
nel
camerone
come
una
pazza
,
rompendo
la
folla
:
era
la
madre
di
Robetti
,
che
avevan
mandato
a
chiamare
;
un
'
altra
signora
le
corse
incontro
,
e
le
gettò
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
:
era
la
madre
del
bambino
salvato
.
Tutt
'
e
due
si
slanciarono
nella
stanza
,
e
s
'
udì
un
grido
disperato
:
-
Oh
Giulio
mio
!
Bambino
mio
!
-
In
quel
momento
si
fermò
una
carrozza
davanti
alla
porta
,
e
poco
dopo
comparve
il
Direttore
col
ragazzo
in
braccio
,
che
appoggiava
il
capo
sulla
sua
spalla
,
col
viso
bianco
e
gli
occhi
chiusi
.
Tutti
stettero
zitti
:
si
sentivano
i
singhiozzi
della
madre
.
Il
Direttore
si
arrestò
un
momento
,
pallido
,
e
sollevò
un
poco
il
ragazzo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
per
mostrarlo
alla
gente
.
E
allora
maestri
,
maestre
,
parenti
,
ragazzi
,
mormorarono
tutti
insieme
:
-
Bravo
,
Robetti
!
-
Bravo
,
povero
bambino
!
-
e
gli
mandavano
dei
baci
;
le
maestre
e
i
ragazzi
che
gli
erano
intorno
,
gli
baciaron
le
mani
e
le
braccia
.
Egli
aperse
gli
occhi
,
e
disse
:
-
La
mia
cartella
!
-
La
madre
del
piccino
salvato
gliela
mostrò
piangendo
e
gli
disse
:
-
Te
la
porto
io
,
caro
angiolo
,
te
la
porto
io
.
-
E
intanto
sorreggeva
la
madre
del
ferito
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
.
Uscirono
,
adagiarono
il
ragazzo
nella
carrozza
,
la
carrozza
partì
.
E
allora
rientrammo
tutti
nella
scuola
,
in
silenzio
.
Il
ragazzo
calabrese
22
,
sabato
Ieri
sera
,
mentre
il
maestro
ci
dava
notizie
del
povero
Robetti
,
che
dovrà
camminare
con
le
stampelle
,
entrò
il
Direttore
con
un
nuovo
iscritto
,
un
ragazzo
di
viso
molto
bruno
,
coi
capelli
neri
,
con
gli
occhi
grandi
e
neri
,
con
le
sopracciglia
folte
e
raggiunte
sulla
fronte
,
tutto
vestito
di
scuro
,
con
una
cintura
di
marocchino
nero
intorno
alla
vita
.
Il
Direttore
,
dopo
aver
parlato
nell
'
orecchio
al
maestro
,
se
ne
uscì
,
lasciandogli
accanto
il
ragazzo
,
che
guardava
noi
con
quegli
occhioni
neri
,
come
spaurito
.
Allora
il
maestro
gli
prese
una
mano
,
e
disse
alla
classe
:
-
Voi
dovete
essere
contenti
.
Oggi
entra
nella
scuola
un
piccolo
italiano
nato
a
Reggio
di
Calabria
,
a
più
di
cinquecento
miglia
di
qua
.
Vogliate
bene
al
vostro
fratello
venuto
di
lontano
.
Egli
è
nato
in
una
terra
gloriosa
,
che
diede
all
'
Italia
degli
uomini
illustri
,
e
le
dà
dei
forti
lavoratori
e
dei
bravi
soldati
;
in
una
delle
più
belle
terre
della
nostra
patria
,
dove
son
grandi
foreste
e
grandi
montagne
,
abitate
da
un
popolo
pieno
d
'
ingegno
,
di
coraggio
.
Vogliategli
bene
,
in
maniera
che
non
s
'
accorga
di
esser
lontano
dalla
città
dove
è
nato
;
fategli
vedere
che
un
ragazzo
italiano
,
in
qualunque
scuola
italiana
metta
il
piede
,
ci
trova
dei
fratelli
.
Detto
questo
s
'
alzò
e
segnò
sulla
carta
murale
d
'
Italia
il
punto
dov
'
è
Reggio
di
Calabria
.
Poi
chiamò
forte
:
-
Ernesto
Derossi
!
-
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Derossi
s
'
alzò
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
maestro
.
Derossi
uscì
dal
banco
e
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
al
calabrese
.
-
Come
primo
della
scuola
,
-
gli
disse
il
maestro
,
-
dà
l
'
abbraccio
del
benvenuto
,
in
nome
di
tutta
la
classe
,
al
nuovo
compagno
;
l
'
abbraccio
dei
figliuoli
del
Piemonte
al
figliuolo
della
Calabria
.
-
Derossi
abbracciò
il
calabrese
,
dicendo
con
la
sua
voce
chiara
:
-
Benvenuto
!
-
e
questi
baciò
lui
sulle
due
guancie
,
con
impeto
.
Tutti
batterono
le
mani
.
-
Silenzio
!
-
gridò
il
maestro
,
-
non
si
batton
le
mani
in
iscuola
!
-
Ma
si
vedeva
che
era
contento
.
Anche
il
calabrese
era
contento
.
Il
maestro
gli
assegnò
il
posto
e
lo
accompagnò
al
banco
.
Poi
disse
ancora
:
-
Ricordatevi
bene
di
quello
che
vi
dico
.
Perché
questo
fatto
potesse
accadere
,
che
un
ragazzo
calabrese
fosse
come
in
casa
sua
a
Torino
e
che
un
ragazzo
di
Torino
fosse
come
a
casa
propria
a
Reggio
di
Calabria
,
il
nostro
paese
lottò
per
cinquant
'
anni
e
trentamila
italiani
morirono
.
Voi
dovete
rispettarvi
,
amarvi
tutti
fra
voi
;
ma
chi
di
voi
offendesse
questo
compagno
perché
non
è
nato
nella
nostra
provincia
,
si
renderebbe
indegno
di
alzare
mai
più
gli
occhi
da
terra
quando
passa
una
bandiera
tricolore
.
-
Appena
il
calabrese
fu
seduto
al
posto
,
i
suoi
vicini
gli
regalarono
delle
penne
e
una
stampa
,
e
un
altro
ragazzo
,
dall
'
ultimo
banco
,
gli
mandò
un
francobollo
di
Svezia
.
I
miei
compagni
25
,
martedì
Il
ragazzo
che
mandò
il
francobollo
al
calabrese
è
quello
che
mi
piace
più
di
tutti
,
si
chiama
Garrone
,
è
il
più
grande
della
classe
ha
quasi
quattordici
anni
,
la
testa
grossa
,
le
spalle
larghe
;
è
buono
,
si
vede
quando
sorride
;
ma
pare
che
pensi
sempre
,
come
un
uomo
.
Ora
ne
conosco
già
molti
dei
miei
compagni
.
Un
altro
mi
piace
pure
,
che
ha
nome
Coretti
,
e
porta
una
maglia
color
cioccolata
e
un
berretto
di
pelo
di
gatto
:
sempre
allegro
,
figliuolo
d
'
un
rivenditore
di
legna
,
che
è
stato
soldato
nella
guerra
del
66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
,
e
dicono
che
ha
tre
medaglie
.
C
'
è
il
piccolo
Nelli
,
un
povero
gobbino
,
gracile
e
col
viso
smunto
.
C
'
è
uno
molto
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
,
e
si
chiama
Votini
.
Nel
banco
davanti
al
mio
c
'
è
un
ragazzo
che
chiamano
il
muratorino
,
perché
suo
padre
è
muratore
;
una
faccia
tonda
come
una
mela
con
un
naso
a
pallottola
:
egli
ha
un
'
abilità
particolare
,
sa
fare
il
muso
di
lepre
,
e
tutti
gli
fanno
fare
il
muso
di
lepre
,
e
ridono
;
porta
un
piccolo
cappello
a
cencio
che
tiene
appallottolato
in
tasca
come
un
fazzoletto
.
Accanto
al
muratorino
c
'
è
Garoffi
,
un
coso
lungo
e
magro
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
molto
piccoli
,
che
traffica
sempre
con
pennini
,
immagini
e
scatole
di
fiammiferi
,
e
si
scrive
la
lezione
sulle
unghie
,
per
leggerla
di
nascosto
.
C
'
è
poi
un
signorino
,
Carlo
Nobis
,
che
sembra
molto
superbo
,
ed
è
in
mezzo
a
due
ragazzi
che
mi
son
simpatici
:
il
figliuolo
d
'
un
fabbro
ferraio
,
insaccato
in
una
giacchetta
che
gli
arriva
al
ginocchio
,
pallido
che
par
malato
e
ha
sempre
l
'
aria
spaventata
e
non
ride
mai
;
e
uno
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
lo
porta
appeso
al
collo
:
suo
padre
è
andato
in
America
e
sua
madre
va
attorno
a
vendere
erbaggi
.
È
anche
un
tipo
curioso
il
mio
vicino
di
sinistra
,
-
Stardi
,
-
piccolo
e
tozzo
,
senza
collo
,
un
grugnone
che
non
parla
con
nessuno
,
e
pare
che
capisca
poco
,
ma
sta
attento
al
maestro
senza
batter
palpebra
,
con
la
fronte
corrugata
e
coi
denti
stretti
:
e
se
lo
interrogano
quando
il
maestro
parla
,
la
prima
e
la
seconda
volta
non
risponde
,
la
terza
volta
tira
un
calcio
.
E
ha
daccanto
una
faccia
tosta
e
trista
,
uno
che
si
chiama
Franti
,
che
fu
già
espulso
da
un
'
altra
Sezione
.
Ci
sono
anche
due
fratelli
,
vestiti
eguali
,
che
si
somigliano
a
pennello
,
e
portano
tutti
e
due
un
cappello
alla
calabrese
,
con
una
penna
di
fagiano
.
Ma
il
più
bello
di
tutti
,
quello
che
ha
più
ingegno
,
che
sarà
il
primo
di
sicuro
anche
quest
'
anno
,
è
Derossi
;
e
il
maestro
,
che
l
'
ha
già
capito
lo
interroga
sempre
.
Io
però
voglio
bene
a
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
della
giacchetta
lunga
,
che
pare
un
malatino
;
dicono
che
suo
padre
lo
batte
;
è
molto
timido
,
e
ogni
volta
che
interroga
o
tocca
qualcuno
dice
:
-
Scusami
,
-
e
guarda
con
gli
occhi
buoni
e
tristi
.
Ma
Garrone
è
il
più
grande
e
il
più
buono
.
Un
tratto
generoso
26
,
mercoledì
E
si
diede
a
conoscere
appunto
questa
mattina
,
Garrone
.
Quando
entrai
nella
scuola
,
-
un
poco
tardi
,
ché
m
'
avea
fermato
la
maestra
di
prima
superiore
per
domandarmi
a
che
ora
poteva
venir
a
casa
a
trovarci
,
-
il
maestro
non
c
'
era
ancora
,
e
tre
o
quattro
ragazzi
tormentavano
il
povero
Crossi
,
quello
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
sua
madre
vende
erbaggi
.
Lo
stuzzicavano
colle
righe
,
gli
buttavano
in
faccia
delle
scorze
di
castagne
,
e
gli
davan
dello
storpio
e
del
mostro
,
contraffacendolo
,
col
suo
braccio
al
collo
.
Ed
egli
tutto
solo
in
fondo
al
banco
,
smorto
,
stava
a
sentire
,
guardando
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
gli
occhi
supplichevoli
,
perché
lo
lasciassero
stare
.
Ma
gli
altri
sempre
più
lo
sbeffavano
,
ed
egli
cominciò
a
tremare
e
a
farsi
rosso
dalla
rabbia
.
A
un
tratto
Franti
,
quella
brutta
faccia
,
salì
sur
un
banco
,
e
facendo
mostra
di
portar
due
cesti
sulle
braccia
,
scimmiottò
la
mamma
di
Crossi
,
quando
veniva
a
aspettare
il
figliuolo
alla
porta
,
perché
ora
è
malata
.
Molti
si
misero
a
ridere
forte
.
Allora
Crossi
perse
la
testa
e
afferrato
un
calamaio
glie
lo
scaraventò
al
capo
di
tutta
forza
,
ma
Franti
fece
civetta
,
e
il
calamaio
andò
a
colpire
nel
petto
il
maestro
che
entrava
.
Tutti
scapparono
al
posto
,
e
fecero
silenzio
,
impauriti
.
Il
maestro
,
pallido
,
salì
al
tavolino
,
e
con
voce
alterata
domandò
:
-
Chi
è
stato
?
Nessuno
rispose
.
Il
maestro
gridò
un
'
altra
volta
,
alzando
ancora
la
voce
:
-
Chi
è
?
Allora
Garrone
,
mosso
a
pietà
del
povero
Crossi
,
si
alzò
di
scatto
,
e
disse
risolutamente
:
-
Son
io
.
Il
maestro
lo
guardò
,
guardò
gli
scolari
stupiti
;
poi
disse
con
voce
tranquilla
:
-
Non
sei
tu
.
E
dopo
un
momento
:
-
Il
colpevole
non
sarà
punito
.
S
'
alzi
!
Il
Crossi
s
'
alzò
,
e
disse
piangendo
:
-
Mi
picchiavano
e
m
'
insultavano
,
io
ho
perso
la
testa
,
ho
tirato
...
-
Siedi
,
-
disse
il
maestro
.
-
S
'
alzino
quelli
che
lo
han
provocato
.
Quattro
s
'
alzarono
col
capo
chino
.
-
Voi
,
-
disse
il
maestro
,
-
avete
insultato
un
compagno
che
non
vi
provocava
,
schernito
un
disgraziato
,
percosso
un
debole
che
non
si
può
difendere
.
Avete
commesso
una
delle
azioni
più
basse
,
più
vergognose
di
cui
si
possa
macchiare
una
creatura
umana
.
Vigliacchi
!
Detto
questo
,
scese
tra
i
banchi
,
mise
una
mano
sotto
il
mento
a
Garrone
,
che
stava
col
viso
basso
,
e
fattogli
alzare
il
viso
,
lo
fissò
negli
occhi
,
e
gli
disse
:
-
Tu
sei
un
'
anima
nobile
.
Garrone
,
colto
il
momento
,
mormorò
non
so
che
parole
nell
'
orecchio
al
maestro
,
e
questi
,
voltatosi
verso
i
quattro
colpevoli
,
disse
bruscamente
:
-
Vi
perdono
.
La
mia
maestra
di
prima
superiore
27
,
giovedì
La
mia
maestra
ha
mantenuto
la
promessa
,
è
venuta
oggi
a
casa
,
nel
momento
che
stavo
per
uscire
con
mia
madre
,
per
portar
biancheria
a
una
donna
povera
,
raccomandata
dalla
Gazzetta
.
Era
un
anno
che
non
l
'
avevamo
più
vista
in
casa
nostra
.
Tutti
le
abbiamo
fatto
festa
.
È
sempre
quella
,
piccola
,
col
suo
velo
verde
intorno
al
cappello
,
vestita
alla
buona
e
pettinata
male
,
ché
non
ha
tempo
di
rilisciarsi
;
ma
un
poco
più
scolorita
che
l
'
anno
passato
,
con
qualche
capello
bianco
,
e
tosse
sempre
.
Mia
madre
glie
l
'
ha
detto
:
-
E
la
salute
,
cara
maestra
?
Lei
non
si
riguarda
abbastanza
!
-
Eh
,
non
importa
,
-
ha
risposto
,
col
suo
sorriso
allegro
insieme
e
malinconico
.
-
Lei
parla
troppo
forte
,
-
ha
soggiunto
mia
madre
,
-
si
affanna
troppo
coi
suoi
ragazzi
.
-
È
vero
;
si
sente
sempre
la
sua
voce
,
mi
ricordo
di
quando
andavo
a
scuola
da
lei
:
parla
sempre
,
parla
perché
i
ragazzi
non
si
distraggano
,
e
non
sta
un
momento
seduta
.
N
'
ero
ben
sicuro
che
sarebbe
venuta
,
perché
non
si
scorda
mai
dei
suoi
scolari
;
ne
rammenta
i
nomi
per
anni
;
i
giorni
d
'
esame
mensile
,
corre
a
domandar
al
Direttore
che
punti
hanno
avuto
;
li
aspetta
all
'
uscita
,
e
si
fa
mostrar
le
composizioni
per
vedere
se
hanno
fatto
progressi
;
e
molti
vengono
ancora
a
trovarla
dal
Ginnasio
,
che
han
già
i
calzoni
lunghi
e
l
'
orologio
.
Quest
'
oggi
tornava
tutta
affannata
dalla
Pinacoteca
,
dove
aveva
condotto
i
suoi
ragazzi
come
gli
anni
passati
,
che
ogni
giovedì
li
conduceva
tutti
a
un
museo
,
e
spiegava
ogni
cosa
.
Povera
maestra
,
è
ancora
dimagrita
.
Ma
è
sempre
viva
,
s
'
accalora
sempre
quando
parla
della
sua
scuola
.
Ha
voluto
rivedere
il
letto
dove
mi
vide
molto
malato
due
anni
fa
,
e
che
ora
è
di
mio
fratello
,
lo
ha
guardato
un
pezzo
e
non
poteva
parlare
.
Ha
dovuto
scappar
presto
per
andar
a
visitare
un
ragazzo
della
sua
classe
,
figliuolo
d
'
un
sellaio
,
malato
di
rosolia
;
e
aveva
per
di
più
un
pacco
di
pagine
da
correggere
,
tutta
la
serata
da
lavorare
,
e
doveva
ancor
dare
una
lezione
privata
d
'
aritmetica
a
una
bottegaia
,
prima
di
notte
.
-
Ebbene
,
Enrico
,
-
m
'
ha
detto
,
andandosene
,
-
vuoi
ancora
bene
alla
tua
maestra
ora
che
risolvi
i
problemi
difficili
e
fai
le
composizioni
lunghe
?
-
M
'
ha
baciato
,
m
'
ha
ancora
detto
d
'
in
fondo
alla
scala
:
-
Non
mi
scordare
,
sai
,
Enrico
!
-
O
mia
buona
maestra
,
mai
,
mai
non
ti
scorderò
.
Anche
quando
sarò
grande
,
mi
ricorderò
ancora
di
te
e
andrò
a
trovarti
fra
i
tuoi
ragazzi
;
e
ogni
volta
che
passerò
vicino
a
una
scuola
e
sentirò
la
voce
d
'
una
maestra
,
mi
parrà
di
sentir
la
tua
voce
,
e
ripenserò
ai
due
anni
che
passai
nella
scuola
tua
,
dove
imparai
tante
cose
,
dove
ti
vidi
tante
volte
malata
e
stanca
,
ma
sempre
premurosa
,
sempre
indulgente
disperata
quando
uno
pigliava
un
mal
vezzo
delle
dita
a
scrivere
,
tremante
quando
gli
ispettori
c
'
interrogavano
,
felice
quando
facevamo
buona
figura
,
buona
sempre
e
amorosa
come
una
madre
.
Mai
,
mai
non
mi
scorderò
di
te
,
maestra
mia
.
In
una
soffitta
28
,
venerdì
Ieri
sera
con
mia
madre
e
con
mia
sorella
Silvia
andammo
a
portar
la
biancheria
alla
donna
povera
raccomandata
dal
giornale
:
io
portai
il
pacco
,
Silvia
aveva
il
giornale
,
con
le
iniziali
del
nome
e
l
'
indirizzo
.
Salimmo
fin
sotto
il
tetto
d
'
una
casa
alta
,
in
un
corridoio
lungo
,
dov
'
erano
molti
usci
.
Mi
madre
picchiò
all
'
ultimo
:
ci
aperse
una
donna
ancora
giovane
,
bionda
e
macilenta
,
che
subito
mi
parve
d
'
aver
già
visto
altre
volte
,
con
quel
medesimo
fazzoletto
turchino
che
aveva
in
capo
.
-
Siete
voi
quella
del
giornale
,
così
e
così
?
-
domandò
mia
madre
.
-
Sì
,
signora
,
son
io
.
-
Ebbene
,
v
'
abbiamo
portato
un
poco
di
biancheria
.
-
E
quella
a
ringraziare
e
a
benedire
,
che
non
finiva
più
.
Io
intanto
vidi
in
un
angolo
della
stanza
nuda
e
scura
un
ragazzo
inginocchiato
davanti
a
una
seggiola
,
con
la
schiena
volta
verso
di
noi
,
che
parea
che
scrivesse
:
e
proprio
scriveva
,
con
la
carta
sopra
la
seggiola
,
e
aveva
il
calamaio
sul
pavimento
.
Come
faceva
a
scrivere
così
al
buio
?
Mentre
dicevo
questo
tra
me
,
ecco
a
un
tratto
che
riconosco
i
capelli
rossi
e
la
giacchetta
di
frustagno
di
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendolo
,
quello
del
braccio
morto
.
Io
lo
dissi
piano
a
mia
madre
,
mentre
la
donna
riponeva
la
roba
.
-
Zitto
!
-
rispose
mia
madre
,
-
può
esser
che
si
vergogni
a
vederti
,
che
fai
la
carità
alla
sua
mamma
,
non
lo
chiamare
-
.
Ma
in
quel
momento
Crossi
si
voltò
,
io
rimasi
imbarazzato
,
egli
sorrise
,
e
allora
mia
madre
mi
diede
una
spinta
perché
corressi
a
abbracciarlo
.
Io
l
'
abbracciai
,
egli
s
'
alzò
e
mi
prese
per
mano
.
-
Eccomi
qui
,
-
diceva
in
quel
mentre
sua
madre
alla
mia
,
-
sola
con
questo
ragazzo
,
il
marito
in
America
da
sei
anni
,
ed
io
per
giunta
malata
,
che
non
posso
più
andare
in
giro
con
la
verdura
a
guadagnare
quei
pochi
soldi
.
Non
ci
è
rimasto
nemmeno
un
tavolino
per
il
mio
povero
Luigino
,
da
farci
il
lavoro
.
Quando
ci
avevo
il
banco
giù
nel
portone
,
almeno
poteva
scrivere
sul
banco
;
ora
me
l
'
han
levato
.
Nemmeno
un
poco
di
lume
da
studiare
senza
rovinarsi
gli
occhi
.
È
grazia
se
lo
posso
mandar
a
scuola
,
ché
il
municipio
gli
dà
i
libri
e
i
quaderni
.
Povero
Luigino
,
che
studierebbe
tanto
volentieri
!
Povera
donna
che
sono
!
-
Mia
madre
le
diede
tutto
quello
che
aveva
nella
borsa
,
baciò
il
ragazzo
,
e
quasi
piangeva
,
quando
uscimmo
.
E
aveva
ben
ragione
di
dirmi
:
-
Guarda
quel
povero
ragazzo
,
com
'
è
costretto
a
lavorare
,
tu
che
hai
tutti
i
tuoi
comodi
,
e
pure
ti
par
duro
lo
studio
!
Ah
!
Enrico
mio
,
c
'
è
più
merito
nel
suo
lavoro
d
'
un
giorno
che
nel
tuo
lavoro
d
'
un
anno
.
A
quelli
lì
dovrebbero
dare
i
primi
premi
!
La
scuola
28
,
venerdì
Sì
,
caro
Enrico
,
lo
studio
ti
è
duro
,
come
ti
dice
tua
madre
,
non
ti
vedo
ancora
andare
alla
scuola
con
quell
'
animo
risoluto
e
con
quel
viso
ridente
,
ch
'
io
vorrei
.
Tu
fai
ancora
il
restìo
.
Ma
senti
:
pensa
un
po
'
che
misera
,
spregevole
cosa
sarebbe
la
tua
giornata
se
tu
non
andassi
a
scuola
!
A
mani
giunte
,
a
capo
a
una
settimana
,
domanderesti
di
ritornarci
,
roso
dalla
noia
e
dalla
vergogna
,
stomacato
dei
tuoi
trastulli
e
della
tua
esistenza
.
Tutti
,
tutti
studiano
ora
,
Enrico
mio
.
Pensa
agli
operai
che
vanno
a
scuola
la
sera
dopo
aver
faticato
tutta
la
giornata
,
alle
donne
,
alle
ragazze
del
popolo
che
vanno
a
scuola
la
domenica
,
dopo
aver
lavorato
tutta
la
settimana
,
ai
soldati
che
metton
mano
ai
libri
e
ai
quaderni
quando
tornano
spossati
dagli
esercizi
,
pensa
ai
ragazzi
muti
e
ciechi
,
che
pure
studiano
,
e
fino
ai
prigionieri
,
che
anch
'
essi
imparano
a
leggere
e
a
scrivere
.
Pensa
,
la
mattina
quando
esci
;
che
in
quello
stesso
momento
,
nella
tua
stessa
città
,
altri
trentamila
ragazzi
vanno
come
te
a
chiudersi
per
tre
ore
in
una
stanza
a
studiare
.
Ma
che
!
Pensa
agli
innumerevoli
ragazzi
che
presso
a
poco
a
quell
'
ora
vanno
a
scuola
in
tutti
i
paesi
,
vedili
con
l
'
immaginazione
,
che
vanno
,
vanno
,
per
i
vicoli
dei
villaggi
quieti
,
per
le
strade
delle
città
rumorose
,
lungo
le
rive
dei
mari
e
dei
laghi
,
dove
sotto
un
sole
ardente
,
dove
tra
le
nebbie
,
in
barca
nei
paesi
intersecati
da
canali
,
a
cavallo
per
le
grandi
pianure
,
in
slitta
sopra
le
nevi
,
per
valli
e
per
colline
,
a
traverso
a
boschi
e
a
torrenti
,
su
per
sentier
solitari
delle
montagne
,
soli
,
a
coppie
,
a
gruppi
,
a
lunghe
file
,
tutti
coi
libri
sotto
il
braccio
,
vestiti
in
mille
modi
,
parlanti
in
mille
lingue
,
dalle
ultime
scuole
della
Russia
quasi
perdute
fra
i
ghiacci
alle
ultime
scuole
dell
'
Arabia
ombreggiate
dalle
palme
,
milioni
e
milioni
,
tutti
a
imparare
in
cento
forme
diverse
le
medesime
cose
,
immagina
questo
vastissimo
formicolìo
di
ragazzi
di
cento
popoli
,
questo
movimento
immenso
di
cui
fai
parte
,
e
pensa
:
-
Se
questo
movimento
cessasse
,
l
'
umanità
ricadrebbe
nella
barbarie
,
questo
movimento
è
il
progresso
,
la
speranza
,
la
gloria
del
mondo
.
-
Coraggio
dunque
,
piccolo
soldato
dell
'
immenso
esercito
.
I
tuoi
libri
son
le
tue
armi
,
la
tua
classe
è
la
tua
squadra
,
il
campo
di
battaglia
è
la
terra
intera
,
e
la
vittoria
è
la
civiltà
umana
.
Non
essere
un
soldato
codardo
,
Enrico
mio
.
TUO
PADRE
Il
piccolo
patriotta
padovano
Racconto
mensile
29
,
sabato
Non
sarò
un
soldato
codardo
,
no
;
ma
ci
andrei
molto
più
volentieri
alla
scuola
,
se
il
maestro
ci
facesse
ogni
giorno
un
racconto
come
quello
di
questa
mattina
.
Ogni
mese
,
disse
,
ce
ne
farà
uno
,
ce
lo
darà
scritto
,
e
sarà
sempre
il
racconto
d
'
un
atto
bello
e
vero
,
compiuto
da
un
ragazzo
.
Il
piccolo
patriotta
padovano
s
'
intitola
questo
.
Ecco
il
fatto
.
Un
piroscafo
francese
partì
da
Barcellona
,
città
della
Spagna
,
per
Genova
,
e
c
'
erano
a
bordo
francesi
,
italiani
,
spagnuoli
,
svizzeri
.
C
'
era
,
fra
gli
altri
,
un
ragazzo
di
undici
anni
,
mal
vestito
,
solo
,
che
se
ne
stava
sempre
in
disparte
,
come
un
animale
selvatico
,
guardando
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
E
aveva
ben
ragione
di
guardare
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
Due
anni
prima
,
suo
padre
e
sua
madre
,
contadini
nei
dintorni
di
Padova
,
l
'
avevano
venduto
al
capo
d
'
una
compagnia
di
saltimbanchi
;
il
quale
,
dopo
avergli
insegnato
a
fare
i
giochi
a
furia
di
pugni
,
di
calci
e
di
digiuni
,
se
l
'
era
portato
a
traverso
alla
Francia
e
alla
Spagna
,
picchiandolo
sempre
e
non
sfamandolo
mai
.
Arrivato
a
Barcellona
,
non
potendo
più
reggere
alle
percosse
e
alla
fame
,
ridotto
in
uno
stato
da
far
pietà
,
era
fuggito
dal
suo
aguzzino
,
e
corso
a
chieder
protezione
al
Console
d
'
Italia
,
il
quale
,
impietosito
,
l
'
aveva
imbarcato
su
quel
piroscafo
,
dandogli
una
lettera
per
il
Questore
di
Genova
,
che
doveva
rimandarlo
ai
suoi
parenti
;
ai
parenti
che
l
'
avevan
venduto
come
una
bestia
.
Il
povero
ragazzo
era
lacero
e
malaticcio
.
Gli
avevan
dato
una
cabina
nella
seconda
classe
.
Tutti
lo
guardavano
;
qualcuno
lo
interrogava
:
ma
egli
non
rispondeva
,
e
pareva
che
odiasse
e
disprezzasse
tutti
,
tanto
l
'
avevano
inasprito
e
intristito
le
privazioni
e
le
busse
.
Tre
viaggiatori
,
non
di
meno
,
a
forza
d
'
insistere
con
le
domande
,
riuscirono
a
fargli
snodare
la
lingua
,
e
in
poche
parole
rozze
,
miste
di
veneto
,
di
spagnuolo
e
di
francese
,
egli
raccontò
la
sua
storia
.
Non
erano
italiani
quei
tre
viaggiatori
;
ma
capirono
,
e
un
poco
per
compassione
,
un
poco
perché
eccitati
dal
vino
,
gli
diedero
dei
soldi
,
celiando
e
stuzzicandolo
perché
raccontasse
altre
cose
;
ed
essendo
entrate
nella
sala
,
in
quel
momento
,
alcune
signore
,
tutti
e
tre
per
farsi
vedere
,
gli
diedero
ancora
del
denaro
,
gridando
:
-
Piglia
questo
!
-
Piglia
quest
'
altro
!
-
e
facendo
sonar
le
monete
sulla
tavola
.
Il
ragazzo
intascò
ogni
cosa
,
ringraziando
a
mezza
voce
,
col
suo
fare
burbero
,
ma
con
uno
sguardo
per
la
prima
volta
sorridente
e
affettuoso
.
Poi
s
'
arrampicò
nella
sua
cabina
,
tirò
la
tenda
,
e
stette
queto
,
pensando
ai
fatti
suoi
.
Con
quei
danari
poteva
assaggiare
qualche
buon
boccone
a
bordo
,
dopo
due
anni
che
stentava
il
pane
;
poteva
comprarsi
una
giacchetta
,
appena
sbarcato
a
Genova
,
dopo
due
anni
che
andava
vestito
di
cenci
;
e
poteva
anche
,
portandoli
a
casa
,
farsi
accogliere
da
suo
padre
e
da
sua
madre
un
poco
più
umanamente
che
non
l
'
avrebbero
accolto
se
fosse
arrivato
con
le
tasche
vuote
.
Erano
una
piccola
fortuna
per
lui
quei
denari
.
E
a
questo
egli
pensava
,
racconsolato
,
dietro
la
tenda
della
sua
cabina
,
mentre
i
tre
viaggiatori
discorrevano
,
seduti
alla
tavola
da
pranzo
,
in
mezzo
alla
sala
della
seconda
classe
.
Bevevano
e
discorrevano
dei
loro
viaggi
e
dei
paesi
che
avevan
veduti
,
e
di
discorso
in
discorso
,
vennero
a
ragionare
dell
'
Italia
.
Cominciò
uno
a
lagnarsi
degli
alberghi
,
un
altro
delle
strade
ferrate
,
e
poi
tutti
insieme
,
infervorandosi
,
presero
a
dir
male
d
'
ogni
cosa
.
Uno
avrebbe
preferito
di
viaggiare
in
Lapponia
;
un
altro
diceva
di
non
aver
trovato
in
Italia
che
truffatori
e
briganti
;
il
terzo
,
che
gl
'
impiegati
italiani
non
sanno
leggere
.
-
Un
popolo
ignorante
,
-
ripete
il
primo
.
-
Sudicio
,
-
aggiunse
il
secondo
.
-
La
...
-
esclamò
il
terzo
;
e
voleva
dir
ladro
,
ma
non
poté
finir
la
parola
:
una
tempesta
di
soldi
e
di
mezze
lire
si
rovesciò
sulle
loro
teste
e
sulle
loro
spalle
,
e
saltellò
sul
tavolo
e
sull
'
impiantito
con
un
fracasso
d
'
inferno
.
Tutti
e
tre
s
'
alzarono
furiosi
,
guardando
all
'
in
su
,
e
ricevettero
ancora
una
manata
di
soldi
in
faccia
.
-
Ripigliatevi
i
vostri
soldi
,
-
disse
con
disprezzo
il
ragazzo
,
affacciato
fuor
della
tenda
della
cuccetta
;
-
io
non
accetto
l
'
elemosina
da
chi
insulta
il
mio
paese
.
NOVEMBRE
Lo
spazzacamino
1
,
martedì
Ieri
sera
andai
alla
Sezione
femminile
,
accanto
alla
nostra
,
per
dare
il
racconto
del
ragazzo
padovano
alla
maestra
di
Silvia
,
che
lo
voleva
leggere
.
Settecento
ragazze
ci
sono
!
Quando
arrivai
cominciavano
a
uscire
,
tutte
allegre
per
le
vacanze
d
'
Ognissanti
e
dei
morti
;
ed
ecco
una
bella
cosa
che
vidi
.
Di
fronte
alla
porta
della
scuola
,
dall
'
altra
parte
della
via
,
stava
con
un
braccio
appoggiato
al
muro
e
colla
fronte
contro
il
braccio
,
uno
spazzacamino
,
molto
piccolo
,
tutto
nero
in
viso
,
col
suo
sacco
e
il
suo
raschiatoio
,
e
piangeva
dirottamente
,
singhiozzando
.
Due
o
tre
ragazze
della
seconda
gli
s
'
avvicinarono
e
gli
dissero
:
-
Che
hai
che
piangi
a
quella
maniera
?
-
Ma
egli
non
rispose
,
e
continuava
a
piangere
.
-
Ma
di
'
che
cos
'
hai
,
perché
piangi
?
-
gli
ripeterono
le
ragazze
.
E
allora
egli
levò
il
viso
dal
braccio
,
-
un
viso
di
bambino
,
-
e
disse
piangendo
che
era
stato
in
varie
case
a
spazzare
,
dove
s
'
era
guadagnato
trenta
soldi
,
e
li
aveva
persi
,
gli
erano
scappati
per
la
sdrucitura
d
'
una
tasca
,
-
e
faceva
veder
la
sdrucitura
,
-
e
non
osava
più
tornare
a
casa
senza
i
soldi
.
-
Il
padrone
mi
bastona
,
-
disse
singhiozzando
,
e
riabbandonò
il
capo
sul
braccio
,
come
un
disperato
.
Le
bambine
stettero
a
guardarlo
,
tutte
serie
.
Intanto
s
'
erano
avvicinate
altre
ragazze
grandi
e
piccole
,
povere
e
signorine
,
con
le
loro
cartelle
sotto
il
braccio
,
e
una
grande
,
che
aveva
una
penna
azzurra
sul
cappello
,
cavò
di
tasca
due
soldi
,
e
disse
:
-
Io
non
ho
che
due
soldi
:
facciamo
la
colletta
.
-
Anch
'
io
ho
due
soldi
,
-
disse
un
'
altra
vestita
di
rosso
;
-
ne
troveremo
ben
trenta
fra
tutte
.
-
E
allora
cominciarono
a
chiamarsi
:
-
Amalia
!
-
Luigia
!
-
Annina
!
-
Un
soldo
.
-
Chi
ha
dei
soldi
?
-
Qua
i
soldi
!
-
Parecchie
avevan
dei
soldi
per
comprarsi
fiori
o
quaderni
,
e
li
portarono
,
alcune
più
piccole
diedero
dei
centesimi
;
quella
della
penna
azzurra
raccoglieva
tutto
,
e
contava
a
voce
alta
:
-
Otto
,
dieci
,
quindici
!
-
Ma
ci
voleva
altro
.
Allora
comparve
una
più
grande
di
tutte
,
che
pareva
quasi
una
maestrina
,
e
diede
mezza
lira
,
e
tutte
a
farle
festa
.
Mancavano
ancora
cinque
soldi
.
-
Ora
vengono
quelle
della
quarta
che
ne
hanno
,
-
disse
una
.
Quelle
della
quarta
vennero
e
i
soldi
fioccarono
.
Tutte
s
'
affollavano
.
Ed
era
bello
a
vedere
quel
povero
spazzacamino
in
mezzo
a
tutte
quelle
vestine
di
tanti
colori
,
a
tutto
quel
rigirìo
di
penne
,
di
nastrini
,
di
riccioli
.
I
trenta
soldi
c
'
erano
già
,
e
ne
venivano
ancora
,
e
le
più
piccine
che
non
avevan
denaro
,
si
facevan
largo
tra
le
grandi
porgendo
i
loro
mazzetti
di
fiori
,
tanto
per
dar
qualche
cosa
.
Tutt
'
a
un
tratto
arrivò
la
portinaia
gridando
:
-
La
signora
Direttrice
!
-
Le
ragazze
scapparono
da
tutte
le
parti
come
uno
stormo
di
passeri
.
E
allora
si
vide
il
piccolo
spazzacamino
,
solo
in
mezzo
alla
via
,
che
s
'
asciugava
gli
occhi
,
tutto
contento
,
con
le
mani
piene
di
denari
,
e
aveva
nell
'
abbottonatura
della
giacchetta
,
nelle
tasche
,
nel
cappello
tanti
mazzetti
di
fiori
,
e
c
'
erano
anche
dei
fiori
per
terra
,
ai
suoi
piedi
.
Il
giorno
dei
morti
2
,
mercoledì
Questo
giorno
è
consacrato
alla
commemorazione
dei
morti
.
Sai
,
Enrico
,
a
quali
morti
dovreste
tutti
dedicare
un
pensiero
in
questo
giorno
,
voi
altri
ragazzi
?
A
quelli
che
morirono
per
voi
,
per
i
ragazzi
,
per
i
bambini
.
Quanti
ne
morirono
,
e
quanti
ne
muoiono
di
continuo
!
Pensasti
mai
a
quanti
padri
si
logoraron
la
vita
al
lavoro
,
a
quante
madri
discesero
nella
fossa
innanzi
tempo
,
consumate
dalle
privazioni
a
cui
si
condannarono
per
sostentare
i
loro
figliuoli
?
Sai
quanti
uomini
si
piantarono
un
coltello
nel
cuore
per
la
disperazione
di
vedere
i
propri
ragazzi
nella
miseria
,
e
quante
donne
s
'
annegarono
o
moriron
di
dolore
o
impazzirono
per
aver
perduto
un
bambino
?
Pensa
a
tutti
quei
morti
,
in
questo
giorno
,
Enrico
.
Pensa
alle
tante
maestre
che
son
morte
giovani
,
intisichite
dalle
fatiche
della
scuola
,
per
amore
dei
bambini
,
da
cui
non
ebbero
cuore
di
separarsi
,
pensa
ai
medici
che
morirono
di
malattie
attaccaticcie
,
sfidate
coraggiosamente
per
curar
dei
fanciulli
;
pensa
a
tutti
coloro
che
nei
naufragi
,
negli
incendi
,
nelle
carestie
,
in
un
momento
di
supremo
pericolo
,
cedettero
all
'
infanzia
l
'
ultimo
tozzo
di
pane
,
l
'
ultima
tavola
di
salvamento
,
l
'
ultima
fune
per
scampare
alle
fiamme
,
e
spirarono
contenti
del
loro
sacrificio
,
che
serbava
in
vita
un
piccolo
innocente
.
Sono
innumerevoli
,
Enrico
,
questi
morti
;
ogni
cimitero
ne
racchiude
centinaia
di
queste
sante
creature
,
che
se
potessero
levarsi
un
momento
dalla
fossa
griderebbero
il
nome
d
'
un
fanciullo
,
al
quale
sacrificarono
i
piaceri
della
gioventù
,
la
pace
della
vecchiaia
,
gli
affetti
,
l
'
intelligenza
,
la
vita
:
spose
di
vent
'
anni
,
uomini
nel
fior
delle
forze
,
vecchie
ottuagenarie
,
giovinetti
,
-
martiri
eroici
e
oscuri
dell
'
infanzia
,
-
così
grandi
e
così
gentili
,
che
non
fa
tanti
fiori
la
terra
,
quanti
ne
dovremmo
dare
ai
loro
sepolcri
.
Tanto
siete
amati
,
o
fanciulli
!
Pensa
oggi
a
quei
morti
con
gratitudine
,
e
sarai
più
buono
e
più
affettuoso
con
tutti
quelli
che
ti
voglion
bene
e
che
fatican
per
te
,
caro
figliuol
mio
fortunato
,
che
nel
giorno
dei
morti
non
hai
ancora
da
piangere
nessuno
!
TUA
MADRE
Il
mio
amico
Garrone
4
,
venerdì
Non
furon
che
due
giorni
di
vacanza
e
mi
parve
di
star
tanto
tempo
senza
rivedere
Garrone
.
Quanto
più
lo
conosco
,
tanto
più
gli
voglio
bene
,
e
così
segue
a
tutti
gli
altri
,
fuorché
ai
prepotenti
,
che
con
lui
non
se
la
dicono
,
perché
egli
non
lascia
far
prepotenze
.
Ogni
volta
che
uno
grande
alza
la
mano
su
di
uno
piccolo
,
il
piccolo
grida
:
-
Garrone
!
-
e
il
grande
non
picchia
più
.
Suo
padre
è
macchinista
della
strada
ferrata
;
egli
cominciò
tardi
le
scuole
perché
fu
malato
due
anni
.
È
il
più
alto
e
il
più
forte
della
classe
,
alza
un
banco
con
una
mano
,
mangia
sempre
,
è
buono
.
Qualunque
cosa
gli
domandino
,
matita
,
gomma
,
carta
,
temperino
,
impresta
o
dà
tutto
;
e
non
parla
e
non
ride
in
iscuola
:
se
ne
sta
sempre
immobile
nel
banco
troppo
stretto
per
lui
,
con
la
schiena
arrotondata
e
il
testone
dentro
le
spalle
;
e
quando
lo
guardo
,
mi
fa
un
sorriso
con
gli
occhi
socchiusi
come
per
dirmi
:
-
Ebbene
,
Enrico
,
siamo
amici
?
-
Ma
fa
ridere
,
grande
e
grosso
com
'
è
,
che
ha
giacchetta
,
calzoni
,
maniche
,
tutto
troppo
stretto
e
troppo
corto
,
un
cappello
che
non
gli
sta
in
capo
,
il
capo
rapato
,
le
scarpe
grosse
,
e
una
cravatta
sempre
attorcigliata
come
una
corda
.
Caro
Garrone
,
basta
guardarlo
in
viso
una
volta
per
prendergli
affetto
.
Tutti
i
più
piccoli
gli
vorrebbero
essere
vicini
di
banco
.
Sa
bene
l
'
aritmetica
.
Porta
i
libri
a
castellina
,
legati
con
una
cigna
di
cuoio
rosso
.
Ha
un
coltello
col
manico
di
madreperla
che
trovò
l
'
anno
passato
in
piazza
d
'
armi
,
e
un
giorno
si
tagliò
un
dito
fino
all
'
osso
,
ma
nessuno
in
iscuola
se
n
'
avvide
,
e
a
casa
non
rifiatò
per
non
spaventare
i
parenti
.
Qualunque
cosa
si
lascia
dire
per
celia
e
mai
non
se
n
'
ha
per
male
;
ma
guai
se
gli
dicono
:
-
Non
è
vero
,
-
quando
afferma
una
cosa
:
getta
fuoco
dagli
occhi
allora
,
e
martella
pugni
da
spaccare
il
banco
.
Sabato
mattina
diede
un
soldo
a
uno
della
prima
superiore
,
che
piangeva
in
mezzo
alla
strada
,
perché
gli
avevan
preso
il
suo
,
e
non
poteva
più
comprare
il
quaderno
.
Ora
sono
tre
giorni
che
sta
lavorando
attorno
a
una
lettera
di
otto
pagine
con
ornati
a
penna
nei
margini
per
l
'
onomastico
di
sua
madre
,
che
spesso
viene
a
prenderlo
,
ed
è
alta
e
grossa
come
lui
,
e
simpatica
.
Il
maestro
lo
guarda
sempre
,
e
ogni
volta
che
gli
passa
accanto
gli
batte
la
mano
sul
collo
come
a
un
buon
torello
tranquillo
.
Io
gli
voglio
bene
.
Son
contento
quando
stringo
nella
mia
la
sua
grossa
mano
,
che
par
la
mano
d
'
un
uomo
.
Sono
così
certo
che
rischierebbe
la
vita
per
salvare
un
compagno
,
che
si
farebbe
anche
ammazzare
per
difenderlo
,
si
vede
così
chiaro
nei
suoi
occhi
;
e
benché
paia
sempre
che
brontoli
con
quel
vocione
,
è
una
voce
che
viene
da
un
cor
gentile
,
si
sente
.
Il
carbonaio
e
il
signore
7
,
lunedì
Non
l
'
avrebbe
mai
detta
Garrone
,
sicuramente
,
quella
parola
che
disse
ieri
mattina
Carlo
Nobis
a
Betti
.
Carlo
Nobis
è
superbo
perché
suo
padre
è
un
gran
signore
:
un
signore
alto
,
con
tutta
la
barba
nera
,
molto
serio
,
che
viene
quasi
ogni
giorno
ad
accompagnare
il
figliuolo
.
Ieri
mattina
Nobis
si
bisticciò
con
Betti
,
uno
dei
più
piccoli
,
figliuolo
d
'
un
carbonaio
,
e
non
sapendo
più
che
rispondergli
,
perché
aveva
torto
,
gli
disse
forte
:
-
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
-
Betti
arrossì
fino
ai
capelli
,
e
non
disse
nulla
,
ma
gli
vennero
le
lacrime
agli
occhi
,
e
tornato
a
casa
ripeté
la
parola
a
suo
padre
;
ed
ecco
il
carbonaio
,
un
piccolo
uomo
tutto
nero
,
che
compare
alla
lezione
del
dopopranzo
col
ragazzo
per
mano
,
a
fare
le
lagnanze
al
maestro
.
Mentre
faceva
le
sue
lagnanze
al
maestro
,
e
tutti
tacevano
,
il
padre
di
Nobis
,
che
levava
il
mantello
al
figliuolo
,
come
al
solito
,
sulla
soglia
dell
'
uscio
,
udendo
pronunciare
il
suo
nome
,
entrò
,
e
domandò
spiegazione
.
-
È
quest
'
operaio
,
-
rispose
il
maestro
,
-
che
è
venuto
a
lagnarsi
perché
il
suo
figliuolo
Carlo
disse
al
suo
ragazzo
:
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
Il
padre
di
Nobis
corrugò
la
fronte
e
arrossì
leggermente
.
Poi
domandò
al
figliuolo
:
-
Hai
detto
quella
parola
?
Il
figliuolo
,
-
ritto
in
mezzo
alla
scuola
,
col
capo
basso
,
davanti
al
piccolo
Betti
,
-
non
rispose
.
Allora
il
padre
lo
prese
per
un
braccio
e
lo
spinse
più
avanti
in
faccia
a
Betti
,
che
quasi
si
toccavano
,
e
gli
disse
:
-
Domandagli
scusa
.
Il
carbonaio
volle
interporsi
,
dicendo
:
-
No
,
no
.
-
Ma
il
signore
non
gli
badò
,
e
ripeté
al
figliuolo
:
-
Domandagli
scusa
.
Ripeti
le
mie
parole
.
Io
ti
domando
scusa
della
parola
ingiuriosa
,
insensata
,
ignobile
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringere
la
mano
.
Il
carbonaio
fece
un
gesto
risoluto
,
come
a
dire
:
Non
voglio
.
Il
signore
non
gli
diè
retta
,
e
il
suo
figliuolo
disse
lentamente
,
con
un
fil
di
voce
,
senza
alzar
gli
occhi
da
terra
:
-
Io
ti
domando
scusa
...
della
parola
ingiuriosa
...
insensata
...
ignobile
,
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringer
la
mano
.
Allora
il
signore
porse
la
mano
al
carbonaio
,
il
quale
gliela
strinse
con
forza
,
e
poi
subito
con
una
spinta
gettò
il
suo
ragazzo
fra
le
braccia
di
Carlo
Nobis
.
-
Mi
faccia
il
favore
di
metterli
vicini
,
-
disse
il
signore
al
maestro
.
-
Il
maestro
mise
Betti
nel
banco
di
Nobis
.
Quando
furono
al
posto
,
il
padre
di
Nobis
fece
un
saluto
ed
uscì
.
Il
carbonaio
rimase
qualche
momento
sopra
pensiero
,
guardando
i
due
ragazzi
vicini
;
poi
s
'
avvicinò
al
banco
,
e
fissò
Nobis
,
con
espressione
d
'
affetto
e
di
rammarico
,
come
se
volesse
dirgli
qualcosa
;
ma
non
disse
nulla
;
allungò
la
mano
per
fargli
una
carezza
,
ma
neppure
osò
,
e
gli
strisciò
soltanto
la
fronte
con
le
sue
grosse
dita
.
Poi
s
'
avviò
all
'
uscio
,
e
voltatosi
ancora
una
volta
a
guardarlo
,
sparì
.
-
Ricordatevi
bene
di
quel
che
avete
visto
,
ragazzi
,
-
disse
il
maestro
,
-
questa
è
la
più
bella
lezione
dell
'
anno
.
La
maestra
di
mio
fratello
10
,
giovedì
Il
figliuolo
del
carbonaio
fu
scolaro
della
maestra
Delcati
che
è
venuta
oggi
a
trovar
mio
fratello
malaticcio
,
e
ci
ha
fatto
ridere
a
raccontarci
che
la
mamma
di
quel
ragazzo
,
due
anni
fa
,
le
portò
a
casa
una
grande
grembialata
di
carbone
,
per
ringraziarla
,
che
aveva
dato
la
medaglia
al
figliuolo
;
e
s
'
ostinava
,
povera
donna
,
non
voleva
riportarsi
il
carbone
a
casa
,
e
piangeva
quasi
,
quando
dovette
tornarsene
col
grembiale
pieno
.
Anche
d
'
un
'
altra
buona
donna
,
ci
ha
detto
,
che
le
portò
un
mazzetto
di
fiori
molto
pesante
,
e
c
'
era
dentro
un
gruzzoletto
di
soldi
.
Ci
siamo
molto
divertiti
a
sentirla
,
e
così
mio
fratello
trangugiò
la
medicina
,
che
prima
non
voleva
.
Quanta
pazienza
debbono
avere
con
quei
ragazzi
della
prima
inferiore
,
tutti
sdentati
come
vecchietti
,
che
non
pronunziano
l
'
erre
e
l
'
esse
,
e
uno
tosse
,
l
'
altro
fila
sangue
dal
naso
,
chi
perde
gli
zoccoli
sotto
il
banco
,
e
chi
bela
perché
s
'
è
punto
con
la
penna
,
e
chi
piange
perché
ha
comprato
un
quaderno
numero
due
invece
di
numero
uno
.
Cinquanta
in
una
classe
,
che
non
san
nulla
,
con
quei
manini
di
burro
,
e
dover
insegnare
a
scrivere
a
tutti
!
Essi
portano
in
tasca
dei
pezzi
di
regolizia
,
dei
bottoni
,
dei
turaccioli
di
boccetta
,
del
mattone
tritato
,
ogni
specie
di
cose
minuscole
,
e
bisogna
che
la
maestra
li
frughi
;
ma
nascondon
gli
oggetti
fin
nelle
scarpe
.
E
non
stanno
attenti
:
un
moscone
che
entra
per
la
finestra
,
mette
tutti
sottosopra
,
e
l
'
estate
portano
in
iscuola
dell
'
erba
e
dei
maggiolini
,
che
volano
in
giro
o
cascano
nei
calamai
e
poi
rigano
i
quaderni
d
'
inchiostro
.
La
maestra
deve
far
la
mamma
con
loro
,
aiutarli
a
vestirsi
,
fasciare
le
dita
punte
,
raccattare
i
berretti
che
cascano
,
badare
che
non
si
scambino
i
cappotti
,
se
no
poi
gnaulano
e
strillano
.
Povere
maestre
!
E
ancora
vengono
le
mamme
a
lagnarsi
:
come
va
,
signorina
,
che
il
mio
bambino
ha
perso
la
penna
?
com
'
è
che
il
mio
non
impara
niente
?
perché
non
dà
la
menzione
al
mio
,
che
sa
tanto
?
perché
non
fa
levar
quel
chiodo
dal
banco
che
ha
stracciato
i
calzoni
al
mio
Piero
?
Qualche
volta
s
'
arrabbia
coi
ragazzi
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
quando
non
ne
può
più
,
si
morde
un
dito
,
per
non
lasciar
andare
una
pacca
;
perde
la
pazienza
,
ma
poi
si
pente
,
e
carezza
il
bimbo
che
ha
sgridato
;
scaccia
un
monello
di
scuola
,
ma
si
ribeve
le
lacrime
,
e
va
in
collera
coi
parenti
che
fan
digiunare
i
bimbi
per
castigo
.
È
giovane
e
grande
la
maestra
Delcati
,
e
vestita
bene
,
bruna
e
irrequieta
,
che
fa
tutto
a
scatto
di
molla
,
e
per
un
nulla
si
commove
,
e
allora
parla
con
grande
tenerezza
.
-
Ma
almeno
i
bimbi
le
si
affezionano
?
-
le
ha
detto
mia
madre
.
-
Molti
sì
,
-
ha
risposto
,
-
ma
poi
,
finito
l
'
anno
,
la
maggior
parte
non
ci
guardan
più
.
Quando
sono
coi
maestri
,
si
vergognano
quasi
d
'
essere
stati
da
noi
,
da
una
maestra
.
Dopo
due
anni
di
cure
,
dopo
che
s
'
è
amato
tanto
un
bambino
,
ci
fa
tristezza
separarci
da
lui
,
ma
si
dice
:
-
Oh
di
quello
lì
son
sicura
;
quello
lì
mi
vorrà
bene
.
-
Ma
passano
le
vacanze
,
si
rientra
alla
scuola
,
gli
corriamo
incontro
:
-
O
bambino
,
bambino
mio
!
-
E
lui
volta
il
capo
da
un
'
altra
parte
.
-
Qui
la
maestra
s
'
è
interrotta
.
-
Ma
tu
non
farai
così
piccino
?
-
ha
detto
poi
,
alzandosi
con
gli
occhi
umidi
,
e
baciando
mio
fratello
,
-
tu
non
la
volterai
la
testa
dall
'
altra
parte
,
non
è
vero
?
non
la
rinnegherai
la
tua
povera
amica
.
Mia
madre
10
,
giovedì
In
presenza
della
maestra
di
tuo
fratello
tu
mancasti
di
rispetto
a
tua
madre
!
Che
questo
non
avvenga
mai
più
,
Enrico
,
mai
più
!
La
tua
parola
irriverente
m
'
è
entrata
nel
cuore
come
una
punta
d
'
acciaio
.
Io
pensai
a
tua
madre
quando
,
anni
sono
,
stette
chinata
tutta
una
notte
sul
tuo
piccolo
letto
,
a
misurare
il
tuo
respiro
,
piangendo
sangue
dall
'
angoscia
e
battendo
i
denti
dal
terrore
,
ché
credeva
di
perderti
,
ed
io
temevo
che
smarrisse
la
ragione
;
e
a
quel
pensiero
provai
un
senso
di
ribrezzo
per
te
.
Tu
,
offender
tua
madre
!
tua
madre
che
darebbe
un
anno
di
felicità
per
risparmiarti
un
'
ora
di
dolore
,
che
mendicherebbe
per
te
,
che
si
farebbe
uccidere
per
salvarti
la
vita
!
Senti
,
Enrico
.
Fissati
bene
in
mente
questo
pensiero
.
Immagina
pure
che
ti
siano
destinati
nella
vita
molti
giorni
terribili
;
il
più
terribile
di
tutti
sarà
il
giorno
in
cui
perderai
tua
madre
.
Mille
volte
,
Enrico
,
quando
già
sarai
uomo
,
forte
,
provato
a
tutte
le
lotte
,
tu
la
invocherai
,
oppresso
da
un
desiderio
immenso
di
risentire
un
momento
la
sua
voce
e
di
rivedere
le
sue
braccia
aperte
per
gettarviti
singhiozzando
,
come
un
povero
fanciullo
senza
protezione
e
senza
conforto
.
Come
ti
ricorderai
allora
d
'
ogni
amarezza
che
le
avrai
cagionato
,
e
con
che
rimorsi
le
sconterai
tutte
,
infelice
!
Non
sperar
serenità
nella
tua
vita
,
se
avrai
contristato
tua
madre
.
Tu
sarai
pentito
,
le
domanderai
perdono
,
venererai
la
sua
memoria
;
-
inutilmente
,
-
la
coscienza
non
ti
darà
pace
,
quella
immagine
dolce
e
buona
avrà
sempre
per
te
un
'
espressione
di
tristezza
e
di
rimprovero
che
ti
metterà
l
'
anima
alla
tortura
.
O
Enrico
,
bada
:
questo
è
il
più
sacro
degli
affetti
umani
,
disgraziato
chi
lo
calpesta
.
L
'
assassino
che
rispetta
sua
madre
ha
ancora
qualcosa
di
onesto
e
di
gentile
nel
cuore
,
il
più
glorioso
degli
uomini
,
che
l
'
addolori
e
l
'
offenda
,
non
è
che
una
vile
creatura
.
Che
non
t
'
esca
mai
più
dalla
bocca
una
dura
parola
per
colei
che
ti
diede
la
vita
.
E
se
una
ancora
te
ne
sfuggisse
,
non
sia
il
timore
di
tuo
padre
,
sia
l
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
getti
ai
suoi
piedi
,
a
supplicarla
che
col
bacio
del
perdono
ti
cancelli
dalla
fronte
il
marchio
dell
'
ingratitudine
.
Io
t
'
amo
,
figliuol
mio
,
tu
sei
la
speranza
più
cara
della
mia
vita
;
ma
vorrei
piuttosto
vederti
morto
che
ingrato
a
tua
madre
.
Va
'
,
e
per
un
po
'
di
tempo
non
portarmi
più
la
tua
carezza
;
non
te
la
potrei
ricambiare
col
cuore
.
TUO
PADRE
Il
mio
compagno
Coretti
13
,
domenica
Mio
padre
mi
perdonò
;
ma
io
rimasi
un
poco
triste
,
e
allora
mia
madre
mi
mandò
col
figliuolo
grande
del
portinaio
a
fare
una
passeggiata
sul
corso
.
A
metà
circa
del
corso
,
passando
vicino
a
un
carro
fermo
davanti
a
una
bottega
,
mi
sento
chiamare
per
nome
,
mi
volto
:
era
Coretti
,
il
mio
compagno
di
scuola
,
con
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pelo
di
gatto
tutto
sudato
e
allegro
,
che
aveva
un
gran
carico
di
legna
sulle
spalle
.
Un
uomo
ritto
sul
carro
gli
porgeva
una
bracciata
di
legna
per
volta
,
egli
le
pigliava
e
le
portava
nella
bottega
di
suo
padre
,
dove
in
fretta
e
in
furia
le
accatastava
.
-
Che
fai
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
vedi
?
-
rispose
,
tendendo
le
braccia
per
pigliare
il
carico
,
-
ripasso
la
lezione
.
Io
risi
.
Ma
egli
parlava
sul
serio
,
e
presa
la
bracciata
di
legna
,
cominciò
a
dire
correndo
:
-
Chiamansi
accidenti
del
verbo
...
le
sue
variazioni
secondo
il
numero
...
secondo
il
numero
e
la
persona
...
E
poi
,
buttando
giù
la
legna
e
accatastandola
:
-
secondo
il
tempo
...
secondo
il
tempo
a
cui
si
riferisce
l
'
azione
...
E
tornando
verso
il
carro
a
prendere
un
'
altra
bracciata
:
-
secondo
il
modo
in
cui
l
'
azione
è
enunciata
.
Era
la
nostra
lezione
di
grammatica
per
il
giorno
dopo
.
-
Che
vuoi
,
-
mi
disse
,
-
metto
il
tempo
a
profitto
.
Mio
padre
è
andato
via
col
garzone
per
una
faccenda
.
Mia
madre
è
malata
.
Tocca
a
me
a
scaricare
.
Intanto
ripasso
la
grammatica
.
È
una
lezione
difficile
oggi
.
Non
riesco
a
pestarmela
nella
testa
.
Mio
padre
ha
detto
che
sarà
qui
alle
sette
per
darvi
i
soldi
,
-
disse
poi
all
'
uomo
del
carro
.
Il
carro
partì
.
-
Vieni
un
momento
in
bottega
,
-
mi
disse
Coretti
.
Entrai
:
era
uno
stanzone
pieno
di
cataste
di
legna
e
di
fascine
,
con
una
stadera
da
una
parte
.
-
Oggi
è
giorno
di
sgobbo
,
te
lo
accerto
io
,
-
ripigliò
Coretti
;
-
debbo
fare
il
lavoro
a
pezzi
e
a
bocconi
.
Stavo
scrivendo
le
proposizioni
,
è
venuta
gente
a
comprare
.
Mi
son
rimesso
a
scrivere
,
eccoti
il
carro
.
Questa
mattina
ho
già
fatto
due
corse
al
mercato
delle
legna
in
piazza
Venezia
.
Non
mi
sento
più
le
gambe
e
ho
le
mani
gonfie
.
Starei
fresco
se
avessi
il
lavoro
di
disegno
!
-
E
intanto
dava
un
colpo
di
scopa
alle
foglie
secche
e
ai
fuscelli
che
coprivano
l
'
ammattonato
.
-
Ma
dove
lo
fai
il
lavoro
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
qui
di
certo
,
-
riprese
;
-
vieni
a
vedere
;
-
e
mi
condusse
in
uno
stanzino
dietro
la
bottega
,
che
serve
da
cucina
e
da
stanza
da
mangiare
,
con
un
tavolo
in
un
canto
,
dove
ci
aveva
i
libri
e
i
quaderni
,
e
il
lavoro
incominciato
.
-
Giusto
appunto
,
disse
,
-
ho
lasciato
la
seconda
risposta
per
aria
:
col
cuoio
si
fanno
le
calzature
,
le
cinghie
...
Ora
ci
aggiungo
le
valigie
.
-
E
presa
la
penna
,
si
mise
a
scrivere
con
la
sua
bella
calligrafia
.
-
C
'
è
nessuno
?
-
s
'
udì
gridare
in
quel
momento
dalla
bottega
.
Era
una
donna
che
veniva
a
comprar
fascinotti
.
-
Eccomi
,
-
rispose
Coretti
;
e
saltò
di
là
,
pesò
i
fascinotti
,
prese
i
soldi
,
corse
in
un
angolo
a
segnar
la
vendita
in
uno
scartafaccio
e
ritornò
al
suo
lavoro
,
dicendo
:
-
Vediamo
un
po
'
se
mi
riesce
di
finire
il
periodo
.
-
E
scrisse
:
le
borse
da
viaggio
,
gli
zaini
per
i
soldati
.
-
Ah
il
mio
povero
caffè
che
scappa
via
!
-
gridò
all
'
improvviso
e
corse
al
fornello
a
levare
la
caffettiera
dal
fuoco
.
-
È
il
caffè
per
la
mamma
,
-
disse
;
-
bisognò
bene
che
imparassi
a
farlo
.
Aspetta
un
po
'
che
glie
lo
portiamo
;
così
ti
vedrà
,
le
farà
piacere
.
Son
sette
giorni
che
è
a
letto
...
Accidenti
del
verbo
!
Mi
scotto
sempre
le
dita
con
questa
caffettiera
.
Che
cosa
ho
da
aggiungere
dopo
gli
zaini
per
i
soldati
?
Ci
vuole
qualche
altra
cosa
e
non
la
trovo
.
Vieni
dalla
mamma
.
Aperse
un
uscio
,
entrammo
in
un
'
altra
camera
piccola
:
c
'
era
la
mamma
di
Coretti
in
un
letto
grande
,
con
un
fazzoletto
bianco
intorno
al
capo
.
-
Ecco
il
caffè
,
mamma
,
-
disse
Coretti
porgendo
la
tazza
;
-
questo
è
un
mio
compagno
di
scuola
.
-
Ah
!
bravo
il
signorino
,
-
mi
disse
la
donna
;
-
viene
a
far
visita
ai
malati
,
non
è
vero
?
Intanto
Coretti
accomodava
i
guanciali
dietro
alle
spalle
di
sua
madre
,
raggiustava
le
coperte
del
letto
,
riattizzava
il
fuoco
,
cacciava
il
gatto
dal
cassettone
.
-
Vi
occorre
altro
,
mamma
?
-
domandò
poi
,
ripigliando
la
tazza
.
-
Li
avete
presi
i
due
cucchiaini
di
siroppo
?
Quando
non
ce
ne
sarà
più
darò
una
scappata
dallo
speziale
.
Le
legna
sono
scaricate
.
Alle
quattro
metterò
la
carne
al
fuoco
,
come
avete
detto
,
e
quando
passerà
la
donna
del
burro
le
darò
quegli
otto
soldi
.
Tutto
andrà
bene
,
non
vi
date
pensiero
.
-
Grazie
,
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
povero
figliuolo
,
va
'
!
Egli
pensa
a
tutto
.
Volle
che
pigliassi
un
pezzo
di
zucchero
,
e
poi
Coretti
mi
mostrò
un
quadretto
,
il
ritratto
in
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
soldato
,
con
la
medaglia
al
valore
,
che
guadagnò
nel
'66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
lo
stesso
viso
del
figliuolo
,
con
quegli
occhi
vivi
e
quel
sorriso
così
allegro
.
Tornammo
nella
cucina
.
-
Ho
trovato
la
cosa
,
-
disse
Coretti
,
e
aggiunse
sul
quaderno
:
si
fanno
anche
i
finimenti
dei
cavalli
.
-
Il
resto
lo
farò
stasera
,
starò
levato
fino
a
più
tardi
.
Felice
te
che
hai
tutto
il
tempo
per
studiare
e
puoi
ancora
andare
a
passeggio
!
E
sempre
gaio
e
lesto
,
rientrato
in
bottega
,
cominciò
a
mettere
dei
pezzi
di
legno
sul
cavalletto
e
a
segarli
per
mezzo
,
e
diceva
:
-
Questa
è
ginnastica
!
Altro
che
la
spinta
delle
braccia
avanti
.
Voglio
che
mio
padre
trovi
tutte
queste
legna
segate
quando
torna
a
casa
:
sarà
contento
.
Il
male
è
che
dopo
aver
segato
faccio
dei
t
e
degli
l
,
che
paion
serpenti
,
come
dice
il
maestro
.
Che
ci
ho
da
fare
?
Gli
dirò
che
ho
dovuto
menar
le
braccia
.
Quello
che
importa
è
che
la
mamma
guarisca
presto
,
questo
sì
.
Oggi
sta
meglio
,
grazie
al
cielo
.
La
grammatica
la
studierò
domattina
al
canto
del
gallo
.
Oh
!
ecco
la
carretta
coi
ceppi
!
Al
lavoro
.
Una
carretta
carica
di
ceppi
si
fermò
davanti
alla
bottega
.
Coretti
corse
fuori
a
parlar
con
l
'
uomo
poi
tornò
.
-
Ora
non
posso
più
tenerti
compagnia
,
-
mi
disse
;
-
a
rivederci
domani
.
Hai
fatto
bene
a
venirmi
a
trovare
.
Buona
passeggiata
!
Felice
te
.
E
strettami
la
mano
,
corse
a
pigliar
il
primo
ceppo
,
e
ricominciò
a
trottare
fra
il
carro
e
la
bottega
,
col
viso
fresco
come
una
rosa
sotto
al
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
e
vispo
che
metteva
allegrezza
a
vederlo
Felice
te
!
egli
mi
disse
.
Ah
no
,
Coretti
,
no
:
sei
tu
il
più
felice
,
tu
perché
studi
e
lavori
di
più
,
perché
sei
più
utile
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
,
perché
sei
più
buono
,
cento
volte
più
buono
e
più
bravo
di
me
,
caro
compagno
mio
.
Il
Direttore
18
,
venerdì
Coretti
era
contento
questa
mattina
perché
è
venuto
ad
assistere
al
lavoro
d
'
esame
mensile
il
suo
maestro
di
seconda
,
Coatti
,
un
omone
con
una
grande
capigliatura
crespa
,
una
gran
barba
nera
,
due
grandi
occhi
scuri
,
e
una
voce
da
bombarda
;
il
quale
minaccia
sempre
i
ragazzi
di
farli
a
pezzi
e
di
portarli
per
il
collo
in
Questura
,
e
fa
ogni
specie
di
facce
spaventevoli
;
ma
non
castiga
mai
nessuno
,
anzi
sorride
sempre
dentro
la
barba
,
senza
farsi
scorgere
.
Otto
sono
,
con
Coatti
,
i
maestri
,
compreso
un
supplente
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
C
'
è
un
maestro
di
quarta
,
zoppo
,
imbacuccato
in
una
grande
cravatta
di
lana
,
sempre
tutto
pieno
di
dolori
,
e
si
prese
quei
dolori
quando
era
maestro
rurale
,
in
una
scuola
umida
dove
i
muri
gocciolavano
.
Un
altro
maestro
di
quarta
è
vecchio
e
tutto
bianco
ed
è
stato
maestro
dei
ciechi
.
Ce
n
'
è
uno
ben
vestito
,
con
gli
occhiali
,
e
due
baffetti
biondi
,
che
chiamavano
l
'
avvocatino
,
perché
facendo
il
maestro
studiò
da
avvocato
e
prese
la
laurea
,
e
fece
anche
un
libro
per
insegnare
a
scriver
le
lettere
.
Invece
quello
che
c
'
insegna
la
ginnastica
è
un
tipo
di
soldato
,
è
stato
con
Garibaldi
,
e
ha
sul
collo
la
cicatrice
d
'
una
ferita
di
sciabola
toccata
alla
battaglia
di
Milazzo
.
Poi
c
'
è
il
Direttore
,
alto
,
calvo
con
gli
occhiali
d
'
oro
,
con
la
barba
grigia
che
gli
vien
sul
petto
,
tutto
vestito
di
nero
e
sempre
abbottonato
fin
sotto
il
mento
;
così
buono
coi
ragazzi
,
che
quando
entrano
tutti
tremanti
in
Direzione
,
chiamati
per
un
rimprovero
,
non
li
sgrida
,
ma
li
piglia
per
le
mani
,
e
dice
tante
ragioni
,
che
non
dovevan
far
così
,
e
che
bisogna
che
si
pentano
,
e
che
promettano
d
'
esser
buoni
,
e
parla
con
tanta
buona
maniera
e
con
una
voce
così
dolce
che
tutti
escono
con
gli
occhi
rossi
,
più
confusi
che
se
li
avesse
puniti
.
Povero
Direttore
,
egli
è
sempre
il
primo
al
suo
posto
,
la
mattina
,
a
aspettare
gli
scolari
e
a
dar
retta
ai
parenti
,
e
quando
i
maestri
son
già
avviati
verso
casa
,
gira
ancora
intorno
alla
scuola
a
vedere
che
i
ragazzi
non
si
caccino
sotto
le
carrozze
,
o
non
si
trattengan
per
le
strade
a
far
querciola
,
o
a
empir
gli
zaini
di
sabbia
o
di
sassi
;
e
ogni
volta
che
appare
a
una
cantonata
,
così
alto
e
nero
,
stormi
di
ragazzi
scappano
da
tutte
le
parti
,
piantando
lì
il
giuoco
dei
pennini
e
delle
biglie
,
ed
egli
li
minaccia
con
l
'
indice
da
lontano
,
con
la
sua
aria
amorevole
e
triste
.
Nessuno
l
'
ha
più
visto
ridere
,
dice
mia
madre
,
dopo
che
gli
è
morto
il
figliuolo
ch
'
era
volontario
nell
'
esercito
;
ed
egli
ha
sempre
il
suo
ritratto
davanti
agli
occhi
,
sul
tavolino
della
Direzione
.
E
se
ne
voleva
andare
dopo
quella
disgrazia
;
aveva
già
fatto
la
sua
domanda
di
riposo
al
Municipio
,
e
la
teneva
sempre
sul
tavolino
,
aspettando
di
giorno
in
giorno
a
mandarla
,
perché
gli
rincresceva
di
lasciare
i
fanciulli
.
Ma
l
'
altro
giorno
pareva
deciso
,
e
mio
padre
ch
'
era
con
lui
nella
Direzione
,
gli
diceva
:
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
,
signor
Direttore
!
-
quando
entrò
un
uomo
a
fare
iscrivere
un
ragazzo
,
che
passava
da
un
'
altra
sezione
alla
nostra
perché
aveva
cambiato
di
casa
.
A
veder
quel
ragazzo
il
Direttore
fece
un
atto
di
meraviglia
,
-
lo
guardò
un
pezzo
,
guardò
il
ritratto
che
tien
sul
tavolino
e
tornò
a
guardare
il
ragazzo
,
tirandoselo
fra
le
ginocchia
e
facendogli
alzare
il
viso
.
Quel
ragazzo
somigliava
tutto
al
suo
figliuolo
morto
.
Il
Direttore
disse
:
-
Va
bene
;
-
fece
l
'
iscrizione
,
congedò
padre
e
figlio
,
e
restò
pensieroso
.
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
!
-
ripeté
mio
padre
.
E
allora
il
Direttore
prese
la
sua
domanda
di
riposo
,
la
fece
in
due
pezzi
e
disse
:
-
Rimango
.
I
soldati
22
,
martedì
Il
suo
figliuolo
era
volontario
nell
'
esercito
quando
morì
:
per
questo
il
Direttore
va
sempre
sul
corso
a
veder
passare
i
soldati
,
quando
usciamo
dalla
scuola
.
Ieri
passava
un
reggimento
di
fanteria
,
e
cinquanta
ragazzi
si
misero
a
saltellare
intorno
alla
banda
musicale
,
cantando
e
battendo
il
tempo
colle
righe
sugli
zaini
e
sulle
cartelle
.
Noi
stavamo
in
un
gruppo
,
sul
marciapiede
a
guardare
:
Garrone
,
strizzato
nei
suoi
vestiti
troppo
stretti
,
che
addentava
un
gran
pezzo
di
pane
;
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
;
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
con
la
giacchetta
di
suo
padre
,
e
il
calabrese
,
e
il
muratorino
,
e
Crossi
con
la
sua
testa
rossa
,
e
Franti
con
la
sua
faccia
tosta
,
e
anche
Robetti
,
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
quello
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
,
e
che
ora
cammina
con
le
stampelle
.
Franti
fece
una
risata
in
faccia
a
un
soldato
che
zoppicava
.
Ma
subito
si
sentì
la
mano
d
'
un
uomo
sulla
spalla
:
si
voltò
:
era
il
Direttore
.
-
Bada
,
-
gli
disse
il
Direttore
;
-
schernire
un
soldato
quand
'
è
nelle
file
,
che
non
può
né
vendicarsi
né
rispondere
,
è
come
insultare
un
uomo
legato
:
è
una
viltà
.
-
Franti
scomparve
.
I
soldati
passavano
a
quattro
a
quattro
,
sudati
e
coperti
di
polvere
,
e
i
fucili
scintillavano
al
sole
.
Il
Direttore
disse
:
-
Voi
dovete
voler
bene
ai
soldati
,
ragazzi
.
Sono
i
nostri
difensori
,
quelli
che
andrebbero
a
farsi
uccidere
per
noi
,
se
domani
un
esercito
straniero
minacciasse
il
nostro
paese
.
Sono
ragazzi
anch
'
essi
,
hanno
pochi
anni
più
di
voi
;
e
anch
'
essi
vanno
a
scuola
;
e
ci
sono
poveri
e
signori
,
fra
loro
,
come
fra
voi
,
e
vengono
da
tutte
le
parti
d
'
Italia
.
Vedete
,
si
posson
quasi
riconoscere
al
viso
:
passano
dei
Siciliani
,
dei
Sardi
,
dei
Napoletani
,
dei
Lombardi
.
Questo
poi
è
un
reggimento
vecchio
,
di
quelli
che
hanno
combattuto
nel
1848
.
I
soldati
non
son
più
quelli
,
ma
la
bandiera
è
sempre
la
stessa
.
Quanti
erano
già
morti
per
il
nostro
paese
intorno
a
quella
bandiera
venti
anni
prima
che
voi
nasceste
!
-
Eccola
qui
,
-
disse
Garrone
.
E
infatti
si
vedeva
poco
lontano
la
bandiera
,
che
veniva
innanzi
,
al
di
sopra
delle
teste
dei
soldati
.
-
Fate
una
cosa
,
figliuoli
,
-
disse
il
Direttore
,
-
fate
il
vostro
saluto
di
scolari
,
con
la
mano
alla
fronte
,
quando
passano
i
tre
colori
.
-
La
bandiera
,
portata
da
un
ufficiale
,
ci
passò
davanti
,
tutta
lacera
e
stinta
,
con
le
medaglie
appese
all
'
asta
.
Noi
mettemmo
la
mano
alla
fronte
,
tutt
'
insieme
.
L
'
ufficiale
ci
guardò
,
sorridendo
,
e
ci
restituì
il
saluto
con
la
mano
.
-
Bravi
,
ragazzi
,
-
disse
uno
dietro
di
noi
.
Ci
voltammo
a
guardare
:
era
un
vecchio
che
aveva
all
'
occhiello
del
vestito
il
nastrino
azzurro
della
campagna
di
Crimea
:
un
ufficiale
pensionato
.
-
Bravi
,
-
disse
,
-
avete
fatto
una
cosa
bella
.
-
Intanto
la
banda
del
reggimento
svoltava
in
fondo
al
corso
,
circondata
da
una
turba
di
ragazzi
,
e
cento
grida
allegre
accompagnavan
gli
squilli
delle
trombe
come
un
canto
di
guerra
.
-
Bravi
,
-
ripeté
il
vecchio
ufficiale
,
guardandoci
;
-
chi
rispetta
la
bandiera
da
piccolo
la
saprà
difender
da
grande
.
Il
protettore
di
Nelli
23
,
mercoledì
Anche
Nelli
,
ieri
,
guardava
i
soldati
,
povero
gobbino
,
ma
con
un
'
aria
così
,
come
se
pensasse
:
-
Io
non
potrò
esser
mai
un
soldato
!
-
Egli
è
buono
,
studia
;
ma
è
così
magrino
e
smorto
,
e
respira
a
fatica
.
Porta
sempre
un
lungo
grembiale
di
tela
nera
lucida
.
Sua
madre
è
una
signora
piccola
a
bionda
,
vestita
di
nero
,
e
vien
sempre
a
prenderlo
al
finis
,
perché
non
esca
nella
confusione
,
con
gli
altri
;
e
lo
accarezza
.
I
primi
giorni
,
perché
ha
quella
disgrazia
d
'
esser
gobbo
,
molti
ragazzi
lo
beffavano
e
gli
picchiavan
sulla
schiena
con
gli
zaini
;
ma
egli
non
si
rivoltava
mai
,
e
non
diceva
mai
nulla
a
sua
madre
,
per
non
darle
quel
dolore
di
sapere
che
suo
figlio
era
lo
zimbello
dei
compagni
;
lo
schernivano
,
ed
egli
piangeva
e
taceva
,
appoggiando
la
fronte
sul
banco
.
Ma
una
mattina
saltò
su
Garrone
e
disse
:
-
Il
primo
che
tocca
Nelli
gli
do
uno
scapaccione
che
gli
faccio
far
tre
giravolte
!
-
Franti
non
gli
badò
,
lo
scapaccione
partì
,
l
'
amico
fece
le
tre
giravolte
,
e
dopo
d
'
allora
nessuno
toccò
più
Nelli
.
Il
maestro
gli
mise
Garrone
vicino
,
nello
stesso
banco
.
Si
sono
fatti
amici
.
Nelli
s
'
è
affezionato
molto
a
Garrone
.
Appena
entra
nella
scuola
,
cerca
subito
se
c
'
è
Garrone
.
Non
va
mai
via
senza
dire
:
-
Addio
,
Garrone
.
-
E
così
fa
Garrone
con
lui
.
Quando
Nelli
lascia
cascar
la
penna
o
un
libro
sotto
il
banco
,
subito
,
perché
non
faccia
fatica
a
chinarsi
,
Garrone
si
china
e
gli
porge
il
libro
o
la
penna
;
e
poi
l
'
aiuta
a
rimetter
la
roba
nello
zaino
,
e
a
infilarsi
il
cappotto
.
Per
questo
Nelli
gli
vuol
bene
,
e
lo
guarda
sempre
,
e
quando
il
maestro
lo
loda
è
contento
,
come
se
lodasse
lui
.
Ora
bisogna
che
Nelli
,
finalmente
,
abbia
detto
tutto
a
sua
madre
,
e
degli
scherni
dei
primi
giorni
e
di
quello
che
gli
facevan
patire
,
e
poi
del
compagno
che
lo
difese
e
che
gli
ha
posto
affetto
,
perché
,
ecco
quello
che
accadde
questa
mattina
.
Il
maestro
mi
mandò
a
portare
al
Direttore
il
programma
della
lezione
,
mezz
'
ora
prima
del
finis
,
ed
io
ero
nell
'
ufficio
quando
entrò
una
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
la
mamma
di
Nelli
,
la
quale
disse
:
-
Signor
Direttore
,
c
'
è
nella
classe
del
mio
figliuolo
un
ragazzo
che
si
chiama
Garrone
?
-
C
'
è
,
-
rispose
il
Direttore
.
-
Vuol
aver
la
bontà
di
farlo
venire
un
momento
qui
,
che
gli
ho
da
dire
una
parola
?
-
Il
Direttore
chiamò
il
bidello
e
lo
mandò
in
iscuola
,
e
dopo
un
minuto
ecco
lì
Garrone
sull
'
uscio
con
la
sua
testa
grossa
e
rapata
,
tutto
stupito
.
Appena
lo
vide
,
la
signora
gli
corse
incontro
,
gli
gettò
le
mani
sulle
spalle
e
gli
diede
tanti
baci
sulla
testa
dicendo
:
-
Sei
tu
,
Garrone
,
l
'
amico
del
mio
figliuolo
,
il
protettore
del
mio
povero
bambino
,
sei
tu
,
caro
,
bravo
ragazzo
,
sei
tu
!
-
Poi
frugò
in
furia
nelle
tasche
e
nella
borsa
,
e
non
trovando
nulla
,
si
staccò
dal
collo
una
catenella
con
una
crocina
,
e
la
mise
al
collo
di
Garrone
,
sotto
la
cravatta
,
e
gli
disse
:
-
Prendila
,
portala
per
mia
memoria
,
caro
ragazzo
,
per
memoria
della
mamma
di
Nelli
,
che
ti
ringrazia
e
ti
benedice
.
Il
primo
della
classe
25
,
venerdì
Garrone
s
'
attira
l
'
affetto
di
tutti
;
Derossi
,
l
'
ammirazione
.
Ha
preso
la
prima
medaglia
,
sarà
sempre
il
primo
anche
quest
'
anno
,
nessuno
può
competer
con
lui
,
tutti
riconoscono
la
sua
superiorità
in
tutte
le
materie
.
È
il
primo
in
aritmetica
,
in
grammatica
,
in
composizione
,
in
disegno
,
capisce
ogni
cosa
al
volo
,
ha
una
memoria
meravigliosa
,
riesce
in
tutto
senza
sforzo
,
pare
che
lo
studio
sia
un
gioco
per
lui
...
Il
maestro
gli
disse
ieri
:
-
Hai
avuto
dei
grandi
doni
da
Dio
,
non
hai
altro
da
fare
che
non
sciuparli
.
-
E
per
di
più
è
grande
,
bello
,
con
una
gran
corona
di
riccioli
biondi
,
lesto
che
salta
un
banco
appoggiandovi
una
mano
su
;
e
sa
già
tirare
di
scherma
.
Ha
dodici
anni
,
è
figliuolo
d
'
un
negoziante
,
va
sempre
vestito
di
turchino
con
dei
bottoni
dorati
,
sempre
vivo
,
allegro
,
grazioso
con
tutti
,
e
aiuta
quanti
può
all
'
esame
,
e
nessuno
ha
mai
osato
fargli
uno
sgarbo
o
dirgli
una
brutta
parola
.
Nobis
e
Franti
soltanto
lo
guardano
per
traverso
e
Votini
schizza
invidia
dagli
occhi
;
ma
egli
non
se
n
'
accorge
neppure
.
Tutti
gli
sorridono
e
lo
pigliano
per
una
mano
o
per
un
braccio
quando
va
attorno
a
raccogliere
i
lavori
,
con
quella
sua
maniera
graziosa
.
Egli
regala
dei
giornali
illustrati
,
dei
disegni
,
tutto
quello
che
a
casa
regalano
a
lui
,
ha
fatto
per
il
calabrese
una
piccola
carta
geografica
delle
Calabrie
;
e
dà
tutto
ridendo
,
senza
badarci
,
come
un
gran
signore
,
senza
predilezioni
per
alcuno
.
È
impossibile
non
invidiarlo
,
non
sentirsi
da
meno
di
lui
in
ogni
cosa
.
Ah
!
io
pure
,
come
Votini
,
l
'
invidio
.
E
provo
un
'
amarezza
,
quasi
un
certo
dispetto
contro
di
lui
,
qualche
volta
,
quando
stento
a
fare
il
lavoro
a
casa
,
e
penso
che
a
quell
'
ora
egli
l
'
ha
già
fatto
,
benissimo
e
senza
fatica
.
Ma
poi
,
quando
torno
alla
scuola
,
a
vederlo
così
bello
,
ridente
,
trionfante
,
a
sentir
come
risponde
alle
interrogazioni
del
maestro
franco
e
sicuro
,
e
com
'
è
cortese
e
come
tutti
gli
voglion
bene
,
allora
ogni
amarezza
,
ogni
dispetto
mi
va
via
dal
cuore
,
e
mi
vergogno
d
'
aver
provato
quei
sentimenti
.
Vorrei
essergli
sempre
vicino
allora
;
vorrei
poter
fare
tutte
le
scuole
con
lui
;
la
sua
presenza
,
la
sua
voce
mi
mette
coraggio
,
voglia
di
lavorare
,
allegrezza
,
piacere
.
Il
maestro
gli
ha
dato
da
copiare
il
racconto
mensile
che
leggerà
domani
:
La
piccola
vedetta
lombarda
;
egli
lo
copiava
questa
mattina
,
ed
era
commosso
da
quel
fatto
eroico
,
tutto
acceso
nel
viso
,
cogli
occhi
umidi
e
con
la
bocca
tremante
;
e
io
lo
guardavo
,
com
'
era
bello
e
nobile
!
Con
che
piacere
gli
avrei
detto
sul
viso
,
francamente
:
-
Derossi
,
tu
vali
in
tutto
più
di
me
!
Tu
sei
un
uomo
a
confronto
mio
!
Io
ti
rispetto
e
ti
ammiro
!
La
piccola
vedetta
lombarda
Racconto
mensile
26
,
sabato
Nel
1859
,
durante
la
guerra
per
la
liberazione
della
Lombardia
,
pochi
giorni
dopo
la
battaglia
di
Solferino
e
San
Martino
,
vinta
dai
Francesi
e
dagli
Italiani
contro
gli
Austriaci
,
in
una
bella
mattinata
del
mese
di
giugno
,
un
piccolo
drappello
di
cavalleggieri
di
Saluzzo
andava
di
lento
passo
,
per
un
sentiero
solitario
,
verso
il
nemico
,
esplorando
attentamente
la
campagna
.
Guidavano
il
drappello
un
ufficiale
e
un
sergente
,
e
tutti
guardavano
lontano
,
davanti
a
sé
,
con
occhio
fisso
,
muti
,
preparati
a
veder
da
un
momento
all
'
altro
biancheggiare
fra
gli
alberi
le
divise
degli
avamposti
nemici
.
Arrivarono
così
a
una
casetta
rustica
,
circondata
di
frassini
,
davanti
alla
quale
se
ne
stava
tutto
solo
un
ragazzo
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
che
scortecciava
un
piccolo
ramo
con
un
coltello
,
per
farsene
un
bastoncino
;
da
una
finestra
della
casa
spenzolava
una
larga
bandiera
tricolore
;
dentro
non
c
'
era
nessuno
:
i
contadini
,
messa
fuori
la
bandiera
,
erano
scappati
,
per
paura
degli
Austriaci
.
Appena
visti
i
cavalleggieri
,
il
ragazzo
buttò
via
il
bastone
e
si
levò
il
berretto
.
Era
un
bel
ragazzo
,
di
viso
ardito
,
con
gli
occhi
grandi
e
celesti
,
coi
capelli
biondi
e
lunghi
;
era
in
maniche
di
camicia
,
e
mostrava
il
petto
nudo
.
-
Che
fai
qui
?
-
gli
domandò
l
'
ufficiale
,
fermando
il
cavallo
.
-
Perché
non
sei
fuggito
con
la
tua
famiglia
?
-
Io
non
ho
famiglia
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Sono
un
trovatello
.
Lavoro
un
po
'
per
tutti
.
Son
rimasto
qui
per
veder
la
guerra
.
-
Hai
visto
passare
degli
Austriaci
?
-
No
,
da
tre
giorni
.
L
'
ufficiale
stette
un
poco
pensando
;
poi
saltò
giù
da
cavallo
,
e
lasciati
i
soldati
lì
,
rivolti
verso
il
nemico
,
entrò
nella
casa
e
salì
sul
tetto
...
La
casa
era
bassa
;
dal
tetto
non
si
vedeva
che
un
piccolo
tratto
di
campagna
.
-
Bisogna
salir
sugli
alberi
,
-
disse
l
'
ufficiale
,
e
discese
.
Proprio
davanti
all
'
aia
si
drizzava
un
frassino
altissimo
e
sottile
,
che
dondolava
la
vetta
nell
'
azzurro
.
L
'
ufficiale
rimase
un
po
'
sopra
pensiero
,
guardando
ora
l
'
albero
ora
i
soldati
;
poi
tutt
'
a
un
tratto
domandò
al
ragazzo
:
-
Hai
buona
vista
,
tu
,
monello
?
-
Io
?
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Io
vedo
un
passerotto
lontano
un
miglio
.
-
Saresti
buono
a
salire
in
cima
a
quell
'
albero
?
-
In
cima
a
quell
'
albero
?
io
?
In
mezzo
minuto
ci
salgo
.
-
E
sapresti
dirmi
quello
che
vedi
di
lassù
,
se
c
'
è
soldati
austriaci
da
quella
parte
,
nuvoli
di
polvere
,
fucili
che
luccicano
,
cavalli
?
-
Sicuro
che
saprei
.
-
Che
cosa
vuoi
per
farmi
questo
servizio
?
-
Che
cosa
voglio
?
-
disse
il
ragazzo
sorridendo
.
-
Niente
.
Bella
cosa
!
E
poi
...
se
fosse
per
i
tedeschi
,
a
nessun
patto
;
ma
per
i
nostri
!
Io
sono
lombardo
.
-
Bene
.
Va
su
dunque
.
-
Un
momento
,
che
mi
levi
le
scarpe
.
Si
levò
le
scarpe
,
si
strinse
la
cinghia
dei
calzoni
,
buttò
nell
'
erba
il
berretto
e
abbracciò
il
tronco
del
frassino
-
Ma
bada
...
-
esclamò
l
'
ufficiale
,
facendo
l
'
atto
di
trattenerlo
,
come
preso
da
un
timore
improvviso
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardarlo
,
coi
suoi
begli
occhi
celesti
,
in
atto
interrogativo
.
-
Niente
,
-
disse
l
'
ufficiale
;
-
va
su
.
Il
ragazzo
andò
su
,
come
un
gatto
.
-
Guardate
davanti
a
voi
,
-
gridò
l
'
ufficiale
ai
soldati
.
In
pochi
momenti
il
ragazzo
fu
sulla
cima
dell
'
albero
,
avviticchiato
al
fusto
,
con
le
gambe
fra
le
foglie
,
ma
col
busto
scoperto
,
e
il
sole
gli
batteva
sul
capo
biondo
,
che
pareva
d
'
oro
.
L
'
ufficiale
lo
vedeva
appena
,
tanto
era
piccino
lassù
.
-
Guarda
dritto
e
lontano
,
-
gridò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
,
per
veder
meglio
,
staccò
la
mano
destra
dall
'
albero
e
se
la
mise
alla
fronte
.
-
Che
cosa
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
chinò
il
viso
verso
di
lui
,
e
facendosi
portavoce
della
mano
,
rispose
:
-
Due
uomini
a
cavallo
,
sulla
strada
bianca
.
-
A
che
distanza
di
qui
?
-
Mezzo
miglio
.
-
Movono
?
-
Son
fermi
.
-
Che
altro
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
,
dopo
un
momento
di
silenzio
.
-
Guarda
a
destra
.
Il
ragazzo
guardò
a
destra
.
Poi
disse
:
-
Vicino
al
cimitero
,
tra
gli
alberi
,
c
'
è
qualche
cosa
che
luccica
.
Paiono
baionette
.
-
Vedi
gente
?
-
No
.
Saran
nascosti
nel
grano
.
In
quel
momento
un
fischio
di
palla
acutissimo
passò
alto
per
l
'
aria
e
andò
a
morire
lontano
dietro
alla
casa
.
-
Scendi
,
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
.
-
T
'
han
visto
.
Non
voglio
altro
.
Vien
giù
.
-
Io
non
ho
paura
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Scendi
...
-
ripeté
l
'
ufficiale
,
-
che
altro
vedi
,
a
sinistra
?
-
A
sinistra
?
-
Sì
,
a
sinistra
Il
ragazzo
sporse
il
capo
a
sinistra
;
in
quel
punto
un
altro
fischio
più
acuto
e
più
basso
del
primo
tagliò
l
'
aria
.
Il
ragazzo
si
riscosse
tutto
.
-
Accidenti
!
-
esclamò
.
-
L
'
hanno
proprio
con
me
!
-
La
palla
gli
era
passata
poco
lontano
.
-
Scendi
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
imperioso
e
irritato
.
-
Scendo
subito
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ma
l
'
albero
mi
ripara
,
non
dubiti
.
A
sinistra
,
vuole
sapere
?
-
A
sinistra
,
-
rispose
l
'
ufficiale
;
-
ma
scendi
.
-
A
sinistra
,
-
gridò
il
ragazzo
,
sporgendo
il
busto
da
quella
parte
,
-
dove
c
'
è
una
cappella
,
mi
par
di
veder
...
Un
terzo
fischio
rabbioso
passò
in
alto
,
e
quasi
ad
un
punto
si
vide
il
ragazzo
venir
giù
,
trattenendosi
per
un
tratto
al
fusto
ed
ai
rami
,
e
poi
precipitando
a
capo
fitto
colle
braccia
aperte
.
-
Maledizione
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
accorrendo
.
Il
ragazzo
batté
la
schiena
per
terra
e
restò
disteso
con
le
braccia
larghe
,
supino
;
un
rigagnolo
di
sangue
gli
sgorgava
dal
petto
,
a
sinistra
.
Il
sergente
e
due
soldati
saltaron
giù
da
cavallo
;
l
'
ufficiale
si
chinò
e
gli
aprì
la
camicia
:
la
palla
gli
era
entrata
nel
polmone
sinistro
.
-
È
morto
!
-
esclamò
l
'
ufficiale
.
-
No
,
vive
!
-
rispose
il
sergente
.
-
Ah
!
povero
ragazzo
!
bravo
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
;
-
coraggio
!
coraggio
!
-
Ma
mentre
gli
diceva
coraggio
e
gli
premeva
il
fazzoletto
sulla
ferita
,
il
ragazzo
stralunò
gli
occhi
e
abbandonò
il
capo
:
era
morto
.
L
'
ufficiale
impallidì
,
e
lo
guardò
fisso
per
un
momento
;
poi
lo
adagiò
col
capo
sull
'
erba
;
s
'
alzò
,
e
stette
a
guardarlo
;
anche
il
sergente
e
i
due
soldati
,
immobili
,
lo
guardavano
:
gli
altri
stavan
rivolti
verso
il
nemico
.
-
Povero
ragazzo
!
-
ripeté
tristemente
l
'
ufficiale
.
-
Povero
e
bravo
ragazzo
!
Poi
s
'
avvicinò
alla
casa
,
levò
dalla
finestra
la
bandiera
tricolore
,
e
la
distese
come
un
drappo
funebre
sul
piccolo
morto
,
lasciandogli
il
viso
scoperto
.
Il
sergente
raccolse
a
fianco
del
morto
le
scarpe
,
il
berretto
,
il
bastoncino
e
il
coltello
.
Stettero
ancora
un
momento
silenziosi
;
poi
l
'
ufficiale
si
rivolse
al
sergente
e
gli
disse
:
-
Lo
manderemo
a
pigliare
dall
'
ambulanza
;
è
morto
da
soldato
:
lo
seppelliranno
i
soldati
.
-
Detto
questo
mandò
un
bacio
al
morto
con
un
atto
della
mano
,
e
gridò
:
-
A
cavallo
.
-
Tutti
balzarono
in
sella
,
il
drappello
si
riunì
e
riprese
il
suo
cammino
.
E
poche
ore
dopo
il
piccolo
morto
ebbe
i
suoi
onori
di
guerra
.
Al
tramontar
del
sole
,
tutta
la
linea
degli
avamposti
italiani
s
'
avanzava
verso
il
nemico
,
e
per
lo
stesso
cammino
percorso
la
mattina
dal
drappello
di
cavalleria
,
procedeva
su
due
file
un
grosso
battaglione
di
bersaglieri
,
il
quale
,
pochi
giorni
innanzi
,
aveva
valorosamente
rigato
di
sangue
il
colle
di
San
Martino
.
La
notizia
della
morte
del
ragazzo
era
già
corsa
fra
quei
soldati
prima
che
lasciassero
gli
accampamenti
.
Il
sentiero
,
fiancheggiato
da
un
rigagnolo
,
passava
a
pochi
passi
di
distanza
dalla
casa
.
Quando
i
primi
ufficiali
del
battaglione
videro
il
piccolo
cadavere
disteso
ai
piedi
del
frassino
e
coperto
dalla
bandiera
tricolore
,
lo
salutarono
con
la
sciabola
;
e
uno
di
essi
si
chinò
sopra
la
sponda
del
rigagnolo
,
ch
'
era
tutta
fiorita
,
strappò
due
fiori
e
glieli
gettò
.
Allora
tutti
i
bersaglieri
,
via
via
che
passavano
,
strapparono
dei
fiori
e
li
gettarono
al
morto
.
In
pochi
minuti
il
ragazzo
fu
coperto
di
fiori
,
e
ufficiali
e
soldati
gli
mandavan
tutti
un
saluto
passando
:
-
Bravo
,
piccolo
lombardo
!
-
Addio
,
ragazzo
!
-
A
te
,
biondino
!
-
Evviva
!
-
Gloria
!
-
Addio
!
-
Un
ufficiale
gli
gettò
la
sua
medaglia
al
valore
,
un
altro
andò
a
baciargli
la
fronte
.
E
i
fiori
continuavano
a
piovergli
sui
piedi
nudi
,
sul
petto
insanguinato
,
sul
capo
biondo
.
Ed
egli
se
ne
dormiva
là
nell
'
erba
,
ravvolto
nella
sua
bandiera
,
col
viso
bianco
e
quasi
sorridente
,
povero
ragazzo
,
come
se
sentisse
quei
saluti
,
e
fosse
contento
d
'
aver
dato
la
vita
per
la
sua
Lombardia
.
I
poveri
29
,
martedì
Dare
la
vita
per
il
proprio
paese
,
come
il
ragazzo
lombardo
,
è
una
grande
virtù
,
ma
tu
non
trascurare
le
virtù
piccole
,
figliuolo
.
Questa
mattina
,
camminando
davanti
a
me
quando
tornavamo
dalla
scuola
,
passasti
accanto
a
una
povera
,
che
teneva
fra
le
ginocchia
un
bambino
stentito
e
smorto
,
e
che
ti
domandò
l
'
elemosina
.
Tu
la
guardasti
e
non
le
desti
nulla
,
e
pure
ci
avevi
dei
soldi
in
tasca
.
Senti
,
figliuolo
.
Non
abituarti
a
passare
indifferente
davanti
alla
miseria
che
tende
la
mano
,
e
tanto
meno
davanti
a
una
madre
che
chiede
un
soldo
per
il
suo
bambino
.
Pensa
che
forse
quel
bambino
aveva
fame
!
pensa
allo
strazio
di
quella
povera
donna
.
Te
lo
immagini
il
singhiozzo
disperato
di
tua
madre
,
quando
un
giorno
ti
dovesse
dire
.
-
Enrico
,
oggi
non
posso
darti
nemmen
del
pane
?
-
Quand
'
io
do
un
soldo
a
un
mendico
,
ed
egli
mi
dice
.
-
Dio
conservi
la
salute
a
lei
e
alle
sue
creature
!
-
tu
non
puoi
comprendere
la
dolcezza
che
mi
danno
al
cuore
quelle
parole
,
la
gratitudine
che
sento
per
quel
povero
.
Mi
par
davvero
che
quel
buon
augurio
debba
conservarsi
in
buona
salute
per
molto
tempo
,
e
ritorno
a
casa
contento
.
e
penso
:
Oh
!
quel
povero
m
'
ha
reso
assai
più
di
quanto
gli
ho
dato
!
Ebbene
,
fa
ch
'
io
senta
qualche
volta
quel
buon
augurio
provocato
,
meritato
da
te
,
togli
tratto
tratto
un
soldo
dalla
tua
piccola
borsa
per
lasciarlo
cadere
nella
mano
d
'
un
vecchio
senza
sostegno
,
d
'
una
madre
senza
pane
,
d
'
un
bimbo
senza
madre
.
I
poveri
amano
l
'
elemosina
dei
ragazzi
perché
non
li
umilia
,
e
perché
i
ragazzi
,
che
han
bisogno
di
tutti
,
somigliano
a
loro
.
vedi
che
ce
n
'
è
sempre
intorno
alle
scuole
,
dei
poveri
.
L
'
elemosina
d
'
un
uomo
è
un
atto
di
carità
,
ma
quella
d
'
un
fanciullo
è
insieme
un
atto
di
carità
e
una
carezza
,
capisci
?
È
come
se
dalla
sua
mano
cadessero
insieme
un
soldo
e
un
fiore
.
Pensa
che
a
te
non
manca
nulla
,
ma
che
a
loro
manca
tutto
;
che
mentre
tu
vuoi
esser
felice
,
a
loro
basta
di
non
morire
.
Pensa
che
è
un
orrore
che
in
mezzo
a
tanti
palazzi
,
per
le
vie
dove
passan
carrozze
e
bambini
vestiti
di
velluto
,
ci
siano
delle
donne
,
dei
bimbi
che
non
hanno
da
mangiare
.
Non
aver
da
mangiare
,
Dio
mio
!
Dei
ragazzi
come
te
,
buoni
come
te
,
intelligenti
come
te
,
che
in
mezzo
a
una
grande
città
non
han
da
mangiare
,
come
belve
perdute
in
un
deserto
!
Oh
mai
più
,
Enrico
,
non
passare
mai
più
davanti
a
una
madre
che
méndica
senza
metterle
un
soldo
nella
mano
!
TUA
MADRE
DICEMBRE
Il
trafficante
1
,
giovedì
Mio
padre
vuole
che
ogni
giorno
di
vacanza
io
mi
faccia
venire
a
casa
uno
de
'
miei
compagni
,
o
che
vada
a
trovarlo
,
per
farmi
a
poco
a
poco
amico
di
tutti
.
Domenica
andrò
a
passeggiare
con
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
liscia
sempre
,
e
che
ha
tanta
invidia
di
Derossi
.
Oggi
intanto
è
venuto
a
casa
Garoffi
,
quello
lungo
e
magro
,
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
piccoli
e
furbi
,
che
par
che
frughino
per
tutto
.
È
figliuolo
d
'
un
droghiere
.
È
un
bell
'
originale
.
Egli
conta
sempre
i
soldi
che
ha
in
tasca
,
conta
sulle
dita
lesto
lesto
,
e
fa
qualunque
moltiplicazione
senza
tavola
pitagorica
.
E
rammucchia
,
ha
già
un
libretto
della
Cassa
scolastica
di
risparmio
.
Sfido
,
non
spende
mai
un
soldo
,
e
se
gli
casca
un
centesimo
sotto
i
banchi
,
è
capace
di
cercarlo
per
una
settimana
.
Fa
come
le
gazze
,
dice
Derossi
.
Tutto
quello
che
trova
,
penne
logore
,
francobolli
usati
,
spilli
,
colaticci
di
candele
,
tutto
raccatta
.
Son
già
più
di
due
anni
che
raccoglie
francobolli
,
e
n
'
ha
già
delle
centinaia
d
'
ogni
paese
,
in
un
grande
album
,
che
venderà
poi
al
libraio
,
quando
sarà
tutto
pieno
.
Intanto
il
libraio
gli
dà
i
quaderni
gratis
perché
egli
conduce
molti
ragazzi
alla
sua
bottega
.
In
iscuola
traffica
sempre
,
fa
ogni
giorno
vendite
d
'
oggetti
,
lotterie
,
baratti
;
poi
si
pente
del
baratto
e
rivuole
la
sua
roba
;
compra
per
due
e
smercia
per
quattro
;
gioca
ai
pennini
e
non
perde
mai
;
rivende
giornali
vecchi
al
tabaccaio
,
e
ha
un
quadernino
dove
nota
i
suoi
affari
,
tutto
pieno
di
somme
e
di
sottrazioni
.
Alla
scuola
non
studia
che
l
'
aritmetica
,
e
se
desidera
la
medaglia
non
è
che
per
aver
l
'
entrata
gratis
al
teatro
delle
marionette
.
A
me
piace
,
mi
diverte
.
Abbiamo
giocato
a
fare
il
mercato
,
coi
pesi
e
le
bilancie
:
egli
sa
il
prezzo
giusto
di
tutte
le
cose
,
conosce
i
pesi
e
fa
dei
bei
cartocci
spedito
,
come
i
bottegai
.
Dice
che
appena
finite
le
scuole
metterà
su
un
negozio
,
un
commercio
nuovo
,
che
ha
inventato
lui
.
È
stato
tutto
contento
ché
gli
ho
dato
dei
francobolli
esteri
,
e
m
'
ha
detto
appuntino
quando
si
rivende
ciascuno
per
le
collezioni
.
Mio
padre
,
fingendo
di
legger
la
gazzetta
,
lo
stava
a
sentire
,
e
si
divertiva
.
Egli
ha
sempre
le
tasche
gonfie
delle
sue
piccole
mercanzie
,
che
ricopre
con
un
lungo
mantello
nero
,
e
par
continuamente
sopra
pensiero
e
affaccendato
,
come
un
negoziante
.
Ma
quello
che
gli
sta
più
a
cuore
è
la
sua
collezione
di
francobolli
:
questa
è
il
suo
tesoro
,
e
ne
parla
sempre
,
come
se
dovesse
cavarne
una
fortuna
.
I
compagni
gli
danno
dell
'
avaraccio
,
dell
'
usuraio
.
Io
non
so
.
Gli
voglio
bene
,
m
'
insegna
molte
cose
,
mi
sembra
un
uomo
.
Coretti
,
il
figliuolo
del
rivenditore
di
legna
,
dice
ch
'
egli
non
darebbe
i
suoi
francobolli
neanche
per
salvar
la
vita
a
sua
madre
.
Mio
padre
non
lo
crede
.
-
Aspetta
ancora
a
giudicarlo
,
-
m
'
ha
detto
;
-
egli
ha
quella
passione
;
ma
ha
cuore
.
Vanità
5
,
lunedì
Ieri
andai
a
far
la
passeggiata
per
il
viale
di
Rivoli
con
Votini
e
suo
padre
.
Passando
per
via
Dora
Grossa
,
vedemmo
Stardi
,
quello
che
tira
calci
ai
disturbatori
,
fermo
impalato
davanti
a
una
vetrina
di
librario
,
cogli
occhi
fissi
sopra
una
carta
geografica
;
e
chi
sa
da
quanto
tempo
era
là
,
perché
egli
studia
anche
per
la
strada
:
ci
rese
a
mala
pena
il
saluto
,
quel
rusticone
.
Votini
era
vestito
bene
,
anche
troppo
:
aveva
gli
stivali
di
marocchino
trapunti
di
rosso
,
un
vestito
con
ricami
e
nappine
di
seta
,
un
cappello
di
castoro
bianco
e
l
'
orologio
.
E
si
pavoneggiava
.
Ma
la
sua
vanità
doveva
capitar
male
questa
volta
.
Dopo
aver
corso
un
bel
pezzo
su
per
il
viale
,
lasciandoci
molto
addietro
suo
padre
,
che
andava
adagio
,
ci
fermammo
a
un
sedile
di
pietra
,
accanto
a
un
ragazzo
vestito
modestamente
,
che
pareva
stanco
,
e
pensava
,
col
capo
basso
.
Un
uomo
,
che
doveva
essere
suo
padre
,
andava
e
veniva
sotto
gli
alberi
,
leggendo
la
gazzetta
.
Ci
sedemmo
.
Votini
si
mise
tra
me
e
il
ragazzo
.
E
subito
si
ricordò
d
'
essere
vestito
bene
,
e
volle
farsi
ammirare
e
invidiare
dal
suo
vicino
.
Alzò
un
piede
e
mi
disse
:
-
Hai
visto
i
miei
stivali
da
ufficiale
?
-
Lo
disse
per
farli
guardar
da
quell
'
altro
.
Ma
quegli
non
gli
badò
.
Allora
abbassò
il
piede
,
e
mi
mostrò
le
sue
nappine
di
seta
,
e
mi
disse
,
guardando
di
sott
'
occhio
il
ragazzo
,
che
quelle
nappine
di
seta
non
gli
piacevano
,
e
che
le
volea
far
cambiare
in
bottoni
d
'
argento
.
Ma
il
ragazzo
non
guardò
neppure
le
nappine
.
Votini
allora
si
mise
a
far
girare
sulla
punta
dell
'
indice
il
suo
bellissimo
cappello
di
castoro
bianco
.
Ma
il
ragazzo
,
pareva
che
lo
facesse
per
punto
,
non
degnò
d
'
uno
sguardo
nemmeno
il
cappello
.
Votini
,
che
si
cominciava
a
stizzire
,
tirò
fuori
l
'
orologio
l
'
aperse
,
mi
fece
veder
le
rote
.
Ma
quegli
non
voltò
la
testa
.
-
È
d
'
argento
dorato
?
-
gli
domandai
.
-
No
,
-
rispose
,
-
è
d
'
oro
.
-
Ma
non
sarà
tutto
d
'
oro
,
-
dissi
,
-
ci
sarà
anche
dell
'
argento
.
-
Ma
no
!
-
egli
ribatté
;
-
e
per
costringere
il
ragazzo
a
guardare
gli
mise
l
'
orologio
davanti
al
viso
e
gli
disse
:
-
Di
'
tu
,
guarda
,
non
è
vero
che
è
tutto
d
'
oro
?
Il
ragazzo
rispose
secco
:
-
Non
lo
so
.
-
Oh
!
oh
!
-
esclamò
Votini
,
pien
di
rabbia
,
-
che
superbia
!
Mentre
diceva
questo
,
sopraggiunse
suo
padre
,
che
sentì
:
guardò
un
momento
fisso
quel
ragazzo
,
poi
disse
bruscamente
al
figliuolo
:
-
Taci
;
-
e
chinatosi
al
suo
orecchio
soggiunse
:
-
È
cieco
.
Votini
balzò
in
piedi
,
con
un
fremito
,
e
guardò
il
ragazzo
nel
viso
.
Aveva
le
pupille
vitree
,
senza
espressione
,
senza
sguardo
.
Votini
rimase
avvilito
,
senza
parola
,
con
gli
occhi
a
terra
.
Poi
balbettò
:
-
Mi
rincresce
...
non
lo
sapevo
.
Ma
il
cieco
,
che
aveva
capito
tutto
,
disse
con
un
sorriso
buono
e
malinconico
:
-
Oh
!
non
fa
nulla
.
Ebbene
,
è
vano
;
ma
non
ha
mica
cattivo
cuore
Votini
.
Per
tutta
la
passeggiata
non
rise
più
.
La
prima
nevicata
10
,
sabato
Addio
passeggiate
a
Rivoli
.
Ecco
la
bella
amica
dei
ragazzi
!
Ecco
la
prima
neve
!
Fin
da
ieri
sera
vien
giù
a
fiocchi
fitti
e
larghi
come
fiori
di
gelsomino
.
Era
un
piacere
questa
mattina
alla
scuola
vederla
venire
contro
le
vetrate
e
ammontarsi
sui
davanzali
;
anche
il
maestro
guardava
e
si
fregava
le
mani
,
e
tutti
eran
contenti
pensando
a
fare
alle
palle
,
e
al
ghiaccio
che
verrà
dopo
,
e
al
focolino
di
casa
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
non
ci
badasse
,
tutto
assorto
nella
lezione
,
coi
pugni
stretti
alle
tempie
.
Che
bellezza
,
che
festa
fu
all
'
uscita
!
tutti
a
scavallar
per
la
strada
,
gridando
e
sbracciando
,
e
a
pigliar
manate
di
neve
e
a
zampettarci
dentro
come
cagnolini
nell
'
acqua
.
I
parenti
che
aspettavan
fuori
avevano
gli
ombrelli
bianchi
,
la
guardia
civica
aveva
l
'
elmetto
bianco
,
tutti
i
nostri
zaini
in
pochi
momenti
furon
bianchi
.
Tutti
parevan
fuor
di
sé
dall
'
allegrezza
,
perfino
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
quello
pallidino
che
non
ride
mai
,
e
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
poverino
,
che
saltellava
con
le
sue
stampelle
.
Il
calabrese
,
che
non
aveva
mai
toccato
neve
,
se
ne
fece
una
pallottola
e
si
mise
a
mangiarla
come
una
pesca
;
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
se
n
'
empì
lo
zaino
;
e
il
muratorino
ci
fece
scoppiar
da
ridere
,
quando
mio
padre
lo
invitò
a
venir
domani
a
casa
nostra
:
egli
aveva
la
bocca
piena
di
neve
,
e
non
osando
né
sputarla
né
mandarla
giù
,
stava
lì
ingozzato
a
guardarci
,
e
non
rispondeva
.
Anche
le
maestre
uscivan
dalla
scuola
di
corsa
,
ridendo
;
anche
la
mia
maestra
di
prima
superiore
,
poveretta
,
correva
a
traverso
al
nevischio
,
riparandosi
il
viso
col
suo
velo
verde
,
e
tossiva
.
E
intanto
centinaia
di
ragazze
della
sezione
vicina
passavano
strillando
e
galoppando
su
quel
tappeto
candido
,
e
i
maestri
e
i
bidelli
e
la
guardia
gridavano
:
-
A
casa
!
A
casa
!
-
ingoiando
fiocchi
di
neve
e
imbiancandosi
i
baffi
e
la
barba
.
Ma
anch
'
essi
ridevano
di
quella
baldoria
di
scolari
che
festeggiavan
l
'
inverno
...
-
Voi
festeggiate
l
'
inverno
...
Ma
ci
son
dei
ragazzi
che
non
hanno
né
panni
,
né
scarpe
,
né
fuoco
.
Ce
ne
son
migliaia
i
quali
scendono
ai
villaggi
,
con
un
lungo
cammino
,
portando
nelle
mani
sanguinanti
dai
geloni
un
pezzo
di
legno
per
riscaldare
la
scuola
.
Ci
sono
centinaia
di
scuole
quasi
sepolte
fra
la
neve
,
nude
e
tetre
come
spelonche
,
dove
i
ragazzi
soffocano
dal
fumo
o
battono
i
denti
dal
freddo
,
guardando
con
terrore
i
fiocchi
bianchi
che
scendono
senza
fine
,
che
s
'
ammucchiano
senza
posa
sulle
loro
capanne
lontane
,
minacciate
dalle
valanghe
.
Voi
festeggiate
l
'
inverno
,
ragazzi
.
Pensate
alle
migliaia
di
creature
a
cui
l
'
inverno
porta
la
miseria
e
la
morte
.
TUO
PADRE
Il
muratorino
11
,
domenica
Il
«
muratorino
»
è
venuto
oggi
,
in
cacciatora
,
tutto
vestito
di
roba
smessa
di
suo
padre
,
ancora
bianca
di
calcina
e
di
gesso
.
Mio
padre
lo
desiderava
anche
più
di
me
che
venisse
.
Come
ci
fece
piacere
!
Appena
entrato
,
si
levò
il
cappello
a
cencio
ch
'
era
tutto
bagnato
di
neve
e
se
lo
ficcò
in
un
taschino
;
poi
venne
innanzi
,
con
quella
sua
andatura
trascurata
d
'
operaio
stanco
,
rivolgendo
qua
e
là
il
visetto
tondo
come
una
mela
,
col
suo
naso
a
pallottola
;
e
quando
fu
nella
sala
da
desinare
,
data
un
'
occhiata
in
giro
ai
mobili
,
e
fissati
gli
occhi
sur
un
quadretto
che
rappresenta
Rigoletto
,
un
buffone
gobbo
,
fece
il
«
muso
di
lepre
»
.
È
impossibile
trattenersi
dal
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
.
Ci
mettemmo
a
giocare
coi
legnetti
:
egli
ha
un
'
abilità
straordinaria
a
far
torri
e
ponti
,
che
par
che
stian
su
per
miracolo
,
e
ci
lavora
tutto
serio
,
con
la
pazienza
di
un
uomo
.
Fra
una
torre
e
l
'
altra
,
mi
disse
della
sua
famiglia
:
stanno
in
una
soffitta
,
suo
padre
va
alle
scuole
serali
a
imparar
a
leggere
,
sua
madre
è
biellese
.
E
gli
debbono
voler
bene
,
si
capisce
,
perché
è
vestito
così
da
povero
figliuolo
,
ma
ben
riparato
dal
freddo
,
coi
panni
ben
rammendati
,
con
la
cravatta
annodata
bene
dalla
mano
di
sua
madre
.
Suo
padre
,
mi
disse
,
è
un
pezzo
d
'
uomo
,
un
gigante
,
che
stenta
a
passar
per
le
porte
;
ma
buono
,
e
chiama
sempre
il
figliuolo
«
muso
di
lepre
»
;
il
figliuolo
,
invece
,
è
piccolino
.
Alle
quattro
si
fece
merenda
insieme
con
pane
e
zebibbo
,
seduti
sul
sofà
,
e
quando
ci
alzammo
,
non
so
perché
,
mio
padre
non
volle
che
ripulissi
la
spalliera
che
il
muratorino
aveva
macchiata
di
bianco
con
la
sua
giacchetta
:
mi
trattenne
la
mano
e
ripulì
poi
lui
,
di
nascosto
.
Giocando
,
il
muratorino
perdette
un
bottone
della
cacciatora
,
e
mia
madre
glie
l
'
attaccò
,
ed
egli
si
fece
rosso
e
stette
a
vederla
cucire
tutto
meravigliato
e
confuso
,
trattenendo
il
respiro
.
Poi
gli
diedi
a
vedere
degli
album
di
caricature
ed
egli
,
senz
'
avvedersene
,
imitava
le
smorfie
di
quelle
facce
,
così
bene
,
che
anche
mio
padre
rideva
.
Era
tanto
contento
quando
andò
via
,
che
dimenticò
di
rimettersi
in
capo
il
berretto
a
cencio
,
e
arrivato
sul
pianerottolo
,
per
mostrarmi
la
sua
gratitudine
mi
fece
ancora
una
volta
il
muso
di
lepre
.
Egli
si
chiama
Antonio
Rabucco
,
e
ha
otto
anni
e
otto
mesi
...
-
Lo
sai
,
figliuolo
,
perché
non
volli
che
ripulissi
il
sofà
?
Perché
ripulirlo
,
mentre
il
tuo
compagno
vedeva
,
era
quasi
un
fargli
rimprovero
d
'
averlo
insudiciato
.
E
questo
non
stava
bene
,
prima
perché
non
l
'
aveva
fatto
apposta
,
e
poi
perché
l
'
aveva
fatto
coi
panni
di
suo
padre
,
il
quale
se
li
è
ingessati
lavorando
;
e
quello
che
si
fa
lavorando
non
è
sudiciume
:
è
polvere
,
è
calce
,
è
vernice
,
è
tutto
quello
che
vuoi
,
ma
non
sudiciume
.
Il
lavoro
non
insudicia
.
Non
dir
mai
d
'
un
operaio
che
vien
dal
lavoro
:
-
È
sporco
.
-
Devi
dire
:
-
Ha
sui
panni
i
segni
,
le
tracce
del
suo
lavoro
.
Ricordatene
.
E
vogli
bene
al
muratorino
,
prima
perché
è
tuo
compagno
,
poi
perché
è
figliuolo
d
'
un
operaio
.
TUO
PADRE
Una
palla
di
neve
16
,
venerdì
E
sempre
nevica
,
nevica
.
Seguì
un
brutto
caso
,
questa
mattina
,
con
la
neve
,
all
'
uscir
dalla
scuola
.
Un
branco
di
ragazzi
,
appena
sboccati
sul
Corso
,
si
misero
a
tirar
palle
,
con
quella
neve
acquosa
,
che
fa
le
palle
sode
e
pesanti
come
pietre
.
Molta
gente
passava
sul
marciapiedi
.
Un
signore
gridò
:
-
Smettete
,
monelli
!
-
e
proprio
in
quel
punto
si
udì
un
grido
acuto
dall
'
altra
parte
della
strada
,
e
si
vide
un
vecchio
che
aveva
perduto
il
cappello
e
barcollava
,
coprendosi
il
viso
con
le
mani
,
e
accanto
a
lui
un
ragazzo
che
gridava
:
-
Aiuto
!
Aiuto
!
-
Subito
accorse
gente
da
ogni
parte
.
Era
stato
colpito
da
una
palla
in
un
occhio
.
Tutti
i
ragazzi
si
sbandarono
fuggendo
come
saette
.
Io
stavo
davanti
alla
bottega
del
libraio
,
dov
'
era
entrato
mio
padre
,
e
vidi
arrivar
di
corsa
parecchi
miei
compagni
che
si
mescolarono
fra
gli
altri
vicini
a
me
,
e
finsero
di
guardar
le
vetrine
:
c
'
era
Garrone
,
con
la
sua
solita
pagnotta
in
tasca
,
Coretti
,
il
muratorino
,
e
Garoffi
,
quello
dei
francobolli
.
Intanto
s
'
era
fatta
folla
intorno
al
vecchio
,
e
una
guardia
ed
altri
correvano
qua
e
là
minacciando
e
domandando
:
-
Chi
è
?
chi
è
stato
?
Sei
tu
?
Dite
chi
è
stato
!
-
e
guardavan
le
mani
ai
ragazzi
,
se
le
avevan
bagnate
di
neve
.
Garoffi
era
accanto
a
me
:
m
'
accorsi
che
tremava
tutto
,
e
che
avea
il
viso
bianco
come
un
morto
.
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
-
continuava
a
gridare
la
gente
.
-
Allora
intesi
Garrone
che
disse
piano
a
Garoffi
:
-
Su
,
vatti
a
presentare
;
sarebbe
una
vigliaccheria
lasciar
agguantare
qualcun
altro
.
-
Ma
io
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
rispose
Garoffi
,
tremando
come
una
foglia
.
-
Non
importa
fa
il
tuo
dovere
,
-
ripeté
Garrone
.
-
Ma
io
non
ho
coraggio
!
-
Fatti
coraggio
,
t
'
accompagno
io
.
-
E
la
guardia
e
gli
altri
gridavan
sempre
più
forte
:
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
Un
occhiale
in
un
occhio
gli
han
fatto
entrare
!
L
'
hanno
accecato
!
Briganti
!
-
Io
credetti
che
Garoffi
cascasse
in
terra
.
-
Vieni
,
-
gli
disse
risolutamente
Garrone
,
-
io
ti
difendo
,
-
e
afferratolo
per
un
braccio
lo
spinse
avanti
,
sostenendolo
,
come
un
malato
.
La
gente
vide
e
capì
subito
,
e
parecchi
accorsero
coi
pugni
alzati
.
Ma
Garrone
si
fece
in
mezzo
,
gridando
:
-
Vi
mettete
in
dieci
uomini
contro
un
ragazzo
?
-
Allora
quelli
ristettero
,
e
una
guardia
civica
pigliò
Garoffi
per
mano
e
lo
condusse
,
aprendo
la
folla
,
a
una
bottega
di
pastaio
,
dove
avevano
ricoverato
il
ferito
.
Vedendolo
,
riconobbi
subito
il
vecchio
impiegato
,
che
sta
al
quarto
piano
di
casa
nostra
,
col
suo
nipotino
.
Era
adagiato
sur
una
seggiola
,
con
un
fazzoletto
sugli
occhi
.
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
diceva
singhiozzando
Garoffi
,
mezzo
morto
dalla
paura
,
-
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
Due
o
tre
persone
lo
spinsero
violentemente
nella
bottega
,
gridando
:
-
La
fronte
a
terra
!
Domanda
perdono
!
-
e
lo
gettarono
a
terra
.
Ma
subito
due
braccia
vigorose
lo
rimisero
in
piedi
e
una
voce
risoluta
disse
:
-
No
,
signori
!
-
Era
il
nostro
Direttore
,
che
avea
visto
tutto
.
-
Poiché
ha
avuto
il
coraggio
di
presentarsi
,
-
soggiunse
-
nessuno
ha
il
diritto
di
avvilirlo
.
Tutti
stettero
zitti
.
-
Domanda
perdono
,
-
disse
il
Direttore
a
Garoffi
.
Garoffi
,
scoppiando
in
pianto
,
abbracciò
le
ginocchia
del
vecchio
,
e
questi
,
cercata
con
la
mano
la
testa
di
lui
,
gli
carezzò
i
capelli
.
Allora
tutti
dissero
:
-
Va
'
,
ragazzo
,
va
'
,
torna
a
casa
!
-
E
mio
padre
mi
tirò
fuori
della
folla
e
mi
disse
strada
facendo
:
-
Enrico
,
in
un
caso
simile
,
avresti
il
coraggio
di
fare
il
tuo
dovere
,
di
andar
a
confessare
la
tua
colpa
?
-
Io
gli
risposi
di
sì
.
Ed
egli
:
-
Dammi
la
tua
parola
di
ragazzo
di
cuore
e
d
'
onore
che
lo
faresti
.
-
Ti
do
la
mia
parola
,
padre
mio
!
Le
maestre
17
,
sabato
Garoffi
stava
tutto
pauroso
,
quest
'
oggi
,
ad
aspettare
una
grande
risciacquata
del
maestro
;
ma
il
maestro
non
è
comparso
,
e
poiché
mancava
anche
il
supplente
,
è
venuta
a
far
scuola
la
signora
Cromi
,
la
più
attempata
delle
maestre
,
che
ha
due
figliuoli
grandi
e
ha
insegnato
a
leggere
e
a
scrivere
a
parecchie
signore
che
ora
vengono
ad
accompagnare
i
loro
ragazzi
alla
Sezione
Baretti
.
Era
triste
,
oggi
,
perché
ha
un
figliuolo
malato
.
Appena
che
la
videro
,
cominciarono
a
fare
il
chiasso
.
Ma
essa
con
voce
lenta
e
tranquilla
disse
:
-
Rispettate
i
miei
capelli
bianchi
:
io
non
sono
soltanto
una
maestra
,
sono
una
madre
;
-
e
allora
nessuno
osò
più
di
parlare
,
neanche
quella
faccia
di
bronzo
di
Franti
,
che
si
contentò
di
farle
le
beffe
di
nascosto
.
Nella
classe
della
Cromi
fu
mandata
la
Delcati
,
maestra
di
mio
fratello
,
e
al
posto
della
Delcati
,
quella
che
chiamano
«
la
monachina
»
,
perché
è
sempre
vestita
di
scuro
,
con
un
grembiale
nero
,
e
ha
un
viso
piccolo
e
bianco
,
i
capelli
sempre
lisci
gli
occhi
chiari
chiari
,
e
una
voce
sottile
,
che
par
sempre
che
mormori
preghiere
.
E
non
si
capisce
,
dice
mia
madre
:
è
così
mite
e
timida
,
con
quel
filo
di
voce
sempre
eguale
,
che
appena
si
sente
,
e
non
grida
,
non
s
'
adira
mai
:
eppure
tiene
i
ragazzi
quieti
che
non
si
sentono
,
i
più
monelli
chinano
il
capo
solo
che
li
ammonisca
col
dito
,
pare
una
chiesa
la
sua
scuola
,
e
per
questo
anche
chiamano
lei
la
monachina
.
Ma
ce
n
'
è
un
'
altra
che
mi
piace
pure
:
la
maestrina
della
prima
inferiore
numero
3
,
quella
giovane
col
viso
color
di
rosa
,
che
ha
due
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
porta
una
gran
penna
rossa
sul
cappellino
e
una
crocetta
di
vetro
giallo
appesa
al
collo
.
È
sempre
allegra
,
tien
la
classe
allegra
,
sorride
sempre
,
grida
sempre
con
la
sua
voce
argentina
che
par
che
canti
,
picchiando
la
bacchetta
sul
tavolino
e
battendo
le
mani
per
impor
silenzio
;
poi
quando
escono
,
corre
come
una
bambina
dietro
all
'
uno
e
all
'
altro
,
per
rimetterli
in
fila
;
e
a
questo
tira
su
il
bavero
,
a
quell
'
altro
abbottona
il
cappotto
perché
non
infreddino
,
li
segue
fin
nella
strada
perché
non
s
'
accapiglino
,
supplica
i
parenti
che
non
li
castighino
a
casa
,
porta
delle
pastiglie
a
quei
che
han
la
tosse
,
impresta
il
suo
manicotto
a
quelli
che
han
freddo
;
ed
è
tormentata
continuamente
dai
più
piccoli
che
le
fanno
carezze
e
le
chiedon
dei
baci
tirandola
pel
velo
e
per
la
mantiglia
;
ma
essa
li
lascia
fare
e
li
bacia
tutti
,
ridendo
,
e
ogni
giorno
ritorna
a
casa
arruffata
e
sgolata
,
tutta
ansante
e
tutta
contenta
,
con
le
sue
belle
pozzette
e
la
sua
penna
rossa
.
È
anche
maestra
di
disegno
delle
ragazze
,
e
mantiene
col
proprio
lavoro
sua
madre
e
suo
fratello
.
In
casa
del
ferito
18
,
domenica
È
con
la
maestra
dalla
penna
rossa
il
nipotino
del
vecchio
impiegato
che
fu
colpito
all
'
occhio
dalla
palla
di
neve
di
Garoffi
:
lo
abbiamo
visto
oggi
,
in
casa
di
suo
zio
,
che
lo
tiene
come
un
figliuolo
.
Io
avevo
terminato
di
scrivere
il
racconto
mensile
per
la
settimana
ventura
,
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
,
che
il
maestro
mi
diede
a
copiare
;
e
mio
padre
mi
ha
detto
:
-
Andiamo
su
al
quarto
piano
,
a
veder
come
sta
dell
'
occhio
quel
signore
.
-
Siamo
entrati
in
una
camera
quasi
buia
,
dov
'
era
il
vecchio
a
letto
,
seduto
,
con
molti
cuscini
dietro
le
spalle
;
accanto
al
capezzale
sedeva
sua
moglie
,
e
c
'
era
in
un
canto
il
nipotino
che
si
baloccava
.
Il
vecchio
aveva
l
'
occhio
bendato
.
È
stato
molto
contento
di
veder
mio
padre
,
ci
ha
fatto
sedere
e
ha
detto
che
stava
meglio
,
che
l
'
occhio
non
era
perduto
,
non
solo
,
ma
che
a
capo
di
pochi
giorni
sarebbe
guarito
.
-
Fu
una
disgrazia
,
-
ha
soggiunto
;
-
mi
duole
dello
spavento
che
deve
aver
avuto
quel
povero
ragazzo
.
-
Poi
ci
ha
parlato
del
medico
,
che
doveva
venir
a
quell
'
ora
,
a
curarlo
.
Proprio
in
quel
punto
,
suona
il
campanello
.
-
È
il
medico
,
-
dice
la
signora
.
La
porta
s
'
apre
...
E
chi
vedo
?
Garoffi
col
suo
mantello
lungo
,
ritto
sulla
soglia
,
col
capo
chino
,
che
non
aveva
coraggio
di
entrare
.
-
Chi
è
?
-
domanda
il
malato
.
-
È
il
ragazzo
che
tirò
la
palla
,
-
dice
mio
padre
.
-
E
il
vecchio
allora
:
-
O
povero
ragazzo
!
vieni
avanti
;
sei
venuto
a
domandar
notizie
del
ferito
,
non
è
vero
?
Ma
va
meglio
,
sta
tranquillo
,
va
meglio
,
son
quasi
guarito
.
Vieni
qua
.
-
Garoffi
,
confuso
che
non
ci
vedeva
più
,
s
'
è
avvicinato
al
letto
,
forzandosi
per
non
piangere
,
e
il
vecchio
l
'
ha
carezzato
,
ma
egli
non
poteva
parlare
.
-
Grazie
,
ha
detto
il
vecchio
,
-
va
pure
a
dire
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
che
tutto
va
bene
,
che
non
si
dian
più
pensiero
.
-
Ma
Garoffi
non
si
moveva
,
pareva
che
avesse
qualcosa
da
dire
,
ma
non
osava
.
-
Che
mi
hai
da
dire
?
che
cosa
vuoi
dire
?
-
Io
...
nulla
.
-
Ebbene
,
addio
,
a
rivederci
,
ragazzo
;
vattene
pure
col
cuore
in
pace
.
Garoffi
è
andato
fino
alla
porta
,
ma
là
s
'
è
fermato
,
e
s
'
è
volto
indietro
verso
il
nipotino
,
che
lo
seguitava
,
e
lo
guardava
curiosamente
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
cavato
di
sotto
al
mantello
un
oggetto
,
lo
mette
in
mano
al
ragazzo
,
dicendogli
in
fretta
:
-
È
per
te
,
-
e
via
come
un
lampo
.
Il
ragazzo
porta
l
'
oggetto
allo
zio
;
vedono
che
c
'
è
scritto
su
:
Ti
regalo
questo
;
guardan
dentro
,
e
fanno
un
'
esclamazione
di
stupore
.
Era
l
'
album
famoso
,
con
la
sua
collezione
di
francobolli
,
che
il
povero
Garoffi
aveva
portato
,
la
collezione
di
cui
parlava
sempre
,
su
cui
aveva
fondato
tante
speranze
,
e
che
gli
era
costata
tante
fatiche
;
era
il
suo
tesoro
,
povero
ragazzo
,
era
metà
del
suo
sangue
,
che
in
cambio
del
perdono
egli
regalava
!
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
Racconto
mensile
Faceva
la
quarta
elementare
.
Era
un
grazioso
fiorentino
di
dodici
anni
,
nero
di
capelli
e
bianco
di
viso
,
figliuolo
maggiore
d
'
un
impiegato
delle
strade
ferrate
,
il
quale
,
avendo
molta
famiglia
e
poco
stipendio
,
viveva
nelle
strettezze
.
Suo
padre
lo
amava
ed
era
assai
buono
e
indulgente
con
lui
:
indulgente
in
tutto
fuorché
in
quello
che
toccava
la
scuola
:
in
questo
pretendeva
molto
e
si
mostrava
severo
perché
il
figliuolo
doveva
mettersi
in
grado
di
ottener
presto
un
impiego
per
aiutar
la
famiglia
;
e
per
valer
presto
qualche
cosa
gli
bisognava
faticar
molto
in
poco
tempo
.
E
benché
il
ragazzo
studiasse
,
il
padre
lo
esortava
sempre
a
studiare
.
Era
già
avanzato
negli
anni
,
il
padre
,
e
il
troppo
lavoro
l
'
aveva
anche
invecchiato
prima
del
tempo
.
Non
di
meno
,
per
provvedere
ai
bisogni
della
famiglia
,
oltre
al
molto
lavoro
che
gl
'
imponeva
il
suo
impiego
,
pigliava
ancora
qua
e
là
dei
lavori
straordinari
di
copista
,
e
passava
una
buona
parte
della
notte
a
tavolino
.
Da
ultimo
aveva
preso
da
una
Casa
editrice
,
che
pubblicava
giornali
e
libri
a
dispense
,
l
'
incarico
di
scriver
sulle
fasce
il
nome
e
l
'
indirizzo
degli
abbonati
e
guadagnava
tre
lire
per
ogni
cinquecento
di
quelle
strisciole
di
carta
,
scritte
in
caratteri
grandi
e
regolari
.
Ma
questo
lavoro
lo
stancava
,
ed
egli
se
ne
lagnava
spesso
con
la
famiglia
,
a
desinare
.
-
I
miei
occhi
se
ne
vanno
,
-
diceva
,
-
questo
lavoro
di
notte
mi
finisce
.
-
Il
figliuolo
gli
disse
un
giorno
:
-
Babbo
,
fammi
lavorare
in
vece
tua
;
tu
sai
che
scrivo
come
te
,
tale
e
quale
.
-
Ma
il
padre
gli
rispose
:
-
No
figliuolo
;
tu
devi
studiare
;
la
tua
scuola
è
una
cosa
molto
più
importante
delle
mie
fasce
;
avrei
rimorsi
di
rubarti
un
'
ora
;
ti
ringrazio
,
ma
non
voglio
,
e
non
parlarmene
più
.
Il
figliuolo
sapeva
che
con
suo
padre
,
in
quelle
cose
,
era
inutile
insistere
,
e
non
insistette
.
Ma
ecco
che
cosa
fece
.
Egli
sapeva
che
a
mezzanotte
in
punto
suo
padre
smetteva
di
scrivere
,
e
usciva
dal
suo
stanzino
da
lavoro
per
andare
nella
camera
da
letto
.
Qualche
volta
l
'
aveva
sentito
:
scoccati
i
dodici
colpi
al
pendolo
,
aveva
sentito
immediatamente
il
rumore
della
seggiola
smossa
e
il
passo
lento
di
suo
padre
.
Una
notte
aspettò
ch
'
egli
fosse
a
letto
,
si
vestì
piano
piano
,
andò
a
tentoni
nello
stanzino
,
riaccese
il
lume
a
petrolio
,
sedette
alla
scrivania
,
dov
'
era
un
mucchio
di
fasce
bianche
e
l
'
elenco
degli
indirizzi
,
e
cominciò
a
scrivere
,
rifacendo
appuntino
la
scrittura
di
suo
padre
.
E
scriveva
di
buona
voglia
,
contento
,
con
un
po
'
di
paura
,
e
le
fasce
s
'
ammontavano
,
e
tratto
tratto
egli
smetteva
la
penna
per
fregarsi
le
mani
,
e
poi
ricominciava
con
più
alacrità
,
tendendo
l
'
orecchio
,
e
sorrideva
.
Centosessanta
ne
scrisse
:
una
lira
!
Allora
si
fermò
,
rimise
la
penna
dove
l
'
aveva
presa
,
spense
il
lume
,
e
tornò
a
letto
,
in
punta
di
piedi
.
Quel
giorno
,
a
mezzodì
,
il
padre
sedette
a
tavola
di
buon
umore
.
Non
s
'
era
accorto
di
nulla
.
Faceva
quel
lavoro
meccanicamente
,
misurandolo
a
ore
e
pensando
ad
altro
,
e
non
contava
le
fasce
scritte
che
il
giorno
dopo
.
Sedette
a
tavola
di
buonumore
,
e
battendo
una
mano
sulla
spalla
al
figliuolo
:
-
Eh
,
Giulio
,
-
disse
,
-
è
ancora
un
buon
lavoratore
tuo
padre
,
che
tu
credessi
!
In
due
ore
ho
fatto
un
buon
terzo
di
lavoro
più
del
solito
,
ieri
sera
.
La
mano
è
ancora
lesta
,
e
gli
occhi
fanno
ancora
il
loro
dovere
.
-
E
Giulio
,
contento
,
muto
,
diceva
tra
sé
:
«
Povero
babbo
,
oltre
al
guadagno
,
io
gli
dò
ancora
questa
soddisfazione
,
di
credersi
ringiovanito
.
Ebbene
,
coraggio
»
.
Incoraggiato
dalla
buona
riuscita
,
la
notte
appresso
,
battute
le
dodici
,
su
un
'
altra
volta
,
e
al
lavoro
.
E
così
fece
per
varie
notti
.
E
suo
padre
non
s
'
accorgeva
di
nulla
.
Solo
una
volta
,
a
cena
,
uscì
in
quest
'
esclamazione
:
-
È
strano
,
quanto
petrolio
va
in
questa
casa
da
un
po
'
di
tempo
!
Giulio
ebbe
una
scossa
;
ma
il
discorso
si
fermò
lì
.
E
il
lavoro
notturno
andò
innanzi
.
Senonché
,
a
rompersi
così
il
sonno
ogni
notte
,
Giulio
non
riposava
abbastanza
,
la
mattina
si
levava
stanco
,
e
la
sera
,
facendo
il
lavoro
di
scuola
,
stentava
a
tener
gli
occhi
aperti
.
Una
sera
,
-
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
-
s
'
addormentò
sul
quaderno
.
-
Animo
!
animo
!
-
gli
gridò
suo
padre
,
battendo
le
mani
,
-
al
lavoro
!
-
Egli
si
riscosse
e
si
rimise
al
lavoro
.
Ma
la
sera
dopo
,
e
i
giorni
seguenti
,
fu
la
cosa
medesima
,
e
peggio
:
sonnecchiava
sui
libri
,
si
levava
più
tardi
del
solito
,
studiava
la
lezione
alla
stracca
,
pareva
svogliato
dello
studio
.
Suo
padre
cominciò
a
osservarlo
,
poi
a
impensierirsi
,
e
in
fine
a
fargli
dei
rimproveri
.
Non
glie
ne
aveva
mai
dovuto
fare
!
-
Giulio
,
-
gli
disse
una
mattina
,
-
tu
mi
ciurli
nel
manico
,
tu
non
sei
più
quel
d
'
una
volta
.
Non
mi
va
questo
.
Bada
,
tutte
le
speranze
della
famiglia
riposano
su
di
te
.
Io
son
malcontento
,
capisci
!
-
A
questo
rimprovero
,
il
primo
veramente
severo
ch
'
ei
ricevesse
,
il
ragazzo
si
turbò
.
E
«
sì
,
-
disse
tra
sé
,
-
è
vero
;
così
non
si
può
continuare
;
bisogna
che
l
'
inganno
finisca
»
.
Ma
la
sera
di
quello
stesso
giorno
,
a
desinare
,
suo
padre
uscì
a
dire
con
molta
allegrezza
:
-
Sapete
che
in
questo
mese
ho
guadagnato
trentadue
lire
di
più
che
nel
mese
scorso
,
a
far
fasce
!
-
e
dicendo
questo
,
tirò
di
sotto
alla
tavola
un
cartoccio
di
dolci
,
che
aveva
comprati
per
festeggiare
coi
suoi
figliuoli
il
guadagno
straordinario
,
e
che
tutti
accolsero
battendo
le
mani
.
E
allora
Giulio
riprese
animo
,
e
disse
in
cuor
suo
:
«
No
,
povero
babbo
,
io
non
cesserò
d
'
ingannarti
;
io
farò
degli
sforzi
più
grandi
per
studiar
lungo
il
giorno
;
ma
continuerò
a
lavorare
di
notte
per
te
e
per
tutti
gli
altri
»
.
E
il
padre
soggiunse
:
-
Trentadue
lire
di
più
!
Son
contento
...
Ma
è
quello
là
,
-
e
indicò
Giulio
,
-
che
mi
dà
dei
dispiaceri
.
-
E
Giulio
ricevé
il
rimprovero
in
silenzio
,
ricacciando
dentro
due
lagrime
che
volevano
uscire
;
ma
sentendo
ad
un
tempo
nel
cuore
una
grande
dolcezza
.
E
seguitò
a
lavorare
di
forza
.
Ma
la
fatica
accumulandosi
alla
fatica
,
gli
riusciva
sempre
più
difficile
di
resistervi
.
La
cosa
durava
da
due
mesi
.
Il
padre
continuava
a
rimbrottare
il
figliuolo
e
a
guardarlo
con
occhio
sempre
più
corrucciato
.
Un
giorno
andò
a
chiedere
informazioni
al
maestro
,
e
il
maestro
gli
chiese
:
-
Sì
,
fa
,
fa
,
perché
ha
intelligenza
.
Ma
non
ha
più
la
voglia
di
prima
.
Sonnecchia
,
sbadiglia
,
è
distratto
.
Fa
delle
composizioni
corte
,
buttate
giù
in
fretta
,
in
cattivo
carattere
.
Oh
!
potrebbe
far
molto
,
ma
molto
di
più
.
-
Quella
sera
il
padre
prese
il
ragazzo
in
disparte
e
gli
disse
parole
più
gravi
di
quante
ei
ne
avesse
mai
intese
.
-
Giulio
,
tu
vedi
ch
'
io
lavoro
,
ch
'
io
mi
logoro
la
vita
per
la
famiglia
.
Tu
non
mi
assecondi
.
Tu
non
hai
cuore
per
me
,
né
per
i
tuoi
fratelli
,
né
per
tua
madre
!
-
Ah
no
!
non
lo
dire
,
babbo
!
-
gridò
il
figliuolo
scoppiando
in
pianto
,
e
aprì
la
bocca
per
confessare
ogni
cosa
.
Ma
suo
padre
l
'
interruppe
,
dicendo
:
-
Tu
conosci
le
condizioni
della
famiglia
;
sai
se
c
'
è
bisogno
di
buon
volere
e
di
sacrifici
da
parte
di
tutti
.
Io
stesso
,
vedi
,
dovrei
raddoppiare
il
mio
lavoro
.
Io
contavo
questo
mese
sopra
una
gratificazione
di
cento
lire
alle
strade
ferrate
,
e
ho
saputo
stamani
che
non
avrò
nulla
!
-
A
quella
notizia
,
Giulio
ricacciò
dentro
subito
la
confessione
che
gli
stava
per
fuggire
dall
'
anima
,
e
ripeté
risolutamente
a
sé
stesso
:
«
No
,
babbo
,
io
non
ti
dirò
nulla
;
io
custodirò
il
segreto
per
poter
lavorare
per
te
;
del
dolore
di
cui
ti
son
cagione
,
ti
compenso
altrimenti
;
per
la
scuola
studierò
sempre
abbastanza
da
esser
promosso
;
quello
che
importa
è
di
aiutarti
a
guadagnar
la
vita
,
e
di
alleggerirti
la
fatica
che
t
'
uccide
»
.
E
tirò
avanti
,
e
furono
altri
due
mesi
di
lavoro
di
notte
e
di
spossatezza
di
giorno
,
di
sforzi
disperati
del
figliuolo
e
di
rimproveri
amari
del
padre
.
Ma
il
peggio
era
che
questi
s
'
andava
via
via
raffreddando
col
ragazzo
,
non
gli
parlava
più
che
di
rado
,
come
se
fosse
un
figliuolo
intristito
,
da
cui
non
restasse
più
nulla
a
sperare
,
e
sfuggiva
quasi
d
'
incontrare
il
suo
sguardo
.
E
Giulio
se
n
'
avvedeva
,
e
ne
soffriva
,
e
quando
suo
padre
voltava
le
spalle
,
gli
mandava
un
bacio
furtivamente
,
sporgendo
il
viso
,
con
un
sentimento
di
tenerezza
pietosa
e
triste
;
e
tra
per
il
dolore
e
per
la
fatica
,
dimagrava
e
scoloriva
,
e
sempre
più
era
costretto
a
trasandare
i
suoi
studi
.
E
capiva
bene
che
avrebbe
dovuto
finirla
un
giorno
,
e
ogni
sera
si
diceva
:
-
Questa
notte
non
mi
leverò
più
;
-
ma
allo
scoccare
delle
dodici
,
nel
momento
in
cui
avrebbe
dovuto
riaffermare
vigorosamente
il
suo
proposito
,
provava
un
rimorso
,
gli
pareva
,
rimanendo
a
letto
,
di
mancare
a
un
dovere
,
di
rubare
una
lira
a
suo
padre
e
alla
sua
famiglia
.
E
si
levava
,
pensando
che
una
qualche
notte
suo
padre
si
sarebbe
svegliato
e
l
'
avrebbe
sorpreso
,
o
che
pure
si
sarebbe
accorto
dell
'
inganno
per
caso
,
contando
le
fasce
due
volte
;
e
allora
tutto
sarebbe
finito
naturalmente
,
senza
un
atto
della
sua
volontà
,
ch
'
egli
non
si
sentiva
il
coraggio
di
compiere
.
E
così
continuava
.
Ma
una
sera
,
a
desinare
,
il
padre
pronunciò
una
parola
che
fu
decisiva
per
lui
.
Sua
madre
lo
guardò
,
e
parendole
di
vederlo
più
malandato
e
più
smorto
del
solito
,
gli
disse
:
-
Giulio
,
tu
sei
malato
.
-
E
poi
,
voltandosi
al
padre
,
ansiosamente
:
-
Giulio
è
malato
.
Guarda
com
'
è
pallido
!
Giulio
mio
,
cosa
ti
senti
?
-
Il
padre
gli
diede
uno
sguardo
di
sfuggita
,
e
disse
:
-
È
la
cattiva
coscienza
che
fa
la
cattiva
salute
.
Egli
non
era
così
quando
era
uno
scolaro
studioso
e
un
figliuolo
di
cuore
.
-
Ma
egli
sta
male
!
-
esclamò
la
mamma
.
-
Non
me
ne
importa
più
!
-
rispose
il
padre
.
Quella
parola
fu
una
coltellata
al
cuore
per
il
povero
ragazzo
.
Ah
!
non
glie
ne
importava
più
.
Suo
padre
che
tremava
,
una
volta
,
solamente
a
sentirlo
tossire
!
Non
l
'
amava
più
dunque
,
non
c
'
era
più
dubbio
ora
,
egli
era
morto
nel
cuore
di
suo
padre
...
«
Ah
!
no
,
padre
mio
,
-
disse
tra
sé
il
ragazzo
,
col
cuore
stretto
dall
'
angoscia
,
-
ora
è
finita
davvero
,
io
senza
il
tuo
affetto
non
posso
vivere
,
lo
rivoglio
intero
,
ti
dirò
tutto
,
non
t
'
ingannerò
più
,
studierò
come
prima
;
nasca
quel
che
nasca
,
purché
tu
torni
a
volermi
bene
,
povero
padre
mio
!
Oh
questa
volta
son
ben
sicuro
della
mia
risoluzione
!
»
Ciò
non
di
meno
,
quella
notte
si
levò
ancora
,
per
forza
d
'
abitudine
,
più
che
per
altro
;
e
quando
fu
levato
,
volle
andare
a
salutare
,
a
riveder
per
qualche
minuto
,
nella
quiete
della
notte
,
per
l
'
ultima
volta
,
quello
stanzino
dove
aveva
tanto
lavorato
segretamente
,
col
cuore
pieno
di
soddisfazione
e
di
tenerezza
.
E
quando
si
ritrovò
al
tavolino
,
col
lume
acceso
,
e
vide
quelle
fasce
bianche
,
su
cui
non
avrebbe
scritto
mai
più
quei
nomi
di
città
e
di
persone
che
oramai
sapeva
a
memoria
,
fu
preso
da
una
grande
tristezza
,
e
con
un
atto
impetuoso
ripigliò
la
penna
,
per
ricominciare
il
lavoro
consueto
.
Ma
nello
stender
la
mano
urtò
un
libro
,
e
il
libro
cadde
.
Il
sangue
gli
diede
un
tuffo
.
Se
suo
padre
si
svegliava
!
Certo
non
l
'
avrebbe
sorpreso
a
commettere
una
cattiva
azione
,
egli
stesso
aveva
ben
deciso
di
dirgli
tutto
;
eppure
...
il
sentir
quel
passo
avvicinarsi
,
nell
'
oscurità
;
-
l
'
esser
sorpreso
a
quell
'
ora
,
in
quel
silenzio
;
-
sua
madre
che
si
sarebbe
svegliata
e
spaventata
,
-
e
il
pensar
per
la
prima
volta
che
suo
padre
avrebbe
forse
provato
un
'
umiliazione
in
faccia
sua
,
scoprendo
ogni
cosa
...
tutto
questo
lo
atterriva
,
quasi
.
-
Egli
tese
l
'
orecchio
,
col
respiro
sospeso
...
Non
sentì
rumore
.
Origliò
alla
serratura
dell
'
uscio
che
aveva
alle
spalle
:
nulla
.
Tutta
la
casa
dormiva
.
Suo
padre
non
aveva
inteso
.
Si
tranquillò
.
E
ricominciò
a
scrivere
.
E
le
fasce
s
'
ammontavano
sulle
fasce
.
Egli
sentì
il
passo
cadenzato
delle
guardie
civiche
giù
nella
strada
deserta
;
poi
un
rumore
di
carrozza
che
cessò
tutt
'
a
un
tratto
;
poi
,
dopo
un
pezzo
,
lo
strepito
d
'
una
fila
di
carri
che
passavano
lentamente
;
poi
un
silenzio
profondo
,
rotto
a
quando
a
quando
dal
latrato
lontano
d
'
un
cane
.
E
scriveva
,
scriveva
.
E
intanto
suo
padre
era
dietro
di
lui
:
egli
s
'
era
levato
udendo
cadere
il
libro
,
ed
era
rimasto
aspettando
il
buon
punto
;
lo
strepito
dei
carri
aveva
coperto
il
fruscio
dei
suoi
passi
e
il
cigolio
leggiero
delle
imposte
dell
'
uscio
;
ed
era
là
,
-
con
la
sua
testa
bianca
sopra
la
testina
nera
di
Giulio
,
-
e
aveva
visto
correr
la
penna
sulle
fasce
,
-
e
in
un
momento
aveva
tutto
indovinato
,
tutto
ricordato
,
tutto
compreso
,
e
un
pentimento
disperato
,
una
tenerezza
immensa
,
gli
aveva
invaso
l
'
anima
,
e
lo
teneva
inchiodato
,
soffocato
là
,
dietro
al
suo
bimbo
.
All
'
improvviso
,
Giulio
diè
un
grido
acuto
,
-
due
braccia
convulse
gli
avevan
serrata
la
testa
.
-
O
babbo
!
babbo
,
perdonami
!
perdonami
!
-
gridò
,
riconoscendo
suo
padre
al
pianto
.
-
Tu
,
perdonami
!
-
rispose
il
padre
,
singhiozzando
e
coprendogli
la
fronte
di
baci
,
-
ho
capito
tutto
,
so
tutto
,
son
io
,
son
io
che
ti
domando
perdono
,
santa
creatura
mia
,
vieni
,
vieni
con
me
!
-
E
lo
sospinse
,
o
piuttosto
se
lo
portò
al
letto
di
sua
madre
,
svegliata
,
e
glielo
gettò
tra
le
braccia
e
le
disse
:
-
Bacia
quest
'
angiolo
di
figliuolo
che
da
tre
mesi
non
dorme
e
lavora
per
me
,
e
io
gli
contristo
il
cuore
,
a
lui
che
ci
guadagna
il
pane
!
-
La
madre
se
lo
strinse
e
se
lo
tenne
sul
petto
,
senza
poter
raccoglier
la
voce
;
poi
disse
:
-
A
dormire
,
subito
,
bambino
mio
,
va
'
a
dormire
,
a
riposare
!
Portalo
a
letto
!
-
Il
padre
lo
pigliò
fra
le
braccia
,
lo
portò
nella
sua
camera
,
lo
mise
a
letto
,
sempre
ansando
e
carezzandolo
,
e
gli
accomodò
i
cuscini
e
le
coperte
.
-
Grazie
,
babbo
,
-
andava
ripetendo
il
figliuolo
,
-
grazie
;
ma
va
'
a
letto
tu
ora
;
io
sono
contento
;
va
'
a
letto
,
babbo
.
-
Ma
suo
padre
voleva
vederlo
addormentato
,
sedette
accanto
al
letto
,
gli
prese
la
mano
e
gli
disse
:
-
Dormi
,
dormi
figliuol
mio
!
-
E
Giulio
,
spossato
,
s
'
addormentò
finalmente
,
e
dormì
molte
ore
,
godendo
per
la
prima
volta
,
dopo
vari
mesi
,
d
'
un
sonno
tranquillo
,
rallegrato
da
sogni
ridenti
;
e
quando
aprì
gli
occhi
,
che
splendeva
già
il
sole
da
un
pezzo
,
sentì
prima
,
e
poi
si
vide
accosto
al
petto
,
appoggiata
sulla
sponda
del
letticciolo
,
la
testa
bianca
del
padre
,
che
aveva
passata
la
notte
così
,
e
dormiva
ancora
,
con
la
fronte
contro
il
suo
cuore
.
La
volontà
28
,
mercoledì
C
'
è
Stardi
,
nella
mia
classe
,
che
avrebbe
la
forza
di
fare
quello
che
fece
il
piccolo
fiorentino
.
Questa
mattina
ci
furono
due
avvenimenti
alla
scuola
:
Garoffi
,
matto
dalla
contentezza
,
perché
gli
han
restituito
il
suo
album
,
con
l
'
aggiunta
di
tre
francobolli
della
repubblica
di
Guatemala
,
ch
'
egli
cercava
da
tre
mesi
;
e
Stardi
che
ebbe
la
seconda
medaglia
.
Stardi
,
primo
della
classe
dopo
Derossi
!
Tutti
ne
rimasero
meravigliati
.
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
,
in
ottobre
,
quando
suo
padre
lo
condusse
a
scuola
rinfagottato
in
quel
cappottone
verde
,
e
disse
al
maestro
,
in
faccia
a
tutti
:
-
Ci
abbia
molta
pazienza
perché
è
molto
duro
di
comprendonio
!
-
Tutti
gli
davan
della
testa
di
legno
da
principio
.
Ma
egli
disse
:
-
O
schiatto
,
o
riesco
,
-
e
si
mise
per
morto
a
studiare
,
di
giorno
,
di
notte
,
a
casa
,
in
iscuola
,
a
passeggio
,
coi
denti
stretti
e
coi
pugni
chiusi
,
paziente
come
un
bove
,
ostinato
come
un
mulo
,
e
così
,
a
furia
di
pestare
,
non
curando
le
canzonature
e
tirando
calci
ai
disturbatori
,
è
passato
innanzi
agli
altri
,
quel
testone
.
Non
capiva
un
'
acca
di
aritmetica
,
empiva
di
spropositi
la
composizione
,
non
riesciva
a
tener
a
mente
un
periodo
,
e
ora
risolve
i
problemi
,
scrive
corretto
e
canta
la
lezione
come
un
artista
.
E
s
'
indovina
la
sua
volontà
di
ferro
a
veder
com
'
è
fatto
,
così
tozzo
,
col
capo
quadro
e
senza
collo
,
con
le
mani
corte
e
grosse
e
con
quella
voce
rozza
.
Egli
studia
perfin
nei
brani
di
giornale
e
negli
avvisi
dei
teatri
,
e
ogni
volta
che
ha
dieci
soldi
si
compera
un
libro
:
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
in
un
momento
di
buon
umore
si
lasciò
scappar
di
bocca
che
mi
condurrà
a
casa
a
vederla
.
Non
parla
a
nessuno
,
non
gioca
con
nessuno
,
è
sempre
lì
al
banco
coi
pugni
alle
tempie
,
fermo
come
un
masso
,
a
sentire
il
maestro
.
Quanto
deve
aver
faticato
,
povero
Stardi
!
Il
maestro
glielo
disse
questa
mattina
,
benché
fosse
impaziente
e
di
malumore
,
quando
diede
le
medaglie
:
-
Bravo
Stardi
;
chi
la
dura
la
vince
.
-
Ma
egli
non
parve
affatto
inorgoglito
,
non
sorrise
,
e
appena
tornato
al
banco
con
la
sua
medaglia
,
ripiantò
i
due
pugni
alle
tempie
e
stette
più
immobile
e
più
attento
di
prima
.
Ma
il
più
bello
fu
all
'
uscita
,
che
c
'
era
a
aspettarlo
suo
padre
,
-
un
flebotomo
,
-
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
faccione
e
un
vocione
.
Egli
non
se
l
'
aspettava
quella
medaglia
,
e
non
ci
voleva
credere
,
bisognò
che
il
maestro
lo
assicurasse
,
e
allora
si
mise
a
ridere
di
gusto
,
e
diede
una
manata
sulla
nuca
al
figliuolo
,
dicendo
forte
:
-
Ma
bravo
,
ma
bene
,
caro
zuccone
mio
,
va
'
!
-
e
lo
guardava
stupito
,
sorridendo
.
E
tutti
i
ragazzi
intorno
sorridevano
,
eccettuato
Stardi
.
Egli
ruminava
già
nella
cappadoccia
la
lezione
di
domani
mattina
.
Gratitudine
31
,
sabato
Il
tuo
compagno
Stardi
non
si
lamenta
mai
del
suo
maestro
,
ne
son
certo
.
-
Il
maestro
era
di
malumore
,
era
impaziente
;
-
tu
lo
dici
in
tono
di
risentimento
.
Pensa
un
po
'
quante
volte
fai
degli
atti
d
'
impazienza
tu
,
e
con
chi
?
con
tuo
padre
e
con
tua
madre
,
coi
quali
la
tua
impazienza
è
un
delitto
.
Ha
ben
ragione
il
tuo
maestro
di
essere
qualche
volta
impaziente
!
Pensa
che
da
tanti
anni
fatica
per
i
ragazzi
;
e
che
se
n
'
ebbe
molti
affettuosi
e
gentili
,
ne
trovò
pure
moltissimi
ingrati
,
i
quali
abusarono
della
sua
bontà
,
e
disconobbero
le
sue
fatiche
;
e
che
pur
troppo
,
fra
tutti
,
gli
date
più
amarezze
che
soddisfazioni
.
Pensa
che
il
più
santo
uomo
della
terra
,
messo
al
suo
posto
,
si
lascerebbe
vincere
qualche
volta
dall
'
ira
.
E
poi
,
se
sapessi
quante
volte
il
maestro
va
a
far
lezione
malato
,
solo
perché
non
ha
un
male
grave
abbastanza
da
farsi
dispensar
dalla
scuola
,
ed
è
impaziente
perché
soffre
,
e
gli
è
un
grande
dolore
il
vedere
che
voi
altri
non
ve
n
'
accorgete
o
ne
abusate
!
Rispetta
,
ama
il
tuo
maestro
,
figliuolo
.
Amalo
perché
tuo
padre
lo
ama
e
lo
rispetta
;
perché
egli
consacra
la
vita
al
bene
di
tanti
ragazzi
che
lo
dimenticheranno
,
amalo
perché
ti
apre
e
t
'
illumina
l
'
intelligenza
e
ti
educa
l
'
animo
;
perché
un
giorno
,
quando
sarai
uomo
,
e
non
saremo
più
al
mondo
né
io
né
lui
,
la
sua
immagine
ti
si
presenterà
spesso
alla
mente
accanto
alla
mia
,
e
allora
,
vedi
,
certe
espressioni
di
dolore
e
di
stanchezza
del
suo
buon
viso
di
galantuomo
,
alle
quali
ora
non
badi
,
te
le
ricorderai
,
e
ti
faranno
pena
,
anche
dopo
trent
'
anni
;
e
ti
vergognerai
,
proverai
tristezza
di
non
avergli
voluto
bene
,
d
'
esserti
portato
male
con
lui
.
Ama
il
tuo
maestro
,
perché
appartiene
a
quella
grande
famiglia
di
cinquantamila
insegnanti
elementari
,
sparsi
per
tutta
Italia
,
i
quali
sono
come
i
padri
intellettuali
dei
milioni
di
ragazzi
che
crescon
con
te
,
i
lavoratori
mal
riconosciuti
e
mal
ricompensati
,
che
preparano
al
nostro
paese
un
popolo
migliore
del
presente
.
Io
non
son
contento
dell
'
affetto
che
hai
per
me
,
se
non
ne
hai
pure
per
tutti
coloro
che
ti
fanno
del
bene
,
e
fra
questi
il
tuo
maestro
è
il
primo
,
dopo
i
tuoi
parenti
.
Amalo
come
ameresti
un
mio
fratello
,
amalo
quando
ti
accarezza
e
quando
ti
rimprovera
,
quando
è
giusto
e
quando
ti
par
che
sia
ingiusto
,
amalo
quando
è
allegro
e
affabile
,
e
amalo
anche
di
più
quando
lo
vedi
triste
.
Amalo
sempre
.
E
pronuncia
sempre
con
riverenza
questo
nome
-
maestro
-
che
dopo
quello
di
padre
,
è
il
più
nobile
,
il
più
dolce
nome
che
possa
dare
un
uomo
a
un
altro
uomo
.
TUO
PADRE
GENNAIO
Il
maestro
supplente
4
,
mercoledì
Aveva
ragione
mio
padre
:
il
maestro
era
di
malumore
perché
non
stava
bene
,
e
da
tre
giorni
,
infatti
,
viene
in
sua
vece
il
supplente
,
quello
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
Una
brutta
cosa
accadde
questa
mattina
.
Già
il
primo
e
il
secondo
giorno
avevan
fatto
chiasso
nella
scuola
,
perché
il
supplente
ha
una
gran
pazienza
,
e
non
fa
che
dire
:
-
State
zitti
,
state
zitti
,
vi
prego
.
-
Ma
questa
mattina
si
passò
la
misura
.
Si
faceva
un
ronzìo
che
non
si
sentivan
più
le
sue
parole
,
ed
egli
ammoniva
,
pregava
:
ma
era
fiato
sprecato
.
Due
volte
il
Direttore
s
'
affacciò
all
'
uscio
e
guardò
.
Ma
via
lui
,
il
sussurro
cresceva
,
come
in
un
mercato
.
Avevano
un
bel
voltarsi
Garrone
e
Derossi
a
far
dei
cenni
ai
compagni
che
stessero
buoni
,
che
era
una
vergogna
.
Nessuno
ci
badava
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
stesse
quieto
,
coi
gomiti
sul
banco
e
i
pugni
alle
tempie
,
pensando
forse
alla
sua
famosa
libreria
,
e
Garoffi
,
quello
del
naso
a
uncino
e
dei
francobolli
,
che
era
tutto
occupato
a
far
l
'
elenco
dei
sottoscrittori
a
due
centesimi
per
la
lotteria
d
'
un
calamaio
da
tasca
.
Gli
altri
cicalavano
e
ridevano
,
sonavano
con
punte
di
pennini
piantate
nei
banchi
e
si
tiravano
dei
biascicotti
di
carta
con
gli
elastici
delle
calze
.
Il
supplente
afferrava
per
un
braccio
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
,
e
li
scrollava
,
e
ne
mise
uno
contro
il
muro
:
tempo
perso
.
Non
sapeva
più
a
che
santo
votarsi
,
pregava
:
-
Ma
perché
fate
in
codesto
modo
?
volete
farmi
rimproverare
per
forza
?
-
Poi
batteva
il
pugno
sul
tavolino
,
e
gridava
con
voce
di
rabbia
e
di
pianto
:
-
Silenzio
!
Silenzio
!
Silenzio
!
-
Faceva
pena
a
sentirlo
.
Ma
il
rumore
cresceva
sempre
.
Franti
gli
tirò
una
frecciuola
di
carta
,
alcuni
facevan
la
voce
del
gatto
,
altri
si
scappellottavano
;
era
un
sottosopra
da
non
descriversi
;
quando
improvvisamente
entrò
il
bidello
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
il
Direttore
la
chiama
.
-
Il
maestro
s
'
alzò
e
uscì
in
fretta
,
facendo
un
atto
disperato
.
Allora
il
baccano
ricominciò
più
forte
.
Ma
tutt
'
a
un
tratto
Garrone
saltò
su
col
viso
stravolto
e
coi
pugni
stretti
,
e
gridò
con
la
voce
strozzata
dall
'
ira
:
-
Finitela
.
Siete
bestie
.
Abusate
perché
è
buono
.
Se
vi
pestasse
le
ossa
stareste
mogi
come
cani
.
Siete
un
branco
di
vigliacchi
.
Il
primo
che
gli
fa
ancora
uno
scherno
lo
aspetto
fuori
e
gli
rompo
i
denti
,
lo
giuro
,
anche
sotto
gli
occhi
di
suo
padre
!
-
Tutti
tacquero
.
Ah
!
Com
'
era
bello
a
vedere
,
Garrone
,
con
gli
occhi
che
mandavan
fiamme
!
Un
leoncello
furioso
,
pareva
.
Guardò
uno
per
uno
i
più
arditi
,
e
tutti
chinaron
la
testa
.
Quando
il
supplente
rientrò
,
con
gli
occhi
rossi
,
non
si
sentiva
più
un
alito
.
-
Egli
rimase
stupito
.
Ma
poi
,
vedendo
Garrone
ancora
tutto
acceso
e
fremente
,
capì
,
e
gli
disse
con
l
'
accento
d
'
un
grande
affetto
,
come
avrebbe
detto
a
un
fratello
:
-
Ti
ringrazio
,
Garrone
.
La
libreria
di
Stardi
Sono
andato
da
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
ho
provato
invidia
davvero
a
veder
la
sua
libreria
.
Non
è
mica
ricco
,
non
può
comprar
molti
libri
;
ma
egli
conserva
con
gran
cura
i
suoi
libri
di
scuola
,
e
quelli
che
gli
regalano
i
parenti
,
e
tutti
i
soldi
che
gli
danno
,
li
mette
da
parte
e
li
spende
dal
libraio
:
in
questo
modo
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
quando
suo
padre
s
'
è
accorto
che
aveva
quella
passione
,
gli
ha
comperato
un
bello
scaffale
di
noce
con
la
tendina
verde
,
e
gli
ha
fatto
legare
quasi
tutti
i
volumi
coi
colori
che
piacevano
a
lui
.
Così
ora
egli
tira
un
cordoncino
,
la
tenda
verde
scorre
via
e
si
vedono
tre
file
di
libri
d
'
ogni
colore
,
tutti
in
ordine
,
lucidi
,
coi
titoli
dorati
sulle
coste
;
dei
libri
di
racconti
,
di
viaggi
e
di
poesie
;
e
anche
illustrati
.
Ed
egli
sa
combinar
bene
i
colori
,
mette
i
volumi
bianchi
accanto
ai
rossi
,
i
gialli
accanto
ai
neri
,
gli
azzurri
accanto
ai
bianchi
,
in
maniera
che
si
vedan
di
lontano
e
facciano
bella
figura
;
e
si
diverte
poi
a
variare
le
combinazioni
.
S
'
è
fatto
il
suo
catalogo
.
È
come
un
bibliotecario
.
Sempre
sta
attorno
ai
suoi
libri
,
a
spolverarli
,
a
sfogliarli
,
a
esaminare
le
legature
;
bisogna
vedere
con
che
cura
gli
apre
,
con
quelle
sue
mani
corte
e
grosse
,
soffiando
tra
le
pagine
:
paiono
ancora
tutti
nuovi
.
Io
che
ho
sciupato
tutti
i
miei
!
Per
lui
,
ad
ogni
nuovo
libro
che
compera
,
è
una
festa
a
lisciarlo
,
a
metterlo
al
posto
e
a
riprenderlo
per
guardarlo
per
tutti
i
versi
e
a
covarselo
come
un
tesoro
.
Non
m
'
ha
fatto
veder
altro
in
un
'
ora
.
Aveva
male
agli
occhi
dal
gran
leggere
.
A
un
certo
momento
passò
nella
stanza
suo
padre
,
che
è
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
testone
come
il
suo
,
e
gli
diede
due
o
tre
manate
sulla
nuca
,
dicendomi
con
quel
vocione
:
-
Che
ne
dici
,
eh
,
di
questa
testaccia
di
bronzo
?
E
una
testaccia
che
riuscirà
a
qualcosa
,
te
lo
assicuro
io
!
-
E
Stardi
socchiudeva
gli
occhi
sotto
quelle
ruvide
carezze
come
un
grosso
cane
da
caccia
.
Io
non
so
;
non
osavo
scherzare
con
lui
;
non
mi
pareva
vero
che
avesse
solamente
un
anno
più
di
me
,
e
quando
mi
disse
-
A
rivederci
-
sull
'
uscio
,
con
quella
faccia
che
par
sempre
imbronciata
,
poco
mancò
che
gli
rispondessi
:
-
La
riverisco
-
come
a
un
uomo
.
Io
lo
dissi
poi
a
mio
padre
,
a
casa
:
-
Non
capisco
,
Stardi
non
ha
ingegno
,
non
ha
belle
maniere
,
è
una
figura
quasi
buffa
;
eppure
mi
mette
soggezione
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
ha
carattere
.
-
Ed
io
soggiunsi
:
-
In
un
'
ora
che
son
stato
con
lui
non
ha
pronunciato
cinquanta
parole
,
non
m
'
ha
mostrato
un
giocattolo
,
non
ha
riso
una
volta
;
eppure
ci
son
stato
volentieri
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
lo
stimi
.
Il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
Sì
,
ma
anche
Precossi
io
stimo
,
ed
è
troppo
poco
il
dire
che
lo
stimo
.
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
piccolo
,
smorto
,
che
ha
gli
occhi
buoni
e
tristi
,
e
un
'
aria
di
spaventato
così
timido
,
che
dice
a
tutti
:
scusami
;
sempre
malaticcio
,
e
che
pure
studia
tanto
.
Suo
padre
rientra
in
casa
ubriaco
d
'
acquavite
,
e
lo
batte
senza
un
perché
al
mondo
,
gli
butta
in
aria
i
libri
e
i
quaderni
con
un
rovescione
;
ed
egli
viene
a
scuola
coi
lividi
sul
viso
,
qualche
volta
col
viso
tutto
gonfio
e
gli
occhi
infiammati
dal
gran
piangere
.
Ma
mai
,
mai
che
gli
si
possa
far
dire
che
suo
padre
l
'
ha
battuto
.
-
È
tuo
padre
che
t
'
ha
battuto
!
-
gli
dicono
i
compagni
.
Ed
egli
grida
subito
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
-
per
non
far
disonore
a
suo
padre
.
-
Questo
foglio
non
l
'
hai
bruciato
tu
,
-
gli
dice
il
maestro
,
mostrandogli
il
lavoro
mezzo
bruciato
.
-
Sì
,
-
risponde
lui
,
con
la
voce
tremante
;
-
son
io
che
l
'
ho
lasciato
cadere
sul
fuoco
.
-
Eppure
noi
lo
sappiamo
bene
che
è
suo
padre
briaco
che
ha
rovesciato
tavolo
e
lume
con
una
pedata
,
mentr
'
egli
faceva
il
suo
lavoro
.
Egli
sta
in
una
soffitta
della
nostra
casa
,
dall
'
altra
scala
,
la
portinaia
racconta
tutto
a
mia
madre
;
mia
sorella
Silvia
lo
sentì
gridare
dal
terrazzo
un
giorno
che
suo
padre
gli
fece
far
la
scala
a
capitomboli
perché
gli
aveva
chiesto
dei
soldi
da
comperare
la
Grammatica
.
Suo
padre
beve
,
non
lavora
,
e
la
famiglia
patisce
la
fame
.
Quante
volte
il
povero
Precossi
viene
a
scuola
digiuno
,
e
rosicchia
di
nascosto
un
panino
che
gli
dà
Garrone
,
o
una
mela
che
gli
porta
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
fu
sua
maestra
di
prima
inferiore
!
Ma
mai
ch
'
egli
dica
:
-
Ho
fame
,
mio
padre
non
mi
dà
da
mangiare
.
-
Suo
padre
vien
qualche
volta
a
prenderlo
,
quando
passa
per
caso
davanti
alla
scuola
,
pallido
,
malfermo
sulle
gambe
,
con
la
faccia
torva
,
coi
capelli
sugli
occhi
e
il
berretto
per
traverso
;
e
il
povero
ragazzo
trema
tutto
quando
lo
vede
nella
strada
;
ma
tanto
gli
corre
incontro
sorridendo
,
e
suo
padre
par
che
non
lo
veda
e
pensi
ad
altro
.
Povero
Precossi
!
Egli
si
ricuce
i
quaderni
stracciati
,
si
fa
imprestare
i
libri
per
studiare
la
lezione
,
si
riattacca
i
brindelli
della
camicia
con
degli
spilli
,
ed
è
una
pietà
a
vederlo
far
la
ginnastica
con
quelli
scarponi
che
ci
sguazza
dentro
,
con
quei
calzoni
che
strascicano
,
e
quel
giacchettone
troppo
lungo
,
con
le
maniche
rimboccate
sino
ai
gomiti
.
E
studia
,
s
'
impegna
;
sarebbe
uno
dei
primi
se
potesse
lavorare
a
casa
tranquillo
.
Questa
mattina
è
venuto
alla
scuola
col
segno
d
'
un
'
unghiata
sopra
una
gota
,
e
tutti
a
dirgli
:
-
È
stato
tuo
padre
,
non
lo
puoi
negare
sta
volta
,
è
tuo
padre
che
t
'
ha
fatto
quello
.
Dillo
al
Direttore
,
che
lo
faccia
chiamare
in
questura
.
-
Ma
egli
s
'
alzò
tutto
rosso
con
la
voce
che
tremava
dallo
sdegno
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
Mio
padre
non
mi
batte
mai
!
-
Ma
poi
,
durante
la
lezione
,
gli
cascavan
le
lacrime
sul
banco
,
e
quando
qualcuno
lo
guardava
,
si
sforzava
di
sorridere
,
per
non
parere
.
Povero
Precossi
!
Domani
verranno
a
casa
mia
Derossi
,
Coretti
e
Nelli
;
lo
voglio
dire
anche
a
lui
,
che
venga
.
E
voglio
fargli
far
merenda
con
me
,
regalargli
dei
libri
,
metter
sossopra
la
casa
per
divertirlo
e
empirgli
le
tasche
di
frutte
,
per
vederlo
una
volta
contento
,
povero
Precossi
,
che
è
tanto
buono
e
ha
tanto
coraggio
!
Una
bella
visita
12
,
giovedì
Ecco
uno
dei
giovedì
più
belli
dell
'
anno
,
per
me
.
Alle
due
in
punto
vennero
a
casa
Derossi
e
Coretti
,
con
Nelli
,
il
gobbino
;
Precossi
,
suo
padre
non
lo
lasciò
venire
.
Derossi
e
Coretti
ridevano
ancora
ché
avevano
incontrato
per
strada
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
-
quello
del
braccio
morto
e
dei
capelli
rossi
,
-
che
portava
a
vendere
un
grossissimo
cavolo
,
e
col
soldo
del
cavolo
doveva
poi
andar
a
comperare
una
penna
;
ed
era
tutto
contento
perché
suo
padre
ha
scritto
dall
'
America
che
lo
aspettassero
di
giorno
in
giorno
.
Oh
le
belle
due
ore
che
abbiamo
passate
insieme
!
Sono
i
due
più
allegri
della
classe
Derossi
e
Coretti
;
mio
padre
ne
rimase
innamorato
.
Coretti
aveva
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
.
È
un
diavolo
,
che
sempre
vorrebbe
fare
,
rimestare
,
sfaccendare
.
Aveva
già
portato
sulle
spalle
una
mezza
carrata
di
legna
,
la
mattina
presto
;
eppure
galoppò
per
tutta
la
casa
,
osservando
tutto
e
parlando
sempre
,
arzillo
e
lesto
come
uno
scoiattolo
,
e
passando
in
cucina
domandò
alla
cuoca
quanto
ci
fanno
pagare
le
legna
il
miriagramma
,
ché
suo
padre
le
dà
a
quarantacinque
centesimi
.
Sempre
parla
di
suo
padre
,
di
quando
fu
soldato
nel
49°
reggimento
,
alla
battaglia
di
Custoza
,
dove
si
trovò
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
ed
è
così
gentile
di
maniere
!
Non
importa
che
sia
nato
e
cresciuto
fra
le
legna
:
egli
l
'
ha
nel
sangue
,
nel
cuore
la
gentilezza
,
come
dice
mio
padre
.
E
Derossi
ci
divertì
molto
:
egli
sa
la
geografia
come
un
maestro
:
chiudeva
gli
occhi
e
diceva
:
-
Ecco
,
io
vedo
tutta
l
'
Italia
,
gli
Appennini
che
s
'
allungano
sino
al
Mar
Jonio
,
i
fiumi
che
corrono
di
qua
e
di
là
,
le
città
bianche
,
i
golfi
,
i
seni
azzurri
,
le
isole
verdi
;
-
e
diceva
i
nomi
giusti
,
per
ordine
,
rapidissimamente
,
come
se
leggesse
sulla
carta
;
e
a
vederlo
così
con
quella
testa
alta
,
tutta
riccioli
biondi
,
con
gli
occhi
chiusi
,
tutto
vestito
di
turchino
coi
bottoni
dorati
,
diritto
e
bello
come
una
statua
,
tutti
stavamo
in
ammirazione
.
In
un
'
ora
egli
aveva
imparato
a
mente
quasi
tre
pagine
che
deve
recitare
dopo
domani
,
per
l
'
anniversario
dei
funerali
di
re
Vittorio
.
E
anche
Nelli
lo
guardava
con
meraviglia
e
con
affetto
,
stropicciando
la
falda
del
suo
grembialone
di
tela
nero
,
e
sorridendo
con
quegli
occhi
chiari
e
melanconici
.
Mi
fece
un
grande
piacere
quella
visita
,
mi
lasciò
qualche
cosa
,
come
delle
scintille
,
nella
mente
e
nel
cuore
.
E
anche
mi
piacque
,
quando
se
n
'
andarono
,
vedere
il
povero
Nelli
in
mezzo
agli
altri
due
,
grandi
e
forti
,
che
lo
portavano
a
casa
a
braccetto
,
facendolo
ridere
come
non
l
'
ho
visto
ridere
mai
.
Rientrando
nella
stanza
da
mangiare
,
m
'
accorsi
che
non
c
'
era
più
il
quadro
che
rappresenta
Rigoletto
,
il
buffone
gobbo
.
L
'
aveva
levato
mio
padre
perché
Nelli
non
lo
vedesse
.
I
funerali
di
Vittorio
Emanuele
17
,
martedì
Quest
'
oggi
alle
due
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
chiamò
Derossi
,
il
quale
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
a
noi
,
e
cominciò
a
dire
col
suo
accento
vibrato
,
alzando
via
via
la
voce
limpida
e
colorandosi
in
viso
:
-
Quattro
anni
sono
,
in
questo
giorno
,
a
quest
'
ora
,
giungeva
davanti
al
Pantheon
,
a
Roma
,
il
carro
funebre
che
portava
il
cadavere
di
Vittorio
Emanuele
II
,
primo
re
d
'
Italia
,
morto
dopo
ventinove
anni
di
regno
,
durante
i
quali
la
grande
patria
italiana
,
spezzata
in
sette
Stati
e
oppressa
da
stranieri
e
da
tiranni
,
era
risorta
in
uno
Stato
solo
,
indipendente
e
libero
,
dopo
un
regno
di
ventinove
anni
,
ch
'
egli
aveva
fatto
illustre
e
benefico
col
valore
,
con
la
lealtà
,
con
l
'
ardimento
nei
pericoli
,
con
la
saggezza
nei
trionfi
,
con
la
costanza
nelle
sventure
.
Giungeva
il
carro
funebre
,
carico
di
corone
,
dopo
aver
percorso
Roma
sotto
una
pioggia
di
fiori
,
tra
il
silenzio
di
una
immensa
moltitudine
addolorata
,
accorsa
da
ogni
parte
d
'
Italia
,
preceduto
da
una
legione
di
generali
e
da
una
folla
di
ministri
e
di
principi
,
seguito
da
un
corteo
di
mutilati
,
da
una
selva
di
bandiere
,
dagli
inviati
di
trecento
città
,
da
tutto
ciò
che
rappresenta
la
potenza
e
la
gloria
d
'
un
popolo
,
giungeva
dinanzi
al
tempio
augusto
dove
l
'
aspettava
la
tomba
.
In
questo
momento
dodici
corazzieri
levavano
il
feretro
dal
carro
.
In
questo
momento
l
'
Italia
dava
l
'
ultimo
addio
al
suo
re
morto
,
al
suo
vecchio
re
,
che
l
'
aveva
tanto
amata
,
l
'
ultimo
addio
al
suo
soldato
,
al
padre
suo
,
ai
ventinove
anni
più
fortunati
e
più
benedetti
della
sua
storia
.
Fu
un
momento
grande
e
solenne
.
Lo
sguardo
,
l
'
anima
di
tutti
trepidava
tra
il
feretro
e
le
bandiere
abbrunate
degli
ottanta
reggimenti
dell
'
esercito
d
'
Italia
,
portate
da
ottanta
ufficiali
,
schierati
sul
suo
passaggio
;
poiché
l
'
Italia
era
là
,
in
quegli
ottanta
segnacoli
,
che
ricordavano
le
migliaia
di
morti
,
i
torrenti
di
sangue
,
le
nostre
più
sacre
glorie
,
i
nostri
più
santi
sacrifici
,
i
nostri
più
tremendi
dolori
.
Il
feretro
,
portato
dai
corazzieri
,
passò
,
e
allora
si
chinarono
tutte
insieme
in
atto
di
saluto
,
le
bandiere
dei
nuovi
reggimenti
,
le
vecchie
bandiere
lacere
di
Goito
,
di
Pastrengo
,
di
Santa
Lucia
,
di
Novara
,
di
Crimea
,
di
Palestro
,
di
San
Martino
,
di
Castelfidardo
,
ottanta
veli
neri
caddero
,
cento
medaglie
urtarono
contro
la
cassa
,
e
quello
strepito
sonoro
e
confuso
,
che
rimescolò
il
sangue
di
tutti
,
fu
come
il
suono
di
mille
voci
umane
che
dicessero
tutte
insieme
:
-
Addio
,
buon
re
,
prode
re
,
leale
re
!
Tu
vivrai
nel
cuore
del
tuo
popolo
finché
splenderà
il
sole
sopra
l
'
Italia
.
-
Dopo
di
che
le
bandiere
si
rialzarono
alteramente
verso
il
cielo
,
e
re
Vittorio
entrò
nella
gloria
immortale
della
tomba
.
Franti
,
cacciato
dalla
scuola
21
,
sabato
Uno
solo
poteva
ridere
mentre
Derossi
diceva
dei
funerali
del
Re
,
e
Franti
rise
.
Io
detesto
costui
.
È
malvagio
.
Quando
viene
un
padre
nella
scuola
a
fare
una
partaccia
al
figliuolo
,
egli
ne
gode
;
quando
uno
piange
,
egli
ride
.
Trema
davanti
a
Garrone
,
e
picchia
il
muratorino
perché
è
piccolo
;
tormenta
Crossi
perché
ha
il
braccio
morto
;
schernisce
Precossi
,
che
tutti
rispettano
;
burla
perfino
Robetti
,
quello
della
seconda
,
che
cammina
con
le
stampelle
per
aver
salvato
un
bambino
.
Provoca
tutti
i
più
deboli
di
lui
,
e
quando
fa
a
pugni
,
s
'
inferocisce
e
tira
a
far
male
.
Ci
ha
qualcosa
che
mette
ribrezzo
su
quella
fronte
bassa
,
in
quegli
occhi
torbidi
,
che
tien
quasi
nascosti
sotto
la
visiera
del
suo
berrettino
di
tela
cerata
.
Non
teme
nulla
,
ride
in
faccia
al
maestro
,
ruba
quando
può
,
nega
con
una
faccia
invetriata
,
è
sempre
in
lite
con
qualcheduno
,
si
porta
a
scuola
degli
spilloni
per
punzecchiare
i
vicini
,
si
strappa
i
bottoni
dalla
giacchetta
,
e
ne
strappa
agli
altri
,
e
li
gioca
,
e
ha
cartella
,
quaderni
,
libro
,
tutto
sgualcito
,
stracciato
,
sporco
,
la
riga
dentellata
,
la
penna
mangiata
,
le
unghie
rose
,
i
vestiti
pieni
di
frittelle
e
di
strappi
che
si
fa
nelle
risse
.
Dicono
che
sua
madre
è
malata
dagli
affanni
ch
'
egli
le
dà
,
e
che
suo
padre
lo
cacciò
di
casa
tre
volte
;
sua
madre
viene
ogni
tanto
a
chiedere
informazioni
e
se
ne
va
sempre
piangendo
.
Egli
odia
la
scuola
,
odia
i
compagni
odia
il
maestro
.
Il
maestro
finge
qualche
volta
di
non
vedere
le
sue
birbonate
,
ed
egli
fa
peggio
.
Provò
a
pigliarlo
con
le
buone
,
ed
egli
se
ne
fece
beffe
.
Gli
disse
delle
parole
terribili
,
ed
egli
si
coprì
il
viso
con
le
mani
,
come
se
piangesse
,
e
rideva
.
Fu
sospeso
dalla
scuola
per
tre
giorni
,
e
tornò
più
tristo
e
più
insolente
di
prima
.
Derossi
gli
disse
un
giorno
:
-
Ma
finiscila
,
vedi
che
il
maestro
ci
soffre
troppo
,
-
ed
egli
lo
minacciò
di
piantargli
un
chiodo
nel
ventre
.
Ma
questa
mattina
,
finalmente
,
si
fece
scacciare
come
un
cane
.
Mentre
il
maestro
dava
a
Garrone
la
brutta
copia
del
Tamburino
sardo
,
il
racconto
mensile
di
gennaio
,
da
trascrivere
,
egli
gittò
sul
pavimento
un
petardo
che
scoppiò
facendo
rintronar
la
scuola
come
una
fucilata
.
Tutta
la
classe
ebbe
un
riscossone
.
Il
maestro
balzò
in
piedi
e
gridò
:
-
Franti
!
fuori
di
scuola
!
-
Egli
rispose
:
-
Non
son
io
!
-
Ma
rideva
.
Il
maestro
ripeté
:
-
Va
'
fuori
!
-
Non
mi
muovo
,
-
rispose
.
Allora
il
maestro
perdette
i
lumi
,
gli
si
lanciò
addosso
,
lo
afferrò
per
le
braccia
,
lo
strappò
dal
banco
.
Egli
si
dibatteva
,
digrignava
i
denti
;
si
fece
trascinar
fuori
di
viva
forza
.
Il
maestro
lo
portò
quasi
di
peso
dal
Direttore
,
e
poi
tornò
in
classe
solo
e
sedette
al
tavolino
,
pigliandosi
il
capo
fra
le
mani
,
affannato
,
con
un
'
espressione
così
stanca
e
afflitta
,
che
faceva
male
a
vederlo
.
-
Dopo
trent
'
anni
che
faccio
scuola
!
-
esclamò
tristamente
,
crollando
il
capo
.
Nessuno
fiatava
.
Le
mani
gli
tremavano
dall
'
ira
,
e
la
ruga
diritta
che
ha
in
mezzo
alla
fronte
,
era
così
profonda
,
che
pareva
una
ferita
.
Povero
maestro
!
Tutti
ne
pativano
.
Derossi
s
'
alzò
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
non
si
affligga
.
Noi
le
vogliamo
bene
.
-
E
allora
egli
si
rasserenò
un
poco
e
disse
:
-
Riprendiamo
la
lezione
,
ragazzi
.
Il
tamburino
sardo
Racconto
mensile
Nella
prima
giornata
della
battaglia
di
Custoza
,
il
24
luglio
del
1848
,
una
sessantina
di
soldati
d
'
un
reggimento
di
fanteria
del
nostro
esercito
,
mandati
sopra
un
'
altura
a
occupare
una
casa
solitaria
,
si
trovarono
improvvisamente
assaliti
da
due
compagnie
di
soldati
austriaci
,
che
tempestandoli
di
fucilate
da
varie
parti
,
appena
diedero
loro
il
tempo
di
rifugiarsi
nella
casa
e
di
sbarrare
precipitosamente
le
porte
,
dopo
aver
lasciato
alcuni
morti
e
feriti
pei
campi
.
Sbarrate
le
porte
,
i
nostri
accorsero
a
furia
alle
finestre
del
pian
terreno
e
del
primo
piano
,
e
cominciarono
a
fare
un
fuoco
fitto
sopra
gli
assalitori
,
i
quali
,
avvicinandosi
a
grado
a
grado
,
disposti
in
forma
di
semicerchio
,
rispondevano
vigorosamente
.
Ai
sessanta
soldati
italiani
comandavano
due
ufficiali
subalterni
e
un
capitano
,
un
vecchio
alto
,
secco
e
austero
,
coi
capelli
e
i
baffi
bianchi
;
e
c
'
era
con
essi
un
tamburino
sardo
,
un
ragazzo
di
poco
più
di
quattordici
anni
,
che
ne
dimostrava
dodici
scarsi
,
piccolo
,
di
viso
bruno
olivastro
,
con
due
occhietti
neri
e
profondi
,
che
scintillavano
.
Il
capitano
,
da
una
stanza
del
primo
piano
,
dirigeva
la
difesa
,
lanciando
dei
comandi
che
parean
colpi
di
pistola
,
e
non
si
vedeva
sulla
sua
faccia
ferrea
nessun
segno
di
commozione
.
Il
tamburino
,
un
po
'
pallido
,
ma
saldo
sulle
gambe
,
salito
sopra
un
tavolino
,
allungava
il
collo
,
trattenendosi
alla
parete
,
per
guardar
fuori
dalle
finestre
;
e
vedeva
a
traverso
al
fumo
,
pei
campi
,
le
divise
bianche
degli
Austriaci
,
che
venivano
avanti
lentamente
.
La
casa
era
posta
sulla
sommità
d
'
una
china
ripida
,
e
non
aveva
dalla
parte
della
china
che
un
solo
finestrino
alto
,
rispondente
in
una
stanza
a
tetto
;
perciò
gli
Austriaci
non
minacciavan
la
casa
da
quella
parte
,
e
la
china
era
sgombra
:
il
fuoco
non
batteva
che
la
facciata
e
i
due
fianchi
.
Ma
era
un
fuoco
d
'
inferno
,
una
grandine
di
palle
di
piombo
che
di
fuori
screpolava
i
muri
e
sbriciolava
i
tegoli
,
e
dentro
fracassava
soffitti
,
mobili
,
imposte
,
battenti
,
buttando
per
aria
schegge
di
legno
e
nuvoli
di
calcinacci
e
frantumi
di
stoviglie
e
di
vetri
,
sibilando
,
rimbalzando
,
schiantando
ogni
cosa
con
un
fragore
da
fendere
il
cranio
.
Di
tratto
in
tratto
uno
dei
soldati
che
tiravan
dalle
finestre
stramazzava
indietro
sul
pavimento
ed
era
trascinato
in
disparte
.
Alcuni
barcollavano
di
stanza
in
stanza
,
premendosi
le
mani
sopra
le
ferite
.
Nella
cucina
c
'
era
già
un
morto
,
con
la
fronte
spaccata
.
Il
semicerchio
dei
nemici
si
stringeva
.
A
un
certo
punto
fu
visto
il
capitano
,
fino
allora
impassibile
,
fare
un
segno
d
'
inquietudine
,
e
uscir
a
grandi
passi
dalla
stanza
,
seguito
da
un
sergente
.
Dopo
tre
minuti
ritornò
di
corsa
il
sergente
e
chiamò
il
tamburino
,
facendogli
cenno
che
lo
seguisse
.
Il
ragazzo
lo
seguì
correndo
su
per
una
scala
di
legno
ed
entrò
con
lui
in
una
soffitta
nuda
,
dove
vide
il
capitano
,
che
scriveva
con
una
matita
sopra
un
foglio
,
appoggiandosi
al
finestrino
,
e
ai
suoi
piedi
,
sul
pavimento
,
c
'
era
una
corda
da
pozzo
.
Il
capitano
ripiegò
il
foglio
e
disse
bruscamente
,
fissando
negli
occhi
al
ragazzo
le
sue
pupille
grigie
e
fredde
,
davanti
a
cui
tutti
i
soldati
tremavano
:
-
Tamburino
!
Il
tamburino
si
mise
la
mano
alla
visiera
.
Il
capitano
disse
:
-
Tu
hai
del
fegato
Gli
occhi
del
ragazzo
lampeggiarono
.
-
Sì
,
signor
capitano
,
-
rispose
.
-
Guarda
laggiù
,
-
disse
il
capitano
,
spingendolo
al
finestrino
,
-
nel
piano
,
vicino
alle
case
di
Villafranca
,
dove
c
'
è
un
luccichìo
di
baionette
.
Là
ci
sono
i
nostri
,
immobili
.
Tu
prendi
questo
biglietto
,
t
'
afferri
alla
corda
,
scendi
dal
finestrino
,
divori
la
china
,
pigli
pei
campi
,
arrivi
fra
i
nostri
,
e
dai
il
biglietto
al
primo
ufficiale
che
vedi
.
Butta
via
il
cinturino
e
lo
zaino
.
Il
tamburino
si
levò
il
cinturino
e
lo
zaino
,
e
si
mise
il
biglietto
nella
tasca
del
petto
;
il
sergente
gettò
la
corda
e
ne
tenne
afferrato
con
due
mani
l
'
uno
dei
capi
;
il
capitano
aiutò
il
ragazzo
a
passare
per
il
finestrino
,
con
la
schiena
rivolta
verso
la
campagna
.
-
Bada
,
-
gli
disse
,
-
la
salvezza
del
distaccamento
è
nel
tuo
coraggio
e
nelle
tue
gambe
.
-
Si
fidi
di
me
,
signor
capitano
-
rispose
il
tamburino
,
spenzolandosi
fuori
.
-
Cùrvati
nella
discesa
,
-
disse
ancora
il
capitano
,
afferrando
la
corda
insieme
al
sergente
-
Non
dubiti
.
-
Dio
t
'
aiuti
.
In
pochi
momenti
il
tamburino
fu
a
terra
;
il
sergente
tirò
su
la
corda
e
disparve
;
il
capitano
s
'
affacciò
impetuosamente
al
finestrino
,
e
vide
il
ragazzo
che
volava
giù
per
la
china
.
Sperava
già
che
fosse
riuscito
a
fuggire
inosservato
quando
cinque
o
sei
piccoli
nuvoli
di
polvere
che
si
sollevarono
da
terra
davanti
e
dietro
al
ragazzo
,
l
'
avvertirono
che
era
stato
visto
dagli
Austriaci
,
i
quali
gli
tiravano
addosso
dalla
sommità
dell
'
altura
:
quei
piccoli
nuvoli
eran
terra
buttata
in
aria
dalle
palle
.
Ma
il
tamburino
continuava
a
correre
a
rompicollo
.
A
un
tratto
,
stramazzò
.
-
Ucciso
!
-
ruggì
il
capitano
,
addentandosi
il
pugno
.
Ma
non
aveva
anche
detto
la
parola
,
che
vide
il
tamburino
rialzarsi
.
-
Ah
!
una
caduta
soltanto
!
-
disse
tra
sé
,
e
respirò
.
Il
tamburino
,
infatti
,
riprese
a
correre
di
tutta
forza
;
ma
zoppicava
.
-
Un
torcipiede
,
-
pensò
il
capitano
.
Qualche
nuvoletto
di
polvere
si
levò
ancora
qua
e
là
intorno
al
ragazzo
,
ma
sempre
più
lontano
.
Egli
era
in
salvo
.
Il
capitano
mise
un
'
esclamazione
di
trionfo
.
Ma
seguitò
ad
accompagnarlo
con
gli
occhi
,
trepidando
,
perché
era
un
affar
di
minuti
:
se
non
arrivava
laggiù
il
più
presto
possibile
col
biglietto
che
chiedeva
immediato
soccorso
,
o
tutti
i
suoi
soldati
cadevano
uccisi
,
o
egli
doveva
arrendersi
e
darsi
prigioniero
con
loro
.
Il
ragazzo
correva
rapido
un
tratto
,
poi
rallentava
il
passo
zoppicando
,
poi
ripigliava
la
corsa
,
ma
sempre
più
affaticato
,
e
ogni
tanto
incespicava
,
si
soffermava
.
-
Lo
ha
forse
colto
una
palla
di
striscio
,
pensò
il
capitano
,
e
notava
tutti
i
suoi
movimenti
,
fremendo
,
e
lo
eccitava
,
gli
parlava
,
come
se
quegli
avesse
potuto
sentirlo
;
misurava
senza
posa
,
con
l
'
occhio
ardente
,
lo
spazio
interposto
fra
il
ragazzo
fuggente
e
quel
luccichìo
d
'
armi
che
vedeva
laggiù
nella
pianura
in
mezzo
ai
campi
di
frumento
dorati
dal
sole
.
E
intanto
sentiva
i
sibili
e
il
fracasso
delle
palle
nelle
stanze
di
sotto
,
le
grida
imperiose
e
rabbiose
degli
ufficiali
e
dei
sergenti
,
i
lamenti
acuti
dei
feriti
,
il
rovinìo
dei
mobili
e
dei
calcinacci
.
-
Su
!
Coraggio
!
-
gridava
,
seguitando
con
lo
sguardo
il
tamburino
lontano
,
-
avanti
!
corri
!
Si
ferma
,
maledetto
!
Ah
!
riprende
la
corsa
.
-
Un
ufficiale
venne
a
dirgli
ansando
che
i
nemici
,
senza
interrompere
il
fuoco
,
sventolavano
un
panno
bianco
per
intimare
la
resa
.
-
Non
si
risponda
!
-
egli
gridò
,
senza
staccar
lo
sguardo
dal
ragazzo
,
che
già
era
nel
piano
,
ma
che
più
non
correva
,
e
parea
che
si
trascinasse
stentatamente
.
-
Ma
va
'
!
ma
corri
!
-
diceva
il
capitano
stringendo
i
denti
e
i
pugni
;
-
ammazzati
,
muori
,
scellerato
,
ma
va
'
!
-
Poi
gettò
un
'
orribile
imprecazione
.
-
Ah
!
l
'
infame
poltrone
,
s
'
è
seduto
!
-
Il
ragazzo
,
infatti
,
di
cui
fino
allora
egli
aveva
visto
sporgere
il
capo
al
disopra
d
'
un
campo
di
frumento
,
era
scomparso
,
come
se
fosse
caduto
.
Ma
dopo
un
momento
,
la
sua
testa
venne
fuori
daccapo
;
infine
si
perdette
dietro
alle
siepi
,
e
il
capitano
non
lo
vide
più
.
Allora
discese
impetuosamente
;
le
palle
tempestavano
;
le
stanze
erano
ingombre
di
feriti
,
alcuni
dei
quali
giravano
su
sé
stessi
come
briachi
,
aggrappandosi
ai
mobili
;
le
pareti
e
il
pavimento
erano
chiazzati
di
sangue
;
dei
cadaveri
giacevano
a
traverso
alle
porte
;
il
luogotenente
aveva
il
braccio
destro
spezzato
da
una
palla
;
il
fumo
e
il
polverio
avvolgevano
ogni
cosa
.
-
Coraggio
!
Arrivan
soccorsi
!
Ancora
un
po
'
di
coraggio
!
-
Gli
Austriaci
s
'
erano
avvicinati
ancora
;
si
vedevano
giù
tra
il
fumo
i
loro
visi
stravolti
,
si
sentiva
tra
lo
strepito
delle
fucilate
le
loro
grida
selvagge
,
che
insultavano
,
intimavan
la
resa
,
minacciavan
l
'
eccidio
.
Qualche
soldato
,
impaurito
,
si
ritraeva
dalle
finestre
;
i
sergenti
lo
ricacciavano
avanti
.
Ma
il
fuoco
della
difesa
infiacchiva
,
lo
scoraggiamento
appariva
su
tutti
i
visi
,
non
era
più
possibile
protrarre
la
resistenza
.
A
un
dato
momento
,
i
colpi
degli
Austriaci
rallentarono
,
e
una
voce
tonante
gridò
prima
in
tedesco
,
poi
in
italiano
:
-
Arrendetevi
!
-
No
!
-
urlò
il
capitano
da
una
finestra
.
E
il
fuoco
ricominciò
più
fitto
e
più
rabbioso
dalle
due
parti
.
Altri
soldati
caddero
.
Già
più
d
'
una
finestra
era
senza
difensori
.
Il
momento
fatale
era
imminente
.
Il
capitano
gridava
con
voce
smozzicata
fra
i
denti
:
-
Non
vengono
!
Non
vengono
!
-
e
correva
intorno
furioso
,
torcendo
la
sciabola
con
la
mano
convulsa
,
risoluto
a
morire
.
Quando
un
sergente
,
scendendo
dalla
soffitta
,
gettò
un
grido
altissimo
:
-
Arrivano
!
-
Arrivano
!
-
ripeté
con
un
grido
di
gioia
il
capitano
.
-
A
quel
grido
tutti
,
sani
,
feriti
,
sergenti
,
ufficiali
si
slanciarono
alle
finestre
,
e
la
resistenza
inferocì
un
'
altra
volta
.
Di
lì
a
pochi
momenti
,
si
notò
come
un
'
incertezza
e
un
principio
di
disordine
fra
i
nemici
.
Subito
,
in
furia
,
il
capitano
radunò
un
drappello
nella
stanza
a
terreno
,
per
far
impeto
fuori
,
con
le
baionette
inastate
.
-
Poi
rivolò
di
sopra
.
Era
appena
arrivato
,
che
sentirono
uno
scalpitìo
precipitoso
,
accompagnato
da
un
urrà
formidabile
,
e
videro
dalle
finestre
venir
innanzi
tra
il
fumo
i
cappelli
a
due
punte
dei
carabinieri
italiani
,
uno
squadrone
lanciato
ventre
a
terra
,
e
un
balenìo
fulmineo
di
lame
mulinate
per
aria
,
calate
sui
capi
,
sulle
spalle
,
sui
dorsi
;
-
allora
il
drappello
irruppe
a
baionette
basse
fuor
della
porta
;
-
i
nemici
vacillarono
,
si
scompigliarono
,
diedero
di
volta
,
il
terreno
rimase
sgombro
,
la
casa
fu
libera
,
e
poco
dopo
due
battaglioni
di
fanteria
italiana
e
due
cannoni
occupavan
l
'
altura
.
Il
capitano
,
coi
soldati
che
gli
rimanevano
,
si
ricongiunse
al
suo
reggimento
,
combatté
ancora
,
e
fu
leggermente
ferito
alla
mano
sinistra
da
una
palla
rimbalzante
,
nell
'
ultimo
assalto
alla
baionetta
.
La
giornata
finì
con
la
vittoria
dei
nostri
.
Ma
il
giorno
dopo
,
essendosi
ricominciato
a
combattere
,
gli
italiani
furono
oppressi
,
malgrado
la
valorosa
resistenza
,
dal
numero
soverchiante
degli
Austriaci
,
e
la
mattina
del
ventisei
dovettero
prender
tristamente
la
via
della
ritirata
,
verso
il
Mincio
.
Il
capitano
,
benché
ferito
,
fece
il
cammino
a
piedi
coi
suoi
soldati
,
stanchi
e
silenziosi
,
e
arrivato
sul
cader
del
giorno
a
Goito
,
sul
Mincio
,
cercò
subito
del
suo
luogotenente
,
che
era
stato
raccolto
col
braccio
spezzato
dalla
nostra
Ambulanza
,
e
doveva
esser
giunto
là
prima
di
lui
.
Gli
fu
indicata
una
chiesa
,
dov
'
era
stato
installato
affrettatamente
un
ospedale
da
campo
.
Egli
v
'
andò
.
La
chiesa
era
piena
di
feriti
,
adagiati
su
due
file
di
letti
e
di
materassi
distesi
sul
pavimento
;
due
medici
e
vari
inservienti
andavano
e
venivano
,
affannati
;
e
s
'
udivan
delle
grida
soffocate
e
dei
gemiti
.
Appena
entrato
,
il
capitano
si
fermò
,
e
girò
lo
sguardo
all
'
intorno
,
in
cerca
del
suo
ufficiale
.
In
quel
punto
si
sentì
chiamare
da
una
voce
fioca
,
vicinissima
:
-
Signor
capitano
!
Si
voltò
:
era
il
tamburino
Era
disteso
sopra
un
letto
a
cavalletti
,
-
coperto
fino
al
petto
da
una
rozza
tenda
da
finestra
,
a
quadretti
rossi
e
bianchi
,
-
con
le
braccia
fuori
;
pallido
e
smagrito
,
ma
sempre
coi
suoi
occhi
scintillanti
,
come
due
gemme
nere
.
-
Sei
qui
,
tu
?
-
gli
domandò
il
capitano
,
stupito
ma
brusco
.
-
Bravo
.
Hai
fatto
il
tuo
dovere
.
-
Ho
fatto
il
mio
possibile
,
-
rispose
il
tamburino
.
-
Sei
stato
ferito
,
-
disse
il
capitano
,
cercando
con
gli
occhi
il
suo
ufficiale
nei
letti
vicini
.
-
Che
vuole
!
-
disse
il
ragazzo
,
a
cui
dava
coraggio
a
parlare
la
compiacenza
altiera
d
'
esser
per
la
prima
volta
ferito
,
senza
di
che
non
avrebbe
osato
d
'
aprir
bocca
in
faccia
a
quel
capitano
;
-
ho
avuto
un
bel
correre
gobbo
,
m
'
han
visto
subito
.
Arrivavo
venti
minuti
prima
se
non
mi
coglievano
.
Per
fortuna
che
ho
trovato
subito
un
capitano
di
Stato
Maggiore
da
consegnargli
il
biglietto
.
Ma
è
stato
un
brutto
discendere
dopo
quella
carezza
!
Morivo
dalla
sete
,
temevo
di
non
arrivare
più
,
piangevo
dalla
rabbia
a
pensare
che
ad
ogni
minuto
di
ritardo
se
n
'
andava
uno
all
'
altro
mondo
,
lassù
.
Basta
,
ho
fatto
quello
che
ho
potuto
.
Son
contento
.
Ma
guardi
lei
,
con
licenza
,
signor
capitano
,
che
perde
sangue
.
Infatti
dalla
palma
mal
fasciata
del
capitano
colava
giù
per
le
dita
qualche
goccia
di
sangue
.
-
Vuol
che
le
dia
una
stretta
io
alla
fascia
,
signor
capitano
?
Porga
un
momento
.
Il
capitano
porse
la
mano
sinistra
,
e
allungò
la
destra
per
aiutare
il
ragazzo
a
sciogliere
il
nodo
e
a
rifarlo
;
ma
il
ragazzo
,
sollevatosi
appena
dal
cuscino
,
impallidì
,
e
dovette
riappoggiare
la
testa
.
-
Basta
,
basta
,
-
disse
il
capitano
,
guardandolo
,
e
ritirando
la
mano
fasciata
,
che
quegli
volea
ritenere
:
-
bada
ai
fatti
tuoi
,
invece
di
pensare
agli
altri
,
ché
anche
le
cose
leggiere
,
a
trascurarle
,
possono
farsi
gravi
.
Il
tamburino
scosse
il
capo
.
-
Ma
tu
,
-
gli
disse
il
capitano
,
guardandolo
attentamente
,
-
devi
aver
perso
molto
sangue
,
tu
,
per
esser
debole
a
quel
modo
.
-
Perso
molto
sangue
?
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
sorriso
.
-
Altro
che
sangue
.
Guardi
.
E
tirò
via
d
'
un
colpo
la
coperta
.
Il
capitano
diè
un
passo
indietro
,
inorridito
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
che
una
gamba
:
la
gamba
sinistra
gli
era
stata
amputata
al
di
sopra
del
ginocchio
:
il
troncone
era
fasciato
di
panni
insanguinati
.
In
quel
momento
passò
un
medico
militare
,
piccolo
e
grasso
,
in
maniche
di
camicia
.
-
Ah
!
signor
capitano
,
disse
rapidamente
,
accennandogli
il
tamburino
,
-
ecco
un
caso
disgraziato
;
una
gamba
che
si
sarebbe
salvata
con
niente
s
'
egli
non
l
'
avesse
forzata
in
quella
pazza
maniera
;
un
'
infiammazione
maledetta
;
bisognò
tagliar
lì
per
lì
.
Oh
,
ma
...
un
bravo
ragazzo
,
gliel
'
assicuro
io
;
non
ha
dato
una
lacrima
,
non
un
grido
!
Ero
superbo
che
fosse
un
ragazzo
italiano
,
mentre
l
'
operavo
,
in
parola
d
'
onore
.
Quello
è
di
buona
razza
,
perdio
!
E
se
n
'
andò
di
corsa
.
Il
capitano
corrugò
le
grandi
sopracciglia
bianche
,
e
guardò
fisso
il
tamburino
,
ristendendogli
addosso
la
coperta
;
poi
,
lentamente
,
quasi
non
avvedendosene
,
e
fissandolo
sempre
,
alzò
la
mano
al
capo
e
si
levò
il
cheppì
.
-
Signor
capitano
!
-
esclamò
il
ragazzo
meravigliato
.
-
Cosa
fa
,
signor
capitano
?
Per
me
!
E
allora
quel
rozzo
soldato
che
non
aveva
mai
detto
una
parola
mite
ad
un
suo
inferiore
,
rispose
con
una
voce
indicibilmente
affettuosa
e
dolce
:
-
Io
non
sono
che
un
capitano
;
tu
sei
un
eroe
.
Poi
si
gettò
con
le
braccia
aperte
sul
tamburino
,
e
lo
baciò
tre
volte
sul
cuore
.
L
'
amor
di
patria
24
,
martedì
Poiché
il
racconto
del
Tamburino
t
'
ha
scosso
il
cuore
ti
doveva
esser
facile
,
questa
mattina
,
far
bene
il
componimento
d
'
esame
:
-
Perché
amate
l
'
Italia
.
Perché
amo
l
'
Italia
?
Non
ti
si
son
presentate
subito
cento
risposte
?
Io
amo
l
'
Italia
perché
mia
madre
è
italiana
,
perché
il
sangue
che
mi
scorre
nelle
vene
è
italiano
perché
è
italiana
la
terra
dove
son
sepolti
i
morti
che
mia
madre
piange
e
che
mio
padre
venera
,
perché
la
città
dove
son
nato
,
la
lingua
che
parlo
,
i
libri
che
m
'
educano
,
perché
mio
fratello
,
mia
sorella
,
i
miei
compagni
,
e
il
grande
popolo
in
mezzo
a
cui
vivo
,
e
la
bella
natura
che
mi
circonda
,
e
tutto
ciò
che
vedo
,
che
amo
,
che
studio
,
che
ammiro
,
è
italiano
.
Oh
tu
non
puoi
ancora
sentirlo
intero
quest
'
affetto
.
Lo
sentirai
quando
sarai
un
uomo
,
quando
ritornando
da
un
viaggio
lungo
,
dopo
una
lunga
assenza
,
e
affacciandoti
una
mattina
al
parapetto
del
bastimento
,
vedrai
all
'
orizzonte
le
grandi
montagne
azzurre
del
tuo
paese
;
lo
sentirai
allora
nell
'
onda
impetuosa
di
tenerezza
che
t
'
empirà
gli
occhi
di
lagrime
e
ti
strapperà
un
grido
dal
cuore
.
Lo
sentirai
in
qualche
grande
città
lontana
,
nell
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
spingerà
fra
la
folla
sconosciuta
verso
un
operaio
sconosciuto
dal
quale
avrai
inteso
passandogli
accanto
,
una
parola
della
tua
lingua
.
Lo
sentirai
nello
sdegno
doloroso
e
superbo
che
ti
getterà
il
sangue
alla
fronte
,
quando
udrai
ingiuriare
il
tuo
paese
dalla
bocca
d
'
uno
straniero
.
Lo
sentirai
più
violento
e
più
altero
il
giorno
in
cui
la
minaccia
d
'
un
popolo
nemico
solleverà
una
tempesta
di
fuoco
sulla
tua
patria
,
e
vedrai
fremere
armi
d
'
ogni
parte
,
i
giovani
accorrere
a
legioni
,
i
padri
baciare
i
figli
,
dicendo
:
-
Coraggio
!
-
e
le
madri
dire
addio
ai
giovinetti
,
gridando
:
-
Vincete
!
-
Lo
sentirai
come
una
gioia
divina
se
avrai
la
fortuna
di
veder
rientrare
nella
tua
città
i
reggimenti
diradati
,
stanchi
,
cenciosi
,
terribili
,
con
lo
splendore
della
vittoria
negli
occhi
e
le
bandiere
lacerate
dalle
palle
,
seguiti
da
un
convoglio
sterminato
di
valorosi
che
leveranno
in
alto
le
teste
bendate
e
i
moncherini
,
in
mezzo
a
una
folla
pazza
che
li
coprirà
di
fiori
,
di
benedizioni
e
di
baci
.
Tu
comprenderai
allora
l
'
amor
di
patria
,
sentirai
la
patria
allora
,
Enrico
.
Ella
è
una
così
grande
e
sacra
cosa
,
che
se
un
giorno
io
vedessi
te
tornar
salvo
da
una
battaglia
combattuta
per
essa
,
salvo
te
,
che
sei
la
carne
e
l
'
anima
mia
,
e
sapessi
che
hai
conservato
la
vita
perché
ti
sei
nascosto
alla
morte
,
io
tuo
padre
,
che
t
'
accolgo
con
un
grido
di
gioia
quando
torni
dalla
scuola
,
io
t
'
accoglierei
con
un
singhiozzo
d
'
angoscia
,
e
non
potrei
amarti
mai
più
,
e
morirei
con
quel
pugnale
nel
cuore
.
TUO
PADRE
Invidia
25
,
mercoledì
Anche
il
componimento
sulla
patria
chi
l
'
ha
fatto
meglio
di
tutti
è
Derossi
.
E
Votini
che
si
teneva
sicuro
della
prima
medaglia
!
Io
gli
vorrei
bene
a
Votini
,
benché
sia
un
po
'
vanesio
e
si
rilisci
troppo
;
ma
mi
fa
dispetto
,
ora
che
gli
son
vicino
di
banco
,
veder
com
'
è
invidioso
di
Derossi
.
E
vorrebbe
gareggiare
con
lui
,
studia
;
ma
non
ce
ne
può
,
in
nessuna
maniera
,
ché
l
'
altro
lo
rivende
dieci
volte
in
tutte
le
materie
;
e
Votini
si
morde
le
dita
.
Anche
Carlo
Nobis
lo
invidia
;
ma
ha
tanta
superbia
in
corpo
che
,
appunto
per
superbia
,
non
si
fa
scorgere
.
Votini
invece
si
tradisce
,
si
lamenta
dei
punti
a
casa
sua
,
e
dice
che
il
maestro
fa
delle
ingiustizie
;
e
quando
Derossi
risponde
alle
interrogazioni
così
pronto
e
bene
,
come
fa
sempre
,
egli
si
rannuvola
,
china
la
testa
,
finge
di
non
sentire
,
o
si
sforza
di
ridere
,
ma
ride
verde
.
E
siccome
tutti
lo
sanno
,
così
quando
il
maestro
loda
Derossi
tutti
si
voltano
a
guardar
Votini
,
che
mastica
veleno
,
e
il
muratorino
gli
fa
il
muso
di
lepre
.
Stamani
,
per
esempio
,
l
'
ha
fatta
bigia
.
Il
maestro
entra
nella
scuola
e
annunzia
il
risultato
dell
'
esame
:
-
Derossi
,
dieci
decimi
e
la
prima
medaglia
.
-
Votini
fece
un
grande
starnuto
.
Il
maestro
lo
guardò
:
ci
voleva
poco
a
capire
.
-
Votini
,
-
gli
disse
,
-
non
vi
lasciate
entrare
in
corpo
il
serpe
dell
'
invidia
:
è
un
serpe
che
rode
il
cervello
e
corrompe
il
cuore
.
-
Tutti
lo
guardarono
,
fuorché
Derossi
;
Votini
volle
rispondere
,
non
poté
;
restò
come
impietrato
,
col
viso
bianco
.
Poi
,
mentre
il
maestro
faceva
lezione
,
si
mise
a
scrivere
a
grossi
caratteri
sopra
un
foglietto
:
-
Io
non
sono
invidioso
di
quelli
che
guadagnano
la
prima
medaglia
con
le
protezioni
e
le
ingiustizie
.
-
Era
un
biglietto
che
voleva
mandare
a
Derossi
.
Ma
intanto
vedevo
che
i
vicini
di
Derossi
macchinavano
fra
loro
,
parlandosi
all
'
orecchio
,
e
uno
ritagliava
col
temperino
una
gran
medaglia
di
carta
,
su
cui
avevan
disegnato
un
serpe
nero
.
E
Votini
pure
se
ne
accorse
.
Il
maestro
uscì
per
pochi
minuti
.
Subito
i
vicini
di
Derossi
s
'
alzarono
per
uscir
dal
banco
e
venire
a
presentar
solennemente
la
medaglia
di
carta
a
Votini
.
Tutta
la
classe
si
preparava
a
una
scenata
.
Votini
tremava
già
tutto
.
Derossi
gridò
:
-
Datela
a
me
!
-
Sì
,
meglio
,
-
quelli
risposero
,
-
sei
tu
che
gliela
devi
portare
.
Derossi
pigliò
la
medaglia
e
la
fece
in
tanti
pezzetti
.
In
quel
punto
il
maestro
rientrò
,
e
riprese
la
lezione
.
Io
tenni
d
'
occhio
Votini
;
-
era
diventato
rosso
di
bragia
;
-
prese
il
foglietto
adagio
adagio
,
come
se
facesse
per
distrazione
,
lo
appallottolò
di
nascosto
,
se
lo
mise
in
bocca
,
lo
masticò
per
un
poco
,
e
poi
lo
sputò
sotto
il
banco
...
Nell
'
uscir
dalla
scuola
passando
davanti
a
Derossi
,
Votini
ch
'
era
un
po
'
confuso
,
lasciò
cascar
la
carta
asciugante
.
Derossi
,
gentile
,
la
raccattò
e
gliela
mise
nello
zaino
e
l
'
aiutò
ad
agganciare
la
cinghia
.
Votini
non
osò
alzare
la
fronte
.
La
madre
di
Franti
28
,
sabato
Ma
Votini
è
incorreggibile
.
Ieri
,
alla
lezione
di
religione
,
in
presenza
del
Direttore
,
il
maestro
domandò
a
Derossi
se
sapeva
a
mente
quelle
due
strofette
del
libro
di
lettura
:
Dovunque
il
guardo
io
giro
,
immenso
Iddio
ti
vedo
.
-
Derossi
rispose
di
no
,
e
Votini
subito
:
-
Io
le
so
!
-
con
un
sorriso
come
per
fare
una
picca
a
Derossi
.
Ma
fu
piccato
lui
,
invece
,
che
non
poté
recitare
la
poesia
,
perché
entrò
tutt
'
a
un
tratto
nella
scuola
la
madre
di
Franti
,
affannata
,
coi
capelli
grigi
arruffati
,
tutta
fradicia
di
neve
,
spingendo
avanti
il
figliuolo
che
è
stato
sospeso
dalla
scuola
per
otto
giorni
.
Che
triste
scena
ci
toccò
di
vedere
!
La
povera
donna
si
gettò
quasi
in
ginocchio
davanti
al
Direttore
giungendo
le
mani
,
e
supplicando
:
-
Oh
signor
Direttore
,
mi
faccia
la
grazia
,
riammetta
il
ragazzo
alla
scuola
!
Son
tre
giorni
che
è
a
casa
,
l
'
ho
tenuto
nascosto
,
ma
Dio
ne
guardi
se
suo
padre
scopre
la
cosa
,
lo
ammazza
;
abbia
pietà
,
che
non
so
più
come
fare
!
mi
raccomando
con
tutta
l
'
anima
mia
!
-
Il
Direttore
cercò
di
condurla
fuori
;
ma
essa
resistette
,
sempre
pregando
e
piangendo
.
-
Oh
!
se
sapesse
le
pene
che
m
'
ha
dato
questo
figliuolo
avrebbe
compassione
!
Mi
faccia
la
grazia
!
Io
spero
che
cambierà
.
Io
già
non
vivrò
più
un
pezzo
,
signor
Direttore
,
ho
la
morte
qui
,
ma
vorrei
vederlo
cambiato
prima
di
morire
perché
...
-
e
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
-
è
il
mio
figliuolo
,
gli
voglio
bene
,
morirei
disperata
;
me
lo
riprenda
ancora
una
volta
,
signor
Direttore
,
perché
non
segua
una
disgrazia
in
famiglia
,
lo
faccia
per
pietà
d
'
una
povera
donna
!
-
E
si
coperse
il
viso
con
le
mani
singhiozzando
.
Franti
teneva
il
viso
basso
,
impassibile
.
Il
Direttore
lo
guardò
,
stette
un
po
'
pensando
,
poi
disse
:
-
Franti
,
va
'
al
tuo
posto
.
-
Allora
la
donna
levò
le
mani
dal
viso
,
tutta
racconsolata
,
e
cominciò
a
dir
grazie
,
grazie
,
senza
lasciar
parlare
il
Direttore
,
e
s
'
avviò
verso
l
'
uscio
,
asciugandosi
gli
occhi
,
e
dicendo
affollatamente
:
-
Figliuol
mio
,
mi
raccomando
.
Abbiano
pazienza
tutti
.
Grazie
,
signor
Direttore
,
che
ha
fatto
un
'
opera
di
carità
.
Buono
,
sai
figliuolo
.
Buon
giorno
,
ragazzi
.
Grazie
,
a
rivederlo
,
signor
maestro
.
E
scusino
tanto
,
una
povera
mamma
.
-
E
data
ancora
di
sull
'
uscio
un
'
occhiata
supplichevole
a
suo
figlio
,
se
n
'
andò
,
raccogliendo
lo
scialle
che
strascicava
,
pallida
,
incurvata
,
con
la
testa
tremante
,
e
la
sentimmo
ancor
tossire
giù
per
le
scale
.
Il
Direttore
guardò
fisso
Franti
,
in
mezzo
al
silenzio
della
classe
,
e
gli
disse
con
un
accento
da
far
tremare
:
-
Franti
,
tu
uccidi
tua
madre
!
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Franti
.
E
quell
'
infame
sorrise
.
Speranza
29
,
domenica
Bello
Enrico
lo
slancio
con
cui
ti
sei
gettato
sul
cuore
di
tua
madre
tornando
dalla
scuola
di
religione
.
Si
,
t
'
ha
detto
delle
cose
grandi
e
consolanti
il
maestro
.
Dio
che
ci
ha
gettati
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
non
ci
separerà
per
sempre
;
quando
io
morirò
,
quando
tuo
padre
morrà
,
non
ce
le
diremo
quelle
tremende
e
disperate
parole
:
-
mamma
,
babbo
,
Enrico
,
non
ti
vedrò
mai
più
!
-
Noi
ci
rivedremo
in
un
'
altra
vita
,
dove
chi
ha
molto
sofferto
in
questa
sarà
compensato
,
dove
chi
ha
molto
amato
sulla
terra
ritroverà
le
anime
che
ha
amate
,
in
un
mondo
senza
colpe
,
senza
pianto
e
senza
morte
.
Ma
dobbiamo
rendercene
degni
,
tutti
,
di
quell
'
altra
vita
.
Senti
,
figliuolo
:
ogni
tua
azione
buona
,
ogni
tuo
moto
d
'
affetto
per
coloro
che
ti
amano
,
ogni
tuo
atto
cortese
per
i
tuoi
compagni
,
ogni
tuo
pensiero
gentile
è
come
uno
slancio
in
alto
verso
quel
mondo
.
E
anche
ti
solleva
verso
quel
mondo
ogni
disgrazia
,
ogni
dolore
,
perché
ogni
dolore
è
l
'
espiazione
d
'
una
colpa
,
ogni
lacrima
cancella
una
macchia
.
Proponiti
oggi
giorno
di
essere
più
buono
e
più
amoroso
che
il
giorno
innanzi
.
Di
'
ogni
mattina
:
oggi
voglio
far
qualche
cosa
di
cui
la
coscienza
mi
lodi
e
mio
padre
sia
contento
;
qualche
cosa
che
mi
faccia
voler
bene
da
questo
o
da
quel
compagno
,
dal
maestro
,
da
mio
fratello
,
o
da
altri
.
E
domanda
a
Dio
che
ti
dia
la
forza
di
mettere
in
atto
il
tuo
proposito
.
Signore
,
io
voglio
essere
buono
,
nobile
,
coraggioso
gentile
,
sincero
,
aiutatemi
,
fate
che
ogni
sera
,
quando
mia
madre
mi
dà
l
'
ultimo
saluto
,
io
possa
dirle
.
Tu
baci
questa
sera
un
fanciullo
più
onesto
e
più
degno
di
quello
che
baciasti
ieri
.
Abbi
sempre
nel
tuo
pensiero
quell
'
altro
Enrico
sovrumano
e
felice
,
che
tu
potrai
essere
dopo
questa
vita
.
E
prega
.
Tu
non
puoi
immaginare
che
dolcezza
provi
,
quanto
si
senta
migliore
una
madre
quando
vede
il
suo
fanciullo
con
le
mani
giunte
.
Quando
io
vedo
te
che
preghi
mi
pare
impossibile
che
non
ci
sia
nessuno
che
ti
guardi
e
ti
ascolti
.
Io
credo
allora
più
fermamente
che
c
'
è
una
bontà
suprema
e
una
pietà
infinita
,
io
t
'
amo
di
più
,
lavoro
con
più
ardore
,
soffro
con
più
forza
,
perdono
con
tutta
l
'
anima
e
penso
alla
morte
serenamente
.
Oh
Dio
grande
e
buono
!
Risentir
dopo
morte
la
voce
di
mia
madre
,
ritrovare
i
miei
bambini
,
rivedere
il
mio
Enrico
,
il
mio
Enrico
benedetto
e
immortale
,
e
stringerlo
in
un
abbraccio
che
non
si
scioglierà
mai
più
,
mai
più
in
eterno
!
Oh
prega
,
preghiamo
,
amiamoci
,
siamo
buoni
,
portiamo
quella
celeste
speranza
nell
'
anima
,
adorato
fanciullo
mio
.
TUA
MADRE
FEBBRAIO
Una
medaglia
ben
data
4
,
sabato
Questa
mattina
venne
a
dar
le
medaglie
il
Sovrintendente
scolastico
,
un
signore
con
la
barba
bianca
,
vestito
di
nero
.
Entrò
col
Direttore
,
poco
prima
del
finis
,
e
sedette
accanto
al
maestro
.
Interrogò
parecchi
,
poi
diede
la
prima
medaglia
a
Derossi
,
e
prima
di
dar
la
seconda
,
stette
qualche
momento
a
sentire
il
maestro
e
il
Direttore
,
che
gli
parlavano
a
voce
bassa
.
Tutti
domandavano
:
-
A
chi
darà
la
seconda
?
-
Il
Sovrintendente
disse
a
voce
alta
:
-
La
seconda
medaglia
l
'
ha
meritata
questa
settimana
l
'
alunno
Pietro
Precossi
:
meritata
per
i
lavori
di
casa
,
per
le
lezioni
,
per
la
calligrafia
,
per
la
condotta
,
per
tutto
.
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Precossi
,
si
vedeva
che
ci
avevan
tutti
piacere
.
Precossi
s
'
alzò
,
confuso
che
non
sapeva
più
dove
fosse
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
Sovrintendente
.
Precossi
saltò
giù
dal
banco
e
andò
accanto
al
tavolino
del
maestro
.
Il
sovrintendente
guardò
con
attenzione
quel
visino
color
di
cera
,
quel
piccolo
corpo
insaccato
in
quei
panni
rimboccati
e
disadatti
,
quegli
occhi
buoni
e
tristi
,
che
sfuggivano
i
suoi
,
ma
che
lasciavano
indovinare
una
storia
di
patimenti
,
poi
gli
disse
con
voce
piena
di
affetto
,
attaccandogli
la
medaglia
alla
spalla
:
-
Precossi
,
ti
dò
la
medaglia
.
Nessuno
è
più
degno
di
te
di
portarla
.
Non
la
dò
soltanto
alla
tua
intelligenza
e
al
tuo
buon
volere
,
la
dò
al
tuo
cuore
,
la
dò
al
tuo
coraggio
,
al
tuo
carattere
di
bravo
e
buon
figliuolo
.
Non
è
vero
,
-
soggiunse
,
voltandosi
verso
la
classe
,
-
che
egli
la
merita
anche
per
questo
?
-
Sì
,
sì
,
-
risposero
tutti
a
una
voce
.
Precossi
fece
un
movimento
del
collo
come
per
inghiottire
qualche
cosa
,
e
girò
sui
banchi
uno
sguardo
dolcissimo
,
che
esprimeva
una
gratitudine
immensa
.
-
Va
'
,
dunque
,
gli
disse
il
Sovrintendente
,
-
caro
ragazzo
!
E
Dio
ti
protegga
!
-
Era
l
'
ora
d
'
uscire
.
La
nostra
classe
uscì
avanti
le
altre
.
Appena
siamo
fuori
dell
'
uscio
...
chi
vediamo
lì
nel
camerone
,
proprio
sull
'
entrata
?
Il
padre
di
Precossi
,
il
fabbro
ferraio
,
pallido
,
come
al
solito
,
col
viso
torvo
,
coi
capelli
negli
occhi
,
col
berretto
per
traverso
,
malfermo
sulle
gambe
.
Il
maestro
lo
vide
subito
e
parlò
nell
'
orecchio
al
Sovrintendente
;
questi
cercò
Precossi
in
fretta
e
,
presolo
per
mano
,
lo
condusse
da
suo
padre
.
Il
ragazzo
tremava
.
Anche
il
maestro
e
il
Direttore
s
'
avvicinarono
,
molti
ragazzi
si
fecero
intorno
.
-
Lei
è
il
padre
di
questo
ragazzo
,
è
vero
?
-
domandò
il
Sovrintendente
al
fabbro
,
con
fare
allegro
,
come
se
fossero
amici
.
E
senz
'
aspettar
la
risposta
:
-
Mi
rallegro
con
lei
.
Guardi
:
egli
ha
guadagnato
la
seconda
medaglia
,
sopra
cinquantaquattro
compagni
;
l
'
ha
meritata
nella
composizione
,
nell
'
aritmetica
,
in
tutto
.
È
un
ragazzo
pieno
d
'
intelligenza
e
di
buona
volontà
,
che
farà
molto
cammino
:
un
bravo
ragazzo
,
che
ha
l
'
affezione
e
la
stima
di
tutti
;
lei
ne
può
andar
superbo
,
gliel
'
assicuro
.
-
Il
fabbro
,
che
era
stato
a
sentire
con
la
bocca
aperta
,
guardò
fisso
il
Sovrintendente
e
il
Direttore
,
e
poi
fissò
il
suo
figliuolo
,
che
gli
stava
davanti
,
con
gli
occhi
bassi
,
tremando
;
e
come
se
ricordasse
e
capisse
allora
per
la
prima
volta
tutto
quello
che
aveva
fatto
soffrire
a
quel
povero
piccino
,
e
tutta
la
bontà
,
tutta
la
costanza
eroica
con
cui
egli
aveva
sofferto
,
mostrò
a
un
tratto
nel
viso
una
certa
meraviglia
stupida
,
poi
un
dolore
accigliato
,
infine
una
tenerezza
violenta
e
triste
,
e
con
un
rapido
gesto
afferrò
il
ragazzo
per
il
capo
e
se
lo
strinse
sul
petto
.
Noi
gli
passammo
tutti
davanti
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
casa
giovedì
,
con
Garrone
e
Crossi
;
altri
lo
salutarono
;
chi
gli
faceva
una
carezza
,
chi
gli
toccava
la
medaglia
,
tutti
gli
dissero
qualche
cosa
.
E
il
padre
guardava
stupito
,
tenendosi
sempre
serrato
al
petto
il
capo
del
figliuolo
,
che
singhiozzava
.
Buoni
propositi
5
,
domenica
M
'
ha
destato
un
rimorso
quella
medaglia
data
a
Precossi
.
Io
che
non
ne
ho
ancora
guadagnata
una
!
Io
da
un
po
'
di
tempo
non
studio
,
e
sono
scontento
di
me
,
e
il
maestro
,
mio
padre
e
mia
madre
sono
scontenti
.
Non
provo
più
neppure
il
piacere
di
prima
a
divertirmi
,
quando
lavoravo
di
voglia
,
e
poi
saltavo
su
dal
tavolino
e
correvo
ai
miei
giochi
pieno
d
'
allegrezza
,
come
se
non
avessi
più
giocato
da
un
mese
.
Neanche
a
tavola
coi
miei
non
mi
siedo
più
con
la
contentezza
d
'
una
volta
.
Sempre
ho
come
un
'
ombra
nell
'
animo
,
una
voce
dentro
che
mi
dice
continuamente
:
-
non
va
,
non
va
.
-
Vedo
la
sera
passar
per
la
piazza
tanti
ragazzi
che
tornan
dal
lavoro
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
operai
tutti
stanchi
ma
allegri
,
che
allungano
il
passo
,
impazienti
di
arrivar
a
casa
a
mangiare
,
e
parlano
forte
,
ridendo
,
e
battendosi
sulle
spalle
le
mani
nere
di
carbone
o
bianche
di
calce
,
e
penso
che
hanno
lavorato
dallo
spuntar
dell
'
alba
fino
a
quell
'
ora
;
e
con
quelli
tanti
altri
anche
più
piccoli
,
che
tutto
il
giorno
son
stati
sulle
cime
dei
tetti
,
davanti
alle
fornaci
,
in
mezzo
alle
macchine
,
e
dentro
all
'
acqua
,
e
sotto
terra
,
non
mangiando
che
un
po
'
di
pane
;
e
provo
quasi
vergogna
,
io
che
in
tutto
quel
tempo
non
ho
fatto
che
scarabocchiare
di
mala
voglia
quattro
paginuccie
.
Ah
sono
scontento
,
scontento
!
Io
vedo
bene
che
mio
padre
è
di
malumore
,
e
vorrebbe
dirmelo
,
ma
gli
rincresce
,
e
aspetta
ancora
;
caro
padre
mio
,
che
lavori
tanto
!
Tutto
è
tuo
,
tutto
quello
che
mi
vedo
intorno
in
casa
,
tutto
quello
che
tocco
,
tutto
quello
che
mi
veste
e
che
mi
ciba
,
tutto
quello
che
mi
ammaestra
e
mi
diverte
,
tutto
è
frutto
del
tuo
lavoro
,
ed
io
non
lavoro
,
tutto
t
'
è
costato
pensieri
,
privazioni
,
dispiaceri
,
fatiche
,
e
io
non
fatico
!
Ah
no
,
è
troppo
ingiusto
e
mi
fa
troppa
pena
.
Io
voglio
cominciare
da
oggi
,
voglio
mettermi
a
studiare
,
come
Stardi
,
coi
pugni
serrati
e
coi
denti
stretti
,
mettermici
con
tutte
le
forze
della
mia
volontà
e
del
mio
cuore
;
voglio
vincere
il
sonno
la
sera
,
saltar
giù
presto
la
mattina
,
martellarmi
il
cervello
senza
riposo
,
sferzare
la
pigrizia
senza
pietà
,
faticare
,
soffrire
anche
,
ammalarmi
;
ma
finire
una
volta
di
trascinare
questa
vitaccia
fiacca
e
svogliata
che
avvilisce
me
e
rattrista
gli
altri
.
Animo
,
al
lavoro
!
Al
lavoro
con
tutta
l
'
anima
e
con
tutti
i
nervi
!
Al
lavoro
che
mi
renderà
il
riposo
dolce
,
i
giochi
piacevoli
,
il
desinare
allegro
;
al
lavoro
che
mi
ridarà
il
buon
sorriso
del
mio
maestro
e
il
bacio
benedetto
di
mio
padre
.
Il
vaporino
10
,
venerdì
Precossi
venne
a
casa
ieri
,
con
Garrone
.
Io
credo
che
se
fossero
stati
due
figliuoli
di
principi
non
sarebbero
stati
accolti
con
più
festa
.
Garrone
era
la
prima
volta
che
veniva
,
perché
è
un
po
'
orso
,
e
poi
si
vergogna
di
lasciarsi
vedere
,
che
è
così
grande
e
fa
ancora
la
terza
.
Andammo
tutti
ad
aprir
la
porta
,
quando
suonarono
.
Crossi
non
venne
perché
gli
è
finalmente
arrivato
il
padre
dall
'
America
,
dopo
sei
anni
.
Mia
madre
baciò
subito
Precossi
mio
padre
le
presentò
Garrone
,
dicendo
:
-
Ecco
qui
;
questo
non
è
solamente
un
buon
ragazzo
;
questo
è
un
galantuomo
e
un
gentiluomo
.
-
Ed
egli
abbassò
la
sua
grossa
testa
rapata
,
sorridendo
di
nascosto
con
me
.
Precossi
aveva
la
sua
medaglia
,
ed
era
contento
perché
suo
padre
s
'
è
rimesso
a
lavorare
,
e
son
cinque
giorni
che
non
beve
più
,
lo
vuol
sempre
nell
'
officina
a
tenergli
compagnia
,
e
pare
un
altro
.
Ci
mettemmo
a
giocare
,
io
tirai
fuori
tutte
le
cose
mie
;
Precossi
rimase
incantato
davanti
al
treno
della
strada
ferrata
,
con
la
macchina
che
va
da
sé
,
a
darle
la
corda
;
non
n
'
aveva
visto
mai
;
divorava
con
gli
occhi
quei
vagoncini
rossi
e
gialli
.
Io
gli
diedi
la
chiavetta
perché
giocasse
,
egli
s
'
inginocchiò
a
giocare
,
e
non
levò
più
la
testa
.
Non
l
'
avevo
mai
visto
contento
così
.
Sempre
diceva
:
-
Scusami
,
scusami
,
-
a
ogni
proposito
,
facendoci
in
là
con
le
mani
,
perché
non
fermassimo
la
macchina
,
e
poi
pigliava
e
rimetteva
i
vagoncini
con
mille
riguardi
,
come
se
fossero
di
vetro
,
aveva
paura
di
appannarli
col
fiato
,
e
li
ripuliva
,
guardandoli
di
sotto
e
di
sopra
,
e
sorridendo
da
sé
.
Noi
,
tutti
in
piedi
,
lo
guardavamo
;
guardavamo
quel
collo
sottile
,
quelle
povere
orecchine
che
un
giorno
io
avevo
visto
sanguinare
,
quel
giacchettone
con
le
maniche
rimboccate
,
da
cui
uscivano
due
braccini
di
malato
,
che
s
'
erano
alzati
tante
volte
per
difendere
il
viso
dalle
percosse
...
Oh
!
in
quel
momento
io
gli
avrei
gettato
ai
piedi
tutti
i
miei
giocattoli
e
tutti
i
miei
libri
,
mi
sarei
strappato
di
bocca
l
'
ultimo
pezzo
di
pane
per
darlo
a
lui
,
mi
sarei
spogliato
per
vestirlo
,
mi
sarei
buttato
in
ginocchio
per
baciargli
le
mani
-
Almeno
il
treno
glielo
voglio
dare
,
-
pensai
;
ma
bisognava
chiedere
il
permesso
a
mio
padre
.
In
quel
momento
mi
sentii
mettere
un
pezzetto
di
carta
in
una
mano
;
guardai
:
era
scritto
da
mio
padre
col
lapis
;
diceva
:
-
A
Precossi
piace
il
tuo
treno
.
Egli
non
ha
giocattoli
.
Non
ti
suggerisce
nulla
il
tuo
cuore
?
-
Subito
io
afferrai
a
due
mani
la
macchina
e
i
vagoni
e
gli
misi
ogni
cosa
sulle
braccia
dicendogli
:
-
Prendilo
,
è
tuo
.
-
Egli
mi
guardò
,
non
capiva
.
-
È
tuo
,
-
dissi
,
-
te
lo
regalo
.
-
Allora
egli
guardò
mio
padre
e
mia
madre
,
ancora
più
stupito
,
e
mi
domandò
:
-
Ma
perché
?
-
Mio
padre
gli
disse
:
-
Te
lo
regala
Enrico
perché
è
tuo
amico
,
perché
ti
vuol
bene
...
per
festeggiare
la
tua
medaglia
.
-
Precossi
domandò
timidamente
:
-
Debbo
portarlo
via
...
a
casa
?
-
Ma
sicuro
!
-
rispondemmo
tutti
.
Era
già
sull
'
uscio
,
e
non
osava
ancora
andarsene
.
Era
felice
!
Domandava
scusa
,
con
la
bocca
che
tremava
e
rideva
.
Garrone
lo
aiutò
a
rinvoltare
il
treno
nel
fazzoletto
,
e
chinandosi
,
fece
crocchiare
i
grissini
che
gli
empivan
le
tasche
.
-
Un
giorno
,
-
mi
disse
Precossi
,
-
verrai
all
'
officina
a
veder
mio
padre
a
lavorare
.
Ti
darò
dei
chiodi
.
-
Mia
madre
mise
un
mazzettino
nell
'
occhiello
della
giacchetta
a
Garrone
perché
lo
portasse
alla
mamma
in
nome
suo
.
Garrone
le
disse
col
suo
vocione
:
-
Grazie
,
-
senza
alzare
il
mento
dal
petto
.
Ma
gli
splendeva
tutta
negli
occhi
l
'
anima
nobile
e
buona
.
Superbia
11
,
sabato
E
dire
che
Carlo
Nobis
si
pulisce
la
manica
con
affettazione
quando
Precossi
lo
tocca
,
passando
!
Costui
è
la
superbia
incarnata
perché
suo
padre
è
un
riccone
.
Ma
anche
il
padre
di
Derossi
è
ricco
!
Egli
vorrebbe
avere
un
banco
per
sé
solo
,
ha
paura
che
tutti
lo
insudicino
,
guarda
tutti
dall
'
alto
al
basso
,
ha
sempre
un
sorriso
sprezzante
sulle
labbra
:
guai
a
urtargli
un
piede
quando
s
'
esce
in
fila
a
due
a
due
!
Per
un
nulla
butta
in
viso
una
parola
ingiuriosa
o
minaccia
di
far
venire
alla
scuola
suo
padre
.
E
sì
che
suo
padre
gli
ha
dato
la
sua
brava
polpetta
quando
trattò
da
straccione
il
figliuolo
del
carbonaio
!
Io
non
ho
mai
visto
una
muffa
compagna
!
Nessuno
gli
parla
,
nessuno
gli
dice
addio
quando
s
'
esce
,
non
c
'
è
un
cane
che
gli
suggerisce
quando
non
sa
la
lezione
.
E
lui
non
può
patir
nessuno
,
e
finge
di
disprezzar
sopra
tutti
Derossi
,
perché
è
il
primo
,
e
Garrone
perché
tutti
gli
voglion
bene
.
Ma
Derossi
non
lo
guarda
neppure
quant
'
è
lungo
,
e
Garrone
,
quando
gli
riportarono
che
Nobis
sparlava
di
lui
,
rispose
:
-
Ha
una
superbia
così
stupida
che
non
merita
nemmeno
i
miei
scapaccioni
.
-
Coretti
pure
,
un
giorno
ch
'
egli
sorrideva
con
disprezzo
del
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
gli
disse
:
-
Va
'
un
poco
da
Derossi
a
imparare
a
far
il
signore
!
-
Ieri
si
lamentò
col
maestro
perché
il
calabrese
gli
toccò
una
gamba
col
piede
.
Il
maestro
domandò
al
calabrese
:
-
L
'
hai
fatto
apposta
?
-
No
,
signore
,
-
rispose
franco
.
E
il
maestro
:
-
Siete
troppo
permaloso
,
Nobis
.
-
E
Nobis
,
con
quella
sua
aria
:
-
Lo
dirò
a
mio
padre
.
-
Allora
il
maestro
andò
in
collera
:
-
Vostro
padre
vi
darà
torto
,
come
fece
altre
volte
.
E
poi
non
c
'
è
che
il
maestro
,
in
iscuola
,
che
giudichi
e
punisca
.
-
Poi
soggiunse
con
dolcezza
:
-
Andiamo
,
Nobis
,
cambiate
modi
,
siate
buono
e
cortese
coi
vostri
compagni
.
Vedete
,
ci
sono
dei
figliuoli
d
'
operai
e
di
signori
,
dei
ricchi
e
dei
poveri
,
e
tutti
si
voglion
bene
,
si
trattan
da
fratelli
,
come
sono
.
Perché
non
fate
anche
voi
come
gli
altri
?
Vi
costerebbe
così
poco
farvi
benvolere
da
tutti
,
e
sareste
tanto
più
contento
voi
pure
!
...
Ebbene
,
non
avete
nulla
da
rispondermi
?
-
Nobis
,
ch
'
era
stato
a
sentire
col
suo
solito
sorriso
sprezzante
,
rispose
freddamente
:
-
No
,
signore
.
-
Sedete
,
-
gli
disse
il
maestro
.
-
Vi
compiango
.
Siete
un
ragazzo
senza
cuore
.
-
Tutto
pareva
finito
così
;
ma
il
muratorino
,
che
è
nel
primo
banco
,
voltò
la
sua
faccia
tonda
verso
Nobis
,
che
è
nell
'
ultimo
,
e
gli
fece
un
muso
di
lepre
così
bello
e
così
buffo
,
che
tutta
la
classe
diede
in
una
sonora
risata
.
Il
maestro
lo
sgridò
;
ma
fu
costretto
a
mettersi
una
mano
sulla
bocca
per
nascondere
il
riso
.
E
Nobis
pure
fece
un
riso
;
ma
di
quello
che
non
si
cuoce
.
I
feriti
del
lavoro
13
,
lunedì
Nobis
può
fare
il
paio
con
Franti
:
non
si
commossero
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
questa
mattina
,
davanti
allo
spettacolo
terribile
che
ci
passò
sotto
gli
occhi
.
Uscito
dalla
scuola
,
stavo
con
mio
padre
a
guardar
certi
birbaccioni
della
seconda
,
che
si
buttavan
ginocchioni
per
terra
a
strofinare
il
ghiaccio
con
le
mantelline
e
con
le
berrette
,
per
far
gli
sdruccioloni
più
lesti
,
quando
vedemmo
venir
d
'
in
fondo
alla
strada
una
folla
di
gente
,
a
passo
affrettato
,
tutti
seri
e
come
spaventati
,
che
parlavano
a
voce
bassa
.
Nel
mezzo
c
'
erano
tre
guardie
municipali
,
dietro
alle
guardie
,
due
uomini
che
portavano
una
barella
.
I
ragazzi
accorsero
da
ogni
parte
.
La
folla
s
'
avanzava
verso
di
noi
.
Sulla
barella
c
'
era
disteso
un
uomo
,
bianco
come
un
cadavere
,
con
la
testa
ripiegata
sopra
una
spalla
,
coi
capelli
arruffati
e
insanguinati
,
che
perdeva
sangue
dalla
bocca
e
dalle
orecchie
;
e
accanto
alla
barella
camminava
una
donna
con
un
bimbo
in
braccio
che
pareva
pazza
e
gridava
di
tratto
in
tratto
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
Dietro
alla
donna
veniva
un
ragazzo
,
che
aveva
la
cartella
sotto
il
braccio
,
e
singhiozzava
.
-
Cos
'
è
stato
?
-
domandò
mio
padre
.
Un
vicino
rispose
che
era
un
muratore
,
caduto
da
un
quarto
piano
,
mentre
lavorava
.
I
portatori
della
barella
si
soffermarono
un
momento
.
Molti
torsero
il
viso
inorriditi
.
Vidi
la
maestrina
della
penna
rossa
che
sorreggeva
la
mia
maestra
di
prima
superiore
quasi
svenuta
.
Nello
stesso
tempo
mi
sentii
urtare
nel
gomito
:
era
il
muratorino
,
pallido
,
che
tremava
da
capo
a
piedi
.
Egli
pensava
a
suo
padre
,
certo
.
Anch
'
io
ci
pensai
.
Io
sto
con
l
'
animo
in
pace
,
almeno
,
quando
sono
a
scuola
,
io
so
che
mio
padre
è
a
casa
,
seduto
a
tavolino
,
lontano
da
ogni
pericolo
;
ma
quanti
miei
compagni
pensano
che
i
loro
padri
lavorano
sopra
un
ponte
altissimo
o
vicino
alle
ruote
d
'
una
macchina
,
e
che
un
gesto
,
un
passo
falso
può
costar
loro
la
vita
!
Sono
come
tanti
figliuoli
di
soldati
,
che
abbiano
i
loro
padri
in
battaglia
.
Il
muratorino
guardava
,
guardava
,
e
tremava
sempre
più
forte
,
e
mio
padre
se
n
'
accorse
e
gli
disse
:
-
Vattene
a
casa
,
ragazzo
,
va
subito
da
tuo
padre
,
che
lo
troverai
sano
e
tranquillo
;
va
'
!
-
Il
muratorino
se
n
'
andò
voltandosi
indietro
a
ogni
passo
.
E
intanto
la
folla
si
rimise
in
moto
,
e
la
donna
gridava
,
da
straziar
l
'
anima
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
No
,
no
,
non
è
morto
,
-
le
dicevan
da
tutte
la
parti
.
Ma
essa
non
ci
badava
e
si
strappava
i
capelli
.
Quando
sentii
una
voce
sdegnata
che
disse
:
-
Tu
ridi
!
-
e
vidi
nello
stesso
tempo
un
uomo
barbuto
che
guardava
in
faccia
Franti
,
il
quale
sorrideva
ancora
.
Allora
l
'
uomo
gli
cacciò
in
terra
il
berretto
con
un
ceffone
,
dicendo
:
-
Scopriti
il
capo
,
malnato
,
quando
passa
un
ferito
del
lavoro
!
-
La
folla
era
già
passata
tutta
,
e
si
vedeva
in
mezzo
alla
strada
una
lunga
striscia
di
sangue
.
Il
prigioniero
17
,
venerdì
Ah
!
questo
è
certamente
il
caso
più
strano
di
tutto
l
'
anno
!
Mio
padre
mi
condusse
ieri
mattina
nei
dintorni
di
Moncalieri
,
a
vedere
una
villa
da
prendere
a
pigione
per
l
'
estate
prossima
,
perché
quest
'
anno
non
andiamo
più
a
Chieri
;
e
si
trovò
che
chi
aveva
le
chiavi
era
un
maestro
,
il
quale
fa
da
segretario
al
padrone
.
Egli
ci
fece
vedere
la
casa
,
e
poi
ci
condusse
nella
sua
camera
,
dove
ci
diede
da
bere
.
C
'
era
sul
tavolino
,
in
mezzo
ai
bicchieri
,
un
calamaio
di
legno
,
di
forma
conica
,
scolpito
in
una
maniera
singolare
.
Vedendo
che
mio
padre
lo
guardava
,
il
maestro
gli
disse
:
-
Quel
calamaio
lì
mi
è
prezioso
:
se
sapesse
,
signore
,
la
storia
di
quel
calamaio
!
-
E
la
raccontò
:
Anni
sono
,
egli
era
maestro
a
Torino
,
e
andò
per
tutto
un
inverno
a
far
lezione
ai
prigionieri
,
nelle
Carceri
giudiziarie
.
Faceva
lezione
nella
chiesa
delle
carceri
,
che
è
un
edificio
rotondo
,
e
tutt
'
intorno
,
nel
muri
alti
e
nudi
,
ci
son
tanti
finestrini
quadrati
,
chiusi
da
due
sbarre
di
ferro
incrociate
,
a
ciascuno
dei
quali
corrisponde
di
dentro
una
piccolissima
cella
.
Egli
faceva
lezione
passeggiando
per
la
chiesa
fredda
e
buia
,
e
i
suoi
scolari
stavano
affacciati
a
quelle
buche
,
coi
quaderni
contro
le
inferriate
,
non
mostrando
altro
che
i
visi
nell
'
ombra
,
dei
visi
sparuti
e
accigliati
,
delle
barbe
arruffate
e
grigie
,
degli
occhi
fissi
d
'
omicidi
e
di
ladri
.
Ce
n
'
era
uno
,
fra
gli
altri
,
al
numero
78
,
che
stava
più
attento
di
tutti
,
e
studiava
molto
,
e
guardava
il
maestro
con
gli
occhi
pieni
di
rispetto
e
di
gratitudine
.
Era
un
giovane
con
la
barba
nera
,
più
disgraziato
che
malvagio
,
un
ebanista
,
il
quale
,
in
un
impeto
di
collera
,
aveva
scagliato
una
pialla
contro
il
suo
padrone
,
che
da
un
pezzo
lo
perseguitava
,
e
l
'
aveva
ferito
mortalmente
al
capo
;
e
per
questo
era
stato
condannato
a
vari
anni
di
reclusione
.
In
tre
mesi
egli
aveva
imparato
a
leggere
e
a
scrivere
,
e
leggeva
continuamente
,
e
quanto
più
imparava
,
tanto
più
pareva
che
diventasse
buono
e
che
fosse
pentito
del
suo
delitto
.
Un
giorno
,
sul
finire
della
lezione
,
egli
fece
cenno
al
maestro
che
s
'
avvicinasse
al
finestrino
,
e
gli
annunziò
,
con
tristezza
,
che
la
mattina
dopo
sarebbe
partito
da
Torino
,
per
andare
a
scontare
la
sua
pena
nelle
carceri
di
Venezia
;
e
dettogli
addio
,
lo
pregò
con
voce
umile
e
commossa
che
si
lasciasse
toccare
la
mano
.
Il
maestro
ritirò
la
mano
:
era
bagnata
di
lacrime
.
Dopo
d
'
allora
non
lo
vide
più
.
Passarono
sei
anni
.
-
«
Io
pensavo
a
tutt
'
altro
che
a
quel
disgraziato
,
-
disse
il
maestro
,
-
quando
ieri
l
'
altro
mattina
mi
vedo
capitare
a
casa
uno
sconosciuto
,
con
una
gran
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
;
il
quale
mi
dice
:
-
È
lei
signore
,
il
maestro
tale
dei
tali
?
-
Chi
siete
?
-
gli
domando
io
-
Sono
il
carcerato
del
numero
78
,
-
mi
riponde
;
-
m
'
ha
insegnato
lei
a
leggere
e
a
scrivere
,
sei
anni
fa
:
se
si
rammenta
,
all
'
ultima
lezione
m
'
ha
dato
la
mano
:
ora
ho
scontato
la
mia
pena
e
son
qui
...
a
pregarla
che
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
un
mio
ricordo
,
una
cosuccia
che
ho
lavorato
in
prigione
.
La
vuol
accettare
per
mia
memoria
,
signor
maestro
?
-
Io
rimasi
lì
,
senza
parola
.
Egli
credette
che
non
volessi
accettare
,
e
mi
guardò
,
come
per
dire
:
-
Sei
anni
di
patimenti
non
sono
dunque
bastati
a
purgarmi
le
mani
!
-
ma
con
espressione
così
viva
di
dolore
mi
guardò
,
che
tesi
subito
la
mano
e
presi
l
'
oggetto
.
Eccolo
qui
.
»
Guardammo
attentamente
il
calamaio
:
pareva
stato
lavorato
con
la
punta
d
'
un
chiodo
,
con
lunghissima
pazienza
;
c
'
era
su
scolpita
una
penna
a
traverso
a
un
quaderno
,
e
scritto
intorno
:
«
Al
mio
maestro
.
-
Ricordo
del
numero
78
-
Sei
anni
»
-
E
sotto
,
in
piccoli
caratteri
:
-
«
Studio
e
speranza
...
»
.
Il
maestro
non
disse
altro
;
ce
n
'
andammo
.
Ma
per
tutto
il
tragitto
da
Moncalieri
a
Torino
,
io
non
potei
più
levarmi
dal
capo
quel
prigionero
affacciato
al
finestrino
,
quell
'
addio
al
maestro
,
quel
povero
calamaio
lavorato
in
carcere
,
che
diceva
tante
cose
,
e
lo
sognai
la
notte
,
e
ci
pensavo
ancora
questa
mattina
...
quanto
lontano
dall
'
immaginare
la
sorpresa
che
m
'
aspettava
alla
scuola
!
Entrato
appena
nel
mio
nuovo
banco
,
accanto
a
Derossi
,
e
scritto
il
problema
d
'
aritmetica
dell
'
esame
mensile
,
raccontai
al
mio
compagno
tutta
la
storia
del
prigioniero
e
del
calamaio
e
come
il
calamaio
era
fatto
,
con
la
penna
a
traverso
al
quaderno
,
e
quell
'
iscrizione
intorno
:
-
Sei
anni
!
-
Derossi
scattò
a
quelle
parole
,
e
cominciò
a
guardare
ora
me
ora
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
che
era
nel
banco
davanti
,
con
la
schiena
rivolta
a
noi
,
tutto
assorto
nel
suo
problema
.
-
Zitto
!
-
disse
poi
,
a
bassa
voce
,
pigliandomi
per
un
braccio
.
-
Non
sai
?
Crossi
mi
disse
avant
'
ieri
d
'
aver
visto
di
sfuggita
un
calamaio
di
legno
tra
le
mani
di
suo
padre
ritornato
dall
'
America
:
un
calamaio
conico
,
lavorato
a
mano
,
con
un
quaderno
e
una
penna
:
-
è
quello
;
-
sei
anni
!
-
egli
diceva
che
suo
padre
era
in
America
:
-
era
invece
in
prigione
;
-
Crossi
era
piccolo
al
tempo
del
delitto
,
non
si
ricorda
,
sua
madre
lo
ingannò
,
egli
non
sa
nulla
;
non
ci
sfugga
una
sillaba
di
questo
!
-
Io
rimasi
senza
parola
,
con
gli
occhi
fissi
su
Crossi
.
E
allora
Derossi
risolvette
il
problema
e
lo
passò
sotto
il
banco
a
Crossi
;
gli
diede
un
foglio
di
carta
;
gli
levò
di
mano
L
'
Infermiere
di
Tata
,
il
racconto
mensile
,
che
il
maestro
gli
aveva
dato
a
ricopiare
,
per
ricopiarlo
lui
in
sua
vece
;
gli
regalò
dei
pennini
,
gli
accarezzò
la
spalla
,
mi
fece
promettere
sul
mio
onore
che
non
avrei
detto
nulla
a
nessuno
;
e
quando
uscimmo
dalla
scuola
mi
disse
in
fretta
:
-
Ieri
suo
padre
è
venuto
a
prenderlo
,
ci
sarà
anche
questa
mattina
:
fa
come
faccio
io
.
Uscimmo
nella
strada
,
il
padre
di
Crossi
era
là
,
un
po
'
in
disparte
:
un
uomo
con
la
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
,
con
un
viso
scolorito
e
pensieroso
.
Derossi
strinse
la
mano
a
Crossi
;
in
modo
da
farsi
vedere
,
e
gli
disse
forte
:
-
A
riverderci
,
Crossi
,
-
e
gli
passò
la
mano
sotto
mento
,
io
feci
lo
stesso
.
Ma
facendo
quello
,
Derossi
diventò
color
di
porpora
,
io
pure
;
e
il
padre
di
Crossi
ci
guardò
attentamente
,
con
uno
sguardo
benevolo
;
ma
in
cui
traluceva
un
'
espressione
d
'
inquietudine
e
di
sospetto
,
che
ci
mise
freddo
nel
cuore
.
L
'
infermiere
di
Tata
Racconto
mensile
La
mattina
d
'
un
giorno
piovoso
di
marzo
,
un
ragazzo
vestito
da
campagnuolo
,
tutto
inzuppato
d
'
acqua
e
infangato
,
con
un
involto
di
panni
sotto
il
braccio
,
si
presentava
al
portinaio
dell
'
Ospedale
maggiore
di
Napoli
e
domandava
di
suo
padre
,
presentando
una
lettera
.
Aveva
un
bel
viso
ovale
d
'
un
bruno
pallido
,
gli
occhi
pensierosi
e
due
grosse
labbra
semiaperte
,
che
lasciavan
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Veniva
da
un
villaggio
dei
dintorni
di
Napoli
.
Suo
padre
,
partito
di
casa
l
'
anno
addietro
per
andare
a
cercar
lavoro
in
Francia
,
era
tornato
in
Italia
e
sbarcato
pochi
dì
prima
a
Napoli
,
dove
,
ammalatosi
improvvisamente
,
aveva
appena
fatto
in
tempo
a
scrivere
un
rigo
alla
famiglia
per
annunziarle
il
suo
arrivo
e
dirle
che
entrava
all
'
ospedale
.
Sua
moglie
,
desolata
di
quella
notizia
,
non
potendo
moversi
di
casa
perché
aveva
una
bimba
inferma
e
un
'
altra
al
seno
,
aveva
mandato
a
Napoli
il
figliuolo
maggiore
,
con
qualche
soldo
,
ad
assistere
suo
padre
,
il
suo
Tata
,
come
là
si
dice
;
il
ragazzo
aveva
fatto
dieci
miglia
di
cammino
.
Il
portinaio
,
data
un
'
occhiata
alla
lettera
,
chiamò
un
infermiere
e
gli
disse
che
conducesse
il
ragazzo
dal
padre
.
-
Che
padre
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
,
tremante
per
il
timore
d
'
una
trista
notizia
,
disse
il
nome
.
L
'
infermiere
non
si
rammentava
quel
nome
.
-
Un
vecchio
operaio
venuto
di
fuori
?
-
domandò
.
-
Operaio
sì
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sempre
più
ansioso
;
non
tanto
vecchio
.
Venuto
di
fuori
,
sì
.
-
Entrato
all
'
ospedale
quando
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
diede
uno
sguardo
alla
lettera
.
-
Cinque
giorni
fa
,
credo
.
L
'
infermiere
stette
un
po
'
pensando
;
poi
,
come
ricordandosi
a
un
tratto
:
-
Ah
!
-
disse
,
-
il
quarto
camerone
,
il
letto
in
fondo
.
-
È
malato
molto
?
Come
sta
?
-
domandò
affannosamente
il
ragazzo
.
L
'
infermiere
lo
guardò
,
senza
rispondere
.
Poi
disse
:
-
Vieni
con
me
.
Salirono
due
branche
di
scale
,
andarono
in
fondo
a
un
largo
corridoio
e
si
trovarono
in
faccia
alla
porta
aperta
d
'
un
camerone
,
dove
s
'
allungavano
due
file
di
letti
.
-
Vieni
,
-
ripeté
l
'
infermiere
,
entrando
.
Il
ragazzo
si
fece
animo
e
lo
seguitò
,
gettando
sguardi
paurosi
a
destra
e
a
sinistra
,
sui
visi
bianchi
e
smunti
dei
malati
,
alcuni
dei
quali
avevan
gli
occhi
chiusi
,
e
parevano
morti
,
altri
guardavan
per
aria
con
gli
occhi
grandi
e
fissi
,
come
spaventati
.
Parecchi
gemevano
,
come
bambini
.
Il
camerone
era
oscuro
,
l
'
aria
impregnata
d
'
un
odore
acuto
di
medicinali
.
Due
suore
di
carità
andavano
attorno
con
delle
boccette
in
mano
.
Arrivato
in
fondo
al
camerone
,
l
'
infermiere
si
fermò
al
capezzale
d
'
un
letto
,
aperse
le
tendine
e
disse
:
-
Ecco
tuo
padre
.
Il
ragazzo
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
e
lasciato
cadere
l
'
involto
,
abbandonò
la
testa
sulla
spalla
del
malato
,
afferrandogli
con
una
mano
il
braccio
che
teneva
disteso
immobile
sopra
la
coperta
.
Il
malato
non
si
scosse
.
Il
ragazzo
si
rialzò
e
guardò
il
padre
,
e
ruppe
in
pianto
un
'
altra
volta
.
Allora
il
malato
gli
rivolse
uno
sguardo
lungo
e
parve
che
lo
riconoscesse
.
Ma
le
sue
labbra
non
si
muovevano
.
Povero
Tata
,
quanto
era
mutato
!
Il
figliuolo
non
l
'
avrebbe
mai
riconosciuto
.
Gli
s
'
erano
imbiancati
i
capelli
,
gli
era
cresciuta
la
barba
,
aveva
il
viso
gonfio
,
d
'
un
color
rosso
carico
,
con
la
pelle
tesa
e
luccicante
,
gli
occhi
rimpiccioliti
,
le
labbra
ingrossate
,
la
fisionomia
tutta
alterata
:
non
aveva
più
di
suo
che
la
fronte
e
l
'
arco
delle
sopracciglia
.
Respirava
con
affanno
.
-
Tata
,
tata
mio
!
-
disse
il
ragazzo
.
-
Son
io
,
non
mi
riconoscete
?
Sono
Cicillo
,
il
vostro
Cicillo
,
venuto
dal
paese
,
che
m
'
ha
mandato
la
mamma
.
Guardatemi
bene
,
non
mi
riconoscete
?
Ditemi
una
parola
.
Ma
il
malato
,
dopo
averlo
guardato
attentamente
,
chiuse
gli
occhi
.
-
Tata
!
Tata
!
che
avete
?
Sono
il
vostro
figliuolo
,
Cicillo
vostro
.
Il
malato
non
si
mosse
più
,
e
continuò
a
respirare
affannosamente
.
Allora
,
piangendo
,
il
ragazzo
prese
una
seggiola
,
sedette
e
stette
aspettando
,
senza
levar
gli
occhi
dal
viso
di
suo
padre
.
-
Un
medico
passerà
bene
a
far
la
visita
,
-
pensava
.
-
Egli
mi
dirà
qualche
cosa
.
-
E
s
'
immerse
ne
'
suoi
pensieri
tristi
,
ricordando
tante
cose
del
suo
buon
padre
,
il
giorno
della
partenza
,
quando
gli
aveva
dato
l
'
ultimo
addio
sul
bastimento
,
le
speranze
che
aveva
fondato
la
famiglia
su
quel
suo
viaggio
,
la
desolazione
di
sua
madre
all
'
arrivo
della
lettera
;
e
pensò
alla
morte
,
vide
suo
padre
morto
,
sua
madre
vestita
di
nero
,
la
famiglia
nella
miseria
.
E
stette
molto
tempo
così
.
Quando
una
mano
leggiera
gli
toccò
una
spalla
,
ed
ei
si
riscosse
:
era
una
monaca
.
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
le
domandò
subito
.
-
È
tuo
padre
?
-
disse
la
suora
,
dolcemente
.
-
Sì
,
è
mio
padre
,
son
venuto
.
Che
cos
'
ha
?
-
Coraggio
,
ragazzo
,
-
rispose
la
suora
;
-
ora
verrà
il
medico
.
-
E
s
'
allontanò
,
senza
dir
altro
.
Dopo
mezz
'
ora
,
sentì
il
tocco
d
'
una
campanella
,
e
vide
entrare
in
fondo
al
camerone
il
medico
,
accompagnato
da
un
assistente
;
la
suora
e
un
infermiere
li
seguivano
.
Cominciaron
la
visita
,
fermandosi
a
ogni
letto
.
Quell
'
aspettazione
pareva
eterna
al
ragazzo
,
e
ad
ogni
passo
del
medico
gli
cresceva
l
'
affanno
.
Finalmente
arrivò
al
letto
vicino
.
Il
medico
era
un
vecchio
alto
e
curvo
,
col
viso
grave
.
Prima
ch
'
egli
si
staccasse
dal
letto
vicino
,
il
ragazzo
si
levò
in
piedi
,
e
quando
gli
s
'
avvicinò
,
si
mise
a
piangere
.
Il
medico
lo
guardò
.
-
È
il
figliuolo
del
malato
-
disse
la
suora
;
-
è
arrivato
questa
mattina
dal
suo
paese
.
Il
medico
gli
posò
una
mano
sulla
spalla
,
poi
si
chinò
sul
malato
,
gli
tastò
il
polso
,
gli
toccò
la
fronte
,
e
fece
qualche
domanda
alla
suora
,
la
quale
rispose
:
-
nulla
di
nuovo
.
Rimase
un
po
'
pensieroso
,
poi
disse
:
-
Continuate
come
prima
.
Allora
il
ragazzo
si
fece
coraggio
e
domandò
con
voce
di
pianto
:
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
Fatti
animo
,
figliuolo
,
-
rispose
il
medico
,
rimettendogli
una
mano
sulla
spalla
.
-
Ha
una
risipola
facciale
.
È
grave
,
ma
c
'
è
ancora
speranza
.
Assistilo
.
La
tua
presenza
gli
può
far
del
bene
.
-
Ma
non
mi
riconosce
!
-
esclamò
il
ragazzo
in
tuono
desolato
.
-
Ti
riconoscerà
...
domani
,
forse
.
Speriamo
bene
,
fatti
coraggio
.
Il
ragazzo
avrebbe
voluto
domandar
altro
;
ma
non
osò
.
Il
medico
passò
oltre
.
E
allora
egli
cominciò
la
sua
vita
d
'
infermiere
.
Non
potendo
far
altro
accomodava
le
coperte
al
malato
,
gli
toccava
ogni
tanto
la
mano
,
gli
cacciava
i
moscerini
,
si
chinava
su
di
lui
ad
ogni
gemito
,
e
quando
la
suora
portava
da
bere
,
le
levava
di
mano
il
bicchiere
o
il
cucchiaio
,
e
lo
porgeva
in
sua
vece
.
Il
malato
lo
guardava
qualche
volta
;
ma
non
dava
segno
di
riconoscerlo
.
Senonché
il
suo
sguardo
si
arrestava
sempre
più
a
lungo
sopra
di
lui
,
specialmente
quando
si
metteva
agli
occhi
il
fazzoletto
.
E
così
passò
il
primo
giorno
.
La
notte
il
ragazzo
dormì
sopra
due
seggiole
,
in
un
angolo
del
camerone
,
e
la
mattina
riprese
il
suo
ufficio
pietoso
.
Quel
giorno
parve
che
gli
occhi
del
malato
rivelassero
un
principio
di
coscienza
.
Alla
voce
carezzevole
del
ragazzo
pareva
che
un
'
espressione
vaga
di
gratitudine
gli
brillasse
un
momento
nelle
pupille
,
e
una
volta
mosse
un
poco
le
labbra
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
.
Dopo
ogni
breve
assopimento
,
riaprendo
gli
occhi
,
sembrava
che
cercasse
il
suo
piccolo
infermiere
.
Il
medico
,
ripassato
due
volte
,
notò
un
poco
di
miglioramento
.
Verso
sera
,
avvicinandogli
il
bicchiere
alle
labbra
,
il
ragazzo
credette
di
veder
guizzare
sulle
sue
labbra
gonfie
un
leggerissimo
sorriso
.
E
allora
cominciò
a
riconfortarsi
,
a
sperare
.
E
con
la
speranza
d
'
essere
inteso
,
almeno
confusamente
,
gli
parlava
,
gli
parlava
a
lungo
,
della
mamma
,
delle
sorelle
piccole
,
del
ritorno
a
casa
,
e
lo
esortava
a
farsi
animo
,
con
parole
calde
e
amorose
.
E
benché
dubitasse
sovente
di
non
esser
capito
,
pure
parlava
,
perché
gli
pareva
che
,
anche
non
comprendendo
,
il
malato
ascoltasse
con
un
certo
piacere
la
sua
voce
,
quell
'
intonazione
insolita
di
affetto
e
di
tristezza
.
E
in
quella
maniera
passò
il
secondo
giorno
,
e
il
terzo
,
e
il
quarto
,
in
una
vicenda
di
miglioramenti
leggieri
e
di
peggioramenti
improvvisi
;
e
il
ragazzo
era
così
tutto
assorto
nelle
sue
cure
,
che
appena
sbocconcellava
due
volte
al
giorno
un
po
'
di
pane
e
un
po
'
di
formaggio
,
che
gli
portava
la
suora
,
e
non
vedeva
quasi
quel
che
seguiva
intorno
a
lui
,
i
malati
moribondi
,
l
'
accorrere
improvviso
delle
suore
di
notte
,
i
pianti
e
gli
atti
di
desolazione
dei
visitatori
che
uscivano
senza
speranza
,
tutte
quelle
scene
dolorose
e
lugubri
della
vita
d
'
un
ospedale
,
che
in
qualunque
altra
occasione
l
'
avrebbero
sbalordito
e
atterrito
.
Le
ore
,
i
giorni
passavano
,
ed
egli
era
sempre
là
col
suo
Tata
,
attento
,
premuroso
,
palpitante
ad
ogni
suo
sospiro
e
ad
ogni
suo
sguardo
,
agitato
senza
riposo
tra
una
speranza
che
gli
allargava
l
'
anima
e
uno
sconforto
che
gli
agghiacciava
il
cuore
.
Il
quinto
giorno
,
improvvisamente
,
il
malato
peggiorò
.
Il
medico
,
interrogato
,
scrollò
il
capo
,
come
per
dire
che
era
finita
,
e
il
ragazzo
s
'
abbandonò
sulla
seggiola
,
rompendo
in
singhiozzi
.
Eppure
una
cosa
lo
consolava
.
Malgrado
che
peggiorasse
,
a
lui
sembrava
che
il
malato
andasse
riacquistando
lentamente
un
poco
d
'
intelligenza
.
Egli
guardava
il
ragazzo
sempre
più
fissamente
e
con
un
'
espressione
crescente
di
dolcezza
,
non
voleva
più
prender
bevanda
o
medicina
che
da
lui
,
e
sempre
più
spesso
faceva
quel
movimento
forzato
delle
labbra
,
come
se
volesse
pronunciare
una
parola
;
e
lo
faceva
così
spiccato
qualche
volta
,
che
il
figliuolo
gli
afferrava
il
braccio
con
violenza
,
sollevato
da
una
speranza
improvvisa
,
e
gli
diceva
con
accento
quasi
di
gioia
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
Tata
,
guarirai
,
ce
n
'
andremo
,
torneremo
a
casa
con
la
mamma
,
ancora
un
po
'
di
coraggio
!
Erano
le
quattro
della
sera
,
e
allora
appunto
il
ragazzo
s
'
era
abbandonato
a
uno
di
quegli
impeti
di
tenerezza
e
di
speranza
,
quando
di
là
dalla
porta
più
vicina
del
camerone
udì
un
rumore
di
passi
,
e
poi
una
voce
forte
,
due
sole
parole
:
-
Arrivederci
,
suora
!
-
che
lo
fecero
balzare
in
piedi
,
con
un
grido
strozzato
nella
gola
.
Nello
stesso
momento
entrò
nel
camerone
un
uomo
,
con
un
grosso
involto
alla
mano
,
seguito
da
una
suora
.
Il
ragazzo
gettò
un
grido
acuto
e
rimase
inchiodato
al
suo
posto
.
L
'
uomo
si
voltò
,
lo
guardò
un
momento
,
gittò
un
grido
anch
'
egli
:
-
Cicillo
!
-
e
si
slanciò
verso
di
lui
.
Il
ragazzo
cadde
fra
le
braccia
di
suo
padre
,
soffocato
.
Le
suore
,
gl
'
infermieri
,
l
'
assistente
accorsero
,
e
rimasero
lì
,
pieni
di
stupore
.
Il
ragazzo
non
poteva
raccogliere
la
voce
.
-
Oh
Cicillo
mio
!
-
esclamò
il
padre
,
dopo
aver
fissato
uno
sguardo
attento
sul
malato
,
baciando
e
ribaciando
il
ragazzo
.
-
Cicillo
,
figliuol
mio
,
come
va
questo
?
T
'
hanno
condotto
al
letto
d
'
un
altro
.
E
io
che
mi
disperavo
di
non
vederti
,
dopo
che
mamma
scrisse
:
l
'
ho
mandato
.
Povero
Cicillo
!
Da
quanti
giorni
sei
qui
?
Com
'
è
andato
questo
imbroglio
?
Io
me
la
son
cavata
con
poco
.
Sto
bene
in
gamba
,
sai
!
E
la
mamma
?
E
Concettella
?
E
'
u
nennillo
,
come
vanno
?
Io
me
n
'
esco
dall
'
ospedale
.
Andiamo
dunque
.
O
signore
Iddio
!
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
!
Il
ragazzo
stentò
a
spiccicar
quattro
parole
per
dar
notizie
della
famiglia
.
-
Oh
come
sono
contento
!
-
balbettò
.
-
Come
sono
contento
!
Che
brutti
giorni
ho
passati
!
E
non
rifiniva
di
baciar
suo
padre
.
Ma
non
si
muoveva
.
-
Vieni
dunque
-
gli
disse
il
padre
.
-
Arriveremo
ancora
a
casa
stasera
.
Andiamo
.
-
E
lo
tirò
a
sé
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardare
il
suo
malato
.
-
Ma
...
vieni
o
non
vieni
?
-
gli
domandò
il
padre
,
stupito
.
Il
ragazzo
diede
ancora
uno
sguardo
al
malato
,
il
quale
,
in
quel
momento
,
aperse
gli
occhi
e
lo
guardò
fissamente
.
Allora
gli
sgorgò
dall
'
anima
un
torrente
di
parole
.
-
No
,
Tata
,
aspetta
...
ecco
...
non
posso
.
C
'
è
quel
vecchio
.
Da
cinque
giorni
son
qui
.
Mi
guarda
sempre
.
Credevo
che
fossi
tu
.
Gli
volevo
bene
.
Mi
guarda
,
io
gli
do
da
bere
,
mi
vuol
sempre
accanto
,
ora
sta
molto
male
,
abbi
pazienza
,
non
ho
coraggio
,
non
so
,
mi
fa
troppo
pena
,
tornerò
a
casa
domani
,
lasciami
star
qui
un
altro
po
'
,
non
va
mica
bene
che
lo
lasci
,
vedi
in
che
maniera
mi
guarda
,
io
non
so
chi
sia
,
ma
mi
vuole
,
morirebbe
solo
,
lasciami
star
qui
,
caro
Tata
!
-
Bravo
,
piccerello
!
-
gridò
l
'
assistente
.
Il
padre
rimase
perplesso
,
guardando
il
ragazzo
;
poi
guardò
il
malato
.
-
Chi
è
?
-
domandò
.
-
Un
contadino
come
voi
-
rispose
l
'
assistente
,
-
venuto
di
fuori
,
entrato
all
'
ospedale
lo
stesso
giorno
che
c
'
entraste
voi
.
Lo
portaron
qui
ch
'
era
fuor
di
senso
,
e
non
poté
dir
nulla
.
Forse
ha
una
famiglia
lontana
,
dei
figliuoli
.
Crederà
che
sia
un
dei
suoi
,
il
vostro
.
Il
malato
guardava
sempre
il
ragazzo
.
Il
padre
disse
a
Cicillo
:
-
Resta
.
-
Non
ha
più
da
restar
che
per
poco
,
-
mormorò
l
'
assistente
.
-
Resta
-
,
ripeté
il
padre
.
-
Tu
hai
cuore
.
Io
vado
subito
a
casa
a
levar
di
pena
la
mamma
.
Ecco
uno
scudo
pei
tuoi
bisogni
.
Addio
,
bravo
figliuolo
mio
.
A
rivederci
.
Lo
abbracciò
,
lo
guardò
fisso
,
lo
ribaciò
in
fronte
,
e
partì
.
Il
ragazzo
tornò
accanto
al
letto
,
e
l
'
infermo
parve
racconsolato
.
E
Cicillo
ricominciò
a
far
l
'
infermiere
,
non
piangendo
più
,
ma
con
la
stessa
premura
,
con
la
stessa
pazienza
di
prima
;
ricominciò
a
dargli
da
bere
,
ad
accomodargli
le
coperte
,
a
carezzargli
la
mano
,
a
parlargli
dolcemente
,
per
fargli
coraggio
.
Lo
assistette
tutto
quel
giorno
,
lo
assistette
tutta
la
notte
,
gli
restò
ancora
accanto
il
giorno
seguente
.
Ma
il
malato
s
'
andava
sempre
aggravando
;
il
suo
viso
diventava
color
violaceo
,
il
suo
respiro
ingrossava
,
gli
cresceva
l
'
agitazione
,
gli
sfuggivan
dalla
bocca
delle
grida
inarticolate
,
l
'
enfiagione
si
faceva
mostruosa
.
Alla
visita
della
sera
,
il
medico
disse
che
non
avrebbe
passata
la
notte
.
E
allora
Cicillo
raddoppiò
le
sue
cure
e
non
lo
perdette
più
d
'
occhio
un
minuto
.
E
il
malato
lo
guardava
,
lo
guardava
,
e
muoveva
ancora
le
labbra
,
tratto
tratto
,
con
un
grande
sforzo
,
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
,
e
un
'
espressione
di
dolcezza
straordinaria
passava
a
quando
a
quando
nei
suoi
occhi
,
che
sempre
più
si
rimpiccolivano
e
s
'
andavano
velando
.
E
quella
notte
il
ragazzo
lo
vegliò
fin
che
vide
biancheggiare
alle
finestre
il
primo
barlume
di
giorno
,
e
comparire
la
suora
.
La
suora
s
'
avvicinò
al
letto
,
diede
un
'
occhiata
al
malato
e
andò
via
a
rapidi
passi
.
Pochi
momenti
dopo
ricomparve
col
medico
assistente
e
con
un
infermiere
,
che
portava
una
lanterna
.
-
È
all
'
ultimo
momento
,
-
disse
il
medico
.
