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RERUM NOVARUM ( LEONE XIII , 1891 )
Miscellanea ,
INTRODUZIONE Motivo dell ' enciclica : la questione operaia 1 . L ' ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli , doveva naturalmente dall ' ordine politico passare nell ' ordine simile dell ' economia sociale . E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell ' industria ; le mutate relazioni tra padroni ed operai ; l ' essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà ; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo , e l ' unione tra loro più intima ; questo insieme di cose , con l ' aggiunta dei peggiorati costumi , hanno fatto scoppiare il conflitto . Il quale è di tale e tanta gravità che tiene sospesi gli animi in trepida aspettazione e affatica l ' ingegno dei dotti , i congressi dei sapienti , le assemblee popolari , le deliberazioni dei legislatori , i consigli dei principi , tanto che oggi non vi è questione che maggiormente interessi il mondo . Pertanto , venerabili fratelli , ciò che altre volte facemmo a bene della Chiesa e a comune salvezza con le nostre lettere encicliche sui Poteri pubblici , la Libertà umana , la Costituzione cristiana degli Stati , ed altri simili argomenti che ci parvero opportuni ad abbattere errori funesti , la medesima cosa crediamo di dover fare adesso per gli stessi motivi sulla questione operaia . Trattammo già questa materia , come ce ne venne l ' occasione più di una volta : ma la coscienza dell ' apostolico nostro ministero ci muove a trattarla ora , di proposito e in pieno , al fine di mettere in rilievo i principi con cui , secondo giustizia ed equità , si deve risolvere la questione . Questione difficile e pericolosa . Difficile , perché ardua cosa è segnare i precisi confini nelle relazioni tra proprietari e proletari , tra capitale e lavoro . Pericolosa perché uomini turbolenti ed astuti , si sforzano ovunque di falsare i giudizi e volgere la questione stessa a perturbamento dei popoli . 2 . Comunque sia , è chiaro , ed in ciò si accordano tutti , come sia di estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari , che per la maggior parte si trovano in assai misere condizioni , indegne dell ' uomo . Poiché , soppresse nel secolo passato le corporazioni di arti e mestieri , senza nulla sostituire in loro vece , nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano , avvenne che poco a poco gli operai rimanessero soli e indifesi in balda della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza . Accrebbe il male un ' usura divoratrice che , sebbene condannata tante volte dalla Chiesa . , continua lo stesso , sotto altro colore , a causa di ingordi speculatori . Si aggiunga il monopolio della produzione e del commercio , tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all ' infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile . PARTE PRIMA IL SOCIALISMO , FALSO RIMEDIO La soluzione socialista inaccettabile dagli operai 3 . A rimedio di questi disordini , i socialisti , attizzando nei poveri l ' odio ai ricchi , pretendono si debba abolire la proprietà , e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune , da amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato . Con questa trasformazione della proprietà da personale in collettiva , e con l ' eguale distribuzione degli utili e degli agi tra i cittadini , credono che il male sia radicalmente riparato . Ma questa via , non che risolvere le contese , non fa che danneggiare gli stessi operai , ed è inoltre ingiusta per molti motivi , giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari , altera le competenze degli uffici dello Stato , e scompiglia tutto l ' ordine sociale . 4 . E infatti non è difficile capire che lo scopo del lavoro , il fine prossimo che si propone l ' artigiano , è la proprietà privata . Poiché se egli impiega le sue forze e la sua industria a vantaggio altrui , lo fa per procurarsi il necessario alla vita : e però con il suo lavoro acquista un vero e perfetto diritto , non solo di esigere , ma d ' investire come vuole , la dovuta mercede . Se dunque con le sue economie è riuscito a far dei risparmi e , per meglio assicurarli , li ha investiti in un terreno , questo terreno non è infine altra cosa che la mercede medesima travestita di forma , e conseguente proprietà sua , né più né meno che la stessa mercede . Ora in questo appunto , come ognuno sa , consiste la proprietà , sia mobile che stabile . Con l ' accumulare pertanto ogni proprietà particolare , i socialisti , togliendo all ' operaio la libertà di investire le proprie mercedi , gli rapiscono il diritto e la speranza di trarre vantaggio dal patrimonio domestico e di migliorare il proprio stato , e ne rendono perciò più infelice la condizione . 5 . Il peggio si è che il rimedio da costoro proposto è una aperta ingiustizia , giacché la proprietà prenata è diritto di natura . Poiché anche in questo passa gran differenza tra l ' uomo e il bruto . Il bruto non governa sé stesso ; ma due istinti lo reggono e governano , i quali da una parte ne tengono desta l ' attività e ne svolgono le forze , dall ' altra terminano e circoscrivono ogni suo movimento ; cioè l ' istinto della conservazione propria , e l ' istinto della conservazione della propria specie . A conseguire questi due fini , basta al bruto l ' uso di quei determinati mezzi che trova intorno a sé ; né potrebbe mirare più lontano , perché mosso unicamente dal senso e dal particolare sensibile . Ben diversa è la natura dell ' uomo . Possedendo egli la vita sensitiva nella sua pienezza , da questo lato anche a lui è dato , almeno quanto agli altri animali , di usufruire dei beni della natura materiale . Ma l ' animalità in tutta la sua estensione , lungi dal circoscrivere la natura umana , le è di gran lunga inferiore , e fatta per esserle soggetta . Il gran privilegio dell ' uomo , ciò che lo costituisce tale o lo distingue essenzialmente dal bruto , è l ' intelligenza , ossia la ragione . E appunto perché ragionevole , si deve concedere all ' uomo qualche cosa di più che il semplice uso dei beni della terra , comune anche agli altri animali : e questo non può essere altro che il diritto di proprietà stabile ; né proprietà soltanto di quelle cose che si consumano usandole , ma anche di quelle che l ' uso non consuma . La proprietà privata è di diritto naturale 6 . Ciò riesce più evidente se si penetra maggiormente nell ' umana natura . Per la sterminata ampiezza del suo conoscimento , che abbraccia , oltre il presente , anche l ' avvenire , e per la sua libertà , l ' uomo sotto la legge eterna e la provvidenza universale di Dio , è provvidenza a sé stesso . Egli deve dunque poter scegliere i mezzi che giudica più propri al mantenimento della sua vita , non solo per il momento che passa , ma per il tempo futuro . Ciò vale quanto dire che , oltre il dominio dei frutti che dà la terra , spetta all ' uomo la proprietà della terra stessa , dal cui seno fecondo deve essergli somministrato il necessario ai suoi bisogni futuri . Giacché i bisogni dell ' uomo hanno , per così dire , una vicenda di perpetui ritorni e , soddisfatti oggi , rinascono domani . Pertanto la natura deve aver dato all ' uomo il diritto a beni stabili e perenni , proporzionati alla perennità del soccorso di cui egli abbisogna , beni che può somministrargli solamente la terra , con la sua inesauribile fecondità . Non v ' è ragione di ricorrere alla provvidenza dello Stato perché l ' uomo è anteriore alto Stato : quindi prima che si formasse il civile consorzio egli dovette aver da natura il diritto di provvedere a sé stesso . 7 . L ' aver poi Iddio dato la terra a uso e godimento di tutto il genere umano , non si oppone per nulla al diritto della privata proprietà ; poiché quel dono egli lo fece a tutti , non perché ognuno ne avesse un comune e promiscuo dominio , bensì in quanto non assegnò nessuna parte del suolo determinatamente ad alcuno , lasciando ciò all ' industria degli uomini e al diritto speciale dei popoli . La terra , per altro , sebbene divisa tra i privati , resta nondimeno a servizio e beneficio di tutti , non essendovi uomo al mondo che non riceva alimento da essi . Chi non ha beni propri vi supplisce con il lavoro ; tanto che si può affermare con verità che il mezzo universale per provvedere alla vita è il lavoro , impiegato o nel coltivare un terreno proprio , o nell ' esercitare un ' arte , la cui mercede in ultimo si ricava dai molteplici frutti della terra e in essi viene commutata . Ed è questa un ' altra prova che la proprietà privata è conforme alla natura . Il necessario al mantenimento e al perfezionamento della vita umana la terra ce lo somministra largamente , ma ce lo somministra a questa condizione , che l ' uomo la coltivi e le sia largo di provvide cure . Ora , posto che a conseguire i beni della natura l ' uomo impieghi l ' industria della mente e le forze del corpo , con ciò stesso egli riunisce in sé quella parte della natura corporea che ridusse a cultura , e in cui lasciò come impressa una impronta della sua personalità , sicché giustamente può tenerla per sua ed imporre agli altri l ' obbligo di rispettarla . La proprietà privata sancita dalle leggi umane e divine 8 . Così evidenti sono tali ragioni , che non si sa capire come abbiano potuto trovar contraddizioni presso alcuni , i quali , rinfrescando vecchie utopie , concedono bensì all ' uomo l ' uso del suolo e dei vari frutti dei campi , ma del suolo ove egli ha fabbricato e del campo che ha coltivato gli negano la proprietà . Non si accorgono costoro che in questa maniera vengono a defraudare l ' uomo degli effetti del suo lavoro . Giacché il campo dissodato dalla mano e dall ' arte del coltivato non è più quello di prima , da silvestre è divenuto fruttifero , da sterile ferace . Questi miglioramenti prendono talmente corpo in quel terreno che la maggior parte di essi ne sono inseparabili . Ora , che giustizia sarebbe questa , che un altro il quale non ha lavorato subentrasse a goderne i frutti ? Come l ' effetto appartiene alla sua causa , così il frutto del lavoro deve appartenere a chi lavora . A ragione pertanto il genere umano , senza affatto curarsi dei pochi contraddittori e con l ' occhio fisso alla legge di natura , trova in questa legge medesima il fondamento della divisione dei beni ; e riconoscendo che la proprietà privata è sommamente consona alla natura dell ' uomo e alla pacifica convivenza sociale , l ' ha solennemente sancita mediante la pratica di tutti i secoli . E le leggi civili che , quando sono giuste , derivano la propria autorità ed efficacia dalla stessa legge naturale ( 1 ) , confermano tale diritto e lo assicurano con la pubblica forza . Né manca il suggello della legge divina , la quale vieta strettissimamente perfino il desiderio della roba altrui : Non desiderare la moglie del prossimo tuo : non la casa , non il podere , non la serva , non il bue , non l ' asino , non alcuna cosa di tutte quelle che a lui appartengono ( 2 ) . La libertà dell ' uomo 9 . Questo diritto individuale cresce di valore se lo consideriamo nei riguardi del consorzio domestico . Libera all ' uomo è l ' elezione del proprio stato : Egli può a suo piacere seguire il consiglio evangelico della verginità o legarsi in matrimonio . Naturale e primitivo è il diritto al coniugio e nessuna legge umana può abolirlo , né può limitarne , comunque sia , lo scopo a cui Iddio l ' ha ordinato quando disse : Crescete e moltiplicatevi ( 3 ) . Ecco pertanto la famiglia , ossia la società domestica , società piccola ma vera , e anteriore a ogni civile società ; perciò con diritti e obbligazioni indipendenti dallo Stato . Ora , quello che dicemmo in ordine al diritto di proprietà inerente all ' individuo va applicato all ' uomo come capo di famiglia : anzi tale diritto in lui è tanto più forte quanto più estesa e completa è nel consorzio domestico la sua personalità . Famiglia e Stato 10 . Per legge inviolabile di natura incombe al padre il mantenimento della prole : e per impulso della natura medesima , che gli fa scorgere nei figli una immagine di sé e quasi una espansione e continuazione della sua persona , egli è spinto a provvederli in modo che nel difficile corso della vita possano onestamente far fronte ai propri bisogni : cosa impossibile a ottenersi se non mediante l ' acquisto dei beni fruttiferi , ch ' egli