Il
ragazzo
afferrò
la
mano
del
malato
.
Questi
aprì
gli
occhi
,
lo
fissò
,
e
li
richiuse
.
In
quel
punto
parve
al
ragazzo
di
sentirsi
stringere
la
mano
.
-
M
'
ha
stretta
la
mano
!
-
esclamò
.
Il
medico
rimase
un
momento
chino
sul
malato
,
poi
s
'
alzò
.
La
suora
staccò
un
crocifisso
dalla
parte
.
-
E
morto
!
-
gridò
il
ragazzo
.
-
Va
'
,
figliuolo
,
-
disse
il
medico
.
-
La
tua
santa
opera
è
compiuta
.
Va
'
e
abbi
fortuna
,
che
la
meriti
.
Dio
ti
proteggerà
.
Addio
.
La
suora
che
s
'
era
allontanata
un
momento
,
tornò
con
un
mazzettino
di
viole
,
tolte
da
un
bicchiere
sulla
finestra
,
e
lo
porse
al
ragazzo
,
dicendo
:
-
Non
ho
altro
da
darti
.
Tieni
questo
per
memoria
dell
'
ospedale
.
-
Grazie
,
-
rispose
il
ragazzo
,
-
pigliando
il
mazzetto
con
una
mano
e
asciugandosi
gli
occhi
con
l
'
altra
;
-
ma
ho
tanta
strada
da
fare
a
piedi
...
lo
sciuperei
.
-
E
sciolto
il
mazzolino
sparpagliò
le
viole
sul
letto
,
dicendo
:
-
Le
lascio
per
ricordo
al
mio
povero
morto
.
Grazie
,
sorella
.
Grazie
,
signor
dottore
.
-
Poi
,
rivolgendosi
al
morto
:
-
Addio
...
-
E
mentre
cercava
un
nome
da
dargli
,
gli
rivenne
dal
cuore
alle
labbra
il
dolce
nome
che
gli
aveva
dato
per
cinque
giorni
:
-
Addio
,
povero
Tata
!
Detto
questo
,
si
mise
sotto
il
braccio
il
suo
involtino
di
panni
,
e
a
lenti
passi
,
rotto
dalla
stanchezza
,
se
n
'
andò
.
L
'
alba
spuntava
.
L
'
officina
18
,
sabato
Precossi
venne
ieri
sera
a
rammentarmi
che
andassi
a
vedere
la
sua
officina
,
che
è
sotto
nella
strada
,
e
questa
mattina
,
uscendo
con
mio
padre
,
mi
ci
feci
condurre
un
momento
.
Mentre
noi
ci
avvicinavamo
all
'
officina
,
ne
usciva
di
corsa
Garoffi
,
con
un
pacco
in
mano
,
facendo
svolazzare
il
suo
gran
mantello
,
che
copre
le
mercanzie
.
Ah
!
ora
lo
so
dove
va
a
raspare
la
limatura
di
ferro
,
che
vende
per
dei
giornali
vecchi
,
quel
trafficone
di
Garoffi
!
Affacciandoci
alla
porta
,
vedemmo
Precossi
,
seduto
sur
una
torricella
di
mattoni
,
che
studiava
la
lezione
,
col
libro
sulle
ginocchia
.
S
'
alzò
subito
e
ci
fece
entrare
:
era
uno
stanzone
pien
di
polvere
di
carbone
,
colle
pareti
tutte
irte
di
martelli
,
di
tanaglie
,
di
spranghe
,
di
ferracci
d
'
ogni
forma
,
e
in
un
angolo
ardeva
il
fuoco
d
'
un
fornello
,
in
cui
soffiava
un
mantice
,
tirato
da
un
ragazzo
.
Precossi
padre
era
vicino
all
'
incudine
,
e
un
garzone
teneva
una
spranga
di
ferro
nel
fuoco
.
-
Ah
!
eccolo
qui
,
-
disse
il
fabbro
appena
ci
vide
,
levandosi
la
berretta
,
-
il
bravo
ragazzo
che
regala
i
treni
delle
strade
ferrate
!
È
venuto
a
vedere
un
po
'
lavorare
,
non
è
vero
?
Eccolo
servito
sul
momento
.
-
E
dicendo
questo
sorrideva
,
non
aveva
più
quella
faccia
torva
,
quegli
occhi
biechi
dell
'
altre
volte
.
Il
garzone
gli
porse
una
lunga
spranga
di
ferro
arroventata
da
un
capo
,
e
il
fabbro
l
'
appoggiò
sull
'
incudine
.
Faceva
una
di
quelle
spranghe
a
voluta
per
le
ringhiere
a
gabbia
dei
terrazzini
.
Alzò
un
grosso
martello
e
cominciò
a
picchiare
,
spingendo
la
parte
rovente
ora
di
qua
ora
di
là
tra
una
punta
dell
'
incudine
e
il
mezzo
,
e
rigirandola
in
vari
modi
,
ed
era
una
meraviglia
a
vedere
come
sotto
ai
colpi
rapidi
e
precisi
del
martello
il
ferro
s
'
incurvava
,
s
'
attorceva
,
pigliava
via
via
la
forma
graziosa
della
foglia
arricciata
d
'
un
fiore
,
come
un
cannello
di
pasta
,
ch
'
egli
avesse
modellato
con
le
mani
.
E
intanto
il
suo
figliuolo
ci
guardava
,
con
una
cert
'
aria
altera
,
come
per
dire
:
-
Vedete
come
lavora
mio
padre
!
-
Ha
visto
come
si
fa
,
il
signorino
?
-
mi
domandò
il
fabbro
,
quand
'
ebbe
finito
,
mettendomi
davanti
la
spranga
,
che
pareva
il
pastorale
d
'
un
vescovo
.
Poi
la
mise
in
disparte
e
ne
ficcò
un
'
altra
nel
fuoco
.
-
Ben
fatto
davvero
,
-
gli
disse
mio
padre
.
E
soggiunse
:
-
Dunque
...
si
lavora
,
eh
?
La
buona
voglia
è
tornata
.
-
È
tornata
,
sì
-
rispose
l
'
operaio
,
asciugandosi
il
sudore
,
e
arrossendo
un
poco
.
-
E
sa
chi
me
l
'
ha
fatta
tornare
?
-
Mio
padre
finse
di
non
capire
.
-
Quel
bravo
ragazzo
,
-
disse
il
fabbro
,
accennando
il
figliuolo
col
dito
,
-
quel
bravo
figliuolo
là
,
che
studiava
e
faceva
onore
a
suo
padre
mentre
suo
padre
...
faceva
baldoria
e
lo
trattava
come
una
bestia
.
Quando
ho
visto
quella
medaglia
...
Ah
!
il
piccinetto
mio
,
alto
come
un
soldo
di
cacio
,
vieni
un
po
'
qua
che
ti
guardi
bene
nel
muso
!
-
Il
ragazzo
corse
subito
,
il
fabbro
lo
prese
e
lo
mise
diritto
sull
'
incudine
,
tenendolo
sotto
le
ascelle
,
e
gli
disse
:
-
Pulite
un
poco
il
frontespizio
a
questo
bestione
di
babbo
.
-
E
allora
Precossi
coprì
di
baci
il
viso
nero
di
suo
padre
fin
che
fu
anche
lui
tutto
nero
.
-
Così
va
bene
,
-
disse
il
fabbro
,
e
lo
rimise
in
terra
.
-
Così
va
bene
davvero
,
Precossi
!
-
esclamò
mio
padre
,
contento
.
E
detto
a
rivederci
al
fabbro
e
al
figliuolo
,
mi
condusse
fuori
.
Mentre
uscivo
,
Precossino
mi
disse
:
-
Scusami
,
-
e
mi
cacciò
in
tasca
un
pacchetto
di
chiodi
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
vedere
il
carnevale
da
casa
mia
.
-
Tu
gli
hai
regalato
il
tuo
treno
di
strada
ferrata
,
-
mi
disse
mio
padre
per
la
strada
;
-
ma
se
fosse
stato
d
'
oro
e
pieno
di
perle
,
sarebbe
stato
ancora
un
piccolo
regalo
per
quel
santo
figliuolo
che
ha
rifatto
il
cuore
a
suo
padre
.
Il
piccolo
pagliaccio
20
,
lunedì
Tutta
la
città
è
in
ribollimento
per
il
carnevale
,
che
è
sul
finire
,
in
ogni
piazza
si
rizzan
baracche
di
saltimbanchi
e
giostre
,
e
noi
abbiamo
sotto
le
finestre
un
circo
di
tela
,
dove
dà
spettacolo
una
piccola
compagnia
veneziana
,
con
cinque
cavalli
.
Il
circo
è
nel
mezzo
della
piazza
,
e
in
un
angolo
ci
son
tre
carrozzoni
grandi
,
dove
i
saltimbanchi
dormono
e
si
travestono
;
tre
casette
con
le
ruote
,
coi
loro
finestrini
e
un
caminetto
ciascuna
,
che
fuma
sempre
;
e
tra
finestrino
e
finestrino
sono
stese
delle
fasce
da
bambini
.
C
'
è
una
donna
che
allatta
un
putto
,
fa
da
mangiare
e
balla
sulla
corda
.
Povera
gente
!
Si
dice
saltimbanco
come
un
'
ingiuria
;
eppure
si
guadagnano
il
pane
onestamente
,
divertendo
tutti
;
e
come
faticano
!
Tutto
il
giorno
corrono
tra
il
circo
e
i
carrozzoni
,
in
maglia
,
con
questi
freddi
;
mangian
due
bocconi
a
scappa
e
fuggi
,
in
piedi
,
tra
una
rappresentazione
e
l
'
altra
,
e
a
volte
,
quando
hanno
già
il
circo
affollato
,
si
leva
un
vento
che
strappa
le
tele
e
spegne
i
lumi
,
e
addio
spettacolo
!
debbon
rendere
i
denari
e
lavorar
tutta
la
sera
a
rimetter
su
la
baracca
.
Ci
hanno
due
ragazzi
che
lavorano
;
e
mio
padre
riconobbe
il
più
piccolo
mentre
attraversava
la
piazza
:
è
il
figliuolo
del
padrone
lo
stesso
che
vedemmo
fare
i
giochi
a
cavallo
l
'
anno
passato
,
in
un
circo
di
piazza
Vittorio
Emanuele
.
È
cresciuto
,
avrà
otto
anni
,
è
un
bel
ragazzo
,
un
bel
visetto
rotondo
e
bruno
di
monello
,
con
tanti
riccioli
neri
che
gli
scappan
fuori
dal
cappello
a
cono
.
È
vestito
da
pagliaccio
,
ficcato
dentro
a
una
specie
di
saccone
con
le
maniche
,
bianco
ricamato
di
nero
,
e
ha
le
scarpette
di
tela
.
È
un
diavoletto
.
Piace
a
tutti
.
Fa
di
tutto
.
Lo
vediamo
ravvolto
in
uno
scialle
,
la
mattina
presto
,
che
porta
il
latte
alla
sua
casetta
di
legno
;
poi
va
a
prendere
i
cavalli
alla
rimessa
di
via
Bertola
;
tiene
in
braccio
il
bimbo
piccolo
;
trasporta
cerchi
cavalletti
,
sbarre
,
corde
;
pulisce
i
carrozzoni
,
accende
il
fuoco
,
e
nei
momenti
di
riposo
è
sempre
appiccicato
a
sua
madre
.
Mio
padre
lo
guarda
sempre
dalla
finestra
,
e
non
fa
che
parlar
di
lui
e
dei
suoi
,
che
han
l
'
aria
di
buona
gente
,
e
di
voler
bene
ai
figliuoli
.
Una
sera
ci
siamo
andati
,
al
circo
;
faceva
freddo
,
non
c
'
era
quasi
nessuno
;
ma
tanto
il
pagliaccino
si
dava
un
gran
moto
per
tener
allegra
quella
po
'
di
gente
:
faceva
dei
salti
mortali
,
s
'
attaccava
alla
coda
dei
cavalli
,
camminava
con
le
gambe
per
aria
,
tutto
solo
,
e
cantava
,
sempre
sorridente
,
col
suo
visetto
bello
e
bruno
;
e
suo
padre
che
aveva
un
vestito
rosso
e
i
calzoni
bianchi
,
con
gli
stivali
alti
e
la
frusta
in
mano
,
lo
guardava
;
ma
era
triste
.
Mio
padre
n
'
ebbe
compassione
,
e
ne
parlò
il
dì
dopo
col
pittore
Delis
,
che
venne
a
trovarci
.
Quella
povera
gente
s
'
ammazza
a
lavorare
e
fa
così
cattivi
affari
!
Quel
ragazzino
gli
piaceva
tanto
!
Che
cosa
si
poteva
fare
per
loro
?
Il
pittore
ebbe
un
'
idea
.
-
Scrivi
un
bell
'
articolo
sulla
Gazzetta
,
-
gli
disse
,
-
tu
che
sai
scrivere
:
tu
racconti
i
miracoli
del
piccolo
pagliaccio
e
io
faccio
il
suo
ritratto
;
la
Gazzetta
la
leggon
tutti
,
e
almeno
per
una
volta
accorrerà
gente
.
-
E
così
fecero
.
Mio
padre
scrisse
un
articolo
,
bello
e
pieno
di
scherzi
,
che
diceva
tutto
quello
che
noi
vediamo
dalla
finestra
,
e
metteva
voglia
di
conoscere
e
di
carezzare
il
piccolo
artista
;
e
il
pittore
schizzò
un
ritrattino
somigliante
e
grazioso
,
che
fu
pubblicato
sabato
sera
.
Ed
ecco
,
alla
rappresentazione
di
domenica
,
una
gran
folla
che
accorre
al
circo
.
Era
annunziato
:
Rappresentazione
a
beneficio
del
pagliaccino
;
del
pagliaccino
,
com
'
era
chiamato
nella
Gazzetta
.
Mio
padre
mi
condusse
nei
primi
posti
.
Accanto
all
'
entrata
avevano
affisso
la
Gazzetta
.
Il
circo
era
stipato
;
molti
spettatori
avevano
la
Gazzetta
in
mano
,
e
la
mostravano
al
pagliaccino
,
che
rideva
e
correva
or
dall
'
uno
or
dall
'
altro
,
tutto
felice
.
Anche
il
padrone
era
contento
.
Figurarsi
!
Nessun
giornale
gli
aveva
mai
fatto
tanto
onore
,
e
la
cassetta
dei
soldi
era
piena
.
Mi
padre
sedette
accanto
a
me
.
Tra
gli
spettatori
trovammo
delle
persone
di
conoscenza
.
C
'
era
vicino
all
'
entrata
dei
cavalli
,
in
piedi
,
il
maestro
di
Ginnastica
,
quello
che
è
stato
con
Garibaldi
;
e
in
faccia
a
noi
,
nei
secondi
posti
,
il
muratorino
,
col
suo
visetto
tondo
,
seduto
accanto
a
quel
gigante
di
suo
padre
...
e
appena
mi
vide
,
mi
fece
il
muso
di
lepre
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
che
contava
gli
spettatori
,
calcolando
sulle
dita
quanto
potesse
aver
incassato
la
Compagnia
.
C
'
era
anche
nelle
seggiole
dei
primi
posti
,
poco
lontano
da
noi
,
il
povero
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
con
le
sue
stampelle
fra
le
ginocchia
,
stretto
al
fianco
di
suo
padre
,
capitano
d
'
artiglieria
,
che
gli
teneva
una
mano
sulla
spalla
.
La
rappresentazione
cominciò
.
Il
pagliaccino
fece
meraviglie
sul
cavallo
,
sul
trapezio
e
sulla
corda
,
e
ogni
volta
che
saltava
giù
,
tutti
gli
battevan
le
mani
e
molti
gli
tiravano
i
riccioli
.
Poi
fecero
gli
esercizi
vari
altri
,
funamboli
,
giocolieri
e
cavallerizzi
,
vestiti
di
cenci
e
scintillanti
d
'
argento
.
Ma
quando
non
c
'
era
il
ragazzo
,
pareva
che
la
gente
si
seccasse
.
A
un
certo
punto
vidi
il
maestro
di
ginnastica
,
fermo
all
'
entrata
dei
cavalli
,
che
parlò
nell
'
orecchio
del
padrone
del
circo
,
e
questi
subito
girò
lo
sguardo
sugli
spettatori
,
come
se
cercasse
qualcuno
.
Il
suo
sguardo
si
fermò
su
di
noi
.
Mio
padre
se
ne
accorse
,
capì
che
il
maestro
aveva
detto
ch
'
era
lui
l
'
autor
dell
'
articolo
,
e
per
non
esser
ringraziato
se
ne
scappò
via
,
dicendomi
:
-
Resta
,
Enrico
;
io
t
'
aspetto
fuori
.
-
Il
pagliaccino
,
dopo
aver
scambiato
qualche
parola
col
suo
babbo
,
fece
ancora
un
esercizio
:
ritto
sul
cavallo
che
galoppava
,
si
travestì
quattro
volte
,
da
pellegrino
,
da
marinaio
,
da
soldato
,
da
acrobata
,
e
ogni
volta
che
mi
passava
vicino
,
mi
guardava
.
Poi
,
quando
scese
,
cominciò
a
fare
il
giro
del
circo
col
cappello
da
pagliaccio
tra
le
mani
,
e
tutti
ci
gettavan
dentro
soldi
e
confetti
.
Io
tenni
pronti
due
soldi
;
ma
quando
fu
in
faccia
a
me
,
invece
di
porgere
il
cappello
,
lo
tirò
indietro
,
mi
guardò
e
passò
avanti
.
Rimasi
mortificato
.
Perché
m
'
aveva
fatto
quello
sgarbo
?
La
rappresentazione
terminò
,
il
padrone
ringraziò
il
pubblico
,
e
tutta
la
gente
s
'
alzò
,
affollandosi
verso
l
'
uscita
.
Io
ero
confuso
tra
la
folla
,
e
stavo
già
per
uscire
,
quando
mi
sentii
toccare
una
mano
.
Mi
voltai
:
era
il
pagliaccino
,
col
suo
bel
visetto
bruno
e
i
suoi
riccioli
neri
,
che
mi
sorrideva
:
aveva
le
mani
piene
di
confetti
.
Allora
capii
.
-
Voresistu
-
mi
disse
-
agradir
sti
confeti
del
pagiazzeto
?
-
Io
accennai
di
sì
,
e
ne
presi
tre
o
quattro
.
-
Alora
,
-
soggiunse
-
ciapa
anca
un
baso
.
-
Dammene
due
-
,
risposi
,
e
gli
porsi
il
viso
.
Egli
si
pulì
con
la
manica
la
faccia
infarinata
,
mi
pose
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
stampò
due
baci
sulle
guance
,
dicendomi
:
-
Tò
,
e
portighene
uno
a
to
pare
.
L
'
ultimo
giorno
di
carnevale
21
,
martedì
Che
triste
scena
vedemmo
oggi
al
corso
delle
maschere
!
Finì
bene
;
ma
poteva
seguire
una
grande
disgrazia
.
In
piazza
San
Carlo
,
tutta
decorata
di
festoni
gialli
,
rossi
e
bianchi
,
s
'
accalcava
una
grande
moltitudine
;
giravan
maschere
d
'
ogni
colore
;
passavano
carri
dorati
e
imbandierati
,
della
forma
di
padiglioni
di
teatrini
e
di
barche
,
pieni
d
'
arlecchini
e
di
guerrieri
,
di
cuochi
,
di
marinai
e
di
pastorelle
;
era
una
confusione
da
non
saper
dove
guardare
;
un
frastuono
di
trombette
,
di
corni
e
di
piatti
turchi
che
lacerava
le
orecchie
;
e
le
maschere
dei
carri
trincavano
e
cantavano
,
apostrofando
la
gente
a
piedi
e
la
gente
alle
finestre
,
che
rispondevano
a
squarciagola
,
e
si
tiravano
a
furia
arancie
e
confetti
;
e
al
di
sopra
delle
carrozze
e
della
calca
,
fin
dove
arrivava
l
'
occhio
,
si
vedevano
sventolar
bandierine
,
scintillar
caschi
,
tremolare
pennacchi
,
agitarsi
testoni
di
cartapesta
,
gigantesche
cuffie
,
tube
enormi
,
armi
stravaganti
,
tamburelli
,
crotali
,
berrettini
rossi
e
bottiglie
:
parevan
tutti
pazzi
.
Quando
la
nostra
carrozza
entrò
nella
piazza
,
andava
dinanzi
a
noi
un
carro
magnifico
,
tirato
da
quattro
cavalli
coperti
di
gualdrappe
ricamate
d
'
oro
,
e
tutto
inghirlandato
di
rose
finte
,
sul
quale
c
'
erano
quattordici
o
quindici
signori
,
mascherati
da
gentiluomini
della
corte
di
Francia
,
tutti
luccicanti
di
seta
,
col
parruccone
bianco
,
un
cappello
piumato
sotto
il
braccio
e
lo
spadino
,
e
un
arruffio
di
nastri
e
di
trine
sul
petto
:
bellissimi
.
Cantavano
tutti
insieme
una
canzonetta
francese
,
e
gettavan
dolci
alla
gente
,
e
la
gente
batteva
le
mani
e
gridava
.
Quando
a
un
tratto
,
sulla
nostra
sinistra
,
vedemmo
un
uomo
sollevare
sopra
le
teste
della
folla
una
bambina
di
cinque
o
sei
anni
,
una
poverella
che
piangeva
disperatamente
,
agitando
le
braccia
,
come
presa
dalle
convulsioni
.
L
'
uomo
si
fece
largo
verso
il
carro
dei
signori
,
uno
di
questi
si
chinò
,
e
quell
'
altro
disse
forte
:
-
Prenda
questa
bimba
,
ha
perduto
sua
madre
nella
folla
,
la
tenga
in
braccio
;
la
madre
non
può
essere
lontana
,
e
la
vedrà
,
non
c
'
è
altra
maniera
.
-
Il
signore
prese
la
bimba
in
braccio
;
tutti
gli
altri
cessarono
di
cantare
,
la
bimba
urlava
e
si
dibatteva
,
il
signore
si
tolse
la
maschera
;
il
carro
continuò
a
andare
lentamente
.
In
quel
mentre
,
come
ci
fu
detto
poi
,
all
'
estremità
opposta
della
piazza
,
una
povera
donna
mezzo
impazzita
rompeva
la
calca
a
gomitate
e
a
spintoni
,
urlando
:
-
Maria
!
Maria
!
Maria
!
Ho
perduto
la
mia
figliuola
!
Me
l
'
hanno
rubata
!
Mi
hanno
soffocato
la
mia
bambina
!
-
E
da
un
quarto
d
'
ora
smaniava
,
si
disperava
a
quel
modo
,
andando
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
,
oppressa
dalla
folla
,
che
stentava
ad
aprirle
il
passo
.
Il
signore
del
carro
,
intanto
,
si
teneva
la
bimba
stretta
contro
i
nastri
e
le
trine
del
petto
,
girando
lo
sguardo
per
la
piazza
,
e
cercando
di
quietare
la
povera
creatura
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
,
non
sapendo
dove
fosse
,
e
singhiozzava
da
schiantarsi
il
cuore
.
Il
signore
era
commosso
,
si
vedeva
che
quelle
grida
gli
andavano
all
'
anima
;
tutti
gli
altri
offrivano
alla
bimba
arancie
e
confetti
;
ma
quella
respingeva
tutto
,
sempre
più
spaventata
e
convulsa
.
-
Cercate
la
madre
!
gridava
il
signore
alla
folla
,
-
cercate
la
madre
!
-
E
tutti
si
voltavano
a
destra
e
a
sinistra
;
ma
la
madre
non
si
trovava
.
Finalmente
,
a
pochi
passi
dall
'
imboccatura
di
via
Roma
,
si
vide
una
donna
slanciarsi
verso
il
carro
...
Ah
!
mai
più
la
dimenticherò
!
Non
pareva
più
una
creatura
umana
,
aveva
i
capelli
sciolti
,
la
faccia
sformata
,
le
vesti
lacere
,
si
slanciò
avanti
mettendo
un
rantolo
che
non
si
capì
se
fosse
di
gioia
,
d
'
angoscia
o
di
rabbia
,
e
avventò
le
mani
come
due
artigli
per
afferrar
la
figliuola
.
Il
carro
si
fermò
.
-
Eccola
qui
-
,
disse
il
signore
,
porgendo
la
bimba
,
dopo
averla
baciata
,
e
la
mise
tra
le
braccia
di
sua
madre
,
che
se
la
strinse
al
seno
come
una
furia
...
Ma
una
delle
due
manine
restò
un
minuto
secondo
tra
le
mani
del
signore
,
e
questi
strappatosi
dalla
destra
un
anello
d
'
oro
con
un
grosso
diamante
,
e
infilatolo
con
un
rapido
movimento
in
un
dito
della
piccina
:
-
Prendi
,
-
le
disse
,
-
sarà
la
tua
dote
di
sposa
.
-
La
madre
restò
lì
come
incantata
,
la
folla
proruppe
in
applausi
,
il
signore
si
rimise
la
maschera
,
i
suoi
compagni
ripresero
il
canto
,
e
il
carro
ripartì
lentamente
in
mezzo
a
una
tempesta
di
battimani
e
d
'
evviva
.
I
ragazzi
ciechi
23
,
giovedì
Il
maestro
è
molto
malato
e
mandarono
in
vece
sua
quello
della
quarta
,
che
è
stato
maestro
nell
'
Istituto
dei
ciechi
;
il
più
vecchio
di
tutti
,
così
bianco
che
par
che
abbia
in
capo
una
parrucca
di
cotone
,
e
parla
in
un
certo
modo
,
come
se
cantasse
una
canzone
malinconica
;
ma
bene
,
e
sa
molto
.
Appena
entrato
nella
scuola
,
vedendo
un
ragazzo
con
un
occhio
bendato
,
s
'
avvicinò
al
banco
e
gli
domandò
che
cos
'
aveva
.
-
Bada
agli
occhi
,
ragazzo
,
-
gli
disse
.
-
E
allora
Derossi
gli
domandò
:
-
È
vero
,
signor
maestro
,
che
è
stato
maestro
dei
ciechi
?
-
Sì
,
per
vari
anni
,
-
rispose
.
E
Derossi
disse
a
mezza
voce
:
-
Ci
dica
qualche
cosa
.
Il
maestro
s
'
andò
a
sedere
a
tavolino
.
Coretti
disse
forte
:
-
L
'
istituto
dei
ciechi
è
in
via
Nizza
.
-
Voi
dite
ciechi
,
ciechi
,
-
disse
il
maestro
,
-
così
,
come
direste
malati
e
poveri
o
che
so
io
.
Ma
capite
bene
il
significato
di
quella
parola
?
Pensateci
un
poco
.
Ciechi
!
Non
veder
nulla
,
mai
!
Non
distinguere
il
giorno
dalla
notte
,
non
veder
né
il
cielo
né
il
sole
né
i
propri
parenti
,
nulla
di
tutto
quello
che
s
'
ha
intorno
e
che
si
tocca
;
essere
immersi
in
una
oscurità
perpetua
,
e
come
sepolti
nelle
viscere
della
terra
!
Provate
un
poco
a
chiudere
gli
occhi
e
a
pensare
di
dover
rimanere
per
sempre
così
:
subito
vi
prende
un
affanno
,
un
terrore
,
vi
pare
che
vi
sarebbe
impossibile
di
resistere
,
che
vi
mettereste
a
gridare
,
che
impazzireste
o
morireste
.
Eppure
...
poveri
ragazzi
,
quando
s
'
entra
per
la
prima
volta
nell
'
Istituto
dei
ciechi
,
durante
la
ricreazione
,
a
sentirli
suonar
violini
e
flauti
da
tutte
le
parti
,
e
parlar
forte
e
ridere
,
salendo
e
scendendo
le
scale
a
passi
lesti
,
e
girando
liberamente
per
i
corridoi
e
pei
dormitori
,
non
si
direbbe
mai
che
son
quegli
sventurati
che
sono
.
Bisogna
osservarli
bene
.
C
'
è
dei
giovani
di
sedici
o
diciott
'
anni
,
robusti
e
allegri
,
che
portano
la
cecità
con
una
certa
disinvoltura
,
con
una
certa
baldanza
quasi
;
ma
si
capisce
dall
'
espressione
risentita
e
fiera
dei
visi
,
che
debbono
aver
sofferto
tremendamente
prima
di
rassegnarsi
a
quella
sventura
.
Ce
n
'
è
altri
,
dei
visi
pallidi
e
dolci
,
in
cui
si
vede
una
grande
rassegnazione
;
ma
triste
,
e
si
capisce
che
qualche
volta
,
in
segreto
,
debbono
piangere
ancora
.
Ah
!
figliuoli
miei
.
Pensate
che
alcuni
di
essi
hanno
perduto
la
vista
in
pochi
giorni
,
che
altri
l
'
han
perduta
dopo
anni
di
martirio
,
e
molte
operazioni
chirurgiche
terribili
,
e
che
molti
son
nati
così
,
nati
in
una
notte
che
non
ebbe
mai
alba
per
loro
,
entrati
nel
mondo
come
in
una
tomba
immensa
,
e
che
non
sanno
come
sia
fatto
il
volto
umano
!
Immaginate
quanto
debbono
aver
sofferto
e
quanto
debbono
soffrire
quando
pensano
così
,
confusamente
,
alla
differenza
tremenda
che
passa
fra
loro
e
quelli
che
ci
vedono
,
e
domandano
a
sé
medesimi
:
-
Perché
questa
differenza
se
non
abbiamo
alcuna
colpa
?
-
Io
che
son
stato
vari
anni
fra
loro
,
quando
mi
ricordo
quella
classe
,
tutti
quegli
occhi
suggellati
per
sempre
,
tutte
quelle
pupille
senza
sguardo
e
senza
vita
,
e
poi
guardo
voi
altri
...
mi
pare
impossibile
che
non
siate
tutti
felici
.
Pensate
:
ci
sono
circa
ventisei
mila
ciechi
in
Italia
!
Ventisei
mila
persone
che
non
vedono
luce
,
capite
;
un
esercito
che
c
'
impiegherebbe
quattro
ore
a
sfilare
sotto
le
nostre
finestre
!
Il
maestro
tacque
;
non
si
sentiva
un
alito
nella
scuola
.
Derossi
domandò
se
era
vero
che
i
ciechi
hanno
il
tatto
più
fino
di
noi
.
Il
maestro
disse
:
-
È
vero
.
Tutti
gli
altri
sensi
si
raffinano
in
loro
,
appunto
perché
,
dovendo
supplire
fra
tutti
a
quello
della
vista
,
sono
più
e
meglio
esercitati
di
quello
che
non
siano
da
chi
ci
vede
.
La
mattina
,
nei
dormitori
,
l
'
uno
domanda
all
'
altro
:
-
C
'
è
il
sole
?
-
e
chi
è
più
lesto
a
vestirsi
scappa
subito
nel
cortile
ad
agitar
le
mani
per
aria
,
per
sentire
se
c
'
è
il
tepore
del
sole
,
e
corre
a
dar
la
buona
notizia
:
-
C
'
è
il
sole
!
-
Dalla
voce
d
'
una
persona
si
fanno
un
'
idea
della
statura
;
noi
giudichiamo
l
'
animo
d
'
un
uomo
dall
'
occhio
,
essi
dalla
voce
;
ricordano
le
intonazioni
e
gli
accenti
per
anni
.
S
'
accorgono
se
in
una
stanza
c
'
è
più
d
'
una
persona
,
anche
se
una
sola
parla
,
e
le
altre
restano
immobili
.
Al
tatto
s
'
accorgono
se
un
cucchiaio
è
poco
o
molto
pulito
.
Le
bimbe
distinguono
la
lana
tinta
da
quella
di
color
naturale
.
Passando
a
due
a
due
per
le
strade
,
riconoscono
quasi
tutte
le
botteghe
all
'
odore
,
anche
quelle
in
cui
noi
non
sentiamo
odori
.
Tirano
la
trottola
,
e
a
sentire
il
ronzìo
che
fa
girando
,
vanno
diritti
a
pigliarla
senza
sbagliare
.
Fanno
correre
il
cerchio
,
giocano
ai
birilli
,
saltano
con
la
funicella
,
fabbricano
casette
coi
sassi
,
colgono
le
viole
come
se
le
vedessero
,
fanno
stuoie
e
canestrini
intrecciando
paglia
di
vari
colori
,
speditamente
e
bene
;
tanto
hanno
il
tatto
esercitato
!
Il
tatto
è
la
loro
vista
,
è
uno
dei
più
grandi
piaceri
per
loro
quello
di
toccare
,
di
stringere
,
d
'
indovinare
la
forma
delle
cose
tastandole
.
È
commovente
vederli
,
quando
li
conducono
al
museo
industriale
,
dove
li
lascian
toccare
quello
che
vogliono
,
veder
con
che
festa
si
gettano
sui
corpi
geometrici
,
sui
modellini
di
case
,
sugli
strumenti
,
con
che
gioia
palpano
,
stropicciano
,
rivoltano
fra
le
mani
tutte
le
cose
,
per
vedere
come
son
fatte
.
Essi
dicono
vedere
!
Garoffi
interruppe
il
maestro
per
domandargli
se
era
vero
che
i
ragazzi
ciechi
imparano
a
far
di
conto
meglio
degli
altri
.
Il
maestro
rispose
:
-
È
vero
.
Imparano
a
far
di
conto
e
a
leggere
.
Hanno
dei
libri
fatti
apposta
,
coi
caratteri
rilevati
;
ci
passano
le
dita
sopra
,
riconoscon
le
lettere
,
e
dicon
le
parole
;
leggono
corrente
.
E
bisogna
vedere
,
poveretti
,
come
arrossiscono
quando
commettono
uno
sbaglio
.
E
scrivono
pure
,
senza
inchiostro
.
Scrivono
sur
una
carta
spessa
e
dura
con
un
punteruolo
di
metallo
che
fa
tanti
punticini
incavati
e
aggrappati
secondo
un
alfabeto
speciale
;
i
quali
punticini
riescono
in
rilievo
sul
rovescio
della
carta
per
modo
che
voltando
il
foglio
e
strisciando
le
dita
su
quei
rilievi
,
essi
possono
leggere
quello
che
hanno
scritto
,
ed
anche
la
scrittura
d
'
altri
,
e
così
fanno
delle
composizioni
,
e
si
scrivono
delle
lettere
fra
loro
.
Nella
stessa
maniera
scrivono
i
numeri
e
fanno
i
calcoli
.
E
calcolano
a
mente
con
una
facilità
incredibile
,
non
essendo
divagati
dalla
vista
delle
cose
,
come
siamo
noi
.
E
se
vedeste
come
sono
appassionati
per
sentir
leggere
,
come
stanno
attenti
,
come
ricordano
tutto
,
come
discutono
fra
loro
,
anche
i
piccoli
,
di
cose
di
storia
e
di
lingua
,
seduti
quattro
o
cinque
sulla
stessa
panca
,
senza
voltarsi
l
'
un
verso
l
'
altro
,
e
conversando
il
primo
col
terzo
,
il
secondo
col
quarto
,
ad
alta
voce
e
tutti
insieme
,
senza
perdere
una
sola
parola
,
da
tanto
che
han
l
'
orecchio
acuto
e
pronto
!
E
danno
più
importanza
di
voi
altri
agli
esami
,
ve
lo
assicuro
,
e
s
'
affezionano
di
più
ai
loro
maestri
.
Riconoscono
il
maestro
al
passo
e
all
'
odore
;
s
'
accorgono
se
è
di
buono
o
cattivo
umore
,
se
sta
bene
o
male
,
nient
'
altro
che
dal
suono
d
'
una
sua
parola
;
vogliono
che
il
maestro
li
tocchi
,
quando
gli
incoraggia
e
li
loda
,
e
gli
palpan
le
mani
e
le
braccia
per
esprimergli
la
loro
gratitudine
.
E
si
voglion
bene
anche
fra
loro
,
sono
buoni
compagni
.
Nel
tempo
della
ricreazione
sono
quasi
sempre
insieme
quei
soliti
.
Nella
sezione
delle
ragazze
,
per
esempio
,
formano
tanti
gruppi
,
secondo
lo
strumento
che
suonano
,
le
violiniste
,
le
pianiste
,
le
suonatrici
di
flauto
,
e
non
si
scompagnano
mai
.
Quando
hanno
posto
affetto
a
uno
,
è
difficile
che
se
ne
stacchino
.
Trovano
un
gran
conforto
nell
'
amicizia
.
Si
giudicano
rettamente
,
fra
loro
.
Hanno
un
concetto
chiaro
e
profondo
del
bene
e
del
male
.
Nessuno
s
'
esalta
come
loro
al
racconto
d
'
un
'
azione
generosa
o
d
'
un
fatto
grande
.
Votini
domandò
se
suonano
bene
.
-
Amano
la
musica
ardentemente
,
-
rispose
il
maestro
.
-
È
la
loro
gioia
,
è
la
loro
vita
la
musica
.
Dei
ciechi
bambini
,
appena
entrati
nell
'
Istituto
,
son
capaci
di
star
tre
ore
immobili
in
piedi
a
sentir
sonare
.
Imparano
facilmente
,
suonano
con
passione
.
Quando
il
maestro
dice
a
uno
che
non
ha
disposizione
alla
musica
,
quegli
ne
prova
un
grande
dolore
,
ma
si
mette
a
studiare
disperatamente
.
Ah
!
se
udiste
la
musica
là
dentro
se
li
vedeste
quando
suonano
colla
fronte
alta
col
sorriso
sulle
labbra
,
accesi
nel
viso
,
tremanti
dalla
commozione
,
estatici
quasi
ad
ascoltar
quell
'
armonia
che
rispandono
nell
'
oscurità
infinita
che
li
circonda
,
come
sentireste
che
è
una
consolazione
divina
la
musica
!
E
giubilano
,
brillano
di
felicità
quando
un
maestro
dice
loro
:
-
Tu
diventerai
un
artista
.
-
Per
essi
il
primo
nella
musica
,
quello
che
riesce
meglio
di
tutti
al
pianoforte
o
al
violino
,
è
come
un
re
;
lo
amano
,
lo
venerano
.
Se
nasce
un
litigio
fra
due
di
loro
,
vanno
da
lui
;
se
due
amici
si
guastano
,
è
lui
che
li
riconcilia
.
I
più
piccini
,
a
cui
egli
insegna
a
sonare
,
lo
tengono
come
un
padre
.
Prima
d
'
andare
a
dormire
,
vanno
tutti
a
dargli
la
buona
notte
.
E
parlano
continuamente
di
musica
.
Sono
già
a
letto
,
la
sera
tardi
,
quasi
tutti
stanchi
dallo
studio
e
dal
lavoro
,
e
mezzo
insonniti
;
e
ancora
discorrono
a
bassa
voce
di
opere
,
di
maestri
,
di
strumenti
,
d
'
orchestre
.
Ed
è
un
castigo
così
grande
per
essi
l
'
esser
privati
della
lettura
o
della
lezione
di
musica
,
ne
soffrono
tanto
dolore
,
che
non
s
'
ha
quasi
mai
il
coraggio
di
castigarli
in
quel
modo
.
Quello
che
la
luce
è
per
i
nostri
occhi
,
la
musica
è
per
il
loro
cuore
.
Derossi
domandò
se
non
si
poteva
andarli
a
vedere
.
-
Si
può
,
-
rispose
il
maestro
;
-
ma
voi
,
ragazzi
,
non
ci
dovete
andare
per
ora
.
Ci
andrete
più
tardi
,
quando
sarete
in
grado
di
capire
tutta
la
grandezza
di
quella
sventura
,
e
di
sentire
tutta
la
pietà
che
essa
merita
.
È
uno
spettacolo
triste
,
figliuoli
.
Voi
vedete
là
qualche
volta
dei
ragazzi
seduti
di
contro
a
una
finestra
spalancata
,
a
godere
l
'
aria
fresca
,
col
viso
immobile
,
che
par
che
guardino
la
grande
pianura
verde
e
le
belle
montagne
azzurre
che
vedete
voi
...
;
e
a
pensare
che
non
vedon
nulla
,
che
non
vedranno
mai
nulla
di
tutta
quella
immensa
bellezza
,
vi
si
stringe
l
'
anima
come
se
fossero
diventati
ciechi
in
quel
punto
.
E
ancora
i
ciechi
nati
,
che
non
avendo
mai
visto
il
mondo
,
non
rimpiangono
nulla
,
perché
hanno
l
'
immagine
d
'
alcuna
cosa
,
fanno
meno
compassione
.
Ma
c
'
è
dei
ragazzi
ciechi
da
pochi
mesi
,
che
si
ricordano
ancora
di
tutto
,
che
comprendono
bene
tutto
quello
che
han
perduto
,
e
questi
hanno
di
più
il
dolore
di
sentirsi
oscurare
nella
mente
,
un
poco
ogni
giorno
,
le
immagini
più
care
,
di
sentirsi
come
morire
nella
memoria
le
persone
più
amate
.
Uno
di
questi
ragazzi
mi
diceva
un
giorno
con
una
tristezza
inesprimibile
:
-
Vorrei
ancora
aver
la
vista
d
'
una
volta
,
appena
un
momento
,
per
rivedere
il
viso
della
mamma
,
che
non
lo
ricordo
più
-
E
quando
la
mamma
va
a
trovarli
,
le
mettono
le
mani
sul
viso
,
la
toccano
bene
dalla
fronte
al
mento
e
alle
orecchie
,
per
sentir
com
'
è
fatta
,
e
quasi
non
si
persuadono
di
non
poterla
vedere
,
e
la
chiamano
per
nome
molte
volte
come
per
pregarla
che
si
lasci
,
che
si
faccia
vedere
una
volta
.
Quanti
escono
di
là
piangendo
,
anche
uomini
di
cuor
duro
!
E
quando
s
'
esce
,
ci
pare
un
'
eccezione
la
nostra
,
un
privilegio
quasi
non
meritato
di
veder
la
gente
,
le
case
,
il
cielo
.
Oh
!
non
c
'
è
nessuno
di
voi
,
ne
son
certo
,
che
uscendo
di
là
non
sarebbe
disposto
a
privarsi
d
'
un
po
'
della
propria
vista
per
darne
un
barlume
almeno
a
tutti
quei
poveri
fanciulli
,
per
i
quali
il
sole
non
ha
luce
e
la
madre
non
ha
viso
!
Il
maestro
malato
25
,
sabato
Ieri
sera
,
uscendo
dalla
scuola
,
andai
a
visitare
il
mio
maestro
malato
.
Dal
troppo
lavorare
s
'
è
ammalato
.
Cinque
ore
di
lezione
al
giorno
,
poi
un
'
ora
di
ginnastica
,
poi
altre
due
ore
di
scuola
serale
,
che
vuol
dire
dormir
poco
,
mangiare
di
scappata
e
sfiatarsi
dalla
mattina
alla
sera
:
s
'
è
rovinata
la
salute
.
Così
dice
mia
madre
.
Mia
madre
m
'
aspettò
sotto
il
portone
,
io
salii
solo
,
e
incontrai
per
le
scale
il
maestro
della
barbaccia
nera
,
-
Coatti
,
-
quello
che
spaventa
tutti
e
non
punisce
nessuno
,
egli
mi
guardò
con
gli
occhi
larghi
e
fece
la
voce
del
leone
,
per
celia
,
ma
senza
ridere
.
Io
ridevo
ancora
tirando
il
campanello
,
al
quarto
piano
;
ma
rimasi
male
subito
,
quando
la
serva
mi
fece
entrare
in
una
povera
camera
,
mezz
'
oscura
,
dove
era
coricato
il
mio
maestro
.
Era
in
un
piccolo
letto
di
ferro
,
aveva
la
barba
lunga
.
Si
mise
una
mano
alla
fronte
,
per
vederci
meglio
,
ed
esclamò
con
la
sua
voce
affettuosa
:
-
Oh
Enrico
!
-
Io
m
'
avvicinai
al
letto
,
egli
mi
pose
una
mano
sulla
spalla
,
e
disse
:
-
Bravo
,
figliuolo
.
Hai
fatto
bene
a
venir
a
trovare
il
tuo
povero
maestro
.
Son
ridotto
a
mal
partito
,
come
vedi
,
caro
il
mio
Enrico
.
E
come
va
la
scuola
?
come
vanno
i
compagni
?
Tutto
bene
,
eh
?
anche
senza
di
me
.
Ne
fate
di
meno
benissimo
,
è
vero
?
del
vostro
vecchio
maestro
.
-
Io
volevo
dir
di
no
;
egli
m
'
interruppe
:
-
Via
,
via
,
lo
so
che
non
mi
volete
male
.
-
E
mise
un
sospiro
.
Io
guardavo
certe
fotografie
attaccate
alla
parete
.
-
Vedi
?
-
egli
mi
disse
.
-
Son
tutti
ragazzi
che
m
'
han
dato
i
loro
ritratti
,
da
più
di
vent
'
anni
in
qua
.
Dei
buoni
ragazzi
,
son
le
mie
memorie
quelle
.
Quando
morirò
,
l
'
ultima
occhiata
la
darò
lì
,
a
tutti
quei
monelli
,
fra
cui
ho
passata
la
vita
.
Mi
darai
il
ritratto
tu
pure
,
non
è
vero
,
quando
avrai
finito
le
elementari
?
Poi
prese
un
'
arancia
sul
tavolino
da
notte
e
me
la
mise
in
mano
.
-
Non
ho
altro
da
darti
,
-
disse
,
-
è
un
regalo
da
malato
.
-
Io
lo
guardavo
e
avevo
il
cuor
triste
,
non
so
perché
.
-
Bada
eh
...
-
riprese
a
dire
-
io
spero
di
cavarmela
;
ma
se
non
guarissi
più
...
vedi
di
fortificarti
nell
'
aritmetica
,
che
è
il
tuo
debole
;
fa
'
uno
sforzo
!
non
si
tratta
che
d
'
un
primo
sforzo
perché
,
alle
volte
,
non
è
mancanza
di
attitudine
,
è
un
preconcetto
,
è
come
chi
dicesse
una
fissazione
.
-
Ma
intanto
respirava
forte
,
si
vedeva
che
soffriva
.
-
Ho
una
febbraccia
,
-
sospirò
,
-
son
mezz
'
andato
.
Mi
raccomando
,
dunque
.
Battere
sull
'
aritmetica
,
sui
problemi
.
Non
riesce
alla
prima
?
Si
riposa
un
po
'
e
poi
si
ritenta
.
Non
riesce
ancora
?
Un
altro
po
'
di
riposo
e
poi
daccapo
.
E
avanti
,
ma
tranquillamente
,
senza
affannarsi
,
senza
montarsi
la
testa
.
Va
'
.
Saluta
la
mamma
.
E
non
rifar
più
le
scale
,
ci
rivedremo
alla
scuola
.
E
se
non
ci
rivedremo
,
ricordati
qualche
volta
del
tuo
maestro
di
terza
,
che
t
'
ha
voluto
bene
.
-
A
quelle
parole
mi
venne
da
piangere
.
-
China
la
testa
,
-
egli
mi
disse
.
Io
chinai
la
testa
sul
cappezzale
;
egli
mi
baciò
sui
capelli
.
Poi
mi
disse
:
-
Va
'
,
-
e
voltò
il
viso
verso
il
muro
.
E
io
volai
giù
per
le
scale
perché
avevo
bisogno
d
'
abbracciar
mia
madre
.
La
strada
25
,
sabato
Io
t
'
osservavo
dalla
finestra
,
questa
sera
,
quando
tornavi
da
casa
del
maestro
,
tu
hai
urtato
una
donna
.
Bada
meglio
a
come
cammini
per
la
strada
.
Anche
lì
ci
sono
dei
doveri
.
Se
misuri
i
tuoi
passi
e
i
tuoi
gesti
in
una
casa
privata
,
perché
non
dovresti
far
lo
stesso
nella
strada
,
che
è
la
casa
di
tutti
?
Ricordati
,
Enrico
.
Tutte
le
volte
che
incontri
un
vecchio
cadente
,
un
povero
,
un
donna
con
un
bimbo
in
braccio
,
uno
storpio
con
le
stampelle
,
un
uomo
curvo
sotto
un
carico
,
una
famiglia
vestita
a
lutto
,
cedile
il
passo
con
rispetto
:
noi
dobbiamo
rispettare
la
vecchiaia
,
la
miseria
,
l
'
amor
materno
,
l
'
infermità
,
la
fatica
,
la
morte
.
Ogni
volta
che
vedi
una
persona
a
cui
arriva
addosso
una
carrozza
,
tiralo
via
,
se
è
un
fanciullo
,
avvertilo
,
se
è
un
uomo
;
domanda
sempre
che
cos
'
ha
al
bambino
che
piange
,
raccogli
il
bastone
al
vecchio
che
l
'
ha
lasciato
cadere
.
Se
due
fanciulli
rissano
,
dividili
,
se
son
due
uomini
allontànati
,
non
assistere
allo
spettacolo
della
violenza
brutale
,
che
offende
e
indurisce
il
cuore
.
E
quando
passa
un
uomo
legato
fra
due
guardie
,
non
aggiungere
la
tua
alla
curiosità
crudele
della
folla
:
egli
può
essere
un
innocente
.
Cessa
di
parlar
col
tuo
compagno
e
di
sorridere
quando
incontri
una
lettiga
d
'
ospedale
,
che
porta
forse
un
moribondo
,
o
un
convoglio
mortuario
,
ché
ne
potrebbe
uscir
uno
domani
di
casa
tua
.
Guarda
con
riverenza
tutti
quei
ragazzi
degli
istituti
che
passano
a
due
a
due
:
i
cechi
,
i
muti
,
i
rachitici
,
gli
orfani
,
i
fanciulli
abbandonati
:
pensa
che
è
la
sventura
e
la
carità
umana
che
passa
.
Fingi
sempre
di
non
vedere
chi
ha
una
deformità
ripugnante
o
ridicola
.
Spegni
sempre
ogni
fiammifero
acceso
che
tu
trovi
sui
tuoi
passi
,
che
potrebbe
costar
la
vita
a
qualcuno
.
Rispondi
sempre
con
gentilezza
al
passeggiero
che
ti
domanda
la
via
.
Non
guardar
nessuno
ridendo
,
non
correre
senza
bisogno
,
non
gridare
.
Rispetta
la
strada
.
L
'
educazione
d
'
un
popolo
si
giudica
innanzi
tutto
dal
contegno
ch
'
egli
tien
per
la
strada
.
Dove
troverai
la
villania
per
le
strade
,
troverai
la
villania
nelle
case
.
E
studiale
,
le
strade
,
studia
la
città
dove
vivi
;
se
domani
tu
ne
fossi
sbalestrato
lontano
,
saresti
lieto
d
'
averla
presente
bene
alla
memoria
,
di
poterla
ripercorrere
tutta
col
pensiero
,
-
la
tua
città
,
la
tua
piccola
patria
,
-
quella
che
è
stata
per
tanti
anni
il
tuo
mondo
,
-
dove
hai
fatto
i
primi
passi
al
fianco
di
tua
madre
,
provato
le
prime
commozioni
,
aperto
la
mente
alle
prime
idee
,
trovato
i
primi
amici
.
Essa
è
stata
una
madre
per
te
:
t
'
ha
istruito
,
dilettato
,
protetto
.
Studiala
nelle
sue
strade
e
nella
sua
gente
,
-
ed
amala
,
-
e
quando
la
senti
ingiuriare
,
difendila
.
TUO
PADRE
MARZO
Le
scuole
serali
2
,
giovedì
Mio
padre
mi
condusse
ieri
a
vedere
le
scuole
serali
della
nostra
sezione
Baretti
,
che
eran
già
tutte
illuminate
,
e
gli
operai
cominciavano
ad
entrare
.
Arrivando
,
trovammo
il
Direttore
e
i
maestri
in
gran
collera
perché
poco
prima
era
stato
rotto
da
una
sassata
il
vetro
d
'
una
finestra
:
il
bidello
,
saltato
fuori
,
aveva
acciuffato
un
ragazzo
che
passava
;
ma
allora
s
'
era
presentato
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
aveva
detto
:
-
Non
è
costui
,
ho
visto
coi
miei
occhi
:
è
Franti
che
ha
tirato
,
e
m
'
ha
detto
:
-
Guai
se
tu
parli
!
-
ma
io
non
ho
paura
.
E
il
Direttore
disse
che
Franti
sarà
scacciato
per
sempre
.
Intanto
badava
agli
operai
che
entravano
a
due
a
tre
insieme
,
e
n
'
eran
già
entrati
più
di
duecento
.
Non
avevo
mai
visto
come
è
bella
una
scuola
serale
!
C
'
eran
dei
ragazzi
da
dodici
anni
in
su
,
e
degli
uomini
con
la
barba
,
che
tornavano
dal
lavoro
,
portando
libri
e
quaderni
;
c
'
eran
dei
falegnami
,
dei
fochisti
con
la
faccia
nera
,
dei
muratori
con
le
mani
bianche
di
calcina
,
dei
garzoni
fornai
coi
capelli
infarinati
e
si
sentiva
odor
di
vernice
,
di
coiami
,
di
pece
,
d
'
olio
,
odori
di
tutti
i
mestieri
.
Entrò
anche
una
squadra
d
'
operai
d
'
artiglieria
vestiti
da
soldati
,
condotti
da
un
caporale
.
S
'
infilavano
tutti
lesti
nei
banchi
,
levavan
l
'
assicella
di
sotto
,
dove
noi
mettiamo
i
piedi
,
e
subito
chinavan
la
testa
sul
lavoro
.
Alcuni
andavan
dai
maestri
a
chieder
spiegazioni
coi
quaderni
aperti
.
Vidi
quel
maestro
giovane
e
ben
vestito
-
«
l
'
avvocatino
»
-
che
aveva
tre
o
quattro
operai
intorno
al
tavolino
,
e
faceva
delle
correzioni
con
la
penna
;
e
anche
quello
zoppo
,
il
quale
rideva
con
un
tintore
che
gli
aveva
portato
un
quaderno
tutto
conciato
di
tintura
rossa
e
turchina
.
C
'
era
pure
il
mio
maestro
,
guarito
,
che
domani
tornerà
alla
scuola
.
Le
porte
delle
classi
erano
aperte
.
Rimasi
meravigliato
,
quando
cominciarono
le
lezioni
,
a
vedere
come
tutti
stavano
attenti
,
con
gli
occhi
fissi
.
Eppure
la
più
parte
,
diceva
il
Direttore
,
per
non
arrivar
troppo
tardi
,
non
eran
nemmeno
passati
a
casa
a
mangiare
un
boccone
di
cena
,
e
avevano
fame
.
I
piccoli
,
però
,
dopo
mezz
'
ora
di
scuola
cascavan
dal
sonno
,
qualcuno
anche
s
'
addormentava
col
capo
sul
banco
;
e
il
maestro
lo
svegliava
,
stuzzicandogli
un
orecchio
con
la
penna
.
Ma
i
grandi
no
,
stavano
svegli
,
con
la
bocca
aperta
,
a
sentir
la
lezione
,
senza
batter
palpebra
;
e
mi
faceva
specie
veder
nei
nostri
banchi
tutti
quei
barboni
.
Salimmo
anche
al
piano
di
sopra
,
e
io
corsi
alla
porta
della
mia
classe
,
e
vidi
al
mio
posto
un
uomo
con
due
grandi
baffi
e
una
mano
fasciata
,
che
forse
s
'
era
fatto
male
attorno
a
una
macchina
;
eppure
s
'
ingegnava
di
scrivere
,
adagio
adagio
.
Ma
quel
che
mi
piacque
di
più
fu
di
vedere
al
posto
del
muratorino
,
proprio
nello
stesso
banco
e
nello
stesso
cantuccio
,
suo
padre
,
quel
muratore
grande
come
un
gigante
,
che
se
ne
stava
là
stretto
aggomitolato
,
col
mento
sui
pugni
e
gli
occhi
sul
libro
,
attento
che
non
rifiatava
.
E
non
fu
mica
un
caso
,
è
lui
proprio
che
la
prima
sera
che
venne
alla
scuola
disse
al
Direttore
:
-
Signor
Direttore
,
mi
faccia
il
piacere
di
mettermi
al
posto
del
mio
muso
di
lepre
;
-
perché
sempre
chiama
il
suo
figliuolo
a
quel
modo
...
Mio
padre
mi
trattenne
là
fino
alla
fine
,
e
vedemmo
nella
strada
molte
donne
coi
bambini
in
collo
che
aspettavano
i
mariti
,
e
all
'
uscita
facevano
il
cambio
:
gli
operai
pigliavano
in
braccio
i
bambini
,
le
donne
si
facevan
dare
i
libri
e
i
quaderni
,
e
andavano
a
casa
così
.
La
strada
fu
per
qualche
momento
piena
di
gente
e
di
rumore
.
Poi
tutto
tacque
e
non
vedemmo
più
che
la
figura
lunga
e
stanca
del
Direttore
che
s
'
allontanava
.
La
lotta
5
,
domenica
Era
da
aspettarsela
:
Franti
,
cacciato
dal
Direttore
volle
vendicarsi
,
e
aspettò
Stardi
a
una
cantonata
,
dopo
l
'
uscita
della
scuola
,
quand
'
egli
passa
con
sua
sorella
,
che
va
a
prendere
ogni
giorno
a
un
istituto
di
via
Dora
Grossa
.
Mia
sorella
Silvia
,
uscendo
dalla
sua
sezione
,
vide
tutto
e
tornò
a
casa
piena
di
spavento
.
Ecco
quello
che
accadde
.
Franti
,
col
suo
berretto
di
tela
cerata
schiacciato
sur
un
orecchio
,
corse
in
punta
di
piedi
dietro
di
Stardi
,
e
per
provocarlo
,
diede
una
strappata
alla
treccia
di
sua
sorella
,
una
strappata
così
forte
che
quasi
la
gittò
in
terra
riversa
.
La
ragazzina
mise
un
grido
,
suo
fratello
si
voltò
.
Franti
,
che
è
molto
più
alto
e
più
forte
di
Stardi
pensava
:
-
O
non
rifiaterà
,
o
gli
darò
le
croste
.
-
Ma
Stardi
non
stette
a
pensare
,
e
così
piccolo
e
tozzo
com
'
è
,
si
lanciò
d
'
un
salto
su
quel
grandiglione
,
e
cominciò
a
mescergli
fior
di
pugni
.
Non
ce
ne
poteva
però
,
e
ne
toccava
più
di
quel
che
ne
desse
.
Nella
strada
non
c
'
eran
che
ragazze
,
nessuno
poteva
separarli
.
Franti
lo
buttò
in
terra
;
ma
quegli
su
subito
,
e
addosso
daccapo
,
e
Franti
picchia
come
sur
un
uscio
:
in
un
momento
gli
strappò
mezz
'
orecchia
,
gli
ammaccò
un
occhio
,
gli
fece
uscir
sangue
dal
naso
.
Ma
Stardi
duro
;
ruggiva
:
-
M
'
ammazzerai
,
ma
te
la
fò
pagare
.
-
E
Franti
giù
,
calci
e
ceffoni
,
e
Stardi
sotto
,
a
capate
e
a
pedate
.
Una
donna
gridò
dalla
finestra
:
-
Bravo
il
piccolo
!
-
Altre
dicevano
:
-
È
un
ragazzo
che
difende
sua
sorella
.
-
Coraggio
!
Dagliele
sode
.
-
E
gridavano
a
Franti
:
-
Prepotente
,
vigliaccone
.
-
Ma
Franti
pure
s
'
era
inferocito
,
fece
gambetta
,
Stardi
cadde
,
ed
egli
addosso
:
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
e
d
'
un
guizzo
Stardi
si
rimise
in
piedi
,
avvinghiò
Franti
alla
vita
e
con
uno
sforzo
furioso
lo
stramazzò
sul
selciato
e
gli
cascò
con
un
ginocchio
sul
petto
.
-
Ah
!
l
'
infame
che
ha
il
coltello
!
-
gridò
un
uomo
accorrendo
per
disarmare
Franti
.
Ma
già
Stardi
,
fuori
di
sé
,
gli
aveva
afferrato
il
braccio
con
due
mani
e
dato
al
pugno
un
tal
morso
,
che
il
coltello
gli
era
cascato
,
e
la
mano
gli
sanguinava
.
Altri
intanto
erano
accorsi
,
li
divisero
,
li
rialzarono
;
Franti
se
la
dette
a
gambe
,
malconcio
;
e
Stardi
rimase
là
,
graffiato
in
viso
,
con
l
'
occhio
pesto
,
-
ma
vincitore
,
-
accanto
alla
sorella
che
piangeva
,
mentre
alcune
ragazze
raccoglievano
i
libri
e
i
quaderni
sparpagliati
per
la
strada
.
-
Bravo
il
piccolo
,
-
dicevano
intorno
,
-
che
ha
difeso
sua
sorella
!
-
Ma
Stardi
,
che
si
dava
più
pensiero
del
suo
zaino
che
della
sua
vittoria
,
si
mise
subito
a
esaminare
uno
per
uno
i
libri
e
i
quaderni
,
se
non
c
'
era
nulla
di
mancante
o
di
guasto
,
li
ripulì
con
la
manica
,
guardò
il
pennino
,
rimise
a
posto
ogni
cosa
,
e
poi
,
tranquillo
e
serio
come
sempre
,
disse
a
sua
sorella
:
-
Andiamo
presto
,
che
ci
ho
un
problema
di
quattro
operazioni
.
I
parenti
dei
ragazzi
Lunedì
,
6
Questa
mattina
c
'
era
il
grosso
Stardi
padre
a
aspettare
il
figliuolo
,
per
paura
che
incontrasse
Franti
un
'
altra
volta
,
ma
Franti
dicono
che
non
verrà
più
perché
lo
metteranno
all
'
Ergastolo
.
C
'
eran
molti
parenti
questa
mattina
.
C
'
era
fra
gli
altri
il
rivenditore
di
legna
,
il
padre
di
Coretti
,
tutto
il
ritratto
del
suo
figliuolo
,
svelto
,
allegro
,
coi
suoi
baffetti
aguzzi
e
un
nastrino
di
due
colori
all
'
occhiello
della
giacchetta
.
Io
li
conosco
già
quasi
tutti
i
parenti
dei
ragazzi
,
a
vederli
sempre
lì
.
C
'
è
una
nonna
curva
,
con
la
cuffia
bianca
,
che
piova
o
nevichi
o
tempesti
,
viene
quattro
volte
al
giorno
a
accompagnare
e
a
prendere
un
suo
nipotino
di
prima
superiore
,
e
gli
leva
il
cappotto
,
glie
lo
infila
,
gli
accomoda
la
cravatta
,
lo
spolvera
,
lo
riliscia
,
gli
guarda
i
quaderni
:
si
capisce
che
non
ha
altro
pensiero
,
che
non
vede
nulla
di
più
bello
al
mondo
.
Anche
viene
spesso
il
capitano
d
'
artiglieria
,
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bimbo
dall
'
omnibus
;
e
siccome
tutti
i
compagni
del
suo
figliuolo
,
passandogli
davanti
,
gli
fanno
una
carezza
,
egli
a
tutti
rende
la
carezza
o
il
saluto
,
non
c
'
è
caso
che
ne
scordi
uno
,
su
tutti
si
china
,
e
quanto
più
son
poveri
e
vestiti
male
,
e
più
pare
contento
,
e
li
ringrazia
.
Alle
volte
,
pure
,
si
vedono
delle
cose
tristi
:
un
signore
che
non
veniva
più
da
un
mese
perché
gli
era
morto
un
figliuolo
,
e
mandava
a
prender
l
'
altro
dalla
fantesca
,
tornando
ieri
per
la
prima
volta
,
e
rivedendo
la
classe
,
i
compagni
del
suo
piccino
morto
,
andò
in
un
canto
e
ruppe
in
singhiozzi
con
tutt
'
e
due
le
mani
sul
viso
,
e
il
Direttore
lo
pigliò
per
un
braccio
e
lo
condusse
nel
suo
ufficio
.
Ci
son
dei
padri
e
delle
madri
che
conoscono
per
nome
tutti
i
compagni
dei
loro
figliuoli
.
Ci
son
delle
ragazze
della
scuola
vicina
,
degli
scolari
del
ginnasio
che
vengono
a
aspettare
i
fratelli
.
C
'
è
un
signore
vecchio
,
che
era
colonnello
,
e
che
quando
un
ragazzo
lascia
cascare
un
quaderno
o
una
penna
in
mezzo
alla
strada
,
glie
la
raccoglie
.
Si
vedono
anche
delle
signore
ben
vestite
che
discorrono
delle
cose
della
scuola
con
le
altre
,
che
hanno
il
fazzoletto
in
capo
e
la
cesta
al
braccio
,
e
dicono
:
-
Ah
!
è
stato
terribile
questa
volta
il
problema
!
-
C
'
era
una
lezione
di
grammatica
che
non
finiva
più
questa
mattina
!
-
E
quando
c
'
è
un
malato
in
una
classe
,
tutte
lo
sanno
;
quando
un
malato
sta
meglio
,
tutte
si
rallegrano
.
E
appunto
questa
mattina
c
'
erano
otto
o
dieci
,
signore
e
operai
,
che
stavano
attorno
alla
madre
di
Crossi
,
l
'
erbivendola
,
a
domandarle
notizie
d
'
un
povero
bimbo
della
classe
di
mio
fratello
,
che
sta
di
casa
nel
suo
cortile
,
ed
è
in
pericolo
di
vita
.
Pare
che
li
faccia
tutti
eguali
e
tutti
amici
la
scuola
.
Il
numero
78
8
,
mercoledì
Vidi
una
scena
commovente
ieri
sera
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
,
ogni
volta
che
passava
accanto
a
Derossi
,
lo
guardava
,
lo
guardava
con
una
espressione
di
grande
affetto
;
perché
Derossi
,
dopo
che
ha
fatto
quella
scoperta
del
calamaio
e
del
prigioniero
numero
78
,
ha
preso
a
benvolere
il
suo
figliuolo
Crossi
,
quello
dei
capelli
rossi
e
del
braccio
morto
,
e
l
'
aiuta
a
fare
il
lavoro
in
iscuola
,
gli
suggerisce
le
risposte
,
gli
dà
carta
pennini
,
lapis
:
insomma
,
gli
fa
come
a
un
fratello
,
quasi
per
compensarlo
di
quella
disgrazia
di
suo
padre
,
che
gli
è
toccata
,
e
ch
'
egli
non
sa
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
guardava
Derossi
,
e
pareva
gli
volesse
lasciar
gli
occhi
addosso
,
perché
è
una
buona
donna
,
che
vive
tutta
per
il
suo
ragazzo
;
e
Derossi
che
glie
l
'
aiuta
e
gli
fa
far
bella
figura
,
Derossi
che
è
un
signore
e
il
primo
della
scuola
,
le
pare
un
re
,
un
santo
a
lei
.
Lo
guardava
sempre
e
pareva
che
volesse
dirgli
qualcosa
,
e
si
vergognasse
.
Ma
ieri
mattina
,
finalmente
,
si
fece
coraggio
e
lo
fermò
davanti
a
un
portone
e
gli
disse
:
-
Scusi
tanto
lei
,
signorino
,
che
è
così
buono
,
che
vuol
tanto
bene
al
mio
figlio
,
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
questo
piccolo
ricordo
d
'
una
povera
mamma
;
-
e
tirò
fuori
dalla
cesta
degli
erbaggi
una
scatoletta
di
cartoncino
bianco
e
dorato
.
Derossi
arrossì
tutto
,
e
rifiutò
,
dicendo
risolutamente
:
-
La
dia
al
suo
figliuolo
;
io
non
accetto
nulla
.
-
La
donna
rimase
mortificata
e
domandò
scusa
,
balbettando
:
-
Non
pensavo
mica
d
'
offenderlo
...
non
sono
che
caramelle
.
-
Ma
Derossi
ridisse
di
no
,
scrollando
il
capo
.
-
E
allora
,
timidamente
,
essa
levò
dalla
cesta
un
mazzetto
di
ravanelli
,
e
disse
:
-
Accetti
almeno
questi
che
son
freschi
,
da
portarli
alla
sua
mamma
.
-
Derossi
sorrise
,
e
rispose
:
-
No
,
grazie
,
non
voglio
nulla
;
farò
sempre
quello
che
posso
per
Crossi
,
ma
non
posso
accettar
nulla
;
grazie
lo
stesso
.
-
Ma
non
è
mica
offeso
?
-
domandò
la
donna
,
ansiosamente
.
Derossi
le
disse
no
,
no
,
sorridendo
,
e
se
ne
andò
,
mentre
essa
esclamava
tutta
contenta
:
-
Oh
che
buon
ragazzo
!
Non
ho
mai
visto
un
bravo
e
bel
ragazzo
così
!
-
E
pareva
finita
.
Ma
eccoti
la
sera
alle
quattro
,
che
invece
della
mamma
di
Crossi
,
s
'
avvicina
il
padre
,
con
quel
viso
smorto
e
malinconico
.
Fermò
Derossi
,
e
dal
modo
come
lo
guardò
capii
subito
ch
'
egli
sospettava
che
Derossi
conoscesse
il
suo
segreto
;
lo
guardò
fisso
e
gli
disse
con
voce
triste
e
affettuosa
:
-
Lei
vuol
bene
al
mio
figliuolo
...
Perché
gli
vuole
così
bene
?
-
Derossi
si
fece
color
di
fuoco
nel
viso
.
Egli
avrebbe
voluto
rispondere
:
-
Gli
voglio
bene
perché
è
stato
disgraziato
;
perché
anche
voi
,
suo
padre
,
siete
stato
più
disgraziato
che
colpevole
,
e
avete
espiato
nobilmente
il
vostro
delitto
,
e
siete
un
uomo
di
cuore
.
-
Ma
gli
mancò
l
'
animo
di
dirlo
perché
,
in
fondo
,
egli
provava
ancora
timore
,
e
quasi
ribrezzo
davanti
a
quell
'
uomo
che
aveva
sparso
il
sangue
d
'
un
altro
,
ed
era
stato
sei
anni
in
prigione
.
Ma
quegli
indovinò
tutto
,
e
abbassando
la
voce
,
disse
nell
'
orecchio
a
Derossi
,
quasi
tremando
:
-
Vuoi
bene
al
figliuolo
;
ma
non
vuoi
mica
male
...
non
disprezzi
mica
il
padre
,
non
è
vero
?
-
Ah
no
!
no
!
Tutto
al
contrario
!
-
esclamò
Derossi
Con
uno
slancio
dell
'
anima
.
E
allora
l
'
uomo
fece
un
atto
impetuoso
come
per
mettergli
un
braccio
intorno
al
collo
;
ma
non
osò
,
e
invece
gli
prese
con
due
dita
uno
dei
riccioli
biondi
,
lo
allungò
e
lo
lasciò
andare
;
poi
si
mise
la
mano
sulla
bocca
e
si
baciò
la
palma
guardando
Derossi
con
gli
occhi
umidi
,
come
per
dirgli
che
quel
bacio
era
per
lui
.
Poi
prese
il
figliuolo
per
mano
e
se
n
'
andò
a
passi
lesti
.
Un
piccolo
morto
13
,
lunedì
Il
bimbo
che
sta
nel
cortile
dell
'
erbivendola
,
quello
della
prima
superiore
,
compagno
di
mio
fratello
,
è
morto
.
La
maestra
Delcati
venne
sabato
sera
,
tutta
afflitta
,
a
dar
la
notizia
al
maestro
;
e
subito
Garrone
e
Coretti
si
offersero
di
aiutare
a
portar
la
cassa
.
Era
un
bravo
ragazzino
,
aveva
guadagnato
la
medaglia
la
settimana
scorsa
;
voleva
bene
a
mio
fratello
,
e
gli
aveva
regalato
un
salvadanaio
rotto
,
mia
madre
lo
carezzava
sempre
,
quando
lo
incontrava
.
Portava
un
berretto
con
due
strisce
di
panno
rosso
.
Suo
padre
è
facchino
alla
strada
ferrata
.
Ieri
sera
,
domenica
,
alle
quattro
e
mezzo
siano
andati
a
casa
sua
,
per
far
l
'
accompagnamento
alla
chiesa
.
Stanno
al
pian
terreno
.
Nel
cortile
c
'
eran
già
molti
ragazzi
della
prima
superiore
,
con
le
loro
madri
,
e
con
le
candele
;
cinque
o
sei
maestre
,
alcuni
vicini
.
La
maestra
della
penna
rossa
e
la
Delcati
erano
entrate
dietro
,
e
le
vedevamo
da
una
finestra
aperta
,
che
piangevano
:
si
sentiva
la
mamma
del
bimbo
che
singhiozzava
forte
.
Due
signore
,
madri
di
due
compagni
di
scuola
del
morto
,
avevano
portato
due
ghirlande
di
fiori
.
Alle
cinque
in
punto
ci
mettemmo
in
cammino
.
Andava
innanzi
un
ragazzo
che
portava
la
croce
,
poi
un
prete
,
poi
la
cassa
,
una
cassa
piccola
piccola
,
povero
bimbo
!
coperta
d
'
un
panno
nero
,
e
c
'
erano
strette
intorno
le
ghirlande
di
fiori
delle
due
signore
.
Al
panno
nero
,
da
una
parte
,
ci
avevano
attaccato
la
medaglia
,
e
tre
menzioni
onorevoli
,
che
il
ragazzino
s
'
era
guadagnate
lungo
l
'
anno
.
Portavan
la
cassa
Garrone
,
Coretti
e
due
ragazzi
del
cortile
.
Dietro
la
cassa
veniva
prima
la
Delcati
,
che
piangeva
come
se
il
morticino
fosse
suo
;
dietro
di
lei
le
altre
maestre
;
e
dietro
alle
maestre
,
i
ragazzi
,
alcuni
fra
i
quali
molto
piccoli
,
che
avevan
dei
mazzetti
di
viole
in
una
mano
,
e
guardavano
il
feretro
,
stupiti
,
dando
l
'
altra
mano
alle
madri
,
che
portavan
le
candele
per
loro
.
Sentii
uno
che
diceva
:
-
E
adesso
non
verrà
più
alla
scuola
?
-
Quando
la
cassa
uscì
dal
cortile
,
si
sentì
un
grido
disperato
dalla
finestra
:
era
la
mamma
del
bimbo
,
ma
subito
la
fecero
rientrar
nelle
stanze
.
Arrivati
nella
strada
,
incontrammo
i
ragazzi
d
'
un
collegio
,
che
passavano
in
doppia
fila
,
e
visto
il
feretro
con
la
medaglia
e
le
maestre
,
si
levaron
tutti
il
berretto
.
Povero
piccino
,
egli
se
n
'
andò
a
dormire
per
sempre
con
la
sua
medaglia
.
Non
lo
vedremo
mai
più
il
suo
berrettino
rosso
.
Stava
bene
;
in
quattro
giorni
morì
.
L
'
ultimo
si
sforzò
ancora
di
levarsi
per
fare
il
suo
lavorino
di
nomenclatura
,
e
volle
tener
la
sua
medaglia
sul
letto
,
per
paura
che
glie
la
pigliassero
.
Nessuno
te
la
piglierà
più
,
povero
ragazzo
!
Addio
,
addio
.
Ci
ricorderemo
sempre
di
te
alla
Sezione
Baretti
.
Dormi
in
pace
,
bambino
.
La
vigilia
del
14
marzo
Oggi
è
stata
una
giornata
più
allegra
di
ieri
.
Tredici
marzo
!
Vigilia
della
distribuzione
dei
premi
al
teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
festa
grande
e
bella
di
tutti
gli
anni
.
Ma
questa
volta
non
sono
più
presi
a
caso
i
ragazzi
che
debbono
andar
sul
palcoscenico
a
presentar
gli
attestati
dei
premi
ai
signori
che
li
distribuiscono
.
Il
Direttore
venne
questa
mattina
al
finis
,
e
disse
:
-
Ragazzi
,
una
bella
notizia
.
-
Poi
chiamò
:
-
Coraci
!
-
il
calabrese
.
Il
calabrese
s
'
alzò
.
-
Vuoi
essere
di
quelli
che
portano
gli
attestati
dei
premi
alle
Autorità
,
domani
al
teatro
?
-
Il
calabrese
rispose
di
sì
.
-
Sta
bene
,
-
disse
il
Direttore
;
-
così
ci
sarà
anche
un
rappresentante
della
Calabria
.
E
sarà
una
bella
cosa
.
Il
municipio
,
quest
'
anno
,
ha
voluto
che
i
dieci
o
dodici
ragazzi
che
porgono
i
premi
siano
ragazzi
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
,
presi
nelle
varie
sezioni
delle
scuole
pubbliche
.
Abbiamo
venti
sezioni
con
cinque
succursali
:
settemila
alunni
:
in
un
numero
così
grande
non
si
stentò
a
trovare
un
ragazzo
per
ciascuna
regione
italiana
.
Si
trovarono
nella
sezione
Torquato
Tasso
due
rappresentanti
delle
isole
:
un
sardo
e
un
siciliano
,
la
scuola
Boncompagni
diede
un
piccolo
fiorentino
,
figliuolo
d
'
uno
scultore
in
legno
;
c
'
era
un
romano
,
nativo
di
Roma
,
nella
sezione
Tommaseo
,
veneti
,
lombardi
,
romagnoli
se
ne
trovarono
parecchi
;
un
napoletano
ce
lo
dà
la
sezione
Monviso
,
figliuolo
d
'
un
ufficiale
;
noi
diamo
un
genovese
e
un
calabrese
,
te
,
Coraci
.
Col
piemontese
,
saranno
dodici
.
È
bello
,
non
vi
pare
?
Saranno
i
vostri
fratelli
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
che
vi
daranno
i
premi
.
Badate
:
compariranno
sul
palcoscenico
tutti
e
dodici
insieme
.
Accoglieteli
con
un
grande
applauso
.
Sono
ragazzi
;
ma
rappresentano
il
paese
come
se
fossero
uomini
:
una
piccola
bandiera
tricolore
è
simbolo
dell
'
Italia
altrettanto
che
una
grande
bandiera
,
non
è
vero
?
Applauditeli
calorosamente
,
dunque
.
Fate
vedere
che
anche
i
vostri
piccoli
cuori
s
'
accendono
,
che
anche
le
vostre
anime
di
dieci
anni
s
'
esaltano
dinanzi
alla
santa
immagine
della
patria
.
-
Ciò
detto
,
se
n
'
andò
,
e
il
maestro
disse
sorridendo
:
-
Dunque
,
Coraci
,
tu
sei
il
deputato
della
Calabria
.
-
E
allora
tutti
batterono
le
mani
,
ridendo
,
e
quando
fummo
nella
strada
,
circondarono
Coraci
,
lo
presero
per
le
gambe
,
lo
levaron
su
,
e
cominciarono
a
portarlo
in
trionfo
,
gridando
:
-
Viva
il
deputato
della
Calabria
!
-
così
,
per
chiasso
,
s
'
intende
,
ma
non
mica
per
ischerno
,
tutt
'
altro
,
anzi
per
fargli
festa
,
di
cuore
,
ché
è
un
ragazzo
che
piace
a
tutti
;
ed
egli
sorrideva
.
E
lo
portaron
così
fino
alla
cantonata
dove
s
'
imbatterono
in
un
signore
con
la
barba
nera
,
che
si
mise
a
ridere
.
Il
calabrese
disse
:
-
È
mio
padre
.
-
E
allora
i
ragazzi
gli
misero
il
figliuolo
tra
le
braccia
e
scapparono
da
tutte
le
parti
.
La
distribuzione
dei
premi
14
,
marzo
Verso
le
due
il
teatro
grandissimo
era
affollato
;
platea
,
galleria
,
palchetti
,
palcoscenico
,
tutto
pieno
gremito
,
migliaia
di
visi
,
ragazzi
,
signore
,
maestri
,
operai
,
donne
del
popolo
,
bambini
era
un
agitarsi
di
teste
e
di
mani
,
un
tremolio
di
penne
,
di
nastri
e
di
riccioli
,
un
mormorio
fitto
e
festoso
,
che
metteva
allegrezza
.
Il
teatro
era
tutto
addobbato
a
festoni
di
panno
rosso
,
bianco
e
verde
.
Nella
platea
avevan
fatto
due
scalette
:
una
a
destra
,
per
la
quale
i
premiati
dovevan
salire
sul
palcoscenico
;
l
'
altra
a
sinistra
,
per
cui
dovevan
discendere
,
dopo
aver
ricevuto
il
premio
.
Sul
davanti
del
palco
c
'
era
una
fila
di
seggioloni
rossi
,
e
dalla
spalliera
di
quel
di
mezzo
pendevano
due
coroncine
d
'
alloro
;
in
fondo
al
palco
,
un
trofeo
di
bandiere
;
da
una
parte
un
tavolino
verde
,
con
su
tutti
gli
attestati
di
premio
legati
coi
nastrini
tricolori
.
La
banda
musicale
stava
in
platea
,
sotto
il
palco
;
i
maestri
e
le
maestre
riempivano
tutta
una
metà
della
prima
galleria
,
che
era
stata
riservata
a
loro
;
i
banchi
e
le
corsie
della
platea
erano
stipati
di
centinaia
di
ragazzi
,
che
dovevan
cantare
,
e
avevan
la
musica
scritta
tra
le
mani
.
In
fondo
e
tutto
intorno
si
vedevano
andare
e
venire
maestri
e
maestre
che
mettevano
in
fila
i
premiati
,
e
c
'
era
pieno
di
parenti
che
davan
loro
l
'
ultima
ravviata
ai
capelli
e
l
'
ultimo
tocco
alle
cravattine
.
Appena
entrato
coi
miei
nel
palchetto
,
vidi
in
un
palchetto
di
fronte
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
rideva
,
con
le
sue
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
con
lei
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
la
«
monachina
»
tutta
vestita
di
nero
,
e
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
;
ma
così
pallida
,
poveretta
e
tossiva
così
forte
,
che
si
sentiva
da
una
parte
all
'
altra
del
teatro
.
In
platea
trovai
subito
quel
caro
faccione
di
Garrone
e
il
piccolo
capo
biondo
di
Nelli
,
che
stava
stretto
contro
la
sua
spalla
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
col
suo
naso
a
becco
di
civetta
,
che
si
dava
un
gran
moto
per
raccogliere
gli
elenchi
stampati
dei
premiandi
,
e
n
'
aveva
già
un
grosso
fascio
,
per
farne
qualche
suo
traffico
...
che
sapremo
domani
.
Vicino
alla
porta
c
'
era
il
venditor
di
legna
con
sua
moglie
,
vestiti
a
festa
,
insieme
al
loro
ragazzo
,
che
ha
un
terzo
premio
di
seconda
:
rimasi
stupito
a
non
vedergli
più
il
berretto
di
pel
di
gatto
e
la
maglia
color
cioccolata
:
questa
volta
era
vestito
come
un
signorino
.
In
una
galleria
vidi
per
un
momento
Votini
,
con
un
gran
colletto
di
trina
;
poi
disparve
.
C
'
era
in
un
palchetto
del
proscenio
,
pieno
di
gente
,
il
capitano
d
'
artiglieria
,
il
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
.
Allo
scoccar
delle
due
la
banda
sonò
,
e
salirono
nello
stesso
tempo
per
la
scaletta
di
destra
il
sindaco
,
il
prefetto
,
l
'
assessore
,
il
provveditore
,
e
molti
altri
signori
,
tutti
vestiti
di
nero
,
che
s
'
andarono
a
sedere
sui
seggioloni
rossi
,
sul
davanti
del
palcoscenico
.
La
banda
cessò
di
suonare
.
S
'
avanzò
il
Direttore
delle
scuole
di
canto
con
una
bacchetta
in
mano
.
A
un
suo
cenno
,
tutti
i
ragazzi
della
platea
s
'
alzarono
in
piedi
;
a
un
altro
cenno
,
cominciarono
a
cantare
.
Erano
settecento
che
cantavano
una
canzone
bellissima
,
settecento
voci
di
ragazzi
che
cantano
insieme
,
com
'
è
bello
!
Tutti
ascoltavano
,
immobili
:
era
un
canto
dolce
,
limpido
,
lento
,
che
pareva
un
canto
di
chiesa
.
Quando
tacquero
,
tutti
applaudirono
:
poi
tutti
zitti
.
La
distribuzione
dei
premi
stava
per
cominciare
.
Già
s
'
era
fatto
innanzi
sul
palco
il
mio
piccolo
maestro
di
seconda
,
col
suo
capo
rosso
e
i
suoi
occhi
vispi
,
che
doveva
leggere
i
nomi
dei
premiati
.
S
'
aspettava
che
entrassero
i
dodici
ragazzi
per
porgere
gli
attestati
.
I
giornali
l
'
avevan
già
detto
che
sarebbero
stati
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
.
Tutti
lo
sapevano
e
li
aspettavano
,
guardando
curiosamente
dalla
parte
donde
dovevano
entrare
,
anche
il
sindaco
,
e
gli
altri
signori
,
e
il
teatro
intero
taceva
...
Tutt
'
a
un
tratto
arrivarono
di
corsa
fin
sul
proscenio
,
e
rimasero
schierati
lì
,
tutti
e
dodici
,
sorridenti
.
Tutto
il
teatro
,
tremila
persone
,
saltaron
su
,
d
'
un
colpo
,
prorompendo
in
un
applauso
che
parve
uno
scoppio
di
tuono
.
I
ragazzi
restarono
un
momento
come
sconcertati
.
-
Ecco
l
'
Italia
!
-
disse
una
voce
sul
palco
.
Riconobbi
subito
Coraci
,
il
calabrese
,
vestito
di
nero
,
come
sempre
.
Un
signore
del
municipio
,
ch
'
era
con
noi
,
e
li
conosceva
tutti
,
li
indicava
a
mia
madre
:
-
Quel
piccolo
biondo
è
il
rappresentante
di
Venezia
.
Il
romano
è
quello
alto
e
ricciuto
.
-
Ce
n
'
eran
due
o
tre
vestiti
da
signori
;
gli
altri
eran
figliuoli
d
'
operai
,
ma
tutti
messi
bene
e
puliti
.
Il
fiorentino
,
ch
'
era
il
più
piccolo
,
aveva
una
sciarpa
azzurra
intorno
alla
vita
.
Passarono
tutti
davanti
al
sindaco
,
che
li
baciò
in
fronte
uno
per
uno
,
mentre
un
signore
accanto
a
lui
gli
diceva
piano
e
sorridendo
i
nomi
delle
città
:
-
Firenze
,
Napoli
,
Bologna
,
Palermo
...
-
e
a
ognuno
che
passava
,
tutto
il
teatro
batteva
le
mani
.
Poi
corsero
tutti
al
tavolino
verde
a
pigliar
gli
attestati
,
il
maestro
cominciò
a
leggere
l
'
elenco
,
dicendo
le
sezioni
,
le
classi
e
i
nomi
,
e
i
premiandi
principiarono
a
salire
e
a
sfilare
.
Erano
appena
saliti
i
primi
,
quando
si
sentì
di
dietro
alle
scene
una
musica
leggiera
leggiera
di
violini
,
che
non
cessò
più
per
tutta
la
durata
dello
sfilamento
,
un
'
aria
gentile
e
sempre
eguale
,
che
pareva
un
mormorìo
di
molte
voci
sommesse
,
le
voci
di
tutte
le
madri
e
di
tutti
i
maestri
e
le
maestre
,
che
tutti
insieme
dessero
dei
consigli
e
pregassero
e
facessero
dei
rimproveri
amorevoli
.
E
intanto
i
premiati
passavano
l
'
un
dopo
l
'
altro
davanti
a
quei
signori
seduti
,
che
porgevano
gli
attestati
,
e
a
ciascuno
dicevano
una
parola
o
facevano
una
carezza
.
Dalla
platea
e
dalle
gallerie
i
ragazzi
applaudivano
ogni
volta
che
passava
uno
molto
piccolo
,
o
uno
che
dai
vestiti
paresse
povero
,
e
anche
quelli
che
avevano
delle
gran
capigliature
ricciolute
o
eran
vestiti
di
rosso
o
di
bianco
.
Ne
passavano
di
quelli
di
prima
superiore
che
arrivati
là
,
si
confondevano
e
non
sapevano
più
dove
voltarsi
,
e
tutto
il
teatro
rideva
.
Ne
passò
uno
alto
tre
palmi
,
con
un
gran
nodo
di
nastro
rosa
sulla
schiena
,
che
a
mala
pena
camminava
,
e
incespicò
nel
tappeto
,
cadde
,
il
Prefetto
lo
rimise
in
piedi
,
e
tutti
risero
e
batteron
le
mani
.
Un
altro
ruzzolò
giù
per
la
scaletta
,
ridiscendendo
in
platea
;
si
sentiron
delle
grida
;
ma
non
s
'
era
fatto
male
.
Ne
passaron
d
'
ogni
sorta
,
dei
visi
di
birichini
,
dei
visi
di
spaventati
,
di
quelli
rossi
in
viso
come
ciliegie
,
dei
piccini
buffi
,
che
ridevano
in
faccia
a
tutti
quanti
,
e
appena
ridiscesi
in
platea
erano
acchiappati
dai
babbi
e
dalle
mamme
che
se
li
portavano
via
.
Quando
venne
la
volta
della
nostra
sezione
,
allora
sì
che
mi
divertii
!
Passarono
molti
che
conoscevo
.
Passò
Coretti
,
vestito
di
nuovo
da
capo
a
piedi
,
col
suo
bel
sorriso
allegro
,
che
mostrava
tutti
i
denti
bianchi
:
eppure
chi
sa
quanti
miriagrammi
di
legna
aveva
già
portati
la
mattina
!
Il
sindaco
,
nel
dargli
l
'
attestato
,
gli
domandò
che
cos
'
era
un
segno
rosso
che
aveva
sulla
fronte
,
e
intanto
gli
teneva
una
mano
sopra
una
spalla
:
io
cercai
in
platea
suo
padre
e
sua
madre
,
e
vidi
che
ridevano
,
coprendosi
la
bocca
con
una
mano
.
Poi
passò
Derossi
,
tutto
vestito
di
turchino
,
coi
bottoni
luccicanti
,
con
tutti
quei
riccioli
d
'
oro
,
svelto
,
disinvolto
,
con
la
fronte
alta
,
così
bello
,
così
simpatico
,
che
gli
avrei
mandato
un
bacio
,
e
tutti
quei
signori
gli
vollero
parlare
e
stringer
le
mani
.
Poi
il
maestro
gridò
:
-
Giulio
Robetti
!
-
e
si
vide
venire
innanzi
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
con
le
stampelle
.
Centinaia
di
ragazzi
sapevano
il
fatto
,
la
voce
si
sparse
in
un
attimo
scoppiò
una
salva
d
'
applausi
e
di
grida
che
fece
tremare
il
teatro
,
gli
uomini
s
'
alzarono
in
piedi
,
le
signore
si
misero
a
sventolare
i
fazzoletti
,
e
il
povero
ragazzo
si
fermò
in
mezzo
al
palcoscenico
,
sbalordito
e
tremante
...
Il
Sindaco
lo
tirò
a
sé
,
gli
diede
il
premio
e
un
bacio
,
e
staccata
dalla
spalliera
del
seggiolone
la
coroncina
d
'
alloro
che
v
'
era
appesa
,
glie
la
infilò
nella
traversina
d
'
una
stampella
...
Poi
lo
accompagnò
fino
al
palchetto
del
proscenio
,
dov
'
era
il
capitano
suo
padre
,
e
questi
lo
sollevò
di
peso
e
lo
mise
dentro
,
in
mezzo
a
un
gridìo
di
bravo
e
d
'
evviva
.
E
intanto
continuava
quella
musica
leggiera
e
gentile
di
violini
,
e
i
ragazzi
seguitavano
a
passare
:
quelli
della
Sezione
della
Consolata
,
quasi
tutti
figli
di
mercatini
;
quelli
della
Sezione
di
Vanchiglia
,
figliuoli
d
'
operai
;
quelli
della
Sezione
Boncompagni
,
di
cui
molti
son
figliuoli
di
contadini
;
quelli
della
scuola
Raineri
,
che
fu
l
'
ultima
.
Appena
finito
,
i
settecento
ragazzi
della
platea
cantarono
un
'
altra
canzone
bellissima
,
poi
parlò
il
Sindaco
,
e
dopo
di
lui
l
'
assessore
,
che
terminò
il
suo
discorso
dicendo
ai
ragazzi
:
-
...
Ma
non
uscite
di
qui
senza
mandare
un
saluto
a
quelli
che
faticano
tanto
per
voi
,
che
hanno
consacrato
a
voi
tutte
le
forze
della
loro
intelligenza
e
del
loro
cuore
,
che
vivono
e
muoiono
per
voi
.
Eccoli
là
!
-
E
segnò
la
galleria
dei
maestri
.
E
allora
dalle
gallerie
,
dai
palchi
,
dalla
platea
tutti
i
ragazzi
s
'
alzarono
e
tesero
le
braccia
gridando
verso
le
maestre
e
i
maestri
,
i
quali
risposero
agitando
le
mani
,
i
cappelli
,
i
fazzoletti
,
tutti
ritti
in
piedi
e
commossi
.
Dopo
di
che
la
banda
sonò
ancora
una
volta
e
il
pubblico
mandò
un
ultimo
saluto
fragoroso
ai
dodici
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
,
che
si
presentarono
al
proscenio
schierati
,
con
le
mani
intrecciate
,
sotto
una
pioggia
di
mazzetti
di
fiori
.
Litigio
20
,
lunedì
Eppure
,
no
,
non
fu
per
invidia
ch
'
egli
abbia
avuto
il
premio
ed
io
no
,
che
mi
bisticciai
con
Coretti
questa
mattina
.
Non
fu
per
invidia
.
Ma
ebbi
torto
.
Il
maestro
l
'
aveva
messo
accanto
a
me
,
io
scrivevo
sul
mio
quaderno
di
calligrafia
:
egli
mi
urtò
col
gomito
e
mi
fece
fare
uno
sgorbio
e
macchiare
anche
il
racconto
mensile
,
Sangue
romagnolo
,
che
dovevo
copiare
per
il
«
muratorino
»
che
è
malato
.
Io
m
'
arrabbiai
e
gli
dissi
una
parolaccia
.
Egli
mi
rispose
sorridendo
:
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
.
-
Avrei
dovuto
credergli
perché
lo
conosco
;
ma
mi
spiacque
che
sorridesse
,
e
pensai
:
-
Oh
!
adesso
che
ha
avuto
il
premio
,
sarà
montato
in
superbia
!
-
e
poco
dopo
,
per
vendicarmi
,
gli
diedi
un
urtone
che
gli
fece
sciupare
la
pagina
.
Allora
,
tutto
rosso
dalla
rabbia
:
-
Tu
sì
che
l
'
hai
fatto
apposta
!
-
mi
disse
,
e
alzò
la
mano
,
-
il
maestro
vide
,
-
la
ritirò
.
Ma
soggiunse
:
-
T
'
aspetto
fuori
!
-
Io
rimasi
male
,
la
rabbia
mi
sbollì
,
mi
pentii
.
No
,
Coretti
non
poteva
averlo
fatto
apposta
.
È
buono
,
pensai
.
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
in
casa
sua
,
come
lavorava
,
come
assisteva
sua
madre
malata
,
e
poi
che
festa
gli
avevo
fatto
in
casa
mia
,
e
come
era
piaciuto
a
mio
padre
.
Quanto
avrei
dato
per
non
avergli
detto
quella
parola
,
per
non
avergli
fatto
quella
villania
!
E
pensavo
al
consiglio
che
m
'
avrebbe
dato
mio
padre
.
-
Hai
torto
?
-
Sì
.
-
E
allora
domandagli
scusa
.
-
Ma
questo
io
non
osavo
di
farlo
,
avevo
vergogna
d
'
umiliarmi
.
Lo
guardavo
di
sott
'
occhio
,
vedevo
la
sua
maglia
scucita
alla
spalla
,
forse
perché
aveva
portato
troppe
legna
,
e
sentivo
che
gli
volevo
bene
,
e
mi
dicevo
:
-
Coraggio
!
-
ma
la
parola
-
scusami
-
mi
restava
nella
gola
.
Egli
mi
guardava
di
traverso
,
di
tanto
in
tanto
,
e
mi
pareva
più
addolorato
che
arrabbiato
.
Ma
allora
anch
'
io
lo
guardavo
bieco
,
per
mostrargli
che
non
avevo
paura
.
Egli
mi
ripeté
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ed
io
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ma
pensavo
a
quello
che
mio
padre
m
'
aveva
detto
una
volta
:
-
Se
hai
torto
difenditi
;
ma
non
battere
!
-
Ed
io
dicevo
tra
me
:
-
mi
difenderò
,
ma
non
batterò
.
-
Ma
ero
scontento
,
triste
,
non
sentivo
più
il
maestro
.
Infine
,
arrivò
il
momento
d
'
uscire
.
Quando
fui
solo
nella
strada
,
vidi
ch
'
egli
mi
seguitava
.
Mi
fermai
,
e
lo
aspettai
con
la
riga
in
mano
.
Egli
s
'
avvicinò
,
io
alzai
la
riga
.
-
No
,
Enrico
,
-
disse
egli
,
col
suo
buon
sorriso
,
facendo
in
là
la
riga
con
la
mano
,
-
torniamo
amici
come
prima
.
-
Io
rimasi
stupito
un
momento
,
e
poi
sentii
come
una
mano
che
mi
desse
uno
spintone
nelle
spalle
,
e
mi
trovai
tra
le
sue
braccia
.
Egli
mi
baciò
e
disse
:
-
Mai
più
baruffe
tra
di
noi
,
non
è
vero
?
-
Mai
più
!
mai
più
!
-
risposi
.
E
ci
separammo
,
contenti
.
Ma
quando
arrivai
a
casa
e
raccontai
tutto
a
mio
padre
,
credendo
di
fargli
piacere
,
egli
si
rabbruscò
e
disse
:
-
Dovevi
esser
tu
il
primo
a
tendergli
la
mano
,
poiché
avevi
torto
.
-
Poi
soggiunse
:
-
Non
dovevi
alzar
la
riga
sopra
un
compagno
migliore
di
te
,
sopra
il
figliuolo
d
'
un
soldato
!
-
E
strappatami
la
riga
di
mano
,
la
fece
in
due
pezzi
e
la
sbatté
nel
muro
.
Mia
sorella
24
,
venerdì
Perché
,
Enrico
,
dopo
che
nostro
padre
t
'
aveva
già
rimproverato
d
'
esserti
portato
male
con
Coretti
,
hai
fatto
ancora
quello
sgarbo
a
me
?
Tu
non
immagini
la
pena
che
n
'
ho
provata
.
Non
sai
che
quand
'
eri
bambino
ti
stavo
per
ore
e
ore
accanto
alla
culla
,
invece
di
divertirmi
con
le
mie
compagne
,
e
che
quand
'
eri
malato
scendevo
da
letto
ogni
notte
per
sentire
se
ti
bruciava
la
fronte
?
Non
lo
sai
,
tu
che
offendi
tua
sorella
,
che
se
una
sventura
tremenda
ci
colpisse
,
ti
farei
da
madre
io
,
e
ti
vorrei
bene
come
a
un
figliuolo
?
Non
sai
che
quando
nostro
padre
e
nostra
madre
non
ai
saranno
più
,
sarò
io
la
tua
migliore
amica
,
la
sola
con
cui
potrai
parlare
dei
nostri
morti
e
della
tua
infanzia
,
e
che
se
ci
fosse
bisogno
lavorerei
per
te
,
Enrico
,
per
guadagnarti
il
pane
e
farti
studiare
,
e
che
ti
amerò
sempre
quando
sarai
grande
,
che
ti
seguirò
col
mio
pensiero
quando
andrai
lontano
,
sempre
,
perché
siamo
cresciuti
insieme
e
abbiamo
lo
stesso
sangue
?
O
Enrico
,
stanne
pur
sicuro
,
quando
sarai
un
uomo
,
se
t
'
accadrà
una
disgrazia
,
se
sarai
solo
,
sta
pur
sicuro
che
mi
cercherai
,
che
verrai
da
me
a
dirmi
:
-
Silvia
,
sorella
,
lasciami
stare
con
te
,
parliamo
di
quando
eravamo
felici
,
ti
ricordi
?
parliamo
di
nostra
madre
,
della
nostra
casa
,
di
quei
bei
giorni
tanto
lontani
.
-
O
Enrico
,
tu
troverai
sempre
tua
sorella
con
le
braccia
aperte
.
Sì
,
caro
Enrico
,
e
perdonami
anche
il
rimprovero
che
ti
faccio
ora
.
Io
non
mi
ricorderò
di
alcun
torto
tuo
,
e
se
anche
tu
mi
dessi
altri
dispiaceri
,
che
m
'
importa
?
Tu
sarai
sempre
mio
fratello
lo
stesso
,
io
non
mi
ricorderò
mai
d
'
altro
che
d
'
averti
tenuto
in
braccio
bambino
,
d
'
aver
amato
padre
e
madre
con
te
,
d
'
averti
visto
crescere
,
d
'
essere
stata
per
tanti
anni
la
tua
più
fida
compagna
.
Ma
tu
scrivimi
una
buona
parola
sopra
questo
stesso
quaderno
e
io
ripasserò
a
leggerla
prima
di
sera
.
Intanto
,
per
mostrarti
che
non
sono
in
collera
con
te
,
vedendo
che
eri
stanco
,
ho
copiato
per
te
il
racconto
mensile
Sangue
romagnolo
,
che
tu
dovevi
copiare
per
il
muratorino
malato
:
cercalo
nel
cassetto
di
sinistra
del
tuo
tavolino
.
L
'
ho
scritto
tutto
questa
notte
mentre
dormivi
.
Scrivimi
una
buona
parola
,
Enrico
,
te
ne
prego
.
TUA
SORELLA
SILVIA
Non
sono
degno
di
baciarti
le
mani
.
ENRICO
Sangue
romagnolo
Racconto
mensile
Quella
sera
la
casa
di
Ferruccio
era
più
quieta
del
solito
.
Il
padre
,
che
teneva
una
piccola
bottega
di
merciaiolo
,
era
andato
a
Forlì
a
far
delle
compere
,
e
sua
moglie
l
'
aveva
accompagnato
con
Luigina
,
una
bimba
,
per
portarla
da
un
medico
,
che
doveva
operarle
un
occhio
malato
;
e
non
dovevano
ritornare
che
la
mattina
dopo
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
.
La
donna
che
veniva
a
far
dei
servizi
di
giorno
se
n
'
era
andata
sull
'
imbrunire
.
In
casa
non
rimaneva
che
la
nonna
,
paralitica
delle
gambe
,
e
Ferruccio
,
un
ragazzo
di
tredici
anni
.
Era
una
casetta
col
solo
piano
terreno
,
posta
sullo
stradone
,
a
un
tiro
di
fucile
da
un
villaggio
,
poco
lontano
da
Forlì
,
città
di
Romagna
;
e
non
aveva
accanto
che
una
casa
disabitata
,
rovinata
due
mesi
innanzi
da
un
incendio
,
sulla
quale
si
vedeva
ancora
l
'
insegna
d
'
un
'
osteria
.
Dietro
la
casetta
c
'
era
un
piccolo
orto
circondato
da
una
siepe
,
sul
quale
dava
una
porticina
rustica
;
la
porta
della
bottega
,
che
serviva
anche
da
porta
di
casa
,
s
'
apriva
sullo
stradone
.
Tutt
'
intorno
si
stendeva
la
campagna
solitaria
,
vasti
campi
lavorati
,
piantati
di
gelsi
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
,
pioveva
,
tirava
vento
.
Ferruccio
e
la
nonna
,
ancora
levati
,
stavano
nella
stanza
da
mangiare
,
tra
la
quale
e
l
'
orto
c
'
era
uno
stanzino
ingombro
di
mobili
vecchi
.
Ferruccio
non
era
rientrato
in
casa
che
alle
undici
,
dopo
una
scappata
di
molte
ore
,
e
la
nonna
l
'
aveva
aspettato
a
occhi
aperti
,
piena
d
'
ansietà
,
inchiodata
sopra
un
largo
seggiolone
a
bracciuoli
,
sul
quale
soleva
passar
tutta
la
giornata
,
e
spesso
anche
l
'
intera
notte
,
poiché
un
'
oppressione
di
respiro
non
la
lasciava
star
coricata
.
Pioveva
e
il
vento
sbatteva
la
pioggia
contro
le
vetrate
:
la
notte
era
oscurissima
.
Ferruccio
era
rientrato
stanco
,
infangato
,
con
la
giacchetta
lacera
,
e
col
livido
d
'
una
sassata
sulla
fronte
;
aveva
fatto
la
sassaiola
coi
compagni
,
eran
venuti
alle
mani
,
secondo
il
solito
;
e
per
giunta
aveva
giocato
e
perduto
tutti
i
suoi
soldi
,
e
lasciato
il
berretto
in
un
fosso
.
Benché
la
cucina
non
fosse
rischiarata
che
da
una
piccola
lucerna
a
olio
,
posta
sull
'
angolo
d
'
un
tavolo
,
accanto
al
seggiolone
,
pure
la
povera
nonna
aveva
visto
subito
in
che
stato
miserando
si
trovava
il
nipote
,
e
in
parte
aveva
indovinato
,
in
parte
gli
aveva
fatto
confessare
le
sue
scapestrerie
.
Essa
amava
con
tutta
l
'
anima
quel
ragazzo
.
Quando
seppe
ogni
cosa
,
si
mise
a
piangere
.
-
Ah
!
no
,
-
disse
poi
,
dopo
un
lungo
silenzio
;
-
tu
non
hai
cuore
per
la
tua
povera
nonna
.
Non
hai
cuore
a
profittare
in
codesto
modo
dell
'
assenza
di
tuo
padre
e
di
tua
madre
per
darmi
dei
dolori
.
Tutto
il
giorno
m
'
hai
lasciata
sola
!
Non
hai
avuto
un
po
'
di
compassione
.
Bada
,
Ferruccio
!
Tu
ti
metti
per
una
cattiva
strada
che
ti
condurrà
a
una
triste
fine
.
Ne
ho
visti
degli
altri
cominciar
come
te
e
andar
a
finir
male
.
Si
comincia
a
scappar
di
casa
,
a
attaccar
lite
cogli
altri
ragazzi
,
a
perdere
i
soldi
;
poi
,
a
poco
a
poco
,
dalle
sassate
si
passa
alle
coltellate
,
dal
gioco
agli
altri
vizi
,
e
dai
vizi
...
al
furto
.
Ferruccio
stava
a
ascoltare
,
ritto
a
tre
passi
di
distanza
,
appoggiato
a
una
dispensa
,
col
mento
sul
petto
,
con
le
sopracciglia
aggrottate
,
ancora
tutto
caldo
dell
'
ira
della
rissa
.
Aveva
una
ciocca
di
bei
capelli
castagni
a
traverso
alla
fronte
e
gli
occhi
azzurri
immobili
.
-
Dal
gioco
al
furto
,
-
ripeté
la
nonna
,
continuando
a
piangere
.
-
Pensaci
,
Ferruccio
.
Pensa
a
quel
malanno
qui
del
paese
,
a
quel
Vito
Mozzoni
,
che
ora
è
in
città
a
fare
il
vagabondo
;
che
a
ventiquattr
'
anni
è
stato
due
volte
in
prigione
,
e
ha
fatto
morir
di
crepacuore
quella
povera
donna
di
sua
madre
,
che
io
conoscevo
,
e
suo
padre
è
fuggito
in
Svizzera
per
disperazione
.
Pensa
a
quel
tristo
soggetto
,
che
tuo
padre
si
vergogna
di
rendergli
il
saluto
,
sempre
in
giro
con
dei
scellerati
peggio
di
lui
,
fino
al
giorno
che
cascherà
in
galera
.
Ebbene
,
io
l
'
ho
conosciuto
ragazzo
,
ha
cominciato
come
te
.
Pensa
che
ridurrai
tuo
padre
e
tua
madre
a
far
la
stessa
fine
dei
suoi
.
Ferruccio
taceva
.
Egli
non
era
mica
tristo
di
cuore
,
tutt
'
altro
;
la
sua
scapestrataggine
derivava
piuttosto
da
sovrabbondanza
di
vita
e
d
'
audacia
che
da
mal
animo
;
e
suo
padre
l
'
aveva
avvezzato
male
appunto
per
questo
,
che
ritenendolo
capace
,
in
fondo
,
dei
sentimenti
più
belli
,
ed
anche
,
messo
a
una
prova
,
d
'
un
'
azione
forte
e
generosa
gli
lasciava
la
briglia
sul
collo
e
aspettava
che
mettesse
giudizio
da
sé
.
Buono
era
,
piuttosto
che
tristo
;
ma
caparbio
,
e
difficile
molto
,
anche
quando
aveva
il
cuore
stretto
dal
pentimento
,
a
lasciarsi
sfuggire
dalla
bocca
quelle
buone
parole
che
ci
fanno
perdonare
:
-
Sì
,
ho
torto
,
non
lo
farò
più
,
te
lo
prometto
,
perdonami
.
-
Aveva
l
'
anima
piena
di
tenerezza
alle
volte
;
ma
l
'
orgoglio
non
la
lasciava
uscire
.
-
Ah
Ferruccio
!
-
continuò
la
nonna
,
vedendolo
così
muto
.
-
Non
una
parola
di
pentimento
mi
dici
!
Tu
vedi
in
che
stato
mi
trovo
ridotta
,
che
mi
potrebbero
sotterrare
.
Non
dovresti
aver
cuore
di
farmi
soffrire
,
di
far
piangere
la
mamma
della
tua
mamma
,
così
vecchia
,
vicina
al
suo
ultimo
giorno
;
la
tua
povera
nonna
,
che
t
'
ha
sempre
voluto
tanto
bene
;
che
ti
cullava
per
notti
e
notti
intere
quand
'
eri
bimbo
di
pochi
mesi
,
e
che
non
mangiava
per
baloccarti
,
tu
non
lo
sai
!
Io
dicevo
sempre
:
-
Questo
sarà
la
mia
consolazione
!
-
E
ora
tu
mi
fai
morire
!
Io
darei
volentieri
questo
po
'
di
vita
che
mi
resta
,
per
vederti
tornar
buono
,
obbediente
come
a
quei
giorni
...
quando
ti
conducevo
al
Santuario
,
ti
ricordi
,
Ferruccio
?
che
mi
empivi
le
tasche
di
sassolini
e
d
'
erbe
,
e
io
ti
riportavo
a
casa
in
braccio
,
addormentato
?
Allora
volevi
bene
alla
tua
povera
nonna
.
E
ora
che
sono
paralitica
e
che
avrei
bisogno
della
tua
affezione
come
dell
'
aria
per
respirare
,
perché
non
ho
più
altro
al
mondo
,
povera
donna
mezza
morta
che
sono
,
Dio
mio
!
...
Ferruccio
stava
per
lanciarsi
verso
la
nonna
,
vinto
dalla
commozione
,
quando
gli
parve
di
sentire
un
rumor
leggiero
,
uno
scricchiolìo
nello
stanzino
accanto
,
quello
che
dava
sull
'
orto
.
Ma
non
capì
se
fossero
le
imposte
scosse
dal
vento
,
o
altro
.
Tese
l
'
orecchio
.
La
pioggia
scrosciava
.
Il
rumore
si
ripeté
.
La
nonna
lo
sentì
pure
.
-
Cos
'
è
?
-
domandò
la
nonna
dopo
un
momento
,
turbata
.
-
La
pioggia
,
-
mormorò
il
ragazzo
.
-
Dunque
,
Ferruccio
,
-
disse
la
vecchia
,
asciugandosi
gli
occhi
,
-
me
lo
prometti
che
sarai
buono
,
che
non
farai
mai
più
piangere
la
tua
povera
nonna
...
Un
nuovo
rumor
leggiero
la
interruppe
.
-
Ma
non
mi
pare
la
pioggia
!
-
esclamò
,
impallidendo
-
...
va
'
a
vedere
!
Ma
soggiunse
subito
:
-
No
,
resta
qui
!
-
e
afferrò
Ferruccio
per
la
mano
.
Rimasero
tutti
e
due
col
respiro
sospeso
.
Non
sentivan
che
il
rumore
dell
'
acqua
.
Poi
tutti
e
due
ebbero
un
brivido
.
All
'
uno
e
all
'
altra
era
parso
di
sentire
uno
stropiccìo
di
piedi
nello
stanzino
.
-
Chi
c
'
è
?
-
domandò
il
ragazzo
,
raccogliendo
il
fiato
a
fatica
.
Nessuno
rispose
.
-
Chi
c
'
è
?
-
ridomandò
Ferruccio
,
agghiacciato
dalla
paura
.
Ma
aveva
appena
pronunciato
quelle
parole
,
che
tutt
'
e
due
gettarono
un
grido
di
terrore
.
Due
uomini
erano
balzati
nella
stanza
;
l
'
uno
afferrò
il
ragazzo
e
gli
cacciò
una
mano
sulla
bocca
;
l
'
altro
strinse
la
vecchia
alla
gola
;
il
primo
disse
:
-
Zitto
,
se
non
vuoi
morire
!
-
il
secondo
:
-
Taci
!
-
e
levò
un
coltello
.
L
'
uno
e
l
'
altro
avevano
una
pezzuola
scura
sul
viso
,
con
due
buchi
davanti
agli
occhi
.
Per
un
momento
non
si
sentì
altro
che
il
respiro
affannoso
di
tutti
e
quattro
e
lo
scrosciar
della
pioggia
;
la
vecchia
metteva
dei
rantoli
fitti
,
e
aveva
gli
occhi
fuor
del
capo
.
Quello
che
teneva
il
ragazzo
,
gli
disse
nell
'
orecchio
:
-
Dove
tiene
i
danari
tuo
padre
?
Il
ragazzo
rispose
con
un
fil
di
voce
,
battendo
i
denti
:
-
Di
là
...
nell
'
armadio
.
-
Vieni
con
me
,
-
disse
l
'
uomo
.
E
lo
trascinò
nello
stanzino
,
tenendolo
stretto
alla
gola
.
Là
c
'
era
una
lanterna
cieca
,
sul
pavimento
.
-
Dov
'
è
l
'
armadio
?
-
domandò
.
Il
ragazzo
,
soffocato
,
accennò
l
'
armadio
.
Allora
,
per
esser
sicuro
del
ragazzo
,
l
'
uomo
lo
gittò
in
ginocchio
,
davanti
all
'
armadio
,
e
serrandogli
forte
il
collo
fra
le
proprie
gambe
,
in
modo
da
poterlo
strozzare
se
urlava
,
e
tenendo
il
coltello
fra
i
denti
e
la
lanterna
da
una
mano
,
cavò
di
tasca
con
l
'
altra
un
ferro
acuminato
,
lo
ficcò
nella
serratura
,
frugò
,
ruppe
,
spalancò
i
battenti
,
rimescolò
in
furia
ogni
cosa
,
s
'
empì
le
tasche
,
richiuse
,
tornò
ad
aprire
,
rifrugò
:
poi
riafferrò
il
ragazzo
alla
strozza
,
e
lo
risospinse
di
là
,
dove
l
'
altro
teneva
ancora
agguantata
la
vecchia
,
convulsa
,
col
capo
arrovesciato
e
la
bocca
aperta
.
Costui
domandò
a
bassa
voce
:
-
Trovato
?
Il
compagno
rispose
:
-
Trovato
.
E
soggiunse
:
-
Guarda
all
'
uscio
.
Quello
che
teneva
la
vecchia
corse
alla
porta
dell
'
orto
a
vedere
se
c
'
era
nessuno
,
e
disse
dallo
stanzino
,
con
una
voce
che
parve
un
fischio
:
-
Vieni
.
Quello
che
era
rimasto
,
e
che
teneva
ancora
Ferruccio
mostrò
il
coltello
al
ragazzo
e
alla
vecchia
che
riapriva
gli
occhi
,
e
disse
:
-
Non
una
voce
,
o
torno
indietro
e
vi
sgozzo
!
E
li
fisso
un
momento
tutti
e
due
.
In
quel
punto
si
sentì
lontano
,
per
lo
stradone
,
un
canto
di
molte
voci
.
Il
ladro
voltò
rapidamente
il
capo
verso
l
'
uscio
,
e
in
quel
moto
violento
gli
cadde
la
pezzuola
dal
viso
.
La
vecchia
gettò
un
urlo
:
-
Mozzoni
!
-
Maledetta
!
-
ruggì
il
ladro
,
riconosciuto
.
-
Devi
morire
!
E
si
avventò
a
coltello
alzato
contro
la
vecchia
,
che
svenne
sull
'
atto
.
L
'
assassino
menò
il
colpo
.
Ma
con
un
movimento
rapidissimo
,
gettando
un
grido
disperato
,
Ferruccio
s
'
era
lanciato
sulla
nonna
,
e
l
'
aveva
coperta
col
proprio
corpo
.
L
'
assassino
fuggì
urtando
il
tavolo
e
rovesciando
il
lume
,
che
si
spense
.
Il
ragazzo
scivolò
lentamente
di
sopra
alla
nonna
,
e
cadde
in
ginocchio
,
e
rimase
in
quell
'
atteggiamento
,
con
le
braccia
intorno
alla
vita
di
lei
e
il
capo
sul
suo
seno
.
Qualche
momento
passò
;
era
buio
fitto
;
il
canto
dei
contadini
s
'
andava
allontanando
per
la
campagna
.
La
vecchia
rinvenne
.
-
Ferruccio
!
-
chiamò
con
voce
appena
intelligibile
,
battendo
i
denti
.
-
Nonna
,
-
rispose
il
ragazzo
.
La
vecchia
fece
uno
sforzo
per
parlare
;
ma
il
terrore
le
paralizzava
la
lingua
.
Stette
un
pezzo
in
silenzio
,
tremando
violentemente
.
Poi
riuscì
a
domandare
:
-
Non
ci
son
più
?
-
No
.
-
Non
m
'
hanno
uccisa
,
-
mormorò
la
vecchia
con
voce
soffocata
.
-
No
...
siete
salva
,
-
disse
Ferruccio
,
con
voce
fioca
.
-
Siete
salva
,
cara
nonna
.
Hanno
portato
via
dei
denari
.
Ma
il
babbo
...
aveva
preso
quasi
tutto
con
sé
.
La
nonna
mise
un
respiro
.
-
Nonna
,
-
disse
Ferruccio
,
sempre
in
ginocchio
,
stringendola
alla
vita
,
-
cara
nonna
...
mi
volete
bene
,
non
è
vero
?
-
Oh
Ferruccio
!
povero
figliuol
mio
!
-
rispose
quella
,
mettendogli
le
mani
sul
capo
,
-
che
spavento
devi
aver
avuto
!
Oh
Signore
Iddio
misericordioso
!
Accendi
un
po
'
di
lume
...
No
,
restiamo
al
buio
,
ho
ancora
paura
.
-
Nonna
,
-
riprese
il
ragazzo
,
-
io
v
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
...
-
No
,
Ferruccio
,
non
dir
queste
cose
;
io
non
ci
penso
più
,
ho
scordato
tutto
,
ti
voglio
tanto
bene
!
-
V
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
,
-
continuò
Ferruccio
,
a
stento
,
con
la
voce
tremola
;
-
ma
...
vi
ho
sempre
voluto
bene
.
Mi
perdonate
?
...
Perdonatemi
,
nonna
-
Sì
,
figliuolo
,
ti
perdono
,
ti
perdono
con
tutto
il
cuore
.
Pensa
un
po
'
se
non
ti
perdono
.
Levati
d
'
in
ginocchio
,
bambino
mio
.
Non
ti
sgriderò
mai
più
.
Sei
buono
,
sei
tanto
buono
!
Accendiamo
il
lume
.
Facciamoci
un
po
'
di
coraggio
.
Alzati
,
Ferruccio
.
-
Grazie
,
nonna
,
-
disse
il
ragazzo
,
con
la
voce
sempre
più
debole
.
-
Ora
...
sono
contento
.
Vi
ricorderete
di
me
,
nonna
...
non
è
vero
?
vi
ricorderete
sempre
di
me
...
del
vostro
Ferruccio
.
-
Ferruccio
mio
!
-
esclamò
la
nonna
,
stupita
e
inquieta
,
mettendogli
le
mani
sulle
spalle
e
chinando
il
capo
,
come
per
guardarlo
nel
viso
.
-
Ricordatevi
di
me
,
-
mormorò
ancora
il
ragazzo
con
una
voce
che
pareva
un
soffio
.
-
Date
un
bacio
a
mia
madre
...
a
mio
padre
...
a
Luigina
...
Addio
,
nonna
...
-
In
nome
del
cielo
,
cos
'
hai
!
-
gridò
la
vecchia
palpando
affannosamente
il
capo
del
ragazzo
che
le
si
era
abbandonato
sulle
ginocchia
;
e
poi
con
quanta
voce
avea
in
gola
disperatamente
:
-
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Bambino
mio
!
Amor
mio
!
Angeli
del
paradiso
,
aiutatemi
!
Ma
Ferruccio
non
rispose
più
.
Il
piccolo
eroe
,
il
salvatore
della
madre
di
sua
madre
,
colpito
d
'
una
coltellata
nel
dorso
,
aveva
reso
la
bella
e
ardita
anima
a
Dio
.
Il
muratorino
moribondo
18
,
martedì
Il
povero
muratorino
è
malato
grave
;
il
maestro
ci
disse
d
'
andarlo
a
vedere
,
e
combinammo
d
'
andarci
insieme
Garrone
,
Derossi
ed
io
.
Stardi
pure
sarebbe
venuto
,
ma
siccome
il
maestro
ci
diede
per
lavoro
la
descrizione
del
Monumento
a
Cavour
,
egli
ci
disse
che
doveva
andar
a
vedere
il
monumento
,
per
far
la
descrizione
più
esatta
.
Così
per
prova
invitammo
anche
quel
gonfionaccio
di
Nobis
,
che
ci
rispose
:
-
No
,
-
senz
'
altro
.
Votini
pure
si
scusò
,
forse
per
paura
di
macchiarsi
il
vestito
di
calcina
.
Ci
andammo
all
'
uscita
delle
quattro
.
Pioveva
a
catinelle
.
Per
la
strada
Garrone
si
fermò
e
disse
con
la
bocca
piena
di
pane
:
-
Cosa
si
compera
?
-
e
faceva
sonare
due
soldi
nella
tasca
.
Mettemmo
due
soldi
ciascuno
e
comperammo
tre
arancie
grosse
.
Salimmo
alla
soffitta
.
Davanti
all
'
uscio
Derossi
si
levò
la
medaglia
e
se
la
mise
in
tasca
:
gli
domandai
perché
:
-
Non
so
,
rispose
,
-
per
non
aver
l
'
aria
...
mi
par
più
delicato
entrare
senza
medaglia
.
-
Picchiammo
,
ci
aperse
il
padre
,
quell
'
omone
che
pare
un
gigante
:
aveva
la
faccia
stravolta
che
pareva
spaventato
.
-
Chi
siete
?
-
domandò
.
-
Garrone
rispose
:
-
Siamo
compagni
di
scuola
d
'
Antonio
,
che
gli
portiamo
tre
arancie
.
-
Ah
!
povero
Tonino
,
-
esclamò
il
muratore
scotendo
il
capo
,
-
ho
paura
che
non
le
mangerà
più
le
vostre
arancie
!
-
e
si
asciugò
gli
occhi
col
rovescio
della
mano
.
Ci
fece
andar
avanti
:
entrammo
in
una
camera
a
tetto
,
dove
vedemmo
il
«
muratorino
»
che
dormiva
in
un
piccolo
letto
di
ferro
:
sua
madre
stava
abbandonata
sul
letto
col
viso
nelle
mani
,
e
si
voltò
appena
a
guardarci
:
da
una
parte
pendevan
dei
pennelli
,
un
piccone
e
un
crivello
da
calcina
;
sui
piedi
del
malato
era
distesa
la
giacchetta
del
muratore
,
bianca
di
gesso
.
Il
povero
ragazzo
era
smagrito
,
bianco
bianco
,
col
naso
affilato
,
e
respirava
corto
.
O
caro
Tonino
,
tanto
buono
e
allegro
,
piccolo
compagno
mio
,
come
mi
fece
pena
,
quanto
avrei
dato
per
rivedergli
fare
il
muso
di
lepre
,
povero
muratorino
!
Garrone
gli
mise
un
'
arancia
sul
cuscino
,
accanto
al
viso
:
l
'
odore
lo
svegliò
,
la
pigliò
subito
,
ma
poi
la
lasciò
andare
,
e
guardò
fisso
Garrone
.
-
Son
io
,
-
disse
questi
,
-
Garrone
:
mi
conosci
?
-
Egli
fece
un
sorriso
che
si
vide
appena
,
e
levò
a
stento
dal
letto
la
sua
mano
corta
e
la
porse
a
Garrone
,
che
la
prese
fra
le
sue
e
vi
appoggiò
sopra
la
guancia
dicendo
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
muratorino
;
tu
guarirai
presto
e
tornerai
alla
scuola
e
il
maestro
ti
metterà
vicino
a
me
,
sei
contento
?
-
Ma
il
muratorino
non
rispose
.
La
madre
scoppiò
in
singhiozzi
:
-
Oh
il
mio
povero
Tonino
!
il
mio
povero
Tonino
!
Così
bravo
e
buono
,
e
Dio
che
ce
lo
vuol
prendere
!
-
Chétati
!
-
le
gridò
il
muratore
,
disperato
,
-
chetati
per
amor
di
Dio
,
o
perdo
la
testa
!
-
Poi
disse
a
noi
affannosamente
:
-
Andate
,
andate
,
ragazzi
;
grazie
;
andate
;
che
volete
far
qui
?
Grazie
;
andatevene
a
casa
.
-
Il
ragazzo
aveva
richiuso
gli
occhi
e
pareva
morto
.
-
Ha
bisogno
di
qualche
servizio
?
-
domandò
Garrone
.
-
No
,
buon
figliuolo
,
grazie
,
rispose
il
muratore
;
-
andatevene
a
casa
.
-
E
così
dicendo
ci
spinse
sul
pianerottolo
e
richiuse
l
'
uscio
.
Ma
non
eravamo
a
metà
delle
scale
,
che
lo
sentimmo
gridare
:
-
Garrone
!
Garrone
!
-
Risalimmo
in
fretta
tutti
e
tre
.
-
Garrone
!
-
gridò
il
muratore
col
viso
mutato
,
-
t
'
ha
chiamato
per
nome
,
due
giorni
che
non
parlava
,
t
'
ha
chiamato
due
volte
,
vuole
te
,
vieni
subito
.
Ah
santo
Iddio
,
se
fosse
un
buon
segno
!
-
A
rivederci
,
-
disse
Garrone
a
noi
,
-
io
rimango
,
-
e
si
lanciò
in
casa
col
padre
.
Derossi
aveva
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
Io
gli
dissi
:
-
Piangi
per
il
muratorino
?
Egli
ha
parlato
,
guarirà
.
-
Lo
credo
,
-
rispose
Derossi
;
-
ma
non
pensavo
a
lui
...
Pensavo
com
'
è
buono
,
che
anima
bella
è
Garrone
!
Il
conte
Cavour
29
,
mercoledì
È
la
descrizione
del
monumento
al
conte
Cavour
che
tu
devi
fare
.
Puoi
farla
.
Ma
chi
sia
stato
il
conte
Cavour
non
lo
puoi
capire
per
ora
.
Per
ora
sappi
questo
soltanto
.
egli
fu
per
molti
anni
il
primo
ministro
del
Piemonte
,
è
lui
che
mandò
l
'
esercito
piemontese
in
Crimea
a
rialzare
con
la
vittoria
della
Cernaia
la
nostra
gloria
militare
caduta
con
la
sconfitta
di
Novara
;
è
lui
che
fece
calare
dalle
Alpi
centocinquantamila
Francesi
a
cacciar
gli
Austriaci
dalla
Lombardia
,
è
lui
che
governò
l
'
Italia
nel
periodo
più
solenne
della
nostra
rivoluzione
,
che
diede
in
quegli
anni
il
più
potente
impulso
alla
santa
impresa
dell
'
unificazione
della
patria
,
lui
con
l
'
ingegno
luminoso
,
con
la
costanza
invincibile
,
con
l
'
operosità
più
che
umana
.
Molti
generali
passarono
ore
terribili
sul
campo
di
battaglia
;
ma
egli
ne
passò
di
più
terribili
nel
suo
gabinetto
quando
l
'
enorme
opera
sua
poteva
rovinare
di
momento
in
momento
come
un
fragile
edifizio
a
un
crollo
di
terremoto
,
ore
,
notti
di
lotta
e
d
'
angoscia
passò
,
da
uscirne
con
la
ragione
stravolta
o
con
la
morte
nel
cuore
.
E
fu
questo
gigantesco
e
tempestoso
lavoro
che
gli
accorciò
di
vent
'
anni
la
vita
.
Eppure
,
divorato
dalla
febbre
che
lo
doveva
gettar
nella
fossa
,
egli
lottava
ancora
disperatamente
con
la
malattia
,
per
far
qualche
cosa
per
il
suo
paese
.
-
È
strano
,
diceva
con
dolore
dal
suo
letto
di
morte
,
-
non
so
più
leggere
,
non
posso
più
leggere
.
-
Mentre
gli
cavavan
sangue
e
la
febbre
aumentava
,
pensava
alla
sua
patria
,
diceva
imperiosamente
:
-
Guaritemi
,
la
mia
mente
s
'
oscura
,
ho
bisogno
di
tutte
le
mie
facoltà
per
trattare
dei
gravi
affari
.
-
Quando
era
già
ridotto
agli
estremi
,
e
tutta
la
città
s
'
agitava
,
e
il
Re
stava
al
suo
capezzale
,
egli
diceva
con
affanno
.
-
Ho
molte
cose
da
dirvi
,
Sire
,
molte
cose
da
farvi
vedere
;
ma
son
malato
,
non
posso
,
non
posso
;
-
e
si
desolava
.
E
sempre
il
suo
pensiero
febbrile
rivolava
allo
Stato
,
alle
nuove
provincie
italiane
che
s
'
erano
unite
a
noi
;
alle
tante
cose
che
rimanevan
da
farsi
.
Quando
lo
prese
il
delirio
.
-
Educate
l
'
infanzia
,
-
esclamava
fra
gli
aneliti
,
-
educate
l
'
infanzia
e
la
gioventù
...
governate
con
la
libertà
.
-
Il
delirio
cresceva
,
la
morte
gli
era
sopra
,
ed
egli
invocava
con
parole
ardenti
il
generale
Garibaldi
,
col
quale
aveva
avuto
dei
dissensi
,
e
Venezia
e
Roma
che
non
erano
ancor
libere
,
aveva
delle
vaste
visioni
dell
'
avvenire
d
'
Italia
e
d
'
Europa
,
sognava
un
'
invasione
straniera
,
domandava
dove
fossero
i
corpi
dell
'
esercito
e
i
generali
,
trepidava
ancora
per
noi
,
per
il
suo
popolo
.
Il
suo
grande
dolore
,
capisci
,
non
era
di
sentirsi
mancare
la
vita
,
era
di
vedersi
sfuggire
la
patria
,
che
aveva
ancora
bisogno
di
lui
,
e
per
la
quale
aveva
logorato
in
pochi
anni
le
forze
smisurate
del
suo
miracoloso
organismo
.
Morì
col
grido
della
battaglia
nella
gola
,
e
la
sua
morte
fu
grande
come
la
sua
vita
.
Ora
pensa
un
poco
,
Enrico
,
che
cosa
è
il
nostro
lavoro
,
che
pure
ci
pesa
tanto
,
che
cosa
sono
i
nostri
dolori
,
la
nostra
morte
stessa
,
a
confronto
delle
fatiche
,
degli
affanni
formidabili
,
delle
agonie
tremende
di
quegli
uomini
;
a
cui
pesa
un
mondo
sul
cuore
!
Pensa
a
questo
,
figliuolo
,
quando
passi
davanti
a
quell
'
immagine
di
marmo
,
e
dille
:
-
Gloria
!
-
in
cuor
tuo
.
TUO
PADRE
APRILE
Primavera
1
,
sabato
Primo
d
'
aprile
!
Tre
soli
mesi
ancora
.
Questa
è
stata
una
delle
più
belle
mattinate
dell
'
anno
.
Io
ero
contento
,
nella
scuola
,
perché
Coretti
m
'
aveva
detto
d
'
andar
dopo
domani
a
veder
arrivare
il
Re
,
insieme
con
suo
padre
che
lo
conosce
;
e
perché
mia
madre
m
'
avea
promesso
di
condurmi
lo
stesso
giorno
a
visitar
l
'
Asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
.
Anche
ero
contento
perché
il
«
muratorino
»
sta
meglio
,
e
perché
ieri
sera
,
passando
,
il
maestro
disse
a
mio
padre
:
-
Va
bene
,
va
bene
.
-
E
poi
era
una
bella
mattinata
di
primavera
.
Dalle
finestre
della
scuola
si
vedeva
il
cielo
azzurro
,
gli
alberi
del
giardino
tutti
coperti
di
germogli
,
e
le
finestre
delle
case
spalancate
,
colle
cassette
e
i
vasi
già
verdeggianti
.
Il
maestro
non
rideva
,
perché
non
ride
mai
,
ma
era
di
buon
umore
,
tanto
che
non
gli
appariva
quasi
più
quella
ruga
diritta
in
mezzo
alla
fronte
;
e
spiegava
un
problema
sulla
lavagna
,
celiando
.
E
si
vedeva
che
provava
piacere
a
respirar
l
'
aria
del
giardino
che
veniva
per
le
finestre
aperte
,
piena
d
'
un
buon
odor
fresco
di
terra
e
di
foglie
,
che
faceva
pensare
alle
passeggiate
in
campagna
.
Mentre
egli
spiegava
,
si
sentiva
in
una
strada
vicina
un
fabbro
ferraio
che
batteva
sull
'
incudine
,
e
nella
casa
di
faccia
una
donna
che
cantava
per
addormentare
il
bambino
:
lontano
,
nella
caserma
della
Cernaia
,
suonavano
le
trombe
.
Tutti
parevano
contenti
,
persino
Stardi
.
A
un
certo
momento
il
fabbro
si
mise
a
picchiar
più
forte
,
la
donna
a
cantar
più
alto
.
Il
maestro
s
'
interruppe
e
prestò
l
'
orecchio
.
Poi
disse
lentamente
guardando
per
la
finestra
:
-
Il
cielo
che
sorride
,
una
madre
che
canta
,
un
galantuomo
che
lavora
,
dei
ragazzi
che
studiano
...
ecco
delle
cose
belle
.
-
Quando
uscimmo
dalla
classe
,
vedemmo
che
anche
tutti
gli
altri
erano
allegri
;
tutti
camminavano
in
fila
pestando
i
piedi
forte
e
canticchiando
,
come
alla
vigilia
d
'
una
vacanza
di
quattro
giorni
;
le
maestre
scherzavano
;
quella
della
penna
rossa
saltellava
dietro
i
suoi
bimbi
come
una
scolaretta
;
i
parenti
dei
ragazzi
discorrevano
fra
loro
ridendo
,
e
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
,
ci
aveva
nelle
ceste
tanti
mazzi
di
violette
,
che
empivano
di
profumo
tutto
il
camerone
.
Io
non
sentii
mai
tanta
contentezza
come
questa
mattina
a
veder
mia
madre
che
mi
aspettava
nella
strada
.
E
glielo
dissi
andandole
incontro
:
-
Sono
contento
:
cos
'
è
mai
che
mi
fa
così
contento
questa
mattina
?
-
E
mia
madre
mi
rispose
sorridendo
che
era
la
bella
stagione
e
la
buona
coscienza
.
Re
Umberto
3
,
lunedì
Alle
dieci
in
punto
mio
padre
vide
dalla
finestra
Coretti
,
il
rivenditore
di
legna
,
e
il
figliuolo
,
che
m
'
aspettavano
sulla
piazza
,
e
mi
disse
:
-
Eccoli
,
Enrico
;
va
'
a
vedere
il
tuo
re
.
Io
andai
giù
lesto
come
un
razzo
.
Padre
e
figliuolo
erano
anche
più
vispi
del
solito
e
non
mi
parve
mai
che
si
somigliassero
tanto
l
'
uno
all
'
altro
come
questa
mattina
:
il
padre
aveva
alla
giacchetta
la
medaglia
al
valore
in
mezzo
alle
due
commemorative
,
e
i
baffetti
arricciati
e
aguzzi
come
due
spilli
.
Ci
mettemmo
subito
in
cammino
verso
la
stazione
della
strada
ferrata
,
dove
il
re
doveva
arrivare
alle
dieci
e
mezzo
.
Coretti
padre
fumava
la
pipa
e
si
fregava
le
mani
.
-
Sapete
,
-
diceva
-
che
non
l
'
ho
più
visto
dalla
guerra
del
sessantasei
?
La
bagatella
di
quindici
anni
e
sei
mesi
.
Prima
tre
anni
in
Francia
,
poi
a
Mondovì
;
e
qui
che
l
'
avrei
potuto
vedere
,
non
s
'
è
mai
dato
il
maledetto
caso
che
mi
trovassi
in
città
quando
egli
veniva
.
Quando
si
dice
le
combinazioni
.
Egli
chiamava
il
re
:
-
Umberto
-
come
un
camerata
.
-
Umberto
comandava
la
16a
divisione
,
Umberto
aveva
ventidue
anni
e
tanti
giorni
,
Umberto
montava
a
cavallo
così
e
così
.
-
Quindici
anni
!
-
diceva
forte
,
allungando
il
passo
.
-
Ho
proprio
desiderio
di
rivederlo
.
L
'
ho
lasciato
principe
,
lo
rivedo
re
.
E
anch
'
io
ho
cambiato
:
son
passato
da
soldato
a
rivenditor
di
legna
.
-
E
rideva
.
Il
figliuolo
gli
domandò
:
-
Se
vi
vedesse
,
vi
riconoscerebbe
?
Egli
si
mise
a
ridere
.
-
Tu
sei
matto
,
-
rispose
.
-
Ci
vorrebbe
altro
.
Lui
,
Umberto
,
era
uno
solo
;
noi
eravamo
come
le
mosche
.
E
poi
sì
che
ci
stette
a
guardare
uno
per
uno
.
Sboccammo
sul
corso
Vittorio
Emanuele
;
c
'
era
molta
gente
che
s
'
avviava
alla
stazione
.
Passava
una
compagnia
d
'
Alpini
,
con
le
trombe
.
Passarono
due
carabinieri
a
cavallo
,
di
galoppo
.
Era
un
sereno
che
smagliava
.
-
Sì
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
animandosi
;
-
mi
fa
proprio
piacere
di
rivederlo
,
il
mio
generale
di
divisione
.
Ah
!
come
sono
invecchiato
presto
!
Mi
pare
l
'
altro
giorno
che
avevo
lo
zaino
sulle
spalle
e
il
fucile
tra
le
mani
in
mezzo
a
quel
tramestio
,
la
mattina
del
24
giugno
,
quando
s
'
era
per
venire
ai
ferri
.
Umberto
andava
e
veniva
coi
suoi
ufficiali
,
mentre
tonava
il
cannone
,
lontano
;
e
tutti
lo
guardavano
e
dicevano
:
-
Purché
non
ci
sia
una
palla
anche
per
lui
!
-
Ero
a
mille
miglia
dal
pensare
che
di
lì
a
poco
me
gli
sarei
trovato
tanto
vicino
,
davanti
alle
lance
degli
ulani
austriaci
;
ma
proprio
a
quattro
passi
l
'
un
dall
'
altro
,
figliuoli
.
Era
una
bella
giornata
,
il
cielo
come
uno
specchio
,
ma
un
caldo
!
Vediamo
se
si
può
entrare
.
Eravamo
arrivati
alla
stazione
;
c
'
era
una
gran
folla
,
carrozze
,
guardie
,
carabinieri
,
società
con
bandiere
.
La
banda
d
'
un
reggimento
suonava
.
Coretti
padre
tentò
di
entrare
sotto
il
porticato
;
ma
gli
fu
impedito
.
Allora
pensò
di
cacciarsi
in
prima
fila
nella
folla
che
facea
ala
all
'
uscita
,
e
aprendosi
il
passo
coi
gomiti
,
riuscì
a
spingere
innanzi
anche
noi
.
Ma
la
folla
,
ondeggiando
,
ci
sbalzava
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
.
Il
venditor
di
legna
adocchiava
il
primo
pilastro
del
porticato
,
dove
le
guardie
non
lasciavano
stare
nessuno
.
-
Venite
con
me
,
-
disse
a
un
tratto
,
e
tirandoci
per
le
mani
,
attraversò
in
due
salti
lo
spazio
vuoto
e
s
'
andò
a
piantar
là
,
con
le
spalle
al
muro
.
Accorse
subito
un
brigadiere
di
Polizia
e
gli
disse
:
-
Qui
non
si
può
stare
.
-
Son
del
quarto
battaglione
del
'49
,
-
rispose
Coretti
,
toccandosi
la
medaglia
.
Il
brigadiere
lo
guardò
e
disse
:
-
Restate
.
-
Ma
se
lo
dico
io
!
-
esclamò
Coretti
trionfante
;
-
è
una
parola
magica
quel
quarto
del
quarantanove
!
Non
ho
diritto
di
vederlo
un
po
'
a
mio
comodo
il
mio
generale
,
io
che
son
stato
nel
quadrato
!
Se
l
'
ho
visto
da
vicino
allora
,
mi
par
giusto
di
vederlo
da
vicino
adesso
.
E
dico
generale
!
È
stato
mio
comandante
di
battaglione
,
per
una
buona
mezz
'
ora
,
perché
in
quei
momenti
lo
comandava
lui
il
battaglione
,
mentre
c
'
era
in
mezzo
,
e
non
il
maggiore
Ubrich
,
sagrestia
!
Intanto
si
vedeva
nel
salone
dell
'
arrivo
e
fuori
un
gran
rimescolio
di
signori
e
d
'
ufficiali
,
e
davanti
alla
porta
si
schieravano
le
carrozze
,
coi
servitori
vestiti
di
rosso
.
Coretti
domandò
a
suo
padre
se
il
principe
Umberto
aveva
la
sciabola
in
mano
quand
'
era
nel
quadrato
.
-
Avrà
ben
avuto
la
sciabola
in
mano
,
-
rispose
,
-
per
parare
una
lanciata
,
che
poteva
toccare
a
lui
come
a
un
altro
.
Ah
!
i
demoni
scatenati
!
Ci
vennero
addosso
come
l
'
ira
di
Dio
,
ci
vennero
.
Giravano
tra
i
gruppi
,
i
quadrati
,
i
cannoni
,
che
parevan
mulinati
da
un
uragano
,
sfondando
ogni
cosa
.
Era
una
confusione
di
cavalleggeri
d
'
Alessandria
,
di
lancieri
di
Foggia
,
di
fanteria
,
di
ulani
,
di
bersaglieri
,
un
inferno
che
non
se
ne
capiva
più
niente
.
Io
intesi
gridare
:
-
Altezza
!
Altezza
!
-
vidi
venir
le
lancie
calate
,
scaricammo
i
fucili
,
un
nuvolo
di
polvere
nascose
tutto
...
Poi
la
polvere
si
diradò
...
La
terra
era
coperta
di
cavalli
e
di
ulani
feriti
e
morti
.
Io
mi
voltai
indietro
,
e
vidi
in
mezzo
a
noi
Umberto
,
a
cavallo
,
che
guardava
intorno
,
tranquillo
,
con
l
'
aria
di
domandare
:
-
C
'
è
nessuno
graffiato
dei
miei
ragazzi
?
-
E
noi
gli
gridammo
:
-
Evviva
!
-
sulla
faccia
,
come
matti
.
Sacro
Dio
che
momento
!
...
Ecco
il
treno
che
arriva
.
La
banda
suonò
,
gli
ufficiali
accorsero
,
la
folla
s
'
alzò
in
punta
di
piedi
.
-
Eh
,
non
esce
mica
subito
,
-
disse
una
guardia
;
-
ora
gli
fanno
un
discorso
.
Coretti
padre
non
stava
più
nella
pelle
.
-
Ah
!
quando
ci
penso
,
-
disse
,
-
io
lo
vedo
sempre
là
.
Sta
bene
tra
i
colerosi
e
i
terremoti
e
che
so
altro
:
anche
là
è
stato
bravo
;
ma
io
l
'
ho
sempre
in
mente
come
l
'
ho
visto
allora
,
in
mezzo
a
noi
,
con
quella
faccia
tranquilla
.
E
son
sicuro
che
se
ne
ricorda
anche
lui
del
quarto
del
'49
,
anche
adesso
che
è
re
,
e
che
gli
farebbe
piacere
di
averci
una
volta
a
tavola
tutti
insieme
,
quelli
che
s
'
è
visto
intorno
in
quei
momenti
.
Adesso
ci
ha
generali
e
signoroni
e
galloni
;
allora
non
ci
aveva
che
dei
poveri
soldati
.
Se
ci
potessi
un
po
'
barattare
quattro
parole
,
a
quattr
'
occhi
!
Il
nostro
generale
di
ventidue
anni
,
il
nostro
principe
,
che
era
affidato
alle
nostre
baionette
...
Quindici
anni
che
non
lo
vedo
...
Il
nostro
Umberto
,
va
'
.
Ah
!
questa
musica
mi
rimescola
il
sangue
,
parola
d
'
onore
.
Uno
scoppio
di
grida
l
'
interruppe
,
migliaia
di
cappelli
s
'
alzarono
in
aria
,
quattro
signori
vestiti
di
nero
salirono
nella
prima
carrozza
-
È
lui
!
-
gridò
Coretti
,
e
rimase
come
incantato
.
Poi
disse
piano
:
-
Madonna
mia
,
come
s
'
è
fatto
grigio
!
-
Tutti
e
tre
ci
scoprimmo
il
capo
:
la
carrozza
veniva
innanzi
lentamente
,
in
mezzo
alla
folla
che
gridava
e
agitava
i
cappelli
.
Io
guardai
Coretti
padre
.
Mi
parve
un
altro
:
pareva
diventato
più
alto
,
serio
,
un
po
'
pallido
,
ritto
appiccicato
contro
il
pilastro
.
La
carrozza
arrivò
davanti
a
noi
,
a
un
passo
dal
pilastro
.
-
Evviva
!
-
gridarono
molte
voci
.
-
Evviva
!
-
gridò
Coretti
,
dopo
gli
altri
.
Il
re
lo
guardò
in
viso
e
arrestò
un
momento
lo
sguardo
sulle
tre
medaglie
.
Allora
Coretti
perdé
la
testa
e
urlò
:
-
Quarto
battaglione
del
quarantanove
!
Il
re
,
che
s
'
era
già
voltato
da
un
'
altra
parte
,
si
rivoltò
verso
di
noi
,
e
fissando
Coretti
negli
occhi
,
stese
la
mano
fuor
della
carrozza
.
Coretti
fece
un
salto
avanti
e
gliela
strinse
.
La
carrozza
passò
,
la
folla
irruppe
e
ci
divise
,
perdemmo
di
vista
Coretti
padre
.
Ma
fu
un
momento
.
Subito
lo
ritrovammo
,
ansante
,
con
gli
occhi
umidi
,
che
chiamava
per
nome
il
figliuolo
,
tenendo
la
mano
in
alto
.
Il
figliuolo
si
slanciò
verso
di
lui
,
ed
egli
gridò
:
-
Qua
,
piccino
,
che
ho
ancora
calda
la
mano
!
-
e
gli
passò
la
mano
intorno
al
viso
,
dicendo
:
-
Questa
è
una
carezza
del
re
.
E
rimase
lì
come
trasognato
,
con
gli
occhi
fissi
sulla
carrozza
lontana
,
sorridendo
,
con
la
pipa
tra
le
mani
,
in
mezzo
a
un
gruppo
di
curiosi
che
lo
guardavano
.
-
È
uno
del
quadrato
del
'49
,
-
dicevano
.
-
È
un
soldato
che
conosce
il
re
.
-
È
il
re
che
l
'
ha
riconosciuto
.
-
È
lui
che
gli
ha
teso
la
mano
.
-
Ha
dato
una
supplica
al
re
,
-
disse
uno
più
forte
.
-
No
,
-
rispose
Coretti
,
voltandosi
bruscamente
;
-
non
gli
ho
dato
nessuna
supplica
,
io
.
Un
'
altra
cosa
gli
darei
,
se
me
la
domandasse
...
Tutti
lo
guardarono
.
Ed
egli
disse
semplicemente
:
-
Il
mio
sangue
.
L
'
asilo
infantile
4
,
martedì
Mia
madre
,
come
m
'
aveva
promesso
,
mi
condusse
ieri
dopo
colazione
all
'
asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
,
per
raccomandare
alla
direttrice
una
sorella
piccola
di
Precossi
.
Io
non
avevo
mai
visto
un
asilo
.
Quanto
mi
divertirono
!
Duecento
c
'
erano
tra
bimbi
e
bimbe
,
così
piccoli
,
che
i
nostri
della
prima
inferiore
sono
uomini
appetto
a
quelli
.
Arrivammo
appunto
che
entravano
in
fila
nel
refettorio
,
dove
erano
due
tavole
lunghissime
con
tante
buche
rotonde
,
e
in
ogni
buca
una
scodella
nera
,
piena
di
riso
e
fagioli
,
e
un
cucchiaio
di
stagno
accanto
.
Entrando
alcuni
piantavano
un
melo
,
e
restavan
lì
sul
pavimento
,
fin
che
accorrevan
le
maestre
a
tirarli
su
.
Molti
si
fermavano
davanti
a
una
scodella
,
credendo
che
fosse
quello
il
loro
posto
,
e
ingollavano
subito
una
cucchiaiata
,
quando
arrivava
una
maestra
e
diceva
:
-
Avanti
!
-
e
quelli
avanti
tre
o
quattro
passi
e
giù
un
'
altra
cucchiaiata
,
e
avanti
ancora
,
fin
che
arrivavano
al
proprio
posto
,
dopo
aver
beccato
a
scrocco
una
mezza
minestrina
.
Finalmente
,
a
furia
di
spingere
,
di
gridare
:
-
Sbrigatevi
!
Sbrigatevi
!
-
li
misero
in
ordine
tutti
,
e
cominciarono
la
preghiera
.
Ma
tutti
quelli
delle
file
di
dentro
,
i
quali
per
pregare
dovevan
voltar
la
schiena
alla
scodella
,
torcevano
il
capo
indietro
per
tenerla
d
'
occhio
,
che
nessuno
ci
pescasse
,
e
poi
pregavano
così
,
con
le
mani
giunte
e
con
gli
occhi
al
cielo
,
ma
col
cuore
alla
pappa
.
Poi
si
misero
a
mangiare
.
Ah
che
ameno
spettacolo
!
Uno
mangiava
con
due
cucchiai
,
l
'
altro
s
'
ingozzava
con
le
mani
,
molti
levavano
i
fagioli
un
per
uno
e
se
li
ficcavano
in
tasca
;
altri
invece
li
rinvoltavano
stretti
nel
grembiulino
e
ci
picchiavan
su
,
per
far
la
pasta
.
Ce
n
'
erano
anche
che
non
mangiavano
per
veder
volar
le
mosche
,
e
alcuni
tossivano
e
spandevano
una
pioggia
di
riso
tutto
intorno
.
Un
pollaio
,
pareva
.
Ma
era
grazioso
.
Facevano
una
bella
figura
le
due
file
delle
bambine
,
tutte
coi
capelli
legati
sul
cocuzzolo
con
tanti
nastrini
rossi
,
verdi
,
azzurri
.
Una
maestra
domandò
a
una
fila
di
otto
bambine
:
-
Dove
nasce
il
riso
?
Tutte
otto
spalancaron
la
bocca
piena
di
minestra
,
e
risposero
tutte
insieme
cantando
:
-
Na
-
sce
nel
-
l
'
ac
-
qua
,
-
Poi
la
maestra
comandò
:
-
Le
mani
in
alto
!
-
E
allora
fu
bello
vedere
scattar
su
tutti
quei
braccini
,
che
mesi
fa
erano
ancor
nelle
fascie
,
e
agitarsi
tutte
quelle
mani
piccole
,
che
parevan
tante
farfalle
bianche
e
rosate
.
Poi
andarono
alla
ricreazione
;
ma
prima
presero
tutti
i
loro
panierini
con
dentro
la
colazione
,
che
erano
appesi
ai
muri
.
Uscirono
nel
giardino
e
si
sparpagliarono
,
tirando
fuori
le
loro
provvigioni
:
pane
,
prune
cotte
,
un
pezzettino
di
formaggio
,
un
ovo
sodo
,
delle
mele
piccole
,
una
pugnata
di
ceci
lessi
,
un
'
ala
di
pollo
.
In
un
momento
tutto
il
giardino
fu
coperto
di
bricioline
come
se
ci
avessero
sparso
del
becchime
per
uno
stormo
d
'
uccelli
.
Mangiavano
in
tutte
le
più
strane
maniere
,
come
i
conigli
,
i
topi
,
i
gatti
,
rosicchiando
,
leccando
,
succhiando
.
C
'
era
un
bimbo
che
si
teneva
appuntato
un
grissino
sul
petto
e
lo
andava
ungendo
con
una
nespola
,
come
se
lustrasse
una
sciabola
.
Delle
bambine
spiaccicavano
nel
pugno
delle
formaggiole
molli
,
che
colavano
fra
le
dita
,
come
latte
,
e
filavan
giù
dentro
alle
maniche
;
ed
esse
non
se
n
'
accorgevano
mica
.
Correvano
e
s
'
inseguivano
con
le
mele
e
i
panini
attaccati
ai
denti
,
come
i
cani
.
Ne
vidi
tre
che
scavavano
con
un
fuscello
dentro
a
un
ovo
sodo
credendo
di
scoprirvi
dei
tesori
,
e
lo
spandean
mezzo
per
terra
,
e
poi
lo
raccoglievano
briciolo
per
briciolo
,
con
grande
pazienza
,
come
se
fossero
perle
.
E
a
quelli
che
avevan
qualcosa
di
straordinario
,
c
'
erano
intorno
otto
o
dieci
col
capo
chino
a
guardar
nel
paniere
,
come
avrebber
guardato
la
luna
nel
pozzo
.
Ci
saranno
stati
venti
intorno
a
un
batuffoletto
alto
così
,
che
aveva
in
mano
un
cartoccino
di
zucchero
,
tutti
a
fargli
cerimonie
per
aver
il
permesso
d
'
intingere
il
pane
,
e
lui
a
certi
lo
dava
,
ed
ad
altri
,
pregato
bene
,
non
imprestava
che
il
dito
da
succhiare
.
Intanto
mia
madre
era
venuta
nel
giardino
e
accarezzava
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
.
Molti
le
andavano
intorno
,
anzi
addosso
,
a
chiederle
un
bacio
col
viso
in
su
,
come
se
guardassero
a
un
terzo
piano
,
aprendo
e
chiudendo
la
bocca
,
come
per
domandare
la
cioccia
.
Uno
le
offerse
uno
spicchio
d
'
arancia
morsicchiato
,
un
altro
una
crostina
di
pane
,
una
bimba
le
diede
una
foglia
;
un
'
altra
bimba
le
mostrò
con
grande
serietà
la
punta
dell
'
indice
dove
,
a
guardar
bene
,
si
vedeva
un
gonfiettino
microscopico
,
che
s
'
era
fatto
il
giorno
prima
toccando
la
fiammella
della
candela
.
Le
mettevan
sotto
gli
occhi
,
come
grandi
meraviglie
,
degl
'
insetti
piccolissimi
,
che
non
so
come
facessero
a
vederli
e
a
raccoglierli
,
dei
mezzi
tappi
di
sughero
,
dei
bottoncini
di
camicia
,
dei
fiorellini
strappati
dai
vasi
.
Un
bambino
con
la
testa
fasciata
,
che
voleva
esser
sentito
a
ogni
costo
,
le
tartagliò
non
so
che
storia
d
'
un
capitombolo
,
che
non
se
ne
capì
una
parola
;
-
un
altro
volle
che
mia
madre
si
chinasse
,
e
le
disse
nell
'
orecchio
:
-
Mio
padre
fa
le
spazzole
.
-
E
in
quel
frattempo
accadevano
qua
e
là
mille
disgrazie
,
che
facevano
accorrere
le
maestre
:
bambine
che
piangevano
perché
non
potevano
disfare
un
nodo
del
fazzoletto
,
altre
che
si
disputavano
a
unghiate
e
a
strilli
due
semi
di
mela
,
un
bimbo
che
era
caduto
bocconi
sopra
un
panchettino
rovesciato
,
e
singhiozzava
su
quella
rovina
,
senza
potersi
rialzare
.
Prima
d
'
andar
via
,
mia
madre
ne
prese
in
braccio
tre
o
quattro
,
e
allora
accorsero
da
tutte
le
parti
per
farsi
pigliare
,
coi
visi
tinti
di
torlo
d
'
ovo
e
di
sugo
d
'
arancia
,
e
chi
a
afferrarle
le
mani
,
chi
a
prenderle
un
dito
per
veder
l
'
anello
,
l
'
uno
a
tirarle
la
catenella
dell
'
orologio
,
l
'
altro
a
volerla
acchiappare
per
le
trecce
.
-
Badi
,
-
dicevano
le
maestre
,
-
che
le
sciupan
tutto
il
vestito
.
-
Ma
a
mia
madre
non
importava
nulla
del
vestito
,
e
continuò
a
baciarli
,
e
quelli
sempre
più
a
serrarlesi
addosso
,
i
primi
con
le
braccia
tese
come
se
volessero
arrampicarsi
,
i
lontani
cercando
di
farsi
innanzi
tra
la
calca
,
e
tutti
gridando
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
infine
le
riuscì
di
scappar
dal
giardino
.
E
allora
corsero
tutti
a
mettere
il
viso
tra
i
ferri
della
cancellata
,
per
vederla
passare
,
e
a
cacciar
le
braccia
fuori
per
salutarla
,
offrendo
ancora
tozzi
di
pane
,
bocconcini
di
nespola
e
croste
di
formaggio
,
e
gridando
tutti
insieme
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
Ritorna
domani
!
Vieni
un
'
altra
volta
!
-
Mia
madre
,
scappando
,
fece
ancora
scorrere
una
mano
su
quelle
cento
manine
tese
,
come
sopra
una
ghirlanda
di
rose
vive
,
e
finalmente
riuscì
in
salvo
sulla
strada
,
tutta
coperta
di
briciole
e
di
macchie
,
sgualcita
e
scarmigliata
,
con
una
mano
piena
di
fiori
e
gli
occhi
gonfi
di
lacrime
,
contenta
,
come
se
fosse
uscita
da
una
festa
.
E
si
sentiva
ancora
il
vocìo
di
dentro
,
come
un
gran
pispigliare
d
'
uccelli
,
che
dicevano
:
-
Addio
!
Addio
!
Vieni
un
'
altra
volta
,
madama
!
Alla
ginnastica
5
,
mercoledì
Il
tempo
continuando
bellissimo
,
ci
hanno
fatto
passare
dalla
ginnastica
del
camerone
a
quella
degli
attrezzi
,
in
giardino
.
Garrone
era
ieri
nell
'
ufficio
del
Direttore
quando
venne
la
madre
di
Nelli
,
quella
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
per
far
dispensare
il
figliuolo
dai
nuovi
esercizi
.
Ogni
parola
le
costava
uno
sforzo
,
e
parlava
tenendo
una
mano
sul
capo
del
suo
ragazzo
.
-
Egli
non
può
...
-
disse
al
Direttore
.
Ma
Nelli
si
mostrò
così
addolorato
di
essere
escluso
dagli
attrezzi
,
d
'
aver
quella
umiliazione
di
più
...
-
Vedrai
,
mamma
,
-
diceva
,
-
che
farò
come
gli
altri
.
-
Sua
madre
lo
guardava
,
in
silenzio
,
con
un
'
aria
di
pietà
e
di
affetto
.
Poi
osservò
con
esitazione
:
-
Temo
dei
suoi
compagni
.
-
Voleva
dire
:
-
Temo
che
lo
burlino
.
-
Ma
Nelli
rispose
:
-
Non
mi
fa
nulla
...
e
poi
c
'
è
Garrone
.
Mi
basta
che
ci
sia
lui
che
non
rida
.
-
E
allora
lo
lasciaron
venire
.
Il
maestro
,
quello
della
ferita
al
collo
,
che
è
stato
con
Garibaldi
,
ci
condusse
subito
alle
sbarre
verticali
,
che
sono
alte
molto
,
e
bisognava
arrampicarsi
fino
in
cima
,
e
mettersi
ritti
sull
'
asse
trasversale
.
Derossi
e
Coretti
andaron
su
come
due
bertucce
;
anche
il
piccolo
Precossi
salì
svelto
,
benché
impacciato
da
quel
giacchettone
che
gli
dà
alle
ginocchia
,
e
per
farlo
ridere
,
mentre
saliva
tutti
gli
ripeteano
il
suo
intercalare
:
-
Scusami
,
scusami
!
-
Stardi
sbuffava
,
diventava
rosso
come
un
tacchino
,
stringeva
i
denti
che
pareva
un
cane
arrabbiato
;
ma
anche
a
costo
di
scoppiare
sarebbe
arrivato
in
cima
,
e
ci
arrivò
infatti
;
e
Nobis
pure
,
e
quando
fu
lassù
prese
un
'
impostatura
da
imperatore
,
ma
Votini
sdrucciolò
due
volte
,
nonostante
il
suo
bel
vestito
nuovo
a
righette
azzurre
,
fatto
apposta
per
la
ginnastica
.
Per
salir
più
facile
s
'
eran
tutti
impiastrati
le
mani
di
pece
greca
,
colofonia
,
come
la
chiamano
;
e
si
sa
che
è
quel
trafficone
di
Garoffi
che
la
provvede
a
tutti
,
in
polvere
,
vendendola
un
soldo
al
cartoccio
e
guadagnandoci
un
tanto
.
Poi
toccò
a
Garrone
,
che
salì
masticando
pane
,
come
se
niente
fosse
,
e
credo
che
sarebbe
stato
capace
di
portar
su
un
di
noi
sulle
spalle
,
da
tanto
ch
'
è
tarchiato
e
forte
,
quel
toretto
.
Dopo
Garrone
,
ecco
Nelli
.
Appena
lo
videro
attaccarsi
alla
sbarra
con
quelle
mani
lunghe
e
sottili
molti
cominciarono
a
ridere
e
a
canzonare
;
ma
Garrone
incrociò
le
sue
grosse
braccia
sul
petto
,
e
saettò
intorno
un
'
occhiata
così
espressiva
,
fece
intender
così
chiaro
che
avrebbe
allungato
subito
quattro
briscole
anche
in
presenza
del
maestro
,
che
tutti
smisero
di
ridere
sul
momento
.
Nelli
cominciò
a
arrampicarsi
stentava
,
poverino
,
faceva
il
viso
pavonazzo
,
respirava
forte
,
gli
colava
il
sudore
dalla
fronte
.
Il
maestro
disse
:
-
Vieni
giù
.
-
Ma
egli
no
,
si
sforzava
,
s
'
ostinava
:
io
m
'
aspettavo
da
un
momento
all
'
altro
di
vederlo
ruzzolar
giù
mezzo
morto
.
Povero
Nelli
!
Pensavo
se
fossi
stato
come
lui
e
m
'
avesse
visto
mia
madre
,
come
n
'
avrebbe
sofferto
,
povera
mia
madre
,
e
pensando
a
questo
,
gli
volevo
così
bene
a
Nelli
,
avrei
dato
non
so
che
perché
riuscisse
a
salire
,
per
poterlo
sospinger
io
per
di
sotto
,
senz
'
esser
veduto
.
Intanto
Garrone
,
Derossi
,
Coretti
dicevano
:
-
Su
,
su
,
Nelli
,
forza
,
ancora
un
tratto
,
coraggio
!
-
E
Nelli
fece
ancora
uno
sforzo
violento
,
mettendo
un
gemito
,
e
si
trovò
a
due
palmi
dall
'
asse
.
-
Bravo
!
-
gridarono
gli
altri
.
-
Coraggio
!
Ancora
una
spinta
!
-
Ed
ecco
Nelli
afferrato
all
'
asse
.
Tutti
batteron
le
mani
.
-
Bravo
!
-
disse
il
maestro
,
-
ma
ora
basta
;
scendi
pure
.
-
Ma
Nelli
volle
salir
fino
in
cima
come
gli
altri
,
e
dopo
un
po
'
di
stento
riuscì
a
mettere
i
gomiti
sull
'
asse
,
poi
le
ginocchia
,
poi
i
piedi
:
infine
si
levò
ritto
,
e
ansando
e
sorridendo
,
ci
guardò
.
Noi
tornammo
a
batter
le
mani
,
e
allora
egli
guardò
nella
strada
.
Io
mi
voltai
da
quella
parte
,
e
a
traverso
alle
piante
che
copron
la
cancellata
del
giardino
,
vidi
sua
madre
che
passeggiava
sul
marciapiede
,
senz
'
osar
di
guardare
.
Nelli
discese
e
tutti
gli
fecero
festa
:
era
eccitato
,
roseo
,
gli
splendevan
gli
occhi
,
non
pareva
più
quello
.
Poi
,
all
'
uscita
,
quando
sua
madre
gli
venne
incontro
e
gli
domandò
un
po
'
inquieta
,
abbracciandolo
:
-
Ebbene
,
povero
figliuolo
,
com
'
è
andata
?
com
'
è
andata
?
-
tutti
i
compagni
risposero
insieme
:
-
Ha
fatto
bene
!
-
È
salito
come
noi
.
-
È
forte
,
sa
.
-
È
lesto
.
-
Fa
tale
e
quale
come
gli
altri
.
-
Bisognò
vederla
,
allora
,
la
gioia
di
quella
signora
!
Ci
volle
ringraziare
e
non
poté
,
strinse
la
mano
a
tre
o
quattro
,
fece
una
carezza
a
Garrone
,
si
portò
via
il
figliuolo
,
e
li
vedemmo
per
un
pezzo
camminare
in
fretta
,
discorrendo
e
gestendo
fra
loro
,
tutti
e
due
contenti
,
come
non
li
avea
mai
visti
nessuno
.
Il
maestro
di
mio
padre
11
,
martedì
Che
bella
gita
feci
ieri
con
mio
padre
!
Ecco
come
.
Ieri
l
'
altro
,
a
desinare
,
leggendo
il
giornale
,
mio
padre
uscì
tutt
'
a
un
tratto
in
una
esclamazione
di
meraviglia
.
Poi
disse
:
-
E
io
che
lo
credevo
morto
da
vent
'
anni
!
Sapete
che
è
ancora
vivo
il
mio
primo
maestro
elementare
,
Vincenzo
Crosetti
,
che
ha
ottantaquattro
anni
?
Vedo
qui
che
il
Ministero
gli
ha
dato
la
medaglia
di
benemerenza
per
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
.
Ses
-
san
-
t
'
an
-
ni
,
capite
?
E
non
son
che
due
anni
che
ha
smesso
di
far
scuola
.
Povero
Crosetti
!
Sta
a
un
'
ora
di
strada
ferrata
di
qui
,
a
Condove
,
nel
paese
della
nostra
antica
giardiniera
della
villa
di
Chieri
.
-
E
soggiunse
:
-
Enrico
,
noi
andremo
a
vederlo
.
-
E
per
tutta
la
sera
non
parlò
più
che
di
lui
.
Il
nome
del
suo
maestro
elementare
gli
richiamava
alla
memoria
mille
cose
di
quand
'
era
ragazzo
,
dei
suoi
primi
compagni
,
della
sua
mamma
morta
.
-
Crosetti
!
-
esclamava
.
-
Aveva
quarant
'
anni
quando
ero
con
lui
.
Mi
pare
ancor
di
vederlo
.
Un
ometto
già
un
po
'
curvo
,
cogli
occhi
chiari
,
col
viso
sempre
sbarbato
.
Severo
,
ma
di
buone
maniere
,
che
ci
voleva
bene
come
un
padre
e
non
ce
ne
perdonava
una
.
Era
venuto
su
da
contadino
,
a
furia
di
studio
e
di
privazioni
.
Un
galantuomo
.
Mia
madre
gli
era
affezionata
e
mio
padre
lo
trattava
come
un
amico
.
Com
'
è
andato
a
finire
a
Condove
,
da
Torino
?
Non
mi
riconoscerà
più
,
certamente
.
Non
importa
,
io
riconoscerò
lui
.
Quarantaquattro
anni
son
passati
.
Quarantaquattro
anni
,
Enrico
,
andremo
a
vederlo
domani
.
E
ieri
mattina
alle
nove
eravamo
alla
stazione
della
strada
ferrata
di
Susa
.
Io
avrei
voluto
che
venisse
anche
Garrone
;
ma
egli
non
poté
perché
ha
la
mamma
malata
.
Era
una
bella
giornata
di
primavera
.
Il
treno
correva
fra
i
prati
verdi
e
le
siepi
in
fiore
,
e
si
sentiva
un
'
aria
odorosa
.
Mio
padre
era
contento
,
e
ogni
tanto
mi
metteva
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
parlava
come
a
un
amico
,
guardando
la
campagna
.
-
Povero
Crosetti
!
-
diceva
.
-
È
lui
il
primo
uomo
che
mi
volle
bene
e
che
mi
fece
del
bene
dopo
mio
padre
.
Non
li
ho
mai
più
dimenticati
certi
suoi
buoni
consigli
,
e
anche
certi
rimproveri
secchi
,
che
mi
facevan
tornare
a
casa
con
la
gola
stretta
.
Aveva
certe
mani
grosse
e
corte
.
Lo
vedo
ancora
quando
entrava
nella
scuola
,
che
metteva
la
canna
in
un
canto
e
appendeva
il
mantello
all
'
attaccapanni
,
sempre
con
quello
stesso
gesto
.
E
tutti
i
giorni
il
medesimo
umore
,
sempre
coscienzioso
,
pieno
di
buon
volere
e
attento
,
come
se
ogni
giorno
facesse
scuola
per
la
prima
volta
.
Lo
ricordo
come
lo
sentissi
adesso
quando
mi
gridava
:
-
Bottini
,
eh
,
Bottini
!
L
'
indice
e
il
medio
su
quella
penna
!
-
Sarà
molto
cambiato
,
dopo
quarantaquattro
anni
.
Appena
arrivati
a
Condove
,
andammo
a
cercare
la
nostra
antica
giardiniera
di
Chieri
,
che
ha
una
botteguccia
,
in
un
vicolo
.
La
trovammo
coi
suoi
ragazzi
,
ci
fece
molta
festa
,
ci
diede
notizie
di
suo
marito
,
che
deve
tornare
dalla
Grecia
,
dov
'
è
a
lavorare
da
tre
anni
,
e
della
sua
prima
figliuola
,
che
è
nell
'
Istituto
dei
sordomuti
a
Torino
.
Poi
c
'
insegnò
la
strada
per
andar
dal
maestro
,
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Uscimmo
dal
paese
,
e
pigliammo
per
una
viottola
in
salita
,
fiancheggiata
di
siepi
fiorite
.
Mio
padre
non
parlava
più
,
pareva
tutto
assorto
nei
suoi
ricordi
,
e
ogni
tanto
sorrideva
e
poi
scoteva
la
testa
.
All
'
improvviso
si
fermò
,
e
disse
:
-
Eccolo
.
Scommetto
che
è
lui
.
Veniva
giù
verso
di
noi
,
per
la
viottola
,
un
vecchio
piccolo
,
con
la
barba
bianca
,
con
un
cappello
largo
,
appoggiandosi
a
un
bastone
:
strascicava
i
piedi
e
gli
tremavan
le
mani
.
-
È
lui
,
-
ripeté
mio
padre
,
affrettando
il
passo
.
Quando
gli
fummo
vicini
,
ci
fermammo
.
Il
vecchio
pure
si
fermò
,
e
guardò
mio
padre
.
Aveva
il
viso
ancora
fresco
,
e
gli
occhi
chiari
e
vivi
.
-
È
lei
-
domandò
mio
padre
,
levandosi
il
cappello
,
-
il
maestro
Vincenzo
Crosetti
?
Il
vecchio
pure
si
levò
il
cappello
e
rispose
:
-
Son
io
,
-
con
una
voce
un
po
'
tremola
,
ma
piena
.
-
Ebbene
,
-
disse
mio
padre
,
pigliandogli
una
mano
,
-
permetta
a
un
suo
antico
scolaro
di
stringerle
la
mano
e
di
domandarle
come
sta
.
Io
son
venuto
da
Torino
per
vederla
.
Il
vecchio
lo
guardò
stupito
.
Poi
disse
:
-
Mi
fa
troppo
onore
...
non
so
...
Quando
,
mio
scolaro
?
mi
scusi
.
Il
suo
nome
,
per
piacere
.
Mio
padre
disse
il
suo
nome
,
Alberto
Bottini
,
e
l
'
anno
che
era
stato
a
scuola
da
lui
,
e
dove
;
e
soggiunse
:
-
Lei
non
si
ricorderà
di
me
,
è
naturale
.
Ma
io
riconosco
lei
così
bene
!
Il
maestro
chinò
il
capo
e
guardò
in
terra
,
pensando
,
e
mormorò
due
o
tre
volte
il
nome
di
mio
padre
;
il
quale
,
intanto
,
lo
guardava
con
gli
occhi
fissi
e
sorridenti
.
A
un
tratto
il
vecchio
alzò
il
viso
,
con
gli
occhi
spalancati
,
e
disse
lentamente
:
-
Alberto
Bottini
?
il
figliuolo
dell
'
ingegnere
Bottini
?
quello
che
stava
in
piazza
della
Consolata
?
-
Quello
,
-
rispose
mio
padre
,
tendendo
le
mani
.
-
Allora
...
-
disse
il
vecchio
,
-
mi
permetta
,
caro
signore
,
mi
permetta
,
-
e
fattosi
innanzi
,
abbracciò
mio
padre
:
la
sua
testa
bianca
gli
arrivava
appena
alla
spalla
.
Mio
padre
appoggiò
la
guancia
sulla
sua
fronte
.
-
Abbiate
la
bontà
di
venir
con
me
,
-
disse
il
maestro
.
E
senza
parlare
,
si
voltò
e
riprese
il
cammino
verso
casa
sua
.
In
pochi
minuti
arrivammo
a
un
'
aia
,
davanti
a
una
piccola
casa
con
due
usci
,
intorno
a
uno
dei
quali
c
'
era
un
po
'
di
muro
imbiancato
.
Il
maestro
aperse
il
secondo
,
e
ci
fece
entrare
in
una
stanza
.
Eran
quattro
pareti
bianche
:
in
un
canto
un
letto
a
cavalletti
con
una
coperta
a
quadretti
bianchi
e
turchini
,
in
un
altro
un
tavolino
con
una
piccola
libreria
;
quattro
seggiole
e
una
vecchia
carta
geografica
inchiodata
a
una
parete
:
si
sentiva
un
buon
odore
di
mele
.
Sedemmo
tutti
e
tre
.
Mio
padre
e
il
maestro
si
guardarono
per
qualche
momento
,
in
silenzio
.
-
Bottini
!
-
esclamò
poi
il
maestro
,
fissando
gli
occhi
sul
pavimento
a
mattoni
,
dove
il
sole
faceva
uno
scacchiere
.
-
Oh
!
mi
ricordo
bene
.
La
sua
signora
madre
era
una
così
buona
signora
!
Lei
,
il
primo
anno
,
è
stato
per
un
pezzo
nel
primo
banco
a
sinistra
,
vicino
alla
finestra
.
Guardi
un
po
'
se
mi
ricordo
.
Vedo
ancora
la
sua
testa
ricciuta
.
-
Poi
stette
un
po
'
pensando
.
-
Era
un
ragazzo
vivo
,
eh
?
molto
.
Il
secondo
anno
è
stato
malato
di
crup
.
Mi
ricordo
quando
lo
riportarono
alla
scuola
,
dimagrato
,
ravvolto
in
uno
scialle
.
Son
passati
quarant
'
anni
,
non
è
vero
?
È
stato
buono
tanto
a
ricordarsi
del
suo
povero
maestro
.
E
ne
vennero
degli
altri
,
sa
,
gli
anni
addietro
,
a
trovarmi
qui
,
dei
miei
antichi
scolari
:
un
colonnello
,
dei
sacerdoti
,
vari
signori
.
-
Domandò
a
mio
padre
qual
'
era
la
sua
professione
.
Poi
disse
:
-
Mi
rallegro
,
mi
rallegro
di
cuore
.
La
ringrazio
.
Ora
poi
era
un
pezzo
che
non
vedevo
più
nessuno
.
E
ho
ben
paura
che
lei
sia
l
'
ultimo
,
caro
signore
.
-
Che
dice
mai
!
-
esclamò
mio
padre
.
-
Lei
sta
bene
,
è
ancora
vegeto
.
Non
deve
dir
questo
.
-
Eh
no
,
-
rispose
il
maestro
,
-
vede
questo
tremito
?
-
e
mostrò
le
mani
.
-
Questo
è
un
cattivo
segno
.
Mi
prese
tre
anni
fa
,
quando
facevo
ancora
scuola
.
Da
principio
non
ci
badai
;
credevo
che
sarebbe
passato
.
Ma
invece
restò
,
e
andò
crescendo
.
Venne
un
giorno
che
non
potei
più
scrivere
.
Ah
!
quel
giorno
,
quella
prima
volta
che
feci
uno
sgorbio
sul
quaderno
d
'
un
mio
scolaro
,
fu
un
colpo
al
cuore
per
me
,
caro
signore
.
Tirai
bene
ancora
avanti
per
un
po
'
di
tempo
;
ma
poi
non
potei
più
.
Dopo
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
dovetti
dare
un
addio
alla
scuola
,
agli
scolari
,
al
lavoro
.
E
fu
dura
,
sa
,
fu
dura
.
L
'
ultima
volta
che
feci
lezione
mi
accompagnarono
tutti
a
casa
,
mi
fecero
festa
;
ma
io
ero
triste
,
capivo
che
la
mia
vita
era
finita
.
Già
l
'
anno
prima
avevo
perso
mia
moglie
e
il
mio
figliuolo
unico
.
Non
restai
che
con
due
nipoti
contadini
.
Ora
vivo
di
qualche
centinaio
di
lire
di
pensione
.
Non
faccio
più
nulla
;
le
giornate
mi
par
che
non
finiscano
mai
.
La
mia
sola
occupazione
,
vede
,
è
di
sfogliare
i
miei
vecchi
libri
di
scuola
,
delle
raccolte
di
giornali
scolastici
,
qualche
libro
che
mi
hanno
regalato
.
Ecco
lì
,
-
disse
accennando
la
piccola
libreria
;
-
lì
ci
sono
i
miei
ricordi
,
tutto
il
mio
passato
...
Non
mi
resta
altro
al
mondo
.
Poi
in
tono
improvvisamente
allegro
:
-
Io
le
voglio
fare
una
sorpresa
,
caro
signor
Bottini
.
S
'
alzò
,
e
avvicinatosi
al
tavolino
,
aperse
un
cassetto
lungo
che
conteneva
molti
piccoli
pacchi
tutti
legati
con
un
cordoncino
,
e
su
ciascuno
c
'
era
scritta
una
data
di
quattro
cifre
.
Dopo
aver
cercato
un
poco
.
ne
aperse
uno
,
sfogliò
molte
carte
,
tirò
fuori
un
foglio
ingiallito
e
lo
porse
a
mio
padre
.
Era
un
suo
lavoro
di
scuola
di
quarant
'
anni
fa
!
C
'
era
scritto
in
testa
:
Alberto
Bottini
.
Dettato
.
3
Aprile
1838
.
Mio
padre
riconobbe
subito
la
sua
grossa
scrittura
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
leggere
,
sorridendo
.
Ma
a
un
tratto
gli
si
inumidirono
gli
occhi
.
Io
m
'
alzai
,
domandandogli
che
cos
'
aveva
.
Egli
mi
passò
un
braccio
intorno
alla
vita
e
stringendomi
al
suo
fianco
mi
disse
:
-
Guarda
questo
foglio
.
Vedi
?
Queste
sono
le
correzioni
della
mia
povera
madre
.
Essa
mi
rinforzava
sempre
gli
elle
e
i
ti
.
E
le
ultime
righe
son
tutte
sue
.
Aveva
imparato
a
imitare
i
miei
caratteri
,
e
quando
io
ero
stanco
e
avevo
sonno
,
terminava
il
lavoro
per
me
.
Santa
madre
mia
!
E
baciò
la
pagina
.
-
Ecco
,
-
disse
il
maestro
,
mostrando
gli
altri
pacchi
,
-
le
mie
memorie
.
Ogni
anno
io
ho
messo
da
parte
un
lavoro
di
ciascuno
dei
miei
scolari
,
e
son
tutti
qui
ordinati
e
numerati
.
Alle
volte
li
sfoglio
,
così
,
e
leggo
una
riga
qua
e
una
là
,
e
mi
tornano
in
mente
mille
cose
,
mi
par
di
rivivere
nel
tempo
andato
.
Quanti
ne
son
passati
,
caro
signore
!
Io
chiudo
gli
occhi
,
e
vedo
visi
dietro
visi
,
classi
dietro
classi
,
centinaia
e
centinaia
di
ragazzi
,
che
chi
sa
quanti
sono
già
morti
.
Di
molti
mi
ricordo
bene
.
Mi
ricordo
bene
dei
più
buoni
e
dei
più
cattivi
,
di
quelli
che
m
'
han
dato
molte
soddisfazioni
e
di
quelli
che
m
'
han
fatto
passare
dei
momenti
tristi
;
perché
ci
ho
avuto
anche
dei
serpenti
,
si
sa
,
in
un
così
gran
numero
!
Ma
oramai
,
lei
capisce
è
come
se
fossi
già
nel
mondo
di
là
,
e
voglio
bene
a
tutti
egualmente
.
Si
rimise
a
sedere
e
prese
una
delle
mie
mani
fra
le
sue
.
-
E
di
me
,
-
domandò
mio
padre
sorridendo
,
-
non
si
ricorda
nessuna
monelleria
?
-
Di
lei
,
signore
?
-
rispose
il
vecchio
,
sorridendo
pure
.
-
No
,
per
il
momento
.
Ma
questo
non
vuol
mica
dire
che
non
me
n
'
abbia
fatte
.
Lei
però
aveva
giudizio
,
era
serio
per
l
'
età
sua
.
Mi
ricordo
la
grande
affezione
che
le
aveva
la
sua
signora
madre
...
Ma
è
stato
ben
buono
,
ben
gentile
a
venirmi
a
trovare
!
Come
ha
potuto
lasciare
le
sue
occupazioni
per
venire
da
un
povero
vecchio
maestro
?
-
Senta
,
signor
Crosetti
,
-
rispose
mio
padre
,
vivamente
.
-
Io
mi
ricordo
la
prima
volta
che
la
mia
povera
madre
m
'
accompagnò
alla
sua
scuola
.
Era
la
prima
volta
che
doveva
separarsi
da
me
per
due
ore
,
e
lasciarmi
fuori
di
casa
,
in
altre
mani
che
quelle
di
mio
padre
;
nelle
mani
d
'
una
persona
sconosciuta
,
insomma
.
Per
quella
buona
creatura
la
mia
entrata
nella
scuola
era
come
l
'
entrata
nel
mondo
,
la
prima
di
una
lunga
serie
di
separazioni
necessarie
e
dolorose
:
era
la
società
che
le
strappava
per
la
prima
volta
il
figliuolo
,
per
non
renderglielo
mai
più
tutto
intero
.
Era
commossa
,
ed
io
pure
.
Mi
raccomandò
a
lei
con
la
voce
che
le
tremava
,
e
poi
,
andandosene
,
mi
salutò
ancora
per
lo
spiraglio
dell
'
uscio
,
con
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
E
proprio
in
quel
punto
lei
fece
un
atto
con
una
mano
,
mettendosi
l
'
altra
sul
petto
come
per
dirle
:
«
Signora
,
si
fidi
di
me
.
»
Ebbene
,
quel
suo
atto
,
quel
suo
sguardo
,
da
cui
mi
accorsi
che
lei
aveva
capito
tutti
i
sentimenti
,
tutti
i
pensieri
di
mia
madre
,
quello
sguardo
che
voleva
dire
:
«
Coraggio
!
»
quell
'
atto
che
era
un
'
onesta
promessa
di
protezione
,
d
'
affetto
,
d
'
indulgenza
,
io
non
l
'
ho
mai
scordato
m
'
è
rimasto
scolpito
nel
cuore
per
sempre
;
ed
è
quel
ricordo
che
m
'
ha
fatto
partir
da
Torino
.
Ed
eccomi
qui
,
dopo
quarantaquattro
anni
,
a
dirle
:
Grazie
,
caro
maestro
.
Il
maestro
non
rispose
:
mi
accarezzava
i
capelli
con
la
mano
,
e
la
sua
mano
tremava
,
tremava
,
mi
saltava
dai
capelli
sulla
fronte
,
dalla
fronte
sulla
spalla
.
Intanto
mio
padre
guardava
quei
muri
nudi
,
quel
povero
letto
,
un
pezzo
di
pane
e
un
'
ampollina
d
'
olio
ch
'
eran
sulla
finestra
,
e
pareva
che
volesse
dire
:
-
Povero
maestro
,
dopo
sessant
'
anni
di
lavoro
,
è
questo
tutto
il
tuo
premio
?
Ma
il
buon
vecchio
era
contento
e
ricominciò
a
parlare
con
vivacità
della
nostra
famiglia
,
di
altri
maestri
di
quegli
anni
,
e
dei
compagni
di
scuola
di
mio
padre
;
il
quale
di
alcuni
si
ricordava
e
di
altri
no
,
e
l
'
uno
dava
all
'
altro
delle
notizie
di
questo
e
di
quello
;
quando
mio
padre
ruppe
la
conversazione
per
pregare
il
maestro
di
scendere
in
paese
a
far
colazione
con
noi
.
Egli
rispose
con
espansione
:
-
La
ringrazio
,
la
ringrazio
;
-
ma
pareva
incerto
.
Mio
padre
gli
prese
tutt
'
e
due
le
mani
e
lo
ripregò
.
-
Ma
come
farò
a
mangiare
,
-
disse
il
maestro
-
con
queste
povere
mani
che
ballano
in
questa
maniera
?
È
una
penitenza
anche
per
gli
altri
!
-
Noi
l
'
aiuteremo
,
maestro
-
disse
mio
padre
.
E
allora
accettò
,
tentennando
il
capo
e
sorridendo
.
-
Una
bella
giornata
questa
,
-
disse
chiudendo
l
'
uscio
di
fuori
,
-
una
bella
giornata
,
caro
signor
Bottini
!
Le
accerto
che
me
ne
ricorderò
fin
che
avrò
vita
.
Mio
padre
diede
il
braccio
al
maestro
,
questi
prese
per
mano
me
,
e
discendemmo
per
la
viottola
.
Incontrammo
due
ragazzine
scalze
che
conducevan
le
vacche
,
e
un
ragazzo
che
passò
correndo
,
con
un
gran
carico
di
paglia
sulle
spalle
.
Il
maestro
ci
disse
che
eran
due
scolare
e
uno
scolaro
di
seconda
,
che
la
mattina
menavan
le
bestie
a
pasturare
e
lavoravan
nei
campi
a
piedi
nudi
,
e
la
sera
si
mettevano
le
scarpe
e
andavano
a
scuola
.
Era
quasi
mezzogiorno
.
Non
incontrammo
nessun
altro
.
In
pochi
minuti
arrivammo
all
'
albergo
,
ci
sedemmo
a
una
gran
tavola
,
mettendo
in
mezzo
il
maestro
,
e
cominciammo
subito
a
far
colazione
.
L
'
albergo
era
silenzioso
come
un
convento
.
Il
maestro
era
molto
allegro
,
e
la
commozione
gli
accresceva
il
tremito
;
non
poteva
quasi
mangiare
.
Ma
mio
padre
gli
tagliava
la
carne
,
gli
rompeva
il
pane
,
gli
metteva
il
sale
nel
tondo
.
Per
bere
bisognava
che
tenesse
il
bicchiere
con
due
mani
,
e
ancora
gli
batteva
nei
denti
.
Ma
discorreva
fitto
,
con
calore
,
dei
libri
di
lettura
di
quando
era
giovane
,
degli
orari
d
'
allora
,
degli
elogi
che
gli
avevan
fatto
i
superiori
,
dei
regolamenti
di
quest
'
ultimi
anni
,
sempre
con
quel
viso
sereno
,
un
poco
più
rosso
di
prima
,
e
con
una
voce
gaia
,
e
il
riso
quasi
d
'
un
giovane
.
E
mio
padre
lo
guardava
,
lo
guardava
,
con
la
stessa
espressione
con
cui
lo
sorprendo
qualche
volta
a
guardar
me
,
in
casa
,
quando
pensa
e
sorride
da
sé
,
col
viso
inclinato
da
una
parte
.
Il
maestro
si
lasciò
andar
del
vino
sul
petto
;
mio
padre
s
'
alzò
e
lo
ripulì
col
tovagliolo
.
-
Ma
no
,
signore
,
non
permetto
!
-
egli
disse
,
e
rideva
.
Diceva
delle
parole
in
latino
.
E
in
fine
alzò
il
bicchiere
,
che
gli
ballava
in
mano
,
e
disse
serio
serio
:
-
Alla
sua
salute
,
dunque
,
caro
signor
ingegnere
,
ai
suoi
figliuoli
,
alla
memoria
della
sua
buona
madre
!
-
Alla
vostra
,
mio
buon
maestro
!
-
rispose
mio
padre
,
stringendogli
la
mano
.
E
in
fondo
alla
stanza
c
'
era
l
'
albergatore
ed
altri
,
che
guardavano
,
e
sorridevano
in
una
maniera
,
come
se
fossero
contenti
di
quella
festa
che
si
faceva
al
maestro
del
loro
paese
.
Alle
due
passate
uscimmo
e
il
maestro
ci
volle
accompagnare
alla
stazione
.
Mio
padre
gli
diede
di
nuovo
il
braccio
ed
egli
mi
riprese
per
la
mano
:
io
gli
portai
il
bastone
.
La
gente
si
soffermava
a
guardare
,
perché
tutti
lo
conoscevano
,
alcuni
lo
salutavano
.
A
un
certo
punto
della
strada
sentimmo
da
una
finestra
molte
voci
di
ragazzi
,
che
leggevano
insieme
,
compitando
.
Il
vecchio
si
fermò
e
parve
che
si
rattristasse
.
-
Ecco
,
caro
signor
Bottini
,
-
disse
,
-
quello
che
mi
fa
pena
.
È
sentir
la
voce
dei
ragazzi
nella
scuola
,
e
non
esserci
più
,
pensare
che
c
'
è
un
altro
.
L
'
ho
sentita
per
sessant
'
anni
questa
musica
,
e
ci
avevo
fatto
il
cuore
...
Ora
son
senza
famiglia
.
Non
ho
più
figliuoli
.
-
No
,
maestro
,
-
gli
disse
mio
padre
,
ripigliando
il
cammino
,
-
lei
ce
n
'
ha
ancora
molti
figliuoli
,
sparsi
per
il
mondo
,
che
si
ricordano
di
lei
,
come
io
me
ne
son
sempre
ricordato
.
-
No
,
no
,
-
rispose
il
maestro
,
con
tristezza
,
-
non
ho
più
scuola
,
non
ho
più
figliuoli
.
E
senza
figliuoli
non
vivrò
più
un
pezzo
.
Ha
da
sonar
presto
la
mia
ora
.
-
Non
lo
dica
,
maestro
,
non
lo
pensi
,
-
disse
mio
padre
.
-
In
ogni
modo
,
lei
ha
fatto
tanto
bene
!
Ha
impiegato
la
vita
così
nobilmente
!
Il
vecchio
maestro
inclinò
un
momento
la
testa
bianca
sopra
la
spalla
di
mio
padre
,
e
mi
diede
una
stretta
alla
mano
.
Eravamo
entrati
nella
stazione
.
Il
treno
stava
per
partire
.
-
Addio
,
maestro
!
-
disse
mio
padre
,
baciandolo
sulle
due
guancie
.
-
Addio
,
grazie
,
addio
,
-
rispose
il
maestro
,
prendendo
con
le
sue
mani
tremanti
una
mano
di
mio
padre
,
e
stringendosela
sul
cuore
.
Poi
lo
baciai
io
,
e
gli
sentii
il
viso
bagnato
.
Mio
padre
mi
spinse
nel
vagone
,
e
al
momento
di
salire
levò
rapidamente
il
rozzo
bastone
di
mano
al
maestro
,
e
gli
mise
invece
la
sua
bella
canna
col
pomo
d
'
argento
e
le
sue
iniziali
,
dicendogli
:
-
La
conservi
per
mia
memoria
.
Il
vecchio
tentò
di
renderla
e
di
riprender
la
sua
;
ma
mio
padre
era
già
dentro
,
e
aveva
richiuso
lo
sportello
.
-
Addio
,
mio
buon
maestro
!
-
Addio
,
figliuolo
,
-
rispose
il
maestro
,
mentre
il
treno
si
moveva
,
-
e
Dio
la
benedica
per
la
consolazione
che
ha
portato
a
un
povero
vecchio
.
-
A
rivederci
!
-
gridò
mio
padre
,
con
voce
commossa
.
Ma
il
maestro
crollò
il
capo
come
per
dire
:
-
Non
ci
rivedremo
più
.
-
Sì
,
sì
,
-
ripeté
mio
padre
,
-
a
rivederci
.
E
quegli
rispose
alzando
la
mano
tremola
al
cielo
:
-
Lassù
.
E
disparve
al
nostro
sguardo
così
,
con
la
mano
in
alto
.
Convalescenza
20
,
giovedì
Chi
m
'
avrebbe
detto
quando
tornavo
così
allegro
da
quella
bella
gita
con
mio
padre
che
per
dieci
giorni
non
avrei
più
visto
né
campagna
né
cielo
!
Son
stato
molto
malato
,
in
pericolo
di
vita
.
Ho
sentito
mia
madre
singhiozzare
,
ho
visto
mio
padre
pallido
pallido
,
che
mi
guardava
fisso
,
e
mia
sorella
Silvia
e
mio
fratello
che
discorrevano
a
bassa
voce
,
e
il
medico
,
con
gli
occhiali
,
che
era
ogni
momento
lì
,
e
mi
diceva
delle
cose
che
non
capivo
.
Proprio
,
son
stato
a
un
punto
dal
dare
un
addio
a
tutti
.
Ah
povera
mia
madre
!
Son
passati
almeno
tre
o
quattro
giorni
di
cui
non
mi
ricordo
quasi
nulla
,
come
se
avessi
fatto
un
sogno
imbrogliato
e
oscuro
.
Mi
sembra
d
'
aver
visto
accanto
al
mio
letto
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
che
si
sforzava
di
soffocar
la
tosse
col
fazzoletto
,
per
non
disturbarmi
;
ricordo
così
in
confuso
il
mio
maestro
che
si
chinò
a
baciarmi
e
mi
punse
un
poco
il
viso
con
la
barba
;
e
ho
visto
passare
come
in
una
nebbia
la
testa
rossa
di
Crossi
,
i
riccioli
biondi
di
Derossi
,
il
calabrese
vestito
di
nero
,
e
Garrone
che
mi
portò
un
mandarino
con
le
foglie
e
scappò
subito
perché
sua
madre
stava
male
.
Poi
mi
destai
come
da
un
sonno
lunghissimo
,
e
capii
che
stavo
meglio
vedendo
mio
padre
e
mia
madre
che
sorridevano
,
e
sentendo
Silvia
che
canterellava
.
Oh
che
triste
sogno
è
stato
!
Poi
ho
cominciato
a
migliorare
ogni
giorno
.
È
venuto
il
«
muratorino
»
che
m
'
ha
rifatto
ridere
per
la
prima
volta
col
suo
muso
lepre
;
e
come
lo
fa
bene
ora
che
gli
s
'
è
allungato
un
po
'
il
viso
per
la
malattia
,
poveretto
!
È
venuto
Coretti
,
è
venuto
Garoffi
a
regalarmi
due
biglietti
della
sua
nuova
lotteria
per
«
un
temperino
a
cinque
sorprese
»
che
comprò
da
un
rigattiere
di
via
Bertola
.
Ieri
poi
,
mentre
dormivo
,
è
venuto
Precossi
,
e
ha
messo
la
guancia
sopra
la
mia
mano
,
senza
svegliarmi
,
e
come
veniva
dall
'
officina
di
suo
padre
col
viso
impolverato
di
carbone
,
mi
lasciò
l
'
impronta
nera
sulla
manica
,
che
mi
ha
fatto
un
gran
piacere
a
vederla
,
quando
mi
sono
svegliato
.
Come
son
diventati
verdi
gli
alberi
in
questi
pochi
giorni
!
E
che
invidia
mi
fanno
i
ragazzi
che
vedo
correre
alla
scuola
coi
loro
libri
,
quando
mio
padre
mi
porta
alla
finestra
!
Ma
fra
poco
ci
tornerò
io
pure
.
Sono
tanto
impaziente
di
rivedere
tutti
quei
ragazzi
,
il
mio
banco
,
il
giardino
,
quelle
strade
;
di
sapere
tutto
quello
che
è
accaduto
in
questo
tempo
;
di
rimettermi
ai
miei
libri
e
ai
miei
quaderni
,
che
mi
pare
un
anno
che
non
li
vedo
più
!
Povera
mia
madre
,
com
'
è
dimagrata
e
impallidita
.
Povero
padre
mio
,
come
ha
l
'
aria
stanca
.
E
i
miei
buoni
compagni
,
che
son
venuti
a
trovarmi
e
camminavano
in
punta
di
piedi
e
mi
baciavano
in
fronte
!
Mi
fa
tristezza
ora
a
pensare
che
un
giorno
ci
separeremo
.
Con
Derossi
,
con
qualche
altro
,
continueremo
a
far
gli
studi
insieme
,
forse
;
ma
tutti
gli
altri
?
Una
volta
finita
la
quarta
,
addio
;
non
ci
vedremo
più
;
non
li
vedrò
più
accanto
al
mio
letto
quando
sarò
malato
;
Garrone
,
Precossi
,
Coretti
,
tanti
bravi
ragazzi
,
tanti
buoni
e
cari
compagni
,
mai
più
!
Gli
amici
operai
20
,
giovedì
Perché
,
Enrico
,
mai
più
?
Questo
dipenderà
da
te
.
Finita
la
quarta
,
tu
andrai
al
Ginnasio
ed
essi
faranno
gli
operai
,
ma
rimarrete
nella
stessa
città
,
forse
per
molti
anni
.
E
perché
,
allora
,
non
v
'
avrete
più
a
rivedere
?
Quando
tu
sarai
all
'
Università
o
al
Liceo
,
li
andrai
a
cercare
nelle
loro
botteghe
o
nelle
loro
officine
,
e
ti
sarà
un
grande
piacere
il
ritrovare
i
tuoi
compagni
d
'
infanzia
,
-
uomini
,
-
al
lavoro
.
Vorrei
vedere
che
tu
non
andassi
a
cercar
Coretti
e
Precossi
;
dovunque
fossero
.
Tu
ci
andrai
,
e
passerai
delle
ore
in
loro
compagnia
,
e
vedrai
,
studiando
la
vita
e
il
mondo
,
quante
cose
potrai
imparare
da
loro
,
che
nessun
altri
ti
saprà
insegnare
,
e
sulle
loro
arti
e
sulla
loro
società
e
sul
tuo
paese
.
E
bada
che
se
non
conserverai
queste
amicizie
,
sarà
ben
difficile
che
tu
ne
acquisti
altre
simili
in
avvenire
,
delle
amicizie
,
voglio
dire
,
fuori
della
classe
a
cui
appartieni
;
e
così
vivrai
in
una
classe
sola
,
e
l
'
uomo
che
pratica
una
sola
classe
sociale
,
è
come
lo
studioso
che
non
legge
altro
che
un
libro
.
Proponiti
quindi
fin
d
'
ora
di
conservarti
quei
buoni
amici
anche
dopo
che
sarete
divisi
;
e
coltivali
fin
d
'
ora
di
preferenza
,
appunto
perché
son
figliuoli
d
'
operai
.
Vedi
:
gli
uomini
delle
classi
superiori
sono
gli
ufficiali
,
e
gli
operai
sono
i
soldati
del
lavoro
,
ma
così
nella
società
come
nell
'
esercito
,
non
solo
il
soldato
non
è
men
nobile
dell
'
ufficiale
,
perché
la
nobiltà
sta
nel
lavoro
e
non
nel
guadagno
,
nel
valore
e
non
nel
grado
,
ma
se
c
'
è
una
superiorità
di
merito
è
dalla
parte
del
soldato
,
dell
'
operaio
,
i
quali
ricavan
dall
'
opera
propria
minor
profitto
.
Ama
dunque
,
rispetta
sopra
tutti
,
fra
i
tuoi
compagni
,
i
figliuoli
dei
soldati
del
lavoro
;
onora
in
essi
le
fatiche
e
i
sacrifici
dei
loro
parenti
;
disprezza
le
differenze
di
fortuna
e
di
classe
,
sulle
quali
i
vili
soltanto
regolano
i
sentimenti
e
la
cortesia
;
pensa
che
uscì
quasi
tutto
dalle
vene
dei
lavoratori
delle
officine
e
dei
campi
il
sangue
benedetto
che
ci
ha
redento
la
patria
,
ama
Garrone
,
ama
Precossi
,
ama
Coretti
,
ama
il
tuo
«
muratorino
»
che
nei
loro
petti
di
piccoli
operai
chiudono
dei
cuori
di
principi
,
e
giura
a
te
medesimo
che
nessun
cangiamento
di
fortuna
potrà
mai
strappare
queste
sante
amicizie
infantili
dall
'
anima
tua
.
Giura
che
se
fra
quarant
'
anni
;
passando
in
una
stazione
di
strada
ferrata
,
riconoscerai
nei
panni
d
'
un
macchinista
il
tuo
vecchio
Garrone
col
viso
nero
...
ah
,
non
m
'
occorre
che
tu
lo
giuri
:
son
sicuro
che
salterai
sulla
macchina
e
che
gli
getterai
le
braccia
al
collo
,
fossi
anche
Senatore
del
Regno
.
TUO
PADRE
La
madre
di
Garrone
29
,
sabato
Tornato
alla
scuola
,
subito
una
triste
notizia
.
Da
vari
giorni
Garrone
non
veniva
più
perché
sua
madre
era
malata
grave
.
Sabato
sera
è
morta
.
Ieri
mattina
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
ci
disse
:
-
Al
povero
Garrone
è
toccata
la
più
grande
disgrazia
che
possa
colpire
un
fanciullo
.
Gli
è
morta
la
madre
.
Domani
egli
ritornerà
in
classe
.
Vi
prego
fin
d
'
ora
,
ragazzi
:
rispettate
il
terribile
dolore
che
gli
strazia
l
'
anima
.
Quando
entrerà
,
salutatelo
con
affetto
,
e
seri
:
nessuno
scherzi
,
nessuno
rida
con
lui
,
mi
raccomando
.
-
E
questa
mattina
,
un
po
'
più
tardi
degli
altri
,
entrò
il
povero
Garrone
.
Mi
sentii
un
colpo
al
cuore
a
vederlo
.
Era
smorto
in
viso
,
aveva
gli
occhi
rossi
,
e
si
reggeva
male
sulle
gambe
:
pareva
che
fosse
stato
un
mese
malato
:
quasi
non
si
riconosceva
più
:
era
vestito
tutto
di
nero
:
faceva
compassione
.
Nessuno
fiatò
;
tutti
lo
guardarono
.
Appena
entrato
,
al
primo
riveder
quella
scuola
,
dove
sua
madre
era
venuta
a
prenderlo
quasi
ogni
giorno
,
quel
banco
sul
quale
s
'
era
tante
volte
chinata
i
giorni
d
'
esame
a
fargli
l
'
ultima
raccomandazione
,
e
dove
egli
aveva
tante
volte
pensato
a
lei
,
impaziente
d
'
uscire
per
correrle
incontro
,
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
disperato
.
Il
maestro
lo
tirò
vicino
a
sé
,
se
lo
strinse
al
petto
e
gli
disse
:
-
Piangi
,
piangi
pure
,
povero
ragazzo
;
ma
fatti
coraggio
.
Tua
madre
non
è
più
qua
,
ma
ti
vede
,
t
'
ama
ancora
,
vive
ancora
accanto
a
te
,
e
un
giorno
tu
la
rivedrai
,
perché
sei
un
'
anima
buona
e
onesta
come
lei
.
Fatti
coraggio
.
-
Detto
questo
,
l
'
accompagnò
al
banco
,
vicino
a
me
.
Io
non
osavo
di
guardarlo
.
Egli
tirò
fuori
i
suoi
quaderni
e
i
suoi
libri
che
non
aveva
aperti
da
molti
giorni
;
e
aprendo
il
libro
di
lettura
dove
c
'
è
una
vignetta
che
rappresenta
una
madre
col
figliuolo
per
mano
,
scoppiò
in
pianto
un
'
altra
volta
,
e
chinò
la
testa
sul
banco
.
Il
maestro
ci
fece
segno
di
lasciarlo
stare
così
,
e
cominciò
la
lezione
.
Io
avrei
voluto
dirgli
qualche
cosa
,
ma
non
sapevo
.
Gli
misi
una
mano
sul
braccio
e
gli
dissi
all
'
orecchio
:
-
Non
piangere
,
Garrone
.
-
Egli
non
rispose
,
e
senz
'
alzar
la
testa
dal
banco
,
mise
la
sua
mano
nella
mia
e
ve
la
tenne
un
pezzo
.
All
'
uscita
nessuno
gli
parlò
tutti
gli
girarono
intorno
,
con
rispetto
,
e
in
silenzio
.
Io
vidi
mia
madre
che
m
'
aspettava
e
corsi
ad
abbracciarla
,
ma
essa
mi
respinse
,
e
guardava
Garrone
.
Subito
non
capii
perché
,
ma
poi
m
'
accorsi
che
Garrone
,
solo
in
disparte
,
guardava
me
;
e
mi
guardava
con
uno
sguardo
d
'
inesprimibile
tristezza
,
che
voleva
dire
:
-
Tu
abbracci
tua
madre
,
e
io
non
l
'
abbraccerò
più
!
Tu
hai
ancora
tua
madre
,
e
la
mia
è
morta
!
-
E
allora
capii
perché
mia
madre
m
'
aveva
respinto
e
uscii
senza
darle
la
mano
.
Giuseppe
Mazzini
29
,
sabato
Anche
questa
mattina
Garrone
venne
alla
scuola
pallido
e
con
gli
occhi
gonfi
di
pianto
;
e
diede
appena
un
'
occhiata
ai
piccoli
regali
che
gli
avevamo
messi
sul
banco
per
consolarlo
.
Ma
il
maestro
aveva
portato
una
pagina
d
'
un
libro
,
da
leggergli
,
per
fargli
animo
.
Prima
ci
avvertì
che
andassimo
tutti
domani
al
tocco
al
Municipio
a
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
a
un
ragazzo
che
ha
salvato
un
bambino
dal
Po
,
e
che
lunedì
egli
ci
avrebbe
dettato
la
descrizione
della
festa
,
in
luogo
del
racconto
mensile
.
Poi
,
rivoltosi
a
Garrone
,
che
stava
col
capo
basso
,
gli
disse
:
-
Garrone
,
fa
uno
sforzo
,
e
scrivi
anche
tu
quello
che
io
detto
.
-
Tutti
pigliammo
la
penna
.
Il
maestro
dettò
.
«
Giuseppe
Mazzini
,
nato
a
Genova
nel
1805
,
morto
a
Pisa
nel
1872
,
grande
anima
di
patriotta
,
grande
ingegno
di
scrittore
,
ispiratore
ed
apostolo
primo
della
rivoluzione
italiana
;
il
quale
per
amore
della
patria
visse
quarant
'
anni
povero
,
esule
,
perseguitato
,
ramingo
,
eroicamente
immobile
nei
suoi
principii
e
nei
suoi
propositi
;
Giuseppe
Mazzini
che
adorava
sua
madre
,
e
che
aveva
attinto
da
lei
quanto
nella
sua
anima
fortissima
e
gentile
v
'
era
di
più
alto
e
di
più
puro
,
così
scriveva
a
un
suo
fedele
amico
,
per
consolarlo
della
più
grande
delle
sventure
.
Son
presso
a
poco
le
sue
parole
:
"
Amico
,
tu
non
vedrai
mai
più
tua
madre
su
questa
terra
.
Questa
è
la
tremenda
verità
.
Io
non
mi
reco
a
vederti
,
perché
il
tuo
è
uno
di
quei
dolori
solenni
e
santi
che
bisogna
soffrire
e
vincere
da
sé
soli
.
Comprendi
ciò
che
voglio
dire
con
queste
parole
:
-
Bisogna
vincere
il
dolore
?
-
Vincere
quello
che
il
dolore
ha
di
meno
santo
,
di
meno
purificatore
;
quello
che
,
invece
di
migliorare
l
'
anima
,
la
indebolisce
e
l
'
abbassa
.
Ma
l
'
altra
parte
del
dolore
,
la
parte
nobile
,
quella
che
ingrandisce
e
innalza
l
'
anima
,
quella
deve
rimanere
con
te
,
non
lasciarti
più
mai
.
Quaggiù
nulla
si
sostituisce
a
una
buona
madre
.
Nei
dolori
,
nelle
consolazioni
che
la
vita
può
darti
ancora
,
tu
non
la
dimenticherai
mai
più
.
Ma
tu
devi
ricordarla
,
amarla
,
rattristarti
della
sua
morte
in
un
modo
degno
di
lei
.
O
amico
,
ascoltami
.
La
morte
non
esiste
,
non
è
nulla
.
Non
si
può
nemmeno
comprendere
.
La
vita
è
vita
,
e
segue
la
legge
della
vita
:
il
progresso
.
Tu
avevi
ieri
una
madre
in
terra
:
oggi
hai
un
angelo
altrove
.
Tutto
ciò
che
è
bene
sopravvive
,
cresciuto
di
potenza
,
alla
vita
terrena
.
Quindi
anche
l
'
amore
di
tua
madre
.
Essa
t
'
ama
ora
più
che
mai
.
E
tu
sei
responsabile
delle
tue
azioni
a
Lei
più
di
prima
.
Dipende
da
te
,
dalle
opere
tue
d
'
incontrarla
,
di
rivederla
in
un
'
altra
esistenza
.
Tu
devi
dunque
,
per
amore
e
riverenza
a
tua
madre
,
diventar
migliore
e
darle
gioia
di
te
.
Tu
dovrai
d
'
ora
innanzi
,
ad
ogni
atto
tuo
,
dire
a
te
stesso
:
-
Lo
approverebbe
mia
madre
?
-
La
sua
trasformazione
ha
messo
per
te
nel
mondo
un
angelo
custode
al
quale
devi
riferire
ogni
cosa
tua
.
Sii
forte
e
buono
;
resisti
al
dolore
disperato
e
volgare
;
abbi
la
tranquillità
dei
grandi
patimenti
nelle
grandi
anime
:
è
ciò
che
essa
vuole
.
»
-
Garrone
!
-
soggiunse
il
maestro
:
-
sii
forte
e
tranquillo
,
è
ciò
che
essa
vuole
.
Intendi
?
Garrone
accennò
di
sì
col
capo
,
e
intanto
gli
cadevan
delle
lacrime
grosse
e
fitte
sulle
mani
,
sul
quaderno
,
sul
banco
.
Valor
civile
Racconto
mensile
Al
tocco
eravamo
col
maestro
davanti
al
Palazzo
di
città
per
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
al
ragazzo
che
salvò
il
suo
compagno
dal
Po
.
Sul
terrazzo
della
facciata
sventolava
una
grande
bandiera
tricolore
.
Entrammo
nel
cortile
del
Palazzo
.
Era
già
pieno
di
gente
.
Si
vedeva
in
fondo
un
tavolo
col
tappeto
rosso
,
e
delle
carte
sopra
,
e
dietro
una
fila
di
seggioloni
dorati
per
il
Sindaco
e
per
la
Giunta
:
c
'
erano
gli
uscieri
del
Municipio
con
la
sottoveste
azzurra
e
le
calze
bianche
.
A
destra
del
cortile
stava
schierato
un
drappello
di
guardie
civiche
,
che
avevano
molte
medaglie
,
e
accanto
a
loro
un
drappello
di
guardie
daziarie
;
dall
'
altra
parte
i
pompieri
,
in
divisa
festiva
,
e
molti
soldati
senz
'
ordine
,
venuti
là
per
vedere
:
soldati
di
cavalleria
,
bersaglieri
,
artiglieri
.
Poi
tutt
'
intorno
dei
signori
,
dei
popolani
,
alcuni
ufficiali
,
e
donne
e
ragazzi
,
che
si
accalcavano
.
Noi
ci
stringemmo
in
un
angolo
dov
'
erano
già
affollati
molti
alunni
d
'
altre
sezioni
,
coi
loro
maestri
,
e
c
'
era
vicino
a
noi
un
gruppo
di
ragazzi
del
popolo
,
tra
i
dieci
e
i
diciott
'
anni
,
che
ridevano
e
parlavan
forte
,
e
si
capiva
ch
'
erano
tutti
di
Borgo
Po
,
compagni
o
conoscenti
di
quello
che
doveva
aver
la
medaglia
.
Su
,
a
tutte
le
finestre
,
c
'
erano
affacciati
degli
impiegati
del
Municipio
;
la
loggia
della
biblioteca
pure
era
piena
di
gente
,
che
si
premeva
contro
la
balaustrata
;
e
in
quella
del
lato
opposto
,
che
è
sopra
il
portone
d
'
entrata
,
stavano
pigiate
un
gran
numero
di
ragazze
delle
scuole
pubbliche
,
e
molte
ragazze
militari
,
coi
loro
bei
veli
celesti
.
Pareva
un
teatro
.
Tutti
discorrevano
allegri
,
guardando
a
ogni
tratto
dalla
parte
del
tavolo
rosso
,
se
comparisse
nessuno
.
La
banda
musicale
suonava
piano
in
fondo
al
portico
.
Sui
muri
alti
batteva
il
sole
.
Era
bello
.
All
'
improvviso
tutti
si
misero
a
batter
le
mani
dal
cortile
,
dalle
logge
,
dalle
finestre
.
Io
m
'
alzai
in
punta
di
piedi
per
vedere
.
La
folla
che
stava
dietro
al
tavolo
rosso
s
'
era
aperta
,
ed
eran
venuti
avanti
un
uomo
e
una
donna
.
L
'
uomo
teneva
per
mano
un
ragazzo
.
Era
quello
che
aveva
salvato
il
compagno
.
L
'
uomo
era
suo
padre
,
un
muratore
,
vestito
a
festa
.
La
donna
,
-
sua
madre
,
-
piccola
e
bionda
,
aveva
una
veste
nera
.
Il
ragazzo
,
anche
biondo
e
piccolo
,
aveva
una
giacchetta
grigia
.
A
veder
tutta
quella
gente
e
a
sentir
quello
strepito
d
'
applausi
,
rimasero
lì
tutti
e
tre
,
che
non
osavano
più
né
guardare
né
muoversi
.
Un
usciere
municipale
li
spinse
accanto
al
tavolo
,
a
destra
.
Tutti
stettero
zitti
un
momento
,
e
poi
un
'
altra
volta
scoppiarono
gli
applausi
da
tutte
le
parti
.
Il
ragazzo
guardò
su
alle
finestre
e
poi
alla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
;
teneva
il
cappello
fra
le
mani
,
sembrava
che
non
capisse
bene
dove
fosse
.
Mi
parve
che
somigliasse
un
poco
a
Coretti
,
nel
viso
;
ma
più
rosso
.
Suo
padre
e
sua
madre
tenevan
gli
occhi
fissi
sul
tavolo
.
Intanto
tutti
i
ragazzi
di
borgo
Po
,
che
eran
vicini
a
noi
,
si
sporgevano
avanti
,
facevano
dei
gesti
verso
il
loro
compagno
per
farsi
vedere
,
chiamandolo
a
voce
bassa
:
-
Pin
!
Pin
!
Pinot
!
-
A
furia
di
chiamarlo
si
fecero
sentire
.
Il
ragazzo
li
guardò
,
e
nascose
il
sorriso
dietro
il
cappello
.
A
un
dato
punto
tutte
le
guardie
si
misero
sull
'
attenti
.
Entrò
il
Sindaco
,
accompagnato
da
molti
signori
.
Il
Sindaco
,
tutto
bianco
,
con
una
gran
sciarpa
tricolore
,
si
mise
al
tavolino
,
in
piedi
;
tutti
gli
altri
dietro
e
dai
lati
.
La
banda
cessò
di
suonare
,
il
Sindaco
fece
un
cenno
,
tutti
tacquero
.
Cominciò
a
parlare
.
Le
prime
parole
non
le
intesi
bene
;
ma
capii
che
raccontava
il
fatto
del
ragazzo
.
Poi
la
sua
voce
s
'
alzò
,
e
si
sparse
così
chiara
e
sonora
per
tutto
il
cortile
,
che
non
perdetti
più
una
parola
.
-
...
Quando
vide
dalla
sponda
il
compagno
che
si
dibatteva
nel
fiume
,
già
preso
dal
terrore
della
morte
,
egli
si
strappò
i
panni
di
dosso
e
accorse
senza
titubare
un
momento
.
Gli
gridarono
:
-
T
'
anneghi
!
,
-
non
rispose
;
lo
afferrarono
,
si
svincolò
;
lo
chiamaron
per
nome
,
era
già
nell
'
acqua
.
Il
fiume
era
gonfio
,
il
rischio
terribile
,
anche
per
un
uomo
.
Ma
egli
si
slanciò
contro
la
morte
con
tutta
la
forza
del
suo
piccolo
corpo
e
del
suo
grande
cuore
;
raggiunse
e
afferrò
in
tempo
il
disgraziato
,
che
già
era
sott
'
acqua
,
e
lo
tirò
a
galla
;
lottò
furiosamente
con
l
'
onda
che
li
volea
travolgere
,
col
compagno
che
tentava
d
'
avvinghiarlo
;
e
più
volte
sparì
sotto
e
rivenne
fuori
con
uno
sforzo
disperato
;
ostinato
,
invitto
nel
suo
santo
proposito
,
non
come
un
ragazzo
che
voglia
salvare
un
altro
ragazzo
,
ma
come
un
uomo
,
come
un
padre
che
lotti
per
salvare
un
figliuolo
,
che
è
la
sua
speranza
e
la
sua
vita
.
Infine
,
Dio
non
permise
che
una
così
generosa
prodezza
fosse
inutile
.
Il
nuotatore
fanciullo
strappò
la
vittima
al
fiume
gigante
,
e
la
recò
a
terra
,
e
le
diè
ancora
,
con
altri
,
i
primi
conforti
;
dopo
di
che
se
ne
tornò
a
casa
solo
e
tranquillo
,
a
raccontare
ingenuamente
l
'
atto
suo
.
Signori
!
Bello
,
venerabile
è
l
'
eroismo
nell
'
uomo
.
Ma
nel
fanciullo
,
in
cui
nessuna
mira
d
'
ambizione
o
d
'
altro
interesse
è
ancor
possibile
;
nel
fanciullo
che
tanto
deve
aver
più
d
'
ardimento
quanto
ha
meno
di
forza
;
nel
fanciullo
a
cui
nulla
domandiamo
,
che
a
nulla
è
tenuto
,
che
ci
pare
già
tanto
nobile
e
amabile
,
non
quando
compia
,
ma
solo
quando
comprenda
e
riconosca
il
sacrificio
altrui
;
l
'
eroismo
nel
fanciullo
è
divino
.
Non
dirò
altro
,
signori
.
Non
voglio
ornar
di
lodi
superflue
una
così
semplice
grandezza
.
Eccolo
qui
davanti
a
voi
il
salvatore
valoroso
e
gentile
.
Soldati
,
salutatelo
come
un
fratello
;
madri
,
beneditelo
come
un
figliuolo
;
fanciulli
,
ricordatevi
il
suo
nome
,
stampatevi
nella
mente
il
suo
viso
,
ch
'
egli
non
si
cancelli
mai
più
dalla
vostra
memoria
e
dal
vostro
cuore
.
Avvicinati
,
ragazzo
.
In
nome
del
Re
d
'
Italia
,
io
ti
do
la
medaglia
al
valor
civile
.
Un
evviva
altissimo
,
lanciato
insieme
da
molte
voci
,
fece
echeggiare
il
palazzo
.
Il
Sindaco
prese
sul
tavolo
la
medaglia
e
l
'
attaccò
al
petto
del
ragazzo
.
Poi
lo
abbracciò
e
lo
baciò
.
La
madre
si
mise
una
mano
sugli
occhi
,
il
padre
teneva
il
mento
sul
petto
.
Il
Sindaco
strinse
la
mano
a
tutti
e
due
,
e
preso
il
decreto
della
decorazione
,
legato
con
un
nastro
,
lo
porse
alla
donna
.
Poi
si
rivolse
al
ragazzo
e
disse
:
-
Che
il
ricordo
di
questo
giorno
così
glorioso
per
te
,
così
felice
per
tuo
padre
e
per
tua
madre
,
ti
mantenga
per
tutta
la
vita
sulla
via
della
virtù
e
dell
'
onore
.
Addio
!
Il
Sindaco
uscì
,
la
banda
sonò
e
tutto
parea
finito
,
quando
il
drappello
dei
pompieri
s
'
aperse
,
e
un
ragazzo
di
otto
o
nove
anni
,
spinto
innanzi
da
una
donna
che
subito
si
nascose
,
si
slanciò
verso
il
decorato
e
gli
cascò
fra
le
braccia
.
Un
altro
scoppio
d
'
evviva
e
d
'
applausi
fece
rintronare
il
cortile
;
tutti
avevan
capito
alla
prima
:
quello
era
il
ragazzo
stato
salvato
dal
Po
,
che
veniva
a
ringraziare
il
suo
salvatore
.
Dopo
averlo
baciato
,
gli
si
attaccò
a
un
braccio
per
accompagnarlo
fuori
.
Essi
due
primi
,
e
il
padre
e
la
madre
dietro
,
s
'
avviarono
verso
l
'
uscita
,
passando
a
stento
fra
la
gente
che
faceva
ala
al
loro
passaggio
,
guardie
,
ragazzi
,
soldati
,
donne
,
alla
rinfusa
.
Tutti
si
spingevano
avanti
e
s
'
alzavano
in
punta
di
piedi
per
vedere
il
ragazzo
.
Quelli
che
eran
sul
passaggio
gli
toccavan
la
mano
.
Quando
passò
davanti
ai
ragazzi
delle
scuole
,
tutti
agitarono
i
berretti
per
aria
.
Quelli
di
borgo
Po
fecero
un
grande
schiamazzo
,
tirandolo
per
le
braccia
e
per
la
giacchetta
,
e
gridando
:
-
Pin
,
viva
Pin
!
Bravo
Pinot
!
-
Io
lo
vidi
passar
proprio
vicino
.
Era
tutto
acceso
nel
viso
,
contento
:
la
medaglia
aveva
il
nastro
bianco
,
rosso
e
verde
.
Sua
madre
piangeva
e
rideva
;
suo
padre
si
torceva
un
baffo
con
una
mano
,
che
gli
tremava
forte
,
come
se
avesse
la
febbre
.
E
su
dalle
finestre
e
dalle
logge
seguitavano
a
sporgersi
fuori
e
ad
applaudire
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
quando
furono
per
entrar
sotto
il
portico
,
venne
giù
dalla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
una
vera
pioggia
di
pensieri
,
di
mazzettini
di
viole
e
di
margherite
,
che
caddero
sulla
testa
del
ragazzo
,
del
padre
,
della
madre
,
e
si
sparsero
in
terra
.
Molti
si
misero
a
raccoglierli
in
fretta
e
li
porgevano
alla
madre
.
E
la
banda
in
fondo
al
cortile
sonava
piano
piano
un
'
aria
bellissima
,
che
pareva
il
canto
di
tante
voci
argentine
che
s
'
allontanassero
lente
giù
per
le
rive
d
'
un
fiume
.
MAGGIO
I
bambini
rachitici
5
,
venerdì
Oggi
ho
fatto
vacanza
perché
non
stavo
bene
,
e
mia
madre
m
'
ha
condotto
con
sé
all
'
istituto
dei
ragazzi
rachitici
,
dov
'
è
andata
a
raccomandare
una
bimba
del
portinaio
;
ma
non
mi
ha
lasciato
entrar
nella
scuola
...
Non
hai
capito
perché
,
Enrico
,
non
ti
lasciai
entrare
?
Per
non
mettere
davanti
a
quei
disgraziati
,
lì
nel
mezzo
della
scuola
,
quasi
come
in
mostra
,
un
ragazzo
sano
e
robusto
:
troppe
occasioni
hanno
già
di
trovarsi
a
dei
paragoni
dolorosi
.
Che
triste
cosa
!
Mi
venne
su
il
pianto
dal
cuore
a
entrar
là
dentro
.
Erano
una
sessantina
,
tra
bambini
e
bambine
...
Povere
ossa
torturate
!
Povere
mani
,
poveri
piedini
rattrappiti
e
scontorti
!
Poveri
corpicini
contraffatti
!
Subito
osservai
molti
visi
graziosi
;
degli
occhi
pieni
d
'
intelligenza
e
di
affetto
:
c
'
era
un
visetto
di
bimba
,
col
naso
affilato
e
il
mento
aguzzo
,
che
pareva
una
vecchietta
,
ma
aveva
un
sorriso
d
'
una
soavità
celeste
.
Alcuni
,
visti
davanti
,
son
belli
,
e
paion
senza
difetti
,
ma
si
voltano
...
e
vi
danno
una
stretta
all
'
anima
.
C
'
era
il
medico
,
che
li
visitava
.
Li
metteva
ritti
sui
banchi
,
e
alzava
i
vestitini
per
toccare
i
ventri
enfiati
e
le
giunture
grosse
,
ma
non
si
vergognavano
punto
,
povere
creature
;
si
vedeva
ch
'
eran
bambini
assuefatti
a
essere
svestiti
,
esaminati
,
rivoltati
per
tutti
i
versi
.
E
pensare
che
ora
son
nel
periodo
migliore
della
loro
malattia
,
ché
quasi
non
soffron
più
.
Ma
chi
può
dire
quello
che
soffrirono
durante
il
primo
deformarsi
del
corpo
,
quando
col
crescere
della
loro
infermità
,
vedevano
diminuire
l
'
affetto
intorno
a
sé
,
poveri
bambini
,
lasciati
soli
per
ore
ed
ore
nell
'
angolo
d
'
una
stanza
o
d
'
un
cortile
,
mal
nutriti
,
e
a
volte
anche
scherniti
,
o
tormentati
per
mesi
da
bendaggi
e
da
apparecchi
ortopedici
inutili
!
Ora
però
,
grazie
alle
cure
,
alla
buona
alimentazione
e
alla
ginnastica
,
molti
migliorano
.
La
maestra
fece
fare
la
ginnastica
.
Era
una
pietà
,
a
certi
comandi
,
vederli
distender
sotto
i
banchi
tutte
quelle
gambe
fasciate
,
strette
fra
le
stecche
,
nocchierute
,
sformate
,
delle
gambe
che
si
sarebbero
coperte
di
baci
!
Parecchi
non
potevano
alzarsi
dal
banco
,
e
rimanevan
lì
,
col
capo
ripiegato
sul
braccio
,
accarezzando
le
stampelle
con
la
mano
;
altri
,
facendo
la
spinta
delle
braccia
,
si
sentivan
mancare
il
respiro
,
e
ricascavano
a
sedere
,
pallidi
,
ma
sorridevano
,
per
dissimulare
l
'
affanno
.
Ah
!
Enrico
,
voi
altri
che
non
pregiate
la
salute
,
e
vi
sembra
così
poca
cosa
lo
star
bene
!
Io
pensavo
ai
bei
ragazzi
forti
e
fiorenti
,
che
le
madri
portano
in
giro
come
in
trionfo
,
superbe
della
loro
bellezza
,
e
mi
sarei
prese
tutte
quelle
povere
teste
,
me
le
sarei
strette
tutte
sul
cuore
,
disperatamente
,
avrei
detto
,
se
fossi
stata
sola
:
non
mi
movo
più
di
qui
;
voglio
consacrare
la
vita
a
voi
,
servirvi
,
farvi
da
madre
a
tutti
fino
al
mio
ultimo
giorno
...
E
intanto
cantavano
,
cantavano
con
certe
vocine
esili
,
dolci
,
tristi
,
che
andavano
all
'
anima
,
e
la
maestra
avendoli
lodati
,
si
mostraron
contenti
;
e
mentre
passava
tra
i
banchi
,
le
baciavano
le
mani
e
le
braccia
,
perché
senton
tanta
gratitudine
per
chi
li
benefica
,
e
sono
molto
affettuosi
.
E
anche
hanno
ingegno
,
quegli
angioletti
;
e
studiano
,
mi
disse
la
maestra
.
Una
maestra
giovane
e
gentile
,
che
ha
sul
viso
pieno
di
bontà
una
certa
espressione
di
mestizia
,
come
un
riflesso
delle
sventure
che
essa
accarezza
e
consola
.
Cara
ragazza
!
Fra
tutte
le
creature
umane
che
si
guadagnan
la
vita
col
lavoro
,
non
ce
n
'
è
una
che
se
la
guadagni
più
santamente
di
te
,
figliuola
mia
.
TUA
MADRE
Sacrificio
.
9
,
martedì
Mia
madre
è
buona
,
e
mia
sorella
Silvia
è
come
lei
,
ha
lo
stesso
cuore
grande
e
gentile
.
Io
stavo
copiando
ieri
sera
una
parte
del
racconto
mensile
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
che
il
maestro
ci
ha
dato
a
copiare
un
poco
a
tutti
,
tanto
è
lungo
;
quando
Silvia
entrò
in
punta
di
piedi
e
mi
disse
in
fretta
e
piano
:
-
Vieni
con
me
dalla
mamma
.
Li
ho
sentiti
stamani
che
discorrevano
:
al
babbo
è
andato
male
un
affare
,
era
addolorato
,
la
mamma
gli
faceva
coraggio
;
siamo
nelle
strettezze
,
capisci
?
non
ci
sono
più
denari
.
Il
babbo
diceva
che
bisognerà
fare
dei
sacrifici
per
rimettersi
.
Ora
bisogna
che
ne
facciamo
anche
noi
dei
sacrifici
,
non
è
vero
?
Sei
pronto
?
Bene
,
parlo
alla
mamma
,
e
tu
accenna
di
sì
e
promettile
sul
tuo
onore
che
farai
tutto
quello
che
dirò
io
.
Detto
questo
,
mi
prese
per
mano
,
e
mi
condusse
da
nostra
madre
,
che
stava
cucendo
,
tutta
pensierosa
;
io
sedetti
da
una
parte
del
sofà
,
Silvia
sedette
dall
'
altra
,
e
subito
disse
:
-
Senti
,
mamma
,
ho
da
parlarti
.
Abbiamo
da
parlarti
tutti
e
due
.
-
La
mamma
ci
guardò
meravigliata
.
E
Silvia
cominciò
:
-
Il
babbo
è
senza
denari
,
è
vero
?
-
Che
dici
?
-
rispose
la
mamma
arrossendo
,
-
Non
è
vero
!
Che
ne
sai
tu
?
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Lo
so
,
disse
Silvia
,
risoluta
.
-
Ebbene
,
senti
,
mamma
;
dobbiamo
fare
dei
sacrifici
anche
noi
.
Tu
m
'
avevi
promesso
un
ventaglio
per
la
fin
di
maggio
,
e
Enrico
aspettava
la
sua
scatola
di
colori
;
non
vogliamo
più
nulla
;
non
vogliamo
che
si
sprechino
i
soldi
;
saremo
contenti
lo
stesso
,
hai
capito
?
-
La
mamma
tentò
di
parlare
,
ma
Silvia
disse
:
-
No
,
sarà
così
.
Abbiamo
deciso
.
E
fin
che
il
babbo
non
avrà
dei
denari
,
non
vogliamo
più
né
frutta
né
altre
cose
;
ci
basterà
la
minestra
,
e
la
mattina
a
colazione
mangeremo
del
pane
;
così
si
spenderà
meno
a
tavola
,
ché
già
spendiamo
troppo
,
e
noi
ti
promettiamo
che
ci
vedrai
sempre
contenti
ad
un
modo
.
Non
è
vero
,
Enrico
?
-
Io
risposi
di
sì
.
-
Sempre
contenti
ad
un
modo
,
-
ripeté
Silvia
,
chiudendo
la
bocca
alla
mamma
con
una
mano
;
-
e
se
c
'
è
altri
sacrifici
da
fare
,
o
nel
vestire
,
o
in
altro
,
noi
li
faremo
volentieri
,
e
vendiamo
anche
i
nostri
regali
:
io
do
tutte
le
mie
cose
,
ti
servo
io
di
cameriera
,
non
daremo
più
nulla
a
fare
fuor
di
casa
,
lavorerò
con
te
tutto
il
giorno
,
farò
tutto
quello
che
vorrai
,
sono
disposta
a
tutto
!
A
tutto
!
-
esclamò
gettando
le
braccia
al
collo
a
mia
madre
;
-
pur
che
il
babbo
e
la
mamma
non
abbian
più
dispiaceri
,
pur
ch
'
io
torni
a
vedervi
tutti
e
due
tranquilli
,
di
buon
umore
come
prima
,
in
mezzo
alla
vostra
Silvia
e
al
vostro
Enrico
,
che
vi
vogliono
tanto
bene
,
che
darebbero
la
loro
vita
per
voi
!
-
Ah
!
io
non
vidi
mai
mia
madre
così
contenta
come
a
sentir
quelle
parole
;
non
ci
baciò
mai
in
fronte
a
quel
modo
,
piangendo
e
ridendo
,
senza
poter
parlare
.
E
poi
assicurò
Silvia
che
aveva
capito
male
,
che
non
eravamo
mica
ridotti
come
essa
credeva
,
per
fortuna
,
e
cento
volte
ci
disse
grazie
,
e
fu
allegra
tutta
la
sera
,
fin
che
rientrò
mio
padre
,
a
cui
disse
tutto
.
Egli
non
aperse
bocca
,
povero
padre
mio
!
Ma
questa
mattina
sedendo
a
tavola
...
provai
insieme
un
gran
piacere
e
una
gran
tristezza
:
io
trovai
sotto
il
tovagliolo
la
mia
scatola
,
e
Silvia
ci
trovò
il
suo
ventaglio
.
L
'
incendio
11
,
giovedì
Questa
mattina
io
avevo
finito
di
copiare
la
mia
parte
del
racconto
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
e
stavo
cercando
un
tema
per
la
composizione
libera
che
ci
diede
da
fare
il
maestro
,
quando
udii
un
vocìo
insolito
per
le
scale
,
e
poco
dopo
entrarono
in
casa
due
pompieri
,
i
quali
domandarono
a
mio
padre
il
permesso
di
visitar
le
stufe
e
i
camini
,
perché
bruciava
un
fumaiolo
sui
tetti
,
e
non
si
capiva
di
chi
fosse
.
Mio
padre
disse
:
-
Facciano
pure
,
-
e
benché
non
avessimo
fuoco
acceso
da
nessuna
parte
,
essi
cominciarono
a
girar
per
le
stanze
e
a
metter
l
'
orecchio
alle
pareti
,
per
sentire
se
rumoreggiasse
il
foco
dentro
alle
gole
che
vanno
su
agli
altri
piani
della
casa
.
E
mio
padre
mi
disse
,
mentre
giravan
per
le
stanze
:
-
Enrico
,
ecco
un
tema
per
la
tua
composizione
:
i
pompieri
.
Provati
un
po
'
a
scrivere
quello
che
ti
racconto
.
Io
li
vidi
all
'
opera
due
anni
fa
,
una
sera
che
uscivo
dal
teatro
Balbo
,
a
notte
avanzata
.
Entrando
in
via
Roma
,
vidi
una
luce
insolita
,
e
un
'
onda
di
gente
che
accorreva
:
una
casa
era
in
fuoco
:
lingue
di
fiamma
e
nuvoli
di
fumo
rompevan
dalle
finestre
e
dal
tetto
;
uomini
e
donne
apparivano
ai
davanzali
e
sparivano
,
gettando
grida
disperate
,
c
'
era
gran
tumulto
davanti
al
portone
;
la
folla
gridava
:
-
Brucian
vivi
!
Soccorso
!
I
pompieri
!
-
Arrivò
in
quel
punto
una
carrozza
,
ne
saltaron
fuori
quattro
pompieri
,
i
primi
che
s
'
eran
trovati
al
Municipio
,
e
si
slanciarono
dentro
alla
casa
.
Erano
appena
entrati
,
che
si
vide
una
cosa
orrenda
:
una
donna
s
'
affacciò
urlando
a
una
finestra
del
terzo
piano
,
s
'
afferrò
alla
ringhiera
,
la
scavalcò
,
e
rimase
afferrata
così
,
quasi
sospesa
nel
vuoto
,
con
la
schiena
in
fuori
,
curva
sotto
il
fumo
e
le
fiamme
che
fuggendo
dalla
stanza
le
lambivan
quasi
la
testa
.
La
folla
gettò
un
grido
di
raccapriccio
.
I
pompieri
,
arrestati
per
isbaglio
al
secondo
piano
dagli
inquilini
atterriti
,
avevan
già
sfondato
un
muro
e
s
'
eran
precipitati
in
una
camera
;
quando
cento
grida
li
avvertirono
:
-
Al
terzo
piano
!
Al
terzo
piano
!
-
Volarono
al
terzo
piano
.
Qui
era
un
rovinio
d
'
inferno
,
travi
di
tetto
che
crollavano
,
corridoi
pieni
di
fiamme
,
un
fumo
che
soffocava
.
Per
arrivare
alle
stanze
dov
'
eran
gl
'
inquilini
rinchiusi
,
non
restava
altra
via
che
passar
pel
tetto
.
Si
lanciaron
subito
su
,
e
un
minuto
dopo
si
vide
come
un
fantasma
nero
saltar
sui
coppi
,
tra
il
fumo
.
Era
il
caporale
,
arrivato
il
primo
.
Ma
per
andare
dalla
parte
del
tetto
che
corrispondeva
al
quartierino
chiuso
dal
fuoco
,
gli
bisognava
passare
sopra
un
ristrettissimo
spazio
compreso
tra
un
abbaino
e
la
grondaia
;
tutto
il
resto
fiammeggiava
,
e
quel
piccolo
tratto
era
coperto
di
neve
e
di
ghiaccio
,
e
non
c
'
era
dove
aggrapparsi
.
-
È
impossibile
che
passi
!
-
gridava
la
folla
di
sotto
.
Il
caporale
s
'
avanzò
sull
'
orlo
del
tetto
:
-
tutti
rabbrividirono
,
e
stettero
a
guardar
col
respiro
sospeso
:
-
passò
:
-
un
immenso
evviva
salì
al
cielo
.
Il
caporale
riprese
la
corsa
,
e
arrivato
al
punto
minacciato
,
cominciò
a
spezzare
furiosamente
a
colpi
d
'
accetta
coppi
,
travi
,
correntini
,
per
aprirsi
una
buca
da
scender
dentro
.
Intanto
la
donna
era
sempre
sospesa
fuor
della
finestra
,
il
fuoco
le
infuriava
sul
capo
,
un
minuto
ancora
,
e
sarebbe
precipitata
nella
via
.
La
buca
fu
aperta
:
si
vide
il
caporale
levarsi
la
tracolla
e
calarsi
giù
;
gli
altri
pompieri
,
sopraggiunti
,
lo
seguirono
.
Nello
stesso
momento
un
'
altissima
scala
Porta
,
arrivata
allora
,
s
'
appoggiò
al
cornicione
della
casa
,
davanti
alle
finestre
da
cui
uscivano
fiamme
e
urli
da
pazzi
.
Ma
si
credeva
che
fosse
tardi
.
-
Nessuno
si
salva
più
,
-
gridavano
.
-
I
pompieri
bruciano
.
-
È
finita
.
-
Son
morti
.
-
All
'
improvviso
si
vide
apparire
alla
finestra
della
ringhiera
la
figura
nera
del
caporale
,
illuminata
di
sopra
in
giù
dalle
fiamme
,
-
la
donna
gli
si
avvinghiò
al
collo
;
-
egli
l
'
afferrò
alla
vita
con
tutt
'
e
due
le
braccia
,
la
tirò
su
,
la
depose
dentro
alla
stanza
.
La
folla
mise
un
grido
di
mille
voci
,
che
coprì
il
fracasso
dell
'
incendio
.
Ma
e
gli
altri
?
e
discendere
?
La
scala
,
appoggiata
al
tetto
davanti
a
un
'
altra
finestra
,
distava
dal
davanzale
un
buon
tratto
.
Come
avrebbero
potuto
attaccarvisi
?
Mentre
questo
si
diceva
,
uno
dei
pompieri
si
fece
fuori
della
finestra
,
mise
il
piede
destro
sul
davanzale
e
il
sinistro
sulla
scala
,
e
così
ritto
per
aria
,
abbracciati
ad
uno
ad
uno
gli
inquilini
,
che
gli
altri
gli
porgevan
di
dentro
,
li
porse
a
un
compagno
,
ch
'
era
salito
su
dalla
via
,
e
che
,
attaccatili
bene
ai
pioli
,
li
fece
scendere
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
aiutati
da
altri
pompieri
di
sotto
.
Passò
prima
la
donna
della
ringhiera
,
poi
una
bimba
,
un
'
altra
donna
,
un
vecchio
.
Tutti
eran
salvi
.
Dopo
il
vecchio
,
scesero
i
pompieri
rimasti
dentro
;
ultimo
a
scendere
fu
il
caporale
,
che
era
stato
il
primo
ad
accorrere
.
La
folla
li
accolse
tutti
con
uno
scoppio
d
'
applausi
;
ma
quando
comparve
l
'
ultimo
,
l
'
avanguardia
dei
salvatori
,
quello
che
aveva
affrontato
innanzi
agli
altri
l
'
abisso
,
quello
che
sarebbe
morto
,
se
uno
avesse
dovuto
morire
,
la
folla
lo
salutò
come
un
trionfatore
,
gridando
e
stendendo
le
braccia
con
uno
slancio
affettuoso
d
'
ammirazione
e
di
gratitudine
,
e
in
pochi
momenti
il
suo
nome
oscuro
-
Giuseppe
Robbino
-
suonò
su
mille
bocche
...
Hai
capito
?
Quello
è
coraggio
,
il
coraggio
del
cuore
,
che
non
ragiona
,
che
non
vacilla
,
che
va
diritto
cieco
fulmineo
dove
sente
il
grido
di
chi
muore
.
Io
ti
condurrò
un
giorno
agli
esercizi
dei
pompieri
,
e
ti
farò
vedere
il
caporale
Robbino
;
perché
saresti
molto
contento
di
conoscerlo
,
non
è
vero
?
Risposi
di
sì
.
-
Eccolo
qua
,
-
disse
mio
padre
.
Io
mi
voltai
di
scatto
.
I
due
pompieri
,
terminata
la
visita
,
attraversavan
la
stanza
per
uscire
.
Mio
padre
m
'
accennò
il
più
piccolo
,
che
aveva
i
galloni
,
e
mi
disse
:
-
Stringi
la
mano
al
caporale
Robbino
.
Il
caporale
si
fermò
e
mi
porse
la
mano
,
sorridendo
:
io
gliela
strinsi
;
egli
mi
fece
un
saluto
ed
uscì
.
-
E
ricordatene
bene
,
-
disse
mio
padre
,
-
perché
delle
migliaia
di
mani
che
stringerai
nella
vita
,
non
ce
ne
saranno
forse
dieci
che
valgono
la
sua
.
Dagli
Appennini
alle
Ande
Racconto
mensile
Molti
anni
fa
un
ragazzo
genovese
di
tredici
anni
,
figliuolo
d
'
un
operaio
,
andò
da
Genova
in
America
,
da
solo
,
per
cercare
sua
madre
.
Sua
madre
era
andata
due
anni
prima
a
Buenos
Aires
,
città
capitale
della
Repubblica
Argentina
,
per
mettersi
al
servizio
di
qualche
casa
ricca
,
e
guadagnar
così
in
poco
tempo
tanto
da
rialzare
la
famiglia
,
la
quale
,
per
effetto
di
varie
disgrazie
,
era
caduta
nella
povertà
e
nei
debiti
.
Non
sono
poche
le
donne
coraggiose
che
fanno
un
così
lungo
viaggio
per
quello
scopo
,
e
che
grazie
alle
grandi
paghe
che
trova
laggiù
la
gente
di
servizio
,
ritornano
in
patria
a
capo
di
pochi
anni
con
qualche
migliaio
di
lire
.
La
povera
madre
aveva
pianto
lacrime
di
sangue
al
separarsi
dai
suoi
figliuoli
,
l
'
uno
di
diciott
'
anni
e
l
'
altro
di
undici
;
ma
era
partita
con
coraggio
,
e
piena
di
speranza
.
Il
viaggio
era
stato
felice
:
arrivata
appena
a
Buenos
Aires
,
aveva
trovato
subito
,
per
mezzo
d
'
un
bottegaio
genovese
,
cugino
di
suo
marito
,
stabilito
là
da
molto
tempo
,
una
buona
famiglia
argentina
,
che
la
pagava
molto
e
la
trattava
bene
.
E
per
un
po
'
di
tempo
aveva
mantenuto
coi
suoi
una
corrispondenza
regolare
.
Com
'
era
stato
convenuto
fra
loro
,
il
marito
dirigeva
le
lettere
al
cugino
,
che
le
recapitava
alla
donna
,
e
questa
rimetteva
le
risposte
a
lui
,
che
le
spediva
a
Genova
,
aggiungendovi
qualche
riga
di
suo
.
Guadagnando
ottanta
lire
al
mese
e
non
spendendo
nulla
per
sé
,
mandava
a
casa
ogni
tre
mesi
una
bella
somma
,
con
la
quale
il
marito
,
che
era
galantuomo
,
andava
pagando
via
via
i
debiti
più
urgenti
,
e
riguadagnando
così
la
sua
buona
reputazione
.
E
intanto
lavorava
ed
era
contento
dei
fatti
suoi
,
anche
per
la
speranza
che
la
moglie
sarebbe
ritornata
fra
non
molto
tempo
,
perché
la
casa
pareva
vuota
senza
di
lei
,
e
il
figliuolo
minore
in
special
modo
,
che
amava
moltissimo
sua
madre
,
si
rattristava
,
non
si
poteva
rassegnare
alla
sua
lontananza
.
Ma
trascorso
un
anno
dalla
partenza
,
dopo
una
lettera
breve
nella
quale
essa
diceva
di
star
poco
bene
di
salute
,
non
ne
ricevettero
più
.
Scrissero
due
volte
al
cugino
;
il
cugino
non
rispose
.
Scrissero
alla
famiglia
argentina
,
dove
la
donna
era
a
servire
;
ma
non
essendo
forse
arrivata
la
lettera
perché
avean
storpiato
il
nome
sull
'
indirizzo
,
non
ebbero
risposta
.
Temendo
d
'
una
disgrazia
,
scrissero
al
Consolato
italiano
di
Buenos
Aires
,
che
facesse
fare
delle
ricerche
;
e
dopo
tre
mesi
fu
risposto
loro
dal
Console
che
,
nonostante
l
'
avviso
fatto
pubblicare
dai
giornali
,
nessuno
s
'
era
presentato
,
neppure
a
dare
notizie
.
E
non
poteva
accadere
altrimenti
,
oltre
che
per
altre
ragioni
,
anche
per
questa
:
Che
con
l
'
idea
di
salvare
il
decoro
dei
suoi
,
ché
le
pareva
di
macchiarlo
a
far
la
serva
,
la
buona
donna
non
aveva
dato
alla
famiglia
argentina
il
suo
vero
nome
.
Altri
mesi
passarono
,
nessuna
notizia
.
Padre
e
figliuolo
erano
costernati
;
il
più
piccolo
,
oppresso
da
una
tristezza
che
non
poteva
vincere
.
Che
fare
?
A
chi
ricorrere
?
La
prima
idea
del
padre
era
stata
di
partire
,
d
'
andare
a
cercare
sua
moglie
in
America
.
Ma
e
il
lavoro
?
Chi
avrebbe
mantenuto
i
suoi
figliuoli
?
E
neppure
avrebbe
potuto
partire
il
figliuol
maggiore
,
che
cominciava
appunto
allora
a
guadagnar
qualche
cosa
,
ed
era
necessario
alla
famiglia
.
E
in
questo
affanno
vivevano
,
ripetendo
ogni
giorno
gli
stessi
discorsi
dolorosi
,
o
guardandosi
l
'
un
l
'
altro
,
in
silenzio
.
Quando
una
sera
Marco
,
il
più
piccolo
,
uscì
a
dire
risolutamente
:
-
Ci
vado
io
in
America
a
cercar
mia
madre
.
-
Il
padre
crollò
il
capo
,
con
tristezza
,
e
non
rispose
.
Era
un
pensiero
affettuoso
,
ma
una
cosa
impossibile
.
A
tredici
anni
,
solo
,
fare
un
viaggio
in
America
,
che
ci
voleva
un
mese
per
andarci
!
Ma
il
ragazzi
insistette
,
pazientemente
.
Insistette
quel
giorno
,
il
giorno
dopo
,
tutti
i
giorni
con
una
grande
pacatezza
,
ragionando
col
buon
senso
d
'
un
uomo
.
-
Altri
ci
sono
andati
,
-
diceva
-
e
più
piccoli
di
me
.
Una
volta
che
son
sul
bastimento
,
arrivo
là
come
un
altro
.
Arrivato
là
,
non
ho
che
a
cercare
la
bottega
del
cugino
.
Ci
sono
tanti
italiani
,
qualcheduno
m
'
insegnerà
la
strada
.
Trovato
il
cugino
,
e
trovata
mia
madre
,
se
non
trovo
lui
vado
dal
Console
,
cercherò
la
famiglia
argentina
.
Qualunque
cosa
accada
,
laggiù
c
'
è
del
lavoro
per
tutti
;
troverò
del
lavoro
anch
'
io
,
almeno
per
guadagnar
tanto
da
ritornare
a
casa
.
-
E
così
,
a
poco
a
poco
,
riuscì
quasi
a
persuadere
suo
padre
.
Suo
padre
lo
stimava
,
sapeva
che
aveva
giudizio
e
coraggio
,
che
era
assuefatto
alle
privazioni
e
ai
sacrifici
,
e
che
tutte
queste
buone
qualità
avrebbero
preso
doppia
forza
nel
suo
cuore
per
quel
santo
scopo
di
trovar
sua
madre
,
ch
'
egli
adorava
.
Si
aggiunse
pure
che
un
Comandante
di
piroscafo
,
amico
d
'
un
suo
conoscente
,
avendo
inteso
parlar
della
cosa
,
s
'
impegnò
di
fargli
aver
gratis
un
biglietto
di
terza
classe
per
l
'
Argentina
.
E
allora
,
dopo
un
altro
po
'
di
esitazione
,
il
padre
acconsentì
,
il
viaggio
fu
deciso
.
Gli
empirono
una
sacca
di
panni
,
gli
misero
in
tasca
qualche
scudo
,
gli
diedero
l
'
indirizzo
del
cugino
,
e
una
bella
sera
del
mese
di
aprile
lo
imbarcarono
.
-
Figliuolo
,
Marco
mio
,
-
gli
disse
il
padre
dandogli
l
'
ultimo
bacio
,
con
le
lacrime
agli
occhi
,
sopra
la
scala
del
piroscafo
che
stava
per
partire
:
-
fatti
coraggio
.
Parti
per
un
santo
fine
e
Dio
t
'
aiuterà
.
Povero
Marco
!
Egli
aveva
il
cuor
forte
e
preparato
alle
più
dure
prove
per
quel
viaggio
;
ma
quando
vide
sparire
all
'
orizzonte
la
sua
bella
Genova
,
e
si
trovò
in
alto
mare
,
su
quel
grande
piroscafo
affollato
di
contadini
emigranti
,
solo
,
non
conosciuto
da
alcuno
,
con
quella
piccola
sacca
che
racchiudeva
tutta
la
sua
fortuna
,
un
improvviso
scoraggiamento
lo
assalì
.
Per
due
giorni
stette
accucciato
come
un
cane
a
prua
,
non
mangiando
quasi
,
oppresso
da
un
gran
bisogno
di
piangere
.
Ogni
sorta
di
tristi
pensieri
gli
passava
per
la
mente
,
e
il
più
triste
,
il
più
terribile
era
il
più
ostinato
a
tornare
:
il
pensiero
che
sua
madre
fosse
morta
.
Nei
suoi
sogni
rotti
e
pensosi
egli
vedeva
sempre
la
faccia
d
'
uno
sconosciuto
che
lo
guardava
in
aria
di
compassione
e
poi
gli
diceva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
.
-
E
allora
si
svegliava
soffocando
un
grido
.
Nondimeno
,
passato
lo
stretto
di
Gibilterra
,
alla
prima
vista
dell
'
Oceano
Atlantico
,
riprese
un
poco
d
'
animo
e
di
speranza
.
Ma
fu
un
breve
sollievo
.
Quell
'
immenso
mare
sempre
eguale
,
il
calore
crescente
,
la
tristezza
di
tutta
quella
povera
gente
che
lo
circondava
,
il
sentimento
della
propria
solitudine
tornarono
a
buttarlo
giù
.
I
giorni
,
che
si
succedevano
vuoti
e
monotoni
,
gli
si
confondevano
nella
memoria
,
come
accade
ai
malati
.
Gli
parve
d
'
esser
in
mare
da
un
anno
.
E
ogni
mattina
,
svegliandosi
,
provava
un
nuovo
stupore
di
esser
là
solo
,
in
mezzo
a
quell
'
immensità
d
'
acqua
,
in
viaggio
per
l
'
America
.
I
bei
pesci
volanti
che
venivano
ogni
tanto
a
cascare
sul
bastimento
,
quei
meravigliosi
tramonti
dei
tropici
,
con
quelle
enormi
nuvole
color
di
bragia
e
di
sangue
,
e
quelle
fosforescenze
notturne
che
fanno
parer
l
'
Oceano
tutto
acceso
come
un
mare
di
lava
,
non
gli
facevan
l
'
effetto
di
cose
reali
,
ma
di
prodigi
veduti
in
sogno
.
Ebbe
delle
giornate
di
cattivo
tempo
,
durante
le
quali
restò
chiuso
continuamente
nel
dormitorio
,
dove
tutto
ballava
e
rovinava
,
in
mezzo
a
un
coro
spaventevole
di
lamenti
e
d
'
imprecazioni
;
e
credette
che
fosse
giunta
la
sua
ultima
ora
.
Ebbe
altre
giornate
di
mare
quieto
e
giallastro
,
di
caldura
insopportabile
,
di
noia
infinita
;
ore
interminabili
e
sinistre
,
durante
le
quali
i
passeggeri
spossati
,
distesi
immobili
sulle
tavole
,
parevan
tutti
morti
.
E
il
viaggio
non
finiva
mai
:
mare
e
cielo
,
cielo
e
mare
,
oggi
come
ieri
,
domani
come
oggi
,
-
ancora
,
-
sempre
,
eternamente
.
Ed
egli
per
lunghe
ore
stava
appoggiato
al
parapetto
a
guardar
quel
mare
senza
fine
,
sbalordito
,
pensando
vagamente
a
sua
madre
,
fin
che
gli
occhi
gli
si
chiudevano
e
il
capo
gli
cascava
dal
sonno
;
e
allora
rivedeva
quella
faccia
sconosciuta
che
lo
guardava
in
aria
di
pietà
,
e
gli
ripeteva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
!
-
e
a
quella
voce
si
risvegliava
in
sussulto
,
per
ricominciare
a
sognare
a
occhi
aperti
e
a
guardar
l
'
orizzonte
immutato
.
Ventisette
giorni
durò
il
viaggio
!
Ma
gli
ultimi
furono
i
migliori
.
Il
tempo
era
bello
e
l
'
aria
fresca
.
Egli
aveva
fatto
conoscenza
con
un
buon
vecchio
lombardo
,
che
andava
in
America
a
trovare
il
figliuolo
,
coltivatore
di
terra
vicino
alla
città
di
Rosario
;
gli
aveva
detto
tutto
di
casa
sua
,
e
il
vecchio
gli
ripeteva
ogni
tanto
,
battendogli
una
mano
sulla
nuca
:
-
Coraggio
,
bagai
,
tu
troverai
tua
madre
sana
e
contenta
.
-
Quella
compagnia
lo
riconfortava
,
i
suoi
presentimenti
s
'
erano
fatti
di
tristi
lieti
.
Seduto
a
prua
,
accanto
al
vecchio
contadino
che
fumava
la
pipa
,
sotto
un
bel
cielo
stellato
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
emigranti
che
cantavano
,
egli
si
rappresentava
cento
volte
al
pensiero
il
suo
arrivo
a
Buenos
Aires
,
si
vedeva
in
quella
certa
strada
,
trovava
la
bottega
,
si
lanciava
incontro
al
cugino
:
-
Come
sta
mia
madre
?
Dov
'
è
?
Andiamo
subito
!
-
Andiamo
subito
;
-
correvano
insieme
,
salivano
una
scala
,
s
'
apriva
una
porta
...
E
qui
il
suo
soliloquio
muto
s
'
arrestava
,
la
sua
immaginazione
si
perdeva
in
un
sentimento
d
'
inesprimibile
tenerezza
,
che
gli
faceva
tirar
fuori
di
nascosto
una
piccola
medaglia
che
portava
al
collo
,
e
mormorare
,
baciandola
,
le
sue
orazioni
.
Il
ventisettesimo
giorno
dopo
quello
della
partenza
,
arrivarono
.
Era
una
bella
aurora
rossa
di
maggio
quando
il
piroscafo
gittava
l
'
àncora
nell
'
immenso
fiume
della
Plata
,
sopra
una
riva
del
quale
si
stende
la
vasta
città
di
Buenos
Aires
,
capitale
della
Repubblica
Argentina
.
Quel
tempo
splendido
gli
parve
di
buon
augurio
.
Era
fuor
di
sé
dalla
gioia
e
dall
'
impazienza
.
Sua
madre
era
a
poche
miglia
di
distanza
da
lui
!
Tra
poche
ore
l
'
avrebbe
veduta
!
Ed
egli
si
trovava
in
America
,
nel
nuovo
mondo
,
e
aveva
avuto
l
'
ardimento
di
venirci
so
]
o
!
Tutto
quel
lunghissimo
viaggio
gli
pareva
allora
che
fosse
passato
in
un
nulla
.
Gli
pareva
d
'
aver
volato
,
sognando
,
e
di
essersi
svegliato
in
quel
punto
.
Ed
era
così
felice
,
che
quasi
non
si
stupì
né
si
afflisse
,
quando
si
frugò
nelle
tasche
,
e
non
ci
trovò
più
uno
dei
due
gruzzoli
in
cui
aveva
diviso
il
suo
piccolo
tesoro
,
per
esser
più
sicuro
di
non
perdere
tutto
.
Gliel
'
avevan
rubato
,
non
gli
restavan
più
che
poche
lire
;
ma
che
gli
importava
,
ora
ch
'
era
vicino
a
sua
madre
.
Con
la
sua
sacca
alla
mano
scese
insieme
a
molti
altri
italiani
in
un
vaporino
che
li
portò
fino
a
poca
distanza
dalla
riva
,
calò
dal
vaporino
in
una
barca
che
portava
il
nome
di
Andrea
Doria
,
fu
sbarcato
al
molo
,
salutò
il
suo
vecchio
amico
lombardo
,
e
s
'
avviò
a
lunghi
passi
verso
la
città
.
Arrivato
all
'
imboccatura
della
prima
via
fermò
un
uomo
che
passava
e
lo
pregò
di
indicargli
da
che
parte
dovesse
prendere
per
andar
in
via
de
los
Artes
.
Aveva
fermato
per
l
'
appunto
un
operaio
italiano
.
Questi
lo
guardò
con
curiosità
e
gli
domandò
se
sapeva
leggere
.
Il
ragazzo
accennò
di
sì
.
-
Ebbene
,
-
gli
disse
l
'
operaio
,
indicandogli
la
via
da
cui
egli
usciva
;
-
va
su
sempre
diritto
,
leggendo
i
nomi
delle
vie
a
tutte
le
cantonate
;
finirai
con
trovare
la
tua
.
-
Il
ragazzo
lo
ringraziò
e
infilò
la
via
che
gli
s
'
apriva
davanti
.
Era
una
via
diritta
e
sterminata
,
ma
stretta
;
fiancheggiata
da
case
basse
e
bianche
,
che
pareva
tanti
villini
;
piena
di
gente
,
di
carrozze
,
di
grandi
carri
,
che
facevano
uno
strepito
assordante
;
e
qua
e
là
spenzolavano
enormi
bandiere
di
vari
colori
,
con
su
scritto
a
grossi
caratteri
l
'
annunzio
di
partenze
di
piroscafi
per
città
sconosciute
.
A
ogni
tratto
di
cammino
,
voltandosi
a
destra
e
a
sinistra
,
egli
vedeva
due
altre
vie
che
fuggivano
diritte
a
perdita
d
'
occhio
,
fiancheggiate
pure
da
case
basse
e
bianche
,
e
piene
di
gente
e
di
carri
,
e
tagliate
in
fondo
dalla
linea
diritta
della
sconfinata
pianura
americana
,
simile
all
'
orizzonte
del
mare
.
La
città
gli
pareva
infinita
;
gli
pareva
che
si
potesse
camminar
per
giornate
e
per
settimane
vedendo
sempre
di
qua
e
di
là
altre
vie
come
quelle
,
e
che
tutta
l
'
America
ne
dovesse
esser
coperta
.
Guardava
attentamente
i
nomi
delle
vie
:
dei
nomi
strani
che
stentava
a
leggere
.
A
ogni
nuova
via
,
si
sentiva
battere
il
cuore
,
pensando
che
fosse
la
sua
.
Guardava
tutte
le
donne
con
l
'
idea
di
incontrare
sua
madre
.
Ne
vide
una
davanti
a
sé
,
che
gli
diede
una
scossa
al
sangue
:
la
raggiunse
,
la
guardò
:
era
una
negra
.
E
andava
,
andava
,
affrettando
il
passo
.
Arrivò
a
un
crocicchio
,
lesse
,
e
restò
come
inchiodato
sul
marciapiede
Era
la
vita
delle
Arti
.
Svoltò
,
vide
il
numero
117
dovette
fermarsi
per
riprender
respiro
.
E
disse
tra
sé
:
-
O
madre
mia
!
madre
mia
!
È
proprio
vero
che
ti
vedrò
a
momenti
!
-
Corse
innanzi
,
arrivò
a
una
piccola
bottega
di
merciaio
.
Era
quella
.
S
'
affacciò
.
Vide
una
donna
coi
capelli
grigi
e
gli
occhiali
.
-
Che
volete
,
ragazzo
?
-
gli
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
Non
è
questa
,
-
disse
,
stentando
a
metter
fuori
la
voce
,
-
la
bottega
di
Francesco
Merelli
?
-
Francesco
Merelli
è
morto
,
-
rispose
la
donna
in
italiano
.
Il
ragazzo
ebbe
l
'
impressione
d
'
una
percossa
nel
petto
.
-
Quando
morto
?
-
Eh
,
da
un
pezzo
,
-
rispose
la
donna
;
-
da
mesi
.
Fece
cattivi
affari
,
scappò
.
Dicono
che
sia
andato
a
Bahia
Blanca
,
molto
lontano
di
qui
.
E
morì
appena
arrivato
.
La
bottega
è
mia
.
Il
ragazzo
impallidì
.
Poi
disse
rapidamente
:
-
Merelli
conosceva
mia
madre
,
mia
madre
era
qua
a
servire
dal
signor
Mequinez
.
Egli
solo
poteva
dirmi
dov
'
era
.
Io
sono
venuto
in
America
a
cercar
mia
madre
.
Merelli
le
mandava
le
lettere
.
Io
ho
bisogno
di
trovar
mia
madre
.
-
Povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
,
-
io
non
so
.
Posso
domandare
al
ragazzo
del
cortile
.
Egli
conosceva
il
giovane
che
faceva
commissioni
per
Merelli
.
Può
darsi
che
sappia
dir
qualche
cosa
.
Andò
in
fondo
alla
bottega
e
chiamò
il
ragazzo
,
che
venne
subito
.
-
Dimmi
un
poco
,
-
gli
domandò
la
bottegaia
;
-
ti
ricordi
che
il
giovane
di
Merelli
andasse
qualche
volta
a
portar
delle
lettere
a
una
donna
di
servizio
,
in
casa
di
figli
del
paese
?
-
Dal
signor
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sì
signora
,
qualche
volta
.
In
fondo
a
via
delle
Arti
.
-
Ah
,
signora
,
grazie
!
-
gridò
Marco
.
-
Mi
dica
il
numero
...
non
lo
sa
?
Mi
faccia
accompagnare
,
-
accompagnami
tu
subito
,
ragazzo
;
-
io
ho
ancora
dei
soldi
.
E
disse
questo
con
tanto
calore
,
che
senz
'
aspettar
la
preghiera
della
donna
,
il
ragazzo
rispose
:
-
andiamo
;
-
e
uscì
pel
primo
a
passi
lesti
.
Quasi
correndo
,
senza
dire
una
parola
,
andarono
fino
in
fondo
alla
via
lunghissima
,
infilarono
l
'
andito
d
'
entrata
d
'
una
piccola
casa
bianca
,
e
si
fermarono
davanti
a
un
bel
cancello
di
ferro
,
da
cui
si
vedeva
un
cortiletto
,
pieno
di
vasi
di
fiori
.
Marco
diede
una
strappata
al
campanello
.
Comparve
una
signorina
.
-
Qui
sta
la
famiglia
Mequinez
,
non
è
vero
?
-
domandò
ansiosamente
il
ragazzo
.
-
Ci
stava
,
-
rispose
la
signorina
,
pronunziando
l
'
italiano
alla
spagnuola
.
-
Ora
ci
stiamo
noi
,
Zeballos
.
-
E
dove
sono
andati
i
Mequinez
?
-
domandò
Marco
,
col
batticuore
.
-
Sono
andati
a
Cordova
.
-
Cordova
!
-
esclamò
Marco
.
-
Dov
'
è
Cordova
?
E
la
persona
di
servizio
che
avevano
?
la
donna
,
mia
madre
!
La
donna
di
servizio
era
mia
madre
!
Hanno
condotto
via
anche
mia
madre
?
La
signorina
lo
guardò
e
disse
:
-
Non
so
.
Lo
saprà
forse
mio
padre
,
che
li
ha
conosciuti
quando
partirono
.
Aspettate
un
momento
.
Scappò
e
tornò
poco
dopo
con
suo
padre
,
un
signore
alto
,
con
la
barba
grigia
.
Questi
guardò
fisso
un
momento
quel
tipo
simpatico
di
piccolo
marinaio
genovese
,
coi
capelli
biondi
e
il
naso
aquilino
,
e
gli
domandò
in
cattivo
italiano
:
-
Tua
madre
è
genovese
?
Marco
rispose
di
sì
.
-
Ebbene
la
donna
di
servizio
genovese
è
andata
con
loro
,
lo
so
di
certo
.
-
Dove
sono
andati
?
-
A
Cordova
,
una
città
.
Il
ragazzo
mise
un
sospiro
;
poi
disse
con
rassegnazione
:
-
Allora
...
andrò
a
Cordova
.
-
Ah
pobre
Niño
!
-
esclamò
il
signore
,
guardandolo
in
aria
di
pietà
.
-
Povero
ragazzo
!
È
a
centinaia
di
miglia
di
qua
,
Cordova
.
Marco
diventò
pallido
come
un
morto
,
e
s
'
appoggiò
con
una
mano
alla
cancellata
.
-
Vediamo
,
vediamo
,
-
disse
allora
il
signore
,
mosso
a
compassione
,
aprendo
la
porta
,
-
vieni
dentro
un
momento
,
vediamo
un
po
'
se
si
può
far
qualche
cosa
.
-
Sedette
,
gli
diè
da
sedere
,
gli
fece
raccontar
la
sua
storia
,
lo
stette
a
sentire
molto
attento
,
rimase
un
pezzo
pensieroso
;
poi
gli
disse
risolutamente
:
-
Tu
non
hai
denari
,
non
è
vero
?
-
Ho
ancora
...
poco
,
-
rispose
Marco
.
Il
signore
pensò
altri
cinque
minuti
,
poi
si
mise
a
un
tavolino
,
scrisse
una
lettera
,
la
chiuse
,
e
porgendola
al
ragazzo
,
gli
disse
:
-
Senti
,
italianito
.
Va
'
con
questa
lettera
alla
Boca
.
È
una
piccola
città
mezza
genovese
,
a
due
ore
di
strada
di
qua
.
Tutti
ti
sapranno
indicare
il
cammino
.
Va
'
là
e
cerca
di
questo
signore
,
a
cui
è
diretta
la
lettera
,
e
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Portagli
questa
lettera
.
Egli
ti
farà
partire
domani
per
la
città
di
Rosario
,
e
ti
raccomanderà
a
qualcuno
lassù
,
che
penserà
a
farti
proseguire
il
viaggio
fino
a
Cordova
,
dove
troverai
la
famiglia
Mequinez
e
tua
madre
.
Intanto
,
piglia
questo
.
-
E
gli
mise
in
mano
qualche
lira
.
-
Va
'
,
e
fatti
coraggio
;
qui
hai
da
per
tutto
dei
compaesani
,
non
rimarrai
abbandonato
.
Adios
.
Il
ragazzo
gli
disse
:
-
Grazie
,
-
senza
trovar
altre
parole
,
uscì
con
la
sua
sacca
,
e
congedatosi
dalla
sua
piccola
guida
,
si
mise
lentamente
in
cammino
verso
la
Boca
,
pieno
di
tristezza
e
di
stupore
,
a
traverso
alla
grande
città
rumorosa
.
Tutto
quello
che
gli
accadde
da
quel
momento
fino
alla
sera
del
giorno
appresso
gli
rimase
poi
nella
memoria
confuso
ed
incerto
come
una
fantasticheria
di
febbricitante
,
tanto
egli
era
stanco
,
sconturbato
,
avvilito
.
E
il
giorno
appresso
,
all
'
imbrunire
,
dopo
aver
dormito
la
notte
in
una
stanzuccia
d
'
una
casa
della
Boca
,
accanto
a
un
facchino
del
porto
,
-
dopo
aver
passata
quasi
tutta
la
giornata
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
travi
,
e
come
trasognato
,
in
faccia
a
migliaia
di
bastimenti
,
di
barconi
e
di
vaporini
,
-
si
trovava
a
poppa
d
'
una
grossa
barca
a
vela
,
carica
di
frutte
,
che
partiva
per
la
città
di
Rosario
,
condotta
da
tre
robusti
genovesi
abbronzati
dal
sole
;
la
voce
dei
quali
,
e
il
dialetto
amato
che
parlavano
gli
rimise
un
po
'
di
conforto
nel
cuore
.
Partirono
,
e
il
viaggio
durò
tre
giorni
e
quattro
notti
,
e
fu
uno
stupore
continuo
per
il
piccolo
viaggiatore
.
Tre
giorni
e
quattro
notti
su
per
quel
meraviglioso
fiume
Paranà
,
rispetto
al
quale
il
nostro
grande
Po
non
è
che
un
rigagnolo
,
e
la
lunghezza
dell
'
Italia
,
quadruplicata
,
non
raggiunge
quella
del
suo
corso
.
Il
barcone
andava
lentamente
a
ritroso
di
quella
massa
d
'
acqua
smisurata
.
Passava
in
mezzo
a
lunghe
isole
,
già
nidi
di
serpenti
e
di
tigri
,
coperte
d
'
aranci
e
di
salici
,
simili
a
boschi
galleggianti
;
e
ora
infilava
stretti
canali
,
da
cui
pareva
che
non
potesse
più
uscire
;
ora
sboccava
in
vaste
distese
d
'
acque
,
dell
'
aspetto
di
grandi
laghi
tranquilli
;
poi
daccapo
fra
le
isole
,
per
i
canali
intricati
d
'
un
arcipelago
,
in
mezzo
a
mucchi
enormi
di
vegetazione
.
Regnava
un
silenzio
profondo
.
Per
lunghi
tratti
,
le
rive
e
le
acque
solitarie
e
vastissime
davan
l
'
immagine
d
'
un
fiume
sconosciuto
,
in
cui
quella
povera
vela
fosse
la
prima
al
mondo
ad
avventurarsi
.
Quanto
più
s
'
avanzavano
,
e
tanto
più
quel
mostruoso
fiume
lo
sgomentava
.
Egli
immaginava
che
sua
madre
si
trovasse
alle
sorgenti
,
e
che
la
navigazione
dovesse
durare
degli
anni
.
Due
volte
al
giorno
mangiava
un
po
'
di
pane
e
di
carne
salata
coi
barcaioli
,
i
quali
,
vedendolo
triste
,
non
gli
rivolgevan
mai
la
parola
.
La
notte
dormiva
sopra
coperta
,
e
si
svegliava
ogni
tanto
,
bruscamente
,
stupito
della
luce
limpidissima
della
luna
che
imbiancava
le
acque
immense
e
le
rive
lontane
;
e
allora
il
cuore
gli
si
serrava
.
-
Cordova
!
-
Egli
ripeteva
quel
nome
:
-
Cordova
!
-
come
il
nome
d
'
una
di
quelle
città
misteriose
,
delle
quali
aveva
inteso
parlare
nelle
favole
.
Ma
poi
pensava
:
-
Mia
madre
è
passata
di
qui
,
ha
visto
queste
isole
,
quelle
rive
,
-
e
allora
non
gli
parevan
più
tanto
strani
e
solitari
quei
luoghi
in
cui
lo
sguardo
di
sua
madre
s
'
era
posato
...
La
notte
,
uno
dei
barcaiuoli
cantava
.
Quella
voce
gli
rammentava
le
canzoni
di
sua
madre
,
quando
l
'
addormentava
bambino
.
L
'
ultima
notte
,
all
'
udir
quel
canto
,
singhiozzò
.
Il
barcaiuolo
s
'
interruppe
.
Poi
gli
gridò
:
-
Animo
,
animo
,
figioeu
!
Che
diavolo
!
Un
genovese
che
piange
perché
è
lontano
da
casa
!
I
genovesi
girano
il
mondo
gloriosi
e
trionfanti
!
-
E
a
quelle
parole
egli
si
riscosse
,
sentì
la
voce
del
sangue
genovese
,
e
rialzò
la
fronte
con
alterezza
,
battendo
il
pugno
sul
timone
.
-
Ebbene
,
si
-
disse
tra
sé
,
-
dovessi
anch
'
io
girare
tutto
il
mondo
,
viaggiare
ancora
per
anni
e
anni
,
e
fare
delle
centinaia
di
miglia
a
piedi
,
io
andrò
avanti
,
fin
che
troverò
mia
madre
.
Dovessi
arrivare
moribondo
,
e
cascar
morto
ai
suoi
piedi
!
Pur
che
io
la
riveda
una
volta
!
Coraggio
!
-
E
con
quest
'
animo
arrivò
allo
spuntar
d
'
un
mattino
rosato
e
freddo
di
fronte
alla
città
di
Rosario
,
posta
sulla
riva
alta
del
Paranà
,
dove
si
specchiavan
nelle
acque
le
antenne
imbandierate
di
cento
bastimenti
d
'
ogni
paese
.
Poco
dopo
sbarcato
,
salì
alla
città
,
con
la
sua
sacca
alla
mano
,
a
cercare
un
signore
argentino
per
cui
il
suo
protettore
della
Boca
gli
aveva
rimesso
un
biglietto
di
visita
con
qualche
parola
di
raccomandazione
.
Entrando
in
Rosario
gli
parve
d
'
entrare
in
una
città
già
conosciuta
.
Erano
quelle
vie
interminabili
,
diritte
,
fiancheggiate
di
case
basse
e
bianche
,
attraversate
in
tutte
le
direzioni
,
al
disopra
dei
tetti
,
da
grandi
fasci
di
fili
telegrafici
e
telefonici
,
che
parevano
enormi
ragnateli
;
e
un
gran
trepestio
di
gente
,
di
cavalli
,
di
carri
.
La
testa
gli
si
confondeva
:
credette
quasi
di
rientrare
a
Buenos
Aires
,
e
di
dover
cercare
un
'
altra
volta
il
cugino
.
Andò
attorno
per
quasi
un
'
ora
,
svoltando
e
risvoltando
,
e
sembrandogli
sempre
di
tornar
nella
medesima
via
;
e
a
furia
di
domandare
,
trovò
la
casa
del
suo
nuovo
protettore
.
Tirò
il
campanello
.
S
'
affacciò
alla
porta
un
grosso
uomo
biondo
,
arcigno
,
che
aveva
l
'
aria
d
'
un
fattore
,
e
che
gli
domandò
sgarbatamente
,
con
pronunzia
straniera
:
-
Che
vuoi
?
Il
ragazzo
disse
il
nome
del
padrone
.
-
Il
padrone
,
-
rispose
il
fattore
,
-
è
partito
ieri
sera
per
Buenos
Aires
con
tutta
la
sua
famiglia
.
Il
ragazzo
restò
senza
parola
.
Poi
balbettò
:
-
Ma
io
...
non
ho
nessuno
qui
!
Sono
solo
!
-
E
porse
il
biglietto
.
Il
fattore
lo
prese
,
lo
lesse
e
disse
burberamente
:
-
Non
so
che
farci
.
Glielo
darò
fra
un
mese
,
quando
ritornerà
.
-
Ma
io
,
io
son
solo
!
io
ho
bisogno
!
-
esclamò
il
ragazzo
,
con
voce
di
preghiera
.
-
Eh
!
andiamo
,
-
disse
l
'
altro
;
-
non
ce
n
'
è
ancora
abbastanza
della
gramigna
del
tuo
paese
a
Rosario
!
Vattene
un
po
'
a
mendicare
in
Italia
.
-
E
gli
chiuse
il
cancello
sulla
faccia
.
Il
ragazzo
restò
là
come
impietrato
.
Poi
riprese
lentamente
la
sua
sacca
,
ed
uscì
,
col
cuore
angosciato
,
con
la
mente
in
tumulto
,
assalito
a
un
tratto
da
mille
pensieri
affannosi
.
Che
fare
?
dove
andare
?
Da
Rosario
a
Cordova
c
'
era
una
giornata
di
strada
ferrata
.
Egli
non
aveva
più
che
poche
lire
.
Levato
quello
che
gli
occorreva
di
spendere
quel
giorno
,
non
gli
sarebbe
rimasto
quasi
nulla
.
Dove
trovare
i
denari
per
pagarsi
il
viaggio
?
Poteva
lavorare
.
Ma
come
,
a
chi
domandar
lavoro
?
Chieder
l
'
elemosina
!
Ah
!
no
,
essere
respinto
,
insultato
,
umiliato
come
poc
'
anzi
,
no
,
mai
,
mai
più
,
piuttosto
morire
!
-
E
a
quell
'
idea
,
e
al
riveder
davanti
a
sé
la
lunghissima
via
che
si
perdeva
lontano
nella
pianura
sconfinata
,
si
sentì
fuggire
un
'
altra
volta
il
coraggio
,
gettò
la
sacca
sul
marciapiede
,
vi
sedette
su
con
le
spalle
al
muro
,
e
chinò
il
viso
tra
le
mani
,
senza
pianto
,
in
un
atteggiamento
desolato
.
La
gente
l
'
urtava
coi
piedi
passando
;
i
carri
empivan
la
via
di
rumore
;
alcuni
ragazzi
si
fermarono
a
guardarlo
.
Egli
rimase
un
pezzo
così
.
Quando
fu
scosso
da
una
voce
che
gli
disse
tra
in
italiano
e
in
lombardo
:
-
Che
cos
'
hai
,
ragazzetto
?
Alzò
il
viso
a
quelle
parole
,
e
subito
balzò
in
piedi
gettando
un
'
esclamazione
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
!
Era
il
vecchio
contadino
lombardo
,
col
quale
aveva
fatto
amicizia
nel
viaggio
.
La
meraviglia
del
contadino
non
fu
minore
della
sua
.
Ma
il
ragazzo
non
gli
lasciò
il
tempo
d
'
interrogarlo
,
e
gli
raccontò
rapidamente
i
casi
suoi
.
-
Ora
son
senza
soldi
,
ecco
;
bisogna
che
lavori
;
trovatemi
voi
del
lavoro
da
poter
mettere
insieme
qualche
lira
;
io
faccio
qualunque
cosa
;
porto
roba
,
spazzo
le
strade
,
posso
far
commissioni
,
anche
lavorare
in
campagna
;
mi
contento
di
campare
di
pan
nero
;
ma
che
possa
partir
presto
,
che
possa
trovare
una
volta
mia
madre
,
fatemi
questa
carità
,
del
lavoro
,
trovatemi
voi
del
lavoro
,
per
amor
di
Dio
,
che
non
ne
posso
più
!
-
Diamine
,
diamine
,
-
disse
il
contadino
,
guardandosi
attorno
e
grattandosi
il
mento
.
-
Che
storia
è
questa
!
...
Lavorare
...
è
presto
detto
.
Vediamo
un
po
'
.
Che
non
ci
sia
mezzo
di
trovar
trenta
lire
fra
tanti
patriotti
?
Il
ragazzo
lo
guardava
,
confortato
da
un
raggio
di
speranza
.
-
Vieni
con
me
,
-
gli
disse
il
contadino
.
-
Dove
?
-
domandò
il
ragazzo
,
ripigliando
la
sacca
.
-
Vieni
con
me
.
Il
contadino
si
mosse
,
Marco
lo
seguì
,
fecero
un
lungo
tratto
di
strada
insieme
,
senza
parlare
.
Il
contadino
si
fermò
alla
porta
d
'
un
'
osteria
che
aveva
per
insegna
una
stella
e
scritto
sotto
:
-
La
estrella
de
Italia
;
-
mise
il
viso
dentro
e
voltandosi
verso
il
ragazzo
disse
allegramente
:
-
Arriviamo
in
buon
punto
.
-
Entrarono
in
uno
stanzone
,
dov
'
eran
varie
tavole
,
e
molti
uomini
seduti
,
che
bevevano
,
parlando
forte
.
Il
vecchio
lombardo
s
'
avvicinò
alla
prima
tavola
,
e
dal
modo
come
salutò
i
sei
avventori
che
ci
stavano
intorno
,
si
capiva
ch
'
era
stato
in
loro
compagnia
fino
a
poco
innanzi
.
Erano
rossi
in
viso
e
facevan
sonare
bicchieri
,
vociando
e
ridendo
.
-
Camerati
,
-
disse
senz
'
altro
il
lombardo
,
restando
in
piedi
,
e
presentando
Marco
;
-
c
'
è
qui
un
povero
ragazzo
nostro
patriotta
,
che
è
venuto
solo
da
Genova
a
Buenos
Aires
a
cercare
sua
madre
.
A
Buenos
Aires
gli
dissero
:
-
Qui
non
c
'
è
,
è
a
Cordova
.
-
Viene
in
barca
a
Rosario
,
tre
dì
e
tre
notti
,
con
due
righe
di
raccomandazione
;
presenta
la
carta
:
gli
fanno
una
figuraccia
.
Non
ha
la
croce
d
'
un
centesimo
.
È
qui
solo
come
un
disperato
.
È
un
bagai
pieno
di
cuore
.
Vediamo
un
poco
.
Non
ha
da
trovar
tanto
da
pagare
il
biglietto
per
andare
a
Cordova
a
trovar
sua
madre
?
L
'
abbiamo
da
lasciar
qui
come
un
cane
?
-
Mai
al
mondo
,
perdio
!
-
Mai
non
sarà
detto
questo
!
-
gridarono
tutti
insieme
,
battendo
il
pugno
sul
tavolo
.
-
Un
patriotta
nostro
!
-
Vieni
qua
,
piccolino
.
-
Ci
siamo
noi
,
gli
emigranti
!
-
Guarda
che
bel
monello
.
-
Fuori
dei
quattrini
,
camerati
.
-
Bravo
!
Venuto
solo
!
Hai
del
fegato
!
-
Bevi
un
sorso
,
patriotta
.
-
Ti
manderemo
da
tua
madre
,
non
pensare
.
-
E
uno
gli
dava
un
pizzicotto
alla
guancia
,
un
altro
gli
batteva
la
mano
sulla
spalla
,
un
terzo
lo
liberava
dalla
sacca
;
altri
emigranti
s
'
alzarono
dalle
tavole
vicine
e
s
'
avvicinarono
;
la
storia
del
ragazzo
fece
il
giro
dell
'
osteria
;
accorsero
dalla
stanza
accanto
tre
avventori
argentini
;
e
in
meno
di
dieci
minuti
il
contadino
lombardo
che
porgeva
il
cappello
,
ci
ebbe
dentro
quarantadue
lire
.
-
Hai
Visto
,
-
disse
allora
,
voltandosi
verso
il
ragazzo
,
-
come
si
fa
presto
in
America
?
-
Bevi
-
gli
gridò
un
altro
,
porgendogli
un
bicchiere
di
vino
:
-
Alla
salute
di
tua
madre
!
-
Tutti
alzarono
i
bicchieri
.
-
E
Marco
ripeté
:
-
Alla
salute
di
mia
...