poi trasmette loro in eredità . Come la convivenza civile così la famiglia , secondo quello che abbiamo detto , è una società retta da potere proprio , che è quello paterno . Entro i limiti determinati dal fine suo , la famiglia ha dunque , per la scelta e l ' uso dei mezzi necessari alla sua conservazione e alla sua legittima indipendenza , diritti almeno eguali a quelli della società civile . Diciamo almeno eguali , perché essendo il consorzio domestico logicamente e storicamente anteriore al civile , anteriori altresì e più naturali ne debbono essere i diritti e i doveri . Che se l ' uomo , se la famiglia , entrando a far parte della società civile , trovassero nello Stato non aiuto , ma offesa , non tutela , ma diminuzione dei propri diritti , la civile convivenza sarebbe piuttosto da fuggire che da desiderare . Lo Stato e il suo intervento nella famiglia 11 . È dunque un errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia . Certo , se qualche famiglia si trova per avventura in si gravi strettezze che da sé stessa non le è affatto possibile uscirne , è giusto in tali frangenti l ' intervento dei pubblici poteri , giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale . Similmente in caso di gravi discordie nelle relazioni scambievoli tra i membri di una famiglia intervenga lo Stato e renda a ciascuno il suo , poiché questo non è usurpare i diritti dei cittadini , ma assicurarli e tutelarli secondo la retta giustizia . Qui però deve arrestarsi lo Stato ; la natura non gli consente di andare oltre . La patria potestà non può lo Stato né annientarla né assorbirla , poiché nasce dalla sorgente stessa della vita umana . I figli sono qualche cosa del padre , una espansione , per così dire , della sua personalità e , a parlare propriamente , essi entrano a far parte del civile consorzio non da sé medesimi , bensì mediante la famiglia in cui sono nati . È appunto per questa ragione che , essendo i figli naturalmente qualcosa del padre ... prima dell ' uso della ragione stanno sotto la cura dei genitori . ( 4 ) Ora , i socialisti , sostituendo alla provvidenza dei genitori quella dello Stato , vanno contro la giustizia naturale e disciolgono la compagine delle famiglie . La soluzione socialista è nociva alla stessa società 12 . Ed oltre l ' ingiustizia , troppo chiaro appare quale confusione e scompiglio ne seguirebbe in tutti gli ordini della cittadinanza , e quale dura e odiosa schiavitù nei cittadini . Si aprirebbe la via agli asti , alle recriminazioni , alle discordie : le fonti stesse della ricchezza , inaridirebbero , tolto ogni stimolo all ' ingegno e all ' industria individuale : e la sognata uguaglianza non sarebbe di fatto che una condizione universale di abiezione e di miseria . Tutte queste ragioni danno diritto a concludere che la comunanza dei beni proposta dal socialismo va del tutto rigettata , perché nuoce a quei medesimi a cui si deve recar soccorso , offende i diritti naturali di ciascuno , altera gli uffici dello Stato e turba la pace comune . Resti fermo adunque , che nell ' opera di migliorare le sorti delle classi operaie , deve porsi come fondamento inconcusso il diritto di proprietà privata . Presupposto ciò , esporremo donde si abbia a trarre il rimedio . PARTE SECONDA IL VERO RIMEDIO : L ' UNIONE DELLE ASSOCIAZIONI A ) L ' opera della Chiesa 13 . Entriamo fiduciosi in questo argomento , e di nostro pieno diritto ; giacché si tratta di questione di cui non è possibile trovare una risoluzione che valga senza ricorrere alla religione e alla Chiesa . E poiché la cura della religione e la dispensazione dei mezzi che sono in potere della Chiesa è affidata principalmente a noi , ci parrebbe di mancare al nostro ufficio , tacendo . Certamente la soluzione di si arduo problema richiede il concorso e l ' efficace cooperazione anche degli altri : vogliamo dire dei governanti , dei padroni e dei ricchi , come pure degli stessi proletari che vi sono direttamente interessati : ma senza esitazione alcuna affermiamo che , se si prescinde dall ' azione della Chiesa , tutti gli sforzi riusciranno vani . Difatti la Chiesa è quella che trae dal Vangelo dottrine atte a comporre , o certamente a rendere assai meno aspro il conflitto : essa procura con gli insegnamenti suoi , non solo d ' illuminare la mente , ma d ' informare la vita e i costumi di ognuno : con un gran numero di benefiche istituzioni migliora le condizioni medesime del proletario ; vuole e brama che i consigli e le forze di tutte le classi sociali si colleghino e vengano convogliate insieme al fine di provvedere meglio che sia possibile agli interessi degli operai ; e crede che , entro i debiti termini , debbano volgersi a questo scopo le stesse leggi e l ' autorità dello Stato . 1 - Necessità delle ineguaglianze sociali e del lavoro faticoso 14 . Si stabilisca dunque in primo luogo questo principio , che si deve sopportare la condizione propria dell ' umanità : togliere dal mondo le disparità sociali , è cosa impossibile . Lo tentano , è vero , i socialisti , ma ogni tentativo contro la natura delle cose riesce inutile . Poiché la più grande varietà esiste per natura tra gli uomini : non tutti posseggono lo stesso ingegno , la stessa solerzia , non la sanità , non le forze in pari grado : e da queste inevitabili differenze nasce di necessità la differenza delle condizioni sociali . E ciò torna a vantaggio sia dei privati che del civile consorzio , perché la vita sociale abbisogna di attitudini varie e di uffici diversi , e l ' impulso principale , che muove gli uomini ad esercitare tali uffici , è la disparità dello stato . Quanto al lavoro , l ' uomo nello stato medesimo d ' innocenza non sarebbe rimasto inoperoso : se non che , quello che allora avrebbe liberamente fatto la volontà a ricreazione dell ' animo , lo impose poi , ad espiazione del peccato , non senza fatica e molestia , la necessità , secondo quell ' oracolo divino : Sia maledetta la terra nel tuo lavoro ; mangerai di essa in fatica tutti i giorni della tua vita ( 5 ) . Similmente il dolore non mancherà mai sulla terra ; perché aspre , dure , difficili a sopportarsi sono le ree conseguenze del peccato , le quali , si voglia o no , accompagnano l ' uomo fino alla tomba . Patire e sopportare è dunque il retaggio dell ' uomo ; e qualunque cosa si faccia e si tenti , non v ' è forza né arte che possa togliere del tutto le sofferenze del mondo . Coloro che dicono di poterlo fare e promettono alle misere genti una vita scevra di dolore e di pene , tutta pace e diletto , illudono il popolo e lo trascinano per una via che conduce a dolori più grandi di quelli attuali . La cosa migliore è guardare le cose umane quali sono e nel medesimo tempo cercare altrove , come dicemmo , il rimedio ai mali . 2 - Necessità della concordia 15 . Nella presente questione , lo scandalo maggiore è questo : supporre una classe sociale nemica naturalmente dell ' altra ; quasi che la natura abbia fatto i ricchi e i proletari per battagliare tra loro un duello implacabile ; cosa tanto contraria alla ragione e alla verità . In vece è verissimo che , come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quell ' armonico temperamento che si chiama simmetria , così la natura volle che nel civile consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi , e ne risultasse l ' equilibrio . L ' una ha bisogno assoluto dell ' altra : né il capitale può stare senza il lavoro , né il lavoro senza il capitale . La concordia fa la bellezza e l ' ordine delle cose , mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie . Ora , a comporre il dissidio , anzi a svellerne le stesse radici , il cristianesimo ha una ricchezza di forza meravigliosa . 3 - Relazioni tra le classi sociali a ) giustizia 16 . Innanzi tutto , l ' insegnamento cristiano , di cui è interprete e custode la Chiesa , è potentissimo a conciliare e mettere in accordo fra loro i ricchi e i proletari , ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri incominciando da quello imposto dalla giustizia . Obblighi di giustizia , quanto al proletario e all ' operaio , sono questi : prestare interamente e fedelmente l ' opera che liberamente e secondo equità fu pattuita ; non recar danno alla roba , né offesa alla persona dei padroni ; nella difesa stessa dei propri diritti astenersi da atti violenti , né mai trasformarla in ammutinamento ; non mescolarsi con uomini malvagi , promettitori di cose grandi , senza altro frutto che quello di inutili pentimenti e di perdite rovinose . E questi sono i doveri dei capitalisti e dei padroni : non tenere gli operai schiavi ; rispettare in essi la dignità della persona umana , nobilitata dal carattere cristiano . Agli occhi della ragione e della fede il lavoro non degrada l ' uomo , ma anzi lo nobilita col metterlo in grado di vivere onestamente con l ' opera propria . Quello che veramente è indegno dell ' uomo è di abusarne come di cosa a scopo di guadagno , né stimarlo più di quello che valgono i suoi nervi e le sue forze . Viene similmente comandato che nei proletari si deve aver riguardo alla religione e ai beni dell ' anima . È obbligo perciò dei padroni lasciare all ' operaio comodità e tempo che bastino a compiere i doveri religiosi ; non esporlo a seduzioni corrompitrici e a pericoli di scandalo ; non alienarlo dallo spirito di famiglia e dall ' amore del risparmio ; non imporgli lavori sproporzionati alle forze , o mal confacenti con l ' età e con il sesso . 17 . Principalissimo poi tra i loro doveri è dare a ciascuno la giusta mercede . Il determinarla secondo giustizia dipende da molte considerazioni : ma in generale si ricordino i capitalisti e i padroni che le umane leggi non permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici , e di trafficare sulla miseria del prossimo . Defraudare poi la dovuta mercede è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio . Ecco , la mercede degli operai ... che fu defraudata da voi , grida ; e questo grido ha ferito le orecchie del Signore degli eserciti ( 6 ) . Da ultimo è dovere dei ricchi non danneggiare i piccoli risparmi dell ' operaio né con violenza né con frodi né con usure manifeste o nascoste ; questo dovere è tanto più rigoroso , quanto più debole e mal difeso è l ' operaio e più sacrosanta la sua piccola sostanza . L ' osservanza di questi precetti non basterà essa sola a mitigare l ' asprezza e a far cessare le cagioni del dissidio ? b ) carità 18 . Ma la Chiesa , guidata dagli insegnamenti e dall ' esempio di Cristo , mira più in alto , cioè a riavvicinare il più possibile le due classi , e a renderle amiche . Le cose del tempo non è possibile intenderle e valutarle a dovere , se l ' animo non si eleva ad un ' altra vita , ossia a quella eterna , senza la quale la vera nozione del bene morale necessariamente si dilegua , anzi l ' intera creazione diventa un mistero inspiegabile . Quello pertanto che la natura stessa ci detta , nel cristianesimo è un dogma su cui come principale fondamento poggia tutto l ' edificio della religione : cioè che la vera vita dell ' uomo è quella del mondo avvenire . Poiché Iddio non ci ha creati per questi beni fragili e caduchi , ma per quelli celesti ed eterni ; e la terra ci fu data da Lui come luogo di esilio , non come patria . Che tu abbia in abbondanza ricchezze ed altri beni terreni o che ne sia privo , ciò all ' eterna felicità non importa nulla ; ma il buono o cattivo uso di quei beni , questo è ciò che sommamente importa . Le varie tribolazioni di cui è intessuta la vita di quaggiù , Gesù Cristo , che pur ci ha redenti con redenzione copiosa , non le ha tolte ; le ha convertite in stimolo di virtù e in maniera di merito , tanto che nessun figlio di Adamo può giungere al cielo se non segue le orme sanguinose di Lui . Se persevereremo , regneremo insieme ( 7 ) . Accettando volontariamente sopra di sé travagli e dolori , egli ne ha mitigato l ' acerbità in modo meraviglioso , e non solo con l ' esempio ma con la sua grazia e con la speranza del premio proposto , ci ha reso più facile il patire . Poiché quella che attualmente è una momentanea e leggera tribolazione nostra , opera in noi un eterno e sopra ogni misura smisurato peso di gloria ( 8 ) . I fortunati del secolo sono dunque avvertiti che le ricchezze non li liberano dal dolore e che esse per la felicità avvenire , non che giovare , nuocciono ( 9 ) ; che i ricchi debbono tremare , pensando alle minacce straordinariamente severe di Gesù Cristo ( 10 ) ; che dell ' uso dei loro beni avranno un giorno da rendere rigorosissimo conto al Dio giudice . c ) la vera utilità delle ricchezze 19 . In ordine all ' uso delle ricchezze , eccellente e importantissima è la dottrina che , se pure fu intravveduta dalla filosofia , venne però insegnata a perfezione dalla Chiesa ; la quale inoltre procura che non rimanga pura speculazione , ma discenda nella pratica e informi la vita . Il fondamento di tale dottrina sta in ciò : che nella ricchezza si suole distinguere il possesso legittimo dal legittimo uso . Naturale diritto dell ' uomo è , come vedemmo , la privata proprietà dei beni e l ' esercitare questo diritto é , specialmente nella vita socievole , non pur lecito , ma assolutamente necessario . E ' lecito , dice san Tommaso , anzi necessario all ' umana vita che l ' uomo abbia la proprietà dei beni ( 11 ) . Ma se inoltre si domandi quale debba essere l ' uso di tali beni , la Chiesa per bocca del santo Dottore non esita a rispondere che , per questo rispetto , l ' uomo non deve possedere i beni esterni come propri , bensì come comuni , in modo che facilmente li comunichi all ' altrui necessità . Onde l ' Apostolo dice : Comanda ai ricchi di questo secolo di dare e comunicare facilmente il proprio ( 12 ) . Nessuno , Certo , é tenuto a soccorrere gli altri con le cose necessarie a sé e ai suoi , anzi neppure con ciò che è necessario alla convivenza e al decoro del proprio stato , perché nessuno deve vivere in modo non conveniente ( 13 ) . Ma soddisfatte le necessità e la convenienza è dovere soccorrere col superfluo i bisognosi . Quello che sopravanza date in elemosina ( 14 ) . Eccetto il caso di estrema necessità , questi , è vero , non sono obblighi di giustizia , ma di carità cristiana il cui adempimento non si può certamente esigere per via giuridica , ma sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta la legge e il giudizio di Cristo , il quale inculca in molti modi la pratica del dono generoso e insegna : E ' più bello dare che ricevere ( 15 ) , e terrà per fatta o negata a sé la carità fatta o negata ai bisognosi : Quanto faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli , a me lo faceste ( 16 ) . In conclusione , chiunque ha ricevuto dalla munificenza di Dio copia maggiore di beni , sia esteriori e corporali sia spirituali , a questo fine li ha ricevuti , di servirsene al perfezionamento proprio , e nel medesimo tempo come ministro della divina provvidenza a vantaggio altrui : Chi ha dunque ingegno , badi di non tacere ; chi ha abbondanza di roba , si guardi dall ' essere troppo duro di mano nell ' esercizio della misericordia ; chi ha un ' arte per vivere , ne partecipi al prossimo l ' uso e l ' utilità ( 17 ) . d ) vantaggi della povertà 20 . Ai poveri poi , la Chiesa insegna che innanzi a Dio non è cosa che rechi vergogna né la povertà né il dover vivere di lavoro . Gesù Cristo confermò questa verità con 1'esempio suo mentre , a salute degli uomini , essendo ricco , si fece povero ( 18 ) ed essendo Figlio di Dio , e Dio egli stesso , volle comparire ed essere creduto figlio di un falegname , anzi non ricusò di passare lavorando la maggior parte della sua vita : Non è costui il fabbro , il figlio di Maria ? ( 19 ) Mirando la divinità di questo esempio , si comprende più facilmente che la vera dignità e grandezza dell ' uomo è tutta morale , ossia riposta nella virtù ; che la virtù è patrimonio comune , conseguibile ugualmente dai grandi e dai piccoli , dai ricchi e dai proletari ; che solo alle opere virtuose , in chiunque si trovino , è serbato il premio dell ' eterna beatitudine . Diciamo di più per gli infelici pare che Iddio abbia una particolare predilezione poiché Gesù Cristo chiama beati i poveri ( 20 ) ; in . vita amorosamente a venire da lui per conforto , quanti sono stretti dal peso degli affanni ( 21 ) ; i deboli e i perseguitati abbraccia con atto di carità specialissima . Queste verità sono molto efficaci ad abbassar l ' orgoglio dei fortunati e togliere all ' avvilimento i miseri , ad ispirare indulgenza negli uni e modestia negli altri . Così le distanze , tanto care all ' orgoglio , si accorciano ; né riesce difficile ottenere che le due classi , stringendosi la mano , scendano ad amichevole accordo . e ) fraternità cristiana 21 . Ma esse , obbedendo alla legge evangelica , non saranno paghe di una semplice amicizia , ma vorranno darsi l ' amplesso dell ' amore fraterno . Poiché conosceranno e sentiranno che tutti gli uomini hanno origine da Dio , Padre comune ; che tutti tendono a Dio , fine supremo , che solo può rendere perfettamente felici gli uomini e gli angeli ; che tutti sono stati ugualmente redenti da Gesù Cristo e chiamati alla dignità della figliolanza divina , in modo che non solo tra loro , ma con Cristo Signore , primogenito fra molti fratelli , sono congiunti col vincolo di una santa fraternità . Conosceranno e sentiranno che i beni di natura e di grazia sono patrimonio comune del genere umano e che nessuno , senza proprio merito , verrà diseredato dal retaggio dei beni celesti : perché se tutti figli , dunque tutti eredi ; eredi di Dio , e coeredi di Gesù Cristo ( 22 ) . Ecco 1'ideale dei diritti e dei doveri contenuto nel Vangelo . Se esso prevalesse nel mondo , non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace ? 4 - Mezzi positivi a ) la diffusione della dottrina cristiana 22 . Se non che la Chiesa , non contenta di additare il rimedio , l ' applica ella stessa con la materna sua mano . Poiché ella é tutta intenta a educare e formare gli uomini a queste massime , procurando che le acque salutari della sua dottrina scorrano largamente e vadano per mezzo dei Vescovi e del Clero ad irrigare tutta quanta la terra . Nel tempo stesso si studia di penetrare negli animi e di piegare le volontà , perché si lascino governare dai divini precetti . E in quest ' arte , che é di capitale importanza , poiché ne dipende ogni vantaggio , la Chiesa sola ha vera efficacia . Infatti , gli strumenti che adopera a muovere gli animi le furono dati a questo fine da Gesù Cristo , ed hanno in sé virtù divina ; si che essi soli possono penetrare nelle intime fibre dei cuori , e far si che gli uomini obbediscano alla voce del dovere , tengano a freno le passioni , amino con supremo e singolare amore Iddio e il prossimo , e abbattano coraggiosamente tutti gli ostacoli che attraversano il cammino della virtù . b ) il rinnovamento della società Basta su ciò accennar di passaggio agli esempi antichi . Ricordiamo fatti e cose poste fuori di ogni dubbio : cioè che per opera del cristianesimo fu trasformata da capo a fondo la società ; che questa trasformazione fu un vero progresso del genere umano , anzi una risurrezione dalla morte alla vita morale , e un perfezionamento non mai visto per l ' innanzi né sperabile maggiore per l ' avvenire ; e finalmente che Gesù Cristo è il principio e il termine di questi benefizi , i quali , scaturiti da lui , a lui vanno riferiti . Avendo il mondo mediante la luce evangelica appreso il gran mistero dell ' incarnazione del Verbo e dell ' umana redenzione , la vita di Gesù Cristo Dio e uomo si trasfuse nella civile società che ne fu permeata con la fede , i precetti , le leggi di lui . Perciò , se ai mali del mondo v ' è un rimedio , questi non può essere altro che il ritorno alla vita e ai costumi cristiani . È un solenne principio questo , che per riformare una società in decadenza , è necessario riportarla ai principi che le hanno dato l ' essere , la perfezione di ogni società è riposta nello sforzo di arrivare al suo scopo : in modo che il principio generatore dei moti e delle azioni sociali sia il medesimo che ha generato l ' associazione . Quindi deviare dallo scopo primitivo è corruzione ; tornare ad esso è salvezza . E questo è vero , come di tutto il consorzio civile , così della classe lavoratrice , che ne è la parte più numerosa . c ) la beneficenza della Chiesa 23 . Né si creda che le premure della Chiesa siano così interamente e unicamente rivolte alla salvezza delle anime , da trascurare ciò che appartiene alla vita morale e terrena . Ella vuole e procura che soprattutto i proletari emergano dal loro infelice stato , e migliorino la condizione di vita . E questo essa fa innanzi tutto indirettamente , chiamando e insegnando a tutti gli uomini la virtù . I costumi cristiani , quando siano tali davvero , contribuiscono anch ' essi di per sé alla prosperità terrena , perché attirano le benedizioni di Dio , principio e fonte di ogni bene ; infrenano la cupidigia della roba e la sete dei piaceri ( 23 ) , veri flagelli che rendono misero l ' uomo nella abbondanza stessa di ogni cosa ; contenti di una vita frugale , suppliscono alla scarsezza del censo col risparmio , lontani dai vizi , che non solo consumano le piccole , ma anche le grandi sostanze , e mandano in rovina i più lauti patrimoni . 24 . Ma vi è di più : la Chiesa concorre direttamente al bene dei proletari col creare e promuovere quanto può conferire al loro sollievo , e in questo tanto si è segnalata , da riscuoter l ' ammirazione e gli encomi degli stessi nemici . Nel cuore dei primi cristiani la carità fraterna era così potente che i più facoltosi si privavano spessissimo del proprio per soccorrere gli altri ; tanto che non vi era tra loro nessun bisognoso ( 24 ) . Ai diaconi , ordine istituito appositamente per questo , era affidato dagli apostoli l ' ufficio di esercitare la quotidiana beneficenza e l ' apostolo Paolo , benché gravato dalla cura di tutte le Chiese , non dubitava di intraprendere faticosi viaggi , per recare di sua mano ai cristiani poveri le elemosine da lui raccolte . Tertulliano chiama depositi della pietà le offerte che si facevano spontaneamente dai fedeli di ciascuna adunanza , perché destinate a soccorrere e dar sepoltura agli indigenti , sovvenire i poveri orfani d ' ambo i sessi , i vecchi e i naufraghi ( 25 ) . Da lì poco a poco si formò il patrimonio , che la Chiesa guardò sempre con religiosa cura come patrimonio della povera gente . La quale anzi , con nuovi e determinati soccorsi , venne perfino liberata dalla vergogna di chiedere . Giacché , madre comune dei poveri e dei ricchi , ispirando e suscitando dappertutto l ' eroismo della carità , la Chiesa creò sodalizi religiosi ed altri benefici istituti , che non lasciarono quasi alcuna specie di miseria senza aiuto e conforto . Molti oggi , come già fecero i gentili , biasimano la Chiesa perfino di questa carità squisita , e si è creduto bene di sostituire a questa la beneficenza legale . Ma non è umana industria che possa supplire la carità cristiana , tutta consacrata al bene altrui . Ed essa non può essere se non virtù della Chiesa , perché è virtù che sgorga solamente dal cuore santissimo di Gesù Cristo : e si allontana da Gesù Cristo chi si allontana dalla Chiesa . B ) L ' opera dello Stato 25 . A risolvere peraltro la questione operaia , non vi è dubbio che si richiedano altresì i mezzi umani . Tutti quelli che vi sono interessati debbono concorrervi ciascuno per la sua parte : e ciò ad esempio di quell ' ordine provvidenziale che governa il mondo ; poiché d ' ordinario si vede che ogni buon effetto è prodotto dall ' armoniosa cooperazione di tutte le cause da cui esso dipende . Vediamo dunque quale debba essere il concorso dello Stato . Noi parliamo dello Stato non come è sostituito o come funziona in questa o in quella nazione , ma dello Stato nel suo vero concetto , quale si desume dai principi della retta ragione , in perfetta armonia con le dottrine cattoliche , come noi medesimi esponemmo nella enciclica sulla Costituzione cristiana degli Stati ( enc . Immortale Dei ) . 