-
Ma
un
singhiozzo
di
gioia
gli
chiuse
la
gola
,
e
rimesso
il
bicchiere
sulla
tavola
,
si
gettò
al
collo
del
suo
vecchio
.
La
mattina
seguente
,
allo
spuntare
del
giorno
,
egli
era
già
partito
per
Cordova
,
ardito
e
ridente
,
pieno
di
presentimenti
felici
.
Ma
non
c
'
è
allegrezza
che
regga
a
lungo
davanti
a
certi
aspetti
sinistri
della
natura
.
Il
tempo
era
chiuso
e
grigio
;
il
treno
,
presso
che
vuoto
,
correva
a
traverso
a
un
'
immensa
pianura
priva
d
'
ogni
segno
d
'
abitazione
.
Egli
si
trovava
solo
in
un
vagone
lunghissimo
,
che
somigliava
a
quelli
dei
treni
per
i
feriti
.
Guardava
a
destra
,
guardava
a
sinistra
,
e
non
vedeva
che
una
solitudine
senza
fine
,
sparsa
di
piccoli
alberi
deformi
,
dai
tronchi
e
dai
rami
scontorti
,
in
atteggiamenti
non
mai
veduti
,
quasi
d
'
ira
e
d
'
angoscia
;
una
vegetazione
scura
,
rada
e
triste
,
che
dava
alla
pianura
l
'
apparenza
d
'
uno
sterminato
cimitero
.
Sonnecchiava
mezz
'
ora
,
tornava
a
guardare
:
era
sempre
lo
stesso
spettacolo
.
Le
stazioni
della
strada
ferrata
eran
solitarie
,
come
case
di
eremiti
;
e
quando
il
treno
si
fermava
,
non
si
sentiva
una
voce
;
gli
pareva
di
trovarsi
solo
in
un
treno
,
perduto
,
abbandonato
in
mezzo
a
un
deserto
.
Gli
sembrava
che
ogni
stazione
dovesse
essere
l
'
ultima
,
e
che
s
'
entrasse
dopo
quella
nelle
terre
misteriose
e
spaurevoli
dei
selvaggi
.
Una
brezza
gelata
gli
mordeva
il
viso
.
Imbarcandolo
a
Genova
sul
finir
d
'
aprile
,
i
suoi
non
avevan
pensato
che
in
America
egli
avrebbe
trovato
l
'
inverno
,
e
l
'
avevan
vestito
da
estate
.
Dopo
alcune
ore
,
incominciò
a
soffrire
il
freddo
,
e
col
freddo
,
la
stanchezza
dei
giorni
passati
,
pieni
di
commozioni
violente
,
e
delle
notti
insonni
e
travagliate
.
Si
addormentò
,
dormì
lungo
tempo
,
si
svegliò
intirizzito
;
si
sentiva
male
.
E
allora
gli
prese
un
vago
terrore
di
cader
malato
e
di
morir
per
viaggio
,
e
d
'
esser
buttato
là
in
mezzo
a
quella
pianura
desolata
,
dove
il
suo
cadavere
sarebbe
stato
dilaniato
dai
cani
e
dagli
uccelli
di
rapina
,
come
certi
corpi
di
cavalli
e
di
vacche
che
vedeva
tratto
tratto
accanto
alla
strada
,
e
da
cui
torceva
lo
sguardo
con
ribrezzo
.
In
quel
malessere
inquieto
,
in
mezzo
a
quel
silenzio
tetro
della
natura
,
la
sua
immaginazione
s
'
eccitava
e
volgeva
al
nero
.
Era
poi
ben
sicuro
di
trovarla
,
a
Cordova
,
sua
madre
?
E
se
non
ci
fosse
stata
?
Se
quel
signore
di
via
delle
Arti
avesse
sbagliato
?
E
se
fosse
morta
?
In
questi
pensieri
si
riaddormentò
,
sognò
d
'
essere
a
Cordova
di
notte
,
e
di
sentirsi
gridare
da
tutte
le
porte
e
da
tutte
le
finestre
:
-
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
-
si
risvegliò
di
sobbalzo
,
atterrito
,
e
vide
in
fondo
al
vagone
tre
uomini
barbuti
,
ravvolti
in
scialli
di
vari
colori
,
che
lo
guardavano
,
parlando
basso
tra
di
loro
;
e
gli
balenò
il
sospetto
che
fossero
assassini
e
lo
volessero
uccidere
,
per
rubargli
la
sacca
.
Al
freddo
,
al
malessere
gli
s
'
aggiunse
la
paura
;
la
fantasia
già
turbata
gli
si
stravolse
;
-
i
tre
uomini
lo
fissavano
sempre
,
-
uno
di
essi
mosse
verso
di
lui
;
-
allora
egli
smarrì
la
ragione
,
e
correndogli
incontro
con
le
braccia
aperte
,
gridò
:
-
Non
ho
nulla
.
Sono
un
povero
ragazzo
.
Vengo
dall
'
Italia
vo
a
cercar
mia
madre
,
son
solo
;
non
mi
fate
del
male
!
-
Quelli
capirono
subito
,
n
'
ebbero
pietà
,
lo
carezzarono
e
lo
racquetarono
,
dicendogli
molte
parole
che
non
intendeva
;
e
vedendo
che
batteva
i
denti
dal
freddo
,
gli
misero
addosso
uno
dei
loro
scialli
,
e
lo
fecero
risedere
perché
dormisse
.
E
si
riaddormentò
,
che
imbruniva
.
Quando
lo
svegliarono
,
era
a
Cordova
.
Ah
!
che
buon
respiro
tirò
,
e
con
che
impeto
si
cacciò
fuori
del
vagone
!
Domandò
a
un
impiegato
della
stazione
dove
stesse
di
casa
l
'
ingegner
Mequinez
:
quegli
disse
il
nome
d
'
una
chiesa
:
-
la
casa
era
accanto
alla
chiesa
;
-
il
ragazzo
scappò
via
.
Era
notte
.
Entrò
in
città
.
E
gli
parve
d
'
entrare
in
Rosario
un
'
altra
volta
,
al
veder
quelle
strade
diritte
,
fiancheggiate
di
piccole
case
bianche
,
e
tagliate
da
altre
strade
diritte
e
lunghissime
.
Ma
c
'
era
poca
gente
,
e
al
chiarore
dei
rari
lampioni
incontrava
delle
facce
strane
,
d
'
un
colore
sconosciuto
,
tra
nerastro
e
verdognolo
,
e
alzando
il
viso
a
quando
a
quando
,
vedeva
delle
chiese
d
'
architettura
bizzarra
che
si
disegnavano
enormi
e
nere
sul
firmamento
.
La
città
era
oscura
e
silenziosa
;
ma
dopo
aver
attraversato
quell
'
immenso
deserto
,
gli
pareva
allegra
.
Interrogò
un
prete
,
trovò
presto
la
chiesa
e
la
casa
,
tirò
il
campanello
con
una
mano
tremante
,
e
si
premette
l
'
altra
sul
petto
per
comprimere
i
battiti
del
cuore
,
che
gli
saltava
alla
gola
.
Una
vecchia
venne
ad
aprire
,
con
un
lume
in
mano
.
Il
ragazzo
non
poté
parlar
subito
.
-
Chi
cerchi
?
-
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
L
'
ingegnere
Mequinez
,
-
disse
Marco
.
La
vecchia
fece
l
'
atto
d
'
incrociar
le
braccia
sul
seno
,
e
rispose
dondolando
il
capo
.
-
Anche
tu
,
dunque
,
l
'
hai
con
l
'
ingegnere
Mequinez
!
E
mi
pare
che
sarebbe
tempo
di
finirla
.
Son
tre
mesi
oramai
,
che
ci
seccano
.
Non
basta
che
l
'
abbiano
detto
i
giornali
.
Bisognerà
farlo
stampare
sulle
cantonate
che
il
signor
Mequinez
è
andato
a
stare
a
Tucuman
!
Il
ragazzo
fece
un
gesto
di
disperazione
.
Poi
diede
in
uno
scoppio
di
rabbia
.
-
È
una
maledizione
dunque
!
Io
dovrò
morire
per
la
strada
senza
trovare
mia
madre
!
Io
divento
matto
,
m
'
ammazzo
!
Dio
mio
!
Come
si
chiama
quel
paese
?
Dov
'
è
?
A
che
distanza
è
?
-
Eh
,
povero
ragazzo
,
-
rispose
la
vecchia
,
impietosita
,
-
una
bagattella
!
Saranno
quattrocento
o
cinquecento
miglia
,
a
metter
poco
.
Il
ragazzo
si
coprì
il
viso
con
le
mani
;
poi
domandò
con
un
singhiozzo
:
-
E
ora
...
come
faccio
?
-
Che
vuoi
che
ti
dica
,
povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
io
non
so
.
Ma
subito
le
balenò
un
'
idea
e
soggiunse
in
fretta
:
-
Senti
,
ora
che
ci
penso
.
Fa
una
cosa
.
Svolta
a
destra
per
la
via
,
troverai
alla
terza
parte
un
cortile
;
c
'
è
un
capataz
,
un
commerciante
,
che
parte
domattina
per
Tucuman
con
le
sue
carretas
e
i
suoi
bovi
;
va
a
vedere
se
ti
vuol
prendere
,
offrendogli
i
tuoi
servizi
;
ti
darà
forse
un
posto
sur
un
carro
;
va
'
subito
.
Il
ragazzo
afferrò
la
sacca
,
ringraziò
scappando
,
e
dopo
due
minuti
si
trovò
in
un
vasto
cortile
rischiarato
da
lanterne
,
dove
vari
uomini
lavoravano
a
caricar
sacchi
di
frumento
sopra
certi
carri
enormi
,
simili
a
case
mobili
di
saltimbanchi
,
col
tetto
rotondo
e
le
ruote
altissime
;
ed
un
uomo
alto
e
baffuto
,
ravvolto
in
una
specie
di
mantello
a
quadretti
bianchi
e
neri
,
con
due
grandi
stivali
,
dirigeva
il
lavoro
.
Il
ragazzo
s
'
avvicinò
a
questo
,
e
gli
fece
timidamente
la
sua
domanda
,
dicendo
che
veniva
dall
'
Italia
e
che
andava
a
cercare
sua
madre
.
Il
capataz
,
che
vuol
dir
capo
(
il
capo
conduttore
di
quel
convoglio
di
carri
)
,
gli
diede
un
'
occhiata
da
capo
a
piedi
,
e
rispose
seccamente
:
-
Non
ci
ho
posto
.
-
Io
ho
quindici
lire
,
-
rispose
il
ragazzo
,
supplichevole
,
-
do
le
mie
quindici
lire
.
Per
viaggio
lavorerò
.
Andrò
a
pigliar
l
'
acqua
e
la
biada
per
le
bestie
,
farò
tutti
i
servizi
.
Un
poco
di
pane
mi
basta
.
Mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
!
Il
capataz
tornò
a
guardarlo
,
e
rispose
con
miglior
garbo
:
-
Non
c
'
è
posto
...
e
poi
...
noi
non
andiamo
a
Tucuman
,
andiamo
a
un
'
altra
città
,
Santiago
dell
'
Estero
.
A
un
certo
punto
ti
dovremmo
lasciare
,
e
avresti
ancora
un
gran
tratto
da
far
a
piedi
.
-
Ah
!
io
ne
farei
il
doppio
!
-
esclamò
Marco
;
-
io
camminerò
,
non
ci
pensi
;
arriverò
in
ogni
maniera
,
mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
,
per
carità
,
per
carità
non
mi
lasci
qui
solo
!
-
Bada
che
è
un
viaggio
di
venti
giorni
!
-
Non
importa
.
-
È
un
viaggio
duro
!
-
Sopporterò
tutto
-
Dovrai
viaggiar
solo
!
-
Non
ho
paura
di
nulla
.
Purché
ritrovi
mia
madre
.
Abbia
compassione
!
Il
capataz
gli
accostò
al
viso
una
lanterna
e
lo
guardò
.
Poi
disse
:
-
Sta
bene
.
Il
ragazzo
gli
baciò
la
mano
.
-
Stanotte
dormirai
in
un
carro
,
-
soggiunse
il
capataz
,
lasciandolo
;
-
domattina
alle
quattro
ti
sveglierò
.
Buenas
noches
.
La
mattina
alle
quattro
,
al
lume
delle
stelle
,
la
lunga
fila
dei
carri
Si
mise
in
movimento
con
grande
strepitio
:
ciascun
carro
tirato
da
sei
bovi
,
seguiti
tutti
da
un
gran
numero
di
animali
di
ricambio
.
Il
ragazzo
,
svegliato
e
messo
dentro
a
un
dei
carri
,
sui
sacchi
,
si
raddormentò
subito
,
profondamente
.
Quando
si
svegliò
,
il
convoglio
era
fermo
in
un
luogo
solitario
,
sotto
il
sole
,
e
tutti
gli
uomini
-
i
peones
-
stavan
seduti
in
cerchio
intorno
a
un
quarto
di
vitello
,
che
arrostiva
all
'
aria
aperta
,
infilato
in
una
specie
di
spadone
piantato
in
terra
,
accanto
a
un
gran
foco
agitato
dal
vento
.
Mangiarono
tutti
insieme
,
dormirono
e
poi
ripartirono
;
e
così
il
viaggio
continuò
,
regolato
come
una
marcia
di
soldati
.
Ogni
mattina
si
mettevano
in
cammino
alle
cinque
,
si
fermavano
alle
nove
,
ripartivano
alle
cinque
della
sera
,
tornavano
a
fermarsi
alle
dieci
.
I
peones
andavano
a
cavallo
e
stimolavano
i
buoi
con
lunghe
canne
.
Il
ragazzo
accendeva
il
fuoco
per
l
'
arrosto
,
dava
da
mangiare
alle
bestie
,
ripuliva
le
lanterne
,
portava
l
'
acqua
da
bere
.
Il
paese
gli
passava
davanti
come
una
visione
indistinta
:
vasti
boschi
di
piccoli
alberi
bruni
;
villaggi
di
poche
case
sparse
,
con
le
facciate
rosse
e
merlate
;
vastissimi
spazi
,
forse
antichi
letti
di
grandi
laghi
salati
,
biancheggianti
di
sale
fin
dove
arrivava
la
vista
;
e
da
ogni
parte
e
sempre
,
pianura
,
solitudine
,
silenzio
.
Rarissimamente
incontravano
due
o
tre
viaggiatori
a
cavallo
,
seguiti
da
un
branco
di
cavalli
sciolti
,
che
passavano
di
galoppo
,
come
un
turbine
.
I
giorni
eran
tutti
eguali
,
come
sul
mare
;
uggiosi
e
interminabili
.
Ma
il
tempo
era
bello
.
Senonché
i
peones
,
come
se
il
ragazzo
fosse
stato
il
loro
servitore
obbligato
,
diventavano
di
giorno
in
giorno
più
esigenti
:
alcuni
lo
trattavano
brutalmente
,
con
minacce
;
tutti
si
facevan
servire
senza
riguardi
;
gli
facevan
portare
carichi
enormi
di
foraggi
;
lo
mandavan
a
pigliar
acqua
a
grandi
distanze
;
ed
egli
,
rotto
dalla
fatica
,
non
poteva
neanche
dormire
la
notte
,
scosso
continuamente
dai
sobbalzi
violenti
del
carro
e
dallo
scricchiolìo
assordante
delle
ruote
e
delle
sale
di
legno
.
E
per
giunta
,
essendosi
levato
il
vento
,
una
terra
fina
,
rossiccia
e
grassa
,
che
avvolgeva
ogni
cosa
,
penetrava
nel
carro
,
gli
entrava
sotto
i
panni
,
gli
empiva
gli
occhi
e
la
bocca
,
gli
toglieva
la
vista
e
il
respiro
,
continua
,
opprimente
,
insopportabile
.
Sfinito
dalle
fatiche
e
dall
'
insonnia
,
ridotto
lacero
e
sudicio
,
rimbrottato
e
malmenato
dalla
mattina
alla
sera
,
il
povero
ragazzo
s
'
avviliva
ogni
giorno
di
più
,
e
si
sarebbe
perduto
d
'
animo
affatto
se
il
capataz
non
gli
avesse
rivolto
di
tratto
in
tratto
qualche
buona
parola
.
Spesso
,
in
un
cantuccio
del
carro
,
non
veduto
,
piangeva
col
viso
contro
la
sua
sacca
,
la
quale
non
conteneva
più
che
dei
cenci
.
Ogni
mattina
si
levava
più
debole
e
più
scoraggiato
,
e
guardando
la
campagna
,
vedendo
sempre
quella
pianura
sconfinata
e
implacabile
,
come
un
oceano
di
terra
,
diceva
tra
sé
:
-
Oh
!
fino
a
questa
sera
non
arrivo
,
fino
a
questa
sera
non
arrivo
!
Quest
'
oggi
muoio
per
la
strada
!
-
E
le
fatiche
crescevano
,
i
mali
trattamenti
raddoppiavano
.
Una
mattina
,
perché
aveva
tardato
a
portar
l
'
acqua
,
in
assenza
del
capataz
,
uno
degli
uomini
lo
percosse
.
E
allora
cominciarono
a
farlo
per
vezzo
,
quando
gli
davano
un
ordine
,
a
misurargli
uno
scapaccione
,
dicendo
:
-
Insacca
questo
,
vagabondo
!
-
Porta
questo
a
tua
madre
!
-
Il
cuore
gli
scoppiava
;
ammalò
;
-
stette
tre
giorni
nel
carro
,
con
una
coperta
addosso
,
battendo
la
febbre
,
e
non
vedendo
nessuno
,
fuori
che
il
capataz
,
che
veniva
a
dargli
da
bere
e
a
toccargli
il
polso
.
E
allora
Si
credette
perduto
,
e
invocava
disperatamente
sua
madre
,
chiamandola
cento
volte
per
nome
:
-
Oh
mia
madre
!
madre
mia
!
Aiutami
!
Vienmi
incontro
che
muoio
!
Oh
povera
madre
mia
,
che
non
ti
vedrò
mai
più
!
Povera
madre
mia
,
che
mi
troverai
morto
per
la
strada
!
-
E
giungeva
le
mani
sul
petto
e
pregava
.
Poi
miglioro
,
grazie
alle
cure
del
capataz
,
e
guarì
;
ma
con
la
guarigione
sopraggiunse
il
giorno
più
terribile
del
suo
viaggio
,
il
giorno
in
cui
doveva
rimaner
solo
.
Da
più
di
due
settimane
erano
in
cammino
.
Quando
arrivarono
al
punto
dove
dalla
strada
di
Tucuman
si
stacca
quella
che
va
a
Santiago
dell
'
Estero
,
il
capataz
gli
annunciò
che
dovevano
separarsi
.
Gli
diede
qualche
indicazione
intorno
al
cammino
,
gli
legò
la
sacca
sulle
spalle
in
modo
che
non
gli
desse
noia
a
camminare
,
e
tagliando
corto
,
come
se
temesse
di
commuoversi
,
lo
salutò
.
Il
ragazzo
fece
appena
in
tempo
a
baciargli
un
braccio
.
Anche
gli
altri
uomini
,
che
lo
avevano
maltrattato
così
duramente
,
parve
che
provassero
un
po
'
di
pietà
a
vederlo
rimaner
così
solo
,
e
gli
fecero
un
cenno
d
'
addio
,
allontanandosi
.
Ed
egli
restituì
il
saluto
con
la
mano
,
stette
a
guardar
il
convoglio
fin
che
si
perdette
nel
polverìo
rosso
della
campagna
,
e
poi
si
mise
in
cammino
,
tristamente
.
Una
cosa
,
per
altro
,
lo
riconfortò
un
poco
,
fin
da
principio
.
Dopo
tanti
giorni
di
viaggio
a
traverso
a
quella
pianura
sterminata
e
sempre
eguale
egli
vedeva
davanti
a
sé
una
catena
di
montagne
altissime
,
azzurre
,
con
le
cime
bianche
,
che
gli
rammentavano
le
Alpi
,
e
gli
davan
come
un
senso
di
ravvicinamento
al
suo
paese
.
Erano
le
Ande
,
la
spina
dorsale
del
continente
Americano
,
la
catena
immensa
che
si
stende
dalla
Terra
del
fuoco
fino
al
mare
glaciale
del
polo
artico
per
cento
e
dieci
gradi
di
latitudine
.
Ed
anche
lo
confortava
il
sentire
che
l
'
aria
si
veniva
facendo
sempre
più
calda
;
e
questo
avveniva
perché
,
risalendo
verso
settentrione
,
egli
si
andava
avvicinando
alle
regioni
tropicali
.
A
grandi
distanze
trovava
dei
piccoli
gruppi
di
case
,
con
una
botteguccia
;
e
comprava
qualche
cosa
da
mangiare
.
Incontrava
degli
uomini
a
cavallo
;
vedeva
ogni
tanto
delle
donne
e
dei
ragazzi
seduti
in
terra
,
immobili
e
gravi
,
delle
faccie
nuove
affatto
per
lui
,
color
di
terra
,
con
gli
occhi
obbliqui
,
con
l
'
ossa
delle
guance
sporgenti
;
i
quali
lo
guardavano
fisso
,
e
lo
accompagnavano
con
lo
sguardo
,
girando
il
capo
lentamente
,
come
automi
.
Erano
Indiani
.
Il
primo
giorno
camminò
fin
che
gli
ressero
le
forze
,
e
dormì
sotto
un
albero
.
Il
secondo
giorno
camminò
assai
meno
,
e
con
minor
animo
.
Aveva
le
scarpe
rotte
,
i
piedi
spellati
,
lo
stomaco
indebolito
dalla
cattiva
nutrizione
.
Verso
sera
s
'
incominciava
a
impaurire
.
Aveva
inteso
dire
in
Italia
che
in
quei
paesi
c
'
eran
dei
serpenti
:
credeva
di
sentirli
strisciare
,
s
'
arrestava
,
pigliava
la
corsa
,
gli
correvan
dei
brividi
nelle
ossa
.
A
volte
lo
prendeva
una
grande
compassione
di
sé
,
e
piangeva
in
silenzio
,
camminando
.
Poi
pensava
:
-
Oh
quanto
soffrirebbe
mia
madre
se
sapesse
che
ho
tanta
paura
!
-
e
questo
pensiero
gli
ridava
coraggio
.
Poi
,
per
distrarsi
dalla
paura
,
pensava
a
tante
cose
di
lei
,
si
richiamava
alla
mente
le
sue
parole
di
quand
'
era
partita
da
Genova
,
e
l
'
atto
con
cui
soleva
accomodargli
le
coperte
sotto
il
mento
,
quando
era
a
letto
,
e
quando
era
bambino
,
che
alle
volte
se
lo
pigliava
fra
le
braccia
,
dicendogli
:
-
Sta
'
un
po
'
qui
con
me
,
-
e
stava
così
molto
tempo
,
col
capo
appoggiato
sul
suo
,
pensando
,
pensando
.
E
le
diceva
tra
sé
:
-
Ti
rivedrò
un
giorno
,
cara
madre
?
Arriverò
alla
fine
del
mio
viaggio
,
madre
mia
?
-
E
camminava
,
camminava
,
in
mezzo
ad
alberi
sconosciuti
,
a
vaste
piantagioni
di
canne
da
zucchero
,
a
praterie
senza
fine
,
sempre
con
quelle
grandi
montagne
azzurre
davanti
,
che
tagliavano
il
cielo
sereno
coi
loro
altissimi
coni
.
Quattro
giorni
-
cinque
-
una
settimana
passò
.
Le
forze
gli
andavan
rapidamente
scemando
,
i
piedi
gli
sanguinavano
.
Finalmente
,
una
sera
al
cader
del
sole
,
gli
dissero
:
-
Tucuman
è
a
cinque
miglia
di
qui
.
-
Egli
gittò
un
grido
di
gioia
,
e
affrettò
il
passo
,
come
se
avesse
riacquistato
in
un
punto
tutto
il
vigore
perduto
.
Ma
fu
una
breve
illusione
.
Le
forze
lo
abbandonarono
a
un
tratto
,
e
cadde
sull
'
orlo
d
'
un
fosso
,
sfinito
.
Ma
il
cuore
gli
batteva
dalla
contentezza
.
Il
cielo
,
fitto
di
stelle
splendidissime
,
non
gli
era
mai
parso
così
bello
.
Egli
le
contemplava
,
adagiato
sull
'
erba
per
dormire
,
e
pensava
che
forse
nello
stesso
tempo
anche
sua
madre
le
guardava
.
E
diceva
:
-
O
madre
mia
,
dove
sei
?
che
cosa
fai
in
questo
momento
?
Pensi
al
tuo
figliuolo
?
Pensi
al
tuo
Marco
,
che
ti
è
tanto
vicino
?
Povero
Marco
,
s
'
egli
avesse
potuto
vedere
in
quale
stato
si
trovava
sua
madre
in
quel
punto
,
avrebbe
fatto
uno
sforzo
sovrumano
per
camminare
ancora
,
e
arrivar
da
lei
qualche
ora
prima
.
Era
malata
,
a
letto
,
in
una
camera
a
terreno
d
'
una
casetta
signorile
,
dove
abitava
tutta
la
famiglia
Mequinez
;
la
quale
le
aveva
posto
molto
affetto
e
le
faceva
grande
assistenza
.
La
povera
donna
era
già
malaticcia
quando
l
'
ingegnere
Mequinez
aveva
dovuto
partire
improvvisamente
da
Buenos
Aires
,
e
non
s
'
era
punto
rimessa
colla
buon
'
aria
di
Cordova
.
Ma
poi
,
il
non
aver
più
ricevuto
risposta
alle
sue
lettere
né
dal
marito
né
dal
cugino
,
il
presentimento
sempre
vivo
di
qualche
grande
disgrazia
,
l
'
ansietà
continua
in
cui
era
vissuta
,
incerta
tra
il
partire
e
il
restare
,
aspettando
ogni
giorno
una
notizia
funesta
,
l
'
avevano
fatta
peggiorare
fuor
di
modo
.
Da
ultimo
,
le
s
'
era
manifestata
una
malattia
gravissima
:
un
'
ernia
intestinale
strozzata
.
Da
quindici
giorni
non
s
'
alzava
da
letto
.
Era
necessaria
un
'
operazione
chirurgica
per
salvarle
la
vita
.
E
in
quel
momento
appunto
,
mentre
il
suo
Marco
la
invocava
,
stavano
accanto
al
suo
letto
il
padrone
e
la
padrona
di
casa
,
a
ragionarla
con
molta
dolcezza
perché
si
lasciasse
operare
,
ed
essa
persisteva
nel
rifiuto
,
piangendo
.
Un
bravo
medico
di
Tucuman
era
già
venuto
la
settimana
prima
,
inutilmente
.
-
No
,
cari
signori
-
essa
diceva
,
-
non
mette
conto
;
non
ho
più
forza
di
resistere
;
morirei
sotto
i
ferri
del
chirurgo
.
È
meglio
che
mi
lascino
morir
così
.
Non
ci
tengo
più
alla
vita
oramai
.
Tutto
è
finito
per
me
.
È
meglio
che
muoia
prima
di
sapere
cos
'
è
accaduto
alla
mia
famiglia
.
-
E
i
padroni
a
dirle
di
no
,
che
si
facesse
coraggio
,
che
alle
ultime
lettere
mandate
a
Genova
direttamente
avrebbe
ricevuto
risposta
,
che
si
lasciasse
operare
,
che
lo
facesse
per
i
suoi
figliuoli
.
Ma
quel
pensiero
dei
suoi
figliuoli
non
faceva
che
aggravare
di
maggior
ansia
lo
scoraggiamento
profondo
che
la
prostrava
da
lungo
tempo
.
A
quelle
parole
scoppiava
in
un
pianto
.
-
Oh
,
i
miei
figliuoli
!
i
miei
figliuoli
!
-
esclamava
,
giungendo
le
mani
;
-
forse
non
ci
sono
più
!
È
meglio
che
muoia
anch
'
io
.
Li
ringrazio
,
buoni
signori
,
li
ringrazio
di
cuore
.
Ma
è
meglio
che
muoia
.
Tanto
non
guarirei
neanche
con
l
'
operazione
,
ne
sono
sicura
.
Grazie
di
tante
cure
,
buoni
signori
.
È
inutile
che
dopo
domani
torni
il
medico
.
Voglio
morire
.
È
destino
ch
'
io
muoia
qui
.
Ho
deciso
.
-
E
quelli
ancora
a
consolarla
,
a
ripeterle
:
-
No
,
non
dite
questo
;
-
e
a
pigliarla
per
le
mani
e
a
pregarla
.
Ma
essa
allora
chiudeva
gli
occhi
,
sfinita
,
e
cadeva
in
un
assopimento
,
che
pareva
morta
.
E
i
padroni
restavano
lì
un
po
'
di
tempo
,
alla
luce
fioca
d
'
un
lumicino
,
a
guardare
con
grande
pietà
quella
madre
ammirabile
,
che
per
salvare
la
sua
famiglia
era
venuta
a
morire
a
sei
mila
miglia
dalla
sua
patria
,
a
morire
dopo
aver
tanto
penato
,
povera
donna
,
così
onesta
,
così
buona
,
così
sventurata
.
Il
giorno
dopo
,
di
buon
mattino
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
curvo
e
zoppicante
,
ma
pieno
d
'
animo
,
Marco
entrava
nella
città
di
Tucuman
,
una
delle
più
giovani
e
delle
più
floride
città
della
Repubblica
Argentina
.
Gli
parve
di
rivedere
Cordova
,
Rosario
,
Buenos
Aires
:
erano
quelle
stesse
vie
diritte
e
lunghissime
,
e
quelle
case
basse
e
bianche
;
ma
da
ogni
parte
una
vegetazione
nuova
e
magnifica
,
un
'
aria
profumata
,
una
luce
meravigliosa
,
un
cielo
limpido
e
profondo
,
come
egli
non
l
'
aveva
mai
visto
,
neppure
in
Italia
.
Andando
innanzi
per
le
vie
,
riprovò
l
'
agitazione
febbrile
che
lo
aveva
preso
a
Buenos
Aires
;
guardava
le
finestre
e
le
porte
di
tutte
le
case
;
guardava
tutte
le
donne
che
passavano
,
con
una
speranza
affannosa
di
incontrar
sua
madre
;
avrebbe
voluto
interrogar
tutti
,
e
non
osava
fermar
nessuno
.
Tutti
di
sugli
usci
,
si
voltavano
a
guardar
quel
povero
ragazzo
stracciato
e
polveroso
,
che
mostrava
di
venir
di
tanto
lontano
.
Ed
egli
cercava
fra
la
gente
un
viso
che
gl
'
ispirasse
fiducia
,
per
rivolgergli
quella
tremenda
domanda
,
quando
gli
caddero
gli
occhi
sopra
un
insegna
di
bottega
,
su
cui
era
scritto
un
nome
italiano
.
C
'
era
dentro
un
uomo
con
gli
occhiali
e
due
donne
.
Egli
s
'
avvicinò
lentamente
alla
porta
,
e
fatto
un
animo
risoluto
,
domandò
:
-
Mi
saprebbe
dire
,
signore
,
dove
sta
la
famiglia
Mequinez
?
-
Dell
'
ingeniero
Mequinez
?
-
domandò
il
bottegaio
alla
sua
volta
.
-
Dell
'
ingegnere
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
fil
di
voce
.
-
La
famiglia
Mequinez
,
-
disse
il
bottegaio
,
-
non
è
a
Tucuman
.
Un
grido
di
disperato
dolore
,
come
d
'
una
persona
pugnalata
,
fece
eco
a
quelle
parole
.
Il
bottegaio
e
le
donne
s
'
alzarono
,
alcuni
vicini
accorsero
.
-
Che
c
'
è
?
che
hai
,
ragazzo
?
-
disse
il
bottegaio
,
tirandolo
nella
bottega
e
facendolo
sedere
;
-
non
c
'
è
da
disperarsi
,
che
diavolo
!
I
Mequinez
non
sono
qui
,
ma
poco
lontano
,
a
poche
ore
da
Tucuman
!
-
Dove
?
dove
?
-
gridò
Marco
,
saltando
su
come
un
resuscitato
.
-
A
una
quindicina
di
miglia
di
qua
,
-
continuò
l
'
uomo
,
-
in
riva
al
Saladillo
,
in
un
luogo
dove
stanno
costruendo
una
grande
fabbrica
da
zucchero
,
un
gruppo
di
case
,
c
'
è
la
casa
del
signor
Mequinez
,
tutti
lo
sanno
,
ci
arriverai
in
poche
ore
.
-
Ci
son
stato
io
un
mese
fa
,
-
disse
un
giovane
che
era
accorso
al
grido
.
Marco
lo
guardò
con
gli
occhi
grandi
e
gli
domandò
precipitosamente
,
impallidendo
:
-
Avete
visto
la
donna
di
servizio
del
signor
Mequinez
,
l
'
italiana
?
-
La
jenovesa
?
L
'
ho
vista
.
Marco
ruppe
in
un
singhiozzo
convulso
,
tra
di
riso
e
di
pianto
.
Poi
con
un
impeto
di
risoluzione
violenta
:
-
Dove
si
passa
,
presto
,
la
strada
,
parto
subito
,
insegnatemi
la
strada
!
-
Ma
c
'
è
una
giornata
di
marcia
,
-
gli
dissero
tutti
insieme
,
-
sei
stanco
,
devi
riposare
,
partirai
domattina
.
-
Impossibile
!
Impossibile
!
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ditemi
dove
si
passa
,
non
aspetto
più
un
momento
,
parto
subito
,
dovessi
morire
per
via
!
Vistolo
irremovibile
,
non
s
'
opposero
più
.
-
Dio
t
'
accompagni
,
-
gli
dissero
.
-
Bada
alla
via
per
la
foresta
.
-
Buon
viaggio
,
italianito
.
-
Un
uomo
l
'
accompagnò
fuori
di
città
,
gli
indicò
il
cammino
,
gli
diede
qualche
consiglio
e
stette
a
vederlo
partire
.
In
capo
a
pochi
minuti
,
il
ragazzo
scomparve
,
zoppicando
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
dietro
agli
alberi
folti
che
fiancheggiavan
la
strada
.
Quella
notte
fu
tremenda
per
la
povera
inferma
.
Essa
aveva
dei
dolori
atroci
che
le
strappavan
degli
urli
da
rompersi
le
vene
,
e
le
davan
dei
momenti
di
delirio
.
Le
donne
che
l
'
assistevano
,
perdevan
la
testa
.
La
padrona
accorreva
di
tratto
in
tratto
,
sgomentata
.
Tutti
cominciarono
a
temere
che
,
se
anche
si
fosse
decisa
a
lasciarsi
operare
,
il
medico
che
doveva
venire
la
mattina
dopo
,
sarebbe
arrivato
troppo
tardi
.
Nei
momenti
che
non
delirava
,
però
,
si
capiva
che
il
suo
più
terribile
strazio
non
erano
i
dolori
del
corpo
,
ma
il
pensiero
della
famiglia
lontana
.
Smorta
,
disfatta
,
col
viso
mutato
,
si
cacciava
le
mani
nei
capelli
con
un
atto
di
disperazione
che
passava
l
'
anima
,
e
gridava
:
-
Dio
mio
!
Dio
mio
!
Morire
tanto
lontana
,
morire
senza
rivederli
!
I
miei
poveri
figliuoli
,
che
rimangono
senza
madre
,
le
mie
creature
,
il
povero
sangue
mio
!
Il
mio
Marco
,
che
è
ancora
così
piccolo
,
alto
così
,
tanto
buono
e
affettuoso
!
Voi
non
sapete
che
ragazzo
era
!
Signora
,
se
sapesse
!
Non
me
lo
potevo
staccare
dal
collo
quando
son
partita
,
singhiozzava
da
far
compassione
,
singhiozzava
;
pareva
che
lo
sapesse
che
non
avrebbe
mai
più
rivisto
sua
madre
,
povero
Marco
,
povero
bambino
mio
!
Credevo
che
mi
scoppiasse
il
cuore
!
Ah
se
fossi
morta
allora
,
morta
mentre
mi
diceva
addio
!
morta
fulminata
fossi
!
Senza
madre
,
povero
bambino
,
lui
che
m
'
amava
tanto
,
che
aveva
tanto
bisogno
di
me
,
senza
madre
,
nella
miseria
,
dovrà
andare
accattando
,
lui
,
Marco
,
Marco
mio
,
che
tenderà
la
mano
,
affamato
!
Oh
!
Dio
eterno
!
No
!
Non
voglio
morire
!
Il
medico
!
Chiamatelo
subito
!
Venga
,
mi
tagli
,
mi
squarci
il
seno
,
mi
faccia
impazzire
,
ma
mi
salvi
la
vita
!
Voglio
guarire
,
voglio
vivere
,
partire
,
fuggire
,
domani
,
subito
!
Il
medico
!
Aiuto
!
Aiuto
!
-
E
le
donne
le
afferavan
le
mani
,
la
palpavano
,
pregando
,
la
facevano
tornare
in
sé
a
poco
a
poco
,
e
le
parlavan
di
Dio
e
di
speranza
.
E
allora
essa
ricadeva
in
un
abbattimento
mortale
,
piangeva
,
con
le
mani
nei
capelli
grigi
,
gemeva
come
una
bambina
,
mettendo
un
lamento
prolungato
,
e
mormorando
di
tratto
in
tratto
:
-
Oh
la
mia
Genova
!
La
mia
casa
!
Tutto
quel
mare
!
...
Oh
Marco
mio
,
il
mio
povero
Marco
!
Dove
sarà
ora
,
la
povera
creatura
mia
!
Era
mezzanotte
;
e
il
suo
povero
Marco
,
dopo
aver
passato
molte
ore
sulla
sponda
d
'
un
fosso
,
stremato
di
forze
,
camminava
allora
attraverso
a
una
foresta
vastissima
di
alberi
giganteschi
,
mostri
della
vegetazione
,
dai
fusti
smisurati
,
simili
a
pilastri
di
cattedrali
,
che
intrecciavano
a
un
'
altezza
meravigliosa
le
loro
enormi
chiome
inargentate
dalla
luna
.
Vagamente
,
in
quella
mezza
oscurità
,
egli
vedeva
miriadi
di
tronchi
di
tutte
le
forme
,
ritti
,
inclinati
,
scontorti
,
incrociati
in
atteggiamenti
strani
di
minaccia
e
di
lotta
;
alcuni
rovesciati
a
terra
,
come
torri
cadute
tutte
d
'
un
pezzo
,
e
coperti
d
'
una
vegetazione
fitta
e
confusa
,
che
pareva
una
folla
furente
che
se
li
disputasse
a
palmo
a
palmo
;
altri
raccolti
in
grandi
gruppi
,
verticali
e
serrati
come
fasci
di
lancie
titaniche
,
di
cui
la
punta
toccasse
le
nubi
;
una
grandezza
superba
,
un
disordine
prodigioso
di
forme
colossali
,
lo
spettacolo
più
maestosamente
terribile
che
gli
avesse
mai
offerto
la
natura
vegetale
.
A
momenti
lo
prendeva
un
grande
stupore
.
Ma
subito
l
'
anima
sua
si
rilanciava
verso
sua
madre
.
Ed
era
sfinito
,
coi
piedi
che
facevan
sangue
,
solo
in
mezzo
a
quella
formidabile
foresta
,
dove
non
vedeva
che
a
lunghi
intervalli
delle
piccole
abitazioni
umane
,
che
ai
piedi
di
quegli
alberi
parevan
nidi
di
formiche
,
e
qualche
bufalo
addormentato
lungo
la
via
;
era
sfinito
,
ma
non
sentiva
la
stanchezza
;
era
solo
,
e
non
aveva
paura
.
La
grandezza
della
foresta
ingrandiva
l
'
anima
sua
;
la
vicinanza
di
sua
madre
gli
dava
la
forza
e
la
baldanza
d
'
un
uomo
;
la
ricordanza
dell
'
oceano
,
degli
sgomenti
,
dei
dolori
sofferti
e
vinti
,
delle
fatiche
durate
,
della
ferrea
costanza
spiegata
,
gli
facea
,
alzare
la
fronte
;
tutto
il
suo
forte
e
nobile
sangue
genovese
gli
rifluiva
al
cuore
in
un
'
onda
ardente
d
'
alterezza
e
d
'
audacia
.
E
una
cosa
nuova
seguiva
in
lui
:
che
mentre
fino
allora
aveva
portata
nella
mente
un
'
immagine
della
madre
oscurata
e
sbiadita
un
poco
da
quei
due
anni
di
lontananza
,
in
quei
momenti
quell
'
immagine
gli
si
chiariva
;
egli
rivedeva
il
suo
viso
intero
e
netto
come
da
lungo
tempo
non
l
'
aveva
visto
più
;
lo
rivedeva
vicino
,
illuminato
,
parlante
;
rivedeva
i
movimenti
più
sfuggevoli
dei
suoi
occhi
e
delle
sue
labbra
,
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
tutti
i
suoi
gesti
,
tutte
le
ombre
dei
suoi
pensieri
;
e
sospinto
da
quei
ricordi
incalzanti
,
affrettava
il
passo
;
e
un
nuovo
affetto
,
una
tenerezza
indicibile
gli
cresceva
,
gli
cresceva
nel
cuore
,
facendogli
correre
giù
pel
viso
delle
lacrime
dolci
e
quiete
;
e
andando
avanti
nelle
tenebre
,
le
parlava
,
le
diceva
le
parole
che
le
avrebbe
mormorate
all
'
orecchio
tra
poco
:
-
Son
qui
,
madre
mia
,
eccomi
qui
,
non
ti
lascerò
mai
più
;
torneremo
a
casa
insieme
,
e
io
ti
starò
sempre
accanto
sul
bastimento
,
stretto
a
te
,
e
nessuno
mi
staccherà
mai
più
da
te
,
nessuno
,
mai
più
,
fin
che
avrai
vita
!
-
E
non
s
'
accorgeva
intanto
che
sulle
cime
degli
alberi
giganteschi
andava
morendo
la
luce
argentina
della
luna
nella
bianchezza
delicata
dell
'
alba
.
Alle
otto
di
quella
mattina
il
medico
di
Tucuman
,
-
un
giovane
argentino
-
era
già
al
letto
della
malata
,
in
compagnia
d
'
un
assistente
,
a
tentare
per
l
'
ultima
volta
di
persuaderla
a
lasciarsi
operare
;
e
con
lui
ripetevano
le
più
calde
istanze
l
'
ingegnere
Mequinez
e
la
sua
signora
.
Ma
tutto
era
inutile
.
La
donna
,
sentendosi
esausta
di
forze
,
non
aveva
più
fede
nell
'
operazione
;
essa
era
certissima
o
di
morire
sull
'
atto
o
di
non
sopravvivere
che
poche
ore
,
dopo
d
'
aver
sofferto
invano
dei
dolori
più
atroci
di
quelli
che
la
dovevano
uccidere
naturalmente
.
Il
medico
badava
a
ridirle
:
-
Ma
l
'
operazione
è
sicura
,
ma
la
vostra
salvezza
è
certa
,
purché
ci
mettiate
un
po
'
di
coraggio
!
Ed
è
egualmente
certa
la
vostra
morte
se
vi
rifiutate
!
-
Eran
parole
buttate
via
.
-
No
,
-
essa
rispondeva
,
con
la
voce
fioca
,
-
ho
ancora
coraggio
per
morire
;
ma
non
ne
ho
più
per
soffrire
inutilmente
.
Grazie
,
signor
dottore
.
È
destinato
così
.
Mi
lasci
morir
tranquilla
.
-
Il
medico
,
scoraggiato
,
desistette
.
Nessuno
parlò
più
.
Allora
la
donna
voltò
il
viso
verso
la
padrona
,
e
le
fece
con
voce
di
moribonda
le
sue
ultime
preghiere
.
-
Cara
,
buona
signora
,
-
disse
a
gran
fatica
,
singhiozzando
,
-
lei
manderà
quei
pochi
denari
e
le
mie
povere
robe
alla
mia
famiglia
...
per
mezzo
del
signor
Console
.
Io
spero
che
sian
tutti
vivi
.
Il
cuore
mi
predice
bene
in
questi
ultimi
momenti
.
Mi
farà
la
grazia
di
scrivere
...
che
ho
sempre
pensato
a
loro
,
che
ho
sempre
lavorato
per
loro
...
per
i
miei
figliuoli
...
e
che
il
mio
solo
dolore
fu
di
non
rivederli
più
...
ma
che
son
morta
con
coraggio
...
rassegnata
...
benedicendoli
;
e
che
raccomando
a
mio
marito
...
e
al
mio
figliuolo
maggiore
...
il
più
piccolo
,
il
mio
povero
Marco
...
che
l
'
ho
avuto
in
cuore
fino
all
'
ultimo
momento
...
-
Ed
esaltandosi
tutt
'
a
un
tratto
,
gridò
giungendo
le
mani
:
-
Il
mio
Marco
!
Il
mio
bambino
!
La
vita
mia
!
...
-
Ma
girando
gli
occhi
pieni
di
pianto
,
vide
che
la
padrona
non
c
'
era
più
:
eran
venuti
a
chiamarla
furtivamente
.
Cercò
il
padrone
:
era
sparito
.
Non
restavan
più
che
le
due
infermiere
e
l
'
assistente
.
Si
sentiva
nella
stanza
vicina
un
rumore
affrettato
di
passi
,
un
mormorio
di
voci
rapide
e
sommesse
,
e
d
'
esclamazioni
rattenute
.
La
malata
fissò
sull
'
uscio
gli
occhi
velati
,
aspettando
.
Dopo
alcuni
minuti
vide
comparire
il
medico
,
con
un
viso
insolito
;
poi
la
padrona
e
il
padrone
,
anch
'
essi
col
viso
alterato
.
Tutti
e
tre
la
guardarono
con
un
'
espressione
singolare
,
e
si
scambiarono
alcune
parole
a
bassa
voce
.
Le
parve
che
il
medico
dicesse
alla
signora
:
-
Meglio
subito
.
-
La
malata
non
capiva
.
-
Josefa
,
-
le
disse
la
padrona
con
la
voce
tremante
.
-
Ho
una
buona
notizia
da
darvi
.
Preparate
il
cuore
a
una
buona
notizia
.
La
donna
la
guardò
attentamente
.
-
Una
notizia
,
-
continuò
la
signora
,
sempre
più
agitata
,
-
che
vi
darà
una
grande
gioia
.
La
malata
dilatò
gli
occhi
.
-
Preparatevi
,
-
proseguì
la
padrona
,
-
a
vedere
una
persona
...
a
cui
volete
molto
bene
.
La
donna
alzò
il
capo
con
un
scatto
vigoroso
,
e
cominciò
a
guardare
rapidamente
ora
la
signora
ora
l
'
uscio
,
con
gli
occhi
sfolgoranti
.
-
Una
persona
,
-
soggiunse
la
signora
,
impallidendo
,
-
arrivata
or
ora
...
inaspettatamente
.
-
Chi
è
?
-
gridò
la
donna
con
una
voce
strozzata
e
strana
,
come
di
persona
spaventata
.
Un
istante
dopo
gittò
un
grido
altissimo
,
balzando
a
sedere
sul
letto
,
e
rimase
immobile
,
con
gli
occhi
spalancati
e
con
le
mani
alle
tempie
,
come
davanti
a
un
'
apparizione
sovrumana
.
Marco
,
lacero
e
polveroso
,
era
là
ritto
sulla
soglia
,
trattenuto
per
un
braccio
dal
dottore
.
La
donna
urlò
tre
volte
:
-
Dio
!
Dio
!
Dio
mio
!
Marco
si
slanciò
avanti
,
essa
protese
le
braccia
scarne
,
e
serrandolo
al
seno
con
la
forza
d
'
una
tigre
,
scoppiò
in
un
riso
violento
,
rotto
da
profondi
singhiozzi
senza
lagrime
,
che
la
fecero
ricader
soffocata
sul
cuscino
.
Ma
si
riprese
subito
e
gridò
pazza
di
gioia
,
tempestandogli
il
capo
di
baci
:
-
Come
sei
qui
?
Perché
?
Sei
tu
?
Come
sei
cresciuto
!
Chi
t
'
ha
condotto
?
Sei
solo
?
Non
sei
malato
?
Sei
tu
,
Marco
!
Non
è
un
sogno
!
Dio
mio
!
Parlami
!
-
Poi
cambiando
tono
improvvisamente
:
-
No
!
Taci
!
Aspetta
!
-
E
voltandosi
verso
il
medico
,
a
precipizio
:
-
Presto
,
subito
,
dottore
.
Voglio
guarire
.
Son
pronta
.
Non
perda
un
momento
.
Conducete
via
Marco
che
non
senta
.
Marco
mio
,
non
è
nulla
.
Mi
racconterai
.
Ancora
un
bacio
.
Va
.
Eccomi
qui
,
dottore
.
Marco
fu
portato
via
.
I
padroni
e
le
donne
uscirono
in
fretta
;
rimasero
il
chirurgo
e
l
'
assistente
,
che
chiusero
la
porta
.
Il
signor
Mequinez
tentò
di
tirar
Marco
in
una
stanza
lontana
;
ma
fu
impossibile
;
egli
parea
inchiodato
al
pavimento
.
-
Cosa
c
'
è
?
-
domandò
.
-
Cos
'
ha
mia
madre
?
Cosa
le
fanno
?
E
allora
il
Mequinez
,
piano
,
tentando
sempre
di
condurlo
via
:
-
Ecco
.
Senti
.
Ora
ti
dirò
.
Tua
madre
è
malata
,
bisogna
farle
una
piccola
operazione
,
ti
spiegherò
tutto
,
vieni
con
me
.
-
No
,
-
rispose
il
ragazzo
,
impuntandosi
,
-
voglio
star
qui
.
Mi
spieghi
qui
.
L
'
ingegnere
ammontava
parole
su
parole
,
tirandolo
:
il
ragazzo
cominciava
a
spaventarsi
e
a
tremare
.
A
un
tratto
un
grido
acutissimo
,
come
il
grido
d
'
un
ferito
a
morte
,
risonò
in
tutta
la
casa
.
Il
ragazzo
rispose
con
un
altro
grido
disperato
:
-
Mia
madre
è
morta
!
Il
medico
comparve
sull
'
uscio
e
disse
:
-
Tua
madre
è
salva
.
Il
ragazzo
lo
guardò
un
momento
e
poi
si
gettò
ai
suoi
piedi
singhiozzando
:
-
Grazie
dottore
!
Ma
il
dottore
lo
rialzò
d
'
un
gesto
,
dicendo
:
-
Levati
!
...
Sei
tu
,
eroico
fanciullo
,
che
hai
salvato
tua
madre
.
Estate
24
,
mercoledì
Marco
il
genovese
è
il
penultimo
piccolo
eroe
di
cui
facciamo
conoscenza
quest
'
anno
:
non
ne
resta
che
uno
per
il
mese
di
giugno
.
Non
ci
son
più
che
due
esami
mensili
,
ventisei
giorni
di
lezione
,
sei
giovedì
e
cinque
domeniche
.
Si
sente
già
l
'
aria
della
fine
dell
'
anno
.
Gli
alberi
del
giardino
,
fronzuti
e
fioriti
,
fanno
una
bell
'
ombra
sugli
attrezzi
della
ginnastica
.
Gli
scolari
son
già
vestiti
da
estate
.
È
bello
ora
veder
l
'
uscita
delle
classi
,
com
'
è
tutto
diverso
dai
mesi
scorsi
.
Le
capigliature
che
toccavan
le
spalle
sono
andate
giù
:
tutte
le
teste
sono
rapate
;
si
vedono
gambe
nude
e
colli
nudi
;
cappellini
di
paglia
d
'
ogni
forma
,
con
dei
nastri
che
scendon
fin
sulle
schiene
;
camicie
e
cravattine
di
tutti
i
colori
;
tutti
i
più
piccoli
con
qualche
cosa
addosso
di
rosso
o
d
'
azzurro
,
una
mostra
,
un
orlo
,
una
nappina
,
un
cencino
di
color
vivo
appiccicato
pur
che
sia
dalla
mamma
,
perché
faccia
figura
,
anche
i
più
poveri
,
e
molti
vengono
alla
scuola
senza
cappello
,
come
scappati
di
casa
.
Alcuni
portano
il
vestito
bianco
della
ginnastica
.
C
'
è
un
ragazzo
della
maestra
Delcati
che
è
tutto
rosso
da
capo
a
piedi
,
come
un
gambero
cotto
.
Parecchi
sono
vestiti
da
marinai
.
Ma
il
più
bello
è
il
muratorino
che
ha
messo
su
un
cappellone
di
paglia
,
che
gli
dà
l
'
aria
d
'
una
mezza
candela
col
paralume
;
ed
è
un
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
là
sotto
.
Coretti
anche
ha
smesso
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
e
porta
un
vecchio
berretto
di
seta
grigia
da
viaggiatore
.
Votini
ha
una
specie
di
vestimento
alla
scozzese
,
tutto
attillato
;
Crossi
mostra
il
petto
nudo
;
Precossi
sguazza
dentro
a
un
camiciotto
turchino
da
fabbro
ferraio
.
E
Garoffi
?
Ora
che
ha
dovuto
lasciare
il
mantellone
,
che
nascondeva
il
suo
commercio
,
gli
rimangono
scoperte
bene
tutte
le
tasche
gonfie
d
'
ogni
sorta
di
carabattole
da
rigattiere
,
e
gli
spuntan
fuori
le
liste
delle
lotterie
.
Ora
tutti
lascian
vedere
quello
che
portano
:
dei
ventagli
fatti
con
mezza
gazzetta
,
dei
bocciuoli
di
canna
,
delle
freccie
da
tirare
agli
uccelli
,
dell
'
erba
,
dei
maggiolini
che
sbucano
fuor
delle
tasche
e
vanno
su
pian
piano
per
le
giacchette
.
Molti
di
quei
piccoli
portano
dei
mazzetti
di
fiori
alle
maestre
.
Anche
le
maestre
son
tutte
vestite
da
estate
,
di
colori
allegri
;
fuorché
la
«
monachina
»
che
è
sempre
nera
,
e
la
maestrina
della
penna
rossa
ha
sempre
la
sua
penna
rossa
,
e
un
nodo
di
nastri
rosa
al
collo
,
tutti
sgualciti
dalle
zampette
dei
suoi
scolari
,
che
la
fanno
sempre
ridere
e
correre
.
È
la
stagione
delle
ciliegie
,
delle
farfalle
,
delle
musiche
sui
viali
e
delle
passeggiate
in
campagna
;
molti
di
quarta
scappano
già
a
bagnarsi
nel
Po
;
tutti
hanno
già
il
cuore
alle
vacanze
;
ogni
giorno
si
esce
dalla
scuola
più
impazienti
e
contenti
del
giorno
innanzi
.
Soltanto
mi
fa
pena
di
veder
Garrone
col
lutto
,
e
la
mia
povera
maestra
di
prima
che
è
sempre
più
smunta
e
più
bianca
e
tosse
sempre
più
forte
.
Cammina
curva
ora
,
e
mi
fa
un
saluto
così
triste
!
Poesia
26
,
venerdì
Tu
cominci
a
comprendere
la
poesia
della
scuola
,
Enrico
;
ma
la
scuola
,
per
ora
,
non
la
vedi
che
di
dentro
:
ti
parrà
molto
più
bella
e
più
poetica
fra
trent
'
anni
,
quando
ci
verrai
a
accompagnare
i
tuoi
figliuoli
,
e
la
vedrai
di
fuori
,
come
io
la
vedo
.
Aspettando
l
'
uscita
,
io
giro
per
le
strade
silenziose
,
intorno
all
'
edifizio
,
e
porgo
l
'
orecchio
alle
finestre
del
pian
terreno
,
chiuse
dalle
persiane
.
Da
una
finestra
sento
la
voce
d
'
una
maestra
che
dice
-
Ah
!
quel
taglio
di
t
!
Non
va
,
figliuol
mio
.
Che
ne
direbbe
tuo
padre
?
...
-
Alla
finestra
vicina
è
la
grossa
voce
d
'
un
maestro
che
detta
lentamente
.
-
Comperò
cinquanta
metri
di
stoffa
...
a
lire
quattro
e
cinquanta
il
metro
...
li
rivendette
...
-
Più
in
là
è
la
maestrina
della
penna
rossa
che
legge
ad
alta
voce
:
-
Allora
Pietro
Micca
con
la
miccia
accesa
...
-
Dalla
classe
vicina
esce
come
un
cinguettio
di
cento
uccelli
,
che
vuol
dir
che
il
maestro
è
andato
fuori
un
momento
.
Vo
innanzi
,
e
alla
svoltata
del
canto
sento
uno
scolaro
che
piange
,
e
la
voce
della
maestra
che
lo
rimprovera
o
lo
consola
.
Da
altre
finestre
vengono
fuori
dei
versi
,
dei
nomi
d
'
uomini
grandi
e
buoni
,
dei
frammenti
di
sentenze
che
consiglian
la
virtù
,
l
'
amor
di
patria
,
il
coraggio
.
Poi
seguono
dei
momenti
di
silenzio
,
in
cui
si
direbbe
che
l
'
edifizio
è
vuoto
,
e
non
par
possibile
che
ci
sian
dentro
settecento
ragazzi
,
poi
si
senton
degli
scoppi
rumorosi
d
'
ilarità
,
provocati
dallo
scherzo
d
'
un
maestro
di
buon
umore
...
E
la
gente
che
passa
si
sofferma
a
ascoltare
,
e
tutti
rivolgono
uno
sguardo
di
simpatia
a
quell
'
edificio
gentile
,
che
racchiude
tanta
giovinezza
e
tante
speranze
.
Poi
si
ode
un
improvviso
strepito
sordo
,
un
batter
di
libri
e
di
cartelle
,
uno
stropiccio
di
piedi
,
un
ronzìo
che
si
propaga
di
classe
in
classe
e
dal
basso
all
'
alto
,
come
al
diffondersi
improvviso
d
'
una
buona
notizia
:
è
il
bidello
che
gira
ad
annunziare
il
finis
.
E
a
quel
rumore
una
folla
di
donne
,
d
'
uomini
,
di
ragazze
e
di
giovanetti
,
si
stringono
di
qua
e
di
là
dalla
porta
,
a
aspettare
i
figliuoli
,
i
fratelli
,
i
nipotino
,
mentre
dagli
usci
delle
classi
schizzan
fuori
come
zampillando
nel
camerone
i
ragazzi
piccoli
,
a
pigliar
cappottini
e
cappelli
,
facendone
un
arruffìo
sul
pavimento
,
e
ballettando
tutt
'
in
giro
,
fin
che
il
bidello
li
ricaccia
dentro
a
uno
a
uno
.
E
finalmente
escono
,
in
lunghe
file
,
battendo
i
piedi
.
E
allora
da
tutti
i
parenti
comincia
la
pioggia
delle
domande
:
-
Hai
saputo
la
lezione
?
Quanto
t
'
ha
dato
del
lavoro
?
Che
cos
'
avete
per
domani
?
Quand
'
è
l
'
esame
mensile
?
-
E
anche
le
povere
madri
che
non
sanno
leggere
,
aprono
i
quaderni
,
guardano
i
problemi
,
domandano
i
punti
:
-
Solamente
otto
?
-
Dieci
con
lode
?
-
Nove
di
lezione
?
-
E
s
'
inquietano
e
si
rallegrano
e
interrogano
i
maestri
e
parlan
di
programmi
e
d
'
esami
.
Com
'
è
bello
tutto
questo
,
com
'
è
grande
,
e
che
immensa
promessa
è
pel
mondo
!
TUO
PADRE
La
sordomuta
28
,
domenica
Non
potevo
finirlo
meglio
che
con
la
visita
di
questa
mattina
il
mese
di
maggio
.
Udiamo
una
scampanellata
,
corriamo
tutti
.
Sento
mio
padre
che
dice
in
tuono
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
,
Giorgio
?
-
Era
Giorgio
,
il
nostro
giardiniere
di
Chieri
,
che
ora
ha
la
famiglia
a
Condove
,
arrivato
allora
allora
da
Genova
,
dov
'
era
sbarcato
il
giorno
avanti
,
di
ritorno
dalla
Grecia
,
dopo
tre
anni
che
lavorava
alle
strade
ferrate
.
Aveva
un
grosso
fagotto
fra
le
braccia
.
È
un
po
'
invecchiato
,
ma
sempre
rosso
in
viso
e
gioviale
.
Mio
padre
voleva
che
entrasse
;
ma
egli
disse
di
no
,
e
domandò
subito
,
facendo
il
viso
serio
:
-
Come
va
la
mia
famiglia
?
Come
sta
Gigia
?
-
Bene
fino
a
pochi
giorni
fa
,
-
rispose
mia
madre
.
Giorgio
tirò
un
gran
sospiro
:
-
Oh
!
Sia
lodato
Iddio
!
Non
avevo
il
coraggio
di
presentarmi
ai
Sordomuti
senz
'
aver
notizie
da
lei
.
Io
lascio
qui
il
fagotto
e
scappo
a
pigliarla
.
Tre
anni
che
non
la
vedo
la
mia
povera
figliuola
!
Tre
anni
che
non
vedo
nessuno
dei
miei
!
Mio
padre
mi
disse
:
-
Accompagnalo
.
-
Ancora
una
parola
,
mi
scusi
,
-
disse
il
giardiniere
sul
pianerottolo
.
Ma
mio
padre
l
'
interruppe
:
-
E
gli
affari
?
-
Bene
,
-
rispose
,
-
grazie
a
Dio
.
Qualche
soldo
l
'
ho
portato
.
Ma
volevo
domandare
.
Come
va
l
'
istruzione
della
mutina
,
dica
un
po
'
.
Io
l
'
ho
lasciata
che
era
come
un
povero
animaletto
,
povera
creatura
.
Io
ci
credo
poco
,
già
,
a
questi
collegi
.
Ha
imparato
a
fare
i
segni
?
Mia
moglie
mi
scriveva
bene
:
-
Impara
a
parlare
,
fa
progressi
.
-
Ma
,
dicevo
io
,
che
cosa
vale
che
impari
a
parlare
lei
se
io
i
segni
non
li
so
fare
?
Come
faremo
a
intenderci
,
povera
piccina
?
Quello
è
buono
per
capirsi
fra
loro
,
un
disgraziato
con
l
'
altro
.
Come
va
,
dunque
?
Come
va
?
Mio
padre
sorrise
,
e
rispose
:
-
Non
vi
dico
nulla
;
vedrete
voi
;
andate
,
andate
;
non
le
rubate
un
minuto
di
più
.
Uscimmo
;
l
'
istituto
è
vicino
.
Strada
facendo
,
a
grandi
passi
,
il
giardiniere
mi
parlava
,
rattristandosi
.
-
Ah
!
la
mia
povera
Gigia
!
Nascere
con
quella
disgrazia
!
Dire
che
non
mi
son
mai
sentito
chiamar
padre
da
lei
,
che
lei
non
s
'
è
mai
sentita
chiamar
figliuola
da
me
,
che
mai
non
ha
detto
né
inteso
una
parola
al
mondo
!
E
grazia
che
s
'
è
trovato
un
signore
caritatevole
che
ha
fatto
le
spese
dell
'
istituto
.
Ma
tanto
...
prima
degli
otto
anni
non
c
'
è
potuta
andare
.
Son
tre
anni
che
non
è
in
casa
.
Va
per
gli
undici
,
adesso
.
È
cresciuta
,
mi
dica
un
po
'
,
è
cresciuta
?
È
di
buon
umore
?
-
Ora
vedrete
,
ora
vedrete
,
-
gli
risposi
affrettando
il
passo
.
-
Ma
dov
'
è
quest
'
istituto
?
-
domandò
.
-
Mia
moglie
ce
l
'
accompagnò
ch
'
ero
già
partito
.
Mi
pare
che
debba
essere
da
queste
parti
.
Eravamo
appunto
arrivati
.
Entrammo
subito
nel
parlatorio
.
Ci
venne
incontro
un
custode
.
-
Sono
il
padre
di
Gigia
Voggi
,
disse
il
giardiniere
;
-
la
mia
figliuola
subito
subito
.
-
Sono
in
ricreazione
,
-
rispose
il
custode
,
-
vado
a
avvertir
la
maestra
.
-
E
scappò
.
Il
giardiniere
non
poteva
più
né
parlare
,
né
star
fermo
;
guardava
i
quadri
alle
pareti
,
senza
veder
nulla
.
La
porta
s
'
aperse
:
entrò
una
maestra
,
vestita
di
nero
,
con
una
ragazza
per
mano
.
Padre
e
figliuola
si
guardarono
un
momento
e
poi
si
slanciarono
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
mettendo
un
grido
.
La
ragazza
era
vestita
di
rigatino
bianco
e
rossiccio
,
con
un
grembiale
grigio
.
È
più
alta
di
me
.
Piangeva
e
teneva
suo
padre
stretto
al
collo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
.
Suo
padre
si
svincolò
,
e
si
mise
a
guardarla
da
capo
a
piedi
,
coi
lucciconi
agli
occhi
,
ansando
come
se
avesse
fatto
una
gran
corsa
;
e
sclamò
:
-
Ah
!
com
'
è
cresciuta
!
come
s
'
è
fatta
bella
!
Oh
la
mia
cara
,
la
mia
povera
Gigia
!
La
mia
povera
mutina
!
È
lei
,
signora
,
la
maestra
?
Le
dica
un
po
'
che
mi
faccia
pure
i
suoi
segni
,
che
qualche
cosa
capirò
,
e
poi
imparerò
a
poco
a
poco
.
Le
dica
che
mi
faccia
capire
qualche
cosa
,
coi
gesti
.
La
maestra
sorrise
e
disse
a
bassa
voce
alla
ragazza
:
-
Chi
è
quest
'
uomo
che
t
'
è
venuto
a
trovare
?
E
la
ragazza
,
con
una
voce
grossa
,
strana
,
stuonata
come
quella
d
'
un
selvaggio
che
parlasse
per
la
prima
volta
la
nostra
lingua
,
ma
pronunciando
chiaro
,
e
sorridendo
,
rispose
:
-
È
mi
-
o
pa
-
dre
.
Il
giardiniere
diede
un
passo
indietro
e
gridò
come
un
matto
:
-
Parla
!
Ma
è
possibile
!
Ma
è
possibile
!
Parla
?
Ma
tu
parli
,
bambina
mia
,
parli
?
dimmi
un
poco
:
parli
?
-
E
di
nuovo
l
'
abbracciò
e
la
baciò
sulla
fronte
tre
volte
.
-
Ma
non
è
coi
gesti
che
parlano
,
signora
maestra
,
non
è
con
le
dita
,
così
?
Ma
cosa
è
questo
?
-
No
,
signor
Voggi
,
-
rispose
la
maestra
,
-
non
è
coi
gesti
.
Quello
era
il
metodo
antico
.
Qui
s
'
insegna
col
metodo
nuovo
,
col
metodo
orale
.
Come
non
lo
sapevate
?
-
Ma
io
non
sapevo
niente
!
-
rispose
il
giardiniere
,
trasecolato
.
-
Tre
anni
che
son
fuori
!
O
me
l
'
avranno
scritto
e
non
l
'
ho
capito
.
Sono
una
testa
di
legno
,
io
.
O
figliuola
mia
,
tu
mi
capisci
,
dunque
?
Senti
la
mia
voce
?
Rispondi
un
poco
:
mi
senti
?
Senti
quello
che
ti
dico
?
-
Ma
no
,
buon
uomo
,
-
disse
la
maestra
,
-
la
voce
non
la
sente
,
perché
è
sorda
.
Essa
capisce
dai
movimenti
della
vostra
bocca
quali
sono
le
parole
che
voi
dite
;
ecco
la
cosa
;
ma
non
sente
le
vostre
parole
e
neppure
quello
che
essa
dice
a
voi
;
le
pronuncia
perché
le
abbiamo
insegnato
,
lettera
per
lettera
,
come
deve
atteggiar
le
labbra
e
muover
la
lingua
,
e
che
sforzo
deve
far
col
petto
e
con
la
gola
,
per
metter
fuori
la
voce
.
Il
giardiniere
non
capì
,
e
stette
a
bocca
aperta
.
Non
ci
credeva
ancora
.
-
Dimmi
,
Gigia
,
-
domandò
alla
figliuola
,
parlandole
all
'
orecchio
,
-
sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
-
E
rialzato
il
viso
,
stette
a
aspettar
la
risposta
.
La
ragazza
lo
guardò
,
pensierosa
,
e
non
disse
nulla
.
Il
padre
rimase
turbato
.
La
maestra
rise
.
Poi
disse
:
-
Buon
uomo
,
non
vi
risponde
perché
non
ha
visto
i
movimenti
delle
vostre
labbra
:
le
avete
parlato
all
'
orecchio
!
Ripetete
la
domanda
tenendo
bene
il
vostro
viso
davanti
al
suo
.
Il
padre
,
guardandola
bene
in
faccia
,
ripeté
:
-
Sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
che
non
se
ne
vada
più
via
?
La
ragazza
,
che
gli
aveva
guardato
attenta
le
labbra
,
cercando
anche
di
vedergli
dentro
alla
bocca
,
rispose
francamente
:
-
Sì
,
so
-
no
contenta
,
che
sei
tor
-
na
-
to
,
che
non
vai
via
...
mai
più
.
Il
padre
l
'
abbracciò
impetuosamente
,
e
poi
in
fretta
e
in
furia
,
per
accertarsi
meglio
,
la
affollò
di
domande
.
-
Come
si
chiama
la
mamma
?
-
An
-
tonia
.
-
Come
si
chiama
la
tua
sorella
piccola
?
-
A
-
de
-
laide
.
-
Come
si
chiama
questo
collegio
?
-
Dei
sor
-
do
-
muti
.
-
Quanto
fa
due
volte
dieci
?
-
Venti
.
Mentre
credevamo
che
ridesse
di
gioia
,
tutt
'
a
un
tratto
si
mise
a
piangere
.
Ma
era
gioia
anche
quella
.
-
Animo
,
-
gli
disse
la
maestra
,
-
avete
motivo
di
rallegrarvi
,
non
di
piangere
.
Vedete
che
fate
piangere
anche
la
vostra
figliuola
.
Siete
contento
,
dunque
?
Il
giardiniere
afferrò
la
mano
alla
maestra
e
gliela
baciò
due
o
tre
volte
dicendo
:
-
Grazie
,
grazie
,
cento
volte
grazie
,
mille
volte
grazie
,
cara
signora
maestra
!
E
mi
perdoni
che
non
le
so
dir
altro
!
-
Ma
non
solo
parla
,
-
gli
disse
la
maestra
;
-
la
vostra
figliuola
sa
scrivere
.
Sa
far
di
conto
.
Conosce
il
nome
di
tutti
gli
oggetti
usuali
.
Sa
un
poco
di
storia
e
di
geografia
.
Ora
è
nella
classe
normale
.
Quando
avrà
fatte
le
altre
due
classi
,
saprà
molto
,
molto
di
più
.
Uscirà
di
qui
che
sarà
in
grado
di
prendere
una
professione
.
Ci
abbiamo
già
dei
sordomuti
che
stanno
nelle
botteghe
a
servir
gli
avventori
,
e
fanno
i
loro
affari
come
gli
altri
.
Il
giardiniere
rimase
stupito
daccapo
.
Pareva
che
gli
si
confondessero
le
idee
un
'
altra
volta
.
Guardò
la
figliuola
e
si
grattò
la
fronte
.
Il
suo
viso
domandava
ancora
una
spiegazione
.
Allora
la
maestra
si
voltò
al
custode
e
gli
disse
:
-
Chiamatemi
una
bimba
della
classe
preparatoria
.
Il
custode
tornò
poco
dopo
con
una
sordomuta
di
otto
o
nove
anni
,
entrata
da
pochi
giorni
nell
'
istituto
.
-
Questa
,
-
disse
la
maestra
,
-
è
una
di
quelle
a
cui
insegniamo
i
primi
elementi
.
Ecco
come
si
fa
.
Voglio
farle
dire
e
.
State
attento
.
-
La
maestra
aperse
la
bocca
,
come
si
apre
per
pronunciare
la
vocale
e
,
e
accennò
alla
bimba
che
aprisse
la
bocca
nella
stessa
maniera
.
La
bimba
obbedì
.
Allora
la
maestra
le
fece
cenno
che
mettesse
fuori
la
voce
.
Quella
mise
fuori
la
voce
,
ma
invece
di
e
,
pronunziò
o
.
-
No
,
-
disse
la
maestra
,
-
non
è
questo
.
-
E
pigliate
le
due
mani
della
bimba
,
se
ne
mise
una
aperta
sulla
gola
e
l
'
altra
sul
petto
,
e
ripeté
:
-
e
.
-
La
bimba
,
sentito
con
le
mani
il
movimento
della
gola
e
del
petto
della
maestra
,
riaperse
la
bocca
come
prima
,
e
pronunziò
benissimo
:
-
e
.
-
Nello
stesso
modo
la
maestra
le
fece
dire
c
e
d
,
sempre
tenendosi
le
due
piccole
mani
sul
petto
e
sulla
gola
.
-
Avete
capito
ora
?
-
domandò
.
Il
padre
aveva
capito
;
ma
pareva
più
meravigliato
di
quando
non
capiva
.
-
E
insegnano
a
parlare
in
quella
maniera
?
-
domandò
,
dopo
un
minuto
di
riflessione
,
guardando
la
maestra
.
-
Hanno
la
pazienza
d
'
insegnare
a
parlare
a
quella
maniera
,
a
poco
a
poco
,
a
tutti
quanti
?
a
uno
a
uno
?
...
per
anni
e
anni
?
...
Ma
loro
sono
santi
,
sono
!
Ma
loro
sono
angeli
del
paradiso
!
Ma
non
c
'
è
al
mondo
una
ricompensa
,
per
loro
!
Che
cosa
ho
da
dire
?
...
Ah
!
mi
lascino
un
poco
con
la
mia
figliuola
,
ora
.
Me
la
lascino
cinque
minuti
per
me
solo
.
E
tiratala
a
sedere
in
disparte
cominciò
a
interrogarla
,
e
quella
a
rispondere
,
ed
egli
rideva
con
gli
occhi
lustri
,
battendosi
i
pugni
sulle
ginocchia
,
e
pigliava
la
figliuola
con
le
mani
,
guardandola
,
fuor
di
sé
dalla
contentezza
a
sentirla
,
come
se
fosse
una
voce
che
venisse
dal
cielo
;
poi
domandò
alla
maestra
:
-
Il
signor
Direttore
,
sarebbe
permesso
di
ringraziarlo
?
-
Il
Direttore
non
c
'
è
,
-
rispose
la
maestra
.
-
Ma
c
'
è
un
'
altra
persona
che
dovreste
ringraziare
.
Qui
ogni
ragazza
piccola
è
data
in
cura
a
una
compagna
più
grande
,
che
le
fa
da
sorella
,
da
madre
.
La
vostra
è
affidata
a
una
sordomuta
di
diciassette
anni
,
figliuola
d
'
un
fornaio
,
che
è
buona
e
le
vuol
bene
molto
:
da
due
anni
va
a
aiutarla
a
vestirsi
ogni
mattina
,
la
pettina
,
le
insegna
a
cucire
,
le
accomoda
la
roba
,
le
tien
buona
compagnia
.
Luigia
,
come
si
chiama
la
tua
mamma
dell
'
istituto
?
La
ragazza
sorrise
e
rispose
:
-
Cate
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Poi
disse
a
suo
padre
:
-
Mol
-
to
,
mol
-
to
buona
.
Il
custode
,
uscito
a
un
cenno
della
maestra
,
ritornò
quasi
subito
con
una
sordomuta
bionda
,
robusta
di
viso
allegro
,
vestita
anch
'
essa
di
rigatino
rossiccio
col
grembiale
grigio
;
la
quale
si
arrestò
sull
'
uscio
e
arrossì
;
poi
chinò
la
testa
,
ridendo
.
Aveva
il
corpo
d
'
una
donna
,
e
pareva
una
bambina
.
La
figliuola
di
Giorgio
le
corse
subito
incontro
,
la
prese
per
un
braccio
come
una
bimba
e
la
tirò
davanti
a
suo
padre
,
dicendo
con
la
sua
grossa
voce
:
-
Ca
-
te
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Ah
!
la
brava
ragazza
!
-
esclamò
il
padre
,
e
allungò
la
mano
per
carezzarla
,
ma
la
tirò
indietro
,
e
ripeté
:
-
Ah
!
la
buona
ragazza
,
che
Dio
la
benedica
,
che
le
dia
tutte
le
fortune
,
tutte
le
consolazioni
,
che
la
faccia
sempre
felice
lei
e
tutti
i
suoi
,
una
buona
ragazza
così
,
povera
la
mia
Gigia
,
è
un
onesto
operaio
,
un
povero
padre
di
famiglia
che
glielo
augura
di
tutto
cuore
!
La
ragazza
grande
accarezzava
la
piccola
,
sempre
tenendo
il
viso
basso
e
sorridendo
;
e
il
giardiniere
continuava
a
guardarla
,
come
una
madonna
.
-
Oggi
vi
potete
pigliar
con
voi
la
vostra
figliuola
,
-
disse
la
maestra
.
-
Se
me
la
piglio
!
-
rispose
il
giardiniere
.
-
Me
la
conduco
a
Condove
e
la
riporto
domani
mattina
.
Si
figuri
un
po
'
se
non
me
la
piglio
!
-
La
figliuola
scappò
a
vestirsi
.
-
Dopo
tre
anni
che
non
la
vedo
!
-
riprese
il
giardiniere
.
-
Ora
che
parla
!
A
Condove
subito
me
la
porto
.
Ma
prima
voglio
far
un
giro
per
Torino
con
la
mia
mutina
a
braccetto
,
che
tutti
la
vedano
,
e
condurla
dalle
mie
quattro
conoscenze
,
che
la
sentano
!
Ah
!
la
bella
giornata
!
Questa
si
chiama
una
consolazione
.
!
Qua
il
braccio
a
tuo
padre
,
Gigia
mia
!
-
La
ragazza
,
ch
'
era
tornata
con
una
mantellina
e
una
cuffietta
,
gli
diede
il
braccio
.
-
E
grazie
a
tutti
!
-
disse
il
padre
di
sull
'
uscio
.
-
Grazie
a
tutti
con
tutta
l
'
anima
mia
!
Tornerò
ancora
una
volta
a
ringraziar
tutti
!
Rimase
un
momento
sopra
pensiero
,
poi
si
staccò
bruscamente
dalla
ragazza
,
tornò
indietro
frugandosi
con
una
mano
nella
sottoveste
,
e
gridò
come
un
furioso
:
-
Ebbene
,
sono
un
povero
diavolo
,
ma
ecco
qui
,
lascio
venti
lire
per
l
'
istituto
,
un
marengo
d
'
oro
bell
'
e
nuovo
.
E
dando
un
gran
colpo
sul
tavolino
,
vi
lasciò
il
marengo
.
-
No
,
no
,
brav
'
uomo
,
-
disse
la
maestra
commossa
.
-
Ripigliatevi
il
vostro
denaro
.
Io
non
lo
posso
accettare
.
Ripigliatevelo
.
Non
tocca
a
me
.
Verrete
quando
ci
sarà
il
Direttore
.
Ma
non
accetterà
nemmeno
lui
,
statene
sicuro
.
Avete
faticato
troppo
per
guadagnarveli
,
pover
'
uomo
.
Vi
saremo
tutti
grati
lo
stesso
.
-
No
,
io
lo
lascio
,
-
rispose
il
giardiniere
,
intestato
;
-
e
poi
...
si
vedrà
.
Ma
la
maestra
gli
rimise
la
moneta
in
tasca
senza
lasciargli
il
tempo
di
respingerla
.
E
allora
egli
si
rassegnò
,
crollando
il
capo
;
e
poi
,
rapidamente
,
mandato
un
bacio
con
la
mano
alla
maestra
e
alla
ragazza
grande
,
e
ripreso
il
braccio
della
sua
figliuola
,
si
slanciò
con
lei
fuor
della
porta
dicendo
:
-
Vieni
,
vieni
,
figliuola
mia
,
povera
mutina
mia
,
mio
tesoro
!
E
la
figliuola
esclamò
con
la
sua
voce
grossa
:
-
Oh
-
che
-
bel
-
sole
!
GIUGNO
Garibaldi
3
,
sabato
.
Domani
è
la
festa
nazionale
Oggi
è
un
lutto
nazionale
.
Ieri
sera
è
morto
Garibaldi
.
Sai
chi
era
?
È
quello
che
affrancò
dieci
milioni
d
'
Italiani
dalla
tirannia
dei
Borboni
.
È
morto
a
settantacinque
anni
.
Era
nato
a
Nizza
,
figliuolo
d
'
un
capitano
di
bastimento
.
A
otto
anni
salvò
la
vita
a
una
donna
,
a
tredici
,
tirò
a
salvamento
una
barca
piena
di
compagni
che
naufragavano
,
a
ventisette
,
trasse
dall
'
acque
di
Marsiglia
un
giovanetto
che
s
'
annegava
,
a
quarant
'
uno
scampò
un
bastimento
dall
'
incendio
sull
'
Oceano
.
Egli
combatté
dieci
anni
in
America
per
la
libertà
d
'
un
popolo
straniero
,
combatté
in
tre
guerre
contro
gli
Austriaci
per
la
liberazione
della
Lombardia
e
del
Trentino
difese
Roma
dai
Francesi
nel
1849
,
liberò
Palermo
e
Napoli
nel
1860
,
ricombatté
per
Roma
nel
'67
,
lottò
nel
1870
contro
i
Tedeschi
in
difesa
della
Francia
.
Egli
aveva
la
fiamma
dell
'
eroismo
e
il
genio
della
guerra
.
Combatté
in
quaranta
combattimenti
e
ne
vinse
trentasette
.
Quando
non
combatté
,
lavorò
per
vivere
o
si
chiuse
in
un
'
isola
solitaria
a
coltivare
la
terra
.
Egli
fu
maestro
marinaio
,
operaio
,
negoziante
,
soldato
,
generale
,
dittatore
.
Era
grande
,
semplice
e
buono
.
Odiava
tutti
gli
oppressori
;
amava
tutti
i
popoli
;
proteggeva
tutti
i
deboli
;
non
aveva
altra
aspirazione
che
il
bene
,
rifiutava
gli
onori
;
disprezzava
la
morte
,
adorava
l
'
Italia
.
Quando
gettava
un
grido
di
guerra
,
legioni
di
valorosi
accorrevano
a
lui
da
ogni
parte
.
signori
lasciavano
i
palazzi
;
operai
le
officine
,
giovanetti
le
scuole
per
andar
a
combattere
al
sole
della
sua
gloria
.
In
guerra
portava
una
camicia
rossa
.
Era
forte
,
biondo
,
bello
.
Sui
campi
di
battaglia
era
un
fulmine
,
negli
affetti
un
fanciullo
,
nei
dolori
un
santo
.
Mille
Italiani
son
morti
per
la
patria
,
felici
morendo
di
vederlo
passar
di
lontano
vittorioso
migliaia
si
sarebbero
fatti
uccidere
per
lui
;
milioni
lo
benedissero
e
lo
benediranno
.
È
morto
.
Il
mondo
intero
lo
piange
.
Tu
non
lo
comprendi
per
ora
.
Ma
leggerai
le
sue
gesta
,
udrai
parlar
di
lui
continuamente
nella
vita
;
e
via
via
che
crescerai
,
la
sua
immagine
crescerà
pure
davanti
a
te
;
quando
sarai
un
uomo
,
lo
vedrai
gigante
,
e
quando
non
sarai
più
al
mondo
tu
,
quando
non
vivranno
più
i
figli
dei
tuoi
figli
,
e
quelli
che
saran
nati
da
loro
,
ancora
le
generazioni
vedranno
in
alto
la
sua
testa
luminosa
di
rendentore
di
popoli
coronata
dai
nomi
delle
sue
vittorie
come
da
un
cerchio
di
stelle
,
e
ad
ogni
italiano
risplenderà
la
fronte
e
l
'
anima
pronunziando
il
suo
nome
.
TUO
PADRE
L
'
esercito
11
,
domenica
.
Festa
nazionale
.
Ritardata
di
sette
giorni
per
la
morte
di
Garibaldi
Siamo
andati
in
piazza
Castello
a
veder
la
rassegna
dei
soldati
,
che
sfilarono
davanti
al
Comandante
del
Corpo
d
'
esercito
,
in
mezzo
a
due
grandi
ali
di
popolo
.
Via
via
che
sfilavano
,
al
suono
delle
fanfare
e
delle
bande
,
mio
padre
mi
accennava
i
Corpi
e
le
glorie
delle
bandiere
.
Primi
gli
allievi
dell
'
Accademia
,
quelli
che
saranno
ufficiali
del
Genio
e
dell
'
Artiglieria
,
circa
trecento
,
vestiti
di
nero
,
passarono
,
con
una
eleganza
ardita
e
sciolta
di
soldati
e
di
studenti
.
Dopo
di
loro
sfilò
la
fanteria
:
la
brigata
Aosta
che
combatté
a
Goito
e
a
San
Martino
,
e
la
brigata
Bergamo
che
combatté
a
Castelfidardo
,
quattro
reggimenti
,
compagnie
dietro
compagnie
,
migliaia
di
nappine
rosse
,
che
parevan
tante
doppie
ghirlande
lunghissime
di
fiori
color
di
sangue
,
tese
e
scosse
pei
due
capi
,
e
portate
a
traverso
alla
folla
.
Dopo
la
fanteria
s
'
avanzarono
i
soldati
del
Genio
,
gli
operai
della
guerra
,
coi
pennacchi
di
crini
neri
e
i
galloni
cremisini
;
e
mentre
questi
sfilavano
,
si
vedevano
venire
innanzi
dietro
di
loro
centinaia
di
lunghe
penne
diritte
,
che
sorpassavano
le
teste
degli
spettatori
:
erano
gli
alpini
,
i
difensori
delle
porte
d
'
Italia
,
tutti
alti
,
rosei
e
forti
,
coi
capelli
alla
calabrese
e
le
mostre
di
un
bel
verde
vivo
,
color
dell
'
erba
delle
loro
montagne
.
Sfilavano
ancor
gli
alpini
,
che
corse
un
fremito
nella
folla
,
e
i
bersaglieri
,
l
'
antico
dodicesimo
battaglione
,
i
primi
che
entrarono
in
Roma
per
la
breccia
di
Porta
Pia
,
bruni
,
lesti
,
vivi
,
coi
pennacchi
sventolanti
,
passarono
come
un
'
ondata
d
'
un
torrente
nero
,
facendo
echeggiare
la
piazza
di
squilli
acuti
di
tromba
che
sembravan
grida
d
'
allegrezza
.
Ma
la
loro
fanfara
fu
coperta
da
uno
strepito
rotto
e
cupo
che
annunziò
l
'
artiglieria
di
campagna
;
e
allora
passarono
superbamente
,
seduti
sugli
alti
cassoni
,
tirati
da
trecento
coppie
di
cavalli
impetuosi
i
bei
soldati
dai
cordoni
gialli
e
i
lunghi
cannoni
di
bronzo
e
d
'
acciaio
,
scintillanti
sugli
affusti
leggieri
,
che
saltavano
e
risonavano
,
e
ne
tremava
la
terra
.
E
poi
venne
su
lenta
,
grave
,
bella
nella
sua
apparenza
faticosa
e
rude
,
coi
suoi
grandi
soldati
,
coi
suoi
muli
potenti
,
l
'
artiglieria
di
montagna
,
che
porta
lo
sgomento
e
la
morte
fin
dove
sale
il
piede
dell
'
uomo
.
E
infine
passò
di
galoppo
,
con
gli
elmi
al
sole
con
le
lancie
erette
,
con
le
bandiere
al
vento
,
sfavillando
d
'
argento
e
d
'
oro
,
empiendo
l
'
aria
di
tintinni
e
di
nitriti
,
il
bel
reggimento
Genova
cavalleria
,
che
turbinò
su
dieci
campi
di
battaglia
,
da
Santa
Lucia
a
Villafranca
.
-
Come
è
bello
!
-
io
esclamai
.
Ma
mio
padre
mi
fece
quasi
un
rimprovero
di
quella
parola
,
e
mi
disse
:
-
Non
considerare
l
'
esercito
come
un
bello
spettacolo
.
Tutti
questi
giovani
pieni
di
forza
e
di
speranze
possono
da
un
giorno
all
'
altro
esser
chiamati
a
difendere
il
nostro
paese
,
e
in
poche
ore
cader
sfracellati
tutti
dalle
palle
e
dalla
mitraglia
.
Ogni
volta
che
senti
gridare
in
una
festa
:
Viva
l
'
esercito
,
viva
l
'
Italia
,
raffigurati
,
di
là
dai
reggimenti
che
passano
,
una
campagna
coperta
di
cadaveri
e
allagata
di
sangue
,
e
allora
l
'
evviva
all
'
esercito
t
'
escirà
più
dal
profondo
del
cuore
,
e
l
'
immagine
dell
'
Italia
t
'
apparirà
più
severa
e
più
grande
.
Italia
14
,
martedì
Salutala
così
la
patria
,
nei
giorni
delle
sue
feste
:
-
Italia
,
patria
mia
,
nobile
e
cara
terra
,
dove
mio
padre
e
mia
madre
nacquero
e
saranno
sepolti
,
dove
io
spero
di
vivere
e
di
morire
,
dove
i
miei
figli
cresceranno
e
morranno
;
bella
Italia
,
grande
e
gloriosa
da
molti
secoli
;
unita
e
libera
da
pochi
anni
;
che
spargesti
tanta
luce
d
'
intelletti
divini
sul
mondo
,
e
per
cui
tanti
valorosi
moriron
sui
campi
e
tanti
eroi
sui
patiboli
;
madre
augusta
di
trecento
città
e
di
trenta
milioni
di
figli
,
io
,
fanciullo
,
che
ancora
non
ti
comprendo
e
non
ti
conosco
intera
,
io
ti
venero
e
t
'
amo
con
tutta
l
'
anima
mia
,
e
sono
altero
d
'
esser
nato
da
te
,
e
di
chiamarmi
figliuol
tuo
.
Amo
i
tuoi
mari
splendidi
e
le
tue
Alpi
sublimi
,
amo
i
tuoi
monumenti
solenni
e
le
tue
memorie
immortali
;
amo
la
tua
gloria
e
la
tua
bellezza
;
t
'
amo
e
ti
venero
tutta
come
quella
parte
diletta
di
te
,
dove
per
la
prima
volta
vidi
il
sole
e
intesi
il
tuo
nome
.
V
'
amo
tutte
di
un
solo
affetto
e
con
pari
gratitudine
,
Torino
valorosa
,
Genova
superba
,
dotta
Bologna
,
Venezia
incantevole
,
Milano
possente
;
v
'
amo
con
egual
reverenza
di
figlio
,
Firenze
gentile
e
Palermo
terribile
.
Napoli
immensa
e
bella
,
Roma
meravigliosa
ed
eterna
.
T
'
amo
,
patria
sacra
!
E
ti
giuro
che
amerò
tutti
i
figli
tuoi
come
fratelli
;
che
onorerò
sempre
in
cuor
mio
i
tuoi
grandi
vivi
e
i
tuoi
grandi
morti
;
che
sarò
un
cittadino
operoso
ed
onesto
,
inteso
costantemente
a
nobilitarmi
,
per
rendermi
degno
di
te
,
per
giovare
con
le
mie
minime
forze
a
far
sì
che
spariscano
un
giorno
dalla
tua
faccia
la
miseria
,
l
'
ignoranza
,
l
'
ingiustizia
,
il
delitto
,
e
che
tu
possa
vivere
ed
espanderti
tranquilla
nella
maestà
del
tuo
diritto
e
della
tua
forza
.
Giuro
che
ti
servirò
,
come
mi
sarà
concesso
,
con
l
'
ingegno
,
col
braccio
,
col
cuore
,
umilmente
e
arditamente
;
e
che
se
verrà
giorno
in
cui
dovrò
dare
per
te
il
mio
sangue
e
la
mia
vita
,
darò
il
mio
sangue
e
morrò
,
gridando
al
cielo
il
tuo
santo
nome
e
mandando
l
'
ultimo
mio
bacio
alla
tua
bandiera
benedetta
.
TUO
PADRE
32
gradi
Venerdì
,
16
In
cinque
giorni
che
passarono
dalla
festa
nazionale
il
caldo
è
cresciuto
di
tre
gradi
.
Ora
siamo
in
piena
estate
,
tutti
cominciano
a
essere
stanchi
,
hanno
tutti
perduto
i
bei
colori
rosati
della
primavera
;
i
colli
e
le
gambe
s
'
assottigliano
,
le
teste
ciondolano
e
gli
occhi
si
chiudono
.
Il
povero
Nelli
,
che
patisce
molto
il
caldo
e
ha
fatto
un
viso
di
cera
,
s
'
addormenta
qualche
volta
profondamente
,
col
capo
sul
quaderno
;
ma
Garrone
sta
sempre
attento
a
mettergli
davanti
un
libro
aperto
e
ritto
perché
il
maestro
non
lo
veda
.
Crossi
appoggia
la
sua
zucca
rossa
sul
banco
in
un
certo
modo
,
che
par
distaccata
dal
busto
e
messa
lì
.
Nobis
si
lamenta
che
ci
siamo
troppi
e
che
gli
guastiamo
l
'
aria
.
Ah
!
che
forza
bisogna
farsi
ora
per
istudiare
!
Io
guardo
dalle
finestre
di
casa
quei
begli
alberi
che
fanno
un
'
ombra
così
scura
,
dove
andrei
a
correre
tanto
volentieri
,
e
mi
vien
tristezza
e
rabbia
di
dovermi
andar
a
chiudere
tra
i
banchi
.
Ma
poi
mi
fo
animo
a
veder
la
mia
buona
madre
che
mi
guarda
sempre
,
quando
esco
dalla
scuola
per
veder
se
son
pallido
;
e
mi
dice
a
ogni
pagina
di
lavoro
:
-
Ti
senti
ancora
?
-
e
ogni
mattina
alle
sei
,
svegliandomi
per
la
lezione
:
-
Coraggio
!
Non
ci
son
più
che
tanti
giorni
:
poi
sarai
libero
e
riposerai
,
andrai
all
'
ombra
dei
viali
.
-
Sì
,
essa
ha
ben
ragione
a
rammentarmi
i
ragazzi
che
lavoran
nei
campi
sotto
la
sferza
del
sole
,
o
tra
le
ghiaie
bianche
dei
fiumi
,
che
accecano
e
scottano
,
e
quelli
delle
fabbriche
di
vetro
,
che
stanno
tutto
il
giorno
immobili
,
col
viso
chinato
sopra
una
fiamma
di
gas
;
e
si
levan
tutti
più
presto
di
noi
,
e
non
hanno
vacanze
.
Coraggio
,
dunque
!
E
anche
in
questo
è
il
primo
di
tutti
Derossi
,
che
non
soffre
né
caldo
né
sonno
,
vivo
sempre
,
allegro
coi
suoi
riccioli
biondi
,
com
'
era
d
'
inverno
,
e
studia
senza
fatica
,
e
tien
desti
tutti
intorno
a
sé
,
come
se
rinfrescasse
l
'
aria
con
la
sua
voce
.
E
ci
sono
due
altri
pure
,
sempre
svegli
e
attenti
:
quel
cocciuto
di
Stardi
,
che
si
punge
il
muso
per
non
addormentarsi
,
e
quanto
più
è
stanco
e
fa
caldo
,
e
tanto
più
stringe
i
denti
e
spalanca
gli
occhi
,
che
par
che
si
voglia
mangiare
il
maestro
;
e
quel
trafficone
di
Garoffi
tutto
affaccendato
a
fabbricare
ventagli
di
carta
rossa
ornati
con
figurine
di
scatole
di
fiammiferi
,
che
vende
a
due
centesimi
l
'
uno
.
Ma
il
più
bravo
è
Coretti
;
povero
Coretti
che
si
leva
alle
cinque
per
aiutare
suo
padre
a
portar
legna
!
Alle
undici
,
nella
scuola
,
non
può
più
tenere
gli
occhi
aperti
,
e
gli
casca
il
capo
sul
petto
.
E
nondimeno
si
riscuote
,
si
dà
delle
manate
nella
nuca
,
domanda
il
permesso
d
'
uscire
per
lavarsi
il
viso
,
si
fa
scrollare
e
pizzicottare
dai
vicini
.
Ma
tanto
questa
mattina
non
poté
reggere
e
s
'
addormentò
d
'
un
sonno
di
piombo
.
Il
maestro
lo
chiamò
forte
:
-
Coretti
!
-
Egli
non
sentì
.
Il
maestro
,
irritato
,
ripeté
:
-
Coretti
!
-
Allora
il
figliuolo
del
carbonaio
che
gli
sta
accanto
di
casa
,
s
'
alzò
e
disse
:
-
Ha
lavorato
dalle
cinque
alle
sette
a
portar
fascine
.
-
Il
maestro
lo
lasciò
dormire
,
e
continuò
a
far
lezione
per
una
mezz
'
ora
.
Poi
andò
al
banco
da
Coretti
e
piano
piano
,
soffiandogli
nel
viso
,
lo
svegliò
.
A
vedersi
davanti
il
maestro
,
si
fece
indietro
impaurito
.
Ma
il
maestro
gli
prese
il
capo
fra
le
mani
e
gli
disse
baciandolo
sui
capelli
:
-
Non
ti
rimprovero
,
figliuol
mio
.
Non
è
mica
il
sonno
della
pigrizia
il
tuo
;
è
il
sonno
della
fatica
.
Mio
padre
Sabato
,
17
Non
certo
il
tuo
compagno
Coretti
,
né
Garrone
,
risponderebbero
mai
al
loro
padre
come
tu
hai
risposto
al
tuo
questa
sera
.
Enrico
!
Come
è
possibile
?
Tu
mi
devi
giurare
che
questo
non
accadrà
mai
più
,
fin
ch
'
io
viva
.
Ogni
volta
che
a
un
rimprovero
di
tuo
padre
ti
correrà
una
cattiva
risposta
alle
labbra
,
pensa
a
quel
giorno
,
che
verrà
immancabilmente
,
quando
egli
ti
chiamerà
al
suo
letto
per
dirti
-
Enrico
,
io
ti
lascio
.
-
O
figliuol
mio
,
quando
sentirai
la
sua
voce
per
l
'
ultima
volta
,
e
anche
molto
tempo
dopo
,
quando
piangerai
solo
nella
sua
stanza
abbandonata
,
in
mezzo
a
quei
libri
ch
'
egli
non
aprirà
mai
più
,
allora
,
ricordandoti
d
'
avergli
mancato
qualche
volta
di
rispetto
,
ti
domanderai
tu
pure
:
-
Com
'
è
possibile
?
-
Allora
capirai
che
egli
è
sempre
stato
il
tuo
migliore
amico
,
che
quando
era
costretto
a
punirti
,
ne
soffriva
più
di
te
,
e
che
non
t
'
ha
mai
fatto
piangere
che
per
farti
del
bene
;
e
allora
ti
pentirai
,
e
bacierai
piangendo
quel
tavolino
su
cui
ha
tanto
lavorato
,
su
cui
s
'
è
logorata
la
vita
per
i
suoi
figliuoli
.
Ora
non
capisci
:
egli
ti
nasconde
tutto
di
sé
fuorché
la
sua
bontà
e
il
suo
amore
.
Tu
non
lo
sai
che
qualche
volta
egli
è
così
affranto
dalla
fatica
che
crede
di
non
aver
più
che
pochi
giorni
da
vivere
,
e
che
in
quei
momenti
non
parla
che
di
te
,
non
ha
altro
affanno
in
cuore
che
quello
di
lasciarti
povero
e
senza
protezione
!
E
quante
volte
,
pensando
a
questo
,
entra
nella
tua
camera
mentre
dormi
;
e
sta
là
col
lume
in
mano
a
guardarti
,
e
poi
fa
uno
sforzo
,
e
stanco
e
triste
com
'
è
,
torna
al
lavoro
!
E
neppure
sai
che
spesso
egli
ti
cerca
e
sta
con
te
,
perché
ha
un
'
amarezza
nel
cuore
,
dei
dispiaceri
che
a
tutti
gli
uomini
toccano
nel
mondo
,
e
cerca
te
come
un
amico
,
per
confortarsi
e
dimenticare
,
e
ha
bisogno
di
rifugiarsi
nel
tuo
affetto
,
per
ritrovare
la
serenità
e
il
coraggio
.
Pensa
dunque
che
dolore
dev
'
esser
per
lui
quando
invece
di
trovar
affetto
in
te
,
trova
freddezza
e
irriverenza
!
Non
macchiarti
mai
più
di
questa
orribile
ingratitudine
!
Pensa
che
se
anche
fossi
buono
come
un
santo
,
non
potresti
mai
compensarlo
abbastanza
di
quello
che
ha
fatto
e
fa
continuamente
per
te
.
E
pensa
anche
:
sulla
vita
non
si
può
contare
:
una
disgrazia
ti
potrebbe
toglier
tuo
padre
mentre
sei
ancora
ragazzo
,
fra
due
anni
,
fra
tre
mesi
;
domani
.
Ah
!
povero
Enrico
mio
,
come
vedresti
cambiar
tutto
intorno
a
te
,
allora
,
come
ti
parrebbe
vuota
,
desolata
la
casa
,
con
la
tua
povera
madre
vestita
di
nero
!
Va
'
,
figliuolo
;
va
'
da
tuo
padre
:
egli
è
nella
sua
stanza
che
lavora
:
va
'
in
punta
di
piedi
,
che
non
ti
senta
entrare
,
va
'
a
metter
la
fronte
sulle
sue
ginocchia
e
a
dirgli
che
ti
perdoni
e
ti
benedica
.
TUA
MADRE
In
campagna
19
,
lunedì
Il
mio
buon
padre
mi
perdonò
,
anche
questa
volta
,
e
mi
lasciò
andare
alla
scampagnata
che
si
era
combinata
mercoledì
col
padre
di
Coretti
,
il
rivenditor
di
legna
.
Ne
avevamo
tutti
bisogno
d
'
una
boccata
d
'
aria
di
collina
.
Fu
una
festa
.
Ci
trovammo
ieri
alle
due
in
piazza
dello
Statuto
,
Derossi
,
Garrone
,
Garoffi
,
Precossi
,
padre
e
figlio
Coretti
,
ed
io
,
con
le
nostre
provviste
di
frutte
,
di
salsicciotti
e
d
'
ova
sode
:
avevamo
anche
delle
barchette
di
cuoio
e
dei
bicchieri
di
latta
:
Garrone
portava
una
zucca
con
dentro
del
vino
bianco
;
Coretti
,
la
fiaschetta
da
soldato
di
suo
padre
,
piena
di
vino
nero
;
e
il
piccolo
Precossi
,
col
suo
camiciotto
di
fabbro
ferraio
,
teneva
sotto
il
braccio
una
pagnotta
di
due
chilogrammi
.
S
'
andò
in
omnibus
fino
alla
Gran
Madre
di
Dio
,
e
poi
su
,
alla
lesta
,
per
i
colli
.
C
'
era
un
verde
,
un
'
ombra
,
un
fresco
!
Andavamo
rivoltoloni
nell
'
erba
,
mettevamo
il
viso
nei
rigagnoli
,
saltavamo
a
traverso
alle
siepi
.
Coretti
padre
ci
seguitava
di
lontano
,
con
la
giacchetta
sulle
spalle
,
fumando
con
la
sua
pipa
di
gesso
,
e
di
tanto
in
tanto
ci
minacciava
con
la
mano
,
che
non
ci
facessimo
delle
buche
nei
calzoni
.
Precossi
zufolava
,
non
l
'
avevo
mai
sentito
zufolare
.
Coretti
figlio
faceva
di
tutto
,
strada
facendo
;
sa
far
di
tutto
,
quell
'
ometto
lì
,
col
suo
coltelluccio
a
cricco
,
lungo
un
dito
:
delle
rotine
da
mulino
,
delle
forchette
,
degli
schizzatoi
;
e
voleva
portar
la
roba
degli
altri
,
era
carico
che
grondava
sudore
;
ma
sempre
svelto
come
un
capriolo
.
Derossi
si
fermava
ogni
momento
a
dirci
i
nomi
delle
piante
e
degli
insetti
:
io
non
so
come
faccia
a
saper
tante
cose
.
E
Garrone
mangiava
del
pane
,
in
silenzio
;
ma
non
ci
attacca
mica
più
quei
morsi
allegri
d
'
una
volta
,
povero
Garrone
,
dopo
che
ha
perduto
sua
madre
.
È
sempre
lui
,
però
,
buono
come
il
pane
:
quando
uno
di
noi
pigliava
la
rincorsa
per
saltare
un
fosso
,
egli
correva
dall
'
altra
parte
e
tendergli
le
mani
;
e
perché
Precossi
aveva
paura
delle
vacche
,
ché
da
piccolo
è
stato
cozzato
,
ogni
volta
che
ne
passava
una
,
Garrone
gli
si
parava
davanti
.
Andammo
su
fino
a
Santa
Margherita
,
e
poi
giù
per
le
chine
a
salti
,
a
rotoloni
,
a
scortica
...
mele
.
Precossi
,
inciampando
in
un
cespuglio
,
si
fece
uno
strappo
al
camiciotto
,
e
restò
lì
vergognoso
col
suo
brindello
ciondoloni
;
ma
Garoffi
che
ha
sempre
degli
spilli
nella
giacchetta
,
glielo
appuntò
che
non
si
vedeva
,
mentre
quegli
badava
a
dirgli
:
-
Scusami
,
scusami
;
-
e
poi
ricominciò
a
correre
.
Garoffi
non
perdeva
il
suo
tempo
,
per
via
:
coglieva
delle
erbe
da
insalata
,
delle
lumache
,
e
ogni
pietra
che
luccicasse
un
po
'
,
se
la
metteva
in
tasca
,
pensando
che
ci
fosse
dentro
dell
'
oro
o
dell
'
argento
.
E
avanti
a
correre
,
a
ruzzolare
,
a
rampicarsi
,
all
'
ombra
e
al
sole
,
su
e
giù
per
tutti
i
rialti
e
le
scorciatoie
,
fin
che
arrivammo
scalmanati
e
sfiatati
sulla
cima
d
'
una
collina
,
dove
ci
sedemmo
a
far
merenda
,
sull
'
erba
.
Si
vedeva
una
pianura
immensa
,
e
tutte
le
Alpi
azzurre
con
le
cime
bianche
.
Morivamo
tutti
di
fame
,
il
pane
pareva
che
fondesse
.
Coretti
padre
ci
porgeva
le
porzioni
di
salsicciotto
su
delle
foglie
di
zucca
.
E
allora
cominciammo
a
parlare
tutti
insieme
,
dei
maestri
,
dei
compagni
che
non
avevan
potuto
venire
,
e
degli
esami
.
Precossi
si
vergognava
un
poco
a
mangiare
e
Garrone
gli
ficcava
in
bocca
il
meglio
della
sua
parte
,
di
viva
forza
.
Coretti
era
seduto
accanto
a
suo
padre
,
con
le
gambe
incrociate
:
parevan
piuttosto
due
fratelli
,
che
padre
e
figlio
,
a
vederli
così
vicini
,
tutti
e
due
rossi
e
sorridenti
,
con
quei
denti
bianchi
.
Il
padre
trincava
con
gusto
,
vuotava
anche
le
barchette
e
i
bicchieri
che
noi
lasciavamo
ammezzati
,
e
diceva
:
-
A
voi
altri
che
studiate
,
il
vino
vi
fa
male
;
sono
i
rivenditori
di
legna
che
n
'
han
bisogno
!
-
Poi
pigliava
e
scoteva
per
il
naso
il
figliuolo
,
dicendoci
:
-
Ragazzi
,
vogliate
bene
a
questo
qui
,
che
è
un
fior
di
galantuomo
,
son
io
che
ve
lo
dico
!
-
E
tutti
ridevano
,
fuorché
Garrone
.
Ed
egli
seguitava
,
trincando
:
-
Peccato
,
eh
!
Ora
siete
tutti
insieme
,
da
bravi
camerati
;
e
fra
qualche
anno
,
chi
sa
,
Enrico
e
Derossi
saranno
avvocati
e
professori
,
o
che
so
io
,
e
voi
altri
quattro
in
bottega
o
a
un
mestiere
,
o
chi
sa
diavolo
dove
.
E
allora
buona
notte
,
camerati
.
-
Che
!
-
rispose
Derossi
,
-
per
me
,
Garrone
sarà
sempre
Garrone
,
Precossi
sarà
sempre
Precossi
,
e
gli
altri
lo
stesso
,
diventassi
imperatore
delle
Russie
;
dove
saranno
loro
,
andrò
io
.
-
Benedetto
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
alzando
la
fiaschetta
;
-
così
si
parla
,
sagrestia
!
Toccate
qua
!
Viva
i
bravi
compagni
,
e
viva
anche
la
scuola
,
che
vi
fa
una
sola
famiglia
,
quelli
che
ne
hanno
e
quelli
che
non
ne
hanno
!
Noi
toccammo
tutti
la
sua
fiaschetta
con
le
barchette
e
i
bicchieri
,
e
bevemmo
l
'
ultima
volta
.
E
lui
:
-
Viva
il
quadrato
del
'49
!
gridò
,
levandosi
in
piedi
,
e
cacciando
giù
l
'
ultimo
sorso
;
-
e
se
avrete
da
far
dei
quadrati
anche
voi
,
badate
di
tener
duro
come
noi
altri
,
ragazzi
!
-
Era
già
tardi
:
scendemmo
correndo
e
cantando
,
e
camminando
per
lunghi
tratti
tutti
a
braccetto
,
e
arrivammo
sul
Po
che
imbruniva
,
e
volavano
migliaia
di
lucciole
.
E
non
ci
separammo
che
in
piazza
dello
Statuto
,
dopo
aver
combinato
di
trovarci
tutti
insieme
domenica
per
andare
al
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
alunni
delle
scuole
serali
.
Che
bella
giornata
!
Come
sarei
rientrato
in
casa
contento
se
non
avessi
incontrato
la
mia
povera
maestra
!
La
incontrai
che
scendeva
le
scale
di
casa
nostra
,
quasi
al
buio
,
e
appena
mi
riconobbe
mi
prese
per
tutt
'
e
due
le
mani
e
mi
disse
all
'
orecchio
:
-
Addio
,
Enrico
,
ricordati
di
me
!
-
M
'
accorsi
che
piangeva
.
Salii
,
e
lo
dissi
a
mia
madre
:
-
Ho
incontrato
la
mia
maestra
.
Andava
a
mettersi
a
letto
,
-
rispose
mia
madre
,
che
avea
gli
occhi
rossi
.
E
poi
soggiunse
con
grande
tristezza
,
guardandomi
fisso
:
-
La
tua
povera
maestra
...
sta
molto
male
.
La
distribuzione
dei
premi
agli
operai
25
,
domenica
Come
avevano
convenuto
,
andammo
tutti
insieme
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
operai
.
Il
teatro
era
addobbato
come
il
14
marzo
,
e
affollato
,
ma
quasi
tutto
di
famiglie
d
'
operai
,
e
la
platea
occupata
dagli
allievi
e
dalle
allieve
della
scuola
di
canto
corale
;
i
quali
cantarono
un
inno
ai
soldati
morti
in
Crimea
,
così
bello
,
che
quando
fu
finito
tutti
s
'
alzarono
battendo
le
mani
e
gridando
,
e
lo
dovettero
cantare
da
capo
.
E
subito
dopo
cominciarono
a
sfilare
i
premiati
davanti
al
sindaco
,
al
prefetto
e
a
molti
altri
,
che
davano
libri
libretti
della
cassa
di
risparmio
,
diplomi
e
medaglie
.
In
un
canto
della
platea
vidi
il
muratorino
,
seduto
accanto
a
sua
madre
,
e
da
un
'
altra
parte
c
'
era
il
Direttore
,
e
dietro
di
lui
la
testa
rossa
del
mio
maestro
di
seconda
.
Sfilarono
pei
primi
gli
alunni
delle
scuole
serali
di
disegno
,
orefici
,
scalpellini
,
litografi
,
e
anche
dei
falegnami
e
dei
muratori
;
poi
quelli
della
scuola
di
commercio
;
poi
quelli
del
Liceo
musicale
,
fra
cui
parecchie
ragazze
,
delle
operaie
,
tutte
vestite
in
gala
,
che
furono
salutate
con
un
grande
applauso
,
e
ridevano
.
Infine
vennero
gli
alunni
delle
scuole
serali
elementari
,
e
allora
cominciò
a
esser
bello
a
vedere
.
Di
tutte
le
età
ne
passavano
,
di
tutti
i
mestieri
,
e
vestiti
in
tutti
i
modi
;
uomini
coi
capelli
grigi
,
ragazzi
degli
opifici
,
operai
con
grandi
barbe
nere
.
I
piccoli
eran
disinvolti
,
gli
uomini
un
po
'
imbarazzati
;
la
gente
batteva
le
mani
ai
più
vecchi
e
ai
più
giovani
.
Ma
nessuno
rideva
tra
gli
spettatori
,
come
facevano
alla
nostra
festa
:
si
vedevano
tutti
i
visi
attenti
e
seri
.
Molti
dei
premiati
avevan
la
moglie
e
i
figliuoli
in
platea
,
e
c
'
eran
dei
bambini
che
quando
vedevan
passare
il
padre
sul
palco
scenico
,
lo
chiamavan
per
nome
ad
alta
voce
e
lo
segnavan
con
la
mano
,
ridendo
forte
.
Passarono
dei
contadini
,
dei
facchini
:
questi
erano
della
scuola
Buoncompagni
.
Della
scuola
della
Cittadella
,
passò
un
lustrascarpe
,
che
mio
padre
conosce
,
e
il
Prefetto
gli
diede
un
diploma
.
Dopo
di
lui
vedo
venire
un
uomo
grande
come
un
gigante
,
che
mi
pareva
d
'
aver
già
veduto
altre
volte
...
Era
il
padre
del
muratorino
,
che
prendeva
il
secondo
premio
!
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
nella
soffitta
,
al
letto
del
figliuolo
malato
,
e
cercai
subito
il
figliuolo
in
platea
:
povero
muratorino
!
Egli
guardava
sua
padre
cogli
occhi
luccicanti
,
e
per
nasconder
la
commozione
,
faceva
il
muso
di
lepre
.
In
quel
momento
sentii
uno
scoppio
d
'
applausi
,
guardai
sul
palco
:
c
'
era
un
piccolo
spazzacamino
,
col
viso
lavato
,
ma
coi
suoi
panni
da
lavoro
,
e
il
Sindaco
gli
parlava
tenendolo
per
una
mano
.
Dopo
lo
spazzacamino
venne
un
cuoco
.
Poi
passò
a
prender
la
medaglia
uno
spazzino
municipale
,
della
scuola
Raineri
.
Io
mi
sentivo
non
so
che
cosa
nel
cuore
,
come
un
grande
affetto
e
un
grande
rispetto
,
a
pensare
quanto
eran
costati
quei
premi
a
tutti
quei
lavoratori
,
padri
di
famiglia
,
pieni
di
pensieri
,
quante
fatiche
aggiunte
alle
loro
fatiche
,
quante
ore
tolte
al
sonno
,
di
cui
hanno
tanto
bisogno
,
e
anche
quanti
sforzi
dell
'
intelligenza
non
abituata
allo
studio
e
delle
mani
grosse
,
intozzite
dal
lavoro
!
Passò
un
ragazzo
d
'
officina
,
a
cui
si
vedeva
che
suo
padre
aveva
imprestata
la
giacchetta
per
quell
'
occasione
,
e
gli
spenzolavan
le
maniche
,
tanto
che
se
le
dovette
rimboccare
lì
sul
palco
per
poter
prendere
il
suo
premio
;
e
molti
risero
;
ma
il
riso
fu
subito
soffocato
dai
battimani
.
Dopo
venne
un
vecchio
con
la
testa
calva
e
la
barba
bianca
.
Passarono
dei
soldati
d
'
artiglieria
,
di
quelli
che
venivano
alla
scuola
serale
nella
nostra
Sezione
;
poi
delle
guardie
daziarie
,
delle
guardie
municipali
,
di
quelle
che
fan
la
guardia
alle
nostre
scuole
.
Infine
gli
allievi
della
scuola
serale
cantarono
ancora
l
'
inno
ai
morti
in
Crimea
,
ma
con
tanto
slancio
,
questa
volta
,
con
una
forza
d
'
affetto
che
veniva
così
schietta
dal
cuore
,
che
la
gente
non
applaudì
quasi
più
,
e
usciron
tutti
commossi
,
lentamente
e
senza
far
chiasso
.
In
pochi
momenti
tutta
la
via
fu
affollata
.
Davanti
alla
porta
del
Teatro
c
'
era
lo
spazzacamino
,
col
suo
libro
di
premio
legato
in
rosso
,
e
tutt
'
intorno
dei
signori
che
gli
parlavano
.
Molti
si
salutavano
da
una
parte
all
'
altra
della
strada
,
operai
,
ragazzi
,
guardie
,
maestri
.
Il
mio
maestro
di
seconda
uscì
in
mezzo
a
due
soldati
d
'
artiglieria
.
E
si
vedevano
delle
mogli
d
'
operai
coi
bambini
in
braccio
,
i
quali
tenevano
nelle
manine
il
diploma
del
padre
,
e
lo
mostravano
alla
gente
,
superbi
.
La
mia
maestra
morta
Martedì
,
27
Mentre
noi
eravamo
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
mia
povera
maestra
moriva
.
È
morta
alle
due
,
sette
giorni
dopo
ch
'
era
stata
a
trovar
mia
madre
.
Il
Direttore
venne
ieri
mattina
a
darcene
l
'
annunzio
nella
scuola
.
E
disse
:
-
Quelli
di
voi
che
furono
suoi
alunni
,
sanno
quanto
era
buona
,
come
voleva
bene
ai
ragazzi
:
era
una
madre
,
per
loro
.
Ora
non
c
'
è
più
.
Una
malattia
terribile
la
consumava
da
molto
tempo
.
Se
non
avesse
avuto
da
lavorare
per
guadagnarsi
il
pane
,
avrebbe
potuto
curarsi
,
e
forse
guarire
;
si
sarebbe
almeno
prolungata
la
vita
di
qualche
mese
,
se
avesse
preso
un
congedo
.
Ma
essa
volle
stare
fra
i
suoi
ragazzi
fino
all
'
ultimo
giorno
.
La
sera
di
sabato
,
17
,
s
'
accomiatò
da
loro
,
con
la
certezza
di
non
rivederli
più
,
diede
ancora
dei
buoni
consigli
,
li
baciò
tutti
,
e
se
n
'
andò
singhiozzando
.
Ora
nessuno
la
rivedrà
mai
più
.
Ricordatevi
di
lei
,
figliuoli
.
-
Il
piccolo
Precossi
,
che
era
stato
suo
scolaro
nella
prima
superiore
,
chinò
la
testa
sul
banco
e
si
mise
a
piangere
.
Ieri
sera
,
dopo
la
scuola
,
andammo
tutti
insieme
alla
casa
della
morta
,
per
accompagnarla
alla
chiesa
.
C
'
era
già
nella
strada
un
carro
mortuario
con
due
cavalli
,
e
molta
gente
che
aspettava
,
parlando
a
bassa
voce
.
C
'
era
il
Direttore
,
tutti
i
maestri
e
le
maestre
della
nostra
scuola
,
e
anche
d
'
altre
sezioni
,
dove
essa
aveva
insegnato
anni
addietro
;
c
'
erano
quasi
tutti
i
bambini
della
sua
classe
,
condotti
per
mano
dalle
madri
,
che
portavan
le
torcie
;
e
moltissimi
d
'
altre
classi
,
e
una
cinquantina
d
'
alunne
della
sezione
Baretti
,
chi
con
corone
in
mano
,
chi
con
mazzetti
di
rose
.
Molti
mazzi
di
fiori
li
avevan
già
messi
sul
carro
,
al
quale
era
appesa
una
corona
grande
di
gaggìe
con
su
scritto
in
caratteri
neri
:
-
Alla
loro
maestra
le
antiche
alunne
di
quarta
.
E
sotto
la
corona
grande
,
ce
n
'
era
appesa
una
piccola
,
che
avevan
portata
i
suoi
bambini
.
Si
vedevano
tra
la
folla
molte
donne
di
servizio
,
mandate
dalle
padrone
,
con
le
candele
,
e
anche
due
servitori
in
livrea
,
con
una
torcia
accesa
;
e
un
signore
ricco
,
padre
d
'
uno
scolaro
della
maestra
,
aveva
fatto
venire
la
sua
carrozza
,
foderata
di
seta
azzurra
.
Tutti
s
'
accalcavano
davanti
alla
porta
.
C
'
eran
parecchie
ragazze
che
s
'
asciugavan
le
lacrime
.
Aspettammo
un
pezzo
,
in
silenzio
.
Finalmente
portaron
giù
la
cassa
.
Quando
videro
infilar
la
cassa
dentro
al
carro
,
alcuni
bambini
si
misero
a
pianger
forte
,
e
uno
cominciò
a
gridare
,
come
se
capisse
soltanto
allora
che
la
sua
maestra
era
morta
,
e
gli
prese
un
singhiozzo
così
convulso
,
che
dovettero
portarlo
via
.
La
processione
si
mise
in
ordine
lentamente
,
e
si
mosse
.
Andavan
prime
le
figlie
del
Ritiro
della
Concezione
,
vestite
di
verde
;
poi
le
figlie
di
Maria
,
tutte
bianche
,
con
un
nastro
azzurro
poi
i
preti
;
e
dietro
al
carro
i
maestri
e
le
maestre
,
gli
scolaretti
della
la
superiore
,
e
tutti
gli
altri
,
e
in
fine
la
folla
.
La
gente
s
'
affacciava
alle
finestre
e
sugli
usci
,
e
a
vedere
tutti
quei
ragazzi
e
la
corona
,
dicevano
:
-
È
una
maestra
.
-
Anche
delle
signore
che
accompagnavano
i
più
piccoli
,
ce
n
'
erano
alcune
che
piangevano
.
Arrivati
che
furono
alla
chiesa
,
levaron
la
cassa
dal
carro
e
la
portarono
in
mezzo
alla
navata
,
davanti
all
'
altar
maggiore
:
le
maestre
ci
misero
su
le
corone
,
i
bambini
la
copersero
di
fiori
,
e
la
gente
tutt
'
intorno
,
con
le
candele
accese
,
cominciò
a
cantare
le
preghiere
,
nella
chiesa
grande
e
oscura
.
Poi
,
tutt
'
a
un
tratto
quando
il
prete
disse
l
'
ultimo
Amen
,
le
candele
si
spensero
e
tutti
uscirono
in
fretta
e
la
maestra
rimase
sola
.
Povera
maestra
,
tanto
buona
con
me
,
che
aveva
tanta
pazienza
,
che
aveva
faticato
per
tanti
anni
!
Essa
ha
lasciato
i
suoi
pochi
libri
ai
suoi
scolari
,
a
uno
un
calamaio
,
a
un
altro
un
quadernetto
,
tutto
quello
che
possedeva
;
e
due
giorni
prima
di
morire
disse
al
Direttore
che
non
ci
lasciasse
andare
i
più
piccoli
al
suo
accompagnamento
,
perché
non
voleva
che
piangessero
.
Ha
fatto
del
bene
,
ha
sofferto
,
è
morta
.
Povera
maestra
,
rimasta
sola
nella
chiesa
oscura
!
Addio
!
Addio
per
sempre
,
mia
buona
amica
,
dolce
e
triste
ricordo
della
mia
infanzia
!
Grazie
28
,
mercoledì
Ha
voluto
finire
il
suo
anno
di
scuola
la
mia
povera
maestra
:
se
n
'
è
andata
tre
soli
giorni
prima
che
terminassero
le
lezioni
.
Dopo
domani
andremo
ancora
una
volta
in
classe
a
sentir
leggere
l
'
ultimo
racconto
mensile
:
Naufragio
,
e
poi
...
finito
.
Sabato
,
primo
di
luglio
,
gli
esami
.
Un
altro
anno
dunque
,
il
quarto
,
è
passato
!
E
se
non
fosse
morta
la
mia
maestra
,
sarebbe
passato
bene
.
-
Io
ripenso
a
quello
che
sapevo
l
'
ottobre
scorso
,
e
mi
par
di
sapere
assai
di
più
:
ci
ho
tante
cose
nuove
nella
mente
;
riesco
a
dire
e
a
scrivere
meglio
d
'
allora
quello
che
penso
;
potrei
anche
fare
di
conto
per
molti
grandi
che
non
sanno
,
e
aiutarli
nei
loro
affari
:
e
capisco
molto
di
più
,
capisco
quasi
tutto
quello
che
leggo
.
Sono
contento
...
Ma
quanti
m
'
hanno
spinto
e
aiutato
a
imparare
,
chi
in
un
modo
chi
in
un
altro
,
a
casa
,
alla
scuola
,
per
la
strada
,
da
per
tutto
dove
sono
andato
e
dove
ho
visto
qualche
cosa
!
Ed
io
ringrazio
tutti
ora
.
Ringrazio
te
per
il
primo
,
mio
buon
maestro
,
che
sei
stato
così
indulgente
e
affettuoso
con
me
,
e
per
cui
fu
una
fatica
ogni
cognizione
nuova
di
cui
ora
mi
rallegro
e
mi
vanto
.
Ringrazio
te
,
Derossi
,
mio
ammirabile
compagno
,
che
con
le
tue
spiegazioni
pronte
e
gentili
m
'
hai
fatto
capire
tante
volte
delle
cose
difficili
e
superare
degli
intoppi
agli
esami
;
e
te
pure
Stardi
,
bravo
e
forte
,
che
m
'
hai
mostrato
come
una
volontà
di
ferro
riesca
a
tutto
,
e
te
,
Garrone
,
buono
e
generoso
,
che
fai
generosi
e
buoni
tutti
quelli
che
ti
conoscono
e
anche
voi
Precossi
e
Coretti
,
che
m
'
avete
sempre
dato
l
'
esempio
del
coraggio
nei
pentimenti
e
della
serenità
nel
lavoro
;
dico
grazie
a
voi
,
dico
grazie
a
tutti
gli
altri
.
Ma
sopra
tutti
ringrazio
te
,
padre
mio
,
te
mio
primo
maestro
,
mio
primo
amico
,
che
m
'
hai
dato
tanti
buoni
consigli
e
insegnato
tante
cose
,
mentre
lavoravi
per
me
,
nascondendomi
sempre
le
tue
tristezze
,
e
cercando
in
tutte
le
maniere
di
rendermi
lo
studio
facile
e
la
vita
bella
;
e
te
,
dolce
madre
mia
,
angelo
custode
amato
e
benedetto
,
che
hai
goduto
di
tutte
le
mie
gioie
e
sofferto
di
tutte
le
mie
amarezze
,
che
hai
studiato
,
faticato
,
pianto
con
me
,
carezzandomi
con
una
mano
la
fronte
e
coll
'
altra
indicandomi
il
cielo
.
Io
m
'
inginocchio
davanti
a
voi
,
come
quando
ero
bambino
,
e
vi
ringrazio
,
vi
ringrazio
con
tutta
la
tenerezza
che
mi
avete
messo
nell
'
anima
in
dodici
anni
di
sacrificio
e
d
'
amore
.
Naufragio
Ultimo
racconto
mensile
Parecchi
anni
or
sono
,
una
mattina
del
mese
di
dicembre
,
salpava
dal
porto
di
Liverpool
un
grande
bastimento
a
vapore
,
che
portava
a
bordo
più
di
duecento
persone
,
fra
le
quali
settanta
uomini
d
'
equipaggio
.
Il
capitano
e
quasi
tutti
i
marinai
erano
inglesi
.
Fra
i
passeggeri
si
trovavano
vari
italiani
:
tre
signore
,
un
prete
,
una
compagnia
di
suonatori
.
Il
bastimento
doveva
andare
all
'
isola
di
Malta
.
Il
tempo
era
oscuro
.
In
mezzo
ai
viaggiatori
della
terza
classe
,
a
prua
,
c
'
era
un
ragazzo
italiano
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
piccolo
per
l
'
età
sua
,
ma
robusto
;
un
bel
viso
ardimentoso
e
severo
di
siciliano
.
Se
ne
stava
solo
vicino
all
'
albero
di
trinchetto
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
corde
,
accanto
a
una
valigia
logora
,
che
conteneva
la
sua
roba
,
e
su
cui
teneva
una
mano
.
Aveva
il
viso
bruno
e
i
capelli
neri
e
ondulati
che
gli
scendevan
quasi
sulle
spalle
.
Era
vestito
meschinamente
,
con
una
coperta
lacera
sopra
le
spalle
e
una
vecchia
borsa
di
cuoio
a
tracolla
.
Guardava
intorno
a
sé
,
pensieroso
,
i
passeggieri
,
il
bastimento
,
i
marinai
che
passavan
correndo
,
e
il
mare
inquieto
.
Avea
l
'
aspetto
d
'
un
ragazzo
uscito
di
fresco
da
una
grande
disgrazia
di
famiglia
:
il
viso
d
'
un
fanciullo
,
l
'
espressione
d
'
un
uomo
.
Poco
dopo
la
partenza
,
uno
dei
marinai
del
bastimento
,
un
italiano
,
coi
capelli
grigi
,
comparve
a
prua
conducendo
per
mano
una
ragazzina
,
e
fermatosi
davanti
al
piccolo
siciliano
,
gli
disse
:
-
Eccoti
una
compagna
di
viaggio
,
Mario
.
Poi
se
n
'
andò
.
La
ragazza
sedette
sul
mucchio
di
corde
,
accanto
al
ragazzo
.
Si
guardarono
.
-
Dove
vai
?
-
le
domandò
il
siciliano
.
La
ragazza
rispose
:
-
A
Malta
,
per
Napoli
.
Poi
soggiunse
:
-
Vado
a
ritrovar
mio
padre
e
mia
madre
,
che
m
'
aspettano
.
Io
mi
chiamo
Giulietta
Faggiani
.
Il
ragazzo
non
disse
nulla
.
Dopo
alcuni
minuti
tirò
fuori
dalla
borsa
del
pane
e
delle
frutte
secche
;
la
ragazza
aveva
dei
biscotti
;
mangiarono
-
Allegri
!
-
gridò
il
marinaio
italiano
passando
rapidamente
.
-
Ora
si
comincia
un
balletto
!
Il
vento
andava
crescendo
,
il
bastimento
rullava
fortemente
.
Ma
i
due
ragazzi
,
che
non
pativano
il
mal
di
mare
,
non
ci
badavano
.
La
ragazzina
sorrideva
.
Aveva
presso
a
poco
l
'
età
del
suo
compagno
,
ma
era
assai
più
alta
:
bruna
di
viso
,
sottile
,
un
po
'
patita
,
e
vestita
più
che
modestamente
.
Aveva
i
capelli
tagliati
corti
e
ricciuti
,
un
fazzoletto
rosso
intorno
al
capo
e
due
cerchiolini
d
'
argento
alle
orecchie
.
Mangiando
,
si
raccontarono
i
fatti
loro
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
né
padre
né
madre
.
Il
padre
,
operaio
,
gli
era
morto
a
Liverpool
pochi
dì
prima
,
lasciandolo
solo
,
e
il
console
italiano
aveva
rimandato
lui
al
suo
paese
,
a
Palermo
,
dove
gli
restavan
dei
parenti
lontani
.
La
ragazzina
era
stata
condotta
a
Londra
,
l
'
anno
avanti
,
da
una
zia
vedova
,
che
l
'
amava
molto
,
e
a
cui
i
suoi
parenti
,
-
poveri
,
-
l
'
avevan
concessa
per
qualche
tempo
,
fidando
nella
promessa
d
'
un
'
eredità
;
ma
pochi
mesi
dopo
la
zia
era
morta
schiacciata
da
un
omnibus
,
senza
lasciare
un
centesimo
;
e
allora
anch
'
essa
era
ricorsa
al
Console
,
che
l
'
aveva
imbarcata
per
l
'
Italia
.
Tutti
e
due
erano
stati
raccomandati
al
marinaio
italiano
.
-
Così
,
-
concluse
la
bambina
,
-
mio
padre
e
mia
madre
credevano
che
ritornassi
ricca
,
e
invece
ritorno
povera
.
Ma
tanto
mi
voglion
bene
lo
stesso
.
E
i
miei
fratelli
pure
.
Quattro
ne
ho
,
tutti
piccoli
.
Io
son
la
prima
di
casa
.
Li
vesto
.
Faranno
molta
festa
a
vedermi
.
Entrerò
in
punta
di
piedi
...
Il
mare
è
brutto
.
Poi
domandò
al
ragazzo
:
-
E
tu
vai
a
stare
coi
tuoi
parenti
?
-
Sì
...
se
mi
vorranno
,
-
rispose
.
-
Non
ti
vogliono
bene
?
-
Non
lo
so
.
-
Io
compisco
tredici
anni
a
Natale
,
-
disse
la
ragazza
.
Dopo
cominciarono
a
discorrere
del
mare
e
della
gente
che
avevano
intorno
.
Per
tutta
la
giornata
stettero
vicini
,
barattando
tratto
tratto
qualche
parola
.
I
passeggieri
,
li
credevano
fratello
e
sorella
.
La
bambina
faceva
la
calza
,
il
ragazzo
pensava
,
il
mare
andava
sempre
ingrossando
.
La
sera
,
al
momento
di
separarsi
per
andar
a
dormire
,
la
bambina
disse
a
Mario
:
-
Dormi
bene
.
-
Nessuno
dormirà
bene
,
poveri
figliuoli
-
esclamò
il
marinaio
italiano
passando
di
corsa
,
chiamando
il
capitano
.
Il
ragazzo
stava
per
rispondere
alla
sua
amica
:
-
Buona
notte
,
-
quando
uno
spruzzo
d
'
acqua
inaspettato
lo
investì
con
violenza
e
lo
sbatté
contro
un
sedile
.
-
Mamma
mia
,
che
fa
sangue
!
-
gridò
la
ragazza
gettandosi
sopra
di
lui
.
I
passeggieri
che
scappavano
sotto
,
non
ci
badarono
.
La
bimba
s
'
inginocchiò
accanto
a
Mario
,
ch
'
era
rimasto
sbalordito
dal
colpo
,
gli
pulì
la
fronte
che
sanguinava
,
e
levatosi
il
fazzoletto
rosso
dai
capelli
glie
lo
girò
intorno
al
capo
,
poi
si
strinse
il
capo
sul
petto
per
annodare
le
cocche
,
e
così
si
fece
una
macchia
di
sangue
sul
vestito
giallo
,
sopra
la
cintura
.
Mario
si
riscosse
,
si
rialzò
.
-
Ti
senti
meglio
?
-
domandò
la
ragazza
.
-
Non
ho
più
nulla
,
-
rispose
.
-
Dormi
bene
,
disse
Giulietta
.
-
Buona
notte
-
rispose
Mario
.
-
E
discesero
per
due
scalette
vicine
nei
loro
dormitori
.
Il
marinaio
aveva
predetto
giusto
.
Non
erano
ancora
addormentati
,
che
si
scatenò
una
tempesta
spaventosa
.
Fu
come
un
assalto
improvviso
di
cavalloni
furiosi
che
in
pochi
momenti
spezzarono
un
albero
,
e
portaron
via
come
foglie
tre
delle
barche
sospese
alle
gru
e
quattro
bovi
ch
'
erano
a
prua
.
Nell
'
interno
del
bastimento
nacque
una
confusione
e
uno
spavento
,
un
rovinìo
,
un
frastuono
di
grida
,
di
pianti
e
di
preghiere
,
da
far
rizzare
i
capelli
.
La
tempesta
andò
crescendo
di
furia
tutta
la
notte
.
Allo
spuntar
del
giorno
crebbe
ancora
.
Le
onde
formidabili
,
flagellando
il
piroscafo
per
traverso
,
irrompevano
sopra
coperta
,
e
sfracellavano
,
spazzavano
,
travolgevano
nel
mare
ogni
cosa
.
La
piattaforma
che
copriva
la
macchina
fu
sfondata
,
e
l
'
acqua
precipitò
dentro
con
un
fracasso
terribile
,
i
fuochi
si
spensero
,
i
macchinisti
fuggirono
;
grossi
rigagnoli
impetuosi
penetrarono
da
ogni
parte
.
Una
voce
tonante
gridò
:
-
Alle
pompe
!
-
Era
la
voce
del
capitano
.
I
marinai
si
slanciarono
alle
pompe
.
Ma
un
colpo
di
mare
subitaneo
,
percotendo
il
bastimento
per
di
dietro
,
sfasciò
parapetti
e
portelli
,
e
cacciò
dentro
un
torrente
.
Tutti
i
passeggieri
,
più
morti
che
vivi
,
s
'
erano
rifugiati
nella
sala
grande
.
A
un
certo
punto
comparve
il
capitano
.
-
Capitano
!
Capitano
!
-
gridarono
tutti
insieme
.
-
Che
si
fa
?
Come
stiamo
?
C
'
è
speranza
?
Ci
salvi
!
Il
capitano
aspettò
che
tutti
tacessero
,
e
disse
freddamente
:
-
Rassegniamoci
.
Una
sola
donna
gettò
un
grido
:
-
Pietà
!
-
Nessun
altro
poté
metter
fuori
la
voce
.
Il
terrore
li
aveva
agghiacciati
tutti
.
Molto
tempo
passò
così
,
in
un
silenzio
di
sepolcro
.
Tutti
si
guardavano
,
coi
visi
bianchi
.
Il
mare
infuriava
sempre
,
orrendo
.
Il
bastimento
rullava
pesantemente
.
A
un
dato
momento
il
capitano
tentò
di
lanciare
in
mare
una
barca
di
salvamento
:
cinque
marinai
v
'
entrarono
,
la
barca
calò
;
ma
l
'
onda
la
travolse
,
e
due
dei
marinai
s
'
annegarono
,
fra
i
quali
l
'
italiano
:
gli
altri
a
stento
riuscirono
a
riafferrarsi
alle
corde
e
a
risalire
.
Dopo
questo
i
marinai
medesimi
perdettero
ogni
coraggio
.
Due
ore
dopo
,
il
bastimento
era
già
immerso
nell
'
acqua
fino
all
'
altezza
dei
parasartie
.
Uno
spettacolo
tremendo
si
presentava
intanto
sopra
coperta
.
Le
madri
si
stringevano
disperatamente
al
seno
i
figliuoli
,
gli
amici
si
abbracciavano
e
si
dicevano
addio
:
alcuni
scendevan
sotto
nelle
cabine
,
per
morire
senza
vedere
il
mare
.
Un
viaggiatore
si
tirò
un
colpo
di
pistola
al
capo
,
e
stramazzò
bocconi
sulla
scala
del
dormitorio
,
dove
spirò
.
Molti
s
'
avvinghiavano
freneticamente
gli
uni
agli
altri
,
delle
donne
si
scontorcevano
in
convulsioni
orrende
.
Parecchi
stavano
inginocchiati
intorno
al
prete
.
S
'
udiva
un
coro
di
singhiozzi
,
di
lamenti
infantili
,
di
voci
acute
e
strane
,
e
si
vedevan
qua
e
là
delle
persone
immobili
come
statue
,
istupidite
,
con
gli
occhi
dilatati
e
senza
sguardo
,
delle
facce
di
cadaveri
e
di
pazzi
.
I
due
ragazzi
,
Mario
e
Giulietta
,
avviticchiati
a
un
albero
del
bastimento
,
guardavano
il
mare
con
gli
occhi
fissi
,
come
insensati
.
Il
mare
s
'
era
quetato
un
poco
;
ma
il
bastimento
continuava
a
affondare
,
lentamente
.
Non
rimanevan
più
che
pochi
minuti
.
-
La
scialuppa
a
mare
!
-
gridò
il
capitano
.
Una
scialuppa
,
l
'
ultima
che
restava
,
fu
gettata
all
'
acqua
,
e
quattordici
marinai
,
con
tre
passeggieri
,
vi
scesero
.
Il
capitano
rimase
a
bordo
.
-
Discenda
con
noi
!
-
gridarono
di
sotto
.
-
Io
debbo
morire
al
mio
posto
,
-
rispose
il
capitano
.
-
Incontreremo
un
bastimento
,
-
gli
gridarono
i
marinai
,
-
ci
salveremo
.
Discenda
.
Lei
è
perduto
.
-
Io
rimango
.
-
C
'
è
ancora
un
posto
!
-
gridarono
allora
i
marinai
,
rivolgendosi
agli
altri
passeggieri
.
-
Una
donna
!
Una
donna
s
'
avanzò
,
sorretta
dal
capitano
;
ma
vista
la
distanza
a
cui
si
trovava
la
scialuppa
,
non
si
sentì
il
coraggio
di
spiccare
il
salto
,
e
ricadde
sopra
coperta
.
Le
altre
donne
eran
quasi
tutte
già
svenute
e
come
moribonde
.
-
Un
ragazzo
!
-
gridarono
i
marinai
.
A
quel
grido
,
il
ragazzo
siciliano
e
la
sua
compagna
,
ch
'
eran
rimasti
fino
allora
come
pietrificati
da
uno
stupore
sovrumano
,
ridestati
improvvisamente
dal
violento
istinto
della
vita
,
si
staccarono
a
un
punto
solo
dall
'
albero
e
si
slanciarono
all
'
orlo
del
bastimento
,
urlando
a
una
voce
:
-
A
me
!
-
e
cercando
di
cacciarsi
indietro
a
vicenda
,
come
due
belve
furiose
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
i
marinai
.
-
La
barca
è
sopraccarica
!
Il
più
piccolo
!
All
'
udir
quella
parola
,
la
ragazza
,
come
fulminata
,
lasciò
cascare
le
braccia
,
e
rimase
immobile
,
guardando
Mario
con
gli
occhi
morti
.
Mario
guardò
lei
un
momento
,
-
le
vide
la
macchia
di
sangue
sul
petto
,
-
si
ricordò
,
-
il
lampo
di
un
'
idea
divina
gli
passò
sul
viso
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
in
coro
i
marinai
,
con
imperiosa
impazienza
.
-
Noi
partiamo
!
E
allora
Mario
,
con
una
voce
che
non
parea
più
la
sua
,
gridò
:
-
Lei
è
più
leggiera
.
A
te
,
Giulietta
!
Tu
hai
padre
e
madre
!
Io
son
solo
!
Ti
do
il
mio
posto
!
Va
giù
!
-
Gettala
in
mare
!
-
gridarono
i
marinai
.
Mario
afferrò
Giulietta
alla
vita
e
la
gettò
in
mare
.
La
ragazza
mise
un
grido
e
fece
un
tonfo
;
un
marinaio
l
'
afferrò
per
un
braccio
e
la
tirò
su
nella
barca
.
Il
ragazzo
rimase
ritto
sull
'
orlo
del
bastimento
,
con
la
fronte
alta
,
coi
capelli
al
vento
,
immobile
,
tranquillo
,
sublime
.
La
barca
si
mosse
,
e
fece
appena
in
tempo
a
scampare
dal
movimento
vorticoso
delle
acque
prodotto
dal
bastimento
che
andava
sotto
,
e
che
minacciò
di
travolgerla
.
Allora
la
ragazza
,
rimasta
fino
a
quel
momento
quasi
fuori
di
senso
,
alzò
gli
occhi
verso
il
fanciullo
e
diede
in
uno
scroscio
di
pianto
.
-
Addio
,
Mario
!
-
gli
gridò
fra
i
singhiozzi
,
con
le
braccia
tese
verso
di
lui
.
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
Addio
!
-
rispose
il
ragazzo
,
levando
la
mano
in
alto
.
La
barca
s
'
allontanava
velocemente
sopra
il
mare
agitato
,
sotto
il
cielo
tetro
.
Nessuno
gridava
più
sul
bastimento
.
L
'
acqua
lambiva
già
gli
orli
della
coperta
.
A
un
tratto
il
ragazzo
cadde
in
ginocchio
con
le
mani
giunte
e
cogli
occhi
al
cielo
.
La
ragazza
si
coperse
il
viso
.
Quando
rialzò
il
capo
,
girò
uno
sguardo
sul
mare
:
il
bastimento
non
c
'
era
più
.
LUGLIO
L
'
ultima
pagina
di
mia
madre
1
,
sabato
L
'
anno
è
finito
dunque
,
Enrico
,
ed
è
bello
che
ti
rimanga
come
ricordo
dell
'
ultimo
giorno
l
'
immagine
del
fanciullo
sublime
,
che
diede
la
vita
per
la
sua
amica
.
Ora
tu
stai
per
separarti
dai
tuoi
maestri
e
dai
tuoi
compagni
;
e
io
debbo
darti
una
notizia
triste
.
La
separazione
non
durerà
soltanto
tre
mesi
,
ma
sempre
.
Tuo
padre
,
per
ragioni
della
sua
professione
,
deve
andar
via
da
Torino
,
e
noi
tutti
con
lui
.
Ce
n
'
andremo
il
prossimo
autunno
.
Dovrai
entrare
in
una
scuola
nuova
.
Questo
ti
rincresce
,
non
è
vero
?
perché
son
certa
che
tu
l
'
ami
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
per
quattro
anni
;
due
volte
al
giorno
,
hai
provato
la
gioia
d
'
aver
lavorato
,
dove
hai
visto
per
tanto
tempo
,
a
quelle
date
ore
,
gli
stessi
ragazzi
;
gli
stessi
maestri
,
gli
stessi
parenti
,
e
tuo
padre
o
tua
madre
che
t
'
aspettavano
sorridendo
,
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
ti
s
'
è
aperto
l
'
ingegno
,
dove
hai
trovato
tanti
buoni
compagni
,
dove
ogni
parola
che
hai
inteso
dire
aveva
per
iscopo
il
tuo
bene
,
e
non
hai
provato
un
dispiacere
che
non
ti
sia
stato
utile
!
Porta
dunque
quest
'
affetto
con
te
,
e
dà
un
addio
dal
cuore
a
tutti
quei
ragazzi
.
Alcuni
avranno
delle
disgrazie
,
perderanno
presto
il
padre
e
la
madre
;
altri
moriranno
giovani
;
altri
forse
verseranno
nobilmente
il
loro
sangue
nelle
battaglie
,
molti
saranno
bravi
e
onesti
operai
,
padri
di
famiglie
operose
e
oneste
come
loro
,
e
chi
sa
che
non
ce
ne
sia
qualcuno
pure
,
che
renderà
dei
grandi
servigi
al
suo
paese
e
farà
il
suo
nome
glorioso
.
Separati
dunque
da
loro
affettuosamente
:
lasciaci
un
poco
dell
'
anima
tua
in
quella
grande
famiglia
,
nella
quale
sei
entrato
bambino
,
e
da
cui
esci
giovinetto
,
e
che
tuo
padre
e
tua
madre
amano
tanto
perché
tu
ci
fosti
tanto
amato
.
La
scuola
è
una
madre
,
Enrico
mio
:
essa
ti
levò
dalle
mie
braccia
che
parlavi
appena
,
e
ora
mi
ti
rende
grande
,
forte
,
buono
,
studioso
:
sia
benedetta
,
e
tu
non
dimenticarla
mai
più
,
figliuolo
.
Oh
!
è
impossibile
che
tu
la
dimentichi
.
Ti
farai
uomo
,
girerai
il
mondo
,
vedrai
delle
città
immense
e
dei
monumenti
maravigliosi
;
e
ti
scorderai
anche
di
molti
fra
questi
;
ma
quel
modesto
edifizio
bianco
,
con
quelle
persiane
chiuse
,
e
quel
piccolo
giardino
,
dove
sbocciò
il
primo
fiore
della
tua
intelligenza
,
tu
lo
vedrai
fino
all
'
ultimo
giorno
della
tua
vita
come
io
vedrò
la
casa
in
cui
sentii
la
tua
voce
per
la
prima
volta
.
TUA
MADRE
Gli
esami
4
,
martedì
Eccoci
finalmente
agli
esami
.
Per
le
vie
intorno
alla
scuola
non
si
sente
parlar
d
'
altro
,
da
ragazzi
,
da
padri
,
da
madri
,
perfino
dalle
governanti
:
esami
,
punti
,
tema
,
media
,
rimandato
,
promosso
tutti
dicono
le
stesse
parole
.
Ieri
mattina
ci
fu
la
composizione
,
questa
mattina
l
'
aritmetica
.
Era
commovente
veder
tutti
i
parenti
che
conducevano
i
ragazzi
alla
scuola
,
dando
gli
ultimi
consigli
per
la
strada
,
e
molte
madri
che
accompagnavano
i
figliuoli
fin
nei
banchi
,
per
guardare
se
c
'
era
inchiostro
nel
calamaio
e
per
provare
la
penna
,
e
si
voltavano
ancora
di
sull
'
uscio
a
dire
:
-
Coraggio
!
Attenzione
!
Mi
raccomando
!
-
Il
nostro
maestro
assistente
era
Coatti
,
quello
con
la
barbaccia
nera
,
che
fa
la
voce
del
leone
,
e
non
castiga
mai
nessuno
.
C
'
erano
dei
ragazzi
bianchi
dalla
paura
.
Quando
il
maestro
dissuggellò
la
lettera
del
Municipio
,
e
tirò
fuori
il
problema
,
non
si
sentiva
un
respiro
.
Dettò
il
problema
forte
,
guardandoci
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
certi
occhi
terribili
;
ma
si
capiva
che
se
avesse
potuto
dettare
anche
la
soluzione
,
per
farci
promovere
tutti
,
ci
avrebbe
avuto
un
grande
piacere
.
Dopo
un
'
ora
di
lavoro
,
molti
cominciavano
a
affannarsi
perché
il
problema
era
difficile
.
Uno
piangeva
.
Crossi
si
dava
dei
pugni
nel
capo
.
E
non
ci
hanno
mica
colpa
molti
,
di
non
sapere
,
poveri
ragazzi
,
che
non
hanno
avuto
molto
tempo
da
studiare
,
e
son
stati
trascurati
dai
parenti
.
Ma
c
'
era
la
provvidenza
.
Bisognava
vedere
Derossi
che
moto
si
dava
per
aiutarli
,
come
s
'
ingegnava
per
far
passare
una
cifra
e
per
suggerire
un
'
operazione
,
senza
farsi
scorgere
,
premuroso
per
tutti
,
che
pareva
lui
il
nostro
maestro
.
Anche
Garrone
,
che
è
forte
in
aritmetica
,
aiutava
chi
poteva
,
e
aiutò
perfin
Nobis
,
che
trovandosi
negli
imbrogli
,
era
tutto
gentile
.
Stardi
stette
per
più
d
'
un
'
ora
immobile
,
con
gli
occhi
sul
problema
e
coi
pugni
alle
tempie
,
e
poi
fece
tutto
in
cinque
minuti
.
Il
maestro
girava
tra
i
banchi
dicendo
:
-
Calma
!
Calma
!
Vi
raccomando
la
calma
!
-
E
quando
vedeva
qualcuno
scoraggiato
,
per
farlo
ridere
,
e
mettergli
animo
spalancava
la
bocca
come
per
divorarlo
,
imitando
il
leone
.
Verso
le
undici
,
guardando
giù
a
traverso
alle
persiane
,
vidi
molti
parenti
che
andavano
e
venivano
per
la
strada
,
impazienti
;
c
'
era
il
padre
di
Precossi
,
col
suo
camiciotto
turchino
,
scappato
allora
dall
'
officina
,
ancora
tutto
nero
nel
viso
.
C
'
era
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
;
la
madre
di
Nelli
,
vestita
di
nero
,
che
non
poteva
star
ferma
.
Poco
prima
di
mezzogiorno
arrivò
mio
padre
e
alzò
gli
occhi
alla
mia
finestra
:
caro
padre
mio
!
A
mezzo
giorno
tutti
avevamo
finito
.
E
fu
uno
spettacolo
all
'
uscita
.
Tutti
incontro
ai
ragazzi
a
domandare
,
a
sfogliare
i
quaderni
,
a
confrontare
coi
lavori
dei
compagni
.
-
Quante
operazioni
?
-
Cos
'
è
il
totale
?
-
E
la
sottrazione
?
-
E
la
risposta
?
-
E
la
virgola
dei
decimali
?
-
Tutti
i
maestri
andavano
qua
e
là
,
chiamati
da
cento
parti
.
Mio
padre
mi
levò
di
mano
subito
la
brutta
copia
,
guardò
e
disse
:
-
Va
bene
.
-
Accanto
a
noi
c
'
era
il
fabbro
Precossi
che
guardava
pure
il
lavoro
del
suo
figliuolo
,
un
po
'
inquieto
,
e
non
si
raccapezzava
.
Si
rivolse
a
mio
padre
:
-
Mi
vorrebbe
favorire
il
totale
?
Mio
padre
lesse
la
cifra
.
Quegli
guardò
:
combinava
.
-
Bravo
,
piccino
!
-
esclamò
,
tutto
contento
;
e
mio
padre
e
lui
si
guardarono
un
momento
,
con
un
buon
sorriso
,
come
due
amici
;
mio
padre
gli
tese
la
mano
,
egli
la
strinse
.
E
si
separarono
dicendo
:
-
Al
verbale
.
-
Al
verbale
.
-
Fatti
pochi
passi
,
udimmo
una
voce
in
falsetto
che
ci
fece
voltare
il
capo
:
era
il
fabbro
ferraio
che
cantava
.
L
'
ultimo
esame
7
,
venerdì
Questa
mattina
ci
diedero
gli
esami
verbali
.
Alle
otto
eravamo
tutti
in
classe
,
e
alle
otto
e
un
quarto
cominciarono
a
chiamarci
quattro
alla
volta
nel
camerone
,
dove
c
'
era
un
gran
tavolo
coperto
d
'
un
tappeto
verde
,
e
intorno
il
Direttore
e
quattro
maestri
,
fra
i
quali
il
nostro
.
Io
fui
uno
dei
primi
chiamati
.
Povero
maestro
!
Come
m
'
accorsi
che
ci
vuol
bene
davvero
,
questa
mattina
.
Mentre
c
'
interrogavano
gli
altri
,
egli
non
aveva
occhi
che
per
noi
;
Si
turbava
quando
eravamo
incerti
a
rispondere
,
si
rasserenava
quando
davamo
una
bella
risposta
,
sentiva
tutto
,
e
ci
faceva
mille
cenni
con
le
mani
e
col
capo
per
dire
:
-
bene
,
-
no
,
-
sta
attento
,
-
più
adagio
,
-
coraggio
.
-
Ci
avrebbe
suggerito
ogni
cosa
se
avesse
potuto
parlare
.
Se
al
posto
suo
ci
fossero
stati
l
'
un
dopo
l
'
altro
i
padri
di
tutti
gli
alunni
,
non
avrebbero
fatto
di
più
.
Gli
avrei
gridato
:
-
Grazie
!
-
dieci
volte
,
in
faccia
a
tutti
.
E
quando
gli
altri
maestri
mi
dissero
:
-
Sta
bene
;
va
pure
,
-
gli
scintillarono
gli
occhi
dalla
contentezza
.
Io
tornai
subito
in
classe
ad
aspettare
mio
padre
.
C
'
erano
ancora
quasi
tutti
.
Mi
sedetti
accanto
a
Garrone
.
Non
ero
allegro
,
punto
.
Pensavo
che
era
l
'
ultima
volta
che
stavamo
un
'
ora
vicini
!
Non
glielo
avevo
ancor
detto
a
Garrone
che
non
avrei
più
fatta
la
quarta
con
lui
,
che
dovevo
andar
via
da
Torino
con
mio
padre
:
egli
non
sapeva
nulla
.
E
se
ne
stava
lì
piegato
in
due
,
con
la
sua
grossa
testa
china
sul
banco
,
a
fare
degli
ornati
intorno
a
una
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
macchinista
,
che
è
un
uomo
grande
e
grosso
,
con
un
collo
di
toro
,
e
ha
un
'
aria
seria
e
onesta
,
come
lui
.
E
mentre
stava
così
curvo
,
con
la
camicia
un
poco
aperta
davanti
,
io
gli
vedevo
sul
petto
nudo
e
robusto
la
crocina
d
'
oro
che
gli
regalò
la
madre
di
Nelli
,
quando
seppe
che
proteggeva
il
suo
figliuolo
.
Ma
bisognava
pure
che
glielo
dicessi
una
volta
che
dovevo
andar
via
.
Glielo
dissi
:
-
Garrone
,
quest
'
autunno
mio
padre
andrà
via
da
Torino
,
per
sempre
.
-
Egli
mi
domandò
se
andavo
via
anch
'
io
;
gli
risposi
di
sì
.
-
Non
farai
più
la
quarta
con
noi
?
-
mi
disse
.
Risposi
di
no
.
E
allora
egli
stette
un
po
'
senza
parlare
,
continuando
il
suo
disegno
.
Poi
domandò
senz
'
alzare
il
capo
:
-
Ti
ricorderai
poi
dei
tuoi
compagni
di
terza
?
-
Sì
,
-
gli
dissi
,
-
di
tutti
;
ma
di
te
...
più
che
di
tutti
.
Chi
si
può
scordare
di
te
?
-
Egli
mi
guardò
fisso
e
serio
con
uno
sguardo
che
diceva
mille
cose
;
e
non
disse
nulla
,
solo
mi
porse
la
mano
sinistra
,
fingendo
di
continuare
a
disegnare
con
l
'
altra
,
ed
io
la
strinsi
tra
le
mie
,
quella
mano
forte
e
leale
.
In
quel
momento
entrò
in
fretta
il
maestro
col
viso
rosso
,
e
disse
a
bassa
voce
e
presto
,
con
la
voce
allegra
:
-
Bravi
,
finora
va
tutto
bene
,
tirino
avanti
così
quelli
che
restano
;
bravi
,
ragazzi
!
Coraggio
!
Sono
molto
contento
.
-
E
per
mostrarci
la
sua
contentezza
ed
esilararci
,
uscendo
in
fretta
,
fece
mostra
d
'
inciampare
e
di
trattenersi
al
muro
per
non
cadere
:
lui
,
che
non
l
'
avevamo
mai
visto
ridere
!
La
cosa
parve
così
strana
,
che
invece
di
ridere
,
tutti
rimasero
stupiti
;
tutti
sorrisero
,
nessuno
rise
.
Ebbene
,
non
so
,
mi
fece
pena
e
tenerezza
insieme
quell
'
atto
di
allegrezza
da
fanciullo
.
Era
tutto
il
suo
premio
quel
momento
d
'
allegrezza
,
era
il
compenso
di
nove
mesi
di
bontà
,
di
pazienza
ed
anche
di
dispiaceri
!
Per
quello
aveva
faticato
tanto
tempo
,
ed
era
venuto
tante
volte
a
far
lezione
malato
,
povero
maestro
!
Quello
,
e
non
altro
,
egli
domandava
a
noi
in
ricambio
di
tanto
affetto
e
di
tante
cure
!
E
ora
mi
pare
che
lo
rivedrò
sempre
così
in
quell
'
atto
,
quando
mi
ricorderò
di
lui
,
per
molti
anni
;
e
se
quando
sarò
un
uomo
,
egli
vivrà
ancora
,
e
c
'
incontreremo
,
glielo
dirò
,
di
quell
'
atto
che
mi
toccò
il
cuore
;
e
gli
darò
un
bacio
sulla
testa
.
Addio
10
,
lunedì
Al
tocco
ci
ritrovammo
tutti
per
l
'
ultima
volta
alla
scuola
a
sentire
i
risultati
degli
esami
e
a
pigliare
i
libretti
di
promozione
.
La
strada
era
affollata
di
parenti
,
che
avevano
invaso
anche
il
camerone
,
e
molti
erano
entrati
nelle
classi
,
pigiandosi
fino
accanto
al
tavolino
del
maestro
:
nella
nostra
riempivano
tutto
lo
spazio
fra
il
muro
e
i
primi
banchi
.
C
'
era
il
padre
di
Garrone
,
la
madre
di
Derossi
,
il
fabbro
Precossi
,
Coretti
,
la
signora
Nelli
,
l
'
erbaiola
,
il
padre
del
muratorino
,
il
padre
di
Stardi
,
molti
altri
che
non
avevo
mai
visti
;
e
si
sentiva
da
tutte
le
parti
un
bisbiglio
,
un
brulichìo
,
che
pareva
d
'
essere
in
una
piazza
.
Entrò
il
maestro
:
si
fece
un
grande
silenzio
.
Aveva
in
mano
l
'
elenco
,
e
cominciò
a
leggere
subito
.
-
Abatucci
,
promosso
,
sessanta
settantesimi
,
Archini
,
promosso
,
cinquantacinque
settantesimi
.
Il
muratorino
promosso
,
Crossi
promosso
.
Poi
lesse
forte
:
-
Derossi
Ernesto
promosso
,
settanta
settantesimi
,
e
il
primo
premio
.
-
Tutti
i
parenti
ch
'
eran
lì
,
che
lo
conoscevan
tutti
,
dissero
:
-
Bravo
,
bravo
,
Derossi
!
-
ed
egli
diede
una
scrollata
ai
suoi
riccioli
biondi
,
col
suo
sorriso
disinvolto
e
bello
,
guardando
sua
madre
,
che
gli
fece
un
saluto
con
la
mano
.
Garoffi
,
Garrone
,
il
calabrese
,
promossi
.
Poi
tre
o
quattro
di
seguito
rimandati
,
e
uno
si
mise
a
piangere
perché
suo
padre
ch
'
era
sull
'
uscio
,
gli
fece
un
gesto
di
minaccia
.
Ma
il
maestro
disse
al
padre
:
-
No
,
signore
,
mi
scusi
;
non
è
sempre
colpa
,
è
sfortuna
molte
volte
.
E
questo
è
il
caso
.
-
Poi
lesse
:
-
Nelli
,
promosso
,
sessantadue
settantesimi
.
-
Sua
madre
gli
mandò
un
bacio
col
ventaglio
.
Stardi
promosso
con
sessantasette
settantesimi
;
ma
a
sentire
quel
bel
voto
,
egli
non
sorrise
neppure
,
e
non
staccò
i
pugni
dalle
tempie
.
L
'
ultimo
fu
Votini
,
che
era
venuto
tutto
ben
vestito
e
pettinato
:
promosso
.
Letto
l
'
ultimo
,
il
maestro
si
alzò
e
disse
:
-
Ragazzi
,
questa
è
l
'
ultima
volta
che
ci
troviamo
riuniti
.
Siamo
stati
insieme
un
anno
,
e
ora
ci
lasciamo
buoni
amici
,
non
è
vero
?
Mi
rincresce
di
separarmi
da
voi
,
cari
figliuoli
.
-
S
'
interruppe
;
poi
ripigliò
:
-
Se
qualche
volta
m
'
è
scappata
la
pazienza
,
se
qualche
volta
,
senza
volerlo
,
sono
stato
ingiusto
,
troppo
severo
,
scusatemi
.
-
No
,
no
,
-
dissero
i
parenti
e
molti
scolari
,
-
no
,
signor
maestro
,
mai
.
-
Scusatemi
,
-
ripeté
il
maestro
,
-
e
vogliatemi
bene
.
L
'
anno
venturo
non
sarete
più
con
me
,
ma
vi
rivedrò
,
e
rimarrete
sempre
nel
mio
cuore
.
A
rivederci
,
ragazzi
!
-
Detto
questo
,
venne
avanti
in
mezzo
a
noi
,
e
tutti
gli
tesero
le
mani
,
rizzandosi
sui
banchi
,
lo
presero
per
le
braccia
e
per
le
falde
del
vestito
;
molti
lo
baciarono
,
cinquanta
voci
insieme
dissero
:
-
A
rivederlo
,
maestro
!
-
Grazie
,
signor
maestro
!
-
Stia
bene
!
-
Si
ricordi
di
noi
!
-
Quando
uscì
,
pareva
oppresso
dalla
commozione
.
Uscimmo
tutti
,
alla
rinfusa
.
Da
tutte
le
altre
classi
uscivan
pure
.
Era
un
rimescolamento
,
un
gran
chiasso
di
ragazzi
e
di
parenti
che
dicevano
addio
ai
maestri
e
alle
maestre
e
si
salutavan
fra
loro
.
La
maestra
della
penna
rossa
aveva
quattro
o
cinque
bambini
addosso
e
una
ventina
attorno
,
che
le
legavano
il
fiato
;
e
alla
«
monachina
»
avevan
mezzo
strappato
il
cappello
,
e
ficcato
una
dozzina
di
mazzetti
tra
i
bottoni
del
vestito
nero
e
nelle
tasche
.
Molti
facevano
festa
a
Robetti
che
proprio
quel
giorno
aveva
smesso
per
la
prima
volta
le
stampelle
.
Si
sentiva
dire
da
tutte
le
parti
.
-
Al
nuovo
anno
!
-
Ai
venti
d
'
ottobre
!
-
A
rivederci
ai
Santi
!
-
Noi
pure
ci
salutammo
.
Ah
!
come
si
dimenticavano
tutti
i
dissapori
in
quel
momento
!
Votini
,
che
era
sempre
stato
così
geloso
di
Derossi
,
fu
il
primo
a
gettarglisi
incontro
con
le
braccia
aperte
.
Io
salutai
il
muratorino
e
lo
baciai
proprio
nel
momento
che
mi
faceva
il
suo
ultimo
muso
di
lepre
,
caro
ragazzo
!
Salutai
Precossi
,
salutai
Garoffi
,
che
mi
annunziò
la
vincita
alla
sua
ultima
lotteria
e
mi
diede
un
piccolo
calcafogli
di
maiolica
,
rotto
da
un
canto
,
dissi
addio
a
tutti
gli
altri
.
Fu
bello
vedere
il
povero
Nelli
,
come
s
'
avviticchiò
a
Garrone
,
che
non
lo
potevan
più
staccare
.
Tutti
s
'
affollarono
intorno
a
Garrone
,
e
addio
Garrone
,
addio
,
a
rivederci
,
e
lì
a
toccarlo
,
a
stringerlo
,
a
fargli
festa
,
a
quel
bravo
,
santo
ragazzo
;
e
c
'
era
suo
padre
tutto
meravigliato
,
che
guardava
e
sorrideva
.
Garrone
fu
l
'
ultimo
che
abbracciai
,
nella
strada
,
e
soffocai
un
singhiozzo
contro
il
suo
petto
:
egli
mi
baciò
sulla
fronte
.
Poi
corsi
da
mio
padre
e
da
mia
madre
.
Mio
padre
mi
domandò
:
-
Hai
salutati
tutti
i
tuoi
compagni
?
-
Dissi
di
sì
.
-
Se
c
'
è
qualcuno
a
cui
tu
abbia
fatto
un
torto
,
vagli
a
dire
che
ti
perdoni
e
che
lo
dimentichi
.
C
'
è
nessuno
?
-
Nessuno
,
-
risposi
.
-
E
allora
addio
!
-
disse
mio
padre
,
con
la
voce
commossa
,
dando
un
ultimo
sguardo
alla
scuola
.
E
mia
madre
ripeté
:
-
addio
!
-
E
io
non
potei
dir
nulla
.
Narrativa ,
Il
lettore
non
troverà
,
in
questo
libro
,
né
il
romanzo
,
né
la
storia
.
Sono
ricordi
personali
,
riordinati
alla
meglio
e
limitati
ad
un
anno
,
fra
i
quattro
di
guerra
ai
quali
ho
preso
parte
.
Io
non
ho
raccontato
che
quello
che
ho
visto
e
mi
ha
maggiormente
colpito
.
Non
alla
fantasia
ho
fatto
appello
,
ma
alla
mia
memoria
;
e
i
miei
compagni
d
'
arme
,
anche
attraverso
qualche
nome
trasformato
,
riconosceranno
facilmente
uomini
e
fatti
.
Io
mi
sono
spogliato
anche
della
mia
esperienza
successiva
e
ho
rievocato
la
guerra
così
come
noi
l
'
abbiamo
realmente
vissuta
,
con
le
idee
e
i
sentimenti
d
'
allora
.
Non
si
tratta
quindi
di
un
lavoro
a
tesi
:
esso
vuole
essere
solo
una
testimonianza
italiana
della
grande
guerra
.
Non
esistono
,
in
Italia
,
come
in
Francia
,
in
Germania
o
in
Inghilterra
,
libri
sulla
guerra
.
E
anche
questo
non
sarebbe
stato
mai
scritto
,
senza
un
periodo
di
riposo
forzato
.
Clavadel
Davos
,
Aprile
1937
.
J
'
ai
plus
de
souvenirs
que
si
j
'
avais
mille
ans
.
Baudelaire
I
Alla
fine
maggio
1916
,
la
mia
Brigata
-
reggimenti
399°
e
400°
-
stava
ancora
sul
Carso
.
Sin
dall
'
inizio
della
guerra
,
essa
aveva
combattuto
solo
su
quel
fronte
.
Per
noi
,
era
ormai
diventato
insopportabile
.
Ogni
palmo
di
terra
ci
ricordava
un
combattimento
o
la
tomba
di
un
compagno
caduto
.
Non
avevamo
fatto
altro
che
conquistare
trincee
,
trincee
e
trincee
.
Dopo
quella
dei
"
gatti
rossi
"
,
era
venuta
quella
dei
"
gatti
neri
"
,
poi
quella
dei
"
gatti
verdi
"
.
Ma
la
situazione
era
sempre
la
stessa
.
Presa
una
trincea
,
bisognava
conquistarne
un
'
altra
.
Trieste
era
sempre
là
,
di
fronte
al
golfo
,
alla
stessa
distanza
,
stanca
.
La
nostra
artiglieria
non
vi
aveva
voluto
tirare
un
sol
colpo
.
Il
duca
d
'
Aosta
,
nostro
comandante
d
'
armata
,
la
citava
ogni
volta
,
negli
ordini
del
giorno
e
nei
discorsi
,
per
animare
i
combattenti
.
Il
principe
aveva
scarse
capacità
militari
,
ma
grande
passione
letteraria
.
Egli
e
il
suo
capo
di
stato
maggiore
si
completavano
.
Uno
scriveva
i
discorsi
e
l
'
altro
li
parlava
.
Il
duca
li
imparava
a
memoria
e
li
recitava
,
in
forma
oratoria
da
romano
antico
,
con
dizione
impeccabile
.
Le
grandi
cerimonie
piuttosto
frequenti
,
erano
espressamente
preparate
per
queste
dimostrazioni
oratorie
.
Disgraziatamente
,
il
capo
di
stato
maggiore
non
era
uno
scrittore
.
Sicché
,
malgrado
tutto
,
nella
stima
dell
'
armata
,
guadagnava
più
la
memoria
del
generale
nel
recitare
i
discorsi
che
il
talento
del
suo
capo
di
stato
maggiore
nello
scriverli
.
Il
generale
aveva
anche
una
bella
voce
.
A
parte
questo
,
egli
era
abbastanza
impopolare
.
In
un
pomeriggio
di
maggio
,
ci
arrivò
la
notizia
che
il
duca
aveva
disposto
,
in
premio
di
tanti
sacrifici
sofferti
dalla
brigata
,
di
mandarci
a
riposo
,
nelle
retrovie
,
per
alcuni
mesi
.
E
poiché
la
notizia
era
stata
seguita
dall
'
ordine
di
tenerci
pronti
per
ricevere
il
cambio
da
un
'
altra
brigata
,
essa
non
poteva
essere
che
vera
.
I
soldati
l
'
accolsero
con
tripudio
e
acclamarono
al
duca
.
Essi
s
'
accorgevano
finalmente
che
vi
era
qualche
vantaggio
ad
avere
per
comandante
d
'
armata
un
principe
di
casa
reale
.
Solo
lui
avrebbe
potuto
concedere
un
riposo
così
lungo
e
lontano
dal
fronte
.
Fino
ad
allora
,
i
turni
di
riposo
li
avevano
passati
a
pochi
chilometri
dalle
trincee
,
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
.
Il
cuoco
del
comandante
la
divisione
aveva
detto
all
'
attendente
del
colonnello
,
e
la
voce
si
era
diffusa
in
un
baleno
,
che
il
duca
voleva
che
il
riposo
lo
si
passasse
in
una
città
.
Per
la
prima
volta
,
durante
tutta
la
guerra
,
egli
cominciava
a
diventare
popolare
.
Le
voci
più
simpatiche
corsero
subito
su
di
lui
,
e
la
notizia
ch
'
egli
si
fosse
seriamente
disputato
con
il
generale
Cadorna
,
per
difendere
la
nostra
brigata
,
fece
,
accreditata
,
il
giro
dei
reparti
.
La
brigata
ricevette
il
cambio
e
,
la
notte
stessa
,
scendemmo
in
pianura
.
In
due
tappe
fummo
ad
Aiello
,
piccola
cittadina
,
non
lontana
dalle
vecchie
frontiere
.
La
nostra
gioia
non
aveva
limiti
.
Finalmente
,
si
viveva
!
Quanti
progetti
in
testa
!
Dopo
Aiello
,
sarebbe
venuta
la
grande
città
.
Udine
,
chi
sa
?
Entrammo
ad
Aiello
,
all
'
ora
del
primo
rancio
.
In
testa
,
era
il
mio
battaglione
,
il
3°
,
che
marciava
con
la
12a
compagnia
in
testa
.
La
12a
era
comandata
da
un
ufficiale
di
cavalleria
,
il
tenente
di
complemento
Grisoni
.
Egli
era
stato
ufficiale
d
'
ordinanza
del
nostro
comandante
di
brigata
.
Morto
questi
,
in
seguito
ad
una
ferita
di
granata
,
egli
era
voluto
rimanere
nella
brigata
e
prestava
servizio
nel
mio
battaglione
.
Come
ufficiale
di
cavalleria
,
non
poteva
essere
assegnato
ad
un
reparto
di
fanteria
;
ma
il
comandante
generale
della
cavalleria
gli
aveva
accordato
un
'
autorizzazione
speciale
,
con
il
diritto
di
conservare
ordinanza
e
cavallo
.
Egli
era
conosciuto
in
tutta
la
brigata
.
Il
21
agosto
del
`15
,
con
quaranta
volontari
,
aveva
attaccato
di
sorpresa
e
conquistato
"
il
dente
del
groviglio
"
,
solida
trincea
avanzata
,
difesa
da
un
battaglione
di
ungheresi
.
L
'
azione
era
stata
di
un
'
audacia
estrema
.
Ma
egli
era
divenuto
celebre
per
un
'
altra
impresa
.
Una
sera
,
mentre
stavamo
a
riposo
,
dopo
aver
bevuto
e
frammischiato
,
senza
eccessiva
misura
,
alcuni
vini
di
Piemonte
,
a
cavallo
,
era
penetrato
,
egualmente
di
sorpresa
,
nella
sala
di
mensa
,
in
cui
pranzava
il
colonnello
con
gli
ufficiali
del
comando
del
reggimento
.
Egli
non
aveva
pronunciato
una
sola
parola
,
ma
il
cavallo
,
che
sembrava
conoscere
perfettamente
le
gerarchie
militari
,
aveva
lungamente
caracollato
e
nitrito
attorno
al
colonnello
.
Per
questo
fatto
,
diversamente
apprezzato
,
poco
era
mancato
che
non
fosse
rimandato
alla
sua
Arma
.
Il
battaglione
sfilava
,
al
passo
,
di
fronte
alla
piazza
del
municipio
.
Là
,
erano
il
comandante
della
brigata
,
il
comandante
dei
reggimento
e
le
autorità
civili
della
città
.
La
compagnia
di
testa
,
per
quattro
,
marciava
,
marziale
.
I
soldati
erano
infangati
,
ma
quella
tenuta
da
trincea
rendeva
più
solenne
la
parata
.
Arrivato
all
'
altezza
delle
autorità
,
il
tenente
Grisoni
si
drizzò
sulle
staffe
e
,
rivolto
alla
compagnia
,
comandò
:
-
Attenti
a
sinistra
!
Era
il
saluto
al
comandante
di
Brigata
.
Ma
era
anche
il
segnale
convenuto
perché
il
1°
plotone
entrasse
in
azione
.
Immediatamente
,
si
svelò
tutta
una
fanfara
accuratamente
organizzata
.
Una
tromba
,
fatta
con
una
grande
caffettiera
di
latta
,
squillò
il
segnale
d
'
attenti
cui
rispose
l
'
accordo
degli
strumenti
più
svariati
.
Erano
tutti
strumenti
improvvisati
.
Abbondavano
quelli
che
facevano
maggior
chiasso
per
accompagnare
il
passo
.
I
piatti
erano
rappresentati
da
coperchi
di
gavetta
.
I
tamburi
erano
avanzi
di
vecchie
ghirbe
di
salmeria
,
fuori
uso
,
sapientemente
adattate
.
Pistoni
,
clarini
e
flauti
erano
ricavati
dai
pugni
chiusi
,
in
cui
gli
specialisti
,
aprendo
ora
un
dito
,
ora
l
'
altro
,
sapevano
soffiare
nelle
forme
più
efficaci
.
Ne
risultava
un
insieme
mirabile
di
musicata
allegria
di
guerra
.
Il
comandante
di
brigata
s
'
accigliò
,
ma
infine
sorrise
.
Uomo
ragionevole
,
non
trovò
sconveniente
che
soldati
,
vissuti
nel
fango
e
nel
fuoco
tutto
l
'
anno
,
si
permettessero
un
simile
svago
,
per
quanto
non
regolamentare
.
Tutto
il
reggimento
s
'
accantonò
ad
Aiello
.
Nel
pomeriggio
,
il
sindaco
offerse
,
agli
ufficiali
,
una
bicchierata
ed
un
discorso
.
Egli
lesse
con
voce
tremante
:
-
Grande
onore
è
per
me
,
ecc
.
ecc
.
Nella
guerra
gloriosa
che
il
popolo
italiano
combatte
sotto
il
comando
geniale
ed
eroico
di
Sua
Maestà
il
re
...
Alla
parola
re
,
come
era
d
'
obbligo
,
noi
ci
mettemmo
in
posizione
d
'
attenti
,
con
grande
e
simultaneo
strepito
di
tacchi
e
di
speroni
.
Nell
'
aula
municipale
,
il
fulmineo
frastuono
di
quel
saluto
militare
,
rimbombò
come
uno
sparo
d
'
armi
da
fuoco
.
Il
sindaco
,
civile
profano
,
non
immaginava
che
quel
suo
modesto
accenno
al
sovrano
potesse
provocare
una
dimostrazione
così
fragorosa
di
lealtà
costituzionale
.
Era
un
uomo
distinto
e
,
con
preavviso
,
egli
non
avrebbe
mancato
certamente
di
apprezzare
,
nella
sua
giusta
misura
,
un
simile
atto
patriottico
.
Ma
,
preso
così
,
alla
sprovvista
,
ebbe
un
sussulto
e
spiccò
un
leggero
salto
che
lo
elevò
di
alcuni
centimetri
al
di
sopra
della
sua
statura
.
Egli
si
era
fatto
pallido
.
Rivolse
lo
sguardo
incerto
al
gruppo
degli
ufficiali
,
immobili
,
e
attese
.
Il
foglio
del
discorso
scritto
gli
era
caduto
dalle
mani
e
giaceva
,
come
un
colpevole
,
ai
suoi
piedi
.
Il
colonnello
ebbe
un
onesto
sorriso
di
compiacimento
,
soddisfatto
di
veder
marcata
,
sia
pure
in
modo
provvisorio
,
la
superiorità
dell
'
autorità
militare
sull
'
autorità
civile
.
Con
un
'
espressione
di
contenuta
fierezza
,
che
invano
si
sforzerebbe
di
ostentare
chi
non
abbia
avuto
,
per
lungo
tempo
,
comando
di
truppe
,
egli
portò
lo
sguardo
dal
sindaco
a
noi
e
da
noi
al
sindaco
,
e
,
per
quel
briciolo
di
malvagità
che
serpeggia
nel
cuore
degli
uomini
più
miti
,
pensò
d
'
impressionare
ancora
di
più
il
sindaco
.
Egli
comandò
:
-
Signori
ufficiali
,
viva
il
re
!
-
Viva
il
re
!
-
ripetemmo
noi
,
urlando
la
frase
come
un
monosillabo
.
Contrariamente
alla
sua
aspettativa
,
il
sindaco
non
batté
ciglio
e
gridò
con
noi
.
Il
sindaco
era
uomo
di
mondo
.
Ormai
padrone
di
sé
,
raccolto
il
foglio
,
continuava
il
discorso
:
-
Noi
vinceremo
,
perché
ciò
è
scritto
nel
libro
del
destino
...
Dove
fosse
quel
libro
,
certo
,
nessuno
di
noi
,
compreso
il
sindaco
,
lo
sapeva
.
E
,
ancora
meno
,
che
cosa
fosse
scritto
in
quel
libro
irreperibile
.
La
frase
tuttavia
non
sollevò
particolare
reazione
.
L
'
attenzione
fu
invece
notevole
per
quest
'
altro
passaggio
:
-
La
guerra
non
è
così
dura
come
noi
la
immaginiamo
.
Questa
mattina
,
quando
ho
visto
entrare
nella
città
i
vostri
soldati
in
festa
,
accompagnati
dal
suono
della
fanfara
più
gioconda
che
si
possa
mai
concepire
,
ho
capito
,
e
tutta
la
popolazione
l
'
ha
capito
con
me
,
che
la
guerra
ha
le
sue
belle
attrattive
...
Il
tenente
di
cavalleria
salutò
,
facendo
tintinnare
gli
speroni
,
come
se
il
complimento
fosse
rivolto
particolarmente
a
lui
.
Il
sindaco
continuò
:
-
Belle
e
sublimi
attrattive
.
Infelice
colui
che
non
le
sente
!
Perché
,
o
signori
,
sì
,
bello
è
morire
per
la
patria
...
Quest
'
accenno
non
piacque
a
nessuno
,
neppure
al
colonnello
.
La
sentenza
era
classica
,
ma
il
sindaco
non
era
il
più
indicato
per
farci
apprezzare
,
letterariamente
,
la
bellezza
di
una
morte
,
sia
pure
così
gloriosa
.
La
stessa
forma
,
con
cui
il
sindaco
aveva
accompagnato
l
'
esclamazione
,
era
stata
infelice
.
Sembrava
che
egli
avesse
voluto
dire
:
"
Voi
siete
più
belli
da
morti
che
da
vivi
"
.
Buona
parte
degli
ufficiali
tossì
e
guardò
il
sindaco
con
arroganza
.
Il
tenente
di
cavalleria
scosse
gli
speroni
con
un
gesto
di
irrequietezza
.
Capì
il
sindaco
il
nostro
stato
d
'
animo
?
È
probabile
,
perché
s
'
affrettò
a
concludere
,
inneggiando
al
re
.
Egli
disse
,
precisamente
:
-
Viva
il
nostro
glorioso
re
di
stirpe
guerriera
!
Il
tenente
di
cavalleria
era
il
più
vicino
ad
una
grande
tavola
coperta
di
coppe
di
spumante
.
Rapidamente
,
ne
afferrò
una
ancora
piena
,
la
levò
in
alto
e
gridò
:
-
Viva
il
re
di
coppe
!
Per
il
colonnello
fu
un
colpo
in
pieno
petto
.
Guardò
il
tenente
stupito
,
come
se
non
credesse
ai
suoi
occhi
e
alle
sue
orecchie
.
Guardò
gli
ufficiali
,
per
fare
appello
alla
loro
testimonianza
,
e
disse
,
più
desolato
che
severo
:
-
Tenente
Grisoni
,
anche
oggi
lei
ha
bevuto
troppo
.
Favorisca
abbandonare
la
sala
e
attendere
i
miei
ordini
.
Il
tenente
batté
gli
speroni
,
s
'
irrigidì
sull
'
attenti
,
fece
un
passo
indietro
e
salutò
:
-
Signor
sì
!
E
uscì
,
con
il
frustino
sotto
il
braccio
,
visibilmente
soddisfatto
.
II
Il
capo
coro
intonava
:
"
Quel
mazzolin
di
fiori
...
"
Il
coro
della
compagnia
rispondeva
:
"
Che
vien
dalla
montagna
...
"
E
il
canto
animava
i
soldati
,
affaticati
.
Eravamo
in
marcia
da
tre
giorni
.
L
'
immobilità
della
lunga
vita
sedentaria
sul
Carso
ci
aveva
reso
incapaci
di
grandi
sforzi
.
La
marcia
era
penosa
per
tutti
.
Ci
confortava
solo
il
pensiero
che
saremmo
andati
in
montagna
.
Il
riposo
d
'
Aiello
non
era
durato
neppure
una
settimana
.
Gli
austriaci
avevano
sferrato
la
grande
offensiva
,
fra
il
Pasubio
e
Val
Lagarina
.
Sfondando
il
fronte
a
Cima
XII
,
s
'
affacciavano
sull
'
Altipiano
di
Asiago
.
La
brigata
,
abbandonati
gli
accantonamenti
aveva
percorso
in
treno
la
pianura
veneta
.
Ora
raggiungeva
,
a
marce
forzate
,
le
falde
dell
'
Altipiano
.
Il
coro
si
faceva
più
vivo
,
ma
ciascuno
seguiva
il
corso
dei
suoi
pensieri
.
Era
finita
la
vita
di
trincea
:
ora
si
sarebbe
contrattaccato
,
manovrando
,
ci
avevano
detto
.
E
in
montagna
.
Finalmente
!
Fra
di
noi
,
si
era
sempre
parlato
della
guerra
in
montagna
,
come
di
un
riposo
privilegiato
.
Avremmo
dunque
,
anche
noi
,
visto
alberi
,
foreste
e
sorgenti
,
vallate
ed
angoli
morti
,
che
ci
avrebbero
fatto
dimenticare
,
con
il
grande
riposo
sfumato
,
quella
orribile
petriera
carsica
,
squallida
,
senza
un
filo
di
erba
e
senza
una
goccia
di
acqua
,
tutta
eguale
,
sempre
eguale
,
priva
di
ripari
,
con
solo
qualche
buco
,
le
"
doline
"
,
calamita
dei
tiri
di
artiglieria
di
grosso
calibro
,
in
cui
ci
si
sprofondava
alla
rinfusa
,
uomini
e
muli
,
vivi
e
morti
.
Ci
saremmo
finalmente
potuti
sdraiare
,
nelle
ore
di
ozio
,
e
prendere
il
sole
,
e
dormire
dietro
un
albero
,
senza
esser
visti
,
senza
avere
per
sveglia
una
pallottola
nelle
gambe
.
E
,
dalle
cime
dei
monti
,
avremmo
avuto
,
di
fronte
a
noi
,
un
orizzonte
e
un
panorama
,
in
luogo
degli
eterni
muri
di
trincea
e
dei
reticolati
di
filo
spinato
.
E
ci
saremmo
,
finalmente
,
liberati
da
quella
miserabile
vita
,
vissuta
a
cinquanta
o
a
dieci
metri
dalla
trincea
nemica
,
in
una
promiscuità
feroce
,
fatta
di
continui
assalti
alla
baionetta
o
a
base
di
bombe
a
mano
e
di
colpi
di
fucile
tirati
alle
feritoie
.
Avremmo
finito
d
'
ucciderci
l
'
un
l
'
altro
,
ogni
giorno
,
senza
odio
.
La
manovra
sarebbe
stata
un
'
altra
cosa
.
Una
buona
manovra
,
duecento
,
trecento
mila
prigionieri
,
così
,
in
un
sol
giorno
,
senza
quella
spaventosa
carneficina
generale
,
ma
solo
per
un
geniale
aggiramento
strategico
.
E
chi
sa
,
forse
si
sarebbe
potuto
vincere
e
finirla
per
sempre
con
la
guerra
.
Il
solo
inconveniente
della
manovra
era
che
bisognava
marciare
,
sempre
marciare
.
Un
reggimento
di
cavalleria
ci
traversò
la
strada
e
noi
dovemmo
fermarci
per
lasciarlo
sfilare
.
Beati
loro
che
stavano
a
cavallo
!
Ma
ci
accorgemmo
subito
che
anch
'
essi
erano
stanchi
morti
.
-
La
guerra
dei
signori
,
-
gridavano
i
soldati
ai
lancieri
curvi
sulla
sella
.
-
Beati
voi
,
-
rispondevano
questi
,
-
che
potete
camminare
a
piedi
.
Noi
,
sempre
a
cavallo
,
sempre
a
cavallo
.
Non
poter
marciare
con
le
proprie
gambe
!
Dover
faticare
per
sé
e
poi
per
il
cavallo
.
Che
vita
!
Passato
il
reggimento
di
cavalleria
,
la
compagnia
riprese
il
coro
.
La
strada
,
ora
,
si
faceva
ingombra
di
profughi
.
Sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
non
era
rimasta
anima
viva
.
La
popolazione
dei
Sette
Comuni
si
riversava
sulla
pianura
,
alla
rinfusa
,
trascinando
sui
carri
a
buoi
e
sui
muli
,
vecchi
,
donne
e
bambini
,
e
quel
poco
di
masserizie
che
aveva
potuto
salvare
dalle
case
affrettatamente
abbandonate
al
nemico
.
I
contadini
allontanati
dalla
loro
terra
,
erano
come
naufraghi
.
Nessuno
piangeva
,
ma
i
loro
occhi
guardavano
assenti
.
Era
il
convoglio
del
dolore
.
I
carri
,
lenti
,
sembravano
un
accompagnamento
funebre
.
La
nostra
colonna
cessò
i
canti
e
si
fece
silenziosa
.
Sulla
strada
non
si
sentiva
altro
che
il
nostro
passo
di
marcia
e
il
cigolìo
dei
carri
.
Lo
spettacolo
era
nuovo
per
noi
.
Sul
fronte
del
Carso
,
eravamo
noi
gli
invasori
,
ed
erano
slavi
i
contadini
che
avevano
abbandonato
le
case
,
alla
nostra
avanzata
.
Ma
noi
non
li
avevamo
visti
.
Passò
un
carro
,
più
lungo
degli
altri
.
Sui
due
materassi
di
paglia
stavano
accovacciati
una
vecchia
,
una
giovane
madre
e
due
bambini
.
Un
vecchio
contadino
,
seduto
avanti
,
con
le
gambe
pendoloni
,
guidava
i
buoi
.
Egli
fermò
i
buoi
e
chiese
,
ad
un
soldato
,
tabacco
per
la
pipa
.
-
Fumate
,
nonno
!
-
gli
gridò
il
caporale
che
marciava
in
testa
,
e
,
senza
fermarsi
,
gli
pose
fra
le
mani
tutto
il
suo
tabacco
.
I
soldati
l
'
imitarono
.
Il
vecchio
,
le
mani
ingombre
di
pacchetti
e
di
sigari
,
guardava
,
sorpreso
,
tanta
inaspettata
ricchezza
.
La
colonna
continuava
la
marcia
,
in
silenzio
.
Come
se
un
ordine
fosse
stato
dato
a
tutti
,
i
soldati
che
seguivano
lanciavano
sul
carro
il
loro
tabacco
.
Il
vecchio
chiese
:
-
E
voi
che
fumerete
,
ragazzi
?
La
domanda
ruppe
il
silenzio
.
Per
tutta
risposta
,
uno
intonò
un
'
allegra
canzonetta
del
repertorio
di
marcia
,
e
la
colonna
continuò
in
coro
.
Io
seguivo
con
lo
sguardo
"
zio
Francesco
"
,
che
mi
stava
vicino
.
Era
il
più
vecchio
soldato
della
compagnia
:
aveva
fatta
anche
la
guerra
di
Libia
.
I
compagni
lo
chiamavano
"
zio
Francesco
"
perché
,
oltre
ad
essere
il
più
vecchio
,
era
padre
di
cinque
figli
.
Egli
marciava
al
passo
,
sulla
cadenza
del
coro
,
e
,
come
gli
altri
,
cantava
a
voce
alta
.
Il
passo
era
pesante
,
sotto
il
peso
dello
zaino
.
Sul
suo
volto
,
non
v
'
era
alcuna
espressione
di
gioia
.
Le
parole
allegre
del
canto
uscivano
dalla
sua
bocca
,
estranee
.
"
Zio
Francesco
"
era
una
cosa
,
il
suo
canto
un
'
altra
.
La
testa
china
,
lo
sguardo
fisso
per
terra
,
egli
era
molto
lontano
dalla
marcia
e
dai
suoi
compagni
.
-
Aprite
le
righe
!
-
gridarono
alcuni
dal
centro
della
compagnia
.
-
Passa
il
colonnello
!
Mi
voltai
indietro
.
Il
colonnello
,
seguito
dall
'
aiutante
maggiore
,
a
cavallo
,
passava
in
mezzo
alla
colonna
.
Noi
marciavamo
già
a
righe
aperte
,
per
far
posto
alla
colonna
dei
profughi
;
sulla
strada
v
'
era
poco
spazio
libero
.
Ci
spostammo
ancora
verso
i
margini
della
strada
,
ma
il
colonnello
fu
egualmente
obbligato
a
camminare
a
passo
per
non
urtare
il
cavallo
sui
soldati
o
sui
carri
.
Quando
mi
arrivò
vicino
,
mi
disse
che
era
contento
di
vedere
i
soldati
così
allegri
e
mi
dette
venti
lire
da
distribuire
ai
cantori
.
Mentre
si
allontanava
,
notò
"
zio
Francesco
"
.
L
'
età
,
la
voce
e
l
'
atteggiamento
avevano
richiamato
la
sua
attenzione
.
Mi
chiese
chi
fosse
.
Gli
risposi
che
era
un
contadino
del
sud
e
aggiunsi
qualche
particolare
.
-
Buon
soldato
?
-
chiese
il
colonnello
.
-
Ottimo
,
-
risposi
.
-
Ecco
altre
cinque
lire
,
per
lui
,
per
lui
solo
.
"
Zio
Francesco
"
capi
che
si
parlava
di
lui
,
alzò
gli
occhi
e
continuò
la
marcia
e
il
canto
senza
scomporsi
.
Il
colonnello
gli
batté
la
mano
sulle
spalle
e
si
allontanò
.
La
notizia
del
dono
si
propagò
in
un
attimo
e
il
coro
si
fece
più
vivo
.
"
O
pescator
di
Londra
...
"
,
cantava
il
capo
coro
.
"
Bionda
,
mia
bella
bionda
...
"
,
chiudeva
il
coro
.
"
Zio
Francesco
"
continuava
a
cantare
,
a
capo
chino
e
a
voce
alta
.
Dai
carri
,
i
profughi
ci
guardavano
,
impassibili
.
I
carri
stridevano
sulla
ghiaia
e
facevano
un
accompagnamento
lamentoso
al
coro
gaio
.
Arrivammo
alla
tappa
,
prima
dell
'
imbrunire
.
La
giornata
era
ancora
calda
.
Fuori
dalle
tende
,
i
soldati
,
sdraiati
sull
'
erba
,
riposavano
.
I
più
stanchi
,
le
mani
intrecciate
dietro
la
nuca
,
allungati
e
immobili
,
guardavano
il
cielo
in
fiamme
.
Altri
parlottavano
,
a
voce
bassa
.
Qualcuno
cantava
nenie
del
suo
villaggio
.
Solo
le
sentinelle
si
muovevano
attorno
al
campo
.
I
gruppi
si
rianimarono
quando
un
graduato
ritornò
dal
vivandiere
con
i
fiaschi
del
vino
e
col
tabacco
.
Egli
aveva
speso
tutte
le
venti
lire
.
In
guerra
,
non
si
pensa
al
domani
.
Presto
,
i
fiaschi
girarono
di
mano
in
mano
e
le
voci
si
elevarono
.
-
Alla
salute
del
colonnello
!
-
Alla
salute
del
colonnello
!
Solo
una
voce
giovanile
si
staccò
dalle
altre
,
ostile
:
-
Alla
salute
di
quella
puttana
di
sua
madre
!
I
compagni
protestarono
.
-
E
che
vuoi
,
che
il
colonnello
,
invece
del
vino
,
ti
ficchi
due
palle
in
pancia
?
Inosservato
,
io
guardavo
la
scena
.
Il
soldato
non
rispose
,
rimase
sdraiato
e
non
volle
bere
.
Io
lo
distinsi
subito
e
lo
riconobbi
.
Sicuramente
,
egli
non
aveva
mai
avuto
niente
a
che
fare
con
il
colonnello
.
Pian
piano
,
le
voci
andavano
abbassandosi
.
Ora
parlava
"
zio
Francesco
"
,
grave
,
come
un
patriarca
.
Gli
altri
ascoltavano
,
fumando
.
-
Mai
,
nella
mia
vita
,
io
ho
guadagnato
cinque
lire
in
una
volta
.
Mai
guadagnato
cinque
lire
,
neppure
in
una
settimana
.
Tranne
nel
periodo
della
mietitura
,
falciando
a
cottimo
,
dalla
prima
luce
del
giorno
fino
al
crepuscolo
.
Io
mi
allontanai
,
perché
era
l
'
ora
della
mensa
ufficiali
.
III
Sui
margini
dell
'
Altipiano
,
a
mille
metri
,
v
'
era
il
più
grande
disordine
.
Noi
vi
eravamo
arrivati
,
il
5
giugno
,
per
la
Val
Frenzela
,
partendo
da
Valstagna
,
con
le
misure
di
sicurezza
d
'
avanguardia
,
perché
non
era
chiaro
dove
fossero
i
nostri
e
dove
gli
austriaci
.
Il
reggimento
si
schierò
fra
le
pendici
di
Stoccaredo
e
la
strada
Gallio
Foza
,
e
il
mio
battaglione
prese
posizione
al
Buso
,
minuscolo
villaggio
che
sbarra
lo
sbocco
di
Val
Frenzela
.
Gli
avamposti
furono
collocati
nella
conca
,
verso
Ronchi
,
a
caso
,
sulle
vie
da
cui
potevano
provenire
le
avanguardie
nemiche
.
Sapevamo
solo
che
esse
,
traversata
la
Val
d
'
Assa
e
conquistato
Asiago
,
si
spingevano
innanzi
,
a
ventaglio
,
al
di
qua
di
Gallio
.
Mi
si
diceva
che
,
fra
noi
e
loro
,
vi
fosse
ancora
,
sperduto
,
qualche
reparto
italiano
.
Quello
ch
'
era
certo
è
che
il
nemico
sfruttava
audacemente
il
successo
:
nella
conca
d
'
Asiago
,
numerose
batterie
da
campagna
manovravano
in
pieno
giorno
.
Il
ponte
di
Val
d
'
Assa
,
distrutto
dai
nostri
,
era
stato
ricostruito
dagli
austriaci
in
qualche
giorno
.
Tutta
la
nostra
artiglieria
era
caduta
in
mano
del
nemico
:
noi
non
ne
avevamo
più
,
su
tutto
l
'
Altipiano
,
neppure
un
pezzo
.
Solamente
,
dal
forte
Lisser
,
vecchio
forte
smantellato
fin
dal
1915
,
tiravano
due
pezzi
da
149
,
e
sempre
sui
nostri
.
Fortunatamente
,
gran
parte
delle
granate
non
esplodevano
,
e
noi
non
avemmo
perdite
.
Qualche
giorno
dopo
,
quel
forte
fu
battezzato
,
dai
nostri
corrispondenti
di
guerra
,
il
"
Leone
dell
'
Altipiano
"
.
Il
comandante
del
battaglione
mi
mandò
,
con
un
plotone
,
verso
Stoccaredo
.
Avevo
il
compito
di
prendere
collegamento
con
qualche
reparto
del
nostro
esercito
che
doveva
trovarsi
lassù
,
e
assumere
informazioni
sul
nemico
.
Preoccupato
di
poter
cadere
in
mano
agli
austriaci
,
io
avevo
chiesto
di
avere
con
me
tutta
la
compagnia
:
il
maggiore
mi
voleva
dare
solo
la
scorta
di
una
squadra
.
Fu
adottata
la
via
di
mezzo
ed
avevo
avuto
un
plotone
.
Il
sole
era
già
tramontato
quando
caddi
,
a
nord
di
Stoccaredo
,
su
un
battaglione
del
301
fanteria
.
Lo
comandava
un
tenente
colonnello
,
sulla
cinquantina
,
che
trovai
all
'
aperto
,
seduto
ad
un
tavolino
improvvisato
con
rami
d
'
albero
,
una
bottiglia
di
cognac
in
mano
.
Egli
mi
accolse
molto
gentilmente
e
mi
offrì
un
bicchierino
di
cognac
.
-
Molte
grazie
,
-
dissi
,
-
non
bevo
liquori
.
-
Non
beve
liquori
?
-
mi
chiese
,
preoccupato
,
il
tenente
colonnello
.
Tirò
dal
taschino
della
giubba
un
taccuino
e
scrisse
:
"
Conosciuto
tenente
astemio
in
liquori
.
5
giugno
1916>>
.
Si
fece
ripetere
il
mio
nome
,
che
io
gli
avevo
già
detto
presentandomi
,
e
lo
aggiunse
alla
nota
.
Per
non
perdere
tempo
io
gli
dissi
subito
la
ragione
di
servizio
che
mi
aveva
spinto
fino
a
lui
.
Ma
egli
,
prima
di
rispondermi
,
volle
conoscere
qualche
dettaglio
sulla
mia
vita
e
sui
miei
studi
.
Così
,
seppe
che
ero
ufficiale
di
complemento
,
uscito
dall
'
università
allo
scoppio
della
guerra
.
Ma
era
sempre
la
questione
dei
liquori
che
lo
colpiva
maggiormente
.
-
Appartiene
lei
forse
a
qualche
setta
religiosa
?
-
mi
chiese
.
-
No
,
-
risposi
io
ridendo
.
-
E
perché
mai
?
-
Strano
,
eccezionalmente
strano
.
E
vino
,
ne
beve
?
-
Un
po
'
,
a
tavola
,
così
,
un
po
'
durante
il
pasto
.
Io
ripetei
le
domande
sulle
posizioni
nemiche
e
sui
nostri
.
Ma
egli
non
aveva
fretta
.
Bevette
ancora
un
bicchierino
,
e
mi
accompagnò
,
con
passo
lento
,
ad
un
osservatorio
distante
una
cinquantina
di
metri
,
tenendo
sempre
in
mano
la
bottiglia
e
il
bicchierino
.
Per
distrazione
,
certo
,
perché
,
all
'
osservatorio
,
egli
non
bevette
mai
.
Dall
'
osservatorio
,
si
aveva
ancora
un
panorama
chiaro
,
illuminato
dagli
ultimi
riflessi
del
sole
.
In
fondo
,
a
nord
,
a
una
trentina
di
chilometri
in
linea
d
'
aria
,
Cima
XII
.
Di
fronte
,
la
catena
di
monti
culminante
a
Monte
Zebio
,
le
Creste
di
Gallio
,
e
,
elevato
su
tutti
,
più
a
destra
,
Monte
Fior
.
Fra
noi
e
quelle
cime
,
la
conca
d
'
Asiago
:
più
in
basso
,
proprio
sotto
di
noi
,
la
più
piccola
conca
di
Ronchi
.
-
Dove
sono
gli
austriaci
?
-
chiesi
.
-
Ah
,
questo
non
lo
so
.
Questo
non
lo
sa
nessuno
.
Sono
di
fronte
a
noi
.
Potrebbero
,
da
un
momento
all
'
altro
,
essere
anche
alle
nostre
spalle
.
Ciò
dipende
dalle
circostanze
.
Quello
che
è
certo
è
che
essi
sono
dappertutto
e
che
,
oltre
al
mio
battaglione
,
non
vi
sono
truppe
italiane
.
Io
chiesi
schiarimenti
sulla
posizione
del
monte
più
alto
,
che
egli
mi
aveva
detto
essere
Monte
Fior
.
-
Là
vi
sono
i
nostri
.
Questo
è
certo
.
Gli
austriaci
non
vi
sono
ancora
arrivati
.
Il
monte
è
alto
duemila
metri
.
È
perciò
che
i
nostri
comandi
lo
chiamano
la
"
Chiave
dell
'
Altipiano
"
.
Il
tenente
colonnello
mi
indicava
le
posizioni
con
la
bottiglia
.
Frequentemente
,
avvicinava
la
bottiglia
al
bicchierino
come
se
volesse
riempirlo
,
ma
,
ogni
volta
,
arrestava
a
tempo
la
bottiglia
,
e
il
bicchierino
rimase
sempre
vuoto
.
-
Su
quella
"
chiave
"
,
i
comandi
,
per
non
perderla
,
hanno
ammassato
una
ventina
di
battaglioni
,
mentre
qui
,
alla
porta
,
tutti
compresi
,
non
siamo
che
quattro
gatti
.
L
'
idea
è
sbagliata
di
sana
pianta
.
Ma
è
scritto
nei
testi
che
,
tenendo
la
vetta
d
'
una
montagna
,
si
possa
impedire
al
nemico
di
passare
per
la
vallata
sottostante
.
Vede
,
laggiù
,
lo
sbocco
di
Val
Frenzela
,
sotto
di
noi
?
Fra
lo
sbocco
e
Monte
Fior
,
vi
saranno
,
in
linea
d
'
aria
,
non
meno
di
quattro
o
cinque
chilometri
.
Se
gli
austriaci
forzano
lo
sbocco
,
la
"
porta
"
,
vi
possono
infilare
tutta
un
'
armata
,
senza
avere
un
ferito
,
mentre
la
"
chiave
"
resta
appesa
al
muro
.
Lei
non
beve
,
eh
?
Lei
non
beve
!
-
A
me
pare
che
,
se
noi
abbiamo
,
lassù
,
venti
battaglioni
,
qui
,
gli
austriaci
non
possono
passare
.
-
E
come
lo
impediscono
i
nostri
venti
battaglioni
,
da
lassù
?
Con
l
'
artiglieria
?
Ma
non
ve
ne
abbiamo
un
solo
pezzo
e
non
ve
ne
potrà
essere
uno
solo
,
ché
mancano
le
strade
.
Con
le
mitragliatrici
e
i
fucili
?
Armi
inutili
,
a
tanta
distanza
.
E
allora
?
Allora
,
niente
.
Perché
,
se
noi
siamo
degli
imbecilli
,
non
è
detto
che
di
fronte
a
noi
vi
siano
comandi
più
intelligenti
.
L
'
arte
della
guerra
è
la
stessa
per
tutti
.
Vedrà
che
gli
austriaci
attaccheranno
Monte
Fior
,
con
quaranta
battaglioni
,
e
inutilmente
.
E
siamo
pari
.
Questa
è
l
'
arte
militare
.
La
conversazione
mi
era
interessante
,
ma
la
notte
si
avvicinava
ed
io
non
volevo
rifare
il
cammino
al
buio
.
Avevo
aperto
una
carta
topografica
e
mi
sforzavo
d
'
orientarla
.
-
Lei
non
beve
!
Poi
,
abbandonando
l
'
osservatorio
e
con
tono
canzonatorio
:
-
Non
si
affidi
alle
carte
.
Altrimenti
non
ritroverà
più
il
suo
reggimento
.
Creda
a
me
che
sono
un
vecchio
ufficiale
di
carriera
.
Ho
fatto
tutta
la
campagna
d
'
Africa
.
Ad
Adua
abbiamo
perduto
,
perché
avevamo
qualche
carta
.
Perciò
siamo
andati
a
finire
ad
ovest
invece
di
andare
ad
est
.
Qualcosa
come
se
si
attaccasse
Venezia
invece
di
Verona
.
Le
carte
,
in
montagna
,
sono
intelligibili
solo
per
quelli
che
conoscono
la
regione
,
per
esservi
nati
o
vissuti
.
Ma
quelli
che
conoscono
già
il
terreno
non
hanno
bisogno
di
carte
.
Rifacemmo
indietro
il
percorso
fino
al
comando
del
suo
battaglione
.
Egli
si
avvicinò
al
tavolino
di
rami
,
si
sedette
e
bevette
due
bicchierini
,
uno
alla
mia
e
uno
alla
sua
salute
.
Io
lo
ringraziai
e
,
messomi
alla
testa
del
plotone
che
mi
attendeva
,
ripresi
la
strada
per
rientrare
al
reggimento
.
Qualche
cosa
di
vero
doveva
esserci
nelle
teorie
dei
tenente
colonnello
.
Quella
sera
,
io
perdetti
la
strada
del
ritorno
.
Ciò
non
sarebbe
avvenuto
,
se
avessi
rifatto
la
stessa
strada
.
Ma
era
già
tardi
ed
io
cercavo
una
scorciatoia
,
per
evitare
la
strada
carreggiabile
che
conduce
al
Buso
,
troppo
lunga
.
Il
sentiero
che
avevo
scelto
passava
interamente
nel
bosco
,
ove
incominciava
già
a
farsi
buio
.
A
pochi
metri
da
un
bivio
,
in
un
terreno
accidentato
e
coperto
di
cespugli
,
fummo
accolti
da
una
scarica
di
fucileria
.
Io
mi
accorsi
troppo
tardi
d
'
aver
obliquato
a
sinistra
,
anziché
puntare
più
a
destra
,
verso
Val
Frenzela
.
-
A
terra
!
-
gridai
.
-
A
destra
,
stendetevi
!
Il
plotone
si
buttò
a
terra
,
e
cominciò
a
stendersi
,
carponi
.
Noi
eravamo
sotto
il
fuoco
,
ma
protetti
dall
'
andamento
del
terreno
e
dal
bosco
fitto
.
I
cespugli
ci
nascondevano
completamente
.
-
Maledetti
ungheresi
!
-
bestemmiò
il
sergente
,
che
era
al
mio
fianco
.
-
Mi
hanno
bucato
un
braccio
.
-
Ungheresi
?
-
mormorai
.
-
Sì
,
signor
tenente
.
Ho
avuto
il
tempo
di
vederne
uno
in
piedi
.
Ha
il
trifoglio
sui
pantaloni
.
-
No
,
-
dissi
,
-
lei
si
sbaglia
.
Sono
bosniaci
.
Ci
avevano
infatti
detto
,
al
comando
di
divisione
,
che
l
'
avanguardia
nemica
era
formata
da
una
divisione
bosniaca
.
I
bosniaci
non
portavano
il
trifoglio
sull
'
uniforme
.
Il
plotone
si
era
steso
e
sparava
,
con
calma
.
Il
sergente
si
fasciava
il
braccio
ferito
,
aiutato
da
un
soldato
.
La
superiorità
delle
truppe
che
avevamo
di
fronte
era
evidente
.
Quello
era
il
fuoco
di
almeno
una
compagnia
.
Se
ci
avessero
attaccati
,
noi
saremmo
stati
sopraffatti
.
Io
feci
innestare
le
baionette
e
passai
la
voce
di
stare
a
contatto
di
gomito
,
pronti
al
contrattacco
.
Ero
intanto
preoccupato
.
Avevo
ricevuto
l
'
ordine
di
fare
una
ricognizione
per
prendere
contatto
con
la
sinistra
,
e
avere
schiarimenti
sulla
situazione
,
non
già
d
'
impegnarmi
in
combattimenti
.
Il
plotone
era
una
scorta
,
contro
sorprese
di
pattuglie
,
non
un
reparto
capace
di
sopportare
uno
scontro
simile
.
Decisi
perciò
d
'
indietreggiare
.
Dopo
il
primo
nervosismo
,
il
tiro
nemico
s
'
era
calmato
.
Ora
,
si
sparavano
solo
colpi
isolati
.
Per
coprire
il
rumore
del
ripiegamento
,
feci
sparare
una
bomba
a
mano
.
Il
soldato
che
mi
stava
più
vicino
accese
una
Sipe
,
ne
controllò
,
calmo
,
l
'
accensione
,
nella
mano
,
scattò
dritto
in
piedi
e
la
lanciò
alta
,
perché
non
fosse
fermata
dagli
alberi
.
La
bomba
scoppiò
bene
,
cadendo
dall
'
alto
,
con
un
fragore
che
la
foresta
rese
più
cupo
.
Le
schegge
si
dispersero
con
sibili
stridenti
:
un
miagolio
di
gatti
.
Era
la
prima
bomba
sparata
da
noi
sull
'
Altipiano
.
Un
attimo
di
silenzio
seguì
nella
foresta
.
Dalla
linea
nemica
,
una
voce
sonora
rispose
:
-
Alla
tua
faccia
!
La
fucileria
riprese
più
intensa
.
Di
fronte
a
noi
,
un
razzo
luminoso
si
levò
nell
'
aria
,
altissimo
,
e
rischiarò
la
foresta
e
tutta
la
vallata
di
Ronchi
.
Noi
ci
appiattimmo
sull
'
erba
,
come
foglie
.
"
Forse
ha
ragione
il
sergente
,
-
pensai
.
-
Debbono
essere
ungheresi
della
costa
adriatica
.
I
bosniaci
non
parlano
certo
l
'
italiano
"
.
Il
ripiegamento
del
plotone
si
faceva
per
gruppi
di
squadra
e
a
sbalzi
indietro
,
lentamente
,
per
non
perdere
il
contatto
tra
noi
.
Ormai
era
buio
fitto
ed
era
ben
difficile
spostarci
conservando
un
certo
ordine
.
Impiegammo
più
di
un
'
ora
prima
che
,
sottratti
al
tiro
,
potessimo
riunirci
indietro
,
al
sicuro
.
L
'
ultima
a
compiere
il
movimento
fu
la
quarta
squadra
.
Essa
aveva
fatto
un
prigioniero
.
Sotto
la
luce
del
razzo
,
un
uomo
isolato
,
posto
fra
noi
e
il
nemico
,
c
'
era
venuto
incontro
con
le
mani
in
alto
.
La
squadra
l
'
aveva
notato
e
,
spentosi
il
razzo
,
l
'
aveva
catturato
.
Ci
voleva
proprio
un
prigioniero
per
avere
notizie
sul
nemico
.
Io
ne
fui
felice
.
Dissi
al
caporale
della
quarta
squadra
:
-
Farò
avere
un
premio
alla
squadra
.
Il
prigioniero
,
senz
'
armi
,
era
in
mezzo
alla
squadra
,
tenuto
per
le
braccia
da
due
soldati
.
Nessuno
parlava
,
né
il
prigioniero
,
né
gli
altri
.
Ognuno
era
convinto
dell
'
inutilità
di
una
conversazione
fatta
in
lingua
straniera
.
Ma
anche
così
,
al
buio
e
in
silenzio
,
si
era
immediatamente
stabilita
quella
simpatia
che
si
crea
sempre
in
quelle
circostanze
.
I
vincitori
vogliono
prodigare
qualche
attestazione
di
bontà
ai
vinti
,
i
vinti
le
accettano
per
non
parere
sdegnosi
.
Il
prigioniero
mangiava
il
cioccolato
che
i
soldati
gli
avevano
offerto
,
e
quando
io
consentii
,
poiché
eravamo
al
riparo
,
che
si
fumasse
,
anch
'
egli
fumò
la
sigaretta
offertagli
.
Ordinai
l
'
appello
dei
presenti
per
essere
certo
che
nessuno
fosse
rimasto
indietro
,
ferito
o
sperduto
,
e
accesi
la
lampadina
elettrica
che
avevo
in
tasca
.
-
Ma
è
del
nostro
reggimento
!
-
esclamò
il
sergente
che
stava
controllando
la
fasciatura
al
braccio
e
s
'
era
posto
fra
me
e
il
prigioniero
.
-
Chi
è
del
nostro
reggimento
?
-
chiesi
,
distratto
.
-
Il
prigioniero
.
-
Diavolo
,
diavolo
,
diavolo
!
-
mormorava
il
caporale
della
quarta
squadra
,
fra
i
denti
.
La
lampadina
illuminò
la
faccia
del
prigioniero
.
Sbalordito
,
le
pupille
dilatate
,
anch
'
egli
guardava
.
La
sigaretta
gli
era
caduta
di
bocca
.
L
'
uniforme
era
la
nostra
.
Sul
berretto
,
il
numero
399
:
il
nostro
reggimento
.
Le
mostrine
,
quelle
della
brigata
.
Sulle
spalline
,
il
numero
della
compagnia
:
la
9a
...
Il
nostro
stesso
battaglione
.
-
Come
ti
chiami
?
-
gli
chiesi
.
-
Marrasi
Giuseppe
,
-
mi
rispose
avvilito
.
Gli
domandai
il
nome
del
suo
comandante
di
compagnia
e
di
plotone
ed
egli
me
li
disse
.
Erano
i
nomi
dei
miei
colleghi
del
battaglione
.
-
E
come
hai
fatto
a
finire
,
così
,
in
mezzo
a
noi
?
-
Mi
sono
smarrito
.
-
Era
la
9a
compagnia
che
sparava
contro
di
noi
?
-
Signor
sì
.
Finito
l
'
appello
,
riprendemmo
il
cammino
,
sulla
strada
.
Il
soldato
della
9a
parlava
con
i
compagni
.
-
Ti
è
andata
male
,
eh
?
-
Tu
credevi
di
aver
finito
la
guerra
,
figlio
d
'
un
cane
!
Confessa
che
avresti
pagato
un
occhio
perché
noi
fossimo
austriaci
.
Marrasi
protestava
:
-
Ma
no
,
ma
no
,
vi
dico
...
-
E
che
razza
di
stomaco
!
Ti
sei
sbaffato
il
cioccolato
come
un
vero
austriaco
.
Tu
me
lo
restituirai
...
IV
Il
battaglione
rimase
quattro
giorni
,
fra
il
Buso
e
la
strada
Gallio
Foza
,
a
contatto
con
gli
avamposti
nemici
.
Gli
austriaci
,
fermatisi
di
fronte
allo
sbocco
di
Val
Frenzela
,
avevano
concentrate
tutte
le
forze
su
Monte
Fior
.
Questo
era
principalmente
difeso
da
gruppi
di
battaglioni
alpini
:
il
battaglione
Val
Maira
,
il
battaglione
dei
Sette
Comuni
,
il
battaglione
Bassano
e
alcuni
altri
di
cui
ho
dimenticato
i
nomi
.
Erano
tutti
battaglioni
regionali
,
reclutati
nell
'
Alto
Veneto
.
Essi
quindi
combattevano
attorno
alle
loro
case
.
Vera
anche
un
reggimento
di
fanteria
e
qualche
altro
battaglione
staccato
.
Anche
il
1°
e
il
2°
battaglione
del
nostro
reggimento
vi
erano
stati
mandati
d
'
urgenza
.
Il
mio
battaglione
,
sostituito
da
altri
reparti
sopravvenuti
attraverso
la
Val
Frenzela
,
fu
l
'
ultimo
a
raggiungerli
.
L
'
aiutante
maggiore
del
battaglione
fu
ferito
gravemente
ed
io
,
che
fino
ad
allora
avevo
comandato
la
10
a
compagnia
,
fui
nominato
aiutante
maggiore
.
Partimmo
,
poco
dopo
mezzanotte
,
da
Foza
.
Il
comandante
di
brigata
volle
salutarci
.
Anch
'
egli
ci
avrebbe
raggiunto
fra
poco
.
Un
suo
figlio
combatteva
nei
battaglioni
alpini
.
Per
la
mulattiera
tracciata
nella
roccia
,
ci
arrampicammo
in
fila
indiana
.
Il
rumore
del
combattimento
di
Monte
Fior
non
arrivava
fino
a
noi
.
Il
vento
lo
trasportava
,
a
sinistra
,
verso
Val
d
'
Assa
.
Il
silenzio
della
notte
era
solo
rotto
dai
nostri
passi
e
dalle
punte
ferrate
dei
nostri
bastoni
da
montagna
.
Di
tanto
in
tanto
,
scialba
,
ci
arrivava
la
luce
dei
razzi
.
Alla
nostra
destra
,
oltre
le
pendici
di
Monte
Tonderecar
,
dall
'
altro
versante
,
lontano
,
si
sentiva
frequente
il
guaito
della
volpe
,
rauco
e
stridulo
,
simile
a
un
riso
sarcastico
.
La
tortuosa
mulattiera
finiva
a
Malga
Lora
,
piccola
conca
spoglia
d
'
alberi
e
ricca
d
'
erba
,
aperta
sotto
le
vette
del
Monte
Fior
.
Le
sommità
della
conca
sono
la
continuazione
delle
vette
del
monte
,
degradanti
verso
Monte
Tonderecar
.
La
testa
del
battaglione
vi
arrivò
alle
prime
luci
dell
'
alba
,
quando
una
colonna
di
feriti
,
curati
nella
Malga
e
trasportati
in
barella
,
incominciò
la
discesa
.
La
conca
si
apriva
di
fronte
a
noi
,
verde
e
riposante
,
come
un
'
oasi
.
Piccoli
resti
di
neve
erano
ancora
attorno
ai
cespugli
e
fra
le
rocce
.
Il
maggiore
pensava
riordinarvi
il
battaglione
che
intanto
serrava
.
Il
rumore
della
fucileria
era
ormai
distinto
;
la
vetta
di
Monte
Fior
non
era
che
a
poche
centinaia
di
metri
.
Noi
vi
eravamo
troppo
addossati
,
perché
fosse
visibile
.
Ma
i
colpi
erano
rari
.
Il
maggiore
aveva
spiegato
,
per
terra
,
una
grande
carta
topografica
e
l
'
esaminava
,
fumando
.
D
'
improvviso
,
le
raffiche
di
due
mitragliatrici
,
dall
'
alto
,
si
abbatterono
su
di
noi
.
Il
maggiore
abbandonò
la
carta
e
si
precipitò
sulla
testa
del
battaglione
per
farlo
rinculare
.
In
un
attimo
,
ci
sottraemmo
al
tiro
e
ci
sparpagliammo
,
dietro
le
rocce
.
Dopo
la
prima
sorpresa
,
non
tardammo
a
constatare
che
il
nemico
dominava
lo
sbocco
della
Malga
.
Evidentemente
,
durante
la
notte
,
si
era
impossessato
di
uno
dei
punti
più
elevati
e
vi
aveva
collocato
le
mitragliatrici
.
Ma
,
lateralmente
,
tutte
le
posizioni
erano
ancora
nostre
;
altrimenti
,
nella
Malga
,
non
sarebbe
potuto
restare
nessuno
.
Là
,
erano
invece
ancora
il
comando
dei
gruppi
alpini
e
del
settore
,
e
i
posti
di
medicazione
,
da
cui
provenivano
i
feriti
.
Anche
la
colonna
dei
feriti
dovette
arrestarsi
e
retrocedere
.
-
Prenda
due
portaordini
,
-
mi
disse
il
maggiore
,
-
vada
nella
Malga
e
s
'
informi
di
ciò
che
è
avvenuto
,
durante
la
notte
.
Dica
al
comando
degli
alpini
che
noi
siamo
arrivati
e
che
attendiamo
ordini
.
Il
maggiore
ornò
il
discorso
di
qualche
bestemmia
.
Era
toscano
,
di
Firenze
,
e
bestemmiava
di
giorno
e
di
notte
.
Quando
era
eccitato
,
adoperava
,
senza
parsimonia
,
tutto
il
repertorio
del
Lung
'
Arno
.
Con
i
due
portaordini
,
di
corsa
,
traversai
il
terreno
che
le
mitragliatrici
spazzavano
e
,
in
pochi
minuti
,
mi
trovai
al
coperto
.
Il
comando
dei
gruppi
alpini
si
vedeva
,
in
fondo
alla
Malga
,
addossato
al
pendio
.
La
Croce
Rossa
dei
posti
di
medicazione
era
issata
a
fianco
,
su
una
capanna
in
legno
,
vecchio
rifugio
per
le
vacche
al
pascolo
,
d
'
estate
.
Io
mi
diressi
là
.
La
capanna
e
le
adiacenze
erano
ingombre
di
feriti
che
attendevano
di
essere
trasportati
a
Foza
.
Altri
feriti
scendevano
continuamente
dall
'
alto
.
Chiesi
del
comandante
dei
gruppi
.
Mi
fu
mostrato
un
ufficiale
che
stava
a
fianco
,
in
piedi
,
avvolto
in
un
gran
mantello
d
'
ordinanza
,
lo
sguardo
fisso
sulle
alture
della
Malga
.
Io
mi
presentai
.
Egli
aveva
un
elmetto
in
testa
,
e
non
si
distinguevano
i
gradi
;
ma
,
nel
darmi
la
mano
,
mostrò
i
galloni
della
giubba
.
Era
un
colonnello
.
Ascoltò
quanto
gli
dissi
,
apparentemente
calmo
,
malgrado
l
'
insonnia
,
che
si
leggeva
sul
volto
,
e
le
comunicazioni
che
riceveva
da
ogni
parte
del
settore
.
Vicino
a
lui
,
un
capitano
scriveva
e
non
alzò
neppure
la
testa
.
-
Noi
siamo
malmessi
e
non
abbiamo
forze
sufficienti
per
resistere
.
Non
abbiamo
artiglieria
,
tranne
quella
del
forte
Lisser
,
a
dieci
chilometri
,
che
mi
ha
ucciso
un
ufficiale
e
qualche
soldato
.
Non
abbiamo
mitragliatrici
.
L
'
artiglieria
nemica
ce
le
ha
messe
tutte
fuori
uso
.
Il
colonnello
fece
un
gesto
di
sconforto
.
Di
sotto
il
mantello
,
levò
una
borraccia
di
metallo
bianco
,
la
contemplò
,
quasi
volesse
accertarsi
che
era
sempre
la
stessa
,
e
ne
bevette
un
sorso
.
E
riprese
:
-
Questa
notte
,
siamo
stati
attaccati
nella
selletta
da
forze
superiori
.
Tutta
una
compagnia
è
stata
distrutta
.
Una
compagnia
del
suo
reggimento
:
la
4a
.
Non
si
è
salvato
nessun
ufficiale
.
Aveva
rimpiazzato
uno
dei
miei
battaglioni
che
è
stato
distrutto
ieri
,
nel
pomeriggio
.
Ne
informi
il
suo
comando
.
-
Signor
sì
.
Il
colonnello
cercò
ancora
la
borraccia
e
ne
bevette
un
altro
sorso
.
-
Dica
al
suo
comandante
di
battaglione
che
,
evitando
il
terreno
battuto
dalle
mitragliatrici
,
passando
più
a
destra
,
attacchi
la
selletta
.
Il
suo
compito
è
di
riprendere
la
selletta
.
Il
suo
battaglione
è
in
gamba
?
-
In
gamba
!
-
Disposto
a
tutto
?
-
A
tutto
.
Il
colonnello
,
che
aveva
ancora
in
pugno
la
borraccia
,
mi
offrì
da
bere
.
-
Dica
al
suo
comandante
che
lei
mi
ha
trovato
qui
,
che
lei
ha
trovato
qui
il
colonnello
Stringari
,
comandante
dei
gruppi
alpini
,
deciso
a
morire
.
-
Signor
sì
.
-
E
gli
dica
che
qui
noi
dobbiamo
morire
tutti
.
Tutti
dobbiamo
morire
.
Il
nostro
dovere
è
questo
.
Glielo
dica
.
Ha
capito
?
-
Signor
sì
.
Ridiscesi
di
corsa
e
riferii
al
maggiore
.
Quando
gli
dissi
che
dovevamo
morire
tutti
,
il
maggiore
ruppe
in
bestemmie
.
-
Morire
tutti
?
Incominci
con
il
morire
lui
.
Affare
suo
.
Faccia
pure
.
Per
noi
,
il
problema
è
vivere
,
non
morire
.
Ché
,
se
moriamo
tutti
,
gli
austriaci
scendono
a
Bassano
,
fumando
la
pipa
.
È
la
selletta
dunque
che
dobbiamo
attaccare
?
-
È
la
selletta
.
-
Dammi
da
bere
,
-
gridò
il
maggiore
al
suo
attendente
.
L
'
attendente
gli
porse
la
borraccia
di
cognac
.
Attaccare
la
selletta
era
un
'
operazione
difficile
.
Ma
il
maggiore
,
nonostante
il
suo
nervosismo
,
sapeva
comandare
il
battaglione
.
Forse
ci
saremmo
riusciti
.
Il
battaglione
aveva
già
serrato
e
le
compagnie
erano
in
ordine
.
Il
maggiore
mandò
il
tenente
Santini
,
della
9a
,
con
il
suo
plotone
,
a
riconoscere
il
terreno
.
Egli
pensava
si
dovesse
fare
un
percorso
più
lungo
,
per
poi
avere
il
vantaggio
di
attaccare
la
selletta
dall
'
alto
,
da
destra
,
anziché
attaccarla
di
fronte
,
dal
basso
.
Mentre
le
compagnie
iniziavano
il
movimento
,
un
sottotenente
degli
alpini
,
da
Malga
Lora
,
ci
venne
incontro
,
latore
d
'
un
ordine
scritto
.
Il
colonnello
ordinava
che
il
battaglione
sospendesse
l
'
azione
della
selletta
,
e
,
il
più
celermente
possibile
,
prendesse
posizione
a
Monte
Spill
,
di
fronte
a
Monte
Fior
.
Era
un
'
operazione
tutta
differente
,
perché
la
selletta
era
a
destra
di
Malga
Lora
,
e
Monte
Spill
a
sinistra
.
Il
maggiore
chiese
spiegazioni
.
Il
sottotenente
spiegò
che
il
colonnello
temeva
che
gli
austriaci
potessero
,
da
un
momento
all
'
altro
,
forzare
le
nostre
posizioni
su
Monte
Fior
e
spingersi
innanzi
.
Immediatamente
dopo
il
mio
abboccamento
con
il
colonnello
,
il
battaglione
"
Bassano
"
aveva
dovuto
ripiegare
,
ridotto
a
quaranta
uomini
.
Occorreva
quindi
correre
ai
ripari
,
nel
punto
più
delicato
.
Di
fronte
allo
stesso
ufficiale
alpino
,
il
maggiore
bestemmiò
sugli
ordini
e
i
contrordini
.
Ma
iniziò
lo
spostamento
del
battaglione
,
verso
Monte
Spill
.
Quel
giorno
,
egli
era
più
nervoso
di
quanto
non
lo
fosse
normalmente
.
Ad
ogni
istante
,
non
faceva
che
chiedere
se
il
mulo
,
che
portava
le
cassette
del
comando
di
battaglione
,
fosse
arrivato
.
Ma
il
mulo
non
arrivava
.
Le
cassette
non
ci
erano
di
alcuna
utilità
,
e
l
'
impazienza
del
maggiore
doveva
avere
un
'
altra
causa
.
Io
non
stentai
a
capire
che
egli
attendeva
la
sua
cassetta
personale
,
non
quelle
del
comando
.
Nel
battaglione
eravamo
in
pochi
a
sapere
che
egli
,
nei
giorni
di
combattimento
,
era
solito
indossare
una
corazza
.
Per
non
appesantirsi
durante
la
marcia
,
egli
l
'
aveva
lasciata
indietro
,
con
le
salmerie
.
Era
certamente
nella
sua
cassetta
personale
.
Egli
,
con
ambo
le
mani
,
si
tastava
continuamente
il
petto
.
Ma
la
corazza
era
assente
.
Era
abituato
ai
rischi
della
guerra
;
aveva
fatto
anche
quella
libica
,
probabilmente
senza
corazza
.
Ma
ora
,
questa
costituiva
un
'
idea
fissa
che
lo
teneva
in
permanente
agitazione
.
Il
battaglione
fu
riempito
delle
sue
bestemmie
.
Il
battaglione
scalava
Monte
Spill
,
con
fatica
.
Il
terreno
era
difficile
e
ricoperto
di
cespugli
.
Un
plotone
della
9a
con
il
tenente
Santini
,
marciava
in
esplorazione
.
Una
pattuglia
nemica
,
con
mitragliatrice
,
cadde
nelle
sue
mani
.
Noi
non
potemmo
stabilire
da
dove
fosse
potuta
passare
,
perché
,
di
fronte
a
noi
,
le
nostre
linee
resistevano
ancora
.
Probabilmente
,
era
una
pattuglia
di
un
altro
settore
,
sperduta
.
Mandammo
indietro
i
prigionieri
,
senza
essere
riusciti
a
comprenderli
.
Stavolta
erano
veramente
bosniaci
.
Questo
felice
episodio
rasserenò
alquanto
il
maggiore
,
che
volle
che
ad
ognuno
di
essi
fossero
dati
sigarette
e
pane
.
Verso
le
cinque
del
pomeriggio
,
arrivammo
a
Monte
Spill
.
Monte
Fior
resisteva
ancora
.
Attorno
a
Monte
Spill
erano
accorsi
anche
battaglioni
di
fanteria
di
altri
reggimenti
.
Un
sottotenente
di
uno
di
questi
battaglioni
ci
vide
arrivare
e
ci
venne
incontro
per
stabilire
i
collegamenti
.
Quando
egli
risalì
al
suo
comando
,
io
volli
accompagnarlo
per
rendermi
conto
delle
forze
sulle
quali
il
nostro
battaglione
poteva
contare
sulla
sua
sinistra
.
E
caddi
,
per
la
seconda
volta
,
sul
tenente
colonnello
dell
'
osservatorio
di
Stoccaredo
.
Egli
comandava
ora
due
battaglioni
del
suo
reggimento
,
il
comando
del
quale
,
con
un
battaglione
,
era
rimasto
a
Stoccaredo
.
Anch
'
egli
dipendeva
dal
comando
dei
gruppi
alpini
.
Egli
stava
sdraiato
sotto
una
tenda
aperta
,
protetta
da
una
grande
roccia
.
Fu
lui
che
mi
vide
per
primo
e
mi
chiamò
.
-
Venga
qui
.
Si
sieda
un
minuto
.
Che
cosa
le
avevo
detto
io
?
Ecco
,
gli
austriaci
attaccano
Monte
Fior
.
Io
mi
sedetti
per
terra
,
vicino
alla
tenda
.
Egli
rimase
sdraiato
su
una
coperta
da
campo
.
Una
bottiglia
,
senza
marca
,
e
un
bicchierino
,
erano
a
sua
portata
di
mano
.
Mi
rivolse
ancora
qualche
domanda
sui
miei
studi
.
-
Ah
,
lei
conosce
anche
l
'
Università
di
Torino
?
Ma
bravo
!
Facciamo
quattro
chiacchiere
,
senza
parlare
di
guerra
.
Egli
era
piemontese
.
-
Guerra
,
sempre
guerra
!
C
'
è
da
diventar
pazzi
.
Con
lei
,
posso
parlar
francamente
?
-
Ma
certo
,
-
dissi
io
,
-
per
me
è
un
vero
piacere
.
-
lo
sono
un
ufficiale
sbagliato
.
Sinceramente
,
ho
io
la
faccia
di
un
ufficiale
di
carriera
?
Ho
fatto
due
anni
d
'
Università
in
lettere
.
Sempre
il
primo
del
corso
.
Quella
era
la
mia
carriera
.
Ma
mio
padre
aveva
un
chiodo
nella
testa
.
Che
dico
,
un
chiodo
?
una
sciabola
.
Mi
ha
obbligato
ad
entrare
alla
Scuola
Militare
.
Mio
padre
era
colonnello
,
mio
nonno
generale
,
mio
bisnonno
generale
,
mio
trisnonno
...
insomma
io
ho
in
corpo
otto
generazioni
di
ufficiali
,
in
linea
retta
.
Mi
hanno
rovinato
.
Il
tenente
colonnello
parlava
lentamente
,
e
beveva
lentamente
.
Beveva
a
sorsi
,
come
si
centellina
una
tazza
di
caffè
.
-
Io
mi
difendo
bevendo
.
Altrimenti
,
sarei
già
al
manicomio
.
Contro
le
scelleratezze
del
mondo
,
un
uomo
onesto
si
difende
bevendo
.
È
da
oltre
un
anno
che
io
faccio
la
guerra
,
un
po
'
su
tutti
i
fronti
,
e
finora
non
ho
visto
in
faccia
un
solo
austriaco
.
Eppure
ci
uccidiamo
a
vicenda
,
tutti
i
giorni
.
Uccidersi
senza
conoscersi
,
senza
neppure
vedersi
!
È
orribile
!
È
per
questo
che
ci
ubriachiamo
tutti
,
da
una
parte
e
dall
'
altra
.
Ha
mai
ucciso
nessuno
lei
?
Lei
,
personalmente
,
con
le
sue
mani
?
-
Io
spero
di
no
.
-
Io
,
nessuno
.
Già
,
non
ho
visto
nessuno
.
Eppure
se
tutti
,
di
comune
accordo
,
lealmente
,
cessassimo
di
bere
,
forse
la
guerra
finirebbe
.
Ma
,
se
bevono
gli
altri
,
bevo
anch
'
io
.
Veda
,
io
ho
una
lunga
esperienza
.
Non
è
l
'
artiglieria
che
ci
tiene
in
piedi
,
noi
di
fanteria
.
Anzi
,
il
contrario
.
La
nostra
artiglieria
ci
mette
spesso
a
terra
,
tirandoci
addosso
.
-
Anche
l
'
artiglieria
austriaca
tira
sovente
sulla
propria
fanteria
.
-
Naturalmente
.
La
tecnica
è
la
stessa
.
Abolisca
l
'
artiglieria
,
d
'
ambo
le
parti
,
la
guerra
continua
.
Ma
provi
ad
abolire
il
vino
e
i
liquori
.
Provi
un
po
'
.
Si
provi
.
-
Io
ho
già
provato
...
-
Insignificante
e
deplorevole
fatto
personale
.
Ma
estenda
l
'
esempio
come
ordine
,
come
norma
generale
.
Nessuno
di
noi
si
muoverà
più
.
L
'
anima
del
combattente
di
questa
guerra
è
l
'
alcool
.
Il
primo
motore
è
l
'
alcool
.
Perciò
i
soldati
,
nella
loro
infinita
sapienza
,
lo
chiamano
benzina
.
Il
colonnello
si
alzò
.
Il
suo
viso
pallido
si
illuminò
di
un
sorriso
.
Da
un
mucchio
di
carte
,
tirò
fuori
un
libro
.
Me
lo
agitò
di
fronte
agli
occhi
e
mi
chiese
:
-
Che
libro
è
?
Indovini
.
Che
libro
?
-
Il
regolamento
sul
servizio
in
guerra
,
-
dissi
io
,
senza
convinzione
,
cercando
di
leggerne
il
titolo
.
-
Io
,
il
servizio
in
guerra
!
Ma
lei
è
matto
.
Indovini
dunque
.
Capii
che
si
trattava
di
un
libro
attuale
,
in
rapporto
alla
sua
predilezione
.
-
Bacco
in
Toscana
,
-
dissi
.
-
No
,
ma
si
avvicina
.
-
Anacreonte
.
-
No
.
Io
cercavo
un
altro
nome
di
illustre
bevitore
.
Il
tenente
colonnello
mi
mise
la
testata
sotto
gli
occhi
.
Io
lessi
:
L
'
arte
di
prepararsi
i
liquori
da
se
stessi
.
-
Capirà
,
-
spiegò
.
-
Con
questa
maledetta
guerra
in
montagna
,
non
possiamo
trasportare
con
noi
neppure
due
bottiglie
.
Così
,
io
posso
prepararne
quanto
ne
voglio
.
Lo
so
,
c
'
è
una
bella
differenza
fra
l
'
alcool
distillato
e
quello
in
polvere
.
Ma
meglio
così
che
niente
.
-
Arte
rara
,
-
dissi
io
.
-
Rara
,
-
ripeté
il
tenente
colonnello
.
-
Mi
creda
,
vale
l
'
arte
della
guerra
.
A
Monte
Fior
,
il
combattimento
infuriava
.
V
.
-
Perché
quel
beccamorti
non
è
venuto
ancora
su
?
-
mi
diceva
il
maggiore
,
irritato
che
il
tenente
medico
non
avesse
ancora
raggiunto
il
battaglione
.
-
Se
io
non
gli
do
una
lezione
,
finirà
con
lo
stabilire
il
posto
di
medicazione
a
casa
sua
.
Egli
si
eccitava
sempre
più
.
Le
cassette
del
comando
non
arrivavano
ancora
.
E
il
battaglione
era
a
Monte
Spill
da
oltre
quattro
ore
.
Divenne
addirittura
furioso
,
quando
si
presentarono
al
comando
due
carabinieri
che
accompagnavano
un
soldato
della
9a
compagnia
,
sorpreso
a
Foza
,
senza
aver
potuto
giustificare
l
'
assenza
dal
suo
reparto
.
Il
comando
di
Brigata
lo
faceva
accompagnare
in
linea
,
a
quel
modo
,
persuaso
si
trattasse
di
un
tentativo
di
diserzione
.
-
Un
disertore
nel
mio
battaglione
!
-
gridava
il
maggiore
.
-
Il
mio
battaglione
non
ha
mai
avuto
un
disertore
.
Ma
io
lo
faccio
fucilare
sui
due
piedi
!
A
meno
che
i
due
carabinieri
non
fossero
toscani
,
essi
non
sentirono
in
vita
loro
tante
bestemmie
come
in
quei
pochi
minuti
.
Il
maggiore
interrogò
il
soldato
.
Questi
era
il
soldato
Marrasi
Giuseppe
,
il
"
bosniaco
"
.
Egli
sosteneva
di
aver
smarrito
il
tascapane
con
le
due
scatolette
di
carne
di
riserva
.
Per
evitare
una
punizione
,
egli
era
ritornato
indietro
,
con
la
speranza
di
poterlo
rintracciare
,
sotto
Foza
,
nel
punto
dell
'
ultimo
addiaccio
della
sua
compagnia
.
-
Che
riserva
e
che
addiaccio
!
-
ribatteva
il
maggiore
.
E
,
rivolto
ai
carabinieri
:
-
Perché
non
lo
avete
già
fucilato
?
Il
soldato
fu
salvato
dall
'
arrivo
del
conducente
che
sopravvenne
con
il
mulo
carico
delle
cassette
del
comando
.
Il
maggiore
sospese
l
'
interrogatorio
,
licenziò
i
carabinieri
e
si
occupò
delle
cassette
.
Io
mi
allontanai
per
non
essergli
d
'
imbarazzo
,
accompagnato
da
Marrasi
.
-
Tu
,
-
gli
dicevo
,
-
vai
prendendo
delle
cattive
abitudini
.
Una
volta
perdi
il
tascapane
e
un
'
altra
volta
perdi
te
stesso
.
Che
perderai
ancora
?
Egli
non
rispondeva
né
alle
mie
considerazioni
né
alle
mie
domande
.
Il
maggiore
riapparve
,
il
petto
ingrossato
,
sorridente
.
Sembrava
rinato
.
Vide
Marrasi
e
me
,
e
ci
venne
incontro
.
-
Che
mi
vanno
cianciando
di
diserzione
quei
citrulli
di
carabinieri
?
Se
qui
vi
sono
dei
disertori
,
sono
loro
,
che
vivono
imboscati
nelle
retrovie
.
Marrasi
,
via
in
compagnia
!
Per
le
scatolette
non
voglio
storie
.
Comprale
,
rubale
,
ma
le
scatolette
debbono
essere
al
loro
posto
.
Siamo
intesi
?
-
Signor
sì
.
-
Va
'
in
compagnia
e
non
parliamone
più
.
Poco
prima
di
mezzanotte
,
il
battaglione
ricevette
l
'
ordine
di
portarsi
al
completo
in
prima
linea
,
a
Monte
Fior
,
con
tutte
e
quattro
le
compagnie
,
gli
zappatori
e
la
sezione
mitragliatrici
.
Prendemmo
posizione
al
buio
,
un
po
'
alla
rinfusa
,
occupando
lo
spazio
che
l
'
altra
truppa
,
spostandosi
più
a
destra
,
ci
aveva
ceduto
.
Passammo
tutta
la
notte
,
scavando
.
La
situazione
era
difficile
,
e
ce
ne
accorgemmo
all
'
alba
,
quando
gli
austriaci
aprirono
il
fuoco
.
Nell
'
ordine
che
c
'
era
stato
comunicato
,
era
scritto
:
"
Bisogna
rimanere
aggrappati
al
terreno
,
con
le
unghie
e
con
i
denti
"
.
La
frase
,
d
'
odore
letterario
,
rendeva
peraltro
con
sufficiente
approssimazione
la
posizione
di
ciascuno
di
noi
.
Le
trincee
erano
infatti
improvvisate
,
sul
terreno
nudo
,
senza
scavi
profondi
,
senza
sacchetti
di
terra
,
senza
parapetti
.
Più
che
trincee
,
avevamo
trovato
scavi
individuali
,
non
continui
,
che
ciascuno
aveva
cercato
di
approfondire
,
se
non
proprio
con
i
denti
,
certo
in
gran
parte
con
le
unghie
.
Stavamo
stesi
,
ventre
a
terra
,
la
testa
appena
riparata
da
qualche
sasso
e
da
zolle
.
Ad
ogni
raffica
di
mitragliatrice
,
ad
ogni
sibilo
di
granata
,
istintivamente
,
noi
facevamo
ancora
uno
sforzo
per
occupare
meno
spazio
e
offrire
meno
vulnerabilità
,
schiacciandoci
sempre
più
sul
terreno
,
appiattiti
fino
alla
linea
del
suolo
.
Il
bombardamento
dell
'
artiglieria
era
fatto
,
oltre
che
da
tutti
i
pezzi
da
campagna
appostati
nella
conca
d
'
Asiago
,
dai
grossi
calibri
.
Per
la
prima
volta
,
i
305
e
i
420
entravano
in
azione
sull
'
Altipiano
.
Questi
ultimi
,
noi
non
li
conoscevamo
ancora
.
La
traiettoria
produceva
un
rumore
speciale
,
un
boato
gigantesco
,
che
s
'
interrompeva
,
di
tanto
in
tanto
,
per
riprendere
,
sempre
più
crescente
,
fino
all
'
esplosione
finale
.
Trombe
di
terra
,
sassi
e
frantumi
di
corpi
si
elevavano
,
altissimi
,
e
ricadevano
lontani
.
Nello
scavo
prodotto
poteva
prender
posto
un
plotone
ammassato
.
Io
pensavo
alla
corazza
del
maggiore
.
Rari
colpi
toccavano
la
prima
linea
.
La
gran
parte
si
rovesciava
alle
nostre
spalle
,
verso
i
due
grandi
avvallamenti
laterali
e
attorno
a
Monte
Spill
.
Tutto
il
terreno
tremava
sotto
i
nostri
piedi
.
Un
terremoto
sconvolgeva
la
montagna
.
Anche
adesso
,
a
tanta
distanza
di
tempo
,
mentre
il
nostro
amor
proprio
,
per
un
processo
psicologico
involontario
,
mette
in
rilievo
,
del
passato
,
solo
i
sentimenti
che
ci
sembrano
i
più
nobili
e
accantona
gli
altri
,
io
ricordo
l
'
idea
dominante
di
quei
primi
momenti
.
Più
che
un
'
idea
,
un
'
agitazione
,
una
spinta
istintiva
:
salvarsi
.
L
'
aspirante
Perini
si
rizzò
,
in
mezzo
ai
suoi
soldati
,
e
prese
la
fuga
.
Drizzatosi
di
scatto
,
quasi
una
granata
lo
avesse
scavato
dalle
viscere
della
terra
,
voltò
le
spalle
al
suo
plotone
e
si
precipitò
indietro
.
Giovanissimo
e
malaticcio
,
egli
non
aveva
mai
preso
parte
a
nessun
combattimento
.
Il
maggiore
lo
vide
prima
di
me
,
quando
ci
passò
vicino
,
e
me
lo
indicò
.
Senza
elmetto
,
la
faccia
stravolta
,
l
'
aspirante
urlava
:
-
Hurrà
!
Hurrà
!
-
È
probabile
che
,
nella
furia
del
panico
,
gli
austriaci
fossero
penetrati
talmente
dentro
di
lui
,
che
egli
gridasse
per
loro
.
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
-
mi
gridò
il
maggiore
.
Io
sentivo
il
maggiore
,
ma
guardavo
l
'
aspirante
,
senza
muovermi
.
Neppure
il
maggiore
si
muoveva
.
Egli
continuava
a
gridarmi
:
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
L
'
aspirante
aveva
già
percorso
qualche
centinaio
di
metri
ed
era
scomparso
dietro
il
pendio
,
volando
,
ma
il
maggiore
,
come
un
grammofono
che
ripeta
all
'
infinito
la
stessa
frase
per
un
guasto
di
disco
,
continuava
a
gridare
,
monotono
:
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
Per
persuaderlo
a
cambiare
soggetto
di
conversazione
,
presi
la
borraccia
di
cognac
del
suo
attendente
,
che
mi
era
accanto
,
e
gliela
offrii
.
Egli
l
'
afferrò
con
le
mani
avide
,
come
se
fino
ad
allora
non
avesse
fatto
altro
che
chiedermi
da
bere
.
Con
il
dorso
della
mano
si
asciugò
le
labbra
umide
di
terriccio
e
bevette
a
lungo
.
Eravamo
tutti
arsi
dalla
sete
.
Ad
ogni
istante
,
lungo
la
linea
si
vedeva
qualcuno
rovesciarsi
sulle
spalle
,
slacciarsi
la
borraccia
e
bere
.
Pochi
minuti
di
bombardamento
erano
bastati
per
inaridirci
la
bocca
,
la
lingua
e
la
gola
,
e
farci
desiderare
,
follemente
,
una
goccia
che
ci
dissetasse
e
frenasse
,
con
l
'
arsura
,
un
'
impazienza
frenetica
.
Il
poco
cognac
che
avevamo
ricevuto
a
Foza
era
già
consumato
.
In
mezzo
al
turbinio
delle
granate
,
si
levavano
i
soldati
,
uno
dopo
l
'
altro
,
correvano
verso
un
crepaccio
,
afferravano
un
pugno
di
neve
e
riprendevano
il
loro
posto
.
Quelle
corse
furiose
erano
i
soli
atti
che
animassero
la
scena
immobile
e
ci
dessero
la
certezza
che
v
'
erano
ancora
dei
vivi
in
linea
.
Io
avevo
,
nelle
tasche
,
foglie
d
'
albero
,
che
mi
ero
raccolto
sotto
Monte
Spill
,
e
le
masticavo
.
Tutti
fumavano
.
Il
maggiore
,
con
una
sigaretta
finita
,
se
ne
accendeva
un
'
altra
e
fumava
senza
interruzione
.
Le
granate
si
erano
fatte
così
vicine
al
nostro
gruppo
che
io
non
sentivo
più
quello
che
mi
diceva
il
maggiore
.
Egli
prese
un
foglio
di
carta
,
vi
scrisse
a
lapis
qualche
parola
e
me
lo
passò
.
Il
biglietto
diceva
:
"
Si
levi
in
piedi
e
veda
che
cosa
succede
"
.
Io
mi
levai
in
piedi
e
guardai
.
Il
battaglione
,
immobile
,
rassomigliava
a
un
lungo
filare
di
cespugli
.
A
destra
,
al
centro
della
sua
compagnia
,
il
tenente
di
cavalleria
Grisoni
era
dritto
,
in
piedi
,
le
mani
in
tasca
e
la
pipa
in
bocca
.
Non
notai
altro
sulla
linea
.
Il
bombardamento
continuava
,
ma
il
battaglione
teneva
.
Quanto
abbia
durato
quel
tiro
io
non
saprei
dirlo
.
Non
l
'
avrei
potuto
dire
neppure
allora
.
Durante
un
'
azione
si
perde
la
cognizione
del
tempo
.
Si
crede
di
essere
alle
dieci
del
mattino
e
si
è
alle
cinque
dei
pomeriggio
.
Improvvisamente
,
una
nostra
mitragliatrice
aprì
il
fuoco
.
Io
mi
levai
per
vedere
.
Gli
austriaci
attaccavano
.
VI
Chi
ha
assistito
agli
avvenimenti
di
quel
giorno
,
credo
che
li
rivedrà
in
punto
di
morte
.
Mentre
la
nostra
mitragliatrice
sparava
,
il
bombardamento
cessava
.
Il
nemico
aveva
attaccato
nello
stesso
istante
in
cui
l
'
artiglieria
sospendeva
il
tiro
.
Gli
austriaci
attaccavano
in
massa
,
in
ordine
chiuso
,
a
battaglioni
affiancati
.
Fucile
a
tracolla
,
essi
non
sparavano
.
Convinti
che
,
dopo
quel
bombardamento
,
nelle
nostre
linee
non
fosse
rimasta
anima
viva
,
avanzavano
sicuri
.
Avanzavano
,
cantando
un
inno
di
guerra
,
di
cui
a
noi
non
arrivava
che
la
risonanza
del
coro
incomprensibile
.
-
Hurrà
!
E
il
coro
riprendeva
.
Nelle
nostre
linee
,
fu
un
rimescolio
confuso
.
Gli
ufficiali
e
i
graduati
correvano
curvi
per
controllare
i
reparti
.
Il
bombardamento
non
li
aveva
colpiti
che
in
parte
.
Il
maggiore
gridava
:
-
Attenzione
!
Aprite
il
fuoco
!
Pronti
per
contrattaccare
alla
baionetta
!
Gli
ufficiali
ripetevano
l
'
ordine
e
fu
tutto
un
sussulto
di
voci
.
Il
battaglione
riprendeva
la
sua
vita
.
La
linea
aprì
il
fuoco
.
Delle
nostre
due
mitragliatrici
,
solo
una
sparava
.
L
'
altra
era
stata
distrutta
da
una
granata
.
Noi
non
vedevamo
delle
colonne
nemiche
che
quelle
che
avevamo
di
fronte
,
ma
l
'
attacco
doveva
essere
simultaneo
,
anche
alla
nostra
destra
.
I
battaglioni
avanzarono
al
passo
,
lentamente
,
ostacolati
dai
sassi
e
dagli
sterpi
.
La
nostra
mitragliatrice
sparava
rabbiosa
,
senza
arresto
.
La
puntava
lo
stesso
comandante
della
sezione
,
il
tenente
Ottolenghi
.
Noi
vedevamo
reparti
interi
cadere
falciati
.
I
compagni
si
spostavano
,
per
non
passare
sui
caduti
.
I
battaglioni
si
ricomponevano
.
Il
canto
riprendeva
.
La
marea
avanzava
.
-
Hurrà
!
Il
vento
soffiava
contro
di
noi
.
Dalla
parte
austriaca
,
ci
veniva
un
odore
di
cognac
,
carico
,
condensato
,
come
se
si
sprigionasse
da
cantine
umide
,
rimaste
chiuse
per
anni
.
Durante
il
canto
e
il
grido
dell
'
hurrà
!
sembrava
che
le
cantine
spalancassero
le
porte
e
c
'
inondassero
di
cognac
.
Quel
cognac
mi
arrivava
a
ondate
alle
narici
,
mi
si
infiltrava
nei
polmoni
e
vi
restava
con
un
odore
misto
di
catrame
,
benzina
,
resina
e
vino
acido
.
-
Pronti
per
il
contrattacco
!
-
continuava
a
gridare
il
maggiore
,
in
piedi
,
in
mezzo
ai
soldati
.
La
mia
attenzione
fu
attirata
principalmente
dal
capitano
della
11a
.
Egli
era
in
piedi
,
ben
dritto
,
il
volto
sporco
di
terriccio
,
la
testa
scoperta
.
Con
la
destra
impugnava
la
pistola
e
con
la
sinistra
l
'
elmetto
.
Era
a
pochi
metri
da
noi
.
-
Vili
!
-
gridava
,
-
venite
avanti
,
se
avete
coraggio
!
Venite
!
Venite
!
E
si
rivolgeva
ora
agli
austriaci
lontani
che
avanzavano
,
ora
ai
suoi
soldati
che
stavano
a
terra
e
lo
guardavano
attoniti
.
Era
l
'
elmetto
che
,
con
il
braccio
teso
,
egli
puntava
come
una
pistola
.
Ed
era
la
pistola
che
,
scambiandola
per
l
'
elmetto
,
si
sforzava
di
mettersi
in
testa
.
Quanto
più
i
suoi
sforzi
riuscivano
vani
,
tanto
più
si
esasperava
e
gridava
.
Batteva
la
pistola
sulla
testa
,
con
colpi
violenti
,
e
il
sangue
colava
sulla
faccia
.
Il
capitano
sembrava
una
furia
insanguinata
.
-
Hurrà
!
Gli
austriaci
non
erano
ormai
che
ad
una
cinquantina
di
metri
.
-
Alla
baionetta
!
-
gridò
il
maggiore
.
-
Savoia
!
-
urlarono
i
reparti
,
lanciandosi
in
avanti
.
Di
quello
che
avvenne
in
quello
scontro
,
io
non
ho
mai
conservato
un
ricordo
chiaro
.
L
'
odore
di
quel
cognac
mi
aveva
stordito
.
Ma
vidi
distintamente
che
,
di
fronte
a
noi
,
alla
sinistra
,
dalle
formazioni
austriache
,
si
staccò
un
gruppo
di
tre
uomini
con
una
mitragliatrice
e
s
'
appostarono
dietro
una
roccia
.
Il
tac
tac
della
Schwarzlose
seguì
a
quel
movimento
rapido
.
Il
fascio
del
tiro
sibilò
attorno
a
noi
.
Il
maggiore
era
al
mio
fianco
.
La
pistola
gli
cadde
di
mano
,
levò
le
braccia
in
alto
e
si
rovesciò
su
di
me
.
Feci
uno
sforzo
per
sorreggerlo
ma
caddi
anch
'
io
per
terra
.
Il
suo
attendente
si
buttò
al
suo
fianco
per
sollevarlo
.
Il
maggiore
rimase
steso
,
immobile
.
L
'
attendente
gli
sbottonò
la
giubba
,
e
noi
ne
vedemmo
il
petto
ricoperto
di
sangue
.
La
corazza
metallica
,
a
scaglie
di
pesce
,
era
crivellata
di
colpi
.
Mi
levai
e
ripresi
la
corsa
,
avanti
.
Lo
scontro
tra
i
nostri
e
gli
austriaci
era
già
avvenuto
.
Confusamente
frammischiati
,
gli
uni
e
gli
altri
si
arrestarono
.
I
reparti
austriaci
ripiegarono
,
al
passo
,
fucile
a
tracolla
,
com
'
erano
avanzati
.
La
resistenza
imprevista
li
aveva
scompaginati
.
I
nostri
,
trattenuti
dagli
ufficiali
,
ventre
a
terra
,
aprirono
il
fuoco
,
alle
spalle
.
Io
vidi
cadere
solo
qualcuno
.
I
reparti
,
affiancati
,
disparvero
presto
,
dietro
le
creste
.
Il
vento
continuava
a
soffiare
e
a
buttarci
contro
ondate
di
cognac
.
Il
povero
maggiore
aveva
dato
degli
ordini
chiari
sul
contrattacco
.
Egli
voleva
che
,
respinti
gli
austriaci
,
il
battaglione
rioccupasse
le
sue
posizioni
di
partenza
.
Io
feci
eseguire
l
'
ordine
rapidamente
,
L
'
ufficiale
più
anziano
del
battaglione
,
il
capitano
Canevacci
,
assunse
il
comando
del
battaglione
.
Il
terreno
era
coperto
di
morti
,
ma
avevamo
resistito
.
Riportammo
indietro
i
feriti
,
alla
meglio
,
ché
non
avevamo
più
barelle
.
Il
tenente
Grisoni
,
portato
a
braccia
da
due
soldati
,
la
gamba
fratturata
,
pipa
in
bocca
,
scendeva
zufolando
.
Riordinammo
i
reparti
e
facemmo
l
'
appello
dei
presenti
.
Le
ore
passarono
.
Il
sole
piegava
verso
il
Pasubio
e
noi
eravamo
ancora
sulla
linea
,
senza
notizie
.
Gli
austriaci
si
facevano
vivi
solo
per
qualche
colpo
d
'
artiglieria
da
campagna
.
Dopo
la
tempesta
,
era
la
calma
.
Un
ordine
scritto
del
comandante
del
settore
ci
rimise
in
movimento
.
L
'
ordine
diceva
:
"
Il
nemico
ha
potuto
prender
posizione
in
più
punti
.
La
linea
di
Monte
Fior
non
è
più
sostenibile
.
Al
ricevere
del
presente
,
il
battaglione
ripieghi
in
ordine
su
Monte
Spill
"
.
-
Ripiegare
su
Monte
Spill
?
-
gridava
il
capitano
Canevacci
,
inveendo
sul
portaordini
.
-
E
domani
,
un
altro
ordine
ci
farà
attaccare
Monte
Fior
e
noi
saremo
spacciati
.
Il
capitano
non
ammetteva
che
si
potesse
abbandonare
al
nemico
,
senza
resistenza
ulteriore
,
una
posizione
così
importante
.
-
Io
mi
faccio
fucilare
,
-
ripeteva
,
-
ma
non
ripiego
.
Il
portaordini
chiedeva
uno
scritto
che
accusasse
ricevuta
dell
'
ordine
che
aveva
consegnato
,
ma
il
capitano
glielo
rifiutò
.
-
Di
'
che
io
non
do
l
'
ordine
di
ripiegamento
...
Di
'
che
mi
possono
fucilare
per
rifiuto
d
'
obbedienza
,
ma
che
il
battaglione
,
finché
io
ne
sono
il
comandante
,
non
abbandona
Monte
Fior
.
Io
tentai
di
dimostrargli
che
il
comandante
del
settore
era
il
solo
competente
a
decidere
sulla
situazione
e
che
noi
non
avevamo
nessuno
degli
elementi
necessari
per
giudicare
che
avesse
torto
.
Che
,
in
ogni
caso
,
bisognava
ubbidire
.
Il
capitano
non
si
convinse
e
rimandò
indietro
il
portaordini
senza
ricevuta
scritta
.
Egli
era
ufficiale
di
carriera
e
rischiava
moltissimo
.
Invano
,
anche
dopo
la
partenza
del
portaordini
,
io
mi
sforzai
di
farlo
ritornare
sulla
sua
decisione
.
Egli
era
convinto
che
l
'
abbandono
del
monte
costituisse
un
tradimento
.
Non
era
passata
mezz
'
ora
e
un
caporale
del
comando
del
nostro
reggimento
si
presentò
con
un
altro
ordine
scritto
.
Era
il
colonnello
in
persona
che
lo
aveva
firmato
.
Se
il
battaglione
-
diceva
l
'
ordine
-
non
inizia
il
ripiegamento
ordinato
,
il
capitano
Canevacci
si
consideri
destituito
dal
comando
.
-
Io
sono
destituito
dal
comando
?
Ma
l
'
esercito
italiano
è
comandato
da
austriaci
!
È
una
vergogna
!
Egli
era
furibondo
.
Ma
,
passato
il
furore
,
dovette
decidersi
ad
ubbidire
.
Ripiegammo
per
compagnie
e
riportammo
indietro
i
morti
.
Quando
l
'
ultima
compagnia
si
ritirò
da
Monte
Fior
,
il
resto
del
battaglione
,
prendendo
posizione
fra
due
altri
battaglioni
,
era
schierato
già
a
Monte
Spill
.
A
Monte
Fior
avevamo
lasciato
un
velo
di
vedette
.
Esse
dovevano
continuare
a
sparare
qualche
colpo
di
fucile
ogni
tanto
,
e
ritirarsi
al
primo
tentativo
di
avanzata
nemica
.
Fino
al
tardo
pomeriggio
,
gli
austriaci
non
si
accorsero
del
nostro
ripiegamento
.
Infine
,
ne
ebbero
il
dubbio
e
fecero
avanzare
una
linea
di
pattuglie
.
Le
nostre
vedette
spararono
gli
ultimi
colpi
e
rientrarono
al
battaglione
.
Le
pattuglie
nemiche
trovarono
Monte
Fior
deserto
.
Io
ero
in
linea
,
sul
punto
più
elevato
di
Monte
Spill
,
e
guardavo
Monte
Fior
.
Gli
austriaci
vi
affluivano
disordinatamente
.
In
poco
meno
di
mezz
'
ora
,
la
linea
da
noi
abbandonata
fu
occupata
da
un
gruppo
di
battaglioni
.
Tutta
la
cresta
del
monte
fu
gremita
di
truppe
.
Credo
fossero
le
sei
o
le
sette
del
pomeriggio
.
Nelle
posizioni
nemiche
,
io
notai
un
fermento
insolito
.
Che
avveniva
?
I
battaglioni
s
'
agitavano
,
urlando
,
salutavano
.
Tutta
la
massa
,
come
un
sol
uomo
,
si
levò
in
piedi
e
un
'
acclamazione
ci
venne
dalla
vetta
:
-
Hurrà
!
Gli
austriaci
agitavano
i
fucili
e
i
berretti
,
verso
di
noi
.
-
Hurrà
!
Io
non
mi
rendevo
conto
di
quella
festa
.
Essa
era
qualcosa
di
più
che
la
gioia
per
una
posizione
conquistata
,
senza
contrasto
.
Perché
tanto
entusiasmo
?
Io
mi
voltai
indietro
e
capii
.
Di
fronte
,
tutta
illuminata
dal
sole
,
come
un
immenso
manto
ricoperto
di
perle
scintillanti
,
si
stendeva
la
pianura
veneta
.
Sotto
,
Bassano
e
il
Brenta
;
e
poi
,
più
in
fondo
,
a
destra
,
Verona
,
Vicenza
,
Treviso
,
Padova
.
In
fondo
,
a
sinistra
,
Venezia
.
Venezia
!
VII
Il
tenente
generale
comandante
la
divisione
,
ritenuto
responsabile
dell
'
abbandono
ingiustificato
di
Monte
Fior
,
fu
silurato
.
In
sua
sostituzione
,
prese
il
comando
della
divisione
il
tenente
generale
Leone
.
L
'
ordine
del
giorno
del
comandante
di
corpo
d
'
armata
ce
lo
presentò
"
un
soldato
di
provata
fermezza
e
d
'
esperimentato
ardimento
"
.
Io
lo
incontrai
la
prima
volta
a
Monte
Spill
,
nei
pressi
del
comando
di
battaglione
.
Il
suo
ufficiale
d
'
ordinanza
mi
disse
che
egli
era
il
nuovo
comandante
la
divisione
ed
io
mi
presentai
.
Sull
'
attenti
,
io
gli
davo
le
novità
del
battaglione
.
-
Stia
comodo
,
-
mi
disse
il
generale
in
tono
corretto
e
autoritario
.
-
Dove
ha
fatto
la
guerra
,
finora
?
-
Sempre
con
la
brigata
,
sul
Carso
.
-
È
stato
mai
ferito
?
-
No
,
signor
generale
.
-
Come
,
lei
ha
fatto
tutta
la
guerra
e
non
è
stato
mai
ferito
?
Mai
?
-
Mai
,
signor
generale
.
A
meno
che
non
si
vogliano
considerare
tali
alcune
ferite
leggere
che
mi
hanno
permesso
di
curarmi
al
battaglione
,
senza
entrare
all
'
ospedale
.
-
No
,
no
,
io
parlo
di
ferite
serie
,
di
ferite
gravi
.
-
Mai
,
signor
generale
.
-
È
molto
strano
.
Come
lei
mi
spiega
codesto
fatto
?
-
La
ragione
precisa
mi
sfugge
,
signor
generale
,
ma
è
certo
che
io
non
sono
stato
mai
ferito
gravemente
.
-
Ha
preso
lei
parte
a
tutti
i
combattimenti
della
sua
brigata
?
-
A
tutti
.
-
Ai
"
gatti
neri
"
?
-
Ai
"
gatti
neri
"
.
-
Ai
"
gatti
rossi
"
?
-
Ai
"
gatti
rossi
"
,
signor
generale
.
-
Molto
strano
.
Per
caso
,
sarebbe
lei
un
timido
?
Io
pensavo
:
per
mettere
a
posto
un
uomo
simile
,
ci
vorrebbe
per
lo
meno
un
generale
comandante
di
corpo
d
'
armata
.
Siccome
io
non
risposi
subito
,
il
generale
,
sempre
grave
,
mi
ripeté
la
domanda
.
-
Credo
di
no
,
-
risposi
.
-
Lo
crede
o
ne
è
sicuro
?
-
In
guerra
,
non
si
è
sicuri
di
niente
,
-
risposi
io
dolcemente
.
E
soggiunsi
,
con
un
abbozzo
di
sorriso
che
voleva
essere
propiziatorio
:
-
Neppure
di
essere
sicuri
.
Il
generale
non
sorrise
.
Già
,
credo
che
per
lui
fosse
impossibile
sorridere
.
Aveva
l
'
elmetto
d
'
acciaio
con
il
sottogola
allacciato
,
il
che
dava
al
suo
volto
un
'
espressione
metallica
.
La
bocca
era
invisibile
,
e
,
se
non
avesse
portato
dei
baffi
,
si
sarebbe
detto
un
uomo
senza
labbra
.
Gli
occhi
erano
grigi
e
duri
,
sempre
aperti
come
quelli
d
'
un
uccello
notturno
di
rapina
.
Il
generale
cambiò
argomento
.
-
Ama
lei
la
guerra
?
Io
rimasi
esitante
.
Dovevo
o
no
rispondere
alla
domanda
?
Attorno
v
'
erano
ufficiali
e
soldati
che
sentivano
.
Mi
decisi
a
rispondere
.
-
Io
ero
per
la
guerra
,
signor
generale
,
e
alla
mia
Università
,
rappresentavo
il
gruppo
degli
interventisti
.
-
Questo
,
-
disse
il
generale
con
tono
terribilmente
calmo
,
-
riguarda
il
passato
.
Io
le
chiedo
del
presente
.
-
La
guerra
è
una
cosa
seria
,
troppo
seria
ed
è
difficile
dire
se
...
è
difficile
...
Comunque
,
io
faccio
il
mio
dovere
.
E
poiché
mi
fissava
insoddisfatto
,
soggiunsi
:
-
Tutto
il
mio
dovere
.
-
Io
non
le
ho
chiesto
,
-
mi
disse
il
generale
,
-
se
lei
fa
o
non
fa
il
suo
dovere
.
In
guerra
,
il
dovere
lo
debbono
fare
tutti
,
perché
,
non
facendolo
,
si
corre
il
rischio
di
essere
fucilati
.
Lei
mi
capisce
.
Io
le
ho
chiesto
se
lei
ama
o
non
ama
la
guerra
.
-
Amare
la
guerra
!
-
esclamai
io
,
un
po
'
scoraggiato
.
Il
generale
mi
guardava
fisso
,
inesorabile
.
Le
pupille
gli
si
erano
fatte
più
grandi
.
Io
ebbi
l
'
impressione
che
gli
girassero
nell
'
orbita
.
-
Non
può
rispondere
?
-
incalzava
il
generale
.
-
Ebbene
,
io
ritengo
...
certo
...
mi
pare
di
poter
dire
...
di
dover
ritenere
...
Io
cercavo
una
risposta
possibile
.
-
Che
cosa
ritiene
lei
,
insomma
?
-
Ritengo
,
personalmente
,
voglio
dire
io
,
per
conto
mio
,
in
linea
generale
,
non
potrei
affermare
di
prediligere
,
in
modo
particolare
,
la
guerra
.
-
Si
metta
sull
'
attenti
!
Io
ero
già
sull
'
attenti
.
-
Ah
,
lei
è
per
la
pace
?
Ora
,
nella
voce
del
generale
,
v
'
erano
sorpresa
e
sdegno
.
-
Per
la
pace
!
Come
una
donnetta
qualsiasi
,
consacrata
alla
casa
,
alla
cucina
,
all
'
alcova
,
ai
fiori
,
ai
suoi
fiori
,
ai
suoi
fiorellini
!
È
così
,
signor
tenente
?
-
No
,
signor
generale
.
-
E
quale
pace
desidera
mai
,
lei
?
-
Una
pace
...
E
l
'
ispirazione
mi
venne
in
aiuto
.
-
Una
pace
vittoriosa
.
Il
generale
parve
rassicurarsi
.
Mi
rivolse
ancora
qualche
domanda
di
servizio
e
mi
pregò
di
accompagnarlo
in
linea
.
Quando
fummo
in
trincea
,
nel
punto
più
elevato
e
più
vicino
alle
linee
nemiche
,
in
faccia
a
Monte
Fior
,
mi
chiese
:
-
Quale
distanza
corre
qui
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
austriache
?
-
Duecentocinquanta
metri
circa
,
-
risposi
.
Il
generale
guardò
a
lungo
e
disse
:
-
Qui
,
ci
sono
duecentotrenta
metri
.
-
È
probabile
.
-
Non
è
probabile
.
È
certo
.
Noi
avevamo
costruito
una
trincea
solida
,
con
sassi
e
grandi
zolle
.
I
soldati
la
potevano
percorrere
,
in
piedi
,
senza
esser
visti
.
Le
vedette
osservavano
e
sparavano
dalle
feritoie
,
al
coperto
.
Il
generale
guardò
alle
feritoie
,
ma
non
fu
soddisfatto
.
Fece
raccogliere
un
mucchio
di
sassi
ai
piedi
del
parapetto
,
e
vi
montò
sopra
,
il
binoccolo
agli
occhi
.
Così
dritto
egli
restava
scoperto
dal
petto
alla
testa
.
-
Signor
generale
,
-
dissi
io
,
-
gli
austriaci
hanno
degli
ottimi
tiratori
ed
è
pericoloso
scoprirsi
così
.
Il
generale
non
mi
rispose
.
Dritto
,
continuava
a
guardare
con
il
binoccolo
.
Dalle
linee
nemiche
partirono
due
colpi
di
fucile
.
Le
pallottole
fischiarono
attorno
al
generale
.
Egli
rimase
impassibile
.
Due
altri
colpi
seguirono
ai
primi
,
e
una
palla
sfiorò
la
trincea
.
Solo
allora
,
composto
e
lento
,
egli
discese
.
Io
lo
guardavo
da
vicino
.
Egli
dimostrava
un
'
indifferenza
arrogante
.
Solo
i
suoi
occhi
giravano
vertiginosamente
,
Sembravano
le
ruote
di
un
'
automobile
in
corsa
.
La
vedetta
,
che
era
di
servizio
a
qualche
passo
da
lui
,
continuava
a
guardare
alla
feritoia
,
e
non
si
occupava
del
generale
.
Ma
dei
soldati
e
un
caporale
della
12a
compagnia
che
era
in
linea
,
attratti
dall
'
eccezionale
spettacolo
,
s
'
erano
fermati
in
crocchio
,
nella
trincea
,
a
fianco
del
generale
,
e
guardavano
,
più
diffidenti
che
ammirati
.
Essi
certamente
trovavano
in
quell
'
atteggiamento
troppo
intrepido
del
comandante
di
divisione
,
ragioni
sufficienti
per
considerare
,
con
una
certa
quale
apprensione
,
la
loro
stessa
sorte
.
Il
generale
contemplò
i
suoi
spettatori
con
soddisfazione
.
-
Se
non
hai
paura
,
-
disse
rivolto
al
caporale
,
-
fa
'
quello
che
ha
fatto
il
tuo
generale
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
il
caporale
.
E
,
appoggiato
il
fucile
alla
trincea
,
montò
sul
mucchio
di
sassi
.
Istintivamente
,
io
presi
il
caporale
per
il
braccio
e
l
'
obbligai
a
ridiscendere
.
-
Gli
austriaci
,
ora
,
sono
avvertiti
,
-
dissi
io
,
-
e
non
sbaglieranno
certo
il
tiro
.
Il
generale
,
con
uno
sguardo
terribile
,
mi
ricordò
la
distanza
gerarchica
che
mi
separava
da
lui
.
Io
abbandonai
il
braccio
del
caporale
e
non
dissi
più
una
parola
-
Ma
non
è
niente
,
-
disse
il
caporale
,
e
risalì
sul
mucchio
.
Si
era
appena
affacciato
che
fu
accolto
da
una
salva
di
fucileria
.
Gli
austriaci
,
richiamati
dalla
precedente
apparizione
,
attendevano
coi
fucili
puntati
.
Il
caporale
rimase
incolume
.
Impassibile
,
le
braccia
appoggiate
sul
parapetto
,
il
petto
scoperto
,
continuava
a
guardare
di
fronte
.
-
Bravo
!
-
gridò
il
generale
.
-
Ora
,
puoi
scendere
.
Dalla
trincea
nemica
partì
un
colpo
isolato
.
Il
caporale
si
rovesciò
indietro
e
cadde
su
di
noi
.
Io
mi
curvai
su
di
lui
.
La
palla
lo
aveva
colpito
alla
sommità
del
petto
,
sotto
la
clavicola
,
traversandolo
da
parte
a
parte
.
Il
sangue
gli
usciva
dalla
bocca
.
Gli
occhi
socchiusi
,
il
respiro
affannoso
,
mormorava
:
-
Non
è
niente
,
signor
tenente
.
Anche
il
generale
si
curvò
.
I
soldati
lo
guardavano
,
con
odio
.
-
È
un
eroe
,
-
commentò
il
generale
.
-
Un
vero
eroe
.
Quando
egli
si
drizzò
,
i
suoi
occhi
,
nuovamente
,
si
incontrarono
con
i
miei
.
Fu
un
attimo
.
In
quell
'
istante
,
mi
ricordai
d
'
aver
visto
quegli
stessi
occhi
,
freddi
e
roteanti
,
al
manicomio
della
mia
città
,
durante
una
visita
che
ci
aveva
fatto
fare
il
nostro
professore
di
medicina
legale
.
-
È
un
eroe
autentico
,
-
continuò
il
generale
.
Egli
cercò
il
borsellino
e
ne
trasse
una
lira
d
'
argento
.
-
Tieni
,
-
disse
,
-
ti
berrai
un
bicchiere
di
vino
,
alla
prima
occasione
.
Il
ferito
,
con
la
testa
,
fece
un
gesto
di
rifiuto
e
nascose
le
mani
.
Il
generale
rimase
con
la
lira
fra
le
dita
,
e
,
dopo
un
'
esitazione
,
la
lasciò
cadere
sul
caporale
.
Nessuno
di
noi
la
raccolse
.
Il
generale
continuò
l
'
ispezione
sulla
linea
,
e
,
arrivato
al
confine
del
mio
battaglione
,
mi
dispensò
dal
seguirlo
.
Io
rifeci
il
cammino
per
rientrare
al
comando
di
battaglione
.
Tutta
la
linea
era
in
subbuglio
.
La
notizia
di
quanto
era
avvenuto
aveva
già
fatto
il
giro
del
settore
.
Dal
canto
loro
,
i
portaferiti
che
avevano
portato
il
caporale
al
posto
di
medicazione
,
avevano
raccontato
l
'
episodio
a
quanti
avevano
incontrato
.
Trovai
il
capitano
Canevacci
,
eccitatissimo
.
-
Quelli
che
comandano
l
'
esercito
italiano
sono
austriaci
!
-
esclamò
.
-
Austriaci
di
fronte
,
austriaci
alle
spalle
,
austriaci
in
mezzo
a
noi
!
All
'
altezza
del
comando
di
battaglione
,
mi
incontrai
nuovamente
con
il
tenente
colonnello
Abbati
.
Così
si
chiamava
l
'
ufficiale
del
301
.
Egli
doveva
salire
in
linea
con
il
suo
battaglione
.
Anch
'
egli
era
informato
.
Io
lo
salutai
.
Egli
non
mi
rispose
.
Quando
mi
fu
vicino
,
mi
disse
,
preoccupato
:
-
L
'
arte
militare
segue
il
suo
corso
.
Allungato
il
braccio
,
fece
per
slacciare
la
borraccia
che
avevo
alla
cintola
.
Io
mi
affrettai
ad
offrirgliela
.
Egli
,
con
l
'
aria
distratta
,
lo
sguardo
assente
,
la
prese
con
delicatezza
.
L
'
avvicinò
all
'
orecchio
,
e
la
scosse
:
non
era
vuota
.
Levò
il
turacciolo
,
l
'
accostò
alle
labbra
,
per
bere
.
Ma
s
'
arrestò
di
scatto
,
con
nel
viso
un
'
espressione
di
stupore
e
di
ribrezzo
,
come
se
dalla
borraccia
avesse
visto
spuntare
fuori
la
testa
di
una
vipera
.
-
Caffè
e
acqua
!
-
esclamò
in
tono
di
compassione
.
-
Giovanotto
,
incominci
a
bere
,
altrimenti
anche
lei
finirà
al
manicomio
,
come
il
suo
generale
.
VIII
Un
uomo
così
ardimentoso
come
il
generale
Leone
non
poteva
rimanere
inoperoso
.
Noi
non
avevamo
ancora
un
sol
pezzo
d
'
artiglieria
sull
'
Altipiano
.
Egli
ordinò
egualmente
l
'
assalto
di
Monte
Fior
,
per
il
giorno
16
.
Il
mio
battaglione
rimase
indietro
,
riserva
di
brigata
,
ed
io
non
presi
parte
all
'
azione
.
Passammo
alcuni
giorni
di
calma
.
L
'
artiglieria
nemica
non
tirava
.
Noi
non
avemmo
neppure
un
ferito
.
Per
noi
,
fu
un
vero
riposo
.
Quante
ore
passate
al
sole
,
addossati
alle
rocce
,
lo
sguardo
vagante
,
con
i
nostri
sogni
,
sulla
pianura
veneta
.
Come
era
lontana
la
vita
,
da
noi
!
Il
comandante
della
divisione
non
riposava
.
Egli
voleva
,
a
tutti
i
costi
,
impadronirsi
di
Monte
Fior
.
Era
tutti
i
giorni
in
prima
linea
a
misurare
le
distanze
,
tracciare
disegni
,
fare
progetti
.
Aveva
infine
escogitato
un
piano
d
'
attacco
di
sorpresa
,
alla
baionetta
,
in
pieno
giorno
,
che
il
mio
battaglione
,
il
più
pratico
della
cima
del
monte
,
avrebbe
dovuto
effettuare
.
L
'
attacco
era
fissato
per
il
26
,
gli
austriaci
ripiegarono
il
24
.
La
nostra
resistenza
sul
Pasubio
e
la
grande
offensiva
scatenata
dai
russi
in
Galizia
li
avevano
obbligati
a
sospendere
l
'
azione
sull
'
Altipiano
.
Essi
abbandonarono
Monte
Fior
,
allo
stesso
nostro
modo
.
E
noi
lo
riprendemmo
nello
stesso
modo
con
cui
essi
lo
avevano
conquistato
.
La
ritirata
,
durata
probabilmente
più
giorni
,
era
stata
mascherata
abilmente
.
Nelle
prime
linee
,
non
era
rimasto
che
un
raro
velo
di
pattuglie
.
Quando
noi
ce
ne
accorgemmo
,
iniziammo
l
'
avanzata
e
non
avemmo
altro
che
piccoli
scontri
di
pattuglie
.
Il
generale
,
intrepido
nella
guerra
di
posizione
,
lo
fu
ancora
più
nella
guerra
di
movimento
.
Egli
ordinò
che
le
nostre
truppe
non
perdessero
mai
,
né
di
giorno
né
di
notte
,
il
contatto
con
la
retroguardia
nemica
,
e
impose
al
generale
comandante
di
brigata
di
prendere
personalmente
posto
con
le
nostre
avanguardie
.
Il
comandante
della
brigata
,
malgrado
la
sua
età
avanzata
,
sì
mise
alla
testa
della
prima
compagnia
di
avanguardie
e
fu
ucciso
in
un
combattimento
di
pattuglie
.
Fu
un
lutto
per
tutta
la
brigata
:
i
soldati
lo
amavano
.
Quando
il
comandante
della
divisione
seppe
della
sua
morte
,
raddoppiò
d
'
ardimento
.
-
Bisogna
vendicarlo
!
-
diceva
in
mezzo
ai
reparti
,
-
bisogna
vendicarlo
il
più
presto
possibile
!
La
sete
di
vendetta
del
generale
fu
attenuata
,
se
non
proprio
estinta
,
dalla
reazione
dei
reparti
di
retroguardia
nemici
.
Le
loro
pattuglie
,
armate
di
mitragliatrici
,
si
battevano
con
un
accanimento
costante
,
e
si
sacrificavano
pur
di
arrestare
la
nostra
avanzata
.
Caddero
così
,
in
nostre
mani
,
parecchie
mitragliatrici
,
difese
dai
serventi
fino
alla
morte
.
Ma
altre
pattuglie
,
più
arretrate
,
con
un
tiro
dominante
dall
'
alto
,
ci
obbligavano
a
spiegarci
continuamente
in
formazione
di
combattimento
e
a
perdere
tempo
.
Il
generale
abbandonò
la
sua
calma
abituale
.
Arrampicatosi
ad
un
abete
,
vi
si
era
installato
in
cima
,
come
un
comandante
di
battello
su
una
coffa
di
comando
,
e
gridava
:
-
Avanti
!
prodi
soldati
,
avanti
!
vendichiamo
il
comandante
di
brigata
!
-
Se
dovessimo
vendicare
sul
serio
il
nostro
comandante
di
brigata
,
oggi
avremmo
due
generali
morti
,
-
mi
diceva
il
capitano
Canevacci
.
-
E
la
nostra
vendetta
renderebbe
vacante
il
posto
di
comandante
della
divisione
.
Egli
cominciava
a
non
più
sopportare
il
generale
.
Se
nei
nostri
soldati
fosse
esistita
una
determinazione
feroce
,
questa
sarebbe
stata
mitigata
dall
'
ilarità
che
provocarono
gli
incitamenti
del
generale
,
gridati
da
una
posizione
così
straordinaria
.
-
Se
il
generale
rimane
sull
'
albero
e
vi
fa
il
nido
,
la
divisione
sarà
salva
,
-
commentava
il
capitano
Canevacci
,
accigliato
.
-
Se
ne
discende
,
la
divisione
è
perduta
.
Il
nostro
battaglione
si
era
portato
dietro
il
battaglione
d
'
avanguardia
che
si
era
dovuto
stendere
per
non
offrire
bersaglio
al
tiro
delle
mitragliatrici
nemiche
e
per
tenersi
pronto
contro
un
possibile
ritorno
offensivo
.
L
'
avanzata
si
faceva
lenta
,
ché
era
difficile
progredire
sotto
il
tiro
e
nel
bosco
,
in
cui
non
esistevano
che
sentieri
e
tratturi
non
sempre
praticabili
.