1 - Il diritto d ' intervento dello Stato 26 . I governanti dunque debbono in primo luogo concorrervi in maniera generale con tutto il complesso delle leggi e delle istituzioni politiche , ordinando e amministrando lo Stato in modo che ne risulti naturalmente la pubblica e privata prosperità . Questo infatti è l ' ufficio della civile prudenza e il dovere dei reggitori dei popoli . Ora , la prosperità delle nazioni deriva specialmente dai buoni costumi , dal buon assetto della famiglia , dall ' osservanza della religione e della giustizia , dall ' imposizione moderata e dall ' equa distribuzione dei pubblici oneri , dal progresso delle industrie e del commercio , dal fiorire dell ' agricoltura e da altre simili cose , le quali , quanto maggiormente promosse , tanto più felici rendono i popoli . Anche solo per questa via , può dunque lo Stato grandemente concorrere , come al benessere delle altre classi , così a quello dei proletari ; e ciò di suo pieno diritto e senza dar sospetto d ' indebite ingerenze ; giacché provvedere al bene comune è ufficio e competenza dello Stato . E quanto maggiore sarà la somma dei vantaggi procurati per questa generale provvidenza , tanto minore bisogno vi sarà di tentare altre vie a salvezza degli operai . a ) per il bene comune 27 . Ma bisogna inoltre considerare una cosa che tocca più da vicino la questione : che cioè lo Stato è una armoniosa unità che abbraccia del pari le infime e le alte classi . I proletari né di più né di meno dei ricchi sono cittadini per diritto naturale , membri veri e viventi onde si compone , mediante le famiglie , il corpo sociale : per non dire che ne sono il maggior numero . Ora , essendo assurdo provvedere ad una parte di cittadini e trascurare l ' altra , è stretto dovere dello Stato prendersi la dovuta cura del benessere degli operai ; non facendolo , si offende la giustizia che vuole si renda a ciascuno il suo , Onde saggiamente avverte san Tommaso : Siccome la parte e il tutto fanno in certo modo una sola cosa , così ciò che è del tutto è in qualche maniera della parte ( 26 ) . Perciò tra i molti e gravi doveri dei governanti solleciti del bene pubblico , primeggia quello di provvedere ugualmente ad ogni ordine di cittadini , osservando con inviolabile imparzialità la giustizia cosiddetta distributiva . b ) per il bene degli operai Sebbene tutti i cittadini senza eccezione alcuna , debbano cooperare al benessere comune che poi , naturalmente , ridonda a beneficio dei singoli , tuttavia la cooperazione non può essere in tutti né uguale né la stessa . Per quanto si mutino e rimutino le forme di governo , vi sarà sempre quella varietà e disparità di condizione senza la quale non può darsi e neanche concepirsi il consorzio umano . Vi saranno sempre pubblici ministri , legislatori , giudici , insomma uomini tali che governano la nazione in pace , e la difendono in guerra ; ed è facile capire che , essendo costoro la causa più prossima ed efficace del bene comune , formano la parte principale della nazione . Non possono allo stesso modo e con gli stessi uffici cooperare al bene comune gli artigiani ; tuttavia vi concorrono anch ' essi potentemente con i loro servizi , benché in modo indiretto . Certo , il bene sociale , dovendo essere nel suo conseguimento un bene perfezionativo dei cittadini in quanto sono uomini , va principalmente riposto nella virtù . Nondimeno , in ogni società ben ordinata deve trovarsi una sufficiente abbondanza dei beni corporali , l ' uso dei quali è necessario all ' esercizio della virtù ( 27 ) . Ora , a darci questi beni è di necessità ed efficacia somma l ' opera e l ' arte dei proletari , o si applichi all ' agricoltura , o si eserciti nelle officine . Somma , diciamo , poiché si può affermare con verità che il lavoro degli operai è quello che forma la ricchezza nazionale . È quindi giusto che il governo s ' interessi dell ' operaio , facendo si che egli partecipi ín qualche misura di quella ricchezza che esso medesimo produce , cosicché abbia vitto , vestito e un genere di vita meno disagiato . Si favorisca dunque al massimo ciò che può in qualche modo migliorare la condizione di lui , sicuri che questa provvidenza , anziché nuocere a qualcuno , gioverà a tutti , essendo interesse universale che non rimangano nella miseria coloro da cui provengono vantaggi di tanto rilievo . 2 - Norme e limiti del diritto d ' intervento 28 . Non è giusto , come abbiamo detto , che il cittadino e la famiglia siano assorbiti dallo Stato : è giusto invece che si lasci all ' uno e all ' altra tanta indipendenza di operare quanta se ne può , salvo il bene comune e gli altrui diritti . Tuttavia , i governanti debbono tutelare la società e le sue parti . La società , perché la tutela di questa fu da natura commessa al sommo potere , tanto che la salute pubblica non è solo legge suprema , ma unica e totale ragione della pubblica autorità ; le parti , poi , perché filosofia e Vangelo si accordano a insegnare che il governo è istituito da natura non a beneficio dei governanti , bensì dei governati . E perché il potere politico viene da Dio ed è una certa quale partecipazione della divina sovranità , deve amministrarsi sull ' esempio di questa , che con paterna cura provvede non meno alle particolari creature che a tutto l ' universo . Se dunque alla società o a qualche sua parte è stato recato o sovrasta un danno che non si possa in altro modo riparare o impedire , si rende necessario l ' intervento dello Stato . 29 . Ora , interessa il privato come il pubblico bene che sia mantenuto l ' ordine e la tranquillità pubblica ; che la famiglia sia ordinata conforme alla legge di Dio e ai principi di natura ; che sia rispettata e praticata la religione ; che fioriscano i costumi pubblici e privati ; che sia inviolabilmente osservata la giustizia ; che una classe di cittadini non opprima l ' altra ; che crescano sani e robusti i cittadini , atti a onorare e a difendere , se occorre , la patria . Perciò , se a causa di ammutinamenti o di scioperi si temono disordini pubblici ; se tra i proletari sono sostanzialmente turbate le naturali relazioni della famiglia ; se la religione non é rispettata nell ' operaio , negandogli agio e tempo sufficiente a compierne i doveri ; se per la promiscuità del sesso ed altri incentivi al male l ' integrità dei costumi corre pericolo nelle officine ; se la classe lavoratrice viene oppressa con ingiusti pesi dai padroni o avvilita da fatti contrari alla personalità e dignità umana ; se con il lavoro eccessivi o non conveniente al sesso e all ' età , si reca danno alla sanità dei lavoratori ; in questi casi si deve adoperare , entro i debiti confini , la forza e l ' autorità delle leggi . I quali fini sono determinati dalla causa medesima che esige l ' intervento dello Stato ; e ciò significa che le leggi non devono andare al di là di ciò che richiede il riparo dei mali o la rimozione del pericolo . I diritti vanno debitamente protetti in chiunque li possieda e il pubblico potere deve assicurare a ciascuno il suo , con impedirne o punirne le violazioni . Se non che , nel tutelare le ragioni dei privati , si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri . Il ceto dei ricchi , forte per sé stesso , abbisogna meno della pubblica difesa ; le misere plebi , che mancano di sostegno proprio , hanno speciale necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato . Perciò agli operai , che sono nel numero dei deboli e dei bisognosi , lo Stato deve di preferenza rivolgere le cure e le provvidenze sue . 3 - Casi particolari d ' intervento a ) difesa della proprietà privata 30 . Ma giova discendere espressamente ad alcuni particolari di maggiore importanza . Principalissimo è questo : i governi devono per mezzo di sagge leggi assicurare la proprietà privata . Oggi specialmente , in tanto ardore di sfrenate cupidigie , bisogna che le popolazioni siano tenute a freno ; perché , se la giustizia consente a loro di adoperarsi a migliorare le loro sorti , né la giustizia né il pubblico bene consentono che si rechi danno ad altri nella roba , e sotto colore di non so quale eguaglianza si invada l ' altrui . Certo , la massima parte degli operai vorrebbe migliorare la propria condizione onestamente , senza far torto ad alcuni ; tuttavia non sono pochi coloro i quali , imbevuti di massime false e smaniosi di novità , cercano ad ogni costo di eccitare tumulti e sospingere gli altri alla violenza . Intervenga dunque l ' autorità dello Stato e , posto freno ai sobillatori , preservi i buoni operai dal pericolo della seduzione e i legittimi padroni da quello dello spogliamento . b ) difesa del lavoro 1 ) contro lo sciopero 31 . Il troppo lungo e gravoso lavoro e la mercede giudicata scarsa porgono non di rado agli operai motivo di sciopero . A questo disordine grave e frequente occorre che ripari lo Stato , perché tali scioperi non recano danno solamente ai padroni e agli operai medesimi , ma al commercio e ai comuni interessi e , per le violenze e i tumulti a cui d ' ordinario danno occasione , mettono spesso a rischio la pubblica tranquillità . Il rimedio , poi , in questa parte , più efficace e salutare , si é prevenire il male con l ' autorità delle leggi e impedire lo scoppio , rimovendo a tempo le cause da cui si prevede che possa nascere il conflitto tra operai e padroni . 2 ) condizioni di lavoro 32 . Molte cose parimenti lo Stato deve proteggere nell ' operaio , e prima di tutto i beni dell ' anima . La vita di quaggiù , benché buona e desiderabile , non è il fine per cui noi siamo stati creati , ma via e mezzo a perfezionare la vita dello spirito con la cognizione del vero e con la pratica del bene . Lo spirito è quello che porta scolpita in sé l ' immagine e la somiglianza divina , ed in cui risiede quella superiorità in virtù della quale fu imposto all ' uomo di signoreggiare le creature inferiori , e di far servire all ' utilità sua le terre tutte ed i mari . Riempite la terra e rendetela a voi soggetta : signoreggiate i pesci del mare e gli uccelli dell ' aria e tutti gli animali che si muovono sopra la terra ( 28 ) . In questo tutti gli uomini sono uguali , né esistono differenze tra ricchi e poveri , padroni e servi , monarchi e sudditi , perché lo stesso è il Signore di tutti ( 29 ) . A nessuno è lecito violare impunemente la dignità dell ' uomo , di cui Dio stesso dispone con grande riverenza , né attraversargli la via a quel perfezionamento che è ordinato all ' acquisto della vita eterna . Che anzi , neanche di sua libera elezione potrebbe l ' uomo rinunziare ad esser trattato secondo la sua natura , ed accettare la schiavitù dello spirito , perché non si tratta di diritti dei quali sia libero l ' esercizio , bensì di doveri verso Dio assolutamente inviolabili . Di qui segue la necessità del riposo festivo . Sotto questo nome non s ' intenda uno stare in ozio più a lungo , e molto meno una totale inazione quale si desidera da molti , fomite di vizi e occasione di spreco , ma un riposo consacrato dalla religione . Unito alla religione , il riposo toglie l ' uomo ai lavori e alle faccende della vita ordinaria per richiamarlo al pensiero dei beni celesti e al culto dovuto alla Maestà divina . Questa è principalmente la natura , questo il fine del riposo festivo , che Iddio con legge speciale , prescrisse all ' uomo nel Vecchio Testamento , dicendogli : Ricordati di santificare il giorno di sabato ( 30 ) e che egli stesso insegnò di fatto , quando nel settimo giorno , creato l ' uomo , si riposò dalle opere della creazione : Riposò nel giorno settimo da tutte le opere che aveva fatte ( 31 ) . 33 . Quanto alla tutela dei beni temporali ed esteriori prima di tutto è dovere sottrarre il povero operaio all ' inumanità di avidi speculatori , che per guadagno abusano senza alcuna discrezione delle persone come fossero cose . Non è giusto né umano esigere dall ' uomo tanto lavoro da farne inebetire la mente per troppa fatica e da fiaccarne il corpo . Come la sua natura , così l ' attività dell ' uomo è limitata e circoscritta entro confini ben stabiliti , oltre i quali non può andare . L ' esercizio e l ' uso l ' affina , a condizione però che di quando in quando venga sospeso , per dar luogo al riposo . Non deve dunque il lavoro prolungarsi più di quanto lo comportino le forze . Il determinare la quantità del riposo dipende dalla qualità del lavoro , dalle circostanze di tempo e di luogo , dalla stessa complessione e sanità degli operai . Ad esempio , il lavoro dei minatori che estraggono dalla terra pietra , ferro , rame e altre materie nascoste nel sottosuolo , essendo più grave e nocivo alla salute , va compensato con una durata più breve . Si deve avere ancor riguardo alle stagioni , perché non di rado un lavoro , facilmente sopportabile in una stagione , è in un ' altra o del tutto insopportabile o tale che sí sopporta con difficoltà . Infine , un lavoro proporzionato all ' uomo alto e robusto , non é ragionevole che s ' imponga a una donna o a un fanciullo . Anzi , quanto ai fanciulli , si badi a non ammetterli nelle officine prima che l ' età ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche , intellettuali e morali . Le forze , che nella puerizia sbocciano simili all ' erba in fiore , un movimento precoce le sciupa , e allora si rende impossibile la stessa educazione dei fanciulli . Così , certe specie di lavoro non si addicono alle donne , fatte da natura per í lavori domestici , í quali grandemente proteggono l ' onestà del sesso debole , e hanno naturale corrispondenza con l ' educazione dei figli e il benessere della casa . In generale si tenga questa regola , che la quantità del riposo necessario all ' operaio deve essere proporzionata alla quantità delle forze consumate nel lavoro , perché le forze consumate con l ' uso debbono venire riparate col riposo . In ogni convenzione stipulata tra padroni e operai vi è sempre la condizione o espressa o sottintesa dell ' uno e dell ' altro riposo ; un patto contrario sarebbe immorale , non essendo lecito a nessuno chiedere o permettere la violazione dei doveri che lo stringono a Dio e a sé stesso . 