Le
compagnie
dovevano
procedere
per
i
cespugli
e
non
perdere
mai
il
collegamento
.
Sul
far
della
sera
,
la
resistenza
nemica
si
fece
meno
attiva
.
Le
loro
pattuglie
continuavano
a
sparare
ma
,
per
ripiegare
,
non
attendevano
di
essere
attaccate
alla
baionetta
.
Noi
riprendemmo
l
'
inseguimento
più
celermente
,
ed
avemmo
solo
qualche
ferito
.
Il
generale
era
sceso
dall
'
albero
e
marciava
fra
il
2°
battaglione
e
il
nostro
,
a
piedi
,
seguito
dal
suo
mulo
che
il
conducente
gli
teneva
per
le
redini
.
Dall
'
avanti
una
voce
gridò
:
-
Alt
!
Zaini
a
terra
!
-
Chi
ha
gridato
?
-
domandò
il
generale
,
cupo
.
Era
un
soldato
di
collegamento
della
7a
compagnia
,
del
2°
battaglione
,
il
quale
,
arrivato
al
bivio
di
due
sentieri
,
avvertiva
che
i
reparti
che
seguivano
dovevano
fermarsi
.
Gli
esploratori
richiedevano
del
tempo
per
riconoscere
la
direzione
dei
sentieri
e
comunicare
quale
dei
due
fosse
quello
da
seguire
.
Uno
di
loro
era
stato
ucciso
in
quel
momento
ed
era
necessario
che
gli
altri
non
si
avventurassero
senza
che
il
terreno
fosse
stato
riconosciuto
.
Egli
non
faceva
che
quanto
gli
era
stato
ordinato
.
Il
capitano
Zavattari
,
comandante
della
6a
,
ne
riferì
al
generale
.
-
Faccia
fucilate
quel
soldato
,
-
gli
ordinò
il
generale
.
Far
fucilare
un
soldato
!
Il
capitano
Zavattari
era
un
ufficiale
di
complemento
.
Nella
vita
civile
,
era
capo
divisione
al
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
.
Era
il
più
anziano
dei
capitani
del
reggimento
.
L
'
ordine
di
far
fucilare
un
soldato
,
era
un
'
assurdità
inconcepibile
.
Con
parole
misurate
,
trovò
la
maniera
di
dirlo
al
generale
:
-
Lo
faccia
fucilare
all
'
istante
,
-
replicò
il
generale
,
senza
un
attimo
d
'
esitazione
.
Il
capitano
si
allontanò
e
ritornò
poco
dopo
dal
generale
.
Egli
si
era
recato
al
bivio
e
aveva
personalmente
interrogato
il
soldato
di
collegamento
.
-
Lo
ha
fatto
fucilare
?
-
gli
chiese
il
generale
.
-
Signor
no
.
Il
soldato
non
ha
fatto
che
quanto
gli
è
stato
ordinato
.
Egli
non
ha
mai
pensato
,
dicendo
"
Alt
!
Zaini
a
terra
"
di
emettere
un
grido
di
stanchezza
o
di
indisciplina
.
Egli
ha
solo
voluto
trasmettere
un
ordine
ai
suoi
compagni
.
Gli
esploratori
hanno
avuto
,
poc
'
anzi
,
un
morto
,
e
l
'
alt
era
necessario
per
dar
loro
il
tempo
di
riconoscere
il
terreno
.
-
Lo
faccia
fucilare
egualmente
,
-
rispose
freddamente
il
generale
.
-
Ci
vuole
un
esempio
!
-
Ma
come
posso
io
far
fucilare
il
soldato
,
senza
una
procedura
qualsiasi
e
senza
che
egli
abbia
commesso
un
reato
?
Il
generale
non
aveva
la
stessa
sua
mentalità
giuridica
.
Quelle
argomentazioni
legalitarie
lo
irritarono
.
-
Lo
faccia
passare
subito
per
le
armi
,
-
gridò
,
-
e
non
mi
obblighi
a
far
intervenire
i
miei
carabinieri
anche
contro
di
lei
.
Il
generale
era
seguito
dai
due
carabinieri
di
servizio
del
comando
della
divisione
.
Il
capitano
capì
che
,
in
quelle
condizioni
,
non
gli
rimaneva
che
trovare
un
espediente
per
salvare
il
soldato
,
la
cui
vita
era
così
minacciata
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
deciso
il
capitano
.
-
Eseguisca
l
'
ordine
e
mi
riferisca
prontamente
.
Il
capitano
raggiunse
nuovamente
la
testa
della
sua
compagnia
che
,
ferma
,
aspettava
ordini
.
Fece
fare
,
da
una
squadra
,
una
scarica
di
fucileria
contro
un
tronco
d
'
albero
e
ordinò
che
i
portaferiti
stendessero
su
una
barella
il
corpo
dell
'
esploratore
morto
.
L
'
operazione
finita
,
seguito
dalla
barella
,
si
ripresentò
al
generale
.
Gli
altri
soldati
ignoravano
il
macabro
stratagemma
e
guardavano
l
'
uno
l
'
altro
,
esterrefatti
.
-
Il
soldato
è
stato
fucilato
,
-
disse
il
capitano
.
Il
generale
vide
la
barella
,
s
'
irrigidì
sull
'
attenti
e
salutò
fieramente
.
Egli
era
commosso
.
-
Salutiamo
i
martiri
della
patria
!
In
guerra
,
la
disciplina
è
dolorosa
ma
necessaria
.
Onoriamo
i
nostri
morti
!
La
barella
passò
fra
i
soldati
allibiti
.
All
'
imbrunire
,
cessammo
l
'
inseguimento
.
Il
battaglione
d
'
avanguardia
si
fermò
e
prese
le
misure
di
sicurezza
per
la
notte
.
Il
mio
battaglione
rimase
indietro
,
al
di
qua
di
Val
di
Nos
,
sul
margine
del
bosco
,
di
fronte
a
Croce
di
Sant
'
Antonio
.
Una
grandine
fitta
aveva
reso
freddissima
la
notte
.
Eravamo
tutti
inzuppati
.
Avevamo
una
coperta
e
un
telo
da
tenda
ciascuno
,
ma
eravamo
ancora
vestiti
d
'
estate
,
senza
lana
,
così
come
eravamo
partiti
dal
Carso
.
Il
freddo
dell
'
addiaccio
era
insopportabile
.
Verso
mezzanotte
,
ci
fu
permesso
di
accendere
fuochi
.
La
distanza
e
il
bosco
ci
proteggevano
dalla
vista
nemica
.
Eravamo
attorno
ai
grandi
fuochi
,
e
gli
abeti
bruciavano
con
un
aspro
odore
di
resina
.
Sottovoce
,
i
soldati
commentavano
gli
avvenimenti
del
giorno
.
Un
grido
stentoreo
risuonò
nel
bosco
:
-
All
'
erta
!
All
'
erta
!
Guai
a
chi
dorme
!
Il
nemico
è
vicino
!
All
'
erta
!
Ma
chi
era
?
-
All
'
erta
!
Un
soldato
addormentato
è
un
soldato
morto
.
All
'
erta
!
Il
vostro
generale
non
dorme
!
All
'
erta
!
Era
il
generale
Leone
.
Nel
silenzio
della
notte
,
la
voce
cadeva
cavernosa
.
Io
m
'
ero
alzato
,
e
avevo
lasciato
il
comandante
del
battaglione
seduto
su
un
sasso
,
attorno
al
fuoco
.
M
'
ero
fermato
in
piedi
,
in
mezzo
ai
gruppi
sparsi
della
12a
compagnia
.
I
soldati
,
addossati
ai
fuochi
,
non
s
'
accorgevano
della
mia
presenza
.
Io
mi
avvicinai
a
una
squadra
,
perché
il
calore
delle
fiamme
arrivasse
fino
a
me
,
e
guardavo
verso
la
direzione
da
cui
veniva
la
voce
del
generale
.
-
All
'
erta
!
Passa
il
vostro
generale
,
il
vostro
generale
non
dorme
.
All
'
erta
!
La
voce
,
lentamente
,
si
faceva
sempre
più
vicina
.
Il
generale
camminava
in
mezzo
al
nostro
battaglione
.
-
Il
pazzo
non
dorme
,
-
bisbigliò
un
soldato
della
squadra
della
12a
.
-
Meglio
un
generale
morto
,
che
un
generale
sveglio
,
-
commentò
un
altro
.
-
All
'
erta
!
Passa
il
vostro
generale
!
-
Adesso
passa
proprio
su
di
noi
,
-
disse
un
altro
soldato
.
-
E
nessuno
tirerà
una
fucilata
su
quel
macellaio
?
-
mormorò
lo
stesso
soldato
che
aveva
parlato
per
primo
.
-
Io
gliela
tiro
certamente
.
Certamente
io
gliela
tiro
,
-
disse
un
soldato
anziano
che
non
aveva
ancora
parlato
e
che
sembrava
solo
occupato
a
riscaldarsi
,
accanto
al
sergente
.
I
soldati
della
squadra
erano
così
stretti
,
l
'
uno
addossato
all
'
altro
,
attorno
al
fuoco
,
che
il
riflesso
li
illuminava
tutti
e
io
ne
potevo
riconoscere
chiaramente
i
volti
.
Il
sergente
stava
in
ginocchio
,
le
braccia
piegate
e
le
mani
aperte
,
all
'
altezza
della
testa
,
per
proteggersi
la
faccia
dal
calore
del
fuoco
.
Egli
non
si
mosse
né
disse
una
sillaba
.
-
Se
si
mostra
,
io
gli
tiro
,
-
continuò
lo
stesso
soldato
.
lo
vidi
il
soldato
anziano
prendere
il
fucile
,
manovrare
l
'
otturatore
,
e
controllare
il
caricatore
.
-
All
'
erta
!
All
'
erta
!
-
urlava
il
generale
.
Apparve
,
tra
due
fuochi
,
a
una
cinquantina
di
metri
da
noi
.
Sotto
l
'
elmetto
,
aveva
una
sciarpa
che
gli
avvolgeva
il
collo
e
gli
cadeva
sulle
spalle
.
Un
ampio
mantello
grigio
discendeva
fino
alle
caviglie
e
lo
copriva
tutto
.
Camminava
stentatamente
,
le
mani
alla
bocca
come
un
megafono
.
Appena
rischiarato
dalla
luce
,
sembrava
un
fantasma
.
-
All
'
erta
!
...
Il
soldato
anziano
alzò
lentamente
il
fucile
,
per
mirare
.
-
Eh
!
-
dissi
io
,
-
il
generale
non
ha
voglia
di
dormire
.
Il
soldato
riabbassò
il
fucile
.
Il
sergente
si
levò
di
scatto
e
mi
offrì
il
suo
posto
accanto
al
fuoco
.
IX
Il
giorno
dopo
continuammo
l
'
inseguimento
.
Il
battaglione
d
'
avanguardia
,
superato
Croce
di
Sant
'
Antonio
,
procedeva
nel
bosco
,
verso
Casara
Zebio
e
Monte
Zebio
.
Man
mano
che
esso
avanzava
,
appariva
sempre
più
probabile
che
il
grosso
del
nemico
si
fosse
fermato
sulle
alture
.
La
resistenza
era
ridivenuta
accanita
.
Era
chiaro
che
gli
ultimi
reparti
austriaci
,
a
contatto
con
le
nostre
pattuglie
,
si
appoggiavano
su
truppe
vicine
.
Data
la
lentezza
dei
progressi
,
il
mio
battaglione
,
oltrepassata
la
Val
di
Nos
,
rimase
inoperoso
tutto
il
giorno
,
in
attesa
di
essere
impegnato
.
Il
2°
battaglione
d
'
avanguardia
ricevette
l
'
ordine
di
fermarsi
e
trincerarsi
.
Durante
la
notte
,
il
nostro
battaglione
gli
dette
il
cambio
.
Quando
noi
arrivammo
,
una
linea
di
trincea
era
stata
già
scavata
,
affrettatamente
,
sul
limitare
del
bosco
.
Davanti
a
noi
,
v
'
erano
ancora
degli
abeti
,
ma
rari
,
come
essi
sono
sempre
quando
le
abetine
accennano
a
finire
nelle
grandi
altitudini
.
Il
terreno
continuava
ad
essere
coperto
di
cespugli
.
Più
lontano
,
in
alto
,
oltre
qualche
centinaio
di
metri
,
spuntavano
,
fra
le
cime
degli
ultimi
abeti
,
montagne
rocciose
.
Probabilmente
la
grande
resistenza
ci
sarebbe
stata
opposta
ai
loro
piedi
.
All
'
alba
,
il
capitano
Canevacci
ed
io
,
ci
trovammo
con
la
9a
compagnia
che
era
in
linea
.
Attendevamo
che
arrivasse
la
sezione
mitragliatrici
,
rimasta
indietro
.
Il
capitano
comandante
della
9a
,
con
un
gruppo
di
tiratori
scelti
,
sorvegliava
il
terreno
antistante
.
Noi
eravamo
vicini
a
lui
,
a
terra
,
dietro
un
rialzo
naturale
.
Il
capitano
Canevacci
guardava
con
il
binoccolo
.
Fra
i
cespugli
,
a
meno
di
un
centinaio
di
metri
da
noi
,
spuntò
una
pattuglia
nemica
.
Erano
sette
uomini
e
camminavano
in
fila
indiana
.
Sicuri
di
trovarsi
lontani
da
noi
,
di
non
essere
visti
,
camminavano
parallelamente
alla
nostra
trincea
,
diritti
,
fucile
alla
mano
,
zaino
in
spalla
.
Dalle
ginocchia
in
su
,
erano
scoperti
.
Il
capitano
della
9a
fece
un
gesto
ai
tiratori
,
ordinò
il
fuoco
e
la
pattuglia
stramazzò
al
suolo
.
-
Bravo
!
-
esclamò
il
capitano
Canevacci
.
Una
nostra
squadra
uscì
carponi
.
Ai
fianchi
,
tutta
la
linea
aveva
i
fucili
puntati
.
La
squadra
sparì
,
strisciando
,
fra
i
cespugli
.
Attendevamo
che
la
squadra
rientrasse
,
riportando
indietro
i
caduti
,
ma
il
tempo
passava
.
I
nostri
uomini
dovevano
avanzare
molto
cauti
,
per
evitare
un
'
imboscata
.
Il
capitano
Canevacci
era
impaziente
.
La
sezione
mitragliatrici
non
arrivava
ancora
.
Che
si
fosse
smarrita
nel
bosco
,
in
mezzo
agli
altri
reparti
?
Per
non
perdere
ancora
del
tempo
,
io
le
andai
incontro
.
La
ritrovai
mezzo
chilometro
indietro
,
a
contatto
con
i
reparti
del
2°
battaglione
.
Quando
la
vidi
,
una
scena
movimentata
si
svolgeva
.
Fra
il
2°
battaglione
e
la
sezione
mitragliatrici
,
il
generale
comandante
della
divisione
,
solo
,
sul
mulo
,
s
'
arrampicava
fra
le
rocce
.
Per
uno
scarto
improvviso
del
mulo
,
mentre
rasentava
il
ciglio
di
un
precipizio
scosceso
,
alto
una
ventina
di
metri
,
cadde
per
terra
.
Il
mulo
,
indifferente
,
continuava
a
camminare
sull
'
orlo
.
Il
generale
si
teneva
ancora
aggrappato
alle
redini
,
a
metà
penzoloni
sul
burrone
.
Il
mulo
ad
ogni
passo
,
con
la
testa
,
dava
degli
scappi
,
per
liberarsene
.
Da
un
momento
all
'
altro
il
generale
poteva
precipitare
nel
vuoto
.
Molti
soldati
vicini
lo
vedevano
,
nessuno
si
muoveva
.
Io
li
vedevo
tutti
distintamente
:
qualcuno
ammiccava
,
sorridendo
.
Ancora
qualche
istante
e
il
mulo
si
sarebbe
liberato
dal
generale
.
Dalle
file
della
nostra
sezione
mitragliatrici
,
un
soldato
si
lanciò
di
corsa
sul
generale
e
arrivò
a
tempo
per
trattenerlo
.
Senza
scomporsi
,
come
se
fosse
particolarmente
allenato
a
incidenti
del
genere
,
il
generale
rimontò
sul
mulo
,
continuò
il
cammino
e
disparve
.
Il
soldato
,
in
piedi
,
guardava
attorno
,
soddisfatto
.
Egli
aveva
salvato
il
generale
.
Quando
i
suoi
compagni
della
sezione
mitragliatrici
lo
raggiunsero
,
io
assistetti
ad
un
'
aggressione
selvaggia
.
Con
furia
,
gli
si
buttarono
addosso
,
tempestandolo
di
pugni
.
Il
soldato
fu
rovesciato
per
terra
.
I
compagni
gli
furono
sopra
.
-
Miserabile
!
Canaglia
!
-
Lasciatemi
!
Aiuto
!
Pugni
e
calci
si
abbattevano
sul
disgraziato
,
impotente
a
difendersi
.
-
Tieni
!
Tieni
!
Chi
ti
ha
pagato
per
fare
l
'
imbecille
?
-
Aiuto
!
-
Salvare
il
generale
!
Confessa
che
sei
stato
comprato
dagli
austriaci
!
-
Lasciatemi
!
Non
l
'
ho
fatto
apposta
.
Vi
giuro
che
non
l
'
ho
fatto
apposta
.
Il
comandante
della
sezione
mitragliatrici
non
si
faceva
vedere
.
La
scena
era
durata
anche
troppo
.
Poiché
nessuno
interveniva
,
né
l
'
ufficiale
né
i
graduati
,
io
scesi
di
corsa
.
-
Che
cosa
succede
?
-
gridai
a
voce
alta
.
La
mia
presenza
sorprese
tutti
.
Gli
aggressori
si
dispersero
.
Solo
qualcuno
si
mise
sull
'
attenti
e
rimase
sul
posto
.
Io
m
'
avvicinai
all
'
aggredito
,
gli
porsi
la
mano
e
l
'
aiutai
a
drizzarsi
.
Quando
egli
fu
in
piedi
,
anche
quei
pochi
che
si
erano
fermati
sull
'
attenti
,
erano
scomparsi
.
Io
rimasi
solo
con
il
soldato
.
Egli
aveva
un
occhio
gonfio
e
livido
e
una
guancia
coperta
di
sangue
.
Aveva
perduto
l
'
elmetto
.
-
Che
cosa
è
successo
?
-
gli
chiesi
.
-
Perché
sei
stato
aggredito
così
?
-
Non
è
niente
,
signor
tenente
,
-
balbettò
sottovoce
.
E
volgeva
lo
sguardo
spaurito
a
destra
e
a
sinistra
,
per
cercare
l
'
elmetto
,
ma
anche
per
paura
d
'
essere
sentito
dai
compagni
.
-
Come
,
non
è
niente
?
E
l
'
occhio
pestato
?
E
il
sangue
in
faccia
?
Sei
mezzo
morto
,
e
non
è
niente
?
Sull
'
attenti
,
impacciato
,
il
soldato
non
rispondeva
.
Io
insistetti
,
ma
egli
non
disse
più
una
parola
.
Ci
levò
tutti
e
due
dall
'
imbarazzo
l
'
arrivo
del
comandante
la
sezione
mitragliatrici
,
il
tenente
Ottolenghi
,
quegli
che
nel
combattimento
di
Monte
Fior
,
con
una
sola
arma
rimasta
incolume
,
aveva
salvato
la
giornata
.
Noi
due
eravamo
di
pari
grado
,
ma
io
ero
più
anziano
di
lui
.
Senza
neppure
rivolgermi
la
parola
,
si
fece
incontro
al
soldato
e
gli
gridò
:
-
Imbecille
!
Oggi
,
tu
hai
disonorato
la
sezione
.
-
Ma
che
cosa
dovevo
fare
,
signor
tenente
?
-
Che
cosa
dovevi
fare
?
Tu
dovevi
fare
quello
che
hanno
fatto
gli
altri
.
Niente
.
Niente
dovevi
fare
.
Ed
era
anche
troppo
.
Un
asino
simile
io
non
lo
voglio
nel
mio
reparto
.
Ti
farò
cacciare
dalla
sezione
.
Il
soldato
aveva
ritrovato
l
'
elmetto
e
se
lo
rimetteva
in
testa
.
-
Che
cosa
dovevi
fare
?
-
proseguiva
il
tenente
,
con
disprezzo
.
-
Volevi
fare
qualche
cosa
?
Ebbene
,
dovevi
,
con
un
colpo
di
baionetta
,
tagliare
le
redini
e
far
precipitare
il
generale
.
-
Come
?
-
mormorò
il
soldato
dovevo
lasciar
morire
il
generale
?
-
Sì
,
imbecille
,
dovevi
lasciarlo
morire
.
E
se
non
moriva
,
dato
che
tu
volevi
far
qualcosa
a
tutti
i
costi
,
dovevi
aiutarlo
a
morire
.
Rientra
alla
sezione
e
,
se
i
tuoi
t
'
ammazzeranno
,
te
lo
sarai
meritato
.
-
Tuttavia
,
-
gli
dissi
io
,
quando
il
soldato
scomparve
,
-
faresti
meglio
ad
essere
più
serio
.
In
poche
ore
tutta
la
brigata
saprà
quello
che
è
successo
.
-
Che
lo
sappiano
o
non
lo
sappiano
,
mi
è
indifferente
.
Anzi
,
è
meglio
che
lo
sappiano
.
Così
,
verrà
in
testa
a
qualcuno
di
tirare
un
colpo
a
quel
vampiro
.
Egli
parlava
,
ancora
sdegnato
.
Introdusse
la
mano
in
una
tasca
,
ne
levò
una
moneta
,
la
buttò
in
aria
e
mi
chiese
:
-
Testa
o
croce
?
Io
non
risposi
.
-
Testa
!
-
gridò
egli
stesso
.
Era
croce
.
-
Ha
avuto
fortuna
,
-
continuò
.
-
È
croce
.
Se
fosse
testa
...
se
fosse
testa
...
-
Che
cosa
?
-
chiesi
.
-
Se
fosse
testa
...
Be
'
!
sarà
per
un
'
altra
volta
.
Mentre
la
sezione
mitraglieri
raggiungeva
il
battaglione
in
linea
,
la
squadra
della
9a
rientrava
in
trincea
trascinando
i
cadaveri
della
pattuglia
abbattuta
.
Sei
erano
morti
,
uno
era
ancora
in
vita
.
Il
caporale
era
fra
i
morti
.
Dall
'
esame
delle
carte
,
capimmo
che
erano
bosniaci
.
I
due
capitani
erano
contenti
.
Soprattutto
il
comandante
di
battaglione
,
che
sperava
si
potessero
ottenere
informazioni
utili
dall
'
interrogatorio
del
ferito
.
Egli
lo
fece
subito
trasportare
al
posto
di
medicazione
e
ne
informò
direttamente
il
comando
di
divisione
,
dove
prestava
servizio
un
interprete
.
I
sei
morti
erano
stesi
a
terra
,
uno
a
fianco
all
'
altro
.
Noi
li
contemplavamo
,
pensierosi
.
Presto
o
tardi
,
sarebbe
venuto
,
anche
per
noi
,
il
nostro
turno
.
Ma
il
capitano
Canevacci
era
troppo
contento
.
Si
era
fermato
accanto
al
cadavere
del
caporale
e
gli
diceva
:
-
Eh
!
mio
caro
,
se
avessi
imparato
a
comandare
la
pattuglia
,
non
saresti
qui
.
In
servizio
di
pattuglia
,
il
comandante
deve
,
innanzi
tutto
,
vedere
...
Lo
interruppe
il
capitano
della
9a
.
Con
un
dito
sulla
bocca
e
con
un
filo
di
voce
,
lo
invitava
a
tacere
.
Di
fronte
a
noi
,
dalla
stessa
direzione
in
cui
era
caduta
la
pattuglia
,
ma
più
vicino
,
ci
veniva
un
rumore
,
come
un
bisbiglio
di
persone
che
si
bisticcino
.
Il
capitano
guardava
di
fronte
.
I
tiratori
scelti
puntavano
i
fucili
.
Anche
il
comandante
di
battaglione
ed
io
ci
portammo
silenziosamente
sulla
linea
e
guardammo
.
Il
rumore
proveniva
dal
tronco
di
un
grosso
abete
che
i
raggi
del
sole
,
fra
le
cime
degli
altri
abeti
,
illuminavano
a
tratti
.
Con
salti
,
due
scoiattoli
apparvero
sul
tronco
,
a
qualche
metro
da
terra
.
Veloci
,
si
rincorrevano
,
si
nascondevano
,
si
rincorrevano
ancora
e
si
rinascondevano
.
Piccoli
strilli
,
come
risa
mal
contenute
,
salutavano
il
loro
incontro
ogni
volta
che
,
dalle
opposte
parti
del
tronco
,
si
slanciavano
a
balzi
,
l
'
un
verso
l
'
altro
.
E
ogni
volta
che
si
fermavano
,
in
un
disco
di
sole
riflesso
sul
tronco
,
si
drizzavano
,
sulle
zampe
posteriori
e
,
con
le
altre
zampe
,
a
guisa
di
mani
,
sembravano
farsi
complimenti
,
carezze
e
feste
.
Il
sole
rischiarava
il
ventre
bianco
e
i
ciuffi
delle
code
,
ritti
in
alto
,
come
due
spazzole
.
Uno
dei
tiratori
scelti
guardò
il
capitano
della
9a
e
mormorò
:
-
Tiriamo
?
-
Sei
pazzo
?
-
rispose
il
capitano
sorpreso
.
-
Sono
tanto
carini
.
Il
capitano
Canevacci
si
riavvicinò
ai
morti
allineati
.
-
Il
comandante
di
pattuglia
deve
vedere
e
non
esser
visto
...
-
disse
,
riprendendo
il
sermone
al
caporale
bosniaco
.
X
La
linea
di
resistenza
nemica
s
'
andava
sempre
più
definendo
.
Le
pattuglie
che
noi
mandammo
innanzi
,
durante
il
giorno
,
non
incontrarono
pattuglie
nemiche
.
Le
fucilate
partivano
da
una
linea
continua
e
facevano
supporre
una
trincea
già
preparata
.
Avevamo
intravisto
,
in
più
punti
,
reticolati
di
filo
spinato
.
Noi
non
ci
spingemmo
più
innanzi
.
La
brigata
occupava
le
posizioni
più
avanzate
del
corpo
d
'
armata
.
La
giornata
passò
calma
.
Il
generale
Leone
preparava
un
assalto
notturno
.
Verso
l
'
imbrunire
,
ci
fu
comunicato
di
tenerci
pronti
.
Facemmo
rientrare
le
pattuglie
e
ci
preparammo
per
l
'
assalto
.
Barili
e
otri
di
cognac
ci
arrivarono
in
tempo
,
sui
muli
,
e
ne
distribuimmo
le
razioni
ai
soldati
.
Quest
'
assalto
notturno
ci
aveva
tutti
preoccupati
.
L
'
assalto
doveva
svilupparsi
su
tutto
il
fronte
.
Dove
saremmo
andati
a
finire
?
Chi
avremmo
trovato
di
fronte
?
Pattuglie
,
come
affermava
il
generale
,
o
trincee
solidamente
difese
,
come
facevano
supporre
i
reticolati
avvistati
?
I
soldati
bevevano
e
attendevano
,
nervosi
.
Il
capitano
Canevacci
s
'
era
già
bevuta
la
sua
razione
di
cognac
e
aveva
incominciato
la
mia
.
Erano
già
le
dieci
e
il
cielo
appena
stellato
non
dava
luce
al
bosco
.
L
'
ordine
d
'
attaccare
non
era
ancora
venuto
.
Evidentemente
,
il
generale
voleva
che
esso
fosse
una
sorpresa
,
non
solo
per
gli
austriaci
,
ma
anche
per
noi
.
Il
comandante
del
battaglione
aveva
ammassato
il
battaglione
in
colonna
.
Egli
aveva
disposto
che
solo
una
compagnia
attaccasse
.
Le
altre
si
sarebbero
dovute
muovere
,
solo
se
la
prima
compagnia
fosse
potuta
passare
.
Stavamo
tutti
immobili
,
muti
.
Il
rumore
di
qualche
gavetta
urtata
contro
un
sasso
e
quello
di
un
fucile
contro
un
altro
fucile
erano
i
soli
che
rompessero
il
silenzio
della
notte
.
La
fantasia
del
generale
aveva
voluto
che
le
trombe
suonassero
l
'
assalto
,
sgomento
per
il
nemico
,
incitamento
ai
nostri
.
Quando
le
note
risuonarono
,
tutti
i
reparti
di
prima
linea
si
lanciarono
all
'
assalto
.
Ma
,
nello
stesso
istante
,
gli
austriaci
,
così
avvisati
,
risposero
con
un
fuoco
pronto
di
mitragliatrici
e
di
fucili
.
Per
qualche
minuto
,
fu
un
assordante
frastuono
.
Le
trombe
continuavano
a
squillare
,
le
linee
nemiche
a
sparare
.
I
razzi
,
di
fronte
a
noi
,
si
levavano
a
centinaia
,
senza
interruzione
,
uno
dopo
l
'
altro
,
e
scoprivano
le
nostre
ondate
.
Le
nostre
compagnie
,
accolte
da
raffiche
,
falciate
,
furono
ributtate
indietro
senza
poter
arrivare
neppure
alle
linee
nemiche
.
Il
disordine
era
grande
e
il
trasporto
dei
feriti
aumentava
la
confusione
.
La
sorpresa
e
l
'
assalto
erano
falliti
,
ma
le
trombe
,
sotto
la
guida
del
generale
che
le
aveva
a
fianco
,
continuavano
a
squillare
.
Sembrava
che
il
generale
fosse
deciso
a
conquistare
le
posizioni
a
squilli
di
tromba
.
Solo
qualche
ora
dopo
,
quando
la
calma
era
subentrata
a
tanto
frastuono
,
noi
sapemmo
che
il
generale
era
soddisfatto
.
Egli
aveva
voluto
solamente
obbligare
il
nemico
a
segnare
le
sue
posizioni
e
a
svelare
le
sue
forze
.
Per
questo
risultato
,
sarebbero
bastate
le
ricognizioni
coordinate
di
qualche
pattuglia
,
ma
il
comandante
di
divisione
disprezzava
i
mezzucci
ordinari
.
Il
nostro
inseguimento
dunque
era
finito
.
Il
nemico
si
era
definitivamente
fermato
e
trincerato
.
Non
vi
potevano
essere
più
dubbi
.
Ripiegando
da
Monte
Fior
,
gli
austriaci
avevano
raccorciato
di
una
ventina
di
chilometri
le
loro
linee
e
abolito
il
pericolo
d
'
un
accerchiamento
.
Dall
'
offensiva
,
erano
passati
alla
difensiva
.
Ora
non
si
sarebbe
più
trattato
di
combattimenti
di
pattuglie
e
d
'
avanguardie
.
Una
nuova
fase
cominciava
.
Fase
di
battaglie
di
masse
sostenute
dall
'
artiglieria
.
Ciò
avrebbe
richiesto
del
tempo
.
E
,
forse
,
avremmo
avuto
anche
un
po
'
di
riposo
.
Così
pensavamo
noi
.
Ma
non
il
comandante
della
divisione
.
L
'
assalto
notturno
gli
aveva
offerto
l
'
ispirazione
per
un
grande
assalto
all
'
indomani
.
Il
giorno
dopo
,
i
battaglioni
della
brigata
si
spostarono
a
sinistra
,
sotto
Casara
Zebio
.
La
brigata
doveva
attaccare
con
quattro
battaglioni
,
lasciando
di
riserva
solo
due
battaglioni
.
Il
mio
battaglione
doveva
attaccare
all
'
estrema
destra
dello
schieramento
.
Per
l
'
azione
,
noi
non
disponevamo
che
dei
nostri
fucili
.
La
scarsa
dotazione
individuale
di
bombe
a
mano
l
'
avevamo
consumata
a
Monte
Fior
.
Non
avevamo
a
nostro
sostegno
neppure
un
pezzo
d
'
artiglieria
.
L
'
azione
si
presentava
ben
difficile
.
Ma
i
nostri
reparti
erano
ancora
solidi
.
I
muli
ci
portarono
cartucce
e
cognac
.
L
'
assalto
fu
iniziato
dal
mio
battaglione
,
alle
cinque
del
pomeriggio
.
Come
ne
aveva
ricevuto
l
'
ordine
,
il
battaglione
uscì
con
tutti
i
reparti
in
un
'
ondata
unica
.
Appena
ci
lanciammo
in
avanti
,
fummo
avvistati
.
Il
nemico
ci
tenne
,
fin
dal
primo
momento
,
sotto
il
suo
tiro
.
Io
ho
un
ricordo
confuso
di
quelle
ore
.
Dal
nostro
punto
di
partenza
alle
linee
nemiche
,
non
v
'
erano
più
di
un
centinaio
di
metri
.
I
cespugli
erano
bassi
e
gli
alberi
radi
,
numerosi
i
sassi
e
le
rocce
.
L
'
ordine
era
di
non
fermarsi
.
Noi
percorremmo
il
breve
spazio
,
di
corsa
,
in
un
sol
impeto
.
Il
capitano
Canevacci
era
in
testa
e
cadde
fra
i
primi
.
Una
palla
lo
aveva
colpito
al
petto
.
Cadde
,
in
testa
alla
9a
,
anche
il
suo
comandante
,
il
solo
capitano
rimasto
al
battaglione
.
Una
mitragliatrice
gli
aveva
falciato
le
gambe
.
Ma
l
'
assalto
procedeva
irruento
.
Il
tiro
nemico
non
poteva
investirci
tutti
,
perché
noi
correvamo
,
e
le
rocce
,
per
quanto
basse
,
raccoglievano
la
maggior
parte
dei
colpi
.
Il
terreno
rimase
,
dietro
a
noi
,
in
un
istante
,
seminato
di
morti
e
di
feriti
,
ma
il
battaglione
arrivò
egualmente
alle
posizioni
nemiche
.
Io
avevo
abbandonato
il
capitano
Canevacci
e
mi
trovai
in
mezzo
alla
9a
,
a
fianco
del
tenente
Santini
,
che
aveva
assunto
il
comando
della
compagnia
.
Di
fronte
a
noi
,
una
linea
continua
di
reticolati
e
di
cavalli
di
frisia
ci
sbarravano
l
'
accesso
alle
trincee
.
Un
metro
o
due
al
di
là
,
le
trincee
in
muratura
,
improvvisate
ma
alte
,
proteggevano
i
reparti
austriaci
.
Addossati
ai
reticolati
,
in
piedi
,
anche
noi
aprimmo
il
fuoco
.
Le
mitragliatrici
che
,
durante
lo
sbalzo
,
dalla
destra
c
'
investivano
di
fianco
,
non
potevano
più
tirare
su
di
noi
.
Esse
battevano
tutto
il
terreno
retrostante
,
ma
,
quanto
più
noi
eravamo
andati
innanzi
,
tanto
più
ci
eravamo
sottratti
al
loro
tiro
.
Esse
continuarono
a
sparare
,
ma
nel
vuoto
.
Di
fronte
,
a
pochi
metri
,
solo
una
mitragliatrice
tirava
sui
nostri
reparti
.
Santini
vi
concentrò
il
fuoco
di
quelli
che
aveva
vicino
e
la
ridusse
al
silenzio
.
Dalla
sinistra
,
a
un
centinaio
di
metri
,
un
'
altra
mitragliatrice
ci
colpiva
d
'
infilata
,
in
pieno
.
Se
avesse
continuato
a
sparare
noi
saremmo
stati
distrutti
.
Contro
il
suo
tiro
,
non
ci
potevamo
difendere
e
perfino
la
sua
postazione
ci
era
invisibile
.
Ci
buttammo
a
terra
,
ciascuno
cercando
un
riparo
,
e
continuando
a
sparare
sulle
trincee
,
puntando
nelle
feritoie
,
tentando
di
dominare
il
fuoco
dei
tiratori
vicini
.
Il
frastuono
del
combattimento
,
anche
ai
nostri
fianchi
,
c
'
impediva
di
distinguere
se
i
nostri
reparti
laterali
avessero
avuto
più
fortuna
di
noi
.
Quanto
durasse
quella
nostra
posizione
,
io
non
lo
ricordo
.
In
combattimento
,
si
perde
la
nozione
del
tempo
,
sempre
.
I
reticolati
c
'
impedivano
di
andare
avanti
,
le
mitragliatrici
di
ritornare
indietro
.
Dovevamo
rimanere
immobili
,
inchiodati
a
terra
,
senza
mai
abbandonare
il
tiro
sulle
feritoie
nemiche
,
per
impedire
d
'
essere
uccisi
sotto
i
reticolati
.
Avremmo
potuto
resistere
a
lungo
in
quella
posizione
,
fino
alla
notte
,
e
ritirarci
protetti
dall
'
oscurità
,
ma
la
mitragliatrice
di
sinistra
continuava
implacabile
il
suo
tiro
d
'
infilata
e
i
soldati
più
scoperti
morivano
lungo
la
linea
.
Se
si
fosse
avuta
la
possibilità
di
mandare
indietro
qualcuno
e
informare
,
sulla
nostra
situazione
,
il
battaglione
che
agiva
alla
sinistra
,
si
sarebbe
potuto
controbattere
la
mitragliatrice
.
Io
non
riuscii
a
scorgere
un
solo
ufficiale
:
il
tenente
Santini
era
troppo
impegnato
contro
le
trincee
nemiche
.
Ora
strisciando
,
fra
le
rocce
e
i
cespugli
,
lentamente
,
ora
correndo
a
sbalzi
,
mi
scartai
più
a
sinistra
.
Dovetti
impiegare
molto
tempo
,
anche
perché
il
battaglione
laterale
era
più
a
sinistra
di
quello
che
io
non
credessi
.
Il
crepitio
delle
mitragliatrici
e
della
fucileria
continuava
.
Il
I
°
battaglione
era
ancora
impegnato
,
ma
si
trovava
più
arretrato
e
più
al
coperto
del
nostro
.
Dietro
gli
abeti
,
fra
le
rocce
,
v
'
era
un
viavai
continuo
di
portaordini
e
di
feriti
.
Cercai
subito
del
comando
del
battaglione
.
Un
soldato
me
lo
indicò
.
Mi
vi
diressi
di
corsa
.
Il
comando
di
battaglione
era
installato
dietro
una
roccia
alta
parecchi
metri
.
Il
terreno
circostante
era
ingombro
di
feriti
.
Ordini
,
grida
,
urla
si
levavano
da
ogni
parte
.
V
'
era
dovunque
un
aspetto
di
confusione
e
di
terrore
.
Il
maggiore
comandante
del
battaglione
stava
in
piedi
,
addossato
a
un
grande
tronco
di
abete
.
Lo
conoscevo
bene
,
perché
avevo
più
volte
pranzato
alla
sua
mensa
.
Rosso
in
viso
,
agitava
le
mani
,
verso
qualcuno
che
io
non
vedevo
.
Appariva
eccitatissimo
.
-
Fa
'
in
fretta
!
-
gridava
.
Ma
nessuno
appariva
.
Mentre
mi
avvicinavo
sempre
più
,
il
maggiore
continuava
:
-
Fa
'
in
fretta
!
Fa
'
in
fretta
o
ti
uccido
!
Dammi
il
cognac
!
il
cognac
!
Egli
non
gridava
.
Egli
urlava
a
voce
altissima
,
e
con
tono
di
comando
,
come
se
si
rivolgesse
non
ad
una
persona
isolata
,
ma
a
tutto
un
reparto
,
a
un
battaglione
in
ordine
chiuso
.
Egli
diceva
"
cognac
"
con
la
stessa
voce
con
cui
,
da
cavallo
,
avrebbe
comandato
"
battaglione
in
colonna
!
"
o
"
colonna
doppia
!
"
Finalmente
,
mentre
io
arrivavo
,
si
presentò
trafelato
un
soldato
,
con
nella
mano
una
bottiglia
di
cognac
,
tenuta
alta
,
sul
braccio
teso
,
quasi
fosse
una
bandiera
.
Io
mi
fermai
a
due
passi
dal
maggiore
,
mi
misi
sull
'
attenti
e
salutai
.
Egli
impugnava
la
pistola
con
la
destra
e
,
nella
sinistra
,
aveva
un
foglio
di
carta
.
Buttò
a
terra
la
carta
e
andò
incontro
al
soldato
,
sempre
gridando
:
-
Dammi
!
dammi
!
Brandì
la
bottiglia
e
,
con
un
gesto
fulmineo
,
la
suggellò
alla
bocca
.
La
testa
rovesciata
indietro
,
immobile
,
sembrava
fulminato
.
Lo
si
sarebbe
detto
un
morto
in
piedi
.
Solo
dava
segni
di
vita
la
gola
che
trangugiava
il
liquore
con
sussulti
che
sembravano
gemiti
.
Aspettai
che
finisse
di
bere
.
Egli
si
staccò
dalla
bottiglia
a
stento
,
con
pena
.
Restituì
al
soldato
la
bottiglia
,
semivuota
,
e
non
si
mosse
.
Io
gli
andai
nuovamente
incontro
.
In
fretta
e
furia
,
senza
ch
'
egli
mi
rispondesse
,
gli
dissi
la
ragione
della
mia
visita
.
Egli
aveva
lo
sguardo
rivolto
a
me
,
ma
il
suo
pensiero
era
assente
e
non
mi
ascoltava
.
Io
parlavo
inutilmente
.
Egli
aveva
sempre
la
pistola
in
pugno
e
,
per
testimoniarmi
la
sua
attenzione
,
me
la
puntava
contro
.
Con
la
mano
,
io
scartai
la
pistola
,
nel
timore
che
partisse
il
colpo
.
Egli
se
la
lasciò
spostare
,
ma
,
subito
dopo
,
la
rimise
nella
stessa
direzione
.
Io
la
scartai
una
seconda
volta
,
ed
egli
me
la
puntò
contro
ancor
una
volta
.
Io
gli
afferrai
il
pugno
chiuso
e
gli
tolsi
la
pistola
.
Egli
se
la
lasciò
togliere
,
senza
pronunciare
un
motto
.
Levai
la
pallottola
dalla
canna
,
levai
il
caricatore
e
gli
restituii
la
pistola
.
Egli
la
riprese
con
la
stessa
indifferenza
con
cui
me
l
'
aveva
ceduta
.
Allora
mi
sorrise
,
ma
a
me
parve
che
in
lui
sorridesse
un
altro
.
Interpretai
quel
sorriso
come
s
'
egli
avesse
pensato
di
darmi
ad
intendere
che
aveva
scherzato
.
Poiché
egli
non
parlava
ed
io
perdevo
del
tempo
,
mi
allontanai
,
sperando
d
'
incontrare
l
'
aiutante
maggiore
.
L
'
aiutante
maggiore
era
morto
,
gli
altri
ufficiali
erano
impegnati
con
il
battaglione
e
i
soldati
del
comando
non
potevano
arrivare
fino
a
loro
,
né
ne
avevano
notizia
.
Tutto
attorno
,
il
sibilo
delle
falciate
delle
mitragliatrici
,
ininterrotto
,
faceva
pensare
ad
un
uragano
.
Le
cime
degli
alberi
,
segate
dalle
raffiche
,
precipitavano
al
suolo
con
stridori
sinistri
.
Dopo
un
vano
correre
,
risalii
per
rientrare
al
battaglione
e
passai
nuovamente
accanto
al
comando
del
1°
battaglione
.
Il
maggiore
era
immobile
,
nello
stesso
punto
in
cui
l
'
avevo
lasciato
,
la
pistola
in
pugno
,
e
sorrideva
ancora
.
XI
Il
battaglione
,
a
gruppi
,
aveva
raggiunto
le
posizioni
di
partenza
,
di
notte
.
Avevamo
perduto
tutti
gli
ufficiali
.
Solamente
Santini
ed
io
rientrammo
incolumi
.
Anche
il
tenente
Ottolenghi
era
vivo
:
egli
aveva
ricevuto
l
'
ordine
di
rimanere
indietro
con
le
mitragliatrici
e
non
era
uscito
all
'
assalto
.
Le
compagnie
erano
state
dimezzate
.
Impiegammo
tutta
la
notte
per
ritirare
i
feriti
e
i
morti
,
e
quando
,
finito
l
'
appello
dei
presenti
,
Santini
ed
io
ci
scambiammo
qualche
parola
,
facemmo
entrambi
uno
sforzo
per
non
buttarci
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
.
La
guerra
di
posizione
ricominciava
.
I
sogni
di
manovra
e
di
vittoria
fulminea
svanivano
.
Bisognava
ricominciare
daccapo
,
come
prima
,
sul
Carso
.
Seguirono
alcuni
giorni
di
calma
.
I
reparti
si
dovevano
ricostituire
.
Ogni
giorno
arrivavano
complementi
di
ufficiali
e
di
soldati
.
Pian
piano
,
si
dimenticavano
i
morti
e
ci
si
affratellava
,
fra
veterani
e
nuovi
arrivati
.
Di
fronte
alle
trincee
nemiche
,
a
distanze
varie
,
fra
i
cinquanta
e
i
trecento
metri
,
seguendo
l
'
andamento
del
terreno
e
la
copertura
del
bosco
,
anche
noi
costruimmo
le
nostre
trincee
.
Erano
le
nostre
case
,
ché
gli
austriaci
,
ormai
sulla
difensiva
,
non
pensavano
certo
ad
attaccarci
.
Ma
dovevamo
essere
prudenti
ad
ogni
istante
.
Avevamo
,
di
fronte
,
reparti
di
tiratori
scelti
che
non
sbagliavano
un
colpo
.
Tiravano
raramente
,
ma
sempre
alla
testa
,
e
con
pallottole
esplosive
.
Anche
quei
giorni
di
calma
passarono
.
Affrettatamente
,
il
battaglione
si
era
ricomposto
.
Un
'
altra
azione
si
annunziava
prossima
.
Arrivavano
,
ogni
giorno
,
munizioni
e
tubi
di
gelatina
.
Erano
i
grandi
tubi
di
gelatina
del
Carso
,
lunghi
due
metri
,
costruiti
per
aprire
dei
varchi
fra
i
reticolati
.
E
arrivavano
pinze
tagliafili
.
Le
pinze
e
i
tubi
non
ci
erano
serviti
mai
a
niente
,
ma
arrivavano
egualmente
.
E
arrivò
il
cognac
,
molto
cognac
:
eravamo
dunque
alla
vigilia
dell
'
azione
.
I
comandi
avevano
stabilito
che
il
prossimo
assalto
fosse
preceduto
da
un
largo
impiego
di
tubi
di
gelatina
da
far
esplodere
,
la
notte
prima
,
sotto
i
reticolati
nemici
.
Nel
punto
stabilito
per
l
'
assalto
,
l
'
azione
del
mio
battaglione
doveva
precedere
,
con
quella
del
1°
battaglione
del
400
,
il
reggimento
compagno
della
brigata
.
Anche
quel
battaglione
aveva
avuto
gravi
perdite
,
ma
si
era
ricostituito
.
Il
suo
maggiore
si
era
rimesso
.
Egli
mandò
da
me
il
tenente
Mastini
perché
ci
accordassimo
sull
'
ora
e
sulle
altre
modalità
circa
la
posa
in
comune
dei
tubi
di
gelatina
sullo
stesso
fronte
d
'
attacco
.
Con
Mastini
,
eravamo
stati
alla
stessa
Università
.
Più
giovane
di
me
,
quando
io
ero
al
quarto
corso
,
egli
era
al
secondo
anno
.
Amici
,
e
veterani
del
Carso
,
ci
vedevamo
spesso
,
anche
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Avevamo
finito
un
giro
d
'
osservazione
lungo
la
linea
e
ci
eravamo
messi
a
sedere
,
dietro
la
trincea
del
mio
battaglione
.
Io
m
'
ero
sdraiato
per
terra
,
egli
era
su
un
sasso
,
all
'
ombra
.
Il
discorso
cadde
sul
suo
comandante
di
battaglione
.
Anche
Mastini
era
d
'
avviso
che
il
maggiore
bevesse
troppo
.
Io
gli
raccontai
la
scena
alla
quale
avevo
assistito
.
-
Il
nostro
maggiore
,
-
disse
Mastini
,
-
non
è
un
cattivo
ufficiale
.
Spesse
volte
è
coraggioso
e
,
qualche
volta
,
anche
intelligente
.
Ma
,
se
gli
manca
il
cognac
,
è
incapace
di
muovere
un
passo
durante
un
'
azione
.
-
Ti
ricordi
,
-
gli
dissi
io
,
-
di
Pareto
?
Come
beveva
!
E
che
intelligenza
!
I
professori
ne
erano
ammirati
,
tutti
.
Non
era
forse
lo
studente
di
maggiore
ingegno
,
all
'
Università
?
Ma
,
se
non
beveva
,
niente
esami
.
Un
po
'
come
il
tuo
maggiore
.
Senza
cognac
,
niente
combattimenti
.
La
conversazione
scivolava
mollemente
sui
ricordi
della
nostra
vita
universitaria
,
che
ci
appariva
così
lontana
:
un
sogno
.
Egli
rievocò
una
nostra
festa
goliardica
,
rimasta
celebre
,
perché
la
vernaccia
era
vecchia
e
perfida
,
e
il
Magnifico
Rettore
s
'
era
messo
a
cantare
da
basso
,
e
una
matricola
aveva
abbracciato
la
moglie
del
Prefetto
.
-
Ma
anche
tu
bevi
molto
,
ora
?
-
gli
chiesi
.
-
Si
dice
che
al
vostro
battaglione
,
bevete
tutti
come
spugne
.
Per
tutta
risposta
,
e
con
una
mossa
rapida
,
come
se
la
mia
domanda
gli
avesse
ricordato
improvvisamente
un
oggetto
fino
ad
allora
dimenticato
,
slacciò
la
borraccia
e
bevette
qualche
sorso
.
Era
certamente
del
buon
cognac
,
perché
io
sentii
un
odore
insopportabile
di
polvere
da
caccia
.
-
Io
,
-
disse
rimettendo
il
turacciolo
alla
borraccia
,
-
adoro
l
'
Odissea
d
'
Omero
perché
,
ad
ogni
canto
,
è
un
otre
di
vino
che
arriva
.
-
Vino
,
-
dissi
io
,
-
e
non
cognac
.
-
Già
,
-
osservò
,
-
è
curioso
.
È
veramente
curioso
.
Né
nell
'
Odissea
né
nell
'
Iliade
,
v
'
è
traccia
di
liquori
.
-
Te
lo
immagini
,
-
dissi
,
-
Diomede
che
si
beve
una
buona
borraccia
di
cognac
,
prima
di
uscire
di
pattuglia
?
Noi
avevamo
un
piede
su
Troia
e
un
piede
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Io
vedo
ancora
il
mio
buon
amico
,
con
un
sorriso
di
bontà
scettica
,
tirare
,
da
una
tasca
interna
della
giubba
,
un
grande
astuccio
di
acciaio
ossidato
,
copricuore
di
guerra
,
e
offrirmi
una
sigaretta
.
Io
l
'
accettai
e
accesi
la
sua
sigaretta
e
la
mia
.
Egli
sorrideva
sempre
,
pensando
alla
risposta
.
-
Tuttavia
...
E
ripeté
,
dopo
una
boccata
di
fumo
:
-
Tuttavia
...
Se
Ettore
avesse
bevuto
un
po
'
di
cognac
,
del
buon
cognac
,
forse
Achille
avrebbe
avuto
del
filo
da
torcere
...
Anch
'
io
rividi
per
un
attimo
,
Ettore
,
fermarsi
,
dopo
quella
fuga
affrettata
e
non
del
tutto
giustificata
,
sotto
lo
sguardo
dei
suoi
concittadini
,
spettatori
sulle
mura
,
slacciarsi
,
dal
cinturone
di
cuoio
ricamato
in
oro
,
dono
di
Andromaca
,
un
'
elegante
borraccia
di
cognac
,
e
bere
,
in
faccia
ad
Achille
.
Io
ho
dimenticato
molte
cose
della
guerra
,
ma
non
dimenticherò
mai
quel
momento
.
Guardavo
il
mio
amico
sorridere
,
fra
una
boccata
di
fumo
e
l
'
altra
.
Dalla
trincea
nemica
,
partì
un
colpo
isolato
.
Egli
piegò
la
testa
,
la
sigaretta
fra
le
labbra
e
,
da
una
macchia
rossa
,
formatasi
sulla
fronte
,
sgorgò
un
filo
di
sangue
.
Lentamente
,
egli
piegò
su
se
stesso
,
e
cadde
sui
miei
piedi
.
Io
lo
raccolsi
morto
.
La
notte
,
mettemmo
i
tubi
di
gelatina
.
Ne
avevamo
dieci
al
comando
di
battaglione
,
affastellati
come
tronchi
d
'
albero
.
Dovevamo
farli
brillare
tutti
e
dieci
.
I
giovani
ufficiali
ne
ignoravano
l
'
impiego
e
il
tenente
Santini
ed
io
dirigemmo
l
'
operazione
.
Mettere
e
far
esplodere
sotto
i
reticolati
nemici
dei
tubi
di
gelatina
,
di
notte
,
in
terreno
coperto
,
era
un
'
operazione
estremamente
facile
per
chi
fosse
abituato
ai
servizi
di
pattuglia
.
Anche
se
dalle
linee
nemiche
si
sparava
,
il
pericolo
era
minimo
.
Ma
bisognava
avere
i
nervi
a
posto
.
Nel
battaglione
scegliemmo
i
soldati
fra
i
volontari
che
si
offrirono
.
Il
comando
del
reggimento
dava
un
premio
di
dieci
lire
a
ogni
soldato
.
Per
un
tubo
,
erano
necessari
due
uomini
:
dieci
tubi
,
venti
uomini
.
"
Zio
Francesco
"
era
fra
i
volontari
.
Nove
vennero
con
me
,
nove
con
Santini
.
Io
scelsi
"
zio
Francesco
"
con
me
.
Avevo
con
me
tutti
i
soldati
veterani
del
Carso
e
non
avevo
bisogno
di
dare
molte
spiegazioni
.
All
'
ora
fissata
,
bevuto
il
cognac
,
uscimmo
dalle
trincee
,
il
mio
gruppo
a
sinistra
,
verso
il
400
,
quello
di
Santini
a
destra
.
Uscimmo
dalla
stessa
breccia
,
e
ci
spiegammo
a
ventaglio
,
a
coppie
di
due
,
a
una
decina
di
metri
l
'
una
coppia
dall
'
altra
.
Le
trincee
nemiche
distavano
una
sessantina
di
metri
.
Per
chi
non
sia
abituato
,
fa
una
certa
impressione
abbandonare
il
riparo
della
trincea
,
uscire
e
trovarsi
allo
scoperto
,
di
fronte
ai
tiri
di
fucile
delle
vedette
nemiche
.
Il
novizio
dice
:
"
Sono
stato
visto
;
questa
fucilata
è
per
me
"
.
Invece
,
non
è
niente
.
Le
vedette
tirano
,
di
fronte
a
loro
,
senza
un
bersaglio
preciso
,
a
caso
,
nel
buio
.
La
notte
era
oscura
.
Portavamo
il
tubo
a
mano
:
io
ero
in
testa
,
"
zio
Francesco
"
dietro
.
Dove
ci
sentivamo
sicuri
,
camminavamo
in
piedi
;
dove
eravamo
più
scoperti
,
carponi
.
Le
vedette
tiravano
sempre
,
un
colpo
dopo
l
'
altro
senza
agitazione
.
Ma
dove
andavano
a
finire
tutte
quelle
pallottole
?
Non
ne
sentivamo
una
sola
passare
vicino
a
noi
.
Un
razzo
luminoso
si
levò
di
fronte
,
poi
un
altro
,
a
destra
,
poi
ancora
un
altro
.
"
Che
non
ci
sia
un
allarme
?
"
io
pensai
.
Col
respiro
trattenuto
,
in
piedi
,
così
come
eravamo
stati
sorpresi
dal
primo
razzo
,
rimanemmo
immobili
,
qualche
secondo
,
finché
l
'
ultimo
razzo
non
cadde
a
terra
e
si
spense
.
Il
tiro
delle
vedette
continuò
lentamente
,
come
prima
.
Erano
razzi
ordinari
.
Non
eravamo
stati
avvistati
.
Camminavamo
piano
,
arrestandoci
ad
ogni
istante
.
Il
lieve
rumore
dei
nostri
passi
era
coperto
dal
rumore
dei
tiri
delle
vedette
,
austriache
e
nostre
.
Anche
le
nostre
vedette
continuavano
a
sparare
,
come
prima
della
nostra
uscita
,
ma
per
aria
,
per
far
rumore
e
non
colpirci
.
Dovevamo
tuttavia
procedere
con
prudenza
;
una
pattuglia
nemica
poteva
trovarsi
in
agguato
,
dietro
i
cespugli
che
noi
eravamo
obbligati
a
traversare
.
Altri
razzi
venivano
sparati
,
ora
a
sinistra
,
ora
a
destra
.
La
nostra
immobilità
sotto
la
luce
dei
razzi
ci
confondeva
con
i
cespugli
e
con
i
tronchi
d
'
albero
.
Non
era
possibile
fossimo
riconosciuti
.
Arrivammo
ai
reticolati
e
ci
fermammo
,
a
terra
.
Al
chiarore
di
un
razzo
lontano
,
distinsi
il
muro
della
trincea
,
oltre
i
reticolati
,
e
,
nel
muro
,
le
feritoie
,
come
macchie
nere
.
Per
schivare
il
tiro
d
'
una
vedetta
che
sparava
di
fronte
,
io
avevo
obliquato
leggermente
a
sinistra
.
Ma
la
sentinella
stava
ancora
così
vicino
a
noi
che
io
sentivo
,
dopo
ogni
colpo
,
il
bossolo
della
cartuccia
sparata
cozzare
contro
il
muro
della
trincea
e
rimbalzare
per
terra
,
sui
sassi
.
Incominciammo
ad
infilare
il
tubo
sotto
il
reticolato
,
quando
alla
nostra
destra
,
a
parecchie
decine
di
metri
da
noi
,
l
'
oscurità
della
notte
fu
rotta
da
un
bagliore
,
accompagnato
da
un
'
esplosione
dilaniante
.
Il
primo
tubo
di
gelatina
brillava
.
Guardai
l
'
orologio
che
avevo
al
polso
:
le
lancette
di
fosforo
segnavano
le
tre
.
Doveva
essere
il
tubo
di
Santini
.
Avevamo
stabilito
che
il
primo
tubo
,
fosse
il
suo
o
il
mio
,
non
esplodesse
prima
delle
tre
.
Egli
era
stato
più
preciso
di
me
.
Una
pioggia
di
schegge
e
di
sassi
s
'
irradiò
tutto
attorno
.
Ci
schiacciammo
ancora
più
contro
terra
.
Una
ventina
di
razzi
si
levarono
lungo
tutta
la
linea
,
anche
oltre
il
nostro
fronte
,
e
le
mitragliatrici
aprirono
il
fuoco
.
L
'
allarmi
era
stato
dato
.
Una
seconda
esplosione
seguì
alla
prima
,
e
,
subito
dopo
,
una
terza
.
I
razzi
si
moltiplicavano
,
disordinatamente
,
nel
cielo
,
nelle
più
disparate
direzioni
.
La
vedetta
che
ci
era
vicina
non
perdette
la
calma
.
Non
gridò
l
'
allarmi
e
continuò
a
sparare
,
lentamente
,
come
prima
.
Anch
'
egli
doveva
essere
un
veterano
.
Ma
,
più
a
destra
,
il
fuoco
delle
mitragliatrici
e
dei
fucili
era
furioso
.
Le
truppe
dovevano
essere
accorse
in
linea
.
"
Zio
Francesco
"
non
dava
segni
di
vita
.
Ma
io
lo
sentivo
egualmente
vicino
,
e
il
lieve
odore
del
suo
sigaro
continuava
ad
arrivare
fino
a
me
.
Egli
prima
d
'
uscire
,
aveva
acceso
un
sigaro
,
e
lo
teneva
con
la
parte
accesa
dentro
la
bocca
.
Con
esso
,
doveva
accendere
la
miccia
del
tubo
.
Così
fumato
,
il
sigaro
nascondeva
il
fumo
e
durava
più
a
lungo
.
Voltai
la
testa
e
lo
scorsi
,
vicino
,
steso
,
le
spalle
contro
terra
,
faccia
al
cielo
,
sigaro
in
bocca
.
Egli
doveva
apprezzare
quello
spettacolo
pirotecnico
che
gli
austriaci
ci
offrivano
gratis
.
Non
poteva
averne
visto
di
più
belli
,
per
la
festa
del
santo
patrono
,
nel
suo
piccolo
villaggio
.
E
anch
'
io
,
in
quel
momento
,
vidi
tutto
il
cielo
traversato
dai
razzi
.
Tutti
quei
fuochi
,
al
di
sopra
del
bosco
di
abeti
,
sembravano
illuminare
le
colonne
e
le
navate
di
un
'
immensa
basilica
.
Il
tubo
era
passato
sotto
i
reticolati
.
Approfittai
della
prima
oscurità
che
cadde
attorno
a
noi
,
strisciai
indietro
e
lasciai
il
posto
libero
a
"
zio
Francesco
"
.
Col
sigaro
,
egli
accese
la
miccia
e
la
ricoprì
d
'
un
sasso
.
Insieme
,
ci
riparammo
dietro
il
tronco
d
'
un
abete
e
attendemmo
lo
scoppio
.
Mezz
'
ora
dopo
,
eravamo
rientrati
nelle
nostre
linee
.
I
dieci
tubi
erano
tutti
esplosi
.
Facemmo
l
'
appello
dei
presenti
:
nessuno
mancava
.
Solo
un
soldato
del
gruppo
di
Santini
era
stato
ferito
ad
una
gamba
.
Prima
di
raggiungere
i
loro
reparti
,
i
soldati
finirono
assieme
il
cognac
destinato
ai
volontari
.
XII
Il
giorno
dopo
,
l
'
assalto
fu
condotto
dal
1°
battaglione
.
Gli
austriaci
,
allarmati
dalle
esplosioni
della
notte
,
attendevano
.
Le
mitragliatrici
falciarono
le
prime
ondate
e
il
battaglione
non
arrivò
neppure
alle
trincee
.
Per
tutta
la
giornata
,
nella
stretta
vallata
,
non
si
sentivano
che
i
lamenti
dei
feriti
.
Senza
artiglieria
,
era
vano
pensare
alla
conquista
di
posizioni
così
fortemente
difese
.
Il
2°
battaglione
tentò
un
altro
assalto
,
ma
inutilmente
.
Cominciavamo
tutti
a
perderci
d
'
animo
.
I
soldati
guardavano
l
'
arrivo
dei
tubi
con
terrore
.
I
tubi
la
notte
significavano
l
'
assalto
per
il
giorno
dopo
.
Quei
giorni
furono
lugubri
.
Per
abituare
il
nemico
alle
esplosioni
dei
tubi
,
ogni
notte
,
durante
una
settimana
,
furono
messi
dei
tubi
,
senza
che
seguisse
l
'
assalto
il
giorno
dopo
.
I
comandi
pensavano
che
,
in
quel
modo
,
distrutti
i
reticolati
,
si
potesse
finalmente
condurre
un
assalto
di
sorpresa
.
Ma
nell
'
operazione
così
ripetuta
,
si
ebbero
dei
morti
e
dei
feriti
,
e
pochi
erano
quei
soldati
che
si
offrivano
volontari
.
Alla
fine
,
si
dovette
dar
l
'
ordine
alle
squadre
,
a
turno
.
"
Zio
Francesco
"
era
sempre
incolume
e
sempre
volontario
.
Ma
una
notte
,
anch
'
egli
non
rientrò
.
Il
compagno
di
tubo
ne
riportò
più
tardi
il
cadavere
.
Alla
fureria
della
10a
compagnia
,
si
trovarono
i
depositi
dei
suoi
guadagni
.
Egli
spediva
ogni
volta
le
dieci
lire
di
premio
alla
sua
famiglia
.
Povero
"
zio
Francesco
"
!
I
suoi
compagni
veterani
ottennero
il
permesso
di
accompagnare
la
salma
al
cimitero
di
Gallio
ed
io
fui
con
loro
.
Com
'
eravamo
in
pochi
!
Così
se
ne
andava
la
brigata
del
Carso
,
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Aveva
preso
il
comando
del
battaglione
l
'
ufficiale
più
anziano
,
il
capitano
Bravini
,
nuovo
arrivato
.
Giovane
ufficiale
di
carriera
,
egli
si
prodigò
per
riordinare
il
battaglione
.
Dopo
due
giorni
,
si
mise
anch
'
egli
a
bere
del
cognac
;
prima
di
nascosto
,
poi
apertamente
.
E
finì
per
cercare
la
mia
razione
,
come
un
tesoro
.
Tanti
tubi
brillati
esigevano
,
alla
fine
,
un
assalto
.
In
quei
giorni
,
il
maggiore
Carriera
,
comandante
del
2°
battaglione
del
nostro
reggimento
,
era
stato
promosso
tenente
colonnello
.
A
lui
fu
affidato
il
compito
di
dirigere
l
'
assalto
nel
nostro
settore
.
Anche
il
mio
battaglione
fu
messo
alle
sue
dipendenze
,
per
l
'
azione
.
Egli
era
uomo
di
grande
volontà
.
Il
generale
Leone
lo
stimava
moltissimo
.
Ed
egli
stimava
egualmente
il
generale
.
Tutti
e
due
erano
fatti
per
intendersi
.
Dal
momento
in
cui
gli
fu
affidata
l
'
azione
,
non
chiuse
occhio
né
di
giorno
né
di
notte
.
Egli
voleva
essere
d
'
esempio
.
Era
instancabile
.
Dopo
aver
passato
la
notte
insonne
,
la
mattina
faceva
un
'
ora
di
ginnastica
svedese
ed
esigeva
che
la
facesse
anche
il
suo
aiutante
maggiore
.
Di
debole
costituzione
fisica
,
questi
finì
col
perderci
la
salute
.
Il
tenente
colonnello
aveva
il
seguente
piano
:
la
notte
,
far
brillare
i
tubi
;
all
'
alba
,
mandare
esploratori
e
far
allargare
le
brecce
dei
reticolati
con
le
pinze
tagliafili
;
subito
dopo
,
attaccare
.
Egli
dunque
aveva
introdotto
la
sola
variante
delle
pinze
.
Quando
io
sentii
parlare
di
pinze
,
mi
si
rizzarono
i
capelli
.
Con
le
pinze
,
sul
Carso
,
avevamo
perduto
i
migliori
soldati
,
sotto
i
reticolati
nemici
.
Il
capitano
Bravini
,
anch
'
egli
comandante
di
battaglione
,
ma
inferiore
di
grado
,
faceva
tutto
quanto
il
tenente
colonnello
gli
comandava
,
senza
un
'
obbiezione
.
La
notte
,
i
tubi
furono
fatti
brillare
.
Io
avevo
fatto
nascondere
le
pinze
del
mio
battaglione
.
All
'
alba
,
il
tenente
colonnello
le
reclamava
e
invano
il
capitano
Bravini
le
cercava
.
Fu
giocoforza
rinunziare
alle
nostre
pinze
.
Il
tenente
colonnello
chiamò
il
suo
aiutante
maggiore
e
gli
chiese
:
-
Abbiamo
ancora
pinze
al
2°
battaglione
?
Io
speravo
ch
'
egli
dicesse
di
no
,
perché
io
l
'
avevo
prevenuto
.
Anch
'
egli
era
stato
sul
Carso
e
conosceva
l
'
esito
dell
'
impiego
delle
pinze
.
Il
tenente
aiutante
maggiore
fece
uno
sforzo
di
raccoglimento
e
rispose
:
-
Signor
sì
,
ne
abbiamo
ancora
sette
,
di
cui
cinque
in
ottimo
stato
.
Tre
grandi
e
due
piccole
.
Ma
un
dubbio
lo
turbò
.
Tirò
un
taccuino
di
tasca
e
si
corresse
:
-
Di
cui
quattro
in
buono
stato
.
Due
grandi
e
due
piccole
.
Egli
era
un
professore
di
greco
del
bolognese
ed
era
esatto
sempre
,
anche
nei
dettagli
più
apparentemente
insignificanti
.
Io
ero
vicino
a
lui
,
e
gli
dissi
,
sottovoce
,
con
dispetto
:
-
Tu
farai
carriera
con
le
tue
pinze
.
-
Io
faccio
il
mio
dovere
,
-
mi
rispose
,
tranquillo
.
Le
pinze
,
tutte
e
sette
,
furono
subito
portate
.
La
luce
dell
'
alba
cominciava
a
rischiarare
il
bosco
,
ma
in
modo
così
tenue
che
ci
si
vedeva
appena
fra
di
noi
.
-
Capitano
,
-
ordinò
il
tenente
colonnello
al
mio
comandante
di
battaglione
,
-
faccia
uscire
un
ufficiale
e
due
soldati
per
riconoscere
i
reticolati
ed
allargare
con
le
pinze
le
brecce
di
passaggio
.
Il
capitano
ordinò
che
il
tenente
Avellini
,
della
9a
compagnia
,
uscisse
con
due
soldati
.
Il
tenente
era
un
giovane
ufficiale
di
carriera
,
arrivato
al
battaglione
in
quei
giorni
.
Il
tenente
si
presentò
,
ascoltò
gli
ordini
e
non
disse
una
parola
.
Prese
le
pinze
,
ne
distribuì
una
ad
ogni
soldato
,
e
ne
tenne
una
per
sé
.
Scavalcò
la
nostra
trincea
con
un
salto
,
e
sparì
,
seguito
dai
due
soldati
.
Passarono
alcuni
minuti
,
senza
il
minimo
rumore
.
Le
fucilate
delle
vedette
continuavano
,
normali
.
Io
facevo
delle
considerazioni
al
capitano
Bravini
:
-
Occorrerà
della
luce
perché
i
nostri
possano
riconoscere
i
reticolati
e
tagliare
i
fili
.
E
se
c
'
è
della
luce
,
vedranno
anche
gli
austriaci
e
tireranno
sui
nostri
.
Bisognerebbe
che
le
trincee
nemiche
fossero
vuote
.
Il
capitano
era
nervoso
.
Non
parlava
.
Anch
'
egli
si
rendeva
conto
che
l
'
operazione
era
difficile
.
S
'
era
già
bevuta
mezza
borraccia
di
cognac
.
Dalla
trincea
nemica
partirono
più
colpi
.
Non
erano
i
tiri
delle
vedette
.
Seguirono
altri
colpi
,
poi
tutta
la
linea
aprì
il
fuoco
.
I
nostri
erano
stati
scoperti
.
Dalla
nostra
trincea
,
noi
non
potevamo
vedere
chiaramente
.
-
Non
c
'
è
dubbio
,
-
mormorai
al
capitano
Bravini
,
-
gli
austriaci
tirano
sui
nostri
.
Operazioni
simili
non
si
possono
fare
che
di
notte
,
al
buio
.
Ma
di
notte
non
si
vede
.
Quindi
non
si
possono
fare
né
di
notte
,
né
di
giorno
.
Ci
vuole
l
'
artiglieria
.
Senza
artiglieria
,
non
si
va
avanti
.
-
Ci
vuole
l
'
artiglieria
,
-
ripeteva
il
capitano
.
E
non
si
sapeva
staccare
dalla
borraccia
.
Anche
il
tenente
colonnello
era
nervoso
.
Camminava
su
e
giù
per
la
trincea
,
senza
parlare
.
Il
suo
aiutante
maggiore
lo
seguiva
,
anch
'
egli
su
e
giù
,
come
un
'
ombra
.
Dalle
feritoie
,
a
due
passi
dalla
nostra
trincea
,
vedemmo
spuntare
dai
cespugli
il
tenente
Avellini
con
un
soldato
.
Buttammo
a
terra
qualche
sacchetto
,
e
li
aiutammo
a
rientrare
.
Il
soldato
era
ferito
alla
gamba
.
Il
tenente
aveva
la
giubba
passata
da
parte
a
parte
,
ai
fianchi
,
in
più
punti
,
ma
senza
una
scalfittura
.
Egli
riferì
al
tenente
colonnello
.
L
'
altro
soldato
era
morto
sotto
i
reticolati
.
Gli
austriaci
avevano
,
durante
la
notte
,
buttato
altri
cavalli
di
frisia
nei
tratti
in
cui
i
reticolati
erano
stati
rotti
dai
tubi
.
La
linea
si
sarebbe
potuta
traversare
solo
in
qualche
punto
,
ma
passando
per
uno
.
Gli
austriaci
avevano
dato
l
'
allarmi
.
Le
pinze
non
tagliavano
.
Egli
aveva
ancora
in
mano
la
sua
pinza
e
la
mostrò
al
tenente
colonnello
.
Nella
nostra
trincea
v
'
erano
rotoli
di
filo
spinato
.
Prese
l
'
estremità
d
'
un
filo
e
l
'
afferrò
con
la
pinza
.
Le
lame
della
pinza
scivolavano
sul
filo
,
senza
intaccarlo
.
Il
tenente
colonnello
guardava
,
contrariato
.
Prese
anch
'
egli
la
pinza
e
volle
provare
a
rompere
il
filo
.
Malgrado
i
suoi
esercizi
di
ginnastica
svedese
,
egli
aveva
una
struttura
fisica
impacciata
e
poco
mancò
non
rimanesse
ferito
.
Tentò
a
più
riprese
,
ma
inutilmente
.
Il
filo
rimase
intatto
e
le
pinze
gli
caddero
di
mano
.
Il
professore
di
greco
prese
una
delle
pinze
che
erano
rimaste
per
terra
,
una
delle
sette
,
e
la
provò
sul
filo
.
La
pinza
tagliava
.
-
Ma
questa
taglia
benissimo
,
-
disse
trionfante
al
tenente
colonnello
.
-
Taglia
?
-
chiese
questi
.
-
Sì
,
signor
colonnello
,
taglia
.
E
offrì
,
una
seconda
volta
,
a
tutti
noi
,
la
dimostrazione
della
sua
scoperta
.
-
Allora
,
-
disse
il
tenente
colonnello
,
-
dobbiamo
ancora
tentare
.
-
Ma
non
si
tratta
di
pinze
,
-
dissi
io
,
mettendomi
a
fianco
del
capitano
e
rivolgendomi
a
lui
.
-
Le
pinze
potrebbero
tagliare
tutte
quante
ed
essere
le
migliori
pinze
dell
'
esercito
,
ma
la
situazione
rimane
la
stessa
.
Gli
austriaci
attendono
ai
varchi
e
tireranno
a
bruciapelo
su
quanti
si
avvicineranno
ai
reticolati
,
con
pinze
o
senza
pinze
.
-
Qui
comando
io
,
-
disse
il
colonnello
,
-
e
io
non
ho
chiesto
la
sua
opinione
.
Il
mio
capitano
non
parlò
ed
io
non
risposi
.
Il
tenente
colonnello
chiese
al
capitano
Bravini
il
nome
di
un
altro
ufficiale
del
battaglione
da
mandare
sotto
i
reticolati
.
Senza
resistenza
,
il
capitano
suggerì
il
nome
del
tenente
Santini
e
aggiunse
che
nessuno
,
come
lui
,
conosceva
il
terreno
.
Per
un
portaordini
,
mandò
a
chiamare
Santini
.
Ora
,
la
luce
dell
'
alba
si
era
fatta
più
viva
e
noi
potevamo
distinguere
tutto
l
'
andamento
delle
trincee
nemiche
.
Non
ci
voleva
molto
per
capire
che
si
mandava
Santini
a
morire
inutilmente
.
Io
azzardai
ancora
un
'
obbiezione
:
-
Ora
c
'
è
molta
più
luce
,
-
dissi
.
-
Inoltre
,
Santini
è
uscito
,
anche
stanotte
,
con
i
tubi
.
Non
si
potrebbe
rinviare
all
'
alba
di
domani
?
Il
mio
capitano
non
osò
dire
una
parola
.
Il
tenente
colonnello
mi
rivolse
uno
sguardo
ostile
e
mi
disse
:
-
Si
metta
sull
'
attenti
e
faccia
silenzio
!
Il
professore
di
greco
continuava
ad
andare
in
giro
con
le
pinze
e
mostrava
a
tutti
,
ufficiali
e
soldati
più
vicini
,
che
erano
in
ottimo
stato
.
Il
tenente
Santini
arrivò
seguito
dal
suo
portaordini
.
Il
tenente
colonnello
gli
spiegò
quello
che
si
voleva
da
lui
e
gli
chiese
se
volesse
offrirsi
volontario
.
Egli
era
audace
e
aveva
troppo
orgoglio
.
Io
avevo
paura
ch
'
egli
rispondesse
di
sì
.
Mi
avvicinai
alle
sue
spalle
e
gli
sussurrai
,
tirandogli
le
falde
della
giubba
:
-
Di
'
di
no
.
-
È
un
'
operazione
impossibile
,
-
rispose
Santini
.
-
È
troppo
tardi
.
-
Io
non
le
ho
chiesto
,
-
ribatté
il
tenente
colonnello
,
-
se
sia
presto
o
tardi
.
Io
le
ho
chiesto
se
si
offre
volontario
.
Io
gli
tirai
ancora
le
falde
della
giubba
.
-
Signor
no
,
-
rispose
Santini
.
Il
tenente
colonnello
guardò
Santini
,
quasi
non
prestasse
fede
alle
sue
orecchie
,
guardò
il
capitano
Bravini
,
guardò
me
,
guardò
tutto
il
gruppo
di
ufficiali
e
di
soldati
che
erano
addossati
alla
trincea
,
vicino
a
noi
,
ed
esclamò
:
-
Questa
è
codardia
!
-
Lei
mi
ha
posto
una
domanda
,
io
le
ho
risposto
.
Non
è
questione
né
di
codardia
,
né
di
coraggio
.
-
Lei
non
si
offre
volontario
?
-
chiese
il
tenente
colonnello
.
-
Signor
no
.
-
Ebbene
,
io
le
ordino
,
dico
le
ordino
,
di
uscire
egualmente
,
e
subito
.
Il
tenente
colonnello
parlava
calmo
,
la
sua
voce
aveva
l
'
espressione
d
'
una
preghiera
gentile
,
quasi
supplichevole
.
Ma
il
suo
sguardo
era
duro
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
Santini
.
-
Se
lei
mi
dà
un
ordine
,
io
non
posso
che
eseguirlo
.
-
Ma
un
ordine
simile
non
si
può
eseguire
,
-
dissi
io
al
capitano
,
con
la
speranza
che
intervenisse
.
Ma
egli
rimase
muto
.
-
Prenda
le
pinze
,
-
ordinò
il
tenente
colonnello
,
con
la
voce
dolce
e
gli
occhi
freddi
.
Il
tenente
aiutante
maggiore
s
'
avvicinò
con
le
pinze
.
Mi
passò
vicino
.
Io
non
potei
frenarmi
e
gli
gridai
:
-
Potresti
uscire
tu
,
con
coteste
tue
pinze
della
malora
.
Il
tenente
colonnello
mi
sentì
,
ma
rispose
a
Santini
:
-
Esca
dunque
,
tenente
,
-
ordinò
.
-
Signor
sì
,
-
disse
Santini
.
Santini
prese
le
pinze
.
Si
slacciò
dal
cinturone
un
pugnale
viennese
dal
corno
di
cervo
,
trofeo
di
guerra
,
e
me
l
'
offerse
.
-
Tienilo
per
mio
ricordo
,
-
mi
disse
.
Era
pallido
.
Estrasse
la
pistola
e
scavalcò
la
trincea
.
Il
portaordini
,
che
nessuno
di
noi
aveva
notato
,
dopo
il
suo
arrivo
in
compagnia
del
tenente
,
prese
una
pinza
e
uscì
dalla
trincea
.
Io
ero
ancora
con
il
pugnale
in
mano
.
Il
capitano
Bravini
beveva
alla
borraccia
.
Mi
buttai
alla
feritoia
più
vicina
e
vidi
i
due
,
dritti
in
piedi
,
uno
a
fianco
dell
'
altro
procedere
,
a
passo
,
verso
le
trincee
nemiche
.
Era
già
giorno
.
Gli
austriaci
non
sparavano
.
Eppure
i
due
avanzavano
allo
scoperto
.
In
quel
punto
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
nemiche
,
non
vi
erano
più
di
cinquanta
metri
.
Gli
alberi
erano
radi
e
i
cespugli
bassi
.
Se
si
fossero
buttati
a
terra
,
sotto
i
cespugli
,
sarebbero
potuti
arrivare
non
visti
,
almeno
fino
ai
reticolati
.
Santini
rimise
la
pistola
nella
fondina
e
avanzò
con
in
mano
le
sole
pinze
.
Il
portaordini
gli
era
sempre
a
fianco
,
con
il
fucile
e
le
pinze
.
Traversarono
il
breve
tratto
e
si
fermarono
ai
reticolati
.
Dalle
trincee
,
nessuno
sparò
.
Il
cuore
mi
batteva
come
un
martello
.
Levai
la
testa
dalla
feritoia
e
guardai
la
nostra
trincea
.
Tutti
erano
alle
feritoie
.
Quanto
tempo
rimasero
dritti
,
di
fronte
ai
reticolati
?
Io
non
ne
ho
ricordo
.
Santini
fece
infine
,
ripetutamente
,
con
la
mano
,
un
gesto
verso
il
suo
compagno
per
farlo
ritornare
indietro
.
Forse
,
egli
pensava
di
poterlo
salvare
.
Ma
il
gesto
era
il
movimento
stanco
d
'
un
uomo
scoraggiato
.
Il
soldato
rimase
al
suo
fianco
.
Santini
s
'
inginocchiò
accanto
ai
reticolati
e
,
con
le
pinze
,
iniziò
il
taglio
dei
fili
.
Il
portaordini
fece
altrettanto
.
Fu
allora
che
,
dalla
trincea
nemica
,
partì
una
scarica
di
fucili
.
I
due
stramazzarono
al
suolo
.
Dalle
nostre
trincee
,
un
fuoco
di
mitragliatrici
e
di
fucileria
,
rabbioso
e
vano
,
rispose
come
rappresaglia
.
Mi
levai
dalla
feritoia
e
cercai
il
professore
di
greco
.
Io
lo
investii
:
-
Ora
che
avete
compiuto
una
così
bella
operazione
,
potete
anche
andare
a
mangiare
,
soddisfatti
.
Egli
non
mi
rispose
,
e
mi
guardò
con
pena
.
Aveva
le
lacrime
agli
occhi
.
Ma
io
ero
troppo
in
rivolta
per
potermi
contenere
.
-
Ora
,
tu
e
il
tuo
stratega
avete
il
dovere
di
uscire
,
tutti
e
due
di
pattuglia
,
con
le
tue
pinze
,
e
continuare
il
lavoro
che
Santini
e
il
suo
portaordini
hanno
interrotto
.
-
Se
mi
ordinano
di
uscire
,
-
rispose
,
-
io
esco
immediatamente
.
Il
tenente
colonnello
preparava
l
'
assalto
dei
due
battaglioni
per
le
otto
.
Il
comandante
di
reggimento
e
il
comandante
di
brigata
vennero
in
linea
e
lo
fecero
sospendere
.
La
notte
arrivarono
le
corvée
con
tubi
e
cognac
.
L
'
azione
dunque
sarebbe
stata
ripresa
.
L
'
inseguimento
continuava
.
XIII
Dopo
un
nuovo
assalto
tentato
dal
1°
battaglione
,
e
fallito
,
avemmo
qualche
giorno
di
tregua
,
che
passammo
,
dall
'
una
e
dall
'
altra
parte
,
a
rafforzare
le
trincee
.
Si
era
ormai
a
metà
luglio
.
La
nostra
artiglieria
cominciò
a
farsi
viva
sull
'
Altipiano
.
Una
batteria
motorizzata
fece
un
'
apparizione
sulla
strada
di
Gallio
,
tirò
un
centinaio
di
granate
,
che
caddero
sui
nostri
,
e
scomparve
.
Di
essa
,
non
si
ebbe
più
sentore
.
I
soldati
la
battezzarono
"
batteria
fantasma
"
.
Quel
giorno
,
l
'
artiglieria
nemica
rispose
,
per
rappresaglia
,
sulle
nostre
linee
e
fu
ferito
gravemente
il
comandante
di
brigata
.
Il
mio
battaglione
ricevette
altri
complementi
e
ricompose
il
suo
organico
.
Ogni
compagnia
ebbe
un
capitano
e
quattro
ufficiali
subalterni
.
Il
capitano
Bravini
,
comandante
titolare
della
10a
e
l
'
ufficiale
più
anziano
,
continuò
a
comandare
il
battaglione
,
nell
'
attesa
dell
'
arrivo
d
'
un
ufficiale
superiore
.
Anche
i
corpi
d
'
armata
laterali
avevano
avuto
gravi
perdite
e
scacchi
a
Monte
Interrotto
,
a
Monte
Colombella
,
a
Monte
Zingarella
e
oltre
.
Non
era
solo
la
nostra
divisione
che
agiva
,
era
tutta
l
'
armata
dell
'
Altipiano
.
L
'
idea
dell
'
inseguimento
,
che
il
generale
Leone
aveva
fatta
sua
,
in
modo
particolare
,
era
una
direttiva
del
Comando
Supremo
.
Contemporaneamente
alla
notizia
dell
'
arrivo
di
un
gruppo
di
batterie
,
vi
furono
altri
preparativi
per
un
altro
assalto
.
Il
mio
battaglione
fu
avvertito
che
avrebbe
attaccato
per
primo
e
ricevette
l
'
ordine
di
fare
delle
nuove
ricognizioni
.
Ma
il
giorno
dell
'
azione
non
era
stato
ancora
precisato
.
Si
era
,
mi
pare
,
al
16
luglio
.
Io
avevo
ricevuto
l
'
ordine
di
accompagnare
il
comandante
della
9a
in
linea
e
di
dargli
tutti
gli
schiarimenti
necessari
alla
conoscenza
del
terreno
e
delle
linee
nemiche
.
Egli
era
arrivato
il
giorno
in
cui
era
morto
Santini
e
aveva
anch
'
egli
,
dalle
feritoie
della
nostra
trincea
,
assistito
alla
sua
morte
.
Ne
era
rimasto
profondamente
impressionato
.
Il
comandante
del
battaglione
aveva
stabilito
nelle
compagnie
un
nuovo
turno
per
gli
assalti
:
la
9a
sarebbe
dovuta
uscire
per
la
prima
,
nella
prossima
azione
.
Il
suo
comandante
quindi
doveva
conoscere
,
in
ogni
parte
,
il
settore
nel
quale
sarebbe
stato
,
presto
,
chiamato
ad
agire
.
Io
lo
trovai
al
comando
della
sua
compagnia
,
ch
'
era
dietro
la
prima
linea
,
di
rincalzo
.
Beveva
e
mi
sembrò
di
buon
umore
.
Anch
'
egli
sapeva
dei
preparativi
per
la
prossima
azione
.
Gli
comunicai
le
disposizioni
del
comandante
di
battaglione
.
-
Lo
so
,
lo
so
bene
,
-
mi
disse
,
-
ora
tocca
a
me
uscire
per
primo
.
Uno
alla
volta
,
ci
spacciano
tutti
.
-
Questa
volta
,
avremo
l
'
artiglieria
,
-
dissi
io
per
rincuorarlo
.
-
Avremo
l
'
artiglieria
nemica
,
-
ribatté
il
capitano
.
-
I
reticolati
sono
dappertutto
...
È
perfettamente
inutile
che
io
mi
studi
il
terreno
.
È
indifferente
che
si
attacchi
a
sinistra
o
a
destra
.
E
per
me
è
tutt
'
uno
morire
a
destra
oppure
a
sinistra
.
Ma
se
il
comandante
del
battaglione
lo
desidera
,
vediamo
pure
.
Potevano
essere
le
cinque
del
pomeriggio
.
Io
intendevo
accompagnarlo
a
destra
,
nel
punto
più
elevato
delle
nostre
trincee
.
Di
là
,
si
poteva
dominare
tutto
il
terreno
posto
fra
le
nostre
e
le
trincee
nemiche
e
si
vedeva
,
distintamente
,
guardando
a
sinistra
verso
Monte
Interrotto
,
l
'
andamento
dei
reticolati
e
della
trincea
,
nel
punto
che
la
9a
avrebbe
dovuto
attaccare
.
V
'
era
là
,
nella
nostra
trincea
,
la
feritoia
n
.
14
,
la
migliore
feritoia
d
'
osservazione
di
tutto
il
settore
.
Era
stata
costruita
su
una
roccia
che
sporgeva
,
formando
un
angolo
acuto
,
verso
il
nemico
.
Quella
feritoia
non
era
adatta
per
il
terreno
che
stava
di
fronte
e
più
a
destra
verso
Casara
Zebio
,
ma
,
per
quanto
distante
,
spiava
,
più
in
basso
,
a
sinistra
,
in
alcuni
tratti
,
persino
il
movimento
degli
austriaci
nella
trincea
e
nei
camminamenti
.
Io
vi
ero
stato
quasi
tutti
i
giorni
e
avevo
anche
potuto
farvi
dei
rilievi
per
il
comando
di
reggimento
.
La
nostra
trincea
,
in
quel
punto
,
era
presidiata
dalla
12a
compagnia
.
Avevamo
già
percorso
gran
parte
della
linea
e
ci
avvicinavamo
al
punto
più
elevato
,
quando
ci
venne
incontro
l
'
ufficiale
di
servizio
della
12a
.
Gli
chiesi
che
ci
accompagnasse
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Di
giorno
è
chiusa
,
-
ci
rispose
.
-
Non
serve
più
.
Gli
austriaci
l
'
hanno
individuata
e
vi
tengono
puntato
un
fucile
a
cavalletto
.
Ieri
,
vi
abbiamo
avuto
una
vedetta
uccisa
,
stamattina
una
ferita
.
Il
comandante
la
compagnia
ha
ordinato
di
chiuderla
con
un
sasso
,
di
giorno
.
-
Peccato
,
-
dissi
io
.
-
Sarebbe
stato
tanto
utile
per
il
signor
capitano
.
Ci
accontenteremo
delle
altre
feritoie
.
-
Dalle
altre
feritoie
,
-
osservò
l
'
ufficiale
,
-
non
si
vede
gran
che
.
Ma
ho
fatto
parecchi
schizzi
e
il
signor
capitano
può
vederli
.
È
come
se
guardasse
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Ma
che
schizzi
,
-
esclamò
il
capitano
.
-
Io
voglio
guardare
dalla
feritoia
n
.
14
.
-
Il
comandante
della
compagnia
,
-
rispose
l
'
ufficiale
,
-
lo
ha
proibito
espressamente
.
-
Ed
io
guardo
egualmente
,
-
concluse
il
capitano
.
E
s
'
incamminò
per
la
trincea
,
cercando
il
numero
della
feritoia
.
Si
era
staccato
da
noi
e
procedeva
solo
,
a
grandi
passi
.
-
Manda
a
chiamare
il
comandante
di
compagnia
,
-
dissi
all
'
ufficiale
,
-
diversamente
quest
'
uomo
,
che
ha
bevuto
,
commette
una
pazzia
.
Un
soldato
s
'
era
già
allontanato
verso
il
comando
della
compagnia
e
noi
ci
affrettammo
per
raggiungere
il
capitano
.
Arrivammo
assieme
alla
feritoia
n
.
14
.
Il
capitano
le
si
avvicinò
;
la
feritoia
era
otturata
da
un
sasso
.
Egli
allungò
la
mano
per
rimuovere
il
sasso
.
-
Se
il
capitano
ha
dato
un
ordine
,
-
dissi
trattenendogli
il
braccio
,
-
noi
dobbiamo
rispettarlo
.
-
Ed
io
,
che
cosa
sono
io
?
Io
non
sono
un
capitano
?
-
mi
ribatté
con
tono
di
comando
.
Fu
questione
di
pochi
secondi
.
Il
capitano
era
di
fronte
alla
feritoia
.
Con
una
mossa
rapida
,
tolse
il
sasso
e
guardò
.
Un
colpo
di
fucile
risuonò
nell
'
aria
e
il
capitano
cadde
a
terra
.
Una
pallottola
esplosiva
gli
aveva
spezzato
la
mascella
destra
,
asportandogliela
in
gran
parte
.
La
notte
,
rientrando
da
un
giro
in
prima
linea
,
io
accompagnavo
il
tenente
Avellini
,
che
aveva
preso
il
comando
della
9a
dopo
la
ferita
del
capitano
,
alla
sua
compagnia
.
Un
ricovero
,
addossato
ad
un
roccione
,
era
illuminato
.
Il
ricovero
era
lateralmente
protetto
con
tela
di
sacchi
e
solo
passandovi
vicino
se
ne
poteva
scorgere
la
luce
interna
attraverso
qualche
foro
.
Mi
fermai
e
guardai
.
Al
centro
,
v
'
era
accesa
una
candela
.
I
soldati
,
una
trentina
,
stavano
attorno
,
seduti
o
sdraiati
,
e
fumavano
.
-
Sentiamo
che
cosa
dicono
della
ferita
del
capitano
,
-
sussurrai
ad
Avellini
.
Ci
avvicinammo
ai
sacchi
e
ascoltammo
.
Erano
in
parecchi
a
parlare
.
-
Anche
domani
un
assalto
!
-
Io
scommetto
che
domani
c
'
è
l
'
assalto
.
-
E
perché
non
ci
dovrebbe
essere
?
Non
siamo
noi
figli
di
puttana
?
-
Non
c
'
è
.
La
corvée
non
ha
portato
né
cioccolato
né
cognac
.
-
Arriverà
più
tardi
,
quando
saremo
tutti
morti
.
E
se
li
sbaferà
il
sergente
furiere
.
-
No
,
ti
dico
.
Non
si
è
mai
visto
un
assalto
senza
cioccolato
e
senza
cognac
.
Il
cioccolato
può
anche
mancare
,
ma
non
il
cognac
.
-
Vedrete
che
ci
faranno
ammazzare
,
questi
briganti
,
senza
cioccolato
e
senza
cognac
.
-
Lo
credo
anch
'
io
.
Ci
preferiscono
affamati
,
assetati
e
disperati
.
Così
,
non
ci
fanno
desiderare
la
vita
.
Quanto
più
miserabili
siamo
,
meglio
è
per
loro
.
Così
,
per
noi
è
lo
stesso
,
che
siamo
morti
o
che
siamo
vivi
.
-
È
così
.
-
È
proprio
così
.
-
Tu
cerca
di
fare
meno
l
'
imbecille
.
Mangi
tutti
i
giorni
come
un
avvoltoio
e
poi
ti
lamenti
.
Adesso
il
tuo
stomaco
delicato
ha
bisogno
di
cioccolato
e
di
cioccolatini
.
Se
non
ti
procuri
le
due
scatolette
di
riserva
che
ti
sei
mangiato
,
vedrai
che
cosa
ti
succede
.
Io
,
come
capo
squadra
,
non
voglio
avere
noie
.
-
E
chi
ti
paga
per
fare
la
spia
?
-
Se
il
capitano
non
fosse
rimasto
ferito
oggi
,
ti
avrebbe
aperto
lo
stomaco
per
tirartene
le
scatolette
.
-
Io
,
senza
cognac
,
non
ci
vado
all
'
assalto
.
-
E
dove
mai
vuoi
che
trovi
due
scatolette
di
carne
?
-
Ci
andrai
egualmente
,
anche
senza
cognac
.
Come
hai
fatto
sempre
.
-
Trovale
dove
vuoi
,
ma
trovale
.
Rubale
.
Sei
talmente
ingrassato
che
non
sei
buono
a
rubare
neppure
di
notte
.
-
Due
bidoni
di
cognac
,
li
ho
visti
io
stamattina
.
-
Non
era
cognac
.
Io
ne
ho
rubato
una
gavetta
.
Era
benzina
per
i
fucili
.
-
Si
capisce
che
sono
obbligato
d
'
andare
all
'
assalto
,
anche
senza
cognac
.
Se
non
ci
vado
,
mi
fucilano
.
Ma
tu
ci
trovi
gusto
.
-
Finiranno
con
l
'
ammazzarci
tutti
quanti
,
con
il
cognac
e
senza
il
cognac
.
-
Eh
!
muoiono
anche
loro
.
Si
dice
che
la
ferita
del
generale
è
grave
.
-
Peggio
per
lui
.
Non
era
pagato
per
fare
il
generale
?
-
Sì
,
muoiono
anche
loro
,
ma
con
tutti
i
conforti
.
Bistecche
la
mattina
,
bistecche
a
mezzogiorno
,
bistecche
la
sera
.
-
E
con
uno
stipendio
mensile
che
basterebbe
a
casa
mia
per
due
anni
.
-
Ma
vedrete
che
non
morrà
.
Di
quella
gente
,
non
ne
muore
uno
sul
serio
.
-
Quelli
stanno
bene
anche
da
morti
.
-
Se
morissero
tutti
,
staremmo
meglio
anche
noi
.
-
Se
morissero
tutti
,
la
guerra
sarebbe
finita
.
-
Bisognerebbe
ammazzarli
tutti
.
-
Non
siamo
stati
buoni
neppure
ad
ammazzare
il
comandante
della
divisione
.
Siamo
dei
disgraziati
.
Non
siamo
buoni
a
niente
.
-
Non
siamo
buoni
a
niente
.
-
A
niente
.
-
A
niente
.
-
Pare
che
il
capitano
abbia
detto
:
"
Io
,
i
miei
soldati
non
li
conduco
a
farsi
ammazzare
come
galline
"
.
Ed
ha
preferito
farsi
ficcare
una
palla
in
testa
.
-
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Lo
dicevano
in
compagnia
,
quando
l
'
han
fatto
passare
qui
,
in
barella
.
-
Bisognerebbe
ammazzarli
tutti
,
tutti
,
dal
capitano
in
su
.
Altrimenti
,
per
noi
,
non
c
'
è
scampo
.
-
E
il
capitano
comandante
del
battaglione
?
-
Anche
lui
vuol
fare
carriera
.
Ma
verrà
il
giorno
anche
per
lui
.
-
Vogliono
fare
tutti
carriera
.
I
loro
galloni
sono
fatti
di
morti
.
-
Si
dice
che
il
tenente
Santini
ha
lasciato
un
testamento
.
-
L
'
ho
sentito
anch
'
io
.
-
Anch
'
io
.
-
E
che
dice
il
testamento
?
Era
sposato
,
il
tenente
?
-
Ma
che
sposato
!
Il
testamento
diceva
:
Raccomando
ai
miei
cari
soldati
di
spararli
tutti
,
appena
possono
farlo
senza
loro
pericolo
;
tutti
,
senza
eccezione
.
-
Quello
era
un
uomo
!
-
Non
aveva
paura
di
niente
.
-
Era
un
disgraziato
come
noi
,
-
Il
tenente
comandante
del
plotone
non
si
farà
certo
ammazzare
per
noi
.
Ha
una
paura
maledetta
.
-
E
tu
non
hai
paura
?
Non
hai
paura
,
tu
?
-
Se
io
ho
cognac
,
non
ho
paura
di
niente
.
-
Se
non
avessi
paura
,
saresti
già
scappato
.
-
Scappare
?
E
dove
mai
scappare
?
-
Chi
mi
dà
un
po
'
di
cognac
?
-
Cognac
?
Cartucce
,
se
vuoi
.
-
Do
mezzo
sigaro
a
chi
mi
dà
cognac
.
-
Vediamo
.
-
Vediamo
.
-
Silenzio
!
C
'
è
qualcuno
di
fuori
.
-
Ecco
il
mezzo
sigaro
.
-
Silenzio
!
Noi
eravamo
addossati
al
ricovero
,
dietro
il
camminamento
.
Dall
'
altra
parte
,
dall
'
entrata
del
ricovero
,
il
furiere
della
compagnia
si
affacciò
e
gridò
:
-
Cinque
uomini
di
corvée
per
il
cioccolato
e
per
il
cognac
!
-
Ingrassano
bene
il
porco
prima
di
ammazzarlo
.
-
Lo
ingrassano
bene
!
-
C
'
ingrassano
bene
!
XIV
Il
comandante
della
divisione
volle
dirigere
personalmente
i
preparativi
dell
'
azione
.
Fin
dalle
prime
ore
del
giorno
,
egli
era
in
linea
,
nelle
trincee
del
mio
battaglione
.
Il
comandante
del
reggimento
l
'
accompagnava
.
Il
generale
si
era
abituato
a
controllare
tutto
.
Quella
sua
tenacia
,
senza
stanchezza
,
era
all
'
altezza
del
suo
ardimento
.
Stavolta
,
egli
era
deciso
a
passare
.
Già
durante
la
notte
,
s
'
era
sparsa
la
voce
che
numerose
batterie
di
differente
calibro
avrebbero
collaborato
all
'
azione
.
Finalmente
dunque
l
'
artiglieria
ci
avrebbe
distrutte
quelle
maledette
trincee
e
quei
reticolati
!
Era
finalmente
tempo
.
Dopo
la
batteria
fantasma
,
non
s
'
erano
sentite
batterie
su
tutto
l
'
Altipiano
.
I
pezzi
non
arrivarono
in
massa
.
Ma
il
generale
Leone
ce
ne
volle
mandare
egualmente
un
esemplare
.
Egli
fece
portare
in
trincea
un
cannone
da
75
.
Trascinato
dalle
corvée
,
sulle
mulattiere
e
i
sentieri
,
il
cannone
arrivò
in
linea
poco
dopo
il
generale
.
Era
un
pezzo
da
campagna
Déport
,
scudato
.
Esso
si
presentò
isolato
,
come
decorosa
rappresentanza
ufficiale
del
corpo
.
Dove
fossero
i
suoi
compagni
,
nessuno
di
noi
lo
seppe
mai
.
Probabilmente
,
erano
stati
inviati
anch
'
essi
,
ambasciatori
straordinari
,
per
le
varie
brigate
sparse
sull
'
Altipiano
.
La
loro
voce
comunque
non
arrivò
fino
a
noi
.
Nella
nostra
trincea
,
artiglieri
e
fanti
praticarono
una
larga
breccia
e
vi
collocarono
il
cannone
,
le
ruote
fuori
,
l
'
affusto
dentro
la
trincea
.
Appena
gli
austriaci
lo
videro
,
aprirono
il
fuoco
.
Il
pezzo
,
con
gli
scudi
corazzati
di
fronte
e
di
fianco
,
rimase
impassibile
al
tiro
.
Il
generale
dette
un
ordine
,
e
il
sottotenente
d
'
artiglieria
,
che
comandava
il
distaccamento
,
fece
iniziare
il
tiro
.
Il
generale
,
il
colonnello
,
il
capitano
Bravini
ed
io
stavamo
vicini
al
pezzo
,
riparati
dalla
trincea
.
Ai
primi
rimbombi
,
il
generale
,
senza
peraltro
modificare
l
'
espressione
del
suo
viso
austero
,
si
lisciò
le
mani
con
soddisfazione
.
E
guardò
i
soldati
,
cercando
,
con
gli
occhi
duri
,
un
consenso
.
Egli
non
parlava
,
ma
tutto
il
suo
contegno
diceva
:
"
Guardate
,
che
cosa
vi
ha
saputo
portate
in
linea
il
vostro
generale
"
.
I
soldati
rimasero
indifferenti
,
incapaci
d
'
apprezzare
l
'
importanza
del
dono
.
Sin
dai
primi
colpi
di
cannone
,
il
fuoco
delle
mitragliatrici
e
dei
fucili
andò
diminuendo
fino
a
cessare
del
tutto
.
Ad
esso
,
di
fronte
al
cannone
,
si
sostituì
un
tiratore
scelto
.
Con
tiro
preciso
,
sempre
più
preciso
,
questi
tentava
di
colpire
il
tiratore
del
pezzo
,
attraverso
il
piccolo
foro
di
mira
,
praticato
nella
corazza
.
Tutti
i
serventi
del
cannone
,
riscaldati
dai
colpi
,
accelerarono
il
tiro
.
Quel
piccolo
colpo
di
fucile
,
persistente
ma
stentato
,
era
coperto
dal
fragore
del
cannone
e
dallo
scoppio
delle
granate
sulla
trincea
.
Il
generale
continuava
a
lisciarsi
le
mani
.
-
Bravo
,
tenente
!
-
diceva
all
'
artigliere
.
-
Ma
bravo
!
ma
bravo
!
Da
Val
d
'
Assa
,
a
non
meno
di
sette
chilometri
,
una
batteria
nemica
da
152
tirò
a
forcella
sul
pezzo
da
75
.
Si
rovesciò
attorno
,
in
pochi
istanti
,
una
valanga
di
granate
.
I
serventi
del
pezzo
parvero
non
accorgersene
neppure
e
rimasero
inchiodati
ai
loro
posti
.
Alcune
granate
caddero
di
fronte
alle
nostre
trincee
,
senza
ferire
nessuno
;
altre
si
abbatterono
sulle
trincee
nemiche
.
Il
nostro
cannone
si
era
trovato
un
buon
ausiliario
.
Come
se
quei
colpi
fossero
partiti
dal
nostro
pezzo
,
il
generale
aumentava
il
proprio
entusiasmo
.
-
Bravo
,
tenente
!
-
continuava
.
-
La
terrò
presente
per
una
promozione
straordinaria
per
merito
di
guerra
.
I
colpi
del
tiratore
isolato
si
facevano
sempre
più
precisi
.
Egli
tirava
con
metodo
.
Un
colpo
traversò
il
foro
dello
scudo
e
spezzò
il
braccio
al
puntatore
.
Senza
parlare
,
questi
mostrò
il
braccio
ferito
al
tenente
.
L
'
ufficiale
prese
il
suo
posto
e
continuò
il
tiro
.
Il
tiratore
isolato
riprese
il
suo
.
La
batteria
da
152
taceva
,
evidentemente
soddisfatta
.
Il
nostro
pezzo
da
75
continuava
a
sparare
,
ma
i
suoi
colpi
cadevano
ora
sui
reticolati
,
ora
sulle
trincee
,
senza
effetto
.
Appariva
chiaro
che
avrebbe
potuto
continuare
a
sparare
tutto
il
giorno
,
con
lo
stesso
risultato
.
Al
colonnello
,
che
fino
a
quel
momento
era
stato
muto
a
fianco
del
generale
,
sfuggì
una
esclamazione
:
-
Tutto
questo
non
serve
a
nulla
.
Il
generale
non
s
'
irritò
.
Parve
anzi
prestare
attenzione
al
colonnello
.
-
Crede
lei
veramente
che
questo
non
serva
a
nulla
?
-
A
nulla
,
-
rispose
il
colonnello
,
convinto
.
-
Proprio
a
nulla
,
signor
generale
.
Io
guardai
il
colonnello
con
stupore
.
Era
la
prima
volta
ch
'
egli
osava
esprimere
un
'
opinione
antigerarchica
.
Il
generale
rifletté
.
Si
accarezzò
il
mento
con
l
'
estremità
del
bastone
alpino
e
stette
raccolto
a
lungo
.
Anch
'
egli
doveva
aver
notato
che
il
cannoncino
da
75
era
impotente
contro
una
trincea
scavata
nel
suolo
e
contro
una
linea
di
reticolati
così
vasta
.
Mentre
il
generale
rifletteva
,
anche
il
tenente
rimase
colpito
al
braccio
.
Immediatamente
,
un
sergente
lo
sostituì
.
Gli
artiglieri
,
con
mossa
meccanica
,
febbrilmente
continuavano
a
servire
il
pezzo
.
Il
tenente
passò
accanto
al
generale
,
fasciandosi
il
braccio
.
Il
generale
parve
decidersi
.
Batté
la
mano
sulla
sua
spalla
e
gli
ordinò
di
far
cessare
il
tiro
.
Il
generale
si
rivolse
poi
al
colonnello
:
-
Adesso
,
mettiamo
in
azione
le
corazze
"
Farina
"
.
Io
guardai
l
'
orologio
:
erano
le
otto
passate
.
Una
corvée
portò
in
trincea
diciotto
corazze
"
Farina
"
.
Io
le
vedevo
per
la
prima
volta
.
Queste
differivano
dalla
corazza
del
mio
maggiore
,
la
quale
,
a
scaglie
di
pesce
,
leggera
,
copriva
solo
il
torso
e
l
'
addome
.
Le
corazze
"
Farina
"
erano
armature
spesse
,
in
due
o
tre
pezzi
,
che
cingevano
il
collo
,
gli
omeri
,
e
coprivano
il
corpo
quasi
fino
alle
ginocchia
.
Non
dovevano
pesare
meno
di
cinquanta
chili
.
Ad
ogni
corazza
corrispondeva
un
elmo
,
anch
'
esso
a
grande
spessore
.
Il
generale
era
ritto
,
di
fronte
alle
corazze
.
Dopo
la
fuggevole
soddisfazione
che
gli
avevano
dato
i
primi
colpi
di
cannone
,
s
'
era
ricomposto
,
immobile
.
Ora
parlava
scientifico
:
-
Queste
sono
le
famose
corazze
"
Farina
"
,
-
ci
spiegava
il
generale
,
-
che
solo
pochi
conoscono
.
Sono
specialmente
celebri
perché
consentono
,
in
pieno
giorno
,
azioni
di
una
audacia
estrema
.
Peccato
che
siano
così
poche
!
In
tutto
il
corpo
d
'
armata
non
ve
ne
sono
che
diciotto
.
E
sono
nostre
!
Nostre
!
Io
ero
,
nella
trincea
,
a
fianco
del
capitano
Bravini
.
Al
mio
fianco
,
ma
distante
qualche
metro
,
v
'
era
un
gruppo
di
soldati
.
Il
generale
parlava
con
tono
di
voce
normale
.
Anche
i
soldati
lo
sentivano
.
Un
soldato
,
commentò
a
bassa
voce
:
-
Io
preferirei
una
borraccia
di
buon
cognac
.
-
A
noi
soli
,
-
continuava
il
generale
,
-
è
stato
concesso
il
privilegio
di
averle
.
Il
nemico
può
avere
fucili
,
mitragliatrici
,
cannoni
:
con
le
corazze
"
Farina
"
si
passa
dappertutto
.
-
Dappertutto
,
per
modo
di
dire
,
-
osservò
il
colonnello
,
che
,
in
quel
giorno
,
era
in
vena
d
'
eroismo
.
Il
terribile
generale
non
reagì
e
guardò
il
colonnello
come
se
avesse
posto
un
'
obbiezione
di
carattere
tecnico
.
Il
colonnello
,
per
temperamento
,
era
lento
e
passivo
ma
,
una
volta
tanto
,
si
permetteva
delle
stravaganze
che
,
per
altri
,
non
sarebbero
state
lecite
.
Egli
aveva
una
statura
da
gigante
ed
una
grossa
fortuna
di
famiglia
:
due
qualità
che
s
'
imponevano
.
-
Io
ho
conosciuto
le
corazze
"
Farina
"
,
-
spiegò
il
colonnello
,
-
e
non
ne
ho
conservato
un
buon
ricordo
.
Ma
forse
queste
sono
migliori
.
-
Certo
,
certo
,
queste
sono
migliori
,
-
riprese
il
generale
.
-
Con
queste
si
passa
dovunque
.
Gli
austriaci
...
Il
generale
abbassò
la
voce
,
sospettoso
,
e
dette
un
'
occhiata
alle
trincee
nemiche
,
per
accertarsi
che
non
fosse
sentito
.
-
Gli
austriaci
hanno
fatto
delle
spese
enormi
per
carpirci
il
segreto
.
Ma
non
ci
sono
riusciti
.
Il
capitano
del
genio
che
è
stato
fucilato
a
Bologna
,
pare
fosse
venduto
al
nemico
per
queste
corazze
.
Ma
è
stato
fucilato
a
tempo
.
Signor
colonnello
,
vuole
aver
la
compiacenza
di
disporre
che
esca
il
reparto
dei
guastatori
?
Il
reparto
dei
guastatori
era
stato
preparato
dal
giorno
prima
e
attendeva
d
'
essere
impiegato
.
Erano
volontari
del
reparto
zappatori
,
comandati
da
un
sergente
,
anch
'
egli
volontario
.
In
pochi
minuti
,
furono
in
trincea
,
ciascuno
con
un
paio
di
pinze
.
Essi
indossarono
le
corazze
in
nostra
presenza
.
Lo
stesso
generale
si
avvicinò
a
loro
ed
aiutò
ad
allacciare
qualche
fibbia
.
-
Sembrano
guerrieri
medioevali
,
-
osservò
il
generale
.
Noi
rimanemmo
silenziosi
.
I
volontari
non
sorridevano
.
Essi
facevano
in
fretta
ed
apparivano
decisi
.
Gli
altri
soldati
,
dalla
trincea
,
li
guardavano
,
con
diffidenza
.
Io
seguivo
con
ansia
quanto
avveniva
.
E
pensavo
alla
corazza
del
maggiore
a
Monte
Fior
.
Certamente
,
queste
erano
molto
più
solide
e
potevano
offrire
una
più
forte
protezione
.
Ma
che
avrebbero
infine
concluso
questi
guastatori
,
anche
se
avessero
potuto
superare
i
reticolati
ed
arrivare
alle
trincee
?
Accanto
al
cannone
,
praticammo
un
'
altra
breccia
,
nella
trincea
.
Il
sergente
volontario
salutò
il
generale
.
Questi
rispose
solenne
,
dritto
sull
'
attenti
,
la
mano
rigidamente
tesa
all
'
elmetto
.
Il
sergente
uscì
per
primo
;
seguirono
gli
altri
,
lenti
per
il
carico
d
'
acciaio
,
sicuri
di
sé
,
ma
curvi
fino
a
terra
,
perché
l
'
elmetto
copriva
la
testa
,
le
tempie
e
la
nuca
,
ma
non
la
faccia
.
Il
generale
rimase
sull
'
attenti
finché
non
uscì
l
'
ultimo
volontario
,
e
disse
al
colonnello
,
grave
:
-
I
romani
vinsero
per
le
corazze
.
Una
mitragliatrice
austriaca
,
da
destra
,
tirò
d
'
infilata
.
Immediatamente
,
un
'
altra
,
a
sinistra
,
aprì
il
fuoco
.
Io
guardai
i
soldati
,
in
trincea
.
I
loro
volti
si
deformarono
in
una
contrazione
di
dolore
.
Essi
capivano
di
che
si
trattava
.
Gli
austriaci
attendevano
al
varco
.
I
guastatori
erano
sotto
il
tiro
incrociato
di
due
mitragliatrici
.
-
Avanti
!
-
gridò
il
sergente
ai
guastatori
.
Uno
dopo
l
'
altro
,
i
guastatori
corazzati
caddero
tutti
.
Nessuno
arrivò
ai
reticolati
nemici
.
-
Avan
...
-
ripeteva
la
voce
del
sergente
rimasto
ferito
di
fronte
ai
reticolati
.
Il
generale
taceva
.
I
soldati
del
battaglione
si
guardavano
terrorizzati
.
Che
cosa
,
ora
,
sarebbe
avvenuto
di
loro
?
Il
colonnello
si
avvicinò
al
generale
e
chiese
:
-
Alle
9
,
dobbiamo
attaccare
egualmente
?
-
Certamente
,
-
rispose
il
generale
,
come
se
egli
avesse
previsto
che
i
fatti
si
sarebbero
svolti
così
come
in
realtà
si
svolgevano
,
-
alle
9
precise
.
La
mia
divisione
attacca
su
tutto
il
fronte
.
Il
capitano
Bravini
mi
prese
per
il
braccio
e
mi
disse
:
-
Adesso
tocca
a
noi
!
Staccò
la
borraccia
e
credo
che
la
bevette
tutta
.
XV
Il
cannone
aveva
ottenuto
,
per
solo
risultato
,
la
ferita
del
puntatore
e
del
tenente
.
I
guastatori
erano
caduti
tutti
.
Ma
l
'
assalto
doveva
aver
luogo
egualmente
.
Il
generale
era
sempre
là
,
come
un
inquisitore
,
deciso
ad
assistere
,
fino
alla
fine
,
al
supplizio
dei
condannati
.
Mancavano
pochi
minuti
alle
9
.
Il
battaglione
era
pronto
,
le
baionette
innestate
.
La
9a
compagnia
era
tutta
ammassata
attorno
alla
breccia
dei
guastatori
.
La
10a
veniva
subito
dopo
.
Le
altre
compagnie
erano
serrate
,
nella
trincea
e
nei
camminamenti
e
dietro
i
roccioni
che
avevamo
alle
spalle
.
Non
si
sentiva
un
bisbiglio
.
Si
vedevano
muoversi
le
borracce
di
cognac
.
Dalla
cintura
alla
bocca
,
dalla
bocca
alla
cintura
,
dalla
cintura
alla
bocca
.
Senza
arresto
,
come
le
spolette
d
'
un
grande
telaio
,
messo
in
movimento
.
Il
capitano
Bravini
aveva
l
'
orologio
in
mano
,
e
seguiva
,
fissamente
,
il
corso
inesorabile
dei
minuti
.
Senza
levare
gli
occhi
dall
'
orologio
gridò
:
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
Poi
riprese
ancora
:
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
Signori
ufficiali
,
in
testa
ai
reparti
!
Il
sergente
dei
guastatori
ferito
continuava
a
gridare
:
-
Avan
...
Gli
occhi
dei
soldati
,
spalancati
,
cercavano
i
nostri
occhi
.
Il
capitano
era
sempre
chino
sull
'
orologio
e
i
soldati
trovarono
solo
i
miei
occhi
.
Io
mi
sforzai
di
sorridere
e
dissi
qualche
parola
a
fior
di
labbra
;
ma
quegli
occhi
,
pieni
di
interrogazione
e
di
angoscia
,
mi
sgomentarono
.
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
-
ripeté
ancora
il
capitano
.
Di
tutti
i
momenti
della
guerra
,
quello
precedente
l
'
assalto
era
il
più
terribile
.
L
'
assalto
!
Dove
si
andava
?
Si
abbandonavano
i
ripari
e
si
usciva
.
Dove
?
Le
mitragliatrici
,
tutte
,
sdraiate
sul
ventre
imbottito
di
cartucce
,
ci
aspettavano
.
Chi
non
ha
conosciuto
quegli
istanti
,
non
ha
conosciuto
la
guerra
.
Le
parole
del
capitano
caddero
come
un
colpo
di
scure
.
La
9a
era
in
piedi
,
ma
io
non
la
vedevo
tutta
,
talmente
era
addossata
ai
parapetti
della
trincea
.
La
10a
stava
di
fronte
,
lungo
la
trincea
,
e
ne
distinguevo
tutti
i
soldati
.
Due
soldati
si
mossero
ed
io
li
vidi
,
uno
a
fianco
dell
'
altro
,
aggiustarsi
il
fucile
sotto
il
mento
.
Uno
si
curvò
,
fece
partire
il
colpo
e
s
'
accovacciò
su
se
stesso
.
L
'
altro
l
'
imitò
e
stramazzò
accanto
al
primo
.
Era
codardia
,
coraggio
,
pazzia
?
Il
primo
era
un
veterano
del
Carso
.
-
Savoia
!
-
gridò
il
capitano
Bravini
.
-
Savoia
!
-
ripeterono
i
reparti
.
E
fu
un
grido
urlato
come
un
lamento
ed
un
'
invocazione
disperata
.
La
9a
,
tenente
Avellini
in
testa
,
superò
la
breccia
e
si
slanciò
all
'
assalto
.
Il
generale
e
il
colonnello
erano
alle
feritoie
.
-
Il
comando
di
battaglione
esce
con
la
10a
,
-
gridò
il
capitano
.
E
quando
la
testa
della
10a
fu
alla
breccia
,
noi
ci
buttammo
innanzi
.
La
10a
,
la
11a
e
la
12a
,
seguirono
di
corsa
.
In
pochi
secondi
tutto
il
battaglione
era
di
fronte
alle
trincee
nemiche
.
Che
noi
avessimo
gridato
o
no
,
le
mitragliatrici
nemiche
ci
attendevano
.
Appena
oltrepassammo
una
striscia
di
terreno
roccioso
ed
incominciammo
la
discesa
verso
la
vallata
,
scoperti
,
esse
aprirono
il
fuoco
.
Le
nostre
grida
furono
coperte
dalle
loro
raffiche
.
A
me
sembrò
che
contro
di
noi
tirassero
dieci
mitragliatrici
,
talmente
il
terreno
fu
attraversato
da
scoppi
e
da
sibili
.
I
soldati
colpiti
cadevano
pesantemente
come
se
fossero
stati
precipitati
dagli
alberi
.
Per
un
momento
,
io
fui
avvolto
da
un
torpore
mentale
e
tutto
il
corpo
divenne
lento
e
pesante
.
Forse
sono
ferito
,
pensavo
.
Eppure
sentivo
di
non
essere
ferito
.
I
colpi
vicini
delle
mitragliatrici
e
l
'
incalzare
dei
reparti
che
avanzavano
alle
spalle
mi
risvegliarono
.
Ripresi
subito
coscienza
del
mio
stato
.
Non
rabbia
,
non
odio
,
come
in
una
rissa
,
ma
una
calma
completa
,
assoluta
,
una
forma
di
stanchezza
infinita
attorno
al
pensiero
lucido
.
Poi
anche
quella
stanchezza
scomparve
e
ripresi
la
corsa
,
veloce
.
Ora
,
mi
sembrava
di
essere
ridivenuto
calmo
,
e
vedevo
tutto
attorno
a
me
.
Ufficiali
e
soldati
cadevano
con
le
braccia
tese
e
,
nella
caduta
,
i
fucili
venivano
proiettati
innanzi
,
lontano
.
Sembrava
che
avanzasse
un
battaglione
di
morti
.
Il
capitano
Bravini
non
cessava
di
gridare
:
-
Savoia
!
Un
tenente
della
12a
mi
passò
vicino
.
Era
rosso
in
viso
e
impugnava
un
moschetto
.
Era
un
repubblicano
e
aveva
in
odio
il
grido
d
'
assalto
monarchico
.
Egli
mi
vide
e
gridò
:
-
Viva
l
'
Italia
!
Io
avevo
in
mano
il
bastone
da
montagna
.
Lo
levai
in
alto
per
rispondergli
,
ma
non
potei
pronunciare
una
parola
.
Se
noi
ci
fossimo
trovati
su
un
terreno
piano
,
nessuno
di
noi
sarebbe
arrivato
ai
reticolati
nemici
.
Le
mitragliatrici
ci
avrebbero
falciati
tutti
.
Ma
il
terreno
era
leggermente
in
discesa
e
coperto
di
cespugli
e
di
sassi
.
Le
mitragliatrici
erano
obbligate
continuamente
a
spostare
l
'
elevazione
e
il
puntamento
,
e
il
tiro
perdeva
della
sua
efficacia
.
Non
pertanto
,
le
ondate
d
'
assalto
diradavano
e
su
mille
uomini
del
battaglione
,
pochi
restavano
in
piedi
ed
avanzavano
.
Io
guardai
verso
le
trincee
nemiche
.
I
difensori
non
erano
nascosti
,
dietro
le
feritoie
.
Erano
tutti
in
ledi
e
sporgevano
oltre
la
trincea
.
Essi
si
sentivano
sicuri
.
Parecchi
erano
addirittura
dritti
sui
parapetti
.
Tutti
sparavano
su
di
noi
,
puntando
calmi
,
come
in
piazza
d
'
armi
.
Io
urtai
contro
il
sergente
dei
guastatori
.
Egli
era
rovesciato
su
un
fianco
,
cinto
della
corazza
,
l
'
elmetto
forato
da
parte
a
parte
.
Era
stato
colpito
alla
testa
,
mentre
incitava
i
suoi
compagni
,
e
ripeteva
il
grido
che
gli
era
stato
troncato
,
con
una
cantilena
pietosa
:
-
Avan
...
avan
...
Attorno
,
giacevano
tre
guastatori
,
con
le
corazze
squarciate
.
Giungevamo
alle
trincee
.
Anche
il
capitano
Bravini
cadde
colpito
,
ed
io
lo
vidi
,
le
braccia
aperte
,
sprofondarsi
in
un
cespuglio
.
Lo
credetti
morto
.
Ma
,
subito
dopo
,
ne
sentii
il
grido
di
"
Savoia
!
"
ripetuto
,
ad
intervalli
,
con
voce
fioca
.
Il
battaglione
doveva
attaccare
su
un
fronte
di
250300
metri
.
Ma
l
'
avvallamento
del
terreno
ci
aveva
involontariamente
sospinti
,
man
mano
che
avanzavamo
,
verso
la
stessa
striscia
di
terreno
antistante
alle
trincee
nemiche
,
larga
appena
una
cinquantina
di
metri
.
Le
mitragliatrici
non
potevano
più
colpirci
,
ma
noi
offrivamo
,
ai
tiratori
in
piedi
,
un
bersaglio
compatto
.
I
resti
del
battaglione
erano
tutti
ammassati
in
quel
punto
.
Contro
di
noi
si
sparava
a
bruciapelo
.
D
'
un
tratto
,
gli
austriaci
cessarono
di
sparare
.
Io
vidi
quelli
che
ci
stavano
di
fronte
,
con
gli
occhi
spalancati
e
con
un
'
espressione
di
terrore
quasi
che
essi
e
non
noi
fossero
sotto
il
fuoco
.
Uno
,
che
era
senza
fucile
,
gridò
in
italiano
:
-
Basta
!
Basta
!
-
Basta
!
-
ripeterono
gli
altri
,
dai
parapetti
.
Quegli
che
era
senz
'
armi
mi
parve
un
cappellano
.
-
Basta
!
bravi
soldati
.
Non
fatevi
ammazzare
così
.
Noi
ci
fermammo
,
un
istante
.
Noi
non
sparavamo
,
essi
non
sparavano
.
Quegli
che
sembrava
un
cappellano
,
si
curvava
talmente
verso
di
noi
,
che
,
se
io
avessi
teso
il
braccio
,
sarei
riuscito
a
toccarlo
.
Egli
aveva
gli
occhi
fissi
su
di
noi
.
Anch
'
io
lo
guardai
.
Dalla
nostra
trincea
,
una
voce
aspra
si
levò
:
-
Avanti
!
soldati
della
mia
gloriosa
divisione
.
Avanti
!
Avanti
,
contro
il
nemico
!
Era
il
generale
Leone
.
Il
tenente
Avellini
era
a
qualche
metro
da
me
.
Ci
guardammo
l
'
un
l
'
altro
.
Egli
disse
:
-
Andiamo
avanti
.
Io
ripetei
:
-
Andiamo
avanti
.
Io
non
avevo
la
pistola
in
pugno
,
ma
il
bastone
da
montagna
.
Non
mi
venne
in
mente
d
'
impugnare
la
pistola
.
Lanciai
il
bastone
contro
gli
austriaci
.
Qualcuno
lo
raccolse
per
aria
.
Avellini
aveva
la
pistola
in
mano
.
Egli
si
fece
avanti
,
cercando
di
passare
su
un
tronco
rovesciato
sopra
i
reticolati
intatti
.
Era
il
tronco
d
'
un
abete
che
,
schiantato
da
una
granata
,
s
'
era
abbattuto
sui
fili
di
ferro
.
Egli
vi
era
montato
sopra
e
procedeva
con
difficoltà
,
come
su
una
passerella
.
Sparò
un
colpo
di
pistola
e
gridò
ai
soldati
:
-
Ma
sparate
dunque
!
Fuoco
!
Qualche
soldato
sparò
.
-
Avanti
!
Avanti
!
-
urlava
il
generale
.
Avellini
camminava
sul
tronco
e
faceva
degli
sforzi
per
mantenere
l
'
equilibrio
.
Dietro
di
lui
,
due
soldati
si
reggevano
a
stento
.
Io
ero
arrivato
a
una
difesa
di
reticolati
in
cui
mi
sembrò
si
potesse
passare
.
Attraverso
i
fili
,
infatti
,
v
'
era
un
passaggio
stretto
.
Io
l
'
infilai
.
Ma
,
fatto
qualche
passo
,
trovai
lo
sbarramento
d
'
un
cavallo
di
frisia
.
Era
impossibile
continuare
.
Mi
voltai
e
vidi
soldati
della
10a
che
mi
seguivano
.
Rimasi
lì
,
inchiodato
.
Dalle
trincee
,
nessuno
sparava
.
In
una
ampia
feritoia
,
di
fronte
,
scorsi
la
testa
d
'
un
soldato
.
Egli
mi
guardava
.
Io
non
ne
vidi
che
gli
occhi
.
Vidi
solo
gli
occhi
.
E
mi
sembrò
ch
'
egli
non
avesse
che
occhi
,
talmente
mi
parvero
grandi
.
Lentamente
,
io
feci
dei
passi
indietro
,
senza
voltarmi
,
sempre
sotto
lo
sguardo
di
quei
grandi
occhi
.
Allora
io
pensai
:
gli
occhi
di
un
bue
.
Mi
svincolai
dai
reticolati
e
mi
diressi
contro
Avellini
.
Sul
tronco
v
'
era
già
un
gruppo
di
soldati
in
piedi
,
aggrappati
fra
di
loro
.
Mentre
io
mi
avvicinavo
al
tronco
,
dalla
trincea
nemica
,
una
voce
di
comando
gridò
alta
,
in
tedesco
:
-
Fuoco
!
Dalla
trincea
,
partirono
dei
colpi
.
Il
tronco
si
rovesciò
e
gli
uomini
caddero
indietro
.
Avellini
non
era
ferito
e
rispose
con
dei
colpi
di
pistola
.
Tutti
ci
buttammo
a
terra
,
fra
i
cespugli
,
e
ci
riparammo
dietro
gli
abeti
.
L
'
assalto
era
finito
.
Io
ho
impiegato
molto
tempo
a
descriverlo
,
ma
esso
doveva
essersi
svolto
in
meno
d
'
un
minuto
.
Avellini
era
vicino
e
mi
bisbigliò
:
-
Che
dobbiamo
fare
?
-
Non
muoverci
più
e
attendere
fino
a
notte
,
-
risposi
.
-
E
l
'
assalto
?
-
insistette
.
-
L
'
assalto
?
Gli
austriaci
continuavano
a
sparare
,
ma
il
tiro
era
alto
.
Noi
eravamo
al
sicuro
.
La
voce
del
capitano
Bravini
arrivava
fino
a
noi
,
stanca
.
Egli
continuava
a
ripetere
"
Savoia
"
.
Carponi
,
io
mi
misi
alla
ricerca
del
capitano
.
Credo
che
vi
arrivai
in
un
'
ora
.
Egli
era
disteso
,
la
testa
dietro
un
sasso
,
una
mano
sulla
testa
.
Senza
la
giubba
,
aveva
un
braccio
fasciato
,
coperto
di
sangue
.
Al
suo
fianco
,
non
v
'
erano
che
morti
.
Egli
si
doveva
essere
fasciato
da
sé
.
I
cespugli
lo
riparavano
dalla
vista
delle
trincee
.
Io
gli
arrivai
vicino
,
senza
ch
'
egli
se
ne
accorgesse
.
Lo
toccai
ad
una
gamba
ed
egli
mi
vide
.
Mi
guardò
a
lungo
e
ripeté
ancora
,
abbassando
la
voce
:
-
Savoia
.
Io
mi
portai
l
'
indice
alla
bocca
per
invitarlo
a
tacere
.
Strisciai
fino
alla
sua
testa
e
gli
mormorai
all
'
orecchio
:
-
Stia
zitto
!
Egli
parve
risvegliarsi
da
un
lungo
sonno
.
Mise
anch
'
egli
l
'
indice
alla
bocca
e
non
parlò
più
.
Fu
come
se
io
avessi
toccato
il
bottone
d
'
un
congegno
meccanico
e
lo
avessi
fermato
.
Ora
,
tutta
la
vallata
taceva
,
I
nostri
feriti
non
si
lamentavano
più
.
Anche
il
sergente
dei
guastatori
taceva
,
sprofondato
nell
'
eterno
silenzio
.
Neppure
gli
austriaci
sparavano
più
.
Sul
piccolo
campo
di
battaglia
batteva
il
sole
.
Così
passò
il
resto
di
quel
giorno
,
un
attimo
ed
un
'
eternità
.
Quando
,
la
notte
,
rientrammo
alle
nostre
linee
,
il
generale
volle
stringere
la
mano
a
tutti
gli
ufficiali
;
cinque
,
compresi
i
feriti
.
Allontanandosi
,
disse
al
capitano
Bravini
,
che
aveva
l
'
avambraccio
fratturato
:
-
Lei
può
contare
su
una
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
sul
campo
.
Il
capitano
stette
sull
'
attenti
finché
il
generale
non
scomparve
.
Rimasto
solo
con
noi
,
si
sedette
e
pianse
tutta
la
notte
,
senza
riuscire
a
pronunziare
una
parola
.
Finito
il
ritiro
dei
feriti
e
dei
morti
,
che
gli
austriaci
ci
lasciarono
raccogliere
senza
sparare
un
colpo
,
io
mi
ero
sdraiato
,
cercando
di
dormire
.
La
testa
mi
era
leggera
,
leggera
,
e
mi
sembrava
di
respirare
con
il
cervello
.
Ero
sfinito
,
ma
non
riuscivo
a
prendere
sonno
.
Il
professore
di
greco
venne
a
trovarmi
.
Egli
era
depresso
.
Anche
il
suo
battaglione
aveva
attaccato
,
più
a
sinistra
,
ed
era
stato
distrutto
,
come
il
nostro
.
Egli
mi
parlava
con
gli
occhi
chiusi
.
-
Io
ho
paura
di
diventare
pazzo
,
-
mi
disse
.
-
Io
divento
pazzo
.
Un
giorno
o
l
'
altro
,
io
mi
uccido
.
Bisogna
uccidersi
.
Io
non
seppi
dirgli
niente
.
Anch
'
io
sentivo
delle
ondate
di
follia
avvicinarsi
e
sparire
.
A
tratti
,
sentivo
il
cervello
sciaguattare
nella
scatola
cranica
,
come
l
'
acqua
agitata
in
una
bottiglia
.
XVI
Il
generale
Leone
non
si
dava
pace
.
Era
stato
citato
all
'
ordine
del
giorno
dell
'
armata
e
questa
distinzione
lo
spingeva
a
nuovi
ardimenti
.
Egli
appariva
in
linea
,
di
giorno
e
di
notte
.
Era
evidente
che
meditava
altre
imprese
.
Ma
la
brigata
aveva
avuto
perdite
troppo
gravi
e
non
poteva
essere
impiegata
prima
di
essere
ricostituita
.
Al
mio
battaglione
,
non
erano
rimasti
che
duecento
soldati
,
compresa
la
sezione
mitragliatrici
di
Ottolenghi
che
,
durante
l
'
azione
,
era
stata
di
presidio
alle
trincee
.
Eravamo
ridotti
a
tre
ufficiali
.
Il
capitano
Bravini
,
la
cui
ferita
al
braccio
era
stata
considerata
leggera
,
morì
in
quei
giorni
.
Un
altro
ufficiale
,
ferito
ad
un
piede
,
dovette
essere
ricoverato
all
'
ospedale
e
operato
.
La
fine
di
luglio
e
la
prima
quindicina
d
'
agosto
,
furono
per
noi
un
riposo
lungo
e
dolce
.
Non
un
solo
assalto
in
quei
giorni
.
La
vita
di
trincea
,
anche
se
dura
,
è
un
'
inezia
di
fronte
a
un
assalto
.
Il
dramma
della
guerra
è
l
'
assalto
.
La
morte
è
un
avvenimento
normale
e
si
muore
senza
spavento
.
Ma
la
coscienza
della
morte
,
la
certezza
della
morte
inevitabile
,
rende
tragiche
le
ore
che
la
precedono
.
Perché
si
erano
uccisi
i
due
soldati
della
10a
?
Nella
vita
normale
della
trincea
,
nessuno
prevede
la
morte
o
la
crede
inevitabile
;
ed
essa
arriva
senza
farsi
annunciare
,
improvvisa
e
mite
.
In
una
grande
città
d
'
altronde
vi
sono
più
morti
d
'
accidenti
imprevisti
di
quanti
ve
ne
siano
nella
trincea
di
un
settore
d
'
armata
.
Anche
i
disagi
sono
poca
cosa
.
Anche
i
contagi
più
temuti
.
Lo
stesso
colera
che
è
?
Niente
.
Lo
avemmo
fra
la
1a
e
la
2a
armata
,
con
molti
morti
,
e
i
soldati
ridevano
del
colera
.
Che
cosa
è
il
colera
di
fronte
al
fuoco
d
'
infilata
d
'
una
mitragliatrice
?
Quei
giorni
di
vita
di
calma
in
trincea
furono
persino
giocondi
.
I
soldati
canticchiavano
all
'
ombra
.
Rileggevano
cento
volte
le
lettere
ricevute
da
casa
,
cesellavano
i
braccialetti
di
rame
tolti
alle
granate
,
si
spulciavano
beati
e
fumavano
.
Qualche
giornale
ci
arrivava
ogni
tanto
e
ce
li
passavamo
fra
di
noi
.
Erano
tutti
gli
stessi
e
c
'
irritavano
.
La
guerra
vi
era
descritta
in
modo
così
strano
che
ci
era
irriconoscibile
.
La
Valle
di
Campomulo
che
,
dopo
Monte
Fior
,
noi
avevamo
attraversato
senza
incontrare
un
ferito
,
vi
era
dipinta
"
imbottita
di
cadaveri
"
.
Di
austriaci
,
naturalmente
.
La
musica
ci
precedeva
negli
assalti
ed
era
un
delirio
di
canti
e
di
conquiste
.
Anche
i
nostri
giornaletti
militari
erano
molto
noiosi
.
La
verità
l
'
avevamo
solo
noi
,
di
fronte
ai
nostri
occhi
.
Il
sottotenente
Montanelli
,
un
giorno
,
venne
a
trovarmi
.
Egli
era
un
veterano
del
2°
battaglione
,
comandante
il
reparto
zappatori
.
Era
studente
in
ingegneria
all
'
Università
di
Bologna
e
ci
conoscevamo
fin
dal
Carso
.
Era
anch
'
egli
uno
dei
pochi
scampati
ai
combattimenti
dell
'
Altipiano
.
Arrivò
mentre
io
leggevo
.
-
Tu
leggi
?
-
mi
disse
.
-
Non
hai
vergogna
?
-
E
perché
non
dovrei
leggere
?
-
risposi
.
Egli
indossava
un
impermeabile
,
abbottonato
.
Dei
suoi
indumenti
,
si
vedevano
solo
l
'
elmetto
,
l
'
impermeabile
,
metà
fasce
e
le
scarpe
.
Queste
erano
sgangherate
e
tenute
assieme
da
un
groviglio
di
fili
di
ferro
.
Le
suole
erano
nuove
,
di
corteccia
d
'
abete
.
Si
sbottonò
l
'
impermeabile
e
mi
si
mostrò
nudo
,
dall
'
elmetto
alle
fasce
.
Così
l
'
avevano
ridotto
due
mesi
di
campagna
.
Dalla
fine
di
maggio
,
non
c
'
era
arrivato
in
linea
un
solo
pezzo
di
vestiario
.
Chi
più
chi
meno
,
eravamo
un
po
'
tutti
vestiti
come
vagabondi
.
-
E
la
biancheria
?
-
gli
chiesi
-
Non
essendo
un
genere
di
prima
necessità
,
l
'
ho
abolita
.
La
mia
fauna
mi
obbligava
a
tali
fatiche
di
caccia
,
piccola
e
grossa
,
che
ho
preferito
bruciarne
i
ricoveri
.
Ora
mi
sento
più
uomo
.
Voglio
dire
più
animale
.
E
tu
leggi
?
Mi
fai
pena
.
La
vita
dello
spirito
?
È
comico
,
lo
spirito
.
Lo
spirito
!
L
'
uomo
del
bisonte
aveva
una
vita
dello
spirito
?
Noi
vogliamo
vivere
,
vivere
,
vivere
.
-
Non
è
detto
che
,
per
vivere
,
sia
obbligatorio
sopprimere
la
camicia
.
-
Bere
e
vivere
.
Cognac
.
Dormire
e
vivere
e
cognac
.
Stare
all
'
ombra
e
vivere
.
E
ancora
del
cognac
.
E
non
pensare
a
niente
.
Perché
,
se
dovessimo
pensare
a
qualcosa
,
dovremmo
ucciderci
l
'
un
l
'
altro
e
finirla
una
volta
per
sempre
.
E
tu
leggi
?
Io
avevo
rintracciato
nella
villa
Rossi
,
posta
nel
bosco
,
a
mezza
strada
fra
Gallio
e
Asiago
,
dei
libri
abbandonati
.
Era
di
notte
e
l
'
incursione
di
pattuglia
non
mi
dava
del
tempo
.
Nella
fretta
,
scelsi
l
'
Orlando
Furioso
d
'
Ariosto
,
un
libro
sugli
uccelli
e
un
'
edizione
francese
dei
Fiori
del
male
di
Baudelaire
.
Al
libro
sugli
uccelli
,
mancavano
le
prime
pagine
e
ne
ignorai
sempre
l
'
autore
.
Quei
libri
,
li
portai
con
me
sull
'
Altipiano
.
Una
volta
salvati
da
me
,
una
volta
dal
mio
attendente
,
io
li
conservai
sempre
.
È
probabile
che
questa
fosse
la
sola
biblioteca
letteraria
ambulante
dell
'
armata
.
Il
mio
attendente
aveva
una
particolare
passione
per
gli
uccelli
,
e
quel
libro
,
illustrato
,
era
il
suo
passatempo
.
Egli
era
un
cacciatore
.
Sapeva
appena
leggere
,
ma
s
'
interessava
principalmente
delle
figure
.
Quando
io
leggevo
,
leggeva
anch
'
egli
e
ci
scambiavamo
le
impressioni
.
-
Che
hai
trovato
di
nuovo
?
-
gli
chiedevo
.
-
Il
libro
è
interessante
.
Bertoldo
e
Bertoldino
mi
faceva
ridere
di
più
,
ma
questo
è
più
attraente
e
vario
.
Tutti
gli
uccelli
sono
qua
dentro
.
Non
ne
manca
uno
.
Ci
sono
persino
i
beccafichi
.
Non
dico
di
no
,
a
me
piacciono
gli
uccelletti
alla
polenta
.
I
beccafichi
vi
stanno
bene
.
Ma
,
senza
far
torto
ai
veneti
,
io
preferisco
i
merli
e
i
tordi
arrosto
.
Io
gli
dicevo
:
-
Pare
che
i
tordi
ci
vengano
dalla
Germania
.
Ma
non
tutti
.
-
Possono
venirci
da
dove
vogliono
,
ma
,
allo
spiedo
,
sono
tutti
eguali
.
Sono
buoni
tutti
.
Badi
bene
,
signor
tenente
:
i
tordi
sono
squisiti
,
se
lo
spiedo
è
di
legno
.
Mai
,
per
carità
,
mai
commettere
l
'
imprudenza
di
adoperare
spiedi
di
ferro
.
Usi
solamente
spiedi
di
legno
.
E
mai
più
d
'
una
volta
.
Ogni
tordo
vuole
il
suo
spiedo
.
Dia
attenzione
:
che
sia
di
legno
dolce
.
Prima
,
assaggi
il
legno
.
Ne
mastichi
un
po
'
e
ne
controlli
il
sapore
.
Io
ho
fatto
sempre
così
...
Poiché
il
mio
attendente
,
nelle
ore
d
'
ozio
,
reclamava
il
libro
sugli
uccelli
,
io
mi
ero
ridotto
a
leggere
solo
l
'
Orlando
e
i
Fiori
del
male
.
Ma
ve
n
'
era
a
sufficienza
.
Certamente
noi
due
eravamo
i
soli
lettori
assidui
dell
'
Altipiano
.
È
sui
monti
d
'
Asiago
che
ho
imparato
a
conoscere
due
fra
i
più
caratteristici
spiriti
della
cultura
occidentale
.
Io
li
conoscevo
già
,
ma
superficialmente
,
come
può
conoscerli
uno
che
li
legga
,
a
tavolino
,
in
città
,
in
tempi
normali
.
Di
loro
,
non
mi
era
rimasto
alcun
speciale
ricordo
.
Letti
in
guerra
,
a
riposo
,
sono
un
'
altra
cosa
.
Ariosto
era
un
po
'
come
i
nostri
giornalisti
di
guerra
,
e
descrisse
cento
combattimenti
senza
averne
visto
uno
solo
.
Ma
che
grazia
e
che
gioia
nel
mondo
dei
suoi
eroi
.
Egli
aveva
,
certamente
,
un
fondo
scettico
,
ma
spinto
all
'
ottimismo
.
È
il
genio
dell
'
ottimismo
.
Le
grandi
battaglie
sono
per
lui
delle
piacevoli
escursioni
in
campagne
fiorite
e
persino
la
morte
gli
appare
come
una
simpatica
continuazione
della
vita
.
Qualcuno
dei
suoi
capitani
muore
,
ma
continua
a
combattere
senza
accorgersi
d
'
essere
morto
.
Baudelaire
è
l
'
opposto
.
Il
sole
dell
'
Altipiano
era
fatto
per
illuminare
la
sua
vita
tetra
.
Come
lo
studente
bolognese
,
egli
avrebbe
potuto
vagare
nudo
sui
monti
e
bere
sole
e
cognac
.
Egli
avrebbe
ben
potuto
fare
la
guerra
a
fianco
del
tenente
colonnello
dell
'
osservatorio
di
Stoccaredo
.
Simile
a
lui
,
simile
a
mille
altri
dei
miei
compagni
,
egli
aveva
bisogno
di
bere
per
stordirsi
e
dimenticare
.
La
vita
era
,
per
lui
,
ciò
ch
'
era
per
noi
la
guerra
.
Ma
quali
scintille
di
gioia
umana
sgorgano
dal
suo
pessimismo
!
Era
un
giorno
di
sole
,
tutto
il
fronte
era
calmo
.
Solo
da
Val
d
'
Assa
,
sospinto
dal
vento
,
ci
arrivava
,
di
tanto
in
tanto
,
il
rumore
d
'
un
colpo
di
fucile
.
Il
mio
attendente
,
il
fucile
sulle
ginocchia
come
uno
spiedo
,
era
curvo
sugli
uccelli
.
Io
gli
sedevo
accanto
,
con
Angelica
e
Orlando
,
attraverso
una
fuga
.
Una
voce
gaia
ruppe
il
nostro
silenzio
.
-
Buon
giorno
,
collega
!
Era
un
tenente
di
cavalleria
.
Io
chiusi
il
libro
e
mi
alzai
.
Ci
stringemmo
la
mano
e
ci
presentammo
.
Era
del
reggimento
"
Piemonte
Reale
"
.
Addetto
al
comando
d
'
armata
,
veniva
in
linea
per
la
prima
volta
.
Egli
non
aveva
mai
visto
una
trincea
.
Anche
adesso
,
non
veniva
con
un
incarico
di
servizio
,
ma
per
suo
diletto
personale
,
per
rendersi
conto
della
linea
e
del
nostro
modo
di
vivere
.
Era
accompagnato
da
un
portaordini
del
comando
del
reggimento
.
Vestiva
elegantemente
,
impeccabile
:
guanti
bianchi
,
frustino
,
stivaloni
gialli
e
speroni
.
Io
gli
dissi
subito
:
-
Fa
'
attenzione
,
perché
con
cotesta
tua
brillante
tenuta
,
sarai
il
richiamo
di
tutti
i
tiratori
scelti
che
ci
stanno
di
fronte
.
Egli
scherzò
sui
tiratori
scelti
,
scherzò
sul
mio
libro
.
Volle
conoscerne
l
'
autore
.
Mi
confessò
di
non
aver
mai
letto
l
'
Ariosto
.
Io
consegnai
il
libro
all
'
attendente
,
presi
il
bastone
di
montagna
e
ritornai
a
lui
.
Tanto
per
riallacciare
il
discorso
,
dissi
:
-
Orlando
è
divino
.
-
Meriterebbe
,
-
rispose
,
-
di
diventare
presidente
del
Consiglio
.
-
Presidente
del
Consiglio
,
-
obiettai
,
-
è
forse
troppo
.
Ma
l
'
esercito
non
lo
comanderebbe
peggio
del
generale
Cadorna
.
-
No
,
sua
eccellenza
non
ha
preparazione
militare
,
ma
è
certamente
il
più
grande
oratore
e
il
più
grande
uomo
politico
che
abbia
il
Parlamento
.
-
Sua
eccellenza
?
La
questione
divenne
intricata
.
Nel
breve
chiarimento
che
ne
seguì
,
capii
che
io
parlavo
di
Orlando
,
il
"
Furioso
"
,
quello
d
'
Ariosto
,
mentre
il
mio
collega
intendeva
parlare
dell
'
onorevole
Orlando
,
deputato
al
Parlamento
e
Ministro
di
Grazia
e
Giustizia
nel
Ministero
Boselli
.
Il
tenente
era
siciliano
come
il
Ministro
e
aveva
per
lui
un
'
ammirazione
sconfinata
,
Il
tenente
si
levò
d
'
impaccio
,
con
disinvoltura
.
Certo
,
al
mio
orgoglio
di
ufficiale
di
fanteria
,
piacque
l
'
equivoco
.
La
stessa
pronuncia
del
tenente
di
cavalleria
mi
divertì
.
Egli
parlava
con
grazia
,
non
poco
affettata
,
quasi
sopprimendo
le
r
,
alla
francese
,
come
da
noi
facevano
solo
le
artiste
del
cinema
.
Veramente
,
per
un
momento
,
l
'
impaccio
fu
più
mio
che
suo
.
Egli
era
così
ben
vestito
ed
io
avevo
l
'
uniforme
,
parte
in
brandelli
,
parte
rattoppata
.
Sì
,
io
ero
ufficiale
in
una
brigata
celebre
,
ed
egli
era
lanciere
di
un
reggimento
delle
retrovie
,
di
servizio
al
comando
d
'
armata
per
giunta
,
non
proprio
vicino
alle
prime
linee
.
Ma
io
ero
troppo
indecente
.
Ebbi
persino
l
'
impressione
di
trovarmi
di
fronte
ad
un
superiore
.
A
poco
a
poco
,
reagii
e
riuscii
a
vincere
quel
complesso
d
'
inferiorità
che
un
uomo
sporco
sente
di
fronte
ad
un
uomo
pulito
.
Diventammo
,
in
pochi
minuti
,
buoni
camerati
.
Io
lo
precedetti
e
salimmo
in
trincea
.
Egli
non
aveva
paura
.
E
,
quel
ch
'
è
sempre
un
pericolo
grave
in
trincea
,
ci
teneva
a
dimostrare
di
non
aver
paura
.
Io
gli
dicevo
"
fa
'
come
me
"
,
"
qui
curvati
"
,
"
qui
tocca
terra
con
le
mani
"
,
"
qui
fermati
"
,
ed
egli
non
si
curvava
,
non
toccava
terra
,
non
si
fermava
.
Voleva
guardare
dappertutto
,
nelle
feritoie
,
al
disopra
dei
parapetti
delle
trincee
.
Io
faticavo
per
convincerlo
ad
essere
più
prudente
.
Per
fortuna
,
nessuno
sparava
.
Ci
fermammo
per
prendere
un
po
'
d
'
ombra
,
in
un
angolo
.
Egli
mi
disse
:
-
Credo
che
voi
di
fanteria
siate
troppo
prudenti
.
La
guerra
non
si
vince
con
la
prudenza
.
Era
indubbiamente
una
frase
mal
collocata
.
Io
mi
sentii
colpito
nel
vivo
.
Quella
lezione
parve
assai
inopportuna
al
mio
spirito
di
corpo
.
-
È
che
noi
,
-
dissi
per
ritorsione
,
-
dobbiamo
solo
contare
sulle
nostre
gambe
.
In
un
momento
difficile
,
a
un
fante
possono
tremare
le
ginocchia
.
Se
le
ginocchia
tremano
,
non
si
fa
un
passo
avanti
.
Voi
siete
più
fortunati
.
Voi
potete
anche
morire
di
paura
e
le
gambe
dei
cavalli
vi
trascinano
avanti
egualmente
.
Mi
pentii
solo
più
tardi
d
'
aver
parlato
così
:
per
il
momento
,
ne
fui
soddisfatto
.
Mi
sembrò
che
il
cavaliere
fosse
stato
servito
di
tutto
punto
.
Egli
non
mi
rispose
.
Passammo
di
fronte
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Questa
,
-
spiegai
,
-
è
la
più
bella
feritoia
del
settore
,
ma
serve
solo
di
notte
,
quando
gli
austriaci
impiegano
i
razzi
.
Di
giorno
,
è
proibito
guardare
.
Parecchi
ufficiali
e
soldati
vi
sono
stati
uccisi
o
feriti
.
Il
nemico
vi
ha
aggiustato
il
tiro
con
un
fucile
a
cavalletto
e
vi
è
in
permanenza
un
tiratore
.
I
soldati
,
per
divertirsi
,
vi
fanno
apparire
dei
pezzi
di
legno
o
di
carta
,
delle
monete
fissate
a
un
bastoncino
,
e
il
tiratore
infila
sempre
il
foro
della
feritoia
e
colpisce
il
bersaglio
.
Guardammo
entrambi
la
feritoia
.
Essa
non
era
più
,
come
una
volta
,
praticata
nel
muro
e
chiusa
con
un
sasso
.
I
soldati
vi
avevano
collocato
una
feritoia
scudata
,
trovata
nelle
rovine
d
'
Asiago
.
Era
una
pesante
lastra
d
'
acciaio
con
un
foro
per
l
'
osservazione
,
che
si
poteva
aprire
e
chiudere
con
un
otturatore
egualmente
d
'
acciaio
.
Io
sollevai
l
'
otturatore
,
tenendomi
discosto
e
attesi
il
colpo
.
Ma
il
tiratore
non
sparò
.
-
La
vedetta
dorme
,
-
disse
il
tenente
.
Lasciai
cadere
l
'
otturatore
sul
foro
e
lo
risollevai
di
nuovo
.
La
luce
del
sole
passò
nel
foro
come
il
fascio
luminoso
d
'
un
riflettore
.
Un
fruscio
attraversò
l
'
aria
,
accompagnato
da
un
colpo
di
fucile
.
La
pallottola
aveva
infilato
il
foro
.
Il
tenente
volle
provare
anch
'
egli
.
Sollevò
l
'
otturatore
e
presentò
al
foro
l
'
estremità
del
suo
frustino
.
Un
altro
colpo
risuonò
e
il
frustino
rimase
stroncato
.
Egli
ne
rise
.
Prese
un
pezzo
di
legno
,
vi
innestò
una
moneta
di
rame
e
ritentò
l
'
esperimento
.
-
Stasera
,
avrò
qualcosa
da
raccontare
al
comando
d
'
armata
.
La
moneta
,
investita
in
pieno
,
uscì
dall
'
estremità
del
legno
e
volò
via
,
fischiando
nell
'
aria
.
Passai
oltre
e
mostrai
la
feritoia
successiva
.
-
Di
qui
,
-
dissi
,
-
si
vede
un
altro
settore
meno
importante
.
Qui
non
c
'
è
pericolo
.
Vedi
,
là
in
fondo
,
un
mucchio
che
sembra
un
sacco
di
carbone
?
È
il
mascheramento
di
una
mitragliatrice
.
L
'
abbiamo
individuata
qualche
notte
addietro
,
mentre
tirava
durante
un
allarme
.
Ne
abbiamo
già
informato
il
comando
di
reggimento
,
perché
,
se
vi
sarà
un
'
azione
,
bisognerà
distruggerla
con
un
cannoncino
da
montagna
.
-
Ora
,
l
'
avete
l
'
artiglieria
?
-
Sì
,
qualche
pezzo
,
comincia
ad
arrivare
.
Vedi
là
,
più
a
destra
?
Sembra
un
cane
bianco
.
È
un
osservatorio
che
domina
l
'
altro
settore
.
E
là
,
dove
si
vede
un
folto
boschetto
d
'
abeti
,
v
'
è
il
burrone
.
Là
,
la
linea
è
interrotta
,
e
riprende
,
dall
'
altra
parte
,
oltre
il
burrone
.
Io
credevo
,
che
,
dietro
di
me
,
anch
'
egli
guardasse
.
La
feritoia
era
grande
e
v
'
era
posto
per
due
.
Sentii
la
sua
voce
un
po
'
distante
,
mentre
diceva
:
-
A
un
ufficiale
del
"
Piemonte
Reale
"
tremano
le
gambe
meno
che
al
suo
cavallo
.
Un
colpo
di
fucile
seguì
alle
sue
parole
.
Mi
voltai
.
Il
tenente
era
alla
feritoia
n
.
14
e
stramazzò
al
suolo
.
Mi
slanciai
per
sostenerlo
:
ma
egli
era
già
morto
.
La
palla
l
'
aveva
colpito
in
fronte
.
XVII
A
metà
agosto
,
si
ricominciò
a
parlare
d
'
azione
.
I
battaglioni
erano
stati
ricostituiti
.
Alcune
batterie
da
campagna
e
da
montagna
avevano
già
preso
posizione
nel
settore
del
corpo
d
'
armata
.
In
linea
,
non
si
dormiva
più
durante
la
notte
.
Pattuglie
e
tubi
furono
di
nuovo
messi
in
movimento
.
Un
giorno
,
ci
fu
annunziato
l
'
assalto
per
l
'
indomani
,
ma
fu
rinviato
.
Si
poteva
quindi
contare
su
un
giorno
di
vita
assicurata
.
Chi
non
ha
fatto
la
guerra
,
nelle
condizioni
in
cui
noi
la
facevamo
,
non
può
rendersi
un
'
idea
di
questo
godimento
.
Anche
un
'
ora
sola
,
sicura
,
in
quelle
condizioni
,
era
molto
.
Poter
dire
,
verso
l
'
alba
,
un
'
ora
prima
dell
'
assalto
:
"
ecco
,
io
dormo
ancora
mezz
'
ora
,
io
posso
ancora
dormire
mezz
'
ora
,
e
poi
mi
sveglierò
e
mi
fumerò
una
sigaretta
,
mi
riscalderò
una
tazza
di
caffè
,
lo
centellinerò
sorso
a
sorso
e
poi
mi
fumerò
ancora
una
sigaretta
"
appariva
già
come
il
programma
gradito
di
tutta
una
vita
.
Gli
ordini
per
prepararci
al
nuovo
combattimento
coincisero
con
la
notizia
che
alle
bandiere
dei
due
reggimenti
della
brigata
era
stata
concessa
la
medaglia
d
'
oro
al
valor
militare
.
L
'
eccezionale
onore
,
che
ci
distingueva
ancora
una
volta
fra
tutte
le
brigate
di
fanteria
,
sarebbe
stato
da
noi
tutti
più
apprezzato
se
fossimo
stati
a
riposo
.
Il
comandante
di
brigata
volle
egualmente
celebrare
l
'
avvenimento
e
chiamò
tutti
gli
ufficiali
a
rapporto
.
In
un
breve
discorso
,
rievocò
il
passato
della
brigata
e
ordinò
che
i
comandanti
di
compagnia
lo
ricordassero
ai
reparti
.
Io
ero
con
gli
ufficiali
del
mio
battaglione
.
Dopo
il
rapporto
,
che
s
'
era
svolto
al
comando
di
brigata
,
risalivamo
assieme
la
linea
.
Dietro
di
noi
,
venivano
gli
ufficiali
del
1°
battaglione
,
comandato
dal
capitano
Zavattari
.
Egli
,
dal
2°
battaglione
era
stato
trasferito
al
1°
dopo
la
morte
del
maggiore
,
e
ne
aveva
assunto
il
comando
.
Il
mio
battaglione
era
in
trincea
ed
il
1°
di
rincalzo
.
Per
rientrare
in
linea
,
noi
dovevamo
passare
per
il
comando
del
1°
battaglione
.
Eravamo
giunti
all
'
altezza
del
comando
del
1°
battaglione
,
quando
ci
arrivò
la
notizia
che
il
generale
Leone
era
morto
,
colpito
al
petto
da
una
pallottola
esplosiva
.
Perché
non
chiamare
le
cose
con
il
loro
vero
nome
?
Fu
una
gioia
,
un
tripudio
.
Il
capitano
Zavattari
,
c
'
invitò
a
fermarci
al
suo
comando
e
fece
sturare
delle
bottiglie
.
Bicchiere
alla
mano
,
egli
prese
la
parola
:
-
Signori
ufficiali
!
Sia
permesso
a
un
rappresentante
del
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
e
ad
un
capitano
veterano
di
levate
il
bicchiere
alla
fortuna
del
nostro
esercito
.
Imitando
le
belle
tradizioni
di
alcuni
popoli
forti
in
cui
i
parenti
celebrano
la
morte
di
un
membro
della
loro
famiglia
con
banchetti
e
danze
,
noi
,
non
potendo
fare
di
meglio
,
beviamo
alla
memoria
del
nostro
generale
.
Non
lacrime
,
o
signori
,
ma
una
gioia
,
convenientemente
contenuta
.
La
mano
di
Dio
è
scesa
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Senza
voler
criticare
il
ritardo
con
cui
la
Provvidenza
attua
la
sua
volontà
,
dobbiamo
peraltro
affermare
ch
'
era
tempo
.
Egli
è
partito
.
La
pace
sia
con
lui
!
Con
lui
la
pace
e
con
noi
la
gioia
.
E
ci
sia
infine
consentito
rispettare
da
morto
un
generale
che
detestavamo
da
vivo
.
Eravamo
tutti
con
i
bicchieri
levati
,
quando
,
nella
mulattiera
proveniente
da
Croce
di
Sant
'
Antonio
,
fra
gli
abeti
,
apparve
un
ufficiale
montato
.
Io
ero
di
fronte
alla
mulattiera
e
lo
vidi
per
primo
.
Egli
veniva
verso
di
noi
.
Io
esclamai
:
-
Ma
è
impossibile
!
Tutti
guardammo
.
Era
il
generale
Leone
.
Sul
mulo
,
l
'
elmetto
affondato
fino
agli
occhi
,
il
bastone
alpino
sull
'
arcione
,
il
binoccolo
pendente
al
collo
,
il
viso
oscuro
,
veniva
,
trottando
,
incontro
a
noi
.
-
Signori
ufficiali
,
attenti
!
-
gridò
il
capitano
.
Senza
avere
il
tempo
di
deporre
i
bicchieri
,
ci
mettemmo
sull
'
attenti
.
Anche
il
capitano
si
era
irrigidito
con
il
bicchiere
in
mano
.
-
Quale
lieto
avvenimento
festeggiano
?
-
chiese
,
arcigno
,
il
generale
.
Vi
fu
un
imbarazzo
in
tutti
.
Il
capitano
si
riprese
e
rispose
con
una
voce
che
sembrava
venire
d
'
oltretomba
:
-
Le
medaglie
d
'
oro
al
valor
militare
concesse
alle
bandiere
.
-
Mi
permettano
che
io
beva
con
loro
,
-
disse
il
generale
.
Il
capitano
gli
offrì
il
suo
bicchiere
,
ancora
intatto
.
Il
generale
bevve
d
'
un
colpo
,
restituì
il
bicchiere
vuoto
,
incitò
il
mulo
,
e
disparve
al
trotto
.
Il
giorno
dopo
,
era
l
'
azione
,
combinata
con
l
'
artiglieria
.
Due
batterie
da
campagna
aprirono
i
varchi
nei
reticolati
,
sconvolsero
un
tratto
delle
trincee
nemiche
,
e
il
1°
battaglione
poté
passare
con
due
compagnie
.
Un
centinaio
di
prigionieri
cadde
nelle
nostre
mani
,
ma
la
trincea
occupata
,
battuta
ai
fianchi
dal
tiro
nemico
,
dovette
essere
sgombrata
.
L
'
azione
non
era
riuscita
che
parzialmente
in
quel
sol
punto
.
Il
mio
battaglione
era
di
riserva
ed
io
assistetti
all
'
azione
condotta
dal
2°
battaglione
.
Questo
attaccò
molto
più
a
destra
,
sotto
i
grandi
roccioni
di
Casara
Zebio
pastorile
.
Era
stata
questa
una
variante
imposta
dal
comandante
della
divisione
,
il
quale
pensava
che
,
in
quel
punto
,
si
dovesse
non
impiegare
l
'
artiglieria
ma
tentare
ancora
una
volta
l
'
assalto
di
sorpresa
.
Due
batterie
d
'
altronde
non
erano
sufficienti
per
il
fronte
di
tutta
una
divisione
ed
era
giocoforza
rinunziarvi
.
Il
generale
non
aveva
perduto
la
fiducia
nelle
corazze
"
Farina
"
.
Egli
pensava
che
una
compagnia
corazzata
dovesse
costituire
,
avanzando
compatta
,
una
valanga
d
'
acciaio
,
contro
cui
sarebbe
stato
vano
il
tiro
nemico
.
Il
tenente
colonnello
Carriera
era
stato
il
solo
ad
entusiasmarsi
del
progetto
e
il
suo
battaglione
era
stato
chiamato
ad
eseguirlo
.
Io
ero
in
trincea
,
spettatore
,
accanto
al
comando
del
2°
battaglione
.
La
6a
compagnia
,
comandata
dal
tenente
Fiorelli
,
indossò
le
corazze
.
Essa
doveva
avanzare
per
prima
,
le
altre
compagnie
dovevano
seguirla
.
Il
tenente
,
con
la
corazza
anch
'
egli
,
uscì
per
primo
dalle
nostre
trincee
e
la
compagnia
dietro
di
lui
.
L
'
azione
non
durò
più
di
pochi
minuti
.
Le
mitragliatrici
nemiche
,
dall
'
alto
dei
roccioni
,
investirono
subito
la
compagnia
e
la
distrussero
.
La
compagnia
non
aveva
potuto
fare
che
pochi
passi
oltre
le
nostre
trincee
.
I
corpi
dei
soldati
giacevano
di
fronte
a
noi
con
le
corazze
squarciate
,
come
se
fossero
state
colpite
da
cannoncini
da
montagna
.
Il
tenente
colonnello
dovette
sospendere
l
'
azione
.
La
distanza
fra
le
nostre
trincee
e
i
roccioni
,
nel
punto
in
cui
la
6a
compagnia
era
uscita
,
non
era
inferiore
a
duecento
metri
.
Profittando
dei
cespugli
,
si
tentò
di
riportare
indietro
i
feriti
.
Mentre
il
tenente
colonnello
guardava
i
primi
feriti
arrivati
in
trincea
,
si
scoperse
,
di
fronte
alla
breccia
praticata
per
l
'
assalto
,
e
fu
ferito
al
braccio
.
Il
tenente
colonnello
lanciò
un
grido
e
cadde
svenuto
.
La
ferita
non
appariva
grave
,
ma
il
braccio
era
passato
da
parte
a
parte
.
Egli
era
grande
e
grosso
,
ma
così
,
steso
per
terra
,
ingombrava
tutta
la
trincea
e
sembrava
immensamente
più
grande
e
più
grosso
.
Sul
volto
era
sceso
un
pallore
cadaverico
e
per
un
momento
si
pensò
che
fosse
spirato
.
I
suoi
soldati
gli
si
fecero
attorno
e
lo
rianimarono
con
spruzzi
d
'
acqua
.
Egli
respirava
con
violenza
e
digrignava
i
denti
.
Disse
qualche
parola
,
ma
non
aprì
gli
occhi
.
Il
suo
aiutante
maggiore
,
il
professore
di
greco
,
gli
accostò
alla
bocca
una
borraccia
di
cognac
ed
egli
la
trangugiò
tutta
.
Io
non
gli
ero
molto
vicino
,
ma
ne
sentii
il
gorgoglio
nella
gola
,
talmente
rumoroso
che
mi
parve
il
turbinio
dell
'
acqua
in
un
imbuto
.
I
feriti
continuavano
ad
essere
riportati
in
trincea
.
Il
tenente
colonnello
,
sostenuto
da
due
soldati
,
la
schiena
appoggiata
al
parapetto
,
si
era
potuto
sedere
.
Un
portaferiti
gli
fasciava
il
braccio
.
Senza
aprire
gli
occhi
,
egli
chiese
,
con
una
voce
da
bambino
:
-
Che
ora
è
?
-
Le
10
,
-
disse
l
'
aiutante
maggiore
.
-
Che
ora
era
quando
sono
stato
ferito
?
Mancava
forse
un
quarto
alle
dieci
.
Il
capitano
della
5a
,
il
più
anziano
dei
battaglione
,
chiese
se
dovesse
prendere
il
comando
del
battaglione
.
-
No
,
-
rispose
il
tenente
colonnello
,
sempre
ad
occhi
chiusi
,
-
il
battaglione
lo
comando
ancora
io
.
Chiese
dell
'
andamento
dell
'
azione
e
dette
qualche
ordine
.
Anche
il
tenente
Fiorelli
era
stato
trasportato
in
linea
.
Egli
aveva
,
all
'
altezza
della
spalla
,
la
corazza
lacerata
:
vi
sarebbe
potuta
penetrare
una
mano
.
Liberato
a
stento
di
tutto
quell
'
acciaio
inutile
,
fu
potuto
fasciare
.
Aveva
la
clavicola
e
l
'
omero
spezzati
.
Ogni
tanto
,
il
tenente
colonnello
chiedeva
che
ora
fosse
.
Quando
furono
le
10
e
1/4
,
pregò
l
'
aiutante
maggiore
di
avvicinarsi
e
gli
dettò
,
gli
occhi
sempre
chiusi
,
la
seguente
proposta
che
suonava
press
'
a
poco
così
:
Dal
comando
del
2°
battaglione
399
fanteria
.
Al
comando
del
399
fanteria
.
Il
sottoscritto
tenente
colonnello
Carriera
cavalier
Michele
,
comandante
del
2°
battaglione
del
399
fanteria
,
si
onora
segnalare
a
codesto
comando
la
condotta
del
tenente
colonnello
Carriera
cav
.
Michele
durante
il
combattimento
del
17
agosto
1916
.
Ferito
gravemente
al
braccio
,
mentre
conduceva
il
suo
battaglione
all
'
assalto
,
malgrado
la
forte
perdita
di
sangue
e
le
grandi
sofferenze
,
rifiutò
di
cedere
il
comando
del
battaglione
e
di
farsi
trasportare
al
posto
di
medicazione
.
Con
eroica
fermezza
,
noncurante
del
pericolo
,
volle
rimanere
in
mezzo
ai
suoi
soldati
e
continuare
a
dirigere
l
'
azione
,
prendendo
tutte
le
disposizioni
necessarie
.
Solo
dopo
mezz
'
ora
,
assicurato
il
buon
andamento
delle
operazioni
e
dati
al
suo
successore
gli
ordini
per
proseguirle
,
cedé
il
comando
del
battaglione
e
abbandonò
il
battaglione
.
Per
tale
contegno
,
contemplato
dal
R.D.
del
1848
,
il
sottoscritto
si
onora
di
proporre
a
codesto
comando
il
tenente
colonnello
Carriera
cav
.
Michele
per
una
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
.
Mirabile
esempio
,
ai
dipendenti
,
di
coraggio
e
di
spirito
di
sacrificio
,
ecc
.
ecc
.
Il
tenente
colonnello
in
S
.
A
.
P
.
Comandante
del
2°
battaglione
.
Solo
a
questo
punto
aprì
gli
occhi
.
Prese
la
penna
e
firmò
:
Michele
Carriera
.
E
richiuse
gli
occhi
.
Il
capitano
della
5a
assunse
il
comando
del
battaglione
e
i
portaferiti
allontanarono
il
tenente
colonnello
su
una
barella
.
Il
professore
di
greco
era
rimasto
in
piedi
,
la
carta
e
la
penna
fra
le
mani
,
anch
'
egli
stupito
.
Dopo
un
momento
di
riflessione
disse
,
scrupoloso
:
-
Ho
dimenticato
la
data
.
E
aggiunse
:
Casara
Zebio
,
17
agosto
1916
.
Mentre
si
svolgevano
queste
straordinarie
operazioni
burocratiche
,
la
trincea
si
riempiva
di
feriti
.
Gli
austriaci
tiravano
sempre
su
tutta
la
linea
,
ché
il
combattimento
continuava
ancora
,
nel
settore
.
Il
tenente
colonnello
s
'
era
appena
allontanato
che
arrivò
in
trincea
l
'
aspirante
medico
del
mio
battaglione
,
mandato
dal
suo
tenente
medico
per
praticare
,
in
linea
stessa
,
le
prime
medicazioni
.
Studente
in
medicina
all
'
Università
di
Napoli
,
egli
non
era
ancora
dottore
.
Quello
strepito
di
guerra
lo
sbigottì
.
Sul
parapetto
vide
una
corazza
abbandonata
e
,
ignaro
dell
'
esperimento
che
avevano
fatto
le
corazze
,
tentò
di
indossarla
.
Qualcuno
gli
mostrò
le
altre
,
ancora
cinte
dai
feriti
,
e
che
erano
bucate
come
camicie
di
cotone
.
Da
quel
momento
,
dimenticata
la
sua
missione
,
non
capì
più
niente
.
Il
muro
della
trincea
era
alto
,
più
alto
di
lui
,
ma
egli
camminava
curvo
,
gli
occhi
sperduti
,
inciampando
sui
feriti
.
-
Fa
'
attenzione
ai
feriti
e
occupati
di
loro
!
-
gli
gridò
irato
un
tenente
del
battaglione
.
L
'
aspirante
lo
guardò
con
un
sorriso
disperato
.
Incapace
di
restate
dritto
,
si
lasciò
cadere
per
terra
e
continuò
a
camminare
strisciando
,
reggendosi
sui
piedi
e
sulle
mani
.
-
Allarmi
!
-
si
gridò
dall
'
estrema
destra
della
nostra
trincea
.
-
Allarmi
!
Allarmi
!
Fu
un
correre
disordinato
e
confuso
.
Il
battaglione
si
buttò
alle
feritoie
e
le
nostre
mitragliatrici
,
che
fino
ad
allora
non
avevano
ancora
sparato
,
aprirono
il
fuoco
.
Anch
'
io
mi
portai
ad
una
feritoia
e
vidi
una
colonna
austriaca
che
,
discesa
al
di
là
dei
roccioni
,
al
limite
del
burrone
,
attaccava
l
'
estremo
fianco
della
nostra
trincea
.
Arrestata
dal
tiro
improvviso
,
spariva
fra
le
rocce
.
Quando
si
ristabilì
la
calma
e
cercammo
l
'
aspirante
medico
,
ci
accorgemmo
ch
'
era
sparito
.
Mezz
'
ora
dopo
,
rientrando
al
mio
battaglione
,
passai
al
posto
di
medicazione
,
ov
'
era
stato
trasportato
il
tenente
Fiorelli
.
Ci
eravamo
conosciuti
a
Padova
,
ov
'
egli
era
studente
in
ingegneria
e
volevo
rendermi
conto
delle
sue
ferite
.
Mentre
passavo
nel
camminamento
,
da
una
caverna
laterale
mi
arrivò
la
voce
gioiosa
d
'
un
canto
accompagnato
al
mandolino
.
Rimasi
sorpreso
.
Chi
poteva
cantare
così
allegro
in
un
giorno
d
'
azione
,
tra
morti
e
feriti
?
Sapevo
che
quella
caverna
era
un
magazzino
per
la
farmacia
.
Mi
avvicinai
e
sollevai
la
tenda
che
ne
chiudeva
l
'
entrata
.
Dal
fondo
,
una
candela
rischiarava
l
'
antro
.
Vicino
alla
candela
,
seduto
su
una
scatola
di
medicinali
,
stava
l
'
aspirante
medico
.
Era
lui
,
solo
,
che
cantava
e
suonava
il
mandolino
.
Due
bottiglie
di
"
Mandarinetto
"
gli
stavano
a
fianco
:
una
vuota
,
l
'
altra
a
metà
.
A
mare
chiare
ce
sta
`
na
fenestra
A
mare
chiare
...
A
mare
chiare
...
Entrai
.
Gli
occhi
spalancati
,
l
'
aspirante
cessò
il
canto
,
e
si
lasciò
cader
di
mano
il
mandolino
.
Mi
guardava
sbigottito
,
quasi
vedesse
un
fantasma
.
Fra
tenenti
ed
aspiranti
ci
davamo
del
tu
.
Ma
io
,
per
marcare
ancor
di
più
lo
sdegno
e
la
distanza
gerarchica
,
lo
investii
:
-
Lei
,
signor
aspirante
,
non
si
vergogna
?
È
questo
il
suo
posto
?
Sull
'
attenti
,
ma
curvo
,
perché
la
testa
urtava
la
volta
,
egli
non
mi
rispondeva
.
-
È
lei
,
-
urlai
,
-
che
si
è
bevuto
coteste
bottiglie
?
Con
un
filo
di
voce
e
con
espressione
supplicante
,
mi
rispose
:
-
Eccellenza
,
sì
.
XVIII
Nei
giorni
di
calma
che
seguirono
,
nella
brigata
si
sparse
la
voce
che
saremmo
stati
finalmente
mandati
a
riposo
.
Fra
di
noi
,
non
si
parlava
d
'
altro
.
Il
comandante
di
divisione
ne
fu
informato
e
rispose
con
un
ordine
del
giorno
che
finiva
così
:
"
Sappiano
tutti
,
ufficiali
e
soldati
,
che
,
all
'
infuori
della
vittoria
,
l
'
unico
riposo
è
la
morte
"
.
Di
riposo
,
non
se
ne
parlò
più
.
L
'
avvenimento
non
ebbe
ripercussioni
nella
storia
della
guerra
,
ma
,
per
la
comprensione
di
queste
note
,
io
debbo
informare
il
lettore
che
fui
promosso
tenente
comandante
titolare
di
compagnia
.
Tenenti
col
robbio
,
si
chiamavano
allora
.
Io
presi
il
comando
della
10a
compagnia
,
in
cui
avevo
prestato
servizio
fin
dall
'
inizio
della
guerra
e
che
avevo
comandato
sul
Carso
.
Quasi
a
festeggiare
questo
mio
avanzamento
,
lo
stesso
giorno
,
gli
austriaci
installarono
un
cannoncino
da
trincea
,
e
tirarono
alcuni
colpi
contro
la
trincea
occupata
dalla
mia
compagnia
.
Da
una
granata
che
raccogliemmo
inesplosa
,
capimmo
che
si
trattava
di
un
cannoncino
da
37
.
Il
pezzo
non
sparava
che
pochi
colpi
di
seguito
,
ora
su
una
feritoia
,
ora
su
un
'
altra
,
e
la
compagnia
ebbe
due
vedette
ferite
.
Malgrado
i
nostri
sforzi
per
individuarlo
,
non
riuscimmo
a
capire
se
fosse
appostato
in
trincea
oppure
in
un
'
installazione
arretrata
.
Ogni
giorno
,
a
ore
differenti
,
e
con
tiri
di
sorpresa
,
il
cannoncino
molestava
la
linea
.
Il
comandante
di
divisione
sentì
quei
colpi
e
chiese
spiegazioni
.
Il
comando
di
brigata
dette
tutte
le
notizie
che
aveva
ricevute
esso
stesso
.
Il
generale
non
ne
fu
soddisfatto
e
salì
in
trincea
.
In
quel
momento
io
ero
in
linea
.
La
mia
compagnia
occupava
la
destra
del
settore
del
battaglione
e
si
estendeva
fino
a
pochi
metri
prima
della
feritoia
n
.
14
che
costituiva
il
punto
più
elevato
.
Più
a
destra
,
e
immediatamente
dopo
,
riallacciata
alla
mia
compagnia
,
era
la
sezione
mitragliatrici
,
con
le
due
armi
,
comandata
dal
tenente
Ottolenghi
.
Da
lui
dipendeva
l
'
estrema
destra
del
settore
.
Il
generale
Leone
,
senza
passare
per
il
comando
di
battaglione
,
venne
direttamente
in
trincea
.
Io
lo
vidi
e
gli
andai
incontro
.
Egli
mi
chiese
subito
notizie
del
cannoncino
.
Io
gli
dissi
quello
che
sapevo
.
Finita
la
mia
esposizione
,
mi
tempestò
di
domande
ed
io
ammirai
ancora
una
volta
il
suo
interesse
per
i
dettagli
e
il
desiderio
di
controllo
matematico
.
Volle
controllare
,
una
per
una
,
lungamente
,
una
cinquantina
di
feritoie
e
rimase
nel
settore
della
mia
compagnia
,
non
meno
di
un
'
ora
.
-
Le
sue
feritoie
,
-
mi
disse
infine
,
-
guardano
per
terra
come
le
trappole
del
Palazzo
della
Signoria
,
e
sembrano
fatte
più
per
cercare
i
grilli
che
per
osservare
le
trincee
nemiche
.
Io
mi
guardai
bene
dal
sorridere
.
Egli
parlava
con
aspetto
cupo
.
Gli
esposi
tuttavia
le
ragioni
per
cui
,
nel
mio
settore
,
le
feritoie
non
avrebbero
potuto
essere
costruite
diversamente
,
a
causa
dell
'
andamento
del
terreno
,
degli
alberi
e
delle
rocce
antistanti
.
-
Il
difetto
non
è
dei
costruttori
,
ma
della
natura
del
suolo
.
Veda
,
signor
generale
,
questa
feritoia
.
Se
spostiamo
il
campo
di
tiro
più
a
sinistra
,
andiamo
ad
urtare
contro
quell
'
abete
,
in
fondo
,
e
non
vediamo
più
niente
.
Se
spostiamo
più
a
destra
,
siamo
impediti
da
quella
roccia
.
Né
possiamo
elevarla
di
più
,
perché
quei
cespugli
ci
farebbero
da
paravento
.
Il
generale
guardò
tutto
,
senza
impazienze
.
Ogni
tanto
,
adoperava
il
binoccolo
.
-
Lei
ha
ragione
,
-
mi
disse
infine
.
-
Non
si
possono
costruire
le
feritoie
così
come
noi
le
vorremmo
.
Ma
come
faccio
io
a
rendermi
conto
dell
'
appostazione
di
questo
cannoncino
fastidioso
?
Io
voglio
ridurlo
al
silenzio
con
la
mia
artiglieria
.
Il
generale
si
era
fatto
ragionevole
e
moderato
.
Quando
arrivammo
all
'
ultima
feritoia
del
mio
settore
,
egli
divenne
persino
cortese
.
-
Io
l
'
ho
visto
la
prima
volta
a
Monte
Fior
,
mi
pare
.
-
Sì
,
signor
generale
.
-
Lei
può
chiamarsi
fortunato
.
Lei
non
è
morto
ancora
.
-
No
,
signor
generale
.
Con
mia
grande
sorpresa
,
egli
levò
un
astuccio
di
sigarette
e
me
ne
offrì
una
.
Ma
egli
non
accese
la
sua
ed
io
non
mi
permisi
di
accendere
la
mia
.
Eravamo
arrivati
all
'
estremo
limite
della
mia
compagnia
.
Io
dissi
:
-
Qui
finisce
il
mio
settore
,
e
incomincia
il
settore
delle
mitragliatrici
.
Debbo
accompagnarla
ancora
?
-
Sì
,
mi
accompagni
.
Grazie
.
Abbia
la
bontà
di
accompagnarmi
.
Egli
non
avrebbe
potuto
essere
più
cortese
.
Ne
ero
incantato
.
Che
non
avesse
cambiato
carattere
?
Eravamo
già
nel
settore
delle
mitragliatrici
ed
io
precedevo
il
generale
.
Probabilmente
informato
,
il
tenente
Ottolenghi
ci
veniva
incontro
.
Lo
additai
al
generale
e
dissi
:
-
Ecco
il
tenente
comandante
del
settore
.
Cedetti
il
passo
e
il
generale
si
trovò
di
fronte
al
tenente
Ottolenghi
.
Il
tenente
si
presentò
.
-
Mi
mostri
le
sue
feritoie
,
-
disse
il
generale
.
-
Conosce
lei
le
sue
feritoie
?
È
da
molto
tempo
che
lei
è
in
questo
settore
?
-
Da
oltre
una
settimana
,
signor
generale
.
Le
feritoie
le
ho
tutte
fatte
riadattare
io
stesso
.
Le
conosco
bene
.
Ottolenghi
precedeva
,
il
generale
seguiva
.
Dietro
il
generale
,
venivo
io
,
dietro
,
i
due
carabinieri
con
i
quali
il
generale
era
salito
in
linea
,
e
il
mio
portaordini
.
Le
trincee
erano
calme
.
Durante
tutta
quell
'
ispezione
,
il
cannoncino
non
s
'
era
fatto
vivo
.
Solo
,
dalla
linea
nemica
,
ogni
tanto
,
partiva
un
colpo
di
fucile
,
a
cui
rispondevano
le
nostre
vedette
.
Ottolenghi
si
fermò
tra
due
feritoie
,
che
egli
definì
secondarie
,
e
disse
:
-
Sono
feritoie
per
il
tiro
sotto
i
nostri
reticolati
,
non
per
l
'
osservazione
.
Il
generale
guardò
a
lungo
l
'
una
e
l
'
altra
.
-
Sono
feritoie
che
non
servono
né
per
l
'
osservazione
né
per
il
tiro
,
-
concluse
.
-
Lei
mi
farà
il
favore
di
ordinarne
la
distruzione
.
Ne
faccia
costruire
delle
altre
.
Dove
sono
le
feritoie
principali
?
Il
generale
era
ridivenuto
autoritario
.
-
Qui
avanti
,
abbiamo
la
più
bella
feritoia
di
tutto
il
settore
,
-
rispose
Ottolenghi
.
-
Si
vede
tutto
il
terreno
antistante
e
tutta
la
linea
nemica
,
in
ogni
sua
parte
.
Credo
che
non
esista
una
migliore
feritoia
.
È
qui
.
La
feritoia
n
.
14
-
Feritoia
n
.
14
?
dicevo
fra
me
.
Siccome
non
avevo
più
visto
quel
settore
da
più
giorni
,
conclusi
che
Ottolenghi
avesse
abolito
qualche
feritoia
,
spostato
i
numeri
e
attribuito
il
n
.
14
ad
un
'
altra
feritoia
.
Alla
prima
curva
della
trincea
,
Ottolenghi
si
fermò
.
Nessuna
modificazione
era
stata
portata
alle
feritoie
della
trincea
.
Le
feritoie
erano
le
stesse
.
Staccata
dalle
altre
,
oltre
la
curva
,
più
elevata
delle
altre
e
bene
in
rilievo
,
era
la
feritoia
n
.
14
con
la
sua
lastra
d
'
acciaio
.
Ottolenghi
si
era
fermato
oltre
la
feritoia
,
lasciando
questa
fra
lui
e
il
generale
.
-
Ecco
,
-
disse
al
generale
,
sollevando
e
lasciando
subito
ricadere
l
'
otturatore
.
-
Il
foro
è
piccolo
e
non
consente
l
'
osservazione
che
ad
uno
solo
.
Io
feci
del
rumore
,
sbattendo
il
bastone
su
dei
sassi
,
per
richiamare
l
'
attenzione
di
Ottolenghi
.
Cercavo
i
suoi
occhi
per
fargli
cenno
di
desistere
.
Egli
non
mi
guardò
.
Capì
certamente
,
ma
non
volle
guardarmi
.
Il
suo
volto
era
divenuto
pallido
.
Il
cuore
mi
tremava
.
Istintivamente
,
aprii
la
bocca
per
chiamare
il
generale
.
Ma
non
parlai
.
La
mia
commozione
,
forse
,
m
'
impedì
di
parlare
.
Non
voglio
diminuire
in
nulla
quella
che
può
essere
stata
,
in
quel
momento
,
la
mia
responsabilità
.
Si
stava
per
uccidere
il
generale
,
io
ero
presente
,
potevo
impedirlo
e
non
dissi
una
parola
.
Il
generale
si
portò
di
fronte
alla
feritoia
.
Si
mise
allo
scudo
,
piegò
la
testa
fino
a
toccare
l
'
acciaio
,
sollevò
l
'
otturatore
e
avvicinò
l
'
occhio
al
foro
.
Io
chiusi
gli
occhi
.
Quanto
durasse
quell
'
attesa
,
non
saprei
dirlo
.
Avevo
sempre
gli
occhi
chiusi
.
Non
sentii
sparare
.
Il
generale
disse
:
-
È
magnifico
!
magnifico
!
Aprii
gli
occhi
e
vidi
il
generale
sempre
alla
feritoia
.
Senza
spostarsi
,
egli
parlava
:
-
Ecco
,
adesso
,
mi
par
di
capire
...
che
il
cannoncino
sia
appostato
in
trincea
,
mi
pare
difficile
...
Forse
sì
...
dove
la
trincea
è
in
linea
spezzata
,
è
possibile
...
Ma
non
credo
...
Come
si
vede
bene
...
Bravo
tenente
!
...
È
probabile
che
l
'
appostazione
sia
dietro
la
trincea
,
pochi
metri
dietro
...
nel
bosco
...
Ottolenghi
suggeriva
:
-
Guardi
bene
,
signor
generale
,
a
sinistra
dov
'
è
un
sacchetto
bianco
,
lo
vede
?
-
Sì
,
lo
vedo
,
è
molto
chiaro
.
Tutto
è
molto
chiaro
.
-
Io
ho
l
'
impressione
che
il
cannoncino
sia
là
.
Non
si
nota
niente
,
non
si
vede
fumo
,
ma
il
rumore
viene
di
là
.
Vede
?
-
Sì
,
vedo
.
-
Guardi
bene
,
non
si
muova
.
-
È
probabile
...
è
probabile
...
-
Se
lei
permette
,
adesso
,
faccio
animare
la
nostra
linea
.
Faccio
sparare
una
mitragliatrice
.
È
facile
che
,
per
rappresaglia
,
il
cannoncino
spari
.
-
Sì
,
tenente
,
faccia
sparare
.
Il
generale
si
ritirò
dalla
feritoia
e
lasciò
ricadere
l
'
otturatore
.
Ottolenghi
diede
l
'
ordine
che
una
mitragliatrice
sparasse
.
Poco
dopo
,
la
mitragliatrice
aprì
il
fuoco
.
Il
generale
si
riaccostò
alla
feritoia
e
sollevò
ancora
una
volta
l
'
otturatore
.
Il
cannoncino
non
sparò
.
Dalla
trincea
nemica
,
rispose
soltanto
qualche
colpo
di
fucile
.
Per
due
o
tre
volte
,
il
generale
ritirò
il
volto
dalla
feritoia
per
rivolgersi
a
Ottolenghi
,
e
la
luce
del
sole
ne
traversava
il
foro
.
Mentre
la
mitragliatrice
sparava
,
il
generale
guardava
ora
con
l
'
occhio
sinistro
,
ora
con
il
destro
.
Il
rumore
dei
colpi
isolati
e
il
tiro
della
mitragliatrice
non
svegliarono
il
tiratore
al
cavalletto
.
Il
generale
abbandonò
la
feritoia
.
Ottolenghi
era
contrariato
.
-
Farò
sparare
qualche
bomba
,
-
propose
al
generale
.
-
È
bene
che
guardi
ancora
.
-
No
,
-
rispose
il
generale
,
-
per
oggi
basta
.
Bravo
tenente
!
Domani
,
farò
venire
qui
il
mio
capo
di
stato
maggiore
,
perché
si
renda
conto
esatto
delle
posizioni
nemiche
.
Arrivederci
.
Strinse
la
mano
a
noi
due
e
s
'
allontanò
,
seguito
dai
due
carabinieri
.
Noi
rimanemmo
soli
.
-
Ma
tu
sei
pazzo
!
-
esclamai
.
Il
mio
portaordini
era
a
pochi
passi
.
Sembrava
non
guardasse
né
sentisse
.
Ottolenghi
non
mi
rispose
neppure
.
S
'
era
fatto
rosso
in
viso
e
girava
attorno
a
se
stesso
.
-
Vuoi
vedere
che
,
se
apro
ancora
la
feritoia
,
quell
'
imbecille
di
tiratore
si
sveglia
?
Levò
di
tasca
una
moneta
di
dieci
centesimi
,
ne
serrò
leggermente
l
'
estremità
fra
il
pollice
e
l
'
indice
,
sollevò
l
'
otturatore
e
l
'
accostò
al
foro
.
Un
fascio
di
sole
illuminò
il
foro
.
E
fu
tutt
'
uno
:
il
sibilo
della
pallottola
e
il
colpo
di
fucile
.
La
moneta
,
strappata
dal
tiro
,
volò
fra
gli
abeti
.
Ottolenghi
sembrava
aver
perduto
ogni
controllo
su
se
stesso
.
Furioso
,
pestava
i
piedi
per
terra
,
si
mordeva
le
dita
e
bestemmiava
.
-
E
ora
ci
vuol
mandare
il
capo
di
stato
maggiore
!
La
notte
disfacemmo
la
feritoia
n
.
14
.
XIX
Non
si
parlava
più
di
nuovi
assalti
.
La
calma
sembrava
ridiscesa
per
lungo
tempo
sulla
vallata
.
Dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
,
si
rafforzavano
le
posizioni
.
I
zappatori
lavoravano
tutta
la
notte
.
Il
cannoncino
da
37
continuava
a
darci
fastidi
,
sempre
invisibile
.
Rimaneva
dei
giorni
interi
senza
sparare
un
colpo
,
poi
,
improvvisamente
,
apriva
il
fuoco
contro
una
feritoia
e
ci
feriva
una
vedetta
.
Il
mio
battaglione
era
sempre
in
linea
e
attendevamo
che
il
battaglione
di
rincalzo
ci
desse
il
cambio
.
Io
volevo
poter
dare
indicazioni
precise
al
comandante
del
reparto
che
mi
avrebbe
sostituito
.
Giorno
e
notte
,
avevo
un
servizio
speciale
di
osservazione
,
nella
speranza
che
il
bagliore
dello
sparo
o
il
movimento
dei
serventi
tradisse
l
'
appostazione
del
pezzo
.
La
notte
precedente
a
quella
del
cambio
,
poiché
il
servizio
di
vigilanza
non
ci
aveva
dato
alcun
risultato
,
accompagnato
da
un
caporale
,
io
stesso
m
'
ero
voluto
mettere
in
osservazione
.
Il
caporale
era
uscito
molte
volte
di
pattuglia
,
ed
era
pratico
del
luogo
.
La
luna
rischiarava
il
bosco
e
,
all
'
apparire
di
qualche
raro
razzo
,
la
luce
improvvisa
dava
un
'
apparenza
di
movimento
alla
foresta
.
Era
difficile
capire
se
si
trattasse
sempre
d
'
una
illusione
.
Potevano
anche
essere
uomini
che
si
spostassero
,
non
alberi
che
,
per
la
velocità
del
passaggio
della
luce
dei
razzi
attraverso
i
rami
,
sembrassero
muoversi
.
Noi
due
eravamo
usciti
all
'
estrema
sinistra
della
compagnia
,
nel
punto
in
cui
le
nostre
trincee
erano
più
vicine
alle
trincee
nemiche
.
Camminando
carponi
,
eravamo
arrivati
dietro
un
cespuglio
,
una
decina
di
metri
oltre
la
nostra
linea
,
una
trentina
dall
'
austriaca
.
Un
leggero
avvallamento
separava
le
nostre
trincee
dal
cespuglio
,
e
questo
coronava
un
rialzo
di
terreno
dominante
la
trincea
antistante
.
Eravamo
là
immobili
,
indecisi
se
avanzare
ancora
oppure
fermarci
,
quando
ci
parve
di
notare
un
movimento
nelle
trincee
nemiche
,
alla
nostra
sinistra
.
In
quel
tratto
di
trincea
,
non
v
'
erano
alberi
:
non
era
quindi
possibile
si
trattasse
di
una
illusione
ottica
.
Comunque
,
noi
constatavamo
di
essere
in
un
punto
da
cui
si
poteva
spiare
la
trincea
nemica
,
d
'
infilata
.
Un
simile
posto
non
l
'
avevamo
ancora
scoperto
,
in
nessun
altro
punto
.
Decisi
perciò
di
rimanere
là
tutta
la
notte
,
per
essere
in
grado
di
osservare
l
'
animarsi
della
trincea
nemica
,
ai
primi
chiarori
dell
'
alba
.
Che
il
cannoncino
sparasse
o
tacesse
,
mi
era
ormai
indifferente
.
L
'
essenziale
era
mantenere
quell
'
insperato
posto
di
osservazione
.
Il
cespuglio
e
il
rialzo
ci
mascheravano
e
ci
proteggevano
così
bene
che
decisi
di
ricollegarli
alla
nostra
linea
e
di
farne
un
posto
clandestino
d
'
osservazione
permanente
.
Rimandai
indietro
il
caporale
e
feci
venire
un
graduato
dei
zappatori
al
quale
detti
le
indicazioni
necessarie
al
lavoro
.
In
poche
ore
,
tra
il
cespuglio
e
la
nostra
trincea
,
fu
scavato
un
camminamento
di
comunicazione
.
Il
rumore
del
lavoro
fu
coperto
dal
rumore
dei
tiri
lungo
la
nostra
linea
.
Il
camminamento
non
era
alto
,
ma
consentiva
il
passaggio
al
coperto
,
anche
di
giorno
,
ad
un
uomo
che
avesse
camminato
strisciando
.
La
terra
scavata
fu
ritirata
indietro
nella
trincea
,
e
dello
scavo
non
rimasero
tracce
appariscenti
.
Piccoli
rami
freschi
e
cespugli
completarono
il
mascheramento
.
Addossati
al
cespuglio
,
il
caporale
ed
io
rimanemmo
in
agguato
tutta
la
notte
,
senza
riuscire
a
distinguere
segni
di
vita
nella
trincea
nemica
.
Ma
l
'
alba
ci
compensò
dell
'
attesa
.
Prima
,
fu
un
muoversi
confuso
di
qualche
ombra
nei
camminamenti
,
indi
,
in
trincea
,
apparvero
dei
soldati
con
delle
marmitte
.
Era
certo
la
corvée
del
caffè
.
I
soldati
passavano
,
per
uno
o
per
due
,
senza
curvarsi
,
sicuri
com
'
erano
di
non
esser
visti
,
ché
le
trincee
e
i
traversoni
laterali
li
proteggevano
dall
'
osservazione
e
dai
tiri
d
'
infilata
della
nostra
linea
.
Mai
avevo
visto
uno
spettacolo
eguale
.
Ora
erano
là
,
gli
austriaci
:
vicini
,
quasi
a
contatto
,
tranquilli
,
come
i
passanti
su
un
marciapiede
di
città
.
Ne
provai
una
sensazione
strana
.
Stringevo
forte
il
braccio
del
caporale
che
avevo
alla
mia
destra
,
per
comunicargli
,
senza
voler
parlare
,
la
mia
meraviglia
.
Anch
'
egli
era
attento
e
sorpreso
,
e
io
ne
sentivo
il
tremito
che
gli
dava
il
respiro
lungamente
trattenuto
.
Una
vita
sconosciuta
si
mostrava
improvvisamente
ai
nostri
occhi
.
Quelle
trincee
,
che
pure
noi
avevamo
attaccato
tante
volte
inutilmente
,
così
viva
ne
era
stata
la
resistenza
,
avevano
poi
finito
con
l
'
apparirci
inanimate
,
come
cose
lugubri
,
inabitate
da
viventi
,
rifugio
di
fantasmi
misteriosi
e
terribili
.
Ora
si
mostravano
a
noi
,
nella
loro
vera
vita
.
Il
nemico
,
il
nemico
,
gli
austriaci
,
gli
austriaci
!
...
Ecco
il
nemico
ed
ecco
gli
austriaci
.
Uomini
e
soldati
come
noi
,
fatti
come
noi
,
in
uniforme
come
noi
,
che
ora
si
muovevano
,
parlavano
e
prendevano
il
caffè
,
proprio
come
stavano
facendo
,
dietro
di
noi
,
in
quell
'
ora
stessa
,
i
nostri
stessi
compagni
.
Strana
cosa
.
Un
'
idea
simile
non
mi
era
mai
venuta
alla
mente
.
Ora
prendevano
il
caffè
.
Curioso
!
E
perché
non
avrebbero
dovuto
prendere
il
caffè
?
Perché
mai
mi
appariva
straordinario
che
prendessero
il
caffè
?
E
,
verso
le
10
o
le
11
,
avrebbero
anche
consumato
il
rancio
,
esattamente
come
noi
.
Forse
che
il
nemico
può
vivere
senza
bere
e
senza
mangiare
?
Certamente
no
.
E
allora
,
quale
la
ragione
del
mio
stupore
?
Ci
erano
tanto
vicini
e
noi
li
potevamo
contare
,
uno
per
uno
.
Nella
trincea
,
fra
due
traversoni
,
v
'
era
un
piccolo
spazio
tondo
,
dove
qualcuno
,
di
tanto
in
tanto
,
si
fermava
.
Si
capiva
che
parlavano
,
ma
la
voce
non
arrivava
fino
a
noi
.
Quello
spazio
doveva
trovarsi
di
fronte
a
un
ricovero
più
grande
degli
altri
,
perché
v
'
era
attorno
maggior
movimento
.
Il
movimento
cessò
all
'
arrivo
d
'
un
ufficiale
.
Dal
modo
con
cui
era
vestito
,
si
capiva
ch
'
era
un
ufficiale
.
Aveva
scarpe
e
gambali
di
cuoio
giallo
e
l
'
uniforme
appariva
nuovissima
.
Probabilmente
,
era
un
ufficiale
arrivato
in
quei
giorni
,
forse
uscito
appena
da
una
scuola
militare
.
Era
giovanissimo
e
il
biondo
dei
capelli
lo
faceva
apparire
ancora
più
giovane
.
Sembrava
non
dovesse
avere
neppure
diciott
'
anni
.
Al
suo
arrivo
,
i
soldati
si
scartarono
e
,
nello
spazio
tondo
,
non
rimase
che
lui
.
La
distribuzione
del
caffè
doveva
incominciare
in
quel
momento
.
Io
non
vedevo
che
l
'
ufficiale
.
Io
facevo
la
guerra
fin
dall
'
inizio
.
Far
la
guerra
,
per
anni
,
significa
acquistare
abitudini
e
mentalità
di
guerra
.
Questa
caccia
grossa
fra
uomini
non
era
molto
dissimile
dall
'
altra
caccia
grossa
.
Io
non
vedevo
un
uomo
.
Vedevo
solamente
il
nemico
.
Dopo
tante
attese
,
tante
pattuglie
,
tanto
sonno
perduto
,
egli
passava
al
varco
.
La
caccia
era
ben
riuscita
.
Macchinalmente
,
senza
un
pensiero
,
senza
una
volontà
precisa
,
ma
così
,
solo
per
istinto
,
afferrai
il
fucile
del
caporale
.
Egli
me
lo
abbandonò
ed
io
me
ne
impadronii
.
Se
fossimo
stati
per
terra
,
come
altre
notti
,
stesi
dietro
il
cespuglio
,
è
probabile
che
avrei
tirato
immediatamente
,
senza
perdere
un
secondo
di
tempo
.
Ma
ero
in
ginocchio
,
nel
fosso
scavato
,
ed
il
cespuglio
mi
stava
di
fronte
come
una
difesa
di
tiro
a
segno
.
Ero
come
in
un
poligono
e
mi
potevo
prendere
tutte
le
comodità
per
puntare
.
Poggiai
bene
i
gomiti
a
terra
,
e
cominciai
a
puntare
.
L
'
ufficiale
austriaco
accese
una
sigaretta
.
Ora
egli
fumava
.
Quella
sigaretta
creò
un
rapporto
improvviso
fra
lui
e
me
.
Appena
ne
vidi
il
fumo
,
anch
'
io
sentii
il
bisogno
di
fumare
.
Questo
mio
desiderio
mi
fece
pensare
che
anch
'
io
avevo
delle
sigarette
.
Fu
un
attimo
.
Il
mio
atto
del
puntare
,
ch
'
era
automatico
,
divenne
ragionato
.
Dovetti
pensare
che
puntavo
,
e
che
puntavo
contro
qualcuno
.
L
'
indice
che
toccava
il
grilletto
allentò
la
pressione
.
Pensavo
.
Ero
obbligato
a
pensare
.
Certo
,
facevo
coscientemente
la
guerra
e
la
giustificavo
moralmente
e
politicamente
.
La
mia
coscienza
di
uomo
e
di
cittadino
non
erano
in
conflitto
con
i
miei
doveri
militari
.
La
guerra
era
,
per
me
,
una
dura
necessità
,
terribile
certo
,
ma
alla
quale
ubbidivo
,
come
ad
una
delle
tante
necessità
,
ingrate
ma
inevitabili
,
della
vita
.
Pertanto
facevo
la
guerra
e
avevo
il
comando
di
soldati
.
La
facevo
dunque
,
moralmente
,
due
volte
.
Avevo
già
preso
parte
a
tanti
combattimenti
.
Che
io
tirassi
contro
un
ufficiale
nemico
era
quindi
un
fatto
logico
.
Anzi
,
esigevo
che
i
miei
soldati
fossero
attenti
nel
loro
servizio
di
vedetta
e
tirassero
bene
,
se
il
nemico
si
scopriva
.
Perché
non
avrei
,
ora
,
tirato
io
su
quell
'
ufficiale
?
Avevo
il
dovere
di
tirare
.
Sentivo
che
ne
avevo
il
dovere
.
Se
non
avessi
sentito
che
quello
era
un
dovere
,
sarebbe
stato
mostruoso
che
io
continuassi
a
fare
la
guerra
e
a
farla
fare
agli
altri
.
No
,
non
v
'
era
dubbio
,
io
avevo
il
dovere
di
tirare
.
E
intanto
,
non
tiravo
.
Il
mio
pensiero
si
sviluppava
con
calma
.
Non
ero
affatto
nervoso
.
La
sera
precedente
,
prima
di
uscire
dalla
trincea
,
avevo
dormito
quattro
o
cinque
ore
:
mi
sentivo
benissimo
:
dietro
il
cespuglio
,
nel
fosso
,
non
ero
minacciato
da
pericolo
alcuno
.
Non
avrei
potuto
essere
più
calmo
,
in
una
camera
di
casa
mia
,
nella
mia
città
.
Forse
,
era
quella
calma
completa
che
allontanava
il
mio
spirito
dalla
guerra
.
Avevo
di
fronte
un
ufficiale
,
giovane
,
inconscio
del
pericolo
che
gli
sovrastava
.
Non
lo
potevo
sbagliare
.
Avrei
potuto
sparare
mille
colpi
a
quella
distanza
,
senza
sbagliarne
uno
.
Bastava
che
premessi
il
grilletto
:
egli
sarebbe
stramazzato
al
suolo
.
Questa
certezza
che
la
sua
vita
dipendesse
dalla
mia
volontà
,
mi
rese
esitante
.
Avevo
di
fronte
un
uomo
.
Un
uomo
!
Un
uomo
!
Ne
distinguevo
gli
occhi
e
i
tratti
del
viso
.
La
luce
dell
'
alba
si
faceva
più
chiara
ed
il
sole
si
annunziava
dietro
la
cima
dei
monti
.
Tirare
così
,
a
pochi
passi
,
su
un
uomo
...
come
su
un
cinghiale
!
Cominciai
a
pensare
che
,
forse
,
non
avrei
tirato
.
Pensavo
.
Condurre
all
'
assalto
cento
uomini
,
o
mille
,
contro
cento
altri
o
altri
mille
è
una
cosa
.
Prendere
un
uomo
,
staccarlo
dal
resto
degli
uomini
e
poi
dire
:
"
Ecco
,
sta
'
fermo
,
io
ti
sparo
,
io
t
'
uccido
"
è
un
'
altra
.
È
assolutamente
un
'
altra
cosa
.
Fare
la
guerra
è
una
cosa
,
uccidere
un
uomo
è
un
'
altra
cosa
.
Uccidere
un
uomo
,
così
,
è
assassinare
un
uomo
.
Non
so
fino
a
che
punto
il
mio
pensiero
procedesse
logico
.
Certo
è
che
avevo
abbassato
il
fucile
e
non
sparavo
.
In
me
s
'
erano
formate
due
coscienze
,
due
individualità
,
una
ostile
all
'
altra
.
Dicevo
a
me
stesso
:
"
Eh
!
non
sarai
tu
che
ucciderai
un
uomo
,
così
!
"
Io
stesso
che
ho
vissuto
quegli
istanti
,
non
sarei
ora
in
grado
di
rifare
l
'
esame
di
quel
processo
psicologico
.
V
'
è
un
salto
che
io
,
oggi
,
non
vedo
più
chiaramente
.
E
mi
chiedo
ancora
come
,
arrivato
a
quella
conclusione
,
io
pensassi
di
far
eseguire
da
un
altro
quello
che
io
stesso
non
mi
sentivo
la
coscienza
di
compiere
.
Avevo
il
fucile
poggiato
,
per
terra
,
infilato
nel
cespuglio
.
Il
caporale
si
stringeva
al
mio
fianco
.
Gli
porsi
il
calcio
del
fucile
e
gli
dissi
,
a
fior
di
labbra
:
-
Sai
...
così
...
un
uomo
solo
...
io
non
sparo
.
Tu
,
vuoi
?
Il
caporale
prese
il
calcio
del
fucile
e
mi
rispose
:
-
Neppure
io
.
Rientrammo
,
carponi
,
in
trincea
.
Il
caffè
era
già
distribuito
e
lo
prendemmo
anche
noi
.
La
sera
,
dopo
l
'
imbrunire
,
il
battaglione
di
rincalzo
ci
dette
il
cambio
.
XX
Le
operazioni
sembravano
aver
subito
,
per
ordini
superiori
,
un
arresto
.
Esse
si
sviluppavano
in
altri
fronti
,
sul
Carso
principalmente
.
Sull
'
Altipiano
,
era
ridiscesa
la
calma
.
A
metà
settembre
,
la
brigata
fu
mandata
a
riposo
,
vicino
a
Foza
,
per
quindici
giorni
.
Ricevemmo
finalmente
abiti
e
biancheria
e
ci
rimettemmo
a
nuovo
.
Quei
quindici
giorni
passarono
per
tutti
noi
come
quindici
notti
.
Non
facemmo
che
dormire
.
Ad
ottobre
,
con
l
'
approssimarsi
dell
'
inverno
,
che
in
alta
montagna
incomincia
fin
dall
'
autunno
,
incominciarono
i
turni
di
trincea
,
tetri
e
monotoni
.
Malgrado
tutto
,
non
erano
peggiori
della
vita
che
,
ogni
giorno
e
in
tempi
normali
,
conducono
milioni
di
minatori
nei
grandi
bacini
minerari
d
'
Europa
.
Si
aveva
qualche
ferito
,
raramente
un
morto
.
Eccezionalmente
,
lo
scoppio
d
'
un
grosso
calibro
o
d
'
una
bombarda
da
trincea
provocava
una
catastrofe
,
come
lo
scoppio
del
grisou
in
un
pozzo
.
E
la
vita
riprendeva
sempre
eguale
.
Trincea
,
riposo
,
a
un
chilometro
,
trincea
.
Il
freddo
,
la
neve
,
il
ghiaccio
,
le
valanghe
non
rendono
la
guerra
più
dura
,
per
uomini
validi
.
Sono
elementi
che
ben
conoscono
,
in
tempo
di
pace
,
quanti
vivono
in
alta
montagna
e
nelle
regioni
dalla
neve
perenne
.
La
guerra
,
per
la
fanteria
,
è
l
'
assalto
.
Senza
l
'
assalto
,
v
'
è
lavoro
duro
,
non
guerra
.
Perciò
,
di
tutti
quei
mesi
,
tutti
eguali
,
io
non
solo
non
ho
un
ricordo
vago
,
ma
nessun
ricordo
.
Come
degli
anni
d
'
infanzia
passati
in
collegio
.
Debbo
quindi
saltare
dei
mesi
interi
e
fermarmi
solo
su
degli
episodi
,
anche
di
pochi
minuti
,
che
ho
vissuto
intensamente
,
e
che
sono
ancora
profondi
nella
mia
memoria
.
Il
generale
Leone
,
promosso
a
un
comando
superiore
,
lasciò
la
divisione
.
Noi
lo
festeggiammo
per
una
settimana
.
Il
suo
successore
,
generale
Piccolomini
,
arrivò
quando
la
brigata
era
in
linea
.
Egli
volle
subito
presentarsi
alle
sue
truppe
e
visitare
le
trincee
.
La
mia
compagnia
era
in
linea
,
nello
stesso
settore
di
destra
.
Un
portaordini
del
comando
di
battaglione
mi
preavvertì
,
ed
io
gli
andai
incontro
.
Il
generale
Leone
era
spettrale
e
rigido
,
il
nuovo
generale
ilare
e
saltellante
.
Nel
rapido
confronto
che
feci
tra
i
due
,
il
generale
Piccolomini
mi
sembrò
il
migliore
degli
uomini
.
Da
dove
ci
venisse
,
non
lo
ricordo
.
Probabilmente
proveniva
da
una
direzione
di
scuola
militare
,
perché
aveva
uno
spirito
pedagogico
,
portato
al
teorico
.
Mi
attendevo
domande
sui
miei
soldati
,
sui
veterani
,
sul
morale
dei
reparti
,
sulle
trincee
,
sul
nemico
.
Con
un
fare
da
esaminatore
,
mi
disse
:
-
Vediamo
un
po
'
,
tenente
.
Sentiamo
come
lei
definirebbe
la
vittoria
.
Intendo
dire
la
nostra
vittoria
,
la
vittoria
militare
.
Simile
domanda
mi
cadeva
imprevista
.
Abbozzai
un
sorriso
d
'
intelligenza
,
un
sorriso
particolare
a
tutti
quelli
che
,
non
avendo
capito
niente
,
ma
trovando
inopportuno
dire
"
io
non
ho
capito
,
abbia
la
bontà
di
spiegarsi
"
,
sorridendo
,
vogliono
far
capire
al
loro
interlocutore
che
hanno
capito
,
ma
in
modo
così
discreto
che
è
come
se
non
avessero
capito
.
Il
generale
ripeté
:
-
La
vittoria
.
Mi
spiego
o
non
mi
spiego
?
Noi
combattiamo
per
vincere
o
per
perdere
?
Evidentemente
,
per
vincere
.
-
Naturalmente
.
-
Ebbene
,
l
'
azione
del
vincere
è
la
vittoria
.
Io
desidererei
che
lei
mi
definisse
questa
vittoria
.
Ora
avevo
capito
,
anche
troppo
.
E
pensavo
,
non
dico
con
nostalgia
,
ma
con
minore
terrore
,
al
generale
Leone
che
,
negli
ultimi
tempi
,
non
s
'
era
più
fatto
vedere
e
sembrava
rinsavito
.
Il
generale
insisteva
:
dovetti
decidermi
a
rispondere
:
-
Non
saprei
,
signor
generale
.
Il
giureconsulto
Paolo
afferma
...
afferma
...
che
tutte
le
definizioni
sono
pericolose
.
E
,
senza
orgoglio
,
anzi
con
una
certa
qual
timidezza
,
osai
appoggiare
la
citazione
con
una
frase
latina
,
una
delle
rare
che
mi
fossero
rimaste
dei
miei
studi
giuridici
.
Di
fronte
alla
frase
latina
,
il
generale
rimase
un
po
'
perplesso
.
Non
se
l
'
attendeva
.
Egli
mi
aveva
sorpreso
con
la
vittoria
,
ma
anch
'
io
l
'
avevo
sorpreso
con
Paolo
.
Per
rifarsi
,
parlò
decisamente
.
-
Io
non
sono
un
prete
e
non
sono
mai
stato
in
seminario
.
Perciò
non
conosco
il
latino
.
Mi
parve
prudente
tacere
.
-
Lasciamo
stare
San
Paolo
.
E
la
vittoria
?
La
vittoria
?
-
insisteva
il
generale
.
Egli
constatò
,
con
soddisfazione
,
che
io
non
ero
in
grado
di
pronunziarmi
,
e
volle
egli
stesso
venirmi
in
aiuto
.
Definì
la
vittoria
con
parole
,
probabilmente
tolte
da
un
trattato
militare
,
che
io
ora
non
ricordo
,
in
cui
entrava
uno
"
scatto
di
nervi
"
.
Il
generale
distingueva
la
vittoria
nell
'
offensiva
e
la
vittoria
nella
difensiva
.
Nella
prima
lo
"
scatto
di
nervi
"
era
tempestivamente
lanciato
,
nella
seconda
era
tempestivamente
frenato
.
Io
pensavo
:
speriamo
che
,
nella
pratica
,
egli
sia
migliore
del
generale
Leone
.
Il
generale
mi
tolse
alle
mie
riflessioni
:
-
Scommetto
che
,
in
tutto
il
suo
battaglione
,
non
v
'
è
un
solo
ufficiale
che
conosca
questa
definizione
capitale
.
Io
pensai
:
lo
spero
bene
.
Ma
dissi
:
-
È
probabile
,
signor
generale
.
Lungo
la
trincea
non
si
sentiva
che
qualche
raro
colpo
di
fucile
.
Il
generale
camminava
svelto
e
sicuro
ed
io
lo
precedevo
.
Era
chiaro
ch
'
egli
non
aveva
nessuna
di
quelle
preoccupazioni
riguardanti
l
'
incolumità
personale
,
comuni
a
quanti
non
sono
abituati
a
vivere
in
trincea
.
Ma
il
suo
pensiero
doveva
essere
sempre
fisso
alla
teoria
della
guerra
.
Ogni
volta
che
si
fermava
,
mi
diceva
:
-
Sì
,
sì
,
in
questa
brigata
,
si
fa
la
guerra
,
ma
si
pensa
poco
.
Ignorare
le
nozioni
più
elementari
!
Un
ufficiale
!
Io
non
rispondevo
.
-
Attenzione
,
signor
generale
,
si
curvi
.
Qui
,
tirano
.
-
E
lasci
che
tirino
!
-
mi
rispose
sdegnoso
.
Passò
,
curvandosi
appena
,
in
modo
insufficiente
.
Un
colpo
di
fucile
ci
avvertì
che
era
necessario
essere
più
prudenti
.
Si
fermò
e
disse
:
-
Voglio
rispondere
un
po
'
anch
'
io
a
quella
gente
.
Fermò
un
soldato
che
passava
con
una
corvée
e
si
fece
dare
il
fucile
.
Fece
qualche
passo
avanti
e
si
arrestò
alla
feritoia
più
vicina
.
La
feritoia
non
era
delle
migliori
.
Era
stata
costruita
per
controllare
un
tratto
dei
nostri
reticolati
che
il
ripiegamento
del
terreno
rendeva
favorevole
ad
un
inosservato
avvicinamento
di
pattuglie
nemiche
.
Il
tratto
che
la
feritoia
dominava
era
ben
lontano
dalle
trincee
nemiche
.
Da
quella
feritoia
,
non
era
possibile
,
in
alcun
modo
,
tirare
sulle
trincee
nemiche
.
Apparteneva
a
quella
categoria
di
feritoie
che
il
generale
Leone
aveva
chiamato
adatte
alla
ricerca
dei
grilli
.
Il
generale
guardò
lungamente
,
rovesciò
l
'
alzo
e
puntò
con
competenza
.
Con
calma
,
scaricò
,
una
dopo
l
'
altra
,
tutte
le
sei
cartucce
del
caricatore
.
I
soldati
della
corvée
s
'
erano
fermati
,
rispettosi
,
e
guardavano
.
Il
generale
si
rivolse
a
loro
:
-
Ho
voluto
dare
,
personalmente
,
una
piccola
lezione
a
quei
facinorosi
.
Dite
pure
ai
vostri
compagni
che
il
vostro
generale
non
ha
paura
d
'
impugnare
il
fucile
come
uno
dei
suoi
soldati
.
Egli
era
soddisfatto
e
anche
un
po
'
commosso
.
I
soldati
sapevano
bene
che
quella
non
era
una
feritoia
contro
le
trincee
nemiche
.
Io
non
ritenni
necessario
fargli
osservare
ch
'
egli
aveva
sparato
per
terra
e
sui
nostri
reticolati
.
Credevo
che
il
piccolo
trattenimento
fosse
terminato
,
quando
il
generale
parve
concentrare
la
sua
attenzione
sulla
canna
del
fucile
che
aveva
impugnato
.
S
'
accorse
che
il
fucile
non
aveva
la
baionetta
innestata
,
com
'
era
d
'
obbligo
per
i
soldati
in
trincea
.
-
Dov
'
è
la
baionetta
?
-
mi
chiese
Io
gli
spiegai
che
i
soldati
comandati
di
corvée
non
portavano
mai
la
baionetta
innestata
,
e
che
quello
era
precisamente
il
fucile
d
'
un
soldato
di
corvée
.
Egli
chiese
la
baionetta
.
Il
soldato
s
'
affrettò
a
porgergliela
.
Il
generale
l
'
afferrò
e
ne
guardò
la
punta
.
La
baionetta
era
ben
affilata
,
ma
,
lungo
la
punta
,
v
'
era
della
ruggine
.
Il
generale
la
guardava
fissamente
.
Anch
'
io
guardai
e
vidi
subito
la
ruggine
.
Pensai
:
quel
poltrone
di
sergente
si
è
dimenticato
di
passare
la
rivista
alle
baionette
;
ora
verrà
il
bello
.
M
'
aspettavo
che
il
generale
me
ne
muovesse
rimprovero
,
come
comandante
di
compagnia
responsabile
,
e
cercavo
una
giustificazione
plausibile
.
Ma
egli
non
si
occupava
di
me
.
Dopo
averne
bene
esaminata
la
punta
,
chiese
al
soldato
:
-
Che
cosa
c
'
è
qui
?
Il
soldato
s
'
accorse
anch
'
egli
che
la
baionetta
era
sporca
e
si
fece
rosso
.
Il
generale
riprese
:
-
Che
cosa
c
'
è
qui
?
Non
imbarazzatevi
.
Venite
più
vicino
.
Guardate
bene
.
Che
cosa
c
'
è
scritto
?
Qui
,
c
'
è
scritto
qualcosa
.
Il
soldato
s
'
avvicinò
e
guardò
attentamente
.
Non
tutti
i
soldati
della
compagnia
sapevano
leggere
.
V
'
era
anzi
una
forte
percentuale
di
analfabeti
,
fra
i
contadini
.
Io
pensavo
:
speriamo
che
almeno
sappia
leggere
.
Il
soldato
aveva
l
'
aria
di
saper
leggere
,
perché
guardava
con
intelligenza
.
Dopo
aver
esaminato
la
baionetta
,
dalla
punta
alla
crociera
,
rispose
confuso
:
-
Io
non
vedo
niente
,
signor
generale
,
Anch
'
io
guardai
bene
,
ma
non
vidi
niente
.
Né
sulla
lama
,
né
sulla
punta
,
v
'
era
scritta
una
lettera
.
V
'
era
solo
della
ruggine
.
Il
generale
batté
la
mano
sulla
spalla
del
soldato
ed
esclamò
:
-
Benedetto
figliolo
!
Qui
c
'
è
scritta
una
parola
che
tutti
possono
leggere
,
persino
gli
analfabeti
;
che
tutti
possono
vedere
,
persino
i
ciechi
,
talmente
essa
è
luminosa
.
Il
generale
si
rivolse
a
me
e
mi
chiese
:
-
Non
è
vero
,
signor
tenente
?
Siccome
non
avevo
visto
niente
neppure
io
,
non
potevo
dire
d
'
aver
visto
qualcosa
.
Un
po
'
imbarazzato
anch
'
io
,
scossi
la
testa
e
annuii
a
metà
,
come
per
dire
:
mi
rimetto
a
lei
.
Ora
il
generale
si
rivolgeva
e
parlava
a
tutta
la
squadra
di
corvée
che
si
era
addossata
al
parapetto
,
sull
'
attenti
.
Sembrava
un
tribuno
:
-
C
'
è
scritto
...
vittoria
.
Vittoria
!
Sì
,
vittoria
.
Comprendete
voi
?
È
per
la
vittoria
che
noi
combattiamo
dalle
Alpi
al
mare
,
dall
'
Adriatico
al
Tirreno
,
dal
Tirreno
al
...
Vittoria
!
Vittoria
in
nome
del
Re
...
in
nome
di
Sua
Maestà
il
Re
.
Vittoria
in
nome
...
Il
generale
tossi
leggermente
.
-
In
nome
...
Siccome
la
terza
invocazione
non
veniva
,
egli
tossì
una
seconda
volta
,
una
terza
.
Poi
,
improvvisamente
inspirato
,
concluse
:
-
Viva
il
Re
!
Nella
foga
del
discorso
,
il
generale
aveva
elevato
la
voce
.
Gli
austriaci
dovettero
sentirlo
.
Il
cannoncino
da
37
,
sempre
invisibile
,
sparò
tre
colpi
sulla
trincea
.
Per
noi
,
non
v
'
era
alcun
pericolo
,
perché
eravamo
tutti
al
sicuro
.
Nella
posizione
che
noi
occupavamo
,
il
cannoncino
era
per
noi
inoffensivo
.
Non
v
'
erano
neppure
vedette
,
in
quel
punto
.
Il
generale
,
che
pure
non
poteva
avere
la
stessa
nostra
certezza
,
rimase
immobile
,
calmissimo
.
Senza
scomporsi
,
disse
:
-
Tira
sovente
?
-
Raramente
,
-
risposi
,
-
e
per
rappresaglia
.
-
Forse
ha
voluto
rispondere
ai
miei
colpi
.
-
È
possibile
.
Il
generale
aveva
restituito
il
fucile
e
la
baionetta
.
La
corvée
si
era
allontanata
.
Eravamo
rimasti
soli
.
Egli
divenne
guardingo
e
riprese
la
conversazione
a
voce
bassissima
.
-
I
suoi
soldati
hanno
tutti
il
coltello
?
-
Non
tutti
,
signor
generale
.
C
'
è
chi
l
'
ha
e
chi
non
l
'
ha
.
-
La
baionetta
non
basta
.
Nel
corpo
a
corpo
,
specie
nei
combattimenti
notturni
,
ci
vuole
il
coltello
.
Un
coltello
ben
affilato
,
bene
affilato
,
bene
,
bene
...
mi
comprende
?
-
Sì
,
signor
generale
-
Quanti
coltelli
vi
sono
,
nella
sua
compagnia
?
Io
non
ne
avevo
un
'
idea
neppure
approssimativa
.
In
generale
,
ogni
soldato
aveva
un
coltello
o
un
temperino
di
sua
proprietà
.
V
'
erano
anche
quelli
che
non
ne
possedevano
.
L
'
esperienza
mi
aveva
convinto
che
,
nell
'
interesse
del
servizio
,
di
fronte
a
domande
del
genere
,
è
utile
rispondere
con
cifre
.
Feci
un
rapido
calcolo
.
Nella
compagnia
,
v
'
erano
circa
duecento
soldati
,
in
quel
periodo
.
-
Centocinquanta
coltelli
,
-
risposi
.
-
A
manico
fisso
?
-
No
,
signor
generale
.
Non
ho
visto
un
solo
coltello
a
manico
fisso
.
-
Lei
non
passa
molte
riviste
ai
coltelli
?
-
No
,
signor
generale
.
Essendo
i
coltelli
di
proprietà
personale
,
non
lo
ritenevo
necessario
.
-
D
'
ora
innanzi
,
le
passi
.
-
Signor
sì
.
-
I
suoi
soldati
li
adoperano
spesso
?
-
Signor
sì
.
Il
generale
abbassò
ancora
la
voce
,
e
,
fattosi
più
vicino
,
mi
chiese
,
quasi
all
'
orecchio
:
-
Per
quale
uso
?
Con
lo
stesso
tono
di
voce
risposi
:
-
Per
tagliare
il
pane
...
Il
generale
aprì
gli
occhi
,
tondi
,
tondi
,
tondi
.
Io
non
potevo
ritornare
indietro
.
-
...
la
carne
...
il
formaggio
...
Il
generale
mi
divorava
con
gli
occhi
.
Io
continuai
:
-
...
per
sbucciare
le
arance
...
-
No
,
no
,
-
disse
il
generale
,
con
gesto
d
'
uomo
inorridito
.
-
Ma
,
mi
dica
,
in
combattimento
?
Io
mi
concentrai
un
istante
,
tanto
più
che
la
voce
bassissima
spingeva
alla
meditazione
.
In
combattimento
?
Io
non
volevo
compromettere
quell
'
ispezione
che
,
malgrado
i
numerosi
scogli
,
prometteva
di
finir
bene
.
Ma
,
come
rispondere
?
In
combattimento
!
Non
eravamo
riusciti
a
toccare
gli
austriaci
con
i
fucili
,
immaginiamoci
con
i
coltelli
!
Anziché
rispondere
,
ripetei
,
con
un
fil
di
voce
:
-
In
combattimento
?
Il
pensiero
del
generale
correva
.
Egli
non
s
'
accorse
che
io
non
avevo
risposto
alla
sua
domanda
.
Continuò
:
-
Va
da
sé
che
il
fucile
con
la
baionetta
innestata
deve
essere
impugnato
con
tutte
e
due
le
mani
.
Per
non
essere
imbarazzati
,
bisogna
fissare
il
coltello
fra
i
denti
.
Ed
imitò
il
gesto
,
ponendosi
,
fra
i
denti
,
l
'
indice
della
mano
.
L
'
originale
posizione
in
cui
si
trovava
e
lo
sguardo
con
cui
l
'
accompagnava
,
i
peli
dei
baffi
drizzati
sulle
labbra
,
mi
fecero
pensare
ad
una
lontra
con
un
pesce
in
bocca
.
Con
un
cenno
della
testa
,
mostrai
d
'
aver
capito
.
-
E
il
colpo
,
rapido
.
Al
cuore
o
alla
gola
,
è
indifferente
.
Purché
ci
si
sbrighi
.
Io
annuii
ancora
,
abbassando
la
testa
.
Era
evidente
che
,
quanto
meno
parlavo
,
tanto
meglio
le
cose
sarebbero
andate
.
-
È
più
utile
avere
un
tipo
unico
di
coltello
a
manico
fisso
.
Ha
capito
?
-
Signor
sì
.
-
Ne
parli
al
suo
comandante
di
battaglione
.
-
Signor
sì
.
Il
generale
mi
strinse
la
mano
,
con
un
gesto
cabalistico
,
come
se
,
fra
noi
due
,
fosse
stato
concluso
un
misterioso
patto
di
guerra
.
Giorni
dopo
,
egli
volle
che
il
comandante
di
brigata
gli
presentasse
gli
ufficiali
dei
due
reggimenti
.
Al
rapporto
furono
presenti
tutti
i
comandanti
di
compagnia
e
gli
altri
ufficiali
,
liberi
dal
servizio
.
Egli
volle
conoscerci
tutti
e
profittò
dell
'
occasione
per
una
conferenza
all
'
aperto
.
La
riunione
aveva
luogo
nel
settore
del
battaglione
di
riserva
della
brigata
.
L
'
ordine
del
giorno
della
divisione
aveva
annunciato
il
tema
della
conferenza
:
"
Accordo
delle
intelligenze
"
.
La
giornata
era
magnifica
.
L
'
Altipiano
non
ne
vide
di
più
luminose
.
Dopo
alcune
frasi
per
salutare
gli
ufficiali
e
la
brigata
,
il
generale
passò
al
tema
.
L
'
espressione
"
accordo
delle
intelligenze
"
ricorreva
frequentemente
.
Accordo
fra
l
'
intelligenza
del
capo
e
quella
dei
suoi
subordinati
;
accordo
dell
'
intelligenza
della
fanteria
con
quella
dell
'
artiglieria
;
accordo
dell
'
intelligenza
degli
ufficiali
e
quella
dei
soldati
,
ecc
.
,
ecc
.
Il
generale
impiegava
molte
definizioni
.
Egli
le
conosceva
a
memoria
.
Io
risentii
,
ancora
una
volta
,
quella
della
vittoria
con
relativa
manovra
dei
nervi
.
Ma
l
'
intelligenza
costituiva
il
centro
del
discorso
.
Il
generale
s
'
abbandonava
all
'
improvvisazione
:
-
Un
'
intelligenza
limpida
,
solare
,
come
la
luce
di
questa
giornata
radiosa
,
in
cui
gli
atomi
infiniti
danzano
in
divino
accordo
,
così
come
io
vorrei
danzassero
gli
ufficiali
della
mia
divisione
,
nei
giorni
di
battaglia
.
Il
discorso
,
spesso
,
diveniva
rapido
.
Il
generale
non
aveva
appunti
scritti
e
parlava
a
braccio
.
-
Un
'
intelligenza
per
la
quale
è
sufficiente
una
minuscola
chiave
per
aprire
una
grande
porta
;
una
parola
per
afferrare
il
significato
d
'
un
ordine
,
un
'
intuizione
per
comprendere
,
subito
,
di
primo
acchito
,
un
fatto
sconosciuto
.
Per
esempio
...
Il
generale
s
'
era
arrestato
.
Egli
aveva
visto
uno
scavo
semicircolare
,
fresco
,
che
coronava
un
cocuzzolo
,
mascherato
di
frasche
,
lontano
da
noi
un
centinaio
di
metri
,
lungo
una
delle
linee
di
resistenza
del
settore
.
-
Per
esempio
...
Che
è
quello
scavo
?
È
necessario
averlo
costruito
per
sapere
che
cosa
sia
?
No
,
o
signori
,
non
è
necessario
.
Non
occorre
chiederlo
.
Basta
vederlo
.
Si
presenta
da
sé
.
Si
intuisce
.
Che
cos
'
è
?
È
un
'
appostazione
di
mitragliatrice
.
Il
generale
si
muoveva
come
un
prestidigitatore
che
,
fatta
uscire
una
colomba
da
una
rosa
,
attenda
,
dagli
spettatori
,
la
maraviglia
e
gli
applausi
.
L
'
aiutante
maggiore
del
2°
battaglione
,
il
professore
di
greco
,
era
troppo
scrupoloso
per
lasciar
passare
,
senza
un
'
osservazione
,
quella
ch
'
era
un
'
inesattezza
.
Il
suo
battaglione
era
riserva
di
brigata
ed
egli
conosceva
bene
il
suo
settore
.
L
'
esattezza
,
innanzi
tutto
.
Egli
fece
un
passo
avanti
e
disse
:
-
Permette
,
signor
generale
?
-
Dica
pure
,
-
rispose
il
generale
.
-
Per
la
verità
,
signor
generale
,
per
la
verità
,
non
è
una
appostazione
di
mitragliatrice
.
-
E
che
cos
è
?
-
Una
latrina
da
campo
.
Fu
un
brutto
momento
per
tutti
.
Il
generale
tossì
.
Anche
qualcuno
di
noi
tossì
.
La
conferenza
era
finita
.
XXI
A
novembre
,
la
neve
era
già
alta
.
Ad
ogni
nevicata
,
dovevamo
elevare
le
trincee
e
spostarne
le
feritoie
,
fino
al
livello
della
neve
.
Era
arrivato
un
nuovo
comandante
d
'
armata
e
si
parlava
di
azioni
prossime
.
Giornalmente
,
il
genio
costruiva
ponti
portatili
e
scale
,
e
noi
ci
esercitavamo
con
essi
.
I
ponti
erano
fatti
con
rami
intrecciati
e
avrebbero
dovuto
servire
per
passare
sui
reticolati
nemici
.
Le
scale
,
di
legno
,
lunghe
da
sei
a
otto
metri
,
avrebbero
dovuto
consentire
la
scalata
a
quelle
trincee
nemiche
che
,
nel
settore
di
destra
,
gli
austriaci
avevano
sulle
rocce
.
Ponti
e
scale
erano
gli
argomenti
e
le
beffe
del
giorno
e
della
notte
.
L
'
azione
sembrava
prossima
.
La
mia
compagnia
era
in
linea
,
all
'
estrema
destra
del
settore
,
in
cui
era
maggiore
la
distanza
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
austriache
.
A
destra
erano
i
grandi
roccioni
,
a
sinistra
la
stretta
vallata
,
quasi
spoglia
d
'
alberi
.
A
destra
e
a
sinistra
,
le
due
trincee
si
avvicinavano
;
nel
mezzo
,
si
allontanavano
,
fino
a
distare
l
'
una
dall
'
altra
da
due
a
trecento
metri
.
In
quel
tratto
,
nel
mezzo
,
le
trincee
austriache
erano
sul
costone
e
dominavano
le
nostre
,
una
trentina
di
metri
più
basse
.
Il
comando
di
battaglione
mi
aveva
mandato
in
linea
il
soldato
Marrasi
Giuseppe
,
punito
con
quindici
giorni
di
rigore
,
e
assegnato
alla
mia
compagnia
.
Per
sottrarsi
alla
vita
di
trincea
,
egli
aveva
dato
ad
intendere
di
conoscere
il
tedesco
ed
era
stato
mandato
,
tempo
prima
,
ad
una
stazione
d
'
intercettazione
telefonica
.
Scoperto
che
egli
non
conosceva
la
lingua
,
era
stato
punito
e
rimandato
al
battaglione
.
Dopo
Monte
Fior
non
l
'
avevo
più
visto
,
per
quanto
appartenesse
alla
9a
compagnia
.
Lo
assegnai
al
2°
plotone
ed
egli
vi
prese
subito
servizio
,
perché
la
prigione
non
si
scontava
,
in
trincea
,
e
si
faceva
solo
la
ritenuta
sul
soldo
.
La
notte
,
durante
un
'
ispezione
in
linea
,
la
mia
attenzione
venne
attirata
dalla
conversazione
che
si
svolgeva
nel
ricovero
del
2°
plotone
,
posto
venti
o
trenta
metri
dietro
le
trincee
.
M
'
avvicinai
.
I
soldati
fumavano
e
chiacchieravano
sottovoce
,
attorno
alle
stufe
accese
.
Il
plotone
non
aveva
ufficiale
e
il
sottufficiale
che
lo
comandava
,
il
sergente
Cosello
,
era
il
solo
che
non
parlasse
.
Seduto
sulle
gambe
incrociate
,
fumava
una
pipa
di
terracotta
,
dal
cannello
smisuratamente
lungo
.
Fumava
e
ascoltava
.
-
Io
sono
nato
di
venerdì
,
-
diceva
un
soldato
,
-
ed
era
evidente
che
non
dovevo
aver
fortuna
.
Il
giorno
stesso
,
mia
madre
morì
.
Il
giorno
in
cui
mi
han
chiamato
sotto
le
armi
era
di
venerdì
;
venerdì
il
giorno
del
mio
primo
combattimento
.
Quando
sono
stato
ferito
la
prima
volta
,
era
un
venerdì
e
venerdì
quando
son
stato
ferito
la
seconda
volta
.
Vedrete
che
mi
uccideranno
un
venerdì
.
Scommetterei
che
l
'
azione
sarà
per
questo
venerdì
prossimo
.
-
Io
son
nato
di
domenica
,
-
diceva
un
altro
,
-
e
non
ho
avuto
più
fortuna
di
te
.
Mia
madre
è
morta
sei
mesi
dopo
,
il
che
non
costituisce
una
grande
differenza
.
Mio
padre
si
è
dovuto
sposare
,
per
allevarmi
,
perché
,
con
la
sua
giornata
,
non
poteva
pagarmi
una
balia
.
Mia
matrigna
mi
batteva
come
un
materasso
.
È
il
mio
primo
ricordo
d
'
infanzia
.
La
vita
che
io
ho
fatto
non
l
'
augurerei
a
un
cane
.
Poi
,
è
venuta
la
guerra
.
Quando
la
granata
mi
è
scoppiata
fra
le
gambe
,
vi
ricordate
,
chi
c
'
era
?
-
Io
c
'
ero
.
-
Era
di
domenica
.
Ti
regalo
volentieri
il
mio
giorno
di
festa
.
-
E
tu
,
quando
sei
nato
,
Marrasi
?
Marrasi
non
rispose
.
-
Se
esiste
,
nella
settimana
,
un
giorno
che
porta
fortuna
,
certamente
tu
sei
nato
in
quel
giorno
.
Di
'
la
verità
:
a
quanti
combattimenti
hai
preso
parte
?
Con
un
pretesto
o
con
un
altro
,
li
hai
evitati
tutti
.
Questa
è
fortuna
.
Marrasi
si
difese
attaccando
.
-
Chi
mi
dà
mezzo
sigaro
?
-
chiese
.
-
Ja
,
mezzo
sigaro
?
-
Ja
,
ja
!
-
Kamarad
,
mezzo
sigaro
!
Si
scherzava
sul
suo
tedesco
e
non
gli
si
dette
il
sigaro
.
-
E
quella
fucilata
alla
mano
?
Che
fucilata
intelligente
!
-
Come
hai
fatto
a
spararla
?
-
Ma
quando
fosti
fatto
prigioniero
,
francamente
,
poca
fortuna
!
Quella
volta
,
non
avesti
fortuna
!
Tutti
i
compagni
ridevano
.
Il
sergente
,
impassibile
,
fumava
la
pipa
.
Io
mi
dimenticai
di
Marrasi
.
Il
giorno
dopo
,
ero
nel
mio
baracchino
e
facevo
dei
disegni
richiestimi
dal
comando
di
battaglione
.
Potevano
essere
le
due
del
pomeriggio
.
Dalla
trincea
della
compagnia
,
partì
un
grido
d
'
allarmi
,
seguito
da
colpi
di
fucile
.
Immediatamente
,
tutta
la
linea
aprì
il
fuoco
.
In
quattro
salti
fui
in
trincea
.
I
soldati
correvano
alle
feritoie
.
In
mezzo
alla
piccola
vallata
,
oltre
la
linea
dei
nostri
reticolati
,
il
soldato
Marrasi
,
le
gambe
affondate
nella
neve
,
le
mani
in
alto
,
senza
fucile
,
stentatamente
avanzava
verso
le
trincee
nemiche
.
Sul
frastuono
dei
colpi
,
si
levava
la
voce
da
baritono
del
sergente
Cosello
:
-
Sparate
sul
disertore
!
La
trincea
nemica
taceva
.
Dovetti
correre
al
telefono
in
trincea
.
Il
comandante
di
battaglione
mi
chiamava
per
avere
la
spiegazione
di
quanto
accadeva
.
Egli
parlava
eccitato
:
-
Che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
Debbo
mandare
rincalzi
?
Io
lo
rassicurai
:
-
Ma
no
.
Un
soldato
sta
passando
al
nemico
,
solo
,
senza
armi
,
e
la
compagnia
tira
su
di
lui
.
Gli
austriaci
,
per
non
spaventarlo
,
non
sparano
.
-
Un
disonore
simile
sul
battaglione
!
-
Lo
so
,
lo
so
;
non
lo
stia
a
raccontare
a
me
.
Che
ci
posso
fare
?
-
Me
lo
rimandi
indietro
,
vivo
o
morto
!
-
Eh
,
vivo
,
sarà
difficile
.
Sparano
tutti
su
di
lui
.
-
Tanto
meglio
.
Meglio
morto
.
Me
lo
mandi
morto
.
-
Sta
bene
.
Posso
andare
?
-
Sì
,
vada
pure
e
mi
dia
le
novità
al
più
presto
.
Io
ritornai
alla
feritoia
.
Al
fuoco
della
compagnia
s
'
era
aggiunto
quello
delle
due
mitragliatrici
del
battaglione
.
Marrasi
continuava
ad
avanzare
,
ma
con
molta
difficoltà
.
Superata
la
vallata
,
il
terreno
era
ripido
e
la
neve
sempre
alta
.
Io
mi
stupivo
ch
'
egli
non
fosse
ancora
caduto
,
quando
m
'
accorsi
che
,
dietro
di
lui
,
ad
una
cinquantina
di
metri
,
anch
'
egli
sprofondato
nella
neve
,
camminava
il
sergente
Cosello
.
Impugnava
il
fucile
con
le
due
mani
e
,
ad
ogni
passo
,
tirava
un
colpo
su
Marrasi
.
Ma
questi
non
cadeva
.
Con
tutta
la
mia
voce
,
ordinai
al
sergente
di
rientrare
in
trincea
.
Il
sergente
si
fermò
.
Era
in
piedi
,
in
mezzo
alla
vallata
.
Io
temevo
che
gli
austriaci
tirassero
su
di
lui
e
ripetei
l
'
ordine
.
Gli
austriaci
non
sparavano
.
Egli
si
voltò
e
mi
gridò
:
-
Signor
sì
!
Aveva
le
gambe
sepolte
nella
neve
.
Da
fermo
,
puntò
lungamente
e
sparò
tutto
il
caricatore
sul
disertore
.
Questi
cadde
e
si
rovesciò
sulla
neve
.
Io
lo
credetti
colpito
.
Ma
,
dopo
qualche
istante
,
si
rialzò
e
riprese
ad
avanzare
.
Tutta
la
linea
continuava
a
sparare
su
di
lui
.
Marrasi
camminava
.
Anche
il
sergente
,
ch
'
era
un
tiratore
scelto
,
l
'
aveva
sbagliato
.
Ho
sempre
notato
che
,
nei
momenti
d
'
eccitazione
,
i
soldati
guardano
e
sparano
ad
occhi
aperti
,
senza
puntare
.
Il
sergente
rientrò
.
Venne
da
me
,
coperto
di
sudore
.
Parlava
a
fatica
:
-
Che
vergogna
!
Che
disonore
!
-
diceva
ansante
.
-
Il
2
plotone
è
disonorato
.
Il
2°
plotone
era
disonorato
.
La
compagnia
era
disonorata
.
Il
battaglione
era
disonorato
.
Fra
poco
,
si
sarebbero
considerati
disonorati
il
reggimento
,
la
brigata
,
la
divisione
,
il
corpo
d
'
armata
e
,
con
ogni
probabilità
,
tutta
l
'
armata
.
Marrasi
continuava
ad
avanzare
.
Il
piantone
al
telefono
venne
di
corsa
per
dirmi
che
il
comandante
di
battaglione
mi
chiamava
nuovamente
,
perché
il
comandante
del
reggimento
voleva
essere
messo
al
corrente
.
-
Rispondi
che
sono
in
trincea
e
non
mi
posso
allontanare
.
Che
verrò
tra
poco
.
Il
piantone
disparve
.
Marrasi
s
'
allontanava
sempre
più
da
noi
.
Gli
austriaci
avevano
due
sbarramenti
di
reticolati
di
fronte
alle
loro
trincee
.
Egli
era
arrivato
al
primo
.
La
neve
lo
copriva
pressoché
intieramente
,
ma
l
'
ostacolo
era
egualmente
insormontabile
.
S
'
aggrappò
ai
fili
,
li
scosse
,
tentò
scavalcarli
,
ma
inutilmente
.
Capì
che
non
sarebbe
potuto
passare
.
Scoraggiato
,
si
fermò
un
istante
e
si
strinse
la
testa
fra
le
mani
.
Sembrava
gli
mancasse
ormai
la
forza
di
continuare
.
Fece
qualche
passo
attorno
allo
stesso
punto
,
disperato
.
Così
,
egli
girava
attorno
a
se
stesso
,
sperduto
,
ma
invulnerabile
,
sotto
il
tiro
dei
nostri
.
Marrasi
si
riprese
.
Risolutamente
,
camminò
verso
un
albero
che
era
a
pochi
metri
da
lui
.
Questo
era
lungo
la
linea
dei
reticolati
,
al
di
fuori
,
verso
di
noi
,
e
gli
austriaci
vi
avevano
appoggiato
un
cavallo
di
frisia
,
dall
'
altra
parte
.
Marrasi
si
slacciò
il
cinturone
che
aveva
ancora
alla
cintola
,
con
le
due
giberne
.
Agilmente
,
si
arrampicò
al
tronco
.
Non
era
più
impacciato
.
Era
già
a
qualche
metro
da
terra
.
Dall
'
alto
,
spiccò
un
salto
e
si
sprofondò
nella
neve
,
al
di
là
dei
reticolati
.
Il
primo
sbarramento
era
passato
.
I
nostri
sparavano
sempre
.
Gli
austriaci
tacevano
.
Il
piantone
al
telefono
venne
un
'
altra
volta
.
Il
comandante
del
battaglione
,
assillato
di
richieste
dal
comandante
del
reggimento
,
il
quale
,
a
sua
volta
,
era
assediato
in
permanenza
dal
comandante
di
brigata
,
mi
chiedeva
insistentemente
all
'
apparecchio
.
Lo
rinviai
,
urlando
:
-
Tira
una
fucilata
sul
filo
telefonico
e
,
dopo
,
va
'
dal
comandante
del
battaglione
e
informalo
che
la
linea
è
interrotta
.
-
Signor
sì
.
-
Hai
capito
bene
?
-
Signor
sì
.
Fra
le
tante
fucilate
e
i
tiri
delle
mitragliatrici
,
Marrasi
riprese
ad
avanzare
.
L
'
ultimo
tratto
,
il
più
ripido
,
era
il
più
faticoso
.
La
trincea
nemica
era
a
pochi
metri
.
Da
una
grande
feritoia
,
una
mano
gli
faceva
segni
di
richiamo
.
Egli
si
diresse
alla
feritoia
.
I
nostri
tiratori
scelti
di
bombe
"
Benaglia
"
a
fucile
,
sembravano
averlo
sotto
il
loro
tiro
.
Lo
scoppio
d
'
una
bomba
lo
investì
ed
egli
cadde
.
Ma
si
rialzò
,
subito
dopo
.
Nel
settore
,
il
fuoco
era
diventato
generale
.
Dalla
compagnia
,
si
era
propagato
a
tutto
il
battaglione
,
ai
battaglioni
laterali
,
oltre
Monte
Interrotto
,
fino
alla
Val
d
'
Assa
.
Tutti
sparavano
:
i
nostri
e
gli
austriaci
.
Sembrava
che
tutto
il
corpo
d
'
armata
fosse
impegnato
in
combattimento
.
Solo
le
trincee
del
costone
tacevano
sempre
.
Marrasi
era
sotto
l
'
altro
sbarramento
di
reticolati
,
a
non
più
di
due
metri
dalla
trincea
austriaca
.
Dalla
grande
feritoia
,
qualcuno
doveva
parlargli
in
italiano
,
perché
mi
parve
che
una
conversazione
si
svolgesse
fra
lui
e
la
trincea
.
Egli
cadde
,
mentre
toccava
il
reticolato
.
Rimase
immobile
,
le
gambe
affondate
nella
neve
,
il
busto
piegato
,
le
braccia
e
le
mani
tese
.
Sul
bersaglio
ormai
inanimato
,
il
fuoco
di
tutta
la
nostra
trincea
infuriava
come
prima
.
Ci
volle
del
tempo
,
prima
che
riuscissi
a
far
cessare
il
fuoco
nel
nostro
settore
.
E
quando
cessò
,
continuò
ancora
,
a
lungo
,
nei
settori
laterali
.
Il
telefono
era
interrotto
e
comunicai
per
iscritto
le
novità
al
comando
di
battaglione
.
Dovetti
resistere
,
fino
a
sera
,
agli
ordini
del
comandante
del
reggimento
che
esigeva
facessi
uscire
una
pattuglia
,
comandata
da
un
ufficiale
,
per
ritirare
il
cadavere
e
lavare
,
così
,
l
'
onta
del
reggimento
.
Il
colonnello
finì
col
venire
in
linea
per
accertarsi
personalmente
dell
'
esecuzione
dell
'
ordine
.
Ma
la
situazione
non
mutava
per
questo
.
Il
cadavere
era
sempre
là
,
a
trecento
metri
da
noi
,
a
due
dal
nemico
.
Ed
era
giorno
.
Il
colonnello
insisteva
ed
io
,
visto
vano
ogni
altro
argomento
,
trovai
un
rifugio
letterario
.
Fresco
delle
letture
d
'
Ariosto
,
citai
,
con
tutta
serenità
,
l
'
episodio
di
Cloridano
e
Medoro
:
Che
sarebbe
pensier
non
troppo
accorto
Perder
dei
vivi
per
salvar
un
morto
.
Il
colonnello
mi
rispose
,
secco
,
infliggendomi
gli
arresti
.
Ma
la
pattuglia
non
uscì
.
Calata
la
sera
,
al
primo
razzo
che
tirammo
,
ci
accorgemmo
che
il
corpo
di
Marrasi
era
scomparso
.
L
'
azione
delle
scale
e
dei
ponti
fu
rinviata
.
XXII
Con
il
sopravvenire
dell
'
inverno
,
avevamo
iniziato
i
turni
delle
licenze
.
Quindici
giorni
da
passare
nelle
nostre
famiglie
ci
sembravano
una
felicità
senza
eguale
.
Avellini
ed
io
eravamo
fra
i
più
anziani
del
battaglione
e
saremmo
dovuti
partire
con
i
turni
dei
primi
ufficiali
,
Ma
l
'
azione
delle
scale
e
dei
ponti
,
sospesa
più
volte
,
era
ancora
in
preparazione
,
e
il
colonnello
ci
tratteneva
al
reggimento
.
Io
inoltre
dovevo
far
coincidere
la
mia
licenza
con
quella
di
mio
fratello
,
soldato
in
un
reggimento
di
fanteria
della
Carnia
,
poiché
avevamo
ottenuto
di
poter
partire
insieme
.
Ma
,
a
così
grandi
distanze
,
era
difficile
mettersi
d
'
accordo
.
Per
Natale
,
eravamo
ancora
in
trincea
.
Gli
austriaci
,
normalmente
,
rispettavano
le
ricorrenze
delle
feste
religiose
.
Per
le
grandi
solennità
,
essi
non
sparavano
in
trincea
e
anche
la
loro
artiglieria
taceva
.
Ma
,
questa
volta
,
i
nostri
posti
d
'
ascoltazione
erano
riusciti
ad
intercettare
un
fonogramma
nemico
,
in
cui
si
parlava
di
una
mina
che
avrebbe
dovuto
brillare
per
Natale
,
a
mezzanotte
.
Quella
mina
noi
la
ritenevamo
scavata
nella
roccia
,
sotto
le
nostre
trincee
,
all
'
estrema
destra
del
settore
.
I
nostri
apparecchi
avevano
percepito
il
rumore
delle
perforatrici
,
fin
dall
'
ottobre
,
e
i
comandi
erano
costantemente
preoccupati
.
Se
le
nostre
posizioni
fossero
saltate
in
quel
punto
,
gli
austriaci
,
sfruttando
la
sorpresa
,
avrebbero
interrotto
,
con
le
linee
,
le
nostre
comunicazioni
e
occupato
il
punto
dominante
la
vallata
che
congiungeva
le
due
divisioni
.
Il
fianco
destro
della
nostra
brigata
sarebbe
stato
,
per
giunta
,
completamente
scoperto
.
Il
nostro
battaglione
conosceva
,
più
che
gli
altri
,
quelle
posizioni
,
e
il
comando
del
reggimento
ordinò
che
due
compagnie
,
la
9a
di
Avellini
e
la
10a
,
la
mia
,
rimanessero
in
linea
,
la
notte
di
Natale
.
Il
reggimento
riceveva
il
cambio
,
proprio
quella
notte
,
e
le
nostre
due
compagnie
avrebbero
dovuto
assicurare
la
continuità
del
servizio
in
quel
punto
più
delicato
,
in
cui
i
nuovi
reparti
si
sarebbero
trovati
impreparati
.
Il
reggimento
scese
a
riposo
,
a
Campomulo
,
dopo
l
'
imbrunire
.
La
9a
occupò
il
settore
della
mina
,
e
la
mia
compagnia
fu
posta
di
rincalzo
,
nelle
immediate
adiacenze
,
per
essere
pronta
a
contrattaccare
dopo
lo
scoppio
.
Solamente
noi
ufficiali
eravamo
a
conoscenza
di
quanto
sarebbe
avvenuto
.
I
soldati
rimpiangevano
solo
di
essere
dovuti
rimanere
in
linea
mentre
il
resto
del
reggimento
passava
il
Natale
a
riposo
.
Una
larga
distribuzione
di
cioccolato
e
di
cognac
aveva
suscitato
qualche
sospetto
,
che
fu
dissipato
dalla
considerazione
che
fosse
un
compenso
dovuto
all
'
eccezionale
servizio
.
Prima
di
portarsi
sulla
mina
,
Avellini
mi
consegnò
un
pacchetto
di
lettere
,
sigillato
.
L
'
eleganza
del
pacchetto
e
un
tenue
profumo
che
ne
sprigionava
rivelavano
chiaramente
la
loro
provenienza
.
Io
non
sapevo
niente
di
preciso
,
ma
non
ignoravo
che
Avellini
era
innamorato
di
una
signorina
.
Quelle
dovevano
essere
le
lettere
che
ne
aveva
ricevuto
.
Con
un
sorriso
che
voleva
coprire
il
lieto
segreto
,
mi
disse
:
-
Non
si
tratta
di
una
questione
importante
,
anzi
,
non
è
una
questione
di
servizio
.
Ma
se
,
stanotte
,
rimango
sepolto
dalla
mina
,
tu
farai
giungere
questo
pacchetto
alla
persona
di
cui
troverai
l
'
indirizzo
,
levando
la
prima
busta
sigillata
.
Io
non
volevo
rivolgergli
delle
domande
.
Non
volevo
apparire
indiscreto
,
ma
soprattutto
temevo
di
vedere
,
con
una
risposta
precisa
,
distrutta
una
speranza
ch
'
io
alimentavo
in
mezzo
a
molte
preoccupazioni
e
dubbi
.
Che
la
signorina
di
cui
ero
incaricato
di
custodire
le
lettere
non
fosse
la
stessa
alla
quale
io
pensavo
da
tanto
tempo
?
Noi
l
'
avevamo
conosciuta
assieme
,
con
Avellini
,
nel
mese
di
settembre
,
a
Marostica
,
vicino
a
Bassano
.
Eravamo
stati
mandati
in
quella
cittadina
per
un
incarico
di
servizio
mentre
il
reggimento
era
a
riposo
attorno
a
Gallio
.
Le
eravamo
stati
presentati
da
un
ufficiale
amico
,
nella
sua
famiglia
,
e
io
ne
ero
rimasto
vivamente
colpito
.
Speravo
di
aver
suscitato
in
lei
lo
stesso
interesse
.
Mi
sembrava
anzi
d
'
esserne
sicuro
.
Ma
Avellini
l
'
aveva
potuta
rivedere
da
sola
.
Poiché
il
mio
pensiero
correva
spesso
a
quella
casa
,
il
dubbio
che
Avellini
fosse
il
preferito
mi
perseguitava
.
Avevo
più
volte
deciso
di
parlargliene
,
ma
non
avevo
osato
.
La
sera
,
mentre
Avellini
mi
lasciava
con
il
pacchetto
nelle
mani
e
si
allontanava
per
salire
in
linea
,
non
seppi
resistere
.
Gli
chiesi
:
-
È
bionda
?
Egli
mi
accennò
di
sì
.
-
È
bella
?
Mi
rispose
,
socchiudendo
gli
occhi
,
felice
:
-
Bellissima
.
Non
ardii
chiedere
di
più
.
Ma
,
pensavo
,
perché
doveva
essere
proprio
lei
?
Non
era
possibile
si
trattasse
di
un
'
altra
donna
?
Certo
,
era
possibile
.
Avellini
aveva
ragione
di
considerarsi
in
pericolo
e
di
prevedere
che
quella
notte
potesse
essere
l
'
ultima
della
sua
vita
.
Ma
non
aveva
pensato
che
anch
'
io
avrei
potuto
correre
seri
rischi
.
In
guerra
,
chi
è
un
metro
avanti
considera
gli
altri
al
sicuro
.
Neppure
io
vi
avevo
pensato
,
ma
quando
rimasi
solo
,
compresi
che
il
pacchetto
delle
lettere
non
era
molto
più
sicuro
nelle
mie
mani
.
Dopo
lo
scoppio
della
mina
,
io
avrei
dovuto
contrattaccare
,
e
chi
sa
che
cosa
avrei
trovato
.
Decisi
di
mettere
in
salvo
il
pacchetto
.
Dietro
di
me
,
a
un
centinaio
di
metri
,
a
sbarramento
della
valle
,
v
'
era
una
linea
di
due
ridotte
,
con
un
fortino
occupato
da
una
batteria
da
montagna
.
Io
ero
buon
amico
del
suo
comandante
,
un
capitano
d
'
artiglieria
,
che
conoscevo
fin
dal
suo
arrivo
.
Con
lui
ero
stato
continuamente
in
rapporto
,
per
disegni
,
rilievi
topografici
,
per
i
lavori
al
fortino
.
Quella
notte
stessa
,
dovevo
essere
continuamente
collegato
con
lui
,
perché
l
'
azione
dei
suoi
pezzi
,
dopo
lo
scoppio
della
mina
,
si
sarebbe
coordinata
con
l
'
attacco
della
mia
compagnia
.
La
notte
era
caduta
da
poco
.
La
mina
non
sarebbe
scoppiata
che
a
notte
inoltrata
:
a
mezzanotte
,
diceva
l
'
intercettazione
.
Trovai
il
capitano
solo
,
nella
piccola
sala
di
mensa
,
che
la
batteria
aveva
costruito
dietro
il
fortino
.
Gli
ufficiali
di
una
batteria
in
posizione
,
in
montagna
,
avevano
le
stesse
comodità
che
,
in
fanteria
,
può
avere
un
comando
di
reggimento
in
linea
.
Le
pareti
di
legno
erano
verniciate
e
abbellite
da
illustrazioni
di
guerra
.
Il
capitano
era
seduto
,
alla
tavola
non
ancora
sparecchiata
.
Gli
ufficiali
avevano
finito
di
pranzare
e
ripresero
i
posti
di
servizio
.
Il
capitano
aveva
,
a
portata
di
mano
,
il
telefono
e
due
bottiglie
:
una
di
cognac
,
e
una
di
benedettino
.
Egli
beveva
e
fumava
.
-
Debbono
essere
bosniaci
mussulmani
,
-
mi
disse
,
appena
mi
vide
.
-
Immaginare
di
far
brillare
la
mina
la
notte
di
Natale
!
È
un
bel
presepio
che
ci
preparano
.
Ma
io
ho
i
pezzi
puntati
in
tal
modo
che
,
se
son
maomettani
,
comunicheranno
stanotte
stessa
col
Profeta
.
-
Spero
bene
,
-
dissi
,
-
che
lei
non
ci
scambi
per
bosniaci
,
e
non
ci
tiri
alle
spalle
.
Badi
che
,
pochi
secondi
dopo
l
'
esplosione
,
noi
saremo
già
partiti
all
'
assalto
e
avremo
occupato
le
posizioni
su
cui
lei
ha
i
cannoni
puntati
.
-
E
per
chi
ci
ha
preso
?
Noi
non
siamo
artiglieria
d
'
assedio
per
permetterci
scherzi
del
genere
.
Ho
disposto
un
servizio
di
illuminazione
a
razzi
e
,
dall
'
osservatorio
,
distinguerò
i
minimi
dettagli
.
La
conversazione
si
aggirò
sull
'
artiglieria
da
montagna
in
contrapposizione
all
'
artiglieria
da
campagna
e
dei
medi
e
grossi
calibri
,
particolarmente
disposti
a
sbagliare
bersaglio
e
a
tirare
sui
nostri
.
Il
capitano
fece
preparare
il
caffè
,
che
era
una
specialità
della
batteria
.
La
specialità
consisteva
in
tre
bicchieri
di
cognac
finissimo
e
che
si
bevevano
così
:
uno
,
prima
del
caffè
,
uno
nel
caffè
e
uno
dopo
il
caffè
.
Per
le
precedenti
mie
visite
,
egli
sapeva
che
non
bevevo
liquori
e
scherzava
su
quella
mia
astensione
da
arteriosclerotico
.
Io
mostrai
il
pacchetto
sigillato
.
-
Se
dovesse
accadermi
qualcosa
,
stanotte
,
la
prego
di
consegnare
questo
pacchetto
al
tenente
Avellini
,
della
9a
compagnia
.
Se
egli
non
fosse
più
fortunato
di
me
,
lei
troverà
,
nella
busta
interna
,
l
'
indirizzo
della
persona
cui
deve
essere
spedito
il
pacchetto
.
Il
capitano
aveva
già
bevuto
la
prima
parte
del
suo
caffè
speciale
.
-
Lettere
d
'
amore
?
-
mi
chiese
.
Io
evitai
la
risposta
ed
egli
si
mise
a
ridere
fragorosamente
.
-
Che
c
'
è
da
ridere
?
-
Lei
ha
ragione
.
Non
c
'
è
proprio
niente
da
ridere
.
C
'
è
da
piangere
.
Egli
rideva
sempre
.
-
Crede
alla
donna
,
lei
?
-
mi
domandò
.
-
E
perché
,
lei
non
ci
crede
?
-
Io
?
Io
!
Io
!
Prese
la
bottiglia
di
cognac
,
ne
bevve
un
altro
bicchierino
e
disse
:
-
Ecco
,
a
che
cosa
io
credo
.
-
Ciò
non
impedisce
che
possa
credere
,
occorrendo
,
anche
alla
donna
.
-
Io
ho
trentacinque
anni
,
-
egli
disse
,
-
e
sono
sposato
da
sei
.
Ho
dell
'
esperienza
un
po
'
più
di
lei
.
-
In
materia
,
l
'
esperienza
non
serve
a
gran
che
.
-
L
'
esperienza
serve
a
valutare
la
vita
per
quello
che
è
e
non
per
quello
che
si
vorrebbe
che
fosse
.
Lei
,
in
confronto
a
me
,
è
un
ragazzo
.
Quando
si
ha
una
donna
,
lontana
mille
chilometri
,
la
sola
cosa
utile
a
farsi
è
quella
di
dimenticarla
.
Poche
illusioni
!
Non
resta
altro
da
fare
.
E
,
per
dimenticare
,
non
c
'
è
che
questo
.
Ora
,
bevevamo
il
caffè
.
-
Perché
,
se
non
si
dimenticasse
,
non
ci
rimarrebbe
altro
che
spararsi
un
colpo
di
pistola
.
Il
capitano
parlava
con
il
tono
più
allegro
.
Il
liquore
,
certo
,
lo
eccitava
,
ma
lo
eccitavano
anche
le
stesse
sue
parole
.
Parlava
rapidamente
,
come
se
da
lungo
tempo
aspettasse
un
'
occasione
per
abbandonarsi
a
delle
confidenze
,
e
ripeteva
più
volte
la
stessa
frase
.
Dal
portafoglio
,
tolse
una
fotografia
.
-
Ecco
,
guardi
.
È
bella
.
Bella
come
può
essere
una
donna
bella
.
Eppure
non
vale
una
bottiglia
di
cognac
.
Io
presi
la
fotografia
tra
le
mani
,
ma
mi
mancò
il
tempo
di
guardarla
.
Egli
me
la
strappò
con
violenza
,
s
'
alzò
in
piedi
e
la
gettò
nella
grande
stufa
accesa
.
Io
ero
imbarazzato
e
non
sapevo
che
dire
.
Rapidamente
,
egli
si
calmò
e
prese
il
mio
pacchetto
.
-
Stia
tranquillo
,
-
mi
disse
,
-
Lei
può
contare
su
di
me
.
Cambiò
discorso
e
mi
parlò
di
servizio
,
bevendo
.
Ci
levammo
per
uscire
.
Io
ero
già
alla
porta
.
Egli
mi
trattenne
per
il
braccio
e
mi
chiese
:
-
Lei
non
crederà
che
io
sia
geloso
?
-
Ma
manco
per
sogno
!
-
risposi
.
Assieme
,
visitammo
le
appostazioni
più
avanzate
.
Gli
artiglieri
erano
ai
pezzi
,
con
i
loro
ufficiali
.
Tutto
vi
era
in
ordine
.
Rientrai
alla
mia
compagnia
.
Nei
ricoveri
,
i
soldati
bevevano
e
fumavano
.
Mi
sedetti
con
loro
e
aspettai
la
mezzanotte
.
Un
quarto
d
'
ora
prima
,
feci
disporre
i
soldati
per
squadre
,
pronti
ad
uscire
dai
ricoveri
e
correre
ai
camminamenti
.
Man
mano
che
la
mezzanotte
si
avvicinava
,
i
soldati
capivano
che
qualche
avvenimento
insolito
stava
per
accadere
e
s
'
interrogavano
l
'
un
l
'
altro
,
con
lo
sguardo
.
Io
dissi
che
si
temeva
una
sorpresa
e
bisognava
tenersi
pronti
per
il
contrattacco
.
Ma
,
quanto
più
s
'
avvicinava
l
'
ora
attesa
e
temuta
,
tanto
più
il
mio
pensiero
si
allontanava
dalla
mia
compagnia
,
dalla
mina
,
da
tutti
quei
luoghi
.
Mi
dicevo
:
"
Dev
'
essere
lei
.
Non
può
essere
che
lei
"
.
E
,
ogni
volta
,
il
dubbio
ritornava
e
trovavo
tante
considerazioni
a
mio
conforto
.
"
Non
dev
'
essere
lei
.
Non
può
essere
lei
"
.
E
la
rivedevo
,
così
come
l
'
avevo
vista
la
prima
volta
,
alla
finestra
di
casa
sua
,
affacciata
sulla
strada
,
mentre
io
entravo
nel
portone
,
i
capelli
biondi
rovesciati
sulla
fronte
,
ma
non
tanto
da
ricoprire
gli
occhi
sorridenti
.
Quando
guardai
l
'
orologio
,
mezzanotte
era
passata
.
La
mina
non
scoppiava
.
Mandai
da
Avellini
,
per
aver
notizie
.
Egli
mi
rispose
che
non
aveva
notato
niente
d
'
insolito
e
che
,
nella
trincea
nemica
,
la
vigilanza
era
come
le
altre
notti
.
Aspettammo
,
ma
meno
preoccupati
,
fino
all
'
alba
.
Che
i
posti
d
'
intercettazione
si
fossero
sbagliati
?
Che
gli
austriaci
ci
avessero
giuocato
una
beffa
?
La
mattina
,
le
due
compagnie
ricevettero
il
cambio
,
e
raggiungemmo
il
reggimento
a
Campomulo
.
Ritirato
il
pacchetto
,
lo
avevo
riconsegnato
ad
Avellini
.
Il
giorno
stesso
,
il
colonnello
c
'
invitò
a
pranzo
e
ci
comunicò
che
potevamo
partire
in
licenza
il
giorno
dopo
.
Mentre
prendevamo
il
caffè
,
ci
chiese
:
-
Mi
dicano
la
verità
,
sinceramente
.
In
tutta
la
guerra
,
hanno
passato
un
momento
più
drammatico
di
quei
pochi
minuti
prima
di
mezzanotte
?
Avellini
si
affrettò
a
rispondere
:
-
Io
mi
tenevo
pronto
,
naturalmente
;
ma
pensavo
ad
altro
.
E
guardò
me
,
sorridendo
,
come
se
io
solo
potessi
capirlo
.
XXIII
Avellini
ed
io
partimmo
insieme
in
licenza
.
Facemmo
un
piccolo
percorso
insieme
,
perché
egli
aveva
la
sua
famiglia
in
Piemonte
ed
io
in
Sardegna
.
Mio
fratello
aveva
avuto
,
all
'
ultimo
momento
,
non
so
più
quali
impedimenti
di
servizio
e
fu
obbligato
a
ritardare
la
partenza
.
Io
arrivai
solo
,
a
casa
.
Trovai
il
babbo
molto
invecchiato
.
Lo
avevo
sempre
creduto
un
uomo
forte
.
Mi
accorsi
subito
che
non
era
più
lo
stesso
.
Egli
era
depresso
e
non
nascondeva
il
suo
scoraggiamento
.
Noi
eravamo
i
soli
figli
e
tutti
e
due
in
fanteria
.
Non
si
faceva
più
illusioni
.
Non
sperava
che
noi
potessimo
rientrare
sani
e
salvi
dalla
guerra
.
Aveva
trascurato
i
suoi
affari
.
Rividi
la
vecchia
e
grande
casa
di
campagna
,
un
tempo
tanto
piena
di
vita
,
quasi
deserta
.
La
mamma
mi
parve
più
coraggiosa
.
Io
le
avevo
mandato
spesso
delle
lettere
,
impostate
nelle
città
delle
retrovie
,
che
le
facevano
credere
che
io
fossi
al
sicuro
.
Ma
i
soldati
feriti
del
mio
reggimento
raccontavano
di
combattimenti
che
avevamo
fatto
assieme
,
distruggendo
,
così
,
in
gran
parte
,
i
risultati
dei
miei
espedienti
.
Non
pertanto
,
sembrava
piena
di
fiducia
ed
era
lei
che
animava
anche
il
babbo
.
Io
parlai
della
guerra
con
molte
precauzioni
.
Riuscii
subito
a
dare
della
vita
di
prima
linea
un
'
idea
accettabile
,
senza
incubi
.
I
genitori
avevano
creduto
che
noi
fossimo
,
in
permanenza
,
impegnati
in
combattimenti
furiosi
.
Essi
non
avevano
mai
supposto
che
noi
potessimo
vivere
dei
mesi
senza
combattere
e
senza
neppure
vedere
gli
austriaci
.
Non
avevano
un
'
idea
geografica
del
fronte
,
e
,
malgrado
sulle
carte
apparisse
che
il
fronte
era
di
centinaia
di
chilometri
,
pensavano
che
il
combattimento
in
un
settore
travolgesse
o
avesse
spettatori
anche
gli
altri
settori
.
La
guerra
,
così
come
io
la
descrivevo
,
non
aveva
un
aspetto
insopportabile
.
Avevo
a
mio
sostegno
anche
l
'
argomento
che
gli
ufficiali
non
corrono
gli
stessi
rischi
dei
soldati
e
che
mio
fratello
era
in
una
parte
tranquilla
del
fronte
.
Ma
,
ogni
volta
che
mio
padre
si
trovava
solo
con
me
,
mi
diceva
,
senza
perifrasi
,
la
sua
opinione
:
-
Io
non
vedrò
la
fine
di
questa
guerra
.
E
ho
paura
che
non
la
vedrete
neppure
voi
.
Una
sera
pranzava
con
noi
un
nostro
parente
,
soldato
di
fanteria
in
licenza
dopo
una
ferita
.
Avevamo
finito
di
pranzare
e
prendevamo
il
caffè
.
Il
babbo
gli
chiese
,
più
per
tener
su
la
conversazione
che
per
avere
un
parere
:
-
Secondo
te
,
Antonio
,
finirà
presto
la
guerra
?
Io
,
fino
ad
allora
,
avevo
evitato
si
parlasse
di
guerra
.
Antonio
rispose
con
sicurezza
:
-
Non
finirà
mai
.
La
guerra
è
un
macello
permanente
.
La
mamma
non
aveva
capito
e
chiese
:
-
Che
cos
'
è
?
-
Un
macello
permanente
,
-
Anche
per
gli
ufficiali
.
?
-
Anche
per
loro
.
Quando
Antonio
andò
via
,
io
non
durai
fatica
a
dimostrare
che
era
un
pusillanime
.
La
mamma
era
sempre
attorno
a
me
ed
io
uscivo
raramente
di
casa
,
tanto
in
lei
era
grande
il
desiderio
di
essermi
vicina
.
Si
comportava
con
me
,
come
se
io
fossi
un
bambino
:
a
tal
punto
che
la
sera
,
quando
andavo
a
dormire
,
voleva
aiutarmi
a
spogliarmi
e
ritornava
più
volte
per
baciarmi
,
prima
che
lei
si
ritirasse
nella
sua
camera
.
La
mattina
era
sempre
lei
,
e
solo
lei
,
che
mi
portava
il
caffè
,
a
letto
.
Ed
esigeva
che
lo
prendessi
a
letto
,
perché
così
profittava
per
starmi
vicina
e
parlarmi
,
lungamente
,
di
tutto
.
Quella
volta
,
i
miei
genitori
non
ebbero
fortuna
con
la
mia
licenza
.
Ero
in
casa
da
appena
quattro
giorni
e
un
telegramma
del
comandante
del
reggimento
mi
richiamava
in
linea
per
urgenti
ed
impreviste
necessità
di
servizio
.
Io
pensai
:
questa
è
la
volta
che
attacchiamo
con
i
ponti
e
con
le
scale
.
Ma
trovai
il
pretesto
dovesse
trattarsi
di
acquisti
di
finimenti
per
il
carreggio
,
in
cui
,
al
reggimento
,
mi
si
attribuiva
una
competenza
superiore
a
quella
che
io
non
avessi
.
Il
babbo
si
fece
muto
e
non
parlò
più
fino
all
'
ora
della
mia
partenza
.
La
mamma
,
anche
stavolta
,
si
mostrò
tanto
calma
e
coraggiosa
e
io
ne
fui
felice
.
Il
babbo
voleva
accompagnarmi
per
un
lungo
tratto
.
Io
mi
accomiatai
solo
dalla
mamma
,
che
rimase
in
casa
.
Il
distacco
fu
semplice
.
La
mamma
mi
carezzò
e
mi
baciò
infinite
volte
,
senza
versare
una
lacrima
,
e
,
qualche
istante
,
persino
sorridente
.
Mostrava
una
così
grande
fiducia
che
io
stesso
ne
ero
stupito
.
Mai
avrei
supposto
in
lei
tanta
forza
d
'
animo
.
Il
babbo
,
muto
,
andava
su
e
giù
,
senza
guardarci
.
Avevamo
fatto
una
cinquantina
di
metri
fuori
di
casa
.
Il
babbo
mi
teneva
sotto
braccio
.
Io
scherzavo
sulla
sua
scarsa
conoscenza
dei
regolamenti
militari
e
gli
dicevo
che
egli
mi
provocava
alla
indisciplina
,
perché
un
militare
non
può
andare
a
braccetto
,
neppure
con
suo
padre
,
in
pubblico
.
Mi
accorsi
che
avevo
dimenticato
in
casa
il
frustino
.
Lasciai
il
babbo
e
,
a
grandi
passi
,
rifeci
la
strada
.
La
porta
di
casa
era
ancora
aperta
.
Entrai
e
gridai
:
-
Mamma
,
ho
dimenticato
il
frustino
.
Al
centro
della
sala
,
accanto
ad
una
sedia
rovesciata
,
la
mamma
era
accasciata
sul
pavimento
,
in
singhiozzi
.
Io
la
raccolsi
,
l
'
aiutai
a
sollevarsi
.
Ma
non
si
reggeva
più
da
sola
,
tanto
,
in
pochi
istanti
,
si
era
disfatta
.
Tentai
di
dirle
parole
di
conforto
,
ma
si
struggeva
in
lacrime
.
Dovevano
essere
passati
parecchi
minuti
,
poiché
sentii
la
voce
del
babbo
gridare
impaziente
:
-
Ebbene
,
codesto
frustino
?
Finirai
per
perdere
il
treno
.
Mi
svincolai
dalla
mamma
e
ridiscesi
di
corsa
.
Sempre
viaggiando
,
in
tre
giorni
,
raggiunsi
l
'
Altipiano
.
Anche
Avellini
era
stato
richiamato
ed
era
giunto
prima
di
me
.
Era
proprio
l
'
azione
dei
ponti
e
delle
scale
che
si
preparava
.
Il
reggimento
era
ritornato
in
linea
.
Per
non
farmi
perdere
tempo
,
l
'
ufficiale
delle
salmerie
mi
dette
un
mulo
e
,
in
poche
ore
,
fui
in
trincea
.
L
'
artiglieria
tuonava
su
tutto
il
settore
.
Quando
arrivai
in
linea
,
erano
le
due
o
le
tre
del
pomeriggio
.
Il
mio
battaglione
occupava
le
stesse
posizioni
del
turno
precedente
.
Poche
vedette
stavano
alle
feritoie
,
sui
palchi
eretti
,
in
alto
.
In
quei
giorni
,
era
caduta
ancora
della
neve
e
le
trincee
erano
state
elevate
al
suo
livello
.
Le
vedette
si
muovevano
sui
palchi
,
come
dei
muratori
in
una
casa
in
costruzione
.
I
grossi
tronchi
che
reggevano
la
sovrastante
impalcatura
di
legno
davano
alle
trincee
l
'
aspetto
d
'
un
cantiere
.
Gli
altri
soldati
erano
scaglionati
lungo
le
trincee
e
i
camminamenti
,
in
attesa
.
A
causa
del
continuo
movimento
,
la
neve
si
era
sciolta
nel
fondo
delle
trincee
e
dei
camminamenti
,
e
si
era
formato
uno
strato
di
fango
,
in
cui
i
soldati
affondavano
con
le
gambe
.
Essi
avevano
un
aspetto
rassegnato
.
Tutti
bevevano
.
Le
borracce
di
cognac
non
stavano
mai
ferme
.
Al
mio
primo
apparire
,
sentii
un
odore
cavernoso
di
fango
e
di
cognac
.
E
i
"
labyrinthes
fangeux
"
di
Baudelaire
,
in
Le
vin
des
chiffonniers
mi
vennero
alla
mente
.
Il
sole
era
assente
e
il
cielo
sembrava
attendesse
ancora
della
neve
.
Il
tenente
più
anziano
che
,
in
mia
assenza
,
comandava
la
compagnia
mi
venne
incontro
e
mi
dette
le
novità
.
Tutti
i
soldati
erano
presenti
in
trincea
,
anche
quelli
che
avevano
la
febbre
.
Mi
disse
:
-
Potevi
startene
a
casa
e
finire
la
licenza
in
pace
.
Tanto
,
qui
,
oggi
,
non
avanzeremo
d
'
un
metro
.
A
me
,
la
neve
arriva
al
collo
.
Per
giungere
alle
trincee
nemiche
,
mi
occorrerebbe
un
ascensore
.
Egli
era
piccolo
di
statura
.
Ma
io
,
ch
'
ero
molto
più
alto
,
non
mi
sarei
trovato
in
migliori
condizioni
.
Un
assalto
,
su
quel
terreno
,
mi
sembrava
una
delle
cose
più
straordinarie
della
guerra
.
Cercai
il
comandante
del
battaglione
,
e
lo
trovai
,
come
gli
altri
,
nel
fango
.
Anch
'
egli
beveva
.
Io
non
lo
conoscevo
,
perché
era
arrivato
nei
giorni
in
cui
ero
in
licenza
.
Era
un
maggiore
,
sulla
cinquantina
,
che
veniva
dalla
Libia
.
Io
ero
fra
i
pochi
veterani
del
reggimento
ed
egli
mi
accolse
cordialmente
come
un
pari
grado
.
Mi
disse
che
,
improvvisamente
trasferito
dall
'
Africa
all
'
Altipiano
,
non
aveva
la
più
lontana
idea
della
nostra
guerra
di
trincea
.
-
Stia
tranquillo
,
-
gli
dissi
,
-
perché
noi
ne
sappiamo
quanto
lei
.
-
Crede
lei
,
-
mi
chiese
,
-
che
riusciremo
a
prendere
le
posizioni
nemiche
?
-
Se
gli
austriaci
se
ne
vanno
,
-
risposi
,
-
è
probabile
che
,
in
un
paio
d
'
ore
,
dopo
aver
praticato
dei
passaggi
nella
neve
,
arriveremo
alle
trincee
nemiche
,
anche
se
congelati
.
Ma
,
se
gli
austriaci
non
se
ne
vanno
,
mi
pare
estremamente
difficile
.
-
E
se
ne
andranno
?
-
E
perché
se
ne
dovrebbero
andare
?
-
E
i
ponti
e
le
scale
?
Con
un
tempo
come
questo
,
ci
saranno
utilissimi
.
Stanotte
,
li
bruceremo
per
riscaldarci
,
altrimenti
morremo
tutti
assiderati
.
Il
maggiore
non
aveva
voglia
di
scherzare
.
Era
compreso
delle
difficoltà
che
avrebbe
incontrate
il
battaglione
nell
'
assalto
.
Era
preoccupato
e
nervoso
.
Trovava
,
per
giunta
,
il
nostro
cognac
ripugnante
.
L
'
ordine
dell
'
assalto
non
arrivava
ancora
.
Contrariamente
al
passato
,
l
'
ora
non
era
stata
fissata
.
Il
comandante
di
divisione
s
'
era
riservato
di
comunicarla
all
'
ultimo
momento
.
L
'
accordo
delle
intelligenze
.
Un
portaordini
del
comando
del
reggimento
chiamò
il
maggiore
dal
colonnello
.
Il
maggiore
si
fece
pallido
e
mi
disse
:
-
Ci
siamo
!
E
s
'
incamminò
,
sostenendosi
al
bastone
di
montagna
,
lentamente
,
le
gambe
nel
fango
.
Rimase
assente
una
mezz
'
ora
.
Quando
ritornò
aveva
il
volto
illuminato
di
gioia
.
Io
lo
rividi
a
distanza
e
non
capii
la
ragione
di
tale
mutamento
.
Camminando
in
mezzo
ai
soldati
,
che
gli
cedevano
il
passo
,
esclamava
:
-
Non
se
ne
fa
più
niente
!
non
se
ne
fa
più
niente
!
Avvicinandosi
a
me
,
gridò
:
-
L
'
azione
è
sospesa
!
-
Come
,
sospesa
?
-
Sì
,
sospesa
.
Il
signor
generale
comandante
la
divisione
ha
fatto
comunicare
che
l
'
azione
è
sospesa
.
Pare
che
fosse
un
'
azione
dimostrativa
.
Il
signor
generale
si
congratula
con
gli
ufficiali
e
con
la
truppa
per
il
bel
contegno
della
giornata
.
L
'
artiglieria
tuonava
ancora
.
Forse
,
il
generale
s
'
era
dimenticato
di
comunicarle
che
l
'
azione
era
sospesa
.
I
reparti
furono
fatti
rientrare
nei
ricoveri
.
Bevevano
prima
e
bevevano
dopo
.
Tristezza
e
gioia
sono
emozioni
della
stessa
natura
.
La
sera
,
il
maggiore
volle
che
pranzassi
con
lui
,
al
comando
del
battaglione
,
e
,
al
caffè
,
mi
fece
le
sue
confidenze
:
-
Ho
fatto
tutta
la
guerra
libica
e
ho
preso
parte
a
molti
combattimenti
.
Sono
stato
decorato
al
valore
,
come
vede
,
e
credo
di
non
aver
paura
.
Io
credo
di
non
aver
più
paura
d
'
un
altro
.
Sono
ufficiale
di
carriera
ed
è
probabile
che
anch
'
io
avanzi
ancora
di
grado
.
Ma
le
assicuro
che
le
più
belle
soddisfazioni
della
mia
carriera
sono
come
questa
d
'
oggi
.
Noi
siamo
professionisti
della
guerra
e
non
ci
possiamo
lamentare
se
siamo
obbligati
a
farla
.
Ma
,
quando
siamo
pronti
per
un
combattimento
,
e
,
all
'
ultimo
momento
,
arriva
l
'
ordine
di
sospenderlo
,
glielo
dico
io
,
mi
creda
,
si
può
essere
coraggiosi
finché
si
vuole
,
ma
fa
piacere
.
Sono
questi
,
lealmente
,
i
più
bei
momenti
della
guerra
.
La
notte
scendeva
glaciale
.
I
soldati
erano
intirizziti
e
mancava
la
legna
per
le
stufe
.
Dopo
un
rapido
scambio
di
idee
tra
ufficiali
,
decidemmo
di
bruciare
buona
parte
dei
ponti
e
delle
scale
.
XXIV
Il
reggimento
era
a
riposo
,
attorno
al
villaggio
di
Ronchi
.
Il
comando
era
più
in
alto
,
a
Campanella
,
vicino
mezzo
chilometro
.
I
tre
battaglioni
erano
accantonati
nelle
poche
case
ancora
intatte
e
nei
baraccamenti
.
I
soldati
erano
stanchi
.
Questi
riposi
di
pochi
giorni
,
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
,
dopo
turni
di
un
mese
di
trincea
,
li
avevano
depressi
.
Ma
v
'
era
la
speranza
d
'
un
lungo
riposo
.
Ci
avevano
detto
che
,
questa
volta
,
saremmo
scesi
nella
pianura
veneta
per
finirvi
l
'
inverno
.
La
distribuzione
di
oggetti
di
corredo
nuovi
sembrò
ne
fosse
la
più
certa
conferma
e
rianimò
anche
i
più
scontenti
.
Ancora
un
avvenimento
nelle
gerarchie
militari
:
io
ero
stato
promosso
capitano
.
Con
il
nostro
comandante
di
battaglione
,
maggiore
Frangipane
,
era
arrivato
dall
'
Africa
anche
il
maggiore
Melchiorri
,
che
prese
il
comando
del
2°
battaglione
.
Noi
ufficiali
del
battaglione
lo
invitammo
a
pranzo
,
alla
nostra
mensa
.
Era
tradizione
,
fra
i
battaglioni
,
invitare
a
mensa
gli
ufficiali
nuovi
arrivati
,
per
conoscerci
reciprocamente
.
Il
maggiore
gradì
e
accettò
l
'
invito
.
Ma
quello
non
era
un
giorno
fatto
per
i
convenevoli
.
Il
reggimento
ricevette
l
'
ordine
di
tenersi
pronto
per
risalire
in
trincea
il
giorno
dopo
.
Non
eravamo
che
da
tre
giorni
a
riposo
.
Ne
fummo
tutti
sconcertati
.
Addio
sogni
di
riposo
in
pianura
!
Il
maggiore
Melchiorri
volle
egualmente
venire
da
noi
.
I
soldati
avevano
già
da
tempo
consumato
il
rancio
ed
erano
nei
loro
accantonamenti
,
quando
noi
ci
riunimmo
alla
mensa
.
Durante
il
pranzo
,
la
conversazione
si
svolse
principalmente
sulla
guerra
coloniale
e
sulla
grande
guerra
.
Alla
fine
parlavano
solo
i
due
maggiori
e
noi
ascoltavamo
.
Il
maggiore
Frangipane
era
stato
tre
anni
in
Libia
,
il
maggiore
Melchiorri
quattro
o
cinque
anni
in
Eritrea
.
Nessuno
di
noi
era
stato
in
colonia
.
All
'
infuori
di
Avellini
d
'
altronde
,
noi
eravamo
tutti
ufficiali
di
complemento
.
Io
sedevo
a
fianco
del
maggiore
Melchiorri
.
-
La
guerra
europea
,
-
egli
diceva
,
-
si
vincerà
solo
quando
le
nostre
truppe
saranno
organizzate
con
lo
stesso
metodo
disciplinare
con
cui
noi
,
in
colonia
,
abbiamo
organizzato
gli
ascari
.
L
'
ubbidienza
deve
essere
cieca
,
come
giustamente
imponeva
il
regolamento
del
glorioso
esercito
piemontese
,
che
Roma
ha
voluto
abolire
.
La
massa
deve
ubbidire
ad
occhi
chiusi
e
ritenersi
onorata
di
servire
la
patria
sui
campi
di
battaglia
.
-
I
nostri
soldati
,
-
diceva
il
nostro
maggiore
,
-
sono
tutti
dei
cittadini
come
me
e
come
te
;
gli
ascari
sono
dei
mercenari
stranieri
.
Questa
differenza
mi
pare
essenziale
.
-
Non
vi
sono
grandi
differenze
.
Le
differenze
esistono
solo
nella
vita
civile
.
Una
volta
che
si
è
indossata
l
'
uniforme
,
il
cittadino
cessa
di
essere
tale
e
perde
i
suoi
diritti
politici
.
Egli
non
è
che
un
soldato
e
non
ha
altro
che
doveri
militari
.
La
superiorità
dell
'
esercito
tedesco
consiste
nel
fatto
che
,
in
esso
,
il
soldato
si
avvicina
di
più
a
quel
tipo
ideale
di
soldato
che
è
l
'
ascaro
.
Gli
ufficiali
tedeschi
comandano
.
-
Che
cosa
intendi
tu
per
comandare
?
Io
ho
abbastanza
esperienza
e
me
ne
son
fatto
un
'
idea
chiara
.
Quando
io
,
in
guerra
,
ricevo
un
ordine
,
sono
assalito
dalla
preoccupazione
che
possa
essere
un
ordine
sbagliato
.
Ne
ho
viste
tante
!
E
ne
ho
sentite
tante
da
quando
sono
qui
!
E
quando
io
stesso
do
un
ordine
,
rifletto
a
lungo
,
nel
timore
di
sbagliarmi
.
Comandare
significa
saper
comandare
.
Evitare
cioè
un
cumulo
di
errori
per
cui
si
sacrificano
inutilmente
e
si
demoralizzano
i
nostri
soldati
.
-
I
comandanti
non
si
sbagliano
mai
e
non
commettono
errori
.
Comandare
significa
il
diritto
che
ha
il
superiore
gerarchico
di
dare
un
ordine
.
Non
vi
sono
ordini
buoni
e
ordini
cattivi
,
ordini
giusti
e
ordini
ingiusti
.
L
'
ordine
è
sempre
lo
stesso
.
È
il
diritto
assoluto
all
'
altrui
ubbidienza
.
-
Così
tu
,
caro
collega
,
puoi
comandare
un
bel
manico
di
scopa
,
posto
che
tu
l
'
abbia
fra
le
mani
.
Ma
non
comanderai
mai
reparti
italiani
,
francesi
,
belgi
o
inglesi
.
-
È
che
voi
avete
introdotto
la
filosofia
nell
'
esercito
.
Ecco
la
ragione
della
nostra
decadenza
.
Mentre
la
conversazione
procedeva
sostenuta
da
numerose
bottiglie
,
di
fuori
si
levò
un
rumore
che
ci
parve
il
soffio
del
vento
contro
i
baraccamenti
di
legno
,
le
porte
e
le
finestre
.
I
due
maggiori
tacquero
e
ascoltammo
.
Erano
delle
grida
in
tumulto
.
Il
maggiore
Frangipane
si
levò
e
noi
tutti
l
'
imitammo
.
La
porta
si
aprì
ed
entrò
l
'
ufficiale
di
servizio
del
battaglione
.
Egli
era
stravolto
.
-
Il
reggimento
s
'
è
ammutinato
!
Ha
cominciato
il
2°
battaglione
e
gli
altri
lo
hanno
seguito
.
I
reparti
sono
usciti
dagli
accantonamenti
,
gridando
.
Qualche
ufficiale
è
stato
malmenato
.
Senza
attendere
l
'
ordine
del
maggiore
,
ci
buttammo
fuori
per
raggiungere
i
nostri
reparti
.
Passando
per
la
cucina
della
mensa
,
si
arrivava
,
in
pochi
passi
,
al
baraccamento
della
mia
compagnia
ch
'
era
la
più
vicina
.
Seguito
dai
miei
ufficiali
,
io
presi
quella
via
,
di
corsa
,
e
mi
trovai
subito
in
mezzo
alla
compagnia
.
La
10a
era
in
un
unico
baraccone
di
legno
,
in
cui
v
'
era
il
posto
per
i
quattro
plotoni
.
Al
centro
,
un
lungo
corridoio
per
l
'
adunata
,
ai
fianchi
,
due
file
di
cuccette
su
due
piani
.
Nel
corridoio
,
i
soldati
,
a
capannelli
,
discutevano
animatamente
.
Gli
ufficiali
erano
dietro
di
me
,
quando
io
entrai
,
e
fu
un
soldato
che
mi
vide
per
primo
che
dette
l
'
attenti
,
ad
alta
voce
.
I
soldati
presero
la
posizione
d
'
attenti
.
Nella
baracca
,
non
si
sentì
un
bisbiglio
.
Io
comandai
:
-
Compagnia
in
riga
,
fucile
alla
mano
!
I
soldati
si
disposero
,
correndo
per
eseguire
l
'
ordine
.
Io
pensavo
:
se
i
soldati
malmenano
gli
ufficiali
ed
io
do
l
'
ordine
di
prendere
le
armi
,
non
corro
più
il
rischio
d
'
essere
bastonato
.
Se
essi
hanno
le
armi
,
rifletteranno
maggiormente
e
,
tutt
'
al
più
,
io
corro
il
rischio
di
essere
sparato
.
Debbo
dirlo
:
preferivo
essere
ucciso
che
bastonato
.
In
un
attimo
i
plotoni
furono
in
riga
,
con
i
fucili
,
ai
loro
posti
d
'
adunata
.
L
'
ufficiale
più
anziano
comandò
l
'
attenti
e
mi
presentò
la
compagnia
.
Io
detti
l
'
ordine
d
'
innestare
le
baionette
e
caricare
i
fucili
.
L
'
ordine
fu
prontamente
eseguito
.
Feci
l
'
appello
dei
presenti
:
nessuno
mancava
.
Se
tutti
erano
presenti
,
la
mia
compagnia
dunque
non
s
'
era
ammutinata
.
Le
soddisfazioni
sono
tutte
di
natura
personalissima
e
ciascuno
è
libero
di
sentirle
a
suo
modo
.
Il
piacere
che
io
sentii
in
quel
momento
lo
ricordo
come
uno
dei
grandi
piaceri
della
mia
vita
.
I
soldati
non
si
ammutinano
contro
i
comandanti
di
reggimento
,
di
brigata
,
di
divisione
o
di
corpo
d
'
armata
.
È
contro
i
propri
ufficiali
diretti
che
essi
,
innanzi
tutto
,
si
rivoltano
.
Fuori
,
al
buio
,
il
tumulto
aumentava
.
-
Vogliamo
il
riposo
!
-
Abbasso
la
guerra
!
-
Basta
con
le
trincee
!
Gli
accantonamenti
del
1°
e
del
2°
battaglione
erano
più
in
giù
,
ad
alcune
centinaia
di
metri
dal
nostro
.
Dalla
loro
direzione
,
ci
veniva
il
rumore
d
'
una
folla
in
marcia
.
Probabilmente
i
due
battaglioni
si
erano
riuniti
e
dimostravano
insieme
.
Mandai
un
ufficiale
per
rendersi
conto
di
quanto
avveniva
.
Egli
rientrò
subito
.
I
reparti
erano
usciti
senz
'
armi
,
ma
devastavano
tutto
quanto
trovavano
sul
loro
cammino
.
-
Abbasso
la
guerra
!
Erano
migliaia
di
voci
che
gridavano
assieme
.
Io
dissi
qualche
parola
alla
compagnia
,
più
per
rompere
il
silenzio
,
che
ci
pesava
come
un
incubo
,
che
per
fare
discorsi
.
D
'
altronde
,
in
quel
momento
,
avevo
ben
poche
cose
da
dire
e
mi
accorgevo
che
l
'
attenzione
dei
reparti
era
tutta
tesa
verso
i
dimostranti
.
Il
maggiore
entrò
,
seguito
dall
'
aiutante
maggiore
e
dai
portaordini
del
battaglione
.
Io
feci
presentare
le
armi
e
gli
comunicai
che
tutti
i
soldati
erano
presenti
.
Il
maggiore
era
sotto
un
'
intensa
commozione
.
-
Figlioli
!
figlioli
!
che
giornata
!
...
E
non
poté
dire
altro
.
Egli
uscì
ed
io
l
'
accompagnai
oltre
la
porta
.
Mi
disse
che
due
plotoni
della
9a
con
il
tenente
Avellini
erano
in
ordine
:
degli
altri
due
plotoni
accantonati
in
un
altro
baraccamento
non
si
avevano
ancora
notizie
.
La
11a
era
sbandata
e
la
12a
andava
riordinandosi
dopo
l
'
arrivo
del
suo
comandante
.
Egli
andava
per
fare
opera
di
persuasione
presso
i
dispersi
e
tentare
di
riunire
tutto
il
battaglione
,
al
più
presto
,
ed
allontanarlo
dal
tumulto
.
Il
maggiore
s
'
allontanò
nella
direzione
della
11a
ed
io
feci
qualche
passo
fino
alla
strada
.
La
notte
era
buia
ma
il
chiarore
di
alcune
finestre
illuminate
rischiarava
la
strada
.
In
fondo
,
una
massa
compatta
avanzava
.
I
soldati
erano
tutti
frammischiati
,
senza
distinzione
di
reparti
.
Nessuno
aveva
il
fucile
.
Venivano
verso
di
noi
,
gridando
e
lanciando
sassi
sui
vetri
degli
uffici
.
Due
carrette
di
battaglione
,
che
erano
sui
margini
della
strada
,
furono
rovesciate
e
spezzate
come
piume
.
-
Vogliamo
il
riposo
.
-
Abbasso
la
guerra
!
-
Basta
con
le
menzogne
!
La
colonna
avanzava
verso
di
noi
.
Io
rientrai
.
Che
cosa
sarebbe
avvenuto
?
Il
tumulto
aumentava
.
La
testa
della
colonna
s
'
era
fermata
sulla
strada
,
di
fronte
al
nostro
baraccamento
.
-
Fuori
la
10a
!
-
Fuori
!
-
Compagni
,
tutti
fuori
!
-
Compagni
,
tutti
uniti
!
-
Fuori
,
fuori
!
Dalla
compagnia
,
nessuno
rispose
.
Nella
massa
,
una
voce
isolata
gridò
:
-
Lasciamoli
stare
!
Le
grida
continuarono
per
qualche
minuto
.
La
colonna
sembrava
esitasse
.
Riprese
la
marcia
,
cambiò
direzione
e
disparve
,
dietro
gli
alloggiamenti
,
sulla
strada
che
conduceva
al
comando
di
reggimento
,
verso
Campanella
.
Io
mi
portai
alla
parte
opposta
dei
baraccamento
e
aprii
una
finestra
.
Dalla
valle
di
Campomulo
,
un
vento
di
tramontana
scendeva
freddo
e
accompagnava
con
sibili
il
suo
passaggio
nella
vallata
di
Ronchi
.
Io
guardai
.
Per
un
viottolo
,
ch
'
era
una
scorciatoia
fra
il
comando
di
reggimento
e
i
battaglioni
,
scendevano
delle
luci
,
in
fila
indiana
.
Era
certo
lo
stato
maggiore
del
reggimento
che
veniva
verso
di
noi
e
si
faceva
luce
con
i
lampioni
.
Se
esso
avesse
affrettato
il
passo
,
si
sarebbe
scontrato
con
la
massa
dei
dimostranti
,
sulla
strada
principale
.
Le
luci
si
fermarono
e
,
da
quello
stesso
punto
,
partì
uno
squillo
di
tromba
che
coprì
i
sibili
del
vento
e
le
grida
dei
dimostranti
.
La
tromba
suonava
"
ufficiali
a
rapporto
"
.
Lo
squillo
si
ripeté
alto
e
prolungato
.
Quando
la
tromba
tacque
,
anche
le
grida
della
massa
cessarono
.
L
'
appello
cadde
nel
silenzio
della
notte
.
Per
un
momento
non
vi
fu
segno
di
vita
nella
vallata
.
Poi
l
'
eco
,
lontana
,
verso
Foza
,
Stoccaredo
,
Col
Rosso
e
la
Caserma
degli
Alpini
,
riprese
le
note
,
le
ripeté
allungandole
,
tristi
,
in
tutta
la
conca
d
'
Asiago
.
Perché
il
colonnello
chiamava
a
rapporto
?
Perché
allontanava
gli
ufficiali
dai
reparti
?
Forse
,
era
per
dare
un
segno
di
vita
,
una
dimostrazione
dell
'
esistenza
del
comando
.
Io
non
ritenni
di
allontanare
gli
ufficiali
dalla
compagnia
e
mandai
un
solo
ufficiale
al
rapporto
.
La
colonna
dei
dimostranti
si
fermò
.
Io
la
vedevo
confusa
,
una
grande
massa
nera
,
immobile
sulla
strada
.
Il
colonnello
attese
qualche
istante
,
rinunziò
al
rapporto
e
avanzò
verso
i
soldati
,
con
il
lampione
in
mano
.
Quando
il
colonnello
arrivò
a
loro
,
le
file
si
aprirono
ed
egli
passò
in
mezzo
.
Alzò
il
lampione
perché
tutti
lo
vedessero
in
volto
,
e
disse
,
a
voce
alta
:
-
Nel
vostro
interesse
,
il
colonnello
vi
ordina
di
rientrare
agli
accantonamenti
.
Dalle
file
più
arretrate
,
una
voce
rispose
:
-
Abbiamo
diritto
al
riposo
!
Il
colonnello
riprese
:
-
Abbiamo
tutti
diritto
al
riposo
.
Anch
'
io
,
che
sono
vecchio
,
ho
diritto
al
riposo
.
Ma
ora
,
rientrate
agli
accantonamenti
.
È
il
vostro
colonnello
,
nel
vostro
solo
interesse
,
che
vi
ordina
di
ubbidire
.
La
massa
tentennava
.
Le
prime
file
si
ritirarono
.
Il
comandante
della
6a
gridò
:
-
6a
compagnia
,
adunata
all
'
accantonamento
!
Altri
ufficiali
lo
imitarono
e
tentarono
di
riunire
i
loro
reparti
.
In
tutte
le
prime
file
,
fu
un
disperdersi
generale
.
Solo
indietro
,
la
massa
rimaneva
immobile
e
grida
isolate
continuavano
a
protestare
.
Il
colonnello
traversò
la
strada
.
Informato
che
la
10a
era
in
riga
con
le
armi
,
egli
si
diresse
verso
il
mio
baraccamento
.
Quando
egli
entrò
,
le
grida
avevano
ripreso
:
-
Vogliamo
il
riposo
!
-
Abbasso
la
guerra
!
Il
colonnello
non
rispose
alla
compagnia
che
gli
presentava
le
armi
e
mi
chiese
:
-
Posso
contare
sulla
sua
compagnia
?
-
Certo
,
-
risposi
,
-
la
compagnia
è
in
ordine
.
-
Posso
contare
sulla
sua
compagnia
,
se
le
do
l
'
ordine
di
salire
in
trincea
,
subito
?
-
Signor
sì
.
-
E
posso
contare
sulla
compagnia
,
se
le
do
l
'
ordine
di
intervenire
contro
i
sediziosi
?
Il
dialogo
fra
il
colonnello
e
me
si
svolgeva
di
fronte
a
tutta
la
compagnia
.
Noi
eravamo
quasi
al
centro
della
compagnia
,
disposta
in
due
file
,
e
la
forma
dell
'
adunata
mi
consentiva
di
vedere
di
fronte
metà
dei
reparti
.
I
soldati
guardavano
solo
me
,
fissi
,
negli
occhi
.
Io
risposi
:
-
Non
credo
,
signor
colonnello
.
-
Mi
risponda
preciso
:
sì
o
no
?
-
No
,
signor
colonnello
.
Il
colonnello
uscì
.
Di
fuori
,
il
tumulto
continuava
.
XXV
Prima
delle
10
,
tutti
i
reparti
dei
tre
battaglioni
erano
rientrati
negli
accantonamenti
.
L
'
ordine
era
stato
ristabilito
.
A
mezzanotte
,
noi
ufficiali
del
3°
battaglione
eravamo
ancora
riuniti
,
nella
sala
di
mensa
.
Il
maggiore
e
l
'
aiutante
maggiore
erano
al
comando
di
reggimento
.
Mancavano
anche
gli
ufficiali
comandati
di
servizio
per
quella
notte
,
uno
per
compagnia
.
Noi
discutevamo
,
in
intimità
,
degli
avvenimenti
della
sera
.
Avellini
era
legato
con
tutti
noi
da
tale
cameratismo
per
cui
non
v
'
era
alcuna
differenza
fra
lui
,
ufficiale
di
carriera
,
e
noi
,
ufficiali
di
complemento
.
Quella
conversazione
è
ancora
presente
nella
mia
memoria
.
Io
posso
riassumerla
così
:
Ottolenghi
.
-
Il
mio
reparto
era
in
ordine
,
o
pressoché
in
ordine
.
Solo
un
imbecille
pretendeva
uscire
con
una
mitragliatrice
e
sparare
in
aria
.
Io
gli
ho
detto
:
se
ti
muovi
,
ti
sparo
.
Una
mitragliatrice
?
Se
le
mitragliatrici
debbono
uscire
,
escono
tutte
.
Se
la
mia
sezione
mitragliatrici
dimostra
,
dimostra
intiera
,
con
ufficiali
,
sottufficiali
,
caporali
e
soldati
.
Sono
io
,
in
questo
caso
,
che
voglio
essere
nell
'
ammutinamento
.
E
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
credo
che
avverrà
.
Perché
io
penso
esattamente
come
quei
reparti
che
hanno
dimostrato
.
Essi
hanno
ragione
,
mille
ragioni
,
ma
hanno
scelto
male
il
momento
.
Ammutinarsi
di
notte
,
e
senz
'
armi
!
Che
sproposito
!
Avellini
.
-
Tu
sei
un
pazzo
da
legare
.
Comandante
della
12a
Un
pazzo
furioso
.
Ottolenghi
.
-
Se
ci
si
ammutina
,
bisogna
farlo
di
giorno
e
con
le
armi
,
e
profittare
d
'
una
buona
occasione
,
in
modo
che
non
manchi
nessuno
.
Che
non
manchi
un
solo
ufficiale
inferiore
!
Comandante
della
12a
.
-
Bel
programma
!
E
gli
altri
?
Ottolenghi
.
-
Quali
altri
?
Ho
fiducia
che
non
vorrai
ammutinarti
con
gli
ufficiali
generali
.
Comandante
della
12a.-
Se
tu
la
pensi
così
,
dimettiti
da
ufficiale
.
Ottolenghi
.
-
Ufficiale
o
soldato
,
io
sono
sempre
obbligato
a
fare
il
militare
.
E
poiché
non
v
'
è
scampo
,
la
guerra
io
preferisco
farla
da
ufficiale
.
Avellini
.
-
Tu
hai
prestato
un
giuramento
,
come
ufficiale
.
O
le
cose
che
tu
dici
,
non
le
dici
sul
serio
,
oppure
il
giuramento
che
tu
hai
prestato
non
è
serio
.
Ottolenghi
.
-
Ben
inteso
,
non
è
serio
.
Da
ufficiale
o
da
soldato
è
giocoforza
giurare
,
sia
con
giuramento
individuale
o
collettivo
.
Se
io
non
giuro
da
ufficiale
,
debbo
giurare
come
soldato
.
Ed
è
lo
stesso
.
Le
leggi
del
nostro
paese
non
dispensano
che
i
cardinali
e
i
vescovi
dal
servizio
militare
.
Il
giuramento
non
è
che
una
formalità
alla
quale
siamo
costretti
dal
servizio
militare
obbligatorio
.
Avellini
.
-
Un
uomo
d
'
onore
non
impegna
la
sua
parola
,
sapendo
di
mentire
.
Comandante
della
12°
.
-
Non
solo
tu
sei
pazzo
,
ma
sei
anche
un
soggetto
equivoco
.
Ottolenghi
.
-
Oseresti
sostenermi
che
,
se
mi
si
prende
con
la
forza
contro
ogni
mia
volontà
,
con
le
armi
alla
mano
,
e
mi
s
'
impone
di
giurare
,
io
mi
disonoro
,
se
giuro
con
il
proposito
di
non
osservare
il
giuramento
?
Avellini
.
-
E
chi
ti
prende
con
la
forza
?
Nessuno
può
forzare
la
tua
coscienza
.
comandante
della
12a
Se
ne
hai
una
.
Ottolenghi
.
-
Nessuno
?
In
tempo
di
guerra
,
se
io
,
chiamato
sotto
le
armi
,
mi
rifiuto
di
prestare
il
giuramento
,
io
vengo
deferito
ai
tribunali
militari
e
mi
si
passerà
per
le
armi
alla
prima
occasione
.
Il
mio
giuramento
è
una
menzogna
necessaria
,
un
atto
di
legittima
difesa
.
Ciò
posto
,
poiché
non
c
'
è
scampo
,
io
preferisco
essere
ufficiale
e
non
soldato
.
Avellini
.
-
E
perché
mai
?
Ottolenghi
.
-
Si
presenterà
certamente
una
occasione
favorevole
,
per
quell
'
occasione
io
voglio
avere
in
mano
una
forza
con
cui
agire
.
Un
sottotenente
.
-
Bevi
un
bicchiere
e
va
'
a
letto
.
Ottolenghi
.
-
Io
non
sarò
allora
un
fucile
e
una
baionetta
,
ma
cento
fucili
e
cento
baionette
.
E
,
alla
tua
salute
,
anche
un
paio
di
mitragliatrici
.
Comandante
della
11a
-
Contro
chi
vuoi
impiegare
quelle
armi
?
Ottolenghi
.
-
Contro
tutti
i
comandi
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Aspireresti
tu
ad
essere
il
comandante
supremo
?
Ottolenghi
.
-
Io
aspiro
solo
a
comandare
il
fuoco
.
Il
giorno
X
,
alzo
abbattuto
,
fuoco
a
volontà
!
E
vorrei
incominciare
dal
comandante
di
divisione
,
chiunque
esso
sia
,
poiché
son
tutti
,
regolarmente
,
uno
peggiore
dell
'
altro
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Ottolenghi
.
-
Sempre
avanti
,
seguendo
la
scala
gerarchica
.
Avanti
sempre
,
con
ordine
e
disciplina
.
Cioè
,
avanti
per
modo
di
dire
,
poiché
i
veri
nostri
nemici
non
sono
oltre
le
nostre
trincee
.
Prima
quindi
,
dietro
front
,
poi
avanti
,
avanti
sempre
.
Un
sottotenente
.
-
Cioè
,
indietro
.
Ottolenghi
.
-
Naturalmente
.
Avanti
sempre
,
avanti
,
fino
a
Roma
.
Là
è
il
gran
quartiere
generale
nemico
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Ottolenghi
.
-
Ti
pare
poco
?
Un
sottotenente
.
-
Sarà
un
bel
pellegrinaggio
.
Ottolenghi
.
-
Dopo
?
Il
governo
andrà
al
popolo
.
Comandante
della
10a
.
-
Se
tu
farai
marciare
l
'
esercito
su
Roma
,
credi
tu
che
l
'
esercito
tedesco
e
quello
austriaco
resteranno
fermi
in
trincea
?
O
credi
che
,
per
far
piacere
al
nostro
governo
del
popolo
,
i
tedeschi
rientreranno
a
Berlino
e
gli
austro
ungarici
a
Vienna
e
a
Budapest
?
Ottolenghi
.
-
A
me
non
interessa
conoscere
quello
che
faranno
gli
altri
.
A
me
basta
sapere
ciò
che
io
voglio
.
Comandante
della
10a
.
-
Cotesto
è
molto
comodo
,
ma
non
chiarisce
il
problema
.
Che
significherebbe
,
in
sostanza
,
la
tua
marcia
all
'
indietro
?
La
vittoria
nemica
,
evidentemente
.
E
tu
puoi
sperare
che
la
vittoria
militare
nemica
non
si
affermerebbe
sui
vinti
,
anche
come
una
vittoria
politica
?
Nelle
nostre
guerre
d
'
indipendenza
,
tutte
le
volte
che
i
nemici
hanno
vinto
,
non
ci
hanno
essi
portato
,
sulle
loro
baionette
,
i
Borboni
a
Napoli
e
il
Papa
a
Roma
?
Quando
gli
austriaci
ci
hanno
battuto
,
a
Milano
e
in
Lombardia
e
nel
Veneto
,
è
il
governo
del
popolo
che
essi
hanno
messo
o
lasciato
al
potere
?
Con
i
nostri
nemici
vittoriosi
,
in
Italia
son
ritornate
le
dominazioni
straniere
e
la
reazione
.
Tu
non
vuoi
certo
tutto
questo
?
Ottolenghi
.
-
Certo
,
io
non
voglio
tutto
questo
.
Ma
non
voglio
neppure
questa
guerra
che
non
è
altro
che
una
miserabile
strage
.
Comandante
della
10a
.
-
E
la
tua
rivoluzione
non
è
anch
'
essa
una
strage
?
Non
è
anch
'
essa
una
guerra
,
la
guerra
civile
?
Comandante
della
11a
.
-
Sinceramente
,
non
vorrei
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Comandante
della
10a
.
-
Ma
Ottolenghi
no
.
Egli
depreca
l
'
una
ed
esalta
l
'
altra
.
Ora
,
non
sono
tutt
'
uno
?
Ottolenghi
.
-
No
,
non
sono
tutt
'
uno
.
Nella
rivoluzione
io
vedo
il
progresso
del
popolo
e
di
tutti
gli
oppressi
.
Nella
guerra
,
non
v
'
è
niente
altro
che
strage
inutile
.
Comandante
della
10a
.
-
Inutile
?
Qui
siamo
in
parecchi
ad
essere
stati
all
'
Università
.
Alla
mia
Università
,
noi
bruciavamo
i
discorsi
di
Guglielmo
II
che
invocava
,
in
ogni
occasione
,
il
Dio
della
Guerra
e
che
sembrava
non
volesse
pascere
i
suoi
sudditi
che
di
baionette
e
cannoni
.
Inutile
strage
?
Se
non
ci
fossimo
opposti
agli
imperi
centrali
,
oggi
,
in
Italia
e
in
Europa
,
marceremmo
tutti
a
passo
d
'
oca
e
a
suon
di
tamburi
.
Ottolenghi
.
-
Gli
uni
valgono
gli
altri
.
Comandante
della
12a
.
-
E
la
democrazia
?
E
la
libertà
?
Che
sarebbe
il
tuo
popolo
senza
di
esse
?
Ottolenghi
.
-
Bella
democrazia
!
Bella
libertà
!
Comandante
della
10a
.
-
Eppure
è
per
esse
che
molti
di
noi
sono
stati
per
l
'
intervento
,
hanno
preso
le
armi
,
affrontano
tutti
i
sacrifici
e
si
fanno
uccidere
.
Ottolenghi
.
-
La
strage
non
compensa
il
sacrificio
.
Comandante
della
12a
.
-
E
gli
interessi
dell
'
Italia
?
Ottolenghi
.
-
E
noi
che
siamo
?
Non
siamo
l
'
Italia
?
Comandante
della
10a
.
-
Le
ragioni
ideali
che
ci
hanno
spinto
alla
guerra
son
venute
forse
a
mancare
perché
la
guerra
è
una
strage
?
Se
noi
siamo
convinti
che
dobbiamo
batterci
,
i
nostri
sacrifizi
sono
compensati
.
Certo
,
noi
siamo
tutti
stanchi
e
i
soldati
ce
lo
hanno
proclamato
ad
alta
voce
oggi
.
Ciò
è
umano
.
A
un
certo
punto
,
ci
si
scoraggia
,
si
pensa
solo
a
noi
stessi
.
L
'
istinto
di
conservazione
ha
il
sopravvento
.
E
la
maggior
parte
vorrebbe
veder
finita
la
guerra
,
finita
in
qualsiasi
modo
,
perché
la
sua
fine
significa
la
sicurezza
della
nostra
vita
fisica
.
Ma
,
è
ciò
sufficiente
a
giustificare
il
nostro
desiderio
?
Se
così
fosse
,
un
pugno
di
briganti
non
ci
avrebbe
perennemente
in
suo
arbitrio
,
impunemente
,
solo
perché
noi
abbiamo
paura
della
strage
?
Che
ne
sarebbe
della
civiltà
del
mondo
,
se
l
'
ingiusta
violenza
si
potesse
sempre
imporre
senza
resistenza
?
Ottolenghi
.
-
Ammettiamolo
pure
.
Comandante
della
10a
.
-
È
che
tu
devi
ammettere
che
bisogna
difendere
la
moralità
delle
proprie
idee
,
anche
a
rischio
della
vita
.
Quello
della
stanchezza
e
degli
orrori
non
è
un
argomento
valido
a
condannare
la
guerra
.
I
soldati
,
stasera
,
si
sono
ammutinati
.
Hanno
ragione
o
hanno
torto
?
Forse
hanno
torto
,
forse
hanno
ragione
.
L
'
uno
e
l
'
altro
assieme
,
forse
.
La
massa
non
vede
che
il
bene
immediato
.
Ma
che
avverrebbe
se
la
loro
condotta
dovesse
essere
presa
,
nell
'
esercito
,
come
una
norma
di
condotta
generale
?
Ottolenghi
.
-
La
loro
rivolta
è
legittima
,
perché
la
guerra
è
quella
insopportabile
strage
che
noi
vediamo
,
a
causa
dell
'
incapacità
dei
nostri
capi
.
Comandante
della
11a
.
-
Questo
è
vero
.
Comandante
della
12a
.
-
Qui
,
Ottolenghi
,
ha
ragione
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
È
la
verità
.
Avellini
.
-
Neppure
io
posso
negarlo
.
Ottolenghi
.
-
Lo
vedete
?
Anche
voi
siete
costretti
a
darmi
ragione
.
Comandante
della
10a
.
-
Noi
siamo
entrati
in
guerra
con
i
capi
politici
e
militari
impreparati
.
Ma
questo
non
è
un
argomento
per
indurci
a
gettare
le
armi
.
Ottolenghi
.
-
I
nostri
generali
sembra
che
ci
siano
stati
mandati
dal
nemico
,
per
distruggerci
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
È
vero
.
Comandante
della
11a
.
-
È
purtroppo
così
.
Ottolenghi
.
-
E
attorno
a
loro
,
una
banda
di
speculatori
,
protetti
da
Roma
,
fa
i
suoi
affari
sulla
nostra
vita
.
Lo
avete
visto
l
'
altro
giorno
con
le
scarpe
distribuite
al
battaglione
Che
belle
scarpe
!
Sulle
suole
,
con
bei
caratteri
tricolori
,
c
'
era
scritto
"
Viva
l
'
Italia
"
.
Dopo
un
giorno
di
fango
,
abbiamo
scoperto
che
le
suole
erano
di
cartone
verniciato
color
cuoio
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
Questo
è
vero
.
Comandante
della
12a
.
-
Disgraziatamente
è
così
.
Ottolenghi
.
-
Le
scarpe
non
sono
che
un
'
inezia
.
Ma
il
terribile
è
che
hanno
verniciato
la
stessa
nostra
vita
,
vi
hanno
stampigliato
sopra
il
nome
della
patria
e
ci
conducono
al
massacro
come
delle
pecore
.
La
porta
fu
aperta
.
La
conversazione
fu
interrotta
.
Il
maggiore
Frangipane
entrò
,
seguito
dal
maggiore
Melchiorri
e
dai
due
aiutanti
maggiori
.
Noi
ci
levammo
.
-
Io
ho
proposto
,
-
diceva
il
maggiore
Melchiorri
,
-
che
si
fucilino
subito
dieci
soldati
per
compagnia
.
Bisogna
dare
un
esempio
solenne
.
-
Contro
soldati
che
non
hanno
adoperato
le
armi
,
non
si
può
applicare
la
pena
capitale
,
-
rispondeva
il
nostro
maggiore
.
-
Anche
il
comandante
della
divisione
è
per
la
fucilazione
.
Noi
ascoltavamo
i
due
maggiori
,
senza
parlare
.
Ottolenghi
si
rivolse
a
noi
e
disse
:
-
Io
sono
per
la
fucilazione
del
comandante
la
divisione
.
Il
maggiore
Frangipane
era
stanco
e
triste
.
-
Vadano
a
dormire
,
-
ci
disse
.
-
Basta
un
ufficiale
di
servizio
per
compagnia
.
Domattina
,
sapremo
l
'
esito
della
decisione
che
prenderà
il
Comando
di
Corpo
d
'
Armata
.
XXVI
Il
reggimento
era
risalito
in
trincea
.
Il
comandante
del
Corpo
d
'
Armata
aveva
seguito
il
parere
del
Comandante
della
Brigata
e
respinto
la
proposta
d
'
applicare
pene
capitali
.
Solo
sette
,
fra
graduati
e
soldati
,
erano
stati
deferiti
al
Tribunale
militare
e
condannati
alla
reclusione
.
Era
stato
poi
loro
concesso
di
prestare
servizio
in
altri
reggimenti
di
prima
linea
per
poter
ottenere
,
con
una
buona
condotta
,
il
condono
della
pena
.
I
turni
di
trincea
e
di
riposo
continuarono
come
prima
.
Man
mano
che
il
sole
di
primavera
portava
il
calore
nella
montagna
,
la
neve
perdeva
i
suoi
strati
.
Con
il
livello
della
neve
,
s
'
abbassavano
i
parapetti
delle
nostre
trincee
.
I
grandi
bastioni
perdevano
le
loro
torri
e
i
cantieri
disarmavano
.
Ogni
settimana
,
ritiravamo
uno
strato
di
sacchetti
riempiti
di
neve
,
e
la
linea
delle
feritoie
ridiscendeva
,
lentamente
,
alla
linea
del
suolo
.
Con
il
bel
tempo
,
ritornarono
i
progetti
d
'
azione
.
Le
batterie
di
vario
calibro
spuntavano
,
in
ogni
parte
,
come
funghi
.
Tutta
la
corona
di
monti
,
che
cingeva
la
conca
d
'
Asiago
alle
nostre
spalle
,
era
un
'
ininterrotta
catena
di
batterie
mascherate
.
Le
batterie
da
campagna
e
da
montagna
più
vicine
a
noi
non
erano
che
gli
avamposti
di
quel
grande
schieramento
di
bocche
da
fuoco
.
Stavolta
,
s
'
impiegavano
i
grandi
mezzi
.
Altre
batterie
continuavano
ad
arrivare
per
la
rotabile
di
Conco
e
quella
di
Foza
,
costruita
durante
l
'
inverno
.
Batterie
di
bombarde
da
trincea
s
'
installavano
dietro
la
prima
linea
.
Dalla
pianura
veneta
affluivano
,
giorno
e
notte
,
lunghe
colonne
di
autocarri
,
carichi
di
munizioni
.
Il
Genio
lavorava
a
riempire
di
gelatina
due
grandi
mine
:
una
sotto
Casara
Zebio
,
l
'
altra
a
quota
1496
,
verso
Monte
Interrotto
.
Era
di
nuovo
la
guerra
attiva
che
si
annunciava
.
Ma
,
ad
aprile
,
la
neve
,
diminuita
nella
conca
,
era
ancora
alta
attorno
a
tutte
le
nostre
posizioni
.
Il
mio
battaglione
era
a
riposo
,
nei
soliti
turni
,
a
Ronchi
.
Il
maggiore
Frangipane
,
ferito
in
trincea
da
una
scheggia
,
era
all
'
ospedale
ed
io
comandavo
il
battaglione
.
Il
tenente
Ottolenghi
mi
si
presentò
per
chiedermi
l
'
autorizzazione
di
fare
un
'
escursione
con
la
squadra
degli
sciatori
del
battaglione
.
Sempre
comandante
della
sezione
mitragliatrici
del
battaglione
,
egli
non
aveva
a
che
vedere
con
gli
sciatori
.
Ma
,
durante
l
'
inverno
,
avevamo
assieme
,
per
nostro
piacere
,
fatto
lunghe
esercitazioni
ed
eravamo
diventati
buoni
sciatori
.
Egli
era
diventato
un
appassionato
.
Gli
sciatori
del
battaglione
costituivano
una
squadra
speciale
comandata
da
un
sergente
.
Essi
avevano
fatto
un
corso
regolare
a
Bardonecchia
,
e
,
secondo
le
direttive
generali
sulla
guerra
in
alta
montagna
,
avrebbero
dovuto
fornire
le
pattuglie
per
le
ricognizioni
oltre
le
nostre
linee
.
Ma
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
nemiche
,
le
distanze
erano
così
piccole
che
non
offrivano
spazio
sufficiente
per
le
operazioni
di
pattuglie
in
sci
.
I
pochi
esperimenti
fatti
ne
avevano
sconsigliato
l
'
impiego
di
notte
.
Il
terreno
vi
era
per
giunta
ricoperto
di
alberi
divelti
e
di
filo
spinato
,
ed
era
diventato
difficile
a
praticarsi
.
Di
giorno
,
non
v
'
era
un
sol
punto
in
cui
le
nostre
pattuglie
potessero
uscire
inosservate
,
e
di
notte
,
facevamo
uscire
,
eccezionalmente
,
uomini
su
racchette
da
neve
.
Ma
,
l
'
indomani
,
le
tracce
ne
erano
visibili
e
l
'
attenzione
del
nemico
si
faceva
più
vigile
.
La
squadra
di
sciatori
pertanto
non
era
di
alcuna
utilità
pratica
.
Il
comandante
del
battaglione
la
mandava
sovente
a
fare
delle
escursioni
a
Campomulo
,
Croce
di
Longara
,
Monte
Fior
,
Foza
,
per
mantenerla
in
allenamento
,
ma
non
l
'
aveva
mai
impiegata
oltre
le
nostre
linee
.
Ottolenghi
aveva
,
altre
volte
,
come
me
,
partecipato
a
tali
escursioni
.
La
sua
domanda
rientrava
quindi
nelle
abitudini
della
nostra
vita
invernale
.
Le
esigenze
del
servizio
si
opponevano
ed
io
gli
concessi
di
prendere
con
sé
solamente
mezza
squadra
di
sciatori
.
-
No
,
-
mi
disse
Ottolenghi
.
-
Con
mezza
squadra
io
non
posso
fare
niente
d
'
utile
.
Vorrei
fare
,
con
gli
sciatori
,
una
vera
e
propria
esercitazione
di
guerra
con
lancio
di
bombe
a
mano
e
petardi
.
Vorrei
poter
impiegare
tutta
la
squadra
,
perché
solo
così
sarà
possibile
svolgere
un
'
azione
completa
di
pattuglia
.
Siamo
alla
vigilia
di
una
grande
azione
:
mi
piacerebbe
preparare
una
buona
squadra
di
specialisti
quali
sono
i
nostri
sciatori
.
Anche
a
me
interessavano
molto
esercitazioni
del
genere
e
finii
per
cedere
.
Ottolenghi
partì
con
la
squadra
al
completo
:
dieci
uomini
,
un
caporale
,
un
sergente
.
I
tascapani
erano
carichi
di
bombe
.
Io
ebbi
,
più
tardi
,
il
racconto
dell
'
escursione
.
-
L
'
ordine
del
comandante
del
battaglione
,
-
disse
Ottolenghi
agli
sciatori
,
-
è
di
compiere
un
'
operazione
di
guerra
,
rapida
e
segreta
.
Così
,
vi
metteremo
alla
prova
.
Fra
poco
,
vi
sarà
la
grande
azione
e
noi
dobbiamo
essere
adeguatamente
preparati
.
Questa
volta
,
la
guerra
la
faremo
sul
serio
,
non
con
scale
e
ponti
.
Un
'
operazione
di
guerra
come
questa
che
noi
,
oggi
,
siamo
comandati
di
compiere
,
comporta
il
nemico
.
Dov
'
è
il
nemico
?
Questa
è
la
questione
.
Gli
austriaci
?
No
,
evidentemente
.
I
nostri
naturali
nemici
sono
i
nostri
generali
.
Se
,
nei
dintorni
,
vi
fosse
sua
eccellenza
il
generale
Cadorna
,
egli
sarebbe
il
nemico
principale
e
non
si
tratterebbe
che
di
rintracciarlo
.
Egli
non
è
vicino
,
disgraziatamente
.
E
non
è
vicino
neppure
il
comandante
d
'
armata
.
Lo
stesso
comandante
di
corpo
d
'
armata
è
molto
lontano
,
imboscato
ai
piedi
dell
'
Altipiano
.
I
grandi
generali
detestano
la
neve
.
Chi
rimane
dunque
?
Non
rimangono
che
i
piccoli
.
Rimane
il
comandante
della
divisione
,
piccolo
,
ma
perfetto
.
Una
rara
intelligenza
.
Un
'
intelligenza
rara
.
Gli
sciatori
conoscevano
bene
Ottolenghi
.
La
sua
riputazione
si
era
consolidata
da
tempo
,
nel
battaglione
.
Essi
lo
ascoltavano
con
spasso
.
-
Non
andremo
tuttavia
,
-
chiese
il
sergente
,
fra
il
serio
e
il
faceto
,
-
non
andremo
certo
ad
attaccare
con
queste
bombe
il
signor
generale
comandante
della
divisione
.
-
Direttamente
,
no
.
Noi
non
attaccheremo
il
signor
generale
personalmente
,
per
quanto
ciò
costituirebbe
,
senz
'
altro
,
un
notevole
passo
verso
la
vittoria
.
Gli
ordini
del
comandante
del
battaglione
sono
:
"
Fate
quello
che
volete
,
ma
risparmiate
la
vita
del
generale
"
.
Sicché
,
noi
ubbidiremo
.
Noi
ne
risparmieremo
la
vita
,
ma
lo
attaccheremo
nei
suoi
beni
.
Noi
faremo
una
fulminea
operazione
ardita
sul
magazzino
di
sussistenza
della
divisione
,
svaligiando
il
più
che
ci
sarà
possibile
.
L
'
interesse
degli
sciatori
era
al
colmo
.
Ottolenghi
spiegò
loro
tutti
i
particolari
del
piano
ch
'
egli
aveva
studiato
.
Indi
,
partirono
entusiasti
per
la
sua
esecuzione
,
Ottolenghi
in
testa
.
Il
magazzino
di
sussistenza
era
in
una
grande
baracca
di
legno
,
posta
lungo
la
strada
fra
Campomulo
e
Foza
,
in
un
piccolo
avvallamento
che
lo
nascondeva
agli
osservatori
nemici
.
Attorno
,
la
neve
vi
era
molto
alta
.
Ottolenghi
e
gli
sciatori
lo
conoscevano
bene
per
esservi
passati
vicino
,
in
precedenti
escursioni
.
Il
magazzino
conteneva
un
ricco
deposito
di
generi
alimentari
per
la
truppa
e
per
le
mense
ufficiali
di
tutti
i
reparti
dipendenti
dalla
divisione
.
Vi
erano
,
in
abbondanza
,
anche
bottiglie
di
vino
e
di
liquori
,
prosciutti
,
mortadelle
,
salami
e
formaggi
.
La
squadra
fece
un
largo
giro
per
sorprendere
il
magazzino
dall
'
alto
e
per
rendere
irriconoscibile
la
provenienza
delle
piste
degli
sci
.
Verso
il
calare
del
sole
,
arrivarono
uniti
a
un
chilometro
al
di
sopra
della
strada
.
Di
là
,
sempre
insieme
,
discesero
,
puntando
nella
direzione
del
magazzino
.
Arrivati
a
qualche
centinaio
di
metri
,
la
pattuglia
si
divise
.
Ottolenghi
,
il
sergente
e
sei
soldati
formarono
la
prima
squadra
,
la
"
tattica
"
,
divisa
in
due
gruppi
;
gli
altri
cinque
,
con
il
caporale
,
formarono
la
squadra
"
logistica
"
.
Con
questi
nomi
,
Ottolenghi
aveva
battezzato
le
due
squadre
.
La
prima
squadra
era
destinata
ad
agire
di
fronte
,
in
faccia
al
magazzino
,
la
seconda
alle
spalle
.
La
prima
squadra
partì
in
discesa
,
lanciando
bombe
e
petardi
,
e
urlando
.
Gli
urli
e
gli
scoppi
richiamarono
l
'
attenzione
dei
militari
addetti
al
magazzino
.
Tutti
si
slanciarono
fuori
.
Lo
spettacolo
era
straordinario
.
Con
abili
evoluzioni
,
gli
sciatori
accompagnavano
il
lancio
degli
esplosivi
.
Gli
uomini
passavano
veloci
in
mezzo
alle
nuvole
dei
petardi
fumogeni
e
agli
scoppi
delle
bombe
,
dando
l
'
impressione
di
due
pattuglie
,
una
attaccata
dall
'
altra
,
con
furia
.
Ai
pacifici
militari
della
sussistenza
,
sbalorditi
,
sfuggiva
che
i
petardi
,
che
scoppiavano
a
fior
di
neve
,
erano
tutti
"
offensivi
"
e
quindi
presso
che
innocui
per
quelli
che
li
lanciavano
,
e
che
le
bombe
più
pericolose
scoppiavano
molto
più
lontano
,
in
basso
,
sprofondate
nella
neve
.
Era
un
'
eccezionale
e
reale
visione
di
guerra
.
I
militari
del
magazzino
,
sempre
addetti
ai
servizi
di
sussistenza
delle
retrovie
,
non
avevano
mai
visto
un
combattimento
.
E
quello
era
assordante
e
terribile
.
Per
un
attimo
,
sembrò
loro
che
quei
combattenti
folli
si
sarebbero
tutti
squarciati
eroicamente
a
vicenda
,
sotto
i
loro
occhi
.
E
l
'
ammirazione
cedé
il
posto
al
raccapriccio
.
Mentre
il
combattimento
si
svolgeva
sotto
gli
occhi
esterrefatti
dei
custodi
del
magazzino
,
la
squadra
"
logistica
"
,
alle
spalle
,
agiva
con
minore
intrepidezza
.
I
cinque
uomini
,
slacciati
gli
sci
,
per
le
finestre
saltarono
dentro
il
magazzino
,
e
ne
uscirono
carichi
.
Ottolenghi
li
aveva
equipaggiati
di
tascapani
,
sacchi
alpini
e
cordicelle
.
Essi
ridiscesero
imbottiti
e
coperti
di
prosciutti
,
mortadelle
,
salami
e
bottiglie
.
Riallacciati
gli
sci
,
sparirono
nella
vallata
opposta
a
quella
di
Ronchi
.
L
'
operazione
ardita
era
riuscita
brillantemente
,
in
ogni
sua
parte
.
La
sera
,
alla
mensa
,
Ottolenghi
ci
offrì
quattro
bottiglie
di
Barbera
,
per
l
'
onomastico
di
suo
nonno
.
Suo
nonno
?
pensavo
io
.
All
'
indomani
mattina
,
mi
sorsero
i
primi
sospetti
.
Un
fonogramma
circolare
urgente
del
comando
di
divisione
raccontava
l
'
accaduto
e
ordinava
che
i
comandi
dipendenti
iniziassero
pronte
indagini
per
scoprire
i
colpevoli
.
Il
generale
esigeva
che
tale
"
banditismo
"
dovesse
essere
punito
senza
pietà
.
Io
avevo
appena
finito
di
leggere
il
fonogramma
,
e
le
novità
della
mattina
davano
il
sergente
Melino
,
della
10a
compagnia
,
ferito
.
Colpito
ad
una
gamba
,
da
una
scheggia
di
granata
,
l
'
ufficiale
medico
lo
aveva
curato
e
messo
a
riposo
per
una
settimana
.
Il
sergente
Melino
era
precisamente
il
sergente
degli
sciatori
.
Era
un
veterano
della
mia
compagnia
ed
io
lo
avevo
promosso
caporale
,
caporal
maggiore
e
sergente
.
Io
stesso
lo
avevo
scelto
per
mandarlo
al
corso
di
Bardonecchia
e
avevo
in
lui
la
più
grande
fiducia
.
Lo
andai
a
visitare
.
Egli
aveva
la
gamba
fasciata
ed
era
coricato
.
-
Il
battaglione
è
a
riposo
,
-
gli
dissi
,
-
e
lei
si
fa
ferire
dalle
granate
?
Mi
vuol
spiegare
cotesta
ferita
?
Vicino
,
v
'
erano
dei
soldati
e
il
sergente
mi
fece
capire
ch
'
era
necessario
allontanarli
.
Io
li
feci
uscire
.
-
Che
cosa
significano
cotesti
misteri
?
-
gli
chiesi
.
Il
sergente
mi
raccontò
tutto
.
I
prosciutti
,
le
mortadelle
,
i
salami
e
parecchie
bottiglie
erano
stati
distribuiti
la
notte
stessa
alle
squadre
del
battaglione
,
in
segreto
,
a
mezzo
degli
sciatori
che
appartenevano
alle
differenti
compagnie
.
Probabilmente
,
non
ne
rimaneva
più
traccia
.
Le
cose
potevano
complicarsi
.
Chiamai
il
tenente
medico
e
gli
feci
sospendere
la
comunicazione
ufficiale
della
ferita
del
sergente
.
Dopo
,
interrogai
Ottolenghi
.
-
Da
quando
in
qua
,
-
gli
dissi
,
-
le
rivoluzioni
si
fanno
rubando
prosciutti
e
mortadelle
?
-
Nelle
rivoluzioni
,
si
è
sempre
rubato
.
-
Prosciutti
?
-
Anche
prosciutti
.
-
È
una
bella
operazione
che
hai
fatto
compiere
al
battaglione
.
Leggi
qui
la
circolare
del
comandante
della
divisione
.
Leggi
qui
il
rapporto
sulla
ferita
del
sergente
Melino
.
Come
vuoi
che
il
battaglione
si
tiri
d
'
impaccio
?
-
E
che
intendi
fare
?
-
mi
chiese
.
-
Il
prestigio
del
battaglione
non
può
che
aumentare
per
questa
operazione
.
Non
puoi
negarlo
:
è
stata
magnifica
.
Se
avessi
avuto
con
me
un
plotone
,
avrei
portato
via
tutto
il
magazzino
,
compreso
lo
zucchero
e
il
caffè
.
Che
ne
diresti
,
se
ripetessimo
il
colpo
contro
il
comandante
di
divisione
in
persona
?
Vuoi
?
Dimmi
,
vuoi
?
Nessuno
ne
saprà
niente
,
ti
assicuro
.
Lo
si
farà
prigioniero
.
Sarà
un
segreto
assoluto
.
Ai
soldati
non
parrà
vero
di
potersi
distrarre
un
po
'
.
Vuoi
?
Chiamai
gli
ufficiali
a
rapporto
.
Lessi
il
fonogramma
della
divisione
e
ordinai
di
indagare
immediatamente
.
Dopo
qualche
ora
,
mi
fu
comunicato
,
per
iscritto
,
l
'
esito
delle
ricerche
.
Era
negativo
.
I
comandanti
di
reparto
escludevano
che
i
loro
dipendenti
avessero
potuto
prendere
parte
o
assistere
al
fatto
.
Anche
Ottolenghi
mandò
rapporto
negativo
.
Poco
prima
dell
'
ora
di
mensa
,
vidi
Avellini
e
gli
chiesi
:
-
In
confidenza
,
fra
noi
,
sai
niente
della
storia
del
magazzino
di
divisione
?
-
I
miei
soldati
hanno
mangiato
prosciutti
e
salami
tutta
la
notte
.
Vi
è
qualche
indigestione
.
Essi
dovevano
avere
una
sete
del
diavolo
ed
io
ho
fatto
comprare
qualche
fiasco
di
vino
,
perché
pare
che
le
bottiglie
rapite
non
fossero
molte
.
Anche
il
rapporto
del
comandante
del
reggimento
fu
negativo
.
XXVII
La
grande
azione
d
'
Armata
veniva
preparata
intensamente
.
Era
certo
che
la
nostra
Brigata
vi
avrebbe
avuto
parte
importante
.
Agli
ufficiali
furono
distribuite
le
carte
topografiche
della
regione
,
fino
a
Cima
XII
e
Val
Lagarina
.
Ogni
tanto
,
colpi
di
cannone
,
isolati
,
annunziavano
l
'
aggiustamento
del
tiro
di
nuove
batterie
.
Anche
l
'
appostazione
delle
bombarde
pesanti
era
stata
ultimata
.
Solo
il
settore
del
nostro
reggimento
ne
contava
una
ventina
di
batterie
,
ordinate
in
gruppi
.
Per
compensare
i
soldati
delle
fatiche
invernali
e
per
animarli
all
'
azione
,
la
Brigata
fu
mandata
a
riposo
,
in
pianura
.
Il
nostro
battaglione
si
accantonò
a
Vallonara
,
ai
piedi
dell
'
Altipiano
.
Il
riposo
non
fu
molto
lungo
.
Durò
solamente
otto
giorni
.
Ma
quella
settimana
fu
un
incantesimo
.
Da
un
anno
,
dopo
Aiello
,
i
soldati
non
avevano
più
vissuto
in
mezzo
alla
popolazione
civile
.
La
stanchezza
e
il
malcontento
sparirono
in
un
baleno
e
ciascuno
assunse
,
di
fronte
ai
civili
,
un
'
aria
di
sicurezza
e
di
protezione
marziale
.
Non
eravamo
noi
i
salvatori
del
paese
?
Se
noi
non
ci
fossimo
battuti
,
la
popolazione
non
avrebbe
dovuto
abbandonare
le
case
e
i
campi
ed
emigrare
disperata
,
verso
l
'
interno
,
per
vivervi
miserabilmente
di
sussidi
lesinati
dallo
Stato
?
Con
quale
ammirazione
le
giovani
guardavano
i
soldati
!
Quei
giorni
furono
,
per
il
battaglione
,
fra
i
più
lieti
di
tutta
la
guerra
.
I
soldati
erano
felici
.
Vallonara
era
un
villaggio
di
poche
centinaia
di
abitanti
,
ma
nella
ricca
campagna
,
fra
Bassano
e
Marostica
,
v
'
erano
disseminate
migliaia
di
cascine
.
Durante
le
ore
di
libera
uscita
,
esse
diventarono
centri
di
riunione
di
squadre
,
di
gruppi
isolati
di
soldati
,
ospitali
e
gaie
.
Popolazione
e
soldati
gareggiavano
in
generosità
,
reciprocamente
.
Tutto
quello
che
i
soldati
possedevano
fu
offerto
in
festa
.
Essi
diventarono
,
in
quelle
ore
,
i
signori
della
pianura
.
Ogni
compagnia
aveva
i
suoi
soldati
sedentari
.
Meditativi
e
solitari
,
questi
erano
insensibili
a
quella
vita
di
tripudio
.
Non
uscivano
neppure
e
,
misantropi
,
oziavano
attorno
agli
accantonamenti
.
Ma
i
più
giovani
,
scorrazzavano
da
cavalieri
erranti
,
cercandosi
un
sorso
di
gioia
.
Nei
pomeriggi
rossi
e
tiepidi
di
quel
maggio
unico
,
tutta
la
compagnia
risuonò
di
stornelli
e
canti
popolari
.
E
le
voci
,
non
più
gravi
,
dei
soldati
,
s
'
accordavano
con
i
canti
delle
donne
in
festa
.
Com
'
era
ridivenuta
bella
la
vita
!
Un
giorno
,
passando
lungo
i
filari
d
'
una
vigna
per
controllarvi
un
filo
telefonico
del
battaglione
,
guardando
per
aria
,
inciampai
su
un
soldato
della
10a
.
Egli
era
con
una
giovane
contadina
.
Sdraiati
sull
'
erba
,
sotto
un
arco
di
viti
,
essi
si
confidavano
i
loro
segreti
.
Io
non
m
'
ero
accorto
di
loro
,
altrimenti
li
avrei
evitati
.
L
'
incontro
fu
improvviso
,
per
me
e
per
loro
.
Il
soldato
scattò
in
piedi
,
sull
'
attenti
,
e
salutò
.
Egli
era
rosso
e
confuso
.
Al
suo
fianco
,
lentamente
,
lentamente
,
con
una
calma
leggiadra
,
anche
la
donna
si
levò
in
piedi
.
Snella
e
bionda
,
essa
appariva
ancora
più
bionda
accanto
all
'
uomo
bruno
dai
capelli
neri
.
Mi
guardò
per
un
istante
,
con
un
sorriso
timido
,
abbassò
gli
occhi
e
si
strinse
al
soldato
,
protettrice
.
Io
levai
il
portafoglio
,
ne
tolsi
dieci
lire
e
dissi
,
dandole
al
soldato
:
-
Il
capitano
è
fiero
di
vedere
un
suo
soldato
in
così
bella
compagnia
.
Il
soldato
prese
il
denaro
,
ancora
imbarazzato
,
e
la
giovine
donna
sorrise
a
lungo
,
dondolandosi
,
i
grandi
occhi
aperti
e
colmi
di
grazia
.
Com
'
erano
felici
!
Anch
'
io
mi
sentivo
felice
.
Felice
e
infelice
,
nello
stesso
tempo
.
I
miei
problemi
sentimentali
,
infatti
,
non
erano
chiari
.
In
quei
giorni
,
Avellini
era
al
colmo
della
felicità
.
La
famiglia
di
Marostica
c
'
invitava
spesso
per
il
tè
,
ma
io
,
che
comandavo
ancora
il
battaglione
,
ero
preso
,
anche
nelle
ore
del
pomeriggio
,
da
un
'
infinità
d
'
impegni
di
servizio
e
potevo
andarvi
raramente
.
Egli
era
più
libero
e
non
vi
mancava
mai
.
Un
successo
personale
aumentò
la
sua
gioia
.
Il
comandante
della
brigata
lo
aveva
incaricato
di
fare
una
conferenza
agli
ufficiali
della
brigata
,
sulla
tattica
della
compagnia
nei
combattimenti
di
montagna
.
Egli
si
era
preparato
con
entusiasmo
ed
io
lo
avevo
anche
aiutato
,
mettendo
a
suo
profitto
la
mia
lunga
esperienza
di
guerra
.
Noi
detestavamo
le
conferenze
più
che
i
grossi
calibri
,
ma
Avellini
parlò
con
talento
.
Il
generale
si
congratulò
con
lui
e
lo
segnalò
al
comando
della
divisione
come
un
distinto
ufficiale
di
carriera
.
Egli
non
sapeva
contenere
la
sua
gioia
.
Dopo
la
conferenza
,
mi
fece
le
sue
confidenze
.
Niente
egli
amava
più
della
sua
carriera
militare
.
Poter
distinguersi
come
comandante
di
compagnia
,
entrare
alla
Scuola
di
guerra
e
nel
servizio
di
stato
maggiore
,
comandare
una
batteria
d
'
artiglieria
,
poi
un
battaglione
di
fanteria
,
studiare
,
studiare
sempre
.
Servire
il
paese
così
,
contribuire
a
dargli
un
esercito
,
un
grande
esercito
,
per
poter
riaffermare
le
sue
glorie
militari
!
Egli
non
sembrava
chiedere
altro
alla
vita
.
Nel
pomeriggio
,
andammo
insieme
al
tè
di
Marostica
ed
egli
fu
il
festeggiato
.
Il
riposo
passò
come
un
sogno
.
XXVIII
L'8
giugno
,
gli
austriaci
,
prevedendo
l
'
offensiva
,
fecero
brillare
la
mina
sotto
Casara
Zebio
,
quella
per
cui
noi
avevamo
passato
la
notte
di
Natale
in
linea
.
La
mina
distrusse
le
trincee
,
seppellì
i
reparti
che
le
presidiavano
,
insieme
con
gli
ufficiali
di
un
reggimento
che
vi
si
erano
fermati
durante
una
ricognizione
.
La
posizione
fu
occupata
dal
nemico
.
L
'
avvenimento
fu
considerato
come
un
cattivo
presagio
.
Il
10
,
la
nostra
artiglieria
aprì
il
fuoco
alle
5
del
mattino
.
La
grande
azione
che
andava
,
per
cinquanta
chilometri
,
da
Val
d
'
Assa
a
Cima
Caldiera
,
era
iniziata
.
Sull
'
Altipiano
,
comprese
le
bombarde
pesanti
da
trincea
,
non
v
'
erano
meno
di
mille
bocche
da
fuoco
.
Un
tambureggiamento
immenso
,
fra
boati
che
sembravano
uscire
dal
ventre
della
terra
,
sconvolgeva
il
suolo
.
La
stessa
terra
tremava
sotto
i
nostri
piedi
.
Quello
non
era
tiro
d
'
artiglieria
.
Era
l
'
inferno
che
si
era
scatenato
.
Ci
eravamo
sempre
lamentati
della
mancanza
d
'
artiglieria
:
ora
l
'
avevamo
,
l
'
artiglieria
.
I
reparti
erano
stati
ritirati
dalle
trincee
e
solo
poche
vedette
le
presidiavano
.
Il
1°
e
il
2°
battaglione
del
reggimento
erano
ricoverati
nelle
grandi
caverne
scavate
durante
l
'
inverno
.
Il
3
battaglione
era
con
tutte
e
quattro
le
compagnie
allo
scoperto
,
sulla
linea
dei
due
ridottini
retrostanti
.
Le
piccole
caverne
ivi
esistenti
erano
occupate
dagli
artiglieri
da
montagna
,
che
vi
avevano
la
batteria
,
e
dai
nostri
mitraglieri
.
L
'
artiglieria
nemica
controbatté
,
con
i
grossi
calibri
,
le
nostre
batterie
,
ma
non
tirò
sulla
prima
linea
.
Sulla
nostra
prima
linea
tirò
solo
la
nostra
artiglieria
.
Quello
che
avvenne
non
fu
sufficientemente
chiarito
.
Alcune
batterie
da
149
e
da
152
da
marina
tirarono
su
di
noi
.
I
battaglioni
che
erano
nelle
caverne
non
ne
soffrirono
,
ma
il
mio
ebbe
,
fin
dall
'
inizio
,
gravi
perdite
.
Il
maggiore
Frangipane
,
ch
'
era
rientrato
da
pochi
giorni
,
fu
colpito
fra
i
primi
ed
io
assunsi
il
comando
del
battaglione
.
La
linea
dei
due
ridottini
,
nei
quali
il
mio
battaglione
aveva
l
'
ordine
di
rimanere
,
fu
rasa
al
suolo
.
Essi
erano
stati
costruiti
contro
i
tiri
di
fronte
,
non
contro
quelli
alle
spalle
.
La
9a
e
10a
compagnia
furono
dimezzate
.
Il
tenente
Ottolenghi
fece
uscire
i
mitraglieri
dalle
caverne
e
,
riordinatili
all
'
aperto
,
gridava
:
-
Bisogna
marciare
sulle
batterie
che
tirano
su
di
noi
e
mitragliarle
!
Io
lo
vidi
a
tempo
,
accorsi
e
l
'
obbligai
a
riprendere
il
suo
posto
.
Feci
spostare
di
qualche
centinaio
di
metri
indietro
le
compagnie
e
ne
informai
il
comando
di
reggimento
.
Il
battaglione
aveva
già
molti
morti
.
Le
barelle
erano
insufficienti
a
trasportare
i
feriti
ai
posti
di
medicazione
.
Mentre
io
facevo
la
spoletta
fra
i
reparti
,
passò
un
colonnello
d
'
artiglieria
,
seguito
da
due
tenenti
.
A
capo
scoperto
,
la
pistola
in
mano
,
fra
gli
scoppi
delle
granate
,
urlava
:
-
Uccideteci
!
uccideteci
!
Io
gli
andai
incontro
e
gli
proposi
di
servirsi
dei
miei
ufficiali
per
comunicare
alle
batterie
l
'
ordine
di
spostare
i
tiri
.
Egli
non
riconobbe
neppure
che
io
ero
un
ufficiale
.
Non
mi
rispose
e
continuò
a
gridare
frasi
sconnesse
.
I
due
tenenti
lo
seguivano
,
muti
,
lo
sguardo
sperduto
.
Io
cominciavo
a
perdere
la
calma
.
Il
comando
di
brigata
,
per
l
'
azione
,
s
'
era
stabilito
vicino
,
dietro
il
mio
battaglione
.
Vi
andai
di
corsa
.
Trovai
il
generale
comandante
della
brigata
,
in
fondo
a
una
piccola
caverna
,
seduto
,
con
il
microfono
in
mano
.
Gli
raccontai
affrettatamente
quanto
avveniva
.
Egli
m
'
ascoltava
,
calmo
fino
all
'
abbattimento
.
Io
parlavo
agitato
,
ma
egli
restava
indifferente
.
Nell
'
eccitazione
,
io
mi
lasciai
sfuggire
:
-
Signor
generale
,
quante
corbellerie
,
oggi
,
stiamo
commettendo
!
Il
generale
s
'
alzò
di
scatto
.
Io
credetti
volesse
mettermi
alla
porta
.
Mi
venne
incontro
e
m
'
abbracciò
,
piangendo
.
-
Figliolo
,
è
la
nostra
professione
,
-
mi
rispose
.
Seppi
che
egli
inviava
portaordini
e
fonogrammi
,
vanamente
,
da
oltre
un
'
ora
.
Io
rientrai
al
battaglione
,
disperato
.
Nel
settore
del
2°
battaglione
avvenivano
cose
peggiori
..
Il
maggiore
Melchiorri
s
'
era
installato
in
una
piccola
caverna
,
accanto
alla
grande
caverna
in
cui
era
ricoverata
la
5a
compagnia
.
Il
tiro
dell
'
artiglieria
lo
aveva
molto
impressionato
.
Coloniale
,
egli
non
aveva
mai
assistito
,
in
Africa
,
ad
una
simile
forma
di
guerra
.
I
suoi
nervi
non
poterono
resistere
.
Si
era
già
bevuto
,
da
solo
,
una
bottiglia
di
cognac
e
aveva
mandato
in
giro
tutto
il
comando
del
battaglione
per
trovarne
una
seconda
.
Egli
attendeva
la
bottiglia
,
quando
,
dalla
caverna
della
5a
compagnia
,
arrivò
il
rumore
d
'
un
tumulto
.
La
caverna
della
5a
era
,
fra
tutte
le
altre
del
reggimento
,
la
peggio
scavata
.
Era
stata
una
delle
prime
ad
essere
costruita
e
i
minatori
non
erano
ancora
sufficientemente
pratici
.
Era
lunga
orizzontalmente
,
ma
non
abbastanza
scavata
in
profondità
.
Poteva
contenere
un
'
intera
compagnia
,
ma
era
quasi
a
fior
di
terra
.
In
grado
di
resistere
a
un
bombardamento
di
piccoli
calibri
,
non
lo
era
per
gli
altri
calibri
.
Forse
,
lo
era
anche
per
gli
altri
,
ma
quelli
che
vi
stavano
dentro
avevano
l
'
impressione
che
non
lo
fosse
.
Quella
mattina
,
i
nostri
149
e
152
l
'
avevano
particolarmente
presa
di
mira
.
Alcune
granate
scoppiate
all
'
imboccatura
avevano
ucciso
dei
soldati
e
il
capitano
comandante
della
compagnia
.
Intere
batterie
avevano
continuato
a
tempestarla
di
colpi
.
La
compagnia
infine
,
stordita
da
un
martellamento
ininterrotto
,
soffocata
dal
fumo
degli
scoppi
,
priva
del
suo
comandante
,
non
seppe
resistere
.
Ai
soldati
sembrava
che
la
volta
dovesse
crollare
da
un
momento
all
'
altro
e
schiacciarli
tutti
.
Essi
volevano
uscire
all
'
aperto
.
I
soldati
gridavano
:
-
Fuori
!
Fuori
!
Il
maggiore
Melchiorri
sentì
le
grida
e
mandò
ad
informarsi
.
Quando
seppe
che
i
soldati
volevano
uscire
dalla
galleria
,
egli
fu
assalito
da
un
impeto
d
'
ira
.
Gli
ordini
dati
esigevano
che
i
reparti
non
si
muovessero
dai
posti
loro
assegnati
prima
dell
'
ora
fissata
per
l
'
assalto
.
-
Noi
siamo
di
fronte
al
nemico
,
-
gridò
il
maggiore
,
-
ed
io
ordino
che
nessuno
si
muova
.
Guai
a
chi
si
muove
!
La
seconda
bottiglia
era
arrivata
e
il
maggiore
dimenticò
la
5a
compagnia
.
Il
bombardamento
continuava
.
Non
passò
molto
tempo
.
La
compagnia
si
gettò
fuori
dalla
galleria
e
si
riordinò
,
all
'
aperto
,
in
un
avvallamento
laterale
non
battuto
dall
'
artiglieria
.
Il
maggiore
credette
trovarsi
di
fronte
ad
un
ammutinamento
.
Ne
era
convinto
.
Una
compagnia
,
poco
prima
dell
'
assalto
,
con
le
armi
alla
mano
,
a
pochi
metri
dal
nemico
,
rifiutava
d
'
obbedire
.
Per
lui
,
non
v
'
erano
dubbi
.
Bisognava
quindi
reagire
immediatamente
con
i
mezzi
più
energici
e
punire
la
sedizione
.
Furibondo
,
uscì
dalla
sua
caverna
.
Mise
la
compagnia
in
riga
e
ordinò
la
decimazione
.
La
5a
compagnia
ubbidiva
agli
ordini
,
senza
reagire
.
Mentre
l
'
aiutante
maggiore
conteggiava
i
soldati
e
ne
designava
uno
ogni
dieci
per
la
fucilazione
immediata
,
la
notizia
si
sparse
per
gli
altri
reparti
del
battaglione
e
accorsero
vari
ufficiali
.
Il
maggiore
spiegò
loro
che
egli
intendeva
valersi
della
circolare
del
comando
supremo
sulla
pena
capitale
con
procedimento
eccezionale
.
Il
comandante
della
6a
compagnia
era
fra
i
presenti
.
Era
il
vecchio
comandante
della
6a
all
'
azione
dell
'
agosto
,
il
tenente
Fiorelli
,
che
,
guarito
dalle
ferite
e
promosso
capitano
,
aveva
ripreso
il
comando
della
sua
compagnia
.
Egli
fece
osservare
che
il
reato
di
ammutinamento
di
fronte
al
nemico
non
esisteva
e
che
,
anche
se
il
reato
fosse
stato
compiuto
,
il
maggiore
non
avrebbe
avuto
il
diritto
di
ordinare
la
decimazione
senza
il
parere
del
comandante
del
reggimento
.
Le
considerazioni
del
capitano
irritarono
il
maggiore
.
Egli
impugnò
la
pistola
e
gliela
puntò
al
petto
.
-
Lei
taccia
,
-
gli
rispose
il
maggiore
,
-
taccia
,
altrimenti
si
rende
complice
dell
'
ammutinamento
e
responsabile
dello
stesso
reato
.
Io
solo
,
qui
,
sono
il
comandante
responsabile
.
Io
sono
,
di
fronte
al
nemico
,
arbitro
della
vita
e
della
morte
dei
soldati
posti
sotto
il
mio
comando
,
se
infrangono
la
disciplina
di
guerra
.
Il
capitano
rimase
impassibile
.
Calmo
,
chiese
più
volte
il
permesso
di
parlare
.
Il
maggiore
gl
'
impose
il
silenzio
.
La
selezione
era
stata
ultimata
,
in
mezzo
alla
5a
,
e
venti
soldati
,
distaccati
dagli
altri
,
attendevano
.
Il
maggiore
ordinò
l
'
attenti
ed
egli
stesso
si
mise
nella
posizione
d
'
attenti
.
Il
fragore
dell
'
artiglieria
era
assordante
e
dovette
urlare
per
farsi
sentire
da
tutti
.
Egli
parlava
solenne
:
-
In
nome
di
Sua
Maestà
il
Re
,
comandante
supremo
dell
'
esercito
,
io
maggiore
Melchiorri
cavalier
Ruggero
,
comandante
titolare
del
2°
battaglione
399
fanteria
,
mi
valgo
delle
disposizioni
eccezionali
di
Sua
Eccellenza
il
generale
Cadorna
,
suo
capo
di
stato
maggiore
,
e
ordino
la
fucilazione
dei
militari
della
5a
compagnia
,
colpevoli
di
ammutinamento
con
le
armi
di
fronte
al
nemico
.
Il
maggiore
era
ormai
esaltato
e
non
ascoltava
che
se
stesso
.
Ma
lo
stato
d
'
animo
in
cui
egli
si
trovava
non
era
quello
degli
ufficiali
presenti
,
né
della
5a
compagnia
,
né
dei
venti
designati
alla
morte
.
Mai
,
nella
nostra
brigata
,
era
stata
eseguita
una
fucilazione
.
Questa
decimazione
appariva
un
avvenimento
così
precipitato
e
straordinario
da
non
essere
neppure
considerato
possibile
.
Ma
non
è
necessario
che
tutti
credano
al
dramma
perché
questo
si
svolga
.
Il
maggiore
Melchiorri
si
trovava
al
centro
del
dramma
,
protagonista
già
travolto
.
Il
maggiore
ordinò
che
il
capitano
Fiorelli
,
con
un
plotone
della
sua
compagnia
,
prendesse
il
comando
del
plotone
d
'
esecuzione
.
-
Io
sono
,
-
rispose
il
capitano
,
-
comandante
titolare
di
compagnia
,
e
non
posso
comandare
un
plotone
.
-
Lei
dunque
si
rifiuta
di
eseguire
il
mio
ordine
?
-
chiese
il
maggiore
.
-
Io
non
mi
rifiuto
di
eseguire
un
ordine
.
Faccio
solo
presente
che
io
sono
capitano
e
non
tenente
,
comandante
di
compagnia
,
non
di
plotone
.
-
Insomma
,
-
gridò
il
maggiore
,
puntando
nuovamente
la
pistola
sul
capitano
,
-
lei
eseguisce
o
non
eseguisce
l
'
ordine
che
io
le
ho
dato
?
Il
capitano
rispose
:
-
Signor
no
.
-
Non
lo
eseguisce
?
-
Signor
no
.
Il
maggiore
ebbe
un
attimo
d
'
esitazione
e
non
sparò
sul
capitano
.
-
Ebbene
,
-
riprese
il
maggiore
,
-
ordini
che
un
plotone
della
sua
compagnia
passi
in
riga
.
Il
capitano
ripeté
l
'
ordine
al
sottotenente
comandante
il
1°
plotone
della
6a
.
In
pochi
minuti
,
il
plotone
uscì
dalla
caverna
e
passò
in
riga
.
Il
sottotenente
ricevette
dal
maggiore
,
e
lo
ripeté
ai
suoi
soldati
,
l
'
ordine
di
caricare
le
armi
.
Il
plotone
aveva
già
i
fucili
carichi
.
Di
fronte
,
immobili
,
stupiti
,
i
venti
guardavano
.
Il
maggiore
ordinò
di
puntare
.
-
Punt
!
-
ordinò
il
tenente
.
Il
plotone
si
mise
in
posizione
di
punt
.
-
Ordini
il
fuoco
,
-
gridò
il
maggiore
.
-
Fuoco
!
-
ordinò
il
tenente
.
Il
plotone
eseguì
l
'
ordine
.
Ma
sparò
alto
.
La
scarica
dei
fucili
era
passata
tanto
alta
,
al
disopra
della
testa
dei
condannati
,
che
questi
rimasero
al
loro
posto
,
impassibili
.
Se
vi
fosse
stato
un
concerto
fra
il
plotone
e
i
venti
,
questi
si
sarebbero
potuti
gettare
a
terra
e
fingere
d
'
essere
morti
.
Ma
,
fra
di
loro
,
non
v
'
era
stato
che
uno
scambio
di
sguardi
.
Dopo
la
scarica
,
uno
dei
venti
sorrise
.
L
'
ira
del
maggiore
esplose
irreparabile
.
Con
la
pistola
in
pugno
,
fece
qualche
passo
verso
i
condannati
,
il
viso
stravolto
.
Si
fermò
al
centro
e
gridò
:
-
Ebbene
,
io
stesso
punisco
i
ribelli
!
Egli
ebbe
il
tempo
di
sparare
tre
colpi
.
Al
primo
,
un
soldato
colpito
alla
testa
stramazzò
al
suolo
;
al
secondo
e
al
terzo
,
caddero
altri
due
soldati
,
colpiti
al
petto
.
Il
capitano
Fiorelli
aveva
estratto
la
pistola
:
-
Signor
maggiore
,
lei
è
pazzo
.
Il
plotone
d
'
esecuzione
,
senza
un
ordine
,
puntò
sul
maggiore
e
fece
fuoco
.
Il
maggiore
si
rovesciò
,
crivellato
di
colpi
.
Mancavano
pochi
minuti
all
'
assalto
.
Anche
i
149
e
i
152
avevano
allungato
il
tiro
e
non
sparavano
più
su
di
noi
.
Le
nostre
trincee
erano
state
sconvolte
.
Delle
vedette
lasciatevi
,
non
fu
trovata
che
qualcuna
ancora
in
vita
.
Ma
,
nelle
trincee
e
nei
reticolati
nemici
,
immense
brecce
aprivano
il
passaggio
all
'
assalto
.
Il
mio
battaglione
s
'
era
ammassato
in
trincea
.
Io
vidi
la
5a
e
la
6a
compagnia
,
seguite
dalla
7a
e
dalla
8a
,
scavalcare
le
nostre
trincee
in
massa
,
ed
arrivare
alle
trincee
nemiche
.
Anche
il
mio
battaglione
uscì
immediatamente
dopo
,
più
a
destra
.
Il
1°
battaglione
e
un
battaglione
dell
'
altro
reggimento
della
brigata
avevano
anch
'
essi
occupato
le
posizioni
nemiche
,
piene
di
morti
.
Furono
questi
quattro
i
soli
battaglioni
che
,
da
Val
d
'
Assa
a
Cima
Caldiera
,
riuscirono
nell
'
assalto
.
Nel
resto
del
fronte
l
'
azione
fallì
.
La
mina
di
quota
1496
,
all
'
estrema
sinistra
della
divisione
,
si
era
rovesciata
sui
nostri
,
rendendo
inaccessibili
le
posizioni
nemiche
.
Le
nostre
perdite
furono
grandi
.
Io
avevo
iniziato
l
'
azione
come
comandante
di
compagnia
e
l
'
avevo
finita
comandante
di
due
battaglioni
:
il
3°
e
il
1°
rimasti
senza
capitani
.
L
'
azione
non
essendo
riuscita
che
nel
nostro
settore
,
la
nostra
posizione
avanzata
,
battuta
di
fianco
dal
tiro
nemico
,
diventava
insostenibile
.
Al
cader
della
notte
,
ricevemmo
l
'
ordine
di
ripiegare
sulle
trincee
di
partenza
.
La
notte
,
il
capitano
Fiorelli
venne
da
me
.
Egli
era
abbattuto
.
Mi
raccontò
la
morte
del
maggiore
Melchiorri
della
quale
anch
'
egli
si
credeva
in
parte
responsabile
.
Mi
disse
che
aveva
fatto
di
tutto
per
morire
in
combattimento
.
La
sorte
lo
aveva
voluto
risparmiare
.
Egli
quindi
si
considerava
obbligato
a
fare
il
suo
dovere
e
denunziare
il
fatto
al
comando
di
reggimento
.
Io
non
riuscii
a
dissuaderlo
.
Il
giorno
dopo
,
con
un
rapporto
scritto
,
denunziò
se
stesso
.
I
comandi
di
brigata
,
di
divisione
e
di
corpo
d
'
armata
ne
furono
informati
immediatamente
.
Egli
,
il
tenente
aiutante
maggiore
del
2°
battaglione
e
il
sottotenente
della
6a
furono
deferiti
al
Tribunale
militare
e
messi
in
stato
d
'
arresto
.
I
tre
ufficiali
,
accompagnati
da
un
capitano
dei
carabinieri
e
da
una
scorta
,
passarono
in
mezzo
al
mio
battaglione
.
Al
loro
passaggio
,
i
soldati
si
levarono
,
sull
'
attenti
,
e
salutarono
.
XXIX
Io
non
racconto
e
non
rivedo
che
ciò
che
maggiormente
è
rimasto
impresso
in
me
.
L
'
azione
fu
ripresa
il
19
,
ma
il
mio
battaglione
,
che
aveva
subito
le
maggiori
perdite
,
fu
lasciato
riserva
di
brigata
e
non
prese
parte
al
combattimento
.
I
feriti
del
battaglione
erano
stati
,
in
grande
maggioranza
,
trasportati
indietro
,
negli
ospedali
delle
retrovie
,
con
le
ambulanze
divisionali
.
Avellini
,
fra
i
più
gravi
,
era
rimasto
all
'
ospedale
da
campo
,
vicino
a
Croce
di
Sant
'
Antonio
.
Egli
era
intrasportabile
.
Era
rimasto
ferito
nelle
trincee
nemiche
,
alla
testa
della
sua
compagnia
,
e
le
ferite
erano
gravi
.
Aveva
perduto
un
occhio
,
ma
la
ferita
più
grave
era
quella
riportata
all
'
addome
.
Prima
che
i
portaferiti
lo
allontanassero
,
egli
aveva
voluto
salutarmi
ed
io
avevo
visto
,
fin
da
allora
,
la
gravità
del
suo
stato
.
Aveva
fatto
uno
sforzo
per
sollevarsi
sulla
barella
ed
era
ricaduto
svenuto
.
Dopo
,
io
non
l
'
avevo
più
rivisto
.
Per
quanto
il
battaglione
fosse
indietro
,
di
riserva
,
gli
obblighi
del
servizio
m
'
impedivano
di
andare
a
visitarlo
.
Potevo
telefonare
al
direttore
dell
'
ospedaletto
e
avere
,
ogni
tanto
,
sue
notizie
.
La
sua
temperatura
era
sempre
elevata
.
Il
22
il
direttore
dell
'
ospedaletto
mi
telefonò
che
Avellini
voleva
vedermi
subito
,
che
non
perdessi
tempo
perché
il
suo
stato
era
disperato
.
Chiesi
l
'
autorizzazione
al
comando
di
reggimento
e
ottenni
di
allontanarmi
dal
battaglione
per
qualche
ora
.
Com
'
era
trasformato
il
mio
amico
!
Egli
non
mangiava
più
dal
giorno
10;
la
ferita
all
'
addome
gli
imponeva
un
regime
di
digiuno
assoluto
.
Prima
tanto
forte
e
pieno
di
vita
,
ora
era
sfinito
.
Steso
sul
lettino
da
campo
,
le
labbra
bianche
,
immobile
,
sembrava
un
cadavere
.
Solo
una
contrazione
alla
bocca
,
simile
ad
un
sorriso
amaro
,
mostrava
ch
'
egli
viveva
e
soffriva
.
Io
ebbi
subito
l
'
impressione
che
fosse
in
fin
di
vita
.
E
pensai
ai
suoi
sogni
di
carriera
militare
,
al
suo
servizio
di
stato
maggiore
,
alle
sue
promozioni
,
al
grande
esercito
nazionale
...
Povero
Avellini
!
Certo
,
egli
mi
avrebbe
parlato
ancora
di
tutto
questo
.
Egli
aveva
tutti
i
due
occhi
fasciati
,
sicché
non
poté
vedermi
quando
entrai
.
Ma
sentì
il
mio
passo
e
capì
ch
'
ero
io
.
Con
voce
così
fine
che
la
sentii
appena
,
mi
chiamò
per
nome
.
-
Sì
,
-
risposi
.
-
Sono
io
.
Non
parlare
.
Non
stancarti
.
Parlerò
solo
io
.
Il
medico
mi
ha
detto
che
ci
sono
buone
speranze
.
Ma
bisogna
che
non
ti
affatichi
.
Tutto
il
battaglione
ti
ricorda
e
vuole
rivederti
presto
.
Ma
devi
pensare
a
guarire
.
Non
c
'
è
fretta
.
Tanto
,
la
guerra
durerà
ancora
,
purtroppo
.
Tutti
ti
salutano
.
Soprattutto
i
soldati
della
tua
compagnia
...
-
I
soldati
?
-
Sì
,
i
soldati
.
Son
voluto
espressamente
passare
dalla
tua
compagnia
,
prima
di
venire
qui
.
Anche
il
colonnello
ti
saluta
e
ho
anche
delle
belle
comunicazioni
da
farti
,
a
suo
nome
.
-
Grazie
.
Grazie
.
Lasciami
parlare
...
Sai
,
è
finita
...
-
Ma
che
dici
?
Non
dire
sciocchezze
.
Bisogna
pensare
a
guarire
.
Il
minimo
sforzo
lo
faceva
soffrire
.
Anche
quelle
poche
parole
che
aveva
detto
lo
avevano
stancato
.
Il
suo
volto
non
aveva
che
contrazioni
di
dolore
.
Avevo
delle
notizie
da
portargli
che
gli
sarebbero
state
gradite
.
Forse
si
sarebbe
rianimato
.
-
C
'
è
anche
una
bella
notizia
per
te
.
Indovina
...
Egli
fece
un
gesto
con
la
mano
.
Era
curiosità
o
indifferenza
?
Io
continuai
.
-
Sei
stato
proposto
per
la
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
sul
campo
.
E
sei
stato
anche
proposto
per
la
promozione
a
capitano
per
merito
di
guerra
.
Il
comando
di
brigata
ha
già
espresso
parere
favorevole
.
Certamente
,
le
due
proposte
saranno
approvate
dai
comandi
superiori
.
È
ciò
che
il
colonnello
mi
ha
incaricato
di
dirti
.
Egli
sollevò
le
mani
scarne
,
e
le
lasciò
ricadere
con
una
espressione
d
'
impotenza
.
Sembrava
volesse
dire
:
A
che
serve
tutto
ciò
?
-
Ti
ho
chiamato
,
sai
,
per
questo
...
Stammi
vicino
,
co
e
un
fratello
.
Lasciami
parlare
.
Egli
parlava
,
stentatamente
,
a
monosillabi
.
-
Ricordi
,
quel
pacchetto
di
lettere
?
-
Sì
,
ricordo
bene
.
-
Nella
mia
cassetta
d
'
ordinanza
,
al
carreggio
,
ne
troverai
due
.
Due
pacchetti
.
Tu
sai
a
chi
devi
rimandarli
.
Io
mi
sforzai
di
scherzare
,
per
sollevarlo
un
po
'
,
e
dissi
:
-
Quelle
lettere
portano
fortuna
.
Hanno
portato
fortuna
per
la
mina
.
Ne
porteranno
ancora
adesso
per
le
tue
ferite
.
-
Sì
,
sì
,
portano
fortuna
.
Tu
puoi
spedirle
.
Ma
preferirei
che
le
consegnassi
tu
,
personalmente
.
E
vi
aggiungessi
anche
questa
.
Io
non
mi
ero
accorto
che
sul
letto
,
sotto
la
sua
mano
distesa
,
v
'
era
una
lettera
.
Egli
la
prese
e
me
la
mostrò
.
-
Fammi
il
favore
,
leggimela
.
Vieni
vicino
,
vienimi
vicino
.
Io
presi
la
lettera
.
Mi
sedetti
accanto
al
letto
,
fino
a
toccarne
le
coltri
.
La
busta
era
ancora
chiusa
.
Io
chiesi
:
-
Debbo
dunque
aprirla
?
-
Sì
,
sì
.
Ma
vienimi
più
vicino
.
Io
m
'
addossai
al
letto
.
Guardai
la
busta
.
Era
indirizzata
a
lui
e
portava
il
timbro
di
Marostica
.
Io
tremavo
.
L
'
aprii
e
ne
trassi
due
fogli
.
Non
osavo
leggere
.
Egli
mi
chiese
:
-
L
'
hai
aperta
?
-
Sì
.
-
Leggi
dunque
,
fammi
il
piacere
.
Io
spiegai
i
fogli
e
il
mio
sguardo
corse
alla
firma
.
Era
il
nome
della
signorina
bionda
.
Cominciai
a
leggere
.
La
voce
mi
tremava
:
"
Mio
piccolo
...
"
Avellini
si
portò
le
mani
agli
occhi
bendati
,
quasi
volesse
con
le
mani
nascondermi
le
lacrime
.
Egli
piangeva
.
Io
avevo
interrotto
la
lettura
e
non
parlavo
più
.
Lo
lasciai
piangere
,
senza
dire
una
parola
.
Dopo
qualche
minuto
,
mi
disse
:
-
Continua
,
continua
.
Proseguii
la
lettura
.
Una
donna
non
può
scrivere
parole
più
tenere
di
quelle
che
io
lessi
quel
giorno
.
Dovetti
interrompere
la
lettura
ancora
,
più
volte
,
perché
Avellini
non
riusciva
a
frenare
il
pianto
.
-
Che
m
'
importa
di
morire
?
che
m
'
importa
?
Finii
di
leggere
la
lettera
.
Egli
mi
pregò
di
leggergliela
una
seconda
volta
.
Ed
io
la
rilessi
,
spesso
interrompendomi
,
come
prima
,
talmente
intensa
era
la
commozione
dell
'
amico
.
-
Anche
la
morte
è
bella
...
Egli
riprese
la
lettera
fra
le
mani
e
l
'
accarezzò
lungamente
.
Mi
disse
:
-
Lasciamela
qui
.
Verrai
a
prenderla
dopo
la
mia
morte
.
Il
tempo
del
mio
permesso
era
passato
.
Io
dovevo
rientrare
al
battaglione
.
Non
osavo
parlare
più
di
speranze
.
Levandomi
,
gli
chiesi
:
-
Debbo
dire
qualcosa
alla
compagnia
?
Al
colonnello
?
-
Sì
,
sì
,
grazie
.
Egli
mi
attirò
a
sé
con
le
mani
e
mi
disse
:
-
Va
'
tu
,
personalmente
.
Io
desidero
che
vada
tu
,
in
persona
.
Dille
che
il
mio
ultimo
pensiero
è
stato
per
lei
.
Che
io
non
ho
pensato
che
a
lei
...
Dille
che
io
muoio
felice
.
Risalii
in
fretta
al
battaglione
.
Ma
ero
così
agitato
che
,
giunto
al
battaglione
,
continuai
a
camminare
e
arrivai
fino
alle
trincee
.
Solo
là
,
mi
accorsi
che
avevo
oltrepassato
il
settore
del
mio
battaglione
,
di
più
d
'
un
chilometro
.
Ero
appena
arrivato
al
comando
del
battaglione
che
mi
si
chiamava
al
telefono
.
Era
il
direttore
dell
'
ospedaletto
.
Fece
un
lungo
giro
di
frasi
per
dirmi
che
Avellini
aveva
peggiorato
,
ch
'
era
gravissimo
,
che
non
v
'
erano
più
speranze
.
Mi
disse
infine
ch
'
era
morto
e
che
aveva
lasciato
una
lettera
per
me
.
Uscii
dalla
capanna
del
comando
.
V
'
erano
ufficiali
e
soldati
attorno
al
comando
.
Non
sapevo
che
dire
,
non
sapevo
che
fare
.
Poi
m
'
incamminai
verso
la
9a
compagnia
.
Mi
sembrava
che
fosse
necessario
che
io
stesso
le
comunicassi
la
triste
notizia
.
Il
solo
ufficiale
ch
'
era
sopravvissuto
all
'
azione
del
10
,
era
un
sottotenente
e
aveva
preso
il
comando
della
compagnia
.
Egli
era
molto
affezionato
ad
Avellini
.
Io
fui
incapace
di
adoperare
circonlocuzioni
e
dissi
direttamente
:
-
Avellini
è
morto
,
pochi
minuti
fa
.
-
Avellini
è
morto
?
-
domandò
il
sottotenente
.
-
È
morto
,
or
ora
,
-
risposi
.
Egli
mi
guardò
attonito
e
mi
ripeté
:
-
È
morto
,
è
morto
...
è
morto
...
Poi
mi
sembrò
che
un
pensiero
estraneo
a
noi
e
alla
notizia
che
egli
riceveva
,
lo
assalisse
,
come
un
'
incertezza
.
Quel
suo
stato
d
'
animo
durò
un
istante
.
Con
un
gesto
rapido
,
prese
una
bottiglia
di
cognac
che
gli
stava
vicino
,
e
,
come
se
fosse
una
medicina
,
ne
bevette
,
tutto
d
'
un
fiato
,
un
bicchiere
da
vino
.
Io
mi
stupii
e
m
'
irritai
.
-
Come
!
-
dissi
investendolo
,
-
come
?
Io
le
comunico
che
il
suo
comandante
di
compagnia
è
morto
e
lei
,
di
fronte
al
suo
comandante
di
battaglione
,
si
mette
a
bere
,
così
?
E
lei
è
un
ufficiale
?
Un
ufficiale
,
lei
?
Il
sottotenente
parve
risvegliarsi
da
un
sogno
.
Mi
rispose
,
confuso
:
-
Mi
scusi
,
signor
capitano
.
Ho
bevuto
senza
accorgermene
,
involontariamente
.
M
'
accorgo
solo
ora
,
mi
scusi
.
Io
rifeci
la
strada
,
per
rientrare
al
comando
.
Come
mi
appariva
triste
la
vita
.
Anche
Avellini
se
n
'
era
andato
.
Dei
colleghi
anziani
del
battaglione
non
rimaneva
più
nessuno
.
Anche
Ottolenghi
era
stato
ferito
,
e
gravemente
,
il
10
.
Non
sapevo
neppure
in
quale
ospedale
fosse
stato
ricoverato
.
Ancora
una
volta
,
rimanevo
solo
io
.
Tutti
se
n
'
erano
andati
,
ancora
una
volta
.
E
ora
dovevo
cercare
delle
lettere
,
raccontare
,
spiegare
.
Non
è
vero
che
l
'
istinto
di
conservazione
sia
una
legge
assoluta
della
vita
.
Vi
sono
dei
momenti
,
in
cui
la
vita
pesa
più
dell
'
attesa
della
morte
.
XXX
A
metà
luglio
,
la
brigata
scese
a
riposo
.
Il
battaglione
si
accantonò
fra
Asiago
e
Gallio
,
sulla
linea
arretrata
di
Monte
Sisemol
,
per
farvi
opere
di
fortificazione
.
Eravamo
sempre
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
,
ma
bene
al
riparo
,
in
avvallamenti
defilati
.
Solo
qualche
raro
apparecchio
nemico
da
ricognizione
volava
su
di
noi
,
altissimo
,
allontanato
subito
dall
'
intervento
delle
nostre
squadriglie
da
caccia
dei
campi
di
Bassano
.
Gli
apparecchi
da
bombardamento
non
molestarono
mai
il
nostro
riposo
.
Ai
giorni
tragici
facevano
seguito
persino
ore
di
gioia
.
I
feriti
leggeri
rientravano
al
battaglione
e
i
nuovi
arrivati
,
ufficiali
e
soldati
,
riempirono
i
vuoti
che
si
erano
fatti
nei
reparti
.
Il
tenente
di
cavalleria
Grisoni
,
dopo
una
lunga
convalescenza
,
era
stato
nuovamente
assegnato
al
battaglione
e
aveva
preso
il
comando
della
12a
compagnia
.
Ancora
zoppicante
per
la
ferita
di
Monte
Fior
,
egli
non
aveva
perduto
il
suo
buon
umore
.
La
sua
allegria
fu
preziosa
per
dissipare
la
nostra
tristezza
.
Presto
,
si
ricominciò
a
dimenticare
.
La
vita
riprendeva
il
sopravvento
.
Il
mio
attendente
,
ferito
anch
'
egli
,
era
rientrato
dall
'
ospedale
.
Egli
riprese
la
lettura
del
libro
sugli
uccelli
ed
io
quella
di
Baudelaire
e
dell
'
Ariosto
.
Un
giorno
,
verso
il
tramonto
,
ero
sulla
strada
principale
che
,
dalla
Valle
di
Ronchi
,
conduce
a
Monte
Sisemol
.
Rientravo
dal
comando
di
reggimento
che
s
'
era
stabilito
a
Ronchi
.
A
metà
strada
,
m
'
incrociai
con
un
colonnello
su
un
cavallo
sauro
,
solo
.
Anch
'
io
ero
a
cavallo
,
solo
.
Salutai
il
colonnello
e
continuai
il
cammino
.
Avevo
fatto
qualche
passo
,
quando
mi
sentii
chiamare
per
nome
.
Mi
voltai
:
il
colonnello
mi
rivolgeva
la
parola
.
Girai
il
cavallo
e
gli
andai
incontro
.
-
Comandi
,
signor
colonnello
,
-
dissi
.
-
Venga
qui
.
Lei
non
riconosce
più
i
suoi
superiori
?
Era
il
colonnello
Abbati
.
Ricorda
il
lettore
il
tenente
colonnello
del
301
di
Stoccaredo
e
di
Monte
Fior
?
Era
lui
.
Il
rosso
sotto
le
stellette
indicava
ch
'
egli
era
comandante
titolare
di
reggimento
.
-
Mi
perdoni
,
signor
colonnello
,
-
dissi
io
,
-
non
l
'
avevo
riconosciuto
.
Era
infatti
difficile
riconoscerlo
a
prima
vista
.
Egli
era
infinitamente
più
magro
e
più
vecchio
.
Il
suo
pallore
d
'
ambra
era
diventato
color
limone
e
gli
occhi
erano
infossati
nelle
orbite
.
Appariva
stanco
e
malato
.
Mi
rivolse
qualche
domanda
sul
mio
reggimento
,
poi
mi
disse
:
-
Ha
incominciato
a
bere
?
-
Come
prima
,
signor
colonnello
.
-
Io
non
so
più
se
sia
un
bene
o
un
male
.
La
questione
è
più
complicata
di
quello
che
io
non
credessi
.
Mi
trova
cambiato
?
-
Un
po
'
stanco
.
Mi
pare
un
po
'
stanco
,
ma
non
proprio
molto
cambiato
.
-
Un
po
'
stanco
!
Sono
un
uomo
finito
.
Fra
poco
,
mi
faranno
generale
.
Generale
per
merito
di
cognac
.
Il
colonnello
Abbati
è
riuscito
ad
uccidere
il
senso
della
guerra
,
ma
il
cognac
ha
ucciso
il
colonnello
Abbati
.
-
Che
dice
mai
,
signor
colonnello
?
-
Non
è
la
guerra
di
fanterie
contro
fanterie
,
di
artiglierie
contro
artiglierie
.
È
la
guerra
di
cantine
contro
cantine
,
barili
contro
barili
,
bottiglie
contro
bottiglie
.
Per
conto
mio
,
gli
austriaci
hanno
vinto
.
Io
mi
dichiaro
vinto
.
Mi
guardi
bene
:
io
ho
perduto
.
Non
trova
lei
che
ho
l
'
aspetto
d
'
un
uomo
disfatto
?
-
Io
trovo
che
lei
sta
bene
a
cavallo
,
signor
colonnello
.
-
Io
avrei
dovuto
bere
anche
acqua
e
molto
caffè
.
Ma
ormai
,
non
sono
più
a
tempo
.
Il
caffè
eccita
lo
spirito
,
ma
non
l
'
accende
.
I
liquori
l
'
accendono
.
Io
mi
sono
bruciato
il
cervello
.
Non
ho
,
nella
testa
,
che
ceneri
spente
.
Io
agito
ancora
,
agito
le
ceneri
per
trovarvi
un
briciolo
da
accendere
.
Non
ce
n
'
è
più
.
Almeno
avessimo
ancora
neve
e
ghiaccio
.
Se
n
'
è
andato
anche
il
freddo
.
Con
questo
sole
maledetto
,
non
vedo
che
cannoni
,
fucili
,
morti
e
feriti
che
urlano
.
Cerco
l
'
ombra
come
una
salvezza
.
Ma
non
ne
ho
più
per
molto
tempo
.
Addio
,
capitano
.
Alcuni
giorni
dopo
,
verso
mezzogiorno
,
ero
con
gli
ufficiali
del
battaglione
,
alla
mensa
.
Attendevamo
che
rientrasse
un
sottotenente
della
11a
,
che
avevo
mandato
al
comando
del
reggimento
per
prelevare
oggetti
di
corredo
.
L
'
ora
per
la
mensa
era
già
suonata
e
il
sottotenente
non
rientrava
.
Ci
mettemmo
a
tavola
,
senza
di
lui
.
Il
sottotenente
arrivò
poco
prima
che
finissimo
.
-
Sei
in
ritardo
di
mezz
'
ora
,
-
gli
gridarono
i
più
giovani
colleghi
.
-
Paga
due
bottiglie
!
-
Deve
pagare
?
-
chiese
il
direttore
di
mensa
.
-
Sì
,
-
risposero
in
coro
tutti
gli
ufficiali
.
-
Sta
bene
.
Due
bottiglie
!
Ma
voglio
raccontare
perché
ho
tardato
.
-
Non
è
necessario
,
-
disse
il
tenente
di
cavalleria
.
-
Ci
contentiamo
di
due
bottiglie
.
-
No
,
voglio
raccontarvi
che
cosa
mi
è
accaduto
.
Attorno
alla
tavola
,
tutti
ascoltavamo
.
-
Venivo
da
Ronchi
e
passavo
sulla
strada
che
fiancheggia
il
torrente
.
Il
sole
bruciava
.
Quando
sono
arrivato
all
'
altezza
della
casetta
bianca
,
nel
punto
in
cui
gli
alberi
coprono
la
strada
,
ho
visto
un
uomo
a
cavallo
,
camminare
lentamente
,
evitando
il
sole
.
Arrivato
sotto
gli
alberi
,
all
'
ombra
,
il
cavallo
si
fermò
.
L
'
uomo
si
levò
in
piedi
sulla
sella
,
si
arrampicò
a
un
ramo
e
scomparve
tra
le
foglie
.
Non
vedevo
più
che
il
cavallo
,
fermo
.
Rimasi
nascosto
.
Dopo
qualche
minuto
,
l
'
uomo
riapparve
,
dai
rami
,
ma
con
la
testa
in
giù
,
penzoloni
sulle
gambe
.
Io
rimasi
stupito
.
Ma
pensai
:
sarà
qualcuno
che
vuol
fare
della
ginnastica
.
Per
quanto
mi
paresse
strano
che
qualcuno
potesse
fare
la
ginnastica
,
a
quel
modo
.
Stavo
sempre
nascosto
.
Né
l
'
uomo
né
il
cavallo
s
'
accorgevano
di
me
.
L
'
uomo
si
lasciò
cadere
sulla
sella
,
poggiandosi
sulle
mani
,
e
riprese
la
posizione
normale
dell
'
uomo
a
cavallo
.
Si
riposò
,
levò
la
borraccia
e
bevette
.
Rimise
la
borraccia
a
posto
e
ricominciò
come
prima
.
Si
arrampicò
ai
rami
,
disparve
e
ricomparve
poco
dopo
,
con
la
testa
in
giù
.
Si
rimise
in
sella
e
bevette
di
nuovo
.
Sono
stato
sempre
nascosto
,
per
circa
mezz
'
ora
.
La
strada
era
deserta
.
Egli
ripeté
l
'
operazione
tre
volte
.
Io
volevo
avvicinarmi
per
meglio
vedere
,
ma
sopravvenne
una
carretta
al
trotto
.
L
'
uomo
spronò
il
cavallo
e
disparve
.
-
Il
cavallo
era
sauro
?
-
chiesi
.
-
Sì
,
un
sauro
.
-
Balzano
a
due
?
-
Balzano
a
due
.
-
Ma
non
ha
visto
se
chi
lo
montava
fosse
un
ufficiale
?
-
Non
l
'
ho
potuto
distinguere
perché
ero
lontano
,
al
sole
,
ed
egli
era
all
'
ombra
fitta
,
quasi
al
buio
.
-
Piccolo
?
magro
?
-
Sì
,
mi
è
sembrato
molto
magro
e
piccolo
.
Non
v
'
erano
dubbi
.
Povero
colonnello
Abbati
!
Egli
andava
verso
la
sua
fine
.
Al
caffè
,
la
conversazione
si
rianimò
.
Un
sottotenente
,
studente
in
lettere
all
'
Università
di
Roma
,
recitò
in
latino
una
satira
di
Giovenale
,
poi
disse
la
sua
traduzione
in
versi
italiani
.
Tutti
applaudirono
.
-
Per
me
,
-
disse
il
tenente
Grisoni
,
-
potevi
anche
risparmiarti
il
latino
.
L
'
ho
studiato
dieci
anni
,
sempre
il
primo
della
classe
,
ma
non
ne
ho
capito
un
'
acca
,
dei
tuoi
versi
.
A
ciò
,
aggiungi
che
tu
pronunzi
il
latino
come
se
avessi
dei
ceci
in
bocca
.
Si
era
tutti
allegri
.
Non
sembravamo
neppure
sotto
il
tiro
dell
'
artiglieria
.
Infine
,
si
respirava
ancora
una
volta
.
La
guerra
sembrava
finita
e
dimenticata
.
Il
trillo
del
telefono
interruppe
la
conversazione
.
Mi
alzai
e
presi
il
microfono
.
Gli
ufficiali
zittirono
.
Dal
comando
di
reggimento
,
il
capitano
aiutante
maggiore
in
1a
chiedeva
di
me
.
-
Che
c
'
è
?
-
chiesi
.
-
Bisogna
prepararsi
,
perché
domani
il
reggimento
discende
.
-
Riposo
in
pianura
?
-
chiesi
io
,
contento
.
-
No
;
il
riposo
non
è
fatto
per
noi
.
-
E
dove
andiamo
?
-
Sull
'
Altipiano
della
Bainsizza
.
L
'
offensiva
su
quel
fronte
è
incominciata
e
la
brigata
vi
è
stata
richiesta
dal
comandante
d
'
armata
in
persona
.
-
Che
onore
!
-
Che
ci
vuoi
fare
?
Il
battaglione
è
pronto
?
-
Sì
,
il
battaglione
è
pronto
.
Ma
è
proprio
sicuro
che
saremo
mandati
sulla
Bainsizza
?
-
Sì
,
sicuro
.
Ho
decifrato
io
stesso
l
'
ordine
.
-
A
che
ora
?
-
Ti
sarà
comunicato
domattina
,
al
rapporto
dei
comandanti
di
battaglione
.
-
Sta
bene
.
Arrivederci
.
-
Arrivederci
.
Gli
ufficiali
trattenevano
il
respiro
.
Non
avevano
sentito
le
parole
dell
'
aiutante
maggiore
,
ma
,
dalle
mie
risposte
,
avevano
capito
tutto
.
Muti
,
mi
guardavano
negli
occhi
,
con
un
'
espressione
di
angoscia
.
Il
tenente
di
cavalleria
riempì
il
bicchiere
e
disse
:
-
Beviamo
alla
Bainsizza
!
I
colleghi
l
'
imitarono
.
L
'
offensiva
sulla
Bainsizza
!
La
guerra
ricominciava
.
Narrativa ,
ÿþPARTE
PRIMA
I
Suonava
la
messa
dell
'
alba
a
San
Giovanni
;
ma
il
paesetto
dormiva
ancora
della
grossa
,
perché
era
piovuto
da
tre
giorni
,
e
nei
seminati
ci
si
affondava
fino
a
mezza
gamba
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
nel
silenzio
,
s
'
udì
un
rovinìo
,
la
campanella
squillante
di
Sant
'
Agata
che
chiamava
aiuto
,
usci
e
finestre
che
sbattevano
,
la
gente
che
scappava
fuori
in
camicia
,
gridando
:
-
Terremoto
!
San
Gregorio
Magno
!
Era
ancora
buio
.
Lontano
,
nell
'
ampia
distesa
nera
dell
'
Alìa
,
ammiccava
soltanto
un
lume
di
carbonai
,
e
più
a
sinistra
la
stella
del
mattino
,
sopra
un
nuvolone
basso
che
tagliava
l
'
alba
nel
lungo
altipiano
del
Paradiso
.
Per
tutta
la
campagna
diffondevasi
un
uggiolare
lugubre
di
cani
.
E
subito
,
dal
quartiere
basso
,
giunse
il
suono
grave
del
campanone
di
San
Giovanni
che
dava
l
'
allarme
anch
'
esso
;
poi
la
campana
fessa
di
San
Vito
;
l
'
altra
della
chiesa
madre
,
più
lontano
;
quella
di
Sant
'
Agata
che
parve
addirittura
cascar
sul
capo
agli
abitanti
della
piazzetta
.
Una
dopo
l
'
altra
s
'
erano
svegliate
pure
le
campanelle
dei
monasteri
,
il
Collegio
,
Santa
Maria
,
San
Sebastiano
,
Santa
Teresa
:
uno
scampanìo
generale
che
correva
sui
tetti
spaventato
,
nelle
tenebre
.
-
No
!
no
!
E
'
il
fuoco
!
...
Fuoco
in
casa
Trao
!
...
San
Giovanni
Battista
!
Gli
uomini
accorrevano
vociando
,
colle
brache
in
mano
.
Le
donne
mettevano
il
lume
alla
finestra
:
tutto
il
paese
,
sulla
collina
,
che
formicolava
di
lumi
,
come
fosse
il
giovedì
sera
,
quando
suonano
le
due
ore
di
notte
:
una
cosa
da
far
rizzare
i
capelli
in
testa
,
chi
avesse
visto
da
lontano
.
-
Don
Diego
!
Don
Ferdinando
!
-
si
udiva
chiamare
in
fondo
alla
piazzetta
;
e
uno
che
bussava
al
portone
con
un
sasso
.
Dalla
salita
verso
la
Piazza
Grande
,
e
dagli
altri
vicoletti
,
arrivava
sempre
gente
:
un
calpestìo
continuo
di
scarponi
grossi
sull
'
acciottolato
;
di
tanto
in
tanto
un
nome
gridato
da
lontano
;
e
insieme
quel
bussare
insistente
al
portone
in
fondo
alla
piazzetta
di
Sant
'
Agata
,
e
quella
voce
che
chiamava
:
-
Don
Diego
!
Don
Ferdinando
!
Che
siete
tutti
morti
?
Dal
palazzo
dei
Trao
,
al
di
sopra
del
cornicione
sdentato
,
si
vedevano
salire
infatti
,
nell
'
alba
che
cominciava
a
schiarire
,
globi
di
fumo
denso
,
a
ondate
,
sparsi
di
faville
.
E
pioveva
dall
'
alto
un
riverbero
rossastro
,
che
accendeva
le
facce
ansiose
dei
vicini
raccolti
dinanzi
al
portone
sconquassato
,
col
naso
in
aria
.
Tutt
'
a
un
tratto
si
udì
sbatacchiare
una
finestra
,
e
una
vocetta
stridula
che
gridava
di
lassù
:
-
Aiuto
!
...
ladri
!
...
Cristiani
,
aiuto
!
-
Il
fuoco
!
Avete
il
fuoco
in
casa
!
Aprite
,
don
Ferdinando
!
-
Diego
!
Diego
!
Dietro
alla
faccia
stralunata
di
don
Ferdinando
Trao
apparve
allora
alla
finestra
il
berretto
da
notte
sudicio
e
i
capelli
grigi
svolazzanti
di
don
Diego
.
Si
udì
la
voce
rauca
del
tisico
che
strillava
anch
'
esso
:
-
Aiuto
!
...
Abbiamo
i
ladri
in
casa
!
Aiuto
!
-
Ma
che
ladri
!
...
Cosa
verrebbero
a
fare
lassù
?
-
sghignazzò
uno
nella
folla
.
-
Bianca
!
Bianca
!
Aiuto
!
aiuto
!
Giunse
in
quel
punto
trafelato
Nanni
l
'
Orbo
,
giurando
d
'
averli
visti
lui
i
ladri
,
in
casa
Trao
.
-
Con
questi
occhi
!
...
Uno
che
voleva
scappare
dalla
finestra
di
donna
Bianca
,
e
s
'
è
cacciato
dentro
un
'
altra
volta
,
al
vedere
accorrer
gente
!
...
-
Brucia
il
palazzo
,
capite
?
Se
ne
va
in
fiamme
tutto
il
quartiere
!
Ci
ho
accanto
la
mia
casa
,
perdio
!
-
Si
mise
a
vociare
mastro
-
don
Gesualdo
Motta
.
Gli
altri
intanto
,
spingendo
,
facendo
leva
al
portone
,
riuscirono
a
penetrare
nel
cortile
,
ad
uno
ad
uno
,
coll
'
erba
sino
a
mezza
gamba
,
vociando
,
schiamazzando
,
armati
di
secchie
,
di
brocche
piene
d
'
acqua
;
compare
Cosimo
colla
scure
da
far
legna
;
don
Luca
il
sagrestano
che
voleva
dar
di
mano
alle
campane
un
'
altra
volta
,
per
chiamare
all
'
armi
;
Pelagatti
così
com
'
era
corso
,
al
primo
allarme
,
col
pistolone
arrugginito
ch
'
era
andato
a
scavar
di
sotto
allo
strame
.
Dal
cortile
non
si
vedeva
ancora
il
fuoco
.
Soltanto
,
di
tratto
in
tratto
,
come
spirava
il
maestrale
,
passavano
al
di
sopra
delle
gronde
ondate
di
fumo
,
che
si
sperdevano
dietro
il
muro
a
secco
del
giardinetto
,
fra
i
rami
dei
mandorli
in
fiore
.
Sotto
la
tettoia
cadente
erano
accatastate
delle
fascine
;
e
in
fondo
,
ritta
contro
la
casa
del
vicino
Motta
,
dell
'
altra
legna
grossa
:
assi
d
'
impalcati
,
correntoni
fradici
,
una
trave
di
palmento
che
non
si
era
mai
potuta
vendere
.
-
Peggio
dell
'
esca
,
vedete
!
-
sbraitava
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Roba
da
fare
andare
in
aria
tutto
il
quartiere
!
...
santo
e
santissimo
!
...
E
me
la
mettono
poi
contro
il
mio
muro
;
perché
loro
non
hanno
nulla
da
perdere
,
santo
e
santissimo
!
...
In
cima
alla
scala
,
don
Ferdinando
,
infagottato
in
una
vecchia
palandrana
,
con
un
fazzolettaccio
legato
in
testa
,
la
barba
lunga
di
otto
giorni
,
gli
occhi
grigiastri
e
stralunati
,
che
sembravano
quelli
di
un
pazzo
in
quella
faccia
incartapecorita
di
asmatico
,
ripeteva
come
un
'
anatra
:
-
Di
qua
!
di
qua
!
Ma
nessuno
osava
avventurarsi
su
per
la
scala
che
traballava
.
Una
vera
bicocca
quella
casa
:
i
muri
rotti
,
scalcinati
,
corrosi
;
delle
fenditure
che
scendevano
dal
cornicione
sino
a
terra
;
le
finestre
sgangherate
e
senza
vetri
;
lo
stemma
logoro
,
scantonato
,
appeso
ad
un
uncino
arrugginito
,
al
di
sopra
della
porta
.
Mastro
-
don
Gesualdo
voleva
prima
buttar
fuori
sulla
piazza
tutta
quella
legna
accatastata
nel
cortile
.
-
Ci
vorrà
un
mese
!
-
rispose
Pelagatti
il
quale
stava
a
guardare
sbadigliando
,
col
pistolone
in
mano
.
-
Santo
e
santissimo
!
Contro
il
mio
muro
è
accatastata
!
...
Volete
sentirla
,
sì
o
no
?
Giacalone
diceva
piuttosto
di
abbattere
la
tettoia
;
don
Luca
il
sagrestano
assicurò
che
pel
momento
non
c
'
era
pericolo
:
una
torre
di
Babele
!
Erano
accorsi
anche
altri
vicini
.
Santo
Motta
colle
mani
in
tasca
,
il
faccione
gioviale
e
la
barzelletta
sempre
pronta
.
Speranza
,
sua
sorella
,
verde
dalla
bile
,
strizzando
il
seno
vizzo
in
bocca
al
lattante
,
sputando
veleno
contro
i
Trao
:
-
Signori
miei
...
guardate
un
po
'
!
...
Ci
abbiamo
i
magazzini
qui
accanto
!
-
E
se
la
prendeva
anche
con
suo
marito
Burgio
,
ch
'
era
lì
in
maniche
di
camicia
:
-
Voi
non
dite
nulla
!
State
lì
come
un
allocco
!
Cosa
siete
venuto
a
fare
dunque
?
Mastro
-
don
Gesualdo
si
slanciò
il
primo
urlando
su
per
la
scala
.
Gli
altri
dietro
come
tanti
leoni
per
gli
stanzoni
scuri
e
vuoti
.
A
ogni
passo
un
esercito
di
topi
che
spaventavano
la
gente
.
-
Badate
!
badate
!
Ora
sta
per
rovinare
il
solaio
!
-
Nanni
l
'
Orbo
che
ce
l
'
aveva
sempre
con
quello
della
finestra
,
vociando
ogni
volta
:
-
Eccolo
!
eccolo
!
-
E
nella
biblioteca
,
la
quale
cascava
a
pezzi
,
fu
a
un
pelo
d
'
ammazzare
il
sagrestano
col
pistolone
di
Pelagatti
.
Si
udiva
sempre
nel
buio
la
voce
chioccia
di
don
Ferdinando
il
quale
chiamava
:
-
Bianca
!
Bianca
!
-
E
don
Diego
che
bussava
e
tempestava
dietro
un
uscio
,
fermando
pel
vestito
ognuno
che
passava
strillando
anche
lui
:
-
Bianca
!
mia
sorella
!
...
-
Che
scherzate
?
-
rispose
mastro
-
don
Gesualdo
rosso
come
un
pomodoro
,
liberandosi
con
una
strappata
.
-
Ci
ho
la
mia
casa
accanto
,
capite
:
Se
ne
va
in
fiamme
tutto
il
quartiere
!
Era
un
correre
a
precipizio
nel
palazzo
smantellato
;
donne
che
portavano
acqua
;
ragazzi
che
si
rincorrevano
schiamazzando
in
mezzo
a
quella
confusione
,
come
fosse
una
festa
;
curiosi
che
girandolavano
a
bocca
aperta
,
strappando
i
brandelli
di
stoffa
che
pendevano
ancora
dalle
pareti
,
toccando
gli
intagli
degli
stipiti
,
vociando
per
udir
l
'
eco
degli
stanzoni
vuoti
,
levando
il
naso
in
aria
ad
osservare
le
dorature
degli
stucchi
,
e
i
ritratti
di
famiglia
:
tutti
quei
Trao
affumicati
che
sembravano
sgranare
gli
occhi
al
vedere
tanta
marmaglia
in
casa
loro
.
Un
va
e
vieni
che
faceva
ballare
il
pavimento
.
-
Ecco
!
ecco
!
Or
ora
rovina
il
tetto
!
-
sghignazzava
Santo
Motta
,
sgambettando
in
mezzo
all
'
acqua
:
delle
pozze
d
'
acqua
ad
ogni
passo
,
fra
i
mattoni
smossi
o
mancanti
.
Don
Diego
e
don
Ferdinando
,
spinti
,
sbalorditi
,
travolti
in
mezzo
alla
folla
che
rovistava
in
ogni
cantuccio
la
miseria
della
loro
casa
,
continuando
a
strillare
:
-
Bianca
!
...
Mia
sorella
!
...
-
Avete
il
fuoco
in
casa
,
capite
!
-
gridò
loro
nell
'
orecchio
Santo
Motta
.
-
Sarà
una
bella
luminaria
con
tutta
questa
roba
vecchia
!
-
Per
di
qua
,
per
di
qua
!
-
si
udì
una
voce
dal
vicoletto
.
-
Il
fuoco
è
lassù
,
in
cucina
...
Mastro
Nunzio
,
il
padre
di
Gesualdo
,
arrampicatosi
su
di
una
scala
a
piuoli
,
faceva
dei
gesti
in
aria
,
dal
tetto
della
sua
casa
,
lì
dirimpetto
.
Giacalone
aveva
attaccata
una
carrucola
alla
ringhiera
del
balcone
per
attinger
acqua
dalla
cisterna
dei
Motta
.
Mastro
Cosimo
,
il
legnaiuolo
,
salito
sulla
gronda
,
dava
furiosi
colpi
di
scure
sull
'
abbaino
.
-
No
!
no
!
-
gridarono
di
sotto
.
-
Se
date
aria
al
fuoco
,
in
un
momento
se
ne
va
tutto
il
palazzo
!
Don
Diego
allora
si
picchiò
un
colpo
in
fronte
,
balbettando
:
-
Le
carte
di
famiglia
!
Le
carte
della
lite
!
-
E
don
Ferdinando
scappò
via
correndo
,
colle
mani
nei
capelli
,
vociando
anche
lui
.
Dalle
finestre
,
dal
balcone
,
come
spirava
il
vento
,
entravano
a
ondate
vortici
di
fumo
denso
,
che
facevano
tossire
don
Diego
,
mentre
continuava
a
chiamare
dietro
l
'
uscio
:
-
Bianca
!
Bianca
!
il
fuoco
!
...
Mastro
-
don
Gesualdo
il
quale
si
era
slanciato
furibondo
su
per
la
scaletta
della
cucina
,
tornò
indietro
accecato
dal
fumo
,
pallido
come
un
morto
,
cogli
occhi
fuori
dell
'
orbita
,
mezzo
soffocato
:
-
Santo
e
santissimo
!
...
Non
si
può
da
questa
parte
!
...
Sono
rovinato
!
Gli
altri
vociavano
tutti
in
una
volta
,
ciascuno
dicendo
la
sua
;
una
baraonda
da
sbalordire
:
-
Buttate
giù
le
tegole
!
-
Appoggiate
la
scala
al
fumaiuolo
!
-
Mastro
Nunzio
,
in
piedi
sul
tetto
della
sua
casa
,
si
dimenava
al
pari
di
un
ossesso
.
Don
Luca
,
il
sagrestano
,
era
corso
davvero
ad
attaccarsi
alle
campane
.
La
gente
in
piazza
,
fitta
come
le
mosche
.
Dal
corridoio
riuscì
a
farsi
udire
comare
Speranza
,
che
era
rauca
dal
gridare
strappando
i
vestiti
di
dosso
alla
gente
per
farsi
largo
,
colle
unghie
sfoderate
come
una
gatta
e
la
schiuma
alla
bocca
:
-
Dalla
scala
ch
'
è
laggiù
,
in
fondo
al
corridoio
!
-
Tutti
corsero
da
quella
parte
,
lasciando
don
Diego
che
seguitava
a
chiamare
dietro
l
'
uscio
della
sorella
:
-
Bianca
!
Bianca
!
...
-
Udivasi
un
tramestìo
dietro
quell
'
uscio
;
un
correre
all
'
impazzata
quasi
di
gente
che
ha
persa
la
testa
.
Poi
il
rumore
di
una
seggiola
rovesciata
.
Nanni
l
'
Orbo
tornò
a
gridare
in
fondo
al
corridoio
:
-
Eccolo
!
eccolo
!
-
E
si
udì
lo
scoppio
del
pistolone
di
Pelagatti
,
come
una
cannonata
.
-
La
Giustizia
!
Ecco
qua
gli
sbirri
!
-
vociò
dal
cortile
Santo
Motta
.
Allora
si
aprì
l
'
uscio
all
'
improvviso
,
e
apparve
donna
Bianca
,
discinta
,
pallida
come
una
morta
,
annaspando
colle
mani
convulse
,
senza
profferire
parola
,
fissando
sul
fratello
gli
occhi
pazzi
di
terrore
e
d
'
angoscia
.
Ad
un
tratto
si
piegò
sulle
ginocchia
,
aggrappandosi
allo
stipite
,
balbettando
:
-
Ammazzatemi
,
don
Diego
!
...
Ammazzatemi
pure
!
...
ma
non
lasciate
entrare
nessuno
qui
!
...
Quello
che
accadde
poi
,
dietro
quell
'
uscio
che
don
Diego
aveva
chiuso
di
nuovo
spingendo
nella
cameretta
la
sorella
,
nessuno
lo
seppe
mai
.
Si
udì
soltanto
la
voce
di
lui
,
una
voce
d
'
angoscia
disperata
,
che
balbettava
:
-
Voi
?
...
Voi
qui
?
...
Accorrevano
il
signor
Capitano
,
l
'
Avvocato
fiscale
,
tutta
la
Giustizia
.
Don
Liccio
Papa
,
il
caposbirro
,
gridando
da
lontano
,
brandendo
la
sciaboletta
sguainata
:
-
Aspetta
!
aspetta
!
Ferma
!
ferma
!
-
E
il
signor
Capitano
dietro
di
lui
,
trafelato
come
don
Liccio
,
cacciando
avanti
il
bastone
:
-
Largo
!
largo
!
Date
passo
alla
Giustizia
!
-
L
'
Avvocato
fiscale
ordinò
di
buttare
a
terra
l
'
uscio
.
-
Don
Diego
!
Donna
Bianca
!
Aprite
!
Cosa
vi
è
successo
?
S
'
affacciò
don
Diego
,
invecchiato
di
dieci
anni
in
un
minuto
,
allibito
,
stralunato
,
con
una
visione
spaventosa
in
fondo
alle
pupille
grige
,
con
un
sudore
freddo
sulla
fronte
,
la
voce
strozzata
da
un
dolore
immenso
:
-
Nulla
!
...
Mia
sorella
!
...
Lo
spavento
!
...
Non
entrate
nessuno
!
...
Pelagatti
inferocito
contro
Nanni
l
'
Orbo
:
-
Bel
lavoro
mi
faceva
fare
!
...
Un
altro
po
'
ammazzavo
compare
Santo
!
...
-
Il
Capitano
gli
fece
lui
pure
una
bella
lavata
di
capo
:
-
Con
le
armi
da
fuoco
!
...
Che
scherzate
?
...
Siete
una
bestia
!
-
Signor
Capitano
,
credevo
che
fosse
il
ladro
,
laggiù
al
buio
...
L
'
ho
visto
con
questi
occhi
!
-
Zitto
!
zitto
,
ubbriacone
!
-
gli
diede
sulla
voce
l
'
Avvocato
fiscale
.
-
Piuttosto
andiamo
a
vedere
il
fuoco
.
Adesso
dal
corridoio
,
dalla
scala
dell
'
orto
,
tutti
portavano
acqua
.
Compare
Cosimo
era
salito
sul
tetto
,
e
dava
con
la
scure
sui
travicelli
.
Da
ogni
parte
facevano
piovere
sul
soffitto
che
fumava
,
tegole
,
sassi
,
cocci
di
stoviglie
.
Burgio
,
sulla
scala
a
piuoli
,
sparandovi
schioppettate
sopra
,
e
dall
'
altro
lato
Pelagatti
,
appostato
accanto
al
fumaiuolo
,
caricava
e
scaricava
il
pistolone
senza
misericordia
.
Don
Luca
che
suonava
a
tutto
andare
le
campane
;
la
folla
dalla
piazza
vociando
e
gesticolando
;
tutti
i
vicini
alla
finestra
.
I
Margarone
stavano
a
vedere
dalla
terrazza
al
di
sopra
dei
tetti
,
dirimpetto
,
le
figliuole
ancora
coi
riccioli
incartati
,
don
Filippo
che
dava
consigli
da
lontano
,
dirigendo
le
operazioni
di
quelli
che
lavoravano
a
spegnere
l
'
incendio
colla
canna
d
'
India
.
Don
Ferdinando
,
il
quale
tornava
in
quel
momento
carico
di
scartafacci
,
batté
il
naso
nel
corridoio
buio
contro
Giacalone
che
andava
correndo
.
-
Scusate
,
don
Ferdinando
.
Vado
a
chiamare
il
medico
per
la
sorella
di
vossignoria
.
-
Il
dottor
Tavuso
!
-
gli
gridò
dietro
la
zia
Macrì
una
parente
povera
come
loro
,
ch
'
era
accorsa
per
la
prima
.
-
Qui
vicino
,
alla
farmacia
di
Bomma
.
Bianca
era
stata
presa
dalle
convulsioni
:
un
attacco
terribile
;
non
bastavano
in
quattro
a
trattenerla
sul
lettuccio
.
Don
Diego
sconvolto
anche
lui
,
pallido
come
un
cadavere
,
colle
mani
scarne
e
tremanti
,
cercava
di
ricacciare
indietro
tutta
quella
gente
.
-
No
!
...
non
è
nulla
!
...
Lasciatela
sola
!...-
Il
Capitano
si
mise
infine
a
far
piovere
legnate
a
diritta
e
a
manca
,
come
veniva
,
sui
vicini
che
s
'
affollavano
all
'
uscio
curiosi
.
-
Che
guardate
?
Che
volete
?
Via
di
qua
!
fannulloni
!
vagabondi
!
Voi
,
don
Liccio
Papa
,
mettetevi
a
guardia
del
portone
.
Venne
più
tardi
un
momento
il
barone
Mèndola
,
per
convenienza
,
e
donna
Sarina
Cirmena
che
ficcava
il
naso
da
per
tutto
;
il
canonico
Lupi
da
parte
della
baronessa
Rubiera
.
La
zia
Sganci
e
gli
altri
parenti
mandarono
il
servitore
a
prender
notizie
della
nipote
.
Don
Diego
,
reggendosi
appena
sulle
gambe
,
sporgeva
il
capo
dall
'
uscio
,
e
rispondeva
a
ciascheduno
:
-
Sta
un
po
'
meglio
...
E
'
più
calma
!
...
Vuol
esser
lasciata
sola
...
-
Eh
!
eh
!
-
mormorò
il
canonico
scuotendo
il
capo
e
guardando
in
giro
le
pareti
squallide
della
sala
:
-
Mi
rammento
qui
!
...
Dove
è
andata
la
ricchezza
di
casa
Trao
!
...
Il
barone
scosse
il
capo
anche
lui
,
lisciandosi
il
mento
ispido
di
barba
dura
colla
mano
pelosa
.
La
zia
Cirmena
scappò
a
dire
:
-
Sono
pazzi
!
Pazzi
da
legare
tutti
e
due
!
Don
Ferdinando
già
è
stato
sempre
uno
stupido
...
e
don
Diego
...
vi
rammentate
!
Quando
la
cugina
Sganci
gli
aveva
procurato
quell
'
impiego
nei
mulini
!
...
Nossignore
!
...
un
Trao
non
poteva
vivere
di
salario
!
...
Di
limosina
sì
,
possono
vivere
!
...
-
Oh
!
oh
!
-
interruppe
il
canonico
,
colla
malizia
che
gli
rideva
negli
occhietti
di
topo
,
ma
stringendo
le
labbra
sottili
.
-
Sissignore
!
...
Come
volete
chiamarla
:
Tutti
i
parenti
si
danno
la
voce
per
quello
che
devono
mandare
a
Pasqua
e
a
Natale
...
Vino
,
olio
,
formaggio
...
anche
del
grano
...
La
ragazza
già
è
tutta
vestita
dei
regali
della
zia
Rubiera
.
-
Eh
!
eh
!
...
-
Il
canonico
,
con
un
sorrisetto
incredulo
,
andava
stuzzicando
ora
donna
Sarina
ed
ora
il
barone
,
il
quale
chinava
il
capo
,
seguitava
a
grattarsi
il
mento
discretamente
,
fingeva
di
guardare
anch
'
esso
di
qua
e
di
là
,
come
a
dire
:
-
Eh
!
eh
!
pare
anche
a
me
!
...
Giunse
in
quel
mentre
il
dottor
Tavuso
in
fretta
,
col
cappello
in
capo
,
senza
salutar
nessuno
,
ed
entrò
nella
camera
dell
'
inferma
.
Poco
dopo
tornò
ad
uscire
,
stringendosi
nelle
spalle
,
gonfiando
le
gote
,
accompagnato
da
don
Ferdinando
allampanato
che
pareva
un
cucco
.
La
zia
Macrì
e
il
canonico
Lupi
corsero
dietro
al
medico
.
La
zia
Cirmena
che
voleva
sapere
ogni
cosa
e
vi
piantava
in
faccia
quei
suoi
occhialoni
rotondi
peggio
dell
'
Avvocato
fiscale
.
-
Eh
?
Cos
'
è
stato
?
Lo
sapete
voi
?
Adesso
si
chiamano
nervi
...
malattia
di
moda
...
Vi
mandano
a
chiamare
per
un
nulla
quasi
potessero
pagare
le
visite
del
medico
!
-
rispose
Tavuso
burbero
.
Quindi
,
piantando
anche
lui
gli
occhiali
in
faccia
a
donna
Sarina
:
-
Volete
che
ve
la
dica
?
Le
ragazze
a
certa
età
bisogna
maritarle
!
E
voltò
le
spalle
soffiando
gravemente
,
tossendo
,
spurgandosi
.
I
parenti
si
guardarono
in
faccia
.
Il
canonico
,
per
discrezione
,
prese
a
tenere
a
bada
il
barone
Mèndola
,
dandogli
chiacchiera
e
tabacco
,
sputacchiando
di
qua
e
di
là
,
onde
cercare
di
sbirciar
quello
che
succedeva
dietro
l
'
uscio
socchiuso
di
donna
Bianca
,
stringendo
le
labbra
riarse
come
inghiottisse
ogni
momento
:
-
Si
capisce
!
...
La
paura
avuta
!
...
Le
avevano
fatto
credere
d
'
avere
i
ladri
in
casa
!
...
povera
donna
Bianca
!
...
E
'
così
giovine
!
...
così
delicata
!
...
-
Sentite
,
cugina
!
-
disse
donna
Sarina
tirando
in
disparte
la
Macrì
.
Don
Ferdinando
,
sciocco
,
voleva
accostarsi
per
udire
lui
pure
:
-
Un
momento
!
Che
maniera
!
-
lo
sgridò
la
zia
Cirmena
.
-
Ho
da
dire
una
parola
a
vostra
zia
!
...
Piuttosto
andate
a
pigliare
un
bicchiere
d
'
acqua
per
Bianca
,
che
le
farà
bene
...
Tornò
a
scendere
Santo
Motta
di
lassù
,
fregandosi
le
mani
,
coll
'
aria
sorridente
:
-
E
'
tutta
rovinata
la
cucina
!
Non
c
'
è
più
dove
cuocere
un
uovo
!
...
Bisognerà
fabbricarla
di
nuovo
!
-
Come
nessuno
gli
dava
retta
,
fissava
in
volto
or
questo
ed
ora
quello
col
suo
sorriso
sciocco
.
Il
canonico
Lupi
,
per
levarselo
dai
piedi
,
gli
disse
infine
:
-
Va
bene
,
va
bene
.
Poi
ci
si
penserà
...
Il
barone
Mèndola
,
appena
Santo
Motta
volse
le
spalle
,
si
sfogò
infine
:
-
Ci
si
penserà
?
...
Se
ci
saranno
i
denari
per
pensarci
!
Io
gliel
'
ho
sempre
detto
...
Vendete
metà
di
casa
,
cugini
cari
...
anche
una
o
due
camere
...
tanto
da
tirare
innanzi
!
...
Ma
nossignore
!
..
Vendere
la
casa
dei
Trao
?
...
Piuttosto
,
ogni
stanza
che
rovina
chiudono
l
'
uscio
e
si
riducono
in
quelle
che
restano
in
piedi
...
Così
faranno
per
la
cucina
...
Faranno
cuocere
le
uova
qui
in
sala
,
quando
le
avranno
...
Vendere
una
o
due
camere
:
...
Nossignore
...
non
si
può
,
anche
volendo
...
La
camera
dell
'
archivio
:
e
ci
son
le
carte
di
famiglia
!
...
Quella
della
processione
:
e
non
ci
sarà
poi
dove
affacciarsi
quando
passa
il
Corpus
Domini
!
...
Quella
del
cucù
:
...
Ci
hanno
anche
la
camera
pel
cucù
,
capite
!
E
il
barone
,
con
quella
sfuriata
,
li
piantò
tutti
lì
,
che
si
sganasciavano
dalle
risa
.
Donna
Sarina
,
prima
d
'
andarsene
,
picchiò
di
nuovo
all
'
uscio
della
nipote
,
per
sapere
come
stava
.
Fece
capolino
don
Diego
,
sempre
con
quella
faccia
di
cartapesta
,
e
ripeté
:
-
Meglio
...
E
'
più
calma
!
...
Vuol
esser
lasciata
sola
...
-
Povero
Diego
!
-
sospirò
la
zia
Macrì
.
-
La
Cirmena
fece
ancora
alcuni
passi
nell
'
anticamera
,
perché
non
udisse
don
Ferdinando
il
quale
veniva
a
chiuder
l
'
uscio
,
e
soggiunse
sottovoce
:
-
Lo
sapevo
da
un
pezzo
...
Vi
rammentate
la
sera
dell
'
Immacolata
,
che
cadde
tanta
neve
?
...
Vidi
passare
il
baronello
Rubiera
dal
vicoletto
qui
a
due
passi
...
intabarrato
come
un
ladro
...
Il
canonico
Lupi
attraversò
il
cortile
,
rialzando
la
sottana
sugli
stivaloni
grossi
in
mezzo
alle
erbacce
,
si
voltò
indietro
verso
la
casa
smantellata
,
per
veder
se
potessero
udirlo
,
e
poi
,
dinanzi
al
portone
,
guardando
inquieto
di
qua
e
di
là
,
conchiuse
:
-
Avete
udito
il
dottore
Tavuso
?
Possiamo
parlare
perché
siamo
tutti
amici
intimi
e
parenti
...
A
certa
età
le
ragazze
bisogna
maritarle
!
II
Nella
piazza
,
come
videro
passare
don
Diego
Trao
col
cappello
bisunto
e
la
palandrana
delle
grandi
occasioni
,
fu
un
avvenimento
:
-
Ci
volle
il
fuoco
a
farvi
uscir
di
casa
!
-
Il
cugino
Zacco
voleva
anche
condurlo
al
Caffè
dei
Nobili
:
-
Narrateci
,
dite
come
fu
...
-
Il
poveraccio
si
schermì
alla
meglio
;
per
altro
non
era
socio
:
poveri
sì
,
ma
i
Trao
non
s
'
erano
mai
cavato
il
cappello
a
nessuno
.
Fece
il
giro
lungo
onde
evitare
la
farmacia
di
Bomma
,
dove
il
dottor
Tavuso
sedeva
in
cattedra
tutto
il
giorno
;
ma
nel
salire
pel
Condotto
,
rasente
al
muro
,
inciampò
in
quella
linguaccia
di
Ciolla
,
ch
'
era
sempre
in
cerca
di
scandali
:
-
Buon
vento
,
buon
vento
,
don
Diego
!
Andate
da
vostra
cugina
Rubiera
?
Lui
si
fece
rosso
.
Sembrava
che
tutti
gli
leggessero
in
viso
il
suo
segreto
!
Si
voltò
ancora
indietro
esitante
,
guardingo
,
prima
d
'
entrare
nel
vicoletto
,
temendo
che
Ciolla
stesse
a
spiarlo
.
Per
fortuna
colui
s
'
era
fermato
a
discorrere
col
canonico
Lupi
,
facendo
di
gran
risate
,
alle
quali
il
canonico
rispondeva
atteggiando
la
bocca
al
riso
anche
lui
,
discretamente
.
La
baronessa
Rubiera
faceva
vagliare
del
grano
.
Don
Diego
la
vide
passando
davanti
la
porta
del
magazzino
,
in
mezzo
a
una
nuvola
di
pula
,
con
le
braccia
nude
,
la
gonnella
di
cotone
rialzata
sul
fianco
,
i
capelli
impolverati
,
malgrado
il
fazzoletto
che
s
'
era
tirato
giù
sul
naso
a
mo
'
di
tettino
.
Essa
stava
litigando
con
quel
ladro
del
sensale
Pirtuso
,
che
le
voleva
rubare
il
suo
farro
pagandolo
due
tarì
meno
a
salma
,
accesa
in
volto
,
gesticolando
con
le
braccia
pelose
,
il
ventre
che
le
ballava
:
-
Non
ne
avete
coscienza
,
giudeo
?
...
-
Poi
,
come
vide
don
Diego
,
si
voltò
sorridente
:
-
Vi
saluto
,
cugino
Trao
.
Cosa
andate
facendo
da
queste
parti
?
-
Veniva
appunto
,
signora
cugina
...
-
e
don
Diego
,
soffocato
dalla
polvere
,
si
mise
a
tossire
.
-
Scostatevi
,
scostatevi
!
Via
di
qua
,
cugino
.
Voi
non
ci
siete
avvezzo
-
interruppe
la
baronessa
.
-
Vedete
cosa
mi
tocca
a
fare
?
Ma
che
faccia
avete
,
gesummaria
!
Lo
spavento
di
questa
notte
,
eh
?
...
Dalla
botola
,
in
cima
alla
scaletta
di
legno
,
si
affacciarono
due
scarpacce
,
delle
grosse
calze
turchine
,
e
si
udì
una
bella
voce
di
giovanetta
la
quale
disse
:
-
Signora
baronessa
,
eccoli
qua
.
-
E
'
tornato
il
baronello
?
-
Sento
Marchese
che
abbaia
laggiù
.
-
Va
bene
,
adesso
vengo
.
Dunque
,
pel
farro
cosa
facciamo
,
mastro
Lio
?
Pirtuso
era
rimasto
accoccolato
sul
moggio
,
tranquillamente
,
come
a
dire
che
non
gliene
importava
del
farro
,
guardando
sbadatamente
qua
e
là
le
cose
strane
che
c
'
erano
nel
magazzino
vasto
quanto
una
chiesa
.
Una
volta
,
al
tempo
dello
splendore
dei
Rubiera
,
c
'
era
stato
anche
il
teatro
.
Si
vedeva
tuttora
l
'
arco
dipinto
a
donne
nude
e
a
colonnati
come
una
cappella
;
il
gran
palco
della
famiglia
di
contro
,
con
dei
brandelli
di
stoffa
che
spenzolavano
dal
parapetto
;
un
lettone
di
legno
scolpito
e
sgangherato
in
un
angolo
;
dei
seggioloni
di
cuoio
,
sventrati
per
farne
scarpe
;
una
sella
di
velluto
polverosa
,
a
cavalcioni
sul
subbio
di
un
telaio
;
vagli
di
tutte
le
grandezze
appesi
in
giro
;
mucchi
di
pale
e
di
scope
;
una
portantina
ficcata
sotto
la
scala
che
saliva
al
palco
,
con
lo
stemma
dei
Rubiera
allo
sportello
,
e
una
lanterna
antica
posata
sul
copricielo
,
come
una
corona
.
Giacalone
,
e
Vito
Orlando
,
in
mezzo
a
mucchi
di
frumento
alti
al
pari
di
montagne
,
si
dimenavano
attorno
ai
vagli
immensi
,
come
ossessi
,
tutti
sudati
e
bianchi
di
pula
,
cantando
in
cadenza
;
mentre
Gerbido
,
il
ragazzo
,
ammucchiava
continuamente
il
grano
con
la
scopa
.
-
Ai
miei
tempi
,
signora
baronessa
,
io
ci
ho
visto
la
commedia
,
in
questo
magazzino
,
-
rispose
Pirtuso
per
sviare
la
domanda
.
-
Lo
so
!
lo
so
!
Così
si
son
fatti
mangiare
il
fatto
suo
i
Rubiera
!
E
ora
vorreste
continuare
!
...
Lo
pigliate
il
farro
,
sì
o
no
?
-
Ve
l
'
ho
detto
:
a
cinque
onze
e
venti
.
-
No
,
in
coscienza
,
non
posso
.
Ci
perdo
già
un
tarì
a
salma
.
-
Benedicite
a
vossignoria
!
-
Via
,
mastro
Lio
,
ora
che
ha
parlato
la
signora
baronessa
!
-
aggiunse
Giacalone
,
sempre
facendo
ballare
il
vaglio
.
Ma
il
sensale
riprese
il
suo
moggio
,
e
se
ne
andò
senza
rispondere
.
La
baronessa
gli
corse
dietro
,
sull
'
uscio
,
per
gridargli
:
-
A
cinque
e
vent
'
uno
.
V
'
accomoda
?
-
Benedicite
,
benedicite
.
Ma
essa
,
colla
coda
dell
'
occhio
,
si
accorse
che
il
sensale
si
era
fermato
a
discorrere
col
canonico
Lupi
,
il
quale
,
sbarazzatosi
infine
del
Ciolla
,
se
ne
veniva
su
pel
vicoletto
.
Allora
,
rassicurata
,
si
rivolse
al
cugino
Trao
,
parlando
d
'
altro
:
-
Stavo
pensando
giusto
a
voi
,
cugino
.
Un
po
'
di
quel
farro
voglio
mandarvelo
a
casa
...
No
,
no
,
senza
cerimonie
...
Siamo
parenti
.
La
buon
'
annata
deve
venire
per
tutti
.
Poi
il
Signore
ci
aiuta
!
...
Avete
avuto
il
fuoco
in
casa
,
eh
?
Dio
liberi
!
M
'
hanno
detto
che
Bianca
è
ancora
mezza
morta
dallo
spavento
...
Io
non
potevo
lasciare
,
qui
...
scusatemi
.
-
Sì
...
son
venuto
appunto
...
Ho
da
parlarvi
...
-
Dite
,
dite
pure
...
Ma
intanto
,
mentre
siete
laggiù
,
guardate
se
torna
Pirtuso
...
Così
,
senza
farvi
scorgere
...
-
E
'
una
bestia
!
-
rispose
Vito
Orlando
dimenandosi
sempre
attorno
al
vaglio
.
-
Conosco
mastro
Lio
.
E
'
una
bestia
!
Non
torna
.
Ma
in
quel
momento
entrava
il
canonico
Lupi
,
sorridente
,
con
quella
bella
faccia
amabile
che
metteva
tutti
d
'
accordo
,
e
dietro
a
lui
il
sensale
col
moggio
in
mano
.
-
Deo
gratias
!
Deo
gratias
!
Lo
combiniamo
questo
matrimonio
,
signora
baronessa
?
Come
s
'
accorse
di
don
Diego
Trao
,
che
aspettava
umilmente
in
disparte
,
il
canonico
mutò
subito
tono
e
maniere
,
colle
labbra
strette
,
affettando
di
tenersi
in
disparte
anche
lui
,
per
discrezione
,
tutto
intento
a
combinare
il
negozio
del
frumento
.
Si
stette
a
tirare
un
altro
po
'
;
mastro
Lio
ora
strillava
e
dibattevasi
quasi
volessero
rubargli
i
denari
di
tasca
.
La
baronessa
invece
coll
'
aria
indifferente
,
voltandogli
le
spalle
,
chiamando
verso
la
botola
:
-
Rosaria
!
Rosaria
!
-
E
tacete
!
-
esclamò
infine
il
canonico
battendo
sulle
spalle
di
mastro
Lio
colla
manaccia
.
-
Io
so
per
chi
comprate
.
E
'
per
mastro
-
don
Gesualdo
.
Giacalone
accennò
di
sì
,
strizzando
l
'
occhio
.
-
Non
è
vero
!
Mastro
-
don
Gesualdo
non
ci
ha
che
fare
!
-
si
mise
a
vociare
il
sensale
.
-
Quello
non
è
il
mestiere
di
mastro
-
don
Gesualdo
!
-
Ma
infine
,
come
s
'
accordarono
sul
prezzo
,
Pirtuso
si
calmò
.
Il
canonico
soggiunse
:
-
State
tranquillo
,
che
mastro
-
don
Gesualdo
fa
tutti
i
mestieri
in
cui
c
'
è
da
guadagnare
.
Pirtuso
il
quale
s
'
era
accorto
della
strizzatina
d
'
occhio
di
Giacalone
,
andò
a
dirgli
sotto
il
naso
il
fatto
suo
:
-
Che
non
ne
vuoi
mangiare
pane
,
tu
?
Non
sai
che
si
tace
nei
negozi
?
-
La
baronessa
,
dal
canto
suo
,
mentre
il
sensale
le
voltava
le
spalle
,
ammiccò
anch
'
essa
al
canonico
Lupi
,
come
a
dirgli
che
riguardo
al
prezzo
non
c
'
era
male
.
-
Sì
,
sì
,
-
rispose
questi
sottovoce
.
-
Il
barone
Zacco
sta
per
vendere
a
minor
prezzo
.
Però
mastro
-
don
Gesualdo
ancora
non
ne
sa
nulla
.
-
Ah
!
s
'
è
messo
anche
a
fare
il
negoziante
di
grano
,
mastro
-
don
Gesualdo
?
Non
lo
fa
più
il
muratore
?
-
Fa
un
po
'
di
tutto
,
quel
diavolo
!
Dicesi
pure
che
vuol
concorrere
all
'
asta
per
la
gabella
delle
terre
comunali
...
La
baronessa
allora
sgranò
gli
occhi
:
-
Le
terre
del
cugino
Zacco
:
...
Le
gabelle
che
da
cinquant
'
anni
si
passano
in
mano
di
padre
in
figlio
?
...
E
'
una
bricconata
!
-
Non
dico
di
no
;
non
dico
di
no
.
Oggi
non
si
ha
più
riguardo
a
nessuno
.
Dicono
che
chi
ha
più
denari
,
quello
ha
ragione
...
Allora
si
rivolse
verso
don
Diego
,
con
grande
enfasi
,
pigliandosela
coi
tempi
nuovi
:
-
Adesso
non
c
'
è
altro
Dio
!
Un
galantuomo
alle
volte
...
oppure
una
ragazza
ch
'
è
nata
di
buona
famiglia
...
Ebbene
non
hanno
fortuna
!
Invece
uno
venuto
dal
nulla
...
uno
come
mastro
-
don
Gesualdo
,
per
esempio
!
...
Il
canonico
riprese
a
dire
come
in
aria
di
mistero
parlando
piano
con
la
baronessa
e
don
Diego
Trao
sputacchiando
di
qua
e
di
là
:
-
Ha
la
testa
fine
quel
mastro
-
don
Gesualdo
!
Si
farà
ricco
ve
lo
dico
io
!
Sarebbe
un
marito
eccellente
per
una
ragazza
a
modo
...
come
ce
ne
son
tante
che
non
hanno
molta
dote
.
Mastro
Lio
stavolta
se
ne
andava
davvero
.
-
Dunque
signora
baronessa
,
posso
venire
a
caricare
il
grano
?
-
La
baronessa
,
tornata
di
buon
umore
,
rispose
:
-
Sì
ma
sapete
come
dice
l
'
oste
?
"
Qui
si
mangia
e
qui
si
beve
;
senza
denari
non
ci
venire
.
"
-
Pronti
e
contanti
,
signora
baronessa
.
Grazie
a
Dio
vedrete
che
saremo
puntuali
.
-
Se
ve
l
'
avevo
detto
!
-
esclamò
Giacalone
ansando
sul
vaglio
.
-
E
'
mastro
-
don
Gesualdo
!
Il
canonico
fece
un
altro
segno
d
'
intelligenza
alla
baronessa
,
e
dopo
che
Pirtuso
se
ne
fu
andato
,
le
disse
:
-
Sapete
cosa
ho
pensato
?
di
concorrere
pure
all
'
asta
vossignoria
,
insieme
a
qualchedun
altro
...
ci
starei
anch
'
io
...
-
No
,
no
,
ho
troppa
carne
al
fuoco
!
...
Poi
non
vorrei
fare
uno
sgarbo
al
cugino
Zacco
!
Sapete
bene
...
Siamo
nel
mondo
...
Abbiamo
bisogna
alle
volte
l
'
uno
dell
'
altro
.
-
Intendo
...
mettere
avanti
un
altro
...
mastro
-
don
Gesualdo
Motta
,
per
esempio
.
Un
capitaluccio
lo
ha
;
lo
so
di
sicuro
...
Vossignoria
darebbe
l
'
appoggio
del
nome
...
Si
potrebbe
combinare
una
società
fra
di
noi
tre
...
Poscia
,
sembrandogli
che
don
Diego
Trao
stesse
ad
ascoltare
i
loro
progetti
,
perchè
costui
aspettava
il
momento
di
parlare
alla
cugina
Rubiera
,
impresciuttito
nella
sua
palandrana
,
e
aveva
tutt
'
altro
per
la
testa
il
poveraccio
!
il
canonico
cambiò
subito
discorso
:
-
Eh
,
eh
,
quante
cose
ha
visto
questo
magazzino
!
Mi
rammento
,
da
piccolo
,
il
marchese
Limòli
che
recitava
Adelaide
e
Comingio
colla
Margarone
,
buon
'
anima
,
la
madre
di
don
Filippo
,
quella
ch
'
è
andata
a
finire
poi
alla
Salonia
.
"
Adelaide
!
dove
sei
?
"
-
La
scena
della
Certosa
...
Bisognava
vedere
!
tutti
col
fazzoletto
agli
occhi
!
Tanto
che
don
Alessandro
Spina
per
la
commozione
,
si
mise
a
gridare
:
"
Ma
diglielo
che
sei
tu
!..."
e
le
buttò
anche
una
parolaccia
...
Ci
fu
poi
la
storia
della
schioppettata
che
tirarono
al
marchese
Limòli
,
mentre
stava
a
prendere
il
fresco
,
dopo
cena
;
e
di
don
Nicola
Margarone
che
condusse
la
moglie
in
campagna
,
e
non
le
fece
più
vedere
anima
viva
.
Ora
riposano
insieme
marito
e
moglie
nella
chiesa
del
Rosario
,
pace
alle
anime
loro
!
La
baronessa
affermava
coi
segni
del
capo
,
dando
un
colpo
di
scopa
,
di
tanto
in
tanto
,
per
dividere
il
grano
dalla
mondiglia
.
-
Così
andavano
in
rovina
le
famiglie
.
Se
non
ci
fossi
stata
io
,
in
casa
dei
Rubiera
!
...
Lo
vedete
quel
che
sarebbe
rimasto
di
tante
grandezze
!
Io
non
ho
fumi
,
grazie
a
Dio
!
Io
sono
rimasta
quale
mi
hanno
fatto
mio
padre
e
mia
madre
...
gente
di
campagna
,
gente
che
hanno
fatto
la
casa
colle
loro
mani
,
invece
di
distruggerla
!
e
per
loro
c
'
è
ancora
della
grazia
di
Dio
nel
magazzino
dei
Rubiera
,
invece
di
feste
e
di
teatri
...
In
quella
arrivò
il
vetturale
colle
mule
cariche
.
-
Rosaria
!
Rosaria
!
-
si
mise
a
gridare
di
nuovo
la
baronessa
verso
la
scaletta
.
Finalmente
comparvero
dalla
botola
le
scarpaccie
e
le
calze
turchine
,
poi
la
figura
di
scimmia
della
serva
,
sudicia
,
spettinata
,
sempre
colle
mani
nei
capelli
.
-
Don
Ninì
non
era
alla
Vignazza
,
-
disse
lei
tranquillamente
.
-
Alessi
è
ritornato
col
cane
,
ma
il
baronello
non
c
'
era
.
-
Oh
,
Vergine
Santa
!
-
cominciò
a
strillare
la
padrona
,
perdendo
un
po
'
del
suo
colore
acceso
.
-
Oh
,
Maria
Santissima
!
E
dove
sarà
mai
?
Cosa
gli
sarà
accaduto
al
mio
ragazzo
?
Don
Diego
a
quel
discorso
si
faceva
rosso
e
pallido
da
un
momento
all
'
altro
.
Aveva
la
faccia
di
uno
che
voglia
dire
:
-
Apriti
,
terra
,
e
inghiottimi
!
-
Tossì
,
cercò
il
fazzoletto
dentro
il
cappello
,
aprì
la
bocca
per
parlare
;
poi
si
volse
dall
'
altra
parte
,
asciugandosi
il
sudore
.
Il
canonico
s
'
affrettò
a
rispondere
,
guardando
sottecchi
don
Diego
Trao
.
-
Sarà
andato
in
qualche
altro
posto
...
Quando
si
va
a
caccia
,
sapete
bene
...
-
Tutti
i
vizi
di
suo
padre
,
buon
'
anima
!
Caccia
,
giuoco
,
divertimenti
...
senza
pensare
ad
altro
...
e
senza
neppure
avvertirmi
!
...
Figuratevi
,
stanotte
,
quando
le
campane
hanno
suonato
al
fuoco
,
vado
a
cercarlo
in
camera
sua
,
e
non
lo
trovo
!
Mi
sentirà
!
...
Oh
,
mi
sentirà
!
...
Il
canonico
cercava
di
troncare
il
discorso
,
col
viso
inquieto
,
il
sorriso
sciocco
che
non
voleva
dir
nulla
:
-
Eh
,
eh
,
baronessa
!
vostro
figlio
non
è
più
un
ragazzo
;
ha
ventisei
anni
!
-
Ne
avesse
anche
cento
!
...
Fin
che
si
marita
,
capite
!
...
E
anche
dopo
!
-
Signora
baronessa
,
dove
s
'
hanno
a
scaricare
i
muli
?
-
disse
Rosaria
,
grattandosi
il
capo
.
-
Vengo
,
vengo
.
Andiamo
per
di
qua
.
Voialtri
passerete
pel
cortile
,
quando
avrete
terminato
.
Essa
chiuse
a
catenaccio
Giacalone
e
Vito
Orlando
dentro
il
magazzino
,
e
s
'
avviò
verso
il
portone
.
La
casa
della
baronessa
era
vastissima
,
messa
insieme
a
pezzi
e
bocconi
,
a
misura
che
i
genitori
di
lei
andavano
stanando
ad
uno
ad
uno
i
diversi
proprietari
,
sino
a
cacciarsi
poi
colla
figliuola
nel
palazzetto
dei
Rubiera
e
porre
ogni
cosa
in
comune
:
tetti
alti
e
bassi
;
finestre
d
'
ogni
grandezza
,
qua
e
là
,
come
capitava
;
il
portone
signorile
incastrato
in
mezzo
a
facciate
da
catapecchie
.
Il
fabbricato
occupava
quasi
tutta
la
lunghezza
del
vicoletto
.
La
baronessa
,
discorrendo
sottovoce
col
canonico
Lupi
,
s
'
era
quasi
dimenticata
del
cugino
,
il
quale
veniva
dietro
passo
passo
.
Ma
giunti
al
portone
il
canonico
si
tirò
indietro
prudentemente
:
-
Un
'
altra
volta
;
tornerò
poi
.
Adesso
vostro
cugino
ha
da
parlarvi
.
Fate
gli
affari
vostri
,
don
Diego
.
-
Ah
,
scusate
,
cugino
.
Entrate
,
entrate
pure
.
Fin
dall
'
androne
immenso
e
buio
,
fiancheggiato
di
porticine
basse
,
ferrate
a
uso
di
prigione
,
si
sentiva
di
essere
in
una
casa
ricca
:
un
tanfo
d
'
olio
e
di
formaggio
che
pigliava
alla
gola
;
poi
un
odore
di
muffa
e
di
cantina
.
Dal
rastrello
spalancato
,
come
dalla
profondità
di
una
caverna
,
venivano
le
risate
di
Alessi
e
della
serva
che
riempivano
i
barili
,
e
il
barlume
fioco
del
lumicino
posato
sulla
botte
.
-
Rosaria
!
Rosaria
!
-
tornò
a
gridare
la
baronessa
in
tono
di
minaccia
.
Quindi
rivolta
al
cugino
Trao
:
-
Bisogna
darle
spesso
la
voce
,
a
quella
benedetta
ragazza
;
perché
quando
ci
ha
degli
uomini
sottomano
è
un
affar
serio
!
Ma
del
resto
è
fidata
,
e
bisogna
aver
pazienza
.
Che
posso
farci
?
...
Una
casa
piena
di
roba
come
la
mia
!
...
Più
in
là
,
nel
cortile
che
sembrava
quello
di
una
fattoria
popolato
di
galline
,
di
anatre
,
di
tacchini
,
che
si
affollavano
schiamazzando
attorno
alla
padrona
,
il
tanfo
si
mutava
in
un
puzzo
di
concime
e
di
strame
abbondante
.
Due
o
tre
muli
dalla
lunga
fila
sotto
la
tettoia
,
allungarono
il
collo
ragliando
;
dei
piccioni
calarono
a
stormi
dal
tetto
;
un
cane
da
pecoraio
feroce
,
si
mise
ad
abbaiare
,
strappando
la
catena
;
dei
conigli
allungavano
pure
le
orecchie
inquiete
,
dall
'
oscurità
misteriosa
della
legnaia
.
E
la
baronessa
in
mezzo
a
tutto
quel
ben
di
Dio
,
disse
al
cugino
:
-
Voglio
mandarvi
un
paio
di
piccioni
,
per
Bianca
...
Il
poveraccio
tossì
,
si
soffiò
il
naso
,
ma
non
trovò
neppure
allora
le
parole
da
rispondere
.
Infine
,
dopo
un
laberinto
di
anditi
e
di
scalette
,
per
stanzoni
oscuri
,
ingombri
di
ogni
sorta
di
roba
,
mucchi
di
fave
e
di
orzo
riparati
dai
graticci
,
arnesi
di
campagna
,
cassoni
di
biancheria
,
arrivarono
nella
camera
della
baronessa
,
imbiancata
a
calce
,
col
gran
letto
nuziale
rimasto
ancora
tale
e
quale
,
dopo
vent
'
anni
di
vedovanza
,
dal
ramoscello
d
'
ulivo
benedetto
,
a
piè
del
crocifisso
,
allo
schioppo
del
marito
accanto
al
capezzale
.
La
cugina
Rubiera
era
tornata
a
lamentarsi
del
figliuolo
:
-
Tale
e
quale
suo
padre
,
buon
'
anima
!
Senza
darsi
un
pensiero
al
mondo
della
mamma
o
dei
suoi
interessi
!
...
Vedendo
il
cugino
Trao
inchiodato
sull
'
uscio
,
rimpiccinito
nel
soprabitone
,
gli
porse
da
sedere
:
-
Entrate
,
entrate
,
cugino
Trao
.
-
Il
poveretto
si
lasciò
cadere
sulla
seggiola
,
quasi
avesse
le
gambe
rotte
,
sudando
come
Gesù
all
'
orto
;
si
cavò
allora
il
cappellaccio
bisunto
,
passandosi
il
fazzoletto
sulla
fronte
.
-
Avete
da
dirmi
qualche
cosa
,
cugino
?
Parlate
,
dite
pure
.
Egli
strinse
forte
le
mani
l
'
una
nell
'
altra
,
dentro
il
cappello
,
e
balbettò
colla
voce
roca
,
le
labbra
smorte
e
tremanti
,
gli
occhi
umidi
e
tristi
che
evitavano
gli
occhi
della
cugina
:
-
Sissignora
...
Ho
da
parlarvi
...
Lei
,
da
prima
,
al
vedergli
quella
faccia
,
pensò
che
fosse
venuto
a
chiederle
denari
in
prestito
.
Sarebbe
stata
la
prima
volta
,
è
vero
:
erano
troppo
superbi
i
cugini
Trao
:
qualche
regaluccio
,
di
quelli
che
aiutano
a
tirare
innanzi
,
vino
,
olio
,
frumento
,
solevano
accettarlo
dai
parenti
ricchi
-
lei
,
la
cugina
Sganci
,
il
barone
Mèndola
-
ma
la
mano
non
l
'
avevano
mai
stesa
.
Però
alle
volte
il
bisogno
fa
chinare
il
capo
anche
ad
altro
!
...
La
prudenza
istintiva
che
era
nel
sangue
di
lei
,
le
agghiacciò
un
momento
il
sorriso
benevolo
.
Poscia
pensò
al
fuoco
che
avevano
avuto
in
casa
,
alla
malattia
di
Bianca
-
era
una
buona
donna
infine
-
don
Diego
aveva
proprio
una
faccia
da
far
compassione
...
Accostò
la
sua
seggiola
a
quella
di
lui
,
per
fargli
animo
,
e
soggiunse
:
-
Parlate
,
parlate
,
cugino
mio
...
Quel
che
si
può
fare
...
sapete
bene
...
siamo
parenti
...
I
tempi
non
rispondono
...
ma
quel
poco
che
si
può
...
Non
molto
...
ma
quel
poco
che
posso
...
fra
parenti
...
Parlate
pure
...
Ma
egli
non
poteva
,
no
!
colle
fauci
strette
,
la
bocca
amara
,
alzando
ogni
momento
gli
occhi
su
di
lei
,
e
aprendo
le
labbra
senza
che
ne
uscisse
alcun
suono
.
Infine
,
cavò
di
nuovo
il
fazzoletto
per
asciugarsi
il
sudore
,
se
lo
passò
sulle
labbra
aride
,
balbettando
:
-
E
'
accaduta
una
disgrazia
!
...
Una
gran
disgrazia
!
...
La
baronessa
ebbe
paura
di
essersi
lasciata
andare
troppo
oltre
.
Nei
suoi
occhi
,
che
fuggivano
quelli
lagrimosi
del
cugino
,
cominciò
a
balenare
la
inquietudine
del
contadino
che
teme
per
la
sua
roba
.
-
Cioè
!
...
cioè
!
...
-
Vostro
figlio
è
tanto
ricco
!
...
Mia
sorella
no
,
invece
!
...
A
quelle
parole
la
cugina
Rubiera
tese
le
orecchie
,
colla
faccia
a
un
tratto
irrigidita
nella
maschera
dei
suoi
progenitori
,
improntata
della
diffidenza
arcigna
dei
contadini
che
le
avevano
dato
il
sangue
delle
vene
e
la
casa
messa
insieme
a
pezzo
a
pezzo
colle
loro
mani
.
Si
alzò
,
andò
ad
appendere
la
chiave
allo
stipite
dell
'
uscio
,
frugò
alquanto
nei
cassetti
del
cassettone
.
Infine
,
vedendo
che
don
Diego
non
aggiungeva
altro
:
-
Ma
spiegatevi
,
cugino
.
Sapete
che
ho
tanto
da
fare
...
Invece
di
spiegarsi
don
Diego
scoppiò
a
piangere
come
un
ragazzo
,
nascondendo
il
viso
incartapecorito
nel
fazzoletto
di
cotone
,
con
la
schiena
curva
e
scossa
dai
singhiozzi
ripetendo
:
-
Bianca
!
mia
sorella
!
...
E
'
capitata
una
gran
disgrazia
alla
mia
povera
sorella
!
...
Ah
,
cugina
Rubiera
!
...
voi
che
siete
madre
!
...
Adesso
la
cugina
aveva
tutt
'
altra
faccia
anche
lei
:
le
labbra
strette
per
non
lasciarsi
scappar
la
pazienza
,
e
una
ruga
nel
bel
mezzo
della
fronte
:
la
ruga
della
gente
che
è
stata
all
'
acqua
e
al
sole
per
farsi
la
roba
-
o
che
deve
difenderla
.
In
un
lampo
le
tornarono
in
mente
tante
cose
alle
quali
non
aveva
badato
nella
furia
del
continuo
da
fare
:
qualche
mezza
parola
della
cugina
Macrì
;
le
chiacchiere
che
andava
spargendo
don
Luca
il
sagrestano
;
certi
sotterfugi
del
figliuolo
.
A
un
tratto
si
sentì
la
bocca
amara
come
il
fiele
anch
'
essa
.
-
Non
so
,
cugino
,
-
gli
rispose
secco
secco
.
-
Non
so
come
ci
entri
io
in
questi
discorsi
...
Don
Diego
stette
un
po
'
a
cercare
le
parole
,
guardandola
fisso
negli
occhi
che
dicevano
tante
cose
,
in
mezzo
a
quelle
lagrime
di
onta
e
di
dolore
,
e
poi
nascose
di
nuovo
il
viso
fra
le
mani
,
accompagnando
col
capo
la
voce
che
stentava
a
venir
fuori
:
-
Sì
!
...
sì
!
...
Vostro
figlio
Ninì
!
...
La
baronessa
stavolta
rimase
lei
senza
trovar
parola
,
con
gli
occhi
che
le
schizzavano
fuori
dal
faccione
apoplettico
fissi
sul
cugino
Trao
,
quasi
volesse
mangiarselo
;
quindi
balzò
in
piedi
come
avesse
vent
'
anni
,
e
spalancò
in
furia
la
finestra
gridando
:
-
Rosaria
!
Alessi
!
venite
qua
!
-
Per
carità
!
per
carità
!
-
supplicava
don
Diego
a
mani
giunte
,
correndole
dietro
.
-
Non
fate
scandali
,
per
carità
!
-
E
tacque
,
soffocato
dalla
tosse
,
premendosi
il
petto
.
Ma
la
cugina
,
fuori
di
sé
,
non
gli
dava
più
retta
.
Sembrava
un
terremoto
per
tutta
la
casa
:
gli
schiamazzi
dal
pollaio
;
l
'
uggiolare
del
cane
;
le
scarpaccie
di
Alessi
e
di
Rosaria
che
accorrevano
a
rotta
di
collo
,
arruffati
,
scalmanati
,
con
gli
occhi
bassi
.
-
Dov
'
è
mio
figlio
,
infine
?
Cosa
t
'
hanno
detto
alla
Vignazza
?
Parla
,
stupido
!
-
Alessi
dondolandosi
ora
su
di
una
gamba
e
ora
sull
'
altra
,
balbettando
,
guardando
inquieto
di
qua
e
di
là
,
ripeteva
sempre
la
stessa
cosa
:
-
Il
baronello
non
era
alla
Vignazza
.
Vi
aveva
lasciato
il
cane
,
Marchese
,
la
sera
innanzi
,
ed
era
partito
:
-
A
piedi
,
sissignora
.
Così
mi
ha
detto
il
fattore
.
-
La
serva
,
rassettandosi
di
nascosto
,
a
capo
chino
,
soggiunse
che
il
baronello
,
allorché
andava
a
caccia
di
buon
'
ora
,
soleva
uscire
dalla
porticina
della
stalla
,
per
non
svegliar
nessuno
:
-
La
chiave
?
...
Io
non
so
...
Ha
minacciato
di
rompermi
le
ossa
...
La
colpa
non
è
mia
,
signora
baronessa
!
...
-
Come
le
pigliasse
un
accidente
,
alla
signora
baronessa
.
-
Poi
sgattaiolarono
entrambi
mogi
mogi
.
Nella
scala
si
udirono
di
nuovo
le
scarpaccie
che
scendevano
a
precipizio
,
inseguendosi
.
Don
Diego
,
cadaverico
,
col
fazzoletto
sulla
bocca
per
frenare
la
tosse
,
continuava
a
balbettare
soffocato
delle
parole
senza
senso
.
-
Era
lì
...
dietro
quell
'
uscio
!
...
Meglio
m
'
avesse
ucciso
addirittura
...
allorché
mi
puntò
le
pistole
al
petto
...
a
me
!
...
le
pistole
al
petto
,
cugina
Rubiera
!
...
La
baronessa
si
asciugava
le
labbra
amare
come
il
fiele
col
fazzoletto
di
cotone
:
-
No
!
questa
non
me
l
'
aspettavo
!
...
dite
la
verità
,
cugino
don
Diego
,
che
non
me
la
meritavo
!
...
Vi
ho
sempre
trattati
da
parenti
...
E
quella
gatta
morta
di
Bianca
che
me
la
pigliavo
in
casa
giornate
intere
...
come
una
figliuola
...
-
Lasciatela
stare
,
cugina
Rubiera
!
-
interruppe
don
Diego
,
con
un
rimasuglio
del
vecchio
sangue
dei
Trao
alle
guance
.
-
Sì
,
sì
,
lasciamola
stare
!
Quanto
a
mio
figlio
ci
penserò
io
,
non
dubitate
!
Gli
farò
fare
quel
che
dico
io
,
al
signor
baronello
...
Birbante
!
assassino
!
Sarà
causa
della
mia
morte
!
...
E
le
spuntarono
le
lagrime
.
Don
Diego
,
avvilito
,
non
osava
alzare
gli
occhi
.
Ci
aveva
fissi
dinanzi
,
implacabili
,
Ciolla
,
la
farmacia
di
Bomma
,
le
risate
ironiche
dei
vicini
,
le
chiacchiere
delle
comari
,
ed
anche
insistente
e
dolorosa
,
la
visione
netta
della
sua
casa
,
dove
un
uomo
era
entrato
di
notte
:
la
vecchia
casa
che
gli
sembrava
sentir
trasalire
ancora
in
ogni
pietra
all
'
eco
di
quei
passi
ladri
:
e
Bianca
,
sua
sorella
,
la
sua
figliuola
,
il
suo
sangue
,
che
gli
aveva
mentito
,
che
s
'
era
stretta
tacita
nell
'
ombra
all
'
uomo
il
quale
veniva
a
recare
così
mortale
oltraggio
ai
Trao
:
il
suo
povero
corpo
delicato
e
fragile
nelle
braccia
di
un
estraneo
!
...
Le
lagrime
gli
scendevano
amare
e
calde
a
lui
pure
lungo
il
viso
scarno
che
nascondeva
fra
le
mani
.
La
baronessa
,
infine
,
si
asciugò
gli
occhi
,
e
sospirò
rivolta
al
crocifisso
:
-
Sia
fatta
la
volontà
di
Dio
!
Anche
voi
,
cugino
Trao
,
dovete
aver
la
bocca
amara
!
Che
volete
:
Tocca
a
noi
che
abbiamo
il
peso
della
casa
sulle
spalle
!
...
Dio
sa
se
della
mia
pelle
ho
fatto
scarpe
,
dalla
mattina
alla
sera
!
se
mi
son
levato
il
pan
di
bocca
per
amore
della
roba
!
...
E
poi
tutto
a
un
tratto
,
ci
casca
addosso
un
negozio
simile
!
...
Ma
questa
è
l
'
ultima
che
mi
farà
il
signor
baronello
!
...
L
'
aggiusterò
io
,
non
dubitate
!
Alla
fin
fine
non
è
più
un
ragazzo
!
Lo
mariterò
a
modo
mio
...
La
catena
al
collo
,
là
!
quella
ci
vuole
!
...
Ma
voi
,
lasciatemelo
dire
,
dovevate
tenere
gli
occhi
aperti
,
cugino
Trao
!
...
Non
parlo
di
vostro
fratello
don
Ferdinando
,
ch
'
è
uno
stupido
,
poveretto
,
sebbene
sia
il
primogenito
...
ma
voi
che
avete
più
giudizio
...
e
non
siete
un
bambino
neppur
voi
!
Dovevate
pensarci
voi
!
...
Quando
si
ha
in
casa
una
ragazza
...
L
'
uomo
è
cacciatore
,
si
sa
!
...
A
vostra
sorella
avreste
dovuto
pensarci
voi
...
o
piuttosto
lei
stessa
...
Quasi
quasi
si
direbbe
...
colpa
sua
!
...
Chissà
cosa
si
sarà
messa
in
testa
?
...
magari
di
diventare
baronessa
Rubiera
...
Il
cugino
Trao
si
fece
rosso
e
pallido
in
un
momento
.
-
Signora
baronessa
...
siamo
poveri
...
è
vero
...
Ma
quanto
a
nascita
...
-
Eh
,
caro
mio
!
la
nascita
...
gli
antenati
...
tutte
belle
cose
...
non
dico
di
no
...
Ma
gli
antenati
che
fecero
mio
figlio
barone
...
volete
sapere
quali
furono
?
...
Quelli
che
zapparono
la
terra
!
...
Col
sudore
della
fronte
,
capite
?
Non
si
ammazzarono
a
lavorare
perché
la
loro
roba
poi
andasse
in
mano
di
questo
e
di
quello
...
capite
?
...
In
quel
mentre
bussarono
al
portone
col
pesante
martello
di
ferro
che
rintronò
per
tutta
la
casa
,
e
suscitò
un
'
altra
volta
lo
schiamazzo
del
pollaio
,
i
latrati
del
cane
;
e
mentre
la
baronessa
andava
alla
finestra
,
per
vedere
chi
fosse
,
Rosaria
gridò
dal
cortile
:
-
C
'
è
il
sensale
...
quello
del
grano
...
-
Vengo
,
vengo
!
-
seguitò
a
brontolare
la
cugina
Rubiera
,
tornando
a
staccare
dal
chiodo
la
chiave
del
magazzino
.
-
Vedete
quel
che
ci
vuole
a
guadagnare
un
tarì
a
salma
,
con
Pirtuso
e
tutti
gli
altri
!
Se
ho
lavorato
anch
'
io
tutta
la
vita
,
e
mi
son
tolto
il
pan
di
bocca
,
per
amore
della
casa
,
intendo
che
mia
nuora
vi
abbia
a
portare
la
sua
dote
anch
'
essa
...
Don
Diego
,
sgambettando
più
lesto
che
poteva
dietro
alla
cugina
Rubiera
,
per
gli
anditi
e
gli
stanzoni
pieni
di
roba
seguitava
:
-
Mia
sorella
non
è
ricca
...
cugina
Rubiera
...
Non
ha
la
dote
che
ci
vorrebbe
...
Le
daremo
la
casa
e
tutto
...
Ci
spoglieremo
per
lei
...
Ferdinando
ed
io
...
-
Appunto
,
vi
dicevo
!
...
Badate
che
c
'
è
uno
scalino
rotto
...
Voglio
che
mio
figlio
sposi
una
bella
dote
.
La
padrona
son
io
,
quella
che
l
'
ha
fatto
barone
.
Non
l
'
ha
fatta
lui
la
roba
!
Entrate
,
entrate
,
mastro
Lio
.
Lì
,
dal
cancello
di
legno
.
E
'
aperto
...
-
Vostro
figlio
però
lo
sapeva
che
mia
sorella
non
è
ricca
!...-
ribatteva
il
povero
don
Diego
che
non
si
risolveva
ad
andarsene
,
mentre
la
cugina
Rubiera
aveva
tanto
da
fare
.
Essa
allora
si
voltò
come
un
gallo
,
coi
pugni
sui
fianchi
,
in
cima
alla
scala
:
-
A
mio
figlio
ci
penso
io
,
torno
a
dirvi
!
Voi
pensate
a
vostra
sorella
...
L
'
uomo
è
cacciatore
...
Lo
manderò
lontano
!
Lo
chiudo
a
chiave
!
Lo
sprofondo
!
Non
tornerà
in
paese
altro
che
maritato
!
colla
catena
al
collo
!
ve
lo
dico
io
!
La
mia
croce
!
la
mia
rovina
!
...
Quindi
,
mossa
a
compassione
dalla
disperazione
muta
del
poveraccio
,
il
quale
non
si
reggeva
sulle
gambe
,
aggiunse
,
scendendo
adagio
adagio
:
-
E
del
resto
...
sentite
,
don
Diego
...
Farò
anch
'
io
quello
che
potrò
per
Bianca
...
Sono
madre
anch
'
io
!
...
Sono
cristiana
!
...
Immagino
la
spina
che
dovete
averci
lì
dentro
...
-
Signora
baronessa
,
dice
che
il
farro
non
risponde
al
peso
,
-
gridò
Alessi
dalla
porta
del
magazzino
.
-
Che
c
'
è
?
Cosa
dice
?
...
Anche
il
peso
adesso
?
La
solita
rinculata
!
per
carpirmi
un
altro
ribasso
!
...
E
la
baronessa
partì
come
una
furia
.
Per
un
po
'
si
udì
nella
profondità
del
magazzino
un
gran
vocìo
:
sembrava
che
si
fossero
accapigliati
.
Pirtuso
strillava
peggio
di
un
agnello
in
mano
al
beccaio
;
Giacalone
e
Vito
Orlando
vociavano
anch
'
essi
,
per
metterli
d
'
accordo
,
e
la
baronessa
fuori
di
sé
,
che
ne
diceva
di
tutti
i
colori
.
Poscia
vedendo
passare
il
cugino
Trao
,
il
quale
se
ne
andava
colla
coda
fra
le
gambe
,
la
testa
infossata
nelle
spalle
,
barcollando
,
lo
fermò
sull
'
uscio
,
cambiando
a
un
tratto
viso
e
maniere
:
-
Sentite
,
sentite
...
l
'
aggiusteremo
fra
di
noi
questa
faccenda
...
Infine
cos
'
è
stato
?
...
Niente
di
male
,
ne
son
certa
.
Una
ragazza
col
timor
di
Dio
...
La
cosa
rimarrà
fra
voi
e
me
...
l
'
accomoderemo
fra
di
noi
...
Vi
aiuterò
anch
'
io
,
don
Diego
...
Sono
madre
...
son
cristiana
...
La
mariteremo
a
un
galantuomo
...
Don
Diego
scosse
il
capo
amaramente
,
avvilito
,
barcollando
come
un
ubbriaco
nell
'
andarsene
.
-
Sì
,
sì
,
le
troveremo
un
galantuomo
...
Vi
aiuterò
anch
'
io
come
posso
...
Pazienza
!
...
Farò
un
sagrificio
...
Egli
a
quelle
parole
si
fermò
,
cogli
occhi
spalancati
,
tutto
tremante
:
-
Voi
!
...
cugina
Rubiera
!
...
No
!
...
no
!
...
Questo
non
può
essere
...
In
quel
momento
veniva
dal
magazzino
il
sensale
,
bianco
di
pula
,
duro
,
perfino
nella
barba
che
gli
tingeva
di
nero
il
viso
anche
quand
'
era
fatta
di
fresco
:
gli
occhietti
grigi
come
due
tarì
d
'
argento
,
sotto
le
sopracciglia
aggrottate
dal
continuo
stare
al
sole
e
al
vento
in
campagna
.
-
Bacio
le
mani
,
signora
baronessa
.
-
Come
?
Così
ve
ne
andate
?
Che
c
'
è
di
nuovo
?
Non
vi
piace
il
farro
?
L
'
altro
disse
di
no
col
capo
anch
'
esso
,
al
pari
di
don
Diego
Trao
,
il
quale
se
ne
andava
rasente
al
muro
,
continuando
a
scrollare
la
testa
,
come
fosse
stato
colto
da
un
accidente
,
inciampando
nei
sassi
ogni
momento
.
-
Come
?
-
seguitava
a
sbraitare
la
baronessa
.
-
Un
negozio
già
conchiuso
!
...
-
C
'
è
forse
caparra
,
signora
baronessa
?
-
Non
c
'
è
caparra
;
ma
c
'
è
la
parola
!
...
-
In
tal
caso
,
bacio
le
mani
a
vossignoria
!
E
tirò
via
,
ostinato
come
un
mulo
.
La
baronessa
,
furibonda
,
gli
strillò
dietro
:
-
Sono
azionacce
da
pari
vostro
!
Un
pretesto
per
rompere
il
negozio
...
degno
di
quel
mastro
-
don
Gesualdo
che
vi
manda
...
ora
che
s
'
è
pentito
...
Giacalone
e
Vito
Orlando
gli
correvano
dietro
anch
'
essi
scalmanandosi
a
fargli
sentire
la
ragione
.
Ma
Pirtuso
tirava
via
,
senza
rispondere
neppure
,
dicendo
a
don
Diego
Trao
che
non
gli
dava
retta
:
-
La
baronessa
ha
un
bel
dire
...
come
se
al
caso
non
avrebbe
fatto
lo
stesso
lei
pure
!
...
Ora
che
il
barone
Zacco
ha
cominciato
a
vendere
con
ribasso
...
Villano
o
baronessa
la
caparra
è
quella
che
conta
.
Dico
bene
,
vossignoria
?
III
La
signora
Sganci
aveva
la
casa
piena
di
gente
,
venuta
per
vedere
la
processione
del
Santo
patrono
:
c
'
erano
dei
lumi
persino
nella
scala
;
i
cinque
balconi
che
mandavano
fuoco
e
fiamma
sulla
piazza
nera
di
popolo
;
don
Giuseppe
Barabba
in
gran
livrea
e
coi
guanti
di
cotone
,
che
annunziava
le
visite
.
-
Mastro
-
don
Gesualdo
!
-
vociò
a
un
tratto
,
cacciando
fra
i
battenti
dorati
il
testone
arruffato
.
-
Devo
lasciarlo
entrare
,
signora
padrona
?
C
'
era
il
fior
fiore
della
nobiltà
:
l
'
arciprete
Bugno
,
lucente
di
raso
nero
;
donna
Giuseppina
Alòsi
,
carica
di
gioie
;
il
marchese
Limòli
,
con
la
faccia
e
la
parrucca
del
secolo
scorso
.
La
signora
Sganci
,
sorpresa
in
quel
bel
modo
dinanzi
a
tanta
gente
,
non
seppe
frenarsi
.
-
Che
bestia
!
Sei
una
bestia
!
Don
Gesualdo
Motta
,
si
dice
!
bestia
!
Mastro
-
don
Gesualdo
fece
così
il
suo
ingresso
fra
i
pezzi
grossi
del
paese
,
raso
di
fresco
,
vestito
di
panno
fine
,
con
un
cappello
nuovo
fiammante
fra
le
mani
mangiate
di
calcina
.
-
Avanti
,
avanti
,
don
Gesualdo
!
-
strillò
il
marchese
Limòli
con
quella
sua
vocetta
acre
che
pizzicava
.
-
Non
abbiate
suggezione
.
Mastro
-
don
Gesualdo
però
esitava
alquanto
,
intimidito
,
in
mezzo
alla
gran
sala
tappezzata
di
damasco
giallo
,
sotto
gli
occhi
di
tutti
quei
Sganci
che
lo
guardavano
alteramente
dai
ritratti
,
in
giro
alle
pareti
.
La
padrona
di
casa
gli
fece
animo
:
-
Qui
,
qui
,
c
'
è
posto
anche
per
voi
,
don
Gesualdo
.
C
'
era
appunto
il
balcone
del
vicoletto
,
che
guardava
di
sbieco
sulla
piazza
,
per
gli
invitati
di
seconda
mano
ed
i
parenti
poveri
:
donna
Chiara
Macrì
,
così
umile
e
dimessa
che
pareva
una
serva
;
sua
figlia
donna
Agrippina
,
monaca
di
casa
una
ragazza
con
tanto
di
baffi
,
un
faccione
bruno
e
bitorzoluto
da
zoccolante
,
e
due
occhioni
neri
come
il
peccato
che
andavano
frugando
gli
uomini
.
In
prima
fila
il
cugino
don
Ferdinando
,
curioso
più
di
un
ragazzo
,
che
s
'
era
spinto
innanzi
a
gomitate
,
e
allungava
il
collo
verso
la
Piazza
Grande
dal
cravattone
nero
,
al
pari
di
una
tartaruga
,
cogli
occhietti
grigi
e
stralunati
,
il
mento
aguzzo
e
color
di
filiggine
,
il
gran
naso
dei
Trao
palpitante
,
il
codino
ricurvo
,
simile
alla
coda
di
un
cane
sul
bavero
bisunto
che
gli
arrivava
alle
orecchie
pelose
;
e
sua
sorella
donna
Bianca
rincantucciata
dietro
di
lui
,
colle
spalle
un
po
'
curve
,
il
busto
magro
e
piatto
,
i
capelli
lisci
,
il
viso
smunto
e
dilavato
,
vestita
di
lanetta
in
mezzo
a
tutto
il
parentado
in
gala
.
La
zia
Sganci
tornò
a
dire
:
-
Venite
qui
,
don
Gesualdo
.
V
'
ho
serbato
il
posto
per
voi
.
Qui
,
vicino
ai
miei
nipoti
.
Bianca
si
fece
in
là
,
timidamente
.
Don
Ferdinando
,
temendo
d
'
esser
scomodato
,
volse
un
momento
il
capo
,
accigliato
,
e
mastro
-
don
Gesualdo
si
avvicinò
al
balcone
,
inciampando
,
balbettando
,
sprofondandosi
in
scuse
.
Rimase
lì
,
dietro
le
spalle
di
coloro
che
gli
stavano
dinanzi
,
alzando
il
capo
a
ogni
razzo
che
saliva
dalla
piazza
per
darsi
un
contegno
meno
imbarazzato
.
-
Scusate
!
scusate
!
-
sbuffò
allora
donna
Agrippina
Macrì
,
arricciando
il
naso
,
facendosi
strada
coi
fianchi
poderosi
,
assettandosi
sdegnosa
il
fazzoletto
bianco
sul
petto
enorme
;
e
capitò
nel
crocchio
dove
era
la
zia
Cirmena
colle
altre
dame
,
sul
balcone
grande
,
in
mezzo
a
un
gran
mormorìo
,
tutte
che
si
voltavano
a
guardare
verso
il
balcone
del
vicoletto
,
in
fondo
alla
sala
.
-
Me
l
'
han
messo
lì
...
alle
costole
,
capite
!
...
Un
'
indecenza
!
-
Ah
,
è
quello
lo
sposo
!
-
domandò
sottovoce
donna
Giuseppina
Alòsi
,
cogli
occhietti
che
sorridevano
in
mezzo
al
viso
placido
di
luna
piena
.
-
Zitto
!
zitto
.
Vado
a
vedere
...
-
disse
la
Cirmena
,
e
attraversò
la
sala
-
come
un
mare
di
luce
nel
vestito
di
raso
giallo
-
per
andare
a
fiutare
che
cosa
si
macchinasse
nel
balcone
del
vicoletto
.
Lì
tutti
sembravano
sulle
spine
:
la
zia
Macrì
fingendo
di
guardare
nella
piazza
,
Bianca
zitta
in
un
cantuccio
,
e
don
Ferdinando
solo
che
badava
a
godersi
la
festa
,
voltando
il
capo
di
qua
e
di
là
,
senza
dire
una
parola
.
-
Vi
divertite
qui
,
eh
?
Tu
ti
diverti
,
Bianca
?
Don
Ferdinando
volse
il
capo
infastidito
;
poi
vedendo
la
cugina
Cirmena
,
borbottò
:
-
Ah
...
donna
Sarina
...
buona
sera
!
buona
sera
!
-
E
tornò
a
voltarsi
dall
'
altra
parte
.
Bianca
alzò
gli
occhi
dolci
ed
umili
sulla
zia
e
non
rispose
;
la
Macrì
abbozzò
un
sorriso
discreto
.
La
Cirmena
riprese
subito
,
guardando
don
Gesualdo
:
-
Che
caldo
,
eh
?
Si
soffoca
!
C
'
è
troppa
gente
questa
volta
..
La
cugina
Sganci
ha
invitato
tutto
il
paese
...
Mastro
-
don
Gesualdo
fece
per
tirarsi
da
banda
.
-
No
,
no
,
non
vi
scomodate
,
caro
voi
...
Sentite
piuttosto
,
cugina
Macrì
...
-
Signora
!
signora
!
-
vociò
in
quel
momento
don
Giuseppe
Barabba
,
facendo
dei
segni
alla
padrona
.
-
No
,
-
rispose
lei
,
-
prima
deve
passare
la
processione
.
Il
marchese
Limòli
la
colse
a
volo
mentre
s
'
allontanava
,
fermandola
pel
vestito
:
-
Cugina
,
cugina
,
levatemi
una
curiosità
:
cosa
state
almanaccando
con
mastro
-
don
Gesualdo
?
-
Me
l
'
aspettavo
...
cattiva
lingua
!
...
-
borbottò
la
Sganci
;
e
lo
piantò
lì
,
senza
dargli
retta
,
che
se
la
rideva
fra
le
gengive
nude
,
sprofondato
nel
seggiolone
,
come
una
mummia
maliziosa
.
Entrava
in
quel
punto
il
notaro
Neri
,
piccolo
,
calvo
,
rotondo
,
una
vera
trottola
,
col
ventre
petulante
,
la
risata
chiassosa
,
la
parlantina
che
scappava
stridendo
a
guisa
di
una
carrucola
.
-
Donna
Mariannina
!
...
Signori
miei
!
...
Quanta
gente
!
...
Quante
bellezze
!
...
-
Poi
,
scoperto
anche
mastro
-
don
Gesualdo
in
pompa
magna
,
finse
di
chinarsi
per
vederci
meglio
,
come
avesse
le
traveggole
,
inarcando
le
ciglia
,
colla
mano
sugli
occhi
;
si
fece
il
segno
della
croce
e
scappò
in
furia
verso
il
balcone
grande
,
cacciandosi
a
gomitate
nella
folla
,
borbottando
:
-
Questa
è
più
bella
di
tutte
!
...
Com
'
è
vero
Dio
!
Donna
Giuseppina
Alòsi
istintivamente
corse
con
la
mano
sulle
gioie
;
e
la
signora
Capitana
,
che
non
avendo
da
sfoggiarne
metteva
in
mostra
altre
ricchezze
,
al
sentirsi
frugare
nelle
spalle
si
volse
come
una
vipera
.
-
Scusate
,
scusate
;
-
balbettava
il
notaro
.
-
Cerco
il
barone
Zacco
.
Dalla
via
San
Sebastiano
,
al
disopra
dei
tetti
,
si
vedeva
crescere
verso
la
piazza
un
chiarore
d
'
incendio
,
dal
quale
di
tratto
in
tratto
scappavano
dei
razzi
,
dinanzi
alla
statua
del
santo
,
con
un
vocìo
di
folla
che
montava
a
guisa
di
tempesta
.
-
La
processione
!
la
processione
!
-
strillarono
i
ragazzi
pigiati
contro
la
ringhiera
.
Gli
altri
si
spinsero
innanzi
;
ma
la
processione
ancora
non
spuntava
.
Il
cavaliere
Peperito
,
che
si
mangiava
con
gli
occhi
le
gioie
di
donna
Giuseppina
Alòsi
-
degli
occhi
di
lupo
affamato
sulla
faccia
magra
,
folta
di
barba
turchiniccia
sino
agli
occhi
-
approfittò
della
confusione
per
soffiarle
nell
'
orecchio
un
'
altra
volta
:
-
Sembrate
una
giovinetta
,
donna
Giuseppina
!
parola
di
cavaliere
!
-
Zitto
,
cattivo
soggetto
!
-
rispose
la
vedova
.
-
Raccomandatevi
piuttosto
al
santo
Patrono
che
sta
per
arrivare
.
-
Sì
,
sì
,
se
mi
fa
la
grazia
...
Dal
seggiolone
dove
era
rannicchiato
il
marchese
Limòli
sorse
allora
la
vocetta
fessa
di
lui
:
-
Servitevi
,
servitevi
pure
!
Già
son
sordo
,
lo
sapete
.
Il
barone
Zacco
,
rosso
come
un
peperone
,
rientrò
dal
balcone
,
senza
curarsi
del
santo
,
sfogandosi
col
notaro
Neri
:
-
Tutta
opera
del
canonico
Lupi
!
...
Ora
mi
cacciano
fra
i
piedi
anche
mastro
-
don
Gesualdo
per
concorrere
all
'
asta
delle
terre
comunali
!
...
Ma
non
me
le
toglieranno
!
dovessi
vendere
Fontanarossa
,
vedete
!
Delle
terre
che
da
quarant
'
anni
sono
nella
mia
famiglia
!
...
Tutt
'
a
un
tratto
,
sotto
i
balconi
,
la
banda
scoppiò
in
un
passodoppio
furibondo
,
rovesciandosi
in
piazza
con
un
'
onda
di
popolo
che
sembrava
minacciosa
.
La
signora
Capitana
si
tirò
indietro
arricciando
il
naso
.
-
Che
odore
di
prossimo
viene
di
laggiù
!
-
Capite
?
-
seguitava
a
sbraitare
il
barone
Zacco
-
delle
terre
che
pago
già
a
tre
onze
la
salma
!
E
gli
par
poco
!
Il
notaro
Neri
,
che
non
gli
piaceva
far
sapere
alla
gente
i
fatti
suoi
,
si
rivolse
alla
signora
Capitana
scollacciata
ch
'
era
un
'
indecenza
,
col
pretesto
che
si
faceva
mandare
i
vestiti
da
Palermo
,
la
quale
civettava
in
mezzo
a
un
gruppo
di
giovanotti
.
-
Signora
Capitana
!
signora
Capitana
!
Così
rubate
la
festa
al
santo
!
Tutti
gli
voltano
le
spalle
!
-
Come
siete
stupidi
,
tutti
quanti
!
-
rispose
la
Capitana
,
gongolante
.
-
Vado
a
mettermi
vicino
al
marchese
,
che
ha
più
giudizio
di
voi
.
-
Ahimè
!
ahimè
!
signora
mia
!
...
Il
marchese
,
cogli
occhietti
svegli
adesso
,
andava
fiutandole
da
presso
il
profumo
di
bergamotta
tanto
che
essa
doveva
schermirsi
col
ventaglio
,
e
il
vecchietto
ad
ostinarsi
:
-
No
!
no
!
lasciatemi
fare
le
mie
devozioni
!
...
L
'
arciprete
prese
tabacco
,
si
spurgò
,
tossì
,
infine
si
alzò
,
e
si
mosse
per
andarsene
,
gonfiando
le
gote
-
le
gote
lucenti
la
sottana
lucente
,
il
grosso
anello
lucente
,
tanto
che
le
male
lingue
dicevano
fosse
falso
;
mentre
il
marchese
gli
gridava
dietro
:
-
Don
Calogero
!
don
Calogero
!
dico
per
dire
che
diavolo
!
Alla
mia
età
...
E
appena
cessarono
le
risate
alla
sortita
del
marchese
,
si
udì
donna
Giuseppina
Alòsi
,
che
faceva
le
sue
confidenze
al
cavaliere
.
-
...
come
fossi
libera
,
capite
!
Le
due
grandi
al
Collegio
di
Maria
;
il
maschio
al
Seminario
;
in
casa
ci
ho
soltanto
l
'
ultimo
,
Sarino
,
ch
'
è
meno
alto
di
questo
ventaglio
.
Poi
i
miei
figliuoli
hanno
la
roba
del
loro
padre
,
buon
'
anima
...
Donna
Sarina
tornò
verso
il
balcone
grande
chiacchierando
sottovoce
colla
cugina
Macrì
,
con
delle
scrollatine
di
capo
e
dei
sorrisetti
che
volevano
dire
.
-
Però
non
capisco
il
mistero
che
vuol
farne
la
cugina
Sganci
!
...
Siamo
parenti
di
Bianca
anche
noi
,
alla
fin
fine
!
...
-
E
'
quello
?
quello
lì
?
-
tornò
a
chiedere
donna
Giuseppina
col
sorriso
maligno
di
prima
.
La
Cirmena
accennò
di
sì
,
stringendo
le
labbra
sottili
,
cogli
occhi
rivolti
altrove
,
in
aria
di
mistero
anch
'
essa
.
Infine
non
si
tenne
più
:
-
Fanno
le
cose
sottomano
...
come
se
fossero
delle
sudicerie
.
Capiscono
anche
loro
che
manipolano
delle
cose
sporche
...
Ma
la
gente
poi
non
è
così
sciocca
da
non
accorgersi
...
Un
mese
che
il
canonico
Lupi
si
arrabatta
in
questo
negozio
...
un
va
e
vieni
fra
la
Sganci
e
la
Rubiera
...
-
Non
me
lo
dite
!
-
esclamò
Peperito
.
-
Una
Trao
che
sposa
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Non
me
lo
dite
!
...
Quando
vedo
una
famiglia
illustre
come
quella
scendere
tanto
basso
mi
fa
male
allo
stomaco
,
in
parola
d
'
onore
!
E
volse
le
spalle
soffiandosi
il
naso
come
una
trombetta
nel
fazzoletto
sudicio
,
fremendo
d
'
indignazione
per
tutta
la
personcina
misera
,
dopo
aver
saettato
un
'
occhiata
eloquente
a
donna
Giuseppina
.
-
Chi
volete
che
la
sposi
?
...
senza
dote
!
...
-
ribatté
la
Cirmena
al
cavaliere
ch
'
era
già
lontano
.
-
Poi
,
dopo
quello
ch
'
è
successo
!
...
-
Almeno
si
metterà
in
grazia
di
Dio
!
-
osservò
piano
la
zia
Macrì
.
La
sua
figliuola
che
stava
ad
ascoltare
senza
dir
nulla
,
fissando
in
volto
a
chi
parlava
quegli
occhioni
ardenti
,
scosse
la
tonaca
,
quasi
avesse
temuto
d
'
insudiciarla
fra
tante
sozzure
,
e
mormorò
colla
voce
d
'
uomo
,
colle
grosse
labbra
sdegnose
sulle
quali
sembrava
veder
fremere
i
peli
neri
,
rivolta
al
chiarore
della
processione
che
s
'
avvicinava
al
di
sopra
dei
tetti
della
via
,
come
un
incendio
:
-
Santo
Patrono
!
Guardatemi
voi
!
-
Queste
sono
le
conseguenze
!
...
La
ragazza
si
era
messa
in
testa
non
so
che
cosa
...
Un
disonore
per
tutto
il
parentado
!
...
La
cugina
Sganci
ha
fatto
bene
a
ripararvi
...
Non
dico
di
no
!
...
Ma
avrebbe
dovuto
parlarne
a
noi
pure
che
siamo
parenti
di
Bianca
al
par
di
lei
...
Piuttosto
che
fare
le
cose
di
nascosto
...
Scommetto
che
neppure
don
Ferdinando
ne
sa
nulla
...
-
Ma
l
'
altro
fratello
...
don
Diego
,
cosa
ne
dice
?
...
-
Ah
,
don
Diego
?
...
sarà
a
rovistare
fra
le
sue
cartacce
...
Le
carte
della
lite
!
...
Non
pensa
ad
altro
...
Crede
d
'
arricchire
colla
lite
!
...
Lo
vedete
che
non
è
uscito
di
casa
neppure
per
la
festa
...
Poi
forse
si
vergogna
a
farsi
vedere
dalla
gente
...
Tutti
così
quei
Trao
...
Degli
stupidi
!
...
gente
che
si
troveranno
un
bel
giorno
morti
di
fame
in
casa
,
piuttosto
di
aprir
bocca
per
...
-
Il
canonico
,
no
!
-
stava
dicendo
il
notaro
mentre
s
'
avvicinavano
al
balcone
discorrendo
sottovoce
col
barone
Zacco
.
-
Piuttosto
la
baronessa
...
offrendole
un
guadagno
...
Quella
non
ha
puntiglio
!
...
Del
canonico
non
ho
paura
...
-
E
tutto
sorridente
poi
colle
signore
:
-
Ah
!
...
donna
Chiara
!
...
La
bella
monaca
che
avete
in
casa
!
...
Una
vera
grazia
di
Dio
!
...
-
Eh
,
marchese
?
eh
?
Chi
ve
l
'
avrebbe
detto
,
ai
vostri
tempi
?
...
che
sareste
arrivato
a
vedere
la
processione
del
santo
Patrono
spalla
a
spalla
con
mastro
-
don
Gesualdo
,
in
casa
Sganci
!
-
riprese
il
barone
Zacco
,
il
quale
pensava
sempre
a
una
cosa
,
e
non
poteva
mandarla
giù
,
guardando
di
qua
e
di
là
cogli
occhiacci
da
spiritato
,
ammiccando
alle
donne
per
farle
ridere
.
Il
marchese
,
impenetrabile
,
rispose
solo
:
-
Eh
,
eh
,
caro
barone
!
Eh
,
eh
!
-
Sapete
quanto
ha
guadagnato
nella
fabbrica
dei
mulini
mastro
-
don
Gesualdo
?
-
entrò
a
dire
il
notaro
a
mezza
voce
in
aria
di
mistero
.
-
Una
bella
somma
!
Ve
lo
dico
io
!
...
Si
è
tirato
su
dal
nulla
...
Me
lo
ricordo
io
manovale
,
coi
sassi
in
spalla
...
sissignore
!
...
Mastro
Nunzio
,
suo
padre
,
non
aveva
di
che
pagare
le
stoppie
per
far
cuocere
il
gesso
nella
sua
fornace
...
Ora
ha
l
'
impresa
del
ponte
a
Fiumegrande
!
...
Suo
figlio
ha
sborsato
la
cauzione
,
tutta
in
pezzi
da
dodici
tarì
,
l
'
un
sull
'
altro
...
Ha
le
mani
in
pasta
in
tutti
gli
affari
del
comune
...
Dicono
che
vuol
mettersi
anche
a
speculare
sulle
terre
...
L
'
appetito
viene
mangiando
...
Ha
un
bell
'
appetito
...
e
dei
buoni
denti
,
ve
lo
dico
io
!
...
Se
lo
lasciano
fare
,
di
qui
a
un
po
'
si
dirà
che
mastro
-
don
Gesualdo
è
il
padrone
del
paese
!
Il
marchese
allora
levò
un
istante
la
sua
testolina
di
scimmia
;
ma
poi
fece
una
spallucciata
,
e
rispose
,
con
quel
medesimo
risolino
tagliente
:
-
Per
me
...
non
me
ne
importa
.
Io
sono
uno
spiantato
.
-
Padrone
?
...
padrone
?
...
quando
saran
morti
tutti
quelli
che
son
nati
prima
di
lui
!
...
e
meglio
di
lui
!
Venderò
Fontanarossa
;
ma
le
terre
del
comune
non
me
le
toglie
mastro
-
don
Gesualdo
!
Né
solo
,
né
coll
'
aiuto
della
baronessa
Rubiera
!
-
Che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
-
interruppe
il
notaro
correndo
al
balcone
,
per
sviare
il
discorso
,
poiché
il
barone
non
sapeva
frenarsi
e
vociava
troppo
forte
.
Giù
in
piazza
,
dinanzi
al
portone
di
casa
Sganci
,
vedevasi
un
tafferuglio
,
dei
vestiti
chiari
in
mezzo
alla
ressa
,
berretti
che
volavano
in
aria
,
e
un
tale
che
distribuiva
legnate
a
diritta
e
a
manca
per
farsi
largo
.
Subito
dopo
comparve
sull
'
uscio
dell
'
anticamera
don
Giuseppe
Barabba
,
colle
mani
in
aria
strangolato
dal
rispetto
.
-
Signora
!
...
signora
!
...
Era
tutto
il
casato
dei
Margarone
stavolta
:
donna
Fifì
,
donna
Giovannina
,
donna
Mita
,
la
mamma
Margarone
,
donna
Bellonia
,
dei
Bracalanti
di
Pietraperzia
,
nientemeno
,
che
soffocava
in
un
busto
di
raso
verde
,
pavonazza
,
sorridente
;
e
dietro
,
il
papà
Margarone
,
dignitoso
,
gonfiando
le
gote
,
appoggiandosi
alla
canna
d
'
India
col
pomo
d
'
oro
,
senza
voltar
nemmeno
il
capo
,
tenendo
per
mano
l
'
ultimo
dei
Margarone
,
Nicolino
,
il
quale
strillava
e
tirava
calci
perché
non
gli
facevano
vedere
il
santo
dalla
piazza
.
Il
papà
,
brandendo
la
canna
d
'
India
,
voleva
insegnargli
l
'
educazione
.
-
Adesso
?
-
sogghignò
il
marchese
per
calmarlo
.
-
Oggi
ch
'
è
festa
?
Lasciatelo
stare
quel
povero
ragazzo
,
don
Filippo
!
Don
Filippo
lasciò
stare
,
limitandosi
a
lanciare
di
tanto
in
tanto
qualche
occhiataccia
autorevole
al
ragazzo
che
non
gli
badava
.
Intanto
gli
altri
facevano
festa
alle
signore
Margarone
:
-
Donna
Bellonia
!
...
donna
Fifì
!
...
che
piacere
,
stasera
!
...
-
Perfino
don
Giuseppe
Barabba
,
a
modo
suo
,
sbracciandosi
a
portar
delle
altre
seggiole
e
a
smoccolare
i
lumi
.
Poi
dal
balcone
si
mise
a
fare
il
telegrafo
con
qualcuno
ch
'
era
giù
in
piazza
,
gridando
per
farsi
udire
in
mezzo
al
gran
brusìo
della
folla
:
-
Signor
barone
!
signor
barone
!
-
Infine
corse
dalla
padrona
,
trionfante
:
-
Signora
!
signora
!
Eccolo
che
viene
!
ecco
don
Ninì
!
.
Donna
Giuseppina
Alòsi
abbozzò
un
sorrisetto
alla
gomitata
che
le
piantò
nei
fianchi
il
barone
Zacco
.
La
signora
Capitana
invece
si
rizzò
sul
busto
-
come
se
sbocciassero
allora
le
sue
belle
spalle
nude
dalle
maniche
rigonfie
.
-
Sciocco
!
Non
ne
fai
una
bene
!
Cos
'
è
questo
fracasso
?
Non
è
questa
la
maniera
!
Don
Giuseppe
se
ne
andò
brontolando
.
Ma
in
quella
entrava
don
Ninì
Rubiera
,
un
giovanotto
alto
e
massiccio
che
quasi
non
passava
dall
'
uscio
,
bianco
e
rosso
in
viso
,
coi
capelli
ricciuti
,
e
degli
occhi
un
po
'
addormentati
che
facevano
girare
il
capo
alle
ragazze
.
Donna
Giovannina
Margarone
,
un
bel
pezzo
di
grazia
di
Dio
anch
'
essa
,
cinghiata
nel
busto
al
pari
della
mamma
,
si
fece
rossa
come
un
papavero
,
al
vedere
entrare
il
baronello
.
Ma
la
mamma
le
metteva
sempre
innanzi
la
maggiore
,
donna
Fifì
,
disseccata
e
gialla
dal
lungo
celibato
,
tutta
pelosa
,
con
certi
denti
che
sembrava
volessero
acchiappare
un
marito
a
volo
,
sopraccarica
di
nastri
,
di
fronzoli
e
di
gale
,
come
un
uccello
raro
.
-
Fifì
vi
ha
scoperto
per
la
prima
in
mezzo
alla
folla
!
...
Che
folla
,
eh
?
Mio
marito
ha
dovuto
adoperare
il
bastone
per
farci
largo
.
Proprio
una
bella
festa
!
Fifì
ci
ha
detto
:
Ecco
lì
il
baronello
Rubiera
,
vicino
al
palco
della
musica
...
Don
Ninì
guardava
intorno
inquieto
.
A
un
tratto
scoprendo
la
cugina
Bianca
rincantucciata
in
fondo
al
balcone
del
vicoletto
,
smorta
in
viso
,
si
turbò
,
smarrì
un
istante
il
suo
bel
colorito
fiorente
,
e
rispose
balbettando
:
-
Sissignora
...
infatti
...
sono
della
commissione
...
-
Bravo
!
bravo
!
Bella
festa
davvero
!
Avete
saputo
far
le
cose
bene
!
...
E
vostra
madre
,
don
Ninì
?
...
-
Presto
!
presto
!
-
chiamò
dal
balcone
la
zia
Sganci
.
-
Ecco
qui
il
santo
!
Il
marchese
Limòli
,
che
temeva
l
'
umidità
della
sera
,
aveva
afferrato
la
mamma
Margarone
pel
suo
vestito
di
raso
verde
e
faceva
il
libertino
:
-
Non
c
'
è
furia
,
non
c
'
è
furia
!
Il
santo
torna
ogni
anno
.
Venite
qua
,
donna
Bellonia
.
Lasciamo
il
posto
ai
giovani
,
noi
che
ne
abbiamo
viste
tante
delle
feste
!
E
continuava
a
biasciarle
delle
barzellette
salate
nell
'
orecchio
che
sembrava
arrossire
dalla
vergogna
;
divertendosi
alla
faccia
seria
che
faceva
don
Filippo
sul
cravattone
di
raso
;
mentre
la
signora
Capitana
,
per
far
vedere
che
sapeva
stare
in
conversazione
,
rideva
come
una
matta
,
chinandosi
in
avanti
ogni
momento
,
riparandosi
col
ventaglio
per
nascondere
i
denti
bianchi
,
il
seno
bianco
,
tutte
quelle
belle
cose
di
cui
studiava
l
'
effetto
colla
coda
dell
'
occhio
,
mentre
fingeva
d
'
andare
in
collera
allorché
il
marchese
si
pigliava
qualche
libertà
soverchia
-
adesso
che
erano
soli
-
diceva
lui
col
suo
risolino
sdentato
di
satiro
.
-
Mita
!
Mita
!
-
chiamò
infine
la
mamma
Margarone
.
-
No
!
no
!
Non
mi
scappate
,
donna
Bellonia
!
...
Non
mi
lasciate
solo
con
la
signora
Capitana
...
alla
mia
età
!
...
Donna
Mita
sa
quel
che
deve
fare
.
E
'
grande
e
grossa
quanto
le
sue
sorelle
messe
insieme
;
ma
sa
che
deve
fare
la
bambina
,
per
non
far
torto
alle
altre
due
.
Il
notaro
Neri
,
che
per
la
sua
professione
sapeva
i
fatti
di
tutto
il
paese
e
non
aveva
peli
sulla
lingua
,
domandò
alla
signora
Margarone
:
-
Dunque
,
ce
li
mangeremo
presto
questi
confetti
pel
matrimonio
di
donna
Fifì
?
Don
Filippo
tossì
forte
.
Donna
Bellonia
rispose
che
sino
a
quel
momento
erano
chiacchiere
:
la
gente
parlava
perché
sapeva
don
Ninì
Rubiera
un
po
'
assiduo
con
la
sua
ragazza
:
-
Nulla
di
serio
.
Nulla
di
positivo
...
-
Ma
le
si
vedeva
una
gran
voglia
di
non
esser
creduta
.
Il
marchese
Limòli
al
solito
trovò
la
parola
giusta
:
-
Finché
i
parenti
non
si
saranno
accordati
per
la
dote
,
non
se
ne
deve
parlare
in
pubblico
.
Don
Filippo
affermò
col
capo
,
e
donna
Bellonia
,
vista
l
'
approvazione
del
marito
,
s
'
arrischiò
a
dire
:
-
E
'
vero
.
-
Sarà
una
bella
coppia
!
-
soggiunse
graziosamente
la
signora
Capitana
.
Il
cavaliere
Peperito
,
onde
non
stare
a
bocca
chiusa
come
un
allocco
,
in
mezzo
al
crocchio
dove
l
'
aveva
piantato
donna
Giuseppina
per
non
dar
troppo
nell
'
occhio
,
scappò
fuori
a
dire
:
-
Però
la
baronessa
Rubiera
non
è
venuta
!
...
Come
va
che
la
baronessa
non
è
venuta
dalla
cugina
Sganci
?
Ci
fu
un
istante
di
silenzio
.
Solo
il
barone
Zacco
,
da
vero
zotico
,
per
sfogare
la
bile
che
aveva
in
corpo
,
si
diede
la
briga
di
rispondere
ad
alta
voce
,
quasi
fossero
tutti
sordi
:
-
E
'
malata
!
...
Ha
mal
di
testa
!
...
-
E
intanto
faceva
segno
di
no
col
capo
.
Poscia
,
ficcandosi
in
mezzo
alla
gente
,
a
voce
più
bassa
,
col
viso
acceso
:
-
Ha
mandato
mastro
-
don
Gesualdo
in
vece
sua
!
...
il
futuro
socio
!
...
sissignore
!
...
Non
lo
sapete
?
Piglieranno
in
affitto
le
terre
del
comune
...
quelle
che
abbiamo
noi
da
quarant
'
anni
...
tutti
i
Zacco
,
di
padre
in
figlio
!...!
...
Una
bricconata
!
Una
combriccola
fra
loro
tre
:
Padre
figliuolo
e
spirito
santo
!
La
baronessa
non
ha
il
coraggio
di
guardarmi
in
faccia
dopo
questo
bel
tiro
che
vogliono
farmi
...
Non
voglio
dire
che
sia
rimasta
a
casa
per
non
incontrarsi
con
me
...
Che
diavolo
!
Ciascuno
fa
il
suo
interesse
...
Al
giorno
d
'
oggi
l
'
interesse
va
prima
della
parentela
...
Io
poi
non
ci
tengo
molto
alla
nostra
...
Si
sa
da
chi
è
nata
la
baronessa
Rubiera
!
...
E
poi
fa
il
suo
interesse
...
Sissignore
!
...
Lo
so
da
gente
che
può
saperlo
!
...
Il
canonico
le
fa
da
suggeritore
;
mastro
-
don
Gesualdo
ci
mette
i
capitali
,
e
la
baronessa
poi
...
un
bel
nulla
...
l
'
appoggio
del
nome
!
...
Vedremo
poi
quale
dei
due
conta
di
più
,
fra
il
suo
e
il
mio
!
...
Oh
,
se
la
vedremo
!
...
Intanto
per
provare
cacciano
innanzi
mastro
-
don
Gesualdo
...
vedete
,
lì
,
nel
balcone
dove
sono
i
Trao
?
...
-
Bianca
!
Bianca
!
-
chiamò
il
marchese
Limòli
.
-
Io
,
zio
?
-
Sì
,
vieni
qua
.
-
Che
bella
figurina
!
-
osservò
la
signora
Capitana
per
adulare
il
marchese
,
mentre
la
giovinetta
attraversava
la
sala
,
timida
,
col
suo
vestito
di
lanetta
,
l
'
aria
umile
e
imbarazzata
delle
ragazze
povere
.
-
Sì
,
-
rispose
il
marchese
.
-
E
'
di
buona
razza
.
-
Ecco
!
ecco
!
-
si
udì
in
quel
momento
fra
quelli
ch
'
erano
affacciati
.
-
Ecco
il
santo
!
Peperito
colse
la
palla
al
balzo
e
si
cacciò
a
capo
fitto
nella
folla
dietro
la
signora
Alòsi
.
La
Capitana
si
levò
sulla
punta
dei
piedi
;
il
notaro
,
galante
,
proponeva
di
sollevarla
fra
le
braccia
.
Donna
Bellonia
corse
a
far
la
mamma
,
accanto
alle
sue
creature
;
e
suo
marito
si
contentò
di
montare
su
di
una
sedia
,
per
vedere
.
-
Cosa
ci
fai
lì
con
mastro
-
don
Gesualdo
?
-
borbottò
il
marchese
,
rimasto
solo
colla
nipote
.
Bianca
fissò
un
momento
sullo
zio
i
grandi
occhi
turchini
e
dolci
,
la
sola
cosa
che
avesse
realmente
bella
sul
viso
dilavato
e
magro
dei
Trao
,
e
rispose
:
-
Ma
...
la
zia
l
'
ha
condotto
lì
...
-
Vieni
qua
,
vieni
qua
.
Ti
troverò
un
posto
io
.
Tutt
'
a
un
tratto
la
piazza
sembrò
avvampare
in
un
vasto
incendio
,
sul
quale
si
stampavano
le
finestre
delle
case
,
i
cornicioni
dei
tetti
,
la
lunga
balconata
del
Palazzo
di
Città
,
formicolante
di
gente
.
Nel
vano
dei
balconi
le
teste
degli
invitati
che
si
pigiavano
,
nere
in
quel
fondo
infuocato
;
e
in
quello
di
centro
la
figura
angolosa
di
donna
Fifì
Margarone
,
sorpresa
da
quella
luce
,
più
verde
del
solito
,
colla
faccia
arcigna
che
voleva
sembrar
commossa
,
il
busto
piatto
che
anelava
come
un
mantice
,
gli
occhi
smarriti
dietro
le
nuvole
di
fumo
,
i
denti
soli
rimasti
feroci
;
quasi
abbandonandosi
,
spalla
a
spalla
contro
il
baronello
Rubiera
,
il
quale
sembrava
pavonazzo
a
quella
luce
,
incastrato
fra
lei
e
donna
Giovannina
;
mentre
Mita
sgranava
gli
occhi
di
bambina
,
per
non
vedere
,
e
Nicolino
andava
pizzicando
le
gambe
della
gente
,
per
ficcarvi
il
capo
framezzo
e
spingersi
avanti
.
-
Cos
'
hai
?
ti
senti
male
?
-
disse
il
marchese
vedendo
la
nipote
così
pallida
.
-
Non
è
nulla
...
E
'
il
fumo
che
mi
fa
male
...
Non
dite
nulla
,
zio
!
Non
disturbate
nessuno
!
...
Di
tanto
in
tanto
si
premeva
sulla
bocca
il
fazzolettino
di
falsa
batista
ricamato
da
lei
stessa
,
e
tossiva
,
adagio
adagio
,
chinando
il
capo
;
il
vestito
di
lanetta
le
faceva
delle
pieghe
sulle
spalle
magre
.
Non
diceva
nulla
,
stava
a
guardare
i
fuochi
,
col
viso
affilato
e
pallido
,
come
stirato
verso
l
'
angolo
della
bocca
,
dove
erano
due
pieghe
dolorose
,
gli
occhi
spalancati
e
lucenti
,
quasi
umidi
.
Soltanto
la
mano
colla
quale
appoggiavasi
alla
spalliera
della
seggiola
era
un
po
'
tremante
e
l
'
altra
distesa
lungo
il
fianco
si
apriva
e
chiudeva
macchinalmente
:
delle
mani
scarne
e
bianche
che
spasimavano
.
-
Viva
il
santo
Patrono
!
Viva
san
Gregorio
Magno
!
-
Nella
folla
,
laggiù
in
piazza
,
il
canonico
Lupi
,
il
quale
urlava
come
un
ossesso
,
in
mezzo
ai
contadini
,
e
gesticolava
verso
i
balconi
del
palazzo
Sganci
,
col
viso
in
su
,
chiamando
ad
alta
voce
i
conoscenti
:
-
Donna
Marianna
?
...
Eh
?
...
eh
?
...
Dev
'
esserne
contento
il
baronello
Rubiera
!
...
Baronello
?
don
Ninì
?
siete
contento
?
...
Vi
saluto
,
don
Gesualdo
!
Bravo
!
bravo
!
Siete
lì
!
...
-
Poi
corse
di
sopra
a
precipizio
,
scalmanato
,
rosso
in
viso
,
col
fiato
ai
denti
,
la
sottana
rimboccata
,
il
mantello
e
il
nicchio
sotto
l
'
ascella
,
le
mani
sudice
di
polvere
,
in
un
mare
di
sudore
:
-
Che
festa
,
eh
!
signora
Sganci
!
-
Intanto
chiamava
don
Giuseppe
Barabba
che
gli
portasse
un
bicchier
d
'
acqua
:
-
Muoio
dalla
sete
,
donna
Marianna
!
Che
bei
fuochi
,
eh
?
...
Circa
duemila
razzi
!
Ne
ho
accesi
più
di
duecento
con
le
mie
mani
sole
.
Guardate
che
mani
,
signor
marchese
!
...
Ah
,
siete
qui
,
don
Gesualdo
?
Bene
!
bene
!
Don
Giuseppe
?
Chissà
dove
si
sarà
cacciato
quel
vecchio
stolido
di
don
Giuseppe
:
Don
Giuseppe
era
salito
in
soffitta
,
per
vedere
i
fuochi
dall
'
abbaino
,
a
rischio
di
precipitare
in
piazza
.
Comparve
finalmente
,
col
bicchier
d
'
acqua
,
tutto
impolverato
e
coperto
di
ragnateli
,
dopo
che
la
padrona
e
il
canonico
Lupi
si
furono
sgolati
a
chiamarlo
per
ogni
stanza
.
Il
canonico
Lupi
,
ch
'
era
di
casa
,
gli
diede
anche
una
lavata
di
capo
.
Poscia
,
voltandosi
verso
mastro
-
don
Gesualdo
,
con
una
faccia
tutta
sorridente
:
-
Bravo
,
bravo
,
don
Gesualdo
!
Son
contentone
di
vedervi
qui
.
La
signora
Sganci
mi
diceva
da
un
pezzo
:
l
'
anno
venturo
voglio
che
don
Gesualdo
venga
in
casa
mia
,
a
vedere
la
processione
!
Il
marchese
Limòli
,
il
quale
aveva
salutato
gentilmente
il
santo
Patrono
al
suo
passaggio
,
inchinandosi
sulla
spalliera
della
seggiola
,
raddrizzò
la
schiena
facendo
un
boccaccia
.
-
Ahi
!
ahi
!
...
Se
Dio
vuole
è
passata
anche
questa
!
...
Chi
campa
tutto
l
'
anno
vede
tutte
le
feste
.
-
Ma
di
veder
ciò
che
avete
visto
stavolta
non
ve
l
'
aspettate
più
!
-
sogghignava
il
barone
Zacco
,
accennando
a
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
No
!
no
!
Me
lo
rammento
coi
sassi
in
spalla
...
e
le
spalle
lacere
!
...
sul
ponte
delle
fabbriche
,
quest
'
amicone
mio
con
cui
oggi
ci
troviamo
qui
,
a
tu
per
tu
!
...
Però
la
padrona
di
casa
era
tutta
cortesie
per
mastro
-
don
Gesualdo
.
Ora
che
il
santo
aveva
imboccato
la
via
di
casa
sua
sembrava
che
la
festa
fosse
per
lui
:
donna
Marianna
parlandogli
di
questo
e
di
quello
;
il
canonico
Lupi
battendogli
sulla
spalla
;
la
Macrì
che
gli
aveva
ceduto
persino
il
posto
;
don
Filippo
Margarone
anche
lui
gli
lasciava
cadere
dall
'
alto
del
cravattone
complimenti
simili
a
questi
:
-
Il
nascer
grandi
è
caso
,
e
non
virtù
!
...
Venire
su
dal
nulla
,
qui
sta
il
vero
merito
!
Il
primo
mulino
che
avete
costruito
in
appalto
,
eh
?
coi
denari
presi
in
prestito
al
venti
per
cento
!
...
-
Sì
signore
,
-
rispose
tranquillamente
don
Gesualdo
.
-
Non
chiudevo
occhio
,
la
notte
.
L
'
arciprete
Bugno
,
ingelosito
dei
salamelecchi
fatti
a
un
altro
,
dopo
tutti
quegli
spari
,
quelle
grida
,
quel
fracasso
che
gli
parevano
dedicati
un
po
'
anche
a
lui
,
come
capo
della
chiesa
,
era
riuscito
a
farsi
un
po
'
di
crocchio
attorno
pur
esso
,
discorrendo
dei
meriti
del
santo
Patrono
:
un
gran
santo
!
...
e
una
gran
bella
statua
...
I
forestieri
venivano
apposta
per
vederla
...
Degli
inglesi
,
s
'
era
risaputo
poi
,
l
'
avrebbero
pagata
a
peso
d
'
oro
,
onde
portarsela
laggiù
,
fra
i
loro
idoli
...
Il
marchese
che
stava
per
iscoppiare
,
l
'
interruppe
alla
fine
:
-
Ma
che
sciocchezze
!
...
Chi
ve
le
dà
a
bere
,
don
Calogero
?
La
statua
è
di
cartapesta
...
una
brutta
cosa
!
...
I
topi
ci
hanno
fatto
dentro
il
nido
...
Le
gioie
?
...
Eh
!
eh
!
non
arricchirebbero
neppur
me
,
figuratevi
!
Vetro
colorato
...
come
tante
altre
che
se
ne
vedono
!
...
un
fantoccio
da
carnevale
!
...
Eh
?
Cosa
dite
?
...
Sì
,
un
sacrilegio
!
Il
mastro
che
fece
quel
santo
dev
'
essere
a
casa
del
diavolo
...
Non
parlo
del
santo
ch
'
è
in
paradiso
...
Lo
so
,
è
un
'
altra
cosa
...
Basta
la
fede
...
Son
cristiano
anch
'
io
,
che
diavolo
!
...
e
me
ne
vanto
!
...
La
signora
Capitana
affettava
di
guardare
con
insistenza
la
collana
di
donna
Giuseppina
Alòsi
,
nel
tempo
stesso
che
rimproverava
il
marchese
:
-
Libertino
!
...
libertino
!
-
Peperito
s
'
era
tappate
le
orecchie
.
L
'
arciprete
Bugno
ricominciò
daccapo
:
-
Una
statua
d
'
autore
!
...
Il
Re
,
Dio
guardi
,
voleva
venderla
al
tempo
della
guerra
coi
giacobini
!
...
Un
santo
miracoloso
!
...
-
Che
c
'
è
di
nuovo
,
don
Gesualdo
?
-
gridò
infine
il
marchese
ristucco
,
con
la
vocetta
fessa
,
voltando
le
spalle
all
'
arciprete
.
-
Abbiamo
qualche
affare
in
aria
?
Il
barone
Zacco
si
mise
a
ridere
forte
,
cogli
occhi
che
schizzavano
fuori
dell
'
orbita
;
ma
l
'
altro
,
un
po
'
stordito
dalla
ressa
che
gli
si
faceva
attorno
,
non
rispose
.
-
A
me
potete
dirlo
,
caro
mio
,
-
riprese
il
vecchietto
malizioso
.
-
Non
avete
a
temere
che
vi
faccia
la
concorrenza
,
io
!
Al
battibecco
si
divertivano
anche
coloro
che
non
gliene
importava
nulla
.
Il
barone
Zacco
,
poi
,
figuriamoci
!
-
Eh
!
eh
!
marchese
!
...
Voi
non
la
fate
,
la
concorrenza
?
...
Eh
!
eh
!
Mastro
-
don
Gesualdo
volse
un
'
occhiata
in
giro
su
tutta
quella
gente
che
rideva
,
e
rispose
tranquillamente
:
-
Che
volete
,
signor
marchese
?
...
Ciascuno
fa
quel
che
può
...
-
Fate
,
fate
,
amico
mio
.
Quanto
a
me
,
non
ho
di
che
lagnarmene
...
Don
Giuseppe
Barabba
si
avvicinò
in
punta
di
piedi
alla
padrona
,
e
le
disse
in
un
orecchio
,
con
gran
mistero
-
-
Devo
portare
i
sorbetti
,
ora
ch
'
è
passata
la
processione
?
-
Un
momento
!
un
momento
!
-
interruppe
il
canonico
Lupi
,
-
lasciatemi
lavar
le
mani
.
-
Se
non
li
porto
subito
,
-
aggiunse
il
servitore
,
-
se
ne
vanno
tutti
in
broda
.
E
'
un
pezzo
che
li
ha
mandati
Giacinto
,
ed
eran
già
quasi
strutti
.
-
Va
bene
,
va
bene
...
Bianca
?
-
Zia
...
-
Fammi
il
piacere
,
aiutami
un
po
'
tu
.
Dall
'
uscio
spalancato
a
due
battenti
entrarono
poco
dopo
don
Giuseppe
e
mastro
Titta
,
il
barbiere
di
casa
,
carichi
di
due
gran
vassoi
d
'
argento
che
sgocciolavano
;
e
cominciarono
a
fare
il
giro
degli
invitati
,
passo
passo
,
come
la
processione
anch
'
essi
.
Prima
l
'
arciprete
,
donna
Giuseppina
Alòsi
,
la
Capitana
,
gli
invitati
di
maggior
riguardo
.
Il
canonico
Lupi
diede
una
gomitata
al
barbiere
,
il
quale
passava
dinanzi
a
mastro
-
don
Gesualdo
senza
fermarsi
.
-
Che
so
io
?
...
Se
ne
vedono
di
nuove
adesso
!
...
-
brontolò
mastro
Titta
.
Il
ragazzo
dei
Margarone
ficcava
le
dita
dappertutto
.
-
Zio
?
...
-
Grazie
,
cara
Bianca
...
Ci
ho
la
tosse
...
Sono
invalido
...
come
tuo
fratello
...
-
Donna
Bellonia
,
lì
,
sul
balcone
!
-
suggerì
la
zia
Sganci
,
la
quale
si
sbracciava
anche
lei
a
servire
gli
invitati
.
Dopo
il
primo
movimento
generale
,
un
manovrar
di
seggiole
per
schivare
la
pioggia
di
sciroppo
,
erano
seguiti
alcuni
istanti
di
raccoglimento
,
un
acciottolìo
discreto
di
piattelli
,
un
lavorar
guardingo
e
tacito
di
cucchiai
,
come
fosse
una
cerimonia
solenne
.
Donna
Mita
Margarone
,
ghiotta
,
senza
levare
il
naso
dal
piatto
.
Barabba
e
mastro
Titta
in
disparte
,
posati
i
vassoi
,
si
asciugavano
il
sudore
coi
fazzoletti
di
cotone
.
Il
baronello
Rubiera
il
quale
stava
discorrendo
in
un
cantuccio
del
balcone
grande
naso
a
naso
con
donna
Fifì
,
guardandosi
negli
occhi
,
degli
occhi
che
si
struggevano
come
i
sorbetti
,
si
scostò
bruscamente
al
veder
comparire
la
cugina
,
scolorandosi
un
po
'
in
viso
.
Donna
Bellonia
prese
il
piattino
dalle
mani
di
Bianca
,
inchinandosi
goffamente
:
-
Quante
gentilezze
!
...
è
troppo
!
è
troppo
!
La
figliuola
finse
di
accorgersi
soltanto
allora
della
sua
amica
:
-
Oh
,
Bianca
...
sei
qui
?
...
che
piacere
!
...
M
'
avevano
detto
ch
'
eri
ammalata
...
-
Sì
...
un
po
'
,
...
Adesso
sto
bene
...
-
Si
vede
...
Hai
bella
cera
...
E
un
bel
vestitino
anche
...
semplice
!
...
ma
grazioso
!
...
Donna
Fifì
si
chinò
fingendo
d
'
osservare
la
stoffa
,
onde
far
luccicare
i
topazii
che
aveva
al
collo
.
Bianca
rispose
,
facendosi
rossa
:
-
E
'
di
lanetta
...
un
regalo
della
zia
...
-
Ah
!
...
ah
!
...
Il
baronello
ch
'
era
sulle
spine
propose
di
rientrare
in
sala
:
-
Comincia
ad
esser
umido
...
Piglieremo
qualche
malanno
...
-
Sì
!
...
Fifì
!
Fifì
!
-
disse
la
signora
Margarone
.
Donna
Fifì
dovette
seguire
la
mamma
,
coll
'
andatura
cascante
che
le
sembrava
molto
sentimentale
,
la
testolina
alquanto
piegata
sull
'
omero
,
le
palpebre
che
battevano
,
colpite
dalla
luce
più
viva
,
sugli
occhi
illanguiditi
come
avesse
sonno
.
Bianca
posò
la
mano
sul
braccio
del
cugino
,
il
quale
stava
per
svignarsela
anche
lui
dal
balcone
,
dolcemente
,
come
una
carezza
,
come
una
preghiera
;
tremava
tutta
,
colla
voce
soffocata
nella
gola
:
-
Ninì
!
...
Senti
,
Ninì
!
...
fammi
la
carità
!
...
Una
parola
sola
!
...
Son
venuta
apposta
...
Se
non
ti
parlo
qui
è
finita
per
me
...
è
finita
!
...
-
Bada
!
...
c
'
è
tanta
gente
!
...
-
esclamò
sottovoce
il
cugino
,
guardando
di
qua
e
di
là
cogli
occhi
che
fuggivano
.
Ella
gli
teneva
fissi
addosso
i
begli
occhi
supplichevoli
,
con
un
grande
sconforto
,
un
grande
abbandono
doloroso
in
tutta
la
persona
,
nel
viso
pallido
e
disfatto
,
nell
'
atteggiamento
umile
,
nelle
braccia
inerti
che
si
aprivano
desolate
.
-
Cosa
mi
rispondi
,
Ninì
?
...
Cosa
mi
dici
di
fare
?
...
Vedi
...
sono
nelle
tue
braccia
...
come
l
'
Addolorata
!
...
Egli
allora
cominciò
a
darsi
dei
pugni
nella
testa
,
commosso
,
col
cuore
gonfio
anch
'
esso
,
badando
a
non
far
strepito
e
che
non
sopraggiungesse
nessuno
nel
balcone
.
Bianca
gli
fermò
la
mano
.
-
Hai
ragione
!
...
siamo
due
disgraziati
!
...
Mia
madre
non
mi
lascia
padrone
neanche
di
soffiarmi
il
naso
!
...
Capisci
?
capisci
?
...
Ti
pare
che
non
ci
pensi
a
te
?
...
Ti
pare
che
non
ci
pensi
?
...
La
notte
...
non
chiudo
occhio
!
...
Sono
un
povero
disgraziato
!
...
La
gente
mi
crede
felice
e
contento
...
Guardava
giù
nella
piazza
,
ora
spopolata
,
onde
evitare
gli
occhi
disperati
della
cugina
che
gli
passavano
il
cuore
,
addolorato
,
cogli
occhi
quasi
umidi
anch
'
esso
.
-
Vedi
?
-
soggiunse
.
-
Vorrei
essere
un
povero
diavolo
...
come
Santo
Motta
,
laggiù
!
...
nell
'
osteria
di
Pecu
-
Pecu
...
Povero
e
contento
!
...
-
La
zia
non
vuole
?
-
No
,
non
vuole
!
...
Che
posso
farci
?
...
Essa
è
la
padrona
!
Si
udiva
nella
sala
la
voce
del
barone
Zacco
,
che
disputava
,
alterato
;
e
poi
,
nei
momenti
ch
'
esso
taceva
,
il
cicaleccio
delle
signore
,
come
un
passeraio
,
con
la
risatina
squillante
della
signora
Capitana
,
che
faceva
da
ottavino
.
-
Bisogna
confessarle
tutto
,
alla
zia
!
...
Don
Ninì
allungò
il
collo
verso
il
vano
del
balcone
,
guardingo
.
Poscia
rispose
,
abbassando
ancora
la
voce
:
-
Gliel
'
ha
detto
tuo
fratello
...
C
'
è
stato
un
casa
del
diavolo
!
...
Non
lo
sapevi
?
Don
Giuseppe
Barabba
venne
sul
balcone
portando
un
piattello
su
ciascuna
mano
.
-
Donna
Bianca
,
dice
la
zia
...
prima
che
si
finiscano
...
-
Grazie
;
mettetelo
lì
,
su
quel
vaso
di
fiori
...
-
Bisogna
far
presto
,
donna
Bianca
.
Non
ce
n
'
è
quasi
più
.
Don
Ninì
allora
mise
il
naso
nel
piattello
,
fingendo
di
non
badare
ad
altro
:
-
Tu
non
ne
vuoi
?
Essa
non
rispose
.
Dopo
un
po
'
,
quando
il
servitore
non
era
più
lì
,
si
udì
di
nuovo
la
voce
sorda
di
lei
:
-
E
'
vero
che
ti
mariti
?
-
Io
?
...
-
Tu
...
con
Fifì
Margarone
...
-
Non
è
vero
...
chi
te
l
'
ha
detto
?
...
-
Tutti
lo
dicono
.
-
Io
non
vorrei
...
E
'
mia
madre
che
si
è
messa
in
testa
questa
cosa
...
Anche
tu
...
dicono
che
vogliono
farti
sposare
don
Gesualdo
Motta
...
-
Io
?
...
-
Sì
,
tutti
lo
dicono
...
la
zia
...
mia
madre
stessa
...
Si
affacciò
un
istante
donna
Giuseppina
Alòsi
,
come
cercando
qualcheduno
;
e
vedendo
i
due
giovani
in
fondo
al
balcone
,
rientrò
subito
nella
sala
.
-
Vedi
?
vedi
?
-
disse
lui
.
-
Abbiamo
tutti
gli
occhi
addosso
!
...
Piglia
il
sorbetto
...
per
amor
mio
...
per
la
gente
che
ci
osserva
...
Abbiamo
tutti
gli
occhi
addosso
!
...
Essa
prese
dolcemente
dalle
mani
di
lui
il
piattino
che
aveva
fatto
posare
sul
vaso
dei
garofani
;
ma
tremava
così
che
due
o
tre
volte
si
udì
il
tintinnìo
del
cucchiaino
il
quale
urtava
contro
il
bicchiere
.
Barabba
corse
subito
dicendo
:
-
Eccomi
!
eccomi
!
-
Un
momento
!
Un
momento
ancora
,
don
Giuseppe
!
Il
baronello
avrebbe
pagato
qualcosa
di
tasca
sua
per
trattenere
Barabba
sul
balcone
.
-
Come
vi
tratta
la
festa
,
don
Giuseppe
?
-
Che
volete
,
signor
barone
?
...
Tutto
sulle
mie
spalle
!
...
la
casa
da
mettere
in
ordine
,
le
fodere
da
togliere
,
i
lumi
da
preparare
...
Donna
Bianca
,
qui
,
può
dirlo
,
che
mi
ha
dato
una
mano
.
Mastro
Titta
fu
chiamato
solo
pel
trattamento
.
E
domani
poi
devo
tornare
a
scopare
e
rimettere
le
fodere
...
Don
Giuseppe
seguitando
a
brontolare
se
ne
andò
coi
bicchieri
vuoti
.
Dalla
sala
arrivò
il
suono
di
una
sghignazzata
generale
,
subito
dopo
qualcosa
che
aveva
detto
il
notaro
Neri
,
e
che
non
si
poté
intender
bene
perché
il
notaro
quando
le
diceva
grosse
abbassava
la
voce
.
-
Rientriamo
anche
noi
,
-
disse
il
baronello
.
-
Per
allontanare
i
sospetti
...
Ma
Bianca
non
si
mosse
.
Piangeva
cheta
,
nell
'
ombra
;
e
di
tanto
in
tanto
si
vedeva
il
suo
fazzoletto
bianco
salire
verso
gli
occhi
.
-
Ecco
!
...
Sei
tu
che
fai
parlare
la
gente
!
-
scappò
detto
al
cugino
ch
'
era
sulle
spine
.
-
Che
te
ne
importa
?
-
rispose
lei
.
-
Che
te
ne
importa
?
...
Oramai
!
...
-
Sì
!
sì
!
...
Credi
che
non
ti
voglia
più
bene
?
...
Uno
struggimento
,
un
'
amarezza
sconfinata
venivano
dall
'
ampia
distesa
nera
dell
'
Alìa
,
dirimpetto
,
al
di
là
delle
case
dei
Barresi
,
dalle
vigne
e
gli
oliveti
di
Giolio
,
che
si
indovinavano
confusamente
,
oltre
la
via
del
Rosario
ancora
formicolante
di
lumi
,
dal
lungo
altipiano
del
Casalgilardo
,
rotto
dall
'
alta
cantonata
del
Collegio
,
dal
cielo
profondo
,
ricamato
di
stelle
-
una
più
lucente
,
lassù
,
che
sembrava
guardasse
,
fredda
,
triste
,
solitaria
.
Il
rumore
della
festa
si
dileguava
e
moriva
lassù
,
verso
San
Vito
.
Un
silenzio
desolato
cadeva
di
tanto
in
tanto
,
un
silenzio
che
stringeva
il
cuore
.
Bianca
era
ritta
contro
il
muro
,
immobile
;
le
mani
e
il
viso
smorti
di
lei
sembravano
vacillare
al
chiarore
incerto
che
saliva
dal
banco
del
venditore
di
torrone
.
Il
cugino
stava
appoggiato
alla
ringhiera
,
fingendo
di
osservare
attentamente
l
'
uomo
che
andava
spegnendo
la
luminaria
,
nella
piazza
deserta
,
e
il
giovane
del
paratore
,
il
quale
correva
su
e
giù
per
l
'
impalcato
della
musica
,
come
un
gattone
nero
,
schiodando
,
martellando
,
buttando
giù
i
festoni
e
le
ghirlande
di
carta
.
I
razzi
che
scappavano
ancora
di
tratto
in
tratto
,
lontano
,
dietro
la
massa
nera
del
Palazzo
di
Città
,
i
colpi
di
martello
del
paratore
,
le
grida
più
rare
,
stanche
e
avvinazzate
,
sembravano
spegnersi
lontano
,
nella
vasta
campagna
solitaria
.
Insieme
all
'
acre
odore
di
polvere
che
dileguava
,
andava
sorgendo
un
dolce
odor
di
garofani
;
passava
della
gente
cantando
;
udivasi
un
baccano
di
chiacchiere
e
di
risate
nella
sala
,
vicino
a
loro
,
nello
schianto
di
quell
'
ultimo
addio
senza
parole
.
Nel
vano
luminoso
del
balcone
passò
un
'
ombra
magra
,
e
si
udì
la
tosserella
del
marchese
Limòli
:
-
Eh
,
eh
,
ragazzi
!
...
benedetti
voialtri
!
...
Sono
venuto
a
veder
la
festa
...
ora
ch
'
è
passata
...
Bianca
,
nipote
mia
...
bada
che
l
'
aria
della
sera
ti
farà
male
...
-
No
,
zio
,
-
rispose
lei
con
voce
sorda
.
-
Si
soffoca
lì
dentro
.
-
Pazienza
!
...
Bisogna
sempre
aver
pazienza
a
questo
mondo
...
Meglio
sudare
che
tossire
...
Tu
,
Nino
,
bada
che
le
signore
Margarone
stanno
per
andarsene
.
-
Vado
,
zio
.
-
Va
,
va
,
se
no
vedrai
che
denti
!
Non
vorrei
averli
addosso
neppur
io
!
...
E
sì
che
non
posso
fare
lo
schifiltoso
!
...
Che
diavolo
gli
è
saltato
in
corpo
a
tua
madre
,
di
farti
sposare
quei
denti
?
...
-
Ah
...
zio
!
...
-
Sei
uno
sciocco
!
Dovresti
lasciarle
fare
il
diavolo
a
quattro
quanto
le
pare
e
piace
,
a
tua
madre
!
...
Sei
figlio
unico
!
...
A
chi
vuoi
che
lasci
la
roba
dopo
la
sua
morte
?
-
Eh
...
da
qui
a
trent
'
anni
!
...
Il
tempo
di
crepare
di
fame
intanto
!
...
Mia
madre
sta
meglio
di
voi
e
di
me
,
e
può
campare
ancora
trent
'
anni
!
...
-
E
'
vero
!
-
rispose
il
marchese
.
-
Tua
madre
non
sarebbe
molto
contenta
di
sentirsi
lesinare
gli
anni
...
Ma
è
colpa
sua
.
-
Ah
!
zio
mio
!
...
Credetemi
ch
'
è
un
brutto
impiccio
!
...
-
Càlmati
!
càlmati
!
...
Consòlati
pensando
a
chi
sta
peggio
di
te
.
S
'
affacciò
la
signora
Capitana
,
svelta
,
irrequieta
,
guardando
sorridente
di
qua
e
di
là
nella
strada
.
-
Mio
marito
?
...
Non
viene
ancora
?
...
-
Il
santo
non
è
ancora
rientrato
-
rispose
don
Ninì
.
-
Si
ode
subito
il
campanone
di
San
Giovanni
,
appena
giunge
in
chiesa
,
e
attacca
l
'
altra
festa
.
Però
la
gente
cominciava
ad
andarsene
di
casa
Sganci
.
Prima
si
vide
uscire
dal
portone
il
cavalier
Peperito
,
che
scomparve
dietro
la
cantonata
del
farmacista
Bomma
.
Un
momento
dopo
spuntò
il
lanternone
che
precedeva
donna
Giuseppina
Alòsi
,
la
quale
attraversò
la
piazza
,
sporca
di
carta
bruciata
e
di
gusci
di
fave
e
nocciuole
,
in
punta
di
piedi
,
colle
sottane
in
mano
,
avviandosi
in
su
pel
Rosario
;
e
subito
dopo
,
dalla
farmacia
,
scantonò
di
nuovo
l
'
ombra
di
Peperito
,
che
le
si
mise
dietro
quatto
quatto
,
rasente
al
muro
.
La
signora
Capitana
fece
udire
una
risatina
secca
,
e
il
baronello
Rubiera
confermò
:
-
E
'
lui
!
...
Peperito
!
...
com
'
è
vero
Dio
!
Il
marchese
prese
il
braccio
di
sua
nipote
e
rientrò
con
lei
nella
sala
.
In
quel
momento
mastro
-
don
Gesualdo
,
in
piedi
presso
il
balcone
,
discorreva
col
canonico
Lupi
.
Questi
perorando
con
calore
,
sottovoce
,
in
aria
di
mistero
,
stringendoglisi
addosso
,
quasi
volesse
entrargli
in
tasca
col
muso
di
furetto
;
l
'
altro
serio
,
col
mento
nella
mano
,
senza
dire
una
parola
,
accennando
soltanto
col
capo
di
tratto
in
tratto
.
-
Tale
e
quale
come
un
ministro
!
-
sogghignava
il
barone
Zacco
.
Il
canonico
conchiuse
con
una
stretta
di
mano
enfatica
,
volgendo
un
'
occhiata
al
barone
,
il
quale
finse
di
non
accorgersene
,
rosso
al
par
di
un
gallo
.
La
padrona
di
casa
portava
le
mantiglie
e
i
cappellini
delle
signore
,
mentre
tutti
i
Margarone
in
piedi
mettevano
sossopra
la
casa
per
accomiatarsi
.
-
To
'
...
Bianca
!
...
Ti
credevo
già
andata
via
!
...
-
esclamò
donna
Fifì
col
sorriso
che
mordeva
.
Bianca
rispose
soltanto
con
un
'
occhiata
che
sembrava
attonita
,
tanto
era
smarrita
e
dolente
;
in
quel
tempo
suo
cugino
si
dava
gran
moto
fra
le
mantiglie
e
i
cappellini
,
a
capo
basso
.
-
Un
momento
!
un
momento
!
-
esclamò
don
Filippo
levando
il
braccio
rimastogli
libero
,
mentre
coll
'
altro
reggeva
Nicolino
addormentato
.
Si
udiva
un
tafferuglio
nella
piazza
;
strilli
da
lontano
;
la
gente
correva
verso
San
Giovanni
,
e
il
campanone
che
suonava
a
distesa
,
laggiù
.
La
signora
Capitana
rientrò
dal
balcone
tappandosi
le
orecchie
colle
belle
mani
candide
,
strillando
in
falsetto
:
-
Mio
marito
!
...
Si
picchiano
!
...
E
si
abbandonò
sul
canapè
,
cogli
occhi
chiusi
.
Le
signore
si
misero
a
vociare
tutte
in
una
volta
;
la
padrona
di
casa
gridava
a
Barabba
di
scendere
a
dare
il
catenaccio
giù
al
portone
;
mentre
donna
Bellonia
spingeva
le
sue
ragazze
in
branco
nella
camera
di
donna
Mariannina
,
e
il
marchese
Limòli
picchiava
sulle
mani
della
Capitana
dei
colpettini
secchi
.
Il
notaro
Neri
propose
anche
di
slacciarla
.
-
Vi
pare
?
...
-
diss
'
ella
allora
balzando
in
piedi
infuriata
.
-
Per
chi
m
'
avete
presa
,
don
asino
?
Giunse
in
quel
momento
il
Capitano
,
seguito
da
don
Liccio
Papa
che
sbraitava
in
anticamera
,
narrando
l
'
accaduto
,
-
non
lo
avrebbero
trattenuto
in
cento
.
-
La
solita
storia
di
ogni
anno
!
-
disse
finalmente
il
signor
Capitano
,
dopo
che
si
fu
rimesso
vuotando
d
'
un
fiato
un
bicchier
d
'
acqua
.
-
I
devoti
di
San
Giovanni
che
danno
mano
al
campanone
un
quarto
d
'
ora
prima
!
...
Soperchierie
!
...
Quelli
di
San
Vito
poi
che
non
vogliono
tollerare
...
Legnate
da
orbi
ci
sono
state
!
-
La
solita
storia
di
ogni
anno
!
-
ripeté
il
canonico
Lupi
.
-
Una
porcheria
!
La
Giustizia
non
fa
nulla
per
impedire
...
Il
Capitano
in
mezzo
alla
sala
,
coll
'
indice
teso
verso
di
lui
,
sbuffò
infine
:
-
Sentitelo
!
...
Perché
non
ci
andate
voi
?
Un
altro
po
'
facevano
la
festa
a
me
pure
!
...
Vostro
marito
ha
corso
pericolo
della
vita
,
donna
Carolina
!
...
La
signora
Capitana
,
col
bocchino
stretto
,
giunse
le
mani
:
-
Gesummaria
!
...
Maria
Santissima
del
pericolo
!
...
-
Stai
fresca
!
-
borbottò
il
notaro
voltandosi
in
là
.
-
Stai
fresca
davvero
!
...
se
aspetti
che
tuo
marito
voglia
arrischiare
la
pelle
per
lasciarti
vedova
!
...
Don
Ninì
Rubiera
cercando
il
cappello
s
'
imbatté
nella
cugina
,
la
quale
gli
andava
dietro
come
una
fantasima
,
stravolta
,
incespicando
a
ogni
passo
.
-
Bada
!
...
-
le
disse
lui
.
-
Bada
!
...
Ci
guardano
!
...
C
'
è
lì
don
Gesualdo
!
...
-
Bianca
!
Bianca
!
Le
mantiglie
di
queste
signore
!
-
gridò
la
zia
Sganci
dalla
camera
da
letto
dove
s
'
era
ficcato
tutto
lo
stormo
dei
Margarone
.
Essa
frugava
in
mezzo
al
mucchio
,
colle
mani
tremanti
.
Il
cugino
era
così
turbato
anch
'
esso
che
seguitava
a
cercare
il
suo
cappello
lui
pure
.
-
Guarda
,
ce
l
'
ho
in
testa
!
Non
so
nemmeno
quello
che
fo
.
Si
guardò
attorno
come
un
ladro
,
mentre
ciascuno
cercava
la
sua
roba
in
anticamera
,
e
la
tirò
in
disparte
verso
l
'
uscio
-
Senti
...
per
l
'
amor
di
Dio
!
...
sii
cauta
!
...
Nessuno
ne
sa
nulla
...
Tuo
fratello
non
sarà
andato
a
raccontarlo
...
Ed
io
neppure
...
Sai
che
t
'
ho
voluto
bene
più
dell
'
anima
mia
!
...
Essa
non
rispose
verbo
,
gli
occhi
soli
che
parlavano
,
e
dicevano
tante
cose
.
-
Non
guardarmi
con
quella
faccia
,
Bianca
!
...
no
!
...
non
guardarmi
così
...
mi
tradirei
anch
'
io
!
...
Donna
Fifì
uscì
col
cappello
e
la
mantiglia
,
stecchita
,
le
labbra
strette
quasi
fossero
cucite
;
e
siccome
sua
sorella
,
giovialona
,
si
voltava
a
salutare
Bianca
,
la
richiamò
con
la
voce
stizzosa
:
-
Giovannina
!
andiamo
!
andiamo
!
-
Meno
male
questa
qui
!
-
borbottò
il
baronello
.
-
Ma
sua
sorella
è
un
castigo
di
Dio
.
La
zia
Sganci
,
accompagnando
le
Margarone
sino
all
'
uscio
,
disse
a
mastro
-
don
Gesualdo
che
si
sprofondava
in
inchini
sul
pianerottolo
,
a
rischio
di
ruzzolare
giù
per
la
scala
:
-
Don
Gesualdo
,
fate
il
favore
...
Accompagnate
i
miei
nipoti
Trao
...
Già
siete
vicini
di
casa
...
Don
Ferdinando
non
ci
vede
bene
la
sera
...
-
Sentite
qua
!
sentite
qua
!
-
gli
disse
il
canonico
.
Zacco
non
si
dava
pace
;
fingeva
di
cercare
il
lampione
nelle
cassapanche
dell
'
anticamera
,
per
darlo
da
portare
a
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Giacché
deve
accompagnare
donna
Bianca
...
una
dei
Trao
...
Non
gli
sarebbe
passato
neppure
pel
capo
di
ricevere
tanto
onore
...
a
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
-
Però
costui
non
poteva
udire
perché
aspettava
nella
piazza
,
discorrendo
col
canonico
.
Solo
don
Liccio
Papa
,
il
quale
chiudeva
la
marcia
colla
sciaboletta
a
tracolla
,
si
mise
a
ridere
:
-
Ah
!
ah
!
-
Che
c
'
è
?
-
chiese
il
Capitano
,
che
dava
il
braccio
alla
moglie
infagottata
.
-
Che
c
'
è
,
insubordinato
?
-
Nulla
;
-
rispose
il
marchese
.
-
Il
barone
Zacco
che
abbaia
alla
luna
.
Poi
,
mentre
scendeva
insieme
a
Bianca
,
appoggiandosi
al
bastoncino
,
passo
passo
,
le
disse
in
un
orecchio
:
-
Senti
...
il
mondo
adesso
è
di
chi
ha
denari
...
Tutti
costoro
sbraitano
per
invidia
.
Se
il
barone
avesse
una
figliuola
da
maritare
,
gliela
darebbe
a
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Te
lo
dico
io
che
son
vecchio
,
e
so
cos
'
è
la
povertà
!
...
-
Eh
?
Che
cosa
?
-
volle
sapere
don
Ferdinando
,
il
quale
veniva
dietro
adagio
adagio
,
contando
i
sassi
.
-
Nulla
...
Dicevamo
che
bella
sera
,
cugino
Trao
!
L
'
altro
guardò
in
aria
,
e
ripeté
come
un
pappagallo
:
-
Bella
sera
!
bella
sera
!
Don
Gesualdo
stava
aspettando
,
lì
davanti
al
portone
,
insieme
al
canonico
Lupi
che
gli
parlava
sottovoce
nella
faccia
:
-
Eh
?
eh
?
don
Gesualdo
?
...
che
ve
ne
pare
?
-
L
'
altro
accennava
col
capo
,
lisciandosi
il
mento
duro
di
barba
colla
grossa
mano
.
-
Una
perla
!
una
ragazza
che
non
sa
altro
:
casa
e
chiesa
!
...
Economa
...
non
vi
costerà
nulla
...
In
casa
non
è
avvezza
a
spender
di
certo
!
...
Ma
di
buona
famiglia
!
...
Vi
porterebbe
il
lustro
in
casa
!
...
V
'
imparentate
con
tutta
la
nobiltà
...
L
'
avete
visto
,
eh
,
stasera
?
...
che
festa
v
'
hanno
fatto
?
...
I
vostri
affari
andrebbero
a
gonfie
vele
...
Anche
per
quell
'
affare
delle
terre
comunali
...
E
'
meglio
aver
l
'
appoggio
di
tutti
i
pezzi
grossi
!
...
Don
Gesualdo
non
rispose
subito
,
sopra
pensieri
,
a
capo
chino
,
seguendo
passo
passo
donna
Bianca
che
s
'
avviava
a
casa
per
la
scalinata
di
Sant
'
Agata
insieme
allo
zio
marchese
e
al
fratello
don
Ferdinando
.
-
Sì
...
sì
...
Non
dico
di
no
...
E
'
una
cosa
da
pensarci
...
una
cosa
seria
...
Temo
d
'
imbarcarmi
in
un
affare
troppo
grosso
,
caro
canonico
...
Quella
è
sempre
una
signora
...
Poi
ho
tante
cose
da
sistemare
prima
di
risolvere
...
Ciascuno
sa
i
propri
impicci
...
Bisogna
dormirci
sopra
.
La
notte
porta
consiglio
,
canonico
mio
.
Bianca
che
se
ne
andava
col
cuore
stretto
,
ascoltando
la
parlantina
indifferente
dello
zio
,
accanto
al
fratello
taciturno
e
allampanato
,
udì
quelle
ultime
parole
.
La
notte
porta
consiglio
.
La
notte
scura
e
desolata
nella
cameretta
misera
.
La
notte
che
si
portava
via
gli
ultimi
rumori
della
festa
,
l
'
ultima
luce
,
l
'
ultima
speranza
...
Come
la
visione
di
lui
che
se
ne
andava
insieme
a
un
'
altra
,
senza
voltarsi
,
senza
dirle
nulla
,
senza
rispondere
a
lei
che
lo
chiamava
dal
fondo
del
cuore
,
con
un
gemito
,
con
un
lamento
d
'
ammalata
,
affondando
il
viso
nel
guanciale
bagnato
di
lagrime
calde
e
silenziose
.
IV
Mentre
i
muratori
si
riparavano
ancora
dall
'
acquazzone
dentro
il
frantoio
di
Giolio
vasto
quanto
una
chiesa
facendo
alle
piastrelle
,
entrò
il
ragazzo
che
stava
a
guardia
sull
'
uscio
,
addentando
un
pezzo
di
pane
,
colla
bocca
piena
,
vociando
:
-
Il
padrone
!
...
ecco
il
padrone
!
...
Dietro
di
lui
comparve
mastro
-
don
Gesualdo
,
bagnato
fradicio
,
tirandosi
dietro
la
mula
che
scuoteva
le
orecchie
.
-
Bravi
!
...
Mi
piace
!
...
Divertitevi
!
Tanto
,
la
paga
vi
corre
lo
stesso
!
...
Corpo
di
!
...
Sangue
di
!
...
Agostino
,
il
soprastante
,
annaspando
,
bofonchiando
,
affacciandosi
all
'
uscio
per
guardare
il
cielo
ancora
nuvolo
coll
'
occhio
orbo
,
trovò
infine
la
risposta
:
-
Che
s
'
aveva
a
fare
?
bagnarci
tutti
?
...
La
burrasca
è
cessata
or
ora
...
Siamo
cristiani
o
porci
?
...
Se
mi
coglie
qualche
malanno
mia
madre
non
lo
fa
più
un
altro
Agostino
,
no
!
-
Sì
,
sì
,
hai
ragione
!
...
la
bestia
sono
io
!
...
Io
ho
la
pelle
dura
!
...
Ho
fatto
bene
a
mandare
qui
mio
fratello
per
badare
ai
miei
interessi
!
...
Si
vede
!
...
Sta
a
passare
il
tempo
anche
lui
giuocando
,
sia
lodato
Iddio
!
...
Santo
,
ch
'
era
rimasto
a
bocca
aperta
,
coccoloni
dinanzi
al
pioletto
coi
quattrini
,
si
rizzò
in
piedi
tutto
confuso
,
grattandosi
il
capo
.
Gesualdo
,
intanto
che
gli
altri
si
davano
da
fare
,
mogi
mogi
,
misurava
il
muro
nuovo
colla
canna
;
si
arrampicava
sulla
scala
a
piuoli
;
pesava
i
sacchi
di
gesso
,
sollevandoli
da
terra
:
-
Sangue
di
Giuda
!
...
Come
se
li
rubassi
i
miei
denari
!
...
Tutti
quanti
d
'
intesa
per
rovinarmi
!
...
Due
giorni
per
tre
canne
di
muro
?
Ci
ho
un
bel
guadagno
in
questo
appalto
!
...
I
sacchi
del
gesso
mezzi
vuoti
!
Neli
?
Neli
?
Dov
'
è
quel
figlio
di
mala
femmina
che
ha
portato
il
gesso
?
...
E
quella
calce
che
se
ne
va
in
polvere
,
eh
?
...
quella
calce
?
...
Che
non
ne
avete
coscienza
di
cristiani
?
Dio
di
paradiso
!
...
Anche
la
pioggia
a
danno
mio
!
...
Ci
ho
ancora
i
covoni
sull
'
aia
!
...
Non
si
poteva
metter
su
la
macina
intanto
che
pioveva
?
...
Su
!
animo
!
la
macina
!
Vi
do
una
mano
mentre
son
qua
io
...
Santo
piuttosto
voleva
fare
una
fiammata
per
asciugargli
i
panni
addosso
.
-
Non
importa
,
-
rispose
lui
.
-
Me
ne
sono
asciugata
tanta
dell
'
acqua
sulle
spalle
!
...
Se
fossi
stato
come
te
,
sarei
ancora
a
trasportare
del
gesso
sulle
spalle
!
...
Ti
rammenti
?
...
E
tu
non
saresti
qua
a
giuocare
alle
piastrelle
!
...
Brontolando
,
dandosi
da
fare
per
preparare
la
leva
,
le
biette
,
i
puntelli
,
si
voltava
indietro
per
lanciargli
delle
occhiatacce
.
-
Malannaggia
!
-
esclamò
Santo
.
-
Sempre
quella
storia
!
...
-
E
se
ne
andò
sull
'
uscio
accigliato
,
colle
mani
sotto
le
ascelle
,
guardando
di
qua
e
di
là
.
I
manovali
esitavano
,
girando
intorno
al
pietrone
enorme
;
il
più
vecchio
,
mastro
Cola
,
tenendo
il
mento
sulla
mano
,
scrollando
il
capo
,
aggrondato
,
guardando
la
macina
come
un
nemico
.
Infine
sentenziò
ch
'
erano
in
pochi
per
spingerla
sulla
piattaforma
:
-
Se
scappa
la
leva
,
Dio
liberi
!
...
Chi
si
metterà
sotto
per
dar
lo
scambio
alle
biette
?
Io
no
,
com
'
è
vero
Dio
!
...
Se
scappa
la
leva
!
...
mia
madre
non
lo
fa
più
un
altro
mastro
Cola
Ventura
!
...
Eh
,
eh
!
...
Ci
vorrebbero
dell
'
altre
braccia
...
un
martinetto
...
Legare
poi
una
carrucola
lassù
alla
travatura
del
tetto
...
poi
dei
cunei
sotto
...
vedete
,
vossignoria
,
a
far
girare
i
cunei
,
si
sta
dai
lati
e
non
c
'
è
pericolo
...
-
Bravo
!
ora
mi
fate
il
capomastro
!
Datemi
la
stanga
!
...
Io
non
ho
paura
!
...
Intanto
che
stiamo
a
chiacchierare
il
tempo
passa
!
La
giornata
corre
lo
stesso
,
eh
?
...
Come
se
li
avessi
rubati
i
miei
denari
!
...
Su
!
da
quella
parte
!
...
Non
badate
a
me
che
ho
la
pelle
dura
...
Via
!
...
su
!
...
Viva
Gesù
!
...
Viva
Maria
!
...
un
altro
po
'
!
...
Badate
!
badate
!
...
Ah
Mariano
!
santo
diavolone
,
m
'
ammazzi
!
...
Su
!
...
Viva
Maria
!
...
La
vita
!
la
vita
!
...
Su
!
...
Che
fai
,
bestia
,
da
quella
parte
?
...
Su
!
...
ci
siamo
!
E
'
nostra
!
...
ancora
!
...
da
quella
parte
!
...
Non
abbiate
paura
che
non
muore
il
papa
...
Su
!
...
su
!
...
se
vi
scappa
la
leva
!
...
ancora
!
...
se
avessi
tenuta
cara
la
pelle
...
ancora
!
...
come
la
tien
cara
mio
fratello
Santo
...
santo
diavolone
!
santo
diavolone
,
badate
!
...
a
quest
'
ora
sarei
a
portar
gesso
sulle
spalle
!
...
Il
bisogno
...
via
!
via
!
...
il
bisogno
fa
uscire
il
lupo
...
ancora
!
...
su
!
...
il
lupo
dal
bosco
!
...
Vedete
mio
fratello
Santo
che
sta
a
guardare
?
...
Se
non
ci
fossi
io
egli
sarebbe
sotto
...
sotto
la
macina
...
al
mio
posto
...
invece
di
grattarsi
...
a
spingere
la
macina
...
e
la
casa
...
Tutto
sulle
mie
spalle
!
...
Ah
!
sia
lodato
Iddio
!
Infine
,
assicurata
la
macina
sulla
piattaforma
,
si
mise
a
sedere
su
di
un
sasso
,
trafelato
,
ancora
tremante
dal
batticuore
,
asciugandosi
il
sudore
col
fazzoletto
di
cotone
.
-
Vedete
come
ci
si
asciuga
dalla
pioggia
?
Acqua
di
dentro
e
acqua
di
fuori
!
-
Santo
propose
di
passare
il
fiasco
in
giro
.
-
Ah
?
...
per
la
fatica
che
hai
fatto
?
...
per
asciugarti
il
sudore
anche
tu
?
...
Attaccati
all
'
abbeveratoio
...
qui
fuori
dell
'
uscio
...
Il
tempo
s
'
era
abbonacciato
.
Entrava
un
raggio
di
sole
dall
'
uscio
spalancato
sulla
campagna
che
ora
sembrava
allargarsi
ridente
,
col
paese
sull
'
altura
,
in
fondo
,
di
cui
le
finestre
scintillavano
.
-
Lesti
,
lesti
,
ragazzi
!
sul
ponte
,
andiamo
!
Guadagniamoci
tutti
la
giornata
...
Mettetevi
un
po
'
nei
panni
del
padrone
che
vi
paga
!
...
L
'
osso
del
collo
ci
rimetto
in
quest
'
appalto
!
...
Ci
perdo
diggià
,
come
è
vero
Iddio
!
...
Agostino
!
mi
raccomando
!
l
'
occhio
vivo
!
...
La
parola
dolce
e
l
'
occhio
vivo
!
...
Mastro
Cola
,
voi
che
siete
capomastro
!
...
chi
vi
ha
insegnato
a
tenere
il
regolo
in
mano
?
...
Maledetto
voi
!
Mariano
,
dammi
quassù
il
regolo
,
sul
ponte
...
Che
non
ne
avete
occhi
,
corpo
del
diavolo
!
...
L
'
intonaco
che
screpola
e
sbulletta
!
...
Mi
toccherà
poi
sentire
l
'
architetto
,
malannaggia
a
voialtri
!
...
Quando
torna
quello
del
gesso
ditegli
il
fatto
suo
,
a
quel
figlio
di
mala
femmina
!
...
ditegli
a
Neli
che
sono
del
mestiere
anch
'
io
!
...
Che
ne
riparleremo
poi
sabato
,
al
far
dei
conti
!
...
Badava
a
ogni
cosa
,
girando
di
qua
e
di
lá
,
rovistando
nei
mucchi
di
tegole
e
di
mattoni
,
saggiando
i
materiali
,
alzando
il
capo
ad
osservare
il
lavoro
fatto
,
colla
mano
sugli
occhi
,
nel
gran
sole
che
s
'
era
messo
allora
.
-
Santo
!
Santo
!
portami
qua
la
mula
...
Fagli
almeno
questo
lavoro
,
a
tuo
fratello
!
-
Agostino
voleva
trattenerlo
a
mangiare
un
boccone
,
poiché
era
quasi
mezzogiorno
,
un
sole
che
scottava
,
da
prendere
un
malanno
chi
andava
per
la
campagna
a
quell
'
ora
.
-
No
,
no
,
devo
passare
dal
Camemi
...
ci
vogliono
due
ore
...
Ho
tant
'
altro
da
fare
!
Se
il
sole
è
caldo
tanto
meglio
!
Arriverò
asciutto
al
Camemi
...
Spicciamoci
,
ragazzi
!
Badate
che
vi
sto
sempre
addosso
come
la
presenza
di
Dio
!
Mi
vedrete
comparire
quando
meno
ve
lo
aspettate
!
Sono
del
mestiere
anch
'
io
,
e
conosco
poi
se
si
è
lavorato
o
no
!
...
Intanto
che
se
ne
andava
,
Santo
gli
corse
dietro
,
lisciando
il
collo
alla
mula
,
tenendogli
la
staffa
.
Finalmente
,
come
vide
che
montava
a
cavallo
senza
darsene
per
inteso
,
si
piantò
in
mezzo
alla
strada
,
grattandosi
l
'
orecchio
:
-
Così
mi
lasci
?
senza
domandarmi
neppure
se
ho
bisogno
di
qualche
cosa
?
-
Sì
,
sì
,
ho
capito
.
I
denari
che
avesti
lunedì
te
li
sei
giuocati
.
Ho
capito
!
ho
capito
!
eccoti
il
resto
.
E
divèrtiti
alle
piastrelle
,
che
a
pagare
poi
ci
son
io
...
il
debitore
di
tutti
quanti
!
...
Brontolava
ancora
allontanandosi
all
'
ambio
della
mula
sotto
il
sole
cocente
:
un
sole
che
spaccava
le
pietre
adesso
,
e
faceva
scoppiettare
le
stoppie
quasi
s
'
accendessero
.
Nel
burrone
,
fra
i
due
monti
,
sembrava
d
'
entrare
in
una
fornace
;
e
il
paese
in
cima
al
colle
,
arrampicato
sui
precipizi
,
disseminato
fra
rupi
enormi
,
minato
da
caverne
che
lo
lasciavano
come
sospeso
in
aria
,
nerastro
,
rugginoso
,
sembrava
abbandonato
,
senza
un
'
ombra
,
con
tutte
le
finestre
spalancate
nell
'
afa
,
simili
a
tanti
buchi
neri
,
le
croci
dei
campanili
vacillanti
nel
cielo
caliginoso
.
La
stessa
mula
anelava
,
tutta
sudata
,
nel
salire
la
via
erta
.
Un
povero
vecchio
che
s
'
incontrò
,
carico
di
manipoli
,
sfinito
,
si
mise
a
borbottare
:
-
O
dove
andate
vossignoria
a
quest
'
ora
?
...
Avete
tanti
denari
,
e
vi
date
l
'
anima
al
diavolo
!
Giunse
al
paese
che
suonava
mezzogiorno
,
mentre
tutti
scappavano
a
casa
come
facesse
temporale
.
Dal
Rosario
veniva
il
canonico
Lupi
,
accaldato
,
col
nicchio
sulla
nuca
,
soffiando
forte
:
-
Ah
,
ah
,
don
Gesualdo
!
...
andate
a
mangiare
un
boccone
?
...
Io
no
,
per
mia
disgrazia
!
Sono
a
bocca
asciutta
sino
a
quest
'
ora
...
Vado
a
celebrare
la
santa
messa
...
la
messa
di
mezzogiorno
!
...
un
capriccio
di
Monsignore
!
-
Sono
salito
al
paese
apposta
per
voi
!
....
Ho
fatto
questa
pettata
!
...
E
'
caldo
,
eh
!
-
intanto
si
asciugava
il
sudore
col
fazzoletto
.
-
Ho
paura
che
mi
giuochino
qualche
tiro
,
riguardo
a
quell
'
appalto
delle
strade
comunali
,
signor
canonico
.
Vossignoria
che
vi
fate
sentire
in
paese
...
ci
avete
pensato
?
So
poi
l
'
obbligo
mio
!
...
-
Ma
che
dite
?
...
fra
di
noi
!
...
ci
sto
lavorando
...
A
proposito
,
che
facciamo
per
quell
'
altro
affare
?
ci
avete
pensato
?
che
risposta
mi
date
?
Don
Gesualdo
il
quale
aveva
messo
al
passo
la
mula
,
camminandogli
allato
,
curvo
sulla
sella
,
un
po
'
sbalordito
dal
gran
sole
,
rispose
:
-
Che
affare
?
Ne
ho
tanti
!
...
Di
quale
affare
parlate
vossignoria
?
-
Ah
!
ah
!
la
pigliate
su
quel
verso
?
...
Scusate
...
scusate
tanto
!
...
Il
canonico
mutò
subito
discorso
,
quasi
non
gliene
importasse
neppure
a
lui
:
parlò
dell
'
altro
affare
della
gabella
,
che
bisognava
venire
a
una
conclusione
colla
baronessa
Rubiera
:
-
C
'
è
altre
novità
...
Il
notaro
Neri
ha
fatto
lega
con
Zacco
...
Ho
paura
che
...
Don
Gesualdo
allora
smontò
dalla
mula
,
premuroso
,
tirandola
dietro
per
le
redini
,
mentre
andava
passo
passo
insieme
al
prete
,
tutto
orecchi
,
a
capo
chino
e
col
mento
in
mano
.
-
Temo
che
mi
cambino
la
baronessa
!
...
Ho
visto
il
barone
a
confabulare
con
quello
sciocco
di
don
Ninì
...
ieri
sera
,
dietro
il
Collegio
...
Finsi
d
'
entrare
nella
farmacia
per
non
farmi
scorgere
.
Capite
?
un
affare
grosso
!
...
Son
circa
cinquecento
salme
di
terra
...
C
'
è
da
guadagnare
un
bel
pezzo
di
pane
,
su
quell
'
asta
.
Don
Gesualdo
ci
si
scaldava
lui
pure
:
gli
occhi
accesi
dall
'
afa
che
gli
brillavano
in
quel
discorso
.
Temeva
però
gli
intrighi
degli
avversari
,
tutti
pezzi
grossi
,
di
quelli
che
avevano
voce
in
capitolo
!
E
il
canonico
viceversa
,
andava
raffreddandosi
di
mano
in
mano
,
aggrottandosi
in
viso
,
stringendosi
nelle
spalle
,
guardandolo
fisso
di
tanto
in
tanto
,
e
scrollando
il
capo
di
sotto
in
su
,
come
a
dargli
dell
'
asino
.
-
Per
questo
dicevo
!
...
Ma
voi
la
pigliate
su
quel
verso
!
...
Scusate
,
scusatemi
tanto
!
...
Volevo
con
quell
'
affare
procurarvi
l
'
appoggio
di
un
parentado
che
conta
in
paese
...
la
prima
nobiltà
...
Ma
voi
fate
l
'
indifferente
...
Scusatemi
tanto
allora
!
...
Anche
per
dare
una
risposta
alla
signora
Sganci
che
ci
aveva
messo
tanto
impegno
!
...
Scusatemi
,
è
una
porcheria
...
-
Ah
,
parlate
dell
'
affare
del
matrimonio
?
...
Il
canonico
finse
di
non
dar
retta
lui
stavolta
:
-
Ah
!
ecco
vostro
cognato
!
Vi
saluto
,
massaro
Fortunato
!
Burgio
aveva
il
viso
lungo
un
palmo
,
aggrottato
,
con
tanto
di
muso
nel
faccione
pendente
.
-
V
'
ho
visto
venire
di
laggiù
,
cognato
.
Sono
stato
ad
aspettarvi
lì
,
al
belvedere
.
Sapete
la
notizia
?
Appena
quindici
salme
fecero
le
fave
!
...
Neanche
le
spese
,
com
'
è
vero
Iddio
!
...
Son
venuto
apposta
a
dirvelo
...
-
Vi
ringrazio
!
grazie
tante
!
Ora
che
volete
da
me
?
Io
ve
l
'
aveva
detto
,
quando
avete
voluto
prendere
quella
chiusa
!
...
buona
soltanto
per
dar
spine
!
...
Volete
sempre
fare
di
testa
vostra
,
e
non
ne
indovinate
una
,
benedett
'
uomo
!
-
rispose
Gesualdo
in
collera
.
-
Bene
,
avete
ragione
.
Lascerò
la
chiusa
.
Non
la
voglio
più
!
Che
pretendete
altro
da
me
?
-
Non
la
volete
?
...
L
'
affitto
vi
dura
altri
due
anni
!
...
Chi
volete
che
la
pigli
?
...
Non
son
tutti
così
gonzi
!
...
Il
canonico
,
vedendo
che
il
discorso
si
metteva
per
le
lunghe
,
volse
le
spalle
:
-
Vi
saluto
...
Don
Luca
il
sagrestano
mi
aspetta
...
digiuno
come
me
sino
a
quest
'
ora
!
-
E
infilò
la
scaletta
pel
quartiere
alto
.
Don
Gesualdo
allora
infuriato
prese
a
sfogarsi
col
cognato
:
-
E
venite
apposta
per
darmi
la
bella
notizia
?
...
mentre
stavo
a
discorrere
dei
fatti
miei
...
sul
più
bello
?
mi
guastate
un
affare
che
stavo
combinando
!
...
I
bei
negozi
che
fate
voi
!
Chi
volete
che
la
pigli
quella
chiusa
?
Massaro
Fortunato
dietro
al
cognato
tornava
a
ripetere
:
-
Cercando
bene
...
troveremo
chi
la
pigli
...
La
terra
è
già
preparata
a
maggese
per
quest
'
altr
'
anno
...
mi
costa
un
occhio
...
Vostra
sorella
fa
un
casa
del
diavolo
...
non
mi
dà
pace
!
...
Sapete
che
castigo
di
Dio
,
vostra
sorella
!
-
Vi
costa
,
vi
costa
!
...
Io
lo
so
a
chi
costa
!
-
brontolò
Gesualdo
senza
voltarsi
.
-
Sulle
mie
spalle
ricadono
tutte
queste
belle
imprese
!
...
Burgio
s
'
offese
a
quelle
parole
:
-
Che
volete
dire
?
Spiegatevi
,
cognato
!
...
Io
già
lavoro
per
conto
mio
!
Non
sto
alle
spalle
di
nessuno
,
io
!
-
Sì
,
sì
,
va
bene
;
sta
a
vedere
ora
che
devo
anche
pregarvi
?
Come
se
non
l
'
avessi
sulle
spalle
la
vostra
chiusa
...
come
se
il
garante
non
fossi
io
...
Così
brontolando
tutti
e
due
andarono
a
cercare
Pirtuso
,
che
stava
al
Fosso
,
laggiù
verso
San
Giovanni
.
Mastro
Lio
stava
mangiando
quattro
fave
,
coll
'
uscio
socchiuso
.
-
Entrate
,
entrate
,
don
Gesualdo
.
Benedicite
a
vossignoria
!
Ne
comandate
?
volete
restar
servito
?
-
Poi
come
udì
parlare
della
chiusa
che
Burgio
avrebbe
voluto
appioppare
a
un
altro
,
di
allegro
che
era
si
fece
scuro
in
viso
,
grattandosi
il
capo
.
-
Eh
!
eh
!
...
la
chiusa
del
Purgatorio
?
E
'
un
affar
serio
!
Non
la
vogliono
neanche
per
pascolo
.
Burgio
s
'
affannava
a
lodarla
,
terre
di
pianura
,
terre
profonde
,
che
gli
avevano
dato
trenta
salme
di
fave
quell
'
anno
soltanto
,
preparate
a
maggese
per
l
'
anno
nuovo
!
...
Il
cognato
tagliò
corto
,
come
uno
che
ha
molta
altra
carne
al
fuoco
,
e
non
ha
tempo
da
perdere
inutilmente
.
-
Insomma
,
mastro
Lio
,
voglio
disfarmene
.
Fate
voi
una
cosa
giusta
...
con
prudenza
!
...
-
Questo
si
chiama
parlare
!
-
rispose
Pirtuso
.
-
Vossignoria
sa
fare
e
sa
parlare
...
-
E
adesso
ammiccava
coll
'
occhietto
ammammolato
,
un
sorrisetto
malizioso
che
gli
errava
fra
le
rughe
della
bazza
irta
di
peli
sudici
.