3 ) la questione del salario 34 . Tocchiamo ora un punto di grande importanza , e che va inteso bene per non cadere in uno dei due estremi opposti . La quantità del salario , si dice , la determina il libero consenso delle parti : sicché il padrone , pagata la mercede , ha fatto la sua parte , né sembra sia debitore di altro . Si commette ingiustizia solo quando o il padrone non paga l ' intera mercede o l ' operaio non presta tutta l ' opera pattuita ; e solo a tutela di questi diritti , e non per altre ragioni , è lecito l ' intervento dello Stato . A questo ragionamento , un giusto estimatore delle cose non può consentire né facilmente né in tutto ; perché esso non guarda la cosa sotto ogni aspetto ; vi mancano alcune considerazioni di grande importanza . Il lavoro è l ' attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita , e specialmente alla conservazione : Tu mangerai pane nel sudore della tua fronte ( 32 ) . Ha dunque il lavoro dell ' uomo come due caratteri impressigli da natura , cioè di essere personale , perché la forza attiva è inerente alla persona , e del tutto proprio di chi la esercita e al cui vantaggio fu data ; poi di essere necessario , perché il frutto del lavoro è necessario all ' uomo per il mantenimento della vita , mantenimento che è un dovere imprescindibile imposto dalla natura . Ora , se si guarda solo l ' aspetto della personalità , non v ' è dubbio che può l ' operaio pattuire una mercede inferiore al giusto , poiché siccome egli offre volontariamente l ' opera , così può , volendo , contentarsi di un tenue salario o rinunziarvi del tutto . Ben diversa è la cosa se con la personalità si considera la necessità : due cose logicamente distinte , ma realmente inseparabili . Infatti , conservarsi in vita è dovere , a cui nessuno può mancare senza colpa . Di qui nasce , come necessaria conseguenza , il diritto di procurarsi i mezzi di sostentamento , che nella povera gente sí riducono al salario del proprio lavoro . L ' operaio e il padrone allora formino pure di comune consenso il patto e nominatamente la quantità della mercede ; vi entra però sempre un elemento di giustizia naturale , anteriore e superiore alla libera volontà dei contraenti , ed è che il quantitativo della mercede non deve essere inferiore al sostentamento dell ' operaio , frugale si intende , e di retti costumi . Se costui , costretto dalla necessità o per timore di peggio , accetta patti più duri i quali , perché imposti dal proprietario o dall ' imprenditore , volenti o nolenti debbono essere accettati , è chiaro che subisce una violenza , contro la quale la giustizia protesta . Del resto , in queste ed altre simili cose , quali sono l ' orario di lavoro , le cautele da prendere , per garantire nelle officine la vita dell ' operaio , affinché l ' autorità non s ' ingerisca indebitamente , specie in tanta varietà di cose , di tempi e di luoghi , sarà più opportuno riservare la decisione ai collegi di cui parleremo più avanti , o usare altri mezzi che salvino , secondo giustizia , le ragioni degli operai , limitandosi lo Stato ad aggiungervi , quando il caso lo richiede , tutela ed appoggio . c ) educazione al risparmio 35 . Quando l ' operaio riceve un salario sufficiente a mantenere sé stesso e la sua famiglia in una certa quale agiatezza , se egli è saggio , penserà naturalmente a risparmiare e , assecondando l ' impulso della stessa natura , farà in modo che sopravanzi alle spese una parte da impiegare nell ' acquisto di qualche piccola proprietà . Poiché abbiamo dimostrato che l ' inviolabilità del diritto di proprietà è indispensabile per la soluzione pratica ed efficace della questione operaia . Pertanto le leggi devono favorire questo diritto , e fare in modo che cresca il più possibile il numero dei proprietari . Da qui risulterebbero grandi vantaggi , e in primo luogo una più equa ripartizione della ricchezza nazionale . La rivoluzione ha prodotto la divisione della società come in due caste , tra le quali ha scavato un abisso . Da una parte una fazione strapotente perché straricca , la quale , avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio , sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza , ed esercita pure nell ' andamento dello Stato una grande influenza . Dall ' altra una moltitudine misera e debole , dall ' animo esacerbato e pronto sempre a tumulti . Ora , se in questa moltitudine s ' incoraggia l ' industria con la speranza di poter acquistare stabili proprietà , una classe verrà avvicinandosi poco a poco all ' altra , togliendo l ' immensa distanza tra la somma povertà e la somma ricchezza . Oltre a ciò , dalla terra si ricaverà abbondanza di prodotti molto maggiore . Quando gli uomini sanno di lavorare in proprio , faticano con più alacrità e ardore , anzi si affezionano al campo coltivato di propria mano , da cui attendono , per sé e per la famiglia , non solo gli alimenti ma una certa agiatezza . Ed è facile capire come questa alacrità giovi moltissimo ad accrescere la produzione del suolo e la ricchezza della nazione . Ne seguirà un terzo vantaggio , cioè l ' attaccamento al luogo natio ; infatti non si cambierebbe la patria con un paese straniero , se quella desse di che vivere agiatamente ai suoi figli . Si avverta peraltro che tali vantaggi dipendono da questa condizione , che la privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive . Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale , lo Stato non può annientarlo , ma solamente temperarne l ' uso e armonizzarlo col bene comune . È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte . C ) L ' opera delle associazioni 1 - Necessità della collaborazione di tutti 36 . Finalmente , a dirimere la questione operaia possono contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e udire le due classi tra loro . Tali sono le società di mutuo soccorso ; le molteplici assicurazioni private destinate a prendersi cura dell ' operaio , della vedova , dei figli orfani , nei casi d ' improvvisi infortuni , d ' infermità , o di altro umano accidente ; i patronati per i fanciulli d ' ambo i sessi , per la gioventù e per gli adulti . Tengono però il primo posto le corporazioni di arti e mestieri che nel loro complesso contengono quasi tutte le altre istituzioni . Evidentissimi furono presso i nostri antenati i vantaggi di tali corporazioni , e non solo a pro degli artieri , ma come attestano documenti in gran numero , ad onore e perfezionamento delle arti medesime . I progressi della cultura , le nuove abitudini e i cresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni si adattino alle condizioni attuali . Vediamo con piacere formarsi ovunque associazioni di questo genere , sia di soli operai sia miste di operai e padroni , ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità . Sebbene ne abbiamo parlato più volte , ci piace ritornarvi sopra per mostrarne l ' opportunità , la legittimità , la forma del loro ordinamento e la loro azione . 2 - Il diritto all ' associazione è naturale 37 . Il sentimento della propria debolezza spinge l ' uomo a voler unire la sua opera all ' altrui . La Scrittura dice : E ' meglio essere in due che uno solo ; perché due hanno maggior vantaggio nel loro lavoro . Se uno cade , è sostenuto dall ' altro . Guai a chi è solo ; se cade non ha una mano che lo sollevi ( 33 ) . E altrove : il fratello aiutato dal fratello è simile a una città fortificata ( 34 ) . L ' istinto di questa naturale inclinazione lo muove , come alla società civile , così ad altre particolari società , piccole certamente e non perfette , ma pur società vere . Fra queste e quella corre grandissima differenza per la diversità dei loro fini prossimi . Il fine della società civile è universale , perché è quello che riguarda il bene comune , a cui tutti e singoli i cittadini hanno diritto nella debita proporzione . Perciò è chiamata pubblica ; per essa gli uomini si mettono in mutua comunicazione al fine di formare uno Stato ( 35 ) . Al contrario le altre società che sorgono in seno a quella si dicono e sono private , perché hanno per scopo l ' utile privato dei loro soci . Società privata è quella che si forma per concludere affari privati , come quando due o tre si uniscono a scopo di commercio ( 36 ) . 38 . Ora , sebbene queste private associazioni esistano dentro la Stato e ne siano come tante parti , tuttavia in generale , e assolutamente parlando , non può lo Stato proibirne la formazione . Poiché il diritto di unirsi in società l ' uomo l ' ha da natura , e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli , non distruggerli . Vietando tali associazioni , egli contraddirebbe sé stesso , perché l ' origine del consorzio civile , come degli altri consorzi , sta appunto nella naturale socialità dell ' uomo . Si danno però casi che rendono legittimo e doveroso il divieto . Quando società particolari si prefiggono un fine apertamente contrario all ' onestà , alla giustizia , alla sicurezza del consorzio civile , legittimamente vi si oppone lo Stato , o vietando che si formino o sciogliendole se sono formate ; è necessario però procedere in ciò con somma cautela per non invadere i diritti dei cittadini , e non fare il male sotto pretesto del pubblico bene . Poiché le leggi non obbligano se non in quanto sono conformi alla retta ragione , e perciò stesso alla legge eterna di Dio ( 37 ) . 39 . E qui il nostro pensiero va ai sodalizi , collegi e ordini religiosi di tante specie a cui dà vita l ' autorità della Chiesa e la pietà dei fedeli ; e con quanto vantaggio del genere umano , lo attesta la storia anche ai nostri giorni . Tali società , considerate al solo lume della ragione , avendo un fine onesto , sono per diritto di natura evidentemente legittime . In quanto poi riguardano la religione , non sottostanno che all ' autorità della Chiesa . Non può dunque lo Stato arrogarsi più quelle competenza alcuna , né rivendicarne a sé l ' amministrazione ; ha però il dovere di rispettarle , conservarle e , se occorre , difenderle . Ma quanto diversamente si agisce , soprattutto ai nostri tempi ! In molti luoghi e in molti modi lo Stato ha leso i diritti di tali comunità , avendole sottoposte alle leggi civili a private di giuridica personalità , o spogliate dei loro beni . Nei quali beni la Chiesa aveva il diritto suo , come ognuno dei soci , e similmente quelli che li avevano destinati per un dato fine , e quelli al cui vantaggio e sollievo erano destinati . Non possiamo dunque astenerci dal deplorare spogliazioni sì ingiuste e dannose , tanto più che vediamo proibite società cattoliche , tranquille e utilissime , nel tempo stesso che si proclama altamente il diritto di associazione ; mentre in realtà tale diritto vieni largamente concesso a uomini apertamente congiurati ai danni della religione e dello Stato . 40 . Certe società diversissime , costituite specialmente di operai , vanno oggi moltiplicandosi sempre più . Di molte , tra queste , non è qui luogo di indagar l ' origine , lo scopo , i procedimenti . È opinione comune però , confermata da molti indizi , che il più delle volte sono rette da capi occulti , con organizzazione contraria allo spirito cristiano e al bene pubblico ; costoro con il monopolio delle industrie costringono chi rifiuta di accomunarsi a loro , a pagar caro il rifiuto . In tale stato di cose gli operai cristiani non hanno che due vie : o iscriversi a società pericolose alla religione o formarne di proprie e unire così le loro forze per sottrarsi coraggiosamente a sì ingiusta e intollerabile oppressione . Ora , potrà mai esitare sulla scelta di questo secondo partito , chi non vuole mettere a repentaglio il massimo bene dell ' uomo ? 