Sulla
strada
soleggiata
e
deserta
a
quell
'
ora
stava
aspettando
un
contadino
,
con
un
fazzoletto
legato
sotto
il
mento
,
le
mani
in
tasca
,
giallo
e
tremante
di
febbre
.
Ossequioso
,
abbozzando
un
sorriso
triste
,
facendo
l
'
atto
di
cacciarsi
indietro
il
berretto
che
teneva
sotto
il
fazzoletto
:
-
Benedicite
,
signor
don
Gesualdo
...
Ho
conosciuto
la
mula
...
Tanto
che
vi
cerco
,
vossignoria
!
Cosa
facciamo
per
quelle
quattro
olive
di
Giolio
?
Io
non
ho
denari
per
farle
cogliere
...
Vedete
come
sono
ridotto
?
...
cinque
mesi
di
terzana
,
sissignore
,
Dio
ne
liberi
vossignoria
!
Son
ridotto
all
'
osso
...
il
giorno
senza
pane
e
la
sera
senza
lume
...
pazienza
!
Ma
la
spesa
per
coglier
le
olive
non
posso
farla
...
proprio
non
posso
!
...
Se
le
volete
,
vossignoria
...
farete
un
'
opera
di
carità
,
vossignoria
...
-
Eh
!
eh
!
...
Il
denaro
è
scarso
per
tutti
,
padre
mio
!
...
Voi
perché
avete
messo
il
carro
innanzi
ai
buoi
?
...
Quando
non
potete
...
Tutti
così
!
...
Vi
mettereste
sulle
spalle
un
feudo
,
a
lasciarvi
fare
...
Vedremo
...
Non
dico
di
no
...
Tutto
sta
ad
intendersi
...
E
lasciò
cadere
un
'
offerta
minima
,
seguitando
ad
andarsene
per
la
sua
strada
senza
voltarsi
.
L
'
altro
durò
un
pezzetto
a
lamentarsi
,
correndogli
dietro
,
chiamando
in
testimonio
Dio
e
i
santi
,
piagnucolando
,
bestemmiando
,
e
finì
per
accettare
,
racconsolato
tutto
a
un
tratto
,
cambiando
tono
e
maniera
.
-
Compare
Lio
,
avete
udito
?
affare
fatto
!
Un
buon
negozio
per
don
Gesualdo
...
pazienza
!
...
ma
è
detta
!
Quanto
a
me
,
è
come
se
fossimo
andati
dal
notaio
!
-
E
se
ne
tornò
indietro
,
colle
mani
in
tasca
.
-
Sentite
qua
,
mastro
Lio
,
-
disse
Gesualdo
tirando
in
disparte
Pirtuso
.
Burgio
s
'
allontanò
colla
mula
discretamente
,
sapendo
che
l
'
anima
dei
negozi
è
il
segreto
,
intanto
che
suo
cognato
diceva
al
sensale
di
comprargli
dei
sommacchi
,
quanti
ce
n
'
erano
,
al
prezzo
corrente
.
Udì
soltanto
mastro
Lio
che
rispondeva
sghignazzando
,
colla
bocca
sino
alle
orecchie
:
-
Ah
!
ah
!
...
siete
un
diavolo
!
...
Vuol
dire
che
avete
parlato
col
diavolo
!
...
Sapete
quel
che
bisogna
vendere
e
comprare
otto
giorni
prima
...
Va
bene
,
restiamo
intesi
...
Me
ne
torno
a
casa
ora
.
Ho
quelle
quattro
fave
che
m
'
aspettano
.
Burgio
non
si
reggeva
in
piedi
dall
'
appetito
,
e
si
mise
a
brontolare
come
il
cognato
volle
passare
dalla
posta
.
-
Sempre
misteri
...
maneggi
sottomano
!
Don
Gesualdo
tornò
tutto
contento
,
leggendo
una
lettera
piena
di
sgorbi
e
suggellata
colla
midolla
di
pane
:
-
Lo
vedete
il
diavolo
che
mi
parla
all
'
orecchio
!
eh
?
M
'
ha
dato
anche
una
buona
notizia
,
e
bisogna
che
torni
da
mastro
Lio
.
-
Io
non
so
nulla
...
Mio
padre
non
m
'
ha
insegnato
a
fare
queste
cose
!
...
-
rispose
Burgio
brontolando
.
-
Io
fo
come
fece
mio
padre
...
Piuttosto
,
se
volete
venire
a
prendere
un
boccone
a
casa
...
Non
mi
reggo
in
piedi
,
com
'
è
vero
Dio
!
-
No
,
non
posso
;
non
ho
tempo
.
Devo
passare
dal
Camemi
,
prima
d
'
andare
alla
Canziria
.
Ci
ho
venti
uomini
che
lavorano
alla
strada
...
i
covoni
sull
'
aia
...
Non
posso
...
E
se
ne
andò
sotto
il
gran
sole
,
tirandosi
dietro
la
mula
stanca
.
Pareva
di
soffocare
in
quella
gola
del
Petraio
.
Le
rupi
brulle
sembravano
arroventate
.
Non
un
filo
di
ombra
,
non
un
filo
di
verde
,
colline
su
colline
,
accavallate
,
nude
,
arsicce
,
sassose
,
sparse
di
olivi
rari
e
magri
,
di
fichidindia
polverosi
,
la
pianura
sotto
Budarturo
come
una
landa
bruciata
dal
sole
,
i
monti
foschi
nella
caligine
,
in
fondo
.
Dei
corvi
si
levarono
gracchiando
da
una
carogna
che
appestava
il
fossato
;
delle
ventate
di
scirocco
bruciavano
il
viso
e
mozzavano
il
respiro
;
una
sete
da
impazzire
,
il
sole
che
gli
picchiava
sulla
testa
come
fosse
il
martellare
dei
suoi
uomini
che
lavoravano
alla
strada
del
Camemi
.
Allorché
vi
giunse
invece
li
trovò
tutti
quanti
sdraiati
bocconi
nel
fossato
,
di
qua
e
di
là
,
col
viso
coperto
di
mosche
,
e
le
braccia
stese
.
Un
vecchio
soltanto
spezzava
dei
sassi
,
seduto
per
terra
sotto
un
ombrellaccio
,
col
petto
nudo
color
di
rame
,
sparso
di
peli
bianchi
,
le
braccia
scarne
,
gli
stinchi
bianchi
di
polvere
,
come
il
viso
che
pareva
una
maschera
,
gli
occhi
soli
che
ardevano
in
quel
polverìo
.
-
Bravi
!
bravi
!
...
Mi
piace
...
La
fortuna
viene
dormendo
...
Son
venuto
io
a
portarvela
!
...
Intanto
la
giornata
se
ne
va
!
...
Quante
canne
ne
avete
fatto
di
massicciata
oggi
,
vediamo
?
...
Neppure
tre
canne
!
...
Per
questo
che
vi
riposate
adesso
?
Dovete
essere
stanchi
,
sangue
di
Giuda
!
...
Bel
guadagno
ci
fo
!
...
Mi
rovino
per
tenervi
tutti
quanti
a
dormire
e
riposare
!
...
Corpo
di
!
...
sangue
di
!
...
Vedendolo
con
quella
faccia
accesa
e
riarsa
,
bianca
di
polvere
soltanto
nel
cavo
degli
occhi
e
sui
capelli
;
degli
occhi
come
quelli
che
dà
la
febbre
,
e
le
labbra
sottili
e
pallide
;
nessuno
ardiva
rispondergli
.
Il
martellare
riprese
in
coro
nell
'
ampia
vallata
silenziosa
,
nel
polverìo
che
si
levava
sulle
carni
abbronzate
,
sui
cenci
svolazzanti
,
insieme
a
un
ansare
secco
che
accompagnava
ogni
colpo
.
I
corvi
ripassarono
gracidando
,
nel
cielo
implacabile
.
Il
vecchio
allora
alzò
il
viso
impolverato
a
guardarli
,
con
gli
occhi
infuocati
,
quasi
sapesse
cosa
volevano
e
li
aspettasse
.
Allorché
finalmente
Gesualdo
arrivò
alla
Canziria
,
erano
circa
due
ore
di
notte
.
La
porta
della
fattoria
era
aperta
.
Diodata
aspettava
dormicchiando
sulla
soglia
.
Massaro
Carmine
,
il
camparo
,
era
steso
bocconi
sull
'
aia
,
collo
schioppo
fra
le
gambe
;
Brasi
Camauro
e
Nanni
l
'
Orbo
erano
spulezzati
di
qua
e
di
là
,
come
fanno
i
cani
la
notte
,
quando
sentono
la
femmina
nelle
vicinanze
;
e
i
cani
soltanto
davano
il
benvenuto
al
padrone
,
abbaiando
intorno
alla
fattoria
.
-
Ehi
?
non
c
'
è
nessuno
?
Roba
senza
padrone
,
quando
manco
io
!
-
Diodata
,
svegliata
all
'
improvviso
,
andava
cercando
il
lume
tastoni
,
ancora
assonnata
.
Lo
zio
Carmine
,
fregandosi
gli
occhi
,
colla
bocca
contratta
dai
sbadigli
,
cercava
delle
scuse
.
-
Ah
!
...
sia
lodato
Dio
!
Voi
ve
la
dormite
da
un
canto
,
Diodata
dall
'
altro
,
al
buio
!
...
Cosa
facevi
al
buio
?
...
aspettavi
qualcheduno
?
...
Brasi
Camauro
oppure
Nanni
l
'
Orbo
?
...
La
ragazza
ricevette
la
sfuriata
a
capo
chino
,
e
intanto
accendeva
lesta
lesta
il
fuoco
,
mentre
il
suo
padrone
continuava
a
sfogarsi
,
lì
fuori
,
all
'
oscuro
,
e
passava
in
rivista
i
buoi
legati
ai
pioli
intorno
all
'
aia
.
Il
camparo
mogio
mogio
gli
andava
dietro
per
rispondere
al
caso
:
-
Gnorsì
,
Pelorosso
sta
un
po
'
meglio
;
gli
ho
dato
la
gramigna
per
rinfrescarlo
.
La
Bianchetta
ora
mi
fa
la
svogliata
anch
'
essa
...
Bisognerebbe
mutar
di
pascolo
...
tutto
il
bestiame
...
Il
mal
d
'
occhio
,
sissignore
!
Io
dico
ch
'
è
passato
di
qui
qualcheduno
che
portava
il
malocchio
!
...
Ho
seminato
perfino
i
pani
di
San
Giovanni
nel
pascolo
...
Le
pecore
stanno
bene
,
grazie
a
Dio
...
e
il
raccolto
pure
...
Nanni
l
'
Orbo
?
Laggiù
a
Passanitello
,
dietro
le
gonnelle
di
quella
strega
...
Un
giorno
o
l
'
altro
se
ne
torna
a
casa
colle
gambe
rotte
,
com
'
è
vero
Dio
!
...
e
Brasi
Camauro
anch
'
esso
,
per
amor
di
quattro
spighe
...
-
Diodata
gridò
dall
'
uscio
ch
'
era
pronto
.
-
Se
non
avete
altro
da
comandarmi
,
vossignoria
,
vado
a
buttarmi
giù
un
momento
...
Come
Dio
volle
finalmente
,
dopo
un
digiuno
di
ventiquattr
'
ore
,
don
Gesualdo
poté
mettersi
a
tavola
,
seduto
di
faccia
all
'
uscio
,
in
maniche
di
camicia
,
le
maniche
rimboccate
al
disopra
dei
gomiti
,
coi
piedi
indolenziti
nelle
vecchie
ciabatte
ch
'
erano
anch
'
esse
una
grazia
di
Dio
.
La
ragazza
gli
aveva
apparecchiata
una
minestra
di
fave
novelle
,
con
una
cipolla
in
mezzo
,
quattr
'
ova
fresche
,
e
due
pomidori
ch
'
era
andata
a
cogliere
tastoni
dietro
la
casa
.
Le
ova
friggevano
nel
tegame
,
il
fiasco
pieno
davanti
;
dall
'
uscio
entrava
un
venticello
fresco
ch
'
era
un
piacere
,
insieme
al
trillare
dei
grilli
,
e
all
'
odore
dei
covoni
nell
'
aia
:
-
il
suo
raccolto
lì
,
sotto
gli
occhi
,
la
mula
che
abboccava
anch
'
essa
avidamente
nella
bica
dell
'
orzo
,
povera
bestia
-
un
manipolo
ogni
strappata
!
Giù
per
la
china
,
di
tanto
in
tanto
,
si
udiva
nel
chiuso
il
campanaccio
della
mandra
;
e
i
buoi
accovacciati
attorno
all
'
aia
,
legati
ai
cestoni
colmi
di
fieno
,
sollevavano
allora
il
capo
pigro
,
soffiando
,
e
si
vedeva
correre
nel
buio
il
luccichìo
dei
loro
occhi
sonnolenti
,
come
una
processione
di
lucciole
che
dileguava
.
Gesualdo
posando
il
fiasco
mise
un
sospirone
,
e
appoggiò
i
gomiti
sul
deschetto
:
-
Tu
non
mangi
?
...
Cos
'
hai
?
Diodata
stava
zitta
in
un
cantuccio
,
seduta
su
di
un
barile
,
e
le
passò
negli
occhi
,
a
quelle
parole
,
un
sorriso
di
cane
accarezzato
.
-
Devi
aver
fame
anche
tu
.
Mangia
!
mangia
!
Essa
mise
la
scodella
sulle
ginocchia
,
e
si
fece
il
segno
della
croce
prima
di
cominciare
,
poi
disse
:
-
Benedicite
a
vossignoria
!
Mangiava
adagio
adagio
,
colla
persona
curva
e
il
capo
chino
.
Aveva
una
massa
di
capelli
morbidi
e
fini
,
malgrado
le
brinate
ed
il
vento
aspro
della
montagna
:
dei
capelli
di
gente
ricca
,
e
degli
occhi
castagni
,
al
pari
dei
capelli
,
timidi
e
dolci
:
de
'
begli
occhi
di
cane
carezzevoli
e
pazienti
,
che
si
ostinavano
a
farsi
voler
bene
,
come
tutto
il
viso
supplichevole
anch
'
esso
.
Un
viso
su
cui
erano
passati
gli
stenti
,
la
fame
,
le
percosse
,
le
carezze
brutali
;
limandolo
,
solcandolo
,
rodendolo
;
lasciandovi
l
'
arsura
del
solleone
,
le
rughe
precoci
dei
giorni
senza
pane
,
il
lividore
delle
notti
stanche
-
gli
occhi
soli
ancora
giovani
,
in
fondo
a
quelle
occhiaie
livide
.
Così
raggomitolata
sembrava
proprio
una
ragazzetta
,
al
busto
esile
e
svelto
,
alla
nuca
che
mostrava
la
pelle
bianca
dove
il
sole
non
aveva
bruciato
.
Le
mani
,
annerite
,
erano
piccole
e
scarne
:
delle
povere
mani
pel
suo
duro
mestiere
!
...
-
Mangia
,
mangia
.
Devi
essere
stanca
tu
pure
!
...
Ella
sorrise
,
tutta
contenta
,
senza
alzare
gli
occhi
.
Il
padrone
le
porse
anche
il
fiasco
:
-
Te
'
,
bevi
!
non
aver
suggezione
!
Diodata
,
ancora
un
po
'
esitante
,
si
pulì
la
bocca
col
dorso
della
mano
,
e
s
'
attaccò
al
fiasco
arrovesciando
il
capo
all
'
indietro
.
Il
vino
,
generoso
e
caldo
,
le
si
vedeva
scendere
quasi
a
ogni
sorso
nella
gola
color
d
'
ambra
;
il
seno
ancora
giovane
e
fermo
sembrava
gonfiarsi
.
Il
padrone
allora
si
mise
a
ridere
.
-
Brava
,
brava
!
Come
suoni
bene
la
trombetta
!
...
Sorrise
anch
'
essa
,
pulendosi
la
bocca
un
'
altra
volta
col
dorso
della
mano
,
tutta
rossa
.
-
Tanta
salute
a
vossignoria
!
Egli
uscì
fuori
a
prendere
il
fresco
.
Si
mise
a
sedere
su
di
un
covone
,
accanto
all
'
uscio
,
colle
spalle
al
muro
,
le
mani
penzoloni
fra
le
gambe
.
La
luna
doveva
essere
già
alta
,
dietro
il
monte
,
verso
Francofonte
.
Tutta
la
pianura
di
Passanitello
,
allo
sbocco
della
valle
,
era
illuminata
da
un
chiarore
d
'
alba
.
A
poco
a
poco
,
al
dilagar
di
quel
chiarore
,
anche
nella
costa
cominciarono
a
spuntare
i
covoni
raccolti
in
mucchi
,
come
tanti
sassi
posti
in
fila
.
Degli
altri
punti
neri
si
movevano
per
la
china
,
e
a
seconda
del
vento
giungeva
il
suono
grave
e
lontano
dei
campanacci
che
portava
il
bestiame
grosso
,
mentre
scendeva
passo
passo
verso
il
torrente
.
Di
tratto
in
tratto
soffiava
pure
qualche
folata
di
venticello
più
fresco
dalla
parte
di
ponente
,
e
per
tutta
la
lunghezza
della
valle
udivasi
lo
stormire
delle
messi
ancora
in
piedi
.
Nell
'
aia
la
bica
alta
e
ancora
scura
sembrava
coronata
d
'
argento
,
e
nell
'
ombra
si
accennavano
confusamente
altri
covoni
in
mucchi
;
ruminava
altro
bestiame
;
un
'
altra
striscia
d
'
argento
lunga
si
posava
in
cima
al
tetto
del
magazzino
,
che
diventava
immenso
nel
buio
.
-
Eh
?
Diodata
?
Dormi
,
marmotta
?
...
-
Nossignore
,
no
!
...
Essa
comparve
tutta
arruffata
e
spalancando
a
forza
gli
occhi
assonnati
.
Si
mise
a
scopare
colle
mani
dinanzi
all
'
uscio
,
buttando
via
le
frasche
,
carponi
,
fregandosi
gli
occhi
di
tanto
in
tanto
per
non
lasciarsi
vincere
dal
sonno
,
col
mento
rilassato
,
le
gambe
fiacche
.
-
Dormivi
!
...
Se
te
l
'
ho
detto
che
dormivi
!
...
E
le
assestò
uno
scapaccione
come
carezza
.
Egli
invece
non
aveva
sonno
.
Si
sentiva
allargare
il
cuore
.
Gli
venivano
tanti
ricordi
piacevoli
.
Ne
aveva
portate
delle
pietre
sulle
spalle
,
prima
di
fabbricare
quel
magazzino
!
E
ne
aveva
passati
dei
giorni
senza
pane
,
prima
di
possedere
tutta
quella
roba
!
Ragazzetto
...
gli
sembrava
di
tornarci
ancora
,
quando
portava
il
gesso
dalla
fornace
di
suo
padre
,
a
Donferrante
!
Quante
volte
l
'
aveva
fatta
quella
strada
di
Licodia
,
dietro
gli
asinelli
che
cascavano
per
via
e
morivano
alle
volte
sotto
il
carico
!
Quanto
piangere
e
chiamar
santi
e
cristiani
in
aiuto
!
Mastro
Nunzio
allora
suonava
il
deprofundis
sulla
schiena
del
figliuolo
,
con
la
funicella
stessa
della
soma
...
Erano
dieci
o
dodici
tarì
che
gli
cascavano
di
tasca
ogni
asino
morto
al
poveruomo
!
-
Carico
di
famiglia
!
Santo
che
gli
faceva
mangiare
i
gomiti
sin
d
'
allora
;
Speranza
che
cominciava
a
voler
marito
;
la
mamma
con
le
febbri
,
tredici
mesi
dell
'
anno
!
...
-
Più
colpi
di
funicella
che
pane
!
-
Poi
quando
il
Mascalise
,
suo
zio
,
lo
condusse
seco
manovale
,
a
cercar
fortuna
...
Il
padre
non
voleva
,
perché
aveva
la
sua
superbia
anche
lui
,
come
uno
che
era
stato
sempre
padrone
,
alla
fornace
,
e
gli
cuoceva
di
vedere
il
sangue
suo
al
comando
altrui
.
-
Ci
vollero
sette
anni
prima
che
gli
perdonasse
,
e
fu
quando
finalmente
Gesualdo
arrivò
a
pigliare
il
primo
appalto
per
conto
suo
...
la
fabbrica
del
Molinazzo
...
Circa
duecento
salme
di
gesso
che
andarono
via
dalla
fornace
al
prezzo
che
volle
mastro
Nunzio
...
e
la
dote
di
Speranza
anche
,
perché
la
ragazza
non
poteva
più
stare
in
casa
...
-
E
le
dispute
allorché
cominciò
a
speculare
sulla
campagna
!
...
-
Mastro
Nunzio
non
voleva
saperne
...
Diceva
che
non
era
il
mestiere
in
cui
erano
nati
.
"
Fa
l
'
arte
che
sai
!
"
-
Ma
poi
,
quando
il
figliuolo
lo
condusse
a
veder
le
terre
che
aveva
comprato
,
lì
proprio
,
alla
Canziria
,
non
finiva
di
misurarle
in
lungo
e
in
largo
,
povero
vecchio
,
a
gran
passi
,
come
avesse
nelle
gambe
la
canna
dell
'
agrimensore
...
E
ordinava
"
bisogna
far
questo
e
quest
'
altro
"
per
usare
del
suo
diritto
,
e
non
confessare
che
suo
figlio
potesse
aver
la
testa
più
fine
della
sua
.
-
La
madre
non
ci
arrivò
a
provare
quella
consolazione
,
poveretta
.
Morì
raccomandando
a
tutti
Santo
,
che
era
stato
sempre
il
suo
prediletto
e
Speranza
carica
di
famiglia
com
'
era
stata
lei
...
-
un
figliuolo
ogni
anno
...
-
Tutti
sulle
spalle
di
Gesualdo
,
giacché
lui
guadagnava
per
tutti
.
Ne
aveva
guadagnati
dei
denari
!
Ne
aveva
fatta
della
roba
!
Ne
aveva
passate
delle
giornate
dure
e
delle
notti
senza
chiuder
occhio
!
Vent
'
anni
che
non
andava
a
letto
una
sola
volta
senza
prima
guardare
il
cielo
per
vedere
come
si
mettesse
.
-
Quante
avemarie
,
e
di
quelle
proprio
che
devono
andar
lassù
,
per
la
pioggia
e
pel
bel
tempo
!
-
Tanta
carne
al
fuoco
!
tanti
pensieri
,
tante
inquietudini
,
tante
fatiche
!
...
La
coltura
dei
fondi
,
il
commercio
delle
derrate
,
il
rischio
delle
terre
prese
in
affitto
,
le
speculazioni
del
cognato
Burgio
che
non
ne
indovinava
una
e
rovesciava
tutto
il
danno
sulle
spalle
di
lui
!
...
-
Mastro
Nunzio
che
si
ostinava
ad
arrischiare
cogli
appalti
il
denaro
del
figliuolo
,
per
provare
che
era
il
padrone
in
casa
sua
!
...
-
Sempre
in
moto
,
sempre
affaticato
,
sempre
in
piedi
,
di
qua
e
di
là
,
al
vento
,
al
sole
,
alla
pioggia
;
colla
testa
grave
di
pensieri
,
il
cuore
grosso
d
'
inquietudini
,
le
ossa
rotte
di
stanchezza
;
dormendo
due
ore
quando
capitava
,
come
capitava
,
in
un
cantuccio
della
stalla
,
dietro
una
siepe
,
nell
'
aia
,
coi
sassi
sotto
la
schiena
;
mangiando
un
pezzo
di
pane
nero
e
duro
dove
si
trovava
,
sul
basto
della
mula
,
all
'
ombra
di
un
ulivo
,
lungo
il
margine
di
un
fosso
,
nella
malaria
,
in
mezzo
a
un
nugolo
di
zanzare
.
-
Non
feste
,
non
domeniche
,
mai
una
risata
allegra
,
tutti
che
volevano
da
lui
qualche
cosa
,
il
suo
tempo
,
il
suo
lavoro
,
o
il
suo
denaro
;
mai
un
'
ora
come
quelle
che
suo
fratello
Santo
regalavasi
in
barba
sua
all
'
osteria
!
-
trovando
a
casa
poi
ogni
volta
il
viso
arcigno
di
Speranza
,
o
le
querimonie
del
cognato
,
o
il
piagnucolìo
dei
ragazzi
-
le
liti
fra
tutti
loro
quando
gli
affari
non
andavano
bene
.
-
Costretto
a
difendere
la
sua
roba
contro
tutti
,
per
fare
il
suo
interesse
.
-
Nel
paese
non
un
solo
che
non
gli
fosse
nemico
,
o
alleato
pericoloso
e
temuto
.
-
Dover
celare
sempre
la
febbre
dei
guadagni
,
la
botta
di
una
mala
notizia
,
l
'
impeto
di
una
contentezza
;
e
aver
sempre
la
faccia
chiusa
,
l
'
occhio
vigilante
,
la
bocca
seria
!
Le
astuzie
di
ogni
giorno
;
le
ambagi
per
dire
soltanto
"
vi
saluto
"
;
le
strette
di
mano
inquiete
,
coll
'
orecchio
teso
;
la
lotta
coi
sorrisi
falsi
,
o
coi
visi
arrossati
dall
'
ira
,
spumanti
bava
e
minacce
-
la
notte
sempre
inquieta
,
il
domani
sempre
grave
di
speranza
o
di
timore
...
-
Ci
hai
lavorato
,
anche
tu
,
nella
roba
del
tuo
padrone
!
...
Hai
le
spalle
grosse
anche
tu
...
povera
Diodata
!
...
Essa
,
vedendosi
rivolta
la
parola
,
si
accostò
tutta
contenta
e
gli
si
accovacciò
ai
piedi
,
su
di
un
sasso
,
col
viso
bianco
di
luna
,
il
mento
sui
ginocchi
,
in
un
gomitolo
.
Passava
il
tintinnìo
dei
campanacci
,
il
calpestìo
greve
e
lento
per
la
distesa
del
bestiame
che
scendeva
al
torrente
,
dei
muggiti
gravi
e
come
sonnolenti
,
le
voci
dei
guardiani
che
lo
guidavano
e
si
spandevano
lontane
,
nell
'
aria
sonora
.
La
luna
ora
discesa
sino
all
'
aia
,
stampava
delle
ombre
nere
in
un
albore
freddo
;
disegnava
l
'
ombra
vagante
dei
cani
di
guardia
che
avevano
fiutato
il
bestiame
;
la
massa
inerte
del
camparo
,
steso
bocconi
-
Nanni
l
'
Orbo
,
eh
?
...
o
Brasi
Camauro
?
Chi
dei
due
ti
sta
dietro
la
gonnella
?
-
riprese
don
Gesualdo
che
era
in
vena
di
scherzare
.
Diodata
sorrise
:
-
Nossignore
!
...
nessuno
!
...
Ma
il
padrone
ci
si
divertiva
:
-
Sì
,
sì
!
...
l
'
uno
o
l
'
altro
...
o
tutti
e
due
insieme
!
...
Lo
saprò
!
...
Ti
sorprenderò
con
loro
nel
vallone
,
qualche
volta
!
...
Essa
sorrideva
sempre
allo
stesso
modo
,
di
quel
sorriso
dolce
e
contento
,
allo
scherzo
del
padrone
che
sembrava
le
illuminasse
il
viso
,
affinato
dal
chiarore
molle
:
gli
occhi
come
due
stelle
;
le
belle
trecce
allentate
sul
collo
;
la
bocca
un
po
'
larga
e
tumida
,
ma
giovane
e
fresca
.
Il
padrone
stette
un
momento
a
guardarla
così
,
sorridendo
anch
'
esso
,
e
le
diede
un
altro
scapaccione
affettuoso
.
-
Questa
non
è
roba
per
quel
briccone
di
Brasi
,
o
per
Nanni
l
'
Orbo
!
no
!
...
-
Oh
,
gesummaria
!
...
-
esclamò
essa
facendosi
la
croce
.
-
Lo
so
,
lo
so
.
Dico
per
ischerzo
,
bestia
!
...
Tacque
un
altro
po
'
ancora
,
e
poi
soggiunse
:
-
Sei
una
buona
ragazza
!
...
buona
e
fedele
!
vigilante
sugli
interessi
del
padrone
,
sei
stata
sempre
...
-
Il
padrone
mi
ha
dato
il
pane
,
-
rispose
essa
semplicemente
.
-
Sarei
una
birbona
...
-
Lo
so
!
lo
so
!
...
poveretta
!
...
per
questo
t
'
ho
voluto
bene
!
A
poco
a
poco
,
seduto
al
fresco
,
dopo
cena
,
con
quel
bel
chiaro
di
luna
,
si
lasciava
andare
alla
tenerezza
dei
ricordi
.
-
Povera
Diodata
!
Ci
hai
lavorato
anche
tu
!
...
Ne
abbiamo
passati
dei
brutti
giorni
!
...
Sempre
all
'
erta
,
come
il
tuo
padrone
!
Sempre
colle
mani
attorno
...
a
far
qualche
cosa
!
Sempre
l
'
occhio
attento
sulla
mia
roba
!
...
Fedele
come
un
cane
!
...
Ce
n
'
è
voluto
,
sì
,
a
far
questa
roba
!
...
Tacque
un
momento
intenerito
.
Poi
riprese
,
dopo
un
pezzetto
,
cambiando
tono
:
-
Sai
?
Vogliono
che
prenda
moglie
.
La
ragazza
non
rispose
;
egli
non
badandoci
,
seguitò
:
-
Per
avere
un
appoggio
...
Per
far
lega
coi
pezzi
grossi
del
paese
...
Senza
di
loro
non
si
fa
nulla
!
...
Vogliono
farmi
imparentare
con
loro
...
per
l
'
appoggio
del
parentado
,
capisci
?
...
Per
non
averli
tutti
contro
,
all
'
occasione
...
Eh
?
che
te
ne
pare
?
Ella
tacque
ancora
un
momento
col
viso
nelle
mani
.
Poi
rispose
,
con
un
tono
di
voce
che
andò
a
rimescolargli
il
sangue
a
lui
pure
:
-
Vossignoria
siete
il
padrone
...
-
Lo
so
,
lo
so
...
Ne
discorro
adesso
per
chiacchierare
...
perché
mi
sei
affezionata
...
Ancora
non
ci
penso
...
ma
un
giorno
o
l
'
altro
bisogna
pure
andarci
a
cascare
...
Per
chi
ho
lavorato
infine
?
...
Non
ho
figliuoli
...
Allora
le
vide
il
viso
,
rivolto
a
terra
,
pallido
pallido
e
tutto
bagnato
.
-
Perché
piangi
,
bestia
?
-
Niente
,
vossignoria
!
...
Così
!
...
Non
ci
badate
...
-
Cosa
t
'
eri
messa
in
capo
,
di
'
?
-
Niente
,
niente
,
don
Gesualdo
...
-
Santo
e
santissimo
!
Santo
e
santissimo
!
-
prese
a
gridare
lui
sbuffando
per
l
'
aia
.
Il
camparo
al
rumore
levò
il
capo
sonnacchioso
e
domandò
:
-
Che
c
'
è
?
...
S
'
è
slegata
la
mula
?
Devo
alzarmi
?
...
-
No
,
no
,
dormite
,
zio
Carmine
.
Diodata
gli
andava
dietro
passo
passo
,
con
voce
umile
e
sottomessa
:
-
Perché
v
'
arrabbiate
,
vossignoria
?
...
Cosa
vi
ho
detto
?
...
-
M
'
arrabbio
colla
mia
sorte
!
...
Guai
e
seccature
da
per
tutto
...
dove
vado
!
...
Anche
tu
,
adesso
!
...
col
piagnisteo
!
...
Bestia
!
...
Credi
che
,
se
mai
,
ti
lascerei
in
mezzo
a
una
strada
...
senza
soccorsi
?
...
-
Nossignore
...
non
è
per
me
...
Pensavo
a
quei
poveri
innocenti
...
-
Anche
quest
'
altra
?
...
Che
ci
vuoi
fare
!
Così
va
il
mondo
!
...
Poiché
v
'
è
il
comune
che
ci
pensa
!
...
Deve
mantenerli
il
comune
a
spese
sue
...
coi
denari
di
tutti
!
...
Pago
anch
'
io
!
...
So
io
ogni
volta
che
vo
dall
'
esattore
!
...
Si
grattò
il
capo
un
istante
,
e
riprese
:
-
Vedi
,
ciascuno
viene
al
mondo
colla
sua
stella
...
Tu
stessa
hai
forse
avuto
il
padre
o
la
madre
ad
aiutarti
?
Sei
venuta
al
mondo
da
te
,
come
Dio
manda
l
'
erba
e
le
piante
che
nessuno
ha
seminato
.
Sei
venuta
al
mondo
come
dice
il
tuo
nome
...
Diodata
!
Vuol
dire
di
nessuno
!
...
E
magari
sei
forse
figlia
di
barone
,
e
i
tuoi
fratelli
adesso
mangiano
galline
e
piccioni
!
Il
Signore
c
'
è
per
tutti
!
Hai
trovato
da
vivere
anche
tu
!
...
E
la
mia
roba
?
...
me
l
'
hanno
data
i
genitori
forse
?
Non
mi
son
fatto
da
me
quello
che
sono
?
Ciascuno
porta
il
suo
destino
!
...
Io
ho
il
fatto
mio
,
grazie
a
Dio
,
e
mio
fratello
non
ha
nulla
...
In
tal
modo
seguitava
a
brontolare
,
passeggiando
per
l
'
aia
,
su
e
giù
dinanzi
la
porta
.
Poscia
vedendo
che
la
ragazza
piangeva
ancora
,
cheta
cheta
per
non
infastidirlo
,
le
tornò
a
sedere
allato
di
nuovo
,
rabbonito
.
-
Che
vuoi
?
Non
si
può
far
sempre
quel
che
si
desidera
.
Non
sono
più
padrone
...
come
quando
ero
un
povero
diavolo
senza
nulla
...
Ora
ci
ho
tanta
roba
da
lasciare
...
Non
posso
andare
a
cercar
gli
eredi
di
qua
e
di
là
,
per
la
strada
...
o
negli
ospizi
dei
trovatelli
.
Vuol
dire
che
i
figliuoli
che
avrò
poi
,
se
Dio
m
'
aiuta
,
saranno
nati
sotto
la
buona
stella
!
...
-
Vossignoria
siete
il
padrone
...
Egli
ci
pensò
un
po
'
su
,
perché
quel
discorso
lo
punzecchiava
ancora
peggio
di
una
vespa
,
e
tornò
a
dire
:
-
Anche
tu
...
non
hai
avuto
né
padre
né
madre
...
Eppure
cosa
t
'
è
mancato
,
di
'
?
-
Nulla
,
grazie
a
Dio
!
-
Il
Signore
c
'
è
per
tutti
...
Non
ti
lascerei
in
mezzo
a
una
strada
,
ti
dico
!
...
La
coscienza
mi
dice
di
no
...
Ti
cercherei
un
marito
...
-
Oh
...
quanto
a
me
...
don
Gesualdo
!
...
-
Sì
,
sì
,
bisogna
maritarti
!
...
Sei
giovane
,
non
puoi
rimaner
così
...
Non
ti
lascerei
senza
un
appoggio
...
Ti
troverei
un
buon
giovane
,
un
galantuomo
...
Nanni
l
'
Orbo
,
guarda
!
Ti
darei
la
dote
...
-
Il
Signore
ve
lo
renda
...
-
Son
cristiano
!
son
galantuomo
!
Poi
te
lo
meriti
.
Dove
andresti
a
finire
altrimenti
?
...
Penserò
a
tutto
io
.
Ho
tanti
pensieri
pel
capo
!
...
e
questo
cogli
altri
!
...
Sai
che
ti
voglio
bene
.
Il
marito
si
trova
subito
.
Sei
giovane
...
una
bella
giovane
...
Sì
,
sì
,
bella
!
...
lascia
dire
a
me
che
lo
so
!
Roba
fine
!
...
sangue
di
barone
sei
,
di
certo
!
...
Ora
la
pigliava
su
di
un
altro
tono
,
col
risolino
furbo
e
le
mani
che
gli
pizzicavano
.
Le
stringeva
con
due
dita
il
ganascino
.
Le
sollevava
a
forza
il
capo
,
che
ella
si
ostinava
a
tener
basso
per
nascondere
le
lagrime
.
-
Già
per
ora
son
discorsi
in
aria
...
Il
bene
che
voglio
a
te
non
lo
voglio
a
nessuno
,
guarda
!
...
Su
quel
capo
adesso
,
sciocca
!
...
sciocca
che
sei
!
...
Come
vide
che
seguitava
a
piangere
,
testarda
,
scappò
a
bestemmiare
di
nuovo
,
simile
a
un
vitello
infuriato
.
-
Santo
e
santissimo
!
Sorte
maledetta
!
...
Sempre
guai
e
piagnistei
!
...
V
Masi
,
il
garzone
,
corse
a
svegliare
don
Gesualdo
prima
dell
'
alba
,
con
una
voce
che
faceva
gelare
il
sangue
nelle
vene
:
-
Alzatevi
,
vossignoria
;
ch
'
è
venuto
il
manovale
da
Fiumegrande
e
vuole
parlarvi
subito
!
...
-
Da
Fiumegrande
?
...
a
quest
'
ora
?
...
-
Mastro
-
don
Gesualdo
andava
raccattando
i
panni
tastoni
,
al
buio
,
ancora
assonnato
,
con
un
guazzabuglio
nella
testa
.
Tutt
'
a
un
tratto
gridò
:
-
Il
ponte
!
...
Deve
essere
accaduta
qualche
disgrazia
!
...
-
Giù
nella
stalla
trovò
il
manovale
seduto
sulla
panchetta
,
fradicio
di
pioggia
,
che
faceva
asciugare
i
quattro
cenci
a
una
fiammata
di
strame
.
Appena
vide
giungere
il
padrone
,
cominciò
a
piagnucolare
di
nuovo
:
-
Il
ponte
!
...
Mastro
Nunzio
,
vostro
padre
,
disse
ch
'
era
ora
di
togliere
l
'
armatura
!
...
Nardo
vi
è
rimasto
sotto
!
...
Era
un
parapiglia
per
tutta
la
casa
:
Speranza
,
la
sorella
,
che
scendeva
a
precipizio
,
intanto
che
suo
marito
s
'
infilava
le
brache
;
Santo
,
ancora
mezzo
ubbriaco
,
ruzzoloni
per
la
scaletta
della
botola
,
urlando
quasi
l
'
accoppassero
.
Il
manovale
,
a
ciascuno
che
capitava
,
tornava
a
dire
:
-
Il
ponte
!
...
l
'
armatura
!
...
Mastro
Nunzio
dice
che
fu
il
cattivo
tempo
!
...
Don
Gesualdo
andava
su
e
giù
per
la
stalla
,
pallido
,
senza
dire
una
parola
,
senza
guardare
in
viso
nessuno
,
aspettando
che
gl
'
insellassero
la
mula
,
la
quale
spaventata
anch
'
essa
sparava
calci
,
e
Masi
dalla
confusione
non
riusciva
a
mettergli
il
basto
.
A
un
certo
punto
gli
andò
coi
pugni
sul
viso
,
cogli
occhi
che
volevano
schizzargli
dall
'
orbita
.
-
Quando
?
santo
e
santissimo
!
...
Non
la
finisci
più
,
peste
che
ti
venga
!
-
Colpa
vostra
!
Ve
l
'
avevo
detto
!
Non
sono
imprese
per
noialtri
!
-
sbraitava
la
sorella
in
camicia
,
coi
capelli
arruffati
,
una
furia
tale
e
quale
!
Massaro
Fortunato
,
più
calmo
,
approvava
la
moglie
,
con
un
cenno
del
capo
,
silenzioso
,
seduto
sulla
panchetta
,
simile
a
una
macina
di
mulino
.
-
Voi
non
dite
nulla
!
state
lì
come
un
allocco
!
Adesso
Speranza
inveiva
contro
suo
marito
:
-
Quando
si
tratta
d
'
aiutar
voi
,
che
pure
siete
suo
cognato
!
...
carico
di
figliuoli
anche
!
...
allora
saltano
fuori
le
difficoltà
!
...
denari
non
ce
ne
sono
!
...
i
denari
che
si
son
persi
nel
ponte
della
malora
!
Gesualdo
da
principio
si
voltò
verso
di
lei
inviperito
,
colla
schiuma
alla
bocca
.
Poscia
mandò
giù
la
bile
,
e
si
mise
a
canterellare
mentre
affibbiava
la
testiera
della
mula
:
un
'
allegria
che
gli
mangiava
il
fegato
.
Si
fece
il
segno
della
croce
,
mise
il
piede
alla
staffa
;
infine
di
lassù
,
a
cavallo
,
che
toccava
quasi
il
tetto
col
capo
,
sputò
fuori
il
fatto
suo
,
prima
d
'
andarsene
:
-
Avete
ragione
!
M
'
ha
fatto
fare
dei
bei
negozi
,
tuo
marito
!
La
semenza
che
abbiamo
buttato
via
a
Donninga
!
La
vigna
che
m
'
ha
fatto
piantare
dove
non
nasce
neppure
erba
da
pascolo
!
...
Testa
fine
tuo
marito
!
...
M
'
è
toccato
pagarle
di
tasca
mia
le
vostre
belle
speculazioni
!
Ma
son
stanco
,
veh
,
di
portare
la
soma
!
L
'
asino
quand
'
è
stanco
si
corica
in
mezzo
alla
via
e
non
va
più
avanti
...
E
spronò
la
mula
,
che
borbottava
ancora
;
la
sorella
sbraitandogli
dietro
,
dall
'
uscio
della
stalla
,
finché
si
udirono
i
ferri
della
cavalcatura
sui
ciottoli
della
stradicciuola
,
nel
buio
.
Il
manovale
si
mise
a
correre
,
affannato
,
zoppicando
;
ma
il
padrone
,
che
aveva
la
testa
come
un
mulino
,
non
se
ne
avvide
.
Soltanto
allorché
furono
giunti
alla
chiusa
del
Carmine
,
volse
il
capo
all
'
udire
lo
scalpiccìo
di
lui
nella
mota
,
e
lo
fece
montare
in
groppa
.
Il
ragazzo
,
colla
voce
rotta
dall
'
andatura
della
mula
,
ripeteva
sempre
la
stessa
cosa
:
-
Mastro
Nunzio
disse
che
era
tempo
di
togliere
l
'
armatura
...
Era
spiovuto
dopo
il
mezzogiorno
...
-
No
,
vossignoria
,
disse
mastro
Nardo
;
lasciamo
stare
ancora
sino
a
domani
...
-
Disse
mastro
Nunzio
:
-
tu
parli
così
per
papparti
un
'
altra
giornata
di
paga
...
-
Io
intanto
facevo
cuocere
la
minestra
per
gli
uomini
...
Dal
monte
si
udiva
gridare
:
"
La
piena
!
cristiani
!..."
Mentre
Nardo
stava
sciogliendo
l
'
ultima
fune
...
Gesualdo
,
col
viso
al
vento
,
frustato
dalla
burrasca
,
spronava
sempre
la
mula
colle
calcagna
,
senza
aprir
bocca
.
-
Eh
?
...
Che
dite
,
don
Gesualdo
?
...
Non
rispondete
?
...
-
Che
non
ti
casca
mai
la
lingua
?
-
rispose
infine
il
padrone
.
Cominciava
ad
albeggiare
prima
di
giungere
alla
Torretta
.
Un
contadino
che
incontrarono
spingendo
innanzi
l
'
asinello
,
pigliandosi
l
'
acquazzone
sotto
la
giacca
di
cotonina
,
col
fazzoletto
in
testa
e
le
mani
nelle
tasche
,
volle
dire
qualche
cosa
;
accennava
laggiù
,
verso
il
fiume
,
mentre
il
vento
si
portava
lontano
la
voce
.
Più
in
là
una
vecchierella
raggomitolata
sotto
un
carrubbio
si
mise
a
gridare
:
-
Non
potete
passare
,
no
!
...
Il
fiume
!
...
badate
!
...
In
fondo
,
nella
nebbia
del
fiume
e
della
pioggia
,
si
scorgeva
confusamente
un
enorme
ammasso
di
rovine
,
come
un
monte
franato
in
mezzo
al
fiume
,
e
sul
pilone
rimasto
in
piedi
,
perduto
nella
bruma
del
cielo
basso
,
qualcosa
di
nero
che
si
muoveva
,
delle
braccia
che
accennavano
lontano
.
Il
fiume
,
di
qua
e
di
là
dei
rottami
,
straripava
in
larghe
pozze
fangose
.
Più
giù
,
degli
uomini
messi
in
fila
,
coll
'
acqua
fino
al
ginocchio
,
si
chinavano
in
avanti
tutti
in
una
volta
,
e
poi
tiravano
insieme
,
con
un
oooh
!
che
sembrava
un
lamento
.
-
No
!
no
!
-
urlavano
i
muratori
trattenendo
pel
braccio
don
Gesualdo
.
-
Che
volete
annegarvi
,
vossignoria
?
Egli
non
rispondeva
,
nel
fango
sino
a
mezza
gamba
,
andando
su
e
giù
per
la
riva
corrosa
,
coi
capelli
che
gli
svolazzavano
al
vento
.
Mastro
Nunzio
,
dall
'
alto
del
pilone
,
gli
gridava
qualche
cosa
:
delle
grida
che
le
raffiche
gli
strappavano
di
bocca
e
sbrindellavano
lontano
.
-
Che
ci
fate
adesso
lassù
?
...
State
a
piangere
il
morto
?
Lasciate
...
lasciate
andare
!
-
gli
rispose
Gesualdo
dalla
riva
.
Il
rumore
delle
acque
si
mangiò
anche
le
sue
parole
furiose
.
Il
vecchio
,
in
alto
,
nella
nebbia
,
accennava
sempre
di
no
,
testardo
.
Dell
'
altra
gente
gridava
anche
dalla
riva
opposta
,
sotto
gli
ombrelloni
d
'
incerata
,
senza
potere
farsi
intendere
,
indicando
verso
il
punto
dove
gli
uomini
tiravano
in
salvo
delle
travi
.
A
seconda
del
vento
giungevano
pure
di
lassù
,
donde
veniva
la
corrente
,
delle
voci
che
sembravano
cadere
dal
cielo
,
delle
grida
disperate
,
e
un
suono
di
corno
rauco
.
Gesualdo
,
curvo
sotto
l
'
acquazzone
,
sfangando
sulla
riva
,
aiutava
a
tirare
in
salvo
i
legnami
dell
'
armatura
che
la
corrente
furiosa
seguitava
a
scuotere
e
a
sfasciare
.
-
A
me
!
...
santo
Dio
!
...
non
vedete
che
si
porta
anche
quelli
?
...
-
A
un
certo
punto
barcollò
e
stava
per
affondare
nella
melma
spumosa
che
dilagava
.
-
Santo
diavolone
!
Che
volete
lasciarvi
anche
la
pelle
?
-
urlò
il
capomastro
afferrandolo
pel
bavero
.
-
Un
altro
po
'
strascinate
me
pure
alla
perdizione
!
Egli
,
pallido
come
un
morto
,
cogli
occhi
stralunati
,
i
capelli
irti
sul
capo
,
quasi
colla
schiuma
alla
bocca
,
rispondeva
:
-
Lasciatemi
crepare
!
A
voi
non
ve
ne
importa
!
...
Dite
così
perché
voi
non
ci
avete
il
sangue
vostro
in
mezzo
a
quell
'
acqua
!
...
Lasciatemi
crepare
!
Mastro
Nunzio
,
vedendo
smaniare
a
quel
modo
il
suo
figliuolo
,
voleva
buttarsi
a
capo
fitto
giù
nella
corrente
addirittura
:
-
Per
non
stare
a
sentir
lui
!
...
Adesso
mi
dirà
ch
'
è
tutta
colpa
mia
!
...
vedrete
!
...
Non
son
padrone
di
muovere
un
dito
in
casa
mia
...
Sono
padrone
da
burla
...
Allora
è
meglio
finirla
in
una
volta
!
...
-
E
andava
tentando
l
'
acqua
col
piede
.
-
Sentite
!
-
interruppe
il
figliuolo
con
voce
sorda
.
-
Lasciatemi
in
pace
anche
voi
!
Io
v
'
ho
lasciato
fare
,
voi
!
Avete
voluto
che
prendessi
l
'
appalto
del
ponte
...
per
non
stare
in
ozio
...
Vedete
com
'
è
andata
a
finire
!
...
E
bisogna
tornare
da
capo
,
se
non
voglio
perdere
la
cauzione
...
Potevate
starvene
quieto
e
tranquillo
a
casa
...
Che
vi
facevo
mancare
?
...
Lasciatemi
in
pace
almeno
.
Tanto
,
voi
non
ci
avete
perso
nulla
...
-
Ah
!
Non
ci
ho
perso
nulla
?
...
Sapevo
bene
che
glielo
avresti
rinfacciato
...
a
tuo
padre
!
...
Già
non
conto
più
nulla
io
!
Non
so
far
più
nulla
!
...
Ti
ho
fatto
quel
che
sei
!
...
Come
se
non
fossi
il
capo
di
casa
!
...
come
se
non
conoscessi
il
mio
mestiere
!
...
-
Ah
!
...
il
vostro
mestiere
?
...
perché
avevate
la
fornace
del
gesso
?
...
e
mi
è
toccato
ricomprarvela
due
volte
anche
!
...
vi
credete
un
ingegnere
!
...
Ecco
il
bel
mestiere
che
sapete
fare
!
...
Mastro
Nunzio
guardò
infuriato
il
suo
figliuolo
,
annaspando
,
agitando
le
labbra
senza
poter
proferire
altre
parole
,
strabuzzando
gli
occhi
per
tornare
a
cercare
il
posto
migliore
da
annegarsi
,
e
infine
brontolò
:
-
E
allora
perché
mi
trattieni
?
...
Perché
non
vuoi
che
mi
butti
nel
fiume
?
perché
?
Gesualdo
cominciò
a
strapparsi
i
capelli
,
a
mordersi
le
braccia
,
a
sputare
in
cielo
.
Poscia
gli
si
piantò
in
faccia
disperato
,
scuotendogli
le
mani
giunte
dinanzi
al
viso
.
-
Per
l
'
amor
di
Dio
!
...
per
l
'
anima
di
mia
madre
!
...
con
questo
po
'
di
tegola
che
m
'
è
cascata
fra
capo
e
collo
...
capite
che
non
ho
voglia
di
scherzare
adesso
!
...
Il
capomastro
si
intromise
per
calmarli
.
-
Infine
quel
ch
'
è
stato
è
stato
.
Il
morto
non
torna
più
.
Colle
chiacchiere
non
si
rimedia
a
nulla
.
Piuttosto
venite
ad
asciugarvi
tutti
e
due
,
che
arrischiate
di
pigliare
un
malanno
per
giunta
,
così
fradici
come
siete
.
Avevano
acceso
un
gran
fuoco
di
giunchi
e
di
legna
rotte
,
nella
capanna
.
Pezzi
di
travi
su
cui
erano
ancora
appiccicate
le
immagini
dei
santi
che
dovevano
proteggere
il
ponte
,
buon
'
anima
sua
!
Mastro
Nunzio
,
il
quale
perdeva
anche
la
fede
in
quella
disdetta
,
ci
sputò
sopra
un
paio
di
volte
,
col
viso
torvo
.
Tutti
piangevano
e
si
fregavano
gli
occhi
dal
fumo
,
intanto
che
facevano
asciugare
i
panni
umidi
.
In
un
canto
,
sotto
quelle
quattro
tegole
rotte
,
era
buttato
Nardo
,
il
manovale
che
s
'
era
rotta
la
gamba
,
sudando
e
spasimando
.
Volle
mettere
anch
'
egli
una
buona
parola
nel
malumore
fra
padre
e
figlio
:
-
Il
peggio
è
toccato
a
me
;
-
si
lamentò
,
-
che
ora
rimango
storpio
e
non
posso
più
buscarmi
il
pane
.
Uno
dei
suoi
compagni
,
vedendo
che
non
poteva
muoversi
,
gli
ammucchiò
un
po
'
di
strame
sotto
il
capo
.
Mastro
Nunzio
,
sull
'
uscio
,
coi
pugni
rivolti
al
cielo
,
lanciava
fuoco
e
fiamme
.
-
Giuda
Iscariota
!
Santo
diavolone
!
Doveva
venire
adesso
questa
grazia
di
Dio
!
...
Ciascheduno
diceva
la
sua
.
Dei
vicini
,
venuti
per
vedere
;
dei
viandanti
che
volevano
passare
il
fiume
,
e
aspettavano
,
al
riparo
,
con
la
schiena
alla
fiammata
.
-
Evviva
voi
!
Avete
fatto
un
bel
lavoro
!
Tanti
denari
spesi
!
I
denari
del
comune
!
...
Ora
ci
tocca
aspettare
chissà
quanto
,
prima
di
vedere
un
altro
ponte
...
O
com
'
era
fatto
,
di
ricotta
?
-
Questi
altri
,
adesso
!
...
Arrivate
giusto
nel
buon
momento
!
...
Volete
che
faccia
scendere
Dio
e
i
santi
di
lassù
?...-
sbraitava
mastro
Nunzio
.
Gesualdo
,
lui
,
non
diceva
nulla
,
con
la
faccia
color
di
terra
,
seduto
su
di
un
sasso
,
le
mani
fra
le
cosce
,
penzoloni
.
Quindi
prese
a
sfogarsi
col
manovale
.
-
Guarda
quella
carogna
!
Mi
lascia
fuori
la
mula
,
con
questo
tempo
!
Poltronaccio
!
Nemico
del
tuo
padrone
!
-
Non
vi
disperate
,
vossignoria
!
-
piagnucolò
Nardo
dal
suo
cantuccio
.
-
Finché
c
'
è
la
salute
,
il
resto
è
niente
!
...
Gesualdo
gli
lanciò
addosso
un
'
occhiata
furibonda
.
-
Parla
bene
,
lui
...
che
non
ha
nulla
da
perdere
!
...
-
No
,
no
,
vossignoria
!
...
Non
dite
così
,
che
il
Signore
vi
gastiga
!
...
Mastro
Nunzio
,
appoggiato
allo
stipite
dell
'
uscio
,
stava
masticando
da
un
po
'
la
sua
idea
,
fra
le
gengive
sdentate
.
Infine
la
buttò
fuori
,
rivolgendosi
verso
il
figliuolo
all
'
improvviso
:
-
E
sai
cos
'
ho
da
dirti
?
Che
non
ne
voglio
più
sapere
di
questo
ponte
della
disgrazia
!
Piuttosto
faremo
un
mulino
,
coi
materiali
che
riusciremo
a
mettere
in
salvo
...
Un
affare
sicuro
quello
...
-
Un
'
altra
adesso
!
-
saltò
su
Gesualdo
.
-
Siete
ammattito
davvero
?
E
la
cauzione
?
Volete
che
ci
perda
anche
quella
?
Se
lasciassi
fare
a
voi
!
...
Quando
presi
a
fabbricare
dei
mulini
,
mi
toccava
sentire
che
era
la
rovina
...
Ora
che
vi
siete
persuaso
,
non
vorreste
far
altro
...
come
se
tutto
il
paese
dovesse
macinarsi
le
ossa
notte
e
giorno
,
e
le
mie
prima
degli
altri
!
...
santo
e
santissimo
!
La
lite
s
'
accese
un
'
altra
volta
.
Mastro
Nunzio
che
strillava
e
si
lagnava
di
non
esser
rispettato
.
-
Vedete
se
sono
un
fantoccio
?
...
un
pulcinella
?
...
il
capo
della
casa
...
signori
miei
!
...
guardate
un
po
'
!
...
-
Gesualdo
per
finirla
saltò
di
nuovo
sulla
mula
,
verde
dalla
bile
,
e
se
ne
andò
mentre
l
'
acqua
veniva
ancora
giù
dal
cielo
come
Dio
la
mandava
,
col
capo
nelle
spalle
,
bagnato
sino
alle
ossa
,
il
cuore
dentro
più
nero
del
cielo
nuvolo
che
aveva
dinanzi
agli
occhi
;
il
paese
grigio
e
triste
nella
pioggia
anch
'
esso
,
lassù
in
cima
al
monte
,
col
suono
del
mezzogiorno
che
passava
a
ondate
,
trasportato
dal
vento
,
e
si
sperdeva
in
lontananza
.
Quanti
lo
incontravano
,
conoscendo
la
disgrazia
che
gli
era
capitata
,
dimenticavano
di
salutarlo
e
tiravano
via
.
Egli
guardava
bieco
e
borbottava
di
tanto
in
tanto
fra
di
sé
:
-
Sono
ancora
in
piedi
!
Mi
chiamo
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Finché
sono
in
piedi
so
aiutarmi
!
Un
solo
,
un
povero
diavolo
,
che
andava
per
la
stessa
strada
,
gli
offrì
di
prenderlo
sotto
l
'
ombrello
.
Egli
rispose
:
-
Ci
vuol
altro
che
l
'
ombrello
,
amico
mio
!
Non
temete
,
che
non
ho
paura
d
'
acqua
e
di
grandine
,
io
!
Arrivò
al
paese
dopo
mezzogiorno
.
Il
canonico
Lupi
s
'
era
coricato
allora
allora
,
subito
dopo
pranzo
.
-
Vengo
,
vengo
,
don
Gesualdo
!
-
gli
gridò
dalla
finestra
,
sentendosi
chiamare
.
Qualcheduno
che
andava
ancora
pei
fatti
suoi
,
a
quell
'
ora
,
vedendolo
così
fradicio
,
piovendo
acqua
come
un
ombrello
,
gli
disse
:
-
Eh
,
don
Gesualdo
?
...
che
disgrazia
!
...
Lui
duro
come
un
sasso
,
col
sorriso
amaro
sulle
labbra
sottili
e
pallide
,
rispondeva
:
-
Eh
,
cose
che
accadono
.
Chi
va
all
'
acqua
si
bagna
,
e
chi
va
a
cavallo
cade
.
Ma
sinché
non
v
'
è
uomini
morti
,
a
tutto
si
rimedia
.
I
più
tiravano
di
lungo
,
voltandosi
per
curiosità
dopo
ch
'
erano
passati
.
Il
canonico
comparve
infine
sul
portoncino
,
abbottonandosi
la
sottana
.
-
Eh
?
eh
?
don
Gesualdo
?
Eccovi
qua
...
eccovi
qua
!
...
Don
Gesualdo
s
'
era
fatta
una
faccia
allegra
per
quanto
poteva
,
colla
febbre
maligna
che
ci
aveva
nello
stomaco
.
-
Sissignore
,
eccomi
qua
!
-
rispose
con
un
sorriso
che
cercò
di
fare
allargare
per
tutta
la
faccia
scura
.
-
Eccomi
qua
,
come
volete
voi
...
ai
vostri
comandi
...
Però
,
dite
la
verità
,
voi
parlate
col
diavolo
,
eh
?
Il
canonico
finse
di
non
capire
:
-
Perché
?
pel
ponte
?
No
,
in
fede
mia
!
Mi
dispiace
anzi
!
...
-
No
,
no
,
non
dico
pel
ponte
!
...
Ma
andiamo
di
sopra
,
vossignoria
.
Non
son
discorsi
da
farsi
qui
,
in
istrada
...
C
'
era
il
letto
ancora
disfatto
nella
camera
del
canonico
;
tutt
'
in
giro
alle
pareti
un
bel
numero
di
gabbioline
,
dove
il
canonico
,
gran
cacciatore
al
paretaio
,
teneva
i
suoi
uccelli
di
richiamo
;
un
enorme
crocifisso
nero
di
faccia
all
'
uscio
,
e
sotto
la
cassa
della
confraternita
,
come
una
bara
da
morto
,
nella
quale
erano
i
pegni
dei
denari
dati
a
prestito
;
delle
immagini
di
santi
qua
e
là
,
appiccicate
colle
ostie
,
insudiciate
dagli
uccelli
,
e
un
puzzo
da
morire
,
fra
tutte
quelle
bestie
.
Don
Gesualdo
cominciò
subito
a
sfogarsi
narrando
i
suoi
guai
:
il
padre
che
si
ostinava
a
fare
di
testa
sua
,
per
mostrare
ch
'
era
sempre
lui
il
capo
,
dopo
aver
dato
fondo
al
patrimonio
...
Gli
era
toccato
ricomprargliela
due
volte
la
fornace
del
gesso
!
E
continuava
a
metterlo
in
quegli
impicci
!
...
E
se
lui
diceva
ahi
!
quando
era
costretto
a
farsi
aprire
la
vena
e
a
lasciarsi
cavar
dell
'
altro
sangue
per
pagare
,
allora
il
padre
gridava
che
gli
si
mancava
di
rispetto
.
La
sorella
ed
il
cognato
che
lo
pelavano
dall
'
altra
parte
.
Una
bestia
,
quel
cognato
Burgio
!
bestia
e
presuntuoso
!
E
chi
pagava
era
sempre
lui
,
Gesualdo
!
...
Suo
fratello
Santo
che
mangiava
e
beveva
alle
sue
spalle
,
senza
far
nulla
,
da
mattina
a
sera
:
-
Col
mio
denaro
,
capite
,
vossignoria
?
col
sangue
mio
!
So
io
quel
che
mi
costa
!
Quando
ho
lasciato
mio
padre
nella
fornace
del
gesso
in
rovina
,
che
non
si
sapeva
come
dar
da
mangiare
a
quei
quattro
asini
del
carico
,
colla
sola
camicia
indosso
sono
andato
via
...
e
un
paio
di
pantaloni
che
non
tenevano
più
,
per
la
decenza
...
senza
scarpe
ai
piedi
,
sissignore
.
La
prima
cazzuola
per
incominciare
a
fare
il
muratore
dovette
prestarmela
mio
zio
il
Mascalise
...
E
mio
padre
che
strepitava
perché
lasciavo
il
mestiere
in
cui
ero
nato
...
E
poi
,
quando
presi
il
primo
lavoro
a
cottimo
...
gridava
ch
'
era
un
precipizio
!
Ne
ho
avuto
del
coraggio
,
signor
canonico
!
Lo
so
io
quel
che
mi
costa
!
Tutto
frutto
dei
miei
sudori
,
quello
che
ho
...
E
quando
lo
vedo
a
buttarmelo
via
,
chi
da
una
parte
e
chi
dall
'
altra
!
...
che
volete
,
vossignoria
!
il
sangue
si
ribella
!
...
Ho
taciuto
sinora
per
aver
la
quiete
in
famiglia
...
per
mangiare
in
santa
pace
un
boccone
di
pane
,
quando
torno
a
casa
stanco
...
Ma
ora
non
ne
posso
più
!
Anche
l
'
asino
quando
è
stanco
si
corica
in
mezzo
alla
via
e
non
va
più
avanti
...
Voi
non
sapete
che
gastigo
di
Dio
è
Speranza
,
mia
sorella
!
...
Voglio
finirla
!
...
Ciascuno
per
casa
sua
.
Dico
bene
,
canonico
mio
?
Il
canonico
intanto
governava
i
suoi
uccelli
di
richiamo
.
-
Se
non
mi
date
retta
,
vossignoria
,
è
inutile
che
parli
!
-
Sì
,
sì
,
vi
ascolto
.
Che
diavolo
!
non
ci
vuole
poi
un
sant
'
Agostino
a
capire
quel
che
volete
!
...
In
conclusione
si
tratta
di
salvare
la
cauzione
,
non
è
così
?
di
avere
qualche
aiuto
dal
comune
?
-
Sissignore
...
la
cauzione
...
Poi
Gesualdo
gli
piantò
addosso
gli
occhi
grigi
e
penetranti
,
e
riprese
:
-
E
un
'
altra
cosa
anche
...
Vi
dicevo
che
voglio
far
casa
da
me
...
per
conto
mio
...
se
trovo
la
moglie
che
mi
conviene
...
Ma
se
non
mi
date
retta
,
vossignoria
...
allora
è
inutile
...
O
se
fingete
di
non
capire
...
Vi
ricordate
?
...
quel
discorso
che
mi
faceste
la
sera
della
festa
del
santo
Patrono
?
...
Ma
se
fate
le
viste
di
non
capire
,
perchè
sono
venuto
qui
da
voi
...
quando
vi
ho
detto
per
prima
cosa
...
Vi
ho
detto
:
"
Eccomi
qua
,
come
volete
voi
...
"
-
Ah
!
...
ah
!
...
-
rispose
il
canonico
alzando
il
capo
come
un
asino
che
strappi
la
cavezza
.
Poi
lasciò
stare
il
nicchio
che
andava
spolverando
attentamente
,
e
gli
fissò
addosso
anche
lui
i
suoi
occhi
da
uomo
che
non
si
lascia
mettere
nel
sacco
.
-
Sentite
,
don
Gesualdo
...
questo
non
è
discorso
che
venite
a
farmi
adesso
,
a
questa
maniera
!
Allora
vuol
dire
che
non
conoscete
chi
vi
è
amico
e
chi
vi
è
nemico
,
benedetto
Dio
!
Ho
piacere
che
abbiate
toccato
con
mano
se
il
consiglio
che
vi
ho
dato
allora
era
tutt
'
oro
!
Una
giovane
ch
'
è
una
perla
,
avvezza
ad
ogni
guaio
,
che
l
'
avreste
tutta
ai
vostri
comandi
,
e
di
famiglia
primaria
anche
!
...
la
quale
vi
farebbe
imparentare
con
tutti
i
pezzi
grossi
del
paese
!
...
Lo
vedete
adesso
di
che
aiuto
vi
sarebbe
?
Avreste
dalla
vostra
i
giurati
e
tutti
quanti
.
Anche
per
l
'
altra
faccenda
della
gabella
,
poi
,
se
volete
entrarci
insieme
a
noi
...
-
Sissignore
-
rispose
Gesualdo
vagamente
.
-
Tante
cose
si
potrebbero
fare
...
Si
potrebbe
parlarne
...
-
Si
dovrebbe
parlarne
chiaro
,
amico
mio
.
Mi
prendete
per
un
ragazzo
?
Una
mano
lava
l
'
altra
.
Aiutami
che
t
'
aiuto
,
dice
pure
lo
Spirito
Santo
.
Voi
,
caro
don
Gesualdo
,
avete
il
difetto
di
credere
che
tutti
gli
altri
sien
più
minchioni
di
voi
.
Prima
fate
lo
gnorri
,
non
ci
sentite
da
quell
'
orecchio
,
e
poi
,
al
bisogno
,
quando
vi
casca
la
casa
addosso
,
mi
venite
dinanzi
con
quella
faccia
.
-
Sarà
il
caldo
...
saranno
tutti
quegli
uccelli
...
-
balbettò
l
'
altro
un
po
'
scombussolato
.
-
Vorrei
vedervi
nei
miei
panni
,
signor
canonico
!
-
esclamò
infine
.
-
Nei
vostri
panni
...
sicuro
...
mi
ci
metto
!
Voglio
farvi
vedere
e
toccar
con
mano
chi
vi
vuol
bene
o
no
!
Eccomi
con
voi
.
Pensiamo
a
quest
'
affare
del
ponte
prima
...
a
salvare
la
cauzione
...
con
un
sussidio
del
comune
.
Andremo
adesso
dal
capitano
...
e
dai
giurati
che
non
ci
sarebbero
contrari
...
Peccato
che
il
barone
Zacco
abbia
già
dei
sospetti
per
l
'
affare
della
gabella
!
...
Lasciatemi
pensare
...
Mentre
terminava
di
legarsi
il
mantello
al
collo
andava
raccogliendo
le
idee
,
colle
sopracciglia
aggrottate
,
guardando
in
terra
di
qua
e
di
là
.
-
Ecco
!
Io
vo
prima
dalla
signora
Sganci
...
no
!
no
!
non
le
dico
nulla
per
adesso
!
qualche
parola
così
in
aria
...
in
via
accademica
...
Mi
basta
che
donna
Marianna
scriva
due
righe
al
capitano
.
Quanto
alla
baronessa
Rubiera
posso
dormire
fra
due
guanciali
...
è
come
se
fosse
la
vostra
stessa
persona
,
se
mi
promettete
...
Ma
badiamo
,
veh
!
...
E
il
canonico
sgranò
gli
occhi
.
Don
Gesualdo
stese
la
mano
verso
il
crocifisso
.
-
No
,
dico
per
l
'
altro
affare
,
quello
della
gabella
.
Non
vorrei
che
giuocassimo
a
scarica
barile
fra
di
noi
,
caro
don
Gesualdo
!
Costui
voleva
allungare
la
mano
di
nuovo
;
ma
il
canonico
aveva
già
infilato
l
'
uscio
.
-
Voi
m
'
aspetterete
giù
,
nel
portone
.
Un
momento
,
vado
e
torno
.
Tornò
fregandosi
le
mani
:
-
Ve
l
'
avevo
detto
.
Non
ci
vede
dagli
occhi
donna
Marianna
per
quella
nipote
!
Farete
un
affarone
!
Appena
fuori
si
imbatterono
nel
notaro
Neri
,
che
andava
ad
aprire
lo
studio
,
e
fece
il
viso
di
condoglianza
a
don
Gesualdo
.
-
Brutto
affare
,
eh
?
Mi
dispiace
!
-
Sotto
si
vedeva
che
gongolava
.
Il
canonico
,
a
tagliar
corto
,
rispose
lui
:
-
Cosa
da
nulla
...
Il
diavolo
poi
non
è
così
brutto
...
Rimedieremo
...
Abbiamo
salvato
i
materiali
...
-
Dopo
,
quando
furono
lontani
,
e
il
notaio
con
la
chiave
nella
toppa
li
guardava
ancora
ridendo
,
il
canonico
gli
soffiò
nell
'
orecchio
,
a
mastro
-
don
Gesualdo
:
-
E
'
che
avete
una
certa
faccia
,
caro
mio
!
...
-
Io
?
-
Sì
.
Non
ve
ne
accorgete
,
ma
l
'
avete
!
Se
fate
quella
faccia
,
tutti
vi
metteranno
i
piedi
sopra
per
camminarvi
!
...
Con
quella
faccia
non
si
va
a
chiedere
un
favore
...
Aspettatemi
qui
;
salgo
un
momento
dal
cavalier
Peperito
.
E
'
una
bestia
;
ma
l
'
hanno
fatto
giurato
.
Appena
il
canonico
se
ne
fu
andato
su
per
la
scala
rotta
e
scalcinata
,
arrivò
il
cavaliere
dal
poderetto
,
montato
su
di
un
asinello
macilento
,
con
una
bisaccia
piena
di
fave
dietro
.
Don
Gesualdo
per
ingraziarselo
lo
aiutò
a
scaricar
le
fave
,
e
a
legar
l
'
asino
alla
mangiatoia
,
sotto
l
'
arco
della
scaletta
;
ma
il
cavaliere
parve
un
po
'
seccato
d
'
esser
stato
sorpreso
in
quell
'
arnese
,
tutto
infangato
,
e
col
vestito
lacero
da
campagna
.
-
Non
ne
facciamo
nulla
,
-
disse
il
canonico
ritornando
poco
dopo
.
-
E
'
una
bestia
!
Crede
di
fare
il
cavaliere
sul
serio
...
Deve
avercela
con
voi
...
Bisogna
trovare
la
persona
.
Ciolla
?
ohi
?
Ciolla
?
A
voi
dico
,
Ciolla
!
Sapete
s
'
è
in
casa
don
Filippo
?
L
'
avete
visto
uscire
?
Ciolla
ammiccò
coll
'
unico
occhio
,
torcendo
ancora
la
bocca
di
paralitico
.
-
No
,
Canali
è
ancora
lì
,
da
Bomma
,
che
l
'
aspetta
per
condurlo
dalla
cognata
,
la
ceraiuola
,
sapete
bene
?
E
'
la
loro
passeggiata
,
dopopranzo
...
a
trastullarsi
con
lei
,
dietro
lo
scaffale
...
Che
c
'
è
di
nuovo
,
don
Gesualdo
?
Andate
a
benedire
il
ponte
,
insieme
al
canonico
?
Don
Gesualdo
si
sfogò
infine
con
lui
,
appuntandogli
contro
le
corna
,
con
tutt
'
e
due
le
mani
.
-
Vi
stava
sulla
pancia
quel
ponte
!
...
Come
aveste
dovuto
spendere
di
tasca
vostra
!
...
Il
canonico
lo
tirò
per
un
braccio
:
-
Andiamo
,
andiamo
!
Volete
chiudere
la
bocca
a
tutti
gli
sfaccendati
?
Nel
salire
per
la
stradicciuola
dei
Margarone
incontrarono
il
marchese
Limòli
,
che
andava
a
fare
la
sua
passeggiatina
solita
della
sera
,
dal
Rosario
a
Santa
Maria
di
Gesù
,
sempre
solo
e
con
l
'
ombrello
rosso
sotto
il
braccio
.
Il
canonico
,
rispondendo
alla
scappellata
cerimoniosa
del
marchese
,
ebbe
un
'
ispirazione
.
-
Aspettate
,
aspettate
un
momento
!
Di
lì
a
un
po
'
tornò
a
raggiungere
don
Gesualdo
con
tutt
'
altro
viso
.
-
Un
gran
diavolo
quel
marchese
!
Povero
come
Giobbe
,
ma
è
uno
che
ha
voce
in
capitolo
!
S
'
aiutano
fra
di
loro
,
tutti
in
un
gruppo
!
...
una
buona
parola
,
alle
volte
!
...
fra
di
loro
non
possono
dir
di
no
...
Lo
lascerebbero
morir
di
fame
,
ma
un
favore
non
glielo
negano
...
Don
Filippo
era
ancora
in
casa
,
occupato
a
rigar
la
carta
per
le
aste
di
Nicolino
:
-
Che
buon
vento
?
che
buon
vento
?
...
-
Poscia
vedendo
entrare
anche
don
Gesualdo
,
dietro
il
canonico
,
calò
di
nuovo
gli
occhiali
sul
naso
.
-
Ho
tanto
da
fare
!
...
Ah
,
sì
!
...
la
cauzione
?
...
Volete
che
il
comune
vi
aiuti
a
ripescarla
?
Volete
qualche
agevolazione
per
riprendere
i
lavori
?
...
Vedremo
...
sentiremo
...
Se
l
'
avete
sbagliato
la
prima
volta
questo
ponte
benedetto
?
...
E
'
un
affar
grave
...
Non
so
di
che
si
tratti
...
Non
sono
informato
...
Da
un
pezzo
che
non
me
ne
occupo
...
Tanto
da
fare
!
...
Non
ho
tempo
di
soffiarmi
il
naso
...
Vedremo
...
sentiremo
...
In
quella
entrò
Canali
,
il
quale
veniva
a
cercare
Margarone
,
sorpreso
di
non
vederlo
all
'
ora
solita
.
Anch
'
esso
sapeva
del
ponte
,
e
sembrava
che
si
divertisse
mezzo
mondo
a
prolungare
le
condoglianze
-
il
veleno
che
gli
scorreva
sotto
il
faccione
giallo
:
-
Ahi
!
ahi
!
don
Gesualdo
!
...
Era
un
'
impresa
grossa
!
...
Un
colpo
da
mandare
ruzzoloni
!
...
C
'
era
troppa
carne
al
fuoco
in
casa
vostra
!
...
-
Don
Filippo
,
ora
che
aveva
l
'
appoggio
,
si
rivoltò
anche
lui
:
-
Bisogna
fare
il
passo
secondo
la
gamba
,
mio
caro
!
...
Volevate
pigliare
il
cielo
a
pugni
...
Il
posto
a
chi
tocca
,
caro
amico
!
...
Non
bisogna
mettersi
in
testa
di
dare
il
gambetto
a
un
paese
intero
!
...
Don
Gesualdo
allora
perse
la
pazienza
.
Si
alzò
di
botto
,
rosso
come
un
gallo
,
e
aprì
la
bocca
per
sfogarsi
.
Ma
il
canonico
gliela
tappò
con
una
mano
.
-
State
zitto
!
Lasciate
dire
a
me
!
Sentite
qua
,
don
Filippo
!
Lo
tirò
per
la
falda
nell
'
anticamera
.
Di
lì
a
un
po
'
rientrarono
a
braccetto
,
don
Filippo
tornato
un
pezzo
di
zucchero
con
mastro
-
don
Gesualdo
,
spalancandogli
addosso
gli
occhioni
di
bue
,
quasi
lo
vedesse
allora
per
la
prima
volta
:
-
Vedremo
!
...
Quanto
a
me
...
quel
che
si
può
fare
...
Ho
parlato
nel
vostro
interesse
,
caro
don
Gesualdo
...
Don
Gesualdo
,
scendendo
le
scale
,
brontolava
ancora
:
-
Perché
dovrei
averli
tutti
contro
?
...
Non
fo
male
a
nessuno
...
Fo
gli
affari
miei
...
-
Eh
,
caro
don
Gesualdo
!
-
scappò
a
dire
infine
il
canonico
.
-
Gli
affari
vostri
fanno
a
pugni
con
gli
affari
degli
altri
,
che
diavolo
!
...
Apposta
bisogna
tirarli
dalla
vostra
...
Fra
di
loro
si
danno
la
mano
...
son
tutti
parenti
...
Voi
siete
l
'
estraneo
...
siete
il
nemico
,
che
diavolo
!
Il
canonico
si
fermò
su
due
piedi
,
in
mezzo
alla
piazzetta
,
di
fronte
al
palazzo
dei
Trao
,
alto
,
nero
e
smantellato
,
e
guardando
fisso
don
Gesualdo
,
cogli
occhietti
acuti
di
topo
che
sembrava
volessero
ficcarglisi
dentro
come
due
spilli
,
il
viso
a
lama
di
coltello
che
sfuggiva
da
ogni
parte
:
-
Vedete
?
...
quando
sarete
entrato
nel
campo
anche
voi
...
Quella
è
la
dote
che
vi
porterebbe
donna
Bianca
!
...
E
'
denaro
sonante
per
voi
che
avete
le
mani
in
tanti
affari
.
Mastro
-
don
Gesualdo
tornò
a
lisciarsi
il
mento
,
come
quando
stava
a
combinare
qualche
negozio
con
uno
più
furbo
di
lui
;
guardò
il
palazzo
;
guardò
poi
il
canonico
,
e
rispose
:
-
Però
caparra
in
mano
,
eh
?
signor
canonico
?
Prima
voglio
vedere
come
la
pigliano
i
parenti
di
lei
.
-
A
braccia
aperte
la
pigliano
!
...
ve
lo
dico
io
!
Fate
conto
che
il
fiume
torni
a
rifarvi
il
ponte
meglio
di
prima
,
e
andate
a
dormirci
su
.
Nel
vicoletto
lì
accanto
,
vicino
a
casa
sua
,
trovò
Diodata
che
stava
aspettandolo
colla
mantellina
in
testa
,
rincantucciata
sotto
l
'
arco
del
ballatoio
,
poiché
in
casa
non
la
volevano
,
Speranza
principalmente
,
e
la
tolleravano
soltanto
in
campagna
,
pei
servigi
grossi
.
Appena
la
ragazza
vide
il
suo
padrone
ricominciò
a
piangere
e
a
lamentarsi
,
quasi
fosse
caduto
addosso
a
lei
il
ponte
:
-
Don
Gesualdo
,
che
disgrazia
!
Mi
sarei
contentata
d
'
annegarmi
io
piuttosto
!
...
Son
venuta
a
vedervi
,
vossignoria
...
con
questa
spina
che
dovete
averci
in
cuore
!
...
-
Quest
'
altra
adesso
!
Perché
sei
venuta
?
Tutta
bagnata
sei
!
...
guarda
!
come
le
bestie
!
...
dalla
Canziria
fin
qui
a
piedi
!
...
apposta
per
farmi
il
piagnisteo
...
Come
non
ne
avessi
abbastanza
dei
miei
guai
!
...
Ora
dove
vai
a
quest
'
ora
?
La
fece
entrare
nella
stalla
.
Essa
nello
staccarsi
dal
muro
lasciò
una
pozza
d
'
acqua
,
lì
davanti
all
'
uscio
dove
era
stata
ad
aspettare
.
Anche
lui
si
sentiva
le
ossa
rotte
.
Per
giunta
,
sua
sorella
l
'
accolse
come
un
cane
.
-
Siete
tornato
dalla
festa
?
Avete
visto
che
bel
guadagno
?
Poi
si
rivolse
inviperita
a
suo
marito
,
nera
,
magra
al
par
di
un
chiodo
,
cogli
occhi
di
carbone
,
tanto
di
bocca
aperta
,
quasi
volesse
mangiarsi
la
gente
:
-
Voi
non
dite
nulla
?
...
A
voi
non
bolle
il
sangue
?
...
Burgio
,
più
pacifico
,
cercava
di
svignarsela
,
facendo
le
spalle
grosse
,
chinando
il
testone
di
bue
.
-
Ecco
!
...
Nessuno
si
dà
pensiero
dei
guai
che
ci
càpitano
!
...
Io
sola
mi
mangio
il
fegato
!
Il
fratello
Gesualdo
,
colla
bocca
amara
,
le
andava
cantando
:
-
Lascia
stare
,
Speranza
!
Lasciami
stare
,
che
ne
ho
abbastanza
,
anche
senza
la
tua
predica
!
-
Non
volete
sentire
neppure
la
predica
?
Non
volete
che
mi
lamenti
?
Tanti
denari
persi
!
...
Che
non
li
guadagnate
i
vostri
denari
,
voi
?
...
Egli
per
fuggire
quella
vespa
,
andava
cercando
in
cucina
qualcosa
da
mettere
sotto
il
dente
,
dopo
una
giornata
simile
.
Frugava
nel
cassone
del
pane
.
Speranza
sempre
dietro
,
come
il
gastigo
di
Dio
.
-
Fra
poco
,
seguitando
di
questo
passo
,
non
ce
ne
sarà
più
del
pane
nel
cassone
,
no
!
...
e
non
ci
sarà
neppure
il
cassone
,
non
ci
sarà
!
...
La
casa
se
ne
andrà
tutta
al
diavolo
!
...
Santo
,
che
tornava
affamato
dal
bighellonare
in
piazza
tutta
la
giornata
,
al
trovare
il
fuoco
spento
diede
nelle
furie
,
come
un
vero
animale
.
I
ragazzi
che
strillavano
;
tutti
i
vicini
alle
finestre
per
godersi
la
scena
;
tanto
che
Gesualdo
infine
perse
la
pazienza
:
-
Sapete
cosa
vi
dico
?
che
mi
fate
fare
uno
sproposito
!
Tante
volte
ve
l
'
ho
predicato
!
...
ora
lo
fo
sul
serio
,
com
'
è
vero
Dio
!
L
'
asino
quando
non
ne
può
più
si
corica
,
e
buona
notte
a
chi
resta
!
E
se
ne
andò
nella
stalla
,
mentre
Speranza
gli
strillava
dietro
:
-
Scappate
anche
?
per
andare
a
trovare
Diodata
?
Vi
pare
che
non
l
'
abbia
vista
?
Mezza
giornata
che
vi
aspetta
,
quella
sfacciata
!
...
Egli
sbatacchiò
l
'
uscio
.
Da
prima
non
voleva
neppur
mangiare
,
digiuno
com
'
era
da
ventiquattr
'
ore
,
con
tutti
quei
dispiaceri
che
gli
empivano
lo
stomaco
.
Diodata
andò
a
comprargli
del
pane
e
del
salame
,
bagnata
sino
alle
ossa
al
par
di
lui
,
colla
gola
secca
.
Lì
,
sulla
panchetta
della
stalla
,
dinanzi
a
una
fiammata
di
strame
,
almeno
si
inghiottiva
in
pace
un
po
'
di
grazia
di
Dio
.
-
Ti
piace
,
eh
,
questa
bella
vita
?
Ti
piace
a
te
?
-
domandava
egli
masticando
a
due
palmenti
,
ancora
imbronciato
.
Essa
stava
a
vederlo
mangiare
,
col
viso
arrossato
dalla
fiamma
,
e
diceva
di
sì
,
come
voleva
lui
,
con
un
sorriso
contento
adesso
.
Il
giorno
finiva
sereno
.
C
'
era
un
'
occhiata
di
sole
che
spandevasi
color
d
'
oro
sul
cornicione
del
palazzo
dei
Trao
,
dirimpetto
,
e
donna
Bianca
la
quale
sciorinava
un
po
'
di
biancheria
logora
,
sul
terrazzo
che
non
poteva
vedersi
dalla
piazza
,
colle
mani
fine
e
delicate
,
la
persona
che
sembrava
più
alta
e
sottile
in
quella
vesticciuola
dimessa
,
mentre
alzavasi
sulla
punta
dei
piedi
per
arrivare
alle
funicelle
stese
da
un
muro
all
'
altro
.
-
Vedi
chi
vogliono
farmi
sposare
?
-
disse
lui
.
-
Una
Trao
!
...
e
buona
massaia
anche
!
...
m
'
hanno
detto
la
verità
...
E
rimase
a
guardare
,
pensieroso
,
masticando
adagio
adagio
.
Diodata
guardava
anche
lei
,
senza
dir
nulla
,
col
cuore
grosso
.
Passarono
le
capre
belando
dal
vicoletto
.
Donna
Bianca
,
come
sentisse
alfine
quegli
occhi
fissi
su
di
lei
,
voltò
il
viso
pallido
e
sbattuto
,
e
si
trasse
indietro
bruscamente
.
-
Adesso
accende
il
lume
,
-
riprese
don
Gesualdo
.
-
Fa
tutto
in
casa
lei
.
Eh
,
eh
...
c
'
è
poco
da
scialarla
in
quella
casa
!
...
Mi
piace
perché
è
avvezza
ad
ogni
guaio
,
e
l
'
avrei
al
mio
comando
...
Tu
di
'
,
che
te
ne
pare
?
Diodata
volse
le
spalle
,
andando
verso
il
fondo
della
stalla
per
dare
una
manciata
di
biada
fresca
alla
mula
,
e
rispose
dopo
un
momento
,
colla
voce
roca
:
-
Vossignoria
siete
il
padrone
.
-
E
'
vero
...
Ma
veh
!
...
che
bestia
!
Devi
aver
fame
anche
tu
...
Mangia
,
mangia
,
poveretta
.
Non
pensar
solo
alla
mula
.
VI
Don
Luca
il
sagrestano
andava
spegnendo
ad
una
ad
una
le
candele
dell
'
altar
maggiore
,
con
un
ciuffetto
d
'
erbe
legato
in
cima
alla
canna
,
tenendo
d
'
occhio
nel
tempo
istesso
una
banda
di
monelli
che
irrompevano
di
tratto
in
tratto
nella
chiesa
quasi
deserta
in
quell
'
ora
calda
,
inseguiti
a
male
parole
dal
sagrestano
.
Donna
Bianca
Trao
,
inginocchiata
dinanzi
al
confessionario
,
chinava
il
capo
umile
;
abbandonavasi
in
un
accasciamento
desolato
;
biascicando
delle
parole
sommesse
che
somigliavano
a
dei
sospiri
.
Dal
confessionario
rispondeva
pacatamente
una
voce
che
insinuavasi
come
una
carezza
,
a
lenire
le
angosce
,
a
calmare
gli
scrupoli
,
a
perdonare
gli
errori
,
a
schiudere
vagamente
nell
'
avvenire
,
nell
'
ignoto
,
come
una
vita
nuova
,
un
nuovo
azzurro
.
Il
sole
di
sesta
scappava
dalle
cortine
,
in
alto
,
e
faceva
rifiorire
le
piaghe
di
sant
'
Agata
,
all
'
altar
maggiore
,
quasi
due
grosse
rose
in
mezzo
al
petto
.
Allora
la
penitente
risollevavasi
ansiosa
,
raggiante
di
consolazione
,
aggrappandosi
avidamente
alla
sponda
dell
'
inginocchiatoio
,
con
un
accento
più
fervido
,
appoggiando
la
fronte
sulle
mani
in
croce
per
lasciarsi
penetrare
da
quella
dolcezza
.
Veniva
un
ronzìo
di
mosche
sonnolenti
,
un
odor
d
'
incenso
e
di
cera
strutta
,
un
torpore
greve
e
come
una
stanchezza
dal
luogo
e
dall
'
ora
.
Una
vecchia
aspettava
accoccolata
sui
gradini
dell
'
altare
,
simile
a
una
mantellina
bisunta
posata
su
di
un
fagotto
di
lavandaia
,
e
quando
destavasi
borbottando
,
don
Luca
le
dava
sulla
voce
:
-
Bella
creanza
!
Non
vedete
che
c
'
è
una
signora
prima
di
voi
al
confessionario
?
...
quelle
non
sono
le
quattro
chiacchiere
che
avete
da
portarci
voi
al
tribunale
della
penitenza
!
...
discorsi
di
famiglia
,
cara
voi
!
...
affari
importanti
!
Nell
'
ombra
del
confessionario
biancheggiò
una
mano
che
faceva
il
segno
della
croce
,
e
donna
Bianca
si
alzò
infine
,
barcollando
,
chiusa
nel
manto
sino
ai
piedi
,
col
viso
raggiante
di
una
dolce
serenità
.
Don
Luca
,
vedendo
che
la
vecchia
non
si
risolveva
ad
andarsene
,
toccò
la
mantellina
colla
canna
.
-
Ehi
?
ehi
?
zia
Filomena
?
...
E
'
tardi
oggi
,
è
tardi
.
Sta
per
suonare
mezzogiorno
,
e
il
confessore
deve
andarsene
a
desinare
.
La
vecchia
levò
il
capo
istupidito
,
e
si
fece
ripetere
due
o
tre
volte
la
stessa
cosa
,
testarda
,
imbambolata
.
-
Sicuro
,
sto
per
chiudere
la
chiesa
.
Potete
andarvene
,
madre
mia
.
Oggi
?
...
neppure
!
...
ci
ha
la
trebbia
al
Passo
di
Cava
padre
Angelino
.
Giorni
di
lavoro
,
cara
mia
!
-
Bel
bello
riescì
a
mandarla
via
,
borbottando
,
trascinando
le
ciabatte
.
Poi
,
mentre
il
prete
infilava
l
'
uscio
della
sagrestia
,
don
Luca
dovette
anche
dar
la
caccia
a
quei
monelli
,
rovesciando
banchi
e
sedie
,
facendo
atto
di
tirare
l
'
incensiere
:
-
Fuori
!
fuori
!
Andate
a
giuocare
in
piazza
!
-
Nello
stesso
tempo
passava
e
ripassava
vicino
a
donna
Bianca
che
si
era
inginocchiata
a
pregare
dinanzi
alla
cappella
del
Sacramento
,
sfolgorante
d
'
oro
e
di
colori
lucenti
da
accecare
,
tossendo
,
spurgandosi
,
fermandosi
a
soffiarsi
il
naso
,
brontolando
:
-
Neppure
in
chiesa
!
...
non
si
può
raccogliersi
a
far
le
orazioni
!
...
Donna
Bianca
si
alzò
in
piedi
,
segnandosi
,
colle
labbra
ancora
piene
di
avemarie
.
Il
sagrestano
le
rivolse
la
parola
direttamente
,
mentr
'
essa
avviavasi
per
uscire
:
-
Siete
contenta
,
vossignoria
?
Un
sant
'
uomo
quel
padre
Angelino
!
Confessa
bene
,
eh
?
V
'
ha
lasciata
contenta
?
Ella
accennò
di
sì
col
capo
,
col
sorriso
breve
,
rallentando
il
passo
per
cortesia
.
-
Un
bravo
uomo
!
un
uomo
di
giudizio
!
Quello
sì
che
ve
lo
può
dare
un
buon
consiglio
...
meglio
di
vostro
fratello
don
Ferdinando
...
ed
anche
di
don
Diego
,
sì
!
...
Guardò
intorno
cogli
occhi
di
gatto
avvezzi
a
vederci
al
buio
nella
chiesa
e
su
per
la
scala
del
campanile
,
e
aggiunse
sottovoce
,
cambiando
tono
,
in
aria
di
gran
mistero
:
-
Sapete
che
risposta
gli
hanno
dato
a
don
Gesualdo
Motta
?
Aveva
mandato
a
fare
la
domanda
formale
di
matrimonio
,
ieri
dopo
pranzo
,
col
canonico
Lupi
...
Bianca
arrossì
senza
levare
il
capo
.
Il
sagrestano
che
la
guardava
negli
occhi
bassi
,
seguendola
passo
passo
,
riprese
più
forte
:
-
Gli
hanno
detto
di
no
...
tale
e
quale
come
ve
lo
dico
adesso
...
Il
canonico
è
rimasto
di
sale
!
...
Nessuno
si
sarebbe
aspettato
quella
risposta
,
non
è
vero
?
...
il
canonico
donna
Marianna
,
anche
la
baronessa
vostra
zia
,
tutti
che
ci
avevano
posto
un
grande
impegno
!
...
Si
sarebbe
mosso
quel
Cristo
ch
'
è
di
legno
,
vedete
!
Nessuno
l
'
avrebbe
creduto
così
duro
,
quel
don
Diego
vostro
fratello
!
un
signore
umile
e
buono
che
pareva
di
potersi
confessare
con
lui
!
...
Non
parlo
di
don
Ferdinando
,
ch
'
è
peggio
di
un
ragazzo
,
poveretto
!
...
Egli
era
riuscito
a
fermare
donna
Bianca
,
piantandosele
dinanzi
,
cogli
occhi
lucenti
,
il
viso
acceso
,
abbassando
ancora
la
voce
nel
farle
una
confidenza
decisiva
:
-
Don
Gesualdo
sembra
impazzito
!
...
Dice
che
non
può
mandarla
giù
!
che
ne
farà
una
malattia
,
com
'
è
vero
Iddio
!
...
Sono
andato
a
trovarlo
alla
Canziria
...
faceva
trebbiare
il
grano
...
-
Don
Gesualdo
,
ch
'
è
questa
la
maniera
di
prendersela
?
...
Ci
lascerete
la
pelle
,
vossignoria
!
...
-
Lasciatemi
stare
,
caro
don
Luca
,
che
so
io
!
...
dacché
il
canonico
mi
portò
quella
bella
risposta
!
...
-
Sembra
davvero
malato
di
cent
'
anni
!
...
La
barba
lunga
...
Non
dorme
e
non
mangia
più
...
In
quel
momento
si
udì
uno
scalpiccìo
di
gente
di
chiesa
.
Don
Luca
alzò
la
voce
di
botto
,
quasi
parlasse
a
un
sordo
:
-
Oggi
padre
Angelino
ci
ha
la
trebbia
al
Passo
di
Cava
.
Se
avete
qualche
altro
peccato
da
confessarvi
,
c
'
è
l
'
arciprete
Bugno
sfaccendato
...
buono
anche
quello
!
un
servo
di
Dio
...
Però
vedendo
il
canonico
Lupi
che
s
'
avanzava
verso
di
loro
,
inchinandosi
a
ogni
altare
,
colla
destra
stillante
d
'
acqua
benedetta
,
il
nicchio
pendente
dall
'
altra
mano
:
-
Benedicite
,
signor
canonico
!
Come
va
da
queste
parti
?
...
Il
canonico
,
invece
di
rispondergli
,
si
rivolse
a
donna
Bianca
con
un
sorriso
sciocco
sul
muso
aguzzo
di
furetto
color
di
filiggine
.
-
Facciamo
del
bene
,
donna
Bianca
!
Raccomandiamoci
al
Signore
!
Vi
ho
vista
entrare
in
chiesa
,
mentre
andavo
qui
vicino
,
da
don
Gesualdo
Motta
,
e
ho
detto
:
Ecco
donna
Bianca
che
fa
la
sua
visita
alle
Quarant
'
ore
,
e
dà
il
buon
esempio
a
me
,
indegno
sacerdote
...
-
Giusto
...
qui
c
'
è
il
signor
canonico
!
...
Se
avete
qualche
altro
peccato
da
dirgli
,
donna
Bianca
...
-
Io
non
posso
,
mi
dispiace
!
Monsignore
non
mi
ha
data
la
confessione
,
perché
sa
che
me
ne
manca
il
tempo
...
-
Indi
aggiunse
con
un
certo
risolino
,
lisciandosi
il
mento
duro
di
barba
.
-
Poi
i
vostri
fratelli
non
vorrebbero
...
Donna
Bianca
,
rossa
come
se
avesse
avuto
sul
viso
tutto
il
riflesso
della
cortina
che
velava
l
'
altare
del
Crocifisso
,
finse
di
non
capire
.
Il
canonico
ripigliò
,
mutando
registro
:
-
Ci
ho
tante
faccende
gravi
sulle
spalle
...
mie
e
d
'
altrui
...
Andavo
appunto
da
don
Gesualdo
per
commissione
di
vostra
zia
.
Sapete
il
grosso
affare
che
hanno
insieme
,
colla
baronessa
?
-
Donna
Bianca
fece
segno
di
no
.
-
Un
affare
grosso
...
Si
tratta
di
pigliare
in
affitto
le
terre
di
tutti
i
comuni
della
Contea
!
...
Don
Gesualdo
ha
il
cuore
più
grande
di
questa
chiesa
!
...
e
i
conquibus
anche
!
...
Assai
!
assai
,
donna
Bianca
!
Assai
più
di
quel
che
si
crede
...
Uno
che
si
farà
ricco
come
Creso
,
con
quella
testa
fine
che
ha
!
Don
Luca
si
lasciò
scappare
di
bocca
,
mentre
andava
spogliandosi
degli
abiti
ecclesiastici
,
col
viso
dentro
la
cotta
,
le
braccia
in
aria
,
la
voce
soffocata
:
-
Bisogna
vedere
quel
che
ha
raccolto
alla
Canziria
,
bisogna
vedere
!
-
Ah
,
ah
!
venite
di
lassù
?
-
Sissignore
,
-
rispose
il
sagrestano
,
cavando
fuori
il
viso
rosso
e
imbarazzato
.
-
Così
,
per
fare
quattro
passi
...
Ci
vado
ogni
anno
per
la
limosina
della
chiesa
...
Don
Gesualdo
è
devoto
di
sant
'
Agata
!
-
Un
cuor
d
'
oro
!
-
interruppe
il
canonico
.
-
Generoso
,
caritatevole
!
...
Peccato
che
...
E
si
diede
della
mano
sulla
bocca
.
-
Quello
che
stavo
dicendo
a
donna
Bianca
!
...
-
confermò
don
Luca
,
ripreso
animo
,
cogli
occhietti
di
nuovo
petulanti
.
-
Basta
!
basta
!
Ciascuno
dispone
a
suo
modo
in
casa
sua
!
Ora
vi
lascio
pei
fatti
vostri
.
Tanti
saluti
a
don
Diego
e
a
don
Ferdinando
!
Donna
Bianca
imbarazzata
voleva
andarsene
anche
lei
;
ma
ma
il
sagrestano
la
trattenne
:
-
Un
momento
!
Cosa
devo
dire
a
padre
Angelino
,
se
volete
mettervi
in
grazia
di
Dio
prima
della
festa
di
san
Giovanni
Battista
...
Il
canonico
insisteva
anche
lui
:
-
No
,
no
,
restate
,
donna
Bianca
,
fate
gli
affari
vostri
.
-
Poscia
,
appena
egli
lasciò
ricadere
la
portiera
,
uscendo
,
don
Luca
ammiccò
:
-
E
così
?
che
devo
dire
a
don
Gesualdo
,
se
mai
lo
vedo
...
per
caso
?
..
Essa
sembrava
esitante
.
Seguitava
ad
avviarsi
verso
la
porta
della
chiesa
,
passo
passo
,
tenendo
gli
occhi
bassi
,
come
infastidita
dall
'
insistenza
del
sagrestano
.
-
Giacché
i
miei
fratelli
hanno
detto
di
no
...
-
Una
sciocchezza
hanno
detto
!
Avrei
voluto
condurli
per
mano
alla
Canziria
,
e
fargli
vedere
se
non
vale
tutti
i
vostri
ritratti
affumicati
!
...
Scusatemi
,
donna
Bianca
!
...
parlo
nell
'
interesse
di
vossignoria
...
I
vostri
fratelli
tengono
al
fumo
perché
sono
vecchi
...
hanno
i
piedi
nella
fossa
,
loro
!
...
Ma
voi
che
siete
giovine
,
come
rimanete
?
Non
si
rovina
così
una
sorella
!
...
Un
marito
simile
non
ve
lo
manda
neppure
san
Giuseppe
padre
della
provvidenza
!
...
Sono
pazzi
a
dir
di
no
i
vostri
fratelli
!
...
pazzi
da
legare
!
...
Le
terre
della
Contea
se
le
piglierà
tutte
lui
,
don
Gesualdo
!
...
e
poi
le
mani
in
pasta
da
per
tutto
.
Non
si
mura
un
sasso
che
non
ci
abbia
il
suo
guadagno
lui
...
Domeneddio
in
terra
!
Ponti
,
mulini
,
fabbriche
,
strade
carreggiabili
!
...
il
mondo
sottosopra
mette
quel
diavolo
!
Fra
poco
si
andrà
in
carrozza
sino
a
Militello
,
prima
Dio
e
don
Gesualdo
Motta
!
...
Sua
moglie
andrà
in
carrozza
dalla
mattina
alla
sera
!
...
camminerà
sull
'
oro
colato
,
come
è
vero
Dio
!
Anche
padre
Angelino
vi
avrà
consigliato
la
stessa
cosa
che
vi
dico
io
...
Non
ho
udito
nulla
,
per
non
violare
il
suggello
della
confessione
,
ma
padre
Angelino
è
un
uomo
di
giudizio
...
vi
avrà
consigliato
di
prendere
un
buon
marito
...
di
mettervi
in
grazia
di
Dio
.
Donna
Bianca
lo
guardò
sbigottita
,
col
mento
aguzzo
dei
Trao
che
sembrava
convulso
.
Indi
alzò
verso
il
crocifisso
gli
occhi
umidi
di
lagrime
,
colle
labbra
pallide
serrate
in
una
piega
dolorosa
.
Con
quelle
labbra
senza
sangue
rispose
infine
sottovoce
:
-
I
miei
fratelli
sono
padroni
...
tocca
a
loro
decidere
...
Don
Luca
a
corto
d
'
argomenti
rimase
un
istante
quasi
sbalordito
,
piantandosi
dinanzi
a
lei
per
non
lasciarla
scappare
,
soffocato
da
tante
buone
ragioni
che
aveva
in
gola
,
balbettando
,
annaspando
,
grattandosi
rabbiosamente
il
capo
,
con
gli
occhietti
scintillanti
che
andavano
come
frugandola
tutta
da
capo
a
piedi
per
trovare
il
punto
debole
,
scuotendole
dinanzi
le
mani
giunte
,
minaccioso
e
supplichevole
.
Alla
fine
proruppe
:
-
Ma
è
giustizia
,
santo
Dio
?
è
giustizia
far
tribolare
in
tal
modo
un
galantuomo
che
vi
vuol
tanto
bene
?
...
Dare
un
calcio
alla
fortuna
?
...
Scusatemi
,
donna
Bianca
!
io
parlo
nel
vostro
interesse
...
Dovete
pensarci
voi
!
Non
siete
più
sotto
tutela
,
alla
fin
fine
!
...
Mi
scaldo
il
sangue
per
voi
...
perché
sono
buon
servo
della
vostra
famiglia
...
una
gran
casata
!
...
peccato
che
non
sia
più
quella
di
prima
!
...
Ora
che
avreste
il
mezzo
di
far
risorgere
il
nome
dei
Trao
!
...
Questo
si
chiama
dare
un
calcio
alla
fortuna
!
...
si
chiama
essere
ingrati
colla
divina
Provvidenza
.
Essa
seguitava
ad
andare
verso
la
porta
,
irresoluta
,
a
capo
chino
.
Don
Luca
alle
calcagna
di
lei
,
accalorandosi
,
toccando
tutti
i
tasti
,
mutando
tono
a
ogni
registro
:
-
E
certe
giornate
,
donna
Bianca
!
...
certe
giornate
che
spuntano
a
casa
vostra
!
...
Basta
,
scusatemi
,
io
ne
parlo
perché
ci
bazzico
sempre
ad
aiutarvi
,
insieme
a
mia
moglie
...
E
quando
i
vostri
parenti
si
dimenticano
che
siete
al
mondo
!
...
certe
giornate
d
'
inverno
come
vuol
Dio
!
...
Basta
!
Potreste
esser
la
regina
del
paese
,
invece
!
pensateci
bene
.
Don
Gesualdo
spiccherebbe
di
lassù
il
sole
e
la
luna
per
farvi
piacere
!
...
Non
ci
vede
più
dagli
occhi
!
...
Sembra
un
pazzo
addirittura
.
Donna
Bianca
s
'
era
fermata
su
due
piedi
,
a
testa
alta
,
con
una
fiamma
improvvisa
che
parve
buttarle
in
viso
la
portiera
sollevata
in
quel
momento
da
qualcuno
che
entrava
in
chiesa
.
Comparve
una
donna
macilenta
,
colla
gonnella
in
cenci
sollevata
dalla
gravidanza
sugli
stinchi
sottili
,
sudicia
e
spettinata
,
come
se
non
avesse
fatto
altro
in
vita
sua
che
portare
avanti
quel
ventre
-
un
viso
di
chioccia
istupidita
dal
covare
,
con
due
occhietti
tondi
su
di
una
faccia
a
punta
,
gialla
e
incartapecorita
,
e
un
fazzoletto
lacero
da
malata
,
legato
sotto
il
mento
;
nient
'
altro
sulle
spalle
,
da
persona
ch
'
è
di
casa
in
casa
del
Buon
Dio
.
Essa
dalla
soglia
si
mise
a
gemere
,
quasi
avesse
le
doglie
:
-
Don
Luca
?
...
che
non
lo
suonate
mezzogiorno
?
...
la
pentola
sta
per
bollire
...
-
Perché
l
'
hai
messa
a
bollire
così
presto
?
Il
sole
è
ancora
qui
,
sul
limitare
...
L
'
arciprete
fa
un
casa
del
diavolo
per
questa
faccenda
di
suonare
mezzogiorno
prima
dell
'
ora
...
Per
stavolta
...
giacché
è
fatta
...
eccoti
la
chiave
del
campanile
...
Don
Luca
,
tenendo
ancora
la
cotta
sotto
il
braccio
,
litigava
colla
moglie
,
stecchito
nella
sottana
bisunta
quant
'
era
enorme
il
ventre
della
donna
:
-
Tu
ci
hai
l
'
orologio
lì
,
nella
pancia
!
...
Pensi
solo
a
mangiare
!
...
Ci
vuol
la
grazia
di
Dio
!
...
I
vicini
sono
ancora
tutti
fuori
...
Ecco
lì
i
ragazzi
di
Burgio
!
...
-
Aspettano
anche
loro
!
...
-
piagnucolò
la
moglie
,
sempre
su
quel
tono
.
-
Aspettano
che
suonate
mezzogiorno
...
-
E
se
ne
andò
col
ventre
avanti
.
-
I
nipoti
di
don
Gesualdo
!
-
riprese
il
sagrestano
ammiccando
in
modo
significativo
a
donna
Bianca
nel
tornare
indietro
.
-
Stanno
lì
a
farci
la
spia
!
...
Li
manda
sua
madre
apposta
comare
Speranza
,
per
sapere
tutto
quello
che
facciamo
!
Tiene
d
'
occhio
la
roba
,
colei
!
...
quasi
fosse
sua
!
...
Ci
ha
fatto
i
suoi
disegni
sopra
!
...
Quando
m
'
incontra
ha
l
'
aria
di
mangiarmi
!
...
Finse
di
precedere
donna
Bianca
per
sollevare
la
portiera
,
onde
trattenerla
ancora
un
momento
:
-
Lui
fa
proprio
compassione
!
...
Una
faccia
da
malato
!
...
Mi
parlò
tutto
il
tempo
di
vossignoria
...
Dice
che
forse
il
canonico
Lupi
non
avrà
saputo
fare
l
'
imbasciata
...
che
vorrebbe
parlarvi
...
per
vedere
...
per
sentire
...
Donna
Bianca
si
fece
di
fuoco
.
-
E
'
innamorato
,
che
volete
farci
?
Innamorato
come
un
pazzo
.
Dovreste
tornare
a
parlargliene
coi
vostri
fratelli
.
Mandargli
qualche
buona
parola
...
una
risposta
più
da
cristiani
...
Verrò
io
stesso
a
prenderla
,
dopo
mezzogiorno
,
quando
don
Diego
e
don
Ferdinando
sono
in
letto
...
col
pretesto
dei
fiori
per
la
Madonna
...
Sì
?
Cosa
mi
dite
?
Essa
chinò
il
capo
rapidamente
,
nel
passare
sotto
la
cortina
,
ed
uscì
fuori
.
Don
Luca
credette
di
scorgere
che
volesse
frugarsi
in
tasca
,
e
seguitò
,
correndole
dietro
:
-
Che
fate
?
No
!
Mi
offendete
!
Un
'
altra
volta
...
più
tardi
...
quando
potrete
...
Ho
pensato
meglio
di
mandare
mia
moglie
,
a
prendere
la
risposta
di
vossignoria
.
Non
vorrei
che
i
vostri
fratelli
,
vedendomi
bazzicare
per
casa
,
sospettassero
che
mi
manda
il
canonico
...
Dopo
vespro
spicciò
lesto
lesto
il
servizio
della
chiesa
e
corse
alla
Canziria
:
cinque
miglia
di
salita
,
pazienza
,
per
amore
di
don
Gesualdo
che
se
lo
meritava
,
in
verità
!
-
Sta
per
cascare
,
don
Gesualdo
!
Ancora
essa
non
mi
ha
detto
chiaro
di
sì
,
colla
sua
bocca
;
ma
si
vede
che
tentenna
,
come
la
pera
quand
'
è
matura
.
Sono
pratico
di
queste
cose
,
perché
vedo
tutti
i
giorni
in
chiesa
delle
donne
che
ricorrono
al
tribunale
della
penitenza
...
prima
e
poi
...
M
'
ha
fatto
sudare
una
camicia
!
...
Ma
ora
vi
dico
che
la
pera
è
matura
!
Un
'
altra
crollatina
,
e
vi
casca
fra
le
braccia
;
ve
lo
dico
io
!
Dovreste
correre
al
paese
e
scaldare
il
ferro
mentre
è
caldo
.
Però
don
Gesualdo
non
fece
una
gran
festa
all
'
imbasciata
amorosa
che
gli
capitava
in
quel
momento
:
-
Vedete
,
don
Luca
,
ci
ho
tutta
la
raccolta
nell
'
aia
...
Sono
in
piedi
da
stanotte
...
Non
ho
sempre
il
vento
in
tasca
per
trebbiare
a
comodo
mio
!
...
L
'
aia
era
vasta
quanto
una
piazza
.
Dieci
muli
trottavano
in
giro
,
continuamente
;
e
dietro
i
muli
correvano
Nanni
l
'
Orbo
e
Brasi
Camauro
,
affondando
nella
pula
sino
ai
ginocchi
,
ansanti
,
vociando
,
cantando
,
urlando
.
Da
un
lato
,
in
una
nuvola
bianca
,
una
schiera
di
contadini
armati
di
forche
,
colle
camice
svolazzanti
,
sembrava
che
vangassero
nel
grano
;
mentre
lo
zio
Carmine
,
in
cima
alla
bica
,
nero
di
sole
,
continuava
a
far
piovere
altri
covoni
dall
'
alto
.
Delle
tregge
arrivavano
ogni
momento
dai
seminati
intorno
,
cariche
d
'
altra
messe
;
dei
garzoni
insaccavano
il
grano
e
lo
portavano
nel
magazzino
,
dove
non
cessava
mai
la
nenia
di
Pirtuso
che
cantava
"
e
viva
Maria
!
"
ogni
venti
moggi
.
Tutt
'
intorno
svolazzavano
stormi
di
galline
,
un
nugolo
di
piccioni
per
aria
;
degli
asinelli
macilenti
abboccavano
affamati
nella
paglia
,
coll
'
occhio
spento
;
altre
bestie
da
soma
erano
sparse
qua
e
là
;
e
dei
barili
di
vino
passavano
di
mano
in
mano
,
quasi
a
spegnere
un
incendio
.
Don
Gesualdo
sempre
in
moto
,
con
un
fascio
di
taglie
in
mano
,
segnando
il
frumento
insaccato
,
facendo
una
croce
per
ogni
barile
di
vino
,
contando
le
tregge
che
giungevano
,
sgridando
Diodata
,
disputando
col
sensale
,
vociando
agli
uomini
da
lontano
,
sudando
,
senza
voce
,
colla
faccia
accesa
,
la
camicia
aperta
,
un
fazzoletto
di
cotone
legato
al
collo
,
un
cappellaccio
di
paglia
in
testa
.
-
Lo
vedete
,
don
Luca
,
se
ho
tempo
da
perdere
adesso
!
...
Vino
qua
!
Date
da
bere
a
don
Luca
!
...
Sì
,
sì
,
verrò
;
ma
quando
potrò
...
Per
ora
non
posso
muovermi
,
cascasse
il
mondo
!
...
Diodata
!
...
bada
che
il
vento
spinge
la
fiamma
verso
l
'
aia
,
santo
e
santissimo
!
...
No
,
don
Luca
!
non
sono
in
collera
pel
rifiuto
dei
suoi
fratelli
...
Venite
qua
,
accostatevi
,
ch
'
è
inutile
far
sapere
alla
gente
i
fatti
nostri
!
...
Ciascuno
la
pensa
a
modo
suo
...
Poi
è
lei
che
deve
risolvere
...
Se
lei
dice
di
sì
,
io
per
me
non
mi
tiro
indietro
...
Ma
oggi
non
posso
venire
...
e
neppure
domani
...
Be
'
!
dopodomani
!
...
Dopodomani
devo
venire
anche
per
l
'
affare
della
gabella
,
e
ne
discorreremo
.
Don
Luca
suggerì
pure
di
far
precedere
due
paroline
scritte
:
-
Ci
abbiamo
appunto
mia
moglie
che
par
fatta
apposta
per
consegnarle
sottomano
a
donna
Bianca
,
senza
destar
sospetti
.
Una
bella
letterina
,
con
due
o
tre
parole
che
fanno
colpo
sulle
ragazze
!
Capite
,
vossignoria
?
Ciolla
ci
ha
la
mano
...
Ne
parlerei
io
stesso
a
Ciolla
in
segretezza
,
senza
stare
a
rompervi
il
capo
,
vossignoria
;
e
vi
fa
fare
una
bella
figura
.
Con
un
bottiglione
di
vino
poi
ve
lo
chetate
,
il
Ciolla
.
Don
Gesualdo
non
volle
sapere
di
lettera
:
-
Non
per
risparmiare
il
vino
;
ma
che
storie
mi
andate
contando
?
Se
a
lei
l
'
affare
gli
va
,
allora
che
bisogno
c
'
è
di
tante
chiacchiere
.
-
Basta
!
basta
!
-
conchiuse
don
Luca
.
-
Dicevo
per
piantare
meglio
il
chiodo
.
Ma
voi
siete
il
padrone
.
Don
Luca
se
ne
tornò
tutto
contento
,
con
un
agnello
e
una
forma
di
cacio
.
Per
prudenza
mandò
la
moglie
a
fare
l
'
imbasciata
,
sotto
un
pretesto
:
-
Circa
a
quel
discorso
che
siete
intesi
con
mio
marito
,
vossignoria
,
dice
che
il
confessore
verrà
dopodomani
a
prendere
la
risposta
!
...
Il
confessore
domenica
aspetta
la
risposta
!
...
-
Don
Ferdinando
che
aveva
udito
aprire
il
portone
,
comparve
in
quel
momento
come
un
fantasma
.
-
Il
confessore
!
...
-
riprese
a
dire
la
gnà
Grazia
senza
che
nessuno
le
domandasse
nulla
.
-
Donna
Bianca
voleva
confessarsi
!
...
Oggi
non
può
,
il
confessore
...
E
domani
neppure
...
Domenica
piuttosto
,
se
gli
fate
sapere
che
siete
pronta
...
La
poveraccia
,
sotto
quegli
occhi
stralunati
di
don
Ferdinando
,
che
pareva
la
frugassero
tutta
,
sospettosi
,
inquieti
,
si
confondeva
,
balbettava
,
cercava
le
parole
.
Poscia
,
vedendo
che
l
'
altro
stava
zitto
e
non
si
moveva
,
allampanato
,
tacque
anch
'
essa
,
e
si
mise
a
guardare
in
aria
,
a
bocca
aperta
,
colle
mani
sul
ventre
.
Bianca
,
a
tagliar
corto
,
la
condusse
nella
dispensa
,
per
darle
una
grembiata
di
fave
.
Don
Ferdinando
,
sempre
dietro
,
cucito
alle
loro
calcagna
,
taciturno
,
guardando
in
ogni
cantuccio
,
sospettoso
.
Si
chinò
anch
'
esso
sul
mucchietto
di
fave
,
covandolo
colla
persona
,
misurandolo
ad
occhio
,
palpandolo
colle
mani
.
E
dopo
che
la
sagrestana
se
ne
fu
andata
,
come
un
'
anatra
,
reggendo
il
grembiule
pieno
sul
ventre
enorme
,
si
mise
a
brontolare
:
-
Troppe
!
...
Ne
hai
date
troppe
!
...
Stanno
per
terminare
!...La
zia
non
ne
manda
altre
prima
di
Natale
!
...
La
sorella
voleva
andarsene
;
ma
lui
seguitava
a
cercare
,
a
frugare
,
a
passare
in
rivista
la
roba
della
dispensa
:
due
salsicciotti
magri
appesi
a
un
gran
cerchio
;
una
forma
di
cacio
bucata
dai
topi
;
delle
pere
infracidite
su
di
un
'
asse
;
un
orciolino
d
'
olio
appeso
dentro
un
recipiente
che
ne
avrebbe
contenuto
venti
cafisi
;
un
sacco
di
farina
in
fondo
a
una
cassapanca
grande
quanto
un
granaio
;
il
cestone
di
vimini
che
aspettava
ancora
il
grano
della
Rubiera
.
Infine
riprese
:
-
Ci
vuol
l
'
aiuto
di
Dio
!
...
Siamo
tre
bocche
da
sfamare
,
in
casa
!
...
Ti
par
poco
?
Ci
vorrebbe
anche
un
po
'
di
brodo
per
Diego
...
Non
mi
piace
da
qualche
tempo
!
...
Hai
visto
la
faccia
che
ha
?
Lo
stesso
viso
della
buon
'
anima
,
ti
rammenti
?
...
quando
si
mise
a
letto
per
non
alzarsi
più
!
E
il
medico
non
viene
neppure
,
perchè
ha
paura
di
non
esser
pagato
...
dopo
tanti
denari
che
s
'
è
mangiati
nell
'
ultima
malattia
della
buon
'
anima
!
...
La
zia
Rubiera
s
'
è
dimenticata
che
siamo
al
mondo
...
ed
anche
la
zia
Sganci
...
Così
brontolando
andava
passo
passo
dietro
alla
sorella
,
chinandosi
a
raccattar
per
terra
le
fave
cadute
dal
grembiule
di
Grazia
.
Poscia
,
come
svegliandosi
da
un
sogno
,
domandò
:
-
Tu
perché
non
vai
più
dalla
zia
Rubiera
?
Avrebbe
mandato
un
paio
di
piccioni
,
sapendo
che
Diego
non
sta
bene
...
per
fargli
un
po
'
di
brodo
...
Bianca
divenne
di
brace
in
viso
,
e
chinò
gli
occhi
.
Don
Ferdinando
aspettò
un
momento
la
risposta
a
bocca
aperta
,
battendo
le
palpebre
.
Indi
tornò
nella
dispensa
a
riporre
le
fave
che
aveva
raccolte
da
terra
.
Poco
dopo
essa
se
lo
vide
comparire
dinanzi
un
'
altra
volta
,
con
quell
'
aria
sbalordita
.
-
Se
torna
la
sagrestana
non
gli
dar
nulla
,
un
'
altra
volta
!
Sanguisughe
sono
!
Le
fave
stanno
per
terminare
,
hai
visto
?
...
E
un
'
altra
cosa
...
Dovresti
andare
dalla
zia
Sganci
per
un
po
'
d
'
olio
...
in
prestito
...
Diglielo
bene
che
lo
vuoi
in
prestito
,
perché
noi
non
siamo
nati
per
chiedere
la
limosina
...
giacché
la
zia
non
ci
ha
pensato
...
Fra
poco
saremo
al
buio
...
anche
Diego
che
è
malato
...
tutta
la
notte
!
...
E
spalancava
gli
occhi
,
accennando
ancora
colle
mani
e
col
capo
,
con
un
terrore
vago
sul
viso
attonito
.
Da
lontano
si
udiva
di
tanto
in
tanto
la
tosse
che
si
mangiava
don
Diego
,
attraverso
agli
usci
,
lungo
il
corridoio
,
implacabile
e
dolorosa
,
per
tutta
la
casa
...
Bianca
sussultava
ogni
volta
,
col
cuore
che
le
scoppiava
,
chinandosi
ad
ascoltare
,
o
fuggiva
come
spaventata
,
tappandosi
le
orecchie
.
-
Non
ci
reggo
,
no
!
Non
ci
reggo
!
...
Infine
Dio
le
diede
la
forza
di
ricomparire
dinanzi
a
lui
,
quel
giorno
in
cui
don
Ferdinando
le
aveva
detto
che
il
fratello
stava
peggio
,
nella
cameretta
sudicia
,
sdraiato
su
quel
lettuccio
che
sembrava
un
canile
.
Don
Diego
non
stava
né
peggio
né
meglio
.
Era
lì
,
aspettando
quel
che
Dio
mandava
,
come
tutti
i
Trao
,
senza
lagnarsi
,
senza
cercare
di
fuggire
il
suo
destino
,
badando
solo
di
non
incomodare
gli
altri
,
e
tenersi
per
sé
i
suoi
guai
e
le
sue
miserie
.
Volse
il
capo
,
vedendo
entrare
la
sorella
,
quasi
un
'
ombra
gli
calasse
sul
viso
incartapecorito
.
Poscia
le
accennò
colla
mano
di
accostarsi
al
letto
.
-
Sto
meglio
...
sto
meglio
...
povera
Bianca
!
...
Tu
come
stai
?
...
Perché
non
ti
sei
fatta
vedere
?
...
perché
?
...
Le
accarezzava
il
capo
con
quella
mano
scarna
e
sudicia
di
malato
povero
.
Gli
era
rimasto
sulle
guance
incavate
e
sparse
di
peli
grigi
un
calore
di
fiamma
.
-
Povera
Bianca
!
...
son
sempre
tuo
fratello
,
sai
!
...
il
tuo
fratello
che
ti
vuol
tanto
bene
...
povera
Bianca
!
...
-
Don
Ferdinando
mi
ha
detto
...
-
balbettò
essa
timidamente
.
-
Volete
un
po
'
di
brodo
?
...
Il
malato
da
prima
fece
segno
di
no
,
guardando
in
aria
,
supino
.
Poi
volse
il
capo
,
fissandola
cogli
occhi
avidi
dal
fondo
delle
orbite
che
sembravano
vuote
,
filigginose
.
-
Il
brodo
,
dicevi
?
C
'
è
un
po
'
di
carne
?
...
-
Manderò
dalla
zia
...
dalla
zia
Sganci
!
...
-
s
'
affrettò
ad
aggiungere
Bianca
,
con
una
vampa
improvvisa
sulle
guance
.
Sul
volto
del
fratello
era
passata
un
'
altra
fiamma
simile
.
-
No
!
no
!
...
non
ne
voglio
.
Neppure
il
medico
voleva
:
-
No
,
no
!
Cosa
mi
fa
il
medico
?
...
Tutte
imposture
!
...
per
spillarci
dei
denari
...
Il
vero
medico
è
lassù
!
...
Quel
che
vorrà
Dio
...
Del
resto
mi
sento
meglio
...
Parve
migliorare
realmente
,
di
lì
a
qualche
giorno
:
del
buon
brodo
,
un
po
'
di
vino
vecchio
che
mandava
la
zia
Sganci
,
l
'
aiutarono
ad
alzarsi
da
letto
,
ancora
sconquassato
,
col
fiato
ai
denti
.
Venne
pure
donna
Marianna
in
persona
a
fargli
visita
,
premurosa
,
con
un
rimprovero
amorevole
sulla
faccia
buona
:
-
Come
?
Siete
in
quello
stato
ed
io
non
ne
so
nulla
?
Siamo
in
mezzo
ai
turchi
?
Siamo
parenti
,
sì
o
no
?
Sempre
misteri
!
Sempre
ombrosi
e
selvatici
,
tutti
voialtri
Trao
!
...
rincantucciati
come
gli
orsi
in
questa
tana
!
Un
bel
mattino
vi
troveranno
belli
e
morti
all
'
improvviso
che
sarà
una
vergogna
per
tutto
il
parentado
!
...
Neppure
di
quel
negozio
del
matrimonio
non
me
ne
avete
detto
nulla
!
...
E
sfilò
quest
'
altro
rosario
:
Erano
pazzi
,
o
cos
'
erano
,
a
rifiutare
una
domanda
simile
a
quella
?
...
Uno
sulla
strada
di
farsi
riccone
come
don
Gesualdo
Motta
!
...
-
Don
Gesualdo
!
sissignori
!
I
pazzi
lasciateli
stare
!
...
Vedete
bene
in
quale
stato
vi
hanno
ridotto
!
...
Un
cognato
che
potrebbe
aiutarvi
in
tutti
i
modi
...
che
vi
toglierebbe
da
tante
angustie
!
...
Ah
!
...
ah
!
...
Donna
Marianna
guardava
intorno
per
la
stanzaccia
squallida
,
crollando
il
capo
.
Gli
altri
non
fiatavano
:
Bianca
a
capo
chino
;
don
Ferdinando
aspettando
che
parlasse
suo
fratello
,
cogli
occhi
di
barbagianni
fissi
su
di
lui
.
Don
Diego
da
principio
rimase
attonito
,
brontolando
:
-
Mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Siamo
arrivati
fin
lì
!
...
Mastro
-
don
Gesualdo
che
vuol
sposare
una
Trao
!
...
-
Sicuro
!
Chi
volete
che
la
sposi
?
...
senza
dote
?
Non
è
più
una
bambina
neppure
lei
!
...
E
'
un
tradimento
bell
'
e
buono
!
...
Cosa
farà
,
quando
chiuderete
gli
occhi
voi
e
vostro
fratello
?
...
la
serva
,
eh
?
La
serva
della
zia
Rubiera
o
di
qualchedun
altro
?
...
Don
Diego
si
alzò
da
letto
come
si
trovava
,
in
camiciuola
di
flanella
,
col
fazzoletto
in
testa
,
le
gambe
stecchite
che
gli
tremavano
a
verga
dentro
le
mutande
logore
:
un
ecceomo
!
Andava
errando
per
la
stanza
,
stralunato
,
facendo
gesti
e
discorsi
incoerenti
,
tossendo
,
tirando
il
fiato
a
stento
,
soffiandosi
il
naso
,
quasi
suonasse
una
tromba
.
-
Mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Saremmo
arrivati
a
questo
,
che
una
Trao
sposerebbe
mastro
-
don
Gesualdo
!
Tu
acconsentiresti
,
Bianca
?
...
di
'
!
...
Tu
diresti
di
sì
?
...
Bianca
pallidissima
,
senza
levare
gli
occhi
da
terra
,
disse
di
sì
col
capo
,
lentamente
.
Egli
agitò
in
aria
le
braccia
tremanti
,
e
non
seppe
più
trovare
una
sola
parola
.
Don
Ferdinando
non
fiatava
neppur
lui
,
atterrito
che
Don
Diego
non
riuscisse
a
persuader
Bianca
.
-
Cosa
volete
che
dica
?
-
esclamò
la
zia
.
-
Vi
pare
un
bell
'
avvenire
quello
d
'
invecchiare
come
voialtri
...
fra
tante
angustie
?
...
Scusatemi
,
ne
parlo
perché
siamo
parenti
...
Fo
quel
che
posso
anch
'
io
per
aiutarvi
...
ma
non
è
una
bella
cosa
infine
neanche
per
voialtri
...
Ed
ora
che
vi
si
offre
la
fortuna
,
risponderle
con
un
calcio
...
Scusatemi
,
io
la
direi
una
porcheria
!
Tutt
'
a
un
tratto
don
Diego
si
mise
a
ridere
,
quasi
colpito
da
un
'
ispirazione
,
ammiccando
dell
'
occhio
,
fregandosi
le
mani
,
con
dei
cenni
del
capo
che
volevano
dire
assai
.
-
Va
bene
!
va
bene
!
...
Non
è
che
questo
?
...
perché
ora
come
ora
siamo
un
po
'
angustiati
?
...
Ti
pesa
,
di
'
?
...
ti
pesa
questa
vita
angustiata
,
povera
Bianca
?
...
Hai
paura
per
l
'
avvenire
?
...
Si
fregò
il
mento
peloso
colla
mano
ischeletrita
,
seguitando
ad
ammiccare
,
cercando
di
rendere
furbo
il
sorriso
pallido
.
-
Vieni
qua
...
Non
ti
dico
altro
!
...
Anche
voi
,
zia
!
...
Venite
a
vedere
!
...
S
'
arrampicò
tutto
tremante
su
di
una
seggiola
per
aprire
un
armadietto
ch
'
era
nel
muro
,
al
di
sopra
della
finestra
,
e
ne
tirò
fuori
mucchi
di
scartafacci
e
di
pergamene
-
le
carte
della
lite
-
quella
che
doveva
essere
la
gran
risorsa
della
famiglia
,
quando
avessero
avuto
i
denari
per
far
valere
le
loro
ragioni
contro
il
Re
di
Spagna
:
dei
volumi
gialli
,
logori
e
polverosi
,
che
lo
facevano
tossire
a
ogni
voltar
di
pagina
.
Sul
letto
era
pure
sciorinato
un
grand
'
albero
genealogico
,
come
un
lenzuolo
:
l
'
albero
della
famiglia
che
bagnava
le
radici
nel
sangue
di
un
re
libertino
,
come
portava
il
suo
stemma
-
di
rosso
,
con
tre
gigli
d
'
oro
,
su
sbarra
del
medesimo
,
e
il
motto
che
glorificava
il
fallo
della
prima
autrice
:
Virtutem
a
sanguine
traho
.
S
'
era
messi
gli
occhiali
,
appoggiando
i
gomiti
sulla
sponda
del
lettuccio
,
bocconi
,
con
gli
occhi
che
si
accendevano
in
fondo
alle
orbite
livide
.
-
Son
seicent
'
anni
d
'
interessi
che
ci
devono
!
...
Una
bella
somma
!
...
Uscirete
d
'
ogni
guaio
una
volta
per
sempre
!
...
Bianca
era
cresciuta
in
mezzo
a
simili
discorsi
che
aiutavano
a
passare
i
giorni
tristi
.
Aveva
veduto
sempre
quei
libracci
sparsi
sulle
tavole
sgangherate
e
per
le
sedie
zoppe
.
Così
essa
non
rispose
.
Suo
fratello
volse
finalmente
il
capo
verso
di
lei
,
con
un
sorriso
bonario
e
malinconico
.
-
Parlo
per
voialtri
...
per
te
e
per
Ferdinando
...
Ne
godrete
voialtri
almeno
...
Quanto
a
me
...
io
sono
arrivato
...
Te
'
!
...
te
'
la
chiave
!
...
serbala
tu
!
La
zia
Sganci
,
a
quei
discorsi
,
da
prima
scattò
come
una
molla
:
-
Caro
nipote
,
mi
sembrate
un
bambino
!
-
Ma
subito
si
calmò
,
col
sorriso
indulgente
di
chi
vuol
far
capire
la
ragione
proprio
a
un
ragazzo
.
-
Va
bene
!
...
va
benone
!
...
Intanto
maritatela
con
lo
sposo
che
vi
si
offre
adesso
,
e
poi
,
se
diverrete
tanti
Cresi
,
sarà
anche
meglio
.
Don
Diego
rimase
interdetto
al
vedere
che
la
sorella
non
prendeva
la
chiave
,
e
tornò
daccapo
:
-
Anche
tu
,
Bianca
?
...
Dici
di
sì
anche
tu
?
...
Essa
,
accasciata
sulla
seggiola
,
chinò
il
capo
in
silenzio
.
-
E
va
bene
!
...
Giacché
tu
lo
vuoi
...
giacché
non
hai
il
coraggio
di
aspettare
...
Donna
Mariannina
seguitava
a
perorare
la
causa
di
don
Gesualdo
,
dicendo
ch
'
era
un
affare
d
'
oro
quel
matrimonio
,
una
fortuna
per
tutti
loro
;
congratulandosi
con
la
nipote
la
quale
fissava
fuori
dalla
finestra
,
cogli
occhi
lucenti
di
lagrime
;
rivolgendosi
financo
a
don
Ferdinando
che
guardava
tutti
quanti
ad
uno
ad
uno
,
sbalordito
;
battendo
sulle
spalle
di
don
Diego
il
quale
sembrava
che
non
udisse
,
cogli
occhi
inchiodati
sulla
sorella
e
un
tremito
per
tutta
la
persona
.
A
un
certo
punto
egli
interruppe
la
zia
,
balbettando
:
-
Lasciatemi
solo
con
Bianca
...
Devo
dirle
due
parole
...
Lasciateci
soli
...
Essa
alzò
gli
occhi
sbigottita
,
faccia
a
faccia
col
fratello
che
sembrava
un
cadavere
,
dopo
che
la
zia
e
don
Ferdinando
furono
usciti
.
Il
pover
'
uomo
esitò
ancora
prima
di
aggiungere
quel
che
gli
restava
a
dire
,
fissando
la
sorella
con
un
dolore
più
pungente
e
profondo
.
Poscia
le
afferrò
le
mani
,
agitando
il
capo
,
movendo
le
labbra
senza
arrivare
a
profferir
parola
.
-
Dimmi
la
verità
,
Bianca
!
...
Perché
vuoi
andartene
dalla
tua
casa
?
...
Perchè
vuoi
lasciare
i
tuoi
fratelli
?
...
Lo
so
!
lo
so
!
...
Per
quell
'
altro
!
...
Ti
vergogni
a
stare
con
noi
,
dopo
la
disgrazia
che
t
'
è
capitata
!
...
Continuava
ad
accennare
del
capo
,
con
uno
struggimento
immenso
nell
'
accento
e
nel
viso
,
colle
lagrime
amare
che
gli
scendevano
fra
i
peli
ispidi
e
grigi
della
barba
.
-
Dio
perdona
...
Ferdinando
non
sa
nulla
!
...
Io
...
io
...
Bianca
!
...
Come
una
figliuola
ti
voglio
bene
!
...
Mia
figlia
sei
...
Bianca
!
...
Tacque
sopraffatto
da
uno
scoppio
di
pianto
.
Ella
più
morta
che
viva
scosse
il
capo
lentamente
e
biascicò
:
-
No
...
no
...
Non
è
per
questo
...
Don
Diego
lasciò
ricadere
adagio
adagio
le
mani
della
sorella
,
quasi
un
abisso
si
scavasse
fra
di
loro
.
-
Allora
!
...
Fa
quello
che
vuoi
...
fa
quello
che
vuoi
...
E
le
volse
le
spalle
,
curvo
,
senza
aggiunger
altro
,
strascicando
le
gambe
.
VII
Nella
casa
antica
dei
La
Gurna
,
presa
in
affitto
da
don
Gesualdo
Motta
,
s
'
aspettavano
gli
sposi
.
Davanti
alla
porta
c
'
era
un
crocchio
di
monelli
,
che
il
ragazzo
di
Burgio
,
in
qualità
di
parente
,
s
'
affannava
a
tener
discosti
,
minacciandoli
con
una
bacchettina
;
la
scala
sparsa
di
foglie
d
'
arancio
;
un
lume
a
quattro
becchi
posato
sulla
ringhiera
del
pianerottolo
;
e
Brasi
Camauro
,
con
una
cacciatora
di
panno
blù
,
la
camicia
di
bucato
,
gli
stivali
nuovi
,
che
dava
l
'
ultimo
colpo
di
scopa
nel
portone
imbiancato
di
fresco
.
A
ogni
momento
succedeva
un
falso
allarme
.
I
ragazzi
gridavano
:
-
Eccoli
!
eccoli
!
-
Camauro
lasciava
la
scopa
,
e
della
gente
si
affacciava
ai
balconi
illuminati
.
Verso
un
'
ora
,
di
notte
arrivò
il
marchese
Limòli
,
facendosi
largo
colla
canna
d
'
India
.
Vide
il
lume
,
vide
le
foglie
d
'
arancio
e
disse
:
-
Bravo
!
-
Ma
nel
salire
le
scale
,
stava
per
rompersi
l
'
osso
del
collo
,
e
allora
scappò
anche
a
bestemmiare
:
-
Che
bestie
!
...
Han
fatto
un
mondezzaio
!
..
Brasi
corse
colla
scopa
.
-
Spazzo
via
tutto
,
signor
marchese
?
Butto
via
ogni
cosa
?
-
No
,
no
!
...
Adesso
son
passato
.
Non
grattar
troppo
colla
scopa
,
piuttosto
...
Si
sente
l
'
odor
di
stalla
.
Udendo
delle
voci
,
Santo
Motta
che
aspettava
di
sopra
,
vestito
di
nuovo
,
coi
pantaloni
a
staffe
e
un
panciotto
di
raso
a
fiori
,
si
affacciò
nel
pianerottolo
,
infilandosi
la
giamberga
.
-
Eccomi
!
eccomi
!
...
Sono
qui
!
...
Ah
,
signor
marchese
!
...
bacio
le
mani
!
...
E
rimase
un
po
'
confuso
,
non
vedendo
altri
che
il
Limòli
.
-
Servo
,
servo
,
caro
don
Santo
!
...
Non
baciate
più
nulla
...
ora
siamo
parenti
.
In
cima
alla
scala
comparve
anche
donna
Sara
Cirmena
,
la
sola
di
tutto
il
parentado
della
sposa
che
si
fosse
degnata
di
venire
,
con
un
moggio
di
fiori
finti
in
testa
,
il
vestito
di
seta
che
aveva
preso
le
pieghe
come
la
carta
,
nel
cassettone
,
i
pendagli
di
famiglia
che
le
strappavano
le
orecchie
,
seccata
di
aspettare
da
un
gran
pezzo
in
un
bagno
di
sudore
,
e
si
mise
a
strillare
di
lassù
:
-
Ma
che
fanno
?
C
'
è
qualche
altra
novità
?
-
Nulla
,
nulla
,
-
rispose
il
marchese
salendo
adagio
adagio
.
-
Son
uscito
prima
per
non
far
vedere
ch
'
ero
solo
in
chiesa
,
di
tutti
i
parenti
...
Son
venuto
a
dare
un
'
occhiata
.
Don
Gesualdo
aveva
fatto
delle
spese
:
mobili
nuovi
,
fatti
venire
apposta
da
Catania
,
specchi
con
le
cornici
dorate
,
sedie
imbottite
,
dei
lumi
con
le
campane
di
cristallo
:
una
fila
di
stanze
illuminate
,
che
viste
così
,
con
tutti
gli
usci
spalancati
,
pareva
di
guardare
nella
lente
di
un
cosmorama
.
Don
Santo
precedeva
facendo
la
spiegazione
,
tirando
in
su
ogni
momento
le
maniche
che
gli
arrivavano
alla
punta
delle
dita
.
-
Come
?
Non
c
'
è
nessuno
ancora
?
-
esclamò
il
marchese
,
giunti
che
furono
nella
camera
nuziale
,
parata
come
un
altare
.
Compare
Santo
rannicchiò
il
capo
nel
bavero
di
velluto
,
al
pari
di
una
testuggine
.
-
Per
me
non
manca
...
Io
son
qui
dall
'
avemaria
...
Tutto
è
pronto
...
-
Credevo
di
trovare
almeno
gli
altri
parenti
...
Mastro
Nunzio
...
vostra
sorella
...
-
Nossignore
...
si
vergognano
...
C
'
è
stato
un
casa
del
diavolo
!
Io
son
venuto
per
tener
d
'
occhio
il
trattamento
...
E
aprì
l
'
uscio
per
farglielo
vedere
:
una
gran
tavola
carica
di
dolci
e
di
bottiglie
di
rosolio
,
ancora
nella
carta
ritagliata
come
erano
venuti
dalla
città
,
sparsa
di
garofani
e
gelsomini
d
'
Arabia
,
tutto
quello
che
dava
il
paese
,
perché
la
signora
Capitana
aveva
mandato
a
dire
che
ci
volevano
dei
fiori
;
quanti
candelieri
si
erano
potuti
avere
in
prestito
,
a
Sant
'
Agata
e
nell
'
altre
chiese
.
Diodata
ci
aveva
pure
messi
in
bell
'
ordine
tutti
i
tovagliuoli
arrotolati
in
punta
,
come
tanti
birilli
,
che
portavano
ciascuno
un
fiore
in
cima
.
-
Bello
!
bello
!
-
approvò
il
marchese
.
-
Una
cosa
simile
non
l
'
ho
mai
vista
!
...
E
questi
qui
,
cosa
fanno
?
Ai
due
lati
della
tavola
,
come
i
giudei
del
Santo
Sepolcro
ci
erano
Pelagatti
e
Giacalone
,
che
sembravano
di
cartapesta
così
lavati
e
pettinati
.
-
Per
servire
il
trattamento
,
sissignore
!
...
Mastro
Titta
e
l
'
altro
barbiere
suo
compagno
si
son
rifiutati
,
con
un
pretesto
!
...
Vanno
soltanto
nelle
casate
nobili
quei
pezzenti
!
...
Temevano
di
sporcarsi
le
mani
qui
,
loro
che
fanno
tante
porcherie
!
...
Giacalone
,
premuroso
,
corse
tosto
con
una
bottiglia
per
ciascuna
mano
.
Il
marchese
si
schermì
:
-
Grazie
,
figliuol
mio
!
...
Ora
mi
rovini
il
vestito
,
bada
!
-
Di
là
ci
sono
anche
le
tinozze
coi
sorbetti
!
-
aggiunse
don
Santo
.
Ma
appena
aprì
l
'
uscio
della
cucina
,
si
videro
fuggire
delle
donne
che
stavano
a
guardare
dal
buco
della
serratura
.
-
Ho
visto
,
ho
visto
,
caro
parente
.
Lasciateli
stare
;
non
li
spaventate
.
In
quel
momento
si
udì
un
baccano
giù
in
istrada
,
e
corsero
in
tempo
al
balcone
per
vedere
arrivare
la
carrozza
degli
sposi
.
Nanni
l
'
Orbo
,
a
cassetta
,
col
cappello
sino
alle
orecchie
,
faceva
scoppiettare
la
frusta
come
un
carrettiere
,
e
vociava
:
-
Largo
!
...
A
voi
!
...
Guardatevi
!
...
-
Le
mule
,
tolte
allora
dall
'
armento
,
ricalcitravano
e
sbuffavano
,
tanto
che
il
canonico
Lupi
propose
di
smontare
lì
dov
'
erano
,
e
Burgio
s
'
era
già
alzato
per
scavalcare
lo
sportello
.
Ma
le
mule
tutt
'
a
un
tratto
abbassarono
il
capo
insieme
,
e
infilarono
il
portone
a
precipizio
.
-
Morte
subitanea
!
-
esclamò
il
canonico
,
ricadendo
col
naso
sui
ginocchi
della
sposa
.
Salivano
a
braccetto
.
Don
Gesualdo
con
una
spilla
luccicante
nel
bel
mezzo
del
cravattone
di
raso
,
le
scarpe
lucide
,
il
vestito
coi
bottoni
dorati
,
il
sorriso
delle
nozze
sulla
faccia
rasa
di
fresco
;
soltanto
il
bavero
di
velluto
,
troppo
alto
,
che
gli
dava
noia
.
Lei
che
sembrava
più
giovane
e
graziosa
in
quel
vestito
candido
e
spumante
,
colle
braccia
nude
,
un
po
'
di
petto
nudo
,
il
profilo
angoloso
dei
Trao
ingentilito
dalla
pettinatura
allora
in
moda
,
i
capelli
arricciati
alle
tempie
e
fermati
a
sommo
del
capo
dal
pettine
alto
di
tartaruga
:
una
cosa
che
fece
schioccare
la
lingua
al
canonico
,
mentre
la
sposa
andava
salutando
col
capo
a
destra
e
a
sinistra
,
palliduccia
,
timida
,
quasi
sbigottita
,
tutte
quelle
nudità
che
arrossivano
di
mostrarsi
per
la
prima
volta
dinanzi
a
tanti
occhi
e
a
tanti
lumi
.
-
Evviva
gli
sposi
!
evviva
gli
sposi
!
-
si
mise
a
gridare
il
canonico
,
messo
in
allegria
,
sventolando
il
fazzoletto
.
Bianca
prese
il
bacio
della
zia
Cirmena
,
il
bacio
dello
zio
marchese
,
ed
entrò
sola
nelle
belle
stanze
,
dove
non
era
anima
viva
.
-
Ehi
?
ehi
?
bada
che
perdi
il
marito
!
-
le
gridò
dietro
lo
zio
marchese
fra
le
risate
generali
.
-
Ci
siamo
tutti
?
-
borbottò
sottovoce
donna
Sarina
.
Il
canonico
si
affrettò
a
risponder
lui
.
-
Sissignora
.
Poca
brigata
,
vita
beata
!
Dietro
di
loro
saliva
Alessi
,
colla
berretta
in
mano
,
intimidito
da
quei
lumi
e
da
quell
'
apparato
.
Sin
dall
'
uscio
si
mise
a
balbettare
:
-
Mi
manda
la
signora
baronessa
Rubiera
...
Dice
che
non
può
venire
perchè
le
duole
il
capo
...
Manda
a
salutare
la
nipote
,
e
don
Gesualdo
anche
...
-
Vai
in
cucina
,
da
questa
parte
-
gli
rispose
il
marchese
.
-
Di
'
che
ti
dieno
da
bere
.
Don
Gesualdo
approfittò
di
quel
momento
per
raccomandare
sottovoce
a
suo
fratello
:
-
Stai
attento
,
dinanzi
a
tutta
questa
gente
!
...
Ti
metti
a
sedere
,
e
non
ti
muovi
più
.
Come
vedi
fare
a
me
,
fai
tu
pure
.
-
Ho
capito
.
Lascia
fare
a
me
!
La
zia
Cirmena
si
era
impadronita
della
sposa
,
e
aveva
assunta
un
'
aria
matronale
che
la
faceva
sembrare
in
collera
.
Dopo
che
ciascuno
ebbe
preso
posto
nella
bella
sala
cogli
specchi
,
si
fece
silenzio
;
ciascuno
guardando
di
qua
e
di
là
per
fare
qualche
cosa
,
ed
ammirando
coi
cenni
del
capo
.
Alla
fine
il
canonico
credette
di
dover
rompere
il
ghiaccio
:
-
Don
Santo
,
sedetevi
qua
.
Avvicinatevi
;
non
abbiate
timore
.
-
A
me
?
-
rispose
Santo
che
si
sentiva
dar
del
don
lui
pure
.
-
Questo
è
tuo
cognato
,
-
disse
il
marchese
a
Bianca
.
Il
notaro
ripigliò
di
lì
a
un
momento
:
-
Guardate
!
guardate
!
Sembra
lo
sbarco
di
Cristoforo
Colombo
!
Vedevasi
sull
'
uscio
dell
'
anticamera
un
mucchio
di
teste
che
si
pigiavano
,
fra
curiose
e
timide
,
quasi
stesse
per
scoppiare
una
mina
.
Il
canonico
fra
gli
altri
monelli
scorse
Nunzio
,
il
nipotino
di
don
Gesualdo
,
e
gli
fece
segno
d
'
entrare
,
ammiccandogli
.
Ma
il
ragazzo
scappò
via
come
un
selvaggio
;
e
il
canonico
,
sempre
sorridendo
,
disse
:
-
Che
diavoletto
!
...
tutto
sua
madre
...
Il
marchese
,
sdraiato
sulla
sedia
a
bracciuoli
,
accanto
alla
nipote
,
sembrava
un
presidente
,
chiacchierando
soltanto
lui
.
-
Bravo
!
bravo
!
...
Tuo
marito
ha
fatto
le
cose
bene
!
...
Non
ci
manca
nulla
in
questa
casa
!
...
Ci
starai
da
principessa
!
...
Non
hai
che
a
dire
una
parola
...
mostrare
un
desiderio
...
-
Allora
ditegli
che
vi
comperi
delle
altre
mule
-
aggiunse
il
canonico
ridendo
.
-
E
'
vero
;
sei
alquanto
pallida
...
Ti
sei
forse
spaventata
in
carrozza
?
-
Sono
mule
troppo
giovani
...
appena
tolte
dall
'
armento
...
non
ci
sono
avvezze
...
Ora
usano
dei
cavalli
per
la
carrozza
-
disse
il
canonico
.
-
Certamente
!
certamente
!
-
si
affrettò
a
rispondere
don
Gesualdo
.
-
Appena
potrò
.
I
denari
servono
per
spenderli
...
quando
ci
sono
.
Il
marchese
e
il
canonico
Lupi
tenevano
viva
la
conversazione
,
don
Gesualdo
approvando
coi
cenni
del
capo
;
gli
altri
ascoltavano
:
la
zia
Cirmena
con
le
mani
sul
ventre
e
un
sorrisetto
amabile
che
faceva
cascare
le
parole
di
bocca
:
un
sorriso
che
diceva
:
-
Bisogna
pure
!
giacché
son
venuta
!
...
Valeva
proprio
la
pena
di
mettersi
in
gala
!
...
-
Bianca
sembrava
un
'
estranea
,
in
mezzo
a
tutto
quel
lusso
.
E
suo
marito
imbarazzato
anche
lui
,
fra
tanta
gente
,
la
sposa
,
gli
amici
,
i
servitori
,
dinanzi
a
quegli
specchi
nei
quali
si
vedeva
tutto
,
vestito
di
nuovo
,
ridotto
a
guardare
come
facevano
gli
altri
se
voleva
soffiarsi
il
naso
.
-
Il
raccolto
è
andato
bene
!
-
disse
il
marchese
a
voce
più
alta
,
perché
gli
altri
lo
seguissero
dove
voleva
arrivare
.
-
Io
ne
parlo
per
sentita
dire
.
Eh
?
eh
?
massaro
Fortunato
?
...
-
Sissignore
,
grazie
a
Dio
!
...
Sono
i
prezzi
che
non
dicono
!
...
-
Ci
sarà
tanto
da
fare
in
campagna
!
Nel
paese
non
c
'
è
più
nessuno
.
La
zia
Cirmena
allora
non
potè
frenarsi
:
-
Ho
vista
al
balcone
la
cugina
Sganci
...
credevo
che
venisse
,
anzi
!
...
-
Chissà
?
chissà
?
Quella
pioggerella
ch
'
è
caduta
ha
ridotto
la
strada
una
pozzanghera
!
...
Io
stavo
per
rompermi
il
collo
.
Però
dicono
che
fa
bene
alle
vigne
.
Eh
?
eh
?
massaro
Fortunato
?
...
-
Sissignore
,
se
vuol
Dio
!
...
-
Saranno
tutti
a
prepararsi
per
la
vendemmia
.
Noi
soli
no
,
donna
Sarina
!
Noi
beviamo
il
vino
senza
pregare
Dio
per
l
'
acqua
!
...
Bisogna
condurre
la
sposa
a
Giolio
per
la
vendemmia
,
don
Gesualdo
!
...
Vedrai
che
vigne
,
Bianca
!
-
Certo
!
...
è
la
padrona
!
...
certo
!
...
-
Un
momento
!
...
-
esclamò
il
canonico
balzando
in
piedi
.
-
Mi
pare
di
sentir
gente
!
...
Santo
,
che
stava
all
'
erta
,
cogli
occhi
fissi
sul
fratello
,
gli
fece
segno
per
sapere
se
era
ora
d
'
incominciare
il
trattamento
.
Ma
il
canonico
rientrò
dal
balcone
quasi
subito
,
scuotendo
il
capo
.
-
No
!
...
Son
villani
che
tornano
in
paese
.
Oggi
è
sabato
e
arriva
gente
sino
a
tardi
.
-
Io
l
'
avevo
indovinato
!
-
rispose
la
Cirmena
.
-
Ho
l
'
orecchio
fine
!
...
Chi
aspettate
,
voi
?
-
Donna
Giuseppina
Alòsi
,
per
bacco
!
...
Quella
almeno
non
manca
mai
!
-
L
'
avrà
trattenuta
il
cavaliere
...
-
si
lasciò
scappare
il
marchese
,
perdendo
la
pazienza
.
Santo
,
che
s
'
era
già
alzato
,
tornò
a
sedere
mogio
mogio
.
-
Con
permesso
!
con
permesso
!
-
disse
il
canonico
.
-
Un
momento
!
Vo
e
torno
!
Donna
Sarina
gli
corse
dietro
nell
'
anticamera
,
e
si
udì
il
canonico
rispondere
forte
:
-
No
!
Qui
vicino
...
dal
Capitano
!
...
Il
marchese
che
stava
coll
'
orecchio
teso
fingeva
d
'
ammirare
ancora
i
mobili
e
le
stanze
,
e
tornò
a
dire
:
-
Belli
!
belli
!
...
Una
casa
signorile
!
Siete
stati
fortunati
di
potervi
cacciare
nel
nido
dei
La
Gurna
!
...
Eh
!
eh
!
...
Se
ne
videro
qui
delle
feste
...
in
questo
stesso
luogo
!
...
Mi
rammento
...
pel
battesimo
dell
'
ultimo
La
Gurna
...
Corradino
...
Adesso
sono
andati
a
stare
a
Siracusa
,
tutta
la
famiglia
,
dopo
aver
dato
fondo
a
quel
po
'
che
rimaneva
!
...
Mors
tua
vita
mea
!
...
Qui
starete
da
principi
!
...
Eh
!
eh
!
...
son
vecchio
e
la
so
lunga
!
...
Ci
staremmo
bene
anche
noi
,
eh
,
donna
Sarina
?
...
eh
?
Donna
Sarina
si
dimenava
sulla
seggiola
per
tener
la
lingua
in
freno
:
-
Quanto
a
me
!
...
-
disse
poi
-
grazie
a
Dio
!
...
La
prova
è
che
il
ragazzo
La
Gurna
,
Corradino
,
viene
da
me
per
la
villeggiatura
.
Lui
non
ci
ha
colpa
,
povero
innocente
!
-
No
,
no
,
è
meglio
star
seduti
in
una
bella
sedia
soffice
come
questa
,
che
andare
a
buscarsi
il
pane
di
qua
e
di
là
,
come
i
La
Gurna
!
...
quando
si
può
buscarselo
anche
!
...
E
avere
una
buona
tavola
apparecchiata
,
e
la
carrozza
per
far
quattro
passi
dopo
,
e
la
vigna
per
la
villeggiatura
,
e
tutto
il
resto
!
...
La
buona
tavola
soprattutto
!
...
Son
vecchio
,
e
mi
dispiace
che
il
marchesato
non
possa
servirsi
in
tavola
...
Il
fumo
è
buono
soltanto
in
cucina
...
La
so
lunga
...
C
'
è
più
fumo
nella
cucina
,
che
arrosto
sulla
tavola
in
molte
case
...
quelle
che
ci
hanno
lo
stemma
più
grosso
sul
portone
...
e
che
arricciano
più
il
naso
!
...
Se
torno
a
nascere
,
voglio
chiamarmi
mastro
Alfonso
Limòli
,
ed
esser
ricco
come
voi
,
nipote
mio
...
Per
godermi
i
miei
denari
fra
me
e
me
...
senza
invitar
nessuno
...
no
!
...
-
Tacete
!
...
Sento
il
campanello
!
-
interruppe
donna
Sarina
.
-
E
'
un
pezzo
che
suonano
mentre
voi
state
a
predicare
...
Però
era
un
tintinnìo
sommesso
di
gente
povera
.
Santo
corse
ad
aprire
,
e
si
trovò
faccia
a
faccia
col
sagrestano
,
seguito
dalla
moglie
,
la
quale
portava
sotto
il
braccio
un
tovagliuolo
che
pareva
un
sacco
,
quasi
fosse
venuta
per
lo
sgombero
.
Al
primo
momento
don
Luca
rimase
imbarazzato
,
vedendo
il
fratello
di
Speranza
che
gli
aveva
mandato
a
dire
mille
improperi
con
suo
marito
Burgio
;
ma
non
si
perse
d
'
animo
per
questo
,
e
trovò
subito
il
pretesto
:
-
C
'
è
il
canonico
Lupi
?
...
Mia
moglie
,
qui
,
m
'
ha
detto
ch
'
era
montato
in
carrozza
cogli
sposi
...
La
gnà
Grazia
allora
entrò
svolgendo
adagio
adagio
il
tovagliuolo
,
e
ne
cavò
una
caraffina
d
'
acqua
d
'
odore
,
tappata
con
un
batuffoletto
di
cenci
.
-
L
'
acqua
benedetta
!
...
Abbiamo
pensato
per
donna
Bianca
!
E
si
misero
ad
aspettare
tranquillamente
,
marito
e
moglie
,
in
mezzo
alla
sala
.
In
quel
momento
tornò
il
canonico
Lupi
,
rosso
in
viso
,
sbuffando
,
asciugandosi
il
sudore
.
E
a
prevenire
ogni
domanda
si
rivolse
subito
al
padrone
di
casa
,
sorridendo
,
coll
'
aria
indifferente
:
-
Don
Gesualdo
...
se
avete
intenzione
di
farci
fare
la
bocca
dolce
!
...
Mi
pare
che
sia
tempo
!
...
All
'
alba
ho
da
dir
messa
,
prima
d
'
andare
in
campagna
.
-
Vado
?
-
saltò
a
dire
subito
Santo
.
-
Mettiamo
mano
?
Si
alzò
in
piedi
la
sposa
;
si
alzarono
dopo
di
lei
tutti
gli
altri
,
e
rimasero
fermi
ai
loro
posti
,
aspettando
a
chi
toccasse
aprire
la
marcia
.
Il
canonico
si
sbracciava
a
far
dei
segni
a
compare
Santo
,
e
vedendo
che
non
capiva
,
gli
soffiò
colla
voce
di
petto
,
come
in
chiesa
,
allorché
sbagliavasi
la
funzione
:
-
A
voi
!
...
Date
braccio
alla
cognata
!
...
Ma
il
cognato
non
si
sentiva
di
fare
quella
parte
.
Infine
glielo
spinsero
dietro
a
forza
.
Lo
zio
Limòli
intanto
era
passato
avanti
colla
sposa
,
e
il
canonico
borbottò
all
'
orecchio
di
don
Gesualdo
:
-
Credereste
?
...
fa
la
sdegnosa
anche
la
Capitana
!
Lei
che
non
manca
mai
dove
c
'
è
da
leccare
piatti
!
Fa
la
sdegnosa
anch
'
essa
!
Come
se
non
si
sapesse
donde
viene
quella
gran
dama
!
...
No
!
no
!
che
fate
?
...
-
esclamò
a
un
tratto
slanciandosi
verso
compare
Santo
.
Costui
,
persa
la
pazienza
,
quatto
quatto
rimboccavasi
le
maniche
del
vestito
.
Per
fortuna
la
cognata
stava
parlando
collo
zio
Limòli
,
e
non
se
ne
accorse
.
Il
marchese
,
dal
canto
suo
,
era
distratto
,
cercando
di
evitare
Giacalone
e
Pelagatti
che
volevano
servirlo
a
ogni
costo
.
-
Faranno
nascere
qualche
guaio
quei
due
ragazzi
!
-
borbottò
infine
.
Anche
Bianca
abbozzò
un
sorriso
a
quell
'
uscita
,
e
si
scostarono
dalla
tavola
tutti
e
due
,
per
evitare
il
pericolo
.
-
Non
vuol
nulla
!
...
-
tornò
dicendo
il
cognato
don
Santo
,
quasi
si
fosse
tolto
un
gran
peso
dallo
stomaco
.
-
Io
,
per
me
,
gliel
'
ho
offerto
!
...
-
Neanche
un
bicchierino
di
perfetto
amore
?
-
entrò
a
dire
il
canonico
con
galanteria
.
La
zia
Cirmena
si
mise
a
ridere
,
e
Santo
guardò
il
fratello
,
per
vedere
cosa
dovesse
fare
.
-
Eh
!
eh
!
...
-
aggiunse
il
marchese
con
la
sua
tosserella
.
-
Eh
!
eh
!
...
-
Qualcosa
,
zio
?
-
Grazie
,
grazie
,
cara
Bianca
...
Non
ho
più
denti
né
stomaco
...
Sono
invalido
...
Sto
a
vedere
soltanto
...
non
posso
fare
altro
...
Il
canonico
si
fece
pregare
un
po
'
,
e
quindi
trasse
di
tasca
un
fazzoletto
che
sembrava
un
lenzuolo
.
Intanto
la
zia
Cirmena
s
'
empiva
il
borsone
che
portava
al
braccio
,
dov
'
era
ricamato
un
cane
tutto
intero
,
e
ce
n
'
entrava
della
roba
!
Il
canonico
invece
,
che
aveva
le
tasche
sino
al
ginocchio
,
sotto
la
zimarra
,
delle
vere
bisacce
,
poteva
cacciarvi
dentro
tutto
quello
che
voleva
senza
dare
nell
'
occhio
.
Bianca
pure
regalò
con
le
sue
mani
stesse
una
scatola
di
confetti
al
cognato
Santo
.
-
Per
vostra
sorella
e
i
suoi
ragazzi
...
-
Di
'
che
glieli
manda
lei
stessa
...
la
cognata
...
-
soggiunse
Gesualdo
tutto
contento
,
con
un
sorriso
di
gratitudine
per
lei
.
Erano
un
po
'
in
disparte
,
mentre
tutti
gli
altri
si
affollavano
intorno
alla
tavola
.
Egli
allora
le
disse
piano
,
con
una
certa
tenerezza
:
-
Brava
!
mi
piaci
perché
sei
giudiziosa
,
e
cerchi
di
metter
pace
in
famiglia
...
Non
sai
quel
che
c
'
è
stato
!
...
Mia
sorella
specialmente
!
...
M
'
hanno
fatto
andare
tutto
in
veleno
anche
il
giorno
delle
nozze
!
...
Com
'
essa
gli
ispirava
confidenza
,
col
viso
buono
,
stava
per
sfogarsi
del
rimanente
,
senza
avvedersene
,
quando
la
zia
Cirmena
venne
ad
interromperlo
dicendogli
:
-
Pensate
al
sagrestano
;
è
lì
che
aspetta
con
sua
moglie
.
Don
Luca
,
vedendo
arrivare
tanta
grazia
di
Dio
,
finse
di
esser
sorpreso
.
-
Nossignore
!
Non
siamo
venuti
per
i
dolci
...
Non
v
'
incomodate
,
vossignoria
!
-
Sua
moglie
intanto
andava
sciorinando
la
tovaglia
che
pareva
quella
dell
'
altare
.
Lui
invece
,
per
dimostrare
la
sua
gratitudine
,
fingeva
di
guardare
in
aria
,
inarcando
le
ciglia
dalla
sorpresa
.
-
Guarda
,
Grazia
!
...
Quanta
roba
!
...
Ce
ne
sono
stati
spesi
dei
denari
qui
!
-
Poscia
,
appena
don
Gesualdo
volse
le
spalle
,
aiutò
ad
insaccare
anche
lui
.
-
Par
d
'
essere
appestati
!
...
-
borbottò
donna
Sarina
che
rientrava
col
borsone
pieno
insieme
al
canonico
Lupi
.
-
Neppure
i
suoi
fratelli
son
venuti
!
...
avete
visto
?
...
-
Poveretti
!
...
poveretti
!
...
-
rispose
l
'
altro
agitando
la
mano
dinanzi
alla
fronte
,
come
a
dire
che
coloro
non
ci
avevano
più
la
testa
a
segno
.
Poi
si
guardò
intorno
abbassando
la
voce
:
-
Sembrava
che
piangessero
il
morto
,
quando
siamo
andati
a
prendere
la
sposa
!
...
due
gufi
,
tale
e
quale
!
...
Si
rintanavano
di
stanza
in
stanza
,
al
buio
...
Due
gufi
,
tale
e
quale
!
...
Donna
Bianca
,
invece
,
voleva
fare
le
cose
con
bella
maniera
...
almeno
pei
riguardi
umani
!
...
Infine
se
si
è
indotta
a
questo
passo
...
Fece
un
altro
segno
,
coll
'
indice
e
il
pollice
in
croce
sulla
bocca
.
E
sbirciando
colla
coda
dell
'
occhio
che
rientravano
in
sala
anche
Bianca
e
suo
marito
,
disse
forte
,
come
in
seguito
di
un
altro
discorso
,
mostrando
il
fazzoletto
pieno
:
-
Sono
le
mie
propine
!
...
frutti
di
stola
...
La
moglie
del
sagrestano
,
che
non
si
era
accorta
della
sposa
aggiunse
:
-
Sono
ancora
lì
,
tutti
e
due
,
dietro
i
vetri
della
finestra
,
al
buio
,
a
guardare
in
piazza
dove
non
c
'
è
nessuno
!
...
come
due
mummie
addirittura
!
...
Donna
Bianca
,
nel
passare
,
udì
quelle
parole
.
-
Tanta
salute
!
-
interruppe
il
sagrestano
vedendo
la
signora
.
-
Sarà
una
festa
per
quei
ragazzi
,
quando
arriveremo
a
casa
!
...
Cinque
figliuoli
,
donna
Bianca
!
...
Poi
,
voltandosi
verso
la
moglie
che
se
ne
andava
barcollando
,
con
quell
'
altro
fardello
sulla
pancia
:
-
Salute
e
figli
maschi
!
...
La
roba
ce
l
'
avete
!
...
Ora
pregheremo
il
Signore
di
darvi
i
figliuoli
...
Vogliamo
vedervi
come
Grazia
fra
nove
mesi
...
Il
marchese
per
tagliar
corto
l
'
accomiatò
:
-
Va
bene
!
Buona
sera
,
caro
don
Luca
!
Nell
'
altra
stanza
,
appena
furono
usciti
gli
invitati
,
si
udì
un
baccano
indiavolato
.
I
vicini
,
la
gente
di
casa
,
Brasi
Camauro
,
Giacalone
,
Nanni
l
'
Orbo
,
una
turba
famelica
,
piombò
sui
rimasugli
del
trattamento
,
disputandosi
i
dolciumi
,
strappandoseli
di
mano
,
accapigliandosi
fra
di
loro
.
E
compare
Santo
,
col
pretesto
di
difendere
la
roba
,
abbrancava
quel
che
poteva
,
e
se
lo
ficcava
da
per
tutto
,
in
bocca
,
nelle
tasche
,
dentro
la
camicia
.
Nunzio
,
il
ragazzo
di
Burgio
,
entrato
come
un
gatto
,
si
era
arrampicato
sulla
tavola
,
e
s
'
arrabbattava
a
calci
e
pugni
anche
lui
,
strillando
come
un
ossesso
;
gli
altri
monelli
carponi
sotto
.
Don
Gesualdo
,
infuriato
,
voleva
correre
col
bastone
a
far
cessare
quella
baraonda
;
ma
lo
zio
marchese
lo
fermò
pel
braccio
!
...
-
Lasciateli
fare
...
tanto
!
...
La
zia
Cirmena
che
si
era
divertita
almeno
un
po
'
,
si
piantò
nel
bel
mezzo
della
stanza
,
guardando
in
faccia
la
gente
,
come
a
dire
ch
'
era
ora
d
'
andarsene
.
In
quel
frattempo
tornò
di
corsa
il
sagrestano
,
ansante
,
con
un
'
aria
di
gran
mistero
:
-
C
'
è
qui
tutto
il
paese
!
...
giù
in
istrada
,
che
stanno
a
vedere
!
...
Il
barone
Zacco
,
i
Margarone
,
la
moglie
di
Mèndola
anche
...
tutti
i
primi
signori
del
paese
!
...
Fa
chiasso
il
vostro
matrimonio
,
don
Gesualdo
!
...
E
se
ne
andò
com
'
era
venuto
,
frettoloso
,
infatuato
.
La
zia
Cirmena
borbottò
:
-
Che
seccatura
!
...
Ci
fosse
almeno
un
'
altra
uscita
!
...
Il
canonico
invece
,
curioso
,
volle
andare
a
vedere
.
Di
rimpetto
,
alla
cantonata
di
San
Sebastiano
,
c
'
era
un
crocchio
di
gente
;
si
vedevano
biancheggiare
dei
vestiti
chiari
nel
buio
della
strada
.
Altri
passavano
lentamente
,
in
punta
di
piedi
,
rasente
al
muro
,
col
viso
rivolto
in
su
.
Si
udiva
parlare
sottovoce
,
delle
risa
soffocate
anche
,
uno
scalpiccìo
furtivo
.
Due
che
tornavano
indietro
dalla
parte
di
Santa
Maria
di
Gesù
si
fermarono
,
vedendo
aprire
il
balcone
.
E
tutti
sgattaiolarono
di
qua
e
di
là
.
Rimase
solo
Ciolla
,
che
fingeva
d
'
andare
pei
fatti
suoi
canticchiando
:
Amore
,
amore
,
che
m
'
hai
fatto
fare
?
Donna
Sarina
e
il
marchese
Limòli
si
erano
avvicinati
anch
'
essi
al
balcone
.
Quest
'
ultimo
allora
disse
:
-
Adesso
potete
andarvene
,
donna
Sarina
.
Non
c
'
è
più
nessuno
laggiù
!
...
La
zia
Cirmena
scattò
su
come
una
molla
:
-
Io
non
ho
paura
,
don
Alfonso
!
...
Io
fo
quel
che
mi
pare
e
piace
!
...
Son
qui
per
far
da
mamma
a
Bianca
...
giacché
non
c
'
è
altra
parente
prossima
.
Non
possiamo
piantar
la
sposa
quasi
fosse
una
trovatella
...
pel
decoro
della
famiglia
almeno
!
...
-
Ah
?
ah
?
...
-
sogghignava
intanto
il
marchese
.
Donna
Sarina
gli
ribatté
sul
muso
,
frenando
a
stento
la
voce
:
-
Non
mi
fate
lo
gnorri
,
don
Alfonso
!
...
Lo
sapete
meglio
di
me
!
...
Deve
premere
anche
a
voi
che
siete
della
famiglia
...
Bisogna
farlo
per
la
gente
...
se
non
per
lei
!
...
-
E
infilò
l
'
uscio
della
camera
nuziale
,
continuando
a
sbraitare
.
-
Va
bene
,
va
bene
!
Non
andate
in
collera
...
Vuol
dire
che
ce
ne
andremo
noi
!
...
Ehi
,
ehi
,
canonico
...
Mi
par
che
sarebbe
tempo
d
'
andarcene
!
...
Un
po
'
di
prudenza
!
...
-
Ah
!
ah
!
...
Ah
!
ah
!
-
chiocciava
il
canonico
.
-
Buona
notte
,
nipoti
miei
!
Vi
dò
pure
la
benedizione
che
non
costa
nulla
...
Bianca
s
'
era
fatta
pallida
come
un
cencio
lavato
.
Si
alzò
anche
lei
,
con
un
lieve
tremito
nei
muscoli
del
mento
,
coi
begli
occhi
turchini
che
sembravano
smarriti
,
incespicando
nel
vestito
nuovo
,
e
balbettò
:
-
Zio
!
...
sentite
,
zio
!
...
-
E
lo
tirò
in
disparte
per
parlargli
sottovoce
,
con
calore
.
-
Sono
pazzi
!
-
interruppe
il
marchese
ad
alta
voce
accalorandosi
anche
lui
.
-
Pazzi
da
legare
!
Se
torno
a
nascere
,
lo
dirò
anche
a
loro
,
voglio
chiamarmi
mastro
Alfonso
Limòli
!
...
-
Bravo
!
-
sghignazzò
il
canonico
.
-
Mi
piace
quello
che
dite
!
-
Buona
notte
!
buona
notte
!
Non
ci
pensare
!
Andrò
da
loro
domattina
...
E
fra
nove
mesi
,
ricordati
bene
,
voglio
essere
invitato
di
nuovo
pel
battesimo
...
il
canonico
Lupi
ed
io
...
noi
due
soli
...
Non
ci
sarà
neppure
bisogno
della
cugina
Cirmena
!
...
-
Poca
brigata
,
vita
beata
!
-
conchiuse
l
'
altro
.
Don
Gesualdo
li
accompagnò
sino
all
'
uscio
,
solleticato
internamente
dai
complimenti
del
canonico
,
il
quale
non
finiva
dal
dirgli
che
aveva
fatto
le
cose
ammodo
:
-
Peccato
che
non
sieno
venuti
tutti
gli
invitati
!
Avrebbero
visto
che
spendete
da
Cesare
.
Mi
sorprende
per
la
signora
Sganci
!
...
Anche
la
baronessa
Rubiera
sarebbe
stata
contenta
di
vedere
come
le
rispettate
la
nipote
...
che
non
siete
di
quelli
che
hanno
il
pugno
stretto
...
giacché
dovete
esser
soci
fra
poco
.
-
Eh
!
eh
!
-
rispose
don
Gesualdo
che
si
sentiva
ribollire
in
quel
punto
i
denari
male
spesi
.
-
C
'
è
tempo
!
c
'
è
tempo
!
Ne
deve
passare
prima
dell
'
acqua
sotto
il
ponte
che
non
c
'
è
più
...
Diteglielo
pure
,
alla
signora
baronessa
.
-
Come
?
come
?
Se
era
cosa
intesa
?
Se
dovete
esser
soci
?
-
I
miei
soci
son
questi
qua
!
-
ripeté
don
Gesualdo
battendo
sul
taschino
.
-
Non
vorrei
che
la
signora
baronessa
Rubiera
avesse
a
vergognarsi
d
'
avermi
per
compagno
...
diteglielo
pure
!
-
Ha
ragione
!
-
aggiunse
il
marchese
fermandosi
a
metà
della
scala
.
-
Ha
l
'
amor
proprio
dei
suoi
denari
,
che
diavolo
!
...
La
cugina
Rubiera
avrebbe
potuto
degnarsi
...
Non
si
sarebbe
guastato
il
sangue
per
così
poco
,
lei
!
...
-
Chissà
?
chissà
perché
non
è
venuta
?
...
Ci
dev
'
essere
qualch
'
altro
motivo
...
Poi
,
gli
affari
...
è
un
'
altra
cosa
...
Pensateci
bene
!
...
Vi
mancherà
un
appoggio
!
...
Li
avrete
tutti
nemici
allora
!
...
-
Tutti
nemici
...
oh
bella
!
perché
?
-
Pei
vostri
denari
,
caspita
!
...
Perché
potete
mettere
anche
voi
le
mani
nel
piatto
!
...
Poi
vi
siete
imparentato
con
loro
!
...
Uno
schiaffo
,
caro
mio
!
Uno
schiaffo
che
avete
dato
a
tutti
quanti
!
-
Sapete
cosa
ho
da
dirvi
?
-
si
mise
a
strillare
allora
il
marchese
levando
il
capo
in
su
.
-
Che
se
non
avessi
il
vitalizio
della
mia
commenda
di
Malta
per
non
crepare
di
fame
,
sarei
costretto
a
dare
uno
schiaffo
anch
'
io
a
tutta
la
nobile
parentela
...
Sarei
costretto
a
scopar
le
strade
!
...
E
se
ne
andò
borbottando
.
-
Don
Gesualdo
,
-
disse
Nanni
l
'
Orbo
facendo
capolino
dalla
cucina
.
-
Son
qui
i
ragazzi
che
vorrebbero
baciar
la
mano
alla
padrona
...
se
non
c
'
è
più
nessuno
...
-
Spicciatevi
!
spicciatevi
!
-
rispose
lui
infastidito
.
Prima
s
'
affollarono
sulla
soglia
simili
a
un
branco
di
pecore
;
poscia
,
dopo
Nanni
l
'
Orbo
,
sfilarono
dietro
tutti
gli
altri
,
col
sorriso
goffo
,
il
berretto
in
mano
,
le
donne
salutando
sino
a
terra
come
in
chiesa
,
imbacuccate
nelle
mantelline
.
-
Questa
è
Diodata
,
-
disse
Nanni
l
'
Orbo
.
-
Una
povera
orfanella
che
il
padrone
ha
mantenuto
per
carità
.
-
Sissignora
!
...
Tanta
salute
!
...
-
E
Diodata
non
seppe
più
che
dire
.
-
Un
cuore
tanto
fatto
,
don
Gesualdo
!
-
seguitò
Nanni
l
'
Orbo
accalorandosi
.
-
Gli
ha
fatto
anche
la
dote
!
Domeneddio
l
'
aiuta
per
questo
!
Don
Gesualdo
andava
spegnendo
i
lumi
.
Poi
si
voltò
tutto
di
nuovo
vestito
,
che
Diodata
non
osava
nemmeno
alzare
gli
occhi
su
di
lui
,
e
conchiuse
:
-
Va
bene
.
Siete
contenti
?
-
Sissignore
,
-
rispose
Nanni
l
'
Orbo
,
guardando
con
tenerezza
Diodata
.
-
Contentoni
!
...
può
dirlo
anche
lei
!
...
-
E
'
un
pezzo
che
compare
Nanni
teneva
d
'
occhio
a
quei
baiocchi
,
per
non
lasciarseli
sfuggire
!
-
aggiunse
Brasi
Camauro
.
-
E
'
nato
col
berretto
in
testa
!
-
Sposa
Diodata
,
-
narrò
allora
alla
moglie
don
Gesualdo
.
-
La
marito
con
lui
.
Il
camparo
aggiunse
altre
informazioni
,
ridendo
:
-
Si
correvano
dietro
!
Bisognava
far
la
guardia
a
loro
pure
!
...
Il
padrone
mi
dovrebbe
ancora
qualche
regaluccio
per
quest
'
altra
custodia
che
non
era
nel
patto
!
...
Allora
scoppiò
una
risata
generale
,
perché
compare
Carmine
era
molto
lepido
,
di
solito
.
La
ragazza
,
tutta
una
fiamma
,
gli
lanciò
un
'
occhiata
di
bestia
selvaggia
.
-
Non
è
vero
!
nossignore
,
don
Gesualdo
!
...
-
Sì
!
sì
!
e
Brasi
Camauro
anche
!
e
Giacalone
,
allorché
veniva
pel
carro
!
...
Tutti
d
'
amore
e
d
'
accordo
,
insieme
!
...
Le
risate
non
finivano
più
;
Nanni
l
'
Orbo
pel
primo
,
che
si
teneva
i
fianchi
.
Solo
Diodata
,
rossa
come
il
fuoco
,
colle
lagrime
agli
occhi
,
s
'
affannava
a
ripetere
:
-
Nossignore
!
...
non
è
vero
!
...
Come
potete
dirlo
,
compare
Carmine
?
...
non
ne
avete
coscienza
?
Donna
Sarina
comparve
di
nuovo
sull
'
uscio
,
colle
braccia
incrociate
,
senza
profferire
una
parola
;
soltanto
i
fiori
che
le
si
agitavano
sul
capo
parlavano
per
lei
.
-
Ora
basta
!
-
conchiuse
il
padrone
.
-
Andatevene
,
ch
'
è
tardi
.
Essi
salutarono
un
'
altra
volta
,
inchinandosi
goffamente
,
balbettando
confusamente
in
coro
,
urtandosi
nell
'
uscire
,
e
se
ne
andarono
con
un
calpestìo
pesante
di
bestiame
grosso
.
Appena
fuori
cominciarono
a
ridere
e
scherzare
fra
di
loro
;
Brasi
Camauro
e
Pelagatti
dandosi
degli
spintoni
;
Nanni
l
'
Orbo
e
compare
Carmine
barattando
parolacce
e
ingiurie
atroci
,
colle
braccia
l
'
uno
al
collo
dell
'
altro
,
come
due
fratelli
messi
in
allegria
dal
vino
bevuto
.
Una
baldoria
che
fece
ridere
anche
lo
stesso
don
Gesualdo
.
-
Son
come
le
bestie
!
-
diss
'
egli
rientrando
.
-
Non
dar
retta
,
cara
Bianca
!
-
Un
momento
!
-
strillò
la
zia
Cirmena
respingendolo
colle
mani
,
quasi
egli
stesse
per
farle
violenza
.
-
Non
potete
entrare
adesso
!
fuori
!
fuori
!
E
gli
chiuse
l
'
uscio
sul
muso
.
Diodata
risalì
di
corsa
in
quel
punto
,
scalmanata
,
colle
lagrime
agli
occhi
.
-
Don
Gesualdo
!
...
Non
vogliono
lasciarmi
andare
pei
fatti
miei
!
...
Li
sentite
,
laggiù
?
...
compare
Nanni
e
tutti
gli
altri
!
...
-
Ebbene
?
Che
c
'
è
?
Non
dev
'
essere
tuo
marito
?
...
-
Sissignore
...
Dice
per
questo
!
...
ch
'
è
il
padrone
...
Non
mi
lasciano
andare
in
pace
!
...
tutti
quanti
!
-
Aspetta
!
aspetta
,
che
piglio
un
bastone
!
-
No
!
no
!
-
gridò
Nanni
dalla
strada
.
-
Ce
ne
andiamo
a
casa
.
Nessuno
la
tocca
.
-
Senti
?
Nessuno
ti
tocca
.
Vattene
...
Che
fai
adesso
?
Essa
,
stando
due
scalini
più
giù
,
gli
aveva
presa
la
mano
di
nascosto
,
e
andava
baciandola
come
un
vero
cane
affezionato
e
fedele
:
-
Benedicite
!
...
benedicite
!
...
-
Ora
ricomincia
il
piagnisteo
!
-
sbuffò
lui
.
-
Non
ho
un
momento
di
pace
,
questa
sera
!
...
-
Nossignore
...
senza
piagnisteo
...
Tanta
salute
a
vossignoria
!
...
e
alla
vostra
sposa
anche
!
...
E
'
che
volevo
baciarvi
la
mano
per
l
'
ultima
volta
!
...
Mi
tremano
un
po
'
le
gambe
...
Tanto
bene
che
mi
avete
fatto
,
vossignoria
!
...
-
Be
'
!
be
'
!
...
Sta
allegra
tu
pure
!
...
Dev
'
essere
un
giorno
d
'
allegria
questo
!
...
Hai
trovato
un
buon
marito
anche
tu
...
Il
pane
non
te
lo
farà
mancare
...
E
quando
verrà
la
malannata
,
ricordati
che
c
'
è
sempre
il
mio
magazzino
aperto
...
Sei
contenta
anche
tu
?
di
'
?
Essa
rispose
ch
'
era
contenta
,
chinando
il
capo
più
volte
,
giacché
aveva
un
groppo
alla
gola
e
non
poteva
parlare
.
-
Va
bene
!
Ora
vattene
via
contenta
...
e
senza
pensare
ad
altro
,
sai
!
...
senza
pensare
ad
altro
!
...
Com
'
essa
lo
guardava
in
un
certo
modo
,
cogli
occhi
dolorosi
che
sembrava
gli
leggessero
anche
a
lui
il
cruccio
segreto
in
cuore
,
cominciò
a
gridare
per
non
pensarci
,
quasi
fosse
in
collera
.
-
E
senza
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
!
...
senza
pensare
a
questo
e
a
quell
'
altro
...
Il
Signore
c
'
è
per
tutti
...
Anche
tu
sei
una
povera
trovatella
,
e
il
Signore
ti
ha
aiutato
!
...
Al
caso
poi
,
ci
son
qua
io
...
Farò
quello
che
potrò
...
Non
ho
il
cuore
di
sasso
,
no
!
...
Lo
sai
!
Vai
,
vai
;
vattene
via
contenta
!
...
Ma
Diodata
,
che
gli
voltava
le
spalle
,
col
petto
pigiato
contro
la
ringhiera
,
quasi
si
sentisse
morire
dal
crepacuore
,
non
poté
frenare
i
singhiozzi
che
la
scuotevano
dalla
testa
ai
piedi
.
Allora
il
suo
padrone
scappò
a
bestemmiare
:
-
Santo
e
santissimo
!
...
santo
e
santissimo
!
In
quel
momento
comparve
la
zia
Cirmena
in
cima
alla
scala
,
con
lo
scialle
in
testa
,
il
borsone
infilato
al
braccio
,
e
gli
occhi
umidi
di
lagrime
,
come
si
conveniva
alla
parte
di
madre
che
l
'
era
toccata
quella
volta
.
-
Eccomi
qua
,
don
Gesualdo
!
eccomi
qua
!
-
E
stese
le
braccia
come
un
crocifisso
per
buttargliele
al
collo
.
-
Non
ho
bisogno
di
farvi
la
predica
...
Siete
un
uomo
di
giudizio
...
Povera
Bianca
!
...
Sono
commossa
,
guardate
!
Cercò
nel
borsone
il
fazzoletto
di
battista
,
fra
la
roba
di
cui
era
pieno
,
e
si
asciugò
gli
occhi
.
Poi
baciò
di
nuovo
lo
sposo
,
asciugandosi
anche
la
bocca
con
lo
stesso
fazzoletto
,
e
chiamò
il
servitore
che
aspettava
giù
col
lampione
.
-
Don
Camillo
!
Accendete
,
ch
'
è
ora
di
andarsene
.
Don
Camillo
?
ehi
?
cosa
fate
?
dormite
?
Dalla
strada
rispose
Ciolla
,
ripassando
col
chitarrino
:
Amore
,
amore
,
che
m
'
hai
fatto
fare
?
E
degli
altri
sfaccendati
gli
andavano
dietro
,
facendogli
l
'
accompagnamento
coi
grugniti
.
-
No
!
-
esclamò
la
zia
Cirmena
piantandosi
dinanzi
al
nipote
,
quasi
ad
impedirgli
di
fare
una
pazzia
.
-
Non
date
retta
...
Sono
ubbriachi
!
...
canaglia
che
crepano
d
'
invidia
!
Andate
a
trovare
vostra
moglie
piuttosto
!
Ve
la
raccomando
...
non
va
presa
come
le
altre
...
Siamo
fatti
di
un
'
altra
pasta
...
tutta
la
famiglia
...
Mi
pare
di
lasciare
il
sangue
mio
nelle
vostre
mani
adesso
!
...
Non
ho
avuto
figliuole
...
non
ho
mai
provato
una
cosa
simile
!
...
Mi
sento
tutta
sconvolta
!
...
No
!
no
!
Non
badate
a
me
!
...
mi
calmerò
...
Voi
,
don
Camillo
,
andate
avanti
col
lume
...
Egli
volse
le
spalle
.
-
Quante
chiacchiere
!
Infine
siamo
marito
e
moglie
sì
o
no
?
-
Entrando
nella
camera
nuziale
trasse
un
sospirone
.
-
Ah
!
se
Dio
vuole
,
è
finita
!
Ce
n
'
è
voluto
...
ma
è
finita
,
se
Dio
vuole
!
...
Non
lo
fo
più
,
com
'
è
vero
Iddio
,
se
si
ha
a
ricominciare
da
capo
!
...
Voleva
far
ridere
anche
la
sposa
,
metterla
un
po
'
di
buon
umore
,
per
star
meglio
insieme
in
confidenza
,
come
dev
'
essere
fra
marito
e
moglie
.
Ma
lei
,
ch
'
era
seduta
dinanzi
allo
specchio
,
voltando
le
spalle
all
'
uscio
,
si
riscosse
udendolo
entrare
,
e
avvampò
in
viso
.
Indi
si
fece
smorta
più
di
prima
,
e
i
lineamenti
delicati
parvero
affilarlesi
a
un
tratto
maggiormente
.
Proprio
quello
che
aveva
detto
la
zia
Cirmena
!
Una
ragazza
che
vi
basiva
per
un
nulla
,
e
v
'
imbrogliava
la
lingua
e
le
mani
.
Gli
seccava
,
ecco
,
quel
giorno
di
nozze
che
non
gli
aveva
dato
un
sol
momento
buono
.
-
Ehi
?
...
Perchè
non
dici
nulla
?
...
Cos
'
hai
?
...
-
Rimase
un
momento
imbarazzato
,
senza
saper
che
dire
neppure
lui
,
umiliato
nel
suo
bel
vestito
nuovo
,
in
mezzo
ai
suoi
mobili
che
gli
costavano
un
occhio
del
capo
.
-
Senti
...
s
'
è
così
...
se
la
pigli
su
quel
verso
anche
tu
...
Allora
ti
saluto
e
vo
a
dormire
su
di
una
sedia
,
com
'
è
vero
Dio
!
...
Essa
balbettò
qualche
parola
inintelligibile
,
un
gorgoglìo
di
suoni
timidi
e
confusi
,
e
chinò
il
capo
ubbidiente
,
per
cominciare
a
togliersi
il
pettine
di
tartaruga
,
colle
mani
gracili
e
un
po
'
sciupacchiate
alle
estremità
di
ragazza
povera
avvezza
a
far
di
tutto
in
casa
.
-
Brava
!
brava
!
Così
mi
piaci
!
...
Se
andiamo
d
'
accordo
come
dico
io
,
la
nostra
casa
andrà
avanti
...
avanti
assai
!
Te
lo
dico
io
!
Faremo
crepare
gli
invidiosi
...
Hai
visto
stasera
,
che
non
son
voluti
venire
alle
nozze
?
...
Quante
spese
buttate
via
!
...
Hai
visto
che
mi
mangiavo
il
fegato
e
ridevo
?
...
Riderà
meglio
chi
ride
l
'
ultimo
!
...
Via
,
via
,
perchè
ti
tremano
così
le
mani
?
...
non
sono
tuo
marito
adesso
?
...
a
dispetto
degli
invidiosi
!
...
Che
paura
hai
?
...
Senti
!
...
quel
Ciolla
!
...
mi
farà
fare
uno
sproposito
!
...
Essa
tornò
a
balbettare
qualche
parola
indistinta
,
che
le
spirò
di
nuovo
sulle
labbra
smorte
,
e
alzò
per
la
prima
volta
gli
occhi
su
di
lui
,
quegli
occhi
turchini
e
dolci
che
gli
promettevano
la
sposa
amorevole
e
ubbidiente
che
gli
avevano
detto
.
Allora
egli
tutto
contento
,
con
un
risata
larga
che
gli
spianò
il
viso
ed
il
cuore
,
riprese
:
-
Lascialo
cantare
.
Non
me
ne
importa
adesso
di
Ciolla
...
di
lui
e
di
tutti
gli
altri
!
...
Crepano
d
'
invidia
perché
i
miei
affari
vanno
a
gonfie
vele
,
grazie
a
Dio
!
Non
te
ne
pentirai
,
no
,
di
quello
che
hai
fatto
!
...
Sei
buona
!
...
non
hai
la
superbia
di
tutti
i
tuoi
...
In
cuore
gli
si
gonfiava
un
'
insolita
tenerezza
,
mentre
l
'
aiutava
a
spettinarsi
.
Proprio
le
sue
grosse
mani
che
aiutavano
una
Trao
,
e
si
sentivano
divenir
leggere
leggere
fra
quei
capelli
fini
!
Gli
occhi
di
lui
si
accendevano
sulle
trine
che
le
velavano
gli
omeri
candidi
e
delicati
,
sulle
maniche
brevi
e
rigonfie
che
le
mettevano
quasi
delle
ali
alle
spalle
.
Gli
piaceva
la
peluria
color
d
'
oro
che
le
fioriva
agli
ultimi
nodi
delle
vertebre
,
le
cicatrici
lasciatele
dal
vaccinatore
inesperto
sulle
braccia
esili
e
bianche
,
quelle
mani
piccole
,
che
avevano
lavorato
come
le
sue
,
e
tremavano
sotto
i
suoi
occhi
,
quella
nuca
china
che
impallidiva
e
arrossiva
,
tutti
quei
segni
umili
di
privazioni
che
l
'
avvicinavano
a
lui
.
-
Voglio
che
tu
sii
meglio
di
una
regina
,
se
andiamo
d
'
accordo
come
dico
io
!
...
Tutto
il
paese
sotto
i
piedi
voglio
metterti
!
...
Tutte
quelle
bestie
che
ridono
adesso
e
si
divertono
alle
nostre
spalle
!
...
Vedrai
!
vedrai
!
...
Ha
buon
stomaco
,
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
da
tenersi
in
serbo
per
anni
ed
anni
tutto
quello
che
vuole
...
e
buone
gambe
pure
...
per
arrivare
dove
vuole
...
Tu
sei
buona
e
bella
!
...
roba
fine
!
...
roba
fine
sei
!
...
Essa
rannicchiò
il
capo
nelle
spalle
,
simile
a
una
colomba
trepidante
che
stia
per
esser
ghermita
.
-
Ora
ti
voglio
bene
davvero
,
sai
!
...
Ho
paura
di
toccarti
colle
mani
...
Ho
le
mani
grosse
perchè
ho
tanto
lavorato
...
non
mi
vergogno
a
dirlo
...
Ho
lavorato
per
arrivare
a
questo
punto
...
Chi
me
l
'
avrebbe
detto
?
...
Non
mi
vergogno
,
no
!
Tu
sei
bella
e
buona
...
Voglio
farti
come
una
regina
...
Tutti
sotto
i
tuoi
piedi
!
...
questi
piedini
piccoli
!
Hai
voluto
venirci
tu
stessa
...
con
questi
piedini
piccoli
...
nella
mia
casa
...
La
padrona
!
...
la
signora
bella
mia
!
...
Guarda
,
mi
fai
dire
delle
sciocchezze
!
...
Ma
essa
aveva
l
'
orecchio
altrove
.
Pareva
guardasse
nello
specchio
,
lontano
,
lontano
.
-
A
che
pensi
?
ancora
al
Ciolla
?
...
Vo
a
finire
in
prigione
,
la
prima
notte
di
matrimonio
!
...
-
No
!
-
interruppe
lei
balbettando
,
con
un
filo
di
voce
.
-
No
...
sentite
...
devo
dirvi
una
cosa
...
Sembrava
che
non
avesse
più
una
goccia
di
sangue
nelle
vene
,
tanto
era
pallida
e
sbattuta
.
Mosse
le
labbra
tremanti
due
o
tre
volte
.
-
Parla
,
-
rispose
lui
.
-
Tutto
quello
che
desideri
...
Voglio
che
sii
contenta
tu
pure
!
...
Com
'
era
di
luglio
,
e
faceva
un
gran
caldo
,
si
tolse
anche
il
vestito
,
aspettando
.
Ella
si
tirò
indietro
bruscamente
,
quasi
avesse
ricevuto
un
urto
in
pieno
petto
;
e
s
'
irrigidì
,
tutta
bianca
,
cogli
occhi
cerchiati
di
nero
.
-
Parla
,
parla
!
...
Dimmelo
qui
all
'
orecchio
...
qui
che
nessuno
ci
sente
!
...
Rideva
tutto
contento
colla
risata
grossolana
,
nell
'
impeto
caldo
che
cominciava
a
fargli
girare
il
capo
,
balbettando
e
anfanando
,
in
maniche
di
camicia
,
stringendosi
sul
cuore
che
gli
batteva
fino
in
gola
quel
corpo
delicato
che
sentiva
rabbrividire
e
quasi
ribellarsi
;
e
come
le
sollevava
il
capo
dolcemente
si
sentì
cascar
le
braccia
.
Ella
si
asciugò
gli
occhi
febbrili
,
col
viso
tuttora
contratto
dolorosamente
.
-
Ah
!
...
che
gusto
!
...
Aveva
ragione
la
zia
Cirmena
!
...
Bel
divertimento
!
...
Dopo
tanti
stenti
,
tanti
bocconi
amari
!
...
tante
spese
fatte
!
...
Si
dovrebbe
essere
così
contenti
qui
...
due
che
si
volessero
bene
!
...
Nossignore
!
neanche
questo
mi
tocca
!
Neanche
il
giorno
delle
nozze
,
santo
e
santissimo
!
...
Dimmi
almeno
che
hai
!
...
-
Non
badate
a
me
...
Sono
troppo
agitata
...
-
Ah
!
quel
Ciolla
!
...
ancora
!
...
Com
'
è
vero
Dio
,
gli
tiro
addosso
un
vaso
di
fiori
adesso
!
...
Voglio
far
la
festa
anche
a
lui
,
la
prima
notte
di
matrimonio
!
PARTE
SECONDA
I
-
Tre
onze
e
quindici
!
...
Uno
!
...
due
!
...
-
Quattr
'
onze
!
-
replicò
don
Gesualdo
impassibile
.
Il
barone
Zacco
si
alzò
,
rosso
come
se
gli
pigliasse
un
accidente
.
Annaspò
alquanto
per
cercare
il
cappello
,
e
fece
per
andarsene
.
Ma
giunto
sulla
soglia
tornò
indietro
a
precipizio
,
colla
schiuma
alla
bocca
,
quasi
fuori
di
sé
,
gridando
:
-
Quattro
e
quindici
!
...
E
si
fermò
ansante
dinanzi
alla
scrivania
dei
giurati
,
fulminando
il
suo
contradittore
cogli
occhi
accesi
.
Don
Filippo
Margarone
,
Peperito
e
gli
altri
del
Municipio
che
presiedevano
all
'
asta
delle
terre
comunali
,
si
parlarono
all
'
orecchio
fra
di
loro
.
Don
Gesualdo
tirò
su
una
presa
,
seguitando
a
fare
tranquillamente
i
suoi
conti
nel
taccuino
che
teneva
aperto
sulle
ginocchia
.
Indi
alzò
il
capo
,
e
ribatté
con
voce
calma
:
-
Cinque
onze
!
Il
barone
diventò
a
un
tratto
come
un
cencio
lavato
.
Si
soffiò
il
naso
;
calcò
il
cappello
in
testa
,
e
poi
infilò
l
'
uscio
,
sbraitando
:
-
Ah
!
...
quand
'
è
così
!
...
giacch
'
è
un
puntiglio
!
...
una
personalità
!
...
Buon
giorno
a
chi
resta
!
I
giurati
si
agitavano
sulle
loro
sedie
quasi
avessero
la
colica
.
Il
canonico
Lupi
si
alzò
di
botto
,
e
corse
a
dire
una
parola
all
'
orecchio
di
don
Gesualdo
,
passandogli
un
braccio
al
collo
.
-
Nossignore
,
-
rispose
ad
alta
voce
costui
.
-
Non
ho
di
queste
sciocchezze
...
Fo
i
miei
interessi
,
e
nulla
più
.
Nel
pubblico
che
assisteva
all
'
asta
corse
un
mormorìo
.
Tutti
gli
altri
concorrenti
si
erano
tirati
indietro
,
sgomenti
,
cacciando
fuori
tanto
di
lingua
.
Allora
si
alzò
in
piedi
il
baronello
Rubiera
,
pettoruto
,
lisciandosi
la
barba
scarsa
,
senza
badare
ai
segni
che
gli
faceva
da
lontano
don
Filippo
,
e
lasciò
cadere
la
sua
offerta
,
coll
'
aria
addormentata
di
uno
che
non
gliene
importa
nulla
del
denaro
:
-
Cinque
onze
e
sei
!
...
Dico
io
!
...
-
Per
l
'
amor
di
Dio
,
-
gli
soffiò
nelle
orecchie
il
notaro
Neri
tirandolo
per
la
falda
.
-
Signor
barone
,
non
facciamo
pazzie
!
...
-
Cinque
onze
e
sei
!
-
replicò
il
baronello
senza
dar
retta
,
guardando
in
giro
trionfante
.
-
Cinque
e
quindici
.
Don
Ninì
si
fece
rosso
,
e
aprì
la
bocca
per
replicare
;
ma
il
notaro
gliela
chiuse
con
la
mano
.
Margarone
stimò
giunto
il
momento
di
assumere
l
'
aria
presidenziale
.
-
Don
Gesualdo
!
...
Qui
non
stiamo
per
scherzare
!
...
Avrete
denari
...
non
dico
di
no
...
ma
è
una
bella
somma
...
per
uno
che
sino
a
ieri
l
'
altro
portava
i
sassi
sulle
spalle
...
sia
detto
senza
offendervi
...
Onestamente
...
"
Guardami
quel
che
sono
,
e
non
quello
che
fui
"
dice
il
proverbio
...
Ma
il
comune
vuole
la
sua
garanzia
.
Pensateci
bene
!
...
Sono
circa
cinquecento
salme
...
Fanno
...
fanno
...
-
E
si
mise
gli
occhiali
,
scrivendo
cifre
sopra
cifre
.
-
So
quello
che
fanno
,
-
rispose
ridendo
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Ci
ho
pensato
portando
i
sassi
sulle
spalle
...
Ah
!
signor
don
Filippo
,
non
sapete
che
soddisfazione
,
essere
arrivato
sin
qui
,
faccia
a
faccia
con
vossignoria
e
con
tutti
questi
altri
padroni
miei
,
a
dire
ciascuno
le
sue
ragioni
,
e
fare
il
suo
interesse
!
Don
Filippo
posò
gli
occhiali
sullo
scartafaccio
;
volse
un
'
occhiata
stupefatta
ai
suoi
colleghi
a
destra
e
a
sinistra
,
e
tacque
rimminchionito
.
Nella
folla
che
pigiavasi
all
'
uscio
nacque
un
tafferuglio
.
Mastro
Nunzio
Motta
voleva
entrare
a
ogni
costo
,
e
andare
a
mettere
le
mani
addosso
al
suo
figliuolo
che
buttava
così
i
denari
.
Burgio
stentava
a
frenarlo
.
Margarone
suonò
il
campanello
per
intimar
silenzio
.
-
Va
bene
!
...
va
benissimo
!
...
Ma
intanto
la
legge
dice
...
Come
seguitava
a
tartagliare
,
quella
faccia
gialla
di
Canali
gli
suggerì
la
risposta
,
fingendo
di
soffiarsi
il
naso
.
-
Sicuro
!
...
Chi
garantisce
per
voi
?
...
La
legge
dice
...
-
Mi
garantisco
da
me
,
-
rispose
don
Gesualdo
posando
sulla
scrivania
un
sacco
di
doppie
che
cavò
fuori
dalla
cacciatora
.
A
quel
suono
tutti
spalancarono
gli
occhi
.
Don
Filippo
ammutolì
.
-
Signori
miei
!
...
-
strillò
il
barone
Zacco
rientrando
infuriato
.
-
Signori
miei
!
...
guardate
un
po
'
!
a
che
siam
giunti
!
...
-
Cinque
e
quindici
!
-
replicò
don
Gesualdo
tirando
un
'
altra
presa
.
-
Offro
cinque
onze
e
quindici
tarì
a
salma
per
la
gabella
delle
terre
comunali
.
Continuate
l
'
asta
,
signor
don
Filippo
.
Il
baronello
Rubiera
scattò
su
come
una
molla
,
con
tutto
il
sangue
al
viso
.
Non
l
'
avrebbero
tenuto
neppure
le
catene
.
-
A
sei
onze
!
-
balbettò
fuori
di
sé
.
-
Fo
l
'
offerta
di
sei
onze
a
salma
.
-
Portatelo
fuori
!
Portatelo
via
!
-
strillò
don
Filippo
alzandosi
a
metà
.
Alcuni
battevano
le
mani
.
Ma
don
Ninì
ostinavasi
,
pallido
come
la
sua
camicia
adesso
.
-
Sissignore
!
a
sei
onze
la
salma
!
Scrivete
la
mia
offerta
,
segretario
!
-
Alto
!
-
gridò
il
notaro
levando
tutte
e
due
le
mani
in
aria
.
-
Per
la
legalità
dell
'
offerta
!
...
fo
le
mie
riserve
!
...
E
si
precipitò
sul
baronello
,
come
s
'
accapigliassero
.
Lì
,
nel
vano
del
balcone
,
faccia
a
faccia
,
cogli
occhi
fuori
dell
'
orbita
,
soffiandogli
in
viso
l
'
alito
infuocato
:
-
Signor
barone
!
...
quando
volete
buttare
il
denaro
dalla
finestra
!
...
andate
a
giuocare
a
carte
!
...
giuocatevi
il
denaro
di
tasca
vostra
soltanto
!
...
Don
Ninì
sbuffava
peggio
di
un
toro
infuriato
.
Peperito
aveva
chiamato
con
un
cenno
il
canonico
Lupi
,
e
s
'
erano
messi
a
confabulare
sottovoce
,
chinati
sulla
scrivania
,
agitando
il
capo
come
due
galline
che
beccano
nello
stesso
tegame
.
Era
tanta
la
commozione
che
le
mani
del
canonico
tremavano
sugli
scartafacci
.
Il
cavaliere
lo
prese
per
un
braccio
e
andarono
a
raggiungere
il
notaro
e
il
baronello
che
disputavano
animatissimi
in
un
canto
della
sala
.
Don
Ninì
cominciava
a
cedere
,
col
viso
floscio
e
le
gambe
molli
.
Il
canonico
allora
fece
segno
a
don
Gesualdo
d
'
accostarsi
lui
pure
.
-
No
,
-
ammiccò
questi
senza
muoversi
.
-
Sentite
!
...
C
'
è
quell
'
affare
della
cauzione
...
Il
ponte
se
n
'
è
andato
,
salute
a
noi
!
...
C
'
è
modo
d
'
accomodare
quell
'
affare
della
cauzione
adesso
...
-
No
,
-
ripigliò
don
Gesualdo
.
Sembrava
una
pietra
murata
.
-
L
'
affare
del
ponte
...
una
miseria
in
confronto
.
-
Villano
!
mulo
!
testa
di
corno
!
-
ricominciò
ad
inveire
il
barone
sottovoce
.
Don
Filippo
,
dopo
il
primo
momento
d
'
agitazione
,
era
tornato
a
sedere
,
asciugandosi
il
sudore
gravemente
.
Intanto
che
il
canonico
parlava
sottovoce
a
mastro
-
don
Gesualdo
,
il
notaro
da
lontano
cominciò
a
far
dei
segni
.
Don
Filippo
si
chinò
all
'
orecchio
di
Canali
.
Sottomano
,
in
voce
di
falsetto
,
il
banditore
replicò
:
-
L
'
ultima
offerta
per
le
terre
del
comune
!
A
sei
onze
la
salma
!
...
Uno
!
...
due
!
...
-
Un
momento
,
signori
miei
!
-
interruppe
don
Gesualdo
-
Chi
garantisce
quest
'
ultima
offerta
?
A
quell
'
uscita
rimasero
tutti
a
bocca
aperta
Don
Filippo
apriva
e
chiudeva
la
sua
senza
trovar
parola
.
Infine
rispose
:
-
L
'
offerta
del
barone
Rubiera
!
...
Eh
?
eh
?
-
Sissignore
.
Chi
garantisce
pel
barone
Rubiera
?
Il
notaro
si
gettò
su
don
Ninì
che
sembrava
volesse
fare
un
massacro
.
Peperito
dimenavasi
come
l
'
avessero
schiaffeggiato
.
Lo
stesso
canonico
allibì
.
Margarone
balbettava
stralunato
.
-
Chi
garantisce
pel
barone
Rubiera
?
...
chi
garantisce
?
...
-
A
un
tratto
mutò
tono
,
volgendola
in
burla
:
-
Chi
garantisce
pel
barone
Rubiera
!
...
Ah
!
ah
!
...
Oh
bella
!
questa
è
grossa
!
-
E
molti
,
al
pari
di
lui
,
si
tenevano
i
fianchi
dalle
risate
.
-
Sissignore
,
-
replicò
don
Gesualdo
imperturbabile
.
-
Chi
garantisce
per
lui
?
La
roba
è
di
sua
madre
.
A
quelle
parole
cessarono
le
risate
,
e
don
Filippo
ricominciò
a
tartagliare
.
La
gente
si
affollava
sull
'
uscio
come
ad
un
teatro
.
Il
canonico
,
che
sembrava
più
pallido
sotto
la
barba
di
quattro
giorni
,
tirava
il
suo
compagno
pel
vestito
.
Il
notaro
era
riuscito
a
cacciare
il
baronello
contro
il
muro
,
mentre
costui
,
in
mezzo
al
baccano
,
vomitava
:
-
Becco
!
...
cuor
contento
!
...
redentore
!
-
La
parola
del
barone
!
-
disse
infine
don
Filippo
.
-
La
parola
del
barone
Rubiera
val
più
delle
vostre
doppie
!
...
don
...
don
...
-
Don
Filippo
!
-
interruppe
l
'
altro
senza
perdere
la
sua
bella
calma
.
-
Ho
qui
dei
testimoni
per
metter
tutto
nel
verbale
.
-
Va
bene
!
Si
metterà
tutto
nel
verbale
!
...
Scrivete
che
il
baronello
Rubiera
ha
fatto
l
'
offerta
per
incarico
di
sua
madre
!
...
-
Benone
!
-
aggiunse
don
Gesualdo
.
-
Quand
'
è
così
scrivete
pure
che
offro
sei
onze
e
quindici
a
salma
.
-
Pazzo
!
assassino
!
nemico
di
Dio
!
-
si
udì
gridare
mastro
Nunzio
nella
folla
dell
'
altra
sala
.
Successe
un
parapiglia
.
Il
notaro
e
Peperito
spinsero
fuori
dell
'
uscio
il
baronello
che
strepitava
,
agitando
le
braccia
in
aria
.
Dall
'
altro
canto
il
canonico
,
convulso
,
si
gettò
su
don
Gesualdo
,
stringendoglisi
addosso
,
sedendogli
quasi
sulle
ginocchia
,
colle
braccia
al
collo
,
scongiurandolo
sottovoce
,
in
aria
disperata
,
con
parole
di
fuoco
,
ficcandoglisi
nell
'
orecchio
,
scuotendolo
pei
petti
della
giacca
,
quasi
volesse
strapazzarlo
,
per
fargli
sentir
ragione
.
-
Una
pazzia
!
...
Dove
andiamo
,
caro
don
Gesualdo
?
...
-
Non
temete
,
canonico
.
Ho
fatto
i
miei
conti
.
Non
mi
scaldo
la
testa
,
io
.
Don
Filippo
Margarone
suonava
il
campanello
da
cinque
minuti
per
avere
un
bicchier
d
'
acqua
.
I
suoi
colleghi
s
'
asciugavano
il
sudore
anch
'
essi
,
trafelati
.
Solo
don
Gesualdo
rimaneva
seduto
al
suo
posto
come
un
sasso
,
accanto
al
sacchetto
di
doppie
.
A
un
certo
punto
,
dalla
baraonda
ch
'
era
nell
'
altra
stanza
,
irruppe
nella
sala
mastro
Nunzio
Motta
,
stralunato
,
tremante
di
collera
,
coi
capelli
bianchi
irti
sul
capo
,
rimorchiandosi
dietro
il
genero
Burgio
che
tentava
di
trattenerlo
per
la
manica
della
giacca
,
come
un
pazzo
.
-
Signor
don
Filippo
!
...
sono
il
padre
,
sì
o
no
?
...
comando
io
,
sì
o
no
?
...
Se
mio
figlio
Gesualdo
è
matto
!
...
se
vuol
rovinarci
tutti
!
...
c
'
è
la
forza
,
signor
don
Filippo
!
...
Mandate
a
chiamare
don
Liccio
Papa
!
...
-
Speranza
,
dall
'
uscio
,
col
lattante
al
petto
,
che
si
strappava
i
capelli
e
urlava
quasi
l
'
accoppassero
.
-
Per
l
'
amor
di
Dio
!
per
l
'
amor
di
Dio
!
-
supplicava
il
canonico
,
correndo
dall
'
uno
all
'
altro
.
-
I
denari
del
ponte
!
...
Vuole
la
mia
rovina
!
...
Nemico
di
suo
padre
stesso
!
-
urlava
mastro
Nunzio
.
-
Erano
forse
denari
vostri
?
-
scappò
infine
a
gridare
il
canonico
;
-
non
era
sangue
del
figlio
vostro
?
non
li
ha
guadagnati
lui
,
col
suo
lavoro
?
-
Tutti
quanti
erano
in
piedi
,
vociando
.
Si
udiva
Canali
strillare
più
forte
degli
altri
per
chetare
don
Ninì
Rubiera
.
Il
barone
Zacco
avvilito
,
se
ne
stava
colle
spalle
al
muro
,
e
il
cappello
sulla
nuca
.
Il
notaro
era
sceso
a
precipizio
,
facendo
gli
scalini
a
quattro
a
quattro
,
onde
correre
dalla
baronessa
.
Per
le
scale
era
un
via
vai
di
curiosi
:
gente
che
arrivava
ogni
momento
attratta
dal
baccano
che
udivasi
nel
Palazzo
di
Città
.
Santo
Motta
dalla
piazza
additava
il
balcone
,
vociando
a
chi
non
voleva
saperle
le
prodezze
del
fratello
.
S
'
era
affacciata
perfino
donna
Marianna
Sganci
,
coll
'
ombrellino
,
mettendosi
la
mano
dinanzi
agli
occhi
.
-
Com
'
è
vero
Dio
!
...
Io
l
'
ho
fatto
e
io
lo
disfo
!
...
-
urlava
il
vecchio
Motta
inferocito
.
-
Largo
!
largo
!
-
si
udì
in
mezzo
alla
folla
.
Giungeva
don
Giuseppe
Barabba
,
agitando
un
biglietto
in
aria
.
-
Canonico
!
canonico
Lupi
!
...
-
Questi
si
spinse
avanti
a
gomitate
.
-
Va
bene
-
disse
,
dopo
di
aver
letto
.
-
Dite
alla
signora
Sganci
che
va
bene
,
e
la
servo
subito
.
Barabba
corse
a
fare
la
stessa
imbasciata
nell
'
altra
sala
.
Quasi
lo
soffocavano
dalla
ressa
.
Il
canonico
si
buscò
uno
strappo
alla
zimarra
,
mentre
il
barone
stendeva
le
braccia
per
leggere
il
biglietto
.
Canali
,
Barabba
e
don
Ninì
litigavano
fra
di
loro
.
Poscia
Canali
ricominciò
a
gridare
:
-
Largo
!
largo
!
-
E
s
'
avanzò
verso
don
Gesualdo
sorridente
:
-
C
'
è
qui
il
baronello
Rubiera
che
vuole
stringervi
la
mano
!
-
Padrone
!
padronissimo
!
Io
non
sono
in
collera
con
nessuno
.
-
Dico
bene
!
...
Che
diavolo
!
...
Oramai
siete
parenti
!
...
E
tirando
pel
vestito
il
baronello
li
strinse
entrambi
in
un
amplesso
,
costringendoli
quasi
a
baciarsi
.
Il
barone
Zacco
corse
a
gettarsi
lui
pure
nelle
loro
braccia
,
coi
lucciconi
agli
occhi
.
-
Maledetto
il
diavolo
!
...
Non
sono
di
bronzo
!
...
Che
sciocchezza
!
...
Il
notaro
sopraggiunse
in
quel
punto
.
Andò
prima
a
dare
un
'
occhiata
allo
scartafaccio
del
segretario
,
e
poi
si
mise
a
battere
le
mani
.
-
Viva
la
pace
!
Viva
la
concordia
!
...
Se
ve
l
'
ho
sempre
detto
!
...
-
Guardate
cosa
mi
scrive
vostra
zia
donna
Marianna
Sganci
!
...
-
disse
il
canonico
commosso
,
porgendo
la
lettera
aperta
a
don
Gesualdo
.
E
fattosi
al
balcone
agitò
il
foglio
in
aria
,
come
una
bandiera
bianca
;
mentre
la
signora
Sganci
dal
balcone
rispondeva
coi
cenni
del
capo
.
-
Pace
!
pace
!
...
Siete
tutti
una
famiglia
!
...
Canali
corse
a
prendere
per
forza
mastro
Nunzio
,
Burgio
,
perfino
Santo
Motta
,
scamiciato
,
e
li
spinse
nelle
braccia
dei
nuovi
parenti
.
Il
canonico
abbracciava
anche
comare
Speranza
e
il
suo
bambino
.
Avrebbero
pianto
gli
stessi
sassi
.
-
Per
parte
di
moglie
...
siete
cugini
...
-
E
'
vero
,
-
aggiunse
don
Ninì
tuttora
un
po
'
rosso
in
viso
.
-
Siamo
cresciuti
insieme
con
Bianca
...
come
fratello
e
sorella
.
-
Caro
don
Nunzio
!
...
vi
rammentate
la
fornace
del
gesso
...
vicino
Fontanarossa
?
...
Il
vecchio
burbero
fece
una
spallata
,
per
levarsi
d
'
addosso
la
manaccia
del
barone
Zacco
,
e
rispose
sgarbatamente
.
-
Io
mi
chiamo
mastro
Nunzio
,
signor
barone
.
Non
ho
i
fumi
di
mio
figlio
.
-
E
perché
poi
?
A
vantaggio
di
chi
vi
fate
la
guerra
?
...
Chi
ne
gode
di
tanto
denaro
buttato
via
?
...
-
conchiuse
Canali
infervorato
.
-
Pazzie
!
ragazzate
!
...
Un
po
'
di
sangue
alla
testa
!
...
La
giornata
calda
!
...
Un
puntiglio
sciocco
...
un
malinteso
...
Ora
tutto
è
finito
!
Andiamo
via
!
Non
facciamo
ridere
il
paese
!
...
-
E
il
notaro
cercava
di
condurli
a
spasso
tutti
quanti
.
-
Un
momento
!
-
interruppe
don
Gesualdo
.
-
La
candela
è
ancora
accesa
.
Vediamo
prima
se
hanno
scritto
l
'
ultima
mia
offerta
.
-
Come
,
come
?
Che
discorsi
!
...
Cosa
vuol
dire
?
...
Torniamo
da
capo
?
...
-
Di
nuovo
s
'
era
levato
un
putiferio
.
-
Non
siamo
più
amici
?
Non
siamo
parenti
?
Ma
don
Gesualdo
s
'
ostinava
,
peggio
di
un
mulo
:
-
Sissignore
,
siamo
parenti
.
Ma
qui
siamo
venuti
per
la
gabella
delle
terre
comunali
.
Io
ho
fatta
l
'
offerta
di
sei
onze
e
quindici
tarì
a
salma
.
-
Villano
!
testa
di
corno
!
Don
Filippo
,
in
mezzo
a
quel
trambusto
,
fu
costretto
a
sedere
di
nuovo
sul
seggiolone
,
sbuffando
.
Vuotò
di
un
fiato
il
bicchiere
d
'
acqua
,
e
suonò
il
campanello
.
-
Signori
miei
!
-
vociava
il
segretario
,
-
l
'
ultima
offerta
...
a
sei
onze
e
quindici
!
-
Tutti
se
n
'
erano
andati
a
discutere
strepitando
nell
'
altra
sala
,
lasciando
solo
don
Gesualdo
dinanzi
alla
scrivania
.
Invano
il
canonico
,
inquieto
,
gli
soffiava
all
'
orecchio
:
-
Non
la
spuntate
,
no
!
...
Si
son
dati
l
'
intesa
fra
di
loro
!
...
-
A
sei
onze
e
quindici
la
salma
!
...
ultima
offerta
!
...
-
Don
Gesualdo
!
don
Gesualdo
!
-
gridò
il
notaro
quasi
stesse
per
crollare
la
sala
.
Rientrarono
nuovamente
in
processione
:
il
barone
Zacco
facendosi
vento
col
cappello
;
il
canonico
e
Canali
ragionando
fra
loro
due
a
bassa
voce
;
don
Ninì
,
più
restìo
,
in
coda
agli
altri
.
Il
notaro
con
le
braccia
fece
un
gesto
circolare
per
radunarli
tutti
intorno
a
sé
:
-
Don
Gesualdo
!
...
sentite
qua
!
Volse
in
giro
un
'
occhiata
da
cospiratore
e
abbassò
la
voce
:
-
Una
proposta
seria
!
-
e
fece
un
'
altra
pausa
significativa
.
-
Prima
di
tutto
,
i
denari
della
cauzione
...
una
bella
somma
!
...
La
disgrazia
volle
così
...
ma
voi
non
ci
avete
colpa
,
don
Gesualdo
...
e
neppure
voi
,
mastro
Nunzio
...
E
'
giusto
che
non
li
perdiate
!
...
Accomoderemo
la
cosa
!
...
Voi
,
signor
barone
Zacco
,
vi
rincresce
di
lasciare
le
terre
che
sono
da
quarant
'
anni
nella
vostra
famiglia
?
...
E
va
bene
!
...
La
baronessa
Rubiera
adesso
vuole
la
sua
parte
anche
lei
?
...
ha
più
di
tremila
capi
di
bestiame
sulle
spalle
...
E
va
bene
anche
questa
!
Don
Gesualdo
,
qui
,
ha
denari
da
spendere
lui
pure
;
vuol
fare
le
sue
speculazioni
sugli
affitti
...
Benissimo
!
Dividete
le
terre
,
fra
voi
tre
...
senza
liti
,
senza
puntigli
senza
farvi
la
guerra
a
vantaggio
altrui
...
A
vantaggio
di
chi
,
poi
?
...
del
comune
!
Vuol
dire
di
nessuno
!
Mandiamo
a
monte
l
'
asta
...
Il
pretesto
lo
trovo
io
!
...
Fra
otto
giorni
si
riapre
sul
prezzo
di
prima
;
si
fa
un
'
offerta
sola
...
Io
no
...
e
nemmeno
loro
!
...
Il
canonico
Lupi
!
...
in
nome
vostro
,
don
Gesualdo
...
Ci
fidiamo
...
Siamo
galantuomini
!
Un
'
offerta
sola
sul
prezzo
di
prima
;
e
vi
rimangono
aggiudicate
le
terre
senza
un
baiocco
d
'
aumento
.
Solamente
una
piccola
senseria
per
me
e
il
canonico
...
E
il
rimanente
lo
dividete
fra
voi
tre
,
alla
buona
...
d
'
amore
e
d
'
accordo
.
Vi
piace
?
Siamo
intesi
?
-
Nossignore
,
-
rispose
don
Gesualdo
,
-
le
terre
le
piglio
tutte
io
.
Mentre
gli
altri
erano
contenti
e
approvavano
coi
cenni
del
capo
l
'
occhiata
trionfante
che
il
notaro
tornava
a
volgere
intorno
,
quella
risposta
cadde
come
una
secchia
d
'
acqua
.
Il
notaro
per
primo
rimase
sbalordito
;
indi
fece
una
giravolta
e
s
'
allontanò
canterellando
.
Don
Ninì
scappò
via
senza
dir
nulla
.
Il
barone
stavolta
finse
di
calcarsi
il
cappello
in
capo
per
davvero
.
Lo
stesso
canonico
saltò
su
inviperito
:
-
Allora
vi
pianto
anch
'
io
!
...
Se
volete
rompervi
le
corna
,
il
balcone
è
lì
,
bell
'
e
aperto
!
...
Vi
offrono
dei
buoni
patti
!
...
vi
stendono
le
mani
!
...
Io
vi
lascio
solo
,
com
'
è
vero
Dio
!
Ma
don
Gesualdo
si
ostinava
,
col
suo
risolino
sciocco
,
il
solo
che
non
perdesse
la
testa
in
quella
baraonda
.
-
Siete
una
bestia
!
-
gli
disse
sempre
ridendo
.
Il
canonico
spalancò
gli
occhi
e
tornò
docile
a
vedere
quel
che
stava
macchinando
quel
diavolo
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
Il
notaro
,
prudente
,
seppe
dominarsi
prima
degli
altri
,
e
tornò
indietro
col
sorriso
sulle
labbra
e
le
tabacchiera
in
mano
lui
pure
.
-
Dunque
?
...
le
volete
tutte
?
-
Eh
...
eh
...
Cosa
stiamo
a
farci
qui
dunque
!
-
rispose
l
'
altro
.
Neri
gli
offrì
la
tabacchiera
aperta
,
e
riprese
a
voce
bassa
,
in
tono
di
confidenza
cordiale
:
-
Che
diavolo
volete
farne
?
...
circa
cinquecento
salme
di
terre
!
...
Don
Gesualdo
si
strinse
nelle
spalle
.
-
Caro
notaro
,
forse
che
voglio
ficcare
il
naso
nei
vostri
libracci
,
io
?
-
Quand
'
è
così
,
don
Gesualdo
,
state
a
sentire
...
discorriamola
fra
di
noi
...
Il
puntiglio
non
conta
...
e
nemmeno
l
'
amicizia
...
Badiamo
agli
interessi
...
A
ogni
frase
piegava
il
capo
ora
a
destra
e
ora
a
sinistra
,
con
un
fare
cadenzato
che
doveva
essere
molto
persuasivo
.
-
Se
le
volete
tutte
,
ve
le
faremo
pagare
il
doppio
,
ed
ecco
sfumato
subito
metà
del
guadagno
...
senza
contare
i
rischi
...
le
malannate
!
...
Lasciateci
l
'
osso
,
caro
don
Gesualdo
!
tappateci
la
bocca
...
Abbiamo
denti
,
e
sappiamo
mordere
!
Andremo
a
rotta
di
collo
noialtri
e
voi
pure
!
...
Don
Gesualdo
scrollava
il
capo
,
sogghignando
,
come
a
dire
:
-
Nossignore
!
Andrete
a
rotta
di
collo
voialtri
soltanto
!
-
Seguitava
a
ripetere
:
-
Forse
che
io
voglio
cacciare
il
naso
nei
vostri
scartafacci
?
Poi
,
vedendo
che
il
notaro
diventava
verde
dalla
bile
,
volle
offrirgli
una
presa
lui
.
-
Vi
spiego
il
mistero
in
due
parole
,
giacché
vedo
che
mi
parlate
col
cuore
in
mano
.
Piglierò
in
affitto
le
terre
del
comune
...
e
quelle
della
Contea
pure
...
tutte
quante
,
capite
,
signor
notaro
?
Allora
comando
ai
prezzi
e
all
'
annata
,
capite
?
...
Ve
lo
dico
perchè
siete
un
amico
,
e
perché
a
far
quel
che
dico
io
ci
vogliono
molti
capitali
in
mano
,
e
un
cuore
grande
quanto
il
piano
di
Santamargherita
,
caro
notaro
.
Perciò
spingerò
l
'
asta
sin
dove
voialtri
non
potrete
arrivare
.
Ma
badate
!
a
un
certo
punto
,
se
non
mi
conviene
,
mi
tiro
indietro
,
e
vi
lascio
addosso
il
peso
che
vi
rompe
la
schiena
...
-
E
questa
è
la
conclusione
?
...
-
Eh
?
eh
?
Vi
piace
?
Il
notaro
si
volse
di
qua
e
di
là
,
come
cercasse
per
terra
,
si
calcò
il
cappello
in
capo
definitivamente
,
e
volse
le
spalle
:
-
Salute
a
chi
rimane
!
...
Ce
ne
andiamo
...
Non
abbiamo
più
nulla
da
fare
.
Il
canonico
,
ch
'
era
stato
ad
ascoltare
a
bocca
aperta
,
si
strinse
al
socio
con
entusiasmo
,
appena
rimasero
soli
.
-
Che
botta
,
eh
?
don
Gesualdo
!
Che
tomo
siete
voi
!
...
La
mia
mezzeria
ci
sarà
sempre
?
Don
Gesualdo
rassicurò
il
canonico
con
un
cenno
del
capo
,
e
disse
a
Margarone
:
-
Signor
don
Filippo
,
andiamo
avanti
...
-
Io
non
vo
niente
affatto
!
-
rispose
finalmente
Margarone
adirato
.
-
La
legge
dice
...
Non
c
'
è
più
concorrenza
!
...
Non
trovo
garanzia
!
...
Devo
consultare
i
miei
colleghi
.
-
E
si
mise
a
raccogliere
gli
scartafacci
in
fretta
e
in
furia
.
-
Ah
!
così
si
tratta
?
...
è
questa
la
maniera
?
...
Va
bene
!
va
benone
!
Ne
discorreremo
poi
,
signor
don
Filippo
...
Un
memoriale
a
Sua
Maestà
!
...
-
Il
canonico
col
mantello
sul
braccio
come
un
oratore
romano
,
perorava
la
causa
dell
'
amico
minaccioso
.
Don
Gesualdo
invece
,
più
calmo
,
riprese
il
suo
denaro
e
il
taccuino
zeppo
di
cifre
:
-
Io
sarò
sempre
qua
signor
don
Filippo
,
quando
aprite
di
nuovo
l
'
asta
.
-
Signori
miei
!
...
guardate
un
po
'
...
a
che
siam
giunti
!
-
brontolava
Margarone
.
Per
la
scala
del
Palazzo
di
Città
e
per
tutto
il
paese
era
un
subbuglio
,
al
sentire
la
lotta
che
c
'
era
stata
per
levare
di
mano
al
barone
Zacco
le
terre
del
comune
che
da
quarant
'
anni
erano
nella
sua
famiglia
e
il
prezzo
a
cui
erano
salite
.
La
gente
si
affacciava
sugli
usci
per
veder
passare
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Guardate
un
po
'
,
signori
miei
,
a
che
s
'
era
arrivati
!
...
-
Fresco
come
un
bicchier
d
'
acqua
,
quel
mastro
-
don
Gesualdo
che
se
ne
andava
a
casa
,
colle
mani
in
tasca
...
In
tasca
aveva
più
denari
che
capelli
in
testa
!
e
dava
da
fare
ai
primi
signori
del
paese
!
Nell
'
anticamera
aspettava
don
Giuseppe
Barabba
,
in
livrea
:
-
Signor
don
Gesualdo
,
c
'
è
di
là
la
mia
padrona
a
farvi
visita
...
sissignore
!
-
Donna
Mariannina
in
gala
era
seduta
sul
canapè
di
seta
,
sotto
lo
specchio
grande
,
nella
bella
sala
gialla
.
-
Nipote
mio
,
l
'
avete
fatta
grossa
!
Avete
suscitato
l
'
inferno
in
tutto
il
parentado
!
...
Sicuro
!
La
moglie
del
cugino
Zacco
è
venuta
a
farmi
vedere
i
lividori
!
...
Sembra
ammattito
il
barone
!
...
Prende
a
sfogarsi
con
chi
gli
capita
...
Ed
anche
la
cugina
Rubiera
...
dice
ch
'
è
un
proditorio
!
che
il
canonico
Lupi
vi
aveva
messi
d
'
amore
e
d
'
accordo
,
e
poi
tutt
'
a
un
tratto
...
E
'
vero
,
nipote
mio
?
Son
venuta
apposta
a
discorrerne
con
Bianca
...
Vediamo
,
Bianca
,
aiutami
tu
.
cerchiamo
d
'
accomodarla
.
Voi
,
don
Gesualdo
,
le
farete
questo
regalo
,
a
vostra
moglie
.
Eh
?
che
ne
dite
?
Bianca
guardava
timidamente
ora
lei
ed
ora
il
marito
,
rannicchiata
in
un
cantuccio
del
canapè
,
colle
braccia
sul
ventre
e
il
fazzoletto
di
seta
in
testa
,
che
s
'
era
messo
in
fretta
onde
ricevere
la
zia
.
Aprì
la
bocca
per
rispondere
qualche
cosa
,
messa
in
soggezione
da
donna
Mariannina
,
la
quale
continuava
a
sollecitarla
:
-
Eh
?
che
ne
dici
?
Adesso
sono
anche
affari
tuoi
.
Bianca
tornò
a
guardare
il
marito
,
e
tacque
imbarazzata
.
Ma
egli
la
tolse
d
'
impiccio
.
-
Io
dico
di
no
,
-
rispose
semplicemente
.
-
Ah
?
ah
?
Dite
così
?
...
Donna
Mariannina
rimase
a
bocca
aperta
lei
pure
un
istante
.
Poscia
divenne
rossa
come
un
gallo
:
-
Ah
!
dite
di
no
?
...
Scusatemi
...
Io
non
c
'
entro
.
Ero
venuta
a
parlarne
con
mia
nipote
,
perché
non
vorrei
liti
e
questioni
fra
parenti
...
Anche
coi
tuoi
fratelli
,
Bianca
...
quel
che
non
ho
fatto
per
indurli
...
don
Diego
specialmente
ch
'
è
così
ostinato
!
...
Una
disgrazia
...
un
gastigo
di
Dio
!
-
Che
volete
farci
?
-
rispose
don
Gesualdo
.
-
Non
tutti
i
negozi
riescono
bene
.
Anch
'
io
,
se
avessi
saputo
...
Non
parlo
per
la
moglie
che
ho
presa
,
no
!
Non
me
ne
pento
!
...
Buona
,
interessata
,
ubbidiente
...
Glielo
dico
qui
,
in
faccia
a
lei
...
Ma
quanto
al
resto
...
lasciamo
andare
!
-
Dite
bene
,
lasciamo
andare
.
Apposta
son
venuta
a
parlare
con
Bianca
,
perché
so
che
le
volete
bene
.
Adesso
siete
marito
e
moglie
,
come
vuol
Dio
.
Anch
'
essa
è
la
padrona
...
-
Sissignore
,
è
la
padrona
.
Ma
io
sono
il
marito
...
-
Vuol
dire
che
ho
sbagliato
,
-
disse
la
Sganci
punta
al
vivo
.
-
No
,
non
avete
sbagliato
vossignoria
.
E
'
che
Bianca
non
se
ne
intende
,
poveretta
.
E
'
vero
,
Bianca
,
che
non
te
ne
intendi
,
di
'
?
Bianca
disse
di
sì
,
chinando
il
capo
ubbidiente
.
-
Sia
per
non
detto
.
Non
ne
parliamo
più
.
Ho
fatto
il
mio
dovere
da
buona
zia
,
per
cercare
di
mettervi
d
'
accordo
...
Anche
oggi
,
laggiù
,
al
Municipio
,
avete
visto
?
...
quello
che
vi
feci
dire
dal
canonico
Lupi
?
...
-
Lupus
in
fabula
!
-
esclamò
costui
entrando
come
in
casa
propria
,
col
cappello
in
testa
,
il
mantello
ondeggiante
dietro
,
fregandosi
le
mani
.
-
Sparlavate
di
me
,
eh
?
Mi
sussurravano
le
orecchie
...
-
Voi
piuttosto
,
buonalana
!
Avete
la
cera
di
chi
ha
preso
il
terno
al
lotto
!
-
Il
terno
al
lotto
?
Mi
fate
il
contrappelo
anche
?
Un
povero
diavolo
che
s
'
arrabatta
da
mattina
a
sera
!
...
-
Si
discorreva
della
gabella
delle
terre
...
-
disse
don
Gesualdo
tranquillamente
,
tirando
su
una
presa
,
-
così
,
per
discorrere
...
-
Ah
!
ah
!
-
rispose
il
canonico
;
e
si
mise
a
guardare
in
aria
.
La
zia
Sganci
osservava
lei
pure
i
mobili
nuovi
,
voltando
la
testa
di
qua
e
di
là
.
-
Belli
!
belli
!
Me
l
'
aveva
detto
la
cugina
Cirmena
.
Peccato
che
non
mi
sentissi
bene
la
sera
del
matrimonio
...
-
E
gli
altri
pure
,
signora
donna
Mariannina
!
-
rispose
il
canonico
con
una
risatina
.
-
Fu
un
'
epidemia
!
...
-
No
!
no
!
Posso
assicurarvelo
!
in
fede
mia
!
...
La
Rubiera
,
poveretta
!
...
E
anche
suo
figlio
...
Lo
sento
sempre
che
si
lagna
...
-
Zia
,
come
potrei
?
...
-
Donna
Mariannina
s
'
interruppe
.
-
Ma
abbiamo
detto
di
non
parlarne
più
.
Lui
però
si
duole
di
non
poter
venire
a
fare
il
suo
dovere
...
Dissidi
ce
n
'
è
sempre
,
dico
io
,
anche
tra
fratelli
e
sorelle
...
Ma
passeranno
,
coll
'
aiuto
di
Dio
...
Sai
,
Bianca
?
tuo
cugino
si
marita
.
Ora
non
c
'
è
bisogno
di
far
misteri
perché
tutto
è
combinato
.
Don
Filippo
dà
la
tenuta
alla
Salonia
,
trenta
salme
di
terra
!
Una
bella
dote
.
Bianca
ebbe
un
'
ondata
di
sangue
al
viso
,
indi
divenne
smorta
come
un
cencio
;
ma
non
si
mosse
né
disse
verbo
.
Il
canonico
rispose
lui
invece
,
masticando
ancora
l
'
amaro
.
-
Lo
sappiamo
!
lo
sappiamo
!
L
'
abbiamo
capita
oggi
,
al
Municipio
!
...
-
Infine
non
seppe
più
frenarsi
,
quasi
bruciasse
a
lui
la
ferita
.
-
La
baronessa
Rubiera
ha
cercato
di
dare
il
gambetto
a
me
pure
!
...
a
me
che
le
avevo
proposto
l
'
affare
!
...
Si
è
messa
d
'
accordo
cogli
avversari
!
Tutti
contrari
!
...
I
parenti
della
moglie
schierati
contro
il
marito
!
...
Uno
scandalo
che
non
s
'
è
mai
visto
...
Hanno
bandito
un
nuovo
appalto
per
il
ponte
onde
fargli
perdere
la
cauzione
a
questo
disgraziato
!
Tutte
le
angherie
!
...
Per
la
costruzione
delle
nuove
strade
fanno
venire
i
concorrenti
sin
da
Caltagirone
e
da
Lentini
!
...
-
Di
là
almeno
non
ci
capita
addosso
qualche
altro
parente
!...-
ha
detto
il
barone
Mèndola
,
colla
sua
stessa
bocca
nella
farmacia
.
Donna
Marianna
diventava
di
cento
colori
e
si
mordeva
le
labbra
per
non
spifferare
il
fatto
suo
.
Don
Gesualdo
invece
se
la
rideva
tranquillamente
,
sdraiato
sul
suo
bel
canapè
soffice
,
e
a
un
certo
punto
gli
chiuse
anche
la
bocca
colla
mano
al
canonico
.
-
Lasciate
stare
!
...
Queste
son
chiacchiere
che
non
vanno
al
mulino
.
Ciascuno
fa
il
suo
interesse
.
-
Dico
per
rispondere
a
donna
Mariannina
.
Volete
sentirne
un
'
altra
,
eh
?
la
più
bella
?
Si
sono
pure
messi
d
'
accordo
per
vendere
il
grano
a
rotta
di
collo
,
e
far
cascare
i
prezzi
.
Una
camorra
!
Il
baronello
Rubiera
ha
detto
che
non
gliene
importa
di
perdervi
cent
'
onze
,
pur
di
farne
perdere
mille
a
don
Gesualdo
che
ha
i
magazzini
pieni
...
Al
marito
di
sua
cugina
!
Vergogna
!
Ce
n
'
ho
venti
salme
anch
'
io
,
capite
,
vossignoria
!
Una
birbonata
!
Il
canonico
andava
scaldandosi
maggiormente
di
mano
in
mano
,
rivolto
a
mastro
-
don
Gesualdo
:
-
Bel
guadagno
avete
fatto
a
imparentarvi
con
loro
.
Chi
l
'
avrebbe
detto
...
eh
?
L
'
avete
sbagliata
!
...
Scusate
,
donna
Bianca
!
non
parlo
per
voi
che
siete
un
tesoro
!
...
Allora
,
cara
donna
Mariannina
!
...
allora
,
quand
'
è
così
,
muoia
Sansone
con
tutti
i
Filistei
.
-
E
lasciamoli
morire
,
-
disse
la
signora
Sganci
alzandosi
.
-
Già
il
mondo
non
finirà
per
questo
.
-
Come
la
nipote
s
'
era
alzata
anch
'
essa
dal
canapè
,
mortificata
da
tutti
quei
discorsi
,
colle
braccia
incrociate
sul
ventre
,
donna
Mariannina
continuò
ridendo
e
fissandole
gli
occhi
addosso
:
-
E
'
vero
,
Bianca
che
il
mondo
non
lo
lascerai
finire
,
tu
?
-
Bianca
tornò
a
farsi
rossa
.
-
Evviva
!
Mi
congratulo
.
Ora
che
avete
questa
bella
casa
dovete
fare
un
bel
battesimo
...
con
tutti
i
parenti
...
d
'
amore
e
d
'
accordo
.
Se
no
,
perché
li
avrete
spesi
tanti
denari
?
Don
Gesualdo
non
voleva
darla
vinta
ai
suoi
nemici
,
ma
dentro
si
rodeva
,
perché
davvero
non
gli
servivano
gran
cosa
tutti
quei
denari
spesi
.
-
Eh
,
eh
,
-
rispose
con
quel
certo
buon
umore
che
voleva
sfoggiare
allora
.
-
Pazienza
!
Serviranno
per
chi
verrà
dopo
di
noi
,
se
Dio
vuole
!
-
E
batteva
affettuosamente
sulla
spalla
della
moglie
,
amorevole
e
sorridente
,
mentre
pensava
pure
che
se
i
suoi
figliuoli
avessero
avuto
la
stessa
sorte
,
erano
proprio
denari
buttati
via
,
tante
fatiche
,
i
guadagni
stessi
,
sempre
con
quel
bel
risultato
!
Poi
,
quando
la
zia
Sganci
se
ne
fu
andata
,
prese
a
brontolare
contro
di
Bianca
,
che
non
si
era
messo
il
vestito
buono
per
ricevere
la
zia
:
-
Allora
a
che
serve
aver
la
roba
?
Diranno
che
ti
tengo
come
una
serva
.
Bel
gusto
spendere
i
denari
,
per
non
goderne
né
noi
né
gli
altri
!
-
Lasciamo
stare
queste
sciocchezze
,
e
parliamo
di
cose
serie
!
-
interruppe
il
canonico
che
s
'
era
riannuvolato
in
viso
.
-
C
'
è
un
casa
del
diavolo
.
Cercano
di
aizzarvi
contro
tutto
il
paese
,
dicendo
che
avete
le
mani
lunghe
,
e
volete
acchiappare
quanta
terra
si
vede
cogli
occhi
,
per
affamare
la
gente
...
Quella
bestia
di
Ciolla
va
predicando
per
conto
loro
...
Vogliono
scatenarci
contro
anche
i
villani
...
a
voi
e
a
me
,
caro
mio
!
Dicono
che
io
tengo
il
sacco
...
Non
posso
uscir
di
casa
...
Don
Gesualdo
scrollava
le
spalle
.
-
Ah
,
i
villani
?
Ne
riparleremo
poi
,
quando
verrà
l
'
inverno
.
Voi
che
paura
avete
?
-
Che
paura
ho
,
per
...
mio
!
...
Non
sapete
che
a
Palermo
hanno
fatto
la
rivoluzione
.
Andò
a
chiudere
l
'
uscio
in
punta
di
piedi
,
e
tornò
cupo
,
nero
in
viso
.
-
La
Carboneria
,
capite
!
...
Anche
qui
hanno
portato
questa
bella
novità
!
Posso
parlare
giacché
non
l
'
ho
avuta
sotto
il
suggello
della
confessione
.
Abbiamo
la
sètta
anche
qui
!
E
spiegò
cos
'
era
la
faccenda
:
far
legge
nuova
e
buttar
giù
coloro
che
avevano
comandato
sino
a
quel
giorno
.
-
Una
setta
,
capite
?
Tavuso
,
mettiamo
,
al
posto
di
Margarone
;
e
tutti
quanti
colle
mani
in
pasta
!
Ogni
villano
che
vuole
il
suo
pezzo
di
terra
!
pesci
grossi
e
minutaglia
,
tutti
insieme
.
Dicono
che
vi
è
pure
il
figlio
del
Re
,
nientemeno
!
il
Duca
di
Calabria
.
Don
Gesualdo
,
ch
'
era
stato
ad
ascoltare
con
tanto
d
'
occhi
aperti
,
scappò
a
dire
:
-
S
'
è
così
...
ci
sto
anch
'
io
!
non
cerco
altro
!
...
E
me
lo
dite
con
quella
faccia
?
Mi
avete
fatto
una
bella
paura
,
santo
Dio
!
L
'
altro
rimase
a
bocca
aperta
:
-
Che
scherzate
?
O
non
sapete
che
voglia
dire
rivoluzione
?
Quel
che
hanno
fatto
in
Francia
,
capite
?
Ma
voi
non
leggete
la
storia
...
-
No
,
no
,
-
disse
don
Gesualdo
.
-
Non
me
ne
importa
.
-
Me
ne
importa
a
me
:
Rivoluzione
vuol
dire
rivoltare
il
cesto
,
e
quelli
ch
'
erano
sotto
salire
a
galla
:
gli
affamati
,
i
nullatenenti
!
...
-
Ebbene
?
Cos
'
ero
io
vent
'
anni
fa
?
-
Ma
adesso
no
!
Adesso
avete
da
perdere
,
cristiano
santo
!
Sapete
com
'
è
?
Oggi
vogliono
le
terre
del
comune
;
e
domani
poi
vorranno
anche
le
vostre
e
le
mie
!
Grazie
!
grazie
tante
!
Non
ho
dato
l
'
anima
al
diavolo
tanti
anni
per
...
-
Appunto
!
Bisogna
aiutarsi
per
non
andare
in
fondo
al
cesto
,
caro
canonico
!
Bisogna
tenersi
a
galla
,
se
non
vogliamo
che
i
villani
si
servano
colle
sue
mani
.
Li
conosco
...
so
fare
,
non
dubitate
.
E
spiegò
meglio
la
sua
idea
:
cavar
le
castagne
dal
fuoco
con
le
zampe
del
gatto
;
tirar
l
'
acqua
al
suo
mulino
,
e
se
capitava
d
'
acchiappare
anche
il
mestolo
un
quarto
d
'
ora
,
e
di
dare
il
gambetto
a
tutti
quei
pezzi
grossi
che
non
era
riescito
ad
ingraziarsi
neppure
sposando
una
di
loro
,
senza
dote
e
senza
nulla
,
tanto
meglio
...
Gli
andarono
in
quel
momento
gli
occhi
su
Bianca
che
stava
rincantucciata
sul
canapè
,
smorta
in
viso
dalla
paura
,
guardando
or
questo
e
or
quello
,
e
non
osava
aprir
bocca
.
-
Non
parlo
per
te
,
sai
.
Non
me
ne
pento
di
quel
che
ho
fatto
.
Non
è
stata
colpa
tua
.
Tutti
i
negozi
non
riescono
a
un
modo
.
Poi
se
capita
di
fare
il
bene
,
nel
tempo
stesso
...
Il
canonico
cominciava
a
capacitarsi
,
cogli
occhi
e
la
bocca
di
traverso
,
pensieroso
,
e
appoggiava
anche
lui
il
discorso
del
socio
:
-
Non
si
voleva
torcere
un
pelo
a
nessuno
...
se
si
arrivava
ad
afferrare
il
mestolo
un
po
'
di
tempo
...
quante
cose
si
farebbero
...
-
Voi
dovreste
farne
una
!
...
-
interruppe
don
Gesualdo
.
-
Parlare
con
chi
ha
le
mani
in
questa
faccenda
,
e
dire
che
vogliamo
esserci
anche
noi
.
-
Eh
?
Che
dite
?
...
un
sacerdote
!
-
Lasciate
stare
,
canonico
!
...
Poi
se
vi
è
il
figlio
del
Re
,
potete
esserci
anche
voi
!
-
Caspita
!
Al
figlio
del
Re
non
gliela
tagliano
la
testa
,
se
mai
!
-
Non
temete
,
che
non
ve
la
tagliano
la
testa
!
Già
,
se
è
come
avete
detto
,
dovrebbero
tagliarla
a
un
paese
intero
.
Credete
che
non
abbia
fatto
i
miei
conti
,
in
questo
tempo
?
...
Quando
saremo
lì
,
a
veder
quel
che
bolle
in
pentola
...
Bisogna
mettersi
vicino
al
mestolo
...
con
un
po
'
di
giudizio
...
col
denaro
...
So
io
quello
che
dico
.
Bianca
cominciò
allora
a
balbettare
:
-
Oh
Signore
Iddio
!
...
Cosa
pensate
di
fare
?
...
Un
padre
di
famiglia
!
...
-
Il
canonico
,
indeciso
,
la
guardava
turbato
,
quasi
sentisse
il
laccio
al
collo
.
Don
Gesualdo
per
rassicurarlo
soggiunse
:
-
No
,
no
.
Mia
moglie
non
sa
cosa
dice
...
Parla
per
soverchia
affezione
,
poveretta
.
-
Poscia
,
mentre
accompagnava
il
suo
socio
in
anticamera
,
soggiunse
:
-
Lo
vedete
?
Comincia
ad
affezionarmisi
.
Già
i
figliuoli
sono
un
gran
legame
.
Speriamo
almeno
che
abbiano
ad
esser
felici
e
contenti
loro
;
giacché
io
...
Volete
che
ve
la
dica
,
eh
,
canonico
,
come
in
punto
di
morte
?
Mi
sono
ammazzato
a
lavorare
...
Mi
sono
ammazzato
a
far
la
roba
...
Ora
arrischio
anche
la
pelle
,
a
sentir
voi
!
...
E
che
ne
ho
avuto
,
eh
?
ditelo
voi
!
...
II
C
'
era
un
gran
fermento
in
paese
.
S
'
aspettavano
le
notizie
di
Palermo
.
Bomma
che
teneva
cattedra
nella
farmacia
,
e
Ciolla
che
sbraitava
di
qua
e
di
là
.
Degli
arruffapopolo
stuzzicavano
anche
i
villani
con
certi
discorsi
che
facevano
spalancare
loro
gli
occhi
:
Le
terre
del
comune
che
uscivano
di
casa
Zacco
dopo
quarant
'
anni
...
un
prezzo
che
non
s
'
era
mai
visto
l
'
eguale
!
...
Quel
mastro
-
don
Gesualdo
aveva
le
mani
troppo
lunghe
...
Se
avevano
fatto
salire
le
terre
a
quel
prezzo
voleva
dire
che
c
'
era
ancora
da
guadagnarci
su
!
...
Tutto
sangue
della
povera
gente
!
Roba
del
comune
...
Voleva
dire
che
ciascuno
ci
aveva
diritto
!
...
Allora
tanto
valeva
che
ciascuno
si
pigliasse
il
suo
pezzetto
!
Fu
una
domenica
,
la
festa
dell
'
Assunta
.
La
sera
innanzi
era
arrivata
una
lettera
da
Palermo
che
mise
fuoco
alla
polvere
,
quasi
tutti
l
'
avessero
letta
.
Dallo
spuntare
del
giorno
si
vide
la
Piazza
Grande
piena
zeppa
di
villani
:
un
brulichìo
di
berrette
bianche
;
un
brontolìo
minaccioso
.
Fra
Girolamo
dei
Mercenari
,
che
era
seduto
all
'
ombra
,
insieme
ad
altri
malintenzionati
,
sugli
scalini
dinanzi
allo
studio
del
notaro
Neri
,
come
vide
passare
il
barone
Zacco
colla
coda
fra
le
gambe
,
gli
mostrò
la
pistola
che
portava
nel
manicone
.
-
La
vedete
,
signor
barone
?
...
Adesso
è
finito
il
tempo
delle
prepotenze
!
...
D
'
ora
innanzi
siam
tutti
eguali
!
...
-
Correva
pure
la
voce
dei
disegni
che
aveva
fatto
fra
Girolamo
:
lasciar
la
tonaca
nella
cella
,
e
pigliarsi
una
tenuta
a
Passaneto
,
e
la
figliuola
di
Margarone
in
moglie
,
la
più
giovane
.
Il
notaro
ch
'
era
venuto
a
levar
dallo
studio
certe
carte
interessanti
,
dovette
far
di
cappello
a
fra
Girolamo
per
entrare
:
-
Con
permesso
!
...
signori
miei
!
...
-
Poi
andò
a
raggiungere
don
Filippo
Margarone
nella
piazzetta
di
Santa
Teresa
:
-
Sentite
qua
;
ho
da
dirvi
una
parola
!
...
-
E
lo
prese
per
un
braccio
,
avviandosi
verso
casa
,
seguitando
a
discorrere
sottovoce
.
Don
Filippo
allibbiva
ad
ogni
gesto
che
il
notaro
trinciava
in
aria
;
ma
si
ostinava
a
dir
di
no
,
giallo
dalla
paura
.
L
'
altro
gli
strinse
forte
il
braccio
,
attraversando
la
viuzza
della
Masera
per
salire
verso
Sant
'
Antonio
.
-
Li
vedete
?
li
sentite
?
Volete
che
ci
piglino
la
mano
,
i
villani
,
e
ci
facciano
la
festa
?
-
La
piazza
,
in
fondo
alla
stradicciuola
,
sembrava
un
alveare
di
vespe
in
collera
.
Nanni
l
'
Orbo
,
Pelagatti
,
altri
mestatori
,
eccitatissimi
,
passavano
da
un
crocchio
all
'
altro
,
vociferando
,
gesticolando
,
sputando
fiele
.
Gli
avventori
di
mastro
Titta
si
affacciavano
ogni
momento
sull
'
uscio
della
bottega
,
colla
saponata
al
mento
.
Nella
farmacia
di
Bomma
disputavasi
colle
mani
negli
occhi
.
Dirimpetto
,
sul
marciapiede
del
Caffè
dei
Nobili
,
don
Anselmo
il
cameriere
aveva
schierate
al
solito
le
seggiole
al
fresco
;
ma
non
c
'
era
altri
che
il
marchese
Limòli
,
col
bastone
fra
le
gambe
,
il
quale
guardava
tranquillamente
la
folla
minacciosa
.
-
Cosa
vogliono
,
don
Anselmo
?
Che
diavolo
li
piglia
oggi
?
Lo
sapete
?
-
Vogliono
le
terre
del
comune
,
signor
marchese
.
Dicono
che
sinora
ve
le
siete
godute
voialtri
signori
,
e
che
adesso
tocca
a
noi
,
perchè
siamo
tutti
eguali
.
-
Padroni
!
padronissimi
!
Quanto
a
me
non
dico
di
no
!
Tutti
eguali
!
...
Portatemi
un
bicchier
d
'
acqua
,
don
Anselmo
.
Di
tanto
in
tanto
dal
Rosario
o
dalla
via
di
San
Giovanni
partiva
come
un
'
ondata
di
gente
,
e
un
brontolìo
più
minaccioso
,
che
si
propagava
in
un
baleno
.
Santo
Motta
allora
usciva
dall
'
osteria
di
Pecu
-
Pecu
,
e
si
metteva
a
vociare
,
colla
mano
sulla
guancia
:
-
Le
terre
del
comune
!
...
Chi
vuole
le
terre
del
comune
!
...
Uno
!
...
due
!
...
tre
!
...
-
E
terminava
con
una
sghignazzata
.
-
Largo
!
...
largo
!
...
-
La
gente
correva
verso
la
Masera
.
Al
disopra
della
folla
si
vide
il
baronello
Rubiera
colla
frusta
in
aria
,
e
la
testa
del
suo
cavallo
che
sbuffava
spaventato
.
Il
campiere
che
gli
stava
alle
costole
,
armato
sino
ai
denti
,
gridava
come
un
ossesso
:
-
Signor
barone
!
...
Questa
non
è
giornata
!
...
Oggi
ci
vuol
prudenza
!
...
-
Dalla
parte
di
Sant
'
Agata
comparve
un
momento
anche
il
signor
Capitano
,
per
intimorire
la
folla
ammutinata
colla
sua
presenza
.
Si
piantò
in
cima
alla
scalinata
,
appoggiato
alla
canna
d
'
India
,
don
Liccio
Papa
dietro
,
che
ammiccava
al
sole
,
con
tanto
di
tracolla
bianca
attraverso
la
pancia
.
Ma
vedendo
quel
mare
di
teste
se
la
svignarono
subito
tutti
e
due
.
Alle
finestre
facevano
capolino
dei
visi
inquieti
,
dietro
le
invetriate
,
quasi
piovesse
.
Il
palazzo
Sganci
chiuso
ermeticamente
,
e
don
Giuseppe
Barabba
appollaiato
sull
'
abbaino
.
Lo
stesso
Bomma
aveva
sfrattato
gli
amici
prima
del
solito
,
per
timore
dei
vetri
.
Di
tanto
in
tanto
,
nel
terrazzo
dei
Margarone
,
al
disopra
dei
tetti
che
si
accavallavano
verso
il
Castello
,
compariva
la
papalina
e
la
faccia
gialla
di
don
Filippo
.
A
mezzogiorno
,
appena
suonò
la
messa
grande
,
ciascuno
se
ne
andò
pei
fatti
suoi
;
e
rimase
solo
a
vociare
Santo
Motta
,
nella
piazza
deserta
.
-
Avete
visto
com
'
è
andata
a
finire
?
-
Ciolla
corse
a
desinare
lui
pure
.
Don
Liccio
Papa
,
adesso
che
non
c
'
era
più
nessuno
,
si
fece
vedere
di
nuovo
per
le
vie
,
con
la
mano
sulla
sciaboletta
,
guardando
fieramente
gli
usci
chiusi
.
Infine
entrò
da
Pecu
-
Pecu
,
e
si
posero
a
tavola
con
compare
Santo
.
-
Avete
visto
com
'
è
andata
a
finire
?
-
Ciolla
soleva
desinare
in
fretta
e
in
furia
col
cappello
in
testa
e
il
bastone
fra
le
gambe
,
per
tornar
subito
in
piazza
a
mangiar
l
'
ultimo
boccone
,
portandosi
in
tasca
una
manciata
di
lupini
o
di
ceci
abbrustoliti
,
d
'
inverno
anche
con
lo
scaldino
sotto
il
tabarro
,
bighellonando
,
dicendo
a
ciascuno
la
sua
,
sputacchiando
di
qua
e
di
là
,
seminando
il
terreno
di
bucce
.
-
Avete
visto
com
'
è
andata
a
finire
?
-
Faceva
la
prima
tappa
dal
calzolaio
,
poi
dal
caffettiere
,
appena
apriva
,
senza
prendere
mai
nulla
,
girava
a
seconda
dell
'
ombra
,
d
'
inverno
in
senso
inverso
,
cercando
il
sole
.
E
le
cose
tornarono
ad
andare
pel
suo
verso
,
al
pari
di
Ciolla
.
Giacinto
mise
fuori
i
tavolini
pei
sorbetti
,
don
Anselmo
schierò
le
seggiole
sul
marciapiede
del
Caffè
dei
Nobili
.
Rimanevano
le
ultime
nuvole
del
temporale
:
dei
capannelli
qua
e
là
,
dinanzi
alla
bottega
di
Pecu
-
Pecu
e
al
Palazzo
di
Città
;
gente
che
guardava
inquieta
,
curiosi
che
correvano
e
si
affollavano
al
più
piccolo
rumore
.
Ma
del
resto
ogni
cosa
aveva
ripreso
l
'
aspetto
solito
delle
domeniche
.
L
'
arciprete
Bugno
che
stava
un
'
ora
a
leccare
il
sorbetto
col
cucchiarino
;
il
marchese
e
gli
altri
nobili
seduti
in
fila
dinanzi
al
Caffè
;
Bomma
predicando
in
mezzo
al
solito
circolo
,
sull
'
uscio
della
farmacia
;
uno
sciame
di
contadini
un
po
'
più
in
là
,
alla
debita
distanza
;
e
ogni
dieci
minuti
la
vecchia
berlina
del
barone
Mèndola
che
scarrozzava
la
madre
di
lui
,
sorda
come
una
talpa
,
dal
Rosario
a
Santa
Maria
di
Gesù
:
le
orecchie
pelose
e
stracche
delle
mule
che
ciondolavano
fra
la
folla
,
il
cocchiere
rannicchiato
a
cassetta
,
colla
frusta
fra
le
gambe
,
accanto
al
cacciatore
gallonato
,
colle
calze
di
bucato
che
sembravano
imbottite
di
noci
,
e
le
piume
gialle
del
cappellone
della
baronessa
che
passavano
e
ripassavano
su
quell
'
ondeggiare
di
berrette
bianche
.
Tutt
'
a
un
tratto
accadde
un
fuggi
fuggi
:
una
specie
di
rissa
dinanzi
all
'
osteria
.
Don
Liccio
Papa
cercava
d
'
arrestare
Santo
Motta
,
perché
aveva
gridato
la
mattina
;
e
il
capitano
l
'
incitava
da
lontano
,
brandendo
la
canna
d
'
India
:
-
Ferma
!
ferma
!
...
la
giustizia
!
Ma
Santo
si
liberò
con
uno
spintone
,
e
prese
a
correre
verso
Sant
'
Agata
.
La
folla
fischiava
ed
urlava
dietro
allo
sbirro
che
tentava
d
'
inseguirlo
.
-
Ahi
!
ahi
!
-
disse
Bomma
ch
'
era
salito
su
di
una
sedia
per
vedere
.
-
Se
non
rispettano
più
l
'
autorità
!
...
-
Tavuso
gli
fece
segno
di
tacere
,
mettendosi
l
'
indice
attraverso
la
bocca
.
-
Sentite
qua
,
don
Bastiano
!
-
E
si
misero
a
discorrere
sottovoce
,
tirandosi
in
disparte
.
Dalla
Maddalena
scendeva
lemme
lemme
il
notaro
,
col
bastone
dietro
la
schiena
.
Bomma
cominciò
a
fargli
dei
segni
da
lontano
;
ma
il
notaro
finse
di
non
accorgersene
;
accennò
al
Capitano
che
s
'
avviava
verso
il
Collegio
,
ed
entrò
in
chiesa
anche
lui
dalla
porta
piccola
.
Il
Capitano
passando
dinanzi
alla
farmacia
fulminò
i
libertini
di
un
'
occhiataccia
,
e
borbottò
,
rivolto
al
principale
:
-
Badate
che
avete
moglie
e
figliuoli
!
...
-
Sangue
di
!
...
corpo
di
!
...
-
voleva
mettersi
a
sbraitare
il
farmacista
.
In
quel
momento
suonava
la
campanella
della
benedizione
,
e
quanti
erano
in
piazza
s
'
inginocchiarono
.
Poco
dopo
,
Ciolla
,
che
ingannava
il
tempo
sgretolando
delle
fave
abbrustolite
,
seduto
dinanzi
alla
bottega
del
sorbettiere
vide
una
cosa
che
gli
fece
drizzar
le
orecchie
:
il
notaro
Neri
che
usciva
di
chiesa
insieme
al
canonico
Lupi
,
e
risalivano
verso
la
Maddalena
,
passo
passo
,
discorrendo
sottovoce
.
Il
notaro
scrollava
le
spalle
,
guardando
sottecchi
di
qua
e
di
là
.
Ciolla
tentò
di
unirsi
a
loro
,
ma
essi
lo
piantarono
lì
.
Bomma
,
da
lontano
,
non
li
perdeva
di
vista
dimenando
il
capo
.
-
Badate
a
quel
che
fate
!
...
Pensate
alla
vostra
pelle
!
-
gli
disse
il
Capitano
passandogli
di
nuovo
accanto
.
-
Becco
!
...
-
voleva
gridargli
dietro
il
farmacista
.
-
Badate
a
voi
piuttosto
!
...
-
Ma
il
dottore
lo
spinse
dentro
a
forza
.
Ciolla
era
corso
dietro
al
canonico
e
al
notaro
Neri
per
la
via
di
San
Sebastiano
,
e
li
vide
ancora
fermi
sotto
il
voltone
del
Condotto
,
malgrado
il
gran
puzzo
,
quasi
al
buio
,
che
discorrevano
sottovoce
,
gesticolando
.
Appena
s
'
accorsero
del
Ciolla
se
la
svignarono
in
fretta
,
l
'
uno
di
qua
e
l
'
altro
di
là
.
Il
notaro
continuò
a
salire
per
la
stradicciuola
sassosa
,
e
il
canonico
scese
apposta
a
rompicollo
verso
San
Sebastiano
,
fermando
il
Ciolla
come
a
caso
.
-
Quel
notaro
...
me
ne
ha
fatta
una
!
...
Aveva
il
consenso
di
massaro
Sbrendola
...
un
contratto
bell
'
e
buono
...
e
ora
dice
che
non
si
rammenta
!
-
Va
là
,
va
là
,
che
non
me
la
dai
a
bere
!
-
mormorò
Ciolla
fra
di
sè
,
appena
il
canonico
ebbe
voltate
le
spalle
.
E
corse
subito
alla
farmacia
:
-
Gran
cose
c
'
è
per
aria
!
Cani
e
gatti
vanno
insieme
!
Gran
cose
si
preparano
!
-
Tavuso
gonfiò
le
gote
e
non
rispose
.
Lo
speziale
invece
si
lasciò
scappare
:
-
Lo
so
!
lo
so
!
E
si
picchiò
la
mano
aperta
sulla
bocca
,
fulminato
dall
'
occhiata
severa
che
gli
saettò
il
dottore
.
Verso
due
ore
di
notte
,
don
Gesualdo
stava
per
mettersi
a
cenare
,
quando
venne
a
cercarlo
in
gran
mistero
il
canonico
,
travestito
da
pecoraio
.
Bianca
fu
lì
lì
per
abortire
dallo
spavento
.
-
Don
Gesualdo
siamo
pronti
,
se
volete
venire
;
gli
amici
vi
aspettano
.
Ma
gli
tremava
la
voce
al
poveraccio
.
Lo
stesso
don
Gesualdo
,
al
momento
di
buttarsi
proprio
in
quella
faccenda
,
gli
vennero
in
mente
tante
brutte
idee
;
si
fece
pallido
,
e
gli
cadde
la
forchetta
di
mano
.
Bianca
poi
si
alzò
convulsa
,
incespicando
qua
e
là
,
pigliandosela
col
canonico
,
che
metteva
in
quell
'
impiccio
un
padre
di
famiglia
.
-
Se
fate
così
!
...
-
balbettò
il
canonico
;
-
se
mi
fate
anche
la
jettatura
...
allora
,
buona
notte
!
Don
Gesualdo
cercava
di
volgerla
in
ridere
,
colle
labbra
smorte
-
Bravo
canonico
!
Adesso
si
vedrà
se
siete
un
uomo
!
...
Sono
contento
,
vedi
,
Bianca
!
Sono
contento
d
'
andare
magari
verso
il
precipizio
,
per
vedere
che
cominci
ad
affezionarti
a
me
e
alla
casa
...
Tutto
sudato
,
colle
mani
un
po
'
tremanti
,
si
imbacuccò
ben
bene
in
uno
scapolare
,
per
prudenza
,
e
scesero
in
istrada
.
Non
c
'
era
anima
viva
.
Sul
terrazzo
del
Collegio
una
mano
ignota
aveva
spento
finanche
il
lampione
dinanzi
alla
statua
dell
'
Immacolata
:
una
cosa
da
fare
accapponar
la
pelle
,
quella
sera
!
Egli
allora
si
sentì
stringere
il
cuore
da
una
tenerezza
insolita
,
pensando
alla
casa
e
ai
parenti
.
-
Povera
Bianca
!
Avete
visto
?
E
'
buona
,
sì
,
in
fondo
...
Non
lo
credevo
,
davvero
!
...
-
Zitto
!
-
interruppe
il
canonico
.
-
Se
vi
fate
conoscere
alla
voce
,
è
inutile
nascondersi
e
sudare
come
bestie
!
Ogni
momento
andava
voltandosi
,
temendo
di
essere
spiati
.
Arrivati
nella
via
di
San
Giovanni
videro
un
'
ombra
che
andava
in
su
verso
la
piazza
,
e
il
canonico
disse
piano
:
-
Vedete
?
...
E
'
uno
dei
nostri
!
...
Va
dove
andiamo
noi
.
Era
in
un
magazzino
di
Grancore
,
giù
nelle
stradicciuole
tortuose
verso
San
Francesco
,
che
sembravano
fatte
apposta
.
Una
casetta
bassa
che
aveva
una
finestra
illuminata
per
segnale
.
Si
bussavano
tre
colpi
in
un
certo
modo
alla
porticina
dove
si
giungeva
scendendo
tre
scalini
;
si
attraversava
un
gran
cortile
oscuro
e
scosceso
,
e
in
fondo
c
'
era
uno
stanzone
buio
dove
si
capiva
che
stava
molta
gente
a
confabulare
insieme
dal
sussurrìo
che
si
udiva
dietro
l
'
uscio
.
Il
canonico
disse
:
-
E
'
qui
!
-
e
fece
il
segnale
convenuto
.
Tutti
e
due
col
cuore
che
saltava
alla
gola
.
Per
fortuna
in
quel
momento
giunse
un
altro
congiurato
,
imbacuccato
come
loro
,
camminando
in
punta
di
piedi
sui
sassi
del
cortile
,
e
ripeté
il
segnale
istesso
.
-
Don
Gesualdo
,
-
disse
il
notaro
Neri
cavando
il
naso
da
una
gran
sciarpa
.
-
Siete
voi
?
Vi
ho
riconosciuto
al
canonico
che
sembra
un
cucco
,
poveraccio
!
Il
notaro
la
pigliava
allegramente
.
Narrava
che
a
Palermo
avevano
fatto
il
pasticcio
;
avevano
ammazzato
il
principe
di
Aci
e
s
'
erano
impadroniti
di
Castellammare
:
-
Chi
comanda
adesso
è
un
prete
,
certo
Ascenso
!
-
Ah
?
-
rispose
il
canonico
che
si
sentiva
in
causa
.
-
Ah
?
-
Silenzio
per
ora
!
...
Andiamo
adagio
!
Sapete
com
'
è
?
...
a
chi
deve
prima
attaccare
il
campanello
al
gatto
!
E
ogni
galantuomo
non
vorrebbe
mettere
il
piede
in
trappola
.
Ma
se
siamo
in
tanti
...
C
'
è
anche
il
barone
Zacco
stasera
.
-
Che
aspettiamo
ad
entrare
,
signori
miei
?
-
interruppe
don
Gesualdo
a
quella
notizia
,
coraggioso
come
un
leone
.
Quando
tornarono
ad
uscire
,
dopo
un
gran
pezzo
,
erano
tutti
più
morti
che
vivi
.
Bomma
sforzavasi
di
fare
il
gradasso
;
Tavuso
non
diceva
una
parola
;
e
il
notaro
stava
soprapensieri
anche
lui
.
Zacco
corse
ad
attaccarsi
al
braccio
di
don
Gesualdo
,
quasi
fossero
divenuti
fratelli
davvero
.
-
Sentite
,
cugino
,
ho
da
parlarvi
.
-
E
seguitarono
ad
andare
a
braccetto
in
silenzio
.
-
Ssst
!
...
un
fischio
!
...
verso
i
Cappuccini
!
...
-
Il
barone
mise
mano
alla
pistola
:
tutti
con
un
gran
batticuore
.
Si
udirono
abbaiare
dei
cani
.
-
Fermo
!
...
-
esclamò
il
canonico
sottovoce
,
afferrando
il
braccio
armato
del
barone
che
mirava
al
buio
,
-
è
fra
Girolamo
,
che
non
vuol
esser
visto
da
queste
parti
!
-
Appena
si
udì
richiudere
l
'
uscio
,
nel
vano
del
quale
era
balenata
una
sottana
bianca
,
il
farmacista
borbottò
col
fiato
ai
denti
:
-
L
'
abbiamo
scappata
bella
,
parola
d
'
onore
!
-
Il
barone
invece
strinse
forte
il
braccio
di
don
Gesualdo
senza
dir
nulla
.
Poi
lasciò
andare
ciascuno
per
la
sua
strada
,
Bomma
in
su
,
verso
la
Piazza
Grande
,
il
canonico
a
piè
della
scalinata
che
saliva
a
San
Sebastiano
.
-
Da
questa
parte
,
don
Gesualdo
...
venite
con
me
.
-
E
gli
fece
fare
il
giro
lungo
pei
Cappuccini
,
risalendo
poi
verso
Santa
Maria
di
Gesù
per
certe
stradicciuole
buie
che
non
si
sapeva
dove
mettere
i
piedi
.
A
un
tratto
si
fermò
guardando
faccia
a
faccia
il
suo
amico
novello
con
certi
occhi
che
luccicavano
al
buio
.
-
Don
Gesualdo
,
avete
sentito
quante
belle
chiacchiere
?
Adesso
siamo
tutti
fratelli
.
Nuoteremo
nel
latte
e
nel
miele
,
d
'
ora
in
poi
...
Voi
che
ci
credete
,
eh
?
L
'
altro
non
disse
né
sì
né
no
,
prudente
,
aspettando
il
seguito
.
-
Io
no
...
Io
non
mi
fido
di
tutti
questi
fratelli
che
non
mi
ha
partorito
mia
madre
.
-
Allora
perché
siete
venuto
,
vossignoria
?
-
Per
non
farci
venire
voi
,
caspita
!
Io
non
fo
misteri
.
Giuochiamo
a
tagliarci
l
'
erba
sotto
i
piedi
fra
di
noi
che
abbiamo
qualcosa
da
perdere
,
ed
ecco
il
bel
risultato
!
Far
la
minestra
per
i
gatti
,
e
arrischiare
la
roba
e
la
testa
!
...
Io
bado
ai
miei
interessi
,
come
voi
...
Non
ho
i
fumi
che
hanno
tanti
altri
...
Parenti
!
parentissimi
!
quanto
a
me
volentieri
...
Allora
mettiamoci
d
'
accordo
piuttosto
fra
di
noi
...
-
Ebbene
?
che
volete
fare
?
-
Ah
?
che
voglio
fare
?
La
pigliate
su
quel
verso
?
Mi
fate
lo
gnorri
?
...
Allora
sia
per
non
detto
...
Ciascuno
il
suo
interesse
!
Fratelli
!
Carbonari
!
Faremo
la
rivoluzione
!
metteremo
il
mondo
a
soqquadro
anche
!
...
Io
non
ho
paura
!
...
-
Nel
calore
della
disputa
il
barone
si
era
addossato
all
'
uscio
di
un
cortile
.
Un
cane
si
mise
a
latrare
furiosamente
.
Zacco
spaventato
se
la
diede
a
gambe
colla
pistola
in
pugno
,
e
don
Gesualdo
dietro
di
lui
,
ansante
.
Prima
di
giungere
in
piazza
di
Santa
Maria
di
Gesù
,
uno
che
andava
correndo
lo
fermò
mettendogli
la
mano
sul
petto
.
-
Signor
don
Gesualdo
!
...
dove
andate
?
...
c
'
è
la
giustizia
a
casa
vostra
!
Quello
che
temeva
il
canonico
!
quello
che
temeva
Bianca
!
Egli
correva
al
buio
,
senza
saper
dove
,
con
una
gran
confusione
in
testa
,
e
il
cuore
che
voleva
uscirgli
dal
petto
.
Poi
,
udendo
colui
che
gli
arrancava
dietro
,
con
un
certo
rumore
quasi
picchiasse
in
terra
col
bastone
,
gli
disse
:
-
E
tu
chi
sei
?
-
Nardo
,
il
manovale
,
quello
che
ci
lasciò
la
gamba
sul
ponte
.
Non
mi
riconoscete
più
,
vossignoria
?
Donna
Bianca
mi
ha
mandato
a
svegliare
di
notte
.
E
narrava
com
'
era
arrivata
la
Compagnia
d
'
Arme
,
all
'
improvviso
,
a
quattr
'
ore
di
notte
.
Il
Capitano
e
altri
Compagni
d
'
Arme
erano
in
casa
di
don
Gesualdo
.
Lassù
,
verso
il
Castello
,
vedevansi
luccicare
dei
lumi
;
c
'
era
pure
una
lanterna
appesa
dinanzi
alla
porta
dello
stallatico
,
al
Poggio
,
e
dei
soldati
che
strigliavano
.
Più
in
là
,
nelle
vicinanze
della
Piazza
Grande
,
si
udivano
di
tanto
in
tanto
delle
voci
:
un
mormorìo
confuso
,
dei
passi
che
risuonavano
nella
notte
,
dei
cani
che
abbaiavano
per
tutto
il
paese
.
Don
Gesualdo
si
fermò
a
riflettere
:
-
Dove
andiamo
,
vossignoria
?
-
chiese
Nardo
.
-
Ci
ho
pensato
.
Non
far
rumore
.
Ah
!
Madonna
Santissima
del
Pericolo
!
Va
a
chiamare
Nanni
l
'
Orbo
.
Lo
conosci
?
il
marito
di
Diodata
?
Cominciava
ad
albeggiare
.
Ma
nelle
viottole
fuori
mano
che
avevano
preso
non
s
'
incontrava
ancora
anima
viva
.
La
casuccia
di
Diodata
era
nascosta
fra
un
mucchio
di
casupole
nerastre
e
macchie
di
fichi
d
'
India
,
dove
il
fango
durava
anche
l
'
estate
.
C
'
era
un
pergolato
sul
ballatoio
,
e
un
lume
che
trapelava
dalle
imposte
logore
.
-
Bussa
tu
,
se
mai
...
-
disse
don
Gesualdo
.
Diodata
al
vedersi
comparire
dinanzi
il
suo
antico
padrone
ansante
e
trafelato
si
mise
a
tremare
come
una
foglia
.
-
Che
volete
da
me
a
quest
'
ora
?
...
Per
l
'
amor
di
Dio
!
lasciatemi
in
pace
,
don
Gesualdo
!
...
Se
torna
mio
marito
!
...
E
'
uscito
or
ora
,
per
cogliere
quattro
fichi
d
'
India
!
...
qui
accanto
.
-
Bestia
!
-
disse
lui
.
-
Ho
altro
pel
capo
!
Ci
ho
la
giustizia
alle
calcagna
!
...
-
Che
c
'
è
?
-
chiese
Diodata
spaventata
.
Egli
colla
mano
le
fece
segno
di
star
zitta
.
In
quel
momento
tornò
correndo
compare
Nardo
;
la
gamba
di
legno
si
udiva
da
lontano
sull
'
acciottolato
.
-
Eccolo
!
...
eccolo
che
viene
!
...
Entrò
Nanni
l
'
Orbo
,
torvo
,
colla
canna
da
cogliere
i
fichi
d
'
India
in
spalla
,
e
gli
occhi
biechi
che
fulminavano
di
qua
e
di
là
.
Invano
Diodata
,
colle
braccia
in
croce
giurava
e
spergiurava
.
-
Padron
mio
!
-
esclamò
Nanni
-
a
che
giuoco
giuochiamo
?
Questa
non
è
la
maniera
!
...
-
Bestia
!
-
gridò
infine
don
Gesualdo
,
scappandogli
la
pazienza
.
-
Ho
la
forca
dinanzi
agli
occhi
,
e
tu
vieni
a
parlarmi
di
gelosia
!
Allo
strepito
accorsero
i
vicini
-
Lo
vedete
?
-
ripigliò
Nanni
infuriato
.
-
Che
figura
fo
dinanzi
a
loro
padron
mio
?
In
coscienza
,
quel
po
'
che
avete
dato
a
costei
per
maritarla
è
una
miseria
,
in
confronto
della
figura
che
mi
fate
fare
!
-
Taci
!
Farai
correre
gli
sbirri
con
quel
chiasso
!
Che
vuoi
?
Ti
darò
quello
che
vuoi
!
...
-
Voglio
l
'
onor
mio
,
don
Gesualdo
!
L
'
onor
mio
che
non
si
compra
a
denari
!
Cominciarono
ad
abbaiare
anche
i
cani
del
vicinato
.
-
Vuoi
la
chiusa
del
Carmine
?
...
un
pezzo
che
ti
fa
gola
!
Infine
compare
Nardo
riuscì
a
metterli
d
'
accordo
sulla
chiusa
del
Carmine
.
-
Corpo
di
Giuda
!
La
roba
serve
per
queste
occasioni
...
carceri
,
malattie
e
persecuzioni
...
Voi
l
'
avete
fatta
,
don
Gesualdo
,
e
serve
per
salvare
la
vostra
pelle
...
Don
Gesualdo
con
una
faccia
da
funerale
brontolò
:
-
Parla
!
Sbraita
!
Hai
ragione
!
Adesso
hai
ragione
tu
!
-
Considerate
dunque
il
vostro
prossimo
,
vossignoria
!
La
moglie
da
mantenere
...
I
figli
che
nasceranno
...
Se
mi
tornano
a
casa
anche
gli
altri
...
quelli
che
son
venuti
prima
,
bisogna
mantenerli
come
fossero
miei
...
perché
sono
il
marito
di
Diodata
...
La
gente
dirà
magari
che
li
ho
messi
al
mondo
io
!
...
-
Basta
!
basta
!
Se
t
'
ho
detto
di
sì
per
la
chiusa
!
-
Parola
di
galantuomo
?
Davanti
a
questi
testimoni
?
Quand
'
è
così
...
giacchè
mi
dite
che
siete
venuto
soltanto
per
salvare
la
pelle
,
potete
rimanere
tutto
il
tempo
che
vi
piace
.
Sono
un
buon
diavolaccio
,
lo
sapete
!
...
S
'
era
fatto
tardi
.
Compare
Nanni
,
completamente
rabbonito
,
propose
anche
di
andare
a
vedere
quel
che
accadeva
fuori
:
-
Voi
fate
liberamente
come
se
foste
in
casa
vostra
,
don
Gesualdo
...
Compare
Nardo
verrà
con
me
.
Al
ritorno
,
per
segnale
,
busserò
tre
colpi
all
'
uscio
.
Ma
se
no
,
non
aprite
neanche
al
diavolo
.
Era
un
terrore
pel
paese
:
porte
e
finestre
ancora
chiuse
,
Compagni
d
'
Arme
per
le
vie
,
rumore
di
sciabole
e
di
speroni
.
Le
signorine
Margarone
,
in
fronzoli
e
colla
testa
irta
di
ciambelle
come
un
fuoco
d
'
artificio
,
correvano
ogni
momento
al
balcone
.
Don
Filippo
,
tronfio
e
pettoruto
,
se
ne
stava
adesso
seduto
nel
Caffè
dei
Nobili
,
insieme
al
Capitano
Giustiziere
e
l
'
Avvocato
Fiscale
,
facendo
tremare
chi
passava
colla
sola
guardatura
.
Nella
stalla
di
don
Gesualdo
dei
trabanti
governavano
i
cavalli
,
e
il
Comandante
fumava
al
balcone
,
in
pantofole
,
come
in
casa
sua
.
Nanni
l
'
Orbo
tornò
ridendo
a
crepapelle
.
Prima
di
entrare
però
bussò
al
modo
che
aveva
detto
,
tossì
,
si
soffiò
il
naso
,
pure
si
trattenne
un
po
'
a
discorrere
ad
alta
voce
con
una
vicina
che
si
pettinava
sul
ballatoio
.
Don
Gesualdo
stava
mangiando
una
insalata
di
cipolle
,
onde
prevenire
qualche
malattia
causata
dallo
spavento
.
-
Prosit
!
prosit
,
don
Gesualdo
!
A
casa
vostra
ci
ho
trovato
dei
forestieri
,
tale
e
quale
come
voi
qui
da
me
.
Il
barone
Zacco
corre
ancora
!
...
L
'
hanno
visto
prima
dell
'
alba
più
in
là
di
Passaneto
,
figuratevi
!
a
casa
del
diavolo
!
...
dietro
una
siepe
,
più
morto
che
vivo
!
...
Sua
moglie
fa
come
una
pazza
...
Sono
stato
anche
a
cercare
del
notaro
Neri
,
se
s
'
ha
a
scrivere
due
parole
della
chiusa
del
Carmine
che
date
a
mia
moglie
pei
servizi
prestati
...
Non
che
non
mi
fidi
...
sapete
bene
...
per
la
vita
e
per
la
morte
.
Nessuno
l
'
ha
più
visto
,
il
notaro
!
Dicono
ch
'
è
nascosto
nel
monastero
di
San
Sebastiano
...
vestito
da
donna
...
sissignore
!
Gli
sbirri
cercano
da
per
tutto
!
Ma
qui
non
avete
da
temere
,
vossignoria
!
...
Udite
?
udite
?
Sembrava
che
si
divertisse
a
fare
agghiacciare
il
sangue
nelle
vene
al
prossimo
suo
,
quel
briccone
!
Udivasi
infatti
un
vocìo
di
comari
,
un
correre
di
scarponi
grossi
strilli
di
ragazzi
.
Diodata
s
'
arrampicò
sino
all
'
abbaino
del
granaio
per
vedere
.
Poi
Nanni
venne
a
dire
:
-
E
'
il
viatico
,
Dio
liberi
!
...
Va
in
su
verso
sant
'
Agata
.
Ho
visto
il
canonico
Lupi
che
portava
il
Signore
...
cogli
occhi
a
terra
!
...
una
faccia
da
santo
,
com
'
è
vero
Iddio
!
-
Stasera
,
appena
è
scuro
,
mi
farai
trovare
una
cavalcatura
laggiù
alla
Masera
,
e
mi
darai
qualche
cosa
da
travestirmi
;
-
disse
don
Gesualdo
,
che
sembrava
più
smorto
alla
luce
dell
'
abbaino
.
-
Perché
?
Non
vi
piace
più
lo
stare
in
casa
mia
?
Diodata
vi
avrebbe
fatto
qualche
mancanza
?
-
No
,
no
...
Mi
pare
mill
'
anni
d
'
esser
lontano
...
-
Qui
però
non
avete
da
temere
...
Gli
sbirri
non
vengono
a
cercarvi
qui
!
A
casa
vostra
piuttosto
!
Guardatevi
!
...
Infatti
Bianca
la
sera
innanzi
s
'
era
visto
capitare
a
tre
ore
di
notte
il
Capitan
d
'
Arme
,
un
bell
'
uomo
colla
barba
a
collana
e
i
baffi
alla
militare
,
che
recava
il
biglietto
d
'
alloggio
.
Bianca
,
già
inquieta
per
suo
marito
,
non
sapendo
che
fare
,
aveva
mandato
a
chiamare
lo
zio
Limòli
,
il
quale
giunse
sbadigliando
e
di
cattivo
umore
.