3 - Favorire i congressi cattolici 41 . Degnissimi d ' encomio sono molti tra i cattolici che , conosciute le esigenze dei tempi , fanno ogni sforzo per migliorare onestamente le condizioni degli operai . E presane in mano la causa , si studiano di accrescerne il benessere individuale e domestico ; di regolare , secondo equità , le relazioni tra lavoratori e padroni ; di tener viva e profondamente radicata negli uni e negli altri il senso del dovere e l ' osservanza dei precetti evangelici ; precetti che , allontanando l ' animo da ogni sorta di eccessi , lo inducono alla moderazione e , tra la più grande diversità di persone e di cose , mantengono l ' armonia nella vita civile . A tal fine vediamo che spesso si radunano dei congressi , ove uomini saggi si comunicano le idee , uniscono le forze , si consultano intorno agli espedienti migliori , Altri s ' ingegnano di stringere opportunamente in società le varie classi operaie ; le aiutano col consiglio e i mezzi e procurano loro un lavoro onesto e redditizio . Coraggio e protezione vi aggiungono i vescovi , e sotto la loro dipendenza molti dell ' uno e dell ' altro clero attendono con zelo al bene spirituale degli associati . Non mancano finalmente i cattolici benestanti che , fatta causa comune coi lavoratori , non risparmiano spese per fondare e largamente diffondere associazioni che aiutino l ' operaio non solo a provvedere col suo lavoro ai bisogni presenti , ma ad assicurarsi ancora per l ' avvenire un riposo onorato e tranquillo . I vantaggi che tanti e sì volenterosi sforzi hanno recato al pubblico bene , sono così noti che non occorre parlarne . Di qui attingiamo motivi a bene sperare dell ' avvenire , purché tali società fioriscano sempre più , e siano saggiamente ordinate . Lo Stato difenda queste associazioni legittime dei cittadini ; non si intrometta però nell ' intimo della loro organizzazione e disciplina , perché il movimento vitale nasce da un principio intrinseco , e gli impulsi esterni facilmente lo soffocano . 4 - Autonomia e disciplina delle associazioni 42 . Questa sapiente organizzazione e disciplina è assolutamente necessaria perché vi sia unità di azione e d ' indirizzo . Se hanno pertanto i cittadini , come l ' hanno di fatto , libero diritto di legarsi in società , debbono avere altresì uguale diritto di scegliere per i loro consorzi quell ' ordinamento che giudicano più confacente al loro fine . Quale esso debba essere nelle singole sue parti , non crediamo si possa definire con regole certe e precise , dovendosi determinare piuttosto dall ' indole di ciascun popolo , dall ' esperienza e abitudine , dalla quantità e produttività dei lavori , dallo sviluppo commerciale , nonché da altre circostanze , delle quali la prudenza deve tener conto . In sostanza , si può stabilire come regola generale e costante che le associazioni degli operai si devono ordinare e governare in modo da somministrare i mezzi più adatti ed efficaci al conseguimento del fine , il quale consiste in questo , che ciascuno degli associati ne tragga il maggior aumento possibile di benessere fisico , economico , morale . È evidente poi , che conviene aver di mira , come scopo speciale , il perfezionamento religioso e morale , e che a questo perfezionamento si deve indirizzare tutta la disciplina sociale . Altrimenti tali associazioni degenerano facilmente in altra natura , né si mantengono superiori a quelle in cui della religione non si tiene conto alcuno . Del resto , che gioverebbe all ' operaio l ' aver trovato nella società di che vivere bene , se l ' anima sua , per mancanza di alimento adatto , corresse pericolo di morire ? Che giova all ' uomo l ' acquisto di tutto il mondo con pregiudizio dell ' anima sua ? ( 38 ) . Questo , secondo l ' insegnamento di Gesù Cristo , é il carattere che distingue il cristiano dal pagano : I pagani cercano tutte queste cose ... voi cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia , e gli altri beni vi saranno dati per giunta ( 39 ) . Prendendo adunque da Dio il principio , si dia una larga parte all ' istruzione religiosa , affinché ciascuno conosca i propri doveri verso Dio ; sappia bene ciò che deve credere , sperare e fare per salvarsi ; e sia ben premunito contro gli errori correnti e le seduzioni corruttrici . L ' operaio venga animato al culto di Dio e all ' amore della pietà , e specialmente all ' osservanza dei giorni festivi . Impari a venerare e amare la Chiesa , madre comune di tutti , come pure a obbedire ai precetti di lei , e a frequentare i sacramenti , mezzi divini di giustificazione e di santità . 5 - Diritti e doveri degli associati 43 . Posto il fondamento degli statuti sociali nella religione , è aperta la strada a regolare le mutue relazioni dei soci per la tranquillità della loro convivenza e del loro benessere economico . Gli incarichi si distribuiscano in modo conveniente agli interessi comuni , e con tale armonia che la diversità non pregiudichi l ' unità . E ' sommamente importante che codesti incarichi vengano distribuiti con intelligenza e chiaramente determinati , perché nessuno dei soci rimanga offeso . I beni comuni della società siano amministrati con integrità , così che i soccorsi vengano distribuiti a ciascuno secondo i bisogni ; e i diritti e i doveri dei padroni armonizzino con i diritti e i doveri degli operai . Quando poi gli uni o gli altri si credono lesi , è desiderabile che trovino nella stessa associazione uomini retti e competenti , al cui giudizio , in forza degli statuti , si debbano sottomettere . Si dovrà ancora provvedere che all ' operaio non manchi mai il lavoro , e vi siano fondi disponibili per venire in aiuto di ciascuno , non solamente nelle improvvise e inattese crisi dell ' industria , ma altresì nei casi di infermità , di vecchiaia , di infortunio . Quando tali statuti sono volontariamente abbracciati , si é già sufficientemente provveduto al benessere materiale e morale delle classi inferiori ; e le società cattoliche potranno esercitare non piccola influenza sulla prosperità della stessa società civile . Dal passato possiamo prudentemente prevedere l ' avvenire . Le umane generazioni si succedono , ma le pagine della loro storia si rassomigliano grandemente , perché gli avvenimenti sono governati da quella Provvidenza suprema la quale volge e indirizza tutte le umane vicende a quel fine che ella si prefisse nella creazione della umana famiglia . Agli inizi della Chiesa i pagani stimavano disonore il vivere di elemosine o di lavoro , come tacevano la maggior parte dei cristiani . Se non che , poveri e deboli , riuscirono a conciliarsi le simpatie dei ricchi e il patrocinio dei potenti . Era bello vederli attivi , laboriosi , pacifici , giusti , portati come esempio , e singolarmente pieni di carità . A tale spettacolo di vita e di condotta si dileguò ogni pregiudizio , ammutolì la maldicenza dei malevoli , e le menzogne di una inveterata superstizione cedettero il posto alla verità cristiana . 6 - Le questioni operaie risolte dalle loro associazioni 44 . Si agita ai nostri giorni la questione operaia , la cui buona o cattiva soluzione interessa sommamente lo Stato . Gli operai cristiani la sceglieranno bene , se uniti in associazione , e saggiamente diretti , seguiranno quella medesima strada che con tanto vantaggio di loro stessi e della società , tennero i loro antenati . Poiché , sebbene così prepotente sia negli uomini la forza dei pregiudizi e delle passioni , nondimeno , se la pravità del volere non ha spento in essi il senso dell ' onesto , non potranno non provare un sentimento benevolo verso gli operai quando li scorgono laboriosi , moderati , pronti a mettere l ' onestà al di sopra del lucro e la coscienza del dovere innanzi a ogni altra cosa . Ne seguirà poi un altro vantaggio , quello cioè di infondere speranza e facilità di ravvedimento a quegli operai ai quali manca o la fede o la buona condotta secondo la fede . Il più delle volte questi poveretti capiscono bene di essere stati ingannati da false speranze e da vane illusioni . Sentono che da cupidi padroni vengono trattati in modo molto inumano e quasi non sono valutati più di quello che producono lavorando ; nella società , in cui si trovano irretiti , invece di carità e di affetto fraterno , regnano le discordie intestine , compagne indivisibili della povertà orgogliosa e incredula . Affranti nel corpo e nello spirito , molti di loro vorrebbero scuotere il giogo di si abietta servitù ; ma non osano per rispetto umano o per timore della miseria . Ora a tutti costoro potrebbero recare grande giovamento le associazioni cattoliche , se agevolando ad essi il cammino , li inviteranno , esitanti , al loro seno , e rinsaviti , porgeranno loro patrocinio e soccorso . CONCLUSIONE La carità , regina delle virtù sociali 45 . Ecco , venerabili fratelli , da chi e in che modo si debba concorrere alla soluzione di sì arduo problema . Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi , perché il ritardo potrebbe rendere più difficile la cura di un male già tanto grave . I governi vi si adoperino con buone leggi e saggi provvedimenti ; i capitalisti e padroni abbiano sempre presenti i loro doveri ; i proletari , che vi sono direttamente interessati , facciano , nei limiti del giusto , quanto possono ; e poiché , come abbiamo detto da principio , il vero e radicale rimedio non può venire che dalla religione , si persuadano tutti quanti della necessità di tornare alla vita cristiana , senza la quale gli stessi argomenti stimati più efficaci , si dimostreranno scarsi al bisogno . Quanto alla Chiesa , essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l ' opera sua , la quale tornerà tanto più efficace quanto più sarà libera , e di questo devono persuadersi specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli . Vi pongano tutta la forza dell ' animo e la generosità dello zelo i ministri del santuario ; e guidati dall ' autorità e dall ' esempio vostro , venerabili fratelli , non si stanchino di inculcare a tutte le classi della società le massime del Vangelo ; impegnino le loro energie a salvezza dei popoli , e soprattutto alimentino in sé e accendano negli altri , nei grandi e nei piccoli , la carità , signora e regina di tutte le virtù . La salvezza desiderata dev ' essere principalmente frutto di una effusione di carità ; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che , pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo , è il più sicuro antidoto contro l ' orgoglio e l ' egoismo del secolo . Già san Paolo ne tratteggiò i lineamenti con quelle parole : La carità è longanime , è benigna ; non cerca il suo tornaconto : tutto soffre , tutto sostiene ( 40 ) . Auspice dei celesti favori e pegno della nostra benevolenza , a ciascuno di voi , venerabili fratelli , al vostro clero e al vostro popolo , con grande affetto nel Signore impartiamo l ' apostolica benedizione . Dato a Roma presso san Pietro , il giorno 15 maggio 1891 , anno decimoquarto del nostro pontificato . LEONE PP . XIII ( 1 ) Cfr . S . Th . I - I , q . 95 , a . 4 . ( 2 ) Deut 5,21 . ( 3 ) Gen 1,28 . ( 4 ) S . Th . II - II , q . 10 , a . 12 . ( 5 ) Gen 3,17 . ( 6 ) Giac 5,4 . ( 7 ) 2 Tim 2,12 . ( 8 ) 2Cor 4,17 . ( 9 ) Cfr . Mat 19,23-24 . ( 10 ) Cfr . Luc 6,24-25 . ( 11 ) S . Th . III - II , q . 66 , a . 2 . ( 12 ) Ivi . ( 13 ) . S . Th . II - II , q . 32 , a . 6 . ( 14 ) Luc 11,41 . ( 15 ) At 20,35 . ( 16 ) Mat 25,40 . ( 17 ) S . Greg . M . , In Evang . hom 9 , n . 7 ( 18 ) 2Cor 8,9 . ( 19 ) Mar 6,3 . ( 20 ) Cfr . Mat 5,3 . ( 21 ) Mat 11,28 . ( 22 ) Rom 8,17 . ( 23 ) Cfr . 1Tim 6,10 . ( 24 ) At 4,34 . ( 25 ) Apolog , 2.39 . ( 26 ) S . Th . II - II , q . 61 , a . 1 ad 2 . ( 27 ) S . Th . , De reg , princ . I,17 . ( 28 ) Gen 1,28 . ( 29 ) Rom 10,12 . ( 30 ) Es 20,8 . ( 31 ) Gen 2,2 . ( 32 ) Gen 3,19 . ( 33 ) Eccl 4,9-10 . ( 34 ) Prov 18,19 . ( 35 ) S , Th . , Contra impugn . Dei cultum et religionem , c . II . ( 36 ) Ivi . ( 37 ) Cfr . S . Th . I - II , q . 13 , a . 3 . ( 38 ) Mat 16,26 . ( 39 ) Mat 6,32-33 . ( 40 ) 1 Cor 13,4-7 .