Invano
il
Capitan
d
'
Arme
accarezzandosi
i
baffi
che
aveva
lasciato
crescere
da
poco
,
le
diceva
colla
voce
grossa
:
-
Non
temete
!
...
Calmatevi
,
bella
signora
!
...
Noi
militari
siamo
galanti
col
bel
sesso
!
...
-
Poi
-
aggiunse
il
marchese
-
questi
qua
sono
militari
per
modo
di
dire
;
come
io
ho
fatto
il
voto
di
castità
perché
sono
cavaliere
di
Malta
.
Il
Capitano
si
accigliò
,
ma
l
'
altro
,
senza
accorgersene
continuò
,
battendogli
familiarmente
sulla
spalla
:
-
Vi
conosco
,
don
Bastiano
!
...
Eravate
piccolo
così
,
colle
brache
aperte
,
quando
si
faceva
delle
scappatelle
insieme
a
vostro
padre
...
Allora
il
voto
mi
dava
noia
come
vi
dà
noia
adesso
quella
stadera
che
portate
appesa
al
fianco
...
Bei
tempi
!
...
Bell
'
uomo
vostro
padre
!
Il
cuore
e
la
borsa
sempre
aperti
!
...
Don
Marcantonio
Stangafame
!
...
dei
Stangafame
di
Ragusa
!
...
una
delle
prime
famiglie
della
Contea
!
Peccato
che
siate
in
tanti
!
L
'
avete
indovinata
a
farvi
nominare
Capitan
d
'
Arme
!
...
Quattrocent
'
onze
all
'
anno
,
per
rispondere
dei
furti
campestri
...
E
'
una
bella
somma
...
Vi
rimane
in
tasca
tale
e
quale
...
poiché
il
territorio
è
tranquillo
!
...
Una
bagattella
soltanto
pei
dodici
soldati
che
vi
tocca
mantenere
...
due
tarì
al
giorno
per
ciascuno
,
eh
?
...
-
Basta
,
corpo
di
...
bacco
!
...
-
gridò
il
Capitan
d
'
Arme
battendo
in
terra
la
sciabola
.
-
Sembrami
che
vogliate
burlarvi
di
me
,
corpo
di
...
bacco
!
-
Ehi
,
ehi
!
Adagio
,
signor
capitano
!
Sono
il
marchese
Limòli
,
e
ho
ancora
degli
amici
a
Napoli
per
farvi
scapitanare
e
tagliare
i
baffi
novelli
,
sapete
!
Capitò
in
quel
momento
il
ragazzetto
del
sagrestano
che
veniva
a
fare
un
'
imbasciata
di
gran
premura
,
balbettando
,
imbrogliandosi
,
tornando
sempre
a
ripetere
la
stessa
cosa
rosso
dalla
suggezione
.
Il
marchese
,
che
cominciava
a
farsi
un
po
'
sordo
,
tendeva
l
'
orecchio
,
gli
faceva
dei
versacci
lo
intimidiva
maggiormente
strillando
:
-
Eh
?
che
diavolo
vuoi
?
Ma
Bianca
mise
un
grido
straziante
un
grido
che
fece
rimanere
lo
zio
a
bocca
aperta
,
e
scappò
per
la
casa
cercando
il
manto
,
cercando
qualcosa
da
buttarsi
in
capo
per
uscire
di
casa
,
per
correre
subito
.
III
Da
gran
tempo
,
ogni
giorno
,
alla
stessa
ora
,
donna
Giuseppina
Alòsi
che
stava
al
balcone
facendo
la
calza
per
aspettare
la
passata
di
Peperito
,
don
Filippo
Margarone
mentre
rivoltava
la
conserva
di
pomidoro
posta
ad
asciugare
sul
terrazzo
,
l
'
arciprete
Bugno
nell
'
appendere
al
fresco
la
gabbia
del
canarino
,
fin
coloro
che
stavano
a
sbadigliare
nella
farmacia
di
Bomma
,
se
volgevano
gli
occhi
in
su
,
verso
il
Castello
,
al
di
sopra
de
'
tetti
,
solevano
vedere
don
Diego
e
don
Ferdinando
Trao
,
uno
dopo
l
'
altro
,
che
facevano
capolino
a
una
finestra
,
guardinghi
,
volgevano
poi
un
'
occhiata
a
destra
,
un
'
altra
a
sinistra
,
guardavano
in
aria
,
e
ritiravano
il
capo
come
la
lumaca
.
Dopo
qualche
minuto
infine
aprivasi
il
balcone
grande
,
stridendo
,
tentennando
,
a
spinte
e
a
riprese
,
e
compariva
don
Diego
,
curvo
,
macilento
,
col
berretto
di
cotone
calcato
sino
alle
orecchie
,
tossendo
,
sputando
,
tenendosi
all
'
inferriata
con
una
mano
;
e
dietro
di
lui
don
Ferdinando
che
portava
l
'
annaffiatoio
,
giallo
,
allampanato
,
un
vero
fantasma
.
Don
Diego
annaffiava
,
nettava
,
rimondava
i
fiori
di
Bianca
;
si
chinava
a
raccattare
i
seccumi
e
le
foglie
vizze
;
rimescolava
la
terra
con
un
coccio
;
passava
in
rivista
i
bocciuoli
nuovi
,
e
li
covava
cogli
occhi
.
Don
Ferdinando
lo
seguiva
passo
passo
,
attentissimo
;
accostava
anche
lui
il
viso
scialbo
a
ciascuna
pianta
,
aguzzando
il
muso
,
aggrottando
le
sopracciglia
.
Poscia
appoggiavano
i
gomiti
alla
ringhiera
,
e
rimanevano
come
due
galline
appollaiate
sul
medesimo
bastone
,
voltando
il
capo
ora
di
qua
e
ora
di
là
,
a
seconda
che
giungeva
la
mula
di
massaro
Fortunato
Burgio
carica
di
grano
,
o
saliva
dal
Rosario
la
ragazza
che
vendeva
ova
,
oppure
la
moglie
del
sagrestano
attraversava
la
piazzetta
per
andare
a
suonare
l
'
avemaria
.
Don
Ferdinando
stava
intento
a
contare
quante
persone
si
vedevano
passare
attraverso
quel
pezzetto
di
strada
che
intravvedevasi
laggiù
,
fra
i
tetti
delle
case
che
scendevano
a
frotte
per
la
china
del
poggio
;
don
Diego
dal
canto
suo
seguiva
cogli
occhi
gli
ultimi
raggi
di
sole
che
salivano
lentamente
verso
le
alture
del
Paradiso
e
di
Monte
Lauro
,
e
rallegravasi
al
vederlo
scintillare
improvvisamente
sulle
finestre
delle
casipole
che
si
perdevano
già
fra
i
campi
,
simili
a
macchie
biancastre
.
Allora
sorrideva
e
appuntava
il
dito
scarno
e
tremante
,
spingendo
col
gomito
il
fratello
,
il
quale
accennava
di
sì
col
capo
e
sorrideva
lui
pure
come
un
fanciullo
.
Poi
raccontava
quello
che
aveva
visto
lui
:
-
Oggi
ventisette
!
...
ne
sono
passati
ventisette
...
L
'
arciprete
Bugno
era
insieme
col
cugino
Limòli
!
...
Per
un
po
'
di
giorni
,
verso
i
primi
d
'
agosto
,
era
venuto
soltanto
don
Ferdinando
ad
annaffiare
i
fiori
,
strascinandosi
a
stento
,
coi
capelli
grigi
svolazzanti
,
sbrodolandosi
tutto
a
ogni
passo
.
Allorché
ricomparve
anche
don
Diego
,
parve
di
vedere
Lazzaro
risuscitato
:
tutto
naso
,
colle
occhiaie
nere
,
seppellito
vivo
in
una
vecchia
palandrana
,
tossendo
l
'
anima
a
ogni
passo
:
una
tosse
fioca
che
non
si
udiva
quasi
più
,
e
scuoteva
dalla
testa
ai
piedi
lui
e
il
fratello
che
gli
dava
il
braccio
,
come
andasse
facendo
la
riverenza
a
ogni
vaso
di
fiori
.
E
fu
l
'
ultima
volta
.
D
'
allora
in
poi
s
'
erano
viste
raramente
insieme
le
teste
canute
dei
due
fratelli
,
dietro
i
vetri
rattoppati
colla
carta
,
cercando
il
sole
,
don
Diego
sputando
e
guardando
in
terra
ogni
momento
.
Il
giorno
in
cui
avvenne
quel
parapiglia
nel
Palazzo
di
Città
,
che
le
voci
si
udivano
sin
nella
piazzetta
di
Sant
'
Agata
,
apparve
per
un
istante
alla
finestra
la
cima
di
un
berretto
bianco
tremolante
.
Ma
allorquando
la
processione
di
San
Giuseppe
si
fermò
dinanzi
al
portone
dei
Trao
,
per
l
'
omaggio
tradizionale
alla
famiglia
,
le
finestre
rimasero
chiuse
,
malgrado
il
vocìo
della
folla
.
Don
Ferdinando
scese
per
comprare
l
'
immagine
del
santo
gonfio
d
'
asma
,
cogli
occhi
arsi
di
sonno
piegato
in
due
le
mani
nerastre
tremanti
così
che
non
trovavano
quasi
nel
taschino
i
due
baiocchi
per
l
'
immagine
.
Il
procuratore
di
San
Giuseppe
,
che
dirigeva
la
processione
,
gli
disse
:
-
Vedrete
quant
'
è
miracolosa
quell
'
immagine
!
Tanta
salute
e
provvidenza
a
tutti
,
in
casa
vostra
!
E
gli
affidò
anche
il
bastone
d
'
argento
del
santo
,
da
metterlo
al
capezzale
del
malato
:
un
tocca
e
sana
.
Eppure
non
giovò
neanche
quello
.
Compare
Cosimo
e
Pelagatti
,
partendo
per
la
campagna
due
ore
prima
dell
'
alba
,
o
tornando
a
notte
fatta
,
vedevano
sempre
il
lume
alla
finestra
di
don
Diego
.
E
il
cane
nero
dei
Motta
uggiolava
per
la
piazza
,
come
un
lamento
.
Poi
,
verso
nona
,
bussava
al
portone
il
ragazzo
di
don
Luca
,
portando
un
bicchiere
di
latte
.
Di
tanto
in
tanto
veniva
don
Giuseppe
Barabba
,
con
un
piatto
coperto
dal
tovagliuolo
,
o
il
servitore
del
Fiscale
che
recava
un
fiasco
di
vino
.
A
poco
a
poco
diradarono
anche
quelle
visite
.
L
'
ultima
volta
il
dottor
Tavuso
se
n
'
era
andato
scrollando
le
spalle
.
I
ragazzi
del
vicinato
giuocavano
tutto
il
giorno
dietro
quel
portone
che
non
si
apriva
più
.
Una
sera
,
tardi
,
i
vicini
,
che
stavano
cenando
,
udirono
la
voce
chioccia
di
don
Ferdinando
chiamare
il
sagrestano
,
lì
dirimpetto
:
una
voce
da
far
cascare
il
pan
di
bocca
.
E
subito
dopo
un
gran
colpo
al
portone
sconquassato
,
e
dei
passi
che
si
allontanarono
frettolosi
.
Fu
giusto
quella
notte
che
arrivava
la
Compagnia
d
'
Arme
.
Una
baraonda
per
tutto
il
paese
.
Al
rumore
insolito
anche
Don
Diego
aprì
un
istante
gli
occhi
.
Burgio
che
era
sul
ballatoio
di
casa
sua
,
coll
'
orecchio
teso
verso
la
Piazza
Grande
dove
udivasi
quel
parapiglia
,
vedendo
gente
nel
balcone
dei
Trao
,
domandò
inquieto
:
-
Che
c
'
è
?
...
Cosa
succede
?
-
Don
Diego
!
...
-
rispose
il
sagrestano
;
e
fece
il
segno
della
croce
,
quasi
massaro
Fortunato
avesse
potuto
vederlo
al
buio
.
-
Solo
come
un
cane
!
...
me
lo
lasciano
sulle
spalle
!
...
Ho
mandato
Grazia
pel
dottore
...
a
quest
'
ora
!
...
-
Sentite
,
laggiù
,
verso
la
piazza
?
...
sentite
?
...
Che
giornata
spunterà
domattina
,
Dio
liberi
!
...
-
Basta
avere
la
coscienza
netta
,
massaro
Fortunato
.
Sono
stato
sempre
un
povero
diavolo
!
...
Bacio
la
mano
di
chi
mi
dà
pane
...
-
Il
dottore
!
...
quello
sì
!
...
deve
avere
la
tremarella
addosso
a
quest
'
ora
!
...
E
anche
il
canonico
Lupi
,
dicono
!
...
Buona
sera
!
...
I
muri
hanno
orecchie
al
buio
!
Infatti
il
dottor
Tavuso
,
ch
'
era
il
capo
di
tutti
i
giacobini
del
paese
,
e
stava
nascosto
nella
legnaia
,
tremando
come
una
foglia
,
vide
giunta
l
'
ultima
sua
ora
all
'
udir
bussare
all
'
uscio
con
tanta
furia
.
-
Li
sbirri
!
...
la
Compagnia
d
'
Arme
!
...
Quando
gli
dissero
che
era
la
moglie
del
sagrestano
,
invece
,
la
quale
veniva
a
cercarlo
per
don
Diego
moribondo
,
montò
in
furia
come
una
bestia
.
-
E
'
ancora
vivo
?
...
Mandatelo
al
diavolo
!
...
Vengono
a
spaventarmi
!
...
a
quest
'
ora
!
...
di
questi
tempi
!
...
Un
padre
di
famiglia
!
...
Andate
a
chiamare
i
suoi
parenti
piuttosto
...
o
il
viatico
,
ch
'
è
meglio
!
...
La
zia
Sganci
non
volle
neppure
aprire
.
Barabba
rispose
dietro
il
portone
,
chiuso
con
tanto
di
catenaccio
:
-
Buona
donna
,
questi
non
son
tempi
di
correre
di
notte
per
le
strade
.
Domattina
,
se
Dio
vuole
,
chi
campa
si
rivede
.
Per
fortuna
,
Grazia
non
aveva
di
che
temere
;
e
suo
marito
l
'
avrebbe
mandata
senza
sospetto
in
mezzo
a
un
reggimento
di
soldati
.
L
'
andare
attorno
così
tardi
,
in
quella
tal
notte
,
era
proprio
uno
sgomento
.
Lo
stesso
baronello
Rubiera
,
che
era
uscito
di
buon
'
ora
dalla
casa
dei
Margarone
,
s
'
era
fatto
accompagnare
col
lampione
.
-
Ninì
!
Ninì
!
-
strillò
dal
balcone
donna
Fifì
con
la
vocina
sottile
,
quasi
il
suo
fidanzato
corresse
a
buttarsi
in
un
precipizio
.
-
Non
temere
...
no
!
-
rispose
lui
con
la
voce
grossa
.
All
'
udir
gente
nella
piazzetta
,
dal
portone
dei
Trao
,
che
rimbombò
come
una
cannonata
,
uscì
correndo
don
Luca
:
-
Signor
barone
!
...
sta
per
morire
vostro
cugino
don
Diego
!
...
solo
come
un
cane
!
...
Non
c
'
è
nessuno
in
casa
!
...
Rimpetto
al
palazzo
nero
e
triste
dei
Trao
splendeva
il
balcone
lucente
dei
Margarone
,
e
in
quella
luce
disegnavasi
l
'
ombra
di
donna
Fifì
,
rammentandogli
un
'
altra
ombra
che
soleva
aspettarlo
altra
volta
alla
finestra
del
palazzo
smantellato
.
Don
Ninì
se
ne
andò
frettoloso
,
a
capo
chino
,
portandosi
seco
negli
occhi
i
ricordi
di
quella
finestra
chiusa
e
senza
lume
.
-
Bella
porcheria
!
...
Me
lo
lasciano
sulle
spalle
!
...
a
me
solo
!
-
brontolò
don
Luca
tornando
nella
camera
del
moribondo
.
Don
Ferdinando
stava
seduto
a
piè
del
letto
,
senza
dir
nulla
,
simile
a
una
mummia
.
Di
tanto
in
tanto
andava
a
guardare
in
viso
suo
fratello
;
guardava
poi
don
Luca
,
stralunato
,
e
tornava
a
chinare
il
capo
sul
petto
.
Alla
sfuriata
del
sagrestano
però
si
rizzò
all
'
improvviso
,
quasi
gli
avessero
dato
uno
scossone
,
e
domandò
piano
,
con
la
voce
assonnata
di
uno
che
parli
in
sogno
:
-
Dorme
?
-
Sì
,
dorme
!
...
Andate
a
dormire
voi
pure
,
se
volete
!
...
Ma
l
'
altro
non
si
mosse
.
Il
malato
da
prima
voleva
sapere
ogni
momento
che
ora
fosse
;
poi
,
verso
mezzanotte
,
non
domandò
più
nulla
.
Stava
cheto
,
col
naso
contro
il
muro
,
e
la
coperta
sino
alle
orecchie
.
Grazia
,
di
ritorno
,
aveva
accostato
l
'
uscio
,
messo
il
lume
accanto
,
sul
tavolino
,
ed
era
andata
a
dare
un
'
occhiata
a
casa
sua
.
Il
marito
si
accomodò
alla
meglio
su
due
sedie
.
Don
Ferdinando
,
di
tratto
in
tratto
,
si
alzava
di
nuovo
,
in
punta
di
piedi
,
si
chinava
sul
letto
,
simile
a
un
uccello
di
malaugurio
,
e
tornava
a
domandare
piano
,
all
'
orecchio
di
don
Luca
:
-
Che
fa
?
dorme
?
-
Sì
!
sì
!
...
Andate
a
dormire
voi
pure
!
...
andate
!
E
l
'
accompagnò
lui
stesso
in
camera
sua
,
per
liberarsi
almeno
da
quella
noia
.
Don
Ferdinando
sognava
che
il
cane
nero
dei
vicini
Motta
gli
si
era
accovacciato
sul
petto
,
e
non
voleva
andarsene
,
per
quanto
egli
cercasse
di
svincolarsi
e
di
gridare
.
La
coda
del
cane
,
lunga
,
lunga
che
non
finiva
più
,
gli
si
era
attorcigliata
al
collo
e
alle
braccia
,
al
pari
di
un
serpente
,
e
lo
stringeva
,
soffocandolo
,
gli
strozzava
la
voce
in
gola
,
quando
udì
un
'
altra
voce
che
lo
fece
balzare
dal
letto
,
con
una
gran
palpitazione
di
cuore
.
-
Alzatevi
,
don
Ferdinando
!
Questa
non
è
ora
di
dormire
!
...
Don
Diego
pareva
che
russasse
forte
,
si
udiva
dall
'
altra
stanza
;
supino
,
cogli
occhi
aperti
e
spenti
,
le
narici
filigginose
:
un
viso
che
non
si
riconosceva
più
.
Come
don
Ferdinando
lo
chiamò
prima
pian
piano
,
e
tornò
a
chiamarlo
e
a
scuoterlo
inutilmente
,
gli
si
rizzarono
quei
pochi
capelli
in
capo
,
e
si
rivolse
al
sagrestano
,
smarrito
,
supplichevole
:
-
Che
fa
ora
?
...
che
fa
?
...
-
Che
fa
?
...
Lo
vedete
che
fa
!
...
Grazia
!
Grazia
!
-
No
!
...
Fermatevi
!
...
Non
aprite
adesso
!
...
Era
giorno
chiaro
.
Donna
Bellonia
in
sottana
stava
a
spiare
dalla
terrazza
verso
la
Piazza
Grande
per
incarico
del
marito
,
spaventata
dal
tramestìo
che
s
'
era
udito
tutta
la
notte
nel
paese
;
e
Burgio
strigliava
la
mula
legata
al
portone
dei
Trao
.
Alle
grida
di
don
Luca
,
levò
il
capo
verso
il
balcone
,
e
domandò
cosa
c
'
era
con
un
cenno
del
capo
.
Il
sagrestano
rispose
anche
lui
con
un
gesto
della
mano
,
facendo
segno
di
uno
che
se
ne
va
.
-
Chi
?
-
domandò
la
Margarone
che
se
ne
accorse
.
-
Chi
?
don
Diego
o
don
Ferdinando
?
-
Sissignora
,
don
Diego
!
Lo
lasciano
sulle
spalle
a
me
solo
!
...
Corro
dal
dottore
...
almeno
per
la
ricetta
del
viatico
,
che
diavolo
!
...
Signori
miei
!
deve
andarsene
così
un
cristiano
,
senza
medico
né
speziale
?
...
Speranza
cominciò
dallo
sgridare
suo
marito
che
aveva
legata
la
mula
alla
casa
del
moribondo
:
-
Porta
disgrazia
!
Ci
vorrebbe
quest
'
altra
!
...
-
Poi
si
diedero
a
strologare
i
numeri
del
lotto
insieme
a
donna
Bellonia
,
ch
'
era
corsa
a
prendere
il
libro
di
Rutilio
Benincasa
.
Donna
Giovannina
s
'
affacciò
asciugandosi
il
viso
;
ma
non
si
vide
altro
che
il
sagrestano
il
quale
correva
a
chiamare
Tavuso
,
lì
a
due
passi
una
porticina
verde
,
colla
fune
del
campanello
legata
alta
perché
non
andassero
a
seccarlo
di
notte
.
Picchia
e
ripicchia
infine
la
serva
di
Tavuso
gli
soffiò
attraverso
il
buco
della
serratura
:
-
O
chetatevi
che
il
dottore
non
esce
di
casa
,
se
casca
il
mondo
!
E
'
più
malato
degli
altri
,
lui
!
Bomma
,
giallo
al
par
del
zafferano
,
stava
pestando
cremor
di
tartaro
in
fondo
alla
farmacia
,
solo
come
un
appestato
.
Don
Luca
entrò
a
precipizio
,
col
fiato
ai
denti
:
-
Signor
don
Arcangelo
!
...
don
Diego
Trao
è
in
punto
di
morte
.
Il
dottore
non
vuol
venire
...
Cosa
fo
?
-
Cosa
fate
?
...
La
cassa
da
morto
fategli
,
accidenti
a
voi
!
M
'
avete
spaventato
!
Non
è
questa
la
maniera
...
oggi
che
ogni
galantuomo
sta
coll
'
anima
sulle
labbra
!
...
Andate
a
chiamargli
il
prete
piuttosto
...
lì
,
al
Collegio
,
c
'
è
il
canonico
Lupi
che
s
'
arrabatta
a
dir
messe
e
mattutino
fin
dall
'
alba
,
per
farsi
vedere
in
chiesa
!
...
Cade
sempre
in
piedi
colui
!
Se
ne
ride
degli
sbirri
!
...
Io
fo
lo
speziale
!
Pesto
cremor
di
tartaro
,
giacché
non
posso
pestar
altro
...
non
posso
!
Ma
,
vedendo
passare
Ciolla
ammanettato
come
un
ladro
,
si
morse
la
lingua
,
e
chinò
il
capo
sul
mortaio
.
-
Signori
miei
!
-
sbraitava
Ciolla
,
-
guardate
un
po
'
!
...
un
galantuomo
che
se
ne
sta
in
piazza
pei
fatti
suoi
!
...
-
I
Compagni
d
'
Arme
,
senza
dargli
retta
,
lo
cacciavano
innanzi
a
spintoni
;
don
Liccio
Papa
di
scorta
colla
sciabola
sguainata
,
gridando
:
-
Largo
!
largo
alla
giustizia
!
...
-
Il
Capitano
Giustiziere
,
dall
'
alto
del
marciapiede
del
Caffè
dei
Nobili
,
sentenziò
:
-
Bisogna
dare
un
esempio
!
Ci
pigliavano
a
calci
dove
sapete
,
un
altro
po
'
!
...
manica
di
birbanti
!
...
Un
paese
come
il
nostro
,
che
prima
era
un
convento
di
frati
!
...
Al
castello
!
al
castello
!
Don
Liccio
,
eccovi
le
chiavi
!
...
Grazie
a
Dio
si
tornava
a
respirare
.
I
ben
pensanti
sul
tardi
cominciarono
a
farsi
vedere
di
nuovo
per
le
strade
;
l
'
arciprete
dinanzi
al
caffè
;
Peperito
su
e
giù
pel
Rosario
;
Canali
a
braccetto
con
don
Filippo
verso
la
casa
della
ceraiuola
;
don
Giuseppe
Barabba
portando
a
spasso
un
'
altra
volta
il
cagnolino
di
donna
Marianna
Sganci
;
la
signora
Capitana
poi
in
gala
,
quasi
fosse
la
sua
festa
,
adesso
che
ci
erano
tanti
militari
,
colla
borsa
ricamata
al
braccio
,
il
cappellino
carico
di
piume
,
scutrettolando
,
ridendo
,
cinguettando
,
rimorchiandosi
dietro
don
Bastiano
Stangafame
,
il
tenente
,
tutti
i
colleghi
di
suo
marito
,
il
quale
se
ne
stava
a
guardare
da
vero
babbèo
,
colla
canna
d
'
India
dietro
la
schiena
,
mentre
i
suoi
colleghi
passeggiavano
con
sua
moglie
,
spaccandosi
come
compassi
,
ridendo
a
voce
alta
,
guardando
fieramente
le
donne
che
osavano
mostrarsi
alle
finestre
,
facendo
risuonare
da
per
tutto
il
rumore
delle
sciabole
e
il
tintinnìo
degli
speroni
,
quasi
ci
avessero
le
campanelle
alle
calcagna
.
Le
ragazze
Margarone
,
stipate
sul
terrazzo
,
si
rodevano
d
'
invidia
.
-
Specie
il
tenente
ci
aveva
dei
baffoni
come
code
di
cavallo
,
e
due
file
di
bottoni
lungo
il
ventre
che
luccicavano
da
lontano
.
Talché
in
quell
'
aria
di
festa
suonò
più
malinconico
il
campanello
del
viatico
.
Correvano
anche
delle
voci
sinistre
:
-
Una
battaglia
c
'
è
stata
!
...
dei
condannati
a
morte
!
...
-
Uno
di
quelli
che
portavano
il
lanternone
dietro
il
baldacchino
disse
che
il
viatico
andava
dai
Trao
.
-
Un
'
altra
grande
famiglia
che
si
estingue
!
-
osservò
gravemente
l
'
Avvocato
Fiscale
scoprendosi
il
capo
.
La
signora
Capitana
,
saltellando
sulla
punta
delle
scarpette
per
mostrare
le
calze
di
seta
stava
rimbeccando
don
Bastiano
con
un
sorriso
da
far
dannare
l
'
anima
:
-
Lo
so
!
lo
so
!
giuramenti
da
marinaio
!
...
Il
Capitan
d
'
Arme
ammiccò
a
donna
Bianca
la
quale
passava
in
quel
momento
,
con
un
'
aria
che
voleva
dire
:
-
Anche
costei
!
...
che
colpa
ci
ho
?
-
scappellandosi
con
soverchio
ossequio
.
Ma
quella
poveretta
non
gli
rispose
.
Andava
quasi
correndo
,
trafelata
,
col
manto
giù
per
le
spalle
,
il
viso
ansioso
e
pallido
.
Donna
Fifì
Margarone
si
tirò
indietro
dal
balcone
con
una
smorfia
,
appena
la
vide
sboccare
nella
piazzetta
dalla
salita
di
Sant
'
Agata
.
-
Ah
!
...
finalmente
!
...
la
buona
sorella
!
...
quanta
degnazione
!
...
-
Bianca
!
Bianca
!
-
gridava
lo
zio
Limòli
che
non
poteva
tenerle
dietro
.
Dinanzi
al
portone
,
spalancato
a
due
battenti
,
si
affollavano
i
ragazzi
di
Burgio
e
di
don
Luca
.
La
moglie
del
sagrestano
ne
usciva
in
quel
momento
,
arruffata
,
gialla
,
senza
ventre
,
e
si
mise
a
distribuire
scappellotti
a
diritta
e
a
manca
:
-
Via
!
via
di
qua
!
...
Che
aspettate
?
la
festa
?
-
Poscia
entrò
in
chiesa
frettolosa
.
Delle
comari
stavano
alle
finestre
,
curiose
.
In
cima
alla
scala
don
Giuseppe
Barabba
spolverava
delle
bandiere
nere
,
bucate
e
rose
dai
topi
,
collo
stemma
dei
Trao
:
una
macchia
rossa
tutta
intignata
.
Era
corsa
subito
la
zia
Macrì
colla
figliuola
,
e
il
barone
Mèndola
che
stava
lì
vicino
;
una
va
e
vieni
per
la
casa
,
un
odor
d
'
incenso
e
di
moccolaia
,
una
confusione
.
In
fondo
,
attraverso
un
uscio
socchiuso
,
scorgevasi
l
'
estremità
di
un
lettuccio
basso
,
e
un
formicolìo
di
ceri
accesi
,
funebri
,
nel
giorno
chiaro
.
Bianca
non
vide
altro
,
in
mezzo
a
tutti
quei
parenti
che
le
si
affollavano
intorno
,
sbarrandole
il
passo
:
-
No
!
...
lasciatemi
entrare
!
Apparve
un
momento
la
faccia
stralunata
di
don
Ferdinando
,
come
un
fantasma
;
poi
l
'
uscio
si
chiuse
.
Delle
braccia
amiche
la
sorreggevano
,
affettuosamente
,
e
la
zia
Macrì
ripeteva
:
-
Aspetta
!
...
aspetta
!
...
Tornò
la
moglie
del
sagrestano
,
ansante
,
portando
dei
candelieri
sotto
il
grembiule
.
Suo
marito
,
che
si
affacciò
di
nuovo
all
'
uscio
,
venne
a
dire
:
-
C
'
è
il
viatico
...
l
'
estrema
unzione
...
Ma
non
sente
...
-
Voglio
vederlo
!
...
Lasciatemi
andare
!
-
Bianca
!
...
in
questo
momento
!
...
Bianca
!
...
-
Vuoi
ammazzarlo
?
...
Una
commozione
!
...
Se
ti
sente
!
...
Non
far
così
,
via
,
Bianca
!
...
Un
bicchier
d
'
acqua
!
...
presto
!
...
Donna
Agrippina
corse
in
cucina
.
S
'
aprì
l
'
uscio
un
'
altra
volta
su
di
un
luccichìo
di
processione
.
Il
prete
,
il
baldacchino
,
i
lanternoni
del
viatico
passarono
come
una
visione
.
Il
marchese
,
inchinandosi
sino
a
terra
,
borbottò
:
-
Domine
,
salva
me
...
-
Amen
!
-
rispose
il
sagrestano
.
-
Ho
fatto
quel
che
ho
potuto
...
solo
come
un
cane
!
...
due
volte
dal
medico
!
...
di
notte
!
...
Anche
dal
farmacista
!
...
dice
che
il
conto
è
lungo
...
e
non
ci
ha
l
'
erba
di
Lazzaro
risuscitato
,
poi
!
...
-
Perché
?
...
perchè
non
mi
lasciate
entrare
?
...
Che
ho
fatto
?
...
-
Essa
tremava
così
che
i
denti
facevano
tintinnare
il
bicchiere
,
quasi
fuori
di
sè
,
fissando
addosso
alla
gente
gli
occhi
spaventati
.
-
Lasciatemi
!
lasciatemi
entrare
!
Lo
zio
marchese
si
affrettò
a
cavare
il
fazzoletto
per
asciugarle
tutta
l
'
acqua
che
si
era
versata
addosso
.
Il
barone
Mèndola
e
la
zia
Macrì
stavano
discorrendo
nel
vano
del
finestrone
:
-
Una
malattia
lunga
!
...
Tutti
così
quei
Trao
!
...
non
c
'
è
che
fare
!
...
-
Guarda
!
-
esclamò
il
barone
che
stava
da
un
po
'
attento
.
-
Hanno
aperto
un
finestrino
sul
mio
tetto
...
laggiù
!
...
quel
ladro
di
Canali
!
...
Fortuna
che
me
ne
sia
accorto
!
Lo
citerò
in
giudizio
!
...
una
citazione
nera
come
la
pece
!
...
-
Don
Luca
!
don
Luca
!
-
si
udì
gridare
.
L
'
uscio
si
spalancò
a
un
tratto
,
e
comparve
don
Ferdinando
agitando
le
braccia
in
aria
.
Don
Luca
corse
a
precipizio
.
Successe
un
momento
di
confusione
:
delle
strida
,
delle
voci
concitate
,
un
correre
all
'
impazzata
,
donna
Agrippina
che
cercava
l
'
aceto
dei
sette
ladri
,
gli
altri
che
stentavano
a
trattenere
Bianca
,
la
quale
faceva
come
una
pazza
,
con
la
schiuma
alla
bocca
,
gli
occhi
che
mandavano
lampi
,
e
non
si
riconoscevano
più
.
-
Perchè
?
...
perchè
non
volete
?
Lasciatemi
!
lasciatemi
!
...
lasciatemi
entrare
!
...
-
Sì
!
sì
!
-
disse
lo
zio
marchese
.
-
E
'
giusto
che
lo
veda
!
...
Lasciatela
entrare
.
Ella
scorse
un
corpo
lungo
e
stecchito
nel
lettuccio
basso
,
un
mento
aguzzo
,
ispido
di
barba
grigiastra
,
rivolto
in
su
,
e
due
occhi
glauchi
,
spalancati
.
-
Diego
!
...
Diego
!
...
fratello
mio
!
...
-
Non
fate
a
quel
modo
,
donna
Bianca
!
-
disse
piano
don
Luca
.
-
Se
ci
sente
ancora
,
il
poveretto
,
figuratevi
che
spavento
!
...
Essa
si
arrestò
tutta
tremante
,
atterrita
,
colle
mani
nei
capelli
,
guardandosi
intorno
trasognata
.
A
un
tratto
fissò
gli
occhi
asciutti
ed
arsi
su
don
Ferdinando
che
annaspava
stralunato
,
quasi
volesse
allontanarla
dal
letto
.
-
Nulla
!
...
nulla
m
'
avete
fatto
sapere
!
...
Non
son
più
nulla
...
un
'
estranea
!
...
Fuori
,
dalla
casa
e
dal
cuore
!
...
fuori
!
...
da
per
tutto
!
-
Zitta
!
...
-
balbettò
don
Ferdinando
mettendo
il
dito
tremante
sulla
bocca
.
-
Poi
!
...
poi
!
...
Adesso
taci
!
...
Tanta
gente
,
vedi
!
...
-
Bianca
!
Bianca
!
...
-
supplicavano
gli
altri
abbracciandola
,
spingendola
,
tirandola
per
le
vesti
.
-
Portatela
via
!
...
-
gridò
la
zia
Macrì
dall
'
uscio
.
-
Nello
stato
in
cui
è
,
la
poveretta
...
succederà
qualche
altra
tragedia
!
...
Frattanto
giunse
donna
Sarina
Cirmena
,
scalmanata
,
in
un
bagno
di
sudore
.
-
L
'
ho
saputo
or
ora
!
-
balbettò
lasciandosi
cadere
sul
seggiolone
di
cuoio
in
mezzo
ai
parenti
riuniti
nella
gran
sala
.
-
Che
volete
?
con
quel
parapiglia
che
c
'
è
stato
nel
paese
!
Se
non
era
pel
viatico
che
vidi
venire
da
queste
parti
...
Il
marchese
indicò
l
'
uscio
dell
'
altra
stanza
con
un
cenno
del
capo
.
La
zia
Cirmena
,
accasciata
sul
seggiolone
,
col
fazzoletto
agli
occhi
,
piagnucolò
:
-
Io
non
ci
reggo
a
queste
scene
!
...
Sono
tutta
sottosopra
!
...
-
E
siccome
continuava
a
interrogare
cogli
occhi
or
questo
e
or
quello
,
donna
Agrippina
rispose
sottovoce
,
compunta
,
facendo
il
segno
della
croce
:
-
Or
ora
!
...
cinque
minuti
fa
!
Don
Giuseppe
venne
recando
in
fascio
le
bandiere
:
-
Ecco
!
...
Il
falegname
è
avvertito
.
Il
barone
Mèndola
s
'
alzò
per
andare
a
sentire
cosa
volesse
.
-
Va
bene
,
va
bene
,
-
disse
Mèndola
.
-
Or
ora
si
pensa
a
tutto
.
Don
Luca
?
ehi
?
don
Luca
?
Appena
il
sagrestano
affacciò
il
capo
all
'
uscio
,
si
udirono
delle
strida
che
laceravano
il
cuore
.
-
Povera
Bianca
!
...
sentite
?
-
Fa
come
una
pazza
!
-
confermò
don
Luca
.
-
Si
strappa
i
capelli
!
...
Il
barone
Mèndola
lo
interrogò
dinanzi
a
tutti
quanti
:
-
Avete
pensato
a
ogni
cosa
,
eh
,
don
Luca
?
-
Sissignore
.
Il
catafalco
,
le
bandiere
,
tante
messe
quanti
preti
ci
sono
.
Ma
chi
paga
?
-
Andate
!
andate
!
-
interruppe
vivamente
la
Cirmena
spingendo
per
le
spalle
il
sagrestano
verso
la
camera
del
morto
,
dove
cresceva
il
trambusto
.
-
Mi
dispiace
!
-
osservò
la
zia
Macrì
alzandosi
per
vedere
dov
'
era
arrivato
il
sole
.
-
Mi
dispiace
che
si
fa
tardi
e
a
casa
mia
non
c
'
è
nessuno
per
preparare
un
boccone
.
Uscì
don
Luca
dalla
camera
del
morto
,
turbato
in
viso
.
-
E
'
un
affar
serio
...
Bisognerà
portarla
via
per
amore
o
per
forza
!
...
Vi
dico
ch
'
è
un
affar
serio
!
-
E
'
permesso
?
Si
può
?
Era
il
vocione
del
cacciatore
che
accompagnava
la
baronessa
Mèndola
,
col
cappello
piumato
,
le
calze
imbottite
di
noci
.
La
vecchia
,
senza
bisogno
di
udir
altro
,
diritta
e
stecchita
come
un
fuso
,
andò
a
prendere
il
suo
posto
fra
i
parenti
che
al
suo
apparire
s
'
erano
taciuti
,
seduti
intorno
sui
seggioloni
antichi
,
col
viso
lungo
e
le
mani
sul
ventre
.
La
baronessa
guardava
intorno
,
gridando
a
voce
alta
:
-
E
la
Rubiera
?
e
la
cugina
Sganci
?
Ora
che
si
fa
?
Bisogna
avvertire
il
parentado
per
le
esequie
...
-
Eccola
lì
!
-
disse
donna
Sarina
all
'
orecchio
della
Macrì
.
-
Cascasse
il
mondo
...
non
manca
mai
!
...
Avete
visto
il
subbuglio
che
c
'
è
per
le
strade
?
La
cugina
rispose
con
un
sorriso
pallido
,
facendo
segno
che
la
vecchia
non
aveva
paura
di
nulla
perché
era
sorda
.
-
Il
fatto
è
...
-
cominciò
il
barone
.
Ma
in
quel
momento
portavano
Bianca
svenuta
,
le
braccia
penzoloni
,
donna
Agrippina
e
il
sagrestano
rossi
,
ansanti
,
e
col
fiato
ai
denti
.
-
Quasi
fosse
morta
!
-
sbuffò
il
sagrestano
.
-
Gli
pesano
le
ossa
!
...
-
La
zia
Macrì
consigliò
:
-
Lì
,
lì
,
nella
sua
camera
!
...
-
Il
fatto
è
...
-
riprese
il
barone
Mèndola
sottovoce
,
tirando
in
disparte
il
cugino
Limòli
e
donna
Sarina
Cirmena
,
-
il
fatto
è
che
bisogna
concertarsi
pel
funerale
.
Adesso
vedrete
che
spuntano
fuori
i
parenti
del
cognato
Motta
...
Faremo
un
bel
vedere
!
...
al
fianco
di
Burgio
e
di
mastro
Nunzio
Motta
!
...
Ma
il
marito
non
si
può
lasciarlo
fuori
...
E
'
una
disgrazia
,
non
dico
di
no
...
ma
bisogna
sorbirsi
mastro
-
don
Gesualdo
,
eh
?
...
-
Sicuro
!
sicuro
!
-
rispose
la
zia
Cirmena
.
Essa
voleva
fare
qualche
altra
obiezione
.
Ma
il
marchese
Limòli
disse
il
fatto
suo
:
-
Lasciate
correre
,
cugina
cara
!
...
Tanto
!
...
il
morto
è
morto
,
e
non
parla
più
.
-
Allora
!
...
-
ribatté
la
Cirmena
diventando
rossa
,
-
è
una
bella
porcheria
che
mastro
-
don
Gesualdo
non
si
sia
fatto
neppur
vedere
!
Mèndola
uscì
sul
pianerottolo
per
dire
a
Barabba
di
correre
a
casa
Sganci
.
-
Ci
vogliono
denari
,
-
disse
piano
tornando
indietro
.
-
Avete
sentito
il
sagrestano
?
Le
spese
chi
le
fa
?
La
zia
Macrì
finse
di
non
udire
,
discorrendo
sottovoce
colla
Cirmena
:
-
Povera
Bianca
!
...
in
quello
stato
!
Quanti
mesi
sono
?
lo
sapete
?
...
-
Sette
...
devono
esser
sette
...
Insomma
un
affar
serio
!
...
Il
marchese
Limòli
,
che
discuteva
insieme
a
Mèndola
e
a
Barabba
sui
preparativi
del
funerale
conchiuse
:
-
Io
inviterei
l
'
Arciconfraternita
dei
Bianchi
trattandosi
di
una
persona
di
riguardo
...
-
Sicuro
...
Bisogna
far
le
cose
con
decoro
...
senza
risparmio
!
...
Ma
ciascuno
vogava
al
largo
quando
si
parlava
di
anticipare
un
baiocco
.
Nella
camera
del
morto
durava
intanto
il
contrasto
fra
la
moglie
del
sagrestano
,
che
voleva
farne
uscire
don
Ferdinando
,
e
lui
che
si
ostinava
a
rimanere
:
come
un
guaiolare
di
cagnuolo
,
e
la
voce
aspra
della
zia
Grazia
,
la
quale
strillava
:
-
Madonna
santa
!
non
capite
proprio
nulla
?
...
Siete
un
ragazzo
tale
e
quale
!
Il
mio
ragazzo
avrebbe
più
giudizio
di
voi
,
guardate
!
E
tutt
'
a
un
tratto
,
in
mezzo
al
crocchio
dei
parenti
che
discorrevano
sottovoce
,
si
vide
capitare
don
Ferdinando
strascicando
le
gambe
,
coi
capelli
arruffati
,
la
camicia
aperta
,
il
viso
di
un
cadavere
anch
'
esso
,
recando
uno
scartafaccio
che
andava
mostrando
a
tutti
quanti
:
-
Ecco
il
privilegio
!
...
Il
diploma
del
Re
Martino
...
Bisogna
metterlo
nell
'
iscrizione
mortuaria
...
Bisogna
far
sapere
che
noi
abbiamo
diritto
di
esser
seppelliti
nelle
tombe
reali
...
una
cum
regibus
!
Ci
avete
pensato
alle
bandiere
collo
stemma
?
Ci
avete
pensato
al
funerale
?
-
Sì
,
sì
,
non
dubitate
...
Come
ciascuno
evitava
di
impegnarsi
direttamente
,
voltandogli
le
spalle
,
don
Ferdinando
andava
dall
'
uno
all
'
altro
biascicando
,
colle
lagrime
agli
occhi
:
-
Una
cum
regibus
!
...
Il
mio
povero
fratello
!
...
Una
cum
regibus
!
...
-
Va
bene
,
va
bene
,
-
gli
rispose
il
marchese
Limòli
.
-
Non
ci
pensate
.
Il
barone
Mèndola
,
che
era
stato
a
confabulare
con
della
gente
,
fuori
sul
pianerottolo
,
rientrò
gesticolando
:
-
Signori
miei
!
...
se
sapeste
!
...
Casco
dalle
nuvole
!
...
-
Zitto
!
-
gli
fece
segno
il
marchese
,
-
zitto
!
Che
cos
'
è
adesso
?
...
Nella
camera
di
Bianca
udivasi
un
gran
trambusto
;
delle
voci
affannose
e
supplichevoli
;
un
tramenìo
come
di
gente
in
lotta
;
grida
deliranti
di
dolore
e
di
collera
;
poscia
un
urlo
che
fece
trasalire
tutti
quanti
.
L
'
uscio
fu
sbatacchiato
con
impeto
,
e
ne
uscì
all
'
improvviso
il
marchese
stravolto
.
Un
momento
dopo
si
affacciò
la
zia
Macrì
gridando
:
-
Un
medico
!
Presto
!
presto
!
Giungevano
allora
altri
parenti
in
processione
,
compunti
coi
guanti
neri
.
In
mezzo
al
rumore
delle
seggiole
smosse
la
zia
Macrì
tornò
a
gridare
:
-
Presto
!
un
medico
!
presto
!
IV
"
Se
agglomerate
cerimonie
tema
non
forman
delle
mie
verghe
non
ne
traligna
l
'
ossequio
.
Sì
che
sorgenti
men
fallaci
e
più
stabili
le
sole
preci
ne
reputo
.
Il
favor
di
un
vostro
sguardo
è
quel
che
anelo
,
e
lo
ambisco
mercé
delle
melenzose
mie
riga
.
L
'
ore
7
del
17
.
"
Barone
Antonino
Rubiera
.
"
-
Sicuro
!
-
aggiunse
mastro
Titta
che
stava
sull
'
uscio
del
palchetto
,
mentre
donna
Fifì
compitava
la
letterina
.
-
Me
l
'
ha
data
lui
stesso
,
il
baronello
,
per
consegnarla
di
nascosto
alla
prima
donna
.
Ma
,
per
carità
!
Son
padre
di
famiglia
!
...
Non
mi
fate
perdere
il
pane
.
Donna
Fifì
,
gialla
dalla
bile
,
non
rispose
neppure
.
Di
nascosto
,
dietro
il
parapetto
,
spiegazzava
la
lettera
con
mano
febbrile
.
Indi
la
passò
alla
mamma
che
balbettava
.
-
Ma
sentiamo
...
Cosa
dice
?
...
-
Me
ne
vo
,
-
riprese
il
barbiere
umilmente
.
-
Torno
sul
palcoscenico
perché
adesso
lei
ammazza
il
primo
amoroso
,
e
devo
pettinarla
coi
capelli
giù
per
le
spalle
...
Mi
raccomando
,
donna
Fifì
!
...
Non
mi
tradite
!
...
-
Ma
che
dice
?
-
ripeté
la
mamma
.
Nicolino
cacciò
il
capo
fra
di
loro
,
e
si
buscò
una
pedata
.
Agli
strilli
accorse
don
Filippo
,
che
stava
passeggiando
nel
corridoio
,
perché
il
palco
era
pieno
zeppo
.
-
Che
c
'
è
?
...
Al
solito
!
Facciamo
ribellare
tutto
il
teatro
...
soltanto
noi
!
...
Canali
cacciò
anche
lui
il
capo
dentro
il
palchetto
.
-
State
attenti
!
Ora
c
'
è
la
scena
in
cui
s
'
ammazzano
!
...
-
Magari
!
-
borbottò
fra
i
denti
Fifì
.
-
Eh
?
Che
cosa
?
-
Nulla
.
Fifì
ha
mal
di
capo
,
-
rispose
don
Filippo
.
Quindi
piano
alla
moglie
:
-
Si
può
sapere
che
cosa
c
'
è
?
-
Si
soffoca
!
-
aggiunse
Canali
.
-
Mi
fate
un
po
'
di
posto
?
...
Guardate
lassù
!
...
quanta
gente
!
Quasi
quasi
mi
metto
in
maniche
di
camicia
.
C
'
era
una
siepe
di
teste
.
Dei
contadini
ritti
in
piedi
sulle
panche
della
piccionaia
,
che
si
tenevano
alle
travi
del
soffitto
per
guardar
giù
in
platea
;
dei
ragazzi
che
si
spenzolavano
quasi
fuori
della
ringhiera
,
come
stessero
a
rimondar
degli
ulivi
;
una
folla
tale
che
la
signora
Capitana
,
nel
palco
dirimpetto
,
minacciava
di
svenirsi
ogni
momento
,
colla
boccetta
d
'
acqua
d
'
odore
sotto
il
naso
.
-
Perché
non
si
fa
slacciare
dal
Capitan
d
'
Arme
?
-
disse
Canali
che
aveva
di
tali
uscite
.
Il
barone
Mèndola
,
il
quale
stava
facendo
visita
a
donna
Giuseppina
Alòsi
nel
palco
accanto
,
si
voltò
colla
sua
risata
sciocca
che
si
udiva
per
tutta
la
sala
.
Donna
Giovannina
si
fece
rossa
.
Mita
sgranò
tanto
d
'
occhi
,
e
la
mamma
spinse
Canali
fuori
dell
'
uscio
.
Poi
disse
a
Fifì
:
-
Bada
!
La
Capitana
ti
guarda
col
cannocchiale
!
...
-
No
!
Non
guarda
me
!
-
rispose
lei
facendo
una
spallata
.
-
Ne
volete
sentire
una
nuova
?
-
seguitò
il
barone
ostinandosi
a
cacciare
il
capo
nel
vano
dell
'
uscio
.
-
C
'
è
un
casa
del
diavolo
,
dalla
Capitana
!
...
Fa
sorvegliare
la
locanda
dov
'
è
alloggiata
la
prima
donna
!
...
Suo
marito
stesso
,
poveretto
!
...
Pare
che
ne
abbia
scoperto
delle
belle
!
...
-
Il
Capitan
d
'
Arme
,
seccato
,
fu
costretto
a
rimbeccargli
:
-
Perché
non
badate
a
quel
che
succede
in
casa
vostra
,
caro
collega
?
-
Ehm
!
ehm
!
-
tossì
don
Filippo
gravemente
.
Dalla
platea
intimarono
pure
silenzio
,
giacché
s
'
alzava
il
sipario
.
Donna
Bellonia
allora
cavò
fuori
gli
occhiali
per
leggere
il
biglietto
,
dietro
le
spalle
di
Fifì
.
-
Ma
che
dice
?
Io
non
ci
capisco
niente
!
...
-
Ah
,
non
capite
?
...
Non
me
ne
ha
scritta
mai
una
così
bella
!
...
l
'
infame
!
il
traditore
!
...
Il
fatto
è
che
Ciolla
,
il
quale
si
piccava
di
letteratura
,
ci
s
'
era
stillata
la
quintessenza
del
cervello
,
chiusi
tutti
e
due
a
quattr
'
occhi
col
baronello
nella
retrobottega
di
Giacinto
.
Don
Filippo
tornò
a
domandare
:
-
Ma
che
c
'
è
?
Si
può
sapere
?
-
Ssst
!
!
!
-
zittirono
dalla
platea
.
Si
sarebbe
udita
volare
una
mosca
.
La
prima
donna
,
tutta
bianca
fuorché
i
capelli
,
sciolti
giù
per
le
spalle
,
come
l
'
aveva
pettinata
mastro
Titta
,
faceva
accapponar
la
pelle
a
quanti
stavano
a
sentirla
.
Alcuni
,
dall
'
ansia
,
s
'
erano
anche
alzati
in
piedi
,
malgrado
le
proteste
di
quelli
ch
'
erano
seduti
dietro
e
non
vedevano
niente
.
Lo
stesso
Canali
,
commosso
,
si
soffiava
il
naso
come
una
tromba
.
-
Guardate
!
guardate
!
...
adesso
!
...
"
Io
!
...
io
stessa
!
...
con
questa
destra
che
tu
impalmasti
,
giurandomi
eterna
fé
!..."
L
'
amoroso
,
un
mingherlino
che
lei
si
sarebbe
messo
in
tasca
,
indietreggiava
a
passi
misurati
,
con
una
mano
sul
giustacuore
di
velluto
,
e
l
'
altra
,
in
atto
di
orrore
,
fra
i
capelli
arricciati
.
-
Non
ci
reggo
,
no
!
-
borbottò
Canali
.
E
scappò
via
,
giusto
nel
momento
che
risuonavano
gli
applausi
.
-
Che
comica
,
eh
?
Che
talento
?
-
esclamò
don
Filippo
smanacciando
lui
pure
.
-
Peste
!
...
maleducato
!
...
Nicolino
impaurito
sgambettava
e
cacciavasi
verso
l
'
uscio
a
testa
in
giù
,
strillando
che
voleva
andarsene
.
Un
terremoto
giù
in
platea
.
Tutti
in
piedi
,
vociando
e
strepitando
.
La
prima
donna
ringraziava
di
qua
e
di
là
,
dimenando
i
fianchi
,
saettando
il
collo
a
destra
e
a
sinistra
al
pari
di
una
testuggine
,
mandando
baci
e
sorrisi
a
tutti
quanti
sulla
punta
delle
dita
,
colle
labbra
cucite
dal
rossetto
,
il
seno
che
le
scappava
fuori
tremolante
ad
ogni
inchino
.
-
Sangue
di
!
...
corpo
di
!
...
-
esclamò
Canali
che
era
tornato
ad
applaudire
.
-
Son
maritato
!
...
son
padre
di
famiglia
!
...
Ma
farei
uno
sproposito
!
...
-
Papà
mio
!
papà
mio
!
-
proruppe
allora
donna
Fifì
,
scoppiando
a
piangere
addosso
al
genitore
.
-
Se
mi
volete
bene
,
papà
mio
,
fatemi
bastonare
a
dovere
quella
sgualdrina
!
...
-
Eh
?
...
-
balbettò
don
Filippo
rimasto
a
bocca
aperta
e
con
le
mani
in
aria
.
-
Che
ti
piglia
adesso
?
Donna
Bellonia
,
Mita
,
Giovannina
,
tutte
insieme
si
alzarono
per
calmare
Fifì
,
circondandola
,
spingendola
in
fondo
,
verso
l
'
uscio
,
per
nasconderla
.
Nei
palchi
dirimpetto
,
giù
in
platea
,
vi
fu
un
ondeggiare
di
teste
,
delle
risate
,
dei
curiosi
che
appuntavano
il
cannocchiale
verso
il
palchetto
dei
Margarone
.
Don
Filippo
,
onde
far
cessare
lo
scandalo
,
si
mise
in
prima
fila
,
insieme
a
Nicolino
,
appoggiandosi
al
parapetto
,
salutando
le
signore
col
sorriso
a
fior
di
labbra
,
mentre
borbottava
sottovoce
:
-
Stupida
!
...
Tuo
fratello
,
così
piccolo
,
ha
più
giudizio
di
te
,
guarda
!
...
Anche
nel
palco
accanto
si
udiva
un
tramenìo
.
La
signora
Alòsi
tutta
affaccendata
,
con
la
boccettina
d
'
acqua
d
'
odore
in
mano
,
e
il
barone
Mèndola
voltando
la
schiena
al
teatro
,
scuotendo
per
le
braccia
un
ragazzetto
bianco
al
par
della
camicia
,
abbandonato
sulla
seggiola
.
-
Gli
è
venuto
male
al
piccolo
La
Gurna
...
-
disse
il
barone
Mèndola
dal
palco
di
donna
Giuseppina
.
-
Capisce
come
uno
grande
!
...
Una
seccatura
!
-
Come
la
mia
Fifì
...
or
ora
!
...
Benedetti
ragazzi
!
Pigliano
tutto
sul
serio
!
...
Il
fanciullo
,
pallido
,
con
grandi
occhi
intelligenti
e
timidi
,
guardava
ancora
la
scena
a
sipario
calato
.
Donna
Giuseppina
,
dopo
che
il
nipotino
si
fu
riavuto
alquanto
,
offrì
per
cortesia
la
sua
boccetta
d
'
odore
ai
Margarone
.
Don
Filippo
seguitò
a
brontolare
sottovoce
:
-
Tale
e
quale
come
il
ragazzo
La
Gurna
che
ha
sett
'
anni
!
...
Vergogna
!
...
Non
mi
ci
pescate
più
,
parola
d
'
onore
!
Ma
tacque
vedendo
entrare
Mèndola
che
veniva
a
far
visita
,
vestito
in
gala
,
colla
giamberga
verde
bottiglia
,
i
calzoni
fior
di
pomo
,
soltanto
il
corvattone
nero
pel
lutto
del
cugino
Trao
.
Andava
così
facendo
visite
da
un
palco
all
'
altro
,
per
non
pagare
il
posto
.
-
Non
vi
scomodate
...
un
posticino
...
in
un
cantuccio
...
Voi
,
Canali
,
potete
andare
da
donna
Giuseppina
,
qui
accanto
,
che
non
c
'
è
nessuno
!
...
No
,
no
,
in
verità
,
nessuno
!
...
Sarino
,
il
suo
figliuoletto
,
quello
alto
quanto
il
ventaglio
,
sapete
la
canzone
?
...
e
Corradino
La
Gurna
,
il
ragazzo
della
zia
Trao
...
Donna
Giuseppina
lo
conduce
dove
va
per
servirle
di
paravento
...
quando
aspetta
certe
visite
...
capite
?
L
'
hanno
mandato
apposta
da
Siracusa
per
romperci
le
tasche
!
...
-
Poscia
,
appena
Canali
se
ne
fu
andato
:
-
Ora
arriva
anche
Peperito
!
...
Non
mi
piace
giuocare
a
tressetti
!
...
-
E
ammiccò
chiudendo
un
occhio
.
Nessuno
gli
rispose
.
Allora
vedendo
quei
musi
lunghi
,
ripigliò
,
cambiando
tono
:
-
Che
produzione
,
eh
?
La
donna
specialmente
!
...
M
'
ha
fatto
piangere
come
un
bambino
!
-
Anche
qui
!
anche
qui
!
-
rispose
don
Filippo
,
fingendo
di
volgerla
in
burletta
.
-
Ah
,
donna
Fifì
?
...
Allegramente
,
ché
adesso
,
al
terz
'
atto
,
fanno
pace
fra
di
loro
.
Lui
è
ferito
soltanto
.
Lo
salva
una
ragazza
che
l
'
ama
di
nascosto
,
e
viceversa
poi
si
scopre
esser
sua
sorella
di
latte
...
Una
produzione
che
fu
replicata
due
sere
di
seguito
a
Caltagirone
...
Ohi
!
ohi
!
...
cos
'
è
adesso
?
Il
Capitan
d
'
Arme
,
dal
palco
dirimpetto
,
credendo
di
non
esser
visto
,
dietro
le
spalle
della
Capitana
,
faceva
segno
verso
di
loro
col
fazzoletto
bianco
,
fingendo
di
soffiarsi
il
naso
.
Mèndola
nel
voltarsi
sorprese
pure
donna
Giovannina
col
fazzoletto
al
viso
.
Ella
abbassò
subito
gli
occhi
e
si
fece
rossa
come
un
peperone
.
-
Ah
!
ah
!
...
Sicuro
!
Una
bella
compagnia
!
Fortuna
che
sia
capitata
da
queste
parti
!
La
prima
donna
specialmente
!
...
Sta
lì
,
di
faccia
a
casa
mia
,
nella
locanda
di
Nanni
Ninnarò
.
Bisogna
vedere
ogni
sera
,
dopo
la
recita
!
...
-
E
terminò
la
frase
all
'
orecchio
di
don
Filippo
,
il
quale
rispose
:
-
Ehm
!
...
ehm
!
...
-
Ti
dò
uno
sgrugno
,
-
minacciò
intanto
la
mamma
sottovoce
,
mangiandosi
cogli
occhi
Giovannina
.
-
Ti
fo
venire
adesso
il
raffreddore
!
...
-
Sicuro
!
-
riprese
il
barone
ad
alta
voce
perché
non
capissero
le
ragazze
.
-
Padrone
del
campo
veramente
è
il
padre
nobile
,
quello
che
avete
visto
col
barbone
bianco
.
Finta
che
litigano
ogni
sera
sul
palcoscenico
...
Ma
poi
,
a
casa
,
bisogna
vedere
!
...
Non
vi
dico
altro
!
Ho
fatto
un
buco
apposta
nell
'
impannata
del
granaio
che
guarda
appunto
in
camera
sua
.
Però
ci
sono
gli
avventizî
,
i
devoti
spiccioli
,
capite
?
quelli
che
vanno
a
portare
la
loro
offerta
...
Il
figlio
del
notaro
Neri
ha
saccheggiato
la
dispensa
,
nel
tempo
che
suo
padre
era
fuggiasco
...
salsicciotti
,
reste
di
fichi
secchi
,
pezze
intere
di
cacio
...
Portava
ogni
giorno
qualcosa
in
tasca
...
Ohi
!
ohi
!
...
La
signora
Capitana
si
disponeva
ad
andarsene
prima
del
tempo
.
In
piedi
,
sul
davanti
del
palchetto
,
aveva
tolto
con
mal
garbo
il
guardaspalle
al
Capitan
d
'
Arme
,
e
l
'
aveva
dato
al
tenente
,
il
quale
glielo
accomodava
sugli
omeri
nudi
in
barba
al
suo
superiore
,
adagio
adagio
,
facendo
il
comodo
suo
,
senza
curarsi
di
tutti
quegli
occhi
che
avevano
addosso
.
Don
Bastiano
Stangafame
dall
'
altro
lato
,
col
ventaglio
in
mano
,
e
il
marito
,
pacifico
,
che
guardava
e
taceva
.
Mèndola
diede
una
gomitata
a
Margarone
,
e
tutti
e
due
si
misero
a
guardare
in
aria
,
grattandosi
il
mento
.
Canali
osservò
dal
palco
accanto
:
-
Un
po
'
per
uno
,
non
fa
male
a
nessuno
!
...
-
Badate
a
voi
piuttosto
!
...
badate
!
...
-
Sì
,
sì
,
l
'
ho
visto
venire
...
Adesso
scappo
,
prima
che
giunga
il
cavaliere
...
S
'
imbatté
col
Peperito
giusto
sull
'
uscio
del
corridoio
.
-
Oh
,
cavaliere
!
...
Beato
chi
vi
vede
!
S
'
era
inquieti
da
queste
parti
...
parola
d
'
onore
!
...
-
Perché
?
-
balbettò
Peperito
facendosi
rosso
.
-
Così
...
Una
produzione
come
questa
che
fa
correre
tutto
il
paese
...
Si
diceva
...
come
va
che
il
cavaliere
?
...
Peperito
esitò
alquanto
,
cercando
la
risposta
,
non
sapendo
se
dovesse
mettersi
in
collera
,
e
poi
gli
sbatté
l
'
uscio
sul
muso
.
-
Ora
fanno
il
quadro
degli
innocenti
!
-
soggiunse
Canali
ridendo
.
-
Vado
in
platea
per
vederlo
di
laggiù
.
-
Allegramente
,
donna
Fifì
!
-
disse
poi
Mèndola
.
-
Non
vi
sono
né
morti
né
feriti
!
...
Se
non
arriviamo
a
farvi
ridere
in
nessun
modo
,
vuol
dire
...
In
quella
si
udì
nel
corridoio
un
fruscìo
di
seta
,
e
un
rumore
di
sciabole
e
di
speroni
.
Donna
Giovannina
si
fece
di
brace
in
volto
,
sentendosi
addosso
gli
occhi
della
mamma
.
La
signora
Capitana
spinse
l
'
uscio
del
palchetto
,
e
mise
dentro
la
sua
testolina
riccioluta
e
sorridente
.
-
No
,
no
,
non
vi
scomodate
.
Son
passata
un
momento
a
salutarvi
.
Un
'
indecenza
questa
produzione
...
Io
me
ne
vo
per
non
sentir
altro
...
E
il
vestito
della
donna
!
...
avete
visto
,
nel
chinarsi
?
...
-
Eh
!
eh
!
...
-
rispose
don
Filippo
accennando
alle
sue
ragazze
.
-
Precisamente
!
Una
mamma
non
potrà
condurre
in
teatro
le
figliuole
.
-
E
'
giusto
!
-
osservò
allora
don
Filippo
.
-
Dovrebbe
interessarsene
l
'
autorità
...
Il
tenente
,
che
le
cortesie
della
signora
Capitana
avevano
messo
in
vena
,
aggiunse
:
-
Io
sono
l
'
autorità
.
Ora
corro
sul
palcoscenico
per
vedere
s
'
è
quel
che
dico
io
...
Voglio
toccare
con
mano
come
san
Tommaso
!
Ma
nessuno
rise
.
Solo
la
Capitana
,
dandogli
un
colpetto
sul
braccio
,
si
chinò
sorridendo
all
'
orecchio
di
donna
Bellonia
per
confidarle
ciò
che
affermava
il
tenente
:
-
Io
dico
di
no
,
invece
.
Guardate
donna
Giovannina
...
E
'
grassa
quasi
quanto
la
prima
donna
,
eppure
non
si
vede
...
Un
po
'
...
sì
...
da
vicino
...
forse
pel
busto
che
stringe
troppo
...
-
Graziosissimo
!
...
-
borbottò
il
Capitan
d
'
Arme
dal
corridoio
.
-
Elegantissimo
!
...
Zacco
,
che
giungeva
allora
,
al
vedere
gli
uniformi
stava
per
tornare
indietro
,
tanta
la
paura
che
gli
era
rimasta
da
quell
'
affare
della
Carboneria
.
Ma
poi
si
fece
animo
,
per
non
destar
sospetti
,
e
andò
a
stringere
la
mano
a
tutti
quanti
,
sorridendo
,
giallo
come
un
morto
.
-
Vengo
dalla
cugina
Trao
.
E
'
ancora
in
casa
del
fratello
,
poverina
!
Non
si
può
muovere
!
...
Ha
voluto
partorire
proprio
a
casa
sua
!
...
Io
non
ne
sapevo
nulla
,
giacché
sono
stato
in
campagna
per
badare
ai
miei
interessi
.
-
Ma
che
aspettano
a
battezzare
cotesta
bambina
!
-
chiese
Margarone
.
-
L
'
arciprete
Bugno
fa
un
casa
del
diavolo
per
quell
'
anima
innocente
che
corre
rischio
d
'
andare
al
limbo
.
Allora
prese
la
parola
il
Capitano
Giustiziere
.
-
Aspettano
il
rescritto
di
Sua
Maestà
,
Dio
guardi
...
Un
'
idea
del
marchese
Limòli
,
per
far
passare
il
nome
dei
Trao
ai
collaterali
,
ora
che
sta
per
estinguersi
la
linea
mascolina
...
Le
carte
furono
nelle
mie
mani
...
-
Sì
,
una
gran
famiglia
...
una
gran
casa
,
-
aggiunse
la
signora
Capitana
.
-
Ci
andai
per
far
visita
a
donna
Bianca
.
Ho
visto
anche
la
bambina
...
un
bel
visetto
.
-
Benissimo
!
-
conchiuse
Zacco
.
-
Così
mastro
-
don
Gesualdo
ci
ha
guadagnato
che
neppur
la
sua
figliuola
è
roba
sua
.
La
barzelletta
fece
ridere
.
Canali
che
tornava
colle
tasche
piene
di
bruciate
,
volle
che
gliela
ripetessero
.
-
Buona
sera
!
buona
sera
!
Non
voglio
stare
a
sentire
altro
!
-
esclamò
la
Capitana
tutta
sorridente
,
tappandosi
le
orecchie
con
le
manine
inguantate
.
-
No
...
me
ne
vo
...
davvero
!
...
Erano
tutti
nel
corridoio
:
donna
Fifì
masticando
un
sorriso
fra
i
denti
gialli
;
Nicolino
dietro
a
Canali
il
quale
distribuiva
delle
bruciate
;
anche
donna
Giuseppina
Alòsi
aveva
aperto
l
'
uscio
del
suo
palco
,
per
non
dar
campo
alle
male
lingue
.
Solo
donna
Giovannina
era
rimasta
al
suo
posto
inchiodata
dal
viso
arcigno
della
mamma
.
Don
Ninì
che
veniva
di
nascosto
per
non
destar
i
sospetti
della
fidanzata
vestito
di
nero
,
con
un
mazzolino
di
rose
in
mano
,
rimase
un
po
'
interdetto
trovando
tanta
gente
nel
corridoio
.
Donna
Fifì
gli
rivolse
un
'
occhiataccia
,
e
tirò
sgarbatamente
per
un
braccio
il
fratellino
che
gli
si
arrampicava
addosso
onde
frugargli
nelle
tasche
.
Il
Capitano
d
'
Arme
accarezzò
il
ragazzo
,
e
disse
guardando
nel
palco
dei
Margarone
con
certi
occhi
arditi
:
-
Che
bel
fanciullo
!
...
tanto
simpatico
!
...
Una
bella
famiglia
!
...
Donna
Fifì
gli
rispose
con
un
sorriso
civettuolo
,
proprio
sotto
gli
occhi
del
fidanzato
.
La
Capitana
rise
agro
anche
lei
;
guardò
donna
Giovannina
che
aveva
gli
occhi
lucenti
,
e
siccome
Peperito
stava
accarezzando
Corradino
La
Gurna
per
far
la
corte
a
donna
Giuseppina
,
dicendo
che
aveva
un
'
aria
distinta
,
tutta
l
'
aria
dei
Trao
,
la
Capitana
aggiunse
,
colla
vocina
melata
:
-
E
'
sorprendente
l
'
aria
di
famiglia
che
c
'
è
fra
di
loro
.
Avete
visto
come
somiglia
a
don
Ninì
la
bambina
di
donna
Bianca
?
-
Che
diavolo
!
-
le
borbottò
all
'
orecchio
Canali
.
-
Che
storie
andate
pescando
!
...
Successero
alcuni
istanti
di
silenzio
imbarazzante
.
Zacco
se
ne
andò
canterellando
.
Canali
annunziò
che
stava
per
cominciare
l
'
ultimo
atto
.
Ci
fu
uno
scambio
di
baci
e
di
sorrisi
pungenti
fra
le
signore
;
e
donna
Fifì
si
lasciò
andare
anche
a
stringere
la
mano
che
il
Capitano
le
stendeva
alla
moda
forestiera
,
con
un
molle
abbandono
.
-
Via
,
entrate
un
momento
,
-
disse
donna
Bellonia
al
baronello
.
-
Vi
metterete
in
fondo
al
palco
,
insieme
a
Fifì
,
giacché
siete
in
lutto
.
Nessuno
vi
vedrà
.
Levati
di
lì
,
Giovannina
.
-
Sempre
così
!
-
borbottò
costei
ch
'
era
furiosa
contro
la
sorella
.
-
Mi
tocca
sempre
cedere
il
posto
,
a
me
!
...
-
Mamma
...
lascialo
andare
...
s
'
è
in
lutto
!
...
La
commedia
potrà
vederla
dal
palcoscenico
!
...
-
sogghignò
Fifì
.
-
Io
?
...
Ma
essa
gli
volse
le
spalle
.
Mèndola
s
'
era
ficcato
nel
palco
prima
di
tutti
gli
altri
,
per
veder
la
scena
che
aveva
detto
lui
,
e
faceva
la
spiegazione
a
ogni
parola
.
-
State
attenti
!
...
Ora
si
scopre
che
la
sorella
di
latte
è
figlia
di
un
altro
...
-
Son
cose
che
succedono
!
-
osservò
Canali
dall
'
uscio
.
-
Zitto
!
zitto
!
cattiva
lingua
!
Tutti
gli
occhi
,
anche
quelli
delle
ragazze
,
si
rivolsero
al
baronello
,
il
quale
finse
di
non
capire
.
-
Se
vi
seccate
!
...
-
borbottò
donna
Fifì
,
-
giacchè
state
lì
come
un
grullo
...
volete
andarvene
?
...
-
Io
?
...
-
Ecco
!
...
-
Interruppe
Mèndola
trionfante
.
-
Ecco
!
...
capite
?
-
Son
maritato
!
...
-
tornò
a
dire
Canali
.
-
Son
padre
di
famiglia
...
Ma
farei
volentieri
uno
sproposito
per
la
prima
donna
!
...
Anche
il
nome
ha
bello
!
...
Aglae
...
-
Agli
...
porri
!
...
che
nome
!
...
-
sogghignò
il
barone
Mèndola
.
-
Io
non
saprei
come
fare
...
a
tu
per
tu
!
...
Don
Filippo
tagliò
corto
.
-
E
'
un
'
artistona
...
una
prima
donna
di
cartello
...
Allora
si
capisce
...
-
Sicuro
,
-
si
lasciò
scappare
incautamente
don
Ninì
per
dire
qualche
cosa
.
-
Ah
!
...
Piace
anche
a
voi
?
...
-
Certamente
...
cioè
...
voglio
dire
...
-
Dite
,
dite
pure
!
...
Già
lo
sappiamo
!
...
Mèndola
fiutò
la
burrasca
e
si
alzò
per
svignarsela
:
-
Il
resto
lo
so
.
Buona
sera
.
Con
permesso
,
don
Filippo
.
Sentite
,
Canali
...
Per
disgrazia
la
prima
donna
che
doveva
tenere
gli
occhi
rivolti
al
cielo
nel
declamare
:
"
S
'
è
scritto
lassù
...
dal
Fato
...
"
si
trovò
a
guardare
nel
palco
dei
Margarone
.
Donna
Fifì
allora
non
seppe
più
frenarsi
:
-
Già
,
lo
sappiamo
!
Le
agglomerate
cerimonie
!
...
le
melenzose
riga
!
...
-
Io
?
...
le
melenzose
?
...
Ma
lei
scattò
inferocita
,
quasi
volesse
piantargli
i
denti
in
volto
:
-
Ci
vuole
una
faccia
tosta
!
...
Sissignore
!
la
lettera
con
le
melenzose
!
...
eccola
qua
!
...
-
e
gliela
fregò
sotto
il
naso
,
scoppiando
a
piangere
di
rabbia
.
Don
Ninì
da
prima
rimase
sbalordito
.
Indi
scattò
su
come
una
furia
,
cercando
il
cappello
.
Sull
'
uscio
s
'
imbatté
in
don
Filippo
,
che
accorreva
al
rumore
.
-
Siete
uno
stupido
!
...
un
imbecille
!
...
La
bella
educazione
che
avete
saputo
dare
a
vostra
figlia
!
...
Grazie
a
Dio
,
non
ci
metterò
più
i
piedi
a
casa
vostra
!
E
partì
infuriato
sbatacchiando
l
'
uscio
.
Don
Filippo
che
era
rimasto
a
bocca
aperta
,
appena
il
baronello
se
ne
fu
andato
,
si
cacciò
nel
palchetto
,
sbraitando
contro
la
moglie
alla
sua
volta
:
-
Siete
una
stupida
!
...
Non
avete
saputo
educare
le
figliuole
!
...
Vedete
cosa
mi
tocca
sentirmi
dire
!
...
Non
dovevate
portarmelo
in
casa
quel
facchino
!
...
La
rottura
fece
chiasso
.
Dopo
cinque
minuti
non
si
parlava
d
'
altro
in
tutto
il
teatro
.
Poco
mancò
che
la
produzione
non
terminasse
a
fischi
.
Il
capocomico
se
la
prese
colla
prima
donna
,
che
lo
guastava
con
le
prime
famiglie
del
paese
.
Ma
lei
giurava
e
spergiurava
di
non
conoscerlo
neanche
di
vista
,
quel
barone
,
e
gliene
importava
assai
di
lui
.
L
'
udirono
mastro
Cosimo
il
falegname
e
quanti
erano
sul
palcoscenico
.
Don
Ninì
furibondo
andò
subito
il
giorno
dopo
a
cercare
Ciolla
,
il
quale
se
ne
stava
pei
fatti
suoi
,
dopo
quelle
ventiquattr
'
ore
passate
in
Castello
sottochiave
.
-
Bella
figura
m
'
avete
fatto
fare
colle
vostre
melenzose
!
...
La
sa
a
memoria
tutto
il
paese
la
vostra
lettera
!
...
-
Ebbene
?
cosa
vuol
dire
?
Segno
ch
'
è
piaciuta
,
se
la
sanno
tutti
a
memoria
!
-
E
'
piaciuta
un
corno
!
Lei
dice
che
gliene
importa
assai
di
me
!
-
Oh
!
oh
!
...
E
'
impossibile
!
...
La
lettera
avrebbe
sfondato
un
muro
!
Vuol
dire
che
la
colpa
è
vostra
,
don
Ninì
...
Non
parlo
del
vostro
fisico
...
Bisognava
accompagnarla
con
qualche
regaluccio
,
caro
barone
!
La
polvere
spinge
la
palla
!
Credevate
di
far
colpo
per
la
vostra
bella
faccia
?
...
con
due
baiocchi
di
carta
rasata
?
...
Giacché
a
me
non
mi
avete
dato
nulla
,
veh
!
...
Invano
gli
amici
e
i
parenti
tentarono
d
'
intromettersi
onde
rappattumare
i
fidanzati
.
La
mamma
ripeteva
:
-
Che
vuoi
farci
?
...
Gli
uomini
!
...
Anche
tuo
padre
!
...
-
Don
Filippo
la
pigliava
su
un
altro
tono
:
-
Sciocchezze
...
scappatelle
di
gioventù
!
...
Fu
l
'
occasione
...
la
novità
...
Le
prime
donne
non
vengono
mica
ogni
anno
...
Sei
una
Margarone
alla
fin
fine
!
Lui
non
cambia
certo
una
Margarone
con
una
comica
!
Poi
,
se
perdono
io
che
sono
offeso
maggiormente
!
...
Ma
donna
Fifì
non
si
placava
.
Diceva
che
non
voleva
saperne
più
di
colui
,
uno
sciocco
,
un
avaraccio
,
il
barone
Melenzose
!
...
Se
mai
,
non
le
sarebbe
mancato
un
pretendente
cento
volte
meglio
di
lui
...
Andava
scorbacchiandolo
con
tutti
,
amiche
e
parenti
.
Don
Ninì
dalla
rabbia
avrebbe
fatto
non
so
che
cosa
.
Giurava
che
voleva
spuntarla
ad
ogni
costo
,
ed
avere
la
prima
donna
,
non
fosse
altro
per
dispetto
.
-
Ah
!
gliela
farò
vedere
a
quella
strega
!
La
polvere
spinge
la
palla
!
...
E
mandò
a
regalare
salsicciotti
,
caciocavallo
,
un
bottiglione
di
vino
.
Empirono
la
tavola
della
locanda
.
Non
si
parlava
d
'
altro
in
tutto
il
paese
.
Il
barone
Mèndola
narrava
che
ogni
sera
si
vedevano
le
Nozze
di
Cana
dal
suo
buco
.
Regali
sopra
regali
,
tanto
che
la
baronessa
dovette
nascondere
la
chiave
della
dispensa
.
Mastro
Titta
venne
a
dire
infine
a
don
Ninì
:
-
Non
resiste
più
,
vossignoria
!
Ha
perso
la
testa
,
la
prima
donna
.
Ogni
sera
,
mentre
sto
a
pettinarla
,
non
mi
parla
d
'
altro
.
-
Se
mi
fa
avere
la
soddisfazione
che
dico
io
!
...
Sotto
gli
occhi
medesimi
di
donna
Fifì
voglio
avere
la
soddisfazione
!
Voglio
farla
morir
tisica
!
Fu
una
delusione
il
primo
incontro
.
La
signora
Aglae
faceva
una
parte
di
povera
cieca
,
e
aveva
il
viso
dipinto
al
pari
di
una
maschera
.
Nondimeno
lo
accolse
come
una
regina
nel
bugigattolo
dove
c
'
era
un
gran
puzzo
di
moccolaia
e
lo
presentò
a
un
omaccione
,
il
quale
stava
frugando
dentro
il
cassone
,
in
maniche
di
camicia
,
e
non
si
voltò
neppure
.
-
Il
barone
Rubiera
,
distinto
cultore
...
Il
signor
Pallante
celebre
artista
.
Poi
volse
un
'
occhiata
alla
schiena
del
celebre
artista
che
continuava
a
rovistare
brontolando
,
un
'
altra
più
lunga
a
don
Ninì
,
e
soggiunse
a
mezza
voce
:
-
Lo
conoscevo
di
già
!
...
Lo
vedo
ogni
sera
...
in
platea
!
Egli
invece
stava
per
scusarsi
che
in
teatro
non
era
venuto
a
causa
del
lutto
;
ma
in
quella
si
voltò
il
signor
Pallante
colle
mani
sporche
di
polvere
,
il
viso
impiastricciato
anche
lui
,
e
una
vescica
in
testa
dalla
quale
pendevano
dei
capelli
sudici
.
-
Non
c
'
è
,
-
disse
con
un
vocione
che
sembrava
venire
di
sotterra
.
-
Te
l
'
avevo
detto
!
...
accidenti
!
-
E
se
ne
andò
brontolando
.
Ella
guardò
intorno
in
aria
di
mistero
,
colle
pupille
stralunate
in
mezzo
alle
occhiaie
nere
;
andò
a
chiudere
l
'
uscio
in
punta
di
piedi
,
e
poscia
si
voltò
verso
il
giovane
,
con
una
mano
sul
petto
,
un
sorriso
pallido
all
'
angolo
della
bocca
.
-
E
'
strano
come
mi
batte
il
cuore
!
...
No
...
non
è
nulla
...
sedete
.
Don
Ninì
cercò
una
sedia
,
colla
testa
in
fiamme
,
il
cuore
che
gli
batteva
davvero
.
Infine
si
appollaiò
sul
baule
,
cercando
qualche
frase
appropriata
,
che
facesse
effetto
,
mentre
lei
bruciava
un
pezzettino
di
sughero
alla
fiamma
del
lume
a
olio
che
fumava
.
Sopraggiunse
un
'
altra
visita
,
Mommino
Neri
,
il
quale
trovando
lì
Rubiera
diventò
subito
di
cattivo
umore
,
e
non
aprì
bocca
,
appoggiato
allo
stipite
,
succhiando
il
pomo
del
bastoncino
.
La
signora
Aglae
teneva
sola
la
conversazione
:
un
bel
paese
...
un
pubblico
colto
e
intelligente
...
bella
gioventù
anche
...
-
Buona
sera
,
-
disse
Mommino
.
-
Ve
ne
andate
,
di
già
?
...
-
Sì
...
Non
potrete
muovervi
qui
dentro
...
Siamo
in
troppi
...
Don
Ninì
lo
accompagnò
con
un
sogghigno
,
continuando
a
suonare
la
gran
cassa
sul
baule
colle
calcagna
.
Ella
se
ne
avvide
e
alzò
le
spalle
,
con
un
sorriso
affascinante
,
sospirando
quasi
si
fosse
levato
un
peso
dallo
stomaco
.
Il
baronello
gongolante
incominciò
.
-
Se
sono
d
'
incomodo
anch
'
io
...
-
E
cercò
il
cappello
che
aveva
in
mano
.
-
Oh
no
!
...
voi
,
no
!
-
rispose
lei
con
premura
,
chinando
il
capo
.
-
Si
può
?
-
chiese
la
vocetta
fessa
del
tirascene
dietro
l
'
uscio
.
-
No
!
no
!
-
ripeté
la
signora
Aglae
con
tal
vivacità
quasi
fosse
stata
sorpresa
in
fallo
.
-
Si
va
in
scena
!
-
aggiunse
il
vocione
del
signor
Pallante
.
-
Spicciati
!
Allora
essa
,
levando
verso
don
Ninì
il
viso
rassegnato
,
con
un
sorriso
triste
:
-
Lo
vedete
!
...
Non
ho
un
minuto
di
libertà
!
...
Sono
schiava
dell
'
arte
!
...
Don
Ninì
colse
la
palla
al
balzo
:
L
'
arte
...
una
bella
cosa
!
...
Era
il
suo
regno
...
il
suo
altare
!
...
Tutti
l
'
ammiravano
!
...
dei
cuori
che
faceva
battere
!
...
-
Ah
!
sì
!
...
Le
ho
data
tutta
me
stessa
...
Me
le
son
data
tutta
!
...
E
aprì
le
braccia
,
voltandosi
verso
di
lui
,
con
tale
abbandono
,
come
offrendosi
all
'
arte
,
lì
su
due
piedi
,
che
don
Ninì
balzò
giù
dal
cassone
.
-
Badate
!
-
esclamò
lei
a
bassa
voce
,
rapidamente
.
-
Badate
!
...
Aveva
le
mani
tremanti
,
che
stese
istintivamente
verso
di
lui
,
quasi
a
farsene
schermo
.
Poi
si
fregò
gli
occhi
,
reprimendo
un
sospiro
,
e
balbettò
come
svegliandosi
:
-
Scusate
...
Un
momento
...
Devo
vestirmi
...
E
un
sorriso
malizioso
le
balenò
negli
occhi
.
Quel
seccatore
di
Mommino
Neri
era
ancor
lì
,
appoggiato
a
una
quinta
,
che
discorreva
col
signor
Pallante
,
già
vestito
da
re
,
colla
zimarra
di
pelliccia
e
la
corona
di
carta
in
testa
.
Stavolta
toccò
a
don
Ninì
di
farsi
scuro
in
viso
.
Ella
,
come
lo
sapesse
,
socchiuse
di
nuovo
l
'
uscio
,
sporgendo
il
braccio
e
l
'
omero
nudi
:
-
Barone
,
se
aspettate
alla
fine
dell
'
atto
...
quei
versi
che
desiderate
leggere
li
ho
lì
,
in
fondo
al
baule
.
No
!
nessuna
donna
gli
aveva
data
una
gioia
simile
,
una
vampata
così
calda
al
cuore
e
alla
testa
:
né
la
prima
volta
che
Bianca
gli
s
'
era
abbandonata
fra
le
braccia
,
trepidante
;
né
quando
una
Margarone
aveva
chinato
il
capo
superbo
,
mostrandosi
insieme
a
lui
,
in
mezzo
al
mormorìo
che
suscitavano
nella
folla
.
Fu
un
vero
accesso
di
pazzia
.
Buccinavasi
persino
che
onde
farle
dei
regali
si
fosse
fatto
prestare
dei
denari
da
questo
e
da
quello
.
La
baronessa
,
disperata
,
fece
avvertire
gli
inquilini
di
non
anticipare
un
baiocco
al
suo
figliuolo
se
no
l
'
avevano
a
far
con
lei
.
-
Ah
!
...
ah
!
...
vedranno
!
Mio
figlio
non
ha
nulla
.
Io
non
pago
di
certo
!
...
C
'
erano
state
scene
violente
fra
madre
e
figlio
.
Lui
ostinato
peggio
d
'
un
mulo
,
tanto
più
che
la
signora
Aglae
non
gli
aveva
lasciato
neppur
salire
la
scala
della
locanda
.
Infine
gli
aveva
detto
il
perché
,
una
sera
,
al
buio
lì
sulla
soglia
mentre
Pallante
era
salito
avanti
ad
accendere
il
lume
:
-
E
'
geloso
!
...
Son
sua
!
...
sono
stata
sua
!
...
Ed
aveva
confessato
tutto
,
a
capo
chino
,
con
la
bella
voce
sonora
soffocata
dall
'
emozione
.
Egli
,
un
gran
signore
diseredato
dal
genitore
a
causa
di
quella
passione
sventurata
,
aveva
amata
a
lungo
,
pazzamente
,
disperatamente
:
uno
di
quegli
amori
che
si
leggono
nei
romanzi
;
si
era
dato
all
'
arte
per
seguirla
;
aveva
sofferto
in
silenzio
;
aveva
implorato
,
aveva
pianto
...
Infine
una
sera
...
come
allora
...
ancora
tutta
fremente
e
palpitante
delle
emozioni
che
dà
l
'
arte
...
la
pietà
...
il
sacrificio
...
non
sapeva
ella
stessa
come
...
mentre
il
cuore
volava
lontano
...
sognando
altri
orizzonti
...
altro
ideale
...
Ma
dopo
,
mai
più
!
...
mai
più
!
...
S
'
era
ripresa
!
...
vergognosa
...
pentita
...
implacabile
...
Egli
che
l
'
amava
sempre
,
come
prima
...
più
di
prima
...
alla
follia
...
era
geloso
:
geloso
di
tutto
e
di
tutti
,
dell
'
aria
,
del
sogno
,
del
pensiero
...
di
lui
pure
,
don
Ninì
!
...
-
Ohè
!
-
si
udì
il
vocione
di
su
la
scala
.
-
Li
vuoi
fritti
o
al
pomodoro
?
Sul
viso
di
lei
,
dolcemente
velato
dalla
semi
-
oscurità
,
errò
un
sorriso
angelico
.
-
Vedete
?
...
Sempre
così
!
...
Sempre
la
stessa
devozione
!
...
Ciolla
che
era
il
confidente
di
don
Ninì
gli
disse
poi
:
-
Come
siete
sciocco
!
Quello
lì
è
un
...
pentolaccia
!
Si
pappano
insieme
la
roba
che
mandate
voi
e
il
figlio
di
Neri
.
Infatti
aveva
incontrato
spesso
Mommino
sul
palcoscenico
,
ed
anche
dinanzi
all
'
uscio
della
locanda
,
su
e
giù
come
una
sentinella
.
Mommino
adesso
era
tutto
gentilezze
e
sorrisi
per
lui
.
Quando
gli
parve
proprio
di
farci
una
figura
sciocca
,
montò
in
collera
.
-
Ah
!
...
tu
lo
vuoi
?
-
gli
diss
'
ella
infine
con
accento
febbrile
.
-
Ebbene
...
ebbene
...
Se
non
c
'
è
altro
mezzo
di
provarti
quanto
io
t
'
amo
...
Giacché
bisogna
perdermi
ad
ogni
costo
...
stasera
...
dopo
la
mezzanotte
!
...
Un
odore
di
stalla
,
in
quella
scaletta
buia
,
cogli
scalini
unti
e
rotti
da
tutti
gli
scarponi
ferrati
del
contado
.
Lassù
in
cima
,
un
fil
di
luce
,
e
una
figura
bianca
,
che
gli
si
offrì
intera
,
bruscamente
,
con
le
chiome
sparse
.
-
Tu
mi
vuoi
...
baiadera
...
odalisca
?
...
C
'
erano
dei
piatti
sudici
sulla
tavola
,
un
manto
di
damasco
rabescato
sul
letto
,
dei
garofani
e
un
lume
da
notte
acceso
sul
canterano
,
dinanzi
a
un
quadrettino
della
Vergine
,
e
un
profumo
d
'
incenso
che
svolgevasi
da
un
vasetto
di
pomata
il
quale
fumava
per
terra
.
All
'
uscio
che
metteva
nell
'
altra
stanza
era
inchiodato
un
bellissimo
sciallo
turco
,
macchiato
d
'
olio
;
e
dietro
lo
sciallo
turco
udivasi
il
signor
Pallante
che
russava
sulla
sua
gelosia
.
Essa
,
spalancando
quegli
occhi
neri
che
illuminavano
la
stanza
,
mise
un
dito
sulle
labbra
,
e
fece
segno
a
Rubiera
d
'
accostarsi
.
"
Insomma
l
'
ha
stregato
!
"
scriveva
il
canonico
Lupi
a
mastro
-
don
Gesualdo
proponendogli
di
fare
un
grosso
mutuo
al
baronello
Rubiera
.
"
Don
Ninì
è
pieno
di
debiti
sino
al
collo
,
e
non
sa
più
dove
battere
il
capo
...
La
baronessa
giura
che
sinchè
campa
lei
non
paga
un
baiocco
.
Ma
non
ha
altri
eredi
,
e
un
giorno
o
l
'
altro
deve
lasciargli
tutto
il
suo
.
Come
vedete
,
un
buon
affare
,
se
avete
coraggio
...
"
"
Quanto
?
"
rispose
mastro
-
don
Gesualdo
.
"
Quanto
gli
occorre
al
baronello
Rubiera
?
S
'
è
una
cosa
che
si
può
fare
son
qua
io
.
"
Più
tardi
,
come
si
seppe
in
paese
della
grossa
somma
che
don
Gesualdo
aveva
anticipata
al
barone
Rubiera
,
tutti
gli
davano
del
matto
,
e
dicevano
che
ci
avrebbe
persi
i
denari
.
Egli
rispondeva
con
quel
sorriso
tutto
suo
:
-
State
tranquilli
.
Non
li
perdo
i
denari
.
Il
barone
è
un
galantuomo
...
e
il
tempo
è
più
galantuomo
di
lui
.
Dice
bene
il
proverbio
che
la
donna
è
causa
di
tutti
i
mali
!
Commediante
poi
!
V
Don
Ninì
aveva
sperato
di
tenere
segreto
il
negozio
.
Ma
sua
madre
da
un
po
'
di
tempo
non
si
dava
pace
,
vedendolo
così
mutato
,
dispettoso
,
sopra
pensieri
,
col
viso
acceso
e
la
barba
rasa
ogni
mattina
.
La
notte
non
chiudeva
occhio
almanaccando
dove
il
suo
ragazzo
potesse
trovare
i
denari
per
tutti
quei
fazzoletti
di
seta
e
quelle
boccettine
d
'
acqua
d
'
odore
.
Gli
aveva
messi
alle
calcagna
Rosaria
ed
Alessi
.
Interrogava
il
fattore
e
la
gente
di
campagna
.
Teneva
sotto
il
guanciale
le
chiavi
del
magazzino
e
della
dispensa
.
Come
le
parlasse
il
cuore
,
poveretta
!
Il
cugino
Limòli
era
arrivato
a
indicarle
la
signora
Aglae
che
scutrettolava
tutta
in
fronzoli
.
-
La
vedete
?
è
quella
lì
.
Che
ve
ne
sembra
,
eh
,
di
vostra
nuora
?
Siete
contenta
?
-
Proprio
,
come
le
avesse
lasciata
la
jettatura
don
Diego
Trao
,
morendo
!
Nei
piccoli
paesi
c
'
è
della
gente
che
farebbe
delle
miglia
per
venire
a
portarvi
la
cattiva
nuova
.
Una
mattina
la
baronessa
stava
seduta
all
'
ombra
della
stoia
sul
balcone
,
imbastendo
alcuni
sacchi
di
canovaccio
che
Rosaria
poi
le
cuciva
alla
meglio
,
accoccolata
sullo
scalino
,
aguzzando
gli
occhi
e
le
labbra
perché
l
'
ago
non
le
sfuggisse
dalle
manacce
ruvide
voltandosi
di
tanto
in
tanto
a
guardare
giù
nella
stradicciuola
deserta
.
-
E
tre
!
-
si
lasciò
scappare
Rosaria
vedendo
Ciolla
che
ripassava
con
quella
faccia
da
usciere
,
sbirciando
la
casa
della
baronessa
da
cima
a
fondo
,
fermandosi
ogni
due
passi
,
tornando
a
voltarsi
quasi
ad
aspettare
che
lo
chiamassero
.
La
Rubiera
che
seguiva
da
un
pezzetto
quel
va
e
vieni
,
di
sotto
gli
occhiali
,
si
chinò
infine
a
fissare
il
Ciolla
in
certo
modo
che
diceva
chiaro
:
Che
fate
e
che
volete
?
-
Benedicite
.
-
Cominciò
ad
attaccar
discorso
lui
.
E
si
fermò
su
due
piedi
,
appoggiandosi
al
muro
di
rimpetto
,
col
cappello
sull
'
occipite
e
in
mano
il
bastone
che
sembrava
la
canna
dell
'
agrimensore
,
aspettando
.
La
baronessa
per
rispondere
al
saluto
gli
domandò
,
facendo
un
sorrisetto
agrodolce
:
-
Che
fate
lì
?
Mi
stimate
la
casa
?
Volete
comprarla
?
-
Io
no
!
...
Io
no
,
signora
mia
!
...
-
Io
no
!
-
Tornò
a
dire
più
forte
,
vedendo
che
lei
s
'
era
rimessa
a
cucire
.
Allora
la
Rubiera
si
chinò
di
nuovo
verso
la
stradicciuola
,
cogli
occhiali
lucenti
,
ed
entrambi
rimasero
a
guardarsi
un
momento
così
,
come
due
basilischi
.
-
Se
volete
dirmi
qualche
cosa
,
salite
pure
.
-
Nulla
,
nulla
,
-
rispose
Ciolla
;
e
intanto
s
'
avviava
verso
il
portone
.
Rosaria
tirò
la
funicella
e
si
mise
a
borbottare
;
-
Che
vuole
adesso
quel
cristiano
?
A
momenti
è
ora
d
'
accendere
il
fuoco
.
Ma
intanto
si
udiva
lo
schiamazzo
degli
animali
nel
cortile
e
i
passi
di
Ciolla
che
saliva
adagio
adagio
.
Egli
entrò
col
cappello
in
testa
,
ossequioso
,
ripetendo
:
Deo
gratias
!
Deo
gratias
!
lodando
l
'
ordine
che
regnava
da
per
tutto
in
quella
casa
.
-
Non
ne
nascono
più
delle
padrone
di
casa
come
voi
,
signora
baronessa
!
Ecco
!
ecco
!
siete
sempre
lì
,
a
sciuparvi
la
vista
sul
lavoro
.
Ne
hanno
fatta
della
roba
quelle
mani
!
...
Non
ne
hanno
scialacquata
,
no
!
La
baronessa
che
aspettava
coll
'
orecchio
teso
cominciò
ad
essere
inquieta
.
Intanto
Rosaria
aveva
sbarazzato
una
seggiola
del
canovaccio
che
vi
era
ammucchiato
sopra
,
e
stava
ad
ascoltare
,
grattandosi
il
capo
.
-
Va
a
vedere
se
la
gallina
ha
fatto
l
'
uovo
,
-
disse
la
padrona
.
E
tornò
a
discorrere
col
Ciolla
,
più
affabile
del
consueto
,
per
cavargli
di
bocca
quel
che
aveva
da
dire
.
Ma
Ciolla
non
si
apriva
ancora
.
Parlava
del
tempo
,
dell
'
annata
,
del
fermento
che
aveva
lasciato
in
paese
la
Compagnia
d
'
Arme
,
dei
guai
che
erano
toccati
a
lui
.
-
I
cenci
vanno
all
'
aria
,
signora
mia
,
e
chi
ha
fatto
il
danno
invece
se
la
passa
liscia
.
Benedetta
voi
che
ve
ne
state
in
casa
,
a
badare
ai
vostri
interessi
.
Fate
bene
!
Avete
ragione
!
Tutto
ciò
che
si
vede
qui
è
opera
vostra
.
Non
lo
dico
per
lodarvi
!
Benedette
le
vostre
mani
!
Vostro
marito
,
buon
'
anima
!
...
via
,
non
parliamo
dei
morti
...
le
mani
le
aveva
bucate
...
come
tutti
i
Rubiera
...
I
fondi
coperti
di
ipoteche
...
e
la
casa
...
Infine
cos
'
era
il
palazzetto
dei
Rubiera
?
...
Quelle
cinque
stanze
lì
?
...
La
baronessa
fingeva
d
'
abboccare
alle
lodi
,
dandogli
le
informazioni
che
voleva
,
accompagnandolo
di
stanza
in
stanza
,
spiegandogli
dove
erano
stati
aperti
gli
usci
che
mettevano
in
comunicazione
il
nuovo
col
vecchio
.
Ciolla
seguitava
a
guardare
intorno
cogli
occhi
da
usciere
accennando
del
capo
,
disegnando
colla
canna
d
'
India
:
-
Per
l
'
appunto
!
quelle
cinque
stanze
lì
.
Tutto
il
resto
è
roba
vostra
.
Nessuno
può
metterci
le
unghie
nella
roba
vostra
finché
campate
...
Dio
ve
la
faccia
godere
cent
'
anni
!
una
casa
come
questa
...
una
vera
reggia
!
vasta
quanto
un
convento
!
Sarebbe
un
peccato
mortale
,
se
riuscissero
a
smembrarvela
i
vostri
nemici
...
ché
ne
abbiamo
tutti
,
nemici
!
...
Essa
,
che
si
sentiva
impallidire
,
finse
di
mettersi
a
ridere
:
una
risata
da
fargli
montar
la
mosca
al
naso
a
quell
'
altro
.
-
Cosa
?
Ho
detto
una
minchioneria
?
Nemici
ne
abbiamo
tutti
.
Mastro
-
don
Gesualdo
,
esempigrazia
!
...
Quello
non
vorrei
trovarmelo
mischiato
nei
miei
interessi
...
Fingeva
anche
lui
di
guardarsi
intorno
sospettoso
,
quasi
vedesse
da
per
tutto
le
mani
lunghe
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Quello
,
se
si
è
messo
in
testa
di
ficcarvisi
in
casa
...
a
poco
a
poco
...
da
qui
a
cent
'
anni
...
come
fa
il
riccio
...
La
baronessa
era
tornata
sul
balcone
a
prendere
aria
,
senza
dargli
retta
,
per
cavargli
di
bocca
il
rimanente
.
Egli
nicchiò
ancora
un
poco
,
disponendosi
ad
andarsene
,
cavandosi
il
cappello
per
darvi
una
lisciatina
,
cercando
la
canna
d
'
India
che
aveva
in
mano
,
scusandosi
delle
chiacchiere
colle
quali
le
aveva
empito
la
testa
sino
a
quell
'
ora
.
-
Che
avete
da
fare
,
eh
?
Dovete
vestirvi
per
andare
al
battesimo
della
figliuola
di
don
Gesualdo
?
Sarà
un
battesimo
coi
fiocchi
...
in
casa
Trao
!
...
Vedete
dove
va
a
ficcarsi
il
diavolo
,
che
la
bambina
di
mastro
-
don
Gesualdo
va
proprio
a
nascere
in
casa
Trao
!
...
Ci
saranno
tutti
i
parenti
...
una
pace
generale
...
Siete
parente
anche
voi
...
La
baronessa
continuava
a
ridere
,
e
Ciolla
le
teneva
dietro
,
tutti
e
due
guardandosi
in
viso
,
cogli
occhi
soli
rimasti
serii
.
-
No
?
Non
ci
andate
?
Avete
ragione
!
Guardatevi
da
quell
'
uomo
!
Non
vi
dico
altro
!
Vostro
figlio
è
una
bestia
!
...
Non
vi
dico
altro
!
...
-
Mio
figlio
ha
la
sua
roba
ed
io
ho
la
mia
...
Se
ha
fatto
delle
sciocchezze
mio
figlio
pagherà
,
se
può
pagare
...
Io
no
però
!
Pagherà
lui
,
col
fatto
suo
,
con
quelle
cinque
stanze
che
avete
visto
...
Non
ha
altro
,
per
disgrazia
...
Ma
io
la
mia
roba
me
la
tengo
per
me
...
Son
contenta
che
mio
figlio
si
diverta
...
E
'
giovane
...
Bisogna
che
si
diverta
...
Ma
io
non
pago
,
no
!
-
Quello
che
dicono
tutti
.
Mastro
-
don
Gesualdo
crede
d
'
essere
furbo
.
Ma
stavolta
,
se
mai
,
ha
trovato
uno
più
furbo
di
lui
.
Sarebbe
bella
che
gli
mantenesse
l
'
amante
a
don
Ninì
!
...
Gli
parrebbe
di
fare
le
sue
follie
di
gioventù
anche
lui
!
...
La
baronessa
,
dal
gran
ridere
,
andava
tenendosi
ai
mobili
per
non
cadere
.
-
Ah
,
ah
!
...
questa
è
bella
!
...
Questa
l
'
avete
detta
giusta
,
don
Roberto
!
...
-
Ciolla
le
andava
dietro
fingendo
di
ridere
anche
lui
,
spiandola
di
sottecchi
,
indispettito
che
se
la
prendesse
così
allegramente
.
Ma
Rosaria
,
mentre
veniva
a
pigliar
la
tela
,
vide
la
sua
padrona
così
pallida
che
stava
per
chiamare
aiuto
.
-
Bestia
!
Cosa
fai
?
Perché
rimani
lì
impalata
?
Accompagna
don
Roberto
piuttosto
!
-
Così
Ciolla
si
persuase
ad
andarsene
finalmente
,
sfogandosi
a
brontolare
colla
serva
:
-
Com
'
è
allegra
la
tua
padrona
!
Ho
piacere
,
sì
!
L
'
allegria
fa
buon
sangue
e
fa
vivere
lungamente
.
Meglio
!
meglio
!
Rosaria
,
tornando
di
sopra
,
vide
la
padrona
in
uno
stato
spaventevole
,
frugando
nei
cassetti
e
negli
armadi
,
colle
mani
che
non
trovavano
nulla
,
gli
occhi
che
non
ci
vedevano
,
la
schiuma
alla
bocca
,
vestendosi
in
tutta
fretta
per
andare
al
battesimo
del
cugino
Motta
.
-
Sì
,
ci
andrò
...
Sentiremo
cos
'
è
...
E
'
meglio
sapere
la
verità
.
-
La
gente
che
la
vedeva
passare
per
le
strade
,
trafelata
e
col
cappellino
di
traverso
non
sapeva
che
pensare
.
Nella
piazzetta
di
Sant
'
Agata
c
'
era
una
gran
curiosità
,
come
giungevano
gli
invitati
al
battesimo
in
casa
Trao
,
e
don
Luca
il
sagrestano
che
andava
e
veniva
,
coi
candelieri
e
gli
arnesi
sacri
sotto
il
braccio
.
Speranza
ogni
momento
si
affacciava
sul
ballatoio
,
scuotendo
le
sottane
,
piantandosi
i
pugni
sui
fianchi
,
e
si
metteva
a
sbraitare
contro
quella
bambina
che
le
rubava
l
'
eredità
del
fratello
:
-
Sarà
un
battesimo
strepitoso
!
C
'
è
la
casa
piena
...
tutta
la
nobiltà
...
Noi
soli
,
no
!
Non
ci
andremo
...
per
non
fare
arrossire
i
parenti
nobili
...
Non
ci
abbiamo
che
vedere
,
noi
!
...
Nessuno
ci
ha
invitati
al
battesimo
di
mia
nipote
...
Si
vede
che
non
è
sangue
nostro
...
Anche
il
vecchio
Motta
s
'
era
rifiutato
,
la
mattina
,
allorché
Gesualdo
era
andato
a
pregarlo
di
mettere
l
'
acquasanta
alla
nipotina
.
Seduto
a
tavola
-
stava
mangiando
un
boccone
-
gli
disse
di
no
,
levando
in
su
il
fiasco
che
aveva
alla
bocca
.
Poi
,
asciugandosi
le
labbra
col
dorso
della
mano
,
gli
piantò
addosso
un
'
occhiataccia
.
-
Vacci
tu
al
battesimo
della
tua
figliuola
.
E
'
affar
tuo
!
Io
non
son
nato
per
stare
fra
i
signoroni
...
Voialtri
venite
a
cercarmi
soltanto
quando
avete
bisogno
di
me
...
per
chiudere
la
bocca
alla
gente
...
No
,
no
...
quando
c
'
è
da
guadagnare
qualcosa
non
vieni
a
cercarmi
,
tu
!
...
Lo
sai
?
L
'
appalto
della
strada
...
la
gabella
...
Mastro
Nunzio
voleva
snocciolare
la
litania
dei
rimproveri
,
intanto
che
ci
si
trovava
.
Ma
Gesualdo
,
il
quale
aveva
già
la
casa
piena
di
gente
,
e
sapeva
che
non
gli
avrebbe
mai
fatto
chinare
il
capo
se
aveva
detto
di
no
,
se
ne
andò
colle
spalle
e
il
cuore
grossi
.
Non
era
allegro
neppur
lui
,
poveraccio
,
sebbene
dovesse
far
la
bocca
ridente
ai
mirallegro
e
ai
salamelecchi
.
Però
infine
con
Nanni
l
'
Orbo
,
più
sfacciato
,
che
gli
rompeva
le
tasche
chiedendogli
i
confetti
a
piè
della
scala
,
si
sfogò
:
-
Sì
!
...
Va
a
vedere
!
...
Va
a
vedere
come
s
'
è
storta
fin
la
trave
del
tetto
,
ora
ch
'
è
nata
una
bambina
in
questa
casa
!
Barabba
e
il
cacciatore
della
baronessa
Mèndola
avevano
dato
una
mano
a
scopare
,
a
spolverare
,
a
rimettere
in
gambe
l
'
altare
sconquassato
,
chiuso
da
tant
'
anni
nell
'
armadio
a
muro
della
sala
grande
che
serviva
di
cappella
.
La
sala
stessa
era
ancora
parata
a
lutto
,
qual
'
era
rimasta
dopo
la
morte
di
don
Diego
,
coi
ritratti
velati
e
gli
alveari
coperti
di
drappo
nero
torno
torno
per
i
parenti
venuti
al
funerale
,
com
'
era
l
'
uso
nelle
famiglie
antiche
.
Don
Ferdinando
,
raso
di
fresco
,
con
un
vestito
nero
del
cugino
Zacco
che
gli
si
arrampicava
alla
schiena
andava
ficcando
il
naso
da
per
tutto
,
col
viso
lungo
,
le
braccia
ciondoloni
dalle
maniche
troppo
corte
,
inquieto
,
sospettoso
,
domandando
a
ciascuno
:
-
Che
c
'
è
?
Cosa
volete
fare
?
-
Ecco
vostro
cognato
,
-
gli
disse
la
zia
Sganci
entrando
nella
sala
insieme
a
don
Gesualdo
Motta
.
-
Ora
dovete
abbracciarvi
fra
di
voi
,
e
non
tenere
in
corpo
il
malumore
,
con
quella
creaturina
che
c
'
è
di
mezzo
.
-
Vi
saluto
,
vi
saluto
,
-
borbottò
don
Ferdinando
;
e
gli
voltò
le
spalle
.
Ma
gli
altri
parenti
che
avevano
più
giudizio
,
facevano
buon
viso
a
don
Gesualdo
:
Mèndola
,
i
cugini
Zacco
,
tutti
quanti
.
Già
i
tempi
erano
mutati
;
il
paese
intero
era
stato
sottosopra
ventiquattr
'
ore
,
e
non
si
sapeva
quel
che
poteva
capitare
un
giorno
o
l
'
altro
.
Oramai
,
per
amore
o
per
forza
,
mastro
-
don
Gesualdo
s
'
era
ficcato
nel
parentado
,
e
bisognava
fare
i
conti
con
lui
.
Tutti
perciò
volevano
vedere
la
bambina
-
un
fiore
,
una
rosa
di
maggio
.
-
La
zia
Rubiera
abbracciava
Bianca
,
come
una
mamma
che
abbia
ritrovata
la
sua
creatura
,
asciugandosi
gli
occhi
col
fazzoletto
diventato
una
spugna
.
-
No
!
Non
ho
peli
sullo
stomaco
!
...
Non
mi
pareva
vero
,
dopo
d
'
averti
allevata
come
una
figliuola
!
...
Sono
una
bestia
...
Son
rimasta
una
contadina
...
tale
e
quale
mia
madre
,
buon
'
anima
...
col
cuore
in
mano
...
Bianca
tutta
adornata
sotto
il
baldacchino
del
lettone
,
pallida
che
sembrava
di
cera
,
sbalordita
da
tutta
quella
ressa
,
non
sapeva
che
rispondere
,
guardava
la
gente
,
stralunata
,
cercava
di
abbozzare
qualche
sorriso
,
balbettando
.
Suo
marito
invece
faceva
la
sua
parte
in
mezzo
a
tutti
quegli
amici
e
parenti
e
mirallegro
,
col
viso
aperto
e
giulivo
,
le
spalle
grosse
e
bonarie
,
l
'
orecchio
teso
a
raccogliere
i
discorsi
che
si
tenevano
intorno
a
lui
e
dietro
le
sue
spalle
.
La
zia
Cirmena
,
infatuata
,
rispondeva
a
coloro
che
auguravano
la
nascita
di
un
bel
maschiotto
,
più
tardi
,
che
già
le
femmine
sono
come
la
gramigna
,
e
vi
scopano
poi
la
casa
del
bello
e
del
buono
per
andare
a
maritarsi
...
-
Eh
...
i
figliuoli
bisogna
pigliarseli
come
Dio
li
manda
,
maschi
o
femmine
...
Se
si
potesse
andare
a
sceglierli
al
mercato
...
A
don
Gesualdo
non
gli
mancherebbero
i
denari
per
comprare
il
maschio
.
-
Non
me
ne
parlate
!
-
interruppe
alla
fine
la
zia
Rubiera
-
Non
sapete
quel
che
costino
i
maschi
!
...
Quanti
dispiaceri
!
Lo
so
io
!
...
E
continuò
a
sfogarsi
all
'
orecchio
di
Bianca
,
accesa
sbirciando
di
sottecchi
don
Gesualdo
per
vedere
quel
che
ne
dicesse
.
Don
Gesualdo
non
diceva
nulla
.
Bianca
invece
,
cogli
occhi
chini
,
si
faceva
di
mille
colori
.
-
Non
lo
riconosco
più
,
no
!
...
nemmeno
io
che
l
'
ho
fatto
!
...
Ti
rammenti
,
che
figliuol
d
'
oro
?
...
docile
,
amoroso
,
ubbidiente
...
Adesso
si
rivolterebbe
anche
a
sua
madre
,
per
quella
donnaccia
forestiera
...
una
commediante
,
la
conosci
?
Dicono
che
ha
i
denti
e
i
capelli
finti
...
Deve
avergli
fatta
qualche
malìa
!
Commediante
e
forestiera
,
capisci
!
...
lui
non
ci
vede
più
dagli
occhi
...
Spende
l
'
osso
del
collo
...
La
gente
cattiva
...
i
birboni
anche
l
'
aiutano
...
Ma
io
non
pago
,
no
!
...
Oh
,
questo
poi
,
no
!
-
Zia
!
-
balbettò
Bianca
con
tutto
il
sangue
al
viso
.
-
Che
vuoi
farci
?
E
'
la
mia
croce
!
Se
sapevo
tanto
piuttosto
...
Don
Gesualdo
badava
a
chiacchierare
col
cugino
Zacco
,
tutti
e
due
col
cuore
in
mano
,
amiconi
.
La
baronessa
allora
spiattellò
la
domanda
che
le
bolliva
dentro
:
-
E
'
vero
che
tuo
marito
gli
presta
dei
denari
...
sottomano
?
...
L
'
hai
visto
venire
qui
,
da
lui
?
...
Di
'
,
che
ne
sai
?
-
Certo
,
certo
,
-
rispose
in
quel
punto
don
Gesualdo
.
-
I
figliuoli
bisogna
pigliarseli
come
vengono
.
-
Zacco
a
conferma
mostrò
le
sue
ragazze
,
schierate
in
fila
come
tante
canne
d
'
organo
,
modeste
e
prosperose
.
-
Ecco
!
io
ho
cinque
figliuole
,
e
voglio
bene
a
tutte
egualmente
!
-
Sicuro
!
-
rispose
Limòli
.
-
E
'
per
questo
che
non
volete
maritarle
.
Donna
Lavinia
,
la
maggiore
,
volse
indietro
un
'
occhiata
brutta
.
-
Ah
,
siete
qui
?
-
disse
il
barone
.
-
Siete
sempre
presente
come
il
diavolo
nelle
litanie
,
voi
!
Il
marchese
,
che
doveva
essere
il
padrino
,
si
era
messa
la
croce
di
Malta
.
Don
Luca
venne
a
dire
che
il
canonico
era
pronto
,
e
le
signore
passarono
in
sala
,
con
un
gran
fruscìo
di
seta
,
dietro
donna
Marianna
la
quale
portava
la
bambina
.
Dall
'
uscio
aperto
vedevasi
un
brulichìo
di
fiammelle
.
Don
Ferdinando
,
in
fondo
al
corridoio
,
fece
capolino
,
curioso
.
Bianca
dalla
tenerezza
piangeva
cheta
cheta
.
Suo
marito
ch
'
era
rimasto
ginocchioni
,
come
gli
aveva
detto
la
Macrì
,
col
naso
contro
il
muro
,
si
alzò
per
calmarla
.
-
Zitta
...
Non
ti
far
scorgere
!
...
Dinanzi
a
coloro
bisogna
far
buon
viso
...
Tutt
'
a
un
tratto
scoppiò
giù
in
piazza
un
crepitìo
indiavolato
di
mortaletti
.
Don
Ferdinando
fuggì
via
spaventato
.
Gli
altri
che
assistevano
al
battesimo
corsero
al
balcone
coi
ceri
in
mano
.
Persino
il
canonico
in
cotta
e
stola
.
Era
Santo
,
il
fratello
di
don
Gesualdo
,
il
quale
festeggiava
a
quel
modo
il
battesimo
della
nipotina
,
scamiciato
,
carponi
per
terra
,
colla
miccia
accesa
.
Don
Gesualdo
aprì
la
finestra
per
dirgli
un
sacco
di
male
parole
:
-
Bestia
!
...
Ne
fai
sempre
delle
tue
!
...
Bestia
!
...
Gli
amici
lo
calmarono
:
-
Poveraccio
...
lasciatelo
fare
.
E
'
un
modo
d
'
esprimere
la
sua
allegria
...
La
zia
Sganci
trionfante
gli
mise
sulle
braccia
la
figliuola
:
-
Eccovi
Isabella
Trao
!
-
Motta
e
Trao
!
Isabella
Motta
e
Trao
!
-
corresse
il
marchese
.
Zacco
soggiunse
ch
'
era
un
innesto
.
Le
due
famiglie
che
diventavano
una
sola
.
Però
don
Gesualdo
tenendo
la
bambina
sulle
braccia
rimaneva
alquanto
imbroncito
.
Intanto
don
Luca
,
aiutato
da
Barabba
e
dal
cacciatore
,
serviva
le
granite
e
i
dolci
.
La
zia
Cirmena
,
che
aveva
portato
seco
apposta
il
nipotino
La
Gurna
,
gli
riempiva
le
tasche
e
il
fazzoletto
.
Le
Zacco
invece
,
poiché
la
maggiore
,
contegnosa
,
non
aveva
preso
nulla
,
dissero
tutte
di
no
,
una
dopo
l
'
altra
,
mangiandosi
il
vassoio
cogli
occhi
.
Don
Luca
incoraggiava
a
prendere
dicendo
:
-
E
'
roba
fresca
.
Sono
stato
io
stesso
ad
ordinarla
a
Santa
Maria
e
al
Collegio
.
Non
s
'
è
guardato
a
spesa
.
-
Diavolo
!
-
disse
Zacco
,
che
cercava
l
'
occasione
di
mostrarsi
amabile
.
-
Diavolo
!
Vorrei
vedere
anche
questa
!
...
-
Gli
altri
facevano
coro
.
-
Ecco
che
risorgeva
casa
Trao
.
Voleri
di
Dio
.
Quella
bambina
stessa
che
aveva
voluto
nascere
nella
casa
materna
.
Il
canonico
Lupi
arrivò
anche
a
congratularsi
col
marchese
Limòli
il
quale
aveva
pensato
al
mezzo
di
non
lasciare
estinguere
il
casato
alla
morte
di
don
Ferdinando
.
-
Sicuro
,
sicuro
,
-
borbottò
don
Gesualdo
.
-
Era
già
inteso
...
V
'
avevo
detto
di
sì
allora
...
Quando
ho
detto
una
parola
...
E
andò
a
deporre
la
figliuola
fra
le
braccia
della
moglie
che
le
zie
si
rubavano
a
vicenda
.
La
baronessa
Mèndola
voleva
sapere
cosa
dicessero
.
Zacco
,
premuroso
,
venne
a
chiedere
dei
confetti
per
don
Ferdinando
a
cui
nessuno
aveva
pensato
.
-
Sicuro
,
sicuro
.
E
'
il
padrone
di
casa
.
-
Vedete
?
-
osservò
la
zia
Rubiera
.
-
A
quest
'
ora
c
'
è
già
pel
mondo
chi
deve
portarvi
via
la
figliuola
e
la
roba
.
Scoppiarono
delle
risate
.
Donna
Agrippina
torse
la
bocca
e
chinò
a
terra
gli
occhioni
che
dicevano
tante
cose
,
quasi
avesse
udito
un
'
indecenza
.
Don
Gesualdo
rideva
anche
lui
,
faceva
buon
viso
a
tutti
.
Alla
fine
arrischiò
anche
una
barzelletta
:
-
E
quando
si
marita
vi
lascia
anche
il
nome
dei
Trao
...
La
dote
,
no
,
non
ve
la
lascia
!
...
La
Rubiera
che
stimò
il
momento
propizio
,
e
non
voleva
perdere
l
'
occasione
,
lo
tirò
a
quattr
'
occhi
vicino
al
letto
,
mentre
si
udivano
in
fondo
al
corridoio
Mèndola
e
don
Ferdinando
i
quali
litigavano
ad
alta
voce
,
e
tutti
corsero
a
vedere
.
-
Sentite
don
Gesualdo
;
io
non
ho
peli
sulla
lingua
.
Volevo
parlarvi
di
quello
scapestrato
di
mio
figlio
.
Aiutami
tu
,
Bianca
.
-
Io
,
zia
?
...
-
Scusatemi
,
io
so
parlare
col
cuore
in
mano
...
tale
e
quale
come
m
'
ha
fatta
mia
madre
...
Ora
che
siete
padre
anche
voi
,
don
Gesualdo
capirete
quel
che
devo
averci
in
cuore
...
che
spina
...
che
tormento
!
...
Guardava
ora
la
nipote
ed
ora
suo
marito
cogli
occhi
acuti
,
col
sorriso
semplice
e
buono
che
le
avevano
insegnato
i
genitori
pei
negozi
spinosi
.
Don
Gesualdo
stava
a
sentire
tranquillamente
.
Bianca
,
imbarazzata
da
quell
'
esordio
,
colla
figliuoletta
in
grembo
,
sembrava
una
statua
di
cera
.
-
Saprete
le
chiacchiere
che
corrono
,
di
Ninì
con
quella
comica
?
Bene
.
Di
ciò
non
mi
darei
pensiero
.
Non
è
la
prima
e
l
'
ultima
.
Suo
padre
,
buon
'
anima
,
era
fatto
anch
'
esso
così
.
Ma
sinora
gli
ho
impedito
di
commettere
qualche
sciocchezza
.
Adesso
però
ci
sono
di
mezzo
i
birboni
,
i
cattivi
compagni
...
Senti
,
Bianca
,
io
,
la
mia
figliuola
,
non
l
'
avrei
data
da
battezzare
a
quel
canonico
lì
!
...
Bianca
,
sbigottita
,
muoveva
le
labbra
smorte
senza
arrivare
a
trovar
parole
.
Don
Gesualdo
invece
aveva
fatto
la
bocca
a
riso
,
come
la
baronessa
scappò
in
quell
'
osservazione
.
Essa
,
udendo
che
tornava
gente
,
gli
domandò
infine
apertamente
:
-
Ditemi
la
verità
.
V
'
ha
fatto
chiedere
del
denaro
in
prestito
,
eh
?
...
Gliene
avete
dato
?
Don
Gesualdo
rideva
più
forte
.
Poi
vedendo
che
la
baronessa
diveniva
rossa
come
un
peperone
,
rispose
:
-
Scusate
...
scusate
...
Se
mai
...
Perché
non
lo
domandate
a
lui
?
...
Questa
è
bella
!
...
Io
non
sono
il
confessore
di
vostro
figlio
...
Mèndola
irruppe
nella
camera
narrando
fra
le
risate
la
scena
che
aveva
avuta
con
quell
'
orso
di
don
Ferdinando
il
quale
non
voleva
venire
a
far
la
pace
col
cognato
.
La
Rubiera
,
senza
dir
altro
,
asciugavasi
le
labbra
col
fazzoletto
ancora
appiccicoso
di
dolciume
,
mentre
i
parenti
toglievano
commiato
.
Nell
'
andarsene
ciascuno
aveva
una
parola
d
'
elogio
sul
modo
in
cui
erano
andate
le
cose
.
Donna
Marianna
diceva
alla
Rubiera
sottovoce
che
aveva
fatto
bene
a
venire
anche
lei
,
per
non
dar
nell
'
occhio
,
per
far
tacere
le
male
lingue
...
L
'
altra
rispose
con
un
'
occhiataccia
che
donna
Agrippina
colse
al
volo
:
-
M
'
è
giovata
assai
!
Serpi
sono
!
Non
vi
dico
altro
.
Ci
siam
messa
la
vipera
nella
manica
!
...
Vedrete
poi
...
Don
Gesualdo
,
rimasto
solo
colla
moglie
tracannò
di
un
fiato
un
gran
bicchiere
di
acqua
fresca
,
senza
dir
nulla
.
Bianca
disfatta
in
viso
,
quasi
fosse
per
sentirsi
male
,
seguiva
ogni
suo
movimento
con
certi
occhi
che
sembravano
spaventati
,
stringendo
al
seno
la
bambina
.
-
Te
'
,
vuoi
bere
?
-
disse
lui
.
-
Devi
aver
sete
anche
tu
.
Ella
accennò
di
sì
.
Ma
il
bicchiere
le
tremava
talmente
nelle
mani
che
si
versò
tutta
l
'
acqua
addosso
.
-
Non
importa
,
non
importa
,
-
aggiunse
il
marito
.
-
Adesso
nessuno
ci
vede
.
E
si
mise
ad
asciugare
il
lenzuolo
col
fazzoletto
.
Poi
tolse
in
braccio
la
bambina
che
vagiva
,
ballottandola
per
farla
chetare
,
portandola
in
giro
per
la
camera
.
-
Hai
visto
,
eh
,
che
gente
?
che
parenti
affezionati
?
Ma
tuo
marito
non
se
lo
mettono
in
tasca
,
no
.
Fuori
,
nella
piazza
,
tutti
i
vicini
erano
affacciati
per
vedere
uscire
gli
invitati
.
Alla
finestra
dei
Margarone
,
laggiù
in
fondo
,
al
di
sopra
dei
tetti
,
c
'
era
pure
dell
'
altra
gente
che
faceva
capolino
ogni
momento
.
La
Rubiera
cominciò
a
salutare
da
lontano
,
col
ventaglio
,
col
fazzoletto
,
mentre
discorreva
col
marchese
Limòli
,
talmente
accesa
che
sembrava
volessero
accapigliarsi
.
-
Razze
di
serpi
,
sono
!
Cime
di
birbanti
!
Se
lo
mangiano
in
un
boccone
quello
scomunicato
di
mio
figlio
!
...
Ma
prima
l
'
ha
da
fare
con
me
!
Sentite
,
accompagnatemi
un
momento
dai
Margarone
...
E
'
un
pezzo
che
non
ci
vediamo
...
Infine
non
è
un
motivo
per
romperla
con
dei
vecchi
amici
...
una
ragazzata
...
Voi
siete
un
uomo
ammodo
...
e
alle
volte
...
una
parola
a
proposito
...
Venne
ad
aprire
donna
Giovannina
con
tanto
di
muso
.
Si
vedeva
in
fondo
l
'
uscio
del
salotto
buono
spalancato
;
tolte
le
fodere
ai
mobili
.
Un
'
aria
di
cerimonia
insomma
.
-
Che
c
'
è
?
-
chiese
il
marchese
entrando
.
-
Cosa
accade
?
-
Io
non
so
nulla
!
-
esclamò
donna
Giovannina
la
quale
sembrava
sul
punto
di
scoppiare
a
piangere
.
-
Ci
sarà
gente
di
là
,
credo
;
ma
io
non
ne
so
nulla
.
-
Povera
bambina
!
povera
bambina
!
-
Il
marchese
indugiava
in
anticamera
,
accarezzando
la
ragazza
.
Le
aveva
preso
con
due
dita
il
ganascino
da
canonico
,
ammiccando
con
malizia
,
guardandosi
intorno
per
dirle
sottovoce
:
-
Che
vuoi
farci
?
Pazienza
!
Chi
primo
nasce
primo
pasce
.
Ci
sarà
donna
Fifì
,
colla
mamma
,
a
ricevere
le
visite
,
eh
?
Don
Bastiano
,
eh
?
il
Capitan
d
'
Arme
?
...
Don
Bastiano
infatti
era
lì
,
nel
salotto
,
vestito
in
borghese
,
con
abiti
nuovi
fiammanti
che
gli
rilucevano
addosso
,
raso
di
fresco
,
seduto
sul
canapè
accanto
alla
mamma
Margarone
,
come
uno
sposo
,
facendo
scivolare
di
tanto
in
tanto
un
'
occhiata
languida
e
sentimentale
verso
la
ragazza
,
lisciandosi
i
baffoni
novelli
che
non
volevano
piegarsi
.
Donna
Fifì
,
al
vedere
giungere
la
Rubiera
,
si
ringalluzzì
,
superbiosa
,
tubando
sottomano
col
forestiero
per
farle
dispetto
.
-
Oh
,
oh
,
-
disse
il
marchese
,
salutando
don
Bastiano
ch
'
era
rimasto
un
po
'
grullo
.
-
Siete
ancora
qui
?
Bene
!
bene
!
Ed
incominciò
a
discorrere
col
capitano
,
intanto
che
le
signore
chiacchieravano
tutte
in
una
volta
,
domandandogli
perché
la
Compagnia
d
'
Arme
fosse
partita
senza
di
lui
,
se
aveva
intenzione
di
fermarsi
un
pezzetto
,
se
era
contento
del
paese
e
voleva
lasciare
le
spalline
.
Don
Bastiano
si
teneva
sulle
generali
,
lodando
il
paesaggio
,
il
clima
,
gli
abitanti
,
sottolineando
le
parole
con
certi
sguardi
espressivi
rivolti
a
donna
Fifì
,
la
quale
fingeva
di
guardare
fuori
dal
balcone
cogli
occhi
pieni
di
poesia
,
e
chinava
il
capo
arrossendo
a
ciascuno
di
quei
complimenti
,
quasi
fossero
a
lei
dedicati
.
Il
marchese
domandò
a
un
tratto
che
n
'
era
di
don
Filippo
,
e
gli
risposero
che
era
uscito
per
condurre
a
spasso
Nicolino
.
-
Ah
,
bene
!
bene
!
La
Rubiera
si
morsicava
le
labbra
aspettando
che
il
cugino
Limòli
avviasse
il
discorso
sul
tema
che
sapeva
.
Ma
intanto
osservava
di
sottecchi
le
arie
languide
di
donna
Fifì
,
la
quale
sembrava
struggersi
sotto
le
occhiate
incendiarie
di
don
Bastiano
Stangafame
,
e
non
poteva
star
ferma
sulla
seggiola
,
col
seno
piatto
ansante
come
un
mantice
,
e
i
piedini
irrequieti
che
dicevano
tante
cose
affacciandosi
ogni
momento
dal
lembo
del
vestito
.
La
conversazione
languiva
.
Si
parlò
del
battesimo
e
della
gente
che
c
'
era
stata
.
Ma
ciascuno
pensava
intanto
ai
fatti
suoi
,
chiacchierando
del
più
e
del
meno
,
cercando
le
parole
,
col
sorriso
distratto
in
bocca
.
Solo
il
marchese
sembrava
che
pigliasse
un
grande
interesse
ai
discorsi
del
capitano
,
quasi
non
fosse
fatto
suo
.
Poi
,
sbirciando
il
viso
rosso
di
donna
Giovannina
che
stava
a
spiare
dall
'
uscio
socchiuso
,
la
chiamò
a
voce
alta
.
-
Avanti
,
avanti
,
bella
figliuola
.
Vogliamo
vedere
quella
bella
faccia
.
Siamo
qui
noi
soli
,
in
famiglia
...
La
mamma
e
la
sorella
maggiore
fulminarono
due
occhiataccie
addosso
alla
ragazza
,
la
quale
rimaneva
sull
'
uscio
,
nascondendo
le
mani
di
serva
sotto
il
grembiule
,
vergognosa
di
esser
stata
scoperta
a
quel
modo
,
vestita
di
casa
.
Limòli
,
senza
accorgersi
di
nulla
,
domandava
sottovoce
a
donna
Bellonia
:
-
Quando
la
maritiamo
quella
bella
figliuola
?
Prima
tocca
alla
maggiore
,
è
naturale
.
Ma
poi
ricordatevi
che
ci
son
qua
io
per
fare
il
sensale
...
gratis
et
amore
,
ben
inteso
...
Siamo
amici
vecchi
!
...
Donna
Bellonia
andava
facendogli
li
occhiacci
,
sebbene
il
marchese
fingesse
di
non
badarci
.
Poi
gli
disse
sottovoce
:
-
Cosa
dite
!
...
che
idee
da
metterle
in
testa
!
...
Ancora
è
troppo
giovane
...
quasi
quasi
ha
ancora
il
vestito
corto
...
-
Vedo
!
vedo
!
-
rispose
il
marchese
sbirciando
le
calze
bianche
di
donna
Giovannina
.
Donna
Fifì
aveva
condotto
il
capitano
ad
ammirare
i
suoi
fiori
sul
balcone
.
Colse
un
bel
garofano
,
l
'
odorò
a
lungo
socchiudendo
gli
occhi
,
e
glielo
porse
.
-
Vedo
,
vedo
,
-
ripeté
il
vecchietto
.
La
Rubiera
allora
volle
accomiatarsi
,
masticando
un
sorriso
,
coi
fiori
gialli
che
le
fremevano
sul
cappellino
.
Intanto
che
le
signore
barattavano
baci
ed
abbracci
,
il
marchese
si
rivolse
al
capitano
.
-
Mi
congratulo
!
...
Mi
congratulo
tanto
...
davvero
...
don
Bastiano
.
-
Perché
?
...
Di
che
cosa
?
...
-
Il
capitano
sorpreso
e
imbarazzato
cercava
una
botta
di
risposta
.
Ma
l
'
altro
gli
aveva
già
voltato
le
spalle
,
salutava
le
signore
con
una
parola
gentile
per
ciascuna
;
accarezzava
paternamente
donna
Giovannina
che
teneva
ancora
il
broncio
.
-
Che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
Cosa
vuol
dire
?
Le
ragazze
devono
stare
allegre
.
Hai
inteso
tua
madre
?
Dice
che
hai
tempo
di
crescere
.
Su
,
dunque
!
allegra
!
La
Rubiera
sentivasi
scoppiare
sotto
la
mantiglia
;
dopo
che
si
fu
voltata
indietro
a
salutare
colla
mano
dalla
strada
tutti
i
Margarone
schierati
sul
terrazzino
prese
a
borbottare
:
-
Avete
capito
,
eh
?
-
Diamine
!
Non
ci
voleva
molto
.
Anche
per
la
Giovannina
bisogna
mettersi
il
cuore
in
pace
...
-
Ma
sì
,
ma
sì
!
Con
tanto
piacere
me
lo
metto
il
cuore
in
pace
...
Una
civetta
!
...
Avete
visto
il
giuochetto
del
garofano
?
Saremmo
stati
freschi
mio
figlio
ed
io
...
Quasi
quasi
se
lo
meritava
!
Scomunicato
!
Nemico
di
sua
madre
stessa
!
...
Lì
a
due
passi
si
imbatterono
in
Canali
,
che
andava
dai
Margarone
,
e
aveva
visto
da
lontano
i
baciamani
fra
la
strada
e
il
terrazzo
.
Canali
fece
un
certo
viso
,
e
fermò
la
baronessa
per
salutarla
,
menando
il
discorso
per
le
lunghe
,
sgranandole
in
faccia
due
occhi
curiosi
.
-
Siete
stata
da
donna
Bellonia
,
eh
?
Avete
fatto
bene
.
Un
'
amicizia
antica
come
la
vostra
!
...
Peccato
che
don
Ninì
...
La
baronessa
cercava
di
scavar
terreno
anch
'
essa
,
in
aria
disinvolta
,
facendosi
vento
e
menando
il
can
per
l
'
aia
.
-
Infine
...
delle
sciocchezze
...
sciocchezze
di
gioventù
...
-
No
,
no
,
perdonate
!
-
ribatté
Canali
.
-
Vorrei
veder
voi
stessa
!
...
Un
padre
deve
aprire
gli
occhi
per
sapere
a
chi
dà
la
sua
creatura
...
Non
dico
per
vostro
figlio
...
Un
buon
giovane
...
un
cuor
d
'
oro
...
Il
male
è
che
s
'
è
lasciato
abbindolare
...
circondato
da
falsi
amici
...
Di
bricconi
ce
ne
son
sempre
...
Gli
hanno
carpito
qualche
firma
...
La
baronessa
lo
piantò
lì
senz
'
altro
.
-
Sentite
?
Vedete
?
-
andava
brontolando
col
cugino
Limòli
.
Poscia
piantò
anche
lui
che
non
poteva
più
tenerle
dietro
.
-
Vi
saluto
,
vi
saluto
-
E
corse
dal
notaro
Neri
,
pallida
e
trafelata
,
per
vedere
...
per
sentire
...
Il
notaro
non
sapeva
nulla
...
nulla
di
positivo
almeno
.
-
Sapete
,
don
Gesualdo
è
volpe
fina
...
Son
cose
queste
che
si
fanno
sottomano
,
se
mai
...
Avranno
fatto
il
contratto
da
qualche
notaio
forestiere
...
Il
notaro
Sghembri
di
Militello
dicono
...
Ma
via
...
Non
c
'
è
motivo
poi
di
mettersi
in
quello
stato
per
una
cosa
simile
...
Avete
una
faccia
che
non
mi
piace
.
Rosaria
,
ch
'
era
a
ripulire
il
pollaio
quando
la
sua
padrona
era
tornata
a
casa
,
udì
a
un
tratto
dal
cortile
un
urlo
spaventoso
,
come
stessero
sgozzando
un
animale
grosso
di
sopra
,
una
cosa
che
le
fece
perdere
le
ciabatte
correndo
a
precipizio
.
La
baronessa
era
ancora
lì
,
dove
aveva
cominciato
a
spogliarsi
,
appoggiata
al
cassettone
,
piegata
in
due
quasi
avesse
la
colica
,
gemendo
e
lamentandosi
,
mentre
le
usciva
bava
dalla
bocca
,
e
gli
occhi
le
schizzavano
fuori
:
-
Assassino
!
Figlio
snaturato
!
...
No
!
non
me
la
faccio
mangiare
la
mia
roba
!
...
Piuttosto
la
lascio
ai
poveri
...
ai
conventi
...
Voglio
far
testamento
!
...
Voglio
far
donazione
!
...
Chiamatemi
il
notaro
...
subito
!
...
Don
Ninì
stava
bisticciandosi
colla
sua
Aglae
,
in
quella
stanzaccia
di
locanda
che
per
lui
era
diventata
un
inferno
dal
momento
in
cui
s
'
era
messo
sulle
spalle
il
debito
e
mastro
-
don
Gesualdo
.
Il
letto
in
disordine
,
i
vestiti
sudici
,
i
capelli
spettinati
,
le
carezze
stesse
di
lei
,
i
manicaretti
cucinati
dall
'
amico
Pallante
,
gli
si
erano
mutati
in
veleno
,
dacché
gli
costavano
cari
.
Al
veder
giungere
Alessi
che
veniva
a
chiamarlo
,
parlando
di
notaro
e
di
donazione
,
si
fece
pallido
a
un
tratto
.
Invano
la
prima
donna
gli
si
avvinghiò
al
collo
,
discinta
,
senza
badare
al
Pallante
che
accorreva
dalla
cucina
né
ad
Alessi
il
quale
spalancava
gli
occhi
e
si
fregava
le
mani
.
-
Ninì
!
Ninì
mio
!
...
Non
mi
abbandonare
in
questo
stato
!
...
-
Malannaggia
!
Lasciatemi
andare
...
tutti
quanti
siete
!
...
Vi
pare
che
si
scherzi
!
...
Quella
donna
è
capace
di
tutto
!
Don
Ninì
,
ripreso
interamente
dall
'
amor
della
roba
,
non
si
lasciò
commuovere
neppure
dalla
scena
dello
svenimento
.
Piantò
lì
dov
'
era
la
povera
Aglae
lunga
distesa
sul
pavimento
come
all
'
ultimo
atto
di
una
tragedia
,
e
Pallante
che
le
tirava
giù
il
vestito
sulle
calze
,
per
correre
a
casa
senza
cappello
.
Colà
ci
fu
una
scena
terribile
fra
madre
e
figlio
.
Lui
da
prima
cercava
di
negare
;
poi
montò
su
tutte
le
furie
,
si
lagnò
di
esser
tenuto
come
uno
schiavo
,
peggio
di
un
ragazzo
,
senza
due
tarì
da
spendere
;
e
la
baronessa
minacciava
di
andare
lei
in
persona
dal
notaro
,
per
disporre
della
sua
roba
,
così
com
'
era
,
in
sottana
,
a
quell
'
ora
stessa
,
se
non
volevano
mandarlo
a
chiamare
.
Don
Ninì
allora
scese
a
dar
tanto
di
chiavistello
al
portone
,
e
si
mise
la
chiave
in
tasca
,
minacciando
di
rompere
le
ossa
al
garzone
,
se
fiatava
.
-
Ah
!
questa
è
la
ricompensa
!
-
borbottò
Alessi
.
-
Un
'
altra
volta
ci
vò
davvero
dal
notaio
.
Finalmente
,
per
amore
o
per
forza
,
riescirono
a
mettere
in
letto
la
baronessa
,
la
quale
si
dibatteva
e
strillava
che
volevano
farla
morire
di
colpo
per
scialacquare
la
sua
roba
:
-
Mastro
-
don
Gesualdo
!
...
sì
!
...
Lui
se
lo
mangia
il
fatto
mio
!
-
Il
figliuolo
colle
buone
e
colle
cattive
tentava
di
calmarla
:
-
Non
vedete
che
state
poco
bene
?
Volete
ammalarvi
per
farmi
dar
l
'
anima
al
diavolo
?
-
Poi
tutta
la
notte
non
chiuse
occhio
,
alzandosi
ogni
momento
per
correre
ad
origliare
se
sua
madre
strillava
ancora
,
spaventato
all
'
idea
che
udissero
i
vicini
e
gli
venissero
in
casa
colla
giustizia
e
il
notaro
,
maledicendo
in
cuor
suo
la
prima
donna
e
chi
gliela
aveva
messa
fra
i
piedi
,
turbato
,
se
si
appisolava
un
momento
,
da
tanti
brutti
sogni
:
mastro
-
don
Gesualdo
,
il
debito
,
della
gente
che
gli
si
accalcava
addosso
e
gli
empiva
la
casa
,
una
gran
folla
.
Rosaria
venne
a
bussargli
all
'
uscio
di
buon
mattino
:
-
Don
Ninì
!
signor
barone
!
venite
a
vedere
...
La
padrona
ha
perso
la
parola
!
...
Io
ho
paura
,
se
vedeste
...
La
baronessa
stava
lunga
distesa
sul
letto
,
simile
a
un
bue
colpito
dal
macellaio
,
con
tutto
il
sangue
al
viso
e
la
lingua
ciondoloni
.
La
bile
,
i
dispiaceri
,
tutti
quegli
umori
cattivi
che
doveva
averci
accumulati
sullo
stomaco
,
le
gorgogliavano
dentro
,
le
uscivano
dalla
bocca
e
dal
naso
,
le
colavano
sul
guanciale
.
E
come
volesse
aiutarsi
,
ancora
in
quello
stato
,
come
cercasse
di
annaspare
colle
mani
gonfie
e
grevi
,
come
cercasse
di
chiamare
aiuto
,
coi
suoni
inarticolati
che
s
'
impastavano
nella
bava
vischiosa
.
-
Mamma
!
mamma
mia
!
Don
Ninì
atterrito
,
ancora
gonfio
dal
sonno
,
andava
strillando
per
le
stanze
,
dandosi
dei
pugni
sulla
testa
,
correndo
al
balcone
e
disperandosi
mentre
i
vicini
bussavano
e
tempestavano
che
il
portone
era
chiuso
a
chiave
.
Da
lì
a
un
po
'
,
medico
,
barbiere
,
parenti
,
curiosi
,
la
casa
si
riempì
di
gente
.
Proprio
il
sogno
di
quella
notte
.
Don
Ninì
narrava
a
tutti
la
stessa
cosa
,
asciugandosi
gli
occhi
e
soffiandosi
il
naso
gonfio
quasi
suonasse
la
tromba
.
Appena
vide
giungere
anche
il
notaro
Neri
non
si
mosse
più
dal
capezzale
della
mamma
,
domandando
al
medico
ogni
momento
:
-
Che
ve
ne
sembra
,
dottore
?
Riacquisterà
la
parola
?
-
Col
tempo
,
col
tempo
,
-
rispose
infine
il
medico
seccato
.
-
Diamine
,
credete
che
sia
stato
come
fare
uno
starnuto
?
Don
Ninì
non
si
riconosceva
più
da
un
giorno
all
'
altro
;
colla
barba
lunga
,
i
capelli
arruffati
,
fisso
al
capezzale
della
madre
,
oppure
arrabattandosi
nelle
faccende
di
casa
.
Non
usciva
una
fava
dalla
dispensa
senza
passare
per
le
sue
mani
.
Tant
'
è
vero
che
i
guai
insegnano
a
metter
giudizio
.
Sua
madre
stessa
glielo
avrebbe
detto
,
se
avesse
potuto
parlare
.
Si
vedeva
dal
modo
in
cui
gli
guardava
le
mani
,
col
sangue
agli
occhi
,
ogni
volta
che
veniva
a
prendere
le
chiavi
appese
allo
stipite
dell
'
uscio
.
E
anche
lui
,
adesso
che
la
roba
passava
per
le
sue
mani
,
comprendeva
finalmente
i
dispiaceri
che
aveva
dato
alla
povera
donna
;
se
ne
pentiva
,
cercava
di
farseli
perdonare
,
colla
pazienza
,
colle
cure
amorevoli
standole
sempre
intorno
,
sorvegliando
l
'
inferma
e
la
gente
che
veniva
a
farle
visita
,
impallidendo
ogni
volta
che
la
mamma
tentava
di
snodare
lo
scilinguagnolo
dinanzi
agli
estranei
.
Sentiva
una
gran
tenerezza
al
pensare
che
la
povera
paralitica
non
poteva
muoversi
né
parlare
per
togliergli
la
roba
siccome
aveva
minacciato
.
-
No
,
no
,
non
lo
farà
!
Son
cose
che
si
dicono
in
un
momento
di
collera
...
Vorrei
vederla
!
...
Sono
infine
il
sangue
suo
...
Morirebbe
d
'
accidente
lei
per
la
prima
,
se
dovesse
lasciare
la
sua
roba
a
questo
e
a
quello
...
PARTE
TERZA
I
L
'
Isabellina
,
prima
ancora
di
compire
i
cinque
anni
,
fu
messa
nel
Collegio
di
Maria
.
Don
Gesualdo
adesso
che
aveva
delle
pietre
al
sole
,
e
marciava
da
pari
a
pari
coi
meglio
del
paese
,
così
voleva
che
marciasse
la
sua
figliuola
:
imparare
le
belle
maniere
,
leggere
e
scrivere
,
ricamare
,
il
latino
dell
'
uffizio
anche
,
e
ogni
cosa
come
la
figlia
di
un
barone
;
tanto
più
che
,
grazie
a
Dio
,
la
dote
non
le
sarebbe
mancata
,
perché
Bianca
non
prometteva
di
dargli
altri
eredi
.
Essa
dopo
il
parto
non
s
'
era
più
rifatta
in
salute
;
anzi
deperiva
sempre
più
di
giorno
in
giorno
,
rosa
dal
baco
che
s
'
era
mangiati
tutti
i
Trao
,
e
figliuoli
era
certo
che
non
ne
faceva
più
.
Un
vero
gastigo
di
Dio
.
Un
affare
sbagliato
,
sebbene
il
galantuomo
avesse
la
prudenza
di
non
lagnarsene
neppure
col
canonico
Lupi
che
glielo
aveva
proposto
.
Quando
uno
ha
fatto
la
minchioneria
,
è
meglio
starsi
zitto
e
non
parlarne
più
,
per
non
darla
vinta
ai
nemici
.
-
Nulla
,
nulla
gli
aveva
fruttato
quel
matrimonio
;
né
la
dote
,
né
il
figlio
maschio
,
né
l
'
aiuto
del
parentado
,
e
neppure
ciò
che
gli
dava
prima
Diodata
,
un
momento
di
svago
un
'
ora
di
buonumore
,
come
il
bicchiere
di
vino
a
un
pover
'
uomo
che
ha
lavorato
tutto
il
giorno
,
là
!
Neppur
quello
!
-
Una
moglie
che
vi
squagliava
fra
le
mani
,
che
vi
faceva
gelare
le
carezze
,
con
quel
viso
,
con
quegli
occhi
,
con
quel
fare
spaventato
,
come
se
volessero
farla
cascare
in
peccato
mortale
ogni
volta
e
il
prete
non
ci
avesse
messo
su
tanto
di
croce
prima
quand
'
ella
aveva
detto
di
sì
...
Bianca
non
ci
aveva
colpa
.
Era
il
sangue
della
razza
che
si
rifiutava
.
Le
pesche
non
si
innestano
sull
'
olivo
.
Ella
,
poveretta
,
chinava
il
viso
,
arrivava
ad
offrirlo
anzi
,
tutto
rosso
,
per
ubbidire
al
comandamento
di
Dio
,
come
fosse
pagata
per
farlo
...
Ma
egli
non
si
lasciava
illudere
,
no
.
Era
villano
,
ma
aveva
il
naso
fino
di
villano
pure
!
E
aveva
il
suo
orgoglio
anche
lui
.
L
'
orgoglio
di
quello
che
aveva
saputo
guadagnarsi
,
colle
sue
mani
,
tutto
opera
sua
,
quei
lenzuoli
di
tela
fine
in
cui
dormivano
voltandosi
le
spalle
,
e
quei
bocconi
buoni
che
doveva
mangiare
in
punta
di
forchetta
,
sotto
gli
occhi
della
Trao
...
Almeno
in
casa
sua
voleva
comandar
le
feste
.
E
se
Domeneddio
l
'
aveva
gastigato
giusto
nei
figliuoli
che
voleva
mettere
al
mondo
secondo
la
sua
legge
,
dandogli
una
bambina
invece
dell
'
erede
legittimo
che
aspettava
,
Isabella
almeno
doveva
possedere
tutto
ciò
che
mancava
a
lui
,
essere
signora
di
nome
e
di
fatto
.
Bianca
,
quasi
indovinasse
d
'
aver
poco
da
vivere
,
non
avrebbe
voluto
separarsi
dalla
sua
figliuoletta
.
Ma
il
padrone
era
lui
,
don
Gesualdo
.
Egli
era
buono
,
amorevole
,
a
modo
suo
;
non
le
faceva
mancare
nulla
,
medici
,
speziali
,
tale
e
quale
come
se
gli
avesse
portato
una
grossa
dote
.
-
Bianca
non
aveva
parole
per
ringraziare
Iddio
quando
paragonava
la
casa
in
cui
il
Signore
l
'
aveva
fatta
entrare
con
quella
in
cui
era
nata
.
Lì
suo
fratello
stesso
desiderava
di
giorno
il
pane
e
di
notte
le
coperte
...
Sarebbe
morto
di
stenti
se
i
suoi
parenti
non
l
'
avessero
aiutato
con
bella
maniera
,
senza
farglielo
capire
.
Soltanto
da
lei
don
Ferdinando
non
voleva
accettare
checchessia
,
mentre
don
Gesualdo
non
gli
avrebbe
fatto
mancar
nulla
,
col
cuore
largo
quanto
un
mare
,
quell
'
uomo
!
Gli
stessi
parenti
di
lei
glielo
dicevano
:
-
Tu
non
hai
parole
per
ringraziare
Dio
e
tuo
marito
.
Lascia
fare
a
lui
ch
'
è
il
padrone
,
e
cerca
il
meglio
della
tua
figliuola
.
Poi
considerava
ch
'
era
il
Signore
che
la
puniva
,
che
non
voleva
quella
povera
innocente
nella
casa
di
suo
marito
,
e
la
notte
inzuppava
di
lagrime
il
guanciale
.
Pregava
Iddio
di
darle
forza
,
e
si
consolava
alla
meglio
pensando
che
soffriva
in
penitenza
dei
suoi
peccati
.
Don
Gesualdo
,
che
aveva
tante
altre
cose
per
la
testa
,
tanti
interessi
grossi
sulle
spalle
,
ed
era
abituato
a
vederla
sempre
così
,
con
quel
viso
,
non
ci
badava
neppure
.
Qualche
volta
che
la
vedeva
alzarsi
più
smorta
,
più
disfatta
del
solito
,
le
diceva
per
farle
animo
:
-
Vedrai
che
quando
avrai
messo
in
collegio
la
tua
bambina
sarai
contenta
tu
pure
.
E
'
come
strapparsi
un
dente
.
Tu
non
puoi
badare
alla
tua
figliuola
,
colla
poca
salute
che
hai
.
E
bisogna
che
quando
sarà
grande
ella
sappia
tutto
ciò
che
sanno
tante
altre
che
sono
meno
ricche
di
lei
.
I
figliuoli
bisogna
avvezzarli
al
giogo
da
piccoli
,
ciascuno
secondo
il
suo
stato
...
Lo
so
io
!
...
E
non
ho
avuto
chi
mi
aiutasse
,
io
!
Quella
piccina
è
nata
vestita
.
Nondimeno
,
all
'
ultimo
momento
vi
furono
lagrime
e
piagnistei
,
quando
accompagnarono
l
'
Isabellina
al
parlatorio
del
monastero
.
Bianca
s
'
era
confessata
e
comunicata
.
Ascoltò
la
messa
ginocchioni
,
sentendosi
mancare
,
sentendosi
strappare
un
'
altra
volta
dalle
viscere
la
sua
creatura
che
le
si
aggrappava
al
collo
e
non
voleva
lasciarla
.
Don
Gesualdo
non
guardò
a
spesa
per
far
stare
contenta
Isabellina
in
collegio
:
dolci
,
libri
colle
figure
,
immagini
di
santi
,
noci
col
bambino
Gesù
di
cera
dentro
,
un
presepio
del
Bongiovanni
che
pigliava
un
'
intera
tavola
:
tutto
ciò
che
avevano
le
figlie
dei
primi
signori
,
la
sua
figliuola
l
'
aveva
;
e
i
meglio
bocconi
,
le
primizie
che
offriva
il
paese
,
le
ciriegie
e
le
albicocche
venute
apposta
da
lontano
.
Le
altre
ragazzette
guardavano
con
tanto
d
'
occhi
,
e
soffocavano
dei
sospiri
grossi
così
.
La
minore
delle
Zacco
,
e
le
Mèndola
di
seconda
mano
,
le
quali
dovevano
contentarsi
delle
cipolle
e
delle
olive
nere
che
passava
il
convento
a
merenda
,
si
rifacevano
parlando
delle
ricchezze
che
possedevano
a
casa
e
nei
loro
poderi
.
Quelle
che
non
avevano
né
casa
né
poderi
,
tiravano
in
ballo
il
parentado
nobile
,
il
Capitano
Giustiziere
ch
'
era
fratello
della
mamma
,
la
zia
baronessa
che
aveva
il
cacciatore
colle
penne
,
i
cugini
del
babbo
che
possedevano
cinque
feudi
l
'
uno
attaccato
all
'
altro
,
nello
stato
di
Caltagirone
.
Ogni
festa
,
ogni
Capo
d
'
anno
,
come
la
piccola
Isabella
riceveva
altri
regali
più
costosi
,
un
crocifisso
d
'
argento
,
un
rosario
coi
gloriapatri
d
'
oro
,
un
libro
da
messa
rilegato
in
tartaruga
per
imparare
a
leggere
,
nascevano
altre
guerricciuole
,
altri
dispettucci
,
delle
alleanze
fatte
e
disfatte
a
seconda
di
un
dolce
e
di
un
'
immagine
data
o
rifiutata
.
Si
vedevano
degli
occhietti
già
lucenti
d
'
alterigia
e
di
gelosia
,
dei
visetti
accesi
,
dei
piagnistei
,
che
andavano
poi
a
sfogarsi
nell
'
orecchio
delle
mamme
,
in
parlatorio
.
Fra
tutte
quelle
piccine
,
in
tutte
le
famiglie
,
succedeva
lo
stesso
diavoleto
che
mastro
-
don
Gesualdo
aveva
fatto
nascere
nei
grandi
e
nel
paese
.
Non
si
sapeva
più
chi
poteva
spendere
e
chi
no
.
Una
gara
fra
i
parenti
a
buttare
il
denaro
in
frascherie
,
e
una
confusione
generale
fra
chi
era
stato
sempre
in
prima
fila
,
e
chi
veniva
dopo
.
Quelli
che
non
potevano
,
proprio
,
o
si
seccavano
a
spendere
l
'
osso
del
collo
pel
buon
piacere
di
mastro
-
don
Gesualdo
,
si
lasciavano
scappare
contro
di
lui
certe
allusioni
e
certi
motteggi
che
fermentavano
nelle
piccole
teste
delle
educande
.
Alla
guerra
intestina
pigliavano
parte
anche
le
monache
,
secondo
le
relazioni
,
le
simpatie
,
il
partito
che
sosteneva
oppure
voleva
rovesciare
la
superiora
.
Ci
si
accaloravano
fin
la
portinaia
,
fin
le
converse
che
si
sentivano
umiliate
di
dover
servire
senz
'
altro
guadagno
anche
la
figliuola
di
mastro
-
don
Gesualdo
,
uno
venuto
su
dal
nulla
,
come
loro
,
arricchito
di
ieri
.
Le
nimicizie
di
fuori
,
le
discordie
,
le
lotte
d
'
interessi
e
di
vanità
,
passavano
la
clausura
,
occupavano
le
ore
d
'
ozio
,
si
sfogavano
fin
là
dentro
in
pettegolezzi
,
in
rappresaglie
,
in
parole
grosse
.
-
Sai
come
si
chiama
tuo
padre
?
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Sai
cosa
succede
a
casa
tua
?
che
hanno
dovuto
vendere
una
coppia
di
buoi
per
seminare
le
terre
.
-
Tua
zia
Speranza
fila
stoppa
per
conto
di
chi
la
paga
,
e
i
suoi
figliuoli
vanno
scalzi
.
-
A
casa
tua
c
'
è
stato
l
'
usciere
per
fare
il
pignoramento
.
-
La
piccola
Alimena
arrivò
a
nascondersi
nella
scala
del
campanile
,
una
domenica
,
per
vedere
se
era
vero
che
il
padre
d
'
Isabella
portasse
la
berretta
.
Egli
trovava
la
sua
figliuoletta
ancora
rossa
,
col
petto
gonfio
di
singhiozzi
,
volgendo
il
capo
timorosa
di
veder
luccicare
dietro
ogni
grata
gli
occhietti
maliziosi
delle
altre
piccine
,
guardandogli
le
mani
per
vedere
se
davvero
erano
sporche
di
calcina
,
tirandosi
indietro
istintivamente
quando
nel
baciarla
la
pungeva
colla
barba
ispida
.
Tale
e
quale
sua
madre
.
-
Così
il
pesco
non
s
'
innesta
all
'
ulivo
.
-
Tante
punture
di
spillo
;
la
stessa
cattiva
sorte
che
gli
aveva
attossicato
sempre
ogni
cosa
giorno
per
giorno
;
la
stessa
guerra
implacabile
ch
'
era
stato
obbligato
a
combattere
sempre
contro
tutto
e
contro
tutti
;
e
lo
feriva
sin
lì
,
nell
'
amore
della
sua
creatura
.
Stava
zitto
,
non
lagnavasi
,
perché
non
era
un
minchione
e
non
voleva
far
ridere
i
nemici
;
ma
intanto
gli
tornavano
in
mente
le
parole
di
suo
padre
,
gli
stessi
rancori
,
le
stesse
gelosie
.
Poi
rifletteva
che
ciascuno
al
mondo
cerca
il
suo
interesse
,
e
va
per
la
sua
via
.
Così
aveva
fatto
lui
con
suo
padre
,
così
faceva
sua
figlia
.
Così
dev
'
essere
.
Si
metteva
il
cuore
in
pace
,
ma
gli
restava
sempre
una
spina
in
cuore
.
Tutto
ciò
che
aveva
fatto
e
faceva
per
la
sua
figliuola
l
'
allontanava
appunto
da
lui
:
i
denari
che
aveva
speso
per
farla
educare
come
una
signora
,
le
compagne
in
mezzo
alle
quali
aveva
voluto
farla
crescere
,
le
larghezze
e
il
lusso
che
seminavano
la
superbia
nel
cuore
della
ragazzina
,
il
nome
stesso
che
le
aveva
dato
maritandosi
a
una
Trao
-
bel
guadagno
che
ci
aveva
fatto
!
-
La
piccina
diceva
sempre
:
-
Io
son
figlia
della
Trao
.
Io
mi
chiamo
Isabella
Trao
.
La
guerra
si
riaccese
più
viva
fra
le
ragazze
quando
si
maritò
don
Ninì
Rubiera
:
-
S
'
è
vero
che
siete
parenti
,
perché
tuo
zio
non
ti
ha
mandato
i
confetti
?
Vuol
dire
che
voialtri
non
vi
vogliono
per
parenti
.
-
L
'
Isabellina
,
che
rispondeva
già
come
una
grande
,
ribatté
:
-
Mio
padre
me
li
comprerà
lui
i
confetti
.
Ci
siamo
guastati
coi
Rubiera
perché
ci
devono
tanti
denari
.
-
La
figlia
della
ceraiuola
,
ch
'
era
del
suo
partito
,
aggiunse
tante
altre
storie
:
-
Il
baronello
era
uno
spiantato
.
La
Margarone
non
aveva
più
voluto
saperne
.
Sposava
donna
Giuseppina
Alòsi
più
vecchia
di
lui
,
perché
non
aveva
trovato
altro
,
per
amor
dei
denari
:
tutto
ciò
che
narravasi
nella
bottega
di
sua
madre
,
in
ogni
caffè
,
in
ogni
spezieria
,
di
porta
in
porta
.
Nel
paese
non
si
parlava
d
'
altro
che
del
matrimonio
di
don
Ninì
Rubiera
.
-
Un
matrimonio
di
convenienza
!
-
diceva
la
signora
Capitana
che
parlava
sempre
in
punta
di
forchetta
.
Cogli
anni
,
la
Capitana
aveva
preso
anche
i
vizii
del
paese
;
occupavasi
dei
fatti
altrui
ora
che
non
aveva
da
nasconderne
dei
propri
.
Allorchè
incontrava
il
cavalier
Peperito
gli
faceva
un
certo
visetto
malizioso
che
la
ringiovaniva
di
vent
'
anni
,
dei
sorrisi
che
volevano
indovinare
molte
cose
,
scrollando
il
capo
,
offrendosi
graziosamente
ad
ascoltare
le
confidenze
e
gli
sfoghi
gelosi
,
minacciando
il
cavaliere
col
ventaglio
,
come
a
dirgli
ch
'
era
stato
un
gran
discolaccio
lui
,
e
se
si
lasciava
adesso
portar
via
l
'
amante
era
segno
che
ci
dovevano
essere
state
le
sue
buone
ragioni
...
prima
o
poi
...
-
No
!
-
ribatteva
Peperito
fuori
della
grazia
di
Dio
.
-
Né
prima
né
poi
!
Questo
potete
andare
a
dirglielo
a
donna
Giuseppina
!
Se
non
ho
potuto
comandare
da
padrone
non
voglio
servire
nemmeno
da
comodino
,
capite
?
...
fare
il
gallo
di
razza
...
capite
?
Su
di
ciò
donna
Giuseppina
potrà
mettersi
il
cuore
in
pace
!
Adesso
sciorinava
in
piazza
tutte
le
porcherie
dell
'
Alòsi
,
che
se
vi
mandava
a
regalare
per
miracolo
un
paniere
d
'
uva
voleva
restituito
il
paniere
;
e
vendeva
sottomano
le
calze
che
faceva
,
delle
calze
da
serva
grosse
un
dito
,
-
essa
gliele
aveva
fatte
anche
vedere
sulla
forma
per
stuzzicarlo
...
per
strappargli
ciò
che
faceva
comodo
a
lei
...
Ma
lui
,
no
!
...
Insomma
,
andava
raccontandone
di
cotte
e
di
crude
.
Corsero
anche
delle
sante
legnate
al
Caffè
dei
Nobili
.
Ciolla
gli
stava
alle
calcagna
per
raccogliere
i
pettegolezzi
e
portarli
in
giro
alla
sua
volta
.
Un
giorno
poi
fu
una
vera
festa
per
lui
,
quando
si
vide
arrivare
in
paese
la
signora
Aglae
che
veniva
insieme
al
signor
Pallante
a
fare
uno
scandalo
contro
il
barone
Rubiera
,
a
riscuotere
ciò
che
le
spettava
,
se
il
seduttore
non
voleva
vedersela
comparire
dinanzi
all
'
altare
.
Essa
giungeva
apposta
da
Modica
,
sputando
fiele
,
incerettata
,
dipinta
,
carica
di
piume
di
gallo
e
di
pezzi
di
vetro
,
tirandosi
dietro
la
prova
innocente
della
birbonata
di
don
Ninì
,
una
bambinella
ch
'
era
un
amore
.
Così
la
gente
diceva
che
don
Ninì
era
sempre
stato
un
donnaiuolo
,
e
se
sposava
l
'
Alòsi
,
che
avrebbe
potuto
essergli
madre
,
ci
dovevano
essere
interessi
gravi
.
Chi
spiegava
la
cosa
in
un
modo
e
chi
in
un
altro
.
Il
baronello
,
quelli
che
s
'
affrettarono
a
fargli
i
mirallegro
onde
tirargli
di
bocca
la
verità
vera
,
se
li
levò
dai
piedi
in
poche
parole
.
La
Sganci
che
aveva
combinato
il
negozio
stava
zitta
colle
amiche
le
quali
andavano
apposta
a
farle
visita
.
Don
Gesualdo
ne
sapeva
forse
più
degli
altri
,
ma
stringevasi
nelle
spalle
e
se
la
cavava
con
simili
risposte
:
-
Che
volete
?
Ciascuno
fa
il
suo
interesse
.
Vuol
dire
che
il
barone
Rubiera
ci
ha
trovato
il
suo
vantaggio
a
sposare
la
signora
Alòsi
.
La
verità
era
che
don
Ninì
aveva
dovuto
pigliarsi
l
'
Alòsi
per
salvare
quel
po
'
di
casa
che
don
Gesualdo
voleva
espropriargli
.
E
'
vero
che
adesso
era
diventato
giudizioso
,
tutto
dedito
agli
affari
;
ma
sua
madre
,
sepolta
viva
nel
seggiolone
non
lo
lasciava
padrone
di
un
baiocco
;
si
faceva
dar
conto
di
tutto
;
voleva
che
ogni
cosa
passasse
sotto
i
suoi
occhi
;
senza
poter
parlare
,
senza
potersi
muovere
,
si
faceva
ubbidire
dalla
sua
gente
meglio
di
prima
.
E
attaccata
alla
sua
roba
come
un
'
ostrica
,
ostinandosi
a
vivere
per
non
pagare
.
Il
debito
intanto
ingrossava
d
'
anno
in
anno
:
una
cosa
che
il
povero
don
Ninì
ci
perdeva
delle
nottate
intere
,
senza
poter
chiudere
occhio
,
alle
volte
:
e
alla
scadenza
,
capitale
e
usura
,
rappresentavano
una
bella
somma
.
Il
canonico
Lupi
,
che
andò
in
nome
del
baronello
a
chiedere
dilazione
al
pagamento
,
trovò
don
Gesualdo
peggio
di
un
muro
:
-
A
che
giuoco
giochiamo
canonico
mio
?
Sono
più
di
nove
anni
che
non
vedo
né
frutti
né
capitale
.
Ora
mi
serve
il
mio
denaro
,
e
voglio
esser
pagato
.
Don
Ninì
pel
bisogno
scese
anche
all
'
umiliazione
d
'
andare
a
pregare
la
cugina
Bianca
,
dopo
tanto
tempo
.
La
prese
appunto
da
lontano
.
-
Tanto
tempo
che
non
s
'
erano
visti
!
Lui
non
aveva
faccia
di
comparirle
dinanzi
,
in
parola
d
'
onore
!
Non
cercava
di
scolparsi
.
Era
stato
un
ragazzaccio
.
Ora
aveva
aperto
gli
occhi
,
troppo
tardi
,
quando
non
c
'
era
più
rimedio
,
quando
si
trovava
sulle
spalle
il
peso
dei
suoi
errori
.
Ma
proprio
non
poteva
pagare
in
quel
momento
.
-
Son
galantuomo
.
Ho
di
che
pagare
infine
.
Tuo
marito
sarà
pagato
sino
all
'
ultimo
baiocco
.
Ma
in
questo
momento
proprio
non
posso
!
Tu
sai
com
'
è
fatta
tua
zia
!
che
testa
dura
!
Ne
abbiamo
avuti
dei
dispiaceri
per
quella
testa
dura
!
Ma
infine
non
può
campare
eternamente
,
poveretta
,
com
'
è
ridotta
...
Bianca
era
rimasta
senza
fiato
al
primo
vederlo
,
senza
parole
,
facendosi
ora
pallida
e
ora
rossa
.
Non
sapeva
che
dire
,
balbettava
,
sudava
freddo
,
aveva
una
convulsione
nelle
mani
che
cercava
di
dissimulare
,
stirando
macchinalmente
le
due
cocche
del
grembiule
.
A
un
tratto
ebbe
uno
sbocco
di
sangue
.
-
Cos
'
è
?
cos
'
è
?
Qualcosa
alle
gengive
?
Ti
sei
morsicata
la
lingua
?
-
No
,
-
rispose
lei
.
-
Mi
viene
di
tanto
in
tanto
.
L
'
aveva
anche
don
Diego
,
ti
rammenti
?
Non
è
nulla
.
-
Bene
,
bene
.
Intanto
fammi
questo
piacere
;
parlane
a
tuo
marito
.
In
questo
momento
proprio
non
posso
...
Ma
son
galantuomo
,
mi
pare
!
...
Mia
madre
,
da
qui
a
cent
'
anni
,
non
ha
a
chi
lasciare
tutto
il
suo
.
Bianca
cercava
di
scusarsi
.
-
Suo
marito
era
il
padrone
.
Faceva
tutto
di
testa
propria
,
lui
.
Non
voleva
che
gli
mettessero
il
naso
nelle
sue
cose
.
-
Allora
perché
sei
sua
moglie
?
-
ribatté
il
cugino
.
-
Bella
ragione
!
Uno
che
non
era
degno
di
alzarti
gli
occhi
in
viso
!
...
Deve
ringraziare
Iddio
e
l
'
ostinazione
di
mia
madre
se
gli
è
toccata
questa
fortuna
!
...
Dunque
farai
il
possibile
per
indurlo
ad
accordarmi
questa
dilazione
?
-
E
tu
cosa
gli
hai
detto
?
-
domandò
don
Gesualdo
trovando
la
moglie
ancora
agitata
dopo
quella
visita
.
-
Nulla
...
Non
so
...
Mi
son
sentita
male
...
-
Bene
.
Hai
fatto
bene
.
Sta
tranquilla
che
agli
affari
ci
penso
io
.
Serpi
nella
manica
sono
i
parenti
...
Hai
visto
?
Cercano
di
te
,
solo
quando
ne
hanno
bisogno
;
ma
del
resto
non
gli
importa
di
sapere
se
sei
morta
o
viva
.
Lascia
fare
a
me
che
la
risposta
gliela
mando
coll
'
usciere
,
a
tuo
cugino
...
Così
era
venuto
quel
matrimonio
,
ché
il
barone
Rubiera
prima
aveva
messo
sottosopra
cielo
e
terra
per
trovare
i
denari
da
pagare
don
Gesualdo
;
e
infine
donna
Giuseppina
Alòsi
,
la
quale
aveva
delle
belle
terre
al
sole
,
aveva
dato
l
'
ipoteca
.
Don
Gesualdo
,
ottenuta
la
sua
brava
iscrizione
sulle
terre
,
non
parlò
più
di
aver
bisogno
del
denaro
.
-
Col
tempo
...
-
confidò
alla
moglie
.
-
Lasciali
tranquilli
.
Loro
non
pagano
né
frutti
né
capitali
,
e
col
tempo
quelle
terre
serviranno
per
la
dote
d
'
Isabella
.
Che
te
ne
pare
?
Non
è
da
ridere
?
Lo
zio
Rubiera
che
pensa
a
mettere
insieme
la
dote
della
tua
figliuola
!
...
Egli
aveva
di
queste
uscite
buffe
alle
volte
,
da
solo
a
solo
con
sua
moglie
,
quando
era
contento
della
sua
giornata
,
prima
di
coricarsi
,
mettendosi
il
berretto
da
notte
,
in
maniche
di
camicia
.
A
quattr
'
occhi
con
lei
mostravasi
proprio
quel
che
era
,
bonaccione
,
colla
risata
larga
che
mostrava
i
denti
grossi
e
bianchi
,
passandosi
anche
la
lingua
sulle
labbra
,
quasi
gustasse
già
il
dolce
del
boccone
buono
,
da
uomo
ghiotto
della
roba
.
Isabella
fatta
più
grandicella
passò
dal
Collegio
di
Maria
al
primo
educatorio
di
Palermo
.
Un
altro
strappo
per
la
povera
mamma
che
temeva
di
non
doverla
più
rivedere
.
Il
marito
,
onde
confortarla
,
in
quello
stato
,
le
disse
:
-
Vedi
noi
ci
ammazziamo
per
fare
il
suo
meglio
,
ciascuno
come
può
,
ed
essa
un
giorno
non
penserà
neppure
a
noi
.
Così
va
il
mondo
.
Anzi
devi
metterti
in
testa
che
tua
figlia
non
puoi
averla
sempre
vicina
.
Quando
si
marita
anderà
via
dal
paese
.
Qui
non
ce
n
'
è
uno
che
possa
sposarla
,
colla
dote
che
le
darò
.
Se
ho
fatto
tanto
per
lei
,
voglio
almeno
sapere
a
chi
lo
dò
il
sangue
mio
.
Adesso
che
ti
parlo
è
già
nato
chi
deve
godersi
il
frutto
delle
mie
fatiche
,
senza
dirmi
neppure
grazie
.
Aveva
il
cuore
grosso
anche
lui
,
poveraccio
,
e
se
sfogavasi
a
quattr
'
occhi
colla
moglie
alle
volte
,
per
discorrere
non
si
rifiutava
però
a
fare
ciò
ch
'
era
debito
suo
.
Andava
a
trovare
la
sua
ragazza
a
Palermo
,
quando
poteva
,
quando
i
suoi
affari
lo
permettevano
,
anche
una
volta
all
'
anno
.
Isabella
s
'
era
fatta
una
bella
fanciulla
,
un
po
'
gracile
ancora
,
pallidina
,
ma
con
una
grazia
naturale
in
tutta
la
personcina
gentile
,
la
carnagione
delicata
e
il
profilo
aquilino
dei
Trao
;
un
fiore
di
un
'
altra
pianta
,
in
poche
parole
;
roba
fine
di
signori
che
suo
padre
stesso
quando
andava
a
trovarla
provava
una
certa
suggezione
dinanzi
alla
ragazza
la
quale
aveva
preso
l
'
aria
delle
compagne
in
mezzo
a
cui
era
stata
educata
,
tutte
delle
prime
famiglie
,
ciascuna
che
portava
nell
'
educandato
l
'
alterigia
baronale
da
ogni
angolo
della
Sicilia
.
Al
parlatorio
lo
chiamavano
il
signor
Trao
.
Quando
volle
saperne
il
perché
,
Isabella
si
fece
rossa
.
La
stessa
storia
del
Collegio
di
Maria
anche
lì
.
E
la
sua
figliuola
aveva
dovuto
soffrire
le
stesse
umiliazioni
a
motivo
del
parentado
.
Per
fortuna
la
signorina
di
Leyra
,
che
Isabella
s
'
era
affezionata
coi
regalucci
,
aveva
preso
a
difenderla
a
spada
tratta
.
Essa
conosceva
di
nome
la
famiglia
dei
Trao
,
una
delle
prime
laggiù
,
ove
il
duca
suo
fratello
possedeva
dei
feudi
.
La
duchessina
aveva
il
nome
e
il
parlare
alto
,
sebbene
stesse
in
collegio
senza
pagare
,
talché
le
compagne
lasciarono
passare
il
Trao
.
Ma
don
Gesualdo
dovette
lasciarlo
passare
anche
lui
,
e
farsi
chiamare
così
,
per
amore
della
figliuola
,
quando
andava
a
trovarla
.
-
Vedrai
come
si
è
fatta
bella
la
tua
figliuola
!
-
tornava
poi
a
dire
alla
moglie
che
era
sempre
malaticcia
.
Essa
la
rivide
finalmente
all
'
uscire
del
collegio
,
nel
1837
,
quando
in
Palermo
cominciavano
già
a
correre
le
prime
voci
di
colèra
,
e
don
Gesualdo
era
corso
subito
a
prenderla
.
Fu
come
un
urto
al
petto
per
la
povera
madre
,
dopo
tanto
tempo
,
quando
udì
fermarsi
la
lettiga
dinanzi
al
portone
.
-
Figlia
mia
!
figlia
mia
!
-
colle
braccia
stese
,
le
gambe
malferme
,
precipitandosi
per
la
scala
.
Isabella
saliva
correndo
,
colle
braccia
aperte
anche
lei
.
-
Mamma
!
mamma
!
-
E
poi
avvinghiate
l
'
una
al
collo
dell
'
altra
,
la
madre
sballottando
ancora
a
destra
e
a
sinistra
la
sua
creatura
come
quand
'
era
piccina
.
Indi
vennero
le
visite
ai
parenti
.
Bianca
era
tornata
in
forze
per
portare
in
trionfo
la
sua
figliuola
,
in
casa
Sganci
in
casa
Limòli
,
da
per
tutto
dove
era
stata
bambinetta
,
prima
d
'
entrare
in
collegio
,
ora
già
fatta
grande
,
col
cappellino
di
paglia
,
le
belle
treccie
bionde
-
un
fiore
.
Tutti
si
affacciavano
per
vederla
passare
.
La
zia
Sganci
,
divenuta
sorda
e
cieca
,
le
tastò
il
viso
per
riconoscerla
:
-
Una
Trao
!
Non
c
'
è
che
dire
.
-
Lo
zio
marchese
ne
lodò
gli
occhi
,
degli
occhi
blù
che
erano
due
stelle
.
"
Degli
occhi
che
vedevano
il
peccato
"
,
disse
il
marchese
,
il
quale
aveva
sempre
pronta
la
barzelletta
.
Allorché
la
condussero
dallo
zio
don
Ferdinando
,
Isabella
che
soleva
spesso
rammentare
colle
compagne
la
casa
materna
,
negli
sfoghi
ingenui
d
'
ambizione
,
provò
un
senso
di
sorpresa
,
di
tristezza
,
di
delusione
al
rivederla
.
Entrava
chi
voleva
dal
portone
sconquassato
.
La
corte
era
angusta
,
ingombra
di
sassi
e
di
macerie
.
Si
arrivava
per
un
sentieruolo
fra
le
ortiche
allo
scalone
sdentato
,
barcollante
,
soffocato
anch
'
esso
dalle
erbacce
.
In
cima
l
'
uscio
cadente
era
appena
chiuso
da
un
saliscendi
arrugginito
;
e
subito
nell
'
entrare
colpiva
una
zaffata
d
'
aria
umida
e
greve
,
un
tanfo
di
muffa
e
di
cantina
che
saliva
dal
pavimento
istoriato
col
blasone
,
seminato
di
cocci
e
di
rottami
,
pioveva
dalla
vòlta
scalcinata
,
veniva
densa
dal
corridoio
nero
al
pari
di
un
sotterraneo
,
dalle
sale
buie
che
s
'
intravedevano
in
lunga
fila
,
abbandonate
e
nude
,
per
le
strisce
di
luce
che
trapelavano
dalle
finestre
sgangherate
.
In
fondo
era
la
cameretta
dello
zio
,
sordida
,
affumicata
,
col
soffitto
sconnesso
e
cadente
,
e
l
'
ombra
di
don
Ferdinando
che
andava
e
veniva
silenzioso
,
simile
a
un
fantasma
.
-
Chi
è
?
...
Grazia
...
entra
...
Don
Ferdinando
apparve
sulla
soglia
,
in
maniche
di
camicia
,
giallo
ed
allampanato
,
guardando
stupefatto
attraverso
gli
occhiali
la
sorella
e
la
nipote
.
Sul
lettuccio
disfatto
c
'
era
ancora
la
vecchia
palandrana
di
don
Diego
che
stava
rattoppando
.
L
'
avvolse
in
fretta
,
insieme
a
un
fagotto
d
'
altri
cenci
,
e
la
cacciò
nel
cassettone
.
-
Ah
!
...
sei
tu
,
Bianca
?
...
che
vuoi
?
...
Indi
accorgendosi
che
teneva
ancora
l
'
ago
in
mano
,
se
lo
mise
in
tasca
,
vergognoso
,
sempre
con
quel
gesto
che
sembrava
meccanico
.
-
Ecco
vostra
nipote
...
-
balbettò
la
sorella
con
un
tremito
nella
voce
.
-
Isabella
...
vi
rammentate
?
...
E
'
stata
in
collegio
a
Palermo
...
Egli
fissò
sulla
ragazza
quegli
occhi
azzurri
e
stralunati
che
fuggivano
,
di
qua
e
di
là
,
e
mormorò
:
-
Ah
!
...
Isabella
?
...
mia
nipote
?
...
Guardava
inquieto
per
la
stanza
,
e
di
tanto
in
tanto
,
come
vedeva
un
oggetto
dimenticato
sul
tavolino
o
sulla
seggiola
zoppa
,
del
refe
sudicio
,
un
fazzoletto
di
cotone
posto
ad
asciugare
al
sole
,
correva
subito
a
nasconderli
.
Poi
si
mise
a
sedere
sulla
sponda
del
lettuccio
,
fissando
l
'
uscio
.
Mentre
Bianca
parlava
,
col
cuore
stretto
,
egli
seguitava
a
volgere
intorno
gli
occhi
sospettosi
,
pensando
a
tutt
'
altro
.
A
un
tratto
andò
a
chiudere
a
chiave
il
cassetto
della
scrivania
.
-
Ah
!
...
mia
nipote
,
dici
?
...
Fissò
di
nuovo
sulla
giovinetta
lo
stesso
sguardo
esitante
,
e
chinò
gli
occhi
a
terra
.
-
Somiglia
a
te
...
tale
e
quale
...
quand
'
eri
qui
...
Sembrava
che
cercasse
le
parole
,
cogli
occhi
erranti
evitando
quelli
della
sorella
e
della
nipote
,
con
un
tremito
leggiero
nelle
mani
,
il
viso
smorto
e
istupidito
.
Un
istante
,
mentre
Bianca
gli
parlava
all
'
orecchio
,
supplichevole
,
quasi
le
spuntassero
le
lagrime
,
egli
di
curvo
che
era
si
raddrizzò
così
che
parve
altissimo
,
con
un
'
ombra
negli
occhi
chiari
un
rimasuglio
del
sangue
dei
Trao
che
gli
colorava
il
viso
scialbo
.
-
No
...
no
...
Non
voglio
nulla
...
Non
ho
bisogno
di
nulla
...
Vattene
ora
,
vattene
...
Vedi
...
ho
tanto
da
fare
...
Una
cosa
che
stringeva
il
cuore
.
Una
rovina
ed
un
'
angustia
che
umiliavano
le
memorie
ambiziose
,
le
fantasie
romantiche
nate
nelle
confidenze
immaginarie
colle
amiche
del
collegio
,
le
illusioni
di
cui
era
piena
la
bizzarra
testolina
della
fanciulla
,
tornata
in
paese
coll
'
idea
di
rappresentarvi
la
prima
parte
.
Il
lusso
meschino
della
zia
Sganci
,
la
sua
casa
medesima
fredda
e
malinconica
,
il
palazzo
cadente
dei
Trao
che
aveva
spesso
rammentato
laggiù
con
infantile
orgoglio
,
tutto
adesso
impicciolivasi
,
diventava
nero
,
povero
,
triste
.
Lì
,
dirimpetto
,
era
la
terrazza
dei
Margarone
,
che
tante
volte
aveva
rammentato
vasta
,
inondata
di
sole
,
tutta
fiorita
,
piena
di
ragazze
allegre
che
la
sbalordivano
allora
,
bambina
,
collo
sfoggio
dei
loro
abiti
vistosi
.
Com
'
era
stretta
e
squallida
invece
,
con
quell
'
alto
muro
lebbroso
che
l
'
aduggiava
!
e
come
era
divenuta
vecchia
donna
Giovannina
,
che
rivedeva
seduta
in
mezzo
ai
vasi
di
fiori
polverosi
,
facendo
la
calza
,
vestita
di
nero
,
enorme
!
In
fondo
al
vicoletto
rannicchiavasi
la
casuccia
del
nonno
Motta
.
Allorché
il
babbo
ve
la
condusse
trovarono
la
zia
Speranza
che
filava
,
canuta
,
colle
grinze
arcigne
.
C
'
erano
dei
mattoni
smossi
dove
inciampavasi
,
un
ragazzaccio
scamiciato
il
quale
levò
il
capo
da
un
basto
che
stava
accomodando
,
senza
salutarli
.
Mastro
Nunzio
gemeva
in
letto
coi
reumatismi
,
sotto
una
coperta
sudicia
:
-
Ah
,
sei
venuto
a
vedermi
?
Credevi
che
fossi
morto
?
No
,
no
,
non
son
morto
.
E
'
questa
la
tua
ragazza
?
Me
l
'
hai
portata
qui
per
farmela
vedere
?
...
E
'
una
signorina
,
non
c
'
è
che
dire
!
Gli
hai
messo
anche
un
bel
nome
!
Tua
madre
però
si
chiamava
Rosaria
!
Lo
sai
?
Scusatemi
,
nipote
mia
,
se
vi
ricevo
in
questo
tugurio
...
Ci
son
nato
,
che
volete
...
Spero
di
morirci
...
Non
ho
voluto
cambiarlo
col
palazzo
dove
pretendeva
chiudermi
vostro
padre
...
Io
sono
avvezzo
ad
uscir
subito
in
istrada
appena
alzato
...
No
,
no
,
è
meglio
pensarci
prima
.
Ciascuno
com
'
è
nato
.
-
Speranza
grugniva
delle
altre
parole
che
non
si
udivano
bene
.
Il
ragazzaccio
li
accompagnò
cogli
occhi
sino
all
'
uscio
,
quando
se
ne
andarono
.
Intanto
incalzavano
le
voci
di
colèra
.
A
Catania
c
'
era
stata
una
sommossa
.
Giunse
da
Lentini
don
Bastiano
Stangafame
insieme
a
donna
Fifì
la
quale
pareva
avesse
già
il
male
addosso
,
verde
,
impresciuttita
,
narrando
cose
che
dovevano
averle
fatto
incanutire
i
capelli
in
ventiquattr
'
ore
.
A
Siracusa
una
giovinetta
bella
come
la
Madonna
,
la
quale
ballava
sui
cavalli
ammaestrati
in
teatro
,
e
andava
spargendo
il
colèra
con
quel
pretesto
,
era
stata
uccisa
a
furor
di
popolo
.
La
gente
insospettita
stava
a
vedere
,
facendo
le
provviste
per
svignarsela
dal
paese
,
al
primo
allarme
,
e
spiando
ogni
viso
nuovo
che
passasse
.
In
quel
tempo
erano
capitati
due
merciai
che
portavano
nastri
e
fazzoletti
di
seta
.
Andavano
di
casa
in
casa
a
vendere
la
roba
,
e
guardavano
dentro
gli
usci
e
nei
cortili
.
Le
Margarone
che
spendevano
allegramente
per
azzimarsi
,
quasi
fossero
ancora
di
primo
pelo
,
fecero
molte
compere
;
anzi
non
trovandosi
denari
spiccioli
,
quei
galantuomini
dissero
che
sarebbero
ripassati
a
prenderli
il
giorno
dopo
.
Invece
spuntò
il
giorno
del
Giudizio
Universale
.
Ciolla
era
andato
a
ricorrere
dal
giudice
che
gli
avevano
avvelenate
le
galline
:
le
portava
a
prova
in
mano
,
ancora
calde
.
Tornò
in
casa
don
Nicolino
scalmanato
,
ordinando
alle
sorelle
di
sprangare
usci
e
finestre
e
non
aprire
ad
anima
viva
.
Il
dottor
Tavuso
fece
chiudere
anche
lo
sportello
della
cisterna
.
I
galantuomini
,
rammentandosi
il
bel
soggetto
ch
'
era
il
Ciolla
,
quello
ch
'
era
stato
in
Castello
colle
manette
,
sedici
anni
prima
,
si
armarono
sino
ai
denti
,
e
si
misero
a
perlustrare
il
paese
,
se
mai
gli
tornava
il
ghiribizzo
di
voler
pescare
nel
torbido
.
La
parola
d
'
ordine
era
,
sparargli
addosso
senza
misericordia
al
primo
allarme
.
I
due
merciai
non
si
videro
più
.
Prima
di
sera
cominciarono
a
sfilare
le
vetture
cariche
che
scappavano
dal
paese
.
Dopo
l
'
avemaria
non
andava
anima
viva
per
le
strade
.
Giunse
tardi
una
lettiga
,
che
portava
don
Corrado
La
Gurna
,
vestito
di
nero
,
col
fazzoletto
agli
occhi
.
I
cani
abbaiarono
tutta
la
notte
.
Il
panico
poi
non
ebbe
limiti
allorché
si
vide
scappare
la
baronessa
Rubiera
,
paralitica
,
su
di
una
sedia
a
bracciuoli
,
poiché
nella
portantina
non
entrava
neppure
,
tanto
era
enorme
,
portata
a
fatica
da
quattr
'
uomini
,
colla
testa
pendente
da
un
lato
,
il
faccione
livido
,
la
lingua
pavonazza
che
usciva
a
metà
dalle
labbra
bavose
,
gli
occhi
soltanto
vivi
e
inquieti
,
le
mani
da
morta
agitate
da
un
tremito
continuo
.
E
dietro
,
il
baronello
invecchiato
di
vent
'
anni
,
curvo
,
grigio
,
carico
di
figliuoli
,
colla
moglie
incinta
ancora
,
e
gli
altri
figli
del
primo
letto
.
Empivano
la
strada
dove
passavano
:
uno
sgomento
.
La
povera
gente
che
era
costretta
a
rimanere
in
paese
stava
a
guardare
atterrita
.
Nelle
chiese
avevano
esposto
il
Sacramento
.
Tacquero
allora
vecchi
rancori
,
e
si
videro
fattori
restituire
il
mal
tolto
ai
loro
padroni
.
Don
Gesualdo
aprì
le
braccia
e
i
magazzini
ai
poveri
e
ai
parenti
;
tutte
le
sue
case
di
campagna
alla
Canziria
e
alla
Salonia
.
A
Mangalavite
,
dove
aveva
pure
dei
casamenti
vastissimi
,
parlò
di
riunire
tutta
la
famiglia
.
-
Ora
corro
da
mio
padre
per
cercare
d
'
indurlo
a
venire
con
noi
.
Tu
intanto
va
da
tuo
fratello
,
-
disse
a
Bianca
.
-
Fagli
capire
che
adesso
son
tempi
da
mettere
una
pietra
sul
passato
,
gli
avessi
fatto
anche
un
tradimento
...
Abbiamo
il
colèra
sulle
spalle
...
Il
sangue
non
è
acqua
infine
!
Non
possiamo
lasciare
quel
povero
vecchio
solo
in
mezzo
al
colèra
...
Mi
pare
che
la
gente
avrebbe
motivo
di
sparlare
dei
fatti
nostri
,
eh
?
...
-
Voi
avete
il
cuore
buono
!
-
balbettò
la
moglie
sentendosi
intenerire
.
-
Voi
avete
il
cuore
buono
!
Ma
don
Ferdinando
non
si
lasciò
persuadere
.
Era
occupatissimo
ad
incollare
delle
striscie
di
carta
a
tutte
le
fessure
delle
imposte
,
con
un
pentolino
appeso
al
collo
,
arrampicato
su
di
una
scala
a
piuoli
.
-
Non
posso
lasciar
la
casa
,
-
rispose
.
-
Ho
tanto
da
fare
!
...
Vedi
quanti
buchi
?
...
Se
viene
il
colèra
...
Bisogna
tapparli
tutti
...
Inutilmente
la
sorella
tornava
a
pregare
e
scongiurare
-
Non
mi
lasciate
questo
rimorso
,
don
Ferdinando
!
...
Come
volete
che
chiuda
occhio
la
notte
,
sapendovi
solo
in
casa
?
...
-
Ah
!
ah
!
...
-
rispose
lui
con
un
sorriso
ebete
.
-
La
notte
non
me
lo
soffiano
il
colèra
!
...
Chiuderò
tutte
le
fessure
...
guarda
!
E
tornava
a
ribattere
:
-
Non
posso
lasciar
la
casa
sola
...
Ho
da
custodire
le
carte
di
famiglia
...
La
moglie
del
sagrestano
,
che
vide
uscire
donna
Bianca
desolata
dal
portone
,
le
corse
dietro
piangendo
:
-
Non
ci
vedremo
più
!
...
Tutti
se
ne
vanno
...
Non
avremo
per
chi
sonare
messa
e
mattutino
!
Anche
mastro
Nunzio
s
'
era
rifiutato
ad
andare
col
figliuolo
.
-
Io
mangio
colle
mani
,
figliuol
mio
.
Arrossiresti
di
tuo
padre
a
tavola
...
Sono
uno
zotico
...
Non
sono
da
mettermi
insieme
ai
signori
!
...
No
,
no
!
è
meglio
pensarci
prima
!
Meglio
crepar
di
colèra
che
di
bile
!
...
Poi
,
sai
?
io
sono
avvezzo
ad
esser
padrone
in
casa
mia
...
Sono
un
villano
...
Non
so
starci
sotto
le
scarpe
della
moglie
,
no
!
Speranza
mostrò
Burgio
allettato
anche
lui
dalla
malaria
.
-
Noi
non
usiamo
abbandonare
i
nostri
nel
pericolo
!
...
Mio
marito
non
può
muoversi
,
e
noi
non
ci
muoviamo
!
...
Ecco
come
siam
noi
!
...
Lo
sapete
quello
che
ci
vuole
a
mantenere
una
famiglia
intera
,
col
marito
confinato
in
letto
!
...
-
Ma
non
t
'
ho
sempre
detto
che
sarai
la
padrona
!
...
Tutto
quello
che
vuoi
!
...
-
esclamò
infine
Gesualdo
.
-
No
!
...
Non
vi
ho
chiesto
l
'
elemosina
!
...
Non
accetteremmo
nulla
,
se
non
fosse
pel
bisogno
...
grazie
a
Dio
!
...
Poiché
ci
fate
la
carità
,
andremo
alla
Canziria
...
Non
temete
!
Così
la
gente
non
potrà
dire
che
avete
abbandonato
vostro
padre
in
mezzo
al
colèra
!
...
Voi
pensate
a
mandarci
le
provviste
...
Non
possiamo
pascerci
d
'
erba
come
le
bestie
!
...
sentite
...
Se
avete
pure
qualche
vestito
smesso
di
vostra
figlia
,
di
quelli
proprio
che
non
possono
più
servirle
...
Già
lei
è
una
signora
,
ma
saranno
sempre
buoni
per
noi
poveretti
!
...
I
Margarone
partirono
subito
per
Pietraperzia
;
tutti
ancora
in
lutto
per
don
Filippo
,
morto
dai
crepacuori
che
gli
dava
il
genero
don
Bastiano
Stangafame
,
ogni
volta
che
gli
bastonava
Fifì
se
non
mandava
denari
.
Annebbiavano
una
strada
.
Il
barone
Mèndola
,
che
faceva
la
corte
alla
zia
Sganci
,
se
la
condusse
a
Passaneto
,
e
ci
prese
le
febbri
,
povera
vecchia
.
Zacco
e
il
notaro
Neri
partirono
per
Donferrante
.
Era
uno
squallore
pel
paese
.
A
ventitré
ore
non
si
vedeva
altri
lungo
la
via
di
San
Sebastiano
che
il
marchese
Limòli
,
per
la
sua
solita
passeggiatina
del
dopopranzo
.
E
gli
fecero
sapere
anzi
che
destava
dei
sospetti
con
quelle
gite
,
e
volevano
fargli
la
festa
al
primo
caso
di
colèra
.
-
Eh
?
-
disse
lui
.
-
La
festa
?
Ci
avete
a
pensar
voialtri
,
che
vi
tocca
pagar
le
spese
.
Io
fo
quello
che
ho
fatto
sempre
,
se
no
crepo
egualmente
.
E
alla
nipote
che
lo
scongiurava
di
andar
con
lei
a
Mangalavite
:
-
Hai
paura
di
non
trovarmi
più
?
...
No
,
no
,
non
temere
;
il
colèra
non
sa
che
farsene
di
me
.
Mentre
Bianca
e
la
figliuola
stavano
per
montare
in
lettiga
,
giunse
la
zia
Cirmena
,
disperata
.
-
Avete
visto
?
Tutti
se
ne
vanno
!
I
parenti
mi
voltano
le
spalle
!
...
E
m
'
è
cascato
addosso
anche
quel
povero
orfanello
di
Corrado
La
Gurna
...
Una
tragedia
a
casa
sua
!
...
Padre
e
madre
in
una
notte
...
fulminati
dal
colèra
!
...
Nessuno
ha
il
mio
cuore
,
no
!
...
Una
povera
donna
senza
aiuto
e
che
non
sa
dove
andare
!
...
Se
mi
date
la
chiave
delle
due
camerette
che
avete
laggiù
a
Mangalavite
,
vicino
alla
vostra
casina
!
...
le
camere
del
palmento
...
Siete
il
solo
parente
a
cui
ricorrere
,
voi
,
don
Gesualdo
!
...
-
Sì
,
sì
,
-
rispose
lui
-
ma
non
lo
dite
agli
altri
...
-
Glielo
dirò
anzi
!
...
Voglio
rinfacciarlo
a
tutti
quanti
,
se
campo
!
II
Quella
che
chiamavano
la
casina
,
a
Mangalavite
,
era
un
gran
casamento
annidato
in
fondo
alla
valletta
.
Isabella
dalla
sua
finestra
vedeva
il
largo
viale
alpestre
fiancheggiato
d
'
ulivi
,
la
folta
macchia
verde
che
segnava
la
grotta
dove
scorreva
l
'
acqua
,
le
balze
in
cui
serpeggiava
il
sentiero
,
e
più
in
su
l
'
erta
chiazzata
di
sommacchi
,
Budarturo
brullo
e
sassoso
nel
cielo
che
sembrava
di
smalto
.
La
sola
pennellata
gaia
era
una
siepe
di
rose
canine
sempre
in
fiore
all
'
ingresso
del
viale
,
dimenticate
per
incuria
.
Pei
dirupi
,
ogni
grotta
,
le
capannuccie
nascoste
nel
folto
dei
fichidindia
,
erano
popolate
di
povera
gente
scappata
dal
paese
per
timore
del
colèra
.
Tutt
'
intorno
udivasi
cantare
i
galli
e
strillare
dei
bambini
;
vedevansi
dei
cenci
sciorinati
al
sole
,
e
delle
sottili
colonne
di
fumo
che
salivano
qua
e
là
attraverso
gli
alberi
.
Verso
l
'
avemaria
tornavano
gli
armenti
negli
ovili
addossati
al
casamento
,
branchi
interi
di
puledri
e
di
buoi
che
si
raccoglievano
nei
cortili
immensi
.
Tutta
la
notte
poi
era
un
calpestìo
irrequieto
,
un
destarsi
improvviso
di
muggiti
e
di
belati
,
uno
scrollare
di
campanacci
,
un
sito
di
stalla
e
di
salvatico
che
non
faceva
chiudere
occhio
ad
Isabella
.
Di
tanto
in
tanto
correva
una
fucilata
pazza
per
le
tenebre
,
lontano
;
giungevano
sin
laggiù
delle
grida
selvagge
d
'
allarme
;
dei
contadini
venivano
a
raccontare
il
giorno
dopo
di
aver
sorpreso
delle
ombre
che
s
'
aggiravano
furtive
sui
precipizi
;
la
zia
Cirmena
giurava
di
aver
visto
dei
razzi
solitarii
e
luminosi
verso
Donferrante
.
E
subito
spedivano
gente
ad
informarsi
se
c
'
erano
stati
casi
di
colèra
.
Il
barone
Zacco
ch
'
era
da
quelle
parti
,
rispondeva
invece
che
i
fuochi
si
vedevano
verso
Mangalavite
.
Don
Gesualdo
,
meno
la
paura
dei
razzi
che
si
vedevano
la
notte
,
e
il
sospetto
di
ogni
viso
nuovo
che
passasse
pei
sentieri
arrampicati
lassù
sui
greppi
,
ci
stava
come
un
papa
fra
i
suoi
armenti
,
i
suoi
campi
,
i
suoi
contadini
,
le
sue
faccende
,
sempre
in
moto
dalla
mattina
alla
sera
,
sempre
gridando
e
facendo
vedere
la
sua
faccia
da
padrone
da
per
tutto
.
La
sera
poi
si
riposava
,
seduto
in
mezzo
alla
sua
gente
,
sullo
scalino
della
gradinata
che
saliva
al
viale
,
dinanzi
al
cancello
,
in
maniche
di
camicia
,
godendosi
il
fresco
e
la
libertà
della
campagna
,
ascoltando
i
lamenti
interminabili
e
i
discorsi
sconclusionati
dei
suoi
mezzaiuoli
.
Alla
moglie
,
che
l
'
aria
della
campagna
faceva
star
peggio
,
soleva
dire
per
consolarla
:
-
Qui
almeno
non
hai
paura
d
'
acchiappare
il
colèra
.
Finché
non
si
tratta
di
colèra
il
resto
è
nulla
.
-
Lì
egli
era
al
sicuro
dal
colèra
,
come
un
re
nel
suo
regno
,
guardato
di
notte
e
di
giorno
-
a
ogni
contadino
aveva
procurato
il
suo
bravo
schioppo
,
dei
vecchi
fucili
a
pietra
nascosti
sotto
terra
fin
dal
12
o
dal
21
e
teneva
dei
mastini
capaci
di
divorare
un
uomo
.
Faceva
del
bene
a
tutti
;
tutti
che
si
sarebbero
fatti
ammazzare
per
guardargli
la
pelle
in
quella
circostanza
.
Grano
,
fave
,
una
botte
di
vino
guastatosi
da
poco
.
Ognuno
che
avesse
bisogno
correva
da
lui
per
domandargli
in
prestito
quel
che
gli
occorreva
.
Lui
colle
mani
aperte
come
la
Provvidenza
.
Aveva
dato
ricovero
a
mezzo
paese
,
nei
fienili
,
nelle
stalle
,
nelle
capanne
dei
guardiani
,
nelle
grotte
lassù
a
Budarturo
.
Un
giorno
era
arrivato
persino
Nanni
l
'
Orbo
con
tutta
la
sua
masnada
,
strizzando
l
'
occhio
,
tirandolo
in
disparte
per
dirgli
il
fatto
suo
:
-
Don
Gesualdo
...
qui
c
'
è
anche
roba
vostra
.
Guardate
Nunzio
e
Gesualdo
come
vi
somigliano
!
Quattro
tumoli
di
pane
al
mese
si
mangiano
,
prosit
a
loro
!
Non
potete
chiudere
loro
la
porta
in
faccia
...
Ne
avete
fatta
tanta
della
carità
?
E
fate
anche
questa
,
che
così
vuol
Dio
.
-
Guarda
cosa
diavolo
t
'
è
venuto
in
mente
!
...
Qui
c
'
è
mia
moglie
e
mia
figlia
adesso
!
...
Almeno
andatevene
nel
palmento
,
e
non
vi
fate
vedere
da
queste
parti
...
Ma
tutto
quel
bene
e
quella
carità
gli
tornavano
in
veleno
per
l
'
ostinazione
dei
parenti
che
non
avevano
voluto
mettersi
sotto
le
sue
ali
.
Se
ne
sfogava
spesso
con
Bianca
la
sera
,
quando
chiudeva
usci
e
finestre
e
si
vedeva
al
sicuro
:
-
Salviamo
tanta
gente
dal
colèra
...
Abbiamo
tanta
gente
sotto
le
ali
,
e
soltanto
il
sangue
nostro
è
disperso
di
qua
e
di
là
...
Lo
fanno
apposta
...
per
farci
stare
in
angustie
...
per
lasciarci
la
spina
dentro
!
...
Non
parlo
di
tuo
fratello
poveraccio
quello
non
capisce
...
Ma
mio
padre
...
Non
me
la
doveva
lasciare
questa
spina
,
lui
!
...
Non
sapeva
di
quell
'
altro
dispiacere
che
doveva
procuragli
la
figliuola
,
il
pover
'
uomo
!
Isabella
ch
'
era
venuta
dal
collegio
con
tante
belle
cose
in
testa
,
che
s
'
era
immaginata
di
trovare
a
Mangalavite
tante
belle
cose
come
alla
Favorita
di
Palermo
,
sedili
di
marmo
,
statue
,
fiori
da
per
tutto
,
dei
grandi
alberi
dei
viali
tenuti
come
tante
sale
da
ballo
,
aveva
provata
qui
un
'
altra
delusione
.
Aveva
trovato
dei
sentieri
alpestri
,
dei
sassi
che
facevano
vacillare
le
sue
scarpette
,
delle
vigne
polverose
,
delle
stoppie
riarse
che
l
'
accecavano
,
delle
rocce
a
picco
sparse
di
sommacchi
che
sembravano
della
ruggine
a
quell
'
altezza
,
e
dove
il
tramonto
intristiva
rapidamente
la
sera
.
Poi
dei
giorni
sempre
uguali
,
in
quella
tebaide
;
un
sospetto
continuo
,
una
diffidenza
d
'
ogni
cosa
,
dell
'
acqua
che
bevevasi
,
della
gente
che
passava
,
dei
cani
che
abbaiavano
,
delle
lettere
che
giungevano
-
un
mucchio
di
paglia
umida
in
permanenza
dinanzi
al
cancello
per
affumicare
tutto
ciò
che
veniva
di
fuori
,
-
le
rare
lettere
ricevute
in
cima
a
una
canna
,
attraverso
il
fumo
-
e
per
solo
svago
,
il
chiacchierìo
della
zia
Cirmena
,
la
quale
arrivava
ogni
sera
colla
lanterna
in
mano
e
il
panierino
della
calza
infilato
al
braccio
.
Suo
nipote
l
'
accompagnava
raramente
;
preferiva
rimanersene
in
casa
,
a
far
l
'
orso
e
a
pensare
ai
casi
suoi
o
ai
suoi
morti
,
chissà
...
La
zia
Cirmena
per
scusarlo
parlava
del
gran
talento
che
aveva
quel
ragazzo
,
tutto
il
santo
giorno
chiuso
nella
sua
stanzetta
,
col
capo
in
mano
,
a
riempire
degli
scartafacci
,
più
grossi
di
un
basto
,
di
poesie
che
avrebbero
fatto
piangere
i
sassi
.
Don
Gesualdo
ci
s
'
addormentava
sopra
a
quei
discorsi
.
La
mamma
parlava
poco
anche
lei
,
sempre
senza
fiato
,
sempre
fra
letto
e
lettuccio
.
La
sola
che
dovesse
dar
retta
alla
zia
era
lei
,
Isabella
,
soffocando
gli
sbadigli
,
dopo
quelle
giornate
vuote
.
Alle
sue
amiche
di
collegio
,
disseminate
anch
'
esse
di
qua
e
di
là
,
non
sapeva
proprio
cosa
scrivere
.
Marina
di
Leyra
le
mandava
ogni
settimana
delle
paginette
stemmate
piene
zeppe
di
avventure
,
di
confidenze
interessanti
.
La
stuzzicava
,
la
interrogava
,
chiedeva
in
ricambio
le
sue
confidenze
,
sembrava
a
ogni
lettera
che
le
capitasse
lì
dinanzi
,
coi
suoi
occhioni
superbi
,
colle
belle
labbra
carnose
,
a
dirle
in
un
orecchio
delle
cose
che
le
facevano
avvampare
il
viso
,
che
le
facevano
battere
il
cuore
,
quasi
ci
avesse
nascosto
il
suo
segreto
da
confidarle
anche
lei
.
S
'
erano
regalato
a
vicenda
un
libriccino
di
memorie
,
colla
promessa
di
scrivervi
sopra
tutti
i
loro
pensieri
più
intimi
,
tutto
,
tutto
,
senza
nascondere
nulla
!
I
begli
occhi
azzurri
d
'
Isabella
,
gli
occhi
che
diceva
lo
zio
Limòli
,
senza
volerlo
,
senza
guardare
neppure
,
sembrava
che
cercassero
quei
pensieri
.
In
quella
testolina
che
portava
ancora
le
trecce
sulle
spalle
,
nasceva
un
brulichìo
,
quasi
uno
sciame
di
api
vi
recasse
tutte
le
voci
e
tutti
i
profumi
della
campagna
,
di
là
dalle
roccie
,
di
là
da
Budarturo
,
di
lontano
.
Sembrava
che
l
'
aria
libera
,
lo
stormire
delle
frondi
,
il
sole
caldo
,
le
accendessero
il
sangue
,
penetrassero
nelle
sottili
vene
azzurrognole
,
le
fiorissero
nei
colori
del
viso
,
le
gonfiassero
di
sospiri
il
seno
nascente
sotto
il
pettino
del
grembiule
.
-
Vedi
quanto
ti
giova
la
campagna
?
-
diceva
il
babbo
.
-
Vedi
come
ti
fai
bella
?
Ma
essa
non
era
contenta
.
Sentiva
un
'
inquietezza
un
'
uggia
,
che
la
facevano
rimanere
colle
mani
inerti
sul
ricamo
,
che
la
facevano
cercare
certi
posti
per
leggere
i
pochi
libri
,
quei
volumetti
tenuti
nascosti
sotto
la
biancheria
,
in
collegio
.
All
'
ombra
dei
noci
,
vicino
alla
sorgente
,
in
fondo
al
viale
che
saliva
dalla
casina
,
c
'
era
almeno
una
gran
pace
,
un
gran
silenzio
,
s
'
udiva
lo
sgocciolare
dell
'
acqua
nella
grotta
,
lo
stormire
delle
frondi
come
un
mare
,
lo
squittire
improvviso
di
qualche
nibbio
che
appariva
come
un
punto
nell
'
azzurro
immenso
.
Tante
piccole
cose
che
l
'
attraevano
a
poco
a
poco
,
e
la
facevano
guardare
attenta
per
delle
ore
intere
una
fila
di
formiche
che
si
seguivano
,
una
lucertolina
che
affacciavasi
timida
a
un
crepaccio
,
una
rosa
canina
che
dondolava
al
disopra
del
muricciuolo
,
la
luce
e
le
ombre
che
si
alternavano
e
si
confondevano
sul
terreno
.
La
vinceva
una
specie
di
dormiveglia
,
una
serenità
che
le
veniva
da
ogni
cosa
,
e
si
impadroniva
di
lei
,
e
l
'
attaccava
lì
,
col
libro
sulle
ginocchia
,
cogli
occhi
spalancati
e
fissi
,
la
mente
che
correva
lontano
.
Le
cadeva
addosso
una
malinconia
dolce
come
una
carezza
lieve
,
che
le
stringeva
il
cuore
a
volte
,
un
desiderio
vago
di
cose
ignote
.
Di
giorno
in
giorno
era
un
senso
nuovo
che
sorgeva
in
lei
,
dai
versi
che
leggeva
,
dai
tramonti
che
la
facevano
sospirare
,
un
'
esaltazione
vaga
,
un
'
ebbrezza
sottile
,
un
turbamento
misterioso
e
pudibondo
che
provava
il
bisogno
di
nascondere
a
tutti
.
Spesso
,
la
sera
,
scendeva
adagio
adagio
dal
lettuccio
perché
la
mamma
non
udisse
,
senza
accendere
la
candela
,
e
si
metteva
alla
finestra
,
fantasticando
,
guardando
il
cielo
che
formicolava
di
stelle
.
La
sua
anima
errava
vagamente
dietro
i
rumori
della
campagna
,
il
pianto
del
chiù
,
l
'
uggiolare
lontano
,
le
forme
confuse
che
viaggiavano
nella
notte
,
tutte
quelle
cose
che
le
facevano
una
paura
deliziosa
.
Sentiva
quasi
piovere
dalla
luna
sul
suo
viso
,
sulle
sue
mani
una
gran
dolcezza
,
una
gran
prostrazione
,
una
gran
voglia
di
piangere
.
Le
sembrava
confusamente
di
vedere
nel
gran
chiarore
bianco
,
oltre
Budarturo
,
lontano
,
viaggiare
immagini
note
,
memorie
care
,
fantasie
che
avevano
intermittenze
luminose
come
la
luce
di
certe
stelle
:
le
sue
amiche
,
Marina
di
Leyra
,
un
altro
viso
sconosciuto
che
Marina
le
faceva
sempre
vedere
nelle
sue
lettere
,
un
viso
che
ondeggiava
e
mutava
forma
,
ora
biondo
,
ora
bruno
,
alle
volte
colle
occhiaie
appassite
e
la
piega
malinconica
che
avevano
le
labbra
del
cugino
La
Gurna
.
Penetrava
in
lei
il
senso
delle
cose
,
la
tristezza
della
sorgente
,
che
stillava
a
goccia
a
goccia
attraverso
le
foglie
del
capelvenere
,
lo
sgomento
delle
solitudini
perdute
lontano
per
la
campagna
,
la
desolazione
delle
forre
dove
non
poteva
giungere
il
raggio
della
luna
,
la
festa
delle
rocce
che
s
'
orlavano
d
'
argento
,
lassù
a
Budarturo
,
disegnandosi
nettamente
nel
gran
chiarore
,
come
castelli
incantati
.
Lassù
,
lassù
,
nella
luce
d
'
argento
,
le
pareva
di
sollevarsi
in
quei
pensieri
quasi
avesse
le
ali
,
e
le
tornavano
sulle
labbra
delle
parole
soavi
,
delle
voci
armoniose
,
dei
versi
che
facevano
piangere
,
come
quelli
che
fiorivano
in
cuore
al
cugino
La
Gurna
.
Allora
ripensava
a
quel
giovinetto
che
non
si
vedeva
quasi
mai
,
che
stava
chiuso
nella
sua
stanzetta
,
a
fantasticare
,
a
sognare
come
lei
.
Laggiù
,
dietro
quel
monticello
,
la
stessa
luna
doveva
scintillare
sui
vetri
della
sua
finestra
,
la
stessa
dolcezza
insinuarsi
in
lui
.
Che
faceva
?
che
pensava
?
Un
brivido
di
freddo
la
sorprendeva
di
tratto
in
tratto
come
gli
alberi
stormivano
e
le
portavano
tante
voci
da
lontano
-
Luna
bianca
,
luna
bella
!
...
Che
fai
,
luna
?
dove
vai
?
che
pensi
anche
tu
?
-
Si
guardava
le
mani
esili
e
delicate
,
candide
anch
'
esse
come
la
luna
,
con
una
gran
tenerezza
,
con
un
vago
senso
di
gratitudine
e
quasi
di
orgoglio
.
Poscia
ricadeva
stanca
da
quell
'
altezza
,
con
la
mente
inerte
,
scossa
dal
russare
del
babbo
che
riempiva
la
casa
.
La
mamma
vicino
a
lui
non
osava
neppure
fare
udire
il
suo
respiro
;
come
non
osava
quasi
mostrare
tutta
la
sua
tenerezza
alla
figliuola
dinanzi
al
marito
,
timida
,
con
quegli
occhi
tristi
e
quel
sorriso
pallido
che
voleva
dire
tante
cose
nelle
più
umili
parole
:
-
Figlia
!
figlia
mia
!
...
-
Soltanto
la
stretta
delle
braccia
esili
,
e
l
'
espressione
degli
sguardi
che
correvano
inquieti
all
'
uscio
dicevano
il
resto
.
Quasi
dovesse
nascondere
le
carezze
che
faceva
alla
sua
creatura
,
le
mani
tremanti
che
le
cercavano
il
viso
,
gli
occhi
turbati
che
l
'
osservavano
attentamente
.
-
Che
hai
?
Sei
pallida
!
...
Non
ti
senti
bene
?
La
zia
Cirmena
che
vedeva
la
ragazza
così
gracile
,
così
pallidina
,
con
quelle
pesche
sotto
gli
occhi
,
cercava
di
distrarla
,
le
insegnava
dei
lavori
nuovi
,
delle
cornicette
intessute
di
fili
di
paglia
,
delle
arance
e
dei
canarini
di
lana
.
Le
contava
delle
storielle
,
le
portava
da
leggere
le
poesie
che
scriveva
suo
nipote
Corrado
,
di
nascosto
,
nel
panierino
della
calza
.
-
Son
fresche
fresche
di
ieri
.
Gliele
ho
prese
dal
tavolino
ora
che
è
uscito
a
passeggiare
.
E
'
ritroso
,
quel
benedetto
figliuolo
.
Così
timido
!
uno
che
ha
bisogno
d
'
aiuto
,
col
talento
che
ha
,
peccato
!
-
E
le
suggeriva
anche
dei
rimedi
per
la
salute
delicata
,
lo
sciroppo
marziale
,
delle
teste
di
chiodi
in
una
bottiglia
d
'
acqua
.
Si
sbracciava
ad
aiutare
in
cucina
,
col
vestito
rimboccato
alla
cintola
,
a
far
cuocere
un
buon
brodo
di
ossa
per
sua
nipote
Bianca
,
a
preparare
qualche
intingolo
per
Isabella
che
non
mangiava
nulla
.
-
Lasciate
fare
a
me
.
So
quel
che
ci
vuole
per
lei
.
Voialtri
Trao
siete
tanti
pulcini
colla
luna
.
-
Un
braccio
di
mare
quella
zia
Cirmena
.
Una
donna
che
se
le
si
faceva
del
bene
,
non
ci
si
perdeva
interamente
.
Spesso
costringeva
Corrado
a
venire
anche
lui
la
sera
per
tenere
allegra
la
brigata
.
-
Tu
che
sai
fare
tante
cose
,
coi
tuoi
libri
,
colle
tue
chiacchiere
,
porterai
un
po
'
di
svago
.
Santo
Dio
!
se
stai
sempre
rintanato
coi
tuoi
libri
,
come
vuoi
far
conoscere
i
tuoi
meriti
?
-
Poi
,
quando
lui
non
era
presente
,
cantava
anche
più
chiaro
:
-
Alla
sua
età
!
...
Non
è
più
un
bambino
...
Bisogna
che
s
'
aiuti
...
Non
può
vivere
sempre
alle
spalle
dei
parenti
!
...
-
E
superbo
come
Lucifero
per
giunta
,
ricalcitrando
e
inalberandosi
se
alcuno
cercava
di
aiutarlo
,
di
fargli
fare
buona
figura
,
se
la
zia
s
'
ingegnava
lei
di
aprir
gli
occhi
alla
gente
sul
valore
del
suo
nipote
Corrado
e
gli
rubava
gli
scartafacci
,
e
andava
a
sciorinarli
lei
stessa
in
mezzo
al
crocchio
dei
cugini
Motta
,
compitando
,
accalorandosi
come
un
sensale
che
fa
valere
la
merce
,
mentre
don
Gesualdo
andava
appisolandosi
a
poco
a
poco
,
e
diceva
di
sì
col
capo
,
sbadigliando
,
e
Bianca
guardava
Isabella
la
quale
teneva
i
grand
'
occhi
sbarrati
nell
'
ombra
,
assorta
,
e
le
si
mutava
a
ogni
momento
l
'
espressione
del
viso
delicato
,
quasi
delle
ondate
di
sangue
la
illuminassero
tratto
tratto
.
Donna
Sarina
tutta
intenta
alla
lettura
non
si
accorgeva
di
nulla
,
badava
ad
accomodarsi
gli
occhiali
di
tanto
in
tanto
,
chinavasi
verso
il
lume
,
oppure
se
la
pigliava
col
nipote
che
scriveva
così
sottile
.
-
Ma
che
talento
,
eh
!
Come
amministratore
...
che
so
io
...
per
soprintendere
ai
lavori
di
campagna
...
dirigere
una
fattoria
,
quel
ragazzo
varrebbe
tant
'
oro
.
Il
cuore
mi
dice
che
se
voi
,
don
Gesualdo
,
trovaste
di
collocarlo
in
alcuno
dei
vostri
negozi
,
fareste
un
affare
d
'
oro
!
...
E
...
ora
che
non
ci
sente
...
per
poco
salario
anche
!
Il
giovane
ha
gli
occhi
chiusi
,
come
si
dice
...
ancora
senza
malizia
...
e
si
contenterebbe
di
poco
!
Fareste
anche
un
'
opera
di
carità
,
fareste
!
Don
Gesualdo
non
diceva
né
sì
né
no
,
prudente
,
da
uomo
avvezzo
a
muovere
sette
volte
la
lingua
in
bocca
prima
di
lasciarsi
scappare
una
minchioneria
.
Ci
pensava
su
,
badava
alle
conseguenze
,
badava
alla
sua
figliuola
,
anche
russando
,
con
un
occhio
aperto
.
Non
voleva
che
la
ragazza
così
giovane
,
così
inesperta
,
senza
sapere
ancora
cosa
volesse
dire
esser
povero
o
ricco
,
s
'
avesse
a
scaldare
il
capo
per
tutte
quelle
frascherie
.
Lui
era
ignorante
,
uno
che
non
sapeva
nulla
,
ma
capiva
che
quelle
belle
cose
erano
trappole
per
acchiappare
i
gonzi
.
Gli
stessi
arnesi
di
cui
si
servono
coloro
che
sanno
di
lettere
per
legarvi
le
mani
o
tirarvi
fuori
dei
cavilli
in
un
negozio
.
Aveva
voluto
che
la
sua
figliuola
imparasse
tutto
ciò
che
insegnavano
a
scuola
,
perché
era
ricca
,
e
un
giorno
o
l
'
altro
avrebbe
fatto
un
matrimonio
vantaggioso
.
Ma
appunto
perch
'
era
ricca
tanta
gente
ci
avrebbe
fatti
su
dei
disegni
.
Insomma
a
lui
non
piacevano
quei
discorsi
della
zia
e
il
fare
del
nipote
che
le
teneva
il
sacco
con
quell
'
aria
ritrosa
di
chi
si
fa
pregare
per
mettersi
a
tavola
,
di
chi
vuol
vender
cara
la
sua
mercanzia
.
E
le
occhiate
lunghe
della
cuginetta
,
i
silenzi
ostinati
,
quel
mento
inchiodato
sul
petto
,
quella
smania
di
cacciarsi
coi
suoi
libri
in
certi
posti
solitari
,
per
far
la
letterata
anche
lei
,
una
ragazza
che
avrebbe
dovuto
pensare
a
ridere
e
a
divertirsi
piuttosto
...
Finora
erano
ragazzate
;
sciocchezze
da
riderci
sopra
,
o
prenderli
a
scappellotti
tutt
'
e
due
,
la
signorina
che
mettevasi
alla
finestra
per
veder
volare
le
mosche
,
e
il
ragazzo
che
stava
a
strologare
da
lontano
,
di
cui
vedevasi
il
cappello
di
paglia
al
disopra
del
muricciuolo
o
della
siepe
,
ronzando
intorno
alla
casina
,
nascondendosi
fra
le
piante
.
-
Don
Gesualdo
aveva
dei
buoni
occhi
.
Non
poteva
indovinare
tutte
le
stramberie
che
fermentavano
in
quelle
teste
matte
,
-
i
baci
mandati
all
'
aria
,
e
il
sole
e
le
nuvole
che
pigliavano
parte
al
duetto
-
a
un
miglio
di
distanza
,
-
ma
sapeva
leggere
nelle
pedate
fresche
,
nelle
rose
canine
che
trovava
sfogliate
sul
sentiero
,
nell
'
aria
ingenua
di
Isabella
che
scendeva
a
cercare
le
forbici
o
il
ditale
quando
per
combinazione
c
'
era
in
sala
il
cugino
,
nella
furberia
di
lui
che
fingeva
di
non
guardarla
,
come
chi
passa
e
ripassa
in
una
fiera
dinanzi
alla
giovenca
che
vuol
comprare
senza
darle
neppure
un
'
occhiata
.
Vedeva
anche
nella
faccia
ladra
di
Nanni
l
'
Orbo
,
nel
fare
sospettoso
di
lui
,
nell
'
aria
sciocca
che
pigliava
,
quando
rizzavasi
fra
i
sommacchi
,
mettendosi
la
mano
sugli
occhi
,
per
guardar
laggiù
,
nel
viale
,
o
si
cacciava
carponi
fra
i
fichi
d
'
India
,
o
veniva
a
portargli
dei
pezzi
di
carta
che
aveva
trovato
vicino
alla
fontana
,
dei
calcinacci
scrostati
dal
sedile
,
facendo
il
nesci
:
-
Don
Gesualdo
,
che
c
'
è
stato
vossignoria
,
lassù
?
...
Alle
volte
...
per
far
quattro
passi
...
L
'
erba
sulla
spianata
è
tutta
pesta
,
come
ci
si
fosse
sdraiato
un
asino
.
Ladri
,
no
,
eh
?
...
Ho
paura
di
quelli
del
colèra
piuttosto
.
-
No
...
di
giorno
?
...
che
diavolo
!
...
bestia
che
sei
!
...
Non
temere
,
qui
stiamo
cogli
occhi
aperti
.
E
ci
stava
davvero
,
con
prudenza
,
per
evitar
gli
scandali
,
aspettando
che
terminasse
il
colèra
per
scopare
la
casa
,
e
finirla
pulitamente
con
donna
Sarina
e
tutti
i
suoi
senza
dar
campo
di
parlare
alle
male
lingue
,
rimbeccando
la
zia
Cirmena
che
s
'
era
messa
a
far
la
sapiente
anche
lei
,
a
parlare
col
squinci
e
linci
,
tagliando
corto
a
quelle
chiacchiere
sconclusionate
che
vi
tiravano
gli
sbadigli
dalle
calcagna
.
Un
giorno
,
presenti
tutti
quanti
,
sputò
fuori
il
fatto
suo
.
-
Ah
...
le
canzonette
?
Roba
che
non
empie
pancia
,
cari
miei
!
-
La
zia
Cirmena
si
risentì
alfine
:
-
Voi
pigliate
tutto
a
peso
e
a
misura
,
don
Gesualdo
!
Non
sapete
quel
che
vuol
dire
...
Vorrei
vedervici
!
...
-
Egli
allora
,
col
suo
fare
canzonatorio
,
raccolse
in
mucchio
libri
e
giornali
ch
'
erano
sul
tavolino
e
glieli
cacciò
in
grembo
,
a
donna
Sarina
,
ridendo
ad
alta
voce
,
spingendola
per
le
spalle
quasi
volesse
mandarla
via
come
fa
il
sensale
nel
conchiudere
il
negozio
,
vociando
così
forte
che
sembrava
in
collera
,
fra
le
risate
:
-
Be
'
...
pigliateli
,
se
vi
piacciono
...
Potrete
camparci
su
!
...
Tutti
si
guardarono
negli
occhi
.
Isabella
si
alzò
senza
dire
una
parola
,
ed
uscì
dalla
stanza
.
-
Ah
!
...
-
borbottò
don
Gesualdo
.
-
Ah
!
...
Ma
visto
che
non
era
il
momento
,
cacciò
indietro
la
bile
e
voltò
la
cosa
in
scherzo
:
-
Anche
a
lei
...
le
piacciono
le
canzonette
.
Come
passatempo
...
colla
chitarra
...
adesso
che
siamo
in
villeggiatura
non
dico
di
no
.
Ma
per
lei
c
'
è
chi
ha
lavorato
al
sole
e
al
vento
,
capite
?
...
E
se
ha
la
testa
dura
dei
Trao
,
anche
i
Motta
non
scherzano
,
quanto
a
ciò
...
-
Bene
,
-
interruppe
la
zia
,
-
questo
è
un
altro
discorso
.
-
Ah
,
vi
sembra
un
altro
discorso
?
-
Ecco
!
-
saltò
su
donna
Sarina
,
pigliandosela
a
un
tratto
col
nipote
.
-
Tuo
zio
parla
pel
tuo
bene
.
Non
lo
trovi
,
un
parente
affezionato
come
lui
,
senti
!
-
Certo
,
certo
...
Voi
siete
una
donna
di
giudizio
,
donna
Sarina
,
e
cogliete
le
parole
al
volo
.
La
Cirmena
allora
si
mise
a
dimostrare
che
un
ragazzo
di
talento
poteva
arrivare
dove
voleva
,
segretario
,
fattore
,
amministratore
di
una
gran
casa
.
Le
protezioni
già
non
gli
mancavano
.
-
Certo
,
certo
,
-
continuava
a
ripetere
don
Gesualdo
.
Ma
non
si
impegnava
più
oltre
.
Si
dava
da
fare
a
rimettere
le
seggiole
a
posto
,
a
chiudere
le
finestre
,
come
a
dire
:
-
Adesso
andate
via
.
-
Però
siccome
il
giovane
voltava
le
spalle
senza
rispondere
,
con
la
superbia
che
avevano
tutti
quei
parenti
spiantati
,
donna
Sarina
non
seppe
più
frenarsi
,
raccattando
in
furia
i
ferri
da
calza
e
gli
occhiali
,
infilando
il
paniere
al
braccio
senza
salutar
nessuno
.
-
Guardate
s
'
è
questa
la
maniera
!
Così
si
ringraziano
i
parenti
della
premura
?
Io
me
ne
lavo
le
mani
...
come
Pilato
...
Ciascuno
a
casa
sua
...
-
Ecco
la
parola
giusta
,
donna
Sarina
.
Ciascuno
a
casa
sua
.
Aspettate
,
che
vi
accompagno
...
Eh
?
eh
?
che
c
'
è
?
Da
un
pezzo
,
mentre
discorreva
,
tendeva
l
'
orecchio
all
'
abbaiare
dei
cani
,
al
diavolìo
che
facevano
oche
e
tacchini
nella
corte
,
a
un
correre
a
precipizio
.
Poi
si
udì
una
voce
sconosciuta
in
mezzo
al
chiacchierìo
della
sua
gente
.
Dal
cancello
s
'
affacciò
il
camparo
,
stralunato
,
facendogli
dei
segni
.
-
Vengo
,
vengo
,
aspettate
un
momento
.
Tornò
poco
dopo
che
sembrava
un
altro
,
stravolto
,
col
cappello
di
paglia
buttato
all
'
indietro
,
asciugandosi
il
sudore
.
Donna
Sarina
voleva
sapere
a
ogni
costo
cosa
fosse
avvenuto
,
fingendo
d
'
aver
paura
.
-
Nulla
...
Le
stoppie
lassù
avran
preso
fuoco
...
V
'
accompagno
.
E
'
cosa
da
nulla
.
Nell
'
aia
erano
tutti
in
subbuglio
.
Mastro
Nardo
,
sotto
la
tettoia
,
insellava
in
fretta
e
in
furia
la
mula
baia
di
don
Gesualdo
.
Dinanzi
al
rastrello
del
giardino
Nanni
l
'
Orbo
e
parecchi
altri
ascoltavano
a
bocca
aperta
un
contadino
di
fuorivia
che
narrava
gran
cose
,
accalorato
,
gesticolando
mostrando
il
vestito
ridotto
in
brandelli
.
-
Nulla
,
nulla
,
-
ripetè
don
Gesualdo
.
-
V
'
accompagno
a
casa
vostra
.
Non
c
'
è
premura
.
-
Si
vedeva
però
ch
'
era
turbato
,
balbettava
,
grossi
goccioloni
gli
colavano
dalla
fronte
.
Donna
Sarina
s
'
ostinava
ad
aver
paura
,
piantandosi
su
due
piedi
,
frugando
di
qua
e
di
là
cogli
occhi
curiosi
,
fissandoli
in
viso
a
lui
per
scovar
quel
che
c
'
era
sotto
:
-
Un
caso
di
colèra
,
eh
?
Ce
l
'
han
portato
sin
qui
?
Qualche
briccone
?
L
'
han
colto
sul
fatto
?
-
Infine
don
Gesualdo
le
mise
le
mani
sulle
spalle
,
guardandola
fissamente
nel
bianco
degli
occhi
:
-
Donna
Sarina
,
a
che
giuoco
giochiamo
?
Lasciatemi
badare
agli
affari
di
casa
mia
!
santo
e
santissimo
!
-
E
la
mise
bel
bello
sulla
sua
strada
,
di
là
dal
ponticello
.
Tornando
indietro
se
la
prese
con
tutta
quella
gente
che
sembrava
ammutinata
,
comare
Lia
che
aveva
lasciato
d
'
impastare
il
pane
,
sua
figlia
accorsa
anche
lei
colle
mani
intrise
di
farina
.
-
Che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
Voi
,
mastro
Nardo
,
andate
avanti
colla
mula
.
Vi
raggiungerò
per
via
.
Lì
,
da
quella
parte
,
pel
sentiero
.
Non
c
'
è
bisogno
di
far
sapere
a
tutto
il
vicinato
se
vo
o
se
rimango
.
E
voialtri
badate
alle
vostre
faccende
.
E
cucitevi
la
bocca
,
ehi
!
...
senza
suonar
la
tromba
e
andar
narrando
quel
che
mi
succede
,
di
qua
e
di
là
!
...
Poi
salì
di
sopra
colle
gambe
rotte
.
Bianca
appena
lo
vide
con
quella
faccia
si
impaurì
.
Ma
egli
però
non
le
disse
nulla
.
Temeva
che
i
sorci
ballassero
mentre
non
c
'
era
il
gatto
.
Mentre
la
moglie
l
'
aiutava
a
infilarsi
gli
stivali
,
andava
facendole
certe
raccomandazioni
:
-
Bada
alla
casa
.
Bada
alla
ragazza
.
Io
vo
e
torno
.
Il
tempo
d
'
arrivare
alla
Salonia
per
mio
padre
che
sta
poco
bene
.
Gli
occhi
aperti
finché
non
ci
son
io
,
intendi
?
-
Bianca
da
ginocchioni
com
'
era
alzò
il
viso
attonito
.
-
Svegliati
!
Come
diavolo
sei
diventata
?
Tale
e
quale
tuo
fratello
don
Ferdinando
sei
!
Tua
figlia
ha
la
testa
sopra
il
cappello
,
te
ne
sei
accorta
?
Abbiamo
fatto
un
bel
negozio
a
metterle
in
capo
tanti
grilli
!
Chissà
cosa
s
'
immagina
?
E
gli
altri
pure
...
Donna
Sarina
e
tutti
gli
altri
!
Serpi
nella
manica
!
...
Dunque
,
niente
visite
,
finché
torno
...
e
gli
occhi
aperti
sulla
tua
figliuola
.
Sai
come
sono
le
ragazze
quando
si
mettono
in
testa
qualcosa
!
...
Sei
stata
giovane
anche
tu
...
Ma
io
non
mi
lascio
menare
pel
naso
come
i
tuoi
fratelli
,
sai
!
...
No
,
no
,
chetati
!
Non
è
per
rimproverarti
...
L
'
hai
fatto
per
me
,
allora
.
Sei
stata
una
buona
moglie
,
docile
e
obbediente
,
tutta
per
la
casa
...
Non
me
ne
pento
.
Dico
solo
acciò
ti
serva
d
'
ammaestramento
,
adesso
.
Le
ragazze
per
maritarsi
non
guardano
a
nulla
...
Tu
almeno
non
facevi
una
pazzia
...
Non
te
ne
sei
pentita
neppur
tu
,
è
vero
?
Ma
adesso
è
un
altro
par
di
maniche
.
Adesso
si
tratta
di
non
lasciarsi
rubare
come
in
un
bosco
...
Bianca
,
ritta
accanto
all
'
uscio
,
col
viso
scialbo
,
spalancò
gli
occhi
,
dove
era
in
fondo
un
terror
vago
,
uno
sbalordimento
accorato
,
l
'
intermittenza
dolorosa
della
ragione
annebbiata
ch
'
era
negli
occhi
di
don
Ferdinando
.
-
Ah
!
Hai
capito
finalmente
!
Te
ne
sei
accorta
anche
tu
!
E
non
mi
dicevi
nulla
!
...
Tutte
così
voialtre
donne
...
a
tenervi
il
sacco
l
'
una
coll
'
altra
!
...
congiurate
contro
chi
s
'
arrovella
pel
vostro
meglio
!
-
No
!
...
vi
giuro
!
...
Non
so
nulla
!
...
Non
ci
ho
colpa
...
Che
volete
da
me
?
...
Vedete
come
son
ridotta
!
...
-
Non
lo
sapevi
?
Cosa
fai
dunque
?
Così
tieni
d
'
occhio
tua
figlia
...
E
'
questa
una
madre
di
famiglia
?
...
Tutto
sulle
mie
spalle
!
Ho
le
spalle
grosse
.
Ho
lo
stomaco
pieno
di
dispiaceri
...
E
sto
benone
io
!
...
Ho
la
pelle
dura
.
E
se
ne
andò
col
dorso
curvo
,
sotto
il
gran
sole
,
ruminando
tutti
i
suoi
guai
.
Il
messo
ch
'
era
venuto
a
chiamarlo
dalla
Salonia
l
'
aspettava
in
cima
al
sentiero
,
insieme
a
mastro
Nardo
che
tirava
la
mula
zoppicando
.
Come
lo
vide
da
lontano
si
mise
a
gridare
:
-
Spicciatevi
,
vossignoria
.
Se
arriviamo
tardi
,
per
disgrazia
,
la
colpa
è
tutta
mia
.
Cammin
facendo
raccontava
cose
da
far
drizzare
i
capelli
in
testa
.
A
Marineo
avevano
assassinato
un
viandante
che
andava
ronzando
attorno
all
'
abbeveratoio
,
nell
'
ora
calda
,
lacero
,
scalzo
,
bianco
di
polvere
,
acceso
in
volto
,
con
l
'
occhio
bieco
,
cercando
di
farla
in
barba
ai
cristiani
che
stavano
a
guardia
da
lontano
,
sospettosi
.
A
Callari
s
'
era
trovato
un
cadavere
dietro
una
siepe
,
gonfio
come
un
otre
:
l
'
aveva
scoperto
il
puzzo
.
La
sera
,
dovunque
,
si
vedevano
dei
fuochi
d
'
artifizio
,
una
pioggia
di
razzi
,
tale
e
quale
la
notte
di
San
Lorenzo
,
Dio
liberi
!
Una
donna
incinta
,
che
s
'
era
lasciata
aiutare
da
uno
sconosciuto
,
mentre
portava
un
carico
di
legna
al
Trimmillito
,
era
morta
la
stessa
notte
all
'
improvviso
,
senza
neanche
dire
-
Cristo
aiutami
-
colla
pancia
piena
di
fichi
d
'
India
.
-
Vostro
padre
l
'
ha
voluto
lui
stesso
il
colèra
,
sissignore
.
Tutti
gli
dicevano
:
Non
aprite
se
prima
il
sole
non
è
alto
!
Ma
sapete
che
testa
dura
!
Il
colèra
ce
l
'
ha
portato
alla
Salonia
un
viandante
che
andava
intorno
colla
bisaccia
in
spalla
.
Di
questi
tempi
,
figuratevi
!
C
'
è
chi
l
'
ha
visto
a
sedere
,
stanco
morto
,
sul
muricciuolo
vicino
alla
fattoria
.
Poi
tutta
la
notte
rumori
sul
tetto
e
dietro
gli
usci
...
E
le
macchie
d
'
unto
che
si
son
trovate
qua
e
là
a
giorno
fatto
!
...
Come
della
bava
di
lumaca
...
Sissignore
!
...
Quella
bestia
dello
speziale
continua
a
predicare
di
scopar
le
case
,
di
pigliarsela
coi
maiali
e
colle
galline
,
per
tener
lontano
il
colèra
!
Adesso
il
veleno
ce
lo
portano
le
bestie
del
Signore
,
che
non
hanno
malizia
!
avete
inteso
,
vossignoria
?
...
Roba
da
accopparli
tutti
quanti
sono
,
medici
,
preti
e
speziali
,
perché
loro
ogni
cristiano
che
mandano
al
mondo
della
verità
si
pigliano
dodici
tarì
dal
re
!
E
l
'
arciprete
Bugno
ha
avuto
il
coraggio
di
predicarlo
dall
'
altare
:
-
Figliuoli
miei
,
so
che
ce
l
'
avete
con
me
,
a
causa
del
colèra
.
Ma
io
sono
innocente
.
Ve
lo
giuro
su
quest
'
ostia
consacrata
!
-
Io
non
so
s
'
era
innocente
o
no
.
So
che
ha
acchiappato
il
colèra
anche
lui
,
perché
teneva
in
casa
quelle
bottiglie
che
mandano
da
Napoli
per
far
morire
i
cristiani
.
Io
non
so
niente
.
Il
fatto
è
che
i
morti
fioccano
come
le
mosche
:
Donna
Marianna
Sganci
,
Peperito
...
III
Allorché
giunsero
alla
Salonia
trovarono
che
tutti
gli
altri
inquilini
della
fattoria
caricavano
muli
ed
asinelli
per
fuggirsene
.
Inutilmente
Bomma
,
che
era
venuto
dalla
vigna
,
lì
vicino
,
si
sgolava
a
gridare
:
-
Bestie
!
s
'
è
una
perniciosa
!
...
se
ha
una
febbre
da
cavallo
!
Non
si
muore
di
colèra
con
la
febbre
!
-
Non
me
ne
importa
s
'
è
una
perniciosa
!
-
borbottò
infine
Giacalone
.
-
I
medici
già
son
pagati
per
questo
!
...
Mastro
Nunzio
stava
male
davvero
:
la
morte
gli
aveva
pizzicato
il
naso
e
gli
aveva
lasciato
il
segno
delle
dita
sotto
gli
occhi
,
un
'
ombra
di
filiggine
che
gli
tingeva
le
narici
assottigliate
,
gli
sprofondava
gli
occhi
e
la
bocca
sdentata
in
fondo
a
dei
buchi
neri
,
gli
velava
la
faccia
terrea
e
sporca
di
peli
grigi
.
Aprì
quegli
occhi
a
stento
,
udendo
suo
figlio
Gesualdo
che
gli
stava
dinanzi
al
letto
,
e
disse
colla
voce
cavernosa
:
-
Ah
!
sei
venuto
a
vedere
la
festa
,
finalmente
?
Santo
,
come
un
allocco
,
stava
seduto
sullo
scalino
dell
'
uscio
,
senza
dir
nulla
,
coi
lucciconi
agli
occhi
.
Burgio
e
sua
moglie
si
affrettavano
a
insaccare
un
po
'
di
grano
,
per
non
morir
di
fame
dove
andavano
,
appena
avrebbe
chiusi
gli
occhi
il
vecchio
.
Nel
cortile
c
'
erano
anche
le
mule
cariche
di
roba
.
Don
Gesualdo
afferrò
pel
vestito
Bomma
,
il
quale
stava
per
andarsene
anche
lui
.
-
Che
si
può
fare
,
don
Arcangelo
?
Comandate
!
Tutto
quello
che
si
può
fare
,
per
mio
padre
...
tutto
quello
che
ho
!
...
Non
guardate
a
spesa
...
-
Eh
!
avrete
poco
da
spendere
...
Non
c
'
è
nulla
da
fare
...
Sono
venuto
tardi
.
La
china
non
giova
più
!
...
una
perniciosa
coi
fiocchi
,
caro
voi
!
Ma
però
non
muore
di
colèra
,
e
non
c
'
è
motivo
di
spaventare
tutto
il
vicinato
,
come
fanno
costoro
!
Il
vecchio
stava
a
sentire
,
cogli
occhi
inquieti
e
sospettosi
in
fondo
alle
orbite
nere
.
Guardava
Gesualdo
che
si
affannava
intorno
al
farmacista
,
Speranza
la
quale
strillava
e
singhiozzava
aiutando
il
marito
ne
'
preparativi
della
partenza
,
Santo
che
non
si
muoveva
,
istupidito
,
i
nipoti
qua
e
là
per
la
casa
e
nel
cortile
,
e
Bomma
che
gli
voltava
le
spalle
,
scrollando
il
capo
,
facendo
gesti
d
'
impazienza
.
Speranza
infine
andò
a
consegnare
le
chiavi
a
suo
fratello
,
seguitando
a
brontolare
:
-
Ecco
!
Mi
piace
che
siete
venuto
...
Così
non
direte
che
vogliamo
fare
man
bassa
sulla
roba
,
io
e
mio
marito
,
appena
chiude
gli
occhi
nostro
padre
...
-
Non
sono
ancora
morto
,
no
!
-
si
lamentò
il
vecchio
dal
suo
cantuccio
.
Allora
si
alzò
come
una
furia
l
'
altro
figliuolo
,
Santo
,
con
la
faccia
sudicia
di
lagrime
,
vociando
e
pigliandosela
con
tutti
quanti
:
-
Il
viatico
che
non
glielo
date
,
razza
di
porci
?
...
Che
lo
fate
morire
peggio
di
un
cane
?
...
-
Non
sono
ancora
morto
!
-
piagnucolò
di
nuovo
il
moribondo
.
-
Lasciatemi
morire
in
pace
,
prima
!
...
-
Non
è
per
la
roba
,
no
!
-
gli
rispose
il
genero
Burgio
accostandosi
al
letto
e
chinandosi
sul
malato
come
parlasse
a
un
bambino
:
-
Anzi
è
per
vostro
amore
che
vogliamo
farvi
confessare
e
comunicare
prima
di
chiudere
gli
occhi
.
-
Ah
!
...
ah
!
...
Non
vi
par
l
'
ora
!
...
Lasciatemi
in
pace
...
lasciatemi
!
...
Giunse
la
sera
e
passò
la
notte
a
quel
modo
.
Mastro
Nunzio
nell
'
ombra
stava
zitto
e
immobile
,
come
un
pezzo
di
legno
;
soltanto
ogni
volta
che
gli
facevano
inghiottire
a
forza
la
medicina
,
gemeva
,
sputava
,
e
lamentavasi
ch
'
era
amara
come
il
veleno
,
ch
'
era
morto
,
che
non
vedevano
l
'
ora
di
levarselo
dinanzi
.
Infine
,
perché
non
lo
seccassero
,
voltò
il
naso
contro
il
muro
,
e
non
si
mosse
più
.
-
Poteva
essere
mezzanotte
,
sebbene
nessuno
s
'
arrischiasse
ad
aprire
la
finestra
per
guardar
le
stelle
.
-
Speranza
ogni
tanto
s
'
accostava
al
malato
in
punta
di
piedi
,
lo
toccava
,
lo
chiamava
adagio
adagio
;
ma
lui
zitto
.
Poi
tornava
a
discorrere
sottovoce
col
marito
che
aspettava
tranquillamente
,
accoccolato
sullo
scalino
,
dormicchiando
.
Gesualdo
stava
seduto
dall
'
altra
parte
col
mento
fra
le
mani
.
In
fondo
allo
stanzone
si
udiva
il
russare
di
Santo
.
I
nipoti
erano
già
partiti
colla
roba
,
insieme
agli
altri
inquilini
e
un
gatto
abbandonato
s
'
aggirava
miagolando
per
la
fattoria
,
come
un
'
anima
di
Purgatorio
:
una
cosa
che
tutti
alzavano
il
capo
trasalendo
,
e
si
facevano
la
croce
al
vedere
quegli
occhi
che
luccicavano
nel
buio
,
fra
le
travi
del
tetto
e
i
buchi
del
muro
;
e
sulla
parete
sudicia
vedevasi
sempre
l
'
ombra
del
berretto
del
vecchio
,
gigantesca
,
che
non
dava
segno
di
vita
.
Poi
,
tre
volte
,
si
udì
cantare
la
civetta
.
Quando
Dio
volle
,
a
giorno
fatto
,
dopo
un
pezzo
che
il
giorno
trapelava
dalle
fessure
delle
imposte
e
faceva
impallidire
il
lume
posato
sulla
botte
,
Burgio
si
decise
ad
aprire
l
'
uscio
.
Era
una
giornata
fosca
,
il
cielo
coperto
,
un
gran
silenzio
per
la
pianura
smorta
e
sassosa
.
Dei
casolari
nerastri
qua
e
là
,
l
'
estremità
del
paese
sulla
collina
in
fondo
,
sembravano
sorgere
lentamente
dalla
caligine
,
deserti
e
silenziosi
.
Non
un
uccello
,
non
un
ronzìo
,
non
un
alito
di
vento
.
Solo
un
fruscìo
fuggì
spaventato
fra
le
stoppie
all
'
affacciarsi
che
fece
Burgio
,
sbadigliando
e
stirandosi
le
braccia
.
-
Massaro
Fortunato
!
...
venite
qua
,
venite
!
-
chiamò
in
quel
punto
la
moglie
colla
voce
alterata
.
Gesualdo
chino
sul
lettuccio
del
genitore
,
lo
chiamava
,
scuotendolo
.
La
sorella
,
arruffata
,
discinta
,
che
sembrava
più
gialla
in
quella
luce
scialba
,
preparavasi
a
strillare
.
Infine
Burgio
,
dopo
un
momento
,
azzardò
la
sua
opinione
:
-
Signori
miei
,
a
me
sembra
morto
di
cent
'
anni
.
Scoppiò
allora
la
tragedia
.
Speranza
cominciò
a
urlare
e
a
graffiarsi
la
faccia
.
Santo
,
svegliato
di
soprassalto
,
si
dava
dei
pugni
in
testa
,
fregandosi
gli
occhi
,
piangendo
come
un
ragazzo
.
Il
più
turbato
di
tutti
però
era
don
Gesualdo
,
sebbene
non
dicesse
nulla
,
guardando
il
morto
che
guardava
lui
colla
coda
dell
'
occhio
appannato
.
Poi
gli
baciò
la
mano
,
e
gli
coprì
la
faccia
col
lenzuolo
.
Speranza
,
inconsolabile
,
minacciava
di
correre
al
paese
per
buttarsi
nella
cisterna
,
di
lasciarsi
morir
di
fame
:
-
Cosa
ci
fo
più
al
mondo
adesso
?
Ho
perso
il
mio
sostegno
!
la
colonna
della
casa
!
-
Quel
piagnisteo
durò
la
giornata
intera
.
Inutilmente
il
marito
per
consolarla
le
diceva
che
don
Gesualdo
non
li
avrebbe
abbandonati
.
Erano
tutti
figli
suoi
,
orfanelli
bisognosi
.
Santo
col
viso
sudicio
guardava
or
questo
e
or
quello
come
aprivano
bocca
.
-
No
!
-
s
'
ostinava
Speranza
.
-
E
'
morto
,
ora
,
mio
padre
!
Non
c
'
è
nessuno
che
pensi
a
noi
!
Gesualdo
che
l
'
aveva
lasciata
sfogare
un
pezzo
tentennando
il
capo
,
cogli
occhi
gonfi
,
le
disse
infine
:
-
Hai
ragione
!
...
Non
ho
fatto
mai
nulla
per
voialtri
!
...
Hai
ragione
di
lagnarti
della
buona
misura
!
...
-
No
,
-
interruppe
Burgio
.
-
No
!
Parole
che
scappano
nel
brucio
,
cognato
.
Intanto
bisognava
pensare
a
seppellire
il
morto
,
senza
un
cane
che
aiutasse
,
a
pagarlo
tant
'
oro
!
Un
falegname
,
lì
al
Camemi
,
mise
insieme
alla
meglio
quattro
asserelle
a
mo
'
di
bara
,
e
mastro
Nardo
scavò
la
buca
dietro
la
casa
.
Poi
Santo
e
don
Gesualdo
dovettero
fare
il
resto
colle
loro
mani
.
Burgio
però
stava
a
vedere
da
lontano
,
timoroso
del
contagio
,
e
sua
moglie
piagnucolava
che
non
le
bastava
l
'
animo
di
toccare
il
morto
.
Le
faceva
male
al
cuore
,
sì
!
Dopo
,
asciugatisi
gli
occhi
,
rifatto
il
letto
,
rassettata
la
casa
,
nel
tempo
che
mastro
Nardo
preparava
le
cavalcature
,
e
aspettavano
seduti
in
crocchio
,
ella
attaccò
il
discorso
serio
.
-
E
ora
,
come
restiamo
intesi
?
Tutti
quanti
si
guardarono
in
faccia
a
quell
'
esordio
.
Massaro
Fortunato
tormentava
la
nappa
della
berretta
,
e
Santo
sgranò
gli
occhi
.
Don
Gesualdo
però
non
aveva
capito
l
'
antifona
,
col
viso
in
aria
,
cercava
il
verbo
.
-
Come
restiamo
intesi
?
Perché
?
Di
che
cosa
?
-
Per
discorrere
dei
nostri
interessi
,
eh
?
Per
dividerci
l
'
eredità
che
ha
lasciato
quella
buon
'
anima
,
tanto
paradiso
!
Siamo
tre
figliuoli
...
Ciascuno
la
sua
parte
...
secondo
vi
dice
la
coscienza
...
Voi
siete
il
maggiore
,
voi
fate
le
parti
...
e
ciascuno
di
noi
piglia
la
sua
...
Però
se
ci
avete
il
testamento
...
Non
dico
...
Allora
tiratelo
fuori
,
e
si
vedrà
.
Don
Gesualdo
,
che
era
don
Gesualdo
,
rimase
a
bocca
aperta
a
quel
discorso
.
Stupefatto
,
cercava
le
parole
,
balbettava
:
-
L
'
eredità
?
...
Il
testamento
?
...
La
parte
di
che
cosa
?
...
Allora
Speranza
infuriò
.
-
Come
?
Di
questo
si
parlava
.
Non
erano
tutti
figli
dello
stesso
padre
?
E
il
capo
della
casa
chi
era
stato
?
Sinora
aveva
avuto
le
mani
in
pasta
don
Gesualdo
,
vendere
,
comprare
...
Ora
,
ciascuno
doveva
avere
la
sua
parte
.
Tutto
quel
ben
di
Dio
,
quelle
belle
terre
,
la
Canziria
,
la
Salonia
stessa
dove
avevano
i
piedi
,
erano
forse
piovuti
dal
cielo
?
-
Burgio
,
più
calmo
,
metteva
buone
parole
;
diceva
che
non
era
quello
il
momento
,
col
morto
ancora
caldo
.
Tappava
la
bocca
alla
moglie
;
cacciava
indietro
il
cognato
Santo
,
il
quale
aveva
aperto
tanto
d
'
orecchi
e
vociava
:
-
No
,
no
,
lasciatela
dire
!
-
Infine
volle
che
si
abbracciassero
,
lì
,
nella
stanza
dove
erano
rimasti
poveri
orfanelli
.
Don
Gesualdo
era
un
galantuomo
,
un
buon
cuore
.
Non
l
'
avrebbe
fatta
una
porcheria
.
-
Non
scappate
!
Sentite
qua
!
Non
è
vero
?
Non
siete
un
galantuomo
?
-
No
!
no
!
Lasciatemi
sentire
quello
che
pretendono
.
E
'
meglio
spiegarsi
chiaro
.
Ma
la
sorella
non
gli
dava
più
retta
,
seduta
su
di
un
sasso
,
fuori
dell
'
uscio
,
borbottando
fra
di
sè
.
Massaro
Fortunato
toccò
pure
degli
altri
tasti
:
il
gastigo
di
Dio
che
avevano
sulle
spalle
,
l
'
ora
che
si
faceva
tarda
.
Intanto
mastro
Nardo
tirò
fuori
la
mula
dalla
stalla
.
Rimasero
ancora
un
pezzetto
lì
fuori
a
tenersi
il
broncio
.
Poi
don
Gesualdo
propose
di
condurseli
tutti
a
Mangalavite
.
Il
cognato
Burgio
serrava
l
'
uscio
a
chiave
,
e
caricava
sul
basto
i
pochi
panni
,
che
aveva
raccolti
in
un
fagottino
.
Speranza
non
rispose
subito
all
'
invito
del
fratello
,
sciorinando
lo
scialle
per
accingersi
alla
partenza
,
guardando
di
qua
e
di
là
,
cogli
occhi
torvi
.
Infine
spiattellò
quel
che
aveva
sullo
stomaco
:
-
A
Mangalavite
?
...
No
,
grazie
tante
!
...
Cosa
ci
verrei
a
fare
...
se
dite
che
è
roba
vostra
?
...
Sarebbe
anche
un
disturbo
per
vostra
moglie
e
la
figliuola
...
due
signore
avvezze
a
stare
coi
loro
comodi
...
Noi
poveretti
ci
accomodiamo
alla
meglio
...
Andremo
alla
Canziria
.
Andremo
piuttosto
alla
fornace
del
gesso
che
ha
lasciato
mio
padre
,
buon
'
anima
...
Quella
sì
!
...
Colà
almeno
saremo
a
casa
nostra
.
Non
direte
d
'
averla
comperata
coi
vostri
guadagni
la
fornace
del
gesso
!
...
No
,
no
,
sto
zitta
,
massaro
Fortunato
!
Se
ne
parlerà
poi
,
chi
campa
.
Chi
campa
tutto
l
'
anno
vede
ogni
festa
.
Vi
saluto
,
don
Gesualdo
.
Sarà
quel
che
vuol
Dio
.
Beato
quel
poveretto
che
adesso
è
tranquillo
,
sottoterra
!
...
Brontolava
ancora
ch
'
era
già
in
viaggio
,
sballottata
dall
'
ambio
della
cavalcatura
,
colla
schiena
curva
,
e
il
vento
che
le
gonfiava
lo
scialle
dietro
.
Don
Gesualdo
montò
a
cavallo
lui
pure
,
e
se
ne
andò
dall
'
altra
parte
,
col
cuore
grosso
dell
'
ingratitudine
che
raccoglieva
sempre
,
voltandosi
indietro
,
di
tanto
in
tanto
,
a
guardare
la
fattoria
rimasta
chiusa
e
deserta
,
accanto
alla
buca
ancora
fresca
,
e
la
cavalcata
dei
suoi
che
si
allontanavano
in
fila
,
uno
dopo
l
'
altro
,
di
già
come
punti
neri
nella
campagna
brulla
che
s
'
andava
oscurando
.
Dopo
un
pezzetto
,
mastro
Nardo
che
ci
aveva
pensato
su
,
fece
l
'
orazione
del
morto
:
-
Poveretto
!
Ha
lavorato
tanto
...
per
tirare
su
i
figliuoli
...
per
lasciarli
ricchi
...
Ora
è
sotto
terra
!
Vi
rammentate
,
vossignoria
,
quando
è
rovinato
il
ponte
,
a
Fiumegrande
,
e
voleva
annegarsi
?
...
Ecco
cos
'
è
il
mondo
!
Oggi
a
te
,
domani
a
me
.
Il
padrone
gli
rivolse
un
'
occhiata
brusca
,
e
tagliò
corto
:
-
Zitto
,
bestia
!
...
Anche
tu
!
...
Potevano
essere
due
ore
di
notte
quando
arrivarono
alla
Fontana
di
don
Cosimo
,
con
una
bella
sera
stellata
,
il
cielo
tutto
che
sembrava
formicolare
attorno
a
Budarturo
,
sulla
distesa
dei
piani
e
dei
monti
che
s
'
accennava
confusamente
.
La
mula
,
sentendo
la
stalla
vicina
,
si
mise
a
ragliare
.
Allora
abbaiarono
dei
cani
;
laggiù
in
fondo
comparvero
dei
lumi
in
mezzo
all
'
ombra
più
fitta
degli
alberi
che
circondavano
la
casina
,
e
s
'
udirono
delle
voci
,
un
calpestìo
precipitoso
come
di
gente
che
corresse
;
lungo
il
sentiero
che
saliva
dalla
valle
si
udì
un
fruscìo
di
foglie
secche
,
dei
sassi
che
precipitarono
rimbalzando
,
quasi
alcuno
s
'
inerpicasse
cautamente
.
Poi
silenzio
.
A
un
tratto
,
dal
buio
,
sul
limite
del
boschetto
,
partì
una
voce
:
-
Ehi
,
don
Gesualdo
?
-
Ehi
,
Nanni
,
che
c
'
è
?
Compare
Nanni
non
rispose
,
mettendosi
a
camminare
accanto
alla
mula
.
Dopo
un
momento
masticò
sottovoce
,
quasi
a
malincuore
:
-
C
'
è
che
son
qui
per
guardarvi
le
spalle
!
Don
Gesualdo
non
chiese
altro
.
Scendevano
per
la
viottola
in
fila
.
Nanni
l
'
Orbo
aggiunse
soltanto
,
di
lì
a
un
po
'
:
-
Si
fece
la
festa
,
eh
?
-
E
come
il
padrone
continuava
a
tacere
,
conchiuse
:
-
L
'
ho
capito
alla
cera
che
avete
,
vossignoria
.
Mondo
di
guai
!
...
L
'
uno
dopo
l
'
altro
!
-
Giunti
alla
fontana
infine
disse
:
-
Smontiamo
qui
,
eh
?
Mastro
Nardo
se
ne
andrà
pel
viale
colle
cavalcature
,
e
noi
da
questa
parte
,
per
far
più
presto
.
Don
Gesualdo
capì
subito
,
e
non
se
lo
fece
dire
due
volte
.
Andavano
in
silenzio
,
lungo
il
muro
,
quasi
ci
vedessero
al
buio
.
A
un
certo
punto
l
'
Orbo
accennò
delle
pietre
sparse
per
terra
,
una
specie
di
breccia
fra
le
spine
che
coronavano
il
muro
,
e
disse
piano
:
-
Vedete
,
vossignoria
?
-
L
'
altro
affermò
col
capo
,
e
scavalcò
il
chiuso
.
Nanni
l
'
Orbo
coll
'
acciarino
accese
un
zolfanello
e
andarono
seguendo
le
pedate
passo
passo
,
sino
alla
casina
.
Sotto
la
finestra
di
donna
Isabella
l
'
Orbo
additò
in
silenzio
l
'
erba
ch
'
era
tutta
pesta
,
quasi
ci
si
fossero
davvero
sdraiati
degli
asini
.
-
I
cani
poi
come
fossero
alloppiati
!
-
osservò
compare
Nanni
con
quel
fare
misterioso
.
-
Se
non
ero
io
,
che
ho
l
'
orecchio
fino
...
Dicevo
a
Diodata
:
Finché
manca
il
padrone
bisogna
stare
coll
'
orecchio
teso
,
per
guardargli
le
spalle
...
Allora
ho
mandato
Nunzio
sul
ponticello
,
mentre
io
con
Gesualdo
arrivavo
dalla
parte
del
palmento
...
Sissignore
dov
'
è
alloggiata
donna
Sarina
col
nipote
...
Se
i
cani
sono
stati
zitti
,
dicevo
fra
di
me
...
-
Va
bene
.
Adesso
taci
.
Di
lassù
potrebbero
udirti
.
Il
giorno
dopo
,
ricevendo
le
visite
di
condoglianza
,
vestito
di
nero
,
colla
barba
lunga
,
appena
donna
Sarina
ebbe
fatto
l
'
elogio
del
morto
e
del
vivo
,
asciugandosi
gli
occhi
,
rimboccandosi
le
maniche
per
correre
in
cucina
ad
aiutare
in
quello
scompiglio
,
don
Gesualdo
la
fermò
nell
'
andito
,
senza
tanti
complimenti
.
-
Sapete
,
donna
Sarina
?
...
il
servizio
che
dovreste
farmi
sarebbe
d
'
andarvene
.
Patti
chiari
e
amici
cari
,
non
è
vero
?
Ho
bisogno
di
quelle
due
stanze
...
pei
miei
motivi
.
Sinora
non
vi
ho
detto
nulla
.
Ma
voi
avrete
ammirato
la
mia
prudenza
,
eh
?
La
Cirmena
diventò
verde
.
S
'
aggiustò
il
vestito
,
sorridendo
,
pigliandola
con
disinvoltura
:
-
Bene
,
bene
.
Ho
capito
.
Una
volta
che
vi
servono
quelle
due
stanzuccie
...
Se
avete
i
vostri
motivi
...
Anche
subito
,
su
due
piedi
...
colèra
o
no
!
...
La
gente
non
ha
da
dire
se
me
ne
mandate
via
in
mezzo
al
colèra
!
...
Siete
il
padrone
.
Ciascuno
sa
i
fatti
di
casa
sua
.
Soltanto
,
se
permettete
,
vado
prima
a
salutare
mia
nipote
.
Non
so
cosa
potrebbero
pensare
se
me
ne
andassi
zitta
zitta
...
Le
male
lingue
,
sapete
!
...
Bianca
non
arrivava
a
capacitarsi
:
-
Come
?
andarsene
via
?
nel
fitto
del
colèra
?
Perché
?
Cos
'
era
stato
?
-
La
zia
Cirmena
adduceva
diversi
pretesti
strambi
:
forza
maggiore
;
ciascuno
ha
i
suoi
motivi
;
interessi
gravi
di
casa
;
Corrado
aveva
ricevuto
una
lettera
urgentissima
.
-
Gli
rincresce
anche
a
lui
,
poveretto
.
Gli
è
arrivata
fra
capo
e
collo
.
S
'
era
tanto
affezionato
a
questi
luoghi
...
Anche
poco
fa
mi
diceva
:
-
Zia
,
oggi
è
l
'
ultima
passeggiata
che
andrò
a
fare
alla
sorgente
...
-
Don
Gesualdo
,
fuori
dei
gangheri
,
tagliò
corto
a
quei
discorsi
sciocchi
.
-
Scusate
,
donna
Sarina
.
Mia
moglie
non
capisce
più
niente
...
Diventano
tutti
così
nella
sua
famiglia
...
Doveva
toccare
a
me
!
...
Isabella
invece
s
'
era
fatta
pallida
come
un
cadavere
.
Ma
non
si
mosse
,
non
disse
nulla
,
una
vera
Trao
,
col
viso
fermo
e
impenetrabile
.
Ricambiava
anche
gli
abbracci
e
i
saluti
affettuosi
della
zia
,
sforzandosi
di
sorridere
,
con
una
ruga
sottile
fra
le
ciglia
.
Poi
,
quando
fu
sola
,
a
un
tratto
,
con
un
gesto
disperato
,
si
strappò
la
gorgierina
che
la
soffocava
,
con
un
'
onda
di
sangue
al
volto
,
un
abbarbagliamento
improvviso
dinanzi
agli
occhi
,
una
fitta
,
uno
spasimo
acuto
che
la
fece
vacillare
,
annaspando
,
fuori
di
sé
.
Voleva
vederlo
,
l
'
ultima
volta
,
a
qualunque
costo
,
quando
tutti
sarebbero
stati
a
riposare
,
dopo
mezzogiorno
,
e
che
alla
casina
non
si
moveva
anima
viva
.
La
Madonna
l
'
avrebbe
aiutata
:
-
La
Madonna
!
...
la
Madonna
!
...
-
Non
diceva
altro
,
con
una
confusione
dolorosa
nelle
idee
,
la
testa
in
fiamme
,
il
sole
che
le
ardeva
sul
capo
,
gli
occhi
che
le
abbruciavano
,
una
vampa
nel
cuore
che
la
mordeva
,
che
le
saliva
alla
testa
,
che
l
'
accecava
,
che
la
faceva
delirare
:
-
Vederlo
!
a
qualunque
costo
!
...
Domani
non
lo
vedrò
più
!
...
più
!
...
più
!
...
-
Non
sentiva
le
spine
;
non
sentiva
i
sassi
del
sentiero
fuori
mano
che
aveva
preso
per
arrivare
di
nascosto
sino
a
lui
.
Ansante
,
premendosi
il
petto
colle
mani
,
trasalendo
a
ogni
passo
,
spiando
il
cammino
con
l
'
occhio
ansioso
.
Un
uccelletto
spaventato
fuggì
con
uno
strido
acuto
.
La
spianata
era
deserta
,
in
un
'
ombra
cupa
.
C
'
era
un
muricciuolo
coperto
d
'
edera
triste
,
una
piccola
vasca
abbandonata
nella
quale
imputridivano
delle
piante
acquatiche
,
e
dei
quadrati
d
'
ortaggi
polverosi
al
di
là
del
muro
,
tagliati
dai
viali
abbandonati
che
affogavano
nel
bosco
irto
di
seccumi
gialli
.
Da
per
tutto
quel
senso
di
abbandono
,
di
desolazione
,
nella
catasta
di
legna
che
marciva
in
un
angolo
,
nelle
foglie
fradicie
ammucchiate
sotto
i
noci
,
nell
'
acqua
della
sorgente
la
quale
sembrava
gemere
stillando
dai
grappoli
di
capelvenere
che
tappezzavano
la
grotta
,
come
tante
lagrime
.
Soltanto
fra
le
erbacce
del
sentiero
pel
quale
lui
doveva
venire
,
dei
fiori
umili
di
cardo
che
luccicavano
al
sole
,
delle
bacche
verdi
che
si
piegavano
ondeggiando
mollemente
,
e
dicevano
:
Vieni
!
vieni
!
vieni
!
Attraversò
guardinga
il
viale
che
scendeva
alla
casina
,
col
cuore
che
le
balzava
alla
gola
,
le
batteva
nelle
tempie
,
le
toglieva
il
respiro
.
C
'
erano
lì
,
fra
le
foglie
secche
,
accanto
al
muricciuolo
dove
lui
s
'
era
messo
a
sedere
tante
volte
,
dei
brani
di
carta
abbruciacchiati
,
umidicci
,
che
s
'
agitavano
ancora
quasi
fossero
cose
vive
;
dei
fiammiferi
spenti
,
delle
foglie
d
'
edera
strappate
,
dei
virgulti
fatti
in
pezzettini
minuti
dalle
mani
febbrili
di
lui
,
nelle
lunghe
ore
d
'
attesa
,
nel
lavorìo
macchinale
delle
fantasticherie
.
S
'
udiva
il
martellare
di
una
scure
in
lontananza
;
poi
una
canzone
malinconica
che
si
perdeva
lassù
,
nella
viottola
.
Che
agonìa
lunga
!
Il
sole
abbandonava
lentamente
il
sentiero
;
moriva
pallido
sulla
rupe
brulla
di
cui
le
forre
sembravano
più
tristi
,
ed
ella
aspettava
ancora
,
aspettava
sempre
.
-
Signor
don
Gesualdo
...
Venite
qua
,
se
permettete
...
Ho
da
parlarvi
.
-
Nanni
l
'
Orbo
,
continuando
a
chiamarlo
,
dall
'
aia
,
affettava
di
non
poter
mettere
il
piede
nel
cortile
,
coll
'
aria
misteriosa
,
finchè
il
padrone
andò
a
sentire
quel
che
diavolo
volesse
,
dandogli
una
buona
strapazzata
,
per
cominciare
:
-
T
'
ho
detto
tante
volte
di
non
lasciarti
vedere
da
queste
parti
!
Che
diavolo
!
...
Se
lo
fai
apposta
...
-
Nossignore
.
Appunto
,
vi
ho
chiamato
qui
fuori
.
Dobbiamo
parlare
da
solo
a
solo
,
per
quel
che
ho
da
dirvi
...
Qui
nel
giardino
.
Siamo
aspettati
.
C
'
erano
infatti
Nunzio
e
Gesualdo
di
Diodata
,
vestiti
da
festa
,
colle
mani
in
tasca
,
e
un
fazzolettino
nero
al
collo
.
Compare
Nanni
lo
fece
notare
al
padrone
.
-
Il
sangue
è
sangue
.
Avete
da
ridirci
?
Tutti
e
due
...
hanno
voluto
portare
il
lutto
alla
buon
'
anima
di
vostro
padre
...
per
rispetto
,
senza
secondi
fini
...
Soltanto
,
vossignoria
potete
aiutarli
senza
mettere
mano
alla
tasca
...
Ecco
,
loro
vorrebbero
a
mezzadria
quel
pezzo
di
terra
ch
'
è
sotto
la
fontana
.
Sono
due
bravi
ragazzi
,
laboriosi
.
Vi
somigliano
,
don
Gesualdo
...
Se
date
loro
qualche
agevolazione
,
pensate
infine
che
non
lo
fate
per
degli
estranei
!
...
Don
Gesualdo
tentennava
,
insospettito
da
una
parte
d
'
esser
preso
così
alla
sprovvista
,
e
cedendo
nel
tempo
istesso
,
suo
malgrado
,
a
quella
certa
voce
interna
che
gli
andava
ripicchiando
dentro
tutti
gli
argomenti
messi
fuori
da
compare
Nanni
per
persuaderlo
.
-
Infine
cosa
domandavano
?
...
del
lavoro
...
Lui
che
poteva
tanto
!
...
Un
affare
di
coscienza
!
...
Avrebbe
fatto
un
buon
negozio
anche
...
-
A
un
certo
punto
l
'
Orbo
propose
di
mandare
a
chiamare
Diodata
perché
dicesse
la
sua
.
Don
Gesualdo
allora
,
per
levarsi
quella
noia
,
per
sgravio
di
coscienza
,
come
diceva
quell
'
altro
fissando
i
due
ragazzoni
,
che
seguivano
passo
passo
colle
mani
in
tasca
,
senza
aprir
bocca
,
si
lasciò
scappare
:
-
Be
'
...
be
'
,
se
si
parla
soltanto
del
pezzo
di
terra
ch
'
è
sotto
la
fontana
...
Se
non
fate
come
il
riccio
che
poi
allarga
le
spine
...
-
Sissignore
!
Che
vuol
dire
!
-
saltò
su
compare
Nanni
pigliandolo
subito
in
parola
.
-
Quello
solo
!
Mezza
salma
di
terra
in
tutto
.
Possiamo
andare
a
vedere
.
E
'
qui
vicino
.
Vi
metteremo
i
segnali
sotto
i
vostri
occhi
,
giacché
siete
qui
,
perchè
non
temiate
che
vi
si
rubi
...
Giusto
!
...
ci
abbiamo
anche
dei
testimoni
,
vedete
...
La
signorina
,
lassù
,
sotto
il
gran
noce
...
Don
Gesualdo
guardò
dove
diceva
l
'
Orbo
,
e
si
sbiancò
subito
in
viso
.
A
un
tratto
,
mutò
cera
e
maniera
,
e
congedò
tutti
bruscamente
:
-
Va
bene
,
ne
parleremo
...
C
'
è
tempo
.
Non
si
piglia
così
la
gente
pel
collo
,
santo
e
santissimo
!
Ho
detto
di
sì
;
ora
andatevene
!
I
due
giovani
sgattaiolarono
mogi
mogi
a
quella
sfuriata
,
mentre
Nanni
si
cacciava
fra
le
macchie
per
godersi
la
scena
da
lontano
.
Don
Gesualdo
saliva
già
in
fretta
pel
viale
,
come
avesse
vent
'
anni
,
sottosopra
.
Isabella
se
lo
vide
comparire
dinanzi
all
'
improvviso
con
una
faccia
che
quasi
la
fece
tramortire
dallo
spavento
.
Egli
non
le
disse
nulla
.
Se
la
prese
per
mano
,
come
una
bambina
,
e
se
la
portò
a
casa
.
Lei
si
lasciava
condurre
,
come
una
morta
,
col
cuore
morto
,
senza
vedere
,
inciampando
nei
sassi
.
Solo
di
tanto
in
tanto
si
cacciava
la
mano
nei
capelli
,
quasi
sentisse
lì
un
gran
smarrimento
,
un
gran
dolore
.
Bianca
al
vederli
arrivare
a
quel
modo
si
mise
a
tremare
come
una
foglia
.
Il
marito
le
consegnò
la
figliuola
con
un
'
occhiata
terribile
,
tentennando
il
capo
.
Ma
non
disse
nulla
.
Si
mise
a
passeggiare
per
la
stanza
,
asciugandosi
tratto
tratto
col
fazzoletto
il
fiele
che
ci
aveva
in
bocca
.
Poi
aprì
l
'
uscio
di
colpo
e
se
ne
andò
.
Girava
da
per
tutto
come
un
bue
infuriato
,
sbattendo
gli
usci
,
pigliandosela
con
chi
gli
capitava
.
Udivasi
ovunque
la
sua
voce
che
faceva
tremare
la
casa
:
-
Nardo
,
dove
sei
stato
sino
ad
ora
?
T
'
avevo
detto
di
portarmi
quelle
forbici
alla
vigna
?
-
Non
sono
rientrati
ancora
i
puledri
?
Me
li
farà
storpiare
quell
'
animale
di
Brasi
!
Gli
darò
ora
il
fatto
suo
,
appena
torna
!
-
Di
'
,
Santoro
?
avete
terminato
di
mietere
i
sommacchi
lassù
?
...
Cosa
diavolo
avete
fatto
dunque
tutta
la
giornata
?
...
Appena
manca
un
momento
il
padrone
!
...
Assassini
!
nemici
salariati
!
...
-
Martino
!
il
lume
accendi
,
Martino
,
per
mungere
le
pecore
!
Mi
verserai
per
terra
tutto
il
latte
,
così
al
buio
,
bestia
!
...
-
Ancora
non
hanno
acceso
il
lume
lassù
!
Che
fanno
?
Recitano
il
rosario
?
...
Concetta
!
Concetta
!
Siamo
ancora
al
buio
!
Cosa
diavolo
fate
?
Che
casa
,
appena
volto
le
spalle
io
!
...
Che
succederà
se
io
chiudo
gli
occhi
?
...
Dopo
un
po
'
di
tempo
tornò
a
bussare
all
'
uscio
delle
donne
,
e
siccome
non
aprivano
subito
lo
sfondò
con
un
calcio
.
Bianca
allora
si
rivoltò
inferocita
,
simile
a
una
chioccia
che
difende
i
pulcini
,
con
un
viso
che
nessuno
le
aveva
mai
visto
;
il
viso
stralunato
dei
Trao
,
in
cui
gli
occhi
luccicavano
come
quelli
di
una
pazza
sul
pallore
e
la
magrezza
spaventosa
,
coprendo
col
suo
il
corpo
della
figliuola
ch
'
era
stesa
bocconi
sul
letto
,
col
viso
nel
guanciale
,
scossa
da
sussulti
nervosi
.
-
Ah
!
me
la
volete
uccidere
dunque
?
Non
vi
basta
?
Non
vi
basta
?
Me
la
volete
uccidere
?
Non
si
riconosceva
più
,
tanto
che
lo
stesso
don
Gesualdo
rimase
sconcertato
.
Ora
cercava
di
pigliarla
colle
buone
,
vinto
da
uno
sconforto
immenso
,
dall
'
amarezza
di
tanta
ingratitudine
che
gli
saliva
alla
gola
,
colle
ossa
rotte
,
il
cuore
nero
come
la
pece
.
-
Avete
ragione
!
...
Io
sono
il
tiranno
!
Ho
il
cuore
e
la
pelle
dura
,
io
!
Sono
il
bue
da
lavoro
...
Se
m
'
ammazzo
a
lavorare
è
per
voialtri
,
capite
?
A
me
basterebbe
un
pezzo
di
pane
e
formaggio
...
Vuol
dire
che
ho
lavorato
per
buttare
ogni
cosa
in
bocca
al
lupo
...
il
mio
sangue
e
la
mia
roba
!
...
Avete
ragione
!
...
Bianca
volle
balbettare
qualche
parola
.
Allora
egli
si
voltò
infuriato
contro
di
lei
,
con
le
mani
in
aria
,
la
bocca
spalancata
.
Ma
non
disse
nulla
.
Guardò
la
figliuola
che
si
era
appoggiata
tutta
tremante
alla
sponda
del
lettuccio
,
col
viso
gonfio
,
le
trecce
allentate
;
allora
lasciò
cadere
le
braccia
e
si
mise
a
passeggiare
innanzi
e
indietro
per
la
camera
,
picchiando
le
mani
una
sull
'
altra
,
soffiando
e
sbuffando
,
cogli
occhi
a
terra
,
quasi
cercasse
le
parole
,
cercando
le
maniere
che
ci
volevano
per
far
capire
la
ragione
a
quelle
teste
dure
.
-
Via
via
,
Isabella
!
...
E
'
una
sciocchezza
,
capisci
!
...
E
'
una
sciocchezza
guastarsi
il
sangue
...
Non
voglio
guastarmi
il
sangue
...
Ho
tanti
altri
guai
!
Ci
ho
il
cuore
grosso
!
...
Vorrei
che
tu
vedessi
un
po
'
quanti
guai
ci
ho
in
testa
!
...
Ti
metteresti
a
ridere
,
com
'
è
vero
Dio
!
...
Vedresti
che
sciocchezza
è
tutto
il
resto
!
...
Ancora
sei
giovane
...
Certe
cose
non
le
capisci
...
Il
mondo
,
vedi
,
è
una
manica
di
ladri
...
Tutti
che
fanno
:
levati
di
lì
e
dammi
il
fatto
tuo
...
Ognuno
cerca
il
suo
guadagno
...
Vedi
,
vedi
...
te
lo
dico
?
...
Se
tu
non
avessi
nulla
,
nessuno
ti
seccherebbe
...
E
'
un
negozio
,
capisci
?
...
Il
modo
d
'
assicurarsi
il
pane
per
tutta
la
vita
.
Uno
che
è
povero
,
uomo
o
donna
,
sia
detto
senza
offendere
nessuno
,
s
'
industria
come
può
...
Gira
l
'
occhio
intorno
;
vede
quello
che
farebbe
al
caso
suo
...
e
allora
mette
in
opera
tutti
i
mezzi
per
arrivarci
,
ciascuno
come
può
...
Uno
,
poniamo
,
ci
mette
il
casato
,
e
un
altro
quello
che
sa
fare
di
meglio
...
le
belle
parole
,
le
occhiate
tenere
...
Ma
chi
ha
giudizio
,
dall
'
altra
parte
,
deve
badare
ai
suoi
interessi
...
Vedi
come
son
sciocchi
quelli
che
piangono
e
si
disperano
?
...
Il
discorso
gli
morì
in
bocca
dinanzi
al
viso
pallido
e
agli
occhi
stralunati
coi
quali
lo
guardava
la
figliuola
.
Anche
la
moglie
non
sapeva
dir
altro
:
-
Lasciatela
stare
!
...
Non
vedete
com
'
è
?
...
-
Come
una
sciocca
è
!
...
-
gridò
mastro
-
don
Gesualdo
uscendo
finalmente
fuori
dai
gangheri
.
-
Come
una
che
non
sa
e
non
vuol
sapere
!
...
Ma
io
non
sarò
sciocco
,
no
!
...
Io
lo
so
quello
che
vuol
dire
!
...
E
se
ne
andò
infuriato
.
IV
Cessata
la
paura
del
colèra
,
appena
ritornato
in
paese
,
don
Gesualdo
s
'
era
vista
arrivare
la
citazione
della
sorella
,
autorizzata
dal
marito
Burgio
,
che
voleva
la
sua
parte
dell
'
eredità
paterna
-
di
tutto
ciò
che
egli
possedeva
-
una
bricconata
;
adducendo
che
quei
beni
erano
stati
acquistati
coi
guadagni
della
società
,
di
cui
era
a
capo
mastro
Nunzio
;
e
che
adesso
voleva
appropriarsi
tutto
lui
,
Gesualdo
,
-
lui
che
li
aveva
avuti
tutti
quanti
sulle
spalle
,
sino
a
quel
giorno
!
che
aveva
dovuto
chinare
il
capo
alle
speculazioni
sbagliate
del
padre
!
ch
'
era
stato
la
provvidenza
del
cognato
Burgio
nelle
malannate
!
che
pagava
i
debiti
del
fratello
Santo
all
'
osteria
di
Pecu
-
Pecu
!
-
anche
Santo
lo
citava
per
avere
la
sua
quota
,
aveva
fatto
parte
della
società
anche
lui
,
quel
fannullone
!
-
Ora
lo
svillaneggiavano
per
mezzo
d
'
usciere
;
gli
davano
del
ladro
;
volevano
mettere
i
sigilli
;
sequestrargli
la
roba
.
Lo
trascinavano
fra
le
liti
,
gli
avvocati
,
i
procuratori
-
un
sacco
di
spese
,
tanti
bocconi
amari
,
tanta
perdita
di
tempo
,
tanti
altri
affari
che
ne
andavano
di
mezzo
,
i
suoi
nemici
che
c
'
ingrassavano
-
nei
caffè
e
nelle
spezierie
non
si
parlava
d
'
altro
-
tutti
addosso
a
lui
perch
'
era
ricco
,
e
pigliando
le
difese
dei
suoi
parenti
che
non
avevano
nulla
!
Il
notaro
Neri
gli
faceva
anche
l
'
avvocato
contrario
,
gratis
et
amore
,
per
le
questioni
vecchie
e
nuove
che
erano
state
fra
di
loro
.
Speranza
l
'
aspettava
sulle
scale
del
pretorio
per
vomitargli
addosso
degli
improperii
,
aizzandogli
contro
i
figliuoli
grandi
e
grossi
inutilmente
,
aizzandogli
contro
Santo
che
non
aveva
faccia
veramente
di
pigliarsela
con
don
Gesualdo
e
cercava
di
sfuggirlo
.
-
Siete
tutti
quanti
dei
capponi
!
tale
e
quale
mio
marito
!
...
Io
sola
dovrei
portare
i
calzoni
qui
!
Non
mi
tengo
se
non
lo
mando
in
galera
,
quel
ladro
!
Venderò
la
camicia
che
ho
indosso
.
Voglio
il
fatto
mio
,
il
sangue
di
mio
padre
...
-
Fu
peggio
ancora
la
prima
volta
che
il
giudice
le
diede
causa
persa
:
-
Signori
miei
,
guardate
un
po
'
!
...
Tutto
si
compra
coi
denari
al
giorno
d
'
oggi
!
...
Ma
ricorrerò
sino
a
Palermo
,
sino
al
re
,
se
c
'
è
giustizia
a
questo
mondo
!
...
-
Il
barone
Zacco
,
siccome
allora
aveva
in
testa
di
combinare
certo
negozio
con
don
Gesualdo
,
s
'
intromise
a
farla
da
paciere
.
Una
domenica
riunì
in
casa
sua
tutti
i
Motta
,
compreso
il
marito
di
comare
Speranza
ch
'
era
una
bestia
,
e
non
sapeva
dire
le
sue
ragioni
.
Santo
,
costretto
a
trovarsi
faccia
a
faccia
con
suo
fratello
don
Gesualdo
,
cominciò
dallo
scusarsi
:
-
Che
vuoi
?
...
Io
non
ci
ho
colpa
.
Mi
condussero
dall
'
avvocato
...
Cosa
dovevo
fare
?
...
Perché
l
'
abbiamo
chiesto
il
consiglio
dell
'
avvocato
?
...
Quello
che
mi
dice
l
'
avvocato
io
fo
...
Don
Gesualdo
si
mostrava
arrendevole
.
Non
che
ci
fosse
obbligato
,
no
!
-
la
legge
lui
la
conosceva
.
-
Ma
per
buon
cuore
.
Il
bene
che
aveva
potuto
fare
ai
suoi
parenti
l
'
aveva
sempre
fatto
,
e
voleva
continuare
a
farlo
.
Lì
un
battibecco
di
prove
e
controprove
che
non
finivano
più
.
Speranza
,
che
vedeva
sfumare
la
sua
parte
dell
'
eredità
se
si
parlava
di
buon
cuore
,
se
la
pigliava
col
marito
e
coi
figliuoli
i
quali
non
sapevano
difendersi
.
Anche
Santo
stava
zitto
,
come
un
ragazzo
che
ne
ha
fatta
una
grossa
.
Fortuna
che
c
'
era
lei
,
a
dire
il
fatto
suo
:
-
Che
volete
darci
,
la
limosina
?
Qualche
salma
di
grano
a
comodo
vostro
,
di
tanto
in
tanto
?
qualche
salma
di
vino
,
quello
che
non
potete
vendere
?
-
Cosa
vuoi
che
ti
dia
,
l
'
Alìa
o
Donninga
?
Vuoi
che
mi
spogli
io
per
empire
il
gozzo
a
voialtri
che
non
avete
fatto
nulla
?
Ho
figli
.
La
roba
non
posso
toccarla
...
-
La
roba
tua
?
...
sentite
quest
'
altra
!
Allora
vuol
dire
che
nostro
padre
buon
'
anima
non
ha
lasciato
nulla
?
E
il
negozio
del
gesso
che
avevate
in
comune
?
E
quando
avete
preso
insieme
l
'
appalto
del
ponte
?
Nulla
è
rimasto
alla
buon
'
anima
?
I
guadagni
sono
stati
di
voi
solo
?
per
comprare
delle
belle
tenute
?
quelle
che
volete
appropriarvi
perché
avete
dei
figliuoli
?
...
C
'
è
un
Dio
lassù
,
sentite
!
...
Ciò
che
volete
togliere
di
bocca
a
questi
innocenti
,
c
'
è
già
chi
se
lo
mangia
alla
vostra
barba
!
Andate
a
vedere
,
la
sera
,
sotto
le
vostre
finestre
,
che
passeggio
!
...
Finì
in
parapiglia
.
Il
barone
dovette
mettersi
a
gridare
e
a
fare
il
diavolo
perché
non
si
accapigliassero
seduta
stante
,
invece
di
rappacificarsi
.
Speranza
se
ne
andò
da
una
parte
ancora
sbraitando
,
e
don
Gesualdo
dall
'
altra
,
colla
bocca
amara
,
tormentato
anche
da
quell
'
altra
pulce
che
la
sorella
gli
aveva
messo
nell
'
orecchio
.
Adesso
,
in
mezzo
a
tanti
guai
e
grattacapi
,
gli
toccava
pure
dover
sorvegliare
la
figliuola
e
quell
'
assassino
di
Corrado
La
Gurna
che
la
Cirmena
per
dispetto
gli
metteva
fra
i
piedi
,
lì
in
paese
,
a
spese
sue
.
Doveva
tenere
gli
occhi
aperti
su
ciascuno
che
andava
e
veniva
,
sulle
serve
,
sui
fogli
di
carta
che
mancavano
,
sulla
figliuola
la
quale
aveva
l
'
aria
di
chi
ne
cova
una
grossa
,
pallida
allampanata
...
Ci
si
struggeva
l
'
anima
,
la
disgraziata
!
E
lui
doveva
rodersi
il
fegato
e
mandar
giù
la
bile
,
per
non
far
di
peggio
.
Una
sera
finalmente
la
sorprese
alla
finestra
,
con
un
tempo
da
lupi
.
-
Ah
!
...
Continua
la
musica
!
...
Che
fai
qui
...
a
quest
'
ora
?
...
A
prendere
il
fresco
per
l
'
estate
?
T
'
insegno
io
a
contar
le
stelle
!
Non
m
'
hai
visto
ancora
uscir
dai
gangheri
!
Gliel
'
insegno
io
a
passeggiar
di
sera
sotto
le
mie
finestre
,
a
certi
cavalieri
!
Un
fracco
di
legnate
,
se
l
'
incontro
!
M
'
hai
visto
finora
colla
bocca
dolce
;
ma
adesso
ti
fo
vedere
anche
l
'
amaro
!
Ti
faccio
arar
diritto
,
come
tiro
l
'
aratro
io
!
Da
quel
giorno
ci
fu
un
casa
del
diavolo
,
mattina
e
sera
.
Don
Gesualdo
prese
Isabella
colle
buone
,
colle
cattive
,
per
levarle
dalla
testa
quella
follìa
;
ma
essa
l
'
aveva
sempre
lì
nella
ruga
sempre
fissa
fra
le
ciglia
,
nella
faccia
pallida
,
nelle
labbra
strette
che
non
dicevano
una
parola
,
negli
occhi
grigi
e
ostinati
dei
Trao
che
dicevano
invece
-
Sì
,
sì
,
a
costo
di
morirne
!
-
Non
osava
ribellarsi
apertamente
.
Non
si
lagnava
.
Ci
perdeva
la
giovinezza
e
la
salute
.
Non
mangiava
più
;
ma
non
chinava
il
capo
,
testarda
,
una
vera
Trao
,
colla
testa
dura
dei
Motta
per
giunta
.
-
Il
pover
'
uomo
era
ridotto
a
farsi
da
sè
l
'
esame
di
coscienza
.
-
Dei
genitori
quella
ragazza
aveva
preso
i
soli
difetti
.
Ma
l
'
amore
alla
roba
no
!
Il
giudizio
di
capire
chi
le
voleva
bene
e
chi
le
voleva
male
,
il
giudizio
di
badare
ai
suoi
interessi
,
no
!
Non
era
neppure
docile
e
ubbidiente
come
sua
madre
.
Gli
aveva
guastata
anche
Bianca
!
Anche
costei
,
al
vedere
la
sua
creatura
che
diventava
pelle
e
ossa
,
era
diventata
come
una
gatta
che
gli
si
vogliano
rubare
i
figliuoli
,
col
pelo
irto
,
tale
e
quale
-
la
schiena
incurvata
dalla
malattia
e
gli
occhi
luccicanti
di
febbre
.
Gli
sfoderava
contro
le
unghie
e
la
lingua
.
-
Volete
farla
morire
di
mal
sottile
,
la
mia
creatura
?
Non
vedete
com
'
è
ridotta
?
Non
vedete
che
vi
manca
di
giorno
in
giorno
?
-
L
'
avrebbe
aiutata
,
sottomano
,
anche
a
fare
uno
sproposito
,
anche
a
rompersi
il
collo
.
Avrebbe
tradito
il
marito
per
la
sua
creatura
.
Gli
diceva
:
-
Me
ne
vo
a
stare
da
mio
fratello
!
Io
e
la
mia
figliuola
!
Che
vi
pare
?
-
Cogli
occhi
di
brace
.
Non
l
'
aveva
mai
vista
a
quella
maniera
.
Una
volta
,
dietro
al
medico
il
quale
veniva
per
la
ragazza
,
egli
vide
capitare
una
faccia
che
non
gli
piacque
:
una
vecchia
del
vicinato
che
portava
la
medicina
del
farmacista
,
come
don
Luca
il
sagrestano
e
sua
moglie
Grazia
portavano
in
casa
Trao
le
sue
imbasciate
amorose
.
Era
ridotto
a
passare
in
rivista
le
ricette
del
medico
e
la
carta
delle
pillole
che
mandava
Bomma
.
In
un
mese
mutarono
cinque
donne
di
servizio
.
Era
un
tanghero
lui
,
ma
non
era
un
minchione
come
i
fratelli
Trao
.
Teneva
ogni
cosa
sotto
chiave
;
non
lasciava
passare
un
baiocco
che
potesse
aiutare
a
fargli
il
tradimento
.
Era
un
cane
alla
catena
anche
lui
,
pover
'
uomo
.
Infine
per
togliersi
da
quell
'
inferno
si
decise
a
mettere
Isabella
in
convento
,
lì
al
Collegio
di
Maria
,
come
quando
era
bambina
,
carcerata
!
Sua
moglie
ebbe
un
bel
piangere
e
disperarsi
.
Il
padrone
era
lui
!
-
Sentite
,
-
gli
disse
Bianca
colle
mani
giunte
,
-
io
ho
poco
da
penare
.
Ma
lasciatemi
la
mia
figliuola
,
fino
a
quando
avrò
chiuso
gli
occhi
.
-
No
!
-
rispose
il
marito
.
-
Non
ha
neppure
compassione
di
te
quell
'
ingrata
!
Ci
siamo
ammazzati
tutti
per
farne
un
'
ingrata
!
Ha
perso
l
'
amore
ai
parenti
...
lontana
di
casa
sua
!
Il
tradimento
glielo
fecero
lì
,
al
Collegio
:
dell
'
altra
gente
beneficata
da
lui
,
la
sorella
di
Gerbido
che
faceva
la
portinaia
,
Giacalone
che
veniva
a
portare
i
regali
della
zia
Cirmena
e
faceva
passare
i
bigliettini
dalla
ruota
,
Bomma
che
teneva
conversazione
aperta
nella
spezieria
per
far
comodo
a
don
Corrado
La
Gurna
,
il
quale
mettevasi
subito
a
telegrafare
,
appena
la
ragazza
saliva
apposta
sul
campanile
.
Lo
facevano
per
pochi
baiocchi
,
per
piacere
,
per
niente
,
per
inimicizia
.
Congiuravano
tutti
quanti
contro
di
lui
,
per
rubargli
la
figliuola
e
la
roba
,
come
se
lui
l
'
avesse
rubata
agli
altri
.
Un
bel
giorno
infine
,
mentre
le
monache
erano
salite
in
coro
,
che
c
'
erano
le
quarant
'
ore
,
la
ragazza
si
fece
aprir
la
porta
dai
suoi
complici
,
e
spiccò
il
volo
.
Fu
il
due
febbraio
,
giorno
di
Maria
Vergine
.
C
'
era
un
gran
concorso
di
devoti
quell
'
anno
alla
festa
,
perché
non
pioveva
dall
'
ottobre
.
Don
Gesualdo
era
andato
in
chiesa
anche
lui
,
a
pregare
Iddio
che
gli
togliesse
quella
croce
d
'
addosso
.
Invece
il
Signore
doveva
aver
voltati
gli
occhi
dall
'
altra
parte
quella
mattina
.
Appena
tornò
dalla
santa
Messa
,
quel
giorno
segnalato
,
trovò
la
casa
sottosopra
;
sua
moglie
colle
mani
nei
capelli
,
le
serve
che
correvano
di
qua
e
di
là
.
Infine
gli
narrarono
l
'
accaduto
.
Fu
come
un
colpo
d
'
accidente
.
Dovettero
mandare
in
fretta
e
in
furia
pel
barbiere
e
cavargli
sangue
.
La
gnà
Lia
si
buscò
uno
schiaffo
tale
da
fracassarle
i
denti
.
Bianca
più
morta
che
viva
scendeva
le
scale
ruzzoloni
,
quasi
per
fuggirsene
anche
lei
,
dalla
paura
.
Lui
,
paonazzo
dalla
collera
,
colla
schiuma
alla
bocca
,
non
ci
vedeva
dagli
occhi
.
Non
vedeva
lo
stato
in
cui
era
la
poveretta
.
Voleva
correre
dal
giudice
,
dal
sindaco
,
mettere
sottosopra
tutto
il
paese
;
far
venire
la
Compagnia
d
'
Arme
da
Caltagirone
;
farli
arrestare
tutti
e
due
,
figliuola
e
complice
;
farlo
impiccare
nella
pubblica
piazza
,
quel
birbante
!
farlo
squartare
dal
boia
!
fargli
lasciare
le
ossa
in
fondo
a
un
carcere
!
-
Quell
'
assassino
!
quel
briccone
!
In
galera
voglio
farlo
morire
!
...
tutti
e
due
!
...
In
mezzo
a
quelle
furie
capitò
la
zia
Cirmena
,
col
libro
da
messa
in
mano
,
il
sorriso
placido
,
vestita
di
seta
.
-
Chetatevi
,
don
Gesualdo
.
Vostra
figlia
è
in
luogo
sicuro
.
Pura
come
Maria
Immacolata
!
Chetatevi
!
Non
fate
scandali
,
ch
'
è
peggio
!
Vedete
vostra
moglie
,
che
pare
stia
per
rendere
l
'
anima
a
Dio
,
poveretta
!
Lei
è
madre
!
Non
possiamo
sapere
quello
che
ci
ha
nel
cuore
in
questo
momento
!
Sono
venuta
apposta
per
accomodar
la
frittata
.
Io
non
ci
ho
il
pelo
nello
stomaco
,
come
tanti
altri
.
Non
so
tener
rancore
.
Sapete
che
mi
sono
sbracciata
sempre
pei
parenti
.
Mi
avete
messo
sulla
strada
...
col
colèra
...
con
un
orfanello
sulle
spalle
...
Ma
non
importa
.
Eccomi
qua
ad
accomodare
la
faccenda
.
Ho
il
cuore
buono
,
tanto
peggio
!
mio
danno
!
Ma
non
so
che
farci
!
Ora
bisogna
pensare
al
riparo
.
Bisogna
maritar
quei
due
ragazzi
,
ora
che
il
male
è
fatto
.
Non
ci
è
più
rimedio
.
Del
resto
sul
giovane
non
avete
che
dire
...
di
buona
famiglia
.
Don
Gesualdo
stavolta
le
perse
il
rispetto
addirittura
,
con
tanto
di
bocca
aperta
,
quasi
volesse
mangiarsela
:
-
Con
quel
pezzente
?
...
Dargli
la
mia
figliuola
?
...
Piuttosto
la
faccio
morire
tisica
come
sua
madre
!
...
In
campagna
!
in
un
convento
!
Bel
negozio
che
mi
portate
!
...
da
pari
vostra
!
...
Ci
vuole
una
bella
faccia
tosta
!
...
Mi
fate
ridere
con
questa
bella
nobiltà
...
So
quanto
vale
!
...
tutti
quanti
siete
!
....
Successe
un
parapiglia
.
Donna
Sarina
sfoderò
anche
lei
la
sua
lingua
tagliente
,
rossa
al
pari
di
un
gallo
:
-
Parlate
da
quello
che
siete
!
Almeno
dovevate
tacere
per
riguardo
a
vostra
moglie
,
villano
!
mastro
-
don
Gesualdo
!
Siete
la
vergogna
di
tutto
il
parentado
!
...
-
Ah
!
ah
!
la
vergogna
.
Andate
là
che
avete
ragione
a
parlare
di
vergogna
,
voi
!
...
mezzana
!
Ci
avete
tenuto
mano
anche
voi
!
Siete
la
complice
di
quel
ladro
!
...
Bel
mestiere
alla
vostra
età
!
Vi
farò
arrestare
insieme
a
lui
,
donna
Sarina
dei
miei
stivali
!
donna
...
cosa
,
dovrebbero
chiamarvi
!
Sopraggiunse
lo
zio
Limòli
,
nonostante
i
suoi
acciacchi
,
pel
decoro
della
famiglia
,
per
cercare
di
metter
pace
anche
lui
,
colle
buone
e
colle
cattive
.
-
Non
fate
scandali
!
Non
strillate
tanto
,
ch
'
è
peggio
!
I
panni
sporchi
si
lavano
in
casa
.
Vediamo
piuttosto
d
'
accomodare
questo
pasticcio
.
Il
pasticcio
è
fatto
,
caro
mio
,
e
bisogna
digerirselo
in
santa
pace
.
Bianca
!
Bianca
,
non
far
così
che
ti
rovini
la
salute
...
Non
giova
a
nulla
...
Don
Gesualdo
partì
subito
a
rompicollo
per
Caltagirone
.
Voleva
l
'
ordine
d
'
arresto
,
voleva
la
Compagnia
d
'
Arme
.
Lo
zio
marchese
dal
canto
suo
provvide
a
quello
che
c
'
era
di
meglio
da
fare
,
con
prudenza
ed
accorgimento
.
Prima
di
tutto
andò
a
prendere
subito
la
nipote
,
e
l
'
accompagnò
al
monastero
di
Santa
Teresa
,
raccomandandola
a
una
sua
parente
.
La
gente
di
casa
,
un
po
'
colle
minacce
,
un
po
'
col
denaro
,
furono
messi
a
tacere
.
Poco
dopo
giunse
come
un
fulmine
da
Caltagirone
l
'
ordine
d
'
arresto
per
Corrado
La
Gurna
.
Donna
Sarina
Cirmena
,
impaurita
,
tenne
la
lingua
a
casa
anche
lei
.
Intanto
il
marchese
lavorava
sottomano
a
cercare
un
marito
per
Isabella
.
Era
figlia
unica
;
don
Gesualdo
per
amore
o
per
forza
,
avrebbe
dovuto
darle
una
bella
dote
;
e
colle
sue
numerose
relazioni
era
certo
di
procurarle
un
bel
partito
.
Ne
scrisse
ai
suoi
amici
;
ne
parlò
alle
persone
che
potevano
aiutarlo
in
simili
faccende
,
il
canonico
Lupi
,
il
notaro
Neri
.
Quest
'
ultimo
gli
scovò
finalmente
colui
che
faceva
al
caso
:
un
gran
signore
di
cui
il
notaro
amministrava
i
possessi
,
alquanto
dissestato
è
vero
nei
suoi
affari
,
ingarbugliato
fra
liti
e
debiti
,
ma
di
gran
famiglia
,
che
avrebbe
dato
un
bel
nome
alla
discendenza
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
Quando
si
venne
poi
a
discorrere
della
dote
con
quest
'
ultimo
fu
un
altro
par
di
maniche
.
Lui
non
voleva
lasciarsi
mangiar
vivo
.
Neanche
un
baiocco
!
Il
suo
denaro
se
l
'
era
guadagnato
col
sudore
della
fronte
,
la
vita
intera
.
Non
gli
piaceva
di
lasciarsi
aprir
le
vene
per
uno
che
doveva
venire
da
Palermo
a
bersi
il
sangue
suo
.
-
Di
dove
volete
che
venga
dunque
,
dalla
luna
?
Caro
mio
,
queste
son
parole
al
vento
.
Sapete
com
'
è
?
Vi
porto
un
paragone
a
modo
vostro
,
per
farvi
intendere
ragione
:
La
grandine
che
vi
casca
nella
vigna
...
Una
disgrazia
che
vi
capita
nell
'
armento
...
Bisogna
mandare
alla
fiera
la
giovenca
che
si
è
rotte
le
corna
,
e
chiudere
gli
occhi
sul
prezzo
.
Bisogna
chinare
il
capo
,
per
amore
o
per
forza
.
Del
resto
non
avete
altri
figliuoli
...
Almeno
sapete
di
farla
una
signorona
!
...
Il
marchese
nel
tempo
istesso
andava
a
far
visita
alla
nipotina
.
La
pigliava
colle
buone
,
col
giudizio
che
ci
vuole
per
toccare
certi
tasti
:
-
Hai
ragione
!
Piangi
pure
che
hai
ragione
!
Sfogati
con
me
che
capisco
queste
cose
...
Un
brucio
,
una
cosa
che
sembra
di
morire
!
Tuo
padre
non
ne
capisce
nulla
,
poveretto
.
E
'
stato
sempre
in
mezzo
ai
suoi
negozi
,
ai
suoi
villani
...
un
po
'
rozzo
anche
,
se
vogliamo
...
Ma
ha
lavorato
per
te
,
per
farti
ricca
.
Tu
,
col
nome
di
tua
madre
,
e
coi
quattrini
di
lui
,
puoi
rappresentare
la
prima
parte
anche
in
una
grande
città
,
quando
vorrai
...
Non
qui
,
in
questo
buco
...
Qui
mi
sembra
di
soffocare
anche
a
me
.
Sono
stato
giovane
;
me
li
son
goduti
anch
'
io
i
begli
anni
...
Appunto
ti
dicevo
...
Capisco
quello
che
devi
averci
adesso
nel
tuo
cuoricino
.
Quando
si
è
giovani
pare
che
al
mondo
non
ci
debba
essere
altro
che
quello
...
Tuo
padre
ha
preso
la
via
storta
...
Ma
se
lui
si
ostina
a
non
darti
nulla
,
neanche
quel
giovane
,
poveretto
,
ne
ha
...
E
allora
...
se
ti
tocca
scopar
la
casa
...
se
lui
deve
tirare
il
diavolo
per
la
coda
...
Sarà
un
affar
serio
,
intendi
?
Vengono
le
quistioni
,
i
pentimenti
,
i
musi
lunghi
.
I
musi
lunghi
imbruttiscono
te
e
lui
,
mia
cara
.
Perché
poi
?
con
qual
costrutto
?
Se
tuo
padre
ha
detto
di
no
,
sarà
di
no
,
che
non
lo
sposerai
.
Morirai
qui
,
in
questa
specie
d
'
ergastolo
;
ci
consumerai
i
tuoi
begli
anni
.
Corrado
rimarrà
in
esilio
,
ad
arbitrio
della
polizia
,
finché
vorrà
tuo
padre
;
egli
ha
le
braccia
lunghe
adesso
...
Nemmeno
a
chi
vuoi
bene
gioveresti
,
se
ti
ostini
.
Tuo
cugino
ha
bisogno
d
'
aver
la
testa
quieta
,
di
lavorare
in
pace
,
per
guadagnarsi
da
vivere
onestamente
...
Invece
potresti
sposare
un
gran
signore
,
e
s
'
è
vero
che
quel
giovane
ti
vuol
tanto
bene
dovrebbe
esser
contento
lui
pel
primo
.
Quello
si
chiama
amore
...
Un
gran
signore
,
capisci
!
Per
ora
non
dirne
nulla
colle
tue
compagne
...
qui
nel
monastero
sai
creperebbero
d
'
invidia
...
Ma
so
che
c
'
è
per
aria
il
progetto
di
farti
sposare
un
gran
signore
.
Saresti
principessa
o
duchessa
!
Altro
che
donna
tal
di
tali
!
Carrozze
,
cavalli
,
palco
a
teatro
tutte
le
sere
,
gioielli
e
vestiti
quanti
ne
vuoi
...
Con
quel
bel
visetto
so
io
quante
teste
farai
girare
in
una
gran
città
!
Quando
si
entra
in
una
sala
di
ballo
,
scollacciata
,
coperta
di
brillanti
,
tutti
che
domandano
:
-
Chi
è
quella
bella
signora
?
...
-
E
si
sente
rispondere
:
la
duchessa
tale
o
la
principessa
tal
'
altra
!
...
-
Via
,
vieni
a
veder
tua
madre
ch
'
è
ancora
ammalata
,
poveretta
!
L
'
ha
finita
quel
colpo
!
Sai
ch
'
è
di
poca
salute
!
...
Anche
tuo
padre
t
'
aspetta
a
braccia
aperte
.
E
'
un
buon
uomo
,
poveraccio
!
Un
cuor
d
'
oro
,
uno
che
s
'
è
ammazzato
a
lavorare
per
farti
ricca
!
...
Adesso
torna
a
casa
...
Poi
si
vedrà
...
Quando
finalmente
lo
zio
marchese
condusse
dai
genitori
la
pecorella
smarrita
,
fu
una
scena
da
far
piangere
i
sassi
.
Isabella
cadde
ginocchioni
dinanzi
al
letto
della
mamma
,
che
trovava
così
mutata
,
singhiozzando
e
domandandole
perdono
;
mentre
sua
madre
,
poveretta
,
passava
da
uno
svenimento
all
'
altro
,
tanta
era
la
consolazione
.
Poi
arrivò
don
Gesualdo
,
e
stettero
zitti
tutti
quanti
.
Egli
infine
prese
la
parola
,
un
po
'
turbato
anche
lui
,
cogli
occhi
gonfi
,
ché
il
sangue
infine
non
è
acqua
,
e
il
cuore
non
l
'
aveva
di
sasso
.
-
Me
l
'
hai
fatta
grossa
!
Questa
non
me
la
meritavo
.
Ci
siamo
tolto
il
pan
di
bocca
,
io
e
tua
madre
,
per
farti
ricca
!
...
Vedi
com
'
è
ridotta
,
poveraccia
?
...
Se
chiude
gli
occhi
è
un
cadavere
addirittura
!
...
Ma
sei
il
sangue
nostro
,
la
nostra
creatura
,
e
ti
abbiamo
perdonato
.
Ora
non
se
ne
parli
più
.
Però
Isabella
ne
parlava
sempre
collo
zio
marchese
,
colla
zia
Mèndola
,
colla
zia
Macrì
,
con
tutti
i
parenti
;
da
tutti
cercava
aiuto
,
fin
dal
suo
confessore
,
come
una
pazza
,
desolata
,
lavando
dal
piangere
le
pietre
del
confessionario
.
Tutti
le
dicevano
:
-
Che
possiamo
farci
,
se
tuo
padre
non
vuole
?
Lui
è
il
padrone
.
Lui
deve
mettere
fuori
i
denari
della
dote
.
Lo
fa
pel
tuo
meglio
;
cerca
il
tuo
vantaggio
.
Tutte
quante
si
maritano
come
vogliono
i
genitori
!
-
Il
confessore
stesso
tirava
fuori
la
volontà
di
Dio
.
Anche
la
zia
Cirmena
,
quando
aveva
visto
che
non
era
bastata
nemmeno
la
fuga
a
cavare
i
denari
della
dote
dalle
mani
di
don
Gesualdo
,
s
'
era
stretta
nelle
spalle
:
-
Che
vuoi
,
mia
cara
?
Io
ho
fatto
il
possibile
.
Ma
senza
denari
non
si
canta
Messa
.
Corrado
non
ha
nulla
-
tu
non
hai
nulla
neppure
,
se
tuo
padre
si
ostina
a
dir
di
no
...
Fareste
un
bel
matrimonio
!
Vedi
com
'
è
andata
a
finire
?
Che
quel
povero
giovane
ci
ha
rimesso
anche
la
libertà
,
pel
capriccio
di
tuo
padre
!
Lascialo
stare
in
pace
almeno
,
perché
adesso
alle
lettere
che
scrive
ai
parenti
ogni
giorno
tutte
che
piangono
guai
e
vorrebbero
denari
,
in
conclusione
,
è
un
affare
serio
!
...
Il
marchese
Limòli
poi
gliela
cantava
su
un
altro
tono
:
-
Figliuola
mia
,
quando
uno
non
è
ricco
,
non
può
darsi
il
gusto
di
innamorarsi
come
vuole
.
Voialtri
siete
giovani
tutti
e
due
,
e
avete
gli
occhi
chiusi
.
Non
vedete
altro
che
una
cosa
sola
!
Bisogna
vedere
anche
quello
che
verrà
poi
,
la
pentola
da
mettere
al
fuoco
,
le
camice
da
rattoppare
...
Sarà
un
bel
divertimento
!
Tu
sei
nata
bene
,
per
parte
di
madre
,
lo
so
anch
'
io
.
Ma
vedi
tua
madre
,
cos
'
ha
dovuto
fare
,
e
tuo
zio
don
Ferdinando
,
e
io
stesso
!
...
Siamo
tutti
nati
dalla
costola
di
Adamo
,
figliuola
mia
!
...
Anche
Corrado
è
della
costola
d
'
Adamo
.
Ma
i
baiocchi
li
tiene
tuo
padre
!
Se
non
vuol
darvene
,
andrete
a
scopar
le
strade
tutti
e
due
,
e
dopo
un
mese
vi
piglierete
pei
capelli
.
Invece
puoi
fare
un
gran
matrimonio
sfoggiarla
da
gran
signora
,
in
una
gran
città
!
...
Dopo
,
quando
avrai
il
cuoco
in
cucina
,
la
carrozza
che
t
'
aspetta
e
le
tue
buone
rendite
garantite
nell
'
atto
dotale
,
potrai
darti
il
lusso
di
pensare
alle
altre
cose
...
Verso
la
Pasqua
giunse
in
paese
il
duca
di
Leyra
,
col
pretesto
di
dar
sesto
ai
suoi
affari
da
quelle
parti
,
chè
ne
avevano
tanto
di
bisogno
.
Era
un
bell
'
uomo
,
magro
,
elegante
un
po
'
calvo
,
gentilissimo
.
Si
cavava
il
cappello
anche
per
rispondere
al
saluto
dei
contadini
.
Aveva
lo
stesso
sorriso
e
le
medesime
maniere
cortesi
per
tutti
i
seccatori
dai
quali
fu
tosto
assediato
,
fin
dal
primo
giorno
.
Nel
paese
fu
l
'
argomento
di
tutti
i
discorsi
:
Quel
che
aveva
detto
;
quel
che
era
venuto
a
fare
;
quanto
tempo
si
sarebbe
fermato
lì
;
quanti
anni
aveva
.
Le
signore
asserivano
che
non
dimostrava
più
di
quarant
'
anni
.
Il
giorno
della
processione
del
Cristo
risuscitato
ci
fu
il
Caffè
dei
Nobili
pieno
zeppo
di
signore
.
Le
Zacco
con
certi
cappellini
che
facevano
male
agli
occhi
;
la
signora
Capitana
stecchita
nel
suo
eterno
lutto
che
la
ringiovaniva
,
e
la
faceva
chiamare
ancora
la
bella
vedovella
-
da
dieci
anni
,
dacché
era
morto
suo
marito
.
-
Le
Margarone
in
gran
gala
,
verdi
,
rosse
,
gialle
,
svolazzanti
di
piume
,
di
nastri
,
di
ricciolini
diventati
neri
col
tempo
,
grasse
da
scoppiare
,
color
di
mattone
in
viso
.
Tutte
che
cicalavano
,
e
si
davano
un
gran
da
fare
per
dar
nell
'
occhio
ai
signori
forestieri
.
Il
duca
s
'
era
tirato
dietro
lo
zio
balì
,
onde
sembrar
più
giovane
-
dicevano
le
male
lingue
:
un
vecchietto
grasso
e
rubicondo
che
doveva
lasciargli
l
'
eredità
,
e
intanto
faceva
la
corte
alle
signore
-
come
non
sanno
farla
più
al
giorno
d
'
oggi
!
-
osservò
la
Capitana
.
Sul
più
bello
,
mentre
la
statua
dell
'
Evangelista
correva
balzelloni
da
Gesù
a
Maria
,
e
il
popolo
gridava
:
viva
Dio
resuscitato
!
capitò
la
carrozza
nuova
di
don
Gesualdo
Motta
.
Lui
con
la
giamberga
dai
bottoni
d
'
oro
e
il
solitario
al
petto
della
camicia
,
la
moglie
in
gala
anche
lei
,
poveretta
,
che
la
veste
nuova
le
piangeva
addosso
,
allampanata
,
ridotta
uno
scheletro
,
e
la
figliuola
con
un
vestito
nuovo
,
fatto
venire
apposta
da
Palermo
.
La
folla
si
apriva
per
lasciarli
passare
,
senza
bisogno
di
spintoni
.
Dei
curiosi
guardavano
a
bocca
aperta
.
Lo
stesso
duca
domandò
chi
fossero
:
-
Ah
,
una
Trao
!
Si
vede
subito
,
quantunque
abbia
l
'
aria
un
po
'
sofferente
,
povera
signora
.
-
Il
marchese
Limòli
ringraziava
lui
,
con
un
cenno
del
capo
,
e
lo
presentò
alla
nipote
.
Il
duca
e
il
balì
di
Leyra
fecero
un
gruppo
a
parte
,
sul
marciapiede
del
Caffè
dei
Nobili
,
colla
famiglia
di
don
Gesualdo
e
il
marchese
Limòli
.
Tutt
'
intorno
c
'
era
un
cerchio
di
sfaccendati
.
Il
barone
Zacco
attaccò
discorso
col
cocchiere
per
scavare
cosa
c
'
era
sotto
.
Mèndola
fingeva
d
'
accarezzare
i
cavalli
.
Canali
ammiccava
di
qua
e
di
là
:
-
Guardate
un
po
'
,
signori
miei
,
che
ruota
è
il
mondo
!
-
Nessuno
badava
più
alla
processione
.
C
'
era
un
bisbiglio
in
tutto
il
Caffè
.
Don
Ninì
Rubiera
,
da
lontano
,
col
cappello
in
cima
al
bastone
appoggiato
alla
spalla
,
si
morsicava
le
labbra
dal
dispetto
,
pensando
a
quel
che
era
toccato
a
lui
invece
,
donna
Giuseppina
Alòsi
in
moglie
,
una
mandra
di
figliuoli
,
la
lite
per
la
casa
che
mastro
-
don
Gesualdo
voleva
acchiapparsi
col
pretesto
del
debito
,
dopo
tanto
tempo
...
La
moglie
al
vederlo
così
stralunato
,
cogli
occhi
fissi
addosso
a
sua
cugina
,
gli
piantò
una
gomitata
aguzza
nelle
costole
.
-
Quando
volete
finirla
?
...
E
'
uno
scandalo
!
...
I
vostri
figliuoli
stessi
che
vi
osservano
!
Vergogna
!
-
Ma
sei
pazza
?
-
rispose
lui
.
-
Diavolo
!
Ho
altro
pel
capo
adesso
!
Non
vedi
che
ha
già
i
capelli
bianchi
?
ch
'
è
una
mummia
?
...
Sei
pazza
?
Egli
pure
era
invecchiato
,
floscio
,
calvo
,
panciuto
,
acceso
in
viso
,
colle
gote
ed
il
naso
ricamati
di
filamenti
sanguigni
che
lo
minacciavano
della
stessa
malattia
di
sua
madre
.
Ora
si
guardavano
come
due
estranei
,
lui
e
Bianca
,
indifferenti
,
ciascuno
coi
suoi
guai
e
i
suoi
interessi
pel
capo
.
Anche
le
male
lingue
,
dopo
tanto
tempo
,
avevano
dimenticato
le
chiacchiere
corse
sui
due
cugini
.
Però
invidiavano
mastro
-
don
Gesualdo
il
quale
era
arrivato
a
quel
posto
,
e
donna
Bianca
che
aveva
fatto
quel
gran
matrimonione
.
La
sua
figliuola
sarebbe
arrivata
chissà
dove
!
Donna
Agrippina
Macrì
e
le
cugine
Zacco
saettavano
occhiate
di
fuoco
sul
cappellino
elegante
d
'
Isabella
,
e
sui
salamelecchi
che
le
faceva
il
duca
di
Leyra
,
inguantato
,
con
un
cravattone
di
raso
che
gli
reggeva
il
bel
capo
signorile
,
giocherellando
con
un
bastoncino
sottile
che
aveva
il
pomo
d
'
oro
.
La
signora
Capitana
fece
osservare
a
don
Mommino
Neri
,
il
quale
era
diventato
un
rompicollo
,
dopo
la
storia
della
prima
donna
:
-
E
'
inutile
!
Basta
guardarlo
un
momento
,
per
saper
con
chi
avete
da
fare
.
Dirà
magari
delle
sciocchezze
adesso
...
Ma
è
il
modo
in
cui
le
dice
!
...
Ogni
parola
come
se
ve
la
mettesse
in
un
vassoio
...
Il
signor
duca
andò
poi
a
presentare
i
suoi
omaggi
in
casa
Motta
.
Don
Gesualdo
si
fece
trovare
nel
salotto
buono
.
Avevano
lavorato
tutto
il
giorno
a
dar
aria
e
spolverare
,
le
serve
,
lui
,
mastro
Nardo
.
Il
signor
duca
,
colla
parlantina
sciolta
,
discorreva
un
po
'
di
tutto
,
di
agricoltura
col
padrone
di
casa
,
di
mode
con
le
signore
,
di
famiglie
antiche
col
marchese
Limòli
.
Egli
aveva
sulla
punta
delle
dita
tutto
l
'
almanacco
delle
famiglie
nobili
dell
'
isola
.
Arrivò
anche
a
confidare
che
la
sua
era
originaria
del
paese
.
Desiderava
fare
il
suo
dovere
con
don
Ferdinando
Trao
,
e
visitare
il
palazzo
,
che
doveva
essere
interessantissimo
.
Con
la
ragazza
,
di
sfuggita
,
lasciò
cadere
il
discorso
sulle
opere
allora
in
voga
;
raccontò
qualche
fatterello
della
società
;
narrò
aneddoti
del
tempo
in
cui
era
a
Palermo
la
corte
,
la
regina
Carolina
,
gli
inglesi
:
un
mondo
di
chiacchiere
,
come
una
lanterna
magica
nella
quale
passavano
delle
gran
dame
,
del
lusso
e
delle
feste
.
Nell
'
andarsene
baciò
la
mano
a
donna
Bianca
.
Per
le
scale
,
dal
pollaio
,
sull
'
uscio
della
legnaia
,
tutta
la
gente
di
casa
s
'
affollava
per
vederlo
passare
.
Dopo
,
la
sera
non
si
fece
altro
che
parlare
di
lui
,
in
cucina
,
fin
le
serve
,
e
mastro
Nardo
,
il
quale
sgranava
gli
occhi
.
Il
balì
di
Leyra
e
il
marchese
Limòli
poi
avevano
intavolato
un
altro
discorso
,
così
,
a
fior
di
labbra
,
tenendosi
sulle
generali
.
Il
giorno
dopo
intervenne
anche
il
duca
,
il
quale
confessò
prima
di
tutto
ch
'
era
innamorato
della
ragazza
,
un
vero
fiorellino
dei
campi
,
una
violetta
nascosta
;
e
dichiarò
sorridendo
,
che
quanto
al
resto
...
d
'
affari
voleva
dire
...
non
se
n
'
era
occupato
mai
,
per
sua
disgrazia
!
...
non
era
il
suo
forte
,
e
aveva
pregato
il
notaro
Neri
di
far
lui
...
Un
vero
usuraio
,
quel
notaro
,
sottile
,
avido
,
insaziabile
.
Don
Gesualdo
avrebbe
preferito
mille
volte
trattare
il
negozio
faccia
a
faccia
col
genero
,
da
galantuomini
.
-
No
,
no
,
caro
suocero
.
Non
è
la
mia
partita
.
Non
me
ne
intendo
.
Quello
che
farete
voialtri
sarà
ben
fatto
.
Quanto
a
me
,
il
tesoro
che
vi
domando
è
vostra
figlia
.
Però
le
trattative
tiravano
in
lungo
.
Mastro
-
don
Gesualdo
cercava
difendere
la
sua
roba
,
vederci
chiaro
in
quella
faccenda
,
toccar
con
mano
che
quanto
ci
metteva
il
signor
genero
nell
'
altro
piatto
della
bilancia
fosse
tutto
oro
colato
.
Il
duca
aveva
dei
gran
possessi
,
è
vero
,
mezza
contea
;
ma
dicevasi
pure
che
ci
fossero
dei
gran
pasticci
,
delle
liti
,
delle
ipoteche
.
Del
notaro
Neri
non
poteva
fidarsi
.
L
'
altro
sensale
,
il
marchese
Limòli
,
non
aveva
saputo
badare
nemmeno
ai
suoi
interessi
.
Voleva
intromettercisi
il
canonico
Lupi
,
protestando
l
'
amicizia
antica
.
Ma
lui
rispose
:
-
Vi
ringrazio
!
Grazie
tante
,
canonico
!
Mi
è
bastato
una
volta
sola
!
Non
voglio
abusare
...
-
Tutti
miravano
alla
sua
roba
.
Ci
furono
dei
tira
e
molla
,
delle
difficoltà
che
sorgevano
a
ogni
passo
,
delle
vecchie
carte
in
cui
ci
si
smarriva
.
Intanto
la
figliuola
,
dall
'
altra
parte
,
aveva
sempre
quell
'
altro
in
testa
.
Scongiurava
il
babbo
e
la
mamma
che
non
volessero
sacrificarla
.
Andava
a
piangere
dai
parenti
,
e
a
supplicare
che
l
'
aiutassero
:
-
Non
posso
!
non
posso
!
-
Ai
piedi
del
confessore
aprì
il
suo
cuore
,
tutto
!
il
peccato
mortale
in
cui
era
!
...
-
Quel
servo
di
Dio
non
capiva
nulla
.
Badava
solo
a
raccomandarle
di
non
cascarci
più
e
le
metteva
il
cuore
in
pace
coll
'
assoluzione
.
La
poveretta
arrivò
a
scappare
in
casa
dello
zio
Trao
,
onde
buttarsi
nelle
sue
braccia
.
-
Zio
,
tenetemi
qui
!
Salvatemi
voi
.
Non
ho
altri
al
mondo
!
Sono
sangue
vostro
.
Non
mi
mandate
via
!
Don
Ferdinando
era
malato
,
coll
'
asma
.
Non
poteva
parlare
,
non
capiva
nulla
,
del
resto
.
Faceva
dei
gesti
vaghi
colla
mano
scarna
,
e
chiamava
in
aiuto
Grazia
,
come
un
bambino
,
sbigottito
da
ogni
viso
nuovo
che
vedesse
.
-
Sì
,
tenetemi
qui
in
luogo
di
Grazia
.
Vi
servirò
colle
mie
mani
.
Non
mi
mandate
via
.
Vogliono
maritarmi
per
forza
!
...
in
peccato
mortale
!
...
Il
vecchio
allora
ebbe
come
un
ricordo
negli
occhi
appannati
,
nel
viso
smorto
e
rugoso
.
Tutti
i
peli
grigi
della
barba
ispida
parvero
trasalire
.
-
Anche
tua
madre
s
'
è
maritata
per
forza
...
Diego
non
voleva
...
Vattene
,
ora
...
se
no
viene
tuo
padre
a
condurti
via
di
qua
!
...
Vattene
,
vattene
...
Lo
zio
marchese
,
uomo
di
mondo
,
che
ne
sapeva
più
di
tutti
sulle
chiacchiere
raccolte
a
casaccio
,
prese
a
quattr
'
occhi
don
Gesualdo
:
-
Insomma
,
volete
capirla
?
Vostra
figlia
dovete
maritarla
subito
.
Datela
a
chi
vi
piace
;
ma
non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Avete
capito
?
-
Eh
?
...
Come
?
...
-
balbettò
il
povero
padre
sbiancandosi
in
viso
.
-
Sicuro
!
...
Avete
trovato
un
galantuomo
che
se
la
piglia
in
buona
fede
...
Ma
non
potete
pretendere
troppo
infine
da
lui
!
...
Talchè
don
Gesualdo
,
stretto
da
tutte
le
parti
,
tirato
pei
capelli
,
si
lasciò
aprir
le
vene
,
e
mise
il
suo
nome
in
lettere
di
scatola
al
contratto
nuziale
:
Gesualdo
Motta
sotto
la
firma
del
genero
che
pigliava
due
righe
:
Alvaro
Filippo
Maria
Ferdinando
Gargantas
di
Leyra
.
Da
Palermo
giunsero
dei
regali
magnifici
,
dei
gioielli
e
dei
vestiti
che
asciugarono
a
poco
a
poco
le
lagrime
della
sposa
,
uno
sfoggio
di
grandezze
che
la
pigliava
come
una
vertigine
,
che
chiamava
un
pallido
sorriso
fin
sulle
labbra
della
mamma
,
e
che
lo
zio
marchese
andava
spampanando
da
per
tutto
.
Solo
don
Gesualdo
borbottava
di
nascosto
.
Si
aspettavano
gran
cose
per
quello
sposalizio
.
La
Capitana
mandò
un
espresso
a
Catania
dal
primo
sarto
.
Le
Zacco
stettero
otto
giorni
in
casa
a
cucire
.
Però
alle
nozze
non
fu
invitato
nessuno
:
gli
sposi
vestiti
da
viaggio
,
i
genitori
,
i
testimoni
,
quattro
candele
e
nessun
altro
,
nella
meschina
chiesetta
di
Sant
'
Agata
,
dove
s
'
era
maritata
Bianca
.
Quanti
ricordi
per
la
povera
madre
,
la
quale
pregava
inginocchiata
dinanzi
a
quell
'
altare
,
coi
gomiti
sulla
seggiola
e
il
viso
fra
le
mani
!
Fuori
aspettava
la
lettiga
che
doveva
portarsi
via
gli
sposi
.
Fu
una
delusione
e
un
malumore
generale
fra
i
parenti
e
in
tutto
il
paese
.
Dei
pettegolezzi
e
delle
critiche
che
non
finivano
più
intorno
a
quel
matrimonio
fatto
come
di
nascosto
.
Della
gente
era
andata
a
far
visita
ai
Margarone
e
in
casa
Alòsi
,
per
vedere
se
la
sposa
era
rossa
o
pallida
.
La
Capitana
aveva
un
bel
fare
,
un
bel
cercare
di
non
darsi
vinta
,
dicendo
che
quella
era
la
moda
di
sposarsi
adesso
.
Donna
Agrippina
rispose
che
a
quel
modo
non
le
pareva
nemmeno
un
sagramento
,
povera
Isabella
!
...
La
Cirmena
masticava
altre
cose
fra
i
denti
:
-
Come
sua
madre
!
...
Vedrete
che
sarà
fortunata
perché
è
figlia
di
sua
madre
!
...
Ciolla
che
vide
passare
dalla
piazza
la
lettiga
si
mise
a
gridare
:
-
Gli
sposi
!
Ecco
la
lettiga
degli
sposi
che
partono
!
-
Poi
andò
a
confidare
di
porta
in
porta
,
al
Caffè
,
nella
spezieria
di
Bomma
:
-
E
'
partita
anche
una
lettera
per
don
Corradino
La
Gurna
...
Sicuro
!
Una
lettera
per
fuori
regno
.
Me
l
'
ha
fatta
vedere
il
postino
in
segretezza
.
Non
so
che
dicesse
;
ma
non
mi
parve
scrittura
della
Cirmena
.
Avrei
pagato
qualche
cosa
per
vedere
che
c
'
era
scritto
...
La
lettera
diceva
tante
belle
cose
,
per
mandare
giù
la
pillola
,
lei
e
il
cuginetto
che
si
disperava
e
penava
lontano
.
"
Addio
!
addio
!
Se
ti
ricordi
di
me
,
se
pensi
ancora
a
me
,
dovunque
sarai
,
eccoti
l
'
ultima
parola
di
Isabella
che
amasti
tanto
!
Ho
resistito
,
ho
lottato
a
lungo
,
ho
sofferto
...
Ho
pianto
tanto
!
ho
pianto
tanto
!
...
Addio
!
Partirò
,
andrò
lontano
...
Nelle
feste
,
in
mezzo
alle
pompe
della
capitale
,
dovunque
sarò
...
nessuno
vedrà
il
pallore
sotto
la
mia
corona
di
duchessa
...
Nessuno
saprà
quel
che
mi
porto
nel
cuore
...
sempre
,
sempre
!
...
Ricordati
!
ricordati
!..."
PARTE
QUARTA
I
Erano
appena
trascorsi
sei
mesi
,
quando
sopravvennero
altri
guai
a
don
Gesualdo
.
Isabella
minacciava
di
suicidarsi
;
il
genero
aveva
preso
a
viaggiare
fuori
regno
,
e
faceva
temere
di
voler
intentare
causa
di
separazione
,
per
incompatibilità
di
carattere
.
Altre
chiacchiere
giunsero
in
segreto
sino
al
povero
padre
,
il
quale
corse
a
rotta
di
collo
alla
villa
di
Carini
,
dov
'
era
confinata
la
duchessa
per
motivi
di
salute
.
Ritornò
poi
invecchiato
di
dieci
anni
,
pigliandosela
colla
moglie
che
non
capiva
nulla
,
maledicendo
in
cuor
suo
la
Cirmena
e
tutto
il
parentado
che
gli
dava
soltanto
bocconi
amari
,
costretto
a
correr
dietro
al
notaio
per
accomodare
la
faccenda
e
placare
il
signor
genero
a
furia
di
denari
.
Fu
un
gran
colpo
pel
poveretto
.
Tacque
alla
moglie
il
vero
motivo
,
per
non
affliggerla
inutilmente
;
tenne
tutto
per
sè
;
ma
non
si
dava
pace
;
parevagli
che
la
gente
lo
segnasse
a
dito
;
sentivasi
montare
il
sangue
al
viso
quando
ci
pensava
,
da
solo
,
o
anche
se
incontrava
quell
'
infame
della
Cirmena
.
Lui
era
un
villano
;
non
c
'
era
avvezzo
a
simili
vergogne
!
Intanto
la
figlia
duchessa
gli
costava
un
occhio
.
Prima
di
tutto
le
terre
della
Canziria
,
d
'
Alìa
e
Donninga
che
le
aveva
assegnato
in
dote
,
e
gli
facevano
piangere
il
cuore
ogni
qualvolta
tornava
a
vederle
,
date
in
affitto
a
questo
e
a
quello
,
divise
a
pezzi
e
bocconi
dopo
tanti
stenti
durati
a
metterle
insieme
,
mal
tenute
,
mal
coltivate
,
lontane
dall
'
occhio
del
padrone
,
quasi
fossero
di
nessuno
.
Di
tanto
in
tanto
gli
arrivavano
pure
all
'
orecchio
altre
male
nuove
che
non
gli
lasciavano
requie
,
come
tafani
,
come
vespe
pungenti
;
dicevasi
in
paese
che
il
signor
duca
vi
seminasse
a
due
mani
debiti
fitti
al
pari
della
grandine
,
la
medesima
gramigna
che
devastava
i
suoi
possessi
e
si
propagava
ai
beni
della
moglie
peggio
delle
cavallette
.
Quella
povera
Canziria
che
era
costata
tante
fatiche
a
don
Gesualdo
,
tante
privazioni
,
dove
aveva
sentito
la
prima
volta
il
rimescolìo
di
mettere
nella
terra
i
piedi
di
padrone
!
Donninga
per
cui
si
era
tirato
addosso
l
'
odio
di
tutto
il
paese
!
le
buone
terre
dell
'
Alìa
che
aveva
covato
dieci
anni
cogli
occhi
,
sera
e
mattina
,
le
buone
terre
al
sole
,
senza
un
sasso
,
e
sciolte
così
che
le
mani
vi
sprofondavano
e
le
sentivano
grasse
e
calde
al
pari
della
carne
viva
...
tutto
,
tutto
se
ne
andava
in
quella
cancrena
!
Come
Isabella
aveva
potuto
stringere
la
penna
colle
sue
mani
,
e
firmare
tanti
debiti
?
Maledetto
il
giorno
in
cui
le
aveva
fatto
imparare
a
scrivere
!
Sembravagli
di
veder
stendere
l
'
ombra
delle
ipoteche
sulle
terre
che
gli
erano
costate
tanti
sudori
,
come
una
brinata
di
marzo
,
peggio
di
un
nebbione
primaverile
,
che
brucia
il
grano
in
erba
.
Due
o
tre
volte
,
in
circostanze
gravi
,
era
stato
costretto
a
lasciarsi
cavar
dell
'
altro
sangue
.
Tutti
i
suoi
risparmi
se
ne
andavano
da
quella
vena
aperta
,
le
sue
fatiche
,
il
sonno
della
notte
,
tutto
.
E
pure
Isabella
non
era
felice
.
L
'
aveva
vista
in
tale
stato
,
nella
villa
sontuosa
di
Carini
!
Indovinava
ciò
che
doveva
esserci
sotto
,
quando
essa
scriveva
delle
lettere
che
gli
mettevano
addosso
la
febbre
,
l
'
avvelenavano
coll
'
odore
sottile
di
quei
foglietti
stemmati
,
lui
che
aveva
fatto
il
cuoio
duro
anche
alla
malaria
.
Il
signor
duca
invece
trattava
simili
negozi
per
mezzo
del
notaro
Neri
-
poichè
non
erano
il
suo
forte
.
-
E
alla
fine
,
quando
mastro
-
don
Gesualdo
s
'
impennò
sul
serio
,
sbuffando
,
recalcitrando
,
gli
fece
dire
:
-
Si
vede
che
mio
suocero
,
poveretto
,
non
sa
quel
che
ci
vuole
a
mantenere
la
figliuola
col
decoro
del
nome
che
porta
...
-
Il
decoro
?
...
Io
me
ne
lustro
gli
stivali
del
decoro
!
Io
mangio
pane
e
cipolle
per
mantenere
il
lustro
della
duchea
!
Diteglielo
pure
al
signor
genero
!
In
pochi
anni
s
'
è
mangiato
un
patrimonio
!
Fu
un
casa
del
diavolo
.
Donna
Bianca
,
la
quale
era
assai
malandata
,
e
sputava
sangue
ogni
mattina
,
fece
una
ricaduta
che
in
quindici
giorni
la
condusse
in
fin
di
vita
.
Nel
paese
ormai
si
sapeva
ch
'
era
tisica
:
tutti
così
quei
Trao
!
una
famiglia
che
si
estingueva
per
esaurimento
,
diceva
il
medico
.
Soltanto
il
marito
,
ch
'
era
sempre
fuori
,
in
faccende
,
occupato
dai
suoi
affari
,
con
tanti
pensieri
e
tanti
guai
per
la
testa
,
si
lusingava
di
farla
guarire
appena
avrebbe
potuto
condursela
a
Mangalavite
,
in
quell
'
aria
balsamica
che
avrebbe
fatto
risuscitare
un
morto
.
Essa
sorrideva
tristamente
e
non
diceva
nulla
.
Era
ridotta
uno
scheletro
,
docile
e
rassegnata
al
suo
destino
,
senza
aspettare
o
desiderare
più
nulla
.
Soltanto
avrebbe
voluto
rivedere
la
figliuola
.
Suo
marito
glielo
aveva
anche
promesso
.
Ma
siccome
erano
in
dissapore
col
genero
non
ne
aveva
più
parlato
.
Isabella
prometteva
sempre
di
venire
,
da
un
autunno
all
'
altro
,
ma
non
si
decideva
mai
,
come
avesse
giurato
di
non
metterci
più
i
piedi
in
quel
paese
maledetto
,
e
se
lo
fosse
tolto
dal
cuore
interamente
.
A
misura
che
le
mancavano
le
forze
,
Bianca
sentiva
dileguare
anche
quella
speranza
,
come
la
vita
che
le
sfuggiva
,
e
sfogavasi
a
ruminare
dei
progetti
futuri
,
vaneggiando
,
accendendosi
in
viso
delle
ultime
fiamme
vitali
,
con
gli
occhi
velati
di
lagrime
che
volevano
sembrare
di
tenerezza
ed
erano
di
sconforto
:
-
Farò
questo
!
farò
quell
'
altro
!
-
Faceva
come
quegli
uccelletti
in
gabbia
i
quali
provano
il
canto
della
primavera
che
non
vedranno
.
Il
letto
le
mangiava
le
carni
;
la
febbre
la
consumava
a
fuoco
lento
.
Adesso
,
quand
'
era
presa
dalla
tosse
,
si
metteva
ad
ansare
,
sfinita
,
colla
bocca
aperta
,
gli
occhi
smaniosi
in
fondo
alle
occhiaie
che
sembravano
fonde
fonde
,
brancicando
colle
povere
braccia
stecchite
quasi
volesse
afferrarsi
alla
vita
.
-
Bene
!
-
sospirò
infine
don
Gesualdo
che
vedeva
la
moglie
in
quello
stato
.
-
Farò
anche
questa
!
...
Pagherò
anche
stavolta
perché
il
signor
duca
ti
faccia
rivedere
la
figliuola
!
...
Già
son
fatto
per
portare
il
carico
...
Il
medico
andava
e
veniva
;
provava
tutti
i
rimedi
,
tutte
le
sciocchezze
che
leggeva
nei
suoi
libracci
;
c
'
era
un
conto
spaventoso
aperto
dal
farmacista
.
-
Almeno
giovassero
a
qualche
cosa
!
-
brontolava
don
Gesualdo
.
-
Io
non
guardo
ai
denari
spesi
per
mia
moglie
;
ma
voglio
spenderli
perché
le
giovino
e
le
si
veggano
in
faccia
...
non
già
per
provare
i
medicamenti
nuovi
come
all
'
ospedale
!
...
Ora
che
si
sono
messi
in
testa
ch
'
io
sia
ricco
,
ciascuno
se
ne
giova
pei
suoi
fini
...
La
prima
volta
però
che
s
'
arrischiò
a
fare
velatamente
queste
lagnanze
allo
stesso
medico
,
Saleni
,
un
altro
dottorone
ch
'
era
peggio
di
Tavuso
,
buon
'
anima
,
gli
piantò
in
faccia
gli
occhiacci
,
e
rispose
burbero
:
-
Allora
perché
mi
chiamate
?
Dovette
anche
pregarlo
e
scongiurarlo
di
continuare
a
fare
il
comodo
suo
,
quantunque
non
giovasse
a
nulla
.
La
vigilia
dell
'
Immacolata
parve
proprio
che
la
povera
Bianca
volesse
rendere
l
'
anima
a
Dio
.
Il
marito
ch
'
era
andato
ad
aspettare
il
medico
sulla
scala
gli
disse
subito
:
-
Non
mi
piace
,
dottore
!
Stasera
mia
moglie
non
mi
piace
!
-
Eh
!
ve
ne
accorgete
soltanto
adesso
?
A
me
è
un
pezzo
che
non
mi
piace
.
Credevo
che
l
'
aveste
capita
.
-
Ma
che
non
c
'
è
rimedio
,
vossignoria
?
Fate
tutto
ciò
che
potete
.
Non
guardate
a
spesa
...
I
denari
servono
in
queste
occasioni
!
...
-
Ah
,
adesso
me
lo
dite
?
Adesso
capite
la
ragione
?
Me
ne
congratulo
tanto
!
Saleni
ricominciò
la
commedia
:
il
polso
,
la
lingua
,
quattro
chiacchiere
seduto
ai
piedi
del
letto
,
col
cappello
in
testa
e
il
bastone
fra
le
gambe
.
Poi
scrisse
la
solita
ricetta
,
le
solite
porcherie
che
non
giovavano
a
nulla
,
e
se
ne
andò
lasciando
nei
guai
marito
e
moglie
.
La
casa
era
diventata
una
spelonca
.
Tutti
che
vogavano
alla
larga
.
Finanche
le
serve
temevano
del
contagio
.
Zacco
era
il
solo
parente
che
si
rammentasse
di
loro
nella
disgrazia
,
dacchè
avevano
fatto
società
per
l
'
appalto
dello
stradone
,
tornati
amici
con
don
Gesualdo
.
Egli
veniva
ogni
giorno
insieme
a
tutta
la
famiglia
,
la
baronessa
impresciuttita
e
ubbidiente
,
le
figliuole
che
empivano
la
camera
,
stagionate
,
grasse
e
prosperose
che
sfidavano
le
cannonate
.
-
Lui
non
aveva
paura
del
contagio
!
Sciocchezze
!
...
Poi
,
quando
si
tratta
di
parenti
!
...
Quella
sera
aveva
sentito
dire
in
piazza
che
la
cugina
Bianca
stava
peggio
ed
era
giunto
più
presto
del
solito
.
-
Per
distrarre
un
po
'
don
Gesualdo
lo
tirò
nel
vano
del
balcone
,
e
cominciò
a
parlargli
dei
loro
negozi
.
-
Volete
ridere
adesso
?
Il
cugino
Rubiera
dirà
all
'
asta
per
gli
altri
due
tronchi
di
strada
!
...
Sissignore
!
quella
bestia
!
...
Eh
?
eh
?
che
ne
dite
?
...
Lui
che
non
ha
potuto
pagarvi
ancora
i
denari
della
prima
donna
?
...
C
'
è
l
'
inferno
a
causa
vostra
con
la
moglie
che
non
vuol
pagare
del
suo
!
...
I
figliuoli
sì
,
glieli
ha
portati
in
dote
!
...
ma
i
denari
vuol
tenerseli
per
sé
!
E
'
predestinato
quel
povero
don
Ninì
!
...
E
sapete
chi
comparisce
all
'
asta
,
eh
?
volete
saperlo
?
...
Canali
,
figuratevi
!
...
Canali
che
fa
l
'
appaltatore
in
società
col
barone
Rubiera
!
...
Ora
s
'
è
svegliata
in
tutti
quanti
la
fame
del
guadagno
!
...
Eh
?
...
Non
avevo
ragione
di
dire
?
...
Non
ridete
?
...
Ma
l
'
amico
non
gli
dava
retta
,
inquieto
,
coll
'
orecchio
sempre
teso
dall
'
altra
parte
.
Indi
si
alzò
e
andò
a
vedere
se
Bianca
avesse
bisogno
di
qualche
cosa
.
Essa
non
aveva
bisogno
di
nulla
,
guardando
fisso
con
quegli
occhi
di
creatura
innocente
,
recandosi
alla
bocca
di
tanto
in
tanto
il
fazzoletto
che
ricacciava
poi
sotto
il
guanciale
insieme
alla
mano
scarna
.
Le
cugine
Zacco
stavano
sedute
in
giro
dinanzi
al
letto
,
colle
mani
sul
ventre
.
La
mamma
per
rompere
il
silenzio
balbettò
timidamente
:
-
Sembra
un
po
'
più
calma
...
da
che
siam
qui
noi
...
Le
figliuole
a
quelle
parole
guardarono
tutte
insieme
,
e
approvarono
col
capo
.
Il
barone
s
'
accostò
al
letto
lui
pure
,
dimostrando
molto
interesse
per
l
'
ammalata
:
-
Sì
,
sì
,
non
c
'
è
confronto
!
...
l
'
occhio
è
più
sveglio
;
anche
la
fisonomia
è
più
animata
...
Si
capisce
!
...
udendo
discorrere
intorno
a
lei
...
Bisogna
distrarla
,
tenerle
un
po
'
di
conversazione
...
Per
fortuna
siete
in
buone
mani
.
Il
dottore
sa
il
fatto
suo
.
Poi
,
quando
si
hanno
dei
mezzi
!
...
quando
non
manca
nulla
!
Ne
conosco
tanti
altri
invece
...
ben
nati
...
di
buona
famiglia
...
cui
manca
di
giorno
il
pane
e
di
notte
la
coperta
!
...
vecchi
e
malati
,
senza
medico
né
speziale
...
Si
chinò
all
'
orecchio
di
don
Gesualdo
e
spifferò
il
resto
.
Bianca
l
'
udì
o
l
'
indovinò
,
con
gli
occhi
luminosi
che
fissavano
in
volto
la
gente
,
e
cavò
di
sotto
il
guanciale
la
mano
scarna
e
pallida
che
sembrava
quella
di
una
bambina
,
per
far
segno
al
marito
d
'
avvicinarsi
.
Don
Gesualdo
s
'
era
chinato
su
di
lei
e
accennava
di
sì
col
capo
.
Il
barone
vedendo
che
non
era
più
il
caso
di
misteri
parlò
chiaro
:
-
Non
verrà
!
Don
Ferdinando
è
diventato
proprio
un
ragazzo
.
Non
capisce
nulla
,
poveretto
!
...
Bisogna
compatirlo
.
Diciamola
qui
,
fra
noi
parenti
...
Che
gli
sarebbe
mancato
?
...
Un
cognato
con
tanto
di
cuore
,
come
questo
qui
!
...
L
'
inferma
agitò
di
nuovo
in
aria
quella
mano
che
parlava
da
sola
.
-
Eh
?
Che
dice
?
Cosa
vuole
?
-
domandò
il
barone
.
Donna
Lavinia
,
la
maggiore
delle
ragazze
,
s
'
era
alzata
premurosa
per
servirla
in
quel
che
occorresse
.
Donna
Marietta
,
l
'
altra
sorella
,
tirò
invece
il
papà
per
la
falda
.
Bianca
s
'
era
chiusa
in
un
silenzio
che
le
affilò
come
un
coltello
il
viso
smunto
,
sì
che
il
barone
stesso
se
ne
avvide
e
mutò
discorso
.
-
Domeneddio
alle
volte
ci
allunga
i
giorni
per
farci
provare
altri
guai
...
Parlo
della
baronessa
Rubiera
,
poveretta
!
Eh
?
...
Vivere
per
vedersi
disfare
sotto
i
propri
occhi
la
roba
che
s
'
è
fatta
!
...
senza
poter
dire
una
parola
né
muovere
un
dito
...
eh
?
...
eh
?
Suo
figlio
è
una
bestia
.
La
nuora
gli
conta
i
bocconi
che
mangia
!
...
Com
'
è
vero
Iddio
!
Non
vede
l
'
ora
di
levarsela
dai
piedi
!
...
E
lei
,
no
!
non
vuole
andarsene
!
Vuol
vivere
apposta
per
vedere
come
farà
suo
figlio
a
togliersi
dal
collo
il
debito
e
don
Gesualdo
...
Eh
?
Ho
parlato
or
ora
con
vostro
marito
dei
gran
progetti
che
ha
don
Ninì
pel
capo
...
Don
Gesualdo
stava
zitto
,
sopra
pensieri
.
Poi
,
siccome
il
barone
aspettava
la
risposta
della
cugina
Bianca
,
col
risolino
fisso
in
bocca
,
brontolò
:
-
No
,
non
c
'
è
tanto
da
ridere
...
Dietro
il
paravento
dev
'
essere
anche
il
canonico
Lupi
.
Zacco
rimase
interdetto
:
-
Quel
briccone
?
quell
'
intrigante
?
...
Come
lo
sapete
?
...
Chi
ve
l
'
ha
detto
?
...
-
Nessuno
.
E
'
un
'
idea
mia
.
Ma
vedrete
che
non
m
'
inganno
.
Del
resto
non
me
ne
importa
nulla
!
Ho
altro
pel
capo
adesso
!
Ma
il
barone
non
si
dava
pace
:
-
Che
?
Non
ve
ne
importa
?
Grazie
tante
!
Sapete
cosa
dicono
pure
?
Che
vogliono
levarci
di
mano
le
terre
del
comune
!
...
Dicono
che
stavolta
hanno
trovato
il
modo
e
la
maniera
...
e
che
né
voi
né
io
potremo
rimediarci
,
capite
?
...
Don
Gesualdo
si
strinse
nelle
spalle
.
Sembrava
che
davvero
non
gliene
importasse
nulla
di
nulla
adesso
.
Il
barone
a
poco
a
poco
andò
calmandosi
,
in
mezzo
al
coro
dei
suoi
che
mormoravano
sottovoce
contro
il
canonico
.
-
Un
intrigante
!
...
un
imbroglione
!
...
Non
si
fa
nulla
in
paese
che
non
voglia
ficcarci
il
naso
lui
!
...
-
Donna
Marietta
,
più
prudente
,
tirò
il
babbo
per
la
falda
un
'
altra
volta
.
-
Scusate
!
scusate
!
-
aggiunse
lui
.
-
Si
chiacchiera
per
dire
qualche
cosa
...
per
distrarre
l
'
ammalata
...
Non
si
sa
di
che
parlare
...
Sapete
voi
cosa
vanno
narrando
pure
i
malintenzionati
come
Ciolla
?
...
che
fra
otto
giorni
si
farà
la
rivoluzione
...
per
spaventare
i
galantuomini
...
Vi
rammentate
,
nel
ventuno
,
eh
?
don
Gesualdo
?
-
Ah
?
...
Che
volete
?
...
La
rivoluzione
adesso
l
'
ho
in
casa
!
...
-
Capisco
,
capisco
...
Ma
infine
,
non
mi
pare
...
La
baronessa
,
che
parlava
al
bisogno
,
si
rivolse
a
don
Gesualdo
,
con
quella
faccia
di
malaugurio
,
chiedendogli
se
alla
duchessa
avessero
scritto
di
sua
madre
che
era
in
quello
stato
...
Bianca
aveva
l
'
orecchio
fino
degli
ammalati
gravi
.
-
No
!
no
!
Non
c
'
è
premura
!
-
interruppe
Zacco
.
Intanto
donna
Lavinia
si
era
alzata
per
andare
a
prendere
un
bicchier
d
'
acqua
.
Come
si
udì
suonare
il
campanello
dell
'
uscio
voleva
anche
correre
a
vedere
chi
fosse
.
-
Una
spada
a
due
mani
!
-
esclamò
sottovoce
il
barone
,
quasi
facesse
una
confidenza
,
e
sorridendo
di
compiacimento
.
-
Una
ragazza
che
in
casa
vale
un
tesoro
...
Giudiziosa
!
...
Per
sua
cugina
Bianca
poi
si
butterebbe
nel
fuoco
!
...
-
La
mamma
sorrideva
lei
pure
discretamente
.
In
quella
sopraggiunse
la
serva
ad
annunziare
che
c
'
era
il
barone
Rubiera
con
la
moglie
.
-
Lui
?
Ci
vuole
una
bella
faccia
tosta
!
...
-
saltò
su
il
barone
cercando
il
cappello
che
teneva
in
testa
.
-
Vedrete
che
viene
a
parlarvi
di
ciò
che
v
'
ho
detto
!
Non
ci
avete
un
'
altra
uscita
?
...
per
non
vederlo
in
faccia
,
quella
bestia
!
...
La
sua
famiglia
toglieva
commiato
in
fretta
e
in
furia
al
pari
di
lui
,
cercando
gli
scialli
,
rovesciando
le
seggiole
,
urtandosi
fra
di
loro
,
quasi
don
Ninì
stesse
per
irrompere
a
mano
armata
nella
camera
.
La
povera
inferma
,
smarrita
in
quel
parapiglia
,
si
lasciò
sfuggire
con
un
filo
di
voce
:
-
Per
l
'
amor
di
Dio
...
Non
ne
posso
più
!
-
No
...
Non
potete
farne
a
meno
,
cugina
mia
!
...
Sono
parenti
anch
'
essi
!
...
Vedrete
che
vengono
apposta
,
onde
approfittare
dell
'
occasione
...
Finta
di
farvi
una
visita
...
Piuttosto
ce
ne
andremo
noi
...
E
'
giusto
...
Chi
prima
arriva
al
mulino
...
Ma
i
Rubiera
non
spuntavano
ancora
.
Don
Gesualdo
andò
nell
'
anticamera
,
dove
seppe
dalla
serva
che
aspettavano
nel
salotto
,
come
avevano
sentito
che
c
'
erano
i
Zacco
...
-
Meglio
!
-
osservò
il
barone
.
-
Vuol
dire
che
desidera
parlarvi
a
quattr
'
occhi
,
don
Ninì
!
...
Allora
noi
non
ci
moviamo
.
Restiamo
a
far
compagnia
alla
cugina
,
intanto
che
voi
fate
gli
affari
vostri
...
Sentiremo
poi
cosa
è
venuto
a
dirvi
quello
sciocco
!
La
serva
aveva
portato
un
lumicino
nel
salotto
,
e
in
quella
semioscurità
don
Ninì
sembrava
addirittura
enorme
,
infagottato
nel
cappotto
,
con
la
sciarpa
di
lana
sino
alle
orecchie
una
zazzera
sulla
nuca
che
non
tagliava
sino
a
maggio
.
Donna
Giuseppina
invece
s
'
era
aggobbita
,
aveva
il
viso
floscio
e
grinzoso
nel
cappuccio
rotondo
,
i
capelli
di
un
grigio
sudicio
mal
pettinati
,
lisciati
in
fretta
con
le
mani
e
fermati
dal
fazzoletto
di
seta
che
portava
legato
sotto
il
mento
,
le
mani
corrose
e
nere
,
delle
mani
di
buona
massaia
con
le
quali
gesticolava
per
difendere
gli
interessi
del
marito
,
agitandosi
nel
cappottino
seminato
di
pillacchere
,
che
la
copriva
tutta
quanta
,
mostrando
in
tutta
la
persona
l
'
incuria
e
la
trascuraggine
della
signora
ricca
che
non
ha
bisogno
di
parere
,
della
moglie
che
ha
cessato
di
far
figliuoli
e
non
deve
neppure
piacere
al
marito
.
E
sulla
bocca
sdentata
teneva
fisso
un
sorriso
di
povera
,
il
sorriso
umile
di
chi
viene
a
sollecitare
un
favore
,
mentre
don
Ninì
cercava
le
parole
,
girando
il
cappellaccio
fra
le
mani
,
con
quella
sciarpa
sino
al
naso
che
gli
dava
un
aspetto
minaccioso
.
La
moglie
gli
fece
animo
con
un
'
occhiata
,
e
cominciò
lei
:
-
Abbiamo
sentito
che
la
cugina
sta
male
...
Siam
corsi
subito
con
Ninì
...
Infine
siamo
parenti
...
dello
stesso
sangue
...
Le
questioni
...
gl
'
interessi
...
si
sa
,
in
tutte
le
famiglie
...
Ma
ogni
cosa
deve
mettersi
da
banda
in
certe
occasioni
...
Anche
Ninì
...
poveretto
,
non
si
dava
pace
...
Diceva
sempre
...
Infine
vorrei
sapere
perché
...
Don
Ninì
approvava
coi
gesti
e
con
tutta
la
persona
che
aveva
lasciato
cadere
sul
canapè
facendolo
scricchiolare
;
e
subito
intavolò
il
discorso
per
cui
erano
venuti
-
sua
moglie
volle
assolutamente
che
il
cugino
sedesse
in
mezzo
,
fra
due
fuochi
.
-
Abbiamo
quell
'
affare
del
nuovo
appalto
,
caro
don
Gesualdo
.
Perché
dobbiamo
farci
la
guerra
fra
di
noi
,
dico
io
?
a
vantaggio
altrui
?
...
giacchè
infine
siamo
parenti
!
...
-
Sicuro
!
-
interruppe
la
moglie
.
-
Siamo
venuti
per
questo
...
Come
sta
la
cugina
?
-
Come
Dio
vuole
!
...
Come
ci
avessi
il
gastigo
di
Dio
sulle
spalle
!
...
Non
ho
testa
di
pensare
agli
affari
adesso
...
-
No
,
no
,
non
voglio
che
ci
pensiate
...
Appunto
dicevo
...
dovreste
rimettervene
a
una
persona
di
fiducia
...
Salvo
l
'
interesse
,
ben
inteso
...
Don
Ninì
a
un
tratto
si
fece
scuro
in
viso
,
cacciandosi
all
'
indietro
appuntandogli
in
faccia
gli
occhi
sospettosi
:
-
Ditemi
un
po
'
vi
fidate
voi
di
Zacco
?
Eh
?
vi
fidate
?
Don
Gesualdo
malgrado
il
malumore
che
aveva
in
corpo
,
mosse
la
bocca
a
riso
,
come
a
dire
che
non
si
fidava
di
nessuno
.
-
Bene
!
Se
sapeste
che
roba
è
quell
'
uomo
!
...
Ciò
che
diceva
di
voi
,
prima
!
...
prima
di
essere
pane
e
cacio
con
voi
!
...
Che
roba
gli
scappava
di
bocca
!
...
Donna
Giuseppina
,
con
le
gote
gonfie
,
stringeva
le
labbra
,
quasi
per
non
lasciarselo
scappare
neppur
lei
.
-
Infine
,
lasciamo
andare
!
Chiacchiera
non
macina
al
mulino
...
E
'
parente
anche
lui
!
...
Dunque
torniamo
a
noi
.
Perché
ci
facciamo
la
guerra
?
Perché
facciamo
campare
giudici
ed
avvocati
alle
nostre
spalle
?
Cosa
sono
questi
malumori
fra
parenti
?
Per
quella
miseria
che
vi
devo
?
Sì
,
una
miseria
!
Per
voi
è
una
presa
di
tabacco
...
-
Scusate
,
scusate
,
anche
per
voi
...
Allora
interloquì
donna
Giuseppina
,
contando
miserie
,
una
famiglia
numerosa
,
sua
suocera
,
la
baronessa
,
finché
viveva
lei
...
-
Scusate
...
Non
c
'
entra
...
E
'
che
i
denari
servono
,
sapete
...
I
miei
denari
li
ho
dati
a
vostro
marito
.
Don
Ninì
prese
a
scusarsi
,
dinanzi
alla
moglie
.
Certo
...
i
denari
se
li
era
fatti
prestare
...
in
un
momento
che
aveva
persa
la
testa
...
Quando
si
è
giovani
...
sarebbe
meglio
tagliarsela
la
testa
,
alle
volte
...
Voleva
pagare
...
col
tempo
...
sino
all
'
ultimo
baiocco
,
senza
liti
,
senza
altre
spese
...
appena
chiudeva
gli
occhi
sua
madre
...
Ma
era
giusto
inasprirgli
contro
la
baronessa
,
santo
Dio
?
Farle
commettere
qualche
bestialità
?
...
-
Ah
?
-
disse
don
Gesualdo
.
-
Ah
?
-
E
guardò
donna
Giuseppina
come
per
chiedere
perché
non
pagasse
lei
.
Don
Ninì
imbarazzato
guardava
ora
lui
ed
ora
la
moglie
.
Essa
infine
interloquì
,
troncandogli
la
parola
con
un
segno
del
fazzoletto
che
aveva
tirato
fuori
dalla
borsa
.
-
Non
è
questo
soltanto
...
L
'
affare
delle
terre
...
Non
glie
ne
avete
ancora
parlato
al
cugino
don
Gesualdo
?
...
-
Sì
...
l
'
affare
delle
terre
comunali
...
-
Lo
so
,
-
rispose
don
Gesualdo
.
-
L
'
affitto
scade
in
agosto
.
Chi
vorrà
dire
all
'
asta
,
poi
...
-
No
!
no
!
...
né
voi
né
io
ce
le
mangeremo
.
-
Legge
nuova
!
-
interruppe
donna
Giuseppina
con
un
sorriso
agro
.
-
Le
terre
non
si
dànno
più
in
affitto
!
Il
comune
le
dà
a
censo
...
ai
più
poveri
...
Un
bocconcino
per
ciascuno
...
Saremo
tutti
possidenti
nel
paese
,
da
qui
a
un
po
'
!
...
Non
lo
sapete
?
Don
Gesualdo
drizzò
le
orecchie
,
mettendo
da
parte
un
momento
i
suoi
guai
.
Indi
abbozzò
un
sorriso
svogliato
.
-
Come
è
vero
Dio
!
-
soggiunse
il
barone
Rubiera
.
-
Ho
visto
il
progetto
,
sì
,
al
palazzo
di
città
!
Dicono
che
il
comune
ci
guadagna
,
e
ciascuno
avrà
il
suo
pezzo
di
terra
.
Allora
don
Gesualdo
cavò
fuori
la
tabacchiera
,
fiutando
un
agguato
.
-
Cioè
?
cioè
?
-
Don
Gesualdo
!
-
chiamò
la
serva
dall
'
uscio
.
-
Un
momento
,
vossignoria
...
-
Fate
,
fate
pure
il
comodo
vostro
!
-
disse
donna
Giuseppina
.
-
Non
abbiamo
premura
.
Aspetteremo
.
-
La
padrona
!
Vuol
parlare
con
vossignoria
!
-
Eh
?
Che
vogliono
?
Che
dicono
?
-
L
'
assalirono
subito
i
Zacco
appena
don
Gesualdo
entrò
nella
stanza
dell
'
inferma
.
-
Son
io
che
ho
mandato
a
chiamarvi
,
-
disse
il
barone
col
sorriso
furbo
.
Ma
lui
non
rispose
,
chino
sulla
moglie
,
la
quale
s
'
aiutava
cogli
occhi
e
con
quella
povera
mano
pallida
e
scarna
che
diceva
per
lei
:
"
No
!
...
Non
vi
mettete
con
colui
...
se
volete
darmi
retta
una
volta
sola
...
Non
vi
mettete
insieme
con
mio
cugino
Rubiera
,
voi
!
...
Guardate
che
vi
parlo
in
punto
di
morte
!..."
Aveva
la
voce
afonica
,
gli
occhi
che
penetravano
,
così
lucenti
e
fissi
.
Zacco
che
si
era
chinato
anche
lui
sul
letto
per
udire
,
esclamò
trionfante
:
-
Benedetta
!
parla
come
una
che
vede
al
di
là
!
Non
fareste
nulla
di
buono
con
quell
'
uomo
!
Una
bestia
!
Una
banderuola
!
Ciò
che
vi
dice
vostra
moglie
in
un
momento
come
questo
è
vangelo
,
don
Gesualdo
!
Ricordatevi
bene
!
Io
mi
farei
scrupolo
a
non
darle
retta
,
in
parola
d
'
onore
!
...
-
E
donna
Giuseppina
?
Finta
,
maligna
!
...
-
aggiunse
la
Zacco
.
-
Ha
abbreviato
i
giorni
della
suocera
!
Non
vede
l
'
ora
di
levarsela
dagli
occhi
!
-
Andate
,
andate
a
sentire
il
resto
.
Qui
ci
siamo
noi
.
Andateci
pure
,
se
no
vi
restano
lì
fino
a
domani
!
Don
Ninì
stava
ancora
seduto
sul
canapè
,
sbuffando
dal
caldo
nella
sciarpa
di
lana
,
col
cappello
in
testa
;
e
donna
Giuseppina
si
era
alzata
per
osservare
al
buio
le
galanterie
disposte
in
bell
'
ordine
sui
mobili
:
il
servizio
da
caffè
,
i
fiori
di
carta
sotto
le
campane
di
cristallo
,
l
'
orologio
che
segnava
sempre
la
stessa
ora
.
Vedendo
don
Gesualdo
di
ritorno
gli
disse
subito
:
-
Vi
ha
fatto
chiamare
il
barone
Zacco
?
Non
c
'
era
motivo
...
Qui
non
si
fanno
misteri
...
-
Non
si
fanno
misteri
!
-
ripigliò
il
marito
.
-
Si
tratta
di
metterci
d
'
accordo
...
tutti
i
bene
intenzionati
...
Se
è
bene
intenzionato
anche
lui
...
quel
signore
!
...
-
Ma
,
-
osservò
don
Gesualdo
.
-
se
la
cosa
è
come
dite
,
io
non
saprei
che
farci
...
Cosa
volete
da
me
?
Donna
Giuseppina
si
era
perfino
trasformata
in
volto
,
appuntando
in
faccia
a
questo
e
a
quello
gli
occhi
come
due
spilli
,
masticando
un
sorriso
con
la
bocca
nera
.
Cacciò
indietro
del
tutto
il
marito
,
e
si
prese
tutto
per
sé
il
cugino
Motta
.
-
Sì
,
il
rimedio
c
'
è
!
...
c
'
è
!
-
E
stette
un
po
'
a
guardarlo
fisso
per
fare
più
colpo
.
Poscia
,
tenendo
stretta
la
borsa
fra
le
mani
gli
si
accostò
con
una
mossa
dei
fianchi
,
in
confidenza
:
-
Si
tratta
di
far
prendere
le
terre
a
gente
nostra
...
sottomano
...
-
disse
il
barone
.
-
No
!
no
!
...
Lasciate
che
gli
spieghi
io
...
Le
terre
del
comune
devono
darsi
a
censo
,
eh
?
a
pezzi
e
a
bocconi
perché
ogni
villano
abbia
la
sua
parte
?
Va
bene
!
Lasciamoli
fare
.
Anzi
,
mettiamo
avanti
,
sottomano
,
degli
altri
pretendenti
...
dei
maestri
di
bottega
,
della
gente
che
non
sa
cosa
farsene
della
terra
e
non
ne
caverà
neppure
i
denari
del
censo
.
Ci
hanno
tutti
lo
stesso
diritto
,
non
è
vero
?
Allora
,
con
un
po
'
di
giudizio
,
anticipando
a
questo
e
a
quello
una
piccola
somma
...
Loro
falliscono
in
capo
all
'
anno
,
e
noi
ci
pigliamo
la
terra
in
compenso
del
credito
.
Avete
capito
?
Bisogna
evitare
per
quanto
si
può
che
ci
mettano
mano
i
villani
.
Quelli
non
se
lo
lasciano
scappare
mai
più
il
loro
pezzetto
di
terra
.
Ci
lasciano
le
ossa
piuttosto
!
Don
Gesualdo
si
alzò
di
botto
,
colle
narici
aperte
,
la
faccia
rianimata
a
un
tratto
,
e
si
mise
a
passeggiare
per
la
stanza
.
Poi
,
tornando
in
faccia
ai
due
che
s
'
erano
alzati
pure
,
sorpresi
:
-
Questa
non
viene
da
voi
!
-
esclamò
.
-
Questa
è
buona
!
Questa
so
di
dove
viene
!
-
Ah
!
ah
!
capite
?
vedete
?
...
-
rispose
il
barone
trionfante
.
-
Prima
di
tutto
bisogna
tappare
la
bocca
a
Nanni
l
'
Orbo
...
Col
giudizio
...
con
un
po
'
di
denaro
...
senza
far
torto
a
nessuno
,
ben
inteso
!
...
La
giustizia
...
-
Voi
che
ci
avete
mano
...
Quello
è
un
imbroglione
,
un
arruffapopolo
...
capace
di
aizzarci
contro
tutto
il
paese
.
Voi
che
ci
avete
mano
dovreste
chiudergli
la
bocca
.
Don
Gesualdo
tornò
a
sedersi
,
pentito
d
'
essersi
lasciato
trasportare
dal
primo
movimento
,
grattandosi
il
capo
.
Ma
il
barone
Zacco
,
che
stava
di
là
coll
'
orecchio
teso
,
non
seppe
più
frenarsi
.
-
Scusate
,
scusate
,
signori
miei
!
-
disse
entrando
.
-
Se
disturbo
...
se
avete
da
parlare
in
segreto
...
Me
ne
vo
...
-
E
si
mise
a
sedere
lui
pure
,
col
cappello
in
testa
.
Tacquero
tutti
,
ciascuno
sbirciando
sottecchi
il
compagno
,
don
Ninì
col
naso
dentro
la
sciarpa
,
sua
moglie
colle
labbra
strette
.
Infine
disse
che
le
rincresceva
tanto
della
malattia
di
Bianca
.
-
Proprio
!
c
'
è
un
lutto
nel
paese
.
Ninì
è
un
pezzo
che
mi
predica
:
Giuseppina
mia
,
dobbiamo
andare
a
vedere
come
sta
mia
cugina
...
Gl
'
interessi
sono
una
cosa
,
ma
la
parentela
poi
è
un
'
altra
...
-
Dunque
,
-
riprese
don
Gesualdo
,
-
questa
bella
pensata
di
pigliarci
sottomano
le
terre
del
comune
chi
l
'
ha
fatta
?
Allora
non
fu
più
il
caso
di
fingere
.
Donna
Giuseppina
tornò
a
discorrere
del
fermento
che
c
'
era
in
paese
,
della
rivoluzione
che
minacciavano
.
Il
barone
Zacco
si
agitò
,
facendo
segno
col
capo
a
don
Gesualdo
.
-
Eh
?
eh
?
Cosa
vi
ho
detto
or
ora
?
...
-
Infine
...
-
conchiuse
donna
Giuseppina
,
-
è
meglio
parlarci
chiaro
e
darci
la
mano
tutti
quelli
che
abbiamo
da
perdere
...
E
tornò
su
quella
birbonata
di
sminuzzare
le
terre
del
comune
fra
i
più
poveri
,
in
tante
briciole
,
un
pizzico
per
ciascuno
,
che
non
fa
male
a
nessuno
!
...
Essa
rideva
così
che
le
ballava
il
ventre
dalla
bile
.
-
Ah
?
?
?
-
esclamò
il
barone
pavonazzo
in
viso
,
e
cogli
occhi
fuori
dell
'
orbita
.
-
Ah
?
?
?
-
E
non
disse
altro
Don
Gesualdo
rideva
anche
lui
.
-
Ah
?
voi
ridete
,
ah
?
-
Cosa
volete
che
faccia
?
Non
me
ne
importa
nulla
,
vi
dico
!
Donna
Giuseppina
rimase
stupefatta
:
-
Come
!
...
voi
!
...
-
Quindi
lo
tirò
in
disparte
,
vicino
al
canterano
dov
'
era
l
'
orologio
fermo
,
parlandogli
piano
,
con
le
mani
negli
occhi
.
Don
Gesualdo
stava
zitto
,
lisciandosi
il
mento
,
con
quel
risolino
calmo
che
faceva
schiattare
la
gente
.
I
due
baroni
da
lontano
tenevano
gli
occhi
fissi
su
di
lui
,
come
due
mastini
.
Infine
egli
scosse
il
capo
.
-
No
!
no
!
Ditegli
al
canonico
Lupi
che
denari
non
ne
metto
fuori
più
per
simili
pasticci
.
Le
terre
se
le
pigli
chi
vuole
...
Io
ho
le
mie
...
Gli
altri
gli
si
rivoltarono
contro
tutti
d
'
accordo
,
vociando
,
eccitandosi
l
'
un
l
'
altro
.
Zacco
,
adesso
che
aveva
capito
di
che
si
trattava
,
scalmanavasi
più
di
tutti
:
-
Una
pensata
seria
!
Da
uomo
con
tanto
di
barba
!
Il
miglior
modo
per
evitare
quella
birbonata
di
dividere
fra
i
nullatenenti
i
fondi
del
comune
!
...
Capite
?
...
Allora
vuol
dire
che
il
mio
non
è
più
mio
,
e
ciascuno
vuole
la
sua
parte
!
...
-
Don
Gesualdo
,
duro
,
scrollava
il
capo
;
badava
a
ripetere
:
-
No
!
no
!
non
mi
ci
pigliano
!
-
Tutt
'
a
un
tratto
il
barone
Zacco
afferrò
don
Ninì
per
la
sciarpa
e
lo
spinse
verso
il
canapè
quasi
volesse
mangiarselo
,
sussurrandogli
nell
'
orecchio
:
-
Volete
sentirla
?
Volete
che
ve
la
canti
?
E
'
segno
che
quello
lì
ci
ha
il
suo
fine
per
farci
rimaner
tutti
quanti
siamo
con
tanto
di
naso
!
...
Lo
conosco
!
...
Le
signore
Zacco
allo
strepito
s
'
erano
affacciate
sull
'
uscio
dell
'
anticamera
.
Successe
un
istante
d
'
imbarazzo
fra
i
parenti
.
Zacco
e
don
Ninì
si
calmarono
di
botto
,
tornando
cerimoniosi
.
-
Scusate
!
scusate
!
La
cugina
Bianca
crederà
chissà
cosa
,
al
sentirci
gridare
...
per
nulla
poi
!
...
-
Zacco
sorrideva
bonariamente
,
con
la
faccia
ancora
infocata
.
Don
Ninì
s
'
avvolgeva
di
nuovo
la
sciarpa
al
collo
.
Sua
moglie
,
col
sorriso
amabile
lei
pure
,
tolse
commiato
.
-
Tanti
saluti
a
donna
Bianca
...
Non
vogliamo
disturbarla
...
Speriamo
che
la
Madonna
abbia
a
fare
il
miracolo
...
-
Don
Ninì
con
la
bocca
coperta
grugnì
anche
lui
qualche
parola
che
non
potè
udirsi
.
-
Un
momento
.
Vengo
con
voi
,
-
esclamò
Zacco
.
-
E
fingendo
di
cercare
il
cappello
e
la
canna
d
'
India
s
'
accostò
a
don
Gesualdo
nel
buio
dell
'
anticamera
.
-
Sentite
...
Fate
male
,
in
parola
d
'
onore
!
Quella
è
una
proposta
seria
!
...
Fate
male
a
non
intendervi
col
barone
Rubiera
!
...
-
No
,
non
voglio
impicci
!
...
Ho
tanti
altri
fastidi
pel
capo
!
...
Poi
,
mia
moglie
ha
detto
di
no
.
Avete
udito
voi
stesso
.
Il
barone
stava
per
montare
in
furia
davvero
!
-
Ah
!
...
vostra
moglie
?
...
Le
date
retta
quando
vi
accomoda
!
-
Ma
cambiò
tono
subito
.
-
Del
resto
fate
voi
!
...
Fate
voi
,
amico
mio
!
...
Aspettate
,
don
Ninì
.
Veniamo
subito
.
-
Sua
moglie
non
la
finiva
più
.
Sembrava
che
non
potesse
staccarsi
dal
letto
dell
'
ammalata
,
rincalzando
la
coperta
,
sprimacciandole
il
guanciale
,
mettendole
sotto
mano
il
bicchier
d
'
acqua
e
le
medicine
,
con
la
faccia
lunga
,
sospirando
,
biasciando
avemarie
.
Voleva
pure
che
restasse
la
sua
ragazza
ad
assistere
la
notte
,
se
mai
.
Donna
Lavinia
acconsentiva
di
tutto
cuore
,
dandosi
da
fare
anche
essa
,
premurosa
,
impadronendosi
già
delle
chiavi
,
vigilando
su
tutto
,
come
una
padrona
.
-
No
!
...
-
mormorò
Bianca
con
la
voce
rauca
.
-
No
!
...
Non
ho
bisogno
di
nessuno
!
...
Non
voglio
nessuno
!
...
Li
seguiva
per
la
camera
con
l
'
occhio
inquieto
,
sospettoso
,
diffidente
,
con
un
certo
tono
di
rancore
nella
voce
cavernosa
.
Sforzavasi
di
mostrarsi
più
forte
,
sollevandosi
a
stento
sui
gomiti
tremanti
,
cogli
omeri
appuntati
che
sembravano
forare
la
camiciuola
da
notte
.
Poscia
,
appena
le
Zacco
se
ne
furono
andate
,
ricadde
sfinita
,
facendo
segno
al
marito
d
'
accostarsi
.
-
Sentite
!
...
sentite
!
...
Non
le
voglio
più
!
...
Non
le
fate
venir
più
quelle
donne
...
Si
son
messe
in
testa
di
darvi
moglie
...
come
se
fossi
già
morta
.
E
col
capo
seguitava
a
far
segno
di
sì
,
di
sì
,
che
non
s
'
ingannava
,
col
mento
aguzzo
nell
'
ombra
della
gola
infossata
,
mentr
'
egli
,
chino
su
di
lei
,
le
parlava
come
a
una
bimba
sorridendo
,
con
gli
occhi
gonfi
però
.
-
Vi
portano
in
casa
la
Lavinia
...
Non
vedono
l
'
ora
che
io
chiuda
gli
occhi
...
-
Lui
protestava
di
no
che
non
gliene
importava
nulla
della
Lavinia
,
che
non
voleva
più
rimaritarsi
,
che
ne
aveva
visti
abbastanza
dei
guai
.
E
la
poveretta
stava
ad
ascoltarlo
tutta
contenta
,
cogli
occhi
lustri
che
penetravano
fin
dentro
,
per
vedere
se
dicesse
la
verità
.
-
Sentite
...
ancora
...
un
'
altra
cosa
...
Accennava
sempre
con
la
mano
,
poichè
la
voce
le
mancava
,
quella
voce
che
sembrava
venire
da
lontano
,
gli
occhi
che
si
velavano
a
quando
a
quando
di
un
'
ombra
.
Aveva
fatto
anche
uno
sforzo
per
sollevarsi
,
onde
passargli
un
braccio
al
collo
,
come
non
le
restasse
che
lui
per
attaccarsi
alla
vita
,
agitando
il
viso
che
si
era
affilato
maggiormente
,
quasi
volesse
nasconderglielo
in
petto
,
quasi
volesse
confessarsi
con
lui
.
Dopo
un
momento
allentò
le
braccia
,
col
volto
rigido
e
chiuso
,
colla
voce
mutata
:
-
Più
tardi
...
Vi
dirò
poi
...
Ora
non
posso
...
II
Adesso
tutto
andava
a
rotta
di
collo
per
don
Gesualdo
;
la
casa
in
disordine
;
la
gente
di
campagna
,
lontano
dagli
occhi
del
padrone
,
faceva
quel
che
voleva
;
le
stesse
serve
scappavano
ad
una
ad
una
,
temendo
il
contagio
della
tisi
;
persino
Mena
,
l
'
ultima
che
era
rimasta
pel
bisogno
,
quando
parlarono
di
farle
lavare
i
panni
dell
'
ammalata
che
la
lavandaia
rifiutavasi
di
portare
al
fiume
,
temendo
di
perdere
le
altre
pratiche
,
disse
chiaro
il
fatto
suo
:
-
Don
Gesualdo
,
scusate
tanto
,
ma
la
mia
pelle
vale
quanto
la
vostra
che
siete
ricco
...
Non
vedete
com
'
è
ridotta
vostra
moglie
?
...
Mal
sottile
è
,
Dio
liberi
!
Io
ho
paura
,
e
vi
saluto
tanto
.
Dopo
che
s
'
erano
ingrassati
nella
sua
casa
!
Ora
tutti
l
'
abbandonavano
quasi
rovinasse
,
e
non
c
'
era
neppure
chi
accendesse
il
lume
.
Sembrava
quella
notte
alla
Salonia
,
in
cui
aveva
dovuto
mettere
colle
sue
mani
il
padre
nel
cataletto
.
Né
denari
né
nulla
giovava
più
.
Allora
don
Gesualdo
si
scoraggiò
davvero
.
Non
sapendo
dove
dar
di
capo
,
pensò
agli
amici
antichi
,
quelli
che
si
ricordano
nel
bisogno
,
e
mandò
a
chiamare
Diodata
per
dare
una
mano
.
Venne
invece
il
marito
di
lei
,
sospettoso
,
guardandosi
intorno
,
badando
dove
metteva
i
piedi
,
sputacchiando
di
qua
e
di
là
:
-
Quanto
a
me
...
anche
la
mia
pelle
,
se
la
volete
,
don
Gesualdo
!
...
Ma
Diodata
è
madre
di
famiglia
,
lo
sapete
...
Se
le
capita
qualche
disgrazia
,
Dio
ne
liberi
voi
e
me
...
Se
piglia
la
malattia
di
vostra
moglie
...
Siamo
povera
gente
...
Voi
siete
tanto
ricco
;
ma
io
non
avrei
neppure
di
che
pagarle
il
medico
e
lo
speziale
...
Insomma
le
solite
litanie
,
la
solita
giaculatoria
per
cavargli
dell
'
altro
sangue
.
Finalmente
,
dopo
un
po
'
di
tira
e
molla
,
s
'
accordarono
sul
compenso
.
Gli
toccava
chiudere
gli
occhi
e
chinare
il
capo
.
Nanni
l
'
Orbo
,
tutto
contento
del
negozio
che
aveva
fatto
,
conchiuse
:
-
Quanto
a
noi
siete
padrone
anche
della
nostra
pelle
,
don
Gesualdo
.
Comandateci
pure
,
di
notte
e
di
giorno
.
Vo
a
pigliare
mia
moglie
e
ve
la
porto
.
Ma
Bianca
soffriva
adesso
di
un
altro
male
.
Non
voleva
vedersi
Diodata
per
casa
.
Non
pigliava
nulla
dalle
sue
mani
.
-
No
!
...
tu
,
no
!
...
Vattene
via
!
Che
sei
venuta
a
fare
,
tu
?
-
Irritavasi
contro
quegli
affamati
che
venivano
a
mangiare
alle
sue
spalle
.
Come
s
'
affezionasse
anche
alla
roba
,
in
quel
punto
;
come
si
risvegliasse
in
lei
un
rancore
antico
,
una
gelosia
del
marito
che
volevano
rubarle
,
quella
cattiva
gente
venuta
apposta
a
chiuderle
gli
occhi
,
a
impadronirsi
di
tutto
il
suo
.
Era
diventata
tale
e
quale
una
bambina
,
sospettosa
irascibile
,
capricciosa
.
Si
lagnava
che
le
mettessero
qualche
cosa
nel
brodo
,
che
le
cambiassero
le
medicine
.
Ogni
volta
che
si
udiva
il
campanello
dell
'
uscio
c
'
era
una
scena
.
Diceva
che
mandavano
via
la
gente
per
non
fargliela
vedere
.
-
Ho
sentito
la
voce
di
mio
fratello
don
Ferdinando
!
...
E
'
arrivata
una
lettera
di
mia
figlia
,
e
non
hanno
voluto
darmela
!
...
-
Il
pensiero
della
figlia
era
un
altro
tormento
.
Isabella
stava
anch
'
essa
poco
bene
,
lontano
tanto
,
un
viaggio
che
l
'
avrebbe
rovinata
per
sempre
,
scriveva
suo
marito
.
Del
resto
sapevano
da
un
pezzo
come
Bianca
si
strascinasse
fra
letto
e
lettuccio
,
e
non
avrebbero
mai
creduto
la
catastrofe
così
prossima
.
Intanto
la
povera
madre
non
sapeva
darsi
pace
,
e
se
la
pigliava
con
don
Gesualdo
e
con
tutti
quanti
le
stavano
vicino
.
Ci
voleva
una
pazienza
da
santi
.
Aveva
un
bel
dire
suo
marito
:
-
Guarda
!
...
Cosa
diavolo
ti
viene
in
mente
adesso
!
...
Anche
la
gelosia
ti
viene
in
mente
!
...
-
Essa
aveva
certe
occhiate
nere
che
non
le
aveva
mai
visto
.
Con
certo
suono
che
non
le
aveva
mai
udito
nella
voce
rauca
,
essa
gli
diceva
:
-
Mi
avete
tolto
mia
figlia
...
anche
adesso
che
sono
in
questo
stato
!
...
Ve
lo
lascio
per
scrupolo
di
coscienza
!
...
-
Oppure
gli
rinfacciava
di
averle
messo
fra
i
piedi
quell
'
altra
gente
...
Oppure
non
rispondeva
affatto
,
col
viso
rivolto
al
muro
,
implacabile
.
Nanni
l
'
Orbo
s
'
era
installato
come
un
papa
in
casa
di
don
Gesualdo
.
Mangiava
e
beveva
.
Veniva
ogni
giorno
a
empirsi
la
pancia
.
Diodata
badava
a
quel
che
c
'
era
da
fare
,
e
lui
correva
in
piazza
a
spassarsela
,
a
confabulare
cogli
amici
,
a
dir
che
ci
voleva
questo
e
si
doveva
far
quell
'
altro
,
a
difendere
la
causa
della
povera
gente
nella
quistione
di
spartirsi
i
feudi
del
comune
,
ciascuno
il
suo
pezzetto
,
come
voleva
Dio
,
e
quanti
figliuoli
ogni
galantuomo
aveva
sulle
spalle
,
tante
porzioni
!
Egli
conosceva
anche
per
filo
e
per
segno
tutti
i
maneggi
dei
pezzi
grossi
che
cercavano
appropriarsi
le
terre
.
Una
volta
attaccò
una
gran
discussione
su
quest
'
argomento
con
Canali
,
e
andò
a
finire
a
pugni
,
adesso
che
non
era
più
il
tempo
delle
prepotenze
e
ognuno
diceva
le
sue
ragioni
.
Il
giorno
dopo
mastro
Titta
era
andato
da
Canali
a
radergli
la
barba
,
allorché
suonarono
il
campanello
e
Canali
andò
a
vedere
colla
saponata
al
mento
.
Mentre
affilava
il
rasoio
,
mastro
Titta
allungò
il
collo
per
semplice
curiosità
,
e
vide
Canali
il
quale
parlava
nell
'
anticamera
con
Gerbido
,
una
faccia
tutti
e
due
da
far
tendere
l
'
orecchio
a
chiunque
.
Canali
diceva
a
Gerbido
:
-
Ma
ti
fidi
poi
?
-
E
Gerbido
rispose
:
-
Oh
!
!
!
-
Nient
'
altro
.
Canali
tornò
a
farsi
la
barba
,
tranquillo
come
nulla
fosse
,
e
mastro
Titta
non
ci
pensò
più
.
Soltanto
la
sera
,
non
sapeva
egli
stesso
il
perché
...
un
presentimento
,
vedendo
Gerbido
appostato
alla
cantonata
della
Masera
,
colla
carabina
sotto
!
...
Gli
tornarono
in
mente
le
parole
di
poco
prima
.
-
Chissà
per
chi
è
destinata
quella
pillola
,
Dio
liberi
!
...
-
pensò
fra
di
sé
.
Già
i
tempi
erano
sospetti
,
e
la
gente
s
'
era
affrettata
a
casa
prima
che
suonasse
l
'
avemaria
.
Più
in
là
incontrando
Nanni
l
'
Orbo
,
che
stava
da
quelle
parti
,
il
cuore
gli
disse
che
Gerbido
aspettasse
appunto
lui
.
-
Che
fate
a
quest
'
ora
fuori
,
compare
Nanni
?
-
gli
disse
mastro
Titta
.
-
Venitevene
a
casa
piuttosto
,
che
faremo
la
strada
insieme
...
-
No
,
mastro
Titta
,
devo
passare
qui
dal
tabaccaio
,
e
poi
vo
un
momento
a
vedere
Diodata
,
che
è
ad
assistere
la
moglie
di
don
Gesualdo
.
-
Fatemi
questo
piacere
,
compare
Nanni
!
Venite
a
casa
piuttosto
!
Il
tabacco
ve
lo
darò
io
,
e
da
vostra
moglie
ci
andrete
domani
.
Non
son
tempi
d
'
andare
per
le
strade
a
quest
'
ora
!
...
Credete
a
me
!
...
L
'
altro
la
voltava
in
burla
;
diceva
di
non
aver
paura
lui
,
che
gli
rubassero
i
denari
che
non
aveva
...
L
'
aspettava
sua
moglie
con
un
piatto
di
maccheroni
...
e
tante
altre
cose
...
Per
un
piatto
di
maccheroni
,
Dio
liberi
,
ci
lasciò
la
pelle
!
Appena
mastro
Titta
udì
il
rumore
della
schioppettata
,
due
minuti
dopo
,
disse
fra
sé
:
-
Questa
è
compare
Nanni
che
se
l
'
è
presa
.
Don
Gesualdo
quel
giorno
aveva
avuto
degli
altri
dispiaceri
.
Speranza
mandava
l
'
usciere
giusto
quando
sapeva
di
fargli
dare
l
'
anima
al
diavolo
.
Non
gli
lasciavano
requie
da
anni
ed
anni
,
e
gli
avevano
fatto
incanutire
i
capelli
con
quella
lite
.
Anche
Speranza
ci
si
era
ridotta
simile
a
una
strega
;
ci
s
'
era
mangiata
la
chiusa
e
la
vigna
,
stuzzicata
da
ciascuno
che
avesse
avuto
da
dire
con
suo
fratello
.
Andava
vituperandolo
da
per
tutto
.
L
'
aspettava
apposta
nella
strada
per
vomitargli
addosso
delle
ingiurie
.
Gli
aizzava
contro
i
figliuoli
,
poiché
il
marito
non
voleva
guastarsi
il
sangue
-
era
buono
soltanto
per
portarsi
la
pancia
a
spasso
nel
paese
,
lui
-
e
lo
stesso
Santo
,
allorchè
aveva
bisogno
di
denari
,
voltava
casacca
e
si
metteva
dalla
parte
di
Gesualdo
,
a
sputare
contro
di
lei
gli
stessi
improperi
che
aveva
diretto
al
fratello
:
una
banderuola
che
girava
a
seconda
del
vento
.
-
E
'
una
vera
bricconata
,
vedete
,
don
Camillo
!
Mi
tirano
di
queste
sassate
giusto
mentre
sono
nei
guai
sino
al
collo
.
Ho
seminato
bene
e
raccolgo
male
da
tutti
quanti
,
vedete
!
Don
Camillo
si
strinse
nelle
spalle
.
-
Scusate
,
don
Gesualdo
.
Io
fo
l
'
ufficio
mio
.
Perché
vi
siete
guastato
col
canonico
Lupi
?
...
Per
l
'
appalto
dello
stradone
!
...
per
una
cosa
da
nulla
...
Quello
è
un
servo
di
Dio
che
bisogna
tenerselo
amico
...
Ora
soffia
nel
fuoco
coi
vostri
parenti
...
Non
voglio
dir
male
di
nessuno
;
ma
vi
darà
da
fare
,
caro
don
Gesualdo
!
E
don
Gesualdo
stava
zitto
;
curvava
le
spalle
adesso
che
ciascuno
gli
diceva
la
sua
,
e
chi
poteva
gli
tirava
la
sassata
.
Come
sapevasi
che
sua
moglie
stava
peggio
,
il
marchese
Limòli
era
venuto
a
visitare
la
nipote
,
e
ci
aveva
condotto
pure
don
Ferdinando
,
tutti
e
due
a
braccetto
,
sorreggendosi
a
vicenda
.
-
La
morte
e
l
'
ignorante
,
-
osservavano
quanti
li
incontravano
a
quell
'
ora
per
le
strade
,
col
fermento
che
c
'
era
nel
paese
;
e
si
facevano
la
croce
vedendo
ancora
al
mondo
don
Ferdinando
,
con
quella
palandrana
che
non
teneva
più
insieme
.
I
due
vecchi
s
'
erano
messi
a
sedere
dinanzi
al
letto
,
col
mento
sul
bastone
,
mentre
don
Gesualdo
faceva
la
storia
della
malattia
,
e
il
cognato
gli
voltava
la
schiena
senza
dir
nulla
,
rivolto
alla
sorella
,
la
quale
guardava
or
questo
ed
ora
quell
'
altro
,
poveretta
,
con
quegli
occhi
che
volevano
far
festa
a
tutti
quanti
,
allorché
s
'
udì
un
vocìo
per
la
strada
,
gente
che
correva
strillando
,
quasi
fosse
scoppiata
la
rivoluzione
che
s
'
aspettava
.
Tutt
'
a
un
tratto
si
udì
bussare
al
portone
e
una
voce
che
gridava
:
-
Comare
Diodata
,
aprite
!
Correte
,
subito
!
Andate
a
vedere
,
che
vostro
marito
si
è
presa
una
schioppettata
!
...
lì
,
nella
farmacia
!
...
Diodata
corse
così
come
si
trovava
,
a
testa
scoperta
,
urlando
per
le
strade
.
In
un
momento
la
casa
di
don
Gesualdo
fu
tutta
sottosopra
.
Venne
anche
il
barone
Zacco
,
sospettoso
,
inquieto
,
masticando
le
parole
,
guardandosi
dinanzi
e
di
dietro
prima
d
'
aprir
bocca
.
-
Avete
visto
?
E
'
fatta
!
Hanno
ammazzato
il
marito
di
Diodata
!
Don
Gesualdo
allora
si
lasciò
scappare
la
pazienza
.
-
Che
ci
posso
fare
io
?
Mi
mancava
anche
questa
!
Che
diavolo
volete
da
me
?
-
Ah
,
cosa
potete
farci
?
...
Scusate
!
Credevo
che
doveste
ringraziarmi
...
se
vengo
subito
ad
avvertirvi
...
pel
bene
che
vi
voglio
...
da
amico
...
da
parente
...
Intanto
sopraggiungeva
dell
'
altra
gente
.
Zacco
allora
andava
a
vedere
chi
fosse
,
socchiudendo
l
'
uscio
dell
'
anticamera
.
Ogni
momento
si
udiva
sbattere
il
portone
,
tanti
scossoni
per
la
povera
ammalata
.
A
un
certo
punto
Zacco
venne
a
dire
,
tutto
stravolto
:
-
A
Palermo
c
'
è
un
casa
del
diavolo
...
La
rivoluzione
...
Vogliono
farla
anche
qui
...
Quel
briccone
di
Nanni
l
'
Orbo
doveva
farsi
ammazzare
giusto
adesso
!
...
Don
Gesualdo
continuava
a
stringersi
nelle
spalle
,
come
uno
che
non
gliene
importa
nulla
oramai
,
tutto
per
la
poveretta
ch
'
era
in
fin
di
vita
.
Dopo
un
po
'
giunsero
la
moglie
e
le
figlie
del
barone
Zacco
,
vestite
di
casa
,
cogli
scialli
giù
pel
dorso
,
le
facce
lunghe
,
senza
salutar
nessuno
.
Si
vedeva
ch
'
era
finita
.
La
baronessa
andava
a
parlare
ogni
momento
sottovoce
col
marito
.
Donna
Lavinia
s
'
impadronì
delle
chiavi
.
A
quella
vista
don
Gesualdo
si
sbiancò
in
viso
.
Non
ebbe
il
coraggio
neppure
di
chiedere
s
'
era
giunta
l
'
ora
.
Soltanto
,
cogli
occhi
lustri
interrogava
tutti
quanti
,
ad
uno
ad
uno
.
Ma
gli
rispondevano
con
delle
mezze
parole
.
Il
barone
allungava
il
muso
,
sua
moglie
alzava
gli
occhi
al
cielo
,
colle
mani
giunte
.
Le
ragazze
,
già
prese
dal
sonno
,
stavano
zitte
sedute
nella
stanza
accanto
a
quella
dov
'
era
l
'
ammalata
.
Verso
mezzanotte
,
come
la
poveretta
s
'
era
chetata
a
poco
a
poco
,
don
Gesualdo
voleva
mandarli
a
riposare
.
-
No
,
-
disse
il
barone
,
-
non
vi
lasceremo
solo
questa
notte
.
Allora
don
Gesualdo
non
fiatò
più
,
giacchè
non
c
'
era
più
speranza
.
Si
mise
a
passeggiare
in
lungo
e
in
largo
,
a
capo
chino
,
colle
mani
dietro
la
schiena
.
Di
tanto
in
tanto
si
chinava
sul
letto
della
moglie
.
Poi
tornava
a
passeggiare
nella
stanza
vicina
,
borbottava
fra
di
sè
,
scrollava
il
capo
,
si
stringeva
nelle
spalle
.
Infine
si
rivolse
a
Zacco
,
colla
voce
piena
di
lagrime
:
-
Io
direi
di
mandare
a
chiamare
i
suoi
parenti
...
eh
?
don
Ferdinando
...
Che
ne
dite
voi
?
Zacco
fece
una
smorfia
.
-
I
suoi
parenti
?
...
Ah
,
va
bene
...
Come
volete
...
Domani
...
a
giorno
fatto
...
Ma
il
pover
'
uomo
non
seppe
più
frenarsi
,
le
parole
gli
cuocevano
dentro
e
sulle
labbra
.
-
Capite
?
...
Neanche
farle
vedere
la
figliuola
per
l
'
ultima
volta
!
E
'
un
porco
,
quel
signor
duca
!
Tre
mesi
che
scrive
oggi
verremo
e
domani
verremo
!
Come
se
avesse
dovuto
campar
cent
'
anni
quella
poveretta
!
Dice
bene
il
proverbio
:
Lontano
dagli
occhi
e
lontano
dal
cuore
.
Ci
ha
rubato
la
figlia
e
la
dote
,
quell
'
assassino
!
E
continuò
a
sfogarsi
così
per
un
pezzo
colla
moglie
di
Zacco
,
che
era
mamma
anche
lei
,
e
accennava
di
sì
,
sforzandosi
di
tenere
aperti
gli
occhi
che
le
si
chiudevano
da
soli
.
Egli
,
che
non
sentiva
nè
il
sonno
nè
nulla
,
tornava
a
brontolare
:
-
Che
notte
!
che
nottata
eterna
!
Com
'
è
lunga
questa
notte
,
Domeneddio
!
Appena
spuntò
il
giorno
aprì
il
balcone
per
chiamare
Nardo
il
manovale
,
e
mandarlo
da
tutti
i
parenti
,
chè
Bianca
,
poveretta
,
stava
assai
male
,
se
volevano
vederla
.
Per
la
strada
c
'
era
un
via
vai
straordinario
,
e
laggiù
in
piazza
udivasi
un
gran
sussurro
.
Mastro
Nardo
,
al
ritorno
,
portò
la
notizia
.
-
Hanno
fatto
la
rivoluzione
.
C
'
è
la
bandiera
sul
campanile
.
Don
Gesualdo
lo
mandò
al
diavolo
.
Gliene
importava
assai
della
rivoluzione
adesso
!
L
'
aveva
in
casa
la
rivoluzione
adesso
!
Ma
Zacco
procurava
di
calmarlo
.
-
Prudenza
,
prudenza
!
Questi
son
tempi
che
ci
vuol
prudenza
,
caro
amico
.
Di
lì
a
un
po
'
si
udì
bussare
di
nuovo
al
portone
.
Don
Gesualdo
corse
in
persona
ad
aprire
,
credendo
che
fosse
il
medico
o
qualchedun
'
altro
di
tutti
coloro
che
aveva
mandato
a
chiamare
.
Invece
si
trovò
di
faccia
il
canonico
Lupi
,
vestito
di
corto
,
con
un
cappellaccio
a
cencio
,
e
il
baronello
Rubiera
che
se
ne
stava
in
disparte
.
-
Scusate
,
don
Gesualdo
...
Non
vogliamo
disturbarvi
...
Ma
è
un
affare
serio
...
Sentite
qua
...
Lo
tirò
nella
stalla
onde
dirgli
sottovoce
il
motivo
per
cui
erano
venuti
.
Don
Ninì
da
lontano
,
ancora
imbroncito
,
approvava
col
capo
.
-
S
'
ha
da
fare
la
dimostrazione
,
capite
?
Gridare
che
vogliamo
Pio
Nono
e
la
libertà
anche
noi
...
Se
no
ci
pigliano
la
mano
i
villani
.
Dovete
esserci
anche
voi
.
Non
diamo
cattivo
esempio
,
santo
Dio
!
-
Ah
?
La
stessa
canzone
della
Carboneria
?
-
saltò
su
don
Gesualdo
infuriato
.
-
Vi
ringrazio
tanto
,
canonico
!
Non
ne
fo
più
di
rivoluzioni
!
Bel
guadagno
che
ci
abbiamo
fatto
a
cominciare
!
Adesso
ci
hanno
preso
gusto
,
e
ogni
po
'
ve
ne
piantano
un
'
altra
per
togliervi
i
denari
di
tasca
.
Oramai
ho
capito
cos
'
è
:
Levati
di
lì
,
e
dammi
il
fatto
tuo
!
-
Vuol
dire
che
difendete
il
Borbone
?
Parlate
chiaro
.
-
Io
difendo
la
mia
roba
,
caro
voi
!
Ho
lavorato
...
col
mio
sudore
...
Allora
...
va
bene
...
Ma
adesso
non
ho
più
motivo
di
fare
il
comodo
di
coloro
che
non
hanno
e
non
posseggono
...
-
E
allora
ve
la
fanno
a
voi
,
capite
!
Vi
saccheggiano
la
casa
e
tutto
!
Il
canonico
aggiunse
che
veniva
nell
'
interesse
di
coloro
che
avevano
da
perdere
e
dovevano
darsi
la
mano
,
in
quel
frangente
,
pel
bene
di
tutti
...
Se
no
,
non
ci
avrebbe
messo
i
piedi
in
casa
sua
...
dopo
il
tiro
che
gli
aveva
giocato
per
l
'
appalto
dello
stradone
...
-
Scusate
!
Giacché
volete
fare
il
sordo
...
Sapete
che
avete
tanti
nemici
!
Invidiosi
...
quel
che
volete
...
Intanto
non
vi
guardano
di
buon
occhio
...
Dicono
che
siete
peggio
degli
altri
,
ora
che
avete
dei
denari
.
Questo
è
il
tempo
di
spenderli
,
i
denari
,
se
volete
salvar
la
pelle
!
A
quel
punto
prese
la
parola
anche
don
Ninì
:
-
Lo
sapete
che
ci
accusano
di
aver
fatto
uccidere
Nanni
l
'
Orbo
...
per
chiudergli
la
bocca
...
Voi
pel
primo
!
...
Mi
dispiace
che
m
'
hanno
visto
venire
con
mia
moglie
,
l
'
altra
sera
...
-
Già
,
-
osservò
il
canonico
,
-
siamo
giusti
.
Chi
poteva
avere
interesse
che
compare
Nanni
non
chiacchierasse
tanto
?
...
Una
bocca
d
'
inferno
,
signori
miei
!
La
storia
di
Diodata
la
sa
tutto
il
paese
.
Ora
vi
scatenano
contro
anche
i
figliuoli
...
vedrete
,
don
Gesualdo
!
-
Va
bene
,
-
rispose
don
Gesualdo
.
-
Vi
saluto
.
Non
posso
lasciar
mia
moglie
in
quello
stato
per
ascoltar
le
vostre
chiacchiere
.
-
E
volse
loro
le
spalle
.
-
Ah
,
-
soggiunse
il
canonico
andandogli
dietro
su
per
le
scale
.
-
Scusate
,
non
ne
sapevo
nulla
.
Non
credevo
che
fossimo
già
a
questo
punto
...
Giacché
erano
lì
non
potevano
fare
a
meno
di
salire
un
momento
a
veder
donna
Bianca
,
lui
e
il
baronello
.
Don
Ninì
si
fermò
all
'
uscio
col
cappello
in
mano
,
senza
dire
una
parola
,
e
il
canonico
,
che
se
ne
intendeva
,
dopo
un
po
'
fece
cenno
col
capo
a
don
Gesualdo
,
come
a
dirgli
di
sì
,
ch
'
era
ora
.
-
Io
me
ne
vo
,
-
disse
don
Ninì
rimettendosi
il
cappello
.
-
Scusatemi
tanto
,
io
non
ci
reggo
.
C
'
era
già
don
Ferdinando
Trao
al
capezzale
,
come
una
mummia
,
e
la
zia
Macrì
,
la
quale
asciugava
il
viso
alla
nipote
con
un
fazzoletto
di
tela
fine
.
Le
Zacco
erano
pallide
della
nottata
persa
,
e
donna
Lavinia
non
si
reggeva
più
in
piedi
.
Sopraggiunse
il
marchese
Limòli
insieme
al
confessore
.
Donna
Agrippina
allora
li
mise
fuori
tutti
quanti
.
Don
Gesualdo
,
dietro
a
quell
'
uscio
chiuso
,
si
sentiva
un
gruppo
alla
gola
,
quasi
gli
togliessero
prima
del
tempo
la
sua
povera
moglie
.
-
Ah
!
...
-
borbottò
il
marchese
.
-
Che
commedia
,
povera
Bianca
!
Noi
restiamo
qui
per
assistere
ogni
giorno
alla
commedia
,
eh
,
don
Ferdinando
!
...
Anche
la
morte
s
'
è
scordata
che
ci
siamo
al
mondo
noi
!
...
Don
Ferdinando
stava
a
sentire
,
istupidito
.
Tratto
tratto
guardava
timidamente
di
sottecchi
il
cognato
che
aveva
gli
occhi
gonfi
,
la
faccia
gialla
e
ispida
di
peli
,
e
faceva
atto
d
'
andarsene
,
impaurito
.
-
No
,
-
disse
il
marchese
.
-
Non
potete
lasciare
la
sorella
in
questo
punto
.
Siete
come
un
bambino
,
caspita
!
Entrò
in
quel
mentre
il
barone
Mèndola
,
col
fiato
ai
denti
,
cominciando
dallo
scusarsi
a
voce
alta
:
-
Mi
dispiace
...
Non
ne
sapevo
nulla
...
Non
credevo
...
-
Poi
,
vedendosi
intorno
quei
visi
e
quel
silenzio
,
abbassò
la
voce
e
andò
a
finire
il
discorso
in
un
angolo
,
all
'
orecchio
del
barone
Zacco
.
Costui
tornava
a
parlare
della
nottata
che
avevano
persa
:
le
sue
ragazze
senza
chiudere
occhio
,
Lavinia
che
non
si
reggeva
in
piedi
.
Don
Gesualdo
guardava
è
vero
stralunato
di
qua
e
di
là
,
ma
si
vedeva
che
non
gli
dava
retta
.
In
quella
tornò
ad
uscire
il
prete
,
strascicando
i
piedi
,
con
una
commozione
che
gli
faceva
tremar
le
labbra
cadenti
,
povero
vecchio
.
-
Una
santa
!
...
-
disse
al
marito
.
-
Una
santa
addirittura
!
Don
Gesualdo
affermò
col
capo
,
col
cuore
gonfio
anche
lui
.
Bianca
ora
stava
supina
,
cogli
occhi
sbarrati
,
il
viso
come
velato
da
un
'
ombra
.
Donna
Agrippina
preparava
l
'
altare
sul
comò
,
con
la
tovaglia
damascata
e
i
candelieri
d
'
argento
.
A
che
gli
giovava
adesso
avere
i
candelieri
d
'
argento
?
Don
Ferdinando
andava
toccando
ogni
cosa
,
proprio
come
un
bambino
curioso
.
Infine
si
piantò
ritto
dinanzi
al
letto
,
guardando
la
sorella
che
stava
facendo
i
conti
con
Domeneddio
in
quel
momento
,
e
si
mise
a
piangere
e
a
singhiozzare
.
Piangevano
tutti
quanti
.
In
quell
'
istante
fece
capolino
dall
'
uscio
donna
Sarina
Cirmena
,
scalmanata
,
col
manto
alla
rovescia
,
esitante
,
guardando
intorno
per
vedere
come
l
'
avrebbero
accolta
,
cominciando
diggià
a
fregarsi
gli
occhi
col
fazzoletto
ricamato
.
-
Scusate
!
Perdonate
!
Io
non
ci
ho
il
pelo
nello
stomaco
...
Ho
sentito
che
mia
nipote
...
Il
cuore
l
'
ho
qui
,
di
carne
!
...
L
'
ho
tenuta
come
una
figliuola
!
...
Bianca
!
...
Bianca
!
...
-
No
,
zia
!
-
disse
donna
Agrippina
.
-
S
'
aspetta
il
viatico
.
Non
la
disturbate
adesso
con
pensieri
mondani
...
-
E
'
giusto
,
-
disse
donna
Sarina
.
-
Scusatemi
,
don
Gesualdo
.
Dopo
che
si
fu
comunicata
,
Bianca
parve
un
po
'
più
calma
.
L
'
affanno
era
cessato
,
e
arrivò
a
balbettare
qualche
parola
.
Ma
aveva
una
voce
che
s
'
udiva
appena
.
-
Vedete
?
-
disse
donna
Agrippina
.
-
Vedete
,
ora
che
si
è
messa
in
grazia
di
Dio
!
...
Alle
volte
il
Signore
fa
il
miracolo
.
-
Le
misero
sul
petto
la
reliquia
della
Madonna
.
Donna
Agrippina
si
tolse
il
cingolo
della
tonaca
per
ficcarglielo
sotto
il
guanciale
.
La
zia
Cirmena
portava
esempi
di
guarigioni
miracolose
:
tutto
sta
ad
avere
fede
nei
santi
e
nelle
reliquie
benedette
:
il
Signore
può
far
questo
ed
altro
.
Lo
stesso
don
Gesualdo
allora
si
mise
a
piangere
come
un
bambino
.
-
Anche
lui
!
-
borbottò
donna
Sarina
,
fingendo
di
parlare
all
'
orecchio
della
Macrì
.
-
Anche
lui
,
il
cuore
non
l
'
ha
cattivo
in
fondo
.
Non
capisco
però
come
Isabella
non
sia
venuta
...
duchessa
o
no
!
...
Mamme
ne
abbiamo
una
sola
!
...
Se
bisognava
fare
tante
storie
per
arrivare
a
questo
bel
risultato
...
-
E
'
un
porco
!
...
un
infame
!
...
un
assassino
!
-
seguitò
a
brontolare
don
Gesualdo
,
stralunato
,
colle
labbra
strette
,
gli
occhi
accesi
che
pareva
un
pazzo
.
-
Eh
?
che
cosa
?
-
domandò
la
Cirmena
.
-
Ssst
!
ssst
!
-
interruppe
donna
Agrippina
.
Il
barone
Mèndola
si
chinò
all
'
orecchio
di
Zacco
per
dirgli
qualche
cosa
.
L
'
altro
scosse
il
testone
arruffato
e
gonfio
due
o
tre
volte
.
La
baronessa
approfittò
del
buon
momento
per
indurre
don
Gesualdo
a
pigliare
un
po
'
di
ristoro
dalle
mani
stesse
di
Lavinia
.
-
Sì
,
un
po
'
di
brodo
,
due
giorni
che
non
apriva
bocca
il
pover
'
uomo
!
...
Come
passarono
nella
stanza
accanto
,
che
dava
sulla
strada
,
si
udì
da
lontano
un
rumore
che
pareva
del
mare
in
tempesta
.
Mèndola
narrò
allora
quello
che
aveva
visto
nel
venire
.
-
Sissignore
!
Hanno
messo
la
bandiera
sul
campanile
.
Dicono
ch
'
è
il
segno
di
abolire
tutti
i
dazi
e
la
fondiaria
.
Perciò
or
ora
faranno
la
dimostrazione
.
Il
procaccia
delle
lettere
ha
portato
la
notizia
che
a
Palermo
l
'
hanno
già
fatta
...
e
anche
in
tutti
i
paesi
lungo
la
strada
.
Sicché
sarebbe
una
porcheria
a
non
farla
anche
qui
da
noi
...
Infine
cosa
può
costare
?
La
banda
,
quattro
palmi
di
mussolina
...
Guardate
!
...
guardate
!
...
Dalla
via
del
Rosario
spuntava
una
bandiera
tricolore
in
cima
a
una
canna
,
e
dietro
una
fiumana
di
gente
che
vociava
e
agitava
braccia
e
cappelli
in
aria
.
Di
tanto
in
tanto
partiva
anche
una
schioppettata
.
Il
marchese
,
ch
'
era
sordo
come
una
talpa
,
domandò
:
-
Eh
?
Che
c
'
è
?
Il
finimondo
c
'
era
!
Don
Gesualdo
rimase
colla
chicchera
in
mano
.
S
'
udì
in
quel
punto
una
forte
scampanellata
all
'
uscio
,
e
Zacco
corse
a
vedere
.
Dopo
un
momento
sporse
il
capo
dall
'
uscio
dell
'
anticamera
,
e
chiamò
a
voce
alta
:
-
Marchese
!
Marchese
Limòli
!
Rimasero
a
discutere
sottovoce
nell
'
altra
stanza
.
Pareva
che
il
barone
mettesse
buone
parole
con
un
terzo
che
era
arrivato
allora
,
e
il
marchese
andasse
scaldandosi
.
-
No
!
no
!
è
una
porcheria
!
-
In
quella
rientrò
Zacco
,
solo
,
col
viso
acceso
.
-
Sentite
,
don
Gesualdo
!
...
Un
momento
...
una
parolina
...
La
folla
era
giunta
lì
,
sotto
la
casa
;
si
vedeva
la
bandiera
all
'
altezza
del
balcone
,
quasi
volesse
entrare
.
Si
udivano
degli
urli
:
viva
,
morte
.
-
Un
momento
!
-
esclamò
allora
Zacco
,
mettendo
da
parte
ogni
riguardo
.
-
Affacciatevi
un
momento
,
don
Gesualdo
!
Fatevi
vedere
,
se
no
succede
qualche
diavolo
!
...
C
'
era
il
canonico
Lupi
,
che
portava
il
ritratto
di
Pio
Nono
,
il
baronello
Rubiera
,
giallo
come
un
morto
,
sventolando
il
fazzoletto
,
tant
'
altra
gente
,
tutti
gridando
:
-
Viva
!
...
abbasso
!
...
morte
!
...
Don
Gesualdo
,
accasciato
sulla
seggiola
,
colla
chicchera
in
mano
,
seguitava
a
scrollare
il
capo
,
a
stringersi
nelle
spalle
,
pallido
come
la
camicia
,
ridotto
un
vero
cencio
.
Il
marchese
assolutamente
voleva
sapere
cosa
cercasse
quella
gente
,
laggiù
:
-
Eh
?
che
cosa
?
-
Vogliono
la
vostra
roba
!
-
esclamò
infine
il
barone
Zacco
fuori
dei
gangheri
.
Il
marchese
si
mise
a
ridere
dicendo
:
-
Padroni
!
padronissimi
!
-
In
quel
momento
passò
di
furia
donna
Agrippina
Macrì
,
colla
tonaca
color
pulce
che
le
sbatteva
dietro
,
e
nella
camera
della
moribonda
si
udì
un
gran
trambusto
,
seggiole
rovesciate
,
donne
che
strillavano
.
Don
Gesualdo
s
'
alzò
di
botto
,
vacillando
,
coi
capelli
irti
,
posò
la
chicchera
sul
tavolino
,
e
si
mise
a
passeggiare
innanzi
e
indietro
,
fuori
di
sé
,
picchiando
le
mani
l
'
una
sull
'
altra
e
ripetendo
:
-
S
'
è
fatta
la
festa
!
...
s
'
è
fatta
!
III
Giunse
poco
dopo
una
lettera
d
'
Isabella
la
quale
non
sapeva
nulla
ancora
della
catastrofe
,
e
fece
piangere
gli
stessi
sassi
.
Il
duca
scrisse
anche
lui
-
un
foglietto
con
una
lista
nera
larga
un
dito
,
e
il
sigillo
stemmato
,
pur
esso
nero
,
che
stringeva
il
cuore
-
inconsolabile
per
la
perdita
della
suocera
.
Diceva
che
alla
duchessa
s
'
era
dovuto
nascondere
la
verità
per
consiglio
degli
stessi
medici
,
visto
che
sarebbe
stato
un
colpo
di
fulmine
,
malaticcia
com
'
era
anch
'
essa
,
giusto
alla
vigilia
di
mettersi
in
viaggio
per
andare
a
vedere
sua
madre
!
...
Terminava
chiedendo
per
lei
qualche
ricordo
della
morta
,
una
bazzecola
,
una
ciocca
di
capelli
,
il
libro
da
messa
,
l
'
anellino
nuziale
che
soleva
portare
al
dito
...
Al
notaro
poi
scrisse
per
chiedere
se
la
defunta
,
buon
'
anima
,
avesse
lasciati
beni
stradotali
.
-
Si
seppe
poi
da
don
Emanuele
Fiorio
,
l
'
impiegato
della
posta
,
il
quale
scovava
i
fatti
di
tutto
il
paese
,
giacché
il
notaro
non
rispose
neppure
,
e
solo
con
qualche
intimo
,
brontolone
come
s
'
era
fatto
coll
'
età
,
andava
dicendo
:
-
Mi
pare
che
il
signor
duca
sia
ridotto
a
cercare
la
luna
nel
pozzo
,
mi
pare
!
La
povera
morta
se
n
'
era
andata
alla
sepoltura
in
fretta
,
fra
quattro
ceri
,
nel
subbuglio
della
gente
ammutinata
che
voleva
questo
,
e
voleva
quell
'
altro
,
stando
in
piazza
dalla
mattina
alla
sera
,
a
bociare
colle
mani
in
tasca
e
la
bocca
aperta
,
aspettando
la
manna
che
doveva
piovere
dal
campanile
imbandierato
.
Ciolla
ch
'
era
diventato
un
pezzo
grosso
alfine
,
con
una
penna
nera
nel
cappello
e
un
camiciotto
di
velluto
che
sembrava
un
bambino
,
a
quell
'
età
,
passeggiava
su
e
giù
per
la
piazza
,
guardando
di
qua
e
di
là
come
a
dire
alla
gente
:
-
Ehi
!
badate
a
voi
adesso
!
-
Don
Luca
,
portando
la
croce
dinanzi
alla
bara
,
ammiccava
gentilmente
,
per
farsi
strada
fra
la
folla
,
e
sorrideva
ai
conoscenti
,
come
udiva
lungo
la
via
tutti
quei
gloria
che
recitava
la
gente
alle
spalle
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Un
brigante
!
un
assassino
!
uno
che
s
'
era
arricchito
,
mentre
tanti
altri
erano
rimasti
poveri
e
pezzenti
peggio
di
prima
!
uno
che
aveva
i
magazzini
pieni
di
roba
,
e
mandava
ancora
l
'
usciere
in
giro
per
raccogliere
il
debito
degli
altri
.
-
A
strillare
più
forte
erano
i
debitori
che
s
'
erano
mangiato
il
grano
in
erba
prima
della
messe
.
Gli
rinfacciavano
pure
di
essere
il
più
tenace
a
non
voler
che
gli
altri
si
pigliassero
le
terre
del
comune
,
ciascuno
il
suo
pezzetto
.
Non
si
sapeva
donde
fosse
partita
l
'
accusa
;
ma
ormai
era
cosa
certa
.
Lo
dicevano
tutti
:
il
canonico
Lupi
armato
sino
ai
denti
,
il
barone
Rubiera
colla
cacciatora
di
fustagno
,
come
un
povero
diavolo
.
Essi
erano
continuamente
in
mezzo
ai
capannelli
,
alla
mano
e
bonaccioni
,
col
cuore
sulle
labbra
:
-
Quel
mastro
-
don
Gesualdo
sempre
lo
stesso
!
aveva
fatto
morire
la
moglie
senza
neppure
chiamare
un
medico
da
Palermo
!
Una
Trao
!
Una
che
l
'
aveva
messo
all
'
onore
del
mondo
!
A
che
l
'
era
giovato
essere
tanto
ricca
?
-
Il
canonico
si
lasciava
sfuggire
dell
'
altro
ancora
,
in
confidenza
:
Le
stesse
messe
in
suffragio
dell
'
anima
avevano
lesinato
alla
poveretta
!
-
Lo
so
di
certo
.
Sono
stato
in
sagrestia
.
Se
non
ha
cuore
neppure
pel
sangue
suo
!
...
Non
mi
fate
parlare
,
chè
domattina
devo
dir
messa
!
-
Nobili
e
plebei
,
passato
il
primo
sbigottimento
,
erano
diventati
tutti
una
famiglia
.
Adesso
i
signori
erano
infervorati
a
difendere
la
libertà
;
preti
e
frati
col
crocifisso
sul
petto
,
o
la
coccarda
di
Pio
Nono
,
e
lo
schioppo
ad
armacollo
.
Don
Nicolino
Margarone
s
'
era
fatto
capitano
,
cogli
speroni
e
il
berretto
gallonato
.
Donna
Agrippina
Macrì
preparava
filacce
e
parlava
d
'
andare
al
campo
,
appena
cominciava
la
guerra
.
La
signora
Capitana
raccoglieva
per
la
compera
dei
fucili
,
vestita
di
tre
colori
,
il
casacchino
rosso
,
la
gonnella
bianca
,
e
un
cappellino
calabrese
colle
penne
verdi
ch
'
era
un
amore
.
Le
altre
dame
ogni
giorno
portavano
sassi
alle
barricate
,
fuori
porta
,
coi
canestrini
ornati
di
nastri
e
la
musica
avanti
.
Sembrava
una
festa
,
mattina
e
sera
,
con
tutte
quelle
bandiere
,
quella
folla
per
le
strade
,
quelle
grida
di
viva
e
di
abbasso
,
ogni
momento
,
lo
scampanìo
,
la
banda
che
suonava
,
la
luminaria
più
tardi
.
Le
sole
finestre
che
rimanessero
chiuse
erano
quelle
di
don
Gesualdo
Motta
.
Lui
il
solo
che
se
ne
stesse
rintanato
come
un
lupo
,
nemico
del
suo
paese
,
adesso
che
ci
s
'
era
ingrassato
,
lagnandosi
continuamente
che
venivano
a
pelarlo
ogni
giorno
,
la
commissione
per
i
poveri
,
il
prestito
forzoso
la
questua
pei
fucili
!
...
Lui
lo
mettevano
in
capo
lista
,
lo
tassavano
il
doppio
degli
altri
.
Gli
toccava
difendersi
e
litigare
.
I
signori
del
Comitato
che
tornavano
stanchi
di
casa
sua
,
dopo
un
'
ora
di
tira
e
molla
,
ne
contavano
delle
belle
.
Dicevano
che
non
capiva
più
niente
,
uno
stupido
,
l
'
ombra
di
mastro
-
don
Gesualdo
,
un
cadavere
addirittura
,
che
stava
ancora
in
piedi
per
difendere
i
suoi
interessi
,
ma
la
mano
di
Dio
arriva
,
tosto
o
tardi
!
Intanto
i
villani
e
gli
affamati
che
stavano
in
piazza
dalla
mattina
alla
sera
,
a
bocca
aperta
,
aspettando
la
manna
che
non
veniva
,
si
scaldavano
il
capo
a
vicenda
,
discorrendo
delle
soperchierie
patite
,
delle
invernate
di
stenti
,
mentre
c
'
era
della
gente
che
aveva
i
magazzini
pieni
di
roba
,
dei
campi
e
delle
vigne
!
...
Pazienza
i
signori
,
che
c
'
erano
nati
...
Ma
non
si
davano
pace
,
pensando
che
don
Gesualdo
Motta
era
nato
povero
e
nudo
al
par
di
loro
.
-
Se
lo
rammentavano
tutti
povero
bracciante
.
-
Speranza
,
la
stessa
sua
sorella
predicava
lì
,
di
faccia
alla
bandiera
inalberata
sul
Palazzo
di
Città
,
ch
'
era
giunto
alfine
il
momento
di
restituire
il
mal
tolto
,
di
farsi
giustizia
colle
proprie
mani
.
Aizzava
contro
allo
zio
i
suoi
figliuoli
che
s
'
erano
fatti
grandi
e
grossi
,
e
capaci
di
far
valere
le
loro
ragioni
,
se
non
fossero
stati
due
capponi
,
come
il
genitore
,
che
s
'
era
acquetato
subito
,
quando
il
cognato
aveva
mandato
un
gruzzoletto
,
allorché
Bianca
stava
male
,
dicendo
che
voleva
fare
la
pace
con
tutti
quanti
,
e
dei
guai
ne
aveva
anche
troppi
.
Giacalone
,
a
cui
don
Gesualdo
aveva
fatto
pignorar
la
mula
pel
debito
del
raccolto
,
l
'
erede
di
Pirtuso
,
che
litigava
ancora
con
lui
per
certi
denari
che
il
sensale
s
'
era
portati
all
'
altro
mondo
,
tutti
coloro
che
gli
erano
contro
per
un
motivo
o
per
l
'
altro
,
soffiavano
adesso
nel
fuoco
,
dicendone
roba
da
chiodi
,
raccontando
tutte
le
porcherie
di
mastro
-
don
Gesualdo
,
sparlandone
in
ogni
bettola
e
in
ogni
crocchio
,
stuzzicando
anche
gli
indifferenti
,
con
quella
storia
delle
terre
comunali
che
dovevano
spartirsi
fra
tutti
quanti
,
delle
quali
ciascuno
aspettava
il
suo
pezzetto
,
di
giorno
in
giorno
,
e
ancora
non
se
ne
parlava
,
e
chi
ne
parlava
lo
facevano
uccidere
a
tradimento
,
per
tappargli
la
bocca
...
Si
sapeva
da
dove
era
partito
il
colpo
!
Mastro
Titta
aveva
riconosciuto
Gerbido
,
l
'
antico
garzone
di
don
Gesualdo
,
mentre
fuggiva
celandosi
il
viso
nel
fazzoletto
.
Così
tornò
a
galla
la
storia
di
Nanni
l
'
Orbo
il
quale
s
'
era
accollata
la
ganza
di
don
Gesualdo
coi
figliuoli
,
dei
poveri
trovatelli
che
andavano
a
zappare
nei
campi
del
genitore
per
guadagnarsi
il
pane
,
e
gli
baciavano
le
mani
per
giunta
,
come
quella
bestia
di
Diodata
che
a
chi
gli
dava
un
calcio
rispondeva
grazie
.
Dài
e
dài
erano
arrivati
a
scatenargli
contro
anche
loro
,
una
sera
che
li
avevano
tirati
in
quelle
chiacchiere
all
'
osteria
,
e
i
due
ragazzacci
non
possedevano
neppure
di
che
pagar
da
bere
agli
amici
.
Don
Gesualdo
si
vide
comparire
a
quell
'
ora
Nunzio
,
il
più
ardito
.
-
Il
nome
del
nonno
,
sì
glielo
aveva
dato
;
ma
la
roba
no
!
-
Per
poco
non
s
'
accapigliarono
,
padre
e
figlio
.
Si
fece
un
gran
gridare
,
una
lite
che
durò
mezz
'
ora
.
Accorse
anche
Diodata
,
coi
capelli
per
aria
,
vestita
di
nero
.
Nunzio
,
ubbriaco
fradicio
,
pretendeva
il
fatto
suo
lì
su
due
piedi
,
e
gliene
disse
di
tutte
le
specie
,
a
lei
e
a
lui
.
Lo
zio
Santo
,
che
s
'
era
accomodato
col
fratello
,
dopo
la
morte
della
cognata
,
aiutandolo
a
passar
l
'
angustia
,
mangiando
e
bevendo
alla
sua
barba
,
afferrò
la
stanga
per
metter
pace
.
Il
povero
don
Gesualdo
andò
a
coricarsi
più
morto
che
vivo
.
In
mezzo
a
tanti
dispiaceri
s
'
era
ammalato
davvero
.
Gli
avvelenavano
il
sangue
tutti
i
discorsi
che
sentiva
fare
alla
gente
.
Don
Luca
il
sagrestano
,
il
quale
gli
s
'
era
ficcato
in
casa
,
quasi
fosse
già
l
'
ora
di
portargli
l
'
olio
santo
,
pretendeva
che
don
Gesualdo
dovesse
aprire
i
magazzini
alla
povera
gente
,
se
voleva
salvare
l
'
anima
e
il
corpo
.
Lui
ci
aveva
cinque
figliuoli
sulle
spalle
,
cinque
bocche
da
sfamare
,
e
la
moglie
sei
.
Mastro
Titta
,
quand
'
era
venuto
a
cavargli
sangue
,
gli
cantò
il
resto
,
colla
lancetta
in
aria
:
-
Vedete
?
Se
non
mettono
giudizio
,
certuni
,
va
a
finir
male
,
stavolta
!
La
gente
non
ne
può
più
!
Sono
quarant
'
anni
che
levo
pelo
e
cavo
sangue
,
e
sono
ancora
quello
di
prima
,
io
!
Don
Gesualdo
,
malato
,
giallo
,
colla
bocca
sempre
amara
,
aveva
perso
il
sonno
e
l
'
appetito
;
gli
erano
venuti
dei
crampi
allo
stomaco
che
gli
mettevano
come
tanti
cani
arrabbiati
dentro
.
Il
barone
Zacco
era
il
solo
amico
che
gli
fosse
rimasto
.
E
la
gente
diceva
pure
che
doveva
averci
il
suo
interesse
a
fargli
l
'
amico
,
qualche
disegno
in
testa
.
Veniva
a
trovarlo
sera
e
mattina
,
gli
conduceva
la
moglie
e
le
figliuole
,
vestiti
di
nero
tutti
quanti
,
che
annebbiavano
una
strada
.
Gli
lasciava
la
sua
ragazza
per
curarlo
:
-
Lavinia
ci
ha
la
mano
apposta
,
per
far
decotti
.
-
Lavinia
è
un
diavolo
,
per
tener
d
'
occhio
una
casa
.
-
Lasciate
fare
a
Lavinia
che
sa
dove
metter
le
mani
.
-
Dall
'
altro
canto
poi
faceva
il
viso
brusco
se
Diodata
aveva
la
faccia
di
farsi
vedere
ancora
lì
,
da
don
Gesualdo
,
con
il
fazzoletto
nero
in
testa
,
carica
di
figliuoli
,
di
già
canuta
e
curva
come
una
vecchia
:
-
No
,
no
,
buona
donna
.
Non
abbiamo
bisogno
di
voi
!
Badate
ai
fatti
vostri
piuttosto
,
ché
qui
la
cuccagna
è
finita
.
-
Poscia
in
confidenza
spifferava
anche
delle
paternali
all
'
amico
.
-
Che
diavolo
ne
fate
di
quella
vecchia
?
...
Non
vi
conviene
di
lasciarvela
bazzicar
fra
i
piedi
colei
,
ora
ch
'
è
vedova
!
...
Dopo
che
l
'
avete
avuta
in
casa
anche
da
zitella
...
Il
mondo
,
sapete
bene
,
ha
la
lingua
lunga
!
Poi
,
quell
'
altra
storia
...
la
morte
di
suo
marito
...
E
'
vero
che
se
lo
meritava
!
...
Ma
infine
è
meglio
chiudere
la
bocca
alla
gente
!
...
Del
resto
,
non
avete
bisogno
di
nulla
,
ora
che
ci
abbiamo
qui
la
mia
ragazza
.
Lui
stesso
si
faceva
in
quattro
a
disporre
e
a
ordinare
nella
casa
del
cugino
don
Gesualdo
,
a
ficcare
il
naso
in
tutti
i
suoi
affari
,
a
correre
su
e
giù
con
le
chiavi
dei
magazzini
e
della
cantina
.
Gli
consigliava
pure
di
mettere
a
frutto
il
denaro
contante
,
se
ce
ne
aveva
in
serbo
,
caso
mai
le
faccende
s
'
imbrogliassero
peggio
.
-
Datelo
a
mutuo
,
col
suo
bravo
atto
dinanzi
notaio
...
un
po
'
per
uno
,
a
tutti
coloro
che
gridano
più
forte
perché
non
hanno
nulla
da
perdere
,
e
minacciano
adesso
di
scassinarvi
i
magazzini
e
bruciarvi
la
casa
.
Taceranno
,
per
adesso
.
Poi
,
se
arrivano
a
pigliarsi
le
terre
del
comune
,
voi
ci
mettete
subito
una
bella
ipoteca
.
Le
cose
non
possono
andare
sempre
a
questo
modo
.
I
tempi
torneranno
a
cambiare
,
e
voi
ci
avrete
messo
sopra
le
unghie
a
tempo
.
Ma
lui
non
voleva
sentir
parlare
di
denaro
.
Diceva
che
non
ne
aveva
,
che
suo
genero
l
'
aveva
rovinato
,
che
preferiva
riceverli
a
schioppettate
,
quelli
che
venivano
a
bruciargli
la
casa
o
a
scassinargli
i
magazzini
.
Era
diventato
una
bestia
feroce
,
verde
dalla
bile
,
la
malattia
stessa
gli
dava
alla
testa
.
Minacciava
:
-
Ah
!
La
mia
roba
?
Voglio
vederli
!
Dopo
quarant
'
anni
che
ci
ho
messo
a
farla
...
un
tarì
dopo
l
'
altro
!
...
Piuttosto
cavatemi
fuori
il
fegato
e
tutto
il
resto
in
una
volta
,
ché
li
ho
fradici
dai
dispiaceri
...
A
schioppettate
!
Voglio
ammazzarne
prima
una
dozzina
!
A
chi
ti
vuol
togliere
la
roba
levagli
la
vita
!
Perciò
aveva
armato
Santo
e
mastro
Nardo
,
il
vecchio
manovale
,
con
sciabole
e
carabine
.
Teneva
il
portone
sbarrato
,
due
mastini
feroci
nel
cortile
.
Dicevasi
che
in
casa
sua
ci
fosse
un
arsenale
;
che
la
sera
ricevesse
Canali
,
il
marchese
Limòli
,
dell
'
altra
gente
ancora
,
per
congiurare
,
e
un
bel
mattino
si
sarebbero
trovate
le
forche
in
piazza
,
e
appesi
tutti
coloro
che
avevano
fatta
la
rivoluzione
.
I
pochi
amici
perciò
l
'
avevano
abbandonato
,
onde
non
esser
visti
di
cattivo
occhio
.
E
Zacco
correva
davvero
un
brutto
rischio
continuando
ad
andare
da
lui
e
a
condurgli
tutta
la
famiglia
.
-
Peccato
che
con
voi
ci
si
rimette
il
ranno
e
il
sapone
!
-
gli
disse
però
più
di
una
volta
.
Sua
moglie
infine
,
vedendo
che
non
si
veniva
a
una
conclusione
con
quell
'
uomo
,
lasciò
scoppiare
la
bomba
,
un
giorno
che
don
Gesualdo
s
'
era
appisolato
sul
canapè
,
giallo
come
un
morto
,
e
la
sua
ragazza
gli
faceva
da
infermiera
,
messa
a
guardia
accanto
alla
finestra
.
-
Scusatemi
,
cugino
!
Sono
madre
,
e
non
posso
più
tacere
,
infine
...
Tu
,
Lavinia
,
vai
di
là
,
chè
ho
da
parlare
col
cugino
don
Gesualdo
...
Ora
che
non
c
'
è
più
la
mia
ragazza
,
apritemi
il
cuore
,
cugino
mio
...
e
ditemi
chiaro
la
vostra
intenzione
...
Quanto
a
me
ci
avrei
tanto
piacere
...
ed
anche
il
barone
mio
marito
...
Ma
bisogna
parlarci
chiaro
...
Il
poveraccio
spalancò
gli
occhi
assonnati
,
ancora
disfatto
dalla
colica
:
-
Eh
?
Che
dite
?
Che
volete
?
Io
non
vi
capisco
.
-
Ah
!
Non
mi
capite
?
Allora
che
ci
sta
a
far
qui
la
mia
Lavinia
?
Una
zitella
!
Siete
vedovo
finalmente
,
e
gli
anni
del
giudizio
li
dovete
anche
avere
,
per
pigliare
una
risoluzione
,
e
sapere
quel
che
volete
fare
!
-
Niente
.
Io
non
voglio
far
niente
.
Voglio
stare
in
pace
,
se
mi
ci
lasciano
stare
...
-
Ah
?
Così
?
Stateci
pure
a
comodo
vostro
...
Ma
intanto
non
è
giusto
...
capite
bene
!
...
Sono
madre
...
E
stavolta
,
risoluta
,
ordinò
alla
figliuola
di
prendere
il
manto
e
venirsene
via
.
Lavinia
obbedì
,
furibonda
anche
lei
.
Tutt
'
e
due
,
uscendo
da
quella
casa
per
l
'
ultima
volta
,
fecero
tanto
di
croce
sulla
soglia
.
-
Una
galera
,
quella
baracca
!
La
povera
cugina
Bianca
ci
aveva
lasciato
le
ossa
col
mal
sottile
!
-
Zacco
la
sera
stessa
andò
a
far
visita
al
barone
Rubiera
,
invece
di
annoiarsi
con
quel
villano
di
mastro
-
don
Gesualdo
che
passava
la
sera
a
lamentarsi
,
tenendosi
la
pancia
,
all
'
oscuro
,
per
risparmiare
il
lume
.
-
Mi
volete
,
eh
?
cugino
Rubiera
...
donna
Giuseppina
...
Don
Ninì
era
uscito
per
assistere
a
certo
conciliabolo
in
cui
si
trattavano
affari
grossi
.
Intanto
che
aspettava
,
il
barone
Zacco
volle
fare
il
suo
dovere
colla
baronessa
madre
,
ch
'
era
stato
un
pezzo
senza
vederla
.
La
trovò
nella
sua
camera
,
inchiodata
nel
seggiolone
di
faccia
al
letto
matrimoniale
,
accanto
al
quale
era
ancora
lo
schioppo
del
marito
,
buon
'
anima
,
e
il
crocifisso
che
gli
avevano
messo
sul
petto
in
punto
di
morte
,
imbacuccata
in
un
vecchio
scialle
,
e
colle
mani
inerti
in
grembo
.
Appena
vide
entrare
il
cugino
Zacco
si
mise
a
piangere
di
tenerezza
,
rimbambita
:
delle
lagrime
grosse
e
silenziose
che
si
gonfiavano
a
poco
a
poco
negli
occhi
torbidi
,
e
scendevano
lentamente
giù
per
le
guance
floscie
.
-
Bene
,
bene
,
mi
congratulo
,
cugina
Rubiera
!
La
testa
è
sana
!
Conoscete
ancora
la
gente
!
-
Essa
voleva
narrargli
anche
i
suoi
guai
,
biasciando
,
sbuffando
e
imbrogliandosi
,
con
la
lingua
grossa
e
le
labbra
pavonazze
,
spumanti
di
bava
.
Il
barone
,
affettuoso
,
tendeva
l
'
orecchio
,
si
chinava
su
di
lei
.
-
Eh
?
Che
cosa
?
Sì
,
sì
,
capisco
!
Avete
ragione
,
poveretta
!
-
In
quella
sopraggiunse
la
nuora
infuriata
.
-
Non
si
capisce
una
maledetta
!
-
osservò
Zacco
.
-
Deve
essere
un
purgatorio
per
voialtri
parenti
.
-
La
paralitica
fulminò
un
'
occhiata
feroce
,
rizzando
più
che
poteva
il
capo
piegato
sull
'
omero
,
mentre
donna
Giuseppina
la
sgridava
come
una
bimba
,
asciugandole
il
mento
con
un
fazzoletto
sudicio
.
-
Che
avete
?
che
volete
?
stolida
!
...
Vi
rovinate
la
salute
!
...
E
'
proprio
una
creaturina
di
latte
,
Dio
lodato
!
Non
bisogna
credere
a
quello
che
dice
!
Ci
vuole
una
pazienza
da
santi
a
durarla
con
lei
!
...
-
La
suocera
adesso
spalancava
gli
occhi
,
guardandola
atterrita
,
rannicchiando
il
capo
nelle
spalle
,
quasi
aspettando
di
essere
battuta
:
-
Vedete
?
Santa
pazienza
!
-
Ve
l
'
ho
detto
,
-
conchiuse
il
barone
.
-
Avete
il
purgatorio
in
terra
,
per
andarvene
diritto
in
paradiso
.
Indi
giunse
don
Ninì
a
prendere
le
chiavi
della
cantina
.
Trovando
il
cugino
fece
un
certo
viso
sciocco
.
-
Ah
...
cugino
!
...
che
c
'
è
di
nuovo
?
Vostra
moglie
sta
bene
?
...
Qui
,
da
me
,
lo
vedete
...
guai
colla
pala
!
Che
c
'
è
,
mammà
?
i
soliti
capricci
?
Permettetemi
,
cugino
Zacco
,
devo
scendere
giù
un
momento
...
Le
chiavi
stavano
sempre
lì
,
appese
allo
stipite
dell
'
uscio
.
La
paralitica
li
accompagnava
cogli
occhi
,
senza
poter
pronunziare
una
parola
,
sforzandosi
più
che
potesse
di
girare
il
capo
a
ogni
passo
che
faceva
il
figliuolo
,
con
delle
chiazze
di
sangue
guasto
che
le
ribollivano
a
un
tratto
nel
viso
cadaverico
.
Zacco
allora
cominciò
a
snocciolare
il
rosario
contro
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
-
Signore
Iddio
,
me
ne
accuso
e
me
ne
pento
!
L
'
ho
durata
fin
troppo
con
colui
!
Mi
pareva
una
brutta
cosa
abbandonarlo
nel
bisogno
...
in
mezzo
a
tutti
i
suoi
nemici
...
Non
fosse
altro
per
carità
cristiana
...
Ma
via
!
è
troppo
...
Neanche
i
suoi
parenti
possono
tollerarlo
,
quell
'
uomo
!
Figuratevi
!
neanche
quello
stolido
di
don
Ferdinando
!
...
Si
contenta
di
non
uscire
più
di
casa
pur
di
non
essere
costretto
a
mettere
il
vestito
nuovo
che
gli
ha
mandato
a
regalare
il
cognato
...
Sin
che
campa
,
avete
inteso
?
Quello
è
un
uomo
di
carattere
!
Infine
sono
stanco
,
avete
capito
?
Non
voglio
rovinarmi
per
amore
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
Ho
moglie
e
figliuoli
.
Dovrei
portarmelo
appeso
al
collo
come
un
sasso
per
annegarmi
?
-
Ah
!
...
ve
l
'
avevo
detto
io
!
Vediamo
,
via
,
in
coscienza
!
Cosa
era
mastro
-
don
Gesualdo
vent
'
anni
fa
?
...
Ora
ci
mette
i
piedi
sul
collo
,
a
noialtri
!
Vedete
,
signori
miei
,
un
barone
Zacco
che
gli
lustra
le
scarpe
e
s
'
inimica
coi
parenti
per
lui
!
L
'
altro
chinava
il
capo
,
contrito
.
Confessava
che
aveva
errato
,
a
fin
di
bene
,
per
impedirgli
di
far
dell
'
altro
male
,
e
cercare
di
cavarne
quel
poco
di
buono
che
si
poteva
.
Una
volta
,
in
vita
,
si
può
sbagliare
...
-
L
'
avete
capita
finalmente
?
Avete
visto
chi
aveva
ragione
di
noi
due
?
La
moglie
gli
chiuse
la
parola
in
bocca
con
una
gomitata
:
-
Lasciatelo
parlare
.
E
'
lui
che
deve
dire
ciò
che
vuole
adesso
da
noi
...
quel
ch
'
è
venuto
a
fare
...
-
Bene
!
-
conchiuse
Zacco
con
una
risata
bonaria
.
-
Son
venuto
a
fare
il
Figliuol
Prodigo
,
via
!
Siete
contenti
?
Donna
Giuseppina
era
contenta
a
bocca
stretta
.
Suo
marito
guardò
prima
lei
,
poi
il
cugino
Zacco
,
e
non
seppe
che
dire
.
-
Bene
,
-
riprese
Zacco
un
'
altra
volta
.
-
So
che
stasera
quei
ragazzi
vogliono
fare
un
po
'
di
chiasso
per
le
strade
.
Ci
avete
appunto
in
mano
le
chiavi
della
cantina
per
tenerli
allegri
.
Badate
che
non
ho
peli
sulla
lingua
,
se
a
qualcuno
salta
in
mente
di
venire
a
seccarmi
sotto
le
mie
finestre
.
Ci
ho
molta
roba
anch
'
io
nello
stomaco
,
e
non
voglio
aver
dei
nemici
a
credenza
,
come
mastro
-
don
Gesualdo
!
...
Marito
e
moglie
si
guardarono
negli
occhi
.
-
Son
padre
di
famiglia
!
-
tornò
a
dire
il
barone
.
-
Devo
difendere
i
miei
interessi
...
Scusate
...
Se
giochiamo
a
darci
il
gambetto
fra
di
noi
!
...
Donna
Giuseppina
prese
la
parola
lei
,
scandolezzata
:
-
Ma
che
discorsi
son
questi
?
...
Scusatemi
piuttosto
se
metto
bocca
nei
vostri
affari
.
Ma
infine
siamo
parenti
...
-
Questo
dico
io
.
Siamo
parenti
!
Ed
è
meglio
stare
uniti
fra
di
noi
...
di
questi
tempi
!
...
Don
Ninì
gli
stese
la
mano
:
-
Che
diavolo
!
...
che
sciocchezze
!
...
-
Quindi
si
sbottonò
completamente
,
guardando
ogni
tanto
sua
moglie
:
-
Venite
in
teatro
questa
sera
,
per
la
cantata
dell
'
inno
.
Fatevi
vedere
insieme
a
noialtri
.
Ci
sarà
anche
il
canonico
.
Dice
che
non
fa
peccato
,
perché
è
l
'
inno
del
papa
...
Discorreremo
poi
...
Bisogna
metter
mano
alla
tasca
,
amico
mio
.
Bisogna
spendere
e
regalare
.
Vedete
io
?
E
agitava
in
aria
le
chiavi
della
cantina
.
La
vecchia
,
che
non
aveva
perduto
una
parola
di
tutto
il
discorso
,
sebbene
nessuno
badasse
a
lei
,
si
mise
a
grugnire
in
una
collera
ostinata
di
bambina
,
gonfiando
apposta
le
vene
del
collo
per
diventar
pavonazza
in
viso
.
Ricominciò
il
baccano
:
nuora
e
figliuolo
la
sgridavano
a
un
tempo
;
lei
cercava
di
urlar
più
forte
,
agitando
la
testa
furibonda
.
Accorse
anche
Rosaria
,
col
ventre
enorme
,
le
mani
sudice
nella
criniera
arruffata
e
grigiastra
,
minacciando
la
paralitica
lei
pure
:
-
Guardate
un
po
'
!
E
'
diventata
cattiva
come
un
asino
rosso
!
Cosa
gli
manca
,
eh
?
Mangia
come
un
lupo
!
Rosaria
non
la
finiva
più
su
quel
tono
.
Il
barone
Zacco
pensò
bene
di
accomiatarsi
in
quel
frangente
.
-
Dunque
,
stasera
,
alla
cantata
.
IV
C
'
era
un
teatrone
,
poiché
s
'
entrava
gratis
.
Lumi
,
cantate
,
applausi
che
salivano
alle
stelle
.
La
signora
Aglae
era
venuta
apposta
da
Modica
,
a
spese
del
comune
,
per
declamare
l
'
inno
di
Pio
Nono
ed
altre
poesie
d
'
occasione
.
Al
vederla
vestita
alla
greca
,
con
tutta
quella
grazia
di
Dio
addosso
,
prosit
a
lei
,
don
Ninì
Rubiera
,
nella
commozione
generale
,
si
sentiva
venire
le
lagrime
agli
occhi
,
e
smanacciava
più
forte
degli
altri
,
borbottando
fra
di
sé
:
-
Corpo
di
!
...
E
'
ancora
un
bel
pezzo
di
donna
!
...
Fortuna
che
non
ci
sia
mia
moglie
qui
!
...
Ma
i
rimasti
fuori
,
che
spingevano
senza
poter
entrare
,
partirono
finalmente
a
strillare
viva
e
morte
per
conto
proprio
;
e
quanti
erano
in
teatro
,
al
baccano
,
uscirono
in
piazza
,
lasciando
la
prima
donna
e
il
signor
Pallante
a
sbracciarsi
da
soli
,
colle
bandiere
in
mano
.
In
un
momento
si
riunì
una
gran
folla
,
che
andava
ingrossando
sempre
al
par
di
un
fiume
.
Udivasi
un
gridìo
immenso
,
degli
urli
che
nel
buio
e
nella
confusione
suonavano
minacciosi
.
Don
Niccolino
Margarone
,
Zacco
,
Mommino
Neri
,
tutti
i
bene
intenzionati
,
si
sgolavano
a
chiamare
"
fuori
i
lumi
!
"
per
vederci
chiaro
,
e
che
non
nascessero
dei
guai
.
La
folla
durò
un
pezzo
a
vociare
di
qua
e
di
là
.
Indi
si
rovesciò
come
un
torrente
giù
per
la
via
di
San
Giovanni
.
Dinanzi
all
'
osteria
di
Pecu
-
Pecu
c
'
era
un
panchettino
con
dei
tegami
di
roba
fritta
che
andò
a
catafascio
-
petronciani
e
pomidoro
sotto
i
piedi
.
Santo
Motta
,
che
stava
lì
di
casa
e
bottega
,
strillava
come
un
ossesso
,
vedendo
andare
a
male
tutta
quella
roba
.
-
Bestie
!
animali
!
Che
non
ne
mangiate
grazia
di
Dio
?
-
Quasi
pestavano
anche
lui
,
nella
furia
.
Giacalone
e
i
più
infervorati
proposero
di
sfondar
l
'
uscio
della
chiesa
e
portare
il
santo
in
processione
,
per
far
più
colpo
.
Sì
e
no
.
-
Bestemmie
e
sorgozzoni
,
lì
all
'
oscuro
,
sul
sagrato
.
Mastro
Cosimo
intanto
s
'
era
arrampicato
sul
campanile
e
suonava
a
distesa
.
Le
grida
e
lo
scampanìo
giungevano
sino
all
'
Alìa
,
sino
a
Monte
Lauro
,
come
delle
folate
di
uragano
.
Dei
lumi
si
vedevano
correre
nel
paese
alto
,
-
un
finimondo
.
A
un
tratto
,
quasi
fosse
corsa
una
parola
d
'
ordine
,
la
folla
s
'
avviò
tumultuando
verso
il
Fosso
,
dietro
coloro
che
sembravano
i
caporioni
.
Mèndola
,
don
Nicolino
,
lo
stesso
canonico
Lupi
che
s
'
era
cacciato
nella
baraonda
a
fin
di
bene
,
strillavano
inutilmente
:
-
Ferma
!
ferma
!
-
Il
barone
Zacco
,
non
avendo
più
le
gambe
di
prima
,
faceva
piovere
delle
legnate
,
a
chi
piglia
piglia
,
per
far
intender
ragione
agli
orbi
.
-
Ehi
?
Che
facciamo
?
...
Adagio
,
signori
miei
!
..
Non
cominciamo
a
far
porcherie
!
In
queste
cose
si
sa
dove
si
comincia
e
non
si
sa
...
Come
molti
avevano
messo
orecchio
al
discorso
di
sfondar
usci
e
far
la
festa
a
tutti
i
santi
,
la
marmaglia
ora
pigiavasi
dinanzi
ai
magazzini
di
mastro
-
don
Gesualdo
.
Dicevasi
ch
'
erano
pieni
sino
al
tetto
.
-
Uno
ch
'
era
nato
povero
come
Giobbe
,
e
adesso
aveva
messo
superbia
,
ed
era
nemico
giurato
dei
poveretti
e
dei
liberali
!
-
Coi
sassi
,
coi
randelli
-
due
o
tre
s
'
erano
armati
di
un
pietrone
e
davano
sulla
porta
che
parevano
cannonate
.
Si
udiva
la
vocetta
stridula
di
Brasi
Camauro
il
quale
piagnucolava
come
un
ragazzo
:
-
Signori
miei
!
Non
c
'
è
più
religione
!
Non
vogliono
più
sapere
né
di
cristi
né
di
santi
!
Vogliono
lasciarci
crepare
di
fame
tutti
!
All
'
improvviso
dal
frastuono
scapparono
degli
urli
da
far
accapponare
la
pelle
.
Santo
Motta
malconcio
e
insanguinato
,
rotolandosi
per
terra
,
riescì
a
far
fare
un
po
'
di
largo
dinanzi
all
'
uscio
del
magazzino
.
Allora
i
galantuomini
,
vociando
anche
loro
,
spingendo
,
tempestando
,
cacciarono
indietro
i
più
riottosi
.
Il
canonico
Lupi
,
aggrappato
alla
inferriata
della
finestra
,
tentava
di
farsi
udire
:
-
...
maniera
?
...
religione
!
...
la
roba
altrui
!
...
il
Santo
Padre
!
...
se
cominciamo
...
-
Altre
grida
rispondevano
dalla
moltitudine
:
-
...
eguali
...
poveri
...
tirare
pei
piedi
!
...
bue
grasso
!
...
-
Giacalone
,
onde
aizzar
la
folla
,
spinse
avanti
i
due
bastardi
di
Diodata
ch
'
erano
nella
calca
,
schiamazzando
:
-
...
don
Gesualdo
!
...
se
c
'
è
giustizia
!
...
abbandonati
in
mezzo
a
una
strada
!
...
se
ne
lagna
anche
Domeneddio
!
...
andare
a
fare
i
conti
con
lui
!
...
Dalla
piazza
di
Santa
Maria
di
Gesù
,
dalle
prime
case
di
San
Sebastiano
,
i
vicini
,
spaventati
,
videro
passare
una
fiumana
di
gente
,
una
baraonda
,
delle
armi
che
luccicavano
,
delle
braccia
che
si
agitavano
in
aria
,
delle
facce
accese
e
stravolte
che
apparivano
confusamente
al
lume
delle
torce
a
vento
.
Usci
e
finestre
si
chiudevano
con
fracasso
.
Si
udivano
da
lontano
strilli
e
pianti
di
donne
,
voci
che
chiamavano
:
-
Maria
Santissima
!
Santi
cristiani
!
...
Don
Gesualdo
era
in
letto
malato
,
quando
udì
bussare
alla
porticina
del
vicoletto
che
pareva
volessero
buttarla
giù
.
Poi
il
rombo
della
tempesta
che
sopravveniva
.
La
sera
stessa
un
'
anima
caritatevole
era
corsa
a
prevenirlo
:
-
Badate
,
don
Gesualdo
!
Ce
l
'
hanno
con
voi
perché
siete
borbonico
.
Chiudetevi
in
casa
!
-
Lui
,
che
aveva
tanti
altri
guai
,
s
'
era
stretto
nelle
spalle
.
Ma
al
vedere
adesso
che
facevano
sul
serio
,
balzò
dal
letto
così
come
si
trovava
,
col
fazzoletto
in
testa
e
il
cataplasma
sullo
stomaco
,
infilandosi
i
calzoni
a
casaccio
,
mettendo
da
parte
i
suoi
malanni
,
a
quella
voce
che
gli
gridava
:
-
Don
Gesualdo
!
...
presto
!
...
scappate
!
...
Una
voce
che
non
l
'
avrebbe
dimenticata
in
mille
anni
!
Arruffato
,
scamiciato
,
cogli
occhi
che
luccicavano
,
simili
a
quelli
di
un
gatto
inferocito
,
nella
faccia
verde
di
bile
,
andava
e
veniva
per
la
stanza
,
cercando
pistole
e
coltellacci
,
risoluto
a
vender
cara
la
pelle
almeno
.
Mastro
Nardo
e
quei
pochi
di
casa
che
gli
erano
rimasti
affezionati
pel
bisogno
si
raccomandavano
l
'
anima
a
Dio
.
Finalmente
il
barone
Mèndola
riescì
a
farsi
aprire
l
'
uscio
del
vicoletto
.
Don
Gesualdo
,
appostato
alla
finestra
col
fucile
,
stava
per
fare
un
subisso
.
-
Eh
!
-
gridò
Mèndola
entrando
trafelato
.
-
Tirate
ad
ammazzarmi
,
per
giunta
?
Questa
è
la
ricompensa
?
L
'
altro
non
voleva
sentir
ragione
.
Tremava
tutto
dalla
collera
.
-
Ah
!
così
?
A
questo
punto
siamo
arrivati
,
che
un
galantuomo
non
è
sicuro
neppure
in
casa
?
che
la
roba
sua
non
è
più
sua
?
Eccomi
!
Cadrà
Sansone
con
tutti
i
Filistei
,
però
!
Lo
stesso
lupo
,
quando
lo
mettono
colle
spalle
al
muro
!
...
-
Zacco
,
e
due
o
tre
altri
benintenzionati
ch
'
erano
sopravvenuti
intanto
,
sudavano
a
persuaderlo
,
vociando
tutti
insieme
:
-
Che
volete
fare
?
Contro
un
paese
intero
?
Siete
impazzito
?
Bruceranno
ogni
cosa
!
Cominciano
di
qua
la
Strage
degli
Innocenti
!
Ci
farete
ammazzare
tutti
quanti
!
Lui
s
'
ostinava
,
furibondo
,
coi
capelli
irti
:
-
Quand
'
è
così
!
...
Giacché
pretendono
metterci
le
mani
in
tasca
per
forza
!
...
Giacchè
mi
pagano
a
questo
modo
!
...
Ho
fatto
del
bene
...
Ho
dato
da
campare
a
tutto
il
paese
...
Ora
gli
fo
mangiar
la
polvere
,
al
primo
che
mi
capita
!
...
Proprio
!
Era
risoluto
di
fare
uno
sterminio
.
Per
fortuna
irruppe
nella
stanza
il
canonico
Lupi
,
e
gli
si
buttò
addosso
senza
badare
al
rischio
,
spingendolo
e
sbatacchiandolo
di
qua
e
di
là
,
finché
arrivò
a
strappargli
di
mano
lo
schioppo
.
-
Che
diavolo
!
Colle
armi
da
fuoco
non
si
scherza
!
-
Aveva
il
fiato
ai
denti
,
il
cranio
rosso
e
pelato
che
gli
fumava
come
quando
era
giovane
,
e
balbettava
colla
voce
rotta
:
-
Santo
diavolone
!
...
Domeneddio
,
perdonatemi
!
Mi
fate
parlare
come
un
porco
,
don
asino
!
Siamo
qui
per
salvarvi
la
vita
,
e
non
ve
lo
meritate
!
Volete
far
mettere
il
paese
intero
a
sacco
e
fuoco
?
Non
m
'
importa
di
voi
,
bestia
che
siete
!
Ma
certe
cose
non
bisogna
lasciarle
incominciare
neppure
per
ischerzo
,
capite
?
Neppure
a
un
nemico
mortale
!
Se
coloro
che
sinora
si
sfogano
a
gridare
,
pigliano
gusto
anche
a
metter
mano
nella
roba
altrui
,
siamo
fritti
!
Il
canonico
era
addirittura
fuori
della
grazia
di
Dio
.
Gli
altri
davano
addosso
ancor
essi
su
quella
bestia
testarda
di
mastro
-
don
Gesualdo
che
risicava
di
comprometterli
tutti
quanti
;
lo
mettevano
in
mezzo
;
lo
spingevano
verso
il
muro
;
gli
rinfacciavano
l
'
ingratitudine
;
lo
stordivano
.
Il
barone
Zacco
arrivò
a
passargli
un
braccio
al
collo
,
in
confidenza
,
confessandogli
all
'
orecchio
ch
'
era
con
lui
,
contro
la
canaglia
;
ma
pel
momento
ci
voleva
prudenza
,
lasciar
correre
,
chinare
il
capo
.
-
Dite
di
sì
...
tutto
quello
che
vogliono
,
adesso
...
Non
c
'
è
lì
il
notaio
per
mettere
in
carta
le
vostre
promesse
...
Un
po
'
di
maniera
,
un
po
'
di
denaro
...
Meglio
dolor
di
borsa
che
dolor
di
pancia
...
Don
Gesualdo
,
seduto
su
di
una
seggiola
,
asciugandosi
il
sudore
colla
manica
della
camicia
,
non
diceva
più
nulla
,
stralunato
.
Giù
al
portone
intanto
il
barone
Rubiera
,
don
Nicolino
,
il
figlio
di
Neri
,
si
sbracciavano
a
calmare
i
più
riottosi
.
-
Signori
miei
...
Avete
ragione
...
Si
farà
tutto
quello
che
volete
...
Abbiamo
la
bocca
per
mangiare
tutti
quanti
...
Viva
!
viva
!
...
Tutti
fratelli
!
...
Una
mano
lava
l
'
altra
...
Domani
...
alla
luce
del
sole
.
Chi
ha
bisogno
venga
qui
da
noi
...
Ora
è
tardi
,
e
siamo
tutti
d
'
un
colore
...
birbanti
e
galantuomini
...
Ehi
!
ehi
,
dico
!
...
Don
Nicolino
dovette
afferrare
pel
collo
un
tale
che
stava
per
cacciarsi
dentro
il
portone
socchiuso
,
approfittando
della
confusione
e
della
ressa
che
facevasi
attorno
a
una
donna
la
quale
strillava
e
supplicava
:
-
Nunzio
!
Gesualdo
!
Figliuoli
miei
!
...
Che
vi
fanno
fare
?
...
Nunzio
...
Ah
Madonna
santa
!
...
Era
Diodata
,
la
quale
aveva
sentito
dire
che
i
suoi
ragazzi
erano
nella
baraonda
,
a
gridare
viva
e
morte
contro
don
Gesualdo
anche
loro
,
ed
era
corsa
colle
mani
nei
capelli
.
-
Madonna
santa
!
che
vi
fanno
fare
!
...
-
Zacco
e
mastro
Nardo
portarono
giù
intanto
dei
barili
pieni
,
e
aiutavano
a
metter
pace
mescendo
da
bere
a
chi
ne
voleva
,
mentre
il
canonico
di
lassù
predicava
:
-
Domani
!
Tornate
domani
,
chi
ha
bisogno
...
Adesso
non
c
'
è
nessuno
in
casa
...
Don
Gesualdo
è
fuori
,
in
campagna
...
ma
col
cuore
è
anch
'
esso
qui
,
con
noialtri
...
per
aiutarvi
...
Sicuro
...
Ciascuno
ha
da
avere
il
suo
pezzo
di
pane
e
il
suo
pezzo
di
terra
...
Ci
aggiusteremo
...
Tornate
domani
...
-
Domani
,
un
corno
!
-
brontolò
di
dentro
don
Gesualdo
.
-
Mi
pare
che
vossignoria
aggiustate
ogni
cosa
a
spese
mie
,
canonico
!
-
Volete
star
zitto
!
Volete
farmi
fare
la
figura
di
bugiardo
?
...
Se
ho
detto
che
non
ci
siete
,
per
salvarvi
la
pelle
...
Don
Gesualdo
tornò
a
ribellarsi
:
-
Perchè
?
Che
ho
fatto
?
Io
sono
in
casa
mia
!
...
-
Avete
fatto
che
siete
ricco
come
un
maiale
!
-
gli
urlò
infine
all
'
orecchio
il
canonico
che
perse
la
pazienza
.
Gli
altri
allora
l
'
assaltarono
tutti
insieme
,
colle
buone
,
colle
cattive
,
dicendogli
che
se
i
rivoltosi
lo
trovavano
lì
,
della
casa
non
lasciavano
pietra
sopra
pietra
;
pigliavano
ogni
cosa
;
neanche
gli
occhi
per
piangere
gli
lasciavano
.
Finché
lo
indussero
a
scappare
dalla
parte
del
vicoletto
.
Mèndola
corse
a
bussare
all
'
uscio
dello
zio
Limòli
.
Al
baccano
,
il
marchese
,
oramai
sordo
come
una
talpa
,
s
'
era
buttato
un
ferraiuolo
sulle
spalle
,
e
stava
a
vedere
dietro
l
'
invetriata
del
balcone
,
in
camicia
,
collo
scaldino
in
mano
e
i
piedi
nudi
nelle
ciabatte
,
quando
gli
capitò
quella
nespola
fra
capo
e
collo
.
Ci
volle
del
bello
e
del
buono
a
fargli
capire
ciò
che
volevano
da
lui
a
quell
'
ora
,
mastro
-
don
Gesualdo
più
morto
che
vivo
,
gli
altri
che
gli
urlavano
nell
'
orecchio
,
uno
dopo
l
'
altro
:
-
Vogliono
fargli
la
festa
...
a
vostro
nipote
don
Gesualdo
...
Bisogna
nasconderlo
...
Egli
ammiccava
,
colle
palpebre
floscie
e
cascanti
,
accennando
di
sì
,
mentre
abbozzava
un
sorriso
malizioso
.
-
Ah
?
...
la
festa
?
...
a
don
Gesualdo
?
...
E
'
giusto
!
E
'
venuto
il
vostro
tempo
,
caro
mio
...
Siete
il
campione
della
mercanzia
!
...
Ma
finalmente
,
al
sentire
che
invece
volevano
accopparlo
,
mutò
registro
,
fingendo
d
'
essere
inquieto
,
colla
vocetta
fessa
:
-
Che
?
...
Lui
pure
?
Cosa
vogliono
dunque
?
...
Dove
andiamo
di
questo
passo
?
Mèndola
gli
spiegò
che
don
Gesualdo
era
il
pretesto
per
dare
addosso
ai
più
denarosi
;
ma
lì
non
sarebbero
venuti
a
cercarne
dei
denari
.
Il
vecchio
accennava
di
no
anche
lui
,
guardando
intorno
,
con
quel
sorrisetto
agro
sulla
bocca
sdentata
.
Erano
due
stanzacce
invecchiate
con
lui
,
nelle
quali
ogni
sua
abitudine
aveva
lasciato
l
'
impronta
:
la
macchia
d
'
unto
dietro
la
seggiola
su
cui
appisolavasi
dopo
pranzo
,
i
mattoni
smossi
in
quel
breve
tratto
fra
l
'
uscio
e
la
finestra
,
la
parete
scalcinata
accanto
al
letto
dove
soleva
accendere
il
lume
.
E
in
quel
sudiciume
il
marchese
ci
stava
come
un
principe
,
sputando
in
faccia
a
tutti
quanti
le
sue
miserie
.
-
Scusate
,
signori
miei
,
se
vi
ricevo
in
questa
topaia
...
Non
è
pel
vostro
merito
,
don
Gesualdo
...
La
bella
parentela
che
avete
presa
,
eh
?
...
Sul
vecchio
canapè
addossato
al
muro
,
puntellandolo
cogli
stessi
mattoni
rotti
,
improvvisarono
alla
meglio
un
letto
per
don
Gesualdo
che
non
stava
più
in
piedi
,
mentre
il
marchese
continuava
a
brontolare
:
-
Guardate
cosa
ci
capita
!
Ne
ho
viste
tante
!
Ma
questa
qui
non
me
l
'
aspettavo
...
Pure
gli
offrì
di
dividere
con
lui
la
scodella
di
latte
in
cui
aveva
messo
a
inzuppare
delle
croste
di
pane
.
-
Son
tornato
a
balia
,
vedete
.
Non
ho
altro
da
offrirvi
a
cena
.
La
carne
non
è
più
pei
miei
denti
,
né
per
la
mia
borsa
...
Voi
sarete
avvezzo
a
ben
altro
,
amico
mio
...
Che
volete
farci
?
Il
mondo
gira
per
tutti
,
caro
don
Gesualdo
!
...
-
Ah
!
-
rispose
lui
.
-
Non
è
questo
,
no
,
signor
marchese
.
E
'
che
lo
stomaco
non
mi
dice
.
L
'
ho
pieno
di
veleno
!
Un
cane
arrabbiato
ci
ho
.
-
Bene
,
-
dissero
gli
altri
.
-
Ringraziate
Iddio
.
Qui
nessuno
vi
tocca
.
Fu
un
colpo
tremendo
per
mastro
-
don
Gesualdo
.
L
'
agitazione
,
la
bile
,
il
malanno
che
ci
aveva
in
corpo
...
La
notte
passò
come
Dio
volle
.
Ma
il
giorno
dopo
,
all
'
avemaria
,
tornò
Mèndola
intabarrato
,
col
cappello
sugli
occhi
,
guardandosi
intorno
prima
d
'
infilar
l
'
uscio
.
-
Un
'
altra
adesso
!
-
esclamò
entrando
.
-
Vi
hanno
fatto
la
spia
,
don
Gesualdo
!
E
vogliono
stanarvi
anche
di
qua
per
costringervi
a
mantenere
ciò
che
ha
promesso
il
canonico
...
Ciolla
in
persona
...
l
'
ho
visto
laggiù
a
far
sentinella
...
Il
marchese
,
ch
'
era
tornato
arzillo
e
gaio
fra
tutto
quel
parapiglia
,
aguzzando
l
'
udito
,
ficcandosi
in
mezzo
per
acchiappar
qualche
parola
,
corse
al
balcone
.
-
Sicuro
!
Eccolo
lì
col
camiciotto
,
come
un
bambino
...
Vuol
dire
che
si
torna
indietro
tutti
!
...
Don
Gesualdo
s
'
era
alzato
sbuffando
,
gridando
ch
'
era
meglio
finirla
,
che
correva
giù
a
dargliela
lui
,
la
promessa
,
al
Ciolla
!
E
giacchè
lo
cercavano
,
era
lì
,
pronto
a
riceverli
!
...
-
Certo
,
certo
,
-
ripeteva
il
marchese
.
-
Se
vi
cercano
vuol
dire
che
hanno
bisogno
di
voi
.
Di
me
non
vengono
a
cercare
sicuro
!
Vogliono
farvi
gridare
viva
e
morte
insieme
a
loro
?
E
voi
andateci
!
Viva
voi
che
avete
da
farli
gridare
!
-
No
!
So
io
quello
che
vogliono
!
-
ribattè
don
Gesualdo
imbestialito
.
-
Scusate
,
non
si
tratta
soltanto
di
voi
adesso
,
-
osservò
Mèndola
.
-
E
'
che
dietro
di
voi
ci
siamo
tutto
il
paese
!
...
Sopraggiunse
il
canonico
,
grattandosi
il
capo
,
impensierito
della
piega
che
pigliava
la
faccenda
.
Durava
la
baldoria
.
Una
bella
cosa
per
certa
gente
!
Quei
bricconi
s
'
erano
legate
al
dito
le
parole
di
pace
ch
'
egli
si
era
lasciato
sfuggire
in
quel
frangente
,
e
stavano
in
piazza
tutto
il
giorno
ad
aspettare
la
manna
dal
cielo
:
-
M
'
avete
messo
in
un
bell
'
imbroglio
,
voi
,
don
Gesualdo
!
A
quell
'
uscita
del
canonico
successe
un
altro
battibecco
fra
loro
due
:
-
Io
,
eh
?
...
Io
!
...
Son
io
che
ho
promesso
mari
e
monti
?
-
Per
chetarli
,
in
nome
di
Dio
!
Parole
che
si
dicono
,
si
sa
!
Avrei
voluto
vedervi
,
dinanzi
a
quelle
facce
scomunicate
!
Il
marchese
si
divertiva
:
-
Senti
senti
!
Guarda
guarda
!
-
Insomma
,
-
conchiuse
Mèndola
,
-
queste
son
chiacchiere
,
e
bisogna
pigliar
tempo
.
Intanto
voi
levatevi
di
mezzo
,
causa
causarum
!
In
fondo
a
una
cisterna
,
in
un
buco
,
dove
diavolo
volete
,
ma
non
è
la
maniera
di
compromettere
tanti
padri
di
famiglia
,
per
causa
vostra
!
-
In
casa
Trao
!
-
suggerì
il
canonico
.
-
Vostro
cognato
vi
accoglierà
a
braccia
aperte
.
Nessuno
sa
che
c
'
è
ancora
lui
al
mondo
,
e
non
verranno
a
cercarvi
sin
lì
.
-
Il
marchese
approvò
anch
'
esso
:
-
Benissimo
.
E
'
una
bella
pensata
!
Cane
e
gatto
chiusi
insieme
...
-
Don
Gesualdo
s
'
ostinava
ad
opporsi
.
-
Allora
,
-
esclamò
il
canonico
,
-
io
me
ne
lavo
le
mani
come
Pilato
.
Anzi
vado
a
chiamarvi
Ciolla
e
tutti
quanti
,
se
volete
!
...
Don
Gesualdo
era
ridotto
in
uno
stato
che
di
lui
ne
facevano
quel
che
volevano
.
A
due
ore
di
notte
,
per
certe
stradicciuole
fuori
mano
,
andarono
a
svegliare
Grazia
che
aveva
la
chiave
del
portone
,
e
al
buio
,
tentoni
,
arrivarono
sino
all
'
uscio
di
don
Ferdinando
.
-
Chi
è
?
-
si
udì
belare
di
dentro
una
voce
asmatica
.
-
Grazia
,
chi
è
?
-
Siamo
noi
,
don
Gesualdo
,
vostro
cognato
...
Nessuno
rispose
.
Poi
si
udì
frugare
nel
buio
.
E
a
un
tratto
don
Ferdinando
si
chiuse
dentro
col
paletto
,
e
si
mise
ad
ammonticchiare
sedie
e
tavolini
dietro
l
'
uscio
,
continuando
a
strillare
spaventato
:
-
Grazia
!
Grazia
!
-
Corpo
del
diavolo
!
-
esclamò
Mèndola
.
-
Qui
si
fa
peggio
!
Quella
bestia
farà
correre
tutto
il
paese
!
Il
canonico
rideva
sotto
il
naso
,
scuotendo
il
capo
.
Grazia
intanto
aveva
acceso
un
mozzicone
di
candela
,
e
li
guardava
in
faccia
ad
uno
ad
uno
,
allibbita
,
battendo
le
palpebre
.
-
Che
volete
fare
,
signori
miei
?
-
azzardò
infine
timidamente
.
Don
Gesualdo
,
che
non
si
reggeva
più
in
piedi
,
pallido
e
disfatto
,
proruppe
in
tono
disperato
:
-
Io
voglio
tornarmene
a
casa
mia
!
...
a
qualunque
costo
...
Sono
risoluto
!
...
-
Nossignore
!
-
interruppe
il
canonico
.
-
Qui
siete
in
casa
vostra
.
C
'
è
la
quota
di
vostra
moglie
.
Ah
,
caspita
!
Avete
avuto
pazienza
sino
adesso
...
Ora
basta
!
...
Lì
,
nella
camera
di
donna
Bianca
.
Il
letto
è
ancora
tal
quale
.
Mèndola
s
'
era
messo
di
buon
umore
,
mentre
preparavano
la
stanza
.
Frugava
da
per
tutto
.
Andava
a
cacciare
il
naso
nell
'
andito
oscuro
,
dietro
l
'
usciolino
.
Trovava
delle
barzellette
,
ricordando
le
vecchie
storie
.
Quanti
casi
!
Quante
vicende
!
-
Chi
ve
lo
avrebbe
detto
,
eh
,
don
Gesualdo
?
-
Lo
stesso
canonico
Lupi
si
lasciò
sfuggire
un
sorrisetto
.
-
Intanto
che
siete
qui
,
potete
fare
le
vostre
meditazioni
sulla
vita
e
sulla
morte
,
per
passare
il
tempo
.
Che
commedia
,
questo
mondaccio
!
Vanitas
vanitatum
!
Don
Gesualdo
gli
rivolse
un
'
occhiata
nera
,
ma
non
rispose
.
Ci
aveva
ancora
dello
stomaco
per
chiudervi
dentro
i
suoi
guai
e
le
sue
disgrazie
,
senza
farne
parte
agli
amici
,
per
divertirli
.
Si
buttò
a
giacere
sul
letto
,
e
rimase
solo
al
buio
coi
suoi
malanni
,
soffocando
i
lamenti
,
mandando
giù
le
amarezze
che
ogni
ricordo
gli
faceva
salire
alla
gola
.
D
'
una
cosa
sola
non
si
dava
pace
,
che
avrebbe
potuto
crepare
lì
dove
era
,
senza
che
sua
figlia
ne
sapesse
nulla
.
Allora
,
nella
febbre
,
gli
passavano
dinanzi
agli
occhi
torbidi
Bianca
,
Diodata
,
mastro
Nunzio
,
degli
altri
ancora
,
un
altro
sé
stesso
che
affaticavasi
e
s
'
arrabattava
al
sole
e
al
vento
,
tutti
col
viso
arcigno
,
che
gli
sputavano
in
faccia
:
-
Bestia
!
bestia
!
Che
hai
fatto
?
Ben
ti
stia
!
A
giorno
tornò
Grazia
per
aiutare
un
po
'
,
sfinita
,
ansando
se
smuoveva
una
seggiola
,
fermandosi
ogni
momento
per
piantarsi
dinanzi
a
lui
colle
mani
sul
ventre
enorme
,
e
ricominciare
le
lagnanze
contro
i
parenti
di
don
Ferdinando
che
le
lasciavano
quel
poveretto
sulle
spalle
,
lesinandogli
il
pane
e
il
vino
.
-
Sissignore
,
l
'
hanno
tutti
dimenticato
,
lì
nel
suo
cantuccio
,
come
un
cane
malato
!
...
Ma
io
il
cuore
non
mi
dice
...
Siamo
stati
sempre
vicini
...
buoni
servi
della
famiglia
...
una
gran
famiglia
...
Il
cuore
non
mi
dice
,
no
!
Dietro
di
lei
veniva
una
masnada
di
figliuoli
che
mettevano
ogni
cosa
a
soqquadro
.
Poi
sopraggiunse
Speranza
strepitando
che
voleva
vedere
suo
fratello
,
quasi
egli
stesse
per
rendere
l
'
anima
a
Dio
.
-
Lasciatemi
entrare
!
E
'
sangue
mio
infine
!
Ora
ch
'
è
in
questo
stato
mi
rammento
solo
di
essere
sua
sorella
.
-
Lei
,
il
marito
,
i
figliuoli
.
Mise
a
rumore
tutto
il
vicinato
.
Don
Gesualdo
lasciò
il
letto
sbuffando
.
Non
lo
avrebbero
tenuto
le
catene
.
-
Voglio
tornare
a
casa
mia
!
Che
ci
sto
a
fare
qui
?
Tanto
,
lo
sanno
tutti
!
...
A
gran
stento
lo
indussero
ad
aspettare
la
sera
.
E
dopo
l
'
avemaria
,
quatti
quatti
,
Burgio
e
tutti
i
parenti
l
'
accompagnarono
a
casa
.
Speranza
volle
restare
a
guardia
del
fratello
,
giacché
trovavasi
tanto
malato
,
e
per
miracolo
quella
notte
non
gli
avevano
messo
ogni
cosa
a
sacco
e
ruba
.
-
Non
vuol
dire
se
siamo
in
lite
.
Al
bisogno
si
vede
il
cuore
della
gente
.
Gli
interessi
sono
una
cosa
,
e
l
'
amore
è
un
'
altra
.
Abbiamo
litigato
,
litigheremo
sino
al
giorno
del
Giudizio
,
ma
siamo
figli
dello
stesso
sangue
!
-
Protestò
che
l
'
avrebbe
tenuto
meglio
delle
pupille
dei
propri
occhi
,
lui
e
la
sua
roba
.
Gli
schierò
dinanzi
al
letto
marito
e
figliuoli
che
giravano
intorno
sguardi
cupidi
,
ripetendo
:
-
Questo
è
il
sangue
vostro
!
Questi
non
vi
tradiscono
!
-
Lui
,
combattuto
,
stanco
,
avvilito
,
non
ebbe
neanche
la
forza
di
ribellarsi
.
Così
,
a
poco
a
poco
,
gli
si
misero
tutti
quanti
alle
costole
.
I
nipoti
scorazzando
per
la
casa
e
pei
poderi
,
spadroneggiando
,
cacciando
le
mani
da
per
tutto
.
La
sorella
,
colle
chiavi
alla
cintola
,
frugando
,
rovistando
,
mandando
il
marito
di
qua
e
di
là
,
pei
rimedi
,
e
a
coglier
erbe
medicinali
.
Come
massaro
Fortunato
si
lagnava
di
non
aver
più
le
gambe
di
vent
'
anni
per
affacchinarsi
a
quel
modo
,
essa
lo
sgridava
:
-
Che
volete
?
Non
lo
fate
per
amore
di
vostro
cognato
?
Carcere
,
malattie
e
necessità
si
conosce
l
'
amistà
.
Lei
non
aveva
suggezione
di
Ciolla
e
di
tutti
gli
altri
della
sua
risma
.
Una
volta
che
Vito
Orlando
pretese
di
venire
a
fare
una
sbravazzata
,
colla
pistola
in
tasca
,
per
liquidare
certi
conti
con
don
Gesualdo
,
essa
lo
inseguì
giù
per
le
scale
buttandogli
dietro
una
catinella
d
'
acqua
sporca
.
Lo
stesso
canonico
Lupi
aveva
dovuto
mettersi
la
coda
fra
le
gambe
,
e
non
era
tornato
a
fare
il
generoso
colla
roba
altrui
,
ora
che
Ciolla
e
i
più
facinorosi
erano
partiti
a
cercar
fortuna
in
città
,
con
bandiere
e
trombette
.
Il
canonico
,
onde
chetare
gli
altri
,
aveva
preso
il
ripiego
di
sortire
in
processione
,
colla
disciplina
e
la
corona
di
spine
;
e
così
gli
altri
si
sfogavano
in
feste
e
quarant
'
ore
,
mentre
lui
andava
predicando
la
fratellanza
e
l
'
amore
del
prossimo
.
-
Però
un
baiocco
non
lo
mette
fuori
!
-
sbraitava
comare
Speranza
.
-
E
questo
va
bene
.
Ma
se
torna
a
fare
il
camorrista
,
qui
da
noi
,
lo
ricevo
come
va
...
tal
quale
Vito
Orlando
!
Intanto
la
casa
di
don
Gesualdo
era
messa
a
sacco
e
ruba
egualmente
.
Vino
,
olio
,
formaggio
,
pezze
di
tela
anche
,
sparivano
in
un
batter
d
'
occhio
.
Dalla
Canziria
e
da
Mangalavite
giungevano
fattori
e
mezzadri
a
reclamare
contro
i
figliuoli
di
massaro
Fortunato
Burgio
che
comandavano
a
bacchetta
,
e
saccheggiavano
i
poderi
dello
zio
,
quasi
fosse
già
roba
senza
padrone
.
Lui
,
poveraccio
,
confinato
in
letto
,
si
rodeva
in
silenzio
;
non
osava
ribellarsi
al
cognato
e
alla
sorella
;
pensava
ai
suoi
guai
.
Ci
aveva
un
cane
,
lì
nella
pancia
,
che
gli
mangiava
il
fegato
,
il
cane
arrabbiato
di
San
Vito
martire
,
che
lo
martirizzava
anche
lui
.
Inutilmente
Speranza
,
amorevole
,
cercava
erbe
e
medicine
,
consultava
Zanni
e
persone
che
avevano
segreti
per
tutti
i
mali
.
Ciascuno
portava
un
rimedio
nuovo
,
dei
decotti
,
degli
unguenti
,
fino
la
reliquia
e
l
'
immagine
benedetta
del
santo
,
che
don
Luca
volle
provare
colle
sue
mani
.
Non
giovava
nulla
.
L
'
infermo
badava
a
ripetere
:
-
Non
è
niente
...
un
po
'
di
colica
.
Ho
avuto
dei
dispiaceri
.
Domani
mi
alzerò
...
Ma
non
ci
credeva
più
neppur
lui
,
e
non
si
alzava
mai
.
Era
ridotto
quasi
uno
scheletro
,
pelle
e
ossa
;
soltanto
il
ventre
era
gonfio
come
un
otre
.
Nel
paese
si
sparse
la
voce
che
era
spacciato
:
la
mano
di
Dio
che
l
'
agguantava
e
l
'
affogava
nelle
ricchezze
.
Il
signor
genero
scrisse
da
Palermo
onde
avere
notizie
precise
.
Parlava
anche
d
'
affari
da
regolare
,
e
di
scadenze
urgenti
.
Nella
poscritta
c
'
erano
due
righe
sconsolate
d
'
Isabella
,
la
quale
non
si
era
ancora
riavuta
dal
gran
colpo
che
aveva
ricevuto
poco
prima
.
Speranza
,
che
era
presente
mentre
il
fratello
s
'
inteneriva
sulla
lettera
,
sputò
fuori
il
veleno
:
-
Ecco
!
Ora
vi
guastate
il
sangue
,
per
giunta
!
Potreste
andarvene
all
'
altro
mondo
...
solo
e
abbandonato
,
come
uno
che
non
ha
nè
possiede
!
...
Chi
vi
siete
trovato
accanto
nel
bisogno
,
ditelo
?
Vostra
figlia
vi
manda
soltanto
belle
parole
...
Suo
marito
però
va
al
sodo
!
Don
Gesualdo
non
rispose
.
Ma
di
nascosto
,
rivolto
verso
il
muro
,
si
mise
a
piangere
cheto
cheto
.
Sembrava
diventato
un
bambino
.
Non
si
riconosceva
più
.
Allorchè
Diodata
,
sentendo
ch
'
era
tanto
malato
,
volle
andare
a
visitarlo
e
a
chiedergli
perdono
per
la
mancanza
che
gli
avevano
fatto
i
suoi
ragazzi
,
la
notte
della
sommossa
,
rimase
di
stucco
al
vederlo
così
disfatto
,
che
puzzava
di
sepoltura
,
e
gli
occhi
che
a
ogni
faccia
nuova
diventavano
lustri
lustri
.
-
Signor
don
Gesualdo
...
son
venuta
a
vedervi
perché
mi
hanno
detto
che
siete
in
questo
stato
...
Dovete
perdonare
...
a
quegli
screanzati
che
vi
hanno
offeso
...
Ragazzi
senza
giudizio
...
Si
son
lasciati
prendere
in
mezzo
,
senza
sapere
quello
che
facessero
...
Dovete
perdonare
per
amor
mio
,
signor
don
Gesualdo
!
...
E
si
vedeva
che
parlava
sincera
,
la
poveretta
,
con
quel
viso
,
mandando
giù
,
per
nasconderle
,
le
lagrime
che
a
ogni
parola
le
tornavano
agli
occhi
,
cercando
di
pigliargli
la
mano
per
baciargliela
.
Egli
faceva
un
gesto
vago
,
e
scuoteva
il
capo
,
come
a
dire
che
non
gliene
importava
,
oramai
.
In
quella
sopravvenne
Speranza
,
e
fece
una
partaccia
a
quella
sfacciata
che
veniva
a
tentarle
il
fratello
in
fin
di
vita
,
per
cavargli
qualcosa
,
per
pelarlo
sino
all
'
ultimo
.
Una
sanguisuga
.
Ci
s
'
era
ingrassata
alle
spalle
di
lui
!
Non
le
bastava
?
Ora
calavano
i
corvi
,
all
'
odor
del
carname
.
Il
malato
chiudeva
gli
occhi
per
sfuggire
quel
supplizio
,
e
agitavasi
nel
letto
come
al
sopraggiungere
di
un
'
altra
colica
.
Talché
Diodata
se
ne
andò
senza
poterlo
salutare
,
a
capo
chino
,
stringendosi
nella
mantellina
.
Speranza
tornò
al
fratello
,
tutta
amorevole
e
sorridente
.
-
Per
assistervi
adesso
ci
avete
qui
noi
...
Non
vi
lasceremo
solo
,
non
temete
,
..
Tutto
ciò
che
avete
bisogno
...
Comandate
.
Che
ne
fareste
adesso
di
quella
strega
?
Vi
mangerebbe
anima
e
corpo
.
Neanche
il
viatico
potreste
ricevere
,
con
quello
scandalo
in
casa
!
Lei
lo
assisteva
meglio
di
una
serva
,
e
lo
curava
con
amore
,
senza
guardare
a
spesa
né
a
fatiche
.
Vedendo
che
nulla
giovava
,
arrivò
a
chiamare
il
figlio
di
Tavuso
,
il
quale
tornava
fresco
fresco
da
Napoli
,
laureato
in
medicina
,
-
un
ragazzotto
che
non
aveva
ancora
peli
al
mento
e
si
faceva
pagare
come
un
principe
.
-
Però
don
Gesualdo
gli
disse
il
fatto
suo
,
al
vedergli
metter
mano
alla
penna
per
scrivere
le
solite
imposture
:
-
Don
Margheritino
,
io
vi
ho
visto
nascere
!
A
me
scrivete
la
ricetta
?
Per
chi
mi
pigliate
,
amico
caro
!
-
Allora
,
-
ribattè
il
dottorino
infuriato
,
-
allora
fatevi
curare
dal
maniscalco
!
Perché
mi
avete
fatto
chiamare
?
-
Prese
il
cappello
,
e
se
ne
andò
.
Ma
siccome
il
malato
soffriva
tutti
i
tormenti
dell
'
inferno
,
nella
lusinga
che
qualcheduno
trovasse
il
rimedio
che
ci
voleva
,
per
non
far
parlare
anche
i
vicini
che
li
accusavano
di
avarizia
,
dovettero
chinare
il
capo
a
codesto
,
chinare
il
capo
a
medici
e
medicamenti
.
Il
figlio
di
Tavuso
,
Bomma
quanti
barbassori
c
'
erano
in
paese
,
tutti
sfilarono
dinanzi
al
letto
di
don
Gesualdo
.
Arrivavano
,
guardavano
,
tastavano
,
scambiavano
fra
di
loro
certe
parolacce
turche
che
facevano
accapponar
la
pelle
,
e
lasciavano
detto
ciascuno
la
sua
su
di
un
pezzo
di
carta
-
degli
sgorbi
come
sanguisughe
.
Don
Gesualdo
,
sbigottito
,
non
diceva
nulla
,
cercava
di
cogliere
le
parole
a
volo
;
guardava
sospettoso
le
mani
che
scrivevano
.
Soltanto
,
per
non
buttare
via
il
denaro
malamente
,
prima
di
spedire
la
ricetta
,
prese
a
parte
don
Margheritino
,
e
gli
fece
osservare
che
aveva
un
armadio
pieno
di
vasetti
e
boccettine
,
comperati
per
la
buon
'
anima
di
sua
moglie
.
-
Non
ho
guardato
a
spesa
,
signor
dottore
.
Li
ho
ancora
lì
,
tali
e
quali
.
Se
vi
pare
che
possano
giovare
adesso
...
Non
gli
davano
retta
neppur
quando
tornava
a
balbettare
,
spaventato
da
quelle
facce
serie
:
-
Mi
sento
meglio
.
Domani
mi
alzo
.
Mandatemi
in
campagna
che
guarirò
in
ventiquattr
'
ore
.
-
Gli
dicevano
di
sì
,
per
contentarlo
,
come
a
un
bambino
.
-
Domani
,
doman
l
'
altro
.
-
Ma
lo
tenevano
lì
,
per
smungerlo
,
per
succhiargli
il
sangue
,
medici
,
parenti
e
speziali
.
Lo
voltavano
,
lo
rivoltavano
,
gli
picchiavano
sul
ventre
con
due
dita
,
gli
facevano
bere
mille
porcherie
,
lo
ungevano
di
certa
roba
che
gli
apriva
dei
vescicanti
sullo
stomaco
.
C
'
era
di
nuovo
sul
cassettone
un
arsenale
di
rimedi
,
come
negli
ultimi
giorni
di
Bianca
,
buon
'
anima
.
Egli
borbottava
,
tentennando
il
capo
.
-
Siamo
già
ai
medicamenti
che
costano
cari
!
Vuol
dire
che
non
c
'
è
più
rimedio
.
-
Il
denaro
a
fiumi
,
un
va
e
vieni
,
una
baraonda
per
la
casa
,
tavola
imbandita
da
mattina
a
sera
.
Burgio
,
che
non
c
'
era
avvezzo
,
correva
a
mostrare
la
lingua
ai
medici
,
come
venivano
pel
cognato
;
Santo
non
usciva
più
nemmeno
per
andare
all
'
osteria
;
e
i
nipoti
,
quando
tornavano
dai
poderi
,
si
pigliavano
pei
capelli
:
liti
e
quistioni
fra
di
loro
che
facevano
a
chi
più
arraffa
,
degli
strepiti
che
arrivavano
fin
nella
camera
dell
'
infermo
,
il
quale
tendeva
l
'
orecchio
,
smanioso
di
sapere
quello
che
facevano
della
sua
roba
,
e
anche
lui
si
metteva
a
strillare
dal
letto
:
-
Lasciatemi
andare
a
Mangalavite
.
Ci
ho
tutti
i
miei
interessi
alla
malora
.
Qui
mi
mangio
il
fegato
.
Lasciatemi
andare
,
se
no
crepo
!
Ci
aveva
come
una
palla
di
piombo
nello
stomaco
,
che
gli
pesava
,
voleva
uscir
fuori
,
con
un
senso
di
pena
continuo
;
di
tratto
in
tratto
,
si
contraeva
,
s
'
arroventava
e
martellava
,
e
gli
balzava
alla
gola
,
e
lo
faceva
urlare
come
un
dannato
,
e
gli
faceva
mordere
tutto
ciò
che
capitava
.
Egli
rimaneva
sfinito
,
anelante
,
col
terrore
vago
di
un
altro
accesso
negli
occhi
stralunati
.
Tutto
ciò
che
ingoiava
per
forza
,
per
aggrapparsi
alla
vita
,
i
bocconi
più
rari
,
senza
chiedere
quel
che
costassero
,
gli
si
mutavano
in
veleno
;
tornava
a
rigettarli
come
roba
scomunicata
,
più
nera
dell
'
inchiostro
,
amara
,
maledetta
da
Dio
.
E
intanto
i
dolori
e
la
gonfiezza
crescevano
:
una
pancia
che
le
gambe
non
la
reggevano
più
.
Bomma
,
picchiandovi
sopra
,
una
volta
disse
:
-
Qui
c
'
è
roba
.
-
Che
volete
dire
,
vossignoria
?
-
balbettò
don
Gesualdo
,
balzando
a
sedere
sul
letto
,
coi
sudori
freddi
addosso
.
Bomma
lo
guardò
bene
in
faccia
,
accostò
la
seggiola
,
si
voltò
di
qua
e
di
là
per
vedere
s
'
erano
soli
.
-
Don
Gesualdo
,
siete
un
uomo
...
Non
siete
più
un
ragazzo
,
eh
?
-
Sissignore
,
-
rispose
lui
con
voce
ferma
,
calmatosi
a
un
tratto
,
col
coraggio
che
aveva
sempre
avuto
al
bisogno
.
-
Sissignore
,
parlate
.
-
Bene
,
qui
ci
vuole
un
consulto
.
Non
avete
mica
una
spina
di
fico
d
'
India
nel
ventre
!
E
'
un
affare
serio
,
capite
!
Non
è
cosa
per
la
barba
di
don
Margheritino
o
di
qualcun
altro
...
sia
detto
senza
offenderli
,
qui
in
confidenza
.
Chiamate
i
migliori
medici
forestieri
,
don
Vincenzo
Capra
,
il
dottor
Muscio
di
Caltagirone
,
chi
volete
...
Denari
non
ve
ne
mancano
...
A
quelle
parole
don
Gesualdo
montò
in
furia
:
-
I
denari
!
...
Vi
stanno
a
tutti
sugli
occhi
i
denari
che
ho
guadagnato
!
...
A
che
mi
servono
...
se
non
posso
comprare
neanche
la
salute
?
...
Tanti
bocconi
amari
m
'
hanno
dato
...
sempre
!
...
Ma
però
volle
stare
a
sentire
la
conclusione
del
discorso
di
Bomma
.
Alle
volte
non
si
sa
mai
...
Lo
lasciò
finire
,
stando
zitto
,
tenendosi
il
mento
,
pensando
ai
casi
suoi
.
Infine
volle
sapere
:
-
Il
consulto
?
Che
mi
fa
il
consulto
?
Bomma
perse
le
staffe
:
-
Che
vi
fa
?
Caspita
!
Quello
che
vi
può
fare
...
Almeno
non
si
dirà
che
vi
lasciate
morire
senza
aiuto
.
Io
parlo
nel
vostro
interesse
.
Non
me
ne
viene
nulla
in
tasca
...
Io
fo
lo
speziale
...
Non
è
affar
mio
...
Non
me
ne
intendo
.
Vi
ho
curato
per
amicizia
...
-
Come
l
'
altro
tentennava
il
capo
,
diffidente
,
col
sorriso
furbo
sulle
labbra
smorte
,
il
farmacista
mise
da
banda
ogni
riguardo
.
-
Morto
siete
,
don
minchione
!
A
voi
dico
!
Allora
don
Gesualdo
volse
un
'
occhiata
lenta
e
tenace
in
giro
,
si
soffiò
il
naso
,
e
si
lasciò
andar
giù
sul
letto
supino
.
Di
lì
a
un
po
'
,
guardando
il
soffitto
,
aggiunse
con
un
sospiro
:
-
Va
bene
.
Facciamo
il
consulto
.
La
notte
non
chiuse
occhio
.
Tormentato
da
un
'
ansietà
nuova
,
con
dei
brividi
che
lo
assalivano
di
tratto
in
tratto
,
dei
sudori
freddi
,
delle
inquietudini
che
lo
facevano
rizzare
all
'
improvviso
sul
letto
coi
capelli
irti
,
guardando
intorno
nelle
tenebre
,
vedendo
sempre
la
faccia
minacciosa
di
Bomma
,
tastandosi
,
soffocando
i
dolori
,
cercando
d
'
illudersi
.
Parevagli
di
sentirsi
meglio
infatti
.
Voleva
curarsi
,
giacché
era
un
affar
serio
.
Voleva
guarire
.
Ripeteva
le
parole
stesse
dello
speziale
:
denari
ne
aveva
;
s
'
era
logorata
la
vita
apposta
;
non
li
aveva
guadagnati
per
far
la
barba
al
signor
genero
;
perché
se
li
godessero
degli
ingrati
che
lo
lasciavano
crepare
lontano
:
Lontano
dagli
occhi
,
lontan
dal
cuore
!
Il
mondo
è
fatto
così
,
che
ciascuno
tira
l
'
acqua
al
suo
mulino
.
Il
mulino
suo
,
di
lui
,
era
di
riacquistare
la
salute
,
coi
suoi
denari
.
C
'
erano
al
mondo
dei
buoni
medici
che
l
'
avrebbero
fatto
guarire
,
pagandoli
bene
.
Allora
asciugavasi
quel
sudore
d
'
agonia
,
e
cercava
di
dormire
.
Voleva
che
i
medici
forestieri
che
aspettava
il
giorno
dopo
gli
trovassero
miglior
cera
;
contava
le
ore
;
gli
pareva
mill
'
anni
che
fossero
lì
dinanzi
al
suo
letto
.
La
stessa
luce
dell
'
alba
gli
faceva
animo
.
Poi
,
allorché
udì
le
campanelle
della
lettiga
che
portava
il
Muscio
e
don
Vincenzo
Capra
si
sentì
slargare
il
cuore
tanto
fatto
.
Si
tirò
su
svelto
a
sedere
sul
letto
come
uno
che
si
senta
proprio
meglio
.
Salutò
quella
brava
gente
con
un
bel
sorriso
che
doveva
rassicurare
anche
loro
,
appena
li
vide
entrare
.
Essi
invece
gli
badarono
appena
.
Erano
tutti
orecchi
per
don
Margheritino
che
narrava
la
storia
della
malattia
con
gran
prosopopea
;
approvavano
coi
cenni
del
capo
di
tanto
in
tanto
;
volgevano
solo
qualche
occhiata
distratta
sull
'
ammalato
che
andavasi
scomponendo
in
volto
,
alla
vista
di
quelle
facce
serie
,
al
torcer
dei
musi
,
alla
lunga
cicalata
del
mediconzolo
che
sembrava
recitasse
l
'
orazione
funebre
.
Dopo
che
colui
ebbe
terminato
di
ciarlare
s
'
alzarono
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
e
tornarono
a
palpare
e
a
interrogare
il
malato
,
scrollando
il
capo
,
con
certo
ammiccare
sentenzioso
,
certe
occhiate
fra
di
loro
che
vi
mozzavano
il
fiato
addirittura
.
Ce
n
'
era
uno
specialmente
,
dei
forestieri
,
che
stava
accigliato
e
pensieroso
,
e
faceva
a
ogni
momento
uhm
!
uhm
!
senza
aprir
bocca
.
I
parenti
,
la
gente
di
casa
,
dei
vicini
anche
,
per
curiosità
,
si
affollavano
all
'
uscio
,
aspettando
la
sentenza
,
mentre
i
dottori
confabulavano
a
bassa
voce
fra
di
loro
in
un
canto
.
A
un
cenno
dello
speziale
,
Burgio
e
sua
moglie
andarono
a
sentire
anch
'
essi
,
in
punta
di
piedi
.
-
Parlate
,
signori
miei
!
-
esclamò
allora
il
pover
'
uomo
pallido
come
un
morto
.
-
Sono
io
il
malato
,
infine
!
Voglio
sapere
a
che
punto
sono
.
Il
Muscio
abbozzò
un
sorriso
che
lo
fece
più
brutto
.
E
don
Vincenzo
Capra
,
in
bel
modo
,
cominciò
a
spiegare
la
diagnosi
della
malattia
:
Pylori
cancer
,
il
pyrosis
dei
greci
.
Non
s
'
avevano
ancora
indizii
d
'
ulcerazione
;
l
'
adesione
stessa
del
tumore
agli
organi
essenziali
non
era
certa
;
ma
la
degenerescenza
dei
tessuti
accusavasi
già
per
diversi
sintomi
patologici
.
Don
Gesualdo
,
dopo
avere
ascoltato
attentamente
,
riprese
:
-
Tutto
questo
va
benone
.
Però
ditemi
se
potete
guarirmi
,
vossignoria
.
Senza
interesse
...
pagandovi
secondo
il
vostro
merito
...
Capra
ammutolì
da
prima
e
si
strinse
nelle
spalle
.
-
Eh
,
eh
...
guarire
...
certo
...
siamo
qui
per
cercar
di
guarirvi
...
-
Il
Muscio
,
più
brutale
,
spifferò
chiaro
e
tondo
il
solo
rimedio
che
si
potesse
tentare
:
l
'
estirpazione
del
tumore
,
un
bel
caso
,
un
'
operazione
chirurgica
che
avrebbe
fatto
onore
a
chiunque
.
Dimostrava
il
modo
e
la
maniera
,
accalorandosi
nella
proposta
,
accompagnando
la
parola
coi
gesti
,
fiutando
già
il
sangue
cogli
occhi
accesi
nel
faccione
che
gli
s
'
imporporava
tutto
,
quasi
stesse
per
rimboccarsi
le
maniche
e
incominciare
;
tanto
che
il
paziente
spalancava
gli
occhi
e
la
bocca
,
e
tiravasi
indietro
per
istinto
;
e
le
donne
,
atterrite
,
scapparono
a
gemere
e
a
singhiozzare
.
-
Madonna
del
Pericolo
!
-
cominciò
a
strillare
Speranza
.
-
Vogliono
ammazzarmi
il
fratello
...
squartarlo
vivo
come
un
maiale
!
-
Chetatevi
!
-
balbettò
lui
passandosi
un
lembo
del
lenzuolo
sulla
faccia
che
grondava
goccioloni
.
Gli
altri
medici
tacevano
e
approvavano
più
o
meno
la
proposta
del
dottor
Muscio
per
cortesia
.
Don
Gesualdo
,
visto
che
nessuno
fiatava
,
ripigliò
a
dire
:
-
Chetatevi
!
...
Si
tratta
della
mia
pelle
...
devo
dir
la
mia
anch
'
io
...
Signori
miei
...
sono
un
uomo
...
Non
sono
un
ragazzo
...
Se
dite
ch
'
è
necessaria
...
questa
operazione
...
Se
dite
che
è
necessaria
...
Sissignore
...
si
farà
...
Però
,
lasciatemi
dir
la
mia
...
-
E
'
giusto
.
Parlate
.
-
Ecco
...
Una
cosa
sola
..
Voglio
sapere
prima
se
mi
garantite
la
pelle
...
Siamo
galantuomini
...
Mi
fido
di
voi
...
Non
è
un
negozio
da
farsi
a
occhi
chiusi
.
Voglio
vederci
chiaro
nel
mio
affare
...
-
Che
discorsi
son
questi
!
-
interruppe
il
Muscio
dimenandosi
sulla
seggiola
.
-
Io
fo
il
chirurgo
,
amico
mio
.
Io
fo
il
mio
mestiere
,
e
non
m
'
impiccio
a
far
scommesse
da
ciarlatano
!
Credete
di
trattare
col
Zanni
,
alla
fiera
?
-
Allora
non
ne
facciamo
nulla
,
-
rispose
don
Gesualdo
.
E
gli
voltò
le
spalle
.
-
Andate
là
,
Bomma
,
che
m
'
avete
dato
un
bel
consiglio
!
Speranza
,
premurosa
,
vide
giunta
l
'
ora
di
rivolgersi
ai
santi
,
e
si
diede
le
mani
attorno
a
procurar
reliquie
e
immagini
benedette
.
Neri
pensò
che
si
doveva
avvertire
subito
la
figliuola
e
il
genero
del
pericolo
che
correva
don
Gesualdo
.
Lui
non
dava
più
retta
.
Diceva
che
di
santi
e
di
reliquie
ne
aveva
un
fascio
,
lì
nell
'
armadio
di
Bianca
,
insieme
alle
altre
medicine
.
Non
voleva
veder
nessuno
.
Giacché
era
condannato
,
voleva
morire
in
pace
,
senza
operazioni
chirurgiche
,
lontano
dai
guai
,
nella
sua
campagna
.
S
'
attaccava
alla
vita
mani
e
piedi
,
disperato
.
Ne
aveva
passate
delle
altre
;
s
'
era
aiutato
sempre
da
sé
,
nei
mali
passi
.
Coraggio
ne
aveva
e
aveva
il
cuoio
duro
anche
.
Mangiava
e
beveva
;
si
ostinava
a
star
meglio
;
si
alzava
dal
letto
due
o
tre
ore
al
giorno
;
si
trascinava
per
le
stanze
,
da
un
mobile
all
'
altro
.
Infine
si
fece
portare
a
Mangalavite
,
col
fiato
ai
denti
,
mastro
Nardo
da
un
lato
e
Masi
dall
'
altro
che
lo
reggevano
sul
mulo
-
un
viaggio
che
durò
tre
ore
,
e
gli
fece
dire
cento
volte
:
-
Buttatemi
nel
fosso
,
ch
'
è
meglio
.
Ma
laggiù
,
dinanzi
alla
sua
roba
,
si
persuase
che
era
finita
davvero
,
che
ogni
speranza
per
lui
era
perduta
,
al
vedere
che
di
nulla
gliene
importava
,
oramai
.
La
vigna
metteva
già
le
foglie
,
i
seminati
erano
alti
,
gli
ulivi
in
fiore
,
i
sommacchi
verdi
,
e
su
ogni
cosa
stendevasi
una
nebbia
,
una
tristezza
,
un
velo
nero
.
La
stessa
casina
,
colle
finestre
chiuse
,
la
terrazza
dove
Bianca
e
la
figliuola
solevano
mettersi
a
lavorare
,
il
viale
deserto
,
fin
la
sua
gente
di
campagna
che
temeva
di
seccarlo
e
se
ne
stava
alla
larga
,
lì
nel
cortile
o
sotto
la
tettoia
,
ogni
cosa
gli
stringeva
il
cuore
;
ogni
cosa
gli
diceva
:
Che
fai
?
che
vuoi
?
La
sua
stessa
roba
,
lì
,
i
piccioni
che
roteavano
a
stormi
sul
suo
capo
,
le
oche
e
i
tacchini
che
schiamazzavano
dinanzi
a
lui
...
Si
udivano
delle
voci
e
delle
cantilene
di
villani
che
lavoravano
.
Per
la
viottola
di
Licodia
,
in
fondo
,
passava
della
gente
a
piedi
e
a
cavallo
.
Il
mondo
andava
ancora
pel
suo
verso
,
mentre
non
c
'
era
più
speranza
per
lui
,
roso
dal
baco
al
pari
di
una
mela
fradicia
che
deve
cascare
dal
ramo
,
senza
forza
di
muovere
un
passo
sulla
sua
terra
,
senza
voglia
di
mandar
giù
un
uovo
.
Allora
,
disperato
di
dover
morire
,
si
mise
a
bastonare
anatre
e
tacchini
,
a
strappar
gemme
e
sementi
.
Avrebbe
voluto
distruggere
d
'
un
colpo
tutto
quel
ben
di
Dio
che
aveva
accumulato
a
poco
a
poco
.
Voleva
che
la
sua
roba
se
ne
andasse
con
lui
,
disperata
come
lui
.
Mastro
Nardo
e
il
garzone
dovettero
portarlo
di
nuovo
in
paese
,
più
morto
che
vivo
.
Di
lì
a
qualche
giorno
arrivò
il
duca
di
Leyra
,
chiamato
per
espresso
,
e
s
'
impadronì
del
suocero
e
della
casa
,
dicendo
che
voleva
condurselo
a
Palermo
e
farlo
curare
dai
migliori
medici
.
Il
poveretto
,
ch
'
era
ormai
l
'
ombra
di
sé
stesso
,
lasciava
fare
;
riapriva
anzi
il
cuore
alla
speranza
;
intenerivasi
alle
premure
del
genero
e
della
figliuola
che
l
'
aspettava
a
braccia
aperte
.
Gli
pareva
che
gli
tornassero
già
le
forze
.
Non
vedeva
l
'
ora
d
'
andarsene
,
quasi
dovesse
lasciare
il
suo
male
lì
,
in
quella
casa
e
in
quei
poderi
che
gli
erano
costati
tanti
sudori
,
e
che
gli
pesavano
invece
adesso
sulle
spalle
.
Il
genero
intanto
occupavasi
col
suo
procuratore
a
mettere
in
sesto
gli
affari
.
Appena
don
Gesualdo
fu
in
istato
di
poter
viaggiare
,
lo
misero
in
lettiga
e
partirono
per
la
città
.
Era
una
giornata
piovosa
.
Le
case
note
,
dei
visi
di
conoscenti
che
si
voltavano
appena
,
sfilavano
attraverso
gli
sportelli
della
lettiga
.
Speranza
,
e
tutti
i
suoi
,
in
collera
dacché
era
venuto
il
duca
a
spadroneggiare
,
non
si
erano
fatti
più
vedere
.
Ma
Nardo
aveva
voluto
accompagnare
il
padrone
sino
alle
ultime
case
del
paese
.
In
via
della
Masera
si
udì
gridare
:
-
Fermate
!
fermate
!
-
E
apparve
Diodata
,
ché
voleva
salutare
don
Gesualdo
l
'
ultima
volta
,
lì
,
davanti
il
suo
uscio
.
Però
,
giunta
vicino
a
lui
,
non
seppe
trovare
le
parole
,
e
rimaneva
colle
mani
allo
sportello
,
accennando
col
capo
.
-
Ah
,
Diodata
...
Sei
venuta
a
darmi
il
buon
viaggio
?
...
-
disse
lui
.
Essa
fece
segno
di
sì
,
di
sì
,
cercando
di
sorridere
,
e
gli
occhi
le
si
riempirono
di
lagrime
.
-
Povera
Diodata
!
Tu
sola
ti
rammenti
del
tuo
padrone
...
Affacciò
il
capo
allo
sportello
,
cercando
forse
degli
altri
,
ma
siccome
pioveva
lo
tirò
indietro
subito
.
-
Guarda
che
fai
!
...
sotto
la
pioggia
...
a
capo
scoperto
!
...
E
'
il
tuo
vizio
antico
!
Ti
rammenti
,
eh
,
ti
rammenti
?
-
Sissignore
,
-
rispose
lei
semplicemente
,
e
continuava
ad
accompagnare
le
parole
coi
cenni
del
capo
.
-
Sissignore
,
fate
buon
viaggio
,
vossignoria
.
Si
staccò
pian
piano
dalla
lettiga
,
quasi
a
malincuore
,
e
tornò
a
casa
,
fermandosi
sull
'
uscio
,
umile
e
triste
.
Don
Gesualdo
s
'
accorse
allora
di
mastro
Nardo
che
l
'
aveva
seguìto
sin
lì
,
e
mise
mano
alla
tasca
per
regalargli
qualche
baiocco
.
-
Scusate
,
mastro
Nardo
...
non
ne
ho
...
sarà
per
un
'
altra
volta
,
se
torniamo
a
vederci
,
eh
?
...
se
torniamo
a
vederci
...
-
E
si
buttò
all
'
indietro
,
col
cuore
gonfio
di
tutte
quelle
cose
che
si
lasciava
dietro
le
spalle
,
la
viottola
fangosa
per
cui
era
passato
tante
volte
,
il
campanile
perduto
nella
nebbia
,
i
fichi
d
'
India
rigati
dalla
pioggia
che
sfilavano
di
qua
e
di
là
della
lettiga
.
V
Parve
a
don
Gesualdo
d
'
entrare
in
un
altro
mondo
,
allorché
fu
in
casa
della
figliuola
.
Era
un
palazzone
così
vasto
che
ci
si
smarriva
dentro
.
Da
per
tutto
cortinaggi
e
tappeti
che
non
si
sapeva
dove
mettere
i
piedi
-
sin
dallo
scalone
di
marmo
-
e
il
portiere
,
un
pezzo
grosso
addirittura
,
con
tanto
di
barba
e
di
soprabitone
,
vi
squadrava
dall
'
alto
al
basso
,
accigliato
,
se
per
disgrazia
avevate
una
faccia
che
non
lo
persuadesse
,
e
vi
gridava
dietro
dal
suo
gabbione
:
-
C
'
è
lo
stoino
per
pulirsi
le
scarpe
!
-
Un
esercito
di
mangiapane
,
staffieri
e
camerieri
,
che
sbadigliavano
a
bocca
chiusa
,
camminavano
in
punta
di
piedi
,
e
vi
servivano
senza
dire
una
parola
o
fare
un
passo
di
più
,
con
tanta
degnazione
da
farvene
passar
la
voglia
.
Ogni
cosa
regolata
a
suon
di
campanello
,
con
un
cerimoniale
di
messa
cantata
-
per
avere
un
bicchier
d
'
acqua
,
o
per
entrare
nelle
stanze
della
figliuola
.
Lo
stesso
duca
,
all
'
ora
di
pranzo
,
si
vestiva
come
se
andasse
a
nozze
.
Il
povero
don
Gesualdo
,
nei
primi
giorni
,
s
'
era
fatto
animo
per
contentare
la
figliuola
,
e
s
'
era
messo
in
gala
anche
lui
per
venire
a
tavola
,
legato
e
impastoiato
,
con
un
ronzìo
nelle
orecchie
,
le
mani
esitanti
,
l
'
occhio
inquieto
,
le
fauci
strette
da
tutto
quell
'
apparato
,
dal
cameriere
che
gli
contava
i
bocconi
dietro
le
spalle
,
e
di
cui
ogni
momento
vedevasi
il
guanto
di
cotone
allungarsi
a
tradimento
e
togliervi
la
roba
dinanzi
.
L
'
intimidiva
pure
la
cravatta
bianca
del
genero
,
le
credenze
alte
e
scintillanti
come
altari
,
e
la
tovaglia
finissima
,
che
s
'
aveva
sempre
paura
di
lasciarvi
cadere
qualche
cosa
.
Tanto
che
macchinava
di
prendere
a
quattr
'
occhi
la
figliuola
,
e
dirle
il
fatto
suo
.
Il
duca
,
per
fortuna
,
lo
tolse
d
'
impiccio
,
dicendo
ad
Isabella
,
dopo
il
caffè
,
col
sigaro
in
bocca
e
il
capo
appoggiato
alla
spalliera
del
seggiolone
:
-
Mia
cara
,
d
'
oggi
innanzi
credo
che
sarebbe
meglio
far
servire
papà
nelle
sue
stanze
.
Avrà
le
sue
ore
,
le
sue
abitudini
...
Poi
,
col
regime
speciale
che
richiede
il
suo
stato
di
salute
...
-
Certo
,
certo
,
-
balbettò
don
Gesualdo
.
-
Stavo
per
dirvelo
...
Sarei
più
contento
anch
'
io
...
Non
voglio
essere
d
'
incomodo
...
-
No
.
Non
dico
per
questo
.
Voi
ci
fate
a
ogni
modo
piacere
,
caro
mio
.
Egli
si
mostrava
proprio
un
buon
figliuolo
col
suocero
.
Gli
riempiva
il
bicchierino
;
lo
incoraggiava
a
fumare
un
sigaro
;
lo
assicurava
infine
che
gli
trovava
miglior
cera
,
da
che
era
arrivato
a
Palermo
,
e
il
cambiamento
d
'
aria
e
una
buona
cura
l
'
avrebbero
guarito
del
tutto
.
Poi
gli
toccò
anche
il
tasto
degli
interessi
.
Mostravasi
giudizioso
;
cercava
il
modo
e
la
maniera
d
'
avere
il
piacere
di
tenersi
il
suocero
in
casa
un
pezzo
,
senza
timore
che
gli
affari
di
lui
andassero
a
rotta
di
collo
...
Una
procura
generale
...
una
specie
d
'
alter
ego
...
Don
Gesualdo
si
sentì
morire
il
sorriso
in
bocca
.
Non
c
'
era
che
fare
.
Il
genero
,
nel
viso
,
nelle
parole
,
sin
nel
tono
della
voce
,
anche
quando
voleva
fare
l
'
amabile
e
pigliarvi
bel
bello
,
aveva
qualcosa
che
vi
respingeva
indietro
,
e
vi
faceva
cascar
le
braccia
,
uno
che
avesse
voluto
buttargliele
al
collo
,
proprio
come
a
un
figlio
,
e
dirgli
:
-
Te
'
!
per
la
buona
parola
,
adesso
!
Pazienza
il
resto
!
Fai
quello
che
vuoi
!
Talché
don
Gesualdo
scendeva
raramente
dalla
figliuola
.
Ci
si
sentiva
a
disagio
col
signor
genero
;
temeva
sempre
che
ripigliasse
l
'
antifona
dell
'
alter
ego
.
Gli
mancava
l
'
aria
,
lì
fra
tutti
quei
ninnoli
.
Gli
toccava
chiedere
quasi
licenza
al
servitore
che
faceva
la
guardia
in
anticamera
per
poter
vedere
la
sua
figliuola
,
e
scapparsene
appena
giungeva
qualche
visita
.
L
'
avevano
collocato
in
un
quartierino
al
pian
di
sopra
,
poche
stanze
che
chiamavano
la
foresteria
,
dove
Isabella
andava
a
vederlo
ogni
mattina
,
in
veste
da
camera
,
spesso
senza
neppure
mettersi
a
sedere
,
amorevole
e
premurosa
,
è
vero
,
ma
in
certo
modo
che
al
pover
'
uomo
sembrava
d
'
essere
davvero
un
forestiero
.
Essa
alcune
volte
era
pallida
così
che
pareva
non
avesse
chiuso
occhio
neppur
lei
.
Aveva
una
certa
ruga
fra
le
ciglia
,
qualcosa
negli
occhi
,
che
a
lui
,
vecchio
e
pratico
del
mondo
,
non
andavan
punto
a
genio
.
Avrebbe
voluto
pigliarsi
anche
lei
fra
le
braccia
,
stretta
stretta
,
e
chiederle
piano
in
un
orecchio
:
-
Cos
'
hai
?
...
dimmelo
!
...
Confidati
a
me
che
dei
guai
ne
ho
passati
tanti
,
e
non
posso
tradirti
!
...
Ma
anch
'
essa
ritirava
le
corna
come
fa
la
lumaca
.
Stava
chiusa
,
parlava
di
rado
anche
della
mamma
,
quasi
il
chiodo
le
fosse
rimasto
lì
,
fisso
...
accusando
lo
stomaco
peloso
dei
Trao
,
che
vi
chiudevano
il
rancore
e
la
diffidenza
,
implacabili
!
Perciò
lui
doveva
ricacciare
indietro
le
parole
buone
e
anche
le
lagrime
,
che
gli
si
gonfiavano
grosse
grosse
dentro
,
e
tenersi
per
sé
i
propri
guai
.
Passava
i
giorni
malinconici
dietro
l
'
invetriata
,
a
veder
strigliare
i
cavalli
e
lavare
le
carrozze
,
nella
corte
vasta
quanto
una
piazza
.
Degli
stallieri
,
in
manica
di
camicia
e
coi
piedi
nudi
negli
zoccoli
,
cantavano
,
vociavano
,
barattavano
delle
chiacchiere
e
degli
strambotti
coi
domestici
,
i
quali
perdevano
il
tempo
alle
finestre
,
col
grembialone
sino
al
collo
,
o
in
panciotto
rosso
,
strascicando
svogliatamente
uno
strofinaccio
fra
le
mani
ruvide
,
con
le
barzellette
sguaiate
,
dei
musi
beffardi
di
mascalzoni
ben
rasi
e
ben
pettinati
che
sembravano
togliersi
allora
una
maschera
.
I
cocchieri
poi
,
degli
altri
pezzi
grossi
,
stavano
a
guardare
,
col
sigaro
in
bocca
e
le
mani
nelle
tasche
delle
giacchette
attillate
,
discorrendo
di
tanto
in
tanto
col
guardaportone
che
veniva
dal
suo
casotto
a
fare
una
fumatina
,
accennando
con
dei
segni
e
dei
versacci
alle
cameriere
che
si
vedevano
passare
dietro
le
invetriate
dei
balconi
,
oppure
facevano
capolino
provocanti
,
sfacciate
,
a
buttar
giù
delle
parolacce
e
delle
risate
di
male
femmine
con
certi
visi
da
Madonna
.
Don
Gesualdo
pensava
intanto
quanti
bei
denari
dovevano
scorrere
per
quelle
mani
;
tutta
quella
gente
che
mangiava
e
beveva
alle
spalle
di
sua
figlia
,
sulla
dote
che
egli
le
aveva
dato
,
su
l
'
Alìa
e
su
Donninga
,
le
belle
terre
che
aveva
covato
cogli
occhi
tanto
tempo
,
sera
e
mattina
,
e
misurato
col
desiderio
,
e
sognato
la
notte
,
e
acquistato
palmo
a
palmo
,
giorno
per
giorno
,
togliendosi
il
pane
di
bocca
:
le
povere
terre
nude
che
bisognava
arare
e
seminare
;
i
mulini
,
le
case
,
i
magazzini
che
aveva
fabbricato
con
tanti
stenti
,
con
tanti
sacrifici
,
un
sasso
dopo
l
'
altro
.
La
Canziria
,
Mangalavite
,
la
casa
,
tutto
,
tutto
sarebbe
passato
per
quelle
mani
.
Chi
avrebbe
potuto
difendere
la
sua
roba
dopo
la
sua
morte
,
ahimè
,
povera
roba
!
Chi
sapeva
quel
che
era
costata
?
Il
signor
duca
,
lui
,
quando
usciva
di
casa
,
a
testa
alta
,
col
sigaro
in
bocca
e
il
pomo
del
bastoncino
nella
tasca
del
pastrano
,
fermavasi
appena
a
dare
un
'
occhiata
ai
suoi
cavalli
,
ossequiato
come
il
Santissimo
Sagramento
,
le
finestre
si
chiudevano
in
fretta
,
ciascuno
correva
al
suo
posto
,
tutti
a
capo
scoperto
,
il
guardaportone
col
berretto
gallonato
in
mano
,
ritto
dinanzi
alla
sua
vetrina
,
gli
stallieri
immobili
accanto
alla
groppa
delle
loro
bestie
,
colla
striglia
appoggiata
all
'
anca
,
il
cocchiere
maggiore
,
un
signorone
,
piegato
in
due
a
passare
la
rivista
e
prendere
gli
ordini
:
una
commedia
che
durava
cinque
minuti
.
Dopo
,
appena
lui
voltava
le
spalle
,
ricominciava
il
chiasso
e
la
baraonda
,
dalle
finestre
,
dalle
arcate
del
portico
che
metteva
alle
scuderie
,
dalla
cucina
che
fumava
e
fiammeggiava
sotto
il
tetto
,
piena
di
sguatteri
vestiti
di
bianco
,
quasi
il
palazzo
fosse
abbandonato
in
mano
a
un
'
orda
famelica
,
pagata
apposta
per
scialarsela
sino
al
tocco
della
campana
che
annunziava
qualche
visita
-
un
'
altra
solennità
anche
quella
.
-
La
duchessa
certi
giorni
si
metteva
in
pompa
magna
ad
aspettare
le
visite
come
un
'
anima
di
purgatorio
.
Arrivava
di
tanto
in
tanto
una
carrozza
fiammante
;
passava
come
un
lampo
dinanzi
al
portinaio
,
che
aveva
appena
il
tempo
di
cacciare
la
pipa
nella
falda
del
soprabito
e
di
appendersi
alla
campana
;
delle
dame
e
degli
staffieri
in
gala
sguisciavano
frettolosi
sotto
l
'
alto
vestibolo
,
e
dopo
dieci
minuti
tornavano
ad
uscire
per
correre
altrove
a
rompicollo
;
proprio
della
gente
che
sembrava
presa
a
giornata
per
questo
.
Lui
invece
passava
il
tempo
a
contare
le
tegole
dirimpetto
,
a
calcolare
,
con
l
'
amore
e
la
sollecitudine
del
suo
antico
mestiere
,
quel
che
erano
costate
le
finestre
scolpite
,
i
pilastri
massicci
,
gli
scalini
di
marmo
,
quei
mobili
sontuosi
,
quelle
stoffe
,
quella
gente
,
quei
cavalli
che
mangiavano
,
e
inghiottivano
il
denaro
come
la
terra
inghiottiva
la
semente
,
come
beveva
l
'
acqua
,
senza
renderlo
però
,
senza
dar
frutto
,
sempre
più
affamati
,
sempre
più
divoranti
,
simili
a
quel
male
che
gli
consumava
le
viscere
.
Quante
cose
si
sarebbero
potute
fare
con
quel
denaro
!
Quanti
buoni
colpi
di
zappa
,
quanto
sudore
di
villani
si
sarebbero
pagati
!
Delle
fattorie
,
dei
villaggi
interi
da
fabbricare
...
delle
terre
da
seminare
,
a
perdita
di
vista
...
E
un
esercito
di
mietitori
a
giugno
,
del
grano
da
raccogliere
a
montagne
,
del
denaro
a
fiumi
da
intascare
!
...
Allora
gli
si
gonfiava
il
cuore
al
vedere
i
passeri
che
schiamazzavano
su
quelle
tegole
,
il
sole
che
moriva
sul
cornicione
senza
scendere
mai
giù
sino
alle
finestre
.
Pensava
alle
strade
polverose
,
ai
bei
campi
dorati
e
verdi
,
al
cinguettìo
lungo
le
siepi
,
alle
belle
mattinate
che
facevano
fumare
i
solchi
!
...
Oramai
!
...
oramai
!
...
Adesso
era
chiuso
fra
quattro
mura
,
col
brusìo
incessante
della
città
negli
orecchi
,
lo
scampanìo
di
tante
chiese
che
gli
martellava
sul
capo
,
consumato
lentamente
dalla
febbre
,
roso
dai
dolori
che
gli
facevano
mordere
il
guanciale
,
a
volte
,
per
non
seccare
il
domestico
che
sbadigliava
nella
stanza
accanto
.
Nei
primi
giorni
,
il
cambiamento
,
l
'
aria
nuova
,
forse
anche
qualche
medicina
indovinata
,
per
sbaglio
,
avevano
fatto
il
miracolo
,
gli
avevano
fatto
credere
di
potersi
guarire
.
Dopo
era
ricaduto
peggio
di
prima
.
Neppure
i
migliori
medici
di
Palermo
avevano
saputo
trovar
rimedio
a
quella
malattia
scomunicata
!
tal
quale
come
i
medici
ignoranti
del
suo
paese
,
e
costavano
di
più
,
per
giunta
!
Venivano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
dei
dottoroni
che
tenevano
carrozza
,
e
si
facevano
pagare
anche
il
servitore
che
lasciavano
in
anticamera
.
L
'
osservavano
,
lo
tastavano
,
lo
interrogavano
quasi
avessero
da
fare
con
un
ragazzo
o
un
contadino
.
Lo
mostravano
agli
apprendisti
come
il
zanni
fa
vedere
alla
fiera
il
gallo
con
le
corna
,
oppure
la
pecora
con
due
code
,
facendo
la
spiegazione
con
parole
misteriose
.
Rispondevano
appena
,
a
fior
di
labbra
,
se
il
povero
diavolo
si
faceva
lecito
di
voler
sapere
che
malattia
covava
in
corpo
,
quasi
egli
non
avesse
che
vederci
,
colla
sua
pelle
!
Gli
avevano
fatto
comperare
anch
'
essi
un
'
intera
farmacia
:
dei
rimedi
che
si
contavano
a
gocce
,
come
l
'
oro
,
degli
unguenti
che
si
spalmavano
con
un
pennello
e
aprivano
delle
piaghe
vive
,
dei
veleni
che
davano
delle
coliche
più
forti
e
mettevano
come
del
rame
nella
bocca
,
dei
bagni
e
dei
sudoriferi
che
lo
lasciavano
sfinito
,
senza
forza
di
muovere
il
capo
,
vedendo
già
l
'
ombra
della
morte
da
per
tutto
.
-
Signori
miei
,
a
che
giuoco
giuochiamo
?
-
voleva
dire
.
-
Allora
,
se
è
sempre
la
stessa
musica
,
me
ne
torno
al
mio
paese
...
Almeno
laggiù
lo
rispettavano
pei
suoi
denari
,
e
lo
lasciavano
sfogare
,
se
pretendeva
di
sapere
come
li
spendeva
per
la
sua
salute
.
Mentre
qui
gli
pareva
d
'
essere
all
'
ospedale
,
curato
per
carità
.
Doveva
stare
in
suggezione
anche
del
genero
che
veniva
ad
accompagnare
i
pezzi
grossi
chiamati
a
consulto
.
Parlavano
sottovoce
fra
di
loro
,
voltandogli
le
spalle
,
senza
curarsi
di
lui
che
aspettava
a
bocca
aperta
una
parola
di
vita
o
di
morte
.
Oppure
gli
facevano
l
'
elemosina
di
una
risposta
che
non
diceva
niente
,
di
un
sorrisetto
che
significava
addirittura
-
Arrivederci
in
Paradiso
,
buon
uomo
!
-
C
'
erano
persino
di
quelli
che
gli
voltavano
le
spalle
,
come
si
tenessero
offesi
.
Egli
indovinava
che
doveva
essere
qualche
cosa
di
grave
,
al
viso
stesso
che
facevano
i
medici
,
alle
alzate
di
spalle
scoraggianti
,
alle
lunghe
fermate
col
genero
,
e
al
borbottìo
che
durava
un
pezzo
fra
di
loro
in
anticamera
.
Infine
non
si
tenne
più
.
Un
giorno
che
quei
signori
tornavano
a
ripetere
la
stessa
pantomima
,
ne
afferrò
uno
per
la
falda
,
prima
d
'
andarsene
.
-
Signor
dottore
,
parlate
con
me
!
Sono
io
il
malato
,
infine
!
Non
sono
un
ragazzo
.
Voglio
sapere
di
che
si
tratta
,
giacché
si
giuoca
sulla
mia
pelle
!
Colui
invece
cominciò
a
fare
una
scenata
col
duca
,
quasi
gli
si
fosse
mancato
di
rispetto
in
casa
sua
.
Ci
volle
del
bello
e
del
buono
per
calmarlo
,
e
perché
non
piantasse
lì
malato
e
malattia
una
volta
per
sempre
.
Don
Gesualdo
udì
che
gli
dicevano
sottovoce
:
-
Compatitelo
...
Non
conosce
gli
usi
...
E
'
un
uomo
primitivo
...
nello
stato
di
natura
...
-
Sicché
il
poveraccio
dovette
mandar
giù
tutto
,
e
rivolgersi
alla
figliuola
,
per
sapere
qualche
cosa
.
-
Che
hanno
detto
i
medici
?
Dimmi
la
verità
?
...
E
'
una
malattia
grave
,
di
'
?
...
E
come
le
vide
gonfiare
negli
occhi
le
lagrime
,
malgrado
che
tentasse
di
cacciarle
indietro
,
infuriò
.
Non
voleva
morire
.
Si
sentiva
un
'
energia
disperata
d
'
alzarsi
e
andarsene
via
da
quella
casa
maledetta
.
-
Non
dico
per
te
...
Hai
fatto
di
tutto
...
Non
mi
manca
nulla
...
Ma
io
non
ci
sono
avvezzo
,
vedi
...
Mi
par
di
soffocare
qui
dentro
...
Neppur
lei
non
ci
stava
bene
in
quella
casa
.
Il
cuore
glielo
diceva
,
al
povero
padre
.
Sembrava
che
fossero
in
perfetto
accordo
,
marito
e
moglie
;
discorrevano
cortesemente
fra
di
loro
,
dinanzi
ai
domestici
;
il
duca
passava
quasi
sempre
una
mezz
'
oretta
nel
salottino
della
moglie
dopo
pranzo
;
andava
a
darle
il
buon
giorno
ogni
mattina
,
prima
della
colazione
;
per
i
Morti
,
a
Natale
,
per
la
festa
di
Santa
Rosalia
,
e
nella
ricorrenza
del
suo
onomastico
o
dell
'
anniversario
del
loro
matrimonio
,
le
regalava
dei
gioielli
,
ch
'
essa
aveva
fatto
ammirare
al
babbo
,
in
prova
del
bene
che
le
voleva
il
marito
.
-
Ah
,
ah
...
capisco
...
dev
'
essere
costata
una
bella
somma
!
...
però
non
sei
contenta
...
si
vede
benissimo
che
non
sei
contenta
....
Leggeva
in
fondo
agli
occhi
di
lei
un
altro
segreto
,
un
'
altra
ansietà
mortale
,
che
non
la
lasciava
neppure
quand
'
era
vicino
a
lui
,
che
le
dava
dei
sussulti
,
allorché
udiva
un
passo
all
'
improvviso
,
o
suonava
ad
ora
insolita
la
campana
che
annunziava
il
duca
;
e
dei
pallori
mortali
,
certi
sguardi
rapidi
in
cui
gli
pareva
di
scorgere
un
rimprovero
.
Alcune
volte
l
'
aveva
vista
giungere
correndo
,
pallida
,
tremante
come
una
foglia
,
balbettando
delle
scuse
.
Una
notte
,
tardi
,
mentre
era
in
letto
coi
suoi
guai
,
aveva
udito
un
'
agitazione
insolita
nel
piano
di
sotto
,
degli
usci
che
sbattevano
,
la
voce
della
cameriera
che
strillava
,
quasi
chiamasse
aiuto
,
una
voce
che
lo
fece
rizzare
spaventato
sul
letto
.
Ma
sua
figlia
il
giorno
dopo
non
gli
volle
dir
nulla
;
sembrava
anzi
che
le
sue
domande
l
'
infastidissero
.
Misuravano
fino
le
parole
e
i
sospiri
in
quella
casa
,
ciascuno
chiudendosi
in
corpo
i
propri
guai
,
il
duca
col
sorriso
freddo
,
Isabella
con
la
buona
grazia
che
le
aveva
fatto
insegnare
in
collegio
.
Le
tende
e
i
tappeti
soffocavano
ogni
cosa
.
Però
,
quando
se
li
vedeva
dinanzi
a
lui
,
marito
e
moglie
,
così
tranquilli
,
che
nessuno
avrebbe
sospettato
quel
che
covava
sotto
,
si
sentiva
freddo
nella
schiena
.
Del
resto
,
che
poteva
farci
?
Ne
aveva
abbastanza
dei
suoi
guai
.
Il
peggio
di
tutti
stava
lui
che
aveva
la
morte
sul
collo
.
Quand
'
egli
avrebbe
chiuso
gli
occhi
tutti
gli
altri
si
sarebbero
data
pace
,
come
egli
stesso
s
'
era
data
pace
dopo
la
morte
di
suo
padre
e
di
sua
moglie
.
Ciascuno
tira
l
'
acqua
al
suo
mulino
.
Ne
aveva
data
tanta
dell
'
acqua
per
far
macinare
gli
altri
!
Speranza
,
Diodata
,
tutti
gli
altri
...
un
vero
fiume
.
Anche
lì
,
in
quel
palazzo
di
cuccagna
,
era
tutto
opera
sua
;
e
intanto
non
trovava
riposo
fra
i
lenzuoli
di
tela
fine
,
sui
guanciali
di
piume
;
soffocava
fra
i
cortinaggi
e
le
belle
stoffe
di
seta
che
gli
toglievano
il
sole
.
I
denari
che
spendeva
per
far
andare
la
baracca
,
i
rumori
della
corte
,
il
cameriere
che
gli
tenevano
dietro
l
'
uscio
a
contargli
i
sospiri
,
insino
al
cuoco
che
gli
preparava
certe
brode
insipide
che
non
riusciva
a
mandar
giù
,
ogni
cosa
l
'
attossicava
;
non
digeriva
più
neanche
i
bocconi
prelibati
,
erano
tanti
chiodi
nelle
sue
carni
.
-
Mi
lasciano
morir
di
fame
,
capisci
!
-
lagnavasi
colla
figliuola
,
alle
volte
,
cogli
occhi
accesi
dalla
disperazione
.
-
Non
è
per
risparmiare
...
Sarà
della
roba
buona
...
Ma
il
mio
stomaco
non
c
'
è
avvezzo
...
Rimandatemi
a
casa
mia
.
Voglio
chiuder
gli
occhi
dove
son
nato
!
L
'
idea
della
morte
ora
non
lo
lasciava
più
;
si
tradiva
nelle
domande
insidiose
,
nelle
occhiate
piene
di
sospetto
,
anche
nella
preoccupazione
affannosa
di
dissimularla
in
vari
modi
.
Adesso
non
aveva
più
suggezione
di
nessuno
,
e
afferrava
chi
gli
capitava
per
domandare
:
-
Voglio
sapere
la
verità
,
signori
cari
...
Per
regolare
le
mie
cose
...
i
miei
interessi
...
-
E
se
cercavano
di
rassicurarlo
,
dicendogli
che
non
c
'
era
nulla
di
grave
...
di
serio
...
pel
momento
...
egli
tornava
ad
insistere
,
ad
appuntare
gli
occhi
,
furbo
,
per
scavar
terreno
:
-
E
'
che
ho
tanto
da
fare
laggiù
,
al
mio
paese
,
signori
miei
...
capite
!
...
Non
posso
mica
darmi
bel
tempo
,
io
!
...
Bisogna
che
pensi
a
tutto
,
se
no
c
'
è
la
rovina
!
...
Poi
spiegava
di
dove
gli
era
venuto
quel
male
:
-
Sono
stati
i
dispiaceri
!
...
i
bocconi
amari
!
...
ne
ho
avuti
tanti
!
Vedete
,
me
n
'
è
rimasto
il
lievito
qui
dentro
!
...
-
Era
tornato
diffidente
.
Temeva
che
non
vedessero
l
'
ora
di
levarselo
di
torno
,
per
risparmiar
la
spesa
e
impadronirsi
del
fatto
suo
.
Cercava
di
rassicurar
tutti
quanti
,
col
sorriso
affabile
:
-
Non
guardate
a
spesa
...
Posso
pagare
...
Mio
genero
lo
sa
...
Tutto
ciò
che
occorre
...
Non
saranno
denari
persi
...
Se
campo
,
ne
guadagno
ancora
tanti
dei
denari
...
-
Cogli
occhi
lucenti
,
cercava
d
'
ingraziarsi
la
sua
figliuola
stessa
.
Sapeva
che
la
roba
,
ahimè
,
mette
l
'
inferno
anche
fra
padri
e
figli
.
La
pigliava
in
parola
.
Balbettava
,
accarezzandola
come
quand
'
era
bambina
,
spiandola
di
sottecchi
intanto
,
col
cuore
alla
gola
:
-
Qui
cosa
mi
manca
?
Ho
tutto
per
guarire
...
Tutto
quello
che
ci
vorrà
spenderemo
,
non
è
vero
?
Ma
il
male
lo
vinceva
e
gli
toglieva
ogni
illusione
.
In
quei
momenti
di
scoraggiamento
il
pover
'
uomo
pensava
a
voce
alta
:
-
A
che
mi
serve
?
...
a
che
giova
tutto
ciò
?
...
Neppure
a
tua
madre
è
giovato
!
Un
giorno
venne
a
fargli
visita
l
'
amministratore
del
duca
,
officioso
,
tutto
gentilezze
come
il
suo
padrone
quando
apparecchiavasi
a
dare
la
botta
.
S
'
informò
della
salute
;
gli
fece
le
condoglianze
per
la
malattia
che
tirava
in
lungo
.
Capiva
bene
,
lui
,
un
uomo
d
'
affari
come
don
Gesualdo
...
che
dissesto
...
quanti
danni
...
le
conseguenze
...
un
'
azienda
così
vasta
...
senza
nessuno
che
potesse
occuparsene
sul
serio
...
Infine
offrì
d
'
incaricarsene
lui
...
per
l
'
interesse
che
portava
alla
casa
...
alla
signora
duchessa
...
Del
signor
duca
era
buon
servo
da
tanti
anni
...
Sicché
prendeva
a
cuore
anche
gli
interessi
di
don
Gesualdo
.
Proponeva
d
'
alleggerirlo
d
'
ogni
carico
...
finché
si
sarebbe
guarito
...
se
credeva
...
investendolo
per
procura
...
A
misura
che
colui
sputava
fuori
il
veleno
,
don
Gesualdo
andava
scomponendosi
in
viso
.
Non
fiatava
,
stava
ad
ascoltarlo
,
cogli
occhi
bene
aperti
,
e
intanto
ruminava
come
trarsi
d
'
impiccio
.
A
un
tratto
si
mise
a
urlare
e
ad
agitarsi
quasi
fosse
colto
di
nuovo
dalla
colica
,
quasi
fosse
giunta
l
'
ultima
sua
ora
,
e
non
udisse
e
non
potesse
più
parlare
.
Balbettò
solo
,
smaniando
:
-
Chiamatemi
mia
figlia
!
Voglio
veder
mia
figlia
!
Ma
appena
accorse
lei
,
spaventata
egli
non
aggiunse
altro
.
Si
chiuse
in
sè
stesso
a
pensare
come
uscire
dal
malo
passo
,
torvo
,
diffidente
,
voltandosi
in
là
per
non
lasciarsi
scappare
qualche
occhiata
che
lo
tradisse
.
Soltanto
ne
piantò
una
lunga
lunga
addosso
a
quel
galantuomo
che
se
ne
andava
rimminchionito
.
Infine
,
a
poco
a
poco
,
finse
di
calmarsi
.
Bisognava
giuocar
d
'
astuzia
per
uscire
da
quelle
grinfie
.
Cominciò
a
far
segno
di
sì
e
di
sì
col
capo
,
fissando
gli
occhi
amorevoli
in
volto
alla
figliuola
allibbita
,
col
sorriso
paterno
,
il
fare
bonario
;
-
Sì
...
voglio
darvi
in
mano
tutto
il
fatto
mio
...
per
alleggerirmi
il
carico
...
Mi
farete
piacere
anzi
...
nello
stato
in
cui
sono
...
Voglio
spogliarmi
di
tutto
...
Già
ho
poco
da
vivere
...
Rimandatemi
a
casa
mia
per
fare
la
procura
...
la
donazione
...
tutto
ciò
che
vorrete
...
Lì
conosco
il
notaro
...
so
dove
metter
le
mani
...
Ma
prima
rimandatemi
a
casa
mia
...
Tutto
quello
che
vorrete
,
poi
!
...
-
Ah
,
babbo
,
babbo
!
-
esclamò
Isabella
colle
lagrime
agli
occhi
.
Ma
egli
sentivasi
morire
di
giorno
in
giorno
.
Non
poteva
più
muoversi
.
Sembravagli
che
gli
mancassero
le
forze
d
'
alzarsi
dal
letto
e
andarsene
via
perché
gli
toglievano
il
denaro
,
il
sangue
delle
vene
,
per
tenerlo
sottomano
,
prigioniero
.
Sbuffava
,
smaniava
,
urlava
di
dolore
e
di
collera
.
E
poi
ricadeva
sfinito
,
minaccioso
,
colla
schiuma
alla
bocca
,
sospettando
di
tutto
,
spiando
prima
le
mani
del
cameriere
se
beveva
un
bicchiere
d
'
acqua
,
guardando
ciascuno
negli
occhi
per
scoprire
la
verità
,
per
leggervi
la
sua
sentenza
,
costretto
a
ricorrere
agli
artifizii
per
sapere
qualcosa
di
quel
che
gli
premeva
.
-
Chiamatemi
quell
'
uomo
dell
'
altra
volta
...
Portatemi
le
carte
da
firmare
...
E
'
giusto
,
ci
ho
pensato
su
.
Bisogna
incaricare
qualcuno
dei
miei
interessi
,
finchè
guarisco
...
Ma
adesso
coloro
non
avevano
fretta
;
gli
promettevano
sempre
,
dall
'
oggi
al
domani
.
Lo
stesso
duca
si
strinse
nelle
spalle
:
come
a
dire
che
non
serviva
più
.
Un
terrore
più
grande
,
più
vicino
,
della
morte
lo
colse
a
quell
'
indifferenza
.
Insisteva
,
voleva
disporre
della
sua
roba
,
come
per
attaccarsi
alla
vita
,
per
far
atto
d
'
energia
e
di
volontà
.
Voleva
far
testamento
,
per
dimostrare
a
sè
stesso
ch
'
era
tuttora
il
padrone
.
Il
duca
finalmente
,
per
chetarlo
,
gli
disse
che
non
occorreva
,
poiché
non
c
'
erano
altri
eredi
...
Isabella
era
figlia
unica
...
-
Ah
?
...
-
rispose
lui
.
-
Non
occorre
...
è
figlia
unica
?
...
E
tornò
a
ricoricarsi
,
lugubre
.
Avrebbe
voluto
rispondergli
che
ce
n
'
erano
ancora
,
degli
eredi
nati
prima
di
lei
,
sangue
suo
stesso
.
Gli
nascevano
dei
rimorsi
,
colla
bile
.
Faceva
dei
brutti
sogni
,
delle
brutte
facce
pallide
e
irose
gli
apparivano
la
notte
;
delle
voci
,
degli
scossoni
lo
facevano
svegliare
di
soprassalto
,
in
un
mare
di
sudore
,
col
cuore
che
martellava
forte
.
Tanti
pensieri
gli
venivano
adesso
,
tanti
ricordi
,
tante
persone
gli
sfilavano
dinanzi
:
Bianca
,
Diodata
,
degli
altri
ancora
:
quelli
non
l
'
avrebbero
lasciato
morire
senza
aiuto
!
Volle
un
altro
consulto
,
i
migliori
medici
.
Ci
dovevano
essere
dei
medici
pel
suo
male
,
a
saperli
trovare
,
a
pagarli
bene
.
Il
denaro
l
'
aveva
guadagnato
apposta
,
lui
!
Al
suo
paese
gli
avevano
fatto
credere
che
rassegnandosi
a
lasciarsi
aprire
il
ventre
...
Ebbene
,
sì
,
sì
!
Aspettava
il
consulto
,
il
giorno
fissato
,
sin
dalla
mattina
,
raso
e
pettinato
,
seduto
nel
letto
,
colla
faccia
color
di
terra
,
ma
fermo
e
risoluto
.
Ora
voleva
vederci
chiaro
nei
fatti
suoi
.
-
Parlate
liberamente
,
signori
miei
.
Tutto
ciò
che
si
deve
fare
si
farà
!
Gli
batteva
un
po
'
il
cuore
.
Sentiva
un
formicolìo
come
di
spasimo
anticipato
tra
i
capelli
.
Ma
era
pronto
a
tutto
;
quasi
scoprivasi
il
ventre
,
perchè
si
servissero
pure
.
Se
un
albero
ha
la
cancrena
addosso
,
cos
'
è
infine
?
Si
taglia
il
ramo
!
Adesso
invece
i
medici
non
volevano
neppure
operarlo
.
Avevano
degli
scrupoli
,
dei
ma
e
dei
se
.
Si
guardavano
fra
di
loro
e
biasciavano
mezze
parole
.
Uno
temeva
la
responsabilità
;
un
altro
osservò
che
non
era
più
il
caso
...
oramai
...
Il
più
vecchio
,
una
faccia
di
malaugurio
che
vi
faceva
morire
prima
del
tempo
,
com
'
è
vero
Dio
,
s
'
era
messo
già
a
confortare
la
famiglia
,
dicendo
che
sarebbe
stato
inutile
anche
prima
,
con
un
male
di
quella
sorta
...
-
Ah
...
-
rispose
don
Gesualdo
,
fattosi
rauco
a
un
tratto
.
-
Ah
...
Ho
inteso
...
E
si
lasciò
scivolare
pian
piano
giù
disteso
nel
letto
,
trafelato
.
Non
aggiunse
altro
,
per
allora
.
Stette
zitto
a
lasciarli
finire
di
discorrere
.
Soltanto
voleva
sapere
s
'
era
venuto
il
momento
di
pensare
ai
casi
suoi
.
Non
c
'
era
più
da
scherzare
adesso
!
Aveva
tanti
interessi
gravi
da
lasciare
sistemati
...
-
Taci
!
taci
!
-
borbottò
rivolto
alla
figliuola
che
gli
piangeva
allato
.
Colla
faccia
cadaverica
,
cogli
occhi
simili
a
due
chiodi
in
fondo
alle
orbite
livide
,
aspettava
la
risposta
che
gli
dovevano
,
infine
.
Non
c
'
era
da
scherzare
!
-
No
,
no
...
C
'
è
tempo
.
Simili
malattie
durano
anni
e
anni
...
Però
...
certo
...
premunirsi
...
sistemare
gli
affari
a
tempo
...
non
sarebbe
male
...
-
Ho
inteso
,
-
ripetè
don
Gesualdo
col
naso
fra
le
coperte
.
-
Vi
ringrazio
,
signori
miei
.
Un
nuvolo
gli
calò
sulla
faccia
e
vi
rimase
.
Una
specie
di
rancore
,
qualcosa
che
gli
faceva
tremare
le
mani
e
la
voce
,
e
trapelava
dagli
occhi
socchiusi
.
Fece
segno
al
genero
di
fermarsi
;
lo
chiamò
dinanzi
al
letto
,
a
quattr
'
occhi
,
da
solo
a
solo
.
-
Finalmente
...
questo
notaro
...
verrà
,
sì
o
no
?
Devo
far
testamento
...
Ho
degli
scrupoli
di
coscienza
...
Sissignore
!
...
Sono
il
padrone
,
sì
o
no
?
...
Ah
...
ah
...
stai
ad
ascoltare
anche
tu
?
...
Isabella
andò
a
buttarsi
ginocchioni
ai
piedi
del
letto
,
col
viso
fra
le
materasse
,
singhiozzando
e
disperandosi
.
Il
genero
lo
chetava
dall
'
altra
parte
.
-
Ma
sì
,
ma
sì
,
quando
vorrete
,
come
vorrete
.
Non
c
'
è
bisogno
di
far
delle
scene
...
Ecco
in
che
stato
avete
messo
la
vostra
figliuola
!
...
-
Va
bene
!
-
seguitò
a
borbottare
lui
.
-
Va
bene
!
Ho
capito
!
E
volse
le
spalle
,
tal
quale
suo
padre
,
buon
'
anima
.
Appena
fu
solo
cominciò
a
muggire
come
un
bue
,
col
naso
al
muro
.
Ma
poi
se
veniva
gente
,
stava
zitto
.
Covava
dentro
di
sé
il
male
e
l
'
amarezza
.
Lasciava
passare
i
giorni
.
Pensava
ad
allungarseli
piuttosto
,
a
guadagnare
almeno
quelli
,
uno
dopo
l
'
altro
,
così
come
venivano
,
pazienza
!
Finché
c
'
è
fiato
c
'
è
vita
.
A
misura
che
il
fiato
gli
andava
mancando
,
a
poco
a
poco
,
acconciavasi
pure
ai
suoi
guai
;
ci
faceva
il
callo
.
Lui
aveva
le
spalle
grosse
,
e
avrebbe
tirato
in
lungo
,
mercé
la
sua
pelle
dura
.
Alle
volte
provava
anche
una
certa
soddisfazione
,
fra
sé
e
sé
,
sotto
il
lenzuolo
,
pensando
al
viso
che
avrebbero
fatto
il
signor
duca
e
tutti
quanti
,
al
vedere
che
lui
aveva
la
pelle
dura
.
Era
arrivato
ad
affezionarsi
ai
suoi
malanni
,
li
ascoltava
,
li
accarezzava
,
voleva
sentirseli
lì
,
con
lui
,
per
tirare
innanzi
.
I
parenti
ci
avevano
fatto
il
callo
anch
'
essi
;
avevano
saputo
che
quella
malattia
durava
anni
ed
anni
,
e
s
'
erano
acchetati
.
Così
va
il
mondo
,
pur
troppo
,
che
passato
il
primo
bollore
,
ciascuno
tira
innanzi
per
la
sua
via
e
bada
agli
affari
propri
.
Non
si
lamentava
neppure
;
non
diceva
nulla
,
da
villano
malizioso
,
per
non
sprecare
il
fiato
,
per
non
lasciarsi
sfuggire
quel
che
non
voleva
dire
;
solamente
gli
scappavano
di
tanto
in
tanto
delle
occhiate
che
significavano
assai
,
al
veder
la
figliuola
che
gli
veniva
dinanzi
con
quella
faccia
desolata
,
e
poi
teneva
il
sacco
al
marito
,
e
lo
incarcerava
lì
,
sotto
i
suoi
occhi
,
col
pretesto
dell
'
affezione
,
per
covarselo
,
pel
timore
che
non
gli
giuocasse
qualche
tiro
nel
testamento
.
Indovinava
che
teneva
degli
altri
guai
nascosti
,
lei
,
e
alle
volte
aveva
la
testa
altrove
,
mentre
suo
padre
stava
colla
morte
sul
capo
.
Si
rodeva
dentro
,
a
misura
che
peggiorava
;
il
sangue
era
diventato
tutto
un
veleno
;
ostinavasi
sempre
più
,
taciturno
,
implacabile
,
col
viso
al
muro
,
rispondendo
solo
coi
grugniti
,
come
una
bestia
.
Finalmente
si
persuase
ch
'
era
giunta
l
'
ora
,
e
s
'
apparecchiò
a
morire
da
buon
cristiano
.
Isabella
era
venuta
subito
a
tenergli
compagnia
.
Egli
fece
forza
coi
gomiti
,
e
si
rizzò
a
sedere
sul
letto
.
-
Senti
,
-
le
disse
,
-
ascolta
...
Era
turbato
in
viso
,
ma
parlava
calmo
.
Teneva
gli
occhi
fissi
sulla
figliuola
,
e
accennava
col
capo
.
Essa
gli
prese
la
mano
e
scoppiò
a
singhiozzare
.
-
Taci
,
-
riprese
,
-
finiscila
.
Se
cominciamo
così
non
si
fa
nulla
.
Ansimava
perchè
aveva
il
fiato
corto
,
ed
anche
per
l
'
emozione
.
Guardava
intorno
,
sospettoso
,
e
seguitava
ad
accennare
del
capo
,
in
silenzio
,
col
respiro
affannato
.
Ella
pure
volse
verso
l
'
uscio
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
Don
Gesualdo
alzò
la
mano
scarna
,
e
trinciò
una
croce
in
aria
,
per
significare
ch
'
era
finita
,
e
perdonava
a
tutti
,
prima
d
'
andarsene
.
-
Senti
...
Ho
da
parlarti
...
intanto
che
siamo
soli
...
Ella
gli
si
buttò
addosso
,
disperata
,
piangendo
,
singhiozzando
di
no
,
di
no
,
colle
mani
erranti
che
l
'
accarezzavano
.
L
'
accarezzò
anche
lui
sui
capelli
,
lentamente
,
senza
dire
una
parola
.
Di
lì
a
un
po
'
riprese
:
-
Ti
dico
di
sì
.
Non
sono
un
ragazzo
...
Non
perdiamo
tempo
inutilmente
.
-
Poi
gli
venne
una
tenerezza
.
-
Ti
dispiace
,
eh
?
...
ti
dispiace
a
te
pure
?
...
La
voce
gli
si
era
intenerita
anch
'
essa
,
gli
occhi
,
tristi
,
s
'
erano
fatti
più
dolci
,
e
qualcosa
gli
tremava
sulle
labbra
.
-
Ti
ho
voluto
bene
...
anch
'
io
...
quanto
ho
potuto
...
come
ho
potuto
...
Quando
uno
fa
quello
che
può
...
Allora
l
'
attirò
a
sé
lentamente
,
quasi
esitando
,
guardandola
fissa
per
vedere
se
voleva
lei
pure
,
e
l
'
abbracciò
stretta
stretta
,
posando
la
guancia
ispida
su
quei
bei
capelli
fini
.
-
Non
ti
fo
male
,
di
'
?
...
come
quand
'
eri
bambina
?
...
Gli
vennero
insieme
delle
altre
cose
sulle
labbra
,
delle
ondate
di
amarezza
e
di
passione
,
quei
sospetti
odiosi
che
dei
bricconi
,
nelle
questioni
d
'
interessi
,
avevano
cercato
di
mettergli
in
capo
.
Si
passò
la
mano
sulla
fronte
,
per
ricacciarli
indietro
,
e
cambiò
discorso
.
-
Parliamo
dei
nostri
affari
.
Non
ci
perdiamo
in
chiacchiere
,
adesso
...
Essa
non
voleva
,
smaniava
per
la
stanza
,
si
cacciava
le
mani
nei
capelli
,
diceva
che
gli
lacerava
il
cuore
,
che
gli
pareva
un
malaugurio
,
quasi
suo
padre
stesse
per
chiudere
gli
occhi
.
-
Ma
no
,
parliamone
!
-
insisteva
lui
.
-
Sono
discorsi
serii
.
Non
ho
tempo
da
perdere
adesso
.
-
Il
viso
gli
si
andava
oscurando
,
il
rancore
antico
gli
corruscava
negli
occhi
.
-
Allora
vuol
dire
che
non
te
ne
importa
nulla
...
come
a
tuo
marito
...
Vedendola
poi
rassegnata
ad
ascoltare
,
seduta
a
capo
chino
accanto
al
letto
,
cominciò
a
sfogarsi
dei
tanti
crepacuori
che
gli
avevano
dati
,
lei
e
suo
marito
,
con
tutti
quei
debiti
...
Le
raccomandava
la
sua
roba
,
di
proteggerla
,
di
difenderla
:
-
Piuttosto
farti
tagliare
la
mano
,
vedi
!
...
quando
tuo
marito
torna
a
proporti
di
firmare
delle
carte
!
...
Lui
non
sa
cosa
vuol
dire
!
-
Spiegava
quel
che
gli
erano
costati
,
quei
poderi
,
l
'
Alìa
,
la
Canziria
,
li
passava
tutti
in
rassegna
amorosamente
;
rammentava
come
erano
venuti
a
lui
,
uno
dopo
l
'
altro
,
a
poco
a
poco
,
le
terre
seminative
,
i
pascoli
,
le
vigne
;
li
descriveva
minutamente
,
zolla
per
zolla
,
colle
qualità
buone
o
cattive
.
Gli
tremava
la
voce
,
gli
tremavano
le
mani
,
gli
si
accendeva
tuttora
il
sangue
in
viso
,
gli
spuntavano
le
lagrime
agli
occhi
:
-
Mangalavite
,
sai
...
la
conosci
anche
tu
...
ci
sei
stata
con
tua
madre
...
Quaranta
salme
di
terreni
,
tutti
alberati
!
...
ti
rammenti
...
i
belli
aranci
?
...
anche
tua
madre
,
poveretta
,
ci
si
rinfrescava
la
bocca
,
negli
ultimi
giorni
!
...
300
migliaia
l
'
anno
,
ne
davano
!
Circa
300
onze
!
E
la
Salonia
...
dei
seminati
d
'
oro
...
della
terra
che
fa
miracoli
...
benedetto
sia
tuo
nonno
che
vi
lasciò
le
ossa
!
...
Infine
,
per
la
tenerezza
,
si
mise
a
piangere
come
un
bambino
.
-
Basta
,
-
disse
poi
.
-
Ho
da
dirti
un
'
altra
cosa
...
Senti
...
La
guardò
fissamente
negli
occhi
pieni
di
lagrime
per
vedere
l
'
effetto
che
avrebbe
fatto
la
sua
volontà
.
Le
fece
segno
di
accostarsi
ancora
,
di
chinarsi
su
lui
supino
che
esitava
e
cercava
le
parole
.
-
Senti
!
...
Ho
degli
scrupoli
di
coscienza
...
Vorrei
lasciare
qualche
legato
a
delle
persone
verso
cui
ho
degli
obblighi
...
Poca
cosa
...
Non
sarà
molto
per
te
che
sei
ricca
...
Farai
conto
di
essere
una
regalìa
che
tuo
padre
ti
domanda
...
in
punto
di
morte
...
se
ho
fatto
qualcosa
anch
'
io
per
te
...
-
Ah
,
babbo
,
babbo
!
...
che
parole
!
-
singhiozzò
Isabella
.
-
Lo
farai
,
eh
?
lo
farai
?
...
anche
se
tuo
marito
non
volesse
...
Le
prese
le
tempie
fra
le
mani
,
e
le
sollevò
il
viso
per
leggerle
negli
occhi
se
l
'
avrebbe
ubbidito
,
per
farle
intendere
che
gli
premeva
proprio
,
e
che
ci
aveva
quel
segreto
in
cuore
.
E
mentre
la
guardava
,
a
quel
modo
,
gli
parve
di
scorgere
anche
lui
quell
'
altro
segreto
,
quell
'
altro
cruccio
nascosto
,
in
fondo
agli
occhi
della
figliuola
.
E
voleva
dirle
delle
altre
cose
,
voleva
farle
altre
domande
,
in
quel
punto
,
aprirle
il
cuore
come
al
confessore
,
e
leggere
nel
suo
.
Ma
ella
chinava
il
capo
,
quasi
avesse
indovinato
,
colla
ruga
ostinata
dei
Trao
fra
le
ciglia
,
tirandosi
indietro
,
chiudendosi
in
sè
,
superba
,
coi
suoi
guai
e
il
suo
segreto
.
E
lui
allora
sentì
di
tornare
Motta
,
com
'
essa
era
Trao
,
diffidente
,
ostile
,
di
un
'
altra
pasta
.
Allentò
le
braccia
,
e
non
aggiunse
altro
.
-
Ora
fammi
chiamare
un
prete
,
-
terminò
con
un
altro
tono
di
voce
.
-
Voglio
fare
i
miei
conti
con
Domeneddio
.
Durò
ancora
qualche
altro
giorno
così
,
fra
alternative
di
meglio
e
di
peggio
.
Sembrava
anzi
che
cominciasse
a
riaversi
un
poco
,
quando
a
un
tratto
,
una
notte
,
peggiorò
rapidamente
.
Il
servitore
che
gli
avevano
messo
a
dormire
nella
stanza
accanto
l
'
udì
agitarsi
e
smaniare
prima
dell
'
alba
.
Ma
siccome
era
avvezzo
a
quei
capricci
,
si
voltò
dall
'
altra
parte
,
fingendo
di
non
udire
.
Infine
,
seccato
da
quella
canzone
che
non
finiva
più
,
andò
sonnacchioso
a
vedere
che
c
'
era
.
-
Mia
figlia
!
-
borbottò
don
Gesualdo
con
una
voce
che
non
sembrava
più
la
sua
.
-
Chiamatemi
mia
figlia
!
-
Ah
,
sissignore
.
Ora
vado
a
chiamarla
,
-
rispose
il
domestico
,
e
tornò
a
coricarsi
.
Ma
non
lo
lasciava
dormire
quell
'
accidente
!
Un
po
'
erano
sibili
,
e
un
po
'
faceva
peggio
di
un
contrabbasso
,
nel
russare
.
Appena
il
domestico
chiudeva
gli
occhi
udiva
un
rumore
strano
che
lo
faceva
destare
di
soprassalto
,
dei
guaiti
rauchi
,
come
uno
che
sbuffasse
ed
ansimasse
,
una
specie
di
rantolo
che
dava
noia
e
vi
accapponava
la
pelle
.
Tanto
che
infine
dovette
tornare
ad
alzarsi
,
furibondo
,
masticando
delle
bestemmie
e
delle
parolacce
.
-
Cos
'
è
?
Gli
è
venuto
l
'
uzzolo
adesso
?
Vuol
passar
mattana
!
Che
cerca
?
Don
Gesualdo
non
rispondeva
;
continuava
a
sbuffare
supino
.
Il
servitore
tolse
il
paralume
,
per
vederlo
in
faccia
.
Allora
si
fregò
bene
gli
occhi
,
e
la
voglia
di
tornare
a
dormire
gli
andò
via
a
un
tratto
.
-
Ohi
!
ohi
!
Che
facciamo
adesso
?
-
balbettò
grattandosi
il
capo
.
Stette
un
momento
a
guardarlo
così
,
col
lume
in
mano
,
pensando
se
era
meglio
aspettare
un
po
'
,
o
scendere
subito
a
svegliare
la
padrona
e
mettere
la
casa
sottosopra
.
Don
Gesualdo
intanto
andavasi
calmando
,
col
respiro
più
corto
,
preso
da
un
tremito
,
facendo
solo
di
tanto
in
tanto
qualche
boccaccia
,
cogli
occhi
sempre
fissi
e
spalancati
.
A
un
tratto
s
'
irrigidì
e
si
chetò
del
tutto
.
La
finestra
cominciava
a
imbiancare
.
Suonavano
le
prime
campane
.
Nella
corte
udivasi
scalpitare
dei
cavalli
,
e
picchiare
di
striglie
sul
selciato
.
Il
domestico
andò
a
vestirsi
,
e
poi
tornò
a
rassettare
la
camera
.
Tirò
le
cortine
del
letto
,
spalancò
le
vetrate
,
e
s
'
affacciò
a
prendere
una
boccata
d
'
aria
,
fumando
.
Lo
stalliere
,
che
faceva
passeggiare
un
cavallo
malato
,
alzò
il
capo
verso
la
finestra
.
-
Mattinata
,
eh
,
don
Leopoldo
?
-
E
nottata
pure
!
-
rispose
il
cameriere
sbadigliando
.
-
M
'
è
toccato
a
me
questo
regalo
!
L
'
altro
scosse
il
capo
,
come
a
chiedere
che
c
'
era
di
nuovo
,
e
don
Leopoldo
fece
segno
che
il
vecchio
se
n
'
era
andato
,
grazie
a
Dio
.
-
Ah
...
così
...
alla
chetichella
?
...
-
osservò
il
portinaio
che
strascicava
la
scopa
e
le
ciabatte
per
l
'
androne
.
Degli
altri
domestici
s
'
erano
affacciati
intanto
,
e
vollero
andare
a
vedere
.
Di
lì
a
un
po
'
la
camera
del
morto
si
riempì
di
gente
in
manica
di
camicia
e
colla
pipa
in
bocca
.
La
guardarobiera
vedendo
tutti
quegli
uomini
alla
finestra
dirimpetto
venne
anche
lei
a
far
capolino
nella
stanza
accanto
.
-
Quanto
onore
,
donna
Carmelina
!
Entrate
pure
;
non
vi
mangiamo
mica
...
E
neanche
lui
...
non
vi
mette
più
le
mani
addosso
di
sicuro
...
-
Zitto
,
scomunicato
!
...
No
,
ho
paura
,
poveretto
...
-
Ha
cessato
di
penare
.
-
Ed
io
pure
,
-
soggiunse
don
Leopoldo
.
Così
,
nel
crocchio
,
narrava
le
noie
che
gli
aveva
date
quel
cristiano
-
uno
che
faceva
della
notte
giorno
,
e
non
si
sapeva
come
pigliarlo
,
e
non
era
contento
mai
.
-
Pazienza
servire
quelli
che
realmente
son
nati
meglio
di
noi
...
Basta
,
dei
morti
non
si
parla
.
-
Si
vede
com
'
era
nato
...
-
osservò
gravemente
il
cocchiere
maggiore
.
-
Guardate
che
mani
!
-
Già
,
son
le
mani
che
hanno
fatto
la
pappa
!
...
Vedete
cos
'
è
nascer
fortunati
...
Intanto
vi
muore
nella
battista
come
un
principe
!
...
-
Allora
,
-
disse
il
portinaio
,
-
devo
andare
a
chiudere
il
portone
?
-
Sicuro
,
eh
!
E
'
roba
di
famiglia
.
Adesso
bisogna
avvertire
la
cameriera
della
signora
duchessa
.
-
Fine
-