CONTRO IL GOVERNO SONO TUTTI D'ACCORDO ( Brancati Vitaliano , 1947 )
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In cima al movimento separatista rimangono i ricchi agricoltori con lo stuolo dei loro figli e nipoti , per la massima parte studenti universitari . Questi capi hanno molti argomenti per spingere altra gente sulla strada che essi percorrono : le ferrovie in pessimo stato ; la mancanza di bacini e di strade nell ' interno dell ' isola ; gli ostacoli che il governo pone al sorgere delle industrie ecc. Taluni di questi argomenti sono ritorti dagli uomini di sinistra contro coloro stessi che li usano . I separatisti rispondono che non si può attribuire agli industriali del Nord tutta la colpa di aver fatto morire le industrie siciliane . " La colpa è del governo ! " concludono . " Ma da chi era rappresentato il governo se non dagli industriali del Nord e da voi , agrari del sud ? " ribatte l ' uomo di sinistra . " Più dagli industriali del Nord che da noi ! " rispondono gli agrari . " Noi eravamo troppo deboli per farci valere ! La colpa , ripetiamo , è del governo ! " E poiché i siciliani smettono di litigare e raggiungono l ' accordo quando si tratta di protestare contro il governo , la polemica segnerebbe un punto a favore dei separatisti se da qualche tempo questo governo non avesse cominciato a far qualche cosa in Sicilia . Si sono stanziati parecchi miliardi per la costruzione di bacini nell ' interno ; si annunziano provvedimenti efficaci per risanare le paludi ; la società elettrica , stretta dalle proteste , ha rimesso a nuovo i suoi logori macchinari e pubblica un vasto piano di miglioramenti ( Si tratta ora di continuare su questa strada e non deludere coloro che hanno concepito le prime speranze ) . Le elezioni amministrative hanno mostrato che il movimento separatista perde terreno a Palermo . A Catania invece ne ha guadagnato . Ma perché ? La ragione non è profonda . Alcuni giorni prima delle elezioni , l ' on. Nenni ha tenuto un discorso nel teatro di Catania . Bruscamente , da un palco di proscenio è saltato il separatista onorevole Gallo per chiedere il contraddittorio . Gallo dava a voce alta del tu a Nenni , e questo dispiacque ai socialisti che circondavano il loro presidente . Molti avvocati protestarono con energia contro il disturbatore e lo esortarono , col più largo dei loro gesti , a starsene per il momento da parte . Questi gesti furono interpretati come tanti ordini di cacciar fuori l ' insolente . Gallo fu respinto dietro le quinte del palcoscenico ove cadde nelle mani dei carabinieri . Qui , invece di dire : " Sono un deputato " , egli , fidando nella popolarità del suo nome e cedendo un poco alla vanità , disse : " Sono Gallo ! " Questo nome è odiato dai carabinieri che hanno perduto parecchi dei loro compagni nelle battaglie contro i separatisti comandati da Gallo . La reazione infatti fu immediata : Gallo uscì dal teatro con le costole rotte . Subito la notizia si sparse a Catania e richiamò molti cittadini sui marciapiedi per far ala al passaggio dell ' on. Nenni e fischiarlo . L ' on. Gallo è amato da tutti quei siciliani che ammirano gli atti di coraggio contro le forze armate del governo . Questo Gallo , tempo fa , comandava un battaglione separatista al quale si era unito un certo numero di briganti . Egli si attendò nell ' uliveto del suocero che è un ricco signore dell ' interno della Sicilia . Furono costruite casematte e scavate trincee . Due giorni dopo , poiché le ulive erano state già vendute dal suocero , il compratore , che aveva sborsato la caparra , si recò nell ' uliveto per iniziare le operazioni della raccolta . Ma venne respinto a fucilate e gli parve di sognare , anzi , come disse lui , di trovarsi " nel regno dei turchi " . Il suocero dell ' on. Gallo , avvertito dal compratore , corse subito nell ' uliveto per far onore alla sua parola . Si può immaginare quale sia stata la disperazione di questo brav ' uomo nel vedere i suoi poveri ulivi schiantati e piegati per proteggere con barricate e casematte i soldati della Sicilia indipendente ! Non solo era perduto il raccolto , ma anche le piante erano state uccise o gravemente ferite . Egli gridò , inveì , pianse , ma gli rispose il garrito delle bandiere piantate su qualche ulivo superstite e il silenzio del genero gravido di destino . A Catania , ove tornò invecchiato di vent ' anni , il suocero gridava : " Mi ammazzò ! Mi buttò in mezzo alla strada ! " Alcuni giorni dopo , l ' uliveto venne assalito dalle forze regolari . Gallo si difese come un lupo . Sul cadere della sera lo abbandonarono gli studenti universitari ; nel corso della notte lo abbandonarono perfino i banditi ; ed egli rimase solo , più coraggioso dei giovani idealisti e più coraggioso dei vecchi briganti . La sua fama era ormai assicurata . Quando egli fu arrestato e chiuso in carcere , i siciliani lo elessero deputato e lo liberarono . La fortuna del separatismo ha voluto che la lotta per le elezioni amministrative si conducesse a Catania nel nome di un Gallo " ferito dai socialisti " . In verità si disse di più ; che egli stava per morire . Si diramavano ogni momento bollettini sul suo stato di salute . Uno diceva : " Il cuore di Gallo , grande come il cuore della Sicilia , cesserà di battere ? " I colpi di questo cuore , che rallentavano sempre di più , raddoppiarono , triplicarono i voti . I separatisti ottennero a Catania un notevole successo ( L ' onorevole Gallo gode oggi un ' ottima salute . )
DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
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Era in casa e aspettavano lei . - - Per dove sei entrata ? - Rispose con un risetto . Si volgeva di là affaccendata . Sua madre non le vide la faccia . Scostò la sorellina senza carezze con una specie di fretta . Il lume splendeva in sala . - Che faceva essa di là ? - Rispondeva : - Vengo . Toccava qua e là . Restava assorta .... L ' aspetto delle cose famigliari , immutato , era una tortura . - Trovò il cerchio di cipria dove aveva posato la scatola avanti d ' uscire .... Toccava qua e là , restava assorta ; si toccava ; portando la mano alla nuca , dietro , per sorprendere dei capelli in disordine , una fibbia sganciata .... Sentiva che qualche cosa doveva vedersi ( così l ' assassino si sente addosso in qualche punto la macchia di sangue ) e i ginocchi le si incontravano al pensiero di comparire di là . Invece un ' eguale pace avevano i volti sotto il lume . Sedette come per un ' improvvisa debolezza , sentendosi intrusa fra i suoi . Aveva tradito quella gente che non sapeva , la loro casa dai vecchi mobili . Nulla d ' intimo aveva più la casa se un estraneo poteva parlare del neo che solo sua madre sapeva ( e l ' aveva battezzato con un ridicolo nomignolo affettuoso ) . E le pareva che adesso , nella casa chiunque potesse entrare e sedersi e ridere . Il viso non guardato di sua madre la feriva di pietà come di lei ignara fossero stati esposti certi umili indumenti intimi .... Presto capì che non a lei sola ma alla madre buonadonna alla sorellina l ' uomo aveva fatto violenza . Stava non facendo più rumore d ' una persona nascosta , nella paura d ' un gesto di cui non potesse sopportare la dolcezza . Poi , impossibilità di sottrarsi all ' acconciatura della notte . ( Il cuore le moriva sotto le amorose dita inesperte . Per chi parava ancora così la sua figlia quella brava donna ? ) E , nel letto , repulsa , più crudele per lei che per la piccola , fatta di armeggi di gomiti e ginocchi , contro la sorella che s ' appiccicava ...
TERRA DI ROMAGNA ( SERRA RENATO , 1915 )
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Come beatamente l ' occhio si riposa su questa dolce terra di Romagna ! Ella è ancora intorno a me tutta bruna e nuda in una chiara aria d ' inverno ; ma l ' orizzonte è spazzato fino agli ultimi confini dal vento aspro di marzo e nella pianura pulita le case paiono più bianche , gli alberi e le siepi più nere ; la striscia del mare turchino ride al sole nuovo . Il colore di queste cose nuove parla al mio cuore . Io ne cerco il senso e vago con l ' occhio sul gran ventaglio aperto del piano ; guardo i colli magri e puri , là terre lavorate che spiccano nel fulvo crudo dell ' ombra , e il dolce vecchio verde delle coste piene di luce ; guardo i monti che s ' affollano più lontani , ondeggiando come vapori , e in fondo alte e sole , quasi ritagliate sul cielo , le tre punte celestine . Il noto profilo pare che renda a tutte le linee dei monti e del piano il senso delle cose domestiche e care . Non è questo dunque il paese del mio poeta , il paese ove andando ci accompagna l ' azzurra visïon di S . Marino ? Ecco l ' Emilia , bianca dura e pulita fra le sue gracili siepi , co ' suoi ponticelli , sotto cui passano i rii dal bel nome romano , e mormora l ' acqua che oggi è così trasparente e lucente tra le ripe calve sul fondo terroso : la vecchia grande strada ci invita alle ville ben conosciute , a Savignano dalle cui selci sonanti fino alla Torre e al Cimitero di S . Mauro è così breve il cammino .... Ma da ogni sasso e da ogni siepe lungo quel cammino pare che le canzoni del poeta debbano volar via con frullo rapido e vario , come uccelli dal nido . Dalle punte di S . Marino fino al mar di Bellaria e alla pineta di Ravenna , dal Rubicone alla Marecchia , e in ogni angolo di questa terra e in ogni aspetto e in ogni forma , dove ch ' io mi volga e riguardi , ivi io vedo presente il poeta : in tutte le cose sento le sue memorie cantare . Sarà forse quel picchiare in cadenza di un pennato sulle corteccie ? Laggiù tra ' pioppi del mio viale , che pare forino il cielo così brulli e rimondi , un vecchiettino ha poggiato la sua scala a un tronco grigio ; e così ritto a mezz ' aria batte e sfronda e rinetta ; cadono intorno a lui e s ' ammonticchiano sulla sabbia battuta del viale rami secchi , scheggie , e vermene novelle , che lasciano alle sue dita un così buono odore di gemme .... O forse è il grido lungo dei galli che nel vasto silenzio risponde alla cantilena aspra e strascicata delle venditrici di insalatina campagnuola ; o la festa dei passeri tra le zolle , che sembrano ancor gocciolare dell ' ultima neve ; è questo bianco di tele , che dalla terra screpolata e scolorita rigettano contro i miei occhi il sole con crudezza tagliente , e domani porteranno dentro le case odore d ' erba nascente e di viole ; è il fruscio degli aquiloni che salgono e brandiscono al vento sonoro ; o forse anche è una fanciulla che mi viene incontro lenta lenta pel viale , come abbandonata a questa dolcezza ; risplende la faccia bianca sotto i bruni capelli pieni di sole e nuotano i limpidi occhi dello splendore del giorno ( liquidi e limpidi occhi , che ridon , così .... con gli angioli . Perché ? ) Tutto intorno a me sente del Pascoli ; e qualcuno mi consiglia che basterà volgere quietamente gli occhi intorno sulle cose , per trovare la via facile e piana della sua anima poetica . CARDUCCI , MAESTRO DI UMANITÀ Qui non è possibile fare paragone col Croce , dell ' intelligenza , come se uno ne abbia più e l ' altro meno . Non è una intelligenza generica , di cui si possa rendere quantitativa ragione ; questo , al quale io parlo , è il Carducci . Qualche cosa di grande alita intorno , e io mi sento pieno del nume . Il dialogo è divenuto orazione . Penso forse ai XX volumi delle opere ? o alle vaste scatole di appunti e di schede coronanti le scansìe dello studio oggi silenzioso , dove la fatica di questo aspro benedettino delle lettere ha lasciato per quarant ' anni la sua traccia quotidiana e minuta ? o penso a tutto l ' esempio di una vita , che nei particolari della scrittura e del discorso non si esauriva , ma trapassando in vive anime e quivi trasfigurandosi , non perdeva forma però e durava e ancora dura ? Ho dimenticato in questo momento tutto quello che in lui era contingente e limitato e personale ; non ricordo più , da me a lui , né la distanza immensa dell ' ingegno , né gli svantaggi della cultura , né le differenze delle opinioni e del gusto ; voglio che tutto ciò sia fatto vano , e solo mi resti presente l ' uomo della mia razza e della mia religione , il testimonio e il compagno , col quale mi sarà dolce vivere e morire . Io mi sento vicino a lui in tutto quel che più mi importa , nel leggere . un libro e nel tollerare la vita . Un sentimento profondo uguaglia noi ai nostri fratelli che sono stati e a quelli che saranno ; al padre Omero quando spande il suo dire in mezzo agli uomini che se ne vanno come le foglie della primavera ; e a Saffo che parla delle Pleiadi scintillanti , e a tutti gli altri che sono venuti sopra questa terra nella cara luce del sole a soffrire e a amare e a godere le cose belle che ci sono , e così , parlando con voce tranquilla e con chiari occhi riguardando i compagni e il mondo , sono passati come anche noi passeremo . Perennis humanitas ! Ad essa appartiene il Carducci ; per essa io lo onoro . Egli votava la sua vita a questa religione , con animo schietto e libero e non intronato da nessuna eco di torbidi entusiasmi o di orgie e di non virili invasamenti . Sapeva di essere un uomo , non immortale , ma chiamato alla fine ; sentiva nel passato e in grembo alla terra le sue radici , e il suo destino in mezzo agli uomini . Dopo di che egli ha atteso al compito che la natura gli mostrava con una fede serena e superba , con una reverenza di tutto ciò che era stato o grande o buono o bello , con un amore dell ' opera propria e dell ' altrui , che , per essere senza illusioni di eternità , non par tuttavia meno benefico . Che cosa importa ora se a noi manchino i doni che abbondavano a lui ? Nessuno ci toglierà il diritto di onorare nel suo nome la nostra parte migliore . Non si tratta di un maestro , che potevamo anche non avere , o di un libro che potevamo anche non leggere . Ma io mi rifiuto di abbandonare insieme con lui la ragione più profonda del mio sentire , la comunione col passato e la conversazione con tutti i grandi e cari e umani spiriti , e il culto della loro parola cara al mio cuore sopra tutte le cose . Io voglio sapere che c ' è nella mia adorazione qualche cosa di vano ; che l ' amore delle belle parole , con tutto quel che reca di sacrifizio nel cercarle e nel custodirle e nell ' imitarle , di superstizione nel goderle , è vano ; e son vani i versi e le rime e i libri e i canti e le pitture e i simulacri e le immaginazioni tutte quante ; voglio saper tutto questo per avere la gioia di affrontare con occhi aperti il pericolo mio dolce . Passano i giorni e scema la luce e il tempo dell ' amore se n ' è andato e l ' ombra si avvicina a noi lunga e nera . Noi facciamo dei libri . Anzi non ne facciamo nemmeno ; ci contentiamo di leggere e di fare qualche segno sui margini . Ma questo basta e la compagnia dei nostri padri e fratelli . Nessuno fra quanti ho dintorno mi è stato guida ad essa e aiuto e conforto degno come il Carducci . Fra tutti i vicini io non trovo altri , a cui poter dare con sincerità questo nome di maestro .... " Orabunt causas melius alii coelique meatus .... " descriveranno meglio i cieli del pensiero e gli episodi della storia ; nessuno può essermi maestro migliore di letteratura e di umanità , per le quali io vivo .
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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Un solo squillo della tua voce senza epoca e tutte le gioiellerie di questo crepuscolo rassegnato in pantofole si mettono a lampeggiare creando un giorno nuovo Un ' ala inzuppata d ' azzurro tacita gli spleens il nero - fumo di tante ritirate prima del corpo a corpo fuori de ' geroglifici delle metafisiche acerbe Si direbbe che non siamo mai morti Questi pallidi vermi sarebbero dei capelli biondi e le vecchie ironie una menzogna di réclames fiorite sui muri del sepolcro Un solo giro dei tuoi occhi d ' oro ( non parlo a una donna ) - e addio dunque l ' aspettativa di riposo e il tramonto metodico e la saggezza diplomatica delle liquidazioni amorose Di nuovo eccoci fra la gioventù de ' verdi infranti de ' frascami stemperati nelle nudità primitivismo abbrividito lungo queste striature d ' acque rosa e blu rifluenti a un riflesso di mammelle e di sole in un diluvio di violette gelate Le luci le sete l ' elettricità degli antichi sguardi idilli irreperibili dimenticati co ' vini e i paradossi Scienza laboriosa Arcobaleno che rotea e ronza con una diffusione di prismi come nelle creazioni Si ricomincia città campagne e cuore È la vita davvero A quando la fanfara idiota delle fantasmagorie in maschera nel trotto buio delle diligenze ? Addio mia bella addio O non è ancora che una farsa povera nello scenario a perpetuità delle stelle oscillanti su questa casa d ' illusione creduta chiusa e aperta forse a tutto !
RAGGIO (LINEAMENTO DI UN' IPERFISICA) ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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I Un vaso è posto davanti a me sulla tavola . Se io voglio toccarlo bisogna che la mia mano compia un movimento , percorra la distanza interposta , lo spazio esistente fra essa e il vaso . II Siamo abituati a considerare questo spazio come qualcosa di essenzialmente differente dalla mano e dal vaso . Ad ammettere , nel caso nostro , tre cose : la mano , lo spazio ed il vaso . III È impossibile tuttavia stabilire la linea di contorno di queste tre cose . Effettivamente una tale linea non esiste , giacché essa pure dovrebbe avere le sue due linee di confine , le quali a loro volta dovrebbero confinare con altre linee , e così all ' infinito . Una linea che potesse separare effettivamente una cosa da un ' altra dovrebbe essere una linea di vuoto ; ma il vuoto è ancora dello spazio o non esiste . IV La mano , lo spazio e il vuoto , non sono dunque effettivamente separati l ' uno dall ' altro . Formano dunque un tutto continuo . V Ora , più là del vaso c ' è ancora dello spazio , poi un libro , poi altro spazio , poi una spalliera di seggiola , e altro spazio , e altri oggetti , tutti gli oggetti della mia camera , eppoi le mura , e oltre le mura il fuori , i campi , i paesi , le città , il mondo , l ' universo . Tutte queste cose ( ed io fra esse ) , non sono separate effettivamente fra loro . L ' intero universo dunque è un tutto unico senza soluzione di continuità . VI Universo . Organismo compatto , indivisibile i cui membri son complementari gli uni degli altri , presenti gli uni agli altri . VII Tuttavia la mano non è lo spazio e lo spazio non è il vaso . C ' è una distanza fra l ' una e l ' altro e per superarla occorre un intervallo di tempo . VIII Considero la differenza esistente fra le diverse parti del tutto non come una differenza della materia ma come una differenza di stati della coscienza che li percepisce in un atto unico e istantaneo . È vero : il mondo non è un aggregato molecolare , ma un flusso d ' energia con ritmi vari dal granito al pensiero . IX Come ogni nota è presente ( temporalmente e spazialmente ) in tutta una melodia , così ogni cosa è di necessità connaturata all ' altra nell ' universo . La conoscenza ( esperienza ) è paragonabile allo svolgersi della melodia . È una formazione di stati della sensibilità con elementi sempre presenti e contemporanei . X Viene così abolita l ' effettività del tempo e dello spazio . XI I luoghi dove non sono stato ancora , il mio avvenire che non conosco ancora non sono cose separate da me effettivamente . Sono collegato agli uni - come a tutte le parti dell ' universo - dalla continuità illimitabile della materia vivente , formo un tutto con essi ; sono collegato all ' altro - come a tutta la storia dell ' universo - dalla continuità ininterrompibile della vita della materia . XII Sono consostanziale a tutte le parti , confluente al passato e al futuro . XIII Vedere quei paesi , apprendere quell ' avvenire , non vuol già dire entrare in contatto con luoghi e fatti a me estranei , sibbene esperimentare , prender coscienza di stati del mio essere . XIV Vivere , significa prender coscienza del tutto che ci è connaturato . XV Giacché tutto , ripeto , è presente e contemporaneo a tutto . Tutto agisce su tutto . I luoghi ignorati fanno parte del mio essere come quelli che non ignoro ; e il mio avvenire agisce in me come il passato . Un ' azione che compio oggi non è soltanto il prodotto di tutto il mio passato , ma anche la preparazione del mio avvenire . Non meno un effetto di quel che è stata che una causa ( potrei anche dire effetto ) di quel che sarà la mia vita . Quello che dovrà essere la mia vita comanda già quello che è adesso . Aver coscienza di quello che siamo e che conosciamo equivale ad essere in potenza presenti e contemporanei a tutto . XVI Si può concepire così l ' intuizione e la divinazione e si possono definire : cambiamenti prepotenti ed eccezionali di stati della sensibilità - coscienza . Un organismo privilegiato , un centro di vita strapotente può in un certo momento e in date circostanze attirare e concentrare in sé le sue parti lontane , le onde periferiche della sua energia e concretarle , e conoscerle . XVII È così che un artista può vivere e concretizzare in un ' opera la vita di un altro essere , delle cose , dei luoghi che non ha visitati . Un profeta vedere e rivelare gli avvenimenti futuri - futuri per le sensibilità meno acute della sua . XVIII Amo questo universo , unico , compatto , musicale , completo , formato , dove tutto è , dove ogni cosa è necessariamente , indissolubilmente conglobata a ogni altra , e il cui sviluppo è la coscienza . XIX La mia coscienza è un globo di luce che saetta i suoi raggi tutt ' intorno secondo la forza che le è propria , sulle cose di questo mondo , oltre la luna , il sole e le stelle , per la notte cosmica che non è un limite ma una difficoltà . XX Per questa coscienza in isviluppo tutto è virtualmente in me . Io sono il punto di confluenza della storia e del mondo . Io sono con l ' eternità e con l ' infinito .
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FRONTE ITALIANO , 27 . La 5 . Armata ha avanzato decisamente su tutto il fronte . Radiscanina , 22 km . a sud di Venafro , è stata conquistata . Altri due villaggi In questa zona sono stati occupati . I soldati del Gen . Clark si sono impadroniti inoltre di Francolise , importante nodo stradale che dista solo 6 km . dalle cime collinose presso Sessa Aurunca . Così le posizioni tedesche intorno alla giogaia del Marsico sono ora minacciate da oriente . Sul litorale Adriatico le truppe del Gen . Montgomery si avvicinano sempre più a Vasto . Nel settore centrale Boiano e Spineta sono state occupate dalle truppe della 8 . Armata , che da Vinchiaturo proseguono nella loro avanzata verso Isernia . L ' altura di Spineta veniva conquistata alla baionetta dai britannici . Dalla diminuita resistenza tedesca si argomenta che il Gen . Kesserling intenda stabilirsi in difensiva su una linea che attestandosi al M . Marsico ( 800 m . ) poco più a nord di Mondragone sul Tirreno e snodandosi sulle creste appenniniche , fa perno su Venafro e , seguendo all ' incirca l ' andamento del Trigno , termina presso Vasto sull ' Adriatico . L ' Aerodromo di Tarquinia a nord ovest di Roma è stato bombardato lunedì da aerei alleati . Numerose strade e ferrovie tedesche sono state martellate continuamente .
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ANKARA , 27 . Secondo notizie giunte da Bucarest bombardieri Alleati hanno fatto incursioni su due città dell ' Ungheria durante la notte tra lunedì e martedì . Le città bombardate sono Gjor al nord ovest del Paese e Nagikanisha al sud ovest . A Budapest l ' allarme è durato 45 minuti . I giornali di Ankara riferendo queste notizie comunicano che il fatto ha destato vive preoccupazioni negli ambienti della Capitale Ungherese .
- ( - , 1943 )
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Dalla trincea in cui ci eravamo asserragliati a custodia della bandiera giammai ammainata , balziamo incontro all ' avvenire con la stessa fede che il ventennio di ignominia non è riuscito che a purificare , se ciò era possibile ... Balziamo all ' ordine perentorio : Avanti ! , e il mondo dei lavoratori , ritrovata finalmente la sua via , divenuto valanga prepotente , travolgerà tutto quanto si opporrà alla sua marcia trionfale verso il raggiungimento di un ordine nuovo che esso si attende dalla sua resistenza nel triste ventennio di espiazione , dalla guerra rivoluzionaria , dalla sua forza incommensurabile . Avanti ! è l ' ordine del giornale del Partito Socialista Italiano , che oggi il socialismo campano ha fatto suo , incidendolo sulla testata del suo giornale , con l ' augurio che possa subito ritornare sull ' organo nazionale del partito . Oggi è l ' Italia Meridionale che , riacquistata la libertà , spiegata al vento la libera bandiera del socialismo , grida ai lavoratori " Avanti ! verso il vostro immancabile avvenire " .
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Il crollo improvviso del fascismo , avvenuto il 25 luglio 1943 , per la confessata sua impotenza a dominare la situazione , diffuse in Italia l ' illusione che tutti i mali del paese dovessero subito svanire e la vita italiana fosse per ritornare indietro di venti anni . In realtà il fascismo aveva compenetrato di sé tutte le istituzioni e la sua politica aveva scavato il baratro all ' Italia . Epperò il suicidio notturno del gran consiglio doveva esser considerato indizio di un male più grave . Gli avvenimenti difatti hanno dimostrato fino a qua - e stadio la cancrena del fascismo avesse infettato l ' Italia e le sue istituzioni . L ' aver reputato tali istituzioni stabili e sicure e perciò utili ad un rapido rinnovamento fu un errore fatale . Cosicché il popolo italiano che , pur subendo il fascismo e la guerra , aveva passivamente resistito alla stessa in attesa della occasione favorevole per liberarsi del fascismo e del nazismo , al momento opportuno , per la illusoria fiducia negli istituti , venne a trovarsi inerme e disorganizzato contro la sadica rabbia dell ' invasore . Onde il suo contributo alla liberazione del proprio paese che poteva inizialmente essere formidabile , giovare alle forze anglo americane e salvare la Campania e l ' Italia centrale e settentrionale dalla devastazione tedesca finì per essere pressoché nullo . Triste ed ineluttabile eredità del fascismo che ci lascia spogli di tutto con un disordine che è il funesto epilogo del secondo atto del dramma che viviamo . Come uscirne ? Allo stesso modo della euforia ingannatrice del 25 luglio si diffonde ora una profonda inquietudine accompagnata da un disorientamento , altrettanto ingannevole e pericoloso . Il pericolo per l ' Italia indubbiamente è immenso ; ma esso è comune a tutti i popoli e sovrasta , dal 1935 , principalmente su tutta l ' Europa : la dominazione dell ' imperialcapitalismo nazista . Contro del quale però combattono tenacemente , valorosamente e vittoriosamente il popolo inglese , quello americano e quello russo e contro questo pericolo , per la sua salvezza , nella misura dei propri mezzi residui ma con tutta la sua tradizionale indomabile energia , dovrà combattere anche il popolo italiano . Da tutti è sentita questa esigenza della nostra effettiva partecipazione alla guerra , per dovere verso gli italiani di oltre il Garigliano , per l ' onore del popolo , per la vittoria contro il nemico capitale d ' Italia e di Europa . Tuttavia lo spettacolo della crisi italiana aggravata dai tre anni di guerra fascista e dall ' azione tedesca lascia nel dubbio gli animi sospesi degli italiani . Questo è esiziale : il disinganno e il disinteresse che suscita possono diventare motivo di consolidazione del nazismo . Il popolo italiano deve invece prendere coscienza della crisi sociale che attraversiamo , rendersi conto che essa contiene in se le condizioni per la ricostruzione socialista dell ' Italia . In verità , quale che sia la fonte immediata dei mezzi per ricostruire il distrutto e rifare l ' Italia , è indubbio che il peso sarà sopportato dalle classi lavoratrici . Esse pagheranno la ricostruzione . È ovvio allora che questa non può avvenire per la resurrezione dell ' economia borghese e del diritto di privata proprietà sui mezzi di produzione che saranno ricostruiti dal sacrificio del proletariato . D ' altra parte , ai mezzi per la immane opera , è altrettanto ovvio non potersi provvedere con le risorse della ordinaria pressione fiscale , per quanto forte . È pertanto la situazione attuale che obbiettivamente determina la necessità del ricorso a risorse fiscali straordinarie : la generalizzazione dei monopoli di stato e l ' avocazione integrale del profitto mediante la socializzazione . Non v ' è altro mezzo ; l ' Italia potrà risorgere soltanto mediante la socializzazione . Ecco ; siamo giunti al punto , già previsto dalla dottrina socialista , in cui giustizia sociale e legge economica coincidono . Se è così , il popolo italiano ha come orientarsi e dominare ogni inquietudine : da questa crisi deve sortire fatalmente ed inesorabilmente l ' ordine socialista . Per esso sacrificarsi , per esso organizzarsi , per esso combattere .